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Biografia Avvocato, dal giugno 1969 al luglio 1972 è uno dei consiglieri del primo ministro Jacques Chaban-Delmas. Nel 1976 aderisce al Partito Socialista e nel 1977 è eletto consigliere comunale di Arles. Dal 1980 è uno dei principali collaboratori di François Mitterrand candidato alla presidenza della Repubblica. Dopo l'elezione di quest'ultimo nel maggio 1981, è nominato portavoce dell'Eliseo, incarico che manterrà fino al 1986 quando è eletto deputato all'Assemblée Nationale. È deputato dal 1986 al 1993, dal 1997 al 2002 e dal 2007. Dall'aprile 1992 al marzo 1993 è guardasigilli, ministro della giustizia nel governo di Pierre Bérégovoy. Vice presidente del consiglio generale di Bouches-du-Rhône dal 1992 al 1997. Sindaco di Arles dal 1995 al 1998, vicesindaco fino al 2001. Eletto presidente del consiglio regionale della Provenza-Alpi-Costa Azzurra nel 1998, rieletto nel 2004 e nel 2010, non si ripresenta alle elezioni regionali del 2015. Onorificenze Altri progetti Collegamenti esterni Deputati francesi Grandi ufficiali dell'Ordine della stella d'Italia Ministri della V Repubblica francese Ministri della Giustizia della V Repubblica francese Presidenti del Consiglio regionale della Provenza-Alpi-Costa Azzurra Politici del Partito Socialista (Francia)
Secondo parte della dottrina in vari ordinamenti lo Stato di diritto è stato superato dallo Stato costituzionale di diritto, o semplicemente Stato costituzionale, formula di derivazione tedesca. Nell'ordinamento giuridico Alla legge viene sovraordinata la Costituzione, che è quindi rigida, e la Corte costituzionale viene posta a tutela del suo rispetto. Il principio di legalità non vincola più solo l'amministrazione e la giurisprudenza, ma anche il legislatore ordinario, che deve rispettare la Costituzione. Oltre alla riserva di legge ordinaria, che sancisce che una data materia deve essere regolata dalla legge, vengono introdotte le riserve di legge rafforzata, che limitano anche la discrezionalità del legislatore ordinario, e la riserva di legge costituzionale. Lo Stato costituzionale di diritto implica un superamento della teoria cognitiva del diritto. Nell'ordinamento giuridico italiano La "grande regola" dello "Stato di diritto" fu affermata dalla Corte costituzionale italiana nella sentenza n. 379 del 1996 (relatore Carlo Mezzanotte), nella quale si è ricordato che il confine, tra i poteri legittimamente esercitati dagli organi costituzionali nella loro sfera di competenza e quelli che competono ad altri, è presidiato dalla Corte stessa in sede di giudizio nel conflitto di attribuzioni, così assicurando il rispetto dei limiti delle prerogative e del principio di legalità, che è alla base dello Stato di diritto. Ma nella successiva sentenza n. 120 del 2014, relativa all'insindacabilità dei regolamenti parlamentari in materia di autodichia, la Corte stessa ha riferito un argomento di diritto comparato, immediatamente successivo all’evocazione de “la grande regola dello Stato di diritto”, suggerendo quasi l’idea che si sia dedotta dall’osservazione degli altri ordinamenti costituzionali una concretizzazione di tale “grande regola”, o meglio del suo inveramento a seguito di una evoluzione che, in Italia, ancora non si è compiuta del tutto. Nella sociologia politica La natura formale delle istituzioni rappresentative le ha rese particolarmente adattabili alle diverse espressioni politiche della società moderna: i concetti teorici sottesi al pensiero di Kelsen, ad esempio, nello stesso momento in cui esaltavano lo Stato come strumento formale dell'esercizio del potere, ne evidenziavano la valenza di propiziatore del compromesso pacifico nella società pluriclasse. Il nesso tra populismo e "democrazia costituzionale, cioè limitata dal diritto", è dialettico per Mario Dogliani: "il confine tra populismo e perdurante (almeno sembra) necessità di legittimare democraticamente le istituzioni" è a suo modo di vedere problematico "in un contesto in cui i soggetti collettivi sono rachitici, e dunque incapaci di provvedere essi stessi – con la loro azione e i loro compromessi – a quella legittimazione". Analogamente, per il medesimo autore, è problematico "il confine tra poteri costituzionali non elettivi (ingredienti indispensabili del costituzionalismo) e poteri tecnocratici". Quando la Costituzione propugna equilibri sociali più avanzati, la dottrina dello Stato invita a cogliere lo spunto offerto dal costituzionalismo nello "Stato pluriclasse" per non solo «“tornare alla costituzione”, ma soprattutto, con maggiore radicalità, provare a realizzare la “rivoluzione promessa” dalla costituzione». Note Bibliografia Giuseppe Morbidelli, "La costituzione" in Giuseppe Morbidelli, Lucio Pegoraro, Antonio Reposo & Mauro Volpi, Diritto pubblico comparato, Torino: Giappichelli, 2004, pp. 27–72. Roberto Toniatti, "La democrazia costituzionale repubblicana" in Carlo Casonato (a cura di), Lezioni sui principi fondamentali della Costituzione, Torino: Giappichelli, 2010, pp. 35–81. Leonardo Brunetti, Autodichia parlamentare. La giustizia domestica delle Camere nello Stato costituzionale di diritto, EDUCatt ed., Milano 2016. Roberto Bin, Lo Stato di diritto, il Mulino, Bologna 2004. Voci correlate Stati per forma di governo Diritto costituzionale
Carriera Ha iniziato la carriera nel Foligno, squadra della sua città natale, con cui ha giocato in Serie C dal 1938 al 1943 con un intermezzo di una stagione sempre in terza serie all'Aviosicula; nella stagione 1945-1946 e nella stagione 1946-1947, ha giocato nel con cui ha giocato 28 partite nel campionato di Serie B, dopo aver giocato nuovamente al Foligno in Serie C nell'anno precedente. Ha giocato nella serie cadetta anche nella stagione 1947-1948 con il Prato, scendendo in campo in 20 occasioni senza mai segnare. Nella stagione 1948-1949 gioca 5 partite in Serie C con la Maceratese, mentre l'anno seguente torna in Umbria per vestire la maglia della Nestor Marsciano in Promozione. Si ritira nel 1952 dopo aver giocato per altri due anni in Promozione, prima nella Fratelli Canonichetti Assisi e successivamente nel Foligno, squadra con cui aveva esordito ad inizio carriera. Partigiano Durante la Seconda guerra mondiale operò a partire dal 1943 come partigiano nella brigata Goffredo Mameli del battaglione Garibaldi nell'area di Nocera Umbra. Note Bibliografia "A.C. Prato: oltre un secolo in biancazzurro" di Giancarlo Tatti, Carlo Fontanelli e Luciano Ancillotti. Collegamenti esterni Scheda Almanaccocalciatori.blogspot.it
Gli Aeternus sono un gruppo black/death metal formatosi a Bergen con la seguente line up: Ares, Dreggen e Erik. La band ha avuto vari cambi di line up prima di arrivare alla formazione attuale. Formazione Formazione attuale Ares – voce, chitarra e basso (1993-presente) Phobos – batteria (2007-presente) Specter – chitarra e basso (2010-presente) Frode Kilvik – basso turnista (2013-presente) Ex componenti Cathrine Bauck – percussioni Ørjan – basso (1993-?) Vassago Rex – batteria (1993) Vrolok – batteria (1993-2006) Morrigan – basso, tastiera e pianoforte (1996-2001) Lava – chitarra (1999-2004) V'gandr – basso (2001-2012) Stanley – chitarra (2004-2005) Dreggen – chitarra (2005-2010) S. Winter – batteria (2006-2007) Døden – chitarra dal vivo (1997) Torgrim Øyre – chitarra dal vivo (1999) Skyggen – basso dal vivo (2012) Discografia Album in studio 1997 – Beyond the Wandering Moon 1998 – ...And So the Night Became 1999 – Shadows of Old 2001 – Ascension of Terror 2003 – A Darker Monument 2006 – HeXaeon 2013 – ...And the Seventh His Soul Detesteth 2018 – Heathen Raccolte 2000 – Burning the Shroud EP 1995 – Dark Sorcery 1998 – Dark Rage Demo 1994 – Walk My Path 2002 – Demo 2002 Note Bibliografia Altri progetti Collegamenti esterni
Paura di amare è una serie televisiva italiana, prodotta dal 2010 al 2013 e trasmessa da Rai 1. Trama Prima stagione Stefano Loi vive a Torino ed è il ricco presidente dell'impero farmaceutico Loipharma. Vive con l'avvenente moglie Emma, i figli Carlotta e Tommy, la sorella Mirella, il marito di lei, Paride, ed Elide, vedova del primo dei tre fratelli Loi e sua assassina. Improvvisamente, Emma muore in un incidente d'auto. Quando, dopo una breve fuga dalla sua noiosa vita (e dalla sua villa), Carlotta incontra casualmente una ragazza laureanda in medicina che la aiuta quando viene molestata da una zingara. Lei si chiama Asia, ed è una che per essere felice ha dovuto lottare, e sta lottando ancora... Di nuovo a casa, la ragazzina assiste ad un tragico quanto buffo incidente domestico. La sua tata cade da una scala e si rompe una gamba. Chiede, così, al padre Stefano di sostituirla con una giovane che ha davvero bisogno di lavoro, proprio Asia, con cui Loi, la prima volta che si erano visti, aveva avuto uno scontro. Passato poco tempo, Asia diventa a tutti gli effetti la nuova baby-sitter di casa Loi, facendo affezionare a sé sia Carlotta che il dolce Tommy, ma anche il papà... Tutto sembrerebbe procedere bene, in più Asia e Stefano scoprono l'amore l'uno nell'altra. A metterci lo zampino, però, ci sarà Elide, che da anni prepara la sua vendetta contro la famiglia Loi, per prendere l'azienda. Con lei c'è il freddo marito di Mirella, Paride. Presto si scoprirà che Carlo, fidato cugino di Stefano, era l'amante di sua moglie, e anche questo provocherà non pochi problemi alla sua relazione con Asia, ma ancora di più il fatto che Cecilia Colombo, terrorista accusata di essere l'assassina di Tommaso, fratello di Stefano e Mirella e marito di Elide, è la madre di Asia. Alla fine, dopo molti avvenimenti, sia belli che tremendi (come l'arresto di Loi), Cecilia si scoprirà non essere la pazza omicida che tutti credevano. Paride verrà arrestato, ma Elide riuscirà a scappare, rendendosi latitante. Giuliana, giornalista da sempre innamorata di Stefano, si arrenderà all'idea che lui ama solo Asia, con cui è deciso a sposarsi e con cui aspetta un figlio. Anche l'amica del cuore di Asia vivrà felice la sua storia d'amore con un ex della ragazza. Seconda stagione Nella seconda stagione, ambientata circa tre anni dopo, Asia (che nel frattempo ha cambiato il proprio cognome assumendo quello della madre) e Stefano non si sono ancora sposati ma convivono felicemente con Carlotta, Tommy ed il piccolo Andrea, nato dalla loro unione. Mentre Asia sta facendo l'apprendistato in oncologia, la Loipharma ha aperto degli stabilimenti in Tunisia che attraversano, insieme all'azienda, una grave crisi cagionata da un furto industriale di un brevetto di ricerca; il danno, come lo spettatore scopre subito, è stato provocato da Elide che in tempi non sospetti vendette sottobanco la ricerca ad un pericoloso concorrente che adesso, con mezzi più o meno leciti, vuole acquisire tutta la Loipharma. Elide, fattasi passare per morta, si è rifugiata proprio in Tunisia e da lì, circondata dalla gratitudine e dalla protezione della gente di un villaggio, che al suo arrivo fece ammodernare subito portandovi acqua e luce, trama contro Stefano con il desiderio di vederlo abbandonato da tutti. Episodi Produzione Paura di amare è stata diretta da Vincenzo Terracciano e sceneggiata da Gianfranco Clerici, Daniele Stroppa e Carla Giulia Casalini; la scrittrice del soggetto è invece Maria Venturi. La serie è stata girata a Torino, Belgrado ed in Montenegro. Le riprese della seconda stagione sono terminate il 27 ottobre 2012, per andare in onda dal 17 settembre 2013. Note Collegamenti esterni
Il Tartuffo o Tartufo (Tartuffe ou l'Imposteur) è una commedia tragica in cinque atti, del drammaturgo francese Molière. Originariamente l'opera era una farsa all'italiana, in tre atti, dove l'opera si concludeva con la vittoria di Tartuffe. A tal proposito, intervenne Luigi XIV, che fece correggere l'opera, che finì dunque con la sconfitta del Tartuffe e la vittoria di Orgone, distribuita in altri due atti. La prima versione, in 3 atti, venne rappresentata per la prima volta a Versailles 12 maggio 1664. La seconda versione, in 5 atti, venne rappresentata a Palais-Royal il 5 agosto 1667, dalla "Troupe de Monsieur, frère unique du Roi". , ovvero la contrapposizione tra Gesuiti e Giansenisti in Europa e in special modo in Francia, e lo fece con una satira pungente che non fu gradita agli ambienti conservatori e religiosi della monarchia, tanto che la cosiddetta «cabala dei devoti» ottenne la proibizione della rappresentazione pubblica della commedia. Nel 1667 la compagnia di Molière (che ormai era diventata compagnia del Re) ripropose al pubblico parigino la commedia, con il titolo di Panulfo o l'impostore, e con leggeri cambi di nome dei personaggi. Luigi XIV però rinnovò il divieto, al termine di una diatriba che coinvolse anche le autorità religiose. La questione si risolse nel 1669, a favore di Molière. Nel frattempo , e il nuovo clima di distensione rendeva possibile la revoca del divieto. Il 5 febbraio egli indirizza al re una lettera, in seguito alla quale, quella stessa sera, si ricominciò a rappresentare Il Tartuffo. Trama Atto I La scena inizia con la Signora Peronella (madre di Orgone, il padrone di casa), che presuntuosamente sentenzia nei confronti di vari membri della famiglia (Elmira, Marianna, Damide e Cleante), e della servitù (Filippa e Dorina), esplicitamente guidata dall'opinione di un certo Tartuffo. L'anziana Peronella rimprovera per le più futili cose, come per esempio l'invitare a casa costantemente amici, cosa che fa chiacchierare il vicinato, e che non piace a Tartuffo. Non appena l'anziana signora esce di casa, Dorina (cameriera di Mariana, figlia di Orgone e innamorata di Valerio) e Cleante (cognato di Orgone) hanno un breve dialogo nel quale viene descritto come Orgone, il padrone di casa, sia totalmente assoggettato alla volontà del Tartuffo che, consapevole di ciò, se ne approfitta altamente. Cleante rivela come Tartuffo sia amato cento volte di più dei suoi familiari, di come lui sia il suo unico consigliere e di come a lui spettino tutti i privilegi e i lussuosi eccessi. Cleante è colui che si prende carico degli oneri di famiglia, o che riveste la figura maschile di capo famiglia, dal momento che Orgone pensa stupidamente solamente a Tartuffo. Rientra quindi in casa Orgone, il quale essendo stato fuori casa per due giorni, si fa fare il resoconto da Dorina, sulle condizioni della famiglia. In questa scena si assiste a come lui sia solamente interessato all'incolumità di Tartuffo, il quale gode di ottima salute, mostrando addirittura indifferenza per le condizioni della moglie, che invece ha passato una terribile nottata. Orgone lo appella costantemente "pover'uomo", provando sentimenti di compassione, nonostante Dorina asserisca che stia in perfetta salute. Subito dopo, Orgone ha un'altra discussione con il cognato Cleante, il quale cerca in tutti i modi di fargli notare di come si sia fatto ingenuamente irretire da quello che lui reputa un pover'uomo. Orgone, a difesa del suo beniamino, racconta di come lo ha conosciuto. Tutte le mattine, andando in chiesa, se lo trovava a pregare energicamente in ginocchio, e con le mani rivolte al cielo, e sempre pronto a offrirgli l'acqua santa all'uscita dalla chiesa. Mosso dalla compassione per il suo stato di estrema povertà, raccontatagli dal suo discepolo, decise di offrirgli regali di vario genere, che il "pover'uomo" ogni volta divideva in parti uguali con i poveri come lui. Fu tale comportamento che lo fece cascare nella trappola del Tartuffo, e che lo fece ospitare a casa sua. Orgone prosegue l'arringa difensiva del suo beneamato , elencando tutte le sue virtù (false). Descrive addirittura di come sia protettivo e geloso nei confronti della moglie, ogni qual volta un uomo tenta di farle la corte. La discussione termina con Cleante che adempie al favore che Damide (figlio di Orgone) gli aveva poco prima chiesto; rimembrare ad Orgone, di mantenere la promessa di matrimonio tra Marianna e Valerio. A tal proposito, Orgone si mostra titubante e diffidente, schivando infine le ripetute domande di chiarimento, con un frenetico addio. Da tale discussione Cleante percepisce che dietro a tale cambio d'opinione, c'è lo zampino del malevolo Tartuffo, che infatti vuole per sé Marianna. Atto II Orgone annuncia alla figlia Marianna, che ella avrà l'onore di sposarsi con il talentuoso Tartuffo. Nonostante l'infausta notizia, Marianna non manifesta alcuna opposizione, sapendo di non poter far niente contro la decisione dell'anziano padre autoritario. In aiuto della giovane però, giunge la cameriera Dorina, che avendo ascoltato tutta la discussione, nascosta, difende energicamente la volontà di Marianna, di sposare Valerio , accusando e criticando invece, il padre, e il presunto pretendente Tartuffo. Dorina biasima Tartuffo, oltre che per le sue miserabili origini, e per la sua devozione per il cielo poco credibile, anche per il suo brutto viso, che ella fa intendere al lettore chiamandolo "bellissimo muso". Con le sue continue critiche sarcastiche, Dorina riesce a far perdere le staffe ad Orgone, il quale dopo averla minacciata a lungo, le tira un ceffone, che l'audace cameriera evita. Orgone quindi se ne va in preda alla totale esasperazione, per le continue interruzioni e sferzate di Dorina, la quale ridà animo a Marianna, che si scopre essere una ragazza molto fragile, e poco combattiva. Proprio mentre la fedele cameriera le parla, giunge l'originario promesso sposo Valerio, il quale, una volta a conoscenza della decisione del padre ha un diverbio con la sua amata. Fortunatamente interviene Dorina, che comportandosi da guida saggia e astuta, li convince a far pace, e a non mollare, ma ad organizzarsi tramite espedienti e scusanti, per procrastinare il matrimonio con il Tartufo il più possibile. Atto III Dorina mette Damide a conoscenza dei progetti che il signor Orgone ha per Marianna e Tartuffo. Inoltre lo informa che Elmira (moglie di Orgone) ha chiesto di vederlo subito, per avere chiarimenti sulla notizia di tale matrimonio. Tartuffo, dunque, sale sino alla stanza di Elmira, accompagnato dal discepolo Lorenzo, che si congeda portando via con sé il cilicio, mai usato, ma al solo scopo di rafforzare la maschera di umile penitente. Non appena rimane solo con la donna, Tartuffo inizia a lusingarla ripetutamente con le sue massime moralistiche, facendole intendere esplicitamente il forte ardore che egli prova per lei e confessandole che l'ha sempre desiderata ed amata dal primo momento che l'ha vista. Tartuffo proietta nel suo tentativo di seduzione lo stesso criterio cui si ispira tutto il suo comportamento, la regola cioè della duplicità, della scissione tra essere e apparire. Nonostante tali dichiarazioni la sorprendano, Elmira non si scompone, ma anzi, dopo avergli fatto capire l'impossibilità della realizzazione dei suoi desideri, gli promette che non rivelerà una sola parola al marito, o a qualsivoglia persona, a patto che lui rinunci alla mano di Marianna. In quel preciso istante entra Damide, il quale ha origliato, e, offeso dalle dichiarazioni avanzate alla madre, ha intenzione di vendicarsi rivelando tutto al padre, in modo tale da liberarsi di quell'ipocrita di cui ha sempre sospettato, nonostante l’ingannevole apparenza. La madre si oppone, ritenendo l'accaduto di futile entità, oltre ad aver precedentemente promesso che nessuno sarebbe venuto a saperlo. Proprio mentre il figlio ribatte energicamente, entra Orgone, che dopo aver udito un breve resoconto dal figlio, manifesta la sua incredulità sull'accaduto. Tartuffo, accorgendosi dell'ingenua stupidità del padrone di casa, ne approfitta per recitare la parte della povera vittima umiliata e raggirata dalla maldicenza e dall'invidia altrui. Davanti a ciò, Orgone perde completamente la ragione, offendendo il figlio in ogni maniera e scusandosi premurosamente con Tartuffo. Il continuo ribattere di Damide sulla vera realtà dei fatti rende ancora più furibondo Orgone, che lo caccia di casa maledicendolo e diseredandolo. Dopo l'infelice partenza di Damide, Orgone ritorna dal suo beneamato Tartuffo scusandosi ancora e proponendogli di organizzare la sera stessa il matrimonio con Marianna, rendendolo erede di tutti i suoi beni, mosso dall'affetto nei suoi confronti, e per la voglia di far morire di rabbia e d'invidia tutti i suoi familiari contrari a ciò. L'ipocrita malfattore ovviamente non si oppone, ma accetta di buon grado l'idea folle e sconsiderata del suo benefattore. Atto IV Cleante cerca di convincere Tartuffo a perdonare Damide nonostante quest'ultimo abbia ragione e a farlo ritornare a casa, comportandosi come quel vero cristiano devoto che lui tanto profetizza di essere. Tartuffo rifiuta asserendo che, nonostante lo abbia già perdonato, gli sarebbe impossibile condurre una lieta esistenza condividendo lo stesso tetto con Damide. Cleante, allora, manifesta e motiva le sue contrarietà alla decisione di Orgone nel lasciar tutti i beni a Tartuffo, il quale ancora una volta afferma che ha di buon grado accettato l'intera eredità, non perché è legato ai beni terreni, ma solamente per premura che quella eredità non vada in mani sbagliate e malevole. Ma quando Cleante gli propone di lasciar al caso le sorti dell'eredità, e che sia lui ad andarsene da casa, così da permettere il rientro di Damide, Tartuffo è costretto a trovare la scusante di impegni religiosi impellenti, in modo tale da allontanarsi e abbandonare la fastidiosa discussione. Poco dopo, a casa, Marianna, Dorina, Cleante ed Elmira decidono di riunirsi e chiedere collettivamente l'annullamento del matrimonio tra Marianna e Tartuffo, organizzato da Orgone per la sera stessa. Orgone liquida velocemente le suppliche della figlia, e zittisce Dorina e Cleante, che non trovano nemmeno il tempo di parlare. Elmira, quindi, si frappone come ultimo baluardo difensivo al matrimonio, proponendo al marito di mostrargli la prova delle sfacciate avance di Tartuffo. Inizialmente scettico, Orgone accetta credendo che quello della moglie non sia che un patetico tentativo di cacciar via il povero ed immacolato Tartuffo, in modo da annullare il matrimonio. Ha dunque luogo quello che si può definire un episodio metateatrale. Infatti Elmira organizza seduta stante una recita per smascherare l'ipocrita usurpatore, davanti agli occhi dell'ingenuo marito. Una volta fatto nascondere Orgone sotto il tavolo e aver mandato a chiamare Tartuffo, Elmira inizia la sua recita, confessando a Tartuffo il suo amore che nella discussione precedente aveva negatoper pudore ed indecisione. Tartuffo, invece, si dimostra essere una «vecchia volpe», come lo chiama Dorina, nutrendo inizialmente dei sospetti per tale repentino cambio di idea. L'astuzia e l'abilità di Elmira però sono di gran lunga superiori a quelle di Tartuffo, che alla fine cede alle apparenze, chiedendole che gli sia dato un anticipo dell'amore che lei prova per lui. Intanto Orgone, accovacciato sotto il tavolo, ascolta tutto. Elmira imbarazzata asserisce di aver paura di macchiarsi di adulterio, sporcando la sua anima e offendendo il cielo. Tartuffo ribatte asserendo di essere indifferente a commettere i peccati, a patto che nessuno li veda e che siano a fin di bene. Infatti Tartuffo le garantisce che la vera offesa è nello scandalo della eventuale rivelazione della verità. Dunque, proprio quando Tartuffo si appresta a consumare i piaceri con Elmira, esce Orgone, che dopo averlo fermato in tempo, lo scaccia fuori di casa. Orgone butta fuori di casa Tartuffo in maniera tutto sommato molto meno aggressiva di come aveva gettato fuori suo figlio Damide. Ciò fa capire di come per Orgone sia difficile rivolgersi a Tartuffo in maniera aspra, dopo quello di cui si era pienamente convinto. Nonostante lo smascheramento e la cacciata dell'ipocrita venditore di fumo, prima di andarsene Tartuffo asserisce che ormai la casa è legalmente sua, e che glielo dimostrerà, facendogliela pagare. Elmira e Orgone, quindi, intuiscono da tali parole minacciose ed infauste il preludio a nuovi guai. Atto V In presenza di Cleante, Orgone inizia a rinnegare tutte le azioni caritatevoli ed altruistiche compiute nei confronti del lestofante. Si pente soprattutto di aver lasciato tutta l'eredità nelle sue mani e di avergli consegnato una certa cassetta, deposito di un vecchio amico di nome Argante, che gliela aveva affidata con gran segretezza, dal momento che conteneva informazioni strettamente personali. Orgone quindi maledice ancora Tartuffo, insieme a tutte le persone ipocrite. Cleante lo dissuade da tale pensiero frettoloso, ricordandogli che esistono persone davvero oneste e persone che si fingono tali, ma che in realtà sono dei furfanti. Giunge la signora Peronella, che per ironia della sorte, mostra incredulità rispetto alle parole del figlio sul resoconto delle malefatte di Tartuffo. L'anziana signora si atteggia quindi come aveva fatto il figlio con il resto della famiglia, difendendo l'ipocrita Tartuffo ed asserendo in suo favore la maldicenza e l'invidia altrui. Dorina ne approfitta per fare del sarcasmo, e mettere a nudo le sue ingenue e passate convinzioni sull'onestà di Tartuffo. Proprio mentre tutta la famiglia riunita discute su come muoversi nei confronti del loro comune nemico, si presenta un estraneo che chiede di essere ricevuto, venendo da parte del Signor Tartuffo. L'uomo si presenta, dicendo di chiamarsi Signor Leale, e di essere un messo giudiziario, incaricato di far sgombrare, entro il mattino successivo, la casa, che legalmente spetta di diritto al Signor Tartuffo. A tali parole quindi la signora si convince di quanto dice il figlio. I mali però non sono ancora finiti. Infatti giunge Valerio, il quale dice a Orgone che un carissimo amico gli ha confidato che la cassetta che ha dato a Tartuffo contiene materiale e prove di atti criminosi e che Argante altri non è che un criminale di stato. Valerio, dunque, lo esorta alla fuga, donandogli 1000 luigi e offrendosi di accompagnarlo per un breve tratto in un luogo sicuro. Orgone lo ringrazia di cuore, promettendogli di ripagare il favore, in futuro. Ma proprio mentre Orgone si appresta alla fuga, Tartuffo, seguito da una schiera di uomini, lo ferma. Tartuffo, dunque, divenuto messo del principe, lo dichiara in arresto, facendo notare a tutti di essere dalla parte del giusto. L'intera famiglia inizia quindi ad accusarlo di ingratitudine e di essere un ipocrita, infastidendo Tartuffo, che sollecita il Gendarme ad arrestare Orgone. Si ha oraun vero e proprio colpo di scena, perché il Gendarme invece arresta Tartuffo, proclamandolo inequivocabilmente colpevole e allo stesso tempo enormemente ingenuo per aver creduto, anche solo per un attimo, di illudere la lungimiranza del giusto Re di Francia, che protegge sempre le oneste persone e che aveva inscenato tutta questa farsa solamente allo scopo di vedere fin dove la malvagità di Tartuffo , ben noto al re stesso come famoso truffatore, si spingesse. Il Gendarme aggiunge inoltre che la casa è nuovamente di proprietà di Orgone e che quest'ultimo è perdonato per il reato di favoreggiamento, al quale è stato costretto per aiutare un amico. L'intera famiglia mostra un sollievo collettivo ed Orgone asserisce che è intenzionato in primo luogo ad incontrare il Re in persona per prostrarsi ai suoi piedi, ringraziarlo per la sua bontà e poi organizzare le nozze tra Valerio e Marianna. La satira L'intera opera è una satira nei confronti della società nobile francese del '600. Il Tartuffo è infatti l'emblema dell'ipocrita che vive sotto la maschera della devozione religiosa e dell'amicizia verso Orgone ma in realtà vuole approfittare della sua fiducia per trarne vantaggio e, in seguito, tradirlo. Così, come afferma Moliere stesso in una presentazione della commedia al re di Francia: Riferimenti in altre opere Carlo Goldoni si ispirò a questo lavoro per la composizione della sua commedia Il Molière. Il Tartuffo viene citato da Leonardo Sciascia nel romanzo Candido, ovvero Un sogno fatto in Sicilia del 1977. Il personaggio di Tartuffo viene più volte citato anche da Stendhal nel romanzo Il rosso e il nero dove il protagonista, Julien Sorel, si immedesima a più riprese nel personaggio di Molière. Anche Honoré de Balzac nel suo I piccoli borghesi cita più volte Tartuffe per descrivere i suoi personaggi. Il regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau ha diretto Tartufo, remake cinematografico interpretato da Emil Jannings. Il personaggio di Tartuffo viene citato anche nella poesia Il castigo di Tartufo di Arthur Rimbaud. Note Bibliografia Molière: i capolavori. I dieci testi più rappresentati, tradotti per la scena da Guido Mazzella, Roma, Bagatto Libri, 2008 Molière: Don Giovanni, Molière, a cura di D. Gambelli e Dario Fo. Don Giovanni, Introduzione, Cronologia, Notizie sull'opera, Venezia, Marsilio, 2011 Molière: Commedie, a cura di Luigi Lunari, RCS libri, 2006, ISBN 88-17-01098-7 Altri progetti Collegamenti esterni Opere teatrali ambientate a Parigi
Biografia Le origini di questo papa sono ignote; della sua vita prima dell'elezione è conosciuto solo ciò che riporta il Liber Pontificalis e cioè che era greco. Tale affermazione, però, è probabilmente erronea in quanto derivata dalla falsa convinzione che il papa fosse il filosofo greco autore delle Sentenze di Sesto, una raccolta di 451 proverbi attribuita al filosofo neopitagorico Sesto, ma tradotta in latino da Rufino Turranio (345-411) e diffusa erroneamente sotto il nome di Sisto. Sisto succedette al suo predecessore, papa Stefano I, il 30 agosto 257. Durante il pontificato di quest'ultimo, era sorta una violenta disputa tra la Chiesa di Roma e le Chiese africane ed asiatiche, riguardo alla riammissione degli eretici e al battesimo da loro amministrato: la polemica aveva rischiato di finire in una completa rottura tra Roma e le altre Chiese. A Sisto II, che Ponzio, il biografo di san Cipriano (Vita Cypriani, capitolo XIV), definiva "sacerdote buono e pacifico" (bonus et pacificus sacerdos), e che era più conciliante di Stefano I, va il merito di aver riportato la pace all'interno del mondo cristiano ripristinando le relazioni con le altre Chiese. Tuttavia, in parziale accordo con la posizione decisamente assunta dal suo predecessore, incentivò l'uso romano di riammettere alla comunione con la Chiesa mediante l'imposizione delle mani e di ritenere valido il Battesimo da loro amministrato in quanto "Ipse est qui baptizat" (Egli è colui che battezza). Poco prima del pontificato di Sisto II, l'imperatore Valeriano aveva pubblicato il suo primo editto di persecuzione, con il quale aveva obbligato i cristiani a partecipare al culto nazionale degli dei pagani e aveva impedito loro di riunirsi nei cimiteri, minacciando con l'esilio o la morte chiunque fosse stato trovato a disubbidire l'ordine (e l'editto costò infatti la vita a papa Stefano I). Sisto riuscì inizialmente a compiere le sue funzioni di pastore dei cristiani senza subire interferenze da coloro che dovevano far rispettare l'editto imperiale, ma nei primi giorni di agosto del 258 l'imperatore pubblicò un nuovo editto di persecuzione, il cui contenuto è desunto da una lettera di san Cipriano di Cartagine a Successo, vescovo di Abbir Germaniciana (Epistole, l, XXX), e che causò la morte di Sisto. Il martirio Così Cipriano iniziava la sua lettera: (episcopi et presbyteri et diacones incontinenti animadvertantur). Sisto II fu uno dei primi a cadere vittima di questo editto (Xistum in cimiterio animadversum sciatis VIII. id. Augusti et cum eo diacones quattuor - Cipriano, Epistole l XXX). Cipriano continuava dicendo: Per eludere la vigilanza degli imperiali, Sisto, il 6 agosto, riunì i fedeli in uno dei cimiteri meno conosciuti, quello di Pretestato, sul lato sinistro della Via Appia, quasi di fronte a quello di papa Callisto I. Mentre era seduto sulla sua sedia in procinto di parlare all'assemblea, fu catturato da un manipolo di soldati. Ci sono dei dubbi se fu decapitato immediatamente, o fu portato di fronte ad un tribunale per essere prima giudicato e poi condotto nuovamente al cimitero per l'esecuzione. L'iscrizione che papa Damaso I (366-384) fece apporre sulla sua tomba nel cimitero di San Callisto può infatti essere interpretata in entrambi i modi. Ma la seconda ipotesi sembra essere più probabile. L'incontro tra Sisto II e san Lorenzo martire, quando il primo veniva condotto al martirio, menzionato nei falsi "Atti di San Lorenzo", da sant'Ambrogio da Milano e dal poeta Prudenzio, è, probabilmente, leggendario. Completamente falso è, inoltre, quanto riportato da Prudenzio in merito al fatto che Sisto II patì il martirio sulla croce, a meno che il poeta non usi la parola "croce" (Jam Xystus adfixus cruci) per intendere il martirio in generale, come suggerirono Louis Duchesne e Paul Allard. Insieme a Sisto furono catturati e giustiziati quattro diaconi: Gennaro, Innocenzo (o Vincenzo), Magno, e Stefano. Lo stesso giorno altri due diaconi, Felicissimo ed Agapito patirono il martirio. La festa liturgica di san Sisto II e di questi sei diaconi si celebra il 6 agosto, giorno del loro martirio. I resti di Sisto furono traslati nella cripta papale del vicino cimitero di San Callisto. Dietro la sua tomba, in un reliquiario, fu posta la sedia macchiata di sangue sulla quale era stato decapitato. Papa Pasquale I lo fece traslare, in seguito, nella cappella iuxta ferrata, dedicata a lui e a papa Fabiano, nell'antica basilica di San Pietro in Vaticano. Sul luogo del cimitero di San Pretestato dove fu martirizzato fu eretto un oratorio (Oratorium Xysti), che veniva ancora visitato dai pellegrini del VII e dell'VIII secolo. Quattro giorni dopo, il 10 agosto, subì il martirio anche l'ultimo dei diaconi di Roma: l'arcidiacono Lorenzo. Sisto II fu il primo papa che assunse un nome pontificale già utilizzato in precedenza, e quindi dopo la sua morte venne aggiunto il numerale "II" al suo nome. Culto Nella Chiesa cattolica la sua memoria liturgica ricorre il 7 agosto; nella Chiesa greca, invece, il 10 agosto. Dal Martirologio Romano (ed. 2001): Venerato a Pisa come san Sisto, il giorno a lui dedicato era propizio per le battaglie. Contrariamente all'opinione comune odierna, non era l'antico patrono della città prima di San Ranieri, ma era importante solo il giorno a lui dedicato. Infatti, ad esempio, nei suoi 'Annales Pisani' il Maragone, quando parla dell'impresa di Palermo del 1063 e della conseguente costruzione della nuova Cattedrale, scrive quanto segue: «MLXIII. Pisani fuerunt Panormiam; gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Agapiti. Constructa est Ecclesia beate Marie Virginis Pisane Civitatis». Sant'Agapito era uno dei sette diaconi martirizzati assieme a San Sisto e con lui ricordati il 6 agosto. Ecco quindi che non era San Sisto protettore di Pisa, ma era il giorno 6 agosto ad essere foriero di vittorie militari. Tale sequela di vittorie si interruppe dopo il 6 agosto 1284, il giorno della battaglia della Meloria, dove Pisa fu sconfitta dalla flotta genovese. Tutt'oggi a Pisa ogni 6 agosto, nella chiesa di San Sisto in Corte Vecchia, nel cuore antico della città alfea, si celebra Lo Die di Santo Sisto, Dies Memorialis, a perenne memoria delle imprese compiute dai pisani il 6 agosto in anni diversi, e dei Caduti pisani di tutte le guerre. La cerimonia è organizzata dall'Associazione degli Amici di Pisa, col patrocinio del Comune. Il suo culto a Sassari fu forse un'importazione pisana. È titolare della parrocchia omonima documentata già nel 1278 (eretta dall'arcivescovo Dorgotorio). Attualmente viene venerato come santo patrono delle seguenti località: Bellegra, in provincia di Roma; Caldonazzo, in provincia di Trento; Castelpoggio, in provincia di Massa-Carrara; Colle d'Anchise, in provincia di Campobasso; Girgenti di Pescorocchiano, in provincia di Rieti; Gombito, in provincia di Cremona; Joppolo, in provincia di Vibo Valentia; Manerbio, in provincia di Brescia; Morbello, in provincia di Alessandria; Nocelleto di Carinola, in provincia di Caserta; Onelli di Cascia, in provincia di Perugia; Pomezzana, in provincia di Lucca; Verolanuova, in provincia di Brescia; Villa Collemandina, in provincia di Lucca. Note Bibliografia Severina Carpentieri, Sisto II. L'audacia di un papa che sfidò l'impero, Cantagalli, Siena 2008. Amore A., Sisto II, in Enciclopedia Cattolica, 11, Città del Vaticano 1953, col. 778. Louis Duchesne (a cura di), Liber Pontificalis, I, 155-6; Barmby in Dictionary of Christian Biography, s. v. Xystus; Rohault de Fleury, Les Saints de la messe, III (Paris, 1893); Healy, The Valerian Persecution (Boston e New York, 1905); Paul Allard, Les dernières persecutions du troisième siècle (Parigi, 1907), 80-92, 343-349; Giovanni Battista de Rossi, Roma Sotterranea, II (Roma 1864-1877), 87-97; Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, collana Monografie Romane a cura dell'Alma Roma. Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Newton & Compton, Roma, 1983 Voci correlate Persecuzione dei cristiani nell'impero romano Valeriano Altri progetti Collegamenti esterni Sisto 02 Sisto 02 Sisto 02 papa Martiri cristiani Santi della Chiesa cattolica Santi della Chiesa ortodossa
Biografia Nato a Faenza, anche suo padre Michele è stato un calciatore professionista con esperienze nella massima serie italiana. Carriera Club Cresciuto nei settori giovanili di e , tra il 2015 e il 2017 viene girato in prestito in Lega Pro, vestendo le maglie di , e , esordendo così nel calcio professionistico. Nel 2017, sciolto ogni vincolo contrattuale con il Bologna, firma per il , che successivamente lo presta al . Svincolatosi nel dicembre del 2018 dalla società umbra, firma successivamente per l', formazione militante nella seconda serie del campionato rumeno, ritagliandosi un posto da titolare. Nel dicembre del 2019, dopo circa sei mesi da svincolato, firma per il . Con la formazione romagnola disputa solo quattro match, a causa dell'interruzione anticipata del campionato dovuta dalla pandemia di COVID-19. Terminata la sua breve esperienza in Romagna, nell'estate del 2020 torna nuovamente in Romania, questa volta all', con cui vince il campionato di seconda serie, approdando così in Liga I nel campionato 2021-2022. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 12 dicembre 2022. Palmarès Club Competizioni nazionali FCU Craiova: 2020-2021 Note Collegamenti esterni
Il Gran Premio motociclistico di San Marino e della Riviera di Rimini 2011 corso il 4 settembre, è il tredicesimo Gran Premio della stagione 2011 e ha visto vincere: Jorge Lorenzo in MotoGP, Marc Márquez in Moto2 e Nicolás Terol nella classe 125. La gara si è disputata al Misano World Circuit di Misano Adriatico. MotoGP Arrivati al traguardo Ritirati Moto2 Yonny Hernández, Kenan Sofuoğlu e Axel Pons, infortunati, vengono sostituiti rispettivamente da Joan Olivé, Tomoyoshi Koyama e Alex Baldolini. Jacob Gagne prende il posto di JD Beach nel team Aeroport de Castelló. In questo Gran Premio corre una wildcard: Alessandro Andreozzi su FTR M211. Arrivati al traguardo Ritirati Non partito Classe 125 Jack Miller prende il posto di Péter Sebestyén alla KTM. In questo Gran Premio corrono cinque wildcard: Alessandro Giorgi, Manuel Tatasciore, Kevin Calia, Massimo Parziani e Miroslav Popov, tutti su Aprilia. Arrivati al traguardo Ritirati Non partiti Altri progetti Collegamenti esterni Competizioni sportive a Misano Adriatico
. Varianti Femminili: Beata Varianti in altre lingue Maschili Catalano: Beat Latino: Beatus Spagnolo: Beato Svizzero tedesco: Beat Femminili Catalano: Beata Ceco: Beáta Danese: Beata, Beate Latino: Beata Norvegese: Beate Polacco: Beata Spagnolo: Beata Slovacco: Beáta Svedese: Beata Tedesco: Beata, Beate Ungherese: Beáta Origine e diffusione Si tratta di un nome documentato fra i primi cristiani, attestato in latino con le forme Beatus e Beata; è ripreso dall'omonimo aggettivo beatus, che vuol dire appunto "beato", "benedetto", "felice", in riferimento alla beatitudine spirituale. Il nome è stato portato da diversi santi e sante minori, che ne sostengono la diffusione. È diffuso prevalentemente nelle forme femminili, sia in Italia (dove si attesta principalmente nel Centro-Nord e in Sardegna), sia in altre lingue. Onomastico L'onomastico si può festeggiare in memoria di più santi, alle date seguenti: 19 febbraio, san Beato, monaco a Liébana e poi a Valcavado in Palencia 8 marzo, santa Beata, martire in Africa con altri compagni 8 aprile, santa Beata o Beatrice, figlia di Enrico II di Meclemburgo, badessa clarissa presso Ribnitz 9 maggio, san Beato di Lungern, missionario, eremita presso il lago di Thun, considerato l'apostolo della Svizzera 9 maggio, san Beato, confessore ed eremita presso Vendôme o presso Laon 25 luglio, san Beato, sacerdote ed eremita assieme a san Banto presso Treviri 6 settembre, santa Beata, martire a Sens Persone Beato Angelico, pittore italiano Beato di Liébana, monaco e santo spagnolo Beato di Vendôme, eremita Variante Beat Beat Breu, ciclista su strada e ciclocrossista svizzero Beat Feuz, sciatore alpino svizzero Beat Furrer, compositore e direttore d'orchiesta austriaco Beat Hefti, bobbista svizzero Beat Kammerlander, arrampicatore e fotografo austriaco Beat Kuert, regista, produttore cinematografico e sceneggiatore svizzero Beat Marti, attore e imprenditore svizzero naturalizzato tedesco Beat Rüedi, hockeista su ghiaccio e allenatore di hockey su ghiaccio svizzero Beat Zberg, ciclista su strada svizzero Variante femminile Beata Beata Della Frattina, traduttrice italiana Beata Kozidrak, cantante polacca Beata Mikołajczyk, canoista polacca Beata Pozniak, attrice, regista, produttrice cinematografica e pittrice polacca Beata Sokołowska-Kulesza, canoista polacca Beata Szałwińska, pianista polacca Beata Szydło, politica polacca Beata Tereba, schermitrice polacca Beata Tyszkiewicz, attrice polacca Beata Elisabet von Königsmarck, nobildonna svedese Variante femminile Beate Beate Eriksen, attrice norvegese Beate Klarsfeld, giornalista e attivista tedesca Beate Koch, giavellottista tedesca Beate Schrott, ostacolista austriaca Note Bibliografia Altri progetti Prenomi di origine latina Prenomi di origine religiosa
Carriera Corro diventa campione nazionale argentino dei pesi medi battendo Julio Medina a Mendoza il 10 dicembre 1976 per Kot alla terza ripresa. Prima di allora aveva combattuto 35 incontri, tutti in Argentina tranne uno, di cui 32 vinti, 2 persi e un pari. Il 9 maggio 1977 conquista il titolo sudamericano battendo a Lima il peruviano Marcelo Quiñones, con verdetto non unanime ai punti. Il 19 novembre successivo approda per la prima volta in Italia dove, a Torino, batte l'ex sparring partner di Carlos Monzón, Mario Romersi, ai punti in otto riprese. Dopo due match vittoriosi in Argentina torna in Italia e, il 22 aprile 1978, al Teatro Ariston di Sanremo affronta il colombiano Rodrigo Valdéz, alla sua prima sfida per difendere il titolo mondiale unanimemente riconosciuto della categoria. Contrariamente ai pronostici, Corro fa sua la cintura mondiale, battendo il colombiano con verdetto di stretta misura ma unanime. L'11 novembre dello stesso anno concede la rivincita a Valdéz sul ring amico del Luna Park di Buenos Aires, e di nuovo sconfigge il colombiano, mantenendo il titolo. Il margine tra i due pugili, stavolta, è molto più netto . Il 30 giugno 1979, sul ring di Fontvieille (Principato di Monaco), mette in palio la cintura mondiale contro l'italo-americano Vito Antuofermo. Questi gli strappa la corona mondiale superandolo con decisione contrastata (146-145, 143-142 e 145-146) in un match molto combattuto che l'italiano fa suo grazie al dominio nelle ultime riprese. Dopo questo match, Corro rimane inattivo due anni. Riprende a calcare il ring combattendo gli ultimi otto incontri quasi tutti in Argentina, tranne uno, con risultati deludenti (tre vittorie, quattro sconfitte e un pari). Note Collegamenti esterni Pugili argentini campioni del mondo
La Tebaide () è un poema epico perduto del Ciclo Tebano, parte del Ciclo epico, di cui oggi non restano che una manciata di brevi frammenti. L'opera venne attribuita in tempi antichi, dubitativamente, ad Omero. Essa cantava la guerra fratricida tra Eteocle e Polinice, figli di Edipo, per la conquista di Tebe. La trama può essere ricostruita in base ai pochi frammenti rimasti e ad analogie con altre opere, ma è in gran parte congetturale. Trama Allontanato Edipo da Tebe, si pose il problema di chi sarebbe stato il successivo re: i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, erano entrambi decisi ad ottenere il trono. Alla fine si giunse ad un compromesso: i due si sarebbero alternati sul trono, un anno a testa. Il primo a diventare sovrano fu Eteocle, ma, allo scadere del proprio anno, egli si rifiutò di cedere il titolo, rompendo l'accordo. A Polinice non restò che allontanarsi, e recarsi nella città di Argo, dove giunse contemporaneamente a Tideo, fuggito dalla città di Calidone a causa di un omicidio. Tra i due scoppiò un litigio, cui assistette anche il re di Argo Adrasto. Quest'ultimo riconobbe quindi nei due il cinghiale ed il leone che un veggente gli aveva predetto che sarebbero dovuti diventare i suoi generi. Così Adrasto offerse a Polinice e Tideo come spose le sue due figlie Argea e Deipile. In questo modo Polinice poté ottenere, oltre al matrimonio, anche l'appoggio del re di Argo per l'impresa che intendeva compiere: marciare contro Tebe per detronizzare il fratello Eteocle e ottenere il titolo di re che gli spettava di diritto. Polinice quindi partì alla volta di Tebe, a capo dell'esercito di Argo, nonostante su di lui gravasse una maledizione lanciata dal padre Edipo: poiché né lui né il fratello Eteocle si erano opposti all'esilio del padre da Tebe, Edipo aveva affermato che i due fratelli sarebbero stati destinati a darsi la morte l'un l'altro. Giunto l'esercito di Polinice sulle rive del fiume Asopo, si ipotizza che la trama proseguisse nel seguente modo: Tideo venne mandato da Polinice per consegnare un ultimatum. Trovandosi ad un banchetto di tebani alla presenza di Eteocle, per impressionare i suoi nemici è probabile che Tideo li sfidasse ad una serie di prove atletiche, dalle quali uscì nettamente vincitore. Quando infine l'eroe se ne andò per tornare dai suoi compagni, ben 50 guerrieri tebani gli tesero un'imboscata, ma egli con l'aiuto della dea Atena riuscì a sopraffarli tutti, lasciandone vivo solo uno perché potesse raccontare quello che era successo. È ipotizzabile che già in questo poema Polinice designasse un eroe a presiedere ognuna delle sette porte di Tebe: Tideo, Capaneo, Mechisteo, Adrasto, Partenopeo, Polinice, Anfiarao. Quest'ultimo, avendo il dono della preveggenza, aveva previsto l'esito infausto dell'impresa, e aveva tentato di non partecipare. Questo, tuttavia, non gli era stato possibile: anni prima egli aveva avuto una disputa con Adrasto, per risolvere la quale Anfiarao aveva sposato la sorella di Adrasto, Erifile. Si era così deciso che, in caso di contrasto tra i due guerrieri, sarebbe stata la moglie di Anfiarao a decidere. In questo caso, ella aveva deciso che il marito partisse per la guerra, nonostante i suoi infausti presentimenti. Cominciò dunque l'attacco. Capaneo tentò di superare le mura tebane con una scala, ma venne folgorato da un fulmine scagliato da Zeus. I guerrieri di Polinice finirono per cadere ad uno ad uno, con le sole eccezioni di Anfiarao ed Adrasto. Il primo fu inghiottito dalla terra per volere di Zeus, e da allora visse nel sottosuolo emanando oracoli. Il secondo riuscì a salvarsi ed a tornare a casa solo grazie al suo ottimo cavallo Arione. Infine Eteocle e Polinice, come aveva profetizzato Edipo, si uccidevano l'un l'altro. Note Bibliografia Greek epic fragments, a cura di Martin L. West, Loeb Classical Library, Harvard University Press, 2003. ISBN 978-06-74-99605-2 Voci correlate Mitologia di Tebe Opere letterarie del VII secolo a.C. Ciclo Tebano
Carriera Debutta nel mondo del motociclismo su pista all'età di 21 anni partecipando al trofeo nazionale australiano Lambretta 240cc. Il debutto è molto positivo: la prima affermazione coincide infatti con la sua prima gara sul circuito di Broadford. Nel biennio 1993-1994 è impegnato nel campionato australiano 250 Production nel quale vince alcune gare in sella a una Suzuki RGV. L'anno successivo passa al Campionato nazionale Supersport dove chiude in terza posizione su Kawasaki ZX-6R. Il 1996 è l'anno del debutto nel motomondiale nella classe 500. Partecipa a 7 gare con una Harris Yamaha 500 del team Padgetts Racing in sostituzione del pilota titolare Toshiyuki Arakaki, cogliendo però scarsi risultati. Torna quindi a dedicarsi a tempo pieno ai campionati australiani: nel 1997 è sesto nell'australiano Supersport e chiude quarto l'anno successivo, sempre su Suzuki. Nel 1998 vince anche il titolo di miglior privato nel campionato nazionale Superbike. A partire dal 1999 si trasferisce in Inghilterra e partecipa al campionato britannico per derivate di serie. Al debutto vince la coppa britannica Superbike e termina 11º in classifica generale, l'anno successivo è ancora 11º. Nel 2001 abbandona la R7 per correre con due Suzuki sempre in team privati: è campione britannico Superstock 1000 e quinto nella Supersport. Dal 2002 al 2005 cambia moto e categoria molto di frequente, passando dalla Superbike alla Supersport fino alla Superstock, sempre nel campionato britannico. Degne di nota le due partecipazioni alla 8 ore di Suzuka del 2003 (3º nella categoria Super Production con il team Corona Suzuki) e del 2006 (3º in Superbike e 5º assoluto con il team Suzuki Sweden) oltre al 2º posto nella Superstock inglese del 2005 su Yamaha. A partire dal 2006 si è costantemente impegnato nel campionato britannico Supersport in sella a una Triumph 675. Miglior risultato a fine stagione il nono posto nel 2008. Nel 2010 continua nella supersport britannica sempre con una Triumph Daytona 675 del team TAG Triumph. Risultati in gara Motomondiale Campionato mondiale Supersport Note Collegamenti esterni Piloti della classe 500 Piloti del mondiale Supersport
Room è un film del 2015 diretto da Lenny Abrahamson, con protagonisti Brie Larson e Jacob Tremblay. La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo del 2010 Stanza, letto, armadio, specchio (Room) scritto da Emma Donoghue, scrittrice che ha partecipato al film in qualità di sceneggiatrice e produttrice. Il romanzo stesso è ispirato ad una storia vera, il caso Fritzl, un episodio di cronaca nera avvenuto nella cittadina austriaca di Amstetten. Il film è stato candidato a quattro premi Oscar, tra cui quello al miglior film, aggiudicandosene uno per la miglior attrice protagonista a Brie Larson. Trama Il piccolo Jack non conosce nulla del mondo ad eccezione della "stanza", un posto angusto, in cui è nato e cresciuto. Vive con sua madre, Joy, che è stata rapita sette anni prima, mentre tornava da scuola, da "Old Nick", nome fittizio dato dai due al rapitore. La madre ha subito regolarmente abusi da parte di Old Nick e durante uno di questi è rimasta incinta. Per loro è severamente vietato uscire dalla stanza, la cui porta è chiusa con un codice di sicurezza. Nei primi anni di vita, al bambino viene raccontato che ciò che è fuori dalla porta è il cosmo, e che la tv è una scatola magica, che rappresenta solo la finzione. La loro vita si svolge in giornate di routine, che giorno dopo giorno però si fanno sempre più noiose per il bambino. La storia inizia il giorno del quinto compleanno di Jack, quando la madre promette al figlio di fargli una bella torta. Joy è ai limiti della disperazione perché il bambino sta crescendo e inizia a fare troppe domande "sul fuori", a cui lei non riesce più a rispondere. Messa alle corde dalle domande del piccolo, decide di smentire ciò che gli aveva raccontato precedentemente sulle cose che si trovano al di fuori della stanza dove sono rinchiusi, raccontandogli che alberi, piante, foglie e persone sono tutte cose reali e concrete. Il bambino, però non riesce a credere a ciò che gli sta dicendo la madre, ma la stessa notte, mentre la madre dorme, Jack riflette e capisce che in realtà la storia raccontata potrebbe essere vera. Il giorno seguente il bambino inizia a comprendere la vera realtà, e a capire come Joy continui a sperare di avere una possibilità di salvezza. La donna spiega al bambino che è impossibile scappare se non si conosce la chiave di sicurezza della porta, a meno di non venir portati fuori da Nick. La donna ha ideato un modo per farlo: Jack deve fare finta di stare male, in modo tale da essere portato al pronto soccorso, dove qui consegnerà un bigliettino d'aiuto scritto dalla stessa madre. Il rapitore, però, una volta messo al corrente delle condizioni di salute del ragazzo se ne va, rassicurando Joy che il giorno dopo porterà degli antidolorifici per il bambino. La madre non si perde d'animo e architetta un altro piano. Per tutto il giorno seguente fa esercitare suo figlio a fare il morto dentro un tappeto, dandogli delle dritte su cosa potrebbe succedere e su come reagire una volta portato all'esterno. Il piano prevede che, una volta che il rapitore lo avrà portato fuori della "stanza" e lo avrà caricato su un furgone per abbandonare il corpo, il ragazzo dovrà sfruttare le fasi di rallentamento durante il percorso (a causa degli stop o di eventuali semafori) per scappare e chiedere aiuto. Succede proprio così, e il bambino scende dalla macchina, attirando l'attenzione di un uomo con un cane, il quale si insospettisce per le innumerevoli richieste d'aiuto e chiama la polizia. Poco dopo, grazie all'aiuto del fanciullo, i poliziotti trovano il capanno dove Nick custodiva madre e figlio, e salvano così anche Joy. Nei giorni successivi, però, il bambino ha delle difficoltà ad ambientarsi nel nuovo mondo, diversamente dalla madre. Non collabora con nessun altro al di fuori di chi l'ha messo al mondo, non vuole mangiare e risulta impaurito dalle altre persone. La madre inizia a soffrire sempre più per il mutismo del piccolo, diventando nervosa e suscettibile. Durante un'intervista con la stampa le viene posta una domanda molto personale, che la tocca da vicino. La medesima notte la donna tenta il suicidio, venendo ritrovata agonizzante da Jack. Soccorsa dai paramedici del 911, si salva, ma deve affrontare una lunga riabilitazione. Nei giorni seguenti, durante la convalescenza della madre, il bambino scopre cosa il mondo realmente riserva, e come si possa fare quello che si vuole senza essere condizionati da nessuno. Una volta che Joy è tornata in famiglia, Jack le chiede di visitare un'ultima volta la "stanza", il luogo dove hanno trascorso molti anni. Dopo aver salutato uno ad uno gli oggetti con cui ha vissuto i primi cinque anni della sua vita, si separa dalla casa, pronto a cominciare a vivere. Produzione Il 3 settembre 2013 viene annunciato il progetto con la regia di Lenny Abrahamson e Ed Guiney alla produzione. Le riprese del film iniziano il 10 novembre 2014 a Toronto e terminano il 15 dicembre seguente. Promozione Il primo trailer viene diffuso il 31 luglio 2015, mentre quello coi sottotitoli in italiano viene diffuso il 6 agosto dal canale della Universal Pictures International Italy. Distribuzione La pellicola è stata presentata in anteprima al Telluride Film Festival, il 4 settembre 2015, ed è poi stata presentata fuori concorso al Toronto International Film Festival nel settembre 2015. Il film è uscito negli Stati Uniti il 16 ottobre 2015, mentre in Italia a partire dal 3 marzo 2016. Il film è stato vietato ai minori di 17 anni non accompagnati per la presenza di violenza. Riconoscimenti 2016 - Premio Oscar Miglior attrice protagonista a Brie Larson Candidatura per il miglior film Candidatura per il miglior regista a Lenny Abrahamson Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale a Emma Donoghue 2016 - Golden Globe Migliore attrice in un film drammatico a Brie Larson Candidatura per il miglior film drammatico Candidatura per la migliore sceneggiatura a Emma Donoghue 2016 - British Academy Film Awards Miglior attrice protagonista a Brie Larson Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale a Emma Donoghue 2015 - National Board of Review Awards Migliori dieci film dell'anno Miglior attrice a Brie Larson Miglior performance rivelazione maschile a Jacob Tremblay 2015 - Toronto International Film Festival Film preferito dal pubblico 2015 - British Independent Film Awards Miglior film internazionale 2015 - American Film Institute Migliori dieci film dell'anno 2016 - Screen Actors Guild Awards Miglior attrice a Brie Larson Candidatura per il miglior attore non protagonista a Jacob Tremblay 2016 - Satellite Awards Breakthrough Performance Award a Jacob Tremblay Candidatura per il miglior film Candidatura per la miglior attrice a Brie Larson Candidatura per la miglior regista a Lenny Abrahamson Candidatura per la miglior sceneggiatura non originale a Emma Donoghue 2016 - Independent Spirit Awards Miglior sceneggiatura d'esordio a Emma Donoghue Miglior attrice protagonista a Brie Larson Candidatura per il miglior montaggio a Nathan Nugent 2015 - Critics' Choice Movie Award Migliore attrice a Brie Larson Miglior giovane interprete a Jacob Tremblay Candidatura per il miglior film Candidatura per la migliore sceneggiatura adattata a Emma Donoghue 2015 - New York Film Critics Online Awards Miglior attrice a Brie Larson 2015 - Washington D.C. Area Film Critics Association Awards Miglior sceneggiatura non originale a Emma Donoghue Miglior giovane a Jacob Tremblay Candidatura per la miglior attrice a Brie Larson 2015 - Gotham Awards Candidatura per la miglior attrice a Brie Larson 2015 - San Francisco Film Critics Circle Candidatura per la miglior attrice a Brie Larson Candidatura per la miglior sceneggiatura non originale a Emma Donoghue 2015 - Phoenix Critics Circle Awards Miglior attrice a Brie Larson Candidatura per il miglior film Candidatura per il miglior attore non protagonista a Jacob Tremblay 2015 - Southeastern Film Critics Association Awards Migliori dieci film dell'anno Miglior attrice a Brie Larson Miglior sceneggiatura adattata a Emma Donoghue 2015 - Chicago Film Critics Association Candidatura per la miglior attrice a Brie Larson Candidatura per la miglior sceneggiatura adattata a Emma Donoghue Candidatura per la miglior promessa a Jacob Tremblay 2015 - Online Film Critics Society Candidatura per il miglior film Candidatura per la miglior attrice a Brie Larson Candidatura per la miglior sceneggiatura non originale a Emma Donoghue 2015 - Las Vegas Film Critics Society Candidatura per la miglior attrice a Brie Larson Candidatura per la miglior sceneggiatura non originale a Emma Donoghue 2016 - MTV Movie Awards Candidatura per il miglior performance rivelazione a Brie Larson 2016 - Teen Choice Award Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Jacob Tremblay Candidatura per la miglior attrice in un film drammatico a Brie Larson 2016 - European Film Awards Candidatura per il miglior film Candidatura per la miglior sceneggiatura a Emma Donoghue Note Collegamenti esterni Film drammatici Film basati su opere letterarie Film basati su eventi reali Film diretti da Lenny Abrahamson
