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William Paterson nacque nella casa dei genitori a Skipmyre nel Tinwald in Scozia, e visse presso di loro fino ai diciassette anni, quando emigrò brevemente a Bristol e poi nelle Bahamas dove concepì lo schema di Darién, il suo progetto di creare una colonia sull'istmo di Panama per agevolare gli scambi commerciali con l'Estremo Oriente. Tornato in Europa, durante il regno di Giacomo II, tentò di convincere il governo inglese, che rifiutò, a finanziare lo schema di Darién. Proposte lo stesso progetto al Sacro Romano Impero, ma ottenne un altro rifiuto. Paterson tornò a Londra dove si arricchì con il commercio estero (in primo luogo con le Indie Occidentali) grazie al suo lavoro presso la Worshipful Company of Merchant Taylors. Nel 1691, propose l'istituzione della Banca d'Inghilterra così come descritta nel suo opuscolo A Brief Account of the Intended Bank of England. Il 27 luglio 1694 fu concesso il Royal Charter e la banca fu fondata. Paterson tornò a Edimburgo, dove riuscì a farsi finanziare lo schema di Darién. Paterson fece parte della disastrosa spedizione scozzese di Panama del 1698, facente parte del progetto proposto, dove morirono tra gli altri sua moglie e suo figlio e dove, nonostante si ammalasse gravemente, fu tra i pochi sopravvissuti. Lo schema fu così fallimentare che la Scozia nel 1699 era praticamente in bancarotta. Quegli eventi furono la causa della firma dell'Atto di unione del 1707 e della fondazione del Regno Unito. Passò gli ultimi anni della sua vita a Westminster, dove morì nel 1719. Altri progetti Collegamenti esterni Nati nel Dumfries e Galloway
Biografia Cresciuto nella provincia di Otago, si trasferì a Dunedin per gli studi superiori; lì militò nel locale Harbour RC. Nel 1995 debuttò per con Otago nel campionato nazionale delle province, di cui disputò la finale, e l'anno successivo, con la nascita del Super Rugby, entrò a fare parte della franchise degli Highlanders fin dalla sua origine. Nel giugno 1999 debuttò negli All Blacks contro e pochi mesi dopo prese parte alla che vide la classificarsi al quarto posto finale. Fece parte della Nazionale fino al 2001, poi non fu più convocato; nel 2005 lasciò gli Highlanders per trasferirsi in Giappone e firmare un contratto con i Sanyo (poi Panasonic) Wild Knights, club nel quale rimase complessivamente cinque stagioni, alternando la frequenza in Top League, della cui prima edizione fu vincitore, con due stagioni in Sudafrica negli Sharks e gli Stormers. Durante una partita in Giappone rischiò gravemente la fine della carriera, essendosi lesionato il pancreas in un incidente di gioco; tuttavia riprese normalmente l'attività. Nel 2011 tornò agli Highlanders per un'ultima stagione, dopodiché si ritirò; dopo un'ulteriore stagione ai Wild Knights come assistente allenatore è tornato in Nuova Zelanda come allenatore della squadra provinciale di Otago. Palmarès Panasonic Wild Knights: 2008 Note Collegamenti esterni
Ha vinto in singolare alcuni tornei nei circuiti minori, mentre nei tornei ATP non è mai andato oltre i quarti di finale. Il suo miglior ranking ATP è stata la 82ª posizione in singolare nel febbraio 2023. Tra gli juniores ha vinto tre tornei maggiori e nel 2015 ha raggiunto la 2ª posizione mondiale di categoria. Biografia Michael Mmoh è figlio di Tony Mmoh, ex tennista professionista nigeriano. La madre è irlandese trasferitasi nel 2016 in Australia, e Mmoh ha la doppia cittadinanza statunitense e australiana. Nato in Arabia Saudita, vi ha vissuto fino all'età di 13 anni, allorché si è trasferito con la famiglia negli USA. Ha impugnato la prima racchetta a 3 anni. Carriera Junior Esordisce nell'ITF Junior Circuit a fine 2011 e nel 2012 vince il doppio del Les Petits As, equivalente ai campionati mondiali juniores insieme a Frances Tiafoe. A marzo dello stesso anno vince i primi titoli in singolare e in doppio in un torneo in Guatemala di Grade 4. Nell'ottobre 2013 vince il primo torneo di Grade A in singolare alla Mayor's Cup di Osaka, e perde la finale di doppio. A fine anno raggiunge la semifinale in doppio e i quarti in singolare al prestigioso Grade A dell'Orange Bowl. Nel gennaio 2014 esce nei quarti di finale in doppio agli Australian Open juniores. A settembre fa parte della squadra statunitense che si aggiudica la Coppa Davis Junior, e contribuisce al successo vincendo tutti e 8 gli incontri disputati. A novembre trionfa in singolare al Grade A Abierto Juvenil Mexicano