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La Croce del Nord è un asterismo che comprende le stelle più luminose della costellazione del Cigno; deve il suo nome alla sua somiglianza, nonché opposizione in cielo, alla brillante costellazione australe della Croce del Sud. Osservazione La Croce del Nord coincide con il "corpo" del Cigno; le sue componenti sono Deneb, legata ad Albireo a formare l'asse verticale, mentre quella orizzontale è formata da Gienah e Rukh, le stelle ε e δ cigni. Le due assi si incontrano nella stella Sadr, la γ cygni. Questo asterismo è una delle figure più caratteristiche dell'emisfero boreale, poiché si trova a latitudini medie, e può essere dunque osservato molto alto durante i mesi estivi boreali da tutto l'emisfero nord della Terra; nell'emisfero sud invece appare basso sull'orizzonte settentrionale, fino a scomparire del tutto a sud del 60º parallelo sud. Lungo l'asse maggiore della croce corre la Via Lattea, in un punto molto denso dove abbondano gli ammassi aperti e ricchi campi stellari ben visibili anche con semplici binocoli. La Fenditura del Cigno, un insieme di nebulosità oscure, corre parallela all'asse maggiore. La stella Deneb, assieme a Vega ed Altair fa pure parte di un altro asterismo, noto come Triangolo Estivo. Note Voci correlate Asterismo Cigno (costellazione) Asterismi
Secondo la sociologia della comunicazione, alla base della società si possono individuare delle dinamiche chiamate micro-rituali. Questa dimensione è detta micro perché riguarda le interazioni sociali che avvengono tra singoli soggetti, mentre la dimensione dei macro-rituali sociali riguarda le interazioni che avvengono in forma collettiva. Ruolo sociale dei micro-rituali Per Georg Simmel, i micro-rituali possono essere paragonati ai tessuti degli organi. Infatti, come i tessuti svolgono un’attività determinante affinché gli organi possano dare vita ad un essere vivente, allo stesso modo le dinamiche interpersonali tra individui hanno un ruolo fondante per la dimensione macro sociale. Catene di interazioni Randall Collins definisce i micro-rituali come un insieme di azioni date da catene di interazioni rituali, ovvero un insieme di toni e gesti legati tra loro. Secondo la teoria dell'interazione rituale di Collins, sono le situazioni stesse ad avere delle proprie strutture locali e delle proprie dinamiche. Infatti, durante un’interazione faccia a faccia la situazione che viene a crearsi è il risultato di un insieme di emozioni condivise dai soggetti coinvolti. Ad esempio, se due persone si incontrano per strada e si salutano, sono in grado di stabilire la qualità della loro relazione perché il tipo di saluto permette di ricordare cosa rappresenta quella relazione collegando, come in una catena, una situazione passata a quella presente. Modi di funzionamento dei micro-rituali Secondo Collins, in base al modo in cui i toni e i gesti usati nei micro-rituali vengono combinate tra loro, si genera una sorta di "partitura gestuale", che può variare oppure mantenere il carattere delle situazioni che vengono a crearsi. Dal punto di vista di Simmel invece, durante le interazioni sociali avviene una ripetizione di dinamiche micro-rituali, in grado di dare vita a "forme sociali". Queste forme non sono ogni volta identiche, ma presentano caratteristiche ricorrenti nel momento in cui due soggetti si incontrano. L'importanza del self A partire dagli studi di Émile Durkheim, secondo il quale i rituali collettivi producono la divinità, Erving Goffman sostiene che ogni interazione della vita quotidiana può essere vista come un rituale che ha lo scopo di affermare la sacralità del self, il quale viene inteso come una facciata, cioè l’immagine di sé che un individuo vuole dare agli altri in determinate situazioni. In particolare, Goffman identifica il self con tutto ciò che è diffuso nel flusso degli eventi che accadono durante un incontro. La centralità di questi rituali della vita quotidiana è data dalle situazioni stesse, caratterizzate da regole necessarie per l’interazione e la produzione dell’ordine sociale: le regole selezionano le azioni più adeguate da mettere in atto in una specifica circostanza per preservare la sacralità della propria immagine. Regole di interazione La serenità degli individui dipende da quanto gli elementi della situazione (come comportamenti, giudizi degli altri) sono coerenti all'immagine che si vuole dare di sé in un determinato momento. Nell’interazione con gli altri, ogni persona cerca di difendere la propria facciata, cercando di attenersi alle regole di interazione per evitare l’imbarazzo di perdere la propria immagine. Le regole di interazione diventano dunque prassi e danno vita a rituali definibili come interazioni focalizzate sugli oggetti sacri, ovvero sul proprio self messo in scena. Per mantenere la sacralità del self, è necessario seguire una serie di regole che guidano l’azione attraverso obblighi e aspettative. Ad esempio, Goffman spiega come un’infermiera abbia l’obbligo di eseguire gli ordini dei medici, ma allo stesso tempo nutra l’aspettativa che il paziente si lasci trattare da lei in modo docile. Queste regole rappresentano gli strumenti convenzionali di comunicazione con i quali l'individuo può esprimere il proprio carattere in base alla circostanza e possono essere distinte in: regole formali che controllano le interazioni della vita pubblica, quindi ufficiali. regole informali che controllano invece le interazioni della vita quotidiana. Secondo Goffman, le interazioni hanno forme abbastanza rigide, dipendenti da deferenza e contegno, due modalità di comportamento che servono a gestire la situazione per la conservazione della facciata: la deferenza è il modo in cui una persona si esprime in conformità alle regole. il contegno è il comportamento rituale manifestato dal self verso sé stesso e prevede un controllo delle emozioni, attraverso il quale l’individuo limita le invasioni degli altri rispetto alla sua facciata. La spontaneità non è dunque possibile, perché prevale il mantenimento delle strutture relazionali e di conseguenza dell’ordine sociale. La socievolezza Per Simmel, le interazioni che avvengono durante i micro-rituali non presentano schemi rituali rigidi come quelli proposti da Goffman. Secondo Simmel ci sono infatti dei momenti di “socievolezza”, ovvero situazioni in cui i rituali sociali vengono lasciati da parte e durante le quali l’individuo può mostrare le sue diverse sfaccettature. La socievolezza rende possibile un incontro tra personalità, dando vita all'interazione tra diverse individualità che mettono in contatto le loro parti più umane. Come Simmel, Norbert Elias sostiene che la socievolezza è possibile, in particolare nella cosiddetta “attività di piacevolezza”, ovvero quando viene allentato il controllo delle emozioni. Questo rilassamento può avvenire tramite l’uso di alcolici oppure in spazi ben definiti come stadi e discoteche. Vita come rappresentazione I micro-rituali della realtà sociale sono paragonabili a ciò che accade sulla scena di un teatro. Durante le interazioni della vita quotidiana, ogni persona interpreta una parte, costruita per fare in modo che possa mantenere la facciata da presentare agli altri. Il successo della rappresentazione fornita dipende da quanto questa sia adeguata agli stereotipi degli spettatori, ovvero quanto la rappresentazione rispetti le convenzioni sociali di una specifica situazione. Per mantenere la definizione della situazione sono necessarie delle accortezze, in particolare la segregazione del pubblico e il controllo dei gesti e delle parole. La segregazione del pubblico consiste nel tenere separate le persone alle quali è destinata una precisa facciata dalle persone alle quali non è destinata, dal momento che ogni routine mostrata viene vista come la principale, l’unica che il soggetto può interpretare. Ad esempio, se dei genitori vedessero un insegnante (da loro giudicato bravo) maltrattare un alunno, farebbero fatica a considerare ancora credibile la sua facciata di bravo insegnante. Per questa ragione, quando si interpreta un ruolo davanti ad un determinato pubblico, è necessario che quest'ultimo non assista all’interpretazione di un ulteriore ruolo, altrimenti la veridicità della rappresentazione che si desidera mostrare verrebbe messa in discussione. La separazione del pubblico avviene in maniera automatica, dato che la facciata viene cambiata automaticamente in base a chi si ha davanti. A ciascuno degli interlocutori è fornita un’immagine del proprio self per confermare il ruolo acquisito in un gruppo sociale. All’interno di un gruppo, come conferma della parte assunta, vengono ripetute delle routine che evitano di mostrare ruoli incongruenti. Più sono i testimoni che credono a quello che viene messo in scena, più la rappresentazione avrà successo. Il controllo dei gesti involontari diventa necessario, perché possono anch’essi mettere in discussione la rappresentazione che si sta portando avanti. Per mantenere la sacralità della circostanza in cui avviene la comunicazione è dunque richiesta una coerenza di ruolo. Per questo motivo agli individui si chiede un certo decoro, ovvero una conformità con il ruolo interpretato, che implica il controllo delle emozioni. Équipe di rappresentazione Per costruire e preservare una facciata è spesso necessaria la cooperazione di alcuni partecipanti. Qualsiasi complesso di individui che collabori nell’inscenare una routine prende il nome di “équipe di rappresentazione”. I membri dell'équipe devono essere al corrente del proprio ruolo all’interno della scena; in caso contrario verrebbero privati del proprio personaggio. Questa evenienza è rischiosa per la preservazione della rappresentazione, perché un membro che non conosce la propria posizione potrebbe dire delle cose o svolgere delle azioni che sono incongruenti con la scena, facendo ad esempio delle gaffes o svelando dei retroscena. Una simile équipe si può creare in un momento di interazione che necessita della collaborazione di alcuni partecipanti, al fine di salvare la faccia ad uno o più attori e mantenere così la definizione della situazione. Ad esempio, gli insegnanti capiscono che per non perdere il rispetto degli alunni è necessario non sembrare in disaccordo con i propri colleghi o contraddirli di fronte agli studenti. Il segreto Il segreto è un elemento fondamentale e necessario nelle interazioni sociali, dal momento che alcune informazioni sui personaggi che partecipano all’interazione potrebbero causare la distruzione della situazione. A questo proposito, Goffman individua diversi tipi di segreti: i segreti oscuri, ovvero segreti che non si possono rivelare perché nascondono elementi che non sono compatibili con l’immagine di sé che è stata fornita. i segreti strategici, che possono essere rivelati una volta che è stata compiuta l’azione e che servono ad evitare reazioni non controllabili. i segreti interni, i quali sono in grado di creare complicità nel gruppo e rafforzare così i legami tra i membri, che condividono qualcosa a cui gli estranei non hanno accesso. Stigmatizzazione Nel momento in cui un individuo è stigmatizzabile, per evitare di essere screditato all’interno dei luoghi della vita sociale deve attuare una vigilanza costante sull’informazione che potrebbe danneggiarlo. Questo controllo avviene non solo da parte della persona direttamente interessata, ma anche da parte di tutti coloro che le sono vicini (come ad esempio i familiari) e che possono funzionare come una équipe di rappresentazione, sostenendola in questo tipo di messa in scena. In particolare, Goffman riporta l’esempio di una moglie con deficit uditivo e di un marito che la sostiene nella sua parte di persona “normale” collaborando nella gestione del segreto dell’individuo screditabile. Inoltre, Goffman osserva come questo senso di cooperazione sia presente anche tra le persone stigmatizzate che si conoscono tra loro. Un caso può essere quello degli ex malati mentali che, dopo aver condiviso il ricovero, in pubblico preferiscono ignorarsi, fingendo di non conoscersi per mantenere il controllo sulla loro comune esperienza stigmatizzabile, della quale vorrebbero mantenere il segreto. Brick Nell’interpretazione di un ruolo, l’attività principale richiesta a ciascun attore è il controllo delle impressioni degli altri, un compito che richiede il tatto necessario per evitare l’imbarazzo o le gaffes. Quando questo controllo viene meno, avviene un “brick”, ovvero un incidente in cui uno dei presenti rivela l'incongruenza in cui è caduto un membro dell'équipe. Nel momento in cui la relazione tra membri viene rotta, la situazione può avere due possibili evoluzioni: Si può dare vita ad una ridefinizione della situazione, che comporta la messa in discussione di tutte le facciate. Può avvenire una assimilazione delle stonature di un attore, pur di mantenere invariata la definizione della situazione. Questo caso di assimilazione dell’errore avviene ad esempio quando il ruolo del personaggio è già ben definito e metterlo in discussione causerebbe anche la caduta dell’ordine sociale rappresentato. Ambientazione L’ambientazione è molto importante, perché vi avviene la rappresentazione. Lo spazio di rappresentazione viene definito da Goffman come una “ribalta”, al cui interno ogni attività ha determinate regole in base alla rappresentazione che si sta inscenando. Queste regole di cortesia assunte da un attore, insieme al suo modo di muoversi e comportarsi, vanno a formare la cosiddetta “facciata di maniera”, ovvero quell’immagine del self proiettata nei termini degli attributi sociali approvati. Proprio come nella scena di un teatro, chi viene visto dagli altri cerca dunque di mantenere una definizione della situazione coerente al ruolo interpretato in quel momento, nascondendo qualunque elemento che possa mettere in discussione l’adeguatezza della propria rappresentazione. Un esempio proposto da Goffman è quello della padrona di casa altoborghese che si cambia di abito prima dell’arrivo degli ospiti per non apparire sporca di sugo, nascondendo quindi quella parte che potrebbe disturbare la definizione della situazione. Tutto ciò che non viene mostrato sulla scena e viene nascosto al pubblico fa parte del retroscena, dove l’attore può uscire dal suo ruolo e rilassarsi abbandonando la facciata assunta. Scena e retroscena possono essere anche spazialmente definiti, come ad esempio lo sgabuzzino del bar dove i camerieri si cambiano d’abito, entrando in quel momento nel personaggio richiesto dalla situazione e diventando quindi gentili con i clienti. Ci sono anche degli spazi che, in alcuni momenti, possono svolgere la funzione della ribalta e in altri quella del retroscena, come ad esempio l’ufficio di un dirigente. Al suo interno si possono fare riunioni organizzative con i sottoposti ma allo stesso tempo il dirigente vi può fare chiamate private, sbottonarsi la camicia o mettere i piedi sulla scrivania. Quindi anche nello stesso spazio il comportamento del singolo cambia a seconda della situazione che deve sostenere. L'ordine sociale La forma della società può essere paragonata a quella di un agglomerato di cristalli, ognuno dei quali possiede delle facce precise e regolari. Questo agglomerato è simile alla struttura della società perché, come l’agglomerato di cristalli si sfalda se ogni cristallo non possiede la giusta faccia, allo stesso modo la società tende a disgregarsi nel momento in cui un individuo non presenta la facciata più adatta ad una determinata interazione. Goffman definisce l’ordine sociale attraverso una componente preesistente di interazione, identificata da due prospettive: la prospettiva tecnico sistematica, la quale permette che l’interazione avvenga tecnicamente, cioè con gesti automatici, secondo norme aventi lo scopo di facilitare la comunicazione ed impedirne l'interruzione. Ne sono un esempio le componenti non verbali (come i cenni di assenso) che permettono il fluire della comunicazione. la prospettiva rituale morale, che riguarda tutti quei gesti rituali quotidiani (come ad esempio la cortesia, la deferenza) che fanno parte di ogni interazione e che conferiscono sacralità al self. Note Bibliografia Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino, 1969, ISBN 8815059628 Goffman, Stigma. L'identità negata, Ombre Corte, 2003, ISBN 8887009457 Voci correlate Macro-rituali sociali Sociologia della comunicazione Georg Simmel Norbert Elias Randall Collins Émile Durkheim Erving Goffman teatro Stigmatizzazione (scienze sociali) Rituali
Il forte Umberto I - o torre corazzata Umberto I - è un edificio militare che fa parte del sistema fortificato del Golfo della Spezia ed è situato nella punta nordorientale (punta Scola) dell'isola della Palmaria nel comune di Porto Venere, in provincia della Spezia. Di proprietà dell'ente provinciale spezzino fa parte, assieme al forte Cavour e alla Batteria del Semaforo, delle postazioni difensive della Palmaria nell'ambito del Sistema fortificato del Golfo della Spezia. Storia e descrizione La sua costruzione, su progetto del tenente colonnello Ferdinando Spegazzini, avvenne tra il 1887 e il 1890 e fu decisa del Regno d'Italia per impiegarlo come batteria bassa a 30 metri sul livello del mare. La propaggine montuosa che scende al mare fu in parte sbancata per costruire l’edificio in modo da fondersi con lo sperone roccioso. Il risultato è che la costruzione segue l’andamento del terreno, nascosta quasi in una nicchia, tanto che dal mare risulta invisibile, completamente celata alla vista delle navi. Anche da terra il forte risulta difficilmente aggredibile, mostrando solamente due lati esposti ad eventuali attacchi. La particolarità di questa batteria era quella di avere due cannoni Krupp (400/25, lunghi 14 metri, pesanti 121 tonnellate ciascuno, con un campo di tiro di 270° e una gittata di 5000 metri, una cupola in ghisa (costituita da quindici piastre dal peso di 87,50 tonnellate ciascuna) per affrontare una possibile rappresaglia navale direttamente dall'isola. I meccanismi per lo spostamento degli armamenti erano coadiuvati da un impianto a vapore a quattro caldaie di tipo "Cornovaglia". Si è calcolato che per realizzare questo tipo di affusto corazzato furono spesi quasi dieci milioni di lire dell'epoca tanto che, forse per l'alto costo, ne esiste un solo similare edificio sull'isola di San Paolo a Taranto - il forte Vittorio Emanuele II - realizzato tra il 1883 e il 1901. Negli anni trenta del XX secolo alla fortezza venne aggiunta una batteria antiaerea - detta dello Schenello - avente sei cannoni da 76/40 disposti attorno alla preesistente cupola. Dismesso dopo la Seconda guerra mondiale, intorno agli anni cinquanta, il sito difensivo fu convertito in carcere militare e quindi dopo pochi mesi nuovamente abbandonato. Al forte si accede attraverso portali a bugnato; sono architettonicamente interessanti anche i doccioni metallici dalle forme zoomorfe, decorazioni del tutto inconsuete nelle costruzioni militari del tempo. Acquistato dalla Provincia della Spezia, il forte è stato recuperato e restaurato con fondi europei dopo una convenzione tra l'ente provinciale e il comune di Porto Venere. Gestito dalla Fondazione Marenostrum, fondata nel 2002, è divenuto sede di un centro culturale legato al mare con spazi espositivi, congressuali e laboratori didattici nel campo dell'archeologia subacquea e delle scienze marine. Nel 2016 è partito un progetto per aprire il forte alle visite. Il programma prevede di garantire un'apertura passiva di una struttura fortificata in modo da comprendere se dei visitatori occasionali della Palmaria modificassero il proprio programma per visitare questa struttura, la sperimentazione ha avuto sede nella Torre Umberto I. Come altri forti del sistema difensivo del Golfo, anche il forte Umberto I è incluso nel Catalogo Generale dei Beni Culturali. Note Bibliografia M.Minola, B.Ronco, Castelli e Fortezze di Liguria. Un affascinante viaggio tra storia e architettura, Edizioni Servizi Editoriali,Recco, 2006 G Faggioni, Fortificazioni in Provincia della Spezia: 2000 anni di architettura militare, Ritter editore, Milano, 2008 Voci correlate Palmaria Forte Cavour Collegamenti esterni Umberto I Fortezze della provincia della Spezia
Per i tuoi larghi occhi/Fila la lana è il settimo singolo a 45 giri di Fabrizio De André, pubblicato in Italia dalla Karim nel 1965. Il disco La copertina raffigura una foto del cantautore. Entrambe le canzoni sono arrangiate da Elvio Monti, autore della musica di Per i tuoi larghi occhi, e sono state registrate negli studi Dirmaphon di Viale Pola a Roma (dove incidevano gli artisti della RCA Italiana). Brani Per i tuoi larghi occhi Il brano risente della poetica di Charles Baudelaire fin dal titolo, che è una citazione dell'autore: Nel brano un uomo si dispera per la fine del suo amore, una donna gelida dal «cuore di neve» che, pur non avendolo mai totalmente ricambiato, rimane fissa nei suoi pensieri. L'arrangiamento è di Elvio Monti, già pianista di Claudio Villa, anche autore della musica de La città vecchia. Fila la lana Sebbene lo stesso De André avesse presentato questo brano medievaleggiante come «una canzone popolare francese del quindicesimo secolo» che aveva conosciuto tramite Vittorio Centanaro, è stato in realtà composto da Robert Marcy nel 1948 e interpretato da Jacques Douai nel 1955. La versione originale trae a sua volta spunto dalla canzone Malbrough s'en va-t-en guerre (XVIII secolo). Il testo narra la tragica vicenda della vedova del signore di Vly (nell'originale Monsieur de Marlbrough, modificato nella traduzione per ragioni di metrica), caduto in battaglia. Anche in questo pezzo ricorre il tema dell'inutilità della guerra: non si sa se il nobile fosse stato un "prode eroe", ma ciò non ha importanza per la dama che "per mill'anni e forse ancora piangerà la triste sorte". La guerra di Valois di cui si parla è più nota come guerra di successione bretone (1361-1364), conflitto secondario che si svolse nell'ambito della guerra dei cent'anni. Tracce Note Bibliografia Collegamenti esterni
Lunga, La Longa o Longa (in croato: Lunga) è un isolotto disabitato della Croazia che fa parte delle isole Incoronate; si trova a sud dell'isola Incoronata. Amministrativamente appartiene al comune di Morter-Incoronate, nella regione di Sebenico e Tenin. Geografia L'isola ha una forma irregolare, è lunga circa 1,5 km per 650 m di larghezza); l'altezza massima è di 80 m. La superficie è di 0,609 km² e lo sviluppo costiero di 4,38 km. Ha una baia che si apre a sud (uvala Donja) nella parte orientale. Dista circa 2 km dall'isola Incoronata. Assieme alle isolette Gomigna, Zaccan, Zaccan Petroso e Zaccanar Piccolo racchiude il tratto di mare denominato Porto Zaccan (Luka Žacan). Isole adiacenti Gomigna (Gominjak), a sud-ovest dell'isola Lunga. Zaccan (Ravni Žacan), isolotto a est dell'isola Lunga, tra questa e l'isolotto del Monte. Zaccan Petroso (Kameni Žacan), a sud-est dell'isola Lunga. Vodegna (Vodenjak), a ovest. Isolotti Prisgnago (Prišnjak Veli e Prišnjak Mali), a nord-ovest dell'isola Lunga. Note Bibliografia Cartografia Fondo Miscellanea cartografica catastale, Archivio di Stato di Trieste. Voci correlate Regione di Sebenico e Tenin Toponimi italiani in Dalmazia Isole della Croazia Lunga Regione di Sebenico e Tenin Isole disabitate della Croazia
È l'unico fratello conosciuto di Vazul, un duca ribelle che fu accecato per ordine di loro cugino, re santo Stefano I d'Ungheria, nel 1031 o 1032. I cronisti medievali, nel loro tentativo di sottacere sul fatto che i re d'Ungheria discendessero da un principe condannato dal compianto primo sovrano della storia ungherese, riferiscono che al posto di Vazul fu Ladislao uno dei capostipiti dei monarchi ungheresi. Ján Steinhübel e altri storici slovacchi moderni sostengono che agì in veste di duca di Nitra di un territorio allora vassallo della Polonia, ma questa teoria non è stata universalmente accettata dagli storici. Biografia Ladislao era figlio di Mihály, a sua volta ultimogenito del gran principe Taksony. Secondo gli storici ungheresi, incluso Gyula Kristó, si trattava del più giovane dei due figli di Mihály. Al contrario, Steinhübel e altri studiosi slovacchi ritengono suo fratello Vazul il minore. Il nome della madre resta avvolto nel mistero: György Györffy scrive che «potrebbe aver avuto» un legame di parentela con Samuele di Bulgaria, in quanto il nome dei suoi due discendenti era popolare tra i Cometopuli. Györffy sostiene anche che né Ladislao né suo fratello, essendo entrambi ancora minorenni, erano in grado di ricoprire funzioni amministrative quando il padre morì qualche tempo prima del 997. Distaccandosi da questo filone, Vladimir Segeš ipotizza che il loro zio, il gran principe Géza nominò Ladislao in veste di «duca di Nitra» subito dopo l'assassinio del padre, già intorno al 977, su ordine stesso del gran principe. Segeš aggiunge che Géza congedò Ladislao in favore di suo figlio Stefano nel 995, ma che quest'ultimo, quando subentrò a Géza in veste di gran principe nel 997, concesse nuovamente il ducato a Ladislao. Un terzo punto di vista è quello esposto da Steinhübel. Egli immagina che Ladislao il Calvo divenne duca di Nitra solo dopo che Boleslao il Coraggioso, duca di Polonia occupò vasti territori a nord del fiume Danubio nel 1001 sottraendoli a Stefano, il quale nel frattempo era stato incoronato primo re d'Ungheria. Anche Segeš aderisce alla visione di chi ritiene che Ladislao amministrò per la seconda volta il ducato di Nitra sotto la sovranità polacca all'inizio dell'XI secolo. Va però detto che la teoria secondo cui vasti territori a nord del Danubio fossero a quell'epoca sotto la sovranità polacca all'inizio dell'XI secolo si regge su una sola fonte e per giunta tarda, il Chronicon Hungarico-Polonicum, aspramente criticato per la sua scarsa affidabilità da Györffy. Il testo riferisce che il «ducato di Nitra» ricadeva al tempo sotto l'autorità di una delle famiglie fedeli a re Stefano, gli Hont. Resta inoltre oggetto di dibattito tra gli storici slovacchi se Ladislao si spense in veste di vassallo di Boleslao il Coraggioso o di Stefano I. A giudizio di Segeš, morì soltanto dopo che i polacchi si ritirarono dal ducato di Nitra nel 1018, anno in cui gli subentrò suo fratello Vazul come vassallo di re Stefano. Non è dello stesso avviso Steinhübel, il quale afferma che Ladislao era ancora vassallo di Boleslao il Coraggioso quando morì e che suo fratello gli succedette qualche tempo prima del 1030. Famiglia La Chronica Picta riferisce che sua moglie fosse originaria della Rus' di Kiev». Sulla base di questo resoconto, lo storico ungherese Gyula Kristó identifica la donna con un membro della dinastia rjurikide residente nella Rus' di Kiev. Inoltre, azzarda anche un nome della nobildonna, probabilmente conosciuta come Premislava. Secondo molte cronache ungheresi, Ladislao fu il capostipite dei re d'Ungheria regnanti dopo il 1046, in quanto ebbe tre figli di cui due furono sovrani, ovvero Andrea I e Béla I d'Ungheria. Tuttavia, altre fonti, tra cui la Cronaca di Zagabria e una Leggenda di San Gerardo, tramandano la tradizione secondo cui il padre fosse in realtà Vazul. Sia Györffy che Steinhübel scrivono che Ladislao il Calvo ebbe un figlio, ma il cui nome era Bonuzlo secondo il primo autore e Domoslav per il secondo. Il seguente albero genealogico presenta gli antenati di Vazul e la sua progenie. (a) La storicità o meno di Menumorut resta oggetto di dibattito per gli studiosi moderni. (b) Una donna cazara, pecenega o bulgara del Volga. (c) Györffy ritiene si tratti di una donna legata alla dinastia bulgara dei Cometopuli.(d) Kristó ipotizza che potrebbe essere stato un membro della dinastia rjurikide attivi nella Rus' di Kiev. (e) Molte cronache ungheresi riferiscono che Levente, Andrea e Béla erano figli di Ladislao il Calvo, ma l'attendibilità di questo resoconto è ritenuta dubbia dagli storici moderni. Note Bibliografia Fonti primarie Fonti secondarie Altri progetti Arpadi
Biografia Di famiglia cuneense originaria di Neive, nacque a Roma dove il padre Costantino, maresciallo dei Carabinieri, prestava servizio in quel periodo. Attese agli studi classici, che lasciarono un'impronta indelebile nel suo stile culturale e progettistico: conoscere la lingua latina e la greca gli diede «un senso di misura ed equilibrio senza il quale non avrei potuto svolgere il mio lavoro». Nel 1927, a soli 22 anni, si laureò in ingegneria meccanica presso il Politecnico di Torino e subito rispose ad una inserzione diffusa dalla SPA per l'assunzione di un disegnatore tecnico. Inizialmente scartato al colloquio, venne assunto qualche settimana più tardi dietro segnalazione di Vittorio Valletta, conoscente della famiglia. Dopo aver trascorso mesi a ripassare lucidi, senza avere alcun incarico concettuale, nel 1928 Giacosa decise di eseguire autonomamente alcuni progetti di piccole modifiche e migliorie, sottoponendoli alla direzione tecnica della SPA ed ottenendone considerazione e compiti di maggiore responsabilità. Nel 1929 l'ufficio progettazione della SPA, da tempo acquisita dalla FIAT, venne trasferito al Lingotto e Giacosa fu assegnato al reparto Pavesi, nel gruppo che seguiva l'evoluzione del modello "P4". L'anno successivo fu aggregato al reparto motori automobili della FIAT. Presso le varie ramificazioni dell'azienda automobilistica torinese svolgerà tutta la sua lunga e feconda carriera ascendendo dal primo incarico di disegnatore progettista, per il quale fu assunto con lo stipendio di 600 lire mensili, sino ai massimi livelli dirigenziali. Già nel 1933 venne promosso capo dell'ufficio tecnico vetture, nel 1955 capo della direzione superiore tecnica degli autoveicoli, nel 1966 direttore di divisione e membro del consiglio direttivo dell'azienda. Il primo periodo della sua carriera, dal 1928 al 1946, fu per lui una sorta di apprendistato sebbene ricoprisse già incarichi di prestigio; in questi diciotto anni completò la sua formazione di progettista e acquisì vasta esperienza. Il secondo periodo, dal 1946 al 1970, anno nel quale si dimise con discrezione e profondo senso dell'equilibrio per raggiunti limiti di età, lo vide responsabile della progettazione in numerosi settori dell'azienda; durante questi ventiquattro anni fu attivo in ogni branca della progettazione motoristica, dal settore autovetture a quello aeronautico a quello marino a quello dei grandi motori per impieghi industriali ed energetici a quello dei veicoli militari e speciali. A volte si occupò non solo dell'aspetto motoristico ma anche del disegno generale delle vetture, come nel caso della Nuova 500 del 1957 che è rimasto forse il più famoso della sua carriera e per cui nel 1959 gli fu conferito il Premio Compasso d'oro. Anche il Centro Stile Fiat fu sempre sotto la sua guida. Il 29 gennaio 1970 la FIAT annunciò la sua nomina a consulente della presidenza e della direzione generale e a rappresentante della società presso enti nazionali ed internazionali. Poco dopo si dimise per raggiunti limite di età e si dedicò a consulenze e alla scrittura di vari libri di memorie. Il gesto appartiene in tutto al suo stile sobrio e discreto. La FIAT in quell'occasione lo ricordò con queste parole: "Validissimo contributo, alta competenza, geniale capacità". Il 31 marzo 1996 morì a Torino, a 91 anni di età. È sepolto nel cimitero di Neive. Sebbene svolse la carriera quasi interamente all'interno della FIAT, ricoprì anche diversi ruoli esterni e scrisse parecchi libri sia tecnici sia di memorie. Tra i più noti in Italia e nel mondo è "Motori endotermici", un trattato completo ed esaustivo sulla progettazione e il funzionamento dei motori a combustione interna di ogni tipo e dimensione, adottato come libro di testo per numerosi corsi universitari. Dal 1947 al 1966 fu professore al Politecnico di Torino per il corso di costruzione di motori. Tra le numerose cariche che ricoprì ricordiamo: presidente CUNA (Commissione Unificazione e Normalizzazione Autoveicoli), presidente generale ATA (associazione tecnica dell'automobile), presidente della Fisita (fédération internationale des sociétés des ingénieurs des techniques de l'automobile), membro SAE (society of automotive engineers, USA), membro dell'Institution of Mechanical Engineers britannica. Nel 1987, con un gruppo di personalità del motorismo, fu cofondatore dell'AISA (Associazione Italiana per la Storia dell'Automobile), della quale divenne il primo presidente. Pensiero Sentiamo dalle sue parole l'approccio al lavoro e lo stile che lo caratterizzano: «Nel 1946, nominato direttore degli uffici tecnici autoveicoli, divenni ingegnere capo, il responsabile del progetto delle vetture e degli altri veicoli terrestri costruiti dalla Fiat. Dirigere gli uffici tecnici non significava per me semplicemente fare il direttore, ma sviluppare in proporzioni di gran lunga maggiori il "mio" lavoro: ideare, pensare a tutta l'attività che è peculiare del progetto. Significava esaminare ogni giorno sui tavoli da disegno il progredire degli studi e il graduale definirsi del nuovo modello di vettura, autocarro o autobus o altro veicolo, così come lo avevo immaginato in relazione ai programmi della Fiat». E ancora: «Progettare è anche valutare le difficoltà, individuare i problemi essenziali, ricercarne le diverse soluzioni possibili e selezionare quelle che appaiono in grado di risolverli nel modo più semplice e completo». Riconoscimenti Durante la sua lunga vita ottiene numerosissimi riconoscimenti, tra cui: medaglia d'oro per la conferenza presentata nel 1966 alla XXIII conferenza del traffico e della circolazione promossa dall'ACI di Milano nel settembre del 1967, medaglia d'oro assegnata dal comitato promotore del convegno internazionale artisti, critici e studiosi d'arte per "l'attività di progettazione, sviluppata coerentemente per raggiungere un equilibrio tra gli aspetti di una politica di produzione di grande serie e quelli sociali, economici, tecnologici e formali che ne danno un'originale impronta" nel settembre del 1968, medaglia d'oro colombiana per "la distinzione è un particolare riconoscimento alla intensa e feconda attività di progettista insigne di autoveicoli che caratterizzano nel mondo l'industria italiana ed alla chiara e motivata fama di docente universitario e di pubblicista di trattati scientifici notevoli". Nel 1959 vince il compasso d'oro per la creazione della Nuova Fiat 500 del 1957, piccola utilitaria che nelle motivazioni del premio "costituisce un tipico esempio, nel campo dell'automobile, di una forma nata dalla stretta integrazione fra tecniche proprie della grande serie nell'industria meccanica e particolari esigenze di economia nella produzione di una macchina di ampia destinazione popolare. Il premio, sottolineando la coraggiosa rinuncia alla figuratività tradizionale dell'automobile attraverso un attento riesame del complesso dei suoi elementi fondamentali, intende portare in rilievo il fatto che tale concezione, oltre ad aver condotto il designer alla massima limitazione degli elementi superficiali del costume decorativo, segna un'importante tappa nella strada verso una nuova genuinità espressiva della tecnica". Autovetture nel cui progetto è coinvolto È forse il settore dove più operò e per il quale è ricordato dal pubblico non professionista, sebbene sia solo uno dei molteplici a cui si dedicò. Fiat 500 (Topolino) È la prima vettura del cui sviluppo è completamente responsabile. Vettura minima, che deve essere talmente economica da poter essere acquistata anche da uno degli operai che la costruiscono, così la pensano Agnelli e Valletta. Il 15 giugno 1936 viene presentata al pubblico col nome Fiat 500, subito soprannominata Topolino. Nel 1937 viene proposta in versione Furgoncino. Nel 1948 viene aggiornata nella 500 B con motore a valvole in testa, offerta anche come Giardiniera con fiancate in legno. Nel 1949 è ulteriormente aggiornata nella terza serie, la 500 C. Fiat 508 C/1100 "Nuova Balilla Berlina media che sostituisce nel giugno 1937 la Fiat 508 Balilla. Il motore, con vari aggiornamenti, sarà utilizzato sino al 1969 dalla Fiat 1100 (103). Viene aggiornata a fine 1939 con il nuovo frontale a "prua di nave" ed un cruscotto più moderno diventando la 1100 A (detta "musone"), ancora nel 1948 con un nuovo motore che dà origine alla 1100 B e nel 1949 con il comando del cambio al volante e modifiche alla coda nella serie E. Viene costruita con numerose varianti di carrozzeria, comprese cabriolet, trasformabili, veicoli commerciali, berline lunghe per uso privato o tassì e alcune versioni sportive. Fiat 2800 Costruita in soli 620 esemplari fra il 1938 e il 1943, con motore a sei cilindri in linea, la Fiat 2800 è un'imponente berlina di rappresentanza o una torpedo militare destinata agli alti ufficiali. Cisitalia D46 Monoposto da competizione, progettata per la Cisitalia, con componenti meccanici della Fiat 508B e della Topolino. Costruita a partire dal 1946 fu la dimostrazione di come con una base relativamente semplice ed economica si potesse creare una categoria di vetture da competizione accessibile anche ai piloti più giovani e con meno disponibilità finanziarie, anche negli anni difficili dell'immediato dopoguerra. Cisitalia 202 Coupé Granturismo biposto diretta evoluzione della D46 con carrozzeria di Pininfarina, è considerata una delle più belle automobili mai realizzate. Un esemplare è esposto al Museum of Modern Art di New York come "scultura in movimento". Fiat 1500 D Evoluzione del 1948 della Fiat 1500 di anteguerra, al cui progetto Giacosa non aveva partecipato. L'anno successivo viene ulteriormente modificata nella 1500 E. Fiat 1400 e 1900 Concluso il periodo della seconda guerra mondiale si dedica alla Fiat 1400, prima vettura FIAT a scocca portante poi soprannominata la vettura europea, che viene presentata al salone di Ginevra nel marzo 1950. Da essa deriva la Fiat 1900, con uguale carrozzeria e motore più potente. La 1400 è realizzata anche in versione Cabriolet e, dal 1953, Diesel; la 1900 in versione "Granluce", ovvero berlinetta sportiva. Nel 1954 viene realizzata la seconda serie (1400 A e 1900 A) e nel 1956 la terza (1400 B e 1900 B). Fiat Campagnola Il progetto della Fiat Campagnola è del 1951. Ne derivano un fuoristrada civile, la Campagnola appunto, e uno militare, chiamata a seconda delle serie AR51, AR55 o AR59. Fiat 8V Granturismo di grandi prestazioni e costruzione stranamente artigianale per la FIAT (era costruita dall'officina Costruzioni Sperimentali), uscì nel 1953. Fiat 1100 103, 1100 TV, 1100 Familiare Sempre nel 1953 Giacosa si occupa della 1100 103, vettura di grande successo. Nel 1954 è la volta della 1100 TV (Turismo Veloce) e della 1100 Familiare. La 1100 rimane in produzione per diversi anni, aggiornata nel 1956 come 1100/103 E, nel 1957 come 1100/58, nel 1960 come 1100 Special ed Export, nel 1962 come 1100 D e infine nel 1966 come 1100 R. Da essa derivano anche la 1200 Granluce e le 1100 e 1200 Spyder. Fiat 8001 Turbina Prototipo sperimentale del 1954, con motore a turbina. Fiat 600 e 600 Multipla La 600 uscita nel 1955 è uno dei più grandi successi della FIAT, l'auto che assieme alla Nuova 500 è destinata a motorizzare gli italiani. Un successo strepitoso. Dallo sviluppo progettuale di questa vettura cruciale nella storia della casa torinese, deriveranno le sue evoluzioni naturali, rappresentate dapprima dalla Fiat 850 del 1964 (che sfrutta analoga impostazione meccanica e telaistica) e dalla Fiat 127 del 1971 che, pur rivoluzionando i canoni estetici e adottando motore e trazione anteriore, manterrà identica struttura motoristica, aumentando la cilindrata del propulsore a 903 cm³, disponendolo trasversalmente anziché longitudinalmente, con conseguente aumento del rendimento meccanico. Fiat Nuova 500 e Autobianchi Bianchina La Nuova 500 esce nel 1957 ed è assieme alla 600 uno dei suoi più grandiosi progetti, per il quale nel 1959 vince il compasso d'oro. La Autobianchi Bianchina ne è la sorella più "ricca". In pieno miracolo economico, la Nuova 500, erede della leggendaria Topolino, fu progettata da Giacosa per soddisfare il bisogno crescente di mobilità degli italiani. Con un motore posteriore da 479 cc, fu omologata inizialmente per ospitare appena due passeggeri(dal momento che il sedile posteriore era limitato ad una 'panchetta'). Il modello di lancio del '57 proponeva un tipo di autovettura piuttosto spartana ad un prezzo 'democratico' di 490.000 lire: successivamente, con alcune modifiche apportate agli interni ed al motore, riuscì a garantirsi l'approvazione del grande pubblico, raggiungendo il boom delle vendite tra gli anni 1965 al 1972. Il 1975, anno in cui fu dichiarata ufficialmente fuori produzione, contava ben circa 3,8 milioni di esemplari venduti. Fiat 1800, 2100, 2300 Le 1800 - 2100 - 2300 usciranno in varie versioni a partire dal 1959. Erano equipaggiate con motore a sei cilindri in linea. Fiat 1300 e 1500 Nel 1961 propone le 1300 e 1500, due vetture dalle fattezze ispirate, in piccolo, alla linea di moda in quegli anni in America. Autobianchi Primula Progettata per l'Autobianchi, la Primula è la prima automobile italiana a trazione anteriore e motore trasversale. Autobianchi A111 e A112 Altrettanto famose sono le A111 e A112 del 1969, vetture di grande successo, in particolare l'A112. Fiat 124 e 125 La Fiat 124 è la vettura dell'anno nel 1967, la Fiat 125 introduce molti elementi leggeri su auto di serie. Fiat Dino La Fiat Dino, è una sportiva realizzata in collaborazione con la Ferrari; il suo motore deriva dall'omonima vettura da competizione; la Fiat la realizzò con carrozzeria spider (1966, Pininfarina) e coupé (1967, Bertone) con motore 2000, poi aggiornata con un 2400 nel 1969. Fiat 130 La Fiat 130 è la prima grande ammiraglia di casa FIAT, in particolare la versione coupé ha linee molto accattivanti e anticipa lo stile degli anni settanta. Giacosa se ne occupò marginalmente, ritenendo la FIAT non sufficientemente preparata a realizzare vetture di questa taglia. Fiat 128 Tra le più diffuse vetture del parco circolante in quel periodo la Fiat 128 è eletta auto dell'anno nel 1970 ed è la prima FIAT a motore e trazione anteriori. Fiat 127 Lo stile è di Pio Manzù. Giacosa vi partecipa attivamente per la parte motoristica. Presentata nel 1971, nel 1972 la Fiat 127 viene eletta auto dell'anno. Fiat 126 La Fiat 126 presentata nel 1972 è l'erede della 500. Modelli abbandonati Giacosa lavorò intensamente anche a progetti di grande rilievo che furono però abbandonati per vari motivi. "700" Vettura utilitaria tra la Topolino e la 1100 A, doveva essere commercializzata nei piani della FIAT nel 1940, lo scoppio della guerra ne fermò l'industrializzazione. Il prototipo è conservato al Centro storico Fiat "1900" 6 cilindri. Grossa berlina dalla linea moderna a scocca portante, con un motore da 60 cv e sei posti comodi, costruita e provata nel 1939/40. Purtroppo il prototipo venne distrutto da un bombardamento su Torino. "400" Microvettura dal peso di appena 412 kg, prototipo costruito nel 1939/40 e brevemente provato nella tarda primavera 1940. Ricoverata in un magazzino assieme al prototipo della 1900, ne subi' malauguratamente la stessa sorte. "101" Progetto di trazione anteriore. Osteggiato dalla direzione FIAT, venne sostituito dalla 600. "122" vettura destinata a porsi tra la 600 e la 1100 con motore posteriore di 900 cm³. Si preferì realizzare la 850, derivata dalla 600. Uno dei modelli di stile e parte del progetto finì per dar vita alla Simca 1000. "123" vettura a trazione anteriore. Era un progetto alternativo alla 124. Lo stile sarà "recuperato" per l'Autobianchi A111 Opere Motori endotermici, Ulrico Hoepli, Milano, 1965 -(la precedente edizione è del 1956, libro di testo per Periti Industriali Meccanici) I miei 40 anni di progettazione alla Fiat, Automobilia, Milano, 1979 L'Architettura delle macchine: il Rinascimento, Mazzotta, Milano, 1982 (con Agnoldomenico Pica) Progetti alla FIAT prima del computer, Automobilia, Milano, 1989 Archivio Dante Giacosa Un fondo di circa 24 metri lineari (estremi cronologici: 1903 - 1996) comprendente disegni tecnici, corrispondenza, fotografie, relazioni tecniche e su temi diversi, appunti di viaggio, partecipazioni a conferenze e congressi nonché materiale relativo alla Cisitalia è consultabile su appuntamento presso il Centro Storico Fiat, a Torino. Note Bibliografia Vittorio Gregotti, Il disegno del prodotto industriale: Italia 1860-1980, Electa, Milano, 1986 Riccardo Felicioli, FIAT, 1899-1999: la creatività, il design, il successo, Automobilia, Milano, 1999 Loredana Dova, Dante Giacosa, l'ingegno e il mito. Idee, progetti e vetture targate FIAT, Araba Fenice, Boves, 2008 Altri progetti Collegamenti esterni Donatella Biffignandi, Biografia di Dante Giacosa, articolo nel sito del MAUTO. Designer premiati con il Compasso d'Oro Ingegneri del settore dei trasporti Persone legate alla Fiat Professori del Politecnico di Torino Studenti del Politecnico di Torino
LAprilia RS è una motocicletta sportiva dell'Aprilia, prodotta dal 1992 nelle cilindrate 50, 125 e 250 cm³ con motore a due tempi. L'uscita di produzione è avvenuta al termine del 2013, sostituita dall'Aprilia RS4. Il contesto Con i modelli della serie "RS" — abbreviazione del termine tedesco «Rennsport», corrispettivo dell'italiano «Corse» — l'Aprilia seguiva il filone delle moto da strada derivate dalle competizioni, molto in voga tra i giovani nella prima metà degli anni 1990; all'epoca tutte le maggiori case motociclistiche mettevano in listino modelli di questo tipo che, pur a fronte di costi d'acquisto e gestione non particolarmente elevati, consentivano prestazioni di tutto rispetto. La serie "RS" fu pensata in primis per sostituire nella gamma produttiva l'ormai datata "AF1", ma in seconda battuta anche per trarre una vantaggio commerciale dai numerosi successi sportivi conseguiti dall'azienda di Noale: già nel 1991, infatti, l'Aprilia era riuscita a conquistare il secondo posto nel Motomondiale, sia nella classe 125 che nella 250, e la stagione 1992 le aveva portato il primo titolo iridato della velocità. La serie Sull'onda di quelle vittorie, nella primavera del 1992 venne presentata la serie "RS Extrema" che entrò in produzione, nella versione 125 cm³, a partire da Giugno 1992, seguita poi dalla versione "Replica Reggiani" entrata in produzione nell'Autunno dello stesso anno. Dotate di una pregevole ciclistica che comprende il telaio in alluminio pressofuso a guscio sottile e con nervature di rinforzo, i freni con dischi flottanti, forcelle a steli rovesciati e molte altre raffinatezze tecniche, le moto sono equipaggiate da propulsori a due tempi potenti e sofisticati, oltre che minuziosamente curate nella carrozzeria e nella grafica. Per la versione "125" era previsto anche l'allestimento "Sport Pro" destinato ai giovani intenzionati a gareggiare nel Campionato italiano Sport Production, ora denominato Coppa Italia. Nel 1994 la gamma fu completata con la versione "250", dotata di un motore bicilindrico prodotto dalla Suzuki. Anche questo modello venne largamente impiegato per gare di velocità riservate a moto derivate dalla serie. La sua produzione terminò nel 2003, in seguito all'entrata in vigore delle nuove norme europee sulle emissioni. Aprilia RS 50 L'Aprilia RS 50 è il modello sportivo più piccolo della casa, questo modello come il 125 ha cambiato varie livree nel corso degli anni imitando la sorella maggiore e anche qualche componente. Prima serie La "prima serie" prodotta dal 1992 fino al 1996 è caratterizzata dalla ruota anteriore da 16" e dalla sospensione posteriore monobraccio; trasmissione ed impianto frenante posteriore sono quindi posizionate entrambe sul lato sinistro della ruota. Diversi restyling nel corso degli anni, tra cui la modifica del faro anteriore e degli specchietti nel 1995. Seconda serie La "seconda serie", prodotta dal 1997 al 2005, ha portato la ruota anteriore a 17", con i canali maggiori delle due ruote sia all'anteriore (2,50" invece di 2,15") che la posteriore (3,00" invece di 2.75") e l'utilizzo della più tradizionale sospensione doppio braccio portando quindi la trasmissione e l'impianto frenante posteriore su due lati distinti della moto. Anche il telaio venne cambiato totalmente rispetto alla vecchia serie La carenatura divenne più ingombrante e voluminosa, volendo replicare le versioni 125/250 da gran premio. Il peso scese da circa 92-93 kg a 89 kg. Il modello era inizialmente in competizione con altri, tra cui l'Honda con l'NSR 50 e la Cagiva Mito 50. L'RS 50 risultava essere un buon compromesso tra qualità e prezzo. Col passare degli anni gran parte delle concorrenti quindi scomparvero e successivamente vennero sostituite da altre concorrenti altrettanto competitive e moderne come la TZR 50 e la GPR 50. Terza serie La "terza serie", prodotta dal 2006 al 2013, deriva strettamente dalla Derbi GPR 50. Come la "cugina" spagnola è equipaggiata con componenti di prim'ordine se si pensa che è e rimane un ciclomotore, le differenze rimangono quindi solo a livello estetico. Cupolino, parafango anteriore e carene laterali adottano ora le stesse forme della quarta serie dell'RS 125, per continuare il family-feeling con la RSV 1000, meccanicamente si passa a ruote con canale maggiore sia all'anteriore (2,75" invece di 2,50"), in modo da poter adoperare pneumatici più grandi (100 in luogo dei 90 all'anteriore) e la posteriore (3,50" invece di 3.00"), in modo da poter adoperare pneumatici più grandi (130 in luogo dei 110 al posteriore), inoltre si adotta il nuovo blocco motore Derbi D50B. Aprilia RS 125 La RS 125 è uno dei modelli di maggior successo dell'Aprilia. Partecipa a vari campionati di velocità, sia al Campionato italiano Sport Production che all'Europeo. Inoltre Aprilia a questo modello così come alla sorella di cilindrata doppia ha dedicato ufficialmente il relativo campionato monomarca. Questa moto è l'evoluzione dell'Aprilia Futura, ultima discendente della stirpe AF1 nata negli anni'80 con la Project 108 (nome del progetto del monobraccio posteriore che vide anche una querelle giudiziaria con Honda che aveva presentato la VFR750R-RC30) e proseguita con diverse versioni. Prima serie Di conseguenza, nell'avanzare della modernità, nel 1992 venne presentata la "prima serie" che durerà fino al 1994, la quale ha il nome di "Extrema", dove questa serie si differenzia dall'Aprilia AF1 per via del forcellone bibraccio al posto del monobraccio, dal nuovo telaio e carenature derivati dalla Aprilia RSW 125 del 1991. Il motore resta il conosciuto Rotax 123, modificato per l'ultima volta sulle Extrema del 1994 con una testa leggermente più compressa e carter con una fusione migliorata, come per l'RX dello stesso anno. Esistono tre modelli/anno che si distinguono facilmente per via del telaio: i telai nel '92 sono grigio goffrato (verniciato) e le colorazioni sono "prugna" e replica Reggiani, ma in realtà dovrebbe essere replica Gramigni, pilota che vinse il titolo 125 nel 1992. Questa colorazione arrivò solo dopo qualche mese - cerchi neri su tutte e tabelle portanumero con solo il contorno bianco, è presente lo sponsor "Unlimited jeans" e gli sponsor tecnici in fondo alla carena; i telai del '93 sono sempre verniciati, ma di un grigio semi opaco che tende a ingiallire su molti esemplari e fu venduta con colorazioni giallo/blu petrolio, viola/nero e Reggiani replica (cerchi neri, mentre la Reggiani li ha viola e ha tabelle porta numero nere e adesivi replica anziché "Unlimited jeans" e senza sponsor tecnici e ha la scritta Reggiani sul plexiglas); il telaio dal '94 è lucido sia per la RS125R (che è la denominazione ufficiale della "carena rossa") che per la RS125 Replica (che è la Chesterfield), la forcella cambia sia nei colori (piedini neri e anodizzazione grigia lievemente più scura della precedente) che nei tappi che sono con esagono esterno. Nel '94 la testa ha maggiore compressione, l'idraulica della forcella è rivista e si ha l'ultima serie chiamata Extrema, il contagiri diventa a sfondo nero e le pinze freni color oro/caramello). La versione SP ha ancora le regolazioni della forcella e ha un carter pressofuso in maniera differente per garantire migliori qualità meccaniche (non è chiaro se questo sia vero anche per la versione standard). Lo scarico ha terminale in alluminio non smontabile, ma ricoperto con un tubo in vero carbonio. Le prese aria anteriori su cui sono ancorate le frecce diventano carbon look. Pur non essendo ufficialmente una Biaggi Replica, è da ricordare che nel 1994 fu proprio il pilota romano con la 250 Chesterfield a vincere il mondiale. Il kit adesivi della Reggiani '93 includeva le scritte sport pro e replica, mentre la serie completa chesterfield esiste nella versione replica che in quella con adesivi "doppi replica e sport-pro. Le versioni sport-pro hanno carburatore da 28, cerchi più pregiati e leggeri della Marchesini (nel '94 il canale posteriore passa a 4"), gomme normalmente più strette, scarico e cilindro specifico, accensione speciale (la centralina ha la scritta aprilia racing) e avviamento a pedale. Il telaio delle Rs normali ha sigla GS, mentre le SP hanno sigla LA. Tali "prefissi" dei codici di omologazione si ritrovano sulle scritte dell'espansione e del silenziatore di scarico. Le forcelle sono regolabili (all'apice del fodero destro) al pari del monoammortizzatore. Pare che le prese d'aria anteriori della '94 siano nere e non carbon look. Sempre per la versione 1994 le pinze della SP sono color nero anziché oro/caramello. Senza i componenti speciali descritti la moto è un "rimontato" il cui valore anche storico è quello di una moto non originale/non completa. Nel 1995 nasce la seconda serie della RS che avrà ancora la scritta Extrema sugli adesivi del telaio e che includerà "Biaggi replica" con adesivo commemorativo della vittoria nel mondiale 125 (con Kazuto Sakata e il cui sponsor non era Chestefiled) e 250. La prima Extrema "Chesterfield" è uscita proprio nel 1994 ed è insieme alla Reggiani (primo pilota iridato con le moto di Noale nella 250) una pietra miliare dell'immagine del motociclismo sportivo italiano e Aprilia. Tra l'altro nel 1994 Aprilia si aggiudicò sia il mondiale 125 che 250. Seconda serie La seconda serie sostituisce la precedente nel 1995 e durò fino al 1998, si distingue per il faro, non è più a trapezio isoscele rovesciato, ma del tipo a semicerchio, con la parte centrale e superiore leggermente rientrante, inoltre si adotta sempre la doppia prese d'aria laterali su cupolino, ma semplificate (integrate direttamente nelle carene) e ampliate rispetto alla prima serie dove erano sporgenti, ma vengono effettuati anche dei cambiamenti meccanici, fra cui l'adozione di un nuovo motore (Rotax 122 al posto del Rotax 123) e impianto elettrico e d'accensione ad anticipo variabile (SEM), con un nuovo alternatore trifase da 180 W, al posto del precedente bifase da 185 W, l'impianto frenante ora non è più con le sole pinze Brembo, ma è completamente di fornitura Grimeca, con pinze firmate Aprilia. Questa serie hanno continuato a richiamare l'attenzione grazie all'impronta da vera sportiva, riprendendo la linea della nuova Aprilia RSW 125 del motomondiale, fu messa in vendita in varie versioni, come la versione Silver e Replica Valentino Rossi. Terza serie La "terza serie" introdotta nel 1998 e in commercio fino al 2005 è ispirata al modello della Moto GP che comprende un settaggio aerodinamico abbastanza arrotondato, con un cupolino ridimensionato, con l'uso di una sola presa d'aria a destra e più centrale, carene più strette prive delle feritoie per il radiatore e codino a goccia, anche di questo modello sono state messe in produzione diverse colorazioni e repliche del motomondiale, inoltre si cambia tipologia di disco freno, che ora è più spesso di un millimetro (5 mm invece di 4 mm) ma rimane sempre del diametro di 320 mm abbinato a nuovi cerchi a cinque razze invece di tre sempre con i rispettivi canali da 3" all'anteriore e 4" al posteriore. L'Aprilia Rs 125, per rientrare nelle normative europee anti-inquinamento e soprattutto per permetterne la guida da parte dei sedicenni neopatentati, dal 1995 esce dalla casa costruttrice con notevoli limitazioni di potenza da circa 30 cavalli viene depotenziata a 15 per rientrare nei limite della patente A1. Queste limitazioni consistono in meccanismi che impediscono parzialmente l'immissione di miscela nel gruppo termico, strozzature nell'espansione di scarico, limitazioni elettroniche date dall'assenza della centralina attuatrice della valvola e l'adozione di una valvola parzializzatrice fissa che funge non più come regolatore della risonanza dell'espansione, ma da limitatore di giri supplementare e di limitatore di coppia agli alti regimi. Per riacquistare la potenza della moto per l'utilizzo in pista dal 1995 l'Aprilia ha messo in commercio un kit (che sarà denominato in seguito Full Power) facile da montare, che prevedeva una valvola RAVE funzionante ed un'espansione diversa, questo kit può essere utilizzato per avere esattamente come negli anni precedenti o come fuori dall'Italia un 125 a piena potenza. Quarta serie Presentata nel 2005 la "quarta serie" della RS 125 come "modello dell'anno 2006" entra in commercio nel 2006 e fu prodotta fino a dicembre del 2013. Presenta una carenatura ed una componentistica meccanica completamente revisionate come i freni con pinze radiali che la fanno assomigliare alla sorella maggiore sportiva RSV1000. Nel 2007 esce una variante che pur essendo uguale come estetica adotta un carburatore elettronico VHST 28 dell'Orto con valvola a saponetta (a differenza del precedente PHBH 28 a valvola cilindrica), il catalizzatore allo scarico oltre che una nuova centralina Piaggio e un nuovo contagiri da 14.000 rpm anziché 12.000 rpm. Centralina che rimpiazza sia la vecchia Nippon-Denso che la utile centralina dell'apertura della valvola di scarico racchiudendo entrambe le centraline in essa e presentando anche una variante per il ripotenziamento della moto; compare inoltre una nuova spia chiamata EFI (Electronic Fuel Injection) per eventuali malfunzionamenti. Il tutto per consentire l'omologazione Euro 3 e per continuare a rimanere nel mercato non solo rivaleggiando con la Mito, ma ora anche con la Derbi GPR 125 Racing e la Gilera SC 125. Nel 2008 escono tre nuove colorazioni: Spain's n°1 (Replica Jorge Lorenzo n°1), Nero Aprilia e Rosso Fluo. L'Aprilia RS sfoggia una ciclistica sofisticata: un forcellone in alluminio pressofuso a bracci asimmetrici, di cui uno con carpiata di rinforzo, un telaio a guscio con nervature interne direttamente derivato dal reparto corse della casa di Noale e, negli ultimi modelli, anche di un avantreno più rifinito, con un freno a disco con pinza radiale a 4 pistoncini contrapposti, che assicura una frenata più efficace e modulabile, cerchi in lega leggera ed una piastra di sterzo alleggerita e dal design molto accattivante. Aprilia RS 250 L'Aprilia RS 250 è una moto italiana con motore bicilindrico da 249 cm³ derivato da quello della rivale Suzuki RGV Gamma 250, ma leggermente rivisitato per ottenere più potenza in alto. Le quote del telaio a doppia trave diagonale in alluminio, l'impianto frenante anteriore dotato di doppio disco, le forcelle a stelo rovesciato regolabili e il prestante motore ne hanno fatto una delle moto di culto degli anni novanta. La sua presentazione avviene quasi in contemporanea all'inspiegabile abbandono del settore 250 cm³ da parte delle case giapponesi, presenti fino ai primi anni novanta con le varie TZR, RGV Gamma e RGV R e NSR. Aprilia non si fece scoraggiare dai numeri che davano il mercato dei 250 in flessione, ma scommise su questa categoria. I risultati di vendita e l'apprezzamento del pubblico per le doti di questa moto le diedero ragione. Prima serie L'Aprilia si ritrovò a non avere concorrenza diretta nel settore, così la "prima serie" della RS 250 (prodotta dal 1995 fino al 1997) riscosse un successo inaspettato, dovuto anche alle caratteristiche molto sportive della moto. Le uniche pecche segnalate dagli appassionati riguardavano l'erogazione della coppia che seppure molto lineare, era carente ai bassi regimi, al serbatoio non molto capiente e ai problemi che causava al motore la rottura delle valvole parzializzatrici di scarico, le quali potevano cadere nel cilindro e provocare grandi danni. Seconda serie Il modello verrà aggiornato nei vari settaggi e nei componenti, con la cosiddetta "seconda serie" del 1998, prodotta fino al 2002 in concomitanza con l'RS 50 e 125, il codino assunse una forma a goccia e vi è l'eliminazione delle feritoie laterali per il radiatore e la presa d'aria viene spostata sul cupolino, ispirata direttamente alle Aprilia RSW che correvano nella GP 125 e 250 e venne dotata di un serbatoio di maggiore capacità e di un motore rivisto per essere più ricco di coppia ai bassi regimi, riuscendo al contempo a non sacrificare potenza agli alti, ma anche in grado di rispettare le normative antinquinamento che man mano diventavano sempre più limitanti, inoltre viene rivisto l'impianto anteriore (dischi freno, pinze e relativa pompa). LA prima colorazione disponibile è la replica Valentino Rossi, ispirata alla versione da gp, di colore violaceo, arancione e grigio. La moto comunque rimase sempre con la sua indole da sportiva pura, caratterizzato dal fatto d'avere il solo avviamento a pedale, dalle molteplici capacità di regolazione della moto, che ne permettevano sempre un perfetto settaggio per la guida sia di tutti i giorni che da pista, dal peso molto ridotto che dà alla moto un'agilità molto elevata soprattutto in rapporto alla potenza. Le varie annate della seconda serie sono riconoscibili (se originali) per la colorazione delle carene, che solitamente riprendevano i colori con i quali gareggiavano i piloti Aprilia nel motomondiale dell'anno precedente. Caratteristiche tecniche Note Altri progetti Collegamenti esterni Aprilia RS 250: l'ultima due tempi prodotta in serie | Storia e tecnica RS
