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Carriera Club Esordì molto giovane nella massima divisione francese con la maglia dello Strasburgo (1992) per poi passare al Monaco (1996), squadra nella quale si rivelò uno dei difensori più promettenti in Europa. Arrivò in Italia nel luglio del 2001 all'età di 26 anni. Fu acquistato dal per sostituire il connazionale Lilian Thuram passato alla . La cifra record pagata al fu equivalente a 9,75 milioni di euro. Nel Parma indossò la maglia con il nomignolo "Djet" e il numero 74 che indicava il suo anno di nascita. Segnò il primo gol in Serie A il 13 gennaio 2002 in Parma-Lecce (1-1). Nella stagione 2001-2002 il Parma si piazzò al decimo posto in classifica dopo una stagione tribolata conclusasi con la vittoria della Coppa Italia. Nel gennaio 2007 si è trasferito allo SC Schiltigheim che milita nella CFA francese, nella quarta divisione francese. Si ritira nello stesso anno. Nazionale Con la Nazionale francese ha totalizzato 6 presenze, debuttando a Parigi il 9 ottobre 1996 nell'incontro Francia-Turchia (4-0). Fu tra i 28 preselezionati per i Mondiali di calcio Francia 1998; in seguito Aimé Jacquet non lo inserì nella rosa dei 22 futuri Campioni del mondo. In totale ha giocato 6 partite con la selezione transalpina, l'ultima di queste nel 2000, e di nuovo contro la Turchia (e anche in questo caso i francesi hanno vinto per 4-0). Statistiche Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Competizioni internazionali Strasburgo: 1995 Competizioni nazionali Monaco: 1996-1997, 1999-2000 Monaco: 1997, 2000 Parma: 2001-2002 Note Altri progetti Collegamenti esterni Calciatori della Nazionale francese
I Despistaos sono un gruppo musicale rock spagnolo originario di Guadalajara, fondato nel 2002. Biografia Formazione della band Il gruppo si formò nel 2002, quando Dani Marco (Voce) che suonava nell'orchestra Zero incontrò Isma (Basso). Lui e il futuro chitarrista del gruppo, More hanno organizzato un festival rock e un'orchestra nella città di Iniéstola, nella quale suonava Dani. I tre si conobbero meglio e scoprirono di avere gusti e interessi comuni e, in seguito, nell'estate del 2002, si consolidò l'idea di creare un gruppo e cominciarono a lavorare sulle prime canzoni. Non avendo la batteria, hanno usato un computer e, non sapendo davvero come spostarlo, hanno deciso di caricarlo sulla rete. In seguito, hanno creato il proprio sito Web, e, videro che, Michel Molinera, membro del gruppo Canallas, aveva creato una piccola etichetta discografica e stava cercando gruppi per lui. Andarono a un concerto del suo gruppo e glielo diedero a mano. L'album del debutto "Despistaos" Nel 2003, debuttarono con l'album omonimo autoprodotto, "Despistaos" (El Coyote) nel quale il gruppo opta per un rock più urbano prendendo come riferimento due band che hanno adorato, Extremoduro, Platero y tu e nel quale vi sono numerose collaborazioni, tra cui quella di Iker Piedrafita (Dikers). I problemi sono iniziati quando un mese dopo l'uscita dell'album l'etichetta scompare e loro stessi hanno dovuto occuparsi della promozione. Tuttavia, grazie al passaparola e al supporto di alcuni siti Web musicali e riviste specializzate, a poco a poco stavano dando sempre più concerti e aprirono i concerti d Medina Azahara, Celtas Cortos, M-Clan o Sôber. Cambiamenti nella formazione e secondo album "¿Y a ti que te importa?" Il 2004 inizia con diverse novità riguardanti la formazione del gruppo; in primo luogo incorporando un nuovo chitarrista nella figura di Krespo e in secondo luogo passando al batterista Anono. Per la registrazione del secondo album, "¿Y a ti que te importa?" (El Diablo), che contiene meno influenze del Rock Urbano ma è più pop/rock convenzionale, hanno viaggiato a Madrid, negli studi ASK, cui hanno collaborato Miguel de Lucas, un membro del gruppo Dr. Sapo, che ha messo i cori su un tema, e la cantante Marea, Kutxi Romero, che canta in "El malo del cuento”. "Lejos" Nel 2006 avvengono diversi cambiamenti. Il gruppo, non soddisfatto del risultato, decide di fare a meno del produttore Alejo Stivel e si fanno affiancare da Iñaki "Uoho" Antón, chitarrista degli Extremoduro, Platero e Tú e Unconscious. Inoltre, durante le sessioni di registrazione il batterista, El Canario, lascia la band e viene sostituito da Iñigo Iribarne. Al di là di questo, il gruppo riesce finalmente ad ottenere un contratto con una major, la Warner, e produrre il terzo album "Lejos" (Warner) in cui Albertucho partecipa a "Como briciole di pane" e Fito Cabrales, cantante di Platero y Tú e Fito e Fitipaldis, in "Es importante". Il risultato è piuttosto irregolare e di conseguenza soffre sia del numero di copie vendute sia di concerti fatti. "Vivir al revés" Il gruppo cerca di compensare rapidamente il cattivo gusto e nel 2007 tornano in studio di registrazione per dare vita a un nuovo album, "Vivir al revés" (Warner). Questa volta il produttore scelto dall'etichetta è Jesús Gómez, produttore, tra gli altri, di Álex Ubago, Luz Casal e La Frontera. Inizialmente, l'album, registrato interamente negli studi Doblewtronics di Madrid, doveva essere pubblicato prima dell'estate di quell'anno, ma alla fine ci vollero altri quattro mesi per vedere la luce. All'album collaborano artisti come Kutxi Romero, cantante dei Marea, e Rulo, cantante dei La Fuga, che partecipano alla canzone "Cada dos minutos" e Huecco che canta in "Tus fines de semana". Successo nazionale e raccolta "Lo que hemos vivido" Nel 2008, Warner offre loro la possibilità di registrare l'accordatura di una serie televisiva, Fisica o chimica. Da questo momento inizia il vero successo del gruppo in Spagna e vengono conosciuti anche all'estero. Per sfruttare l'attrazione della serie, l'etichetta lancia la raccolta "Lo que hemos vivido" (Warner), un doppio CD in cui raccolgono le migliori canzoni del gruppo e diverse versioni di vecchie canzoni con nuove collaborazioni. Tra le collaborazioni possiamo trovare Dani Martín, cantante di El Canto Del Loco, Iker Piedrafita, cantante di Dikers, Brígido Duque, voce e chitarra del gruppo Koma, e Georgina. "Cuando empieza lo mejor" Per la registrazione del loro quinto album "Cuando empieza lo mejor" (Warner), viaggiano negli studi di Montepríncipe de Boadilla del Monte per andare sotto Bori Alarcón. Bori agirà come produttore, lavoro che aveva già svolto con artisti quali Dani Martín, M-Clan e Pereza. Per la copertina hanno un disegno di Kukuxumusu, una società di Pamploma dedicata principalmente alla progettazione di magliette. Anche in questo album non mancano delle collaborazioni. In "Cuando te despiertas", partecipa Pablo Mora, voce e chitarra dei Yellow Lizard e in "Y mirame" partecipa il cantante dei Maldita Nerea, Jorge Ruiz. Vi è inoltre un'intera riaffermazione nel suono fuorviante rispetto all'album precedente. In seguito, si verifica un altro cambiamento nella formazione del gruppo. Il batterista Iñigo Iribarne lascia il gruppo e viene sostituito da Lázaro. Album live "Los días contados" e successo internazionale A metà del 2011 il gruppo ha abbastanza canzoni per registrare un nuovo album, ma Warner propone di realizzare un album live acustico. Il gruppo accetta e, a luglio, entra negli studi Montepríncipe, sotto la guida di Bori Alarcón, per preparare i temi e i possibili cambiamenti, in modo che le vecchie canzoni vengano riarrangiate. Dopo due mesi di prove con un gruppo di dodici persone, che includeva sezioni di fiati e di corde, il gruppo è pronto per la registrazione e, il 7 febbraio 2012, "Los días contados" (Warner), che comprende un CD e un DVD con i migliori brani e due nuove tracce: l'omonimo "Los días contados " e "#todosparauna", una canzone creata attraverso la twitcam. María Villalón e Dani Martín (El Canto del Loco) collaborano all'album. Il resto dell'anno saranno in tournée di presentazione fino a quando non raggiungeranno una data speciale, il loro decimo anniversario, che decidono di celebrarlo organizzando nella loro nativa Guadalajara un festival di tre giorni attraverso il quale passeranno vari gruppi come Juako Malavirgen, Georgina e Miguel Costas. "Las cosas en su sitio" e pausa indefinita Sempre nel 2013, durante il tour nazionale, la band pubblicherà cinque canzoni in formato digitale che saranno poi contenute nel loro settimo album, "Las cosas en su sitio" (Warner), in uscita nel mese di Ottobre. All'inizio del 2014 annunciano una pausa dalle attività di gruppo. Il gruppo spiega che la ragione non è altro e niente di meno che l'usura prodotta negli ultimi anni. Più di 500 concerti e 8 album in studio meritavano un adeguato riposo. Durante questo periodo, alcuni membri del gruppo decidono di intraprendere nuovi progetti in solitaria. Dani Marco pubblica il suo primo album solista "Tu", José Krespo forma la band A Por Ella e Ray e Isma fondano la Corleone Orchestra. Ritorno Nel 2016 la band torna finalmente sul palco e prepara un tour con alcune novità. La più importante è che More e Isma lasciano la band e Pablo Alonso (bassista dei Pignoise) sostituisce Isma al basso. Formazione Membri attuali Daniel Marco Varela – voce e chitarra José Krespo – chitarra solista Lázaro Fernández – batteria Pablo Alonso Álvarez – basso Ex componenti Isma More Anono El Canario Íñigo Iribarne Collegamenti esterni
Il lino delle fate piumoso (nome scientifico Stipa pennata L., 1753 è una specie di pianta spermatofita monocotiledone appartenente alla famiglia Poaceae (sottofamiglia Pooideae ex Graminaceae). Etimologia L'etimologia del nome generico (Stipa) deriva da una parola greca il cui significato è "stoppa, lino, fibra, cordame" in riferimento alle infiorescenze piumose o plumose di alcune specie di questo genere. L'epiteto specifico (pennata) significa "piuma o penna" e fa riferimento alla particolare infiorescenza piumata. Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum" (Sp. Pl. 1: 78) del 1753. Descrizione Queste piante arrivano ad una altezza di 4 - 8 dm. La forma biologica è emicriptofita cespitosa (H caesp), sono piante erbacee densamente cespugliose, perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e presentano ciuffi fitti di foglie che si dipartono dal suolo. Radici Le radici sono secondarie e fascicolate da rizoma. Fusto La parte aerea del fusto è eretta (spesso incurvata all'apice), rigida. Alla base è avvolta da fibre biancastre. I culmi in genere hanno 5 nodi. Foglie Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille. Guaina: la guaina, più lunga degli internodi, è abbracciante il fusto e priva di auricole. Ligula: la ligula è breve o subnulla. Lamina: la lamina, generalmente glaucescente e conduplicata, ha delle forme sottili. In sezione trasversale, sulla faccia inferiore, è presente uno strato continuo di sclerenchima che sulla faccia superiore si riduce a 2 - 3 costole quasi quadrate; la pelosità è solamente nei solchi tra le costole. Larghezza delle foglie: 2,3 - 2,5 mm. Infiorescenza Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, formate da alcune spighette (9 - 12), hanno la forma di una pannocchia lineare, breve e stretta. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Lunghezza della pannocchia: 9 – 15 cm. Spighetta Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, con forme lanceolate e affusolate, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da un fiore. Possono essere presenti dei fiori sterili (ridotto ad un corpo clavato); in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto il fiore fertile. Glume: le glume, poco disuguali, con forme strettamente lanceolate, sono aristate. Lunghezza della parte laminare: 1,5 - 3 mm. Lunghezza della resta: come la parte laminare. Palea: la palea è un profillo lungo quanto il lemma con alcune venature. Lemma: il lemma può avere una linea dorsale oppure no ed è sormontato da una resta flessuose e ricurva, piumosa, di un bianco niveo. La superficie superiore è ricoperta da 7 linee di peli. Lunghezza del lemma: 1,5 - 2 mm. Lunghezza delle reste: 20 - 30 cm. Fiore I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo. Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale: , P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside. Il perianzio è ridotto e formato da tre lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate. L'androceo è composto da 3 stami ognuno con un breve filamento libero, una antera sagittata e due teche. Le antere sono basifisse con deiscenza laterale. Il polline è monoporato. Il gineceo è composto da 3-(2) carpelli connati formanti un ovario supero. L'ovario, glabro, ha un solo loculo con un solo ovulo subapicale (o quasi basale). L'ovulo è anfitropo e semianatropo e tenuinucellato o crassinucellato. Lo stilo, breve, è unico con due (o tre) stigmi papillosi e distinti. Frutti I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. Riproduzione Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). Tassonomia La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 11 sottofamiglie, il genere Stipa è descritto all'interno della sottofamiglia Pooideae e raccoglie un centinaio di specie distribuite nelle zone temperate in tutto il mondo (soprattutto Asia e Europa). Filogenesi Il genere di questa specie (Stipa) è descritto all'interno della supertribù Stipodae L. Liu, 1980 (tribù Stipeae, Clade I Eurasiatico). La supertribù Stipodae è il quarto nodo della sottofamiglia Pooideae ad essersi evoluto (gli altri tre sono la tribù Brachyelytreae, e le supertribù Nardodae e Melicodae). La specie di questa voce fa parte del Gruppo di Stipa pennata; un gruppo polimorfo costituito da diverse specie che si distinguono soprattutto per la pelosità delle foglie e dei lemmi. I caratteri principali del gruppo sono: il portamento è densamente cespuglioso con culmi eretti (alla base sono avvolti da fibre biancastre); le foglie sono rigide (hanno uno strato continuo di sclerenchima sulla faccia inferiore) con lamina sottile e conduplicata; la ligula è breve o quasi nulla; le pannocchie hanno delle forme lineari e sono pauciflore; le spighette hanno un solo fiore; le glume sono diseguali con reste; i lemmi hanno delle lunghe reste piumose (20 – 30 cm). Gli habitat tipici per queste specie sono i prati aridi steppici. Nella flora spontanea italiana, oltre alla S. pennata, il gruppo è formato dalle seguenti specie: Stipa austroitalica Martinovský Stipa joannis Celak. Stipa pulcherrima K. Koch Stipa tirsa Steven Il numero cromosomico di S. pennata è: 2n = 44. Sottospecie Per questa specie sono descritte le seguenti sottospecie. Per alcune checklist queste entità non sono considerate tassonomicamente rilevanti ma sinonimi di S. pennata. Sottospecie pennata Nome scientifico: Stipa pennata L. subsp. pennata. Descrizione: altezza della pianta: 30 – 70 cm; il culmo è subglabro sotto i nodi; le ligule dei getti sterili sono cigliate (lunghezza delle ciglia fino a 1 mm); le costole della pagina superiore delle foglie non sono cigliate sul dorso; le linee dei peli dorsali dei lemmi (lunghi 17 – 20 mm) sono più brevi (o nulle) di quelle subdorsali. Lunghezza della spighetta: 30 – 50 mm. Fioritura: da maggio a luglio. Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Sud Ovest Europeo (Subatlantico) o anche Asiatico. Distribuzione: in Italia è una sottospecie presente su tutto il territorio (isole escluse). Nelle Alpi ha una distribuzione discontinua. Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia (tutti i dipartimenti di alpini esclusa Alta Savoia), in Svizzera (cantoni Vallese, Ticino e Grigioni), in Austria (Länder della Carinzia e Austria Inferiore). Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nel Massiccio Centrale, Pirenei, Monti Balcani e Carpazi. Habitat: gli habitat tipici per questa pianta sono i prati aridi steppici, le rupi e i ripari sotto roccia. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido. Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 800 ; nelle Alpi frequentano i seguenti piani vegetazionali: montano, subalpino e in parte quello alpino e quello collinare. Fitosociologia. Areale alpino. Dal punto di vista fitosociologico alpino la pianta di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale: Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche Classe: Festuco-Brometea Ordine: Festucetalia valesiacae Areale italiano. Per l'areale completo italiano la sottospecie pennata appartiene alla seguente comunità vegetale: Macrotipologia: vegetazione delle praterie Classe: Festuco valesiacae-brometea erecti Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl., 1949 Ordine: Festucetalia valesiacae Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl., 1949 Alleanza: Festucion valesiacae Klika, 1931 Descrizione: l'alleanza Festucion valesiacae è relativa alle praterie steppiche continentali che crescono sui versanti esposti a sud nelle aree più calde ed aride dell’Europa centrale e delle Alpi. Le specie dominanti per questa alleanza sono quelle dei generi Festuca e Stipa. I suoli preferiti sono quelli calcarei. La distribuzione di questo gruppo è relativa alle regioni (sub-) continentali dell’Europa centrale e orientale. In Italia si rinviene nei settori più caldi delle Alpi. Alcune specie presenti nell'associazione: Salvia nemorosa, Achillea millefolium, Artemisia campestris, Asperula cynanchica, Carex humilis, Centaurea stoebe, Dianthus carthusianorum, Eryngium campestre, Euphorbia cyparissias, Festuca rupicola, Festuca valesiaca, Iris pumila, Koeleria macrantha, Potentilla arenaria, Stipa pulcherrima, Stipa capillata e Thymus pannonicus. Altre alleanze per questa specie sono: Astragalenion monspessulani Sottospecie austriaca Nome scientifico: Stipa pennata L. subsp. austriaca (Beck) Matinovsky & Skalicky Descrizione: altezza della pianta: 25 – 60 cm; il culmo è villoso sotto i nodi; le ligule dei getti sterili sono cigliate (lunghezza delle ciglia fino a 1 mm); le costole della pagina superiore delle foglie non sono cigliate sul dorso; le linee dei peli dorsali dei lemmi (lunghi 13 – 18 mm) sono più brevi (o nulle) di quelle subdorsali, quelle marginali raggiungono l'apice del lemma. Lunghezza della spighetta: 40 – 50 mm. Fioritura: da maggio a giugno Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Europeo. Distribuzione: in Italia questa sottospecie è presente al Nord (Nord-Ovest nelle Alpi). Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia (dipartimento dell'Alta Savoia), in Svizzera (cantoni Berna, Vallese e Grigioni), in Austria (Länder del Tirolo Settentrionale, Salisburgo, Carinzia, Stiria e Austria Inferiore). Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nel Massiccio del Giura e Carpazi. Habitat: gli habitat tipici per questa pianta sono le rupi, i ripari sotto roccia e le praterie rase, prati e pascoli aridi. Il substrato preferito è calcareo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido. Distribuzione altitudinale: nelle Alpi frequentano i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano. Fitosociologia. Areale alpino. Dal punto di vista fitosociologico alpino la pianta di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale: Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche Classe: Festuco-Brometea Ordine: Festucetalia valesiacae Areale italiano. Per l'areale completo italiano la sottospecie austriaca appartiene alla seguente comunità vegetale: Macrotipologia: vegetazione delle praterie Classe: Festuco valesiacae-brometea erecti Ordine: Scorzonero villosae-chrysopogonetalia grylli Alleanza: Saturejion subspicatae L'alleanza Saturejion subspicatae include le praterie xerofile e rupicole caratterizzate da elevata aridità e marcata eliofilia delle specie. Sono correlate a suoli primitivi o minerali, oligotrofici, su rocce compatte, nel piano bioclimatico supramediterraneo e distribuite fino al piano mesotemperato superiore (200–900 m) dei rilievi prealpini. La distribuzione di questo areale si estendono dal litorale croato-dalmatico alle propaggini calcaree delle Alpi sudorientali. Le entità associate a questa alleanza hanno una distribuzione sudesteuropea e illirica. Alcune comunità di questa alleanza possiedono caratteristiche di praterie borigene primarie e possono quindi essere considerate stabili o lungamente durevoli in quanto localizzate in zone soggette a venti di bora che ne impediscono l'incespugliamento; altre si configurano come praterie secondarie, originate dall'azione dell'uomo e mantenute attraverso pascolamento. Sottospecie eriocaulis Nome scientifico: Stipa pennata L. subsp. eriocaulis (Borbàs) Matinovsky & Skalicky Descrizione: altezza della pianta: 25 – 60 cm; il culmo è villoso o subglabro sotto i nodi; le ligule dei getti sterili sono cigliate (lunghezza delle ciglia fino a 1 mm); le costole della pagina superiore delle foglie non sono cigliate sul dorso; le linee dei peli dorsali dei lemmi (lunghi 17 – 20 mm) sono più brevi (o nulle) di quelle subdorsali, quelle marginali raggiungono l'apice del lemma. Lunghezza della spighetta: 40 – 50 mm. Fioritura: da maggio a luglio. Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Sud Europeo. Distribuzione: in Italia questa sottospecie è presente sia nelle Alpi che (più raramente) negli Appennini. Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova solamente in Francia (dipartimento delle Alpes-Maritimes). Habitat: gli habitat tipici per questa pianta sono le rupi, i ripari sotto roccia e le praterie rase, prati e pascoli aridi. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido. Distribuzione altitudinale: nelle Alpi frequentano i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino. Fitosociologia. Areale alpino. Dal punto di vista fitosociologico alpino la pianta di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale: Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche Classe: Festuco-Brometea Sottospecie kiemii Nome scientifico: Stipa pennata L. subsp. kiemii Martinovsky Descrizione: le ciglia delle ligule dei getti sterili sono molto corte; le costole centrali della pagina superiore delle foglie sono cigliate sul dorso; le linee dei peli dorsali dei lemmi (lunghi 18 – 20 mm con resta di 240 – 280 mm) sono lunghe come quelle subdorsali; le guaine delle foglie basali e cauline inferiori sono densissimamente pelose; le foglie cauline superiori sono scabre. Distribuzione: in Italia questa sottospecie è presente in Puglia. Altre sottospecie Le seguenti sottospcie non sono presenti nella flora spontanea italiana: Stipa pennata subsp. lejophylla (P. A. Smirn.) Tzvelev, 1974 - Distribuzione: Armenia Stipa pennata subsp. okensis (P. A. Smirn.) F. M. Vázquez & M. Gut., 2011 Stipa pennata subsp. puberula (Podp. & Suza) F. M. Vázquez & M. Gut., 2011 - Distribuzione: ex. Jugoslavia Stipa pennata subsp. slovaca F. M. Vázquez & M. Gut., 2011 - Distribuzione: Francia e Svizzara Sinonimi Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti: Aristida pennata var. rigida Roshev. Stipa anomala P.A.Smirn. ex Roshev. Stipa anomala P.A. Smirn. Stipa appendiculata Celak. Stipa austriaca (Beck) Klokov Stipa austroitalica subsp. appendiculata (Celak.) Moraldo Stipa austroitalica''' var. appendiculata (Celak.) Martinovský Stipa balcanica (Martinovský) Kožuharov Stipa borysthenica Prokudin Stipa borysthenica subsp. germanica (Erdtman) Martinovský & Rausch Stipa borysthenica var. germanica (Endtm.) Dengler Stipa disjuncta Klokov Stipa dvorakii (Martinovský & Moraldo) Landolt Stipa eriocaulis Borbás Stipa eriocaulis subsp. dvorakii (Martinovský & Moraldo) Moraldo & Ricceri Stipa eriocaulis subsp. kiemii (Martinovský) Tzvelev Stipa eriocaulis subsp. lithophila (P.A.Smirn.) Tzvelev Stipa eriocaulis subsp. lutetiana H.Scholz Stipa gallica (Steven) Celak. Stipa germanica (Endtm.) Klokov Stipa graniticola Klokov Stipa iberica f. laevis Martinovský Stipa iberica var. pygmaea Martinovský Stipa joannis Čelak. Stipa joannis subsp. balcanica Martinovský Stipa joannis subsp. germanica Endtm. Stipa joannis f. okensis P.A.Smirn. Stipa joannis subsp. sabulosa (Pacz.) Lavrenko Stipa lejophylla P.A.Smirn. Stipa lithophila P.A.Smirn. ex Roshev. Stipa mediterranea subsp. gallica (Čelak.) Asch. & Graebn. Stipa oligotricha Moraldo Stipa oligotricha subsp. kiemii (Martinovský) Moraldo Stipa pennata var. anomala (P.A.Smirn.) Tzvelev Stipa pennata var. appendiculata Celak. Stipa pennata var. appendiculata Čelak. Stipa pennata var. austriaca Beck Stipa pennata subsp. dvorakii Martinovský & Moraldo Stipa pennata var. gallica Steven Stipa pennata f. gallica (Steven) Brand Stipa pennata subsp. joannis (Čelak.) Pacz. Stipa pennata var. joannis (Čelak.) Asch. & Graebn. Stipa pennata subsp. lejophylla (P.A.Smirn.) Tzvelev Stipa pennata subsp. lithophila (P.A.Smirn.) Martinovský Stipa pennata var. okensis (P.A.Smirn.) Tzvelev Stipa pennata f. penicillifera Pacz. Stipa pennata var. rigida (Roshev.) Tzvelev Stipa pennata f. sabulosa Pacz. Stipa pennata subsp. sabulosa (Pacz.) Tzvelev Stipa pulcherrima var. austriaca (Beck) Podp. Stipa pulcherrima var. gallica (Steven) Podp. Stipa sabulosa (Pacz.) Sljuss. Stipa sabulosa subsp. germanica (Endtm.) Martinovský Rauschert Stipa tauricola Celak. Stipa veneta Moraldo Stipa vulgaris'' Gueldenst. Note Bibliografia Altri progetti Collegamenti esterni Stipa pennata EURO MED - PlantBase Checklist Database Stipa pennata The Plant List - Checklist Database Stipa pennata KEW science-Plants of the World online - Database Stipa pennata IPNI Database Stipa pennata Catalogazione floristica - Università di Udine Pooideae
La donacola petto castano (Lonchura castaneothorax ) è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia degli Estrildidi. Tassonomia Se ne riconoscono cinque sottospecie: Lonchura castaneothorax castaneothorax, la sottospecie nominale, diffusa in Australia settentrionale ed orientale; Lonchura castaneothorax boschmai , diffusa in Irian Jaya, caratterizzata da striature brune sui fianchi; Lonchura castaneothorax ramsayi , diffusa nell'estremità sud-orientale della Papua Nuova Guinea e caratterizzata da una colorazione più scura; Lonchura castaneothorax sharpii , diffusa nella porzione settentrionale della Nuova Guinea, caratterizzata da colorazione grigia piuttosto chiara; Lonchura castaneothorax uropygialis , diffusa in Papua Occidentale e caratterizzata da codione di colore arancio; In passato veniva riconosciuta un'ulteriore sottospecie australiana di questi uccelli, Lonchura castaneothorax assimilis, attualmente accorpata alla sottospecie nominale. Distribuzione ed habitat Questi uccelli occupano un areale piuttosto vasto, che comprende l'Australia settentrionale ed orientale e la Nuova Guinea: questi uccelli sono inoltre stati introdotti su numerose isole della Polinesia francese, alle Vanuatu ed in Nuova Caledonia, dove si sono naturalizzati. L'habitat di questa specie è rappresentato prevalentemente dalle aree erbose nei pressi di zone umide, come fiumi, laghi, paludi e canneti: la donacola petto castano colonizza tuttavia anche mangrovieti, risaie e campi coltivati, beneficiando della presenza umana e degli impianti d'irrigazione e spingendosi in alcune aree perfino nei cortili e nei giardini. A differenza della stragrande maggioranza delle specie congeneri, la donacola petto castano è solita compiere migrazioni stagionali: durante la stagione delle piogge, infatti, questi uccelli si muovono verso l'entroterra, allontanandosi dalle zone acquitrinose, mentre con l'arrivo della stagione secca si spostano nuovamente verso le coste. Descrizione Dimensioni Misura circa 11–13 cm di lunghezza, compresa la coda. Aspetto Si tratta di un uccello dall'aspetto robusto, munito di un forte becco di forma tozza e conica. La colorazione è piuttosto variegata: il dorso e le ali sono di color bruno-nocciola, la nuca, il vertice e la fronte sono di colore grigio con le singole penne orlate di bianco a dare un caratteristico effetto perlato, sulla faccia è presente una mascherina di colore bruno scuro, in alcuni casi con punteggiature brune su occhi e guance, il petto è bruno-rosato, orlato di nero nella porzione ventrale, mentre il ventre è bianco, con striature verticali nere sui fianchi, così come nero è il sottocoda, mentre il codione e la coda sono di colore giallo-arancio. Il becco è di color grigio-nerastro, gli occhi sono di colore bruno scuro, le zampe sono carnicino-grigiastre. Biologia Le donacole petto castano sono uccelli dalle abitudini diurne e gregarie, che all'infuori del periodo riproduttivo tendono a formare stormi anche consistenti, spesso in compagnia di altre specie come la donacola testa grigia, il diamante rosso ed il cappuccino testa grigia. Gli stormi passano la maggior parte del giorno al suolo alla ricerca di cibo, mentre sul far della sera questi uccelli cercano rifugio fra gli alberi per la notte. Alimentazione La dieta di questi uccelli è essenzialmente granivora, consistendo in massima parte di semi di graminacee che vengono frantumati col forte becco: le donacole petto castano si nutrono però di una vasta gamma di semi, che comprende orzo, sorgo e riso. Soprattutto durante il periodo riproduttivo, inoltre, questi uccelli tendono a nutrirsi anche di piccoli insetti volanti, in particolare termiti. Riproduzione Sebbene le donacole petto castano siano in grado di riprodursi durante tutto l'arco dell'anno, a patto di avere a disposizione abbastanza cibo per allevare la prole, può essere individuato un periodo riproduttivo corrispondente alla porzione finale della stagione delle piogge. Durante la riproduzione le coppie si isolano dal proprio stormo, sebbene i nidi tendano a concentrarsi nelle medesime zone, tanto da essere distanti anche solo mezzo metro gli uni dagli altri. Le coppie collaborano nella costruzione del nido, che è una struttura tondeggiante ottenuta intrecciando steli d'erba e materiale vegetale fibroso nell'erba alta, fra i cespugli o fra i canneti, a circa un metro da terra. All'interno di esso la femmina depone 2-6 uova, che ambo i sessi provvedono ad incubare per circa 13 giorni: i pulli, ciechi ed implumi alla nascita, vengono accuditi e nutriti da entrambi i genitori per circa tre settimane, al termine delle quali sono pronti per l'involo. Non è raro, tuttavia, che essi rimangano nei pressi del nido per almeno altre due settimane, tornandovi per dormire durante la notte e chiedendo sporadicamente l'imbeccata ai genitori, che spesso nel frattempo si accingono a portare avanti una seconda covata. Note Bibliografia Gli Estrildidi Vol.1 ,S. Lucarini, E. De Flaviis, A. De Angelis, 1995, Edizioni F.O.I Munias and Mannikins, Robin L. Restall, 1997, Yale University Press. Altri progetti Collegamenti esterni Estrildidae Taxa classificati da John Gould
Carriera Club Andersen inizia l'attività agonistica in patria, vestendo la maglia fino all'estate 2017. Con la decisione della società di unirsi al Vejlby IK Fodbold, dalla stagione 2017-2018 la squadra mutò denominazione in per disputare il campionato di Elitedivisionen, massimo livello del campionato svedese di calcio femminile, con i nuovi colori per la stagione entrante. Andersen fu tra le giocatrici che andarono a formare la rosa della nuova squadra che, chiudendo al 5º posto in campionato. Al termine della stagione decide di continuare la carriera all'estero, trasferendosi al cogliendo l'opportunità di giocare in Damallsvenskan, livello di vertice del campionato svedese, per la seconda parte della stagione. A disposizione del tecnico Pierre Fondin, fa il suo debutto in campionato il 18 agosto, alla 14ª giornata, subentrando a Sofia Johansson nel secondo tempo della sconfitta in trasferta per 1-0 con il . Alla sua prima stagione svedese matura 8 presenze in Damallsvenskan, ma è in Coppa di Svezia che sigla i suoi primi gol, segnando il 10 ottobre una doppietta nella vittoria esterna per 3-1 sull'Asarum. Il cambio del tecnico sulla panchina della squadra, affidata inizialmente a Henrik Larsson, poi al duo Maria Nilsson e Magnus Olsson, coincidono con a promozione a titolare di Andersen nel reparto offensivo, giocando 21 partite su 22 incontri di campionato, siglando 5 reti, la prima in Damallsvenskan quella che porta sul 3- il parziale sul , incontro poi terminato sul 3-1, tra cui la doppietta nel rocambolesco recupero del terminato 5-5. Alla fine della stagione sottoscrive anche il rinnovo del contratto, rimanendo legata alla società anche per il 2020 fino all'estate 2021, maturando complessivamente 62 presenze in campionato con 12 gol. Dopo aver ottenuto consensualmente lo scioglimento degli impegni con il club svedese, durante il calciomercato estivo 2021 decide di unirsi alla , club italiano neopromosso in Serie A, per la sua seconda esperienza all'estero. L'esperienza con la squadra romana è durata pochi mesi, visto che ha rescisso il contratto a inizio dicembre 2021, dopo aver collezionato 6 presenze e 2 reti in campionato. Nazionale Andersen inizia ad essere convocata dalla Federcalcio danese fin dal 2014, chiamata inizialmente nella formazione Under-16 per disputare la doppia amichevole del 2 e 4 settembre in quell'occasione entrambe perse con le pari età della Germania, per poi disputare fino all'anno successivo altri 7 incontri, in Irlanda e nell'edizione 2015 della Nordic Cup di categoria. Sempre del settembre 2015 è il suo debutto in Under-17, impiegata in una vittoriosa doppia amichevole con l' e, inserita in rosa con la squadra che affronta le qualificazioni all'Europeo di Bielorussia 2016, due incontri della prima fase e due della fase élite, condividendo con le compagne il superamento, da imbattuta, il turno del gruppo G, ma venendole negata dalla l'accesso alla fase finale, non riuscendo per una peggiore differenza reti a qualificarsi come migliore seconda. Note Collegamenti esterni
Amami teneramente (Loving You) è un film del 1957 diretto da Hal Kanter ed interpretato da Elvis Presley. Si tratta del secondo film di Presley, il primo in Technicolor e il primo in un ruolo da protagonista. Trama Deke Rivers è un camionista che viene notato da uno scopritore di talenti locale, Glenda Markle, per il suo particolare modo di cantare e diventa presto una stella. Glenda usa il talento di Deke ma anche il suo fascino sulle donne per aumentare il suo successo e così arricchire se stessa e l'ex marito Tex Warner. Deke nutre un rapporto di ammirazione ed adorazione nei confronti della manager, ma allo stesso tempo è attratto da Susan, anche lei componente della compagnia di cantanti. Deke è così tanto legato alla compagnia a causa del suo triste passato. Nato con il nome di Jimmy Tompkins, dopo la morte dei genitori, era cresciuto in un povero orfanotrofio, dal quale era in seguito fuggito. Capitato in un cimitero, aveva visto su una tomba il nome "Deke Rivers", uomo amato e con molti amici, e se ne era appropriato. Accortosi in seguito di essere sfruttato dalla manager, Deke sparisce dalle scene senza dire niente a nessuno, proprio alla vigilia di un'importante esibizione televisiva che avrebbe potuto lanciarne definitivamente la carriera. Glenda però lo ritrova appena in tempo e, pentita, straccia il contratto che lo legava a lei. Convintosi, Deke si esibisce nello show ottenendo un successo clamoroso. Decide poi di lavorare ancora per Glenda, perché è a lei che deve tutto, e si fidanza con Sue. Glenda torna insieme a Tex. Colonna sonora Le canzoni del film sono: Mean woman blues, Teddy bear, Loving you, Got a lot o' loving to do, Hot dog, Lonesome cowboy, Party. Vennero pubblicate all'epoca sull'album "Loving You" (LPM 1515), che contiene anche altri brani non appartenenti al film. Furono anche pubblicati due EP a 45 giri, "Loving You Vol. 1" (EPA 1-15-15) e "Loving You Vol. 2" (EPA 2-1515) ed un singolo 45 giri, Loving you/Teddy bear (47-7000). Tutte le canzoni del film vennero poi incluse sulla raccolta "Essential Elvis Vol. 1", pubblicata nel 1988. L'album originale venne ristampato su CD nel 1997 e 2005 con l'aggiunta di bonus tracks e versioni alternative. Nel 2006 venne edito in 2CD (serie Follow That Dream) con numerose versioni alternative. Produzione La pellicola non è altro che una biografia romanzata dell'ascesa al successo di Elvis; l'incontro con la manager senza scrupoli, Glenda ha molte similitudini con il colonnello Tom Parker, suo manager nella vita reale. Il film originariamente ebbe tre titoli provvisori durante la lavorazione: Lonesome Cowboy, Something for the Girls, e Running Wild. Per il suo primo film a colori, Presley decise che sarebbe apparso meglio in video con i capelli mori. I suoi attori preferiti, come Tony Curtis e Marlon Brando, avevano tutti i capelli scuri e Presley aveva sempre ammirato le loro doti recitative e l'aspetto che avevano sullo schermo. Da biondo che era, decise così di tingersi di nero i capelli, cosa che in seguito continuò a fare per tutta la vita. I genitori di Elvis, Gladys e Vernon, erano entrambi presenti sul set quando venne girata l'ultima scena e possono essere scorti nel film durante il numero musicale. Gladys morirà un anno dopo, e Presley affermò che non avrebbe mai più rivisto il film perché gli ricordava troppo sua madre. Note Altri progetti Collegamenti esterni Film musicali
Carriera Club La carriera di Samuel Holt, fratello minore del pallavolista Maxwell Holt, inizia nei tornei scolastici statunitensi, ai quali prende parte con la squadra della . Al termine delle scuole superiori entra a far parte della squadra di pallavolo maschile della : coi Matadors partecipa alla NCAA Division I dal 2012 al 2015, saltando tuttavia la prima stagione. Nella stagione 2015-16, benché abbia ancora a disposizione un anno di eleggibilità sportiva nella NCAA, inizia la carriera professionistica, approdando alla , club della Serie A1 italiana; nella stagione seguente firma per il , sempre nella stessa divisione: tuttavia a metà campionato viene ceduto alla , in Serie A2. Milita nella stessa divisione anche nella annata 2017-18, ingaggiato poco dopo l'inizio del campionato, con la . Nella stagione 2018-19 si accasa al , nella Liga A belga, con cui si aggiudica Supercoppa e coppa nazionale. Successivamente gioca negli Emirati Arabi Uniti con il e in Arabia Saudita con l' e dell'. Nazionale Nel 2019 fa il suo debutto nella nazionale statunitense, partecipando alla Coppa panamericana e ai XVIII Giochi panamericani. Palmarès 2018-19 2018 Note Altri progetti Collegamenti esterni
Scrive prosa (narrativa e saggi) in tedesco, e poesie in tedesco e in catalano. Biografia Durante gli studi di filologia romanza e tedesca e di traduttologia negli anni 80 del secolo scorso all'università di Vienna lavorava per una rivista letteraria. Dopodiché cominciò varie attività professionali, come la traduzione, l'insegnamento di lingue straniere e la gestione di progetti informatici. Negli anni 90 scrisse articoli specializzati e libri su temi di software e di reti informatiche. Dopo la scuola incominciò a scrivere brevi testi narrativi, poesie e radiodrammi, che venivano pubblicate soprattutto sulle riviste letterarie e culturali. Klaus Ebner è narratore, saggista e poeta. Una parte delle poesie viene scritta in lingua catalana. Ebner scrive sulle società multiculturali, le mentalità differenti, le lingue, le etnie e le credenze. Al Premio Internazionale di Poesia Nosside fu menzionato la poesia uomo di carta. La giuria parlava di una "tristezza metropolitana", e poi: "Sullo stesso piano di immediata partecipazione si pone l'uomo di carta di Klaus Ebner, che ha come pasto la solitudine e come ornamento un'illusa speranza". Ecco il poema e la sua traduzione italiana: All'inizio del 2008 Klaus Ebner ricevette il premio letterario Wiener Werkstattpreis 2007. La narrazione vincitrice Der Flügel Last (Il peso delle ali) descrive i giorni nell'ospedale di una ragazza di sette anni malata di cancro. Lo stile narrativo si avvicina alla prospettiva della fanciulla. Il saggio vincitore Was blieb vom Weißen Ritter? (Che cosa rimase del cavaliere bianco?) introduce nel romanzo medievale Tirant lo Blanch dello scrittore valenziano Joanot Martorell; qui, l'autore ha mescolato la sua propria esperienza di lettore con fatti storici e filologici. L'autore vive e lavora a Vienna ed è membro della Grazer Autorinnen Autorenversammlung (GAV) e del Österreichischer Schriftstellerverband (ÖSV). Premi e riconoscimenti 2014 Premi de Poesia Parc Taulí 2010 Secondo Premio di Prosa Corta dell'Associazione Austriaca di Scrittori ÖSV 2008 Borse di sostegno per la letteratura dal Governo Austriaco 2007 Wiener Werkstattpreis: premio principale (Vienna) 2007 Premio Internazionale di Poesia Nosside (Reggio Calabria): Menzione 2007 Borsa di sostegno da Viaggio dal Governo Austriaco 2005 Feldkircher Lyrikpreis/Premio di Feldkirch per la Poesia (quarto) 2004 La Catalana de Lletres 2004 (Barcellona): Menzione e pubblicazione nell'antologia 1988 Erster Österreichischer Jugendpreis/Premio Letterario per la Gioventù per il romanzo Nils Opera Libri Ohne Gummi; narrativa, Arovell Verlag, Gosau-Vienna-Salisburgo 2013, ISBN 978-3-902808-36-3 Andorra, saggio inglese, Vienna 2012, iBooks, ISBN 978-3-9503381-0-2 Dort und anderswo; saggi, Mitterverlag, Wels 2011, ISBN 978-3-9502828-9-4 Andorranische Impressionen; saggio, Wieser Verlag, Klagenfurt 2011, ISBN 978-3-85129-934-2 wieso der Mückenschwarm dein Augenlicht umtanzt; poesia tedesca, Edition Art Science, St. Wolfgang 2011, ISBN 978-3-902157-88-1 Vermells; poesia catalana, SetzeVents Editorial, Urús 2009, ISBN 978-84-92555-10-9 Hominide; narrazione, FZA Verlag, Vienna 2008, ISBN 978-3-9502299-7-4 Auf der Kippe; prosa corta, Arovell Verlag, Gosau 2008, ISBN 978-3-902547-67-5 Lose; racconti, Edition Nove, Neckenmarkt 2007, ISBN 978-3-85251-197-9 Contributi antologistici Träume; prosa, in: Junge Literatur aus Österreich 85/86, Österreichischer Bundesverlag, Vienna 1986, ISBN 3-215-06096-5 Heimfahrt; racconto, in: Ohnmacht Kind, Boesskraut & Bernardi, Vienna 1994, ISBN 3-7004-0660-6 Island; poesia, in: Vom Wort zum Buch, Edition Doppelpunkt, Vienna 1997, ISBN 3-85273-056-2 Abflug; racconto, in: Gedanken-Brücken, Edition Doppelpunkt, Vienna 2000, ISBN 3-85273-102-X Das Begräbnis; racconto, in: Kaleidoskop, Edition Atelier, Vienna 2005, ISBN 3-902498-01-3 El perquè de tot plegat; poesia, in: La Catalana de Lletres 2004, Cossetània Edicions, Barcellona 2005, ISBN 84-9791-098-2 Weinprobe; racconto, in: Das Mädchen aus dem Wald, Lerato-Verlag, Oschersleben (RFT) 2006, ISBN 3-938882-14-X Routiniert; racconto, in: Sexlibris, Schreiblust Verlag, Dortmund 2007, ISBN 978-3-9808278-1-2 Die Stadt und das Meer; saggio, in: Reisenotizen, FAZ Verlag, Vienna 2007, ISBN 978-3-9502299-4-3 Note Altri progetti Collegamenti esterni Recensione del poemario Vermells per l'autora catalana Marta Pérez i Sierra / Sito ufficiale dell'autore
Biografia Figlio di padre messicano e madre cubana, è cresciuto in Canada, Texas ed infine a Los Angeles, dove conosce l'amico di lunga data e collaboratore Alex Kurtzman. Assieme a Kurtzman è autore di alcuni fra i maggiori successi cinematografici degli ultimi anni, The Island, The Legend of Zorro, Mission: Impossible III, Transformers e Star Trek. In campo televisivo ha lavorato per le serie tv Hercules, Xena - Principessa guerriera ed Alias, inoltre è uno degli ideatori della serie Fringe. È fratello maggiore di J.R. Orci, sceneggiatore televisivo. Nel 2007 l'Hollywood Reporter lo ha inserito nella lista della 50 personalità latine più influenti ad Hollywood. Filmografia Sceneggiatore The Island (2005) The Legend of Zorro (The Legend of Zorro, 2005) Mission: Impossible III (2006) Transformers (2007) Star Trek (2009) Transformers - La vendetta del caduto (Transformers: Revenge of the Fallen, 2009) Cowboys & Aliens (2011) Una famiglia all'improvviso (People Like Us) (2012) Into Darkness - Star Trek (Star Trek into Darkness), regia di J. J. Abrams (2013) Sleepy Hollow - serie TV (2013 - 2017) The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro (The Amazing Spider-Man 2), regia di Marc Webb (2014) Produttore Denial (2006) Eagle Eye (2008) Fringe – serie TV (2008-2013) Star Trek (2009) Ricatto d'amore (The Proposal) (2009) Hawaii Five-0 – serie TV (2010-2020) Transformers: Prime - serie TV (2010-2013) Una famiglia all'improvviso (People Like Us) (2012) Into Darkness - Star Trek (Star Trek into Darkness), regia di J. J. Abrams (2013) Now You See Me - I maghi del crimine (Now You See Me), regia di Louis Leterrier (2013) Ender's Game, regia di Gavin Hood (2013) Sleepy Hollow - serie TV (2013-2017) The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro (The Amazing Spider-Man 2), regia di Marc Webb (2014) Scorpion - serie TV (2014-2018) Limitless – serie TV, 18 episodi (2015-2016) Now You See Me 2, regia di Jon M. Chu (2016) Star Trek Beyond, regia di Justin Lin (2016) La mummia (The Mummy), regia di Alex Kurtzman (2017) Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands: War Within The Cartel, regia di Avi Youabian (2017) Altri progetti Collegamenti esterni Messicano-statunitensi Cubano-statunitensi
La Sociedade Imperatriz de Desportos, meglio noto come Imperatriz, è una società calcistica brasiliana con sede nella città di Imperatriz, Maranhão. Storia Il club è stato fondato il 4 gennaio 1962 come Sociedade Atlética Imperatriz. L'Imperatriz ha partecipato al Campeonato Brasileiro Série C nel 1995, dove è stato eliminato alla seconda fase dall'Intercap. Il club ha cambiato nome in Sociedade Esportiva Imperatriz il 2 febbraio 2000, e più tardi in Sociedade Imperatriz de Desportos. Ha partecipato alla Série C nel 2002, dove è stato eliminato alla prima fase. Il club ha partecipato alla Série C nel 2003, dove è stato eliminato alla quarta fase dal Tuna Luso. L'Imperatriz è stato eliminato alla prima fase della Série C 2005, vincendo nello stesso anno il Campionato Maranhense. Ha partecipato alla Coppa del Brasile nel 2006, dove è stato eliminato al primo turno dal Vitória. Il club è stato eliminato alla seconda fase della Série C 2007 L'Imperatriz ha partecipato di nuovo alla Coppa del Brasile nel 2008, dove è stato eliminato al primo turno dallo Sport. Palmarès Competizioni statali Campionato Maranhense: 3 2005, 2015, 2019 Altri piazzamenti Promozione: 2018 Note Imperatriz
Persone Andrea D'Ambrosio – regista e sceneggiatore italiano Angelo d'Ambrosio – generale italiano Charles D'Ambrosio – scrittore statunitense Danilo D'Ambrosio – calciatore italiano Domenico Umberto D'Ambrosio – arcivescovo cattolico italiano Enzo D'Ambrosio – produttore cinematografico italiano Ferdinando D'Ambrosio – politico italiano Gelsomino D'Ambrosio – designer, artista e grafico italiano Gerardo D'Ambrosio – politico e magistrato italiano Gigio D'Ambrosio – conduttore radiofonico italiano Giorgio D'Ambrosio – politico italiano Giuseppe D'Ambrosio – politico italiano Jérôme d'Ambrosio – pilota belga di origini italiane Lorenzo D'Ambrosio – scenografo italiano Loris D'Ambrosio – magistrato e funzionario italiano Luigi D'Ambrosio Lettieri – politico e farmacista italiano Massimiliano D'Ambrosio – cantautore italiano Michele D'Ambrosio – politico e docente italiano Pietro di Giovanni d'Ambrosio – pittore italiano Pompeo D'Ambrosio – imprenditore italiano Vanessa D'Ambrosio – politica sammarinese Vito D'Ambrosio – politico e magistrato italiano Pagine correlate Ambrosi Ambrosio D'Ambrosi
Chemainus è un insediamento nella Chemainus Valley sulla costa Est della parte meridionale dell'Isola di Vancouver, Columbia Britannica, Canada. Fondata nel 1858 come una città per la lavorazione del legname (logging town) non incorporata, Chemainus oggi è famosa per i suoi 39 murales all'aperto. Questa galleria artistica all'aperto ha dato vita a molte attività commerciali, tra cui un teatro, antiquari e ristoranti. L'industria turistica derivante dai murales ha aiutato a ringiovanire la città dopo che la sua grande segheria era stata chiusa agli inizi degli anni '80 e sostituita da un mulino più piccolo e più efficiente. Il name Chemainus deriva dallo sciamano e profeta nativo americano "Tsa-meeun-is" che significa petto rotto. La leggenda narra che l'uomo sopravvisse a una grave ferita nel suo petto per diventare un capo potente. Il suo popolo assunse il suo nome per identificare la loro comunità, la Prima Nazione Stz'uminus, precedentemente Chemainus Indian Band. La ferrovia arrivò negli anni 1880 e nei primi anni 1920 la popolazione dell'insediamento era cresciuta a 600 persone. Chemainus infine venne dichiarata area popolata da censire da Statistics Canada la quale include i quartieri maggiormente edificati residenziali e commerciali. La sua popolazione era ulteriormente cresciuto a 3035 abitanti nel 2011. Un'area più ampia di Chemainus è generalmente considerata come parte della Municipalità Distrettuale di North Cowichan che si trova a Nord di Chemainus River. Questa è l'area di competenza del Chemainus Advisory Committee, istituito come organo consultivo dalla Municipalità di North Cowichan. La Scuola Secondaria di Chemainus è situata nella cittadina e serve come scuola secondaria gli studenti che abitano a Chemainus, Crofton e Saltair. A Chemainus si trova un terminal delle linee di traghetti della BC Ferries, che fornisce collegamenti con Thetis Island e Penelakut Island (precedentemente Kuper Island|). Il 13 gennaio 2006 un aereo Boeing 737 venne affondato al largo della costa per costruire una barriera artificiale. L'affondamento fu documentato in "Sinking Wings", un episodio della serie Mega Builders di Discovery Channel. Sviluppo economico e post-fordismo Negli anni 1980, l'industria forestale della Columbia Britannica sperimentò un periodo di profonda recessione, in gran parte causata da una sostanziale diminuzione della domanda e del prezzo dei prodotti forestali della Columbia Britannica. Questo calo fu causato dall'aumento della concorrenza globale nei mercati dei prodotti forestali, dalla riduzione di scorte di prodotti forestali in Columbia Britannica, dalla fissazione di tariffe sulle importazioni da parte della Columbia Britannica di prodotti forestali dagli Stati Uniti, questioni riguardanti le rivendicazioni di terre aborigene e l'aumento del sostegno pubblico ai gruppi ambientalisti. Gli studiosi considerano questa recessione molto importante come rappresentazione di un più ampio passaggio strutturale da un sistema economico di produzione tipico del fordismo, alla base di molte industrie nordamericane, a uno tipico del post-fordismo. Il fordismo è un sistema con metodi di produzione basti sui principi delle tecnologie specializzate di produzione di massa, finalizzato alla conquista di economie di scala. Tuttavia, a causa della crescente competizione globale, delle crisi energetiche, stagflazione e della recessione, il fordismo iniziò a crollare. Di conseguenza, un nuovo sistema di produzione economica, caratterizzato da una maggiore flessibilità e dallo sfruttamento di economie di scopo, noto come post-fordismo, iniziò ad emergere. Questa transizione impose un pesante fardello alle comunità forestali costiere con industria singola, come Chemainus, a causa dell'aumento della disoccupazione. A Chemainus, la ristrutturazione post-fordista dell'industria forestale della Columbia Britannica comportò una grande ristrutturazione della segheria locale di proprietà della compagnia Macmillan Bloedel (una filiale della Canadian Pacific Railway). Furono installati macchinari automatizzati e all'avanguardia che consentirono una maggiore flessibilità nella produzione di una gamma più ampia di prodotti e una maggiore facilità nel soddisfare le varie richieste del mercato. Questa ristrutturazione, tuttavia, portò a una riduzione della quantità di lavoratori necessari per il suo funzionamento: una diminuzione da circa 600 lavoratori a 145 lavoratori. Tuttavia, l'industria forestale in declino a Chemainus portò a una spinta a diversificare l'economia locale. Chemainus ha avuto successo nel far crescere la sua industria turistica attraverso le attività imprenditoriali di cittadini locali. I progetti chiave hanno incluso la rivitalizzazione della strada principale di Chemainus, mediante la pittura di una serie di grandi murales all'aperto, così come la costruzione di un centro commerciale a diversi chilometri di distanza. La posizione geografica di Chemainus, tra le maggiori città dell'Isola di Vancouver, quali Victoria e Nanaimo, così come la sua vicinanza ai terminal dei traghetti e all'autostrada costiera dell'isola hanno anche contribuito alla crescita del turismo nella comunità. Mentre le attività turistiche rappresentano una nuova caratteristica dell'economia di Chemainus, l'industria forestale è ancora la maggiore industria nella comunità. La segheria ristrutturata di Chemainus è redditizia e gli sviluppi più recenti come il parco industriale di Chemainus sono stati completati, attirando un certo numero di imprese di re-produzione tra cui Plenks Wood Center e Paulcan. Nonostante Chemainus sia considerata come un raro esempio di successo nella riqualificazione economica all'interno di piccole comunità con risorse limitate, ci sono ancora alcune incertezze riguardo al suo continuo sviluppo nel futuro. Alcuni osservano che i primi progetti di riqualificazione in Chemainus, come la pittura di grandi murales e altri progetti di rivitalizzazione, dipendevano dai finanziamenti del governo. Questi finanziamenti sono in gran parte scomparsi e alcuni hanno osservato una riduzione delle opportunità per l'imprenditorialità. Note Voci correlate Chemainus (fiume) Chemainus River Provincial Park Prima nazione Stz'uminus (precedentemente nota come Prima nazione Chemainus) Altri progetti Collegamenti esterni Sito ufficiale Centri abitati della Columbia Britannica
La Sigma Records è una casa discografica italiana nata nel 1996 a Massa. Storia dell'etichetta I primi singoli stampati appartengono alla musica techno-progressive, mentre in seguito la casa discografica si è specializzata nelle produzioni hardstyle, che in Italia è un genere musicale di nicchia. L'etichetta discografica ha inoltre alcune sottoetichette, specializzate ognuna in un sottogenere differente: Chameleon Records, Groucho Records, Madrid Hardstyle Movement, Sigma Trance, Sigma Traxx, specializzate rispettivamente in acid house, jumpstyle, hardstyle spagnola, trance, e cover di vecchie produzioni della stessa Sigma Records. Tra i produttori che hanno stampato con questa casa discografica si annoverano DJ Tatanka, Ado, Supermarco May, Jimmy The Sound, Bruno Power e Daniele Mondello. La sottoetichetta Groucho Records Nel 1999 la Sigma lancia la sua sottoetichetta Groucho Records che si caratterizza subito per la produzione di vinili di musica techno ed elettronica. In seguito si è indirizzata nella stampa e distribuzione di musica jumpstyle. Tra i DJ hardstyle e jumpstyle che hanno stampato per questa label troviamo: Express Viviana, DJ Vortex, Jimmy The Sound e DJ Tatanka. Discografia CD Sigma 001 CD - Various - Sigmatraxx Vol. 2 Sigma 002 CD- Jimmy The Sound - I'm So Bad Ristampe su Vinile Sigmagold 01 - Various - Sigma Gold Volume 1 Sigmagold 02 - Various - Sigma Gold Volume 2 Sigmagold 03 - Various - Sigma Gold Volume 3 Sigmagold 04 - Various - Sigma Gold Volume 4 Sigmagold 05 - Various - Sigma Gold Volume 5 Sigmagold 06 - Various - Sigma Gold Volume 6 Sigmagold 07 - Various - Sigma Gold Volume 7 Sigmagold 08 - Various - Sigma Gold Volume 8 Vinili Sigma 001 - Crackers - The Scheletering Sky Time Sigma 002 - Art of Oak - Calypso Sigma 003 - Hydra - Waterfall Sigma 004 - Mental Shock - Mental Shock Vol. 1 Sigma 005 - Mental Shock - Mental Shock Vol. 2 Sigma 006 - Terzo Millennio - The King & The Nursery EP Sigma 007 - DJ Ado* & 3 Positive - Hybrid Sigma 008 - Psyco - Free Sigma 009 - G.E.F. - The Final Fantasy Sigma 010 - L.G. Project - Rave Money Sigma 011 - Frank Pepo - Acid Symphony Sigma 012 - Mister Kappe - ICSOS E.P. Sigma 013 - Terzo Millennio - The Miracle, The Oracle, The Magician & Other Stories Sigma 014 - Frank Pepo - Acid Symphony Vol II Sigma 015 - Filippo Vezzali - That's All Folk Sigma 016 - Jeriko One - Golden Time Sigma 017 - Mental Shock - Mental Shock Vol. 3 Sigma 018 - Mental Shock - Mental Shock Vol. 4 Sigma 019 - Piccolo Kimico -Bass Station Sigma 020 - Tribalnet - 9001 Sigma 021 - George Evolution - It's Not Religion Sigma 022 - KX3 - Locomotive Vocal Sigma 023 - T.A.T.A.N.K.A. Project - General Sound Master Sigma 024 - DJ Fire - Forbidden Access Sigma 025 - Barcelona Conquest - Conquest Of Paradise Sigma 026 - Y.A.G.O. - Killer Noise Sigma 027 - T.A.T.A.N.K.A. Project - Der Wecker Sigma 028 - DJ Fire - Mental Madness Sigma 029 - Jimmy The Sound - Electric Cafe Sigma 030 - Y.A.G.O. - Tekno Armada Sigma 031 - K.A.M. - Xitar Sigma 032 - Techno Reactor - Techno Reactor Vol. I Sigma 033 - Techno Reactor - Techno Reactor Vol. II Sigma 034 - T.A.T.A.N.K.A. Project - The Bang EP Sigma 035 - Opus One - Plastic Age Sigma 036 - Pino Falciano - Sector Sigma 037 - Supermarco May - W.A.P Sigma 038 - Jimmy The Sound - Kontrasto Sigma 039 - Y.A.G.O. - Reflex Sigma 040 - Y.T.S. - Panic Sigma 041 - R.A.Z.O.R. vs. Frankie Jay - Ultimate Selection Sigma 043 - Supermarco May - Time Machine Sigma 044 - K.A.M. - Frequency Sigma 045 - Central Sector - Tonic Sigma 046 - Jimmy The Sound - L.O.G.I.C.O Sigma 042 - 555 vs. J.T.S. - Astral Techno Sigma 047 - J.T.S. - Stress Sigma 048 - Shock! Project - Sweep Sigma 049 - Supermarco May - Little Man Sigma 050 - Nitro Man - Indian Rave Sigma 051 - Acid Station - Hertz Sigma 052 - 555 vs. J.T.S. - Cyber Sigma 053 - Autokriminal - D.N.G. Sigma 054 - Supermarco May - D.U.P.L.E Sigma 055 - Jimmy The Sound - M.O.D.U.L.O. Sigma 056 - J.T.S. - Bow C Bow Sigma 057 - Y.A.G.O. - Acid Race Sigma 060 - Supermarco May - Hardstyle Sigma 058 - Nitro Man - Techno Galaxy Sigma 059 - Trauma Tek - Trauma Sigma 061 - Autokriminal - Express Sigma 062 - Jimmy The Sound - Hasta La Vista Baby! Sigma 063 - DJ Fire - Spirit Of Techno Sigma 064 - P.F. Connection - It's A Fine Day Sigma 065 - D-Code - Drum Code Sigma 066 - Supermarco May vs. Jimmy The Sound - No Limit Sigma 067 - J.T.S. - Bad Yard Sigma 068 - Y.A.G.O. - Urban Dominator Sigma 069 - Miami Style - Theme From Beverly Hills Cop Sigma 070 - Bruno Power - The Trust Sigma 071 - Exit-5 - Running In The Music Sigma 072 - S.M.M.* - Partyflock Sigma 073 - Nitro Man - Tokio Tribe Sigma 074 - Y.A.G.O. - Mother-F Sigma 075 - Jimmy The Sound - L.O.G.I.C.O. (Remix) Sigma 076 - 555 vs. The Dominator - Pulse Sigma 077 - J.T.S. - Boing Sigma 078 - Autokriminal - Baila Conmigo Sigma 079 - Generation Zero - Bulldozer Sigma 080 - Supermarco May vs. Y.A.G.O. - Legend Sigma 081 - Jimmy The Sound - M.O.D.U.L.O. (Remix) Sigma 082 - Magic Bang - Free Your Energy Sigma 083 - Junkk Fluid - Came With Me Sigma 084 - Y.A.G.O. - Music Creator Sigma 085 - Nitro Man - Rhapsody In Hell Sigma 086 - 555 - Radio Single Sigma 087 - Hardfaction - In My Head Sigma 088 - J.T.S. - Therapia Sigma 089 - P.F. Connection - Total Rave Sigma 090 - Diego J Walker vs. Jimmy The Sound - Getaway! Sigma 091 - Supermarco May - Take Off Sigma 092 - Captain Stubing - Heart Attack Sigma 093 - Y.A.G.O. - Hymn (Remix 2004) Sigma 094 - J.T.S. - Right In The Night Sigma 095 - Nitro Man & The Dominator - Bad Revolution Sigma 096 - D-Code - Bk Sigma 097 - Magic Bang - Techno Planet Sigma 098 - Generation Zero - Rock Da House EP Sigma 099 - Diego J Walker vs. Jimmy The Sound - F*** Movie Sigma 100 - J.T.S. - Bow C Bow (Remix) Sigma 101 - Jimmy The Sound - I'm So Bad EP Sigma 102 - Autokriminal - Esta Loca Traxx Sigma 103 - 555 - Beat Controller Sigma 104 - Hardfaction - Timebomb Sigma 105 - Nitro Man - Check This Out Sigma 106 - Black Orchid - Atomic Rock Sigma 107 - Jacktronik - A Man Sigma 108 - Captain Stubing - Your Ass Sigma 109 - Magic Bang - Ultimate Toy Sigma 110 - Joaquin DJ - Hardstyle Nightmare Sigma 111 - Diego J Walker vs. Jimmy The Sound - You Like This Sigma 112 - J.T.S. - Rave Man Sigma 113 - Alpha Bass - Don't Stop Sigma 114 - 2 Brothers Of Hardstyle - I Love This Record Sigma 115 - Jimmy The Sound - Nonsense Man Sigma 116 - Hardfaction - Pass Auf Sigma 117 - Nitro Man - Take A Change Sigma 118 - Headfucker - Flashes Sigma 119 - Jimmy The Sound vs. 555 - Future Mix Sigma 120 - J.T.S. - Humm Song Sigma 121 - D-Code - My House Is Your House Sigma 122 - 2 Brothers Of Hardstyle - Cozmic Kick Sigma 123 - Captain Stubing - Hands Up In The Ass Sigma 124 - Generation Zero - Extreme Sigma 125 - Jimmy The Sound - Stayn' Alive Sigma 127 - Vicente / One More Time - Redada Remix Sigma 128 - Jacktronik - Deep Red Sigma 129 - J.T.S. - Electronic Cignus Sigma 130 - The vs. Jack Blade - The Collection Sigma 131 - Daniele Mondello - The Show Must Go On Sigma 132 - Jimmy The Sound vs. Daniele Mondello - Hardstyle Killer / One More Time Sigma 133 - J.T.S. - Alleluia Sigma 134 - 2 Brothers Of Hardstyle - Techno Bastard Sigma 136 - Air Teo & Noize Generators vs. J.T.S. - Live Wire Sigma 137 - Djanny vs. Joaquin DJ - Infinity 2008 Remix Sigma 138 - Nitro Man - Sahara Tempest Sigma 139 - Jimmy The Sound - The Rage Of Love Sigma 140 - Djanny - Enjoy Sigma 141 - Sasha F vs Kodex - Trauma Etichette discografiche italiane
I display Retina sono una serie di schermi IPS e OLED commercializzati da Apple. Essi hanno una densità di pixel tale da rendere impercettibili i singoli pixel all'occhio umano. L'azienda ha brevettato il marchio "Retina" presso lo United States Patent and Trademark Office ed il Canadian Intellectual Property Office. Storia La prima comparsa la fece nel 2010 con l'iPhone 4, sarà poi montato su tutti i modelli successivi. La risoluzione venne ulteriormente incrementata sugli iPhone X, XS e XS Max, 11 Pro e 11 Pro Max, arrivando a 458 ppi. Nel 2013 arriva su iPad, nella fattispecie sull'iPad mini di seconda generazione. È stato poi implementato anche sugli iPad Air e Pro, nonché sulla linea entry-level iPad. Fa il suo esordio sui Mac nel 2012, con il MacBook Pro omonimo. Successivamente è stato implementato nel MacBook "Retina" nel 2015 e nel MacBook Air di terza generazione nel 2018. Funzionamento Steve Jobs, durante la sua presentazione, sostenne che la densità di pixel ideale per un dispositivo tenuto da 35 a 40 centimetri dagli occhi è di circa 300 pixel per pollice. Un'unità di misura più precisa per esprimere questa grandezza è il pixel per grado, ideale per tenere in considerazione sia la risoluzione dello schermo che la distanza dalla quale lo si guarda: avvicinando l'occhio al display il valore si riduce mentre avvicinandosi aumenta. Può essere calcolato con la formula dove è la distanza tra occhi e schermo, mentre la risoluzione in pixel per pollice. In pratica Apple ha raddoppiato il numero di pixel in altezza e larghezza, quadruplicando di fatto la densità di pixel. Modelli Attualmente, il display di iPad viene prodotto dalla LG Display, mentre i display di MacBook Pro, iPhone e iPod touch sono prodotti da LG e Japan Display. Nel corso degli anni, in concomitanza con il lancio di diversi prodotti, Apple ha adottato termini leggermente differenti per riferirsi a diverse versioni di display Retina: Retina HD Display, introdotto su iPhone 6/iPhone 6 Plus nel settembre 2014, e Retina 5K Display, introdotto su iMac nell'ottobre 2014. Segue l'elenco dei prodotti Apple che presentano un display Retina. Note Tecnologie di visualizzazione
La reflazione è l'atto di stimolare l'economia, aumentando l'offerta di moneta o riducendo le tasse, cercando di portare l'economia (in particolare livello dei prezzi) indietro fino alla tendenza a lungo termine, a seguito di una caduta nel ciclo economico. È l'opposto di disinflazione, che cerca di riportare l'economia verso il basso per la tendenza a lungo termine. La reflazione, che può essere considerata una forma di inflazione (aumento del livello dei prezzi), è contrastata dall'inflazione (in senso stretto) in quanto l'inflazione "cattiva" è quell'inflazione al di sopra della linea di tendenza a lungo termine, mentre la reflazione è una ripresa del prezzo livello quando è sceso al di sotto della linea di tendenza. Ad esempio, se l'inflazione avesse funzionato a un tasso del 3%, ma per un anno scendesse allo 0%, l'anno successivo avrebbe bisogno dell'inflazione del 6% (in realtà il 6,09% a causa del compounding) per recuperare la tendenza a lungo termine. Questa inflazione superiore al normale è considerata reflazione, poiché si tratta di un ritorno alla tendenza, non superiore alla tendenza a lungo termine. Questa distinzione si basa su una teoria della crescita economica in cui vi è una crescita a lungo termine nell'economia e nel livello dei prezzi, che è ampiamente accettata in economia. Proprio come la disinflazione è considerata un antidoto accettabile per l'inflazione elevata, la reflazione è considerata un antidoto alla deflazione (che, a differenza dell'inflazione, è considerata negativa indipendentemente dalla sua grandezza). Politica Può fare riferimento a una politica economica in base alla quale un governo utilizza stimoli fiscali o monetari per espandere la produzione di un paese. Ciò può essere conseguito con metodi che includono la riduzione delle imposte, la modifica dell'offerta di moneta o persino l'adeguamento dei tassi di interesse. Inizialmente era usata per descrivere un recupero del prezzo a un livello desiderabile precedente dopo una caduta causata da una recessione. Oggi descrive anche (oltre a quanto sopra) la prima fase della ripresa di un'economia che sta cominciando a subire un aumento dei prezzi alla fine di una crisi. Con l'aumento dei prezzi, anche l'occupazione, la produzione e il reddito aumentano fino a quando l'economia raggiunge il livello di piena occupazione. Voci correlate Bolla economica Collegamenti esterni Bolle economiche Inflazione
MASH (titolo originale MASH, A Novel About Three Army Doctors) è un romanzo umoristico scritto nel 1968 da Richard Hooker, pseudonimo di H. Richard Hornberger e Wilfred Charles Heinz, ambientato in un ospedale da campo americano durante la guerra di Corea (l'acronimo MASH sta per Mobile Army Surgical Hospital). Da questo libro sono stati tratti un film con lo stesso titolo diretto da Robert Altman, vincitore dell'Oscar alla migliore sceneggiatura non originale e della Palma d'Oro al 23º Festival di Cannes, ed una omonima serie televisiva americana di grande successo, durata dal 1972 al 1983, e trasmessa anche in Italia. Il libro ha avuto due sequel dello stesso autore, dei quali uno, MASH va nel Maine, è stato tradotto e pubblicato in Italia. Trama Nel 1951, dall'ospedale da campo 4077° MASH (detto il Doppio Naturale), situato dietro la linea del fronte vicino al 38º parallelo in Corea, parte una richiesta urgente per due nuovi chirurghi. Il comandante dell'unità tenente colonnello Henry Blake otterrà quanto richiesto, ma scoprirà presto che i due nuovi arrivati, i capitani Duca Forrest e Occhiodifalco Pierce, pur abilissimi nella loro professione non sono il tipo di uomini che fanno dormire sonni tranquilli ai loro superiori. Non amano seguire le regole, dando vita spesso e volentieri ad episodi al limite dell'insubordinazione e dell'oltraggio, situazione che si aggrava con l'arrivo del chirurgo toracico John MacIntyre detto Trappola, subito reclutato nel gruppo insediatosi in una delle tende del campo, rinominata "la Palude". Gli uomini-della-palude, tra un impegnativo turno di lavoro al tavolo operatorio ed un giro al tavolo da poker dentistico, troveranno il tempo di liberarsi di un loro collega particolarmente cialtrone, salvare la vita al dentista dell'ospedale caduto in depressione, e racimolare i soldi (usando uno stratagemma alquanto blasfemo) per inviare l'attendente coreano della loro tenda a studiare negli Usa. Un'occasione insperata fornirà loro la possibilità di trasferirsi per qualche giorno a Seul, dove, risolto brillantemente il problema chirurgico per cui erano stati richiamati, troveranno il modo di partecipare ad un torneo locale di golf, e di aiutare un vecchio amico, facendosene di nuovi. Al ritorno alla loro unità li attende un periodo di superlavoro che lascerà tutti coi nervi molto scossi, situazione che il loro comandante deciderà di affrontare in modo poco ortodosso, rischiando per questo la propria carriera. Gli uomini-della-palude troveranno il modo di farsi perdonare, e di fare allargare il gruppo, convincendo un entusiasta colonnello Blake a formare una rappresentativa del campo per sfidare il suo superiore generale Hammond, comandante del vicino campo di evacuazione, in un incontro di football americano tra i componenti dei rispettivi reparti. Riusciranno a vincere rocambolescamente l'incontro e le laute scommesse associate, naturalmente anche grazie a qualche trucchetto non molto pulito. Finalmente, anche per i capitani Duca Forrest e Occhiodifalco Pierce l'ora del ritorno arriva, e dopo un breve periodo in cui il loro comandante riesce a tenerli a freno assegnandoli all'impegnativo compito di insegnare ai nuovi arrivati, l'ultimo capitolo li segue nel viaggio verso casa. Naturalmente alla loro maniera. Personaggi Capitano Benjamin Franklin "Occhiodifalco" Pierce. La vita non è mai stata facile per un medico squattrinato che viene da Crabapple Cove, Maine. Ma quando arriva al 4077º con il Duca, dando vita al gruppo degli uomini-della-palude, ha l'opportunità di mostrare quello che vale. Capitano Augustus Bedford "Duca" Forrest, da Forrest city, Georgia. Il destino lo fa incontrare in Corea con Occhiodifalco, nasce una grande amicizia. Ed anche una discreta quantità di problemi per l'esercito. Capitano John "Trappola" McIntyre, il tagliacostole più abile di tutta la Corea, vecchio amico-avversario di Occhiodifalco, diventa a pieno titolo il terzo uomo-della-palude. Tenente colonnello Henry Braymore Blake, tenta di dirigere questa gabbia di matti al meglio delle possibilità di un essere umano, e rischia seriamente la salute mentale. Caporale Radar O'Reilly, sognava di fare l'addetto alle comunicazioni, ecco perché è finito nei corpi di sanità. Si rivela un grande aiuto per gli uomini-della-palude e per il comandante Blake grazie alla sua sovrumana abilità di captare informazioni. Capitano Oliver Wendell Jones, neurochirurgo, arriva al 4077º in quanto ex professionista di football americano con il nome di Catapulta. Per un breve periodo, è parte del gruppo. Padre John Patrick "Vinsanto" Mulcahy, sacerdote cattolico del campo, appoggio fisico e spirituale per tutti nei frequenti momenti di crisi grazie alle sue doti umane, e talvolta quasi divine. Diventa "uno di loro". Capitano Walter Koskiusko "Cassiodoro" Waldowski, il dentista del 4077°, dirige la sola clinica odontoiatrica coreana con annesso autentico tavolo da poker, ma è personalmente rinomato per un altro motivo, da cui il soprannome. Capitano John "Orango" Black, anestesista, di quelli veri, non un semplice passa-etere. E guai se non gli arrivano i sessanta preservativi settimanali. Maggiore Margaret J. "Labbra ardenti" Houlihan, capo infermiera, "piuttosto alta, piuttosto snella, piuttosto bionda, piuttosto matura". Molto ligia a regolamenti e amante della disciplina, diventa quindi uno dei bersagli perfetti per gli uomini-della-palude. Edizioni Richard Hooker, Mash, Traduzione di Marco Rossari, 1ª ed., Roma, Edizioni SUR, febbraio 2017, p. 256 Note Romanzi di autori statunitensi Romanzi umoristici