sconfiggendo tra gli altri Andrey Rublev. Chiude la stagione vincendo il torneo di doppio all'Orange Bowl in coppia con Stefan Kozlov. Nel gennaio 2015 perde in semifinale nel torneo di doppio juniores degli Australian Open in coppia con Miomir Kecmanovic. Ad aprile viene sconfitto nei quarti di finale da Rublev all'ITF Junior Masters. Al successivo torneo di singolare juniores del Roland Garros elimina tra gli altri Hubert Hurkacz e Reilly Opelka e viene sconfitto in semifinale da Tommy Paul. A Wimbledon raggiunge con Taylor Fritz la semifinale del doppio juniores e ad agosto sale al 2º posto nel ranking mondiale di categoria. Al suo ultimo torneo fra gli juniores, gli US Open 2015, viene eliminato nei quarti di finale da Alex de Minaur. Chiude l'esperienza con un totale tra singolare e doppio di 10 titoli, di cui tre di Grade A. Professionisti Fa le sue prime due apparizioni tra i professionisti nel 2012 e 2013, gioca con maggiore frequenza nel 2014, riceve con Frances Tiafoe una wild-card per il torneo di doppio degli US Open e vince il suo primo incontro nel circuito maggiore, prima di essere eliminato al secondo turno. A ottobre vince il primo torneo in singolare nell'ITF Futures USA F29. Nel 2015 vince altri due tornei ITF e fa il suo esordio nell'ATP Challenger Tour, al suo secondo torneo in questa categoria raggiunge i quarti di finale al Las Vegas Tennis Open. Nel febbraio 2016 supera per la prima volta le qualificazioni in un torneo ATP a Memphis e viene eliminato al primo turno. Ad agosto fa il suo esordio in singolare con una wild card in una prova del Grande Slam agli US Open e viene di nuovo eliminato al primo turno. Dopo aver vinto 5 titoli ITF, a ottobre disputa la sua prima finale Challenger a Tiburon e viene sconfitto da Darian King. Il mese successivo si aggiudica il primo titolo di categoria al Knoxville Challenger, battendo in finale Peter Polansky per 7-5, 2-6, 6-1, risultato che gli consente di entrare per la prima volta nella top 200 del ranking. Nel luglio 2017 disputa il suo ultimo torneo ITF, il mese dopo vince il secondo torneo Challenger a Lexington, sconfiggendo in tre set John Millman in finale e a settembre porta il best ranking alla 141ª posizione. All'esordio stagionale nel 2018 supera le qualificazioni e vince i primi incontri in un torneo ATP a Brisbane con i successi sul nº 68 del ranking Federico Delbonis e sul nº 33 Mischa Zverev, nei quarti di finale raccoglie solo 4 giochi contro Alex de Minaur. A marzo raggiunge il terzo turno al Masters 1000 di Miami battendo il nº 15 del mondo Roberto Bautista Agut e subisce una secca sconfitta da Hyeon Chung. Nel prosieguo della stagione raccoglie discreti risultati nei Challenger di primavera e raggiunge i quarti di finale all'ATP di Los Cabos. A settembre vince due tornei Challenger consecutivi a Columbus e a Tiburon ed entra per una sola settimana nella top 100, in 96ª posizione. Un infortunio a una spalla lo costringe a stare 4 mesi e mezzo lontano dalle gare dopo gli Australian Open 2019. Rientra a fine maggio e vince solo uno dei primi 11 incontri disputati. Si riprende con un quarto di finale e una finale Challenger, ma non ripete i successi di Columbus e Tiburon e crolla alla 294ª posizione del ranking. Chiude la stagione in 218ª posizione dopo aver vinto il Knoxville Challenger. A settembre aveva inoltre vinto il suo primo titolo da professionista in doppio al Cary Challenger. Gli unici risultati di rilievo del 2020 sono le sue prime due vittorie in tornei del Grande Slam, agli Australian Open ha la meglio su Pablo Andujar e agli US Open sconfigge João Sousa. Nel corso della stagione risale fino alla 167ª posizione del ranking. Vince un incontro anche agli Australian Open 2021, ma tra fine aprile e fine agosto non vince alcun incontro e torna oltre la 200ª posizione. Per rientrare deve attendere l'aprile 2022, grazie ad alcuni discreti risultati nei Challenger e ai quarti di finale raggiunti al torneo ATP di Houston. Nei mesi successivi disputa tre finali Challenger, perde la prima a Tallahassee, a settembre vince il primo titolo dopo quasi tre anni al Cary Challenger e a novembre perde quella di Drummondville. Nel 2023 raggiunge per la prima volta il terzo turno in una prova dello Slam agli Australian Open, al secondo turno elimina il rientrante Alexander Zverev e a fine torneo rientra nella top 100. Con i quarti di finale disputati in febbraio a Delray Beach porta il best ranking all'82ª posizione mondiale. Statistiche Aggiornate al 6 marzo 2023. Tornei minori Singolare Vittorie (10) Sconfitte in finale (6) Doppio Vittorie (1) Note Altri progetti Collegamenti esterni