Scrisse poco meno di settanta opere oltre a numerose composizioni di musica sacra e da camera. Le opere di Donizetti oggi più sovente rappresentate nei teatri di tutto il mondo sono L'elisir d'amore, Lucia di Lammermoor e Don Pasquale. Con frequenza sono allestite anche La Fille du régiment, La favorite, Anna Bolena, Maria Stuarda, Roberto Devereux e Lucrezia Borgia. Biografia Nato a Bergamo il 29 novembre 1797 da una famiglia di umile condizione e molto povera, quinto di sei figli (padre guardiano al Monte dei Pegni, Andrea Donizetti, e madre tessitrice, Domenica Nava) – così come il fratello Giuseppe, anch'egli futuro compositore, fu ammesso a frequentare (1804-1815) le "lezioni caritatevoli" di musica tenute da Giovanni Simone (Johann Simon) Mayr, Francesco Salari e Antonio Gonzales, nella scuola caritatevole di musica – dalla quale deriva l'attuale Istituto Superiore di Studi Musicali "Gaetano Donizetti" (il conservatorio di Bergamo). Dimostrò ben presto un talento notevole, riuscendo a rimediare alla modesta qualità della voce (era necessario svolgere egregiamente il servizio di cantore per potere proseguire i corsi gratuiti) con i progressi nello studio della musica. Conobbe Vincenzo Bellini e ne scrisse alla morte la messa da requiem, che venne eseguita per la prima volta solo nel 1870 nella basilica di Santa Maria Maggiore. Esordi e trasferimento a Napoli Fu proprio Mayr ad aprire all'allievo prediletto le possibilità di successo, curandone prima la formazione e affidandolo poi alle cure di Stanislao Mattei. A Bologna, dove proseguì gli studi musicali, Donizetti scrisse la sua prima opera teatrale, Il Pigmalione, che sarà rappresentata postuma, e interessanti composizioni strumentali e sacre. Qui, fra gli altri amici, ebbe modo di legarsi al musicista e patriota Piero Maroncelli, forlivese. Ancora il maestro Mayr, insieme all'amico Bartolomeo Merelli, gli procurò la prima scrittura per un'opera al Teatro San Luca di Venezia, lEnrico di Borgogna, che andò in scena il 14 novembre 1818. Conclusa l'esperienza veneziana il compositore fu a Roma, presso l'impresario Paterni, come sostituto di Mayr. Sul libretto poco felice del Merelli (Donizetti lo avrebbe definito "una gran cagnara"), scrisse la Zoraida di Granata, che sarebbe comunque stata riveduta due anni dopo, con l'aiuto di Ferretti. Al termine dell'opera si recò a Napoli per sovrintendere all'esecuzione dellAtalia di Mayr, oratorio diretto da Gioachino Rossini. In seguito alla fuga del direttore con Isabella Colbran l'impresario Barbaja assunse Donizetti, che esordì il 12 maggio del 1822 con La zingara, opera semiseria su libretto del Tottola. In sala era presente Vincenzo Bellini, che rimase ammirato dalla scrittura contrappuntistica del settimino, ma che in seguito non ricambiò la stima profonda che Donizetti aveva per lui. Questo periodo fu caratterizzato dalle numerose farse. La lettera anonima, andata in scena nel giugno del 1822 al Teatro del Fondo, attirò l'attenzione della critica, che apprezzò la padronanza con cui Donizetti aveva affrontato il genere buffo napoletano. Il contratto con Barbaja lo impegnò per quattro opere l'anno. Subito dopo la rappresentazione dellAlfredo il Grande, egli mise mano al Fortunato inganno, satira teatrale ispirata ai precedenti di Benedetto Marcello (Il teatro alla moda, 1720) e di Carlo Goldoni (Il teatro comico, 1750), che fu per Donizetti un esercizio preparatorio per Le convenienze e le inconvenienze teatrali, del 1827, in parte già accennato anche nel personaggio di Flagiolet della Lettera anonima. Anche se per molti anni la musicologia ha attribuito allo stesso Donizetti il libretto de “Le Convenienze”, si avvalse in realtà della penna di Domenico Gilardoni, poeta dei teatri reali di Napoli e suo storico collaboratore durante gli anni partenopei, come evidenziano Roger Parker e Anders Wiklund nell’edizione critica dell’opera. Negli stessi anni dovette preoccuparsi del mantenimento della moglie Virginia Vasselli, sposata nel 1828, ed ebbe il dolore della perdita del figlio primogenito. La produzione fu talvolta un po' convenzionale. Anni trenta e primi capolavori Fu nel 1830, con lAnna Bolena, scritta in soli trenta giorni per il Teatro Carcano di Milano, che Donizetti ebbe il primo grande successo internazionale, mostrando una piena maturità artistica. Particolare curioso: dopo il successo dellAnna Bolena Mayr gli si rivolse chiamandolo "maestro". Il rapporto di affetto e stima tra i due compositori rimase saldo fino alla morte. Di qui in poi la vita professionale di Donizetti proseguì a gonfie vele, anche se non mancarono i fiaschi, intrecciati a vicende familiari che non gli risparmiarono nessun dolore, spesso proprio nei momenti di maggior gloria e successo. Il 31 luglio 1830 vi fu la prima assoluta della cantata Il ritorno desiderato, per il testo di Domenico Gilardoni con Luigia Boccabadati, Antonio Tamburini e Luigi Lablache al Teatro di San Carlo di Napoli. Nel 1832, dopo l'insuccesso dellUgo, conte di Parigi, il pubblico milanese del Teatro della Cannobiana (l'odierno Teatro Lirico) applaudì L'elisir d'amore, su libretto di Felice Romani, da una commedia di Eugène Scribe. L'anno successivo, sempre a Milano, fu presentata con successo la Lucrezia Borgia, per la quale il Donizetti previde una nuova disposizione dell'orchestra, quella a cui si ricorre ancor oggi, con gli archi disposti a semicerchio davanti al podio. È invece del 1834 l'opera Rosmonda d'Inghilterra su libretto di Felice Romani, rappresentata per la prima volta a Firenze il 27 febbraio di quell'anno. Ricevette poi da Gioacchino Rossini l'invito a scrivere un'opera per il Théâtre de la comédie italienne di Parigi: nacque così il Marin Faliero, su libretto del Bidera (da Byron), risistemato da Ruffini, che andò in scena il 12 marzo 1835, ma senza successo. Erano passati due mesi dalla rappresentazione di I puritani di Vincenzo Bellini, quando la "prima" della Lucia di Lammermoor ripropose la competizione milanese del 1832 fra la Fausta e la Norma. La stima fra Bellini e Donizetti non fu affatto reciproca: il primo non risparmiò critiche feroci al secondo, che invece ammirò sempre la musica del catanese (Bellini morì in quell'anno e Donizetti scrisse per lui una Messa di Requiem). Al Teatro di San Carlo di Napoli, di cui fu direttore artistico dal 1822 al 1838, Donizetti presentò ben diciassette opere in prima esecuzione, fra cui il suo capolavoro, la Lucia di Lammermoor. La prima della Lucia, su versi di Salvadore Cammarano, fu un trionfo. Il capolavoro di Donizetti non fa eccezione: anch'esso fu scritto in tempi ristrettissimi (trentasei giorni). L'anno seguente il Belisario fu applaudito alla Fenice, ma l'anno fu funestato dalla morte del padre, della madre e della seconda figlia. Due anni dopo sarebbero mancate anche la terza figlia e la moglie, che morì di colera il 30 luglio 1837. La sua tristezza traspare chiaramente dalle lettere inviate al cognato e intimo amico Antonio "Toto" Vasselli. Solo una settimana dopo la morte della moglie Donizetti scrive a Toto: Furono momenti di sconforto totale («Senza padre, senza madre, senza moglie, senza figli [...] per chi lavoro dunque? ... Tutto, tutto ho perduto»), ma Donizetti non smise mai di lavorare, componendo in questi anni sia opere buffe sia drammi romantici, come il Roberto Devereux e la Maria de Rudenz. Tarda maturità Presto Donizetti decise di lasciare Napoli: i problemi con la censura per il Poliuto (che alla fine non andò in scena, e fu rappresentato solo dopo la morte del compositore) e la mancata nomina a direttore del conservatorio (di cui era direttore effettivo) sicuramente lo confermarono nei suoi propositi; nell'ottobre del 1838 egli era già a Parigi. Qui era ad accoglierlo l'amico Michele Accursi, spia pontificia, che aveva anche lavorato per favorirne la venuta. In quegli anni le sue opere furono rappresentate ovunque, sia in traduzione sia in lingua originale, presso il Théâtre des Italiens. Scrisse La figlia del reggimento, che esordì all'Opéra-comique nel febbraio del 1840, e preparò una versione francese del Poliuto intitolata Les martyrs. L'ambiente parigino, dove si era temporaneamente trasferito, fu certo foriero di successi e di entusiasmi, ma non scevro di difficoltà e frizioni, soprattutto con l'apparato teatrale e operistico del luogo. All'amico Tommaso Persico scriveva così, nel periodo in cui metteva in scena Les martyrs: L'anno seguente scrisse La favorita, riciclando pagine di un'opera mai conclusa: L'ange du Nisida. Ricevette anche l'importante nomina a cavaliere dell'Ordine di san Silvestro dal papa Gregorio XVI. Ma fu l'invito del Rossini a dirigere l'esecuzione dello Stabat Mater a Bologna l'avvenimento più significativo. Quindi, grazie a una raccomandazione per Metternich vergata da Rossini stesso, Donizetti partì alla volta di Vienna, dove il 19 maggio presentò la Linda di Chamounix. Si era ormai giunti al 1843, anno di composizione del Don Pasquale. Il libretto, preparato da Giovanni Ruffini sulla base del Ser Marcantonio di Anelli fu pesantemente rimaneggiato da Donizetti, al punto che l'autore ritirò la firma: l'opera fu per lungo tempo attribuita a Michele Accursio. La firma "M.A." sta invece per "maestro anonimo". Intanto Donizetti si occupò della rappresentazione francese della Linda di Chamounix e terminò la Maria di Rohan: furono gli ultimi momenti di grande fervore creativo, poi la malattia ebbe il sopravvento. Al Teatro Nuovo il 5 ottobre 1843 avvenne la prima assoluta del lied Addio brunetta, son già lontano, il 28 dicembre della romanza Malvina la bella, il 22 febbraio 1844 della barcarola Sovra il remo sta curvato, il 4 aprile della romanza Se a te d'intorno scherza e il 2 maggio della canzonetta Chi non mi disse un dì. Dalla penna del maestro uscirono ancora il Dom Sebastien, che riscosse grande successo a Parigi, e la Caterina Cornaro, che invece fu fischiata, con gran delusione di Donizetti, a Napoli. Gli ultimi trionfi del 1845 si accompagnarono al totale tracollo fisico del compositore che, ormai pazzo a causa della sifilide, aveva lo sguardo spento, un carattere chiuso e diffidente, segnato da manie di persecuzione. L'infezione, dovuta alla sifilide, costrinse Donizetti alla vita vegetativa nel manicomio d'Ivry-sur-Seine, dove fu rinchiuso con l'inganno dal nipote, il quale gli fece credere che il manicomio fosse un albergo e un soggiorno momentaneo. Uscì solo qualche mese prima della morte, grazie all'impegno degli amici che lo riportarono a Bergamo, nel palazzo Basoni Scotti, dove morì nel 1848; la sua tomba si trova nella basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo. Morte Gaetano Donizetti morì a Bergamo l'8 aprile 1848. Venne effettuata l'autopsia l'11 aprile, che appurò la causa della morte nella sifilide meningovascolare, le cui lesioni cerebrali erano sicuramente il motivo delle sue forti emicranie. Venne dapprima sepolto nel cimitero di Valtesse, nella Bergamo bassa, tumulato nella cripta della nobile famiglia Pezzoli. Nel 1875 la salma fu esumata e venne effettuata un'ulteriore autopsia, durante la quale non venne però rinvenuto il cranio del musicista. Venne quindi iniziata la ricerca tra gli otto medici che avevano effettuato il primo esame. Le indagini portarono al ritrovamento della calotta cranica a Nembro, presso un nipote erede del dottor Gerolamo Carchen, presente all'autopsia del 1848 e che aveva presumibilmente sottratto il cranio del musicista complice la disattenzione dei suoi colleghi. Il reperto venne collocato prima nella Biblioteca civica Angelo Mai e successivamente nel Museo donizettiano. Nel 1875 i resti del compositore furono traslati in Santa Maria Maggiore e deposti nel "monumento funebre a Gaetano Donizetti", cenotafio scolpito da Vincenzo Vela nel 1855, accanto a quello del compositore tedesco e maestro di Donizetti, Simon Mayr. Solo il 26 luglio 1951 la calotta cranica venne posta nella tomba, così da ricomporre l'intera salma del musicista Memoria Bergamo, città natale di Donizetti, gli ha intitolato: il teatro comunale il Museo donizettiano nella Domus Magna (Bergamo) la Biblioteca musicale Gaetano Donizetti il conservatorio denominato Istituto Superiore Studi Musicali Gaetano Donizetti La Fondazione Donizetti: istituzione che promuove l'attività scientifica e artistica per le opere donizettiane Il festival Donizetti Opera: manifestazione durante la quale si mettono in scena i titoli donizettiani nei giorni intorno al 29 novembre, giorno della nascita del compositore Stile Donizetti apprese alla scuola di Mayr e Mattei una tecnica musicale solida e sicura, basata sui classici viennesi (Gluck, Haydn e Mozart) e italiani (Palestrina). Debuttò nel teatro musicale con opere ancora influenzate dallo stile rossiniano, allora di moda, ma con caratteri già personali, quali l'attenzione alla psicologia dei personaggi e il maggiore impegno drammatico e patetico nello svolgimento delle situazioni. Ben presto Donizetti scoprì la tradizione operistica napoletana, che rinnovò in senso romantico grazie a un'ardente ispirazione drammatica e a una sensibilità musicale lirica e malinconica, e già con Anna Bolena creò un nuovo modello di dramma lirico romantico, svincolandosi definitivamente da Rossini. Si aggiunsero, grazie al soggiorno napoletano, anche influenze della musica popolare, che lo portarono al rinnovamento dei tradizionali schemi e moduli stilistici, soprattutto attraverso l'approfondimento psicologico e umano dei personaggi che sono sottratti alla schematicità dei propri ruoli e ridelineati dal compositore con affetto e partecipazione: ciò si nota in L'elisir d'amore, che arditamente spezza le barriere tra comico e serio, con la creazione di figure (Nemorino, Adina) i cui comportamenti e sentimenti sono volti ora a divertire ora a commuovere a seconda delle esigenze drammaturgiche. Nelle opere della piena maturità, Lucia di Lammermoor, La favorita e Don Pasquale, Donizetti seppe trovare espressioni di definitivo equilibrio e perfezione, sollevandosi da quanto di provvisorio e incerto era nella ridondante e frettolosa produzione precedente. Produzione dovuta alle condizioni della vita teatrale del tempo e alle quali, diversamente da Rossini, Bellini o Verdi, Donizetti non si ribellò mai. Queste opere della maturità, con la mirabile costruzione melodica, l'efficace taglio drammatico, l'approfondimento psicologico e patetico dei personaggi frutto di una nuova sensibilità romantica, la compiuta unità stilistica dell'insieme, fanno di Donizetti uno dei maggiori operisti italiani del primo Ottocento e il maggiore precursore di Verdi. Alla produzione operistica si affiancò una notevole produzione vocale, religiosa (fra cui una Messa da Requiem per i funerali di Bellini), pianistica e strumentale (fra cui diciannove quartetti per archi, che secondo alcuni studiosi sono tra i migliori scritti in Italia nel XIX secolo). Fortuna La fortuna di Donizetti vivente fu rilevantissima. Nonostante non suonasse alcuno strumento la sua vena romantica e le straordinarie doti compositive furono riconosciute in tutta Europa, nel "mondo delle capitali" e a livello popolare. Il suo percorso creativo contribuì potentemente a inserire l'opera, prima rivolta al "bel canto", nella più profonda e drammatica teatralizzazione romantica, anticipando così la grande stagione verdiana. Pur rimanendo assai diffuso dalla fine dell'Ottocento al secondo dopoguerra, il repertorio donizettiano regolarmente eseguito andò via via assottigliandosi fino a ridursi quasi ai soli capolavori assoluti: Lucia di Lammermoor, per il teatro drammatico, L'elisir d'amore e Don Pasquale, per l'opera buffa. Nel secondo Novecento si è assistito a una diffusa riproposizione delle opere di Donizetti, per impulso di numerosi protagonisti, primo tra tutti il direttore d'orchestra Gianandrea Gavazzeni, e per il merito d'interpretazioni eccezionali, come quelle di Maria Callas in Anna Bolena, di Luciano Pavarotti in La figlia del reggimento e di Montserrat Caballé, Leyla Gencer, Joan Sutherland, Mariella Devia,Edita Gruberova,Beverly Sills,Alfredo Kraus. Composizioni Melodrammi Il Pigmalione (1816; 13.10.1960 Teatro Donizetti, Bergamo) Enrico di Borgogna (14.11.1818 Teatro San Luca, Venezia) Una follia (17.12.1818 Teatro San Luca, Venezia) (andata perduta) Il falegname di Livonia, ossia Pietro il grande (26.12.1819 Teatro San Samuele, Venezia) Le nozze in villa (1819? Teatro Vecchio, Mantova) Zoraida di Granata (28.1.1822 Teatro Argentina, Roma) La zingara (12.5.1822 Teatro Nuovo, Napoli) La lettera anonima (29.6.1822 Teatro del Fondo, Napoli) Chiara e Serafina, ossia I pirati (26.10.1822 Teatro alla Scala, Milano) Alfredo il Grande (2.7.1823 Teatro San Carlo, Napoli) Il fortunato inganno (3.9.1823 Teatro Nuovo, Napoli) Zoraida di Granata [rev] (7.1.1824 Teatro Argentina, Roma) L'ajo nell'imbarazzo (4.2.1824 Teatro Valle, Roma) Emilia di Liverpool (28.7.1824 Teatro Nuovo, Napoli) (anche come L'eremitaggio di Liverpool) Alahor in Granata (7.1.1826 Teatro Carolino, oggi Teatro Bellini, Palermo) Don Gregorio [rev di L'ajo nell'imbarazzo] (11.6.1826 Teatro Nuovo, Napoli) Elvida (6.7.1826 Teatro San Carlo, Napoli) Gabriella di Vergy (1826; 29.11.1869 Teatro San Carlo, Napoli) (anche come Gabriella) Olivo e Pasquale (7.1.1827 Teatro Valle, Roma) Otto mesi in due ore (13.5.1827 Teatro Nuovo, Napoli) (anche come Gli esiliati in Siberia) Il borgomastro di Saardam (19.8.1827 Teatro del Fondo, Napoli) Olivo e Pasquale [rev] (1.9.1827 Teatro Nuovo, Napoli) Le convenienze teatrali (21.11.1827 Teatro Nuovo, Napoli) L'esule di Roma, ossia Il proscritto (1.1.1828 Teatro San Carlo, Napoli) Emilia di Liverpool [rev] (8.3.1828 Teatro Nuovo, Napoli) Alina, regina di Golconda (12.5.1828 Teatro Carlo Felice, Genova) Gianni di Calais (2.8.1828 Teatro del Fondo, Napoli) Il paria (12.1.1829 Teatro San Carlo, Napoli) Il giovedì grasso (26.2.1829? Teatro del Fondo, Napoli) (come Il nuovo Pourceaugnac) Elisabetta al castello di Kenilworth (6.7.1829 Teatro San Carlo, Napoli) Alina, regina di Golconda [rev] (10.10.1829 Teatro Valle, Roma) I pazzi per progetto (6.2.1830 Teatro San Carlo, Napoli) Il diluvio universale (28.2.1830 Teatro San Carlo, Napoli) Imelda de' Lambertazzi (23.8.1830 Teatro San Carlo, Napoli) Anna Bolena (26.12.1830 Teatro Carcano, Milano) Le convenienze ed inconvenienze teatrali [rev di Le convenienze teatrali] (20.4.1831 Teatro della Canobbiana, Milano) Gianni di Parigi (1831; 10.9.1839 Teatro alla Scala Milano) Francesca di Foix (30.5.1831 Teatro San Carlo, Napoli) La romanziera e l'uomo nero (18.6.1831 Teatro del Fondo, Napoli) (libretto andato perduto) Fausta (12.1.1832 Teatro San Carlo, Napoli) Ugo, Conte di Parigi (13.3.1832 Teatro alla Scala, Milano) L'elisir d'amore (12.5.1832 Teatro Canobbiana, Milano) Sancia di Castiglia (4.11.1832 Teatro San Carlo, Napoli) Il furioso all'isola di San Domingo (2.1.1833 Teatro Valle, Roma) Otto mesi in due ore [rev] (1833, Livorno) Parisina d'Este (17.3.1833 Teatro della Pergola, Firenze) Torquato Tasso (9.9.1833 Teatro Valle, Roma) Lucrezia Borgia (26.12.1833 Teatro alla Scala, Milano) Il diluvio universale [rev] (17.1.1834 Teatro Carlo Felice, Genova) Rosmonda d'Inghilterra (27.2.1834 Teatro della Pergola, Firenze) Maria Stuarda [rev] (18.10.1834 Teatro San Carlo, Napoli) (come Buondelmonte) Gemma di Vergy (26.12.1834 Teatro alla Scala, Milano) Marin Faliero (12.3.1835 Théâtre-Italien, Parigi) Lucia di Lammermoor (26.9.1835 Teatro San Carlo, Napoli) Maria Stuarda (30.12.1835 Teatro alla Scala, Milano) Belisario (4.2.1836 Teatro La Fenice, Venezia) Il campanello (1.6.1836 Teatro Nuovo, Napoli) Betly, o La capanna svizzera (21.8.1836 Teatro Nuovo, Napoli) L'assedio di Calais (19.11.1836 Teatro San Carlo, Napoli) Pia de' Tolomei (18.2.1837 Teatro Apollo oggi Teatro stabile del Veneto Carlo Goldoni, Venezia) Pia de' Tolomei [rev] (31.7.1837, Sinigaglia) Betly [rev] ((?) 29.9.1837 Teatro del Fondo, Napoli) Roberto Devereux (28.10.1837 Teatro San Carlo, Napoli) Maria de Rudenz (30.1.1838 Teatro La Fenice, Venezia) Gabriella di Vergy [rev] (1838); agosto 1978 Londra) Poliuto (1838; 30.11.1848 Teatro San Carlo, Napoli) Pia de' Tolomei [rev 2] (30.9.1838 Teatro San Carlo, Napoli) Lucie de Lammermoor [rev di Lucia di Lammermoor] (6.8.1839 Théâtre de la Renaissance, Parigi) Le duc d'Albe (1839, incompiuta; 22.3.1882 Teatro Apollo oggi Teatro Tordinona, Roma, come Il duca d'Alba) L'ange de Nisida (1839; incompiuta; 18.7.2018 Royal Opera House, Londra) Lucrezia Borgia [rev] (11.1.1840 Teatro alla Scala, Milano) La Fille du régiment (11.2.1840 Opéra-Comique, Parigi) Poliuto [rev] (10.4.1840 Théâtre de l'Opéra, Parigi) (come Les martyrs) Lucrezia Borgia [rev 2] (31.10.1840 Théâtre-Italien, Parigi) La Favorite [rev di L'ange de Nisida] (2.12.1840 Théâtre de l'Opéra, Parigi) Adelia (11.2.1841 Teatro Apollo, Roma) Rita, ou Le mari battu (1841; 7.5.1860 Opéra-Comique, Parigi) (come Deux hommes et une femme) Maria Padilla (26.12.1841 Teatro alla Scala, Milano) Linda di Chamounix (19.5.1842 Theater am Kärntnertor, Vienna) Linda di Chamounix [rev] (17.11.1842 Théâtre-Italien, Parigi) Don Pasquale (3.1.1843 Théâtre-Italien, Parigi) Maria di Rohan (5.6.1843 Kärntnertortheater, Vienna) Dom Sébastien (13.11.1843 Théâtre de l'Opéra, Parigi) Caterina Cornaro (18.1.1844 Teatro San Carlo, Napoli) Dom Sébastien [rev] (6.2.1845 Kärntnertortheater, Vienna) Onorificenze Discografia Opere per oboe e pianoforte tra Ottocento e Novecento, Tactus, 2016 Luciano Franca, oboe, Filippo Pantieri, pianoforte storico (contiene la Sonata per oboe e pianoforte) Cor Anglais Concertino in G Major, Tactus, 2013 Alessandro Baccini, corno inglese Andante sostenuto in F minor arr for Oboe and string orchestra, Tactus, 2013 Alessandro Baccini, oboe Film su Gaetano Donizetti Il cavaliere del sogno, 1947, regia di Camillo Mastrocinque Note Bibliografia Giorgio Appolonia, Cercherò lontana terra, Bergamo: Centro Studi Valle Imagna, 2013 Giuliano Donati Petténi, Donizetti, Milano: Fratelli Treves Editori, 1930 Guido Zavadini, Donizetti: Vita – Musiche- Epistolario, Bergamo, 1948 Herbert Weinstock, Donizetti, London: Metheun & Co., Ltd., 1964. Marcello Sorce Keller, "Gaetano Donizetti: un bergamasco compositore di canzoni napoletane", Studi Donizettiani, III (1978), 100- 107. John Black, Donizetti's Operas in Naples 1822-1848, London: The Donizetti Society, 1982 Philip Gossett, "Anna Bolena" and the Artistic Maturity of Gaetano Donizetti, Oxford: Oxford University Press, 1985 John Stewart Allitt, Donizetti – in the light of romanticism and the teaching of Johann Simon Mayr, Shaftesbury, Dorset, UK: Element Books, 1991. Egidio Saracino Ed., Tutti i libretti di Donizetti, Milan: Garzanti, 1993 Annalisa Bini & Jeremy Commons, Le prime rappresentazioni delle opere di Donizetti nella stampa coeva, Milan: Skira, 1997 James P. Cassaro, Gaetano Donizetti – A Guide to Research, New York: Garland Publishing. 2000 Fabrizio Capitanio, Il Museo Donizettiano in Bergamo - Guida per i visitatori, Comune di Bergamo, Assessorato alla Cultura e allo Spettacolo, 2002 John Stewart Allitt, Gaetano Donizetti – pensiero, musica, opere scelte, traduzione di Sergio Pagliaroli, Villa di Serio (BG), Edizioni Villadiseriane, 2003 Giorgio Appolonia, Cercherò lontana terra (romanzo), Centro Studi Valle Imagna, Grafica Moroni, Bergamo, 2013 Voci correlate Monumento funebre a Gaetano Donizetti Scuola musicale napoletana Altri progetti Collegamenti esterni Donizetti: ascolta i suoi brani musicali su Magazzini-Sonori Arie e opere in versione integrale; Donizetti Society, Londra; Gaetano Donizetti - Il musicista patriota La storia siamo noi Compositori romantici Compositori d'opera Librettisti italiani Gruppi e musicisti della Lombardia Compositori Ricordi Cavalieri dello Speron d'oro
Oh Yeah è un album discografico del musicista e compositore jazz Charles Mingus pubblicato dalla Atlantic Records nel 1962. Descrizione Il disco, registrato nel 1961, vede la presenza di Mingus (solitamente accreditato in qualità di bassista e compositore) che canta in tre brani accompagnandosi al pianoforte. Tracce Bonus track CD (1999) La ristampa in CD della Rhino del 1999 include tre tracce bonus registrate nelle stesse sessioni (e pubblicate in precedenza nell'album Tonight at Noon nel 1965): 'Old' Blues for Walt's Torin – 7:58 Peggy's Blue Skylight – 9:49 Invisible Lady – 4:48 Nel 1988 la Atlantic ha ristampato l'album in versione CD includendovi una sola traccia bonus, un estratto di 24 minuti di un'intervista a Mingus condotta da Nesuhi Ertegün. La versione integrale dell'intervista, della durata di 77 minuti, è stata inclusa nel bonus disc del box set Passions of A Man: The Complete Atlantic Recordings (1956-1961). Formazione e produzione Charles Mingus – pianoforte e voce Rahsaan Roland Kirk – flauto, sirena, sax tenore, manzello Booker Ervin – sax tenore Jimmy Knepper – trombone Doug Watkins – contrabbasso Dannie Richmond – batteria Nesuhi Ertegün – produzione Tom Dowd – ingegnere del suono Phil Iehle – ingegnere del suono Note Collegamenti esterni
Pentodontini () è una tribù di coleotteri compresa nella sottofamiglia dei Dynastinae (Coleoptera: Scarabaeidae). Tra le tribù di Dynastinae è sicuramente la più numerosa. Descrizione Adulto Al pari della generalità dei Dynastinae, questi coleotteri sono caratterizzati dalla conformazione tozza e robusta del corpo, ma differiscono dagli altri gruppi per l'assenza di processi tegumentali (comunemente chiamati corni o corna) sul capo e sul pronoto. Ciononostante esistono alcune specie di pentodontini, in particolare dei generi Phyllognathus,Dipelicus e Diloboderus, che presentano corna cefaliche sviluppate. Larva Le larve hanno l'aspetto di vermi bianchi dalla forma a "C". Presentano la testa sclerificata e le tre paia di zampe atrofizzate. Biologia Le larve si sono rivelate occasionalmente dannose ad alcune colture da rinnovo (mais e barbabietola), sono terricole e si nutrono rodendo le giovani piante appena sotto il colletto. Altre specie si sviluppa a discapito di radici di piante erbacee. Lo sviluppo larvale si completa in due anni e mezzo. Gli adulti volano tendenzialmente rasoterra, generalmente all'imbrunire e i maschi delle specie dotati di corna ingaggiano battaglie per la femmina e il territorio. Distribuzione e habitat I pentodontini sono distribuiti in tutto il mondo, eccetto che nelle regioni polari. Sistematica La tribù comprende numerosi generi tra cui: Adoryphonus Alissonotum Calicnemis Coptognathus Diloboderus Dipelicus Eutyctus Haplosoma Heteronycus Heteroglobus Microryctes Musurgus Neoryctes Oxygrilius Oxyligyrus Papuana Pentodon Phyllognathus Podalgus Temnorhynchus In Europa sono rappresentati solo i generi Calicnemis, Pentodon, Phyllognathus e Temnorhynchus, tutti presenti anche in Italia ad eccezione di Temnorhynchus, di cui non si hanno segnalazioni Le specie presenti in Italia sono: Calicnemis latreillei Calicnemis sardiniensis Pentodon algerinum () Pentodon bidens () Pentodon bidens punctatus () Phyllognathus excavatus () Note Bibliografia Antonio Servadei; Sergio Zangheri; Luigi Masutti (1972). Entomologia generale ed applicata. Padova, CEDAM. Altri progetti Collegamenti esterni Scarabaeidae Taxa classificati da Étienne Mulsant
Live Magic è un album dal vivo del gruppo musicale britannico Queen, registrato durante il Magic Tour, tour europeo fatto dalla band subito dopo l'uscita del precedente album A Kind of Magic e pubblicato per la prima volta in vinile e CD il 1º dicembre 1986. Il disco Questo album uscito qualche mese dopo il termine del Magic Tour, fu pubblicato proprio come testimonianza dei migliori momenti live della band durante il tour europeo, eseguito in seguito all'uscita dell'album A Kind of Magic. Live Magic propone prevalentemente brani estratti dalla tappa finale del Tour (quella del 9 agosto al parco di Knebworth, ricordata soprattutto per essere l'ultima in cui Freddie Mercury salì sul palco con i Queen. Le uniche 4 tracce che non fanno parte del concerto a Knebworth sono Hammer to Fall, eseguita live il 12 luglio allo stadio di Wembley (la data del celebre concerto che 6 anni più tardi verrà immortalata sul doppio CD "Live at Wembley '86"), Is This the World We Created... ?, tratta dalla serata dell'11 luglio sempre a Wembley ed infine A Kind of Magic e Under Pressure tratte dal concerto del 27 luglio al Népstadion di Budapest (dal quale nacque nel 1987 la VHS "Live in Budapest"). Le tracce A Kind of Magic, Another One Bites the Dust e Hammer to Fall sono proposte in versione integrale solo sull'edizione CD, mentre sul vinile sono proposte versioni editate dei brani (testimoniato anche dalla lista tracce riportata sul libretto allegato al CD, in cui accanto ai 3 brani appare la dicitura " * Full Live Version") Inoltre altri brani tratti da questo live sono stati pesantemente editati in studio, come si può ascoltare in Tie Your Mother Down (alla quale mancano la seconda strofa e ritornello) e in Is This the World We Created... ?, We Will Rock You, Friends Will Be friends e We Are the Champions, ridotte ad una sola strofa e ritornello. Tracce Formazione Freddie Mercury - voce, pianoforte Brian May - chitarra, cori John Deacon - basso, cori Roger Taylor - batteria, cori Spike Edney - tastiere, chitarra, cori Curiosità In quest'album, al termine di Another One Bites the Dust (eseguita a Knebworth), Freddie esegue un'improvvisazione vocale coinvolgendo anche il pubblico. Questo segmento è stato spostato di posto nella tracklist in fase di produzione in quanto originariamente seguiva la conclusione di A Kind of Magic. (ciò è anche testimoniato dalla lista tracce dell'album bootleg Electric Magic contenente l'intero concerto di Knebworth. Note Collegamenti esterni
L'Alleanza di Sinistra (in finlandese , in svedese ) è un partito politico nato in Finlandia nel 1990 dall'unione del Partito Comunista Finlandese, la Lega Democratica Popolare Finlandese e la Lega Democratica delle Donne Finlandesi. A seguito delle elezioni parlamentari in Finlandia del 2011 è presente nel parlamento finlandese con 14 membri e ha un membro nel parlamento europeo, dove appartiene all'Alleanza della Sinistra Verde Nordica. Storia Il partito nasce in occasione delle elezioni parlamentari del 1991 per raggruppare alcune precedenti formazioni della sinistra finlandese. In quelle elezioni conquista il 10,08% riuscendo a ottenere 19 seggi senza rientrare però nella coalizione governativa. Nelle 1995 riuscì con l'11,08% a ottenere 22 seggi e ad entrare insieme ai verdi e al Partito Socialdemocratico Finlandese nella coalizione governativa chiamata "Coalizione Arcobaleno", alleanza che verrà poi riconfermata dopo le elezioni del 1999. La coalizione governativa durò fino al 2003 quando il Partito di Centro riuscì a formare una coalizione col Partito Socialdemocratico e il Partito di Coalizione Nazionale, escludendo l'Alleanza di Sinistra dal governo del Paese. Dal 2011 l'Alleanza di Sinistra rientra a fare parte di nuovo della coalizione governativa, da cui uscirà nel marzo 2014 rifiutando di votare i tagli contenuti nella legge di bilancio. Dopo le elezioni del 2015, l'Alleanza mantiene la sua posizione di opposizione al nuovo governo di centre-destra guidato da Governo Sipilä. Nel giugno 2018 aderisce al movimento europeo Ora il Popolo. Presidenti Claes Andersson (1990-1998) Suvi-Anne Siimes (1998-2006) Martti Korhonen (2006-2009) Paavo Arhinmäki (2009-2016) Li Andersson (2016-in carica) Loghi Risultati elettorali Elezioni legislative Elezioni presidenziali Elezioni europee Note Collegamenti esterni Partiti socialisti democratici Partiti ecosocialisti
La White Rim Road è una strada sterrata lunga circa 70 miglia che si snoda all'interno del Canyonlands National Park nello Utah. La strada alterna impegnativi passaggi a tratti in terra battuta più rilassanti e poiché all'interno di tutto il Canyonlands National Park non ci sono fonti disponibili d'acqua potabile, i ranger del parco percorrono spesso la strada per aiutare chi si trova in difficoltà. La strada è percorribile in fuoristrada, in moto ed in bicicletta, vige il limite di 15 miglia all'ora, per un totale di circa 8 ore se percorsa in fuoristrada. Il centro abitato più vicino è Moab, che è la base di partenza naturale per affrontare il percorso. Da Moab sono 2 i percorsi per raggiungere l'inizio della White Rim Road. Il più veloce, che richiede poco meno di un'ora, percorre la Highway 191 sino all'incrocio con la 313 e poi lungo questa sino all'ingresso del Canyonlands National Park. Poco dopo l'ingresso (38° 28' 17.52" N 109° 48' 41.14" O) una strada sterrata di poco più di 5 miglia, la Shafer Trail, scende con ripidi tornanti sino all'inizio della White Rim Road (38° 27' 33.10" N 109° 47' 41.00" O). L'altra possibilità è, partendo sempre da Moab, percorrere la Highway 279 costeggiando il fiume Colorado sino a Potash e da qui percorrere la Potash Road una panoramica strada sterrata che inoltrandosi nel Canyonlands National Park porta sino all'inizio della White Rim Road. Questa seconda opzione richiede almeno un'ora e mezza ma attraversa il Thelma and Luise Point (38° 27' 09.00" N 109° 44' 04.00" O) e il Musselman Arch (il Musselman Arch è già sulla White Rim Road 3.4 miglia dopo la sua origine all'incrocio tra il Shafer Trail, la Potash Road e la White Rim Road appunto). Lungo le sue settanta miglia la White Rim Road percorre il White Rim, un plateau risalente a 225 milioni d'anni fa che costeggia il Colorado prima ed il Green River poi. La White Rim Road termina al confine del Canyonlands National Park (38° 29' 57.10" N 110° 01' 18.30" O). Altri progetti Strade degli Stati Uniti d'America
Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti la Feralpisalò nelle competizioni ufficiali della stagione 2020-2021. Stagione La Feralpisalò disputa la decima stagione consecutiva in terza serie. In Coppa Italia, la squadra viene eliminata dal al secondo turno, dopo aver battuto ed eliminato il al primo turno. In campionato, la squadra termina il girone d'andata al settimo posto, concludendo poi la stagione al quinto posto, accedendo ai play off. Dopo aver superato la nel turno preliminare, la squadra accede ai play off nazionali eliminando il al primo turno, venendo successivamente eliminata al secondo turno dall'. Divise e sponsor Le mute da gioco sono autoprodotte e invariate esteticamente rispetto alla stagione precedente. Gli sponsor ufficiali sono Feralpi Group, Media Steel, Tenova, Trailer SpA, Forsteel, Pradello, Valsir, Faro Games, Fonte Tavina ed altri. Organigramma societario Area direttiva Presidente: Giuseppe Pasini Vice Presidente: Dino Capitanio Amministratore delegato: Marco Leali Consiglieri: Domenico Bruni, Raimondo Cuccuru, Corrado Defendi, Luigi Salvini, Paolo Zanni Area organizzativa Direttore sportivo: Oscar Magoni Team Manager: Andrea Ferretti Area tecnica Allenatore: Massimo Pavanel Allenatore in seconda: Diego Zanin Preparatore dei portieri: Federico Orlandi Preparatore atletico: Daniele Riganti Match Analyst: Daniele Cominotti Area sanitaria Medico sociale: Gabriele Cirillo Fisioterapisti: Stefano Bosio, Fausto Balduzzi, Matteo Fusi Preparatore recupero infortunati: Marco Bresciani Consulente ortopedico: Pierfrancesco Bettinsoli Rosa Calciomercato Sessione estiva (dall'1/9 al 5/10) Sessione invernale (dal 4/1 all'1/2) Risultati Serie C Girone di andata Girone di ritorno Play-off Turni preliminari Fase nazionale Coppa Italia Statistiche Statistiche di squadra Andamento in campionato Note Collegamenti esterni
Arminio è noto per aver tradito e in seguito sconfitto l'esercito romano nella battaglia della foresta di Teutoburgo, quando a capo di una coalizione di tribù germaniche annientò, con astuzia e inganno, tradendo la fiducia dei Romani, tre intere legioni comandate da Publio Quintilio Varo, difendendo così l'indipendenza dei Germani, minacciata da Roma all'apice della sua potenza. Il nome di Arminio è una variante latinizzata di quello germanico Irmin, "grande" (confronta Herminones). Il nome Hermann (cioè "uomo dell'esercito" o "guerriero") fu utilizzato nel mondo germanico come equivalente di Arminio al tempo della Riforma protestante di Martin Lutero, che voleva farne un simbolo della lotta dei popoli germanici contro Roma. Biografia Negli eserciti imperiali (5-7) Arminio, nato nel 18 a.C. o nel 17 a.C., era figlio del capo cherusco Segimero: viene descritto come un combattente valoroso, rapido nel decidere ed ingegnoso, ma anche perfido e profondamente anti-romano. Sposò Thusnelda, principessa germanica figlia di Segeste, con cui ebbe un figlio, Tumelico. Ebbe come fratello Flavus, che militò fedelmente sotto le insegne romane. Servì nell'esercito romano, prima probabilmente sotto Tiberio in Germania durante la campagna del 5, più tardi, secondo le fonti storiografiche latine, trasferito in Pannonia, come luogotenente di reparti di cavalleria, collaborò alle operazioni militari dei Romani, durante i primi due anni della rivolta dalmato pannonica, guidando un contingente di truppe ausiliarie cherusce. Arminio e Publio Quintilio Varo (7-9) Ottenuta anche la cittadinanza romana, , con il nome di Gaio Giulio Arminio, tornò nella Germania settentrionale, dove i Romani avevano conquistato i territori compresi tra il fiume Reno ed Elba, posti sotto l'allora governatore provinciale romano, Publio Quintilio Varo. Arminio iniziò a complottare per unire sotto la sua guida diverse tribù di Germani ed impedire ai romani di realizzare i loro progetti. Tuttavia mentre di nascosto creava una coalizione anti romana, Arminio mantenne il suo incarico di ufficiale della Legione e da cittadino romano ottenne la piena fiducia di Varo, che si fidò pienamente di Arminio per la campagna militare che stava seguendo, ignorando le accuse di tradimento formulate nei suoi confronti dai romani e promuovendolo a suo consigliere militare. Nel 9, a capo di una coalizione formata da Cherusci, Marsi, Catti e Bructeri, il venticinquenne Arminio guidò, come capo della cavalleria ausiliaria germanica delle legioni, ma poi a tradimento attaccò e distrusse l'esercito di Varo (circa 20.000 uomini) nella foresta di Teutoburgo nei pressi della collina di Kalkriese, circa 20 chilometri a nord-est di Osnabrück. Praticamente Arminio attirò le tre legioni romane, mediante falsi informatori, nella trappola che egli stesso aveva preparato. Ed infatti nell'agguato di Teutoburgo i legionari romani non furono neppure schierati in assetto di combattimento ma, contro tutte le regole romane, furono fatti proseguire, dentro un territorio ostile, in semplice assetto di marcia ed affardellati. La maggior parte dei legionari fu uccisa senza potersi schierare né difendere, con lo stesso Varo che si tolse da solo la vita, mentre i germani si lasciarono andare ad orribili atrocità, tanto che le testimonianze dei pochi sopravvissuti parlarono di torture e mutilazioni perpetrate sui legionari catturati. Arminio e Germanico (14-16) Negli anni 14-16 le forze romane, guidate da Germanico, penetrarono profondamente in Germania, devastandone i territori ed infliggendo una doppia pesante sconfitta ad Arminio e alle sue tribù alleate. Nel 16 Germanico, infatti, nel corso del suo ultimo anno di campagne, riuscì a battere pesantemente Arminio nel corso di due battaglie presso il fiume Weser: prima nella piana di Idistaviso e poco dopo, quasi fosse la continuazione naturale della prima, poco lontano di fronte al Vallo degli Angrivari. Il capo cherusco, ormai battuto pesantemente, probabilmente disperò sul futuro della sua Germania libera, ma Germanico venne richiamato al termine di quest'anno dal padre adottivo, l'imperatore Tiberio, che ritenne opportuno rinunciare a nuovi ma dispendiosi piani di conquista nei territori dei Germani, fissando sul Reno il confine tra l'Impero e i barbari, così come già stabilito da Augusto. Durante le operazioni di questi due anni di guerra, i romani recuperarono le insegne militari di due delle tre legioni che erano state massacrate a Teutoburgo. La terza insegna fu recuperata in seguito, al tempo dell'imperatore Claudio, fratello di Germanico. Fu forse la gelosia che spinse Tiberio ad affidare al figlio adottivo, Germanico, uno speciale compito in Oriente, in modo da allontanarlo ulteriormente da Roma. E così, dopo aver concesso allo stesso il trionfo, il 26 maggio del 17, gli affidò il nuovo comando speciale in Oriente. Si racconta che nel trionfo sfilarono come prigionieri di guerra anche la moglie e il figlio di Arminio, Thusnelda e Tumelico, e Segimundo, il fratello di lei, davanti allo stesso imperatore Tiberio ed al padre della donna, Segeste. Arminio e Maroboduo (17-18) Una volta che i Romani si ritirarono, scoppiò la guerra tra Arminio e Maroboduo, l'altro potente capo germanico dell'epoca, re dei Marcomanni federati di Roma (che erano stanziati nell'odierna Boemia). I due eserciti si scontrarono in una battaglia campale in cui Arminio riuscì a battere le truppe alleate del re rivale marcomanno, il quale fu costretto a rifugiarsi a Ravenna, chiedendo asilo politico allo stesso imperatore romano Tiberio. Morte (19-21) Nel 19 oppure nel 21, Arminio fu assassinato dai suoi sudditi, che temevano il suo crescente potere: Arminio nella cultura di massa Secondo alcune leggende, Arminio era figlio di Marte, dio della Guerra. Il femminile di Arminio, Arminia, ha dato il nome alla squadra tedesca dell'Arminia Bielefeld. Il fratello di Arminio, Flavus, militava nell'esercito romano e rimase, anche successivamente alla battaglia di Teutoburgo, un leale e fedele ufficiale delle legioni. La storia di Arminio e delle sue vittorie potrebbero aver fornito la base per la figura mitologica di Sigfrido dei Nibelunghi. La figura di Arminio e le sue gesta furono riprese e celebrate dai movimenti nazionalisti tedeschi, Nazionalsocialismo compreso. Nella zona dove si svolse la battaglia della foresta di Teutoburgo sorge oggi un monumento ad Arminio chiamato Hermannsdenkmal; questo monumento sorge puntato verso la Francia, avversaria in quegli anni dell'Impero tedesco. Il nome maschile Hermann (equivalente di Arminio, appunto) risulta oggi molto diffuso in Germania. Arminio è il protagonista del dramma teatrale La battaglia di Arminio (Die Hermannsschlacht), di Heinrich Von Kleist del 1808 Arminio è anche un libretto in tre atti di Antonio Salvi (1703). Fu musicato da Alessandro Scarlatti nel 1720 e da Georg Friedrich Händel nel 1736. Arminio compare nel videogioco Imperivm: Le grandi battaglie di Roma come personaggio giocabile nel livello ambientato durante la battaglia di Teutoburgo. Arminius è il protagonista del romanzo storico Teutoburgo di Valerio Massimo Manfredi. Arminio è il protagonista del film italo-tedesco Il massacro della foresta nera (1966), diretto da Ferdinando Baldi. Arminio è il protagonista della serie Netflix Barbari, interpretato da Laurence Rupp. Note Bibliografia Fonti antiche Versione in inglese Versione in inglese qui . Versione in inglese qui Fonti storiografiche moderne Klaus Bemmann: Arminius und die Deutschen, Essen: Magnus Verlag 2002, 228 ssg., ISBN 3-88400-011-X. Herbert W. Benario, Arminius into Hermann: History into Legend, in Greece & Rome, Vol. 51, 1, pagg. 83–94, 2004. J. Bühler, Deutsche Geschichte, Lipsia, 1934. Hubert Cancik e Helmuth Schneider (a cura di), Der neue Pauly: Enzyklopädie der Antike, Stuttgart/Weimar, 1996-2003. Alexander Demandt, Rainer Wiegels und Winfried Woesler (a cura di), Arminius und die frühgermanische Staatenbildung, in Arminius und die Varusschlacht, Paderborn/München/Wien/Zürich, 1995, pp. 185–196. Duenzelmann, Der Schauplatz der Varusschlacht, Gotha, 1889. Goldsworthy, Roman Warfare, p. 122. J. Hoops, Generallexikon der Germanische Altertumskunde, Berlino, 1984. Ralf G. Jahn, Der Römisch - Germanische Krieg (9-16 n. Chr.). Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Doktorwürde der Philosophischen Fakultät der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität zu Bonn, Bonn 2001. Meyers Lexicon, Arminius, Vienna, 1893. Manfred Millhoff: Die Varusschlacht – Anatomie eines Mythos: eine historische Untersuchung der Schlacht im Teutoburger Wald, Berlino, 1995. Theodor Mommsen, Die Varusschlacht, Berlino, 1885. F. Stieve, Geschichte des Deutschen Volkes, Monaco di Baviera, 1943. Dieter Timpe, Arminius-Studien, Heidelberg, 1970. G. J. Wais, Die Alamannen, Berlino, 1943. Georg Wissowa (a cura di), Paulys Realenzyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, Stuttgart, 1893-1979 (Pauly-Wissowa). Voci correlate Nazionalismo tedesco Altri progetti Collegamenti esterni Personalità dei Cherusci Principi germanici Condottieri germanici Politici assassinati Eroi nazionali tedeschi
Il Beffroi di Gand, o in fiammingo Belfort Gent, è la torre civica e uno dei tre campanili medievali allineati del centro storico della città fiamminga di Gand, in Belgio (gli altri due appartengono alla cattedrale di San Bavone e alla chiesa di San Nicola). Misura 95 metri di altezza e costituisce uno dei più bei beffroi d'Europa; simbolo dell'autonomia e dell'indipendenza della città di Gand. Inoltre fa parte della lista delle torri campanarie di Belgio e Francia iscritta nei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO. Storia e descrizione Il beffroi venne eretto in stile gotico a partire dal 1313. Nel 1323 quattro piani su sei erano stati già innalzati. Fra il 1377 e il 1380 venne aggiunto un coronamento ligneo temporaneo al quale fu issato il leggendario Draak van Gent, il Drago di Gand, segnavento, come simbolo di custodia del tesoro. In seguito i coronamenti, sempre lignei, furono più volte cambiati; fino a che nel 1851, vi venne issata una guglia di ghisa in stile neogotico. Tuttavia già mezzo secolo dopo la guglia presentava notevoli segni di degrado, così si approfitto dell'imminente Esposizione universale del 1913 per riedificarla. Il progetto venne presentato da Valentin Vaerwyck e subito approvato e messo in opera. Nel corso dei secoli assunse funzioni diverse. Dal 1402 vi vennero conservati i Privilegi cittadini e le Carte civiche, chiusi in un forziere, a sua volta custodito nella "Stanza segreta" della torre. Tuttavia nel 1539 vennero trasferiti a Lilla, per tornare in città nel 1578 per mano dei calvinisti durante le lotte contro Filippo II di Spagna. Ma vennero portati nel Municipio. Dal 1633 il beffroi venne utilizzato solo come archivio della Corporazione di San Michele. Parallelamente la struttura servì anche da torre di guardia della città, soprattutto inerente al temutissimo al fuoco. Dal 1442 le guardie civiche vi risiedettero al suo interno, e insieme a sei trombettisti, formarono il "Corpo di vigilanza della città" che assicurò, attraverso il suono delle campane, una guardia continua su Gand fino al 1869. Il carillon di campane All'inizio le campane furono utilizzate solo in contesti religiosi, ma più le città si svilupparono e più le campane svolsero funzioni più diverse nella vita quotidiana. La Campana dell'Allerta, detta anche Roland (dal nome del nordico paladino Rolando) venne issata sul beffroi nel 1325, e dal 1378 suonò anche le ore. Se suonava all'allerta, il suo suono veniva preceduto dai rintocchi di tre piccole campane dai toni differenti: era l'inizio del carillon. Negli anni il carillon di Gand venne man mano ingrandito; oggi conta ben 54 campane. Note Voci correlate Beffroi Campanili di Belgio e Francia Carillon di campane Altri progetti Collegamenti esterni Campanili del Belgio Architetture di Gand Architetture gotiche di Gand Gand
Lematocrito (pronuncia: ; abbreviato con Ht o HCT) è un esame del sangue che indica la percentuale del volume sanguigno occupata dagli eritrociti, escludendo le leucocitrine. Il suo valore normale varia dal 37% al 47% per le donne, mentre normalmente per il sesso maschile è più alto (42-52%), mentre nei neonati ha un valore molto alto e si riduce in caso di età avanzata e gravidanza. La percentuale restante è occupata dalla frazione liquida, il plasma. Questo esame è considerato parte integrante del risultato totale del sangue di una persona, insieme con la concentrazione dell'emoglobina, al numero di globuli bianchi e alla conta piastrinica. Un ematocrito del campione di sangue ossia la percentuale di volume dei globuli rossi all'interno del sangue serve per capire il grado di capacità di fornire ossigeno ai tessuti. Al contrario, tale valore aumenta in tutte quelle situazioni nelle quali si ha esuberante produzione di globuli rossi e di emoconcentrazione, con conseguente riduzione della frazione plasmatica del sangue (policitemia). In questo caso aumenta notevolmente la viscosità del sangue e secondo la legge di Hagen-Poiseuille la velocità del sangue viene notevolmente diminuita. Etimologia del nome Il termine ematocrito deriva dalle parole antiche greche haima (αἷμα, "sangue") e kritēs (κριτής, "conta"). È stato coniato da Magnus Blix a Uppsala nel 1891 come haematokrit. Condizioni che contribuiscono a modificare i valori Esistono condizioni fisiologiche, come la gravidanza, in cui si instaura una cosiddetta "anemia fisiologica". Con questo termine si intende specificare che l'ematocrito, a causa dell'aumento della componente plasmatica del sangue, risulta "diluito", e si situa quindi a valori leggermente più bassi di quelli normalmente presenti nel sangue della donna al di fuori della gravidanza. In alcuni sport, come il ciclismo, il regolamento impone un limite massimo al valore dell'ematocrito degli atleti per tutelare la loro salute e per prevenire la pratica del doping. L'atleta il cui valore supera il limite viene escluso dalla competizione a scopo cautelativo per limitare il rischio di ictus e altri problemi di salute. Vengono inoltre effettuati accertamenti antidoping: si ricerca infatti la presenza di eritropoietina sintetica (eritropoietina ricombinante umana, rEPO o rHuEPO) nelle urine, un analogo sintetico di un ormone fisiologicamente prodotto dall'organismo umano che spesso viene utilizzato come farmaco in diverse patologie e come sostanza dopante, che aumenta il valore dell'ematocrito. Oligocitemia Quando il valore dell'ematocrito scende al di sotto del valore normale tale condizione si definisce di oligocitemia. Metodi di misurazione Con apparecchiature moderne di laboratorio, l'ematocrito è calcolato da un analizzatore automatizzato e non viene direttamente misurato. Si calcola moltiplicando il numero di cellule della linea rossa per mezzo del volume della cellula media. Il volume della cellula (PCV) può essere determinato centrifugando il sangue eparinizzato in un tubo capillare a 10.000 giri/min per cinque minuti. Questa operazione separa il sangue in strati. Il volume di globuli rossi divisi per il volume totale del campione di sangue dà il PCV. Poiché viene utilizzato un tubo, questo può essere calcolato misurando le lunghezze degli strati. Un altro modo per misurare i livelli di ematocrito è attraverso metodi ottici come la spettrofotometria. Attraverso la spettrofotometria differenziale, le differenze nelle densità ottiche di un campione di sangue che fluiscono attraverso tubi di vetro in piccoli fori. Vengono rilevate le lunghezze d'onda isosbestiche attraverso deossiemoglobina e ossiemoglobina e ciò permette di stabilire una relazione lineare che viene utilizzata per misurare i valori dell'ematocrito. Livelli L'ematocrito può variare in base all'età e al sesso del soggetto. In genere, un livello di ematocrito superiore indica la capacità dei campioni di sangue di trasportare ossigeno. I livelli di ematocrito ottimali sono stati studiati attraverso combinazioni di saggi sull'ematocrito stesso del campione di sangue, sulla viscosità e sul valore dell'emoglobina. I livelli di ematocrito servono anche come indicatore della condizione sanitaria. Quindi, i test sui livelli di ematocrito sono spesso condotti nel processo di diagnosi di determinate condizioni prima dell'intervento chirurgico. Inoltre, le condizioni sanitarie associate a determinati livelli di ematocrito sono uguali a quelli associati a determinati livelli di emoglobina. Quando il sangue scorre dalle arteriole nei capillari si verifica un cambiamento di pressione. Al fine di mantenere la pressione, i capillari si dividono in una fitta rete di vasi che portano sangue nelle venule. Attraverso questo processo il sangue entra in quello che viene detto microcircolo. Nel microcircolo, si verifica l'effetto Fåhræus, con conseguente variazione di ematocrito. Note Voci correlate Effetto Fåhræus-Lindqvist Anemia Emocromo Altri progetti Collegamenti esterni Ematologia Medicina di laboratorio Reperti di laboratorio
La Villa Ginori a Doccia si trova a Sesto Fiorentino, nella zona di Colonnata. Storia e descrizione Un primo insediamento risulta già edificato nel quattordicesimo secolo ed in proprietà alla potente famiglia dei Della Tosa. Nel 1525 la villa passa nelle proprietà Ginori. Ampliata sino a raggiungere le dimensioni odierne a partire dai primi del Seicento, la villa mostra un fronte principale orientato a mezzogiorno. Da una stampa del XVIII secolo si notano una grande loggia al primo piano del fabbricato e grandi finestre arcuate di carattere tardo rinascimentale. Si nota inoltre la grande stufa per la coltivazione delle piante esotiche, interesse del Marchese Carlo Ginori. Egli aveva infatti inviato studiosi di Doccia in Cina e Giappone per imparare i processi delle porcellane che al ritorno portarono esemplari di piante rare e pesci che popolarono i giardini della villa. Mentre il fronte posteriore è rivolto al pendio collinare, coperto di boschi e tagliato in senso verticale dal seicentesco e scenografico viottolone Ginori che sale raggiungendo la cima del Monte Acuto. A sud della villa si estende una superficie pianeggiante tenuta a prato, mentre a nord si trovano il giardino all'italiana, i geometrici boschetti d'agrumi e la ragnaia. Nel 1730 Carlo Ginori modificò in parte il carattere originario del giardino con la realizzazione di uno dei più rinomati orti botanici fiorentini. Infine, nel 1818, il Marchese Carlo Leopoldo Ginori realizzò il gran parco naturalistico costituito da un fitto bosco attraversato da sentieri e strade carrozzabili; esso venne collegato con una nuova strada collinare denominata via Piana, costruita da Carlo Leopoldo per collegare la villa di Doccia con la villa di Carmignanello. La volta e l'altare della cappella della villa sono affrescate da Luigi Sabatelli. Note Bibliografia Voci correlate Villa Ginori a Collina Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia Altri progetti Ginori
Attualmente è il Direttore Titolare del gruppo vocale venezuelano Cantat Vocal. Biografia Laureatosi in Direzione Corale all'Escuela Nacional de Instructores de Arte (Scuola Nazionale di Istruttori d'Arte) e al Centro Nacional de la Enseñanza Artística (Centro Nazionale dell'insegnamento Artistico) all'Avana, con i Maestri Mayda Martínez e María Felicia Pérez. È stato membro-fondatore del gruppo corale cubano EXAUDI, diretto dalla Maestra María Felicia Pérez. Con EXAUDI, si è esibito in Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Ungheria e Venezuela. In Venezuela, è stato direttore del coro di Pueri Cantores Niños Cantores del Zulia di Maracaibo dal 1994 al 2005, e del coro da camera Coral Antiphona dal 1995 al 2008. Attualmente è incaricato dell'Area vocale nella Facoltà di Arte e Musica della Universidad Católica Cecilio Acosta, a Maracaibo. È anche docente presso la Facoltà Esperimentale di Arti [FEDA] dell'Universidad del Zulia e del Conservatorio di Musica “José Luis Paz” di Maracaibo, dove dirige anche il Coro Accademico del Conservatorio e insegna Pratica Corale sin dal 1997. Agli inizi del 2009, Juan Carlos Bersague fonda il coro da camera Cantat Vocal, di cui è attualmente il Direttore titolare. Inoltre, il Mtro. Bersague è anche il Direttore titolare del Coro Sinfonico del capitolo occidentale del Sistema Nazionale di Orchestre Giovannili e Infantili del Venezuela [FESNOJIV, in spagnolo], conosciuto internazionalmente come El Sistema. Exaudi Chamber Choir Diretto dal Maestro María Felicia Pérez, e come membro fondatore del coro da camera cubano EXAUDI, ha partecipato e ottenuto numerosi premi nei seguenti Concorsi Corali: XIV Concorso Internazionale di Cori “Béla Bartók” / Bartók Béla Nemzetkösi Kórusverseny / Debrecen, Ungheria 1990. [Primo premio nella categoria dei Cori da Camera e Premio nella categoria di Programma Folklorico] XXIV Certamen Internacional de Masas Corales / Tolosa, Euskadi-Spagna 1992. [Terzo premio nella categoria di Polifonia] XXV Certamen Internacional de Masas Corales / Tolosa, Euskadi-Spagna 1993. [Primo premio nella categoria di Folklore, accesso al Gran Prix Europeo 1993 e Premio del Pubblico] III Concorso Internazionale di Cori da Camera / Internationaler Kammerchor-Wettbewerb / Marktoberdorf, Germania 1993. [Terzo premio nella categoria Internazionalmente Eccellente] Concorso Corale "Harmonie 93" / Lindenholzhausen, Germania 1993. [Primo premio] Gran Premio Europeo di Canto Corale / Varna, Bulgaria 1993. Coral Antiphona Essendo stato Direttore titolare del coro da camera venezuelano Coral Antiphona dal 1995 al 2008, il Mtro. Bersague ha partecipato e vinto numerosi premi in diversi festivals e concorsi corali internazionali. Festival: V Festival Internacional de Coros de Santiago de Cuba / Santiago di Cuba, Cuba 1999. II Festival de Coros Maracaibo un canto a Vos / Maracaibo, Venezuela 2001. XX Anniversario del Festival de Coros de Álava / Vitoria-Gasteiz, Spagna 2001. I Festival Mundial de Coros de Puebla / Puebla, Messico 2002. VII Festival Internacional D´Canto / Isola di Margherita, Venezuela 2004. [Premio del pubblico]. III Festival de Coros de Cámara Cantarte / Caracas, Venezuela 2004. Concorsi: I Concurso de Coros "Luis Soto Villalobos" / Maracaibo, Venezuela 1999. [Primo premio] III Competencia de Coros de Mérida / Mérida, Venezuela 2002. [Primo premio nella categoria di Polifonia e Secondo premio nella categoria di Folklore]. XXXVII Certamen Internacional de Masas Corales / Tolosa, Spagna 2005. XXIV Festival-Certamen Internacional de Música de Cantonigròs / Cantonigròs, Spagna. 2006. [Primo premio nella categoria di Cori Misti e Primo premio nella categoria di Musica Popolare]. LII Certamen Internacional de Habaneras y Polifonía / Torrevieja, Spagna 2006. [Terzo premio di Habaneras e Premio "Francisco Vallejos", alla migliore interpretazione di un'habanera popolare]. LV Concorso Polifonico Internazionale Guido d'Arezzo / Arezzo, Italia 2007. [Terzo Premio nella categoria di Polifonia]. Altri progetti Collegamenti esterni
Nammo sta per Nordic Ammunition Company, azienda finnico-norvegese di difesa e aerospazio specializzata nella produzione di munizioni, motori a razzo e applicazioni spaziali. La società ha ramificazioni in Finlandia, Germania, Norvegia, Svezia, Svizzera, Spagna, Australia, USA e Canada. La società è al 50% posseduta dal Governo norvegese e dalla finlandese Patria. La società ha sede a Raufoss, Norvegia. La società ha cinque business unit: Small Caliber Division, Medium & Large Caliber Division, Missile Products Division, Demil Division e Nammo Talley. Storia Nammo viene fondata nel 1998 da Raufoss Ammunisjonsfabrikker, Patria, e Celsius. Raufoss più tardi nella parte Automotive continuò ad operare per la Norsk Hydro e Raufoss Technology. La proprietà di Nammo, al 50%, venne trasferita al Governo norvegese. Prodotti Missile propulsion AIM-120 AMRAAM RIM-162 ESSM IRIS-T (licenza) Exocet AIM-9 Sidewinder Penguin Naval Strike Missile (Only rocket booster) ARIANE 5 (Separation & Acceleration Boosters) HVM (Hyper Velocity Missile) RBS 23 BAMSE SAM IDAS (Interactive Defence & Attack for Submarines) Orbital launch vehicle Nel gennaio 2013, Nammo e Andøya Rocket Range spaceport annunciano lo sviluppo del "developing an orbital Nanosatellite launch vehicle (NLV) rocket system called North Star that will use a standardized hybrid motor, clustered in different numbers and arrangements, to build two types of sounding rockets and an orbital launcher" per lanciare carichi di nanosat in polar orbit. Munizioni piccolo calibro 5.56×45mm NATO 6.5×47mm Lapua 7.62×39mm 7.62×51mm NATO and .308 Winchester 7.62×54mmR/7.62×53mmR 7.62×63mm (.30-06 Springfield) .338 Lapua Magnum (8.6×70mm) 9×19mm Parabellum Munizioni medio e grosso calibro 12.7×99mm (.50 BMG) 12.7×99 mm Raufoss Mk 211 Multipurpose 20×102mm 20×139mm 25×137mm 27×145mm 30×113mmB 30×173mm 35×228mm 40×51mm 40×53mm 40×365mmR 57 mm L/70 3P M72 LAW 120mm Propellant Charges, For Artillery and Mortars Artillery Shell Bodies Bomba a mano Warheads Note Altri progetti Collegamenti esterni Nammo Bloodhound hybrid rocket motor, first test firing, 9 December 2014.