Origini Mediha Sultan nacque il 30 luglio 1856 a Istanbul, nel Palazzo Dolmabahçe. Suo padre era il sultano ottomano Abdülmecid I, sua madre una delle sue consorti, Gülistu Kadın. Aveva due sorelle maggiori, le gemelle Zekiye Sultan e Fehime Sultan, morte bambine, e un fratello minore, Şehzade Mehmed Vahdeddinin (Mehmed VI, ultimo Sultano dell'Impero ottomano). Nel 1861, perse sia suo padre che sua madre, morti rispettivamente di tubercolosi e colera, e nel 1862 venne adottata da un'altra consorte, Verdicenan Kadin, che aveva appena perso sua figlia Münire Sultan, mentre suo fratello fu affidato alla consorte Şayeste Hanim. Matrimonio Nel 1875 Mediha si innamorò di Ahmed Necib Bey, figlio dello sceicco Necibzade Sami Bey. Abdülaziz, che era salito al trono dopo Abdülmecid, approvò le nozze, ma in quello stesso anno morì e, dopo il breve regno di Murad V, fratellastro di Mediha, salì al trono Abdülhamid II, anche lui suo fratellastro. Abdülhamid le negò il permesso, perché Necib aveva legami con Ali Suavi, ribelle che tentò di reinsediare Murad V, e quindi lo mandò a Parigi per separarli. Disperata, Mediha smise di mangiare, bere e dormire. Sua madre adottiva, Verdicenan Kadin, si recò allora da Rahime Perestu Sultan, madre adottiva e Valide Sultan di Abdülhamid, a chiederle di intercedere per Mediha presso il sultano. Alla fine le suppliche congiunte di Mediha, Verdicenan e Rahime Perestu riuscirono nell'intento e Abdülhamid richiamò Necid a Istanbul, dove fu nominato Paşah e i due furono fidanzati. Nello stesso periodo furono preparati anche i matrimoni di alcune sorellastre di Mediha, Seniha Sultan, Behice Sultan e Naile Sultan. Il contratto di matrimonio fu redatto il 22 gennaio 1879 e la cerimonia si tenne l'8 giugno dello stesso anno, a Palazzo Yıldız. Alla coppia fu assegnato il Palazzo Tarlabaşı. I due ebbero un figlio, ma Mediha rimase vedova nell'aprile 1885. Secondo matrimonio Nel 1885 Abdülhamid promise una Mediha in lutto a Avlonyalı Mehmed Ferid Pascià, e i due si sposarono il 29 aprile 1886. Il rappresentante della sposa era Hafız Behram Bey e quello dello sposo Gazi Osman Nuri Pascià. Si stabilirono a Palazzo Baltalimanı, ex residenza di Fatma Sultan, mentre nel vecchio palazzo di Mediha si stabilì Zekiye Sultan, figlia di Abdülhamid II. Non ebbero figli. Nell'ottobre 1889 fu tra le principesse che accolsero Augusta Vittoria di Germania a Palazzo Yıldız, quando visitò Istanbul col marito Guglielmo II. In quell'occasione Abdülhamid II supplicò e invitò lei e Seniha Sultan, altra loro sorellastra, ad astenersi dal loro solito atteggiamento rumoroso e ridanciano, ma le due riuscirono a trattenersi solo per poco, prima di ricominciare a comportarsi come al solito, tanto che Abdülhamid II di sentì in dovere di scusarsi con l'imperatrice per il comportamento delle sue sorelle. Esilio e morte Alla caduta del Sultanato nel 1922 e la deposizione di suo fratello Mehmed VI Mediha e la sua famiglia lasciarono la Turchia, due anni prima dell'editto che esiliava l'intera dinastia. Vissero prima a Nizza, dove Ferid morì nel 1923. Successivamente, si trasferì a Menton e a Sanremo, dove visse con Mehmed VI fino a quando lui morì, nel 1926. A quel punto tornò a Nizza, dove morì e venne sepolta il 9 novembre 1928. Negli ultimi anni era stata in pessimi rapporti col figlio, che si rifiutò di prendersi cura di lei, vederla o partecipare al funerale. Discendenza Dal suo primo matrimonio, Mediha ebbe un figlio: Sultanzade Abdürrahman Sami Bey (1880 -1961). Nacque a Istanbul, nel Palazzo Tarlabaşı. Fu aiutante di campo di Abdülhamid II, membro del reggimento Ertuğrul e membro della corte di Şehzade Mehmed Abdülkadir. Nelle cerimonie e nelle processioni della moschea del venerdì seguiva a cavallo Abdülhamid II. Morì in esilio a Londra. Ebbe tre mogli, cinque figli e due figlie: Peyveste Devlethan Hanım ( Bandırma, 1886 - Londra, 1964). Circassa della tribù Ubuh, si sposarono nel 1903 a Palazzo Baltalimanı ed ebbe da lei tre figli e due figlie: Mehmed Bahaeddin Sami Bey Ahmed Rükneddin Sami Bey Ömer Fethi Sami Bey Fatma Kamran Sami Hanim Hatice Gülistu Sami Hanim Dilbeste Hanım. Sorella minore della sua prima moglie, ebbe da lei un figlio: Mustafa Saib Sami Bey Dilnigar Hanım. Dama di compagnia della sua prima moglie, ebbe da lei un figlio: Mahmud Ekrem Sami Bey Personalità Mediha amava gli usi e i costumi europei. Si vestiva in modo lussuoso e regale, con abiti di taglio europeo e con lunghi strascichi. Era minuta, pallida, con occhi neri descritti come "splendidi", e somigliava molto a suo padre. Aveva atteggiamenti graziosi, affascinanti e squisitamente gentili, che le valsero il rispetto e l'affetto di tutti, al pari della sua sorellastra Cemile Sultan e differentemente da un'altra sorellastra, Seniha Sultan, con cui pure Mediha andava molto d'accordo, essendo entrambe allegre, ridanciane e portate al buon umore. Onorificenze Mediha Sultan venne insignita delle seguenti onorificenze: Ordine della Casa di Osman Ordine di Mejīdiyye, ingioiellato Ordine della Carità, 1ª classe Medaglia Hicaz Demiryolu, oro Medaglia Iftikhar Sanayi, oro Note Bibliografia Brookes, Douglas Scott (2010). The Concubine, the Princess, and the Teacher: Voices from the Ottoman Harem. University of Texas Press. ISBN 978-0-292-78335-5. Kahya, Özge (2012). Sultan Abdülmecid'in kızı Mediha Sultan'ın hayatı (1856-1928) (Postgraduate Thesis) (in Turkish). Marmara University Institute of Social Sciences. Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu mülkün kadın sultanları: Vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık. ISBN 978-9-753-29623-6. Uluçay, Mustafa Çağatay (2011). Padişahların kadınları ve kızları. Ankara: Ötüken. ISBN 978-9-754-37840-5. Dinastia ottomana
Il controllo ottimo è, nell'ambito dei controlli automatici, l'insieme di algoritmi di controllo che stabilizzano un sistema dinamico minimizzando una cifra di merito che dipende dallo stato del sistema e dal vettore degli ingressi. Formulazione del problema Sia definito il seguente sistema non lineare: con dove è il numero degli stati del sistema e è il numero degli ingressi. Sia definito il seguente funzionale di costo: L'obiettivo è trovare un controllo ottimo che, partendo dall'istante iniziale e dallo stato iniziale , minimizzi rispettando il vincolo: , equivalente a Si ha quindi un problema di minimo vincolato. Equazioni di Eulero-Lagrange e condizioni di trasversalità Questo problema di minimo vincolato può essere risolto mediante la tecnica dei moltiplicatori di Lagrange, grazie a cui si riconduce il problema a uno di minimo non vincolato, pagando il prezzo dell'aumento delle dimensioni dello stesso. con vettore di funzioni moltiplicatori di Lagrange da determinare. Si definisce la quantità funzione Hamiltoniana, per cui il funzionale da minimizzare diviene: . Esiste un estremale della funzione se la variazione prima . Si consideri il termine ; integrando per parti e tenendo presente che e che , essendo lo stato iniziale fissato, si ottiene: Sostituendo in e raccogliendo opportunamente: . Il differenziale primo è nullo se sono pari a zero tutte le variazioni. Si trovano quindi le equazioni di Eulero Lagrange e le condizioni di trasversalità . Il problema di ottimo si risolve perciò imponendo le equazioni soprascritte con le cosiddette condizioni di trasversalità che fanno le veci di condizioni al contorno. A seconda dell'avere stato finale e tempo finale liberi o fissati si distinguono quattro diversi problemi di ottimo. Controllo LQR Il controllo LQR permette di ottenere un controllo in retroazione dallo stato ottimo rispetto ad un indice quadratico nello stato x(t) e nel controllo u(t). Il controllore sintetizzato dipende dalla soluzione di una opportuna equazione di Riccati. Controllo ottimo a minima energia Utilizzato nel controllo di robot, è una strategia di controllo che permette di ottenere un segnale stabilizzante il sistema, eventualmente capace di fare tracking asintotico, che minimizza il dispendio energetico e quindi i consumi. Poiché l'energia è funzione del segnale di controllo al sistema, in genere la u(t) sintetizzata è piccola in modulo. Controllo ottimo a minimo tempo Utilizzato nel controllo di robot, è una strategia di controllo che permette di ottenere un segnale stabilizzante il sistema, eventualmente capace di fare tracking asintotico, che minimizza il tempo necessario per eseguire l'operazione. Poiché il tempo di salita necessario per arrivare a regime è funzione inversa del segnale di controllo al sistema, in genere l'ingresso u(t) sintetizzato è grande in modulo. L'estremizzazione del controllo a minimo tempo è il controllo BANG-BANG in cui il controllo può assumere solo 3 valori: saturazione positiva, saturazione negativa e nullo. Bibliografia Colaneri P., Locatelli A., Controllo robusto in RH2/RH, Pitagora, Bologna, 1993. Marro G., Controlli automatici - 5ª edizione, Zanichelli, 2004 K. Zhou, J. C. Doyle, K. Glover, Robust and optimal control, Prentice Hall, 1996. P. Dorato, C. Abdallah, V. Cerone Linear quadratic control: an introduction, Prentice Hall, 1995. Voci correlate Regolatore lineare quadratico (LQR) Controlli automatici Sistemi dinamici Gestione dell'energia nel veicolo ibrido Ottimo paretiano Principio di Pontryagin Collegamenti esterni Teoria del controllo Ricerca operativa Controlli automatici
Thomas "Tommy" Jarvis è un personaggio fittizio della serie di Venerdì 13. Tommy è noto nella serie per essere uno dei personaggi più ricorrenti, apparso in ben tre titoli di seguito (Venerdì 13 - Capitolo finale, il terrore continua e Jason vive) e per essere il degno rivale di Jason Voorhees che ha sconfitto tre volte (includendo anche l'impostore). Biografia Figlio di Malcolm e Tracy Jarvis, Tommy cresce con la madre divorziata e la sorella Trish in una zona vicino a Crystal Lake. Si sa poco sulla sua infanzia, ma si è a conoscenza che ha sviluppato un interesse particolare sui trucchi e le maschere di mostri. Il 13 luglio del 1984, Tommy ha il suo primo incontro con Jason. Dopo che il serial killer si era ripreso dall'accettata in testa da parte di Chris Higgins, Jason riprende ad uccidere presso la zona del lago, cominciando con gli inquilini della casa accanto ai Jarvis e la stessa Tracy. Rimasti solo i due fratelli, Trish combatte coraggiosamente contro Jason affinché Tommy possa scappare, ma il ragazzo, sfruttando alcune sue conoscenze su Jason, si maschera nel giovane assassino e gli chiede di fermarsi, riuscendo nell'intento. Approfittando di questa distrazione, Trish smaschera con un colpo di machete Jason, rivelando il suo deforme volto, poi Tommy gli dà il colpo di grazia ficcandogli la lama accanto all'occhio sinistro, apparentemente uccidendolo, ma vedendolo muoversi ancora, Tommy continua a prenderlo a colpi di machete ripetutamente finché Jason smette di muoversi. Stando poi ai nastri di Tommy e Pamela in Friday the 13th: The Game e al film iI terrore continua Jarvis ha subito un trauma psicologico da quell'esperienza, finendo da un ospedale psichiatrico all'altro (tra quelli citati nel gioco ci sono pure il Glen Echo, lo Smith's Grove e addirittura l'Istituto Mentale di Westin Hills a Springwood dove è stato pure ferito da Freddy Krueger). Nel 1990 viene trasferito al Pinehurts Halfway, dove viene ucciso un paziente il cui padre, il paramedico Roy Burns, decide di vendicarsi su tutti quelli presenti nei dintorni travestito da Jason. Di principio, il Pinehurts non ha comunque aiutato Tommy, che ha sviluppato una personalità chiusa e un lato molto combattivo e violento. Inoltre, il ragazzo continua ad avere allucinazioni sul vero Jason Voorhees. Dopo aver fermato e ucciso Roy, Tommy viene portato in ospedale per le ferite subite e sogna di diventare il nuovo assassino di Crystal Lake con il fantasma di Jason che gli offre il suo machete e la maschera di Roy. Mentre il film si conclude con Tommy-Jason in procinto di uccidere la final girl Pam, i diversi libri e il videogioco hanno confermato che si è trattato di un sogno e che Pam sta bene. Inoltre il gioco conferma che sua sorella ha chiuso i contatti con il fratello prima degli eventi di Parte 5. Un anno dopo, Tommy fugge dall'ennesimo ospedale, aiutato dall'amico Alan, con il quale parte per Crystal Lake per porre fine al suo trauma, decidendo di bruciare il cadavere di Jason. Una volta giunti al cimitero, Tommy e Alan riesumano Jason e Tommy, in un atto di sfogo, conficca nel cuore del cadavere un palo di ferro. Dopo averlo coperto di benzina e cercando dei fiammiferi, un fulmine centra in pieno il palo, resuscitando Jason e la pioggia impedisce a Tommy di bruciarlo. Alan, nel tentativo di aiutare Tommy a fuggire dal killer, muore e Tommy si dirige dallo sceriffo Garris di Crystal Lake (ora rinominata Forest Green per non essere associata ai Voorhees) ma questi non gli crede e lo sbatte in cella. Alla caserma, Tommy conosce Megan, la figlia dello sceriffo e, aiutato da lei, cerca di fermare Jason, che ha già mietuto altre vittime (tra cui l'incredulo Garris che aveva incolpato Tommy degli omicidi, affinché potesse essere creduto). Tommy, capendo che non può ucciderlo data la sua nuova forma zombie, decide di attirare Jason nel lago e di incatenarlo sul fondo con un macigno. Jason si rivela alquanto furbo e non casca subito nella trappola di Tommy, ma il ragazzo riesce a mettergli al collo la catena, ma il mostro lo porta giù con sé. Megan corre in soccorso di Tommy e, dopo aver spaccato il collo a Jason con l'elica di una barca a motore, recupera Tommy e lo rianima con la respirazione bocca a bocca. Tommy è finalmente guarito dal suo PTDS e torna a vivere una vita normale. Tommy non ricompare più nella serie cinematografica né verrà citato ulteriormente tranne nei primi minuti di Venerdì 13 parte VII - Il sangue scorre di nuovo (sebbene fosse previsto un cameo in alcune prime sceneggiature di Freddy vs. Jason), tuttavia, l'attore Thom Mathews, che lo aveva interpretato in Parte 6, riprende il ruolo del personaggio in un fan-film di Venerdì 13, intitolato Never Hike Alone (Mai fare escursioni da solo), dove l'escursionista Kyle McLeod ha un incontro ravvicinato con Jason ma viene salvato da tre paramedici, tra cui lo stesso Tommy, che porta in salvo il ragazzo dal mostro che, riconosciuto il suo nemico, cerca di raggiungerlo ma lo perde di vista. Thom riprende il ruolo di Tommy in un breve cameo nel video musicale Social Mediasochist II, durante il sogno di Jason, la cui apparizione lo riporta alla realtà. L'ottobre del 2020 viene rilasciato Never Hike in the Snow, il prequel di Never Hike Alone, dove Tommy tenta di avvisare lo sceriffo di Crystal Lake del ritorno di Jason (presumibilmente dopo gli eventi di Freddy vs. Jason), ma lo sceriffo è una sua vecchia conoscenza: Rick Cologne, il vice dello sceriffo Garris (anche lui interpretato dallo stesso attore del film, Vincent Guastaferro), che arresta Jarvis. Nel videogioco, Thom Mathews riprende il ruolo di Tommy per le sue animazioni (così come Kane Hodder aveva ripreso il ruolo dei Jason) ma le voci sono quelle di Chris Niosi. Il personaggio è giocabile solo se uno degli animatori ha chiamato Tommy e se qualcuno è morto o fuggito. Tommy arriva nella partita già munito di spray medico, coltellino, walkie talkie, mappa e fucile. Inoltre, se un'animatrice femmina ruba il maglione di Pamela e Jason è senza maschera, Tommy potrà ucciderlo non appena l'animatrice-Pamela intima a Jason di fermarsi e qualcuno ferisce Jason, permettendo a Tommy di dargli il colpo di grazia con un machete o un'ascia (facendo riferimento al secondo, terzo e quarto film). Come già detto, per le cabine saranno nascoste alcune cassette con interrogatori da parte di Pamela e Tommy, dove si scopre che nessuno ha creduto al suo incontro con Jason in Parte 6, credendo si trattasse di un altro tipo in maschera come Roy. Quest'ultimo dettaglio è anche menzionato nel fumetto Freddy vs. Jason vs. Ash,in cui si scopre che la gente non crede che Jason sia realmente resuscitato e, più semplicemente, quelli avvistati sono semplici imitatori in maschera. Tommy fa un'ultima apparizione nel seguito del sopracitato fumetto: Freddy vs. Jason vs. Ash: The Nightmare Warriors. Dopo che Ash Williams ha fermato la neo alleanza dei due mostri e ha confinato Freddy nel Necronomicon, che la signora Voorhees usò per assicurarsi che Jason non morisse annegato, Ash e altri suoi amici sopravvissuti nei diversi film di Nightmare e Venerdì 13, vengono attaccati dal redivivo Jason ma sono salvati in tempo da Tommy, che Ash lo dichiarerà leader dei "Sopravvissuti". Alla fine, Tommy, assistito da Stephanie, nipote di Jason, fermerà il mostro decapitandolo, ma ritornerà grazie alla benedizione della madre in tempo per gli eventi di Jason X. Curiosità Nei primi film di Venerdì 13 sono mostrate più volte alcune scene dei precedenti titoli. La "trilogia di Jarvis" non fa eccezione, facendo riferimento a quando il ragazzo uccise il mostro in Capitolo finale. Tuttavia, la parte di Tommy in cui gridava ripetutamente "Muori!" non è mai stata doppiata in italiano nel film, differentemente dalla parte di Trish che urla il suo nome per intimargli di smetterla, ma ne Il terrore continua e in Jason vive, Jarvis ricorda le urla sue e di sua sorella, obbligando a doppiare i mancanti "Muori!", detti però da un Tommy adulto e non bambino. Tommy sarebbe dovuto apparire nel reboot di Venerdì 13 ma i produttori hanno deciso di escluderlo e creare una propria mitologia della serie. Il nome di Tommy e la sua passione delle maschere è un richiamo a Tom Savini, truccatore e capo degli effetti speciali di diversi film della serie. Note Voci correlate Personaggi di Venerdì 13
Il malinconico o melanconico (, quindi «bile nera»), detto anche atrabiliare, è uno dei quattro temperamenti presi in considerazione dalla patologia umorale, insieme al collerico, al sanguigno e al flemmatico. In particolare il malinconico è descritto come un tipo psicologico triste, introverso, e riflessivo (appunto caratterizzato da malinconia): corrisponde sul piano macrocosmico all'elemento terra, perché i suoi attributi sono il freddo e il secco, da cui si origina nel microcosmo umano l'atrabile (o bile nera), predominante rispetto agli altri tre umori, e avente sede nella milza, dove fluisce il sangue "nero", quello venoso e invecchiato, per esserne purificato. Nella tradizionale suddivisione delle età della vita, il temperamento melanconico caratterizza la maturità adulta. Tra le quattro stagioni è associato all'autunno, e tra i colori al nero o al blu scuro. Caratteristiche Nel melanconico l'eccesso del principio Terra, attivo nel sistema scheletrico, nelle cartilagini e nei tessuti mineralizzati, era ritenuto la causa di una certa pesantezza e postura cadente, incurvata e priva di slancio, accentuata dalla costituzione generalmente magra e asciutta. Dall'aspetto precocemente invecchiato, l'individuo malinconico può apparire accigliato e poco incline al sorriso, pallido, rigido e lento nei movimenti, soggetto a malattie diatesiche, miasmatiche o cachessiche. Sul piano psichico, le sue caratteristiche si traducono in una tendenza a rimuginare e soppesare le situazioni della vita di cui avverte la gravosa oggettività. Riservato e introverso, poco reattivo agli stimoli esterni, il melanconico è portato dal confronto con la dura realtà ad avere un atteggiamento pessimista, a ricercare l'ordine in maniera spesso intransigente e meticolosa, a chiudersi in se stesso e a deprimersi. Ippocrate, nei suoi Aforismi, caratterizzava tutte le "paure e gli sconforti, se durano a lungo" come sintomatici di melanconia. Altri sintomi descritti da Ippocrate sono: inappetenza, abulia, sonnolenza, irritabilità, agitazione. Queste descrizioni hanno significative corrispondenze con la nosografia contemporanea delle sindromi depressive (sei sintomi su otto tra quelli inclusi nel DSM-5 come criteri diagnostici del disturbo depressivo maggiore). Secondo Ippocrate, se il lato negativo attribuito al malinconico è dunque la tristezza e il disfattismo, quello positivo consiste nel realismo, nella precisione, nell'affidabilità, e nella capacità di introspezione e autocontrollo. Aristotele (384–322 a.C.) connota invece i melanconici di una certa irrequietezza, accessi di rabbia (e quella che oggi si chiamerebbe mania), tipica anche del collerico, inserendo ad esempio tra costoro personaggi impulsivi come Aiace Telamonio, suicida in un impeto di pazzia, o Eracle, formidabile eroe che colto da un raptus massacrò i propri figli, osservando però che «tutti gli uomini eccezionali, nell'attività filosofica o politica, artistica o letteraria, hanno un temperamento melanconico o atrabiliare, alcuni a tal punto da essere persino affetti dagli stati patologici che ne derivano». Sempre Aristotele, secondo la lettura di Tommaso d'Aquino inserisci tra i collerici diverse tipologie tra cui coloro che trattengono la rabbia dentro di sé, e pertanto rimangono adirati a lungo: vengono detti aspri da Tommaso, che attribuisce loro un'indole tendente appunto al melanconico. L'astrologo greco Antioco d'Atene (vissuto all'incirca nel I secolo d.C.) sottomise la costituzione melanconica all'influsso di Saturno, pianeta plumbeo della pesantezza dalla qualità freddo-secca, e di Mercurio, portatore di intelligenza e acume. Segni zodiacali tipicamente di terra, quindi di carattere melanconico, sono poi il Toro, la Vergine e il Capricorno. L'alimentazione consigliata per il melanconico, così come quella prescritta in genere per curare un eccesso di umore nero, consisteva nell'introduzione di cibi caldi e umidi che riequilibrassero l'atrabile freddo e secco, secondo il principio ippocratico contraria contrariis curantur («i contrari si curano con i contrari»): caldi e umidi erano tradizionalmente considerati, per analogia intuitiva con le loro proprietà, mandorle e mele dolci, asparagi, datteri, fichi, uva, more, vino rosso, zucchero, ecc., e in genere pietanze dolci in grado di bilanciare l'amarezza della bile nera. Galeno (129–201) raccomandava in ogni caso di adottare delle diete personalizzate, che tenessero conto non solo del temperamento prevalente, ma anche dell'età, del sesso, dell'ambiente e dell'attività che si svolgeva. In presenza di un temperamento naturale e non di patologie, era anzi opportuno assecondarne talvolta la natura con alimenti apportatori della sua medesima qualità, anziché contrastanti. La mistica medievale Ildegarda di Bingen (1098–1179) tratteggiò le donne malinconiche come piuttosto ritrose e poco amichevoli, volubili, a volte sterili, dal colorito bluastro, «carne magra», «vasi sanguigni grossi e ossa robuste»; «senza marito stanno [...] meglio, sono più forti e più allegre, perché non sono portate al rapporto di coppia. [...] Soffrono anche di mal di testa causati dalla bile nera. Soffrono di dolori alla schiena e ai reni. In poco tempo possono anche gonfiarsi in tutto il corpo, perché liquame e impurità, che dovrebbero fuoriuscire dal loro corpo con la depurazione mensile, si intasano e rimangono dentro». Tra i quattro apostoli presi in considerazione dalla teoria umorale medievale, il melanconico è rappresentato da san Paolo, come nel quadro di Dürer. L'umanista Marsilio Ficino (1433–1499), rifacendosi ad Aristotele che collegava l'atrabile alla genialità, suggeriva di indossare amuleti in oro o metallo per attenuare l'influsso nobilitante ma gravoso di Saturno, e favorire quello benefico e creativo di Giove. Secondo il pensiero magico-ermetico rinascimentale, del resto, il potenziale insito nel temperamento malinconico, analogamente al piombo convertito in oro dagli alchimisti, poteva essere trasmutato nelle qualità dei più grandi filosofi, veggenti, e sapienti, se opportunamente combinato, come suggerisce la simbologia nell'opera di Albrecht Dürer intitolata Melencolia I, forse ispirata al De Occulta Philosophia di Agrippa del 1510. La malinconia, generata dall'atrabile della milza, infatti esprime chiusura in se stessi, spingendo a isolarsi, ma al contempo contiene una potenzialità, il seme di una saggezza profonda, di una genialità, e, secondo il linguaggio alchemico, essendo come un piombo da tramutare in oro, è paragonata, nella metafora della Grande Opera per fabbricare la pietra filosofale, a una nigredo che prelude allalbedo, onde giungere al completamento della rubedo Anche per il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724–1804), che elaborò una psicologia su basi morali, il temperamento malinconico andava rivalutato, possedendo costui entrambe le doti ritenute rilevanti ai fini dell'analisi kantiana delle quattro costituzioni, cioè l'intelligenza (o sublime) e lo spirito (il bello): Ancora nel XVIII e XIX secolo la teoria dei temperamenti era ancora accreditata a livello di descrizione psicologica. Voltaire descrive gli inglesi come molto atrabiliari, e si diffonde il mito dello spleen; nel romanticismo il malinconico è l'archetipo dell'artista (si veda malinconia e romanticismo). Secondo la struttura della personalità elaborata dallo psicologo Hans Eysenck (1916–1997), sulla base delle teorie junghiane, il temperamento melanconico è caratterizzato dalla combinazione di introversione e instabilità emotiva, venendo descritto quindi come riservato, scontroso, e ansioso. Pedagogia Waldorf La pedagogia di impianto Steiner-Waldorf attuale, legata alla teoria antroposofica, che scompone l'essere umano in vari livelli dimensionali, di cui i principali sono il corpo fisico, quello eterico, l'astrale e l'Io, attribuisce al temperamento malinconico la predominanza del corpo fisico, corrispondente all'elemento terra della dottrina umorale, e responsabile delle forze meccaniche di gravità che governano i minerali. Il bambino malinconico tenderà di conseguenza a soffrire il peso della materia, la quale gli risulta come d'impaccio dandogli del filo da torcere: egli cercherà tenacemente, ma invano, di sottometterla agli impulsi spirituali del suo essere, chiudendosi al mondo esterno e sviluppando una forte vita di pensiero. Per una sana educazione sarà opportuno secondo Steiner riequilibrare gli aspetti unilaterali della costituzione malinconica suscitando interessi altruistici, pur evitando le correzioni radicali, e semmai favorendo un'armonizzazione complessiva dei tratti caratteriali dell'individuo seguendo il principio omeopatico similia similibus curantur («il simile si curi col simile»), anche attraverso l'alimentazione: cibi adatti al malinconico sono quelli salini e terrosi, come le carote e le radici, quindi amari, da bilanciare con pietanze dolci che ingentiliscano la vita come miele e biscotti, o di qualità calda e umida apportatrici di luce solare quali le erbe aromatiche, il mais speziato, l'orzo, il miglio, l'avena, ecc. Note Bibliografia Ippocrate, Aforismi, Palermo, Sellerio Editore, 1999 Gli Aforismi d'Ippocrate e il Commentario di Galeno, a cura di Massimiliano Cardini, Galileiana, 1911 Galeno, Sugli umori, in M. Grant., La dieta di Galeno, Mediterranee, Roma, 2005 Galeno, De sanitate tuenda, trad. e comm. a cura di A. Amerio, Roma 1966 Isidoro di Siviglia, La natura delle cose, a cura di Francesco Trisoglio, Roma, Città Nuova, 2001 Anne H. King-Lenzmeier, Ildegarda di Bingen: la vita e l'opera, Milano, Gribaudi, 2004 Guglielmo Grataroli, Regimen omnium iter agentium, Strasburgo, 1563 William Bullein, The Government of Health, Valentine Sims, Londra, 1595 Henry Butts, Dyets Dry Dinner: Consisting of Eight Severall Courses, Londra, Thomas Creede, 1599 Johannes de Mediolano, Regimen Sanitatis Salernitanum, trad. ingl. di T. Paynell, Londra, B. Alsop e T. Fawset, 1634 Henrik Rantzau, The English mans doctor, trad. ingl. di J. Harington, Londra, Augustine Mathewes, 1624 Paola Capone, L'arte del vivere sano: il Regimen sanitatis Salernitanum e l'età moderna, Guerini e associati, 2005 Hans J. Eysenck, Personality Structure and Measurement (1963), Routledge, 2013 Rudolf Steiner, Il segreto dei temperamenti umani (1909), trad. it. di I. Bavastro, Milano, Antroposofica, 2011 Voci correlate Bile nera Melanconia Melencolia I Malinconia (Hayez) Malinconia (Munch) Noia Spleen Nigredo Segni di terra Terra (elemento) Altri progetti Collegamenti esterni Quattro temperamenti
La transizione alla televisione digitale è il processo di passaggio dalla televisione analogica alla televisione digitale. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nella tecnologia usata per la telediffusione che dalla fine del XX secolo si sta realizzando in tutto il mondo. Il processo ha già interessato sia la televisione satellitare sia quella via cavo, dove però la transizione è avvenuta quasi in sordina in quanto queste due tipologie di televisione hanno una diffusione minoritaria rispetto alla televisione terrestre e sono utilizzate primariamente dalla pay TV, laddove la maggior parte di esse fornivano direttamente i ricevitori adatti alla ricezione dei canali digitali; inoltre, diversi utenti che ricevevano la televisione satellitare o via cavo sono stati indotti a sostituire le proprie apparecchiature analogiche con quelle digitali a causa della graduale digitalizzazione dei canali che è avvenuta nel corso degli ultimi anni (nella televisione satellitare dal 1993, ed in alcuni satelliti non sono più presenti emittenti televisive analogiche). Per quanto riguarda la televisione terrestre, la transizione alla televisione digitale sta suscitando clamore e interesse perché, oltre a essere la tipologia di televisione più usata dalla popolazione, non può prevedere una coabitazione delle due tecnologie (a causa delle poche frequenze utilizzabili in totale). In Italia, lo spegnimento totale della storica televisione analogica terrestre è avvenuto il 4 luglio 2012. Switch-over e Switch-off I termini switch-over e switch-off (mutuati dalla lingua inglese) sono abbreviazioni rispettivamente di: digital switch-over (in sigla DSO), la fase intermedia della transizione alla televisione digitale in cui esistono contemporaneamente sia la televisione analogica che la televisione digitale; analog switch-off (in sigla ASO), la fase terminale della transizione alla televisione digitale in cui avviene lo spegnimento della televisione analogica. In Italia la prima fase di switch-over è stata realizzata in alcune regioni attraverso lo spegnimento delle trasmissioni analogiche di una rete pubblica nazionale (Rai 2) e di una rete privata nazionale (Rete 4) e la conseguente attivazione di questi canali solo in modalità digitale. L'effetto principale dello switch over italiano - data l'impossibilità di continuare a vedere le trasmissioni televisive di Rai 2 e Rete 4 - è l'incentivo all'acquisto dei ricevitori esterni o dei televisori con sintonizzatore digitale terrestre integrato. Calendario mondiale del passaggio alla TV digitale terrestre Transizione completata Di seguito la lista in ordine cronologico dei singoli Stati che hanno completato il passaggio alla televisione digitale terrestre: : Switch-off completato l'11 dicembre 2006. : Switch-off completato il 1º settembre 2007. : Switch-off completato il 25 settembre 2007. : Switch-off completato il 29 ottobre 2007. : Switch-off completato il 26 novembre 2007. : Switch-off completato il 25 novembre 2008. : Switch-off completato il 16 luglio 2009. : Switch-off completato il 1º novembre 2009. : Switch-off completato il 1º dicembre 2009. : Switch-off completato il 1º marzo 2010. : Switch-off completato il 3 aprile 2010. : Switch-off completato il 1º giugno 2010. : Switch-off completato il 1º luglio 2010. : Switch-off completato il 5 ottobre 2010. : Switch-off completato il 1º dicembre 2010. : Switch-off completato il 31 dicembre 2010. : Switch-off completato il 31 marzo 2011. : Switch-off completato il 24 maggio 2011. : Switch-off completato il 7 giugno 2011. : Switch-off completato il 1º luglio 2011. : Switch-off completato il 31 ottobre 2011. : Switch-off completato il 29 novembre 2011. : Switch-off completato il 31 marzo 2012. : Switch-off completato il 26 aprile 2012. : Switch-off completato il 1º luglio 2012. : Switch-off completato il 4 luglio 2012. : Switch-off completato il 9 luglio 2012. : Switch-off completato il 24 ottobre 2012. : Switch-off completato il 24 ottobre 2012. : Switch-off completato il 29 ottobre 2012. : Switch-off completato il 10 dicembre 2012. : Switch-off completato il 26 dicembre 2012. : Switch-off completato il 31 dicembre 2012. : Switch-off completato il 31 dicembre 2012. : Switch-off completato il 31 dicembre 2012. : Switch-off completato il 31 dicembre 2012. : Switch-off completato il 31 dicembre 2012. : Switch-off completato il 1º giugno 2013. : Switch-off completato il 31 luglio 2013. : Switch-off completato il 31 ottobre 2013. : Switch-off completato il 1º dicembre 2013. : Switch-off completato il 1º dicembre 2013. : Switch-off completato il 31 dicembre 2013. : Switch-off completato il 1º luglio 2015. : Switch-off completato il 10 luglio 2015. : Switch-off completato il 1º ottobre 2015. : Switch-off completato il 21 novembre 2015. : Switch-off completato il 31 dicembre 2015. : Switch-off completato il 31 dicembre 2015. : Switch-off completato il 31 dicembre 2015. : Switch-off completato il 29 giugno 2016. : Switch-off completato il 1º gennaio 2017. : Switch-off completato il 31 dicembre 2017. : Switch-off completato il 31 dicembre 2017. : Switch-off completato il 1 settembre 2018. : Switch-off completato il 1º dicembre 2018. : Switch-off completato il 14 ottobre 2019. : Switch-off completato il 1º gennaio 2019. : Switch-off completato il 1º settembre 2019. : Switch-off completato il 28 luglio 2020. : Switch-off completato il 31 dicembre 2020. : Switch-off completato il 31 dicembre 2020. Transizione in Italia Aree tecniche e termine per lo spegnimento analogico totale (switch off) Note Voci correlate DGTVi Televisione digitale terrestre Televisione digitale terrestre in Italia Servizi televisivi digitali terrestri nazionali in Italia Collegamenti esterni Televisione digitale
La 14ª edizione dei Saturn Awards si è svolta il 17 maggio 1987, per premiare le migliori produzioni cinematografiche del 1986. Candidati e vincitori I vincitori sono indicati in grassetto. Film Miglior film di fantascienza Aliens - Scontro finale (Aliens), regia di James Cameron Navigator (Flight of the Navigator), regia di Randal Kleiser Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue Got Married), regia di Francis Ford Coppola Corto circuito (Short Circuit), regia di John Badham Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home), regia di Leonard Nimoy Miglior film horror La mosca (The Fly), regia di David Cronenberg From Beyond - Terrore dall'ignoto (From Beyond), regia di Stuart Gordon La piccola bottega degli orrori (Little Shop of Horrors), regia di Frank Oz Poltergeist II - L'altra dimensione (Poltergeist II: The Other Side), regia di Brian Gibson Psycho III, regia di Anthony Perkins Miglior film fantasy Il ragazzo che sapeva volare (The Boy Who Could Fly), regia di Nick Castle Fievel sbarca in America (An American Tail), regia di Don Bluth Mr. Crocodile Dundee ("Crocodile" Dundee), regia di Peter Faiman Il bambino d'oro (The Golden Child), regia di Michael Ritchie Labyrinth - Dove tutto è possibile (Labyrinth), regia di Jim Henson Miglior attore Jeff Goldblum - La mosca (The Fly) Michael Biehn - Aliens - Scontro finale (Aliens) Anthony Perkins - Psycho III Leonard Nimoy - Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) William Shatner - Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Miglior attrice Sigourney Weaver - Aliens - Scontro finale (Aliens) Geena Davis - La mosca (The Fly) Barbara Crampton - From Beyond - Terrore dall'ignoto (From Beyond) Elisabeth Shue - Link Kathleen Turner - Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue Got Married) Miglior attore non protagonista Bill Paxton - Aliens - Scontro finale (Aliens) Richard Moll - Chi è sepolto in quella casa? (House) Clu Gulager - Hunter's Blood James Doohan - Star Trek IV: Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Walter Koenig - Star Trek IV: Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Miglior attrice non protagonista Jenette Goldstein - Aliens - Scontro finale (Aliens) Vanity - 52 gioca o muori (52 Pick-Up) Kay Lenz - Chi è sepolto in quella casa? (House) Catherine Hicks - Star Trek IV: Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Grace Jones - Vamp Miglior attore emergente Carrie Henn - Aliens - Scontro finale (Aliens) Lucy Deakins - Il ragazzo che sapeva volare (The Boy Who Could Fly) Jay Underwood - Il ragazzo che sapeva volare (The Boy Who Could Fly) Scott Grimes - Critters, gli extraroditori (Critters) Joey Cramer - Navigator (Flight of the Navigator) Miglior regia James Cameron - Aliens - Scontro finale (Aliens) Randal Kleiser - Navigator (Flight of the Navigator) John Badham - Corto circuito (Short Circuit) Leonard Nimoy - Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) David Cronenberg - La mosca (The Fly) Miglior sceneggiatura James Cameron - Aliens - Scontro finale (Aliens) Nick Castle - Il ragazzo che sapeva volare (The Boy Who Could Fly) Paul Hogan, Ken Shadie e John Cornell - Mr. Crocodile Dundee ("Crocodile" Dundee) Howard Ashman - La piccola bottega degli orrori (Little Shop of Horrors) Steve Meerson, Peter Krikes, Harve Bennett e Nicholas Meyer - Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Migliori effetti speciali Stan Winston, Robert Skotak e Dennis Skotak - Aliens - Scontro finale (Aliens) Lyle Conway - La piccola bottega degli orrori (Little Shop of Horrors) Richard Edlund - Poltergeist II - L'altra dimensione (Poltergeist II: The Other Side) Syd Mead e Eric Allard - Corto circuito (Short Circuit) Ken Ralston e Michael Lantieri - Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Miglior colonna sonora Alan Menken - La piccola bottega degli orrori (Little Shop of Horrors) James Horner - Fievel sbarca in America (An American Tail) John Carpenter - Grosso guaio a Chinatown (Big Trouble in Little China) Howard Shore - La mosca (The Fly) Jerry Goldsmith - Link Migliori costumi Robert Fletcher - Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Emma Porteous - Aliens - Scontro finale (Aliens) Brian Froud e Ellis Flyte - Labyrinth - Dove tutto è possibile (Labyrinth) Marit Allen - La piccola bottega degli orrori (Little Shop of Horrors) Theadora Van Runkle - Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue Got Married) Miglior trucco Chris Walas - La mosca (The Fly) Peter Robb-King - Aliens - Scontro finale (Aliens) John Carl Buechler, John Naulin, Anthony Doublin e Mark Shostrom - From Beyond - Terrore dall'ignoto (From Beyond) Rob Bottin - Legend Wes Dawn, Jeff Dawn e James Lee McCoy - Rotta verso la Terra (Star Trek IV: The Voyage Home) Premi speciali President's Award: Joseph Stefano Marshall Brickman - Gioco mortale - Manhattan Project (The Manhattan Project) George Pal Memorial Award: Arnold Leibovit Life Career Award: Leonard Nimoy Note Collegamenti esterni Sito ufficiale Saturn Awards Cinema nel 1987 1987
Soprannominato Gattone, alle Olimpiadi di Seul del 1988 ha vinto la medaglia d'oro in singolare e quella di bronzo in doppio, difendendo i colori della Cecoslovacchia, e ha disputato due finali del Grande Slam. Ha raggiunto il 4º posto nel ranking ATP sia in singolare, nel febbraio del 1988, che in doppio, nel marzo 1988. Vanta inoltre altri 10 titoli in singolare e 9 in doppio nel circuito maggiore, nonché la World Team Cup vinta con la Cecoslovacchia nel 1987. Il titolo più prestigioso in doppio è quello vinto in coppia con Tomáš Šmíd alle finali Masters del 1987. Nel 2020 è stato inserito dalla ESPN nella lista degli otto migliori giocatori che non hanno mai vinto un torneo del Grande Slam. Si è ritirato a soli 26 anni per problemi alla schiena. Dopo il ritiro è stato allenatore della squadra slovacca di Coppa Davis dal 1994 al 2017. Biografia Impara a giocare tra i 6 e i 7 anni dal padre, che era tennista di un club locale. Mecir era conosciuto dagli appassionati di tutto il mondo con il soprannome italiano “gattone” per i movimenti felpati, l'imprevedibilità e l’atteggiamento indolente che aveva in campo. Un altro soprannome era "Swede killer", ammazza svedesi, per la regolarità con cui sconfiggeva gli svedesi, molti dei quali erano in quel periodo tra i migliori tennisti del mondo; l'unica eccezione era Stefan Edberg, che ha vinto 10 dei 15 incontri disputati con Mečíř. Spirito libero e introverso, giocava senza coach e alle riunioni mondane preferiva la pesca, sua grande passione. Sposato con Petra, anche il figlio Miloslav junior, nato nel gennaio 1988, ha intrapreso la carriera di tennista professionista. Caratteristiche tecniche Apparentemente lento nei movimenti, sorprendeva gli avversari colpendo la palla con largo anticipo e con un'andatura leggera che gli consentiva di arrivare sulla palla dando l'impressione di non essersi mosso (per questo Gianni Clerici lo ribattezzò "gattone" Mečíř). Giocatore destrimano, colpiva di rovescio a due mani con grande precisione, generalmente di piatto e con una grande rotazione del torso. Aveva un ottimo senso tattico e sapeva sfruttare i punti deboli dell'avversario. Era particolarmente bravo nei colpi incrociati, trovando angoli che pochi altri riuscivano a trovare. Per evitare i suoi insidiosi colpi incrociati, Lendl vinse contro di lui due finali dello Slam giocando soprattutto potenti palle vicino alla linea di mezzeria a fondo campo. Era particolarmente incisivo quando veniva attaccato e trovava difficoltà con tennisti come Lendl che giocavano con aggressività e potenza da fondo campo. Non era un giocatore d'attacco ma era efficace nel gioco a rete e le volée con cui chiudeva il punto sono state definite "superbe". Nonostante fosse molto alto, si muoveva con disinvoltura ed eleganza. Giocava bene su tutte le superfici e sapeva uscire con fluidità da situazioni critiche. Imponeva un gioco non potente ma fantasioso e imprevedibile, variando spesso i colpi, per poi trovare il punto con improvvisi fendenti, soprattutto di rovescio. Tra i suoi colpi più sorprendenti vi era la demivolée passante di rovescio da fondo campo. A partire dal 1989 il suo rendimento è calato a causa del mal di schiena che l'ha costretto al ritiro l'anno successivo. È stato uno degli ultimi tennisti del circuito a giocare con una racchetta di legno, e in particolare è stato l'ultimo a vincere un torneo; nell'ultimo titolo conquistato in carriera, al torneo di Indian Wells del 1989, utilizza una Snauwaert di legno rivestito in grafite. Carriera da tennista 1982-1983: prima finale Grand Prix, debutto in Coppa Davis e top 100 Debutta tra i professionisti nell'ottobre 1982 raggiungendo i quarti di finale nel Challenger di Porto. Dopo questo isolato torneo, inizia a giocare con maggiore frequenza nel circuito internazionale nel 1983, anno in cui si laurea campione cecoslovacco; Torna nei quarti in luglio al Neu Ulm Challenger e perde in due set contro il vincitore del torneo Tomáš Šmíd. Nel settembre 1983 debutta nel circuito maggiore nel torneo ATP di Bordeaux e raggiunge subito la semifinale sconfiggendo tra gli altri il coetaneo Martín Jaite; viene eliminato perdendo 6-8 il set decisivo da Pablo Arraya che vincerà il titolo. La settimana successiva esordisce nella squadra cecoslovacca di Coppa Davis nella sfida dei playoff contro l'Unione Sovietica e vince il primo singolare in 5 set contro Andrej Česnokov dopo essere stato sotto di due set. Perde l'incontro contro Aleksandr Michajlovič Zverev sul risultato di 4-0 in favore dei cecoslovacchi. In ottobre partecipa al prestigioso torneo Godó e al secondo turno elimina il veterano Manuel Orantes prima di cedere in due set a Anders Järryd. A fine torneo fa il suo ingresso nella top 100 del ranking ATP. In novembre disputa il suo primo torneo dello Slam all'Australian Open ed esce al primo turno. Nell'ultimo torneo stagionale gioca la sua prima finale Grand Prix sull'erba di Adelaide e viene sconfitto in rimonta da Mike Bauer con il punteggio di 6-3, 4-6, 1-6. 1984: 2 finali Grand Prix e 38º nel ranking Salta i primi tornei del 1984 e rientra a fine febbraio a Madrid, uscendo al secondo turno per mano della testa di serie nº 8 Vitas Gerulaitis. Al successivo torneo di Metz raggiunge la semifinale e perde in due set dal vincitore del titolo Ramesh Krishnan, risultato che gli permette per la prima volta l'accesso nella top 50. Torna nel circuito due mesi dopo per affrontare la stagione sulla terra rossa che si rivela deludente con tre eliminazioni al primo turno, in particolare al suo esordio al Roland Garros con la sconfitta al quinto set subita da Juan Aguilera, dopo essere stato avanti 2 set a 0. A Wimbledon vince il suo primo incontro in una prova dello Slam ma non va oltre il secondo turno. La trasferta estiva negli Stati Uniti si conclude con 3 sconfitte su 4 incontri. Disputa la sua seconda finale del Grand Prix in settembre a Palermo; al secondo turno concede solo 4 giochi alla testa di serie nº 1 Henrik Sundström e nell'atto conclusivo ne raccoglie solo 3 contro il padrone di casa Francesco Cancellotti. Tra i migliori risultati nei tornei disputati in autunno vi sono i quarti di finale a Bordeaux e a Barcellona e la finale di Colonia, nella quale viene battuto 6-7, 2-6 da Joakim Nyström dopo aver eliminato Stefan Edberg e Tim Wilkison. Esce al primo incontro disputato all'Australian Open e negli altri tornei australiani di fine anno si mette in luce solo ad Adelaide, raggiungendo i quarti di finale. Nel ranking di fine anno è al 50º posto, dopo essere stato al 38º in ottobre. 1985: primi 2 titoli Grand Prix e top 10 Disputa il primo torneo del 1985 a Filadelfia, al secondo turno supera per la prima volta il nº 11 ATP Nystrom, che l'aveva battuto nei due precedenti incontri. Negli ottavi si prende la rivincita anche su Krishnan e in semifinale ottiene la vittoria più significativa contro il nº 2 del mondo Jimmy Connors, battuto per 5-7, 6-4, 6-3. In finale si arrende al nº 1 John McEnroe con il punteggio di 3-6, 6-7, 1-6 e a fine torneo entra nella top 30 del ranking. In marzo risulta decisivo nella sfida di Coppa Davis vinta dalla Cecoslovacchia per 3-2 a Tbilisi sull'Unione Sovietica imponendosi in entrambi i singolari. A fine mese vince il suo primo titolo Grand Prix in carriera a Rotterdam, dopo aver perso le prime tre finali fino ad allora disputate. Al primo turno perde l'unico set di tutto il torneo contro Paul McNamee, al secondo elimina il nº 6 del mondo Anders Järryd, nei quarti l'emergente Boris Becker e in semifinale ha di nuovo la meglio su Nystrom; in finale concede solo 3 giochi a Jakob Hlasek. Sei settimane dopo si ripete ad Amburgo, dominando il torneo senza perdere alcun set; negli ultimi tre incontri supera i quotati svedesi Joakim Nyström (nº 10 del mondo), Mats Wilander (nº 4), e in finale il nº 14 Henrik Sundström con il punteggio di 6-4, 6-1, 6-4. Piega di nuovo Wilander in semifinale agli Internazionali d'Italia e in finale si inchina a Yannick Noah, che si impone in 4 set. Perde il primo incontro nella World Team Cup contro Thierry Tulasne ma la Cecoslovacchia si qualifica per la finale anche grazie a i suoi successi contro Jarryd e Vijay Amritraj. Nella sfida con gli Stati Uniti decisiva per l'assegnazione del titolo, Mečíř viene sconfitto da Connors e gli americani vincono la coppa affermandosi per 2 incontri a 1. Il terzo turno raggiunto al Roland Garros gli è sufficiente per arrivare al 10º posto del ranking. A Wimbledon si presenta con la testa di serie nº 12 e al primo turno viene eliminato a sorpresa dal nº 99 ATP Tom Gullikson. Nella trasferta estiva in America arriva ai quarti solo a Indianapolis e viene sconfitto dalla rivelazione dell'anno Boris Becker, reduce dal trionfo a Wimbledon. Si ferma al secondo turno agli US Open, ma contribuisce con due vittorie al passaggio in semifinale di Coppa Davis della Cecoslovacchia, che in agosto supera 5-0 l'Ecuador a Guayaquil. Nella semifinale contro la Germania di Becker in ottobre, Mečíř perde entrambi i singolari e i tedeschi si impongono per 5-0. Chiude la stagione in anticipo a fine ottobre e si sottopone a due interventi chirurgici al ginocchio sinistro che lo tengono lontano dai campi per alcuni mesi. A fine anno è al 9º posto nella classifica mondiale, nuovo best ranking. 1986: 3 titoli Grand Prix, finale agli US Open e nº 6 del ranking Torna a giocare in marzo in occasione della sfida di Coppa Davis a Calcutta contro l'India, vince i suoi due singolari e la Cecoslovacchia elimina gli indiani per 4-1. La settimana dopo raggiunge le semifinali a Milano e viene eliminato dal ceco nº 1 del mondo Ivan Lendl. Nei quarti del successivo torneo di Bruxelles sconfigge il nº 9 ATP Anders Järryd e viene battuto in semifinale dal nº 109 Broderick Dyke. Alle WCT Finals di Dallas esce al primo turno. Non ripete i buoni risultati della primavera precedente sulla terra battuta, raggiunge i quarti solo a Monaco di Baviera mentre al Roland Garros viene sconfitto in 5 set da Martín Jaite al secondo turno. Alla World Team Cup perde il suo primo incontro in carriera contro Wilander e la Svezia si qualifica per la finale. Recupera buona parte delle posizioni perdute nel ranking a Wimbledon; dopo aver eliminato Stefan Edberg e Brad Gilbert si arrende in tre set nei quarti a Boris Becker, che a soli 18 anni si riconfermerà campione dello Slam londinese. La settimana dopo Mečíř si impone sia nei due singolari che in doppio nella sfida valida per i quarti di Davis vinta 5-0 con la Jugoslavia. Termina positivamente la stagione sulla terra battuta con le semifinali a Båstad, i quarti di finale a Hilversum e soprattutto con il titolo vinto a Kitzbühel, dove supera in finale in 5 set il nº 11 ATP Andres Gomez. A Hilversum si aggiudica anche il primo titolo in doppio in carriera, in coppia con Tomáš Šmíd sconfigge in finale per 6-4, 6-2 i padroni di casa Tom Nijssen / Johan Vekemans. Il 7 settembre raggiunge la prima finale del Grande Slam agli US Open dopo aver superato al quarto turno il nº 2 ATP Mats Wilander, nei quarti il nº 7 Joakim Nyström e in semifinale il nº 3 Becker; perde l'incontro decisivo contro il numero 1 del mondo il connazionale Ivan Lendl con il punteggio di 6-4, 6-2, 6-0, ma fissa il proprio best ranking all'8ª posizione. Quell'edizione degli U.S. Open viene ricordata perché anche nella finale del singolare femminile si affrontano due tenniste cecoslovacche: Helena Suková e Martina Navrátilová. Due settimane dopo arriva in finale anche ad Amburgo e perde in 4 set da Henri Leconte. In ottobre perde tutti e tre gli incontri di Coppa Davis disputati a Praga contro la Svezia, che si impone per 5-0 e passa in finale. La settimana dopo raggiunge i quarti a Tolosa in singolare e vince il torneo di doppio in coppia con Tomáš Šmíd, sconfiggendo in tre set in finale Jakob Hlasek / Pavel Složil. Sfiora la qualificazione alle finali Masters di dicembre e termina la stagione al 9º posto del ranking, dopo essere stato 6º in ottobre. 1987: 12 titoli Grand Prix, World Team Cup e nº 5 del ranking Vince il primo torneo della stagione a Auckland senza perdere alcun set e in finale concede solo 9 giochi a Michiel Schapers, mentre all Australian Open subisce una dura sconfitta da Edberg al quarto turno. Si riscatta dominando il torneo di Sydney, di nuovo senza cedere alcun set, battendo in finale Peter Doohan per 6-2, 6-4. In febbraio subisce la seconda sconfitta stagionale da Edberg nei quarti di finale a Indian Wells. La settimana dopo vince il ricco e prestigioso Miami Masters di Key Biscayne, perde un solo set nei primi quattro turni e nei quarti si prende la rivincita su Edberg battendolo in 4 set dopo aver perso il primo; in semifinale approfitta del ritiro di Yannick Noah, che stava perdendo 5-7, 1-5, e in finale ottiene la sua unica vittoria in carriera su Ivan Lendl sconfiggendolo con il punteggio di 7-5 6-2 7-5, impresa che gli vale il 5º posto nel ranking. In marzo perde contro Amos Mansdorf il primo singolare della sfida di Davis contro Israele e le sue vittorie in doppio e nel secondo singolare non sono sufficienti alla Cecoslovacchia, che viene sconfitta 3-2 ed eliminata. Nel successivo torneo di Rotterdam cede in due set a McEnroe nei quarti. In aprile arriva in finale a Milano senza perdere alcun set, in semifinale infligge a Wilander un umiliante 6-0, 6-2 e nell'incontro decisivo viene sconfitto 4-6, 3-6 dal nº 2 del mondo Boris Becker. Due settimane dopo trionfa nelle prestigiose WCT Finals di Dallas, nei quarti demolisce nuovamente Wilander per 6-1, 6-1, 6-3, in semifinale supera in 4 set Andrés Gómez e si aggiudica il titolo battendo McEnroe per 6-0, 3-6, 6-2, 6-2. Inizia la stagione europea sulla terra rossa con la sconfitta in finale ad Amburgo, raccogliendo solo 7 giochi in 3 set contro Lendl, ma vince il torneo di doppio in coppia con Smid, con il quale raggiunge la finale anche agli Internazionali d'Italia. A fine maggio vince con Smid e Milan Šrejber la World Team Cup; nel round robin la Cecoslovacchia si qualifica per la finale con le vittorie su Australia e Svezia, nonostante la sconfitta subita contro la Germania, in questa fase Mečíř vince due incontri in singolare e tre in doppio con Smid. Nella finale con gli Stati Uniti si aggiudica il primo punto grazie all'abbandono di McEnroe per proteste quando Mečíř conduceva per 7-5, 2-6, 2-1, e insieme a Smid vince l'incontro decisivo battendo 6-3, 6-1 Brad Gilbert / Robert Seguso. In giugno raggiunge la sua prima e unica semifinale al Roland Garros vincendo in tre set tutti gli incontri prima di cedere nuovamente a Lendl, che lo sconfigge con il punteggio di 6-3, 6-3, 7-6. Viene quindi eliminato in tre set da Jarryd al terzo turno di Wimbledon. In luglio conquista il suo quinto titolo stagionale in singolare battendo 6-0, 6-2 Jan Gunnarsson nella finale di Stoccarda. La settimana successiva si impone in tutti e tre gli incontri disputati a Praga nello spareggio di Davis vinto 5-0 contro l'Argentina. In agosto vince il Dutch Open di Hilversum sia in singolare, battendo in finale in 4 set Guillermo Pérez Roldán, che in doppio, dove conferma il titolo vinto l'anno prima, questa volta in coppia con Wojtek Fibak. La settimana successiva a Kitzbühel viene sconfitto in 4 set da Emilio Sánchez nella finale in singolare e perde anche quella di doppio, in coppia con Smid. Subito dopo, sempre con Smid, vince la finale del doppio a Praga. Agli US Open perde in totale 2 set nei 4 incontri vinti prima dei quarti di finale, dove viene sconfitto in 4 set da Wilander. Esce nei quarti in singolare anche a Barcellona e a Wembley, tornei nei quali si aggiudica il titolo in doppio assieme a Smid. Chiude il 1987 partecipando per la prima volta alle finali Masters che quell'anno si tengono a New York. Prende parte sia al torneo in singolare, dove esce al round robin con le tre sconfitte patite da Wilander, Edberg e Pat Cash, che a quello in doppio, vincendo il titolo con Smid battendo in finale Ken Flach / Robert Seguso per 7-5, 6-4. Termina al 6º posto del ranking in singolare e al 12º in doppio la stagione più redditizia della carriera, nella quale incassa 1.205.326 dollari di montepremi contro i 680.271 guadagnati in totale fino al 1986. Il bilancio è di 6 titoli in singolare e 6 in doppio, con 74 vittorie su 94 incontri disputati in singolare e 53 su 67 in doppio. 1988: campione olimpico e nº 4 del ranking Nel gennaio 1988 nasce il figlio Miloslav junior e Mečíř salta gli Australian Open; fa il suo esordio stagionale in febbraio a Praga per il primo turno di Coppa Davis, vinto 5-0 contro il Paraguay, imponendosi in entrambi i singolari e in doppio con Smid. A Rotterdam perde un solo set nel cammino che lo porta alla finale con Edberg, nella quale viene sconfitto con il punteggio di 6-7, 2-6. A Milano esce nei quarti per mano di Milan Šrejber, assieme al quale perde la finale nel torneo di doppio contro Boris Becker / Eric Jelen. A fine torneo si trova al 4º posto della classifica mondiale, che rimarrà il suo best ranking in carriera. Nella trasferta sul cemento statunitense si ferma ai quarti a Indian Wells, battuto da Emilio Sánchez, mentre con la semifinale raggiunta in doppio diventa il 4º al mondo anche in questa classifica. A Orlando perde la finale contro Andrej Česnokov per 6-7, 1-6 dopo aver eliminato Andre Agassi nei quarti. In semifinale a Key Biscayne cede in 4 set a Jimmy Connors. In aprile prende parte alla sfida contro la Svezia a Norrköping valida per i quarti di Davis, nel primo singolare sconfigge Wilander in 3 set e il giorno dopo insieme a Smid perde il doppio contro Wilander / Edberg. Sul risultato di 2-2 affronta nell'incontro decisivo Edberg, vince il primo e il terzo set ma non resiste al ritorno dell'avversario, che porta la Svezia in semifinale vincendo 9-7 il quinto set. Salta tutta la stagione primaverile sulla terra rossa e si ripresenta nel circuito a Wimbledon dopo due mesi di assenza. Perde un solo set nei primi turni e nei quarti concede solo 7 giochi a Wilander, che era reduce dai trionfi negli Slam dell'Australian Open e del Roland Garros; il campione svedese vede così sfumare la possibilità di vincere tutti e 4 i tornei dello Slam nello stesso anno, un rammarico che sarebbe aumentato con il trionfo agli US Open in settembre. Mečíř si qualifica così per la prima volta alla semifinale di Wimbledon ma si trova la strada sbarrata nuovamente da Edberg, che rimonta due set di svantaggio, lo elimina vincendo 6-4 al quinto set e otterrà il suo primo titolo nello Slam londinese battendo Becker in finale. Negli ultimi impegni estivi, Mečíř non va oltre i quarti di finale a Praga, sconfitto a sorpresa da Fernando Luna, e il terzo turno agli US Open, eliminato in 4 set da Emilio Sanchez. Le medaglie olimpiche Si presenta al torneo di singolare delle Olimpiadi di Seul come 12º del ranking e con la testa di serie nº 3; cede un set nei primi due turni a Eric Jelen e a Jeremy Bates, vince quindi in tre set contro Guy Forget e nei quarti supera Michiel Schapers in 4 set dopo aver perso il primo. In semifinale trova il nº 3 del mondo Stefan Edberg, che lo aveva sconfitto negli ultimi 4 incontri disputati, il match si risolve al quinto set, come i due precedenti a Wimbledon e in Davis, ma questa volta la spunta Mečíř con il punteggio di 3-6, 6-0, 1-6, 6-4, 6-2. In finale rimonta il set di vantaggio a Tim Mayotte e si aggiudica l'oro olimpico con il punteggio di 3-6, 6-2, 6-4, 6-2. Partecipa al torneo di doppio con Milan Šrejber, accreditati della testa di serie nº 8; al primo turno dispongono con facilità dei cinesi Shu-Wah Liu / Ke-Qin Ma, mentre impiegano 5 set per avere ragione dei fratelli Anand e Vijay Amritraj al secondo e di Guy Forget / Henri Leconte nei quarti. In semifinale raccolgono solo 7 giochi contro le teste di serie nº 1 Ken Flach / Robert Seguso, che vinceranno l'oro. Non è prevista la finale del 3º e 4º posto e la coppia cecoslovacca si fregia così della medaglia di bronzo. Il trionfo di Seul è l'ultimo risultato di rilievo della stagione, che chiude al 13º posto del ranking in singolare e al 64º in doppio. 1989: finale all'Australian Open, due titoli Grand Prix e Hopman Cup Dopo due mesi di pausa invernale, Mečíř torna in campo il 28 dicembre 1988 per la prima edizione della Hopman Cup, competizione per squadre nazionali miste con uomini e donne; perde i suoi incontri in singolare sia nei quarti che in semifinale, ma la Cecoslovacchia elimina Giappone e Svezia grazie alle vittorie in singolare di Helena Suková e a quelle del doppio misto Mečíř / Suková. In finale sconfiggono l'Australia 2-0 con le nuove vittorie della Suková e del doppio misto. A fine gennaio raggiunge la sua seconda e ultima finale di uno Slam agli Australian Open, perdendo un solo set nei sei incontri che precedono la sfida decisiva per il titolo contro Lendl; al sesto e ultimo incontro tra i due cecoslovacchi ha la meglio Lendl, che demolisce Mečíř con un triplo 6-2. Il risultato lo fa comunque rientrare tra i top 10. In febbraio batte Andrej Čerkasov nel primo singolare del primo turno di Coppa Davis contro l'Unione Sovietica, a risultato acquisito per i cecoslovacchi perde il secondo singolare da Aleksandr Volkov. Esce al primo turno in singolare a Rotterdam, ma vince il titolo in doppio assieme a Milan Šrejber, sconfiggendo in finale 7-6, 6-0 la coppia Jan Gunnarsson / Magnus Gustafsson. In marzo torna a giocare dopo un mese di assenza e vince il suo ultimo titolo in carriera al prestigioso torneo di Indian Wells; elimina nei primi turni Mark Woodforde e il diciassettenne Pete Sampras, il nº 25 ATP Michael Chang nei quarti e il nº 8 Jimmy Connors in semifinale. In finale va sotto di due set contro Yannick Noah ma rimonta e si impone con il punteggio di 3-6, 2-6, 6-1, 6-2, 6-3. Durante la stagione soffre sempre più spesso di dolori lombari e dirada le sue presenze, dopo il forfait dato al secondo turno a Miami si prende una pausa di quasi due mesi e al suo rientro in maggio esce al primo turno a Roma. È l'inizio della sua parabola discendente, a fine mese perde tutti gli incontri in singolare e 2 dei 3 giocati in doppio alla World Team Cup, con la Cecoslovacchia eliminata nel round robin. Esce al primo turno al Roland Garros e, dopo un mese di sosta, non va oltre il terzo al torneo di Wimbledon, alla fine del quale esce definitivamente dalla top 10. Per vincere un altro incontro deve aspettare gli US Open, dove viene eliminato da Becker in 4 set al terzo turno. Al primo turno del Paris Open supera il nº 20 ATP Sanchez ed esce al secondo per mano di Edberg. In novembre raggiunge i quarti di finale a Wembley e strappa un set al nº 4 del mondo McEnroe, sempre a Wembley gioca i suoi ultimi incontri di doppio in carriera uscendo al secondo turno. Chiude la stagione al 18º posto del ranking in singolare. 1990 Inizia la sua ultima stagione con l'eliminazione al primo turno ad Auckland. Agli Australian Open perde un solo set nei primi tre incontri e al quarto turno viene rimontato dopo aver vinto i primi due parziali contro Becker, che si impone 6-1 al quinto set. In febbraio disputa i suoi ultimi incontri in Coppa Davis nella sfida vinta 5-0 contro la Svizzera, battendo in tre set Jakob Hlasek e Marc Rosset. La settimana successiva raggiunge la semifinale a Bruxelles superando nell'ordine il nº 17 ATP Emilio Sánchez, il finlandese Aki Rahunen e il nº 31 Ronald Agénor prima di essere eliminato in due set dal nº 15 Carl-Uwe Steeb. Due settimane dopo sconfigge di nuovo Agenor e Paolo Canè a Stoccarda e si inchina nei quarti al vincitore del torneo Becker. All'Indian Wells Masters esce al primo turno e scende al 63º posto del ranking. A fine torneo si prende una pausa di tre mesi e rientra al Roland Garros, perdendo in 4 set al primo turno da Tim Wilkison. Vince il suo ultimo incontro a Wimbledon sconfiggendo il nº 73 ATP Tomás Carbonell con il punteggio di 6-4, 6-4, 6-1 e chiude la carriera con la sconfitta per 2-6, 3-6, 2-6 al secondo turno da Stefan Edberg. Si ritira a soli 26 anni per i problemi alla schiena di cui soffre dall'anno precedente, con un palmarès di 11 titoli in singolare e 9 in doppio e dopo aver totalizzato premi per 2.632.538 dollari nell'arco della sua breve carriera. Carriera da allenatore Dopo la separazione tra Slovacchia e Repubblica Ceca nel 1993, nel 1994 nasce la squadra slovacca di Coppa Davis e Mecir ne diventa il primo capitano non giocatore e allenatore. Alla sua guida, la squadra slovacca con Karol Kučera, Dominik Hrbatý e Michal Mertiňák perde per 3-2 la finale di Coppa Davis 2005 a Bratislava contro la Croazia di Mario Ančić e Ivan Ljubičić. Lascia l'incarico nel 2017 per problemi di salute. È stato anche allenatore per i tennisti e le tenniste della Slovacchia ai Giochi olimpici. Tornei del Grande Slam Finali perse (2) Statistiche Singolare Titoli (11) Finali perse (13) Doppio Titoli (9) Finali perse (3) Onorificenze Note Altri progetti Collegamenti esterni Vincitori di medaglia d'oro olimpica per la Cecoslovacchia Vincitori di medaglia di bronzo olimpica per la Cecoslovacchia Tennisti slovacchi Allenatori di tennis slovacchi
