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@Scribis @Italiano. Parlami di un argomento di mitologia greca.
### Titolo: Aba (ninfa).\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Aba (greco: Αβα) era una naiade, ovvero una ninfa delle acque dolci, che viveva in Tracia, nello specifico nella città di Ergisce, nella regione di Ciconi (oggi Çatalca, in Turchia).\nLa sua genealogia non è chiara, ma sembra essere figlia del fiume Ebro.\nSecondo la Suida, era madre di Ergisco, avuto da Poseidone e fondatore della città stessa, in cui la ninfa si sarebbe poi stabilita.\n\nAttributi.\nNella regione di Ciconi è stata rinvenuta una fontana a lei dedicata.
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### Titolo: Abadir.\n### Descrizione: Abadir è un termine probabilmente di origine fenicia che indicava alcune pietre di forma cilindrica che si dicevano essere cadute dal cielo; queste pietre, oggetto di molte superstizioni, venivano venerate e avevano un proprio culto. Si diceva anche che fosse la pietra che Rea, moglie del dio Crono, ingannando il marito, gli diede da mangiare per impedirgli di divorare il figlio Zeus.\nEquivalente al betilo, rappresenta la 'pietra sacra' venerata come esser la sede della divinità; come la pietra di Pessinunte, immagine della Grande Madre, la Dea della Frigia Cibele e del tutto simile alla deità di origine romana Termine.\n\nNella mitologia.\nSecondo la leggenda, quando Rea partorì Zeus, suo marito Crono le ordinò di consegnargli il neonato, in modo da mangiarlo, come aveva fatto coi precedenti, dato che un oracolo aveva predetto che sarebbe stato scalzato dal suo trono di re degli dei da uno dei suoi figli.\nA differenza delle altre volte, però, Rea non obbedì al marito, dandogli invece una pietra avvolta tra le fasce (un abadir) come fosse un bambino, mentre Zeus veniva nascosto in una grotta di Creta. Crono non si accorse del trucco e pensò di aver mangiato anche Zeus.\nQuando Zeus, una volta cresciuto, venne assunto sotto false spoglie come coppiere degli dei, diede un giorno al padre una pozione speciale che gli vece vomitare i suoi fratelli, Ade e Poseidone, che uscirono adulti ed integri, insieme alla pietra.\nQuesta pietra, che aveva permesso a Zeus di diventare re degli dei, fu da quel momento venerata come una reliquia, conservata nel tempio di Apollo a Delfi, e cosparsa di olio, sangue e vino.
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### Titolo: Abante (figlio di Linceo).\n### Descrizione: Abante (in greco antico: Ἄβας?, Ábās) è un personaggio della mitologia greca. Fu il quindicesimo re di Argo.\n\nGenealogia.\nFiglio di Linceo ed Ipermnestra, sposò Aglaia e fu padre di Acrisio, Preto, Idomenea (o Eidomene) ed un figlio avuto da una concubina e di nome Lirco.\n\nMitologia.\nSuccesse al trono del padre e fu un grande conquistatore, fondò la città di Abe in Focide e fondò l'Argo pelasgico in Tessaglia.\nÈ ricordato anche per aver ricevuto in dono dal padre (Linceo) lo scudo consacrato nell'Heraion di Argo che fu del nonno (Danao). Questo scudo gli fu donato poiché fu il primo ad informare il padre della morte del nonno.\nAbante fu un re così temuto che dopo la sua morte lo stesso scudo veniva usato per sedare le ribellioni ed alla sua vista i popoli in sommossa cessavano di combattere.\nDurante la guerra di Troia, lo scudo entrò in possesso di Enea che lo appese in dono all'ingresso del tempio di Apollo ad Azio.\nDopo la sua morte fu succeduto dal figlio Preto.
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### Titolo: Abari.\n### Descrizione: Abàri o Abaride (Ἄβᾱρις Ὑπερβόρειος, Ábaris Hyperbóreios) fu un leggendario indovino, taumaturgo e sacerdote di Apollo, forse realmente esistito e collocabile tra il VII e il VI secolo a.C.\n\nTra mito e realtà.\nSecondo Erodoto (4,36), Pindaro e Platone, Abari proveniva dalla mitica regione dell'Iperborea, situata nell'estremo nord. Qui avrebbe appreso e sviluppato le sue abilità di guaritore. Secondo la leggenda, per aver esaltato in versi il viaggio di Apollo agli Iperborei, fu fatto primo sacerdote di Apollo Iperboreo e avrebbe ricevuto dal dio il dono dello spirito profetico e una freccia d'oro che si portava sempre dietro. Secondo alcune tradizioni anteriori la freccia gli permetteva di volare e grazie ad essa girava per tutta la Grecia guarendo ammalati senza mai toccare cibo.\nPlatone (Carmide 158C) lo classifica fra «i medici Traci» i quali praticavano una medicina che cercava in primo luogo di curare l'anima per mezzo di «incantamenti» (epodai).\nSecondo il lessico Suda, Abari venne in delegazione ufficiale dal paese degli Iperborei ad Atene al tempo della terza Olimpiade. Il Suda attribuisce, inoltre, un certo numero di libri ad Abari, compreso un volume degli Oracoli Scitici in esametri, una teogonia in prosa, un lavoro sulle purificazioni ed un poema su Apollo presso gli Iperborei.\nSecondo una variante della sua storia costruì il Palladio con le ossa di Pelope o, in alternativa, facilitò l'entrata del simulacro nel tempio di Atena a Troia.\n\nAbari e Pitagora.\nVari aneddoti su questo personaggio sono citati nella Vita Pitagorica di Giamblico, dove si narra che Abari debellò la peste in molte città, fra cui Sparta e Cnosso (VP 92-93). Abari compare in una scena accanto a Pitagora alla corte del tiranno siciliano Falaride. I due saggi discutono su argomenti divini e sollecitano l'ostinato tiranno a seguire la virtù (ibid. 215-221). Giamblico, inoltre, attribuisce ad Abari una grande esperienza e perizia nei sacrificio di animali (ibid. 93).\nSempre secondo Giamblico fra i due saggi vi fu uno scambio di doni: Abari donò la sua freccia d'oro a Pitagora, che in cambio gli mostrò la sua coscia d'oro. Alcuni studiosi tendono a credere che la freccia rappresenti una bussola e la coscia d'oro non sia altro che il rapporto aureo.\nDicevano anche che aiutò il Palladio a scendere dal cielo per insediarsi nel Tempio di Minerva: la statua però si collocò da sola sull'altare.\nAbari prevedeva i terremoti e scongiurava le pestilenze.\n\nInfluenze.\nQuesto e altri personaggi leggendari presenti nella tradizione greca, come Aristea di Proconneso, accerterebbero i legami tra la cultura greca e lo sciamanesimo delle culture subartiche.\nSecondo Karl Meuli, «la leggenda di Abari affonda pienamente le radici nelle genuine e antiche credenze religiose degli Sciti»...«Abari è uno sciamano, o piuttosto l'archetipo mitico di uno sciamano».\nDella sua possibile appartenenza allo sciamanesimo parla anche E.Dodds nel volume I Greci e l'irrazionale. Il viaggiare nell'aria sopra una freccia è una particolarità che si ritrova sovente nella descrizione dei poteri degli sciamani del nord, come pure la capacità di vivere senza alimentarsi.
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### Titolo: Abaride.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Abaride o Abari era il nome di uno degli amici di Fineo.\n\nIl mito.\nFineo, re di Etiopia famoso per la sua capacità di elargire preziosi consigli che rasentavano i poteri divinatori, aveva in Abaride, nativo della zona del Caucaso, un amico e compagno di battaglie. I due si proposero di contrastare Perseo, reduce dall'uccisione della gòrgone Medusa, che con il suo sguardo tramutava in pietra le persone.\nProprio grazie a tale proprietà magica Perseo, usando come arma la testa mozzata del mostro, eliminò Abaride e Fineo quando i due tentarono di rapire Andromeda.\nSecondo la versione riportata da Ovidio, invece, Fineo fece irruzione con un gran numero di seguaci armati per uccidere Perseo il giorno delle nozze con Andromeda. Abaride era uno dei tanti compagni di Fineo, e fu tra quelli che vennero uccisi dall'eroe negli scontri, mentre Fineo e duecento dei suoi uomini furono pietrificati con la testa di Medusa.\n\nOmonimia.\nAbaride era anche uno dei nomi di Abari, il sacerdote di Apollo.
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### Titolo: Abaton di Epidauro.\n### Descrizione: L'abaton di Epidauro ἄβατον (àbaton, 'impenetrabile') era un edificio che faceva parte del santuario di Asclepio di Epidauro in cui si operavano le guarigioni rituali.\n\nDescrizione dell’edificio.\nL'accesso all'edificio era consentito solo ai religiosi, salvo una stanza in cui vi potevano accedere i fedeli. Tuttavia prima di accedervi, il pellegrino doveva aver compiuto le lustrazioni di purificazione necessarie. L'abato si trovava nel centro del santuario, nella spianata dove sorgono gli edifici di carattere più propriamente religioso (abaton, tempio, tholos).\nCostruttivamente l'abaton è un portico a due piani, composto da due ali appartenenti probabilmente ad epoche diverse. La facciata del nucleo originario, quello ad est, risalente alla seconda metà del IV secolo a.C., è composta da due colonnati di ordine ionico sovrapposti. La sala che si apre al suo interno era adibita all'accoglienza dei pellegrini che vi trascorrevano la notte in attesa del miracolo guaritore. Durante il sonno, infatti, il dio Asclepio appariva in sonno ai malati e dettava loro le cure necessarie per debellare la malattia. In alcuni casi il dio operava direttamente sul malato che si risvegliava guarito. I racconti di tutti i miracoli compiuti dal dio venivano poi trascritti dai fedeli su delle tavolette di argilla, dette ἀναθήματα anathḕmata (sing. ἀνάθημα anàthēma), disposte lungo le pareti interne della sala est dell'abaton, a ricordo della potenza di Asclepio.\n\nAnche l'ala ovest dell'abaton, adiacente a quella est, è un portico formato da due colonnati sovrapposti: in questo caso, però, all'ordine dorico del piano inferiore si sovrappone un colonnato di ordine ionico. L'utilizzo del dorico si rifà ad una consuetudine tipica delle celle dei templi del Peloponneso alla fine del IV secolo a.C. Questa similitudine, comprovata da analisi strutturali condotte negli ultimi anni dalla scuola tedesca, ha convinto gli studiosi ad alzare la cronologia dell'ala ovest alla seconda metà del IV secolo a.C., contro una datazione ad epoca romana fornita dalla tradizione. La sezione ovest, quindi, non viene più considerata un ampliamento romano del nucleo originario dell'abaton, ma una costruzione di poco posteriore, se non addirittura contemporanea (vd. Lauter).\nLa folla dei pellegrini che chiedevano di essere guariti dal dio aumentò nel corso dei secoli, l'edificio adibito al sonno sacro doveva dunque avere delle dimensioni considerevoli (la lunghezza dell'abaton era di circa 70 metri).\n\nAltri progetti.\n\nWikimedia Commons contiene immagini o altri file su Abaton di Epidauro.
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### Titolo: Abdero.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Abdero (in greco Ἄβδηρος, 'figlio della battaglia') è un eroe e semidio figlio di Ermes ed eponimo della città di Abdera, in Tracia.\n\nLe cavalle di Diomede.\nPer portare a termine la sua ottava fatica, Eracle decise di portare con sé il suo eromenos Abdero e altri giovani che lo aiutassero nell'impresa. Lo scopo era catturare le quattro cavalle di Diomede. Queste cavalle avevano la particolarità di essere antropofaghe (cioè di cibarsi di carne umana) e appartenevano a Diomede re dei Bistoni, una popolazione barbara che viveva in Tracia.\nGiunto nei pressi della mangiatoie, Eracle sopraffece e uccise i guardiani. Fatto ciò portò le cavalle fino al mare, ma venne inseguito da Diomede e i suoi sudditi. Ignaro delle pericolosità della cavalle, le lasciò, quindi, alle cure di Abdero. Mentre Eracle era impegnato a sconfiggere Diomede, Abdero venne divorato dalle bestie. Per vendetta Eracle, catturato Diomede, lo fece divorare vivo dalle sue stesse bestie che divennero così mansuete.\nIn memoria del suo eromenos, Eracle fondò vicino alla sua tomba la città di Abdera e organizzò degli agoni (ἀγῶνες), giochi atletici che comprendevano il pugilato, il pancrazio e la lotta. Bernard Sergent conclude, quindi, che Abdero fosse ad Abdera insieme con Eracle, suo erastès, fondatore secondo la mitologia della pederastia greca.\n\nAltre versioni.\nAlcune tradizioni ritengono Abdero nativo di Opus, nella Locride, e assunto al servizio di Diomede. In altri racconti lo si considera figlio di Ermes oppure di Menezio (amico di Eracle) e quindi fratello di Patroclo.
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### Titolo: Abe in Focide.\n### Descrizione: Abe in Focide (in greco antico: Άβαι?, Abae) è il nome di un'antica città greca della Focide. Il suo gentilizio è abei. Si trovava vicino al punto in cui la Focide confina con la Beozia e con la Locride Opunzia, molto vicino a Iampoli.\nEra sede di un santuario oracolare di Apollo, citato da Erodoto tra quelli consultati dal re Creso. Le sue rovine, resti di fortificazioni e di un tempio, si trovano presso Exarco.\n\nOrigini.\nPausania cita la tradizione secondo cui gli abitanti della città dicevano che i suoi primi abitanti provenivano da Argo e che la città si era fatta chiamare così per il suo fondatore, Abante. Tuttavia, Aristotele aveva descritto gli abitanti di Abe come traci e inoltre sosteneva che fossero stati proprio alcuni abitanti di questa città della Focide ad aver colonizzato l'isola di Eubea dando ai suoi abitanti il nome di 'abanti', termine che Omero utilizzò per riferirsi agli abitanti di Eubea nel catalogo delle navi.\n\nOracolo di Abe.\nAd Abe si trovava un famoso oracolo di Apollo con molti tesori ed ex voto.Durante le guerre persiane fu uno dei luoghi distrutti dalle truppe persiane di Serse I, le quali arrivarono anche ad incendiarne il tempio, nel 480 a.C. Anche durante la terza guerra sacra i beoti incendiarono il santuario, causando anche la morte dei supplici che lì si erano rifugiati. Al contrario, i romani venerarono l'oracolo di Apollo e per questo concedettero ad Abe l'indipendenza, ed inoltre l'imperatore Adriano ordinò di costruire un altro tempio più piccolo per Apollo, contenente immagini dello stesso Apollo, di Latona e di Artemide. Ai tempi di Pausania in città c'erano anche un teatro ed un'agorà, entrambi molto antichi.\n\nArcheologia.\nNel sito archeologico di Kalapodi, in cui si sta scavando dal 2004, sono stati trovati resti di un santuario che si ritiene essere quello di Apollo ad Abe. Secondo l'istituto archeologico germanico, questo santuario era utilizzato già in epoca micenea.
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### Titolo: Abia (mitologia).\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Abia (in greco antico: Ἀβία) era il nome di una delle figlie di Eracle.\n\nIl mito.\nAbia, figlia dell'eroe greco Eracle, creò un tempio che dedicò poi a suo padre. La città, chiamata Ira (sul golfo messenico), dove il tempio venne eretto fu una delle sette città che Agamennone promise ad Achille come compenso per Briseide.
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### Titolo: Abretano.\n### Descrizione: Nella mitologia greca Abretano è un epiteto attribuito sia a Zeus che a Giove, utilizzato nella regione della Misia.\nL'epiteto deriva in particolare dalla provincia di Abretana, dove il culto del dio era molto praticato. Questa provincia, a sua volta, prese il nome da una ninfa, Abrèzia o Brettia.\nSecondo Strabone, Cleone di Gordiucome, fondatore della città di Giuliopoli, è stato uno dei sacerdoti di Giove Abretano.
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### Titolo: Acalante.\n### Descrizione: Acalante (in greco Ἄκαλανθίς, -ίδος, in latino Ăcălanthis, -ĭdis) è un personaggio della mitologia greca. Era una delle figlie di Pierio (re della Tessaglia), ossia le Pieridi.\nInsieme alle sorelle tentò di sfidare le Muse al canto: nominate le Ninfe giudici della gara, elessero vincitrici le figlie di Apollo. Le Pieridi, adirate contro le Muse, le attaccarono: dovette intervenire Atena, che le tramutò in gazze ('Piche'). La tradizione vuole che Acalante sia stata trasformata in cardellino. L'episodio viene descritto nelle Metamorfosi di Ovidio.
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### Titolo: Acantide.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Acantide (in greco antico: Ἀκανθίς) o Acantillide era l'unica figlia di Autonoo e Ippodamia.\n\nIl mito.\nAcantide aveva alcuni fratelli chiamati Erodio, Scheneo, Acanto e Anto.\nQuando Anto morì travolto da una mandria inferocita, tutta la famiglia pianse la sua morte, tanto da commuovere le divinità che trasformarono tutti i familiari in uccelli. Acantide divenne così un cardellino.
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### Titolo: Acareo.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Acareo (in greco antico: Ἀχαρεύς) fu avversario di Eracle in una gara di pugilato.\n\nIl mito.\nQuando Eracle uccise Augia re di Elide e i suoi figli, mise sul trono della città Fileo e celebrò i giochi olimpici, erigendo un altare a Pelope, figlio di Tantalo e costruendone altri dedicati ai dodici dei dell'Olimpo. Eracle allora istituì delle gare di ginnastica ad Olimpia, scegliendo un luogo molto bello, accanto al fiume Alfeo.\nSecondo Igino, il suo sfidante nella gara di pancrazio (una sorta di pugilato) fu un altrimenti ignoto Acareo.
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### Titolo: Acarnano.\n### Descrizione: Acarnano (in greco antico: Ἄκαρνάν -ᾶνος?, Akarnàn) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Alcmeone e della sua seconda moglie Calliroe e fratello di Anfotero.\n\nMitologia.\nDopo l'uccisione del padre Alcmeone da parte di Fegeo, la madre Calliroe (venuta a sapere della morte del marito da Zeus, con il quale aveva rapporti intimi) pregò affinché i due infanti diventassero adulti anzitempo per poterlo vendicare ed il dio, dandole ascolto, acconsentì.\nAcarnano ed il fratello, divenuti adulti, presero le armi e si recarono dal nemico, uccidendo sia Fegeo che i suoi figli Pronoo e Agenore, che si stavano recando a Delfi per consacrare al dio Apollo collana e peplo.\n\nDopo la vendetta.\nInseguiti fino a Tegea, furono salvati dagli abitanti e da alcuni Argivi. Anfotero e Acarnano raccontarono l'accaduto alla madre.\nNessun dio o re volle purificarli dei loro misfatti, così continuarono il viaggio intrapreso e raggiunsero l'Epiro dove Acarnano diede il nome alla regione che perdura ancora oggi (l'Acarnania che tuttavia non compare con questo nome nei poemi omerici).
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### Titolo: Acaste.\n### Descrizione: Acaste o Acasta (in greco antico: Ἀκάστη?, Akástē) era nella mitologia greca una Oceanina, figlia del titano Oceano e della titanide Teti, una delle Oceanine, citata da Esiodo nella Teogonia al verso 356:.\n\nAltre versioni del mito.\nViene menzionata anche come una delle compagne di Persefone quando andava nei boschi a raccogliere fiori.Ha lo stesso nome una balia dei figli del re Acasto di Argo.
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### Titolo: Acasto.\n### Descrizione: Àcasto (in greco antico: Ἄκαστος?, Ákastos, in latino Ăcastus) è un personaggio della mitologia greca. Fu un re di Iolco, argonauta e prese parte alla caccia del cinghiale calidonio.\n\nGenealogia.\nFiglio di Pelia e Anassibia (o Filomache), sposò Astidamia ed ebbe tre figlie Sterope e Laodamia e Stenele.\n\nMitologia.\nSuccesse al trono del padre dopo che questi fu fatto uccidere da Medea e Giasone e poi espulse i due cospiratori dal regno.\nIn onore del padre istituì dei giochi funebri dove partecipò anche Peleo (che era in esilio presso di lui per aver ucciso Euritione) e che fu oggetto prima delle avances di sua moglie e poi della sua vendetta poiché lo accusò di aver cercato di violentarla.\nAcasto (che non seppe mai che le accuse di violenza erano false), non uccise direttamente Peleo ma lo invitò ad una battuta di caccia sul monte Pelio e quando la sera questi dormì gli nascose la spada e lo abbandonò. Al risveglio Peleo fu catturato dai Centauri ma Chirone (uno di centauri) lo salvò e gli rese la spada.\nIolco (il regno di Acasto) fu infine saccheggiato dai Dioscuri da Peleo che infine uccise Astidamia squartandola.\nAlla morte di Acasto il suo regno (di cui era originario Giasone) fu dato a Tessalo (figlio di Giasone).
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### Titolo: Acate (mitologia).\n### Descrizione: Acàte (in latino Achātes) è nella mitologia classica uno dei più fedeli compagni di Enea, nonché suo scudiero. L'asteroide 5144 Achates è così chiamato in suo onore.\n\nIl mito.\nDurante la guerra di Troia, Acate sembra apparire in alcune versioni come l'uccisore di Protesilao, il primo eroe greco a morire sulla costa asiatica.\nPiù volte citato nell'Eneide di Virgilio sin dal primo libro, viene indicato come uno dei fedelissimi di Enea ('Fidus Achates'), sempre al suo fianco in tutte le sue peripezie, ed è il capitano di una delle navi con cui Enea e i suoi lasciano Troia. Viene ad esempio citato nel libro I, quando accompagna Enea nei boschi che circondano Cartagine per cercare di scoprire dove si trovassero. Enea è tanto sicuro della fedeltà di Acate da arrivare ad affidargli le proprie armi.\nNel libro VI Acate è ricordato per essere colui che conduce Enea all'antro della Sibilla Cumana.\nDurante la guerra fra Troiani ed Italici, Acate fa da scudiero a Enea aiutandolo soprattutto nel libro X, allorché il capo troiano viene assalito da sette giovani guerrieri latini, tutti figli di tal Forco. In tale circostanza Acate rimane leggermente ferito dall'asta che uno di questi, Numitore, scaglia contro Enea. Nel libro XII egli si rende anche autore di un'uccisione, quella del rutulo Epulone; Acate lo decapita con la spada.\n\nNell'arte.\nAcate appare in diverse opere d'arte, sempre insieme a Enea: tra le più note, si ricordano i dipinti Enea e Acate sulla costa libica di Dosso Dossi, Enea alla corte del re Latino di Ferdinand Bol, e vari episodi delle Storie di Enea di Pietro da Cortona.\n\nAltri progetti.\n\nWikiquote contiene citazioni di o su Acate.\nWikimedia Commons contiene immagini o altri file su Acate.
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### Titolo: Accademia Athonita.\n### Descrizione: L'Accademia Athonia (in greco Αθωνιάς Εκκλησιαστική Ακαδημία?) è una scuola religiosa greco-ortodossa fondata nel 1749 sul Monte Athos. La scuola offriva un'istruzione di alto livello, dove venivano insegnate la filosofia antica e le scienze fisiche moderne. Grazie all'accademia, la comunità monastica del Monte assunse un ruolo di primo piano nel Nuovo illuminismo greco durante il XVIII secolo. I circoli conservatori criticarono l'insegnamento promulgato dalla scuola e, per questo, fu chiusa nel 1821; venne riaperta nel 1842. L'Accademia fu chiusa anche negli anni dal 1916 al 1930 e dal 1940 al 1953 a causa delle guerre mondiali.\n\nFondazione.\nL'accademia fu fondata nel 1749 per il monastero di Vatopedi, grazie all'iniziativa e al sostegno finanziario del patriarca ecumenico di Costantinopoli Cirillo V. Il primo edificio fu costruito sulla cima di una collina a nord-est di Vadopedi; al giorno d'oggi rimangono solamente le rovine di questa costruzione. Il primo direttore fu il teologo Neofito Kafsokalyvitis.\n\nNuovo illuminismo greco.\nNel 1753 il patriarcato ecumenico affidò a Eugenio Vulgaris il compito di rinnovare l'educazione ecclesiastica e questi accettò l'incarico divenendo direttore dell'Accademia. Durante gli anni di Vulgaris (1753–1759), il nuovo iluminismo greco influenzò la direzione degli studi di tutta la comunità monastica del Monte Athos. I metodi di insegnamento di Vulgaris per il rilancio e l'aggiornamento dell'apprendimento all'interno della Chiesa ortodossa prevedevano una formazione incentrata sugli studi classici combinati all'esposizione della filosofia europea moderna, filosofia che comprendeva le opere di Cartesio, Leibniz, Wolff e Locke. Vulgaris poté insegnare indisturbato finché poteva contare sul sostegno degli alti ecclesiastici.\nQuando Cirillo V venne deposto dal trono patriarcale, i circoli conservatori del Monte Athos furono incoraggiati a schierarsi apertamente contro i metodi d'istruzione, ritenuti progressisti, di Vulgaris. Il direttore decise di dimettersi volontariamente nel 1759 e fu sostituito da Nikolaos Zerzoulis, noto come uno dei primi fautori della scienza newtoniana nell'educazione greca. Tuttavia, alla fine del XVIII secolo il tasso di alfabetizzazione sul Monte Athos era diminuito e i circoli locali tradizionali divennero sempre più ostili nei confronti dell'insegnamento progressista dell'Accademia.\n\nDal XIX secolo ad oggi.\nL'istutuo fu chiuso nel 1821 allo scoppio della guerra d'indipendenza greca e riaperto nel 1845 a Karyes, il centro amministrativo del Monte Athos. L'accademia era sostenuta finanziariamente dai monasteri e dai monaci della regione dell'Athos.\nLe lezioni furono sospese una prima volta dal 1916 al 1930 e una seconda volta dal 1940 al 1953 a causa rispettivamente della prima e della seconda guerra mondiale.\n\nLaureati famosi.\nCosma di Etolia.\nAtanasio Parios.\nNicodemo l'Agiorita.\nRigas Feraios.\nIosipos Moisiodax.\nEulogios Kourilas.