I Fog Prison sono un gruppo rap italiano composto da Braka (rapper/produttore) 17/05/1986, Pablo (produttore/musicista) 01/03/1983 e Ide (rapper) 27/09/1985, nati e cresciuti nella città di Ascoli Piceno. Biografia Inizi Il gruppo nasce nei primi anni del 2000 quando Braka e Pablo iniziano a produrre i primi beat insieme. Si accorgono subito che i suoni e il modo di comporre si differenzia da quello che si sentiva in quel periodo. Cercano di non campionare samples suonando le loro produzioni, cosa che musicalmente in quegl'anni si sentiva poco e questa sarà uno dei fattori principali che attualmente li contraddistingue. Nel 2006 esce il primo demo "Porta alla pazzia" dove il duo ascolano inizia a mettersi in gioco, nel 2008 curano la parte musicale del demo di Ide "Osotogari" e in quello stesso anno il rapper entra a far parte dei Fog Prison formando il gruppo attuale. Nel 2009 autoproducono Monolinea e quest'ultimo lavoro li spronerà a spingersi oltre rispetto tutto quello che fino a quel momento avevano fatto. Da anni aprono i concerti ai nomi e i gruppi di maggior rilievo della musica rap italiana su tutti Kaos, Colle der Fomento, Tormento, Dargen D'Amico, Primo Brown, Bassi Maestro e molti altri. L'album Fiero prigioniero Il primo disco ufficiale sotto etichetta Trumen Records (distribuzione Self) dal titolo "Fiero Prigioniero" esce l'8 febbraio del 2011, composto da 15 tracce l'album vede la presenza di artisti di spicco della scena rap italiana come Dargen D'Amico, Maxi B, Dj Skizo, Dj Yaner, due artisti ascolani Sandro appartenente al gruppo Scisma Baby e Arsen. La terza traccia di Fiero Prigioniero Mad in Italy viene scelta dal regista Paolo Fazzini come brano per il suo film horror dall'omonimo titolo, che verrà successivamente distribuito oltre che in Italia anche negli USA. Radio Deejay Asganaway Nel mese di dicembre del 2012 i Fog Prison compongono per il programma "La Radio nel Pallone", trasmissione di un'emittente radiofonica della loro città Radio Ascoli, la sigla di apertura. Partecipano al concorso di Radio Deejay nella trasmissione Asganaway, vincendo come miglior Jingle tra tutte le radio partecipanti, 1300 circa, come dirà uno dei conduttori durante la puntata che li affermerà vincitori.. L'album Pentothal Il 31 gennaio 2013 esce il secondo disco dal titolo Pentothal sotto etichetta Udedi (distribuzione Audioglobe), anch'esso composto da 15 tracce interamente suonate da Pablo e Braka. Anche in quest'album non mancano collaborazioni come quelle con Tormento, gli stessi Maxi B, Dj Yaner, Il Generale (cantautore reggae fiorentino) e Sandro. Il video del primo singolo Funky Fresh, uscito a luglio 2012, viene girato con la partecipazione del calciatore Luigi Giorgi. Discografia 2006 - Porta alla pazzia 2008 - Osotogari 2009 - Monolinea 2011 - Fiero prigioniero 2013 - Pentothal Singoli 2011 - Lasciarmi andare 2011 - Mad in Italy 2012 - Lu sense de dovere (street single) 2012 - Le sottigliezze del particolare 2012 - Funky fresh 2013 - Pentothal 2013 - Via da me 2013 - Pellastre 2013 - Fino all'orlo feat. Tormento 2014 - Un saluto 2014 - 'Bbia a rannelà Note Collegamenti esterni Fog Prison su Twitter Fog Prison su YouTube Fog Prison su SoundCloud Fog Prison su MySpace Fog Prison su ReverbNation
Biografia Qualsiasi informazione sulla sua infanzia rimane sconosciuta. Dopo la battaglia delle Acque Blu nel 1362, il Principato di Kiev cadde definitivamente nelle mani del Granducato di Lituania. Si ritiene che Vladimir venne nominato come governatore di Kiev subito dopo la battaglia e abbia rimpiazzato così Teodoro di Kiev. Vladimir condusse una politica indipendente e coniò proprie monete: in principio, esse erano fortemente influenzate dalle tradizioni numismatiche dell'Orda d'Oro e ricalcavano lo stile di quelle emesse dai khan Jani Beg e Muhammad Bolak. Tuttavia, più tardi sulle monete si sostituirono i simboli tatari (per esempio i tamga) con la lettera K (che stava per Kiev) e una croce (la quale indicava la fedeltà della città al credo ortodosso). Tale passaggio a livello numismatico è oggetto di dibattito storiografico, poiché si crede che, fino a quando questo non fu eseguito, il Principato doveva ancora verosimilmente rendere delle entrate all'Orda. Si trattò della prima valuta emessa nel territorio del Granducato di Lituania. Alla fine del 1384, le truppe di Vladimir arrestarono Dionisio, il vescovo metropolita locale, che morì in prigione un anno dopo. Una simile vicenda politico-religiosa rientrava nella lotta per il potere tra Dionisio, Pimen e Cipriano per il titolo di metropolita di Mosca. Quando Jogaila divenne re di Polonia nel 1386, Vladimir, suo fratellastro, gli giurò fedeltà. A seguito del trattato di Astrava del 1392, Vitoldo, cugino di Vladimir, divenne granduca di Lituania e iniziò a rimpiazzare i duchi regionali sostituendoli con suoi fedelissimi. La campagna, forse lanciata con intenti positivi al fine di sostituire duchi sleali nel corso degli anni, si trasformò invece in uno sforzo sistematico di centralizzare lo stato e ridurre l'autorità dei nobili locali. Nel 1393, Vitoldo confiscò Volodymyr-Volyns'kyj da Feodor, figlio di Liubartas, Novhorod-Sivers'kyj da Kaributas e Vicebsk da Švitrigaila. Nel 1394, Vitoldo e Skirgaila marciarono in maniera congiunta contro Vladimir, il quale si arrese senza combattere. Skirgaila lo sostituì a Kiev mentre Vladimir, poiché non si era opposto a livello militare, ricevette il Principato di Sluck. Vladimir viene menzionato un'ultima volta nelle fonti nell'ottobre del 1398, dopodiché scompare da ogni scritto. Note Bibliografia Altri progetti Gediminidi Gran Principi di Kiev Sepolti nel Monastero delle grotte di Kiev
Il porto di Napoli è uno dei più importanti porti d'Europa; occupa l'insenatura naturale più a nord del Golfo di Napoli e si estende per circa , dal centro della città verso la sua parte orientale. Nel 2015 si è attestato al 12º posto tra i porti europei più trafficati per numero di passeggeri, mentre i dati del 2017 lo collocano al 35º posto mondiale per le crociere turistiche. Nel 2019 lo scalo portuale si conferma terzo in Italia (dopo Civitavecchia e Venezia) per traffico crocieristico, contando circa 1,4 milioni di passeggeri con 475 toccate nave. Storia La fondazione di Napoli e del suo porto è da collocarsi nell'ambito della colonizzazione greca. Dopo la fondazione, nel terzo quarto dell'VIII secolo a.C., della colonia greca di Parthènope sull'Acropoli di Pizzofalcone da parte dei Cumani, alla fine del VI secolo a.C. sempre questi ultimi diedero spazio ad una "città nuova", Neapolis, tutta rivolta verso la valle del Sarno. Il massimo sviluppo del porto in età greca, si verificò alla metà del V secolo a.C. periodo in cui, grazie all'influenza ateniese, divenne uno dei più importanti del Mediterraneo, producendo uno sviluppo urbanistico che rimase immutato sino alla metà del I secolo a.C. In età romana è certificata la presenza di un grande bacino ben protetto che occupava l'area di piazza Municipio. Non a caso sono state ritrovate cinque imbarcazioni nonché l'antica banchina portuale durante gli scavi per la realizzazione della stazione Municipio della metropolitana. Un documento del 1018 ha permesso l'individuazione di due porti: il primo, il portus Vulpulum, corrispondente grossomodo al porto romano, il secondo, di più ridotte dimensioni, contiguo al primo e chiamato portus de Arcina, occupava l'area di Portosalvo e arrivava fino all'attuale piazza Bovio. Sotto la dominazione normanna, il porto conobbe un periodo di grande splendore, al punto che Napoli entrò in connessione con l'alleanza delle città anseatiche. Per Napoli e per il suo porto, il periodo normanno fu contrassegnato da enormi successi tanto in campo marittimo quanto nei traffici. Durante il regno di Federico II i pisani stanziarono un proprio punto commerciale in città, presso il portus Vulpulum, il quale fu da allora chiamato Porto dei Pisani e divenne fulcro fondamentale per i loro commerci. Alla comunità fu concessa l'antica chiesa di San Pietro ad Vulpulum (o San Pietro a Fusariello, odierna chiesa di San Giacomo degli Italiani). Ancora oggi la loro presenza è testimoniata dalla via Loggia dei Pisani, a pochissimi passi dalla chiesa di San Giacomo. Ma fu con l'avvento degli Angioini, nella seconda metà del XIII secolo, in particolare sotto il regno di Carlo I d'Angiò, che il porto si ampliò, si arricchì di nuovi edifici parallelamente allo sviluppo della città, ormai fra le più grandi e popolose d'Europa. Suo figlio Carlo II fece realizzare tra il 1302 e il 1307 il nuovo molo presso il Castel nuovo, detto angioino o grande. La fortificazione del porto e la costruzione di magazzini, di depositi e di fabbriche continuò sotto la dominazione aragonese (XV secolo) e nel periodo del vicereame spagnolo. Alfonso I di Napoli fece realizzare un braccio al molo grande diretto verso est, il cosiddetto braccio alfonsino; promosse inoltre la ricostruzione della torre di San Vincenzo. Nel 1487 Ferrante d'Aragona incaricò Luca Bengiamo di costruire un faro, quello che sarà conosciuto come la lanterna del Molo. Tuttavia il faro fu danneggiato nel 1495 negli scontri tra aragonesi e francesi e ricostruito sotto Federico I di Napoli. Nel 1624 un incendio distrusse la lanterna e il viceré duca d'Alba la fece ricostruire. La ricostruzione del faro, durata dal 1625 al 1626, è attribuita a Pietro De Marino. Il duca d'Alba nel 1625 fece costruire anche un fortino di difesa al termine del braccio orientale del molo. Il viceré conte di Olivares affidò nel 1596 a Domenico Fontana il progetto di ampliamento e sistemazione del porto, ma i lavori furono interrotti improvvisamente e si poté soltanto unire alla terraferma l'isolotto dove sorgeva la torre di San Vincenzo, costruita sotto Carlo d'Angiò come baluardo difensivo del castel Nuovo. Sotto il Regno dei Borbone (XVIII secolo) il porto si afferma come uno dei più attrezzati e forti a livello europeo. Carlo III promosse un secondo prolungamento del molo grande. I lavori, durati dal 1740 al 1743 su progetto di Giovanni Bompiede, portarono alla realizzazione del molo San Gennaro, perché su di esso tra il 1742 al 1743 vi fu eretto un secondo fortino di difesa dedicato al Patrono di Napoli che sostituì quello fatto erigere dal duca d'Alba. Inoltre si stabilì la creazione di un bacino mercantile protetto, ad est del molo grande, e riparato tramite l'estensione di un molo presso il porto piccolo. Questo molo verrà chiamato dell'Immacolatella per via del palazzo costruitovi sopra, destinato ad ospitare la Deputazione della Salute, che presentava sulla sommità una statua dell'Immacolata. Nel 1742 infine fu demolita la torre di San Vincenzo, da tempo in stato di abbandono e ormai obsoleta riguardo alle tecniche difensive. L'Arsenale, realizzato presso la spiaggia di Santa Lucia a partire dal 1577 entro il 1583, diviene un grande cantiere navale e nel 1818, addì 27 settembre, la “Real Ferdinando I”, la prima nave a vapore del Mediterraneo, venne varata. Nel 1836 Ferdinando II decretò l'allestimento di un porto militare ad ovest del molo grande, a destra della darsena. Per proteggerlo meglio si stabilì la costruzione del molo San Vincenzo, continuando l'operazione di Domenico Fontana nel XVI secolo. I lavori, affidati inizialmente al colonnello del genio militare Domenico Cuciniello e all'architetto Stefano Gasse, furono diretti poi dal capitano Clemente Fonseca e durarono da 1841 al 1847. Nel 1843 la lanterna fu elevata in altezza e potenziata in luminosità. Il 5 agosto 1852, presso il nuovo molo San Vincenzo, fu inaugurato il secondo bacino di raddobbo in muratura d'Italia dopo quella di Genova. Dopo l'Unità d'Italia il porto venne notevolmente potenziato. A partire dagli anni 1880 sono stati realizzati i vari moli ampliando il porto verso est (su progetto dell'ingegnere Domenico Zainy), il collegamento ferroviario con la stazione nonché i magazzini del cosiddetto deposito franco, costruiti tra il 1878 e il 1887 allargando il molo San Gennaro. Fu ulteriormente prolungato il molo San Vincenzo. Si promosse l'elettrificazione del porto, affidandola nel 1897 alla Società Generale d'Illuminazione, tramite la costruzione di una centrale elettrica presso la calata Porta di Massa. Fu realizzata tra il 1894 e il 1899 anche la prima stazione marittima, sul ponte trapezoidale (detto anche molo dell'Immacolatella Nuova o molo Pisacane), su progetto dell'ingegnere del Genio civile Luca Cortese. Il declino durò sino ai primi del XX secolo, quando, grazie all'impegno profuso da Francesco Saverio Nitti e dall'Ammiraglio Augusto Witting, avviene finalmente la ripresa. Nel 1911 nacque il cantiere navale Bacini e Scali Napoletani oggi denominato Cantieri del Mediterraneo. Il Fascismo puntò su Napoli come porto di collegamento con i possedimenti coloniali, dotandola di nuove infrastrutture e di nuovi edifici come la nuova Stazione Marittima, progettata nel 1932 e completata nel 1936 dall'architetto Cesare Bazzani, che prese il posto dell'antico molo grande e dei suoi prolungamenti verso oriente. Per i lavori furono abbattuti tra il 1932 e il 1933 i magazzini del deposito franco e la lanterna del molo, protagonista di moltissime vedute della città. Dal 1935 al 1939 si provvide a eliminare il porto piccolo (il Mandracchio) tramite insabbiamento. Il porto piccolo derivava dall'antico porto di Arcina. Attività principali Pur avendo negli ultimi dieci anni un andamento poco costante, negli ultimi due anni il dato è sempre stato in crescita, raggiungendo i 6.226.078 di passeggeri transitati nel 2010. Il traffico merci, invece, è stato per lo stesso anno, di circa 22 milioni di tonnellate con il traffico roll-on/roll-off transitato di poco più di 6 milioni di tonnellate. La maggior parte dei traffici si svolge nei 3 moli più importanti: il Molo Angioino, destinato all'approdo delle navi da crociera, con la famosa Stazione Marittima (la più vasta del globo con i suoi 12 km² di superficie e i 10 approdi per navi di grande e medio tonnellaggio); il Molo Beverello, dove attraccano gli aliscafi che collegano Napoli con le isole del Golfo (Capri, Ischia, Procida) e il Molo Immacolatella Vecchia/Porta di Massa, dove attraccano le navi che collegano Napoli con la Sicilia e la Sardegna e i traghetti per le isole del Golfo. Dati sul traffico passeggeri Dati sul traffico merci I dati relativi al traffico merci riguardano solo l'anno 2011: Dati traffico crocieristico Organizzazione L'area complessiva si estende per oltre 200000 m2 (20 km in lunghezza) ed è adibita ad uso multifunzionale (passeggeri, al cabotaggio, alla cantieristica, all'attività commerciale nelle sue componenti di traffico merci, petrolifero, container, traffico crocieristico, industria delle riparazioni navali, traffico commerciale e diportismo) per un totale di 14 moli (La Pietra, Molo Angioino, Molo Beverello, Molosiglio, Calata di Porta di Massa, Mergellina, Darsena Acton, Duca degli Abruzzi, Calata Marinella, molo San Vincenzo, Darsena di Levante, molo Vittorio Emanuele e Pietrarsa). La gestione ed il coordinamento delle attività con gli altri organi organizzativi (Comitato portuale, della Commissione Consultiva e del Collegio dei revisori dei conti) sono svolte dall'authority portuale, tra cui anche il porto di Castellammare di Stabia che, con i propri 1060 m2, rappresenta il principale settore cantieristico. Il traffico croceristico, invece, negli ultimi anni ha registrato a Napoli un incremento del 230% per un totale di 1.200.000 passeggeri. Oltre agli introiti dalle crociere, il porto di Napoli ha visto un incremento anche nel settore dei trasporti locali (Metrò del Mare) per un totale di quasi sei milioni di passeggeri nel 2010. Notevole anche l'attività congressuale grazie alle cinque sale nella Stazione marittima che complessivamente nel 2010 hanno ospitato circa 45 eventi la cui organizzazione è affidata alla società Terminal Napoli Spa. Eccetto le 110 unità occupate presso l'autorità portuale, complessivamente l'indotto portuale impegna circa 160 società per un totale di oltre 1500 posti di lavoro. Area turistica: Molo Beverello e Molo Angioino Essendo il porto situato di fronte al centro cittadino, molti luoghi di interesse storico ed artistico sono abbastanza vicini e raggiungibili a piedi: il castello Maschio Angioino, Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito con la Basilica, la Galleria Umberto I, le vie dello shopping come Via Toledo, Via Chiaia, Via Morelli, Via Filangieri arrivando fin in Piazza dei Martiri e Via Calabritto, il Municipio (Palazzo San Giacomo), il centro degli affari con gran parte degli uffici e molti alberghi cittadini, l'Università, ecc. È inoltre assai vicina la fermata della Funicolare di Piazzetta Augusteo, che consente di arrivare in pochi minuti al Vomero. Il Museo dell'emigrazione, nato nel 2005 ed in parte posseduto dalla Regione, ha sede all'Immacolatella Vecchia (ex capitaneria di Porto) ed è in attesa di riapertura. Terminal crocieristico 10 ormeggi 7 passerelle mobili 12 banchi check-in informatizzati sala arrivi e partenze nastri bagagli negozi bar centro congressi Terminal passeggeri e auto biglietterie sala d'attesa nursery area d'attesa con 5 pensiline e panchine parcheggi attrezzature per imbarco mezzi Area commerciale L'area dispone di trenta banchine e calate, con una lunghezza variabile dai 110 ai 40 m. La recente riorganizzazione logistica ha permesso il collegamento con i principali snodi autostradali (A1 e A3) e ferroviari (Circumvesuviana, Napoli-Salerno, Linea 2). Terminal container Calata Granili; Molo Flavio Gioia; Molo Bausan; Terminal rinfuse solide Calata V. Veneto; Calata villa del Popolo; Molo Carmine; Pontile V. Emanuele II; Terminal rinfuse liquide Ponte Vigliena; Calata Petroli; Polo crocieristico La forte vocazione turistica della città e dell'intera regione hanno fatto sì che numerose compagnie di crociera italiane e straniere investissero sul capoluogo campano, includendo Napoli in numerosi itinerari crocieristici del Mediterraneo. La città è così diventata un crocevia degli itinerari di crociera tra il Mediterraneo occidentale e quello orientale. Infatti, le previsioni future sul traffico crocieristico sono in forte crescita. Le compagnie più presenti nel porto sono senza dubbio: MSC Crociere, Costa Crociere, Royal Caribbean, AIDA Cruises, Norwegian Cruise Lines, Celebrity Cruises, Viking Cruises e Holland America Line. Destinazioni traghetti e aliscafi Capri tramite Alilauro, SNAV, Caremar, NLG; Ischia tramite Alilauro, SNAV, Caremar, Medmar; Procida tramite SNAV, Caremar, Medmar; Sorrento tramite Alilauro Gru.so.n, Alilauro, NLG; Cagliari tramite Grimaldi Lines (bisettimanale); Catania tramite TTT Lines; Lipari tramite SNAV, Siremar; Palermo tramite Grandi Navi Veloci e Tirrenia; Panarea tramite SNAV, Siremar; Ponza tramite SNAV; Salina tramite SNAV, Siremar; Stromboli tramite SNAV, Siremar; Ventotene tramite SNAV; Vulcano tramite SNAV, Siremar. Prospettive sul porto di Napoli È attualmente in costruzione un collegamento metropolitano che, insieme alla pedonalizzazione della intera area, con la creazione di sottopassi per le auto, permetterà un accesso più rapido di quello attuale. È inoltre presente nell'area di fronte al Molo Beverello la stazione Municipio della metropolitana di Napoli. Verrà completata l'uscita Porto della stazione Municipio della linea 1. Note Bibliografia Altri progetti Collegamenti esterni Porti della città metropolitana di Napoli Trasporti a Napoli
Una botte (dal latino tardo buttis, "vasetto") è un contenitore fatto di legno (raramente di metallo o di materiali sintetici) costituito da doghe cerchiate e un po' incurvate, che le donano una forma vagamente cilindrica. Sono usate fin dall'antichità per la conservazione, la maturazione, l'invecchiamento ed il trasporto di liquidi pregiati, come il vino, la birra o liquori o per alimenti come il pesce conservato (aringhe). Il nome generico dei vasi simili alla botte, costituiti da doghe curvate o no e tenute insieme da cerchi metallici si chiama bottame. Descrizione Sebbene con botte ci si riferisca di solito ai vasi di grandi dimensioni, i recipienti simili (barile, caratello, tino) possono avere dimensioni e capacità molto variabili, da un paio di litri fino a diverse decine di ettolitri. Il legno migliore per la loro costruzione (utilizzato soprattutto per le botti da invecchiamento) è quello di quercia, in particolare rovere o farnia; talvolta si usano anche castagno, robinia e varie specie di acero. Tra i vantaggi che offrono i recipienti di legno vi è quello di permettere un lieve scambio gassoso con l'esterno, che favorisce l'invecchiamento del vino. Tra gli svantaggi va tenuto presente che il legno vecchio delle botti è spesso fonte di contaminazioni batteriche e di cattivi sapori. La capacità approssimata interna (in litri) di una botte si può ottenere dal prodotto del diametro maggiore (in dm) per il diametro minore (in dm) per la lunghezza (in dm) per 0,82. Al fondo della botte, sulla circonferenza, vi è un foro, detto "spina" o "fecciaia", nel quale si pone la "cannella", un cilindro di legno forato nella sua lunghezza, attraverso il quale viene fatto spillare il vino contenuto nella botte. La cannella, dopo la spillatura, viene otturata con lo zipolo. Utilizzo Una botte nuova che deve contenere un vino di qualità deve essere sottoposta a un processo detto abbonimento. Di solito la si lava con due litri di vino caldo. Se la botte non è nuova, può essere lavata con acqua bollente e sale grosso (1 kg ogni 3 l). Se la botte non deve essere usata subito deve essere fatta sgocciolare bene e successivamente deve essere solforata. Il procedimento andrebbe ripetuto ogni sei mesi. Prima di essere riempita la botte deve essere ispezionata accuratamente all'interno con una candela o una lampada elettrica. Il tartaro naturalmente presente sulle pareti interne deve essere brillante e senza macchie e non ci devono essere organismi come muschi o licheni. Se questo avviene, la botte è inutilizzabile. La botte grande e la "barrique" Rispetto alla barrique da 225 l, le botti di 1000 l (10 hl) e oltre possiedono alcuni vantaggi. Se all'interno della barrique il vino acquista fragranze insolite e diventa più vellutato, all'interno della classica botte di grandi dimensioni l'invecchiamento risulta più rispettoso del vino stesso. La superficie legnosa a contatto con il liquido a parità di volume è minore, le doghe più spesse impediscono l'ingresso dell'ossigeno e le reazioni chimiche sono limitate essenzialmente a quelle tra tannini. La cessione di sostanze aromatiche è più lenta e di minore entità e il vino mantiene quindi le sue caratteristiche pressoché intatte. La fabbricazione Un tempo il bottame era affidato a un artigianato altamente specializzato (bottai). Oggi viene perlopiù realizzato in serie con grandi macchine industriali. Curiosità Si dice che filosofo greco Diogene di Sinope abitasse in una botte. Note Voci correlate Bottaio Caratello Barrique Damigiana Zipolo Barile (contenitore) Fusto (contenitore) Volta a botte Barrel aged Botero (cognome) Altri progetti Collegamenti esterni Vasi vinari
La chiesa di Sant'Antonio è un luogo di culto di Modugno (BA) situato in via Corsica. Storia La piccola chiesa è stata costruita nel 1376 da un'iniziativa di Pietro Giovanni De Chirico che la dedicò a Sant'Antonio di Vienne, protettore degli ammalati del cosiddetto "fuoco di Sant'Antonio". Dal 1464 la chiesa passò ad altre famiglie fino al 1911 quando fu donata al capitolo arcivescovile di Bari. Da quel momento è sede della Pia Associazione del Sacro Cuore di Sant'Antonio, dedicata a Sant'Antonio da Padova. Questa confraternita è stata creata nel 1911 dal canonico Lorenzo Binetti come una Pia Associazione di donne. Nelle processioni e nelle cerimonie, i componenti della Confraternita di Sant'Antonio indossano un saio marrone con codone e un nastro marrone e azzurro con l'immagine del Santo. Descrizione La chiesa presenta la classica struttura della chiesa bizantina, con ingresso orientato ad est. La costruzione è posizionata in maniera simmetrica rispetto alla chiesetta di San Giovanni Battista. Forse era al di fuori delle mura trecentesche. La chiesa è contraddistinta da un piccolo campanile a vela del Seicento. L'interno è un'unica stanza con volta a botte e conserva poco dell'aspetto originario. Note Bibliografia Antonio Modugno
È stata la portabandiera sammarinese alle Olimpiadi di Pechino, dove ha chiuso 15° la gara della fossa olimpica. Palmarès 15º posto ai Campionati Mondiali di Tiro a Volo a Lahti nel 2002 14º posto al Campionato Mondiali di Tiro a Volo a Nicosia nel 2004 2º posto ai Giochi del Mediterraneo a Almería del 2005 ai Campionati Mondiali di Tiro a Volo a Nicosia - Cipro nel 2007 2º posto alla Finale di Coppa del Mondo a Belgrado - Serbia nel 2007 2º posto alla Coppa del Mondo a Sulh - Germania nel 2008 4º posto alla Finale di Coppa del Mondo a Minsk - Bielorussia nel 2008 1º posto alla Coppa del Mondo al Cairo - Egitto nel 2009 1º posto ai Giochi dei Piccoli Stati - Cipro nel 2009 1º posto ai Giochi del Mediterraneo - Pescara 2009 1º posto alla Coppa del Mondo in Dorset - GB 2010 Lascia l'attività sportiva nel 2011 Nel 2012 entra a far parte del Comitato Paralimpico Sammarinese come Vice Presidente Dal 2013 è Presidente del Comitato Paralimpico Sammarinese Collegamenti esterni Alfieri sammarinesi ai Giochi olimpici estivi Alfieri ai Giochi della XXIX Olimpiade
Ha vinto l'Independent Spirit Award per la miglior fotografia nel 1986 per Stati di alterazione progressiva (Trouble in Mind) ed è stato candidato nel 1989 per Moderns (The Moderns) e nel 1990 per Oltre la riserva (Powwow Highway). È collaboratore abituale di Tyler Perry. Filmografia Stati di alterazione progressiva (Trouble in Mind), regia di Alan Rudolph (1985) Moderns (The Moderns), regia di Alan Rudolph (1988) Oltre la riserva (Powwow Highway), regia di Jonathan Wacks (1989) Legami di sangue (Blood Red), regia di Peter Masterson (1989) Shadow of China, regia di Mitsuo Yanagimachi (1990) Rabbia ad Harlem (A Rage in Harlem), regia di Bill Duke (1991) L'isola dell'amore (Grand Isle), regia di Mary Lambert (1991) Convicts, regia di Peter Masterson (1991) Ohikkoshi, regia di Shinji Somai (1993) Lakota Woman: Siege at Wounded Knee, regia di Frank Pierson (1994) (TV) Donne - Waiting to Exhale (Waiting to Exhale), regia di Forest Whitaker (1995) Senza scelta (Woman Undone), regia di Evelyn Purcell (1996) (TV) Finalmente a casa (Homecoming), regia di Mark Jean (1996) (TV) Infinity, regia di Matthew Broderick (1996) Crime of the Century, regia di Mark Rydell (1996) (TV) Afterglow, regia di Alan Rudolph (1997) La fortuna di Cookie (Cookie's Fortune), regia di Robert Altman (1999) Tabù - Gohatto (Gohatto), regia di Nagisa Ōshima (1999) Una teenager alla Casa Bianca (First Daughter), regia di Forest Whitaker (2004) Riunione di famiglia con pallottole (Madea's Family Reunion), regia di Tyler Perry (2006) Daddy's Little Girls, regia di Tyler Perry (2007) Sukiyaki Western Django, regia di Takashi Miike (2007) Why Did I Get Married?, regia di Tyler Perry (2007) The Family That Preys, regia di Tyler Perry (2008) Gama no abura, regia di Kōji Yakusho (2009) Why Did I Get Married Too?, regia di Tyler Perry (2010) Collegamenti esterni Independent Spirit Award per la miglior fotografia
Biografia Nato nello stato di New York da una famiglia di discendenza irlandese, sua madre, l'attrice B. Constance Barry, aveva lontane discendenze canadesi, irlandesi e svedesi. Si è laureato in filosofia nel 1962 presso la Brown University, completando infine gli studi allo Yale Drama School. È sposato con la scrittrice Robyn Mundell, da cui ha avuto quattro figli. In qualità di attore, Raymond J. Barry è famoso per essere apparso in vari film tra cui Nato il quattro luglio (1989), nel ruolo di Mr. Kovic, il padre di Ron Kovic, A rischio della vita (1995), nel ruolo del vicepresidente degli Stati Uniti, e Flubber - Un professore tra le nuvole (1997), nel ruolo di Chester Hoenicker. Filmografia parziale Cinema Between the Lines, regia di Joan Micklin Silver (1977) Goodbye amore mio! (The Goodbye Girl), regia di Herbert Ross (1977) Una donna tutta sola (An Unmarried Woman), regia di Paul Mazursky (1978) La signora in bianco (Insignificance), regia di Nicolas Roeg (1985) L'anno del dragone (Year of the Dragon), regia di Michael Cimino (1985) Rock Hotel Majestic (Playing for Keeps), regia di Bob e Harvey Weinstein (1986) La morte alle calcagna (Out of Bounds), regia di Richard Tuggle (1986) Indagine ad alto rischio (Cop), regia di James B. Harris (1988) Nato il quattro luglio (Born on the Fourth of July), regia di Oliver Stone (1989) December Bride, regia di Thaddeus O'Sullivan (1991) Nient'altro che guai (Nothing but Trouble), regia di Dan Aykroyd (1991) K2 - L'ultima sfida (K2), regia di Franc Roddam (1991) Drago d'acciaio (Rapid Fire), regia di Dwight H. Little (1992) Un giorno di ordinaria follia (Falling Down), regia di Joel Schumacher (1993) Cool Runnings - Quattro sottozero (Cool Runnings), regia di Jon Turteltaub (1993) C'eravamo tanto odiati (The Ref), regia di Ted Demme (1994) A rischio della vita (Sudden Death), regia di Peter Hyams (1995) Dead Man Walking - Condannato a morte (Dead Man Walking), regia di Tim Robbins (1995) L'ultimo appello (The Chamber), regia di James Foley (1996) Mad City - Assalto alla notizia (Mad City), regia di Costa-Gavras (1997) Best Men - Amici per la pelle (Best Men), regia di Tamra Davis (1997) Flubber - Un professore fra le nuvole (Flubber), regia di Les Mayfield (1997) Il tempo di decidere (Return to Paradise), regia di Joseph Ruben (1998) I segreti del lago (The Deep End), regia di Scott McGehee e David Siegel (2001) Training Day, regia di Antoine Fuqua (2001) New Port South, regia di Kyle Cooper (2001) Oggi sposi... niente sesso (Just Married), regia di Shawn Levy (2003) Little Children, regia di Todd Field (2006) Bobby Z - Il signore della droga (The Death and Life of Bobby Z), regia di John Herzfeld (2007) Walk Hard - La storia di Dewey Cox (Walk Hard: The Dewey Cox Story), regia di Jake Kasdan (2007) American Crude - Follie in America (American Crude), regia di Craig Sheffer (2008) Charlie Valentine, regia di Jesse V. Johnson (2009) The Hammer, regia di Oren Kaplan (2010) The River Murders - Vendetta di sangue (The River Murders), regia di Rich Cowan (2011) 3 Days to Kill, regia di McG (2015) L.A. Apocalypse - Apocalisse a Los Angeles (LA Apocalypse), regia di Michael J. Sarna (2015) La notte del giudizio - Election Year (The Purge: Election Year), regia di James de Monaco (2016) Brave New Jersey, regia di Jody Lambert (2016) No Postage Necessary, regia di Jeremy Culver (2017) Televisione Slow Burn, regia di Matthew Chapman – film TV (1986) Nancy, Sonny & Co. (It's a Living) – serie TV, episodio 4x15 (1987) Poliziotti in città (The Oldest Rookie) – serie TV, 8 episodi (1987-1988) Corsa verso la morte (King of the Road), episodio di Incubi (Two-Fisted Tales), regia di Tom Holland – film TV (1992) I racconti della cripta (Tales from the Crypt) – serie TV, episodio 4x09 (1992) L.A. Law - Avvocati a Los Angeles (L.A. Law) – serie TV, episodio 7x06 (1992) Frasier – serie TV, episodio 1x15 (1994) X-Files (The X-Files) – serie TV, episodi 2x01-3x09-6x09 (1994-1995, 1999) Hyperion Bay – serie TV, 17 episodi (1998-1999) CSI - Scena del crimine (CSI: Crime Scene Investigation) – serie TV, 4 episodi (2002, 2011) Push, Nevada – serie TV, 6 episodi (2002) Alias – serie TV, episodi 3x16-3x17 (2004) Crossing Jordan – serie TV, episodio 5x02 (2005) Law & Order - I due volti della giustizia (Law & Order) – serie TV, 16x03 (2005) Cold Case - Delitti irrisolti (Cold Case) – serie TV, 8 episodi (2008-2010) Lost – serie TV, episodio 5x06 (2009) Law & Order - Unità vittime speciali (Law & Order: Special Victims Unit) – serie TV, episodio 11x23 (2010) NCIS: Los Angeles – serie TV, episodi 2x09-2x10 (2010) Justified – serie TV, 23 episodi (2010-2013, 2015) Law & Order: Criminal Intent – serie TV, episodio 10x04 (2011) The 100 – serie TV, 9 episodi (2014-2015) Ray Donovan – serie TV, 4 episodi (2016) Gotham – serie TV, 4 episodi (2017) Ice – serie TV, 4 episodi (2016-2017) Tredici (13 Reasons Why) – serie TV, episodi 3x05-3x06-3x13 (2019) Doppiatori italiani Michele Kalamera in Dead Man Walking - Condannato a morte, L'ultimo appello, Flubber - Un professore tra le nuvole, Training Day, Oggi sposi... niente sesso, Lost Sandro Iovino in Incubi, Cool Runnings - Quattro sottozero, C'eravamo tanto odiati, New Port South, CSI - Scena del crimine Michele Gammino in K2 - L'ultima sfida, La notte del giudizio - Election Year Diego Reggente in Alias, Walk Hard - La storia di Dewey Cox Oliviero Dinelli in A rischio della vita, Hyperion Bay Giorgio Lopez ne L'anno del dragone Luciano De Ambrosis in Nato il quattro luglio Carlo Sabatini in Un giorno di ordinaria follia Franco Zucca in X-Files (ep. 2x01) Walter Maestosi in X-Files (ep. 3x09, 6x09) Romano Malaspina in Mad City - Assalto alla notizia Angelo Nicotra ne I segreti del lago Sergio Di Giulio in American Crude - Follie in America Sergio Graziani in CSI - Scena del crimine (ep. 3x02) Pietro Biondi in Cold Case - Delitti irrisolti Germano Longo in Across the Line Manlio De Angelis in Justified Gianni Giuliano in Grey's Anatomy Dante Biagioni in The 100 Carlo Reali in Gotham Mario Scarabelli in Tredici Bruno Alessandro in Shooter Altri progetti Collegamenti esterni Studenti dell'Università Brown
...e poi, non ne rimase nessuno (And Then There Were None) è un film del 1974 diretto da Peter Collinson, basato sul romanzo Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Trama Un misterioso invito da parte di uno sconosciuto che si firma U.N. Owen conduce 10 persone, attirate con strani pretesti, a soggiornare in un'isolata dimora del deserto dell'Iran, senza telefoni né nessun altro supporto in grado di mettere in comunicazione con l'esterno e a duecento miglia dal centro abitato più vicino. Appena arrivati, i dieci ospiti non trovano il padrone di casa e iniziano a presentarsi. Per conoscersi meglio, decidono di cenare e notano in un tavolo delle statuine ovvero "Dieci Piccoli Indiani" che li rappresentano. Durante il pasto, scoprono che in ognuna delle loro stanze è presente la filastrocca di questi indiani, che non augura nulla di buono. Gli ospiti, attraverso una registrazione di U.N. Owen, vengono accusati di vari delitti da loro commessi e ancora impuniti, per i quali tutti pagheranno ora la pena con la loro vita: Michel Raven, musicista di piano-bar, viene accusato di avere investito due persone a Parigi ubriaco; Ilona Morgan, attrice, viene accusata di avere ucciso il marito; Vera Clyde, segretaria, viene accusata di aver avvelenato il fidanzato di sua sorella; Wilhelm Blore, poliziotto, accusato di aver fatto imprigionare un uomo innocente, che in seguito morì in prigione; Edward Armstrong, dottore, accusato di avere operato una donna ubriaco, causando la sua morte; Hugh Lombard, uomo d'affari, accusato di aver ucciso la donna che doveva supportare il figlio fuori dal matrimonio; Arthur Cannon, giudice, accusato di aver condannato a morte un uomo innocente; Elsa Martin, domestica, accusata di aver aiutato il marito a causare la morte del suo datore di lavoro, Otto Martin, domestico, accusato di aver causato la morte del suo datore di lavoro aiutato dalla moglie; Andrew Sander, generale militare, accusato di essere stato responsabile della morte di cinque uomini sotto il suo comando. Uno per volta, iniziano a morire tutti e con essi anche le loro statuine indiane si vanno rompendo: il primo è Michel Raven, ubriacone, che beve un drink avvelenato, la seconda è Elsa Martin che si dà alla fuga, ma viene strangolata attorno a un pilastro, nella notte. Il generale Andrew Sander decide di organizzare la ricerca dell'assassino, dividendosi in coppie. In seguito, Sander viene pugnalato a morte nelle catacombe dell'Hotel. Dalle ricerche capiscono che sono presenti solamente solo loro sette e che quindi l'assassino è uno di loro. Il giorno dopo, Otto Martin scappa nel deserto e esasperato dal caldo, prende la borraccia, ma si rende conto che è vuota accasciandosi a terra. Ilona rivela la causa del suicidio di suo marito; più tardi viene morsa da un serpente velenoso. Rimangono solo in cinque e decidono di rivelare le cause dei loro crimini impuniti. Vera decide di ritornare nella sua stanza, ma un suo urlo fa correre tutti gli ospiti verso la sua stanza. In questa situazione confusionaria, il giudice Cannon viene trovato morto nella sua stanza, con un colpo di pistola nella testa. Dr. Armstrong incomincia ad accusare Vera e decide quindi di chiuderla nella sua stanza. Hugh, nella notte, viene da Vera aprendo la sua stanza con un'altra chiave. Hugh dà la sua arma a Vera e rivela di chiamarsi in realtà Charles Morley; il "vero" Hugh Lombard era in realtà il suo migliore amico, morto suicida. Nelle rovine, Blore viene spinto misteriosamente da un ripiano. Vera e Morley trovano il cadavere del Dr. Armstrong e capiscono di rimanere soltanto in due, così come le statuine indiane. Vera spara a Morley e ritorna nell'hotel dove trova una sedia con un cappio sopra. Il giudice Cannon è in realtà vivo, la sua morte era stata inscenata grazie all'aiuto del Dr. Armstrong. Essendo giudice, vuole vedere la giustizia perfetta e visto il suo ruolo, essere un esecutore dei colpevoli. Consiglia Vera di impiccarsi perché essendo l'ultima rimasta, rimanendo viva potrebbe essere accusata di essere l'assassina. Il giudice beve il veleno ma poco prima di morire, vede Morley ancora vivo; in realtà Vera e Morley avevano inscenato il tutto e Cannon rendendosi conto di avere fallito, muore. La coppia è in realtà innocente e poco più tardi, vengono prelevati da un elicottero. Note Altri progetti Collegamenti esterni Film gialli Film basati su Dieci piccoli indiani
Il clan dei Corleonesi è stata una fazione all'interno di Cosa nostra formatasi negli anni settanta, così chiamata perché i suoi leader più importanti provenivano dalla famiglia di Corleone: Luciano Liggio, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella. I Corleonesi non vanno tuttavia identificati solamente come gli appartenenti alla famiglia di Corleone, ma come una fazione di cosche mafiose che hanno appoggiato prima Luciano Liggio e in seguito Totò Riina e Bernardo Provenzano. Della fazione corleonese facevano quindi parte anche rappresentanti mafiosi di altre province, come Nitto Santapaola della provincia di Catania e Francesco Messina Denaro della provincia di Trapani. Nel corso della seconda guerra di mafia, agli inizi degli anni ottanta, il clan dei Corleonesi si contrappose alla "fazione dei palermitani" rappresentata, tra gli altri, da Gaetano Badalamenti, Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo. La vittoria dei Corleonesi e in particolare l'ascesa di Totò Riina al vertice dell'organizzazione segnarono una nuova era nella storia della mafia siciliana, inaugurando una stagione di attentati contro lo Stato che culminò nelle stragi del 1992-1993 e che fu all'origine, agli inizi degli anni novanta, della trattativa Stato-mafia. Storia Nel 1945 il mafioso Angelo Di Carlo, emigrato negli Stati Uniti nel 1926 per sfuggire alla repressione del prefetto Cesare Primo Mori, tornò a Corleone dopo aver combattuto nei Marines e scelse il cugino Michele Navarra, medico condotto, per guidare la locale cosca mafiosa, invece che Calogero Lo Bue, considerato ormai "non adeguato ai nuovi tempi". Nel 1958 il rampante Luciano Liggio entrò in conflitto con Navarra, e lo eliminò nel corso della cosiddetta guerra di mafia di Corleone. Nel 1971 Liggio organizzò il sequestro a scopo di estorsione di Antonino Caruso, figlio dell'industriale Giacomo, ed anche quello del figlio del costruttore Francesco Vassallo mentre nel 1972 Salvatore Riina si rese responsabile del sequestro del costruttore Luciano Cassina, figlio del conte Arturo, nel quale vennero implicati uomini della cosca di Giuseppe Calò: Liggio e Riina provvidero a distribuire i riscatti dei sequestri tra le varie cosche della provincia di Palermo per ingraziarsele e queste si schierarono dalla loro parte, costituendo il primo nucleo della fazione corleonese, che era avversa ai boss Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti. Secondo il collaboratore di giustizia Antonino Calderone, in quel periodo Riina lamentava che Badalamenti aveva organizzato da solo un traffico di stupefacenti «all'insaputa degli altri capimafia che versavano in gravi difficoltà economiche». Schieramenti Secondo il collaboratore di giustizia Leonardo Messina, i Corleonesi «non hanno ucciso la gente (i Cinardo di Mazzarino, Bontate, Inzerillo), li hanno fatti uccidere mettendoli in una trappola. [...] Hanno creato le condizioni per far uccidere le persone dai loro uomini [...] hanno creato le tragedie in tutte le Famiglie. Le Famiglie non erano più d'accordo [...] così hanno fatto a Palma di Montechiaro, a Riesi, a San Cataldo, a Enna, a Catania». Per queste ragioni, all'interno delle province si vennero a creare i seguenti schieramenti: La "seconda guerra di mafia" e l'attacco allo Stato Nel 1977 Riina e Provenzano, contravvenendo alle direttive della "Commissione", fecero uccidere il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e ciò provocò la reazione stizzita di Di Cristina, il quale, dopo un vano tentativo di stanarli ed essendo sfuggito a sua volta ad un attentato, decise di diventare un informatore dei Carabinieri. Per tenere la situazione sotto controllo, nel 1978 Di Cristina e Calderone fecero uccidere Francesco Madonia, capo della famiglia di Vallelunga Pratameno (CL) e fedele alleato dei Corleonesi, e per ritorsione entrambi furono assassinati. Nello stesso anno, Riina mise Badalamenti in minoranza nella "Commissione" accusando anche lui dell'omicidio Madonia e lo fece espellere, facendo passare l'incarico di dirigere l'organo direttivo a Michele Greco, con cui era strettamente legato; fu in questo periodo che la fazione corleonese prese la maggioranza nella "Commissione" perché Riina fece nominare nuovi capimandamento tra i suoi associati attraverso Michele Greco. Fu sempre in questo periodo che furono decisi gli omicidi di rappresentanti statali e della società civile per lanciare una sfida totale allo Stato italiano: caddero infatti vittime della furia omicida dei Corleonesi il giornalista Mario Francese, il segretario provinciale democristiano Michele Reina, il commissario di polizia Boris Giuliano, il giudice ed ex deputato Cesare Terranova, il presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella e il capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Dopo aver preso il sopravvento, i Corleonesi aprirono la cosiddetta «seconda guerra di mafia» a Palermo e in tutta la provincia (ed anche nel resto della Sicilia), che consistette nell'eliminazione sistematica di Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo, cui seguirono almeno 1000 uccisi nella provincia di Palermo (tra cui anche innocenti) ed altri 500 omicidi con il metodo della lupara bianca. Nel giro di pochi mesi, tra il 1982 e il 1983, i Corleonesi uccisero anche il deputato comunista Pio La Torre, il Prefetto ed ex Generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa e il consigliere istruttore Rocco Chinnici (colpito dall'esplosione di un'autobomba insieme a tre agenti di scorta e al portiere della sua abitazione) e consolidarono definitivamente il potere all'interno di Cosa nostra, insediando due nuove "Commissioni" provinciale e regionale, composte soltanto da esponenti della fazione corleonese fedeli a Riina e Provenzano. La faida si allargò anche al napoletano e vide contrapposti il clan Nuvoletta di Marano di Napoli, fedele ai Corleonesi, e quello di Casal di Principe guidato da Antonio Bardellino, rimasto alleato ai Bontate-Buscetta-Inzerillo-Riccobono. La lunga scia di omicidi indusse lo Stato a reagire, facendo varare l'introduzione del reato di "associazione di tipo mafioso" nel codice penale italiano, misura che dotò la magistratura di un nuovo strumento normativo per la lotta a Cosa nostra: per questo motivo, il consigliere istruttore Antonino Caponnetto decise di istituire un "pool antimafia", ossia un gruppo di giudici istruttori che si sarebbero occupati esclusivamente di reati di stampo mafioso, di cui chiamò a far parte i magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta; in particolare Falcone convinse i boss mafiosi Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno a collaborare con la giustizia poiché entrambi erano stati vittime di vendette trasversali da parte dei Corleonesi durante la «seconda guerra di mafia»: ne scaturì il cosiddetto "maxiprocesso di Palermo" con 476 imputati che iniziò in primo grado nel 1986 e vide alla sbarra tutti i principali boss mafiosi dei Corleonesi, a Riina, Provenzano a Nitto Santapaola e Michele Greco, tutti alla fine ergastolani. L'esito sfavorevole del maxiprocesso indusse i Corleonesi a scatenare una nuova offensiva contro lo Stato: nel 1992 l'europarlamentare democristiano Salvo Lima rimase vittima di un agguato e due spaventosi attentati dinamitardi uccisero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme ai loro agenti di scorta. Lo Stato reagì potenziando gli strumenti legislativi contro Cosa nostra (ad esempio l'articolo 41-bis e la legge sui collaboratori di giustizia) e la repressione poliziesca, che portò nel giro di pochi mesi all'arresto di Salvatore Riina, colui che era considerato il capo assoluto dei Corleonesi (e quindi dell'intera Cosa nostra), avvenuto a Palermo il 15 gennaio 1993 ad opera degli uomini del CRIMOR al comando del capitano Ultimo, i quali seguirono le indicazioni di Baldassare Di Maggio, in passato uomo fidato dello stesso Riina che aveva deciso di tradirlo collaborando con la giustizia. Dopo l'arresto di Riina, si creò una spaccatura all'interno dello schieramento corleonese: infatti vi era una fazione contraria alla continuazione della cosiddetta "strategia stragista" contro lo Stato, guidata dai boss Bernardo Provenzano, Nino Giuffrè, Pietro Aglieri, Benedetto Spera, Raffaele Ganci, Salvatore Cancemi, Michelangelo La Barbera e Matteo Motisi, mentre l'altra fazione era l'ala militare guidata da Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro i quali erano favorevoli alla continuazione degli attentati dinamitardi e riuscirono a mettere in minoranza la fazione di Provenzano, il quale confermò il suo appoggio alle stragi ma riuscì a porre la condizione che avvenissero in continente, cioè fuori dalla Sicilia, come già deciso prima dell'arresto di Riina. Furono perciò messi a segno alcuni attentati a Roma, Milano e Firenze per colpire il patrimonio artistico italiano: 14 maggio 1993: attentato di via Fauro a Roma (nessuna vittima); 27 maggio: strage di via dei Georgofili a Firenze (cinque morti e una quarantina di feriti); 27 luglio: attentati alle chiese di Roma e strage di via Palestro a Milano (cinque morti e una trentina di feriti in tutto); 23 gennaio 1994: fallito attentato allo Stadio Olimpico a Roma (non andato in porto). Contemporaneamente, la risposta dello Stato si fece sentire e portò alla cattura dei principali boss mafiosi latitanti da anni, decapitando definitivamente l'ala corleonese di Cosa nostra: Giuseppe "Piddu" Madonia (1992), Salvatore Riina (1993), Benedetto Santapaola (1993), Giuseppe e Filippo Graviano (1994), Michelangelo La Barbera (1994), Leoluca Bagarella (1995), Giovanni Brusca (1996), Pietro Aglieri (1997), Benedetto Spera (2001), Nino Giuffrè (2002) ed, infine, nel 2006 Bernardo Provenzano, ponendo così fine alla sua lunghissima latitanza durata ben 43 anni. L'ultimo latitante di spicco appartenente ai Corleonesi è stato Matteo Messina Denaro, boss mafioso di Castelvetrano (TP) ed ex fedelissimo di Riina, arrestato il 16 gennaio 2023 dopo 30 anni di latitanza. Legami con la politica e la finanza Il principale referente politico dei Corleonesi inizialmente fu Vito Ciancimino, il quale nel 1976 instaurò un rapporto di collaborazione con la corrente dell'onorevole Giulio Andreotti, in particolare con Salvo Lima, che sfociò poi in un formale inserimento in tale gruppo politico e nell'appoggio dato dai delegati vicini a Ciancimino alla corrente andreottiana in occasione dei congressi nazionali della Democrazia Cristiana svoltisi nel 1980 e nel 1983. Per proteggere gli interessi di Ciancimino, Riina propose alla "Commissione" gli omicidi dei suoi avversari politici, che vennero approvati dal resto della fazione corleonese, che ormai era la componente maggioritaria della "Commissione": il 9 marzo 1979 fu ucciso Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana che era entrato in contrasto con costruttori legati a Ciancimino; il 6 gennaio 1980 venne eliminato Piersanti Mattarella, presidente della Regione che contrastava Ciancimino per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi; il 30 aprile 1982 venne trucidato Pio La Torre, segretario regionale del PCI che aveva più volte indicato pubblicamente Ciancimino come personaggio legato a Cosa Nostra. Negli anni settanta i Corleonesi, attraverso Giuseppe Calò, si avvalevano di Roberto Calvi e Licio Gelli per il riciclaggio di denaro sporco, che veniva investito nello IOR e nel Banco Ambrosiano, la banca di Calvi. Nel 1981, a seguito del fallimento definitivo del Banco Ambrosiano, Calvi cercherà di tornare alla guida della banca per salvare il denaro investito dai Corleonesi andato perduto nella bancarotta, però i suoi tentativi falliranno e nel 1982 Roberto Rosone, vicepresidente del Banco Ambrosiano subentrato a Calvi, sopravvisse ad un agguato compiuto da esponenti della banda della Magliana legati a Giuseppe Calò; Calvi partì per Londra, forse per tentare un'azione di ricatto dall'estero verso i suoi precedenti alleati politici, tra cui l'onorevole Giulio Andreotti, ma il 18 giugno 1982 venne ritrovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge. Dopo l'inizio della «seconda guerra di mafia», i cugini Ignazio e Nino Salvo, ricchi e famosi esattori affiliati alla cosca di Salemi, furono risparmiati dai Corleonesi per “i possibili collegamenti con Lima ed Andreotti”, venendo incaricati di curare le relazioni con l'onorevole Salvo Lima, che divenne il loro nuovo referente politico, soprattutto per cercare di ottenere una favorevole soluzione di vicende processuali, dopo essere stato legato a Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti sempre attraverso i cugini Salvo; infatti, secondo i collaboratori di giustizia, l'onorevole Lima si sarebbe attivato per modificare in Cassazione la sentenza del Maxiprocesso di Palermo che condannava Riina e molti altri boss all'ergastolo. Tuttavia però il 30 gennaio 1992 la Cassazione confermò gli ergastoli del Maxiprocesso e sancì la validità delle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta. Sempre secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia, Riina decise allora di lanciare un avvertimento all'allora presidente del consiglio Andreotti, che si era disinteressato alla sentenza ed anzi aveva firmato un decreto-legge che aveva fatto tornare in carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini e quelli agli arresti domiciliari: per queste ragioni il 12 marzo 1992 Lima venne ucciso alla vigilia delle elezioni politiche ed, alcuni mesi dopo, la stessa sorte toccò ad Ignazio Salvo. Nel 1993, Andreotti fu messo sotto inchiesta dalla Procura di Palermo per i suoi presunti legami con Cosa Nostra poiché diversi collaboratori di giustizia lo accusarono di aver incontrato boss del calibro di Bontate e Riina. Alla fine di un lungo iter giudiziario, la Corte di Appello di Palermo nel 2003 accerterà una « [...] autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell'imputato verso» la cosiddetta "mafia moderata" rappresentata da Bontate e Badalamenti mentre negò valenza di prova ai fatti accaduti successivamente «alla primavera del 1980», ossia il periodo in cui si registrò l'avvento al potere dei Corleonesi, come dimostrato dall'impegno antimafia assunto dal VII Governo Andreotti con il varo della più severa legislazione antimafia della storia repubblicana. La sentenza fu resa definitiva nel 2004 dalla Cassazione. Infiltrazioni nei pubblici appalti Dagli anni '80 in poi, con la presa di potere dei Corleonesi, Cosa nostra non si accontentò più di estorcere tangenti in cambio di protezione, ma passò direttamente a far aggiudicare gli appalti a imprese a lei sottomesse. Perciò Riina, attraverso la mediazione di Baldassare Di Maggio e con la regia occulta del geometra Pino Lipari (braccio destro di Bernardo Provenzano), incaricò Angelo Siino, piccolo imprenditore e massone con parentele mafiose e un passato da consigliere comunale nei ranghi della DC, di interfacciarsi con le imprese pulite che avevano lavori in tutta la Sicilia, assumendo un ruolo per certi versi analogo a quello svolto in passato da Vito Ciancimino, ed infatti per questo venne soprannominato "ministro dei lavori pubblici" dei Corleonesi. Fu Siino ad elaborare un sistema che consentiva a Cosa nostra di infiltrarsi in tutte le fasi di aggiudicazione degli appalti pubblici (il cosiddetto "sistema Siino" o sistema del "tavolino"), che consisteva nello stabilire prima della gara d'appalto chi dovesse risultare vincitore e quale fosse l’ammontare dell'offerta da presentare e della tangente destinata ai politici e ai mafiosi (il 3% del valore dell’appalto sarebbe andato alla "famiglia" mafiosa del posto, un altro 2% ai politici e un ulteriore 2% direttamente nelle tasche di Riina): ciò risultava vantaggioso per gli imprenditori perché avevano la certezza di vincere a rotazione le gare ed anche per gli uomini politici e i boss mafiosi, che avrebbero avuto la loro parte senza troppi problemi. Lo stesso Siino doveva verificare che in tutte le fasi venissero rispettati gli accordi presi. Al "tavolino" aderirono infatti i rappresentanti di grosse imprese a carattere nazionale, come la Rizzani De Eccher di Udine e la Calcestruzzi di Ravenna. Il 14 dicembre del 1988, Luigi Ranieri, uno degli imprenditori che rifiutò di sottostare a questo sistema, venne barbaramente assassinato in un agguato. Tuttavia, nei primi anni '90, il "sistema" fu scoperto dai Carabinieri del Ros guidati dal colonnello Mario Mori con la celebre indagine "Mafia e Appalti" e Siino finì in manette insieme ad altri imprenditori. Perciò Riina e soci corsero ai ripari e lo sostituirono direttamente con il geometra Pino Lipari e con l'ingegnere Giovanni Bini, capoarea della Calcestruzzi di Ravenna appartenente al gruppo Ferruzzi. Il giudice Giovanni Falcone insistette perché la Procura di Palermo indagasse sui risultati dell'indagine del Ros e, durante un intervento pubblico, pronunciò la famosa frase "la mafia è entrata in Borsa" con chiaro riferimento alla quotazione in Borsa dei gruppi imprenditoriali che aderivano al "sistema Siino" architettato dai Corleonesi. Dopo l'arresto di Riina nel gennaio 1993, il nuovo "ministro dei lavori pubblici" dei Corleonesi divenne definitivamente il geometra Pino Lipari, che decise di includere nel sistema del "tavolino" alcune imprese che erano state in passato escluse, come quelle aderenti alla Legacoop e tradizionalmente vicine a forze politiche di sinistra. Interesse per l'industria televisiva I Corleonesi avevano in progetto l'acquisto di una rete televisiva Fininvest alla fine degli anni '80. Per ottenere la richiesta venne minacciato di morte con alcune lettere minatorie l'allora imprenditore Silvio Berlusconi, colpito da un attentato commesso in data 28 novembre 1986 ai danni della sua villa milanese di via Rovani (già oggetto di un attentato nel 1975), che creò danni unicamente alla cancellata esterna. A quest'attentato si ricollegano quindi precedenti intercettazioni telefoniche in cui l'imprenditore parlava di violente pretese di estorsioni, e l'allontanamento dei familiari all'estero per un po' di tempo voluto dallo stesso. Come risulta dalle dichiarazioni di Antonino Galliano, l'attentato è attribuibile alla mafia catanese, «evento che Totò Riina aveva voluto furbescamente sfruttare per le ulteriori intimidazioni telefoniche all'imprenditore ordinate a Mimmo Ganci e da costui effettuate poco tempo dopo da Catania. Una volta raccordatosi con il suo sodale Santapaola di Catania, il capo di “cosa nostra” aveva, come si suol dire, “preso in mano la situazione” relativa a Berlusconi e Dell'Utri, che, come si è visto (per concorde dichiarazione di Ganci, Anzelmo e Galliano), sarebbe stata sfruttata non soltanto per fini prettamente estorsivi, ma anche per potere “agganciare” politicamente l'on.le Bettino Craxi». Attraverso la mediazione di Marcello Dell'Utri, fu stabilito che le aziende di Berlusconi avrebbero pagato circa 400 milioni di lire all'anno come "pizzo", poi suddivisi da Riina in persona tra le varie "famiglie": metà spettava a Santa Maria di Gesù (quindi ai fratelli Ignazio e Giovanbattista Pullarà e poi a Pietro Aglieri), un quarto a San Lorenzo (cioè a Salvatore Biondino) e l’ultima parte alla Noce, ossia a Raffaele Ganci. Nel 2013 Riina, intercettato durante l'ora d'aria nel carcere milanese di Opera mentre parlava con il detenuto pugliese Alberto Lo Russo, affermò che Berlusconi "ci dava 250 milioni ogni sei mesi". Note Bibliografia Alessandra Dino, "Corleonesi", in Manuela Mareso – Livio Pepino (a cura di), Nuovo dizionario di mafia e antimafia, Torino, Ega, 2008, ISBN 9788876706684. Giovanni Falcone, Cose di Cosa nostra, in collaborazione con Marcelle Padovani, Milano, Rizzoli, 1991, 2004. Pino Arlacchi, Gli uomini del disonore. La mafia siciliana nella vita del grande pentito Antonino Calderone, Milano, A. Mondadori Editore, 1992. Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo, Il capo dei capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina, Milano, Mondadori, 1993, ISBN 978-88-17-05020-3. Saverio Lodato, Ho ucciso Giovanni Falcone. La confessione di Giovanni Brusca, Milano, Mondadori, 1999. ISBN 88-04-45048-7. Saverio Lodato, Trent'anni di mafia. Storia di una guerra infinita, Milano, Rizzoli (BUR Saggi), 2006 Pino Nazio, Il bambino che sognava i cavalli, 779 giorni ostaggio dei Corleonesi, Roma, Sovera, 2010, ISBN 9788881249251 Voci correlate Cosa nostra Cosa nostra statunitense Mafia Famiglia di Corleone Storia di Cosa nostra Corleone
Biografia Figlio di Ernst Dietrich von Zieten (1739-1798), signore di Dechtow, e di sua moglie Charlotte Sophie Margarethe von Moeller, Zieten nacque a Dechtow nella marca di Brandeburgo. Non era imparentato col generale Hans Joachim von Zieten. Intrapresa la carriera militare nell'esercito prussiano, nel 1789 ottenne la licenza da ufficiale. Nel 1793 prestò servizio come aiutante del tenente generale Friedrich von Kalckreuth (che in seguito divenne feldmaresciallo). Per la sua destrezza nel mondo della cavalleria, venne nominato ispettore aiutante nel 1799 e promosso al grado di maggiore l'anno successivo. Nelle campagne contro Napoleone dimostrò la propria abilità e i suoi successi militari gli valsero una promozione al grado di colonnello il 18 febbraio 1809. Su suggerimento del generale Gerhard von Scharnhorst, venne incluso quale membro di una commissione per "l'abolizione dei regolamenti sulle esercitazioni di cavalleria". Promosso al grado di maggiore generale il 20 marzo 1813, ottenne un importante successo il 26 maggio di quello stesso anno che consentì di rafforzare le posizioni prussiane nell'ambito dell'armistizio di Poischwitz: nei pressi di Haynau riuscì a tendere un'imboscata alle truppe del generale francese Nicolas-Joseph Maison riuscendo quindi a permettere un più facile ritiro delle truppe alleate da Bautzen a Liegnitz. Quest'operazione gli valse anche la croce di ferro di I classe. Durante la campagna militare in Francia nel 1814, svolse prodezze simili alla battaglia di Laon dove aggirò il nemico ottenendo infine la vittoria, riuscendo ad ottenere dai francesi anche la maggior parte dei cannoni e delle munizioni. Durante la guerra dei Cento giorni del 1815, il tenente generale von Zieten comandò il I Corpo prussiano. I suoi uomini si scontrarono con i francesi il 15 giugno, e le schermaglie si inasprirono il giorno seguente con la battaglia di Ligny, e poi di nuovo due giorni dopo, il 18 giugno, con la famosa battaglia di Waterloo. Il 1º luglio il I Corpo di Zieten partecipò alla battaglia di Issy, poco fuori le mura di Parigi. Il 7 luglio, alla fine della campagna, ai suoi uomini fu concesso l'onore di essere i primi ad entrare a Parigi Re Federico Guglielmo III di Prussia concesse a Zieten il titolo di Graf, o conte, il 3 settembre 1817. Il 9 settembre 1839, all'età di 69 anni, fu promosso a feldmaresciallo. Zieten morì a Warmbrunn il 3 maggio 1848. Matrimonio e figli Zieten era sposato con la contessa Josephine von Berlo-Suys (1776-1814) dal 31 gennaio 1797. Il matrimonio produsse tre figli: Josephine Clementine (23 ottobre 1799 - 24 febbraio 1862), sposò il 5 maggio 1821 il conte Leopold Christian Gotthard von Schaffgotsch († 19 ottobre 1864), ciambellano prussiano e signore di Maywaldau Leopold Karl (23 maggio 1802 - 19 maggio 1870), amministratore distrettuale, sposò in prime nozze la contessa Ernestine Hedwig von Schaffgotsch (12 gennaio 1805 - 31 luglio 1846); in seconde nozze il 9 luglio 1949 sposò Agnes Juliane Henriette Ernestine zu Lippe-Biesterfeld vedova del duca Biron di Curlandia (30 aprile 1810 - 21 aprile 1887) Adrian Hans (13 novembre 1803 - 3 febbraio 1849), rittmeister nel reggimento corazzieri della guardial, sposò la contessa Amalie von der Schulenburg (26 gennaio 1807 - 14 aprile 1853) Onorificenze Onorificenze prussiane Onorificenze straniere Note Altri progetti Generali prussiani delle guerre napoleoniche H