HD 85622 (nota anche come m Velorum) è una stella supergigante gialla di magnitudine 4,59 situata nella costellazione delle Vele. Dista 1050 anni luce dal sistema solare. Osservazione Si tratta di una stella situata nell'emisfero celeste australe. La sua posizione è fortemente australe e ciò comporta che la stella sia osservabile prevalentemente dall'emisfero sud, dove si presenta circumpolare anche da gran parte delle regioni temperate; dall'emisfero nord la sua visibilità è invece limitata alle regioni temperate inferiori e alla fascia tropicale. La sua magnitudine pari a 4,6, fa sì che possa essere scorta solo con un cielo sufficientemente libero dagli effetti dell'inquinamento luminoso. Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra febbraio e giugno; nell'emisfero sud è visibile anche per buona parte dell'inverno, grazie alla declinazione australe della stella, mentre nell'emisfero nord può essere osservata limitatamente durante i mesi primaverili boreali. Caratteristiche fisiche La stella è una supergigante gialla con una massa superiore alle 6 masse solari ed un'età stimata in 64 milioni di anni circa; possiede una magnitudine assoluta di -3,02 e la sua velocità radiale positiva indica che la stella si sta allontanando dal sistema solare. Note Voci correlate Stelle principali della costellazione delle Vele Collegamenti esterni m Vel -- Star SIMBAD Stelle di classe spettrale G Supergiganti gialle
Iron Man è un album discografico di Eric Dolphy, pubblicato dall'etichetta discografica Douglas International Records nel novembre del 1968. Tracce Lato A Lato B Brano Ode to C.P. (C.P. sta per Charlie Parker) sull'etichetta del vinile è accreditato a Eric Dolphy per altre fonti a Jaki Byard Musicisti Iron Man / Mandrake / Burning Spear Eric Dolphy - sassofono alto, clarinetto basso, flauto Woody Shaw - tromba Prince Lasha - flauto (brano: Burning Spear) Clifford Jordan - sassofono tenore (brano: Burning Spear) Huey Sonny Simmons - sassofono alto (brano: Burning Spear) Bobby Hutcherson - vibrafono Richard Davis - contrabbasso Eddie Khan - contrabbasso (solo nel brano: Iron Man) J.C. Moses - batteria Come Sunday / Ode to C.P. Eric Dolphy - clarinetto basso, flauto Richard Davis - contrabbasso Note aggiuntive Alan Douglas - produttore Registrato il 1 e 3 luglio 1963 a New York Note Collegamenti esterni (Titoli e autori brani, musicisti, produttore) (CD con titoli, autori e durata brani, musicisti, date di registrazione brani)
La chiesa di Santa Giulia è una chiesa di Lucca che si trova in piazza del Suffragio. Già esistente nel X secolo, ma assai più antica come attestano i corredi delle sepolture longobarde in essa rinvenute, fu ricostruita nel XIII secolo in cotto, mentre la facciata fu completata, alla metà del Trecento, da Coluccio di Collo. La soluzione ad arcate cieche - quella centrale include un portale strombato - riecheggia temi romanici reinterpretati alla luce del nuovo linguaggio gotico. Il registro superiore della facciata venne completato dopo qualche tempo. L'assetto interno venne più volte modificato. Nel 1647 a cura di un membro della famiglia Bernardini venne edificato il nuovo altar maggiore per accogliere un'antica e venerata immagine del Crocifisso. La croce, temporaneamente collocata nel Duomo, è una preziosa opera del XII secolo. A fine 2021 è stata affidata alla comunità greco-cattolica ucraina. Note Bibliografia G. Bergamaschi, S. Giulia a Lucca: la chiesa e il culto della santa, in «Nuova rivista storica», 90 (2006), pp. 763–782. Altri progetti Collegamenti esterni Giulia Giulia
Biografia Nel biennio 1957-59, come attore di teatro, ha fatto parte della compagnia de La Borsa di Arlecchino di Genova. Attivo anche in televisione, è stato interprete negli anni settanta, nei panni di Leonello Astolfi, capo della sezione furti, della serie televisiva poliziesca Qui squadra mobile. Del 1980 sono le interpretazioni, sempre per la televisione, di Quaderno proibito e Pronto emergenza. Per il cinema ha curato anche la sceneggiatura di Quelli belli... siamo noi (1970). Dagli anni duemila si è dedicato completamente alla televisione. Vita privata Dalla ex moglie, l'attrice e cantante Miranda Martino, ha avuto il figlio Fiodor Martino Lavagetto. Dopo il divorzio si è legato a Laura Efrikian, poi a Livia Giampalmo. Filmografia Cinema I terribili 7, regia di Raffaello Matarazzo (1963) I sette fratelli Cervi, regia di Gianni Puccini (1968) Dillinger è morto, regia di Marco Ferreri (1968) Una ragazza piuttosto complicata, regia di Damiano Damiani (1968) Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue, regia di Luciano Salce (1969) Wanted Sabata, regia di Roberto Mauri (1970) Un amore oggi, regia di Edoardo Mulargia (1970) La pacifista, regia di Miklós Jancsó (1971) Arriva Durango... paga o muori, regia di Roberto Bianchi Montero (1971) Damnation - La stirpe di Caino, regia di Lamberto Benvenuti (1971) Quel giorno il mondo tremerà, regia di Alain Jessua (1977) Overdose, regia di Amasi Damiani (1990) Una casa sotto il cielo, regia di Roberto Locci (1993) Televisione La conversione del capitano Brassbound, regia di Mario Ferrero (1962) Ritorna il tenente Sheridan, episodio Una dote per Ghita, regia di Mario Landi (1963) Giuseppe Verdi, terza puntata, regia di Mario Ferrero (1964) L'arpa d'erba, regia di Flaminio Bollini (1964) Ultima Bohème, seconda puntata, regia di Silverio Blasi (1964) I grandi camaleonti, terza puntata, regia di Edmo Fenoglio (1964) La piccola cioccolataia, regia di Gianfranco Bettetini (1965) Le inchieste del commissario Maigret, episodio Una vita in gioco, regia di Mario Landi (1965) Sheridan, squadra omicidi, episodio Processo di seconda istanza, regia di Leonardo Cortese (1967) Liliom, regia di Eros Macchi (1968) Oliver Cromwell: ritratto di un dittatore, regia di Vittorio Cottafavi (1969) Giallo di sera, episodio Un affare editoriale, regia di Guglielmo Morandi (1971) Le inchieste del commissario Maigret, episodio Il ladro solitario, regia di Mario Landi (1972) Attacco alla coscienza, di Mario Bagnara, regia di Eugenio Plozza (TV svizzera, 1973) Un attimo, meno ancora, regia di Dino B. Partesano - originale televisivo (1973) La locandiera di Sampierdarena, regia di Marco Parodi (1973) Tre camerati, regia di Lyda C. Ripandelli (1973) Qui squadra mobile, regia di Anton Giulio Majano (1973-1976) Roma rivuole Cesare, regia di Miklós Jancsó - film TV (1974) Il guardiano, regia di Sergio Genni (TV svizzera, 1974) Un bail pour l'éternité, regia di Yves-André Hubert - film TV (1976) Supermarina. Commissione d'inchiesta speciale SMG 507, regia di Marcello Baldi - miniserie TV (1977) Il terzo invitato, regia di Vittorio Barino - miniserie TV (1977) È stato così, regia di Tomaso Sherman - film TV (1977) Castigo, regia di Anton Giulio Majano - miniserie TV (1977) Ligabue, regia di Salvatore Nocita - miniserie TV (1977) Diario di un giudice, regia di[Marcello Baldi - miniserie TV (1978) Sam & Sally, episodio La collana, regia di Jean Girault (1978) Il signore di Ballantrae, regia di Anton Giulio Majano - miniserie TV (1979) Pronto Emergenza, regia di Marcello Baldi - serie TV (1980) Quaderno proibito, terza puntata, regia di Marco Leto - miniserie TV (1980) L'enigma Borden, regia di Gian Pietro Calasso - miniserie TV (1982) Aeroporto internazionale, episodio È arrivata Giulietta? - serie TV (1985) Il cielo tra le mani, regia di Sergio Martino - film TV (2000) Incantesimo, 49 episodi (2000-2002) Le ali della vita 2, regia di Stefano Reali - serie TV (2001) L'uomo sbagliato, regia di Alessandro Jacchia - miniserie TV (2005) Don Matteo, episodio Al chiaro di luna (2006) Radio Ulisse sotto inchiesta, di Ghigo De Chiara, regia di Giandomenico Giagni, trasmessa il 27 giugno 1971. Rappresentazione, di Fulvio Longobardi, regia di Massimo Scaglione, 15 novembre 1971. Via Kafka numero 4, di Andreas Okopenko, regia di Piero Panza, 17 giugno 1972. Le parole sulla sabbia, di Carlo Sgorlon, regia di Massimo Scaglione, 2 agosto 1972. L'imputato, di Don Haworth, regia di Marco Lami, 14 agosto 1972. Ben Hur, di Lew Wallace, regia di Anton Giulio Majano, 15 puntate, dall'11 al 29 dicembre 1972. Tristano e Isotta, di Adolfo Moriconi, regia di Giandomenico Giagni, 20 puntate, dall'8 ottobre al 2 novembre 1973. Nel mondo delle Mille e una notte, di Giorgio Brunacci e Teresa Cremisi, regia di Anton Giulio Majano, 15 puntate, dal 27 dicembre 1976 al 14 gennaio 1977. Una stagione nel Congo, di Aimé Césaire, regia di Pietro Formentini, 20 novembre 1977. I misteri di Bologna, adattamento di Lucia Bruni, regia di Vittorio Melloni, 20 puntate, dal 3 al 25 maggio 1979. Beatrice del Congo, di Bernard Binlin Dadié, regia di Vittorio Melloni, 2 luglio 1979. L'Atlantide, di Pierre Benoît, regia di Marcello Aste, 18 puntate, dal 25 febbraio al 15 marzo 1980. Sul letto del fiume in secca, di Muriel Spark, regia di Vittorio Melloni, 28 maggio 1980. Scampolo, di Dario Niccodemi, regia di Giancarlo Sammartano, 15 dicembre 1980. Le signore del giovedì, di Loleh Bellon, regia di Lorenza Codignola, 9 novembre 1981. La scarpina di raso, di Paul Claudel, regia di Sandro Sequi, 24-25-26 dicembre 1981. La sera della vigilia di San Giovanni Battista, di Nikolaj Gogol', regia di Lorenza Codignola, 27 marzo 1982. Cala normanna, di Angela Bianchini e Carlo Di Stefano, regia di Carlo Di Stefano, 40 puntate, dal 26 settembre al 18 novembre 1983. Matilde, di Carlotta Wittig, regia di Guido Maria Compagnoni, 183 puntate, dal 9 gennaio al 20 dicembre 1985. Tavole separate, di Terence Rattigan, regia di Vittorio Melloni, 25 maggio 1985. Grado zero, di Siro Angeli, regia di Gilberto Visintin, 20 dicembre 1986. Villa dei Melograni. Piccoli padroni, di Ivano Balduini, regia di Francesco Anzalone, 65 puntate, dal 30 marzo al 30 giugno 1987. Il sergente, di Filomena Rorro, regia di Dario Piana, 11 aprile 1989. Il tempo è finito, di Corrado Guerzoni, regia di Dario Piana, 30 giugno 1989. La famiglia Birillo, di Silvia Longo, Gabriella Mangia e Magda Monti, regia di Francesco Anzalone, 65 puntate, dal 18 settembre al 18 dicembre 1989. Un muro di parole, di Dario Piana e Maria Bianca Vaglio, regia di Dario Piana, 64 puntate, dal 10 aprile al 9 luglio 1990. Il tassista, di Maria Rosaria Grifone, regia di Dario Piana, 26 luglio 1990. Martina e l'angelo custode, di Carlotta Wittig, regia di Guido Maria Compagnoni, 50 puntate, dal 31 dicembre 1990 al 18 marzo 1991. Il segreto di Virginia, di Cristina Norante, regia di Dario Piana, 24 dicembre 1992. L'eredità Menarini, di Guido Maria Compagnoni e Tomaso Sherman, regia di Guido Maria Compagnoni, 40 puntate, dal 27 settembre al 19 novembre 1993. La principessa Olga, di Silvia Longo, Gabriella Mangia e Magda Monti, regia di Mauro De Cillis, 48 puntate, dal 31 marzo al 6 giugno 1994. Il padiglione orientale, testo e regia di Franca Alessio, 30 puntate, dal 31 gennaio al 14 marzo 1995. Teatro L'ultimo venuto, di Dario G. Martini, regia di Aldo Trabucco, 1957 L'inutile Cristoforo, di Piero Lorenzoni, regia di Aldo Trionfo e Giannino Galloni, 1958 I Boulingrin, di Georges Courteline, regia di Aldo Trionfo e Giannino Galloni, 1958 Amore e pianoforte, di Georges Feydeau, regia di Aldo Trionfo, 1958 La cantatrice calva, di Eugène Ionesco, regia di Aldo Trionfo, 1958 Solo loro lo sanno, di Jean Tardieu, regia di Aldo Trionfo, 1958 Jacques ovvero la sottomissione, di Eugène Ionesco, regia di Aldo Trionfo, 1958 Il linguaggio delle famiglie, di Jean Tardieu, regia di Aldo Trionfo, 1958 Vittime del dovere, di Eugène Ionesco, regia di Aldo Trionfo, 1958 Un gesto per un altro, di Jean Tardieu, regia di Aldo Trionfo, 1958 All'osteria di Carolina, di Michel de Ghelderode, regia di Aldo Trionfo, 1959 Uno straniero a teatro, di André Roussin, regia di Aldo Trionfo, 1959 Non andartene in giro tutta nuda, di Georges Feydeau, regia di Aldo Trionfo, 1959 A me gli occhi, di Georges Feydeau, regia di Aldo Trionfo, 1959 Escurial, di Michel de Ghelderode, regia di Aldo Trionfo, 1959 Caligola di Albert Camus Pinocchio, da Collodi, regia di Carmelo Bene, 1962 I masteroidi di Marcel Aymé, regia di Arnoldo Foà, 1962 Notti a Milano, di Carlo Terron, regia di Arnoldo Foà, 1963 Italiani si nasce, di Faele, regia di Vito Molinari, 1964 L'onorevole, di Scarnicci e Tarabusi, 1965 Molto rumore per nulla, di William Shakespeare, regia di Alessandro Brissoni, Teatro Stabile di Catania, 1966 Egmont, testo di Wolfgang Goethe, musica di Ludwig van Beethoven, regia di Luchino Visconti, 1967 Vita di Shakespeare, di Angelo Dallagiacoma, regia di Virginio Gazzolo, Teatro Stabile di Torino, 1971 Vita e morte di un immigrato, di Angelo Dallagiacoma, regia di Alessandro Giupponi, Teatro Stabile di Torino, 1972 In nome di re Giovanni, di Roberto Mazzucco, regia di Nino Mangano, 1972 Quando noi morti ci destiamo, di Henrik Ibsen, regia di Giuliano Merlo, 1974 Il Tieste di Seneca con intermezzi, regia di Virginio Gazzolo, 1975 Le signore del giovedì, di Loleh Bellon, regia di Lorenza Codignola, 1981 Delitto all'isola delle capre di Ugo Betti, regia di Romano Bernardi Il muro fragile, di Claudia Poggiani, regia di Michele Mirabella, 1982 Ologame, di Luciana Lanzarotti, regia di Ugo Gregoretti, 1983 L'arcitaliano, di Italo Moscati, regia di Augusto Zucchi, 1984 Rosa Delly, di Maricla Boggio e Valeria Moretti, regia di Ugo Gregoretti, 1984 Decima sinfonia, di Renato Giordano, regia di Michele Mirabella, 1985 La calunnia smascherata di Giacomo Casanova, regia di Renato Giordano, 1985 Letto matrimoniale, di Jan de Hartog, regia di Paolo Todisco, 1986 La sosta, di Nicola Molino, regia di Renato Giordano, 1987 Blue moon, di Italo Moscati, regia di Guido Maria Compagnoni, 1989 Note Collegamenti esterni Attori teatrali italiani Attori televisivi italiani Attori cinematografici italiani
L'Autoritratto entro uno specchio convesso è un dipinto a olio su tavola convessa (diametro 24,4 cm) del Parmigianino, databile al 1524 circa e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Storia L'opera è citata ampiamente da Vasari che la ricordò tra i dipinti di piccolo formato che l'artista preparò per portare con sé a Roma, nel viaggio del 1525. In particolare l'autoritratto doveva essere un biglietto da visita delle capacità virtuose dell'artista, come lo stesso Vasari scrisse affinché «gli facesse entratura ... agli artefici di professione», dilungandosi a ricordare la genesi, la qualità e l'apprezzamento dell'opera: «per investigare le sottigliezze dell'arte, si mise un giorno a ritrarre se stesso, guardandosi in uno specchio da barbieri, di que' mezzo tondi. Nel che fare, vedendo quelle bizzarrie che fa la ritondità dello specchio, nel girare che fanno le travi de' palchi, che torcono e le porte e tutti gl'edifizi che sfuggono stranamente, gli venne voglia di contrafare per suo capriccio ogni cosa. Laonde, fatta fare una palla di legno al tornio, e quella divisa per farla mezza tonda e di grandezza simile allo specchio, in quella si mise con grande arte a contrafare tutto quello che vedeva nello specchio e particolarmente se stesso tanto simile al naturale, che non si potrebbero stimare, né credere. E perché tutte le cose che s'appressano allo specchio crescono, e quelle che si allontanano diminuiscono, vi fece una mano che disegnava un poco grande, come mostrava lo specchio, tanto bella che pareva verissima; e perché Francesco era di bellissima aria et aveva il volto e l'aspetto grazioso molto e più tosto d'Angelo che d'uomo, pareva la sua effigie in quella palla una cosa divina. Anzi gli successe così felicemente tutta quell'opera, che il vero non istava altrimenti che il dipinto, essendo in quella il lustro del vetro, ogni segno di riflessione, l'ombre et i lumi sì propri e veri, che più non si sarebbe potuto sperare da umano ingegno». L'opera venne donata a papa Clemente VII e in seguito fu regalata a Pietro Aretino, nella cui casa la vide, da bambino, Vasari stesso. Passò poi allo scultore vicentino Valerio Belli e, dopo la sua morte nel 1546, al di lui figlio Elio. Tramite l'intermediazione di Andrea Palladio, l'autoritratto - all'epoca già famoso - passò nel 1560 a Venezia, allo scultore Alessandro Vittoria, che lo destinò in eredità all'imperatore Rodolfo II. Arrivato a Praga nel 1608, venne poi trasferito nelle raccolte imperiali di Vienna, dove venne esposto nella Schatzkammer con attribuzione al Correggio. Dal 1777 si trova nel museo viennese. Descrizione e stile La tavola mostra appunto il giovane artista che ritrae il suo volto al centro di una stanza distorta dalla visione dello specchio convesso, con in primo piano una mano appoggiata sul ripiano dove sta lo specchio, che diventa oblunga e deforme, ma finissima nella stesura pittorica. Si tratta della mano destra (va considerato infatti che si tratta di uno specchio), con la sinistra che è fuori dal campo visivo, impegnata probabilmente a dipingere. Un anellino d'oro è infilato al mignolo e la manica plissettata è dipinta con veloci e sicure pennellate di bianco. Curioso è anche l'abito, rappresentato a grandi linee con pennellate veloci e sicure, una pelliccia da inverno padano, dalla quale sbuca il polsino a sbuffo della camicia bianca di batista. I capelli sono curati, a caschetto, il volto da adolescente (aveva ventun'anni), di angelica bellezza, come scrisse Vasari. La stanza mostra se non la ricchezza almeno l'agiatezza della famiglia: un soffitto a cassettoni e una finestra "impannata", cioè copribile per tre quarti da un panno per proteggere dal freddo e filtrare la luce come si addiceva a uno studio di pittori. Non si vedono mobili, sintomo di una certa austerità. Negli studi sul manierismo, lAutoritratto entro uno specchio convesso è diventato una sorta di emblema di quel periodo dell'arte, grazie alla presenza della visione anamorfica. Varie letture, talvolta bizzarre, sono state proposte sulla scia della sua fama e in base alla conoscenza dell'interesse dell'artista per l'alchimia. In particolare Fagiolo dell'Arco vi vedeva una rappresentazione dell'opus alchemico (1969-1970), con la rotondità della tavola che corrisponderebbe alla "prima materia", lo specchio allo sperimentalismo alchemico, e l'espressione alla malinconia, tipica qualità del carattere dell'alchimista. Freedman (1986) e Boehm (1986) vi lessero un ritratto dell'animo interiore. Oggi queste interpretazioni sono considerate in genere troppo sottili, confermando piuttosto la giustificazione vasariana dello sfoggio virtuoso per l'"entratura" nella competitiva corte pontificia. Note Bibliografia Mario Di Giampaolo ed Elisabetta Fadda, Parmigianino, Keybook, Santarcangelo di Romagna 2002. ISBN 8818-02236-9 Luisa Viola, Parmigianino, Grafiche Step editrice, Parma 2007. Altri progetti Collegamenti esterni Dipinti del Parmigianino Autoritratti pittorici Dipinti nel Kunsthistorisches Museum
La spia in nero (The Spy in Black) è un film del 1939, diretto da Michael Powell. Con questo film inizia la collaborazione di Michael Powell con il produttore, sceneggiatore e regista Emeric Pressburger. Trama Nel corso della prima guerra mondiale il capitano Hardt, comandante dell'U-Boot 29, un sommergibile tedesco, viene incaricato di raggiungere un'isola delle Orcadi per contattare una spia, Fräulein Tiel, la quale appena giunta nell'isola, si cela sotto l'identità della nuova maestra della locale scuola elementare. Tiel ha assunto l'identità di Miss Anne Burnett, una ragazza alla quale era stata appena assegnato quell'incarico e che era in procinto di raggiungere l'isola, rapita poi da agenti tedeschi. Loro compito è quello di ricevere i piani segreti della Royal Navy, tramite un ufficiale inglese traditore, l'ex comandante Ashington, degradato per demerito (ubriachezza al comando), e trasmetterli agli U-Boot tedeschi, che saranno così in grado di affondare quindici navi nemiche di stanza a Scapa Flow. Il capitano Hardt raggiunge quindi di notte l'isola con il suo sommergibile e sbarca a terra con una piccola imbarcazione. Qui viene accolto da Fräulein Tiel, la quale lo alloggia nella villetta adiacente alla scuola, in cui ella stessa abita. Il capitano si sente attratto dalla giovane e graziosa spia, ma ella mantiene le distanze con un comportamento rigido e severo. Il mattino dopo sopraggiunge Ashington che fa la conoscenza con Hardt ed inizia a trasmettergli importanti informazioni segrete, che egli dice di reperire dal suo ignaro fratello, comandante di una unità navale britannica. Il piano sembra quasi andare a monte quando il fidanzato di Anne Burnett, il reverendo John Harris, arriva inaspettatamente nell'isola a trovare la sua promessa sposa; egli mentre si dirige verso la scuola, incontra il locale reverendo, Hector Matthews con la moglie, e questi, felici dell'incontro, lo invitano con la sua fidanzata a cena da loro la sera stessa. Le spie riescono comunque a catturare Harris e ad imbavagliarlo, ma a sera tarda arriva Matthews visibilmente irritato, per sapere la ragione per cui i due fidanzati non si sono presentati a cena. Tiel con uno stratagemma, dicendo che Harris è stato colto da una improvvisa febbre, riesce a tranquillizzare il reverendo e a mandarlo via. Nei giorni che seguono, Tiel, dapprima insofferente e scostante alle pur garbate avances del capitano Hardt, inizia ad apprezzare il carattere e la personalità dell'uomo, pur continuando a mantenere con questo un comportamento severo e disciplinato. Hardt, invaghitosi ormai dell'affascinante ragazza, le promette che, a missione ultimata, la porterà con sé sul suo U-Boot e di lì a Berlino dove avrà tutti gli onori dall'alto comando tedesco. Ashington comunica infine a Hardt i piani definitivi sui movimenti della flotta britannica e questo, convinto e fiducioso della veridicità di questi, concordato un appuntamento con il suo sommergibile, li trasmette ai suoi uomini. Tornando a casa il comandante tedesco ha però un'amara sorpresa; infatti, non visto, ascolta Tiel che conversa segretamente con Ashington: gli inglesi sono pienamente consapevoli della presenza di Hardt sull'isola e la sua missione e i suoi contatti sono con agenti britannici: Ashington è infatti il comandante Blacklock, e Fräulein Tiel è Jill, sua moglie. Mentre Jill si prepara a lasciare l'isola con il traghetto, Blacklock torna a casa per arrestare Hardt, ma questo nel frattempo si è travestito da reverendo con gli abiti dell'ancora imbavagliato reverendo Harris e riesce a salire a bordo della nave su cui, oltre a Jill, vi sono numerosi civili, con donne e bambini, e otto militari tedeschi fatti prigionieri degli inglesi. Blacklock intanto informa il suo comandante della fuga di Hardt, e rivela che gli inglesi avevano appreso del piano, perché, anche se la vera Miss Burnett era stata rapita e poi gettata in mare dagli agenti tedeschi, questa era fortunatamente sopravvissuta nella caduta ed era stata salvata da una motovedetta inglese di passaggio, informando poi il comando britannico dell'isola. Sul traghetto intanto Hardt, tolti gli abiti da reverendo e indossati quelli da ufficiale della Kriegsmarine, incontra nella plancia Jill comunicandole di aver scoperto il suo doppio gioco, poi riesce a liberare i prigionieri tedeschi ed a prendere il comando della nave, che viene però intercettata dal suo stesso sommergile, l'U-Boot 29, il cui primo ufficiale Schuster dà ordine di emergere e colpire a cannonate la motonave. Hardt tenta freneticamente di segnalare ai suoi uomini del sommergibile la sua presenza sul traghetto, ma è troppo tardi, alcune bordate colpiscono la motonave che inizia a imbarcare acqua. Improvvisamente sopraggiungono le navi da guerra inglesi, allertate da Blacklock, l'U-Boot cerca frettolosamente di immergersi ma viene colpito da bombe di profondità ed esplode. Intanto, sul traghetto che sta affondando, il capitano e il suo equipaggio mettono in salvo sulle scialuppe di salvataggio i civili, le donne e i bambini. Hardt, rimasto solo a bordo, si rende conto che tutto è ormai perduto, il suo sommergibile è stato affondato ed egli, pur non essendo il traghetto la sua nave, decide di affondare con esso. La missione è finita e Jill può finalmente riabbracciare suo marito, non senza una punta di tristezza per la fine del comandante Hardt. Produzione Il film fu prodotto dalla London Film Productions e dalla Harefield, ovvero la Irving Asher Productions. Venne girato alle Isole Orcadi, seconda visita di Powell alle isole scozzesi dopo Ai confini del mondo del 1937. Distribuzione La Columbia Pictures Corporation distribuì la pellicola nel Regno Unito il 30 ottobre, dopo una prima presentazione londinese il 15 marzo 1939. Sempre nello stesso anno, il film era uscito in Danimarca (21 agosto), nei Paesi Bassi (22 settembre), negli Stati Uniti (5 ottobre a New York e 7 ottobre in sala). Nel 1940, fu distribuito in Francia (13 marzo), in Australia (in aprile), in Messico (3 maggio). In Portogallo, dove uscì il 10 giugno 1942, prese il titolo O Espião Negro. In Belgio, fu presentato a Bruxelles il 27 aprile 1945 e, in Francia, ne venne fatta una riedizione distribuita il 13 gliugno 1946, mentre in Spagna uscì a Madrid il 17 febbraio 1947 come El espía negro. Riconoscimenti Nel 1939 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell'anno. Note Collegamenti esterni Film d'azione Film d'avventura Film drammatici Film sentimentali Film thriller Film sulla prima guerra mondiale
The Reckoning è un cortometraggio muto del 1908 diretto da David W. Griffith. Prodotto e distribuito dalla American Mutoscope & Biograph, il film - girato a Hoboken, New Jersey - uscì nelle sale l'11 dicembre 1908. Trama Un operaio, tornato inaspettatamente a casa, sorprende la moglie con l'amante. Produzione Il film fu prodotto dall'American Mutoscope & Biograph. Venne girato a Hoboken, New Jersey. Distribuzione Il copyright del film, richiesto dall'American Mutoscope and Biograph Co., fu registrato il 3 dicembre 1908 con il numero H119108. Distribuito dall'American Mutoscope & Biograph, il film - un cortometraggio di circa otto minuti - uscì nelle sale cinematografiche USA l'11 dicembre 1908. Non si conoscono copie ancora esistenti della pellicola che viene considerata presumibilmente perduta. Note Bibliografia Jean-Loup Passek e Patrick Brion, D.W. Griffith - Le Cinéma, Cinéma/Pluriel - Centre Georges Pompidou, 1982 - ISBN 2864250357 Pag. 98 Voci correlate Filmografia di David Wark Griffith Collegamenti esterni Cortometraggi drammatici Film diretti da David Wark Griffith Film basati su opere di narrativa
Biografia Pronipote del generale messicano Mariano Vallejo e dell'industriale ungherese Agoston Haraszthy, fin dalla prima età si dedicò alla danza studiando a San Francisco. Iniziò a lavorare come ballerina di fila nelle riviste di Fanchon e Marco, due noti ballerini dell’epoca, e poi al Winter Garden Theatre di New York. Tornata in California, fu ingaggiata come "bellezza al bagno" nelle comiche di Mack Sennett. Passata alla Paramount nel 1926, recitò parti di comprimaria in tre commedie, Miss Brewster's Millions, The Cat's Pajamas e Wet Paint. Una parte drammatica ebbe in The Night of Love (1927) e ne L'angelo della strada (1928), ed ebbe un ruolo di protagonista nei due film di avventure Tarzan the Mighty e Tarzan the Tiger, prodotti dalla Universal. Non riuscì a emergere con l'avvento del sonoro e dopo aver recitato pochi ruoli marginali, nel 1934 lasciò il cinema. Filmografia parziale Black Oxfords (1924) Lucky Stars (1925) Don Juan's Three Nights, regia di John Francis Dillon (1926) Wet Paint, regia di Arthur Rosson (1926) Miss Brewster's Millions, regia di Clarence G. Badger (1926) Le sue ultime mutandine (Long Pants), regia di Frank Capra (1927) Fiumana di fango (Framed), regia di Charles Brabin (1927) The Harvester, regia di James Leo Meehan (1927) The Night of Love, regia di George Fitzmaurice (1927) Capitan Barbablù (Girl in Every Port), regia di Howard Hawks (1928) The Port of Missing Girls, regia di Irving Cummings (1928) L'angelo della strada (Street Angel), regia di Frank Borzage (1928) Tarzan the Mighty, regia di Jack Nelson, Ray Taylor (1928) Tom Mix alla riscossa (Painted Post), regia di Eugene Forde (1928) Tarzan the Tiger, regia di Henry MacRae (1929) The River of Romance, regia di Richard Wallace (1929) L'uomo che voglio (Hold Your Man), regia di Emmett J. Flynn (1929) L'ultimo eroe (The Last of the Duanes), regia di Alfred L. Werker (1930) His Private Secretary, regia di Lewis D. Collins (1933) Forgotten (1933) Solo una notte (Only Yesterday), regia di John M. Stahl (1933) Altri progetti Collegamenti esterni
Carriera In passato ha vestito le maglie dell' e della . Dal 2006 è alla , squadra con cui ha conquistato la promozione in Serie A battendo 3-1 il in finale play-off. Il 19 luglio 2011 la Dinamo Sassari lo riconferma per un'altra stagione ancora insieme al capitano Manuel Vanuzzo, Brian Sacchetti e Mauro Pinton.. Al termine di una stagione che ha visto la Dinamo raggiungere il quarto posto in classifica nella regular season e le semifinali nei playoff scudetto, il 5 luglio 2012 la società sarda comunica di aver rinnovato il contratto con il giocatore per altre tre stagioni. Il 29 settembre 2019 festeggia le 600 presenze in maglia considerando tutte le competizioni disputate. Il 19 aprile 2023 celebra lo storico traguardo delle 800 presenze coi colori biancoblù. Il 27 aprile 2023 annuncia il ritiro dopo aver giocato per 17 stagioni in maglia Dinamo. Palmarès Dinamo Sassari: 2014-15 Dinamo Sassari: 2014, 2015 Dinamo Sassari: 2014, 2019 Dinamo Sassari: 2018-19 Statistiche Campionato Note Altri progetti Collegamenti esterni
Un miracolo (dal latino «miraculum», cosa meravigliosa), in teologia, è un evento straordinario, al di sopra delle leggi naturali, che si considera operato da Dio direttamente o tramite una sua creatura. Nel linguaggio comune, per estensione, il termine miracolo indica anche un fatto eccezionale, che desta meraviglia. Colui che si ritiene abbia compiuto dei miracoli è detto anche taumaturgo. Sui fatti ritenuti miracolosi si è sviluppato storicamente un dibattito tra i sostenitori della loro natura divina e i sostenitori di un approccio razionalista al fenomeno che negano spesso sia la veridicità che la natura soprannaturale di tali eventi. Il miracolo nelle religioni Nell'ebraismo, così come nell'Islam, i miracoli sono considerati segni dell'onnipotenza di Dio. Nella Bibbia svariati eventi vengono presentati come miracolosi. Si deve tuttavia fare una differenza tra l'interpretazione ebraica, ovviamente limitata all'Antico Testamento, e l'interpretazione cristiana, che abbraccia soprattutto il Nuovo Testamento, del quale l'Antico è letto come prefigurazione. I miracoli nell'Induismo I testi sacri propri dell'Induismo contengono vari esempi di miracoli, tra cui la comparsa di un ponte sull'oceano per lasciare che gli eserciti di Rāma lo attraversino, il salvataggio divino di Prahlada alla cui vita si era attentato con molti mezzi (fuoco, calpestamento ad opera di elefanti, ecc), la scomparsa del corpo fisico di Mīrābāī e Andal mentre entrano nel santuario di un tempio, Krishna che risuscita dai morti Parikshit. In epoca recente si sarebbero verificati miracoli da parte del dio Ganesha; tra i più rilevanti quello del 21 settembre 1995, quando in diverse parti del mondo - dall'Asia alle comunità induiste europee ed americane - le statue della divinità avrebbero bevuto del latte. I miracoli nel Cristianesimo Nel Nuovo Testamento i principali miracoli sono opera di Gesù, e sono accompagnati da un valore simbolico; spesso capita che lo stesso Gesù si rifiuti di fare miracoli per fare proseliti. Da ricordare, come momento topico, la tentazione di Satana che nel deserto propone a Gesù di cambiare i sassi in pane; Gesù rifiuta, con questo e altri segni, di far diventare i miracoli segni per convincere i testimoni. Da ricordare, dopo la moltiplicazione dei pani, come Gesù si nasconda per fuggire alla gente che voleva farlo re. Gesù evita che i miracoli da lui operati possano venir equivocati dalla folla. Numerose sono le volte che Gesù chiede ai miracolati di rimanere in silenzio e di non dirlo, è sempre fatto divieto a chi riceve un miracolo di seguirlo (in una certa visione del messaggio evangelico, l'unico segno attorno a cui ci si può convertire è infatti quello della croce). Il Nuovo Testamento riferisce anche di miracoli operati dagli Apostoli, attribuendoli esplicitamente al potere concesso loro da Gesù, perché potessero testimoniare la loro fede e annunciare il regno di Dio. Essi vengono presentati dagli evangelisti come opere di Gesù, il Cristo, termine greco che traduce l'ebraico Messia, e sono considerati come parte della proclamazione del regno divino, a solo scopo di sollecitare il pentimento e la conversione a Dio. Nel Nuovo Testamento è presente anche la figura di Simone Mago che compie prodigi considerati veri miracoli dai testimoni. Sono quattro i termini Greci usati solitamente per indicare i miracoli nella Scrittura: Σημεῖα, Semeia, "segni", cioè l'evidenza empirica di intervento o presenza divina (, , , , ). Θαύματα, Thaumata, "miracoli", cioè portenti, eventi che causano stupore. (). Δυνάμεις, Dynameis, "potenze", cioè opere che presuppongono una forza, o meglio, un potere sovrumano o sovrannaturale (, , ). Ἔργα, Erga, "opere", cioè le azioni dei santi o di Gesù e i suoi discepoli. I miracoli secondo la Chiesa Cattolica Il miracolo viene spesso inteso come un'opera di Dio, anche se può avvenire tramite l'intercessione dei Santi. La Chiesa cattolica romana richiede due distinti eventi miracolosi, avvenuti dopo la morte e riferibili alla sua intercessione, come presupposto per la causa di canonizzazione dei santi, uno per la Beatificazione, più un secondo per la Canonizzazione. Secondo la procedura attuale, definita nel 1983, l'inchiesta compiuta dalla Chiesa per accertare la verità del miracolo si basa, nei casi di guarigione inspiegabile, su un'attenta analisi dei fatti da parte di una consulta medica nominata dalla Congregazione per le cause dei santi composta da specialisti sia credenti sia non credenti, la quale verifica se il caso in esame soddisfi i sette criteri definiti dal cardinale Prospero Lambertini, poi papa Benedetto XIV, nel De servorum beatificatione et beatorum canonizatione (1734). Fondamentale il 7º e ultimo punto: la guarigione deve dimostrarsi permanente, e ciò richiede un periodo d'osservazione (follow up) notevole, convenzionalmente sui 20-25 anni. In caso di responso positivo, si valuta se le circostanze dell'evento sono compatibili con un intervento divino, ad esempio se la persona guarita miracolosamente stava pregando o era in pellegrinaggio in un santuario, o se qualcuno aveva fatto una di queste cose per lei, altrimenti la guarigione, anche se avente tutte le caratteristiche oggettive per esser dichiarata miracolosa è archiviata come remissione spontanea. Taluni sostengono che l'obiezione secondo la quale tra i vari casi miracolosi non si annoverino, tuttavia, casi di ricrescita di arti mutilati o amputati sarebbe falsa, perché almeno un caso di presunto reimpianto miracoloso di una gamba amputata tre anni prima, e seppellita nel campo dell'ospedale, è stato sufficientemente documentato a Calanda in Spagna, nel Seicento, cfr. nella bibliografia Vittorio Messori, Il Miracolo, Rizzoli 1998. In tal senso il CICAP ipotizza (senza apportare alcun documento) oggi la non veridicità della documentazione da cui è attestato l'evento, oppure ipotizza oggi che l'evento sia stato a suo tempo interpretato in modo fuorviante. In senso lato, parte della Chiesa cattolica considera come miracoli anche eventi non prettamente fisici come le guarigioni corporali ma vi include anche i cosiddetti "miracoli spirituali" o "interiori", come per esempio l'improvvisa e completa conversione alla fede di persone fino a un istante prima incredule, atee, fortemente e dichiaratamente ostili e nemiche della fede. Il caso più famoso è, nella Bibbia, la Conversione di Saulo sulla via di Damasco. Altri casi moderni sono state le conversioni di Alphonse Marie Ratisbonne, André Frossard e Bruno Cornacchiola. Naturalmente per tali "miracoli" non sono possibili verifiche da parte di commissioni mediche. Una categoria particolare di miracoli è rappresentata dai miracoli eucaristici, che possono coinvolgere l'eucaristia in modi diversi. Per l'esame di alcuni di essi è stato possibile il ricorso a moderni esami scientifici: in particolare si tratta del miracolo eucaristico di Lanciano, le cui reliquie sono state sottoposte a esami nel 1970, e dei miracoli eucaristici di Buenos Aires (1992, 1994, 1996), Tixtla (2006), Sokółka (2008) e Legnica (2013). Un'altra categoria particolare di miracoli è rappresentata dai miracoli di moltiplicazione degli alimenti (cibo e bevande). Vengono citati a questo proposito dalla tradizione cattolica numerosi santi e beati, come sant'Andrea Uberto Fournet, san Gaspare del Bufalo, san Giovanni Bosco, santa Germana Cousin, santa Chiara d'Assisi, san Riccardo di Chichester, santa Teresa d'Avila, santa Francesca Romana, santa Maria Maddalena de' Pazzi, san Pio V, san Tommaso da Villanova, san Luigi Bertrando, santa Rosa da Lima, san Luigi Gonzaga, san Francesco Saverio, santa Cunegonda, sant'Elisabetta del Portogallo, beato Andrea Hibernón, san Crispino da Viterbo, venerabile Giovanna Maria della Croce, santa Veronica Giuliani, san Paolo della Croce, santa Liduina di Schiedam. Esistono spesso testimonianza giurate, citate anche nei processi di beatificazione e canonizzazione. Fra i casi riconosciuti dalla Chiesa cattolica, ci sono il miracolo del riso di Olivenza (Spagna, 1949) e il miracolo dell'acqua di Nipepe (Mozambico, 1989). Ad eccezione dei miracoli di Gesù contenuti nei Vangeli canonici, la Chiesa cattolica non impone nessun miracolo come obbligatorio da credersi. Per la dottrina cattolica, i miracoli sono segni di Dio e sono orientati alla Fede, non alla soluzione di problemi materiali. Il miracolo non genera automaticamente la Fede in Dio, che può essere aiutata, ma non sostituita, da un evento materiale ancorché miracoloso; pertanto i miracoli non possono costituire la strada ordinaria dell'annuncio della Fede. I miracoli e le apparizioni possono essere anche opera di un demone per il tramite di un essere umano come un falso profeta. Il demone può desiderare un patto col Diavolo e di essere adorato al posto di Dio. Dio e i Suoi angeli hanno facoltà di fermare e vincere le opere di un demone. Ebraismo Maimonide asserisce che il miracolo attesta l'avvenuta creazione del Mondo inoltre può essere di differenti tipologie: può perdurare, come il caso delle benedizioni o delle maledizioni; può avvenire in modo prodigioso secondo differenti caratteristiche: la previsione di tale manifestazione; il luogo e/o il popolo cui può manifestarsi; qualità e quantità di esso, nel primo caso come il bastone, divenuto serpente ed ancora bastone per Mosè, e nel secondo per gran parte delle dieci piaghe, che in parte presentano le precedenti caratteristiche. Egli afferma anche che il miracolo, spesso, potrebbe suscitare perplessità qualora sia perpetuo, anche se ciò possibile, infatti l'evento della terra, aperta e poi richiusa, sotto Core ed i suoi seguaci e l'apertura delle acque del Mar Rosso che poi si riversarono su alcuni degli egizi furono non perpetui. Così Nachmanide, come per la Chassidut, molti spiegano ancora che la stessa esistenza del Creato è un miracolo "continuo" infatti essa potrebbe essere riportata al nulla qualora Dio volesse, anche in un istante, concludendo però con l'espressione "...che Dio non voglia". Nel testo "Be'ur" di Bahya ben Asher è scritto che esistono "miracoli nascosti" e "miracoli manifesti": del primo caso ve ne furono anche per i patriarchi ebrei, in merito a quelli del secondo è descritto che avvengono ...modificando le "leggi" Naturali della Creazione. I miracoli secondo la filosofia e la scienza I filosofi razionalisti, in particolare David Hume, identificando il Creatore con le sue leggi, hanno opposto obiezioni alla possibilità di eventi miracolosi. La tesi razionalista indica che un evento si può considerare miracoloso solamente perché l'uomo in quel momento non possiede una conoscenza piena ed esaustiva delle leggi della natura che lo regolano. Rifacendosi a Baruch Spinoza, che afferma che il richiamo alla volontà divina non sarebbe altro che una scusa per i limiti della nostra conoscenza, il razionalismo afferma che appellarsi a un miracolo è semplicemente un'ammissione di ignoranza. Tale punto di vista è condiviso da una larga parte degli scienziati contemporanei, per i quali non è possibile parlare di miracolo. I miracoli avvengono infatti nel mondo fisico, che è governato dalle leggi naturali che gli scienziati cercano di scoprire mediante osservazioni e indagini empiriche. Ciò che alcuni considerano un miracolo è semplicemente un fatto per cui ancora non sono note le leggi naturali ordinarie che lo regolano, oppure un fatto la cui spiegazione con leggi naturali ordinarie è ben nota alla comunità scientifica, ma questa spiegazione è ignorata dalle persone che credono a quel miracolo, oppure una leggenda non avvenuta realmente. La scienza cerca le spiegazioni dei fenomeni del mondo fisico nell'ambito delle leggi naturali, rifiutando di considerare qualsiasi ipotesi di intervento soprannaturale o trascendente; il concetto di miracolo inteso come intervento diretto divino sarebbe in contraddizione con il metodo scientifico e l'approccio razionalista, che per i fenomeni fisici non contempla la possibilità di una causalità non materiale. Thomas Paine, uno dei padri fondatori della Rivoluzione Americana, scrisse Anche taluni teologi (come Hans Küng) sposano la tesi dell'inviolabilità delle leggi naturali e quindi dell'impossibilità dei miracoli. Il biblista Xavier Léon-Dufour sostiene che il miracolo non può essere una violazione delle leggi naturali o una deroga ad esse, perché se Dio agisse in questo modo andrebbe contro se stesso, dato che è all'origine del mondo e non in contraddizione ad esso. Secondo il filosofo e teologo protestante James A. Keller, i miracoli intesi come interventi diretti di Dio pongono anche problemi di carattere morale: se Dio, violando le leggi naturali, intervenisse a favore di qualcuno senza fare nulla per le tante altre persone che si trovano nella stessa situazione, farebbe una discriminazione e il miracolo finirebbe per risultare immorale. Altri teologi ritengono invece che i miracoli siano eventi naturali inconsueti, di cui Dio si serve per inviare segnali all'uomo. Alcuni scienziati credenti sono tuttavia possibilisti sui miracoli, ritenendo che la natura sia più complessa di ciò che immaginiamo e abbia delle potenzialità sconosciute. Essi pensano che le leggi naturali non sarebbero rigide ed immutabili, ma avrebbero un ampio spazio di indeterminazione, per cui non sarebbe possibile conoscerle fino in fondo; in questo quadro si potrebbe inserire un'azione molto sottile del Creatore, che non sarebbe "contro natura" o "in deroga alla natura", ma "secondo natura" in base a regole sconosciute. Altri scienziati interpretano il miracolo in termine di sincronicità. Secondo Colin Humphreys, fisico inglese dell'Università di Cambridge che ha studiato i miracoli dell'Esodo, il miracolo non è rappresentato dall'evento in sé (che è un fatto naturale, anche se di rara frequenza) ma dal fatto che l'evento stesso si verifichi proprio in quell'istante in cui è necessario. I miracoli nell'esoterismo Nell'esoterismo si definiscono due concetti contrapposti di eventi miracolosi: i miracoli veri e propri, prodotti dalla teurgia, di competenza della religione; i prodigi, prodotti dalla taumaturgia, di competenza della magia. Note Bibliografia Raccolte documentali Franco Serafini, Un cardiologo visita Gesù - I miracoli eucaristici alla prova della scienza, Bologna, ESD (Edizioni Studio Domenicano), 2018, ISBN 978-88-709-49-605. Maurizio Blondet, Un Cuore per la vita eterna, Edizioni EFFEDIEFFE, 2014, ISBN 978-88-85223-73-8. René Laurentin, Lourdes, cronaca di un mistero, Mondadori, 1998. Lucia racconta Fatima, a cura di Antonio Maria Martins, Editrice Querinina, Brescia 1999. J. Bouflet, P. Boutry. Un segno nel cielo. Le apparizioni della Vergine, Marietti, Genova 1999. Vittorio Messori, Il miracolo. Spagna 1640: indagine sul più sconvolgente prodigio mariano, Rizzoli, 1998 (sul mistero della "gamba restituita"). Ruggero Pegna, Miracolo d'amore (storia di una miracolosa guarigione dalla leucemia), Rubbettino Editore, 2005. Piero Vigorelli, Miracoli. Guarigioni, prodigi, apparizioni in Italia e nel mondo, Piemme, 2003. Piero Vigorelli, Nuovi miracoli e guarigioni straordinarie, Piemme, 2003. AA. VV., Dizionario dei miracoli e dello straordinario cristiano, Vol. 1º: A-L - Vol. 2º: M-Z, EDB, 2008. ISBN 9788810231098 - ISBN 9788810231104 Studi storici Studi teologici René Latourelle, Miracoli di Gesù e teologia del miracolo, Cittadella, Assisi, 1987 I nemici del miracolo in Giovanni Re, Religione e Cristianesimo, Società Editrice Internazionale, Torino 1944/4, pp. 105–119 Ruben Zimmermann (a cura di), Compendio dei miracoli di Gesù, Brescia, Queriniana, 2018 (con bibliografia) Studi critici Miracoli, in Voltaire, Dizionario filosofico, 1764 David Hume, Ricerca sull'intelletto umano, sez. X, Dei miracoli, in Opere, a cura di E. Lecaldano e E. Mistretta, vol. II, Laterza, Bari, 1993, terza edizione, disponibile online qui Maurizio Magnani, Spiegare i miracoli. Interpretazione critica di prodigi e guarigioni miracolose, Dedalo, Bari, 2005 Armando De Vincentiis, Estasi. Stimmate e altri fenomeni mistici, Avverbi, Roma, 1999 Marco Corvaglia, "La verità su Medjugorje. Il grande inganno", Lindau, Torino, 2018 Roberto Volterri, "MIRACOLI?", Acacia Edizioni, Binasco (Milano), 2008 Voci correlate Miracolo eucaristico Miracoli di Lourdes Pieter De Rudder Miracoli - Uno studio preliminare Altri progetti Collegamenti esterni Teologici Critici Joe Nickell, «Examining miracle claims» Filosofici Religione Teologia ebraica Soprannaturale
Biografia Ai Giochi panafricani di Maputo 2001 ha partecipato sia nelle discipline della velocità, dove ha vinto la medaglia d'oro nel K1 1000 metri e quella d'argento nel K1 200 metri, sia nello slalom, dove ha vinto il bronzo nel K1. Ha rappresentato la ai Giochi olimpici estivi di , gareggiando nelle specialità del K1 200 metri, dove è stato eliminato in batteria, e del K1 1000 metri, in cui ha raggiunto il quinto posto nella finale B. Ai Giochi del Mediterraneo si Mersin 2013 è arrivato quarto nella competizione del K1 1000 metri e quinto nel K1 200 metri. Si è qualificato per i Giochi olimpici di ed ha partecipato al concorso dei K1 1000 metri, dove è arrivato ottavo nella finale B. Ai Giochi panafricani di Rabat 2019 ha vinto la medaglia d'oro nel K1 1000 metri e l'argento nel K1 200 metri. Inoltre, in coppia col connazionale Outail Khatali, ha vinto l'argento nel K2 1000 metri e il bronzo nel K2 200 metri. I risultati gli hanno permesso di qualificarsi per la terza volta alle Olimpiadi. Palmarès Giochi panafricani Maputo 2011: oro nel K1 1000 m; argento nel K1 200 m; bronzo nel K1 slalom; Rabat 2019: oro nel K1 1000 m; argento nel K1 200 m; argento nel K2 1000 m; bronzo K2 200 m; Note Collegamenti esterni
Il telescopio dobsoniano (talvolta detto semplicemente dobson) è un tipo di particolare costruzione meccanica per telescopio, reso popolare da John Dobson. Caratteristiche ed uso È caratterizzato da un'estrema semplicità costruttiva ed elevate tolleranze nella lavorazione, che permettono di realizzare strumenti di grande apertura ad un costo ridotto. Questi telescopi hanno una montatura altazimutale, realizzata con una semplice forcella su una base girevole, sulla quale viene installato un tubo ottico newtoniano. Il dobson, grazie alla sua semplicità, è molto in voga fra gli autocostruttori ed è anche molto facile da usare, rendendolo adatto ai principianti. Pur essendo autocostruibili, alcune ditte hanno aggiunto modelli dobsoniani ai loro cataloghi. A causa del notevole diametro dell'obiettivo è particolarmente adatto per l'osservazione di oggetti celesti poco luminosi. Tuttavia, per la mancanza della montatura di tipo equatoriale rende difficile effettuare astrofotografia. I due principali tipi di telescopio dobsoniano sono a tubo o a traliccio. Nel primo si ha un tubo ottico con schema newton e la possibilità, a volte, di installare la forcella al quale è solidale in una montatura equatoriale. Nel secondo i vari componenti ottici sono tenuti insieme da alcuni tralicci, eventualmente smontabili per facilitare il trasporto. Ciò rende impossibile l'eventuale posizionamento dell'ottica su una montatura equatoriale. Questo tipo di telescopio è solitamente mosso a mano, ma alcuni autocostruttori già alla fine degli anni 1990 motorizzarono i loro telescopi mentre oggi alcuni produttori forniscono configurazioni dotate di puntamento automatico e anche di inseguimento motorizzato, in particolare i primi ad essere dotati di tale caratteristiica sono i dobson della serie "SynScan" prodotti dalla Sky-Watcher. Il più grande telescopio dobsoniano costruito è stato realizzato da Dan Bakken nel 1996 ed ha un'apertura di 1,05 metri. Galleria d'immagini Note Voci correlate Montatura altazimutale Telescopio Telescopio amatoriale Telescopio riflettore Telescopio robotico Telescopio rifrattore Altri progetti Collegamenti esterni Telescopi
Quartet è il sesto album del gruppo inglese Ultravox, pubblicato nel 1982. La produzione artistica è curata da George Martin, già produttore dei Beatles dal 1963 al 1970. Tracce Testi di Midge Ure, eccetto dove indicato. Reap the Wild Wind – 3:49 (musica: Cann, Currie, Ure) Serenade – 5:05 (musica: Ure, Currie, Cross, Cann) Mine for Life – 4:44 (musica: Ure, Cross, Cann) Hymn – 5:46 (musica: Cann, Cross, Currie, Ure) Visions in Blue – 4:38 (musica: Currie, Cross, Ure, Cann) When the Scream Subsides – 4:17 (musica: Cross, Currie, Cann - testo: Ure, Cann) We Came to Dance – 4:14 (musica: Cann, Currie - testo: Ure, Cann) Cut and Run – 4:18 (musica: Currie, Ure, Cross) The Song (We Go) – 3:56 (musica: Currie, Cann, Ure) Tracce bonus riedizione 1998 # Hosanna (In Excelsis Deo) – 4:21 (musica: Cross, Currie, Cann) Monument – 3:16 (musica: Cann, Currie) Break Your Back – 3:27 (musica: Cann, Currie - testo: Cann) Overlook – 4:04 (musica: Currie, Cann, Cross) Formazione Midge Ure: voce, chitarra, sintetizzatori Warren Cann: batteria, percussioni elettroniche, sintetizzatori, cori, voce solista in When The Scream Subsides, We Came To Dance, Break Your Back e Overlook Billy Currie: sintetizzatori, tastiere, violino Chris Cross: basso, basso synth, tastiere in Visions In Blue, cori, voce solista in When The Scream Subsides Note Collegamenti esterni
O generosa! è l'inno ufficiale del campionato di Serie A, la massima divisione del sistema calcistico italiano. La composizione del brano è avvenuta ad opera di Giovanni Allevi, su apposita commissione di Maurizio Beretta (presidente della Lega Serie A). Il brano è composto per orchestra e coro a quattro voci miste, ispirato alle musiche di John Williams, Ennio Morricone e Gian Piero Reverberi (in particolare l'album "GSC - Open Universe") con anche riferimenti alla musica antica. Il testo, in latino e inglese, richiama i valori di virtù sportiva e nobiltà d'animo. Testo O generosa magnitudo! O generosa, veni ad nos! Victori gloria, cum honestate semper movetur cor eius. (x2) Victori gloria (x3) Custodi animum tuum ut a corruptione abstineat necopitatum gaudium accipies o generosa! Gloria, I say to you Alleluia! Winner you’ll be in your heart Gloria, I say to you Alleluia! Winner you’ll be in your heart, always you’ll be. O generosa magnitudo! O generosa, veni ad nos! Victori gloria, cum honestate semper movetur cor eius. Victori gloria (x3) Custodi animum tuum ut a corruptione abstineat necopitatum gaudium accipies o generosa! Gloria, I say to you Alleluia! Winner you’ll be in your heart Gloria, I say to you Alleluia! Winner you’ll be in your heart, always you’ll be. Gloria, I say to you Alleluia! Winner you’ll be in your heart Gloria, I say to you Alleluia! Winner you’ll be in your heart! O generosa! Traduzione O forza nobile! O nobile, vieni da noi! Gloria al vincitore, il suo cuore si muove sempre con onestà (x2) Gloria al vincitore (x3) Custodisci la tua anima affinché si astenga dalla corruzione riceverai una gioia inaspettata o generosa! Gloria, ti dico, Alleluia! Sarai vincitore nel tuo cuore Gloria, ti dico, Alleluia! Sarai vincitore nel tuo cuore, lo sarai sempre. O forza nobile! O nobile, vieni da noi! Gloria al vincitore, il suo cuore si muove sempre con onestà. Gloria al vincitore (x3) Custodisci la tua anima affinché si astenga dalla corruzione riceverai una gioia inaspettata o generosa! Gloria, ti dico, Alleluia! Sarai vincitore nel tuo cuore. Gloria, ti dico, Alleluia! Sarai vincitore nel tuo cuore, lo sarai sempre. Gloria, ti dico, Alleluia! Sarai vincitore nel tuo cuore. Gloria, ti dico, Alleluia! Sarai vincitore nel tuo cuore. O generosa! La diffusione Il brano viene presentato ufficialmente il 27 luglio 2015 all'Expo di Milano, in occasione del sorteggio per il calendario del campionato 2015-16. La prima esecuzione avviene l'8 agosto, prima della gara di Supercoppa italiana tra Juventus e Lazio allo stadio di Shanghai (in Cina). Nel corso del campionato, l'inno viene diffuso, in una versione della durata di 30 secondi circa, dagli altoparlanti degli stadi prima del fischio d'inizio degli incontri. Note Voci correlate Giovanni Allevi Serie A Serie A Campionato italiano di calcio Serie A
Biografia Suo padre, Aurelian Iliescu, era un noto giurista, mentre la madre un'insegnante. Docente aggregato di filologia rumena in vari atenei (da ultimo l'Università Hyperion di Bucarest), ha organizzato convegni e pubblicato a partire dal 1960 numerosi studi sulla sua materia - occupandosi anche di critica letteraria, con particolare riguardo per il realismo nella letteratura moderna - in volumi e in riviste letterarie (Convorbiri literare, Ramuri, Romania literara, Tribuna, tra le altre). Parallelamente alle attività di ricerca ha scritto diversi romanzi per bambini. Dal 2004 è in pensione. Adriana Iliescu ha ricevuto l'attenzione dei media di tutto il mondo nel 2005, quando a 66 anni è diventata per la prima volta mamma di una bambina, Eliza, entrando quindi nel Guinness dei primati; mai nessuna donna aveva infatti partorito a quell'età così avanzata fino ad allora . Eliza, nata il 15 gennaio in un ospedale di Bucarest, è figlia biologica di Adriana (che nei nove anni precedenti si era sottoposta a cure ormonali per poter rimanere incinta), ma non genetica, in quanto concepita grazie a uno spermatozoo donato in forma anonima. Originariamente la Iliescu aspettava tre gemelle, una delle quali è morta durante la decima settimana di gravidanza, mentre un'altra poco prima del parto, avvenuto alla trentaquattresima settimana. Alla nascita Eliza pesava poco più di un chilo. Per precauzione madre e figlia sono state dimesse dopo un mese e mezzo. La Iliescu da giovane è stata sposata con un uomo che l'ha poi lasciata quando lei ha perso il bambino che stava aspettando, aborto causato dalla tubercolosi di cui soffriva a quel tempo; non ci sono stati altri partner nella vita sentimentale della studiosa, che solo dopo molti anni ha potuto finalmente portare a termine una gravidanza. Adriana Iliescu, il cui record è stato superato nel 2006 dalla spagnola Maria del Carmen Bousada de Lara, vive con la figlia a Bucarest, dove continua a scrivere. Opere principali Studi Literatorul. Studiu monografic, Bucarest, 1968 Revistele literare de la sjirsitul secolului al XlX-lea, Bucarest, 1972 Realismul in literatura romana in secolul al XIX- lea, Bucarest, 1975 Proza realista in secolul al XlX-lea, Bucarest, 1978 Expresionism si autenticitate in literatura romana: studii si eseuri, 1999 Simbol şi comunicare īn literatura interbelică, 1999 Arta portretului in proza contemporana. Homer, contemporanul nostru, 2001 Vocatia modernitatii in literatura contemporana romana, 2001 Narrativa Domnișoara cu miozotis, romanzo, 1970 Insula, raccolta di racconti, 1971 Orașul, romanzo, 1978 Note Collegamenti esterni Scrittori per ragazzi Saggisti rumeni Bioetica Professori dell'Università Hyperion
Ano Doliana (Ano che significa "Superiore", ) o semplicemente Doliana, è un villaggio montuoso costruito in pietra nel comune di Kynouria settentrionale, nell'Arcadia orientale, in Grecia. A partire dal 2011 aveva 90 abitanti. È un insediamento tradizionale protetto. Era la residenza principale dei coloni, ma oggigiorno solo una manciata di loro rimane tutto l'anno, poiché la maggior parte lo usa come residenza estiva e invece sverna a Kato Doliana a causa del clima più mite. Negli ultimi anni è emersa come una destinazione turistica relativamente popolare, con un numero significativo di visitatori, soprattutto durante i fine settimana della stagione invernale. Geografia L'insediamento si trova nella periferia sud della pianura di Tripoli. Si estende ad un'altitudine compresa tra 950 e 1.050 metri, costruita in modo anfiteatro sulle pendici settentrionali del monte Parnon, piena di abeti, castagni, platani e ciliegi, circondata da insenature e piccole cascate. Il villaggio si sviluppa in due quartieri e si affaccia sull'altopiano di Tripoli, con l'orizzonte visivo che raggiunge le montagne di Menalo, Artemisio, Chelmos ed Erimanto. Sport Dal 2015 si svolge una mezza maratona di montagna annuale, di solito tra la fine di maggio a metà giugno, insieme a una gara di 5 km per i corridori meno esperti e una gara di 1000 m per i bambini. È un evento che è stato aggiornato dal 2017 ed è sotto l'egida di SEGAS, l'organo di governo della Grecia per gli sport amatoriali Attività Il Sentiero europeo E4 attraversa la Doliana, rendendolo il luogo ideale per le escursioni. Adagiata sul bordo più settentrionale del monte Parnon, Doliana funge anche da punto di partenza per Parnon Trail, un percorso di trekking lungo 200 chilometri che si basa su vecchi sentieri della regione ed è attualmente in fase di risveglio da gruppi di volontari locali. Attraversa tutta la catena montuosa di Parnon in tutta l'area più ampia di Cynuria, unendo la montagna e il mare lungo il suo percorso. Note Voci correlate Parnon Collegamenti esterni Sito Web di Parnon Trail Run Doliana - Mezza maratona di montagna (in greco) Associazione patriottica Doliana Località del Peloponneso