Umbrella è un brano musicale della cantante barbadiana Rihanna, cantato insieme al rapper Jay-Z. È il primo singolo estratto dal terzo album di Rihanna, Good Girl Gone Bad. Umbrella è un brano contemporary R&B e hip hop che nel testo rimanda a un rapporto romantico e platonico e alla forza di quel legame. Il brano è diventato immediatamente uno dei più noti della cantante ed è uno dei singoli di Rihanna con maggior numero di settimane di permanenza in vetta alla Billboard Hot 100. Umbrella ha riscontrato il favore della stampa, che ha esaltato l'hook "ella, ella" e l'esauriente voce di Rihanna con cui essa declama il ritornello. Entertainment Weekly l'ha stilato al numero uno dei 10 singoli più belli del 2007, mentre il Rolling Stone e il Time gli hanno riservato il terzo posto nei 100 migliori brani del 2007. Il brano ha fruttato a Rihanna alcuni premi e nomination. Nel 2007, ha conseguito due statuette agli MTV Video Music Awards, sulle quattro a cui aveva gareggiato. Infine, nella cerimonia dei Grammy Awards, Umbrella ha concesso a Rihanna e Jay-Z di incassare un Grammy Award alla miglior collaborazione con un artista rap oltre a riscuotere nomination per il Disco dell'anno e Brano dell'anno. Il singolo ha goduto di un proficuo successo commerciale, dominando le classifiche di oltre sedici nazioni, tra le quali Australia, Canada, Irlanda, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, dove è diventato il secondo singolo di Rihanna in vetta alla classifica digitale statunitense; si è inserito inoltre nelle prime dieci posizioni di altrettanti Paesi. In Regno Unito, in cui l'andamento in classifica del brano ha suscitato una controversia nel periodo in cui il Paese stava affrontando alluvioni esagerate ed enormi quantità di precipitazioni, è considerato un brano iconico ed è divenuto uno dei più trasmessi in radio dell'ultimo decennio. Il singolo si è mantenuto al primo posto della classifica nel Regno Unito per dieci settimane consecutive, il più lungo periodo per un singolo nel decennio. Il video musicale filmato per il singolo è stato diretto da Chris Applebaum e propone il corpo nudo di Rihanna ricoperto da vernice argentata. Il video ha permesso a Rihanna di ritirare il premio per il Video dell'anno agli MTV Video Music Awards 2007 e quello per il Video più visto sul sito MuchMusic.com nella cerimonia dei MuchMusic Video Awards. Umbrella ha dato impulso a numerose cover di rinomati artisti dei generi musicali più svariati, tra cui Taylor Swift, gli OneRepublic, Mike Shinoda dei Linkin Park, i Vanilla Sky e The Baseballs. Il brano, decisamente più pop dei precedenti lavori di Rihanna, vede la partecipazione del rapper Jay-Z che per la prima volta ha collaborato con l'artista e che si esibisce nella parte iniziale della canzone. Originariamente la canzone era stata scritta per Mary J. Blige, ma la cantante rifiutò; successivamente fu offerta a Britney Spears, ma anche lei declinò. Infine, fu assegnata definitivamente a Rihanna. La canzone è stata scritta da The-Dream, Christopher Stewart, Kuk Harrell, Jay-Z, e prodotta da Stewart. Umbrella ha venduto circa 8.6 milioni di copie diventando singolo più venduto del 2007. In Italia è stato il 7° singolo più venduto del 2007. Il brano I produttori americani Christopher Stewart, The-Dream e Kuk Harrell si radunarono nel gennaio 2007 presso i Triangle Studios di Atlanta con l'intenzione di porre mano a del nuovo materiale. In studio, Stewart cominciò col «giocherellare con un martellante motivo hi-hat» che aveva pescato nel programma gratuito di musica GarageBand. The-Dream fu attratto dall'improvvisata melodia ed, entusiasta, esclamò: «Oh, mio Dio! Cos'è questo ritmo?». Non appena Stewart incorporò gli accordi nel pezzo hi-hat, subito The-Dream comprese quale voce sarebbe stata adatta alla melodia. Il produttore scrisse quasi di getto i primi due versi del brano ed ideò un ritornello da includere nel primo abbozzo della canzone. Il brano fu pensato per Britney Spears che aveva affrontato una fase "fuori controllo" della sua vita e avrebbe potuto rilanciarsi con un ottimo tormentone. I produttori recapitarono una copia della demo ai manager di Britney Spears, che si sarebbe rilanciata con Blackout, ma la sua casa discografica la respinse sostenendo che la cantante aveva per sé brani sufficienti per il suo disco. In seguito al rifiuto della sua casa discografica, Stewart e Nash cercarono in lungo e in largo un cantante a cui poter offrire il brano. Il singolo Il singolo del brano è stato pubblicato e distribuito in molti Paesi ed è diventato un tormentone estivo grazie alla sua orecchiabilità. Umbrella, inoltre, si è classificato al terzo posto nella classifica dei "100 Brani più belli del 2007" della rivista Rolling Stone. In aggiunta la canzone Umbrella è stata eletta come "Miglior Brano Del Decennio", da un sondaggio condotto dalla British Telecom. Video Rihanna si era rivolta al regista Chris Applebaum e gli aveva chiesto di proporle "qualcosa" di interessante per il suo video. Il regista ne ha quindi progettato un veloce trattamento, in cui aveva pensato di pittare di color argento il corpo dell'artista. Applebaum temeva che la cantante avrebbe rifiutato, ma una sua lettera d'assenso lo ha consolato e spronato a realizzare la scena. La truccatrice Pamela Neal è stata scelta per pittare il corpo di Rihanna con vernice argentata. Durante le sessioni, il set è stato blindato eccetto che a Rihanna, Apllebaum e un cameraman. Rihanna ha consigliato anche piccoli particolari durante le riprese, per esempio di ballare sulle punte dei piedi (en pointe), e il regista ha accettato. Il video si apre con un'inquadratura di Rihanna, coperta parzialmente da un cappello, seduta con una gamba distesa, l'altra curva. Jay-Z s'impone sulla scena affiancato da sei ragazze incappucciate mentre dal cielo piovono scintille e annuncia (in riferimento al testo della canzone). Si sussegue una scena in cui Rihanna ammiccante e divertita ammalia con le sue forme anatomiche, accarezzandosi il fisico snello avvolto in un abitino in lattice che lascia scoperte la schiena e lo sterno, e cedendo all'arma della provocazione. La cantante è poi protagonista di un fantasioso effetto scenico in cui viene investita da schizzi d'acqua che provengono dai lati dello schermo con un succinto abito bianco. Poi nel ritornello si vedrà Rihanna mentre balla della danza classica con un ombrello ed un tutù nero sotto una pioggia di brillantini; queste scene sono alternate a quelle in cui si vede il primo piano della cantante. Nella seconda parte della canzone Rihanna, vestita da un abitino nero e calze a rete, interpreterà una coreografia sexy con un ombrello nero sopra uno sfondo per metà orizzontalmente arancione, per metà orizzontalmente bianco. In questa scena Rihanna balla in mutande muovendo le cosce. L'ombrello resterà chiuso per tutta l'esibizione; solo alla fine verrà aperto prima parzialmente, poi del tutto. Dopo la coreografia si vede Rihanna in una che viene considerata la scena simbolo del video: è completamente nuda, ma sarà ricoperta di vernice argentea e praticherà pose ammiccanti ed erotiche su uno sfondo nero, all'interno di un triangolo. Successivamente Rihanna canterà in un primo piano una parte della canzone, senza l'alternarsi o l'interferenza di altre scene; dopo la fine di questa parte si vedrà la cantante con l'ombrello nero aperto mentre attende l'arrivo alle sue spalle di ballerini; una volte che questi ultimi l'avranno raggiunta balleranno tutti con l'ombrello mentre ai loro piedi si trova una pozza d'acqua e dal cielo ripioveranno le scintille che sono apparse all'inizio del video. Il video si conclude con la fine dell'esibizione della coreografia, mentre Rihanna rivolge verso il cielo le braccia e l'ombrello, mentre la sua immagine si dissolve. Cover A poco tempo dall'uscita, Umbrella fu subito oggetto di numerosissime cover ad opera dei più svariati artisti. Nel 2007 il gruppo pop-punk italiano Vanilla Sky ha inciso una cover di Umbrella, reinterpretata secondo il proprio stile. Questo brano è stato incluso come bonus track nella seconda edizione dell'album Changes. Nel 2007 la band inglese McFly ha realizzato una cover di Umbrella in versione pop-rock inserita nel singolo "The Heart Never Lies" uscito il 22 ottobre. Nell'edizione EP dello stesso singolo è stata invece inclusa la versione live from Tour del brano, registrata dal vivo durante la tournée del gruppo. Di Umbrella dei McFly è stato anche realizzato un video. Nel 2007 la cantante e musicista statunitense Marié Digby ha registrato una cover pop/rock di Umbrella. Nel 2008 la cantautrice Allison Weiss ha eseguito live una cover della canzone, registrando il concerto per il suo primo album live Live at Sidewalk NYC. Nel 2008 la band scozzese Biffy Clyro ha inserito la propria versione acustica di Umbrella nella sola edizione CD del singolo Who's Got a Match?. Nel 2008 il gruppo brasiliano Aviões do Forró ha realizzato una versione cantata in portoghese, intitolata Vai me perder (umbrella). Il brano è cantato da Solange Almeida, voce femminile del gruppo. Una cover acustica di Umbrella è stata incisa dal gruppo pop-rock statunitense Plain White T's ed inserita nell'album "Every Seconds Counts (Deluxe Edition)". Nel 2008 la cantante italiana Neja, divenuta famosa grazie al successo Restless, ha cantato la canzone Umbrella in una versione totalmente acustica, includendola nel suo cover album Acousticlub. Nel febbraio 2008 il gruppo rock gallese dei Manic Street Preachers esegue una cover di Umbrella inclusa nell'album "NME Awards 2008" Umbrella è stata anche reinterpretata dagli svedesi Lillasyster, dagli italiani Gli amici dello Zio Pecos, da Mandy Moore, dai Children of Bodom, dagli All Time Low e infine dai Linkin Park durante alcuni loro live. Del singolo è stata fatta una versione inedita con l'aggiunta di parti e cori cantati da Chris Brown. Il singolo è stato chiamato Cinderella Under The Umbrella, in riferimento al lungometraggio Disney. Umbrella è stata anche remixata più volte su basi rock/metal, da alcuni fan. Nel 2009 il gruppo tedesco The Baseballs ha realizzato una cover in stile rockabilly del brano. Il singolo è arrivato al vertice della classifica finlandese per sei settimane, divenendo un vero successo. Con la pubblicazione di questa cover il singolo originale di Rihanna è rientrato per qualche tempo nella top 15 della classifica norvegese, spinta dal successo dei The Baseballs, i quali godono di una certa notorietà anche in Norvegia. Il cast di Glee ne fece una cover nel settimo episodio della seconda stagione, The Substitute. In realtà la cover è un mash-up fra Umbrella e Singin' In The Rain. Gwen Stefani fece una cover del brano nel primo spettacolo della sua Residency Just a Girl a Las Vegas, eseguendola poi in tutte le date successive dello show; la cantante, durante la prima esibizione, ha anche detto "Questa non è una mia canzone, ma voglio cantare ciò che mi piace, se conoscete il testo seguitemi!" Nella decima edizione di X Factor Italia, la cantante Roshelle ha fatto una cover di questa canzone durante la manche "Music Reloaded", mescolando la musica con quella di Singin' in the Rain. Classifiche Classifiche settimanali Classifiche di fine anno Classifiche decennali Classifiche di tutti i tempi Date di pubblicazione Note Collegamenti esterni Singoli al numero uno in Australia Singoli al numero uno in Canada Singoli al numero uno in Europa Singoli al numero uno in Germania Singoli al numero uno in Svizzera Singoli al numero uno negli Stati Uniti d'America Singoli al numero uno nel Regno Unito Singoli prodotti da Christopher "Tricky" Stewart
Caratteristiche tecniche Turner giocava preferenzialmente nel ruolo di guardia e ala piccola (principalmente nella seconda). È un buon tiratore dalla media distanza. Buono nella metacampo offensiva, soffre in quella difensiva. Carriera Ha giocato prevalentemente come guardia (adattandosi in certe situazioni a fare il playmaker e l'ala piccola) negli Ohio State Buckeyes prima di entrare nel draft NBA il 7 aprile 2010. College Dopo aver frequentato la St. Joseph High School, Turner va a giocare con Ohio State; nella sua prima stagione da Freshman non brilla particolarmente ma chiude la stagione con la rispettabilissima media di 8,5 punti e oltre 4 rimbalzi a partita, la svolta arriva nella sua stagione da sophomore quando diviene il vero capitano della sua squadra sino alla completa esplosione nel 2009-10 quando Evan Turner diviene uno dei migliori prospetti del campionato e viene indicato fra i favoriti per le primissime posizioni del successivo draft NBA. NBA Philadelphia 76ers (2010-2014) Il 7 aprile 2010 si dichiara eleggibile per il draft e sceglie come agente David Falk (ex-agente di Michael Jordan). Fu scelto seconda scelta assoluta del Draft NBA 2010 dai Philadelphia 76ers con cui firmo un contratto di tre anni per 12 milioni di dollari. Debutta con la casacca dei 76ers il 27 ottobre 2010, giorno del suo ventiduesimo compleanno, nella partita persa 97-87 contro i Miami Heat, dove segno 16 punti e fece registrare 7 rimbalzi e 4 assist partendo dalla panchina e giocando 30 minuti. Il 29 dicembre realizza il suo career-high con 23 punti nella vittoria per 123 a 110 contro i Phoenix Suns, facendo registrare uno straordinario 4/4 al tiro dai 3 punti. Termina la stagione regolare con una media di 7,2 punti, 2 assist e 3 rimbalzi a partita e la sua squadra con 41 vittorie e 41 sconfitte si qualifica per i play-off come settima della Eastern Conference, venendo poi eliminati dai Miami Heat guidati da LeBron James con un netto 4-1 nella serie. Nella stagione successiva il 7 marzo 2012 porta il suo career-high a 26 punti contro i Boston Celtics, ripetendosi poi contro i Miami Heat il 4 aprile. Il 25 aprile si migliora ulteriormente segnando 29 punti ai Milwaukee Bucks. Chiude la stagione disputando 65 incontri di cui 20 da titolare con una media di 9,4 punti, 2,8 assist e 5,8 rimbalzi e i 76ers raggiungono i play-off con 31 vittorie e 35 sconfitte, ma viene eliminato in semifinale di conference dai Boston Celtics che vincono la serie per 4-3. Nella stagione 2012-13 è subito titolare e nel mese di novembre realizza quattro doppie doppie. Il 7 dicembre totalizza 26 punti e 10 rimbalzi contro i Boston Celtics, realizzando il canestro decisivo per la vittoria ai supplementari a 3,9 secondi dalla sirena. Indiana Pacers e Boston Celtics (2014-2016) Il 20 febbraio 2014 è stato ceduto agli Indiana Pacers, insieme a Lavoy Allen, in cambio di Danny Granger. Dopo un buon inizio, il suo rendimento cala alla distanza (anche per via di problemi con il compagno di squadra Lance Stephenson), in particolare nei playoffs (dove hanno influito i problemi con Stephenson). In allenamento i due hanno avuto un alterco in allenamento un giorno prima di gara-1 contro Atlanta del primo turno. La squadra è arrivata alle finali di conference, dove, seppur mettendoli in difficoltà, è stata eliminata dai Miami Heat di LeBron James. A fine anno, dopo essere stato reso free agent dai Pacers che non hanno rifirmato su di lui la qualifying offer da 8,7 milioni, un luglio ha raggiunto un accordo con i Boston Celtics. La firma ufficiale è arrivata a settembre. Portland Trail Blazers (2016-2019) Il 6 luglio 2016 firma con i Portland Trail Blazers un quadriennale da 70 milioni di dollari. Dopo avere lottato con Moe Harkless nella pre-season per il posto di ala piccola titolare, con il portoricano che ha avuto la meglio, con l'allenatore dei Blazers che glielo ha preferito per le sue migliori capacità difensive. Atlanta Hawks (2019-2020) Il 25 giugno 2019 viene ceduto agli Atlanta Hawks in cambio di Kent Bazemore. Statistiche NBA Regular season |- | align="left" | 2010-11 | align="left" | | 78 || 14 || 23,0 || 42,5 || 31,8 || 80,8 || 3,9 || 2,0 || 0,6 || 0,2 || 7,2 |- | align="left" | 2011-12 | align="left" | | 65 || 20 || 26,4 || 44,6 || 22,4 || 67,6 || 5,8 || 2,8 || 0,6 || 0,3 || 9,4 |- | align="left" | 2012-13 | align="left" | | 82 ||82 || 35,3 || 41,9 || 36,5 || 74,0 || 6,3 || 4,3 || 0,9 || 0,2 || 13,3 |- | align="left" | 2013-14 | align="left" | | 54 || 54 || 34,9 || 42,8 || 28,8 || 82,9 || 6,0 || 3,7 || 1,0 || 0,1 || 17,4 |- | align="left" | 2013-14 | align="left" | | 27 || 2 || 21,1 || 41,1 || 50,0 || 70,6 || 3,2 || 2,4 || 0,4 || 0,1 || 7,1 |- | align="left" | 2014-15 | align="left" | | 82 || 57 || 27,6 || 42,9 || 27,7 || 75,2 || 5,1 || 5,5 || 1,0 || 0,2 || 9,5 |- | align="left" | 2015-16 | align="left" | | 81 || 12 || 28,0 || 45,6 || 24,1 || 82,7 || 4,9 || 4,4 || 1,0 || 0,3 || 10,5 |- | align="left" | 2016-17 | align="left" | | 65 || 12 || 25,5 || 42,6 || 26,3 || 82,5 || 3,8 || 3,2 || 0,8 || 0,4 || 9,0 |- | align="left" | 2017-18 | align="left" | | 79 || 40 || 25,7 || 44,7 || 31,8 || 85,0 || 3,1 || 2,2 || 0,6 || 0,4 || 8,2 |- | align="left" | 2018-19 | align="left" | | 73 || 2 || 22,0 || 46,0 || 21,2 || 70,8 || 4,5 || 3,9 || 0,5 || 0,2 || 6,8 |- | align="left" | 2019-20 | align="left" | | 19 || 0 || 13,2 || 37,3 || 0,0 || 85,7 || 2,0 || 2,0 || 0,5 || 0,4 || 3,3 |-class="sortbottom" | align="left" colspan=2| Carriera | 705 || 295 || 26,9 || 43,4 || 29,4 || 78,2 || 4,6 || 3,7 || 0,8 || 0,3 || 9,7 |} Play-off |- | align="left" | 2011 | align="left" | | 5 || 0 || 19.4 || 44,7 || 80,0 || 100 || 4,6 || 0,8 || 0,6 || 0,2 || 8,0 |- | align="left" | 2012 | align="left" | | 13 || 12 || 34,5 || 36,4 || 0,0 || 68,8 || 7,5 || 2.5 || 0,9 || 0,5 || 11,2 |- | align="left" | 2014 | align="left" | | 12 || 0 || 12,4 || 42,9 || 57,1 || 100 || 2,2 || 1,6 || 0,3 || 0,0 || 3,3 |- | align="left" | 2015 | align="left" | | 4 || 4 || 29,5 || 36,4 || 50,0 || 88,9 || 7,3 || 4,8 || 0,8 || 0,0 || 10,5 |- | align="left" | 2016 | align="left" | | 6 || 4 || 35,7 || 36,5 || 21,4 || 77,8 || 5,7 || 4,5 || 1,3 || 1,0 || 13,2 |- | align="left" | 2017 | align="left" | | 4 || 4 || 31,0|| 36,4 || 33,3 || 75,0 || 5,8 || 3,8 || 1,8 || 0,5 || 10,3 |- | align="left" | 2018 | align="left" | | 3 || 3 || 29,0 || 36,4 || 28,6 || 100 || 4,0 || 3,3 || 1,0 || 0,3 || 9,3 |- | align="left" | 2019 | align="left" | | 16 || 0 || 15,3 || 32,6 || 100 || 80,0 || 4,6 || 2,2 || 0,2 || 0,2 || 2,7 |-class="sortbottom" | align="left" colspan=2| Carriera | 63 || 27 || 23,5 || 37,2 || 35,6 || 76,5 || 5,0 || 2,6 || 0,7 || 0,3 || 7,3 |} Massimi in carriera Massimo di punti: 34 vs New York Knicks (25 aprile 2012) Massimo di rimbalzi: 15 (2 volte) Massimo di assist: 13 vs Cleveland Cavaliers (10 aprile 2015) Massimo di stoppate: 4 vs Minnesota Timberwolves (1º gennaio 2017) Massime di palle rubate: 5 (2 volte) Massimo di minuti giocati: 47 vs. Brooklyn Nets (20 dicembre 2013) NCAA |- | align="left" | 2007-08 | align="left" | | 37 || 30 || 27,1 || 47,0 || 33,0 || 69,0 || 4,4 || 2,6 || 1,3 || 0,5 || 8,5 |- | align="left" | 2008-09 | align="left" | | 33 || 33 || 36,4 || 50,3 || 44,0 || 78,8 || 7,1 || 4,0 || 1,8 || 0,8 || 17,3 |- | align="left" | 2009-10 | align="left" | | 31 || 31 || 35,7 || 51,9 || 36,4 || 75,4 || 9,2 || 6,0 || 1,7 || 0,9 || 20,4 |-class="sortbottom" | align="left" colspan=2| Carriera | 101 || 94 || 32,8 || 50,2 || 36,2 || 75,8 || 6,8 || 4,1 || 1,6 || 0,7 || 15,0 |} Massimi in carriera Massimo di punti: 32 (volte) Massimo di rimbalzi: 17 (2 volte) Massimo di assist: 11 vs. Lipscomb Bisons (24 novembre 2009) Massimo di stoppate: 4 vs. Michigan Wolverines (27 febbraio 2010) Massimo di palle rubate: 5 vs. Samford Bulldogs (29 novembre 2008) Massimo di minuti giocati: 50 vs. Siena Saints (20 marzo 2009) Palmarès Campione NIT (2008) John R. Wooden Award (2010) Naismith College Player of the Year (2010) Associated Press College Basketball Player of the Year (2010) AP All-America First Team (2010) Note Altri progetti Collegamenti esterni Sportivi afroamericani
La cattedrale dell'Immacolata Concezione di La Plata (in spagnolo: Catedral Metropolitana de La Plata "Inmaculada Concepción) è la chiesa principale dell'arcidiocesi e della città di La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires in Argentina. Si trova tra le calles 14 e 15, e fra le avenidas 51 e 53, di fronte a plaza Moreno. Storia Fu progettata dal Departamento de Ingenieros della provincia di Buenos Aires, guidato dall'ingegner Pedro Benoit; i disegni furono opera dell'architetto Ernesto Meyer. Per la sua costruzione servirono da ispirazione le cattedrali di Amiens (Francia) e la cattedrale di Colonia (Germania). Presenta uno stile neogotico. La prima pietra fu collocata nel 1884, ponendo l'atto di fondazione in un'urna di cristallo insieme con monete d'argento e bronzo, banconote e una medaglia con l'immagine di papa Leone XIII; quest'urna si trova in una cassa di marmo nero recante l'iscrizione ANNO DOMINI 1884. Il 22 dicembre 1902 fu inaugurata la parrocchia di Nostra Signora dei Dolori, nel cinquantenario della città e la chiesa servì da cattedrale a partire dal 19 novembre 1932. Sono aperte al culto la chiesa parrocchiale di Nostra Signora dei Dolori (chiesa inferiore) e la chiesa cattedrale dell'Immacolata Concezione (chiesa superiore). Opere di restauro e completamento Alla fine degli anni trenta, i lavori di costruzione della cattedrale si interruppero per molti anni. Secondo alcuni studi, le fondazioni originali erano insufficienti per completare le torri e rivestire la cattedrale di pietra, come era previsto nel progetto originale. A metà degli anni novanta, sessanta anni dopo l'interruzione dei lavori, la Fabbrica della cattedrale annunciò che l'edificio sarebbe stato restaurato e completato. Le opere di restauro e completamento compresero: il rinforzo delle fondazioni; il contenimento del deterioramento dei mattoni e delle giunte; il completamento delle due torri laterali, di sei torrette, 200 pinnacoli e 800 guglie e il restauro dei manufatti presenti; l'installazione di un carillon di 25 campane. la sostituzione della croce di ferro del corpo principale. Il cantiere si avvalse di tecniche molto moderne. Ad esempio, il rinforzo delle fondazioni fu effettuato mediante un sistema di micropilotaggio di cemento iniettato attraverso piccole perforazioni. Si decise di non rivestire l'edificio di pietra, ma di lasciarlo con mattoni a vista. Le opere principali, comprese le due gigantesche torri di 112 metri di altezza, si conclusero alla fine del 1999, ma rimangono da eseguire alcune opere minori che richiederanno ancora molti anni. Descrizione Si può ammirare la bellezza della pavimentazione lucidata a specchio, realizzata in pietra granitica proveniente da Olavarría (rosa), Calamuchita (nero) e San Luis (grigio). I 7000 m² di coperture sono opera di Luis Tiberti. Conta 89 finestrature, delle quali 37 sono vetrate (di origine francese e tedesca), con scene dell'Antico e del Nuovo Testamento. I confessionali sono quattro, realizzati in rovere di Slovenia da José Shenke. La cattedrale contiene moltissime statue lignee dello scultore tirolese Leo Moroder. Notevole è il coro dei canonici opera dello scultore tirolese Leo Mahlknecht in collaborazione con i fratelli Vigilio e Augusto. Nella cripta, si trova il sepolcro di Dardo Rocha e di sua moglie Paula Arana. Alla fine del 1994 fu considerata una delle dieci cattedrali più importanti del mondo. Il suo nome fu iscritto sul pavimento della Basilica di San Pietro, in Vaticano. La cattedrale di La Plata con le sue torri di 60 metri di altezza è la cattedrale più alta d'America, seguita dalla cattedrale di Manizales, con 62 metri di altezza fu superata dalla cattedrale di Zamora in Messico, con 105 metri di altezza e dalla cattedrale di San Patrizio a New York, alta 100 metri. La chiesa più alta delle Americhe è invece la basilica di san Giuseppe a Montréal, alta 60 metri, mentre la basilica del Voto Nazionale di Quito, le cui torri sono alte 60 metri, è la chiesa più alta del continente sudamericano. Voci correlate Cattedrali in Argentina Navate più alte del mondo Altri progetti Collegamenti esterni La Plata La Plata La Plata Architetture di La Plata Chiese neogotiche dell'Argentina
Il Volejbolen klub CSKA è una società pallavolistica femminile bulgara con sede a Sofia, appartenente all'omonima polisportiva: milita nel campionato di Superliga. Storia Il Volejbolen klub CSKA è stato fondato il 5 maggio 1948: la squadra approda nella Superliga a partire dalla stagione 1962-63. Nell'annata 1968-69 ottiene il primo successo, ossia la vittoria della Coppa di Bulgaria, mentre la vittoria del primo campionato arriva nella stagione 1977-78. I risultati ottenuti in patria portano il club a disputare le competizioni europee: nella stagione 1978-79 vince per la prima volta la Coppa dei Campioni. Durante tutti gli anni 1980 e nella prima metà degli anni 1980 il CSKA ottiene numerosi successi a livelli nazionale, oltre alla vittoria della Coppa delle Coppe 1981-82 e della Coppa dei Campioni 1983-84. A partire dagli anni 2000 la squadra torna ad una serie di successi sia in campionato che in Coppa di Bulgaria. Rosa 2018-2019 Palmarès 1977-78, 1978-79, 1981-82, 1982-83, 1984-85, 1985-86, 1986-87, 1987-88, 1988-89, 1990-91, 1991-92, 1992-93, 1994-95, 1999-00, 2003-04, 2004-05, 2006-07, 2007-08, 2009-10, 2010-11, 2011-12, 2012-13 1968-69, 1975-76, 1978-79, 1980-81, 1981-82, 1982-83, 1984-85, 1985-86, 1987-88, 1988-89, 1992-93, 1994-95, 1995-96, 1999-00, 2003-04, 2007-08, 2009-10, 2010-11, 2012-13 1978-79, 1983-84 1981-82 Pallavoliste Note Collegamenti esterni CSKA Sofia
Isapostolo (greco: ἰσαπόστολος, cioè "uguale agli Apostoli"), era uno dei titoli detenuti dagli imperatori bizantini: proclamando la loro parità con gli apostoli di Cristo, gli imperatori si ponevano a capo della Chiesa, in una posizione superiore agli stessi vescovi e patriarchi, semplici successori degli Apostoli, acquisendo quindi il diritto di indire concili e di intervenire in ultima istanza nelle questioni religiose. La pratica fu inaugurata da Costantino I, che, pur non essendo nemmeno battezzato, già intervenendo nel Concilio di Nicea del 325 (pochi anni prima di trasferire la capitale da Roma a Bisanzio) si faceva chiamare Isapostolo e Vescovo di coloro che sono fuori dalla Chiesa. Nell'ideologia imperiale questo primato dell'imperatore sulla religione (cesaropapismo) era l'ovvia prosecuzione della tradizione romana, nella quale l'imperatore era a capo della religione di Stato, in qualità di Pontefice Massimo, e oggetto di venerazione, attraverso il culto del Genio imperiale, con la possibilità di essere addirittura divinizzato dopo la morte. Dunque se porsi a capo della nuova religione predominante era un atto coerente con la scelta costantiniana di sostegno al Cristianesimo, sempre più in seguito, con l'affermazione di questo quale religione ufficiale ed esclusiva dell'Impero, il primato imperiale sulla Chiesa divenne necessario per mantenere il controllo su un potere religioso che di fatto legittimava quello politico. Impero bizantino Cristianesimo ortodosso
Joe Camel (ufficialmente Old Joe) è stato la mascotte delle sigarette Camel in diverse campagne pubblicitarie, a partire dal 1974, anno in cui fu creato per una campagna di spot in Francia. La massima diffusione del personaggio si ebbe dalla fine del 1987 al 12 luglio 1997, quando Joe Camel fu utilizzato come testimonial per il mercato statunitense, apparendo su manifesti pubblicitari, riviste e altri mezzi di comunicazione. Storia Creato nel 1974, il personaggio di Joe Camel fu riscoperto e portato alla ribalta sul finire degli anni Ottanta quando la squadra del marketing della R. J. Reynolds Tobacco Company (RJR), azienda fusasi nel 2004 nella Reynolds American Inc. e al tempo proprietaria del marchio Camel e responsabile della sua commercializzazione nel mercato statunitense, stava cercando un'idea per promuovere il settantacinquesimo anno del marchio Camel e decise quindi di fare una ricerca negli archivi della società: Stando a quanto riportato dal The New York Times: Joe Camel apparve quindi sul mercato statunitense in materiali pubblicitari realizzati per festeggiare il settantacinquesimo anniversario del marchio Camel creati dalla Trone Advertising. Quest'ultima è un'agenzia pubblicitaria di Greensboro, nella Carolina del Nord, che la RJR ha utilizzato in diversi dei suoi progetti promozionali. Aspetto fisico Il personaggio, come detto ispirato a un dromedario, era in realtà privo di molte delle tipiche caratteristiche fisiche di quell'animale, apparendo in realtà come un muscoloso umanoide con la testa di dromedario o di cammello. Joe Camel è, ad esempio, privo sia di coda che di gobba, e ha sempre i piedi coperti con scarpe adatte al resto del vestiario.. I vari spot rappresentavano Joe Camel in tutta una serie di situazioni divertenti, eccitanti e contemporanee, in cui egli indossava sempre colori luminosi e sgargianti. Controversie Nel 1991, il Journal of the American Medical Association pubblicò uno studio in cui si mostrava come il numero di bambini che sin dall'età di sei anni era in grado di associare correttamente l'immagine di Joe Camel alle sigarette fosse pari al numero di bambini che sapevano associare il logo di Disney Channel a Topolino, e in cui si utilizzava tale dato per sostenere che la campagna pubblicitaria con protagonista Joe Camel fosse diretta ai bambini, contrariamente a quanto asserito invece dalla R. J. Reynolds, secondo cui la campagna era stata creata solamente per un pubblico adulto ed era rivolta solamente a consumatori di sigarette di altre marche. Poiché al tempo si stimava che di tutte le sigarette vendute illegalmente ai minorenni, il 32,8% fosse costituito dalle Camel, l'American Medical Association chiese alla R. J. Reynolds Nabisco di interrompere la suddetta campagna ma l'azienda rifiutò e Joe Camel continuò ad essere utilizzato nelle pubblicità delle Camel. Nel 1991, Janet Mangini, un'avvocatessa di San Francisco, querelò la R. J. Reynolds, accusando la compagnia di aver realizzato la campagna pubblicitaria con protagonista Joe Camel per attirare appositamente un pubblico di bambini. Nella sua citazione, Mangini sosteneva che nel 1992 i ricavi derivanti dalla vendita di Camel ai soli fumatori adolescenti fossero arrivati a 476 milioni di dollari, mentre all'inizio dell'utilizzo del personaggio di Joe Camel, nel 1988, tale cifra ammontava solamente a 6 milioni di dollari. Con ciò egli voleva "implicitamente suggerire come tali pubblicità avessero colpito un gran numero di adolescenti portandoli a un grande consumo di prodotti del tabacco e alla dipendenza da questi". Dal canto suo la R. J. Reynolds ha continuato a negare che il personaggio di Joe Camel fosse stato creato per accattivarsi un pubblico infantile, sostenendo che il pubblico a cui erano diretti gli spot con Joe Camel fosse invece un pubblico maschile di età compresa tra i 25 e i 49 anni e composto da fumatori di sigarette Marlboro. In risposta alle critiche, la R. J. Reynolds ha inoltre lanciato la campagna pubblicitaria "Let's Clear the Air on Smoking", realizzata con pagine di riviste interamente riempite di testo, di solito di grande formato, in cui l'azienda negava le accuse e dichiarava che fumare "è un'abitudine da adulti". Documenti interni prodotti come prove alla Corte Superiore della contea di San Francisco nel processo denominato Mangini v. R. J. Reynolds Tobacco Company, dimostrarono però l'interesse dell'azienda nel puntare ai bambini come futuri fumatori. L'importanza del mercato giovanile era stata inoltre illustrata in una presentazione fatta nel 1974 dal vice presidente del marketing della RJR, nella quale il dirigente spiegava che "il mercato dei giovani adulti [...] rappresenta il business delle sigarette di domani. Quando questo gruppo di età compresa tra i 14 e i 24 anni invecchierà, esso rappresenterà una quota chiave nel volume totale di sigarette vendute - almeno per i prossimi 25 anni." Un memorandum del 1974 del dipartimento di ricerca della R. J. Reynolds, poi, evidenziava il fatto che dominare il mercato dei giovani adulti fosse vitale in quanto "virtualmente tutti i fumatori cominciano a 25 anni" e "la maggior parte dei fumatori inizia a fumare regolarmente e a scegliere la propria marca abituale a 18 anni o prima." Nel luglio 1997, sotto la pressione data dall'imminente inizio del processo Mangini, dal Congresso degli Stati Uniti d'America e da diverse associazioni di consumatori, la RJR annunciò di essersi accordata al di fuori dell'aula di tribunale e di aver volontariamente deciso di porre fine alla campagna pubblicitaria con Joe Camel. Così, fece la sua comparsa una nuova campagna dal carattere più adulto, dove al posto di Joe Camel era ritratta la figura di un dromedario non antropomorfo, figura che campeggia tutt'oggi nelle pubblicità delle Camel. Come parte dell'accordo, inoltre, la RJR dovette pagare dieci milioni di dollari alla città di San Francisco e alle altre città e contee californiane che erano state coinvolte nel processo Magini. Tali soldi furono principalmente utilizzati per finanziare campagne antifumo rivolte in particolar modo ai giovani. Note Voci correlate Marlboro Man Willie, il pinguino protagonista delle pubblicità delle sigarette Kool. Collegamenti esterni Joe Chemo, un sito web anti-fumo. Personaggi della pubblicità Reynolds American
Man-ga è stata inizialmente un'emittente televisiva italiana completamente dedicata all'animazione giapponese sia di culto che di recente produzione destinata a un pubblico adulto e di adolescenti, era disponibile dal 1º luglio 2010 sulla piattaforma satellitare Sky Italia. Il canale era realizzato in collaborazione con Yamato Video e riprendeva il nome della rivista Man·ga!, pubblicata dal 1997 al 2001, la cui redazione era composta principalmente dallo staff di Yamato Video. Dal 3 luglio 2017 il canale passa al formato panoramico 16:9, cambiando anche logo. Dal 4 giugno 2018 si trasferisce al canale 133. Il 1º luglio 2020 Man-ga ha chiuso i battenti come canale televisivo a sé stante, per poi ritornare esattamente un anno dopo in forma di contenitore su Sky Serie, Sky On Demand e Now. Descrizione Le trasmissioni di Man-ga iniziarono il 1º luglio 2010, ed il primo programma trasmesso è stato un episodio della serie animata Lamù, dal titolo "Dilettanti allo sbaraglio". La grafica del canale televisivo era di chiara ispirazione giapponese, utilizzando stacchetti con musica tradizionale nipponica in sottofondo, mentre la grafica per la promozione dei programmi trasmessi da Man-ga utilizzavano tonalità di rosso e bianco che richiamano i colori del Sol Levante. Palinsesto La programmazione di Man-ga comprendeva sia serie animate già trasmesse in passato da altre emittenti televisive italiane, che serie in esclusiva trasmesse in prima TV. Tutti i programmi erano rigorosamente non censurati, e dove disponibile, venivano trasmessi anche in lingua originale con i sottotitoli in italiano (nel caso in cui un episodio dell'anime trasmesso non sia mai stato doppiato perché censurato in passato). Ricalcando lo schema di molte televisioni tematiche, gli episodi di alcune serie animate venivano riproposti più volte in diverse fasce orarie nel corso della giornata, mentre gli episodi delle serie animate in esclusiva venivano trasmessi una volta alla settimana, generalmente in prima o seconda serata. Nei primi mesi dalla nascita del canale, all'interno della pubblicità, appena prima e dopo i promo, venivano trasmessi video tratti da concerti di idol (gli unici disponibili sono stati quelli delle AKB48). Prime TV Alpen Rose (ep. 15) Anonymous Noise Antique Bakery Aquarion Logos Assassination Classroom Assassination Classroom: Korosensei Quest Atom: The Beginning BBK/BRNK Beelzebub Berserk - L'epoca d'oro BOFURI Capitan Harlock - Il mistero dell'Arcadia Capricciosa Orange Road (ep. 35 e 37) Cardcaptor Sakura: Clear Card Carletto il principe dei mostri (ep. 105-188) Cells at Work! - Lavori in corpo Che famiglia è questa Family! (ep. 3) Cheer Boys!! Claymore Space Adventure Cobra Comic Party (stagione 1) Cutie Honey Universe Dancouga NOVA Dancouga Danganronpa: The Animation Danganronpa 3: The End of Hope's Peak Academy Dear Boys Devil Lady Devil May Cry Diabolik Lovers More, Blood È sbagliato cercare di incontrare ragazze in un Dungeon ēlDLIVE Fire Force Food Wars! Shokugeki no Soma Fullmetal Alchemist: Brotherhood (ep. 64) Gangsta Getter Robot - The Last Day Glass Maiden Godannar Gun Frontier Haikyu!! - L'asso del volley Heavy Object Highschool of the Dead High School DxD BorN Hina Logic from Luck and Logic I Cavalieri dello zodiaco - The Lost Canvas Il conte di Montecristo Il grande sogno di Maya (ep. 23) Il pazzo mondo di Go Nagai Il prode Raideen In realtà io sono... Ken il guerriero: La leggenda di Raoul il dominatore del cielo Ken il guerriero: Le origini del mito Kitaro dei cimiteri - Il film Kitaro e la maledizione del millennio Kirara Kujaku l'esorcista Kyashan il Mito Kyashan Sins Jin-Roh - Uomini e lupi L'epopea del cavaliere ripetente L'irresponsabile capitano Tylor (OAV) L'irresponsabile capitano Tylor La rivoluzione di Utena Eredi del buio Lamù la ragazza dello spazio (ep. 130-195) Le Chevalier D'Eon Le ragazze anelano alla landa selvaggia Love and Lies Luck & Logic Magic Kaito 1412 Mazinga Z (ep. 4-5, 14, 28, 38, 57-92) Mazinger Edition Z: The Impact! Mazinkaiser Mazinkaiser SKL MIX: MEISEI STORY Mononokean l'imbronciato My Santa Nadia - Il mistero della pietra azzurra (ep. 34) Ninja Scroll - Il capitolo del gioiello del drago Oh, mia dea! - The Movie Overlord Pandora Hearts Paranoia Agent Patlabor Plunderer Prince of Stride: Alternative Princess Principal Rainbow Days Rainy Cocoa Red Garden Regalia: The Three Sacred Stars Rin - Le figlie di Mnemosyne Sengoku Basara Servamp Shirobako Sol Bianca - L'Eredità Perduta Space Symphony Maetel - Galaxy Express 999 Outside Tecno Ninja Gatchaman Terror in Resonance The Galaxy Railways Time Bokan - Le macchine del tempo Trinity Blood Tutor Hitman Reborn! UFO Robot Goldrake (ep. 15, 59 e 71) Ultimate Otaku Teacher Ushio e Tora Vampire Princess Miyu Welcome to the NHK Wolf Girl & Black Prince Yattaman Yoko cacciatrice di demoni Voci di Man-ga L'attuale voce ufficiale di Man-ga era Massimo Triggiani, mentre in passato sono stati Stefania Patruno e Tania De Domenico (2010-2013) e Ismaele Ariano (2013-2017). Note Reti televisive italiane Programmi televisivi contenitore Reti e programmi televisivi su anime e manga
La ferrovia Nizza–Digne è una linea ferroviaria della Francia a scartamento metrico che collega Nizza a Digne-les-Bains. È la sola linea sopravvissuta dell'antica rete delle Ferrovie della Provenza. È conosciuta anche con il soprannome di treno delle pigne che tuttavia apparteneva alla dismessa linea Nizza–Meyrargues. Caratteristiche La linea è a binario unico e a scartamento metrico; è lunga 151 km. Presenta raggi di curvatura di 150 m e pendenze fino al 30 per mille. Ha 16 tra ponti e viadotti in muratura, 15 ponti metallici e 25 tunnel di cui il più lungo misura 3457 m dove la linea raggiunge il culmine a 1015 m s.l.m. nelle vicinanze della fermata di Peyresq. Fino al 1989 a Digne si connetteva alla rete nazionale con la linea Saint-Auban–Digne che permetteva di raggiungere Grenoble e Ginevra attraverso le Alpi mediante una relazione denominata Alpazur. A Nizza, il terminale attuale della linea è posto a qualche centinaio di metri dalla stazione storica delle CP e separato dalla stazione di Nizza della SNCF. Nonostante l'architettura di grande pregio la stazione storica delle CP versa in abbandono. Nel 1939, le CP vennero raccordate al porto di Nizza per mezzo dei binari del Tramway de Nice et du Littoral (TNL) allo scopo di far pervenire i vagoni di carbone a Lingostière per l'utilizzo nella centrale elettrica della società Énergie électrique du Littoral méditerranéen. Rotabili della linea La ferrovia dispone, per il trasporto viaggiatori, d'un parco rotabili motori composto di: 6 automotrici CFD tipo SY da 48 posti a sedere (4 sono del 1972 e 2 del 1977). 1 automotrice Soulé-Garnéro da 120 posti entrata in servizio nell'ottobre 1984. 1 automotrice da 120 posti ricostruita nelle officine aziendali nel settembre 2006. Il Consiglio regionale di Provence-Alpes-Côte d'Azur il 10 novembre 2006 ha autorizzato l'ordinazione di 2 complessi automotori, AMP 801/802 e 803/804, con un'opzione per ulteriori due, AMP 805/806 e 807/808, da consegnare entro il 2010. Dal 2005 sono disponibili per treni speciali e amatoriali: 2 locomotive Brissoneau & Lotz datate 1951. 4 carrozze del 1949 ricostruite su chassis di vecchie vetture in legno. 2 Carrozze Appenzell costruite nel 1948, acquistate sul mercato dell'usato, e rinnovate nel 2004. 1 rimorchio pilota Grey a carrelli Soulé-Garnéro acquistato d'occasione in aprile 2005. Per merci e servizio le CP dispongono di: 1 locomotiva Henschel (BB 1200) limitata a 25 km/h. 2 draisine Matisa. 2 rimorchi postali Billard. Un quantitativo di carri merci coperti, pianali e di servizio. Per la manutenzione dei binari una livellatrice Matisa. Una locomotiva a vapore ex-Rete Bretone, curata dall'associazione Groupe d'Etude des Chemins de fer de Provence. Gestione La Nizza - Digne non fa parte della rete nazionale francese RFF. Era gestita dalla Compagnie des chemins de fer du Sud de la France (SF) dal 1888 fino al 1925; dopo tale data passò alla società Chemins de fer de Provence (CP) fino al 1933, quando venne rilevata dalla Régie des Ponts et Chaussées che ne mantenne la gestione fino al 1974. La collettività territoriale, SYMA (Syndicat mixte Méditerranée Alpes), ne ottenne la concessione dallo Stato per 99 anni dal 1972. Il SYMA era costituito da: Conseil régional de Provence-Alpes-Côte d'Azur, Département des Alpes-Maritimes, Département des Alpes-de-Haute-Provence, città di Nizza e città di Digne-les-Bains. Dal 1974 la gestione della linea fu affidata alla CFTA (Chemins de fer et transport automobile); venne rinnovata nel luglio 2005 mediante una convenzione firmata con il SYMA con cui venne demandata alla CFTA la creazione della Compagnie ferroviaire du Sud de la France, CFSF – Chemins de fer de Provence, CP. Nel gennaio 2007 il Consiglio della regione Provence-Alpes-Côte d'Azur (PACA) prese in carico l'infrastruttura ferroviaria, conferendo poi la gestione delle Ferrovie della Provenza alla CFTA che è una filiale della Veolia Transport con contratto di pubblico servizio della durata di 8 anni. Dal 2014 la gestione è affidata alla Régie Régionale des Transports de Provence-Alpes-Côte-d'Azur (RRT-PACA). Cronologia Cronologia storica della Nice-Digne:: 1861 : progetto dell'ingegnere dignese Alphonse Beau de Rochas, l'ideatore del Ciclo del motore a quattro tempi, per collegare Nizza a Grenoble passando per la Valle del Varo, Digne-les-Bains e Gap. 1881 : La tratta Digne - Castellane viene dichiarata di pubblica utilità 1882 : le autorità militari avallano il progetto. 1886 : Viene affidata la gestione alla Compagnie des chemins de fer du Sud de la France (SF), creata il 17 agosto 1885. 1890 : inizio lavori di costruzione della linea. 1891 : apertura del primo tratto di 13 km tra Mézel e Digne-les-Bains (14 agosto 1891). 1892 : parziale apertura della Nice-Colomars (di 13 km), della Colomars-Puget-Théniers (di 45 km) e della Saint-André-les-Alpes - Mezel (di 31 km). 1894 : scandalo politico-finanziario che travolge la Compagnie des chemins de fer du Sud de la France. 1907 : apertura della tratta di 12 km tra Puget-Théniers et Pont-de-Gueydan (Saint-Benoît). 1908 : apertura della tratta Pont-de-Gueydan - Annot di 8 km. 1911 : 3 luglio fine dei lavori tra Annot e Saint-André-les-Alpes (28 km). La linea viene concessa alla société Sud-France. 1925 : In seguito a difficoltà finanziarie della compagnia viene siglata una convenzione tra lo Stato e la compagnia che cambia quindi ragione sociale divenendo Compagnie des Chemins de fer de la Provence (C.P.). 1926 : record storico di traffico merci con 336.710 t trasportate. 1933 : Dal 1926 al 1933 diminuzione del traffico commerciale del 60%. Il 15 luglio 1933 la linea viene posta sotto sequestro dallo Stato per fallimento della società. 1935 : Arrivo delle prime automotrici Renault sulla linea Nice-Digne che abbreviano la percorrenza totale a 3h 30. 1943 : Record di afflusso passeggeri annuo: 1.014.327 passeggeri trasportati. 1952 : La gestione della linea viene assunta direttamente dallo Stato. 1959 : Primi progetti di soppressione della linea rientrati in seguito all'opposizione delle popolazioni. 1967 : Lo Stato si disimpegna dalla gestione; il SYMA, creato nel 1968, che raggruppa cinque collettività locali, salva la linea. Il trasferimento della proprietà avverrà pienamente il 19 dicembre 1972 con decreto ministeriale. 1972 : concessione ufficiale della linea al SYMA per 99 anni. 1974 : Il SYMA affida la gestione alla CFTA, filiale del gruppo CGEA. 1975 : inaugurazione delle officine di Nizza-Lingostière. 1977 : viene soppressa la circolazione di treni merci. 1980 : Inaugurazione del treno a vapore turistico GECP che circola tra Puget-Théniers e Annot. 1981 : Inaugurazione della relazione ferroviaria internazionale Alpazur Nizza-Ginevra con grande successo. 1984 : Il 24 ottobre l'automotrice Soulé X-351, stabilisce il record di velocità della linea correndo a 115 km/h lungo la bassa valle del Varo. 1989 : Cessa il servizio Alpazur in seguito alla chiusura da parte della SNCF della linea Digne-St Auban. 1992 : Viene chiusa la stazione storica di Nizza e il terminale trasferito in quello attuale. 1994 : Il 5 novembre una piena del Varo provoca interruzioni della linea in vari punti e il blocco della circolazione ferroviaria. 1996 : Il 12 aprile viene inaugurato il nuovo ponte di Gueydan e il 25 dello stesso mese viene riattivata la circolazione ferroviaria. 1999 : Il 7 ottobre la gestione della linea è affidata alla CFTA, Chemins de fer et transport automobile per 15 anni. 2005 : La CFTA cambia nome in CFSF, Compagnie ferroviaire du Sud de la France, titolo simile a quello della prima compagnia. 2007 : Il SYMA viene sostituito dalla regione PACA. Note Bibliografia Collegamenti esterni CP : Chemins de fer de Provence (treno delle pigne). CCCP : Coordination des Clients des C.P. GECP : Groupe d'Etude pour les Chemins de fer de Provence. SYMA : Syndicat Mixte Méditerranée Alpes (remplacé depuis 2007 par la région PACA). CFD : Compagnie des Chemins de Fer Départementaux (constructeur et exploitant ferroviaire, fondée en 1881). Album fotografico sur le train des pignes. Nizza-Digne
Der kleine Lord ("Il piccolo Lord") è uno sceneggiato televisivo trasmesso in Austria da Österreichischer Rundfunk (ORF) sul proprio programma nazionale nel 1962. Il film è tratto dal romanzo di Frances Hodgson Burnett Il piccolo Lord, pubblicato per la prima volta nel 1885. La sceneggiatura è di Mina Alth e Johannes Hoflehner. Per i ruoli ci si affida a un gruppo di attori attivi in quegli anni alla televisione austriaca. Trama A New York, all'inizio del 1880, il piccolo Cedric vive poveramente ma con dignità con l'adorata mamma, una giovane vedova. Cedric è molto popolare nel quartiere, ed è amato dalla gente del posto. Quando, dall'Inghilterra giunge Haversham, un avvocato, viene a sapere che suo padre, il capitano Errol, era il figlio minore del conte di Dorincourt da cui era stato diseredato per aver voluto sposare una donna di rango inferiore. Ora, dopo la morte di Bevis, il figlio maggiore scomparso senza eredi, l'unico che resta è il piccolo Cedric che Haversham ha il compito di portare con sé dal nonno, che vuole educarlo come un vero piccolo Lord. Il vecchio signore, però, non vuole nemmeno conoscere Dearest, la nuora, ritenendola solo una cacciatrice di dote. Così, mentre Cedric va a vivere al castello, sua madre è costretta a vivere al villaggio. L'innocenza di Cedric e il suo buon carattere conquistano ben presto il burbero nonno. Il piccolo si interessa anche alle misere condizioni di vita dei fittavoli e spinge il conte a migliorarle. All'improvviso, però, ricompare Haversham, questa volta insieme a una donna che sostiene di essere la vedova di Bevis e la madre di un bambino di cui rivendica il diritto al titolo di Lord Fauntleroy. Il conte resta sfavorevolmente colpito da quella donna volgare e avida e si pente di aver così male giudicato Dearest, ma non può far niente perché i documenti esibiti sembrano a posto. La notizia arriva fino in America. A New York, i vecchi amici di Cedric la leggono sul giornale e uno di questi riconosce in una fotografia la moglie di suo fratello, che era sparita insieme al figlio. I tre amici decidono così di andare in Inghilterra dove smaschereranno l'imbrogliona e metteranno le cose a posto, conquistandosi la gratitudine del conte che ormai ama profondamente il nipote che ha saputo toccargli il cuore. Note Voci correlate Il piccolo Lord (romanzo) Frances Hodgson Burnett Attore bambino Collegamenti esterni Opere basate su Il piccolo Lord Miniserie televisive basate su opere letterarie
Orobanche L. 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni parassite appartenenti alla famiglia delle Orobanchaceae. Etimologia Il nome del genere deriva da due termini greci òrobos (= legume) e anchéin (= strozzare) e indicano il carattere parassitario di buona parte delle piante del genere a danno delle Leguminose (nell'antica Grecia questo nome era usato per una pianta parassita della "veccia" - Vicia sativa). Il nome scientifico del genere è stato proposto da Carlo Linneo (1707 – 1778), biologo e botanico svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 2" del 1753. Descrizione (I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane.) Le piante di questo genere sono alte da 1 a 5 dm (raramente superano i 60 cm). La forma biologica prevalente è terofita parassita (T par), ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. In questo genere sono presenti anche piante con forme biologiche perenni tipo geofite parassite (G par), e sono piante provviste di gemme sotterranee e radici provviste di organi specifici per nutrirsi della linfa di altre piante. Inoltre non contengono clorofilla per cui nel secco si colorano di bruno. Radici Le radici sono fascicolate e si diramano da un bulbo o rizoma centrale. Nella parte finale sono provviste di austori succhianti che parassitano l'apparato radicale delle piante ospiti. Fusto La parte aerea del fusto è eretta, sottile e ramificata o semplice; la forma in genere è cilindrica con un ingrossamento alla base. Gli scapi terminali sono sempre fioriferi (mai sterili). Foglie Le foglie sono scarse e ridotte a delle squame spiralate ed hanno delle forme generalmente lanceolate. Dimensioni delle foglie: larghezza 3 – 7 mm; lunghezza 7 – 30 mm. Infiorescenza Le infiorescenze sono a forma di spiga o racemo lineare allungato con fiori ben distanziati oppure densamente raggruppati. Le brattee dell'infiorescenza sono del tipo ovato; in alcuni caso sono aristate. Dimensione dell'infiorescenza: larghezza 1 - 4,5 cm; lunghezza 5 – 20 cm. Dimensioni delle brattee: larghezza 1 – 6 mm; lunghezza 7 – 22 mm. Fiori I fiori sono ermafroditi, zigomorfi (del tipo bilabiato), tetrameri, ossia con quattro verticilli (calice – corolla - androceo – gineceo) e pentameri (la corolla è a 5 parti, mentre il calice anch'esso a 5 parti spesso è ridotto). Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale: X, K (4/5), [C (2+3), A 2+2], G (2), (supero), capsula Calice: il calice è gamosepalo a 3 parti (sezione Orobache), ossia quattro sepali saldati 2 a 2 tipo lacinie ben separate o collegate alla base, più una brattea centrale, oppure a 5 parti (sezione Trionychon), ossia una brattea centrale, quattro sepali saldati 2 a 2 a forma triangolare lunghi il doppio della loro larghezza alla base, più una bratteola per lato. Sulla superficie del calice sono presenti delle venature. Lunghezza del calice: 5 – 15 mm. Corolla: la corolla, di tipo personato, è simpetala e consiste in un tubo cilindrico terminante in un lembo bilabiato; dei due labbri quello superiore è più o meno intero, mentre quello inferiore può essere trilobato con lobi più o meno uguali fra di loro; in alcune specie è cigliato. La superficie della corolla è pubescente per peli ghiandolosi oppure glabra. I colori variano dal giallo-bruno all'arancio-violetto. Lunghezza della corolla: 10 – 32 mm. Androceo: l'androceo possiede quattro stami didinami (due grandi e due piccoli). I filamenti sono glabri o pelosi e sono inseriti più o meno alla base della corolla. Le antere, glabre o pubescenti, a forma oblunga, sono disposte trasversalmente e sono provviste di due logge più o meno uguali. Le sacche polliniche hanno l'estremità inferiore a forma di freccia. Gineceo: l'ovario è supero formato da due (o raramente tre) carpelli ed è uniloculare; le placente sono due o quattro di tipo parietale, a volte unite al centro e portanti un numero molto elevato di ovuli. Lo stilo è del tipo filiforme; lo stigma è capitato o del tipo a 2 - 4 lobi ed è colorato di biancastro o più o meno azzurro-violetto o altri colori. Frutti Il frutto è una capsula loculicida a forma più o meno ovoidale. I semi, molti e minuti dalle dimensioni quasi microscopiche, contengono un embrione rudimentale indifferenziato e composto da poche cellule; sono colorati di nero. Dimensione della capsula: 7 – 12 mm. Riproduzione Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama). Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra). Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). Biologia Queste piante non contengono clorofilla per cui possiedono organi specifici per nutrirsi della linfa di altre piante. Le loro radici infatti sono provviste di uno o più austori connessi alle radici ospiti per ricavare sostanze nutritive. Inoltre il parassitismo delle specie di Orobanche è tale per cui anche i semi per germogliare hanno bisogno della presenza delle radici della pianta ospite; altrimenti le giovani piantine sono destinate ad una precoce degenerazione. Nella seguente tabella sono indicate le piante ospiti delle Orobanche della flora spontanea italiana. Distribuzione e habitat Le specie di questo genere sono distribuite in Europa, nell'areale mediterraneo, nell'Asia settentrionale e nel Nord America, con la maggiore diversità di specie (circa un centinaio di specie) in Europa. Distribuzione alpina Delle specie spontanee in Italia la maggioranza sono quelle che vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine. Sistematica La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione) distribuiti in tutti i continenti, ma in prevalenza nell'Emisfero Boreale e in particolare nelle regioni temperate e calde del Vecchio Mondo. La classificazione del genere Orobanche è problematica in quanto le varie specie differiscono una dall'altra per piccoli caratteri come la ramosità, la forma delle foglie-squame, ma soprattutto nella forma del calice-corolla e per i vari colori delle parti floreali che presto tendono al bruno appena la pianta "entra" nel secco. Molte specie hanno una grande specificità dell'apparato radicale per cui una certa distinzione è possibile tramite l'individuazione della pianta parassitata (vedi il paragrafo "Biologia"). Il genere è suddiviso in sezioni i cui caratteri distintivi sono soprattutto incentrati nella morfologia del calice (la forma dei denti calicini o la presenza o no di bratteole). L'identificazione delle varie specie è aggravata anche dall'inevitabile evoluzione dei nomi di genere e di specie. Ad esempio la sect. Kopsia (non presente in Italia) un tempo era denominata come genere Phelipaea. (vedi il paragrafo "Sinonimi") Filogenesi Secondo una recente ricerca di tipo filogenetico la famiglia Orobanchaceae è composta da 6 cladi principali nidificati uno all'interno dell'altro. Il genere Orobanche si trova nel terzo clade (relativo alla tribù Orobancheae) insieme ai generi Boschniakia C. A. Mey. ex Bong. 1833, Cistanche Hoffmans. & Link 1809, Conopholis Wallr.1825, Epifagus Nutt. 1818, Eremitilla Yatsk. & J. L. Contr., 2009, Kopsiopsis (Beck) Beck 1930, Mannagettaea Harry Sm. 1933. Orobanche è monofiletico e rappresenta il core del clade ed è “gruppo fratello” del genere Mannagettaea e quindi di tutto il resto del gruppo. Il genere Orobanche a sua volta è diviso in due sezioni: Orobanche: caratterizzata soprattutto dalla forma del calice a tre parti ossia quattro sepali saldati 2 a 2 tipo lacinie ben separate o collegate alla base, più una brattea. Trionychon Wallr.: caratterizzata dal calice diviso in 5 parti: in posizione centrale è presente una brattea, mentre su entrambi i lati sono presenti una bratteola lineare e una lacinia calicina profondamente bifida. Il cladogramma a lato tratto dallo studio citato mostra la posizione filogenetica di alcune specie di Orobanche. Sono evidenziati due sottocladi: quello "americano" con O, ramosa (presente anche nella flora spontanea italiana) appartenente alla sect. Trionychon e quello "europeo" con le specie della sect. Orobanche (O. densiflora, O. gracilis e altre). Specie spontanee italiane Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue una specie dall'altra). SEZIONE A (sect. Trionychon Wallr.): il calice è formato da 5 parti; Gruppo 1A: le antere sono glabre; Gruppo 2A: il fusto è generalmente ramoso; la corolla è lunga da 9 a 20 mm; Gruppo 3A: il fusto è generalmente ramoso; le dimensioni delle brattee variano in larghezza da 2 a 3 mm e in lunghezza da 5 a 8 mm; il calice è lungo 4 - 5 mm con denti triangolari lunghi due volte la larghezza; la corolla è lunga 9 - 14 mm; Orobanche ramosa L. - Succiamele ramoso: l'altezza della pianta varia da 15 a 25 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Paleotemperato; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Cannabis, Solanum, Nicotiana, Zeae altre specie delle famiglie Leguminose, Labiate e Composite); nella flora spontanea italiana è una pianta comune e si trova su tutto il territorio fino ad un'altitudine di 1000 . Gruppo 3B: il calice è lungo 4 - 9 mm con denti a base triangolare e apice prolungato filiforme; Orobanche nana (Reut.) Beck - Orobanche nana: il fusto è semplice; la lunghezza della corolla varia da 10 a 15 mm; le dimensioni delle brattee variano in larghezza da 2 a 4 mm e in lunghezza da 5 a 9 mm; il calice è lungo 4 - 7 mm. L'altezza della pianta varia da 15 a 25 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Cannabis, Solanum, Nicotiana, Zeae altre specie delle famiglie Leguminose, Labiate e Composite); nella flora spontanea italiana è una pianta comune e si trova su tutto il territorio fino ad un'altitudine di 1000 . Orobanche mutelii F. W. Schultz - Orobanche di Mutel: il fusto è ramoso; la lunghezza della corolla varia da 16 a 20 mm; le dimensioni delle brattee variano in larghezza da 3 a 4 mm e in lunghezza da 6 a 11 mm; il calice è lungo 6 - 9 mm. L'altezza della pianta varia da 15 a 25 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Cannabis, Solanum, Nicotiana, Zeae altre specie delle famiglie Leguminose, Labiate e Composite); nella flora spontanea italiana è una pianta comune e si trova su tutto il territorio fino ad un'altitudine di 1000 . Gruppo 2B: il fusto è generalmente semplice; la corolla è lunga da 18 a 24 mm; Orobanche purpurea Jacq. - Succiamele azzurro: l'altezza della pianta varia da 20 a 50 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Europeo - Sud Siberiano; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Achillea, Artemisia e altre specie della famiglia Composite); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione discontinua fino ad un'altitudine di 1400 . Gruppo 1B: le antere sono pubescenti o anche villose; Gruppo 4A: la corolla è grande con dimensioni da 20 a 35 mm; Orobanche arenaria Borkh. - Succiamele delle steppe: il fusto è semplice; i filamenti delle antere sono glabri. L'altezza della pianta varia da 15 a 20 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Sub-Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Artemisia e altre specie della famiglia Composite); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione al Nord fino ad un'altitudine di 900 . Orobanche aegyptiaca Pers. - Succiamele d'Egitto: il fusto è ramoso; i filamenti delle antere sono pelosi almeno alla base. L'altezza della pianta varia da 15 a 30 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Sud Est Europeo - Turanico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Gossypium, Solanum e altre specie coltivate); nella flora spontanea italiana è una pianta molto rara e si trova solo in Sicilia fino ad un'altitudine di 600 . Gruppo 4B: la corolla è piccola con dimensioni da 12 a 18 mm; Orobanche lavandulacea Rchb. - Succiamele della Psoralea: il calice possiede un dente apicale a forma triangolare lungo 2,5 mm; il colore della corolla verso l'apice è azzurro-scura. L'altezza della pianta varia da 15 a 30 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Ovest Mediterraneo - Macaronese; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Aspalathus e Acanthus); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione nelle Isole e sul versante penisolare tirrenico fino ad un'altitudine di 600 . Orobanche schultzii Mutel - Succiamele di Schultz: il calice possiede un dente apicale a forma lineare-filiforme lungo 4 - 6 mm; il colore della corolla è azzurro-violetto chiaro. L'altezza della pianta varia da 10 a 50 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Sud Mediterraneo - Paleosubtropicale; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Vicia, Ferula, Rubia, Inula e Artemisia); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione in Sicilia e nella Puglia fino ad una altitudine di 600 . SEZIONE B (sect. Orobanche): il calice è formato da 3 parti; il colore dello stigma è purpureo o violetto; Gruppo 1A: i filamenti delle antere sono glabri nella metà superiore, oppure sono del tutto pelosi; Gruppo 2A: i filamenti delle antere sono completamente glabri; Orobanche reticulata Wallr. - Succiamele del cardo: la forma delle foglie è lanceolata (dimensioni: larghezza 4 - 6 mm; lunghezza 15 - 25 mm) ed hanno un portamento sparso; la corolla è lunga 18 - 22 mm ed ha una superficie esterna pubescente-ghiandolosa, mentre quella interna è opaca. L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Centro Europeo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Carduus, Cirsium, Carlina, Scabiosa e Knautia); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione tra il Nord e il Sud fino ad una altitudine compresa tra 500 e 1500 . Orobanche sanguinea C. Presl - Succiamele sanguineo: la forma delle foglie è lineare (dimensioni: larghezza 1 - 1,5 mm; lunghezza 20 - 25 mm) ed hanno un portamento più addensato verso la base del fusto; la corolla è lunga 12 - 17 mm ed ha una superficie esterna subglabra, mentre quella interna è rosso-lucida. L'altezza della pianta varia da 25 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Steno-Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie Lotus cytisoides e altre specie della famiglia Leguminose); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione al Sud fino ad una altitudine di 800 . Gruppo 2A: i filamenti delle antere sono pelosi nella metà inferiore; Gruppo 3A: il labbro superiore della corolla è intero; Orobanche alba Stephan ex Willd. - Succiamele del Serpillo: la superficie della corolla è ricoperta da peli ghiandolari scuri o neri. L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Orofita Eurasiatico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie Thymus serpyllum e altre Labiate); nella flora spontanea italiana è una pianta comune con distribuzione continua tra il Nord e il Sud fino ad una altitudine compresa tra 300 e 1700 . Orobanche pubescens d'Urv. - Succiamele tomentoso: la superficie della corolla è ricoperta da peli ghiandolari chiari. L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Est Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie delle famiglia Composite, Ombrellifere, genere Vitalba e altre); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione prevalentemente al Sud fino ad una altitudine di 900 . Gruppo 3B: il labbro superiore della corolla è retuso e bilobo; Gruppo 4A: il colore della corolla è pallido (bianco o giallastro con venature rosate); Gruppo 5A: la corolla è grande (18 - 22 mm, fino a 30 mm); Orobanche crenata Forssk. - Succiamele delle Fave: l'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Euri Mediterraneo - Turanico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Fave, Veccia, Lens e Trifolium); nella flora spontanea italiana è una pianta comune e si trova su tutto il territorio fino ad una altitudine di 1400 . Gruppo 5B: la corolla è piccola (10 - 18 mm); Orobanche minor Sm. - Succiamele minore: la dimensione delle brattee varia da 7 a 15 mm; la dimensione della corolla varia da 10 a 15 mm; gli stami sono inseriti 2 - 3 mm sopra la base della corolla. L'altezza della pianta varia da 10 a 15 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Paleotemperato; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Trifolium e altre Leguminose); sul territorio italiano è una pianta comune e si trova su tutto il territorio fino ad una altitudine di 1500 . Orobanche artemisiae-campestris Gaudin - Succiamele della Aspraggine: la dimensione delle brattee varia da 10 a 22 mm; la dimensione della corolla varia da 14 a 18 mm; gli stami sono inseriti 3 - 5 mm sopra la base della corolla. L'altezza della pianta varia da 15 a 35 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Euri Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Picris, Reichardia, Helichrysum, Urospermum, Artemisia, Galactites e altre Composite, e anche Daucus, Orlaya, Vicia e altri generi); nella flora spontanea italiana è una pianta comune con distribuzione quasi totale (manca in alcune aree del Sud) fino ad una altitudine di 1000 . Gruppo 4B: il colore della corolla è scuro (violaceo o rossastro); Orobanche sanguinea C. Presl - Succiamele sanguineo: le foglie sono addensate soprattutto alla base del fusto con lamine più o meno lineari; il calice è formato da lacinie lunghe quanto metà del tubo corollino; l'interno della corolla è rosso-lucido. (vedi Sezione B - Gruppo 2A) Orobanche amethystea Thuill. - Succiamele ametistino: le foglie sono sparse lungo il fusto con lamine a base allargata (4 - 6 mm); il calice è formato da lacinie lunghe quanto il tubo corollino; l'interno della corolla è opaco. L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Submediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Eryngium, Lotus e altre Composite e Leguminose); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione discontinua fino ad una altitudine di 1000 . Gruppo 1B: i filamenti delle antere sono pelosi per tutta la loro lunghezza; Gruppo 6A: i filamenti sono inseriti alla base della corolla; Gruppo 7A: la superficie della corolla è ricoperta da peli ghiandolari scuri o neri: Orobanche alba Stephan ex Willd. - Succiamele del Serpillo. (vedi Sezione B - Gruppo 3A) Gruppo 7B: la superficie della corolla è ricoperta da peli ghiandolari chiari; Gruppo 8A: la corolla è grande (lunghezza 21 - 30 mm); Orobanche caryophyllacea Sm. - Succiamele garofanato: il fusto ha un diametro costante; la corolla è lunga 26 - 30 mm; il lobo mediano del labbro inferiore della corolla è più o meno uguale agli atri due. L'altezza della pianta varia da 15 a 50 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Submediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie del generie Galium e altre Rubiaceae); sul territorio italiano è una pianta comune con distribuzione omogenea fino ad una altitudine di 1500 . Orobanche ebuli Huter & Rigo: il fusto è molto ingrossato alla base; la corolla è lunga 21 - 23 mm; il lobo mediano del labbro inferiore della corolla è più grande degli atri due. L'altezza della pianta varia da 15 a 50 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); nella flora spontanea italiana è presente nell'Abruzzo. Gruppo 8B: la corolla è piccola (lunghezza 15 - 20 mm); Orobanche lucorum F. W. Schultz - Succiamele del Crespino: l'altezza della pianta varia da 15 a 50 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Endemico - Est Alpico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie Berberis vulgaris); nella flora spontanea italiana è una pianta comune con distribuzione prevalente al Nord fino ad una altitudine compresa tra 300 e 1500 . Gruppo 6B: i filamenti sono inseriti a 1/4 - 1/3 dalla base della corolla; Orobanche salviae F. W. Schultz - Succiamele della Salvia: il profilo dorsale della corolla è curvo. L'altezza della pianta varia da 10 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Orofita - Sud Europeo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie Salvia glutinosa); nella flora spontanea italiana è una pianta molto rara con distribuzione al Nord fino ad una altitudine compresa tra 300 e 1200 . Orobanche teucrii Holandre - Succiamele del Teucrio: il profilo dorsale della corolla è più o meno retto. L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Orofita - Sud Europeo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie del genere Teucrium); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione al Nord fino ad una altitudine compresa tra 200 e 1600 . SEZIONE C (sect. Orobanche): il calice è formato da 3 parti; il colore dello stigma è giallo o biancastro; Gruppo 1A: il tubo della corolla è rigonfio verso il basso e progressivamente fino alle fauci; Orobanche hederae Duby - Succiamele dell'Edera: l'altezza della pianta varia da 15 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Euri-Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (sulle radici dell'edera); nella flora spontanea italiana è una pianta rara e si trova su tutto il territorio fino ad una altitudine di 800 . Gruppo 1B: il tubo della corolla non è ristretto verso le fauci; Gruppo 2A: i filamenti delle antere sono glabri nella metà superiore (nel resto sono glabri o pubescenti); Gruppo 3A: i filamenti delle antere sono del tutto glabri; Orobanche cernua Loefl. - Succiamele ricurvo: il labbro inferiore della corolla è glabro; gli stami sono inseriti a 4 - 7 mm dalla base della corolla. L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Paleotemperato; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie del genere Artemisia e Helianthus); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione molto discontinua (Trentino-Alto Adige, Calabria e Sicilia) fino ad una altitudine di 1000 . Orobanche rapum-genistae Thuill. - Succiamele maggiore: il labbro inferiore della corolla è cigliato; gli stami sono inseriti alla base della corolla. L'altezza della pianta varia da 30 a 60 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Subatlantico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie Ginestra dei Carbonai e altre specie del genereCytisus e Genista); nella flora spontanea italiana è una pianta comune e si trova su tutto il territorio fino ad una altitudine di 1200 . Gruppo 3B: i filamenti delle antere sono pelosi nella metà inferiore; Gruppo 4A: il labbro inferiore della corolla è glabro; Gruppo 5A: la corolla è grande (da 16 a 22 mm, fino a 30 mm); Orobanche crenata Forssk. - Succiamele delle Fave: il diametro dell'infiorescenza è di 3 - 4 cm; il colore della corolla è pallido (bianco -lilla). (vedi Sezione B - Gruppo 5A) Orobanche amethystea Thuill. - Succiamele ametistino: il diametro dell'infiorescenza è di 2,5 - 3 cm; il colore della corolla è scura e violacea all'apice. (vedi Sezione B - Gruppo 4B) Gruppo 5B: la corolla è piccola (da 10 a 15 mm); Orobanche canescens C. Presl - Succiamele carnicino: la corolla è colorata di giallo screziato di rosso, ed è lunga più o meno 4 volte il diametro. L'altezza della pianta varia da 15 a 30 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Steno-Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie del genere Eryngium e altre specie della famiglia Composite); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione al Sud e Isole fino ad una altitudine di 900 . Orobanche minor Sm. - Succiamele minore: la corolla è colorata di giallo-pallido, ed è lunga più o meno 2,5 volte il diametro. (vedi Sezione B - Gruppo 5B) Gruppo 4B: il labbro inferiore della corolla è pubescente; Orobanche gracilis Sm - Succiamele rossastro: la corolla è colorata di giallo-rossastro all'esterno, purpureo scuro e lucido all'interno (è bruna nel secco); i lobi del labbro inferiore della corolla sono più o meno uguali fra loro. L'altezza della pianta varia da 20 a 50 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Europeo-Caucasico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie della famiglia Leguminose, meno spesso specie del genereCytisus); nella flora spontanea italiana è una pianta comune e si trova su tutto il territorio fino ad una altitudine di 2000 . Orobanche variegata Wallr. - Succiamele screziato: la corolla è colorata di bruno-rossastro cupo, quasi nera nel secco; il lobo centrale del labbro inferiore della corolla è molto più evidente degli altri due. L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Ovest Mediterraneo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie della famiglia Leguminose con fusto legnoso); nella flora spontanea italiana è una pianta rara con distribuzione discontinua fino ad una altitudine di 1200 . Gruppo 2B: i filamenti delle antere sono pelosi su tutta la lunghezza (al minimo nella metà superiore); Gruppo 6A: lo stilo sporge oltre le fauci della corolla; Gruppo 7A: il colore della corolla è gialla o rosea (bruno-chiaro nel secco); Gruppo 8A: gli stami sono inseriti a 3 - 6 mm sopra la base della corolla; la corolla è opaca all'interno; Orobanche flava F. W. Schultz - Succiamele del Petasites: la corolla è colorata di giallo ed è piccola (16 - 19 mm). L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Orofita - Sud Europeo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Petasites, Tussilago e Adenostyles); nella flora spontanea italiana è una pianta molto rara e si trova solamente nelle Alpi orientali fino ad una altitudine compresa tra 300 e 1800 . Orobanche lutea Baumg. - Succiamele prataiolo: la corolla è colorata di roseo ed è grande (20 - 22 mm). L'altezza della pianta varia da 15 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Centro e Sud Europeo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Trifolium, Erba medica e altre Leguminose); nella flora spontanea italiana è una pianta rara e si trova ovunque fino ad una altitudine di 1600 . Gruppo 8B: gli stami sono inseriti alla base della corolla; la corolla è lucida all'interno; Orobanche gracilis Sm - Succiamele rossastro. (vedi Sezione C - Gruppo 4B) Gruppo 7B: il colore della corolla è bruno-rossastro (quasi nera nel secco); gli stami sono inseriti a 2 - 4 mm dalla base della corolla; Gruppo 6B: lo stilo è incluso o appena raggiungente le fauci della corolla; Gruppo 9A: la superficie dei filamenti delle antere è ricoperta da sparsi brevi peli ghiandolari; Gruppo 10A: il labbro inferiore della corolla è glabro; Orobanche elatior Sutton - Succiamele della Centaurea: l'altezza della pianta varia da 25 a 50 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Centro Europeo / Sud