Carriera Club Charbonnier iniziò a 16 anni nel settore giovanile dell', con cui vinse due Coppe Gambardella. Dopo aver disputato la semifinale di ritorno della Coppa UEFA 1992/93 contro i tedeschi del , nella stagione successiva venne promosso titolare. Con il club francese ha vinte due Coppe di Francia (1994 e 1996), la seconda nella stessa stagione della conquista del campionato francese. Nel 1998, dopo Francia '98, si trasferì in Scozia ai di Glasgow, con cui conquistò per due volte il double campionato-Coppa di Scozia. Tuttavia, a causa dei continui infortuni, disputò ben poche partite come titolare, scavalcato da Stefan Klos. Nel 2001 firma per i svizzeri del Losanna, con cui disputa la sua ultima stagione da calciatore ritirandosi l'anno seguente. Nazionale Charbonnier, nonostante diverse convocazioni per la nazionale francese, ha disputato una sola partita con i bleus, l'11 giugno 1997 quando scese in campo contro l'Italia nel Torneo di Francia (2-2). Ha fatto parte, come terzo portiere, della nazionale francese che vinse il Mondiale 1998. Per questa vittoria è stato insignito della Legion d'onore dal presidente francese Jacques Chirac. Dopo il ritiro Dopo il ritiro Charbonnier ha intrapreso la carriera di allenatore, guidando lo Stade Poitevin prima e il Sens poi. Dal 2008 al 2009 è stato commissario tecnico della nazionale tahitiana Under-20, con la quale ha conquistato la qualificazione ai Mondiali Under-20 del 2009 in Egitto. Statistiche Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Giocatore Club Competizioni giovanili Auxerre: 1985, 1986 Competizioni nazionali Auxerre: 1993-1994, 1995-1996 Auxerre: 1995-1996 Rangers: 1998-1999, 1999-2000 Rangers: 1998-1999, 1999-2000 Rangers: 1998-1999 Nazionale 1998 Onorificenze Altri progetti Collegamenti esterni Calciatori della Nazionale francese Calciatori campioni del mondo Cavalieri della Legion d'onore
La Ford Focus IV (oppure Focus MkIV o Mk4) è un'autovettura di segmento C prodotta dalla filiale europea della casa automobilistica statunitense Ford dal 2018. Si tratta della quarta generazione della berlina compatta Ford. Destinazione e storia La quarta serie della Focus destinata ai mercati europeo e asiatico è stata presentata il 10 aprile 2018 a Londra e in seguito esposta al salone dell'automobile di Pechino con le prime consegne iniziate l'estate successiva. Come per le generazioni precedenti, è disponibile con carrozzeria berlina a tre volumi, hatchback e familiare, equipaggiate con propulsori tra 1 e 2 litri sia benzina che diesel. Gli ingombri esterni non hanno subito modifiche di rilievo rispetto alla serie precedente. Con questa serie è cessata la commercializzazione della Focus nel mercato nordamericano. Inizialmente prevista, si è deciso in extremis di sopprimerla perché la versione con le specifiche americane avrebbe dovuto essere prodotta in Cina, ma a causa dei dazi introdotti dall'amministrazione Trump tale produzione sarebbe stata troppo rischiosa. L'impianto di produzione europeo è quello di Saarlouis. Nell'aprile 2020, Ford ha annunciato che da questa generazione la versione RS non sarebbe stata più venduta, a causa degli standard europei sulle emissioni e degli alti costi di sviluppo e progettazione. Struttura e meccanica È la prima autovettura della Ford basata sulla piattaforma C2, che porta un aumento della rigidità torsionale del 20% con gli attacchi delle sospensioni più rigidi del 50% per migliorare la guidabilità, con il passo che è stato aumentato di 53 millimetri e gli sbalzi sono stati ridotti. Sulla Focus Mk4 per aumentare la rigidità della struttura posteriore viene utilizzata una schiuma estrusa che viene inserita umida in una cavità del sottoscocca posteriore durante il processo di assemblaggio, che asciugandosi ed espandendosi con il calore del processo di essiccazione della vernice fornisce una rigidità laterale locale maggiore del 10% con un peso aggiuntivo minimo. La sospensione anteriore è del tipo MacPherson, quella posteriore varia in base al tipo di carrozzeria e alla potenza del motore: per tutte le motorizzazioni con carrozzeria station wagon e per la 5 porte con i soli motori 1,5 EcoBoost e 2,0 EcoBlue il retrotreno è un multilink a 3 bracci e mezzo, mentre la 5 porte con i motori 1,0 EcoBoost e 1,5 EcoBlue montano un ponte torcente derivato dalla settima generazione della Fiesta ST, ottimizzato utilizzando un sistema che evita i cambiamenti di geometria del ponte stesso migliorando stabilità, agilità e reattività. Per i modelli a cinque porte dotati di sospensioni multilink è stata introdotta per la prima volta la tecnologia CCD di Ford, che ogni 2 millisecondi monitora le sospensioni, il corpo vettura, lo sterzo, la frenata e regola la risposta di smorzamento degli ammortizzatori per una qualità di guida migliore. Il sistema CCD supporta anche la tecnologia Drive Mode, le modalità Normal, Sport ed Eco sono offerte per la prima volta su tutte le versioni di Focus, consentendo di regolare la risposta del pedale dell'acceleratore, il cambio automatico a otto rapporti, il servosterzo e il cruise control adattivo; il CCD offre in più anche le modalità di guida Comfort ed Eco-Comfort e regola di conseguenza le sospensioni, tale sistema aiuta anche a ridurre l'impatto delle buche, rilevando il bordo di una buca e frenando l'ammortizzatore in modo che la ruota non cada all'interno, evitando di colpire duramente il lato opposto della buca. Inoltre è in grado di regolare le sospensioni posteriori in modo che possano rispondere ancora più velocemente: basandosi attraverso un segnale proveniente dalla ruota anteriore può adattare l’ammortizzatore posteriore ben prima che la ruota raggiunga la buca. Diversi assetti sono disponibili in base all’allestimento: la ST-Line ha un assetto ribassato di 10 millimetri, barre stabilizzatrici, molle e ammortizzatori specifici, Active ha un assetto rialzato di 30 millimetri e portamozzi sia anteriori che posteriori specifici. Sulla Mk4 è stata migliorata l’aerodinamica, con un valore del Cx dichiarato di 0,273 per la 5 porte e 0,284 per la station wagon; inoltre alcune motorizzazioni sono dotate della griglia attiva che si chiude automaticamente per ridurre il Cx quando non è necessario raffreddare il radiatore. Lo sterzo ha un raggio di sterzata di 11 m (cerchi da 16 e 17 pollici) o 11,6 m (cerchi da 18 pollici) con un rapporto di 14.3:1 e la servoassistenza variabile del tipo elettrica con Torque Steer Compensation. Tutti i cambi manuali sono a 6 rapporti mentre per alcune motorizzazioni è disponibile un cambio automatico con convertitore di coppia a 8 rapporti con Adaptive Shift Scheduling che ottimizza i tempi di cambiata rilevando la presenza di curve, lo stile di guida, le salite e le discese, l’Adaptive Shift Quality Control che valutando le informazioni relative al veicolo e allo stile di guida impostato aiuta a regolare la pressione della frizione per cambi marcia più fluidi. L’impianto frenante prevede dischi anteriori ventilati e posteriori pieni, sistema antibloccaggio (ABS) con distribuzione elettronica della forza frenante (EBD), controlla elettronico di stabilità (ESP) con Torque Vectoring Control, frenata di emergenza assistita (EBA), frenata automatica di emergenza (AEB) e Pre-Collision Assist con rilevamento pedoni. La distanza di frenata da 100 km/h è stata ridotta fino a 1 metro, con il nuovo servofreno elettrico disponibile in determinati modelli che aumenta la forza di azionamento del pedale e al quale conferisce una sensazione più solida e consistente. Motori Al lancio sono disponibili le seguenti motorizzazioni: 1,0 Ecoboost: motore a 3 cilindri in linea disponibile in tre varianti di potenza da 85, 100, 125 CV con disattivazione di un cilindro e picco di coppia di 170 Nm (tranne per il 125 CV che può arrivare per pochi secondi a 200 Nm grazie all’overboost). Questo motore ha il monoblocco in ghisa e testa in lega di alluminio con distribuzione a catena bialbero con 4 valvole per cilindro e fasatura variabile sia in aspirazione che in scarico. L’iniezione è diretta ad alta pressione a 250 bar con iniettori a 5 fori con la sovralimentazione che è affidata a un tipo di turbocompressore con flusso radiale-assiale (RAXX) sviluppato da Continental. Allo scarico è presente un catalizzatore ossidante e il filtro antiparticolato. Altre caratteristiche prevedono doppio circuito di raffreddamento con pompa dell'acqua mossa dall’albero a camme e pompa dell'olio a portata variabile a controllo elettronico per diminuire il consumo di carburante, turbolenza del cilindro ottimizzata e compressione elevata per una combustione più efficiente, pistoni con fasce a basso attrito. 1,5 Ecoboost: motore a 3 cilindri in linea disponibile in due variati da 150 e 182 CV dotato di disattivazione di un cilindro con un picco di coppia di 240 Nm a 1600 giri/min. Monoblocco e testa sono in lega di alluminio con distribuzione a catena bialbero a 4 valvole per cilindro con fasatura variabile sia in aspirazione che in scarico. Sono presenti 6 iniettori con un sistema a doppia iniezione, diretta con iniettori ad alta pressione a 6 fori e indiretta con iniettori a bassa pressione. Il turbocompressore è il RAXX della Continental così come allo scarico è montato un catallizzatore ossidante e il filtro antiparticolato. Altre caratteristiche prevedono un singolo circuito di raffreddamento e pompa dell'olio a portata variabile a due stadi, collettore di scarico integrato nella testata che migliora l'efficienza della combustione aiutando il motore a raggiungere la temperatura ottimale più velocemente con più coppia a bassi giri riducendo il turbo-lag. 1,5 EcoBlue: motore diesel a 4 cilindri in linea da 95 o 120 CV con un picco di coppia pari a 300 Nm. Monoblocco e testa sono in alluminio, distribuzione bialbero a 4 valvole per cilindro con cinghia rinforzata in kevlar a basso attrito sull’asse a camme primario mentre l’altro è mosso da catena. Iniezione common rail Bosch con iniettori a 8 fori da 2000 bar e sovralimentazione mediante turbocompressore a bassa inerzia con controllo elettronico della geometria variabile e intercooler acqua-aria, ricircolo dei gas di scarico ad alta e bassa pressione, pompa dell'olio a portata variabile, collettore di aspirazione integrato nella testa. 2,0 Ecoblue: motore 4 cilindri in linea da 150 CV e 370 Nm da 2000 a 2500 giri/mim. Questo è il primo motore diesel Ford ad avere i pistoni in acciaio per una minor dilatazione termica; inoltre l'albero a gomito è sfalsato di 10 mm per ridurre il carico laterale del pistone e le forze di sfregamento contro le pareti del cilindro. Il monoblocco è in ghisa mentre la testa in alluminio, la distribuzione bialbero a 4 valvole per cilindro con cinghia a bagno d’olio a basso attrito. L’iniezione è common rail sviluppata da Ford con iniettori piezo-elettrici a 8 fori da 2200 bar. Sovralimentazione mediante turbocompressore a bassa inerzia con controllo elettronico della geometria variabile e intercooler acqua-aria, ricircolo dei gas di scarico ad alta e bassa pressione, sistema SCR per l'abbattimento degli ossidi di azoto e pompa dell'olio a portata variabile. Evoluzione Focus ST La ST è disponibile con il motore a benzina EcoBoost da 2.3 litri da 280 CV con 420 Nm di coppia e con il motore diesel EcoBlue da 2.0 litri da 190 CV con 400 Nm di coppia. Oltre che con il cambio manuale a 6 marce, la versione a benzina è disponibile anche con la trasmissione automatica a 7 rapporti con comandi al volante. La Focus ST presenta diverse novità tra le quali quattro modalità di guida selezionabili: Active (superfici a bassa aderenza), Normal, Sport e Track (Circuito). Ciascun assetto ottimizza le prestazioni della vettura modificando la mappatura del motore, la sensibilità dell'acceleratore e del pedale del freno e la risposta dello sterzo. È inoltre disponibile in opzione il "Performance Pack" che include il sistema "rev-match" per cambio manuale che permette di rendere più veloce e fluido la cambiata in scalata, ottimizzando il regime del motore e facendo una sorta di "doppietta" automatica, le pinze dei freni verniciate di rosso e il launch control. La vettura viene equipaggiata con un differenziale elettronico a slittamento limitato (eLSD). Il sistema analizza costantemente i dati provenienti da una serie di sensori e può regolare la distribuzione della coppia tra le ruote motrici nel giro di pochi millisecondi. Ciò migliora la trazione, la tenuta di strada e la stabilità, garantendo un maggior controllo in curva anche a velocità elevate. È dotata di un sistema frenante ad alte prestazioni, con pinze anteriori a doppio pistoncino e dischi freno più grandi rispetto alle altre versioni. Focus EcoBoost Hybrid Presentata nel settembre del 2019 al Salone di Francoforte e introdotta sul mercato a giugno 2020, è una versione mild hybrid abbinata al motore 1.0 EcoBoost da 125 o 155 CV, che incorpora un piccolo motore elettrico con una batteria da 48 volt che contribuisce a migliorare l’efficienza. Il motore elettrico fornisce un supporto aggiuntivo al motore a benzina quando è necessario, contribuendo al contempo a ridurre consumi ed emissioni. La ricarica delle batterie avviene tramite la frenata rigenerativa, recuperando l'energia cinetica durante le decelerazioni. Ulteriori aggiornamenti alla gamma riguardano l'introduzione degli allestimenti ST-Line X e Active X, il cruscotto digitale con schermo da 12,3 pollici con grafica personalizzabile e il sistema multimediale Ford Pass Connect, connesso ad internet e dotato della funzione Local Hazard, che avvisa il guidatore se vi sono situazioni di pericolo lungo la strada che percorre. Restyling 2021 Il restyling della quarta generazione è stato presentato nell'ottobre 2021 per poi essere esposto al pubblico durante il salone di Zurigo ad inizio novembre. Varie parti del frontale, con la griglia del radiatore e i fari ora dotati di fanaleria Full LED di serie, sono stati rivisti in modo simile a quelli della Ford Fiesta VII. I fari alogeni non sono più disponibili, mentre i fendinebbia ora sono montati e integrati nei gruppi ottici principali. Come optional sono disponibili i fari Matrix LED. All'interno il display del sistema multimediale cresce fino a toccare i 13,2 pollici ed è abbinato all'ultima versione del sistema Sync4. Inoltre sul fronte delle motorizzazioni, nella gamma benzina ci sono solo unità ibride leggere a 3 cilindri EcoBoost da 125 o 155 CV, mentre a gasolio rimane solo il motore diesel con cilindrata da 1,5 litri da 88 kW (120 CV). Motorizzazioni Note Altri progetti Collegamenti esterni Ford Focus
El Guettar, scritto anche El Kettar, () è unacittà del centro della Tunisia. Fa parte del governatorato di Gafsa e della delegazione di El Guettar. La città si sviluppa in prossimità di un'oasi di 450 ettari situata ai piedi del massiccio montagnoso di Djebel Orbata (1 165 metri) ed in prossimità di una sebkha. L'oasi è famosa per i suoi pistacchi. Storia Preistoria Il sito musteriano di El Guettar (risalente a più di 4.000 anni fa) ha una struttura formata da un gruppo di pietre rotonde disposte a cono di circa 75 cm di altezza con un diametro di 130 centimetri. Queste pietre rotonde, di calcare e di selce, a volte presentano delle facce di diversa forma. Esse sono associate ad ossa e denti di animali, e altri oggetti di selce che presentano delle punte pedunculate. Michel Gruet, l'archeologo che l'ha scoperta, interpreta questa struttura come un edificio realizzato come offerta per la sorgente vicina, oggi asciutta, e traduce un sentimento religioso o magico. È conosciuta come l'Hermaïon di El Guettar, con riferimento al mucchio di pietre erette nell'antichità in connessione con il culto di Ermete. Oggi è in esposizioni presso il Museo nazionale del Bardo Seconda guerra mondiale La città è conosciuta nella storia contemporanea per esser stata il luogo della Battaglia di El Guettar, episodio della seconda guerra mondiale, durante la campagna di Tunisia, nel 1943. Note Voci correlate Gafsa Governatorato di Gafsa Tunisia Collegamenti esterni Municipalità della Tunisia Centri abitati del governatorato di Gafsa
La 1ª Squadriglia navale S.A. fu un reparto aereo attivo nel Servizio Aeronautico della Regia Marina (prima guerra mondiale). Storia L'unità viene formata sull'Aeroporto di Venezia-San Nicolò l'11 marzo 1918 come squadriglia aerea speciale di Marina comandata dal maggiore osservatore Gabriele D'Annunzio con 5 piloti tra cui il Sottotenente Alberto Barberis, 2 Caproni Ca.33 ed i primi esemplari di Caproni Ca.44 i cui voli vengono sospesi a causa di incidenti. L'idea di D'Annunzio era di creare un reparto di Siluranti aeree per cui conia il motto Sufficit Animus. Presto arrivano 5 SIA 9b ed il 19 maggio un SIA bombarda obiettivo militare vicino a Brentonico. La notte tra il 21 ed il 22 giugno due Ca., su uno dei quali vi era D'Annunzio, bombarda San Donà di Piave e Musile di Piave. Per sostituire i piloti che sono a Torino per il passaggio sul SIA arrivano volontariamente dei piloti collaudatori della Caproni tra cui il Tenente Francesco Brach Papa ed il Capitano Giacomo Macchi. Il 17 luglio D'Annunzio partecipa al bombardamento diurno dell'Arsenale di Pola effettuato da 4 SIA ed il 21 agosto D'Annunzio torna ad attaccare Pola. Dal 25 agosto iniziano ad arrivare i primi Ansaldo S.V.A. ed in ottobre visti i problemi tecnici a lanciare siluri la squadriglia assume il nome di San Marco quando è dotata di 7 piloti per 20 SIA e 5 piloti per 18 SVA. Il 16 settembre lo SVA del Ten. Antonio Locatelli viene abbattuto dalla contraerea di Fiume (Croazia) ed il pilota vestito da austriaco grazie alla padronanza della lingua tedesca, riesce con una rocambolesca fuga a riguadagnare il suolo italiano. Dall'esperienza trae l'ispirazione per il romanzo autobiografico "Le ali del prigioniero“ pubblicato, con gli auspici di D‘Annunzio, dall'editore Treves di Milano nel 1924. Il 22 ottobre un equipaggio SIA dopo aver bombardato Pola rivendica l'abbattimento di un caccia Phönix ed il 25 ottobre 2 aerei tra cui uno con D'Annunzio bombardano dei baraccamenti vicino ad Arten di Fonzaso. Il 28 ottobre 4 aerei sganciano circa 2 tonnellate di bombe sulle linee ferroviarie austriache. Alla fine delle ostilità il reparto dispone di 7 aerei. Nel luglio 1919 si sciolgono gli stormi SVA e SIA e la squadriglia resta con 6 Caproni Ca.44. In autunno l'unità viene sciolta. Note Bibliografia Franks, Norman; Guest, Russell; Alegi, Gregory. Above the War Fronts: The British Two-seater Bomber Pilot and Observer Aces, the British Two-seater Fighter Observer Aces, and the Belgian, Italian, Austro-Hungarian and Russian Fighter Aces, 1914–1918: Volume 4 of Fighting Airmen of WWI Series: Volume 4 of Air Aces of WWI. Grub Street, 1997. ISBN 1-898697-56-6, ISBN 978-1-898697-56-5. I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, AM Ufficio Storico - Roberto Gentilli e Paolo Varriale, 1999. Voci correlate Armoriale dell'Aeronautica Militare italiana Servizio Aeronautico Collegamenti esterni Caproni Squadriglie aeree italiane Aviazione Navale
Carriera Geoffrey Simon è nato il 3 luglio 1946 ad Adelaide. Ha studiato con Herbert von Karajan, Rudolf Kempe, Hans Swarowsky e Igor Markevitch. Ha vinto il primo premio John Player International Conductors' Award. Ha realizzato 45 registrazioni per diverse etichette, combinando opere familiari con anteprime mondiali di opere dimenticate di Tchaikovsky, Respighi, Borodin, Mussorgsky, Smetana, Grainger, Debussy, Ravel, Saint-Saëns e Les Six. Per la sua etichetta, la Cala Records, Geoffrey Simon ha registrato una serie di dischi in cui ha riunito gruppi di singoli strumenti - tutti violini, viole, violoncelli, contrabbassi, corni, trombe, tromboni e arpe - scelti tra i principali solisti e orchestrali di Londra. Le registrazioni hanno attirato l'interesse di strumentisti, compositori e pubblico di tutto il mondo. Esibizioni Si è esibito a Londra con la London Philharmonic Orchestra la London Symphony Orchestra, la Philharmonia Orchestra, la Royal Philharmonic Orchestra, la London Chamber Orchestra e la English Chamber Orchestra. A livello internazionale, è apparso con le orchestre sinfoniche di Atlanta, City of Birmingham, Bournemouth, Fort Worth, Milwaukee, St Louis, Sapporo, Shanghai, l'American Symphony Orchestra, la Tokyo Metropolitan, inoltre le orchestre di Israele, Mosca, Monaco, New Japan Philharmonic, la Residentie Orchestra dell'Aia, le sei maggiori orchestre australiane e l'Opera Australia. Come direttore Tra i suoi incarichi musicali, la Albany Symphony Orchestra (New York), la Sacramento Symphony (California) e l'Orchestra Simfònica de Balears "Ciutat de Palma" (Maiorca). In precedenza è stato professore di musica e direttore della University of North Texas College of Music Symphony Orchestra di Denton, Texas. Ha diretto un ciclo mahleriano come direttore musicale del Northwest Mahler Festival a Seattle. È consulente di progetti speciali classici di Arts Global (Londra, New York e Montreux) e membro della giuria dello Young Concert Artists (Parigi, Lipsia e New York) e della Australian Music Foundation (Londra). Note Altri progetti Collegamenti esterni Sito ufficiale di Arts Global Cala Records Intervista a Geoffrey Simon di Bruce Duffie, 14 agosto 1990 Discografia di Geoffrey Simon
Il 8 cm/40 Type 3 era un cannone navale antiaereo in calibro 76,2 mm e canna lunga 40 calibri, impiegato dalla Marina imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale. Il nome era dovuto all'anno di adozione da parte della Marina imperiale, il terzo di regno dell'imperatore del Giappone Taishō, cioè il 1914. Storia Il pezzo fu accettato dalla marina nel 1914 come "3 in/40 Type 3" e entrò in servizio nel 1916; con la standardizzazione sul sistema metrico, il 5 ottobre 1917 esso ricevette la nuova denominazione "8 cm/40 Type 3", con il calibro arrotondato al centimetro. Nel 1922, undicesimo anno di regno di Taishō, fu accettata la versione migliorata "8 cm/40 Type 11", entrata in servizio nel 1926. Durante la seconda guerra mondiale entrambi i modelli operarono sia imbarcati su diverse classi di incrociatori e cacciatorpediniere che nelle difese terrestri. Nel 1928 la marina accettò il "8 cm/40 Type 88", versione ottimizzata per l'installazione sulla coperta dei sommergibili. Il nome era dovuto all'anno di adozione da parte della marina, anno imperiale 2588, corrispondente al 1928 del calendario gregoriano. Tecnica La bocca da fuoco del Type 3 pesava da sola 600 kg ed era lunga 3,2 metri. Le canne Type I e II avevano una rigatura destrorsa costante a 16 principi, mentre sulle canne Type III, IV e VII la rigatura era a 24 principi. La vita utile della canna era di 1.200-2.000 colpi. La bocca da fuoco, dotata di un voluminoso sistema di rinculo sovrastante la canna ed otturatore a cuneo orizzontale, era incavalcata su affusto a piedistallo singolo, pesante 3,35 t, con brandeggio ed elevazione manuale. La gittata massima con alzo 45° era di 10,8 km; il tiro utile antiaereo alla massima volata era di 7,5 km. Il pezzo utilizzava munizioni fisse a cartoccio proietto; la munizione completa era lunga 282 mm e pesava 9,25 kg, dei quali 5,99 kg costituiti dalla granata HE (con 0,48 kg di esplosivo) e 0,9 kg dalla carica di lancio di C-3. Era disponibile anche una particolare munizione antisommergibile, lunga 285 mm, con velocità alla volata di 250 m/s ed una gittata di 3.200 m. Poteva penetrare per 8 m nell'acqua, quota periscopio dei sommergibili del tempo, e forare 25 mm di lamiera d'acciaio. Note Bibliografia REPORTS OF THE U. S. NAVAL TECHNICAL MISSION TO JAPAN 1945–1946, report O-54(N): Japanese Naval Guns, 1946 REPORTS OF THE U. S. NAVAL TECHNICAL MISSION TO JAPAN 1945–1946, O-19, Japanese Projectiles General Types, 1946 War Department TM-E-30-480 Handbook on Japanese Military Forces September 1944 Altri progetti Collegamenti esterni Artiglierie navali Armi contraeree Artiglierie di calibro da 65 mm a 85 mm Armi d'artiglieria della seconda guerra mondiale
Butyriboletus fechtneri è un fungo basidiomicete della famiglia delle Boletaceae. Descrizione della specie Cappello 10–15 cm di diametro, carnoso, prima emisferico, poi appianato. Cuticola prima bianca, poi beige, lucente, sericea, eccedente lievemente i tubuli. Margine ondulato. Pori Minuti, arrotondati o angolosi, di colore giallo, tendono al giallo-verde-oliva a maturità. Tubuli Lunghi 20–25 mm, annessi, di colore giallo, al tocco virano al verde-azzurro. Gambo 5-10 x 3–6 cm, cilindrico, ventricoso o clavato, color giallo scuro, con sfumature rosa verso la base, ornato da un reticolo fine e poco evidente. Carne Soda, poi molle, gialla, al taglio vira al bluastro, con sfumature rosa alla base del gambo. Odore: gradevole di nocciola. Sapore: grato. Microscopia Spore 11,8-13,3 × 4,7-5,6 µm, ellissoidali, bruno-oliva in massa. Basidi tetrasporici. Habitat Fungo simbionte. Cresce solitario o anche in gruppi numerosi, dall'estate all'inizio dell'autunno, in boschi di latifoglia prediligendo terreni calcarei. Commestibilità Buon commestibile. Specie simili Rubroboletus satanas, velenoso Caloboletus calopus, immangiabile Etimologia Latinizzazione del cognome del micologo ceco František Fechtner (1883-1967). Sinonimi e binomi obsoleti Boletus appendiculatus subsp. pallescens Konrad, Bulletin de la Société Mycologique de France 44: 73 (1929) Boletus pallescens (Konrad) Singer, Annales Mycologici 35: 424 (1937) [1936] Note Altri progetti Collegamenti esterni Funghi commestibili Boletus
Originariamente era un mercante di campagna - faceva parte dell’Arte degli Ortolani di Corneto - ed aveva sposato la ricca senese Elisabetta Petrucci. L'origine della ricchezza personale di Camillo fu nel 1578 l'eredità dello zio Mario, che gli lasciava centinaia di ettari di latifondo a Corneto (oggi Tarquinia) e ampie disponibilità finanziarie. Con il denaro ereditato, Camillo si trasferì a Roma, finanziò nel 1581 la costruzione della facciata di San Tommaso in Parione, sposò la figlia Sallustia a Ottaviano Crescenzi a cui finanziò, tra il 1585 e il 1587, la ristrutturazione delle vecchie case di famiglia in via del Seminario. Il palazzo rimase incompiuto e Ottaviano Crescenzi si rovinò completamente; la moglie Sallustia, invece, si premurò di creare per i Cerrini-Crescenzi un fedecommesso che includesse tutti i beni dei Cerrini. Dei tre figli maschi di Sallustia - Crescenzio, Marcello e Melchiorre - sopravvisse solo Marcello, che aveva abbracciato la carriera ecclesiastica; la famiglia Cerrini-Crescenzi rischiava l'estinzione, ma poiché la figlia Livia aveva sposato un Serlupi, Sallustia lasciò erede di tutti i propri beni il nipote Francesco Serlupi, figlio di Livia, che per Breve di Urbano VIII del 15 aprile 1642 fu autorizzato a portare il cognome e lo stemma sia dei Serlupi che dei Crescenzi. Bibliografia
Viale Zara è un'importante strada radiale di Milano che ha origine in piazzale Lagosta e arriva in piazzale Istria, oltre cui prosegue senza soluzione di continuità come viale Fulvio Testi. Storia Il viale è stato realizzato a partire dagli anni dieci del XX secolo come nuova strada per Monza in alternativa al viale Monza, ma completato nel tratto extraurbano solo dopo la seconda guerra mondiale. La sua fama (è il nome di uno svincolo del tratto urbano dell'A4) e il fatto di essere l'origine geografica e storica di tale asse viabilistico, fa sì che nella vulgata popolare il suo nome sia esteso a tutto il complesso che da esso diparte, compreso il viale Fulvio Testi e il primo tratto della SS 36. Trasporti Dal 1913 al 1957 Viale Zara ha ospitato la tranvia interurbana per Cinisello, e quella per Monza dal 1959 al 1966. Le prime linee tranviarie (da piazzale Lagosta a piazzale Istria) arrivarono nel 1930; a partire dal 2015 sono state aperte le fermate Zara, Marche e Istria della linea M5; nella prima sussisteva già dal 1995 una fermata della linea M3. Note Voci correlate Viale Fulvio Testi Altri progetti Zara
La signoria fondiaria era una forma di potere locale esercitata dai grandi proprietari terrieri nei secoli centrali del Medioevo. Viene detta fondiaria in quanto trae origine dai possedimenti fondiari, sui quali il signore esercita il proprio potere. Storia Origini e contesto storico Il sistema predominante dell'organizzazione economica nell'Europa carolingia era quello della curtis o "corte". Con esso si riferisce ad un modello di gestione delle grandi proprietà terriere, sia ecclesiastiche che laiche, diffusosi tra l'VIII e il IX secolo. Le aziende agricole erano composte da due distinte parti: una era detta pars dominica, gestita direttamente dal padrone; l'altra era detta pars massaricia e consisteva in fondi affidati a contadini dipendenti. I grandi possidenti esercitavano un forte controllo sia della popolazione asservita che viveva nella sua riserva, la pars dominica, sia sui contadini che risiedevano lontani sui mansi. Questo potere non si limitava alla sfera economica, ma assumeva diverse forme di protezione e disciplina sociale, a seconda della condizione giuridica dei suoi dipendenti. Erano presenti sia servi a tutti gli effetti, accasati presso la pars dominica o installati nella pars massaricia; ma anche contadini liberi o semiliberi, asserviti unicamente da vincoli economici al padrone. Sviluppo del potere signorile L'aristocrazia di epoca carolingia, detentrice del potere pubblico, era composta dai più grandi proprietari terrieri. La potenza di conti, marchesi, duchi e vescovi poggiava sostanzialmente sui domini fondiari. Questi nobili detenevano una forte autorità, oltre ad esercitare incarichi sul territorio per conto del sovrano. La loro influenza si estendeva quindi anche sui contadini liberi che non erano asserviti al padrone, creando di fatto una dominazione informale: la signoria fondiaria. Tuttavia fu solo con il disgregamento dell'Impero carolingio e la progressiva caduta dei poteri pubblici che i grandi proprietari terrieri riuscirono ad estendere il proprio potere sui contadini residenti sulle loro terre, assumendo maggiori poteri giurisdizionali non solo più sui servi domestici ma anche sui coltivatori liberi. A frenare questo processo però era la stessa struttura dell'azienda curtense, i cui possedimenti terrieri si presentavano sparsi sul territorio, ostacolando lo sviluppo delle costrizioni pretese dal signore. La signoria fondiaria si sviluppò da queste basi in tutta l'Europa occidentale, sia nei territori del continente appartenuti all'Impero, sia nell'Inghilterra anglosassone, sebbene in maniera diversa. Solamente nelle aree marginali e periferiche come la Frisia, l'Inghilterra settentrionale o la Sassonia, la signoria fondiaria non attecchì lasciando maggior autonomia alle popolazioni contadine. Affiancandosi ai piccoli allodi dei contadini liberi, essa costituiva il principale attore dell'economia rurale dell'epoca, evolvendosi progressivamente e manifestandosi compiutamente a partire dall'XI secolo. Nascita della signoria di banno A partire soprattutto dal X secolo, le signorie riuscirono ad estendere il proprio potere direttamente sui contadini, asservendoli tramite l'assunzione di poteri bannali, e anche grazie ai processi di incastellamento. Venne a formarsi così la cosiddetta signoria di banno, detta anche signoria rurale o territoriale. I signori non esercitavano più il proprio potere solamente sui contadini delle proprie terre, ma anche a quei contadini proprietari (allodieri) o dipendenti da altre signorie fondiarie, che si trovavano nel circondario. La costruzione di un dominio compatto, dove tutti i residenti erano sottoposti all'autorità del signore a prescindere dai vincoli economici a cui lo legavano, avvenne a scapito delle porzioni più lontane e più difficili da gestire dei domini territoriali della signoria fondiaria, che rimasero in condizione quasi autonoma o vennero asserviti da altre signorie di banno. Descrizione A seconda delle dimensioni dei diversi patrimoni fondiari, si possono suddividere i signori in due distinte categorie economiche. La prima era composta dai grandi proprietari terrieri, possessori di numerose aziende e di vaste proprietà. Essi erano vescovi, abati, conti e baroni, membri dell'alta nobiltà e detentori di incarichi pubblici. Nella seconda classe invece troviamo i gradini più bassi dell'aristocrazia, proprietari di piccole aziende, e raccoglieva signorotti di villaggio, cavalieri, ma anche i religiosi che gestivano piccoli priorati rurali; ad essi si aggiungevano gli amministratori delle grandi signorie, fossero ministeriali o affittuari. Entrambe queste categorie infatti conducevano direttamente le aziende (sia che fossero di loro proprietà o date in gestione dai "grandi"). Un'ulteriore distinzione si può fare tra le signorie ecclesiastiche, ovvero di proprietà di abbazie e capitoli cattedrali, e le signorie laiche che appartenevano a casate e famiglie di rango nobiliare. Gestione della grande signoria Le grandi abbazie e le cattedrali più importanti, così come le potenti famiglie dell'alta nobiltà, detenevano immense proprietà fondiarie, sparse e suddivise in più unità a conduzione diretta o concesse ai contadini in locazione. Era usuale sia per i vescovi che per i nobili spostarsi tra le diverse residenze disseminate in giro, sorvegliando e visitando ogni azienda e soggiornando in ciascuna di esse, senza risiedere stabilmente in una singola dimora. In Francia, nel corso del XII secolo queste residenze rurali vennero fortificate; facevano eccezione i monaci, costretti a rimanere all'interno del loro monastero. La vastità di queste tenute era talmente ampia che non era possibile gestirle efficacemente in forma diretta. Così alcune parti vennero cedute in concessione, sia sotto forma di feudi che in altre forme, ad esempio tramite contratti di livello o di precaria. Inoltre i grandi signori si disdegnavano dal condurre personalmente le proprie aziende, lasciando i compiti più gravosi a loro intendenti, variamente denominati ("sindaci", "villici", ecc.); oppure davano in affitto larghe porzioni dei loro domini, incassando in cambio le derrate sufficienti al proprio mantenimento e somme monetarie. Le signorie fondiarie più grandi erano suddivise in unità gestionali, funzionali all'amministrazione economica. Quelle degli enti ecclesiastici, i cui membri erano impegnati nelle funzioni religiose ed erano obbligati a risiedere all'interno della comunità di appartenenza, erano dette prebende o decanati; un membro della comunità religiosa veniva incaricato di sovrintendere ciascuna di queste aziende. Sia i signori laici che ecclesiastici però delegarono le mansioni di gestione economica ad amministratori, denominati in maniera diversa ("prevosti", "sindaci", "villici", ecc.); potevano essere mandatari di condizione libera o ministeriali. Ciascuno di essi gestiva una circoscrizione ristretta, relazionandosi direttamente coi contadini concessionari e i dipendenti dell'azienda agraria, oltre a sorvegliare più direttamente i beni della signoria. Questi intendenti, residenti nel maniero signorile, svolgevano un ruolo di primo piano nell'organizzazione economica e sovrintendevano la corte del padrone nei periodi di assenza. Signorie religiose Tra il X e l'XI secolo le grandi istituzioni ecclesiastiche come le abbazie benedettine e le cattedrali cittadine accumularono ingenti patrimoni fondiari, frutto principalmente di donazioni. Più avanti col tempo ne beneficiarono i nuovi ordini religiosi come i Cistercensi o i Cavalieri templari. Signorie laiche Piccole signorie La maggior parte delle grandi casate riuscì a mantenere i propri possedimenti, integrandoli in diversi modi e limitando la frammentazione dei beni che seguiva le successioni ereditarie. Una parte dell'aristocrazia terriera tuttavia vide il proprio patrimonio ridursi progressivamente, processo favorito anche dall'uso delle donazioni alla Chiesa, giungendo al livello di modesti allodieri. Ad essi si aggiungevano i gradini più bassi della nobiltà, costituiti dai cosiddetti "cavalieri", proprietari di piccole signorie e solitamente vassalli dei signori più grandi. Signoria domestica Per signoria domestica si intende la forma del potere esercitata dal signore sui contadini della pars dominica. La parte a conduzione diretta dell'azienda agricola, coincidente (almeno in parte) con la residenza signorile e il caput curtis, era quella dove il dominio signorile era esercitato in maniera più forte e continuativa. Nella riserva infatti risiedevano principalmente servi prebendari ma anche contadini di condizione libera che si erano consegnati al padrone, venendo così integrati nella familia o masnada. Questa forma di dominio molto stretta giunse ad arrogarsi alcune funzioni originariamente spettanti al potere pubblico, esercitando di fatto una giustizia signorile sui dipendenti, sottratti così alle condizioni giuridiche precedenti e livellando le distinzioni tra servi e contadini liberi. Con l'emergere delle signorie bannali, le rivendicazioni dei signori sulla propria familia aumentarono, conservando e rafforzando la propria autorità sugli uomini che vivevano a stretto contatto con il padrone. La resistenza delle signorie domestiche fu molto forte, entrando spesso in contrasto con i nuovi signori territoriali, ma spesso perdendo controllo sui dipendenti che vivevano troppo lontano che così sfuggirono al loro potere. Note Bibliografia Voci correlate Corte (Medioevo) Signoria di banno Collegamenti esterni Diritto medievale Economia medievale
Virginia Ruano Pascual e Paola Suárez erano le detentrici del titolo, ma quest'anno non partecipato per un infortunio della Suárez. Svetlana Kuznecova e Alicia Molik hanno battuto in finale 6-3, 6–4, Lindsay Davenport e Corina Morariu. Teste di serie Virginia Ruano Pascual / Paola Suárez (ritirate per infortunio della Suárez) Cara Black / Liezel Huber (secondo turno) Lisa Raymond / Rennae Stubbs (secondo turno) Conchita Martínez / Virginia Ruano Pascual (primo turno) Janette Husárová / Elena Lichovceva (secondo turno) Svetlana Kuznecova / Alicia Molik (campionesse) Anastasija Myskina / Vera Zvonarëva (semifinali) Elena Dement'eva / Ai Sugiyama (terzo turno) Barbara Schett / Patty Schnyder (primo turno) Li Ting / Sun Tiantian (terzo turno) Gisela Dulko / María Vento-Kabchi (secondo turno) Yan Zi / Zheng Jie (primo turno) Francesca Schiavone / Roberta Vinci (primo turno) Shinobu Asagoe / Katarina Srebotnik (terzo turno) Lindsay Davenport / Corina Morariu (finali) Eléni Daniilídou / Nicole Pratt (quarti di finale) Tabellone Fase finale Parte alta Sezione 1 Sezione 2 Parte bassa Sezione 3 Sezione 4 Collegamenti esterni Australian Open 2005
La banda è un film del 2001 diretto da Claudio Fragasso, con protagonisti Edoardo Leo e Claudio Vanni. Trama Cinque bambini della periferia di Roma, Dado, Mirko, Lele, Manolo e Rocco, cresciuti nello stesso edificio formano un gruppetto, soprannominato "La banda" all'insegna di Sor Umberto detto Cocìs (Ninetto Davoli), padre di Dado che dopo una caduta da un'impalcatura e il conseguente coma è convinto di essere un capo indiano. I cinque, crescendo in un clima di forte disagio e indigenza si giurano amicizia eterna. Anni dopo Rocco, divenuto poliziotto a Milano e sposato con la sua collega Giulia, nel giorno del suo anniversario finisce in mezzo ad una sparatoria nella galleria del Corso in un tentativo di agguato ad una prostituta assistendo impotente alla morte di Giulia. Grazie ad un informatore viene a sapere che il responsabile è Doren Tectra, giovane boss della criminalità organizzata albanese che ha messo le proprie radici anche in Italia. Dallo stesso informatore viene a sapere che l'organizzazione di Tectra è da poco giunta a Roma dopo che un loro corriere della droga ha perso 50 milioni di cocaina dopo essere stato fermato dalla polizia. Rocco scopre che il corriere della droga ricercato dagli albanesi è proprio l'amico di infanzia Lele e i suoi complici i suoi vecchi compagni della "banda". Rocco decide così di ritornare nel suo vecchio palazzo di periferia e infiltrarsi nella sua vecchia banda con la scusa di una rimpatriata. Ma il suo ruolo di tutore della legge, la sua brama di vendetta per la morte di sua moglie e la comprensione della situazione delle sue vecchie amicizie intrappolate in un disagio sociale che appare irreversibile e senza uscita metteranno Rocco e i suoi amici di fronte a scelte che avranno conseguenze tragiche e inaspettate. Distribuzione Girato per il cinema con un budget di tre miliardi di lire, il film non fu mai distribuito nelle sale a causa di divergenze insorte fra Medusa Film e Mediaset. La pellicola ha partecipato nella sua versione integrale in concorso al festival del cinema europeo EuropaCinema di Viareggio, dove ha vinto. Dopo una distribuzione limitata in VHS (e assente in DVD) il film è stato trasmesso per la prima volta il 6 settembre del 2007 in seconda serata su Canale 5 (e riproposto occasionalmente in fascia notturna). Il film ebbe anche una distribuzione all'estero con il titolo The Squad, seppur tagliata di alcune scene, tra cui l'intero prologo dei protagonisti da bambini. Note Collegamenti esterni Film drammatici
Il kilesko (Kileskus aristotocus) è un dinosauro carnivoro appartenente ai tirannosauroidi. Visse nel Giurassico medio (Bathoniano, circa 167 milioni di anni fa). I suoi resti sono stati ritrovati in Russia. È considerato uno dei più antichi celurosauri. Descrizione Questo dinosauro è conosciuto per pochi resti fossili, ritrovati nella regione di Krasnoyarsk Krai in Siberia. I resti comprendono una mascella, una premascella, un frammento della mandibola e alcune ossa di una mano e di un piede. Le ossa del cranio sono molto simili a quelle di Proceratosaurus e di Guanlong, altri due teropodi vissuti più o meno nello stesso periodo, ritrovati rispettivamente in Inghilterra e in Cina. Dal raffronto con le forme più note, è stato ipotizzato che Kileskus fosse uno snello bipede dalle lunghe zampe posteriori, con arti anteriori relativamente allungati e dotati di tre artigli ricurvi e dal cranio piuttosto lungo e forse dotato di una cresta ossea. L'intero animale, in vita, doveva essere lungo circa 3 metri. Classificazione Kileskus è stato descritto per la prima volta nel 2010, grazie a uno studio in cui è stata riconosciuta per la prima volta la famiglia dei proceratosauridi (Proceratosauridae), che include un gruppo di dinosauri carnivori dotati di cresta vissuti principalmente nel Giurassico. Questi dinosauri sembrerebbero essere stati tra i celurosauri più antichi, e i più antichi e primitivi rappresentanti dei tirannosauroidi, una linea evolutiva che nel corso del Cretaceo darà poi origine ai grandi tirannosauri. Kileskus, in particolare, sembra essere stato notevolmente affine a Proceratosaurus dell'Inghilterra a causa di alcune caratteristiche del muso, e potrebbe essere stato il più basale tra i proceratosauridi, oltre che uno dei più antichi tirannosauroidi. Bibliografia Averianov, A.O., Krasnolutskii, S.A., and Ivantsov, S.V. (2010) A new basal coelurosaur (Dinosauria: Theropoda) from the Middle Jurassic of Siberia. Proc. of the Zool. Inst. RAS Vol 314 No. 1 42-57 Altri progetti Collegamenti esterni Proceratosauridi
Anche noto come Gigino De Manes o Gigione De Manes, nel corso della sua carriera ha sempre guidato formazioni campane. Carriera Inizia ad allenare nelle serie minori campane. Nella stagione 1930-31 è chiamato alla guida del Dopolavoro A. Padovani Giugliano che milita nel campionato di terza divisione. Nel 1932 allena la Fuorigrottese in Seconda Divisione, e nel 1933 guida i bianconeri dell'U.S. Aversana, sempre nello stesso campionato. L'anno successivo assume la guida tecnica dell'Audace Napoli. Dopo un anno è al timone della Rappresentativa Campana dove ha modo di allenare i vari Zontini, Zanni, Busiello e Giraud. L'anno seguente viene ingaggiato dallo Spolettificio di Torre Annunziata, portando gli oplontini alla vittoria in campionato ottenendo la promozione in Serie C. Nei successivi tre anni è alla guida prima del GUF Napoli e poi della Rappresentativa Napoletana, tra le cui file fu convocato Ercole Castaldo. Il 1º giugno del 1944, insieme ad altri soci, costituisce la Società Polisportiva Napoli, di cui ne sarà l'allenatore. Il 19 gennaio 1945 il club si fonde con la Società Sportiva Napoli, nata nel maggio del 1944, dando vita all'Associazione Polisportiva Napoli, che gli affida la guida il 28 gennaio, in modo da poter preparare la squadra per il Campionato Campano. Alla ripresa dei campionati lascia la guida tecnica della squadra, che sarà affidata a Raffaele Sansone. Dalla società azzurra viene richiamato il 15 febbraio 1949 a titolo provvisorio tra l'esonero di Borel e l'ingaggio di Mosele. Della squadra della sua città, negli anni cinquanta allenerà anche le giovanili. Palmarès Allenatore Competizioni nazionali Nola: 1945-1946 Competizioni regionali Spolettificio Torre Annunziata: 1937-1938 Note Bibliografia Il Littoriale, quotidiano sportivo consultabile presso l'Emeroteca del CONI Voci correlate Associazione Calcio Napoli 1948-1949 Spolettificio Torre Annunziata 1937-1938 San Felice Aversa Normanna Campionato campano 1945 Collegamenti esterni Gli allenamenti-Serie B-Napoli Corriere dello Sport, n.60, 11 marzo 1949
La International Braille Chess Association o IBCA è l'associazione degli scacchisti ciechi o ipovedenti, un'organizzazione affiliata alla FIDE e parte dell'International Blind Sports Federation (IBSF). La IBCA si formò informalmente nel 1951 a seguito dell'organizzazione da parte di Reginald Walter Bonham del primo torneo scacchistico internazionale per corrispondenza riservato a giocatori ciechi. Al torneo parteciparono 20 giocatori in rappresentanza di 10 nazioni. Il primo torneo alla scacchiera venne organizzato nel 1958 con rappresentanti di sette nazioni. L'organizzazione è cresciuta fino a raccogliere più di 50 nazioni di tutto il mondo. La IBCA organizza due competizioni principali: le Olimpiadi degli scacchi per non vedenti, la cui prima edizione si è tenuta nel 1961, proseguendo poi dal 1964 al 2014 con cadenza quadriennale e il Campionato del mondo di scacchi per non vedenti. Dal 1994 la IBCA partecipa con una sua squadra anche alle Olimpiadi degli scacchi open. Modifiche alle regole Sebbene la maggior parte delle regole degli scacchi siano mantenute, la IBCA ha introdotto alcune modifiche per aiutare i giocatori ciechi o ipovedenti. Entrambi i giocatori possono chiedere l'utilizzo di due scacchiere, il giocatore vedente userà una scacchiera normale, mentre il giocatore ipovedente userà una scacchiera speciale costruita con i seguenti accorgimenti: Tutte le case scure della scacchiera saranno rialzate di 3 o 4 millimetri rispetto alle case chiare in modo che siano distinguibili al tatto. Ogni casa della scacchiera sarà dotata di un foro nel centro in modo da poter fissarvi il pezzo. Ogni pezzo sarà dotato di un perno alla base in modo da poterlo fissare nella casa. Ogni pezzo nero sarà dotato di un rilievo alla sommità in modo da renderlo distinguibile dai pezzi bianchi. Dopo ogni mossa ciascun giocatore è tenuto ad annunciarla ad alta voce all'avversario. Invece di scrivere le mosse, il giocatore ipovedente le potrà scrivere in Braille o usare un registratore. Note Collegamenti esterni Associazioni non profit Associazioni scacchistiche Associazioni sportive
Biografia I primi anni François-Marie de Broglie era il figlio terzogenito del conte Victor Maurice de Broglie, un aristocratico d'origine piemontese, e di sua moglie, la marchesa Marie de Lamoignon. Venne battezzato col nome di suo nonno paterno, François-Marie appunto. Entrò nell'esercito francese in giovane età e a 23 anni venne nominato tenente colonnello di cavalleria. La carriera militare Allo scoppio della guerra di successione spagnola prese parte alla battaglia di Malplaquet e combatté al fianco di Claude Louis Hector de Villars a Denain. Durante il periodo di pace che seguì a questi scontri, egli si impegnò largamente per il miglioramento dell'esercito francese e, nel 1719, venne nominato direttore generale della cavalleria dei dragoni. Proposto anche per missioni diplomatiche, nel 1724 venne nominato ambasciatore in Inghilterra. Allo scoppio della guerra di successione polacca, venne richiamato ancora sul campo nel 1733 combattendo in Italia. Nella campagna del 1734 egli si distinse come uno dei principali comandanti della parte francese, ottenendo nette vittorie nelle battaglie di Parma e Guastalla. Lo stesso anno fu nominato maresciallo di Francia. Un famoso episodio a lui legato fu la sua fuga personale dal suo quartiere della Secchia (Battaglia di Quistello) quando questo venne assaltato dal nemico nella notte del 14 settembre 1734. Nel 1735 egli si distinse nuovamente in posizioni di direzione, ma venne presto rimpiazzato dal maresciallo Adrien-Maurice, III duca de Noailles. Egli venne nominato governatore generale dell'Alsazia quando Federico il Grande si recò in visita segretamente a Strasburgo nel 1740. Nel 1742, durante la guerra di successione austriaca, Broglie venne nominato comandante dell'esercito francese in Germania, ma l'unico successo che riuscì ad ottenere fu nell'azione di Sahay (25 maggio 1742), per il quale ottenne il titolo di duca de Broglie e venne nominato nella parìa di Francia. Tornò in Francia nel 1743 ove morì due anni più tardi. Matrimonio e figli François-Marie de Broglie, l'11 marzo 1692, sposò Thérèse Gillette Locquet de Grandville dalla quale ebbe i seguenti eredi: Victor François (1718-1804), sposò Marie Anne du Bois de Villiers Louise Crozat de Thiers Charles François (1719-1781), marchese di Ruffec, sposò Louise Augustine de Montmorency François Amédée (1720-1757), conte di Revel, sposò Therese Savalette Un bambino o una bambina (n./m. 1724) Marie Charlotte Thérèse (n./m. 1726) Marie-Thérèse (1732-1819), sposò Louis Charles de Lameth Charles (1733-1777), vescovo di Noyon Araldica Altri progetti Collegamenti esterni François-Marie de Broglie (1671-1745) Marescialli di Francia
Lo stadio San Filippo - Franco Scoglio è uno stadio ubicato nella città italiana di Messina. È il primo impianto della Sicilia per capienza, ottavo in Italia con posti. Ospita dal 2004 le partite casalinghe del . Storia I lavori di costruzione iniziarono nel gennaio 1991, ma, dopo il fallimento del Messina nel 1993, rimasero per molti anni fermi, per poi riprendere soltanto nel 2000 e terminare appena in tempo per l'inizio della stagione 2004-2005, che vedeva il ritorno del Messina in Serie A. L'impianto, che inizialmente aveva una capienza omologata di 40 200 spettatori, fu inaugurato ufficialmente il 17 agosto 2004 con la disputa di un incontro amichevole tra il e la Juventus, davanti ad oltre 38 000 spettatori, conclusosi con la vittoria dei bianconeri grazie a una rete di Emerson. A decorrere da tale data, l'arena ha sostituito lo stadio Giovanni Celeste quale campo interno del club peloritano: il primo incontro ufficiale disputato al San Filippo, il 22 agosto 2004, valevole per la Coppa Italia, vide il Messina prevalere sull' per 4-0, con reti di Zampagna, Parisi, Yanagisawa e Rafael. Bando per la concessione pluriennale Nel marzo 2021 lo stadio è stato affidato, con concessione pluriennale, alla società dilettantistica Football Club Messina, unica partecipante al Bando emesso dal Comune di Messina. In data 25 giugno 2021, a seguito di approfondimenti legati all'offerta del club e alle effettive possibilità economiche dello stesso, effettuati dal Prof. Francesco Vermiglio, consulente incaricato ad hoc, il Comune "Determina di procedere alla non aggiudicazione della gara per l’affidamento della concessione in gestione dell’Impianto Sportivo “Stadio F. Scoglio” del Comune di Messina in favore della società Football Club Messina, ritirando il bando in autotutela. Il 24 luglio l'FC Messina, a seguito della mancata assegnazione dello stadio da parte del Comune di Messina, ricorre al TAR di Catania, chiedendo un maxi-risarcimento di circa 400 milioni di euro. Denominazione Lo stadio trae la sua denominazione originaria dalla zona di Messina in cui sorge, la Contrada San Filippo. Ad essa si affianca l'intitolazione all'allenatore Franco Scoglio, decretata dall'amministrazione comunale il 13 febbraio 2016. Descrizione Lo stadio è costruito in trincea: parte della struttura è ubicata al di sotto del naturale livello del terreno. La cavea ha una forma semi-ellittica sulla parte settentrionale e sulle ali occidentali e orientali: differente è invece la curva meridionale, incassata all'interno di un grande edificio di servizio. Gli spalti, affacciati direttamente sui bordi del campo erboso, possono contenere un totale di spettatori suddivisi in cinque settori: Tribuna A: posti Tribuna B: posti Tribuna C: posti Curva Sud: posti Settore Ospiti: posti Record di affluenza Il record di affluenza si registrò il 19 febbraio 2005 nella gara di serie A disputata contro la Juventus, con oltre 40.000 spettatori. Eventi Calcio Incontri della nazionale italiana Note Voci correlate Messina A.C.R. Messina Stadi europei per capienza Altri progetti Collegamenti esterni Impianti sportivi di Messina A.C.R. Messina
La pergamena (Button, Button) è un racconto di fantascienza di Isaac Asimov pubblicato per la prima volta nel 1953, nel numero di gennaio della rivista Startling Stories. Successivamente è stato incluso nell'antologia Testi e note (Buy Jupiter and Other Stories) del 1975. È stato pubblicato varie volte in italiano a partire dal 1976. Il tema del viaggio a ritroso nel tempo è ripreso anche nelle storie Il figlio del tempo e Una statua per papà. Trama Un eccentrico professore sviluppa un metodo per riuscire a compiere azioni fisiche grazie al potere della mente. Quando la sua scoperta viene modificata per creare armi da guerra egli, disgustato, si dedica al suo vero sogno: creare un flauto che si può suonare solo con la mente. Per raccogliere il capitale necessario al progetto si accorda con il nipote, un avvocato di dubbia moralità e il narratore della storia, per utilizzare una sua invenzione che può viaggiare a ritroso nel tempo e recuperare oggetti. Il loro piano è di recuperare la firma di uno dei firmatari della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, Button Gwinnett, rara e quindi potenzialmente di valore. La firma viene recuperata con successo, e i due presentano la pergamena fermata al governo per l'autenticazione. Il loro piano però fallisce perché ai funzionari governativi la pergamena appare troppo nuova per essere autentica. Note Voci correlate Viaggio nel tempo nella fantascienza Collegamenti esterni Racconti di Isaac Asimov Racconti di fantascienza Racconti sul viaggio nel tempo
Professionista dal 1938 al 1949, si aggiudicò il titolo di campione del mondo sia nella categoria dilettantistica, nel 1938 a Valkenburg, che in quella dei professionisti, nel 1946 nella natia Zurigo. Si aggiudicò inoltre anche tre titoli nazionali, nel 1943, 1946 e 1947. Carriera Nel 1938 si corse l'ultima edizione dei campionati del mondo di ciclismo a Valkenburg, prima che lo scoppio della Seconda guerra mondiale interrompesse quasi totalmente le competizioni ciclistiche, e Knecht, che allora correva come dilettante, riuscì a fregiarsi del titolo iridato della categoria. Otto anni dopo, nel 1946 quando i campionati del mondo furono nuovamente disputati, nel circuito di Zurigo, Knecht riuscì nuovamente ad aggiudicarsi il titolo mondiale, questa volta nella categoria dei professionisti, battendo il campione uscente dei Marcel Kint e ottenendo una doppietta che era sfuggita proprio nel 1938 al connazionale Paul Egli che dopo aver vinto il titolo fra i dilettanti nel 1932 sfiorò quello professionisti proprio nel 1938 quando fu secondo. La vittoria del titolo mondiale in entrambe le categorie è riuscita a soli altri due ciclisti, i belgi Jean Aerts ed Eddy Merckx. Knecht, che corse quasi esclusivamente in Svizzera, seppe cogliere diversi risultati. Oltre a tre titoli nazionali in linea (fu inoltre secondo nel 1942 e nel 1941 secondo del campionato in salita), vinse diverse classiche svizzere e, anche se non riuscì ad aggiudicarsi mai il Campionato di Zurigo, se non nel 1938 nella prova riservata ai dilettanti, in questa corsa fu terzo nel 1942 e nel 1944, mentre nel Tour du Nord-Ouest de la Suisse, che vinse nel 1947, fu anche secondo nel 1942 e nel 1946 e terzo nel 1948. Vinse anche la A Travers Lausanne nel 1943, mentre nel 1941 era stato terzo, la Zurigo-Losanna nel 1944 e due edizioni del Tour du Lac Léman. Per quanto riguarda il Tour de Suisse, riuscì a cogliere due quinti posti nella classifica generale nel 1941 e nel 1942, ma non conquistò alcuna tappa. Il suo miglior risultato in una frazione della corsa a tappe elvetica fu il terzo posto nella seconda tappa dell'edizione del 1941. Knecht seppe confrontarsi anche in specialità diverse dal ciclismo su strada. Nel 1940 fu terzo nel campionato nazionale di inseguimento individuale, nel 1942 fu terzo nel campionato nazionale di ciclocross e nel 1947 secondo alla Sei Giorni di Parigi, corsa assieme al compagno di squadra Ferdi Kübler, dietro alla coppia belga Robert Naeye e Achiel Bruneel. Fra le poche corse disputate fuori dalla Svizzera, oltre alla Sei Giorni di Parigi, partecipò al Giro del Lussemburgo nel 1946, dove fu decimo nella classifica generale, e alla Milano-Zurigo del 1948, che concluse terzo. Prese parte anche a una edizione della Milano-Sanremo terminata nelle posizioni di rincalzo. Palmarès 1938 (dilettanti) Campionati del mondo, Prova in linea Dilettanti Campionato di Zurigo (dilettanti) 1939 Circuit de Bale 1940 Gran Premio di Ginevra 1941 Grand Prix de Jubilé 1943 Campionati svizzeri, Prova in linea Tour du Lac Léman Attraverso Losanna 1944 1ª tappa Zurigo-Losanna Classifica generale Zurigo-Losanna 1946 Campionati del mondo, Prova in linea Campionati svizzeri, Prova in linea 1947 Campionati svizzeri, Prova in linea Tour du Lac Léman Tour du Nord-Ouest de la Suisse Altri successi 1942 Criterium di Brugg Criterium di Morat 1943 Criterium di Sciaffusa Criterium di Breite 1944 Criterium di Sciaffusa 1946 Criterium di Zurigo Criterium di Nyon 1947 Criterium di Basilea 1948 Criterium di Bellinzona Piazzamenti Classiche monumento Milano-Sanremo 1948: 71º Competizioni mondiali Campionati del mondo Valkenburg 1938 - In linea Dilettanti: vincitore Zurigo 1946 - In linea: vincitore Collegamenti esterni Campioni del mondo professionisti di ciclismo su strada