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### Titolo: Achei.\n### Descrizione: Gli Achei (in greco antico: Ἀχαι(ϝ)οί?, Akhai(w)òi) sono la prima popolazione ellenica, seguiti dagli Ioni e gli Eoli, che invase la Grecia nel II millennio a.C., riuscendo a egemonizzare definitivamente le genti pre-elleniche (definite dai più Pelasgi). Sono detti anche Argivi, dalla città di Argo, o Danai, cioè 'figli di Danao', quindi 'occidentali', rispetto agli orientali Troiani.\n\nOrigini.\nInfruttuosi per ora sono stati i tentativi di affrancare gli Achei dalla loro posizione 'mitologica' per avvicinarli alla realtà storica dei Micenei, basata su reperti archeologici. I poemi omerici tramandano un'immagine distorta e fantasiosa del mondo acheo, al punto da non trattarsi di un 'ricordo' vero e proprio di quella civiltà, ma di una sorta di amalgama di elementi del passato miceneo (diventato, giocoforza, mitico) con altri della società contemporanea ai poeti (protogeometrico e geometrico).\nNell'Iliade con il nome Achei vengono indicati i popoli greci che presero parte alla Guerra di Troia. Omero usa come sinonimi Achei e Danai, mentre sembrerebbe che Argivi si riferisca solo ai nativi del Peloponneso o della Grecia continentale, ma è quasi un sinonimo, mentre usa il termine Elleni solo per gli abitanti del nord della Grecia. In età storica sono detti Achei gli abitanti dell'Acaia Ftiotide, nella Tessaglia meridionale, e dell'Acaia Egialea, corrispondente alla omonima regione denominata Acaia e a parte dell'Arcadia.\n\nEspansione.\nPer quanto riguarda la penetrazione di questo popolo nell'area greca si ritiene generalmente che queste genti di origine indoeuropea, attraverso i Balcani, occuparono il Peloponneso intorno al 1500 a.C., in coincidenza con la fine dell'era minoica. Gli Achei potrebbero quindi essere la causa ultima della capitolazione minoica. Gli invasori argivi subirono comunque l'influsso di questa cultura forte e civilizzata: dall'incontro di questi due popoli venne infatti a svilupparsi la fiorente civiltà micenea. Gli Achei si distribuirono in molte altre zone del Peloponneso, nelle isole attorno alla Grecia e nel resto del Paese. Definire quindi che Achei e Micenei siano la stessa cosa è evidentemente errato.\nIl ruolo degli Achei nello scacchiere politico del Mediterraneo orientale era di sicuro di fondamentale importanza. Si parla di loro nei documenti ittiti, dove vengono chiamati Aḫḫiyawa, ed egiziani (Ekwesh) della seconda metà II millennio a.C.. Verso il 1450 a.C., il potere acheo, tramite spedizioni militari ed imprese piratesche, riuscì ad abbattere la civiltà minoica a Creta. Inoltre, gli Achei si espansero verso le Cicladi meridionali, Rodi, Cipro e le coste dell'Asia Minore. Nel XIII secolo a.C. si aprirono la strada verso il Mar Nero con una spedizione militare contro la città di Troia.\nIl processo della decadenza micenea parrebbe iniziare con la guerra di Troia nel 1200 a.C. L'invasione dorica, di un secolo circa più tarda, invece ne sarebbe il colpo di grazia.
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### Titolo: Achemenide (Eneide).\n### Descrizione: Achemenide (Ἀχαιμενίδης Akhaimenides), nella mitologia greca, era uno dei compagni di Odisseo durante il suo viaggio di ritorno da Troia.\n\nIl mito.\nIl personaggio di Achemenide, non presente nelle opere di Omero, è citato da Virgilio nel Libro III dell'Eneide e nel libro XIV delle Metamorfosi di Ovidio. Figlio di un certo Adamasto di Itaca e reduce dalla guerra di Troia, egli per disguido fu abbandonato nella terra dei Ciclopi perché non fece in tempo a reimbarcarsi. Qui visse a lungo in preda al terrore, nascondendosi e perdendo ogni speranza di venire salvato, finché Enea, tempo dopo, lo trovò e lo portò via con sé, senza fargli del male, in Italia con la sua compagnia di rifugiati troiani.Il suo nome deriva dal nome di origine persiana Achaemenes e significa 'colui che attende con sofferenza'. Sebbene non sia menzionato nei poemi epici di Omero, Achemenide è un personaggio significativo. Il suo abbandono e il conseguente salvataggio per mano della flotta di Enea lo rende, insieme a Macareo, uno degli unici due membri noti dell'equipaggio di Odisseo (o Ulisse) a sopravvivere durante il viaggio di ritorno a Itaca (in quanto tutte le navi, a parte quella ammiraglia, furono distrutte dai giganti Lestrigoni, e tutti i membri dell'ultima nave, a parte ovviamente Ulisse, perirono annegati come punizione per aver divorato il bestiame sacro di Elio). L'episodio fornisce a Virgilio l'opportunità di mostrare la magnanimità di Enea nel salvare un membro dell'equipaggio di Odisseo senza provare risentimento, nonostante Ulisse avesse avuto un ruolo decisivo nella distruzione di Troia, la patria di Enea.
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### Titolo: Achemone.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Achemone era il nome di un titano.\n\nIl mito.\nAchemone, insieme ad un suo pari, insultò a lungo Eracle, non credendo alla sua natura divina. L'eroe, allora, decise di punirlo e umiliarlo.\n\nAltre versioni del mito.\nSecondo un'altra versione del mito, Achemone era un ciclope, che assieme al fratello Basala viveva di brigantaggio nell'isola di Pitecusa (nel mar Tirreno). Il giorno in cui i due Ciclopi assalirono Eracle, che si trovava nei pressi a dormire, il forzuto eroe li appese per i piedi all'estremità della propria clava e se li caricò sulle spalle. Eracle, poi, divertito da una loro spiritosa osservazione, li perdonò e li lasciò liberi.\nIn un'altra versione, Achemone è la madre di Laodamia, avuta con Bellerofonte.
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### Titolo: Acheo (mitologia).\n### Descrizione: Acheo (in greco antico: Ἄχαιός, -oῦ?, Achaiòs, in latino Ăchaeus, -i) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Xuto e Creusa. Era il capostipite degli Achei.Fu padre di Arcandro e Architele.\n\nMitologia.\nAcheo è l'eponimo della stirpe degli Achei, una popolazione ellenica dell'antica Grecia le cui vicende storiche si svilupparono intorno al II millennio a.C. Secondo Omero, gli Achei erano nel complesso tutti i Greci dell'antichità, ma venivano chiamati anche Argivi o Danai.\nGli Argivi fecero fiorire una potente confederazione di tribù cui la storia dà il nome di cultura micenea. Essa fu il frutto della fusione delle culture pelasgiche preesistenti con le culture patriarcali elleniche. La loro importanza militare e commerciale fu tale da esser riconosciuta da popoli quali l'Egitto e gli Ittiti. In questa chiave si deve leggere la forzatura che vuole gli achei figli di Danao, cioè dell'occidente. 'Danai' alle volte son dette le forze militari elleniche tutte.\nI discendenti di Acheo cacciarono gli Ioni (discendenti di suo fratello Ione) dalla Tessaglia riuscendo a conquistare tutto il Peloponneso ad esclusione dell'Arcadia.
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### Titolo: Acheso.\n### Descrizione: Acheso (in greco antico: Ἀκεσώ?, Akesṑ) è un personaggio della mitologia greca, una delle figlie di Asclepio ed Epione.\n\nMitologia.\nEra la divinità che sovrintendeva al processo di guarigione ed a differenza di sua sorella Panacea rappresentava il processo di un trattamento piuttosto che la cura stessa.
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### Titolo: Achille a Sciro.\n### Descrizione: L'episodio di Achille a Sciro fa parte del mito riguardante l'eroe relativo a un tempo precedente alla sua partecipazione alla guerra di Troia. Il fatto non è incluso nell'Iliade, ma viene raccontato in versioni scritte successive della storia di Achille; in particolare è tratto dall'Achilleide di Stazio.\nLa vicenda racconta di come l'appena adolescente Achille si travestì e visse con un'identità femminile mentre si trovava alla corte del re di Sciro, in seguito s'innamorò di una principessa che sposò prima di partire per la guerra; è stato un argomento molto popolare nelle arti e in letteratura a partire dall'età classica e fino alla metà del XX secolo:.\n\nStoria.\nIl nucleo del mito di Achille a Sciro, così come presentato nelle fonti antiche, è il seguente: invece di lasciar il figlio libero di andare a morire a Troia (questo gli era stato difatti profetizzato) la ninfa Tetide lo mandò a vivere alla corte di Licomede il sovrano di Sciro travestito da ragazzina, come principessa straniera e/o dama di compagnia per le figlie del re, sotto il nome di Pirra-'la rossa' (i capelli dell'eroe erano di un color biondo-fuoco). Si dice abbia avuto una relazione con Deidamia, una delle figlie di Licomede, da cui ebbe anche uno o due figli, Neottolemo (soprannominato Pirro) e Oneiros.\nNel frattempo un'altra profezia aveva intimato a tutti gli Achei che la guerra non avrebbe in alcun modo potuto aver esito positivo per loro senza la partecipazione del giovane Achille: Odisseo e diversi altri capi della spedizione si lanciarono allora sulle sue tracce. Giunti a Sciro in abiti da mercanti andarono ad offrire doni, ornamenti e strumenti musicali alla corte di Licomede, ma mischiate a questi misero anche alcune splendide armi.\nGli Achei rimasti fuori dalle stanze delle donne intanto imitarono i rumori di un attacco nemico proveniente dall'esterno: ciò spinse l'intemerato Achille a rivelarsi, andando subito a scegliere una delle spade: così smascherato il giovane si trovò costretto ad accettare di partecipare alla missione, fu condotto alle navi e tutti immediatamente partirono in direzione della città di Priamo. In alcune versioni Deidamia vestita da uomo lo seguì.\nLa versione più dettagliata ed elaborata è però quella che si trova nell'Achilleide: Tetide decide di nascondere il figlio agli occhi del mondo all'interno dell'harem di Licomede. Achille, inizialmente abbastanza riluttante alla fine acconsente, attratto dalla fulgida bellezza di una delle figlie del re; la ninfa lo traveste da fanciulla e lo introduce a corte in qualità di figlia di una donna appartenente al popolo delle Amazzoni.\nOra la giovinetta deve imparare l'educazione e i modi femminili, dice Tetide al re per convincerlo ad accettare, vivendo tra le ragazze normali della sua età, in modo da potersi preparare ad un futuro conveniente matrimonio: Licomede acconsente di prendersi cura della 'ragazza' e le sue figlie ignare di tutto accettano subito Achille come nuova compagna di giochi e facendolo vivere e dormire negli appartamenti delle donne.\nDopo qualche tempo egli però comincia a sviluppare una particolare amicizia ed affetto per Deidamia, diventando sempre più difficile per lui nascondere l'interesse sentimentale nei suoi confronti. Infine durante un festival notturno in onore del dio dell'ebbrezza, Dioniso, dove normalmente non sono ammessi uomini, il ragazzo riesce a far sì che i propri desideri virili si esprimano compiutamente; dopo aver avuto un appassionato rapporto sessuale, Achille rivela ad un'allibita Diedamia la sua vera identità.\nLa ragazza, che non vuole subire le conseguenze dell'ira paterna, decide di continuar a tenere il segreto: poco dopo scoprirà di essere rimasta incinta. Quando Odisseo e i suoi compagni giungono a corte, Achille era oramai oltremodo insofferente del suo travestimento femminile e, anche se Deidamia prova a trattenerlo, dopo il trucco messo in atto dall'astuto acheo, si rivela in tutta la sua virilità.\nLa ragazza piangente confessa al padre che lei ed Achille sono diventati amanti, non solo, ma hanno anche avuto un figlio: Deidamia, affranta per l'imminente perdita dell'amante, chiede di poterlo seguire, ma ciò pare a tutti cosa impossibile da farsi. Lei allora lo implora di mantenere fisso il ricordo su questi anni passati assieme e di non fare figli con altre donne. Achille giura di tornare un giorno a lei, anche se il fato ha già deciso altrimenti.\n\nNelle arti.\nQuesto particolare riguardante la vita di Achille è stato oggetto di molte opere d'arte attraverso i secoli, alcune delle quali vanno in direzione dei risvolti comici causati dallo scambio di genere e al travestimento, con tutte le incomprensioni e doppi sensi che ciò comporta; fino all'espressione ideale eroica, ad un'interpretazione dell'amore etero ed omosessuale, ai riti iniziatici, all'incesto, allo stupro e alla violenza domestica.\nLa popolarità del tema, per tutto il '6-'700 è dovuto ad una serie di fattori, ma un ruolo certamente molto importante è stato dato dall'aspetto del travestitismo: il maschio adolescente vestito da femmina e che assume via via tutti i ruoli attribuiti alle donne. Alcuni librettisti come Giulio Strozzi, Carlo Capece e Ippolito Bentivoglio si sono avvicinati al tema da un punto di vista più carnevalesco, sottolineando la commedia che impone il mascheramento da uomo a donna, oltre agli aspetti omoerotici che questa sottintende.\n\nLetteratura.\nI sec a.C: Epitalamio di Achille e Deidamia, anonimo, a volte attribuito a Bione di Smirne.\nI sec. d.C: Achilleide di Stazio.\nXI sec: Deidamia Achilli, di un anonimo ovidiano che si ispira all'epistola di Deidamia ad Achille.\n1300: la storia è menzionata da Dante nel nono canto del Purgatorio, versi 34-42.\n1805: Achille à Scyros di Jean-Charles-Julien Luce de Lancival.\n1890, Achilles in Scyros di Robert Bridges.\n1935: Achille ou le mensonge di Marguerite Yourcenar, pubblicato anche come Déidamie.\n1998: la storia di Achille a Sciro è inclusa nei fumetti di Eric Shanower L'Età del bronzo.\n\nDipinti.\nV sec a.C: Achille a Sciro di Polignoto.\nIV-III sec a.C: Odisseo scopre Achille in abiti di fanciulla di Athenion di Maroneia.\nI sec d.C: la Camera di Achille a Sciro, decorata con affreschi, nella Domus Aurea.\nIII sec d.C: affreschi anonimi nella Casa dei Dioscuri e in altri luoghi di Pompei.\n1600: Odisseo riconosce Achille (travestito da donna) tra le figlie di Licomede di Frans Francken II.\n1649-50: Nicolas Poussin, Scoperta di Achille a Sciro.\n1656: Nicolas Poussin, Achille a Sciro.\n1664: Achille scoperto da Ulisse di Jan de Bray.\nNiccolò Bambini, Achille a Sciro.\nGian Pietro Bellori, 2 dipinti di Achille a Sciro, uno ora al Museum of Fine Arts (Boston), l'altro nel Virginia Museum of Fine Arts, Richmond.\n1700: Achille alla corte di re Licomede di Pompeo Batoni.\n\nOpere teatrali.\n1641: La finta pazza di Francesco Sacrati (musica) e Giulio Strozzi (libretto).\n1663: Achille in Sciro di Giovanni Legrenzi (musica) e Ippolito Bentivoglio (libretto).\n1663: Achille in Sciro di Antonio Draghi (musica) e Cav. Ximenez (libretto).\n1712: Tetide in Sciro di Domenico Scarlatti (musica) e Carlo Sigismondo Capece (libretto).\n1727: Achille in Sciro, opera anonima eseguita presso il teatro dell'opera di Franz Anton von Sporck a Praga, e probabilmente basato sul libretto di Bentivoglio.\n1733: Achilles di John Gay.\n1735: Achille et Déidamie di André Campra (musica) e Antoine Danchet (libretto).\n1736: Achille in Sciro di Antonio Caldara (musica) e Metastasio (libretto).\n1737: Achille in Sciro di Domenico Sarro (musica) e Metastasio (libretto).\n1738: Achille in Sciro di Giuseppe Arena (musica) e Metastasio (libretto).\n1739: Achille in Sciro di Pietro Chiarini (musica) e Metastasio (libretto) (adattato da Bartolomeo Vitturi.\n1740: Achille in Sciro di Leonardo Leo.\n1741: Deidamia di George Frideric Handel (musica) e Paolo Antonio Rolli (libretto).\n1744: Achille in Sciro di Francesco Corselli (musica) e Metastasio (libretto).\n1745: Achille in Sciro di Gennaro Manna (musica) e Metastasio (libretto).\n1747: Achille in Sciro di Giovanni Battista Runcher (musica) e Metastasio (libretto).\n1749: Achille in Sciro di Niccolò Jommelli (musica) e Metastasio (libretto).\n1751: Achille in Sciro di Gregorio Sciroli (musica) e Metastasio (libretto).\n1754: Achille in Sciro di Antonio Maria Mazzoni (musica) e Metastasio (libretto).\n1759: Achille in Sciro di Johann Adolph Hasse (musica) e Metastasio (libretto).\n1759: Achille in Sciro di Giuseppe Sarti (musica) e Metastasio (libretto).\n1764: Achille in Sciro di Ferdinando Giuseppe Bertoni (musica).\n1765: Achille in Sciro di Johann Friedrich Agricola (musica) e Metastasio (libretto).\n1766: Achille in Sciro di Florian Leopold Gassmann (musica) e Metastasio (libretto).\n1767: L'Achille in Sciro di Johann Gottlieb Naumann.\n1772: Achille in Sciro di Antonio Amicone.\n1773: Achilles in Petticoats di Thomas Arne (musica) e John Gay (libretto).\n1774: Achille in Sciro di Pasquale Anfossi (musica) e Metastasio (libretto).\n1774: Achille in Sciro di Pietro Pompeo Sales (musica) e Metastasio (libretto).\n1778: Achille in Sciro di Giovanni Paisiello.\n1785: Achille in Sciro di Gaetano Pugnani.\n1794: Achille in Sciro di Marcello Bernardini and Metastasio (libretto).\n1800: Achille in Sciro: Commedia dramatica per musica, libretto di Publio Quintiliano Settimio.\n1825: Achille in Sciro di Pietro Antonio Coppola (musica) e Rapisarda (libretto).\n1857: Achille à Scyros di François Anatole Laurent de Rillé (operette).\n\nBalletto.\n1804: Achille à Scyros di Pierre Gardel (balletto) e Luigi Cherubini (musica).\n1830: Achilles at Scyros di Carlo Blasis.\n1921, Achilles auf Skyros di Egon Wellesz (musica) e Hugo von Hofmannsthal.
@Scribis @Italiano. Parlami di un argomento di mitologia greca.
### Titolo: Achille benda Patroclo.\n### Descrizione: Achille benda Patroclo è il nome convenzionale attribuito ad una Kylix a figure rosse di produzione attica, capolavoro della ceramografia classica, detto anche Kylix di Sosias, datata intorno al 500 a.C., del diametro di 32 cm. Si tratta dell'unico manufatto firmato del celebre ceramografo Sosias. Proveniente da Vulci, oggi appartiene all'Antikensammlung Berlin, inventariata al Nr. F 2278, ed è esposta nell'Altes Museum.\n\nDescrizione.\nSi tratta di una kylix, ossia una coppa da vino in ceramica, utilizzata durante i banchetti. Un'iscrizione dipinta sullo stesso vaso ne riporta l'autore della decorazione, il ceramografo Sosias, considerato tra i massimi artisti della prima generazione di pittori a figure rosse, del quale costituisce l'unico esemplare firmato.\n\nScene dipinte.\nLa decorazione comprende due raffigurazioni indipendenti, il cui legame non è stato identificato.\n\nEsterno.\nSulla fascia decorativa esterna, frammentaria, è rappresentato Ercole accolto tra gli dei dell'Olimpo.\n\nInterno.\nDi grande interesse è la scena rappresentata nel clipeo centrale della coppa, con l'eroe omerico Achille che fascia il braccio dell'amico Patroclo, ferito in battaglia. Nell'Iliade di Omero sono abbondantemente descritte le vicende dei due guerrieri, ma in questo caso non è chiaro se si tratti di un episodio proveniente dal poema omerico o da un altro poema del ciclo troiano; non si può neppure escludere che si tratti di un'invenzione del pittore. Di particolare interesse il fatto che tra i due protagonisti della scena Patroclo sia raffigurato come un uomo maturo che ha affrontato il nemico in battaglia, mentre un Pelìde ancora imberbe sembra assumere il ruolo di eròmenos.\n\nStile.\nDa un punto di vista stilistico, l'episodio in questione, distante dalle consuete rappresentazioni di episodi epici di battaglia, costituisce un raro esempio di raffigurazione di una scena di vita quotidiana. Le espressioni dei personaggi, in particolare la smorfia di dolore sul volto di Patroclo, sono rese con notevole intensità psicologica. Notevole abilità tecnica è mostrata dal pittore nella resa dei profili, nei quali gli occhi non sono dipinti frontalmente come era consuetudine.