Siberiano; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie dei generi Centaurea, Echinops e Thalictrum); nella flora spontanea italiana è una pianta molto rara e si trova solo al Nord fino ad una altitudine di 1000 . Gruppo 10B: il labbro inferiore della corolla è densamente pubescente-cigliato; Gruppo 11A: il fusto alla base è ingrossato; le foglie sono lunghe da 15 a 30 mm; Orobanche alsatica Kirschl. - Succiamele della Cervaria: l'altezza della pianta varia da 20 a 60 cm; il ciclo biologico è annuo/perenne; la forma biologica è terofita parassita (T par), ma anche geofite parassite (G par); il tipo corologico è Centro Europeo / Sud Siberiano; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie Peucedanum cervaria); nella flora spontanea italiana è una pianta molto rara e si trova solo in Lombardia (Gruppo delle Grigne) fino ad una altitudine di 800 . Gruppo 11B: il fusto non è ingrossato; le foglie sono lunghe da 13 a 18 mm; Orobanche chironii Lojac. - Succiamele dell'Opopanace: le brattee dell'infiorescenza hanno la lamina lesiniforme (larghezza 3 - 4 mm; lunghezza 15 - 17 mm). L'altezza della pianta varia da 15 a 30 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Endemico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie del genere Opopanax); nella flora spontanea italiana è una pianta rara e si trova solo in Sicilia fino ad una altitudine compresa tra 500 e 1500 . Orobanche denudata Moris - Succiamele del Rovo: le brattee dell'infiorescenza hanno la lamina a forma ovalo-lanceolata (larghezza 5 - 6 mm; lunghezza 13 - 18 mm). L'altezza della pianta varia da 20 a 40 cm; il ciclo biologico è annuo; la forma biologica è terofita parassita (T par); il tipo corologico è Endemico; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie del genere Rubus); nella flora spontanea italiana è una pianta rara e si trova solo in Sardegna fino ad una altitudine di 800 . Gruppo 9B: la superficie dei filamenti delle antere è densamente pelosa per tutta la lunghezza; Gruppo 12A: i filamenti delle antere alla base sono allargati (1 mm); Orobanche salviae F. W. Schultz - Succiamele della Salvia. (vedi Sezione B - Gruppo 6B) Gruppo 12B: i filamenti delle antere sono più o meno cilindrici; Gruppo 13A: le foglie hanno la lamina lesiniforme; Orobanche lucorum F. W. Schultz - Succiamele del Crespino. (vedi Sezione B - Gruppo 8B) Gruppo 13B: le foglie hanno la lamina a forma triangolare o lanceolata; Orobanche rapum-genistae Thuill. - Succiamele maggiore: l'interno della corolla è opaco; il labbro inferiore della corolla è glabro. (vedi Sezione C - Gruppo 3A) Orobanche gracilis Sm - Succiamele rossastro: l'interno della corolla è lucido; il labbro inferiore della corolla è cigliato. (vedi Sezione C - Gruppo 4B) All'elenco sopra si deve aggiungere la seguente specie (presente nella flora spontanea italiana): Orobanche laserpitii-sileris Jord. - Orobanche del laserpizio sermontano: l'altezza della pianta varia da 30 a 70 cm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è geofite parassite (G par); il tipo corologico è Orofita Sud Europeo; l'habitat tipico sono le aree frequentate dalle piante ospiti (specie Laserpitium siler); nella flora spontanea italiana si trova solo al Nord (Alpi orientali) fino ad una altitudine di circa 1800 . Altre checklist descrivono come presenti nella flora spontanea italiana le seguenti altre specie di Orobanche: Nella sect. Orobanche: Orobanche australis Bertol. Orobanche cumana Wallr. Orobanche foetida Poir. Orobanche litorea Guss. Orobanche rigens Loisel. Orobanche rosmarina Beck Orobanche thapsoides Lojac. Nella sect. Trionychon: Orobanche oxyloba (Reut.) Beck Specie spontanee europee In Europa e nell'areale mediterraneo oltre alle specie spontanee della flora italiana, sono presenti le seguenti specie: Sezione Orobanche Orobanche almeriensis A. Pujadas, 1995 - Distribuzione: Spagna Orobanche amoena C. A. Mey., 1830 - Distribuzione: Russia Orobanche anatolica Reut., 1847 - Distribuzione: Anatolia Orobanche australis Bertol., 1846 - Distribuzione: Sardegna (?) Orobanche ballotae A. Pujadas, 1997 - Distribuzione: Spagna Orobanche baumanniorum Greuter, 1987 - Distribuzione: Grecia Orobanche benkertii Rätzel & Uhlich, 2004 - Distribuzione: Russia Orobanche calendulae Pomel, 1874 - Distribuzione: Penisola Iberica e Magreb (occidentale) Orobanche camptolepis Boiss. & Reut., 1879 - Distribuzione: Anatolia e Asia (mediterranea) Orobanche castellana Reut., 1847 - Distribuzione: Francia, Penisola Iberica e Marocco Orobanche coerulescens Stephan, 1800 - Distribuzione: Europa centro-orientale Orobanche colorata K. Koch, 1843 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche connata K. Koch, 1849 - Distribuzione: Armenia Orobanche cumana Wallr., 1825 - Distribuzione: Italia (sinonimo di O. cernua ?), Penisola Balcanica, Russia e Tanscaucasia Orobanche cypria Kotschy, 1865 - Distribuzione: Cipro Orobanche cyrenaica Beck, 1910 - Distribuzione: Libia Orobanche cyrnea Jeanm. & al., 2005 - Distribuzione: Corsica Orobanche esulae Pancic, 1884 - Distribuzione: Serbia e Bulgaria Orobanche foetida Poir., 1798 - Distribuzione: Sardegna (?), Penisola Iberica, Anatolia e Magreb Orobanche gamosepala Reut., 1847 - Distribuzione: Anatolia e Transcaucasia Orobanche glabricaulis Tzvelev, 1958 - Distribuzione: Armenia e Azerbaigian Orobanche grigorjevii Novopokr., 1950 - Distribuzione: Armenia Orobanche grossheimii Novopokr., 1949 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche hadroantha Beck, 1890 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche haenseleri Reut., 1847 - Distribuzione: Francia e Spagna Orobanche hermonis Mouterde, 1973 - Distribuzione: Libano Orobanche humbertii Maire, 1936 - Distribuzione: Marocco Orobanche hymenocalyx Reut., 1847 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche iammonensis A. Pujadas & P. Fraga, 2008 - Distribuzione: Isole Baleari Orobanche ingens (Beck) Tzvelev, 1990 - Distribuzione: Russia Orobanche inulae Novopokr. & Abramov, 1950 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche kochii F. W. Schultz, 1847 - Distribuzione: Europa centrale (Italia?) e Russia Orobanche kotschyi Reut., 1847 - Distribuzione: Azerbaigian Orobanche krylowii Beck, 1881 - Distribuzione: Albania e Russia Orobanche kurdica Boiss. & Hausskn., 1879 - Distribuzione: Anatolia e Transcaucasia Orobanche latisquama (F. W. Schultz) Batt., 1890 - Distribuzione: Penisola Iberica, Algeria e Marocco Orobanche laxissima Rätzel & Uhlich, 2004 - Distribuzione: Anatolia e Transcaucasia Orobanche leptantha Pomel, 1874 - Distribuzione: Algeria e Marocco Orobanche longibracteata Schiman-Czeika, 1964 - Distribuzione: Armenia Orobanche lycoctoni Rhiner, 1892 - Distribuzione: Europa occidentale Orobanche maritima Pugsley, 1940 - Distribuzione: Francia, Penisola Iberica e Gran Bretagna Orobanche mauretanica Beck, 1890 - Distribuzione: Portogallo, Algeria e Marocco Orobanche montserratii A. Pujadas & D. Gómez, 2000 - Distribuzione: Francia e Spagna Orobanche owerinii (Beck) Beck, 1922 - Distribuzione: Anatolia e Transcaucasia Orobanche pancicii Beck, 1887 - Distribuzione: Penisola Balcanica Orobanche rosea Tzvelev, 1958 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche schelkovnikovii Tzvelev, 1958 - Distribuzione: Armenia Orobanche sideana Gilli, 1971 - Distribuzione: Anatolia Orobanche sintenisii Beck, 1904 - Distribuzione: Anatolia Orobanche transcaucasica Tzvelev, 1958 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche vitellina Novopokr., 1950 - Distribuzione: Transcaucasia Sezione Trionychon Orobanche astragali Mouterde, 1973 - Distribuzione: Libano Orobanche ballii (Maire) Domina, 2013 - Distribuzione: Marocco Orobanche bungeana Beck, 1890 - Distribuzione: Anatolia e Transcaucasia Orobanche camphorosmae (Carlón & al.) A. Pujadas & Triano, 2011 - Distribuzione: Spagna Orobanche cilicica Beck, 1890 - Distribuzione: Anatolia e Transcaucasia Orobanche coelestis (Reut.) Beck, 1890 - Distribuzione: Libia, Anatolia e Transcaucasia Orobanche cohenii Domina & Danin, 2014 - Distribuzione: Siria Orobanche daninii Domina & Raimondo, 2009 - Distribuzione: Israele Orobanche georgii-reuteri (Carlón & al.) A. Pujadas, 2006 - Distribuzione: Spagna Orobanche gratiosa (Webb) Linding., 1926 - Distribuzione: Isole Canarie Orobanche heldreichii (Reut.) Beck, 1890 - Distribuzione: Anatolia e Transcaucasia Orobanche hirtiflora (Reut.) Tzvelev, 1957 - Distribuzione: Anatolia, Transcaucasia e Siria Orobanche hohenackeri (Reut.) Tzvelev, 1957 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche inexspectata (Carlón & al.) Domina & al, 2013 - Distribuzione: Francia, Spagna, Algeria e Marocco Orobanche kelleri Novopokr., 1950 - Distribuzione: Russia e Transcaucasia Orobanche lainzii (Gómez Nav. & al.) Triano & A. Pujadas, 2012 - Distribuzione: Spagna Orobanche lanuginosa (C. A. Mey.) Beck, 1881 - Distribuzione: Europa centrale, Anatolia, Transcaucasia e Russia Orobanche nowackiana Markgr., 1926 - Distribuzione: Penisola Balcanica e Anatolia Orobanche olbiensis (Coss.) Nyman, 1855 - Distribuzione: Francia, Spagna e Grecia Orobanche orientalis Beck, 1890 - Distribuzione: Transcaucasia e Cipro Orobanche portoilicitana A. Pujadas & M. B. Crespo, 2004 - Distribuzione: Spagna, Egitto e Magreb Orobanche pseudorosmarina A. Pujadas & Muñoz Garm., 2010 - Distribuzione: Croazia Orobanche pulchella (C. A. Mey.) Novopokr., 1846 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche resedarum (Carlón & al.) A. Pujadas & Triano, 2011 - Distribuzione: Spagna Orobanche reuteriana (Rchb. f.) M. B. Crespo & A. Pujadas, 2006 - Distribuzione: Spagna e Magreb (occidentale) Orobanche rosmarina Beck, 1921 - Distribuzione: Europa (mediterranea-occidentale - Italia?), Tunisia e Algeria Orobanche rumseyana A. Pujadas & P. Fraga, 2012 - Distribuzione: Isole Baleari Orobanche schultzioides (M. J. Y. Foley) Domina, 2010 - Distribuzione: Grecia Orobanche schweinfurthii Beck, 1890 - Distribuzione: Egitto Orobanche septemloba (Beck) Tzvelev, 1957 - Distribuzione: Transcaucasia Orobanche serratocalyx Beck, 1890 - Distribuzione: Anatolia, Transcaucasia e Siria Orobanche trichocalyx (Webb) Beck, 1890 - Distribuzione: Penisola Iberica, Algeria Orobanche tricholoba (Reut.) Domina, 2010 - Distribuzione: Armenia Orobanche uralensis Beck, 1890 - Distribuzione: Russia Orobanche zosimi (M. J. Y. Foley) Domina, 2010 - Distribuzione: Cipro Sinonimi L'entità di questa voce ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti: Boulardia F. W. Schultz Ceratocalyx Coss. Kopsia Dumort. Phelipanche Pomel Coltivazione La maggior parte delle specie di questo genere sono parassite di colture agrarie di una certa importanza (vedi paragrafo "Biologia"). In particolare O. ramosa aggredisce la canapa, il pomodoro e il tabacco; O. gracilis danneggia i trifogli e le leguminose da foraggio; O. lutea copisce le leguminose coltivate, così pure O. minor e O. crenata. Nell'Italia centro-meridionale una delle colture più colpite è quella della fava. Il problema è aggravato dalla spiccata coincidenza fra il ciclo vegetativo del parassita e quello della pianta ospite. Proprio durante la fioritura della specie coltivata in breve tempo emerge dal terreno il parassita che altrimenti rimane nascosto sotto terra, quando ormai il danno è stato fatto. Le maggiori difficoltà nel disinfestare le colture da questi parassiti sono dovute quindi dal fatto che la maggior parte del ciclo vegetativo delle Orobanche viene svolto nascostamente sotto terra, e quando queste emergono rapidamente raggiungono la maturità somatica e riproduttiva, quando ormai hanno assorbito la maggior parte delle sostanze nutritive alla pianta ospite. Inoltre queste piante producono un numero molto elevato di semi (oltre 500.000 per pianta) i quali possono sopportare anche lunghi periodi di quiescenza, e a distanza di anni (oltre 10 anni) possono ancora germinare quando le condizioni sono adatte, ossia quando sono in presenza delle radici della pianta capace di ospitarla. A questo si aggiunge, in fase di ricerca, la difficoltà di far germinare in vitro i semi di orobanche senza la presenza delle radici della pianta ospite, limitando notevolmente le possibilità d'indagine in laboratorio. Alimentazione Le orobanche sono commestibili, nonostante il sapore fortemente amarognolo che di solito viene attenuato con diverse bolliture e molti lavaggi. Nel Nordafrica le popolazioni Tuareg in periodi di carestia si cibano della parte ipogea della specie Orobanche violacea (denominata anche Phelipaea violacea). Anche in Europa in alcune zone si consumano i "turioni" (gemme carnose emesse dalle radici) di diverse specie di Orobanche. In America gli indiani dell'Utah e del Nevada si cibano delle parti di alcune specie americane quali O. californica, O. fasciculata o O. tuberosa. Alcune specie Note Bibliografia Altri progetti Collegamenti esterni Orobanche IPNI Database Orobanche EURO MED - PlantBase Checklist Database Orobanche The Plant List - Checklist Database Orobanchaceae
In logica, un predicato è un simbolo che rappresenta una proprietà o una relazione. Ad esempio, nella formula del primo ordine , il simbolo P è un predicato che si applica alla costante a. Allo stesso modo, nella formula , R è un predicato che si applica alle costanti e . Nella semantica della logica, i predicati sono interpretati come relazioni. Ad esempio, in una semantica standard per la logica del primo ordine, la formula sarebbe vera rispetto ad un'interpretazione se le entità denotate da e stessero nella relazione indicata da R. Poiché i predicati sono simboli non logici, essi possono denotare relazioni diverse a seconda dell'interpretazione adottata. Mentre la logica del primo ordine include solo predicati che si applicano a costanti individuali, altre logiche possono consentire predicati che si applicano ad altri predicati. Predicati in differenti sistemi Nella logica proposizionale, le formule atomiche sono talvolta considerate predicati di livello zero, cioè privi di argomenti e quindi aventi arietà nulla. Nella logica del primo ordine, un predicato forma una formula atomica quando è applicato ad un numero appropriato di termini. Nella teoria degli insiemi con legge del terzo escluso, i predicati sono intesi come funzioni caratteristiche o funzioni indicatrici di insiemi (cioè, funzioni da un elemento di un insieme a un valore di verità). La notazione del costruttore di insiemi fa uso di predicati per definire gli insiemi. Nella logica autoepistemica, che rifiuta la legge del terzo escluso , i predicati possono essere veri, falsi o semplicemente sconosciuti. In particolare, una determinata collezione di fatti può essere insufficiente per determinare la verità o la falsità di un predicato. Nella logica fuzzy, i predicati sono le funzioni caratteristiche di una distribuzione di probabilità. In altre parole, la rigorosa valutazione binaria del predicato (in termini di vero/falso) è sostituita da una quantità interpretata come grado di verità. Note Voci correlate Formula ben formata Collegamenti esterni Logica proposizionale Teoria degli insiemi Logica matematica
Biografia Padre della scrittrice Louise Aston (1814-1871), studiò storia e teologia all'Università di Halle, dove ebbe come insegnanti Johann Salomo Semler e Johann August Nösselt. Nel 1800 fu nominato secondo sacerdote nella città di Gröningen, vicino a Halberstadt. Nel 1805 raggiunse le posizioni di primo ministro e sovrintendente e, poco dopo, fu nominato nel concistoro di Halberstadt. Dopo la dissoluzione del concistoro di Halberstadt nel 1816, gli fu offerta una posizione a Magdeburgo, ma scelse di rimanere a Gröningen, dove morì nel 1836. Opere Historische Untersuchung Uber Die Niederlandischen Kolonien in Niederdeutschland, 1791. Geschichte der Statthalterschaft in den Niederlanden, 1796. Des Amtmanns-Tochter von Lüde, Eine Wertheriade fur Aeltern, Jünglinge und Mädchen, 1797. Ruhestunden für Frohsinn und häusliches Glück, con Johann Karl Christoph Nachtigal (4 parti, 1798–1800). Reise durch Osnabrück und Niedermünster in das Saterland, Ostfriesland und Gröningen, 1800 (Google Books: 1, 2; SLUB: 1 = 2) . Geschichte des päpstlichen Jubeljahres, 1825 Johann Gottfried Hoche: Reise durch Osnabrück und Niedermünster in das Saterland, Ostfriesland und Gröningen. Von J. G. Hoche, Doktor der Philosophie und Prediger in Rödinghausen in der Grafschaft Ravensberg, und Mitglied der Königl. litterarischen Gesellschaft in Halberstadt, Bremen, bei Friedrich Wilmans, 1800, 526 S. - Repr. Schuster, Leer, 1977, 1978, 526 S. . Note Pagine con traduzioni non revisionate
Casa Giacobbe è una villa secentesca sita a Magenta. Storia e descrizione Le prime notizie della villa risalgono al 1664 quando l'edificio, già di proprietà della famiglia Borri di Corbetta, fu ipotecato a favore di Clara Pedra Borgazzi a garanzia dei numerosi debiti che Francesco Borri aveva contratto nei confronti della nobildonna milanese. Nel 1690 Maddalena Borri, erede di Francesco, cedeva definitivamente la proprietà a Carlo Domenico Borgazzi, figlio ed erede di Clara Petra, assieme ad altri beni al fine di estinguere il debito accumulato dal padre. La stima fatta dall'ingegnere collegiato di Milano Giuseppe Maria Ceriani, allegata all'atto notarile, contiene una lunga e minuziosa descrizione della villa. L'edificio si articolava su più corpi di fabbrica: un'antica parte della casa (non più esistente) si prospettava sull'attuale via 4 giugno con un portone d'ingresso dal quale avevano accesso le carrozze. Disposta su due piani, la costruzione comprendeva una legnaia ed un fienile collocati a destra del portone; una scala conduceva ai piani superiori dove si trovavano alcune camere. Un secondo corpo di fabbrica (l'attuale Casa Giacobbe), era posto perpendicolarmente ai locali d'ingresso secondo uno schema ad "L", caratterizzato al piano terra da un portico sul quale si apriva il salone principale della villa, caratterizzato da un bellissimo camino in pietra scolpita raffigurante il mito di Orfeo e lo stemma della casata dei Borri. A sinistra di questo si trovavano due sale adibite a cucina e lavanderia. Il piano superiore era occupato dalle camere. Un terzo corpo di fabbrica oggi distrutto accoglieva invece un torchio con una torretta che fungeva da colombaia. Nel 1723, in occasione del catasto voluto da Carlo VI, fu stesa la prima carta catastale di Magenta dove già risultava chiaramente la costruzione. Nel 1768 Giovanni Battista Borgazzi eredita la casa per poi passare qualche tempo dopo al ragioniere Filippo Viganò di Milano, che nel maggio del 1820 vendette tutti i suoi beni a Magenta, a Giovanni Andrea De Andrea, anch'egli residente in Milano. All'atto di vendita è legata una permuta dei beni eseguita dall'ingegner Paolo Bianchi nel 1818. Nel 1833 il proprietario morì lasciando i suoi beni in eredità alle figlie e ad alcuni suoi nipoti; nelle successive ripartizioni la villa andò alla figlia Agostina De Andrea, sposata con l'avvocato Giovanni Giacobbe (padre), a cui risulta intestata la casa nel 1841. Al 1854 risale un nuovo rilevamento catastale che però non mostra significative variazioni rispetto alla struttura del Settecento. Personaggio di spicco che abitò la villa fu Donna Maria Porro Lambertenghi, moglie di Giovanni Giacobbe (padre), figlia del Marchese Giberto Porro Lambertenghi che ebbe come precettore Silvio Pellico. Quartier generale austriaco durante la battaglia del 1859, venne assaltata dai franco - piemontesi nel tentativo di scuotere il comando avversario. Mentre tutta la villa è stata recentemente ristrutturata, la facciata sul giardino, conserva infatti ancora oggi i fori dei proiettili e delle cannonate dello scontro. L'avvocato Giovanni Giacobbe incaricò il pittore Giacomo Campi di decorare il porticato della villa con un ciclo pittorico in cui si racconta la campagna militare del 1859. L'opera venne terminata, come documenta la firma, nel 1897. Allo stesso artista si devono altri pregevoli lavori come il famoso Brindisi della riconciliazione, incontro tra un soldato austriaco ed uno francese, affrescato nel grande camino della villa, dipinto successivamente, nel 1918. Anche per il museo patriottico ordinato dal figlio Gianfranco, tenente di Cavalleria, la famiglia si avvalse dell'opera del Campi che decorò il frontone e la porta d'ingresso. Di queste ultime opere però non rimane nulla, in quanto sono andate distrutte con la ristrutturazione degli anni settanta del XX secolo. Nel 1921, dopo la morte del figlio, Giovanni Giacobbe donò alla città di Magenta i cimeli della battaglia del 1859 e dieci anni più tardi, nel 1931 il Podestà di Magenta, Giuseppe Brocca, affidò le preziose memorie al Museo del Risorgimento di Milano. Nel 1935 la villa fu acquistata dal comune e nello stesso anno vennero abbattuti i corpi di fabbrica adiacenti alla via 4 giugno e l'ala anticamente occupata dal torchio. Di quest'ultima fu risparmiata solo la bassa parete con l'ampia arcata attraverso la quale si accedeva ad una palestra coperta per i balilla, costruita dal 1936. La villa è attualmente sede delle associazioni storiche magentine, apprezzato centro e motore delle iniziative culturali della città. Note Altri progetti Collegamenti esterni Architetture di Magenta Giacobbe Battaglia di Magenta
Undefeatable - Furia invincibile (Undefeatable) è un film del 1994 diretto da Godfrey Ho (nome d'arte di Godfrey Hall). Il film, di arti marziali con protagonista Cynthia Rothrock, è stato prodotto da Hong Kong, ma girato negli Stati Uniti. Una versione alternativa del film, intitolata Bloody Mary Killer, è stata distribuita per i mercati asiatici, ridoppiata in cinese. Trama Kristi Jones, insieme alla sua banda, prende parte a combattimenti clandestini gestiti dalla mafia per guadagnare i soldi per l'istruzione universitaria di sua sorella. La sorella di Kristi spera di diventare medico e pagare per l'istruzione di Kristi che guadagna soldi partecipando a combattimenti clandestini. Nel frattempo, "Stingray", un combattente clandestino, viene lasciato dalla moglie, Anna, e giura di ritrovarla. Stingray ha sofferto di problemi di abbandono fin dalla prima infanzia e questo nuovo trauma innesca una rottura psicotica dalla realtà. Comincia a rapire le donne che somigliano alla sua ex-moglie, le tortura, incatenandole e frustandole con una catena e le cava gli occhi prima che i loro corpi vengano ritrovati sulla scena del delitto. La sorella di Kristi è una delle vittime, così Kristi dà la caccia all'assassino Stingray con l'aiuto del poliziotto Nick DiMarco. Inizialmente lei crede sia stato un combattente clandestino asiatico che è solito combattere con un guanto artigliato, ma si rivelerà una pista sbagliata e successivamente lei e l'agente DiMarco sbaglieranno nuovamente pista. Stingray dopo aver ucciso altre donne, rapisce la psicologa con i capelli rossi Jennifer collaboratrice della polizia e amica di Kristi, Stingray la tortura, ma Jennifer capendo la psicosi di Stingray riesce a prendere tempo fingendo di stare al gioco, e convincendolo a uscire per comprarle da mangiare, e nel frattempo suona fortuitamente il cellulare rimasto nella borsa, e Jennifer, seppur incatenata, riesce con i piedi a prendere il telefono e premere un tasto, è Kristi che la sta chiamando dalla cabina, e può in tal modo sopraggiungere a salvare l'amica. Giunta sul posto pochi istanti prima di Stingray, Kristi ingaggia un combattimento corpo a corpo con lo psicopatico lottatore sia a mani nude che con armi bianche e anche con molta fatica Kristi riesce a resistergli. Arrivati anche il poliziotto Nick con il collega Mike, Stingray scappa prendendo una pistola in una cassa del suo rifugio con la quale spara e uccide Mike. Jennifer e Kristi si ritrovano in ospedale, la psicologa ha riportato gravi ferite a causa della tortura, e Kristi si trova con un braccio rotto a seguito del suo precedente combattimento. Ma vestito da medico Stingray si intrufola in ospedale e rapisce nuovamente Jennifer dopo aver steso e accecato il poliziotto di guardia alla stanza. Kristi e Nick lo inseguono in un'area di stoccaggio in cui i tre iniziono a combattere corpo a corpo. Stingray che brandisce un particolare coltello molto affilato lotta alla pari con Nick che all'inizio sembra avere la meglio, ma il coltello gli dà un vantaggio, interviene Kristi(che nel frattempo ha allontanato Jennifer per metterla al sicuro) che disarma Stingray usando uno straccio umido come se fosse un sarong o un foulard da combattimento, nella colluttazione l'assassino perde un occhio e Nick viene duramente colpito con un calcio, Kristi con un braccio ingessato gli tiene testa, finché Stingray non cerca di strangolarla dopo averla inchiodata a una parete vicino a un gancio, e nel frattempo Nick a fatica si rialza andando a salvare Kristi, e i due abbattono Stringray che con un colpo finale sbatte la testa a un gancio perdendo anche l'altro occhio, e subito Nick abbassa la manopola per attivare il gancio che sale con Stingray morente e agonizzante ancora infilzato sull'occhio che viene trascinato dal gancio. La scena finale mostra Kristi e i suoi tre amici cinesi al cimitero in ospedale dove Kristi dice che Stingray è stato finalmente sconfitto e che si iscriverà a un college per riposarsi dall'incubo che ha vissuto. Il film termina mostrandoci che in quel college si esercitano arti marziali. Curiosità Una clip della lotta finale del film è stata postata su YouTube nel 2006 attirando milioni di visualizzazioni. Quella scena è stata poi descritta in un episodio di Dumbest Brawlers in truTV, ed è stata inclusa nelle liste di Cracked.com e UGO.com. Descritta ironicamente come la più bella scena, nel combattimento i due avversari dopo un accidentale e indirettamente demenziale strappo degli abiti, si strappano completamente i vestiti per combattere a torso nudo Collegamenti esterni Film d'avventura
Passi nel tempo (titolo originale , letteralmente: "Le onde placano il vento") è un romanzo fantascientifico del 1986 della coppia di scrittori sovietici Arkadij e Boris Strugackij. Storia editoriale L'opera è stata pubblicata per la prima volta in Israele nel 1986 e in Italia nel 1988, tradotta dall'edizione in lingua inglese del 1986 intitolata The Time Wanderers. Il romanzo appartiene ad un continuum narrativo chiamato Universo di mezzogiorno e, contemporaneamente, è l'ultima parte di una trilogia dedicata al protagonista "Maksim Kammerer", preceduta da L'isola abitata (Obitaemyi ostrov, 1968) e Lo scarabeo nel formicaio (Žuk v muravejnike, 1980). Trama Il romanzo è redatto nella forma del documentario (un po' diario e un po' raccolta di rapporti d'indagine) da parte di un Maksim Kammerer ormai ottantanovenne. In un tempo futuro imprecisato il genere umano ha colonizzato il sistema solare ed è arrivato anche su altri pianeti dove è entrato in contatto con altre razze aliene intelligenti. La tranquillità e la pace che si è stabilita sono però messe a rischio dalla supposta influenza sulle vicende umane (passate e presenti) dei misteriosi "Vagabondi del tempo", la cui esistenza comunque non è stata dimostrata. I "Vagabondi" sono citati in molte altre opere precedenti degli autori ma solo in questo libro si arriva a svelarne chiaramente l'identità, la provenienza e gli scopi. Maksim Kammerer, appartenente al COMCON-2, il sistema di sicurezza mondiale, è il responsabile dell'Ufficio EI (Eventi Insoliti), e affida un'inchiesta sui Vagabondi a Toivo Glumov, uno dei suoi agenti più brillanti. Una delle prime tappe di Glumov è una piccola cittadina dell'Artide russo dove sono apparse delle orribili ma innocue creature che hanno terrorizzato gli abitanti. Il romanzo è ricco di riferimenti a molte altre opere precedenti degli autori e rappresenta una sorta di suggello finale. Si citano moltissimi personaggio e ambienti già apparsi in altri romanzi e racconti. Ad esempio, tra i tanti, ci sono riferimenti a Catastrofe planetaria, l'Isola abitata, È difficile essere un dio. Note Edizioni Arkadij e Boris Strugackij, Le onde placano il vento, traduzione di Stefano Ternavasio, Urania collezione n. 242, Mondadori, 2023. Voci correlate Colonizzazione dello spazio Invasione aliena Collegamenti esterni Passi nel tempo, scheda dell'edizione Urania su aNobii Passi nel tempo, scheda dell'edizione Urania su Mondourania Romanzi di Arkadij e Boris Strugackij Romanzi di fantascienza
L'Hawaii Clipper è stato uno dei tre idrovolanti Martin M-130 della Pan American Airways. Scomparve con sei passeggeri e nove membri dell'equipaggio in rotta da Guam a Manila il 28 luglio 1938. Servizio transpacifico Pan American avviò il servizio di posta aerea transpacifica il 22 novembre 1935 iniziando al contempo a trasportare passeggeri nell'ottobre 1936. Il servizio di idrovolanti tra la baia di San Francisco e la baia di Manila richiedeva circa 60 ore di volo in sei giorni, con fermate intermedie a Pearl Harbor, l'atollo di Midway, Wake Island e Guam. Il volo, identificato come 229, decollò per la prima volta da Alameda, in California. Sparizione L'idrovolante partì da Guam per l'ultima tappa del viaggio in direzione ovest alle 11:39 ora locale del 28 luglio 1938. L'ultimo contatto radio avvenne 3 ore e 27 minuti dopo, quando l'aereo riferì di stare passando attraverso strati di nuvole e aria moderatamente agitata per 565 miglia (909 km) dalla costa filippina. La nave da trasporto dell'esercito americano USAT Meigs trovò una chiazza di petrolio lungo la rotta dell'aereo perduto a circa 500 miglia (800 km) da Manila e prelevò alcuni campioni dalle acque dopo essersi fermata per indagare. La ricerca dell'aereo fu interrotta il 5 agosto 1938. Successivi test sui campioni di olio raccolti dalla Meigs non indicarono alcun collegamento con l'aereo. Le moderne ricostruzioni degli eventi e le tecniche di campionamento dell'olio hanno portato alcuni a concludere che il test sul carburante scoperto nel Pacifico tropicale, rispetto ai campioni di San Francisco, non è stato decisivo nell'escludere un collegamento con una chiazza di petrolio trovata vicino all'ultima posizione stimata in base alle correnti oceaniche. L'Hawaii Clipper fu il primo dei primi tre idrovolanti a lungo raggio ad andare perduto. Fu il peggior incidente aereo del Pacifico all'epoca, anche se in numero delle vittime crebbe quando gli altri due idrovolanti Martin M-130 si schiantarono. L'incidente del Philippine Clipper del 1943 uccise 19 persone e altre 23 morirono quando il China Clipper si schiantò nel 1945. Alcuni credettero che l'Hawaii Clipper fosse stato dirottato dall'esercito giapponese e portato a Truk Lagoon negli Stati Federati di Micronesia, dove i passeggeri e l'equipaggio sarebbero stati giustiziati, dopo di che il Martin sarebbe stato successivamente portato in Giappone per essere decodificato. Un gruppo di investigatori, tra cui ex ufficiali dell'intelligence navale, si recarono a Truk in cerca di prove, senza però trovarne. Note Voci correlate Volo Malaysia Airlines 370 Volo Varig 967 Incidenti aerei di voli commerciali Martin M-130 Pan American World Airways Hawaii Clipper Hawaii Clipper Hawaii Clipper Hawaii Clipper Hawaii Clipper Hawaii Clipper
La fontana dei Ramari Si trova a 1.100 metri in zona La Costa e sopra le Rocche del Casone (o di Colleri), ed è una duplice sorgente che scaturisce sotto un masso calcareo di circa 10 m³ e da un altro più piccolo. La portata di circa 180 lt/ora è costante estate e inverno e la temperatura supera di poco i 10 °C. Storia Durante l'antico pellegrinaggio per il santuario del Monte Penice i pellegrini vi accendevano le candele votive quando la statua della Madonna che dal santuario sul monte Penice veniva portata in una processione lungo il Sentiero medievale per il Santuario del Monte Penice scendendo a San Cristoforo e poi a Bobbio ed al Santuario della Madonna dell'Aiuto di Bobbio. Lungo il corso degli anni gli abitanti di Feligara hanno mantenuto la fontana arricchendola di muretti a secco che contornano l'area, nei cui interstizi vegetano muschio, capelvenere e piccole felci. Accanto alla sorgente gli abitanti del posto hanno montato un tavolo e due panchette sostenuti da tronchetti di faggio, per i turisti che vogliono godere di un picnic al fresco e nel silenzio. Come arrivarci Più direttamente: da Varzi si sale a Passo del Brallo (alt. 1000 m) poi verso Pregola, prendere bivio per Dezza. Dopo il campo sportivo di Brallo (Pian del lago) c'è un bivio: prendere la strada sterrata a destra, da dove passa il metanodotto per Colleri fino ad un piazzale prima della pineta, da lì si prende il Passo della Fontana dei Ramari e si scende verso La Costa in mezzo ai faggi. Essa è posta vicino al confine regionale alla fine di La Costa seguendo il Sentiero medioevale per il Santuario del Monte Penice nei pressi del medesimo Passo della Fontana dei Ramari che collega la Valle del Carlone con la Valle di Bobbio e la Valle dell'Avagnone e la Valle Staffora, con la vicina strada asfaltata che collega Dezza a Brallo di Pregola ed al Passo del Brallo da cui si diparte il sentiero per il Monte Penice. Vi si può arrivare in auto salendo da Bobbio per Dezza o dal comune di Brallo di Pregola seguendo la strada asfaltata e poi nei pressi del Passo di Monte Lago nei pressi del confine regionale. Leggende Si narra del miracolo della fontana dei Ramari secondo cui vi furono guarigioni tra i boscaioli che si erano feriti nella zona e, dopo aver bevuto alla fontana, miracolosamente guariti senza riportare alcun danno. Ma tutto ciò si deve al fatto che i boscaioli di allora erano "geneticamente selezionati" da una natura incontaminata e quindi di corporatura rubustissima. L'acqua può aver giovato perché particolarmente diuretica. Da sempre questa fontana è di proprietà dei discendenti della Famiglia Callegari. Voci correlate Bobbio Santuario di Santa Maria in Monte Penice Sentiero medioevale per il Santuario del Monte Penice Valle del Carlone Acquedotti e impianti idrici dell'Emilia-Romagna Bobbio
L'Aspio è un fiume della regione Marche. Nasce alla confluenza dei fossi di Offagna, Polverigi e di quello di Gallignano, pressappoco tra Offagna e Montesicuro, e raccoglie le acque dell'interno di Ancona, del Monte Conero e delle colline di Osimo. Scorre prima verso est e poi, dopo Aspio Terme (frazione di Camerano), cambia direzione e si dirige a sud-est, verso il mare. Riceve le acque del suo affluente di sinistra Rio Marganetto e quindi, sempre da sinistra, di tutto il versante occidentale del Promontorio del Conero, attraverso i torrenti Boranico e Betelico; l'unico affluente importante di destra è il Rio Scaricalasino, che riceve in un punto compreso tra le confluenze dei due torrenti del Conero. Sfocia quindi nel Musone a circa due chilometri dal Mare Adriatico. Dall'anno 1000 circa fino al 1532 fece da confine alla Repubblica di Ancona. Sulla valle dell'Aspio si affacciano infatti Montesicuro, la Rocca di Offagna e quella della Rocca di Bolignano, tre dei castelli di Ancona. Fino alla metà del Trecento (1367 circa) ebbe un corso proprio ed una foce nel comune di Numana e una portata rilevante tanto da essere risalito con mezzi navali fino alla confluenza con il Rio Scaricalasino, nel territorio di Osimo, ove esisteva uno scalo navale. Dopo tale data si decise di farlo confluire nel Musone per aumentarne il volume. Nella zona di Scaricalasino si è verificata un'alluvione nel settembre del 2006. Note Voci correlate Nomi latini di fiumi italiani Musone (Marche) Fiumi della provincia di Ancona Affluenti del Musone (Marche) Valle del Musone
La Serie 7400 è un'importante famiglia di circuiti integrati realizzati in tecnologia TTL. Descrizione Il primo della serie, l'integrato digitale 7400 (si legge "74 zero zero"), contiene 4 porte logiche NAND, possiede 14 piedini (pin) due dei quali sono uno collegato all'alimentazione +5 Vcc (pin 14) e uno collegato a massa (GND, pin 7) per poter alimentare i transistor che formano il circuito delle porte logiche. La serie è caratterizzata da una codifica Indicizzata: Logo del costruttore (nella figura a destra: Texas Instruments) Una o più lettere che identificano il costruttore (nella figura "SN") Il numero 74, tipico della famiglia logica Un numero (00), in altri casi costituito da più di due cifre indicanti le funzioni logiche svolte dal dispositivo Una o più lettere indicanti il tipo di contenitore del dispositivo (PTH o SMD) (in figura "N" che indica un dispositivo detto DIP "Dual in-line package", sempre meno usato nelle grosse produzioni e sostituito dalla versione SMD) Un numero di due o più cifre che specificano la funzione logica Segue, nella seconda riga, un codice che in genere indica settimana e anno di produzione Sul retro dell'integrato vi sono talvolta altre indicazioni (lotto, stabilimento di produzione ed eventuali altre informazioni) La famiglia 7400 venne utilizzata per costruire i computer, minicomputer e mainframe degli anni sessanta e settanta. Questa famiglia di dispositivi costituì uno standard de-facto nella disposizione della piedinatura, infatti le varie famiglie con prestazioni migliorate sia nel consumo di corrente che in velocità di commutazione che succedettero a questa, tranne qualche eccezione mantennero la compatibilità della piedinatura. La famiglia 7400, similmente ad altre, è costituita da centinaia di dispositivi aventi le funzioni più diverse, le porte logiche di base, i flip-flop, i contatori, i transceiver di bus le unità aritmetiche e logiche (ALU) ed altre ancora. I dispositivi di questa famiglia erano disponibili anche nella versione 5400 avente prestazioni migliori in temperatura, garantiti per lavorare in una gamma di temperature operative da -55 a +125 °C. Sono state realizzate delle evoluzioni che sono caratterizzate da migliori prestazioni in velocità, consumi, gamma di tensioni di alimentazione, temperature di lavoro (–40 +85 °C, che è detto "standard automotive") e altre caratteristiche. Il loro nome differisce dalla serie originale per la presenza di una o più lettere tra i numeri 74 e quelli che caratterizzano le funzioni logiche del particolare dispositivo. Ad esempio 74LS00 indica un dispositivo con le stesse funzioni logiche del 7400 ma realizzato con transistor Schottky (indicato dalla "S") e che è stato migliorato riducendo i consumi ("L" sta per "Low Power", bassa potenza dissipata, dato la bassa corrente assorbita). Storia Di fatto la serie 7400 fu il primo standard industriale a logica TTL, vi furono altri precedenti: Sylvania Universal High-level Logic nel 1963 Motorola MC4000 MTTL National Semiconductor DM8000 Fairchild serie 9300 Signetics 8200 e 8T00 Il 7400 quad NAND gate fu il primo esemplare prodotto in serie, introdotto da Texas Instruments secondo standard militare in package metallico Flatpack (5400W) nell'ottobre 1964. La designazione dei pin fu differenti dallo standard successivamente sviluppato nel package DIP (in particolare, la massa a terra era pin 11 e l'alimentazione al pin 4, comparato al pin 7 e 14 dello standard DIP package). La produzione di package in plastica DIP (7400N) seguì nel terzo quadrimestre del 1966. La serie 5400 e 7400 fu usata in molti minicomputer negli anni'70 e '80. Alcuni modelli di DEC PDP 'minis' usarono il 74181 ALU come elemento principale nel CPU. Altri esempi furono Data General Nova e Hewlett-Packard 21MX, 1000, e 3000. Nel 1965, un quotazione standard di un SN5400 (grado militare, ceramico Flatpack) era di 22 US$. Al 2007, un esemplare di grado commerciale in package plastico lo si può trovare a 0,25 US$. Note Voci correlate Resistor-transistor logic Diode-transistor logic Transistor-transistor logic Emitter-coupled logic Top view Ping-O-Tronic Altri progetti Collegamenti esterni Esempio di dati tecnici 7400 della Texas Instruments Guida alle varie famiglie logiche (Fairchild Semiconductor) Famiglie logiche Circuiti integrati
Il Trofeo Ponente in Rosa 2023, seconda edizione della corsa, valida come prova del Calendario internazionale femminile UCI 2023 categoria 2.2, si svolse in quattro tappe dal 7 all'11 marzo 2023 su un percorso di 334 km, invece dei 483,5 inizialmente previsti, a causa dell'annullamento di due frazioni, con partenza da San Lorenzo al Mare e arrivo a Diano Marina, in Italia. La vittoria fu della svizzera Jolanda Neff, che completò il percorso in 8h15'06", alla media di 32,689 km/h, davanti all'uzbeca Yanina Kuskova e alla connazionale Sina Frei. Sul traguardo di Diano Marina 82 cicliste, delle 157 partite da San Lorenzo al Mare, completarono la corsa. Tappe Squadre e corridori partecipanti Dettagli delle tappe 1ª tappa - 1ª semitappa 7 marzo: Ceriale > Ceriale – 53,5 km Annullata per mancanza di autorizzazioni 1ª tappa - 2ª semitappa 7 marzo: San Lorenzo al Mare > Sanremo – Cronometro a squadre – 15,6 km Risultati 2ª tappa 8 marzo: Diano Marina > Marina di Loano – 96 km Annullata per mancanza di autorizzazioni 3ª tappa 9 marzo: Pietra Ligure > Laigueglia – 96 km Risultati 4ª tappa 10 marzo: San Bartolomeo al Mare > Diano Marina – 100,4 km Risultati 5ª tappa 11 marzo: Diano Marina > Diano Marina – 122 km Risultati Evoluzione delle classifiche Classifiche finali Classifica generale - Maglia rosa Classifica a punti - Maglia fucsia Classifica scalatrici - Maglia blu Classifica giovani - Maglia bianca Classifica traguardi volanti - Maglia gialla Classifica a squadre Note Collegamenti esterni Sito ufficiale Trofeo Ponente in Rosa Ciclismo nel 2023
Biografia Formazione Cresce a Terralba, quartiere popolare di Genova, in una famiglia modesta. Il padre muore quando lei ha solo due anni, sarà il fratello Mario a mantenere lei e la madre, e a consentirle di studiare e diplomarsi nel 1926 al liceo classico Cristoforo Colombo. Nel 1930 si laurea e, successivamente, si perfeziona in letteratura italiana. Dal 1933 al 1937 frequenta a Roma la Scuola di perfezionamento in storia dell'arte dell'università la Sapienza, diretta in quegli anni da Pietro Toesca, dove si laurea con una tesi intitolata Il viaggio italiano di Antonio Van Dyck pittore che sarà suo oggetto di studio per tutta la sua carriera. Antifascista, non è chiaro se abbia avuto un ruolo attivo nella Resistenza. Tuttavia ha contatti con partigiani e ospita nella sua casa riunioni del CLN. La carriera Dal 1932 al 1948 insegna storia dell'arte nei licei classici genovesi Colombo e D'Oria e pubblica i primi articoli. Nel 1938, inizia a collaborare con Orlando Grosso, direttore dell'Ufficio Belle arti di Genova, per alcune esposizioni sulla pitture ligure e genovese del Seicento e del Settecento, in quegli anni in fase di riscoperta. Nel 1945 riceve l'incarico di docente di storia dell'arte alla facoltà di Magistero; è la prima donna docente, seppure non di ruolo, dell'ateneo genovese, a cui inoltre viene affidato un insegnamento fino ad allora assente in quella università. Lascia l'incarico nel 1951 per dedicarsi esclusivamente al lavoro presso l'Ufficio di Belle Arti del comune di Genova di cui è diventata direttrice nel 1950, succedendo a Orlando Grosso. Il primo intervento importante della neo direttrice è l'allestimento di Palazzo Bianco (avviato nel 1949 e concluso nel 1950), che segna anche l'inizio della lunga collaborazione con l'architetto Franco Albini. Il progetto prevede la realizzazione di un museo, modificando profondamente l'allestimento preesistente; questo era ancora basato sull'idea di ricostruzione dell'ambiente originale di provenienza della collezione in cui si anteponeva il gusto del collezionista privato a criteri didattici e scientifici. Vengono eliminati i parati e gli arredi. Le opere sono ordinate cronologicamente e per periodo storico-artistico; vengono creati depositi che ospitano opere della collezione non esposte, organizzati e consultabili; i quadri sono presentati senza cornici (perché non originali) per favorire un rapporto diretto con i visitatori; i supporti in ferro e gli arredi (tra cui le sedie progettate dallo stesso Albini, le cosiddette "tripoline") non imitano lo stile del mobilio coevo al palazzo. Nel 1953 è la volta di Palazzo Rosso il cui cantiere rimarrà aperto fino al 1961. Vengono smantellati gli interventi settecenteschi e ottocenteschi per recuperare i caratteri barocchi del palazzo. I muri sono coperti da tessuti e alcuni quadri sono sistemati su strutture in ferro discoste dalle pareti, per favorirne l'osservazione fronte-retro. Nello stesso anno si trasferisce in un appartamento nel palazzo ristrutturato da Albini. Rimane invece sulla carta il progetto per la Casa museo di Cristoforo Colombo affidato all'architetto Ignazio Gardella. Tra il 1952 e il 1956 lavora di nuovo insieme ad Albini per il Museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo, che conserva, tra gli altri pezzi, il Sacro catino. Il museo è ricavato nel sottosuolo del cortile del Palazzo arcivescovile di Genova ed è caratterizzato da una struttura a thòlos a pianta esagonale, scelta ispirata da un precedente viaggio a Micene di Albini con la collega Franca Helg. Il progetto rappresenta un modello significativo di museo a opera chiusa in cui l'allestimento è fisso e solo una parte delle opere è esposta. In occasione della presentazione del museo sulle riviste nazionali e internazionali di architettura coinvolge il fotografo Paolo Monti, i cui scatti documenteranno molti degli interventi realizzati nei musei genovesi. Sempre sotto il suo mandato viene realizzato il Museo d'arte orientale Edoardo Chiossone; il primo nucleo della collezione, quella di arte giapponese appartenente a Edoardo Chiossone, è integrato con acquisizioni provenienti da altri paesi orientali. L'esposizione segue i criteri sperimentati con particolare efficacia in San Lorenzo. Il completamento del museo della scultura antica e dell'archeologia nell'ex Chiesa e convento di Sant'Agostino, vedrà nuovamente Franco Albini al suo fianco, ma sarà completato solo nel 1988, molti anni dopo la morte di entrambi. Negli ultimi anni di attività Caterina Marcenaro denuncia la marginalizzazione progressiva della direzione Belle arti, che non viene coinvolta, se non in fase avanzata, in progetti che incidono profondamente sul territorio cittadino, come la costruzione della strada sopraelevata. Andrà in pensione nel 1971 ma continuerà ad abitare nell'appartamento di Palazzo Rosso. Morirà il 2 luglio 1976. Ruolo nella museologia italiana I progetti che Caterina Marcenaro realizza, prevalentemente con Franco Albini, si inseriscono nella stagione di grande rinnovamento della museologia italiana del secondo dopoguerra. In questo periodo storico le necessità ricostruttive dovute ai danni bellici, divengono l'occasione per ripensare i musei. La collaborazione Marcenaro-Albini è esemplificativa del proficuo rapporto di scambio instauratosi tra storici dell'arte e architetti a partire dagli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta, rapporto che contribuirà alla definizione di competenze del museologo e del museografo. Nei progetti di questi anni l'architettura storica degli ambienti si integra con le proposte degli architetti (aderenti, in molti casi, al razionalismo italiano) in un dialogo tra antico e nuovo. Gli edifici monumentali che ospitano i musei si aprono, a nuove funzioni tra cui spicca la didattica; si vuole creare un ponte tra antiche collezioni e nuovi fruitori. Per questo le raccolte museali sono organizzate come antologie figurative, in cui sono esposte opere particolarmente rappresentative di determinate correnti artistiche. A questo criterio si aggiunge l'attenzione all'impatto estetico dell'allestimento. Particolarmente emblematica da questo punto di vista è la collocazione dell'Elevatio animae di Margherita di Brabante di Giovanni Pisano che Albini e Marcenaro studiano per il museo di Palazzo Bianco. La scultura spicca su un fondo nero in ardesia, la pietra locale; è esposta su un supporto metallico mobile, a cannocchiale, regolabile in altezza e girevole. I visitatori possano così interagire con l'opera, facendola ruotare e osservandola da punti di vista diversi. Un ruolo importante nello sviluppo di questa idea di museo è svolto dai funzionari pubblici che si trovano in quegli anni a svolgere attività dirigenziali nel settore dei beni culturali. Caterina Marcenaro è attiva nel dibattito sull'introduzione della museologia come disciplina universitaria. È anche grazie al suo impegno che Genova sarà la prima università italiana a introdurre, nel 1963, la museologia come insegnamento nel Corso di perfezionamento in archeologia e storia dell'arte. E sarà proprio a lei che Giulio Carlo Argan affiderà la redazione della voce "museologia" nell'Enciclopedia universale dell'arte. La collezione d'arte e l'archivio Per espressa volontà testamentaria, dopo una perizia di Federico Zeri (da lei stessa prevista), lascia la propria collezione d'arte alla Cassa di risparmio delle Province Lombarde (Cariplo) poi confluita nella Fondazione Cariplo. Non viene però costruito il museo che avrebbe voluto intitolato a suo nome. Una parte delle opere è esposta presso il Museo diocesano di Milano. Il ruolo attivo svolto in ogni fase della progettazione dei numerosi musei è documentato dall'archivio amministrativo dell'Ufficio di belle arti, conservato presso l'Archivio storico del comune di Genova. Principali progetti 1950 Palazzo Bianco, Genova: museologa Caterina Marcenaro, museografo Franco Albini. 1956 Museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo, Genova: museologa Caterina Marcenaro, museografo Franco Albini. 1952 Palazzo Rosso, Genova, museologa Caterina Marcenaro, museografi Franco Albini. Franca Helg. 1971 Museo d'arte orientale Edoardo Chiossone, Genova: museologa Caterina Marcenaro, museografi Mario Labò, Luciano Grossi Bianchi, Cesare Fera. 1977 Museo di Sant'Agostino, Genova: museologa Caterina Marcenaro, museografi Franco Albini, Franca Helg, Antonio Piva. Sotto la sua direzione dell'Ufficio di Belle Arti del comune di Genova sono stati ordinati e inventariati i seguenti archivi: Archivio dei Magistrati del comune . Archivio storico del Comune di Genova. Archivio dei comuni annessi. Archivio Brignole-Sale. Opere Riconoscimenti Note Bibliografia Altri progetti Storici dell'arte italiani Museologi italiani
Biografia Nato Hugh Smithson, era il figlio di Sir Langdale Smithson, e di sua moglie, Philadelphia Revely. Discendeva da un'antica famiglia di proprietari terrieri delle West Midlands e nello Yorkshire. Alla morte del nonno paterno, nel 1733, ereditò il titolo di Baronetto. Carriera Assunse un ruolo piuttosto importante in politica come seguace di Lord Bute, ed è stato uno dei consiglieri confidenziali di Giorgio III. Ha ricoperto la carica di Lord luogotenente d'Irlanda (1763-1765) e quella di Master of the Horse (1778-1780). Nel 1756 fu insignito dell'Ordine della Giarrettiera e dal 1762 entrò a far parte del Consiglio Privato di Sua Maestà. al 1763 fu Cancelliere d'Inghilterra, fino a quando gli succedette Simon Harcourt, I conte Harcourt. Nel 1766 la contea di Northumberland divenne ducato ed inoltre gli venne attribuito il titolo di barone Lovaine nel giugno 1784 con una specifica speciale perché passasse al secondogenito Algernon Fu anche mecenate del Canaletto e si contese con Francis Greville, I conte di Warwick, il possesso di alcune sue opere. Ricostruì Stanwick Park (1739-1740), fu uno dei 175 commissari per la costruzione del Ponte di Westminster, e fece costruire un osservatorio astronomico, si disegno di Robert Adam, a Ratcheugh Crag, a Longhoughton. Thomas Chippendale gli dedicò il suo Gentleman & Cabinet maker's director (1754). I duchi furono i protettori di Robert Adam che progettò per loro gli interni neoclassici di Northumberland House, la loro casa londinese, demolita poi verso il 1870 in occasione della creazione di Trafalgar Square: la loro sala degli specchi è oggi ospitata nel Victoria and Albert Museum. Adam lavorò per il duca anche nella realizzazione degli interni di Syon House mentre ad Alnwick Castle, in Northumberland, il duca ingaggiò James Wyatt. Matrimonio Sposò, il 16 luglio 1740, Lady Elizabeth Seymour (1716–1776), figlia di Algernon Seymour, VII duca di Somerset. Ebbero tre figli: Hugh Percy, II duca di Northumberland (14 agosto 1742-10 luglio 1817) Algernon Percy, I conte di Beverly (21 gennaio 1750-21 ottobre 1830) Lady Elizabeth Anne Frances Percy (morta nel 1761) Dalla sua relazione con Elizabeth Hungerford Keate Macie, nacque un figlio: James Smithson (1765–1829), famoso per aver dato origine alla fondazione alla base dello Smithsonian Institute a Washington, D.C.. Cambiò il suo cognome in Percy quando si sposò, attraverso un atto privato del Parlamento. Sua moglie era la baronessa Percy a pieno titolo, ed erede indiretta della famiglia Percy, che era una delle principali famiglie di proprietari terrieri d'Inghilterra e aveva precedentemente detenuto la contea di Northumberland per diversi secoli. Onorificenze Onorificenze britanniche Note Bibliografia Cruickshanks, Eveline, biography of Smithson, Sir Hugh, 4th Bt. (1715–86), of Stanwick, Yorks. and Tottenham, Mdx., published in The History of Parliament: the House of Commons 1715–1754, ed. R. Sedgwick, 1970 SMITHSON, Sir Hugh, 4th Bt. (1715–86), of Stanwick, Yorks. and Tottenham, Mdx. | History of Parliament Online Altri progetti Politici britannici del XVIII secolo Hugh Percy, 01 duca di Northumberland Hugh Percy, 01 duca di Northumberland Hugh Percy, 01 duca di Northumberland Hugh Percy, 01 duca di Northumberland Hugh Percy, 01 duca di Northumberland Hugh Percy, 01 duca di Northumberland
Biografia Figlio unico di Kathleen Mary Smith e Walter George Moffat, agente di una compagnia di assicurazione, trascorse l'infanzia a Totnes, dove i suoi genitori gestivano un pensionato per studenti. Dopo gli studi superiori presso la locale King Edward VI School e il servizio militare nell'Esercito, Moffat si diplomò alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Iniziò la sua carriera di attore teatrale a Londra debuttando all'Old Vic Theatre. Nel 1963 si trasferì a New York ed entrò a far parte dell'APA (The Association of Producing Artists), una compagnia di repertorio a Broadway. Ottenne una candidatura al Tony Award al miglior attore nel 1967 per i suoi ruoli ne L'anitra selvatica di Ibsen e Ciascuno a suo modo di Pirandello. Vinse un Drama Desk Award con Jason Robards come miglior attore protagonista per Arriva l'uomo del ghiaccio di O'Neill (1986) e un Obie Award per Painting Churches di Howe nel 1983. Prese parte come attore a numerosi film per il cinema e per la televisione; tra questi quello del corrotto presidente degli Stati Uniti in Sotto il segno del pericolo (1994). Filmografia Cinema La battaglia di Rio della Plata (The Battle of the River Plate), regia di Michael Powell e Emeric Pressburger (1956) (non accreditato) La prima volta di Jennifer (Rachel, Rachel), regia di Paul Newman (1968) R.P.M. Rivoluzione per minuto (R.P.M.), regia di Stanley Kramer (1970) La banda di Jesse James (The Great Northfield Minnesota Raid), regia di Philip Kaufman (1972) The Trial of the Catonsville Nine, regia di Gordon Davidson (1972) A viso aperto (Showdown), regia di George Seaton (1973) L'uomo terminale (The Terminal Man), regia di Mike Hodges (1974) Terremoto (Earthquake), regia di Mark Robson (1974) Land of No Return, regia di Kent Bateman (1978) Promises in the Dark, regia di Jerome Hellman (1979) On the Nickel, regia di Ralph Waite (1980) Health, regia di Robert Altman (1980) Popeye - Braccio di Ferro (Popeye), regia di Robert Altman (1980) The White Lions, regia di Mel Stuart (1981) La cosa (The Thing), regia di John Carpenter (1982) Uomini veri (The Right Stuff), regia di Philip Kaufman (1983) Alamo Bay, regia di Louis Malle (1985) Tempi migliori (The Best of Times ), regia di Roger Spottiswoode (1986) Non aprite quell'armadio (Monster in the Closet), regia di Bob Dahlin (1986) L'insostenibile leggerezza dell'essere (The Unbearable Lightness of Being), regia di Philip Kaufman (1988) Far North, estremo Nord (Far North), regia di Sam Shepard (1988) Music box - prova d'accusa (Music Box), regia di Costa-Gavras (1989) Il falò delle vanità (The Bonfire of the Vanities), regia di Brian De Palma (1990) Conflitto di classe (Class Action), regia di Michael Apted (1991) A proposito di Henry (Regarding Henry), regia di Mike Nichols (1991) Moglie a sorpresa (Housesitter), regia di Frank Oz (1992) Per amore e per vendetta (Love, Cheat & Steal), regia di William Curran (1993) Sotto il segno del pericolo (Clear and Present Danger), regia di Phillip Noyce (1994) Bufera in paradiso (Trapped in Paradise), regia di George Gallo (1994) Conflitti del cuore (The Evening Star), regia di Robert Harling (1996) Un sorriso come il tuo (A Smile Like Yours), regia di Keith Samples (1997) The Sleep Room, regia di Anne Wheeler (1998) La fortuna di Cookie (Cookie's Fortune), regia di Robert Altman (1999) Televisione La città in controluce (Naked City) – serie TV, episodio 1x05 (1958) The DuPont Show of the Month – serie TV, episodio 2x08 (1959) The United States Steel Hour – serie TV, 4 episodi (1958-1960) Armstrong Circle Theatre – serie TV, episodio 12x01 (1961) Look Up and Live – serie TV, un episodio (1961) La parola alla difesa (The Defenders) – serie TV, episodi 2x29-4x28 (1963-1965) Coronet Blue – serie TV, episodio 1x04 (1967) Of Mice and Men – film TV (1968) Una vita da vivere (One Life to Live) – serial TV (1968) Arrivano le spose (Here Come the Brides) – serie TV, episodio 2x04 (1969) Room 222 – serie TV, episodio 1x14 (1969) Lancer – serie TV, episodio 2x17 (1970) Ai confini dell'Arizona (The High Chaparral) – serie TV, episodio 3x20 (1970) Hawaii squadra cinque zero (Hawaii Five-O) – serie TV, episodio 3x01 (1970) Giovani ribelli (The Young Rebels) – serie TV, episodio 1x09 (1970) Missione Impossibile (Mission: Impossible) – serie TV, episodio 6x04 (1971) Bonanza – serie TV, episodi 11x17-13x08 (1970-1971) Mistero in galleria (Night Gallery) – serie TV, episodio 2x11 (1971) The Devil and Miss Sarah – film TV (1971) Mannix – serie TV, episodio 7x13 (1973) Le sorelle Snoop (The Snoop Sisters) – serie TV, episodio 1x01 (1973) Gunsmoke – serie TV, episodio 19x18 (1974) Ironside – serie TV, episodi 6x14-7x21 (1972-1974) A Touch of the Poet – film TV (1974) Rex Harrison Presents Stories of Love – film TV (1974) Alla ricerca di un sogno (The New Land) – serie TV, episodio 1x01 (1974) Great Performances – serie TV, un episodio (1975) Il richiamo della foresta (The Call of the Wild) – film TV (1976) L'uomo da sei milioni di dollari (The Six Million Dollar Man) – serie TV, episodi 3x09-4x02 (1975-1976) Una famiglia americana (The Waltons) – serie TV, episodio 5x17 (1977) Codice R (Code R) – serie TV, episodio 1x04 (1977) Eleanor and Franklin: The White House Years – film TV (1977) Exo-Man – film TV (1977) Mary White – film TV (1977) I Fitzpatricks (The Fitzpatricks) – serie TV, episodio 1x09 (1977) Waiting for Godot – film TV (1977) La casa nella prateria (Little House on the Prairie) – serie TV, episodio 4x17 (1978) La fuga di Logan (Logan's Run) – serie TV, 14 episodi (1977-1978) Sergeant Matlovich vs. the U.S. Air Force – film TV (1978) The Word – miniserie TV, 4 episodi (1978) The Gift of Love – film TV (1978) Tartuffe – film TV (1978) In casa Lawrence (Family) – serie TV, episodi 2x19-4x09 (1977-1979) L'abisso - Storia di una madre e di una figlia (Strangers: The Story of a Mother and Daughter) – film TV (1979) Ebony, Ivory and Jade – film TV (1979) Mrs. R's Daughter – film TV (1979) Una storia del West (The Chisholms) – miniserie TV, episodi 2x03-2x04-2x05 (1980) The Long Days of Summer – film TV (1980) Jacqueline Bouvier Kennedy – film TV (1981) Dallas – serie TV, episodi 6x13-6x14-6x15 (1982-1983) Chi amerà i miei bambini? (Who Will Love My Children?) – film TV (1983) Attraverso occhi nudi (Through Naked Eyes) – film TV (1983) Mississippi (The Mississippi) – serie TV, episodio 2x13 (1984) Diritto alla vita (License to Kill) – film TV (1984) La signora in giallo (Murder, She Wrote) – serie TV, episodio 1x21 (1985) Ai confini della realtà (The Twilight Zone) – serie TV, episodi 1x30-1x31-1x32 (1985) American Playhouse – serie TV, episodio 5x15 (1986) Houston: The Legend of Texas – film TV (1986) Desperado – film TV (1987) Morire per amore (When the Time Comes) – film TV (1987) Buck James – serie TV, episodi 1x01-1x04-1x19 (1987-1988) Identità bruciata (The Bourne Identity) – miniserie TV (1988) Causa d'amore (Necessary Parties) – film TV (1988) Tattingers – serie TV, episodio 1x08 (1989) Avvocati a Los Angeles (L.A. Law) – serie TV, episodio 3x12 (1989) China Beach – serie TV, episodio 2x16 (1989) Cross of Fire – film TV (1989) Salverò i miei fratelli (A Son's Promise) – film TV (1990) Kaleidoscope – film TV (1990) Kojak: Flowers for Matty – film TV (1990) Brattigan, detective di cronaca (The Great Pretender) – film TV (1991) Babe Ruth – film TV (1991) Colombo (Columbo) – serie TV, episodio 11x02 (1992) Teamster Boss: The Jackie Presser Story – film TV (1992) Majority Rule – film TV (1992) Tales of the City – miniserie TV (1993) Is There Life Out There? – film TV (1994) La signora del West (Dr. Quinn, Medicine Woman) – serie TV, episodio 5x21 (1997) Bull – serie TV, 5 episodi (2000) 61* – film TV (2001) West Wing - Tutti gli uomini del Presidente (The West Wing) – serie TV, episodio 4x13 (2003) Law & Order - Il verdetto (Law & Order: Trial by Jury) – serie TV, episodio 1x01 (2005) Doppiatori italiani Dario Penne in Dallas, Sotto il segno del pericolo Sergio Rossi in L'insostenibile leggerezza dell'essere, Bufera in Paradiso Nando Gazzolo in Music Box - Prova d'accusa, Conflitto di classe Sergio Tedesco in La fuga di Logan Elio Pandolfi in Popeye - Braccio di Ferro Arturo Dominici in La cosa Giuseppe Fortis in Il falò delle vanità Sergio Graziani in A proposito di Henry Gianfranco Bellini in Moglie a sorpresa Enzo Garinei in La fortuna di Cookie Michele Kalamera in La signora in giallo Note Collegamenti esterni
Boys Ranch è un census-designated place (CDP) situato nella parte nord-orientale della contea di Oldham, nel Texas, Stati Uniti, dove un tempo sorgeva il vecchio capoluogo della contea, Tascosa. Si trova lungo la U.S. Route 385 a nord-est della città di Vega, il capoluogo della contea di Oldham. Sebbene Boys Ranch non sia incorporata (cioè un'entità senza amministrazione), ha un ufficio postale con lo ZIP code 79010. Boys Ranch è una comunità residenziale abitata perlopiù da ragazzi e ragazze dai 5 ai 18 anni. È stata fondata nel 1939 da Cal Farley per i giovani in difficoltà e oggi è un census-designated place. Il CDP è comparso in un censimento, per la prima volta, in quello del 2010, ed aveva una popolazione di 282 abitanti. Geografia fisica Secondo l'Ufficio del censimento degli Stati Uniti, ha una superficie totale di . Società Evoluzione demografica Secondo il censimento del 2010, la popolazione era di 282 abitanti. Cultura L'istruzione nella località di Boys Ranch è fornita dal Boys Ranch Independent School District, del quale fanno parte varie scuole tra cui Boys Ranch High School, Mimi Farley Elementary e Blakemore Middle School. Note Collegamenti esterni Census-designated place del Texas
Il vitalizio del parlamentare è una erogazione mensile godibile, al termine del mandato parlamentare, in base al conseguimento di alcuni requisiti di anzianità di permanenza nelle funzioni elettive. In alcuni ordinamenti, esso è previsto anche per chi è stato titolare, nell'ambito della democrazia rappresentativa, di un mandato elettorale nell'ambito di assemblee non statali, presso le quali si svolga una funzione legislativa e non meramente amministrativa. Descrizione Malgrado l'affinità di effetto, e il riferimento a contributi versati, tuttavia il vitalizio parlamentare è giuridicamente distinto dall'istituto della pensione propriamente detta: ciò perché l'attività politica non è lavorativa, dunque non ricade nella disciplina del diritto del lavoro (che costitutivamente ha diversa giurisdizione). In particolare, malgrado i relativi emolumenti siano provveduti dall'erario pubblico, il mandato elettivo è distinto dalla figura del rapporto di pubblico impiego ed è in genere sottratto alle normazioni sulla pubblica amministrazione. Singoli ordinamenti possono però prevedere - nell'estrema varietà della fonte che li regola - commistioni, confusioni e altre variazioni di disciplina, rispetto al principio di netta distinzione tra le due figure giuridiche. Nel mondo L'istituto è presente in diversi ordinamenti costituzionali di vari Stati del mondo che contemplano il mandato elettivo; nei rimanenti, il periodo è conteggiato sotto forma di mera ricongiunzione dei contributi con quelli versati ad altro titolo. Australia In Australia il parlamento (Parlamento del Commonwealth) si compone di tre enti: il Sovrano (rappresentato dal Governatore Generale), il Senato, e la Camera dei Rappresentanti. In generale le previsioni normative sono regolate in base al Parliamentary Superannuation Act del 2004, che ha riformato il sistema applicabile ai deputati eletti dopo il 2004. Nel Queensland la gestione dei regimi pensionistici dei membri della locale Assemblea Legislativa spetta al Queensland Independent Remuneration Tribunal. Fa parte dei benefit pensionistici un viaggio gratuito ogni anno, di andata e ritorno, in aereo o in treno, sia per l'ex parlamentare che per il coniuge, purché la tratta sia compresa nel territorio di Australia, Nuova Zelanda o Papua Nuova Guinea; il benefit è soggetto a requisiti minimi di persistenza nel mandato ed è esteso ad ex membri del governo Nell'Australia Occidentale vige il Parliamentary Pension Scheme (PPS), schema pensionistico sviluppato in ottemperanza al Parliamentary Superannuation Act del 1970 e riformato nel 2000 con la chiusura delle ammissioni al connesso fondo; i parlamentari eletti dopo la riforma sono inquadrati in un fondo pensionistico "ordinario" di loro preferenza con contributi statali e controllo da parte del Government Employees Superannuation Board (GESB), ente governativo per i fondi pensionistici del pubblico impiego. Con il PPS gli ex parlamentari possono raggiungere un importo di pensione pari al 75% dell'indennità dei parlamentari in carica solo dopo 20 o più anni di mandato; il limite minimo è di 7 anni. Lo schema ammette una parziale reversibilità a favore del coniuge o del convivente di fatto; in caso di contemporanea presenza di coniuge e convivente di fatto, la reversibilità spetta a entrambi. Belgio Il sistema parlamentare belga, trattandosi di uno stato federale, prevede un Senato, una Camera dei rappresentanti e diversi parlamenti federati. Il Parlamento della Vallonia richiede per l'ammissione al beneficio che il parlamentare (o il precedente membro del Governo Vallone, poiché il trattamento è unificato) ne abbia versato i relativi contributi accantonati sull'indennità di mandato o sull'assegno di liquidazione. È consentito il cumulo con altri trattamenti ricevuti per periodi diversi da quelli del mandato parlamentare o ministeriale non riferibili al Parlamento Vallone, ed è prevista la reversibilità. Il montante complessivo della pensione non può in ogni caso superare i tre quarti dell'indennità spettante ai membri parlamentari in carica. La liquidazione, a partire dalla riforma del 2013, non spetta al parlamentare che lascia il mandato volontariamente per assumere altre cariche Burundi Nel Burundi i parlamentari provenienti dalla Funzione Pubblica sono considerati "distaccati" al Parlamento, e pertanto al loro rientro nell'impiego non patiscono differenze nella maturazione del diritto alla pensione. È allo studio l'istituzione di una cassa di previdenza per i membri e i funzionari del Parlamento, mentre allo stesso tempo si sta organizzando un ente pensionistico specifico (Office National des Pensions et des Risques Professionnels) per funzionari, magistrati e agenti dell'ordine giudiziario che non possono essere ammessi ai servizi dello INSS (Institut National de Sécurité Sociale). Francia In Francia, a partire dalla Rivoluzione francese e con l'eccezione dei periodi della Restaurazione e del governo di Vichy, i parlamentari ricevono un'indennità di mandato e nel corso del tempo a questa si sono affiancati fondi di soccorso per i deputati anziani, istituti di previdenza sociale e, dal 1909, una vera e propria pensione di anzianità. Per effetto di recenti revisioni, l'età minima per la liquidazione è passata dai 50 anni (previsti sino al 2003) a 60 anni (attualmente), che diverranno 62 nel 2018. La durata minima di permanenza nel mandato per ottenere il massimo importo di pensione è stata portata a 7 legislature (o 31 anni), mentre in precedenza ne bastavano 5 (o 23 anni). L'importo lordo della pensione mensile ottenibile dopo l'esercizio di un mandato di 5 anni ammonta ora, compresi oneri complementari, a euro ed è stato vietato il cumulo fra pensione parlamentare e pensioni professionali, pubbliche o private (ma non è vietato il prosieguo in attività private). Nel 1904 era stata creata un'apposita Cassa autonoma di previdenza per i Senatori, sottoposta a tre modifiche principali nel 2003, 2010 e 2014, ed oggi finanziata dai contributi dei senatori e dal bilancio del Senato. Il sistema prevede la possibilità di ricorso a un sistema complementare. Con la riforma del 2010 il sistema pensionistico parlamentare è stato equiparato ai sistemi vigenti per il pubblico impiego, con riferimento al codice pensionistico civile e militare. Quanto ai consiglieri regionali, "hanno acquisito il diritto alla pensione in seguito all’approvazione della Loi n. 2012-1404 di finanziamento della sicurezza sociale per il 2013". Germania Secondo le leggi tedesche: "Ai sensi del § 18 della Legge sullo status giuridico dei deputati (...) un membro del Bundestag uscente, che abbia esercitato il suo mandato per almeno un anno, riceve una indennità di fine mandato (Übergangsgeld). Tale indennità viene corrisposta nella misura di una mensilità dell’indennità parlamentare (....) per ogni anno di appartenenza al Bundestag, fino ad un massimo di 18 mesi". Analogamente a quanto stabilito per i deputati del Parlamento federale, anche per i membri dei Parlamenti regionali (Landtage) è prevista un’indennità di fine mandato e un’indennità di anzianità. Italia Nella sua forma originaria in Italia, si trattava di una rendita, accesa con l'iscrizione obbligatoria del neoeletto ad un fondo gestito direttamente dalla sua assemblea di appartenenza; in tale veste sopravvive per i soli beneficiari fino al 2012, quando ha assunto, sul modello dei trattamenti di tipo previdenziale, una diversa forma, nella quale l'erogazione è stata quantificata - a partire da quella data - in rapporto alla contribuzione obbligatoriamente prelevata sull'indennità parlamentare di ciascuno degli eletti. La corresponsione di un trattamento economico vitalizio, alla cessazione della carica e comunque al superamento di una soglia di età anagrafica, è un istituto che nell'ordinamento italiano è riservato ai deputati, ai senatori e ai consiglieri regionali: la Corte di cassazione ha motivato l'esistenza di questa erogazione con la «sterilizzazione degli impedimenti economici all’accesso alle cariche di rappresentanza democratica» in quanto la corresponsione del cd. vitalizio rappresenta «la proiezione economica dell’indennità parlamentare per la parentesi di vita successiva allo svolgimento del mandato». Regno Unito "Alla Camera dei Comuni, le prestazioni previdenziali per gli ex membri sono poste a carico della separata gestione del Parliamentary Contributory Pensions Fund (PCPF, ora MPs’ Pension Scheme). Il fondo è amministrato, con il supporto segretariale fornito da rappresentanti dell’amministrazione parlamentare, da gestori fiduciari (trustees) nominati dall’IPSA (Independent Parliamentary Standards Authority, autorità indipendente preposta dal 2009 alla determinazione e all’erogazione delle indennità parlamentari, delle pensioni e dei rimborsi ai membri del parlamento) e dal Minister of Civil Service (poiché accedono ai trattamenti del fondo anche i titolari di cariche pubbliche e di governo).". Il Parlamento scozzese e le altre assemblee legislative a carattere regionale (National Assembly for Wales, Northern Ireland Assembly), istituiti a partire dal 1998 nel quadro del processo di devolution che ha caratterizzato l’evoluzione istituzionale del Regno Unito, disciplinano il regime pensionistico dei propri membri in una guisa che "non si discosta, nelle linee fondamentali, da quella vigente per i membri della Camera dei Comuni, eccettuati taluni aspetti collegati alla possibilità, per i membri di queste Assemblee regionali, di essere membri anche della Camera dei Comuni oppure del Parlamento europeo (con conseguente non sovrapponibilità dei periodi contributivi)". Spagna I membri del Congreso de los Diputados "non hanno generalmente diritto a trattamento pensionistico, se non in casi limitati (...) Per quanto riguarda le indennità di fine mandato, esiste una indemnización por cese, equivalente a una mensilità dell’assegnazione costituzionale per ciascun anno di mandato parlamentare o frazione superiore ai sei mesi e fino a un limite di ventiquattro mensilità. (...) Per quanto concerne il profilo delle autonomie regionali (...), vi è una situazione molto variabile. In Andalusia i deputati del Parlamento al cessare della funzione hanno diritto, su richiesta dell’interessato, a un’assegnazione economica temporanea (asignación económica temporal) di una mensilità delle proprie retribuzioni fisse e periodiche per ogni anno di esercizio del mandato, da un minimo di tre fino a un massimo di dodici. Nella Comunità della Murcia i membri dell’Assemblea regionale hanno diritto a un’indennità di fine mandato (indemnización por cese) (...) Sono altresì possibili per i membri delle Assemblee regionali, in diverse Comunità, dei piani di previdenza complementare a carico del bilancio dell’Assemblea, in base ad apposita convenzione sottoscritta tra il Parlamento autonomico e l’Amministrazione della Sicurezza sociale". Note Bibliografia Ludovico Nus, Vitalizi dorati, Narcissus, 2013 Sergio Rizzo, Da qui all'eternità: L'Italia dei privilegi a vita, Feltrinelli, 2014 Pedà Paolo Eugenio, Trattamento di reversibilità ed assegno vitalizio per gli ex parlamentari: il preciso indirizzo della Corte di cassazione, in il Corriere giuridico, 2013 fasc. 4, pp. 498 - 504. Astiggiano Flavio, Divorzio: ripartizione della pensione di reversibilità ed assegno vitalizio di ex parlamentare, in Famiglia e diritto, 2013 fasc. 4, pp. 354 - 358. Malvano Massimo, "Vitalizio assistenziale" e nullità per mancanza di alea, in Notariato, 2010 fasc. 3, pp. 274 - 278. Dore Carlo jr., Brevi note in tema di rendita vitalizia e vitalizio alimentare, in Rivista giuridica sarda, 2005 fasc. 3, pt. 1, pp. 752 - 754. Nazzaro Dino, L' assegno vitalizio a favore di cittadini illustri in stato di particolare necessità (l. 8 agosto 1985, n. 440), in Rivista italiana di diritto del lavoro, 1990 fasc. 3, pp. 361 - 372. Zuelli Fulvio, Sull'assegno vitalizio ai Sindaci: limite dei principi o limite degli istituti?, in Le Regioni, 1988 fasc. 4, pp. 929 - 936 Voci correlate Mandato elettorale Rappresentanza politica Parlamento Pensione Altri progetti Collegamenti esterni Commissione Parlamentare di controllo sulle attività degli Enti Gestori di Forme Obbligatorie di Previdenza Commissione Parlamentare Simone Ferro, Perché va ricalcolato il vitalizio degli onorevoli, La voce, 10.05.16 Assicurazioni sociali Diritto della previdenza sociale