La dispersione rotatoria consiste nel fenomeno della variazione del potere rotatorio, osservato per una sostanza otticamente attiva, in seguito al variare della lunghezza d'onda della luce polarizzata incidente. Questo effetto è essenzialmente legato alla variazione dell'estinzione molare con la lunghezza d'onda. Indicando con α il potere rotatorio, con λ e λ0 rispettivamente il valore della lunghezza d'onda in oggetto e quello della lunghezza d'onda relativa al massimo assorbimento di luce, la dispersione rotatoria normale viene definita dalla relazione dove K è una costante. Nelle vicinanze del massimo di assorbimento, con λ che si differenzia di poche decine di nanometri da λ0, l'andamento del potere rotatorio in funzione della lunghezza d'onda subisce una variazione del tutto particolare: in vicinanza del picco di assorbimento, all'aumentare di λ, il potere rotatorio tende a diminuire fino a raggiungere il valore minimo per poi aumentare fino a cambiare di segno e raggiungere un valore massimo, proseguendo poi a diminuire in modo normale. L'inversione del segno dell'angolo di rotazione della luce polarizzata costituisce leffetto Cotton, mentre λ0 rappresenta il punto di flesso della curva delimitata dal punto di minimo e da quello di massimo. L'effetto Cotton può essere positivo o negativo; viene definito positivo quando la sostanza si comporta in modo destrogiro a valori di λ inferiori a λ0, mentre diventa levogira a valori superiori di lunghezza d'onda. La situazione opposta si osserva per l'effetto Cotton negativo. Oltre all'effetto del differente assorbimento di radiazione elettromagnetica, già peraltro considerato, per comprendere in pieno il fenomeno della dispersione rotatoria è necessario considerare il diverso indice di rifrazione delle componenti destrogira e levogira del raggio linearmente polarizzato. La dispersione rotatoria viene sfruttata in chimica per lo studio della struttura dei composti otticamente attivi. Chimica fisica Fenomeni ottici
La canzone del taglialegna (The Lumberjack Song) è uno dei più famosi e amati sketch tratto dal nono episodio della prima serie del Monty Python's Flying Circus. La canzone è stata scritta da Terry Jones, Michael Palin e Fred Tomlinson. Lo sketch appare anche in E ora qualcosa di completamente diverso, in Monty Python Live at the Hollywood Bowl e in alcuni loro CD. Lo sketch Lo sketch è il seguito dello sketch Il barbiere assassino, in cui il barbiere (Michael Palin) dice "Io non ho mai voluto fare il barbiere, io volevo fare... il taglialegna!" e poi si toglie la tenuta da barbiere mostrando una camicia da taglialegna e cammina verso uno scenario pieno di alberi della Columbia Britannica insieme alla sua compagna (Connie Booth nella versione originale, Carol Cleveland nella versione di Monty Python Live at the Hollywood Bowl), quindi appare un piccolo coro formato dagli altri membri dei Python e dai The Fred Tomlinson Singer vestiti da Mounties canadesi e cominciano tutti a cantare. Nella canzone, il taglialegna all'inizio decanta le sue abitudini quotidiane (abbatte tronchi, va a fare compere il mercoledì e beve il tè), ma andando avanti nella canzone mostra le sue tendenze a essere un travestito ("indossando abiti femminili, giarettiere e reggiseno") e alla fine i Mounties se ne vanno disgustati e la ragazza scappa piangendo. E ora qualcosa di completamente diverso Nella versione del film E ora qualcosa di completamente diverso, lo sketch è il seguito dello sketch Il pappagallo morto e a interpretare il taglialegna c'è sempre Michael Palin, ma questa volta dice "Io non ho mai voluto fare il commesso in un negozio di animali, io volevo fare... il taglialegna!". Monty Python's Fliegender Zirkus Venne fatta anche una versione per lo special tedesco Monty Python's Fliegender Zirkus. Personaggi e interpreti sono gli stessi, ma l'ambientazione e la struttura della canzone sono un po' modificati. Per esempio, mentre nella versione originale il taglialegna voleva vivere nella Columbia Britannica, nella versione tedesca vuole vivere nelle foreste del Tirolo italiano e, mentre nella canzone lui dice "I just wish to be a girlie, just like my dear papà" ("desidero essere una femminuccia come il mio papà") nella versione tedesca dice (in tedesco) "Desidero essere una femminuccia come mio zio Walter". Al posto delle giubbe rosse c'è la polizia di confine austriaca. Monty Python Live at the Hollywood Bowl In Monty Python Live at the Hollywood Bowl, ad interpretare il taglialegna c'è Eric Idle, mentre ad interpretare la ragazza c'è Carol Cleveland. Altre interpretazioni La canzone è stata tradotta e interpretata da Claudio Bisio (nella parte del taglialegna) e gli Elio e le Storie Tese (le Giubbe rosse) nel corso dello spettacolo dal vivo Coèsi se vi pare, messo in scena nel tour estivo del 2006. Voci correlate Giubbe rosse Canada Collegamenti esterni Canzone del taglialegna