La locomotiva bavarese Pt 2/5 N è stata una locotender a vapore costruita, per conto delle Königliche Bayerische Staats-Eisenbahnen, a partire dal 1897 dalla Krauss di Monaco di Baviera per i treni passeggeri veloci afferenti al nodo di Monaco. Storia Le locotender vennero prodotte dagli stabilimenti Krauss a partire dal 1897 per le ferrovie statali bavaresi come locomotive a vapore classe D XII. Di esse 96 unità furono acquistate per il servizio sulle varie linee che da Monaco di Baviera volgevano verso le località di montagna ma, in seguito, vennero assegnate a molti grandi depositi locomotive bavaresi. Dal 1907 assunsero la classificazione Pt 2/5 N delle Ferrovie Statali Bavaresi. Nel 1916 2 unità vennero cedute alla ferrovia del Palatinato (Pfalzbahn), mentre le restanti 94 unità passarono alla flotta della Deutsche Reichsbahn come DRG Class 73.031-124. La Pfalzbahn, nel decennio 1900-1903, aveva acquisito 31 esemplari della quasi identica P 2 classe II; 28 di esse vennero incorporate come 73.001-028 dalla Deutsche Reichsbahn, le restanti tre vennero assegnate alla Saarbahn. Tra il 1903 e il 1912, 37 locomotive di tipo analogo furono costruite per le Ferrovie imperiali dell'Alsazia-Lorena (Reichseisenbahnen in Elsaß-Lothringen) come T5 6.601-6.637. Una di esse passò in seguito alla Deutsche Reichsbahn assumendo il numero 73.125. Gli accantonamenti iniziarono progressivamente nel 1926 e si conclusero nel 1938 quando l'intero gruppo venne radiato. Caratteristiche Si trattava di una locotender di rodiggio 2-4-4 a vapore saturo a 2 cilindri a semplice espansione. La sua caratteristica particolare stava nel fatto che il primo asse formava con il primo asse motore accoppiato un carrello di Krauss-Helmoltz mentre l'asse che riceveva il moto dalla biella motrice era il terzo; il quarto e il quinto asse formavano il carrello portante posteriore. Le scorte d'acqua laterali erano di 9 t mentre il carico di carbone a bordo era di 3 t. Voci correlate Locomotiva Bavarese Pt 2/3 Locomotiva Bavarese S 2/6 Altri progetti Bavarese Pt 2/5 N
L'Impero ottomano entrò nella prima guerra mondiale come uno degli Imperi centrali. Entrò in guerra effettuando un attacco a sorpresa sulla costa russa del Mar Nero il 29 ottobre 1914, con la conseguente dichiarazione di guerra della Russia del 5 novembre 1914. Le forze ottomane combatterono nei Balcani e nel teatro mediorientale della prima guerra mondiale. La sconfitta dell'Impero ottomano in guerra nel 1918 fu cruciale per la successiva dissoluzione dell'Impero nel 1921. Entrata nella guerra mondiale L'ingresso ottomano nella prima guerra mondiale fu causato da due navi della propria marina recentemente acquistate, ancora presidiate dagli equipaggi tedeschi e comandate dal loro ammiraglio tedesco, che effettuarono un raid nel Mar Nero il 29 ottobre 1914. Ci furono vari fattori che influenzarono e incoraggiarono il governo ottomano a entrare in guerra. Le ragioni politiche dell'entrata in guerra del sultano ottomano sono controverse poiché l'Impero era uno stato agricolo in un'epoca di guerra industriale e inoltre le risorse economiche imperiali erano esaurite dai costi delle guerre balcaniche del 1912 e 1913. Le ragioni dell'azione ottomana non furono immediatamente chiare. Esercito L'ingresso ottomano nella prima guerra mondiale iniziò il 29 ottobre 1914 quando fu lanciato il raid nel Mar Nero contro i porti russi. Dopo l'attacco, la Russia e i suoi alleati (Gran Bretagna e Francia) dichiararono guerra agli ottomani nel novembre 1914. L'Impero ottomano avviò l'azione militare dopo tre mesi di neutralità formale ma aveva sottoscritto un'alleanza segreta con le potenze centrali nell'agosto 1914. La grande massa continentale dell'Anatolia si trovava tra il quartier generale dell'esercito ottomano a Istanbul e molti dei teatri di guerra. Durante il regno di Abdul Hamid II le comunicazioni civili erano migliorate, ma la rete stradale e ferroviaria non era pronta per la guerra. Ci voleva più di un mese per raggiungere la Siria e quasi due mesi per raggiungere la Mesopotamia. Per raggiungere il confine con la Russia, la ferrovia correva solo per 60 km a est di Ankara, e da lì, vi erano 35 giorni per Erzurum. L'esercito utilizzò il porto di Trebisonda come scorciatoia logistica verso oriente. Ci voleva meno tempo per arrivare a uno di quei fronti da Londra che dal dipartimento della guerra ottomana a causa delle cattive condizioni delle navi di rifornimento ottomane. L'impero cadde in disordine con la dichiarazione di guerra accanto alla Germania. L'11 novembre a Costantinopoli fu scoperta una cospirazione contro i tedeschi, e alcuni capi del partito del Comitato di Unione e Progresso (CUP) furono fucilati. Da ciò seguì la rivolta del 12 novembre ad Adrianopoli contro la missione militare tedesca. Il 13 novembre, una bomba esplose nel palazzo di Enver Pasha, e uccise cinque ufficiali tedeschi. Il 18 novembre ci furono altri complotti antitedeschi e si formarono comitati in tutto il paese per liberarlo da coloro che si schieravano con la Germania. Gli ufficiali dell'esercito e della marina protestarono contro l'assunzione dell'autorità da parte dei tedeschi. Il 4 dicembre si verificarono disordini diffusi in tutto il paese. Il 13 dicembre, una manifestazione contro la guerra venne guidata da donne a Konak (Izmir) ed Erzurum. Per tutto il mese di dicembre, il CUP affrontò l'ammutinamento tra i soldati nelle caserme e tra gli equipaggi della marina. Il capo della missione militare tedesca, il feldmaresciallo von der Goltz, sopravvisse a una cospirazione contro la sua vita. Il potere militare rimase saldamente nelle mani del ministro della Guerra Enver Pasha, mentre le questioni interne (questioni civili) erano sotto il ministro dell'Interno Talat Pascià e, cosa rilevante, Cemal Pascià ebbe il controllo esclusivo sulla Siria ottomana. I governatori provinciali gestivano le loro regioni con diversi gradi di autonomia. Un caso interessante fu Izmir; Rahmi Bey si comportava quasi come se la sua regione fosse una zona neutrale tra gli stati in guerra. Guerra con la Russia L'ingresso ottomano in guerra aumentò notevolmente gli oneri militari della Triplice Intesa. La Russia dovette combattere da sola nella campagna del Caucaso, e insieme al Regno Unito nella campagna di Persia. Ismail Enver Pasha partì per la Battaglia di Sarıkamış con l'intenzione di riconquistare Batumi e Kars, invadere la Georgia e occupare la Persia nord-occidentale e i giacimenti petroliferi. Nei combattimenti coi russi nel Caucaso, tuttavia, gli ottomani persero terreno e oltre 100.000 soldati in una serie di battaglie. 60.000 soldati ottomani morirono nell'inverno 1916-1917 nella sezione del fronte Mus-Bitlis. Gli ottomani preferirono mantenere militarmente il silenzio del Caucaso poiché dovevano raggruppare le riserve per riprendere Baghdad e la Palestina dagli inglesi. Il 1917 e la prima metà del 1918 furono i tempi dei negoziati. Il 5 dicembre 1917 fu firmato l'armistizio di Erzincan tra russi e ottomani nella città di Erzincan che pose fine ai conflitti armati tra Russia e Impero ottomano. Il 3 marzo, il Gran Visir Talat Pasha firmò il Trattato di Brest-Litovsk con la RSFS russa. Esso stabilì la cessione bolscevica di Batumi, Kars e Ardahan. Oltre a queste disposizioni, venne inserita una clausola segreta che obbligava i russi a smobilitare le forze nazionali armene. Dal 14 marzo all'aprile 1918 si tenne la conferenza di pace di Trebisonda tra l'Impero ottomano e la delegazione del Sejm transcaucasico. Enver Pascià si offrì di rinunciare a tutte le ambizioni nel Caucaso in cambio del riconoscimento della riacquisizione ottomana delle province dell'Anatolia orientale sottoscritta a Brest-Litovsk alla fine dei negoziati. Il 5 aprile, il capo della delegazione transcaucasica Akaki Chkhenkeli accettò il trattato di Brest-Litovsk come base per ulteriori negoziati e telegrafò gli organi di governo esortandoli ad accettare questa posizione. L'atmosfera prevalente a Tiflis (Tbilisi) era molto diversa. Tiflis riconosceva l'esistenza di uno stato di guerra tra loro e l'Impero ottomano. Nell'aprile 1918, la terza armata ottomana iniziò l'offensiva finale in Armenia. L'opposizione delle forze armene portò alla battaglia di Sardarapat, alla battaglia di Kara Killisse e alla battaglia di Bash Abaran. Il 28 maggio 1918, il Consiglio nazionale armeno con sede a Tiflis dichiarò la Prima Repubblica di Armenia. La nuova Repubblica d'Armenia fu costretta a firmare il Trattato di Batumi. Nel luglio 1918, gli ottomani affrontarono la Dittatura Centrocaspiana nella battaglia di Baku, con l'obiettivo di catturare Baku sotto occupazione armena-russa-britannica sul Mar Caspio. Guerra con la Gran Bretagna Gli inglesi conquistarono Bassora nel novembre 1914 e marciarono verso nord, nell'Iraq. Inizialmente ad Ahmed Djemal Pasha fu ordinato di radunare un esercito in Palestina per minacciare il Canale di Suez. In risposta, gli Alleati, inclusi i neo formati Corpi dell'Esercito Australiano e Neozelandese ("ANZAC"), aprirono un altro fronte con la battaglia di Gallipoli. L'esercito guidato da Ahmed Djemal Pasha (Quarta Armata) per espellere gli inglesi dall'Egitto fu bloccato al canale di Suez nel febbraio 1915, e nuovamente nell'estate successiva. Il canale era vitale per lo sforzo bellico britannico. Inoltre, nella regione della Palestina scoppiò la peste delle locuste. L'attesa e temuta invasione britannica non arrivò attraverso la Cilicia o la Siria settentrionale, ma attraverso gli Stretti. L'obiettivo della campagna dei Dardanelli fu quello di sostenere la Russia. La maggior parte degli osservatori militari riconobbe che il soldato ottomano era perso senza una buona guida. La guerra era qualcosa di un'epoca diversa, poiché l'Impero Ottomano agrario affrontava due forze industrializzate. Il Regno Unito fu obbligato a difendere l'India e il territorio petrolifero persiano meridionale intraprendendo la campagna mesopotamica. La Gran Bretagna doveva anche proteggere l'Egitto nella campagna Sinai-Palestina-Siria. Queste campagne misero a dura prova le risorse alleate e risollevarono la Germania. Il blocco delle forze britanniche in Palestina nella primavera del 1917 fu seguita dalla perdita di Gerusalemme nel dicembre dello stesso anno. Le autorità ottomane deportarono l'intera popolazione civile di Giaffa e Tel Aviv, in secondo gli ordini di Ahmed Cemal Pascià il 6 aprile 1917. Agli sfollati musulmani venne permesso di tornare presto. Nello stesso periodo era in corso la negoziazione della Dichiarazione Balfour (pubblicata il 2 novembre 1917) in cui il governo britannico dichiarava il proprio sostegno alla creazione di una casa nazionale ebraica in Palestina. Ahmed Jamal Pasha separò efficacemente questi gruppi. Gli sfollati ebrei tornarono dopo la conquista britannica della Palestina. Gli ottomani furono infine sconfitti a causa degli attacchi chiave del generale britannico Edmund Allenby. Impero sul fronte interno La guerra mise a dura prova i rapporti dell'impero con la sua popolazione araba. Nel febbraio 1915 in Siria, Cemal Pasha esercitò il potere assoluto negli affari militari e civili. Cemal Pasha era convinto che una rivolta tra gli arabi locali fosse imminente. I capi principali arabi furono giustiziati e le famiglie importanti deportate in Anatolia. Le politiche di Cemal non fecero nulla per alleviare la carestia che stava attanagliando la Siria; ciò fu aggravato da un blocco britannico e francese dei porti costieri, dalla requisizione dei trasporti, dai profitti e, sorprendentemente, dalla preferenza di Cemal di spendere i pochi fondi in opere pubbliche e nel restauro di monumenti storici Durante la guerra, la Gran Bretagna fu uno dei principali sponsor del pensiero e dell'ideologia nazionalista araba, principalmente come arma da usare contro il potere dell'Impero. Lo sceriffo Al-Husayn ibn Ali si ribellò contro il dominio ottomano durante la rivolta araba del 1916. In agosto fu sostituito da Sharif Haydar, ma in ottobre si autoproclamò re d'Arabia e in dicembre fu riconosciuto dagli inglesi come sovrano indipendente. Rimaneva poco che l'Impero potesse fare per influenzare il corso degli eventi, tranne il tentativo di impedire la diffusione delle notizie della rivolta per impedire di demoralizzare l'esercito o di agire come propaganda per le fazioni arabe anti-ottomane. Il 3 ottobre 1918 le forze della rivolta araba entrarono a Damasco accompagnate dalle truppe britanniche, ponendo fine a 400 anni di dominio ottomano. Guerra nell'Europa orientale Per supportare le altre potenze centrali, Enver Pasha inviò 3 corpi dell'armata o circa 100.000 uomini a combattere nell'Europa orientale. Il VI Corpo d'armata sotto il comando di Mustafa Hilmi Pasha partecipò alla campagna di Romania tra settembre 1916 e aprile 1918. Il XV corpo d'armata sotto il comando di Yakup Şevki Subaşı e successivamente Cevat Pasha combatterono in Galizia contro i russi tra l'agosto 1916 e l'agosto 1917. Il XX Corpo al comando di Abdul Kerim Pasha partecipò alla campagna di Salonicco tra il dicembre 1916 e il maggio 1917. Il distaccamento di campo di Rumeli (177 ° reggimento di fanteria rinforzato) rimase in Macedonia fino a maggio 1918. Economia 1915 Il 10 settembre 1915, il ministro dell'Interno Talat Pasha abolì le "Capitolazioni", il che pose fine ai privilegi speciali concessi ai cittadini stranieri. I titolari delle capitolazione rifiutarono di riconoscere la sua azione. Oltre alle capitolazioni, c'era un'altra questione che si è evoluta alla loro ombra. Il debito e il controllo finanziario (generazione di entrate) dell'impero erano intrecciati sotto un'unica istituzione, il cui consiglio era costituito dalle Grandi potenze piuttosto che dagli ottomani. Non vi era sovranità in questo disegno. Il debito pubblico poteva e interferiva negli affari di stato perché controllava (raccoglieva) un quarto delle entrate statali. Il debito era amministrato dall'amministrazione del debito pubblico ottomano e il suo potere si estendeva alla Banca Imperiale Ottomana (equivalente alle moderne banche centrali). L'amministrazione del debito controllava molte delle entrate importanti dell'impero. Il consiglio aveva potere su tutti gli affari finanziari. Il suo controllo si estese fino a determinare la tassa sul bestiame nei distretti. Il debito pubblico ottomano faceva parte di un più ampio schema di controllo politico, attraverso il quale gli interessi commerciali del mondo avevano cercato di ottenere vantaggi che potevano non essere nell'interesse dell'Impero. Lo scopo immediato dell'abolizione delle capitolazioni e della cancellazione dei rimborsi del debito estero era quello di ridurre la stretta straniera sull'economia ottomana; un secondo scopo, e uno a cui era attribuito un grande peso politico - era quello di estirpare i non musulmani dall'economia trasferendo beni ai turchi musulmani e incoraggiando la loro partecipazione con contratti e sussidi governativi. Relazioni estere L'alleanza ottomano-tedesca era un'alleanza che fu ratificata il 2 agosto 1914, poco dopo lo scoppio della prima guerra. L'alleanza fu creata come parte di uno sforzo congiunto di cooperazione che avrebbe rafforzato e modernizzato l'esercito ottomano in declino, oltre a fornire un passaggio sicuro della Germania nelle vicine colonie britanniche. 1915 L'accordo di Costantinopoli del 18 marzo 1915 era un insieme di assicurazioni segrete, che la Gran Bretagna aveva promesso di dare la capitale e i Dardanelli ai russi in caso di vittoria. La città di Costantinopoli doveva essere un porto franco. 1916 L'accordo franco-armeno del 27 ottobre 1916 fu registrato al ministro degli interni, Talat Pasha, il quale venne negoziato con la guida di Boghos Nubar, presidente dell'Assemblea nazionale armena e uno dei fondatori dell'AGBU (Unione Benevolente Generale Armena). 1917 Nel 1917 il gabinetto ottomano considerò il mantenimento delle relazioni con Washington dopo che gli Stati Uniti avevano dichiarato guerra alla Germania il 6 aprile. Tuttavia le opinioni del partito di guerra prevalsero e spinsero per mantenere un fronte comune con i loro alleati. Così, le relazioni con l'America furono interrotte il 20 aprile 1917. RFRS russa La rivoluzione russa del 1917 cambiò la realtà. La guerra devastò non solo i soldati russi, ma anche l'economia russa, che alla fine del 1915 stava crollando sotto la crescente tensione della domanda in tempo di guerra. I progressi del regime zarista per la sicurezza ai suoi confini meridionali si rivelarono rovinosi. Il desiderio del regime zarista di controllare l'Anatolia orientale e lo Stretto (percepito come un ventre debole), alla fine, creò le condizioni che portarono alla caduta della Russia. L'impossibilità di utilizzare lo Stretto interruppe la catena di approvvigionamento russa. La Russia avrebbe potuto sopravvivere anche senza lo Stretto, ma la tensione fu il punto di svolta per la sua economia di guerra. Questa domanda fu lasciata agli storici sovietici: "se una politica meno aggressiva nei confronti dell'Impero ottomano prima della guerra avrebbe indotto Istanbul a mantenere la neutralità o se la Russia in seguito avrebbe potuto indurre Istanbul a lasciare la guerra, il risultato del futuro dei zar a sarebbe stato diverso. La gestione inetta di Nicola del suo paese e la guerra distrussero lo zar e finirono per costargli sia il suo regno che la sua vita. Enver incaricò immediatamente il Vehib Pascià, Terza Armata, di proporre un cessate il fuoco all'esercito russo del Caucaso. Vehib ammonì il ritiro delle forze, a causa della politica in Russia: né l'esercito russo del Caucaso né le autorità civili caucasiche avrebbero dato la garanzia che si sarebbe sostenuto un armistizio. Il 7 novembre 1917 il partito bolscevico guidato da Vladimir Lenin rovesciò il governo provvisorio con un violento colpo di Stato che fece precipitare la Russia in una moltitudine di guerre civili tra diversi gruppi etnici. La lenta dissoluzione dell'esercito russo del Caucaso alleviò una forma di minaccia militare dall'est, ma ne portò un'altra. La Russia era stata una minaccia da diverso tempo, ma aveva anche tenuto a bada i disordini civili nelle sue terre senza diffondersi agli ottomani in modo violento. Il 3 dicembre il ministro degli esteri ottomano Ahmed Nesimi Bey informò la "Camera dei deputati" sulle prospettive. La Camera discusse i possibili risultati e le priorità. Il 15 dicembre viene firmato l'armistizio tra la Russia e le potenze centrali. Il 18 dicembre venne firmato l'armistizio di Erzincan. La formula di pace antimperialista dei bolscevichi senza annessioni e senza indennità era vicina alla posizione ottomana. La posizione dei bolscevichi portò a un conflitto con l'obiettivo della Germania di mantenere il controllo sulle terre dell'Europa orientale che occupava e con le rivendicazioni della Bulgaria sulla Dobrugia e su parti della Serbia. A dicembre Enver informò la Quadruplice alleanza che avrebbe voluto vedere il confine del 1877 (risalente alla guerra russo-turca del 1877-1878), sottolineando che solo le terre ottomane e il confine del 1877, erano territori ottomani abitati da musulmani. Gli ottomani non spinsero troppo la posizione del 1877, temendo di ripiegare su accordi bilaterali. D'altra parte, la Germania, l'Austria-Ungheria e la Bulgaria erano chiaramente ferme nel ritiro delle forze ottomane e russe dall'Iran. Gli ottomani volevano che l'Iran musulmano fosse sotto il proprio controllo. L'ambasciatore a Berlino, Ibrahim Hakki Pasha, scrisse: "Sebbene la Russia possa essere uno stato indebolito oggi, è sempre un nemico terribile ed è probabile che in breve tempo recupererà la sua precedente potenza. Il 22 dicembre 1917, il primo incontro tra ottomani e bolscevichi, con il capo temporaneo Zeki Pasha, fino all'arrivo di Talat Pasha, richiese a Lev Kamenev di porre fine alle atrocità commesse sul territorio russo occupato dai partigiani armeni. Kamenev accettò e aggiunse "dovrebbe essere istituita una commissione internazionale per sorvegliare il ritorno dei rifugiati (di proprio consenso) e dei deportati (mediante trasferimento forzato) nell'Anatolia orientale. La battaglia di ideali, retorica e materiale per il destino dell'Anatolia orientale si è aperta con questo dialogo. Il ministro degli Esteri Halil Bey annunciò il raggiungimento della pace alla Camera dei Deputati. Applaudì ulteriormente i deputati con la sua previsione dell'imminente firma di un terzo trattato di pace (il primo Ucraina, il secondo Russia e con la Romania). Halil Bey pensava che l'Intesa cessasse le ostilità e mettesse fine rapidamente alla guerra. La creazione di un'Ucraina indipendente prometteva di paralizzare la Russia e il recupero di Kars, Ardahan e Batumi diede al CUP un premio tangibile. Il nazionalismo emerse al centro della lotta diplomatica tra le potenze centrali e bolsceviche. L'Impero riconosceva che i musulmani russi, i loro correligionari, erano disorganizzati e dispersi non potevano diventare un'entità organizzata nelle future battaglie di ideali, retorica e materiale. Così, gli ottomani mobilitarono il Comitato del Caucaso per avanzare pretese a nome dei musulmani. Il Comitato del Caucaso aveva rifiutato le sincere richieste ottomane di rompere con la Russia e abbracciare l'indipendenza. I cristiani caucasici erano molto più avanti in questo nuovo concetto di mondo. Aiutare i musulmani caucasici a essere liberi, come i loro vicini, sarebbe stata la sfida degli ottomani. 1918 Nello sforzo bellico complessivo, il CUP era convinto che il contributo dell'impero fosse essenziale. Gli eserciti ottomani avevano bloccato un gran numero di truppe alleate su vari fronti, tenendole lontane dai teatri in Europa dove sarebbero state usate contro le forze tedesche e austriache. Inoltre, affermarono che il loro successo a Gallipoli era stato un fattore importante nel determinare il crollo della Russia, con la conseguente rivoluzione dell'aprile 1917. Avevano trasformato la guerra in favore della Germania e dei suoi alleati. Le speranze inizialmente erano alte per gli ottomani che le loro perdite in Medio Oriente potessero essere compensate dai successi nella campagna del Caucaso. Enver Pasha mantenne una posizione ottimista, nascose informazioni che rendevano debole la posizione ottomana e lasciò credere alla maggior parte dell'élite ottomana che la guerra fosse ancora vincibile. Caucaso (Armenia - Azerbaigian - Georgia) La politica ottomana verso il Caucaso si evolse in base alle mutevoli esigenze dell'ambiente diplomatico e geopolitico. Qual era la premessa ottomana nel coinvolgimento con l'Azerbaigian e il Caucaso settentrionale? Il principio di "autodeterminazione" divenne il criterio, o almeno in parte, per dare loro la possibilità di reggersi in piedi. In questa regione i bolscevichi non consideravano il separatismo nazionale come una forza duratura. La loro aspettativa era che l'intera regione rientrasse in una "unione volontaria e onesta" e che questa unione non avesse alcuna somiglianza con la famosa descrizione di Lenin della Russia come una "prigione dei popoli". L'arrivo di Lenin in Russia fu formalmente accolto da Nikolaj Čcheidze, il presidente menscevico del Soviet di Pietrogrado. Gli ottomani non vedevano alcuna possibilità per questi nuovi stati di opporsi alla nuova Russia. Questi nuovi stati musulmani avevano bisogno di sostegno per emergere come stati indipendenti vitali. Per consolidare una zona cuscinetto con la Russia (sia per l'Impero che per questi nuovi stati), tuttavia, gli ottomani avevano bisogno di espellere i bolscevichi dall'Azerbaigian e dal Caucaso settentrionale prima della fine della guerra. Sulla base dei negoziati del 1917, Enver concluse che l'Impero non doveva aspettarsi molta assistenza militare dai musulmani del Caucaso poiché erano loro quelli bisognosi. Enver conosceva anche l'importanza della ferrovia Kars-Julfa e delle aree adiacenti per questo supporto. L'obiettivo fu fissato a partire dal 1918 fino alla fine della guerra. L'Impero riconobbe debitamente la Repubblica Federativa Democratica Transcaucasica nel febbraio 1918. Questa preferenza a rimanere parte della Russia portò la politica caucasica alla Conferenza di pace di Trebisonda a basare la propria diplomazia sull'affermazione incoerente che facevano parte integrante della Russia ma non erano ancora vincolati. I rappresentanti erano Rauf Bey per l'Impero e Akaki Chkhenkeli della delegazione transcaucasica. L'11 maggio si aprì a Batumi una nuova conferenza di pace. Il Trattato di Batumi fu firmato il 4 giugno 1918, a Batumi tra l'Impero Ottomano e tre Stati del transcaucasici: la Prima Repubblica di Armenia, la Repubblica Democratica dell'Azerbaigian e la Repubblica Democratica di Georgia. L'obiettivo era quello di assistere la Repubblica Democratica dell'Azerbaigian nella battaglia di Baku, poi volgersi a nord per aiutare la Repubblica delle Montagne del Caucaso settentrionale e poi spazzare a sud per circondare gli inglesi in Mesopotamia e riprendere Baghdad. Gli inglesi in Mesopotamia si stavano già muovendo verso nord, con quaranta furgoni (con carichi di oro e argento per l'acquisto di mercenari) accompagnati solo da una brigata, per stabilire un punto d'appoggio. A quel tempo Baku era sotto il controllo dei 26 Commissari di Baku che erano membri bolscevichi e socialisti rivoluzionari di sinistra (SR) della Comune sovietica di Baku. Il comune era stato fondatato nella città di Baku. In questo piano, si aspettavano la resistenza della Russia bolscevica e della Gran Bretagna, ma anche della Germania, che si opponeva all'estensione della loro influenza nel Caucaso. L'obiettivo ottomano di schierarsi con i musulmani dell'Azerbaigian e dell'MRNC riuscì in questo breve momento della storia a portare i bolscevichi di Russia, Gran Bretagna e Germania dalla stessa parte del conflitto. Armistizio Gli sviluppi nell'Europa sudorientale schiacciarono le speranze del governo ottomano. Nel settembre 1918, le forze alleate al comando di Louis Franchet d'Espèrey organizzarono un'improvvisa offensiva sul fronte macedone, che si rivelò un discreto successo. La Bulgaria fu costretta a cercare per la pace nell'armistizio di Salonicco. Questo sviluppo minò simultaneamente sia la causa tedesca che quella ottomana: i tedeschi non ebbero truppe da risparmiare per difendere l'Austria-Ungheria dalla vulnerabilità appena formata nell'Europa sud-orientale dopo le perdite subite in Francia, e gli ottomani dovettero improvvisamente difendere Istanbul contro un assedio europeo via terra senza l'aiuto dei bulgari. Il Gran Visir Talaat Pasha visitò sia Berlino che Sofia, nel settembre 1918, e se ne andò con la consapevolezza che la guerra non era più vincibile. Con la Germania che probabilmente cercava una pace separata, anche gli ottomani sarebbero stati costretti a farlo. Il Gran visir Talaat convinse gli altri membri del partito al governo a dimettersi, poiché gli Alleati avrebbero imposto termini molto più duri se avessero pensato che le persone che iniziarono la guerra fossero ancora al potere. Cercò anche gli Stati Uniti per vedere se poteva arrendersi a loro e ottenere i benefici dei Quattordici punti nonostante l'Impero ottomano e gli Stati Uniti non fossero in guerra; tuttavia, gli americani non risposero mai, poiché aspettavano il consiglio britannico (mai arrivato) su come rispondere. Il 13 ottobre, Talaat e il resto del suo ministero si dimisero. Ahmed Izzet Pasha sostituì Talaat come Gran Visir. Due giorni dopo il suo insediamento, Ahmed Izzet Pasha inviò il generale britannico Charles Vere Ferrers Townshend catturato agli Alleati per chiedere termini per un armistizio. Il governo britannico era ansioso di negoziare un accordo interpretò che non solo la Gran Bretagna avrebbe dovuto condurre i negoziati, ma l'avrebbe fatti da sola. Poteva esserci il desiderio di tagliare i francesi fuori dal "bottino" territoriale promesso loro nell'accordo Sykes-Picot. Anche Talaat (prima di dimettersi) inviò un emissario ai francesi, ma quest'ultimo fu più lento a rispondere. Il gabinetto britannico autorizzò l'ammiraglio Calthorpe a condurre i negoziati e ad escludere esplicitamente i francesi da essi. I negoziati iniziarono domenica 27 ottobre sul HMS Agamennone, una corazzata britannica. Gli inglesi rifiutarono di ammettere il vice-ammiraglio francese Jean Amet, l'ufficiale di marina francese più anziano nella zona, nonostante il suo desiderio di unirsi; la delegazione ottomana, fu guidata dal ministro degli Affari marittimi Rauf Bey. Gli ottomani, da parte loro, credevano che la guerra fosse persa e avrebbero accettato quasi tutte le richieste loro poste. Di conseguenza, la bozza iniziale preparata dagli inglesi venne accettata in gran parte invariata; gli ottomani non sapevano che avrebbero potuto respingere la maggior parte delle clausole, e gli inglesi non sapevano che avrebbero potuto chiedere ancora di più. Gli ottomani cedettero i diritti agli alleati di occupare "in caso di disordine" qualsiasi territorio ottomano, una clausola vaga e ampia. I francesi erano scontenti del precedente; Il premier francese Clemenceau non amava che gli inglesi prendessero decisioni unilaterali in una questione così importante. Lloyd George replicò che i francesi avevano concluso un armistizio simile con breve preavviso nell'armistizio di Salonicco che era stato negoziato dal generale francese d'Esperey, e che la Gran Bretagna (e la Russia zarista) aveva impegnato la stragrande maggioranza delle truppe nella campagna contro gli ottomani. I francesi accettarono di chiudere la questione. Politica ll 30 ottobre 1918 fu firmato l'armistizio di Mudros, ponendo fine al coinvolgimento ottomano nella prima guerra mondiale. L'opinione pubblica ottomana, tuttavia, ricevette impressioni fuorvianti positive sulla severità dei termini dell'armistizio. Pensavano che i suoi termini fossero considerevolmente più indulgenti di quanto non fossero in realtà. Ciò rappresentò in seguito una fonte di malcontento per il fatto che gli Alleati avevano tradito i termini offerti. Bilancio Umano L'Impero ottomano mobilitò un totale di 2,6 milioni di uomini. Perse 325.000 uomini e 400.000 rimasero feriti. 202.000 uomini furono fatti prigionieri, principalmente dagli inglesi e dai russi, e un milione disertò, lasciando solo 323.000 uomini sotto le armi al momento dell'armistizio. Il suo ruolo nella guerra mondiale è tutt'altro che trascurabile. L'Impero britannico impegnò nel conflitto 2.550.000 uomini sui vari fronti ottomani, ovvero il 32% della sua forza totale; l'Impero russo, fino a 7.020.000 uomini nel settembre 1916, ovvero il 19% delle sue forze; Francia, 50.000 uomini, principalmente ai Dardanelli, e Italia, 70.000 uomini in Libia contro una ribellione filo-ottomana. In totale, entrambe le parti, ottomani e alleati, persero 1.400.000 uomini. Senza l'entrata ottomana in guerra, è probabile che la vittoria degli Alleati sarebbe stata più rapida. Inoltre, è anche probabile che senza la partecipazione ottomana non si sarebbero verificate né la rivoluzione russa né l'ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale. Finanziarie Anche le perdite finanziarie furono enormi con una spesa di 398,5 milioni di lire ottomane, l'equivalente di 9,09 miliardi di franchi oro dell'epoca: l'Impero era praticamente in bancarotta nel 1918. Genocidio Durante la prima guerra mondiale l'Impero ottomano si impegnò in un genocidio contro le etnie locali nel suo territorio. Il genocidio armeno, noto anche come Olocausto armeno, fu lo sterminio sistematico da parte del governo ottomano di 1,5 milioni di armeni cristiani, per lo più cittadini ottomani all'interno dell'Impero ottomano e del suo stato successore, la Repubblica di Turchia. La data di inizio è convenzionalmente considerata il 24 aprile 1915, il giorno in cui le autorità ottomane radunarono, arrestarono e deportarono da 235 a 270 intellettuali armeni e leader della comunità da Costantinopoli ad Ankara, la maggior parte dei quali alla fine furono uccisi. Il genocidio fu compiuto durante e dopo la prima guerra mondiale e attuato in due fasi: l'uccisione della popolazione maschile normodotata attraverso il massacro e la sottomissione dei coscritti dell'esercito al lavoro forzato, seguita dalla deportazione di donne, bambini, anziani, e gli infermi durante le marce della morte che conducevano al deserto siriano. Spinti in avanti da scorte militari, i deportati furono privati di cibo e acqua e sottoposti a periodiche rapine, stupri e massacri. Altri gruppi etnici indigeni e cristiani come gli assiri e i greci ottomani furono allo stesso modo presi di mira per lo sterminio dal governo ottomano nel genocidio assiro e nel genocidio greco, e il loro trattamento è considerato da alcuni storici come parte della stessa politica genocida. La maggior parte delle comunità della diaspora armena in tutto il mondo è nata come risultato diretto del genocidio. Raphael Lemkin fu esplicitamente mosso dall'annientamento armeno a definire stermini sistematici e premeditati entro parametri legali e a coniare la parola genocidio nel 1943. Si è riconosciuto che il genocidio armeno è stato uno dei primi genocidi moderni, perché gli studiosi sottolineano il modo organizzato in cui furono eseguiti gli omicidi per eliminare gli armeni. Esso rappresenta il secondo caso di genocidio più studiato dopo l'Olocausto. La Turchia, lo stato successore dell'Impero ottomano, nega la parola genocidio come termine preciso per le uccisioni di massa di armeni iniziate sotto il dominio ottomano nel 1915. Negli ultimi anni ha dovuto affrontare ripetuti appelli a riconoscerli come genocidi. Note Bibliografia Altri progetti
La Formazione Glen Rose è una formazione geologica risalente al Cretaceo inferiore. Si tratta di un vecchio bacino marino poco profondo, esposto su una vasta area compresa fra il Texas centrale e meridionale (ed in parte anche settentrionale). La formazione è particolarmente nota per le impronte e le tracce di dinosauri trovate nel Dinosaur Valley State Park, vicino alla cittadina di Glen Rose, a sud-ovest di Fort Worth ed altre località del Texas centrale. Geologia La Formazione Glen Rose è la più alta, più spessa e maggiormente esposta del Trinity Group, una serie di formazioni marine in acque poco profonde depositate su un fianco sudorientale del Llano Uplift, attraverso una serie di regressioni del mare. Nella parte settentrionale, la Formazione Glen Rose è lateralmente continua con la Formazione Paluxy. Vi sovrasta inoltre Formazione Hensel e viene a sua volta ricoperta da formazioni della Divisione Fredericksburg. Nel 1974, Keith Young concluse, sulla base della zonazione di ammonite, che la formazione varia dall' Aptiano superiore all'Albiano inferiore, circa 115-105 milioni di anni. La formazione è costituita principalmente da strati di calcare duro, alternati a marne o calcari marnosi. A causa della diversa resistenza meccanica degli strati, il calcare è deformato formando un profilo a scalini sulle colline. Questi strati erano originariamente indicati come "letti alternati", il cui termine includeva le formazioni sovrastanti di Fredericksburg. La Formazione Glen Rose è stata divisa in porzioni superiori ed inferiori, separate da uno strato contenente conchiglie fossili di Corbula. Nel 1891 il paleontologo Robert T. Hill denominò la formazione con il nome della città di Glen Rose. Grotte e caverne Vi sono una serie di grotte nella Formazione Glen Rose, alcune delle quali aperte al pubblico, tra cui Cascade Caverns e Cave Without a Name. Fossili Una varietà di fossili si trova nella Formazione Glen Rose, più abbondantemente nella parte inferiore, tra cui numerosi gasteropodi, vongole ed echinoidi. Inoltre, tracce di dinosauri sono state trovate in molte località, così come resti di vertebrati isolati. Sono anche presenti microfilossili, incluso uno dei più grandi foraminiferi mai trovati. Impronte di dinosauri e piste si riscontrano in diverse località della Formazione Glen Rose ed includono le seguenti specie: Acrocanthosaurus; Pachycephalosaurus; Pleurocoelus; Tenontosaurus; Sauroposeidon; Radiodactylus. Anche alcune piante fossilizzate sono state ritrovate, come alghe e cicadofite. Glen Rose Giacimento fossilifero
Il drap è un tessuto morbido, con aspetto brillante sul diritto, spesso realizzato con fibre nobili come il cachemire, tessuto a armatura a tela o a saia. Caratteristiche Il nome drap o draplan proviene dal latino drappus, usato fin dall'antichità per indicare genericamente la stoffa o il tessuto. Il drap è una tipologia di panno molto fine, con pesi intorno ai 250-300 g/m², in pura lana pettinata o misto-lana. L’aspetto caratteristico del drap è opera del finissaggio, durante il quale il tessuto viene follato, garzato, cimato, spazzolato e pressato. Può subire un trattamento finale, che aumenta la lucentezza del vello. Presenta un pelo corto, liscio e direzionato, che vincola il taglio del modello in fase di confezionamento. Tra le tante varietà di drap si distinguono lo Zibeline con pelo inclinato e ondulato simile alla pelliccia, l'édredon con pelo opaco e soffice, il drap de vire. Quest'ultimo ha cimossa parlante identificata da una sequenza di quattro fili in tre colori diversi (blu-rosso-bianco) per le stoffe di qualità più elevata, (rosso-giallo-bianco) per qualità intermedie, mentre i drap di terza scelta si riconoscono per cimosse con sei fili beige e sei bianchi. Il termine "drapperia" comprende tutta la categoria delle stoffe di lana medio-pesanti, specialmente se tessute in filati pettinati, che vengono impiegate nella confezione di capi da uomo, mentre la "laneria" indica, per convenzione, tessuti di lana più leggeri, riservati a capi femminili. Il drap è usato indistintamente per blazer, tailleur, e mantelli. Note Tessuti
La chiesa di San Giovanni Evangelista (in spagnolo: Parroquia San Juan Evangelista) è un edificio di culto cattolico situato nel quartiere de La Boca a Buenos Aires, in Argentina. Storia A partire dalla seconda metà del XIX secolo La Boca iniziò ad espandersi grazie all'arrivo di migliaia di emigranti italiani, principalmente liguri, che andavano ad affollare le piccole abitazioni malsane e i numerosissimi conventillos del quartiere. Nel 1858 fu eretta una piccola cappella in legno dedicata a Santa Lucia, ciononostante sarà soltanto dieci anni dopo che, sui terreni dell'attuale chiesa, donati da Don Diego Britain, verrà collocata la prima pietra dell'edificio. A causa tuttavia di molteplici fattori, come l'epidemia di febbre gialla del 1871 e la carenza di fondi, la chiesa non fu mai costruita, lasciando così La Boca priva di un proprio luogo di culto. Negli anni la gestione della parrocchia di San Giovanni Evangelista fu affidata ai Salesiani, al fine di venire incontro ai tantissimi immigrati presenti nel quartiere. Grazie agli sforzi della Congregazione Salesiana, che aveva coinvolto illustri personaggi della politica argentina come Bartolomé Mitre e Domingo Faustino Sarmiento, il progetto per la costruzione della chiesa riprese attivamente il suo iter. L'11 marzo 1883, alla presenza del Presidente Julio Argentino Roca, fu posta la prima pietra dell'edificio che fu solennemente inaugurato il 17 luglio di tre anni dopo. L'11 ottobre 1951 parte della navata crollò mentre era in corso la messa domenicale. Si registrarono 11 morti e una ventina di feriti. Due anni dopo il tempio fu restaurato e riaperto al pubblico. Nel 2000 la chiesa fu temporaneamente chiusa a causa dell'instabilità della cupola. Descrizione La chiesa presenta una pianta a croce latina con cupola mentre l'interno è costituito da un'unica navata centrale. All'interno sono presenti alcuni altari, come quello della Madonna della Guardia o della Madonna del Suffragio, che attestano la presenza ligure in questa chiesa. Note Voci correlate La Boca giova Chiese dell'Argentina La Boca
Biografia La prima personale fu nella città natale nel 1953, e nello stesso anno si aggiudicò il Premio Viareggio. Nel 1956 si trasferì a Milano, condividendo uno studio in via Procaccini con Scapaticci, Ferroni, Banchieri e Luporini; nel 1958 espose alla galleria Pagani di Milano, con presentazione di Mario De Micheli. Nel 1959 vinse il premio acquisto al premio di pittura Golfo della Spezia con un'opera entrata a far parte della collezione del Centro d'arte moderna e contemporanea della Spezia, si aggiudicò ex aequo (con Nikos Kessanlis) il V Premio Modigliani, con l'opera Ragazzi nell'acqua e vinse infine il Premio Suzzara, con l'opera Costruzione della casa. Nel 1963 espose a Roma alla galleria Penelope, presentato di nuovo da De Micheli, e l'anno successivo si aggiudicò il Premio Ramazzotti con il dipinto Bambino nell'aiuola, divenuto parte della collezione Ramazzotti. Nello stesso anno partecipò a due esposizioni collettive di respiro internazionale organizzate dalla Quadriennale di Roma: Contemporary Italian Paintings, tenuta a Melbourne (Australia) e Peintures italiennes d'aujourd'hui, mostra itinerante con tappe a Damasco, Ankara, Teheran e Tunisi. Nel 1965-66 espose alla IX Quadriennale nazionale d'arte di Roma. Nel 1976 si aggiudicò nuovamente il Premio Suzzara. Esponente del realismo esistenziale, nell'attività a Milano coniugò il paesaggismo toscano con la tradizione del naturalismo lombardo. Fu toccato dalla corrente informale ma aderì anche a uno stile figurativo di tipo espressionista. Sue opere sono conservate al Museo della Permanente a Milano, nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia e nel MAGI '900. Note Bibliografia Altri progetti
Quartet è un videogioco arcade di tipo sparatutto a scorrimento fantascientifico su piattaforme, pubblicato nel 1986 dalla SEGA. Nel 1987 venne convertito per la console SEGA Master System, utilizzando in Giappone il titolo Double Target: Cynthia no nemuri (ダブルターゲット シンシアの眠り), mentre la Activision lo pubblicò per i computer Amstrad CPC, Commodore 64 e ZX Spectrum. Il titolo Quartet si riferisce alla presenza di una squadra di quattro personaggi giocabili, nell'arcade originale anche da quattro giocatori in simultanea. La SEGA produsse anche una leggera variante dell'arcade intitolata Quartet 2 (1986), una conversione a giocatore singolo per cellulari (Mobile Quartet, 2002) e un pacchetto di emulazione per PlayStation 2 delle versioni arcade e Master System, in raccolta con SDI (Sega AGES 2500 Series Vol. 21 SDI & Quartet - SEGA System 16 Collection Vol.1, 2005). Modalità di gioco Il gioco si svolge in una colonia spaziale che è stata invasa dai nemici, rappresentati da robot e creature varie. I protagonisti sono una squadra di combattenti a piedi, differenti nell'aspetto e negli armamenti: Lee, Joe (dotato anche di maggior velocità), Mary, Edgar (dotato anche di maggiore salto). Nella versione arcade sono controllabili da fino a quattro giocatori in cooperazione simultanea, mentre nelle conversioni per sistemi casalinghi i giocatori simultanei sono al massimo due. Nelle versioni per computer sono comunque disponibili i quattro personaggi da selezionare, mentre nella versione Master System sono presenti solo Mary e Edgar. L'azione avviene in ambienti bidimensionali a piattaforme, con scorrimento orizzontale in entrambi i versi. I personaggi si muovono in orizzontale, saltano, sparano in orizzontale con munizioni illimitate. Inoltre possono abbassarsi e avanzare abbassati (non in versione Commodore 64), e a volte ci sono scalette verticali su cui si può salire (non in tutte le conversioni). I nemici sbucano da porte sparse, si muovono in vari modi e sono pericolosi solo al contatto. I personaggi hanno una quantità numerica di energia, e se raggiunti da un nemico vengono temporaneamente buttati a terra e ne perdono un po', fino a morire definitivamente quando la esauriscono. Ci sono diversi tipi di power-up, in particolare per potenziare l'arma bisogna raccogliere quelli del proprio colore (o lettera iniziale, nelle meno colorate versioni Amstrad e Spectrum), altrimenti si otterranno soltanto punti. Un altro power-up notevole è un jet pack che permette di volare in tutte le direzioni. Ogni livello ha un boss, generalmente sotto forma di un mostro meccanico, che deve essere distrutto per ottenere una chiave, che permette di passare dalla porta di uscita e completare il livello. Le posizioni del mostro e dell'uscita variano a seconda del livello, e a volte si deve avanzare perlopiù verso destra e a volte verso sinistra. Master System La versione per Master System è quella che differisce maggiormente dalle altre in termini di struttura generale dei livelli, oltre che per la presenza di due soli personaggi. Sono presenti tra l'altro precipizi letali, porte di passaggio tra aree separate dello stesso livello, blocchi distruttibili, mentre mancano le porte di accesso dei nemici, che si materializzano dal nulla. Il titolo dell'edizione giapponese Double Target ("doppio bersaglio") fa presumibilmente riferimento ai due personaggi, mentre il sottotitolo Cynthia no nemuri ("il sonno di Cynthia") si riferisce al sarcofago della regina che viene recuperato al termine del gioco; la versione Master System è infatti l'unica ad avere un finale, mentre le altre ripropongono i livelli all'infinito. Quartet 2 Sempre nel 1986 la SEGA pubblicò anche l'arcade Quartet 2, ma non si tratta di un seguito bensì di una seconda versione, sotto forma di kit di conversione di altri cabinati. I giocatori simultanei massimi sono ridotti a due, ma sempre selezionabili tra tutti e quattro i personaggi. Bibliografia Collegamenti esterni
Biografia È figlia di Gérard Depardieu e Élisabeth Guignot, e sorella di Guillaume. Da parte del padre, ha acquisito una sorellastra, Roxane, e un fratellastro, Jean. Dopo aver studiato filosofia, la Depardieu si dedica al cinema; nel 1994 recita accanto al padre ne Il colonnello Chabert, inaugurando una carriera che la porta a vincere due Premi César nell'edizione 2004 (migliore attrice non protagonista e migliore promessa femminile per l'interpretazione in La Petite Lili) e uno nell'edizione 2008 (migliore attrice non protagonista per Un secret). Dalla relazione con il cantautore Philippe Katerine, conosciuto sul set di Je suis un no man's land, l'attrice ha avuto due figli: Billy, nato il 16 giugno 2011, e Alfred, nato l'8 agosto 2012. Filmografia Il colonnello Chabert (Le colonel Chabert), regia di Yves Angelo (1994) La machine - Un corpo in prestito (La machine), regia di François Dupeyron (1994) Les liens du coeur - film TV (1996) La passion du docteur Bergh - film TV (1996) Intime conviction - film TV (1998) Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte Cristo) - miniserie TV, 4 episodi (1998) L'examen de minuit, regia di Danièle Dubroux (1998) Peut-être, regia di Cédric Klapisch (1999) Love Me, regia di Laetitia Masson (2000) Les marchands de sable, regia di Pierre Salvadori (2000) Les destinées sentimentales, regia di Olivier Assayas (2000) 30 ans, regia di Laurent Perrin (2000) In extremis, regia di Etienne Faure (2000) Grand oral, cortometraggio, regia di Yann Moix (2000) HLA identique, cortometraggio, regia di Thomas Briat (2000) Deux femmes à Paris - film TV (2000) Zaïde, un petit air de vengeance - film TV (2001) Ferchaux (L'aîné des Ferchaux) - film TV (2001) Dio è grande, io no (Dieu est grand, je suis toute petite), regia di Pascale Bailly (2001) Veloma, regia di Marie de Laubier (2001) Les enfants d'abord - film TV (2001) Bad Karma, regia di Alexis Miansarow (2001) Jean Moulin, une affaire française - film TV (2003) Le porteur de cartable - film TV (2003) Le lion volatil, cortometraggio, regia di Agnès Varda (2003) La maison des enfants - miniserie TV (2003) Spartacus, cortometraggio, regia di Virginie Lovisone (2003) Bolondok éneke, regia di Csaba Bereczky (2003) La Petite Lili, regia di Claude Miller (2003) Bienvenue au gîte, regia di Claude Duty (2003) Podium, regia di Yann Moix (2004) L'oeil de l'autre, regia di John Lvoff (2004) Una lunga domenica di passioni (Un long dimanche de fiançailles), regia di Jean-Pierre Jeunet (2004) Milady - film TV (2004) La febbre, regia di Alessandro D'Alatri (2005) Celle qui reste - film TV (2005) Un fil à la patte, regia di Michel Deville (2005) Sauf le respect que je vous dois, regia di Fabienne Godet (2005) La maledizione dei Templari (Les rois maudits) - miniserie TV, 1 episodio (2005) Toilet Zone - serie TV (2005) Le passager, regia di Eric Caravaca (2005) Essaye-moi, regia di Pierre-François Martin-Laval (2006) La mémoire des autres, regia di Pilar Anguita-MacKay (2006) Toi et Moi, regia di Julie Lopes-Curval (2006) Qui m'aime me suive, regia di Benoît Cohen (2006) Toothache, regia di Ian Simpson (2006) Tutta colpa di Fidel (La faute à Fidel!), regia di Julie Gavras (2006) Poltergay, regia di Éric Lavaine (2006) I testimoni (Les témoins), regia di André Téchiné (2007) Rush Hour 3 - Missione Parigi (Rush Hour 3), regia di Brett Ratner (2007) Cow-Boy, regia di Benoît Mariage (2007) Un secret, regia di Claude Miller (2007) Elles et moi - miniserie TV, 2 episodi (2008) Female Agents (Les femmes de l'ombre), regia di Jean-Paul Salomé (2008) Le Bal des actrices, regia di Maïwenn (2009) Bancs publics (Versailles rive droite), regia di Bruno Podalydès (2009) La femme invisible (d'après une histoire vraie), regia di Agathe Teyssier (2009) Au siècle de Maupassant: Contes et nouvelles du XIXème siècle - serie TV, 1 episodio (2009) Pièce montée, regia di Denys Granier-Deferre (2010) Le Mariage à trois, regia di Jacques Doillon (2010) Je suis un no man's land, regia di Thierry Jousse (2010) Libre échange, regia di Serge Gisquière (2010) Bouquet final - film TV (2011) L'Art d'aimer, regia di Emmanuel Mouret (2011) Possessions, regia di Eric Guirado (2011) Opium, regia di Arielle Dombasle (2013) Ma maman est en Amérique, elle a rencontré Buffalo Bill, solo voce, regia di Marc Boréal e Thibaut Chatel (2013) Indiscrétions - film TV (2013) La Famille Katz - serie TV, 6 episodi (2013) Les yeux jaunes des crocodiles, regia di Cécile Telerman (2014) Magnum - film TV (2014) À la vie, regia di Jean-Jacques Zilbermann (2014) La Tueuse Caméléon - film TV (2015) Par tous les seins, cortometraggio, solo voce, regia di Caroline le Moing (2016) La nostra grande famiglia, regia di Gabriel Julien-Laferrière (2016) Capitaine Marleau - serie TV, 1 episodio (2017) Crash Test Aglaé, regia di Eric Gravel (2017) Les Chamois - serie TV, 2 episodi (2017) Le tueur du lac - serie TV, 8 episodi (2017) C'est quoi cette mamie?!, regia di Gabriel Julien-Laferrière (2019) C'est quoi ce papi?!, regia di Gabriel Julien-Laferrière (2021) Placés, regia di Nessim Chikhaoui (2022) Zaï zaï zaï zaï, regia di François Desagnat (2022) Doppiatrici italiane Nelle versioni in italiano dei lavori a cui ha partecipato, Julie Depardieu è stata doppiata da: Eleonora De Angelis in Una lunga domenica di passioni Pinella Dragani in I testimoni Roberta Gasparetti in Rush Hour 3 - Missione Parigi Claudia Pittelli in Il conte di Montecristo Valentina Mari in La maledizione dei Templari Paola Della Pasqua in Dio è grande, io no'' Altri progetti Collegamenti esterni Premi César per la migliore attrice non protagonista Premi César per la migliore promessa femminile Attori figli d'arte
Romeo + Giulietta di William Shakespeare (William Shakespeare's Romeo + Juliet) è un film del 1996 diretto da Baz Luhrmann, rielaborazione in chiave postmoderna della celebre tragedia Romeo e Giulietta di William Shakespeare, di cui è il 10º adattamento sul grande schermo. Ha ricevuto una candidatura ai Premi Oscar 1996, come migliore scenografia. Le vicende ricalcano quasi interamente quelle della celebre tragedia shakespeariana, di cui sono ripresi fedelmente i testi e i dialoghi. Cambia invece il contesto, ambientato in epoca moderna; Verona diventa la moderna Verona Beach, le famiglie rivali dei Montecchi e dei Capuleti sono rappresentate come potenti imperi d'affari in guerra tra loro, e le spade sono sostituite dalle pistole. Trama Nella città di Verona negli anni '90, l'odio tra due ambiziose famiglie, i Montecchi e i Capuleti, avversari come magnati industriali, sfocia spesso in sparatorie e risse. Una sera, i Capuleti organizzano una festa e Romeo, figlio dei Montecchi, ossessionato dall'amore per Rosalina, e il suo migliore amico Mercuzio (anche parente del capitano della polizia), si travestono per entrarvi. Alla festa, Romeo conosce Giulietta, di cui si innamora ricambiato, senza sapere che in realtà è la figlia dei Capuleti. Quando i due scoprono la verità sulle loro famiglie, rimangono scioccati ma ciò non può distruggere il loro grande amore e riescono a vedersi, sempre di nascosto. Il giorno seguente decidono di unirsi segretamente in matrimonio favoriti da padre Lorenzo, che intende favorire una possibile riconciliazione tra le famiglie. Intanto Tebaldo, cugino di Giulietta, ha scoperto che Romeo e Mercuzio si sono recati alla festa e così poche ore dopo le nozze di Romeo, decide di vendicarsi attaccandolo. Nello scontro interviene anche Mercuzio che tenta di difendere Romeo, ma nella rissa Tebaldo colpisce Mercuzio con un coccio di vetro ad un fianco e così Mercuzio muore dissanguato, mentre Tebaldo scappa, risparmiando Romeo. Questi, accecato dalla rabbia, insegue in auto Tebaldo e, una volta fermato e sceso dalla macchina, lo uccide a colpi di pistola. Romeo non viene arrestato ma condannato all'esilio e perciò torna da Giulietta, dove passa la notte per poi allontanarsi prima dell'alba per dirigersi a Mantova. Giulietta scopre di essere promessa in matrimonio a Paride e, nonostante cerchi in tutti i modi di convincere i genitori a cambiare idea, realizza di non avere alternative. Si reca quindi da padre Lorenzo, che le consegna un siero che simula uno stato simile alla morte: la ragazza dovrà berlo la sera prima delle nozze, mentre Romeo, avvisato da una lettera, avrebbe portato Giulietta con sé a Mantova. Ma la lettera non arriva e il giovane, venuto a sapere della morte di Giulietta tramite l'amico e testimone Baldassarre, torna a Verona con l'intenzione di unirsi a Giulietta nella morte. Dopo essersi procurato un potente veleno ed essere fuggito da decine di poliziotti, Romeo si introduce nella cappella in cui è sepolta Giulietta ed assume il veleno. Proprio in quel momento Giulietta si risveglia e cerca invano di fermarlo, ma è troppo tardi e così Romeo muore tra le braccia di Giulietta, che, disperata, si suicida sparandosi in testa con la pistola dell'amato. Il dramma giunge al termine sulle note conclusive del Liebestod wagneriano. La morte dei due giovani induce alla riconciliazione le famiglie. Ambientazione moderna La maggior parte del film è ambientata negli anni novanta in un sobborgo immaginario di Los Angeles chiamato Verona Beach. Il nome di questo luogo gioca sul fatto che a Los Angeles esiste realmente un luogo chiamato, invece, Venice Beach. Come nel dramma, una breve parte del film è ambientata a Mantova, che qui viene dipinta come un'area desertica e desolata. Verona Beach è il centro di una guerra sociale tra due famiglie leader nell'industria, i Montecchi (Montague) e i Capuleti (Capulet). Il Principe Escalus, invece di essere Principe di Verona, è il Capitano Principe, capo del distretto di Polizia di Verona Beach. Paride qui non è un nobile, ma è il figlio del Governatore, e durante tutto il film parla in una maniera presuntuosa e altezzosa nei confronti di Giulietta e di suo padre. Egli vuole sposare Giulietta solamente per la sua ricchezza, non perché la ama davvero. Oltre alla modernizzazione dei personaggi, anche gli oggetti e i luoghi sono stati aggiornati ai giorni nostri. In primo luogo, le spade sono state sostituite da pistole con nomi romanzeschi tipo "Spada 9mm" o "Pugnale". L'inseguimento di Tebaldo da parte di Romeo, invece di avvenire a piedi, avviene in macchina, e si concluderà col tamponamento delle due auto e l'uccisione di Tebaldo da parte di Romeo con la pistola del suo rivale. Benché la maggior parte delle lotte sia fatta con pistole e pugni, invece che con le spade, la morte di Mercuzio avviene per mano di Tebaldo che lo colpisce al ventre con un grande coccio di vetro trovato sulla spiaggia. La "regina Mab" di Mercuzio qui diventa una droga sotto forma di pasticca che Romeo assume prima di andare alla festa dei Capuleti. Frate Lorenzo spedisce la lettera per Romeo a Mantova tramite un corriere postale. Differenze con l'opera di Shakespeare Trascurando la lettura in chiave moderna dell'opera di Shakespeare, ci sono alcune differenze con la tragedia originale: La lite iniziale è partita da alcuni Montecchi, nell'originale, invece, è data inizio da alcuni Capuleti. Abramo è un Capuleti, mentre nell'originale è un Montecchi. L'età di Giulietta non è mai affermata direttamente, mentre nell'originale viene detto che ha quasi 14 anni. La regina Mab descritta da Mercuzio nel suo discorso, nell'originale è una regina delicata e metaforica; nel film, invece, è stata tradotta sotto forma di una droga. Nel film la pozione che fa addormentare Giulietta dura solo 20 ore, mentre nell'originale dura 42 ore. Romeo compra il veleno a Verona invece che a Mantova. Nella versione originale, Romeo uccide Paride perché quest'ultimo tentò di fermarlo quando stava entrando nel sepolcro ove giaceva Giulietta. In questo film questa scena è stata totalmente omessa. Nella scena della morte dei due amanti, Giulietta si risveglia mentre Romeo sta bevendo il veleno, così lui, sconvolto, muore tra le sue braccia. Nell'originale, lei si risveglia quando lui è già morto. Probabilmente, Baz si ispirò per questo finale alla versione novellistica italiana di Romeo e Giulietta. Molti discorsi sono stati omessi. Ad esempio Giulietta, prima di uccidersi con la pistola di Romeo, non pronuncia parola. Nell'originale, Romeo nel sepolcro si rivolge anche al cadavere di Tebaldo, mentre nella nuova versione quest'ultimo non c'è nemmeno nel sepolcro. Riconoscimenti 1997 - Premio Oscar Nomination Miglior scenografia a Catherine Martin e Brigitte Broch 1998 - Premio BAFTA Miglior regia a Baz Luhrmann Miglior sceneggiatura non originale a Craig Pearce e Baz Luhrmann Miglior scenografia a Catherine Martin Miglior colonna sonora a Nellee Hooper Nomination Miglior fotografia a Donald McAlpine Nomination Miglior montaggio a Jill Bilcock Nomination Miglior sonoro a Gareth Vanderhope, Rob Young e Roger Savage 1997 - European Film Awards Nomination Miglior film internazionale a Baz Luhrmann 1997 - MTV Movie Awards Miglior performance femminile a Claire Danes Nomination Miglior film Nomination Migliore performance maschile a Leonardo DiCaprio Nomination Miglior coppia a Leonardo DiCaprio e Claire Danes Nomination Miglior canzone (Crush) a Garbage Nomination Miglior bacio a Leonardo DiCaprio e Claire Danes 1996 - Satellite Award Miglior scenografia a Catherine Martin Nomination Miglior fotografia a Donald McAlpine Nomination Miglior montaggio a Jill Bilcock Nomination Miglior canzone originale (Kissing You) a Des'ree e Tim Atack 1997 - Saturn Award Nomination Migliori costumi a Kym Barrett 1997 - Festival internazionale del cinema di Berlino Premio Alfred Bauer a Baz Luhrmann Orso d'Argento per il miglior attore a Leonardo DiCaprio Nomination Orso d'oro a Baz Luhrmann 1998 - London Critics Circle Film Awards Attrice dell'anno a Claire Danes Nomination Film dell'anno Nomination Regista dell'anno a Baz Luhrmann 1997 - Golden Reel Award Nomination Miglior montaggio sonoro 1997 - AACTA Award Nomination Miglior film straniero a Gabriella Martinelli e Baz Luhrmann 1997 - Blockbuster Entertainment Awards Miglior attore in un film romantico a Leonardo DiCaprio Miglior attrice in un film romantico a Claire Danes 1997 - Artios Award Nomination Miglior casting per un film drammatico a David Rubín 1997 - Australian Cinematographers Society Premio di Distinzione a Donald McAlpine 1996 - Awards Circuit Community Awards Miglior scenografia a Catherine Martin e Brigitte Broch Nomination Miglior cast Nomination Migliori costumi a Kym Barrett Nomination Miglior fotografia a Donald McAlpine Nomination Menzioni onorevoli a Baz Luhrmann 1997 - Online Film & Television Association Nomination Miglior sceneggiatura non originale a Baz Luhrmann e Craig Pearce Nomination Miglior scenografia a Catherine Martin, Doug Hardwick e Brigitte Broch 1997 - YoungStar Awards Miglior attrice esordiente in un film drammatico a Claire Danes Produzione La maggior parte del film è stata girata a Città del Messico, ma alcune piccole parti sono state girate a Miami. Una parte della scena del film in cui muore Mercuzio, è stata girata durante una vera tempesta che colpì la città distruggendo il set che, in seguito, dovette essere ricostruito. Mentre veniva girata la scena alla stazione di benzina all'inizio del film, l'attore Dash Mihok che interpreta Benvolio, finì casualmente in mezzo al vero traffico (per giunta con una pistola in mano); la gente non sapeva che stessero girando un film, così molti pensarono si trattasse di una rapina. Cast Leonardo DiCaprio fu scelto immediatamente da Baz Luhrmann per interpretare Romeo, mentre la scelta di Giulietta fu un processo molto più lungo. Inizialmente il ruolo doveva essere interpretato da Natalie Portman, la quale si recò a Sydney per le audizioni. Dopo avere provato alcune scene, i produttori cominciarono a ritenere che fosse troppo giovane per quel ruolo; d'accordo con l'attrice, hanno ritenuto che Di Caprio fosse troppo più adulto di lei, e, nelle scene d'amore, dava quasi l'idea che lui la stesse molestando. Colonna sonora Volume 1 #1 Crush - Garbage Local God - Everclear Angel - Gavin Friday Pretty Piece of Flesh - One Inch Punch Kissing You - Des'ree Whatever (I Had a Dream) - Butthole Surfers Lovefool - The Cardigans Young Hearts Run Free - Kym Mazelle Everybody's Free (To Feel Good) - Quindon Tarver To You I Bestow - Mundy Talk Show Host - Radiohead Little Star - Stina Nordenstam You and Me Song - The Wannadies Volume 2 Prologue O Verona The Montague Boys - featuring Justin Warfield of One Inch Punch Gas Station Scene O Verona (Reprise) Introduction to Romeo Queen Mab Interlude Young Hearts Run Free (Ballroom Version) - featuring Kym Mazelle, Harold Perrineau, & Paul Sorvino Kissing You Instrumental Balcony Scene When Doves Cry - Quindon Tarver A Challenge Tybalt Arrives - featuring Butthole Surfers & The Dust Brothers Fight Scene Mercutio's Death Drive of Death Slow Movement - composed by Craig Armstrong Morning Breaks Juliet's Requiem Mantua Escape from Mantua - featuring Mundy Death Scene Liebestod (da Tristano e Isotta di Richard Wagner) Epilogue Exit Music (For a Film) - Radiohead (scritta specificatamente per i titoli di coda del film, su richiesta del cantante del gruppo è assente dai due album.) Note Voci correlate Romeo e Giulietta Shakespeare nella cinematografia Altri progetti Collegamenti esterni Film 20th Century Fox Film sentimentali Film grotteschi Film basati su Romeo e Giulietta Film sul suicidio