Aryna Sabalenka era la detentrice del titolo dell'ultima edizione disputata nel 2021, ma ha deciso di non partecipare a questa edizione del torneo. In finale Belinda Bencic ha sconfitto Ljudmila Samsonova con il punteggio di 1-6, 7-6(8), 6-4. Testa di serie Dar'ja Kasatkina (quarti di finale) Belinda Bencic (Campionessa) Elena Rybakina (quarti di finale) Veronika Kudermetova (quarti di finale) Jeļena Ostapenko (secondo turno) Beatriz Haddad Maia (semifinale) Anett Kontaveit (secondo turno, ritirate) Ljudmila Samsonova (finale) Wildcard Sorana Cîrstea (primo turno) Marta Kostjuk (secondo turno) Garbiñe Muguruza (ritirata) Ranking protetto Bianca Andreescu (primo turno) Qualificate Leylah Fernandez (primo turno) Rebecca Marino (primo turno) Julija Putinceva (secondo turno) Shelby Rogers (quarti di finale) Elena-Gabriela Ruse (primo turno) Dajana Jastrems'ka (primo turno) Lucky loser Ysaline Bonaventure (primo turno) Claire Liu (primo turno) Tabellone Parte finale Parte alta Parte bassa Collegamenti esterni Mubadala Abu Dhabi Open 2023
I Treveri erano una potente tribù della Gallia Belgica, stanziata al nord est della Gallia, lungo le due sponde della Mosella, nel territorio ove sorse la città di Treviri, confinante col territorio dei Belgi Atuatuci a nord; con il territorio dei Vangioni, dei Nemeti e dei Germani Ubi ad est; con il territorio dei Mediomatrici a sud; con il territorio dei Belgi Remi ad ovest. Sebbene il popolo fosse originariamente germanico, in seguito al lungo insediamento in Gallia accolse elementi celtici, che si fusero al ceppo primario. Di loro parla Giulio Cesare nel De bello Gallico (1.37.1), essi furono in campo con Induziomaro contro Tito Labieno e Cesare. Storia Gaio Giulio Cesare, proconsole della Gallia cisalpina, di quella Narbonense e dell'Illirico, aveva iniziato la conquista della Gallia Comata nel 58 a.C.. Alcuni anni più tardi (nel 54 a.C., venuto a conoscenza del fatto che tra i Treveri serpeggiava il desiderio di rivolta - non solo non partecipavano più alle riunioni comuni dei Galli, ma avevano mantenuto dei buoni rapporti con i Germani d'oltre Reno -, decise di muovere verso di loro con quattro legioni ed ottocento cavalieri. Raggiunta questa popolazione, il proconsole romano chiese a Induziomaro, uno dei due uomini più influenti di questo popolo e favorevole alla cacciata dei Romani dalla Gallia, numerosi ostaggi tra i suoi famigliari, mentre a Cingetorige, che si era dimostrato fedele ed amico del popolo romano, affidò il comando su questa nazione. A questi eventi si aggiunse la morte dell'eduo Dumnorige, il quale, dopo aver terrorizzato i nobili della Gallia sostenendo che Cesare li avrebbe trucidati una volta sbarcati in Britannia, fu messo a morte per evitare possibili sentimenti di rivolta tra i Galli. Cesare dopo aver condotto una seconda spedizione in Britannia, fece rientro in Gallia, dove fermentava ormai ovunque il desiderio di rivolta. Egli, dopo aver convocato presso di sé i capi di buona parte della Gallia, venne a sapere di una nuova ribellione da parte dei Senoni. La tribù era riuscita, dichiarandogli apertamente guerra, a convincere molte genti ad unirsi ad essa (tra cui i vicini Carnuti); soltanto Edui e Remi sarebbero rimasti fedeli a Roma. Oltre a ciò, prima che terminasse l'inverno, il legato Tito Labieno fu nuovamente attaccato dai Treveri, guidati da Induziomaro. Fortuna e abilità consentirono tuttavia al legato di battere un nemico nettamente più numeroso e di ucciderne il capo. Con l'inizio del nuovo anno (53 a.C.) e la morte di Induziomaro, i suoi parenti, mossi ancor di più dal rancore nei confronti del proconsole della Gallia, decisero non solo di cercare alleati tra i Germani d'oltre Reno (con i quali scambiarono ostaggi e garanzie reciproche), ma anche tra gli Eburoni di Ambiorige, i Nervi e gli Atuatuci. Contemporaneamente, sul fronte occidentale, i Senoni ed i Carnuti si erano rifiutati di obbedire alla convocazione di Cesare dell'assemblea della Gallia e si accordarono con le popolazioni limitrofe per ribellarsi al potere romano. Venuto a conoscenza di questi fatti, il generale romano decise di condurre quattro legioni nel territorio dei Nervi, con mossa fulminea. Giunto nei loro territori, dopo aver catturato una grande quantità di bestiame e di uomini (preda che lasciò ai suoi soldati), oltre ad aver devastato i loro campi di grano, costrinse i Galli (sorpresi dalla rapidità con cui era stata condotta l'azione) alla resa ed alla consegna di ostaggi. In seguito si diresse ad occidente, contro Carnuti e Senoni, ottenendone anche in questa circostanza la resa senza colpo ferire. Essi vennero a lui, infatti, supplici e ne ottennero il perdono grazie all'intercessione di Edui e Remi. Solo il principe dei Senoni Accone, che li aveva sobillati, fu condotto in catene davanti a Cesare e poco dopo decapitato, quale monito per tutta la Gallia Pacificata questa parte della Gallia, Cesare aprì le ostilità contro i Treveri, gli Eburoni di Ambiorige ed i loro alleati. Per prima cosa credette di dover attaccare gli alleati del principe eburone prima di provocalo a guerra aperta, evitando così che, persa la speranza di salvarsi, potesse nascondersi tra il popolo dei Menapi o al di là del Reno, tra i Germani. Una volta stabilito questo piano, il proconsole romano spedì tutti i suoi carriaggi, accompagnati da due legioni, nel Paese dei Treveri, al campo base di Tito Labieno, dove lo stesso aveva svernato con un'altra legione. Egli stesso con cinque legioni, senza bagagli, si mise in marcia alla volta dei Menapi, i quali, grazie alla conformazione del terreno, decisero di non radunare l'esercito, ma di rifugiarsi nelle fitte foreste e paludi con i loro beni più preziosi, poiché sapevano che avrebbero avuto la peggio in uno scontro aperto con il generale romano. La reazione di Cesare fu quella di dividere il suo esercito in tre colonne parallele: una guidata dal luogotenente Gaio Fabio, una dal questore Marco Crasso e la terza, presumibilmente quella centrale, sotto la sua guida. Le operazioni cominciarono con la devastazione dei territori del nemico in ogni direzione; molti villaggi furono incendiati, mentre una grande parte del bestiame dei Galli fu razziata, e molti dei loro uomini furono fatti prigionieri. Alla fine anche i Menapi inviarono a Cesare ambasciatori per chiedere la pace. Il proconsole acconsentì a condizione di ricevere un adeguato numero di ostaggi ed a fronte della promessa di non dare asilo ad Ambiorige o ai suoi sostenitori. Portata a termine anche questa operazione, Cesare lasciò sul posto l'atrebate Commio con la cavalleria, affinché mantenesse l'ordine, e si diresse verso il territorio dei Treveri. Nel frattempo Labieno, una volta lasciati tutti i carriaggi all'interno del forte romano in compagnia di cinque coorti, mosse con grande rapidità incontro ai Treveri, con le restanti 25 coorti e la cavalleria, prevenendone un loro attacco. La battaglia che ne derivò avvenne nei pressi di un fiume, identificabile con il Semois, a circa quattordici miglia ad est della Mosa. Labieno ricorse a uno stratagemma: fece credere al nemico di essere stato terrorizzato dal suo gran numero e di aver deciso di far ritorno al campo base, ma quando i Treveri, passato il fiume in massa, si misero all'inseguimento dell'esercito romano, che credevano essere in fuga, trovarono al contrario un'armata schierata che li stava aspettando. La battaglia fu favorevole ai Romani, i quali non solo riuscirono ad ottenere la resa di questo popolo e la fuga dei parenti di Induziomaro, ma trasferirono il potere nelle mani di Cingetorige, da sempre principe filo-romano dei Treveri. Venuto a sapere del nuovo successo ottenuto dal suo legato sui Treveri, Cesare decise di passare per la seconda volta il Reno, costruendovi un secondo ponte con la stessa tecnica del primo. I motivi che lo spinsero a prendere questa decisione erano due: non solo i Germani avevano mandato aiuti ai Treveri contro i Romani, ma Cesare temeva anche che Ambiorige potesse trovarvi rifugio, una volta sconfitto. Portata a termine anche la breve campagna in Germania Magna, verso la fine dell'estate Cesare ricondusse l'esercito a Durocortorum, tra i Remi. Qui convocò un'assemblea affinché conducesse un'inchiesta sulla congiura promossa da Senoni e Carnuti. Dopo la conclusione delle indagini, fece prima flagellare e poi decapitare il capo ribelle, Accone, quale monito per tutti i Galli. Sciolta l'assemblea e provveduto al frumento necessario per l'inverno, collocò due legioni al confine con i Treveri, due nel Paese dei Lingoni e le sei restanti ad Agendico, tra i Senoni, prima di far ritorno in Italia come sua abitudine. Sembra poi che, durante la sollevazione della Gallia del 52 a.C., quando Vercingetorige aveva ricevuto ufficialmente il comando supremo nella capitale edua di Bibracte nel corso di una dieta pangallica, i Treveri furono tra le poche popolazioni, insieme a Remi e Lingoni (questi ultimi due popoli ancora alleati di Cesare), che avevano deciso di non aderire alla rivolta. Terminata la rivolta con la battaglia di Alesia e sottomessa tutta la Gallia, sappiamo che i Treveri nel 51-50 a.C., mentre Cesare stava assediando Uxelloduno, dove ottenne la resa della città, Lucterio venne consegnato ai Romani da Epasnacto, mentre Labieno si scontrò nuovamente con Treveri e Germani, catturando molti capi nemici, tra cui l'eduo Suro. Il proconsole romano spazzò poi via le residue sacche di resistenza presenti in Aquitania. Dopo che anche Commio si fu arreso, tutta la Gallia poteva dirsi pacificata. Società Note Bibliografia (testo latino e versione italiana del Progetto Ovidio oppure qui). (testo latino , traduzione italiana del Progetto Ovidio e traduzione inglese). Voci correlate Germani Istaevones Altri progetti Collegamenti esterni
LAusonia era una turbonave passeggeri costruita nel 1957 per la Adriatica di Navigazione. Convertita nel 1979 in nave da crociera, rimase in servizio per altri trent'anni prima di essere demolita nel 2010. Caratteristiche LAusonia era pensata per effettuare un servizio di linea sulla linea di maggior prestigio per la Adriatica di Navigazione, il collegamento espresso Venezia - Beirut - Alessandria d'Egitto. Con una stazza lorda di tonnellate, alla costruzione era la più grande nave passeggeri in servizio esclusivo nel Mediterraneo. Era spinta da due turbine a vapore con cavalli di potenza complessiva e poteva raggiungere una velocità di servizio di 21 nodi. Il progetto fu realizzato da Nicolò Costanzi, direttore tecnico del cantiere di Monfalcone, mentre l'allestimento fu progettato dall'architetto Nino Zoncada. Le sistemazioni erano divise nelle consuete tre classi: lAusonia poteva trasportare 181 passeggeri in prima classe, 118 in seconda, 230 in terza e 70 in passaggio ponte. Le principali sale pubbliche di prima classe erano poste a prua sul ponte passeggiata e comprendevano un salone con ampie vetrate panoramiche, una sala soggiorno, un bar e una sala da gioco. Il salone panoramico, il soggiorno e il bar erano decorati con incisioni e dipinti realizzati dallo scenografo Piero Zuffi, mentre nella sala da gioco erano presenti delle ceramiche di Emanuele Luzzati e dei dipinti di Giovanni Majoli. Procedendo verso poppa, si incontravano poi il vestibolo con lo scalone di prima classe e la galleria che conduceva alle sale ristorante di prima e seconda classe, poste a centro nave. La parete di fondo dello scalone di prima classe era decorata con pannelli melamminizzati rappresentanti diversi monumenti italiani, realizzati da Emanuele Luzzati; nel vestibolo era poi posta una scultura di Marcello Mascherini, il "Gondoliere". Il soggiorno di seconda classe si trovava a poppa ed aveva una delle pareti decorata con una composizione a tema marino realizzata da Enrico Paulucci. Sul ponte superiore si trovavano la piscina e il bar-pizzeria di prima classe; gli alloggi della terza classe erano ubicati nel ponte inferiore. Con la trasformazione in nave da crociera la capacità passeggeri fu aumentata a 690; negli anni ottanta furono aggiunte delle sovrastrutture a prua e poppa, aumentando ulteriormente a 750 passeggeri la capacità di trasporto. Servizio LAusonia fu varata al cantiere di Monfalcone il 5 agosto 1956 e fu consegnata alla Adriatica di Navigazione il 20 settembre dell'anno successivo. Partita per la crociera inaugurale il 23 settembre, a ottobre andò ad affiancare lEsperia sulla linea espressa Venezia - Alessandria d'Egitto - Beirut. Alla fine degli anni sessanta, lo sviluppo dei trasporti via aereo e il clima di instabilità politica nel Mediterraneo orientale provocarono una forte riduzione nel numero di passeggeri trasportati dalle navi di linea, il cui esercizio divenne quindi non più sostenibile economicamente. LAusonia iniziò quindi ad essere impiegata come nave da crociera, aggiungendo scali turistici alla linea espressa per l'Egitto ed effettuando occasionali crociere in Mar Nero o alle Canarie. In seguito alla riorganizzazione delle compagnie Finmare attuata con la legge 20 dicembre 1974 n. 684, la Adriatica pianificò un progressivo disarmo delle unità passeggeri di linea; lAusonia fu l'ultima unità a rimanere in servizio, venendo fermata il 31 dicembre 1977. LAusonia fu inviata a Trieste per essere trasformata in nave da crociera e passò alla neocostituita I.C.I. - Italia Crociere Internazionali, partecipata dalla Finmare e dagli armatori Costa, Magliveras ed Elice. Uscita dal cantiere nel marzo 1979, lAusonia effettuò crociere nel Mediterraneo in estate e in Sud America in inverno, ma i risultati economici non furono soddisfacenti. Non concretizzatosi un noleggio alla greca Chandris per l'opposizione degli equipaggi, nel 1980 lAusonia continuò a effettuare crociere nel Mediterraneo; l'anno seguente fu invece noleggiata alla Sicula Oceanica S.A., che la impiegò per crociere nel Mediterraneo occidentale. Nel 1983 lAusonia fu venduta al gruppo Grimaldi, venendo registrata per la Ausonia Crociere S.p.A. e continuando a effettuare crociere nel Mediterraneo occidentale. Al termine della prima stagione con la nuova compagnia la nave fu sottoposta a lavori di ristrutturazione a La Spezia, durante i quali la capacità passeggeri salì a 750. Altri interventi di ristrutturazione furono effettuati nel 1987 e nel 1988. Nel marzo 1997 fu annunciata la vendita dellAusonia alla Aspasia Cruises, che ne iniziò i lavori di ristrutturazione presso la Fincantieri di Palermo; la trattativa però sfumò e la nave tornò a Grimaldi. Nel marzo 1998 lAusonia fu noleggiata per effettuare due viaggi dalla Libia a Gedda; la nave fu in seguito venduta alla Louis Cruise Lines, che la utilizzò principalmente per crociere di breve durata da Cipro verso il Libano e l'Egitto. Nel 1999 fu noleggiata per tre anni alla britannica First Choice Lines, per la quale effettuò crociere con partenza dalla Gran Bretagna. Dal 2006 la nave passò diverse volte di mano e fu rinominata Ivory e poi Aegean Two, venendo infine venduta per la demolizione in India nel 2010. Note Bibliografia Altri progetti Navi passeggeri della Adriatica
Biografia Il Hida è figlio di Rabbi Raphaeël Itz'hak Zera'hia, discendente del santo Rabbi Avraham Azulai noto per la sua opera 'Hessed léAvraham (antologia di testi cabbalistici) e per esser stato il solo uomo ad uscire vivo dalla Tomba dei Patriarchi ad 'Hebron dov'è sepolto. Sua madre Sara discendeva da una famiglia Ashkenasita che s'istallò a Gerusalemme con Rabbi Yehuda he'Hassid nel 1670. Orfano di madre a 10 anni, studia con rabbi Yona Navon e redige le sue prime risposte talmudiche a soli 17 anni. Riuscì ad ottenere un posto nella ristretta scuola di cabalisti del santo rabbi 'Hayim Ben Attar (autore del Or Ha'Haïm HaKadosh, commento sul Pentateuco) e, più tardi, ebbe come maestro il RaShaSh acronimo di rabbi Shlomo Sharabi. Shadar, emissario del popolo ebraico Il ruolo del 'Hid"a come shadar (shelicha derabanan) o emissario, lo rende uno dei grandi viaggiatori ebrei del suo tempo; questo aspetto della sua vita è poco conosciuto e poco apprezzato. Lasciò Israele due volte per le missioni che durarono cinque anni e che lo portò a ovest in Tunisia e a nord in Gran Bretagna e Amsterdam.La sua missione era quella di raccogliere fondi per sostenere la comunità ebraica assediata di 'Hebron e consentire loro di vivere.A quel tempo questa comunità, così come altre in Israele, era afflitta dalle brutali e continue estorsioni dei grandi latifondisti e dei capi militari arabi e turchi che pretendevano somme esorbitanti sotto forma di tasse arbitrarie e draconiane. Inoltre era molto difficile. in questa parte del mondo trovare lavoro e denaro. Senza le missioni di persone come gli Hida, è la stessa sopravvivenza fisica di queste comunità che sarebbe stata messa in discussione. Straordinarie doti diplomatiche Eppure il compito di raccogliere i fondi necessari era molto più complicato di quanto si possa immaginare. Il candidato ideale per la missione doveva riunire le qualità di uno statista, forza fisica e resistenza, conoscenza e comprensione della Torah e capacità di parlare diverse lingue per poter comunicare così tanto con ebrei e gentili in tutto il suo viaggio. Gli emissari dovevano avere un aspetto impeccabile e imponente, in grado di impressionare le comunità ebraiche che visitavano, spesso dovevano essere in grado di arbitrare questioni di diritto ebraico per i locali. Infine, dovevano essere preparati a intraprendere una missione pericolosa che avrebbe preso il loro tempo e li avrebbe portati via dalle loro famiglie per un tempo considerevole. A quei tempi, il viaggio richiedeva molto più tempo e rappresentava molto più pericolo di oggi, soprattutto per gli ebrei. Su dieci emissari inviati all'estero per tali missioni di raccolta fondi, ce n'era uno che non tornava vivo. Questo è il motivo per cui erano soliti divorziare dalle loro mogli prima di partire, in modo che se fossero morti lungo la strada e non fosse stato possibile verificare la loro morte, le loro mogli avrebbero potuto risposarsi legalmente. Se fossero tornati sani e salvi dal loro viaggio, avrebbero sposato le loro mogli, che a volte hanno aspettato fino a cinque anni per il ritorno dei loro mariti. I Viaggi del Hida Tra i suoi contributi, ricordiamo i suoi viaggi in Europa per sostenere la comunità ebraica di 'Hebron, raccogliendo donazioni. Il primo viaggio si svolse tra gli anni 1753-1758 e condusse il Hida dall'Egitto in Italia, poi in Germania, Olanda, Inghilterra ed infine in Francia. Riprese quindi il viaggio di ritorno, ripassando per l'Italia, visitando la Turchia, le isole di Rodi e Cipro, il Libano e rientrando in Terra Santa. Miracolo di 'Hannuka ad Avignone Durante la sua visita ad Avignone, l'Hida ha dovuto vivere momenti difficili che ancora ci informano sul livello della sua santità. Attraversa questa città durante la festa di Chanukah nel 1756, quando il Rodano è inondato. L'alluvione assume rapidamente proporzioni allarmanti e molti uomini e animali muoiono. Le case crollano e il grano strappato ai granai viene portato via da questi scatenato... Il livello dell'acqua raggiunge anche il quartiere ebraico che si trova comunque sulle alture della città. L'Hida, vedendo la morte prossima, decide di recitare con l'aiuto della comunità le Seli'hot. Si mettono i sacchi, secondo l'usanza del lutto, e piangono amaramente. L'Hida dona ancora del denaro in beneficenza e riporta nel suo diario:Grazie al cielo Dio ha avuto pietà di noi e la pioggia è cessata all'istante! È scritto nei loro libri (della città, nb) che se l'acqua raggiunge un certo luogo ad Avignone, allora la città è perduta. Questa volta l'acqua ha superato questo livello e hanno detto che una cosa del genere non accadeva da duecento anni!L'Hida aveva allora 32 anni. Rabbino Capo de Il Cairo Al suo ritorno, il Hida si sente costretto a lasciare Gerusalemme a malincuore. Infatti, dispute interne alla comunità, in cui non vuole essere coinvolto, lo portano in Egitto. Lì accettò la funzione di rabbino capo del Cairo, carica che ricoprì per cinque anni, dal 1764 al 1769. Questo periodo fu particolarmente difficile per gli Hida, che attesero il momento giusto, prima di tornare all'Hebron, la città dei suoi antenati. Secondo viaggio e permanenza in Europa Il secondo viaggio dell'Hida iniziò nel 1772, con un soggiorno prolungato di diversi mesi ad Alessandria (Egitto). Rimane poi a Tunisi per otto mesi. Fu lì che apprese della morte della sua amata moglie Rachele ed annota nel suo diario di viaggio (Maagal tov) :(Oggi) l'oscurità ha invaso il mio mondo.Solo nella primavera del 1774 si imbarcò a Biserta, per Livorno, dove visse per tre mesi. Una volta in Italia, praticamente rifa il percorso del suo primo viaggio e sta andando bene nella sua raccolta fondi. Visitò così l'Italia fino al 1777, poi si recò in Francia. Francia: archivi segreti della biblioteca nazionale e visita a Versailles Parigi con le sue ampie strade stupisce l'Hida, ma l'aspetto più importante del suo soggiorno è quello che tocca la letteratura ebraica. Aiutato da un certo Monsieur Fabre, accede alla "Biblioteca dei manoscritti" visionando numerosi documenti ebraici inediti che serviranno da materiale per il suo Shem Hagedolim. Ebbe anche l'opportunità di copiare alcuni volumi che poi integrò nelle sue antologie di commentari al Pentateuco (Torah), come il commento del rabbino Isaia de Terni (1180-1250). Quanto all'aneddoto, notiamo che durante la visita alla Reggia di Versailles, Luigi XVI se ne accorse e si informò del suo resoconto... Gli ultimi anni a Livorno Nel 1778 si stabilì definitivamente a Livorno, dopo essersi risposato il 28 Ottobre con una seconda Rachele a Pisa, e da lì accentrò tutte le sue attività: studio, pubblicazione dei suoi libri e raccolta fondi per le comunità di Terra Santa. Chiede al suo primogenito, Rabbi Raphaël Yeshaya Azulai (Hebron 1743 - Ancona 1826) di lasciare Hebron e raggiungerlo con il nipote Itz'hak in Italia. Sepoltura in Israele Nel 1960 lo Stato d'Israele contribuisce al rimpatrio in terra santa del Hida. Rabbi It'hak Abu'hatzira, meglio noto come Baba Haki, ed un giovane Rabbi Eliashiv si occupano personalmente di disumare il corpo e testimoniano d'aver "toccato con mano la barba del 'Hida". La sua tomba si trova all'ingresso del cimitero Har HaMenu'hot a Gerusalemme e nel 2010 il Grande Rabbino d'Israele Mordechai Eliyahu, noto cabalista ed esperto dei testi del Hida, gli è stato sepolto accanto. Shem HaGedolim Prolifico saggista, autore di oltre 83 libri, il suo testo più noto Shem HaGedolim (Il Nome dei Grandi), pubblicato in quattro libri di due sezioni che contenevano oltre 1000 biografie e bibliografie dei saggi del popolo ebraico, come Wa'ad la-Ḥakamim (Assemblea dei Saggi). Questo suo lavoro ha dato ad Azulai un posto duraturo nella letteratura ebraica, in quanto Shem HaGedolim contiene dati che sarebbero andati perduti, e dimostra la mente critica dell'autore. Con validi metodi scientifici Azulai indaga la questione della genuinità del Commentario di Rashi sui Libri delle Cronache o di alcuni trattati talmudici (s.v. "Rashi" in Shem HaGedolim). Tuttavia, egli afferma che Rashi è proprio l'autore del commentario dei Neviìm e Ketuvim, contrariamente ad altre opinioni. Inoltre, Azulai credeva fermamente che Hayim Vital avesse bevuto acqua dal pozzo di Miriam, e che questo fatto lo avesse reso capace di ricevere, in meno di due anni, l'intera Cabala dalla bocca di Isaac Luria (cfr. s.v. "Ḥayyim Vital", in Shem HaGedolim). Azulai spesso registra nei suoi scritti dove ha esaminato di persona le versioni di certi manoscritti primari, dando quindi certezza di importanti fonti ebraiche. Note Bibliografia Una lista completa delle sue opere viene presentata nella prefazione dell'edizione Benjacob di Shem HaGedolim, Vilna, 1852, spesso ristampata; Eliakim Carmoly, ed. Shem HaGedolim, Frankfurt-am-Main, 1843; Fuenn, Keneset Yisrael, p. 342; Hazan, Hama'alot li-Shelomoh, Alessandria d'Egitto, 1894; Aaron Walden, Shem HaGedolim HeChadash, 1879; Diareio Ma'agal Tob, ed. di Elia Benamozegh, Livorno, 1879; Heimann Joseph Michael, Or ha-chayyim, nr. 868. Voci correlate Comunità ebraica di Livorno Altri progetti Collegamenti esterni Scheda biografica su chabad.org Cabalisti italiani
L'assedio di Petelia venne posto verso la fine del 216 a.C. o gli inizi del 215 a.C. da parte dell'esercito cartaginese sulla città della Magna Grecia, Petelia. Contesto storico Dopo la schiacciante vittoria a Canne (216 a.C.), Annibale raggiunse i primi importanti risultati politico-strategici. Alcuni centri cominciarono a abbandonare i Romani, come Campani, Atellani, Calatini, parte dell'Apulia, i Sanniti (ad esclusione dei Pentri), tutti i Bruzi, i Lucani, gli Uzentini e quasi tutto il litorale greco, i Tarentini, quelli di Metaponto, di Crotone, di Locri e tutti i Galli cisalpini, e poi Compsa, insieme agli Irpini. Non si arrese invece Neapolis, rimasta fedele a Roma. Il comandante cartaginese inviò a sud nel Bruzio il fratello Magone con una parte delle sue forze, per accogliere la resa di quelle città che abbandonavano i Romani e costringere con la forza quelle che si rifiutavano di farlo. Annibale, invece, con il grosso dell'esercito, si diresse in Campania dove riuscì ad ottenere dopo una serie di trattative la defezione di Capua che a quell'epoca era ancora, per importanza, la seconda città della penisola, dopo Roma. Casus belli I Petelini, rimasti fedeli ai Romani, furono attaccati non solo dai Cartaginesi, che occupavano la loro regione, ma anche dai Bruzi che si erano invece alleati ad Annibale. Questi allora decisero di inviare dei loro ambasciatori a Roma per chiedere un contingente di soldati a loro difesa. Purtroppo il senato romano, rispose che avrebbero dovuto resistere da soli, poiché i Romani erano impegnati su numerosi fronti, tanto più che si trattava di alleati troppo lontani da proteggere. Assedio Gli abitanti di Petelia, una volta venuti a conoscenza di quanto aveva loro risposto il senato di Roma, furono colti da dolore e spavento, meditando alcuni di abbandonare la città per rifugiarsi dove si poteva. Il giorno seguente, gli ottimati cittadini fecero prevalere la decisione che fossero raccolte tutte le provviste necessarie e trasportate in città, oltre a fortificare meglio le mura, pronti a resistere ad un imminente assedio da parte dei Cartaginesi. Non passò molto tempo che vennero assediati dalle milizie inviate da Annibale. Arrivarono a resistere fino al punto di cibarsi di tutte le pelli che trovarono in città, oltre a cortecce e teneri ramoscelli di tutte le piante che trovarono. Conseguenze Dopo aver retto a un lungo assedio, durato 11 mesi, poiché i Romani erano impossibilitati ad aiutarli, col loro consenso, si arresero. La città venne espugnata da Imilcone, prefetto di Annibale. La vittoria costò ai Cartaginesi molto sangue e ferite. Nessun'altra forza poté in questo assedio più della fame. Arresasi Petelia, Annibale condusse l'esercito a Cosenza, che dopo una difesa meno dura, cadde in mano ai Cartaginesi. Contemporaneamente un esercito di Bruzi, assediò e occupò un'altra città greca, Crotone, a esclusione della sola rocca, abitata da meno di 2.000 persone. Anche i Locresi passarono ai Bruzi e ai Cartaginesi. Solo i Reggini conservarono fino all'ultimo la fedeltà a Roma e la propria indipendenza. Note Bibliografia Fonti primarie Versione in inglese qui . Versioni in inglese disponibili qui e qui. Versione in inglese disponibile qui. Fonti storiografiche moderne Voci correlate Assedio (storia romana) Storia delle campagne dell'esercito romano in età repubblicana Petelia Petelia
Le Prealpi di Svitto e di Uri sono una sottosezione delle Prealpi Svizzere. Si trovano in Svizzera (Canton Svitto, Canton Uri, Canton Zugo, Canton Glarona, Canton Lucerna e Canton Zurigo). Delimitazione Confinano: a nord con l'altopiano centrale svizzero (Mittelland); ad est con le Prealpi di Appenzello e di San Gallo (nella stessa sezione alpina); a sud-est con le Alpi Glaronesi in senso stretto e separate dal corso del fiume Linth; a sud con le Alpi Urano-Glaronesi (nelle Alpi Glaronesi) e separate dal Pragelpass e dal Ruosalper Grätli; a sud-ovest con le Alpi Urane (nelle Alpi Bernesi) e separate dal fiume Reuss; ad ovest con le Prealpi di Lucerna e di Untervaldo (nella stessa sezione alpina) e separate dal Lago dei Quattro Cantoni. Suddivisione Si suddividono in tre supergruppi, otto gruppi e 10 sottogruppi: Prealpi Uranesi e della Moutatal (A) Prealpi Uranesi (A.1) Catena Schächentaler Windgällen (A.1.a) Catena del Chaiserstock (A.1.b) Prealpi della Moutatal (A.2) Catena del Fronalpstock (A.2.a) Catena Druesberg-First (A.2.b) Prealpi Svittesi e di Zugo (B) Massiccio Furggelenstock-Myten-Hochstuckli-Morganten (B.3) Catena Furggelenstock-Gschwändstock (B.3.a) Myten (B.3.b) Catena Hochstuckli-Nüsellstock (B.3.c) Catena Morganten-Höhronen (B.3.d) Massiccio del Rossberg (B.4) Massiccio del Rigi (B.5) Prealpi di Wagital (C) Gruppo Hoch Hund-Twäriberg (C.6) Catena Hoch Hund-Flaschenspitz-Fluebric (C.6.a) Catena Twäriberg-Biet (C.6.b) Catena Aubrig-Etzel (C.7) Gruppo del Mutteristock (C.8) Montagne Schächentaler Windgällen - 2.764 m Chaiserstock - 2.515 m Mutteristock - 2.294 m Druesberg - 2.282 m Hoch Hund - 2.215 m Twäriberg - 2.117 m Flaschenspitz - 2.073 m Fronalpstock - 1.921 m Mythen - 1.898 m Rigi - 1.797 m Furggelenstock - 1.656 m Firstspitz - 1.624 m Rossberg - 1.567 m Hochstuckli - 1.566 m Nüsellstock - 1.479 m Morgarten - 1.245 m Höhronen - 1.229 m Note Bibliografia Svitto e di Uri Gruppi montuosi del Canton Svitto Gruppi montuosi del Canton Uri Gruppi montuosi del Canton Zugo Gruppi montuosi del Canton Glarona Gruppi montuosi del Canton Zurigo Gruppi montuosi del Canton Lucerna
Il Socket 7 è il socket utilizzato per le CPU Intel Pentium dai 75 MHz in poi, ovvero fino alla versione MMX a 233 MHz. Descrizione e caratteristiche Venne utilizzato come successore del Socket 5 progettato per il Pentium a 75 MHz ma che venne rapidamente abbandonato in favore appunto del Socket 7 che prevedeva, oltre ad un maggiore numero di pin di contatto anche un doppio canale di alimentazione in grado di fornire due tensioni differenti; il Socket 5 invece, ne supportava solo una. Comunque non tutte le motherboard supportavano questo doppio canale, almeno inizialmente. Esse cominciarono a diffondersi quando arrivarono i primi processori funzionanti a tensioni ridotte. Una caratteristica interessante per gli appassionati del tempo era la possibilità di installare una qualsiasi CPU Socket 5 in un Socket 7, in modo da poter acquistare una nuova motherboard indipendentemente dal processore che poi vi si sarebbe installato consentendo quindi un aggiornamento del sistema più efficiente. È chiaro, che a causa del maggiore numero di pin del Socket 7 la possibilità di inserire una CPU "vecchio tipo" era permessa lasciando inutilizzati alcuni fori del socket dato che il progetto prevedeva l'aggiunta di alcuni pin ma lasciando inalterata la posizione di quelli già esistenti per il Socket 5. I processori supportati erano quindi i Pentium dai 75 MHz a 3.5 V fino ai Pentium MMX a 233 MHz a 2,5 V - 3.5 V, oltre agli AMD K5 e K6 e i Cyrix 6x86 (and MX) P120 fino al P233. AMD progettò anche una variante chiamata Super Socket 7 per i suoi K6-2 e K6-III che consentiva a tali CPU di operare a frequenze sensibilmente maggiori e interagire con il bus AGP. I due standard rimanevano comunque intercambiabili anche se, ovviamente, le caratteristiche aggiuntive richiedevano l'abbinamento tra il nuovo Super Socket 7 e le motherboard compatibili. Per i Pentium Pro in commercio parallelamente agli ultimi Pentium, Intel scelse invece una soluzione leggermente diversa il Socket 8. Il suo successore, molto discusso ma necessario per la strategia Intel, fu lo Slot 1 che accompagnò i nuovi Pentium II e i primi Celeron e Pentium III. Bibliografia Voci correlate Socket (elettronica) Socket 5 Socket 8 Slot 1 Pentium Altri progetti Socket 07
Biografia I primi anni Eugenio Moresco nasce da una famiglia contadina in un rustico casolare della Val di Vara (SP), coltivando il desiderio dell'avventura e della conoscenza, alimentato anche dalla lettura dei romanzi dell'autore statunitense Jack London. L'amore per l'avventura lo spingerà a viaggiare, nel corso della vita, in Africa e America Latina dedicandosi a varie professioni per approdare infine ad un impiego sicuro che gli permette, nel tempo libero, di manifestare una vena di narratore in cui ha riversato i contenuti e le esperienze raccolte e vissute nel corso dei suoi viaggi. La Carriera militare All'età di diciotto anni, nel 1935, entra nell'Arma dei Carabinieri per poi passare, successivamente, nella Polizia di Stato. In quanto appartenente all'allora Corpo di polizia coloniale, viene inviato in Etiopia e assegnato alle aree di Addis Abeba e Harar. Fatto prigioniero dalle truppe inglesi, trascorre tre anni in un campo di concentramento costruito ai piedi del Monte Kenya. Una volta liberato, ritorna in Italia dove prosegue il suo lavoro nella Polizia nella città di Imperia. Lì incontra Caterina Bonvicino, che diventerà sua moglie nel 1946. L'anno successivo nascerà la figlia Maria Maddalena e, nel 1951, il figlio Roberto. La maturità Lascia il Corpo di Polizia nel 1947 per andare a cercar fortuna in Argentina ma rientra in Italia già l'anno successivo, a causa dei problemi economici e di salute della famiglia. Entra nel Ministero delle poste e delle telecomunicazioni come impiegato, mansione che manterrà fino alla pensione. Dopo il divorzio dalla prima moglie sposa Giuseppina Barigione, con la quale vivrà felicemente fino al 1986, data della morte di lei. A Giuseppina dedicherà una delle sue rare poesie. Trascorre gli ultimi anni nella Val Di Vara, nei pressi del luogo dove era nato. Muore a Genova l'8 luglio 1996. Scrittura e pubblicazione delle opere Lo lega una sincera amicizia allo scrittore e giornalista Vittorio Giovanni Rossi, il quale lo incoraggia a pubblicare i suoi romanzi, come si evince da una dedica personale che E. Moresco conserva gelosamente per tutta la vita. Nella pienezza dell'età matura, Moresco scrive e pubblica presso due case editrici diverse (Sabatelli ed Erga Edizioni) sei romanzi, caratterizzati da uno stile semplice e scorrevole ma denso di significati. Lucido e acuto osservatore della società del suo tempo, egli ha tratteggiato con sottile ironia pregi e difetti degli uomini, senza trascurare di gettare uno sguardo, che si è poi rivelato lungimirante, sulla situazione internazionale, quanto mai attuale ai nostri giorni. Dai suoi scritti si evince una morale semplice, immediata, dettata dal buon senso e dalla consapevolezza della fugacità della vita e dell'importanza di viverla il più serenamente possibile, abolendo violenza, odio e sentimenti negativi. Una copia dei suoi romanzi è conservata presso la Biblioteca Civica Berio di Genova. Dal 2009, in omaggio alla sua memoria, la famiglia ha provveduto a pubblicare online in seconda edizione le sue opere, che sono oggi acquistabili in formato cartaceo o scaricabili in formato digitale. Bibliografia Il Richiamo della Valle, Sabatelli Editori, Genova - Savona, 1969 Medio oriente in fiamme, Erga Edizioni, Genova, 1987 Sole a Ponente, Erga Edizioni, Genova, marzo 1987 Viaggio col serpente, Erga Edizioni, Genova, maggio 1987 Piccoli piccoli uomini..., Erga Edizioni, Genova, ottobre 1987 L'antico sentiero dei liguri, Erga Edizioni, Genova, aprile 1988 Recensioni "Il Cittadino" del 20 novembre 1969 - recensione del suo romanzo Il Richiamo della Valle "Il Lavoro" del 28 - 12 - 1969 - recensione del suo romanzo Il Richiamo della Valle "Il Secolo XIX" di mercoledì 26 agosto 1970 - recensione del suo romanzo Il Richiamo della Valle Collegamenti esterni sul sito di History Channel ritratto in una foto scattata ad Harar sul sito di History Channel in una foto scattata in Etiopia
Camini (Kaminion, Καμίνιον in greco antico, Camèno in greco-calabro) è un comune italiano di 795 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria. Il borgo ha origini greco-bizantine. Storia Anticamente noto come Kaminion che significa camino o fornace in greco, in quanto anticamente il paese era caratterizzato da alcune fornaci per la produzione di manufatti in ceramica. Camini è detto anche "Cameno" e sorse come casale di Stilo intorno al VII secolo, periodo prospero per il paese. In Contrada Jeritano, vicino alla costa, è stata trovata una tomba a fossa terragna con copertura di laterizi del VI secolo A.C. riconducibile ad una fattoria bruzia. La contrada San Leonte (in dialetto locale: Sagghjuonti) insieme al suo monastero eretto nella seconda metà dell'XI secolo, nei pressi di località Sagghjiuonti fu donata nel 1212 da Federico II alla Certosa di Santo Stefano (oggi Certosa di Serra San Bruno). Fu eretto a comune nel 1806 da Giuseppe Bonaparte. Primo Sindaco fu Francesco Pileggi (1806-1809). Monumenti e luoghi d'interesse 'A Turri, torre del XVI secolo Chiesa Santa Maria Assunta in Cielo, del XII secolo all'interno si trovano degli affreschi bellissimi. Funtana a Susu U Cafuni (piazza di ritrovo) Società Evoluzione demografica Cooperative Eurocoop Jungi Mundu C.J.S.A.R. (Cooperativa Agricola Sviluppo Jonico Reggino): La C.J.S.A.R. è un vivaio di piante officinali, in particolare si occupa della produzione di origano locale (Origanum Vulgaris subspecie Hirtum) Infrastrutture e trasporti Amministrazione Note Bibliografia Voci correlate Costa dei Gelsomini Vallata dello Stilaro Locride Altri progetti Collegamenti esterni
Biografia Nacque ad Aix-les-Bains il 12 ottobre 1901. Partecipò come ufficiale al secondo conflitto mondiale, durante il quale fu prigioniero di guerra. Nel 1947 papa Pio XII lo nominò arcivescovo coadiutore di Tolosa; succedette alla guida della suddetta diocesi il 5 novembre 1956. Prese parte al Concilio Vaticano II e fu nominato pro-prefetto della Congregazione per l'Educazione cattolica da papa Paolo VI nel 1966. Papa Paolo VI lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 26 giugno 1967. Partecipò ai conclavi del 1978. Morì il 15 gennaio 1994 all'età di 92 anni. Le sue spoglie mortali riposano nella cappella del Pontificio Seminario Francese di Roma. Genealogia episcopale e successione apostolica La genealogia episcopale è: Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Papa Benedetto XIII Papa Benedetto XIV Papa Clemente XIII Cardinale Marcantonio Colonna Cardinale Hyacinthe Sigismond Gerdil Cardinale Giulio Maria della Somaglia Cardinale Carlo Odescalchi, S.I. Vescovo Eugène-Charles-Joseph de Mazenod, O.M.I. Cardinale Joseph Hippolyte Guibert, O.M.I. Cardinale François-Marie-Benjamin Richard de la Vergne Arcivescovo François-Joseph-Edwin Bonnefoy Vescovo Jean Baptiste Étienne Honoré Penon Vescovo Alexandre Caillot Arcivescovo Emile Maurice Guerry Cardinale Gabriel-Marie Garrone La successione apostolica è: Vescovo Jean-Baptiste Brunon, P.S.S. Altri progetti Collegamenti esterni Garrone, Gabriel-Marie Camerlenghi del Collegio cardinalizio Vescovi e arcivescovi di Tolosa
La Kia Forte è un'autovettura di medie dimensioni prodotta dalla casa automobilistica coreana Kia Motors a partire dal 2008 e viene proposta in tre differenti tipologie di carrozzeria: la versione berlina tre volumi, la coupé denominata Forte Koup dallo stile più aggressivo, l'hatchback in versione cinque porte con portellone posteriore e la Forte LPI Hybrid con motore elettrico che affianca il motore a benzina. La Forte non viene commercializzata in Europa. Nel 2012 ne è stata presentata la seconda generazione e poi nel 2018 la terza. La nascita La Forte nasce come erede del modello Cerato ed è una classica autovettura tre volumi destinata in prevalenza al mercato asiatico e americano; per il mercato europeo la Kia ha progettato appositamente il modello Cee'd che va incontro maggiormente alle esigenze della clientela europea grazie alla carrozzeria berlina due volumi e station wagon e viene prodotta in Slovacchia. La Forte quindi erediterà parte della meccanica dalla Cee'd comune anche alla quarta serie di Hyundai Elantra (HD). Il nome Forte deriva dal linguaggio della musica classica. I primi passi che hanno visto nascere la Forte si sono avuti verso la metà degli anni duemila quando il modello Cerato, sul mercato da alcuni anni, registrava dei risultati commerciali inferiori alle attese; in particolare si è visto un crollo delle vendite sul mercato europeo dovuto a un invecchiamento della linea estetica e alla mancanza di motorizzazioni turbodiesel aggiornate, mentre negli Stati Uniti la Cerato (venduta come Spectra) non venne ben accolta, un po' per l'eccessiva concorrenza subita dalla stessa Hyundai Elantra (che è riuscita in risultati commerciali più che soddisfacenti), un po' dalle rivali giapponesi quali Toyota Corolla e Honda Civic che rappresentano le auto più apprezzate e vendute dell'America. Per il successore, la casa aveva bisogno di rafforzare la propria immagine in campo mondiale ed è per questo che ha proposto una doppia erede, in modo da riuscire ad andare incontro alle molteplici esigenze della clientela europea, asiatica e americana. La Forte è stata sviluppata in un periodo di 29 mesi con un investimento di circa 200 milioni di dollari. Lo stile esterno della Forte è stato assegnato alla matita tedesca di Peter Schreyer, ex designer Audi; la meccanica si basa sulla trazione anteriore e i motori a benzina dalla grande cilindrata rispecchieranno le esigenze dei grandi mercati. La Forte oltre alla versione quattro porte berlina è stata studiata anche in una versione coupé mentre i progetti per la variante con carrozzeria hatchback due volumi erano stati sospesi. Questo tipo di vetture non riesce a trovare consensi nei mercati riservati alla serie Forte e la casa madre ha preferito attendere i primi esiti commerciali delle versioni berlina e coupé per poi decidere una eventuale produzione della hatchback (che comunque non sarà destinata al mercato europeo dove viene prodotta la Cee'd). Una prima proposta di stile viene presentata al pubblico al Salone dell'automobile di New York nel 2008 con la concept car Kia Koup, il cui nome deriva dalla parola Coupé: la Koup antipa il 90% dell'auto di serie, infatti lo stile è stato completamente svelato e viene distinto dai muscolosi passaruota laterali, dalle profonde nervature sul cofano motore e dallo spoiler posteriore, dai parafanghi allargati e da paraurti anteriore e posteriore sagomati in modo da formare uno spoiler inferiore. I cerchi in lega da 19" presentano le razze scure con estremi cromati, scocca realizzata in fibra di carbonio e interni appariscenti in bianco e nero con cambio sequenziale e sediolini sportivi. Il motore della Koup è un 2,0 litri Theta II alimentato a benzina con doppia fasatura variabile e turbocompressore twin-scroll con iniezione diretta e 294 cavalli di potenza massima per 392 N m di coppia a 2.000 giri al minuto. La trazione è integrale permanente con sospensioni a quattro ruote indipendenti e retrotreno Multilink. L'impianto frenante era curato dalla Brembo. Dopo l'anticipazione della Koup la Kia annunciò che il modello prossimo al debutto non si sarebbe discostato troppo dal concept, gli unici affinamenti per la produzione sarebbero stati l'eliminazione delle vistosi appendici aerodinamiche, il mancato utilizzo della scocca in carbonio e i cerchi in lega di dimensioni minori. Tra la primavera e l'estate del 2008 vengono effettuati gli ultimi collaudi della serie Forte prima del lancio ufficiale sul mercato, i prototipi presentavano solo leggere camuffature con teloni di plastica scura. Il modello berlina di serie benché riprenda l'impostazione stilistica della Koup concept manterrà alcune soluzioni della sorella Elantra. La presentazione ufficiale avviene il 22 agosto del 2008 in Corea del Sud con inizio della produzione nell'autunno dello stesso anno mentre il modello riservato al mercato americano sarà svelato nel febbraio dell'anno seguente al Salone dell'auto di Chicago. La Forte Koup invece viene presentata al Salone dell'automobile di New York edizione 2009. Successivamente viene presentata la versione hatchback con cinque porte: questa versione è stata esposta in anteprima mondiale al Salone dell'automobile di Detroit nel 2010 e sarà posta in vendita solo dalla fine dell'anno, la casa ha infatti preferito attendere i primi esiti commerciali della versione berlina e coupé per poi lanciare sul mercato la versione due volumi che comunque rappresenta una tipologia di carrozzeria poco apprezzata sia dal pubblico americano che da quello asiatico. Di fronte a ciò i vertici Kia hanno preferito non tralasciare vuoti in listino e completare la gamma. La Forte Hatchback non sarà importata in Europa per non invadere gli spazi commerciali della sorella Cee'd che gode di un buon successo in termini di vendite. Un'altra versione della gamma Forte è la LPi Hybrid prodotta per il solo mercato coreano: dispone di un motore termico da 1,6 litri alimentato a GPL affiancato da un elettrico che è in grado di muovere l'auto alle basse velocità. Il design Nonostante la linea della carrozzeria sia di ispirazione europea, l'auto è stata disegnata presso il centro stile californiano della Kia Motors: le linee tese e parallele donano una linea spigolosa con tratti sportivi nonostante la forma a tre volumi. Il frontale della berlina è simile al concept, il taglio dei fari orizzontali è rimasto immutato ma sono stati adottate lampade tradizionali mentre i Led sono riservati solo ai gruppi ottici posteriori. La calandra dalla forma trapezoidale possiede uno stile denominato Tiger Nose (tradotto in italiano Naso di Tigre) con le cornici cromate che rientrano verso il marchio, mentre nella parte bassa dei paraurti è presente una leggera nervatura che contribuisce a diminuire il carico aerodinamico dell'autovettura. La fiancata pulita viene caratterizzata da una marcata nervatura che si estende dalla vetratura laterale fino al cofano del baule raccordandosi in modo da formare uno spoiler, nei sottoporta troviamo una lieve solcatura mentre sul tetto è stata montata la classica pinna come antenna. Infine la coda con fanali trapezoidali e terminale di scarico cromato. La Forte berlina è lunga 4,53 metri ed è alta 1,46 metri. Il bagagliaio possiede un volume pari a 415 litri. La Forte Koup possiede una carrozzeria più slanciata e filante con due porte e volumetto posteriore: il frontale è uguale alla Koup concept car con una profonda mascherina nera che risale lungo il paraurti sportivo, fendinebbia posti agli estremi dell'anteriore e calandra con sfondo a nido d'ape, la fiancata possiede delle grandi portiere con una profonda nervatura inferiore che risale verso l'alto. Gli indicatori laterali di direzione sono integrati nei gusci degli specchi retrovisori. Essendo leggermente più corta rispetto alla berlina (4,48 metri) e avendo i passaruota in rilievo, il design sembra totalmente differente dalla Forte sedan poiché sono pochi gli elementi in comune (parte degli interni e delle motorizzazioni che comunque non influiscono sull'estetica dell'auto). La Forte Hatchback mutua lo stile dalla versione Sedan tre volumi, le uniche differenze si concentrano nel posteriore; la lunghezza della carrozzeria è minore vista la mancanza del volume-baule rimpiazzato da un cofano con un ampio lunotto dal taglio spigoloso, fanaleria a Led e scudo sportivo nei paraurti a griglie parallele con terminale di scarico cromato. Il montante laterale-posteriore possiede una forma triangolare in modo da potersi raccordare al meglio in termini stilistici alla fiancata dell'autovettura. L'abitacolo della Forte berlina e hatchback viene omologato come cinque posti mentre la Forte Koup è una quattro posti. Il disegno della plancia segue uno stile tutte curve con l'elemento centrale che raggruppa i comandi dell'autoradio e del climatizzatore (manuale o automatico) ma è disponibile anche la versione con navigatore satellitare a colori con mappe in formato DVD e caricatore di CD. Le bocchette in posizione verticale sono state sistemate agli estremi del grande elemento centrale che culmina con la palpebra del computer di bordo. Nella parte bassa si trovano gli ingressi per le prese USB e Aux per connettere MP3 e iPod. L'avviamento è a pulsante. Dalla zona centrale si estendono le bombature della plancia laterali che si raccordano alle portiere, i diffusori sono anche qui in posizione verticale, il quadro strumenti a tre quadranti con palpebra supplementare possiede una impostazione sportiva ed è disponibile anche il sistema Supervision Cluster che regola la retro illuminazione dei quadranti in modo da migliorare la visibilità. Inoltre dal 2011 la casa madre ha annunciato che la Forte potrà essere equipaggiata con il sistema multimediale Kia UVO con comandi vocali, schermo touch screen e possibilità di gestire vocalmente chiamate e messaggi dal telefonino. La plancia è disponibile in diverse tonalità con rifiniture in alluminio ma per la Koup sono disponibili anche la pedaliera in alluminio con elementi per la plancia satinati e rifiniture specifiche. Il tetto apribile elettronicamente è in grado di filtrare fino al 99% dei dannosi raggi UV. La dinamica La Forte viene realizzata sul telaio della Hyundai Elantra quarta generazione, base comune anche alla Kia Cee'd e alla Hyundai i30. La trazione è anteriore con motore in posizione anteriore-trasversale. Le sospensioni anteriori riprendono lo schema della Elantra con ruote indipendenti a schema MacPherson, bracci trasversali con montante telescopico e barra stabilizzatrice mentre al retrotreno è stata adottata una sospensione differente e meno costosa da produrre: le ruote sono interconnesse da un ponte torcente con barra stabilizzatrice. L'impianto frenante sfrutta quattro dischi con gli anteriori autoventilati, ammortizzatori idraulici. La versione Koup presenta il medesimo schema di sospensioni ma con taratura degli ammortizzatori più rigida e sportiva in modo da migliorare le doti stradali dell'auto, inoltre l'altezza da terra del telaio è minore in modo da abbassare il baricentro per rendere più stabile l'auto in curva. La scocca viene realizzata utilizzando acciai ad alta resistenza a deformazione programmata, in caso d'impatto la carrozzeria è in grado di deformarsi a stadi grazie a una gabbia che protegge l'abitacolo. Per i passeggeri tutte le versioni sono dotate di serie di sei airbag (frontali, laterali e a tendina per proteggere la testa degli occupanti anteriori e posteriori) e poggiatesta anteriori attivi contro il colpo di frusta, mentre tra i dispositivi tecnologici figurano il sistema anti bloccaggio delle ruote motrici (ABS a quattro canali) con ripartitore elettronico di frenata di emergenza, controllo elettronico della stabilità e controllo della trazione. Le versioni Hatchback e Koup presentano una scocca irrigidita a causa delle minori dimensioni della carrozzeria e al minor peso dell'intera struttura, per soddisfare le richieste da parte dei crash test di omologazione, entrambe le versioni fanno utilizzo di materiali più resistenti agli urti (soprattutto quelli laterali). L'Hatchback in particolare presenta anche nella zona posteriore traverse supplementari in acciaio. Produzione e vendite La Forte entrò in produzione nell'autunno del 2008 presso lo stabilimento Kia Motors di Hwasung in Corea del Sud e venne distribuita inizialmente solo sul mercato locale. Dall'anno seguente iniziarono le esportazioni in Asia e America, mercati nei quali l'auto si è dimostrata subito un grande successo grazie al design piacevole, all'elevata affidabilità e al prezzo concorrenziale; soprattutto negli Stati Uniti la versione berlina è stata in grado di ritagliarsi una fetta di mercato favorevole andando a competere con rivali come la Toyota Corolla e la Honda Civic. La Forte berlina è un'auto adatta soprattutto alla famiglia mentre la Koup invece è rivolta a un pubblico giovanile che cerca di farsi distinguere. In Canada la Forte Koup viene offerta anche nell'allestimento sportivo SX-R con l'adozione del nuovo pacchetto che introduce l'impianto di scarico modificato, sospensioni irrigidite, spoiler anteriore e posteriore, cerchi in lega Europa da 18", assetto ribassato, nuovo filtro aria e sedili sportivi. La Forte SX-R è disponibile solo con motore 2.4 16V Theta II da 173 cavalli. Le migliorie apportate al telaio incrementano le doti dinamiche dell'autovettura. La Forte viene venduta in molti paesi come l'Australia la Russia e il Medio Oriente con la denominazione Kia Cerato poiché in questi mercati la precedente autovettura è stata in grado di raccogliere consensi più che sufficienti e la casa ha preferito mantenere la denominazione in modo da poter rafforzare l'immagine dell'auto. Sul mercato cinese la Forte berlina è stata esposta in anteprima al Salone dell'automobile di Pechino nel 2009 per una produzione locale presso lo stabilimento di Jiangsu; la berlina viene venduta sul mercato cinese come Forte Furuidi poiché il vocabolo Furuidi in lingua cinese è la traduzione esatta del vocabolo italiano Forte, la versione Koup invece viene venduta come Kia Shuma riprendendo la denominazione dell'omonima auto destinata all'Europa durante gli anni novanta. Le uniche differenze stilistiche presenti tra la Forte prodotta in Cina e quella prodotta in Corea si concentrano nella forma dei fendinebbia anteriori. In Malaysia l'auto viene venduta come Naza Forte grazie a una joint venture tra la Kia e il marchio locale Naza. La Forte LPI Hybrid viene venduta solo per il mercato coreano e al momento non è prevista l'esportazione verso altri paesi. La Kia ha venduto nel primo anno di produzione oltre 300 000 esemplari tra Forte berlina e Forte Koup nei vari paesi. Motorizzazioni I motori disponibili per il mercato asiatico sono il 1.6 16V alimentato a benzina facente parte della famiglia motoristica Gamma a quattro cilindri con distribuzione a quattro valvole per cilindro, iniezione elettronica, fasatura variabile delle valvole (CVVT) e basamento in alluminio. Eroga la potenza massima di 126 cavalli a 6.300 giri al minuto per una coppia massima pari a 157 N·m a 4.300 giri al minuto. Le prestazioni sono solo modeste: nella versione abbinata al cambio manuale a cinque rapporti è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 10,3 secondi e di toccare la velocità di punta pari a 190 km/h, mentre la versione con trasmissione automatica a quattro rapporti permette uno scatto da 0 a 100 km/h in 12 secondi per la velocità massima di 182 km/h. Il consumo medio di carburante dichiarato dalla casa è pari a 14,9 km/l per la 1.6 manuale e di 14,0 km/l per la 1.6 automatica. Il 1.6 Gamma è disponibile sia per la Forte berlina che per la versione Koup. Accanto al 1.6 troviamo il più grande 2.0 16V Theta II benzina sempre a quattro cilindri con doppia fasatura delle valvole (D-CVVT) e basamento in alluminio. Questo nuovo 2,0 litri eroga 156 cavalli (115 kw) a 6.200 giri al minuto per una coppia motrice di 194 N·m a 4.300 giri al minuto. I costi di gestione rispetto al 1.6 risultano leggermente più elevati a causa della notevole differenza di cilindrata e di potenza. La versione abbinata alla trasmissione manuale a cinque rapporti permette un consumo pari a 12,8 km/l con emissioni di anidride carbonica contenute in 186 grammi per chilometro mentre la versione con cambio automatico sequenziale a quattro rapporti garantisce un consumo medio di carburante pari a 12,7 km/l con emissioni pari a 187 grammi di anidride carbonica. La versione con cambio automatico possiede uno scatto da 0 a 100 km/h registrato in 10,5 secondi per una velocità massima pari a 190 km/h. Anche il 2.0 Theta II è disponibile sia per la Forte berlina che per la Koup. Al top di gamma la Forte dispone del nuovo motore 2.4 16V Theta II con basamento in alluminio, distribuzione a quattro valvole per cilindro e doppia fasatura variabile delle valvole. Eroga 173 cavalli a 6.000 giri al minuto per una coppia massima di 224 N·m a 4.000 giri al minuto. Questo 2.4 è disponibile solo per il mercato nordamericano ed è abbinato aun cambio manuale a sei rapporti oppure a un automatico sequenziale a cinque rapporti con modalità sportiva. Le prestazioni ovviamente sono migliori rispetto al 2,0 litri, ma la casa non ha fornito dati ufficiali. Dal 2010 la Forte 2.4 è disponibile anche con una nuova trasmissione automatica a sei rapporti realizzata dalla Hyundai che garantisce minori consumi ed emissioni ridotte rispetto al precedente automatico a cinque marce. Un motore riservato soltanto al mercato coreano è il 1.6 CRDI turbodiesel common rail con turbocompressore a geometria variabile (VGT), distribuzione a sedici valvole, 128 cavalli di potenza massima (94 kW) disponibili a 4.000 giri al minuto per una coppia motrice pari a 260 N·m a 2.000 giri al minuto. Il cambio abbinato al 1.6 CRDI è un automatico sequenziale a quattro rapporti con funzione Eco in grado di ridurre sensibilmente i consumi. Note Altri progetti Collegamenti esterni Forte