La battaglia del monte Tabor costituì l'ultimo episodio del primo anno di guerra (67) della prima guerra giudaica, insieme con l'assedio di Gamala, e vide la vittoria dei Romani contro i Giudei. Contesto storico Nel 66, Nerone, venuto a conoscenza della sconfitta subita in Giudea dal suo legatus Augusti pro praetore di Siria, Gaio Cestio Gallo, colto da grande angoscia e timore, trovò che il solo Vespasiano (il futuro imperatore romano) sarebbe stato all'altezza del compito, e quindi capace di condurre una guerra tanto importante in modo vittorioso. E così Vespasiano fu incaricato della conduzione della prima guerra giudaica, che minacciava di espandersi a tutto l'Oriente. Vespasiano, come prima disposizione, inviò il figlio Tito ad Alessandria d'Egitto, per rilevare la legio XV Apollinaris, mentre egli stesso attraversava l'Ellesponto, raggiungendo la Siria via terra, dove concentrò le forze romane e numerosi contingenti ausiliari di re clienti. Qui Vespasiano rafforzava l'esercito siriaco (legio X Fretensis), aggiungendo due legioni (la legio V Macedonica e la legio XV Apollinaris, giunta dall'Egitto), otto ali di cavalleria e dieci coorti ausiliarie, mentre attendeva l'arrivo del figlio Tito, nominato suo vice (legatus legionis della legio XV Apollinaris). Con l'inizio del nuovo anno (67), Vespasiano si decise ad invadere la Galilea personalmente, partendo da Tolemaide. Vespasiano conquistò al primo assalto la città di Gabara, la quale era rimasta priva di uomini validi per la sua difesa. Poco dopo decise di assaltare la città-fortezza giudea di Iotapata che dopo una strenua resistenza di 47 giorni cadde: i morti furono 40.000 ed i sopravvissuti 1.200, compreso il comandante della piazzaforte, Giuseppe ben Mattia. Nel giugno del 67 la Legio V Macedonica fu inviata sul monte Garizim per reprimere una ribellione di Samaritani, che sconfisse nella battaglia del monte Garizim, mentre il legato di Vespasiano Marco Ulpio Traiano condusse un assedio della città di Iafa, che conquistò uccidendo 12.000 difensori. Il quarto giorno del mese di Panemo (l'attuale mese di giugno), Vespasiano giunse con l'esercito a Tolemaide e poi da qui a Cesarea marittima, una delle più grandi città della Giudea, dove gli abitanti accolsero l'esercito romano con grandi manifestazioni di giubilo. Vespasiano mise a svernare a Cesarea le legioni V Macedonica e X Fretensis, mentre la XV Apollinaris la inviò a Scythopolis per non gravare con tutto l'esercito su Cesarea. Verso settembre i Romani furono costretti a continuare la campagna militare occupando la città pirata di Ioppe. Vespasiano, infine, per impedire che i pirati tornassero in zona nuovamente, costruì un accampamento sull'acropoli sistemandovi alcuni reparti di cavalleria ed un limitato numero di fanti. Affidò, quindi, a questo contingente militare il compito di vigilare sulla zona e portare devastazione nel territorio circostante a Ioppe, distruggendo tutti i villaggi e le cittadine attorno ogni giorno. Vespasiano proseguì la campagna militare ponendo l'accampamento fra Tiberiade e Tarichee, fortificandolo più del previsto, in previsione del futuro assedio. Gran parte della massa dei rivoltosi si era raccolta a Tarichee facendo affidamento sulle fortificazioni della città e sul vicino lago di Gennesar. In breve tempo Tarichee venne conquistata da Tito, che inseguì e distrusse i difensori fuggiti su zattere nel Mar di Galilea. Intanto Vespasiano, che aveva occupato Tiberiade, si occupò di vendere 30.400 schiavi fatti dalla città di Tarichee. Inviò poi a Nerone seimila schiavi, perché tagliassero un canale nell'Istmo di Corinto. I Galilei che ancora restavano ribelli al potere romano, dopo l'espugnazione di Iotapata e la disfatta di Tarichee accettarono la sottomissione al comandante romano, il quale dispose di occuparne tutte le fortezze. Solo le città di Giscala e le forze che avevano occupato il monte