Di seguito è riportato un elenco di specie esistenti e ed estinte i cui fossili sono stati ritrovati nei pozzi di catrame di La Brea Tar Pits, situati nell'attuale Hancock Park, un parco cittadino nella sezione Miracle Mile del distretto del Mid-Wilshire a Los Angeles, California. Alcuni dei fossili estratti dai pozzi di catrame sono esposti nell'adiacente George C. Page Museum of La Brea Discoveries nel parco. Le specie identificate ed raccolte da questi pozzi sono principalmente predatori del Pleistocene. Le croci (†) nell'elenco indicano le specie estinte. Mammiferi Artiodactyla Antilocapra (Antilocapra americana) † Bisonte antico (Bison antiquus) † Bisonte gigante (Bison latifrons) † Cammello americano (Camelops hesternus) † Antilocapra nana (Capromeryx minor) Cf. Wapiti (Cervus canadensis) † Cfr. Bue degli arbusti (Euceratherium collinum) † Lama faccia grossa (Hemiauchenia macrocephala) Cf. Cervo mulo (Odocoileus hemionus) Bighorn (Ovis canadensis) † Pècari (Platygonus compressus) Carnivora † Orso dal muso corto gigante (Arctodus simus) Gatto dalla coda ad anelli (Bassariscus astutus) † Lupo terribile (Canis dirus) Cane domestico (Canis lupus familiaris) † Coyote pleistocenico (Canis latrans orcutti) Lupo grigio (Canis lupus) † Tigre dai denti a scimitarra (Homotherium serum) Lince rossa (Lynx rufus) Moffetta comune (Mephitis mephitis) † Ghepardo americano (Miracinonyx inexpectatus) Donnola dalla coda lunga (Mustela frenata) † Leone americano (Panthera leo atrox) † Giaguaro nordamericano del pleistocene (Panthera onca augusta) Procione (Procyon lotor) Puma (Puma concolor) Urocione comune (Urocyon cinereoargenteus) Orso nero americano (Ursus americanus) Orso grizzly (Ursus arctos horribilis) † Tigre dai denti a sciabola (Smilodon fatalis) Moffetta macchiata occidentale (Spilogale gracilis) Tasso americano (Taxidea taxus) Chiroptera Pipistrello pallido (Antrozous pallidus) Vespertilio cenerino (Lasiurus cinereus) Pilosa † Bradipo terricolo di Harlan (Paramylodon harlani) † Bradipo terricolo di Jefferson (Megalonyx jeffersonii) † Bradipo terricolo di Shasta (Nothrotheriops shastensis) Soricomorpha Toporagno grigio di Crawford (Notiosorex crawfordi) Talpa dai piedi larghi (Scapanus latimanus) Toporagno ornato (Sorex ornatus) Lagomorpha Lepre dalla coda nera (Lepus californicus) Silvilago del deserto (Sylvilagus audubonii) Coniglio di boscaglia (Sylvilagus bachmani) Perissodactyla † Cavallo messicano (Equus conversidens) † Cfr. Cavallo occidentale (Equus occidentalis) † Tapiro californiano (Tapirus californicus) Primates Uomo (Homo sapiens)("Donna La Brea") Proboscidea † Mastodonte americano (Mammut americanum) † Mammut colombiano (Mammuthus columbi) Rodentia Ratto canguro agile (Dipodomys agilis) Arvicola della California (Microtus californicus) Neotoma dai piedi oscuri (Neotoma fuscipes) Topo della cavalletta meridionale (Onychomys torridus) Topo tascabile della California (Perognathus californicus) † Topo imperfetto (Peromyscus imperfectus) Topo del raccolto occidentale (Reithrodontomys megalotis) Scoiattolo di terra californiano (Otospermophilus beecheyi) Cf. Scoiattolo di terra di Merriam (Neotamias merriami) Geomide di Botta (Thomomys bottae) Uccelli Accipitriformes Astore (Accipiter gentilis) Sparviero americano (Accipiter striatus velox) Sparviere di Cooper (Accipiter cooperii) † Aquila di Woodward (Amplibuteo woodwardi) Aquila reale (Aquila chrysaetos) Poiana codarossa (Buteo jamaicensis) Poiana di Swainson (Buteo swainsoni) Poiana calzata (Buteo lagopus) Poiana ferruginosa (Buteo regalis) Poiana (Buteo sp.) † Aquila di Daggett (Buteogallus daggetti) † Aquila fragile (Buteogallus fragilis) Albanella reale (Circus cyaneus) Nibbio bianco (Elanus caeruleus) Aquila di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus) † Aquila errante (Neogyps errans) † Avvoltoio americano (Neophrontops americanus)* † Aquila crestata di Grinnell (Spizaetus grinnelli) Anseriformes † Anabernicula gracilenta Germano reale (Anas platyrhynchos) Canapiglia (Mareca strepera) Alzavola euroasiatica (Anas crecca) Alzavola cannella (Spatula cyanoptera) Mestolone comune (Spatula clypeata) Oca lombardella maggiore (Anser albifrons) Moriglione dorsotelato (Aythya valisineria) Oca canadese (Branta canadensis) Cf. oca colombaccio (Branta bernicla) Oca delle nevi (Anser caerulescens) Oca di Ross (Chen rossii|Anser rossii) Cigno minore (Cygnus columbianus) Caprimulgiformes Succiacapre comune (Phalaenoptilus nuttallii) Cathartiformes † Condor di La Brea (Breagyps clarki) Avvoltoio collorosso (Cathartes aura) † Cathartornis gracilis † Coragyps occidentalis † Gymnogyps amplus † Teratornis di Merriam (Teratornis merriami) Ciconiiformes † Cicogna di La Brea (Ciconia maltha) † Mycteria wetmorei Charadriiformes Piovanello tridattilo (Calidris alba) Piovanello pancianera (Calidris alpina) Totano semipalmato (Tringa semipalmata) Corriere americano (Charadrius vociferus) Beccacino di Wilson (Gallinago gallinago delicata) Gabbiano comune (Larus canus) Piro-piro pettorossiccio minore (Limnodromus griseus) Pittima marmoreggiata (Limosa fedoa) Chiurlo americano (Numenius americanus) Chiurlo hudsoniano (Numenius phaeopus hudsonicus) Avocetta americana (Recurvirostra americana) Gabbiano tridattilo (Rissa tridactyla) Totano zampegialle maggiore (Tringa melanoleuca) Falaropo beccolargo (Phalaropus fulicarius) Piviere grigio (Pluvialis squatarola) Columbiformes † Piccione migratore (Ectopistes migratorius) Piccione dalla coda fasciata (Patagioenas fasciata) Tortora luttuosa (Zenaida macroura) Cuculiformes Corridore della strada (Geococcyx californianus) Falconiformes Smeriglio (Falco columbarius) Falco di prateria (Falco mexicanus) Falco pellegrino (Falco peregrinus) Gheppio americano (Falco sparverius) Falco (Falco sp.) † Caracara di La Brea o settentrionale (Caracara cheriway grinnelli) Galliformes Quaglia della California (Callipepla californica) † Tacchino californiano (Meleagris californica) Gruiformes Folaga americana (Fulica americana) Gru canadese (Antigone canadensis) Gru americana (Grus americana) † Grus pagei Strigiformes Gufo boreale (Aegolius acadicus) Gufo di palude (Asio flammeus) Civetta delle tane (Athene cunicularia) Gufo della Virginia (Bubo virginianus) Gufo pigmeo settentrionale (Glaucidium gnoma) † Gufo di La Brea (Oraristrix brea) Assiolo americano orientale (Megascops asio) Barbagianni (Tyto alba) Passeriformes Cf. Merlo dalle ali rosse (Agelaius phoeniceus californicus) Passero di Bell (Amphispiza belli) Passero dalla gola nera (Amphispiza bilineata) Ghiandaia occidentale (Aphelocoma californica) Beccofrusone dei cedri (Bombycilla cedrorum) Lucherino delle pinete (Carduelis pinus) Cardellino americano (Carduelis tristis) Passero allodola (Chondestes grammacus) Frosone vespertino americano (Coccothraustes vespertinus) Cornacchia americana (Corvus brachyrhynchos) Cornacchia del nordovest (Corvus caurinus) Corvo imperiale (Corvus corax) Corvo del Chihuahua (Corvus cryptoleucus) Ghiandaia di Steller (Cyanocitta stelleri) Allodola golagialla (Eremophila alpestris) † Euphagus magnirostris Fringillidi indeterminati Icterus spp. Averla americana (Lanius ludovicianus) Passero canoro (Melospiza melodia) Vaccaro testa bruna (Molothrus ater) Nocciolaia di Clark (Nucifraga columbiana) Mimo della salvia (Oreoscoptes montanus) † Pandanaris convexa Cf. Cincia delle Montagne Rocciose (Parus gambeli) Passero volpe (Passerella iliaca) Gazza beccogiallo (Pica nuttalli) Beccogrosso dalla testa nera (Pheucticus melanocephalus) Parulinae indeterminata Pipilo orientale (Pipilo erythrophthalamus) Pipilo dei Canyon (Pipilo fuscus) † Pipilo angelensis Passero del vespro (Pooecetes gramineus) Cf. Sialia occidentale (Sialia mexicana) Passero cinguettante (Spizella passerina) Spizella sp. Prato occidentale (Sturnella neglecta) Thrasher californiano (Toxostoma redivivum) Pettirosso americano (Turdus migratorius) Tiranno di Cassin (Tyrannus vociferans) Merlo dalla testa gialla (Xanthocephalus sp.) Passero corona bianca (Zonotrichia leucophrys) Pelecaniformes Airone bianco maggiore (Ardea alba) Airone azzurro maggiore (Ardea herodias) Tarabuso americano (Botaurus lentiginosus) Airone striato (Butorides striatus) Garzetta nivea (Egretta thula) Airone azzurro minore (Egretta caerulea) Nitticora (Nycticorax nycticorax) Cormorano (Phalacrocorax sp.) Spatola rosata (Platalea ajaja) Ibis dalla faccia bianca (Plegadis chihi) Piciformes Picchio dorato (Colaptes auratus cafer) Picchio pileato (Dryocopus pileatus) Picchio di Lewis (Melanerpes lewisi) Picoides sp. Picchio (Sphyrapicus sp.) Podicipediformes Podilimbo (Podilymbus podiceps) Svasso (Podiceps sp.) Rettili, anfibi e pesci Cavedano di Arroyo (Gila orcuttii) Serpente giarrettiera (Thamnophis sp.) Serpente citello (Pituophis sp.) Serpente reale Trota iridea Serpente a sonagli Salamandra arborea (Aneides lugubris) Spinarello a tre spine (Gasterosteus aculeatus) Raganella (Hyla sp.) Rospo (Bufo sp.) Tartaruga d'acqua dolce occidentale Invertebrati Scorpionidae indet. Araneidae indet. Ostracoda indet. Isopoda Diplopoda (millepiedi) Anisoptera indet. (libellule) Ortotteri (cavallette e grilli) Isotteri (termiti) Hemiptera (veri insetti e cicale) Coleotteri Ditteri (mosche) Imenotteri (formiche e vespe) Scarabeo stercorario Cavalletta Megachile gentilis (ape tagliafoglie) Porcellini di terra Piante Ginepro della California (Juniperus californica) Quercia viva (Quercus agrifolia) Rovere velenoso occidentale (Toxicodendron diversilobum) Ambrosia Lampone occidentale (Rubus leucodermis) Cedro rosso (Thuja plicata) Sequoia californiana (Sequoia sempervirens) Sicomoro della California (Platanus racemosa) Cardo Noce della California (Juglans californica) Note Collegamenti esterni Official George C. Page Museum at the La Brea Tar Pits in Hancock Park website Formazioni geologiche Giacimento fossilifero
Borgo Berga è il quartiere del Centro storico di Vicenza formatosi nell'area compresa tra le mura altomedievali e quelle veneziane della città e sviluppatosi, nel corso degli ultimi secoli, anche lungo il primo tratto della Riviera Berica e sulle contigue pendici del Monte Berico. Toponimo È stato ipotizzato "Berga" potrebbe essere in relazione con Berua, un centro del Norditalia di difficile identificazione citato in alcune epigrafi romane e da Plinio il Vecchio, che nella sua Naturalis historia ricorda il popolo dei Beruenses accanto ai Feltrini e ai Tridentini. Da urbs o civitas Berica sarebbe poi derivato l'attuale toponimo, documentato a partire dall'anno Mille. Si tratta però di paraetimologie. L'ipotesi più accettata è che il nome derivi dal tedesco "Berg", che significa "monte", utilizzato durante la dominazione longobarda per indicare la zona abitata a ridosso del monte. Berga potrebbe essere stato addirittura il nome primitivo della città o almeno di un nucleo urbano esterno. Anche il nome del sovrastante Monte Berico e dell'intero gruppo collinare dei Colli Berici deriva dalla stessa origine longobarda e indica semplicemente il monte che sovrasta a sud la città. Storia Epoca romana La prima datazione del Borgo può essere fatta risalire al I secolo d.C. quando a Vicenza - che come città romana aveva acquisito una certa importanza, tanto che fu demolita una parte delle mura per consentirne lo sviluppo - fu costruito il grandioso Teatro Berga, in cui si svolgevano i ludi scenici e di cui si può vedere ancora l'esatto perimetro. È probabile che lì esistesse già un sobborgo periferico, al punto di confluenza fra il prolungamento del cardo maximus - collegato al centro da un ponte (oggi Ponte San Paolo) sul Retrone - e delle due strade che giungevano da sud-est (da Costozza – Longare) e da sud-ovest (da Lonigo – S. Agostino), costeggiando le pendici dei Colli Berici. Alto medioevo Comincia così la storia del borgo, sempre caratterizzata nel corso dei secoli dall'essere porta d'accesso alla città per via terra e per via d'acqua, punto di confluenza di fiumi e di strade. Per molto tempo sulla vita del Borgo non si hanno più tracce documentali, se non un accenno al teatro dove alla fine dell'VIII secolo pare abbia soggiornato Carlomagno. I primi insediamenti importanti anteriori all'anno mille, sono quelli dei Benedettini di SS. Felice e Fortunato a San Giorgio in Gogna e dei Benedettini dipendenti dall'Abbazia di Nonantola a San Silvestro, entrambi costruirono la chiesa, il convento e un ospizio per poveri, malati e pellegrini trovandosi sulla strada che proveniva da ovest prima di entrare in città. Nel X e nell'XI secolo vennero costruite le mura altomedievali, che inglobarono nella città una parte del borgo, segno quindi che la popolazione era aumentata. Le mura, partendo da contrà Ponte Furo e piazzetta San Giuseppe, arrivavano nell'attuale piazzetta Gualdi e proseguivano lungo contrà Mura San Michele verso il Ponte delle Barche, correndo sempre all'esterno delle attuali strade e piazze, mentre a sud e ad est erano contornate da un fossato. In esse si aprivano la Porta di Berga - descritta nella Pianta Angelica come Porta di Mezzo - e il Porton del Luzo. Alle due estremità vi erano il Ponte Furo e il Ponte delle Barche; Porta Berga era fortificata da un presidio, dove nel 1285 il dominio padovano impose una guarnigione con dieci custodi. Basso medioevo Il Borgo era situato in una zona bassa, talora soggetta ad allagamenti, che si prolungava lungo la riva destra del Bacchiglione per continuare nella coltura de Campedelo fino al lago di Longara (ben più esteso dell'attuale Lago di Fimon, che è ciò che rimane dopo le opere di bonifica). Nel corso del Medioevo esso fu anche l'area del porto fluviale. I burchi (è il toponimo dell'attuale contrà Burci, traversa di contrà Santa Chiara) risalivano il fiume da Venezia e da Padova, passavano davanti alla cappella di Santa Caterina in Porto, utilizzavano l'ampia piarda (ben più estesa dell'attuale area Piarda Fanton) per il carico e lo scarico delle merci, giungevano fino all'Isola ossia l'attuale piazza Matteotti, dove ancora nel Cinque-Seicento si svolgeva il mercato del bestiame e del legname, di fronte al palazzo Chiericati allora in costruzione ora sede del Museo Civico della città. Il rinnovamento religioso del Duecento portò all'insediamento nel Borgo di tre nuovi monasteri, che si aggiunsero a quello di San Silvestro. All'inizio della contrada del Colle - oggi contrà Santa Caterina - nella primavera del 1190 si insediò una domus Patarinorum, in realtà una comunità di Umiliati, in un momento storico in cui questo movimento era stato scomunicato da Papa Lucio III con la bolla Ad abolendam diversarum hoeresum pravitatem, durante il sinodo di Verona del 1184, che accomunava gli Umiliati, i Catari e i Patarini. L'insediamento si stabilizzò nella contrada ed anzi – avvenuta la riammissione del movimento nell'ambito della Chiesa nel 1201 – assunse la strutturazione in tre gruppi voluta da Papa Innocenzo III. Nel 1215 gli Umiliati costruirono il convento di Ognissanti, presso il quale avevano una casa, la Domus de subtus, dove le Umiliate rimasero fino allo scioglimento dell'Ordine da parte di Napoleone. Nel 1222 i Canonici Regolari di Sant'Agostino della Congregazione di San Marco in Mantova ottennero dai canonici della cattedrale la facoltà di costruire un oratorio e una chiesa dedicati a San Tommaso in Borgo Berga, oltre le mura e il fossato della città nel luogo detto Pratum de Valle, a patto che "la stessa chiesa non pretendesse di essere parochia e di avere i suoi parochiani e lasciasse al capitolo ogni diritto, compreso quello di sepoltura". Nel Trecento è documentata la presenza di lanarii presso questo convento e nelle vicinanze vi erano delle gualchiere, con dei folli mossi da mulini ubicati sulla piarda contigua al Retrone, oltre a tiratoi e a depositi di panni. Era una delle prime attività manifatturiere vicentine e il Borgo, allora in lenta ma progressiva espansione, si stava popolando di artigiani. Nel 1292 gli Umiliati presso una loro seconda casa, quella detta de medio, costruirono la chiesa di Santa Caterina che nel 1326 passò alle Benedettine di San Donato di Barbarano, alle quali nel 1400 si aggiunsero quelle di San Biagio Vecchio. Quattrocento Nel Quattrocento dopo la dedizione della città alla Serenissima Repubblica di Venezia del 1404 nuove mura, le cui spese furono a carico dei vicentini, inglobarono l'intero Borgo che nel frattempo si era ancora accresciuto. Queste nuove mura agganciandosi a quelle scaligere del Trecento, più o meno dove oggi una passerella di ferro scavalca il Retrone (ma a quel tempo Bacchiglione), tagliavano in direzione nord-sud la piarda, per poi seguire il corso del fiume (se ne vedono resti come basamento delle case aggettanti sull'acqua) fino alla nuova Porta del Monte che si apriva sulla strada della Riviera Berica. Proseguivano verso ovest seguendo più o meno l'andamento di viale del Risorgimento, contornavano l'abbazia di San Silvestro per discendere lungo la pontara di Santa Libera fino alla Porta Lupia e di lì, continuando lungo il corso del Retrone, si inserivano nelle mura altomedievali presso il Ponte Furo. Sotto l'aspetto religioso, nella città di Vicenza dove ormai i vescovi non risiedevano più, vi fu un generale decadimento dei costumi del clero e dei religiosi che spopolarono i monasteri. Nel Borgo però i quattro esistenti sopravvissero ed anzi nel 1436 se ne aggiunse uno, quello delle Monache Clarisse, dapprima annesso al convento di San Tommaso, poi autonomo. Nel corso di questo secolo il Borgo si arricchì con la costruzione di nuove chiese: nel 1451 fu costruita, per il nuovo monastero delle Clarisse, la chiesa dei Santi Bernardino e Chiara, nel 1423 la chiesa di Santa Caterina in Porto - forse sul luogo dove già esisteva un ospizio gestito dalla confraternita dei Battuti - nel 1428 la prima chiesa dedicata alla Madonna di Monte Berico e nel 1467 la chiesa di San Sebastiano con annesso ospizio, queste ultime due edificate nel tentativo di scongiurare la peste che a quel tempo devastava la città. Seicento Il Seicento fu un secolo importante per l'architettura monumentale del Borgo. Nel 1595 venne eretto l'Arco delle Scalette di Monte Berico, realizzazione di un progetto attribuito ad Andrea Palladio, predisposto già intorno al 1575 quando erano state restaurate le Scalette. Nella prima metà del secolo fu ampliata la chiesa di Santa Caterina, ancora delle monache Benedettine, e la facciata venne rifatta, probabilmente dall'architetto Antonio Pizzocaro. Sempre verso la metà del secolo, utilizzando un legato testamentario di Alba della famiglia Porto e su iniziativa del frate cappuccino Michelangelo da Venezia, fu ricostruito l'Oratorio delle Zitelle, addossato all'Istituto, fondato nel 1602, che accoglieva giovani povere per educarle e fornirle di una dote. Nella seconda metà del secolo, il Borgo vide l'iniziativa del giurista Giovanni Maria Bertolo che, di famiglia vicentina pur risiedendo a Venezia, volle farsi costruire nel 1670 - come residenza di campagna - la Villa ai Nani di San Bastian, acquistata qualche anno dopo da Giustino Valmarana che la fece ristrutturare da Francesco Muttoni. Nel 1677 egli fece ristrutturare la chiesetta di Santa Caterina in Porto, che gli apparteneva e considerava la cappella annessa alla villa. Nel 1693 diede disposizione di essere tumulato nella chiesa di Santa Caterina dove ancor oggi, al centro del pavimento, è inserita la sua pietra tombale che ricorda come, alla sua morte, egli abbia donato alla città la sua ricchissima biblioteca che costituì il primo nucleo dell'attuale Biblioteca civica Bertoliana. Ottocento Con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 e l'arrivo di Napoleone, gli ordini religiosi furono sciolti e i beni ecclesiastici in parte furono incamerati dallo Stato e in parte furono venduti. Tutte le monache furono allontanate dai loro conventi: le Umiliate di Ognissanti, le Benedettine di Santa Caterina e quelle di San Silvestro, le Agostiniane di San Tommaso, le Clarisse di Santa Chiara. Gli edifici furono adibiti a scopi militari e la chiesa di Ognissanti addirittura demolita. Le funzioni parrocchiali, affidate in un primo tempo alla chiesa di San Silvestro, nel 1810 passarono a quella di Santa Caterina. La fine dell'Ottocento vide notevoli modificazioni dell'assetto territoriale del Borgo. Fu costruita la ferrovia e furono abbattute le mura veneziane di Porta Monte e di Porta Lupia. Venne deviato il corso del Bacchiglione e la confluenza con il Retrone fu spostata più a valle, sulla Riviera Berica di fronte alla chiesa di Santa Caterina in Porto. Nell'area tra i due fiumi nel 1883 fu costruito il Cotonificio Rossi, che diede lavoro a qualche centinaio di operai, quasi tutte donne e ragazze. Novecento Durante il periodo fascista si ebbe il completo riassetto dell'area della Piarda con la concentrazione in loco di alcune scuole: l'Istituto Magistrale "Don Giuseppe Fogazzaro" ora divenuto Liceo socio-psicopedagogico e delle Scienze Sociali e la Scuola elementare "Trevisan", attuale "Vittorino da Feltre". Nello stesso periodo furono inoltre edificati lo stabile dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, ora asilo nido "Piarda", la Palestra "Umberto I" ancora attiva, l'edificio della Gioventù Italiana del Littorio (GIL) ora diventa una delle sedi del Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali dell'Università di Padova e il campo per attività sportive lungo il Retrone, attuale Circolo Tennis Palladio 98. L'11 novembre del 1944 in località Ponte dei Marmi, ora intitolato viale Dieci Martiri, i nazifascisti fucilarono per rappresaglia dieci giovani vicentini prelevati dalle carceri di Padova. Negli anni sessanta fu completamente demolito l'ormai fatiscente e pericolante convento di Santa Caterina, abbandonato da più di un secolo e mezzo, e sull'area fu costruita la scuola media "Maffei". Vent'anni più tardi l'ex convento di Ognissanti - che si trovava nelle medesime condizioni e addirittura mancava del lato fronte strada distrutto da un incendio – fu completamente ristrutturato con interventi di tipo conservativo e adibito a condominio. Dalla parrocchia di Santa Caterina, che comprendeva un'area molto vasta che andava da Villa Almerico Capra detta "la Rotonda" sulla Riviera Berica a Monte Berico fin oltre Villa Guiccioli e tutta la strada di Gogna, nel 1963 si staccò quest'ultima porzione con la creazione della parrocchia di San Giorgio in Gogna. Anni duemila Dopo il 2000 molti interventi edilizi di notevole impatto hanno modificato l'aspetto, la viabilità e la stessa vivibilità del Borgo. Nell'area compresa tra viale Margherita e il fiume Bacchiglione nel 2009 sono stati ultimati i lavori per la costruzione di un primo edificio con aule, sale riunioni ed uffici, che costituisce una delle sedi dedicate alle attività del polo universitario in Vicenza delle Università degli Studi di Verona e di Padova. Sempre nella stessa area nel 2021 sono stati completati i lavori per la costruzione del secondo edificio destinato ad essere "centro di eccellenza formativa e traino dell'innovazione d'impresa". I due edifici nel loro insieme costituiscono il nuovo complesso Universitario di Viale Margherita. All'altro capo del borgo nel 2004 fu ristrutturato il complesso dell'antico convento di San Silvestro, che ospitò per un certo periodo alloggi dell'ESU destinati agli studenti universitari in Vicenza. Nel 2012 lo stabile fu chiuso perché il terremoto, con epicentro in Emila Romagna, provocò crepe strutturali nei muri. A tutt'oggi Regione ed ESU si rimpallano la competenza per il ripristino dell'edificio. Nel 2015 il Convento e la chiesa di San Silvestro vennero chiusi al pubblico; infatti la Diocesi di Vicenza ritenne troppo onerose le concessioni e le ristrutturazioni di cui necessitava l'area, che fu restituita al Demanio. Per ben dodici anni questi luoghi furono spazi espositivi in cui vi erano state allestite molteplici mostre di arte sacra. Nella vasta area compresa tra il Bacchiglione ed il Retrone prima della loro confluenza, in precedenza occupata dall'ex cotonificio "CotoRossi", è stata ultimata nel 2010 la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia di Vicenza, intitolato al giurista Ettore Gallo. Contestualmente al Tribunale sono stati realizzati nuovi edifici sia direzionali/commerciali sia residenziali, con un parcheggio da 500 posti auto, denominato "Borgo Berga".L'ubicazione del Palazzo di Giustizia e la costruzione del nuovo complesso edilizio di Borgo Berga hanno suscitato molte critiche, sia di tipo urbanistico, sia funzionale e paesaggistico-ambientale; i problemi di traffico e di viabilità hanno provocato le proteste degli abitanti del borgo, con la costituzione di un comitato ad hoc. In aggiunta a queste problematiche l'impatto visivo è notevole, infatti arrivando dalla Riviera Berica l'ingresso della città si presenta con un compatto insieme di imponenti palazzi che nulla centra con il contesto naturale e storico dell'area. Luoghi d'interesse storico-artistico Edifici religiosi Chiesa e monastero di San Silvestro. La chiesa non è più destinata al culto, ma a esposizioni d'arte, il monastero è stato ristrutturato per ospitare appartamenti universitari, in contrà San Silvestro Chiesa dei Santi Bernardino e Chiara, aperta al culto; il monastero è sede dell'Istituto Palazzolo, in contrà Santa Chiara Ex convento e chiesa di San Tommaso, sede della Guardia di Finanza. in contrà San Tommaso Chiesa di Santa Caterina, ora chiesa parrocchiale, in contrà Santa Caterina Oratorio delle Zitelle, proprietà dell'IPAB, non più aperto al culto, in contrà Santa Caterina di fronte alla chiesa parrocchiale Ex convento di Ognissanti, ristrutturato come condominio privato, in contrà Santa Caterina Chiesa di Santa Caterina in Porto, aperta al culto, in borgo Berga, dopo Porta del Monte Ex chiesa di San Sebastiano, completamente demolita e sull'area della quale è stata costruita l'ottocentesca Villa Franco ai Nani, di fronte a Villa Valmarana ai Nani Note Bibliografia Voci correlate Storia di Vicenza Storia della vita religiosa a Vicenza Resistenza vicentina Giulio Pace (1550-1635), celebre giurista nato nel Borgo Berga Altri progetti Quartieri di Vicenza
Lo Stato di Nalagarh fu uno stato principesco del subcontinente indiano, avente per capitale la città di Nalagarh. Anticamente era noto anche col nome di Hindur. Storia Lo stato di Nalagarh venne fondato dai rajput chandela nel 1100 a.C. col nome di Hindur. I changela provenivano da Chanderi, nella regione dell'India centrale del Bundelkhand. Il forte di Nalagarh, che venne costruito in loco nel 1421 durante il regno del raja Bikram Chand su un promontorio roccioso ai piedi dell'Himalaya, offriva il controllo dell'intera area delle colline di Sirsa e finì per dare il nome all'intero stato che, dalla prima metà dell'Ottocento, divenne un protettorato britannico. Lo stato venne occupato dai gurkha del nepal per alcuni anni prima del 1815, quando questi vennero estromessi dagli inglesi, i quali riconfermarono i possedimenti al raja locale. I prodotti principali dell'area erano grano e oppio. Nel 1947, all'epoca dell'indipendenza indiana, divenne parte dell'Unione dell'India, perdendo la propria autonomia. Regnanti I regnanti locali avevano il titolo di raja. Raja ... 1618 - 1701 Dharm Chand 1701 - 1705 Himmat Chand 1705 - 1761? Bhup Singh 1761? - 1762 Man Chand (m. c.1762) 1762 - 1788 Gaje Singh 1788 - 1803 Ram Saran Singh (1ª volta) (n. c.1762 - m. 1848) 1803 - 1815 occupazione da parte del Nepal 1815 - 1848 Ram Saran Sungh (2ª volta) (s.a.) 1848 - 1857 Bije Singh (m. 1857) 1857 - 15 gennaio 1860 interregnum 15 gennaio 1860 - dicembre 1876 Agar Singh (n. 1804 - m. 1876) 16 dicembre 1876 - 18 settembre 1911 Ishri Singh (n. 1836 - m. 1911) 18 settembre 1911 - 1946 Jogindra Singh (n. 1877 - m. 1946) 1946 - 15 agosto 1947 Surendra Singh (n. 1922 - m. 1971) Note Stati costituiti nel XII secolo Stati dissolti negli anni 1940 Antichi Stati indiani
Biografia Nacque a Collevecchio, Rieti, il 22 maggio 1897 da una famiglia di consolidate tradizioni militari: il padre Luigi, generale d'artiglieria, i fratelli Pio, sottotenente di fanteria, deceduto sulle montagne del Carso il 23 ottobre 1915 alla giovane età di 19 anni e Mario, diventato in seguito generale di squadra aerea, detentore del primato di altezza per velivoli con motore a pistoni (17.083 metri), primato ancor oggi imbattuto. Iniziò la sua carriera militare nell'aprile del 1917, quando, come allievo della Scuola militare di Roma, venne ammesso alla Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino per frequentare il corso di allievo ufficiale di complemento del Regio Esercito. Promosso sottotenente nel febbraio del 1918 ed assegnato all'Artiglieria da campagna, specialità nell'ambito della quale partecipò agli ultimi mesi della prima guerra mondiale. Attratto ben presto dal fascino del volo, nel luglio del 1923 venne ammesso a frequentare il corso per osservatore d'aeroplano conseguendo il relativo brevetto nel gennaio dell'anno successivo. Il suo primo impiego fu nella campagna della Tripolitania, dopo che nel luglio del 1924 era transitato, con il grado di tenente, nel ruolo naviganti della nuova Arma aeronautica. Sono di questo periodo la sua prima Croce al merito di guerra e la sua prima Medaglia d'argento al valor militare. Promosso capitano nel giugno 1926, venne assegnato al comando della 28ª Squadriglia del 62º Gruppo Ricognizione Aerea (costituito nel 1924), di base all'aeroporto di Pisa San Giusto, conseguendo l'anno successivo il brevetto di pilota d'aeroplano presso la scuola di Cerveteri (Roma) dove era stato temporaneamente distaccato. Rientrato a Pisa nel maggio del 1928, divenne quindi pilota militare su velivolo Ansaldo A.300/4. Dal 28 maggio 1928 comanda la 24ª Squadriglia fino al 10 ottobre 1931. Fu quello il periodo in cui strinse rapporti sempre più intensi con la città di Pisa, tanto che nel 1929 si unì in matrimonio con la signorina Elena Queirolo, figlia dell'illustre clinico professor Giovan Battista Queirolo, senatore del Regno, stabilendo così la propria dimora nella città toscana. Trasferitosi nell'ottobre del 1931 all'Aeroporto di Bresso (MI) con il grado di Maggiore per un periodo di comando presso il 23º Gruppo Caccia Terrestre del 3º Stormo ed all'Aeroporto di Ferrara-San Luca nel luglio del 1932, per un analogo incarico presso il XLV Gruppo del 14º Stormo Bombardamento Diurno, fece ritorno a Pisa nell'aprile del 1934 per assumere il comando, con il grado di maggiore del 62º Gruppo Osservazione Aerea nonché dell'aeroporto di San Giusto. Mantenne tale incarico fino al settembre del 1936 quando, promosso tenente colonnello, prese parte alle operazioni in Africa Orientale dove, in qualità di comandante della base avanzata di Gura (Eritrea), dove fu decorato con una seconda Medaglia d'argento al valor militare. Rimpatriato nel dicembre del 1936, fu assegnato al 20º Stormo Osservazione Aerea di stanza a Centocelle assumendone il comando nel novembre del 1937, un mese esatto dopo la sua promozione a colonnello per meriti di guerra. Dal mese di dicembre dell'anno successivo, alla testa dello Stormo "Sparvieri", combatté nella guerra di Spagna, dove meritò una terza Medaglia d'argento al valor militare. Non appena rimpatriato, nel luglio del 1939 assunse il comando, sull'aeroporto di Reggio Emilia, del neocostituito 41º Stormo Bombardamento Terrestre, con il quale operò durante la seconda guerra mondiale partecipando alle campagne di Malta e dell'Africa settentrionale. Nell'aprile del 1941 lasciò il comando del 41º Stormo per transitare alla 9ª Brigata Aerea "Leone" (poi 9ª Brigata aerea ISTAR-EW) di cui, nel giugno successivo, assunse il comando. Per le sue brillanti qualità di uomo e di comandante dimostrate in ogni teatro di guerra, fu decorato con la quarta Medaglia d'argento al valor militare, e nel febbraio del 1942 ebbe la promozione a Generale di brigata aerea a scelta assoluta, divenendo così il più giovane generale della Regia Aeronautica. Nominato immediatamente comandante dell'Aviazione Italiana in Russia, seppe distinguersi anche in questa ultima, tragica campagna, per le sue capacità militari e per le sue qualità umane, meritandosi la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e la quinta Medaglia d'argento al valor militare, questa volta sul campo. Le sue capacità militari vennero riconosciute anche dall'alleato germanico che lo decorò con la Croce al merito dell'Ordine dell'Aquila tedesca di I classe con spade, con la Croce di Ferro di 2ª classe (brevetto rilasciato in data 22 luglio 1942) e, successivamente, quella di I classe (brevetto rilasciato in data 5 agosto 1942). L'ultimo volo Il 29 dicembre 1942, appreso che a Čertkovo, nell'ansa del Don, erano rimasti accerchiati circa 12 000 soldati di cui 2 000 circa feriti, egli decise di partire personalmente con il colonnello medico Federico Bocchetti, dalla base di Voroscilovgrad a bordo di un trimotore Savoia-Marchetti S.M.81 Pipistrello, per portare organizzare i soccorsi, medicinali e per recuperare i feriti più gravi. I membri dell'equipaggio del trimotore scomparso furono: Generale di brigata aerea Enrico Pezzi Colonnello medico del Regio Esercito Federico Bocchetti Maggiore osservatore del Regio Esercito Romano Romanò Tenente pilota Giovanni Busacchi Sottotenente pilota Luigi Tomasi Sergente marconista Antonio Arcidiacono 1º Aviere armiere Salvatore Caruso Aviere scelto marconista Alcibiade Bonazza Onorificenze Onorificenze italiane Onorificenze straniere Note Bibliografia Voci correlate Mario Pezzi Altri progetti Collegamenti esterni Generali italiani Cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavalieri dell'Ordine militare di Savoia Medaglie d'oro al valor militare Medaglie d'argento al valor militare Croci di guerra al valor militare Croci al merito di guerra Piloti della Regia Aeronautica Commendatori dell'Ordine della Corona d'Italia Grandi ufficiali dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia Cavalieri dell'Ordine dell'Aquila tedesca Croci di Ferro di prima classe Croci di Ferro di seconda classe Aviatori italiani della seconda guerra mondiale Decorati di Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale Decorati di Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca Decorati di Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia Decorati di Medaglia commemorativa delle campagne di Libia Decorati di Medaglia mauriziana Croci d'oro per anzianità di servizio
La Svenska flygvapnet, nota anche come Swedish Air Force, è l'elemento aeronautico delle forze armate svedesi. Storia Origini Nel 1911 la marina svedese ricevette in dono un Blériot XI, mentre nel 1912 l’esercito svedese ricevette un Nieuport IV e un Breguet CU-1. L’aeronautica militare svedese è stata attivata il 1º luglio 1926 unendo le unità aeree dell’esercito e della marina e creando quattro squadroni, che vennero incrementati a sette nel 1936. Seconda guerra mondiale All’inizio della Seconda guerra mondiale la forza aerea aveva avviato un processo di espansione. Nonostante la neutralità della Svezia, un’aeronautica consistente era ritenuta una delle necessità per prevenire invasioni e ingerenze da parte delle grandi potenze. Per sopperire alla carenza di petrolio importato da paesi in guerra, i combustibili aeronautici svedesi vennero prodotti raffinando scisto bituminoso. L’aeronautica svedese partecipò alla Guerra d’inverno inviando 12 J8A e 4 Hawker Hart con relativi piloti e staff, tutti su base volontaria, a sostegno della Finlandia. Al termine della Seconda guerra mondiale l’aeronautica svedese contava circa 600 aerei divisi in 16 squadroni, mentre all’inizio della guerra era composta da circa 180 aerei. Molti dei nuovi aerei consegnati vennero prodotti dalla neonata Saab. Guerra fredda Al termine della Seconda guerra mondiale l’aeronautica svedese venne equipaggiata con aerei di importazione, come i P-51 e i DH.98 Mosquito e divenne il primo cliente estero del de Havilland DH.100 Vampire, seguiti dai locali Saab 29 Tunnan, Saab 32 Lansen e Saab 35 Draken. Tra il 1961 e il 1964 un reparto appositamente creato, il 22 UN Fighter Squadron, è stato dispiegato nella Crisi del Congo equipaggiato con 11 Tunnan a supporto delle operazioni delle Nazioni Unite. A partire dalla fine degli anni ’60 venne avviato un processo di riduzione dei reparti per ridurre i costi operativi. 1990 - oggi Con la fine della Guerra fredda e la firma del Partenariato per la pace la Svenska Flygvapnet subì un processo di ristrutturazione, che ha comportato la chiusura di diverse basi e reparti e la dismissione di velivoli da combattimento. Dal 2002 è stata impiegata nell’ISAF, per il quale mise a disposizione dei C-130, di stanza tra il 2002 e il 2004 a Termez (Uzbekistan) e dal 2004 a Mazar-i Sharif, per incrementare la capacità di trasporto della coalizione. Nel 2011 ha preso parte alle manovre aeree dell’Operazione Unified Protector in Libia con cinque Gripen, un KC-130 e un S102. Aeromobili in uso Sezione aggiornata annualmente in base al World Air Force di Flightglobal del corrente anno. Tale dossier non contempla UAV, aerei da trasporto VIP ed eventuali incidenti accorsi durante l'anno della sua pubblicazione. Modifiche giornaliere o mensili che potrebbero portare a discordanze nel tipo di modelli in servizio e nel loro numero rispetto a WAF, vengono apportate in base a siti specializzati, periodici mensili e bimestrali. Tali modifiche vengono apportate onde rendere quanto più aggiornata la tabella. Aeromobili ritirati Boeing Vertol Hkp4 Sea Knight - 6 esemplari (1998-2010) Kawasaki Vertol Hkp4 Sea Knight - 4 esemplari (1998-2010) FVM Ö1 Tummelisa de Havilland DH.60 Moth Heinkel HE 5 Fokker C.V Raab-Katzenstein RK-26 Svenska Aero Jaktfalken Hawker Hart Hawker Osprey Focke-Wulf Fw 44 Klemm Kl 35 North American T-6A/T-6B/SNJ-3/SNJ-4 Texan Consolidated PBY Catalina Northrop A-17 Fieseler Fi 156 Gloster Gladiator Junkers B3 Fiat C.R.42 Supermarine Spitfire PR Mk.19 Bücker Bü 181B Heinkel He 115 Reggiane Re.2000 de Havilland Mosquito NF.Mk 19 Douglas C-47 Dakota/Skytrain North American P-51D Mustang Saab 17 Saab 18 FFVS J 22 de Havilland DH.104 Dove Saab J 21A-1 Saab J 21A-2 Saab J 21B Saab A 21A-3 Saab A 21RA Saab A 21RB Saab 91 Safir de Havilland DH.100 Vampire Mk 1 de Havilland DH.100 Vampire FB 50 de Havilland DH.115 Vampire T 55 de Havilland DH.112 Venom English Electric Canberra Saab J 29A Tunnan Saab J 29B Tunnan Saab A 29B Tunnan Saab S 29C Tunnan Saab J 29D Tunnan Saab J 29E Tunnan Saab J 29F Tunnan Saab A 29F Tunnan Vickers Varsity Percival P.66 Pembroke Saab A 32A Lansen Saab J 32B Lansen Saab S 32C Lansen Saab J 32D Lansen Saab J 32D Lansen Hawker Hunter Mk.50 Sud Aviation Caravelle Saab J 35A Draken Saab J 35B Draken Saab J 35D Draken Saab J 35F Draken Saab J 35J Draken Saab S 35E Draken Saab Sk 35C Draken North American Sabreliner Boeing CH-46 Sea Knight MBB Bo 105 Saab AJ 37 Viggen Saab JA 37 Viggen Saab SH 37 Viggen Saab SF 37 Viggen Saab SK 37 Viggen Scottish Aviation Bulldog Beechcraft Super King Air Fairchild Metro CASA C-212 Aviocar Cessna 404 Titan II Aérospatiale AS 332 Super Puma Agusta-Bell AB-412SP Note Voci correlate Lista delle forze aeree Svenska armén Svenska marinen Altri progetti Collegamenti esterni Svezia Forze armate svedesi Aviazione militare svedese
La strada statale 146 di Chianciano (SS 146), precedentemente strada regionale 146 di Chianciano (SR 146) in Umbria e strada provinciale 146 di Chianciano (SP 146) in Toscana, è una strada statale italiana di collegamento interregionale tra Umbria e Toscana. Storia La strada statale 146 venne istituita nel 1950 con il seguente percorso: "Innesto con la n. 71 presso la stazione di Chiusi - Terme di Chianciano." Nel 1959 vi venne aggiunto un ulteriore tronco così definito: "Chianciano - Innesto S.S. n. 2 presso San Quirico d'Orcia." In seguito al decreto legislativo n. 112 del 1998, dal 2001, la gestione del tratto umbro è passata dall'ANAS alla Regione Umbria che ha poi ulteriormente devoluto le competenze alla Provincia di Perugia, mantenendone comunque la titolarità; nello stesso anno la gestione del tratto toscano è passata alla Regione Toscana che ha provveduto al trasferimento dell'infrastruttura al demanio della Provincia di Siena. A seguito del piano "rientro strade", nel 2018 la totalità della strada è tornata in gestione ad ANAS. Percorso La strada ha origine distaccandosi dalla ex strada statale 71 Umbro Casentinese Romagnola nel comune di Città della Pieve in località Po' Bandino. Dopo poche centinaia di metri abbandona l'Umbria ed entrando nella provincia di Siena raggiunge Chiusi Scalo, dove incrocia la ex strada statale 321 del Polacco, e poi Chiusi dove incrocia la ex strada statale 326 di Rapolano. Proseguendo in direzione ovest, la strada incrocia l'A1 Milano-Napoli nei pressi dello svincolo di Chiusi-Chianciano Terme (dove si distacca la ex strada statale 478 di Sarteano) prima di raggiungere la stessa Chianciano Terme. Dopo aver lambito Montepulciano, l'arteria si addentra nella val d'Orcia e tocca Pienza e San Quirico d'Orcia dove termina innestandosi sulla ex strada statale 2 Via Cassia. Note Altri progetti 146 146 Chianciano Terme
Origine Raimondo, secondo il El Monestir de Santa Maria de Gerri (segles XI-XV) Collecció Diplomática, II (non consultato) era figlio primogenito del Conte di Pallars, Lupo I e di Gotruda di Cerdanya, figlia del Conte di Cerdanya di Conflent e di Besalú Miró II, come conferma lo storico catalano, Pròsper de Bofarull i Mascaró. Secondo il Codice di Roda, Lupo I di Pallars era il figlio quartogenito del Conte di Ribagorza e di Pallars, Raimondo I e di Ginigenta, che ancora secondo il Codice di Roda, era figlia d’Asnar Dató, discendente dai conti di Bigorre; secondo la España sagrada. 46, Lupo era figlio di un conte Borrell (Borrell I di Barcellona). Biografia Suo padre, Lupo I, morì verso il 950, comunque prima del 953, anno in cui il fratello di Lupo I e zio di Raimondo, Isarno I (Isarnus gratia Dei comes Paliarensis et marchio), come ci viene confermato dal documento n° 95 della Histoire générale de Languedoc : avec des notes et les pièces justificatives, T. 5, fece testamento in cui dispose lasciti per il fratello vescovo, Atone, per la figlia, Ermengarda, citando la moglie col nome di Sinegunde (Sinegentis comtissæ), senza citare Lupo. Alla morte di suo zio, Isarno, probabilmente in quello stesso 953, dato che il figlio di Isarno, Guglielmo I, associato al governo della contea, era premorto al padre (non venne citato nel testamento di Isarno) Raimondo gli succedettero assieme ai due fratelli Borrell I e Suniario I, sotto la tutela e reggenza della madre, Gotruda di Cerdanya, in quanto, secondo il Codice di Roda, erano ancora molto giovani. La madre, Gotruda, tenne la reggenza per circa dieci anni. Dopodiché i tre fratelli governarono insieme, sebbene Raimondo II, che era il maggiore, esercitasse una sorta di primato sui fratelli. Tutti e tre i fratelli furono esecutori testamentari del loro cugino, il conte Borrell II di Barcellona. Raimondo II fece donazioni al Monasterio de San Saturnino de Tabérnolas, al Monasterio de Santa María de Gerri, al Monasterio de Sant Pere de les Maleses e alla chiesa di Sant Vicenç de Saurí a Sort. Esistono diversi documenti che confermano le donazioni: i n° 199, 237, 262 e 269 del CATALUNYA CAROLINGIA VOLUME II (non consultati) e quelli alle pagine n° 430, 433 e 436 delle Noticias y documentos históricos del condado de Ribagorza hasta la muerte de Sancho Garcés III (Año 1035) (non consultate). Vi sono inoltre documenti che confermano che Raimondo II amministrò la giustizia tra il 969 ed il 995, anno in cui probabilmente Raimondo II morì e, dato che in quello stesso anno era morto anche il fratello, Borrell I, il terzo fratello, Suniario I governò la contea. Matrimonio e discendenza Raimondo aveva sposato Mayor, di cui non si conoscono gli ascendenti; il documento n° 131 della Histoire générale de Languedoc : avec des notes et les pièces justificatives, T. 5, inerente ad una donazione al Monasterio de Santa María de Gerri fatta da Raimondo ci conferma che la moglie era Mayor (Ragimundus gratia Domini comes et coniux mea Major comitissa). Lupo da Gotruda ebbe alcuni figli di cui non conosciamo i nomi e che premorirono al padre, menzionati nel documento 269 del CATALUNYA CAROLINGIA VOLUME II (non consultati): Note Bibliografia Fonti primarie #ES Textos-navarros-codice-roda.pd. Histoire générale de Languedoc : avec des notes et les pièces justificatives, T. 5. España sagrada. 46. Letteratura storiografica Bofarull i Mascaró, Los condes de Barcelona vindicados, Tome I,. Voci correlate Tabella cronologica dei regni della Penisola iberica Contea di Ribagorza Contea di Pallars Collegamenti esterni Spagna medievale
Dewey Beach è un comune degli Stati Uniti, situata nella Contea di Sussex, nello Stato del Delaware. Secondo il censimento del 2000 la popolazione era di 301 abitanti. Appartiene all'area micropolitana di Seaford. Economia Turismo La città ogni anno attira numerosissimi turisti provenienti da Washington, D.C., ma anche dalle zone vicine del Maryland, della Virginia, e in minor numero della Pennsylvania. I turisti sono attratti sia dal territorio, ma anche dalle possibilità di svago di giorno e di notte. Dewey Beach costituisce una valida alternativa ad altre mete, come Ocean City. Dewey Beach, insieme alle città di Lewes, Rehoboth Beach, Bethany Beach, South Bethany, e Fenwick Island, è compresa nel resort balneare della Contea di Sussex, in rapido sviluppo demografico ed economico. Geografia fisica Secondo i rilevamenti dello United States Census Bureau, il comune di Dewey Beach si estende su una superficie totale di 0,9 km², tutti quanti occupati da terre. Popolazione Secondo il censimento del 2000, a Dewey Beach vivevano 301 persone, ed erano presenti 83 gruppi familiari. La densità di popolazione era di 338 ab./km². Nel territorio comunale si trovavano 1.369 unità edificate. Per quanto riguarda la composizione etnica degli abitanti, il 91,69% era bianco, lo 0,33% era afroamericano, lo 0,33% era nativo, e il 3,65% era asiatico. Il restante 3,99% della popolazione appartiene ad altre razze o a più di una. La popolazione di ogni razza proveniente dall'America Latina corrisponde al 5,32% degli abitanti. Per quanto riguarda la suddivisione della popolazione in fasce d'età, il 8,3% era al di sotto dei 18, il 5,6% fra i 18 e i 24, il 23,3% fra i 25 e i 44, il 34,6% fra i 45 e i 64, mentre infine il 28,2% era al di sopra dei 65 anni di età. L'età media della popolazione era di 52 anni. Per ogni 100 donne residenti vivevano 106,2 maschi. Altri progetti Collegamenti esterni Comuni del Delaware
Il Ghetto d'Odessa è stato uno dei più ampi tra i ghetti nazisti della seconda guerra mondiale nei territori conquistati in seguito all'invasione tedesca dell'Unione Sovietica. Istituito a fine ottobre 1941 nel distretto di Slobodka, servi' come luogo di raccolta per i circa 35.000 ebrei sopravvissuti al massacro di Odessa perpetrato nell'ottobre 1941 dalle milizie rumene, nel corso del quale perirono tra i 25.000 e i 34.000 ebrei della città. Nel gennaio 1942 il ghetto di Odessa fu liquidato e i circa 20.000 ebrei ancora in vita furono deportati nei campi della regione di Berezovka dove troveranno la morte. La storia Porto sul Mar Nero nell'Ucraina sudoccidentale, nel 1939 Odessa aveva una popolazione di quasi 600.000 abitanti. Circa 180.000 di loro erano ebrei, il 30% del totale. Il 22 giugno 1941, la Germania nazista e i suoi alleati dell'Asse, inclusa la Romania, invasero l'Unione Sovietica. Nell'agosto del 1941, le truppe rumene attaccarono Odessa. La città si arrese il 16 ottobre 1941, dopo due mesi di assedio. Odessa divenne la sede amministrativa della Transnistria (l'area dell'Ucraina tra i fiumi Bug e Dniester, che rimase sotto il controllo rumeno tra il 1941 e il 1944). Almeno metà della popolazione ebraica della città era fuggita prima che le truppe dell'Asse circondassero la città. A Odessa erano rimasti intrappolati circa 80.000-90.000 ebrei. Gli arresti, le violenze e gli eccidi cominciarono immediatamente. Nei giorni immediatamente seguenti la conquista di Odessa circa 8.000 "comunisti" furono uccisi in fucilazioni sommarie, tra cui molti ebrei. Il 22 ottobre 1941, una bomba esplose nel quartier generale militare rumeno a Odessa, uccidendo 67 persone, tra cui il comandante militare rumeno, altri 16 ufficiali rumeni e quattro ufficiali navali tedeschi. Usando l'incidente come pretesto, le unità dell'esercito rumeno scatenarono come rappresaglia una feroce caccia agli ebrei della città. Gia' nella notte del 22 ottobre centinaia di ebrei e comunisti furono uccisi o impiccati in varie zone della città. Il 23 ottobre, 19.000 ebrei furono raccolti in una piazza pubblica nell'area del porto e a migliaia massacrati a colpi di mitraglia, o bruciati vivi in alcuni edifici cui fu data fuoco.. Nel pomeriggio dello stesso giorno 20.000-25.000 ebrei, tra cui donne, bambini e anziani, furono riuniti nel carcere locale e poi portati con una marcia forzata nel villaggio di Dalnik. Anche lì, il giorno successivo, le milizie rumene aprirono il fuoco contro i prigionieri, altri furono rinchiusi in magazzini che poi furono incendiati. Complessivamente, le vittime del massacro di Odessa furono tra i 25.000 e i 34.000. Il 25 ottobre 1941, le autorità rumene ordinarono che i restanti 35.000 ebrei di Odessa fossero confinati in un ghetto nel sobborgo di Slobodka, situato ai margini della città. Gli edifici del quartiere di Slobodka erano stati in gran parte distrutti nel corso dei combattimenti e buona parte degli ebrei lì deportati dovettero passare le notti all'aperto; a migliaia morirono per il freddo, le malattie, la fame, e le esecuzioni sommarie che proseguirono senza tregua. Tra il 13 e il 23 gennaio 1942, il ghetto di Odessa fu liquidato e la polizia e il personale militare rumeni deportarono i 19.295 ebrei sopravvissuti nei campi amministrati dalla Romania nella regione di Berezovka in Transnistria, inclusi Bogdanovka, Domanevka e Akhmetchetka, dove la maggior parte di loro sara' massacrata nei mesi successivi. Quando l'esercito sovietico liberò Odessa il 10 aprile del 1944, vi si troveranno solo poche centinaia di ebrei ancora in vita. Complessivamente 115.000 ebrei e 15.000 rom furono massacrati nella regione delle Transnistria, tra di essi la quasi totalità degli 80.000 ebrei di Odessa. La memoria Agli inizi del 1990 fu collocato nella piazza Prokhorovsky a Odessa un monumento in memoria delle vittime dell'Olocausto. Delle file di alberi furono aggiunte in onore dei giusti tra le nazioni ucraini che a rischio della vita protessero le vite di molti ebrei della città. Nel 2004 una scultura di Zurab Konstantinovič Cereteli fu collocata a completare il complesso monumentale. Note Bibliografia Mariana Hausleitner (ed.), Rumänien und der Holocaust. Zu den Massenverbrechen in Transnistrien 1941–1944, Berlin: Metropol, 2001. Geoffrey P. Megargee, Christopher Browning, Martin Dean: The United States Holocaust Memorial Museum Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945: Vol. 2 – Ghettos in German-Occupied Eastern Europe. Indiana University Press, 2012. ISBN 0-253-35599-0. S. 675–678. Voci correlate Ghetti nazisti Massacro di Odessa Collegamenti esterni "Odessa", United States Holocaust Memorial Museum Haaretz (8 febbraio 2018). "La rinascita di Odessa e della sua comunità ebraica, Internazionale (27 gennaio 2017) O Storia di Odessa
Biografia Nata il 19 luglio 1962 a Toyohashi dall'infermiera Shioka e dall'impiegato Mizuno, durante il terzo anno di scuola media ha cominciato a soffrire di debolezza e perdita dell'equilibro risultando affetta da atassia spinocerebellare, una malattia degenerativa incurabile che provoca una progressiva perdita delle funzioni motorie del corpo. All'età di 14 anni ha iniziato a scrivere un diario annotando le esperienze e la degenerazione della malattia nonostante la quale è riuscita a terminare il liceo e ha proseguito gli studi in una scuola per disabili. Costretta all'immobilità, è morta il 23 maggio 1988 a Tokyo due mesi prima di compiere 26 anni. Pubblicato nel 1986, il libro di memorie è diventato con gli anni un libro culto in Giappone dove ha venduto più di 1 milione di copie e nel 2005 è stato trasposto in pellicola cinematografica e dorama di 11 episodi. L'opera è stata tradotta in italiano soltanto nel 2019 da Caterina Zolea che nel 2012 aveva dedicato la sua tesi di laurea proprio a una proposta di traduzione dell'opera. Nel 2009 la madre di Aya, Shioka, ha pubblicato un libro di memorie nel quale ha raccontato il suo rapporto con la figlia. Opere Un litro di lacrime (Ichi Rittoru no Namida, 1986), Milano, Rizzoli, 2019 traduzione di Caterina Zolea ISBN 978-88-17-14342-4. Adattamenti cinematografici 1 litre no namida, regia di Riki Okamura (2005) Adattamenti televisivi 1 litre no namida dorama, regia di Masanori Murakami (2005) Note Collegamenti esterni
Metro-Goldwyn-Mayer, anche scritta Metro Goldwyn Mayer, anche conosciuta con la sigla MGM, è una storica compagnia privata di cineproduzione degli Stati Uniti d'America. Dal 17 marzo 2022 è ufficialmente una sussidiaria di Amazon Studios, divisione del gruppo Amazon.com. La compagnia possiede la più vasta cine-libreria del mondo con oltre 4.100 titoli, più di 10.400 episodi di serie televisive e ha vinto 208 premi Oscar. Storia La Metro Goldwyn Pictures (MGP), nacque nel 1924 quando Marcus Loew, stringendo un accordo con Samuel Goldwyn e Louis B. Mayer, prese il controllo della Goldwyn Pictures Corporation, della Louis B. Mayer Pictures e della Metro Pictures Corporation. La MGM, guidata da Louis B. Mayer, divenne rapidamente il più importante studio hollywoodiano, anche in virtù delle consistenti risorse economiche derivanti dalle compartecipazioni bancarie e dalla infinita catena di cinema affiliati. Il primo film da essa prodotto fu L'uomo che prende gli schiaffi. Sotto la guida del brillante produttore Irving Thalberg (scomparso prematuramente nel 1936) vengono prodotti capolavori come Rapacità (1924) di Erich von Stroheim, Ben Hur (1926) di Fred Niblo, e La tragedia del Bounty (1935), vincitore quest'ultimo del premio Oscar al miglior film. Sarà lui a reclutare i migliori artisti in circolazione e a realizzare i migliori prodotti della MGP. Nel 1928 con l'invenzione del sonoro Leo the Lion, la mascotte della compagnia, ebbe per la prima volta un ruggito sonoro. Con l'avvento del sonoro con la MGP firmano attori come Clark Gable, Greta Garbo, Jean Harlow, Spencer Tracy, Joan Crawford, James Stewart, Judy Garland e registi come Vincente Minnelli, George Cukor, King Vidor e W. S. Van Dyke. Inizialmente il nome Metro Goldwyn Mayer era in uso in alternanza a quello di Metro Goldwyn Pictures che, defunto nel 1928, era in uso in alternanza al nome MGM. Negli anni tra la morte di Thalberg e la seconda guerra mondiale, la MGM trionfa ai botteghini con film come il kolossal da Oscar Via col vento e il musical Il mago di Oz, entrambi diretti nel 1939 da Victor Fleming, ma anche alcune serie di successo come quella de L'uomo ombra, con William Powell & Myrna Loy e quella dedicata a Tarzan. A partire dagli anni 1940 sono iniziate per la prima volta le popolari storie a cartoni animati di Tom & Jerry. Con lo scoppio del conflitto il famigerato boss dello studio Louis B. Mayer ordina la produzione di una serie di film propagandistici, come La signora Miniver (1942). Dopo un periodo di relativa crisi dovuto alla dismissione forzata del circuito delle sale, a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta la MGM produce, grazie alla supervisione del musicista e produttore Arthur Freed, una serie di splendidi musical, avvalendosi di grandi musiche (come Irving Berlin e George Gershwin) e dell'uso del technicolor. È il periodo della coppia Gene Kelly & Stanley Donen (Cantando sotto la pioggia, 1952) e di Fred Astaire (Ti amavo senza saperlo, 1948; Spettacolo di varietà, 1953). Negli anni cinquanta lo Studio realizza film di qualsiasi genere, oltre al musical: si va infatti dal dramma Il bruto e la bella (1952) di Vincente Minnelli, al kolossal, Ben-Hur (1959) di William Wyler, che stabilisce un nuovo record con 11 premi Oscar vinti. Negli anni sessanta comincia una crisi economica che attraversa numerosi cambi di proprietà, nonostante riesca a produrre ancora film di grande livello. Nel 1962 il mondo saluta il primo Agente 007, con Sean Connery. Nel 1963 viene nominato a capo della società Robert O'Brien che riesce a produrre con grosso rischio economico alcuni tra i capolavori della MGM, tra cui Il dottor Živago (1965), Quella sporca dozzina (1967) e 2001: Odissea nello spazio (1968). Nonostante ciò, questi film diedero profitto in un arco lungo di tempo, e gli azionisti insofferenti per i profitti immediati, costrinsero Robert H. O'Brien alle dimissioni nel 1969. In seguito altre produzioni di rilievo furono Rocky (1976), Thelma & Louise (1991), Quattro matrimoni e un funerale (1994) e La maschera di ferro (1998). All'inizio degli anni ottanta il rilevamento da parte della MGM della United Artists si è rivelato fallimentare. Nei primi anni novanta una cordata di imprenditori italiani, rappresentati dai finanzieri Giancarlo Parretti e Florio Fiorini con l’amministrazione della società ADS di Milano, acquisì la società, avvalendosi dell'appoggio della banca francese Crédit Lyonnais. Nell'anno successivo Parretti dichiarò fallimento cedendo l'azienda al gruppo transalpino Chargeurs. Nel 1997 viene finanziata alla United Artists la costruzione della cine-libreria più grande nel mondo. L'8 aprile 2005 la compagnia è stata acquistata da un gruppo di investitori guidato da Sony e Comcast Corporation per 4,8 miliardi di dollari, che ha portato alla nascita della MGM Holdings. La MGM ora produce film e contenuti televisivi in collaborazione dal 2005 al 2018 con Sony Pictures Entertainment, dal 2019 al 2022 con Universal Pictures e dal 2022 con Warner Bros. Pictures. Acquisizione da parte di Amazon Nel dicembre 2020, MGM ha assunto Morgan Stanley e la LionTree Advisors per gestire la potenziale vendita dello studio a causa del COVID-19 e del dominio delle piattaforme di streaming a causa della chiusura delle sale cinematografiche. Il 17 maggio 2021, Amazon ha avviato le trattative per l'acquisizione dello studio facendo un'offerta di circa 9 miliardi di dollari. Il 26 maggio 2021 viene ufficializzata la trattativa per l'acquisizione dello studio da parte di Amazon per 8,45 miliardi di dollari. Il 17 marzo 2022, MGM viene ufficialmente acquisita da Amazon. Il logo della compagnia La mascotte della MGM, e prima ancora della Goldwyn Pictures, che compare nei loghi animati delle compagnie, si chiama Leo the Lion ("Leo il leone"); storicamente, nel ruolo di Leo the Lion furono alternati sei leoni diversi, il primo dei quali, Slats, fu addestrato da Volney Phifer a ruggire al segnale del ciak. Nato allo Zoo di Dublino il 20 marzo 1919, Slats è morto nel 1936 ed è sepolto a Gillette, nel New Jersey. A lui si sono succeduti: Jackie (usato per i film in bianco e nero dal 1928 al 1956 e per quelli a colori dal 1935 al 1953); Telly (usato per i primi film a colori dal 1929 al 1932); Coffee (usato per i film a colori dal 1932 al 1935); Tanner (usato per i film dal 1934 al 1957 e per i cortometraggi di Tom & Jerry dal 1940 al 1958 e dal 1963 al 1967); George (in auge dal 1956 al 1958; fu alternato prima a Tanner e poi al leone attuale); Leo (in uso dal 1957 per tutti i film della MGM e per i corti di Tom & Jerry diretti da Gene Deitch dal 1958 al 1963); nel tempo il logo della MGM venne riveduto e restaurato; Il "leone stilizzato", che riproduce un'immagine statica di un leone ruggente e sotto la scritta MGM, utilizzato per tre film dal 1966 al 1968: Grand Prix, La signora amava le rose e 2001: Odissea nello spazio. Filmografia Note Bibliografia (versione francese di Hollywood Studio System BFI/Mac Millan 1986) (edizione italiana di The Rise of the American Film, A Critical History) Voci correlate MGM Channel Collegamenti esterni Case di produzione cinematografica statunitensi Premi Oscar onorari Sony David di Donatello per il migliore produttore straniero WarnerMedia Premi Oscar alla tecnica Premi Oscar al merito tecnico-scientifico Amazon