Il trattato navale di Londra fu un accordo tra Regno Unito, Giappone, Francia, Italia e Stati Uniti d'America, firmato il 22 aprile 1930, che regolava la guerra sottomarina e limitava la costruzione di armamenti navali. Fu un'estensione delle condizioni che erano state firmate nel trattato navale di Washington e venne chiamato ufficialmente Treaty for the Limitation and Reduction of Naval Armament ("Trattato per la limitazione e riduzione degli armamenti navali"). Fu un tentativo di rivivificare la conferenza navale di Ginevra del 1927 in cui non erano stati in grado di giungere a un accordo a causa dei cattivi sentimenti che intercorrevano tra il governo britannico e quello degli Stati Uniti. Le nazioni firmatarie si accordarono per non costruire nuove capital ships (corazzate o incrociatori da battaglia, formalmente definite come navi del dislocamento superiore alle 10.000 tons (10.160 t) o con cannoni di calibro superiore a 8 pollici (203 mm) fino al 1937. Nessun vascello esistente avrebbe potuto essere convertito in portaerei. La costruzione di sottomarini venne limitata a vascelli di dislocamento inferiore a 2.032 t. Il tonnellaggio totale degli incrociatori (suddivisi in incrociatori pesanti con cannoni di calibro superiore a 6,1 pollici (155 mm) e incrociatori leggeri con cannoni di calibro inferiore), cacciatorpediniere, sommergibili da costruire dal 1937 venne limitato, così come il tonnellagio individuale in ogni categoria. L'articolo 22 correlato alla guerra sottomarina dichiarava che la legge internazionale si applicava a essi come per i vascelli di superficie. Inoltre vascelli mercantili che non dimostrassero un "rifiuto persistente a fermarsi" o "resistenza attiva" non potevano essere affondati senza prima portare i passeggeri ed equipaggio in un "luogo sicuro". Le discussioni in quella sede indussero per la prima volta l`Italia a chiedere la parità navale con la Francia, richiesta alla quale i francesi erano decisi a resistere; e cominciò così il distacco fra i due paesi che alla fine portò l'Italia al fianco della Germania. La fase successiva del tentativo di controllo degli armamenti navali fu la Seconda conferenza navale di Ginevra nel 1932. Questa venne seguita dal Secondo trattato navale di Londra del 1936. Note Altri progetti Collegamenti esterni Londra Londra Londra Londra Londra
Mart è un centro abitato degli Stati Uniti d'America situato nello Stato del Texas, tra la contea di Limestone e la contea di McLennan. La popolazione era di 2.209 persone al censimento del 2010. Storia Geografia fisica Mart è situata a (31.542704, -96.831151). Secondo lo United States Census Bureau, ha un'area totale di 1,3 miglia quadrate (3,50 km²). Società Evoluzione demografica Secondo il censimento del 2000, c'erano 2.273 persone, 832 nuclei familiari e 550 famiglie residenti nella città. La densità di popolazione era di 1.692,0 persone per miglio quadrato (654,9/km²). C'erano 934 unità abitative a una densità media di 695,2 per miglio quadrato (269,1/km²). La composizione etnica della città era formata dal 68,28% di bianchi, il 27,54% di afroamericani, lo 0,48% di nativi americani, lo 0,04% di asiatici, il 2,46% di altre razze, e l'1,19% di due o più etnie. Ispanici o latinos di qualunque razza erano il 5,81% della popolazione. C'erano 832 nuclei familiari di cui il 29,2% aveva figli di età inferiore ai 18 anni, il 45,8% aveva coppie sposate conviventi, il 17,3% aveva un capofamiglia femmina senza marito, e il 33,8% erano non-famiglie. Il 31,9% di tutti i nuclei familiari erano individuali e il 18,5% aveva componenti con un'età di 65 anni o più che vivevano da soli. Il numero di componenti medio di un nucleo familiare era di 2,53 e quello di una famiglia era di 3,21. La popolazione era composta dal 31,1% di persone sotto i 18 anni, il 6,6% di persone dai 18 ai 24 anni, il 22,7% di persone dai 25 ai 44 anni, il 18,7% di persone dai 45 ai 64 anni, e il 20,9% di persone di 65 anni o più. L'età media era di 36 anni. Per ogni 100 femmine c'erano 85,4 maschi. Per ogni 100 femmine dai 18 anni in giù, c'erano 76,3 maschi. Il reddito medio di un nucleo familiare era di 26.603 dollari e quello di una famiglia era di 33.203 dollari. I maschi avevano un reddito medio di 26.750 dollari contro i 19.784 dollari delle femmine. Il reddito pro capite era di 12.721 dollari. Circa il 15,9% delle famiglie e il 20,8% della popolazione erano sotto la soglia di povertà, incluso il 34,3% di persone sotto i 18 anni e il 7,7% di persone di 65 anni o più. Note Altri progetti Collegamenti esterni Comuni del Texas
Formigine (Furméżen in dialetto modenese) è un comune italiano di abitanti della provincia di Modena in Emilia-Romagna. La città è situata a circa 10 km a sud di Modena ed è parte dell'Unione dei Comuni del Distretto Ceramico. Storia Fondazione Nel territorio si insediarono i Boi, tribù celtiche che nel 400 a.C. resero l'area compresa tra il Taro e il Reno il centro del loro insediamento. Con la conquista romana della Gallia Cisalpina iniziò il processo di latinizzazione dei celti o celto-liguri, e a quel periodo si deve la nascita della lingua locale appartenente al ceppo delle lingue gallo-romanze. I vari insediamenti lasciarono diverse tracce che ne narrano la storia e gli scavi archeologici degli ultimi anni hanno portato alla luce nuovi reperti e hanno permesso di ricostruire la storia di quel periodo. Nel X secolo venne edificata una piccola chiesa, testimone della presenza di una popolazione stanziale formiginese. Intorno all'XI secolo vicino fu costruito un cimitero. Nel 1200 si decise di fortificare Formigine e nel 1318 il castello di Formigine fu affidato a una famiglia dell'aristocrazia modenese. Già nel Trecento l'abitato aveva raggiunto una certa consistenza. Nell'estate del 1335, gli Este saccheggiarono Formigine e ne devastarono il territorio. Nella seconda metà del XIV secolo il castello e l'abitato di Formigine subirono poi diverse trasformazioni. Periodo dei Pio Nel 1394 il castello fu assegnato ad Azzo da Castello e in seguito alla sua scomparsa a Formigine si affermò il dominio del signore di Carpi Marco I Pio, concesso nel 1395 da Niccolò III d'Este. Nel periodo della massima potenza raggiunta dai Pio, tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, Formigine fu eletta sede podestarile, insieme con Sassuolo, Spezzano, Brandola e Soliera. Nel 1524 sulla torre principale del castello fu posto un orologio (da allora si chiama torre dell'orologio). All'epoca l'abitato era la parte all'interno delle mura del castello. Nel 1648 Francesco I d'Este cedette il feudo di Formigine al marchese Mario Calcagnini e nel 1660, lungo la cortina muraria del castello, furono costruite nuove segrete. Dopo un periodo di progressiva decadenza si ebbe una rinascita con la costruzione di una nuova via di comunicazione con la Toscana, inaugurata nel 1778. Secoli XX e XXI Nel 1945 Formigine e il suo castello furono bombardati e nel 1946 gli eredi dei Calcagnini decisero di vendere il castello e il comune lo acquisì per trasformarlo in sede comunale. Nel settembre del 2007 fu riaperto al pubblico in seguito ai lavori di restauro e allo spostamento della sede comunale nel nuovo municipio. L'aula consiliare rimase tuttavia nella storica sede del castello. Nei primi anni 2000, il castello cittadino è stato oggetto di nuovi e importanti scavi archeologici, condotti dall'Università Ca' Foscari su richiesta dell'amministrazione comunale e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna. Lo scavo ha consentito di chiarire numerosi aspetti della storia quotidiana sociale, economica e militare dell'allora borgo formiginese, per esempio una relativa distanza tra la chiesa oggi situata all'interno del castello e l'abitato, e la forte militarizzazione dell'intera zona a partire dalla costruzione della fortificazione principale, a difesa del lato orientale del territorio modenese. Simboli Lo stemma del comune è stato riconosciuto dal podestà Guido Gaetano Rossi Barattini con Decreto Regio del 10 maggio 1925, nel quale si determina il simbolo della quercia e i colori verde e blu, mentre il gonfalone fu ufficializzato a termini di legge solo nel 1927. La quercia rappresenta i valori della fertilità, longevità, vigoria, resistenza e forte attaccamento alla terra, qualità nelle quali i formiginesi si sono da sempre riconosciuti, a partire dalla vocazione agricola del territorio. I colori verde e blu furono scelti perché all'epoca venne istituito un corpo di volontari di Guardie campestri che indossavano una divisa di pannetto verde con bordi di tessuto blu. Nei secoli passati, i colori del paese furono il giallo e il blu, per l'influenza del comune di Modena. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, chiesa parrocchiale. Chiesa della Santissima Annunciata Chiesa della Madonna del Ponte Chiesa del Conventino Pieve di San Giacomo a Colombaro del XII secolo, l'edificio più antico del territorio. Chiesa di Santa Maria Assunta a Casinalbo. Architetture civili Villa Gandini, nota anche come villa della Resistenza o villa Aggazzotti, sede della biblioteca comunale Torre dell'acquedotto, costruita durante il ventennio fascista, è l'edificio più alto del comune. Architetture militari Castello di Formigine, del XIII secolo. Società Evoluzione demografica Etnie e minoranze straniere Gli stranieri residenti nel comune sono , ovvero il 6,7% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: Marocco, 454 Albania, 311 Ghana, 225 Romania, 208 Turchia, 107 Polonia, 95 Tunisia, 89 Moldavia, 84 Ucraina, 74 Ungheria, 60 Cultura Eventi Tra gli appuntamenti che ogni anno ricorrono sono da ricordare: Il carnevale dei Ragazzi, con il celebre discorso della famiglia Pavironica che chiude il carnevale del martedì; La festa della Madonna del Carmine (Carmelo), il 16 luglio; La fiera di San Lorenzo, il 10 agosto; La sagra di San Bartolomeo, patrono del capoluogo, il 24 agosto; dal 2005 accompagnata dalla "Festa Medievale" denominata "Ludi di San Bartolomeo" organizzati dall'associazione pro loco, che ha una durata di 4 giorni, durante i quali il centro storico prende la veste medievale, con spettacoli e rievocazioni storiche che culminano l'ultimo giorno con l'assalto al castello, uno spettacolo pirotecnico rievocativo che richiama persone anche da fuori regione; Il "settembre Formiginese", manifestazione con più di 30 anni di vita, per un mese vede il centro storico e tutti i suoi negozianti impegnati in iniziative, ogni fine settimana sono presenti mercatini, spettacoli e fiere. La "maratona d'Italia - Memorial Enzo Ferrari" che parte da Maranello e attraversa il territorio formiginese, prosegue per Modena e Soliera, infine arriva a Carpi. Il “Castello in fiore”, organizzato dalla pro loco l'ultimo fine settimana di marzo, che richiama numerosi protagonisti del settore per esposizioni e vendite itineranti. La festa "Formigine dolce Europa", una manifestazione dedicata ai prodotti dolciari organizzata da pro loco il primo fine settimana di novembre rivolta ai bambini e alle famiglie, che termina la domenica con il taglio del dolce mattone (dolce mattonella), più grande d'Italia, oltre 30 metri. Il "Villapark Streetfestival", un festival che unisce basket da strada, musica hip hop, birra e prodotti alimentari tipici. Il tutto sul campo da basket del parco di villa Gandini. Il "Moninga Open Air Festival", una tre giorni che a Villa Benvenuti propone musica, stand gastronomici ed eventi promozionali volti alla raccolta fondi per il reparto di pediatria di Kimbondo, nella periferia di Kinshasa. La "Magnalonga Città di Corlo" è un percorso enogastonomico tra le campagne del comune di Formigine che si svolge nel mese di maggio. La "Scampagneda ed Furmezen" è un percorso enogastonomico tra le campagne del comune di Formigine che si svolge nel mese di settembre. Economia Negli anni cinquanta l'amministrazione comunale di Formigine rinunciò a beneficiare delle agevolazioni fiscali alle imprese che volessero investire in aree depresse. La decisione di fatto evitò che a Formigine si insediassero le industrie produttrici di piastrelle che, invece, sono parte integrante del panorama dei comuni limitrofi (Sassuolo e Fiorano Modenese in primis). La rinuncia all'industrializzazione massiccia ha salvaguardato il territorio sancendo la vocazione residenziale del paese che, causa la controurbanizzazione sia di Modena sia dell'area Sassolese, ha visto la propria popolazione crescere rapidamente. Sul territorio comunale hanno sede piccole e medie manifatture meccaniche indotto tanto del vicino comprensorio ceramico quanto dell'industria automobilistica. Rilevante peso occupa l'industria alimentare che vanta marchi noti a livello nazionale operanti nella macellazione suina. Formigine peraltro non tradisce la propria vocazione agricola (frutta e vigneti) e zootecnica (allevamenti di suini), e nemmeno quella artigianale, per la quale è rinomata la lavorazione del ferro battuto. Infrastrutture e trasporti Il territorio comunale è attraversato dalla ferrovia Modena-Sassuolo, gestita dalla società Tper. Nel territorio comunale di Formigine sono presenti due stazioni ferroviarie appartenenti alla linea: la stazione di Formigine, nel capoluogo comunale, e la stazione di Casinalbo, al servizio dell'omonima frazione. Il territorio è attraversato in direzione Nord - Sud dalla Strada Provinciale numero 3 Pietro Giardini, un tempo SS12 dell'Abetone e del Brennero, principale via di collegamento con Modena e la montagna. L'altra principale arteria del paese è la SS 486 (di Montefiorino) che, congiungendosi alla Strada Provinciale Giardini in prossimità dell'abitato di Casinalbo, collega Formigine a Sassuolo. Di recente costruzione la strada a scorrimento veloce Modena-Fiorano (strada a carreggiate separate con 2 corsie per senso di marcia) collega Formigine alla tangenziale di Modena e quindi all'Autostrada A1. Il comune è dotato di un'ampia rete di piste ciclabili che collegano le frazioni al capoluogo. Amministrazione Gemellaggi Formigine è gemellata con: Inoltre, Formigine ha firmato nel marzo 2016 un patto di amicizia con il comune di Cervia. Note Voci correlate Colombarone (area protetta) Necropoli di Casinalbo Altri progetti Collegamenti esterni
Wanted: A Home è un film muto del 1916 diretto e prodotto da Phillips Smalley e da Lois Weber. Trama Mina Rogers, una giovane donna senza fissa dimora, dopo aver lavorato come domestica presso tre infermiere, decide di presentarsi sotto mentite spoglie nella casa dove una delle tre è attesa per prendersi cura di Harvey Gorman, un ricco invalido. Fingendo di essere lei l'infermiera, Mina suscita però i sospetti di Roberts, l'infermiere personale di Gorman. L'uomo la ricatta, costringendola ad assecondarlo nei suoi piani delittuosi nei confronti del padrone. Quando Gorman viene trovato morto, avvelenato, Mina viene accusata dell'omicidio. In realtà, la ragazza ha solo cercato - dietro indicazione di Roberts - di sedurre il caposquadra del ranch al quale Gorman ha lasciato i suoi soldi. L'innocenza di Mina verrà riconosciuta e il dottor Prine, il medico di Gorman, ormai innamorato della ragazza, le perdona il suo passato dopo aver conosciuto tutti i particolari della sua difficile vita. Produzione Alcune scene del film, prodotto dall'Universal Film Manufacturing Company (con il nome Bluebird Photoplays), vennero girate nell'Elliot-Brandt, un ranch fuori Los Angeles. Distribuzione Il copyright del film, richiesto dalla Bluebird Photoplays, Inc., fu registrato il 9 settembre 1916 con il numero LP9079. Distribuito dall'Universal Film Manufacturing Company (come Bluebird Photoplays), il film uscì nelle sale statunitensi il 2 ottobre 1916. Data di uscita USA 2 ottobre 1916 Alias Wanted: A Home USA Wanted — A Home USA (titolo alternativo) Wanted, a Home USA (titolo alternativo) Non si conoscono copie ancora esistenti della pellicola che viene considerata presumibilmente perduta. Note Bibliografia The American Film Institute Catalog, Features Films 1911-1920, University of California Press, 1988 ISBN 0-520-06301-5 Collegamenti esterni Film muti statunitensi Film drammatici
La dermatologia è una delle branche della medicina più antiche, se ne hanno infatti testimonianze che la collocano presso le prime civiltà umane, sotto forma di un semplice interesse verso ciò che fosse più visibile del nostro corpo. Allo stesso tempo, però, è anche una delle ultime ad essere stata riconosciuta come specializzazione vera e propria, con tutto ciò che questo comporta, quindi medici specializzati in questo settore, terapie specifiche ed uno studio sempre più approfondito verso i tessuti e le funzioni che caratterizzano l'apparato tegumentario. Storia della dermatologia La dermatologia non ha ricevuto il giusto interesse che meritava sin da quando le scienze mediche hanno iniziato ad essere indagate e approfondite già nell'antichità: la causa di questo ritardo può essere spiegata dalla comune percezione della pelle come qualcosa di esterno e superfluo. Nell'immaginario letterario degli Antichi la pelle non era portatrice di buone notizie, e insieme alle ossa, indicavano gli effetti che la sofferenza della malattia e della vecchiaia avevano prodotto sul nostro corpo. Inoltre pellis e cutis rappresentavano semplicemente la materia come inerte e insensibile, di un corpo che era già stato consegnato alla morte, e spesso le malattie cutanee vennero interpretate come segni di punizione divina e pertanto fonti di disagi sociali. Tuttavia il più grande riconoscimento all'apprendimento degli Antichi è il fatto che la terminologia per la classificazione delle malattie è rimasta pressoché intatta: ancora oggi conserviamo la stessa varietà lessicale che la medicina greco-romana aveva adottato e divulgato, puntando sulla creatività espressiva che, però, in molti casi non corrispondeva a condizioni specifiche, cosa che non sarebbe avvenuta fino all'età moderna. Dermatologia nell'antichità Popoli Mesopotamici Tra i primi ad interessarsi alle malattie cutanee vi furono i popoli mesopotamici (Sumeri, Assiri e Babilonesi), che cercarono di capire il perché di questi problemi, spesso ricorrendo a spiegazioni che affondavano le loro radici sulla religione, e per primi osservarono e definirono varie dermopatie. Le condizioni cutanee venivano ritenute come un segno di ira divina, dovute ad un peccato o ad una mancanza dell'individuo verso la divinità, ma non solo, erano anche sinonimo di sporcizia e mancata igiene quotidiana, e pertanto queste sintomatologie influenzavano l'individuo nelle attività comuni, mentre i caratteri sfiguranti, causati dalle malattie cutanee, ne condizionavano la vita sociale, causando talvolta l'isolamento dell'individuo stesso per paura di possibili contagi. Per primi gli Assiri e i Babilonesi definirono malattia cutanee quali verruche, pustole e scabbia; infine iniziarono anche ad utilizzare sostanze quali unguenti, lozioni e tinture a scopo terapeutico. Egitto Nell'antico Egitto fu notevole l'interesse verso la cute come ben si evince dalle figure dei faraoni o degli alti funzionari statali, i quali apparivano truccati e imbellettati qualora vi fossero eventi pubblici, iniziando pertanto a creare una rudimentale tradizione cosmetologica. È proprio in area egizia che furono rinvenute le prime testimonianze scritte che mostrano interesse verso l'ambito dermatologico, come ben si evince dai papiri di Ebers e di Smith. Il papiro di Ebers tratta di numerosi argomenti di ambito medico, tra i quali la dermatologia: pone attenzione a varie malattie cutanee quali eruzioni, ulcere e tumori, e sull'utilizzo di unguenti adatti al trattamento di tali disturbi. Nel papiro di Smith vengono fornite indicazioni per applicare uno dei primi preparati dermatologici mai registrati prima di allora, segnando con precisione il metodo corretto per l'applicazione dell'unguento e gli effetti che ne derivano da esso: questo veniva preparato da un frutto, l'hermayet, che dopo specifiche lavorazioni veniva trasformato in una sorta di massa con consistenza simile all'argilla. Secondo le indicazioni riportate dal papiro, veniva consigliato al paziente di utilizzare tale unguento per trattamenti quali la rimozione delle rughe, macchie, segni dell'età e per eliminare tutti i piccoli difetti della pelle, garantendone inoltre l'efficacia di tale rimedio. Importante in ambito dermatologico fu senza dubbio la figura di Cleopatra, la quale pose molte attenzioni alle cure della pelle per fini prettamente estetici: tramite i suoi bagni immersa nel latte, scoprì i benefici dell'acido lattico nell'idratare la pelle, ed inoltre è risaputo che la regina d'Egitto conoscesse già tecniche epilatorie basate sull'uso di olio, zucchero e succo di lime. Nella Bibbia Persino nella Bibbia vi sono accenni alla dermatologia, e in particolar modo la lebbra assume un ruolo rilevante: propriamente con questo termine venivano designate almeno 72 malattie dermatologiche diverse (tra le quali forse erano incluse anche la sifilide e il vaiolo), che causavano l'esclusione dell'individuo affetto dalla società, costretto ad identificarsi impuro per via di questa malattia alla quale si credeva non vi fossero rimedi. Nella Versione dei Settanta, il termine lebbra era usato per tradurre l’ebraico tsarâ’ath, cioè la malattia deturpante della pelle e manifestazione della rabbia di Dio, intesa come castigo divino con conseguenti limitazioni e impedimenti nella società. Nella Bibbia si trovano poi riferimenti a varie malattie cutanee quali tumori, psoriasi e ulcerazioni. Popoli orientali I persiani conobbero e descrissero la lebbra, i nei e il vaiolo, ma senz'altro fu grande l'interesse mostrato in campo dermatologico dalle popolazioni indiane, come si evince all'interno dei Veda, nei quali si trovano informazioni riguardo a vaiolo, morbillo, erisipela, eczemi e tante altre malattie cutanee. Anche cinesi e giapponesi conoscevano la dermatologia, e si interessarono all'osservazione di diverse malattie cutanee, sulle quali lasciarono dettagliate descrizioni cliniche: trattarono della vitiligine, dell'acne, dell'alopecia e di altre anomalie di pelle e unghie. Grecia È senz'altro la medicina greca a dare un significativo contributo alla dermatologia, grazie alle figure di importanti medici. Per molti secoli la storia greca fondò il suo pensiero intorno al concetto del καλὸς καὶ ἀγαθός, ovvero la stretta connessione tra bellezza esteriore e interiore, pertanto, essendo l'aspetto esterno dell'individuo fonte di grande attenzione, le cure del corpo furono di grande interesse all'interno della Grecia classica, le quali si basarono soprattutto su una corretta dieta e sull'importanza dell'attività fisica. In ambito dermatologico tra i primi nomi rilevanti vi è quello di Alcmeone di Crotone, il quale nel suo trattato 'Natura elenca varie malattie cutanee e possibili cure per esse. Empedocle di Agrigento, appellato guaritore miracoloso o anche dominatore di epidemie, espone l'innovativa teoria della respirazione cutanea, basata sull'idea di uno scambio di minuscole particelle (oggi diremmo molecole gassose) tra l'esterno e l'interno dell'organismo, tramite le vie dei pori, e pertanto designa la cute come succedanea ai polmoni, e proprio alla luce di ciò essa dovrebbe essere ben curata. Nel IV secolo, Filistione di Locri, allievo di Empedocle, conferma l'ipotesi del maestro parlando proprio di respirazione attraverso i pori cutanei nel suo poema 'Sulla natura o sulle origini'. Ma il massimo esponente della medicina greca fu Ippocrate, il quale attribuisce alla pelle una funzione eliminatoria, descrive i peli, le ghiandole cutanee e le unghie; nel campo patologico riconobbe l'edema, i foruncoli, la gangrena e tante altre malattie cutanee. E inoltre ad Ippocrate che dobbiamo l'attribuzione di molti termini medici ancora oggi in uso: fu proprio egli ad utilizzare per la prima volta la parola δέρμα per definire la pelle, o ancora per primo coniò il termine καρκίνωμα per designare un processo morboso indicativo di tumore maligno. Ippocrate, coerentemente al pensiero greco, promosse una vita sana, della quale i protagonisti sono l'ambiente, l'alimentazione e la ginnastica, fondamentali per un buon mantenimento del corpo e della pelle. Cerca persino di spiegare le origini delle componenti cutanee, ricorrendo a fantasiose ipotesi: Infine, in linea con la sua teoria dei quattro umori, considera la pelle come uno dei luoghi capaci di ricevere gli umori alterati, e pertanto descrive le numerose dermopatie che possono verificarsi sulla superficie cutanea. Roma Anche in ambito medico i romani devono la loro conoscenza ai greci, ma non solo: furono influenzati anche dal sapere etrusco, i quali praticavano una medicina magica, basata sulla credenza del potere rigeneratore dell’acqua e sull’utilizzo di pomate, unguenti e vegetali, quest’ultimi usati come antisettici o per curare ferite e piccole lesioni cutanee. Tra le figure del mondo latino che contribuirono maggiormente in ambito dermatologico vi furono senz’altro Aulo Cornelio Celso e Claudio Galeno. Celso fu il primo a scrivere un trattato sulla medicina, il De Re Medica', nel quale trova spazio il suo sapere in ambito dermatologico: nei capitoli IV e V del libro Celso pone particolare attenzione a varie malattie dermatologiche, delle quali provvede ad una dettagliata descrizione, impiegando una terminologia particolarmente specifica e talvolta ricorrendo a nuovi termini. In questi capitoli tratta di malattie quali ulcere, carcinoma, scabbia, lebbra, vitiligine, e tante altre sintomatologie. Galeno anche trattò di numerose malattie cutanee quali le ulcerazioni, soffermandosi in particolar modo su quelle che colpiscono i genitali (Galeno fu tra i primi a capire che esse derivassero da rapporti sessuali), ritenne che il colore dei capelli fosse dovuto alla temperatura del cervello, trattò di tumori, gonorree (delle quali anche intuì il carattere sessualmente trasmissibile), e fu il primo a parlare di dermatitis artefacta. Anche nella vasta letteratura latina traspare interesse in ambito dermatologico da parte dei grandi poeti, quali Plinio il Vecchio, che nella sua opera, 'Naturalis Historia', racchiudeva a grandi linee tutto il sapere romano in possesso sino a quel momento, comprese le scoperte mediche allora circolanti a Roma, e pertanto dedica una parte della sua opera a tali innovazioni: nel libro XXVI nomina numerose malattie cutanee, tra le quali tratta del fuoco sacro e della lebbra; inoltre elenca alcune ricette sulla cosmesi, menziona le ulcere genitali, e parla dell’uso del sangue mestruale in ambito terapeutico, il quale ritenuto potentissimo anche nel Medioevo, dove veniva usato in ambito dermatologico per combattere verruche e tumori cutanei. Dermatologia nel Medioevo e nel Rinascimento Medioevo Tra il IX e il X secolo nacque la Scuola Medica Salernitana, ed è proprio presso di essa che furono registrati importanti contributi in ambito dermatologico, e vennero introdotte nuove definizioni di malattie, con particolare attenzione per le malattie sessualmente trasmissibili. Costantino l’Africano ha il riconoscimento di aver sintetizzato le cognizioni del mondo greco, arabo e bizantino in campo dermatologico, rimaste valide fino al Rinascimento. Trattando le malattie della pelle, Costantino ripropone la visione Ippocratica per cui la natura tende a portare sulla superficie del nostro corpo gli umori cattivi per purificare il corpo umano, spiegando così la causa delle dermatosi. Costantino afferma che le eruzioni della pelle possono verificarsi lungo tutto il corpo, ma sono più frequenti in volto, e descrive le verruche come escrescenze cutanee dure e spesse che si sviluppano soprattutto sulle mani e sui piedi, dove l’organismo è più predisposto ad espellere la bile nera (in caso di verruche dure) e il flegma (in caso di verruche molli e indolenti), in linea con la teoria degli umori. Il contributo di Trotula de Ruggiero diviene fondamentale nella Scuola Medica Salernitana: ad ella si attribuisce il merito di aver introdotto nuove pratiche provenienti dalle società orientali, come ricette per il trattamento della pelle, la morte dei capelli, lo sbiancamento e l’applicazione del trucco sul viso, così come è riportato nel suo libro 'De ornatu mulierum'. In questo periodo in campo dermatologico si andarono diffondendo le figure dei chirurghi e dei barbieri, cioè gli esperti della patologia esterna e quindi più pratici verso quei procedimenti terapeutici (salassi, depilazioni, applicazione di unguenti) che in un certo senso i medici accademici ripudiavano, ritenendoli non degni di nota. Epidemie Medievali Il Medioevo può essere definito come il periodo delle grandi epidemie, quali quelle di lebbra, peste e fuoco sacro, che scoppiarono in tutta Europa anche in più ondate, risultando quasi inarrestabili per la mancanza di strutture adeguate e per le precarie conoscenze che non permettevano di affrontare col giusto piglio tali malattie. Tutti coloro che avevano contratto questo genere di patologie cutanee più che curati venivano raccolti e isolati dal resto della popolazione, cercando di fatto di interrompere il contagio. Rinascimento Il Rinascimento dal punto di vista medico è un periodo di grandi innovazioni: per la prima volta i medici studiano il corpo a livello pratico, grazie alla dissezione dei cadaveri, ammessa in quegli anni. Si ebbe così l’occasione di verificare dal punto di vista pratico se tutte quelle conoscenze che gli antichi avevano collezionato corrispondessero alla realtà. Tutto ciò fu reso possibile grazie a nuovi strumenti diagnostici come delle lenti, adattate dall’invenzione del cannocchiale di Galileo, che permisero di analizzare dettagliatamente e rendere più visibili ampie zone esterne del corpo. Questa scoperta trovò brillanti applicazioni soprattutto nel campo della dermatologia e della venereologia. Marcello Malpighi approfondì i suoi studi su dissezioni di cadaveri in modo da osservare in prima persona tessuti e apparati: si definisce infatti come il fondatore dell’anatomia e della fisiologia della pelle. Nelle sue opere viene offerta per la prima volta una descrizione accurata dei vari strati della cute, differenziando derma, ipoderma ed epidermide, e descrisse le ghiandole sebacee e sudoripare, responsabili della respirazione della pelle. Malpighi identificò nel derma una rete nervosa, responsabile delle percezioni sensoriali e descrisse nello strato basale il pigmento delle pelli; ancora oggi questi strati sono denominati strati Malpighiani. Malpighi fu poi il primo ad individuare e dimostrare dal punto di vista istologico una fitta rete capillare che andava ad irrorare lo strato dell’epidermide in modo che arterie e vene si andassero collegare in determinati punti. Gerolamo Mercuriale è l’autore del De morbis cutaneis et omnibus corporis humani excrementis', che viene considerato come il primo trattato sulla dermatologia per la presenza di descrizioni originali, e soprattutto vi è una sistematica trattazione delle malattie della pelle dal punto di vista igienico e cosmetico. In esso si ritrovano le descrizioni delle malattie del cuoio capelluto, quali alopecia, tigna, calvizie, e di alcune forme di esantemi,di scabbia, e di lichen. Di rilevante interesse sono i suoi studi sulla dermatologia pediatrica, in particolare su quella che oggi chiamiamo dermatite atopica. In un'altra sua opera sulla dermatologia, il'De decoratione', sono inseriti molti consigli di cosmetologia verso quei piccoli problemi che non erano premonitori di una malattia, ma comunque disturbavano la bellezza. Epidemie Rinascimentali Furono nuove e devastanti epidemie a focalizzare l'interesse medico del tempo nuovamente verso la dermatologia, con maggiori sicurezze e basi da cui poter partire dopo le passate epidemie medievali e la creazione di nuovi strumenti diagnostici, riuscendo ad affrontare tali malattie in modo più metodico. La Sifilide In epoca rinascimentale scoppiò una grande epidemia di sifilide, durante la quale furono rilevanti gli interventi di diverse figure mediche: Gerolamo Fracastoro ha il merito di aver coniato il termine sifilide e averlo associato ad una specifica malattia che prima veniva chiamata indistintamente con diversi nomi (quali scabbia venerea o patursa). Nel 'De contagione et contagiosis è incluso il trattato sulla sifilide, della quale viene identificata la natura contagiosa, principalmente per via sessuale. Inoltre nel suo altro trattato, 'Syphilis, sive morbis gallicus', Fracastoro mette a paragone le tumefazioni secernenti di tale malattia con la gomma che fuoriesce dai rami di ciliegio: da qui il termine gomma viene continuato ad essere usato per identificare la nota manifestazione tardiva della sifilide. Nel trattato vengono poi citati alcuni farmaci che vengono ritenuti efficaci per uso terapeutico e alcune cure profilattiche, igieniche e dietetiche contro la malattia, come per esempio il legno sacro (un composto di mercurio) e la scorza del guaiaco, da spalmare su parti della pelle malata. Rilevante fu anche l'intervento di Niccolò Massa, che tratta la sifilide nel suo libro, il De morbo Gallico', nel quale viene riconosciuta la sua modalità di trasmissione sessuale, ma non unica: infatti ammette la possibilità di contrarre la malattia mediante allattamento, baci, utensili domestici e vestiti. Massa descrive in modo specifico le manifestazione secondarie della sifilide, tra cui papule di colore sporco che compaiono sul capo, sulla fronte e sulle rime boccali (soprattutto nei bambini), accompagnate da dolori delle membra in modo accentuato di notte. Tra i rimedi utili a combattere la sifilide consiglia il guaiaco in alternativa ad una terapia a base di mercurio, mediante il procedimento della fumigazione. Anche Giovanni da Vigo descrive la sifilide nel suo tratto il Chirurgia', nel quale dedica qualche capitolo all’argomento, esponendo i sintomi e segni della trasmissione in ordine cronologico. Come trattamenti terapeutici indicava l'uso di un cerotto al precipitato rosso e frizioni mercuriali, o in alternativa proponeva anche le fumigazioni mercuriali che otteneva col cinabro messo sui carboni ardenti. Inoltre Vigo usava insegnare ai pazienti come applicare gli unguenti di fronte al fuoco e dopo qualche settimana si otteneva la regressione dei sintomi. Vigo infine è stato il primo a distinguere il morbus gallicus confermitus (la sifilide) dal morbus gallicus non confermatus (l’ulcera venerea). Gabriele Falloppio si interessò molto alla venereologia, e nel suo libro, 'Liber de Morbo Gallico, tratta della sifilide e della sua convinzione circa la provenienza dalle Americhe. Inoltre mediante la sua esperienza ha potuto evidenziare che da madri affette nascevano bambini con pelle grinzosa, affermando pertanto la natura congenita della malattia. Per quanto riguarda le cure e i trattamenti, Falloppio diffida dalle fumigazione mercuriali, ritenendole responsabili di molti altri disturbi che andavano ad aggravare il caso clinico, mentre considerava sicuramente più valida una terapia a base di guaiaco. Come rimedi alternativi alla sifilide propose un vino al mercurio, nel quale intingeva tre pezze che poi usava per trattare le parti affette. La Scabbia Francesco Redi e Giovanni Cosimo Bonomo diedero un grande contributo in ambito dermatologico, e soprattutto fu rilevante il loro impegno nello studio della scabbia. Francesco Redi descrive nei dettagli tale malattia e le cause, riconducibili a dei bacarelli che mordono e rosicano continuamente la nostra cute; inoltre fornisce anche una descrizione di come allora le donne tentavano di usare la punta dello spillo per sradicare questi piccoli parassiti e schiacciarli tra le dita. Giovanni Cosimo Bonomo lavorò duramente alla ricerca delle cause della scabbia, e basò i suoi studi sull'osservazione di questi piccoli agenti patogeni, ovvero gli acari, grazie anche all'avvento della microbiologia in quegli anni: venne studiato il modo con cui danneggiavano la cute e in particolare come deponevano le uova. Bonomo condannava approcci interni per curare la scabbia, che potevano solo far peggiorare le condizioni di salute del paziente, preferendovi trattamenti applicabili direttamente sulla cute. Dermatologia nel XVIII e nel XIX secolo Nel XVIII secolo La maggior parte degli autori ritiene che le basi scientifiche della moderna nosologia dermatologica furono gettate nella seconda metà del XVIII secolo. In Inghilterra, Daniel Turner pubblica nel 1714 il primo libro di dermatologia in lingua inglese; più tardi, nel 1716, l’austriaco Joseph von Plenk pubblica un breve testo, 'Doctrina de morbis cutaneis, ove aveva diviso le malattie cutanee in classi secondo il criterio morfologico delle manifestazioni. Anche medici non dermatologi contribuirono a scoperte dermatologiche, come Thomas Addison col morbo bronzino e James Paget col morbo mammario omonimo. In Italia, invece, la dermatologia trasse ispirazione dagli studi anatomici del Morgagni e del Caldani e dalle osservazioni del Frapolli e dello Strambio sulla pellagra. Questi processi portarono allo storico traguardo della prima cattedra di malattie cutanee a Firenze. In Italia Sono numerosi i personaggi di spicco che diedero un contributo in campo dermatologico andando ad aggiungere nuove conoscenze in campo terapeutico e diagnostico. Giovan Battista Morgagni nella sua opera, Adversaria anatomica', descrisse le ghiandole sebacee, confermando a tal proposito gli studi del Malpighi, e per primo descrisse le piccole sporgenze sulla superficie dei capezzoli e delle aerole mammarie femminili, che oggi sono chiamati tubercoli di Montgomery.Leopoldo Marcantonio Caldani si interrogò sul perché le diverse etnie umane avessero una diversa pigmentazione cutanea, e inoltre si soffermò anche sull’osservazione delle macchie sulla pelle di coloro che si credeva fossero affetti da voglie, dovute a fantasie che avevano impressionato la madre durante il periodo di gestazione. Lazzaro Spallanzani riprese gli studi sulla respirazione cutanea, dimostrando che, non solo avvengono scambi gassosi tra la pelle e l’atmosfera, ma, in determinate circostanze, la respirazione cutanea può vicariare quella polmonare. Era la dimostrazione scientifica di quanto Empedocle di Agrigento e Filistione di Locri avevano intuito molti secoli prima. In Francia Intanto in Francia diedero un contributo in campo dermatologico Jean Louis Alibert, con il 'Traité complet des maladies de la peau, e Pierre-François Olive Rayer che dimostrò la trasmissibilità della morva dal cavallo all'uomo. Alibert è considerato il padre della dermatologia, grazie al suo proficuo contributo in ambito dermatologico, riuscendo a ritagliarle un ruolo rilevante tra le specializzazioni mediche. Con il suo lavoro, contribuì ad accrescere la notorietà in campo dermatologico dell’ospedale parigino Saint-Louis, fondando così la scuola francese di dermatologia. In Germania Nel XVIII secolo fu grande l’interesse provato in campo dermatologico dai medici tedeschi, ma fra tutti eccelse Ferdinand Von Hebra, il quale diede alla dermatologia morfologica una base anatomopatologica. Fu questo un passo decisivo che portò la dermatologia al livello delle altre branche della patologia e della clinica. Hebra fu capo d'una scuola che irradiò luce su tutto il mondo dermatologico e che s'onorò di grandi nomi, quali Moritz Kaposi, Heinrich Auspitz, e Albert Neisser. Nel XIX secolo L'Ottocento può essere considerato il secolo d’oro per la dermatologia: la figura del dermatologo si delinea sempre di più, e acquista una sua autonoma dignità. Nel 1886 Gian Battista Soresina fondò il 'Giornale Italiano delle Malattie Veneree e delle Malattie della Pelle', prima rivista scientifica della materia. Nel 1859 l’Ospedale Maggiore di Milano creò un reparto apposito per le malattie della pelle, il quale all’inizio era distinto dal reparto dedicato a coloro che erano affetti da malattie veneree, per poi essere uniti sotto un'unica sede qualche tempo dopo. Verso la metà dell’ottocento la dermatologia divenne a tutti gli effetti una branca a sé stante, affidata a cultori sempre più competenti. Note Bibliografia Collegamenti esterni Storia della dermatologia, su Enciclopedia Treccani Storia della medicina Dermatologia
Per feoifomicosi in campo medico, si intende un insieme di manifestazioni patologiche causate da diversi funghi, malattie infettive che rientrano nelle micosi sottocutanee Tipologia Esistono diverse tipologie: Feoifomicosi superficiale, appare come una macula, interessa parti del corpo come piedi e mani Feoifomicosi cutanea, tendenzialmente di forma cronica Feoifomicosi sottocutanea, denominata anche cisti feoifomicotica Eziologia i funghi dematiacei coinvolti appartengono a diverse famiglie, fra cui le principali sono: Alternaria alternata Aureobaidium pullulans Bipolaris spicifera Bipolaris hawaiiensis Chaetomium funicolosum Curvularia geniculata Curvularia lunata Terapia Il trattamento prevede l'uso di farmaci, la loro somministrazione dipende dalla forma interessata nel caso della forma più lieve quella superficiale è sufficiente l'uso di cheratolici ad uso topico. Per le altre forme l'itraconazolo (400 mg al giorno per 6 mesi), ma in tali casi si rende necessaria anche l'escissione chirurgica. Bibliografia Voci correlate Sporotricosi Cromomicosi Lobomicosi Entomoftoromicosi Filariosi Dracunculosi Larva migrans cutanea Dirofilariosi malattie infettive
Biografia Dopo avere giocato a football all'Università della Georgia con i Georgia Bulldogs, Edwards fu scelto come 18º assoluto nel Draft NFL 1998 dai New England Patriots. Giocò un'ottima stagione d'esordio correndo 1.115 yard prima di compromettere il suo ginocchio in una gara di esibizione tra rookie durante la settimana del Pro Bowl alle Hawaii. Edwards rischiò l'amputazione della gamba e gli fu detto che potrebbe non essere stato più in grado di camminare. Tornò a giocare nel 2002 con i Miami Dolphins e nella sua prima gara dal rientro segnò un touchdown su corsa e uno su ricezione. A fine anno, la Pro Football Writers Association lo premiò con l'Halas Award per il suo ritorno dal grave infortunio. Nel 2005, Edwards si unì ai Montreal Alouettes della CFL superando le mille yard corse nelle prime due stagioni, venendo convocato in entrambi i casi per l'All-Star Game della lega. Svincolato durante la stagione 2007, chiuse la carriera con i Toronto Argonauts. Palmarès CFL All-Star: 2 2005, 2006 Statistiche NFL Note Collegamenti esterni
Tra le competizioni dello Sci alpino ai XXII Giochi olimpici invernali di la supercombinata maschile si è disputata il 14 febbraio sulla pista Roza Chutor di Krasnaja Poljana. Lo svizzero Sandro Viletta ha vinto la medaglia d'oro, il croato Ivica Kostelić quella d'argento e l'italiano Christof Innerhofer quella di bronzo. Detentore del titolo di campione olimpico uscente era lo statunitense Bode Miller, che aveva vinto a (in Canada) sul tracciato di Whistler precedendo Kostelić (medaglia d'argento) e lo svizzero Silvan Zurbriggen (medaglia di bronzo). Risultati Legenda: DNF = prova non completata DSQ = squalificato Data: venerdì 14 febbraio 2014 1ª manche: Ore: 10.00 (UTC+3) Pista: Roza Chutor Partenza: 1 947 m s.l.m. Arrivo: 970 m s.l.m. Lunghezza: 3 219 m Dislivello: 977 m Tracciatore: Helmuth Schmalzl (FIS) 2ª manche: Ore: 15.30 (UTC+3) Pista: Roza Chutor Partenza: 1 160 m s.l.m. Arrivo: 960 m s.l.m. Dislivello: 200 m Tracciatore: Ante Kostelić (Croazia) Collegamenti esterni Supercombinata maschile
La X o x (chiamata ics in italiano) è la ventiquattresima lettera dell'alfabeto latino moderno e la ventunesima dell'alfabeto latino antico. Essa rappresenta anche la lettera cha dell'alfabeto cirillico e, nella sua forma maiuscola, la chi dell'alfabeto greco; inoltre, [x] rappresenta una consonante fricativa velare sorda nell'alfabeto fonetico internazionale. In italiano è presente solo in latinismi, grecismi, prestiti di altre lingue, cognomi e toponimi. Storia La forma scritta della X latina deriva dalla lettera greca Χ, che nel greco antico trascriveva la gutturale sorda aspirata (pronuncia /kʰ/), mentre il valore fonetico in latino /ks/ deriva dalle lettere Ξ o 𐌎, derivate dalla lettera fenicia Samekh. La lettera 𐌎, presente nell'etrusco e importata dal greco, era utilizzata originariamente per trascrivere /ks/ come nel greco antico standard, insieme ad altre lettere derivate dal greco (in latino vennero assegnate a dei digrammi) come 𐌈 (TH), 𐌘 (PH), 𐌙 (KH) e 𐌑 (S sonora, equivalente alla lettera Σ in greco). 𐌎 non sopravvisse nell'alfabeto latino, che preferì utilizzare Χ in quanto c'era differenza di pronunce tra regioni greche, e nell'ovest della Grecia (da cui il latino venne influenzato) la lettera Χ era pronunciata /ks/ ed Ξ era assente, per cui il latino assegnò a X il valore fonetico di Ξ. Uso nelle lingue In quasi tutte le lingue che usano l'alfabeto latino la lettera X viene usata per indicare il suono [ks], o qualche volta [gz]. Fanno però eccezione: il francese dove può avere diverse pronunce tra cui anche essere muta; il veneto, dove viene utilizzata per indicare il suono IPA: , come la S sonora in rosa (in veneto "roxa"); il portoghese dove la pronuncia varia da , cioè S sonora in esame ("exame"), a ("peixe") e a ("anexo"); alcuni toponimi dello spagnolo latino-americano, come México, dove viene pronunciata come la j, ossia con una forte aspirazione gutturale; il sardo, in cui tale lettera viene utilizzata per la pronuncia (fricativa postalveolare sonora) (cognome Maxìa, pane civraxiu, toponimi Trexenta e Simaxis); esattamente come in ligure (cognome Bixio, parole come "baxo", bacio, e "caxo", caso); ed infine il catalano, dove si pronuncia generalmente ("deixar", "caixa"); in albanese dove si legge . Nel maltese si pronuncia sempre come (come nello spagnolo medievale). Nello spagnolo odierno, si usa /gs/ (anche [s]) nelle parole che vengono dal latino. Toponimi e cognomi italiani La x è presente in alcuni toponimi e cognomi italiani, la cui lettura varia a seconda delle tradizioni linguistiche delle singole regioni. In Sardegna la x rappresenta il suono , come nel francese "journal", per esempio "Pixina Nuxedda". Fanno eccezione grafie storiche influenzate dal catalano, come nel caso di "Arbatax", in cui la pronuncia originale era . In Sicilia la x rappresenta il suono , come in catalano: ad esempio, la pronuncia corretta di Craxi è "Crasci" e la pronuncia corretta di Xirbi è "Scirbi", quella di "Xitta" è "Scitta" . Fanno eccezione i toponimi di origine greca, come Giardini Naxos, per i quali la pronuncia è . In Valle d'Aosta e nelle aree piemontesi di lingua francoprovenzale oppure occitana, la pronuncia segue le regole di questi idiomi, specie del dialetto valdostano, o talvolta quelle del francese ufficiale (esempi: "Oulx", "Exilles", "Morgex", "Usseaux"), risultando ora muta, ora pronunciata come o come . In Liguria e nel Piemonte meridionale la pronuncia è : p. es. "Piana Crixia". Nel Veneto, la pronuncia è quella di una "s" sonora , ad esempio "Passo Xomo", "Xon". Fanno eccezione i toponimi di origine latina, come "San Michele Extra", per i quali la pronuncia è . Nell'unico toponimo friulano che contenga una x, "Noax", la x viene pronunciata (cfr. friulano Navuacs). Nel resto del Paese si usa in generale la pronuncia , che viene talvolta erroneamente utilizzata anche nei casi precedenti. Filologia In filologia e in critica testuale, nell'applicazione del metodo di Lachmann, il simbolo x viene a volte utilizzato, in alternativa a ω, nello stemma codicum, per indicare l'archetipo da cui discendono tutti i testimoni posseduti di un testo, distinto dall'originale. Utilizzo informale nella lingua italiana In italiano, nel linguaggio scritto informale, come, ad esempio, nel linguaggio degli SMS, nei post-it, nella scrittura di appunti, la lettera X può venire utilizzata, quale espediente brachilogico, in luogo di "per", sia quando lo si intende come preposizione, sia quando questa terna di lettere si trova all'interno di parole (ad esempio "xché" anziché "perché" oppure "xò" anziché "però"). Ciò è dovuto al fatto che il simbolo X è utilizzato per denotare la moltiplicazione in aritmetica (l'operatore di moltiplicazione, all'interno di espressioni, si pronuncia infatti "per"). Rimangono comunque degli utilizzi ortograficamente scorretti all'interno della lingua italiana. Note Voci correlate Nota fantasma Segno di spunta Altri progetti Collegamenti esterni X
Il Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali e per l'Europa (in inglese: Alliance of Liberals and Democrats for Europe - ALDE; in francese: Alliance des Démocrates et des Libéraux pour l'Europe - ADLE) è stato un gruppo politico del Parlamento europeo liberale e centrista, presente dal 2004 al 2019, cui aderivano due distinti partiti politici europei: il Partito dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa (ALDE); il Partito Democratico Europeo (PDE). Il 2 luglio 2019, all'inizio della IX legislatura, le due formazioni hanno dato vita ad un nuovo gruppo politico, Renew Europe, a seguito dell'adesione del partito La République En Marche, guidato dal Presidente francese Emmanuel Macron. Storia La riunione del Gruppo del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori (ELDR), tenutasi a Bruxelles il 13 luglio 2004, approvò una raccomandazione con la quale si decise di creare un'unione con gli eurodeputati centristi e liberal-sociali del Partito Democratico Europeo. I due partiti europei, però, restano separati al di fuori del Parlamento europeo. Il gruppo, così come costituito in origine, si componeva di 88 membri. La riunione costitutiva del gruppo ALDE-ADLE, avvenuta immediatamente in seguito a quella dell'ELDR, elesse il liberaldemocratico britannico Graham Watson a Presidente del gruppo e adottò il decalogo Programma per l'Europa. Capigruppo Programma per l'Europa Il decalogo Programma per l'Europa: Promuovere la pace, attraverso un'Unione nella tradizione federalista. Fare dell'UE un attore globale, superando il divario tra la sua dimensione economica e politica. Aprire e democratizzare l'Unione europea. Garantire i diritti fondamentali di tutti i cittadini europei. Promuovere l'istruzione a tutti i livelli. Rafforzare la governance economica dopo l'introduzione dell'euro. Eliminare le frodi e l'eccessiva burocrazia. Fare dell'Europa il leader mondiale in materia di protezione ambientale. Far sì che la globalizzazione funzioni per tutti. Garantire appieno il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo delle regioni europee. Il 9 gennaio 2017 il Movimento 5 Stelle, che aveva deciso tramite una consultazione online di abbandonare il gruppo EFDD per unirsi ad ALDE, ha ottenuto da parte dei vertici liberali un rifiuto a causa di eccessive divergenze politiche; il movimento si era infatti più volte mostrato critico nei confronti di Bruxelles e dell'euro ed era stato fino a quel momento alleato con lo UKIP di Farage, partito fortemente euroscettico e principale sostenitore della Brexit, cosa in stridente contrasto con il grande europeismo di ALDE. Composizione del gruppo VIII Legislatura (2014-2019) Il Gruppo ALDE è presieduto da Guy Verhofstadt. VII Legislatura (2009-2014) Il Gruppo ALDE è presieduto da Guy Verhofstadt. VI Legislatura (2004-2009) Il Gruppo ALDE è presieduto da Graham Watson. Note Voci correlate Gruppi politici al Parlamento europeo Partito dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa Partito Democratico Europeo Altri progetti Collegamenti esterni
L'ACK scan è un tipo di port scanning il cui scopo è scoprire quali porte sono aperte e quali filtrate su un firewall che si interpone tra la sorgente della scansione e il target. Il risultato di questa scansione non è "porta aperta" o "porta chiusa", bensì "porta filtrata" o "porta non filtrata". Per effettuare la scansione si invia un pacchetto TCP con il bit ACK attivo. Se il firewall blocca il pacchetto, la sorgente allo scadere di un timeout deduce che la porta è filtrata. Se il firewall lascia passare il pacchetto esso raggiunge il target, che non avendo una sessione TCP attiva, risponderà con un pacchetto con bit RST attivo. In questo caso si deduce che la porta non è filtrata. Se si è in presenza di un firewall stateful (cioè un firewall che tiene traccia delle sessioni attive) la scansione non avrà mai successo in quanto il pacchetto di test risulta fuori sequenza e quindi viene bloccato. Altri tipi di scan TCP connect scan SYN scan NULL scan FIN scan XMAS scan idle scan IP protocol scan Voci correlate Port scanning UDP scan Tecniche di attacco informatico Sicurezza di rete
La casa dell'Erma di Bronzo è una casa di epoca romana, sepolta durante l'eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovata a seguito degli scavi archeologici dell'antica Ercolano: è così chiamata per il ritrovamento al suo interno di un'erma in bronzo raffigurante un uomo. Storia e descrizione Costruita in epoca sannita, la casa fu ricoperta sotto una coltre di fango a seguito delle colate piroclastiche durante l'eruzione vesuviana nel 79: esplorata prima tramite cunicoli durante le indagini borboniche nel XVIII secolo, fu riportata alla luce agli inizi del XX secolo da Amedeo Maiuri. L'ingresso principale della casa dell'Erma di Bronzo è posto lungo il cardo IV ed ha un'estensione di circa centocinquanta metri quadrati; superate le fauci d'ingresso, si accede all'atrio: in stile tuscanico, presenta un impluvium centrale in tufo, compluvium, ricostruito durante gli scavi, sostenuto da travi in legno, pareti affrescate in terzo stile con pannelli rossi e neri incorniciati da un bordo in rosso chiaro e pavimentazione in opus signinum; nella stanza è stata ritrovata un'erma in bronzo, di cui è esposto il calco, con il volto di un uomo, proprietario della casa, mentre sulla parete nord si aprono due finestre che illuminavano la confinante casa a Graticcio. Sull'atrio si affacciano diversi ambienti: due piccoli cubicoli, di cui uno dotato d'ingresso anche dalle fauci, ed il tablino, con decorazioni in terzo stile, simili a quelle dell'atrio, e pavimento in opus sectile, oltre ad una grande finestra che dà in un ambiente adibito a pozzo di luce, arricchito con pitture che tendono a riprodurre un giardino. Dall'atrio, un corridoio a sinistra del tablino, oltre a condurre al finto giardino, porta al triclinio, anch'esso decorato in terzo stile, con piccole scene di paesaggi marini. Note Bibliografia Altri progetti Collegamenti esterni Erma di Bronzo