Tabor rimasero ribelli. Con loro si schierò anche la città di Gamala, situata dalla parte opposta del lago rispetto a Tarichee la quale apparteneva al territorio assegnato ad Agrippa, come pure allo stesso appartenevano le città di Sogane e (presso il lago Semeconitide), entrambe città della Gaulantide. Casus belli Portato l'assedio alla città di Gamala, con la certezza ormai di essere prossimo alla sua cattura, Vespasiano pensò di occuparsi anche delle forze che tenevano il monte Tabor, il quale si trovava a metà strada tra la Grande Pianura e Scitopoli. Battaglia Il monte Tabor si innalza fino ad un'altezza di trenta stadi ed è difficilmente accessibile lungo il fronte settentrionale. In cima, sulla sua sommità c'è una pianura della lunghezza di ventisei stadi, totalmente circondata da mura. Queste mura erano state costruite da Giuseppe in quaranta giorni, utilizzando ogni possibile materiale dalle parti basse della montagna. Qui si era poi radunata una grande moltitudine di ribelli. Vespasiano, deciso a mettere a tacere anche questi ribelli, inviò Giulio Placido con 600 cavalieri. Il legatus romano, non potendo raggiungere la cima facilmente, inviò messi per chiedere la pace, lasciando intravedere loro un possibile accordo ed offrendosi di trattare. I ribelli scesero, ma con tutt'altre intenzioni. Mentre Placido si proponeva di catturarli nella pianura sottostante, i ribelli scendevano facendo credere al comandante romano di essersi persuasi ad arrendersi, anche se in realtà erano pronti ad attaccare il nemico romano all'improvviso. Trionfò, alla fine, l'astuzia di Placido. Quando i Giudei iniziarono ad attaccare, il comandante romano finse di darsi alla fuga, ma dopo averli costretti ad inseguirlo per un lungo tratto della pianura, fece dietrofront con i suoi 600 cavalieri e li massacrò. La maggior parte rimase uccisa ed i pochi superstiti non poterono rifugiarsi sul monte, poiché gli fu loro tagliata la strada della ritirata. Conseguenze I ribelli che avevano invece assistito dal monte Tabor alla disfatta dei loro compagni, abbandonato il monte, fuggirono verso Gerusalemme, mentre gli abitanti preferirono consegnarsi nelle mani di Placido. Note Bibliografia Fonti antiche Aurelio Vittore, De Caesaribus (Testo in latino disponibile qui. Aurelio Vittore (attr.), De viris illustribus Urbis Romae (Testo in latino disponibile qui. Cassio Dione Cocceiano, Historia Romana, libri LXVI-LXVII. (Versione in inglese disponibile qui). Eutropio, Breviarium historiae romanae (testo latino), VII-X . Giuseppe Flavio, Guerra giudaica. (Versione in inglese disponibile qui). Svetonio, De vita Caesarum libri VIII (testo latino), vite di Vespasiano, Tito e Domiziano. Tacito, Historiae (testo latino) (Versione in inglese disponibile qui). Fonti storiografiche moderne Filippo Coarelli (a cura di), Divus Vespasianus: il bimillenario dei Flavi, catalogo della mostra (Roma, 27 marzo 2009-10 gennaio 2010), Milano, Electa, 2009. ISBN 88-3707-069-1 Albino Garzetti, L'Impero da Tiberio agli Antonini, Bologna, Cappelli, 1960. Altri progetti Tabor Tabor Storia di Israele Storia della Palestina
Biografia Fu ordinato presbitero il 19 settembre 1829 nella Congregazione della Missione (noti anche come lazzaristi o Signori della Missione o Preti della missione o vincenziani). Il 21 settembre 1846 fu eletto vescovo di Anagni da papa Pio IX, ricevendo la consacrazione il 4 ottobre dello stesso anno per mano del cardinale Costantino Patrizi Naro, cardinale vicario di Roma, co-consacranti il patriarca Giovanni Giuseppe Canali, vicegerente della diocesi di Roma, e l'arcivescovo Gaetano Baluffi, vescovo di Imola. Il 21 dicembre 1857 fu nominato vescovo di Forlì. Come tale, partecipò al Concilio Ecumenico Vaticano I, nel quale fece parte della Deputazione per la Disciplina Ecclesiastica. Morì il 21 gennaio 1887. Genealogia episcopale La genealogia episcopale è: Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Papa Benedetto XIII Papa Benedetto XIV Papa Clemente XIII Cardinale Marcantonio Colonna Cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, B. Cardinale Giulio Maria della Somaglia Cardinale Carlo Odescalchi, S.I. Cardinale Costantino Patrizi Naro Vescovo Pietro Paolo Trucchi, C.M. Collegamenti esterni . Vescovi di Anagni Vescovi di Forlì Lazzaristi