Ha studiato lingue moderne nell'Università di Antioquia (Medellín) ed un Master in genere e sviluppo nella Scuola Superiore di Studi Sociali di L'Aia. È stato vicedirettrice della Biblioteca Nazionale di Colombia Opere Casi poesía (1975) La mujer del esquimal (1981) Las bocas del amor (1982) Poemas (1987) Medias nonas (1992) Poemas de guerra (Barcellona, 2000) En un abrir y cerrar de hojas (Saragozza, 2001) Agua herida (2004) El origen y destino de las especies de la fauna masculina paisa (2009) Premi Premio nacional de poesía Universidad de Nariño, 1974 Premio nacional de poesía Universidad de Antioquia, 1980 Premio nacional de poesía de Roldanillo, Ediciones Embalaje, Museo Rayo, 1987 Reference TORRES, Anabel. Medias Nonas. Editorial Universidad de Antioquia, Colección Celeste. 242 páginas, Medellín, 1992. ISBN 9586550346 TORRES, Anabel. Agua herida. Ediciones Árbol de papel, Bogotà, 2004. ISBN 9583361119 Collegamenti esterni http://www.jornaldepoesia.jor.br/ag34torres.htm - https://web.archive.org/web/20090801004637/http://www.festivaldepoesiademedellin.org/pub.php/es/Revista/ultimas_ediciones/62_63/torres.html –
The Politicians è un film muto del 1915 diretto da Bert Angeles. Fu il primo di tre che la famosa coppia comica del vaudeville formata da George Bickel e Harry Watson girò per il produttore George Kleine. La sceneggiatura di Aaron Hoffman si basava sull'omonima farsa resa popolare da Clarence Kolb e Max Dill, due noti attori del teatro di rivista. Trama Solomon McQuire e Horatius Q. Olson, due politicanti corrotti, scappano via da New York tallonati dall'investigatrice Ruby Swift che sta indagando su di loro. I due, comperata un'automobile fatiscente, arrivano nella città di Hicktown, nella quale si stanno per tenere le elezioni annuali per la nomina del sindaco. Esperti come sono di tutti i trucchi e i maneggi della politica, hanno l'idea di sfruttare il suffragio femminile a loro vantaggio e sfidano Franklin Bond, l'ingenuo sindaco in carica. Per assicurarsi la vittoria, la coppia di lestofanti chiede l'aiuto di Ruby. La giovane diventa testimone del furto di numerose urne, ma non riesce a capire dove siano state nascoste. Horatius, che vorrebbe sposare Lotta, la figlia del sindaco, incastra come responsabile della sparizione delle urne un suo rivale, Tom Davis. Intanto Ruby, diventata la segretaria dei due intrallazzatori, flirta con entrambi sperando, in questo modo, di scoprire dove siano andate a finire le schede. Alla fine, le sue indagini la portano alla soluzione del mistero: trova le schede scomparse, riuscendo così a discolpare anche Tom e a inchiodare il duo che viene assicurato alla giustizia. Produzione Il film fu prodotto dalla George Kleine Productions. Le riprese, come riportava il Motion Picture News, iniziarono nell'agosto 1915 con un "cast di Broadway". Lo stesso giornale, in seguito, accreditò al compositore Jack Raynes la stesura della musica di accompagnamento del film. Distribuzione Il copyright del film, richiesto da George Kleine, fu registrato il 17 novembre 1915 con il numero LP7101. Distribuito dalla Kleine-Edison Feature Services, il film uscì nelle sale statunitensi il 17 novembre 1915. Il Motion Picture News dell'11 dicembre riportava che il consiglio di censura dell'Ohio aveva rimosso la didascalia, ritenuta probabilmente offensiva, Curses! That proud and haughty gal shall yet be mine ("Maledizione! Quella ragazza orgogliosa e altera sarà ancora mia!"). Del film, il 13 maggio 1917, uscì una riedizione in due rulli a cura della Kleine-Edison-Selig-Essanay Service. Copia completa della pellicola si trova conservata negli archivi della Library of Congress di Washington (George Kleine collection). Note Bibliografia The American Film Institute Catalog, Features Films 1911-1920, University of California Press, 1988 ISBN 0-520-06301-5 Collegamenti esterni Film basati su opere teatrali Film commedia
Caratteristiche tecniche Agisce da difensore centrale. Carriera Club Il 7 gennaio 2019 firma un accordo valido fino al 2023 con l'. Nel 2020 conquista uno storico treble, vincendo il campionato, la coppa nazionale e la CAF Champions League. Nazionale Il 6 marzo 2013 viene convocato per la Coppa d'Africa Under-20 manifestazione vinta dagli egiziani, che ottengono quindi l'accesso ai Mondiali Under-20, disputati nel mese di giugno in Turchia. Esordisce in nazionale il 25 marzo 2022 contro il , incontro di qualificazione ai Mondiali di calcio in Qatar, subentrando al 39' al posto di Mohamed Abdel Monem. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 27 novembre 2022. Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Competizioni nazionali Al-Ahly: 2018-2019, 2019-2020 Zamalek: 2013-2014 Al-Ahly: 2019-2020, 2021-2022 Al-Ahly: 2018, 2021, 2022 Competizioni internazionali Al-Ahly: 2019-2020, 2020-2021 Al-Ahly: 2020, 2021 Nazionale Algeria 2013 Individuale Capocannoniere della Coppa del mondo per club FIFA: 1 2021 (2 gol, a pari merito con Diaby, Lukaku e Veiga) Note Collegamenti esterni Calciatori della Nazionale egiziana
Biografia Vincenzo Selvaggi nacque a San Marco Argentano il 6 febbraio 1823 da una nobile famiglia (quinto di sette figli del barone Giovanni Selvaggi e della nobildonna di Rende Rosina Vercillo). Rimase presto orfano di entrambi i genitori e dai fratelli fu affidato alle cure dei padri del seminario diocesano di S. Marco Argentano, ove compì (insoddisfatto) gli studi fino ai sedici anni. In seminario, nonostante egli fosse un allievo modello e brillante, non fu apprezzato, perché agli studi canonici di grammatica e teologia preferiva i classici e soprattutto gli autori moderni. Fu entusiasta dei “Lombardi alla prima crociata” di Tommaso Grossi, e “Dei Sepolcri” di Foscolo. A sedici anni, compiuti gli studi del seminario, si recò a frequentare a Napoli la facoltà di Giurisprudenza, seguendo però con poca assiduità i «Corsi» di Vincenzo Clausi. A Napoli, conobbe il più anziano Domenico Mauro e incominciò a frequentare il famoso ed antico «Caffè d'Italia», luogo di incontro dei liberali napoletani. La propaganda mazziniana infervorava i giovani e si andavano organizzando ovunque moti sovversivi, che avrebbero poi dovuto scoppiare in tutta l'Italia. Anche in Calabria Mazzini aveva costituito un «Comitato insurrezionale», che aveva il compito di allertare il popolo calabrese. Pietro De Roberto, accordatosi con Domenico Mauro per il giorno e l'ora dell'insurrezione, prese accordi anche con Vincenzo Selvaggi ed altri, e, per non suscitare sospetti, con la scusa della caccia, scelse come punto di incontro un noto castagneto. Lì fu stabilita ogni cosa, ma nonostante la preparazione la rivolta fallì e molti rivoltosi furono feriti, altri catturati, altri infine fucilati. I fratelli Bandiera, insieme ai loro compagni, arrivati troppo tardi in soccorso degli insorti calabresi, furono anch'essi catturati e fucilati nel Vallone di Rovito a Cosenza. Intanto, Vincenzo Selvaggi, già schedato dalla polizia borbonica come mazziniano, liberale e rivoluzionario, appena giunto a S. Marco Argentano, ottenne l'incarico di docente di lettere italiane, latine e greche nel seminario diocesano di quella città. A Napoli, la cultura di Vincenzo Selvaggi trovò il modo di arricchirsi, per la lettura diretta dei classici, che nel seminario gli era proibito approfondire (soprattutto Dante e Giambattista Vico). Inoltre, il suo animo si apriva al fascino delle dottrine romantiche che giungevano dalla Lombardia. Vincenzo Selvaggi rientrò a S. Marco dopo il fallito tentativo di sommossa e, come si è detto, ottenne l'insegnamento di lettere in quel seminario. Nel periodo del suo ultimo soggiorno a S. Marco, il Selvaggi terminò la composizione del suo dramma: “Il Barone di Vallescura”, che è considerato come un grido di libertà contro la tirannia del governo borbonico. Il Selvaggi scrisse dei saggi critici sul Monti, sul Manzoni, sulla Sambucina del Padula, sulla “Corona di chiodi“ del Valentini. Perse il fratello maggiore Baldasarre, perse il padre e subito dopo la madre e (nell'ottobre 1843) anche la sorella Maria Beatrice, che aveva preso i voti religiosi, con il nome di Suor Clarice. La notte del 16 settembre 1845 il poeta, a 22 anni, morì prematuramente (di tisi) e la sua salma fu tumulata nella chiesa dei padri Riformati in S. Marco Argentano. «Oh, finché il cielo guarderan quest'occhi, sempre nobil sarò, fosse la vita tutta un montar per disastrosi rocchi.» Reminiscenze di Velindo in una notte insonne Opere Altri progetti Collegamenti esterni http://www.accademiamediterraneaselvaggi.it/conv_v_selv.htm
Biografia Nata nel 1911 in Polonia, emigra con la sua famiglia verso gli Stati Uniti all'età di due anni, stabilendosi a Cleveland. Inizia a praticare atletica leggera in una scuola pubblica di Cleveland; nel 1927 vince facilmente una gara indetta dal giornale Cleveland Press per ottenere un posto nella squadra statunitense per le prossime Olimpiadi. Tuttavia, non essendo cittadina statunitense, e non potendo avere la cittadinanza almeno fino ai 21 anni d'età, non può aspirare a quel posto. Ad ogni modo partecipa a diversi campionati nazionali statunitensi di atletica, raccogliendo diverse vittorie con il nome di Stella Walsh. Con l'approssimarsi delle Olimpiadi di Los Angeles del 1932 viene offerta alla Walasiewicz la cittadinanza statunitense, intravedendo in lei una potenziale medagliata dei Giochi. Due giorni prima del giuramento con cui avrebbe ottenuto la cittadinanza, la Walasiewicz cambia idea e vi rinuncia, continuando a rappresentare la Polonia, la propria nazione di nascita. Ai Giochi del 1932 partecipa ai 100 metri, eguagliando fin dai quarti e dalle semifinali il primato mondiale di 11"9. In finale conquista l'oro, eguagliando per la terza volta il record del mondo. Nella stessa giornata partecipa anche alla gara del lancio del disco classificandosi sesta su nove atleti, con la misura di 33,60 metri. Inizia la stagione del 1933 con un infortunio che sembra pregiudicarne i piani futuri. Tuttavia si riprende e in primavera partecipa ai campionati nazionali di Varsavia ottenendo ben 9 medaglie d'oro. Il 17 settembre, a Poznań, batte due record del mondo nella stessa giornata: nei 60 metri corre in 7"4, mentre nei 100 metri corre in 11"8. Una settimana più tardi migliora nuovamente il primato mondiale dei 60 m, portandolo a 7"3. Alle Olimpiadi del 1936, svoltesi a Berlino, cerca di difendere il titolo olimpico conquistato 4 anni prima sui 100 metri, venendo però sconfitta dalla statunitense Helen Stephens. Dopo i Giochi olimpici decide di ritirarsi dalla carriera sportiva, ma cambia idea poco dopo facendo ritorno negli Stati Uniti. Durante e dopo la seconda guerra mondiale partecipa a varie competizioni di atletica, non raggiungendo più i fasti del suo recente passato. Nel 1947 accetta la cittadinanza statunitense e sposa il pugile Neil Olson. Nonostante il matrimonio non duri a lungo, continua ad utilizzare il nome Stella Walsh Olson per il resto della sua vita. Vince il suo ultimo campionato nazionale statunitense nel 1951, all'età di 40 anni e viene introdotta nella U.S. Track and Field Hall of Fame nel 1975. Durante la sua carriera, ha stabilito oltre 100 primati nazionali e mondiali, inclusi 51 record polacchi, 18 primati del mondo ed 8 primati europei. Il 4 dicembre 1980, all'età di 69 anni, viene uccisa durante una rapina a mano armata a Cleveland. Un'autopsia sul suo corpo rivela che possedeva caratteristiche genetiche di entrambi i sessi. La controversia sul suo sesso biologico rimase irrisolta, nonostante i dubbi e la volontà di alcuni di cancellare i suoi primati ed i suoi successi, cosa che tuttavia non avvenne. Palmarès Note Voci correlate Test del sesso Altri progetti Collegamenti esterni Giavellottisti polacchi
Ha collaborato per oltre dieci anni come polistrumentista con ensembles di ogni genere musicale. Oltre alla chitarra, suo strumento principale, suona tromba, basso elettrico, percussioni, ed ha inoltre studiato organo, pianoforte e canto. Ha preso parte a varie incisioni e trasmissioni televisive (RAI - circuito nazionale, eurovisione, mondovisione, Mediaset, Telemontecarlo, Sat2000, eccetera). Ha compiuto gli studi accademici sotto la guida di Maurizio Colonna, laureandosi in Chitarra presso il Conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria - Sezione staccata di Novara (ora Conservatorio Guido Cantelli) Ha seguito numerosi seminari e masters, tenuti da docenti quali Maurizio Colonna, Luciana Bigazzi, Angelo Gilardino, Mario Dell'Ara, Luigi Biscaldi, Marco De Santi, Renato Serio, Pippo Caruso, Paolo Conte, ed ha inoltre compiuto studi sulla musica antica per chitarra con Mario Bricca. Ha studiato composizione presso il Conservatorio Giuseppe Verdi (Torino) con Gianni Possio e Luigi Giachino, lettura della partitura con Guido Maria Guida e direzione d'orchestra con Silvio Gasparella. La sua vita artistica cambia radicalmente nel 1998, in seguito all'incontro con Ernesto Olivero: entra a far parte del Sermig di cui Olivero è fondatore, e questi gli affida il compito di ricercare nuove espressioni musicali. Nasce così una scuola di musica presso l'Arsenale della Pace di Torino: il "Laboratorio del Suono", struttura che presiede e dirige tuttora, e che ad oggi conta oltre circa 300 allievi, alcune migliaia di presenze l'anno, 22 cattedre di insegnamento, uno staff di 25 collaboratori, un modernissimo studio di registrazione dotato di tecnologia Dolby Atmos (7.4.2), svariate sale attrezzate per lezioni ed incontri, un'aula magna di 100 posti, un auditorium di 300 e un parco strumenti di tutto rilievo. Dal dicembre 2018 il Laboratorio è convenzionato con il Conservatorio Statale di Musica "Giuseppe Verdi" di Torino. Dal 1998 "abbandona" praticamente gli strumenti per dedicarsi quasi interamente alla composizione, all'arrangiamento, alla produzione artistica e alla direzione d'orchestra che oggi assorbono la gran parte del suo tempo. È il principale artefice della fondazione dell'Orchestra e del Coro dell'Arsenale della Pace di Torino e del Laboratorio del Suono Ensemble, compagini per le quali scrive, arrangia, produce e dirige, con le quali ha all'attivo sette CD, un DVD, oltre a significative esibizioni in contesti di altro profilo (anche in diretta televisiva - nazionale, mondovisione). Vanta importanti collaborazioni con case discografiche (Sony Music Italia, Sony Music Entertainment Brasil, Warner Music Italy, Ala Bianca, ecc.), cantanti ed artisti quali Andrea Bocelli, Salvatore Accardo, Silvia Viscardini (Nair), Ziza Fernandes, Eugenio Finardi, Ezio Bosso, Simona Atzori ed altri, case editrici, aziende, società sportive, enti pubblici, agenzie pubblicitarie, network televisivi, teatri e registi (RAI, Mediaset, Arnoldo Mondadori Editore, SEI, Petrini, Loescher, Carisch, Rugginenti, , Regione Piemonte, Luigi Lavazza (azienda), Giorgio Armani (azienda), Gruppo Armando Testa, Teatro Stabile di Torino, Associazione Teatro Alfieri, Gabriele Lavia, Michelangelo Dotta, Mauro Avogadro, Ola Cavagna, Pierluca De Carlo, ecc.). Giornalista pubblicista, fa parte della redazione del mensile "Nuovo Progetto", rivista a cura del Sermig, per la quale scrive di musica e costume, e ha collaborato alla stesura di libri di testo (musica, educazione civica) in uso presso le scuole medie inferiori. Dall'agosto 2021 è Titolare musicale della Basilica di Superga (Torino). Alcune sue composizioni sono state eseguite (tra gli altri) da: Marco Maccarelli, Cheryl Porter, Max Laudadio, Silvia Viscardini (Nair), Amara (cantante), Nicola Costanti, Marco Sportelli, Sergio Moschetto (Moses), Fabrizio Voghera, Roberto Tiranti, Roberto "Bobo" Boggio, Roberta Bacciolo, Ziza Fernandes (Brasile), Oficina Viva (Brasile), Orchestra da Camera Italiana, Orchestra “Haydn” di Bolzano e Trento, Orchestra “Francesco Petrarca” di Venezia, Orchestra “Filarmonia Veneta”, Orchestra “Malipiero”, Orchestra e Coro dell'Arsenale della Pace di Torino, Laboratorio del Suono Ensemble, Orchestra di Roma e del Lazio, Coro "Claudio Casini" dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Corale Filarmonica "Ruggiero Maghini" di Torino, Gruppo Cameristico Alchimea (Torino), Unisensus (Senigallia), Associazione Corale "Marietta Alboni" (Città di Castello) E dirette (tra gli altri) da: Salvatore Accardo, Karl Martin, Romolo Gessi, Francesco Borali. Discografia (parziale) Sermig Canto e Musica (MC, Sermig, 1997) Ti amo con una nota (CD + Spartiti – Rugginenti, 1998) Miserere (CD + Spartiti – Santanna Records / Ala Bianca, 2000) Il futuro siamo noi (CD – Bravo Records / Ala Bianca, 2002) Teu amor é fiel - Herança de Deus (CD - PMCD Produções - Rio de Janeiro / Sony Music Entertainment Brasil, 2004) Dal basso della terra, opera musicale dedicata a Giovanni Paolo II (CD + Spartiti, Ala Bianca / Warner, 2005), in classifica per 4 settimane Mama (CD + Spartiti - Ala Bianca / Warner, 2010), in classifica per 9 settimane Dal basso della terra Special Edition, opera musicale dedicata a Giovanni Paolo II (DVD + CD - Concerto in DVD eseguito da Orchestra da Camera Italiana, Laboratorio del Suono Ensemble, Coro Filarmonico Ruggero Maghini, diretto da Salvatore Accardo - Ala Bianca / Warner, 2011) Mama vol. 2 (CD + Spartiti - Ala Bianca / Warner, 2011) Preghiera (CD + Spartiti - Santanna Records / Ala Bianca, 2013) Ognuno ha l'età dei suoi sogni (Inno ufficiale del IV Appuntamento Mondiale dei Giovani della Pace - Napoli 4 ottobre 2014 - distribuito su piattaforme digitali) Rinascerai (singolo - 2015 - distribuito su piattaforme digitali) Un tempo senza voi (singolo - 2015 - distribuito su piattaforme digitali) La Musica italiana del 3° Millennio (Compilation - AAVV - distribuito su piattaforme digitali - Ala Bianca - 2016) Ricomincio da qui (Inno ufficiale del V Appuntamento Mondiale dei Giovani della Pace - Padova - 13 maggio 2017 - distribuito su piattaforme digitali) L'amore (R)esiste (Laboratorio del Suono - 2017 - giunto al 1º posto (bestseller) su Amazon Music, al 5° nella classifica "Top Album" di ITunes e al 9º posto in quella di Google Play) Per chi non ha voce (Inno ufficiale del VI Appuntamento Mondiale dei Giovani della Pace - Bergamo - 11 maggio 2019 - distribuito su piattaforme digitali) - giunto al 1º posto su Amazon Music (bestseller) La vita in un cammino (Musiche originali - Audiolibro di Rodolfo Tabasso ispirato alla vita di Franco Leoni Lautizi - Produzione ANVCG - Rimini - 2020 - Presentato al Salone internazionale del libro - Sala Argento - Torino 2021) La tua corona (singolo - 2020 - distribuito su piattaforme digitali) Filmografia (parziale) Walls and borders (Maddalena Merlino, Claudio Paletto, Registi vari - Italia, 2009 - XXVIII Torino Film Festival) La terra prova a farsi cielo (DVD - Docufilm. Regia: Paola Nessi - Italia, 2011) Avevamo un sogno (DVD - Regia: Matteo Spicuglia - Produzione: Sermig - Edizioni musicali: Ala Bianca - Italia, 2013) House of the vodka bears - (Documentario - serie "Der Spiegel" - Ala Bianca / Authentic Distribution - Germania / Austria 2016) Fausto e Furio (Commedia – Regia: Lucio Gaudino - Edizioni musicali Ala Bianca - Italia 2017) Spot pubblicitari (parziale) Lines Seta Ultra ("Gira la testa" - 2010 - Gruppo Armando Testa) Lancia Y ("Magic Parking" - 2014 - Gruppo Armando Testa) Lancia Y Elle ("Translator" - Episodi 1, 2, 3 - 2014 - Gruppo Armando Testa) Lancia Y Elle ("Insegnante" - Episodi 1,2 - 2014 - Gruppo Armando Testa) Fiat 500X (2014 - Gruppo Armando Testa) Lines Cotone (2019 - Gruppo Armando Testa) Lines è ("#èperte" - 2019 - Gruppo Armando Testa) Lines Specialist (2019/2020 - Gruppo Armando Testa) Coscia Gioielli (2020 - RTI/Publitalia '80) Angelini Holding ("Purpose" - 2021 - spot in lingua inglese, non pubblicato in Italia - Gruppo Armando Testa) Voci correlate Sermig Ernesto Olivero Altri progetti Collegamenti esterni
La 29ª edizione dei Saturn Awards si è svolta il 18 maggio 2003 al Renaissance Hollywood Hotel di Los Angeles in California, per premiare le migliori produzioni cinematografiche e televisive del 2002. Vincitori e candidati I vincitori sono indicati in grassetto, a seguire gli altri candidati. Film Miglior film di fantascienza Minority Report, regia di Steven Spielberg Men in Black II, regia di Barry Sonnenfeld Signs, regia di M. Night Shyamalan Solaris, regia di Steven Soderbergh Star Trek - La nemesi (Star Trek: Nemesis), regia di Stuart Baird Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones), regia di George Lucas Miglior film fantasy Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers), regia di Peter Jackson Harry Potter e la camera dei segreti (Harry Potter and the Chamber of Secrets), regia di Chris Columbus Il regno del fuoco (Reign of Fire), regia di Rob Bowman Che fine ha fatto Santa Clause? (The Santa Clause 2), regia di Michael Lembeck Il Re Scorpione (The Scorpion King), regia di Chuck Russell Spider-Man, regia di Sam Raimi Miglior film horror The Ring, regia di Gore Verbinski Blade II, regia di Guillermo del Toro Arac Attack - Mostri a otto zampe (Eight Legged Freaks), regia di Ellory Elkayem Frailty - Nessuno è al sicuro (Frailty), regia di Bill Paxton La regina dei dannati (Queen of the Damned), regia di Michael Rymer Resident Evil, regia di Paul W. S. Anderson Miglior film d'azione/avventura/thriller Era mio padre (Road to Perdition), regia di Sam Mendes The Bourne Identity, regia di Doug Liman La morte può attendere (Die Another Day), regia di Lee Tamahori One Hour Photo, regia di Mark Romanek Red Dragon, regia di Brett Ratner xXx, regia di Rob Cohen Miglior attore Robin Williams - One Hour Photo Pierce Brosnan - La morte può attendere (Die Another Day) Viggo Mortensen - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Tom Cruise - Minority Report George Clooney - Solaris Tobey Maguire - Spider-Man Miglior attrice Naomi Watts - The Ring Jodie Foster - Panic Room Milla Jovovich - Resident Evil Natascha McElhone - Solaris Kirsten Dunst - Spider-Man Natalie Portman - Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones) Miglior attore non protagonista Andy Serkis - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Toby Stephens - La morte può attendere (Die Another Day) Robin Williams - Insomnia Max von Sydow - Minority Report Ralph Fiennes - Red Dragon Tom Hardy - Star Trek - La nemesi (Star Trek: Nemesis) Miglior attrice non protagonista Samantha Morton - Minority Report Halle Berry - La morte può attendere (Die Another Day) Connie Nielsen - One Hour Photo Emily Watson - Red Dragon Rachel Roberts - S1m0ne Sissy Spacek - Tuck Everlasting - Vivere per sempre (Tuck Everlasting) Miglior attore emergente Tyler Hoechlin - Era mio padre (Road to Perdition) Jeremy Sumpter - Frailty - Nessuno è al sicuro (Frailty) Daniel Radcliffe - Harry Potter e la Camera dei Segreti (Harry Potter and the Chamber of Secrets) Elijah Wood - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Hayden Christensen - Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones) Alexis Bledel - Tuck Everlasting - Vivere per sempre (Tuck Everlasting) Miglior regia Steven Spielberg - Minority Report Bill Paxton - Frailty - Nessuno è al sicuro (Frailty) Chris Columbus - Harry Potter e la camera dei segreti (Harry Potter and the Chamber of Secrets) Peter Jackson - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Sam Raimi - Spider-Man George Lucas - Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones) Miglior sceneggiatura Scott Frank e Jon Cohen - Minority Report Brent Hanley - Frailty - Nessuno è al sicuro (Frailty) Hillary Seitz - Insomnia Fran Walsh, Philippa Boyens, Stephen Sinclair e Peter Jackson - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Mark Romanek - One Hour Photo Hayao Miyazaki, Cindy Davis Hewitt e Donald H. Hewitt - La città incantata (千と千尋の神隠し) Miglior costumi Ngila Dickson, Richard Taylor - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Trisha Biggar - Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars Episode II: Attack of the Clones) Deena Appel - Austin Powers in Goldmember Lindy Hemming - Harry Potter e la camera dei segreti (Harry Potter and the Chamber of Secrets) Deborah Lynn Scott - Minority Report Bob Ringwood - Star Trek - La nemesi (Star Trek: Nemesis) Miglior trucco Peter Owen e Peter King - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Michelle Taylor, Gary Matanky, Bob Newton e Mark Boley - Blade II Nick Dudman e Amanda Knight - Harry Potter e la camera dei segreti (Harry Potter and the Chamber of Secrets) Michèle Burke e Camille Calvet - Minority Report Rick Baker, Jean Ann Black e Bill Sturgeon - The Ring Michael Westmore - Star Trek - La nemesi (Star Trek: Nemesis) Migliori effetti speciali Rob Coleman, Pablo Helman, John Knoll e Ben Snow - Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones) Jim Mitchell, Nick Davis, John Richardson e Bill George - Harry Potter e la camera dei segreti (Harry Potter and the Chamber of Secrets) Jim Rygiel, Joe Letteri, Randall William Cook e Alex Funke - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) Scott Farrar, Henry LaBounta, Michael Lantieri e Nathan McGuinness - Minority Report John Dykstra, Scott Stokdyk, Anthony LaMolinara e John Frazier - Spider-Man Joel Hynek, Matthew E. Butler, Sean Andrew Faden e John Frazier - xXx Miglior colonna sonora Danny Elfman - Spider-Man Howard Shore - Il Signore degli Anelli - Le due torri (The Lord of the Rings: The Two Towers) John Williams - Minority Report Reinhold Heil - One Hour Photo Joe Hisaishi - La città incantata (千と千尋の神隠し) John Williams - Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones) Miglior film d'animazione La città incantata (千と千尋の神隠し), regia di Hayao Miyazaki L'era glaciale (Ice Age), regia di Chris Wedge Lilo & Stitch, regia di Dean DeBlois e Chris Sanders Il pianeta del tesoro (Treasure Planet), regia di Ron Clements e John Musker Televisione Miglior serie televisiva trasmessa da una rete Alias Angel Star Trek: Enterprise Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer) Smallville The Twilight Zone Miglior serie televisiva trasmessa via cavo Farscape Andromeda Jeremiah The Dead Zone Stargate SG-1 Mutant X Miglior presentazione televisiva Taken Dinotopia Rose Red Carrie The Lathe of Heaven (Lathe of Heaven) Snow Queen Miglior attore televisivo David Boreanaz - Angel Ben Browder - Farscape Scott Bakula - Star Trek: Enterprise Richard Dean Anderson - Stargate SG-1 Tom Welling - Smallville Anthony Michael Hall - The Dead Zone Miglior attrice televisiva Jennifer Garner - Alias Charisma Carpenter - Angel Sarah Michelle Gellar - Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer) Claudia Black - Farscape Kristin Kreuk - Smallville Emily Bergl - Taken Miglior attore non protagonista televisivo Victor Garber - Angel Alexis Denisof - Angel James Marsters - Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer) Connor Trinneer - Star Trek: Enterprise John Glover - Smallville Michael Rosenbaum - Smallville Miglior attrice non protagonista televisiva Alyson Hannigan - Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer) Amy Acker - Angel Michelle Trachtenberg - Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer) Jolene Blalock - Star Trek: Enterprise Heather Donahue - Taken Dakota Fanning - Taken Home media Miglior edizione DVD/Blu-ray (film) Dog Soldiers Dagon Il gobbo di Notre Dame II (The Hunchback of Notre Dame II) Osamu Tezuka's Metropolis Un killer per Lucinda (Brother's Keeper) Il cacciatore delle tenebre (Vampires: Los Muertos) Miglior edizione speciale DVD/Blu-ray Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello (Lord of the Rings: The Fellowship of the Ring) A.I. - Intelligenza artificiale (A.I. Artificial Intelligence) Memento Minority Report Monsters & Co. (Monsters, Inc.) Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones) Miglior edizione DVD/Blu-ray di un film classico E.T. l'extra-terrestre (E.T. the Extra-Terrestrial) Star Trek II - L'ira di Khan (Star Trek II: The Wrath of Khan) Il buio si avvicina (Near Dark) La grande corsa (The Great Race) La bella e la bestia (Beauty and the Beast) Ritorno al futuro (Back to the Future), Ritorno al futuro - Parte II (Back to the Future Part II) e Ritorno al futuro - Parte III (Back to the Future Part III) Miglior edizione DVD/Blu-ray (serie TV) Star Trek: The Next Generation Babylon 5 Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer) Highlander Oltre i limiti (The Outer Limits) X-Files (The X-Files) Premi speciali Life Career Award: Sid Krofft e Marty Krofft Kurt Russell President's Award: James Cameron Young Filmmaker's Showcase Award: Bill Paxton Special Award: Bob Weinstein e Harvey Weinstein Cinescape Genre Face of the Future Award Femminile: Emma Caulfield - Al calare delle tenebre (Darkness Falls) e Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer) Maschile: Nathan Fillion - Firefly Note Collegamenti esterni Sito ufficiale Saturn Awards 2003 Cinema nel 2003
La chiesa della Decollazione di San Giovanni Battista è la parrocchiale di Lona, frazione del comune di Lona-Lases in Trentino. Risale al XVII secolo. Storia La prima cappella presente a Lona trova una citazione storica in un documento del 1625, nel Colmello di Tresilla. Dopo la metà del secolo, nel 1653, venne concesso alla popolazione di costruire un edificio di culto di maggiori dimensioni, dedicato a San Giovanni Battista, e tale piccola chiesa fu pronta l'anno successivo, nel 1654, quando venne benedetta. La sacrestia venne costruita subito dopo, nel 1655. Attorno alla metà del XVIII secolo quella prima chiesa già ampliata non venne più ritenuta sufficiente per le necessità dei fedeli e arrivò la disposizione dalla curia di ingrandire ulteriormente l'edificio. A lavori di ristrutturazione ultimati, nel 1767, venne concesso il fonte battesimale. Nel 1769 la chiesa rinnovata venne benedetta poi fu elevata a dignità curaziale, legata alla pieve di Piné. Quasi un secolo dopo nella facciata venne posizionato un nuovo portale ma intanto si cominciò a pensare ad un diverso e più ampio luogo di culto, da costruire vicino all'edificio storico. La scelta del progetto più adatto richiese tempo e alla fine si optò per quello proposto da Emilio Paor, presentato nel 1902. Nello stesso anno venne posata la prima pietra del nuovo edificio e, nel 1903, venne demolita chiesa seicentesca per poterne riusare i materiali. Furono così salvate le lastre di porfido della vecchia chiesa e reimpiegate per il tetto di quella nuova. La nuova chiesa venne benedetta nel 1903 e la torre campanaria fu completata l'anno successivo, quando venne realizzato anche un collegamento tra questa e la sacrestia. La solenne consacrazione venne celebrata nel 1911 e nel 1920 venne elevata a dignità parrocchiale. Nel secondo dopoguerra del XX secolo venne decorato il catino absidale, fu restaurata la guglia della torre campanaria e vennero chiuse alcune aperture a finestra nella sala. Vennero poi ritoccate le decorazioni recenti ed altre ne furono aggiunte, a tempera, in vari punti dell'interno. Descrizione L'edificio è in stile neogotico. Sorge nell'abitato di Lona ed è orientato verso est. La facciata è a capanna con due spioventi, caratterizzata da due contrafforti ai lati e da un portale racchiuso in piccola cornice classicheggiante. Ha una sola navata. Le pareti della sala sono state decorate da Vittorio Bertoldi nel 1953. Note Bibliografia Voci correlate Lona-Lases Parrocchie dell'arcidiocesi di Trento Altri progetti Collegamenti esterni Lona-Lases Giovanni Battista Decollazione di San Giovanni Battista
In metallurgia, una dendrite è una struttura ad albero caratteristica di cristalli formatisi nella solidificazione di metalli e leghe metalliche. Tale forma è legata alla rapida crescita del cristallo lungo direzioni cristallografiche energeticamente favorevoli e va ad influire fortemente sulle proprietà del materiale. Solitamente questo tipo di struttura si ha in presenza di leghe metalliche multifase che devono essere raffreddate a temperature molto al di sotto del punto di solidificazione. Infatti, con raffreddamenti rapidi la solidificazione può essere talmente rapida che la composizione della lega che solidifica può essere diversa dalla concentrazione complessiva del fluido di partenza. Differenti concentrazioni implicano differenti punti di fusione. L'aumento di concentrazione del metallo con punto di fusione più basso fa sì che il punto di solidificazione della soluzione ancora liquida diminuisca rendendo più difficile l'ulteriore solidificazione. In questo modo la solidificazione prosegue lungo le zone più sporgenti del fronte dove si ha un migliore smaltimento del calore causando la struttura dendritica. Il raffreddamento rapido produce una maggior nucleazione di nuovi cristalli, in questo modo le dendriti risultano essere di dimensioni ridotte perché la loro crescita è ostacolata dall'accrescersi di quelle limitrofe. Mentre un raffreddamento più lento porta a dendriti di dimensioni maggiori. Dendriti di piccole dimensioni sono caratteristiche di materiali duttili. Inoltre riducono di molto la porosità del materiale, creando anche cristalli ben incastrati e resistenti al creep. La crescita delle dendriti e le conseguenti proprietà del materiale che ne derivano sono facilmente visibili nel processo di saldatura. Anche nei pezzi ottenuti per fusione è possibile vedere le dendriti tramite sezionamento e lucidatura della sezione. Altri progetti Collegamenti esterni Metallurgia
Aida è un brano musicale del cantautore italiano Rino Gaetano, pubblicato nel 1977 nel terzo album in studio Aida, da cui fu anche pubblicato il 45 giri Aida/Escluso il cane, che ottenne la certificazione disco d'oro. Storia e significato . . Aida è la protagonista dell'opera lirica di Verdi, quando l'Italia non era l'Italia ma era Aida, un nome proprio femminile, un nome che serve a sintetizzare la storia di ogni donna italiana e quindi la nazione intera. La chiesa cattolica, il nazionalismo e il colonialismo, il fascismo, i compromessi del secondo dopoguerra, le lotte tra politici, ecc. ecc. Nonostante tutto Aida è bellissima e Rino Gaetano lo ripete continuamente: Aida come sei bella nel ritornello della sua canzone. Questo è la chiave di lettura, quello che non deve mai andarsene dalla memoria, nonostante tutto, oltre tutto, tra le metafore, tra il bene e il male raccontati. Per la musicalità l'autore si era ispirato alla musica reggae, in particolare prese come modello, per la composizione di Aida, No woman no cry di Bob Marley. Note
È citato anche come Begali. Carriera Inizia la carriera nell'Olympia Verona, per passare nel 1949 passa al Verona club con cui esordisce nella Serie B 1949-1950 e con cui ottiene il nono posto. In gialloblu gioca otto stagioni, vincendo il campionato cadetto nell'annata 1956-1957. Nel 1957 passa al in Serie A, club con cui gioca due incontri: la sconfitta esterna per 4-0 con il dell'8 settembre 1957 e la sconfitta casalinga per 4-1 contro il del 15 settembre. Con i rossoblu termina il campionato al tredicesimo posto. Nel 1958 torna al Verona, nel frattempo tornato in cadetteria. Con gli scaligeri gioca altre quattro stagioni tra i cadetti, sfiorando la promozione al termine della Serie B 1961-1962, terminata ad un punto dai promossi e . Fu capitano dell'Hellas Verona, club di cui vestì la maglia in 207 occasioni. In suo ricordo, dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2008 dopo una breve malattia, è stato istituito un premio che porta il suo nome che viene assegnato al giocatore dei gialloblu più corretto in base ai minuti giocati. Palmarès Club Competizioni nazionali Verona: 1956-1957 Note Bibliografia Davide Rota, Dizionario illustrato dei giocatori genoani, De Ferrari, 2008. Collegamenti esterni
Il Governo Stubb (24 giugno 2014 - 29 maggio 2015) è stato il settantatreesimo governo della Finlandia, formatosi dopo le dimissioni dell'ex Primo ministro Jyrki Katainen, chiamato a ricoprire un ruolo importante nell'Unione europea. Il 23 giugno 2014 il Parlamento confermò l'elezione di Stubb come Primo Ministro e il Presidente della Repubblica Sauli Niinistö inaugurò il governo il giorno seguente. Guidato dal Primo ministro Alexander Stubb (Kok.), 12 ministeri su 17 sono guidati dal Partito di Coalizione Nazionale e dal Partito Socialdemocratico Finlandese (SDP), mentre il Partito Popolare Svedese di Finlandia (RKP) e i Democratici Cristiani Finlandesi (KD) gestiscono i rimanenti ministeri. Fino al 18 settembre 2014 anche la Lega Verde (Vihr.) faceva parte della squadra di governo, dato che il partito ha deciso di abbandonare il governo e i ministeri, dopo la votazione favorevole del governo sull'apertura della nuova stazione nucleare presso Pyhäjoki da parte di Fennovoima in collaborazione con l'azienda russa Rosatom. Situazione parlamentare Ministeri Il Kok. ha sei ministeri e altrettanti ne ha l'SDP, la Lega Verde e il RKP hanno due ministeri ciascuno mentre i Cristiano-Democratici ne hanno uno solo. Note Collegamenti esterni Stubb
Biografia La famiglia di Petri era olandese. Nacque cittadino olandese, ma ad Hannover, in Germania, e crebbe a Dresda, dove frequentò la Kreuzschule. Suo padre, un violinista professionista, gli insegnò a suonare il violino. Quando era ancora un adolescente Petri suonava con l'Orchestra di Corte di Dresda e con il quartetto d'archi di suo padre. Studiò composizione e teoria con Hermann Kretzschmar e Felix Draeseke al Conservatorio di Dresda. Fin da piccolo Petri aveva anche preso lezioni di pianoforte e alla fine, con il forte incoraggiamento di Ignacy Jan Paderewski e Ferruccio Busoni, si concentrò sul pianoforte. Studiò con Busoni, che lo influenzò molto. Si considerava più un discepolo che uno studente di Busoni. Sotto l'influenza di Busoni, Petri si concentrò sulle opere di Johann Sebastian Bach e Franz Liszt, compositori che, insieme allo stesso Busoni, rimasero al centro del suo repertorio. Durante la prima guerra mondiale Petri si trasferì con Busoni in Svizzera, dove lo assistette come curatore delle composizioni per tastiera di Bach. Negli anni '20 Petri insegnò a Berlino; tra i suoi studenti figuravano Victor Borge, Stanley Gardner, Jan Hoffman, Gunnar Johansen, Vitya Vronsky e Ilja Grinstein. Nel 1923 divenne il primo solista non sovietico a suonare in Unione Sovietica. Nel 1927 si trasferì a Zakopane, in Polonia, dove, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, diresse sessioni estive e di inizio autunno e masterclass per studenti selezionati di pianoforte. Dal 1929 effettuò registrazioni per diverse etichette, inclusa la Columbia Records. Petri fuggì dalla Polonia il giorno prima dell'invasione tedesca nel settembre 1939, ma dovette lasciare tutti i suoi libri, musica e lettere, compresa la sua corrispondenza con Busoni (queste carte sopravvissero e furono recuperate). Si trasferì negli Stati Uniti, lavorando prima alla Cornell University e poi al Mills College di Oakland, in California. Si rifiutò di suonare di nuovo in Germania. Nel 1955 divenne cittadino americano naturalizzato. Sebbene sia stato cittadino olandese fino all'età di 74 anni, non ha mai vissuto nei Paesi Bassi e non era a suo agio con la lingua olandese. In un'occasione, quando si esibì per la regina Guglielmina, parlarono in tedesco. Parlava correntemente tedesco, inglese, francese, italiano, polacco e russo. Era una figura importante tra molti pianisti della metà del XX secolo. Tra i suoi studenti internazionali c'erano Earl Wild, Ozan Marsh, John Ogdon e Xenia Boodberg Lee. Petri aveva una tecnica superba e una sonorità potente ed era un esponente superlativo delle opere più grandi di Beethoven, Liszt e Brahms. Era anche un sostenitore della nuova musica. Petri morì nel 1962 a Berkeley, in California. Note Altri progetti Collegamenti esterni Emigranti dalla Germania nazista
Nel 2016 ha vinto il premio come miglior presentatrice radiofonica ai Nigerian Broadcasters Merit Awards. Vita e formazione Mordi è nata a Port Harcourt, nello stato di Rivers, in Nigeria, da genitori nigeriani. Dopo la morte di suo padre, ottenne l'ammissione all'Università della Nigeria per studiare medicina, ma in seguito abbandonò a causa di molestie sessuali che subì da parte di un docente della facoltà stessa. Carriera Mordi è una giornalista nigeriana, regista e scrittrice. Attualmente è giornalista della BBC Africa Eye. Nel 2017 ha avviato una petizione online per porre fine ai soprusi della polizia dopo che alcuni poliziotti nigeriani hanno perquisito la sua abitazione accusando lei ed il suo ragazzo di essere membri di una setta religiosa e le hanno chiesto dei soldi per far cadere le accuse. Nel 2016, ha vinto il premio di miglior presentatore di programmi radiofonici ai Nigerian Broadcasters Merit Awards. Nel febbraio 2020 ha ricevuto il premio Gatefield per il giornalismo di pubblico servizio. Ha avuto molto successo il suo documentario "Sex for Grades", prodotto dalla BBC, in cui conduce un'indagine sulle molestie sessuali che subiscono le studentesse femmine dell'Università di Lagos e dell'Università del Ghana da parte di alcuni professori; lo scandalo causato dal video ha portato alla sospensione di alcuni docenti dal servizio. Nel 2020 Mordi ha ricevuto il premio Michael Elliot dell'International Center for Journalism di Washington per questo documentario, e anche la candidatura per l'International Emmy Award nella categoria temi di attualità. Note Collegamenti esterni Sito ufficiale
è il primo anime televisivo tratto dal manga Capitan Tsubasa. Produzione e differenze con il manga Prodotto e realizzato dal 1983 al 1986 dalla Tsuchida Production, si compone di 128 episodi che raccontano solo la storia dei primi 25 Tankōbon del manga originale di Yōichi Takahashi. L'episodio 66 adatta lo speciale Boku wa Misaki Taro. Ogni episodio nella versione originale dura all'incirca 24 minuti comprensivi delle due sigle (di apertura e chiusura). La sigla di apertura è seguita da un riassunto della puntata precedente. Segue il titolo dell'episodio, dopo il quale comincia la puntata vera e propria, il cui inizio può rinarrare in maniera leggermente diversa quanto successo nel finale dell'episodio precedente. Al termine della puntata vengono trasmesse le anticipazioni dell'episodio successivo e la sigla di chiusura. Per quanto riguarda la rappresentazione grafica dei personaggi, fu stabilito di proporzionare meglio i personaggi rispetto ai disegni realizzati da Takahashi per il manga, e inoltre di ingentilire le azioni rendendole graficamente meno cruente. Per la necessità di rallentare il ritmo della narrazione e di inquadrare solo alcuni giocatori per volta durante le partite, si decise di rendere graficamente i campi di gioco come se fossero colline lunghe diversi chilometri, in modo da nascondere oltre l'orizzonte le parti di campo e i giocatori superflui. L'anime riscosse successo, raggiungendo addirittura il 21% d'indice d'ascolto nella regione di Kanto. Esistono delle differenze tra manga e anime, dovute alla necessità di inserire scene (se non addirittura intere puntate) riempitive (filler) per non raggiungere il manga ancora in corso di pubblicazione: sono state aggiunte parti nuove rispetto alla storia del manga, come ad esempio l'arco riempitivo del torneo di Parigi (episodi 98-104), che verte sugli avversari europei appena introdotti nei coevi lungometraggi animati della serie proiettati in occasione del Toei manga matsuri (una manifestazione dedicata agli anime); la necessità di rallentare il ritmo della narrazione ha portato alla realizzazione di numerose analessi (flashback), in origine non presenti nel manga, oltre all'inserimento di azioni di gioco o all'alterazione di quelle presenti anche nel manga al fine di allungarne la durata; inoltre, diverse azioni di gioco furono realizzate al rallentatore, anche per intensificare la suspense. Nonostante questi accorgimenti, il manga fu quasi raggiunto, per cui non fu possibile adattare in animazione la saga del mondiale giovanile di Parigi (volumi 25-37 del manga), e l'anime si concluse con l'episodio 128 al termine della finale tra Nankatsu (New Team) e Toho. L'inserimento dei riempitivi ha portato talvolta a incongruenze. Ad esempio, nell'episodio 22 una scena riempitiva mostra Benji che assiste in diretta, guardando la TV, al pareggio della Hot Dog e all'infortunio di Gilbert; tuttavia, in una scena tratta dal manga dell'episodio successivo, Benji è in giardino ad allenarsi e appare sorpreso quando il suo allenatore personale lo informa del pareggio della Hot Dog, in contraddizione con l'episodio precedente. Altre incongruenze sono più che altro a posteriori: ad esempio un'analessi riempitiva dell'episodio 44 vede il padre di Mark Lenders morire di malattia, mentre in seguito, nella seconda serie del manga, l'autore stabilì che a causarne la morte fosse un incidente stradale. Anche l'uso dei personaggi europei inventati per i lungometraggi animati coevi (ispirandosi in parte a quelli appena introdotti nel manga a partire dal volume 25) nell'arco riempitivo del torneo di Parigi (episodi 98-104) è in contraddizione con il manga e con la serie OAV Shin Captain Tsubasa, dove Schneider non riconosce i giocatori della nazionale giapponese al loro arrivo ad Amburgo (mentre, secondo gli episodi 98-104 e i film, li aveva già affrontati diverse volte). Di fatto la Tsuchida, che dichiarò bancarotta nel luglio 1986, non potendo trasporre la saga del mondiale giovanile di Parigi ancora in corso nel manga, con il terzo e quarto film produsse una versione alternativa del mondiale giovanile, vinto dal Giappone battendo in semifinale gli Stati Uniti e in finale la selezione del Sudamerica allenata da Roberto. Il terzo e il quarto film, pur essendo in continuità con la serie animata del 1983, contraddicono il manga e le serie successive dell'anime. Descrivendo più sul dettaglio le differenze tra anime e manga: L'iscrizione iniziale di Holly alla S. Francis (poi cambiata in corsa) è stata introdotta per la prima volta nell'anime, dato che nella prima serie del manga non ve n'era alcuna menzione, anche se l'autore ha deciso nel 2021 di renderla canonica inserendola in uno speciale approfondente il passato del protagonista. Nel manga l'unico membro della Newppy che Holly conosce il giorno dell'arrivo nella nuova città è Bruce mentre nell'anime nello stesso giorno si imbatte anche in altri membri (come Patty e Arthur) che nel manga avrebbe conosciuto nei giorni successivi. Nell'anime Roberto arriva al luogo della sfida tra Holly e Benji seguendo Holly, Bruce e Patty, mentre nel manga, per seguire la traiettoria del pallone lanciato da Holly dalla collina verso il giardino di Benji, Roberto si intrufola furtivamente nella casa di Benji venendo aggredito dal cane, e successivamente segue Benji e il suo allenatore personale verso il luogo della sfida. Nel manga, quando Roberto segna in rovesciata dopo che il pallone aveva colpito la traversa, Holly si allena tutto il giorno nel tentativo di riprodurre la stessa tecnica, mentre nell'anime questa sequenza viene sostituita da un sogno in cui Holly effettua quella tecnica contro Benji. Nella partita tra Newteam e Muppett, il secondo gol di Mark Lenders è diverso tra anime e manga: nel manga Lenders supera Tom con una finta inaspettata e poi segna di potenza nonostante Benji abbia tentato in uscita di stroncargli il tiro sul nascere, mentre nell'anime segna esclusivamente con la forza bruta con un tiro che entra in rete travolgendo Tom (che aveva provato a intervenire in scivolata) e facendo cadere a terra il guanto di Benji. Nell'arco delle scuole medie nel manga furono introdotti due personaggi nuovi, il pugile Kanda (innamorato di Patty) e Carlos (che impartisce lezioni private di portoghese a Holly), non inclusi tuttavia nell'anime. Sempre nell'arco delle scuole medie, nel manga Arthur è la riserva fissa della Newteam, per cui assiste alle partite dalla panchina, mentre nell'anime è un semplice tifoso come alle elementari. I ruoli di Mason e Carter nel gol del 4-3 della Newteam contro la Hirado sono stati invertiti: nel manga Carter superava Yuma e Mason segnava mentre nell'anime accadde l'opposto. Trasmissione e esportazione all'estero In Italia, l'anime debutta nel luglio 1986 su Italia 1 di Fininvest (successivamente Mediaset), con il titolo di Holly & Benji e con i nomi di giocatori e squadre cambiati (salvo rare eccezioni, come Shimada, Otomo, Hirado e Toho) per esplicita richiesta di Reteitalia alla società di doppiaggio (la CAR Film) in base alla loro politica d'italianizzare o anglicizzare i nomi giapponesi per motivazioni di semplificazione culturale. L'adattamento italiano fu successivamente ripreso, con minimi cambiamenti, nell'edizione francese e in quella spagnola, anche perché trasmesse dalle filiali estere di Fininvest. In Spagna la serie venne trasmessa da Telecinco di Fininvest a partire dal maggio 1990 con il titolo di Campeones - Oliver y Benji e con i nomi dell'adattamento italiano (con cambiamenti marginali come Oliver Hutton che diventa Oliver Atom). Invece in Francia la serie fu trasmessa da La Cinq di Fininvest a partire dal settembre 1988 con il titolo di Olive et Tom, mantenendo la maggior parte dei nomi di giocatori e squadre dell'adattamento italiano (ci furono rare eccezioni, per esempio l'Artic divenne l'Alarm, Oliver/Holly Hutton divenne Olivier/Olive Atton, Benji/Benjamin Price divenne Tom/Thomas Price e Tom Becker divenne Ben Becker, Amy divenne Tippy). Si noti che la musica della sigla della versione spagnola e francese di Holly e Benji è la stessa della sigla italiana di Lupin III. Nei paesi dell'America latina, dove la serie è nota come Supercampeones, i nomi dell'adattamento spagnolo di Mediaset furono usati solo per alcuni personaggi (come Oliver Atom, Benji Price e Bruce Harper) o per alcune squadre, mentre per altri si scelse una via di mezzo tra nome originale e quello alterato (ad esempio Tom Misaki e Steve Hyuga), altri nomi ancora furono alterati in maniera completamente originale, a volte, basati sui nomi dei loro rispettivi doppiatori (ad esempio i fratelli Tachibana/Derrick divennero i fratelli Koriotto, Wakashimazu/Warner divenne Richard Tex Tex, Misugi/Ross divenne Andy Johnson). In Arabia la serie fu trasmessa con il titolo di Captain Majid e con i personaggi portanti nomi arabi. Invece in Germania, dove la serie fu trasmessa con il titolo di Die tollen Fussballstars, furono mantenuti i nomi originali. La serie andò in onda in prima visione su Italia 1 dal 1986 riscuotendo un enorme successo. Proprio per sfruttare la popolarità raggiunta da Holly e Benji come traino per il nuovo anime sul calcio appena acquistato, Palla al centro per Rudy, la Mediaset decise di creare dei legami (inesistenti nella versione originale) tra Holly e Benji e Palla al centro per Rudy, in modo da incrementare il seguito del nuovo cartone; per esempio, nel doppiaggio italiano del primo episodio della serie veniva affermato che Rudy proveniva dalla Saint Francis, la squadra di Benji Price. L'adattamento italiano dell'anime (su cui si basano gli adattamenti francese e spagnolo) ha compiuto alcune alterazioni rispetto all'opera originaria. Ad esempio la città dove vive Tsubasa/Holly si chiamava nell'originale Nankatsu (una città non esistente nella realtà), mentre gli adattatori italiani decisero di trasformarla nella reale Fujisawa (nonostante il fatto che Nankatsu si trovi nella prefettura di Shizuoka e ai piedi del Fuji a differenza di Fujisawa, che fa parte della prefettura di Kanagawa e dista un centinaio di chilometri dal monte); inoltre, mentre nell'originale le partite avevano durata ridotta (40 minuti alle elementari e 60 alle medie in luogo dei regolamentari 90 minuti), nel doppiaggio italiano tutte le partite durano 90 minuti. Inoltre, pur non alterando sostanzialmente la trama, l'adattamento italiano non è sempre fedele, con diversi dialoghi riscritti o fraintesi; va rilevato inoltre che in origine l'unico protagonista era Tsubasa (Holly), mentre gli adattatori italiani, basandosi esclusivamente sulla trama delle prime puntate, decisero di promuovere Wakabayashi (Benji) a coprotagonista, inserendolo nel titolo italiano; l'adattamento Mediaset ha tra l'altro invertito per errore gli episodi 65 e 66, svista che si è poi propagata in altre edizioni estere. Inoltre nell'edizione italiana le anticipazioni dell'episodio successivo sono state rimosse e il titolo dell'episodio è stato spostato prima del riassunto dell'episodio precedente rimuovendo di conseguenza ogni elemento di separazione tra riassunto e inizio effettivo della puntata. Nell'edizione italiana si hanno anche alcune modifiche minori a livello audio o video. Yamato Video ha messo a disposizione su YouTube tutti gli episodi, pur senza i rispettivi titoli. Nel 2021 la serie entra nel catalogo di Amazon Prime Video. Episodi Sigle In Giappone la sigla di apertura era Moete Hero, cantata dapprima da Hiroyuki Okita e Yōko Ogai (episodi 1-56) e poi da Takayuki Takemoto (episodi 57-128), mentre le sigle di chiusura erano tre: Fuyu no Lion, cantata da Hiroyuki Okita, Tsubasa yo hashire! - Captain Tsubasa Ouenka, e Ashita ni mukatte shoot, cantata da Yōko Ogai. La sigla italiana storica è invece Holly e Benji due fuoriclasse, musica di Augusto Martelli, testo di Alessandra Valeri Manera e Nicola Gianni Muratori, cantata da Paolo Picutti (per le repliche fu spesso usata la sigla successiva Che campioni Holly e Benji). La sigla francese, Olive et Tom champions de foot, adoperata durante la trasmissione su La Cinq (canale Fininvest), era cantata da Jean-Claude Corbel, mentre la musica e arrangiamento era di Carmelo "Ninni" Carucci. Sia la sigla francese sia quella spagnola (Campeones: Oliver y Benji, trasmessa su Telecinco), adottavano la base della sigla italiana Lupin, l'incorreggibile Lupin senza violare il diritto d'autore, dato che le tre reti televisive in questione erano sempre di proprietà di Silvio Berlusconi. Nomi squadre Personaggi e voci Questa tabella racchiude solo alcuni dei personaggi più frequenti negli episodi, quindi è da considerarsi una lista parziale; inoltre alcuni di questi doppiatori hanno doppiato più di un singolo personaggio all'interno della serie. Note Voci correlate Holly e Benji Collegamenti esterni Holly e Benji
Tutto il resto è noia è il quarto album in studio di Franco Califano, pubblicato nel 1977 per l'etichetta discografica Ricordi. L'album è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 57. Descrizione Il bambino ritratto sulla copertina dell'album è Eros Turatello, figlio del boss della malavita milanese Francis Turatello, di cui Califano fu grande amico. Tracce LATO A Me 'nnamoro de te (Califano) - 3:42 La vacanza di fine settimana (Aranda, Douglas Gattini, Del Giudice, Califano) - 4:28 Roma nuda (Conrado, Califano) - 3:08 Moriremo 'nsieme (Aranda, Gattini, Del Giudice, Califano) - 1:43 Bimba mia (Califano) - 4:10 Tutto il resto è noia (Frank Del Giudice, Califano) - 4:32 LATO B Buona fortuna Annamaria (Gattini, Memo Remigi, Califano) - 4:24 Un passo dietro un passo (Aranda, Califano) - 3:32 Sto con lei (Guarnieri, Califano) - 3:40 Vivere e volare (Del Giudice, Califano) - 3:41 Una favola d'estate (Aranda, Gattini, Del Giudice, Califano) - 3:18 Pasquale l'infermiere (Aranda, Gattini, Del Giudice, Califano) - 3:15 Note Altri progetti Collegamenti esterni
La Spada di Orione è un asterismo ben riconoscibile a sud della famosissima Cintura di Orione. Osservazione L'asterismo, grazie alla sua posizione vicina all'equatore celeste, è ben visibile da tutti i luoghi abitati della Terra; si mostra come una "colonna" di piccole stelle e nebulose disposte in senso nord-sud. Come la Cintura di Orione, anche la Spada ha una lunga storia osservativa; sia Cicerone che Germanico la citano riferendosi ad essa come ensis, ossia la "spada" del gigante Orione. Il nome Ensis è rimasto come nome proprio della stella , sebbene questa si trovi in posizione diversa dall'asterismo, il quale è formato dalle stelle 42 Orionis, (l'ammasso del Trapezio), e . Anche gli Arabi la consideravano come una spada, chiamandola Saif al Jabbār, ossia "La spada del gigante". Presso i Cinesi era 伐 (punizione), mentre nella tradizione giapponese aveva il significato di Ko-mitsu-boshi (小三星), le "Tre Piccole Stelle". Caratteristiche Tra le sue componenti ha una posizione fondamentale la Nebulosa di Orione (M42): creduta in antichità una semplice stella, magari un po' sfocata, si rivela essere una delle più grandi nebulose conosciute, nonché la più luminosa osservabile dalla Terra e la più studiata. Grazie all'osservazione di questa nebulosa, gli scienziati hanno potuto osservare e studiare gli stadi fondamentali della formazione stellare. Fra le tre stelle della Spada sono presenti, oltre alla Nebulosa di Orione, altri due sistemi nebulosi importanti: uno è costituito dalla Nebulosa De Mairan (M43), in realtà direttamente connesso con la Nebulosa di Orione, e a nord, NGC 1977, una nebulosa a riflessione illuminata dalla stella 42 Orionis. Note Voci correlate Asterismo Orione (costellazione) Nebulosa di Orione Nebulosa De Mairan Trapezio (astronomia) Cintura di Orione Asterismi