La prima stagione della serie televisiva Aiutami Hope! è stata trasmessa dal 21 settembre 2010 al 17 maggio 2011 sul canale statunitense Fox. In Italia è andata in onda dal 3 febbraio al 30 giugno 2011 su Fox, canale della piattaforma Sky. Arriva Hope Titolo originale: Pilot Diretto da: Michael Fresco Scritto da: Greg Garcia Trama Jimmy è un normale ragazzo squattrinato che vive con sua madre, suo padre, suo cugino e sua nonna. Un giorno, mentre sta andando a prendere il gelato per la famiglia, incontra una ragazza che gli chiede di scappare con il suo furgone. Quella sera i due fanno l'amore e la mattina dopo Jimmy scopre che questa stava scappando dal suo ex-fidanzato e scopre che ogni fidanzato che lei aveva lo ha ucciso, tranne quest'ultimo che è riuscito a mettersi in salvo e lui, che è stato l'ultimo. La madre consegna la ragazza alla polizia. Otto mesi più tardi si scopre che questa ragazza è incinta della figlia di Jimmy. Il mese successiva la bambina nasce e viene lasciata in affidamento a Jimmy. Tre mesi più tardi la madre viene giustiziata sulla sedia elettrica. Ora Jimmy deve cavarsela e gestire la sua nuova figlia, con la disapprovazione di tutta la famiglia che gli consiglia di lasciarla davanti alla caserma dei pompieri e abbandonarla. Jimmy comunque non demorde e decide di tenerla. Citazioni: nell'episodio appare l'attore Gregg Binkley nei panni di Kenny James, ruolo che ricopre ricorrentemente anche nella serie My Name Is Earl, anch'essa creata da Greg Garcia. Ascolti USA: telespettatori 7.480.000 - share 7% Il compromesso Titolo originale: Dead Tooth Diretto da: Michael Fresco Scritto da: Greg Garcia Trama Jimmy si sta pian piano abituando alla vita con sua figlia Hope. Bart, il padre di Jimmy, invece sta cercando di far smettere di fumare sua moglie che smetterà solo se anche sua nonna lo farà. La bisnonna di Jimmy è una vecchia con problemi mentali e non vuole assolutamente smettere di fumare. Jimmy intanto, mentre è al supermercato della zona, incontra Sabrina, la commessa di cui si innamora; purtroppo incontra anche una sua vecchia fiamma, una ragazza senza un incisivo. Jimmy scopre che Sabrina e lei sono cugine e questa ragazza gestisce un asilo. Jimmy iscrive Hope al suo asilo e la ragazza che gestisce e insegna nel suo asilo s'innamora nuovamente di lui; più tardi Jimmy le dirà di non essere più innamorato di lei come una volta. Alla fine Burt non riuscirà comunque a far smettere di fumare la nonna. Ascolti USA: telespettatori 7.085.000 – share 7% Sogni in lista d'attesa Titolo originale: Dream Hoarders Diretto da: Michael Fresco Scritto da: Ralph Greene Trama Jimmy insegna a Hope a gattonare. In questo modo scopre che la casa in cui vivono è piena di pericoli; da fili elettrici spellati a sportelli pericolosi. Jimmy scopre inoltre che sua nonna, Maw Maw, se ascolta la canzone "Mambo" riesce a giocare ad un gioco di costruzioni di legno senza far cadere la costruzione. Ovvero togliendo tutti i pezzi inutili e lasciando quelli utili. Scopre anche che suo padre ha la mania di giocare alla lotteria e che a sua mamma piace accatastare roba inutile nel garage. Mentre Jimmy è via, Hope entra in questo garage e nessuno riesce a farla uscire. Jimmy è arrabbiato con i genitori perché non l'hanno curata. Per farla uscire dalla trappola di mobili, chiamano Maw Maw che a ritmo di musica riesce ad aprire una via tra gli oggetti. Jimmy, per sicurezza, butta via tutta la roba di sua madre e proibisce al padre di giocare alla lotteria. Ben presto capisce però che in quel modo ognuno sognava, suo padre sognava di vincere milioni di dollari e di comprarsi delle ville, mentre sua madre di usare tutte le sue cose. Senza questi i sogni la loro vita diventa triste e monotona. Per questo Jimmy regala una schedina del lotto al padre e una poltrona che desiderava tanto a sua madre. Grazie ai sogni di ognuno, la vita ritorna ad essere quella di sempre. Ascolti USA: telespettatori 6.178.000 – share 6% Dite cheese Titolo originale: Say Cheese Diretto da: Eyal Gordin Scritto da: Greg Garcia Trama Jimmy riesce ad invitare a casa sua Sabrina. Appena questa arriva vede un album fotografico della famiglia di Jimmy e decide di sfogliarlo. Jimmy le racconta quindi le storie vissute dietro a quelle foto e le fa capire che sua madre è isterica quando arriva il giorno annuale dello scatto di famiglia. Virginia però non è contento di questo e decide a sua volta di far capire a Sabrina che lei è l'unica normale e che sono gli altri, ovvero Jimmy e Burt, ad essere strani. Jimmy infatti durante ogni scatto si mangia ciocche intere di capelli e persino le sopracciglia per il troppo stress. Mentre suo marito, Burt, padre di Jimmy, odia fare le foto e trova ogni modo pur di non parteciparvi. Una foto in particolare però colpisce Sabrina: una foto segnaletica della polizia (allegata ad una multa) ritraente la famiglia sorridente in macchina. La ragazza capisce infatti che quei sorrisi che vede non sono falsi come sempre nelle fotografie ma sono reali. Alla fine si confida con Jimmy e gli dice che la sua famiglia è fantastica. Ascolti USA: telespettatori 6.015.000 – share 5% Felice Halloween Titolo originale: Happy Halloween Diretto da: Greg Garcia Scritto da: Dan Coscino Trama È finalmente Halloween e Jimmy è preoccupato per un misterioso spaventatore che ogni anno, da quando era bambino, lo terrorizza a morte. Non vuole che anche Hope ne abbia paura. Per questo decide di non festeggiarlo. Suo padre, Burt, decide allora di dirgli la verità e che era lui l'uomo che lo terrorizzava. Questo perché quando Jimmy era spaventato andava ad abbracciarlo con emozione, cosa che non succedeva mai. Jimmy è molto arrabbiato con il padre. Decide comunque di andare ad accompagnare Sabrina ad una festa. Sua madre, Virginia, e Maw Maw intanto vanno anch'esse a fare "scherzetto o dolcetto" e per poco non vengono arrestate per i loro scherzi ad una casa. Jimmy affida Hope per la notte ai suoi due migliori amici. Durante la notte i due si occupano della bambina. Quando Jimmy torna dalla festa, scopre che i suoi amici hanno lasciato Hope ai pompieri perché non riuscivano ad occuparsene e che ha tempo fino alle 6 di mattina per riprenderla prima che Hope sia legalmente abbandonata. Il problema è che mancano 5 minuti alle 6. Jimmy trova la sua bici sgonfia e chiede a suo padre di andarla a prendere. Questo va con la sua bici e riesce a riprenderla in tempo. Jimmy va quindi ad abbracciarlo. Burt però si sente in colpa e confessa la verità: Hope non era mai stata abbandonata ai pompieri. Era tutto uno scherzo suo e degli amici di Jimmy. Era stato infatti lo stesso Burt a bucare la bici, scrivere la lettera e ideare il piano. Hope infatti era insieme agli amici di Jimmy dietro ad un muretto vicino al quartiere dove vivono. Burt aveva quindi sceneggiato la sua rocambolesca avventura per poter avere un abbraccio da Jimmy. Quest'ultimo all'inizio non lo perdona per ciò che ha fatto, ma ben presto capisce che suo padre aveva fatto tutto questo solo per amore e quindi decide di perdonarlo. Ascolti USA: telespettatori 6.002.000 – share 5% Segreti di famiglia Titolo originale: Family Secrets Diretto da: Randall Einhorn Scritto da: Bobby Bowman Trama Un giorno Jimmy riceve un pacco contenente le cose di Lucy, la quale (prima di morire) le ha lasciate tutte ad Hope. Tra queste ci sono dei trucchi di bellezza, dei coltelli e una videocassetta. Jimmy e la famiglia la guardano e scoprono che all'interno è presente un video creato dalla stessa Lucy che fa vedere la vita in prigione ad Hope. Questa fa vedere alla figlia come nascondere coltelli nei libri, come rubare e addirittura come uccidere (ovviamente solo imitando il gesto). Tutta la famiglia di Jimmy è dubbiosa se mostrare prima o poi il video a Hope e se dire la verità sulla madre alla bambina quando questa sarà cresciuta. I genitori di Jimmy votano per non dire nulla, per questo Jimmy comincia a pensare che fin da piccolo Burt e Virginia gli abbiano tenuto nascosto qualcosa. Va quindi a informarsi sulla sua storia e scopre che, soprattutto Virginia, gli ha raccontato diverse bugie in vari frangenti. Jimmy scopre inoltre che sua nonna (da parte di Virginia) non è una missionaria (come ha sempre pensato) ma è morta nel tentativo di prendere del miele. Credendo comunque che si tratti di una menzogna, riesce a far parlare Maw Maw nei brevi momenti di lucidità che ha di notte, e scopre che sua nonna è ancora viva. Grazie a Sabrina riesce a scoprire dove abita. Recatosi nella sua villa di sera, bussa alla porta e lo accoglie la stessa nonna. Questa dice a Jimmy che lei vive solo di notte quando ci sono feste e danze. Gli dice inoltre che sua madre non gli ha mentito, la stessa Virginia non sa la verità al riguardo. Credeva sul serio che sua madre fosse morta in un incidente con delle api, tutto questo glielo aveva fatto credere la madre (la nonna di Jimmy) che, per non dirle la verità sulle sue folli notti, ha preferito sparire facendole raccontare da altri questa bugia. Alla fine Jimmy capisce che tutta la sua famiglia vive di segreti e che senza di quelli sarebbe più difficile vivere, decide quindi di mantenere alcuni segreti riguardante suo padre Burt e sua madre Virginia. Ascolti USA: telespettatori 5.367.000 – share 5% Il raffreddore di Hope Titolo originale: The Sniffles Diretto da: Eyal Gordin Scritto da: Mike Mariano Trama All'asilo Hope prende un raffreddore. Viene subito portata a casa e Jimmy comincia a preoccuparsi. Chiama un ospedale e quando gli chiedono se abbia o meno l'assicurazione sanitaria, i suoi genitori dicono che non ce l'hanno mai avuta. Jimmy scopre inoltre che sin da piccolo, quando era malato, non era mai stato portato in ospedale ma era sempre rimasto a casa senza che i suoi genitori facessero nulla. Virginia, per paura che Maw Maw si ammali, la chiude nella sua camera con del nastro adesivo e il cibo le viene dato attraverso un tubo che passa in mezzo alla porta. Jimmy è comunque deciso ad avere l'assicurazione e scopre che ogni dipendente ne può avere una. Deve quindi decidere se farsi assumere come cassiere al mini-market dove lavora Sabrina. Burt però non vuole che lavori al negozio perché pensa che, essendo solo un lavoro di rimpiazzo e part-time, suo figlio sarebbe trattato come "l'ultima ruota del carro" dai dipendenti. Il padre decide quindi di procurarsela lui l'assicurazione. Per prima cosa va a chiedere l'appaltato per tagliare l'erba nei parchi comunali, così da essere un dipendente comunale e di avere di conseguenza l'assicurazione. L'appalto però non gli viene dato, per uno sbaglio da lui commesso con il Sindaco. Burt decide quindi di farsi assumere dal suo acerrimo nemico, "Pollice", il proprietario di una grande azienda di tagliaerba a domicilio. Pollice infatti non era altri che un suo ex-socio in affari. Jimmy invece si fa assumere dal negozio, contro il volere del padre che lo aveva minacciato di non farsi assumere. Burt lo trova al lavoro e per questo è deluso dal figlio che non crede in lui. Jimmy scopre a sua volta Burt al lavoro da Pollice e i due si perdonano l'un l'altro. Ascolti USA: telespettatori 5.772.000 – share 5% Bollino blu Titolo originale: Blue Dots Diretto da: Eyal Gordin Scritto da: Liz Astrof Trama Virginia, nel portare Hope all'asilo gestito dalla ex-fidanzata di Jimmy, nota che Hope è l'unica bambina presente. Ci sono solamente cani a parte lei. Questa infatti impara ad abbaiare ancora prima di parlare. Per questo Virginia decide di portare la bambina in un asilo privato. Dato che la sua famiglia è povera, Virginia iscrive tutti al concorso bandito dallo stesso asilo che darà un'iscrizione gratuita alla famiglia più povera. Durante la prima conferenza indetta dal direttore dell'asilo, Jimmy viene a conoscenza dell'esistenza di un sito internet contro i maniaci sessuali e viene a sapere che nel suo quartiere ne vive uno. Appena tornati a casa lui, Burt e Virginia vanno sul sito. Si accorgono che il bollino blu che indica il maniaco si trova proprio sulla loro casa e compare la faccia di Burt. Si scopre quindi che questo è stato incarcerato a 17 anni per un errore di un poliziotto. La famiglia va quindi dal più bravo avvocato della città e questo dice loro che se vogliono togliere il bollino blu, Burt deve dire a tutto il vicinato che è un maniaco. Burt lo fa e gli viene tolto il bollino blu. Per sbaglio però Maw Maw viene arrestata per essersi tolta il reggiseno davanti ad una scolaresca e sul bollino blu compare ora la sua di faccia. Per togliere il suo di bollino, l'avvocato dice loro che Maw Maw deve fare 12 ore di lavori sociali. Dato che la nonna comunque non riesce a lavorare, Jimmy e Virginia decidono di lavorare per lei. La mattina dopo però Virginia viene arrestata per sbaglio, dato che un poliziotto crede che sia una prostituta. Jimmy va a chiedere aiuto ad una ragazza lì vicino per fare i lavori, questa risulta però una finta prostituta e agente della polizia. Anche Jimmy viene quindi arrestato. Ora tutta la famiglia a parte Burt ha il bollino blu. Il concorso per l'asilo alla fine viene annullato per le bugie di tutti i partecipanti. L'episodio finisce con tutta la famiglia Chance che va a dire al vicinato che sono dei maniaci sessuali per farsi togliere i bollini dal sito. Ascolti USA: telespettatori 5.912.000 – share 5% Ecco i nonni Titolo originale: Meet the Grandparents Diretto da: Jace Alexander Scritto da: Elijah Aron e Jordan Young Trama È il giorno del Ringraziamento e Jimmy decide di invitare i nonni materni di Hope per la cena. Riesce a trovarli e a incontrarli. Il padre di Lucy è uno psicologo e la madre è una donna nevrotica e a cui basta poco per mettersi a urlare e piangere. Jimmy li invita e loro accettano. Dato che Virginia non ha mai cucinato un tacchino, la famiglia invita Barney, il direttore del supermercato e datore di lavoro di Jimmy, a passare la cena con loro, anche perché lui sa cucinare bene. Tutto è pronto, ma Maw Maw, credendo di trovarsi nel 1949 e di lavorare in una tavola calda, distrugge tutti i cibi. Ora non c'è più nulla da mangiare. Come se non bastasse i due amici di Jimmy vengono a chiedergli aiuto perché non sanno cosa far esplodere per festeggiare la serata. Jimmy affida a loro Maw Maw per tenerla occupata. Nel frattempo arrivano anche i genitori di Lucy, e nonni di Hope, ed entrano in casa. Appena i due vengono lasciati soli con Hope, questi la rapiscono. Quindi Jimmy, Burt e Virginia sono costretti ad andare a casa loro per riprenderla. Virginia stordisce sia la donna sia l'uomo con un televisore e riporta Hope a casa. Più tardi i due nonni vengono a scusarsi con Jimmy e tutti vanno a tavola per mangiare. Burt inizia la preghiera di ringraziamento ma poco dopo si accorge che i due coniugi hanno ancora una volta rapito Hope. Questa volta Virginia chiama la polizia e i due nonni di Hope vengono arrestati. Alla fine tutti vanno a mangiare il tacchino in allegria e la serata si conclude con i due amici di Jimmy che fanno esplodere il tacchino non mangiato (perché sporco) dalla famiglia e che Maw Maw aveva precedentemente buttato. Ascolti USA: telespettatori 5.772.000 – share 5% Burt Rocks Titolo originale: Burt Rocks Diretto da: Jace Alexander Scritto da: Alan Kirschenbaum Trama Jimmy e Vanessa devono trovare un personaggio importante da presentare a Barney per la giornata delle svendite al supermercato. Nessuno però sa chi chiamare. Jimmy però viene a sapere che suo padre da giovane era bravissimo a suonare la chitarra e che il suo più grande mito era Smokey Floyd, famoso chitarrista. Burt era andato a fare un'audizione dallo stesso Smokey e aveva superato tutti i suoi avversari, però fu mandato via perché aveva portato con sé Jimmy, un bambino, cosa che Smokey odiava. Per colpa di Jimmy quindi Burt non poté mai diventare una rockstar. Jimmy decide di rimediare al suo sbaglio e chiama Smokey, ora diventato vecchio e perdigiorno. Questo va a trovare la famiglia Chance, tutti sono in estasi per vedere il loro mito nella loro casa. Jimmy invita Smokey a fare un concerto nel supermercato e questo accetta, se suonerà insieme a Burt. L'indomani tutto è pronto per il concerto, anche se Burt ha da poco superato la paura del palco. Smokey e Burt cominciano a suonare ma i clienti e le persone cominciano a disturbarlo e alla fine Hope si mette a piangere. Smokey è furente e urla contro tutti, insultando anche chi disturbava, Burt non accetta sentirsi preso in giro da Smokey e tira la chitarra in testa a questo, tramortendolo. Burt diventa famoso in tutta la cittadina per aver fatto svenire Smokey. Alla fine quest'ultimo ritorna a casa e Burt capisce che è meglio avere una famiglia e non essere famosi che il contrario. Ascolti USA: telespettatori 5.772.000 – share 5% Citazioni: Smokey Floyd chiama inavvertitamente Barney "Kenny". L'attore Gregg Binkley aveva interpretato un personaggio di nome Kenny nella serie My Name is Earl, creata anch'essa da Greg Garcia. Guest-star: Jason Lee (protagonista di My Name is Earl) interpreta Smokey Floyd, una vecchia rock star. Buon Natale Hope Titolo originale: Toy Story Diretto da: Michael Fresco Scritto da: Bobby Bowman Trama È arrivato Natale e Jimmy ricorda che durante ogni Natale passato, suo padre Burt gli rubava tutti i suoi giochi e li rivendeva per un prezzo assurdo a qualcun altro. Jimmy interrompe allora questo ciclo e compra lui stesso una bambola per Hope, per far sì che suo padre non la rivenda. Virginia convince Jimmy ad iscriversi con Hope, Burt e Sabrina al presepe vivente che si fa ogni anno. Il presepe vivente viene fatto per la chiesa della cittadina che raccoglie fondi per la riparazione dell'organo rotto, questa però sceglie come famiglia che dovrà interpretare la famiglia nazarena, una famiglia di cinesi. Virginia non accetta la cosa e decide di fare concorrenza alla famiglia cinese costruendo un presepe di fronte al loro presepe. È arrivata la notte di Natale e tutto è pronto, Burt però si accorge di aver inavvertitamente venduto la bambola di Hope per 250 $ a Barney. Sabrina, Jimmy e Burt vanno da questo travestiti e scoprono che Barney colleziona bambole e che quella appena comprata non la vuole rivendere, alla fine Burt convince Barney a venderla per 2000$. I 3 arrivano in ritardo al presepe e tutti i cittadini sono andati a fare offerte a quello della famiglia cinese. Jimmy sa però che le bambole come quella da lui posseduta sono introvabili dopo Natale, questo quindi va davanti a tutta la gente e la mostra. I cittadini la notano e vorrebbero comprarla per i figli. Jimmy, sempre mostrando la bambola, riconduce le persone al presepe dei Chance e alla fine è proprio questo ad ottenere il maggior numero di offerte. L'organo viene quindi riparato a nome di Hope Chance e la stessa Hope non viene più etichettata dalla gente come la figlia della serial-killer ma come la benefattrice della chiesa. Ascolti USA: telespettatori 6.915.000 – share 6% L'amico perfetto Titolo originale: Romeo and Romeo Diretto da: Michael Fresco Scritto da: Bobby Bowman Trama Jimmy è in cerca di un amico e chiede aiuto a Sabrina di trovargliene uno. Al supermercato trova un ragazzo single, Justin, con il figlio. Jimmy ci fa subito amicizia e si fa dare il loro numero di telefono. Più tardi a casa lo chiama e gli chiede se i loro figli si incontrassero per giocare e Justin accetta di buon grado. Jimmy va a casa di Justin e a differenza sua, Justin è ricco e scopre anche che sua madre è una delle persone per cui pulisce la casa Virginia. Questa infatti è andata a casa della famiglia di Justin per pulirla. Tornati a casa Burt e Virginia sono contrari che Jimmy e Justin diventino amici, dato che le due famiglie sono di due classi sociali completamente diverse. Nonostante questo Justin e i suoi genitori e suo figlio vanno a cena dai Chance e lì si scopre che le due famiglie sono molto simili, ma che Burt e Virginia fanno errori in ogni campo, mentre invece la famiglia di Justin riesce a fare tutto. Justin intanto incontra Sabrina fuori dalla casa di Jimmy e le chiede di uscire, cosa che Jimmy gli aveva subito proibito di fare. I due quindi si picchiano e a fine serata si scopre che in una cosa sono meglio Burt e Virginia: crescere dei figli, Justin infatti è sempre stato maleducato e screanzato con tutti e i suoi genitori lo sanno. Burt e Virginia capiscono quindi che anche loro sono migliori in qualcosa e diventano amici dei genitori di Justin. Ora invece Justin e Jimmy si odiano. Ascolti USA: telespettatori 6.583.000 – share 6% Una storia sporca Titolo originale: A Germ of a Story Diretto da: Phil Traill Scritto da: Timothy Stack Trama Jimmy ha trovato una videocamera e vuole riprendere Hope quando fa delle cose buffe, ma non ci riesce mai. Al contrario, Burt e Virginia riescono a fargli continuamente degli scherzi e a registrarli. Durante la visione di una ripresa fatta di nascosto a Hope e Virginia, Sabrina fa notare a Jimmy che sua madre ha fatto cadere il ciuccio di Hope per terra e gli e lo ha rimesso in bocca, facendo sì che migliaia di germi ci salissero sopra. Jimmy quindi comincia a spaventarsi per questi germi e con una speciale lampada imprestatagli da Sabrina, controlla tutta la sua casa per vedere quanti germi ci sono. Risulta ben presto che la casa è sporchissima e anche Burt e Virginia si fanno prendere dal panico. Passano quindi tutta la giornata a pulire tutta la casa e di sera si accorgono che hanno pulito tutto e tutti tranne una cosa: Maw Maw. Questa infatti, essendo sporca di germi, ri-contagia ben presto tutta la casa e i tre sono costretti a trasferirsi nella veranda per non essere esposti ai germi. Più tardi però trasferiscono Maw Maw in veranda e loro rimangono fuori dalla casa. Per passare la nottata, tirano fuori da un baule un proiettore e alcuni vecchi dischi contenenti filmati di molti anni prima. Virginia però, ragionando, capisce che Maw Maw ha 84 anni ed è sempre stata esposta ai germi, eppure è ancora in perfetta salute fisica. Quindi la fobia per i germi è irrazionale. Perciò tutta la famiglia rientra in casa e tutto ritorna com'era prima. Ascolti USA: telespettatori 5.359.000 – share 5% La cugina Delilah Titolo originale: What Up, Cuz? Diretto da: Rebecca Asher Scritto da: Bobby Bowman Trama Delilah, la cugina di Virginia, chiama a casa dei Chance e risponde Virginia. Quest'ultima, usando una scusa inopportuna, dice che Maw Maw è morta, nel tentativo di non far venire a casa loro Delilah, dato che questa voleva farle una visita. Delilah allora ha un motivo in più per venire: vuole la sua parte della casa di Maw Maw, dato che il testamento non c'è. Burt consiglia a Virginia di dire tutta la verità e farla finita, ma Virginia dice che se la verità venisse a galla Delilah non le rivolgerebbe mai più la parola perché penserebbe che si sia presa gioco di lei dicendogli che Maw Maw è morta. Delilah arriva e fa capire che non vuole la metà della casa ma un'altra cosa: che Burt si fidanzi con lei. Infatti, quando Virginia e Delilah erano giovani, Burt si era inizialmente fidanzato con Delilah, ma dopo Virginia lo aveva sedotto e convinto a mettersi insieme a lei. Delilah non ha mai accettato questo fatto. Burt è un po' titubante, intanto Jimmy cerca di nascondere Maw Maw, ma questa ruba il furgone e scappa. Jimmy e Sabrina si mettono al suo inseguimento. Ben presto trovano il furgone in mezzo alla strada e scoprono che la nonna ha rubato i pattini a rotelle a Dancing Dan, un barbone del luogo. Corrono e più avanti scoprono che Maw Maw ha rubato la bicicletta di Barney e l'inseguimento continua. Alla fine Burt e Delilah stanno per baciarsi quando Maw Maw grida contro Delilah e quest'ultima si mette ad urlare, credendo che si tratti di un fantasma. In fretta scappa dalla casa e tutto torna alla normalità. Ascolti USA: telespettatori 6.006.000 – share 6% Taglia e cuci Titolo originale: Snip Snip Diretto da: Chris Koch Scritto da: Mike Mariano Trama Virginia crede di essere rimasta incinta e per questo va al Pronto Soccorso a fare il test di gravidanza. Lì incontra Sabrina. Il test di gravidanza è negativo per Virginia e anche per Sabrina, dato che anch'essa era venuta lì per lo stesso motivo. Le due hanno entrambe un segreto da mantenere. Dato che sarebbe scomodo per entrambe dire ai familiari e amici che hanno fatto il test di gravidanza per vari motivi. Entrambe quindi mantengo il segreto. A casa però Jimmy, Virginia e Maw Maw costringono Burt a fare una vasectomia per non correre il rischio di avere altri figli. Burt e Jimmy vanno dall'urologo, nella sua clinica. Lì una ventina di studenti guarda Burt nudo e il dottore è obbligato e fargli un'iniezione per calmarlo. Quello che gli dà però non è un tranquillizzante o un sedativo, ma una droga che altera i sensi di Burt e questo non ragiona più. Durante la follia di Burt, quest'ultimo scappa dalla clinica e va all'interno di un negozio di videogiochi gestito da Tyler (Eddie Steeples). Si nasconde dentro una macchina per le fototessere. Jimmy lo raggiunge e lì dentro Burt gli spiega perché non vuole fare l'operazione: perché pensa che dopo lui e Jimmy non avranno più lo stesso rapporto di un tempo che giocavano a rugby nei campi insieme. Jimmy gli fa capire che nulla cambierà dopo. Burt quindi si sottopone all'intervento. Virginia e Sabrina intanto hanno fatto amicizia e si sono scambiate tutti i rispettivi segreti. Alla fine diventano amiche. L'episodio finisce con Burt e Jimmy che giocano a rugby nello stesso parco dove giocavano quindici anni prima. Ascolti USA: telespettatori 8.682.000 – share 8% Guest-star: Eddie Steeples (co-protagonista di My Name is Earl) interpreta Tyler Fratelli e mariti Titolo originale: The Cultish Personality Diretto da: Phil Traill Scritto da: Matthew W. Thompson Trama Il fratello di Burt, Bruce, e padre di Mike, va a casa dei Chance per dire loro che Mike sta tornando dopo un lungo viaggio insieme ad una setta. Tutti si preparano a dargli il ben tornato. Mike arriva insieme a Tanya, sua moglie, e insieme agli altri 3 mariti della donna, che sono per Mike dei fratelli-mariti con un camper. Virginia raccomanda Jimmy di non farsi abbindolare come è già successo in passato. Quando Mike, Tanya e i 3 fratelli-mariti entrano in casa, Tanya dice a Mike perché sono andati lì: perché vogliono divorziare da lui. Una regola infatti del matrimonio con più persone dice che bisogna conoscere gli altri mariti, cosa che Mike invece non fa. Dei 3 non conosce niente a parte il nome. Mike quindi divorzia. I 3 mariti di Tanya cercano di convincere Jimmy a diventare il quarto marito e Jimmy si fa quasi convincere, ma Virginia lo fa ragionare e capisce che stava per fare uno sbaglio. Burt va a parlare con Bruce e scopre che aveva cacciato Mike a 18 anni da casa perché voleva che scoprisse come vivere senza il bisogno degli altri e imparare a gestirsi da solo. Purtroppo Mike appena cacciato è andato dai Chance. Burt capisce che deve portare Mike da Bruce per farli chiarire e quindi torna a casa. Mike intanto con una canzone riesce a farsi ri-accettare dai 3 fratelli-mariti e da Tanya e quindi se ne va. Burt arriva a casa e scopre cosa è successo e dato che ha promesso a Bruce di ritrovarlo, chiama la polizia dicendo che Mike e gli altri hanno rapito Hope e che stanno scappando sul loro camper, in modo che alla fine sembri tutto un incidente, dato che Burt farà vedere che Hope si trovava in soffitta e che quindi Mike non c'entrava nulla. La polizia arriva a casa dai Chance e Burt spiega l'accaduto. Alcuni elicotteri e alcune volanti vanno alla ricerca del camper e lo trovano, i poliziotti però cominciano a sparargli contro e Burt non vuole che capiti il peggio, per cui mostra Hope cercando di fingere che non l'aveva vista. Burt viene arrestato e messo in carcere per 30 giorni. Passati quei 30 giorni, Burt esce e scopre che Mike è tornato a lavorare nel negozio di materassi insieme a suo padre Bruce. Ascolti USA: telespettatori 6.002.000 – share 6% Il testamento Titolo originale: Mongooses Diretto da: Eyal Gordin Scritto da: Bobby Bowman Trama Jimmy e la sua famiglia vanno dall'avvocato per depositare il loro volere in caso che Jimmy muoia. Jimmy decide che nel caso morisse sia lui che i suoi genitori, Hope andrebbe affidata a Sabrina. L'avvocato gli dice che sarebbe meglio depositare anche una dichiarazione scritta nel caso in cui morissero tutti, compresa Sabrina, per sapere a chi dovrebbe andare Hope. Jimmy non vuole fare quest'ultima dichiarazione perché pensa che l'ipotesi sia così distante dalla realtà che è inutile pensarci. Jimmy, Burt e Virginia tornano a casa loro. Lì ognuno fa vedere all'altro dei metodi per cercare di diventare una famiglia normale e cercare di avere meno possibilità di morire. Burt insegna a Virginia come si fa a ripristinare l'impianto elettrico e come usare il ferro da stiro senza avere la scossa. Mentre Virginia spiega a Burt come fare un bucato senza che la lavatrice salti in cortocircuito. Burt, Virginia e Jimmy sembrano soddisfatti e pensano proprio che riusciranno a diventare una famiglia normale. La scena seguente mostra Burt, Virginia, Sabrina e Jimmy tre giorni dopo in soffitta. Sono terrorizzati e dicono che moriranno tutti, subito dopo si sentono degli spari. Un lungo flashback ci fa vedere cos'è successo prima di questi eventi. Si scopre che Burt e Virginia in quei 3 giorni hanno continuato a litigare per vari motivi e nessuno vuole più aiutare l'altro. Jimmy affida Hope a Sabrina, e questa non riesce a stare con lei e la affida a Shelley, sua cugina che ha un asilo. Jimmy più tardi, dopo il lavoro, la va a recuperare e torna a casa. Burt e Virginia sono ancora arrabbiati e sia loro due, che Jimmy e Sabrina, salgono in soffitta per prendere alcune cose per fare giocare Hope. Hanno però dimenticato la televisione accesa sul canale di National Geographic Channel. Proprio in quel momento la tv trasmette un documentario sulle manguste. Maw Maw lo vede e pensa che la sua casa stia per essere invasa dalle manguste, va quindi a prendere il fucile di Virginia, che tiene in caso di evenienza, e spara alla televisione. Jimmy e i suoi genitori, camminando sul pavimento della soffitta, fanno rumore e Maw Maw pensa che quei rumori appartengano alle manguste. Comincia quindi a sparare ovunque senta i rumori. E qui si ritorna al presente e il flashback finisce. Sabrina, per dimostrare di essere coraggiosa e non una fifona, si lancia dalla porticina della soffitta e per fortuna riesce a far cadere dalle mani di Maw Maw il fucile, salvando tutti. Ascolti USA: telespettatori 5.739.000 – share 5% Amore demenziale Titolo originale: Cheaters Diretto da: Dan Attias Scritto da: Elijah Aron, Jordan Young Trama Maw Maw, all'asilo di Shelley, incontra Mel, un anziano uomo anch'esso malato di Alzheimer. I due familiarizzano subito e si innamorano, tanto che Maw Maw ogni giorno aspetta che Burt o Virginia o Jimmy la portino all'asilo per incontrarlo. Nel frattempo Jimmy crede di aver finalmente trovato il modo di fidanzarsi con Sabrina: Wyatt, il fidanzato di Sabrina, va spesso ai party che organizza la sua università e Jimmy e Sabrina pensano che durante questi Wyatt la tradisca. Jimmy e Sabrina prendono il furgone e vanno al prossimo party, per vedere se effettivamente Wyatt la tradisce. Quando arrivano alla festa vedono difatti Wyatt baciare un'altra ragazza, questo, dopo aver visto Sabrina, cerca di scusarsi, ma Jimmy e Sabrina riprendono il furgone e tornano a casa. Wyatt però prende la sua auto e li insegue, fin quando il furgone di Jimmy non finisce la benzina. Jimmy e Sabrina sono quindi costretti a salire sulla macchina di Wyatt. Quest'ultimo, lungo la strada, cambia corsia e va contro mano. Spegne i fari nell'auto in modo che se arrivasse un'altra automobile sia la sua sia l'altra si schianterebbero in un incidente. Durante questi momenti di pericolo Sabrina e Wyatt si chiariscono e alla fine si rimettono insieme, sotto lo sguardo infelice di Jimmy. Maw Maw intanto continua la sua relazione con Mel, fin quando questo pensa di trovarsi nella giungla della Corea e pensa che sta combattendo per l'omonima guerra. Dato che Mel pensa di combattere, dice a Maw Maw di non poter essere il suo fidanzato, dato anche che si è trovato un'altra fidanzata giapponese. Maw Maw, quindi, se ne va e i due rompono il loro fidanzamento. Ascolti USA: telespettatori 5.306.000 – share 4% Incubi notturni Titolo originale: Sleep Training Diretto da: Eyal Gordin Scritto da: Sean Conaway, Bobby Bowman Trama Frank dà origine ad un fight club a cui si unisce anche Barney. Jimmy si frequenta con Zoe; Essa lo invita ad andare con lei ad un corso d'arte. Durante la prima lezione di questo corso Jimmy si accorge che il nudo da rappresentare è proprio Zoe e resta deluso. I genitori di Justin regalano ciò che a loro non piace più a Virginia e Burt e gli consigliano di lasciar piangere Hope senza considerarla, così lei può aumentare la sua autostima e imparare a superare le sue paure. Il pensiero di lasciar piangere la piccola Hope fa riaffiorare in Jimmy l'incubo dell'uomo con la testa da cane. Jimmy va con Zoe ad una festa in cui bevono del te inca che produce in Jimmy allucinazioni. Nel frattempo Burt riesce a far addormentare Hope senza starle vicino. Jimmy sotto effetto del te inca va al supermercato dove incontra Barney che cerca di riaccompagnarlo a casa; Jimmy dopo pochi metri scende dalla macchina perché al posto del suo capo vede l'uomo con la faccia da cane che lo terrorizza. Arrivato a casa i genitori non lo fanno entrare per fargli superare la sua paura e così Jimmy dovendosi arrangiare da solo tira un pugno a Barney e dorme sullo zerbino. Dopo l'avventura del te inca Jimmy decide di non frequentare più Zoe. Ascolti USA: telespettatori 4.534.000 – share 4% Gigolò da piscina Titolo originale: Everybody Flirts...Sometimes Diretto da: Jerry Levine Scritto da: Christine Zander Trama Ascolti USA: telespettatori 4.665.000 – share 4% Baby monitor Titolo originale: Baby Monitor Diretto da: Eyal Gordin Scritto da: Bobby Bowman Trama Ascolti USA: telespettatori 5.046.000 – share 5% Guest-star: Ethan Suplee e Jaime Pressly (co-protagonisti di My Name is Earl) interpretano Andrew e Donna Compleanni Titolo originale: Don't Vote for This Episode Diretto da: Greg Garcia Scritto da: Greg Garcia Trama Ascolti USA: telespettatori 5.400.000 – share 6% Note
Tarzan, presentato a volte come Disney's Tarzan: Action Game, è un videogioco action/platform ispirato al film d'animazione Disney del 1999 Tarzan, pubblicato in Giappone dalla Konami e nel resto del mondo da tre compagnie: Sony Computer Entertainment per la versione PlayStation, Activision per quella Nintendo 64 e, per ultimo, Disney Interactive sul Microsoft Windows. Le versioni per PC e console maggiori vennero sviluppate dalla Eurocom, invece quella per la portatile Game Boy Color da Digital Eclipse, quest'ultima pubblicata in Occidente da Activision mentre nel Sol Levante dalla Konami. Riguardo la versione Sony, essa è stata inclusa in un'unica confezione di tre titoli Disney con Topolino e le sue avventure e Libro Animato Creativo: Mulan, uscita il 9 ottobre 2003 solo in Europa. Nel 2001 esce sia su PlayStation 2 che su GameCube il sequel Tarzan: Untamed (conosciuto anche come Tarzan: Freeride). Modalità di gioco Ci si impersona nel protagonista del film, Tarzan, da giovane ad adulto, facendogli vivere un'avventura esattamente come quella del lungometraggio originale, al fine di affrontare e sconfiggere i malvagi Sabor il leopardo ed il cacciatore Clayton. Il gameplay è diverso in base alla piattaforma sulla quale il titolo gira. Versioni PS, N64 e PC Realizzate nella grafica 2.5D vi sono tredici livelli di gioco, ove Tarzan attraversa una serie di ostacoli, raccoglie monete disseminate ed elimina variegati animali della giungla lanciando loro frutti colorati (a volte anche colpendoli con un coltello). Il tutto allo scopo di raggiungere le apposite uscite, segnalate dall'ombrello di Jane.Oltre a Tarzan, sarà possibile giocare come Terk (spesso nei livelli bonus) e, per un breve tratto, Jane; inoltre, come NPC, oltre a Clayton e Sabor, appaiono pure personaggi come Kerchak ed il professor Archimedes Q. Porter. Oltre alla classica struttura platform, sono presenti dei segmenti dove egli scivola sui tronchi degli alberi, libra fra le liane, arrampica sugli alberi o sulle rupi, cavalca Tantor. Da scovare e prendere sono soprattutto le sei lettere formanti la parola "TARZAN", le quali sbloccano lo spezzone full motion specifico al livello contenuto in "Filmati" sul menù delle opzioni; solo nella versione Nintendo 64 vengono sbloccate, sempre inerenti ad un livello, testi scritte di testa allegate ad immagini della storia del film in "Story Screens". Il giocatore dispone all'inizio di tre vite, e ne può ottenere di aggiuntive raccogliendo ciclicamente cento gettoni; nel caso venissero raccolti tutti (il cui numero è indeterminato) e non viene perduta alcuna vita nel corso della sessione, si ha diritto ad un'ulteriore extra. È anche possibile cogliere dei caschi di banane che curano Tarzan o dei manghi arancioni che allungano la sua barra della salute. Quando lui cade nel vuoto e/o esaurisce le energie riparte dall'ultimo checkpoint attraversato (una farfalla). Esistono infine dodici succitati livelli bonus, uno dopo ogni livello normale, tranne l'ultimo, accessibili solo prendendo i quattro fogli (di solito nascosti) del disegno raffigurante il viso della scimmietta. In essi bisogna raccogliere, entro 30 secondi di tempo, quanti più manghi viola (incrementano il timer di qualche secondo) e gettoni finché non lo si completa, ovviamente giungendo alla fine. Versione per Game Boy Color La sua grafica è in 2D di stampo 8-bit. Qui i livelli di gioco sono ventitre, ove oltre a Tarzan, alcuni di essi vengono giocati nei panni di Terk o di Jane (quest'ultima infatti le prende il suo posto quando il protagonista diventa adulto). In questa versione lo scopo è semplicemente prendere delle banane, singole e a casco (ne equivalgono cinque), prestando però attenzione alle varie specie di animali della giungla, i quali, a differenza delle controparti casalinghe, sono solamente evitabili. Raccogliendone un certo numero, nella zona specifica di un livello appare uno dei due suddetti suoi amici (o Tarzan stesso, nel caso dei livelli coi medesimi personaggi), il quale bisogna raggiungerlo per passare a quello successivo.Se le si colgono tutte quante viene ricevuta un'icona (trovabile pure singolarmente) col volto di Tarzan giovane, regalante una vita supplementare, ma ricarica anche le ferite subite di un punto sui tre (rappresentate da lance) a propria disposizione. Infine, nel menù d'introduzione vi sono un minigioco giocabile solo in due mediante il Game Link Cable, incentrato sul nascondino, ed una modalità chiamata "Paint n' Print", compatibile con il Game Boy Printer, che permette in linea col film di abbellire dei selezionabili sottofondi animati con variegate incollabili figure. Doppiaggio Accoglienza Vendite La versione PlayStation ha ricevuto un premio "Gold" nelle vendite dalla Entertainment and Leisure Software Publishers Association (ELSPA), grazie alle almeno copie vendute nel Regno Unito. Giudizio della critica Il gioco ha ricevuto un'accoglienza positiva dopo la sua uscita, ricevendo le lodi sulle grafiche e sulla fedeltà al film. Rick Sanchez della rivista Next Generation ha recensito le versioni Nintendo 64 e PS, votandole rispettivamente 3 e 2 stelle su 5 ed esprimendosi così: «la Disney Interactive ha preso in prestito i migliori elementi del platform e li ha messi insieme in un unico prodotto. Nonostante non ci sia nulla di nuovo od originale nel gioco, è comunque decente», «un titolo solido, seppur non ispirato, che se la cava soprattutto nella grafica. I giocatori seri non ne troveranno molto valore, ma probabilmente piacerà ai fan del film». Note Bibliografia Voci correlate Tarzan (film 1999) Tarzan Collegamenti esterni Videogiochi basati su film Disney Videogiochi basati su opere letterarie Videogiochi basati su Tarzan
Il palazzo Boyl è uno degli edifici più importanti dal punto di vista storico e artistico del centro storico di Cagliari. Storia Fu costruito nel 1840 da Carlo Pilo Boyl, marchese di Putifigari, generale d'artiglieria e discendente di Filippo Pilo Boyl, che nel XIV secolo aiutò gli aragonesi a sconfiggere i pisani e ad impadronirsi della rocca della città. A fine 1800 l'edificio appartenne alla famiglia Rossi, come ne simboleggia la "R", scolpita in qualche finestra. Attualmente ne sono i proprietari i conti marchigiani Tomassini Barbarossa. Aspetto L'edificio è in stile neoclassico, simile alla porta del Regio Arsenale militare e a porta Cristina, altre due opere di Carlo Pilo Boyl. Nell'edificio vi è una balaustra marmorea ornata da quattro statue, ognuna delle quali simboleggia una stagione, mentre nel mezzo è scolpito lo stemma del casato. Una mano che tiene un ciuffo di capelli (in sardo pilu) per il casato Pilo, un toro (in sardo boi) per la famiglia Boyl e quello d'Aragona (dei pali rossi su sfondo dorato). Torre del Leone Il palazzo incorpora la torre del Leone (rinominata erroneamente "torre dell'Aquila") costruita dall'architetto Giovanni Capula, autore anche delle altre due torri di Cagliari: la torre dell'Elefante e la torre di San Pancrazio. Venne gravemente danneggiata nel 1708 dai bombardamenti inglesi, nel 1717 dai cannoni spagnoli e infine nel 1793 dall'attacco da parte dei francesi durante il quale perse la sua parte superiore e, ridotta quasi ad un rudere venne incorporata nell'edificio. Note Altri progetti Boyl
L'orco marino dagli occhiali (Melanitta perspicillata) è una grande anatra marina che nidifica in Canada e in Alaska. Viene classificato nel sottogenere Melanitta, insieme agli orchi marini e agli orchi marini del Pacifico, distinto dal sottogenere Oidemia, gli orchetti marini americani e agli orchetti marini. Sverna un po' più a sud, in zone temperate, sulle coste degli Stati Uniti settentrionali. Un piccolo numero sverna regolarmente in Europa occidentale, spingendosi a sud fino alla Gran Bretagna e all'Irlanda. Alcuni uccelli possono trascorrere l'inverno sui Grandi Laghi. Sulle acque costiere particolarmente accoglienti forma grandi stormi. I membri di questi raggruppamenti sono strettamente uniti e questi uccelli tendono a decollare tutti insieme. Il nido edificato viene costruito sul suolo, nei pressi del mare, di laghi o fiumi, nelle foreste o nella tundra. Vi vengono deposte 5-9 uova. Un uovo può pesare 55-79 grammi ed avere una larghezza media di 43,9 mm e una lunghezza di 62,4 mm. Occasionalmente (e forse accidentalmente), in aree con un'alta densità di nidi, le nidiate vengono mischiate tra femmine diverse. Lo sviluppo è relativamente rapido e il periodo di incubazione varia dai 28 ai 30 giorni. I piccoli raggiungono l'indipendenza a circa 55 giorni. Una femmina adulta pesa in media 900 grammi ed è lunga 44 cm, mentre un maschio adulto raggiunge i 1050 grammi e i 48 cm, dimensioni che fanno di questa specie la più piccola degli orchi. Questa specie è caratterizzata da un grande becco di forma tozza. Il maschio è tutto nero, ad eccezione di alcune macchie bianche sulla nuca e sulla fronte. Ha un becco bulboso rosso, giallo e bianco. Le femmine sono uccelli bruni con macchie pallide sulla testa. La testa a forma di zeppa e la mancanza di zone bianche sulle ali aiutano a distinguere le femmine di orco marino dagli occhiali dalle femmine di orco marino. I membri adulti di questa specie si immergono alla ricerca di crostacei e molluschi, mentre gli anatroccoli dipendono da una vasta gamma di invertebrati di acqua dolce. Bibliografia Database entry includes justification for why this species is of least concern Altri progetti Collegamenti esterni Surf Scoter Species Account - Cornell Lab of Ornithology Surf Scoter Melanitta perspicillata - USGS Patuxent Bird Identification InfoCenter Surf Scoter videos on the Internet Bird Collection Surf Scoter photo gallery VIREO Anatidae Taxa classificati da Linneo
La scoperta della tomba Questo funzionario, recante il titolo di Conoscente del Re con diritto di accesso, è noto agli egittologi grazie alla sua tomba, rinvenuta inviolata (avvenimento molto raro fra le sepolture egizie) il 21 dicembre 1862, a opera dell'archeologo italiano Luigi Vassalli, che lavorava per Auguste Mariette, nell'importante necropoli di Dra Abu el-Naga presso Tebe. La pubblicazione del ritrovamento e dei reperti avvenne nel 1892; se ne occupò Gaston Maspero. La tomba conteneva il sarcofago rishi di Hornakht con la sua salma, insieme a un corredo di oggetti, alcuni dei quali recavano inscritti i nomi di altri funzionari: probabilmente doni di costoro a Hornakht. Inoltre vi era un bastone da caccia (una sorta di boomerang egizio) col nome di Seqenenra Djehuty-aa: il faraone Seqenenra Ta'o (1560/58 - 1555 a.C.) e di un certo Tjuiu, investito del titolo di Figlio del Re. Il corredo funerario è utile nello stabilire la datazione della vita e della morte di Hornakht. Una scatola recava il nome del sindaco Minemhat, e vi era un cucchiaio a uso cosmetico col nome e i titoli di Sobeknakht, sindaco di Ieracompoli. Questi personaggi furono, molto verosimilmente, tutti contemporanei di Hornakht. Fu rinvenuto inoltre un vaso appartenente a un certo Idi, dell'Antico Regno: era quindi già antico di mille anni quando fu inumato con Hornakht. Furono inoltre ritrovati amuleti a forma di scarabeo, recipienti di pietra, un paio di sandali, un poggiatesta e una tavola per il gioco. Vassalli assegnò inizialmente la tomba a Tjuiu, ma successivamente ribattezzò il proprietario Aqhor, in base a quanto lesse sull coperchio del sarcofago. Gli studiosi moderni leggono giustamente il nome sul feretro Hornakht. Aq è chiaramente parte del titolo che precede il nome proprio, ed è da tradurre come accesso. Note
Biografia Sandra Lee è nata a Flushing, New York, da genitori cinesi; suo padre, un dermatologo in pensione, è cinese singaporiano mentre sua madre è cinese malese. Entrambi i suoi genitori provenivano da famiglie con 10 figli e avevano vissuto in condizioni di povertà. I suoi genitori emigrarono a New York nel 1969 e la famiglia si trasferì nel sud della California quando lei aveva . La dottoressa Lee ha frequentato l'UCLA. Durante questo periodo, ha lavorato anche part-time come assistente medico per un allergologo nel centro di Los Angeles. Dopo la laurea all'UCLA, ha frequentato la scuola di medicina presso il Drexel University College of Medicine e si è laureata nel 1998. La dottoressa Lee completò la sua laurea in dermatologia alla Southern Illinois University. Dopo la laurea, si recò a San Diego per approfondire la sua esperienza con la chirurgia laser, dermatologica ed estetica. La dottoressa Lee risiede nella città di Upland insieme a suo marito, il dottor Jeffrey Rebish, e lavora presso la Skin Physicians & Surgeons. Youtube e televisione Nel 2010 la dottoressa Lee ha iniziato a caricare video su YouTube ma non ne ha pubblicati molti fino al 2015, dopo aver notato la popolarità dei suoi video su Instagram di estrazioni cutanee. In cambio dell'autorizzazione scritta del cliente per registrare e pubblicare i contenuti, la Lee offre ai pazienti trattamenti scontati o gratuiti. Nel 2018, la dottoressa Lee ha firmato con TLC per la sua serie tv Dr. Pimple Popper, presentata in anteprima l'11 luglio. Un episodio speciale di Natale del Dr. Pimple Popper andò in onda il 13 dicembre 2018. La seconda stagione del Dr. Pimple Popper fu presentata in anteprima nel gennaio 2019 e la terza stagione fu presentata in anteprima negli Stati Uniti l'11 luglio 2019. Certificazioni La dottoressa Lee è un dermatologo certificato e membro dell'American Academy of Dermatology, dell'American Academy of Cosmetic Surgery, dell'American Society for Dermatologic Surgery e dell'American Society for Mohs Surgery. Nel 2017, la Lee ha lanciato la sua linea di prodotti per la cura della pelle, SLMD Skincare Products. I prodotti della linea includono detergenti e lozioni per l'acne, trattamenti chiarificanti con retinolo e creme idratanti quotidiane. In precedenza, la Lee vendeva anche estrattori di comedoni e altri prodotti con il nome del suo canale. Nella cultura di massa Il game show di Comedy Central @Midnight ha menzionato la sua crescente popolarità su Instagram . La dottoressa Lee è seguita da oltre 7,4 milioni di persone (a giugno 2022) sul suo canale YouTube, con un totale di oltre un miliardo di spettatori. Il 14 agosto 2018, ha fatto un'apparizione come ospite su Jimmy Kimmel Live!. Note Altri progetti Collegamenti esterni Sito ufficiale SLMD Skincare Profilo ufficiale di Skin Physicians & Surgeons Sino-americani Studenti dell'Università della California, Los Angeles
Per predittività, in medicina, si intende la probabilità che un soggetto positivo ad un test di screening sia effettivamente malato. È direttamente legata alla prevalenza di una malattia nella popolazione e non è una caratteristica intrinseca del test. Questo significa che se una malattia è molto frequente in una popolazione la predittività dello stesso test (con pari sensibilità e specificità) cresce rispetto ad una popolazione la cui frequenza è inferiore. Per aumentare la predittività, pertanto, sarà bene scegliere accuratamente la popolazione su cui avviare lo screening, per evitare di dover fare i conti con una quota troppo elevata di falsi positivi. Calcolo Il Valore Predittivo Positivo, che esprime numericamente la predittività, si calcola come quota di soggetti veri positivi sul totale dei positivi (veri e falsi positivi). Supponiamo che un test di screening dia come risultato solamente due opzioni: positivo al test e negativo. Essere positivi al test equivale ad essere ammalato, ma indagini diagnostiche successive possono rivelare l'effettiva malattia o meno. Perciò si otterranno 4 tipologie di osservati: Sani Negativi (veri negativi), Sani Positivi (falsi positivi), Malati Positivi (veri positivi) e Malati Negativi (falsi negativi), rappresentabili così in tabella: Esempio Viene condotto uno screening con un test di sensibilità 86,2% e specificità 96,5% su una popolazione di 86 persone, le quali poi vengono tutte sottoposte ad un'indagine diagnostica e si ottiene la situazione che segue: Calcoliamo il Valore Predittivo Positivo del test di screening: Ossia la probabilità che un soggetto positivo al test sia effettivamente malato è pari al 92,6%, che equivale a dire che il soggetto ha una probabilità del 7,4% di essere sano nonostante il test dica il contrario. In questo caso la predittività è alta non solo perché il test presenta una buona specificità, ma anche perché la prevalenza della malattia nel campione di popolazione esaminata è relativamente alta (33,7%). Vediamo ora il caso in cui la prevalenza (frequenza) della malattia è decisamente minore, aumentando ad esempio di un fattore 100 le persone sane e lasciando inalterato il numero dei malati: Calcoliamo il Valore Predittivo Positivo del test di screening: Ossia la probabilità che un soggetto positivo al test sia effettivamente malato è pari all'11,1%, che equivale a dire che il soggetto ha una probabilità dell'88,9% di essere sano nonostante il test dica il contrario. In questo caso a causa della scarsa prevalenza della malattia (0,5%), la predittività è decisamente bassa nonostante il test presenti una buona specificità. Per questo motivo anche test apparentemente di alta specificità non vengono impiegati nelle procedure di screening generalizzato, ma solo su campioni di popolazione tali da avere una maggior prevalenza (ad es. presenza di altri sintomi, familiarità, follow up di patologie passate). Note Voci correlate Specificità Sensibilità (statistica) Valore di cut-off Altri progetti Statistica medica
È conosciuto per i suoi libri di ufologia sul tema degli Uomini in nero. Biografia Dopo avere conseguito nel 1947 il bachelor of arts al Grenville State College, Gray lavorò per due anni come insegnante in una scuola pubblica. In seguito esercitò la prefessione di agente teatrale a Clarksburg. Nel 1952 cominciò ad interessarsi di ufologia in seguito all'avvistamento del mostro di Flatwoods, argomento su cui scrisse un articolo per la rivista Fate. Divenuto noto nell'ambiente ufologico, Gray cominciò a scrivere articoli per Space Review, rivista dell'organizzazione International Flying Saucer Bureau fondata da Albert K. Bender. L'anno successivo Bender sciolse la sua organizzazione e chiuse la rivista, affermando di avere ricevuto minacce da tre misteriosi uomini vestiti di nero. Gray fondò allora una propria rivista ufologica, che chiamò The Saucerian Bulletin. Ossessionato dal racconto di Bender, Gray scrisse nel 1956 il suo primo libro, They Knew Too Much About Flying Saucers, con cui diede corpo al mito ufologico degli Uomini in nero (in inglese Man in black, locuzione abbreviata nella sigla M.I.B.). In seguito al successo del suo libro, Gray fondò una propria casa editrice, la Saucerian Books, che esordì nel 1959 pubblicando il libro From Outer Space to you, scritto dal contattista Howard Menger. Nel 1962 Gray curò la pubblicazione del libro di Bender sulla propria esperienza, che intitolò Flying Saucers and the Three Men, in cui l'autore avanzava l'ipotesi che gli Uomini in nero fossero in realtà extraterrestri. Nello stesso anno Gray pubblicò il suo secondo libro, Bender Mystery Confirmed, in cui esprimeva le sue considerazioni sull'esperienza di Bender. Nei successivi venti anni, Gray continuò a scrivere libri sull'ufologia e su fenomeni paranormali. Nel 1970 pubblicò il libro The Silver Bridge, in cui metteva in correlazione il crollo del Silver Bridge con i presunti avvistamenti dell'uomo falena. Nel 1983 Gray scrisse il suo ultimo libro, intitolato M.I.B.: The Secret Terror Among Us, anche questo sul tema degli Uomini in nero. Libri pubblicati They Knew Too Much About Flying Saucers, University Books, New York, 1956 Bender Mystery Confirmed, Saucerian Books, Clarksburg, 1962 The strange case of Dr. M.K. Jessup, Saucerian Books, Clarksburg, 1963 Book of Saucers, Saucerian Books, Clarksburg, 1965 Book of Adamski, Saucerian Books, Clarksburg, 1966 The Silver Bridge, Saucerian Books, Clarksburg, 1970 M.I.B.:The Secret Terror Among Us, New Age Press, Jane Lew, 1983 Note Collegamenti esterni Barker, Gray (1925-1984) su Encyclopedia.com Persone legate all'ufologia
Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente insegna in Francia all'Università di Aix-Marseille. La sua principale attività scientifica è nell'ambito della teoria della gravità quantistica a loop (Loop Quantum Gravity), di cui è uno dei fondatori. Si è occupato anche di storia e filosofia della scienza, della nascita del pensiero scientifico e in particolare della posizione di Anassimandro nello sviluppo della riflessione scientifica dell'umanità. Rovelli ha scritto diversi libri di divulgazione scientifica, tra cui Sette brevi lezioni di fisica, Best Seller internazionale tradotto in 41 lingue che ha venduto oltre un milione di copie. Nel 2019 è stato inserito nella lista dei 100 migliori pensatori del mondo («Global Thinkers») dalla rivista Foreign Policy, grazie al suo saggio L'ordine del tempo. Biografia Ha frequentato il Liceo classico Scipione Maffei di Verona, si è laureato in fisica a Bologna e ha conseguito il dottorato di ricerca a Padova. Negli anni settanta ha partecipato ai movimenti politici studenteschi nell'università italiana. Ha partecipato a radio libere come Radio Alice a Bologna e Radio Anguana a Verona, della quale fu tra i fondatori. In relazione a questa attività politica è stato denunciato e poi assolto per reati d'opinione legati al libro Fatti nostri. Bologna marzo 1977, che ha curato insieme a Enrico Palandri, Maurizio Torrealta e Claudio Piersanti. È stato arrestato e detenuto brevemente nel 1977 per renitenza al servizio militare, allora obbligatorio in Italia. In "Giorgio Bertani editore ribelle" un suo contributo racconta la partecipazione al movimento del 1977; il libro contiene anche un docufilm con interviste a Rovelli, Giorgio Bertani, Antonio Moresco, Walter Peruzzi e altri attivisti e intellettuali. Rovelli ha dato alle sue esperienze con l'LSD il merito di aver acceso il suo interesse per la fisica teorica. Ha avuto posizioni di postdoc nella Sapienza - Università di Roma, alla SISSA di Trieste e all'Università di Yale negli Stati Uniti. È stato ricercatore presso l'Università di Trento e professore all'Università di Pittsburgh dal 1990 al 2000 Dal 2000 è ordinario di fisica teorica all'Università di Aix-Marseille, dove dirige il gruppo di ricerca in gravità quantistica del Centre de Physique Théorique. È stato a lungo Affiliated Professor nel Dipartimento di Storia e Filosofia della Scienza dell'Università di Pittsburgh. Collabora regolarmente con il Corriere della Sera, in particolare con il supplemento La Lettura. I suoi articoli sono apparsi sul supplemento culturale de Il Sole 24 Ore, e saltuariamente su la Repubblica, sul Guardian e sul Financial Times. Principali contributi Gravità quantistica Rovelli è noto soprattutto per i suoi contributi al problema della gravità quantistica, il problema, tuttora aperto, di conciliare la relatività generale di Einstein e la meccanica quantistica. In collaborazione con Lee Smolin e Abhay Ashtekar, ha dato origine alla teoria della gravità quantistica a loop (loop quantum gravity), oggi una delle principali linee di ricerca teoriche per descrivere le proprietà quantistiche dello spazio e del tempo. Nel 1995, Rovelli e Smolin hanno trovato una base esplicita di stati dello spaziotempo quantistico, descritti dalle reti di spin ("spin networks") introdotte da Roger Penrose. Usando questa base, hanno mostrato che la teoria predice che area e volume dello spazio sono quantizzati. Il risultato implica l'esistenza di una struttura discreta dello spazio a piccolissima scala, che è la principale predizione della gravità quantistica a loop. Nel 1997 Rovelli e Michael Reisenberger hanno introdotto la formulazione della teoria in termini di un integrale funzionale (spinfoam). Nel 2008, con Jonathan Engle e Roberto Pereira, ha introdotto l'ampiezza di vertice che è alla base della corrente formulazione della dinamica covariante in loop quantum gravity. La teoria è stata applicata in cosmologia quantistica, dove ha portato all'ipotesi del Big Bounce, e nello studio delle proprietà termodinamiche dei buchi neri. Il problema della gravità quantistica è aperto ed esistono diverse direzioni di ricerca, nessuna per ora confermata dall'esperienza. La teoria dei loop è oggi tra gli approcci più studiati al problema, dopo la teoria delle stringhe. I gruppi che lavorano su questo approccio sono una cinquantina nel mondo e comprendono alcune centinaia di scienziati. Conferenze sulla teoria (chiamate LOOPS) si svolgono con regolarità ogni due anni. Una presentazione della teoria per il grande pubblico si trova in La realtà non è come ci appare (2014). Altri lavori Meccanica quantistica relazionale Nel 1994 ha introdotto la meccanica quantistica relazionale (relational quantum mechanics), una interpretazione della meccanica quantistica basata sull'idea che gli stati quantistici sono sempre relativi a un osservatore. Questa interpretazione della meccanica quantistica è stata discussa da filosofi come Bas van Fraassen, Michel Bitboll e Mauro Dorato. Rovelli ha esposto nel saggio divulgativo Helgoland (2020) le principali idee della meccanica quantistica relazionale. Meccanica senza tempo Rovelli ha sviluppato negli anni una formulazione della meccanica che non richiede la caratterizzazione di una variabile speciale come variabile tempo. La dinamica è espressa dalle correlazioni fra le variabili fisiche anziché dalla evoluzione di queste rispetto al tempo. Questa formulazione senza tempo della dinamica dovrebbe essere necessaria per descrivere i fenomeni quanto-gravitazionali, dove il tempo subisce fluttuazioni quantistiche. È oggi usata per esempio nell'ambito di diversi tentativi di studiare la cosmologia primordiale, come nella teoria del Big Bounce. Insieme ad Alain Connes, ha formulato un modello covariante di campi quantistici, basato sulla "ipotesi del tempo termico". Secondo questa ipotesi il tempo assente nella teoria fondamentale emergerebbe solo in ambito statistico e termodinamico e la sensazione dello scorrere del tempo sarebbe, in un certo senso, un'illusione derivata dall'incompletezza della conoscenza. Storia e filosofia della scienza Nel libro Cos'è la Scienza. La rivoluzione di Anassimandro, Rovelli riesamina il ruolo storico di Anassimandro, filosofo greco del VI secolo a.C., mettendone in luce l'importanza come iniziatore di una rivoluzione teorica che darà forma a quel pensiero che evolverà nella scienza moderna, e presenta una visione articolata e originale sulla natura della scienza. Per Rovelli, il pensiero scientifico ridisegna in continuazione il mondo, non essendo basato su certezze acquisite, ma sulla radicale consapevolezza dei limiti e della incertezza del sapere. Questa consapevolezza permette al pensiero scientifico di rimettere costantemente in dubbio se stesso e quindi di rappresentare, in ogni momento, la forma più affidabile di sapere. Nei suoi scritti di filosofia della scienza, Rovelli ha ripetutamente difeso e articolato un punto di vista ateo. Secondo Rovelli, la conoscenza scientifica è affidabile non perché è in grado di condurre l'uomo a certezze assolute, o di rispondere a tutte le domande, ma, al contrario, perché è consapevole del fatto che non si conosce la risposta a molte questioni e la conoscenza umana è sempre parzialmente incerta. L'affidabilità della scienza è basata sulla messa in dubbio costante del sapere, che permette di liberarsi di errori e pregiudizi. Le credenze religiose, al contrario, resistono solo grazie a un arbitrario divieto a revocarle in dubbio ("fede"), anche quando diventano palesemente incoerenti. Punto di vista sulla religione Rovelli si è definito "serenamente ateo". Ha discusso le proprie idee religiose in diversi articoli e nel suo libro su Anassimandro. Riconoscimenti 1995 Premio Xanthopoulos della Società Internazionale per la Relatività Generale e la Gravità, "per contributi eccezionali alla fisica della gravità". Laurea Honoris Causa Universitad de San Martin a Buenos Aires Membro Senior dell'Instituto Universitario di Francia (IUF) Professore Onorario della Università Normale di Pechino Membro della Accademia Internazionale di Filosofia delle Scienze Membro onorario dell'Accademia di Scienze Arti e Lettere di Verona 2009 Primo premio "community", corrispondente al terzo premio assoluto, nella competizione su "La Natura del Tempo", indetta dal Foundational Questions Institute (FQXi). 2014 Premio Letterario Merck per il libro La realtà non è come ci appare 2015 Premio Pagine di scienza di Rosignano per il libro La realtà non è come ci appare 2015 Premio Alassio centolibri per l’informazione culturale 2015 Premio Larderello 2015 Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica per il libro La realtà non è come ci appare. 2015 Cittadinanza onoraria del comune di Condofuri Nella cultura di massa Rovelli è apparso come personaggio Disney in una storia di Topolino. Nel novembre 2022 Rovelli e la band rock Belladonna pubblicano il singolo Nothing Shines Unless It Burns. Nei tre romanzi di fantascienza che compongono la Mars Trilogy di Kim Stanley Robinson Carlo Rovelli e Lee Smolin appaiono come personaggi della storia della fisica. Nei romanzi la gravità quantistica a loop è stata fusa con la teoria delle stringhe per dare una teoria generale del mondo fisico. La versione in audiolibro in inglese del saggio L'ordine del tempo è stata letta dal celebre attore inglese Benedict Cumberbatch. Rovelli è stato più volte ospite di Fabio Fazio nel programma Che tempo che fa ed è stato imitato dal comico Maurizio Crozza nel programma Fratelli di Crozza. Opere Carlo Rovelli è autore di oltre 200 articoli scientifici pubblicati sulle maggiori riviste internazionali. Ha pubblicato due monografie sulla gravità quantistica a loop e diversi testi di divulgazione scientifica. Saggi Bologna, marzo 1977 ...fatti nostri..., a cura di e con Enrico Palandri, Claudio Piersanti, Maurizio Torrealta et alii, Verona, Bertani, 1977; Rimini, NdA press, 2007, ISBN 978-88-89035-17-7. Che cos'è il tempo? Che cos'è lo spazio?, Roma, Di Renzo, 2004, ISBN 88-8323-082-5. Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro, Milano, Mondadori Università, 2011, ISBN 978-88-6184-075-1. La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Milano, Raffaello Cortina, 2014, ISBN 978-88-6030-641-8. Sette brevi lezioni di fisica, Milano, Adelphi, 2014, ISBN 978-88-459-2925-0. L'ordine del tempo, Milano, Adelphi, 2017, ISBN 978-88-459-3192-5. Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza. Articoli per i giornali, Milano, Corriere della Sera, 2018, ISBN 978-88-282-0090-1 ISBN 88-459-3505-1. Relatività generale. Una semplice introduzione. Idee, struttura concettuale, buchi neri, onde gravitazionali, cosmologia e cenni di gravità quantistica, Milano, Adelphi, 2021, ISBN 978-88-459-3608-1. ISBN 978-88-459-3753-8. Monografie Principali articoli Note Altri progetti Collegamenti esterni Registrazioni di un corso tenuto da Carlo Rovelli a Marsiglia. Accademici italiani negli Stati Uniti d'America Fisici teorici Saggisti atei Studenti dell'Università degli Studi di Padova Studenti dell'Università di Bologna Professori dell'Università Yale