Carriera Club Jagodina e Stella Rossa Ha fatto il suo esordio da professionista con la maglia del nella massima serie del campionato serbo, nel match perso 1-0 contro il . Il 28 agosto 2013 firma un contratto con la che lo acquista a titolo definitivo per 140.000 euro. Esordisce col nuovo club all'ultima giornata di campionato nella partita pareggiata per 3-3 contro il . Nella stagione successiva viene promosso come portiere titolare. Maccabi Tel Aviv e Stade Reims Il 29 agosto 2015 viene acquistato a titolo definitivo per 3 milioni di euro dalla squadra israeliana del , con cui sottoscrive un contratto quadriennale con scadenza il 30 giugno 2019. Il 22 giugno 2019 trova l'accordo per il suo approdo a partire dalla stagione 2019-2020 per 5 milioni di euro alla squadra francese dello , con cui firma un contratto quadriennale con scadenza il 30 giugno 2023. Maiorca Il 23 luglio 2022 viene ceduto al . Nazionale Dopo aver percorso tutta la trafila delle Nazionali giovanili, ha esordito in Nazionale maggiore il 17 agosto 2013 in un match amichevole contro la , subentrando nel finale al compagno di squadra Kahriman e subendo poco dopo la rete decisiva di Guarín. Nel novembre del 2022, viene incluso dal CT Dragan Stojković nella rosa serba partecipante ai Mondiali di calcio in Qatar. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 30 marzo 2021. Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Stella Rossa: 2013-2014 Maccabi Tel Aviv: 2018-2019 Jagodina: 2012-2013 Maccabi Tel Aviv: 2017-2018, 2018-2019 Individuale Guanto d'oro del campionato mondiale di calcio Under-20: 1 Note Altri progetti Collegamenti esterni Calciatori della Nazionale serba
Dragon Ball Super Kame Hame Ha è il sesto singolo di Giorgio Vanni, pubblicato il 23 dicembre 2016. La canzone Scritto da Alessandra Valeri Manera su musica di Max Longhi e Giorgio Vanni e ispirato alla serie televisiva anime Dragon Ball Super, il singolo è uscito sul canale YouTube del cantante nello stesso giorno della messa in onda italiana della serie, superando nel primo mese più di 600.000 visualizzazioni e toccando il 17 marzo dello stesso anno 1.000.000 di visualizzazioni. Tracce Download digitale Video musicale Il video usa le scene provenienti dalla opening originale di Dragon Ball Super, con il testo che accompagna per quasi per tutta la durata del brano, ma sono presenti anche scene provenienti dalle puntate e dai videogiochi. Musicisti Giorgio Vanni – voce, chitarra, cori Max Longhi – tastiera, programmazione, cori Riedizione del 2019 Il 25 febbraio 2019, RadioAnimati annuncia un'edizione speciale del singolo su 45 giri in edizione limitata a 350 copie. Il disco oltre al brano originale contiene un remix realizzato da Daniele Cuccione. Motivo della ripubblicazione del brano è quella di raccogliere fondi per RadioAnimati, con la quale l'artista si è ritrovato spesso a collaborare, a fare interviste e confrontarsi. Il disco La copertina del 45 giri vede disegnati l'artista che stringe la mano a quella di Son Goku Tracce LP: RA45 001 Lato A Lato B Produzione Mattia Francesco Laviosa – Grafica della copertina Evento speciale per la presentazione Il disco è stato reso disponibile durante un evento speciale tenutosi a Milano, dedicato alla canzone e alla presentazione del 45 giri e alle altre tre sigle della serie Dragon Ball, Dragon Ball, What's my Destiny Dragon Ball e Dragon Ball GT. Durante l'evento l'artista si è raccontato in una lunga intervista e ha eseguito tutte e quattro le canzoni dal vivo in versione acustica. Durante l'intervista, in merito alla canzone, ha raccontato di come questa fosse stata inizialmente commissionata da RTI per gli episodi di Dragon Ball Super e, successivamente a causa di esigenze legate agli accordi con la Toei Animation, non venne mandata in tv, lasciando la sigla originale. RadioAnimati ha inoltre consegnato uno speciale disco di platino all'artista, per aver superato le oltre 4 milioni di visualizzazioni su Youtube con la canzone. Note
Neunkirch (toponimo tedesco) è un comune svizzero di 2 086 abitanti del Canton Sciaffusa. Geografia fisica Origini del nome Il primo documento registrato riguardante Neunkirch risale all'850, nella forma Niuchilchun, . Storia . Nel 1122 è citato un balivo del vescovo di Costanza, . Nel 1260 il vescovo Eberhard von Waldburg acquistò la maggior parte dei terreni della città, . La sua ricostruzione avvenne utilizzando un piano urbanistico dalla forma geometrica. Si tratta di un rettangolo con quattro vie rettilinee e parallele tra loro. Per più di 250 anni Neunkirch appartenne alla diocesi di Costanza. Nel 1525 il vescovo Hugo von Landenberg vendette i suoi diritti su Neunkirch alla città di Sciaffusa per 8 500 fiorini. Società Evoluzione demografica L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella: Sport La cittadina fu sede del Fussballclub Neunkirch, società calcistica che ebbe nella sua formazione femminile la squadra di maggior prestigio, con diverse partecipazioni alla Lega Nazionale A, il massimo livello del campionato svizzero di calcio femminile. Note Altri progetti Collegamenti esterni