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### Titolo: Achille e Patroclo.\n### Descrizione: Il rapporto tra Achille e Patroclo è uno degli elementi chiave dei miti associati alla guerra di Troia: quale sia stata la sua effettiva natura e fino a che punto si sia spinta questa relazione tra i due eroi è stata oggetto di controversie sia nel periodo antico sia nei tempi moderni.\nSappiamo, però, che nel periodo antico, era abituale avere relazioni omosessuali.\nNell'Iliade i due sono legati da un rapporto particolarmente intenso: Achille si dimostra esser sempre molto gentile e preoccupato nei confronti del compagno d'armi, quando invece appare spietato, insensibile e arrogante con tutti gli altri, siano essi nemici o alleati. I commentatori dell'epica classica hanno facilmente tradotto il rapporto esistente tra i due attraverso la lente interpretativa della propria cultura. Ad Atene durante il V secolo a.C. il rapporto è stato volentieri considerato alla luce tradizionale della pederastia pedagogica.\nMentre alcuni lettori contemporanei mantengono il punto di vista pederastico, altri ritengono invece sia esistito un legame amoroso fra i due.\n\nNell'Iliade.\nLa figura dell'eroe Achille, figlio di Peleo, apre il poema omerico. La sua ira è contro Agamennone che lo ha privato del premio di battaglia a cui lui teneva di più, Briseide.\nL'intenso legame degli eroi Achille e Patroclo è esplicitamente menzionato nei versi omerici, sconfinando, per diversi autori, dal campo dell'eccellenza militare e della solidarietà cameratesca per manifestarsi in un rapporto di intensa passione.\nIl poeta non ritrae i due come amanti ('ma, - come nota David M. Halperin, - anche lui ha davvero fatto poco per escludere una tal interpretazione, […]'); abbiamo tuttavia testimonianze che, già dal V secolo avanti Cristo, ciò veniva attestato: Eschilo nei framm. 135-136 della tragedia perduta I Mirmidoni; Platone, nel Simposio, lo fa dichiarare da Fedro (179e–180b); infine Eschine nel suo Contro Timarco (133, 141–50).\nCosì la scrittrice e giurista italiana Eva Cantarella:.\n\nA causa di questa forte relazione, la morte di Patroclo sul campo di battaglia diventa per Achille la motivazione principale del suo tornare a combattere, dopo che si era sdegnosamente ritirato dalla guerra a causa del grande contrasto avuto con Agamennone. La scomparsa del compagno sta alla base di una vastità di emozioni ed azioni espresse dall'eroe nei confronti dell'evento bellico e che si trascineranno drammatizzate al massimo grado per tutto il resto del poema.\nIl critico anglosassone contemporaneo Gregory Nagy sottolinea che il posto più alto nella scala degli affetti di Achille spetta di diritto a Patroclo: «difatti Patroclo è per Achille πολὺ φίλτατος… ἑταῖρος-l'hetairos che è di gran lunga il più philos (XVII 411, 655)». Hetairos (ἑταῖρος) significa compagno e in Omero viene solitamente utilizzato per indicare i guerrieri che prendono ordini da uno stesso comandante (compagni d'arme, quindi); mentre la sua forma femminile etera sarebbe stato utilizzato in seguito per le cortigiane, hetairos indicava ancora essenzialmente un soldato in epoca ellenistica (e fino quasi ad arrivare a quella bizantina a volte). Nei testi antichi philos (φίλος) denota un tipo generico di amore che è utilizzato tra familiari o tra amici, o per indicare gli appassionati ad uno stesso argomento (philos-sophia è 'amore per la sapienza'), ma poteva anche essere usato tra amanti.\nSebbene la maggior parte dei guerrieri Achei lotti per la fama personale o per la gloria della loro polis, dopo la morte di Patroclo si vedrà chiaramente Achille combattere solo per lui, per l'amico, in nome del compagno-hetairos.\nUno dei momenti culminanti di tutta la narrazione per il prosieguo della storia, e in cui si tocca l'acme della drammaticità, è quando Achille viene a sapere da Antiloco, figlio di Nestore, la morte di Patroclo:.\n\nIl corpo di Patroclo viene difeso dai Greci e riportato al campo acheo, e qui Achille inizia il compianto:.\n\nIl linguaggio dei lamenti di Achille sarà molto simile a quello usato poi da Andromaca davanti al cadavere del marito Ettore, ucciso proprio da Achille. Teti ha difatti spinto il figlio a tornare sul campo di battaglia e qui egli, con l'unico scopo di vendicare Patroclo, si aggira assetato di sangue alla ricerca del suo assassino: Ettore comprende molto presto di non aver alcuna possibilità di sopravvivere allo scontro con l'eroe furente. Torna a combattere, anche se gli Dèi lo avevano ben preavvertito che ciò gli sarebbe costato a sua volta la vita.\nL'attaccamento di Achille e Patroclo divenne subito un legame archetipico maschile per molte coppie di uomini nella cultura greca: da Damone e Pizia fino ad Armodio e Aristogitone..\nNella mitologia classica vi sono comunque altre coppie di guerrieri che volentieri affrontano il pericolo e finanche la morte l'uno stretto accanto all'altro, come Eurialo e Niso (Virgilio, Eneide, V e IX), Oreste e Pilade (Eschilo, Orestea), Ati e Licabas (Ovidio, Metamorfosi, V): in particolare Ati e Achille sono semidei, nati ambedue da ninfe.\n\nInterpretazione classica del mito come relazione pederastica.\nDurante il V e il IV secolo a.C. la relazione tra Achille e Patroclo è stata ritratta sempre più come un rapporto pederastico tra eromenos ed erastès (questo ce lo dice Eschilo ne I Mirmidoni, tragedia quasi perduta interamente, nella quale questa relazione risulta invertita così come è invertito il rapporto d'età). Omero indica Achille come il più giovane, il quale risulta dominante avendo maggior fama di guerriero (questo fa sostenere Platone a Fedro nel Simposio); mentre Patroclo, il più adulto, svolge ruoli di servizio come occuparsi della cucina o prendersi cura dei cavalli.\nDi molto successivo al testo omerico lo Pseudo-Apollodoro (Biblioteca, libro III, 13, 8) e Publio Papinio Stazio (poeta latino del I secolo) nella sua Achilleide ci mostrano l'eroe (mentre si nasconde travestito da donna a Sciro perché la madre vuole impedirgli di partecipare alla guerra) come marito di Deidamia e padre di Neottolemo: quest'ultimo avrebbe anche preso parte alle fasi finali della guerra di Troia, giovanissimo, dopo la morte del padre (cfr. Achille a Sciro).\nNella tragedia i Mirmidoni, Eschilo indica la relazione tra i due eroi come esplicitamente sessuale ed assegna ad Achille il titolo di erastes e protettore: in un frammento superstite l'eroe parla di una 'unione devota delle cosce' indicando il sesso intercrurale, quello utilizzato maggiormente nelle relazioni pederastiche.\nPlatone presenta attorno al 385 a.C. i due come amanti nel Simposio: il giovane Fedro li indica qual esempio di amanti divinamente approvati. Egli sostiene inoltre che Eschilo ha commesso un errore nell'indicare Achille quale erastes in quanto era proprio l'eroe dall'ira facile il più giovane (difatti era ancora imberbe) e colui che eccelleva in bellezza.\nEschine nel 345 a.C. nel porre l'accento sull'importanza della pederastia greca sostiene che, anche se Omero non lo indica esplicitamente, le persone colte dovrebbero esser in grado di leggere tra le righe: «si nasconde il loro amore e si evita di dare un nome alla loro amicizia, pensando che la straordinaria grandezza del loro affetto si manifesta per quello che realmente è agli ascoltatori più sapienti».\n\nAlcuni tentativi di rivedere il testo di Omero furono intrapresi da Aristarco di Samotracia intorno al 200 a.C. sostenendo che il sommo poeta non intendeva indicare i due come amanti, ma che ciò è stata solo un'interpolazione successiva.\nAlcuni versi di Licofrone di Alessandria d'Egitto, autore del III secolo, sembrano indicare qual movente dell'uccisione di Troilo da parte di Achille, proprio un amore non corrisposto.\nPer tutto il periodo ellenistico e poi durante l'impero romano Achille e Patroclo vengono presentati come amanti.\n\nInterpretazioni post-classiche e rivisitazioni moderne.\nCome regola generale la tradizione post-classica mostra un Achille perfettamente eterosessuale avere un'esemplare amicizia del tutto asessuata con Patroclo. Gli scrittori medioevali cristiani, coerentemente con l'Iliade, non fanno menzione di sfumature omoerotiche della storia.\n\nDavid Halperin nel suo saggio intitolato Gli eroi e i loro amici mette a confronto le tradizioni di Gilgamesh con Enkidu e Davide con Gionatan, le quali son quasi contemporanee alla composizione dell'Iliade e sostiene che mentre nessuno di questi tre rapporti sia indicato come esplicitamente sessuale all'interno del contesto letterario e sociale in cui si sono venute a creare, tutte d'altra parte dimostrano inequivocabilmente quanto intensamente omoerotiche fossero le amicizie guerriere tra maschi.William Shakespeare in Troilo e Cressida raffigura i due eroi come amanti, con la decisione di Achille di trascorrere tutto il tempo all'interno della tenda dell'amato.In molti romanzi storici dell'autrice britannica Mary Renault sono contenuti frequenti riferimenti simbolici ad Achille e Patroclo: la coppia per lei rappresenta un modello di amore cameratesco omosessuale con caratteri pederastici.Nel romanzo di Christa Wolf intitolato Cassandra, Achille è presentato come un maschio omosessuale che si trova ad essere in un certo qual modo in conflitto con sé stesso.Il film Troy presenta Patroclo come un parente più giovane di Achille, deprivando la storia d'un qualsiasi aspetto romantico o sessuale (per altro non del tutto esplicito nei poemi omerici); laddove invece Omero afferma chiaramente che Patroclo era il più grande di età tra i due, oltre ad esser quello col carattere più responsabile.Nel musical Spring Awakening ad un certo punto un ragazzo implora un altro di fare un po' di Achille e Patroclo: i due personaggi sono poi mostrati in una relazione omosessuale.Nel romanzo di fantascienza di Dan Simmons intitolato Ilium Achille e Patroclo hanno un forte legame di fratellanza guerriera, ma vengono mostrati anche nell'impegnarsi in un'orgia.Nel romanzo di Madeline Miller La canzone di Achille viene mostrato il rapporto d'amore tra Achille e Patroclo dagli inizi fino alla morte di Achille, e di come l’”aristos achaion” (migliore tra i Greci) abbia volutamente ucciso Ettore per porre fine alla tragedia avvenuta il giorno prima, ovvero la perdita del suo “therapon” (pari compagno d’armi e il più caro) Patroclo. Prima di venire ucciso da Paride, Achille ordina ai membri dell’accampamento di riporre le sue ceneri nella stessa coppa di quella del suo amato. Il suo desiderio viene compiuto e il nome di Patroclo viene inciso dalla stessa Teti, dea progenitrice del Pelide, in modo che lo spirito del principe esule Meneziade (Epiteto: patronimico di Patroclo, figlio di Menezio re di Opunte) riposasse in eterno insieme all’anima di colui che scelse la morte, invece di vivere una vita senza il suo vero amore.
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### Titolo: Achille et Polyxène.\n### Descrizione: Achille et Polyxène (LWV 74) è una tragédie lyrique composta da Jean-Baptiste Lully (che ne scrisse solo l'ouverture e il primo atto) e completata da Pascal Colasse dopo la morte di Lully, avvenuta il 22 di marzo 1687. Il libretto è di Jean Galbert di Campistron (1656-1723) e si basa sull'Eneide di Virgilio.\nL'opera venne rappresentata per la prima volta il 7 novembre 1687 all'«Académie royale di musique» di Bérain con il seguente cast: Dumesny (Achille), Dun (Agamennone), Beaumavielle (Priamo), Mlle. Moreau (Andromaca), Mlle. Rochois (Polissena), Mlle. Desmatins (Briseida). La coreografia dei balletti intermedi era affidata a Lestang e Pecourt.\nAchille et Polyxène venne aspramente criticata, al punto da ispirare epigrammi che definivano la musica piatta e insignificante, e fu rappresentata solo una volta dopo il debutto, l'11 ottobre 1712, con un nuovo prologo («La Félicité et Encelade») e con il seguente cast: Mlle. Poussin (La Felicità, Venere), Cochereau (Achille), Gli Myre (Patroclo), La Rozière (Diomede), Hardouin (Agamenón), Thevenard (Príamo), Mlle. Heusé (Andrómaca), Mlle. Journet (Políxena), Mme. Pestel (Briseida), Mlle. Antier (Giunone).\nLa Bourrée d'Achille (altrimenti detta Entrée des Genies de Talie) contenuta in quest'opera è citata nella canzone Shpalman di Elio e le Storie tese.\n\nPersonaggi.\nRegistrazioni.\nFinora questa opera non è stata incisa, anche se alcuni artisti ne hanno registrato diverse selezioni parziali.
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### Titolo: Achille.\n### Descrizione: Achille (in greco antico: Ἀχιλλεύς?, Achilléus; in latino Ăchillēs, -is), soprannominato piè veloce o piè rapido, è un eroe leggendario della mitologia greca, protagonista della guerra di Troia descritta dall'Iliade.\nIl mito di Achille è tra i più ricchi e antichi della mitologia greca: oltre all'Iliade, altre leggende hanno fatto proprio tale personaggio e si sono sforzate di completare il racconto della sua vita, inventando episodi che supplissero alle lacune dei poemi omerici. Via via si è venuto a formare un ciclo di Achille ricco di versioni sovente divergenti, come, per esempio il fatto che spesso dormisse nella foresta di giorno; versioni che hanno ispirato i poeti tragici ed epici dell'antichità, fino all'epoca romana. Achille viene anche identificato col patronimico Pelìde, essendo egli figlio del mortale Peleo.\n\nIl mito.\nOrigine.\nAchille era un semidio, essendo pronipote di zeus e figlio del mortale Peleo, re dei Mirmidoni di Ftia (regione nel sud-est della Tessaglia) e della nereide Teti.\nZeus e Poseidone si erano contesi la mano di Teti fino a quando Prometeo (o, secondo altre fonti, Temi) profetizzò che la ninfa avrebbe generato un figlio più potente del padre. Per questo motivo essi dovettero rinunciare alle loro pretese e costrinsero Teti a sposare Peleo, giustamente convinti che il figlio di un mortale non avrebbe costituito una minaccia. Esiste una versione alternativa data da Le Argonautiche, nella quale Era allude alla resistenza e al rifiuto di Teti alle avance di Zeus, per rispetto al legame matrimoniale Era e Zeus.\nNel poema incompleto Achilleide di Publio Papinio Stazio del I secolo c'è una versione che non si trova in altre fonti, in base alla quale Teti, quando Achille nacque, lo immerse nel fiume Stige, per renderlo invulnerabile, tenendolo per un tallone: il bambino divenne così invulnerabile con l'eccezione di quel punto, che non era stato immerso (cfr. tallone di Achille). Non è chiaro se questa versione di Stazio fosse nota in precedenza.\nIn un'altra versione, citata nel Libro IV de Le Argonautiche, Teti, per rendere immortale il figlio, lo ungeva di giorno con l'ambrosia, mentre di notte, di nascosto da Peleo, ne bruciava le parti mortali del corpo nel fuoco per renderlo invulnerabile. Una notte, Peleo si svegliò e, vedendo il figlioletto agitarsi tra le fiamme, lanciò un urlo: Teti, adirata, gettò il bambino a terra e, veloce come il vento o come un sogno, se ne andò, immergendosi nel mare, senza fare più ritorno. Peleo, con l'aiuto del centauro Chirone, sostituì il tallone di Achille, rimasto ustionato, con l'astragalo (osso della caviglia tra la tibia e il calcagno) del gigante Damiso, celebre per la sua velocità nella corsa: da qui l'appellativo di 'piè veloce' (podas ôkus) con cui l'eroe viene anche denominato.\nTuttavia nessuna delle fonti antecedenti Stazio fa riferimento alla sua invulnerabilità. Al contrario, nell'Iliade, Omero narra di un Achille ferito: nel libro XXI, l'eroe peonio Asteropeo, figlio di Pelegone, sfida Achille nei pressi del fiume Scamandro. Egli, ambidestro, scaglia due lance alla volta e la seconda colpisce Achille al gomito, facendogli sgorgare del sangue: «sfiora coll'altro il destro braccio dell'eroe, di nero sangue lo sprizza». Neanche in Etiopide, la Piccola Iliade e l'Iliou persis (La caduta di Ilio), poemi epici greci del ciclo troiano dove compare una descrizione della morte dell'eroe, c'è traccia della sua invulnerabilità o del suo famoso tallone. In alcuni successivi dipinti su vaso che raffigurano la sua morte, una o più frecce trafiggono il suo corpo.\n\nIstruzione.\nPeleo affidò Achille al centauro Chirone sul Monte Pelio affinché provvedesse alla sua crescita ed educazione. Sul magnifico Pelio il fanciullo ricevette le cure della madre del centauro Chirone, Filira, e di sua moglie, la ninfa Cariclo. Chirone provvide a cambiargli il nome in Achille: prima infatti era chiamato Ligirone, che significava 'piangente'.\n\nDiventato più grande, Achille cominciò a esercitarsi nella caccia e nell'addestramento dei cavalli come pure nell'arte medica. Mentre imparava a cantare e a suonare la lira, Chirone lo addestrava alle antiche virtù: il disprezzo dei beni di questo mondo, l'orrore della menzogna, la moderazione, la resistenza alle cattive passioni e al dolore. Il centauro lo nutriva con midollo di leone e di cinghiale, per trasmettergli la forza e il coraggio di questi animali e con miele e midollo di cerbiatto per renderlo agile e veloce, ma al tempo stesso dolce e persuasivo.\nChirone gli insegnò a suonare perfettamente la forminx, strumento musicale a quattro corde simile alla cetra, mentre la musa Calliope lo istruì nel canto e nell'arte della pittura. Le doti del giovane eroe si rivelarono già all'età di sei anni quando, grazie ai consigli del suo maestro, uccise il primo cinghiale. Da quel momento il Pelide iniziò a portare continuamente nella grotta di Chirone le prede che cacciava. La sua bionda capigliatura splendeva al sole durante le corse e, quando si dava alla caccia, raggiungeva e abbatteva i cervi senza l'aiuto dei cani. Le sue doti stupivano persino le divinità Atena e Artemide, sbalordite dalla grazia e dalle capacità di quel fanciullo così piccolo.\nDurante questo periodo di educazione alla vita guerriera, Achille ebbe come inseparabile compagno Patroclo, il quale, benché fosse più grande di lui, non gli era superiore nella forza né poteva vantare la stessa nobile origine.\nContemporaneamente agli insegnamenti di Chirone, Achille apprese dal precettore Fenice l'arte dell'eloquenza e l'utilizzo adeguato delle armi. Secondo la tradizione omerica, il Pelide trascorse la sua giovinezza a Ftia, insieme al padre Peleo e all'anziano Fenice, che molto lo amava e lo considerava come un figlio; il poema ricorda anche l'episodio in cui Fenice offriva del vino al giovane eroe, il quale spesso lo risputava sulla sua tunica, ancora troppo giovane per poterlo gustare.Sin da bambino, gli dei, che da tempo lo ammiravano e conoscevano il destino che l'attendeva, lo avevano avvisato sul suo futuro. Gli fu chiesto se preferisse vivere a lungo, ma senza gloria, o avere una vita breve e famosa per le imprese che avrebbe compiuto: il giovane Achille scelse quest'ultima opzione e il suo destino fu così segnato.\n\nIl rifugio a Sciro.\nQuando Achille aveva nove anni, Calcante, un indovino che aveva tradito i Troiani per schierarsi dalla parte degli Achei, annunciò che Troia non avrebbe potuto essere conquistata senza l'aiuto del giovane tra le sue file. Teti (o secondo altre versioni Peleo), la quale era venuta a sapere di questa profezia, temendo la morte del figlio sotto le mura della città, sottrasse il giovane alle cure di Chirone e lo portò presso il re Licomede a Sciro, presentandolo come una donna: lo vestì con abiti femminili e lo fece vivere insieme alle figlie del re. Forse Licomede era a conoscenza della verità, ma non disse nulla a riguardo accettandolo di buon grado.\nQui l'eroe rimase nove anni, venendo soprannominato Cercisera, Essa o Pirra (cioè la Fulva), a causa dei capelli di colore biondo ardente. Durante questo periodo, l'eroe si innamorò di Deidamia, una delle figlie di Licomede, la sposò e da lei ebbe un figlio, Pirro, che più tardi avrebbe preso il nome di Neottolemo. In base a un'altra leggenda, Neottolemo era figlio di Achille e di Ifigenia.Intanto Odisseo, avendo anch'egli saputo dall'indovino Calcante che Troia non avrebbe potuto essere conquistata senza la partecipazione di Achille, fu incaricato insieme a Nestore e Aiace Telamonio di andare alla ricerca del giovane. Scoperto il suo nascondiglio, i tre si presentarono al cospetto di Licomede travestiti da mercanti, portando a Sciro stoffe e oggetti preziosi, adatti ai gusti femminili. Tuttavia, dentro una cesta lo scaltro Odisseo aveva messo anche alcune splendide armi, che Achille immediatamente scelse, rivelandosi. Secondo un'altra versione, mentre le fanciulle erano intente a scegliere articoli di ricamo e stoffe, Odisseo simulò un fragore di armi in mezzo all'harem di Licomede. Le ragazze, terrorizzate, fuggirono mentre Achille, conforme al suo spirito maschile, si strappò di dosso le vesti femminili, si rivestì del bronzo guerriero e uscì pronto a combattere. Teti e Peleo dovettero così rassegnarsi all'inevitabile destino del figlio e non ostacolarono più la sua vocazione di guerriero.\nAl momento della sua partenza, Peleo fece voto di consacrare al fiume Spercheio, che bagnava il suo regno, i capelli del figlio se fosse tornato sano e salvo dalla spedizione. Teti, da parte sua, ripeté ad Achille il futuro che lo attendeva. Achille, senza esitare, confermò la decisione di molti anni prima e scelse la vita breve e gloriosa.\nLa dea consegnò all'eroe anche un'armatura divina, offerta un tempo da Efesto a Peleo come regalo di nozze e vi aggiunse i cavalli che Poseidone aveva portato come dono nella stessa occasione. Affiancò poi al figlio un compagno di nome Mnemone, la cui sola funzione era quella di impedirgli, con i suoi consigli, di uccidere un protetto di Apollo: un oracolo, infatti, aveva profetizzato che Achille sarebbe morto di morte violenta se l'avesse fatto: ma di questo eroe però non specificava il nome.\nTeti infine gli proibì di sbarcare per primo sulla riva troiana, perché il primo a farlo sarebbe stato anche il primo a cadere vittima del nemico, sorte che toccò a Protesilao. Altre fonti, tuttavia, sostengono che, senza l'intervento della dea Atena, che lo trattenne, l'impetuoso eroe avrebbe dimenticato l'avvertimento e avrebbe anticipato chiunque altro.\n\nLa prima spedizione e l'aiuto di Telefo.\nDopo la sortita di Odisseo, Nestore e Patroclo presso il re Licomede, Achille si convinse a prendere parte alla spedizione di Troia, mettendosi a capo di una flotta di cinquanta navi con a bordo un contingente di Mirmidoni, accompagnato dall'amato Patroclo, dall'auriga Automedonte e dal precettore Fenice. Prima della partenza, su decisione dei capi, Achille assunse il comando supremo della flotta achea, sostenuto da Aiace Telamonio e da Fenice.Nell'Iliade si narra che l'esercito acheo giunse a Troia direttamente dalla città di Aulide, in Beozia; alcune leggende successive narrano di un primo tentativo di sbarco che fallì completamente. La prima volta in cui la flotta lasciò Aulide per attaccare Troia, vi fu un errore sulla direzione da prendere e, anziché giungere nella Troade, gli Achei approdarono molto più a sud, nella Misia. Pensando di essere nella Troade, decisero di saccheggiare il paese, il cui re era Telefo, figlio di Eracle. Altre versioni sostengono che essi deliberatamente mossero contro i Misi prima di attaccare Troia, per impedire che Priamo potesse richiedere il loro aiuto.\nTelefo fronteggiò gli invasori con il suo esercito, uccidendone molti tra cui Tersandro, figlio di Polinice, che aveva cercato di resistergli: Patroclo e Diomede riuscirono a strappare il suo cadavere ai nemici. Durante la lotta, Patroclo, colpito da una freccia scagliata dalle truppe nemiche, fu costretto a ritirarsi. Quando arrivò Achille, Telefo, spaventato, fuggì lungo le rive del fiume Caico: durante la fuga rimase impigliato in un ceppo di vite e cadde, venendo ferito alla coscia da Achille con un colpo di lancia.\nSuccessivamente, resisi conto dell'errore, gli Achei si imbarcarono alla volta di Troia, ma non riuscirono a giungervi poiché una tempesta disperse la flotta. Achille, in particolare, si ritrovò a Sciro, presso Deidamia e il figlio. Durante gli otto anni trascorsi nella città, Achille ebbe modo di rivelare a Licomede del bambino avuto con Deidamia: il re impose ai due di sposarsi, anche per riparare alla nascita di Neottolemo che Achille aveva tenuto nascosto durante tutta la sua permanenza a Sciro sotto abiti femminili. Secondo un'altra versione, riportata nell'Iliade, dopo la tempesta che disperse l'intera flotta, Achille organizzò una spedizione contro la rocca di Sciro, insieme all'amato Patroclo, uccidendo il re Enieo e facendo numerosi schiavi.\nOtto anni dopo, gli Achei riunirono di nuovo l'esercito, radunandosi questa volta ad Argo, ma non sapevano come raggiungere la Troade. Telefo, la cui ferita non guariva e al quale Apollo aveva predetto che «colui che lo aveva ferito lo avrebbe guarito», giunse dalla Misia ad Argo, travestito da mendicante e si offrì agli Achei di indicare loro il cammino se Achille avesse acconsentito a guarirlo. Avvertito da Calcante che solo Telefo avrebbe potuto condurli a Troia, Achille acconsentì: mise un po' della ruggine che si trovava sulla sua lancia sopra la ferita di Telefo, facendolo guarire. Come promesso, Telefo accompagnò gli Achei fino al loro sbarco nella Troade.\n\nSeconda spedizione.\nDa Argo la flotta achea si portò ad Aulide, dove però le navi rimasero bloccate a causa di una persistente bonaccia. Interpellato a tale riguardo, Calcante rispose che essa era dovuta all'ira di Artemide, che si sarebbe placata solo se Agamennone le avesse sacrificato la figlia Ifigenia, la quale si trovava insieme alla madre a Micene. Agamennone acconsentì e per attirare la figlia ad Aulide senza destare sospetti né in lei né nella madre Clitennestra, pensò di addurre come pretesto la sua volontà di darla in sposa ad Achille.Quest'ultimo non era al corrente dell'inganno e quando ne venne a conoscenza decise di intervenire per salvare la giovane: Ifigenia però era già stata portata ad Aulide. Achille cercò di opporsi, ma i soldati gli si sollevarono contro, minacciando di lapidarlo. Quando arrivò l'ora del sacrificio con Ifigenia rassegnata al suo destino per il bene del paese, la lama calò su di lei ma al suo posto colpì un cervo mentre la fanciulla fu portata via, in salvo, da Artemide (Euripide, Ifigenia in Aulide). Secondo altre versioni l'eroe, per ordine della stessa Artemide e straziato dalle lacrime di Clitennestra, intervenne durante il sacrificio, salvando la giovane e conducendola in Scizia. Secondo Tzetze, Achille la sposò e da lei nacque Neottolemo.\nSecondo quanto testimonia l'Odissea, durante un banchetto tenuto da Alcinoo, re dei Feaci, l'aedo Demodoco canta di una disputa sorta tra Odisseo e Achille: il primo esaltava la prudenza, mentre il secondo esaltava il coraggio. Agamennone, al quale Apollo aveva predetto che gli Achei avrebbero conquistato Troia allorché fosse subentrata la discordia tra le sue file, vide in questa discussione il presagio di una pronta vittoria.\n\nI primi nove anni di guerra.\nPer nove anni gli Achei stazionarono davanti a Troia: l'Iliade però inizia il suo racconto a partire dal decimo anno di assedio. Pertanto le imprese relative ai primi nove anni o sono riportate come antefatti nel poema omerico o riguardano altri racconti che formano la ricca collana di leggende incentrate su Achille, la guerra di Troia e i suoi personaggi.\nFinalmente ripresero a soffiare i venti e la flotta, seguendo le indicazioni di Telefo, giunse nell'isola di Tenedo. Quando le navi arrivarono in prossimità delle coste dell'isola, il re Tenete, dall'alto di un promontorio, iniziò a scagliare enormi massi sulle navi sottostanti. Achille, furente, si tuffò in mare e raggiunse a nuoto la riva: una volta davanti a Tenete, lo colpì con la lancia, trapassandogli il cuore. Achille quindi si addentrò nell'isola coi suoi Mirmidoni: qui affrontò Cicno (figlio di Poseidone), uccidendolo con un colpo alla nuca, suo unico punto vulnerabile. Durante il saccheggio notò Emitea, sorella di Tenete, innamorandosene perdutamente: la fanciulla fuggì come una cerbiatta, ma la terra si aprì sotto di lei, inghiottendola. In altre versioni, Tenete intervenne a difesa della sorella, venendo trafitto da Achille con la sua lancia mentre Emitea veniva risucchiata nelle viscere della terra.