Showtek è un duo olandese di musica Electro house, formato dai fratelli Sjoerd e Wouter Janssen (alias Duro & Walt Jenssen), che iniziarono a produrre musica Techno nel 2001. Passarono alla musica Hardstyle nel 2003 e pubblicarono il loro primo album, Today Is Tomorrow, sotto la casa discografica fondata da essi stessi, la Dutch Master Works, nel 2007. Sempre nello stesso anno presentano il singolo FTS (Fuck The System) che verrà considerato, secondo l'etichetta Q-dance e molti esperti produttori, come il miglior brano hardstyle di sempre. Showtek è stato il primo duo Hardstyle a pubblicare un album e, dopo Today Is Tomorrow, pubblicarono Analouge Players In A Digital World nel 2009. Nel 2012 il duo abbandona l'Hardstyle per avvicinarsi al mondo dell'Electro House, producendo brani con artisti come Hardwell e Tiësto. Nel 2013 ottengono la 26ª posizione della celebre classifica di DJ Mag grazie soprattutto a successi come Cannonball e Booyah. Nel 2014 pubblicano il loro singolo We Like To Party che in pochi giorni raggiunge la prima posizione nella classifica generale di Beatport. Nello stesso anno pubblicano Bouncer insieme ad Ookay e Bad insieme a David Guetta; anch'esse in poco tempo si classificano prime su Beatport e su altri siti. Viene pubblicata, inoltre, una versione vocale del celebre brano Cannonball, cantata da Matthew Koma, che viene rinominata Earthquake. Verso la fine del giugno 2014 pubblicano un remix della famosa canzone country house Lovers On The Sun di David Guetta il quale raggiunge immediatamente la top 5 di Beatport. Poco dopo pubblicano la canzoneGo di MAKJ e M35 grazie ad un loro edit. Nel 2014 fondano la loro casa discografica, Skink Records (o semplicemente Skink), affiliata alla casa discografica olandese della Spinnin' Records. Tornano alle scene hardstyle nel 2016 con la pubblicazione di Mellow, insieme al duo italiano Technoboy & Tuneboy. Discografia Brani Hardstyle 2001: Controller 2001: Save The Day 2001: Bassment 2003: Seid Ihr Bereid 2004: Choruz 2004: Save The Day Again 2005: Brain Crackin' 2005: Rockin' Steady (With Deepack) 2006: Bangin' (With Gizmo) 2006: The Hard Way (With Gizmo) 2006: The Colour Of The Harder Styles 2006: Puff Green Dutch Stuff 2007: Born 4 Thiz 2007: Raver 2007: FTS 2007: Shout Out (Feat. MC DV8) 2007: Dominate 2007: Early Sound 2007: Partylover 2008: We Live For The Music 2008: Skitzo (With Deepack) 2008: Black 2008: Apologize 2009: Light power 2009: We Speak Music 2009: Freak 2009: The F-Track 2009: Faces (Feat Zushi) 2009: We Speak For The Music 2009: World is Mine 2009: Freak (Feat Mc Stretch) 2009: Electronic Stereophonic (Feat Mcdv8) 2009: Here We Fucking Go 2009: Analogue Players In A Digital World 2009: Generation Kick Bass 2009: Own The Night (Feat Mcdv8) 2009: Dutchie (Feat Mc Stretch) 2009: Fast Life 2009: Laa-Di-Fucking-Daa 2009: My 303 2010: Rockchild (Feat. mc DV8) 2010: Dutchie (Feat. MC Strecht) 2010: Expansion 2010: Are We Human 2010: Beats of Life 2010: Breakbeat Junkie 2016: Mellow (Feat. Technoboy & Tubeboy) Brani EDM 2012: Hell yeah (With Tiësto) 2012: How We Do (With Hardwell) 2012: Hey! (With Bassjackers) 2012: Cannonball (With Justin Prime) 2013: Slow Down 2013: Crunk 2013: Get Loose (With Noisecontrollers) 2013: Booyah (Feat. We Are Loud & Sonny Wilson) 2013: We Like To Party 2013: Earthquake (Cannonball) (With Justin Prime feat. Matthew Koma) 2014: Bad (With David Guetta) 2014: Bouncer (With Ookay) 2014: Wasting Our Lives (WLTP) (Feat. Tryna) 2014: No Money, No Love (With David Guetta feat. Elliphant & Ms. Dynamite) 2014: Sun Goes Down (With David Guetta feat. Magic! & Sonny Wilson) 2014: 90s By Nature (Feat. MC Ambush) 2015: Satisfied (Feat. Vassy) 2015: N2U (With Eva Shaw feat. Martha Wash) Remix 2001: Walt vs. Zero-Gi - Exciter (Showtek Remix) 2002: DJ Duro - Again (Showtek Remix) 2002: Desperation - Our Reservation (Showtek Remix) 2002: Desperation - Our Reservation (Showtek Remix) 2003: Methods Of Mayhem - F.Y.U.(Showtek Remix) 2003: DJ Duro - Just Begun (Showtek Remix) 2003: Walt - Wanna Fuck (Showtek Remix) 2004: Headliner - B.O.D.Y.P.U.M.P. (Showtek Remix) 2004: Trance Generators - Darkness Will Rule (Showtek Remix) 2004: Philippe Rochard & Nu-Pulse - The Survivors Of Hardstyle (Showtek Remix) 2004: DJ Jorn - This Is Your Brain (Showtek Remix) 2007: Charly Lownoise & Mental Theo - Wonderful Days 2.08 (Showtek Remix) 2008: Brennan Heart - Revival x (Showtek Remix) 2008: Zushi - La La Song (Showtek Remix) 2008: Donkey Rollers - No One Can Stop Us (Showtek Remix) 2009: Abyss & Judge - Hardstyle Revolution (Showtek Remix) 2008: Mr.Puta - Green Stuff (Showtek Remix) 2010: System F - Out Of The Blue (Showtek Remix) 2012: Carly Rae Jepsen - Tonight I'm Gettin' Over You (Showtek Remix) 2013: Alesso & Dirty South feat. Ruben Haze - City Of Dreams (Showtek Remix) 2014: David Guetta feat. Sam Martin - Lovers on The Sun (Showtek Remix) 2014: MAKJ & M35 - GO (Showtek Edit) 2014: Eva Shaw - Space Jungle (Showtek Edit) 2015: Twoloud - Move (Showtek Edit) Album 2007: Today Is Tomorrow 2008: We Live For The Music 2009: Analogue Players in a Digital World 2010: F*ck The System Altri progetti Collegamenti esterni Coppie di fratelli o sorelle Duo musicali
La 53ª edizione dei British Academy Film Awards, conferiti dalla British Academy of Film and Television Arts alle migliori produzioni cinematografiche del 1999, ha avuto luogo il 9 aprile 2000. Vincitori e candidati La cerimonia di premiazione ha decretato il successo del film di Sam Mendes American Beauty, che ha ottenuto sei premi, tra cui gli ambiti miglior film, miglior attore (Kevin Spacey) e miglior attrice (Annette Bening), a fronte di quattordici nomination ricevute. Miglior film American Beauty, regia di Sam Mendes East Is East, regia di Damien O'Donnell Fine di una storia (The End of the Affair), regia di Neil Jordan Il sesto senso (The Sixth Sense), regia di M. Night Shyamalan Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley), regia di Anthony Minghella Miglior film britannico East Is East Notting Hill, regia di Roger Michell Onegin, regia di Martha Fiennes Ratcatcher, regia di Lynne Ramsay Topsy-Turvy - Sotto-sopra (Topsy-Turvy), regia di Mike Leigh Wonderland - Massacro a Hollywood (Wonderland), regia di James Cox Miglior film non in lingua inglese Tutto su mia madre (Todo sobre mi madre), regia di Pedro Almodóvar • Spagna Buena Vista Social Club, regia di Wim Wenders • Germania/Cuba Festen - Festa in famiglia (Festen), regia di Thomas Vinterberg • Danimarca Lola corre (Lola Rennt), regia di Tom Tykwer • Germania Miglior regista Pedro Almodóvar – Tutto su mia madre (Todo sobre mi madre) Neil Jordan – Fine di una storia (The End of the Affair) Sam Mendes – American Beauty Anthony Minghella – Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) M. Night Shyamalan – Il sesto senso (The Sixth Sense) Miglior attore protagonista Kevin Spacey – American Beauty Jim Broadbent – Topsy-Turvy - Sotto-sopra (Topsy-Turvy) Russell Crowe – Insider - Dietro la verità (The Insider) Ralph Fiennes – Fine di una storia (The End of the Affair) Om Puri – East Is East Miglior attrice protagonista Annette Bening – American Beauty Linda Bassett – East Is East Julianne Moore – Fine di una storia (The End of the Affair) Emily Watson – Le ceneri di Angela (Angela's Ashes) Miglior attore non protagonista Jude Law – Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) Wes Bentley – American Beauty Michael Caine – Le regole della casa del sidro (The Cider House Rules) Rhys Ifans – Notting Hill Timothy Spall – Topsy-Turvy - Sotto-sopra (Topsy-Turvy) Miglior attrice non protagonista Maggie Smith – Un tè con Mussolini (Tea with Mussolini) Thora Birch – American Beauty Cate Blanchett – Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) Cameron Diaz – Essere John Malkovich (Being John Malkovich) Mena Suvari – American Beauty Miglior sceneggiatura originale Charlie Kaufman – Essere John Malkovich (Being John Malkovich) Alan Ball – American Beauty M. Night Shyamalan – Il sesto senso (The Sixth Sense) Pedro Almodóvar – Tutto su mia madre (Todo sobre mi madre) Mike Leigh – Topsy-Turvy - Sotto-sopra (Topsy-Turvy) Miglior sceneggiatura non originale Neil Jordan – Fine di una storia (The End of the Affair) Ayub Khan-Din – East Is East Oliver Parker – Un marito ideale (An Ideal Husband) Anthony Minghella – Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) Miglior fotografia Conrad L. Hall – American Beauty Bill Pope – Matrix (The Matrix) Roger Pratt – Fine di una storia (The End of the Affair) John Seale – Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) Michael Seresin – Le ceneri di Angela (Angela's Ashes) Miglior scenografia Rick Heinrichs – Il mistero di Sleepy Hollow (Sleepy Hollow) Geoffrey Kirkland – Le ceneri di Angela (Angela's Ashes) Owen Paterson – Matrix (The Matrix) Anthony Pratt – Fine di una storia (The End of the Affair) Naomi Shohan – American Beauty Migliori musiche Thomas Newman – American Beauty Ry Cooder, Nick Gold – Buena Vista Social Club Michael Nyman – Fine di una storia (The End of the Affair) Gabriel Yared – Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) Miglior montaggio Tariq Anwar e Christopher Greenbury – American Beauty Andrew Mondshein – Il sesto senso (The Sixth Sense) Zach Staenberg – Matrix (The Matrix) Eric Zumbrunnen – Essere John Malkovich (Being John Malkovich) Migliori costumi Colleen Atwood – Il mistero di Sleepy Hollow (Sleepy Hollow) Jenny Beavan, Anna Anni e Alberto Spiazzi – Un tè con Mussolini (Tea with Mussolini) Caroline Harris – Un marito ideale (An Ideal Husband) Sandy Powell – Fine di una storia (The End of the Affair) Miglior trucco Topsy-Turvy - Sotto-sopra (Topsy-Turvy) – Christine Blundell American Beauty – Tania McComas, Carol A O'Connell Fine di una storia (The End of the Affair) – Christine Beveridge Un marito ideale (An Ideal Husband) – Peter King Miglior sonoro Matrix (The Matrix) – David Lee, John T. Reitz, Gregg Rudloff, David E. Campbell, Dane A. Davis American Beauty – Scott Martin Gershin, Scott Millan, Bob Beemer, Richard Van Dyke Buena Vista Social Club – Martin Müller, Jerry Boys Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma (Star Wars Episode I: The Phantom Menace) – Ben Burtt, Tom Bellfort, John Midgley, Gary Rydstrom, Tom Johnson, Shawn Murphy Migliori effetti speciali Matrix (The Matrix) – John Gaeta, Steve Courtley, Janek Sirrs, Jon Thum A Bug's Life - Megaminimondo – Bill Reeves, Eben Ostby, Rick Sayre, Sharon Calahan Il mistero di Sleepy Hollow (Sleepy Hollow) – Jim Mitchell, Kevin Yagher, Joss Williams, Paddy Eason La mummia (The Mummy) – John Andrew Berton Jr., Daniel Jeannette, Ben Snow, Chris Corbould Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma (Star Wars Episode I: The Phantom Menace) – John Knoll, Dennis Muren, Scott Squires, Rob Coleman Miglior cortometraggio Who's My Favourite Girl?, regia di Adrian McDowall Bait, regia di Tom Shankland Perdie, regia di Faye Gilbert The Tale of the Rat That Wrote, regia di Billy O'Brien Miglior cortometraggio d'animazione The Man with the Beautiful Eyes, regia di Jonathan Hodgson Jolly Roger, regia di Mark Baker The Old Man and the Sea, regia di Aleksandr Konstantinovič Petrov The Periwig-Maker, regia di Steffen Schäffler Miglior esordio britannico da regista, sceneggiatore o produttore Lynne Ramsay (regista e sceneggiatrice) – Ratcatcher Ayub Khan-Din (sceneggiatore) – East Is East Kirk Jones (regista e sceneggiatore) – Svegliati Ned (Waking Ned) Justin Kerrigan (regista e sceneggiatore) – Human Traffic Collegamenti esterni Sito ufficiale (in inglese) Televisione nel 2000 Cinema nel 2000 Premi BAFTA
Biografia Figlio di Sforza Marescotti e di sua moglie, Eleonora Falconieri, era nipote di Prudenza Gabrielli Capizucchi e del cardinale Alessandro Falconieri, nonché cugino del principe Francesco Maria Marescotti Ruspoli. Il 10 ottobre 1733, papa Clemente XII elevò la contea di Parrano al rango di principato indipendente a favore di Orazio Marescotti che ne divenne così il primo principe. Nel 1757 venne eletto senatore a Roma e fu nel contempo prescelto quale cameriere di cappa e spada soprannumerario di papa Benedetto XIV. Fu protettore dell'artista marchigiano Sebastiano Ceccarini il quale dipinse per lui l' Allegoria dei cinque sensi, dipinto rappresentante i figli da lui avuti dalla prima moglie, col chiaro intento nel contempo di presentarli agli esponenti della nobiltà romana essendosi i Marescotti trasferiti da poco nella Città Eterna ed avendo fatto fortuna con l'apparentamento coi Ruspoli e l'acquisizione del titolo principesco. Il quadro venne esposto al Pantheon di Roma in una mostra di artisti romani nel 1750. Nel 1764, acquistò Palazzo Maffei in via dei Cestari (che divenne da quel momento noto come Palazzo Maffei Marescotti) assieme al fratello monsignor Alessandro Marescotti (?-1784) e da subito iniziò una serie di lavori di ammodernamento sulla struttura, aggiungendovi otto finestre ed espandendo la struttura con l'acquisto di un caseggiato fatiscente appartenuto alla famiglia nobile romana dei Leni. L'autore del progetto del palazzo nuovo fu il celebre architetto Ferdinando Fuga (1699-1782), il quale riprodusse fedelmente una facciata di stile Cinquecentesco. Morì a Roma il 16 maggio 1772. Matrimonio e figli Orazio Marescotti sposò a Roma nel 1732 Daria Spada-Veralli (n. 1747), figlia di Clemente, III marchese di Castel Viscardo, e di sua moglie, la nobildonna romana Maria Pulcheria Rocci. Da questo matrimonio nacquero sei figli: Sforza Luigi, II principe di Parrano (1735-1779), sposò nel 1764 la nobildonna Marianna de Torres dell'Aquila Galeazzo (1736-1802), prelato domestico, cameriere segreto di Sua Santità Giacinta (1737-?), monaca domenicana del monastero dei santi Domenico e Sisto a Roma Eleonora (1739-?), monaca domenicana del monastero dei santi Domenico e Sisto a Roma Francesco (1741-1813), cavaliere dell'Ordine di Malta, maggiore dell'esercito pontificio Prudenzia (1746-?), monaca oblata al monastero di Tor de Specchi a Roma Dopo la morte della prima moglie, si risposò a Roma con Lucia Rossi, già vedova Mazzolli, dalla quale ebbe tre figli: Bartolomeo (?-1801), brigadiere della guardia nobile pontificia Camillo (?-1833), brigadiere della guardia nobile pontificia Albero genealogico Note Bibliografia C. Giardini, Ritratti delli illustrissimi Marescotti di Sebastiano Ceccarini, in "Nuovi Studi Fanesi", n.23, Fano, 2010 Voci correlate Marescotti (famiglia) Altri progetti
Time, the Comedian è un film drammatico muto del 1925 diretto da Robert Z. Leonard. Il soggetto è tratto da un romanzo di Kate Jordan (1862-1926), scrittrice irlandese i cui lavori vennero adattati varie volte per lo schermo. Trama Nora Dakon, stanca della vita monotona che conduce in una piccola città del New Jersey, lascia la famiglia per andarsene con Larry Brundage, un ricco sportivo di New York. Il marito abbandonato si suicida. Allora, per evitare lo scandalo, Brundage abbandona Nora che ritorna a casa da Ruth, la sua bambina. Gli anni passano. Nora è diventata una famosa cantante. A Parigi, dove vive, invitata a cantare per celebrare l'armistizio incontra l'amante di un tempo. Brundage, questa volta, si innamora follemente della giovane Ruth, la figlia di Nora. Per impedire quel matrimonio, Nora è costretta a rivelare alla figlia il suo poco limpido passato e la parte che vi ha giocato Brundage. Ruth si consola con Tom Cautley, uno studente d'arte. Produzione Il film fu prodotto da Robert Z. Leonard per la Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) Distribuzione Distribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), il film uscì nelle sale cinematografiche USA l'8 novembre 1925. Fu distribuito in Portogallo, con il titolo A Comédia da Vida, il 27 giugno 1928. Note Bibliografia John Douglas Eames, The MGM Story Octopus Book Limited, Londra 1975 ISBN 0-904230-14-7 Pag. 27 Collegamenti esterni Film drammatici Film basati su opere di narrativa
Biografia Alexander Hanson è noto soprattutto per le sue interpretazioni nei musical di Andrew Lloyd Webber: Sunset Boulevard nel ruolo di Joe Gillis (accanto a Rita Moreno e Petula Clark), Jesus Christ Superstar nel ruolo di Ponzio Pilato, Aspects of Love nel ruolo di Alex e Steven Ward nell'omonimo musical sullo Scandalo Profumo. Tuttavia, il ruolo che lo ha reso noto a livello internazionale è stato quello dell'avvocato Fredrik Egerman nel musical di Stephen Sondheim A Little Night Music a Londra e a Broadway: per la sua performance è stato candidato ai Laurence Olivier Awards come miglior attore protagonista in un musical e ha recitato con attrici come Angela Lansbury, Catherine Zeta Jones, Bernadette Peters, Elaine Stritch e Hannah Waddingham. Ha recitato anche in numerosi altri musical, tra cui The Sound of Music, We Will Rock You, Cabaret, Marguerite, Candide, e opere di prosa (L'importanza di chiamarsi Ernesto, Troilo e Cressida, Arcadia, Un marito ideale, Il mercante di Venezia). Nel 2015 prende parte alla produzione concertale di Follies in scena alla Royal Albert Hall insieme a Ruthie Henshall, Betty Buckley, Christine Baranski, Alistair Brammer e Peter Polycarpou. È sposato con l'attrice Samantha Bond e ha due figli, Molly e Tom. Filmografia Cinema Kidulthood (KiDULTHOOD), regia di Menhaj Huda (2006) Televisione Peak Practice – serie TV, episodio 5x12 (1997) Casualty – serie TV, episodio 15x17 (2000) Relic Hunter – serie TV, episodio 2x16 (2001) Heartbeat – serie TV, episodio 12x20 (2003) Giardini e misteri (Rosemary and Thyme) – serie TV, episodio 1x06 (2003) Metropolitan Police (The Bill) – serie TV, episodi 13x152-20x49-21x104 (1997-2005) L'ispettore Barnaby (Midsomer Murders) – serie TV, episodio 14x08 (2012) Lewis – serie TV, episodio 6x02 (2012) Holby City – serie TV, episodio 17x30 (2015) Teatro Discografia Note Collegamenti esterni Cantanti da musical
Una quota di riferimento è una dimensione su un disegno ingegneristico (un tipo di disegno tecnico) resa per sola informazione. Vengono rese sul disegno per ragioni diverse e sono spesso un accumulo di dimensioni (quote) definite in altro punto del disegno. Sono quote usate per convenienza per identificare una singola dimensione che specificata in altro punto (anche su altro foglio). La quota di riferimento non deve essere intesa come definizione diretta della geometria dell'oggetto rappresentato sul disegno. Solitamente non governa la fabbricazione del prodotto (lavorazione) in nessun modo e non include tolleranze. Conseguentemente non sono utilizzate per il controllo qualità del pezzo. Prima dell'introduzione dei sistemi Computer-Aided Design (CAD), la quota di riferimento era indicata con la scritta “REF” scritta vicino alla quota (a destra, o sotto). Successivamente con i sistemi CAD, la quota è inserita tra parentesi tonde. Esempio: una dimensione di 1500 mm può essere designata con "(1500 mm)" al posto di "1500 mm REF." Entrambi i sistemi usati sono accettati. Note Collegamenti esterni Ingegneria
Il partito Thai Rak Thai (in lingua thai: พรรคไทยรักไทย, romanizzazione RTGS: Phak Thai Rak Thai, trascrizione IPA: , letteralmente: "Partito dei thai che amano i thai"), in sigla TRT, fu un partito politico thailandese fondato nel 1998 e dissolto nel 2007. Fu il principale partito di governo dal 2001 al 2006 e il suo fondatore e guida storica fu Thaksin Shinawatra. Thai Rak Thai vinse tutte e tre le elezioni in cui si presentò e perse il potere con il colpo di Stato militare del 2006 che costrinse Thaksin all'esilio. Il 30 maggio 2007 fu dissolto da una decisione della Corte costituzionale della Thailandia, con la quale fu inoltre vietato a 118 dei suoi esponenti più in vista di partecipare alla vita politica per un periodo di 5 anni. Storia Fondazione Il partito fu dominato da Thaksin Shinawatra, un magnate sino/thai delle telecomunicazioni nato e cresciuto nella zona di Chiang Mai. Grazie alle sue capacità di imprenditore e al successo ottenuto si arricchì enormemente e ricevette il supporto anche di molti importanti personaggi del mondo degli affari thailandese. Fece registrare Thai Rak Thai il 15 luglio 1998 insieme ad altri 22 membri fondatori. Per il suo progetto politico, Thaksin si era creato un seguito di sostenitori nel nord e nel nordest del paese, che diventarono le roccaforti di TRT. In virtù delle risorse di cui disponeva fu in grado di finanziarsi campagne elettorali particolarmente dispendiose e sofisticate, che gli avrebbero attirato le accuse di aver comprato voti. Il partito fu in grado di conquistare il potere grazie alle novità imposte dalla Costituzione del 1997 - stilata in un periodo in cui i militari erano rimasti ai margini della vita politica - che spianò la strada alla possibilità di avere elezioni compiutamente democratiche. Partito di governo Al suo esordio elettorale nel 2001, il TRT ottenne 248 dei 500 seggi sconfiggendo il Partito Democratico (PD) dei conservatori e Thaksin si pose alla guida del governo di coalizione formato con i partiti Nuova Aspirazione e Nazione Thai. Negli anni successivi, la popolarità di Thaksin e del partito crebbero soprattutto per le politiche in favore delle classi più povere, come l'abbassamento dei prezzi per la sanità pubblica, prestiti a basso interesse in favore dei contadini, investimenti nell'istruzione pubblica ecc. Fu rilanciata l'economia del paese, che era stata messa a dura prova con la crisi finanziaria asiatica del 1997/1998. Il governo ebbe anche apprezzamenti per il modo in cui gestì gli aiuti per le vittime del terremoto e maremoto dell'Oceano Indiano del 2004 che colpì la costa occidentale nel sud del paese. Ricevette invece aspre critiche nel 2003 per aver occultato le notizie relative alla diffusione in Thailandia dell'influenza aviaria e per la "guerra alle droghe" scatenata quell'anno dal governo, che provocò la morte di persone. Il partito trasse vantaggio dalle sue politiche in favore delle masse meno abbienti della popolazione, che erano state le più colpite dalla crisi finanziaria asiatica. La gestione del potere fu mirata anche nell'intaccare gli interessi delle vecchie élite di Bangkok legate ai militari e alla monarchia, consolidatesi negli anni settanta. L'opposizione fu messa ai margini del dibattito parlamentare, alleati di Thaksin furono inseriti in posti di comando nevralgici della polizia, dell'esercito, della commissione elettorale e della Corte costituzionale. Fin dall'inizio si creò una frattura tra la nuova e la vecchia classe politica, che avrebbe generato un drammatico conflitto ultradecennale anche tra la popolazione. Si scatenò anche una competizione per ingraziarsi l'elettorato e Thai Rak Thai ne uscì vincitore con le sue politiche populistiche in favore dei poveri e del ristabilimento dell'ordine. Nel corso degli anni il partito vide coesistere al suo interno diverse fazioni e differenti ideologie, spesso fra loro in antitesi, come il nazionalismo, il populismo, la socialdemocrazia, il conservatorismo e il liberalismo. Lo storico thai di estrazione marxista Gilles Ji Ungpakorn ha evidenziato lo scollamento tra i vertici del partito, che promossero campagne lesive dei diritti umani e più volte si proclamarono leali alla monarchia, e buona parte dei militanti di base, che avevano appoggiato il TRT per porre fine a secoli di rigido dominio monarchico e militare nel paese. Thaksin divenne comunque il primo capo di governo thailandese a portare a termine il proprio mandato elettorale di quattro anni. Nelle successive consultazioni del 2005, il TRT ebbe la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, e fu la prima volta che un partito ci riusciva nella storia della Thailandia. Forte dei risultati conseguiti, Thaksin prese una serie di drastici provvedimenti che furono la scintilla per aumentare la tensione politica nel paese. Uno dei più controversi fu l'impiego delle forze armate per combattere l'insurrezione nella Thailandia del Sud dei musulmani locali, senza prima cercare una soluzione politica al problema. La scelta non fece che aumentare le violenze nella zona, dove tra il 2004 e il 2016 si sarebbero registrati omicidi e ferimenti in attentati. Sia importanti capi militari che la monarchia espressero pubblicamente il loro dissenso e si acuì quindi la contrapposizione tra i sostenitori di Thaksin da una parte e le élite monarchico-conservatici di Bangkok e i militari dall'altra, che stavano perdendo potere e vedevano i loro interessi lesi dalle politiche del TRT. Oltre alla classe dirigente di Bangkok, l'opposizione poteva contare sulla maggior parte dell'elettorato in Thailandia del Sud, di tradizione conservatrice. Il tentativo di Thaksin di creare una dittatura elettorale andando incontro ai bisogni delle masse vide la vecchia classe dominante ricompattarsi e reagire con decisione. Tra le principali accuse rivolte al TRT e a Thaksin vi furono quelle di corruzione e di voler rovesciare la monarchia. Le opposizioni gridarono allo scandalo alla fine del 2005 per la vendita a un'azienda di Singapore delle azioni della Shin Corp, la maggiore azienda thai nel ramo delle telecomunicazioni facente capo alla famiglia Shinawatra, sostenendo che era stato svenduto un patrimonio nazionale e che la famiglia non aveva pagato le tasse relative alla vendita. Si scatenò un'ondata di proteste anti-Thaksin monopolizzate dalle Camicie gialle della neonata Alleanza Popolare per la Democrazia, che il governo non riuscì a controllare con la forza. Ma il partito poteva contare sulla forza del proprio elettorato e furono quindi indette nuove elezioni per l'aprile 2006 alle quali non si presentarono le opposizioni. I risultati furono quindi dichiarati invalidi dalla Corte suprema. Colpo di Stato del 2006, fine del governo di Thai Rak Thai, esilio e arresti dei suoi parlamentari Thaksin rimase così alla guida di un governo provvisorio fino al 19 settembre 2006, quando un colpo di Stato pose fine all'esperienza di governo del TRT mentre lo stesso Thaksin si trovava a New York per una riunione delle Nazioni Unite e fu quindi costretto a rimanere in esilio. Il generale Surayud Chulanont, guida del colpo di Stato, fu posto a capo di un governo ad interim. La giunta fece arrestare diversi parlamentari e personaggi di spicco di TRT, tra cui il vice-primo ministro Chitchai Wannasathit, il ministro della Difesa Thammarak Isaragura na Ayuthaya, il segretario generale del primo ministro Prommin Lertsuridej, il ministro dell'Ambiente Yongyuth Tiyapairat e il vice-ministro dell'Agricoltura Newin Chidchop. Tra i parlamentari di TRT che furono lasciati a piede libero vi furono Chaturon Chaisang, Phumtham Wechayachai, Suranand Vejjajiva, Veera Musikapong, il ministro dell'Industria Suriya Jungrungreangkit e Watana Muangsook. Anche altri capi del partito si trovavano all'estero, come il vice-primo ministro Surakiart Sathirathai, con Thaksin a New York, il ministro delle Finanze Thanong Bidaya e il ministro del Commercio Somkid Jatusripitak. Con i vertici detenuti o all'estero, non vi fu una consistente reazione ufficiale del partito, che fu affidato provvisoriamente a Chaturon Chaisang. Molti parlamentari credettero che il partito sarebbe stato sciolto dalla giunta militare. L'ex deputato di Udon Thani Thirachai Saenkaew, a nome del partito, chiese formalmente alla giunta di permettere a Thaksin di ripresentarsi per le successive elezioni. Altri parlamentari dichiararono di voler rimanere nel partito, ma molti ne uscirono dopo il golpe, tra cui Somsak Thepsuthin e il suo gruppo di 100 membri e Sonthaya Kunplome con 20 membri della sezione di Chonburi. La giunta abrogò la costituzione del 1997 e in quel periodo fu scelto con cura il gruppo che approntò la nuova Costituzione caldeggiata dai militari. Il 2 ottobre 2006, Thaksin Shinawatra e l'ex vice primo ministro Somkid Jatusripitak annunciarono la loro uscita dal partito. Scioglimento Nel maggio del 2007 il partito fu dissolto dalla Corte costituzionale, che trovò due dei suoi dirigenti colpevoli di aver pagato piccoli partiti perché si presentassero alle ultime elezioni di aprile. Il partito si difese sostenendo che gli altri membri del TRT non sapevano niente del fatto ma i giudici ribatterono che era impossibile non sapessero. Oltre alla dissoluzione del partito, i giudici stabilirono che a 118 dei suoi membri fosse vietato di partecipare alla vita politica per i cinque anni successivi. La nuova Costituzione fu approvata dal referendum del 19 agosto 2007. Eventi successivi Nel dicembre 2007 si tennero nuove elezioni e buona parte dei membri di TRT che non erano stati interdetti si presentarono nelle file del Partito del Potere Popolare (PPP), che appoggiava la politica e gli interessi di Thaksin. Il PPP vinse le elezioni e il suo leader Samak Sundaravej fu nominato primo ministro. Thaksin dal suo esilio britannico era rimasto una figura centrale della politica nazionale e fece ritorno in patria dopo le elezioni, confidando che le accuse di corruzione rivoltegli in quel periodo si risolvessero con un nulla di fatto. Ma il tribunale aveva invece ricevuto grandi poteri con la nuova Costituzione, sia lui che la moglie furono condannati a pene detentive e buona parte dei loro beni furono confiscati. Nell'agosto 2008, l'ex primo ministro lasciò quindi definitivamente la Thailandia e passò in esilio gli anni che seguirono, ma rimase comunque sempre in una posizione dominante nella politica nazionale tenendosi in contatto con i propri alleati e sostenitori. A seguito di nuove veementi proteste delle Camicie gialle, la Corte costituzionale decretò nel settembre 2008 la fine del governo di Samak, giudicato colpevole di conflitto di interessi, e in dicembre quello del suo successore e cognato di Thaksin Somchai Wongsawat, accompagnando la sua destituzione con lo scioglimento del PPP. Il nuovo governo fu affidato al leader del Partito Democratico (PD) Abhisit Vejjajiva, che divenne primo ministro grazie al voto dello stesso Parlamento - senza che si fossero tenute elezioni - nel quale molti dei membri dei partiti che facevano parte della coalizione di governo avevano finito per confluire nel PD. All'inizio del 2009 si scatenarono una serie di manifestazioni delle Camicie rosse del Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura (FUDD), il nuovo movimento che appoggiava la famiglia Shinawatra nato per fare cadere il governo del PD e ritornare alle urne. Le dimostrazioni si ripeterono durante l'anno e le più grandi e agguerrite furono quelle della primavera 2010, che ebbero inizio a marzo e finirono in maggio dopo ripetuti interventi dell'esercito, che portarono alla morte di decine e decine di manifestanti e all'arresto dei capi delle Camicie rosse. Nel luglio 2011, il Partito Pheu Thai guidato da Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin, vinse le elezioni e Yingluck divenne il nuovo capo di governo. La tensione politica rimase alta, nuove massicce dimostrazioni dell'opposizione si registrarono dalla fine del 2013 e culminarono nella nuova sentenza della Corte costituzionale che destituì Yingluck a inizio maggio 2014. Il governo fu affidato al compagno di partito Niwatthamrong Boonsongpaisan, ma il 20 dello stesso mese il capo dell'esercito, generale Prayuth Chan-ocha proclamò la legge marziale e due giorni dopo mise in atto un colpo di Stato senza spargimento di sangue. L'ondata di arresti, le durissime leggi imposte, il sistematico controllo dell'opposizione e del popolo con un grande spiegamento militare e la nuova Costituzione che dava nuovi grandi poteri ai militari e alla Corte costituzionale resero impossibile il riorganizzarsi dei sostenitori degli Shinawatra negli anni successivi. Note Collegamenti esterni
Cronologia della tecnologia tessile. Neolitico: il fuso a piattello viene usato per filare fibre vegetali che vengono tessute su telai a pesi. c. 3000 a.C. - La ruota per filare comparve per la prima volta in Cina per effettuare la trattura della seta. c. 200 - In Cina primi esempi di stampa tessile con blocchi di legno su seta. c. 500 - In India si comincia ad usare il charka per filare. 600 - In Egitto si stampa su tessuto con sagome in legno. 1210 - prime rappresentazioni di filatoio in Cina. 1224 - introduzione del filatoio in Francia e in Italia 1470 - prima rappresentazione di filatoio ad alette in Inghilterra. 1589 - William Lee inventa la stocking frame prima macchina per maglieria. 1733 - John Kay brevetta la spoletta volante, ideata da Leonardo da Vinci (Codice Atlantico, folio 985, recto) 1738 - Lewis Paul brevetta il draw roller. 1764 - James Hargreaves o Thomas Highs inventa la spinning jenny, filatrice con più fusi, (brevettata nel 1770). 1767 - John Kay inventa la spinning frame. 1769 - Richard Arkwright inventa la water frame, filatrice mossa da forza idraulica. 1779 - Samuel Crompton inventa la spinning mule, macchina automatica per filare che porta trenta fusi, nata dall'ibridazione tre la spinning jenny e la water frame. 1784 - Edmund Cartwright inventa il power loom, telaio mosso da energia idraulica. 1785 - Il processo di stampa tessile con un cilindro inciso viene brevettato da Thomas Bell in Inghilterra. 1787 - Al filatoio viene applicato il motore a vapore 1794 - Eli Whitney brevetta la cotton gin (sgranatrice del cotone), per separare la fibra di cotone dal resto della pianta. 1801 - Joseph Marie Jacquard brevetta il telaio Jacquard. 1806 - la bobbinet machine che produce il tulle, è messa a punto da John Heathcoat. 1813 - William Horrocks sviluppa il telaio meccanizzato. 1816 - Francis Cabot Lowell costruisce il primo telaio meccanizzato negli Stati Uniti. 1856 - William Henry Perkin immette sul mercato col nome di malveina il primo colorante sintetico, un'anilina. 1883 - invenzione della viscosa fibra artificiale. 1892 - Cross, Bevan & Beadle inventano la viscosa. c. 1920 - L'Hattersley loom viene sviluppato da George Hattersley and Sons. 1953 - Prima produzione commerciale di fibra di poliestere dalla DuPont. 1954 - Vengono inventati i coloranti reattivi. 1963 - L'open-end spinning macchina per filare sviluppata in Cecoslovacchia. Bibliografia Barber, E. J. W Prehistoric Textiles: The Development of Cloth in the Neolithic and Bronze Ages with special reference to the Aegean - Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 1991; ISBN 0-691-03597-0 Voci correlate Glossario di tessitura Glossario di arazzeria Industria tessile Industria tessile Tecnologia tessile
Þjófafoss (Thjofafoss) (in lingua islandese: cascata dei ladri) è una cascata situata lungo il corso del fiume Þjórsá, sul lato orientale dei campi di lava Merkurhraun, a sudovest della collina della tuya basaltica Búrfell, nella regione del Suðurland, nella parte meridionale dell'Islanda. La cascata ha un'altezza di 12 metri e una larghezza di 52 metri, quest'ultima molto variabile in funzione della portata d'acqua. Etimologia L'etimologia della denominazione Þjófafoss (Thjofafoss secondo l'alfabeto latino) che in lingua islandese significa: cascata dei ladri, è legata alla leggenda che qui venissero affogati coloro che erano stati condannati per furto. Descrizione A monte della cascata Þjófafoss, sul fiume Þjórsá è stata costruita la grande centrale idroelettrica Búrfellsstöð che sfrutta le sue acque per la produzione di energia elettrica. Di conseguenza la portata del fiume è controllata e durante la stagione invernale risulta piuttosto scarsa. Nella stagione calda invece, quando la temperatura più elevata provoca lo scioglimento dei ghiacciai, la portata supera ampiamente la capacità di sfruttamento della centrale e quindi viene rilasciata una maggiore quantità d'acqua. D'inverno l'acqua, bloccata dalla diga della centrale, fa in tempo a depositare i sedimenti trasportati, per cui l'acqua del fiume a valle della centrale appare estremamente limpida, mentre è torbida in estate quando non ha il tempo di sedimentare i depositi di origine glaciale trasportati dalla corrente. Escursionismo La cascata può essere raggiunta attraverso un sentiero di circa 4 km che procede in direzione nordovest dalla Strada 26, o attraverso un sentiero in direzione sud dalla Strada 32, che oltrepassa la centrale idroelettrica Búrfellsstöð e la cascata Hjálparfoss. Note Voci correlate Cascate dell'Islanda Altri progetti Collegamenti esterni Informazioni turistiche su enjoyiceland.is Foto di Þjófafoss su Flickr Cascate dell'Islanda
Origine Sia secondo il monaco cristiano e scrittore, normanno, Guglielmo di Jumièges, nel suo Historiae Normannorum scriptores antiqui, che secondo il monaco e cronista inglese, Orderico Vitale, Roberto era il figlio primogenito (in realtà era il secondogenito, in quanto il primogenito, Ruggero era morto bambino) del signore di Montgommery e visconte di Hiesmois, e primo conte di Shrewsbury, Ruggero II di Montgomery, e della sua prima moglie, la Signora di Bellême e d'Alençon, Mabel di Bellême, che, ancora secondo Guglielmo di Jumièges, era figlia del Signore di Bellême e signore d'Alençon, Guglielmo II e di Hildeburga, figlia del visconte del Maine, Arnolfo (Hildeburgem quippe filiam Arnulfi).Secondo ancora Guglielmo di Jumièges, Ruggero II di Montgomery era il figlio terzogenito del visconte di Hiesmois e signore di Montgommery, Ruggero I e, come conferma la Chronica Albrici Monachi Trium Fontium di Iosselina, figlia di Seufria, sorella della contessa di Rouen e marchesa di Normandia, Gunnora. Biografia Orderico Vitale, contemporaneo di Roberto, ricordando che era figlio di Mabel, lo definisce crudele, che sfoga la propria crudeltà sui più miseri (cujus crudelitas in diebus nostris super miseras plebes nimium efferbuit). Della giovinezza di Roberto si sa poco; dal documento nº 30 della Histoire du chateau et des sires de Saint-Sauveur-Le-Vicomte, risolta che Roberto col padre, Ruggero, nel 1060 fu tra i testimoni di una donazione del duca di Normandia, Guglielmo II, mentre, secondo il documento nº 1 del Cartulaire de Marmoutier pour le Perche, tra il 1070 ed il 1079, Roberto, assieme ai genitori, Ruggero e Mabel, donarono una proprietà alla chiesa di Notre-Dame de Bellême. Nel 1074, suo padre, Ruggero, fu creato I conte di Shrewsbury, al confine nord del Galles e piano piano accumulò molte delle terre che costituiscono l'odierno West Sussex, facendo di lui uno degli uomini più ricchi del tempo ed era proprietario di un grande numero di castelli, non solo attorno ad Arundel, ma anche in tutte le terre che rientravano nel contado di cui era stato investito;lo storico William John Corbett sostiene che a Ruggero erano state assegnate le baronie più ricche e che aveva ottenuto il permesso di costruire liberamente dei castelli. Quando Roberto il Corto, figlio del duca di Normandia, Guglielmo II, ora anche Guglielmo I d'Inghilterra, nel 1077, si ribellò al padre, tra i giovani che lo seguirono, secondo Orderico Vitale, vi fu anche Roberto di Bellême, che lo seguì anche in esilio, che durò circa cinque anni. Sua madre, Mabel, fu uccisa il 2 dicembre 1079, da Ugo di Giroie, che, secondo Guglielmo di Jumièges, assieme a tre fratelli, si introdusse nel castello di Bures (vicino a Caen), e la decapitò, mentre lei si rilassava nel letto dopo aver fatto un bagno. Gli assassini di Mabel fuggirono nel Ducato di Puglia. Il corpo di Mabel fu portato a Troarn, dove fu sepolto 3 giorni dopo (il 5 dicembre), nel convento della città.Dopo la morte di Mabel, le sue signorie rimasero al marito, Ruggero II, ma furono governate da Roberto, motivo per cui Roberto non è conosciuto con il titolo del padre, ma con quello della madre. Quando, nel 1088, dopo la morte, avvenuta nel 1087, diGuglielmo il Conquistatore, iniziò la rivolta contro il nuovo re, Guglielmo II il Rosso, per dare il trono inglese al fratello, il primogenito, Roberto, che fu capeggiata dal conte del Kent, il potente vescovo Oddone di Bayeux, zio sia di Guglielmo che di Roberto, come conferma anche il The Chronicles of Florence of Worcester with two continuations (London), sempre secondo il The Chronicles of Florence of Worcester with two continuations (London), dopo che suo padre, Ruggero, si era allineato con i rivoltosi, anche Roberto si schierò apertamente a favore di Roberto il Corto e secondo il The Complete Peerage (non consultato) fu assediato da Guglielmo II il Rosso, nel castello di Rochester e fatto prigioniero, e rilasciato, dopo che suo padre, era passato al servizio di Guglielmo II il Rosso, che lo aveva perdonato lasciandogli tutte le sue proprietà. Roberto lo troviamo schierato con il duca di Normandia Roberto il Corto, nel 1089, a domare una ribellione nei pressi di Rouen, anche se va detto che per quell'opera guadagnò diverse ricchezze e terre che si assommavano al suo già ingente patrimonio e in cambio il duca lo aiutò a combattere i nobili vicini così che potesse prendere le loro terre.Quando Guglielmo II il Rosso tentò di invadere la Normandia, sfruttando la collaborazione di quei feudatari che avevano anche feudi in Inghilterra, Roberto garantì al duca di Normandia, Roberto II, tutto il suo sostegno. Secondo il documento nº 13 del Cartulaire de Marmoutier pour le Perche, nel 1092, Roberto, col permesso dei fratelli, Ugo, Ruggero detto di Poitou e Arnolfo, fece una donazione alla chiesa di Saint-Léonard de Bellême. Ancora secondo Orderico Vitale, suo padre, Ruggero morì circa sei anni dopo Guglielmo il Conquistatore; morì a Shrewsbury, nel 1094, dove venne sepolto, nella chiesa dedicata a San Pietro, da lui edificata.Dopo la sua morte, le sue proprietà vennero equamente divise fra i suoi numerosi figli, come da volontà testamentarie, al fratello Ugo andarono le proprietà inglesi, mentre Roberto ereditò quelle normanne, trovandosi così proprietario di buona parte della Normandia centro-meridionale. Quando nel 1098, morì suo fratello, Ugo, Roberto ottenne da Guglielmo II il Rosso anche i feudi di famiglia d'oltremanica; infatti ancora Orderico Vitale descrive la morte di Ugo, II conte di Shrewsbury, combattendo contro Magnus III di Norvegia, che tentava un'invasione dal mare, e che Roberto ottenne i feudi del fratello pagando a re Guglielmo 3000 sterline (hi millia librarum sterilensium). Nel 1100, alla morte del suocero, Guido I di Ponthieu, per diritto di matrimonio divenne conte di Ponthieu. Alla morte del re d'Inghilterra, Guglielmo II il Rosso, avvenuta il 2 agosto 1100, Roberto il Corto avrebbe dovuto ereditare il trono d'Inghilterra, ma si trovava ancora in Puglia, dove si era sposato, e sarebbe arrivato in Normandia solo a settembre. Il fratello minore Enrico poté quindi impossessarsi della corona inglese.Dopo l'infruttuoso tentativo di Roberto il Corto di invadere l'Inghilterra, dell'estate del 1101, re Enrico I non si fidava del potente vassallo, Roberto di Bellême, quindi lo provocò volutamente e dopo essere venuto a diverbio lo convocò a giudizio davanti alla curia regis; Roberto piuttosto che umiliarsi preferì combattere, con l'aiuto dei fratelli, Ruggero detto di Poitou, signore di Lancaster e Arnolfo, signore di Pembroke, appoggiato anche dai Gallesi, nel 1102, cercò di resistere ad Enrico, ma fu sconfitto; anche la Florentii Wigornensis Monachi Chronicon, racconta la ribellione di Roberto, aiutato dal fratello, Arnolfo ed i Gallesi; Enrico I, dopo aver corrotto i Gallesi, con poco, conquistò i castelli dei rivoltosi e Roberto fu costretto ad arrendersi a Shrewsbury e sottomettersi, la stessa sorte toccò al fratello; sia a Roberto che ai fratelli fu concesso di abbandonare l'Inghilterra, ma tutti i loro beni furono confiscati. Roberto dopo aver lasciò l'Inghilterra tornò in Normandia, dove, per vendicarsi delle perdite subite in Inghilterra sfogava la sua ira contro gli amici del re Enrico I, senza che il duca di Normandia, Roberto il Corto, facesse nulla per fermarlo. Nel 1104, questa situazione spinse Enrico ad invadere la Normandia, per porre fine ai continui soprusi di Roberto nei confronti dei suoi amici, col tacito consenso del duca Roberto II. Enrico I, per il momento si accontentò della contea di Évreux, come riparazione.I soprusi di Roberto di Bellême continuavano e, nel 1105, assieme a Guglielmo di Mortain, attaccarono il Cotentin dove risiedevano alcuni alleati di Enrico IEnrico I allora guidò un'altra spedizione attraverso la Manica, e, dopo alcune vittorie, bruciò Bayeux e occupò Caen, per proseguire verso la contea di Mortain, dove Guglielmo si era asserragliato, nel castello di Tinchebray, dove avvenne lo scontro decisivo tra i due fratelli, Enrico I e Roberto II di Normandia. Secondo il Florentii Wigornensis Monachi Chronicon Enrico aveva assediato il castello di Tinchebray e la battaglia con la vittoria di Enrico avvenne il 29 settembre 1106. Roberto fu catturato (secondo Orderico Vitale dal contingente Bretone) assieme a Guglielmo di Mortain, durante la battaglia di Tinchebray, mentre Roberto di Bellême, riuscì a fuggire.Roberto II di Normandia venne privato del ducato di Normandia, con l'approvazione del suo sovrano, il re di Francia, Filippo I, che lo dichiarò incapace di mantenere l'ordine e la pace nel suo territorio, ed Enrico I reclamò la Normandia come possesso della corona inglese, una situazione che perdurò per quasi un secolo.Mentre il duca di Normandia, Roberto II fu inviato in Inghilterra, dove fu tenuto prigioniero, i nobili mantennero i propri feudi. Il nuovo re di Francia, Luigi VI, succeduto a Filippo nel 1108, per più di una volta nel corso degli anni accusò Enrico I di tener prigioniero il suo suddito Roberto II duca di Normandia e gli chiese di liberarlo e quando, nel 1112, inviò Roberto di Bellême, quale suo ambasciatore a richiederne la liberazione, Enrico I fece arrestare ed imprigionò anche Roberto di Bellême, sia perché Roberto era fortemente sospettato di cospirare per la liberazione del duca, sia perché aveva preso sotto la sua protezione il figlio di roberto II di Normandia, Guglielmo Cliton.Secondo il The Complete Peerage (non consultato) fu imprigionato a Cherbourg e poi, nel luglio 1113, fu trasferito nel castello di Wareham nel Dorset e mai più liberato, si suppone che sia morto 1130 circa; infatti da uno dei primi Pipe Rolls, datato 1130, risulta una spesa per Roberto di Bellême (in libatione Robti de Belismo).Dopo che Roberto era stato privato della libertà il figlio primogenito, Guglielmo Talvas, gli succedette come conte di Ponthieu, come ci viene confermato dal documento nº 20 del Cartulaire de Marmoutier pour le Perche, e, nel 1119, secondo Orderico Vitale, fu reintegrato in tutti i possedimenti normanni di Roberto, in seguito all'accordo di pace intercorso tra Enrico I ed il re di Francia, Luigi VI. Matrimonio e discendenza Roberto, secondo Orderico Vitale, aveva sposato Agnese di Ponthieu, figlia del conte di Ponthieu Guido I, e, secondo Orderico Vitale il matrimonio era stato suggerito dal figlio del Conquistatore, Guglielmo II il Rosso, e che in suo onore il nome Guglielmo fu dato al primogenito; Agnese, sempre secondo Orderico Vitale, non era trattata con rispetto dal marito, anzi era trattata come una serva e per molto tempo fu costretta in una cella, come i ladri, con l'aiuto di una fedele cameriera, riuscì a fuggire di nascosto dalla prigione e si rifugiò da Adele, contessa consorte di Blois, Châteaudun, Chartres e Meux, ed infine, per non dover più incontrare il tirannico marito, si ritirò nel Ponthieu, dove morì nel 1105 circa.Roberto da Agnese ebbe due figli: Guglielmo Talvas († 1171), conte di Ponthieu, signore di Montgommery, visconte di Hiesmois, Signore di Bellême e signore d'Alençon. Andrea, citato in un documento del 1127, col fratello, Guglielmo. Note Bibliografia Fonti primarie Monumenta Germanica Historica, tomus XXIII. Historiae Normannorum scriptores antiqui. Histoire du chateau et des sires de Saint-Sauveur-Le-Vicomte. Historia Ecclesiastica, tomus II. Historia Ecclesiastica, tomus III. Historia Ecclesiastica, tomus IV. Ordericus Vitalis, Historia Ecclesiastica, vol. unicum. Collection des cartulaires de France. Cartulaire de Marmoutier pour le Perche. Florence of Worcester chronicle. Florentii Wigorniensis monachi Chronicon, Tomus II. Recueil des historiens des Gaules et de la France. Tome 13. Letteratura storiografica Louis Halphen, "La Francia: Luigi VI e Luigi VII (1108-1180)", cap. XVII, vol. V (Il trionfo del papato e lo sviluppo comunale) della Storia del mondo medievale, 1999, pp. 705–739. William John Corbett, "L'evoluzione del ducato di Normandia e la conquista normanna dell'Inghilterra", cap. I, vol. VI (Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 5–55. William John Corbett, "Inghilterra, 1087-1154", cap. II, vol. VI (Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 56–98. The Annals of Inisfallen (Dublin). J. F. A. Mason, Roger de Montgomery and His Sons (1067-1102), Transactions of the Royal Historical Society, 5th series vol. 13 (1963) 1-28 Victoria Chandler, The Last of the Montgomerys: Roger the Poitevin and Arnulf, Historical Research 147, February 1989. Kathleen Thompson, Robert of Bellême Reconsidered, Anglo-Norman Studies 13 (1991) 263-284 Voci correlate duchi di Normandia Conti e duchi d'Alençon Elenco di monarchi francesi Conte di Shrewsbury Sovrani d'Inghilterra Collegamenti esterni R Conti d'Alençon Conti di Ponthieu
Carriera Crebbe nel Taranto in Serie B, esordendo nel campionato 1986-1987, con 2 presenze ed una rete. Dopo una sola presenza nella stagione successiva, solo dal 1988-1989 giocò con più frequenza. Seguì le sorti della squadra anche con la retrocessione in Serie C1 e l'immediata promozione fra i cadetti. Rimase in Puglia fino al 1992 collezionando in totale 103 partite di campionato. Trasferitosi al in C1, guadagnò subito la promozione in B, diventando una delle colonne della squadra biancorossa. Esordì in Serie A nella stagione 1995-1996, durante la quale soffrì di un grave infortunio che lo tenne a lungo lontano dai campi da gioco. Tornato a giocare, riconquistò anche la maglia di titolare, alternandosi talvolta con il tornante Massimo Beghetto, vincendo con il Vicenza la Coppa Italia del 1997. L'anno successivo passò all'Udinese, ma la sua avventura friuliana non fu delle migliori, disputò solo 6 partite nel primo anno, nel 1998-1999 finì in prestito alla in B, con cui disputò 15 partite. Rientrato ad Udine, non scese mai in campo nel 1999-2000. Nel 2000 fu ingaggiato dall', dove disputò solo poche gare. Chiuse la carriera in Serie C1 con il Taranto, con altre due stagioni con pochissime presenze. Nell'agosto 2006 torna in campo per vestire la maglia del Real Squinzano e poi del Castellaneta nel campionato di Promozione Pugliese Girone B. Nell'estate 2009 viene ingaggiato dalla Stella Jonica Carosino. Nell'agosto 2010 diventa l'allenatore dei Giovanissimi Nazionali del Taranto Calcio. Nell'agosto 2012 diventa vice-allenatore della prima squadra del Taranto Football Club 1927, ruolo che manterrà fino alla fine della stagione 2014. Diventa quindi responsabile dell'area tecnica di una scuola calcio del tarantino. Palmarès Giocatore Competizioni nazionali Taranto: 1989-1990 Vicenza: 1996-1997 Note Collegamenti esterni
I Grammy Awards 1986 sono stati la 28ª edizione dell'omonimo premio musicale. Vincitori e candidati Categorie principali Registrazione dell'anno We Are the World - USA for Africa; Quincy Jones (produttore) Money for Nothing - Dire Straits; Neil Dorfsman e Mark Knopfler (produttori) The Boys of Summer - Don Henley; Don Henley, Danny Kortchmar, Greg Ladanyi e Mike Campbell (produttori) The Power of Love - Huey Lewis and the News; Huey Lewis and the News (produttori) Born in the U.S.A. - Bruce Springsteen; Jon Landau, Chuck Plotkin, Little Steven e Bruce Springsteen (produttori) Album dell'anno No Jacket Required - Phil Collins Brothers in Arms - Dire Straits Whitney Houston - Whitney Houston The Dream of the Blue Turtles - Sting We Are the World - USA for Africa Canzone dell'anno We Are the World, scritta da Michael Jackson e Lionel Richie, cantata dagli USA for Africa Money for Nothing, scritta da Mark Knopfler e Sting, cantata dai Dire Straits The Boys of Summer, scritta da Don Henley e Mike Campbell, cantata da Don Henley Everytime You Go Away, scritta da Daryl Hall, cantata da Paul Young I Want to Know What Love Is, scritta da Mick Jones, cantata dai Foreigner Miglior artista esordiente Sade a-ha Freddie Jackson Julian Lennon Katrina & The Waves Pop Miglior interpretazione vocale pop femminile Whitney Houston - Saving All My Love for You Pat Benatar - We Belong Madonna - Crazy for You Linda Ronstadt - Lush Life Tina Turner - We Don't Need Another Hero Miglior interpretazione vocale pop maschile Phil Collins - No Jacket Required Sting - The Dream of the Blue Turtles Paul Young - Every Time You Go Away Glenn Frey - The Heat Is On Stevie Wonder - Part-Time Lover Reggae Miglior registrazione reggae Cliff Hanger - Jimmy Cliff Alive in Jamaica - Blue Riddim Band Resistance - Burning Spear Working Wonders - Judy Mowatt Play the Game Right - Ziggy Marley and the Melody Makers Rock Miglior interpretazione vocale rock femminile Tina Turner - One of the Living Pat Benatar – Invincible Melba Moore – Read My Lips Nona Hendryx – Rock This House Cyndi Lauper – What a Thrill Miglior interpretazione vocale rock maschile Don Henley - The Boys of Summer Bryan Adams – Reckless John Fogerty – Centerfield Mick Jagger – Just Another Night John Cougar Mellencamp – Scarecrow Miglior interpretazione rock di un duo o un gruppo Dire Straits - Money for Nothing Bryan Adams con Tina Turner – It's Only Love Eurythmics – Would I Lie to You? Heart – Heart Starship – We Built This City Videoclip Miglior videoclip We Are the World - The Video Event - USA for Africa; Tom Trbovich (regista), Quincy Jones (produttore) Do They Know It's Christmas? - Band Aid No Jacket Required - Phil Collins The Daryl Hall and John Oates Video Collection - Hall & Oates Private Dancer - Tina Turner Produzione Produttore dell'anno, non classico Phil Collins e Hugh Padgham David Foster Don Henley, Danny Kortchmar e Greg Ladanyi Mark Knopfler e Neil Dorfsman Narada Michael Walden Note Musica nel 1986 Cerimonie dei premi Grammy