Il campionato italiano di calcio di Eccellenza regionale 2013-2014 è stato il ventitreesimo organizzato in Italia. Rappresenta il sesto livello del calcio italiano. Stagione Novità Dal campionato di Eccellenza Basilicata 2012-2013 era stato promosso in Serie D il Real Metapontino, mentre l'Aurora Nicola Russi Tursi e il Miglionico Calcio erano stati retrocessi nel campionato di Promozione Basilicata. Dal campionato di Promozione Basilicata 2012-2013 erano stati promossi in Eccellenza il Lagonegro, primo classificato e il Villa d'Agri, secondo classificato. Dalla Serie D 2012-2013 era stato retrocesso in eccellenza il . Il Città di Potenza, il GR Valdiano e il Policoro Heraclea non hanno presentato domanda di iscrizione al campionato di Eccellenza, di conseguenza a completamento organici sono stati ammessi in Eccellenza il Pomarico, l'F.S.T. Rionero e il Vitalba, rispettivamente quinto, ottavo e terzo classificato in Promozione Basilicata 2012-2013. Sono 14 le squadre della provincia di Potenza e 2 quelle della Provincia di Matera. Formula Le 16 squadre partecipanti disputano un girone all'italiana con partite di andata e ritorno per un totale di 30 giornate. La prima classificata viene promossa in Serie D. Le squadre classificate dal secondo al quinto posto sono ammesse ai play-off per decretare quale squadra partecipa agli spareggi nazionali per la promozione in Serie D. L'ultima classificata viene retrocessa direttamente nel campionato di Promozione. Le squadre classificate dal dodicesimo al quindicesimo posto sono ammesse ai play-out per decretare una retrocessione in Promozione. Squadre partecipanti Classifica finale Legenda:       Promossa in Serie D 2014-2015       Ammessa ai play-off nazionali Ammessa ai play-off o ai play-out       Retrocessa in Promozione 2014-2015 Note: Tre punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta. Il Pietragalla non si è successivamente iscritto in Eccellenza Basilicata 2014-2015. Risultati Tabellone Coppa Italia Dilettanti Basilicata Note Collegamenti esterni Basilicata
Ha iniziato la sua carriera giornalistica negli anni '70, scrivendo per diverse pubblicazioni, in particolare per la rivista Seventeen e The New York Times. Maynard ha collaborato alle riviste Mademoiselle e Harrowsmith negli anni '80 e ha iniziato la sua carriera di scrittrice con la pubblicazione del suo primo romanzo, Baby Love, nel 1981. Il suo secondo romanzo Da morire (1992), tratto dal caso di Pamela Smart, è stato trasposto nell'omonimo film del 1995. Maynard ha ricevuto una grande attenzione mediatica nel 1998 con la pubblicazione delle sue memorie, At Home in the World, che racconta la sua relazione con J. D. Salinger. Maynard ha pubblicato romanzi di diversi generi letterari, tra cui la narrativa, i Young Adult e non-fiction gialli. Il suo sesto romanzo, Un giorno come tanti (2009), è stato trasposto nel film omonimo del 2013 diretto da Jason Reitman. I suoi romanzi più recenti sono: The Good Daughters (2010), Dopo di lei (2013) e L' ombra degli Havilland (2016). Biografia Infanzia e adolescenza Maynard è nata a Durham nel New Hampshire, figlia di Fredelle Bruser, giornalista, scrittrice e insegnante di inglese e Max Maynard, pittore e professore di inglese alla Università del New Hampshire (e fratello del teologo Theodore Maynard). Suo padre è nato in India da genitori missionari inglesi e successivamente si è trasferito in Canada; sua madre è nata a Saskatchewan da immigrati ebrei dalla Russia. Maynard ha frequentato il distretto scolastico dell'Oyster River e la Phillips Exeter Academy. Ha vinto il Premio per l'arte scolastica e la scrittura nel 1966, 1967, 1968, 1970 e 1971. Durante l'adolescenza, ha scritto regolarmente per la rivista Seventeen. Nel 1971 è entrata l'Università Yale e ha inviato una raccolta dei suoi scritti ai redattori del The New York Times Magazine. Le chiesero di scrivere un articolo, che fu pubblicato con il titolo An 18-Year-Old Looks Back on Life sul numero del 23 aprile 1972 della rivista. Dopo che l'articolo è stato pubblicato, ha ricevuto una lettera dallo scrittore di narrativa J. D. Salinger, allora 53 anni, che si è complimentato per la sua scrittura e l'ha avvertita dei pericoli della celebrità. Salinger Maynard e Salinger si sono scambiati delle lettere. Dopo il suo primo anno a Yale si è trasferita nella casa di Salinger a Cornish in New Hampshire. Salinger e sua moglie avevano divorziato nel 1967. Mentre è vissuta con lui per otto mesi, dalla metà del 1972 al marzo 1973, Maynard ha scritto il suo primo libro, le memorie intitolate Looking Back: A Chronicle of Growing Up Old in the Sixties, che fu pubblicato nel 1973 subito dopo che Maynard e Salinger conclusero il loro rapporto. Maynard ha trattenuto dal suo libro delle informazioni sul loro rapporto poi pubblicate nelle sue memorie del 1998 At Home in the World. Nello stesso anno ha messo all'asta le lettere che Salinger le aveva scritto. Lo sviluppatore di software Peter Norton ha comprato le lettere per 156.500 dollari e le ha restituite a Salinger. Giornalismo Dopo essersi trasferita dalla casa di Salinger nel 1973, Maynard ha comprato una casa a Hillsborough in New Hampshire. Dal 1973 al 1975 ha collaborato a una serie di commenti a una serie chiamata Spectrum su CBS Radio. Nel 1975 è entrata a far parte dello staff del The New York Times come cronista e reporter. Ha lasciato il giornale nel 1977 quando ha sposato Steve Bethel. Si sono trasferiti nel New Hampshire e hanno avuto tre figli, Audrey, Charlie e Wilson. Dal 1984 al 1990, Maynard ha scritto la rubrica settimanale collettiva Domestic Affairs, che trattava di matrimonio, paternità e vita familiare. Ha lavorato come recensore di libri e giornalista per Mademoiselle e Harrowsmith. Nel 1986 ha partecipato all'opposizione alla costruzione della prima discarica di rifiuti nucleari di alto livello nel suo stato natale, il New Hampshire, una campagna che ha descritto in una storia di copertina del New York Times nell'aprile 1986. Dopo il divorzio da Bethel nel 1989 lei e i suoi figli si sono trasferiti a Keene nel New Hampshire. Narrativa Maynard ha pubblicato il suo primo romanzo, Baby Love, nel 1981. Il suo romanzo del 1992 Da morire, tratto dal caso di Pamela Smart, è stato adattato nell'omonimo film del 1995, diretto da Gus Van Sant e interpretato da Nicole Kidman, Matt Dillon e Joaquin Phoenix. Alla fine degli anni '90, ha scritto ai suoi lettori in un forum di discussione online, The Domestic Affairs Message Board. Ha pubblicato due libri di narrativa per giovani adulti: The Usual Rules (2003) e The Cloud Chamber (2005). Il suo libro non-fiction giallo, Internal Combustion (2006), trattava il caso di Nancy Seaman, una donna del Michigan, condannata per aver ucciso suo marito nel 2004. Il romanzo Un giorno come tanti è stato pubblicato nel 2009 e adattato in un film omonimo, scritto e diretto da Jason Reitman. Gli altri suoi romanzi includono The Good Daughters (2010), Dopo di lei (2013), per il quale trasse ispirazione dagli omicidi del serial killer David Carpenter, e L' ombra degli Havilland (2016). Vita privata Nel febbraio 2010, Maynard ha adottato due ragazze etiopi. Nella primavera del 2011, ha detto ad amici e familiari che non poteva più occuparsi delle ragazze. Le ha mandate a vivere con una famiglia nel Wyoming e, citando la loro privacy, ha rimosso tutti i riferimenti a loro dal suo sito web. Il 6 luglio 2013, ha sposato l'avvocato Jim Barringer, morto il 16 giugno 2016. Opere Fiction Baby Love (1981) Da morire (1992) Dove porta l'amore (1995) The Usual Rules (2003) The Cloud Chamber (2005) Un giorno come tanti (2009) The Good Daughters (2010) Dopo di lei (2013) L'ombra degli Havilland (2016) Nonfiction Looking Back: A Chronicle of Growing Up Old in the Sixties (1973) Domestic Affairs: Enduring the Pleasures of Motherhood and Family Life (1987) At Home in the World (1998) Internal Combustion: A Story of a Marriage and a Murder in the Motor City (2006) A Good Girl Goes Bad (2007), in Bad Girls: 26 Writers Misbehave, curata da Ellen Sussman Your Friend Always (2007), in Mr. Wrong: Real-Life Stories About the Men We Used to Love, curata da Harriet Brown Someone Like Me, But Younger (2009), in The Face in the Mirror: Writers Reflect on Their Dreams of Youth and the Reality of Age, curata da Victoria Zackheim Straw into Gold (2013), in Knitting Yarns: Writers on Knitting, curata da Ann Hood Il meglio di noi (2017) Note Collegamenti esterni Why Does the American Press Hate Joyce Maynard? di Jules Siegel (Book Arts) Memorialisti statunitensi Studenti dell'Università Yale
La psilocibina è una triptammina psichedelica presente in alcuni funghi allucinogeni del genere Psilocybe, Panaeolus, Inocybe, e Stropharia. Quando ingerita viene rapidamente defosforilata a psilocina che esercita effetti sul sistema nervoso centrale inducendo esperienze psichedeliche, enteogene ed effetti lievemente euforizzanti. Divenuta nota al grande pubblico solo negli anni sessanta del XX secolo dopo l'incontro tra il micologo R. Gordon Wasson e la curandera Maria Sabina, e successivamente sintetizzata in laboratorio da Albert Hofmann, acquisì una certa popolarità in Occidente per i suoi usi spirituali e ricreativi, e cominciò ad essere studiata ad Harvard per la sua capacità di causare esperienze mistiche; quando però nel 1967 l'LSD fu reso illegale da Nixon, la similitudine delle due sostanze fece sì che anche la psilocibina venisse messa al bando in quasi tutti gli stati del mondo. Ben prima della sua scoperta da parte degli occidentali, veniva utilizzata dalle civiltà dell'America latina nei riti sciamanici, ritrovandosi infatti nella formulazione delle bevande rituali. Solo negli ultimi anni diversi studi ne stanno mostrando le importanti proprietà terapeutiche, quando utilizzata sotto la supervisione medica, specie nei confronti di alcune patologie psichiatriche (in particolare ansia e depressione) che si sono mostrate resistenti ai classici farmaci, dato confermato nel 2021 dal più vasto studio sperimentale condotto finora. In seguito alla riscoperta del suo potenziale medico, la psilocibina, assieme agli altri psichedelici, è stata depenalizzata in due stati americani (Oregon e Washington DC) e otto città: Detroit, Santa Cruz, Oakland, Denver, Ann Harbour, Somerville, Cambridge e Northampton. Dal primo luglio del 2023 la psilocibina potra essere prescritta da psichiatri australiani autorizzati per il trattamento della depressione resistente ad altre terapie. Attualmente in Italia la molecola è inserita nella tabella 1 delle sostanze stupefacenti, per cui sono illegali la detenzione e la vendita. Caratteristiche Ha struttura chimica simile ai neurotrasmettitori endogeni serotonina e dimetiltriptammina, appartenendo alla classe delle triptammine. Quando ingerita, viene rapidamente defosforilata in psilocina. La psilocibina, pur possedendo attività farmacologica intrinseca, può perciò essere considerata il precursore della psilocina. La psilocina è un agonista parziale di diversi recettori della serotonina, anche se l'attivazione del recettore serotoninergico 5HT2A sembra giocare un ruolo essenziale nel suo meccanismo d'azione. La psilocina ha alta affinità per i recettori 5-HT2B e 5-HT2C ed una efficacia leggermente minore per i 5-HT2A. Quella per i recettori 5-HT1 è invece bassa, compresi i 5-HT1A e 5-HT1D. Diverse ricerche mostrano che molti degli effetti soggettivi della psilocibina siano in realtà dovuti anche all'interazione con recettori diversi dai 5-HT2: ad esempio la psilocina incrementa indirettamente i livelli di dopamina nei gangli alla base pur non interagendo direttamente con i recettori D2 della dopamina, a differenza di altri composti dai simili effetti come l'LSD. Gli effetti, quando assunta oralmente, iniziano dopo 10-40 minuti e persistono per un tempo compreso tra le 2 e le 6 ore (a seconda del dosaggio e della sensibilità individuale). La sua emivita è di 163 ± 64 minuti quando assunta oralmente e 74.1 ± 19.6 quando iniettata. Dosi di almeno 4–10 mg, corrispondente a circa 50–300 µg/kg, sono necessarie per indurre l'esperienza psichedelica. I dosaggi tipicamente assunti per l'utilizzo ricreativo sono invece più alti e pari a 10–50 mg di psilocibina (contenuti in media in 10–50 grammi di funghi freschi o 1–5 grammi di funghi secchi). Dosaggi minori sono gergalmente chiamati "microdosi" e secondo alcuni utilizzatori produrrebbero effetti positivi sul tono dell'umore senza però indurre esperienze psichedeliche, in analogia a quanto riportato per altre sostanze psichedeliche come l'LSD, tuttavia la veridicità di tali affermazioni non è stata ancora validata in ambito scientifico. La sensibilità individuale influenza comunque notevolmente la potenza della sostanza, tant'è che alcuni individui riporterebbero effetti percepibili anche con dosi di soli 2 mg. Quando assunta per via orale, circa il 50% della psilocibina viene assorbita direttamente da stomaco ed intestino, quindi viene rapidamente convertita in psilocina che viene poi glucuronata (ad opera di due enzimi glucuronil transferasi UGT1A9 nel fegato e UGT1A10 nell'intestino) ed escreta nelle urine oppure convertita in altri metaboliti ad opera delle monoammino ossidasi. Entro 24 ore dall'assunzione, il 65% della sostanza è escreta nelle urine ed un altro 20% attraverso le feci. Tuttavia tracce dei suoi metaboliti sono rilevabili anche 7 giorni dopo l'assunzione. Uso terapeutico La psilocibina mostra interessanti proprietà terapeutiche per un ampio insieme di patologie, specie per il trattamento del dolore cronico e delle patologie psichiatriche. Tuttavia, a causa della illegalità diffusa della sostanza e dei conseguenti vincoli burocratici, le sperimentazioni fino ad ora hanno riguardato soprattutto piccoli gruppi di pazienti non permettendo perciò di trarre dati definitivi sulla reale portata terapeutica. È usata, a livello sperimentale, nel trattamento dei disturbi della personalità e delle cefalee a grappolo resistenti alle terapie tradizionali. Uno studio del 2012 della National Academy of Sciences inglese, pubblicato sul British Journal of Psychiatry ha dimostrato che l'uso di psilocibina migliora le facoltà mnemoniche. Può modificare in modo duraturo la personalità: uno studio effettuato nel 2011 dagli scienziati della Johns Hopkins University di Baltimora ha dimostrato che l'uso di psilocibina induce "positivi cambiamenti" nella personalità degli assuntori. Più della metà dei partecipanti allo studio (60%) avrebbe mostrato una decisa trasformazione in termini di "apertura mentale e creativa": i tratti che si sono rafforzati sono quelli dell'immaginazione, delle idee astratte, dei sentimenti, del senso estetico, e tali cambiamenti sono durati almeno per i 14 mesi in cui i soggetti sono stati sottoposti a controlli. Uno studio del 2013 dell'University of South Florida ha dimostrato che la psilocibina facilita la neurogenesi e il superamento dei traumi. Nel 2014 è partito uno studio della New York University sull'uso della psilocibina contro l'ansia nelle persone affette da tumore. Nel 2014 è partito uno studio della Università del Nuovo Messico che, riprendendo studi degli anni '50 e '60 che avevano mostrato buoni risultati nell'uso di psichedelici (in quel caso LSD) contro le dipendenze, sta studiando l'efficacia della psilocibina nel trattamento dell'alcolismo. Uno studio del 2014 dell'Università Johns Hopkins pubblicato sul Journal of Psychopharmacology ha mostrato che la psilocibina come cura per la dipendenza da nicotina, avrebbe una percentuale di successo dell'80%. Uno studio pubblicato nel 2017 e condotto da un team di ricercatori dell'Imperial College di Londra, ha dimostrato come due somministrazioni del composto a distanza di una settimana l’una dall’altra siano in grado di esercitare potenti e duraturi effetti antidepressivi, in pazienti con una patologia resistente ai classici farmaci antidepressivi. Quando ai pazienti è stato chiesto di descrivere a parole loro l’effetto del farmaco, la maggior parte di essi ha riferito di essersi sentiti «resettati, come quando un computer malfunzionante viene ripristinato». Tali risultati andranno replicati in studi più ampi ma sembrano confermare le precedenti osservazioni sull’attività terapeutica di composti dalla simile proprietà farmacologica. Più recentemente, Robin Carhart-Harris, direttore del "Centre for Psychedelic Research" dell'Imperial College di Londra, ha dichiarato che la psilobicina si sta rivelando decisamente più efficace del trattamento tramite farmaci SSRI, basantisi sull'"ipotesi serotonina" ("Serotonin Hypothesis"), secondo la quale la depressione dipenderebbe da una carenza di serotonina. Infatti, le ultime prove di efficacia del farmaco escitalopram mostrano miglioramenti del 50-60%, non molto maggiori di un placebo, oltre agli spiacevoli effetti collaterali ed ai sintomi successivi all'interruzione del trattamento. La psilobicina, per contro, ha mostrato un'efficacia del 70%, l'effetto avverso prevalente è risultato un mal di testa da lieve a moderato un giorno dopo la somministrazione. Nel 2018 la Food and Drug Administration (FDA) ha assegnato la Breakthrough Therapy Designation per la terapia assistita da psilocibina per la depressione resistente al trattamento. Nel 2019 la FDA ha concesso la designazione anche per la terapia con psilocibina nel trattamento del disturbo depressivo maggiore. Lista di funghi contenenti psilocibina Contenuto di psilocibina in alcuni funghi: Psilocybe azurescens 1.78% Psilocybe bohemica 1.34% Psilocybe semilanceata 0.98% Panaeolus cyanescens ("hawaiani") 0.85% Psilocybe tampanensis 0.68% Psilocybe cubensis ("messicani") 0.63% Una menzione a parte merita lo Psylocibe baeocystis, che oltre alle ordinarie psilocina e psilocibina contiene anche in dosi apprezzabili baeocistina e norbaeocistina, altri due alcaloidi con una struttura chimica quasi identica alle prime due triptamine. Psilocybe baeocystis 0.85% Gymnopilus viridans ?% Curiosità Stando a quanto affermato dal micologo statunitense Paul Stamets, lo scrittore Frank Herbert trasse l'ispirazione per la "spezia", o "mélange", una fondamentale sostanza stupefacente che compare nel suo Ciclo di Dune, dalle sue esperienze con la psilocibina. Note Bibliografia Michael Pollan, Come cambiare la tua mente, 2019, ISBN 978-8845933974 Terence McKenna, Il cibo degli dei, Piano B 2019, ISBN 9788893710794 Merlin Sheldrake, L'ordine nascosto, Marsilio 2020, ISBN 9781847925190 Aa.Vv., La scommessa psichedelica, Quodlibet 2020, ISBN 9788822904881 Paul Stamets, Funghi fantastici, Piano B 2022, ISBN 9788893711180 Voci correlate Psilocina Micotossine Funghi allucinogeni Terapia psichedelica Altri progetti Collegamenti esterni Droghe Alcaloidi Psichedelia Micotossine Triptamine
Il Museo Archeologico Virtuale di Narce - MAVNA è un museo archeologico dedicato all'antica città di Narce, all'archeologia dei Falisci e al territorio della Valle del Treja. Il MAVNA ha sede nel Centro Culturale "Salvo D'Acquisto" a Mazzano Romano ed è stato fondato nel settembre 2012. Scopi Gli scopi primari del MAVNA sono quelli di custodire, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio archeologico e storico del territorio dell’antica città falisca di Narce e il territorio della Valle del Treja, nei comuni di Mazzano Romano e Calcata, al fine di preservare la memoria, contrastare la piaga degli scavi illeciti (eseguiti dai cosiddetti tombaroli), favorire la conoscenza critica del passato e sostenere lo sviluppo culturale e sociale. Il museo è nato con un forte connotato civico e contribuisce a formare le nuove generazioni al rispetto e alla tutela del patrimonio culturale e archeologico. Esso si propone come centro informativo territoriale dedicato alla cultura falisca, in sinergia con il Parco Regionale Valle del Treja e la competente Soprintendenza. Il MAVNA dispone di una piccola collezione archeologica ma grazie ad accordi con diverse istituzioni museali ospita ricostruzioni virtuali e filmati di reperti archeologici. In tal modo si favorisce il "ritorno virtuale" del patrimonio archeologico del sito di Narce attualmente disperso tra diversi musei europei e internazionali. Tra i musei italiani con reperti archeologici provenienti da Narce si ricordano il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, il Museo Archeologico Nazionale dell'Agro falisco al Forte Sangallo di Civita Castellana, il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini a Roma, il Museo delle Antichità Etrusche e Italiche - Sapienza Universitá di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Firenze; nel resto del mondo invece reperti da Narce si trovano al Penn Museum di Philadelphia, al Chicago Field Museum, al National Museum of Natural History dello Smithsonian Institute a Washington DC, al British Museum di Londra, al Museo del Louvre di Parigi, al Museo Nazionale Danese a Copenhagen. Dal 2014 il MAVNA è accreditato nell’Organizzazione Museale Regionale (OMR Lazio), mentre dal 2017 è membro fondatore del Sistema Museale MANEAT - Musei di Arte, Natura, Etnografia e Archeologia. Collezioni Sezione geologica Questa sezione del museo espone campioni geologici e apparati illustrativi che esemplificano la storia geologica e la fase di formazione del territorio della valle del Treja (Paleotevere). Sono esposti esempi di rocce (argille, conglomerati, sabbie, tufi e piroclastiti) che si datano tra il Pliocene Medio e il tardo Pleistocene. Sezione archeologica Questa sezione del museo espone i materiali archeologici provenienti dal territorio di Narce, ma privi di provenienza certa, databili tra l'età del ferro (X secolo a.C.) e la conquista romana del territorio (III secolo a.C.). I reperti illustrano l'evoluzione dell'artigianato falisco e oggetti di produzione etrusca che provengono dalle tombe e dall'abitato, dando una buona rappresentazione anche dei diversi riti funerari che si sono susseguiti nel corso del tempo, dalle tombe ad incenerazione entro pozzetto alle tombe a camera. è presente anche una custodia in tufo di una ricca tomba ad incinerazione. Assieme ai materiali sono esposti pannelli illustrativi che integrano le informazioni con spiegazioni e immagini. Inoltre sono presenti alcune riproduzioni di carte topografiche del territorio e la prima carta archeologica realizzata nel 1894 da Adolfo Cozza e Angiolo Pasqui. Sezione dedicata agli scavi clandestini Questa sezione del museo è dedicata a spiegare il fenomeno degli scavi clandestini, l'economia legata al traffico illecito di beni archeologici e il riuso improprio di oggetti antichi. Scavi illeciti sono stati eseguiti nel territorio di Narce a partire dal Novecento e fino ai giorni d'oggi. Tali scavi hanno interessato soprattutto le necropoli di epoca falisca e i santuari. Sono qui esposti reperti antichi malamente restaurati dai tombaroli, oggetti riusati (ad esempio un vaso antico che è stato murato in una facciata) e falsi destinati al mercato antiquario. Sono inoltre presenti alcuni strumenti utilizzati dagli scavatori di frodo per individuare e scavare le tombe falische. Mostre temporanee Il museo ha una sala dedicata alle mostre temporanee. Tali mostre, a tema archeologico, storico o artistico, ampliano e diversificano l’offerta museale, mantenendo alto l’interesse verso il museo. L'allestimento attuale è dedicato ad una mostra intitolata I tempi del rito, in cui è esposta una selezione di ritrovamenti effettuati durante gli scavi del 2014 nel santuario di Monte Li Santi Le Rote. Tra questi in particolare le note maschere votive offerte alle divinitá del santuario. In passato sono state organizzate varie mostre, tra cui: 22-23 febbraio 2020 - Creation. Mostra di Arte Contemporanea Itinerante. Doppia personale: Maschere per Rituali Moderni di Marta Pisani e Macrocosmo e Microcosmo di essica Pintaldi. giugno-agosto 2019 - 1915-1918 Storie dalla Prima Guerra Mondiale settembre 2013 - Le principesse di Narce nel mondo: bambine, spose e madri tra VIII e VII secolo a.C. Servizi Il MAVNA è aperto tutto l’anno ed è dotato di Regolamento e di Carta della Qualità dei Servizi. I contenuti informativi del museo, così come le indicazioni dei servizi essenziali, sono offerti in lingua italiana e inglese. Il museo ha una sezione didattica, un archivio storico (consultabile previa richiesta), un archivio fotografico (consultabile previa richiesta), un laboratorio di restauro, un accesso per i disabili e spazi per esposizioni temporanee. Il museo inoltre condivide con la Biblioteca Comunale la sala conferenze e l'archivio librario del Centro di Documentazione. Note Bibliografia F. Barnabei, A. Cozza, A. Pasqui, G. F. Gamurrini, Narce. Degli scavi di antichità nel territorio falisco, Monumenti Antichi dei Lincei, IV, Roma 1894. J. Tabolli, Narce’s New Virtual Museum, Etruscan Studies 2013, 16(1), pp. 127–136. De Gruyter. DOI 10.1515/etst-2013-0003. M. Pacifici, La raccolta del Museo Archeologico-Virtuale di Narce: dagli scavi clandestini al Museo, in M.C. Biella, J. Tabolli (a cura di), I Falisci attraverso lo specchio. Atti della giornata di studi per festeggiare Maria Anna De Lucia Brolli (Officina Etruscologia 13), Roma 2016, pp. 117 – 124. Officina Edizioni. ISBN 978-88-6049-250-0. O. Cerasuolo, N. Irato, Le strategie museali del MAVNA per il territorio di Mazzano Romano e Calcata. Storie di archeologia tra valli e colline, in V. Nizzo (a cura di), Storie di persone e di musei. Persone, storie, racconti ed esperienze dei musei civici di Lazio, Umbria e Toscana tra tutela e valorizzazione, E.S.S. Editorial Service System srl. 2019 pp. 323-341. ISBN 978-88-8444-196-6. I. Moroni, Nella terra dei Falisci il MAVNA, Museo Virtuale, racconta la storia dell'antica cittá di Narce, intervista al Direttore Scientifico, 12 luglio 2020. Voci correlate Valle del Tevere Altri progetti Collegamenti esterni Musei archeologici del Lazio Musei etruschi Siti archeologici della Valle del Tevere
Biografia Ramin è nato a Duisburg, Germania, da madre tedesca e padre iraniano. Dopo essersi laureato con lode al Berklee College of Music nel 1998, Djawadi attirò l'attenzione di Hans Zimmer, che lo ingaggiò nel Remote Control Productions. Djawadi si spostò quindi a Los Angeles dove iniziò a lavorare come assistente di Klaus Badelt. Dopo diverse collaborazioni, nel 2004 compose la sua prima colonna sonora per il film Blade: Trinity. Seguirono altri lavori in campo cinematografico, televisivo e videoludico, che gli fecero ottenere anche alcune candidature agli Emmy. Le sue opere più celebri sono le colonne sonore di Prison Break, Iron Man, FlashForward, Il Trono di Spade, Person of Interest, Pacific Rim e Westworld - Dove tutto è concesso. Ha collaborato alla colonna sonora del videogioco Medal of Honor (in quest'ultima in collaborazione con Mike Shinoda leader dei Linkin Park nei brani "NOC Out" e "Saa'iq"). Ha vinto per due volte consecutive agli Emmy Awards per Il Trono di Spade , nel 2018 per l'episodio "Il Drago e il Lupo" e nel 2019 per "La Lunga Notte". Colonne sonore Cinema Blade: Trinity, regia di David S. Goyer (2004) Jonathan, episodio di All the Invisible Children, regia di Jordan Scott e Ridley Scott (2005) Boog & Elliot a caccia di amici (Open Season), regia di Roger Allers e Jill Culton (2006) Chiedi alla polvere (Ask the Dust), regia di Robert Towne (2006) Mr. Brooks, regia di Bruce A. Evans (2007) Boog & Elliot 2 (Open Season 2), regia di Matthew O'Callaghan e Todd Wilderman (2008) Iron Man, regia di Jon Favreau (2008) Sex List - Omicidio a tre (Deception), regia di Marcel Langenegger (2008) Il mai nato (The Unborn), regia di David S. Goyer (2009) Scontro tra titani (Clash of the Titans), regia di Louis Leterrier (2010) Fright Night - Il vampiro della porta accanto (Fright Night), regia di Craig Gillespie (2011) Red Dawn - Alba rossa (Red Dawn), regia di Dan Bradley (2012) Pacific Rim, regia di Guillermo del Toro (2013) Edge of Tomorrow - Senza domani (Edge of Tomorrow), regia di Doug Liman (2014) Dracula Untold, regia di Gary Shore (2014) Robinson Crusoe (The Wild Life), regia di Vincent Kesteloot e Ben Stassen (2016) Warcraft - L'inizio (Warcraft), regia di Duncan Jones (2016) The Great Wall, regia di Zhāng Yìmóu (2016) Il domani tra di noi (The Mountain Between Us), regia di Hany Abu-Assad (2017) Slender Man, regia di Sylvain White (2018) Nelle pieghe del tempo (A Wrinkle in Time), regia di Ava DuVernay (2018) Rex - Un cucciolo a palazzo (The Queen's Corgi), regia di Ben Stassen (2019) Frammenti dal passato - Reminiscence (Reminiscence), regia di Lisa Joy (2021) Eternals, regia di Chloé Zhao (2021) Uncharted, regia di Ruben Fleischer (2022) The Man from Toronto, regia di Patrick Hughes (2022) Televisione The Grid – miniserie TV, 6 puntate (2004) Buffalo Dreams – film TV, regia di David Jackson (2005) Tyco il terribile (Life Is Ruff) – film TV, regia di Charles Haid (2005) Blade - La serie (Blade: The Series) – serie TV, 13 episodi (2006) Prison Break – serie TV, 90 episodi (2005-2009; 2017) FlashForward – serie TV, 22 episodi (2009-2010) I signori della fuga (Breakout Kings) – serie TV, 23 episodi (2011-2012) Il Trono di Spade (Game of Thrones) – serie TV, 73 episodi (2011-2019) Person of Interest – serie TV, 103 episodi (2011-2016) The Strain – serie TV, 46 episodi (2014-2017) Westworld - Dove tutto è concesso (Westworld) – serie TV (2016-in corso) Jack Ryan – serie TV (2018-in corso) House of the Dragon – serie TV (2022-in corso) Videogiochi Gears of War 4 (2016) Gears 5 (2019) New world (2021) Note Collegamenti esterni
Tricesimo (Tresesin in friulano) è un comune italiano di abitanti del Friuli-Venezia Giulia. Geografia fisica Tricesimo è in provincia di Udine, situato ai piedi delle prime colline moreniche, formate dall'antico ghiacciaio del Tagliamento, ed è posto a 12 km a nord di Udine. Storia Il nome di Tricesimo testimonia la sua origine romana: ad tricesimum lapidem significa alla trentesima pietra miliare dal porto di Aquileia. Infatti il paese si trova sulla via che da Aquileia portava a Julium Carnicum, oggi Zuglio, e al Norico, via consolare chiamata via Iulia Augusta sulla quale due località ricordano le antiche stazioni (mansiones), segnate dai miliari: Terzo, a tre miglia romane da Aquileia, e Tricesimo, a trenta. Sebbene vi siano tracce di presenza umana già in epoca preistorica (come confermato da vari ritrovamenti di oggetti lavorati in selce e ceramica) si può presumere che il primo nucleo abitativo stabile risalga alla conquista romana del II secolo a.C. La prima testimonianza documentaria risale però all'Itinerarium Antonini, databile al III secolo d.C., dove compare la dicitura Ad Tricensimum indicata come la prima mansio a trenta miglia da Aquileia. Alcuni reperti archeologici di epoca romana trovati sul territorio del comune lasciano ancora aperta la questione su dove si trovasse la primitiva stazione di cambio cavalli. Una lapide rinvenuta vicino al colle di Adorgnano testimonia la costruzione delle mura della mansio (probabilmente nel I secolo d.C.), le tracce di una centuriazione e le innumerevoli tombe ritrovate in San Pelagio confermano il passaggio di un'importante strada antica e infine i nomi di località di origine prediale (Laipacco, Luseriacco, Fraelacco...) dimostrano una notevole radicazione dei coloni romani nel territorio. La presenza di nuclei di origine celtica prima e durante la dominazione romana sono indicati dal toponimo Borgobello (in friulano Borgobel o Marcubel), colle che sovrasta il centro di Tricesimo e che poteva essere anticamente sede di un luogo di culto dedicato al dio Beleno. In epoca longobarda il territorio di Tricesimo si trovava al centro di una vasta area fortificata i cui capisaldi erano Nimis, Ragogna, Artegna e Osoppo. A questo sistema difensivo appartenevano sicuramente gli abitati di Fraelacco e di Monastetto, citati in documenti di epoca posteriore come arimannie. Ad epoca longobarda risalgono pure le tombe ritrovate in località Casanova (presso il ponte del Cormor) e nelle pertinenze di San Pelagio, con reperti databili ai secc. VI e VII. Questi (e altri) ritrovamenti archeologici fanno supporre che il pagus di Tricesimo sia stato abitato con continuità dopo la caduta dell'impero romano e per tutto l'alto medioevo, quando poi finì sotto il dominio del patriarcato di Aquileia. La posizione strategica, all'incrocio tra la strada che da Aquileia porta al Norico e la strada bariglaria (proveniente da Gradisca d'Isonzo) ha favorito nei secoli l'afflusso di popolazione, gli scambi e i commerci facendo di Tricesimo uno dei più importanti centri amministrativi e religiosi del Friuli collinare. La gastaldia di cui era capoluogo estendeva la sua giurisdizione su 33 paesi (detti “ville”) ed era sottoposta al diretto controllo di un ufficiale patriarcale (il gastaldo) che amministrava la giustizia sotto la “loggia del comune” e riscuoteva i tributi. Parte dello stesso territorio rientrava nella pieve (documentata a partire da XII secolo) il cui pievano veniva eletto da un'assemblea di rappresentanti di ogni villa. L'amministrazione del paese era invece affidata alla vicinia (assemblea dei capifamiglia proprietari) che, sebbene sotto il controllo del gastaldo, rappresentava una pallida forma di autonomia comunale. A dimostrazione di ciò ci rimangono gli Statuti di Tricesimo (noti a noi nella versione quattrocentesca, ma di probabile origine duecentesca), un insieme di regole riguardanti il mercato, il transito dei “forestieri”, le attività commerciali artigianali e agricole, che ci forniscono un interessante spaccato della realtà economica del tempo. Nonostante ciò Tricesimo rimane fra i comuni “minori” (a differenza di Cividale, San Daniele, Gemona...) e non ha voce in parlamento. In quest'epoca il paese si presentava come un nutrito gruppo di case cinto da un muro di difesa munito di torri all'esterno del quale sorgeva il duomo. Questo apprestamento difensivo non impedì comunque alle truppe del conte di Gorizia di devastare il paese nel marzo del 1289. Poco più a nord dell'abitato si trova il castello, documentato a partire dal 1251 ma sicuramente più antico (forse sorto attorno ad una specola di epoca romana) con compiti di sorveglianza sulla strada che porta a Gemona. Nel 1420 Tricesimo seguì la sorte del resto del Friuli finendo sotto la dominazione veneta durante la quale vennero mantenute le strutture amministrative della gastaldia dove, al posto dell'ufficiale patriarcale, venne posto un capitano che risiedeva in castello e che rispondeva direttamente al luogotenente generale della Patria del Friuli. In questo periodo si verificarono le due grosse invasioni turche del 1477 (ricordata da una lapide conservata nella sagrestia della Parrocchiale) e del 1499, incursioni che arrecarono notevoli danni agli edifici situati all'esterno della cinta muraria del paese (il duomo venne incendiato) e agli edifici sparsi nelle campagne (incendio della chiesa di San Pelagio). Nel 1511 il centro abitato fu parzialmente coinvolto nella rivolta contadina friulana, e successivamente colpito dal terremoto del 26 marzo. Dopo la caduta della repubblica di Venezia del 1797 ad opera di Napoleone il paese seguì le sorti del Friuli centrale, segnato dal passaggio e dallo stanziamento degli eserciti francese e austriaco in quello che fu, fino al 1815, uno dei più movimentati fronti di guerra europei. La stagione risorgimentale che infiammò gli animi della penisola italica si fece sentire anche a Tricesimo dove la gendarmeria austriaca fu impegnata più volte nel corso degli anni a intervenire per calmare piccole sommosse popolari e reprimere tentativi di insurrezione armata. Nel 1843 vennero requisite le armi nascoste nei solai delle chiese di Adorgnano e di Leonacco Basso, nel 1848 un gruppo di tricesimani partecipò alle insurrezioni di Udine e nel 1852 vennero rinvenute alcune armi sul fondo di un pozzo appena fuori dal paese. Nel 1866 il Friuli entrò a far parte del regno d'Italia e anche per Tricesimo cominciò un periodo di pace e ripresa interrotto dallo scoppio della prima guerra mondiale che, oltre ai disagi portati dalla vicinanza al fronte e all'anno di occupazione austro-ungarica dopo la rotta di Caporetto, costò al paese un pesante numero di caduti (ben 128). Ugualmente tragiche furono le conseguenze della seconda guerra mondiale che portò un alto numero di vittime tra gli uomini al fronte ma anche tra i civili (in particolare verso il termine della guerra), a causa delle frequenti incursioni aeree alleate sulla statale pontebbana e a episodi di insensata violenza come la fucilazione di quattro civili in Borgobello ad opera dei tedeschi ormai in ritirata. Molti furono i tricesimani che si unirono al movimento di resistenza e che contribuirono alla liberazione del paese, avvenuta solo il 2 maggio 1945. Nel secondo dopoguerra la posizione geografica e il passaggio di importanti vie di comunicazione come la strada statale 13 e la ferrovia pontebbana favorirono la crescita economica e commerciale del centro abitato. Il terremoto del 1976 comportò notevoli danni agli edifici delle frazioni e del capoluogo (dove crollò il campanile della chiesa parrocchiale causando una vittima). La ricostruzione, conclusasi a cavallo tra gli anni 80 e 90, venne seguita dalla creazione di nuove aree urbane affiancate a quelle preesistenti, determinate dalla crescente richiesta abitativa che caratterizza tuttora i comuni alla periferia di Udine. Simboli Lo stemma del comune di Tricesimo riprende le forme e i colori dell'antico stemma della gastaldia di Tricesimo che si presenta come una torre bianca merlata con porta sormontata da giglio in campo rosso. La descrizione più antica proviene da un volume dell'archivio parrocchiale datata 1580: “turris alba cum pinaculis et cum lilio super porta in campo rubeo”. Sicuramente corrisponde a questa descrizione lo stemma in pietra murato su una colonna di piazza Garibaldi, probabilmente in origine ubicato sopra una delle porte di ingresso alla cinta muraria dell'abitato di Tricesimo. Il giglio rappresentato è il giglio arcaico, mentre in altre versioni è raffigurato il giglio di Francia. Viene invece ideato tra i secc. XVII e XVIII lo stemma con la pietra miliare recante le tre “X”, ispirato all'origine romana di Tricesimo il cui nome deriva appunto dalla dicitura ad tricensimum (poiché distava trenta miglia da Aquileia). Questo stemma venne adottato ufficialmente come simbolo del Comune nel 1922 e utilizzato come tale per tutto il XX secolo (fino alla sostituzione con quello attuale). È oggi ancora visibile tra le decorazioni del palazzo municipale, costruito a cavallo della prima guerra mondiale. Il gonfalone è un drappo interzato in palo di rosso, di bianco e di rosso. Onorificenze Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose La pieve arcipretale, o chiesa parrocchiale, costruita nel XVIII secolo su progetto di Domenico Schiavi e dedicata alla Madonna della Purificazione, sorge nel centro del paese, di fronte al municipio e alla piazza, e possiede, nel fianco sud, un'elegantissima porta rinascimentale (1505) degna di una grande cattedrale, opera di Bernardino da Bissone. All'interno ospita varie opere d'arte tra cui una pregevole pala, rappresentante la "presentazione di Gesù al tempio", di Jacopo Palma il Giovane e una pala d'altare di Sebastiano Bombelli (Crocifisso e anime del Purgatorio). Il portale del Bissone era situato originariamente sulla facciata della chiesa gotica. Quando nel Settecento fu edificata una chiesa più grande, il portale gotico apparve sproporzionato e fu spostato nel lato sud come porta laterale. Una lapide posta accanto allo stipite destro ricorda tale spostamento: "TEMPLO ELEGANTIORI FORMA REAEDIFICATO A VETERIS FRONTE LIMEN TRANSLATUM HIC AD PERENNEM ARTI LAUDEM UNIVERSALIS - S P C - A MDCCLXXIX [Riedificato il tempio in forma più elegante, la soglia fu qui trasportata dalla facciata precedente a perenne lode dell'arte - 1779]". Sopra il portale fu collocata la Madonna col bambino, considerata il suo capolavoro, accuratamente ricomposta dopo il crollo del campanile (a seguito del terremoto) che travolse la statua. Sono di Bernardino pure le due statue collocate nelle nicchie dell'attuale facciata, che rappresentano l'Annunciazione. Dal 1752 agli anni '30 del XX secolo, la pieve fu ditata anche di un organo costruito dal famoso organaro Pietro Nacchini e dal suo allievo Francesco Dacci. Lo strumento era provvisto di 13 registri, una tastiera di 52 note ed una pedaliera. Dopo la costruzione, nel 1784, della Pieve odierna, l'organo fu collocato in una nicchia nel presbiterio; mentre sull'antistante balaustra trovavano posto l'organista ed i cantori. Negli anni '30 però si decise di costruire un nuovo organo, e il Nacchini fu ceduto alla parrocchiale di Madrisio di Fagagna, dove tuttora si trova. La chiesa di San Pelagio sorge nella località più orientale del comune di Tricesimo sulla strada che porta da Adorgnano a Vergnacco, vicino al confine con il comune di Reana del Rojale. Citata nei documenti parrocchiali a partire dalla seconda metà del XIV secolo è probabilmente più antica, come farebbero supporre i reperti archeologici risalenti ai secc. VI-VIII venuti alla luce al suo interno. La struttura trecentesca era formata dal presbiterio e da parte dell'attuale aula alla quale si appoggiava, sul lato meridionale, una casupola (oggi scomparsa) che fungeva da cella di eremitaggio. Nel quattrocento venne allungata l'aula e aggiunto il portico con archi a sesto acuto mentre la sacrestia e la cella campanaria sono opere seicentesche. Il presbiterio è decorato da uno dei più interessanti (e meglio conservati) cicli di affreschi realizzati dal maestro Gian Paolo Thanner che lavorò a San Pelagio fino a tutto il 1535 (la data di esecuzione è visibile ai piedi della Crocefissione). I temi rappresentati sono tipici di questo autore cinquecentesco: la natività, la pietà e la teoria dei santi. Sull'arco trionfale l'annunciazione e scene dalla passione. I lavori di restauro pittorico eseguiti a partire dal 1978 hanno permesso una migliore lettura degli affreschi del Thanner e hanno portato alla scoperta di frammenti di un affresco sottostante databile al secolo XIV. La chiesetta è stata anche oggetto di studi da parte della facoltà di architettura dell'Università di Udine che nel 2009 ha realizzato uno screening 3D degli interni. La chiesa di San Pietro in Zucco sorge sull'omonimo colle situato poco a nord del centro di Tricesimo. Il nome Zucco è l'italianizzazione del friulano çuc che significa cima, e definisce la sommità della piccola collina morenica. Documentata a partire dal 1255 la chiesa è formata da un'aula rettangolare preceduta da un portico con archi a tutto sesto (cinquecentesco) e affiancata dalla sagrestia (di epoca posteriore). All'interno due affreschi cinquecentesci rappresentanti San Pietro e San Paolo e una pala d'altare di Carlo Boldi del 1801 (Vergine col Bambino e i SS. Pietro, Paolo e Andrea). Le finestre gotiche emerse durante i restauri dell'inizio del XX secolo indicano le parti più antiche dell'edificio. Una nota interessante è che nel XVI secolo nella chiesa si tenevano ancora le riunioni della vicinia di Tricesimo e a cavallo tra il XIX secolo e il XX secolo il colle era sede di manifestazioni e assemblee pubbliche. Questo attaccamento popolare si rinforzò ulteriormente alla fine della prima guerra mondiale quando la chiesetta venne trasformata in monumento ai caduti ad opera dell'architetto Arduino Berlam e inaugurata il 5 ottobre 1924 alla presenza del re Vittorio Emanuele III che in occasione di una sua visita a Udine alloggiava all'albergo Boschetti di Tricesimo. Adorgnano: la chiesetta cinquecentesca fu demolita ai primi del Novecento per costruirne una più grande (l'attuale chiesa di Ognissanti). Dell'antico edificio rimangono il campanile e il portale (ora sul lato della nuova chiesa). Fraelacco: chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia. Leonacco: chiesa di San Martino con affreschi di Lorenzo da Marano. Monastetto: chiesa di San Michele Arcangelo con affreschi di Gian Paolo Thanner risalenti al 1525 circa. Felettano: chiesa della Natività di Maria con pala d'altare di Odorico Politi. Sant'Antonio di Padova (Tricesimo/Tresésin), costruita tra il 1513 e il 1523. Santuario della Madonna Missionaria (Tricesimo/Tresésin) Sacro Cuore (Castello di Tricesimo/Tresésin) con affreschi di Pomponio Amalteo. Proprietà della Curia Arcivescovile di Udine. San Daniele (Belvedere) San Giuseppe (Laipacco/Lipà), con uno fra i più importanti cicli di affreschi di Gian Paolo Thanner. San Carlo (Laipacco/Lipà) San Giorgio (Laipacco/Lipà) Ognissanti (Adorgnano/Adorgnàn) Santi Vito, Modesto e Crescenzia (Fraelacco/Fraelà), ampiamente rimaneggiata nel XVII secolo San Michele (Monastetto/Munistêt) San Bartolomeo (Ara/Are Grande) San Giovanni Evangelista (Ara Piccola/Are Piçule) Natività di Maria (Felettano/Feletàn) Santi Vito, Modesto e Crescenzia (Luseriacco/Luserià) del XV secolo, con affreschi sulla volta del presbiterio raffiguranti i simboli degli Evangelisti sorretti da angeli. Santi Angeli Custodi (Leonacco Alto/Luvinà Alt) San Martino (Leonacco Basso/Luvinà Bas) Architetture civili Villa Mauroner-Tellini in località Collombroso Villa Miotti de Brajda (Borgobello), progettata dall'architetto Cesare Miani Villino Girardini Villa Spezzotti-De Zotti, progettata dall'architetto Cesare Miani Villa Rizzi (Braidamatta) Villa Vanzetti-Pennato-Chizzola Villa Franceschinis (Adorgnano) Villa Mantovani-Asquini (Adorgnano), progettata dall'architetto Provino Valle Villa Cernazai-Cantoni (Ara Grande) Villa Tacelli-Orgnani, con l'oratorio di S. Carlo Borromeo (Laipacco-Lipà) Villa Tartagna Colla (Borgo Michieli, Leonacco Basso) Villa De Rubeis-Masieri (Luseriacco) Villa Sbroiavacca (Felettano) Villa Valentinis (Fraelacco) Casaforte dei de Pavona (Leonacco) Villa Campeis e villa Boreatti (residenza estiva del poeta friulano Ermes di Colloredo) (Fraelacco) Architetture militari Il castello medioevale fu costruito sulla cima di una collina morenica probabilmente sui resti di una precedente fortificazione romana posta a guardia della strada che da Aquileia portava al norico. Le prime fonti documentate risalgono al secolo XIII quando il castello risulta abitato dalla nobilissima famiglia di Tricesimo (1253) di origine gemonese alla quale spettava l'amministrazione del territorio soggetto al castello. I compiti di carattere militare spettavano invece alla guarnigione, con sede nel castello, che a partire dall'inizio del XIII secolo fu comandata da un capitano patriarcale. A causa della posizione strategica il maniero fu al centro di varie lotte tra il Patriarca di Aquileia e il conte di Gorizia tanto che fu assediato tre volte negli anni dal 1305 al 1310 passando di mano in mano fino a tornare nelle mani del patriarcato (almeno nel 1328). Questi eventi dovettero minare profondamente la solidità dell'edificio se nel 1332 il Patriarca Pagano della Torre ordinò di fortificarlo nuovamente. Quando nel 1420 il Friuli cadde sotto il dominio della Repubblica di Venezia il capitano patriarcale venne sostituito da un capitano della Serenissima che aveva compiti sia di carattere militare che di carattere amministrativo. Nel contempo il castello continuò ad essere dato in feudo ai nobili friulani: tra le varie famiglie che lo abitarono troviamo i Prampero, i Partistagno e i Castellerio. Nel 1521 il maniero fu acquistato dai di Montegnacco, proprietari dei vicini castelli di Cassacco e di Montegnacco (quest'ultimo oggi scomparso), che lo tennero fino al 1627, anno in cui lo cedettero ai nobili Valentinis di Udine. Fu trasformato dai conti Valentinis, nel Settecento, in un'elegante villa. Attorno al castello giravano tre cinte di mura, che furono abbattute per ordine di Napoleone quando passò di qui diretto in Austria attraverso il passo di Tarvisio, allo scopo di non lasciare dietro di sé punti di pericolosa resistenza. In quella occasione egli diede ordine di realizzare una via rettilinea tra Udine e Tricesimo, tuttora chiamata lo stradone, che, innestandosi sulla strada statale Pontebbana, evita tortuosi giri all'interno di piccoli paesi. L'ultimo discendente dei conti Valentinis ha ceduto il castello alla curia di Udine, la quale ha edificato, di fronte, un Santuario dedicato alla Madonna Missionaria, con l'altare degli emigranti, in ricordo dei tanti friulani che in passato hanno dovuto cercare lavoro in Germania, Venezuela o Australia. Altro Presepio di Ara. L'iniziativa, nata nel lontano 1976, anno del terremoto sotto la tenda della baraccopoli, è andata via via sviluppandosi, arrivando a coprire una area di 2.500 m2, presso la ex baraccopoli di Ara di Tricesimo. Nel corso della 29ª edizione ben 80.000 visitatori hanno avuto modo di visitare il "Presepio all'aperto", realizzato con la collaborazione di un gruppo di volontari, sotto la direzione del Parroco. Dalle informazioni che abbiamo raccolto non esisteva in Europa un presepio di queste dimensioni. Strutture portanti, quantità di materiale impiegato (gomma piuma, tavolame, colore, graffiato, faesite, polistirolo, cavi, fari, manichini, statuette..) rendevano l'opera oltremodo onerosa. Per l'allestimento e lo smantellamento del "cantiere" si lavorava all'aperto circa 6 mesi all'anno. Nel 2018 si è svolta l’ultima edizione del presepio ponendo fine a un progetto durato 43 anni. A metà anno 2019 la struttura è stata smantellata per problemi alla pubblica amministrazione e per mancanza di fondi per l’ammodernamento delle strutture che risultavano fatiscenti e pericolose per la presenza di amianto. Però lo spirito del Natale della comunità di Ara Grande e Piccola non si è demoralizzato e, attraverso delle iniziative, ha addobbato le vie di Ara con luminarie e, lanterne e installazioni posizionate nei punti più importanti. Nel 2019, vicino al centro della comunità presso Ara grande, è stato piantato un abete e addobbato. Vicino ad esso un presepe stilizzato, anch’esso illuminato. Tra le due frazioni, sulla SP 58, si trova un albero stilizzato tridimensionale illuminato con delle pecorelle al di sotto di esso. Infine, ad Ara Piccola è stata abbellita con illuminarie la facciata della chiesetta di San Giovanni Battista. Società Evoluzione demografica Lingue e dialetti A Tricesimo, accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza la lingua friulana.Ai sensi della Deliberazione n. 2680 del 3 agosto 2001 della Giunta della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, il Comune è inserito nell'ambito territoriale di tutela della lingua friulana ai fini della applicazione della legge 482/99, della legge regionale 15/96 e della legge regionale 29/2007.La lingua friulana che si parla a Tricesimo rientra fra le varianti appartenenti al friulano centro-orientale. Tradizioni e folclore I vecchi del paese chiamavano il colle di San Pietro colle della Spia, poiché si era perpetuato il ricordo di un antichissimo posto di segnalazione, che da Aquileia, castello di Udine, Artegna, Sella di Bordano, Cesclans, permetteva di far giungere notizie da Aquileia a Zuglio in poco più di un'ora, attraverso fuochi di notte e fumate di giorno. Sebbene non ci siano testimonianze documentarie a conferma, è comune opinione tra gli anziani del paese che nella località Marzae sia avvenuta un'importante battaglia contro i turchi. Una leggenda popolare molto conosciuta vuole che il castello di Tricesimo e quello di Cassacco siano collegati da un tunnel sotterraneo scavato all'epoca in cui entrambi i manieri appartenevano alla famiglia di Montegnacco (secoli XIV-XVI). Cultura Media A Tricesimo nella seconda metà degli anni settanta sorse una delle prime emittenti radiofoniche friulane. Radio Effe International, che aveva sede nella frazione Luseriacco, trasmetteva su 88.000 MHz, 101,500 MHz, 102,600 MHz e 104,800 MHz illuminando gran parte delle province di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste. Ebbe un notevole seguito fino alla chiusura, intervenuta nei primi anni ottanta. Le antenne trasmittenti sono state abbattute nel febbraio 2017. Geografia antropica Suddivisioni storiche Ara Grande/Are Grande Borgo Bertoldi/Borc dai Bertolds Borgo Filippi/Borc dai Filips Borgo Tami/Borc Tam Borc Ramacul Borc dai Pulçs Borc de Glesie Borc di 'Dree Borc di Durì Borc dai Pasculins (Lì dai Cjargnei) Borc dai Merlins Case Gerussi/Borc di Burel Madonna della Salute/Madone de Salût Ara Piccola/Are Piçule Case Tami/Cjasis Tami Case Liva/Cjasis Liva Braidamatta/Braidemate Borgo Picco/Borc di Piç Borgo Vittore/Borc Vitôr Colgallo/Colgjâl Borgo Mansutti/Borc dai Mussuts Borgo Bertossio/Borc dai Foscje Felettano/Feletan Fraelacco/Fraelà (Freelà) Borc dai Condui Borc dai Sclâfs Casali Montegrappa/Cjasai Montgrape Casali Simeoni/Cjasai dai Simeons Laipacco/Lipà Case della Palude/Cjasis dal Palût Leonacco/Luvinà Case Tonini/Cjasis dai Tonins Case Chiandetti/Cjasis Cjandets Casali Picco/Cjasai Picco (Lì di Bidìn) Borgo Ellero/Borc dai Elars Borgo Michieli/Borc Michieli Località Morena/Localitât Morene Luseriacco/Luserià Monastetto/Munistêt Tricesimo Capoluogo/Tresésin Cjaflûc Adorgnano/Adorgnan Case Roncuz/Cjasis Roncuz Borgo Borgobello/Borc Borgobel Borc dai Çus Borgo Tullio/Borc dai Tuli Località Vendasio/Localitât Vendâs Case Morandini/Cjasis dai Morandins (Belvedere) Borgo Menotti/Borc dai Menots Borc Iannis/vie Glemone borc Ghiraldo/sot l'ex fuart Economia Tricesimo si è risollevata brillantemente dal disastro del terremoto del Friuli del 1976. La breve distanza dal capoluogo fa del paese un centro di attrazione per molti abitanti di Udine, che preferiscono vivere tra il verde, mentre la posizione sulla statale Pontebbana favorisce un'apprezzabile tappa gastronomica. L'antica vocazione agricola, dopo il terremoto, si è notevolmente ridotta, mentre l'attività industriale, diminuita e rappresentata oggi solo da varie piccole industrie, si è spostata a favore del terziario. Infrastrutture e trasporti Tricesimo è attraversata dalla strada statale 13 Pontebbana, importante strada di collegamento con la Carnia e l'Austria verso nord e con il Veneto verso sud. La città dispone della fermata ferroviaria Tricesimo-San Pelagio, posta lungo la ferrovia Pontebbana. Dal 1915 al 1959 l'abitato disponeva inoltre di un collegamento con Udine costituito dalla tranvia Udine-Tarcento, nota in loco con il soprannome di "tram bianco". Amministrazione Fino alle elezioni comunali del 1990 il corpo elettorale eleggeva solamente il consiglio comunale. La Democrazia Cristiana è stata sempre la lista più votata, detenendo la maggioranza assoluta dei 20 seggi nelle elezioni del: '51, '56, '60, e quella relativa nel: '64, '70, '75, '80, '85 e '90. I sindaci di Tricesimo sono eletti tramite elezione diretta a suffragio universale dalle elezioni del 1995. Dal '95 ad oggi si sono succeduti tre sindaci: Roberto Vattori (1995-2004), sostenuto da liste civiche di centrosinistra Giancarlo Baiutti (2004-2007), sostenuto da una lista civica e una lista di centrodestra Andrea Mansutti (2007-2017), sostenuto da FI, AN, LNP, UDC e una lista civica nel primo mandato, e da UDC, LNP e due liste civiche nel secondo mandato Gemellaggi Galleria d'immagini Note Bibliografia AA. VV., Tresésin, Società Filologica Friulana, Udine, 1982. AA. VV., Tresésin. Ad Tricensimum. 88° Congrés, 2 di otubar 2011, Società Filologica Friulana, Udine, 2011. AA. VV., Piccola Guida illustrata di Tricesimo, Tipografia del Patronato, Udine, 1905. AA. VV., La comunità di Fraelacco tra il 1900 e il 1970, Associazione "Fraelà insieme", 2007. Bertino Fabiola, Costantini Enos, Nons di lûc a Tresesin, Litho Stampa, Pasian di Prato (UD), 2007. Castenetto Roberto, Vicario Federico, Santa Maria di Tricesimo - vicende storiche e scritture di una confraternita friulana nel medioevo, SGF, 2000. Chiesa Alessandro, La pieve di Santa Maria a Tricesimo, Deputazione di Storia Patria per il Friuli, Udine, 2011. Dreosto Italo, La chiesa di San Pelagio in Adorgnano di Tricesimo, La Nuova Base, Udine, 1979. Ellero Elpidio, Tricesimo - Un trentennio di storia (1918-1946), tipografia artigiana, Tricesimo, 2002. Marchetti Giuseppe, La chiesetta dei Ss. Vito, Modesto e Crescenzia a Luseriacco, in Sot la Nape, a. 14, n. 2 (giugno 1962), pp. 6–8. Miotti Tito, Castelli del Friuli - Gastaldie e giurisdizioni del Friuli centrale, Del Bianco Editore, Udine. Pastore Ivonne, Statuti di Tricesimo, Comune di Tricesimo, 1990. Alan Brusini (a cura di), Tricesimo - centocinquanta anni della banda, tipografia Saccardo, Tricesimo, 1983. Ghiraldo Enore: Giornalista- Corrispondente Messaggero Veneto dal 1968 al 1998-Qui Tricesimo e dintorni 1990-93. Vuerich Monica (a cura di), La chiesa di Sant'Antonio e le minori di Ara Piccola, di Felettano e di Leonacco Alto, Pieve Arcipretale di Santa Maria della Purificazione, Tricesimo 2012. Vuerich Monica (a cura di), La chiesa di San Michele in Monastetto di Tricesimo, Pieve Arcipretale di Santa Maria della Purificazione, Tricesimo 2009. Vuerich Monica (a cura di), Le chiese di San Giuseppe e di San Giorgio in Laipacco di Tricesimo, Pieve Arcipretale di Santa Maria della Purificazione, Tricesimo 2008. Vuerich Monica, Villotta Luisa, Pignagnoli Ginevra, Zambon Lucio, La Chiesa di San Pietro in Zucco, Pieve Arcipretale di Santa Maria della Purificazione, Tricesimo 2007. Altri progetti Collegamenti esterni Comuni italiani di lingua friulana