{{Album |titolo = Strangers in the Night |artista = UFO |voce artista = UFO (gruppo musicale) |tipo = live |giornomese = gennaio |anno = 1979 |etichetta = ChrysalisEMI (riedizione 1999) |produttore = Ron Nevison |durata = 69:1376:54 (riedizione 1999) |numero di dischi = 21 (riedizione 1999) |numero di tracce = 7 + 615 (riedizione 1999) |formati = |genere = Hard rock |genere2 = Heavy metal |genere3 = Arena rock |genere4 = |nota genere = |nota genere2 = |nota genere3 = |nota genere4 = |postgenere = |registrato = tournée statunitense del 1978 allAmphitheater di Chicago e al Gardens di Louisville |note = |numero dischi d'argento = |numero dischi d'oro = |numero dischi di platino = |numero dischi di diamante = |copertina = |info copertina = |precedente = Obsession |anno precedente = 1978 |successivo = No Place to Run |anno successivo = 1980 }}Strangers in the Night''' è il quarto album dal vivo del gruppo musicale britannico UFO, pubblicato nel gennaio 1979 dalla Chrysalis Records. Tracce Versione originale Disco 1 Lato ANatural Thing (Schenker/Mogg/Way) – 3:57Out in the Street (Way/Mogg) – 5:07Only You Can Rock Me (Way/Schenker/Mogg) – 4:08Doctor Doctor (Schenker/Mogg) – 4:42 Lato BMother Mary (Schenker/Mogg/Way/Parker) – 3:25This Kids (Schenker/Mogg) – 5:11Love to Love (Schenker/Mogg) – 7:58 Disco 2 Lato ALights Out (Schenker/Mogg/Parker/Way) – 5:23Rock Bottom (Schenker/Mogg) – 11:08 Lato BToo Hot to Handle (Way/Mogg) – 4:26I'm a Loser (Schenker/Mogg) – 4:13Let It Roll (Schenker/Mogg) – 4:48Shoot Shoot (Schenker/Mogg/Way/Parker) – 4:07 Riedizione Hot 'n' Ready (live in Youngstown, OH - 10/15/78) (Schenker/Mogg) – 3:26 – bonus trackCherry (live in Cleveland, OH - 10/16/78) (Way/Mogg) – 3:44 – bonus trackLet It Roll (Schenker/Mogg) – 4:48Love to Love (Schenker/Mogg) – 7:58Natural Thing (Schenker/Mogg/Way) – 3:57Out in the Street (Way/Mogg) – 5:07Only You Can Rock Me (Way/Schenker/Mogg) – 4:08Mother Mary (Schenker/Mogg/Way/Parker) – 3:25This Kids (Schenker/Mogg) – 5:11Doctor Doctor (Schenker/Mogg) – 4:42I'm a Loser (Schenker/Mogg) – 4:13Lights Out (Schenker/Mogg/Parker/Way) – 5:09Rock Bottom (Schenker/Mogg) – 11:22Too Hot to Handle (Way/Mogg) – 4:26Shoot Shoot'' (Schenker/Mogg/Way/Parker) – 4:07 Formazione Phil Mogg – voce Michael Schenker – chitarra solista Paul Raymond – chitarra ritmica, tastiere Pete Way – basso Andy Parker – batteria Classifiche Note Collegamenti esterni
La Freccia Vallone 2005, sessantanovesima edizione della corsa, valevole come nona prova del circuito UCI ProTour, si svolse il 20 aprile 2005 per un percorso di 201,5 km da Charleroi al muro di Huy e fu vinta dall'italiano Danilo Di Luca. Percorso La corsa partiva da Charleroi, nella provincia dell'Hainaut, per poi spostarsi verso est e raggiungere Huy, dove i corridori passavano per il primo dei tre giri previsti ed affrontavano, in ognuno di essi, gli 1,3 km del muro di Huy, con pendenze in alcuni tratti maggiori del 15%. Oltre a questo, il percorso attraversava diverse altre piccole salite, tra cui la Côte de Bellaire (km 160), la Côte de Bohissau (km 171,5) e la Côte de Ahin (km 190,5) erano le più impegnative. Squadre e corridori partecipanti Presero parte alla prova le venti squadre con licenza UCI ProTeam. Ammesse tramite l'assegnazione di wild-card furono Landbouwkrediet-Colnago, AG2R Prévoyance, MrBookmaker.com-SportsTech, Chocolade Jacques-T Interim e RAGT Semences. Resoconto degli eventi I primi chilometri furono subito movimentati, con l'attacco di Frédéric Finot (Française des Jeux) dopo 15 km, raggiunto poi da Jef Peeters (Jacques), Kurt Van de Wouwer (MrBookmaker) e Oliver Kaisen (RAGT). Superati i 50 km dalla partenza il vantaggio dei battistrada era di 13 secondi e dal gruppo si staccarono Benoît Poilvet (Crédit Agricole), Davide Bramati (Quick Step) e Jens Voigt (CSC) che raggiunsero i fuggivi formando un gruppetto di sette atleti. Il gruppo principale lasciò spazio alla fuga e al primo passaggio sul muro di Huy (km 65) il vantaggio dei sette in testa era di 2'45" e salì fino a 3'10" al termine della discesa. Nel tragitto verso il secondo passaggio sul muro di Huy il vantaggio iniziò a calare e, dopo il muro, grazie al lavoro della Liquigas di Danilo Di Luca, coadiuvata da Marco Serpellini, il distacco scese a poco più di un minuto. Nel gruppo di testa, al passaggio sulla Côte de Pailhe (km 132,5), Voigt riuscì a mantenere il distacco intorno a 1'15" per una decina di chilometri. A 60 km dal traguardo lo stesso tedesco attaccò, solo Peeters riuscì a seguirlo e il vantaggio salì rapidamente a 2 minuti, visto il poco accordo nel gruppo principale. Sulla Côte de Bellaire a 43 km dal traguardo, Voigt attaccò ancora staccando il compagno di fuga con la speranza di affrontare da solo il muro di Huy, con un vantaggio dal gruppo che si attestava ancora a 1'47. Il tentativo di attacco di Rik Verbrugghe (Quick Step), che raggiunse Peeters, fu riassorbito dal gruppo mentre Voigt procedeva a 1'52". L'inseguimento del tedesco, leader solitario della corsa, iniziò a farsi consistente ai piedi della Côte de Ahin a 12 km dal traguardo, quando Voigt precedeva il gruppo di un solo minuto. Lungo la salita perse molto terreno e il kazako Andrej Kašečkin si lanciò all'inseguimento. In cima alla Côte, Voigt distanziava Kašečkin di 15 secondi e il gruppo di 25". Al passaggio nel comune di Huy, il tedesco aveva già ceduto la testa della corsa a Kašečkin, Chavanel, Pereiro e Pineau, ma i quattro non furono in grado di staccare gli inseguitori prima dell'inizio della salita. Il gruppo si presentò quindi compatto ai piedi del muro di Huy, a 1,3 km dal traguardo, con Di Luca, Freire, Vinokurov, Rebellin, Sinkewitz, Kirchen e Celestino nelle posizioni di testa. A 200 metri dall'arrivo attaccò Kirchen ma Di Luca riuscì a superarlo e conquistare la sua seconda vittoria in quattro giorni dopo la Amstel Gold Race. Ordine d'arrivo (Top 10) Punteggi UCI Note Collegamenti esterni Ciclismo nel 2005 Freccia Vallone
Il volo Empire Airlines 8284 era un volo per trasporto merci da Fort Worth a Lubbock, negli Stati Uniti d'America, operato da Empire Airlines per conto di FedEx Express. Il 27 gennaio 2009, un ATR 42-320 operante il volo precipitò durante la fase di avvicinamento a causa di errori dei piloti, che non stabilizzarono l'aereo per l'atterraggio. Nonostante lo schianto e il successivo incendio, i due occupanti, entrambi membri dell'equipaggio, riuscirono a evacuare. L'aereo Il velivolo coinvolto era un ATR 42-320, marche N902FX, numero di linea 175. Volò per la prima volta il 15 gennaio 1990 e venne consegnato a Bar Harbor Airlines un mese dopo, il 15 febbraio. Volò per Continental Express, ExpressJet Airlines e infine per FedEx Express, entrando a far parte della flotta il 19 febbraio 2003. Era alimentato da 2 motori turboelica Pratt & Whitney Canada PW121. Al momento dell'incidente, l'aereo aveva circa 19 anni e aveva accumulato ore di volo in cicli di decollo-atterraggio. L'equipaggio Il comandante era il 52enne Rodney Holberton. Aveva un totale di ore di esperienza di volo, delle quali come pilota in comando (PIC); delle totali erano sull'ATR 42 e come PIC su quel tipo di velivolo. Il primo ufficiale era il 26enne Heather Cornell, con ore di volo, secondo i registri di Empire Airlines. Di quelle, 130 erano sull'ATR 42 come copilota. L'incidente Il volo si stava avvicinando all'aeroporto internazionale di Lubbock intorno alle 04:30 CST in una fitta e gelida nebbia. Durante l'avvicinamento, si verificò un malfunzionamento che impedì il dispiegamento dei flap. Il primo ufficiale continuò a pilotare mentre il comandante tentava di risolvere il guasto. Nessuno dei due stava monitorando la velocità e l'aereo iniziò a scendere a oltre al minuto, portando all'emissione di un avviso di "PULL-UP" da parte del ground Proximity Warning System. L'equipaggio tirò a sé la barra di comando 17 secondi dopo il primo l'allarme. L'aeromobile entrò quindi in una stallo aerodinamico e si schiantò al suolo poco distante dalla soglia della pista, scivolando per e uscendo sulla destra della pista 17R. Un piccolo incendio scoppiò poco dopo. I funzionari dell'aeroporto affermarono che le condizioni meteorologiche non avevano contribuito all'incidente. Le indagini Il National Transportation Safety Board (NTSB) indagò sulle cause dell'incidente. Il registratore dei dati di volo e il registratore vocale della cabina di pilotaggio permisero di appurare che l'equipaggio aveva deciso di continuare l'atterraggio dopo il problema ai flap, che non si erano estesi, anziché eseguire una riattaccata. Inoltre, l'equipaggio non riuscì ad applicare la massima spinta del motore immediatamente dopo lo stallo, facendolo solo 17 secondi dopo l'avviso emesso dal TAWS. Negli interrogatori post-incidente, il comandante affermò di aver avuto difficoltà a dormire prima del volo a causa di una "situazione di elevato carico di lavoro" che influenzò le sue prestazioni. Dopo il completamento dell'indagine, l'NTSB pubblicò il rapporto finale nel 2011. In esso, gli investigatori affermarono: "il National Transportation Safety Board determina che la probabile causa di questo incidente è stata l'incapacità dell'equipaggio di volo di monitorare e mantenere una velocità minima sicura durante l'esecuzione di un avvicinamento strumentale in condizioni di formazione di ghiaccio, che ha provocato uno stallo aerodinamico a bassa quota. All'incidente hanno contribuito 1) l'incapacità dell'equipaggio di seguire le procedure operative standard in risposta a un'anomalia del flap, 2) la decisione del comandante di continuare con un avvicinamento non stabilizzato, 3) una cattiva gestione delle risorse dell'equipaggio e 4) l'affaticamento dovuto all'ora del giorno in cui si è verificato l'incidente e un debito cumulativo di sonno, che probabilmente ha compromesso le prestazioni del comandante". Conseguenze L'aereo rimase gravemente danneggiato nell'incidente e venne demolito. I membri dell'equipaggio furono trasportati in ospedale per medicare le ferite lievi subite. Entrambi tornarono a volare con FedEx Express un mese dopo. L'NTSB emise nove raccomandazioni di sicurezza a seguito dell'incidente, comprese alcune per prevenire la formazione di ghiaccio in volo. L'incidente portò l'EASA a riesaminare gli stick shaker, utilizzati per prevenire uno stallo, e ad adottare nuove regole relative alla simulazione delle condizioni di ghiaccio nei simulatori di volo. Note Voci correlate Incidenti aerei di voli commerciali ATR 42 Empire Airlines FedEx Express Empire Airlines 8284 8284 Empire Airlines 8284 Empire Airlines 8284 Empire Airlines 8284 Empire Airlines 8284
I Bislett Games sono un evento internazionale di atletica leggera che si svolge annualmente al Bislett stadion ad Oslo, in Norvegia. Precedentemente è stato uno degli eventi della IAAF Golden League, attualmente è parte della Diamond League. È sponsorizzato da ExxonMobil ed è ufficialmente conosciuto come ExxonMobil Bislett Games. Storia Il primo meeting di atletica leggera al Bislett è avvenuto nel 1924. Fino al 1937 le competizioni erano conosciute come "I Meeting Americani". Organizzatori differenti hanno gestito il meeting tra il 1947 e il 1965 fino a quando le tre associazioni di atletica, BUL, Vidar e Tjalve, formarono la Bislett Alliance. In questo anno Arne Haukvik fondò i Bislett Games. Lui era un ex uomo politico e direttore del meeting, il quale usava invitare gli atleti, sponsor a casa sua per il suo tradizionale "stawberry party" il giorno primo dell'evento, ogni anno. Morì di cancro nel 2002 all'età di 76 anni. La tradizione è tuttavia continuata. Il Bislett stadion fu usato per il pattinaggio di velocità alle Olimpiadi invernali, ma ora è meglio conosciuto per il meeting di atletica che ospita al suo interno. I Bislett Games attraggono i migliori atleti da tutto il mondo, e 65 record mondiali sono finora stati battuti, sulla pista color mattone. A causa della costruzione del nuovo Bislett stadion ad Oslo, che iniziò nell'aprile 2004, l'edizione del 2004 del tradizionale meeting è stata svolta al Fana stadion a Bergen sotto il nome di Bergen Bislett Games. Nel 2009, un forte temporale posticipò le procedure del meeting e perfino causò il danno del display dei tempi. Sanya Richards registrò il miglior tempo per una donna nei 400 metri piani dal 2006 mentre il Miglio portò un numero di record con il vincitore Deresse Mekonnen che migliorò il suo record d'Etiopia, il keniota William Biwott Tanui che piazzò il nuovo record mondiale juniores e il terzo classificato Augustine Choge che batté il suo record personale. Gli ex vincitori della prova col giavellotto Andreas Thorkildsen e Tero Pitkämäki continuarono il loro dominio condiviso per il quinto anno, dei Bislett Games, con la vittoria per questa volta di Tero Pitkämäki. Record mondiali Numerosi record mondiali sono stati battuti nel corso dei Bislett Games. Edizioni Di seguito la tabella delle ultime edizioni del meeting. Record del meeting Uomini Donne Note Voci correlate Diamond League IAAF Golden League Altri progetti Collegamenti esterni Meeting della Diamond League Meeting della IAAF Golden League
Il castello di Albrechtsburg è un castello, costruito in stile gotico, che sovrasta la città di Meißen, nel Land della Sassonia, in Germania. Storia Nel 929 il re Enrico l'Uccellatore espugnò una fortezza slava, posta su una roccia a strapiombo sul fiume Elba, chiamata dai suoi abitanti Misnia. In seguito il fortilizio si espanse e, nel 965, divenne capitale del Margraviato di Meißen e successivamente dell'Elettorato di Sassonia. Sotto il regno dei due principi elettori fratelli Ernesto e Alberto, il castello venne ricostruito, per la prima volta nel mondo germanico, in funzione residenziale, mentre precedentemente la funzione era sempre stata quella di difesa del territorio. Quando i due fratelli, che per vent'anni avevano regnato assieme, nel 1485, si spartirono i beni della casata di Wettin, il castello entrò in possesso di Alberto. Il figlio di Alberto, Giorgio il Barbuto, in un primo momento pose la sede della sua corte ad Albrechtsburg ma presto preferì ad esso il castello di Dresda. Nel 1710 il principe Augusto II aprì nel castello una fabbrica di porcellane. La fabbrica rimase nel castello fino al 1863. Galleria d'immagini Altri progetti Collegamenti esterni Albrechtsburg Meißen
La Federazione cestistica della Svizzera (Swiss Basketball) è l'organo di direzione e sviluppo della pallacanestro in Svizzera. Ha sede a Friburgo e, oltre a far parte della Associazione Olimpica Svizzera e della Comunità di interessi per lo sport di squadra, è affiliata dal 1932 alla Federazione Internazionale di Pallacanestro. Essa controlla le attività delle nazionali e, dal 2016, è tornata ad organizzare in autonomia il campionato di pallacanestro svizzero. Il suo attuale presidente è Giancarlo Sergi. Scopi L'organizzazione, la direzione e lo sviluppo della pallacanestro in Svizzera; L'organizzazione e la promozione delle competizioni; Il sostegno alle società che partecipano a competizioni internazionali; L'organizzazione e la promozione delle squadre nazionali maschili e femminili nelle varie categorie; la promozione, la diffusione della pallacanestro in tutte le sue forme (mini-basket, streetball, competizioni scolastiche, gare per veterani, ecc.); La direzione e il controllo delle attività sportive delle associazioni regionali e delle loro società. Organi L'Assemblea dei delegati È il potere supremo della federazione ed è composta da: 40 delegati delle diverse Associazioni Regionali Il Comitato Direttore È l'organo dirigente della federazione ed è composta da: Presidente Centrale 4-9 membri Il Presidente Centrale Dirige e rappresenta la federazione. Organi di Controllo Commissione di controllo e di gestione È composta da: 3 membri Organo d revisione Controlla la contabilità della federazione. Il responsabile è: 1 fiduciaria Organi giuridici È composto: dai giudici unici delle Leghe nazionali, femminile e maschile; la commissione di ricorso della federazione; dagli organi giuridici delle associazioni regionali. Associazioni regionali Associazione Ticinese Pallacanestro (ATP) Nord-Ostschweizer Basketballverband (ProBasket) - Associazione Svizzera Nord-Orientale di Pallacanestro Kantonal-Bernischer Basketballverband (KBBV) - Associazione Cantonale Bernese di Pallacanestro Basketballverband Nordwestschweizer (BVN) - Associazione Svizzera Nord-Occidentale di Pallacanestro Association Cantonale Neuchâteloise de Basket-ball (ACNBA) - Associazione Cantonale Neocastellana di Pallacanestro Association Fribourgeoise de Basketball (AFBB) - Associazione Friburghese di Pallacanestro Association Vaudoise de Basketball (AVB) - Associazione Vodese di Pallacanestro Association Cantonale Genevoise de Basketball Amateur (ACGBA) - Associazione Cantonale Ginevrina di Pallacanestro amatoriale Association Valaisanne de Basketball (AVSBA) - Associazione Vallesana di Pallacanestro Collegamenti esterni Svizzera Pallacanestro in Svizzera Pallacanestro Sport a Friburgo (Svizzera)
La contea di Walker (in inglese Walker County) è una suddivisione amministrativa dello Stato del Texas, negli Stati Uniti. La popolazione al censimento del 2010 era di 67 861 abitanti. Il capoluogo di contea è Huntsville. Geografia Secondo l'Ufficio del censimento degli Stati Uniti d'America la contea ha un'area totale di 802 miglia quadrate (2080 km²), di cui 784 miglia quadrate (2030 km²) sono terra, mentre 17 miglia quadrate (44 km², corrispondenti al 2,2% del territorio) sono costituiti dall'acqua. Strade principali Interstate 45 U.S. Highway 190 State Highway 19 State Highway 30 State Highway 75 Contee adiacenti Houston County (nord) Trinity County (nord-est) San Jacinto County (est) Montgomery County (sud) Grimes County (ovest) Madison County (nord-ovest) Aree nazionali protette Sam Houston National Forest (parzialmente) Istruzione Nella contea è presente il Sam Houston State University. Nella contea sono presenti i seguenti distretti scolastici: Huntsville Independent School District New Waverly Independent School District Richards Independent School District Trinity Independent School District Il Gulf Coast Trades Center, una scuola privata, si trova in un'area non incorporata della contea. Note Altri progetti Collegamenti esterni
Una canalopatia è una patologia sistemica, neuromuscolare o localizzata in altri apparati, causata da disfunzioni congenite o acquisite dei canali ionici, proteine trans-membrana (cioè attraversanti la membrana cellulare) che permettono il passaggio di determinati ioni dall'esterno all'interno della cellula o viceversa (canale del sodio, canale del calcio, canale del cloro, canale del sodio, ecc.). Elenco di canalopatie Segue l'elenco delle canalopatie note o ipotizzate e probabili. Canalopatie neuromuscolari Colpiscono i muscoli o il sistema neuromuscolare. Appartengono ai gruppi delle miopatie, delle malattie della giunzione neuromuscolare o del sistema nervoso periferico (neuropatia), occasionalmente coinvolgono il sistema nervoso autonomo e il sistema nervoso centrale, e altre zone. Miotonie non distrofiche Presentano il fenomeno miotonico senza distrofia miotonica in atto Miotonia congenita (canalopatie cloriche) Miotonia congenita di Thomsen Miotonia congenita di Becker Miotonia levior, sottotipo lieve della Becker Canalopatie sodiche Miotonia aggravata dal potassio Miotonia responsiva all'acetazolamide o miotonia dolorosa aggravata dal potassio Miotonia permanens Miotonia fluctuans Paralisi periodica ipocaliemica di tipo 2 (miopatica), con possibile miopatia vacuolare fissa (canalopatia sodico-calcico-potassica); comorbilità possibile anche con sindrome di Andersen-Tawil Paramiotonia congenita Paralisi periodica iperkaliemica anche in forma miopatica, con possibile miopatia vacuolare Paralisi periodica normokaliemica, simile a alla paralisi ipokaliemica tipo 2 Canalopatie calciche Miopatia di Brody: causa pseudomiotonia, rigidità, crampi e mialgia indotta dall'esercizio, principalmente a braccia, gambe e viso (palpebre). I sintomi migliorano dopo alcuni minuti di riposo e possono essere esacerbati dal raffreddore. Il termine sindrome di Brody si riferisce a un sottogruppo clinicamente distinguibile di pazienti senza mutazioni. Tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica Canalopatie cardiache Sindrome di Brugada (nel gruppo delle canalopatie sodiche) Tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica (nel gruppo delle canalopatie calciche) Canalopatie potassiche Sindrome di Andersen-Tawil (sindrome del QT lungo di tipo 7) con possibile miopatia e paralisi periodica ipocaliemica Sindrome del QT lungo Sindrome del QT breve Patologie canalopatiche collegate senza miotonia evidente Miopatia congenita central core e miopatia congenita multi-minicore (canalopatia calcica) Paralisi periodica ipocaliemica tipo 1/paralisi pura, con possibile miopatia vacuolare fissa (canalopatia potassico-calcica); comorbilità possibile anche con sindrome di Andersen-Tawil Paralisi periodica tireotossica (canalopatia sodico-potassica) Pseudomiotonie e altre canalopatie Neuromiotonia, congenita o acquisita(sindrome di Isaacs) (canali del potassio); Corea fibrillare di Morvan o neuromiotonia sistemica Sindrome miasteniforme di Lambert-Eaton (canali del calcio) Tetania normocalcemica (canali del calcio?) Sindrome da crampi e fascicolazioni o fascicolazioni benigne (canali del sodio?) Neuropatia delle piccole fibre associata a canalopatia del sodio Alcune forme di fibromialgia anche con grave disabilità Altre canalopatie Fibrosi cistica Eritromelalgia Atassia episodica Iperinsulinismo congenito Emiplegia alternante dell'infanzia Sindrome di Bartter Sindrome di Dravet Alcuni tipi di epilessia (es. epilessia generalizzata con convulsioni febbrili plus) Alcuni tipi di tinnito Alcuni casi di palinopsia Sindrome di Timothy Alcune forme di retinite pigmentosa Polimicrogiria Sordità non sindromica Alcune forme di neuromielite ottica Sindrome di Romano-Ward Ipertermia maligna Mucolipidosi tipo IV Emicrania emiplegica familiare Note Bibliografia Song YW, Kim SJ, Heo TH, Kim MH, Kim JB (December 2012). "Normokalemic periodic paralysis is not a distinct disease". Muscle & Nerve. 46 (6): 914–6. doi:10.1002/mus.23441. PMID 22926674. Canalopatie
È professore ordinario di storia del giornalismo nella facoltà di lingue e letterature straniere dell'università di Cagliari e dal 2002 al 2008 presidente del corso di laurea in lingue e comunicazione e del corso di laurea specialistica in lingue e linguaggi per la comunicazione multimediale e il giornalismo. Ha dedicato i suoi principali studi alla storia del giornalismo, alla storia contemporanea, alla storia della scrittura delle donne in Italia e in Francia. Biografia Ha iniziato le sue prime ricerche sotto la guida dello storico e giornalista Paolo Spriano, e indirizzato i propri studi verso la storia del giornalismo, pubblicando due volumi (1977 e 1986) sulla storia della stampa in Sardegna. Ha successivamente studiato la diffusione dei periodici stranieri in Sardegna dal XVIII al XX secolo; i primi giornali femminili italiani, in collaborazione con la studiosa francese Christiane Veauvy, per una comparazione con i giornali delle donne francesi dalla Rivoluzione al 1848; le biografie delle giornaliste italiane dal Settecento ad oggi; segue, con la collaborazione di giovani ricercatori a un suo progetto, la pubblicazione del primo Dizionario storico bio-bibliografico delle giornaliste italiane (2004). Ha svolto la sua attività di insegnamento anche nel Master-Diplôme qualifiant “L'étique comme moteur de changement: médiations transculturelles”, Parigi, promosso dal Consorzio Universitario Euromediterraneo. Gli studi di Laura Pisano hanno messo in rilievo l'importanza del giornalismo nella crescita politica e sociale in età contemporanea, con particolare riferimento al rapporto città-campagna, alla formazione di un ceto di notabili illuminati che ha costruito la progressiva partecipazione politica attraverso i giornali e le forme di comunicazione che ad essi si legavano in territori fortemente condizionati da analfabetismo, povertà e isolamento. I suoi studi hanno inoltre fatto emergere il ruolo svolto dalle giornaliste e dalle scrittrici nel costruire non solo reti di rapporti femminili, ma anche richieste diffuse di riconoscimento dei diritti delle donne. Ha fatto parte, dal 1997 al 2004, del Consiglio nazionale del Ministero per i beni e le attività culturali, insieme a varie altre attività. Dal 1998 aderisce alla "Société Internationale des Historiens de la Méditerranée" (SIHMED), fondata dal professor Salvatore Bono dell'università di Perugia. Pubblicazioni L'informazione giornalistica in Sardegna dopo l'Unità in rapporto ai temi economici e sociali delle inchieste parlamentari, Storia contemporanea - Volume 1, II, Il Mulino, Bologna, 1972 Per una storia dei sindacati contadini in Francia: l'azione delle sinistre dal primo al secondo dopoguerra, Annali della Facoltà di magistero di Cagliari, 1977/1978, 1, II, pp. 261–292 Introduzione e cura degli atti del convegno Cultura e modernizzazione nei paesi di area mediterranea, FrancoAngeli, Milano 1986, con scritti di Giuseppe Are, Romain Rainero, Alberto Pala, Laura Pisano, Paul Vieille, Christiane Veauvy. La cultura degli esuli italiani di fronte all'espansione coloniale del fascismo (1936-1939), in Fascismo ed esilio. Aspetti della diaspora intellettuale in Germania, Spagna e Italia, a cura di M. Sechi, Giardini, Pisa, 1988, pp. 13–38. Associazionismo e cooperazione tra le due guerre (1918-1940), nel volume Storia della cooperazione in Sardegna, a cura di Girolamo Sotgiu, Cuec, Cagliari, 1991 (in coedizione con la Editrice cooperativa, Roma), pp. 165–209. La Méditerranée comme mythe dans la propagande du fascisme italien, in Peuples Méditerranéens- Mediterranean Peoples, 1992, pp. 241–252. Industria elettrica e Mezzogiorno: il caso sardo (1925-1945) nel terzo volume della Storia dell'industria elettrica in Italia. Espansione e oligopolio, a cura del Prof. Giuseppe Galasso, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 995–1027. Parole inascoltate. Le donne e la costruzione dello Stato-nazione in Italia e in Francia 1789-1860, Editori Riuniti, Roma 1994 (pp. 422), col patrocinio del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Regione Autonoma della Sardegna, redatto in collaborazione con Christiane Veauvy, ricercatrice presso il "Centre de sociologie de l'education et de la culture" dell'Ecole des Hautes Etudes en sciences sociales di Parigi, e con prefazione di Ginevra Conti Odorisio, professore ordinario di Storia del pensiero politico nell'Università di Roma Tre. L'edizione francese, aggiornata ed ampliata, di questo volume è stata pubblicata a Parigi nel 1997, per i tipi dell'editore Armand Colin, con prefazione di Michelle Perrot. Orientamenti riformatori e politica delle leggi speciali (note per una ricerca sul Mezzogiorno dall'Unità al fascismo), in Studi e ricerche in onore di Girolamo Sotgiu, vol. II, CUEC editrice, Cagliari 1994, pp. 107–149. I periodici stranieri in Sardegna. Catalogo delle Biblioteche Universitarie di Cagliari e di Sassari 1700-1940, FrancoAngeli, Milano, 1996, pp. 351, collana "La società moderna e contemporanea" diretta da Franco Della Peruta, prefazione di Bruno Zanobio, pubblicato col patrocinio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, della Regione Autonoma della Sardegna e della Deputazione di Storia Patria per la Sardegna. Saggio introduttivo a Donne. Due secoli di scrittura femminile in Sardegna (1775-1950). Repertorio bibliografico, a cura di Franca Ferraris Cornaglia, Mirella Melis Zucca, Marcella Mocci Serri, Maria Luisa Viola, Cuec Editrice, Cagliari 2001. Paesaggi sensibili e paesaggi della memoria, in G. Marci, L. Pisano, Giuseppe Dessì: i luoghi della memoria, Cuec editrice, Cagliari 2002, pp. 87–120. Histoire du journalisme, histoire des femmes. Thèmes et méthodes, in Les femmes dans l'espace public, publié sous la direction de Ch. Veauvy, “Cahiers du CEME, Centre d'Etudes des mutations en Europe”, Institut d'études européennes, Université de Paris 8, Paris 2002, pp. 47–54. (ripubblicato dalle Edtions de la Maison des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Parigi 2004) Elites femminili dell'Ottocento europeo e costruzione delle identità nazionali, in Elites municipales et sentiment national dans l'aire de la Méditerranée nord-occidentale, Studi del Dipartimento di Scienze della Politica dell'Università di Pisa, Edizioni ETS, Pisa 2003, pp. 151–158 Une comparaison entre Italie et France sur femmes, écriture et pensée politique, in La Révolution française au carrefour des recherches, sous la direction de Martine Lapied et Christine Peyrard, préface de Michel Vovelle, Publications de l'Université de Provence, Aix-en- Provence 2003, pp. 313–321. Gli studi storici sul giornalismo sardo dell'Ottocento. Un bilancio, in Letterature straniere &. Quaderni della facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Cagliari, n. 6, 2004, pp. 269–282. Donne del giornalismo italiano da Eleonora Fonseca Pimentel a Ilaria Alpi. Dizionario storico bio-bibliografico. Secoli XVIII-XX, (a cura), FrancoAngeli, Milano 2004 Memoria, paesaggio, cultura. Itinerari italiani ed europei, (a cura), FrancoAngeli, Milano 2004 A proposito di recenti studi su Emilio Lussu scrittore, antifascista, uomo politico, in Partiti e movimenti politici fra Otto e Novecento. Studi in onore di Luigi Lotti, a cura di Sandro Rogari, tomo terzo, Centro Editoriale Toscano, Firenze 2004, pp. 1301–1318 Immaginare il passato, in Lingua, storia, gioco e moralità nel mondo di Andrea Camilleri, a cura di G. Marci, Cuec, Cagliari 2004 La società della comunicazione. Indagini sul giornalismo tra '800 e '900, CUEC, Cagliari 2007 Note Collegamenti esterni
L'angolatitan (Angolatitan adamastor) è un dinosauro erbivoro appartenente ai sauropodi. Visse nel Cretaceo superiore (Turoniano, circa 90 milioni di anni fa) e i suoi resti sono stati ritrovati in Africa. È stato il primo dinosauro ad essere descritto in Angola. Descrizione Questo dinosauro è conosciuto per gran parte dell'arto anteriore destro, comprendente la scapola, l'omero (lungo 110 centimetri), ulna e radio e tre metacarpali. L'esemplare non permette una ricostruzione dettagliata dell'animale, ma dal paragone con i resti fossili di altri dinosauri simili più conosciuti si suppone che Angolatitan fosse un grande dinosauro erbivoro con collo e coda lunghi, testa piccola e zampe colonnari. Le dimensioni dell'arto anteriore indicano che questo animale doveva essere lungo circa 15 metri. Classificazione I resti di Angolatitan sono stati ritrovati nella formazione Itombe, un'unità che ha restituito numerose creature marine come pesci e mosasauri. La scoperta dell'esemplare è avvenuta nel 2005 ad opera di Octavio Mateus nei pressi di Iembe, Ambriz (provincia di Bengo) e la descrizione è stata fatta nel 2011. I resti di Angolatitan sono stati interpretati come appartenenti a un rappresentante basale dei titanosauriformi, un gruppo di sauropodi comprendenti il gigantesco Brachiosaurus e i più derivati titanosauri. Gli autori della prima descrizione ritennero che Angolatitan fosse più derivato (evoluto) di Brachiosaurus, ma meno rispetto ad altre forme come Euhelopus e i titanosauri veri e propri. Dal momento che sia Brachiosaurus che Euhelopus vissero molti milioni di anni prima di Angolatitan, quest'ultimo è considerato una sorta di "sopravvissuto" della sua epoca, a causa delle caratteristiche primitive nonostante fosse vissuto nel tardo Cretaceo. A tutti gli effetti, Angolatitan è l'unico rappresentante basale dei titanosauriformi presente nel Cretaceo superiore, ed è possibile che quella zona di Africa fosse un rifugio per forme relitte. Il nome Angolatitan significa "gigante dell'Angola", mentre l'epiteto specifico adamastor si riferisce ad Adamastore, un gigante marino mitologico dell'Atlantico meridionale, temuto dai navigatori portoghesi. Paleobiologia La regione di Bengo, nel Turoniano, era coperta dal mare, ma si ritiene che la zona costiera nelle vicinanze fosse costituita da un deserto; ciò sarebbe provato dai sedimenti circostanti, che denotano la mancanza di produttività terrestre. Si suppone che Angolatitan fosse un sauropode adattatosi a vivere in climi aridi e desertici, una situazione simile a quella degli elefanti africani del deserto odierni. Analogamente, un altro sauropode descritto nel 2011 e proveniente dal Cile (Atacamatitan) è stato ritrovato in uno dei deserti più aridi e più antichi della Terra (il deserto di Atacama appunto); stranamente, i depositi in cui sono stati ritrovati i fossili sembrerebbero però di origine lacustre. Bibliografia Mateus, O.; Jacobs, L.L.; Schulp, A.S.; Polcyn, M.J.; Tavares, T.S.; Neto, A.B.; Morais; M.L.; and Antunes, M.T. (2011). "Angolatitan adamastor, a new sauropod dinosaur and the first record from Angola". Anais da Academia Brasileira de Ciências 83 (1): 221–233. doi:10.1590/S0001-37652011000100012. ISSN 0001-3765. http://www.scielo.br/pdf/aabc/v83n1/v83n1a12.pdf. Kellner, Alexander W.A.; David Rubilar-Rogers, Alexander Vargas and Mario Suárez (2011). "A new titanosaur sauropod from the Atacama Desert, Chile". Anais da Academia Brasileira de Ciências 83 (1): 211–219. doi:10.1590/S0001-37652011000100011. ISSN 0001-3765. http://www.scielo.br/pdf/aabc/v83n1/v83n1a11.pdf. Altri progetti Collegamenti esterni Sauropodi
Larte dioclezianea e della tetrarchia è la produzione artistica dell'Impero romano dell'epoca di Diocleziano e della tetrarchia, indicativamente circoscrivibile tra il 284 e il primo decennio del IV secolo, quando Costantino I prese il potere e sconfisse i rivali ripristinando il sistema del sovrano unico. Contesto storico Con l'elezione di Diocleziano (284-285) si consolidò la normalizzazione interna dell'Impero iniziata con Aureliano. Il nuovo sovrano inaugurò un programma di riforme che rafforzarono il carattere assolutistico e gerarchico dell'Impero che, attorno al 300, venne diviso in due grandi regioni amministrative, quella orientale, con capitale Nicomedia, e quella occidentale, con capitale Milano. A capo di tali macroregioni pose due Augusti affiancati da un imperatori in sottordine, destinati a succedere loro in caso di necessità, i quali governavano a loro volta due sotto-aree, quella greco-balcanica con capitale Sirmio, e quella nord-occidentale con capitale Treviri. Era la tetrarchia, ideata per disinnescare le lotte ereditarie. In questo sistema Roma era sempre la capitale sacra e ideale, il Caput mundi, ma la sua posizione geografica, lontana dalle bellicose zone di confine, non rendeva possibile un suo uso per funzioni politiche o strategiche. Molti aspetti della vita politica, economica e sociale dell'impero vennero riformati da Diocleziano, dall'esercito al commercio, dalla religione all'organizzazione amministrativa del territorio. Nella pratica il sistema della tetrarchia durò ben poco, per via degli eserciti tutt'altro che disposti a deporre il potere politico che avevano avuto fino ad allora e che aveva loro valso numerosi vantaggi e privilegi. Già al primo passaggio, con la morte di Costanzo Cloro (306) le truppe stanziate in Britannia acclamarono suo figlio Costantino I, che diede il via a una guerra civile con gli altri tre pretendenti. Dopo aver battuto Massenzio e Massimino, restarono Licinio e Costantino che stipularono una pace. Ma nove anni dopo, nel 324, Costantino attaccò e sconfisse Licinio, che venne relegato in Tessaglia dove morì in seguito, assassinato dopo essere stato accusato di complotto. Il sistema tetrarchico non venne più restaurato. Scultura Nell'epoca della tetrarchia permasero alcune tendenze classicheggianti dell'età di Gallieno, come i rilievi attribuiti allArcus Novus del 294 con figure di Vittorie e barbari (Firenze, giardino di Boboli). Tra i monumenti più notevoli che ci sono pervenuti da questo periodo spicca l'arco di Salonicco (o Arco di Galerio), databile tra il 294 e il 303 e celebrante le campagne vittoriose in Persia, Mesopotamia e Armenia. Le scene dei rilievi sono popolate da figure a rilievo molto alto e fortemente plastiche, mentre le decorazioni architettoniche sono più schiacciate, aderenti all'architettura; la cornice di grandi foglie di acanto rivolte all'insù infine anticipa il gusto bizantino per le forme semplificate, isolate e nette. La base dei Decennalia nel Foro Romano sosteneva una colonna commemorativa eretta per il ventennale di Diocleziano e della tetrarchia assieme a altre quattro colonne delle quali non si ha alcun resto. Sui rilievi delle facce della base si nota il diverso trattamento della faccia principale e di quelle laterali e posteriore: la prima è stilisticamente uno stanco esempio di modi tradizionali, nelle altre invece viene usato il nuovo sistema di solcare le zone d'ombra con profonde incisioni del trapano, che creano una sensazione di rilievo del tutto illusionistica (non più sporgenza dei volumi plastica, ma incavo in negativo delle zone scure), priva di connessione organica delle forme. Molto note sono le quattro figure in porfido del monumento ai Tetrarchi di piazza San Marco a Venezia, saccheggiate da Costantinopoli nel 1204. Queste quattro figure, tradizionalmente identificate coi tetrarchi, vengono (non in maniera unanime) attribuite a questo periodo, basandosi su alcuni confronti con una testa frammentaria da Naissus (oggi al Museo di Niš), un busto da Atribi (oggi al Cairo) e un frammento di torso al Museo archeologico di Istanbul, oltre alle effigi monetali di Galerio e Licinio. L'originale stile di quest'opera o fu in voga per un periodo molto limitato (circa dieci, quindici anni) oppure è da attribuire alla seconda tetrarchia del 305-306. Architettura Le città scelte dagli imperatori tetrarchi furono abbellite di importanti monumenti, anche in una sorta di gara tra i vari imperatori. Diocleziano a Nicomedia, in Bitinia, fece erigere senza dubbio edifici monumentali, ma malauguratamente i loro resti sono insignificanti e non sono mai stati studiati seriamente. Antiochia Ad Antiochia, antica capitale, la costruzione del palazzo imperiale fu iniziata da Gallieno, continuata da Probo e ultimata da Diocleziano. Situato su un'isola dell'Oronte, il Palazzo sembra un castello fortificato, circondato da mura con torri. Strade porticate lo dividevano in quattro sezioni. La strada che conduceva all'ingresso del palazzo era più breve delle altre. Sotto molti aspetti il Palazzo d'Antiochia ricorda quello di Spalato, eretto più tardi. La facciata settentrionale guardava sulla riva del fiume, particolare che si ritrova anche a Spalato. Anche ad Antiochia nei pressi del palazzo vi era il circo, come nel palazzo imperiale di Roma. La presenza del circo vicino ai palazzi imperiali è spiegabile come luogo di riunione per il popolo, e sembra sia ritenuta indispensabile per questo scopo. Spalato Dopo l'abdicazione del 305, Diocleziano si ritirò nel palazzo fortificato di Spalato, presso Salona. La costruzione imponente esiste ancora in parte dato che gli abitanti di Salona si rifugiarono entro le sue mura quando nel VII secolo furono minacciati dall'invasione degli Avari. Più tardi il palazzo si chiamò Spalato, oggi Split. L'enorme edificio era costruito con estrema razionalità adattando alle varie funzioni della corte imperiale lo schema di un castra militare, fortificato da possenti mura e affacciato sul mare con un lato. La costruzione e la decorazione mostrano influssi orientali, come se Diocleziano fosse stato influenzato dallo stile delle città dove aveva soggiornato, come Antiochia e Nicomedia, e probabilmente fece venire architetti ed artisti dalla parte orientale dell'impero. Tessalonica A Tessalonica, la città che fu residenza di Galerio fino alla sua morte nel 311, l'imperatore fece erigere il palazzo, il circo, l'arco di trionfo e il mausoleo; la via colonnata collegava il palazzo con l'arco. Come Diocleziano, anche Galerio si servì di maestranze orientali. Verso la fine del IV secolo, Tessalonica fu residenza di Teodosio I, al quale si deve la trasformazione della cosiddetta rotonda nella chiesa di San Giorgio. Milano Milano divenne una capitale dell'Impero quando Massimiano vi fissò la propria residenza nel 286. A lui si deve la nuova cinta muraria con uno sviluppo di circa 4,5 km, arricchita da numerose torri a 24 lati, le grandiose Terme Erculee a est e un mausoleo (uguale a quello di Diocleziano a Spalato) preparato per sé stesso. A Milano esisteva un complesso di palazzi imperiali di grandi dimensioni. Questo complesso (come di norma) confinava col circo, che a Milano era vicino alle mura e nella parte monumentale era dotato di due grandi torri. Le sue dimensioni erano di 70 x 85 m. Milano rimase residenza imperiale fino a Onorio. Aquileia Aquileia, altra residenza imperiale dell'età di Massimiano, aveva anch'essa un palazzo e un circo, di cui si conosce ben poco. Treviri Anche Treviri con Costanzo Cloro fu una delle sedi amministrative dell'Impero. Le ricerche, intraprese dopo la seconda guerra mondiale, hanno portato alla luce, sotto la cattedrale, resti di pitture, facendo pensare che questo sito fosse la sede del palazzo dei Tetrarchi, anche se in seguito gli scavi archeologici non hanno confermato questa ipotesi. Roma Roma fu ornata da Diocleziano di terme grandiose, inaugurate nel 305. Infine Massenzio, da alcuni considerato l'ultimo imperatore "realmente" romano, tra il 306 e il 312 fece erigere: la basilica di Massenzio, il tempio del Divo Romolo in onore del figlio Valerio Romolo morto e divinizzato, la propria villa lungo la via Appia (con annessi circo e mausoleo dinastico). Note Bibliografia Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976. Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999 Voci correlate Arte romana Arco di Galerio Base dei Decennalia Basilica di Massenzio Circo di Massenzio Gamzigrad (palazzo di Galerio) Monumento ai Tetrarchi Palazzo di Diocleziano Tempio del Divo Romolo Tomba di Galerio Villa di Massenzio Dioclezianea Diocleziano
Biografia Nato a Bergamo dalla nobile famiglia Zolio, iscritta al patriziato veneziano, Marcantonio Zollio venne eletto vescovo di Crema nel 1684. Zollio si dimostrò subito un attivo pastore della propria chiesa, compiendo due visite pastorali durante il suo periodo di episcopato e ripristinando la disciplina del clero, per la quale si prodigò curando la diffusione delle istituzioni dei seminari diocesani che amministrò grazie all'apposto del proprio vicario, Faustino Giuseppe Griffoni. Con lui il clero si articolò in maniera corretta e definita, acquisendo nuovi adepti ed ottenendo nuove prebende; egli riformò anche il capitolo della cattedrale cremasca, stabilendo la presenza obbligatoria di un arcidiacono, di un prevosto, di dodici canonici e sei mansionari, oltre alla presenza di un numero variabile di chierici e sacrestani che accompagnavano lo svolgimento del servizio degli oltre trenta cappellani officianti regolarmente. Genealogia episcopale La genealogia episcopale è: Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun. Papa Sisto IV Papa Giulio II Cardinale Raffaele Riario Papa Leone X Papa Paolo III Cardinale Francesco Pisani Cardinale Alfonso Gesualdo Papa Clemente VIII Cardinale Pietro Aldobrandini Cardinale Laudivio Zacchia Cardinale Antonio Barberini, O.F.M.Cap. Cardinale Marcantonio Bragadin Cardinale Gregorio Barbarigo Vescovo Marcantonio Zollio Note Altri progetti Collegamenti esterni Vescovi di Crema
È stato nominato segretario generale della CDU nel 1989 di Helmut Kohl in sostituzione di Heiner Geißler, giudicato troppo a sinistra, ma deve rinunciare a questo incarico nel 1992 per diventare ministro federale della difesa nella coalizione giallo-nera guidata da Kohl. Specialista in questioni di politica estera, ha assicurato in particolare l'effettiva creazione di Eurocorps nel 1995, ma è stato costretto a dimettersi tre anni dopo, a seguito della vittoria della coalizione rosso-verde. Nel 2000, ha tentato senza successo di sconfiggere Heide Simonis alle elezioni nello Schleswig-Holstein. Biografia Nel 1962 superò l'esame di immatricolazione e fino al 1968 studiò inglese e tedesco all'Università di Amburgo. Ha lavorato fino al 1978 come insegnante nelle scuole di Amburgo. Nel 1963 entrò a far parte dell'Unione Cristiano-Democratica ed era anche un attivista nella sua organizzazione giovanile Junge Union. Nel 1973-1975 è stato membro del consiglio di direzione della JU. Dal 1970 al 1976 è stato membro del Parlamento di Amburgo. Nel 1976 è stato eletto per la prima volta al Bundestag.Si è candidato alle elezioni degli anni 1980, 1983, 1987, 1990, 1994, 1998 e 2002, nella camera bassa del parlamento tedesco fino al 2005. È stato due volte vicepresidente della fazione CDU/CSU (1982-1989, 1998–2002). Dal 1989 al 1992 è stato segretario generale della CDU. Il 1º aprile 1992, entrò a far parte del governo Kohl IV come ministro della difesa. Ha inoltre ricoperto questa carica in quello successivo fino al 27 ottobre 1998. Negli anni 1998–2000 è stato vicepresidente della CDU. Alle elezioni regionali del 2000, è stato candidato per il suo partito per la carica di Ministro presidente dello Schleswig-Holstein. Nel periodo 2002-2005 ha presieduto la commissione per gli affari esteri del Bundestag. Nel 2005 si ritirò dall'attività politica e divenne consulente. È inoltre entrato a far parte del think tank Europa Leadership Network istituito nel 2011. Note Altri progetti Collegamenti esterni Politici dell'Unione Cristiano-Democratica di Germania
Lo Xinjiang, letteralmente “nuova frontiera”, (talvolta romanizzato in Sinkiang, ; in cinese: ; abbreviato , Xīn), ufficialmente Regione autonoma uigura dello Xinjiang (; in cinese: ) è una regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese dal 1955. Confina con i territori cinesi della Regione Autonoma del Tibet a sud e con le province cinesi di Qinghai e di Gansu a sud-est. Confina inoltre con i seguenti stati stranieri: Mongolia a nord-est, Russia a nord; Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan (Gorno-Badachšan), Afghanistan (Corridoio del Wakhan), Pakistan (Trans-Karakorum) e la parte del Kashmir controllata dall'India a ovest. Comprende inoltre buona parte dell'Aksai Chin, una regione reclamata dall'India come parte del territorio di Ladakh. Ospita numerosi gruppi etnici tra cui uiguri, han, kazaki, tibetani, hui, tagiki, kirghizi, mongoli, russi e xibe. La maggioranza della sua popolazione è uigura (45%). Più di una dozzina di prefetture e contee autonome per le minoranze si trovano nello Xinjiang. Le opere di riferimento più vecchie spesso si riferiscono all'area come Turkestan cinese. Lo Xinjiang è diviso tra bacino della Zungaria a nord e bacino del Tarim a sud, separati dalla catena montuosa del Tian Shan. Solo circa il 9,7% della superficie dello Xinjiang è adatto all'abitazione umana. "Xinjiang" letteralmente significa "Nuova Frontiera", un nome dato durante la Dinastia Qing. Il nome è considerato offensivo dai molti sostenitori dell'indipendenza che preferiscono usare nomi storici o etnici come Uiguristan o Turkestan Orientale. A loro volta questi nomi, essendo associati al movimento di indipendenza, sono considerati offensivi dal governo della Repubblica Popolare Cinese e dai molti residenti cinesi locali di etnia han (41% della popolazione). La capitale e città più popolata dello Xinjiang è Ürümqi. La provincia occupa una superficie di 1.650.000 km² e la popolazione è di circa 22 milioni di abitanti. Con una storia documentata di almeno 2.500 anni, un susseguirsi di imperi hanno gareggiato per il controllo su tutto o parte di questo territorio. Il territorio passò sotto il dominio della dinastia Qing nel XVIII secolo, che fu successivamente sostituito dal governo della Repubblica di Cina. Dal 1949, fa parte della Repubblica Popolare Cinese dopo la guerra civile cinese. Nel 1954, lo Xinjiang Bingtuan fu istituito per rafforzare la difesa delle frontiere contro l'Unione Sovietica e promuovere anche l'economia locale. Nel 1955, lo Xinjiang fu trasformato in una regione autonoma da una provincia. Negli ultimi decenni, il movimento indipendente del Turkestan orientale, il conflitto separatista, l'influenza dell'Islam radicale, le repressioni violente del governo cinese e l'introduzione di campi di "rieducazione" per gli uiguri ed altre minoranze, dove alcuni osservatori ONU e diverse relazioni mediatiche internazionali stimano sia plausibile la detenzione di 1-3 milioni di persone e la cui detenzione è condannata da 22 Stati membri dell'ONU, hanno provocato tensioni e disordini nella regione, con occasionali attentati terroristici, scontri tra forze separatiste e governative e accuse di genocidio culturale o etnocidio degli uiguri al governo cinese. A fine agosto 2021 è iniziata la produzione da un nuovo impianto di etilene nella regione autonoma Xinjiang Uygur della Cina nordoccidentale. Lo ha reso noto la Dushanzi Petrochemical Company di PetroChina, il più grande produttore cinese di petrolio e gas. Situato nella città di Korla, nello Xinjiang meridionale, l'impianto dovrebbe avere una capacità di produzione di etilene di 600.000 tonnellate all'anno. Storia Attraversato dalla Via della seta, lo Xinjiang è il nome cinese per le regioni del Tarim e dello Jungar dell'odierna Cina nord-occidentale. Nel corso degli ultimi due millenni, la regione dello Xinjiang è stata governata dal Tibet, dal Regno Uiguro di Idiqut, dal Khanato moghul dello Yarkland, dagli Zungari e per circa 125 anni dalla Dinastia Han e dalla Dinastia Tang. L'impero Qing controllò il territorio della regione fino alla conquista da parte dell'imperatore manciù Qianlong nel 1758. Il controllo Manciù era esercitato dal Generale di Ili, di stanza a Gulja. Yaqub Beg ottenne l'indipendenza dello Xinjiang a spese del governo manciù nel 1864. Nel 1877 i Manciù ripresero il controllo del territorio e nel 1884 stabilirono la provincia dello Xinjiang (nuova frontiera). Durante la tarda Dinastia Qing la maggior parte dello Xinjiang nord-occidentale fino al lago Balkhash fu governata dall'Impero russo. Questa area corrisponde oggi a parte del Kazakistan, del Kirghizistan e del Tagikistan. Repubblica del Turkestan Orientale Prima Repubblica del Turkestan Orientale Nei primi anni trenta del secolo scorso la Ribellione Kumul contro il governatore Yang Zengxin portò alla fondazione della Prima Repubblica del Turkestan orientale. Sheng Shicai, signore della guerra di etnia Han, controllò l'odierno Xinjiang per il decennio successivo con la Cricca dello Xinjiang. Seconda Repubblica del Turkestan Orientale Grazie all'aiuto sovietico alla Ribellione Ili venne fondata nel 1944 la Seconda Repubblica del Turkestan orientale (conosciuta anche come ribellione dei tre distretti) nel territorio dell'attuale prefettura autonoma di Ili Kazakh, nel nord dello Xinjiang. L'esperienza della Seconda Repubblica del Turkestan orientale si concluse nel 1949 quando l'Esercito Popolare di Liberazione prese il controllo dello Xinjiang. Secondo la Repubblica Popolare Cinese l'esercito popolare venne accolto con ospitalità e ricevette la cooperazione della Seconda Repubblica del Turkestan orientale. Il processo è conosciuto come la pacifica liberazione dello Xinjiang. La Repubblica Popolare Cinese considera l'esperienza della Seconda Repubblica del Turkestan orientale positiva e parte integrante della Rivoluzione comunista cinese. Al contrario i sostenitori dell'indipendenza dello Xinjiang ritengono la Seconda Repubblica del Turkestan orientale un tentativo per ottenere la piena indipendenza e considerano l'entrata dell'Esercito Popolare di Liberazione un'invasione. Il 1º ottobre, 1955 la regione autonoma sostituì la provincia. Continuano tuttora a esserci tensioni nella regione, dovute sia alle aspirazioni d'indipendenza e al risentimento degli uiguri nei confronti di quella che viene percepita come una repressione della cultura non han (Amnesty International, Human Rights Watch), sia al risentimento dei cinesi han nei confronti di tali aspirazioni e della politica di autonomia etnica da parte della Repubblica Popolare Cinese, percepita come discriminatoria verso i cinesi han. I sostenitori dell'indipendenza dello Xinjiang ritengono che il controllo cinese e politiche come il corpo di produzione e costruzione dello Xinjiang siano segni tangibili dell'imperialismo cinese. Queste tensioni occasionalmente provocano incidenti e violenti scontri come l'esodo kazako del 1962, quando rifugiati entrarono nel territorio dell'Unione Sovietica; la rivolta di Baren del 5 aprile 1990, durante la quale si registrarono 50 morti; la rivolta di Ghulja del 5 febbraio 1997, quando un migliaio di uiguri si scontrarono con la polizia militare; le bombe sui bus di Ürümqi del 25 febbraio 1997 che provocarono 9 morti e 68 feriti. Di recente l'opposizione uighura esule in America e nel mondo ha trovato la sua voce nella pasionaria e scrittrice Rebiya Kadeer,, già imprenditrice di successo in Cina e deputata all'Assemblea del Popolo, ove tenne nel 1997 un duro discorso a porte chiuse di fronte alla dirigenza cinese, a seguito del quale ebbe a conoscere il carcere e più tardi l'esilio negli Stati Uniti. Scontri di luglio 2009 A seguito della decisione, da parte della autorità cinese, di radere al suolo il centro storico della città di Kashgar, abitata quasi esclusivamente da uiguri, si sono riaccesi gli odi razziali..Da domenica 5 luglio del 2009, nello Xinjiang si sono verificati scontri violenti fra gli abitanti di etnia han e uigura; l'agenzia di informazioni cinese Xinhua, ripresa dalle fonti occidentali, ha riferito che negli scontri hanno perso la vita 156 persone, mentre Dolkun Isa, portavoce del World Uyghur Congress, ha contestato le cifre ufficiali, affermando che avevano partecipato alle proteste 10.000 persone e che le vittime erano state 600. Gli scontri sarebbero iniziati alla fine di una manifestazione nella quale si chiedeva giustizia per due membri della etnia uigura uccisi il 25 giugno 2009,accusati di aver violentato due donne cinesi di etnia han nella provincia di Guangdong. La Cina ha disposto il coprifuoco dalle 21 alle 8 del mattino, e ha previsto la pena di morte per coloro che fomentano i disordini. L'agenzia Xinhua ha in seguito fornito un nuovo numero degli scontri, riportando che al 10 luglio il numero di vittime era di 184 morti, di cui 137 di etnia han, 46 di etnia uigura ed una vittima di etnia Hui. Campi di "rieducazione" e genocidio culturale uiguro In un rapporto pubblicato il 10 giugno 2021, Amnesty International ha accusato le autorità cinesi di aver creato nello Xinjiang "un inferno distopico di dimensioni sbalorditive" ed ha invitato le Nazioni Unite a indagare sul regime di detenzione di massa, sorveglianza e tortura, cui il governo cinese avrebbe sottoposto uiguri, kazaki e gli altri musulmani della regione.. Geografia fisica Territorio Lo Xinjiang è la più estesa divisione amministrativa della Repubblica Popolare Cinese. È diviso in due bacini idrografici dal monte Tianshan. Il bacino Dzungarian è nel nord dello Xinjiang e quello del Tarim nel sud. Il deserto del Taklamakan occupa un'area di 270.000 km² del bacino del Tarim. Il punto più basso della regione è a 155 metri sotto il livello del mare (corrisponde al punto più basso della Repubblica Popolare Cinese). La vetta più alta della regione raggiunge gli 8611 metri sopra il livello del mare lungo il confine con il Kashmir. Il punto della terra più distante dal mare () si trova nello Xinjiang, nel deserto Dzoosotoyn Elisen a 2648 km in linea d'aria dalla più vicina costa. Il confine tra Xinjiang e Kirghizistan è segnato dalla catena dei monti Tian Shan. Lungo la catena e sul confine è posto il passo Torugart a 3752 metri di altezza. Scorre nella regione il fiume Tarim; nella parte settentrionale (Zungaria), il fiume Ulungur, che sfocia nel lago omonimo. Il lago Tianchi, a quota 2000 m sui monti del Tian Shan, è considerato tra i più belli della Cina. Le principali città sono Ürümqi, Turfan, Kashgar, Karamay, Yining, Shihezi. Clima, flora e fauna lo Xinjiang è la regione più arida della Cina. Nessun'altra nel paese è così riparata dall'apporto di umidità degli oceani. La maggior parte della regione, principalmente nel bacino del Tarim, riceve meno di 50 mm annui di pioggia, con un minimo assoluto attorno a Ruoqiang di meno di 5 mm all'anno. Sulle montagne che circondano il fiume Tarim si arriva a 100 mm e solo nella Zungaria settentrionale ai 200 mm. La scarsa umidità che la regione riceve proviene non solo dal golfo del Bengala e dal mare di Oman, ma anche dall'Atlantico, e lo Xinjiang è l'unica regione della Cina in cui l'andamento mensile delle precipitazioni non ha i caratteristici massimi estivi. Dalle rilevazioni dei due osservatori meteorologici di Ürümqi e Kashgar si osserva invece un andamento ondulatorio delle precipitazioni piovose con massimi in primavera ed in autunno. La temperatura media annua prevalente è sui 10 °C, ma esistono notevoli differenze stagionali e locali. Nel bacino del Tarim si arriva a -8 °C in gennaio e 24 °C in luglio, nella depressione del Turfan rispettivamente -10 °C e 32 °C (il massimo assoluto di tutta la Cina), nella valle dell'alto Irtysh rispettivamente -12 °C e 22 °C. Sulle montagne la temperatura è più fresca in relazione all'altitudine. Date queste temperature si hanno nel Tarim circa 200 giornate libere dal gelo e nella Zungaria meno di 150. Ai forti sbalzi stagionali si accompagnano anche le maggiori escursioni termiche tra i massimi delle ore meridiane e i minimi delle ore notturne. Ciò è in relazione con la straordinaria limpidezza dell'aria e con la forte irradiazione, per le quali si hanno in media 2750 ore di insolazione nella maggior parte del territorio, con massimi di oltre 3000 ai confini con la Mongolia e minimi di 2500 sull'orlo montano meridionale. Benché le condizioni climatiche facciano dello Xinjiang la regione della Cina in cui la porzione occupata dal deserto - oltre metà della superficie totale - sia la maggiore del paese, sono presenti manifestazione di vita vegetale talora anche lussureggiante. Ampie praterie, simili a quelle della Mongolia orientale, si trovano sugli Altaj a nord della valle dell'Irtyš e nella magnifica vallata dell'Ili. Foreste di conifere, miste a latifoglie nelle pendici più basse, coprono le vallate del Tien Shan e delle maggiori catene periferiche, miste a pascoli e a distese di arbusti montani. Il resto della superficie è coperto di steppa arida, che grazie alla presenza di acqua corrente in superficie o emergente da falde sotterranee, dà luogo talora ad estesi acquitrini salmastri bordati di tamarischi e tacamahac. Frequenti sono le oasi e gruppi o catene di oasi, che punteggiano tutta la fascia pedemontana, sia attorno al Taklamakan che a nord del Tien Shan. Altre zone ricche di oasi sono quelle lungo il Tarim, il Manas e gli altri più importanti fiumi. Da oltre 2000 anni gli abitanti di queste zone coltivano le terre delle oasi impiegando il sistema di irrigazione detto qanat, diffuso in tutta l'Asia centrale e anteriore, ottenendo meravigliosi raccolti di cereali e frutta. Tale sistema consiste nello sfruttamento delle falde acquifere e nell'adduzione delle acque per via di canali sotterranei in modo da evitare le dispersioni per evaporazione. I principali sforzi per migliorare la produttività del suolo consistono nell'utilizzare al massimo tutte le risorse idriche esistenti, nell'allargare le superfici messe a coltura, nel liberare ampie distese irrigue dalla salinità, nel difendere le zone coltivate dall'invasione delle sabbie e nell'aumentare al massimo le superfici boschive ed erbose. Data la generale povertà di vegetazione, lo Xinjiang non è molto ricco di animali selvatici. Si trovano tuttavia alcuni grossi ungulati come buoi, cavalli e cammelli selvatici, daini, gazzelle, antilopi, capre siberiane, cinghiali e, tra i carnivori, linci, gatti selvatici e lontre. Geografia antropica Suddivisioni amministrative Il primo livello di suddivisione amministrativa dello Xinjiang è composto da due città-prefettura, 7 prefetture e 5 prefetture autonome (2 delle 7 prefetture sono subordinate alla prefettura autonoma di Ili). Il livello successivo comprende 11 distretti, 20 città con status di contea, 62 contee e 6 contee autonome; 4 città con status di contea non appartengono a nessuna prefettura e sono de facto amministrate dal Corpo di produzione e costruzione dello Xinjiang. Città-prefettura: Ürümqi Karamay Prefetture: Turfan Kumul Khotan Aksu Kashgar Qoqek (amministrata dalla prefettura autonoma di Ili) Altay (amministrata dalla prefettura autonoma di Ili) Prefetture autonome: Kizilsu Kirgiz Bayin'gholin Mongol Changji Hui Bortala Mongol Ili Kazakhs Città con Status di contea amministrate dalla Corpo di produzione e costruzione dello Xinjiang: Shihanza Tumshuke Alar Wujiaqu Economia Una buona parte dell'economia dello Xinjiang è legata all'agricoltura e le principali colture sono uva, meloni, noci, frumento, cotone e seta. Esistono anche allevamenti di pecore. Il PIL nominale dello Xinjiang ammontava a circa 187 miliardi di renminbi nel 2003. La crescita del PIL nel 2004, pari a 220 miliardi di renminbi, è stata incentivata dalla politica di sviluppo delle regioni occidentali della repubblica messa in atto dalle autorità centrali. Il PIL pro capite ammontava nel 2003 a circa 9710 renminbi. La regione dello Xinjiang dispone di vasti giacimenti di minerali, gas e petrolio e l'industria petrolifera nelle prefetture di Aksu e Karamay è in piena espansione. Un progetto prevede la costruzione di un oleodotto tra il Kazakistan, lo Xinjiang e la città di Shanghai. Il bacino del Tarim è anche un'importante riserva di gas naturale. Il governo cinese ha avviato la costruzione di un gasdotto con l'aiuto di diverse imprese straniere. L'attenzione delle autorità governative nei confronti delle riserve energetiche dello Xinjiang è dettata dalle crescenti esigenze energetiche delle dinamiche regioni orientali. Le frequenti sospensioni nell'erogazione di elettricità, dovute al progressivo esaurimento dei giacimenti orientali, hanno spinto il governo ad investire nelle regioni occidentali. La distanza dello Xinjiang dalla province orientali della repubblica, la profondità dei giacimenti e le difficili condizioni climatiche creano difficoltà all'attività di sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas. Le esportazioni dello Xinjiang ammontavano a 3 miliardi circa di dollari nel 2004; le importazioni a circa 2,5 miliardi di dollari. La maggior parte degli scambi commerciali della regione passano attraverso il passo di Ala, sito al confine con il Kazakistan. Società Anche se ufficialmente tutta la Cina adotta il "Tempo di Pechino" (UTC+8), nello Xinjiang, sia per la sua posizione all'estremo ovest del Paese, sia per ragioni etniche, è assai diffuso, parallelamente, il "Tempo dello Xinjiang", spostato due ore più indietro (UTC+6). Evoluzione demografica Nello Xinjiang vivono diversi gruppi di musulmani di origine turca, tra i quali gli uiguri e i kazachi. Sono presenti anche diverse minoranze etniche della Repubblica Popolare Cinese: cinesi hui, kirghizi, mongoli, russi, xibe, tagichi, uzbechi, tatari e mancesi. In virtù del processo di sinizzazione portato avanti dal governo di Pechino, la percentuale di cinesi di etnia han sul totale della popolazione dello Xinjiang è cresciuta dal 6% del 1949 al 33% del 1964 fino al 40,6% del 2000. Questo dato non tiene conto del personale militare, dei loro familiari e dei molti lavoratori immigrati non registrati. Buona parte di questa crescita della percentuale dei cinesi han può essere attribuita al Corpo di produzione e costruzione dello Xinjiang, un'organizzazione para-militare di coloni che ha costruito fattorie, villaggi e città sparse per il territorio dello Xinjiang. La trasformazione demografica viene comunemente considerata una minaccia alla conservazione della cultura dell'etnia uigura e di altri gruppi non han. Gli uiguri sono il gruppo etnico maggioritario dello Xinjiang occidentale, che comprende le prefetture di Kashgar, Khotan e Aqsu e della prefettura di Turpan nello Xinjiang orientale. Gli uiguri sono passati dal costituire il 75% della popolazione secondo il censimento del 1953 al 54% del 1964, per poi scender ulteriormente al 45% del 2000. I cinesi han sono la maggioranza nello Xinjiang orientale e settentrionale, incluse le città di Ürümqi, Karamay, Shihezi e le prefetture di Changji, Bayin'gholin, Ili (specialmente la città di Kuitun) e Kumul. I Kazaki sono concentrati nella prefettura di Ili nel nord dello Xinjiang. Qualche studioso uiguro sostiene che il suo popolo discenda sia dagli uiguri turcomanni sia dai pre-turcomanni tocari (popolo indoeuropeo). Alcuni tipici tratti fisici "caucasoidi" come il colore relativamente chiaro della pelle, degli occhi e dei capelli (depigmentazione) sono abbastanza comuni tra gli uiguri. Generalmente assomigliano alle popolazioni che vivono in Afghanistan, Pakistan e India settentrionale. Nel 2002 risiedevano nello Xinjiang 9.632.600 abitanti di sesso maschile (tasso di crescita 1,0%) e 9.419.300 abitanti di sesso femminile (tasso di crescita 2,2%). Cultura Musica La regione autonoma dello Xinjiang è caratterizzata da una tradizione musicale variegata per via dei numerosi gruppi etnici presenti, tra i quali il maggiore è quello degli uiguri di origine turcomanna. Esistono differenze nei vari stili musicali tra le varie regioni dello Xinjiang. Nell'area meridionale sono diffusi il genere musicale Hotan, la danza Kuga e il complesso ritmo delle canzoni Kashgar. La regione di Ili molto probabilmente offre la tradizione musicale meglio conosciuta dello Xinjiang. Maida, Eytixish e Kuxak sono generi musicali popolari di canzoni solitamente d'amore. La Sanam è una tradizionale danza altrettanto popolare tra gli uiguri. La composizione più famosa della musica uigura è la On Ikki Muqam, una complessa suite di dodici sezioni con riferimenti a forme musicali uzbeche e tagiche. I tipici strumenti della composizione Muqam sono percussioni, violini, liuti e salteri. Pipa, konghou, rawap, tanbur e dutar completano il quadro degli strumenti della tradizione musicale uigura. Oggi, grazie alle minori restrizioni culturali, la scena musicale dello Xinjiang include produzioni di nuovi generi musicali che sono il risultato di commistioni tra le tradizioni uigure e i generi pop e rap occidentali. Alim Jan è un famoso musicista dello Xinjiang, conosciuto per il contributo dato alla colonna sonora del film La tigre e il dragone. Cucina musulmana uigura I piatti tradizionali della cucina uigura sono: la mian (zuppa di tagliolini speziata) nang (pane non lievitato con sesamo) yang rou chuan (montone grigliato allo spiedo) I ristoranti gestiti da cinesi musulmani dello Xinjiang sono molto diffusi nelle principali città della Repubblica Popolare Cinese: non servono carne di maiale e offrono una maggiore varietà di carne di agnello e montone rispetto ai tipici ristoranti mandarini. I locali sono generalmente addobbati con rappresentazioni e scritte tradizionali musulmane. Gli yang rou chuan sono diffusi ovunque in Cina, dove vengono venduti anche nei banchetti in strada. Note Bibliografia Lilla Russell-Smith, Uygur Patronage in Dunhuang: Regional Art Centres on the Northern Silk Road in the Tenth Century (Brill's Inner Asian Library), 900414241X, 9789004142411, Leida, Brill Academic Pub, 2005. Maria Morigi, Xinjiang nuova frontiera tra antiche e nuove vie della seta, Anteo edizioni 2019. Voci correlate Lista di entità autonome Mummie del Tarim Tempo in Cina Campi di rieducazione dello Xinjiang Altri progetti Collegamenti esterni Sito extranet del governo della regione autonoma uigura dello Xinjiang