\nAccortosi troppo tardi di avere inavvertitamente compiuto la profezia contro la quale la madre lo aveva messo in guardia, ossia di non uccidere Tenete, Achille cercò di rimediare organizzando per Tenete funerali imponenti e, per punire il suo destino e castigare la negligenza che l'aveva condannato, uccise il servo Mincone che avrebbe dovuto impedire l'avverarsi della stessa profezia.\nRicordando il monito della madre e dell'indovino Calcante, che presagiva una morte certa a chi fosse sbarcato per primo sulla costa troiana, Achille esitò in attesa che a farlo fosse qualcun altro. Fu allora Protesilao a farsi avanti, cercando di infondere coraggio ai suoi compagni, terrorizzati dalla profezia. Appena messo piede a terra, Protesilao venne trafitto da un giavellotto: solo a quel punto Achille, seguito dai suoi Mirmidoni, scese a riva e si scagliò contro il padre di Tenete, Cicno, anch'egli alleato dei Troiani, figlio di Poseidone e di Arpalea, che era invulnerabile fatta eccezione per il collo. La rabbia dell'eroe acheo fu tale che, scendendo sulla terra ferma con un balzo fenomenale, fece sgorgare una sorgente: scatenatosi il duello, Achille colpì il nemico al volto e lo ricacciò indietro a colpi di scudo, fino a che Cicno inciampò e cadde. Achille, consapevole dell'invulnerabilità del nemico, che aveva fatto strage di oltre mille achei, lo sollevò a mezz'aria e lo strozzò con i cinturini del suo stesso elmo. Un'altra versione, in evidente contrasto con la precedente, afferma che Achille uccise Cicno scagliandogli una pietra al volto. In ogni caso Achille balzò sul cadavere e gli tagliò la testa issandola in cima alla punta di Vecchio Pelio, mostrandola ai Troiani: questi, atterriti, fuggirono, lasciando agli Achei la possibilità di allestire gli accampamenti sulla spiaggia che passò così sotto il controllo di Agamennone. Mentre Achille spogliava Cicno delle sue armi, Poseidone, tra lo stupore dell'eroe acheo, lo fece svanire dalle sue mani: il dio del mare, addolorato per la perdita di uno dei suoi tanti figli prediletti, tra i più valorosi sul campo di battaglia, l'aveva reincarnato in un cigno immortale.\n\nLe incursioni di Achille.\nSconfitti i Teucri (altro nome con cui vengono designati i Troiani), che furono costretti alla ritirata, gli Achei allestirono i loro accampamenti intorno alla città di Troia e tirarono in secca la loro flotta.\nNel frattempo Achille operò con le sue truppe di Mirmidoni delle incursioni tese ad annientare le difese esterne della città. Insieme ai suoi uomini migliori preparò anche il saccheggio notturno all'interno della stessa città, riuscendo a penetrarvi e ad afferrare con la forza Licaone, figlio di Priamo, mentre era intento a potare un fico selvatico nel frutteto del padre. Achille gli balzò addosso e lo consegnò a Patroclo che lo portò a Lemno, dove venne venduto a Euneo. Dieci anni dopo Licaone fu riscattato da Eezione, re della Tebe di Cilicia. Licaone fu costretto a fuggire da lì dopo che i Greci conquistarono la Cilicia uccidendo il re: tornò dunque a Troia ma morì dopo soli dodici giorni, ucciso da Achille assetato di vendetta per la morte di Patroclo.Insieme a Patroclo, Achille si inoltrò sul monte Ida, sapendo che lì Priamo teneva greggi e mandrie di buoi, custodite dai figli. Qui Achille si scontrò con Enea, che stava facendo pascolare liberamente il bestiame, facendo razzia degli animali: Enea non poté opporre alcuna resistenza, consapevole delle origini divine e della natura sovrumana dell'eroe acheo. Mentre gli animali venivano abbattuti o razziati e i mandriani, tra cui Mestore, uno dei figli di Priamo, venivano uccisi, Enea fuggì cercando rifugio in una città vicina. Achille in seguito catturò altri due figli di Priamo, Iso e Antifo, legandoli con funi di vimini e liberandoli solo su riscatto.Enea trovò rifugio presso la città di Lirnesso. Zeus gli garantì 'slancio ed agili gambe', proteggendolo dalla foga del Pelide e da Atena. Ma Achille, a capo di un gruppo di Mirmidoni, assediò la città alleata dei Troiani, costringendola in poco tempo alla resa: penetrò al suo interno e la saccheggiò. Achille uccise Minete, re dei Cilici, risparmiando la sua promessa sposa Ippodamia, meglio nota come Briseide. Ella era figlia di Brise, un sacerdote di Apollo che abitava a Lirnesso, il quale, alla vista della sua casa distrutta e della figlia rapita, si suicidò per il dolore. Briseide divenne schiava di Achille: Patroclo, per consolarla della morte del padre, le promise che avrebbe fatto in modo che l'eroe acheo la sposasse. Quando la città fu rasa al suolo Enea chiese aiuto agli dei e, sempre grazie a Zeus, scampò nuovamente alla morte rifugiandosi a Troia.\n\nAchille nell'Iliade.\nAchille si può definire protagonista insieme a Ettore dell'Iliade, difatti compare già nel primo canto. Crise, padre di Criseide o Crisa e sacerdote di Apollo, dopo essersi recato da Agamennone per riscattare la figlia, venne insultato e cacciato in malo modo; ciò scatenò l'ira di Apollo che, per punirlo, provocò una grande pestilenza tra gli Achei, colpendo prima gli animali e poi gli uomini. L'indovino Calcante rivelò ad Agamennone che la pestilenza avrebbe avuto termine solo con la restituzione di Criseide; controvoglia Agamennone accettò, ma volle in cambio Briseide, schiava di Achille. Egli, furibondo, dapprima minacciò di tornare in patria, a Ftia, con i suoi soldati, i 'Mirmidoni', successivamente decise di rimanere nell'accampamento e di non partecipare, con i suoi, alla battaglia. Fece ciò per recuperare la 'timè', vale a dire l'onore, quantificato con il bottino ottenuto in guerra: egli non poteva tollerare l'offesa compiuta da Agamennone nei suoi confronti.\nSenza Achille e il suo esercito di Mirmidoni tra le file achee i Troiani sembrarono prevalere: nel corso di una grande battaglia essi giunsero ad attaccare il campo acheo e a minacciare di dare fuoco alle navi. La situazione per gli Achei rischiò di precipitare ma Achille fu irremovibile: Patroclo, suo compagno e (secondo la tradizione classica post Omerica) amante, riuscì a convincerlo a lasciare che i Mirmidoni continuassero a combattere e ottenne di potere indossare le sue armi e la sua corazza. Achille acconsentì, avvertendolo di non avvicinarsi alle mura di Troia. Ma Patroclo, dopo avere respinto l'assalto all'accampamento, tentò più volte di scalare le mura, dove venne colpito e fermato da Apollo, ferito da Euforbo e infine ucciso da Ettore.\nLa morte del compagno indusse Achille a tornare nuovamente sul campo di battaglia: Teti fece preparare da Efesto una nuova armatura, poiché la sua, indossata da Patroclo, era finita nelle mani di Ettore. Achille riprese a combattere, cercando tra le schiere nemiche il principe troiano, deciso a ucciderlo. Quando lo vide lo sfidò a duello: solo l'intervento di Apollo salvò Ettore da morte sicura. Questo aumentò ancora di più la sua collera: Achille, non sapendo dove cercarlo, iniziò rabbiosamente a uccidere qualunque nemico gli capitasse a tiro, compiendo una strage. Tra le tante sue vittime vi furono il già citato Licaone e il giovane capo peone Asteropeo, dal quale fu però ferito a un braccio.\nFinalmente Achille affrontò Ettore in duello e lo uccise con un colpo di lancia tra il collo e le spalle, nonostante la madre gli avesse predetto che alla morte dell'eroe troiano sarebbe ben presto seguita la sua. Per vendicare Patroclo, forò i tendini del tallone al corpo di Ettore e lo trascinò dietro al suo carro, per nove giorni, facendone scempio. Con l'aiuto di Ermes, Priamo si recò nel campo acheo per implorare la restituzione del corpo del figlio, cosa che Achille, mosso a pietà e su ordine di Zeus, concesse.\n\nPentesilea.\nMolte leggende vedono come protagonista Achille fuori dall'Iliade la quale si chiude con la restituzione del corpo di Ettore al padre Priamo, re di Troia.\nAnche dopo la morte di Ettore la guerra continuò e altri alleati giunsero in soccorso di Troia per sfidare Achille: tra essi Pentesilea, regina delle Amazzoni, che si scagliò contro Achille, venendo da lui uccisa e gettando nello sconforto l'eroe acheo, affascinato dalla sua avvenenza. Secondo il mito solo nel momento in cui la colpì al petto, rompendone l'armatura, Achille ne poté ammirare la bellezza: quando si accorse che la distrazione per la sua avvenenza gli stava per costare cara, si concentrò nuovamente nella lotta, uccidendola. Secondo un'altra fonte Pentesilea era stata maledetta da Artemide, che l'aveva condannata a essere violentata da chiunque ne vedesse il corpo o il viso; per questo la regina combatteva coperta da un'armatura e da un elmo che le copriva il volto. Dopo averla uccisa Achille la spogliò delle armi, com'era consuetudine, e, ammirandone la bellezza, non poté che innamorarsene e cedere al desiderio, possedendone il cadavere.\nMentre era addolorato davanti al corpo esanime di Pentesilea l'acheo Tersite lo derise: irritato dal suo atteggiamento Achille lo colpì con un pugno, uccidendolo all'istante.\n\nMemnone.\nDopo la morte di Patroclo, Achille ancora una volta scese in campo per vendicare Antiloco, uccidendo l'avversario. Il duello tra Achille e Memnone ricorda molto quello tra Achille ed Ettore per vendicare Patroclo, se si esclude il fatto che Memnone, a differenza di Ettore, era figlio di una dea. Achille volle rendere onore a Memnone guidando personalmente la cerimonia funebre.\nL'episodio è alla base del poema epico (da epos che significa narrazione) Etiopide, facente parte del ciclo troiano, composto dopo l'Iliade probabilmente nel VII secolo a.C. e andato perduto, tranne che per alcuni frammenti sparsi riportati da autori di epoche successive.\n\nLa morte.\nCome profetizzato da Ettore in punto di morte, Achille fu successivamente ucciso da Paride con una freccia diretta nel tallone destro, il suo unico punto vulnerabile (secondo Stazio). In altre versioni il dio Apollo guidò la freccia scagliata da Paride e in altre ancora si racconta che Achille, mentre scalava i cancelli di Troia, fu colpito dalla freccia avvelenata.\nLa morte di Achille, - per una freccia scagliata da Paride, incitato da Apollo, che a sua volta era stato pregato da Poseidone, - e la lite tra Aiace e Odisseo per la spartizione delle sue armi sono narrate anche da Ovidio nelle Metamorfosi, libro XII, 580-628.\nSecondo diverse fonti, quando Achille fu trafitto mortalmente, Glauco, guerriero della Licia che combatteva a fianco dei Troiani, cercò di impossessarsi del suo cadavere: egli scagliò la sua lancia contro Aiace Telamonio, il quale proteggeva il corpo di Achille, ma essa riuscì solo a scalfire lo scudo senza che gli penetrasse nella pelle. Aiace, a sua volta, gli scagliò contro la sua lancia, ferendolo mortalmente e poi, roteando la sua immensa ascia, tenne lontano i Troiani, dando modo a Odisseo di caricare Achille sul suo carro e di portarlo via.\nNell'Etiopide, attribuita ad Arctino di Mileto, Achille dopo la sua morte viene rappresentato come ancora vivente sull'Isola dei Serpenti presso la foce del Danubio.\nUn'altra versione sulla morte di Achille narra che egli si innamorò perdutamente della principessa troiana Polissena e chiese a suo padre, Priamo, di poterla sposare. Priamo era consenziente, perché ciò avrebbe significato la fine delle ostilità con gli Achei o, almeno, il cambio di campo da parte dell'eroe. Ma mentre Priamo era impegnato nei preparativi per il matrimonio, Paride, che avrebbe dovuto rinunciare a Elena se Achille avesse sposato la sorella, nascosto dietro ai cespugli, scagliò la freccia che avrebbe ucciso l'eroe acheo. Polissena venne poi sacrificata per placare l'ombra di Achille.\nAchille venne cremato e le sue ceneri furono depositate nella stessa urna che conteneva quelle di Patroclo e di Antiloco, figlio di Nestore. La presunta tomba di Achille sull'Ellesponto veniva ancora visitata dai viaggiatori in epoca storica.\nNell'Odissea, Ulisse scende nell'Ade per consultare l'ombra dell'indovino Tiresia, e incontra diversi personaggi tra cui Achille (assieme ad Agamennone e Aiace), che loda come felice per essere stato come un dio tra i vivi ed essere un re fra i morti. Ma Achille risponde solo con parole di rimpianto per la vita:.\n\nChiede poi di conoscere le sorti di suo padre Peleo e di suo figlio Neottolemo.\n\nUlisse gli racconta le imprese del figlio, poi si congeda da lui.\n\nIl destino dell'armatura di Achille.\nL'armatura di Achille fu oggetto di disputa tra Odisseo e Aiace Telamonio, che se la contesero tenendo dei discorsi sul perché ognuno di essi dovesse essere considerato il più coraggioso dei soldati achei dopo Achille e quindi meritevole della sua armatura: alla fine, fu assegnata a Odisseo, ritenuto più utile ai fini della vittoria, grazie alla sua astuzia e alla sua retorica. Furibondo per l'ingiustizia Aiace maledisse Odisseo, scatenando l'ira della dea protettrice di quest'ultimo, Atena, la quale fece diventare Aiace temporaneamente pazzo: egli cominciò a uccidere delle pecore, scambiandole per i compagni che lo avevano deriso. Quando ritornò in sé Aiace per la vergogna si uccise.\nSuccessivamente Odisseo diede l'armatura a Neottolemo, figlio di Achille.\nUna reliquia, ritenuta la lancia di Achille dalla testa di bronzo è stata conservata per secoli in un tempio di Atena sull'acropoli (la parte più alta) della città di Faselide, nella Licia. La città fu visitata nel 333 a.C. da Alessandro Magno che si identificò come il nuovo Achille (in quanto la sua famiglia materna si riteneva discendente diretta di Molosso, il figlio di Neottolemo e Andromaca), portando con sé l'Iliade, ma i suoi biografi di corte non menzionano la lancia che il re macedone non avrebbe potuto fare a meno di toccare in preda all'emozione. Della lancia fa menzione Pausania il Periegeta nel II secolo d.C.\n\nVittime di Achille.\nAsteropeo: un valoroso condottiero peone, compagno di lotta di Sarpedone. Figlio di Pelegone, a sua volta figlio del dio fluviale Assio e di Peribea (i Peoni erano una popolazione della Macedonia). Fu colpito al ventre dalla lancia di Achille e gettato agonizzante nel fiume Scamandro con tutte le viscere sparpagliate sulla riva, perché rimanesse insepolto.\nSette guerrieri peoni, compagni di Asteropeo, uccisi dal Pelìde tramite taglio della gola e poi gettati dentro il fiume Scamandro: Enio, Astipilo, Mneso, Trasio, Midone, Ofeleste, Tersiloco.\nPentesilea, regina delle Amazzoni: venne ferita a morte da Achille, che s'innamorò di lei dopo averle tolto la vita. Secondo un'altra versione fu Pentesilea stessa a uccidere Achille dopo averlo respinto diverse volte dalle mura di Troia, ma Achille ritornò in vita a causa di un incantesimo effettuato da Zeus, su supplica di Teti, cosicché l'eroe poté ucciderla, dopo aver ingaggiato nuovamente il duello, e spogliarla dell'armatura.\nLe guerriere amazzoni Antibrote, Armotoe, Polemusa, Ippotoe e Antandra.\nDardano: omonimo del fondatore di Troia, figlio del vecchio troiano Biante, ucciso sul suo carro insieme al fratello Laogono. Laogono fu finito con ripetuti colpi di lancia al corpo (ma non sono specificati i punti precisi dove Achille colpisce il suo nemico), Dardano con un colpo di spada (non specificato anche qui il punto preciso dove colpisce).\nDemoleonte: figlio di Antenore, il vegliardo troiano, colpito alla tempia dalla lancia di Achille.\nIppodamante: giovane guerriero troiano che combatteva sul cocchio di Demoleonte. Colpito al dorso con la lancia mentre, sceso dal carro, stava tentando di fuggire.\nDemuco: prode guerriero troiano, figlio del vecchio Filetore. Colpito dapprima al ginocchio con la lancia e poi finito con un colpo mortale di spada (anche qui non è specificato con precisione il punto del corpo dove lo colpisce a morte).\nDriope: guerriero troiano, colpito alla gola con la lancia.\nDeucalione: guerriero troiano al quale venne riservata la sorte più macabra: dapprima Achille lo colpì con la lancia scagliata al gomito, nella conversione dei tendini, facendolo entrare in agonia; per finirlo lo colse di spada al collo, staccandogli di netto il capo e dal busto di lui fece schizzare in aria il midollo, che ricadde poi al suolo.\nMulio: guerriero troiano, ebbe le orecchie trapassate da un'asta.\nEttore: il più nobile guerriero troiano. Achille lo uccise per vendicare la morte del caro amico Patroclo. Lo uccise lanciando la sua ascia nell’unico punto scoperto della sua armatura, ovvero la gola, lasciando però la trachea intatta in modo che potesse dire le sue ultime parole. Dopodiché lo legò a un carro, forandogli crudelmente i tendini dei talloni, e lo trascinò nella polvere da Troia fino all'accampamento degli Achei.\nIpponoo: guerriero troiano, Achille lo accecò con la sua lancia. In un lago di sangue, la punta dell'asta gli svuotò le palpebre, private delle pupille che caddero nella polvere.\nLicaone: figlio di Priamo e Laotoe. Fu colpito a morte tra collo e clavicola con la spada e poi gettato nel fiume Scamandro, per impedire le onoranze funebri da parte dei suoi cari.\nMestore: figlio di Priamo.\nPolidoro: il più giovane dei figli di Priamo. Come Licaone, aveva per madre Laotoe. Fu raggiunto da un'asta da tergo, nel punto in cui si incrociano le cinghie che difendono la parte bassa della schiena.\nTroilo: figlio di Priamo e di Ecuba. Alcune fonti riferiscono che il giovane sia stato decapitato presso il tempio di Apollo Timbreo, ma più probabilmente Troilo perse la vita in battaglia per mano dello stesso Pelide dato che nell'Iliade suo padre Priamo, mentre ricorda tristemente tutti i figli perduti nel conflitto, lo definisce 'furia di guerra'. Lo stesso Virgilio segue la versione che vuole Troilo perito in battaglia: nel primo libro dell'Eneide, lo scontro tra Achille e il principe troiano si trova posto in una raffigurazione nel tempio di Cartagine e vede affrontarsi i due protagonisti a bordo dei rispettivi cocchi: il giovinetto inoltre non muore decapitato, ma colpito da una lancia del nemico, e il suo corpo, che nella caduta dal carro vi è rimasto in parte attaccato, finisce trascinato insieme a esso per tutto il campo di battaglia dai cavalli imbizzarriti: una morte molto simile a quella del giovane paflagone Midone nell'Iliade. Ditti Cretese, infine, inserisce Troilo tra i dodici giovani troiani fatti prigionieri da Achille e da lui sgozzati sul rogo di Patroclo.\nEcheclo: giovanissimo guerriero troiano. Era figlio di Agenore. Ebbe spaccato in due il cranio da un potente colpo di spada.\nEezione: re di Tebe di Cilicia, ucciso da Achille mentre questi saccheggiava la sua città. Egli era padre di Andromaca e anche di Pode, ucciso da Menelao.\nsette fratelli di Andromaca durante i primi nove anni di guerra, dopo la morte del padre Eezione.\nEpistrofo: un fratello di Minete abitante a Lirnesso e figlio di Eveno.\nIfitione: capitano di un grande contingente di Meoni, figlio di Otrinteo e di una Naiade. Achille, ritornato nel campo di battaglia per vendicare la morte di Patroclo, ucciso da Ettore, si scagliò innanzitutto contro Ifitione, che gli veniva incontro, e gli gettò in viso la lancia che, con forza penetrò nel cervello e lo divise in due parti dentro l'elmo di bronzo.\nMemnone: re degli Etiopi e dei Persiani, il quale giunse con un grande esercito per difendere Troia. Memnone era figlio di Eos e di Titone. Il padre Titone era figlio di Laomedonte e fratello di Priamo. Achille, alla notizia della morte del suo amico Antiloco, ucciso da Memnone, si gettò ad affrontare il grande nemico e, riuscito a raggiungerlo dopo essere stato oggetto di qualche graffio al petto, lo decapitò con la spada e ne gettò i resti sul rogo di Antiloco, partecipando anch'egli ai suoi funerali. Zeus fece nascere due stormi di uccelli immortali dalle ceneri di Memnone, su richiesta della madre.\nMenete: un guerriero della Licia, alleato dei Troiani.\nMente e Talio: guerrieri etiopi nello schieramento di Memnone.\nMinete: re della città di Lirnesso, che venne saccheggiata da Achille. Morto Minete, Achille ne rapì la moglie, Briseide.\nRigmo: un giovane condottiero della Tracia, alleato dei Troiani, figlio di Piroo (anch'egli ucciso a Troia, da Toante). Fu colpito al ventre con l'asta e gettato a terra dal cocchio su cui si trovava.\nAreitoo: lo scudiero e auriga di Rigmo, colpito alla schiena e fatto sbalzare dallo stesso carro del suo signore.\nTrambelo: quest'uomo era detto figlio di un certo Telamone, omonimo dunque del padre di Aiace. Egli resistette all'invasione di Achille a Lesbo.\nTroo Alastoride: arresosi spontaneamente, cercò di supplicare Achille di lasciarlo in vita perché era troppo giovane per morire; ma Achille lo pugnalò al fegato, che schizzò fuori dal corpo: quindi lasciò Troo sul terreno mentre esalava l'ultimo respiro.\nEnnomo: condottiero e augure dei Misi, non riuscì a prevedere la propria morte per mano di Achille, che dopo averlo ucciso gettò il suo cadavere nello Scamandro.\nCicno: figlio di Poseidone, eroe invulnerabile ucciso dall'acheo dopo essere riuscito a soffocarlo con i cinturini del suo stesso elmo durante i primi anni di guerra. Achille, dopo averlo ucciso, lo decapitò con la spada e issò la sua testa in cima a Vecchio Pelio; tuttavia, mentre cercava poi di spogliarlo delle armi, il padre Poseidone lo fece reincarnare in un cigno immortale, come rimpianto per la perdita di uno dei suoi figli più forti e valorosi in battaglia.\nPileo: capo dei Pelasgi.\nTenete, figlio di Cicno e re di Tenedo. Ucciso con un colpo di lancia alla nuca, suo unico punto vulnerabile.\nDodici giovani guerrieri troiani presi a caso nello Scamandro e gettati sul rogo di Patroclo con le armi e tutto.\nDodici guerrieri troiani che Achille uccise indirettamente, quando minacciava i nemici di tornare a combattere urlando dal fossato; la sua voce giunse nella piana di Troia e, per lo sgomento, questo guerrieri si trafissero involontariamente con le loro armi da lancio.Achille uccise quindi 77 nemici in totale durante il corso della guerra di Troia.\n\nIl rapporto tra Achille e Patroclo.\nIl rapporto tra Achille e Patroclo è uno degli elementi chiave dei miti associati alla guerra di Troia: quale sia stata la sua effettiva natura e fino a che punto si sia spinta la relazione dei due eroi è stata oggetto di controversie sia nel periodo antico sia nei tempi moderni.\nL'attaccamento di Achille a Patroclo è un archetipico legame maschile che si verifica altrove nella cultura greca: il mitico Damone e Pizia, il leggendario Oreste e Pilade, e gli storici Armodio e Aristogitone sono coppie di compagni che affrontano volentieri il pericolo e la morte l'uno accanto all'altro. Nell'Oxford Classical Dictionary, David M. Halperin scrive: Omero, a dire il vero, non ritrae Achille e Patroclo come amanti, sebbene alcuni ateniesi classici pensassero che lo implicasse Eschilo; Platone Simposio; Eschine Contro Timarco.Nell'Iliade, i due hanno una profonda ed esclusiva relazione: Achille si dimostra esser sempre molto tenero e preoccupato nei confronti del compagno d'armi, quando invece si dimostra spietato, insensibile e arrogante con tutti gli altri, siano essi nemici o alleati. I commentatori dell'epoca classica hanno facilmente tradotto il rapporto esistente tra i due attraverso la lente interpretativa della propria cultura.\nAd Atene, durante il V secolo a.C., il rapporto è stato spesso e volentieri considerato alla luce tradizionale della pederastia pedagogica. Nella tragedia perduta di Eschilo, dedicata all'eroe, il poeta indica la relazione tra i due guerrieri come esplicitamente sessuale, e assegna ad Achille il titolo di erastes e protettore: in un frammento superstite, l'eroe parla di una 'unione devota delle cosce', indicando con tale termine il sesso intercrurale, quello utilizzato maggiormente nelle relazioni pederastiche.\n\nLe ferite di Achille.\nLa leggenda dell'invulnerabilità di Achille non è riscontrabile nei poemi omerici, ma è attestata molto più tardi nell'epopea incompiuta di Publio Papinio Stazio. Nella guerra di Troia gli unici mortali che poterono vantarsi di aver ferito Achille, anche se leggermente, furono i seguenti:.\n\nEleno, figlio di Priamo e fratello di Ettore, salvò quest'ultimo interponendosi tra lui e Achille nei primi scontri in campo aperto e ferì l'eroe acheo al polso con una freccia scoccata dall'arco d'avorio donatogli personalmente dal dio Apollo (Tolomeo Efestione).\nAsteropeo, il giovane condottiero peone alleato dei Troiani, le cui estreme gesta sono raccontate nell'Iliade. Non temette le stragi seminate da Achille dopo la morte del compagno Patroclo, ma affrontò l'eroe apertamente, mettendolo sulle prime in serie difficoltà. Essendo ambidestro, Asteropeo cercò di colpire l'avversario scagliando due lance contemporaneamente, una delle quali ferì Achille al gomito (Omero, Iliade, libro XXI, versi 147 ss.).\nEttore secondo quanto narra Omero non inflisse mai danni fisici al Pelide: ma stando a un'altra fonte il troiano riuscì a sorprendere Achille nel loro ultimo scontro aperto trafiggendolo al femore con la lancia (Darete, 24).Nell'Iliade, dunque, non vi sono feritori di Achille all'infuori di Asteropeo, destinato però a cadere sotto la spada del Pelide in quello stesso scontro.\n\nIconografia.\nSono moltissime e svariate le immagini di Achille, la cui descrizione è tramandata da fonti scritte e soprattutto dipinte. Fra gli episodi più celebri in cui è protagonista l'eroe, si ricorda l'agguato a Troilo rappresentato anche nel vaso François conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, ma proveniente da Vulci.\n\nApprofondimenti.\nL'episodio di Teti e Peleo relativo al conseguimento dell'invulnerabilità di Achille ripete quello di Demetra e Persefone. La dea, nel suo peregrinare alla ricerca della figlia Persefone, chiese e ottenne ospitalità presso Metanira e, per ringraziarla, cercò di renderle immortale il figlio mettendolo sul fuoco, analogamente a quanto raccontato in una delle due versioni relative all'invulnerabilità di Achille: anche qui la donna, spaventata da quella visione, si mise a urlare, interrompendo il processo.\nL'altra leggenda legata all'invulnerabilità di Achille, l'immersione nello Stige, sembra essere di origine tardo-latina, come hanno sostenuto diversi mitografi moderni.Una leggenda racconta che Achille fondò nel 1181 a.C. la città di Chieti, e che la chiamò Teate in onore di sua madre. Anche se si tratta solo di una leggenda, l'eroe omerico è rappresentato nello stemma del Comune su un cavallo rampante, mentre regge una lancia e uno scudo su cui è raffigurata una croce bianca su campo rosso con quattro chiavi, che rappresentano le quattro porte d'ingresso della Chieti medievale (Porta Sant'Anna, Porta Santa Maria, Porta Napoli e Porta Pescara).\n\nNella letteratura e nelle arti moderne.\nFilm e televisione.\nNei film Achille è stato interpretato nei seguenti film e serie televisive:.\n\nil film Helena del 1924 da Carlo Aldini;.\nil film del 1954 Ulisse da Piero Lulli;.\nil film del 1956 Elena di Troia da Stanley Baker;.\nil film del 1961 La guerra di Troia da Arturo Dominici;.\nil film del 1962 L'ira di Achille da Gordon Mitchell;.\nla miniserie televisiva del 1997 L'Odissea da Richard Truett;.\nla miniserie televisiva del 2003 Helen of Troy - Il destino di un amore da Joe Montana;.\nil film del 2004 Troy da Brad Pitt;.\nl'anime del 2017 Fate/Apocrypha da Yūichirō Higashide, della Type-Moon;.\nla serie TV del 2018 Troy - La caduta di Troia da David Gyasi.\nIl libro del 2011 La canzone di Achille scritto da Madeline Miller.\n\nInfluenza culturale.\nAd Achille è intitolato il cratere Achille su Teti.