Biografia Nato nell'allora Livonia (nell'odierna Lettonia), la sua prima opera gli fruttò già a quindici anni fama di genio. Nel 1768 intraprese studi di teologia a Königsberg (Prussia), seguendo le orme del padre (parrocco), traducendo intanto Alexander Pope, Plauto e William Shakespeare. La sua vera vocazione però era la letteratura e ben presto abbandonò gli studi teologici. Diventa Precettore e si interessa particolarmente al Dibattito di quegli anni sull'istruzione. Molto probabilmente è questa sua professione ad ispirarlo per il suo dramma "Il precettore ovvero vantaggi dell'istruzione privata". Durante un viaggio a Strasburgo, nel 1771, conobbe Johann Wolfgang von Goethe, il quale gli avrebbe fatto incontrare in seguito letterati come Johann Gottfried Herder e Johann Kaspar Lavater. Il suo dramma Il precettore (Der Hofmeister, oder Vorteile der Privaterziehung 1774) e altre opere, pubblicate nello stesso anno, furono attribuite inizialmente a Goethe, notizia che fece non poco spazientire Lenz. Il rapporto tra Lenz e Goethe era un "odi et amo" in quanto Lenz ammirava Goethe per la sua bravura letteraria ma, allo stesso tempo, desiderava sovrastarlo o almeno raggiungerlo e stare "al suo passo". Del 1776 è la commedia Die Soldaten, da cui l'opera Die Soldaten di Zimmermann, che venne rielaborata nel 1968 da Heinar Kipphardt. Lenz interruppe la dipendenza dal modello vincolante delle tre unità di "tempo, spazio e azione", seguito fin dal tempo di Aristotele, anticipando così elementi decisivi del dramma moderno. Nel 1777 fu colpito da una malattia mentale che paralizzò la sua creatività e lo costrinse a lunghi soggiorni terapeutici in Svizzera e a Riga. Riparato, infine, presso amici a Mosca, vi morì completamente povero e abbandonato. Il suo tragico destino (e in particolare il suo vagabondaggio sui monti Vosgi durante il declino della sua mente) fu narrato nel famoso racconto Lenz di Georg Büchner (1839). Le sue opere furono rielaborate anche da Bertolt Brecht. Principali opere Die Landplagen (1769) Der Hofmeister, oder Vorteile der Privaterziehung (Il precettore o i vantaggi dell'educazione privata, 1774) Der neue Menoza (Il nuovo Menoza, 1774) Anmerkungen über Theater (1774) Pandaemonium Germanicum (1775), trad. it. con il titolo Pandämonium Germanicum, a cura di M. Latini, Morcelliana, Brescia, 2017. Die Soldaten (1776) Der Landprediger (1776) Der Waldbruder (edito nel 1882) Letteratura secondaria Micaela Latini, La stella e la meteora. Goethe e J.M.R. Lenz (a partire da "Der Wadbruder"), in "Cultura tedesca", 47-48 (2015), pp. 127-144. Note Altri progetti Collegamenti esterni Esponenti dello Sturm und Drang
Biografia In quanto principe ereditario, la sua successione al trono paterno era data per scontata. Le Laboureur, viaggiatore francese, descrisse il principe come un bambino molto vivace, snello e agile. Sveglio e intelligente, all'età di sette anni Sigismondo Casimiro già parlava fluentemente polacco, latino e tedesco. Secondo un aneddoto, una volta che fu rimproverato in tedesco, replicò: Sono polacco, quindi parlatemi in polacco.Questo precoce senso di appartenenza nazionale, oltre al fatto che vestiva volentieri in costume polacco, lo rese presto caro ai sudditi, cosa che rafforzò ulteriormente la sua posizione come candidato per la corona. Nell'estate del 1647, il piccolo principe fu colto da malore, dovuto probabilmente alla dissenteria che aveva contratto durante la residenza estiva in Pomerania. Dopo cinque giorni di dolore e diarrea con sangue, il principe morì. Ladislao IV ne fu addolorato al punto di non poter partecipare al funerale a Cracovia. Sigismondo Casimiro fu sepolto nella Cattedrale del Wawel. Ascendenza Altri progetti Sigismondo Casimiro
Le Isole degli Antipodi (in māori Moutere Mahue) sono un gruppo di isole disabitate e inospitali a sud della Nuova Zelanda, di cui fanno parte territorialmente. Si trovano 650 km a sud-est dell'Isola Stewart. Il gruppo consiste di un'isola principale di 60 km² di superficie, l'isola Bollons di 2 km² più a nord, e numerose isolette e scogli. Descrizione Insieme con le Isole Auckland, Bounty, Campbell e Snares, le Isole degli Antipodi sono state inserite nel 1998 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, col nome unitario di Isole sub-antartiche della Nuova Zelanda. Le Isole degli Antipodi prendono il nome dalla loro presunta posizione antipodale rispetto al Regno Unito. Anche se sono le terre più vicine ai veri antipodi del Regno Unito, la loro posizione (49°41' S, 178°48' E) è agli antipodi di un punto a pochi chilometri a est di Cherbourg sulla costa settentrionale della Francia. Il gruppo di isole venne rilevato per la prima volta nel 1800 dal Capitano Henry Waterhouse della nave britannica HMS Reliance. Un tentativo di stabilire del bestiame sulle isole ebbe breve durata (così come, a causa del clima, il bestiame stesso). Quando la nave Spirit of Dawn affondò vicino alla costa dell'isola principale nel 1893, gli undici membri sopravvissuti dell'equipaggio passarono quasi tre mesi vivendo come naufraghi sull'isola, nutrendosi solamente di uccelli marini crudi. Ironicamente, un deposito per naufraghi ben fornito era disponibile sull'altro lato dell'isola. Il deposito fu trovato e usato dall'equipaggio della President Felix Faura naufragata nella baia di Anchorage nel 1908. L'ultimo naufragio alle Antipodi fu, nel 1999, quello dello yacht Totorore, che costò la vita a due persone. Nel 1886 fu trovato sull'isola principale, a circa un metro di profondità, un coccio testimoniante la visita delle isole da parte delle popolazioni polinesiane prima del 1800. Questo coccio è ora esposto al Te Papa Museum di Wellington. Fauna Le isole degli Antipodi sono classificate da BirdLife International come Important Bird and Biodiversity Area (IBA) in quanto sito di nidificazione esclusivo di alcune specie di uccelli come il beccaccino subantartico (Coenocorypha aucklandica), il parrocchetto delle Antipodi (Cyanoramphus unicolor) e l'albatro delle Antipodi (Diomedea antipodensis). Le isole sono inoltre il sito di nidificazione di oltre 50.000 coppie di pinguini crestati maggiori (Eudyptes sclateri) e di cospicue colonie di pinguino saltarocce (Eudyptes chrysocome), albatro sopracciglio nero (Thalassarche melanophrys), albatro mantochiaro (Phoebetria palpebrata), ossifraga del nord (Macronectes halli), petrello grigio (Procellaria cinerea) e petrello mentobianco (Procellaria aequinoctialis). Flora La flora delle isole comprende alcuni tipi di piante conosciute come megaerbe. Note Bibliografia Wise's New Zealand Guide (Quarta ed.) (1969). Dunedin: H. Wise & Co. (N.Z.) Ltd. "NGA-IWI-O-AOTEA". No. 59 (June 1967). Te Ao Hou - The Maori Magazine, pp. 43. Voci correlate Isole sub-antartiche Isole esterne della Nuova Zelanda Altri progetti Collegamenti esterni Antipodi Isole disabitate della Nuova Zelanda Isole vulcaniche
La ricerca È stato uno dei primi a sviluppare la teoria economica del ciclo economico. Ha identificato un ciclo della durata media di 7-11 anni caratterizzato dall'espansione del credito e dalla riduzione delle riserve bancarie nelle fasi di ripresa e di prosperità dall'andamento opposto nelle fasi di recessione e depressione. All'interno del ciclo di Juglar si possono osservare oscillazioni degli investimenti in capitale fisso e non solo cambiamenti nel livello di occupazione del capitale fisso (e le rispettive modifiche delle scorte), come si osserva per quanto riguarda il ciclo Joseph Kitchin. La ricerca recente che impiega anche analisi spettrale ha confermato la presenza dei cicli di Juglar nella dinamica del PIL mondiale fino al momento presente . Impatto di Juglar Le pubblicazioni di Juglar hanno portato ad altre teorie del ciclo economico, in seguito, da economisti come Joseph Schumpeter. Pubblicazioni "Des crises commerciales", 1856, in Annuaire de l'economie politique. "Des Crises commerciales et leur retour periodique en France, en Angleterre, et aux Etats-Unis", Parigi, Guillaumin, 1862. Du Change et de la liberte d'émission, 1868. Les Banques de depôt, d'escompte et d'émission, 1884. Note Voci correlate Ciclo economico Altri progetti Collegamenti esterni Storia del pensiero economico
è un anime OAV di genere hentai del 1997 in due episodi, tratto da un romanzo di Tatenao Hakage. In Italia è stato distribuito dalla Yamato Video nel 2000 col sottotitolo Poliziotte, robottoni e pistoni. Ambientata in un tempo futuro, la storia ruota attorno ad uno dei gruppi addetti alla sicurezza pubblica che lavora per una società privata, e in particolare al suo ufficiale donna. Trama In un lontano quanto fantascientifico futuro, Tokyo non è più la capitale del Giappone, in quanto tale onore è stato restituito alla città di Kyoto. Anche se continua ad essere un importante centro di commercio, gran parte dell'area urbana (in particolare il quartiere di Ginza) è caduta sempre più nelle mani della criminalità: la polizia regolare risulta essere sopraffatta, oltre che ampiamente impreparata, da tutto questo lavoro extra che gli tocca compiere. Come conseguenza d'una tal situazione, sono sorte come funghi imprese di sicurezza che garantiscono privatamente la sicurezza dei cittadini che ne fanno richiesta, tramite contratti di protezione esclusivi. Noriko è impiegata in una di queste società private: anni prima, quand'era ancora una studentessa di liceo, il suo fidanzato dell'epoca aveva tentato di violentarla, mandando così a rotoli il suo primo approccio sessuale. Cresciuta, diventa sempre più un vero e proprio maschiaccio sia come carattere che come look, tanto che spesso viene scambiata per un maschio (e questo fatto, occorre sottolinearlo, la irrita moltissimo). Una notte, mentre è in procinto di sventare lo stupro di una passeggera della metropolitana da parte di tre teppistelli delinquenti e nullafacenti, viene aiutata da Shibata, il direttore di una società sita a Shinjuku: di conseguenza viene riassegnata a far parte di una nuova squadra appena creata appositamente per quel quartiere. Noriko incomincia ad avere fantasie romantiche nei confronti di Shibata, anche se sa benissimo che questi è già felicemente fidanzato: appena giunta in zona la giovane si allarma nel vedere che i suoi nuovi compagni di squadra sono dei tipi a dir poco stravaganti: Yasuo è un fanatico dei robot che non prova il minimo interesse per le femmine reali, lui ama solo i mecha. Isamu invece inizia a vedere Noriko come una futanari e cerca d'agire di conseguenza, e come risultato si prende un bel po' do schiaffi dalla ragazza. La sua partner sulla strada, Kayoko, sembra essere una ninfomane insaziabile sempre in cerca di maschi. Infine, il suo diretto superiore, Keiko, non è altri che la fidanzata ed amante di Shibata: entrambi completamente inconsapevoli ed all'oscuro degli interessi romantici provati da Noriko nei confronti di lui. Noriko trova ben presto una maniera per alleviare lo stress prodotto dal difficile impiego che svolge: alla fine sarà Kayoko ad aiutar la nostra eroina a superare tutte le proprie inibizioni sessuali. Collegamenti esterni Anime e manga hentai
Asile's World (in italiano "Il mondo di Asile") è una canzone di Elisa del 2000, estratta come terzo singolo dall'omonimo album. Descrizione Il titolo e il testo della canzone rimandano ad un mondo rovesciato e paradossale: infatti "Asile" è "Elisa" scritto al contrario e perciò il titolo può essere interpretato come "il mondo capovolto di Elisa". La canzone dà anche il nome alla S.a.s. Asile, fondata nel 1999 e gestita da Elena Toffoli, sorella della cantautrice. Il singolo Il singolo è stato pubblicato nel 2000. Esso contiene la versione Bedroom Rockers Remix, dalle sonorità leggermente più pop, remixata da Fred Ventura ed Enrico Colombo per Bedroom Rockers Productions. Tale versione è inclusa nel video ed è stata inserita nella seconda edizione dell'album nel 2001. Sulla cover del singolo le tracce numero 2 e 3 sono indicate invertite (quelle indicate sotto sono nell'ordine seguito dal CD). Video musicale Per la promozione della canzone è stato girato un video musicale da Luca Guadagnino, regista anche dei video di Luce (tramonti a nord est), Broken e Swan, e prodotto da Grucho Film. Tale video vede la cantautrice camminare per una città (si deduce che si tratta di Milano da un tram arancione che passa velocemente in una scena) indossando un cappello bianco e comportandosi in modo piuttosto bizzarro con le altre persone. Tracce Testi di Elisa, musiche di Elisa e Leo Z. CDS 300747 2 Asile's World (Bedroom Rockers Productions Vocal) - 3:39 Asile's World (Bedroom Rockers Productions Vocal Instrumental) - 3:39 Asile's World (Album Version) - 3:49 CD promo INS 030 Asile's World (Album Version) - 3:49 Collegamenti esterni
Biografia Nell'autunno del 1997, formò con Nate Kelley (basso) e Kurt Brown (chitarra) i Bleed Theory, come progetto in studio. Più tardi e su richiesta di Kelley, Morgan Evans (voce) si unì a loro, seguito successivamente da Josh Eppard (batteria). I Bleed Theory rappresentavano un progetto parallelo per Kelley, Evans ed Eppard che, contemporaneamente, facevano anche parte degli Shabütie, dei Fuse e dei 3, rispettivamente. Nel 1999 Eppard lasciò sia i 3 che i Bleed Theory per sostituire negli Shabütie (i futuri Coheed and Cambria) Kelley, il quale rimase nei Bleed Theory con, alla batteria, Zac Shaw, un amico di lunga data di Kelley ed Evans. Nel 2001 Kelley lasciò i Bleed Theory, rimpiazzato da Mike McCoy al basso e la band cambiò nome in Divest. Quando Parker decise di seguire i Coheed and Cambria come tastierista di supporto durante i tour, i Divest misero fine alla loro attività, prima di riformarsi per breve tempo ancora con Evans, Brown e Kelley. Nell'autunno del 2004 Parker formò con Joe Maggio, Sean-Paul Pillsworth e Kenny Camacho, i Counterfeit Disaster a cui, nell'inverno del 2005, si aggiunsero Dave Dow e Dave Bodie con l'intento di formare una band che potesse anche suonare dal vivo e non rimanere un progetto in studio. Questo è il gruppo in cui attualmente milita Parker che però continua ad accompagnare come tastierista i Coheed and Cambria in tour. Nel 2005 ha collaborato, sempre come tastierista, con i Weerd Science per l'album Friends and Nervous Breakdowns e spesso li segue anche nelle esibizioni dal vivo. Collegamenti esterni
Penrith è una città mercato del Regno Unito, nella contea inglese di Cumbria. Amministrazione L'autorità locale è l'Eden District Council, che ha sede nella città. In precedenza Penrith era la sede sia del Penrith Urban Council sia del Rural District Council. Penrith non possiede un proprio consiglio cittadino ed è un'area non inclusa in alcuna parrocchia civile (unparished area). Gemellaggi Penrith Ubicazione Si trova nella valle del fiume Eden, appena a nord del fiume Eamont; dista meno di 3 miglia (5 km) dai confini del Parco Nazionale del Lake District. Altri fiumi locali che delimitano il territorio della città sono il Lowther e il Petteril. Un corso d'acqua in parte scavato dall'uomo, il Thacka Beck, che attraversa il centro della città, collega i fiumi Petteril e Eamont. Per molti secoli, questo corso d'acqua costituì la principale fonte idrica della città. Inoltre, la riserva naturale del Thacka Beck costituisce un bacino di espansione per il contenimento di alluvioni, che protegge abitazioni ed attività commerciali e produttive di Penrith. Archeologia Lo scavo di un tratto della strada romana da Manchester a Carlisle nel corso di lavori per l'ampliamento del Cimitero di Penrith dimostrarono che la strada è sopravvissuta meglio ai margini del campo. Le superfici ricoperte da ciottoli e ghiaia sono state completamente distrutte dall'aratura al centro. La strada fu costruita scavando un'ampia trincea poco profonda sotto al livello del suolo agricolo. I grandi ciottoli erano probabilmente provenienti dai dintorni, poiché nel terreno circostante lo scavo archeologico non compaiono frequentemente. I ciottoli erano aggiunti al terreno scavato e la miscela era ricollocata nello scavo per costituire una fondazione stabile, che era poi elevata al centro della strada per formare un dosso. Architetture Degno di nota il Castello di Brougham. Note Altri progetti
Prima della rivoluzione la Kuznecova era una delle cantanti liriche più celebri della Russia imperiale, avendo lavorato con Richard Strauss, Nikolai Rimsky-Korsakov e Jules Massenet. Cantava spesso assieme a Fëdor Šaljapin. Dopo aver lasciato la Russia nel 1917, continuò a esibirsi per altri trent'anni all'estero prima di ritirarsi. Biografia Famiglia La Kuznecova nacque nel 1880, a Odessa, in Ucraina, figlia del ritrattista Nikolai Kuznetsov. La madre della Kuznecova, Hanna Hrytsenko, proveniva da una povera famiglia di Volyn che era venuta a Odessa per guadagnare. Marija discendeva da una illustre famiglia di scienziati e intellettuali di origine rumena e russo-ebraica. La nonna materna, Emilia (Nevakhovich) Metchnikoff, era la figlia del russo-ebreo Lev Nevakhovich (1776–1831), autore, traduttore e fondatore del movimento Haskalah in Russia. Emilia sposò un ufficiale delle Guardie, Ilya ed ebbe due figli; il microbiologo premio Nobel Élie Metchnikoff e il sociologo Lev Metchnikoff. Anche i prozii Mikhail e Aleksandr Nevakhovich della Kuznecova avevano avuto una carriera di successo. Mikhail era un fumettista e fondatore della prima rivista satirica russa, Mish-Mash (Eralash). Aleksandr era un drammaturgo e aveva lavorato come direttore del repertorio dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo durante il regno di Nicola I. Primi anni e carriera La Kuznecova studiò inizialmente balletto a San Pietroburgo, in Russia, ma abbandonò la danza per studiare musica con il baritono Joachim Tartakov. La Kuznecova era un soprano lirico con una voce chiara e bella. Possedeva anche un notevole talento come attrice. Igor' Stravinskij la descrisse come "molto appetibile da guardare e da ascoltare". Debuttò inizialmente al Conservatorio di San Pietroburgo come Tatiana in Eugene Onegin di Čajkovskij nel 1904. Debuttò per la seconda volta nel 1905 al Teatro Mariinskij come Marguérite nel Faust di Charles Gounod. Una notte, non molto tempo dopo il suo debutto al Mariinsky, scoppiò una disputa nella hall del teatro tra studenti e ufficiali dell'esercito mentre la Kuznecova cantava il ruolo di Elsa nel Lohengrin di Wagner. Prima che seguisse il panico, una Kuznecova impassibile interruppe la sua esibizione e poi rapidamente calmò la folla dirigendo tutti in una interpretazione trascinante dell'inno nazionale russo Dio salvi lo Zar! (Bože, Zarja chrani!). Rimase al Mariinsky come solista per dodici anni fino alla rivoluzione del 1917. Durante la sua lunga carriera, la Kuznecova ebbe diversi ruoli tra cui Fevroniya ne La leggenda della città invisibile di Kitezh e la fanciulla Fevroniya di Rimsky-Korsakov, il ruolo da protagonista nel Cléopâtre di Massenet, Woglinde nella prima produzione russa di L'oro del Reno di Wagner e Fausta in un'altra creazione di Massenet, Roma. Tra gli altri suoi ruoli distintivi ricordiamo Oksana in Cherevichki di Ciajkovskij, Thaïs in Thaïs di Massenet, Violetta in La traviata di Verdi, La fanciulla delle nevi in La fanciulla delle nevi di Rimsky-Korsakov, Mimi in La bohème di Puccini, Antonida in Una vita per lo Zar di Glinka, Lyudmila in Ruslan e Ljudmila e Tamara ne Il demone di Anton Rubinštejn. Col tempo sviluppò un considerevole seguito all'estero; facendo il suo debutto all'Opera di Parigi nel 1908 e a Londra al Covent Garden nel 1909. Durante questo periodo apparve in Gwendoline (1910) di Emmanuel Chabrier e in Roma di Jules Massenet (1912). Nel 1916 fece il suo debutto americano, esibendosi a New York e Chicago. A New York fece scalpore, esibendosi con la Manhattan Opera Company nella prima produzione americana di Cleopatre. I Balletti Russi Alla vigilia della prima guerra mondiale, la Kuznecova partecipò e contribuì a finanziare le famose Les Saisons Russes dei Ballets Russes di Sergei Diaghilev a Londra e Parigi. Con l'aiuto del suo amico, l'artista e designer Léon Bakst, ottenne il ruolo della moglie di Potiphar nel balletto di Richard Strauss La Légende de Joseph (o Josephslegende) nel 1914. La produzione comprendeva tutto il gotha del mondo dell'arte edoardiana. Era prodotto da Diaghilev, composto e diretto da Strauss, coreografato da Michel Fokine, sceneggiato da Bakst e José Maria Sert, mentre il ruolo principale era ballato da Léonide Massine. Era un ruolo importante ed era certamente in buona compagnia, ma erano costretti a un programma molto duro con poco tempo per provare. A peggiorare le cose Strauss era di cattivo umore, perché la sua amante, Ida Rubinstein, che avrebbe dovuto ballare il ruolo di Lydia Sokolova, aveva improvvisamente abbandonato il progetto. Inoltre Strauss detestava lavorare con i musicisti francesi ed era costantemente ai ferri corti con l'orchestra. Diaghilev, nel frattempo, non si era ancora ripreso dalla partenza di Vaslav Nijinsky l'anno precedente dai Ballets Russes. Nonostante i problemi nel backstage e una stampa britannica indignata, che trovava osceno il lavoro, il balletto debuttò con successo sia a Londra che a Parigi quella primavera, come riportato dal New York Times: PARIGI, 14 maggio – All'Opera stasera la stagione del balletto russo si è aperta con la première di "The Legend of St. Joseph" di Richard Strauss... La parte di Joseph è stata eseguita in modo eccellente da un giovane membro del "Artists Theater" di Mosca, Leonide Miassine, che si è unito alla compagnia di balletto del M. Diaghilew per questo scopo. La signora Kousnetzoff ha abbandonato per il momento il canto per impersonare la moglie di Potiphar ... Un teatro affollato era evidentemente molto contento. Dissero che la cosa più memorabile della produzione erano le lussuose sceneggiature a tema veneziano di Sert e i costumi di Bakst. La Sokolova ha ricordato il costume di Kuznecova come particolarmente ispirato: Si muoveva su alti zoccoli dorati, accompagnata da domestici, due dei quali avevano un paio di levrieri irlandesi color miele con guinzagli bianchi... Oltre a cimentarsi nel balletto, la Kuznecova si è esibì in diverse opere durante quella stagione. In uno spettacolo memorabile si unì al celebre basso russo Fëdor Šaljapin in una produzione de Il principe Igor di Borodin, coreografata da Fokine, e messa in scena al Drury Lane l'8 giugno 1914. La vita in esilio Dopo la Rivoluzione del 1917, la Kuznecova fuggì dalla Russia, facendo una fuga adeguatamente drammatica vestita da mozzo e nascosta in un baule a bordo di una nave diretta in Svezia. La sua prima esibizione in esilio fu con l'Opera di Stoccolma nel 1919. Più tardi quell'anno fu ingaggiata dal Gaiété-Lyrique di Parigi, cantando accanto a Lucien Fugère, Maria Barrientos, Lydia Lipkowska, Georgette Leblanc, André Gilly e Vanni Marcoux. Nel 1920 la Kuznecova partecipò a un grande concerto di beneficenza all'Opéra di Parigi insieme a Vera Karalli ed altri, per raccogliere fondi per aiutare gli emigrati russi bisognosi. Le altre esibizioni della Kuznecova durante gli anni 1920 furono di natura più pratica e meno filantropica. Organizzò concerti e recital privati dove cantava musica folk russa e spagnola, musica gitana e opera. Durante questi concerti si esibiva spesso in danze popolari spagnole e flamenco dopo aver cantato. Oltre a questi spettacoli privati, lavorò come solista al Covent Garden, al Teatro dell'Opera di Copenaghen e in altre sale da concerto e teatri lirici in tutta Europa. Fondò il Teatro delle Miniature con Léon Bakst nel 1922, dove si esibì per un brevissimo periodo. Nel 1927, con l'aiuto del baritono ucraino Mikhail Karakash, e di sua moglie Elizaveta Popova, e del conte Alexis Ceretelli, fondò l'Opéra Russe a Parigi. L'Opéra Russe organizzò una serie di balletti e opere a Londra, Parigi, Barcellona, Madrid, Milano e fino a Buenos Aires e in Giappone, tra il 1927 e il 1933. Si esibì anche a Shanghai nel maggio 1935. Dopo il 1933 fece meno spettacoli, ma già nel 1947 il suo nome apparve nel programma di un concorso coreografico tenuto a Copenaghen, ospitato da Rolf de Maré. Il suo contributo all'evento fu descritto semplicemente: "Canzoni e balli della Spagna, di Maria Kousnetzoff e un gruppo di flamenco". Vita privata e morte Il primo marito di Kuznecova fu Nikolai Albertovich Benois, figlio dell'acquarellista Albert Nikolayevich Benois (1852-1936). Dopo la morte di Benois, la Kuznecova sposò il nipote di Jules Massenet, il banchiere e industriale Alfred Massenet. Alfred aveva lavorato per un certo periodo nell'impero russo, prima della Rivoluzione, come presidente della Société d'Industrie Minière de Chagali-Heliar, una società francese di estrazione del rame con sede a Tbilisi, in Georgia. La Kuznecova trascorse gli ultimi anni della sua vita in povertà; viveva in una stanza in un piccolo hotel vicino agli Champs Elysees, abbandonata da suo figlio Mikhael e dai suoi ex colleghi e amici. L'unica sua compagna era la sua camerinista Olga e si manteneva dando lezioni di canto e recitazione. Olga era solita raccontare come Chaliapin morì tra le braccia della Kuznecova, contro la volontà di sua moglie. Marija Kuznecova morì a Parigi il 25 aprile 1966. Note Bibliografia Kuznetsova, Anna Sergeyvena. Maria Nikolayevna Kuznetsova. (Moskva: Muzyka, 1962.) Altri progetti Collegamenti esterni Maria Kuznetsova, Russian Soprano 1880–1966 A brief biography of Maria's father Nikolai Kuznetsov including a portrait of his wife
Cereseto (Ciarzin in piemontese) è un comune italiano di 409 abitanti della provincia di Alessandria, in Piemonte. Geografia fisica Paese del Monferrato Casalese, è situato a 280 metri di altezza sul livello del mare, in provincia di Alessandria. Il comune si sviluppa su una superficie di 1040 ettari. L'abitato è arroccato su un'altura, dominato dall'imponente castello. È situato sulla destra della strada di grande comunicazione che collega Asti a Casale Monferrato. Storia Il paese di Cereseto probabilmente è sorto sul colle attualmente individuabile nella zona di via San Tommaso e via San Grato, tra il 500 e il 600 d.C.; in questo punto del paese vi nacque una fornace, o meglio, un grosso forno, dove la terra impastata veniva messa a riposare in cantine sotterranee e poi cotta, ricavandone mattoni. Le più antiche carte conservate presso l'Archivio capitolare del duomo di Asti citano che intorno l'anno 957, il vescovo di Asti, Bruningo, fece una permuta di alcuni beni immobili situati a Cagliano, Serralunga e nella Valle Sabadina con Eldeprando di Cortecomaro, ottenendone in cambio altri beni situati sui territori di Cortecomaro ("…quinto campo est a locus ubi dicitur seralonga lacente latus terra ursoni est per mensura iusta tabolas; centum nonaganta et duas…"). Cereseto era quindi un piccolo feudo d'origini molto antiche. Il paese, sui documenti e sulle pergamene scritte a partire dall'anno 990 circa, è nominato come Cirisidum, Cerisido, Cirisito, Cirisido, Cerexeti, Cireseto ed infine Cereseto, probabilmente per le innumerevoli piante di ciliegio che prosperavano su tutte le colline circostanti e tra i vigneti (termine dialettale ciresa). Probabilmente, a partire dal decennio antecedente l'anno Mille, il paese era governato (dominus) dalla nobile famiglia dei Graseverto (a volte su alcuni documenti viene nominato come Braseverto o Branseverto), d'origini astigiane. Nel maggio del 999, fu redatto un documento che risulta essere, probabilmente, la fonte più antica che cita il paese di Cereseto: un "diploma" di Ottone III nel quale vengono confermati i beni appartenenti alla Curia Vescovile della città di Vercelli; nel documento compaiono inoltre i nomi dei seguaci del Re Arduino d'Italia (Marchesato di Ivrea), tra i quali "Graseverto de Cirisido". In un documento risalente al 1003, quando ad Asti vi era Pietro Vescovo, venne citato, come extimator di una permuta di beni, un certo Graseverto. Altre informazioni si possono trovare in un diploma di Enrico II, dove si legge che il Graseverto viveva secondo la legge longobarda ed aveva giurato fedeltà all'Imperatore. Figura inoltre, in alcuni documenti risalenti al 1014, che un certo Graseverto, probabilmente parente dell'omonimo vassallo, sia stato punito dall'imperatore Arrigo II. Tra il 1002 e il 1014 vi fu la lotta tra re Arduino e l'imperatore; sia Pietro, vescovo di Asti, che Graseverto parteggiarono per il Re Arduino: lo si può dedurre da alcuni documenti di permuta risalenti l'anno 1003, dove viene riportato l'anno di grazia di Arduino. Nella lotta tra il re Arduino e l'imperatore Arrigo II, quest'ultimo ne uscì vincitore. Cereseto fu quindi donato in perpetuo "…ideo quod quia legibus perdiderunt legibus nostra sunt legibus sancto Eusebio omnia in perpetuum damnus…" al vescovo di Vercelli, Leone (998-1026), per i danni che aveva subito dai seguaci del re. Il 5 ottobre 1164 Federico I di Svevia (il Barbarossa), a Belfort, confermò al Marchese del Monferrato alcune terre, tra le quali, non espressamente nominate, quelle di Cereseto. A partire dal 1358, furono redatti gli Statuti comunali. Come in molti altri comuni del Monferrato, il consiglio comunale riunì tutte le leggi ed i regolamenti allora vigenti, comprese le principali norme di carattere consuetudinario. Gli statuti del comune vennero aggiornati con ulteriori disposizioni e con l'aggiunta di capitoli, l'ultimo dei quali, in ordine di tempo, fu il capitolo n. 94 del 1457, approvato dal Marchese. Negli ultimi capitoli non sono più nominati né consoli, né rettori, come mediatori tra Comune e Marchesato. Nel periodo della pubblicazione dei primi Statuti, Cereseto era un comune signorile, sorto in seguito al dominio ed al potere della classe nobile "…ad laudem et magnificentia Ill.mi Principis et D.D. Marchionis Montisferrati ac Condominorum de Cerexeto…". Con sentenza dell'imperatore Carlo V, datata 3 novembre 1536 e sottoscritta a Genova, il Monferrato passò sotto il dominio dei Gonzaga e precisamente a Guglielmo X. Il 3 febbraio 1537 il paese fu governato, per breve tempo, dal capitano Giovanni Pasquerio. Il feudo monferrino di Cereseto, nell'anno 1587, divenne un Marchesato e di conseguenza il feudatario fu insignito del titolo di Marchese. Simboli Lo stemma e il gonfalone del comune di Cereseto sono stati concessi con il decreto del presidente della Repubblica del 23 ottobre 1997. Stemma Gonfalone Le ciliegie fanno riferimento al toponimo Cerisietum che deriva dalla presenza di fitti boschi di ciliegi nel suo territorio in età medievale; il castello rappresenta il maniero neogotico che domina il borgo, costruito dall'imprenditore Riccardo Gualino tra il 1902 e il 1922; i tre ricci di castagno sono arma parlante della famiglia Ricci di Cereseto. Monumenti e luoghi d'interesse Castello di Cereseto Il Castello di Cereseto sorge nelle vicinanze di Casale Monferrato. L'attuale struttura è di origine relativamente recente e risale al 1900. Fu eretto dall'industriale e mecenate Riccardo Gualino, su progetto dell'ingegnere casalese Vittorio Tornielli. È ancora ben conservato esternamente in quanto abitato fino a pochi decenni or sono. Il castello però sorge sulle ceneri di una roccaforte molto più antica che venne completamente abbattuta nel 1600: la datazione dell'antica roccaforte ricade nel periodo medievale, in quanto Cereseto era un piccolo feudo nato tra il 500 e il 600 d.C. e tra il 900 ed il 1000 venne governato dalla nobile famiglia astigiana dei Groseverto ed è proprio in questo periodo che probabilmente venne eretta la roccaforte, poi abbattuta nel 1600 per lasciare spazio alla bellissima e sontuosa ricostruzione novecentesca che ancora oggi è possibile ammirare. Nel 2019 a Torino, all'interno della importante mostra su Riccardo Gualino, sono stati esposte le opere e le fotografie storiche della vita all'interno del castello. Contemporaneamente la famiglia Sangiovanni, attuali proprietari, hanno aperto il castello ai visitatori ed attraverso una rappresentazione olografica del conte Gualino hanno accolto numerosi visitatori. Il Castello ed il suo stupendo parco sono stati visitati ed apprezzati dal Fondo Ambiente Italiano e sono oggetto di un progetto di ristrutturazione per trasformazione in hotel e centro eventi del Basso Monferrato. Società Evoluzione demografica Negli ultimi 100 anni il comune ha perso oltre i due terzi della popolazione. Amministrazione Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Infrastrutture e trasporti La fermata di Serralunga-Cereseto è posta lungo la ferrovia Castagnole-Asti-Mortara, il cui traffico è sospeso dal 2012. Note Altri progetti Collegamenti esterni Banca Dati MonferratoArte Contiene un vasto repertorio storico-bibliografico degli artisti attivi nelle Chiese extraurbane della diocesi di Casale Monferrato.
La palestra è un film per la televisione scritto e diretto da Pier Francesco Pingitore. È stato trasmesso in prima visione il 16 gennaio 2003 in prima serata su Canale 5. Personaggi Valeria Marini: Angela Solari Maurizio Mattioli: Maurizio Antonio Giuliani: Luca Rodolfo Bigotti: Marco Jean Michel Danquin: Michel Alessio Di Clemente: Andrea Stefano Masciarelli: Peppe Angela Melillo: Valentina Francesca Nunzi: Marina Federica Ridolfi: Justine Andrea Roncato: cavaliere Bonetti Laura Troschel: Elena Adriana Russo: Cesira Claudio Vanni: Stefano Pamela Prati: Ljuba Bonetti Isabella Orsini Claudio Chico Fernando Antonio Calicchia Riccardo Sivilli Alex Partexano Luigi Casavola Diana Giorgio Marco Montin Produzione La storia si svolge interamente in una palestra, in esterni con piscina e tavoli sotto ad ombrelloni dove i clienti possono pranzare. L'azione presenta un intreccio di tradimenti etero e omosessuali. Distribuzione Note Collegamenti esterni Film diretti da Pier Francesco Pingitore
Radio Free Asia o RFA è un'agenzia di stampa finanziata dal governo degli Stati Uniti. La sua radio trasmette programmi radiofonici, notizie, informazioni e commenti online di lettori e ascoltatori dell'Asia , avendo lo scopo di "fornire notizie e informazioni accurate e tempestive ai paesi asiatici i cui governi vietano l'accesso a una stampa libera". Basata sul modello di Radio Free Europe, è stata fondata nel 1994 con l'obiettivo dichiarato di "promuovere i valori democratici e i diritti umani". Come altre reti come Voice of America, è finanziata e supervisionata dalla United States Agency for Global Media (USAGM), che mira a fornire informazioni in una "missione vitale per gli interessi nazionali degli Stati Uniti". RFA trasmette in cinese mandarino, cantonese, tibetano (dialetti Kham, Amdo e Uke), uiguro, birmano, vietnamita, lao, khmer e coreano. Quest’ultimo servizio è stato lanciato nel 1997 con Jaehoon Ahn. RFA distribuisce contenuti in dieci lingue asiatiche per il pubblico in Cina, Corea del Nord, Laos, Cambogia, Vietnam e Birmania. Radio Free Asia è stata inizialmente però fondata negli anni 1950 come operazione di propaganda anticomunista finanziata dalla CIA. Storia Guerra fredda (1951-1955) Nel 1951, la CIA fondò tramite il Committee For Free Asia, un'omonima RFA all'interno di un'operazione di propaganda anticomunista. La radio trasmetteva dalle strutture della RCA a Manila, Filippine, e Dacca e Karachi, in Pakistan. Alcuni uffici di Radio Free Asia furono aperti anche a Tokyo. Nel 1953, il Committee For Free Asia decise di chiudere la radio, che andò in onda fino al 1955. Nel 1971 il coinvolgimento della CIA terminò e tutte le responsabilità per le operazioni radiofoniche allora defunte furono formalmente trasferite al Board for International Broadcasting (BIB) di nomina presidenziale. Radio Free Asia (1994-oggi) Dopo le proteste di piazza Tienanmen del 1989, crebbe l'interesse americano di aumentare la propria influenza tramite un'organizzazione di propaganda governativa per l'Asia. Con l'approvazione dell'International Broadcasting Act del 1994, Radio Free Asia fu creata ufficialmente il 12 marzo 1996 come una società privata senza scopo di lucro sotto la supervisione della United States Information Agency. La prima trasmissione di RFA fu effettuata in cinese mandarino nel settembre 1996. Radio Free Asia è stata costretta a cambiare in parte a causa delle pressioni finanziarie del governo degli Stati Uniti, perché sebbene operi con un consiglio indipendente, i loro soldi provengono principalmente dal Tesoro. Nel 1999 è passata al Broadcasting Board of Governors del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America. Nel maggio 1994, il presidente Bill Clinton annunciò che la continuazione di Radio Free Asia dopo il 2009 sarebbe dipesa dall'aumento delle trasmissioni internazionali e dalla capacità di raggiungere il proprio pubblico. Nel settembre 2009, il 111º Congresso emendò l'International Broadcasting Act per estendere di un anno le operazioni di Radio Free Asia. Missione Le sue funzioni sono elencate nello United States Code: L'International Broadcasting Act del 1994, che ha autorizzato la creazione della RFA, contiene il seguente paragrafo: La dichiarazione di intenti della RFA è delineata sul suo sito web: Emittente Radio Free Asia trasmette tramite in analogico su quattro canali in onde corte, onde medie (AM e FM) e via satellite. Radio Free Asia ha una partnership con AudioNow per la trasmissione via Skype usando numeri VoIP specifici per ogni lingua. Sul sito internet ufficiale di RFA vengono pubblicate quotidianamente notizie, reportage e opinioni in tutte le lingue usate dalla Radio, ed è presente un servizio basato su Feed RSS. È possibile ascoltare la Radio anche tramite lettori multimediali. Per contrastare il jamming da parte dei governi dei Paesi verso cui trasmette, il sito Web di RFA contiene istruzioni su come creare delle antenne anti-jamming. Per bypassare un blocco di Internet, RFA offre informazioni su proxy e applicativi VPN. Presidenti Richard Richter (1996–2005) Libby Liu (2005–2019) Bay Fang (2019-2020) Stephen J. Yates (2020–2021) Bay Fang (2021– ) Sedi e uffici Radio Free Asia possiede delle proprie sedi nelle seguenti città: Washington Pechino Taipei Bangkok, Seul Phnom Penh (chiusa nel 2017) Possiede inoltre degli uffici distaccati a Dharamsala e Ankara. Critiche e reazioni Stati Uniti Nel 1999 Catharin Dalpino della Brookings Institution, che ha prestato servizio nel Dipartimento di Stato di Clinton come vice assistente segretaria per i diritti umani, definì Radio Free Asia "uno spreco di denaro" e affermò che "Ovunque sentiamo che c'è un nemico ideologico, avremo un Radio Free qualcosa". Dalpino ha detto di aver esaminato i copioni delle trasmissioni di Radio Free Asia e ritiene che i rapporti della stazione siano sbilanciati. "Si appoggiano molto sui rapporti di e sui dissidenti in esilio. Non suona come riferire cosa sta succedendo in un Paese. Spesso si legge come un libro di testo sulla democrazia, il che va bene, ma anche per un americano è piuttosto propagandistico." Cina Secondo un rapporto del Congressional Research Service del governo degli Stati Uniti, i giornali ufficiali cinesi controllati dallo stato hanno pubblicato editoriali che affermano che Radio Free Asia è un'operazione della CIA come lo era negli anni cinquanta. Dal 1996, le autorità cinesi hanno costantemente bloccato le trasmissioni di Radio Free Asia. A tre giornalisti della RFA è stato negato l'accesso in Cina per coprire la visita del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton nel giugno 1998. L'ambasciata cinese a Washington aveva inizialmente concesso i visti ma li ha revocati poco prima che il presidente Clinton lasciasse Washington in rotta verso Pechino. La Casa Bianca e il Dipartimento di Stato presentarono reclami alle autorità cinesi sulla questione, ma i giornalisti non fecero più il viaggio. Il 30 marzo 2010, il Ministero di pubblica sicurezza della Repubblica popolare cinese bloccò temporaneamente tutte le ricerche su Google Cina, a causa di un'associazione involontaria con il termine censurato "rfa". Secondo Google, la stringa "gs-rfai" presente negli URL di tutte le ricerche e usata per filtrare le informazione sulle query, attivava il filtro cinese. Nel 2014-2015 la Cina ha arrestato i tre fratelli del giornalista dell'RFA Uyghur Service Shohret Hoshur. La loro prigionia è stata ampiamente descritta dagli editori occidentali come gli sforzi delle autorità cinesi di prendere di mira Hoshur per i suoi rapporti controversi sulle tensioni etniche Han-Uiguri nella regione cinese dello Xinjiang. Vietnam Il segnale di trasmissione in lingua vietnamita è stato disturbato dal governo vietnamita sin dall'inizio. Al Congresso degli Stati Uniti fu proposta una "legislazione sui diritti umani" che avrebbe stanziato denaro per contrastare il jamming. La ricerca di OpenNet Initiative, un progetto che monitora il filtraggio di Internet da parte dei governi di tutto il mondo, ha mostrato che la sezione in lingua vietnamita del sito web di Radio Free Asia è stata bloccata da entrambi gli ISP testati in Vietnam, mentre la parte in lingua inglese è stata bloccata da uno dei due ISP. Corea del Nord Nel 2007, la Korean Central News Agency, l'agenzia di stampa ufficiale del governo nordcoreano, definì la RFA come un ente che manda in onda "servizi meschini". il diplomatico nordcoreano Kim Chol-min, in una dichiarazione presentata alle Nazioni Unite, accusò gli Stati Uniti di impegnarsi in una "guerra psicologica" contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea attraverso la RFA. Birmania Dopo la rivoluzione zafferano in Birmania nell'autunno del 2007, la giunta del Myanmar ha tenuto manifestazioni a cui hanno partecipato migliaia di cartelli che condannavano le interferenze esterne e accusavano Radio Free Asia, Voice of America e la BBC di "diffondere un cielo pieno di bugie". Nell'ottobre 2007, il quotidiano statale birmano New Light of Myanmar indicò le "grandi potenze" e Radio Free Asia, tra le altre emittenti internazionali, come incitatrici ai manifestanti durante la rivoluzione dello zafferano. Note Bibliografia Voci correlate Anticomunismo Guerra psicologica Radio Free Europe Voice of America Altri progetti Collegamenti esterni Emittenti radiofoniche statunitensi Emittenti radiofoniche internazionali
Era fratello del più noto uomo politico, più volte Ministro della Repubblica e capo del governo negli anni 1981 e 1982, Giovanni Spadolini. Biografia Nel 1962 entrò a far parte del corpo docente dell'ISIA di Firenze diretto da Angelo Maria Landi. Tra le sue opere più note si può citare la Sede de La Nazione (1961-1965), il palazzo dei Congressi di Firenze (1974), il Padiglione Spadolini nella Fortezza da Basso (1974-1976) - che da lui prende il nome - e il Palazzo di giustizia di Torino (1994-1998). Suo è anche il progetto della chiesa di Santa Maria Madre del Redentore, situata a Roma nel quartiere popolare di Tor Bella Monaca e della chiesa di San Carlo Borromeo situata al Centro Direzionale di Napoli e l'edificio in gran parte ipogeo che ha ospitato la S.M.A. presso la vicina Villa Strozzi di San Martino a Soffiano, Firenze. Fu uno dei maggiori esperti nel campo della produzione edilizia industrializzata, della progettazione per moduli e della costruzione con pannelli in architettura. Nell'applicare i suoi principi ha tentato di conseguire una integrazione tra il momento della progettazione e quello della produzione. Espressione concreta di queste sue teorie fu il prototipo del nuovo ufficio postale, disegnato su commissione del Ministero delle poste e delle telecomunicazioni per sopperire alla cronica carenza di attrezzature postali: un edificio modulare, prodotto in serie e realizzabile ovunque con poche spese, indipendentemente dal contesto edilizio e ambientale in cui doveva essere inserito. Spadolini fu anche un importante designer sulla scena internazionale, soprattutto nel campo delle costruzioni navali (yacht). Opere di Pierluigi Spadolini Design e tecnologia. Un approccio progettuale all'edilizia industrializzata,a cura di Pierluigi Spadolini, Ediz Luigi Parma, Bologna 1974 Bibliografia Altri progetti Collegamenti esterni Designer premiati con il Compasso d'Oro Sepolti nel cimitero delle Porte Sante
Settantasette (cf. latino septuaginta septem, greco ἑπτὰ καὶ ἑβδομήκοντα) è il numero naturale dopo il 76 e prima del 78. Proprietà matematiche È un numero dispari. È un numero composto, con i seguenti 4 divisori: 1, 7, 11, 77. Poiché la somma dei divisori (escluso il numero stesso) è 19 < 77, è un numero difettivo. È un numero semiprimo. È un numero di Ulam. È la somma di otto numeri primi consecutivi: 77 = 2 + 3 + 5 + 7 + 11 + 13 + 17 + 19. È la somma di tre quadrati consecutivi: 77 = 42 + 52 + 62. In base 10, è il più piccolo numero ad avere una persistenza moltiplicativa di 5. È parte delle terne pitagoriche (36, 77, 85), (77, 264, 275), (77, 420, 427), (77, 2964, 2965). È un numero a cifra ripetuta e un numero palindromo nel sistema numerico decimale. È un numero intero privo di quadrati. È un numero congruente. Astronomia 77P/Longmore è una cometa periodica del sistema solare. 77 Frigga è un asteroide della fascia principale del sistema solare. NGC 77 è una galassia lenticolare della costellazione della Balena. Astronautica Cosmos 77 è un satellite artificiale russo. Chimica È il numero atomico dell'Iridio (Ir). Simbologia Storia Con il termine Il Settantasette si indica il cosiddetto movimento del '77: un movimento politico nato nel 1977 in italia nell'area dei gruppi della sinistra extraparlamentare. Religione Nel Vangelo secondo Luca sono le generazioni che dividono Adamo da Gesù. Smorfia Nella smorfia napoletana indica le gambe delle donne (oppure i diavoli (Diavolo)). Magia Un'antica formula magica bulgara contro il malocchio (uroki) menziona le settantasette malvagità: . Note Altri progetti
Biografia Attiva principalmente nel periodo del muto, come molte dive dell'epoca fece parlare di sé anche per la vita sentimentale, in particolare per i tre matrimoni, il secondo dei quali con il pugile Jack Dempsey, campione dei pesi massimi tra il 1919 e il 1926. Nel 1923, girò con DeMille la prima versione de I dieci comandamenti, dove impersonava Miriam, la sorella di Mosè. Lavorò con molti grandi registi, tra cui King Vidor, Tod Browning e Jean Renoir. Estelle Taylor morì a Los Angeles il 15 aprile 1958 all'età di 64 anni. È sepolta all'Hollywood Forever Cemetery. Riconoscimenti Ha una Stella sulla Hollywood Walk of Fame categoria Cinema, al 1620 Vine Street. Filmografia A Broadway Saint, regia di Harry O. Hoyt (1919) The Golden Shower, regia di John W. Noble (1919) The Adventurer, regia di J. Gordon Edwards (1920) The Revenge of Tarzan, regia di Harry Revier e George M. Merrick (1920) While New York Sleeps, regia di Charles J. Brabin (Charles Brabin) (1920) Blind Wives, regia di Charles Brabin (1920) The Tower of Jewels, regia di Tom Terriss (1920) Footfalls, regia di Charles Brabin (1921) Quando donna vuole (A Fool There Was), regia di Emmett J. Flynn (1922) Monte Cristo, regia di Emmett J. Flynn (1922) The Lights of New York, regia di Charles Brabin (1922) Only a Shop Girl, regia di Edward J. Le Saint (1922) Thorns and Orange Blossoms, regia di Louis J. Gasnier (1922) A California Romance, regia di Jerome Storm (1922) Bavu, regia di Stuart Paton (1923) Mary of the Movies, regia di John McDermott (1923) Hollywood, regia di James Cruze (1923) Forgive and Forget, regia di Howard M. Mitchell (1923) Desire, regia di Rowland V. Lee (1923) I dieci comandamenti (The Ten Commandments), regia di Cecil B. DeMille (1923) Phantom Justice, regia di Richard Thomas (1924) Dorothy Vernon of Haddon Hall, regia di Marshall Neilan (1924) Tiger Love, regia di George Melford (1924) Passion's Pathway, regia di Bertram Bracken (1924) The Alaskan, regia di Herbert Brenon (1924) Playthings of Desire Manhattan Madness, regia di John McDermott (1925) Wandering Footsteps, regia di Phil Rosen (1925) Don Giovanni e Lucrezia Borgia (Don Juan), regia di Alan Crosland (1926) New York, regia di Luther Reed (1927) The Whip Woman, regia di Joseph Boyle (1928) Honor Bound, regia di Alfred E. Green (1928) Lady Raffles, regia di Roy William Neill (1928) The Singapore Mutiny, regia di Ralph Ince (1928) Maschere di celluloide (Show People), regia di King Vidor (1928) Pusher-in-the-Face, regia di Robert Florey - cortometraggio (1929) Vendetta d'oriente (Where East Is East), regia di Tod Browning (1929) La leggenda di Liliom (Liliom), regia di Frank Borzage (1930) I pionieri del West (Cimarron), regia di Wesley Ruggles (1931) Scena di strada (Street Scene), regia di King Vidor (1931) Nell'oasi del terrore (The Unholy Garden), regia di George Fitzmaurice (1931) The Western Limited, regia di Christy Cabanne (1932) Sangue ribelle (Call Her Savage), regia di John Francis Dillon (1932) La riva dei bruti (Frisco Kid), regia di Lloyd Bacon (1935) Rhythm Roundup, regia di Joseph Henabery - cortometraggio (1937) Situazione imbarazzante (Bachelor Mother), regia di Garson Kanin (1939) L'uomo del Sud (The Southerner), regia di Jean Renoir (1945) Voci correlate Celebrità della Hollywood Walk of Fame Altri progetti Collegamenti esterni Cinema muto statunitense
Il Leone di San Marco è un dipinto tempera su tela (130x368 cm) di Vittore Carpaccio, datato 1516 e conservato a Palazzo Ducale a Venezia. Storia Il grande telero venne eseguito originariamente per il Magistrato dei Camerlenghi a Rialto e solo in seguito spostato a Palazzo Ducale. La tela ha evidenti richiami politici, particolarmente significativi poiché successivi al grande pericolo corso da Venezia dopo la Lega di Cambrai del 1509. Descrizione e stile Il vigoroso leone di San Marco, simbolo di Venezia e della Repubblica, è raffigurato in tutta la sua maestosità con le ali e l'aureola, mentre guarda lo spettatore e tiene con la branca destra un libro aperto con l'iscrizione tradizionale PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEVS. Le zampe posteriori sono nell'acqua e quelle anteriori sulla terraferma, evidente richiamo alla politica ambivalente della Serenissima in quegli anni, ormai orientata a espandersi sulla terraferma. Il suo superbo e trionfante isolamento è bilanciato, sullo sfondo, da un'attenta veduta dalla laguna veneta, esplorata con precisione lenticolare. Si riconoscono San Nicolò al Lido, Palazzo Ducale, la Basilica di San Marco, il Campanile, le colonne di San Marco e San Todaro, la Piazzetta e la Torre dell'orologio. Più a destra si vedono i velieri che sospinti dal vento documentano l'operosità del porto. Bibliografia Francesco Valcanover, Vittore Carpaccio, in AA.VV., Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2007. ISBN 888117099X Altri progetti Dipinti nel Palazzo Ducale di Venezia Dipinti di Vittore Carpaccio Dipinti a soggetto simbolico
Combatte nella divisione dei pesi leggeri per la promozione UFC. In precedenza ha militato anche nella federazione Ring of Combat, dove è stato campione di categoria. Stile di combattimento Quattro volte NCAA, Gillespie è uno specialista della lotta libera ma non disdegna le fasi di striking. Carriera nelle arti marziali miste Ultimate Fighting Championship Dopo aver raggiunto un record di sette vittorie e nessuna sconfitta, nell'estate del 2016 sigla un contratto con la promozione Ultimate Fighting Championship. Compie il suo debutto nell'ottagono il 24 settembre seguente contro Glaico Franca a UFC Fight Night 95, trionfando via decisione unanime. L'8 aprile 2017 affronta invece Andrew Holbrook a UFC 210, evento dal quale esce vittorioso per KO alla prima ripresa. La prestazione fornita gli vale più tardi il suo primo riconoscimento Performance of the Night. Il 16 settembre dello stesso anno combatte quindi Jason Gonzalez a UFC Fight Night 116, card che lo centrare il terzo successo in UFC tramite sottomissione al secondo round. La vittoria gli vale anche il bonus Fight of the Night. Torna un'azione pochi mesi dopo, il 27 gennaio 2018 a UFC on Fox 27, battendo Jordan Rinaldi per KO tecnico al primo round. Risultati nelle arti marziali miste Note Altri progetti Collegamenti esterni
Cinema Miss X – film di Gil Portes del 1980 prodotto nelle Filippine. The 4 Dreams of Miss X – cortometraggio di Mike Figgis del 2007. Musica Miss X – brano della band proto-punk MC5, incluso nell'album High Time del 1971. Persone Miss X – pseudonimo di Olga Gray, agente del MI5 nel periodo del primo dopoguerra. Miss X – pseudonimo di un'anonima testimone che ha deposto durante il processo a Stephen Ward conseguente all'Affare Profumo del 1963. Miss X – pseudonimo di Joyce Blair utilizzato per il singolo Christine/S•E•X del 1963, connesso all'Affare Profumo Personaggi Miss X – personaggio dei fumetti dell'universo DC, apparso per la prima volta in Action Comics n°26 del maggio 1940. Miss X – personaggio del videogioco picchiaduro SNK Gals' Fighters pubblicato per Neo Geo Pocket Color nel 2000. Miss X – personaggio del cartone animato Johnny Test trasmesso dall'emittente statunitense The WB nel 2005. Mrs. X – personaggio della serie animata The X's creata da Carlos Ramos e trasmessa dalla emittente televisiva statunitense Nickelodeon tra il 2005 ed il 2008.
Biografia Hubert Laws Jr. è nato il 10 novembre 1939, nella sezione Studewood di Houston, in Texas, il secondo di otto figli di Hubert Laws Sr. e Miola Luverta Donahue. Anche molti dei suoi fratelli entrarono nell'industria musicale, incluso il sassofonista Ronnie e i cantanti Eloise, Debra e Johnnie Laws. Iniziò a suonare il flauto al liceo dopo essersi offerto volontario per sostituire il flautista regolare dell'orchestra scolastica. Divenne esperto nell'improvvisazione jazz suonando nel gruppo jazz della zona di Houston gli Swingsters, che alla fine si evolse nel Modern Jazz Sextet, the Night Hawks e The Crusaders. All'età di 15 anni, fu membro dei primi Jazz Crusaders mentre era in Texas (1954-60) e ha anche suonato musica classica durante quegli anni. Vincendo una borsa di studio alla Juilliard School of Music di New York nel 1960, studiò musica sia in classe che con il maestro flautista Julius Baker e ha suonato sia con la New York Metropolitan Opera Orchestra (membro) che con la New York Philharmonic Orchestra, 1969-1972. In questo periodo le sue interpretazioni di composizioni classiche di Gabriel Fauré, Stravinsky, Debussy e Bach nell'incisione della CTI del 1971 Rite of Spring, con una sezione di archi e dei supporter del jazz come Airto Moreira, Jack DeJohnette, Bob James, e Ron Carter, gli fece guadagnare un pubblico di appassionati di musica classica. Sarebbe ritornernato a questo genere nel 1976 con una registrazione di Romeo e Giulietta di Ciajkovskij. Mentre alla Juilliard Laws suonava il flauto durante le serate in diversi numeri, tra cui Mongo Santamaría, 1963-67, nel 1964 iniziò a registrare come bandleader per Atlantic e pubblicò gli album The Laws of Jazz, Flute By-Laws e Laws Cause. È apparso in album di Ashford & Simpson, Chet Baker, George Benson e Moondog. Ha registrato con il fratello minore Ronnie nell'album The Laws nei primi anni '70. Ha suonato il flauto per l'album del 1971 di Gil Scott-Heron, Pieces of a Man, che conteneva il poema jazz "The Revolution Will Not Be Televised". Durante gli anni '70 è stato membro del New York Jazz Quartet. Lo si può anche ascoltare suonare il sassofono tenore in alcuni dischi degli anni '70. Nel 1980 ha avuto un piccolo successo con il brano "Family" su dischi CBS suonati su molte stazioni radio soul britanniche. Negli anni '90 Laws ha ripreso la sua carriera, suonando nel 1991 nello Spiritual in Concert, con la partecipazione di Kathleen Battle e Jessye Norman. I suoi album con l'etichetta Music Masters Jazz - My Time Will Come del 1990 e, più in particolare, Storm Then Calm del 1994 - sono considerati dalla critica un ritorno alla forma che aveva esibito nei suoi primi album degli anni '70. Ha anche registrato un album tributo al pianista jazz e cantante di musica pop Nat King Cole, Hubert Laws Remembers the Unforgettable Nat King Cole, che ha ricevuto riconoscimenti dalla critica. Tra i molti artisti con cui ha suonato e registrato ci sono Herbie Hancock, McCoy Tyner, Nancy Wilson, Quincy Jones, Paul McCartney, Paul Simon, Aretha Franklin, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Lena Horne, Leonard Bernstein, James Moody, Jaco Pastorius, Sérgio Mendes, Bob James, Carly Simon, George Benson, Clark Terry, Stevie Wonder, J. J. Johnson, e The Rascals. Nel 1998, Laws registrò con Morcheeba la raccolta Red Hot + Rhapsody per la Red Hot Organization, un tributo a George Gershwin, che raccolse fondi per varie organizzazioni di beneficenza dedicate ad aumentare la consapevolezza dell'AIDS e combattere la malattia. Il video del 2006 Hubert Laws Live 30-year Video Retrospective include "Red Hot & Cool" con Nancy Wilson, Performance in Brazil, The Tonight Show Starring Johnny Carson Appearance, The 1975 Down Beat Reader's Poll Awards, Performance in Japan e Performance in Germany. Premi ed onorificenze Laws è stato premiato con il Lifetime Achievement Award nel 2003 dalla National Flute Association. Nel giugno 2010, Laws ha ricevuto un Lifetime Achievement Award dal National Endowment for the Arts nel campo del jazz. Laws è il vincitore del NEA Jazz Masters Award 2011. Discografia 1965 – The Laws of Jazz (Atlantic Records, LP 1432 / SD 1432) 1966 – Flute By-Laws (Atlantic Records, LP 1452 / SD 1452) 1969 – Laws' Cause (Atlantic Records, LP SD 1509) 1970 – Crying Song (CTI Records, CTI 1002) 1971 – Afro-Classic (CTI Records, CTI 6006) 1971 – The Rite of Spring (CTI Records, CTI 6012) 1972 – Wild Flower (Atlantic Records, SD 1624) 1973 – Morning Star (CTI Records, CTI 6022) 1973 – Carnegie Hall (CTI Records, CTI 6025) 1974 – In the Beginning (CTI Records, CTX 3+3) 1975 – The Chicago Theme (CTI Records, CTI 6058 S1) 1976 – Then There Was Light (Volume 1) (CTI Records, CTI 6065) 1976 – Then There Was Light (Volume 2) (CTI Records, CTI 6066) 1976 – Romeo and Juliet (Columbia Records, PC 34330) 1977 – The San Francisco Concert (CTI Records, CTI 7071) 1978 – Say It with Silence (Columbia Records, JC 35022) 1979 – Land of Passion (Columbia Records, JC 35708) 1980 – How to Beat the High Cost of Living (Columbia Records, JS 36741) colonna sonora, a nome Hubert Laws and Earl Klugh 1980 – Family (Columbia Records, JC 36396) 1982 – Studio Trieste (CTI Records, CTI 9007) a nome Chet Baker Jim Hall Hubert Laws 1983 – Make It Last (Columbia Records, FC 38850) 1985 – New Earth Sonata (CBS Masterworks, M/MK 39858) a nome Hubert Laws, Quincy Jones, Chick Corea 1993 – My Time Will Come (MusicMasters Jazz, 01612-65100-2) 1994 – Storm Then the Calm (Jazz Heritage, 513783W) 1998 – Remembers the Unforgettable Nat "King" Cole (Scepterstein Records, RKO1002) 2004 – Moondance (Savoy Jazz, SVY 17269) 2005 – Hubert Laws Plays Bach for Barone & Baker (Denon Records, COZ 17560) Note Altri progetti Collegamenti esterni