L'ecoregione delle foreste dell'Alto Paraná e Paranaíba fa parte più generalmente dell'ecosistema della Mata Atlântica. Secondo la classificazione delle ecoregioni terrestri messa a punto dal WWF, è identificata dal codice NT0150, nel bioma delle foreste pluviali di latifoglie tropicali e subtropicali all'interno dell'ecozona neotropicale. Comprende una regione che parte dal nord-est dello stato di San Paolo in Brasile, e si estende fino al sud-est del Paraguay e la provincia di Misiones, in Argentina. Territorio Comprende un'area di 471.204 km² della parte alta dei bacini dei fiumi Paraná e Paranaíba e è uno degli ecosistemi più minacciati nel mondo. Una parte dell'Uruguay centro settentrionale è stata riconosciuta all'interno dei questa ecoregione. In Brasile resta meno del 5% di quella che era la sua area originale e la maggior parte è costituita da frammenti di piccole dimensioni, composti da foresta secondaria rigenerati dopo il disboscamento. Il clima, secondo la classificazione dei climi di Köppen-Geiger, passa dal clima tropicale con stagione fredda (Aw), nel Nordest dello stato di Sao Paulo, fino al clima subtropicale (Cf), nel sud del Brasile e dell'Argentina. Flora La forma di vegetazione predominante è quella della foresta stagionale semi-decidua, con alcune variazioni che dipendono dal tipo di suolo e permettono l'emergenza anche di specie di palmito (içara), per esempio. A altezze più elevate, questa vegetazione lascia spazio alla foresta umida di Araucaria, a sud e sud-est, e al Cerrado, al nord. Fauna La fauna è molto diversificata, con alcuni casi particolarmente rilevanti nel caso dei grandi mammiferi, come il giaguaro, il puma, il tapiro e il cervo del Pantanal. Sono state registrate più di 500 specie di uccelli in questa ecoregione, alcune piuttosto rare al giorno d'oggi, come la aquila arpia e l'amazzone vinata. Una specie di arara della regione si è ormai estinta, la ara glauca. La regione ospita anche uno dei primati più minacciati del mondo, il leontocebo dalla groppa rossa. Conservazione Dei più di 400.000 km² di estensione originale, resta solo il 7,8%, per la maggior parte in Argentina. In Brasile, resta solo il 2,7% (7.712 km²), incluso il Parco nazionale dell'Iguaçu, il Parco statale del Morro do Diabo e il Parco statale di Turvo, mentre la parte restante è frammentata in pareclle molto minori, spesso al di sotto dei 100 ettari. Questa frammentazione pregiudica seriamente la conservazione, sia per l'isolamento delle parcelle, sia per gli effetti associati alla dimensione ridotta, com l'effetto bordo. In Argentina, nella provincia di Misiones, resta circa il 50% della copertura originale, raggiungendo un totale di 11.230 km². Le rimanenze di quest'area formano un immenso corridoio verde di 11.000 km², che sono di grande importanza strategica nella conservazione della foresta dell'Alto Paraná. In Paraguay, malgrado si tratti di una area significativa di 11.520 km², le parcelle sono costituite da aree limitate, poco collegate tra di loro e rappresentano circa il 13,5% della copertura originale. Corridoio ecologico trinazionale Visto il grado di frammentazione di questa ecoregione e la sua enorme biodiversità, è stata proposta l'istituzione di un "corridoio biologico transnazionale" unendo i frammenti di foresta tra Brasile, Argentina e Paraguay. Il corridoio avrebbe un'area totale di 5.700 km² e una grande utilità per la conservazione della biodiversità del Cono Sud. Note Voci correlate Foresta atlantica Lista delle ecoregioni terrestri Altri progetti Ecoregioni dell'ecozona neotropicale Foreste del Brasile
Our Skyy - Yak hen thong fah pen yang wan nan (อยากเห็นท้องฟ้าเป็นอย่างวันนั้น) è una miniserie televisiva sentimentale thailandese del 2018. È una sorta di spin-off: in ogni puntata è presente una coppia omosessuale, appartenente ognuna ad una serie diversa tra le prodotte da GMMTV. Episodi Primo episodio Spin-off di: Run phi Secret Love (Prequel) Protagonisti: Rome e Pick Trama I due ragazzi subiranno uno scambio di corpi (Pick diventerà Rome e viceversa). Secondo episodio Spin-off di: My Dear Loser - Rak mai aothan (Sequel) Protagonisti: Sun e In Trama Mentre uno dei due sta cercando di confessarsi, l'altro ha già un fidanzato. Terzo episodio Spin-off di: A-Tee khong pom (Prequel) Protagonisti: Tee e Mork Trama Uno dei due testerà l'altro e ne rimarrà sorpreso (nell'episodio sono entrambi diventati studenti universitari). Quarto episodio Spin-off di: Kiss: The Series (Prequel), Kiss Me Again (Prequel), Dark Blue Kiss (Sequel) Protagonisti: Kao e Pete Trama Un indovino prevede la loro separazione e per evitarla dovranno superare nove prove. Quinto episodio Spin-off di: Sotus: The Series (Prequel), Sotus S: The Series (Prequel) Protagonisti: Kongpob e Arthit Trama Kongpop andrà a studiare all'estero; cosa accadrà alla relazione con Arthit? Collegamenti esterni Fiction televisive con tematiche LGBT Serie televisive ambientate a Bangkok Serie televisive di GMMTV
Gli Aka sono un popolo pigmeo Mbenga nomade che vive di caccia. Sebbene il popolo Aka chiami se stesso BiAka, sono anche conosciuti come Babenzele nella parte occidentale della Repubblica Centrafricana e nel Congo Nord-occidentale. Gli Aka vivono a sud-ovest della Repubblica Centrafricana e nel Congo settentrionale (Brazzaville) in 11 zone ecologiche differenti del bacino del fiume Congo occidentale e la lingua parlata è lo yaka. Sono correlati ma distinti dai popoli Baka del Camerun, Gabon, Congo settentrionale e Repubblica Centrafricana sud-occidentale. I BiAka hanno un'alta predominanza dell'aplotipo genetico L1 che si crede sia per lo più divergente dall'aplotipo DNA umano. Si crede che il moderno antenato dell'uomo si sia sviluppato nell'Africa orientale dove gli Efe e gli Hadzabe della Tanzania possiedono l'aplotipo L1. Musica Gli Aka sono noti per la complessa musica polifonica da loro elaborata, un sistema studiato da molti etnomusicologi. A tale proposito, si posseggono le storiche registrazioni sul campo effettuate da Simha Arom su qualche loro repertorio. Michelle Kisliuk ha scritto una dettagliata etnografia delle loro esibizione. Mauro Campagnoli ha studiato a fondo i loro strumenti musicali, confrontandoli con quelli di gruppi confinanti di pigmei come i Baka. Musicisti Aka compaiono in varie registrazioni: African Rhythms (György Ligeti, Steve Reich, e Pierre-Laurent Aimard, 2003); Echoes of the Forest: Music of the Central African Pygmies (Ellipsis Arts, 1995); BOYOBI: Ritual Music of the Rainforest Pygmies (Louis Sarno, 2000); Bayaka: The Extraordinary Music of the BaBenzele Pygmies (Louis Sarno, 1996). Note Altri progetti Collegamenti esterni Musica polifonica dei Pigmei Aka (Africa centrale) con foto e paesaggi sonori. Gruppi etnici nella Repubblica Centrafricana Gruppi etnici nella Repubblica del Congo
Lo ius commercii era una prerogativa conferita fin dalla nascita ai soli cittadini romani per il libero commercio nell'Antica Roma, ovvero costituiva la capacità svolgere l'attività commerciale, utilizzando gli atti librali tipici dello ius civile da compiersi per aes et libram. I commercianti disponevano altresì della tutela delle legis actiones. Il commercium poteva essere svolto anche da cittadini stranieri (in molti casi lo ius commercii veniva concesso ai Latini). La prerogativa dello ius commercii venne abolita dalla Constitutio Antoniniana emanata nel 212 d.C. dall'imperatore Caracalla, il quale concesse la cittadinanza romana (e i relativi diritti) indistintamente a tutti gli abitanti dell'Impero romano. Note Bibliografia M. Voigt, Das ius naturale aequum et bonum und ius gentium der Römer, Lipsia 1858, p. 74-; IV, 1875, p. 67 seg. L. Mitteis, Römisches Privatrecht, Lipsia 1908, I, p. 116 E. Weiss, in Zeitschrift der Sav. Stif. für Rechtsgesch., Romanist. Abt., XXXVII (1916), p. 139- Silvio Perozzi, Istituzioni di diritto romano, 2ª edizione, Roma 1928, I, p. 15- Collegamenti esterni Diritto romano
So Gone è un singolo R&B scritto e prodotto da Missy Elliott con l'aiuto del duo Spike & Jamahl (Kenneth Cunningham e Jamahl Rye) per il terzo album di Monica, After the Storm. Pubblicato come lead single dell'album nel 2003, il brano ha riportato al successo la cantante dopo anni di parziale assenza dalle classifiche, arrivando al numero 1 sia della Billboard Hot R&B/Hip-Hop Songs, sia della Billboard Hot Dance Music/Club Play, ed entrando nella top10 della Billboard Hot 100. Composizione e testo Dopo il flop di All Eyez on Me e la cancellazione dell'uscita mondiale dell'omonimo album (pubblicato solo in Giappone), il presidente della J Records, Clive Davis, commissiona alla produttrice e cantautrice Missy Elliott la composizione di alcune tracce da inserire nel nuovo album di Monica. So Gone è una di queste canzoni, nate durante una sessione di registrazione durata una settimana presso gli studi della Goldmind Records a Miami, Florida. Il brano contiene il campionamento di un vecchio pezzo dei The Whispers, You Are Number One, del 1976, scritto da Zyah Ahmonuel. Questo è il primo pezzo in cui la cantante si esibisca anche in qualità di rapper, incoraggiata da Elliott, la quale l'aiuterà a rappare anche in tutte le tracce future prodotte, e il rap diventerà una sorta di "seconda natura" per la cantante. Elliott ha inserito anche la fidata Tweet nel progetto, per registrare le voci di sottofondo. L'uso di un sample della canzone dei The Whispers dà al singolo un sapore da soul classico che unito alle sonorità hip-hop di Missy Elliott produce una formula accattivante. Il testo è rivolto a un amante fedifrago con un tono molto amaro e colmo di rancore; la cantante si definisce una sciocca per essere stata così devota al suo fidanzato, e confessa di essere andata quasi fuori di testa dopo aver scoperto il tradimento del ragazzo. Monica si chiede che cosa ha l'altra donna contro di lei per aver spinto il ragazzo a spezzarle il cuore, e nel ritornello dichiara di sentirsi innaturale a causa del partner. Monica ha dichiarato che Elliott deve essersi ispirata alle esperienze vissute in prima persona dalla cantante nello scrivere il testo. Video Il videoclip del brano è stato diretto da Chris Robinson e prodotto da Dawn Rose per la Partizan Entertainment. È stato girato tra il 1° e il 2 aprile 2003 in varie location di Miami. Missy Elliott appare in alcune scene per prestare la sua voce al coro, e l'attore Derek Luke interpreta il ragazzo di Monica. La trama del video è fedele al testo della canzone, e vede la cantante sospettosa alla ricerca di prove dell'infedeltà del suo compagno. Quando trova foto che lo ritraggono insieme ad un'altra ragazza, la cantante va su tutte le furie e inizia a devastare la lussuosa casa del ragazzo, dal fornitissimo guardaroba ai vetri del salone, spaccati lanciando una scultura che raffigura due amanti stilizzati. La polizia interviene, grazie all'allarme scattato, e porta Monica in una volante destinata al commissariato, mentre il ragazzo rientra a casa e realizza l'accaduto. Il look di Monica nel video è molto sexy ed elegante; dopo una serie di video con i capelli biondi, in So Gone l'artista è tornata a una capigliatura nera corvina, liscia e stirata. Nella prima scena, in cui trova un orecchino che non le appartiene sotto il letto, la cantante appare anche in lingerie. Il video è stato presentato in anteprima mondiale su BET Access Granted il 23 aprile 2003, ed ha ottenuto un'ottima programmazione nei canali musicali, fino a raggiungere la seconda posizione di BET 106 & Park e la sesta di MTV TRL. Ricezione Il singolo è il decimo della cantante ad essere entrato nella Hot 100, e segna un ritorno di Monica nelle posizioni alte dopo 4 anni, ovvero da Angel of Mine. Il pezzo è entrato in classifica alla posizione numero 66 ed ha raggiunto la decima posizione, diventando così l'ottavo singolo di Monica ad entrare in top10 e il primo a raggiungere le prime dieci posizioni dopo una serie di flop tra il 1999 e il 2002. Il brano è rimasto nella top40 per ben 20 settimane, e nella classifica di fine anno del 2003 di Billboard è stato inserito al numero 39. Nelle classifiche R&B, il singolo ha avuto un successo strepitoso, riuscendo a raggiungere il numero 1 e a rimanervi per 5 settimane consecutive, diventando la quinta numero 1 R&B della cantante e la prima dopo The First Night del 1998. Nella classifica di fine anno di Billboard delle 100 canzoni R&B/HIp-hop di maggior successo del 2003, il brano è stato classificato alla quarta posizione. Grazie ai remix dance, il singolo è arrivato in cima anche alla classifica dei brani più suonati nei club. Al di fuori degli USA invece, il singolo non ha avuto nessuna risonanza, a causa della scarsa promozione, entrando solo nella top20 canadese, dove è il quarto singolo di Monica ad essere entrato in classifica. Classifiche Tracce CD Singolo So Gone (album Version) All Eyez On Me (Urban Radio Edit) CD II So Gone (Radio Edit) So Gone (Album Version) So Gone (Remix) (featuring Busta Rhymes) So Gone (Part II) U Should've Known Better Note Collegamenti esterni Singoli prodotti da Missy Elliott
La fossa da visita è una struttura di servizio per il controllo, la manutenzione e la riparazione di rotabili ferroviari o, in genere, di autoveicoli e mezzi meccanici a motore. Una fossa da visita (o di ispezione) è costituita da una sezione di larghezza e lunghezza opportuna che permette di passare al di sotto del veicolo o del rotabile da ispezionare la cui profondità è tale da permettere ad una persona in piedi di compiere le necessarie operazioni di verifica, di manutenzione o di riparazione. Nella fattispecie delle fosse da visita ferroviarie queste sono ricavate mediante uno scavo tra i binari di lunghezza pari o maggiore del tipo di rotabili da ispezionare che permette di passare al disotto allo scopo di controllare le strutture, eseguire i controlli dei lubrificanti, degli impianti frenanti, degli organi meccanici. Nel caso delle fosse poste nelle officine consente di effettuare limitate operazioni di riparazione senza che sia necessario ricorrere al sollevamento del rotabile. Per una maggiore operatività le fosse da visita più moderne sono costituite da un'ampia platea nella quale il binario passante è posto su colonnette metalliche che tengono alla giusta altezza il rotabile che vi sosta sopra. In alcuni casi le fosse da visita possono essere dotate di impianto di illuminazione e di condutture di servizio per aria compressa, acqua o lubrificanti. I depositi locomotive e le rimesse ne sono sempre forniti. Le fosse da visita sono presenti anche negli impianti di manutenzione e di riparazione degli autocarri e autobus, degli autoveicoli e in genere dovunque sia necessario. Note Bibliografia Altri progetti Infrastrutture ferroviarie
Elenco delle nunziature apostoliche esistenti attualmente. In fondo alla pagina una sezione è stata riservata alle nunziature apostoliche storiche. A Nunziatura apostolica in Albania Nunziatura apostolica in Algeria Nunziatura apostolica in Andorra Nunziatura apostolica in Angola Nunziatura apostolica ad Antigua e Barbuda Nunziatura apostolica in Argentina Nunziatura apostolica in Armenia Nunziatura apostolica in Australia Nunziatura apostolica in Austria Nunziatura apostolica in Azerbaigian B Nunziatura apostolica nelle Bahamas Nunziatura apostolica in Bahrein Nunziatura apostolica in Bangladesh Nunziatura apostolica a Barbados Nunziatura apostolica in Belgio Nunziatura apostolica in Belize Nunziatura apostolica in Benin Nunziatura apostolica in Bielorussia Nunziatura apostolica in Birmania Nunziatura apostolica in Bolivia Nunziatura apostolica in Bosnia ed Erzegovina Nunziatura apostolica in Botswana Nunziatura apostolica in Brasile Nunziatura apostolica in Bulgaria Nunziatura apostolica in Burkina Faso Nunziatura apostolica in Burundi C Nunziatura apostolica in Cambogia Nunziatura apostolica in Camerun Nunziatura apostolica in Canada Nunziatura apostolica a Capo Verde Nunziatura apostolica nella Repubblica Ceca Nunziatura apostolica nella Repubblica Centrafricana Nunziatura apostolica in Ciad Nunziatura apostolica in Cile Nunziatura apostolica nella Repubblica di Cina (Taiwan) Nunziatura apostolica a Cipro Nunziatura apostolica in Colombia Nunziatura apostolica in Congo Nunziatura apostolica nella Repubblica Democratica del Congo Nunziatura apostolica nelle Isole Cook Nunziatura apostolica in Corea del Sud Nunziatura apostolica in Costa d'Avorio Nunziatura apostolica in Costa Rica Nunziatura apostolica in Croazia Nunziatura apostolica a Cuba D Nunziatura apostolica in Danimarca Nunziatura apostolica in Dominica Nunziatura apostolica nella Repubblica Dominicana E Nunziatura apostolica in Ecuador Nunziatura apostolica in Egitto Nunziatura apostolica in El Salvador Nunziatura apostolica negli Emirati Arabi Uniti Nunziatura apostolica in Eritrea Nunziatura apostolica in Estonia Nunziatura apostolica in eSwatini Nunziatura apostolica in Etiopia F Nunziatura apostolica nelle Figi Nunziatura apostolica nelle Filippine Nunziatura apostolica in Finlandia Nunziatura apostolica in Francia G Nunziatura apostolica in Gabon Nunziatura apostolica in Gambia Nunziatura apostolica in Georgia Nunziatura apostolica in Germania Nunziatura apostolica in Ghana Nunziatura apostolica in Giamaica Nunziatura apostolica in Giappone Nunziatura apostolica a Gibuti Nunziatura apostolica in Giordania Nunziatura apostolica in Gran Bretagna Nunziatura apostolica in Grecia Nunziatura apostolica a Grenada Nunziatura apostolica in Guatemala Nunziatura apostolica in Guinea Nunziatura apostolica in Guinea-Bissau Nunziatura apostolica in Guinea Equatoriale Nunziatura apostolica in Guyana H Nunziatura apostolica ad Haiti Nunziatura apostolica in Honduras I Nunziatura apostolica in India Nunziatura apostolica in Indonesia Nunziatura apostolica in Iran Nunziatura apostolica in Iraq Nunziatura apostolica in Irlanda Nunziatura 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Nunziatura apostolica a Monaco Nunziatura apostolica in Mongolia Nunziatura apostolica in Montenegro Nunziatura apostolica in Mozambico N Nunziatura apostolica in Namibia Nunziatura apostolica a Nauru Nunziatura apostolica in Nepal Nunziatura apostolica in Nicaragua Nunziatura apostolica in Niger Nunziatura apostolica in Nigeria Nunziatura apostolica in Norvegia Nunziatura apostolica in Nuova Zelanda O Nunziatura apostolica in Oman P Nunziatura apostolica nei Paesi Bassi Nunziatura apostolica in Pakistan Nunziatura apostolica a Palau Nunziatura apostolica a Panama Nunziatura apostolica in Papua Nuova Guinea Nunziatura apostolica in Paraguay Nunziatura apostolica in Perù Nunziatura apostolica in Polonia Nunziatura apostolica in Portogallo Q Nunziatura apostolica in Qatar R Nunziatura apostolica in Romania Nunziatura apostolica in Ruanda Nunziatura apostolica in Russia S Nunziatura apostolica a Saint Kitts e Nevis Nunziatura apostolica a Saint Lucia Nunziatura apostolica a Saint Vincent e Grenadine Nunziatura apostolica nelle Isole Salomone Nunziatura apostolica nelle Samoa Nunziatura apostolica a San Marino Nunziatura apostolica a São Tomé e Príncipe Nunziatura apostolica in Senegal Nunziatura apostolica in Serbia Nunziatura apostolica nelle Seychelles Nunziatura apostolica in Sierra Leone Nunziatura apostolica a Singapore Nunziatura apostolica in Siria Nunziatura apostolica in Slovacchia Nunziatura apostolica in Slovenia Nunziatura apostolica in Spagna Nunziatura apostolica in Sri Lanka Nunziatura apostolica negli Stati Uniti d'America Nunziatura apostolica in Sudafrica Nunziatura apostolica in Sudan Nunziatura apostolica nel Sudan del Sud Nunziatura apostolica in Suriname Nunziatura apostolica in Svezia Nunziatura apostolica in Svizzera T Nunziatura apostolica in Tagikistan Nunziatura apostolica in Tanzania Nunziatura apostolica in Thailandia Nunziatura apostolica a Timor Est Nunziatura apostolica in Togo Nunziatura apostolica nelle Tonga Nunziatura apostolica a Trinidad e Tobago Nunziatura apostolica in Tunisia Nunziatura apostolica in Turchia Nunziatura apostolica in Turkmenistan U Nunziatura apostolica in Ucraina Nunziatura apostolica in Uganda Nunziatura apostolica in Ungheria Nunziatura apostolica in Uruguay Nunziatura apostolica in Uzbekistan V Nunziatura apostolica a Vanuatu Nunziatura apostolica in Venezuela Y Nunziatura apostolica nello Yemen Z Nunziatura apostolica in Zambia Nunziatura apostolica in Zimbabwe Altre nunziature La Santa Sede ha inoltre delle nunziature apostoliche presso enti come: Nunziatura apostolica presso l'Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico Nunziatura apostolica presso il Sovrano Ordine Militare di Malta Nunziatura apostolica presso l'Unione Europea Nunziature apostoliche storiche Nunziatura apostolica in Baviera Internunziatura in Cina (trasferita a Taiwan) Nunziatura apostolica a Colonia Nunziatura apostolica nelle Fiandre (assorbita nel XVIII secolo da quella in Belgio) Nunziatura apostolica a Milano Nunziatura apostolica a Napoli Nunziatura apostolica in Prussia Nunziatura apostolica in Sassonia Nunziatura apostolica a Torino Nunziatura apostolica nel Granducato di Toscana Nunziatura apostolica nella Repubblica di Venezia Voci correlate Delegazione apostolica Rappresentanti diplomatici della Santa Sede Nunziatura apostolica Relazioni diplomatiche della Santa Sede Collegamenti esterni Relazioni internazionali della Santa Sede Liste di religione
Carriera Club Ha cominciato la propria carriera nello Jūrmala; nel 2009 ha esordito nella massima serie lettone nello stesso club, nel contempo rinominato Jūrmala-VV. Nel febbraio 2012 viene acquistato dalla Dinamo Kiev che lo dirotta nella seconda squadra militante nella Perša Liha, seconda serie del campionato ucraino. Nell'estate del 2014 passa in prestito annuale all'Hoverla a campionato iniziato; ha così l'occasione di debuttare in Prem"jer-liha il 2 agosto 2014, nella seconda giornata contro il Metalurh Zaporižžja. Nazionale Il 24 marzo 2011 ha esordito con la selezione Under-21 lettone, giocando un'amichevole contro i pari età lituani. Chiude la carriera in Under-21 con 17 presenze e nessuna rete all'attivo. Il 3 settembre 2014 ha esordito con la Nazionale lettone nell'amichevole vinta per 2-0 contro l' entrando ad inizio ripresa al posto di Vitālijs Maksimenko. Nel 2016 ha vinto l'edizione annuale della Coppa del Baltico Statistiche Cronologia presenze e reti in nazionale Palmares Nazionale 2016 Note Collegamenti esterni Calciatori della Nazionale lettone
Gliese 687 b, o GJ 687 b è un pianeta extrasolare che orbita attorno alla stella Gliese 687, una nana rossa più piccola del Sole distante 14,7 anni luce dalla Terra. Caratteristiche Gliese 687 b è gigante gassoso grande all'incirca quanto Urano e Nettuno, composto probabilmente, delle stesse sostanze chimiche, quali acqua e metano e con un grosso nucleo roccioso centrale. Si tratta di un gigante gassoso che orbita intorno alla sua stella in circa 38 giorni terrestri. Nonostante sia relativamente vicino alla sua stella madre, il pianeta si trova nella zona abitabile di quest'ultima, poiché la luminosità della stella è molto minore di quella del Sole. Compie un'orbita quasi circolare, con piccole variazioni di eccentricità, e questo permetterebbe al pianeta di mantenere una temperatura e un clima costanti sulla sua superficie. La temperatura di equilibrio a quella distanza è di circa 262 kelvin, e se il pianeta avesse satelliti naturali abbastanza grandi (delle dimensioni di Marte o più) e di tipo roccioso, è possibile che su uno di essi si possa sviluppare la vita. Note Voci correlate Kepler-22 b Abitabilità planetaria Collegamenti esterni Giganti gassosi nella zona abitabile Corpi celesti scoperti nel 2014 Pianeti extrasolari della costellazione del Dragone Pianeti extrasolari scoperti con il metodo della velocità radiale
La Prammatica Sanzione di Bourges fu un'ordinanza regia francese promulgata il 7 luglio 1438 da Carlo VII, d'intesa con il clero riunito in assemblea a Bourges, nella quale il re di Francia si dichiarava guardiano dei diritti della Chiesa di Francia. Questa ordinanza fu il primo passo verso il gallicanesimo e la secolarizzazione del diritto canonico, temperato ottant'anni dopo dal Concordato di Bologna (18 agosto 1516). Contesto Provato dalla vicenda dello Scisma d'Occidente, durato dal 1378 al 1417, il papato ebbe difficoltà a ristabilire la propria autorità. Il Concilio di Costanza (1414 -1418) adottò alcune misure per ripristinare una sembianza di disciplina, ma a Roma il sovrano pontefice non riuscì a ristabilire pienamente la propria autorità. Così papa Martino V (eletto proprio a Costanza) convocò un nuovo concilio ma morì prima che questo avesse inizio: fu il successore Eugenio IV a darvi inizio, prima a Siena e poi a Basilea nel 1431. Ma, lungi dal ritrovare la propria autorità, il papa si trovò di fronte una forte opposizione dell'assemblea conciliare. Quest'ultima era peraltro poco rappresentativa, essendo molto basso il numero degli intervenuti, per cui il papa, che diffidava di questa assemblea, dichiarò chiuso il concilio il 18 dicembre 1431, promettendo l'apertura di un nuovo concilio entro un anno e mezzo. Il concilio tuttavia rifiutò di sciogliersi, proclamò la supremazia del concilio rispetto allo stesso papa all'inizio del 1432 e mandò a Eugenio, a fine d'anno, un ultimatum. La situazione di minoranza dei cardinali favorevoli al papa (sei su ventuno) mise in serio pericolo l'avvenuta riconciliazione di Costanza. Fu la mediazione del re di Germania e futuro imperatore Sigismondo unitamente a quella del re di Francia Carlo VII, a evitare un secondo scisma d'occidente. Essa permise di giungere a un accordo che portò alla prosecuzione del Concilio, la cui chiusura fu revocata da Eugenio con bolla del 15 dicembre 1433. Nel 1435 il Concilio decise la soppressione di alcune tasse a favore della Santa Sede, la più importante delle quali era quella delle annate il che trovò la disapprovazione del papa, che inviò in proposito una nota a tutti i principi cristiani nell'estate del 1436. Il concilio si occupò anche della riunificazione della Chiesa ortodossa con quella cattolica. Ciò era diventato d'attualità, data la disponibilità dell'imperatore bizantino Giovanni Paleologo, che cercava alleati contro gli incombenti turchi. Il concilio volle che le trattative con gli ortodossi si svolgessero nella stessa Basilea ma il papa si oppose a favore di una città italiana e trasferì il concilio prima a Ferrara (riapertura 8 gennaio 1438) e un anno dopo a Firenze. Il 24 gennaio 1438 un gruppo di membri del Concilio, rimasto a Basilea, sospese papa Eugenio IV e un anno dopo (25 giugno 1439) lo dichiarò deposto eleggendo il 5 novembre di quell'anno Amedeo VIII di Savoia, che prese il nome di Felice V. Membri riuniti nell'assembla di Bourges Vista la confusione generale creata dal conciliarismo, Carlo VII decise di organizzare la Chiesa di Francia a suo modo, facendo riferimento alle riforme introdotte a Basilea. Il 7 luglio 1438 egli promulgò una prammatica sanzione. Intorno a lui costituivano l'Assemblea di Bourges i vescovi e gli abati di Francia. Erano presenti quattro arcivescovi: Regnault de Chartres, arcivescovo e cancelliere di Francia L'arcivescovo di Tours, Philippe de Coëtquis (†1441) L'arcivescovo di Bourges, Henri d'Avaugour (†1446) L'arcivescovo di Tolosa, Denis du Moulin. 25 vescovi, un gran numero di abati e di delegati di diverse università e capitoli di Francia. A questa assemblea papa Eugenio IV era rappresentato dall'arcivescovo di Creta e vescovo di Digne, monsignor Pierre de Versailles, dottore in teologia, il Concilio era rappresentato dal vescovo di Saint-Pons, dall'abate di Vézelay, da Guillaume Hugues arcidiacono di Metz, dal canonico di Lione, Jean de Manze, dall'eminente dottore in teologia Thomas de Courcelles. La prammatica sanzione Questa ordinanza riprende, con qualche modifica, una ventina di decreti presi dal Concilio, nello spirito del quale essa era calata, e conferisce un particolare statuto alla Chiesa di Francia. Essa costituisce in un certo senso una sorta di alleanza fra il sovrano e il clero, limita le prerogative del papa riaffermando la supremazia dei Concili che hanno chiarito definitivamente i poteri della Santa sede. Nel suo preambolo la Prammatica Sanzione di Bourges denuncia gli abusi del papato. Nel suo primo articolo dichiara la supremazia del Concilio generale sulla Santa Sede e limita i poteri del papa. Così viene ristabilita la libera elezione di vescovi e abati per i capitoli e i monasteri, sopprimendo le nomine della Santa Sede e il suo diritto di riserva su queste. La regalità ottiene il potere di "raccomandare" i suoi candidati alle elezioni vescovili e abbaziali presso i capitoli. L'ordinanza di Bourges stabilisce anche alcune giurisdizioni che consentono di limitare gli appelli (spesso onerosi) a Roma. Infine stabilisce un'età minima per diventare cardinali, riduce le possibilità del papa nell'istituire alcune tasse (soppressione della annate) e riduce gli effetti della scomunica e dell'interdetto. Fine politico, a Carlo VII riuscì ciò che Filippo il Bello aveva tentato invano di realizzare. Pur facendo riferimento a Roma, la Chiesa di Francia acquisì una grande autonomia e il re si assicurò la lealtà del clero francese. Tuttavia la Prammatica Sanzione di Bourges era inaccettabile dal papa, in particolare il primo articolo sulla supremazia del Concilio generale, nonostante il sostegno di Carlo VII a Eugenio IV contro l'antipapa eletto dagli irriducibili di Basilea. La Santa Sede chiese, per bocca del cardinale francese Jean Jouffroy, l'abrogazione dell'ordinanza (che, fra le altre cose, privava il papato anche di preziosi introiti) o, quanto meno, un suo serio ridimensionamento. Si intavolarono in proposito interminabili discussioni, ma la Prammatica Sanzione aveva l'approvazione del clero francese e della maggioranza del Parlamento, salvo che in Bretagna e in Borgogna. Concordato di Bologna La Prammatica Sanzione di Bourges, a parte l'attenuazione di alcune misure voluta da Luigi XI, preoccupato per i contrasti con la Santa Sede, rimase in vigore fino al 1516, quando Francesco I e papa Leone X conclusero il Concordato di Bologna, con il quale il re di Francia accettava di abolirla, mentre il papa accettava la condivisione con il re del controllo della Chiesa francese. Note Bibliografia John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Edizioni Piemme, 1989, Casale Monferrato ISBN 88-384-1326-6 Collegamenti esterni Storia della Francia Diritto francese
La pieve di San Bartolomeo al Pino, denominata la Piappina è un edificio religioso di Peccioli. È menzionata in documenti del X e XI secolo, ma dal momento in cui comincia ad acquistare maggiore importanza quella di San Verano di Peccioli, attestata dal XII secolo, inizia il suo lento declino. Storia Nell'XI secolo la Pieve di san Bartolomeo al Pino controllava un vasto territorio tra Peccioli e Ghizzano. Il periodo di centralità della Piappina finirà presto a causa dell’aumento della popolazione di Peccioli, che per questo avrà sempre più bisogno di una Chiesa vicina, con fonte battesimale e cimitero. La pieve di San Bartolomeo al Pino è ricordata in una donazione del X secolo al monastero lucchese di San Ponziano e compare nel privilegio di Alessandro III a S. Ugo del 1071. Le Rationes Decimarum del 1274 e del 1304 indicano, nel territorio della diocesi di Volterra, la pieve al Pino, di Toiano, di Peccioli, di Fabbrica, di Lajatico di Orciatico, di Pava, di Morrona, di Rivalto, di Chianni. Le decime del 1302-1303 attestano le seguenti cappelle dipendenti: Sant’Andrea di Latreto, S. Pietro de Curte, S. Frediano di Pratello, S. Pietro di Libbiano, S. Maria di Montefoscoli, S. Prospero e S. Germano di Ghizzano, S. Lorenzo di Gello, S. Romano di Montefoscoli, monastero dei SS. Ippolito e Cassiano di Carigi. Essa è definita “desolata” nel 1413. La chiesa di S. Bartolomeo è ancora esistente ed è stata restaurata. Descrizione Si tratta di un edificio ad aula unica absidata, con due monofore sui lati lunghi, una delle quali con ghiera decorata da un motivo a treccia viminea. La facciata, con portale centrale sovrastato da un arco di scarico, mostra evidenti tracce di un radicale intervento di restauro, che probabilmente ha obliterato una monofora in asse col portale. Sul retro il piccolo campanile a vela e i contrafforti che sorreggono l’abside, tutti realizzati in laterizi, costituiscono evidentemente un rifacimento successivo da datare al 1721, come indica il numero 721 scalpellinato su uno dei contrafforti. Anche l’interno della chiesa mostra chiari segni di un intervento settecentesco che ha portato alla realizzazione di un altare in muratura dipinto a finto marmo. I pilastri che sorreggono l’abside presentano gli originari capitelli in pietra. Una particolare importanza riveste l’acquasantiera, che è costituita da un cippo etrusco in marmo rilavorato e scavato nella parte superiore. Si tratta di un segnacolo funerario del tipo detto “a clava”, del tutto simile a quelli rinvenuti a Celli nel 1737 e andati dispersi. La presenza di questo cippo e le notizie tramandate sui rinvenimenti di materiale ceramico frammentario di età antica venuto alla luce in occasione dei lavori agricoli nei terreni circostanti la chiesa ci permettono di ipotizzare la presenza in questo luogo di un piccolo nucleo abitativo con relative necropoli di età etrusca. Si ha notizia della dispersione, avvenuta in tempi relativamente recenti, della originaria mensa dell’altare in pietra con decorazione a treccia viminea; un pilastrino con analoga decorazione, anch’esso da mettere in relazione con l’altare è murato nella parete esterna della vicina casa colonica. Un’altra notizia riguarda un elemento in marmo a forma emisferica allungata, profondamente incavato all’interno e decorato all’esterno con una serie di foglie a rilievo, che in origine era collocato in questa chiesa e in seguito è stato trasferito nella pieve di San Verano, dove si trova tuttora, ma che rimane di datazione molto problematica. Curiosità Secondo la tradizione, che come al solito unisce storia e leggenda, nelle terre che circondavano questa chiesa furono piantati agli inizi del VII secolo vitigni portati da monaci seguaci di San Colombano (Navan 540-Bobbio 615), il quale originario dell’Irlanda, dopo lunghe peregrinazioni per l’Europa al fine di evangelizzare e sconfiggere i residui di eresie, aveva fondato nel 614, grazie alla protezione del re longobardo Agilulfo e della moglie Teodolinda, un grande monastero a Bobbio, del quale divenne abate. In segno di gratitudine Colombano avrebbe piantato intorno alla Reggia di Pavia dei vitigni di uva dolcissima che da lui presero nome. Ma come arrivarono questi vitigni nella zona di Peccioli? Colombano nel giorno della sua morte pregò i suoi confratelli di portare al papa dei doni da parte sua, fra i quali icone, codici, arredi sacri e alcuni dei pregiati vitigni da lui coltivati nel pavese. I monaci si misero in cammino, ma quando arrivarono in Valdera seppero che la strada era interrotta a causa dello straripamento dell’Era e del Roglio e quindi fecero una deviazione che li portò alla pieve al Pino presso la Piappina, dove furono ospitati con grande generosità dalla gente del luogo. In cambio di questa accoglienza i monaci piantarono i vitigni che avevano portato con sé nelle colline circostanti e da allora la fama del vino che essi producevano si diffuse in tutta la Valdera e oltre. Tuttora il cosiddetto colombano di Peccioli è un vitigno molto apprezzato, e la tradizione legata alla figura di questo santo è viva nel sentimento collettivo tanto che l’intero mese di ottobre viene dedicato ad una serie di iniziative enogastronomiche nel segno di San Colombano. Bibliografia Cristina Cagianelli, Chiara Mori, 9.000 ettari di storia, Pisa, Felici Editore, 2008, ISBN 978 88 6019 230 1 Antonio Alberti, I castelli della Valdera. Archeologia e storia degli insediamenti medievale, Pisa, Giardini Editori e Stampatori in Pisa, 2005 Michele Gotti, L’architettura religiosa medievale in Valdera: tecniche edilizie e tipologie planimetriche, in “Bollettino ingegneri”, n. 6-2013 Arianna Merlini, Tra chiassi, vicoli e strade attorno alla Castellaccia. Un profilo urbanistico di Peccioli nell’800, in Quaderni pecciolesi, 1998 Pacini editore Luca Sacchini, tesi di laurea magistrale a.a. 2012-13, Il complesso di San Verano a Peccioli: dall’analisi delle vicende storiche al progetto di restauro. Francesco Trombi, Il castello di Peccioli e il suo territorio nei secoli XIV-XVI: le istituzioni, l'insediamento, la proprietà, in Quaderni pecciolesi, 1998 Pacini editore Sara Fiorentini, Tesi di Laurea magistrale a.a. 2012-13 dal titolo: La Cappella della Santissima Assunta in San Verano a Peccioli: da oratorio a Museo d’Arte Sacra Collegamenti esterni https://www.viaggiarediquestitempi.it/2020/04/07/luva-colombana-nettare-pecciolese-da-1400-anni/ Chiese di Peccioli
Ha ottenuto grande fama e molti premi a livello internazionale per il suo blog, Generación Y (in italiano, Generazione Y), dal quale presenta un resoconto critico della realtà del suo Paese. Nonostante le continue limitazioni imposte (e riprese dai media di tutto il mondo) da parte del Governo cubano fra il 2008 e il 2011, è il blog cubano più seguito: pubblicato in spagnolo e altre 20 lingue (grazie ad un server della svizzera tedesca), conta fino a 14 milioni di accessi e migliaia di commenti ogni mese. La Sánchez è inoltre attiva nel chiedere svolte importanti, sia in campo politico che economico, nella promozione della blogosfera alternativa cubana e nella denuncia delle violazioni dei diritti umani a Cuba. Oltre a promuovere progetti editoriali a Cuba, collabora con varie testate e siti internazionali, come The Huffington Post, France 24 e Internazionale, e con varie organizzazioni e fondazioni, come la Fundación Internacional de Jóvenes Líderes para Cuba. Biografia Laureata in filologia nel 2000, alla Università dell'Avana, nel 2002 emigra nella Svizzera tedesca. Per due anni scolastici impara la lingua tedesca e l'uso di internet, e durante le vacanze scolastiche visita la Germania. Quindi rientra a Cuba nel 2004. All'Avana nel 2005-06 progetta un blog sponsorizzato dalla società web tedesca Cronon AG, e nell'aprile del 2007 crea Generación Y (il suo personale blog che le ha dato rinomanza internazionale) dove pubblica regolarmente storie di vita cubana, caratterizzate da un tono critico nei confronti del governo. Abita all'Avana in un grattacielo statale vicino alla Plaza de la Revolucion, assieme al marito cubano coetaneo e al figlio diciottenne. Suo zio Adolfo Fernandez venne esiliato dopo che, con l'aiuto diplomatico della Chiesa, venne fatto scarcerare e sua sorella lasciò Cuba nel 2010. È una delle più influenti voci sulla realtà cubana. Il suo blog è stato bloccato dal 2008 al 2011 agli utenti cubani ed è stata perseguitata in passato dalle autorità cubane. In Italia, i suoi articoli in passato sono stati pubblicati dalla rivista Internazionale e dal quotidiano La Stampa, che pubblica il suo blog sul sito LaStampa.it/GeneracionY. Nell'aprile 2007 è stata pubblicata presso Rizzoli una raccolta di post del suo blog col titolo Cuba Libre - vivere e scrivere all'Avana. Il 6 novembre 2009 afferma di essere stata brevemente arrestata nelle strade de L'Avana mentre si recava a una manifestazione contro la violenza, insieme ad altri blogger amici. Secondo quanto riportato dagli stessi tramite Twitter, interviste e poi sul blog di Yoani, Generación Y, il gruppo ha subito "abusi verbali e pesanti percosse". L'episodio è stato ampiamente ripreso (e commentato) dalla blogosfera e dai media internazionali, incluso un lancio dell'agenzia Reuters. Altre fonti, in molti casi vicine ideologicamente al governo cubano, considerano Yoani Sanchez una finta dissidente finanziata dagli americani in chiave anticastrista. Il 16 dicembre 2010 Wikileaks ha pubblicato un cablogramma in cui la Sanchez lamenta ai diplomatici americani l'impossibilità di fare acquisti su Internet tramite PayPal, e annuncia che «simili angoscianti restrizioni» alle libertà personali non possono che «favorire un cambiamento», ovvero la caduta del dittatore Castro. PayPal è comunque una azienda statunitense che non può operare a Cuba, per via dell'embargo contro Cuba imposto unilateralmente dagli Stati Uniti. Il 1º gennaio 2011 viene pubblicato online il film documentario Wishes on a Falling Star, che mostra gli aspetti meno visibili della vita dei cubani commentata da una lunga intervista concessa dalla Sanchez in via esclusiva. Il 5 ottobre 2012 viene fermata a Cuba e portata in un appartamento di Bayamo dalla polizia cubana, dove viene interrogata (e rilasciata dopo 24 ore). Con altri attivisti era intenzionata a seguire il processo al giovane politico spagnolo Angel Carromero, autista e amico del dissidente cubano Oswaldo Payá. (Carromero, processato con l'accusa di avere provocato la morte di Paya in un incidente stradale a Cuba, è stato condannato e rimpatriato in Spagna). Nel 2013 è stato pubblicato Yoani Sanchez - In attesa della primavera (Edizioni Anordest), biografia della blogger con accurata scelta antologica di scritti in ordine cronologico. Ma attualmente Lupi è in rotta con la Sanchez. Nel febbraio 2013, Yoani Sanchez, dopo avere ottenuto un nuovo passaporto cubano, è partita in aereo dall'Avana per un "giro del mondo in 80 giorni"). Il 28 aprile del 2013, ospite al Festival internazionale del giornalismo di Perugia subisce delle contestazioni verso il suo operato: dopo la presentazione da parte di Mario Calabresi, un gruppo di circa trenta manifestanti filocastristi sale sul palco con bandiere e volantini lanciati in aria, a loro volta contestati da alcuni anticastristi presenti nel pubblico. Nel 2014 e 2015 la Sanchez ha continuato a girare il mondo, invitata da editori conservatori. Critiche Il Governo di Cuba e i suoi organi di informazione hanno spesso accusato la Sánchez di essere una mercenaria al soldo degli Stati Uniti d'America o di grandi gruppi editoriali come il Gruppo PRISA, di incitare alla violenza, di denigrare la rivoluzione cubana e di fomentare la sovversione interna, di ingiuriare Cuba e di inviare messaggi basati sui principi della guerra cibernetica del Pentagono. In più, si è insinuato che il server tedesco Cronon AG, al quale si appoggia, ospiti anche siti di estrema destra e neonazisti. Alcune associazioni filo-cubane hanno inoltre sottolineato come la limitazione nell'uso degli strumenti informatici e la mancanza di libertà di espressione denunciate dalla Sánchez siano in contrasto con l'uso perfettamente regolare degli strumenti stessi da parte sua al fine di effettuare quotidiani attacchi al governo. Dopo che la Sánchez ha disdetto il suo contratto con La Stampa, il suo biografo e traduttore italiano Gordiano Lupi ha pubblicato una lettera aperta nella quale si scaglia contro la blogger cubana: "Yoani Sánchez ha disdetto il contratto con La Stampa e ha fatto di me un uomo libero, ché fino a ieri non potevo dire quel che pensavo, visto che la traducevo. Adesso che non ho più alcun legame e che gli interessi della blogger più ricca e premiata del mondo vengono gestiti dalla sua agente, Erica Berla, posso togliermi i sassolini dalle scarpe. Mi stavano facendo un male…". Premi e riconoscimenti Yoani Sánchez ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, fra cui il Premio Ortega y Gasset per il giornalismo digitale nel 2008, la menzione speciale del Premio Maria Moors Cabot per la sua attività di blogger nel 2009 e l'inserimento nella lista degli International Press Institute World Press Freedom Heroes nel 2010. La rivista Time l'ha inserita nella lista delle 100 persone più influenti al mondo del 2008, motivando così la scelta: "sotto il naso di un regime che non ha mai tollerato il dissenso, la Sánchez è riuscita a esercitare una facoltà che i giornalisti legati al cartaceo, nel suo Paese, non possono esercitare: la libertà di parola". Nel novembre 2009, il presidente statunitense Barack Obama ha scritto che il suo blog «rappresenta per il mondo una «finestra» eccezionale sulla realtà della vita quotidiana a Cuba» e ha applaudito i suoi sforzi per "incoraggiare i compagni cubani a esprimersi utilizzando la tecnologia". Ha ricevuto inoltre altri riconoscimenti da molte riviste come El País, Foreign Policy, Gatopardo e Diario Perfil. Il Governo cubano le ha tuttavia sempre impedito di uscire dal Paese per andare a ritirarli. Il blocco è stato esteso anche ad altre manifestazioni, come il Festival Internazionale del Cinema-documentario di Praga, a cui era stata invitata per far parte della giuria. Nicholas Lemann, decano della Scuola di giornalismo della Columbia University, ha criticato la decisione di impedire alla blogger di ritirare il premio assegnatole dalla sua università, affermando che il Governo cubano «dovrebbe valutare il lavoro della signora Sánchez come un segno del fatto che i giovani cubani sono pronti a portare Cuba in un futuro migliore - un futuro in cui ci sarà quella stampa libera che il popolo di Cuba merita». La Sánchez ha espresso più volte la sua intenzione di impiegare la parte in denaro dei premi ricevuti per promuovere la creazione di mezzi di comunicazione indipendenti a Cuba. Altri premi The BOBs: 2008 Premio Giovani Leader Mondiali: 2009 Premio CEPOS per la libertà: 2009 Heroes of the Hemisphere Award: 2009 Premio Principe Claus: 2010 Premio Internazionale Jaime Brunet: 2010 International Women of Courage Award: 2011 Inserita tra i "10 Intellettuali Ibero americani più influenti" dell'anno dalla rivista Foreign Policy: 2012 Libri Note Altri progetti Collegamenti esterni Generación Y, il blog di Yoani Sánchez (Versione italiana del blog) Attivisti per i diritti umani Vincitori del Premio Maria Moors Cabot World Press Freedom Heroes Studenti dell'Università dell'Avana Vincitrici dell'International Women of Courage Award
Biografia La prima esperienza professionistica Hanson la ebbe con la maglia dei Melbourne Rebels allora militanti nell'Australian Rugby Championship. Nel 2009 si legò professionalmente ai Reds, ma dovette aspettare l'annata 2010 per debuttare nel Super Rugby. Dopo sette stagioni trascorse nei Reds ed un campionato conquistato nel 2011, Hanson, nel 2016, firmò un contratto biennale con i Melbourne Rebels. Dal 2014 disputò anche tre stagioni del National Rugby Championship con tre squadre diverse e lo vinse, proprio il primo anno, con la maglia di Brisbane City. Il debutto di Hanson con l' avvenne nel 2012 nella sfida contro la valida per l'assegnazione della Bledisloe Cup. Successivamente disputò quattro incontri del The Rugby Championship 2014 e fu convocato per il tour europeo della nazionale australiana in cui giocò tutte le partite. Nonostante la sua presenza in campo, nel settembre 2015, nella partita contro gli in preparazione alla Coppa del Mondo di rugby 2015, Hanson non fu convocato per disputare il torneo. Dopo la frattura del braccio subita da Tatafu Polota-Nau, Hanson ritornò nella selezione australiana per il The Rugby Championship 2016, di cui giocò la partita dell'ultima giornata del torneo contro l' e successivamente prese parte all'incontro, valevole per la Bledisloe Cup, contro gli All Blacks. Palmarès Reds: 2011 Brisbane City: 2014 Note Altri progetti Collegamenti esterni
Carriera Club Sochaux Dopo 4 anni nella seconda squadra del Sochaux, nel 2011 passa in prima squadra dove l'esordio avviene il 2 maggio 2012, nel match perso 2-1 contro l', entrando al 76º minuto dell'incontro. L'esordio da titolare avviene la giornata seguente, nel match vinto 1-0 contro il Nancy-Lorraine. Il 5 gennaio 2013 fa il suo esordio in Coupe de France, nel match vinto 1-0 contro l'ES Thaon, subentrando all'85º a Camara. Il 26 agosto 2012 fa il suo esordio in Coupe de France, nel match vinto 3-1 contro l', subentrando al primo minuto dei tempi supplementari a Sauget. Montpellier, Wolfsburg e Union Berlino Il 20 gennaio 2015 viene ufficializzato il suo passaggio al a partire dalla stagione 2015-2016. Il 6 agosto 2018 viene acquistato a titolo definitivo dal . Titolare inamovibile nelle prime stagioni col club tedesco, nella stagione 2022-2023 inizia ad ottenere sempre meno spazio e, dopo aver fatto solo 4 presenze stagionali, il 12 gennaio 2023 si trasferisce a titolo definitivo all'. Nazionale Viene convocato dalla nazionale francese U18 nel match vinto 2-1 contro la Germania U18 in Germania, giocando dal primo minuto. Inoltre gioca 2 partite con la nazionale francese U20, entrando in ambedue le partite al 46º minuto. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 12 gennaio 2023. Cronologia delle presenze e reti nella nazionale Note Altri progetti Collegamenti esterni
Biografia Nativa del Wisconsin, Alice Washburn fu un'attrice teatrale che lavorò anche a Broadway. Il suo nome appare nel cast di Votes for Women, una commedia del 1909 scritta da Elizabeth Robins. A cinquant'anni, debuttò sullo schermo in un corto prodotto dall'Edison Manufacturing Company. Per la compagnia di New York, Washburne lavorò per gran parte della sua carriera che va dal 1911 al 1916, apparendo in oltre settanta pellicole. Lavorò anche per la Vitagraph, comparendo nella serie Kernel Nutt, dove affiancava il popolare attore Frank Daniels. L'ultimo film di Alice Washburn fu Snow White (1916) di J. Searle Dawley dove ricoprì il ruolo della strega e recitò a fianco di Marguerite Clark, la Biancaneve del titolo. L'attrice, ritiratasi dallo schermo nel 1916, morì nella sua città natale, Oshkosh, il 18 novembre 1929 a sessantotto anni. Venne sepolta al Riverside Cemetery di Oshkosh. Filmografia La filmografia è completa. Quando manca il nome del regista, questo non viene riportato nei titoli Mr. Bumptious, Detective, regia di Bannister Merwin (1911) Father's Dress Suit, regia di Bannister Merwin (1911) Logan's Babies, regia di C.J. Williams (1911) The Bo'Sun's Watch, regia di C.J. Williams (1911) The Troubles of A. Butler, regia di C.J. Williams (1911) John Brown's Heir, regia di C.J. Williams (1911) Stage-Struck Lizzie, regia di C.J. Williams (1911) Uncle Hiram's List, regia di Oscar Apfel (1911) The Two Flats (1912) Freezing Auntie (1912) Max and Maurice (1912) Hogan's Alley (1912) The Little Delicatessen Store (1912) Her Polished Family (1912) Archibald Chubbs and the Widow (1912) Come vennero aperti gli occhi di Patrick (How Patrick's Eyes Were Opened) (1912) Aunt Miranda's Cat (1912) The Angel and the Stranded Troupe (1912) How Father Accomplished His Work (1912) An Intelligent Camera (1912) Marjorie's Diamond Ring (1912) Holding the Fort, regia di Bannister Merwin (1912) Alone in New York, regia di Ashley Miller (1912) Aladdin Up-to-Date, regia di J. Searle Dawley (1912) Bridget's Sudden Wealth (1912) Lazy Bill Hudson (1912) The Affair at Raynor's, regia di J. Searle Dawley e Walter Edwin (1912) A Doctor for an Hour, regia di Bannister Merwin (1912) Sally Ann's Strategy, regia di Walter Edwin (1912) The Totville Eye, regia di C.J. Williams (1912) The Winking Parson (1912) No Place for a Minister's Son, regia di Ashley Miller (1912) A Proposal Under Difficulties, regia di C.J. Williams (1912) What Katie Did, regia di Charles M. Seay (1912) How a Horseshoe Upset a Happy Family (1912) Interrupted Wedding Bells, regia di Ashley Miller (1913) The Power of Sleep (1913) A Serenade by Proxy, regia di C.J. Williams (1913) Over the Back Fence, regia di C.J. Williams (1913) It Wasn't Poison After All, regia di C.J. Williams (1913) Aunt Elsa's Visit, regia di Charles M. Seay (1913) Tea and Toast, regia di C.J. Williams (1913) The Unprofitable Boarder, regia di C.J. Williams (1913) A Shower of Slippers, regia di Charles M. Seay (1913) His Undesirable Relatives, regia di C.J. Williams (1913) With the Assistance of 'Shep' (1913) Aunty and the Girls, regia di Ashley Miller (1913) By Mutual Agreement, regia di Charles M. Seay (1913) He Would Fix Things, regia di Ashley Miller (1913) How Did It Finish?, regia di Ashley Miller - cortometraggio (1913) His Mother-in-Law's Visit, regia di Charles H. France (1913) A Pair of Foils, regia di C.J. Williams - cortometraggio (1913) At Midnight, regia di C. Jay Williams (1913) As the Tooth Came Out, regia di C. Jay Williams - cortometraggio (1913) A Mistake in Judgment, regia di Charles M. Seay (1913) The Younger Generation, regia di C.J. Williams (1913) Slander's Tongue, regia di Ashley Miller (1913) The Comedian's Downfall, regia di Charles H. France - cortometraggio (1913) The Stolen Models, regia di C.J. Williams (1913) Mr. Toots' Tooth, regia di Charles M. Seay (1913) Why Girls Leave Home, regia di C. Jay Williams - cortometraggio (1913) Reginald's Courtship, regia di C.J. Williams (1913) A Hornet's Nest, regia di Charles H. France (1913) Porgy's Bouquet, regia di C. Jay Williams - cortometraggio (1913) Nora's Boarders, regia di C.J. Williams (1913) Falling in Love with Inez, regia di C.J. Williams (1913) Her Face Was Her Fortune, regia di C.J. Williams (1913) On the Lazy Line, regia di C. Jay Williams - cortometraggio (1914) A Story of Crime, regia di C. Jay Williams - cortometraggio (1914) A Four Footed Desperado, regia di C.J. Williams - cortometraggio (1914) The Sultan and the Roller Skates, regia di C.J. Williams - cortometraggio (1914) The Vision in the Window, regia di C.J. Williams - cortometraggio (1914) Lo! The Poor Indian, regia di C.J. Williams - cortometraggio (1914) Martha's Rebellion, regia di C. Jay Williams (1914) The Voice of Silence, regia di Richard Ridgely - cortometraggio (1914) Mr. Jack Goes Into Business, regia di C.J. Williams (1916) Mr. Jack Hires a Stenographer, regia di C.J. Williams (1916) His Dukeship, Mr. Jack, regia di C.J. Williams (1916) Kernel Nutt, the Janitor, regia di C.J. Williams (1916) Kernel Nutt Wins a Wife, regia di C.J. Williams (1916) Kernel Nutt, the Footman, regia di C.J. Williams (1916) Kernel Nutt and the Hundred Dollar Bill, regia di C.J. Williams (1916) Kernel Nutt in Mexico (1916) Kernel Nutt's Musical Shirt, regia di C.J. Williams (1916) Kernel Nutt Flirts with Wifie, regia di C.J. Williams (1916) Kernel Nutt and High Shoes, regia di C.J. Williams (1916) Snow White, regia di J. Searle Dawley (1916) Note Altri progetti Collegamenti esterni Cinema muto statunitense
Se il Texas fosse considerato come una nazione indipendente, la sua economia verrebbe considerata la dodicesima del mondo. Il PIL pro capite era di 47.548 dollari nel 2007. Nel 2006, la rivista Fortune 500, lista annuale compilata e pubblicata dalla rivista Fortune che classifica le 500 maggiori imprese societarie statunitensi misurate sulla base del loro fatturato,, si ritrovano 6 aziende nelle prime 50 e 46 in totale, superando ogni altro Stato L'economia è molto dinamica: il suo tasso di crescita è stato del 4,7% nel tra il 2006 e il 2007, il 5° più elevato negli USA. I fattori che promuovono il dinamismo economico sono molteplici: alcuni sono fattori naturali, come la posizione centrale, il clima attraente e l'abbondanza di risorse. Altri fattori sono politici, come l'assenza di imposte sul reddito e la generale bassa imposizione fiscale. Infine, si registra un'abbondante di manodopera e una fitta rete di trasporti di elevata qualità. Tuttavia, vi sono disparità economiche tra le varie regioni e tra i gruppi sociali: difatti la crescita economica va principalmente a beneficio delle città dello Stato. Storia A metà del XX secolo l'economia texana era basata principalmente sull'attività agricola e sul petrolio; in seguito lo Stato conobbe una notevole urbanizzazione e diversificazione delle sue attività. Grazie anche al fatto che negli anni 1950-1960 venne realizzata la NASA, nel XXI secolo accanto ai settori tradizionali si svilupparono industrie e tecnologie avanzate. Alla fine del 2006 il prodotto interno lordo ammontava a 1.090 miliardi di dollari, il secondo più elevato negli USA Tra agosto 2007 e agosto 2008 sono stati creati 252.000 posti di lavoro, attestando il tasso di disoccupazione al 5% nel mese di agosto 2008, 1,1 punti percentuali al di sotto della media nazionale. Agricoltura Il Texas è al primo posto negli Stati Uniti per numero e dimensioni delle aziende agricole, per numero di capi di bestiame e per la produzione di cotone. La diversità di climi e la dominanza di pianure e altopiani favoriscono la crescita di piante diverse: frumento nella regione delle Grandi Pianure, cotone a est, culture subtropicali sulla costa (riso, canna da zucchero) e frutta e ortaggi nella valle del Rio Grande. L'allevamento ovino è praticato soprattutto sull'Edwards Plateau, mentre quello bovino nella regione del Texas Panhandle e nella zona occidentale per mezzo della tradizionale struttura del ranch. Il legname è sfruttato nelle foreste orientali. Anche la pesca è sviluppata: i principali prodotti sono gamberetti, granchi, salmoni e pesci gatto. Esportazioni Il Texas è uno Stato che fonda parte della sua economia nelle esportazioni. Nel 2008 ammontano a 192,2 miliardi di dollari. Nel 2002, il Porto di Houston parlando di volume totale di carico è stato fra i primi porti; Lo Stato conta 33 zone Economiche Speciali. Petrolio Nonostante la recente diversificazione, l'economia del Texas è ancora soggetta alle variazioni del prezzo del petrolio: la produzione petrolifera è stata di 1.241.000 di barili al giorno nel 2002, ed ha costituito il 26% del PIL nel 1981 e il 10% nel 2000. Il Texas possiede circa un quarto delle riserve di idrocarburi degli USA. Le principali regioni produttrici sono le coste del Golfo del Messico e il Bacino Permiano. Il petrolio texano (West Texas Intermediate) è considerato uno dei migliori d'America . Energia eolica Il Texas può anche contare sul suo potenziale di energia eolica, solare e idroelettrica. Nel 2006 è diventato il primo Stato produttore di energia eolica del paese davanti alla California e alla fine del 2007 le turbine eoliche qui installate sviluppavano un totale di 4.356 megawatt. Altri progetti sono in fase di studio: TXU Corporation e Shell stanno progettando la più grande centrale eolica del mondo, con una capacità di 3.000 MW. L'energia eolica fornisce il 3% del consumo energetico, l'equivalente di un milione di case. Industria L'industria pesante è dominata dalla trasformazione degli idrocarburi: il Texas possiede 26 raffinerie che rappresentano un quarto della capacità di raffinazione del paese. Esse sono concentrate nelle aree portuali e industriali della costa. La capacità totale di raffinazione del petrolio è 4,6 milioni di barili al giorno. I prodotti raffinati sono poi spediti attraverso condotte in tutti gli Stati Uniti o esportati mediante navi da Port Arthur, Texas City, Galveston, Freeport, Port Lavaca e Corpus Christi. Diverse compagnie petrolifere hanno la loro sede nello Stato, come ConocoPhillips, Halliburton e Marathon Oil a Houston, ExxonMobil ad Irving, Valero Energy a San Antonio. Dalla seconda metà del XX secolo, hanno iniziato a svilupparsi le industrie ad alta tecnologia, facendo diventare il Texas uno dei principali poli del Sun Belt e degli Stati Uniti. Le industrie tecnologiche sono concentrate soprattutto nelle città: ad esempio la società informatica Silicon Hills si trova ad Austin. Molte aziende lavorano in collaborazione con l'Università del Texas. Da segnalare anche la Silicon Prairie, chiamata anche Telecom corridor, che comprende circa 600 aziende nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, lungo la strada che attraversa il nord dell'area metropolitana Dallas-Fort Worth. Tecnologia Nel Texas e più precisamente a Clear Lake City che dal 1977 è divenuta parte di Houston si ritrova il complesso Lyndon B. Johnson Space Center, ("JSC"), il Centro di Controllo delle Missioni (Mission Control Center - MCC) della NASA per tutti i voli spaziali con equipaggio umano.]. Per questo tutte le frasi prononciate dagli astronauti iniziavano con la parola "Houston". La più famosa è senz'altro "Houston, abbiamo un problema" pronunciata durante la missione Apollo 13. Il JSC fu originariamente chiamato "Manned Spacecraft Center" nel 1961 e successivamente rinominato "Lyndon B. Johnson Space Center" nel 1973, in onore del presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson. Fort Worth ospita invece la divisione aerospaziale di Lockheed Martin e il costruttore d'elicotteri Bell Helicopter Textron.. Tra le diverse imprese legate all'alta tecnologia con sede in Texas vi sono anche le seguenti: Dell (computer, a Round Rock), Texas Instruments (componenti elettronici e semiconduttori, a Dallas), Perot Systems (servizi informatici, a Plano), AT&T Inc. (servizi di telefonia, Dallas) ed Electronic Data Systems (tecnologia dell'informazione, Plano). Inoltre la Enron fu una delle più grandi multinazionali statunitensi, operanti nel campo dell'energia, la società, creata nel luglio del 1985 andò in bancarotta nel 2001 e il nome venne modificato in Enron Creditors Recovery Corp. (ECRC) dopo che la United States Bankruptcy Court approvò il piano di riorganizzazione. Nel 2004 uscì un film di Spike Lee intitolato Lei mi odia (titolo originale She hate me), che tratta proprio del fallimento della Enron, sostituendo la multinazionale dell'energia con una farmaceutica. Settore terziario Il settore terziario si è diversificato e sviluppato a partire dal 1945, ed è rappresentato da aziende attive nel settore dell'abbigliamento (Men's Warehouse), dei ristoranti (Landry's Restaurants Inc.), della salute (Tenet Healthcare) e della grande distribuzione (Whole Foods Market). L'area metropolitana Dallas-Fort Worth è la seconda area commerciale degli Stati Uniti e Highland Park Village presenta la più grande concentrazione di centri commerciali per abitante. Gli hotel Hilton sono nati nel 1919 a Cisco, quando il fondatore Conrad Hilton aprì il suo primo albergo. Il secondo venne edificato a Dallas nel 1925. Lo Stato è importante anche per il settore televisivo, soprattutto nella regione di Austin. La serie TV Dallas è stata girata a Southfork Ranch (Plano), mentre la seconda e la terza stagione di Prison Break a Dallas. Diversi studi cinematografici di Hollywood hanno delocalizzato la loro produzione nella regione di Austin. Il gruppo Clear Channel Communications ha sede a San Antonio, mentre Pi Studios e Timegate Studios si trovano nella zona di Houston. Infine, Blockbuster Video e Cinemark Theatres sono presenti nell'area metropolitana Dallas-Fort Worth. Infine anche la finanza è molto sviluppata. I due centri più importanti sono Dallas e Houston, dove le compagnie petrolifere sono ben rappresentate. Turismo Il turismo è un settore molto dinamico: la cultura ispanica a El Paso e San Antonio, qui molto famosa è la San Antonio River Walk (conosciuta anche con il nome di Paseo del Río) essa venne creata in seguito all'alluvione del settembre del 1921, avvenuto lungo il fiume San Antonio, dove morirono circa 50 persone. L'architetto Robert Harvey Harold Hugman (1902-1980) espose quindi la sua idea nel 1929 e venne realizzato questa opera. Il folclore western a Fort Worth, i centri balneari di Galveston, Corpus Christi e Padre Island e i centri congressi a Houston e Dallas attraggono numerosi visitatori da tutto il mondo. Note Texas
Il ponte Phra Phutta Yodfa (, abbr. Saphan Phut; ) è un ponte stradale che attraversa il fiume Chao Phraya a Bangkok, in Thailandia. Esso collega il centrale distretto Phra Nakhon con il grande quartiere di Thonburi. Nome Fu fatto costruire dal re Prajadhipok (Rama VII) in commemorazione del 150º anniversario della dinastia Chakri e della fondazione di Bangkok. Il ponte è intitolato al Phra Phutta Yodfa, noto in Occidente come re Rama I, il fondatore della dinastia e di Bangkok. Il nome ufficiale del ponte è quindi Saphan Phra Phutta Yodfa, ma nel thailandese colloquiale viene chiamato Saphan Phut (ponte Phut). È conosciuto in inglese come Memorial Bridge (ponte commemorativo). Descrizione La gara d'appalto fu vinta dall'azienda inglese Dorman Long ed i lavori furono realizzati come da volontà del governo sotto la supervisione dei tecnici italiani dello SNOS (Società Nazionale Officine Savignano). I lavori a Bangkok ebbero inizio il 3 dicembre 1929. Fu inaugurato il 6 aprile 1932 dal re Prajadhipok poco prima del colpo di Stato noto come rivoluzione siamese del 1932, dopo il quale il sovrano avrebbe concesso la monarchia costituzionale. Fu inizialmente costruito come ponte a due ali basculanti poste sulla campata centrale, che permettevano un passaggio di 60 metri. Tale funzione è caduta in disuso e dal 1983 è stato trasformato in un normale ponte fisso a capriate. La carreggiata comprende tre corsie di marcia e vi sono due marciapiedi. La lunghezza totale del ponte compresa delle rampe è di 678 metri, mentre la distanza tra le spalle è di 230 metri. Le campate sono composte da capriate ad arco aventi una diversa travatura reticolare. In quelle laterali, che misurano 75,25 metri, la travatura è posta sull'intradosso, che è rivolto verso il basso, mentre in quella centrale, che misura 79,40 metri, la travatura è sull'estradosso, con l'intradosso rivolto verso l'alto. Le rampe su entrambi i lati sono corredate da giardini ornamentali. Sul lato del ponte che dà verso il centro della città, sono state costruite due rampe curvate che formano un semicerchio. In mezzo a tali rampe vi è un giardino e nel punto in cui si incontrano è stata posta un'imponente statua in bronzo raffigurante Rama I, realizzata dallo scultore italiano naturalizzato thailandese Silpa Bhirasri e inaugurata lo stesso giorno dell'inaugurazione del ponte. Con l'aumento del traffico automobilistico, il ponte Phra Phutta Yodfa divenne insufficiente e il 3 dicembre 1984 fu inaugurato a poche decine di metri il ponte Phra Pokklao, una struttura in calcestruzzo armato a tre viadotti affiancati di cui quello centrale destinato ad ospitare linee di trasporti pubblici su rotaia. Tale viadotto centrale è comunque rimasto inutilizzato, mentre gli altri due ospitano due carreggiate stradali aventi direzioni di marcia diverse. Dintorni Nelle vicinanze del ponte Phra Phutta Yodfa si trovano: Pontone Tha Saphan Phut per l'attracco delle Chao Phraya Express Boat, imbarcazioni simili al vaporetto veneziano con le stesse funzioni di trasporto pubblico; Talad Pak Khlong, il più grande mercato di fiori e frutta a Bangkok; Mercato serale Saphan Phut di abbigliamento giovanile economico, piccoli ristoranti ecc. che si tiene il martedì e la domenica dalle 18 alle 24; Phahurat, il quartiere indiano di Bangkok. Note Altri progetti Collegamenti esterni Phra Phutta Yodfa