@Scribis @Italiano. Raccontami qualcosa riguardante la mitologia greca.
### Titolo: Aci (mitologia).\n### Descrizione: Aci (in greco Ἄκις, -ιδος, in latino Ăcis, -ĭdis) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Fauno e della ninfa Simetide. La sua leggenda è descritta da Ovidio nel libro XIII delle Metamorfosi.\n\nMito.\nSecondo quanto racconta Ovidio, Aci era un pastore bellissimo che s'innamorò della ninfa nereide Galatea, a sua volta amata da Polifemo, figlia di Nereo e della ninfa Doride. Accecato dalla gelosia, il ciclope scagliò un masso contro il pastore, il cui sangue, confluito dalla roccia, fu trasformato, per intercessione delle ninfe, in un fiume che fu chiamato proprio Aci e venerato come divinità. Probabilmente il mito s'ispira al modo in cui il fiume sgorga dalla sua sorgente.
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### Titolo: Aci e Galatea (coppia mitologica).\n### Descrizione: La leggendaria coppia dal destino tragico di Aci e Galatea, è presente nei racconti della mitologia greca ambientati in Sicilia, mito che fu elaborato anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi, e rappresentato innumerevoli volte nel corso della storia.\n\nNella mitologia classica.\nGalatea (in greco antico: Γαλάτεια, che significa 'colei che è bianca come il latte'), figlia del 'vecchio del mare' Nereo e dell'oceanina Doride, era una ninfa marina attestata nelle più antiche opere (perché le prime trascrizioni dei miti greci) di Omero ed Esiodo, dov'è descritta come la più bella e amata delle cinquanta Nereidi. Visse nel mare e suscitò l'interesse del ciclope Polifemo, che la corteggiò a lungo senza esserne ricambiato.\nNelle Metamorfosi di Ovidio, Galatea appare come l'amata di Aci, figlio di Fauno e della naiade Simetide, figlia del fiume Simeto. Un giorno, mentre Galatea giaceva abbracciata col suo amante in riva al mare, Polifemo li vide. Quest'ultimo, a causa della gelosia, raccolse un enorme pietrone dal fianco dell'Etna e lo scagliò contro il giovane. Sebbene Aci abbia cercato di fuggire, l'enorme roccia lo schiacciò uccidendolo sul colpo. Galatea trasformò poi il suo sangue mentre sgorgava da sotto la roccia in acque scintillanti, creando così il torrente dell'Etna che portava il suo nome, l'Aci appunto, così da renderlo una divinità-ruscello. Mantenne le sue caratteristiche originali tranne l'altezza, dato che divenne più grande, e l'aspetto del viso, che si colorò di un blu intenso.Questa versione del racconto è ricordata solo dall'opera di Ovidio, e potrebbe forse esser inventata dal poeta, perché «suggerita dal modo in cui il piccolo fiume sgorga da sotto una roccia». Ma secondo lo studioso Ateneo di Naucrati, la storia fu inventata per la prima volta da Filosseno di Citera come satira politica contro il tiranno Dionisio I di Siracusa, la cui concubina preferita, Galatea, condivideva lo stesso nome della celebre ninfa siciliana. Altri sostengono che la storia fu inventata per spiegare la presenza di un santuario dedicato a Galatea sull'Etna.Secondo una tradizione successiva Galatea si appassionò in seguito a Polifemo. Il loro figlio, Galas (o Galates), divenne l'antenato dei Galli. Lo storico ellenistico Timeo, che nacque in Sicilia, descrisse Galate come figlio di Polifemo e Galateia.Galatea, insieme a Doto e Panopea, accompagnò sua sorella Teti al matrimonio con Peleo. Nell'Iliade di Omero, Galatea e le altre sorelle appaiono a Teti quando si dispera a compassione per il dolore che provò Achille quando ucciserò il suo amico Patroclo.\n\nNella cultura postclassica.\nAci e Galatea (1686), è un'opera realizzata da Jean-Baptiste Lully, rappresentata ad Arnet (Normandia);.\nAci, Galatea e Polifemo (1708), serenata pastorale composta da Georg Friedrich Händel, rappresentata a Napoli;.\nAci e Galatea (1717-18), una rappresentazione cortese di Händel, rappresentata a Londra;.\nAci e Galatea (1678-79), opera di Marc-Antoine Charpentier, libretto di Jean de la Fontaine (rimase incompleta perché furono scritti solo 2 atti su 3, poi l'overtura d'inizio ed altro fu ripreso per L’Inconnus, ma di quest'ultima opera se ne sono perse le tracce);Galleria d'immagini.
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### Titolo: Acmone (Dattilo).\n### Descrizione: Nella mitologia greca Acmone (in greco antico: Ἄκμων?, Akmôn) era uno dei Dattili, le divinità minori o daimon collegate alla lavorazione dei metalli.Il suo nome significa 'incudine', ed era pertanto associato a tale strumento, mentre i suoi fratelli Damnameneo e Chelmi erano associati rispettivamente al martello e al coltello.Il nome e il numero degli altri fratelli è piuttosto variabile nelle fonti. Una delle fonti più antiche, Le Argonautiche di Apollonio Rodio (III secolo a.C.), aggiunge Tizia e Cilleno, portando il loro numero a cinque (come le dita della mano)Acmone, assieme ai suoi fratelli, accompagnò il dio Dioniso nella sua campagna indiana.
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### Titolo: Aconzio.\n### Descrizione: Aconzio (in greco Ἀκόντιος, -ου, in latino Ăcontĭus, -i) è un personaggio della mitologia greca, generalmente accompagnato a Cidippe.\nProveniente da Ceo, durante un viaggio a Delo in occasione delle celebrazioni dedicate ad Artemide, s'infatuò di Cidippe, una sacerdotessa presso il tempio della dea.\nCome racconta Callimaco all'interno degli Aitia, Aconzio, straordinariamente colpito dalla bellezza della giovane, escogitò un sistema particolare per farla sua sposa e, presa una mela, vi scrisse sulla buccia: 'giuro per il santuario di Artemide di sposare Aconzio' e la inviò alla fanciulla.\nLei lesse ad alta voce la frase senza accorgersi di compiere un giuramento solenne nel tempio della dea. Così suo padre la promise per tre volte in sposa ad altri uomini ma per tre volte fu colpita da malattia ed il matrimonio non poté essere celebrato.\nCidippe venne a sapere grazie ad un Oracolo che la dea Artemide aveva impedito tali matrimoni a causa del suo inconsapevole giuramento e suo padre decise infine di prendere Aconzio come genero.\nIl mito viene riproposto anche nelle Eroidi di Ovidio.
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### Titolo: Ade (regno).\n### Descrizione: Ade (in greco antico: Ἅιδης?, Hádēs) identifica il regno delle anime greche e romane (chiamato anche Orco o Averno). In realtà, è solo una trasposizione del nome del dio: si voleva identificare il regno col suo stesso re.\nIl regno dei morti greco/latino era un vero e proprio luogo fisico, al quale si poteva persino accedere in terra da alcuni luoghi impervi, difficilmente raggiungibili o comunque segreti e inaccessibili ai mortali.\n\nDescrizione.\nPer quanto riguarda la geografia e la topografia degli Inferi, Omero (nell'Odissea) non gli dà un carattere di vero e proprio 'regno' esteso, ma lo descrive solamente come una sfera fisica oscura e misteriosa, perlopiù preclusa ai viventi, dove soggiornano in eterno le ombre (e non le anime) degli uomini senza apparente distinzione tra ombre buone e ombre malvagie, e senza nemmeno un'assegnazione di pena o di premio in base ai meriti terreni.\nNella tradizione greca, uno degli ingressi all'Ade si trovava nel paese dei Cimmeri, che si trovava al confine crepuscolare dell'Oceano, e proprio in questa regione remota Odisseo dovette recarsi per discendere all'Ade e incontrare l'ombra dell'indovino Tiresia; nella tradizione romana, invece, uno degli ingressi infernali si trovava vicino al lago d'Averno (nome che poi divenne del regno infernale stesso), dal quale Enea discese insieme alla Sibilla cumana.Per accedervi bisognava superare prima Cerbero, poi attraversare l'Acheronte versando un obolo al terribile Caronte e raggiungere i tre giudici Minosse, Eaco e Radamanto (secondo Platone i giudici erano 4: Minosse, Eaco, Radamanto e Trittolemo) i quali emettevano il loro verdetto. Nell'Ade vi erano cinque fiumi: Stige, Cocito, Acheronte, Flegetonte e Lete, l'acqua di quest'ultimo aveva la caratteristica di far perdere la memoria a chi la beveva. Narra Platone, ne 'La Repubblica', che le anime dei morti, ormai purificate dai peccati, vengono trasportate da vortici di fuoco e poggiate al suolo. Qui scelgono la loro prossima vita, e successivamente bevono l'acqua del fiume Lete. Si dice che Ulisse, avendo molto patito nella vita precedente per l'onere di essere re, scelse una vita semplice, agricola, che non avrebbe mai procurato fastidi. Agamennone, stanco per la diffidenza umana, decise di vivere tramutato in aquila.\nL'Ade, che accoglie le anime di tutti i defunti tranne i morti rimasti insepolti, alle volte viene confuso con una sua sezione, Tartaro, il luogo in cui si trovano sia i Titani e i Giganti, che invano tentarono di sconfiggere gli dei Olimpi, sia quei mortali puniti per i loro gravi misfatti come Tantalo, Sisifo, le Danaidi. Il Tartaro infine fu alla base dell'iconografia cristiana relativa all'Inferno. Le anime di coloro che in vita non furono né malvagie né straordinariamente virtuose si aggirano invece sul Prato degli Asfodeli, un luogo bello ma debolmente illuminato: le anime più nobili, infine, accedono nei luminosissimi Campi Elisi, o secondo alcuni autori, alle Isole Fortunate, dette anche Isole dei Beati. Virgilio aggiunge i Campi del Pianto, riservati ai morti suicidi e a coloro che in vita furono travolti dalla passione, e una sezione che accoglie tutti i caduti in guerra d'animo non malvagio e onorevolmente sepolti.\nI morti senza tomba, invece - tale fu la sorte di Icaro, Tarquito, Palinuro, Mimante, Oronte, Ennomo, Licaone, Asteropeo, forse anche Ippoloco, il figlio di Antimaco - vagano senza sosta al di fuori del regno, secondo alcuni autori per sempre, secondo altri per cento anni, sempre che qualcuno sulla terra non provveda a onorare i loro resti; qualora ciò succeda, essi possono finalmente varcare la soglia dell'Ade (fu quanto accadde a Polidoro, figlio di Priamo ed Ecuba, il cui corpo in un primo tempo era stato seppellito solo parzialmente) ed essere anche loro in grado, come tutti gli altri defunti, di scrutare ciò che succede tra i vivi, e gli eventi futuri (secondo Omero, invece, nessuno spirito ha questo potere, tranne l'indovino Tiresia).
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### Titolo: Ade.\n### Descrizione: Ade (in greco antico: Ἅιδης?, Hádēs), è un personaggio della mitologia greca, una divinità figlia di Crono e Rea.\nDio dell'Ade, delle ombre e dei morti, è conosciuto anche come Ἀξιόκερσος Axiòkersos poiché coniuge di Persefone, soprannominata infatti Ἀξιόκερσα Axiòkersa, e Καταχθόνιος Katachthònios ossia 'Sotterraneo'.\nL'etimologia del nome è controversa: già in antico lo si derivava da un ἀ- privativo e dalla radice ἰδ- «vedere»: Ade sarebbe dunque l'«oscuro».Nella mitologia romana la sua figura corrisponde a quella di Plutone.\n\nGenealogia.\nSecondo Esiodo, Ade è figlio di Crono e Rea, e quindi fratello di Estia, Demetra, Era, Poseidone e Zeus.\nSposo di Persefone, in ambito orfico, dove sovente Ade e Zeus erano sincretizzati tra loro gli si attribuisce la paternità di Zagreo e di Melinoe.\nSecondo la Suda (un testo tardo-bizantino del X-XI secolo), avrebbe avuto una figlia di nome Macaria, dea della buona morte.\n\nGenealogia (Esiodo).\nMitologia.\nAppena nato, Ade fu brutalmente ingoiato dal padre. I suoi fratelli seguirono la stessa sorte con eccezione dell'ultimogenito Zeus, salvato dalla madre Rea, dopo anni grazie al quale il padre rigurgitò i figli.\n\nAde partecipò alla Titanomachia, nell'occasione in cui i Ciclopi gli fabbricarono la kunée, o elmo dell'oscurità, un magnifico elmo magico in pelle d'animale che gli permette di diventare invisibile: si poté introdurre così segretamente nella dimora di Crono rubandogli le armi e, mentre Poseidone minacciava il padre col tridente, Zeus lo colpì con la folgore.\nIn seguito, ricevette la sovranità del mondo sotterraneo e degli Inferi, quando l'universo fu diviso con i suoi due fratelli Zeus e Poseidone, che ottennero rispettivamente il regno del cielo e del mare.\nViene annoverato saltuariamente fra le divinità olimpiche, nonostante questo sia contrario alla tradizione canonica; Ade è d'altra parte poco presente nella mitologia, nonostante sia uno degli dei più potenti, essendo essenzialmente legato ai racconti legati agli eroi: Orfeo, Teseo, Piritoo ed Eracle sono fra i pochi mortali ad averlo incontrato. Inoltre la tradizione lo vuole riluttante ad abbandonare il mondo dell'Aldilà: le uniche due eccezioni si ricordano per il rapimento di Persefone e per ricevere alcune cure dopo essere stato ferito da una freccia di Eracle.\nLa leggenda lo vuole padrone delle greggi solari, al pascolo sull’isola Erizia, la cosiddetta isola rossa, dove il Sole muore quotidianamente. Il pastore era chiamato Menete.Tuttavia in queste storie è chiamato Crono, o Gerione.\n\nPersefone regina degli inferi.\nAde, innamorato di Persefone, la rapì mentre stava raccogliendo un asfodelo, il fiore simbolo degli Inferi. Il rapimento, secondo alcuni, avvenne ai piedi del monte Etna. Sua madre, Demetra, dea del grano e dell'agricoltura (nonché del ciclo delle stagioni), disperata per la scomparsa della figlia, la cercò per nove giorni arrivando fino alle regioni più remote: il decimo giorno, con l'aiuto di Ecate e Helios, seppe che il rapitore era il dio degli Inferi. Adirata, Demetra abbandonò l'Olimpo e scatenò una tremenda carestia in tutta la Terra, affinché questa non offrisse più i suoi frutti ai mortali e agli dèi. Zeus tentò allora di riconciliare Ade e Demetra, per evitare la fine del genere umano: inviò il messaggero Ermes al fratello, ordinandogli di restituire Persefone, a patto che ella non si fosse cibata del cibo dei Morti.\nAde non si oppose all'ordine ma, poiché Persefone era effettivamente digiuna dal ratto, la invitò a mangiare prima di tornare dalla madre: le offrì così un melograno, frutto proveniente dagli Inferi, in dono. In procinto di mettersi sulla via di Eleusi, uno dei giardinieri di Ade, Ascalafo, la vide mangiare pochi grani del melograno: in questo modo si compì dunque il tranello ordito da Ade, affinché Persefone restasse con lui negli Inferi. Allora si scatenò nuovamente l'ira di Demetra, Zeus propose un nuovo accordo, per cui, dato che Persefone non aveva mangiato un frutto intero sarebbe rimasta nell'oltretomba solamente per un numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, potendo così trascorrere con la madre il resto dell'anno; avrebbe trascorso così sei mesi con il marito negli Inferi, e sei mesi con la madre sulla Terra. La proposta fu accettata da entrambi, e da quel momento si associano la primavera e l'estate ai mesi che Persefone trascorre in terra dando gioia alla madre, e l'autunno e l'inverno ai mesi che passava negli Inferi, durante i quali la madre si strugge per la figlia.\n\nMenta e Leuce.\nSecondo Ovidio e Strabone, Ade tentò di approfittarsi della ninfa Menta. Persefone, gelosa del marito, si dispiacque dell'unione e si infuriò quando Menta proferì contro di lei minacce spaventose e sottilmente allusive alle proprie arti erotiche molto sviluppate. Persefone, sdegnata, la fece a pezzi: Ade le consentì di trasformarsi in erba profumata, la menta, ma Demetra la condannò alla sterilità, impedendole di produrre frutti.\nAde aveva un tempio ai piedi del monte Mente in Elide.\nLeuce, un'altra ninfa figlia di Oceano, che si vantò di essere un'amante più degna per Ade e trasformata da Persefone in pioppo bianco presso la fontana della Memoria. Secondo un'altra versione, Leuce fu la prima compagna di Ade, e venne da lui trasformata in un pioppo per lenire il dolore quando morì.\n\nCocchio.\nLo spaventoso cocchio di Ade era fatto muovere da quattro cavalli neri: Aetone, Meteo, Nonio e Abaste.\n\nAde e il suo regno.\nIl regno dell'Ade corrisponde più genericamente al mondo degli Inferi e in principio nella lingua greca antica solo il caso genitivo del nome della divinità era impiegato come abbreviazione per intendere la casa del dio dell'oltretomba. In seguito e per estensione, si cominciò a utilizzare il termine in tale significato anche nel nominativo.\nNella mitologia latina inizialmente Plutone (l'alter ego latino di Ade) è dapprima definito come il Signore degli Inferi e solo successivamente Signore dell'Ade.\n\nCulto per Ade.\nPer Ade si sacrificavano, principalmente nelle ore notturne, pecore o tori neri, e coloro che offrivano il sacrificio voltavano il viso, poiché guardare negli occhi Ade senza l'ordine o il permesso del dio avrebbe portato immediatamente alla morte. Il suo culto non era molto sviluppato ed esistono poche statue con sue raffigurazioni.\nEuripide indica che Ade non riceveva libagioni rituali.\nIl principale tempio di Ade, in comune con Persefone, si trova nell'Epiro, la casa di Ade, dove aveva sede il Nekromanteion, l'oracolo dei morti.\nDei pochi altri luoghi di culto a lui dedicati, uno dei più noti è in Samotracia (sebbene più propriamente dedicato a Pluto), mentre si suppone ne esistesse uno situato nell'Elide, a nord ovest del Peloponneso e un ulteriore a Eleusi, strettamente connesso con i misteri locali.\nUn altro tempio, sempre in comune con Persefone, si trova in Turchia, a Ierapoli, dove i sacrifici veninano effettuati in corrispondenza della 'porta dell'inferno'.\n\nIconografia.\nVeniva solitamente rappresentato come un uomo tenebroso, barbuto, freddo e serio, spesso seduto su un trono e dotato di una patera e di uno scettro, con il cane a tre teste protettore degli Inferi, Cerbero. A volte si trovava anche un serpente ai suoi piedi. Indossa molto spesso un elmo, oppure un velo che gli copre il volto e gli occhi.\nSuo attributo era la cappa che rende invisibili.\nSi hanno sue rappresentazioni in moltissimi contesti ceramici, soprattutto nelle pìnakes di Locri Epizefiri. Altri esempi si conoscono in alcuni affreschi della Tomba dell'Orco (altro nome del dio) a Tarquinia, mentre a Orvieto se ne ha una raffigurazione all'interno della Tomba Golini I. Per la Grecia si ricordano un trono del Partenone attribuito a Fidia e una base colonnare da Efeso, più esattamente dal Tempio di Artemide. Nel mondo romano i sarcofagi, soprattutto in età tardo antica, usavano rappresentare il ratto di Persefone e dunque una raffigurazione del dio infernale.\nMolto famosa in epoca barocca la versione scultorea di Gian Lorenzo Bernini del Ratto di Proserpina, di estremo virtuosismo. Fra le versioni pittoriche dell'episodio si ricorda il Ratto di Proserpina di Rembrandt.\n\nNella cultura di massa.\nCinema e televisione.\nAde è presente nella serie TV C'era una volta.\nAde è l'antagonista principale del film Scontro tra titani, per poi ritornare nel seguito, il film La furia dei titani, prima come antagonista, poi come alleato dei protagonisti.\nAppare anche nella serie animata Zig & Sharko.\n\nVersione Disney.\nAde è il principale antagonista del film d'animazione della Walt Disney Hercules del 1997 e anche della omonima serie animata spin-off del 1998. La versione Disney è stata poi usata nella serie videoludica Kingdom Hearts e nella serie ABC C'era una volta.\nNell'ultimo film della trilogia Disney Descendants, Ade è l'ex marito di Malefica, cattiva del film La bella addormentata nel bosco, oltre a essere il padre di sua figlia, Mal, la protagonista della trilogia.Ade, doppiato da James Woods (originale) e Massimo Venturiello (italiano) è il fratello di Zeus e Poseidone. A differenza della sua controparte mitologica, che è ritratta come una divinità temuta ma relativamente passiva, è un signore degli inferi irascibile e dalla parlata veloce: una combinazione di Satana e uno squallido e persuasivo agente di Hollywood/rivenditore di auto. Indossa una veste scura con una fibula/spilla a forma di teschio che gli allaccia il chitone e i suoi capelli sono una fiamma blu brillante che divampa ogni volta che si eccita o - più famoso - si accende di rosso ogni volta che si arrabbia.\n\nSi ritrova anche nella serie di Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, situata su Disney+.\n\nLetteratura.\nAde è presente nella saga letteraria Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, padre di Nico e Bianca di Angelo e, nella sua forma romana di Plutone, anche di Hazel Levesque.\nAde è uno dei due personaggi principali de Il Giudizio di Persefone e di L'anima dell'acqua, entrambi libri di Giulia Calligola (i volumi sono, rispettivamente, il primo e il terzo della serie Dei della Nuova Era).\nAde appare in svariati fumetti online e cartacei, in particolare su Webtoon. Il più conosciuto e popolare è Lore Olympus, di Rachel Smythe, che parla del mito di Ade e Persefone in un Monte Olimpo moderno su una terra rimasta all'era greca.\n\nManga.\nAde è uno dei personaggi principali del manga e anime I Cavalieri dello zodiaco, in cui i protagonisti sono coinvolti in un combattimento finale contro di lui, quale dio degli Inferi.\nAde appare nel manga Record of Ragnarok come settimo combattente per la fazione degli dei, affrontando l'imperatore cinese Qin Shi Huang.\n\nVideogiochi.\nAde è presente nella saga originale (ambientata in Grecia) del videogioco God of War; nel terzo capitolo è uno degli antagonisti principali, lo si dovrà affrontare e uccidere.\nAde è uno degli dèi principali disponibili per la civiltà greca in Age of Mythology.\nAde è l'antagonista principale dell'espansione Immortal Throne del videogioco Titan Quest.\nAde è uno degli antagonisti principali del videogioco Horizon Zero Dawn, in cui vuole distruggere la Terra con delle macchine, simili ad animali.\nAde è il vero pianificatore dietro gli eventi di tutti i giochi della serie Kid Icarus e antagonista, nonché vero signore degli inferi nel capitolo per 3DS, Kid Icarus: Uprising.\nAde compare come antagonista ricorrente nella serie videoludica Kingdom Hearts, assieme ai suoi scagnozzi Pena e Panico.\nAde ricopre il ruolo di antagonista principale nel videogioco Hades (2020), dove cerca di impedire al figlio Zagreus la fuga dal regno dei morti. Una volta uscito dal Tempio dello Stige corrompendo Cerbero, il protagonista dovrà affrontarlo in un duello, se riuscirà nell'impresa accederà al regno dei mortali dove incontrerà sua madre Persefone.\nAde appare nel capitolo ambientato nella Grecia Classica di Assassin's Creed, Assassin's Creed Odyssey, ed è uno dei vari antagonisti che ostacoleranno la protagonista nei DLC aggiuntivi.\n\nMusical.\nAde è l'antagonista principale nel musical Hadestown.