Blum è il fondatore e amministratore delegato della Blumhouse Productions, una compagnia specializzata nella produzione di film horror a basso budget. Ha vinto nel 2014 un Emmy Award per la produzione del film TV The Normal Heart, ed è stato nominato tre volte all'Oscar al miglior film: per la produzione di Whiplash, di Scappa - Get Out e di BlacKkKlansman. Biografia Blum è nato a Los Angeles, California, il figlio di Shirley Neilsen, una professoressa d'arte, e di Irving Blum, un mercante d'arte indipendente. Ha iniziato a lavorare come venditore porta a porta e agente immobiliare. Il suo primo film prodotto è stato Scalciando e strillando di Noah Baumbach, che è stato suo compagno di stanza al college. Mentre cercava finanziamenti per il film ottiene un lavoro per la società di New York Arrow Entertainment. La sua famiglia conosceva Steve Martin, così Blum inviò all'attore una copia della sceneggiatura. Martin approvò la sceneggiatura e Blum allegò la lettera di risposta alla sceneggiatura, che venne consegnata a diversi dirigenti di Hollywood. Blum ha lavorato per Bob e Harvey Weinstein come produttore esecutivo e successivamente produttore indipendente per la Warner Bros. Inoltre ha lavorato come direttore di produzione per la Malaparte, una compagnia teatrale no-profit fondata da un gruppo di attori, tra cui Ethan Hawke e Steve Zahn. Nel 2000 fonda la Blumhouse Productions, una casa di produzione specializzata in film a basso costo. Alcuni dei film prodotti da Blum sono stati altamente redditizi. Il film horror Paranormal Activity è stato prodotto con un budget 15.000 dollari e ha guadagnato quasi 200 milioni di dollari. Blum ha anche prodotto i film horror Insidious (2010), Sinister (2012) e La notte del giudizio (2013), ognuno dei quali è diventato un potenziale franchise. Nel 2014 ha lavorato come produttore esecutivo del film per la televisione The Normal Heart, che ha vinto un Emmy per il miglior film TV, e il film drammatico Whiplash, che è stato candidato all'Oscar al miglior film. Vita privata Dal 14 luglio 2012 Blum è sposato con la giornalista Lauren A.E. Schuker. Filmografia Scalciando e strillando (Kicking and Screaming), regia di Noah Baumbach (1995) Hamlet 2000 (Hamlet), regia di Michael Almereyda (2000) Gli occhi della vita (Hysterical Blindness) – film TV, regia di Mira Nair (2002) Le avventure di Pollicino e Pollicina (The Adventures of Tom Thumb & Thumbelina) (2002) Easy Six - Gioco proibito (Easy Six), regia di Chris Iovenko (2003) The Fever, regia di Carlo Gabriel Nero (2004) Griffin & Phoenix, regia di Ed Stone (2006) The Darwin Awards - Suicidi accidentali per menti poco evolute (The Darwin Awards) (2006) Graduation, regia di Michael Mayer (2007) Paranormal Activity, regia di Oren Peli (2007) Un marito di troppo (The Accidental Husband), regia di Griffin Dunne (2008) The Reader - A voce alta (The Reader), regia di Stephen Daldry L'acchiappadenti (Tooth Fairy), regia di Michael Lembeck (2010) Insidious, regia di James Wan (2010) Paranormal Activity 2, regia di Tod Williams (2010) The FP, regia di Brandon Trost e Jason Trost (2011) Paranormal Activity 3, regia di Henry Joost e Ariel Schulman (2011) Sinister, regia di Scott Derrickson (2012) The River – serie TV, 8 episodi (2012) Provetta d'amore (The Babymakers), regia di Jay Chandrasekhar (2012) Lawless, regia di John Hillcoat (2012) Le streghe di Salem (The Lords of Salem), regia di Rob Zombie (2012) The Bay, regia di Barry Levinson (2012) Paranormal Activity 4, regia di Henry Joost e Ariel Schulman (2012) Dark Skies - Oscure presenze (Dark Skies), regia di Scott Stewart (2013) La notte del giudizio (The Purge), regia di James DeMonaco (2013) Plush, regia di Catherine Hardwicke (2013) Oltre i confini del male: Insidious 2 (Insidious: Chapter 2), regia di James Wan (2013) Oculus - Il riflesso del male (Oculus), regia di Mike Flanagan (2013) Best Night Ever, regia di Jason Friedberg e Aaron Seltzer (2013) Il segnato (Paranormal Activity: The Marked Ones), regia di Christopher B. Landon (2014) Whiplash, regia di Damien Chazelle (2014) 13 Sins, regia di Daniel Stamm (2014) Creep, regia di Patrick Brice (2014) Senza uscita (Not Safe for Work), regia di Joe Johnston (2014) The Normal Heart – film TV, regia di Ryan Murphy (2014) The Town That Dreaded Sundown, regia di Alfonso Gomez-Rejon (2014) Oscure presenze (Jessabelle), regia di Kevin Greutert (2014) Ouija, regia di Stiles White (2014) Stretch - Guida o muori (Stretch), regia di Joe Carnahan (2014) Anarchia - La notte del giudizio (The Purge: Anarchy), regia di James DeMonaco (2014) Mockingbird, regia di Bryan Bertino (2014) Mercy, regia di Peter Cornwell (2014) Ascension – miniserie TV (2014) Il ragazzo della porta accanto (The Boy Next Door), regia di Rob Cohen (2015) The Lazarus Effect, regia di David Gelb (2015) Regali da uno sconosciuto - The Gift (The Gift), regia di Joel Edgerton (2015) Insidious 3 - L'inizio (Insidious: Chapter 3), regia di Leigh Whannell (2015) The Gallows - L'esecuzione (The Gallows), regia di Travis Cluff e Chris Lofing (2015) Area 51, regia di Oren Peli (2015) Curve - Insidia mortale (Curve), regia di Iain Softley (2015) Sinister 2, regia di Ciaran Foy (2015) The Visit, regia di M. Night Shyamalan (2015) Jem e le Holograms (Jem & the Holograms), regia di Jon M. Chu (2015) The Jinx - La vita e le morti di Robert Durst (The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst) – miniserie TV (2015) Il terrore del silenzio (Hush), regia di Mike Flanagan (2016) Incarnate - Non potrai nasconderti (Incarnate), regia di Brad Peyton (2016) Verità sepolte (The Veil), regia di Phil Joanou (2016) Nella valle della violenza (In a Valley of Violence), regia di Ti West (2016) The Darkness, regia di Greg McLean (2016) La notte del giudizio - Election Year (The Purge: Election Year), regia di James DeMonaco (2016) The Belko Experiment, regia di Greg McLean (2016) Ouija - L'origine del male ( Ouija: Origin of Evil), regia di Mike Flanagan (2016) Split, regia di M. Night Shyamalan (2016) Scappa - Get Out (Get Out), regia di Jordan Peele (2017) Auguri per la tua morte (Happy Death Day), regia di Christopher Landon (2017) Amityville - Il risveglio (Amityville: The Awakening), regia di Franck Khalfoun (2017) Insidious - L'ultima chiave (Insidious: The Last Key), regia di Adam Robitel (2018) Obbligo o verità (Truth or Dare), regia di Jeff Wadlow (2018) La prima notte del giudizio (The First Purge), regia di Gerard McMurray (2018) BlacKkKlansman, regia di Spike Lee (2018) Upgrade, regia di Leigh Whannell (2018) Sharp Objects - miniserie TV, 8 puntate (2018) Rapina a Stoccolma (Stockholm), regia di Robert Budreau (2018) Glass, regia di M. Night Shyamalan (2019) Ancora auguri per la tua morte (Happy Death Day 2U), regia di Christopher Landon (2019) Noi (Us), regia di Jordan Peele (2019) Ma, regia di Tate Taylor (2019) Black Christmas, regia di Sophia Takal (2019) L'uomo invisibile (The Invisible Man), regia di Leigh Whannell (2020) Fantasy Island, regia di Jeff Wadlow (2020) The Hunt, regia di Craig Zobel (2020) Ve ne dovevate andare (You Should Have Left), regia di David Koepp (2020) The Good Lord Bird - miniserie TV, 7 puntate (2020) Il rito delle streghe (The Craft: Legacy), regia di Zoe Lister-Jones (2020) Halloween Kills, regia di David Gordon Green (2021) La notte del giudizio per sempre (The Forever Purge), regia di Everardo Gout (2021) Black Phone (The Black Phone), regia di Scott Derrickson (2021) La casa nella palude (A House on the Bayou), regia di Alex McAulay – film TV (2021) They/Them, regia di John Logan (2022) Megan, regia di Gerard Johnstone (2023) Five Nights at Freddy's, regia di Emma Tammi (2023) Note Altri progetti Collegamenti esterni
Un tram è un veicolo su rotaia che viaggia su binari tranviari su strade urbane pubbliche; alcuni includono segmenti con diritto di passaggio segregato. È tipico del trasporto pubblico urbano, atto alla circolazione su infrastrutture tranviarie sia in sede propria che promiscua, su strada, ove la circolazione avviene, di massima, in regime di marcia a vista. In passato veniva chiamato anche tranvai o tramvai, italianizzazione del termine inglese tramway. Caratteristiche Un tram è sostanzialmente un veicolo ferroviario per trasporto di persone di costruzione leggera, adatto alla circolazione ed all'effettuazione del servizio sia in sede propria che in sede promiscua, ovvero sul medesimo piano stradale su cui circolano altri veicoli a percorso vincolato e non; in generale è condotto in regime di marcia a vista e si differenzia da un autobus per il fatto di avere il percorso obbligato dai binari. Può essere munito di qualsiasi tipo di motore, a vapore, termico o, nella maggioranza dei casi, elettrico. Nei centri urbani il tram circola di massima su binari incorporati nella sede stradale; sempre più spesso, con l'obiettivo di migliorarne la circolazione e aumentarne la velocità commerciale, vengono creati anche tratti in sede propria, in galleria e in sopraelevata. In molti casi i tram circolano anche al di fuori dei centri urbani, assumendo caratteristiche simili a quelle di un rotabile ferroviario. Alcuni tram non convenzionali, essendo muniti di rodiggio con ruote pneumatiche, possono utilizzare un'infrastruttura diversa dal binario avente il solo scopo di guidare la traiettoria dei carrelli, avvalendosi invece di una speciale pavimentazione stradale per il rotolamento delle ruote. Il tram, nelle sue versioni a molte unità, presenta grandi capienze superiori a quelle di autobus e filobus. Per permettere uno scambio veloce di passeggeri, i veicoli hanno molte porte, molto spazio per stare in piedi e meno posti a sedere. I rotabili tranviari delle linee interregionali con distanze di fermata più lunghe hanno invece meno porte e più posti a sedere. I veicoli tranviari vengono prodotti secondo le specifiche proprie delle reti: scartamento, larghezza e lunghezza del veicolo, porte a destra, a sinistra o da entrambi i lati, pianale in parte o interamente ribassato o meno e possibilità di doppio senso di marcia. Tram elettrici La trazione In un tram elettrico l'energia viene solitamente portata al rotabile tramite una linea aerea di contatto su cui scorre un dispositivo posto sul tetto del mezzo che può essere costituito da aste di captazione, archetti, "trolley" a stanga o, nei modelli più recenti, pantografi. Un'altra soluzione può essere una terza rotaia elettrificata su cui scorre un pattino di captazione. Nei centri storici urbani, per ragioni di impatto visivo dato dalla linea aerea, talvolta si predilige l'installazione di un collegamento di corrente da rotaie elettriche poste al centro del binario, come per esempio sulla Ringstraße di Vienna. Anche a Bordeaux sono stati costruiti impianti analoghi con presa di corrente al di sotto del piano dei rotabili. In molti casi si ricorre anche alla frenatura a recupero, come sistema frenante integrativo, collegando i motori di trazione come generatori; con ciò, oltre all'effetto frenante, si ottiene una certa produzione di energia elettrica che, ove possibile, viene reimmessa nella rete di alimentazione. Per venire incontro a esigenze particolari delle aziende di trasporto locale vengono costruiti anche tram nei quali, oltre all'alimentazione tramite pantografo, nelle tratte del centro storico la corrente viene fornita da potenti accumulatori. Sono in fase sperimentale anche tram ad accumulo di energia cinetica mediante volano, che nelle discese e in fase di rallentamento la immagazzina nella sua massa in rotazione rierogandola per la trazione. Tale sistema permette un notevole risparmio energetico. Il sistema di alimentazione elettrica più diffuso è quello a corrente continua, con una tensione solitamente compresa fra 500 e i 750 volt. In passato sono stati realizzati anche tram alimentati da corrente alternata monofase o, più raramente, trifase; questi ultimi vennero presso dismessi in quanto richiedevano linee aeree più complesse e costose. Oggi nei sistemi di tram-treno vengono utilizzati anche sistemi di alimentazione bimodali per le tratte su ferrovia e le tratte cittadine tranviarie. I tipi di tram Tram mono/bidirezionale a una cassa passeggeri Tram mono/bidirezionale articolato (a più casse) passeggeri Tram mono/bidirezionale articolato (a più casse) passeggeri per servizi interurbani Tram merci Tram spazzaneve Tram per la manutenzione della linea Tram con tecnologie alternative Tram-treno Oggi si sta affermando, soprattutto nell'area centroeuropea, una nuova filosofia progettuale: quella del tram-treno, sviluppata soprattutto da Alstom, delle serie Coradia, Metropolis e Citadis, quest'ultimo in uso a Kassel e all'Aia. Sostanzialmente si tratta di tecnologie tranviarie che ne permettono l'utilizzo sia su tranvie che su ferrovie; è interessante soprattutto la versione Dualis, che è in grado di marciare sotto una linea elettrica a 25 kVolt su percorsi ferroviari e a 750 volt su percorsi tranviari. Sono inoltre attrezzati di apparecchiature di ripetizione segnali ed ERTMS. Tram su gomma Il sistema Translohr e il sistema GLT sono entrambi definiti come tram su gomma in quanto presentano ruote gommate e una sola rotaia guida. Tram a cavo Le tranvie con la tecnica della funicolare vengono definite anche ferrovie a cavo ed ebbero in passato una certa diffusione. Nel mondo esistono ancora alcuni tratti in esercizio, fra i quali si ricorda in particolare la Cablecar di San Francisco. con un sistema a funicolare è la Tranvia di Opicina, che collega il centro di Trieste con la frazione carsica di Opicina. Aperta il 9 settembre 1902 come tranvia a cremagliera per superare una pendenza massima del 26%, nel 1928 venne ristrutturata, sostituendo la cremagliera con un sistema a funicolare. Tram a mano Le tranvie a mano erano una forma alternativa di tranvia dei tempi passati diffusa sostanzialmente nell'area allora sotto l'influenza del Giappone. Tram a trazione termica Dal 1887 al 1889 Gottlieb Daimler per dimostrazione e per ulteriore sviluppo del suo motore a quattro tempi a benzina, attivò una tranvia con scartamento di che portava dalla sua officina, attraverso la Königstraße fino alla Willhelmsplatz di Stoccarda; per compiere questo tragitto lungo circa 700 metri i tram impiegavano circa due minuti. Daimler fece costruire i binari e gli impianti per l'esercizio a proprie spese; impiegò piccole motrici col motore a scoppio a due assi con panchine estese in lunghezza del modello Dos-à-dos. La tranvia venne considerata un'attrazione, ma la tecnica di trazione diede buona prova di sé al punto che le compagnie di ferrovie a cavalli "Stuttgarter Pferde-Eisenbahnen" (SPE) e "Neue Stuttgarter Straßenbahnen Lipken & Co". (NSS) fecero richiesta di utilizzare la tecnica del motore a scoppio. Furono costruiti due veicoli di prova e impiegati su tratti della rete a cavalli di Stoccarda senza esito soddisfacente. Daimler comunque ottenne ordinazioni per la costruzione di ferrovie turistiche. Nel 1899 si attivò una tranvia elettrica parallela a quella di Daimler, e la sua "ferrovia di prova" venne soppressa. Una carrozza a motore costruita nel 1894 è in esposizione a Bad Cannstatt nel museo della Daimler-Benz. La ferrovia insulare soppressa nel 1970 sull'isola di Sylt nel mare del Nord era l'ultima tranvia a trazione non elettrica della Germania. Storia Dai tram a cavalli ai tram a pianale ribassato Si può considerare Benjamin Outram come l'inventore dei tram. I primi tram, costruiti nell'ultimo quarto del XIX secolo, erano vagoni trainati da cavalli, oppure mossi da un motore a vapore o a trazione elettrica. Furono costruiti anche tram con trazione ad accumulatori. Presto comunque la trazione elettrica rimase l'unica. I primi convogli tranviari erano realizzati attaccando ad una locomotiva tranviaria, di solito a due assi, alcune carrozze anch'esse a due assi, spesso vecchie carrozze della trazione a cavalli ricuperate. Solitamente erano di due tipologie: carrozze aperte estive e carrozze chiuse per l'inverno. I veicoli erano costruiti in base alle richieste delle aziende tranviarie, che i costruttori seguivano producendo miniserie individuali; gli spazi ristretti delle città implicavano inoltre anche particolari adattamenti. Le prime vetture tranviarie avevano spesso panconi lunghi o trasversali con un corridoio centrale. In seguito vennero installate biglietterie di bordo con un grande spazio di accettazione all'entrata. Le prime vetture tranviarie (tram) erano costruite su un telaio poggiante su due assi a passo corto con sospensione abbastanza elementare a balestre. Il passo corto era una necessità determinata dalle strette curve delle linee tranviarie. Anche gli eventuali rimorchi erano a due assi a passo corto. La prima evoluzione strutturale si ebbe con l'avvento dei tram a carrelli, quasi sempre a due assi ciascuno. Solo negli Stati Uniti vennero costruiti in qualche caso tram con carrelli a 3 assi soprattutto per limitare il carico assiale nel caso di grossi rotabili. Nel dopoguerra si diffuse la tecnica costruttiva del collegamento di due elementi su tre carrelli, soluzione che oltre ad essere più economica (per il risparmio di un carrello) permetteva anche il passaggio dei viaggiatori con un più agevole incarrozzamento. La soluzione tecnica che prevedeva l'articolazione mediante una giostra Urbinati circolare fu progettata dall'ing. Urbinati, Direttore della stefer di Roma e costruita dalle Officine Meccaniche della Stanga e della TIBB. Si trattava di una novità a livello mondiale; il successo fu tale che l'ATAG di Roma, nel 1940 incaricò le officine della Stanga della costruzione di una vettura articolata simile a quelle STEFER. Il prototipo fu consegnato a guerra inoltrata (1941) e fu immatricolato 7001. Tale prototipo però andò distrutto durante i bombardamenti che colpirono Roma nel 1943. A guerra finita l'ATAC ordinò un successivo lotto di 50 vetture (serie dispari 7001-7099) alle quali si aggiunsero, dopo la chiusura delle linee tranviarie STEFER avvenuta nel 1980, ulteriori 8 vetture (501-508) rimodernate nelle officine Viberti (serie dispari 7101-7115). Molte aziende europee di costruzioni tranviarie adottarono soluzioni simili. Dopo la seconda guerra mondiale per la prima volta furono introdotte nella tranvia di Amburgo vetture di ampie dimensioni per un rapido afflusso e deflusso dei passeggeri. Con l'evoluzione dei tram articolati si è ridotto fortemente l'uso dei rimorchi. Gli anni settanta rappresentano un importante punto di svolta delle filosofie costruttive. Con i progetti di nuove tranvie nascono anche i nuovi tram che non assomigliano a nessuna delle precedenti soluzioni: mentre diviene comune il tram articolato tradizionale vengono implementate nuove soluzioni che aumentano la composizione a 3 e più elementi poggianti su carrelli comuni. La tecnica del pianale ribassato permette migliore accessibilità ma crea anche nuovi problemi dato che la diminuzione del diamentro degli assi crea problemi di instabilità di marcia e pericoli di deragliamento; questi vengono risolti con nuove ed originali soluzioni come quella degli assi indipendenti e della motorizzazione diffusa di ciascuno di essi. Un'altra tecnica che si diffonde e permette di realizzare veri e propri serpentoni tranviari (come il Boa di Parigi) è quella delle unità di trazione (UdT) a cui sono collegati sospesi i moduli-vettura in numero anche elevato con configurazione anche in numero multiplo Oltre all'evoluzione delle strutture hanno subito importanti trasformazioni i sistemi di trazione ormai totalmente elettrici. Anche nei tram si è passati dal motore a corrente continua al motore ad azionamento trifase. L'elettronica di potenza è stata ormai universalmente adottata per il controllo di trazione e di velocità. L'energia elettrica viene captata ormai sia da linea aerea con pantografo che da un tipo particolare di terza rotaia sottostante e annegata nel suolo normalmente isolata ma che viene messa sotto tensione al passaggio del rotabile. Anche il sistema ad accumulatori, di nuova concezione, viene nuovamente adoperato per il traffico tranviario nei centri storici di particolare pregio architettonico. Cronologia delle tipologie di vetture tranviarie 1880 vetture a giardiniera: vetture aperte sui lati a trazione animale, elettrica o benzina 1900 vetture a imperiale: vetture a due piani, con piano superiore coperto o scoperto, di 1 e 2 classe, diffuse sulle linee suburbane ed urbane (nel Regno Unito, Irlanda, Spagna) 1910 vetture a terrazzini: a due assi con accesso dalle due estremità a piani aperti 1910 vetture a carrelli tipo Peter Witt: vetture dal profilo angoloso caratterizzate dall'entrata dalle estremità e uscita dalla porta centrale (a Milano ad esempio in uso le vetture 1500) 1920 vetture a due assi chiuse con porte 1930 vetture a carrelli tipo PCC: vetture a capacità elevata e forma arrotondata 1940 vetture articolate a 2 casse: vetture costituite da 2 semicasse poggianti su 3 carrelli, dei quali quello centrale comune. 1960 vetture articolate a 3 casse: vetture costituite da 3 semicasse poggianti su 4 carrelli 1980: vetture a piano ribassato: con piano di incarrozzamento poco distante dal livello della strada 1990: vetture tranviarie merci (Germania) Peculiarità regionali A Francoforte sul Meno circola come attrazione turistica l'Ebbelwei-Express; nel prezzo della corsa è compreso un bicchiere di sidro. È l'unica linea tranviaria sulla quale i biglietti devono essere ancora comprati dal bigliettaio. A Helsinki secondo un concetto simile circola un tram adibito a pub ambulante. , mentre sulla rete tranviaria di Dresda è in esercizio sulla tranvia un trasporto merci per la fornitura della manifattura dei vetri della Volkswagen. Il trasporto delle parti dei veicoli avviene su una ferrovia costruita appositamente, il CarGoTram. A Zurigo circola un tram per raccogliere i rifiuti urbani. Anche a Vienna è stato commissionato uno studio che analizza l'impiego del tram come mezzo di trasporto merci all'interno della città. Le tranvie a lunga percorrenza tra Düsseldorf e Duisburg e tra Düsseldorf e Krefeld possedevano un tempo una carrozza ristorante nel secondo o terzo treno. Il Bim è il vezzeggiativo di uso corrente in Austria per la tranvia, abbreviazione del concetto austriaco e tedesco meridionale di Bimmelbahn. Il verbo tedesco bimmeln indica l'azionamento delle campanelle rumorose da parte del conducente del tram. Il concetto più utilizzato benevolmente si è affermato sempre più con l'espressione colloquiale Bim und Bus A Vienna l'ultimo tram della notte viene chiamato die Blaue (il blu). Questo nomignolo caratterizza il fatto che il segnale di linea dell'ultimo accessorio corrispondente era guarnito di blu. In parecchie altre città tedesche e svizzere l'ultima corsa della notte viene definita Lumpensammler (raccogli-stracci). Conservazione in Italia Tram storici sono ancora in circolazione in alcune città d'Italia: l'esempio di maggiore interesse è quello di Torino (il cui servizio tranviario è attivo fin dal 1872), dove l'Associazione Torinese Tram Storici (ATTS) dispone del parco storico di GTT e di un parco proprio, composto da motrici tranviarie di tutta la prima metà del 1900 e dei primi anni del dopoguerra. L'associazione si prefigge di recuperare ulteriori vetture, sia di Torino che di altre città italiane ed europee (Roma, Trieste, Bologna, Napoli, Milano, Monaco di Baviera). In occasione del 150º anniversario dell'unità d'Italia del 2011 è stata istituita nel capoluogo piemontese la linea 7, gestita esclusivamente con vetture storiche nei giorni festivi con giri turistici. Il parco torinese, tra vetture restaurate e da restaurare, è di 22 motrici, di cui 16 in servizio. Si segnalano, infine, le numerose Ventotto in forza all'ATM di Milano dal lontano 1928, oppure la vettura MRS 2035 e le numerose articolate "Stanga" (serie dispari 7001-7115) in forza all'ATAC di Roma. Altri tram sono preservati nel museo ATC di Bologna ed in altri musei del mondo e motrici interurbane Desio e Reggio Emilia dell'ATM di Milano, conservate nei depositi di Desio, Varedo e Famagosta. L'ANM di Napoli ha preservato in ordine di marcia la vettura a carrelli 1029, "nata" nel 1935 e trasformata in "tipo Meridionale" nel 1960 dall'AERFER. Essa effettua occasionalmente - nei giorni festivi - la linea 2, unica sulla quale può circolare un tram unidirezionale. La prima vettura tranviaria articolata del mondo è entrata in servizio a Roma nel 1938, sulle linee urbane della STEFER. La vettura 7021, della serie prodotta in seguito, è stata trasformata in tram-ristorante ed è stata protagonista, il 24 ottobre 2004, dello "Stanga Day", giornata-evento organizzata dagli appassionati romani in onore proprio dei tram Stanga. Nel 2006, mentre le Stanga ATAC, immatricolate nella serie 7000, erano in regolare servizio sui binari romani, il tram STEFER 401, primo tram articolato al mondo, accantonato a Roma presso lo stabilimento ATAC di Grottarossa, è stato ceduto all'ATTS, che l'ha trasferito a Torino, dove dal 2011 presta servizio sulla linea storica 7. La gemella 404 è stata restaurata ed esposta, a cura dell'azienda Met.Ro., all'interno del Parco museo ferroviario Met.Ro Roma Porta San Paolo. Restaurata anche la Urbinati 402, che oggi è immobilizzata presso un centro sportivo in località Colonna (Roma), con interni modulabili: la vettura può avere l'arredamento originale o essere attrezzata per meeting e feste. Un impianto a bassa tensione permette l'illuminazione interna ed esterna e il movimento delle porte. Sempre a Roma, il GRAF, Gruppo Romano Amici della Ferrovia, ha restaurato, in collaborazione con Trambus, l'ultimo tram a due assi esistente, il tram "otto finestrini" n°907 del 1928. Il restauro è durato dal 2001 al 2005 e poi il tram è tornato a circolare nella rete tranviaria di Roma. Disposizioni legali Germania I tram in Germania vengono definiti in base al Verordnung über den Bau und Betrieb der Straßenbahnen (ordinamento sulla costruzione e conduzione delle tranvie, in breve BOStrab) che le differenzia dai treni che sottostanno all'EBO, la Eisenbahn-Bau- und Betriebsordnung. Vengono definiti i limiti e le caratteristiche dell'attività delle tranvie, che di solito impegnano la sede stradale comune, per cui devono possedere lampeggianti (equivalenti alle frecce delle automobili) e viaggiare su linee i cui segnali sono strettamente coordinati a quelli del traffico stradale delle strade limitrofe (tipicamente, il caso dell'incrocio attraversato da un tram). Austria In Austria, i tram sono rotabili ferroviari ai sensi della Eisenbahngesetz 1957 (legge ferroviaria del 1957). Le disposizioni più vicine sull'attività, gli impianti, i veicoli, i segnali e affini sono regolati nella Straßenbahnverordnung 1999 pubblicata dal ministero federale per le scienze e i trasporti in base all'§ 19 comma 4. Italia In Italia l'omologazione dei tram e delle infrastrutture è a cura della Ansfisa. I tram nella circolazione devono rispettare le norme del codice della strada. Svizzera In Svizzera, i tram vengono considerati come ferrovie ai sensi dell'art. 1 cpv. 2 della Legge federale del 20 dicembre 1957 sulle ferrovie (Lferr). Disposizioni legali che riguardino i tram si trovano a livello federale tra l'altro anche nell'Ordinanza del 23 novembre 1983 sulla costruzione e l'esercizio delle ferrovie (Ordinanza sulle ferrovie, Oferr), nella Ordinanza del 5 settembre 1979 sulla segnaletica stradale (OSStr) e nell'articolo 48 "Norme per le tranvie e le ferrovie su strada" della Legge federale del 19 dicembre 1958 sulla circolazione stradale (LCStr) che recita: "Le norme della circolazione previste nella presente legge sono parimente applicabili alle tranvie e alle ferrovie su strada, per quanto sia consentito dalle particolarità di detti veicoli, del loro esercizio e degli impianti". Si aggiungono poi a queste disposizioni i regolamenti cantonali. Note Voci correlate Tranvia Tram-treno Tram interurbano Tram snodato Linee tranviarie italiane Altri progetti Collegamenti esterni public-transport.net a tram portal Mezzi di trasporto pubblico Mezzi di trasporto su rotaia
Lo scoiattolo volante di Basilan (Petinomys crinitus ) è uno scoiattolo volante endemico delle Filippine. Descrizione La pelliccia dello scoiattolo volante di Basilan è piuttosto folta e relativamente soffice sulle regioni superiori, e fine su quelle inferiori. Le regioni superiori sono marroni e quelle inferiori sono più chiare, bianche o grigio chiaro. La coda è dello stesso colore del dorso. Nell'aspetto generale ricorda gli altri scoiattoli volanti del Sud-est asiatico, ma si differenzia da essi per alcuni aspetti del cranio. Ha la testa larga e schiacciata, con un muso corto. La coda è appiattita come una piuma, dal momento che i peli posti ai lati sono rivolti verso l'esterno. I peli al di sotto di essa sono più corti e aderenti all'asse, ma quelli della parte superiore non sono né corti né aderenti all'asse, bensì molto folti. Distribuzione e habitat Lo scoiattolo volante di Basilan è endemico delle Filippine, più precisamente di Mindanao e delle isole vicine. La sua presenza è stata riscontrata a Basilan, Dinagat, Mindanao (province di Bukidnon, Davao del Sur, Lanao del Sur, Misamis Occidental, Misamis Oriental e Zamboanga del Norte) e Siargao. Vive nelle foreste pluviali tropicali tra i 500 e i 1600 m di quota. Non è presente su altre isole della regione, seppure anche vicine, come Leyte o Samar. Biologia Lo scoiattolo volante di Basilan, arboricolo e notturno, è presente nelle foreste pluviali sia di pianura che di montagna, sebbene sia più numeroso nel suo habitat prediletto (le foreste di querce) ad altitudini maggiori. A queste quote, le foreste sono incontaminate, poiché sono fredde, umide e difficili da raggiungere. Conservazione Questo scoiattolo volante non è minacciato dalla deforestazione, sebbene l'espansione delle coltivazioni ad alta quota potrebbe, in futuro, mettere a repentaglio la sua sopravvivenza. Non viene cacciato molto spesso. La IUCN lo classifica tra le specie a rischio minimo. Note Altri progetti Sciuromorfi Fauna endemica delle Filippine
Al momento della morte il suo patrimonio netto era stimato in 4,8 miliardi di dollari. Biografia Robertson era figlio di Julian Hart Robertson Sr., dirigente di un'azienda tessile, e di Blanche Spencer. Si diplomò alla Episcopal High School nel 1951 e all'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill nel 1955. È stato quindi per due anni ufficiale nella Marina degli Stati Uniti. Dopo aver lasciato la Marina nel 1957, Robertson si trasferì a New York City e lavorò per un certo periodo come agente di cambio per Kidder, Peabody & Co. In Kidder ha alla fine guidato la divisione di gestione patrimoniale della società (Webster Securities) prima di partire per trasferirsi con la sua famiglia in Nuova Zelanda per un anno per scrivere un romanzo. Al suo ritorno, nel 1980 Robertson lanciò Tiger Management con i primi investimenti di amici e familiari. Tiger Management Il 1º aprile 1996, BusinessWeek ha pubblicato una storia di copertina scritta dal reporter Gary Weiss, chiamata "Fall of the Wizard", che criticava le prestazioni e il comportamento di Robertson come fondatore e manager di Tiger Management. Robertson successivamente fece causa a Weiss e BusinessWeek per 1 miliardo di dollari per diffamazione. La causa è stata poi risolta. I fondi Tiger raggiunsero un picco di 22 miliardi di dollari di attività nel 1998. Il Tiger Fund di Robertson ha accuratamente previsto la "bolla tecnologica", sottopesando volutamente il settore a causa dell'overpricing dei titoli tecnologici rispetto ai loro guadagni e al loro potenziale guadagno. Quindi, sebbene Tiger abbia sottoperformato l'S&P 500 nel breve termine, nel 1999 Tiger aveva eliminato praticamente tutti gli investimenti in questo segmento. La più grande partecipazione azionaria di Tiger a quel tempo era U.S. Airways, i cui problemi trascinarono verso il basso il valore delle sue partecipazioni. Così nel marzo 2000 Robertson ha deciso di chiudere la sua società di investimento e di restituire tutto il capitale esterno agli investitori. Nel settembre 2001, Robertson - pur dichiarando di mantenere le proprie azioni nella compagnia aerea - ha distribuito 24,8 milioni di azioni della U.S. Airways notevolmente svalutate agli ex investitori Tiger. Dopo Tiger Dopo aver chiuso il suo fondo nel 2000, Robertson è rimasto nel business degli hedge fund sostenendo e finanziando altri gestori di hedge fund (38 in totale nel settembre 2009), in cambio di una partecipazione nelle loro società di gestione di fondi. A parte questi, molti degli analisti e manager che Robertson ha impiegato e guidato presso Tiger Management, tra cui Chris Shumway, Lee Ainslie e Ole Andreas Halvorsen, hanno aperto loro fondi di investimento gestendo alcune delle più note società di hedge fund, chiamate "Tiger Cubs". Questi includono tra gli altri fondi come Viking Global Investors, Tiger Legatus, Tiger Veda, Blue Ridge Capital, JAT Capital Management, Tiger Global, Maverick Capital, Coatue Management, Tiger Ratan Capital Fund NA di Nehal Chopra.. Robertson è stato il fondatore e benefattore del Robertson Scholars Program che assegna ogni anno una borsa di studio di merito che fornisce quattro anni di lezioni complete, camera e finanziamenti di viaggio per 36 studenti della Duke University e dell'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill. Nell'agosto 2010, Robertson ha firmato "The Giving Pledge", un'iniziativa del magnate del software Bill Gates e dell'investitore Warren Buffett in cui le persone molto ricche avrebbero impegnato almeno la metà dei loro beni in beneficenza. È stato anche attivo come investitore e costruttore in Nuova Zelanda, dove trascorreva molto tempo. La sua famiglia possiede Kauri Cliffs Lodge vicino a Matauri Bay nel Northland; Matakauri Lodge Queenstown; The Farm a Cape Kidnappers, Hawkes Bay, varie cantine di vino. Robertson è stato nominato nel 2010 Cavaliere Onorario dell'Ordine al Merito della Nuova Zelanda, per i servizi alle imprese e alla filantropia. Nel 2009, è stato annunciato che Robertson avrebbe donato opere d'arte del valore di 115 milioni di dollari alla Galleria d'Arte di Auckland. La donazione comprendeva opere di Paul Cézanne, Paul Gauguin, Pablo Picasso, Henri Matisse, Piet Mondrian, Salvador Dalí, Georges Braque, André Derain, Fernand Léger, Pierre Bonnard e Henri Fantin-Latour. Era la più grande del suo genere in Australasia. Nel maggio 2010 la New York Stem Cell Foundation, un istituto di ricerca privato, ha ricevuto un regalo di 27 milioni di dollari da Robertson per finanziare la ricerca. Nel gennaio 2012 Robertson ha donato 1,25 milioni di dollari a Restore Our Future, un Super PAC che sostiene la campagna presidenziale di Mitt Romney. Nel 2015, Robertson ha dato 1 milione di dollari a un Super PAC a sostegno della candidatura presidenziale di Jeb Bush. Nell'aprile 2016, Robertson ha dato 25 milioni di dollari alla Success Academy Charter Schools di New York. A settembre 2020 circa il 50% dei suoi investimenti era nel settore tecnologico, con i maggiori investimenti in JD.com, Microsoft, Facebook e Amazon. Robertson è morto nella sua casa di Manhattan il 23 agosto 2022, all'età di 90 anni. Vita privata Era sposato con Josephine (Josie) Tucker, morta l'8 giugno 2010 dopo una lunga lotta contro il cancro al seno. La coppia ha avuto tre figli. Note Bibliografia Daniel A. Strachman, Julian Robertson: A Tiger in the land of Bulls and Bears, New York, Wiley, 2004 Altri progetti
La chiesa di Nostra Signora d'Itria (cresia de Sa Madonna de Sa Itria, in lingua sarda) si trova nel centro storico di Orani, nel rione Sa Itria. Il tempio, eretto nel XVII secolo, originariamente era dedicato a san Giuliano. Successivamente venne intitolato alla Madonna d'Itria. La semplice facciata è sormontata da un timpano curvilineo e presenta un piccolo rosone sopra il portale; la superficie muraria del prospetto è ornata da un graffito di Costantino Nivola, realizzato nel 1959. L'interno si presenta ad unica navata voltata a botte, con cappelle laterali. Il presbiterio, in stile gotico, presenta volta a crociera costolonata, decorata da affreschi raffiguranti angeli e cherubini, risalenti al XVIII secolo e attribuiti alla bottega di Pietro Antonio e Gregorio Are, autori in diverse chiese del nuorese di cicli affrescati in stile barocco popolaresco. La nicchia centrale dell'altare maggiore ospita la pregevole statua della Madonna d'Itria, risalente al XVII secolo, decorata con la tecnica dellEstofado de oro. Note Bibliografia Maria Grazia Scano. Pittura e Scultura del '600 e del '700. Nuoro, Ilisso, 1991. ISBN 88-85098-13-4 Voci correlate Orani (Italia) Costantino Nivola Altri progetti Chiese di Orani (Italia) Orani
La ringwoodite è un minerale scoperto nel 1969 nel meteorite Tenham e si presume essere presente in quantità abbondante nel mantello terrestre. La ringwoodite è un polimorfo di alta pressione dell'olivina che è stabile alle temperature e pressioni presenti nel mantello terrestre a profondità comprese fra i 525 e i 660 km. La ringwoodite è nota perché la sua struttura è in grado di trattenere acqua all'interno, non allo stato liquido ma sotto forma di ioni idrossido (atomi di ossigeno ed idrogeno legati insieme). Questa sua caratteristica, unita alle prove della sua presenza nel mantello terrestre, fa supporre che nella zona di transizione del mantello (fra i 400 e i 670 km di profondità) ci possa essere una quantità d'acqua corrispondente ad un oceano, secondo altri la quantità stimata è circa il triplo di quella di tutti gli oceani in superficie. L'olivina, la wadsleyite e la ringwoodite sono dei polimorfi trovati nel mantello superiore terrestre. A profondità superiori ai 660 km sono stabili altri minerali tra cui quelli con la struttura della perovskite. Le proprietà di questi minerali determinano molte delle proprietà del mantello. Etimologia Il nome ringwoodite è stato attribuito in onore del geologo australiano Ted Ringwood (1930-1993), che ha studiato le transizioni di fase polimorfiche dell'olivina e del pirosseno (minerali comuni nel mantello terrestre) a pressioni corrispondenti alla profondità di circa 600 km. Morfologia Origine e giacitura Note Voci correlate Acqua Altri progetti Collegamenti esterni Nesosilicati
Ai Giochi della XXIX Olimpiade, tenutisi a Pechino nel 2008, la competizione dei 100 metri ostacoli si è svolta dal 17 al 19 agosto presso lo Stadio nazionale di Pechino. Presenze ed assenze delle campionesse in carica Cronoprogramma Gara Le più veloci al primo turno sono Josephine Onyia (Spa) e Susanna Kallur (Sve): 12"68 per entrambe. Il miglior tempo delle semifinali è di Lori Jones (USA) che in prima serie migliora il proprio record personale a 12"43. Rimarrà il tempo più veloce corso a Pechino. L'americana è la chiara favorita per il titolo. Nella seconda serie, vinta da Damu Cherry in un "normale" 12"63, la Kallur sbatte contro il primo ostacolo e si ritira. In finale la più veloce a scattare dai blocchi è Sally MacLellan (Aus). L'australiana rimane in testa fino al terzo ostacolo, quando la Jones e Dawn Harper (USA) la sopravanzano. La Jones conduce la gara aumentando il suo vantaggio ma colpisce con la gamba di stacco il nono ostacolo. Si sbilancia e viene superata da altre sei atlete. Vince la Harper. Dietro di lei, le posizioni dalla seconda alla sesta sono separate da 2 soli centesimi di secondo. Al fotofinish, l'australiana MacLellan e la canadese Lopes sono rispettivamente argento e bronzo con lo stesso tempo. Lori Jones finisce la gara al settimo posto. Finale Martedì 19 agosto; ore 22:30. Stadio nazionale di Pechino. Atletica leggera femminile ai Giochi della XXIX Olimpiade 2008
La Casa Editrice Giuseppe Principato è una casa editrice italiana con sede a Milano. Storia Giuseppe Principato fonda la società editrice a Messina nel 1887. Successivamente il fondatore invia il figlio Ettore (Messina, 1890 – Lesa, 1973) a Milano per fare pratica presso l'editore Treves, con l'intento di dare un respiro nazionale alla casa editrice e di superare i limiti del mercato provinciale. Giuseppe Principato muore nel terremoto di Messina del 1908 e l'attività della casa editrice si interrompe per alcuni mesi. Il figlio Ettore, insieme al fratello Manfredi, prende in mano la conduzione dell'impresa. Consapevole che per l'affermazione a livello nazionale della casa editrice era necessario pubblicare testi di alta qualità, stabilisce rapporti con alcuni dei maggiori studiosi italiani e ne pubblica le opere. In questi anni pubblica testi di autori prestigiosi come: Giovanni Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia, (1917, 1923) Giovanni Gentile fu anche direttore della collana Biblioteca di filosofia Pietro Silva, Lezioni di storia Attilio Momigliano, Storia della letteratura italiana Gennaro Perrotta, Storia della letteratura greca Concetto Marchesi, Seneca, Tacito, Storia della letteratura latina Manara Valgimigli, collana di classici latini e greci Carlo Pellegrini, Storia della letteratura francese Giovanni Vittorio Amoretti, Storia della letteratura tedesca Nel 1926 la casa editrice da Messina viene trasferita a Milano (dopo una breve parentesi romana): prima nella centralissima via Manzoni, poi in corso Concordia e infine in via Fauché 10 (dove ha ancora oggi sede e dove, nella fase culminante della Resistenza, Concetto Marchesi organizzò riunioni clandestine con esponenti di primo piano del movimento di liberazione, fra cui Lelio Basso, Alessandro Casati, Riccardo Lombardi e Adolfo Tino) A partire dal dopoguerra Giuseppe Principato (1912-1997), figlio di Ettore, assume la guida della casa editrice e orienta la linea editoriale in senso più strettamente scolastico. Prosegue tuttavia nella ricerca di collaboratori di prestigio, fra i quali possiamo ricordare: Carlo Passerini Tosi, Dizionario della lingua italiana Walter Binni, Antologia e storia della letteratura italiana insieme a Riccardo Scrivano Mario Sansone, Storia della letteratura italiana, Manzoni Stefano Ludovico Straneo e Romeo Consorti, Disegno tecnico Fernando Palazzi, Dizionario della lingua italiana, in coedizione con Ceschina Carlo Grabher, Commento alla Divina Commedia Luisa Monti, La terra dell'uomo Franco Gaeta, Pasquale Villani e Augusto Camera, Corso di storia Carlo Sini, I filosofi e le opere Dario Del Corno, La letteratura greca Salvatore Guglielmino, Guida al Novecento Alida Ardemagni, Francesco Mambretti, Giovanni Silvera, Geo Fare Geografia Salvatore Guglielmino e Hermann Grosser, Il sistema letterario Dagli anni Ottanta del Novecento la guida della casa editrice viene affidata a Girolamo (Mino) Potestà (1940-2014) e a Franco Menin (direttore editoriale). Dal 2014 al 2020 la Principato viene gestita da Franco Menin e da Stefano Potestà. La casa editrice attualmente è una Società per azioni ed ha sede a Milano in via Fauché, 10. Note Collegamenti esterni Case editrici italiane Cultura a Messina
Misano Adriatico (Misên in romagnolo) è un comune italiano di abitanti della provincia di Rimini in Emilia-Romagna. Geografia fisica Territorio Il comune si sviluppa su una superficie di 22,4 km² tra la linea di costa Adriatica a nord-est, il corso del fiume Conca a sud-est che lo separa da Cattolica e San Giovanni in Marignano, il territorio di San Clemente e Coriano a sud-ovest ed il territorio di Riccione a nord-ovest. Da quest'ultimo comune è separato da corsi d'acqua quali il fosso Raibano, la Fossa ed il rio Alberello (i cui affluenti sono il rio Gorguccia ed il rio del Fossetto) che nasce nella frazione di Scacciano. Il territorio comprende nell'entroterra un'oasi naturalistica sul fiume Conca. Le altitudini sul livello del mare variano da un minimo di 1 m ad un massimo di 167 m nei pressi di monte Annibolina per un'altitudine media di 49 m. Il centro abitato antico, Misano Monte, a 97 m, comprende la chiesa dedicata al patrono San Biagio; si colloca su una collina intagliata a nord dal rio Pancione ed a sud dal rio del Pozzetto, che confluiscono sulla sinistra nel rio dell'Agina. Clima Classificazione climatica: zona E, 2137 GR/G Storia Reperti archeologici dimostrano la presenza romana del territorio. Nei secoli successivi si insediarono vari nuclei abitativi nelle zone dell'Agina, Santa Monica e Belvedere. La prima notizia scritta su un insediamento nel territorio riguarda la costruzione nel 997 della Pieve di Sant'Erasmo, una delle più antiche della zona e tuttora esistente. La giurisdizione della pieve confinava con quelle di San Giorgio in Conca, Saludecio, San Savino, San Lorenzo in Strada e si estendeva soprattutto sulla zona compresa fra le ultime colline alla sinistra del Conca e la foce del fiume. Dal 1295 e 1528 il borgo fu sotto il dominio dei Malatesta che vi edificarono un castello di cui restano oggi solo l'arco d'accesso e parte della torre (che venne poi riprodotta nello stemma). Successivamente, a seguito della decadenza della dinastia Malatestiana, entrò a far parte dello Stato Pontificio fino all'unità d'Italia. Nel 1511 viene riconosciuto come Comune autonomo; nel 2011 si sono celebrati i 500 anni d'indipendenza dal comune di San Clemente. Successivamente perdette più volte l'indipendenza amministrativa per motivi finanziari, annessa ai vari comuni limitrofi, fino a quando non la riconquistò nel 1827 distaccandosi dal comune di San Giovanni in Marignano. Rischiò di perderla nuovamente nel 1935 a vantaggio di Cattolica, che richiedeva l'annessione del territorio misanese (soprattutto dell'arenile) per il proprio sviluppo turistico. La richiesta fu respinta anche per intervento di Benito Mussolini, e fu emanato nel 1938 un provvedimento col quale venne modificato il nome da Misano in Villa Vittoria (la cui origine risaliva al 1862) per assumere, poi, l'attuale di Misano Adriatico. Dopo il secondo conflitto mondiale venne avviata la ricostruzione, con lo sviluppo turistico che portò nel 1949 al trasferimento della sede comunale da Misano Monte all'odierna zona rivierasca. Nella toponomastica una particolarità è la denominazione di diversi sobborghi con nomi di stati latinoamericani. Questo ha fatto seguito al ritorno in patria di cittadini misanesi che erano emigrati in cerca di fortuna nell'Ottocento. Essi costituirono piccole comunità sul territorio, caratterizzando quartieri che oggi sono centri residenziali importanti come Misano Brasile (lungo la costa al confine con Riccione), Villaggio Argentina (nell'entroterra al confine con Riccione). Altri due piccoli centri sono il Canadà (lungo il Fiume Conca, tra le frazioni di Le Casacce e Belvedere), l'Uruguay ed il Paraguay (nelle vicinanze della frazione di Portoverde). Da allora Misano vide una notevole crescita di popolazione. Oggi è annoverata fra le località balneari di rilievo della riviera romagnola. Le più importanti strutture, costruite nel dopoguerra, sono: il porto turistico di Portoverde (1963), il circuito motociclistico Misano World Circuit (ex-Circuito Internazionale Santamonica, costruito nel 1972), lo stadio comunale Santamonica (1993) e i rinnovati arredi urbani della centrale via Repubblica (2000) e del lungomare (2004) realizzati con la consulenza dell'architetto Paolo Portoghesi. L'elemento dominante di questo arredo urbano è il mare, ripreso in varie figurazioni anche con mosaici e fontane. Nel 2011 sono stati inaugurati un nuovo tratto dell'arredo urbano del lungomare nella zona nord fino al confine con il comune di Riccione e il Parco del Sole nella frazione di Misano Brasile. Stemma La torre e la stretta di mano simboleggiano la concordia scesa tra le varie frazioni che hanno deciso di unirsi sotto un'unica torre, appunto quella del comune. Società Evoluzione demografica Etnie e minoranze straniere Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 1.165 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Albania 463 3,81% Romania 149 1,23% Cultura Biblioteche La Biblioteca Comunale svolge un particolare ruolo nella promozione della cultura. Da diversi anni organizza regolarmente cicli di conferenze filosofiche ospitando grandi figure della cultura italiana. Ogni incontro vede la presenza di un pubblico di centinaia di persone, provenienti da tutta la Romagna e dalle Marche. Eventi Voci nell'arena, spettacoli teatrali, la prima settimana di luglio Festival internazionale di interpretazione pianistica, la prima settimana di agosto. Infrastrutture e trasporti Piste ciclabili Sul lungomare, oltre ai tratti esistenti, si stanno realizzando ulteriori tratti di pista ciclabile per dare continuità al progetto della Ciclovia Adriatica (il ramo n. 6 della rete nazionale BicItalia), che una volta completata metterà in collegamento tutte le località della costa adriatica italiana, per una lunghezza superiore ai 1000 km, favorendo la mobilità sostenibile locale e il cicloturismo durante tutte le stagioni dell'anno. Amministrazione Lista dei sindaci dal Dopoguerra: Bandiera blu Misano Adriatico è Bandiera blu FEE per le spiagge dal 1987. Dal 2000 è anche Bandiera Blu per gli approdi turistici di Portoverde. Sport Motociclismo Nella frazione di Santa Monica si trova l'autodromo Misano World Circuit Marco Simoncelli (fino al 2006 denominato Circuito Internazionale Santamonica). Dopo la scomparsa del pilota corianese Marco Simoncelli, avvenuta il 23 ottobre 2011 durante il Gran Premio motociclistico della Malesia, tifosi ed appassionati hanno portato avanti l'idea di intitolare il circuito di Misano alla memoria del pilota. Il 2 novembre 2011 l'amministrazione del Misano World Circuit ha accolto la proposta. I maggiori eventi che si disputano su questo circuito sono il Gran Premio motociclistico di San Marino e della Riviera di Rimini del Motomondiale ed il Gran premio di San Marino del Campionato Mondiale di Superbike. Ciclismo Sul territorio comunale si svolge la seconda semitappa (una cronosquadre) della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali. Nel 2005 e 2006 si è corso anche il Gran Premio Città di Misano-Silver Cross e le due edizioni sono state rispettivamente vinte da Ruben Bongiorno e Daniele Bennati. Il 19 maggio 2011 c'è stato il passaggio della dodicesima tappa Giro d'Italia con l'attraversamento del comune da parte della carovana rosa dalla Strada statale 16 Adriatica alla litoranea. Dal 2022 il Misano World Circuit Marco Simoncelli ospita il Gran Premio Misano 100, gara riservata ai corridori Elite e Under 23. Calcio Ha sede nel comune la società di calcio S.S. Misano fondata nel 2021, nata dalla fusione tra le associazioni sportive F.C.D. Misano e A.S.D. Vis Argentina. Tutte le squadre hanno disputato campionati dilettantistici regionali. Le partite interne vengono disputate allo Stadio Comunale Santamonica, che ha una capacità di circa 8000 posti. Pallamano A Misano si celebra il Festival della Pallamano, dove squadre italiane giocano oltre che nel campetto normale anche a beach handball e street handball. Note Bibliografia Storia di Misano Adriatico dal 1500 ai giorni nostri, Autori vari, Rimini, Bruno Ghigi editore, 1989 Racconti e testimonianze del Novecento vissuto da noi, ovvero Misano com'era una volta di Michela Taddei Saltini, Rimini, Raffaelli editore, 2004 / Una ricerca storico/antropologica che ha aperto una finestra sul fine Novecento di Misano Adriatico Misano Adriatico 1900/1970 - Per non dimenticare com'eravamo, Flavio Marchetti e Claudio Baschetti, Silver Books edizioni, 2008 Portoverde 50: 1963-2013, Giancarlo Mantellato, Litografia LA.SER di Coriano (RN), 2013 Voci correlate Fiume Conca Riviera romagnola Altri progetti Collegamenti esterni
La tubercolosi intestinale è una forma di tubercolosi, un'infezione da mycobacterium tuberculosis (bacillo di Koch, dal nome dello scopritore Robert Koch) a danno solitamente del tratto intestinale del colon discendente o nel sigma, ma può estendersi a tutto il colon fino alla zona ileo-cecale. I micobatteri penetrano all'interno dei vari livelli del intestino crasso e vi si insidiano, creando un "manicotto" intorno ad esso che ne ostruisce la motilità e ne determina l'atonia. Ne consegue una deformazione di tutto il colon tendente al megacolon. Il tratto ascendente si dilata (8 cm è il limite massimo che dovrebbe avere); anche il tratto trasverso ha una dilatazione e per gravità va in ptosi. Il tratto discendente (quello solitamente interessato) spesso appare filiforme e il sigma disteso. Questa forma di infezione è considerata attualmente rara, in quanto il contagio può avvenire solo per ingestione di micobatteri e questo avveniva un tempo quando si consumava latte fresco non pastorizzato. Di fatto il contagio può avvenire, oltre che per ingestione di latte infetto o di carne infetta, dall'ingestione dell'espettorato del soggetto interessato già infetto a livello polmonare. Diagnosi Dall'RX clisma opaco doppio contrasto si notano delle sezioni coliche a "manicotto". La Colonscopia può rilevare ulcerazioni ed infiltrazioni. Dall'esame bioptico (in asciutto) di queste lesioni e dall'analisi diretta al microscopio e colturale è solitamente possibile isolare il micobatterio ed ottenerne l'antibiogramma specifico. Voci correlate Tubercolosi Tubercolosi miliare Megacolon Sovrappopolazione Tubercolosi postprimaria Infiltrato di Assman-Redker Acnitis (forma di tubercolosi cutanea) Tubercolosi Malattie dell'intestino tenue e crasso Gastroenterologia
L'ebreo è un'opera in un prologo e tre atti atti di Giuseppe Apolloni su libretto di Antonio Boni. L'opera fu molto apprezzata per la musica di facile ascolto e venne rappresentata, nell'anno della prima a Venezia, anche a Roma e Napoli. Negli anni successivi ebbe rappresentazioni anche all'estero (Odessa, Costantinopoli e New York). In tempi moderni, l'opera è stata riproposta, in occasione del centenario della morte dell'autore, al Teatro Chiabrera di Savona, il 29 e il 31 ottobre 1989. Trama Prologo Nel 1492, la città di Granata, su cui regna il moro Boabdil, è assediata da Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia. Boabdil si fida ciecamente di Issàchar, un ebreo che viene ritenuto mago e profeta ma di cui non è nota la vera origine. Issàchar, che nutre un profondo odio verso i mori, vuole far entrare in città gli assedianti, e per questo convince Boabdil che il capo dell'esercito, Adèl-Muza, lo vuole detronizzare. Boabdil, pur pensando che Adèl-Muza è innocente, dà ordine che venga incarcerato. Atto I Adèl-Muza è innamorato di Leila, senza sapere che questa è la figlia dello stesso Issàchar. Leila stessa ignora tutto del proprio passato. Adèl-Muza e Leila vengono sorpresi da Issàchar durante un colloquio amoroso: Adèl-Muza, non ancora incarcerato, fugge, ma viene riconosciuto da Issàchar, che si consola pensando che presto il moro sarà prigioniero nell'Alhambra. Issàchar chiede alla figlia di maledire i mori, ma la giovane esita e Issàchar si infuria. Issàchar si reca all'accampamento spagnolo: intende consegnare Leila al re Ferdinando, come pegno che li aiuterà a conquistare Granata in cambio di impunità per gli ebrei. Ma Ferdinando non sta ai patti, e consegna Issàchar ai giudici dell'Inquisizione. Mentre Ferdinando e Isabella si dicono certi che Leila si convertirà alla fede cristiana, Issàchar riesce a fuggire e mette a fuoco le tende spagnole proclamandosi angelo sterminatore. Atto II Issàchar riesce a rientrare in Granata, dove Adèl-Muza è stato liberato e comanda nuovamente i mori, a fianco dei quali lo stesso Issàchar si accinge ora a combattere per difendere la città dagli spagnoli. Issàchar giura a Jehova di sacrificare la figlia Leila se gli sarà concessa la vittoria, e i mori si ripromettono di catturarla. La vittoria però arride agli spagnoli, e Boabdil e i suoi sono costretti ad asserragliarsi nell'Alhambra. Adèl-Muza giunge in ambasciata da Ferdinando proponendogli una tregua, che viene rifiutata. Adèl-Muza sta per andarsene quando incontra Leila: le ricorda il loro amore, ma Leila, ormai quasi convertita, lo respinge. Adèl-Muza se ne va maledicendola. Atto III Si prepara il battesimo di Leila, che è trattenuta per un attimo dal ricordo di Adèl-Muza. Giungono sul luogo Issàchar, in veste lacera, e Adèl-Muza travestito da spagnolo, il primo per sottrarre la figlia alla fede cristiana, il secondo nella speranza di rivederla. I due si riconoscono e stanno per battersi, quando canti religiosi provengono dal tempio. Entrambi vi si precipitano, ma Issàchar è il più veloce e pugnala a morte Leila pur di non farle cambiare fede. Leila muore lanciando un ultimo dolce sguardo a Adèl-Muza. Issàchar viene catturato e condotto al rogo con Adèl-Muza, che è stato riconosciuto. Struttura musicale Prologo N. 1 - Cavatina di Issàchar Salve, o luce dei credenti (Issàchar, Boabdil, Coro) Atto I N. 2 - Cavatina di Adèl-Muza Del Corano il sacro carme (Adèl-Muza, Leila) N. 3 - Duetto fra Issàchar ed Leila Romito fior nel tramite N. 4 - Finale I Dovrà per tale infamia (Coro, Issàchar, Leila, Ferdinando, Gran Giudice, Isabella) Atto II N. 5 - Aria di Issàchar Al tuo cenno m'inchino devoto (Issàchar, Coro) N. 6 - Coro e Cavatina di Ferdinando Ogni lido, ogni spera, o Fernando - Fu iddio, che disse (Ferdinando, Isabella, Coro) N. 7 - Finale II Ella è mia!! solo un accento (Adèl-Muza, Leila, Ferdinando, Isabella, Gran Giudice, Coro) Atto III N. 8 - Coro ed Aria di Leila Era travolta un'anima - Da quell'augusta soglia (Leila, Ferdinando, Isabella, Gran Giudice) N. 9 - Aria di Adèl-Muza Meste d'incerto raggio N. 10 - Finale III Vergin, che l'alma hai candida (Coro, Issàchar, Adèl-Muza, Leila, Ferdinando, Gran Giudice, Coro, Isabella) Prima rappresentazione Gli interpreti della prima rappresentazione furono: Issàchar: Giovanni Corsi Leila: Marianna Barbieri-Nini Boabdil-el-Chic: Felice Peranzoni Adèl-Muza: Carlo Negrini Ferdinando: Cesare Nanni Isabella: Maria Luigia Morselli Gran Giudice: Carlo Salvatore Poggiali Direttore: Carlo Ercole Bosoni Direttore della messa in scena: Francesco Maria Piave. Discografia Note Collegamenti esterni Opere liriche di Giuseppe Apolloni Opere liriche in lingua italiana Opere liriche basate su opere letterarie
Carriera Secondo calciatore ebreo dopo Gottfried Fuchs ad indossare la maglia della nazionale tedesca, si laureò campione di Germania nel 1910 con la maglia del Karlsruhe. Ormai campione affermato, all'avvento delle leggi razziali del 1933 dà immediatamente le dimissioni dal suo club, del quale era diventato nel frattempo allenatore giovanile, proseguendo la sua carriera nel campionato "riservato ai Giudei". Nel 1943 viene deportato nel lager di Auschwitz-Birkenau, dal quale non farà più ritorno. L'ultima traccia terrena del fuoriclasse tedesco è una lettera inviata alla sorella Esther per i suoi 16 anni. La sua morte verrà dichiarata ufficialmente due anni dopo, l'8 maggio 1945. Note Bibliografia Swantje Schollmeyer: Julius „Juller“ Hirsch. Deutscher Fußballnationalspieler. 1892 Achern – 1943 Auschwitz. Hentrich & Hentrich, Teetz/Berlin 2007, ISBN 3-938485-33-7 Werner Skrentny: Der Tod des „Juller“ Hirsch. In: Werner Skrentny (Hrsg.): Als Morlock noch den Mondschein traf. Die Geschichte der Oberliga Süd. Klartext Verlag, Essen 1993, ISBN 3-88474-055-5, S. 7–10 Julius Hirsch - der Nationalspieler, der in Auschwitz starb. In: Dietrich Schulze-Marmeling (Hrsg.): Davidstern und Lederball. Die Geschichte der Juden im deutschen und internationalen Fußball. Verlag Die Werkstatt, Göttingen 2003, ISBN 3-89533-407-3, S. 115–122 Julius Hirsch - der Nationalspieler, den die Nazis ermordeten. In: Dietrich Schulze-Marmeling (Hrsg.): Die Geschichte der Fußball-Nationalmannschaft. Verlag Die Werkstatt, Göttingen 2004, ISBN 3-89533-443-X, S. 118–121 Julius Hirsch: Der Nationalspieler, den die Nazis ermordeten. In: Lorenz Peiffer/Dietrich Schulze-Marmeling (Hrsg.): Hakenkreuz und rundes Leder. Fußball im Nationalsozialismus. Verlag Die Werkstatt, Göttingen 2008, ISBN 978-3-89533-598-3, S.489–497 Julius Hirsch. Nationalspieler. Ermordet. Biografie eines jüdischen Fußballers. Verlag Die Werkstatt, Göttingen 2012, ISBN 978-3-89533-858-8, 352 S. Gereon Tönnihsen: Julius Hirsch. Ein deutscher Fußballnationalspieler jüdischer Herkunft aus Karlsruhe. In: Forschungen und Quellen zur Stadtgeschichte. Schriftenreihe des Stadtarchivs Karlsruhe, Band 10, Info-Verlag, Karlsruhe 2008, ISBN 978-3-88190-492-6 Altri progetti Collegamenti esterni Julius Hirsch sul sito di Yad Vashem. Calciatori della Nazionale tedesca
La costante di von Klitzing, indicata con è una costante fisica definita come il rapporto tra la costante di Planck e il quadrato della carica elettrica fondamentale e ha le dimensioni di una resistenza: . Come nel caso della velocità della luce il valore della costante di von Klitzing è fissato convenzionalmente: a partire dal , il suo valore è per definizione pari a . Tale valore è stato in precedenza misurato con grande precisione per mezzo di misure dell'effetto Hall quantistico in eterostrutture. Tali misure sono state ripetute più volte in diversi laboratori metrologici e i risultati sono stati successivamente confrontati al fine di determinare l'entità massima dell'errore sperimentale. Poiché tali misure costituiscono fino a ora le più precise misure di resistenza disponibili, il valore della costante di von Klitzing è stato assunto come standard fondamentale di resistenza. Occorre però fare attenzione in quanto essa non definisce operativamente l'ohm (già definito a partire dall'ampere e dalle altre grandezze fondamentali del sistema internazionale) bensì costituisce un riferimento per costruire degli opportuni standard di resistenza. Si può mostrare che la Costante di Klitzing rappresenta una resistenza elettrica a partire dall'espressione dove h è la costante di Planck (che vale Js), m è la massa dell'elettrone (che vale ) e c è la velocità della luce (che vale ) per cui L'elettrone ha una carica elettrica e = che alla distanza R del raggio elettromagnetico dell'elettrone (che vale ) determina il potenziale elettrico Il prodotto della frequenza ν dell'elettrone per 2πR vale la velocità ovvero αc con α costante di struttura fine dell'elettrone (che è uguale a 1/137,0359895). Il prodotto della carica elettrica e la frequenza vale la corrente elettrica il rapporto con i valori riportati su è da cui l'identità (quantitativa) tra e . Eguagliando la e la , tenuto conto che V/i = 1/2εαc e, come mostrato in precedenza, αc = 2πRν si ha: che consente di ottenere l'identità "qualitativa" tra e la perché l'energia emessa o assorbita dall'elettrone (hν) è pari all'energia del suo potenziale elettrico. Dall'ultima equazione si può ottenere che la dimensione della Costante di Josephson è una frequenza/volt. La Costante di Josephson è data da e vale C/Js. Il rapporto 2ν/V vale GHz/V Eguagliando le ultime due equazioni si ottiene Note Costanti fisiche