Tu mi porti su è il quinto ed ultimo singolo estratto dall'album Dietro le apparenze della cantautrice italiana Giorgia, con la collaborazione di Jovanotti, in rotazione radiofonica dal 13 aprile 2012 per l'etichetta discografica Dischi di cioccolata e distribuito dalla Sony. Il brano Il brano, contenuto nell'ottavo album di inediti dell'artista, Dietro le apparenze, è stato scritto da Jovanotti. Si tratta di una canzone pop il cui sound richiama alla mente alcuni vecchi successi del cantante. Tu mi porti su è arrivata anche al primo posto tra le canzoni più trasmesse in radio. Parlando del brano, Giorgia ha affermato: "Ho realizzato un sogno! Quando Lorenzo scrisse per Irene Grandi, nel '95, io rosicai tantissimo. E finalmente ce l'abbiamo fatta”. “Tu mi porti su'” è un brano allegro e gioioso, un brano che apparentemente sembra leggero ma invece fa riflettere, le linee di testo sono molto profonde. Tra l'altro sembra facile da cantare ma non lo è affatto, perché è scritto nel suo modo. Ci vuole un sacco di fiato, cosa che Lorenzo ha, si vede quando è in concerto. Ha un'energia e una tecnica pazzesche”. Tu mi porti su, la decima settimana dalla pubblicazione è entrata al posto 8 della classifica FIMI, per poi attestarsi le due settimane successive alla posizione 10, per poi risalire la settimana successiva alla posizione numero 6. Il singolo è rimasto per nove settimane di seguito nella Top10 dei singoli più venduti in Italia. Il 19 giugno 2012 il singolo viene certificato da FIMI disco d'oro per le oltre copie vendute, diventando uno dei tormentoni estivi del 2012. Il 24 luglio 2012, invece, il brano riceve la certificazione FIMI disco di platino per aver venduto più di copie. A tal proposito, la cantautrice romana ha affermato: "È pazzesco non mi succedeva dai tempi di “Vivi Davvero” del 2002! È un tipo di canzone che non ho mai cantato, dal punto di vista musicale, e poi è proprio positiva come Lorenzo Jovanotti che l'ha scritta. È semplice ma al tempo stesso dietro ogni piccola parola c'è un significato profondo, basti pensare a “ah che bellezza ah che dolore!”. Tu mi porti su è stato anche il brano più trasmesso dalle emittenti radio nel 2012. Il 4 aprile 2014 il singolo Tu mi porti su è stato certificato dalla FIMI doppio disco di platino per le oltre copie vendute in formato digitale. Il video Il video di Tu mi porti su, visibile sul sito Corriere.it dal 9 maggio e poi su YouTube, è stato girato durante i concerti del Dietro le apparenze Tour. Nel video, oltre la cantante, appare anche la band al completo dell'artista, composta dalla corista Diana Winter, da Sonny Thompson (al basso e alla direzione musicale), Mike Scott (alle chitarre), Mylious Johnson (alla batteria), Claudio Storniolo (a piano e tastiere), Gianluca Ballarin (alle tastiere), Diana Winter e Chiara Vergati (vocalist). Il 2 settembre 2012 sul social network twitter viene postata una simpatica parodia del brano, ballata dalletoile della danza Roberto Bolle e dai suoi colleghi in sala prove, in un momento di relax. Il video viene ben presto ripreso anche dai giornali nazionali e dai TG. Tracce Download digitale Tu mi porti su – 3:43 – (Lorenzo Cherubini - R. Onori) Versione di Jovanotti La canzone è compresa anche nella raccolta di Jovanotti Backup - Lorenzo 1987-2012, in una versione in stile jazz, cantata dal cantante di Cortona. Classifiche Note Singoli certificati due volte disco di platino in Italia