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### Titolo: Adefagia.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Adefagia (in greco antico: Ἀδηφαγία?) era la dea e personificazione dell'ingordigia.\n\nUtilizzo.\nIl termine adefagia veniva usato in passato come sinonimo di bulimia perché quest'ultima è collegabile ad una specie di fame morbosa accompagnata da un senso di svenimento universale, proprio come per la dea Adefagia.
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### Titolo: Adikia.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Adikia (in greco: Ἀδικία) è la dea dell'ingiustizia e dell'errore. Figura orrenda, viene rappresentata nell'atto di essere strangolata da Diche.
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### Titolo: Adimno.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Adimno era il nome di uno dei figli di Eos e di Cefalo.\n\nIl mito.\nAdimno, in origine chiamato Fetonte (come un figlio di Elio), fu rapito da Afrodite, intenzionata a tenerlo presso di sé come schiavo, addetto in special modo alla custodia dei suoi santuari.\nIl mitografo Nonno lo confonde con Fetonte, figlio di Eolo; altri con l'eroe greco Atimnio. Nella tradizione Adimno e Fetonte sono anche epiteti secondari del pianeta Venere.\nMolto discussa è l'origine del nome Adimno: mentre per alcuni significherebbe 'colui che non si ferma', secondo altri vorrebbe dire 'stella del mattino'.
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### Titolo: Admeta.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Admeta era la figlia di Euristeo e di Antimachea.\n\nNel mito.\nUna delle fatiche di Eracle, la nona, consisteva nel recupero della cintura d'oro che Ares aveva donato alla figlia Ippolita, comandante delle amazzoni.\nQuando Eracle riuscì nell'impresa, Euristeo fu ben felice di regalare la mitica cintura a sua figlia Admeta.\n\nSignificati delle vicende.\nRicompensa per le varie fatiche doveva essere la principessa Admeta in persona, come sposa dell'eroe.\nQuindi sciogliere la cintura nella camera matrimoniale dove per forza segnare la fine delle avventure.Admeta probabilmente lottò contro l'eroe, non volendo esserne la sposa senza combattere e probabilmente si trasformò in tutti i vari mostri che in seguito nelle sue altre fatiche Eracle dovette combattere (cerva, cavalla selvaggia, ecc).\nAdmeta fra l'altro è anche uno dei tanti nomi dati ad Atena.\n\nAltri nomi.\nA seconda degli autori un'altra Admeta o Admete era anche una ninfa, precisamente una oceanina.
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### Titolo: Admeto (mitologia).\n### Descrizione: Admeto (in greco antico: Ἄδμητος?, Àdmētos) è un personaggio della mitologia greca re di Fere in Tessaglia; fu anche sposo di Alcesti. Figlio di re Ferete, da cui la città prende nome, fu uno degli Argonauti e prese parte alla caccia al Cinghiale Calidonio. Era celebre per la sua ospitalità e per il suo senso di giustizia.\nIl più famoso dei figli di Admeto fu Eumelo, suo successore, che guidò un contingente da Fere per combattere nella guerra di Troia. Gli si attribuisce un altro figlio, che porta il nome del nonno, il quale accompagnò il fratello nella guerra di Troia.\n\nApollo.\nQuando Apollo venne condannato dagli dèi per aver ucciso i Ciclopi, imponendogli di essere servitore di un umano per nove anni, essi scelsero la casa di Admeto, ed Apollo divenne il suo pastore, curandone anche i cavalli. Apollo rimase così stupito del trattamento benevolo di Admeto che il dio gli fece dono di far partorire a tutte le sue mucche dei gemelli.\n\nAlcesti.\nApollo aiutò Admeto ad ottenere la mano della principessa Alcesti, figlia di Pelia re di Iolco. Alcesti aveva così tanti pretendenti che Pelia stabilì per loro un compito apparentemente impossibile: per ottenere la mano di Alcesti avrebbero dovuto legare al giogo di una biga un cinghiale ed un leone. Apollo imbrigliò gli animali, e Admeto guidò la biga fino a Pelia, riuscendo così a sposare Alcesti. Admeto, comunque, si dimenticò di fare sacrificio ad Artemide. La dea, offesa, riempì la camera nuziale di serpenti, e nuovamente Apollo giunse in aiuto di Admeto: gli consigliò di effettuare un sacrificio ad Artemide e, una volta fatto, la dea tolse i serpenti.\nL'aiuto più grande che Apollo diede ad Admeto fu di persuadere le Moire a rimandare il giorno della sua morte. Apollo fece ubriacare le Moire, e queste accettarono il rinvio se Admeto fosse stato in grado di trovare qualcuno che morisse al suo posto. Admeto credette inizialmente che uno dei suoi anziani genitori sarebbe stato lieto di prendere il posto del figlio, ma così non fu. Quando questi non si mostrarono disponibili, fu sua moglie Alcesti a scegliere di morire al suo posto. Alle esequie Admeto rimprovera il padre Ferète per non essersi offerto di morire al posto di Alcesti, ma Ferète ritorce su Admeto l'accusa di vigliaccheria. La scena della morte viene descritta nell'Alcesti di Euripide, dove Tanato, il dio della morte, conduce Alcesti negli Inferi. Mentre Alcesti vi discende, Admeto scopre di non voler più vivere. La situazione venne salvata da Eracle, che si riposava a Fere mentre era in cammino alla ricerca delle cavalle di Diomede, mangiatrici di uomini. Venuto a conoscenza della situazione di Admeto, Eracle discese negli Inferi per salvare Alcesti. Lottò quindi con Thanatos fin quando il dio accettò di liberare la donna, che fu ricondotta nel mondo dei mortali.\nUna spiritosa ripresa moderna del mito è costituita dal racconto Per chi filano le tre vecchiette?, contenuto nelle Novelle fatte a macchina di Gianni Rodari.
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### Titolo: Aede (mitologia).\n### Descrizione: Aede (Ἀοιδή, in latino Aoede) era, nella Grecia più antica (specificamente in Beozia), una delle ancestrali muse, in origine solo tre.\nFiglia di Zeus e Mnemosine, era sorella di Melete e di Mneme.\nFigurava come una delle muse primitive nelle antiche nomenclature degli Aloidi e di Arato. Pausania, collocando la musa degli Aloidi accanto a Melete ed a Moeme, ne fa una musa della musica e dell'armonia (Pausania, IX, 29), e Cicerone mette quella di Arato con Arche, Telsinoe e Melete.
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### Titolo: Aella (mitologia).\n### Descrizione: Aella dal greco Αελλα e dal latino Aëlla era un'amazzone al servizio di Ippolita.\n\nIl mito.\nAella, durante una delle fatiche di Eracle, fu la prima ad attaccare l'eroe quando questi cercò di impadronirsi della cintura di Ippolita. Sfortunatamente per Aella, Eracle indossava la pelle del leone di Nemea che lo rendeva invulnerabile e quindi non poteva ucciderlo. Invece, dopo una breve battaglia, fu lei a venire uccisa dall'eroe.\n\nSignificati del nome.\nIl suo nome vuol dire 'tornado'.
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### Titolo: Aello (arpia).\n### Descrizione: Aello (in greco antico: Ἀελλώ -οῦς?, Aellṑ), poi divenuta in latino Podarge, è un personaggio della mitologia greca ed una delle tre Arpie, figlie di Taumante e di Elettra.\nÈ conosciuta anche con i nomi:.\n\nAellopo (Ἀελλόπους, Aellòpūs, 'piede alato').\nAellope (Ἀελλώπη, Aellṑpē).\nPodarge (Ποδάργη, Podàrghē, 'dal piede svelto').\nPodarce (Ποδάρκη, Podàrkē, 'dal piede sicuro').\nNicotoe (Νικοθόη, Nīkothòē, 'colei dalla rapida vittoria').\n\nMitologia.\nAello era utilizzata dagli dei per imporre la pace e assegnare le giuste punizioni per i crimini commessi. Veniva descritta inizialmente come una bellissima fanciulla alata. In seguito altri scrittori la descrissero come un mostro alato con il volto di un'orrenda megera, a volte metà donna metà uccello con artigli appuntiti e ricurvi. Viene anche descritta mentre cattura delle persone per condurle nell'Ade dalle Erinni e torturarle.\nSecondo alcuni autori era la madre di Balio e Xanto, cavalli immortali appartenuti ad Achille, generati con il vento Zefiro. Altri sostengono che in realtà i due cavalli siano stati generati da Zefiro con Celeno, sorella di Aello.
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### Titolo: Aellopoda.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Aellopoda, o Aello, era una delle Arpie.\n\nIl mito.\nTra le Arpie, Aellopoda era una delle più aggressive e viveva nella caverna di Ditte, sull'isola di Creta.\n\nContro gli Argonauti.\nSi narra che Aellopoda e la sua compagna Ocipete fossero le Arpie che non davano pace a Fineo, figlio di Agenore: le due creature entravano volando nel suo grande palazzo durante i pasti e, oltre a incutere paura in tutti, rubavano parte del cibo, rendendone immangiabile il resto, sporcandolo e lasciandovi un orrendo fetore.\nQuando il re incontrò Giasone, che gli domandò come recuperare il vello d’oro, Fineo pose come condizione per aiutarli che gli Argonauti lo liberassero dai due mostri.\nAllora due degli argonauti, Calaide e Zete, iniziarono a dar loro la caccia con le spade.\n\nL'inseguimento.\nSecondo alcune fonti antiche, le due Arpie si salvarono fuggendo oltre il mare; secondo altre, vennero raggiunte alle isole Strofadi, dove gli Argonauti ne ebbero pietà, grazie anche all'intervento della messaggera di Era, Iride.\nAltri, infine, affermano che Aellopoda, separatasi dalla propria compagna, continuò a volare, finché crollò per la stanchezza e annegò nel Tigri, un fiume del Peloponneso, ribattezzato Arpide in suo ricordo.
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### Titolo: Aergia.\n### Descrizione: Aergia (in greco: Ἀεργία, 'inattività') è una dea della mitologia greca, una personificazione di indolenza e pigrizia. È la figlia di Etere e Gea. Si diceva che custodisse la corte di Hypnos nell'oltretomba.
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### Titolo: Aetone.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Aetone era il nome di uno dei leggendari cavalli di Eolo, il dio dei venti.\n\nIl mito.\nEolo aveva un magico carro trainato da diversi cavalli, tutti possenti e magici perché sapevano volare. Uno di questi rispondeva al nome di Aetone.\nSecondo una versione minore invece Aetone era il nome di uno dei quattro cavalli di Ade, il dio degli inferi.
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### Titolo: Afaia.\n### Descrizione: Nella mitologia greca Afaia (in greco antico Ἀφαία) od anche Afea, era un'antica divinità greca, dea minore dell'agricoltura e della fertilità.\n\nIl culto di Afaia.\nGià venerata nella civiltà micenea, era associata alla fertilità ed al ciclo agricolo. soprattutto nell'isola di Egina dove le era consacrato il Tempio di Afaia ebbe il suo nome assimilato a quello di Britomarti e talora a quello di Artemide e a volte ad Atena.\n\nLeggende.\nAfaia era una donna che viveva a Creta e venne rapita da un pescatore animato da brutte intenzioni che la portò via lontano fino all'isola di Egina dove riuscì a sfuggirgli addentrandosi in un bosco, dal quale non ricomparve mai più.\nAfaia deriva dal greco e significa “scomparsa”.
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### Titolo: Afaretidi.\n### Descrizione: Idas e Linceo sono due personaggi della Mitologia greca, figli di Afareo, re di Messenia e di Arene. Fratelli gemelli, altrimenti noti con il patronimico di Afaretidi.\n\nMitologia.\nGli Afaretidi partecipano alla spedizione degli Argonauti, risultando tra i più valorosi. Idas si rivela un guerriero fortissimo anche se orgoglioso e irriflessivo, nell'Iliade definito «il più valoroso degli uomini», mentre Linceo, con la sua vista acutissima, risolve moltissime situazioni intricate. Sempre in coppia partecipano alla caccia del Cinghiale calidonio. In entrambe le occasioni avevano combattuto al fianco dei Dioscuri, Castore e Polideuce.\nSposarono le Leucippidi (Ileria e Febe), figlie del re Leucippo e quando successivamente i Dioscuri rapiscono le Leucippidi, lo scontro è furibondo.\nAlla fine restano uccisi sul campo Castore da una parte, e Linceo dall'altra. Polideuce allora chiede al padre Zeus di morire a sua volta, ma Zeus gli propone una scelta: o abitare da quel momento in poi nell'Olimpo, oppure di stare insieme a Castore un giorno negli Inferi e un giorno presso gli dei. Polideuce sceglie quest'ultima soluzione.
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### Titolo: Afeida (figlio di Ossinte).\n### Descrizione: Afeida (in greco antico: Ἀφείδας?) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Ossinte, mitologico re di Atene. Teseo era suo bisnonno, ed aveva un fratello chiamato Timete..\n\nMitologia.\nAlla morte del padre (il tredicesimo Re di Atene) gli succedette essendo suo primogenito, ma il suo regno durò un solo anno poiché Timete, invidioso e desideroso di ottenere il potere con la forza, uccise il fratello e governò al suo posto.
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### Titolo: Afrodito.\n### Descrizione: Il culto di Afrodito (in greco antico Ἀφρόδιτος) proviene dall'isola di Cipro, dove fu venerato come compagno di Afrodite e rappresentato con lunga barba. In Atene il culto fu, come pare, introdotto alla fine del quinto secolo.Secondo Macrobio, la statua della divinità chiamata Afroditos era barbata e portava abiti femminili e scettro. Le parti sessuali erano virili. Le donne gli offrivano sacrifici in abito virile, gli uomini in abito muliebre. Filocoro, il quale ci comunica questo fatto, vi aggiunge che Afrodite non si distinse in nulla dalla divinità lunare cipria.Secondo Pausania, si sa che il vero nome del dio Ermafrodito è Afrodito e che la forma composta del nome propriamente significa 'erma di Afrodito'.\n\nLetteratura.\nMacrobio, Saturnalia 3.8.\nServio Mario Onorato, Commentarii in Vergilii Aeneidos 2.632.\nPausania, Descrizione della Grecia 1.19.2.
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### Titolo: Agalmatofilia.\n### Descrizione: Agalmatofilia (dal greco antico agalma ἄγαλμα 'statua', e -philia φιλία = amore) è una parafilia che comporta l'attrazione sessuale nei confronti di oggetti inanimati antropomorfi quali statue, bambole, manichini e simili.
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### Titolo: Agamennone.\n### Descrizione: Agamennone (in greco antico: Ἀγαμέμνων?, Agamèmnōn, 'molto determinato') è una delle figure più importanti della mitologia greca, re dell'Argolide e capo supremo degli Achei nella guerra di Troia. Figlio del re Atreo di Micene (o Argo) e della regina Erope, era inoltre il fratello di Menelao e cugino di Egisto. Divenne a sua volta re di Micene e sposò Clitennestra, sorella di Elena. Dalla loro unione nacquero almeno quattro figli: Elettra, Ifigenia, Crisotemi e Oreste, a cui alcuni aggiungono Ifianassa e Laodice, che i più considerano due nomi alternativi per Ifigenia ed Elettra.\n\nOrigini.\nSecondo la tradizione più accettata, Agamennone era figlio di Atreo e di Erope e fratello maggiore di Menelao e Anassibia. Suo padre aveva sposato Erope dopo che la sua prima moglie, Cleola, era morta dando alla luce un figlio malato, Plistene.La leggenda racconta come Atreo e il suo gemello Tieste fossero divenuti acerrimi nemici, oltre che rivali; i due fratelli, infatti, si contendevano il trono di Micene.\nLa loro feroce ostilità aveva raggiunto il culmine quando Atreo aveva attirato Tieste con l'inganno proponendogli la cessazione della contesa, la spartizione del regno e l'allestimento a palazzo di un banchetto che doveva suggellare la pace ritrovata.\nDurante il banchetto però, Atreo servì al fratello, ignaro, la carne dei suoi stessi figli Orcomeno, Aglao e Callileonte. Tieste, furioso, cercò i figli di Atreo per consumare su di loro la sua vendetta, ma i due ragazzi, Agamennone e Menelao (Atridi perché discendenti da Atreo), erano riusciti a fuggire con l'aiuto di un servo ed erano riparati a Sparta. Qui vissero alla corte del re Tindaro, con i suoi figli e sotto la sua protezione.\nSuccessivamente, Agamennone riconquistò il trono di Micene e, dopo averne ucciso il primo marito, sposò Clitemnestra che era figlia di Tindaro, sorella di Elena di Troia e dei mitici gemelli Castore e Polluce. Su Micene regnò fino a quando morì accoltellato per mano della moglie Clitemnestra e del cugino Egisto.\n\nGenealogia.\nAlla Guerra di Troia.\nLa guerra di Troia è raccontata nei ventiquattro canti dell'Iliade di Omero.\nL'opera non è una fonte storica, ma un poema epico che riporta la leggenda, cantata fino a quel momento e tramandata a voce dagli aedi, e riferentesi a vicende già antiche di 300 o 400 anni. Lo stesso Omero (colui che non vede) è un personaggio la cui biografia si trova in Erodoto (di Alicarnasso V secolo a. C.) e Plutarco (di Cheronea 50 d. C. - ivi dopo il 120) e si dice vissuto nel IX secolo a.C., ma la cui esistenza è stata a lungo messa in dubbio sollevando la secolare questione omerica.\n\nAntefatto.\nA Sparta, alla corte di Tindaro e Leda numerosi principi chiedono la mano di Elena, la donna più bella del mondo, figlia di Leda e di Zeus. La giovane principessa sceglie tra tutti, e sposa, Menelao che diventerà in seguito re della città. Ma Tindaro teme che le rivalità tra i pretendenti si riaccendano e conducano a conflitti armati.\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nPer tutelare quindi la pace nel suo regno segue il consiglio di Ulisse, uno tra i pretendenti, e chiede a tutti un giuramento: qualora uno di loro fosse stato insidiato, avrebbe potuto contare sull'alleanza incondizionata degli altri. Quando, sotto il regno di Menelao, Elena viene rapita dal principe Paride e condotta a Troia alla corte del padre Priamo, l'alleanza si compatta attorno a Menelao ed Agamennone assume la carica di comandante supremo dell'armata achea.\n\nLa guerra.\nAgamennone raccoglie le forze greche ed organizza la flotta per salpare verso Troia. In Aulide, porto della Beozia, le navi non possono partire perché Agamennone ha offeso la dea Artemide.\nEsistono diverse versioni sulle ragioni di quest'ira: nell'opera di Eschilo, Agamennone, Artemide è irata perché troppi giovani perderanno la vita sotto le mura di Troia, mentre nell'Elettra di Sofocle Agamennone ha ucciso un animale sacro ad Artemide, per vantarsi poi di essere pari alla dea, nella caccia.\nCalamità comprendenti una devastante pestilenza e la prolungata assenza di vento impediscono all'esercito di salpare. Quando infine si interroga l'indovino Calcante, questi svela che l'ira della dea può essere placata solo da un sacrificio da parte di Agamennone: egli che dovrà immolare sull'altare della dea, la propria figlia Ifigenia. Convinto da Ulisse, Agamennone attira con un inganno la figlia in Aulide e si sottomette al volere della dea (secondo una versione del mito la giovane viene sacrificata, secondo un'altra versione la dea la rapisce sostituendo Ifigenia con una cerbiatta e trasportando la giovane in Tauride come sua sacerdotessa). Solo allora Artemide permette alle navi di partire. Clitennestra non perdonerà mai l'inganno né l'uccisione della figlia, aspetterà dieci anni il ritorno del marito per assassinarlo, spinta da Egisto, cugino di Agamennone, che nel frattempo è divenuto suo amante.\nLe navi salpano, i guerrieri achei sbarcano sulle rive della Troade e vi pongono il loro accampamento. I troiani chiudono le porte della città e resistono all'assalto dietro le potenti mura di Ilio costruite da Poseidone, dio del mare, e Febo, dio del sole, per l'antico re Ilo, nonno di Priamo.\nL'assedio si protrarrà per dieci lunghi anni, fino a quando gli achei riusciranno ad entrare in città e la metteranno a ferro e fuoco.\nL'Iliade non vuol essere un racconto dettagliato della guerra, celebra invece le vicende degli ultimi 51 giorni di essa e si apre con la collera di Achille contro Agamennone, che ancora una volta aveva mostrato la propria tracotanza; egli infatti aveva fatto prigioniera Criseide, la bellissima figlia di Crise, sacerdote di Apollo, e aveva deciso di tenerla per sé, così, quando Crise gli si presentò per pregarlo di restituirla, egli lo insultò e lo cacciò, umiliando l'uomo e offendendo il dio. Apollo perciò si scaglia contro Agamennone, seminando dolore e morte tra i guerrieri achei, e Agamennone dovrà cedere, se vorrà por fine alla furiosa vendetta del dio. Cedette e liberò Criseide, ma pretese in cambio che gli fosse consegnata la preda di un altro dei capi achei. Prese Briseide, schiava di Achille (figlio di Peleo e della ninfa Teti), guerriero invincibile e veloce come il vento. In questo modo si apre l'ostilità tra i due e da questo momento Achille rifiuta la battaglia a fianco dei greci. Senza di lui e il suo esercito di Mirmidoni, i Greci sono in difficoltà e i Troiani giungono a minacciare le navi achee. Solo dopo la morte dell'amico Patroclo per mano del principe Ettore, Achille tornerà a combattere con l'intento di ottenere vendetta.\n\nIl ritorno a Micene e la morte.\nDurante il viaggio di ritorno Agamennone fu protetto da Era, moglie di Zeus, che salvò la sua nave da una violenta tempesta, che invece aveva investito le navi dei principi greci e aveva spinto Menelao fino in Egitto.\nClitemnestra voleva vendicarsi per l'uccisione della figlia Ifigenia da parte di Agamennone stesso (sacrificio compiuto per poter partire dal porto di Aulide alla volta di Troia) e instaura una relazione amorosa con il cugino di Agamennone e suo nemico Egisto. I due amanti, uniti da un unico obbiettivo, pianificheranno l'assassinio di Agamennone.\nClitemnestra aveva precedentemente persuaso il marito ad accendere un falò sul monte Ida non appena avesse espugnato Troia. Una sentinella stava in piedi sul tetto del palazzo di Micene in attesa di scorgere quel fuoco; e quando lo vide, corse a comunicarlo a Clitemnestra. Questa indisse grandi festeggiamenti con ricchi sacrifici agli dei, simulando riconoscenza e gioia; Egisto, intanto, approntava il suo piano, mise uno degli uomini più fidati di guardia sulla torre presso il mare e gli promise una generosa ricompensa non appena gli avesse annunciato lo sbarco di Agamennone.\nDopo il viaggio fortunoso, Agamennone sbarcò in patria. Portava con sé, come parte del bottino e come sua concubina, la principessa Cassandra, sorella di Paride e sacerdotessa di Apollo, che aveva il dono della preveggenza ma anche la maledizione divina di non essere mai creduta. All'ingresso del palazzo ella ammonì il re di non entrare presagendo l'attentato, ancora una volta non fu creduta e il re non l'ascoltò.\nSecondo Pindaro e i tragici greci, Agamennone venne ucciso con un lábrys (λάβρυς), mentre si trovava solo nel bagno. Su istigazione di Egisto, la moglie lo imbrigliò prima nella rete che gli aveva gettato addosso, poi lo colpì. Subito dopo, Clitemnestra si scagliò anche contro Cassandra e, con la stessa arma, la uccise. Il suo sordo rancore per il sacrificio di Ifigenia e la gelosia per Cassandra, avevano finalmente attuato la vendetta di Tieste, come era stato predetto dall'oracolo di Delfi.\n\nVersioni minori del mito.\nArginno, giovinetto greco, è citato in una rara versione del mito: di lui si era innamorato Agamennone.\nAteneo di Naucrati racconta che per fuggire alle sue profferte Arginno si gettò nel lago Copaide, in Beozia, in cui annegò. Addolorato per la sua morte Agamennone rifiutava di condurre la flotta achea da Aulide a Troia, non volendo lasciare i luoghi in cui l'aveva incontrato. Falsamente addusse la presunta ira di Artemide, per placare la quale accettò perfino il sacrificio di Ifigenia. Agamennone lo seppellì e innalzò in quei luoghi un tempio dedicato ad Afrodite. Lo stesso racconto si trova anche in Clemente di Alessandria e in Stefano di Bisanzio.\n\nVittime di Agamennone nell'Iliade.\nNella Guerra di Troia, Agamennone fu tra gli eroi più valorosi e che più influirono sulle perdite degli avversari, arrivando ad uccidere undici guerrieri in solo tre giorni di battaglia.\n\nOdio, sovrano degli Alizoni e alleato dei Troiani nel conflitto, fratello di Epistrofo. (Omero, Iliade, libro V, versi 38-42).\nElato, alleato troiano, residente a Pedaso prima che venisse distrutta da Achille. (Omero, Iliade, libro VI, versi 33-35).\nAdrasto, guerriero troiano, catturato vivo da Menelao e finito dal fratello. (Omero, Iliade, libro VI, versi 37-65).\nBienore, guerriero troiano, definito 'pastore di popoli'. (Omero, Iliade, libro XI, versi 91-93).\nOileo, guerriero troiano, compagno e auriga di Bienore. (Omero, Iliade, libro XI, versi 93-100).\nIso, figlio illegittimo di Priamo. (Omero, Iliade, libro XI, versi 101-112).\nAntifo, figlio di Priamo e di Ecuba. (Omero, Iliade, libro XI, versi 101-112).\nPisandro, figlio di Antimaco e fratello di Ippoloco. Colpito di lancia al petto. (Omero, Iliade, libro XI, versi 122-147).\nIppoloco, figlio di Antimaco e fratello di Pisandro. Fatto letteralmente a pezzi mentre tentava di fuggire; Agamennone lo afferrò e gli tagliò entrambe le braccia e infine la testa. (Omero, Iliade, libro XI, versi 122-147).\nIfidamante, guerriero troiano, figlio di Antenore e Teano, fratello di Coone. (Omero, Iliade, libro XI, versi 221-247).\nCoone, valoroso guerriero troiano, figlio maggiore di Antenore e Teano, fratello di Ifidamante. (Omero, Iliade, libro XI, versi 248-263).\n\nAgamennone nel teatro.\nAgamennone - tragedia di Eschilo, rappresentata nel 458 a.C.\nAgamennone - tragedia di Seneca.\nAgamennone - tragedia di Vittorio Alfieri, pubblicata nel 1783.\nIfigenia in Aulide - tragedia di Euripide scritta tra il 407 ed il 406 a.C.\n\nAgamennone nell'arte.\nAgamennone nel cinema.\nAgamennone è il terzo incontro nel viaggio dei protagonisti del film del 1981 Time Bandits, con la direzione registica di Terry Gilliam. Il piccolo protagonista, Kevin, finisce nella Civiltà Micenea, e nella caduta aiuta involontariamente re Agamennone a sconfiggere un guerriero minotauro; il sovrano accoglie Kevin al palazzo come amico e il ragazzino scatta diverse istantanee del luogo. Kevin però viene ritrovato dai nani, che arrivano alla corte fingendosi dei giullari per rubare gioielli e lo trascinano via con loro in un altro buco temporale contro la sua volontà.\nAgamennone è interpretato da Rufus Sewell nella miniserie televisiva del 2003 Helen of Troy - Il destino di un amore.\nAgamennone è il re di Micene e il principale antagonista del film del 2004 Troy, che si basa liberamente sull'Iliade.