Biografia Hildegard Maria Helene Römer nacque il 7 dicembre 1935 a Bad Salzuflen. Suo padre era il professore di lingue Arthur Peter Maria Römer (1893-1957) e la madre la dottoressa Emma Maria Krusemeyer (1894-1964). All’età di 16 anni, dopo aver vinto una borsa di studio, si trasferì a Rochester, nello stato confederato di New York, dove per un anno fu ospite di una famiglia americana il cui padre lavorava come chimico nel dipartimento di sviluppo della ditta Eastman Kodak. Durante questo anno Hildegard imparò i principi e le tecniche di base della fotografia. Tornò con il diploma Senior High-Scool ed altre distinzioni in tasca sulla famosa nave italiana T/N Andrea Doria, conosciuta per le tante opere d’arte che si trovavano a bordo. Nel 1955 Hildegard conseguì la maturità a pieni voti ed iniziò lo studio di lingue e letteratura romanze cosí come di storia dell’Arte all’Università di Friburgo in Brisgovia con Hugo Friedrich e Kurt Bauch. Durante gli studi viaggiò spesso in Svizzera, ltalia e Francia. Nel 1957 vinse una borsa di studio a Aix-en-Provence e sposò il filologo classico Horst Ochse, da cui ebbe 4 figli. Nel 1975 Hildegard scoprì la sua passione per la fotografia e l’interesse per l’arte. Studiò come autodidatta nei corsi di Hans Heinz Abel (DGPh) (in tedesco: Deutschen Gesellschaft für Photographie) e alla scuola serale di Berlino-Zehlendorf. In seguito studiò alla Werkstatt für Photographie (laboratorio della fotografia), fondata nel 1976 da Michael Schmidt, dove frequentò i corsi di Ulrich Görlich, Wilmar Koening, Lewis Baltz, John Gossage, Ralph Gibson e Larry Fink e del fotografo tedesco André Gelpke. Hildegard creò immagini per se stessa piuttosto che lavori su commissione, seguendo le sue pulsioni interiori. Solo pochi anni dopo aver iniziato la sua carriera fotografica una serie delle sue opere fu acquistata dalla Berlinische Galerie. Già nel 1978 iniziò ad insegnare la fotografia al centro mediale (in tedesco: Landesbildstelle) di Berlino e alla Scuola Superiore di Pedagogia di Berlino (in tedesco: Pädagogische Hochschule). Dopo la saparazione da suo marito nel 1980 riuscì ad affermarsi a Berlino come autrice fotografica (in tedesco: Autorenfotografin). Ebbe incarichi e organizzò esposizioni in Germania e all’estero. Dal 1987 in poi studiò la lingua ebraica e scienze giudaiche, andava spesso nella sinagoga e si recò più volte in Israele. Dopo un periodo di malattia nel 1995 le fu diagnosticata la leucemia e l'artista morì nel 1997 all‘età di 61 anni. Dopo la sua morte le sue opere furono esposte in diverse rinomate gallerie d'arte ed istituzioni di fotografia a Berlino e in Germania. Opere 1979: Natur in der Stadt, Großstadtvegetation (Vegetazione della grande città) 1979: Venedig (Venezia) 1980: No Future – Café M_ 1980: Landschaften – (Dänemark am Strand) (Paesaggi) 1980–83: Aspetti di Berlino 1981: Großstadtkirchen (Grandi chiese della città) 1982: Bosa 1983: Topographische Sequenzen der Stadt und ihre wechselnden Landschaften (Sequenze topografiche della città e dei suoi paesaggi mutevoli) 1983: Gastland Bundesrepublik Deutschland (Paese ospitante Repubblica Federale di Germania) 1983: Haus Marck: 7 Tage – 77 Fotografien (Casa Marck: 7 Giorni - 77 Fotografie) 1983: Bomarzo 1984: Das Dorf D. (Villaggio D.) 1985: Filicudi 1985: Menschenbilder das fotografische Portrait (Immagini di persone il ritratto fotografico) 1986–87: Der Eid auf die Verfassung (Il giuramento alla Costituzione) 1987: KPM – Königlich Preußische Porzellanmanufaktur (KPM - Manifattura reale prussiana di porcellana) 1989: Jerusalem (Stadt der Steine) (Gerusalemme - Città delle pietre) 1989: In Memoriam! (In memoriam!) 1989–90: Metamorphose (Metamorfosi) 1990: Wanderung durch Mark-Brandenburg (Escursione attraverso Mark-Brandenburg) 1990-91: Kinder (Bambini) 1991: Normandie (Normandia) Mostre 1978: Galleria Franz Mehring, mostra collettiva, Berlino, Germania. 1979: Galleria Mutter Fourage, Berlino, Germania. 1983: Galleria Fioretta d'arte, Rispecchio, mostra collettiva, Padua, Italia. 1983: Galleria II Diaframma-Canon, Gastland Bundesrepublik Deutschland (Paese ospitante Repubblica Federale di Germania), mostra collettiva, Milano, Italia. 1984: HdK - Universität der Künste Berlin (Università delle belle arti Berlino), Bilder einer Ausstellung (Immagini di un'esposizione), mostra personale, Foyer des Theatersaals, Berlino, Germania. 1985: Galleria fotografica comunale, Centro Culturale Pubblico Polivalente, Aspetti di Berlino, Ronchi dei Legionari bei Triest, Italia. 1987: Martin-Gropius-Bau, Berlin - Stadtfotografie / Topographische Sequenzen der Stadt und ihre wechselnden Landschaften (Sequenze topografiche della città e dei suoi paesaggi mutevoli), Festspielgalerie 750 Jahre Berlino, mostra collettiva, Berlino, Germania. 1991: Galleria Inselstraße 13, Métamorphose, mostra collettiva, Berlino, Germania. 1992: Museo di storia locale Wedding, Frauenzimmer – Frauenräume (Voce della Donna - Spazi per le donne), mostra collettiva, Berlino, Germania. 2004: Taranaki Art Gallery, Metamorphose, mostra personale, New Plymouth, Nuova Zelanda. 2009: Haus der Brandenburgisch-Preußischen Geschichte (Casa di Storia Brandeburgo-Prussia), Wanderung durch Mark-Brandenburg (Escursione attraverso Mark-Brandenburg), Potsdam, Germania. 2009: Rappresentanza della Commissione europea in Germania, Mauerfall 1989 (Caduta del Muro di Berlino 1989), mostra collettiva, Berlino, Germania. 2009: Galleria nel Kulturhaus Karlshorst, 20 Jahre Fall der Mauer (Ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino), mostra collettiva, Berlino, Germania. 2010: Cafe Club International, Ulysses im Zeitalter von facebook und twitter (Ulysse nell'era di facebook e twitter), mostra collettiva, Vienne, Austria. 2012: Haus am Kleistpark (Casa al Kleistpark), Hildegard Ochse (1935–1997) – Das Vermächtnis einer Autorenfotografin (Hildegard Ochse - L'eredità di un Autore fotografo), mostra personale, Berlino, Germania. 2013: Landtag Brandenburg (Parlamento del Brandeburgo), Wendezeit 1989–1991, mostra personale, Potsdam, Germania. 2014: 18m Salon, BÜROZEIT u.a. Ansichten einer Autorenfotografin (ORARIO UFFICIO, a.o. opinioni di un Autore fotografo), mostra personale, Berlino, Germania. 2015: Kommunale Galerie Berlin (Galleria comunale di Berlino), Hildegard Ochse - Zwischen eigener Sicht und authentischer Realität (Hildegard Ochse - Tra la propria visione e la realtà autentica), mostra personale, Berlino, Germania. 2016: C/O Berlin, Kreuzberg – Amerika : Werkstatt für Photographie 1976–1986 (Kreuzberg - America : Werkstatt für Photographie 1976-1986), mostra collettiva, Berlino, Germania. 2017: Photoplatz c/o Rissmann, Anfang und Ende (Inizio e Fine), mostra personale, Berlino, Germania 2018: Galleria Schwalenberg / Lippisches Landesmuseum, Starke Frauen in der Kunst – Künstlerinnen im Aufbruch zur Moderne (Donne forti nell'arte - Donne artiste all'alba della modernità), mostra collettiva, Schwalenberg, Germania. 2018: Galleria del Forum di Heidelberg per l'arte, Begegnung mit der Wirklichkeit (Incontro con la realtà), mostra collettiva, Heidelberg, Germania. 2018: Reinbeckhallen, Geld – Wahn – Sinn (Soldi - Delusione - Senso), mostra collettiva, Berlino, Germania. 2019: Memoriale del Muro nel Bundestag tedesco, Was geht – was bleibt (Cosa va - cosa resta), mostra collettiva, Berlino, Germania. 2020: Museo d'arte Dieselkraftwerk Cottbus, 1990. Fotografische Positionen aus einem Jahr, über ein Jahr (1990. Posizioni fotografiche a partire da un anno, oltre un anno), mostra collettiva, Cottbus, Germania. 2020: Galleria nel museo di Tempelhof: Wild & Ochse – Zoologische Ansichten (Wild & Ochse - Viste zoologiche), mostra collettiva, Berlino, Germania. 2020: Galleria Beate Brinkmann: Filicudi - Seestücke und Felsen (Filicudi - Paesaggi marini e rocce), EMOP 2020, mostra personale, Berlino, Germania. Collezioni Collezione d'arte nel Bundestag Collezione d'arte nel Museo d'arte Dieselkraftwerk Cottbus Collezione d'arte nella Berlinische Galerie Collezione d'arte nella Universität der Künste Berlin Note Bibliografia Manfred Plate (Ed.): Großstadtkirchen: Bilder der Gegenwart. Herderverlag, Friburgo, 1982. Frauenzimmer – Frauenräume. Ufficio distrettuale Berlino Wedding, 1982. Ulrich Eckhard (Ed.): 750 Jahre Berlin Stadt der Gegenwart, Ulstein, Berlino, 1987, (ISBN 3-548-34380-5). Barbara Köppe (Autore), Fotografien 1988–1990, Hildegard Ochse (Autore), Metamorphosen 1990. Galleria Inselstrasse 13, Catalogue d'exposition, Berlino, 1991. Wolfgang Farkas, Stefanie Seidl, Heiko Zwirner (Ed.): Nachtleben Berlin. 1974 bis Heute, Metrolit, Berlino, 2013, p. 34, (ISBN 978-3-8493-0304-4). Kathleen Urbanic (Autore): Through Hildegard’s Lens, Newsletter from the Sisters of Saint Joseph, Rochester, USA, 2015, p. 7. Florian Ebner, Felix Hoffmann, Inka Schube, (Ed.), Thomas Weski, Virginia Heckert (Autore): Werkstatt für Photographie 1976–1986: C/O Berlin, Museum Folkwang Essen, Sprengel Museum Hannover, Catalogue d'exposition, Walther König Edizione, 2016, (ISBN 3-96098-042-6), pp. 69–73; 233. Jürgen Scheffler, Stefan Wiesekopsieker (Ed.) Benjamin Ochse (Autore): Starke Frauen in der Kunst: Künstlerinnen im Aufbruch zur Moderne, Catalogue d'exposition, Casa editrice di storia regionale, 2018; (ISBN 373951079X), pp. 115–121. Collegamenti esterni Sito ufficiale del Film su Hildegard Ochse L'agenzia fotografica bpk / Fondazione Prussiana per il Patrimonio Culturale
Atleta del Curling Club 66 Cortina ed ex componente del Ford Rally Team. Curling Nazionale Il suo esordio con la nazionale italiana senior di curling è stato il campionato mondiale senior del 2005, disputato a Greenacres, in Scozia: in quell'occasione l'Italia si piazzò al 13º posto. Nel 2010 entra nella formazione della nazionale misti con cui ha partecipato ad un campionato europeo misti. In totale Roberto vanta 10 presenze in azzurro. Il miglior risultato dell'atleta è il 13º posto ottenuto ai campionati mondiali senior del 2005 disputati a Greenacres, in Scozia. CAMPIONATI Nazionale misti: 1 partita Europei misti 2010 Greenacres () 21º Nazionale senior: 9 partite mondiale senior 2005 Greenacres () 13º Campionati italiani Roberto ha preso parte ai campionati italiani di curling dal 1973 in poi, inizialmente con il Curling Club 66 Cortina poi con il Curling Club Tofane ed è stato due volte campione d'Italia: Italiani assoluti: 1979 1980 Italiani master: 2005 con Dino Zardini, Enrico Alberti, Valerio Constantini e Angelo Pezzin Italiani misti 2005 2010 con Diana Gaspari, Malko Tondella, Sonia Dibona, Marcello Pachner e Chiara Olivieri (CC Tofane) 2011 Italiani doppio misto 2009 con Sonia Dibona Automobilismo Roberto partecipa a una sessantina di competizioni automobilistiche di rally tra gli anni settanta e ottanta, sia come pilota sia come navigatore. Nel 1980 fa parte della squadra ufficiale del Ford Rally Team. In totale Fassina vanta tre vittorie assolute: 1980 Giro dell'Umbria, in Italia. 1981 Rally Saturnus, in Yugoslavia. (Gara valida per il campionato europeo di rally) 1987 Rally città di Venezia, in Italia. Ha ottenuto inoltre vittorie di gruppo e di classe. Altro Roberto è un commerciante di Cortina d'Ampezzo, ed è padre del giocatore di curling Guido Fassina. Note Collegamenti esterni
Il 1º luglio 1956 è stato ordinato presbitero dall'allora Arcivescovo di Utrecht, Andreas Rinkel a Hilversum; lo stesso anno, il 27 novembre sposò Gerarda Geertruida de Groot, divenendo così cognato del futuro vescovo di Haarlem Teunis Horstman. Divenne vescovo di Deventer nel 1979, tredicesimo e ultimo vescovo ad occupare quella sede. La consacrazione ebbe luogo l'8 dicembre di quello stesso anno nella Chiesa di Sant'Engelmund ad IJmujden, della quale è attualmente parroco. La sua elezione a Arcivescovo di Utrecht ebbe luogo il 6 febbraio 1982. Nel 2000 rassegnò le dimissioni. Genealogia episcopale La genealogia episcopale è: Chiesa cattolica Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Vescovo Giovanni Battista Scanaroli Cardinale Antonio Barberini iuniore Arcivescovo Charles-Maurice le Tellier Vescovo Jacques Bénigne Bossuet Vescovo Jacques de Goyon de Matignon Vescovo Dominique Marie Varlet Chiesa Romano-Cattolica olandese del Clero Vetero Episcopale Arcivescovo Petrus Johannes Meindaerts Vescovo Johannes van Stiphout Arcivescovo Walter van Nieuwenhuisen Vescovo Adrian Jan Broekman Arcivescovo Jan van Rhijn Vescovo Gisbert van Jong Arcivescovo Willibrord van Os Vescovo Jan Bon Arcivescovo Jan van Santen Chiesa Vetero-Cattolica Arcivescovo Hermann Heykamp Vescovo Gasparus Johannes van Rinkel Arcivescovo Gerardus Gul Vescovo Henricus Johannes Theodorus van Vlijmen Arcivescovo Franciscus Kenninck Vescovo Johannes Hermannus Berends Arcivescovo Andreas Rinkel Arcivescovo Marinus Kok Arcivescovo Antonius Jan Glazemaker Collegamenti Sito ufficiale della Chiesa vetero-cattolica dei Paesi Bassi Note Vescovi vetero-cattolici di Deventer Arcivescovi vetero-cattolici di Utrecht
La basilica di Santo Stefano in Via Latina era una basilica cristiana del V secolo, eretta sul sito di una villa suburbana al terzo miglio della Via Latina, davanti alle mura della città di Roma, di cui oggi rimangono solo le fondamenta e poche colonne. Storia La basilica fu eretta su di una villa suburbana nel V secolo, sotto papa Leone I (440-461). Si trovava fuori dalla città, al terzo miliare di Via Latina, oggi all'interno del Parco archeologico delle Tombe di via Latina, all'angolo tra l'antica Via Latina, che attraversa il parco, e le odierne Via Demetriade e Via Grottaferrata. Dal Liber Pontificalis si evince che la chiesa fu fondata da una Demetrias su di una sua proprietà, dopo essersi convertita al cristianesimo; un'iscrizione edilizia ritrovata durante gli scavi nel 1858 dà il nome di Amnia Demetrias. Si tratta probabilmente di Demetriade, figlia di Anicio Ermogeniano Olibrio, console dell'anno 395; ella fuggì in Nord Africa quando Alarico I invase l'Italia nel 410, e lì si convertì al cristianesimo e fu in vivace scambio con Agostino d'Ippona, Pelagio e Girolamo. Dopo la sua morte, secondo l'iscrizione, papa Leone I diede inizio alla costruzione della chiesa, seguendo le ultime volontà della donatorice. Un presbitero Tigrino sovrintendeva alla costruzione, che fu realizzata con i fondi del fondatore e fu probabilmente edificata sulla proprietà della famiglia aristocratica romana degli Anicii, molto influente nella tarda antichità. Papa Leone III (795-816) fece rinnovare i tetti della basilica, mentre papa Leone IV (847-855) la dotò di nuovi paramenti liturgici e paliotti. Dopo di che non si parla più di Santo Stefano in Via Latina. Essendo la basilica lontana dai centri abitati dell'allora Roma, fu probabilmente abbandonata e dimenticata alla fine del IX secolo. I ruderi furono riscoperti nel 1857 da Lorenzo Fortunati, che in seguito cedette la direzione degli scavi alla Pontificia commissione di archeologia sacra. Descrizione dell'edificio Era una basilica a tre navate (circa 36 × 21 m) con l'abside a ovest e un nartece a est. Fu completata intorno al 470 e consacrata al martire Stefano. La navata centrale era separata dalle navate laterali da otto colonne, ciascuna con capitelli corinzi, probabilmente in una costruzione ad arcate. L'edificio è paragonabile alla basilica di San Vitale a Roma, che è un po' più antica. Nella metà occidentale della navata centrale è stata rinvenuta una schola cantorum con ambone. L'altare al centro dell'abside conteneva probabilmente delle reliquie visibili attraverso una fenestella confessionis sui lati larghi. Dalla navata destra si accedeva a un annesso che era adibito a battistero con fonte battesimale. Si dice che il portico e alcune colonne del nartece siano stati prelevati dalle antiche ville presenti nelle vicinanze. Mausoleo Come hanno dimostrato gli scavi, sotto la schola cantorum esisteva un mausoleo di epoca precristiana, che nel V secolo fu utilizzato come camera funeraria. Note Bibliografia Hugo Brandenburg: Die frühchristlichen Kirchen in Rom vom 4. bis zum 7. Jahrhundert. Schnell & Steiner, Regensburg 2013, pp. 257 segg. 343. Hans Georg Wehrens: Rom – Die christlichen Sakralbauten vom 4. bis zum 9. Jahrhundert – Ein Vademecum. Herder, Friburgo 2016, ISBN 978-3-451-31105-5, pp. 317–319. Marco Erpetti, Lorenzo Fortunati “intraprendente scopritore" di antichità a Roma e nel Lazio nel XIX secolo, Roma 2020 Collegamenti esterni Pianta Modello della chiesa Roma Q. VIII Tuscolano Siti archeologici del Lazio Stefano in via Latina Chiese dedicate a santo Stefano protomartire
Biografia Infanzia ed educazione Elena fu la terzogenita del re Costantino I di Grecia (1868-1923) e della sua consorte Sofia di Prussia (1870-1932). I suoi nonni paterni erano il re Giorgio I di Grecia e la regina Ol'ga Konstantinovna Romanova, nata granduchessa di Russia; quelli materni erano l'imperatore Federico III di Germania e la principessa Vittoria di Sassonia-Coburgo-Gotha, figlia primogenita della regina Vittoria del Regno Unito. Ebbe tre fratelli, Giorgio, Alessandro e Paolo, che furono successivamente tre re di Grecia, e due sorelle, la principessa Irene e la principessa Caterina. La regina Elena fu molto unita al fratello Paolo; molto colta e con inclinazioni artistiche, fu un'interessante pittrice; parlava sei lingue, ma non l'italiano, nonostante avesse vissuto a lungo in Italia. Matrimonio Il 10 marzo 1921 Elena sposò suo cugino di secondo grado, Carlo, allora principe ereditario di Romania, figlio del re Ferdinando I (1865-1927) e della regina Maria (1875-1938). Il matrimonio venne celebrato ad Atene, come voleva l'usanza della famiglia reale greca. La coppia ebbe un solo figlio: Michele, nato il 25 ottobre 1921, futuro re di Romania fino all'abdicazione del 1947; sposò la principessa Anna di Borbone-Parma. Reggenza ed esilio Elena e Carlo divorziarono il 21 giugno del 1928. Alla morte di Ferdinando I, la Regina fu reggente del figlio minorenne dal 1927 al 1930 in quanto Carlo era stato escluso dalla successione al padre per la sua vita scandalosa. Carlo, rientrato in patria e assunta la corona col nome di Carlo II, costrinse Elena a lasciare la Romania, ma ella tornò quando nel 1941 il marito fu costretto ad abdicare e Michele risalì sul trono. Fu sempre al fianco del figlio Michele I durante le tragiche vicende della seconda guerra mondiale e lo accompagnò nell'esilio dopo che il 30 dicembre 1947 questi fu costretto ad abdicare dal governo comunista. Ultimi anni a Firenze e morte Entrambi, prima di poter lasciare la Romania, il 3 gennaio 1948, furono sottoposti a perquisizione personale. Si stabilì quindi in Italia, a Villa Sparta, vicino a Firenze, dove visse più di trent'anni. Qui frequentò quella raffinata cerchia di intellettuali spesso stranieri che risiedevano sulle colline di Firenze, tra i quali Bernard Berenson, Harold Acton e Cecil Pinsent. Nell'ultimo anno di vita, per ragioni familiari, fu costretta a trasferirsi a Losanna, dove morì il 28 novembre 1982 all'età di ottantasei anni. Ascendenza Onorificenze Onorificenze greche Onorificenze rumene Onorificenze straniere Note Bibliografia Mihai al Romaniei, Humanitas, Bucuresti, 2001. Lee, Arthur Gould. Helen, Queen Mother of Rumania, Princess of Greece and Denmark: An Authorized Biography. London: Faber and Faber, 1956. Queen Helen of Rumania, The Times (30 novembre 1982), p. 12. Voci correlate Villa Sparta, Fiesole Altri progetti Collegamenti esterni Coniugi dei re di Romania Elena di Grecia Principesse di Hohenzollern-Sigmaringen Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine della Corona (Romania) Giusti tra le nazioni rumeni
Biografia Emma Tenayuca nacque nel 1916 a Sant Antonio, in Texas. Essendo una di undici figli, per alleviare il peso del suo mantenimento iniziò a vivere con i nonni sin dalla tenera età. La famiglia di Emma era di origini Comanche, e le sue radici affondavano nei territori del Texas meridionale da ben prima della dominazione messicana e quella statunitense. La ragazza, così come la sua famiglia, furono duramente colpiti dalla Grande Depressione, e la crisi economica mostrò alla giovane le condizioni di vita precarie e la sofferenza delle classi sociali più basse. Uno degli incontri che da bambina le aprì la mente sulla questione della lotta di classe furono le varie visite che fece a Plaza del Zacate, un punto di ritrovo per socialisti e anarchici che esprimevano le proprie idee e si adoperavano per aiutare le famiglie in difficoltà Con il tempo iniziò a mostrare interesse per l'attivismo, e divenne un'attivista del lavoro ben prima di diplomarsi presso l'istituto superiore Brackenridge, che frequentava nella sua città natia. Fu arrestata per la prima volta nel 1933, a soli sedici anni, per la sua partecipazione a un picchetto organizzato dai lavoratori in sciopero della Finck Cigar Company. Dopo il diploma, Tenayuca fu assunta come operatrice di ascensori, ma lasciò il lavoro per seguire la causa dei diritti dei lavoratori. Fondò due sindacati internazionali per i lavoratori impiegati nel settore dell'abbigliamento femminile, e fu profondamente coinvolta sia all'interno della Worker’s Alliance of America che della Woman’s League for Peace and Freedom. Organizzò proteste contro i pestaggi subiti dai migranti messicani ad opera degli agenti della polizia di frontiera statunitense. Nei primi anni dell'età adulta fu arrestata altre due volte: la prima con l'accusa di "disturbo alla quiete pubblica" durante una protesta pacifica, la seconda per il suo ruolo di leadership nell'organizzazione di uno sciopero nel 1938. Una delle vocazioni di Tenayuca era l'organizzazione di scioperi di massa contro le ingiustizie nei rapporti di lavoro. Tenayuca fu fondamentale per la buona riuscita di uno dei più famosi conflitti sindacali della storia dei lavoratori in Texas: lo sciopero degli operai della Southern Pecan Shelling Company nel 1938. Durante lo sciopero, migliaia di operai in più di 130 stabilimenti, protestarono contro la riduzione del proprio salario di un centesimo per ogni libbra di noci sgusciate. I lavoratori messicani e chicani che montarono picchetti furono affrontati con gas, arrestati e imprigionati. Lo sciopero terminò dopo 37 giorni, quando gli operatori dello sgusciamento accettarono un arbitrato. Nell'ottobre dello stesso anno, la National Labor Relations Act alzo le paghe a 25 centesimi l'ora. Data la sua passione per i diritti delle minoranze, Tenayuca si unì al Partito Comunista nel 1936. Nel 1938 sposò l'organizzatore Homer Bartchy. Meno di un anno dopo, fu previsto un suo intervento in un piccolo raduno di comunisti presso l'auditorium municipale di Sant Antonio, permesso dal sindaco di allora Maury Maverick. Tuttavia, una folla inferocita attaccò l'auditorium con pietre e mattoni, e iniziò una " caccia di comunisti". La polizia aiutò la donna a fuggire, ma fu schedata e costretta ad abbandonare la città. Dopo tutto ciò, riuscì a ottenere una laurea. Dopo aver lasciato la città, divorziò da Brooks e frequentò il San Francisco State College, dove prese una laurea in educazione. Più tardi, ottenne una laurea specialistica alla Our Lady of the Lake University di Sant Antonio. Dopo gli studi, lavorò come insegnante nel distretto scolastico di Harlandale, sino alla sua pensione nel 1982. Poco dopo il ritiro dal lavoro, la donna si ammalò di Alzheimer, e morì il 23 luglio 1999. Eredità Emma Tenayuca continuò a ispirare attivisti anche dopo la sua morte. Sulla sua storia fu pubblicato un libro per bambini, sia in inglese e spagnolo, chiamato That’s Not Fair! Emma Tenayuca’s Struggle for Justice, che racconta la sua lotta e i suoi contribuiti alla causa dei lavoratori in sciopero. Sono anche state scritte diverse opere teatrali in suo onore. L'organizzazione no profit South Texas Civil Rights Project ha dedicato un premio per tutti gli individui impegnati nella protezione dei diritti civili alla donna. Note Bibliografia Voci correlate Manuela Solis Sager Collegamenti esterni Interview with Emma Tenayuca, February 21, 1987, University of Texas at San Antonio: Institute of Texan Cultures: Oral History Collections, UA 15.01, University of Texas at San Antonio Libraries Special Collections. "That’s Not Fair! Emma Tenayuca’s Struggle for Justice/¡No Es Justo!: La lucha de Emma Tenayuca por la justicia" Messicano-statunitensi Morti nel 1999 Nati nel 1916
Biografia Inizia a suonare la chitarra a sedici anni e quasi contemporaneamente inizia a scrivere canzoni; dopo qualche anno passato a suonare nei club e nelle feste di piazza, nel 1985 viene chiamato a partecipare al Club Tenco, in veste di "nuova proposta". Nella sua carriera artistica alterna l'attività musicale a quella letteraria e poetica. Nel 1987 Pierangelo Bertoli interpreta la sua Casual Soppiatt Swing (inclusa nell'album Canzone d’autore), da cui deriva il nome dell'omonima band, con cui si esibisce dal vivo per tutti gli anni Ottanta e in cui hanno suonato Francesco Saverio Porciello, Umberto Tenaglia, Alberto Cesana, Massimo Gatti, Lorenzo Pergolato, Paolo Rosti, Massimo Messaggi. All'inizio degli anni Novanta inizia un sodalizio con Sony Music Publishing che durerà per oltre dieci anni. Nel 1995 esce l'album d'esordio, Stile libero (Edel), dall'omonima canzone, interpretata da Mina, nell'album Loch Ness, (1993). Produttore esecutivo di Stile Libero è Valerio Gallorini, per Mama Records e gli arrangiamenti dell'album sono di Francesco Saverio Porciello. Nel 1996 Stile Libero vince la Targa Tenco, quale Migliore Opera Prima. All'album partecipano Alberto Tafuri (che collabora agli arrangiamenti in alcuni brani), Roberta Gambarini, Paolino Dalla Porta, Elio Rivagli, Ares Tavolazzi, Marco Brioschi, Rinaldo Donati, Massimo Gatti, Carlo De Martini, Maurizio Deho, Vittorio Cosma, Umberto Tenaglia. Nell'album diversi ospiti speciali: Eugenio Finardi, Rossana Casale, Carlo Marrale e Piero Milesi, che arrangia il quartetto d'archi nel brano che dà il titolo all'album. Per alcune vicissitudini discografiche, la distribuzione dell'album s'interrompe e di conseguenza sfuma la possibilità di una ristampa, dopo l'assegnazione della Targa Tenco. Sempre nel 1996 escono l'album OCCHI di Eugenio Finardi (in cui partecipa alla scrittura di tre canzoni: Con questi occhi, Alba e Lucciola) e SUL CONFINE di Cristiano De André, che si chiude con la sua LA NOTTE DI SAN LORENZO. Nello stesso anno pubblica una raccolta di racconti e testimonianze che raccontano il collega e amico Eugenio Finardi (ALLO SPECCHIO, Arcana). Nel 1999 esce il secondo album ISOLE NELLA CORRENTE (Fridge Records), completamente autoprodotto. Da quel momento intraprende questa strada indipendente, senza più entrare in contatto con la discografia ufficiale. Arrangiato da Rinaldo Donati, vi partecipano Francesco Saverio Porciello, Umberto Tenaglia, Marco Brioschi, Kal Dos Santos, Carlo Virzi, Alessandro Gariazzo e i gli svizzeri Table con un remix. Nel 2000 è presente con quattro brani a RADIO PESCI FUOR D’ACQUA, una produzione indipendente di Massimo Javicoli e Andrea Vagnoni. All'album collaborano Piero Milesi, Francesco Saverio Porciello, Umberto Tenaglia, Giorgio Varalli, Paolino Dalla Porta, Rinaldo Donati, Mauro Negri, Maurizio Minestroni, Fabio Treves, Gilson Silveira. Nel 2003 è la volta di un album di canzoni in milanese: I paroll che fann volà (Maxine). Arrangiato da Rinaldo Donati, vi suonano Marco Brioschi, Bruno Bergonzi, Umberto Tenaglia, Massimo Gatti, Massimo Javicoli. Ospite speciale è Nanni Svampa con cui duetta nel brano I tosann de Porta Tosa. Sempre nel 2003 scrive i testi di tre brani per l'album DUETTO dei tenori Salvatore Licitra e Marcelo Álvarez (Sony Classical), sulle musiche di J.S. Bach, Rachmaninoff e G. Faurè (Solo amore, Il volo, Viaggio). Contemporaneamente esce la sua prima raccolta di poesie in milanese, Nel sangh che rüsa'l vent (Piccola Biblioteca di Ciminiera). Nel 2004 esce Appunti di viaggio (Abaco) un volume di fotografie e testi che raccontano il suo percorso artistico, con una selezione di brani nel cd allegato. Fotosensibile (Maxine) è il titolo dell'album che esce a fine 2008. Con l'album c'è un dvd, prodotto da Maxine e Bedeschi Film. Arrangiato da Rinaldo Donati, nel disco suonano Nate Wood, Adam Benjamin, Piero Milesi, Andrea Vagnoni, Ugo Binda, Marco Brioschi, Marco Bianchi, Paul Mc Candless, Kal Dos Santos, Sarah De Magistri, Regina Marques e Max-iT, che firma il remix di Agosto. Nel 2011 pubblica il libro Fedeli a San Siro (Mondadori), scritto insieme all'amico giornalista Tiziano Marelliː col pretesto delle loro rispettive fedi calcistiche (milanista Claudio e interista Tiziano), racconta la Milano degli anni Sessanta e Settanta. Nel 2013, insieme a Carlo Fava e a Folco Orselli dà vita a Scuola milanese - storie e canzoni tra i banchi di nebbia - un format musicale e narrativo che ha prodotto decine di serate alla Salumeria della Musica di Milano, raccontando la città, attraverso la musica e le testimonianze di oltre cento ospiti, insieme ad una band, composta da Danilo Minotti alla chitarra, Marco Brioschi alla tromba, Marco Ricci al basso e Maxx Furian alla batteria. Nello stesso anno, Paola Atzeni pubblica l'album Dentro, in cui interpreta otto sue canzoni (Almanacco, C'era, Un prezioso diradare, Contrabbandieri, Memoria, Nessuno passa, Nuvola rosa, Le parole sporche). Gli arrangiamenti sono di Pancho Ragonese, che suona il pianoforte, insieme a Piero Orsini al contrabbasso, Massimo Caracca alla batteria e alla stessa Paola al flauto traverso. Nel 2014 esce l'album di Scuola milanese (ed. 2ª), registrato dal vivo alla Salumeria della Musica e nello stesso anno Mina canta La palla è rotonda, sigla RAI (tv e radio) delle trasmissioni dedicate ai mondiali di calcio in Brasile; la canzone è inclusa nell'album Selfie. Sempre nel 2014 pubblica il racconto lungo Tango milanese (I Corsivi del Corriere della Sera). Nel 2015 esce "AVEVAMO UN APPUNTAMENTO", dieci canzoni che dialogano con le poesie di Filippo Davòli lette da Neri Marcorè. Nell’album i contributi di Rinaldo Donati, Francesco Saverio Porciello, Marco Brioschi, Andrea Donati. Poi è la volta, sempre nel 2015, di MAL DI TERRA (Edizioni del Foglio Clandestino), una raccolta antologica di poesie in milanese e in italiano. Nello stesso periodo inizia a collaborare con il CPM di Milano in veste di docente per gli stage di "Songwriting". Nel 2016 esce ILZENDELSWING, il nuovo album in milanese. Prodotto insieme a Massimo Gatti, che ha curato gli arrangiamenti, è ispirato a un mix di generi al confine tra swing acustico, bluegrass, musica celtica, canzone d’autore di origine anglofona. Nell'album anche Ellio Martina alla pedal-steel guitar, Veronica Sbergia in un arrangiamento vocale, Paolo Ercoli al dobro, Colm Murphy al fiddle, Sara Vescovi ai cori. ILZENDELSWING è anche il nome della band che oltre a Claudio Sanfilippo (chitarra, voce) a Massimo Gatti (mandolino, cori) vede la presenza di Max De Bernardi (chitarra) e Icaro Gatti (contrabbasso). Dal 2017 al progetto si uniscono Val Bonetti (chitarra) e Rino Garzia (contrabbasso). Nel frattempo nasce la collaborazione con la band italo-ticinese Swing Power, insieme a Danilo Boggini (fisarmonica), Pierluigi Ferrari (chitarra), e Marco Ricci (contrabbasso); nel febbraio 2017 la band registra SOTT’A ‘STI MUR, un album che rivisita settant'anni di canzone d’autore milanese in chiave jazzistica (www.swingpower.eu). Nel settembre 2017 SCUOLA MILANESE (Carlo Fava, Folco Orselli e Claudio Sanfilippo) accompagna per quattro giorni la seconda edizione di FUORICINEMA. Sempre nel 2017 partecipa a due album: “Canto te, mia diva” di Diego Baiardi, interpretando ”Gli amanti” insieme a Carlo Fava, e “Truòsparìs” di Franco Giordani cantando con lui “Ega neigra”. Nel Febbraio del 2018 viene presentato il film PANE DAL CIELO, diretto da Giovanni Bedeschi, nella cui colonna sonora vi sono tre sue canzoni (Pane dal cielo, Ilzendelswing e La meraviglia) nonché un'interpretazione di Nostalgia de Milan tratta dall’album dei Swing Power. Sempre nel 2018 esce il suo romanzo FIN DOVE ARRIVA L'ACQUA (Bolis Edizioni - Collana Genius Loci) e partecipa all'Ascona Jazz Festival insieme alla band SWING POWER. Collabora con la rivista digitale Nuova Ciminiera (www.nuovaciminiera.it) diretta da Filippo Davoli e Gabriel Del Sarto, figlia dell’esperienza in versione cartacea - Ciminiera - di cui è stato vicedirettore. A ottobre 2019 è uscito l’album doppio IO CREDEVO, un tributo alle canzoni di Gianni Siviero prodotto dal Club Tenco e pubblicato da Squilibri, in cui interpreta la canzone “La rosa dei venti”. A fine ottobre 2019 per l’etichetta Maremmano Records (IRD) esce l'album BOXE, composto di quattordici canzoni scritte tra il 1981 e il 2017, solo per chitarra e voce. Nello stesso periodo escono due libri. Il primo è 1899 - AC MILAN, LE STORIE (Hoepli), scritto insieme a Gino Cervi, Michele Ansani e Gianni Sacco, la storia narrata come un “romanzo popolare” del glorioso club rossonero, impreziosita dalle illustrazioni di Osvaldo Casanova. L’altro è un’antologia di racconti gialli ambientati nel mondo dello spettacolo milanese, GIALLO AL CABARET (Solferino). Oltre al racconto di Claudio Sanfilippo (Parlare con i lampioni) ci sono quelli di Gigio Alberti, Lorenzo Beccati, Elena e Michela Martignoni, Gino Vignali. Da Settembre 2019 collabora con SATISFICTION, rivista di critica letteraria (www.satisfiction.eu) diretta da Gian Paolo Serino, con una rubrica personale intitolata “Sanfeelgood”. Riconoscimenti 1996: Targa Tenco come miglior opera prima per Stile Libero. Opere Eugenio Finardi allo specchio, (illustrato), Arcana, 2001. Nel sangh che rüsa 'l vént , collana Biblioteca di Ciminiera, Gruppo editoriale Marche, 2004. Appunti di viaggio, illustrato e con CD Audio. Edizione italiana e inglese, 3 voll., Abaco, 2004. (con Tiziano Marelli), Fedeli a San Siro. Storie di calcio, di derby e non solo, Milano, Mondadori, 2011. Tango Milanese, I Corsivi del Corriere della Sera, 2014. Mal di terra - poesie, Edizioni del Foglio Clandestino, 2015. Fin dove arriva l'acqua, Bolis Edizioni, 2018 1899 AC MILAN, le storie, Hoepli, 2019 Giallo al cabaret, Solferino, 2019 Discografia Album 1996 - Stile Libero (Edel) 1999 - Isole nella Corrente (Fridge Records) 2003 - Radio pesci fuor d'acqua (Tendencias) 2004 - Appunti di viaggio (Maxine Productions) 2005 - I paroll che fann volà (Maxine Productions) 2008 - Fotosensibile (Maxine Productions) 2014 - Scuola Milanese - dal vivo alla "Salumeria della Musica di Milano" - con Carlo Fava e Folco Orselli (e2) 2015 - Avevamo un appuntamento - con Neri Marcorè e Filippo Davoli (e2) 2016 - Ilzendelswing (Vann i tram?) 2017 - Swing Power - Sott'a 'sti mùr 2019 - Boxe (Maremmano Records) Note Collegamenti esterni
Biografia Nasce ad Adria il 30 gennaio 1884 da una nobile famiglia di ingegneri di origini trentine; compie gli studi classici a Roma e frequenta il biennio di ingegneria a Padova, dove segue un corso di disegno tecnico presso l'Istituto d'Arte. Nel 1909 si iscrive a Milano alla Scuola speciale di architettura presso il Politecnico, i cui corsi sono tenuti da Luca Beltrami, Camillo Boito e Gaetano Moretti. Laureato, nel 1914 si diploma anche professore di disegno all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Lo stesso anno viene assunto dalla Sovrintendenza ai Monumenti per seguire interventi di restauro su edifici di rilevante valore architettonico. Dopo la parentesi bellica, nella quale presta servizio come ufficiale nei servizi tecnici del Genio Militare, riprende il suo vecchio posto dedicandosi principalmente ai lavori di restauro delle chiese di San Silvestro e San Michele a Nantola. Nel 1919 vince, assieme a Romeo Moretti, il concorso per il progetto di ampliamento del Palazzo Comunale di Padova. Nel 1922 accetta l'incarico di ingegnere capo presso l'Ufficio Tecnico di Adria, dove affianca alla libera professione l'attività di archeologo, promuovendo e iniziando la campagna di scavi nello stesso territorio. Intorno agli anni Trenta è autore di numerose architetture fra cui il Teatro Comunale e il Museo Nazionale; si ricordano inoltre la redazione del Piano Regolatore Generale (con l'architetto Pietro Portaluppi) e la progettazione di molteplici stabilimenti industriali, con annessi servizi collettivi, appartenenti alla sua famiglia, proprietaria terriera e titolare di importanti società a Chioggia, Porto Tolle, Contarina e Cavarzere. Dopo il secondo conflitto mondiale lascia l'incarico comunale per dedicarsi esclusivamente alla attività di progettista con la realizzazione di molte altre opere (scuole, edifici per la sanità, abitazioni popolari e residenziali) realizzate fino agli anni Sessanta. Fra i progetti si ricordano il monumento ai caduti adriesi (1919-22); il palazzo municipale di Padova con Romeo Moretti (1919-1927); la casa Scarpari (1920); la villa Salvagnini ad Adria (1926); il Teatro Comunale (1929-35) e il Museo Nazionale sempre ad Adria (1961, con Ferdinando Forlati [25]); l'ampliamento e il campanile della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta detta della Tomba (1935-40); la Casa della madre e del bambino (1930-32); lo zuccherificio, le case operaie e l'asilo di Porto Tolle (1935-40); gli ampliamenti di padiglioni specialistici dell'ospedale civile (1935-50); il municipio di Pettorazza (1935-40); le scuole elementari di via Molinteran ad Adria (1937-40). Nell'ambito dei progetti di restauro: gli accessi alla cripta e al presbiterio per la chiesa abbaziale di S. Silvestro (1915) e la chiesa plebana di S. Michele a Nonantola, Modena (1915); la Sala delle Colombe al castello di Vignola, Modena (1921-22); la chiesa di S. Biagio di Sala Bolognese (1921-22). In campo urbanistico si segnala il Piano regolatore di Adria (1927-28, con Piero Portaluppi). Archivio L'archivio di Giambattista Scarpari è stato in origine custodito in casse di legno rivestite di zinco e poste in uno scantinato dello studio professionale a Rovigo. A causa di un allagamento che nel 1975 ha provocato la distruzione di una parte della documentazione, è stato trasferito più volte fino alla sede attuale. La documentazione distrutta nel 1975 consisteva in lettere, relazioni, quaderni di appunti, fotografie e cartoline d'epoca, carte diverse Note Bibliografia
Biografia Esponente di musica country, era il padre della cantante Pam Tillis. Discografia parziale 1966 - Stateside 1967 - Life Turned Her That Way 1967 - Mr. Mel 1968 - Let Me Talk to You 1968 - Something Special 1969 - Who's Julie 1969 - Mel Tillis Sings "Old Faithful" 1970 - She'll Be Hanging Round Somewhere 1970 - One More Time 1971 - The Arms of a Fool/Commercial Affection 1971 - Recorded Live at the Sam Houston Coliseum, Houston, Texas 1971 - Living and Learning (con Sherry Bryce) 1972 - Would You Want the World to End 1972 - I Ain't Never 1973 - Sawmill 1974 - Stomp Them Grapes 1974 - Let's Go All the Way Tonight (con Sherry Bryce) 1974 - Mel Tillis' Greatest Hits 1975 - The Best Way I Know How 1975 - The Best of Mel Tillis 1975 - Mel Tillis and the Statesiders 1975 - M-M-Mel 1976 - Welcome to Mel Tillis Country 1976 - Love Revival 1976 - The Best of Mel Tillis and the Statesiders 1977 - Heart Healer 1977 - Love's Troubled Waters 1977 - 24 Greatest Hits 1978 - I Believe in You 1979 - Are You Sincere 1979 - Mr. Entertainer 1979 - Me and Pepper 1980 - Your Body Is an Outlaw 1980 - Southern Rains 1980 - M-M-Mel Live 1981 - Mel and Nancy (con Nancy Sinatra) 1982 - It's a Long Way to Daytona 1982 - Greatest Hits 1983 - After All This Time 1984 - New Patches 1985 - California Road 1988 - New Patches 1988 - Big Balls in Cowtown 1993 - Beyond the Sunset 1998 - Old Dogs (con Bobby Bare, Waylon Jennings & Jerry Reed) 2001 - Wings of My Victory 2005 - The Father's Son 2010 - You Ain't Gonna Believe This Altri progetti Collegamenti esterni
La porta di Castro era un'antica porta di Palermo. Storia La porta venne edificata nel 1620, secondo quanto riporta Fazello, in sostituzione di una precedente porta che era stata chiusa oltre un secolo prima (1460), chiamata porta del Palazzo, si rese necessario aprire la continuazione della via dei Tedeschi dove risiedevano le guardie tedesche del Viceré. Per la costruzione della porta venne abbattuta la chiesa di Santa Maria dell'Itria detta La Pinta, che occupava parte della strada e per far questo venne fatto un decreto regio dall'allora viceré di Sicilia, Francìsco Ruiz de Castro Andrade y Portugal, conte di Castro, VIII conte di Lemos e duca di Taurisano (dal quale la porta prese il nome) e venne chiesto anche l'assenso dell'arcivescovo di Palermo. Il decreto regio recitava: L'assenso dell'arcivescovo arrivò solo in funzione della costruzione della nuova chiesa di Santa Maria dell'Itria sorta a poca distanza dalla stessa a carico del senato palermitano. La porta dopo aver perso il suo utilizzo per la costruzione extra moenia fu distrutta nel 1879c. per allargare la via e far posto ad abitazioni, attualmente è ancora presente il ricordo di questa porta grazie alla toponomastica della via che la attraversa virtualmente che ha cambiato nome da via dei Tedeschi a via Porta di Castro. Struttura La porta era decorata a doppio cornicione seguendo il motivo degli intagli, al centro era coronata da un'aquila di marmo con le ali aperte, mostrante le armi reali. L'aquila era fiancheggiata a destra da uno scudo recante le insegne del viceré Francesco di Castro, mentre alla sinistra dell'aquila un altro scudo reca la figura di un'altra aquila, questa simbolo della città di Palermo. La porta era ad arco a sesto lievemente ribassato, sull'architrave è presente il motivo decorativo dei festoni, mentre alla base dell'arco sono presenti delle figure antropomorfe. Il manufatto misurava 40 palmi di altezza per 20 di larghezza. Iscrizioni Su entrambi i fianchi della porta erano presenti delle iscrizioni, sul fianco sinistro troviamo: Posizione La porta si trovava all'estremità meridionale del palazzo dei Normanni in corrispondenza di piazza della Pinta, nelle vicinanze dell'attuale corso Tukory e della Camera delle meraviglie. Note Bibliografia Voci correlate Palazzo dei Normanni Altri progetti Castro
La 52ª edizione dei British Academy Film Awards, conferiti dalla British Academy of Film and Television Arts alle migliori produzioni cinematografiche del 1998, ha avuto luogo l'11 aprile 1999. Vincitori e candidati Miglior film Shakespeare in Love, regia di John Madden Elizabeth, regia di Shekhar Kapur Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan), regia di Steven Spielberg The Truman Show, regia di Peter Weir Miglior film britannico Elizabeth Hilary e Jackie, regia di Anand Tucker Little Voice - È nata una stella (Little Voice), regia di Mark Herman Lock & Stock - Pazzi scatenati (Lock, Stock and Two Smoking Barrels), regia di Guy Ritchie My Name Is Joe, regia di Ken Loach Sliding Doors, regia di Peter Howitt Miglior film non in lingua inglese Central do Brasil, regia di Walter Salles • Brasile/Francia Carne trémula (Carne trémula), regia di Pedro Almodóvar • Spagna Il cavaliere di Lagardère (Le bossu), regia di Philippe de Broca • Francia/Italia/Germania La vita è bella, regia di Roberto Benigni • Italia Miglior regista Peter Weir – The Truman Show Shekhar Kapur – Elizabeth John Madden – Shakespeare in Love Steven Spielberg – Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) Miglior attore protagonista Roberto Benigni – La vita è bella Michael Caine – Little Voice - È nata una stella (Little Voice) Joseph Fiennes – Shakespeare in Love Tom Hanks – Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) Miglior attrice protagonista Cate Blanchett – Elizabeth Jane Horrocks – Little Voice - È nata una stella (Little Voice) Gwyneth Paltrow – Shakespeare in Love Emily Watson – Hilary and Jackie Miglior attore non protagonista Geoffrey Rush – Elizabeth Ed Harris – The Truman Show Geoffrey Rush – Shakespeare in Love Tom Wilkinson – Shakespeare in Love Miglior attrice non protagonista Judi Dench – Shakespeare in Love Kathy Bates – I colori della vittoria (Primary Colors) Brenda Blethyn – Little Voice - È nata una stella (Little Voice) Lynn Redgrave – Demoni e dei (Gods and Monsters) Miglior sceneggiatura originale Andrew Niccol – The Truman Show Vincenzo Cerami, Roberto Benigni – La vita è bella Michael Hirst – Elizabeth Marc Norman, Tom Stoppard – Shakespeare in Love Miglior sceneggiatura non originale Elaine May – I colori della vittoria (Primary Colors) Frank Cottrell Boyce – Hilary and Jackie Hilary Henkin, David Mamet – Sesso & potere (Wag the Dog) Mark Herman – Little Voice - È nata una stella (Little Voice) Miglior fotografia Remi Adefarasin – Elizabeth Peter Biziou – The Truman Show Richard Greatrex – Shakespeare in Love Janusz Kaminski – Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) Miglior scenografia Dennis Gassner – The Truman Show Martin Childs – Shakespeare in Love John Myhre – Elizabeth Tom Sanders – Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) Migliori musiche David Hirschfelder – Elizabeth Barrington Pheloung – Hillary and Jackie Stephen Warbeck – Shakespeare in Love John Williams – Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) Miglior montaggio David Gamble – Shakespeare in Love Jill Bilcock – Elizabeth Niven Howie – Lock & Stock - Pazzi scatenati (Lock, Stock and Two Smoking Barrels) Michael Kahn – Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) Migliori costumi Sandy Powell – Velvet Goldmine Alexandra Byrne – Elizabeth Graciela Mazon – La maschera di Zorro (The Mask of Zorro) Sandy Powell – Shakespeare in Love Miglior trucco Elizabeth – Jenny Shircore Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) – Lois Burwell, Jeanette Freeman Shakespeare in Love – Lisa Westcott Velvet Goldmine – Peter King Miglior sonoro Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) – Gary Rydstrom, Ronald Judkins, Gary Summers, Andy Nelson, Richard Hymns Hilary and Jackie – Nigel Heath, Julian Slater, David Crozier, Ray Merrin, Graham Daniel Little Voice - È nata una stella (Little Voice) – Peter Lindsay, Rodney Glenn, Ray Merrin, Graham Daniel Shakespeare in Love – Peter Glossop, John Downer, Robin O'Donoghue, Dominic Lester Migliori effetti speciali visivi Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) – Stefen Fangmeier, Roger Guyett, Neil Corbould Babe va in città (Babe: Pig in the City) – Bill Westenhofer, Neal Scanlan, Chris Godfrey, Grahame Andrew The Truman Show – Michael J. McAlister, Brad Kuehn, Craig Barron, Peter Chesney Z la formica (Antz) – Ken Bielenberg, Philippe Gluckman, John Bell, Kendal Cronkhite Miglior cortometraggio Home, regia di Morag McKinnon Anthrakitis, regia di Sara Sugarman Eight, regia di Stephen Daldry In Memory of Dorothy Bennett, regia di Martin Radich Miglior cortometraggio d'animazione The Canterbury Tales, di registi vari 1001 Nights, regia di Mike Smith Gogwana, regia di Sion Jones, Michael Mort, Joe Turner Humdrum, regia di Peter Peake Miglior esordio britannico da regista, sceneggiatore o produttore Richard Kwietniowski (regista) – Amore e morte a Long Island (Love and Death on Long Island) Sandra Goldbacher (regista) – La governante (The Governess) Shane Meadows (regista) – Ventiquattrosette (Twentyfourseven) Matthew Vaughn (produttore) – Lock & Stock - Pazzi scatenati (Lock, Stock and Two Smoking Barrels) Orange Film of the Year Lock & Stock - Pazzi scatenati (Lock, Stock and Two Smoking Barrels) Collegamenti esterni Sito ufficiale (in inglese) Televisione nel 1999 Cinema nel 1999 Premi BAFTA
Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, i sultani dell'Impero ottomano rivendicarono di essere i legittimi imperatori romani, in successione degli imperatori bizantini, che avevano precedentemente governato da Costantinopoli. Basandosi sul concetto di diritto di conquista, i sultani assunsero a varie occasioni gli appellativi del kayser-i Rûm ("Cesare di Roma", uno dei titoli applicati agli imperatori bizantini nei primi scritti ottomani) e basileus (titolo regnante degli imperatori bizantini). L'assunzione dell'eredità dell'Impero romano portò anche i sultani ottomani a pretendere di essere monarchi universali, i legittimi sovrani del mondo intero. I primi sultani dopo la conquista di Costantinopoli - Maometto II, Bayezid II, Selim I e Solimano I - sostennero fermamente di essere imperatori romani e fecero di tutto per legittimarsi come tali. Gli aristocratici greci, ovvero l'ex nobiltà bizantina, furono spesso promossi a posizioni amministrative di alto livello e Costantinopoli venne mantenuta come capitale, ricostruita e notevolmente ampliata sotto il dominio ottomano. L'amministrazione, l'architettura e le cerimonie di corte del primo impero ottomano successivo al 1453 furono fortemente influenzate dall'ex Impero bizantino. I sultani ottomani usarono la rivendicazione di essere imperatori romani per giustificare anche le campagne di conquista contro l'Europa occidentale. Sia Maometto II che Solimano I sognavano di conquistare l'Italia, credendo che appartenesse loro di diritto perché un tempo era stata il cuore dei Romani. Sebbene la pretesa alla successione imperiale romana non si fermò mai formalmente e i titoli come kayser-i Rûm e basileus non vennero mai formalmente abbandonati, la rivendicazione svanì gradualmente e cessò di essere enfatizzata dai sultani. La ragione principale della rottura con la rivendicazione della legittimità greco-romana è data dalla maggiore evoluzione dell'Impero ottomano verso la pretesa di legittimità politica islamica dal XVI secolo in poi. Ciò era il risultato delle conquiste ottomane nel Levante, in Arabia e nel Nord Africa che trasformarono l'impero da uno stato multi-religioso a uno stato con una popolazione a chiara maggioranza musulmana, fatto che richiese una pretesa di legittimazione del potere politico ancorato nella tradizione islamica invece di quella romana. Il cambiamento nell'identità ottomana fu anche il risultato del conflitto con l'Impero Safavide in Iran, che seguiva l'Islam sciita, portando i sultani ad abbracciare e sottolineare più fortemente la loro fede nell'Islam sunnita. Il titolo Kayser-i Rûm fu utilizzato ufficialmente l'ultima volta nel XVIII secolo e i documenti in lingua greca cessarono di riferirsi al sultano come basileus non oltre il 1876; dopodiché i sovrani ottomani furono nominati in greco come soultanos e padisach. Il riconoscimento della rivendicazione ottomana di essere imperatori romani fu variabile, sia all'esterno che all'interno dell'Impero ottomano. Gli ottomani erano ampiamente accettati come Romani nel mondo islamico, con i sultani che venivano riconosciuti come imperatori romani. Anche la maggior parte della popolazione cristiana dell'Impero ottomano riconobbe i sultani come i loro nuovi imperatori, ma le opinioni tra l'élite culturale differivano. Alcuni vedevano gli ottomani come infedeli, barbari e tiranni illegittimi, altri li ritenevano divinamente consacrati come punizione per i peccati del popolo bizantino e altri ancora li accettavano come nuovi imperatori. A partire almeno dal 1474 in poi, il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli riconobbe i sultani con il titolo basileus. Se le opinioni erano variabili riguardo alla legittimità degli ottomani come sovrani, esse risultavano coerenti in quanto l'Impero ottomano come stato non era visto come la prosecuzione senza soluzione di continuità dell'Impero romano, ma ritenuto piuttosto il suo erede e successore, poiché l'ex impero aveva radici teologiche troppo profonde per essere compatibili con un sovrano musulmano straniero. Pertanto, gli ex bizantini vedevano l'Impero ottomano come erede della legittimità politica e del diritto al governo universale dell'impero precedente, ma senza altre implicazioni teologiche. Nell'Europa occidentale, dove nemmeno gli imperatori bizantini erano stati riconosciuti come Romani, gli ottomani erano generalmente visti come imperatori, ma non come imperatori romani. Tra gli occidentali le opinioni sul fatto che i sultani ottomani fossero i successori degli imperatori bizantini o di una serie completamente nuova di governanti erano eterogenee. Il diritto dei sultani ottomani di definirsi imperatori di Roma e di rivendicare il dominio universale fu contestato per secoli dai sovrani del Sacro Romano Impero e dell'Impero russo, i quali rivendicavano entrambi questa dignità per se stessi. Sfondo Contesto politico L'Impero romano d'Oriente, o bizantino, faceva risalire la sua origine come istituzione alla fondazione di Costantinopoli designata come nuova capitale dell'Impero romano nel 330 da parte di Costantino il Grande. Mentre l'Impero romano d'Occidente cadeva, l'Impero bizantino sopravvisse al V secolo più o meno intatto e la sua popolazione sostenne continuamente di essere Romaioi (Romani), e non Elleni (Greci), sebbene alla fine i confini dell'impero si ridussero gradualmente a comprendere solo le terre di lingua greca. Nel XV secolo, gli imperatori bizantini governavano un impero in disintegrazione e in declino. Nel corso del XIV secolo, l'Impero ottomano conquistò vaste aree di territorio e all'inizio del XV secolo governava gran parte dell'Anatolia, della Bulgaria, della Grecia centrale, della Serbia, della Macedonia e della Tessaglia. L'Impero bizantino, che un tempo si estendeva in tutto il Mediterraneo orientale, era pressoché ridotto alla stessa capitale imperiale Costantinopoli, al Peloponneso e a una manciata di isole del Mar Egeo, ed era costretto a rendere i tributi agli ottomani. Sotto il sultano Maometto II, l'Impero ottomano conquistò Costantinopoli nel 1453, un evento generalmente ritenuto di aver segnato la fine definitiva dell'Impero romano, così come il passo finale e decisivo nella conquista ottomana delle terre del nucleo centrale dell'ex impero. Il 1453 segnò anche la vera nascita dell'Impero ottomano, che sarebbe arrivato a dominare gran parte del Mediterraneo orientale fino alla sua caduta nel 1922. La conquista di Costantinopoli era stata il sogno degli eserciti islamici sin dall'VIII secolo e attraverso il suo possesso, Maometto II e i suoi successori poterono affermare di essere gli eredi degli imperatori romani. Maometto II nutriva un grande interesse per la storia greca romana e classica, un argomento su cui era stato ampiamente istruito dagli insegnanti di corte in gioventù. Emulò Giulio Cesare e Alessandro Magno, e ad un certo punto visitò la città di Troia per vedere le tombe dei mitologici eroi greci Achille e Aiace, e tenne una copia dell'Iliade nella sua biblioteca personale. Roma e Bisanzio negli scritti ottomani Gli ottomani identificarono il titolo padişah con imperatore, ma i primi storici ottomani utilizzavano principalmente tre termini diversi quando si riferivano agli imperatori bizantini: tekfur, fasiliyus e kayser. Il termine tekfur era il più comune ma la sua origine etimoligica risulta controversa. L'opinione maggioritaria ipotizza che abbia origine dall'armeno taghavor (che significa "portatore della corona") mentre alcuni storici ritengono che derivi in via definitiva da un errore di ortografia del nome Nikephoros (derivante dall'imperatore bizantino Niceforo II Foca). Il termine è usato nelle fonti precedenti al 1453 per riferirsi ai servitori del governo bizantino di tutti i ranghi, dagli umili governatori e comandanti fino agli imperatori, e aveva quindi una connotazione umiliante, equiparando gli imperatori agli ufficiali di rango inferiore. Fasiliyus è una forma traslitterata del basileus bizantino, titolo riservato solo all'imperatore bizantino nell'ideologia imperiale bizantina. Kayser deriva dall'antico nome e titolo romano Cesare, che a seconda del periodo aveva implicazioni politiche molto diverse nel mondo romano e bizantino. Proprio come tale, il titolo entrò sia nel mondo slavo nella forma tsar, sia nel mondo turco e persiano nella forma kayser. Alcuni storici ottomani, come Tursun Beg, impiegavano il più elaborato kayser-i Rûm ("Cesare di Roma") per gli imperatori bizantini. Sebbene il riconoscimento dell'Impero bizantino come Impero romano fosse svanito nell'Europa occidentale dopo il IX secolo, i musulmani nel Medioevo riconobbero continuamente l'Impero bizantino come Impero romano. Nelle prime fonti musulmane il termine Rūmī è riferito ai cristiani in generale, ma in seguito è stato circoscritto solamente ai bizantini. Storia Da Maometto II a Solimano I Titoli Dopo la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II nel 1453, i sultani dell'Impero ottomano abbracciarono i lasciti e l'eredità degli imperatori bizantini e iniziarono a modellarsi come loro eredi. In quanto pretendenti imperatori di Roma, i sultani si consideravano anche ereditari della pretesa bizantina e romana al potere universale. All'indomani della conquista, Maometto si autoproclamò kayser-i Rûm. Ad un certo punto, prima del 1474, fu riconosciuto anche come basileus dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Nonostante ciò, Maometto si avvaleva raramente del titolo di kayser o basileus nei suoi documenti ufficiali, sia in quelli scritti in greco che in quelli in altre lingue. Al contrario, la titolatura ufficiale di Maometto seguiva fedelmente quella del padre Murad II. Il suo titolo in lingua greca più comunemente usato era o megas authentis kai megas amiras soultanos o Mechemetpeis ("grande sovrano, grande emiro e sultano Mehmed"). Forse la mancanza di un uso ufficiale di basileus e kayser sotto Maometto derivava dal desiderio di non essere visto semplicemente come un'imitazione degli imperatori bizantini. Un titolo più comunemente utilizzato da Maometto, con chiare connotazioni romane, era "sovrano dei due mari e dei due continenti", che si riferiva alla sua pretesa di governare sia il Mar Nero che il Mediterraneo, nonché entrambe Europa e Asia. In turco, arabo e persiano, i sultani impiegavano più comunemente i titoli padişah e Sultan. I primi sultani ottomani dopo il 1453 intendevano restaurare sotto di loro qualcosa di simile all'Impero bizantino. Secondo Arnold J. Toynbee, Maometto e i suoi immediati successori potevano quindi essere visti come i rigeneratori dell'Impero bizantino tanto quanto i loro carnefici. Sotto il successore di Maometto, Bayezid II (r. 1481-1512 ), il titolo basileus entrò nell'uso ufficiale. Bayezid, il suo successore Selim I (r. 1512-1520) e il successore di Selim Solimano I (r. 1520-1566) utilizzavano tutti basileus come titolo principale nei documenti in lingua greca. Anche il kayser-i Rûm di Maometto divenne parte integrante del titolo imperiale ottomano. Nei documenti emessi in serbo, Maometto II, Bayezid II e Selim I sono tipicamente indicati con il titolo di "grande e potente tzar", termine derivante in questo caso dal loro uso di kayser. L'identità politica bizantina dei primi sultani ottomani dopo il 1453, oltre ad assumere vari titoli, si manifestò anche in un aumento di protocolli, cerimonie di corte, architetture e simboli mutuati da Bisanzio. Sia Selim che Solimano impiegavano a volte l'uso stilistico di "Imperatore di Costantinopoli", il titolo precedentemente usato comunemente in diplomazia dagli europei occidentali per gli imperatori bizantini. Solimano a volte usava la versione estesa "Imperatore di Costantinopoli e Trebisonda". In turco, "Imperatore di Costantinopoli" era reso come padişah-i Kostantiniye. Nell'uso sultanico è attestata anche la versione "Imperatore dei Romani", padişah-i Rûm. Nei documenti latini, emessi per corrispondenza diplomatica con i governanti dell'Europa occidentale, i sultani ottomani impiegavano spesso il titolo latino imperator. In un trattato di pace del 1489 tra Bayezid II e la Polonia, il sultano assunse il titolo Dei gratia Asia, Grecie etc. Imperator Maximus ("per grazia di Dio il grande imperatore dell'Asia, della Grecia ecc"). In una successiva pace del 1494, Bayezid si definì Dei gracia Imperator ambarum terrarum, Asiae atque Europae et marium Magnus Sultanus ("per grazia di Dio l'imperatore dei due continenti, di Asia e Europa, e dei [due] mari, il grande sultano"). Un trattato di pace del 1519 tra la Polonia e Selim I, scritto in italiano, intitola il sultano come Per la Divina favente clementia Grande Imperator di Constantinopoli, di Asia, Europa, Persia, Soria et Egipto et Arabia et de li mari ecc. ( "per grazia di Dio il grande imperatore di Costantinopoli, dell'Asia, dell'Europa, della Persia, della Siria, dell'Egitto e dell'Arabia e dei due mari ecc."). Politica e società Maometto II e i suoi immediati successori presero molte iniziative per legittimare il loro governo come imperatori romani. Tra i vari atti, designarono Costantinopoli come capitale e promossero molti aristocratici greci a posizioni governative d'élite. Tra il 1453 e il 1516, i gran visir ottomani, la più alta carica governativa oltre al sultano, erano di varia origine etnica e religiosa. I titolari della carica durante questo periodo di tempo includevano Zagan Pascià (un ex cristiano rinnegato) e Mahmud Pascià Angelović (un aristocratico serbo di discendenza imperiale bizantina). Dal 1453 in poi, gli ottomani si riferirono a Costantinopoli come Istanbul, un nome derivato dalla frase greca eis tin polin ("alla città"). Formalmente e ufficialmente, il nome della città rimase comunque Costantinopoli, reso Kostantiniyye in turco, fino al 1930, dopo la caduta dell'Impero ottomano. La scelta di fare di Costantinopoli la capitale derivava dalla storia imperiale della città e dalla sua posizione strategica. Anche dopo la sua morte, Maometto continuò a insistere di essere imperatore romano: nel suo testamento scelse come luogo di sepoltura Costantinopoli, invece del più antico luogo di sepoltura dei sultani ottomani, Bursa. La cerimonia funeraria di Maometto nel 1481 fu modellata su quella di Costantino il Grande. Negli ultimi decenni di dominio bizantino, la popolazione di Costantinopoli diminuì drasticamente ma sotto gli ottomani aumentò nuovamente grazie agli sforzi dei sultani, che popolarono la capitale non solo da turchi ma anche di popoli di diverse etnie che si trasferirono da tutto l'impero. Entro la fine del XVI secolo, la popolazione della città potrebbe aver raggiunto fino a 250.000 abitanti, rendendola la città più grande d'Europa. Costantinopoli rimase multietnica e multi-religiosa per gran parte della storia ottomana, in un'epoca in cui molti altri governi in Europa imponevano identità nazionali e credenze religiose. L'affermazione dei sultani ottomani di essere imperatori romani fu utilizzata per giustificare l'espansionismo nelle ex terre di Roma. Nel 1480, Maometto lanciò un'invasione infruttuosa dell'Italia, il primo passo previsto in una campagna per conquistare la stessa Roma. Sotto Solimano, le pretese ottomane alla legittimità romana raggiunsero il loro apice. Scrivendo sull'assedio di Vienna di Solimano nel 1529, lo storico italiano dell'epoca Paolo Giovio affermò che Solimano credeva che tutta l'Europa occidentale fosse legittimamente sua poiché era il legittimo successore di Costantino il Grande. Nelle guerre di Solimano contro le potenze dell'Europa occidentale, un grido di battaglia comune era "A Roma! A Roma!". Durante il suo attacco all'isola italiana di Corfù nel 1537, Solimano, come Maometto prima di lui, meditò anche di invadere l'Italia continentale per conquistare Roma. Solimano organizzò parate a Costantinopoli che erano coscientemente modellate sul trionfi dell'antica Roma, e costruì anche la Moschea Süleymaniye, destinata a eguagliare lo splendore di Santa Sofia. Il giurista ottomano dell'epoca Ebussuud Efendi paragonò Solimano sia a Giulio Cesare che all'antico sovrano achemenide Ciro il Grande, scrivendo che Solimano era un "Cesare di Cesari" e un "Ciro dei Ciri", arrivando persino ad affermare che era un "spezzatore di Cesari" e "colui che gettava polvere in faccia a Ciro e a Cesare". In un'iscrizione di Bender, in Moldavia, Solimano usò il titolo şeh-i Bagdad ve 'Iraq kayser-i-Rûm Mısra sultanım ("Shah di Baghdad e Iraq, Cesare di Roma e Sultano d'Egitto"). Orientamento all'identità politica islamica Cambiamenti nella titolazione e nell'ideologia L'identità politica ottomana, fondata sull'idea che l'impero fosse il successore o la continuazione dell'impero bizantino svanì gradualmente. Quando gli ottomani conquistarono maggiori territori nel Levante, in Arabia e nel Nord Africa all'inizio del XVI secolo, l'identità islamica dell'impero e dei suoi governanti aumentò come risultato della sua popolazione ora a maggioranza musulmana. Il conflitto e la rivalità con l'Impero Safavide in Iran, che seguiva l'Islam sciita, portarono anche i sultani ad abbracciare e sottolineare più fortemente la loro fede nell'Islam sunnita. Come risultato di questi fattori, il XVI secolo vide un importante cambiamento nell'identità collettiva dell'Impero ottomano, da uno stato multireligioso a uno più tradizionale sunnita ortodosso. Tuttavia, un gran numero di cristiani continuò a vivere entro i confini dell'impero, e nella diplomazia internazionale i sultani dovettero fare i conti con i monarchi cristiani. Ciò significava che, sebbene i sultani diventassero meno pragmatici e tolleranti, le idee della legittimità cristiana e greco-romana non potevano essere completamente abbandonate. Come parte del crescente orientamento verso l'identità politica islamica, la corte ottomana smise di rilasciare ufficialmente i documenti in caratteri diversi dall'arabo nel 1525. Sebbene le traduzioni dei documenti ufficiali fossero fatte ed emesse da funzionari e governatori inferiori, nonché a fini diplomatici, non portarono più la tughra (la firma del sultano), che appariva solo nei documenti in arabo. In quanto tali, i sultani cessarono di impiegare ufficialmente titoli come basileus, imperator e tsar per se stessi, adoperando nella maggior parte dei casi solo Sultan e/o padişah. Alla fine, i sultani ottomani dimenticarono verosimilmente che i titoli stranieri come basileus fossero mai stati usati ufficialmente dai loro predecessori. Allo stesso tempo, continuarono a negare in corrispondenza ad altri monarchi lo stile di padişah, il che rivela che se da un alto gli stessi titoli stranieri erano stati dimenticati, dall'altro le loro implicazioni non lo erano. Anche se non utilizzarono più per se stessi basileus, i sultani ottomani dopo il regno di Solimano I sostenevano a volte di essere ancora imperatori romani. Ahmed I (r. 1603–1607) si riferiva a se stesso nei suoi titoli come sahib-kıran-i memalik-i-Rûm ve 'Acem ve 'Arab ("il signore della fortunata congiunzione dei regni Romano, Persiano e Arabo"). Il successivo Mehmed IV (r. 1648–1687) impiegava lo stile ferman-ferma-yi memalik-i-Rûm ve 'Arab ve 'Acem ("colui che impartisce ordini ai regni Romano, Arabo e Persiano"). Lo stile kayser o kayser-i Rûm rimase in uso dai sultani fino al XVIII secolo. Dopo il 1525, le traduzioni in lingua greca dei documenti ufficiali ottomani da parte di governatori e funzionari continuarono a definire i sultani come basileus. Un esempio tardo proviene dagli scritti storici del poeta greco Kaisarios Dapontes (1713-1784), che nella sua storia dell'Impero ottomano della fine del XVII secolo, scritta su richiesta del principe valacco Costantino Mavrocordatos, chiama Mehmed IV basileus. La pratica di riferirsi al sultano come basileus in questo modo giunse alla sua conclusione decisiva nel dicembre 1876, quando la costituzione ottomana (Kanun-i esasi) fu ufficialmente tradotta in greco e i termini "sultano" (Σουλτάνος, soultanos) e padişah (ΠΑΔΙΣΑΧ, padisach) vennero utilizzati sistematicamente, al posto dii basileus o kaisar (la versione greca di Caesar). I sultani ottomani ripresero a usare imperator nel XIX secolo ai fini della diplomazia internazionale. L'uso del termine questa volta non rifletteva più i sultani ottomani che si consideravano superiori agli altri monarchi e come gli unici veri imperatori, ma rifletteva invece i loro desideri di uguale riconoscimento tra gli altri governanti d'Europa. A questo punto, numerosi altri monarchi europei si riferivano a se stessi come imperatori, inclusi non solo gli imperatori tedeschi e austriaci, ma anche i sovrani di Francia, Russia e Gran Bretagna. Identità romana tra i turchi ottomani Anche se gli autori occidentali dalla fondazione dell'Impero ottomano si riferivano all'impero come "turco" e ai suoi abitanti come "turchi", questa non era l'identità adottata dall'impero stesso o dalla sua popolazione. Anche se i primi sultani enfatizzavano a volte la loro discendenza dai turchi oghuz quando si trovavano in competizione con altri beilicati anatolici, l'enfasi sull'identità turca da parte dei sultani e dei loro sudditi svanì rapidamente dopo che iniziarono a rivendicare l'eredità del mondo greco-romano. "Turco" divenne un termine dispregiativo, usato dall'élite ottomana per i popoli nomadi turchi e i contadini di lingua turca in Anatolia; chiamare quindi "turchi" gli abitanti musulmani di Costantinopoli erano considerato offensivo. Nella prima età moderna, molti turchi ottomani, soprattutto quelli che vivevano nelle città e non facevano parte dell'esercito o dell'amministrazione, si autoidentificavano comunemente invece come Romani (Rūmī, رومى), in quanto abitanti dell'ex territorio bizantino. Applicato ai turchi ottomani, Rūmī iniziò a cadere in disuso alla fine del XVII secolo, e tale parola venne invece sempre più associata solo alla popolazione greca dell'impero, che aveva continuamente mantenuto l'identità romana dal 1453, e con un significato che è conosciuto ancora oggi in Turchia. Il termine "Impero ottomano" non è mai stato usato ufficialmente all'interno dallo stato ottomano. Deriva dalla designazione francese del XIX secolo l'Empire Ottoman, usata nella diplomazia internazionale, ma non esisteva un concetto corrispondente all'interno dell'impero. Diversi aspetti dello stato, delle persone e del territorio erano chiamati Devlet-i Âliyye-i Osmaniye ("l'elevato stato/dinastia ottomana"), Âl-i Osman ("la famiglia/dinastia di Osman"), tebaa ("i sudditi/ gregge") e Memâlik-i Mahrûse ("i domini ben protetti"). Nei secoli precedenti, diversi nomi usati per lo stato ottomano riflettevano la sua assunzione dell'eredità di Roma. Nell'opera del 1581 dello storico ottomano Mustafa Ali Nuṣḥatü's-selāṭīn ("consiglio per i sultani"), sono impiegati diversi termini per l'impero, tra cui memalik-i Osmaniye ("regni ottomani"), âl-i Osman, diyar-i Rûm ("terre di Roma"), memalik-i Rum ("regni romani"), milket-i Osman ("attributi di Osman") e solo Rûm ("Roma"). Riconoscimento contemporaneo Riconoscimento da parte dei sudditi cristiani Nell'ideologia