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### Titolo: Aganippe (Demetra).\n### Descrizione: Aganippe (in greco antico: Ἀγανίππη?, Aganíppē) nella mitologia greca è un epiteto della dea Demetra.\n\nMitologia.\nIn alcuni culti Demetra veniva adorata come cavallo nero e dotato di ali, come dimostra il ritrovamento di un idolo negli scavi di Figaleia, dove la criniera era composta di serpenti come nelle Gorgone.\nQuesto aspetto viene associato al mito del cavallo Arione cavalcato da Eracle, e che a sua volta ispirò il mito di Pegaso.
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### Titolo: Agano (mitologia).\n### Descrizione: Nella mitologia greca Agano era il nome di uno dei figli di Paride e di Elena.\n\nIl mito.\nElena, moglie di Menelao, fu rapita dal principe troiano Paride, del quale divenne compagna: dalla loro unione nacquero diversi figli, fra cui Agano.\nQuest'ultimo morì con i suoi fratelli Bugono, Ideo durante la guerra di Troia, per il crollo del tetto della casa dove dormivano.
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### Titolo: Agapenore.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Agapenore era uno dei re dell'Arcadia e figlio di Anceo.\n\nIl mito.\nAgapenore, figlio di Anceo il grande, era uno dei pretendenti di Elena, uno degli eroi che prese parte alla guerra di Troia, senza effettuare azioni di rilievo. Andò all'assedio di Troia con 60 navi, partendo dall'Arcadia.\nUna volta finita la guerra, al ritorno decise di stabilirsi nell'isola di Cipro, dove era naufragato. In seguito riuscì a fondare la città di Pafo, dove eresse un grande tempio ad Afrodite. Ebbe una figlia di nome Laodice.
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### Titolo: Agatirso.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Agatirso (in greco antico: Ἀγάθυρσος) fu uno dei figli di Eracle.\n\nIl mito.\nLa nascita.\nDurante la sua decima fatica, Eracle perse la mandria oggetto dell'impresa, e nella ricerca di essa, appena arrivato nella regione boscosa di Ilea l'eroe incontrò uno strano essere. Tale mostro era per metà donna e per l'altra metà serpente e invitò Eracle nella grotta dove dimorava, lei aveva rubato la mandria e voleva anche restituire il maltolto a patto che lui diventasse suo amante per la notte. Il semidio non ebbe altra scelta che accettare malvolentieri al patto e dopo qualche bacio e un abbraccio divenne libero di andarsene.\nAl che il mostro rimase incinta di tre gemelli.\n\nLa richiesta di Eracle.\nEracle disse al mostro che se uno dei tre pargoli in futuro avesse teso l'arco come faceva lui l'avrebbe dovuto eleggere re e quindi partì.\nI figli si chiamavano Agatirso, Gelono e Scita. Ma da adulti solo il terzo riuscì nell'impresa e la madre cacciò gli altri due dal regno.\n\nPareri secondari.\nSecondo altri era Zeus il padre dei tre gemelli e quando ebbero l'età per diventare re del luogo, il divino fece cadere dal cielo quattro oggetti, prima Agatirso e poi Gelono accorsero per recuperarli ma divennero subito fuoco, solo quando arrivò il terzo gemello le fiamme si spensero chiarendo a tutti le idee su chi sarebbe diventato re.
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### Titolo: Agave (figlia di Cadmo).\n### Descrizione: Agave (in greco antico: Ἀγαυή?, Agauḕ) è un personaggio della mitologia greca, figlia di Cadmo, re fondatore di Tebe, e Armonia, sua sposa divina. Agave ha tre sorelle, Ino, Semele e Autonoe e un fratello, Polidoro. Fu sposa di Echione, guerriero degli Sparti nato dai denti di drago seminati dallo stesso Cadmo prima della fondazione della città. Da Echione Agave ebbe Epiro e Penteo. Quest'ultimo fu ucciso da Agave stessa, in preda al delirio bacchico, come vendetta di Dioniso nei confronti del sovrano di Tebe.\n\nMitologia.\nQuando il figlio di Agave, Penteo, divenne re di Tebe, questi si oppose all'introduzione in città del culto di Dioniso (cugino per parte di madre dello stesso Penteo), ritenuto troppo sfrenato e completamente privo di razionalità. Il dio, per vendetta, usò Agave e le zie di Penteo, Autonoe ed Ino, per uccidere il sovrano. Dioniso consigliò a Penteo di spiare la madre e le zie, riunite sul monte Citerone a celebrare i riti bacchici, in modo da rendersi personalmente conto di quello che era il nuovo culto.\nPenteo, nascosto sopra un pino, venne scoperto dalle invasate che accecate dalla furia dell'estasi dionisiaca, lo scambiarono per un cucciolo di leone e fecero a pezzi il suo corpo. La prima a colpirlo fu la stessa Agave, che presa la sua testa la conficcò su un tirso, portandola come un macabro trofeo fino a Tebe, per mostrala al padre Cadmo. Solo arrivata in città la madre si accorse del tragico inganno. Tali vicende sono state riassunte e narrate nell'opera tragica Le Baccanti di Euripide.\nSecondo un'altra versione la donna restò invasata per il resto dei suoi giorni: dopo essere fuggita da Tebe vagò per le terre dell'Illiria, fino ad arrivare alla corte del re Licoterse, uccidendo anche lui.\n\nGenealogia.
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### Titolo: Agdistis.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Agdistis (in greco antico: Ἄγδιστις?) era il nome di uno dei figli di Zeus, androgino, a cui vengono legate diverse leggende.\n\nIl mito.\nEsistono due distinte leggende sulla nascita di Agdistis: la prima narra che una notte, durante un sonno agitato, Zeus sognò di unirsi sessualmente con la Dea Madre Cibele, e dalla sua divina e prorompente eiaculazione il suo seme arrivò fino sulla Terra colpendo una pietra, generando così il giovane Agdistis; la seconda narra che Zeus tentó di avere un rapporto sessuale completo con Cibele, la quale però divincolandosi si liberò dalla stretta del signore degli dei proprio nel momento della sua eiaculazione e ciò fece cadere il seme di Zeus sulla Terra che rimanendo fecondata dette alla luce il giovane androgino Agdistis. Il giovane Agdistis, proprio a causa della sua doppia natura maschile e femminile, fu ritenuto potenzialmente pericoloso dagli altri dei dell'Olimpo che organizzarono così di recidergli il membro virile e lasciarlo con solo i genitali femminili. Dal sangue sgorgato dal membro perduto nacque una pianta di mandorlo (o di melograno). La pianta quando crebbe attirò l'attenzione di Sangaride, figlia del dio fluviale Sangario, la quale prese una mandorla e la mise fra i seni, rimanendo incinta. Da questa gravidanza nacque Attis, ragazzo di indubbia bellezza che fece innamorare diverse persone fra cui anche Agdistis. Alla vigilia delle nozze di Attis con la figlia del re Mida, Agdistis si presentò alla festa in preda alla gelosia e fece impazzire tutti i presenti, compreso suo “figlio” Attis, che si evirò sotto un pino. Cibele, mossa a pietà per la sorte del bellissimo giovane, fece in modo che si salvasse e lo prese come suo paredro, facendolo diventare il cocchiere del suo sacro carro.\n\nPareri minori.\nSecondo altri mitografi, Zeus voleva giacere con Cibele, ma lei non voleva, e Zeus, pur di eiaculare, introdusse il suo divino membro virile nella Terra e la fecondò oppure secondo altre leggende il signore degli dei eiaculò su una pietra, la quale fecondata fu chiamata Agdos, perché Cibele era raffigurata da una pietra di una scogliera. La storia prosegue similmente alla precedente, con la differenza che questa volta non era una pianta di mandorlo, ma di melograno e che a raccogliere il seme fosse Nana (altri dicono sempre la stessa Sangaride). In questa versione del mito, Attis era desiderato sia da Agdistis sia da Cibele, la prima lo fece impazzire fino a farlo uccidere, la seconda seppellì il suo corpo. Dal sangue nacquero delle viole, mentre Agdistis ebbe in premio che il corpo del defunto non solo non si corrompesse mai, ma anche che i suoi capelli continuassero a crescere.\n\nMonte Agdistis.\nNell'antica mitologia greca e anatolica, il monte Agdistis chiamato anche Agdos era un monte sacro situato a Pessinus in Frigia.\nLa montagna era personificata come un demone chiamato Agdistis. Secondo Pausania, Attis fu sepolto sotto il monte Agdistis.\n\nDiffusione del culto.\nAnatolia, Egitto, Lesbo e Ramnunte.
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### Titolo: Agenore (figlio di Poseidone).\n### Descrizione: Agenore (in greco antico Ἀγήνωρ Aghḕnōr) è un personaggio della mitologia greca. Fu re di Tiro.\nErodoto stima che Agenore sia vissuto prima dell'anno 2000 a.C..\n\nGenealogia.\nFiglio di Poseidone e di Libia e fratello di Belo, sposò Telefassa (che Igino chiama Argiope) che lo rese padre di Cadmo, Cilice, Fenice ed una sola figlia, Europa.\nTra i figli, Pausania aggiunge Taso.\n\nMitologia.\nSua figlia Europa era bellissima, Zeus volle possederla e per questo si celò sotto le sembianze di un toro e la rapì.\nAgenore inviò i suoi figli nella sua ricerca dicendogli di non tornare senza di lei. Nel corso delle loro peregrinazioni, questi figli fondarono città ovunque e così Fenice divenne il capostipite dei fenici, Cilice quello dei cilici, Cadmo si stabilì in Beozia costruendo Cadmea, la rocca di Tebe. Nessuno di loro però trovò Europa.\n\nLa stirpe.
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### Titolo: Agesia.\n### Descrizione: Agesia, o Egesia di Siracusa (in greco antico: Ἀγησίας), era amico e collaboratore del tiranno Ierone, protettore di Pindaro. Come viene narrato nell'Olimpica VI vinse con il carro da mule nel 468 a.C.\nPindaro narra le origini mitologiche della famiglia degli Iamidi a cui Agesia apparteneva; una fanciulla, di nome Evadne cerca di nascondere il frutto del suo amore con il dio Apollo, esponendo il bambino, Iamo, in un bosco, dove viene protetto dagli dei e nutrito dagli animali feroci. Iamo viene infine ritrovato e da lui deriverà questa gloriosa famiglia.\n\nCollegamenti esterni.\n\n(EN) Agesia, su Olympedia.
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### Titolo: Agmone.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Agmone era, ai tempi della guerra di Troia, uno dei compagni di battaglia di Diomede.\n\nIl mito.\nAgmone, fiero combattente al fianco di Diomede riuscì a sopravvivere alla lunga guerra di Troia. Egli, ritornando dalla guerra, offese, parlando con l'amico, la dea della bellezza Afrodite. Subito la dea risentita di quei giudizi trasformò l'uomo in un cigno.
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### Titolo: Agrianome.\n### Descrizione: Agrianome (in greco antico: ?) è un personaggio della mitologia greca.\n\nGenealogia.\nFiglia di Perseon, sposò Odoidoco e dalla loro unione nacque Oileo.\n\nMitologia.\nVisse a Naricea, città dove nacque anche il nipote Aiace Oileo.\nQuando Giasone inviò gli araldi in tutta la Grecia alla ricerca di eroi disposti a partire per il recupero del vello d'oro, suo figlio Oileo rispose alla richiesta e partecipò alla spedizione degli Argonauti.
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### Titolo: Agrio (figlio di Circe).\n### Descrizione: Agrio (in greco antico: Ἄγριος) era un personaggio della mitologia greca ed uno dei tre figli che Circe ebbe da Ulisse.\nI suoi fratelli erano Latino e Telegono.
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### Titolo: Agrone (mitologia).\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Agrone era il nome di uno dei figli di Eumelo.\n\nIl mito.\nAgrone con le sorelle Meropi e Bissa viveva nell'isola di Cos. Egli odiava tutti gli dei tranne uno, Rea la madre terra per via dei raccolti che offriva e che permetteva tranquillamente alla sua famiglia di vivere agiatamente.\nGli dei stanchi delle continue offese decisero di punire la sua famiglia così Artemide, Ermes ed Atena trasformarono Bissa in un gabbiano, Meropi in una civetta, Eumelo in corvo e Agrone in un piviere.
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### Titolo: Aiace Telamonio.\n### Descrizione: Aiace (in greco antico: Αἴας?, Áiās) è un personaggio della mitologia greca. È uno dei protagonisti dell'Iliade di Omero e del Ciclo epico, cioè quel gruppo di poemi che narrano le vicende della Guerra di Troia e quelle collegate a questo conflitto.\nPer distinguerlo dal suo omonimo Aiace d'Oileo, viene chiamato con il patronimico 'Telamonio' (ovvero figlio di Telamone) o anche 'Aiace il Maggiore'.\n\nGenealogia.\nFiglio di Telamone e di Peribea, sposò Tecmessa che lo rese padre di Eurisace.\n\nMito.\nIl ritratto.\nNell'Iliade, Aiace viene descritto come il più alto tra gli achei, dotato di una robusta corporatura, secondo solo al cugino Achille quanto a forza negli scontri; è giudicato un autentico pilastro dell'esercito greco. Si racconta che poco prima della nascita dell'eroe, Eracle, grande amico del padre di Aiace, lo aveva trovato a Salamina a banchettare con i suoi amici. All'eroe fu subito offerta tra le mani una coppa aurea di vino e l'amico lo invitò a libare a suo padre Zeus. Eracle, che aveva visto che la madre del piccolo, Peribea, era sul punto di partorire, dopo aver libato tese le braccia al cielo e pregò così il padre: «O Padre, concedi a Telamone uno splendido figlio, con la pelle dura come quella del leone ed equivalente coraggio!».\nÈ stato educato dal centauro Chirone, che era stato istitutore anche del padre Telamone, di Peleo, padre di Achille, e di Achille stesso. Dopo il cugino, Aiace era il più valoroso guerriero dell'esercito guidato da Agamennone, sebbene non fosse dotato della stessa sagacia di Nestore, Idomeneo e, naturalmente, Odisseo.\nSi poneva alla testa dei suoi soldati, portando un largo scudo di bronzo ricoperto con sette strati di pelle di bue. Uscì indenne da tutte le battaglie descritte dall'Iliade ed è l'unico tra i protagonisti del poema a non ricorrere mai all'aiuto di uno degli dei schierati al fianco delle parti in lotta. È l'incarnazione stessa delle virtù della costanza negli impegni e della perseveranza.\n\nNella Guerra di Troia.\nNell'Iliade, Aiace compie molte imprese valorose. Nel quarto libro colpisce con la lancia il giovane guerriero troiano Simoesio, causandone la morte. Quindi dimostra il suo coraggio nei duelli contro Ettore. Nel settimo libro, Aiace viene sorteggiato per scontrarsi con Ettore e disputa così un duello che si protrae quasi per un giorno intero. All'inizio sembra riuscire a vincere e riesce a ferire Ettore con la sua lancia e a gettarlo a terra, colpendolo con una grossa pietra, ma poi Ettore si riprende e il combattimento continua finché gli araldi, su ordine di Zeus, stabiliscono che lo scontro è pari: i due uomini si scambiano doni in segno di rispetto.\nIl secondo duello tra Aiace ed Ettore si verifica quando il troiano entra violentemente nell'accampamento acheo e affronta i greci in mezzo alle loro navi. Aiace scaglia contro Ettore un grosso sasso, che per poco non lo uccide. Nel XV libro, Apollo cura Ettore e gli restituisce le forze. Così, questi torna all'attacco. Aiace riesce intanto a tenere lontano l'esercito troiano praticamente da solo. Nel libro successivo, Ettore disarma Aiace, sebbene non lo abbia ferito, e questi è costretto a ritirarsi, mentre i troiani incendiano una delle navi. Aiace, però, prima che Ettore gli mozzasse di netto la punta dell'asta e prima che l'incendio divampasse sulla nave di Protesilao, reagì all'atto di appiccare il fuoco alle sue navi, uccidendo molti guerrieri nemici, tra i quali il signore della Frigia, Forci, alleatosi coi troiani.\nA causa del suo litigio con Agamennone, Achille non partecipa a questi scontri. Nel IX libro, Agamennone e gli altri capi achei inviano Aiace, Odisseo e Fenice nella tenda di Achille per convincerlo a tornare in battaglia. Sebbene Aiace faccia del suo meglio, la missione fallisce. Durante l'assalto troiano alle navi greche, Patroclo (che aveva tentato di impersonarlo per dare coraggio ai greci), viene ucciso da Ettore, che cerca di prenderne il cadavere e di darlo in pasto ai cani. Aiace, insieme a Menelao, lotta duramente per impedirglielo e alla fine riporta indietro il corpo con un carro all'accampamento e lo consegna ad Achille, che, furioso di dolore, deciderà di tornare a combattere. Il suo ritorno darà una grossa svolta alla guerra.\n\nMorte.\nAiace Telamonio si preparò a contrattaccare i Troiani, allorché questi ultimi, guidati dalla regina Pentesilea e dalle Amazzoni, avanzarono sul campo di battaglia riempiendo la pianura di cadaveri. Sfiorato da un dardo di Pentesilea, che gli aveva appena scalfito l'elmo, l'eroe rinunciò a scontrarsi con la donna, giudicando una preda così facile degna del cugino. Achille, dopo aver ucciso Ettore in duello per vendicare Patroclo, in seguito cadrà ucciso per mano di Paride: Aiace e Odisseo combattono contro i troiani per strappare loro il corpo dell'eroe caduto. Aiace, roteando la sua immensa ascia, si occupa di tenere lontani i troiani, mentre Odisseo carica Achille sul suo carro e lo porta via.\nDurante questa battaglia, Aiace compie sanguinosi prodigi massacrando Glauco, figlio di Ippoloco e sovrano licio, e ferendo Enea e Paride gravemente. Dopo la cerimonia funebre, entrambi gli eroi reclamano il diritto di tenere per sé le armi di Achille come riconoscimento del loro valore: alla fine, dopo alcune discussioni, è Odisseo a spuntarla e Aiace, accecato dal dolore, decide di vendicarsi dei responsabili del verdetto la sera stessa.\nAl suo risveglio, impazzito a causa di un incantesimo lanciatogli da Atena, si lancia contro un gregge di pecore e le massacra, credendo di uccidere gli Atridi, ovvero Agamennone e Menelao.\nRientrato in sé, si vede coperto di sangue e capisce che cosa abbia in realtà fatto: perduto in questo modo l'onore, preferisce suicidarsi piuttosto che continuare a vivere nella vergogna. Si lancia sulla spada che Ettore gli aveva donato alla conclusione del loro duello. Dal terreno intriso del suo sangue spunta un fiore (come era accaduto anche al momento della morte di Giacinto), il Delphinium ajacis, che porta sulle sue foglie le lettere Ai, che rappresentavano sia le iniziali del suo nome che il dolore del mondo per la sua perdita. Le sue ceneri vennero deposte sul promontorio Reteo, all'ingresso dell'Ellesponto.\nQuesto racconto della morte di Aiace si trova nella tragedia Aiace, scritta da Sofocle, nelle Nemee di Pindaro, ne Le Metamorfosi di Ovidio e nella tragedia Ajace di Foscolo in cui l'eroe incarna l'ideale di ribellione nei confronti del tiranno, mentre Omero, nell'Odissea, si mantiene sul vago, riferendo soltanto che la sua morte avvenne a causa della disputa per le armi di Achille: durante il suo viaggio nell'Ade, Odisseo incontrerà l'ombra di Aiace e lo pregherà di parlargli, ma Aiace, ancora risentito nei suoi confronti, rifiuterà e ritornerà silente nell'Erebo; una seconda ipotesi afferma che, come era successo con Achille, Aiace nell'Ade abbia cambiato la sua natura: da guerriero a uomo semplice, quindi Aiace potrebbe aver perdonato Odisseo, ma, non avendo bevuto il sangue necessario alle ombre dell'Ade per parlare (vedi Tiresia), non parlò. Ma quello che Aiace e Odisseo non sanno è che le armi di Achille, che ormai Odisseo non possiede più, sono state portate sulla tomba di Aiace mentre i due parlano nell'Ade.\n\nLa famiglia.\nAiace era figlio di Telamone, che a sua volta era figlio di Eaco e nipote di Zeus e della sua prima moglie, Peribea. Era anche cugino di Achille, il più forte e famoso degli eroi greci, e fratellastro di Teucro. Sua moglie fu Tecmessa, una concubina frigia. Molti ateniesi illustri, tra i quali Cimone, Milziade, Alcibiade e lo storico Tucidide sostennero di essere discendenti di Aiace. Anche in Italia il culto di Aiace quale mitico avo di varie famiglie era diffuso. Lo studioso Maggiani ha recentemente mostrato come su una tomba etrusca dedicata a Racvi Satlnei a Bologna (V secolo a.C.) vi sia riportata l'espressione 'aivastelmunsl = della stirpe di Aiace Telamonio', insieme ad una raffigurazione del suicidio di Aiace, come insegna araldica della famiglia etrusca Satlna.\n\nApprofondimenti.\nIl palazzo di Aiace.\nNel 2001, l'archeologo Yannos Lolos cominciò degli scavi nelle rovine di un antico palazzo miceneo, sull'isola di Salamina, che si pensa sia potuto essere la reggia di Aiace. Le rovine sono state portate alla luce nei pressi del villaggio di Kanakia di Salamina, a pochi chilometri al largo di Atene. La struttura copre un'area di 750 m² ed è composta da una trentina di stanze. Pare essere stata abbandonata all'incirca all'epoca della Guerra di Troia ed Il luogo in cui sorge coincide con quello già noto al geografo Strabone, molto più tardo.\n\nVittime di Aiace Telamonio.\nDurante la guerra, Aiace uccise molti guerrieri tra i quali:.\n\nAcamante, l'anziano condottiero trace (Omero, Iliade, libro VI, vv. 5 ss.).\nAganippo, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 230).\nAgelao, guerriero troiano, figlio di Meone. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 229).\nAgestrato, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 230).\nAnfio, un valoroso e ricco possidente di terre, che il Fato condusse come alleato a Priamo. (Omero, Iliade, libro V, v. 612).\nArcheloco, un capitano Dardano residente nello stesso gruppo di Enea e Acamante. Era figlio di Antenore. (Omero, Iliade, libro XIV, versi 465 e seguenti.).\nCaletore, figlio di Clizio, uno degli anziani di Troia e figlio di Laomedonte. (Omero, Iliade, libro XV, v. 419).\nDeioco, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro I, vv. 529 ss.).\nDoricle, figlio di Priamo. (Omero, Iliade, libro XI, v. 489).\nEnieo, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro I, vv. 529 ss.).\nEpicle, un compagno di Sarpedone, il re di Licia. (Omero, Iliade, libro XII, v. 379.).\nErimante, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 231).\nEurinomo, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro I, vv. 529).\nForci, signore della Frigia. (Omero, Iliade, libro XVII, vv. 312 ss.).\nGlauco, il giovane capo licio, ricordato per aver scambiato l'armatura con Diomede. (Pseudo-Apollodoro, Epitome, libro III, 34 ss.).\nIppotoo, capitano dei Pelasgi. (Omero, Iliade, libro XVII, vv. 288 ss.).\nIllo, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro I, vv. 529).\nIrtio, capitano dei Misi e figlio di Girtio. (Omero, Iliade, libro XIV, vv. 511 ss.).\nLaodamante, capitano troiano, figlio di Antenore. (Omero, Iliade, libro XV, v. 516).\nLisandro, guerriero troiano. (Omero, Iliade, libro XI, v. 491).\nNesso, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 231).\nOcitoo, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 230).\nPandoco, guerriero troiano. (Omero, Iliade, libro XI, v. 490).\nPilarte, guerriero troiano. (Omero, Iliade, libro XI, v. 491).\nPiraso, guerriero troiano. (Omero, Iliade, libro XI, v. 491).\nSimoesio, giovane guerriero troiano, figlio di Antemione. (Omero, Iliade, libro IV, v. 473).\nTestore, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 229).\nZoro, guerriero troiano. (Quinto Smirneo, Posthomerica, libro III, v. 231).\n\nNella cultura moderna.\nAiace Telamonio è raffigurato sul simbolo della squadra di calcio dell'Ajax Amsterdam, squadra che trae il nome proprio da Aiace.\nIl suo nome verrà anche ripreso da un personaggio nel film I guerrieri della notte.\nNel kolossal hollywoodiano Troy, del 2004, Aiace Telamonio è interpretato dall'attore e wrestler Tyler Mane.\nNel videogioco Age of Mythology è presente l'eroe greco Aiace.\nÈ il protagonista dell'omonima canzone di Roberto Vecchioni.\nAIACE è il soprannome dato al treno diagnostico di Rete Ferroviaria Italiana ETR 500 Y1.\nIl soprannome AIACE è stato poi ripreso, con l'aggiunta della marcatura '2.0' anche per il treno diagnostico ETR 500 D2 destinato a sostituire il precedente ETR 500 Y1.
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### Titolo: Aiace d’Oileo.\n### Descrizione: Aiace (in greco antico: Αἴας?, Àias), detto Aiace d’Oileo o Aiace di Locride, per distinguerlo dal suo omonimo Aiace Telamonio, è un personaggio della mitologia greca. Fu un principe della Locride che partecipò alla guerra di Troia.\n\nEra famoso in tutta la Grecia per le abilità nel tiro con l'arco e nella corsa ma anche per la sua rozzezza ed arroganza.\n\nGenealogia.\nFiglio di Oileo e di Eriope (figlia di Fere e detta anche Alcimache) o della ninfa Rene.\n\nIl mito.\nSecondo Strabone, la sua città natale era Narice, nella Locride, come conferma anche Ovidio, definendo Aiace come 'l'eroe di Narice'. Prima dello scoppio della guerra di Troia, era stato uno dei numerosi pretendenti di Elena. Era famoso in tutta la Grecia per la grande abilità nel tiro con l'arco e nel lancio del giavellotto. Suo padre Oileo era famoso per essere stato uno degli Argonauti. Non conosciamo molto della sua vita nel periodo anteriore alla guerra di Troia.\nHa un fratellastro, Medonte, che cadrà a Troia durante la battaglia presso le navi degli Achei mentre cerca di difendere la nave di Protesilao che era stata messa a fuoco da Ettore.\n\nA Troia.\nAiace si mise alla testa del suo esercito durante la spedizione contro la città di Troia, conducendo un contingente alleato composto da quaranta navi, o, secondo un'altra versione, da venti. In battaglia si distinse per la sua crudeltà efferata e per la sua totale mancanza di pietà nei confronti del nemico: con la sua spada troncò la testa al cadavere di Imbrio, guerriero troiano ucciso da Teucro, lanciandola poi contro gli avversari come se fosse una palla per dimostrare agli altri troiani il suo totale disprezzo. Sempre con estrema ferocia uccise Satnio e Cleobulo, altri combattenti avversari, e fece strage di nemici in fuga dopo che il re beota Peneleo, suo amico, ebbe trucidato Ilioneo, altro guerriero troiano, di cui egli aveva poi issato la testa in cima alla sua lancia.\nDurante la difesa delle navi, incalzate dai Troiani, Aiace Oileo si distingue dagli altri Achei insieme al suo omonimo Aiace Telamonio, riuscendo a fare una barriera a difesa delle navi. Quando Aiace Telamonio viene ferito lui rimane l'unico eroe acheo che tiene testa ai Troiani. Fino al rientro di Achille fu certamente il più valoroso degli eroi greci che difendevano le navi. Durante la battaglia vengono anche indicate le innumerevoli empietà che Aiace commette sterminando i Troiani, tra cui lo scempio del soldato che ferisce Idomeneo durante il combattimento sul fianco sinistro degli achei.\nAtena decise di punirlo per la sua tracotanza: durante i giochi funebri in onore dell'eroe Patroclo, Aiace scivolò sul letame e la corsa fu vinta da Ulisse (Iliade, libro XXIII).Spregiatore degli dei, durante la notte della presa di Troia non esitò a violentare la profetessa Cassandra nei pressi dell'altare di Atena. La stessa Cassandra cercò anche di resistere aggrappandosi al simulacro della vergine Pallade Atena, ma con violenza Aiace trascinò via la ragazza facendo cadere anche la statua. Per questo motivo, Atena punì tutti i combattenti greci rendendo loro difficile il ritorno in patria.\n\nNostos e morte.\nSecondo l'Odissea (libro IV), infatti, Aiace fu vittima di una tempesta sul tragitto verso casa, e la sua nave affondò. Poseidone ebbe pietà di lui e lo salvò, facendolo naufragare su un isolotto. Tuttavia l'eroe, ancora preda della propria arroganza, si convinse di essersi salvato con le sole sue forze e gridò, sfidando gli dei a cercare di ucciderlo; irato, Poseidone fece affondare lo scoglio dove l'aveva lasciato e lo fece annegare.\nSecondo un'altra versione, riportata da Virgilio nell'Eneide, Aiace fu ucciso da una folgore scagliata dalla dea Atena, come vendetta della violazione compiuta nel suo tempio a Troia.
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### Titolo: Aicmagora.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Aicmagora (in greco antico: Αἰχμαγόρας) era il nome di uno dei figli di Eracle e di Figalea figlia di Alcimedonte.\n\nIl mito.\nDurante la sua vita Eracle, figlio di Zeus e suo favorito, ebbe diverse donne e innumerevoli figli che in seguito formeranno molte città dando in questo modo una sorta di origine divina ai vari popoli.\nAlcimedonte, come spesso accade nel racconto dei miti, era contrario all'unione di sua figlia con l'eroe greco, perché desiderava che rimanesse pura. Fece quindi esporre Fialo e il figlio ancora in fasce Aicmagora su una irta montagna.\nIn tal frangente fu il rumore di una ghiandaia o il pianto dello stesso Aicmagora a richiamare l'attenzione di Eracle, egli velocemente riuscì a rintracciarli e a metterli in salvo.
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### Titolo: Aite.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Aite era il nome di uno dei cavalli di Agamennone; l'altro si chiamava Podargo.\n\nIl mito.\nEchepolo aveva donato i due cavalli ad Agamennone, grande re della Grecia, come risarcimento per non averlo potuto seguire nella sua spedizione bellica a Troia. Aite era il cavallo femmina della coppia, aveva una bella criniera ed era veloce nella corsa. I cavalli parteciparono ai giochi funebri tenuti per onorare la morte di Patroclo, grande amico dell'invincibile Achille. Durante la corsa, guidata dal fratello del proprietario, Menelao, Aite per poco non riuscì a superare Antiloco.
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### Titolo: Akheilos.\n### Descrizione: Akheilos era un demone marino della mitologia greca. Era un ibrido tra un umano e uno squalo.\n\nIl mito.\nAkheilos era un semidio, figlio di Zeus e Lamia.\nAveva un aspetto bellissimo, e si vantava di essere più bello di Afrodite. Quest'ultima per punirlo della sua vanità lo trasformò in un demone marino a forma di squalo, costringendolo ad essere brutto per l'eternità.
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### Titolo: Alalcomeneo.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Alalcomeneo (in lingua greca: Ἀλαλκομενεύς) era il nome di uno degli eroi greci fondatore della città di Alalcomene in Beozia.\n\nEtimologia.\nIl nome deriva dal verbo greco ajlalkei'n, 'respingere un pericolo, un nemico'.\n\nIl mito.\nAlalcomeneo oltre ad essere il fondatore di tale città compiva anche ruoli religiosi per il culto di Atena.\nSecondo un racconto dei miti fu lui l'inventore delle ierogamie, culti cerimonie religiose dove venivano celebrate le nozze fra Zeus ed Era sua moglie; Era stessa chiese consiglio ad Alalcomeneo, stanca dei continui tradimenti del marito e l'uomo le propose di farsi rappresentare da una statua di legno. Tale culto, celebrato all'epoca ogni anno doveva rinforzare chi avesse giurato fedeltà eterna.\nAlalcomeneo è considerato il primo uomo della Terra, nato prima della Luna.
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### Titolo: Alastore (divinità).\n### Descrizione: Alastore (in greco antico: Ἀλάστωρ?, Alàstor) è una figura della mitologia greca e corrisponde alla personificazione della vendetta e delle lotte familiari ed è stato associato anche con i peccati che si tramandano dal padre al figlio.\nCome un genio o uno spirito della casata nella mitologia romana, ha spesso incitato le persone ad uccidere o a compiere altri peccati.\nIn origine era un mortale, figlio di Neleo il re di Pilo, fu poi abbassato di grado a demone minore dopo che Eracle uccise lui e i suoi fratelli.\n\nInfluenza culturale.\nAlastor è il nome del cavallo di Filippo II di Macedonia, il grande condottiero padre di Alessandro Magno. Celeberrimo per la sua bellezza, indomabilità e velocità, il cavallo venne chiamato così proprio a causa delle sue caratteristiche che ricordavano quelle del temuto spirito della mitologia classica.\nNella demonologia cristiana, Alastor diventa il capo esecutore del re dell'inferno. È citato nel Dizionario infernale di Jacques Collin de Plancy.
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### Titolo: Alcimo (padre di Mentore).\n### Descrizione: Alcimo (in greco antico Ἄλκιμος) era un personaggio della mitologia greca.\n\nMitologia.\nPadre di Mentore ed amico al quale Ulisse affidò il figlio Telemaco partendo per Troia.
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### Titolo: Alcinoo.\n### Descrizione: Alcìnoo (in greco antico Ἀλκίνου, Alkínous, o Ἀλκίνοος, Alkínoos) è un personaggio della mitologia greca, re dei Feaci.\n\nGenealogia.\nFiglio di Nausitoo o di Feace, sposò Arete e divenne padre di Nausicaa e di Laodamante.\n\nMitologia.\nFamoso è il suo immenso giardino, pieno di frutti che maturano in ogni stagione magicamente.\n\nIl viaggio di Ulisse.\nUlisse giunse naufrago sulle coste dell'isola, Nausicaa lo soccorse e lo invitò alla reggia del padre, il quale, una volta apprese le sue disavventure, gli fornì una nave per riprendere il viaggio.\n\nIl viaggio degli argonauti.\nNel viaggio degli Argonauti il paese di Alcinoo è Drepane (identificato con Corcira). Vi giunsero anche Giasone e Medea dove si sposarono e Alcinoo riservò loro una sincera accoglienza.\nDurante il viaggio degli argonauti lo ritroviamo come re di grande saggezza e ospitalità. In seguito Giasone e compagni vennero raggiunti dai soldati del padre di Medea con intenti di vendetta, ma Alcinoo ottenne di porre condizioni affinché la donna si consegnasse a loro, condizione poi non verificata grazie all'amicizia della donna con Arete che riuscì a sapere in anticipo la condizione che il re volle porre.\n\nInterpretazione e realtà storica.\nIl luogo dove regnava Alcinoo si chiamava Scheria, che secondo gli studi maggiormente accreditati doveva trattarsi dell'antica Corcira, ora chiamata Corfù; tale teoria troverebbe conferma grazie a Tucidide, storico dell'epoca, che collocava i Feaci in quell'isola. Altre ipotesi prevedono invece che l'isola fosse l'odierna Ischia o l'Istria.
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### Titolo: Alcioneo (figlio di Diomo).\n### Descrizione: Alcioneo (in greco antico: Ἀλκυονεύς?, Alkyonéus) è un personaggio della mitologia greca, figlio unico di Diomo e di Meganira.\nIl ragazzo possedeva la bellezza sia in apparenza che nella natura del suo carattere ed abitava nell'antica città di Krisa.\n\nMitologia.\nGli abitanti di Delfi chiesero all'oracolo di Apollo che cosa dovessero fare per proteggersi dalla minaccia del drago Sibari la quale da tempo terrorizzava la regione, e il dio rispose che sarebbero stati liberati da questa minaccia solo se avessero scelto un giovane della loro città per consegnarlo nella grotta del mostro. E così fecero.\nAlcioneo fu estratto a sorte e i sacerdoti lo incoronarono prima di portarlo alla grotta del mostro. Per il fato, un giovane di nome Euribaro, figlio di Eufemo, incontrò la processione lungo la strada verso la grotta e vedendo Alcioneo vestito ed incoronato per il sacrificio se ne innamorò chiedendo dove stessero andando e, quando apprese lo scopo di quel viaggio, tolse la corona dalla testa di Alcioneo per mettersela sulla sua testa ed offrendosi in sostituzione.\nDopo essere entrato nella caverna, aggredì la belva e, tirandola fuori dalle rocce, corse infine fuori da essa, ma la belva lo colpì liberandosi e fuggendo e da quel luogo; ne fuoriuscì una fontana, che gli abitanti del luogo chiamarono Sibari.
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### Titolo: Alcone.\n### Descrizione: Nella mitologia greca Alcone (dal greco Ἄλκων), era un eroe ateniese e abilissimo arciere.\n\nIl mito.\nAlcone, figlio di Eretteo e padre di Falero, un giorno si ritrovò davanti ad un gigantesco serpente che stava attaccando suo figlio. Lo aveva stretto nelle spire e stava per ucciderlo quando Alcone preso il suo arco scagliò tante frecce che colpirono tutte solo l'animale senza neppure scalfire suo figlio.\nÈ ritenuto uno dei compagni di Eracle.\n\nPareri secondari.\nSecondo altre fonti con il nome di Alcone si trovano due distinte figure mitologiche, ma ad ognuna di esse è correlato lo stesso aneddoto.
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### Titolo: Alectrione.\n### Descrizione: Alectrione (Ἂλεκτρυών) è il termine con cui in greco antico si indicava il gallo.\nSecondo la mitologia greca Alectrione era un giovane che venne incaricato da Ares di fare la guardia fuori dalla porta della stanza, mentre il dio si concedeva un illecito incontro amoroso con Afrodite. Il giovane però finì per addormentarsi ed Helios, il sole, sorprese la coppia di amanti. Ares, adirato per l'accaduto, trasformò Alectrione in un gallo, animale che da allora non dimentica mai di segnalare al mattino l'arrivo del sole.
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### Titolo: Aleno.\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Aleno (in latino Alaenus) era uno dei fratelli di Diomede.\n\nIl mito.\nQuando suo fratello Diomede approdò e si impossessò di alcuni territori della Daunia, si scontrò con il re di quella regione Dauno figlio di Licaone. Essendo ambedue provenienti dall'Arcadia Aleno venne chiamato a far da giudice e ad esprimere il suo giudizio. Aleno, che era innamorato della figlia di Dauno Euippa, a sorpresa diede torto al fratello.\nDiomede, infuriato con il parente, maledisse lui e la regione che governava.
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### Titolo: Aleso (mitologia greca).\n### Descrizione: Nella mitologia greca, Aleso (in latino Haelesus oppure Halesus) è compagno d'armi e figlio di Agamennone, nato da Briseide o Clitemnestra.\n\nIl mito.\nAgamennone fuori dal matrimonio ebbe numerose amanti e figli, fra cui tale Aleso.\nClitennestra ed Egisto organizzarono una strage nel palazzo dove il ragazzo risiedeva appena Agamennone ritornò dalla lunga guerra di Troia ma Aleso fu uno dei pochi a scampare alla morte.\nFuggito, si recò in Italia dove fondò la città di Falerii; partecipò alla guerra di Enea e dei Latini contro i Rutuli condotti da Turno alleandosi con quest'ultimo, non tanto per amicizia nei suoi confronti, quanto perché nemico di Enea. Durante lo scontro uccise diversi guerrieri nemici (Ladone, Ferete e Demodoco; Toante colpito da un masso al volto e per finire Strimonio) venendo poi ucciso da Pallante, che intendeva vendicare tutti i compagni uccisi; quando Pallante scagliò l'asta contro uno dei Latini, Aleso gli fece scudo parandoglisi davanti, e fu così che venne colpito dalla lancia del nemico in pieno petto.\n\nPareri secondari.\nAleso fu anche il nome di uno dei lapiti, famosi per la loro guerra contro i centauri.
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### Titolo: Alessandro di Abonutico.\n### Descrizione: Alessandro di Abonutico (in greco antico: Αλέξανδρος?, Aléxandros; Abonutico, 105 – 170) è stato un mistico e profeta greco antico.\n\nBiografia.\nAlessandro, partito da umili inizi, arrivò ad essere titolare di un oracolo e ricchissimo, oltre che il fondatore del culto di Glicone, che raggiunse in breve vasta popolarità nel mondo romano. Lo scrittore suo contemporaneo Luciano di Samosata, che gli dedica un velenoso pamphlet intitolato Alessandro o il falso profeta, affermò, in realtà, che tutto fosse una frode, in quanto il dio Glicone era stato presumibilmente costruito a partire da un burattino.\nLa narrazione assai vivida della sua carriera data da Luciano potrebbe essere presa come fittizia, ma è, in realtà, confermata da alcune monete degli imperatori Lucio Vero e Marco Aurelio e da una statua di Alessandro, che, come detto da Atenagora di Atene, era situata nel foro di Pario.\nLuciano lo descrive come responsabile di aver truffato molte persone e impegnato, attraverso i suoi seguaci, in varie forme di ricatto e proselitismo a fini di lucro: tuttavia, è possibile che l'acredine del Samosatense dovesse essere dovuta all'odio di Alessandro verso gli epicurei, che Luciano aveva ammirato. Se Alessandro era il maestro di frodi e inganno come risulta dal ritratto di Luciano, comunque, non può essere stato troppo diverso da altri oracoli dell'epoca, quando una grande massa di sfruttamenti lucrosi era attuata da alcuni santuari.
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### Titolo: Alessandro di Mindo.\n### Descrizione: Alessandro di Mindo (in greco antico: Ἀλέξανδρος?, Aléxandros; Mindo, ... – ...; fl. I secolo) è stato uno scrittore greco antico di zoologia di epoca incerta.\nLe sue opere, oggi perdute, dovevano essere considerate di grande valore dagli antichi, che le citano con frequenza. Diogene Laerzio dice che un certo 'Alessone di Mindo' sia l'autore di un lavoro sui miti, di cui egli cita il nono libro. Essendo questo autore sconosciuto, però, si ritiene che si possa identificare con Alessandro di Mindo.\nI titoli delle sue opere sono:.\n\nΚτηνῶν Ἱστορία (o Περὶ Ζώων), di cui Ateneo cita un lungo frammento appartenente al secondo libro;.\nUn'opera sugli uccelli (Περὶ Πτηνῶν), di cui Ateneo cita il secondo libro.\n\nEdizioni.\n(DE, GRC) Felix Jacoby, 25, in Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlino, Weidmann, 1923-1958.
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### Titolo: Alete (figlio di Ippote).\n### Descrizione: Alete (in greco antico: Ἁλήτης?, Alḗtēs) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Ippote e discendente di Eracle. Essendo nato durante le migrazioni, fu chiamato l'errante, che è il significato del suo nome.\n\nMitologia.\nSecondo Pausania, era figlio di Ippote, figlio di Filante, figlio di Antioco, figlio di Eracle. Volendo conquistare Corinto, decise di consultare l'oracolo di Dodona. Questi gli assicurò la vittoria a patto che si verificassero due condizioni, la prima era l'attesa del giorno in cui qualcuno gli avesse donato una zolla di terra corinzia e l'altra doveva corrispondere al giorno in cui nella città fossero portate delle corone.\nEntrambe si verificarono, la prima quando per spregio invece di pane come aveva richiesto, ottenne una piccola zolla di terra da un corinzio e la seconda grazie alla figlia del re Creonte che si era innamorata di lui e gli apri le porte del palazzo per farlo entrare.\nDivenne quindi re, espulse i discendenti di Sisifo trent'anni dopo la prima invasione del Peloponneso da parte degli Eraclidi e mosse guerra ad Atene, ma fu sconfitto dal re Codro.

Raccolta di voci che riguardano la mitologia greca da Wikipedia italiana (aprile 2024)

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