imperiale bizantina, il possesso di Costantinopoli era il fattore chiave di legittimazione per un imperatore, poiché i governanti che non controllavano la città, ma rivendicavano il titolo di imperatore, erano visti come operanti in modo innaturale. Nonostante l'evidente declino territoriale dell'Impero bizantino nel corso della storia, i bizantini, che erano ben consapevoli di ciò, non credevano in nessun modo che il loro impero sarebbe giunto alla fine, poiché si pensava che l'Impero romano era destinato a durare fino alla seconda venuta di Cristo. Poiché si ritenne che gli ottomani avessero ottenuto Costantinopoli attraverso il diritto di conquista, gran parte della popolazione cristiana sia di Costantinopoli che del più ampio Impero ottomano vide Maometto II come il legittimo nuovo imperatore romano dal 1453 in poi. Agendo in questo ruolo di imperatore, Maometto nominò un nuovo Patriarca di Costantinopoli, Gennadio II Scholarios, con tutto lo sfarzo e la cerimonia precedentemente associati alla nomina dei patriarchi durante il dominio bizantino. La nomina di Gennadio conferì a Maometto ulteriore legittimità agli occhi dei suoi sudditi cristiani e diede anche ai sultani ottomani un certo livello di controllo sulla Chiesa ortodossa orientale. Nel 1474, il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli riconobbe Maometto come basileus, poiché un registro sinodale di quell'anno applicò questo titolo al sultano. Il riconoscimento come basileus è significativo, poiché gli storici bizantini non hanno mai applicato questo termine agli usurpatori o ai sovrani illegittimi, che erano invece indicati come "tiranni". Nonostante l'assunzione dell'eredità bizantina e il riconoscimento da parte del patriarcato e della vasta popolazione, gli storici greci dopo la caduta di Costantinopoli impiegarono raramente il termine basileus ai sultani ottomani. A grandi linee, ci sono tre punti di vista generali sugli ottomani nelle storie greche successive al 1453. Il primo punto di vista afferma che gli ottomani fossero infedeli, barbari e tiranni illegittimi, una visione meglio conosciuta dagli scritti di Ducas e Bessarione, rifugiati bizantini che erano fuggiti nelle terre cattoliche e speravano di ispirare una crociata anti-ottomana. La seconda visione, promossa dal Patriarcato ecumenico, non negava che il dominio ottomano fosse illegittimo o tirannico, ma promuoveva l'idea che i sultani fossero stati divinamente consacrati per punire i peccati del popolo bizantino e che quindi dovessero essere tollerati. In sostanza, questa spiegazione teologica del dominio ottomano dipinge i sultani come inviati da Dio per proteggere il popolo dell'impero dai tentativi degli imperatori paleologi di riunificare la Chiesa ortodossa orientale con la Chiesa cattolica. La terza e meno diffusa opinione tra gli storici era un'accettazione della situazione corrente, vedendo i sultani ottomani come governanti legittimi e in alcuni casi spingendosi persino ad appellarli con il titolo di basileus. Nella maggior parte dei casi, gli storici che esprimono questo punto di vista sono coloro che hanno servito direttamente o sono stati associati al regime ottomano. Tra gli storici che servirono il regime ottomano si annoverano alcune figure come Giorgio di Trebisonda e Michele Critobulo, che usavano entrambi basileus per i sultani. Tra coloro che chiamavano il sultano basileus c'erano anche quegli storici che erano critici nei confronti dei defunti imperatori paleologi, come Laonico Calcondila. Giorgio di Trebisonda scrisse elogi per Maometto alla morte di quest'ultimo nel 1481, in cui il sultano è chiamato autokrator e basileus basileon (imperatore degli imperatori). Nella mente di Giorgio di Trebisonda fu il possesso di Costantinopoli a fare di Maometto il legittimo imperatore romano: "nessuno può dubitare che sia imperatore dei Romani. Colui che tiene in mano la sede dell'impero è imperatore di diritto; e Costantinopoli è il centro dell'Impero romano". Calcondila risulta contraddittorio nel fatto che il sultano sia chiamato semplicemente basileus o "basileus dei turchi". Probabilmente basileus senza qualificazione voleva implicare il potere universale. Giorgio Amiroutzes, un altro storico che servì Maometto, descrisse il sultano nei suoi scritti come "basilieus dei Greci e dei Romani". Riconoscere il dominio ottomano, per il secondo e il terzo punto di vista, non era semplicemente opportunistico. La caduta di Costantinopoli aveva contribuito a un diffuso pessimismo tra la popolazione greca e, a differenza della caduta della città nella IV Crociata nel 1204, non vi era alcuna possibilità che l'impero fosse mantenuto in vita in esilio, né che fosse restaurato in un prossimo futuro. Anche se l'Impero ottomano, come risultato dell'assunzione dell'eredità del precedente impero bizantino, non veniva considerato uno stato completamente nuovo dalla popolazione cristiana, risultava tuttavia anche impossibile vederlo come la continua prosecuzione dell'Impero bizantino. Nella mente dei cristiani, l'ex impero aveva radici teologiche troppo profonde per essere compatibile con un sovrano musulmano straniero. L'Impero ottomano era invece spesso visto come il successore ed erede dell'Impero bizantino, attraverso il concetto della translatio imperii, ereditandone la legittimità politica e il diritto al dominio universale, ma presentava le altre implicazioni teologiche. La dinastia ottomana rivendicò l'ascendenza bizantina almeno dal XVI secolo in poi, sostenendo che Ertuğrul, il padre del fondatore della dinastia di Osman I, era figlio di Suleyman Shah, che a sua volta era presumibilmente figlio di Giovanni Tzelepes Comneno, un principe rinnegato della dinastia dei Comneni e nipote dell'imperatore Alessio I. A causa della distanza cronologica tra alcuni dei presunti antenati, questa particolare linea di discendenza è improbabile e la presunta discendenza di Comneno fu probabilmente creata come espediente di legittimazione nei confronti dei molti cristiani ortodossi governati dagli ottomani musulmani. Alcuni dei sudditi cristiani dell'Impero ottomano accettarono l'affermazione della discendenza di Comneno. Tra gli storici dell'epoca, la tesi fu avanzata dal greco Teodoro Spandugino nel XVI secolo e dal cronista valacco Radu Popescu nel XVIII secolo. In tal senso, una numero limitato di sudditi ottomani cristiani vide gli ottomani non come conquistatori stranieri, ma discendenti imperiali bizantini aventi un diritto legittimo all'impero. Riconoscimento a livello internazionale Gli ottomani erano ampiamente riconosciuti come "Romani" nel mondo islamico. Nel XVI-XVIII secolo, gli amministratori ottomani inviati a governare i territori egiziani e arabi erano quasi sempre indicati dagli scrittori arabi contemporanei come Arwam (Romani). Gli imperatori dell'Impero Moghul riconobbero gli ottomani come imperatori romani; diversi documenti Moghul si riferiscono ai sultani ottomani come Qaiser-i-Rum, Sultan-i-Rum ("Sultano di Roma") o Khawandkar-i-Rum ("Signore di Roma"). Una manciata di fonti al di fuori del mondo islamico collegava anche gli ottomani con i Romani. Fonti portoghesi del XVI secolo si riferiscono agli ottomani che combatterono nell'Oceano Indiano come "rumes" e la dinastia cinese Ming si riferiva agli ottomani come Lumi (魯迷), una traslitterazione di Rūmī, e a Costantinopoli come Lumi cheng (魯迷城, "città di Lumi", ovvero "Città romana"). Sembra che gli europei occidentali riconoscessero i sultani ottomani come imperatori, ma non come imperatori romani, lo stesso approccio che avevano con i precedenti imperatori bizantini. L'approccio di ritenere gli ottomani come legittimi successori degli imperatori bizantini era eterogeneo. Alcuni scrittori riconobbero i sultani in questo modo: l'antiquario italiano del XV secolo Ciriaco d'Ancona, ad esempio, vide Maometto II come il nuovo imperatore a Costantinopoli e lo riconobbe come erede dell'eredità imperiale degli imperatori bizantini. La pretesa degli ottomani di essere imperatori romani fu rivendicata dai sovrani del Sacro Romano Impero, che avevano a lungo sostenuto (in opposizione agli imperatori bizantini) che questa dignità appartenesse a loro, così come i russi imperatori, che vedevano Mosca, in virtù di essere la più forte sede rimasta della Chiesa Ortodossa orientale, come la Terza Roma, in successione a Roma e Costantinopoli. Non sembra esserci stato un ampio sostegno per nessuna delle due rivendicazioni tra la popolazione di altri stati dell'Europa occidentale, nonostante quest'ultima fosse cristiana e avesse un notevole pregiudizio contro i turchi. Nelle fonti polacche del XVI e XVII secolo, che discutono della lunga rivalità tra gli imperatori del Sacro Romano Impero e i sultani ottomani, la lingua politica si riferisce solo a entrambi come sovrani stranieri, entrambi considerati imperatori, ma nessuno dei due visti come "di Roma": gli imperatori del Sacro Romano Impero erano chiamati "imperatori cristiani" e i sultani come "imperatori turchi". Come parte della loro rivendicazione di essere imperatori e della loro pretesa di dominio universale, i sultani ottomani consideravano pochi monarchi stranieri come loro eguali. Gli imperatori del Sacro Romano Impero erano visti come "re di Vienna" piuttosto che come imperatori. A causa delle relazioni diplomatiche di lunga data e delle numerose alleanze contro gli Asburgo, gli unici sovrani stranieri che gli ottomani riconobbero come padişah furono i re di Francia, che non rivendicavano essi stessi di essere imperatori. Le richieste di altri monarchi di essere trattati alla pari furono ignorate o completamente respinte. Il Trattato di Costantinopoli del 1533 tra il sultano Solimano I e l'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V proibiva esplicitamente a tutti i suoi firmatari di fare riferimento a chiunque come imperatore, a eccezione del sultano ottomano. Dopo questo trattato, Solimano si considerava come se avesse strappato formalmente al suo rivale il titolo di imperatore romano. Dopo l'inconcludente lunga guerra turca nel 1606, il sultano Ahmed I fu costretto ad essere leggermente più generoso del suo predecessore nei titoli applicati all'imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II nella pace di Zsitvatorok. Rodolfo non avrebbe accettato il titolo di "Re", ma Ahmed non avrebbe concesso lo stile kayser o padişah. Il compromesso escogitato dagli ottomani fu quello di riconoscere Rodolfo come imperator, un atto interpretato dalla monarchia asburgica come una grande vittoria simbolica. È improbabile che lo stesso Ahmed considerasse questo come un riconoscimento di uno status eguale al suo, dato che a quel punto gli ottomani si erano dissociati dall'uso stilistico di imperator e non ritenevano tale attribuzione a un sovrano considerato inferiore e infedele come qualcosa che ferisse la dignità di Ahmed. Ahmed mantenne esclusivamente per se stesso anche i titoli kayser o padişah. Note Bibliografia Storia dell'Impero ottomano
L'Accademia degli Svegliati di Napoli (da non confondersi con l'omonima pisana) fu fondata nel 1586 da Giulio Cortese e, probabilmente, Ascanio Pignatelli. Fu la prima accademia napoletana ad aprire i battenti dopo la chiusura, per sospette attività antireligiose, dell'Accademia dei Segreti di Giambattista Della Porta. Si riuniva in San Domenico Maggiore sotto la guida dell'archiaccademico Giulio Cortese (affiliato come "l'Attonito"). Il segretario era Tommaso Costo. Poté annoverare fra i suoi affiliati Giovan Battista Manso, Prospero Filomarino, Giovan Battista Marino, Ascanio Pignatelli, nonché Torquato Tasso. Nel 1593 venne chiusa con un rescritto di Filippo II, per timore che vi si stessero intessendo trame contro lo Stato. Un'idea delle attività che vi si svolgevano è offerta da alcuni scritti contenuti in Rime e prose del signor Giulio Cortese, detto l'Attonito, dell'Accademia degli Svegliati di Napoli (Napoli, Giuseppe Cacchi, 1592), fra i quali è anche un chiaro accenno alla natura neoterica dello stile letterario del fondatore, Giulio Cortese, definito dall'accademico Francesco Mauro, "nuovo" e teso a illustrare "concetti partoriti dal suo intelletto sopra luoghi propri, translati e topici di materie vestite di varietà di dire". Circa la cultura filosofica dell'istituzione, va ricordato che il Cortese e il Manso ebbero documentati contatti con Tommaso Campanella, a Napoli già nel 1590, e che il Manso si dichiarava con orgoglio discepolo di Giambattista Della Porta. Note Svegliati
Biografia Originaria di Ruffieu, ha iniziato a praticare biathlon a livello agonistico nel 1995 e nel 1997 è entrata a far parte della nazionale francese. In Coppa del Mondo ha esordito il 9 marzo 2000 nell'individuale di Lahti, chiudendo al 49º posto, ha conquistato la prima vittoria, nonché primo podio, il 14 dicembre seguente nell'individuale di Osrblie/Anterselva, e ha vinto la Coppa generale nel 2005, la seconda dopo il dominio di Magdalena Forsberg. Nell'edizione 2007-2008 si è invece classificata seconda alle spalle di Magdalena Neuner, dopo aver lottato fino alla fine per la sua conquista. Palmarès Olimpiadi 2 medaglie: 1 argento (staffetta a ) 1 bronzo (staffetta a ) Mondiali 8 medaglie: 1 ori (inseguimento a Chanty-Mansijsk 2003) 2 argenti (staffetta femminile, staffetta mista ad Anterselva 2007) 5 bronzi (partenza in linea a Chanty-Mansijsk 2003; partenza in linea a Oberhof 2004; staffetta mista a Pokljuka 2006; staffetta femminile a Östersund 2008; staffetta femminile a Pyeongchang 2009) Coppa del Mondo Vincitrice della Coppa del Mondo nel 2005 Vincitrice della Coppa del Mondo di inseguimento nel 2005 e nel 2008 60 podi (39 individuali, 21 a squadre), oltre a quelli conquistati in sede olimpica e iridata e validi per la Coppa del Mondo: 23 vittorie (19 individuali, 4 a squadre) 22 secondi posti (15 individuali, 7 a squadre) 15 terzi posti (5 individuali, 10 a squadre) Coppa del Mondo - vittorie Legenda: IN = individuale SP = sprint PU = inseguimento MS = partenza in linea RL = staffetta Note Altri progetti Collegamenti esterni Vincitori della Coppa del Mondo di biathlon
Biografia Salernitano d'origine, trapiantato a Roma nel 1963. Laureato in architettura nel 1980 ha esercitato la professione di architetto. Attivo nella scena musicale da giovanissimo nel 1975 viene messo sotto contratto da Vincenzo Micocci della It. Si è formato come musicista seguendo studi classici di chitarra e pianoforte ma sono Rhythm and blues e progressive appresi in giovane età ad influenzare la sua formazione. È nel 1988 dopo l'incontro con il produttore Lilli Greco, che riprende l'attività musicale. Al Premio Tenco 1993 presenta in anteprima il suo primo album Due passi nell'anima del sorcio, prodotto da Roberto Colombo, pubblicato poi nel settembre 1994 da RTI Music. Dal 1996 alterna l'attività concertistica con la composizione di commedie musicali per il teatro, collaborando tra gli altri con i registi Giampiero Solari, Walter Manfrè, Maurizio Panici. Nel 1997 è ospite musicale al "Tributo a Tenco" di Ricaldone. Nel 1998 è ospite Rai Uno nella trasmissione Seconda serata condotta da Alessandra Casella dove si esibisce con la sua band in diretta.. Nel 2000 protagonista di un evento per Taormina Arte scrive partiture per il Coro bulgaro Le Mystère des Voix Bulgares che dirige al Teatro Antico. Nel 2002 riprende un'intensa attività concertistica in Italia, proponendo anche brani inediti. Nel 2003 è ospite al “Premio Pigro” dove presenta anche una rivisitazione in chiave pop irlandese del brano L'ubriaco di Ivan Graziani. Nello stesso anno inizia una nuova collaborazione ospitando nei suoi concerti-reading l'attore Remo Remotti. Nel 2004 fonda l'etichetta discografica indipendente Scaramuccia Music. Nell'estate 2004 pubblica l'album Concerie, di 16 brani, tra le featuring l'attore Flavio Bucci, musicalmente tra jazz e pop. Vince il Premio Carosone 2004, nella serata della premiazione all'Arena Flegrea di Napoli presenta una rivisitazione ska di A' casciaforte. Per il valore musical-letterario dell'album Concerie vince il Premio Lunezia 2005 ed è ospite nello stesso anno al Meeting delle Etichette Indipendenti. Dal gennaio 2005 è in tour in Italia con lo spettacolo teatrale e musicale dal titolo Le parole dell'inizio (presentato in prima nazionale ai Giardini della Filarmonica di Roma), con letture in musica tratte da Louis-Ferdinand Céline, Pier Paolo Pasolini, Piero Ciampi, Jean-Paul Sartre.. È ospite live di Dario Salvatori nel programma televisivo Airbag. Nel 2006 pubblica il minicd Scritture ad aria, contenente anche traccia rom del videoclip. È ospite allo Sferisterio di Macerata con Flavio Bucci per le serate finali di "Musicultura 2006”. A gennaio 2007 pubblica Lo scatto tattile, album che nasce dalla collaborazione con il chitarrista svedese Lutte Berg e l'ingegnere del suono Marti Jane Robertson, in cui mette in musica anche due poesie di Fernando Pessoa e propone nuove forme di sperimentazione nella canzone d'autore. Nel 2007, come "cantautore dell'anno", riceve il Premio Charlot di Paestum,. È ospite al Premio Bindi. È direttore artistico della rassegna internazionale di improvvisazione musicale "Fuga a tre" che si svolge a Roma. Nel 2008 è ospite musicale Rai Uno al Premio "Golden Graal". Ad "Alburni Jazz 2008" presenta in anteprima un suo progetto speciale in Trio. A Santa Maria di Castellabate (SA) è premiato per il valore della sua opera. È ospite d'onore al Biella Festival e sempre nel 2008 è ospite al Premio De André.. È produttore di O Bannu disco pubblicato a marzo 2009, che nasce da un progetto del chitarrista Graziano Accinni e che riscopre le antiche radici della cultura musicale lucana. Il 20 settembre 2011 pubblica il suo quarto album Arrivederci Italia un concept album che si compone di 15 tracce. È premiato a Castrovillari nella rassegna "Suoni d'Autore" per l'album Arrivederci Italia. Vince il Premio Lunezia Menzione speciale 2012 per il valore Musical-Letterario di Arrivederci Italia, che ritira il 1º dicembre ad Aulla(MS) In veste di drammaturgo e attore di teatro, nel gennaio 2013 debutta al teatro Ambra di Roma con un monologo in musica tratto dall'omonimo album, Arrivederci Italia - messinscena di un forestiero in patria, teatro di narrazione., già presentato in anteprima sotto forma di concerto reading nel luglio 2012 ai Giardini della Filarmonica di Roma.. L'8 novembre 2013 a Vercelli nell'ambito del Festival Internazionale di Poesia Civile gli viene assegnato il Premio Brassens Nel 2014 al Teatro Civico di Vercelli, è protagonista con Peppe Barra e Patrizio Trampetti dell'evento musicale e teatrale, dal titolo " 'O riest 'e niente", di cui è anche direttore artistico, tema la poesia civile nella canzone napoletana. Nel 2015 è impegnato ancora nelle rappresentazioni dello spettacolo teatrale tratto da Arrivederci Italia. Il 26 maggio 2017 pubblica Terra sporca, Scaramuccia Music/Edel Italy, nuovo album che si compone di 15 inediti, anticipato dall'uscita del singolo Sgacio. Il 21 luglio 2018 vince il Premio Lunezia Canzone d'Autore 2018 per il valore musical-letterario dell'album Terra sporca e gli viene assegnato nella stessa serata anche il Premio internazionale di arti letterarie Thesaurus]]. Discografia Opere Singoli Scritture ad aria (2006) Album Due passi nell'anima del sorcio (1994) Concerie (2004) Scritture ad aria (2006) Lo scatto tattile (2007) Arrivederci Italia (2011) Terra sporca (2017) Colonne sonore pubblicate Liliom (2000) Strada della musica (2008) Teatro Tra le colonne sonore scritte per commedie musicali e spettacoli di prosa si citano La locandiera di Carlo Goldoni, Teatro popolare di Messina, regia di Walter Manfrè 1983 La Sguerra di Ludovico Parenti, Roma 1985 Purecenie di Ludovico Parenti, Genova 1988 Brancaleone viaggio di fine millennio di Age & Scarpelli e Mario Monicelli, Benevento 1998 Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Parigi 1999 Liliom (un amore zingaro) Ferenc Molnár, Taormina 2000 Jene femmine cattive di Quentin Tarantino regia di Roberto Agostini, Roma 2001 Muratori di Edoardo Erba, Roma 2002 Musicanti di Massimo Venturiello, Roma 2009 Cartoline di Renato Cecchetto, Roma 2010 Teatro: testi teatrali "Arrivederci Italia - messinscena di un forestiero in patria", Roma, Edizioni Scaramuccia srl, 2013 (testo) Videoclip Scritture ad aria (2006), singolo dal minicd "Scritture ad aria" Sbriciolo ai corvi (2012) singolo dal disco "Arrivederci Italia" Sgacio (2017), 1º singolo dal disco "Terra sporca" Terra sporca (2018), 2º singolo del disco "Terra sporca" Cover A' Casciaforte (Renato Carosone) L'ubriaco (Ivan Graziani) Amore caro amore bello (Bruno Lauzi) Un giorno dopo l'altro (Luigi Tenco) Ragazzo mio (Luigi Tenco) Premi e riconoscimenti 1993 esordio al Premio Tenco, presenta in anteprima "Due passi nell'anima del sorcio" 2003 Premio Pigro 2004 Premio Carosone per l'album Concerie 2005 Premio Lunezia per l'album Concerie 2007 Premio Charlot, Paestum (SA) - cantautore dell'anno, per l'album Lo scatto tattile 2008 Premio Leucosia - per la qualità delle sue opere legate alla terra del Cilento 2012 Premio Suoni, Castrovillari (CS) per l'album Arrivederci Italia 2012 Premio Lunezia Menzione Speciale, Aulla (MS) per l'album Arrivederci Italia 2013 Premio Georges Brassens: "Festival Internazionale di Poesia Civile" Vercelli (VC). 2018 Premio Lunezia Canzone d'Autore, Aulla (MS) per l'album Terra sporca 2018 Premio internazionale di arti Letterarie Thesaurus, Aulla(MS) per l'album Terra sporca Filmografia La veritaaaà di Cesare Zavattini, 1982 Note Bibliografia L'Espresso, "dischi d'autunno" Edizioni 39-43, 1995 Joe Vitale "Viaggio nell'etnomusica", Volume 2, ILA Palma 2006 Annino La Posta, "Napoli. Dentro le voci", Zona, 2007 G.Alfieri, M. Arcangeli " Lingua italiana d'oggi: LId'O.", Volume 5, Bulzoni, 2009 G. Del Vecchio, S. Pitrelli "Occulto Italia" prefazione di Lucia Annunziata BUR, 2011 Luigi Manconi La musica è leggera, Roma, il Saggiatore, 2012. Eugenio Mucio Opulenta Salernum , Editore M. Cesari Sartoni, 2014. Ivo Nardi Riflessioni sul senso della vita. 10 domande a 100 grandi personaggi Editore Tlon, 2016. Dario Vecchio, "precauzionalmente un cantautore", Book sprint Edizioni, 2012 Altri progetti Collegamenti esterni Pianisti jazz Gruppi e musicisti della Campania
Metis, o Metide (Μῆτις in lingua greca) o Giove XVI, è il più interno fra i satelliti naturali di Giove. Appartiene al gruppo di Amaltea, che si compone di quattro piccoli satelliti interni del pianeta. Scoperta La scoperta di Metis risale al 4 marzo 1979 quando fu individuato grazie alle immagini inviate alla Terra dalla sonda spaziale statunitense Voyager 1 e ricevette la designazione provvisoria S/1979 J3. Nel 1983 l'IAU gli assegnò la denominazione ufficiale con il nome della titanide Meti, prima moglie di Zeus e madre di Atena secondo la mitologia greca. Nelle immagini riprese da Voyager 1, Metis appariva soltanto come un piccolo puntino che si stagliava contro lo sfondo formato dalle nubi di Giove; le conoscenze sulla sua superficie erano pertanto moto limitate. Ulteriori osservazioni effettuate dalla sonda Galileo tra l'inizio del 1996 e il settembre 2003 permisero una riproduzione della sua intera superficie e fornire alcune indicazioni sulla sua composizione. È possibile che anche la sonda spaziale Juno, lanciata nel 2016 e dotata della fotocamera JunoCam, possa riprendere qualche nuova immagine di Metis e Adrastea. Caratteristiche fisiche Metis è in rotazione sincrona con Giove e la sua forma è fortemente asimmetrica; il diametro maggiore è quasi il doppio del minore. Assieme a Adrastea sono gli unici due satelliti di Giove che orbitano attorno al pianeta in meno di un giorno gioviano. La forma di Metis è fortemente irregolare; le sue dimensioni di 60 × 40 × 34 km lo rendono il secondo più piccolo dei quattro satelliti interni di Giove. Una stima approssimativa della sua superficie dovrebbe essere compresa tra 5.800 e 11.600 km2. La sua composizione e la massa non sono note, ma assumendo una densità di (~0.86 g/cm³), simile a quella di Amaltea, ne risulterebbe una massa di ~3.6×1016 kg. Questa densità implica che il corpo è composto di ghiaccio d'acqua con una porosità del 10–15%. La superficie di Metis è fortemente craterizzata e appare di colore scuro tendente al rosso. C'è una notevole asimmetria tra l'emisfero rivolto verso il pianeta e quello opposto; il primo è 1,3 volte più luminoso del secondo. L'asimmetria potrebbe essere collegata alla maggiore velocità e frequenza degli impatti sulla faccia rivolta verso il pianeta, che scavano un materiale più chiaro (probabilmente ghiaccio) dall'interno del satellite. Parametri orbitali Metis è il più interno dei quattro piccoli satelliti interni di Giove. Orbita attorno al pianeta a una distanza media di ~128,000 km (1,79 volte il raggio di Giove), all'interno dell'anello principale. L'orbita è caratterizzata da una piccola eccentricità (~0,0002) e una bassa inclinazione (~ 0,06°) relativa al piano equatoriale di Giove. A causa della risonanza orbitale, Metis è in rotazione sincrona con il suo periodo orbitale (circa 7 ore), e il suo asse maggiore è orientato in direzione di Giove. Metis è il più veloce tra i satelliti di Giove; la sua velocità è stata calcolata in 31,5 km/s. Giove eclissa Metis per 68 minuti di ogni giorno del satellite. Metis è situato all'interno dell'anello principale di Giove e probabilmente costituisce la fonte principale del materiale che lo compone. Analogamente a quanto si verifica per Adrastea, la distanza del satellite dal pianeta è minore del raggio dell'orbita sincrona; l'effetto delle forze mareali sta quindi provocando un graduale ed inesorabile decadimento della sua orbita. Se la sua densità è simile a quella di Amaltea, l'orbita potrebbe trovarsi in prossimità del limite di Roche, che per Giove si aggira intorno ai 170.000 km. Il fatto che il satellite non è ancora stato disgregato, implica che il limite non è ancora stato raggiunto. Relazione con gli anelli di Giove L'orbita di Metis si colloca ~1.000 km all'interno dell'anello principale di Giove. Il satellite si muove entro una divisione larga ~500 km. C'è una chiara correlazione tra la divisione nell'anello e il satellite, anche se l'origine non è ancora stata chiarita. Metis è una fonte importante della polvere dell'anello principale. Il materiale consiste principalmente di sostanza estratta dalla superficie dei quattro satelliti del gruppo di Amaltea in seguito a impatti meteoritici. Queste sostanze sono facilmente disperse nello spazio in quanto la superficie dei satelliti si trova al limite della loro sfera di Hill a causa della loro bassa densità. Note Altri progetti Corpi celesti scoperti nel 1979 Satelliti di Giove
La seconda stagione della serie televisiva Renegade, composta da 22 episodi, è stata trasmessa negli Stati Uniti da USA Network dal 13 settembre 1993 al 9 maggio 1994. In Italia è andata in onda su Italia 1. La prova Titolo originale: The Hound Diretto da: Michael Levine Scritto da: Bill Nuss Trama Ad un anno dalla morte di Val, Reno si reca al cimitero dove Dixon e i suoi alleati lo aspettano per ucciderlo; Reno riesce però a fuggire, rimanendo ferito. In seguito, Bobby viene chiamato da Hound Adams, (fratello di Hogg Adams che aveva fatto l'attentato a Reno) il quale dice di aver prove per dimostrare l'innocenza di Reno. Hound è difatti stato arrestato per una rissa e temendo di finire ucciso come il fratello, darebbe le prove in cambio della sua cauzione e di una somma aggiuntiva. Hound assicura che suo fratello, scarcerato da Burrell e Dixon affinché uccidesse Reno, aveva registrato la conversazione ed aveva visto Dixon uccidere l'altro agente. Tuttavia, Hound viene fatto evadere da Dixon, che lo usa per far uscire Reno allo scoperto ed ucciderlo. Sfuggito al tenente, Reno obbliga Hound a dargli la videocassetta, nascosta in una nave. Dixon tuttavia li trova ed inizia a lottare con Reno; Hound fugge con la prova, dichiarando di volerla consegnare solo se Reno ucciderà Dixon. La condanna Titolo originale: The Camp Diretto da: Bruce Kessler Scritto da: Richard C. Okie Trama Un pugile, che era stato campione nel suo sport, è finito in galera per aver investito un ragazzo ed ora è riuscito a fuggire. Bobby vede l'occasione per farsi pubblicità con la sua cattura e manda Reno sulle sue tracce. La psicologa che seguiva il pugile in carcere spiega tuttavia che l'uomo è molto meno pericoloso di quanto si creda, ed è vittima del razzismo e dei pregiudizi; Reno riesce catturarlo, ed impara che il pugile era troppo ubriaco la sera dell'incidente per ricordarsi cos'era successo, ma ha firmato ugualmente la confessione, senza saper cosa vi era scritto poiché non sa leggere. Reno sospetta che il vero colpevole possa essere il manager del campione, che aveva brindato con lui dopo una vittoria; intanto, alcuni agenti cercano di arrestare il pugile e catturando Reno che l'aveva liberato. Con un trucco Bobby riesce a far rilasciare il suo collega e i due si precipitano alla palestra, dove il pugile ha aggredito il suo manager, il quale confessa di esser stato lui ad investire il ragazzo, scaricando poi la colpa sul pugile che era troppo ubriaco per poter negare. Infuriato, il campione vorrebbe quindi gettarlo da un tetto, ma Reno e Bobby lo convincono a non farlo. Bobby ottiene un servizio in televisione per aver dimostrato l'innocenza del pugile, perdendo però la taglia in quanto l'uomo non è più ricercato. Una vita a rischio Titolo originale: White Picket Fences Diretto da: Bruce Kessler Scritto da: Charles Grant Craig Trama Mentre Reno insegue un ricercato, questo uccide un uomo per rubargli la macchina e fuggire. Una ragazza è testimone del delitto ed il criminale tenta di ucciderla, venendo bloccato da Reno, che convince la giovane a fare denuncia. In seguito, il criminale viene rilasciato e Reno rintraccia la ragazza per proteggerla, scoprendo che fa parte di una comunità di mormoni ed è figlia del pastore. La presenza di Reno infastidisce il pastore e lo sceriffo che era il fidanzato della giovane, prima che lei si innamorasse di Reno. Lo sceriffo indaga sul suo conto e scoprendo che è ricercato, vorrebbe arrestarlo ma viene stordito da Bobby; intanto il criminale ha inseguito la ragazza in chiesa e sta per ucciderla, ma finisce lui stesso ucciso da Reno. Fatta pace con Reno, il pastore impedisce allo sceriffo di continuare la caccia nei suoi confronti, e permette alla figlia di trasferirsi in città per gli studi. Concorrenza sleale Titolo originale: Dead End and Easy Money Diretto da: Michael Preece Scritto da: Stephen J. Cannell Trama Durante una caccia ad un bandito, Reno rimane affascinato da una donna che lavora come barista, in realtà una cacciatrice di taglie che sta inseguendo lo stesso ricercato. La donna stordisce Reno, chiedendo un riscatto a Bobby e Cheyenne o consegnerà Reno alla polizia. Liberato dai suoi soci, Reno impara che la donna (Avalon) sta probabilmente seguendo il criminale per arrestare un altro membro della banda, che anni prima non solo le era sfuggito, ma l'aveva catturata a sua volta umiliandola. In seguito Bobby, Reno e Cheyenne stanno per essere uccisi dalla banda ma vengono salvati da Avalon, che accetta di lavorare insieme a loro ed in apparenza si innamora di Reno. Il giorno dopo la donna denuncia però Reno alla polizia, facendolo fuggire per evitare di dividere il profitto. I tre soci la ritrovano ed anzi la salvano poiché nel frattempo lei è stata catturata dalla banda e sta per essere uccisa. Gli agenti accorsi sul posto riconoscono però Reno e lo arrestano per consegnarlo a Dixon: Alvalon usa la sua astuzia per farlo rilasciare, salvandolo così a sua volta. Orario di chiusura Titolo originale: No Good Deed... Diretto da: Russell Solberg Scritto da: Richard C. Okie Trama Un killer ha l'abitudine di entrare nei locali quando sono ormai chiusi, rapinandoli ed uccidendo i presenti. Reno cerca di fermarlo ma viene a sua volta bloccato dalla polizia, cosicché assiste ad un omicidio riuscendo solo in seguito ad arrestare il killer. Bobby consegna il criminale alla polizia, ma viene lui stesso chiamato a testimoniare al processo, poiché non vi sono altri testimoni. Bobby rifiuta di fare il nome del suo testimone (Reno) per non farlo arrestare e viene imprigionato lui stesso; Reno allora fa un patto con una agente del posto, dichiarandosi pronto a testimoniare e a scontare la sua condanna purché Bobby sia liberato e che il killer, ora rilasciato, finisca in prigione. L'accordo prevede inoltre che Reno catturi il killer, ma succede il contrario. Fatto evadere dall'agente, Reno ritrova però il criminale, che è costretto ad uccidere in quanto rifiutava di arrendersi. Mai dire amore Titolo originale: The Rabbit and the Fox Diretto da: Terrence O'Hara Scritto da: Bill Nuss Trama Johnny, un mafioso, viene ucciso da un uomo mascherato, ma dell'omicidio viene accusata sua moglie Lisa; il boss padre di Johnny fa anzi scarcerare la donna per poi ucciderla e vendicare il figlio. Lisa riesce però a sfuggire ai killer e viene catturata da Reno, che la protegge dai sicari. In uno di questi agguati, Reno si convince dell'innocenza della donna poiché lei aveva l'occasione di uccidere uno dei suoi aggressori e non ne ha avuto il coraggio; in seguito Reno si innamora di Lisa, che assomiglia molto a Val, e decide di fuggire assieme a lei, per non metter in pericolo Bobby e Cheyenne. La donna rimane infatti nel mirino dei killer, ma Reno scopre che ad uccidere Johnny è stato un altro mafioso, e presenta la prova al boss in cambio della vita della donna. Arrestato, il vero colpevole viene in seguito fatto uccidere dal boss che vendica così suo figlio, ma Lisa è salva. Morire per vivere Titolo originale: Endless Summer Diretto da: Gary Winter Scritto da: Robin Jill Burger Trama Reno riesce a farsi accogliere in una compagnia di surfisti diventati rapinatori, per seguire le loro mosse e coglierli sul fatto; tuttavia, scopre che il loro capo, che ha convinto gli altri a rubare, è malato di tumore e morirà entro qualche mese, così sfida continuamente la morte con rapine ed altri rischi per sentirsi vivo. Reno non si sente di arrestarlo e convince Bobby a catturare invece un boss della droga, che probabilmente si farà vivo per vendicarsi in quanto i surfisti lo hanno derubato. In una sparatoria, gli uomini del boss feriscono uno dei surfisti e prendono in ostaggio la sorella del capogruppo, interrogandola per riavere il loro denaro. Reno e Bobby penetrano nella sede del boss, ma il criminale si fa scudo con la donna; per salvarla, suo fratello resta colpito e muore. Bonnie e Claire Titolo originale: Bonnie & Claire Diretto da: Michael Levine Scritto da: Richard C. Okie Trama Reno arresta una ladra di nome Bonnie e si avvia per consegnarla a Bobby, che la porterà in prigione. Durante il tragitto, Bonnie riesce a commuovere Reno ottenendo una sosta a casa sua, poiché prima di finire in galera vorrebbe salutare la sua bambina, Claire. Arrivato sul posto, Reno viene stordito da un'altra donna, che lo lega e fugge assieme a Bonnie. Claire è difatti la sorella della ladra e non la figlia. Liberato da Bobby, Reno riprende l'inseguimento; riesce a catturare una delle donne, ma l'altra prende in ostaggio Bobby, obbligando Reno a rilasciare sua sorella. Nuovamente in fuga, le due sorelle vengono tuttavia arrestate con l'aiuto di Cheyenne. Pilota da fuga Titolo originale: Wheel Man Diretto da: Ralph Hemecker Scritto da: Bill Nuss e Richard C. Okie Trama Un rapinatore ha l'abitudine di fuggire su auto da corsa, seminando la polizia. Bobby e Cheyenne sospettano un proprietario di auto da corsa, ex compagno di cella del criminale, come suo possibile complice; Reno si fa quindi assumere come meccanico ed in seguito sostituisce il pilota, essendosi dimostrato più abile di questo. Intanto si scopre che il proprietario delle auto non è complice del rapinatore, ma è obbligato ad aiutarlo per salvare sé stesso e sua figlia; l'accordo prevede che ad ogni colpo lui fornisca un'auto ed un pilota, in questo caso Reno. Il rapinatore ha intanto ucciso il pilota precedente ed ha preso in ostaggio la figlia del suo "complice" nel caso cambiasse idea. Reno aiuta quindi il criminale, sfuggendo alla polizia dopo la rapina, poi frena di colpo, mandandolo K.O. Chicago Blues Titolo originale: Windy City Blues Diretto da: Terrence O'Hara Scritto da: Bill Nuss e Richard C. Okie Trama Un assassino è appena evaso; al processo, l'uomo aveva giurato di vendicarsi appena possibile dell'agente che lo aveva arrestato: Douglas, il padre di Reno. Reno si precipita quindi a Chicago, la città in cui vive suo padre e lo aiuta a catturare il killer, impedendogli però di ucciderlo. Douglas non sopporta di avere un figlio sospettato di omicidio e ricercato così finiscono per litigare; tuttavia, rifiuta di collaborare con Dixon, arrivato a Chicago per arrestare Reno. Intanto, il killer ha corrotto una delle guardie facendosi rilasciare; Douglas e Reno riescono però ad arrestarlo nuovamente. Arrivato alle loro spalle, Dixon uccide il killer, poi cerca di arrestare Reno, ma Douglas lotta con lui, facendo scappare il figlio. Questione d'onore Titolo originale: Honour Bound Diretto da: Bob Bralver Scritto da: Greg Strangis Trama Un giudice passa la notte con una spogliarellista, ma al mattino la ragazza è morta e lui non ricorda nulla dell'accaduto. L'uomo chiede aiuto al proprietario del locale notturno, che tuttavia lo ricatta, obbligandolo a scagionarlo in un processo che lo riguarda. Intanto, un ex marine chiede a Bobby di ritrovare sua figlia che è scomparsa; quando impara che è stata uccisa, decide di vendicarla assieme al figlio, intimando Reno e Bobby di non ostacolarlo. Reno scopre che il giudice è innocente ed il vero colpevole è il padrone del locale che voleva incastrarlo; il giudice stesso viene però ucciso dal criminale che tenta la fuga assieme ad un suo complice. Reno e Bobby catturano sia uno dei delinquenti che il marine; quest'ultimo cerca di convincere il figlio ad uccidere l'assassino di sua sorella, ma il giovane non vuole divenire a sua volta assassino e consegna il colpevole ai cacciatori di taglie. Doppio riscatto Titolo originale: Hard Rider Diretto da: Russell Solberg Scritto da: Richard C. Okie Trama Una ragazza viene rapita e suo padre, amico di Bobby, lo chiama in modo che la ritrovi. Reno e Bobby iniziano ad indagare scoprendo che si tratta di delinquenti professionisti, che compiono un solo rapimento in uno stato per poi trasferirsi; intanto al padre, gestore di vari alberghi, viene chiesto un grosso riscatto e Reno si avvia per consegnarlo. Tuttavia, Reno viene aggredito da una banda di motociclisti che gli rubano la moto col denaro; mentre Bobby cerca di recuperare altri soldi, Reno si presenta ugualmente all'appuntamento ma finisce catturato e i delinquenti decidono di ucciderlo come avvertimento. Un altro motociclista, salvato da Reno dopo un incidente, ricambia aiutando Bobby a liberarlo e la banda viene arrestata. Caccia spietata Titolo originale: Charlie Diretto da: Bruce Kessler Scritto da: Charles Grant Craig Trama Un uomo rimasto vedovo compie furti facendosi aiutare dalla sua bambina, Charlie. Un giorno, ruba l'incasso in una videoteca rubando inoltre alcune videocassette, in una delle quali è piena di denaro, nascosto lì da due criminali. Reno, che seguiva l'uomo per arrestarlo, assiste invece al suo rapimento da parte dei banditi e si trova così ad occuparsi della bambina. I criminali minacciano l'uomo per farsi restituire il denaro; intanto Reno ha convinto Charlie ad aiutarlo per salvare suo padre e la bambina gli rivela il nascondiglio dei soldi. Durante lo scambio, il padre fugge rimanendo ferito, ma Reno riesce a catturare i due banditi. L'uomo affida la bambina ad una parente dovendo andare in galera per furto, ma giura che una volta uscito diventerà onesto. A sud della 98a Titolo originale: South of '98 Diretto da: James Whitmore, Jr. Scritto da: Charles Grant Craig Trama Un uomo viene ucciso dopo un tentativo di rapina in un quartiere malfamato di Bay City. Il possibile colpevole, un giovane di nome Dexter, è stato sorpreso da una telecamera; Reno decide quindi di catturarlo e ci riesce, tuttavia Dexter non è colpevole. Il vero assassino, un altro giovane della stessa banda, ha intenzione di uccidere il suo "amico" prima che possa parlare, oltre a Reno che lo difende. Reno si rifugia in un centro sociale di cui è amico del gestore, raggiunto poi da Bobby e Cheyenne; la banda circonda però il centro e ferisce il gestore che cercava di trattare con loro. Si scopre che la stessa figlia dell'uomo, innamorata di Dexter, aveva avvertito la banda affinché lo liberassero, senza sapere che questi vogliono ucciderlo. Reno tenta di fuggire in moto per chiamare aiuto, ma finisce preso in ostaggio; Dexter cerca allora di trattare col suo "amico" che però gli spara, prima di venir ucciso da Bobby e Cheyenne. Rimasto ferito, Dexter viene arrestato per piccoli reati ma è assolto dall'accusa di omicidio. Fuga con ostaggi Titolo originale: Hostage Diretto da: Terrence O'Hara Scritto da: Robert Hamner Trama Dopo varie ricerche, Reno è riuscito a rintracciare Hound Adams e lo aspetta a sua insaputa in un bar; appena riesce a fermarlo, alcuni rapinatori entrano nel locale. Per difendere gli ostaggi, Reno viene ferito; il barista riesce ad avvertire la polizia che circonda il locale. In cambio della vita degli ostaggi, i delinquenti chiedono un elicottero e mandano Reno a trattare con gli agenti; Dixon riconosce il suo nemico al telegiornale e si precipita con l'intenzione di ucciderlo, ma il capo della polizia locale rifiuta di affidargli il caso. Reno è riuscito intanto ad avvertire Bobby e Cheyenne: mentre Cheyenne finge un incidente per distrarre gli agenti, Bobby penetra nel bar, fornendo a Reno una pistola. Parte della banda finisce così uccisa nella sparatoria ed il barista consegna alla polizia i rapinatori rimasti, ma Hound si è nascosto e Reno deve fuggire prima di aver trattato con lui. Lupo solitario Titolo originale: Rabbit Redux Diretto da: Michael Levine Scritto da: Bill Nuss Trama Con una scusa, Bobby manda Reno nel suo rifugio in montagna, dove lo aspetta la sua fidanzata Lisa, che aveva un fine settimana libero. Nella stessa zona, vi sono però tre produttori di droga, due uomini ed una donna. I due uomini molestano Lisa venendo cacciati da Reno, che poi scopre la loro attività e li denuncia allo sceriffo, senza risultato. In seguito, Reno stesso cattura la banda e la consegna allo sceriffo, ma quest'ultimo è alleato coi delinquenti e li libera ordinando loro di uccidere i due intrusi. I produttori di droga sorprendono quindi Reno e Lisa nel rifugio, ma l'attentato fallisce e vengono nuovamente arrestati assieme allo sceriffo. Reno si rende conto che Lisa è in pericolo vicino a lui ed è costretto a lasciarla. Evasione all'alba Titolo originale: The Posse Diretto da: Lyndon Chubbuck Scritto da: Nick Corea Trama In una cittadina viene uccisa la moglie dello sceriffo e questo incolpa un rapinatore che era stato amante della donna anni prima, appena tornato in paese. Reno e Bobby, che davano la caccia allo stesso ricercato, si trovano a doverlo difendere dallo sceriffo e dai suoi aiutanti, poiché vorrebbero ucciderlo anziché arrestarlo. I due cacciatori di taglie cercando di far ragionare lo sceriffo, vengono arrestati anch'essi, ma Cheyenne paga la loro cauzione facendoli uscire; intanto, una ragazza del posto è convinta dell'innocenza del rapinatore, ma nessuno le crede, poiché anni prima aveva cercato di suicidarsi. I due soci imparano inoltre che lo sceriffo ha intenzione di uccidere il prigioniero e lo fanno evadere, venendo però bloccati poco dopo. La ragazza accorre sul posto ed incolpa il vice sceriffo, (attuale amante della vittima) e consegna l'arma del delitto: spiega inoltre che il suo tentativo di suicidio è stato causato da una violenza dello stesso uomo. Il colpevole tenta di fuggire, ma Reno e lo sceriffo lo bloccano. Una pistola per due Titolo originale: Once Burned, Twice Chey Diretto da: Ralph Hemecker Scritto da: Richard C. Okie Trama Un insegnante di cui Cheyenne era innamorata, viene accusato di aver ucciso la moglie, da cui si stava separando poiché lo tradiva. Convinta dell'innocenza dell'uomo, Cheyenne paga la sua cauzione e lo fa scarcerare in attesa del processo. I due si innamorano mentre Reno e Bobby, non fidandosi di quell'uomo, iniziano ad indagare sul suo conto. Al processo la colpa dell'omicidio viene data però all'amante della moglie, un avvocato che stava indagando sullo stesso caso. L'esame dei proiettili conferma che ad uccidere non è stata la pistola dell'insegnante, che tuttavia ne ha usato un'altra facendola poi sparire. Quando Cheyenne lo scopre, il professore cerca di ucciderla, ma Reno lotta con lui e lo arresta, consolando poi la donna. Lo sceriffo Titolo originale: Sheriff Reno Diretto da: Lorenzo Lamas Scritto da: Nick Corea Trama Mentre insegue due banditi, uno sceriffo rimane ucciso nella sparatoria. Capitato da quelle parti inseguendo un ricercato, Reno viene convinto a prendere il posto dello sceriffo perché il suo giovane vice non è capace di mantenere l'ordine. Controvoglia, Reno accetta ed assieme al giovane arresta uno dei banditi ed uccide l'altro. Capeggiati dal nipote dello sceriffo ucciso, i cittadini assaltano però la prigione per eliminare anche l'altro bandito. Seguendo gli insegnamenti di Reno, il vice-sceriffo riesce a farsi rispettare e a calmare la rivolta, guadagnandosi così la stella da sceriffo. Il giovane ricambia fingendo di non riconoscere Reno tra le foto dei ricercati, e questo riparte. Una taglia per sette (Parte 1) Titolo originale: Murder's Row (1) Diretto da: Ralph Hemecker Scritto da: Richard C. Okie Trama Un ricco industriale assume sei cacciatori di taglie, più Reno che accompagna Bobby, promettendo loro un milione di dollari se catturano Rikki, una donna che gli avrebbe rubato un dischetto per venderlo alla concorrenza; i sette "colleghi" possono agire per conto proprio o dividersi il bottino, purché compiano il lavoro. Seguendo le indicazioni di Cheyenne, Reno trova la donna, che tuttavia gli scappa; passata la frontiera col Messico, Rikki è tuttavia catturata da un altro cacciatore di taglie. Woodley, (ulteriore cacciatore di taglie senza scrupoli) uccide il suo collega e d'accordo con la polizia messicana, fa arrestare Bobby per l'omicidio, così da eliminare due concorrenti. In una sparatoria, Reno affronta Woodley e riesce a strappargli la donna, che però fugge. Una taglia per sette (Parte 2) Titolo originale: Murder's Row (2) Diretto da: Ralph Hemecker Scritto da: Richard C. Okie Trama Mentre Cheyenne riesce a far scarcerare Bobby, Reno ritrova Rikki e telefona all'industriale, che manda un elicottero a prenderli; Reno e Rikki, inseguiti dagli altri colleghi, non riescono a però a salirci. Ripartito, l'elicottero esplode in volo, poiché il riccone aveva intenzione di eliminare la donna e chi era con lei. Rikki spiega che non ha rubato nessun dischetto, ma è stata l'amante dell'industriale ed ha scoperto un diario in cui la prima moglie dell'uomo (in teoria morta in un incidente) accusava il marito di volerla uccidere. Sfuggiti alla polizia messicana, Reno e la donna tornano in California; Woodley ed un altro collega prendono però in ostaggio Bobby e Cheyenne per costringere Reno a consegnar loro Rikki; Reno risolve la situazione con l'aiuto di Nathan, un altro cacciatore di taglie che aveva un debito con lui. Reno e la donna penetrano nella villa dell'industriale, recuperando il diario che lei aveva nascosto; senza sapere che Reno e Rikki lo stanno registrando, l'industriale confessa il suo delitto, venendo così arrestato. Un poliziotto speciale Titolo originale: Carrick O'Quinn Diretto da: Michael Levine Scritto da: Bill Nuss Trama Alcuni ladri rapinano un museo, ferendo Reno che si trovava sul posto. All'arrivo della polizia, uno dei rapinatori prende in ostaggio una donna, ma finisce ucciso da un poliziotto che tuttavia, sparando, rende cieca la donna. Mentre Bobby e Cheyenne fanno fuggire Reno dall'ospedale, il poliziotto, Quinn, si sente responsabile dell'accaduto e si dimette, iniziando inoltre ad assistere la donna, pur senza svelargli che è stato lui a renderla cieca. Reno e Quinn si alleano inoltre per catturare un assassino che, tornato in libertà, cerca di uccidere una testimone amica del poliziotto. La donna coinvolta nella rapina riesce infine a riprendere la sua carriera di giudice.
La finale della 5ª edizione della Coppa UEFA fu disputata in gara d'andata e ritorno tra e . Il 28 aprile 1976 all'Anfield Road di Liverpool la partita, arbitrata dal tedesco occidentale Ferdinand Biwersi, finì 3-2. La gara di ritorno si disputò dopo tre settimane all'Olympiastadion di Bruges e fu arbitrata dal tedesco orientale Rudi Glöckner. Il match terminò 1-1 e ad aggiudicarsi il trofeo fu la squadra inglese. Le squadre Il cammino verso la finale Il di Bob Paisley esordì contro gli scozzesi dell' aggiudicandosi il derby britannico grazie alla vittoria casalinga per 3-1, dopo la sconfitta per 1-0 subita a Edimburgo. Nel secondo turno gli inglesi affrontarono gli spagnoli della , battendoli con un risultato complessivo di 9-1. Agli ottavi di finale i polacchi dello persero andata e ritorno rispettivamente 2-1 e 3-0. Ai quarti i Reds affrontarono i tedeschi orientali della superandoli grazie al 2-1 casalingo, dopo che l'andata in Germania Est si concluse a reti inviolate. In semifinale gli spagnoli del furono sconfitti al Camp Nou 1-0 e pareggiarono ad Anfield 1-1. Il di Ernst Happel iniziò il cammino europeo contro i francesi dell' vincendo con un risultato complessivo di 6-4. Nel secondo turno i belgi affrontarono gli inglesi dell' che vinsero all'andata 3-0, ma furono rimontati e sconfitti nel retour match per 4-0. Agli ottavi di finale gli italiani della furono battuti sia all'andata che al ritorno col risultato di 1-0. Ai quarti di finale i Blauw en Zwart affrontarono un'altra squadra italiana, il , e passarono il turno (tra le polemiche) grazie alla vittoria casalinga per 2-0, che rese indolore la sconfitta per 2-1 subita a San Siro. In semifinale i tedeschi occidentali dell' furono sconfitti col punteggio totale di 2-1. Le partite A Liverpool va in scena la finale di andata tra il Liverpool, già campione tre anni prima, e il Club Bruges, che di lì a poco sarebbe diventato campione di Belgio. Il Liverpool, non abituato a squadre disposte ad attaccarli davanti al loro pubblico, rimase sorpreso dal modo in cui i nerazzurri affrontano l'incontro e dopo meno di un quarto d'ora sono già sotto di due reti, segnate da Raoul Lambert e Julien Cools. Nel secondo nel Liverpool entra Jimmy Case e in soli sei minuti il punteggio è ribaltato grazie ai gol di Ray Kennedy, Kevin Keegan e dello stesso Case. A Bruges, tre settimane più tardi, i belgi hanno la possibilità di vincere quella che fu definita la "sfida impossibile". Così come nella gara d'andata, il Club Bruges attacca subito a viso aperto e al decimo del primo tempo l'arbitro assegna un rigore per fallo di mano di Tommy Smith, che Lambert realizza. Il sogno però dura appena quattro minuti, dato che Keegan pareggia su calcio di punizione. I belgi si riversano a testa bassa in attacco e un grande Ray Clemence impedisce agli avversari di segnare e ai suoi di portare nuovamente a casa la Coppa UEFA. Tabellini Andata Ritorno Note Voci correlate Coppa UEFA 1975-1976 Calcio nel 1975 Competizioni calcistiche a Bruges Competizioni sportive a Liverpool 1975 Incontri del Club Brugge K.V. Incontri del Liverpool F.C.
If on a Winter's Night... è il nono album in studio del cantante britannico Sting. È stato pubblicato dalla Deutsche Grammophon il 27 ottobre 2009 negli Stati Uniti e il 2 novembre 2009 nel Regno Unito. Si tratta di una raccolta di canti tradizionali e pezzi d'autore che ripercorrono un viaggio spirituale e riflessivo attraverso l'inverno, la stagione preferita da Sting. L'album è stato reso disponibile in diversi formati: LP in vinile, CD singolo, un CD in edizione limitata con in allegato un DVD dietro le quinte intitolato The Genesis of "If on a Winter's Night..." in Six Chapters, una versione esclusiva per Amazon.com, così come varie edizioni d'importazione. L'edizione limitata e l'edizione per Amazon hanno entrambe tracce bonus; l'edizione giapponese include il brano The Coventry Carol. Il titolo dell'album è basato su quello del romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Tracce Tutte le canzoni sono state arrangiate da Sting e Robert Sadin. Gabriel's Message – 2:34 Canto tradizionale basco (titolo originale: Birjina gaztetto bat zegoen) Già registrata da Sting in un'altra versione come lato B del singolo Russians nel 1985 Soul Cake – 3:29 Parole e musica: Tracey Batteast, Elena Mezzetti, Paul Stookey There Is No Rose of Such Virtue – 4:04 Canto tradizionale (autore anonimo) The Snow It Melts the Soonest – 3:44 Ballata tradizionale di Newcastle Christmas at Sea – 4:38 Parole: Robert Louis Stevenson Musica: Mary Macmaster, Sting Lo, How a Rose E'er Blooming – 2:42 Canto natalizio tradizionale tedesco composto da Michael Praetorius (titolo originale: Es ist ein' Ros' entsprungen) Adattamento inglese di Theodore Baker Cold Song – 3:16 Parole: John Dryden Musica: Henry Purcell The Burning Babe – 2:42 Parole: Robert Southwell Musica: Chris Wood Now Winter Comes Slowly – 3:06 Parole: Thomas Betterton Musica: Henry Purcell The Hounds of Winter – 5:51 Canzone di Sting Nuova versione della traccia apparsa nell'album Mercury Falling nel 1996 Balulalow – 3:10 Canto tradizionale composto da Peter Warlock The Cherry-Tree Carol – 3:12 Canto tradizionale (autore anonimo) Lullaby for an Anxious Child – 2:50 Parole e musica: Sting, Dominic Miller Nuova versione della traccia apparsa come lato B nel singolo You Still Touch Me nel 1996 The Hurdy-Gurdy Man – 2:51 Canto tradizionale tedesco composto da Wilhelm Müller e Franz Schubert (titolo originale: Ger Der Leiermann) Adattamento inglese di Sting You Only Cross My Mind in Winter – 2:36 Testo di Sting su musica di Johann Sebastian Bach Bethlehem Down – 2:56 – Traccia bonus disponibile in edizioni limitate/deluxe & iTunes Parole: Bruce Blunt Musica: Peter Warlock Blake's Cradle Song – 3:32 – Traccia bonus disponibile in edizioni limitate/deluxe Rifacimento in musica del poema A Cradle Song di William Blake The Coventry Carol – 2:33 – Traccia bonus disponibile nell'edizione giapponese Canto natalizio tradizionale britannico Classifiche Classifiche settimanali Classifiche di fine anno Note Collegamenti esterni
La casata Corsini è una nobile famiglia originaria di Firenze. Il più famoso esponente fu papa Clemente XII. Storia Origini Le origini della famiglia vengono in genere indicate con l'arrivo di Neri Corsini a Firenze nella seconda metà del XII secolo, proveniente dal contado di Poggibonsi. Famiglia di mercanti, si iniziò ad arricchire, come molte altre famiglie cittadine, con la lavorazione e il commercio della lana e della seta nel Trecento, ai quali si aggiunse un Banco finanziario. Numerose furono le cariche politiche ricoperte nella Firenze repubblicana. XIV secolo Tommaso di Duccio Corsini (morto nel 1366) fu un primo esponente di rilievo che si prodigò per procurare ai figli e a quelli di suo fratello Niccolò, cariche pubbliche, ecclesiastiche e di avviarli all'attività economica. Fra la nuova generazione spiccarono Filippo, figlio di Tommaso, che ricoprì importanti cariche politiche, suo fratello Pietro, fu vescovo di Firenze e cardinale beatificato, che fu molto vicino a papa Urbano V ad Avignone e fu tra gli artefici del rientro del papa a Roma, infine Andrea, figlio di Niccolò, che diventò vescovo di Fiesole e fu in seguito santificato nel 1624 come Sant'Andrea Corsini da papa Urbano VIII. Il Trecento vide anche dei momenti difficili, come il gravoso fallimento del banco attorno al 1370, che come altri numerosi istituti fiorentini, andò in crisi a seguito dei prestiti concessi a Re Edoardo III d'Inghilterra e mai rimborsati. In quell'occasione Matteo di Niccolò (1322-1402) si trasferì in Inghilterra dove accumulò una discreta fortuna con il commercio della lana, della seta e delle aringhe. Tornato a Firenze, acquistò molte terre, ma non abbandonò l'attività mercantile che fu sempre la base della ricchezza familiare. Nel 1371 ricevette il titolo di conte palatino dall'Imperatore Carlo IV per i servizi resi. Tuttavia la sua fortuna economica fu duramente colpita da confische e i debiti contratti dal nipote la ridussero ulteriormente. XV secolo Il nuovo secolo si aprì così all'insegna di alti e bassi, con alterni rapporti nei confronti dell'emergente famiglia dei Medici: sebbene i rapporti con Cosimo il Vecchio fossero buoni (a un Corsini affidò per esempio la gestione del Banco Medici a Roma), la famiglia si arrese poi di malavoglia alla loro invadente supremazia politica. Amerigo Corsini fu il primo arcivescovo di Firenze, dal 1411 al 1434. Luca Corsini fu tra i primi a schierarsi apertamente contro Piero il Fatuo, figlio di Lorenzo il Magnifico. XVI e XVII secolo La solida ricchezza familiare si deve all'attività dei fratelli Filippo (1538-1601) e Bartolomeo Corsini (1545-1613), figli di Bernardo. Quest'ultimo nel 1597 si trasferì a Londra e vi fondò una filiale di banca, in stretta collaborazione con il fratello Filippo a Firenze, che presto divenne il più importante istituto finanziario italiano della città inglese. Intanto i rapporti con i Medici si erano distesi, fin dall'epoca dell'assedio di Firenze (1530) e non vi furono altri momenti di conflitto con i Granduchi. Bartolomeo morì senza eredi ed alla sua scomparsa il suo enorme patrimonio passò nelle mani del figlio del fratello con il legato di essere interamente reinvestito in beni immobili. Fu così che i Corsini si ritrovarono padroni di un'enorme ricchezza che fu spesa nelle tre generazioni successive acquistando e restaurando palazzi, soprattutto, investendo in fattorie e terreni in Toscana e negli Stati Pontifici, fino ad attirare l'attenzione e la magnanimità dei pontefici che concessero il titolo di marchese alla casata, prima della marca di Sismano (da Papa Paolo V, 1620), poi di Casigliano e (da Papa Urbano VIII 1629), di Lajatico e Orciatico (1644) e infine di Giovagallo e Tresana (1652). Nel 1629 Urbano VIII canonizzò sant'Andrea Corsini. Filippo Corsini, figlio di Bartolomeo di Filippo, è in larga parte il promotore degli investimenti immobiliari a Firenze, che nella Firenze un po' in ristagno dei Seicento, stupì con la sua magnificenza e modernità, comprando e restaurando nel nuovo stile barocco il Palazzo Corsini al Prato, con il giardino all'italiana creato da Gherardo Silvani (dal 1621), il palazzo sul Lungarno per opera di Antonio Maria Ferri (dal 1690 al 1698) e la Villa Corsini a Castello da Giovan Battista Foggini (dal 1697). Nel 1675, sempre su incarico del Foggini, veniva edificata la Cappella Corsini in Santa Maria del Carmine, tributo a Sant'Andrea Corsini, canonizzato da 50 anni, per la cui decorazione fu chiamato a Firenze Luca Giordano, che in seguito ricevette numerosi incarichi anche da altre famiglie, come il capolavoro che realizzò nella galleria di Palazzo Medici Riccardi. Clemente XII papa Nel Settecento il teatro dei successi familiari si spostò a Roma, dove nel 1730 il cardinale Lorenzo Corsini salì ottantenne al soglio pontificio con il nome di Clemente XII. Uomo ben avvezzo all'economia (era stato tesoriere del precedente pontefice), dotato di notevole cultura e di spirito da mecenate, nel suo papato decennale fondò i musei Capitolini e commissionò a Roma importanti opere monumentali; tra queste abbelliscono ancora la capitale la Fontana di Trevi e la facciata della basilica di San Giovanni in Laterano, all'interno della quale fece realizzare una cappella di famiglia dedicata proprio a Sant'Andrea Corsini. Commissionò inoltre il Palazzo della Consulta, e i porti di Anzio, di Ravenna (Porto Corsini) e di Ancona, allora su suolo di proprietà del pontefice. Suo nipote Neri Corsini (1685-1770) divenne cardinale e si arricchì molto dalla posizione privilegiata dello zio pontefice. Acquistò e fece ampliare a Roma il palazzo alla Lungara, dove sistemò la collezione di stampe e disegni, la ricca biblioteca e l'importante raccolta di dipinti. Il palazzo romano fu venduto al Regno d'Italia nel 1883 e Tommaso Corsini (1835-1919), che vi aveva fondato l'Accademia dei Lincei, cedette allo Stato anche le raccolte d'arte (oggi Galleria Corsini d'arte antica) e la Biblioteca Corsiniana. Papa Clemente XII concesse anche il titolo di Principe di Sismano al suo nipote preferito Bartolomeo Corsini (1683-1752), figlio di quel Filippo che aveva fatto costruire il palazzo sul lungarno fiorentino. Il titolo viene ancora portato dalla famiglia, anche se ormai privo di un riconoscimento giuridico. Il padre di Filippo, Bartolomeo I (+1685), acquistò i marchesati sovrani di Tresana (1672) e Castagnetoli in Lunigiana fino all'abolizione dei feudi imperiali in Italia (1797). Successivamente (1759) papa Clemente XIII nominò cardinale anche il ventiquattrenne Andrea Corsini (1735-1795), ancora privo dell'ordinazione. Divenne prete dieci anni dopo, quindi nel 1771 anche camerlengo di Santa Romana Chiesa e Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Consacrato vescovo nel 1776, tenne la sede suburbicaria di Sabina fino al 1793, quando divenne Vicario Generale di Sua Santità per la città di Roma e distretto. XIX secolo Nel XIX secolo la famiglia si può dire che tornò a Firenze. Figlio del principe Bartolomeo fu Neri Corsini (1771-1845), che ricoprì importanti cariche politiche sia durante il periodo Napoleonico che in quello successivo della restaurazione lorenese, battendosi per l'indipendenza del Granducato di Toscana dalla corona austriaca (infatti dopo la scomparsa dell'ultimo esponente dei Medici, con l'arrivo degli Asburgo Lorena il Granducato rischiò di venire assoggettato a provincia dell'Impero Asburgico), partecipando come ministro plenipotenziario al Congresso di Vienna. Infaticabile, si batté anche per la restituzione di moltissime opere d'arte confiscate durante l'occupazione francese della Toscana. Altri esponenti della famiglia ebbero importanti cariche sia sotto i granduchi toscani, sia nella Repubblica Romana. Figura importante fu Tommaso Corsini VI principe di Sismano (1835-1919), che cedette il Palazzo Corsini di Roma allo Stato. Oltre ad essere figura politica di grande rilievo (deputato del regno dal 1865 al 1882, senatore a vita e sindaco di Firenze), fu anche un abile investitore: fu tra i fondatori de La Fondiaria Assicurazioni, presiedette alla Cassa di Risparmio di Firenze (oggi Banca CR Firenze), fu presidente della Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali, ed ebbe un ruolo importante nel successo delle società elettriche dell'Italia centrale. La sua vera passione fu l'archeologia: intraprese molte campagne di scavi che arricchirono il Museo Archeologico di Firenze. Anche don Filippo Corsini marchese di Laiatico fu sindaco di Firenze. Epoca recente Tommaso Corsini VIII principe di Sismano (1903-1980) fu pure un attivo uomo politico italiano, deputato della Costituente che creò la carta costituzionale nel secondo dopoguerra. Fu appassionato ed esperto nel campo dell'agricoltura e dell'allevamento, contribuendo non poco all'ammodernamento del settore in Toscana ed in Umbria; sua moglie Donna Elena riuscì a salvare la Galleria Corsini e molti altri tesori d'arte dai bombardamenti e dal passaggio del fronte durante la II guerra mondiale. Loro figlio Filippo (1937) è il IX e attuale principe, ha avuto 4 figli e numerosi nipoti. I Corsini sono oggi proprietari del palazzo sul Prato, mentre il palazzo Corsini sul Lungarno è di proprietà della sorella del principe Filippo, la contessa Lucrezia Miari Fulcis Corsini, e dei figli di un'altra sorella, la contessa Annalù Sanminiatelli Corsini, scomparsa nel novembre del 2000. Senatori del Granducato Alessandro di Gherardo di Bertoldo Corsini (1486-1552) eletto nel 1532 Filippo di Carlo di Antonio Corsini (1523-1591) eletto nel 1578 Bartolommeo di Bernardo di Filippo Corsini (1545-1612) eletto nel 1601 Neri di Lorenzo di Bernardo Corsini (1577-1622) eletto nel 1621 Filippo di Lorenzo di Bernardo Corsini (1578-1636) eletto nel 1629 Carlo di Giovanni di Carlo Corsini (1573-1657) eletto nel 1641 Pietro del sen. Neri di Lorenzo Corsini (1619-1671) eletto nel 1663 Andrea di Giovanbattista di Corsino Corsini (1634-1678) eletto nel 1677 Lorenzo di Gherardo di Alessandro Corsini (1642-1718) eletto nel 1686 Andrea Corsini, V principe di Sismano (1804-1868) eletto nel 1848 Corsini, marchesi di Sismano, marchesi sovrani di Tresana (1660-1797) poi principi di Sismano I Corsini acquistarono il marchesato sovrano di Tresana per 123.000 lire dal re Filippo IV di Spagna che nel 1660 lo aveva messo all'asta per conto della Camera imperiale, dopo l'estinzione dell'omonima linea dei Malaspina (1652). Lo staterello, che comprendeva anche il marchesato di Giovagallo, i borghi di Novegigola, Bola, Corneda e Riccò e successivamente il marchesato di Castagnetoli, rimase indipendente fino al 1797 e fu amministrato da vicari feudali della famiglia principesca. Filippo (1578-1636), I marchese di Sismano Bartolomeo (1622-1685), I marchese di Tresana, II marchese di Sismano, padre di papa Clemente XII Filippo (1647-1705), II marchese di Tresana, III marchese di Sismano Bartolomeo (1683-1752), I principe di Sismano, III marchese di Tresana Filippo (1706-1767), II principe di Sismano, IV marchese di Tresana Bartolomeo (1729-1792), III principe di Sismano, V marchese di Tresana Tommaso (1767-1856), IV principe di Sismano, VI marchese di Tresana sino al 1797 Andrea (1804-1868), V principe di Sismano Tommaso (1835-1919), VI principe di Sismano Filippo (1873-1926), VII principe di Sismano Tommaso (1903-1980), VIII principe di Sismano Filippo (n. 1937), IX principe di Sismano Duccio (n.1964), X principe di Sismano Note Bibliografia Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Newton Compton Editori, 2006 ISBN 88-8289-531-9 Daniela Mastrogiacomo, Le terre dei Corsini, ebook, lulu.com ISBN 978-1-4467-9132-5 Voci correlate Marchesato di Tresana Castello di Golaso Corsini Bianchi Corsini Neri Altri progetti Collegamenti esterni Famiglie di Firenze
Le Lovelyz () sono state un gruppo musicale sudcoreano formatosi a Seul nel 2014. Il loro album di debutto Girls' Invasion è stato pubblicato il 17 novembre 2014. Il 1º novembre 2021 è stato annunciato che il gruppo si sarebbe sciolto dopo che sette degli otto membri (eccetto Baby Soul) avevano deciso di non rinnovare il contratto con la Woolim Entertainment. Storia Pre-debutto Prima della formazione del gruppo, la maggior parte dei membri ha avuto una certa esperienza nel settore dello spettacolo. Babysoul ha fatto la sua prima apparizione nel 2011 nella canzone Crying degli Infinite H, contenuta nell'album degli Infinite Over the Top. Nel novembre del 2011 ha debuttato come solista con il singolo No Better Than Strangers, in cui ha duettato con Wheesung, e ha poi cantato con la tirocinante della Woollim Yoo Jia e Dongwoo degli Infinite per il brano She's A Flirt. Nel 2013, ha partecipato alla canzone Fly High degli Infinite H. Nel 2010, Jiae ha fatto un'apparizione nello show di pre-debutto degli Infinite Infinite! You're My Oppa. Dopo due mesi di registrazione con il gruppo, Jiae ha fatto un'audizione ed è entrata alla Woollim Entertaiment come tirocinante. Ha fatto il suo debutto ufficiale nel 2013 con il singolo digitale Delight. Jin ha fatto la sua prima apparizione nel novembre del 2013 con la canzone Gone, con la partecipazione di Xiumin degli EXO. Il 27 dicembre 2013, Babysoul, Jiae, Jisoo, Mijoo, Kei, Jin e Sujeong hanno fatto un'apparizione ai KBS Gayo Daechukje come ballerine femminili per la performance di Man in Love degli Infinite. Mijoo ha fatto la sua prima apparizione nel maggio 2014 come attrice femminile nel video di Last Romeo degli Infinite. 2014-oggi: debutto Il 3 novembre 2014, la Woollim Entertainment ha annunciato il debutto delle Lovelyz. In seguito al coinvolgimento di Jisoo in uno scandalo che la vedeva accusata di abusare dei suoi partner e di avere pubblicato foto di nudo di un ex fidanzato senza il suo consenso, è stata allontanata dalle attività del gruppo e ricoverata in stato di shock. L'agenzia ha sporto denuncia e il responsabile delle voci è stato messo sotto accusa il 20 gennaio 2015. Il gruppo ha pubblicato il 10 novembre la canzone Goodnight Like Yesterday e si è esibito live in sette il 12 novembre al K-Art Hall Olympic Park. L'album di debutto Girls' Invasion e il video per il singolo principale, Candy Jelly Love, sono stati pubblicati il 17 novembre. A febbraio 2015 la Woollim Entertainment ha annunciato che Jisoo non avrebbe preso parte alle successive promozioni, ma che avrebbe raggiunto il gruppo in futuro. L'album del gruppo è stato ripubblicato il 3 marzo con una nuova title track, Hi~, il cui video musicale è stato pubblicato il 2 marzo 2015. Formazione Baby Soul (베이비 설) – leader, voce, rap (2014-2021) Yoo Jiae (유지애) – voce (2014-2021) Seo Jisoo (서지수) – voce, rap (2014-2021) Lee Seungah (이승아) – (2014-2021) Kei (케이) – voce (2014-2021) Jin (진) – voce (2014-2021) Ryu Sujeong (류수정) – voce (2014-2021) Jung Ye-in (정예인) – voce (2014-2021) Discografia Album in studio 2014 – Girls' Invasion 2017 – R U Ready? EP 2015 – Lovelyz8 2016 – A New Trilogy 2017 – Fall in Lovelyz 2018 – Heal 2018 – Sanctuary 2019 – Once Upon a Time 2020 – Unforgettable Raccolte e reissue 2015 – Hi~ (reissue di Girl's Invasion) 2017 – Now, We (reissue di R U Ready?) 2018 – Muse on Music (compilation strumentale) Singoli 2015 – Lovelinus Video musicali 2014 – Goodnight Like Yesterday 2014 – Candy Jelly Love 2015 – Hi~ 2015 – Shooting Star 2015 – Ah-Choo 2015 – For You 2016 – Destiny 2017 – Now, We 2018 – Wag-zak 2018 – Lost N Found 2019 – Beautiful Days Note Altri progetti Collegamenti esterni Girl group Idol group sudcoreani