Biografia Nacque a Tropea (provincia di Catanzaro) il 7 marzo 1910, figlio di Antonio e Domenica Raffa. Arruolato nel Regio Esercito il 3 novembre 1932 venne ammesso a frequentare la Scuola allievi ufficiali di complemento di Salerno, e il 15 giugno dell'anno successivo era promosso sottotenente assegnato in servizio al 37º Reggimento fanteria "Ravenna" a decorrere dal 1º febbraio 1934. Posto in congedo nell'agosto successivo, veniva richiamato in servizio attivo a domanda il 9 settembre 1935 e, destinato al 42º Reggimento fanteria "Modena" mobilitato per le esigenze dell'Africa Orientale, partiva con il reggimento per !a Cirenaica. Il 25 dicembre 1935, in piena guerra d'Etiopia, si imbarcò a Bengasi per l'Eritrea. Conclusa la guerra al rientro in Italia del suo reggimento, nell'agosto 1936 ottenne il trasferimento Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea assegnato al XXXIV Battaglione indigeni. cadde inn combattimento ad Amber Bisir, nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale, il 21 agosto 1937, e fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Onorificenze Note Annotazioni Fonti Bibliografia Voci correlate Gennaro Barra Antonio Brancati Gaetano Borghi Germano Del Mastro Mario Fasulo Domenico Grassi Gaetano Giovannetti Michele Liverani Giuseppe Massina Silvio Paternostro Giovanni Pazzaglia Marcello Pucci Mario Fasulo Giovanni Thun Hohenstein Bonfiglio Zanardi Giorgio Zucchelli Gaetano Franco Collegamenti esterni Medaglie d'oro al valor militare Ufficiali del Regio Esercito
In economia si definisce finanza neutrale quel tipo di finanza a cui sono attribuiti esclusivamente fini di mantenimento dell'apparato statale. Descrizione La finanza neutrale fu elaborata dagli economisti classici di fine del XVIII secolo e inizio XIX secolo. Essi formularono questa teoria che aveva una nuova concezione di economia (rispetto alla fisiocrazia e al mercantilismo, correnti antecedenti a questa). La teoria sosteneva che il mercato era in grado di autoregolarsi e di garantire la massima occupazione, esentando quindi lo Stato da qualsiasi tipo di intervento economico e limitandolo alle sole funzioni istituzionali. Questa neutralità finanziaria era sostenuta dalla scuola classica anglosassone negli anni quaranta e suggeriva che i pubblici poteri non interferissero nell'economia, in quanto si supponeva che i problemi di carattere economico-sociale avrebbero trovato soluzioni in modo neutrale (naturale) dato il presunto equilibrio perfetto garantito dalla legge della domanda e dell'offerta.Questa teoria con la Grande Crisi del 1929 che colpì anche i paesi occidentali, fu messa in discussione dall'analisi keynesiana, il quale introdusse il nuovo concetto di Finanza Funzionale. Ossia la finanza pubblica non era più un sistema a sé stante come nella finanza neutrale, ma incominciò a penetrare all'interno del sistema economico assumendo sempre più un ruolo attivo. La teoria si fondava sulla legge di Say, il quale sosteneva che l'offerta è uguale alla domanda, dato che ogni offerta riesce a trovare sbocco in una domanda. La conseguenza logica era quella di uno Stato che doveva sempre avere un bilancio in pareggio, perché un avanzo avrebbe voluto significare un cattivo ruolo dello Stato nel garantire le funzioni istituzionali, mentre un disavanzo significava che lo Stato era intervenuto troppo in economia e che quindi non si era limitato alle sole funzioni istituzionali, causando in entrambi i casi il malcontento della popolazione. Voci correlate Mercato Terminologia finanziaria
L’Allegato III bis al Testo unico degli stupefacenti è un apposito elenco di farmaci con forte attività analgesica che godono di particolari facilitazioni prescrittive. Esso comprende: Buprenorfina Codeina Diidrocodeina Fentanyl Idrocodone Idromorfone Metadone Medicinali di origine vegetale a base di cannabis Morfina Ossicodone Ossimorfone Tapentadolo Sufentanil per somministrazioni ad uso sublinguale Siccome il medico era restio a prescrivere ricette per eccesso di responsabilità, anche se per uso terapeutico (es. terapia del dolore), è stato redatto il decreto nº 12/2001 che ha scelto 10 principi attivi definiti nella legge 309/1990 (gli stessi contenuti nella tabella I e tabella II) e li ha classificati nell’allegato III-bis. Infatti una stessa sostanza, ad esempio la morfina, può trovarsi sia nella Tabella I, sia nella Tabella II perché pur essendo un farmaco fondamentale per il trattamento del dolore di grado elevato è molto spesso oggetto di attenzione da parte dei tossicodipendenti. L'elenco può esser aggiornato e pubblicato sulla gazzetta ufficiale del Ministero della salute. Note Voci correlate Terapia del dolore Oppioidi Cure palliative Collegamenti esterni
Giù le mani da mia figlia! (She's Out of Control) è un film statunitense del 1989 diretto da Stan Dragoti. Trama California: Doug Simpson è un dirigente radiofonico vedovo che vive con le sue due figlie Katie e Bonnie. Katie ha appena compiuto 15 anni ed è una adolescente maldestra e infelice, che si veste in modo poco appariscente, porta spessi occhiali da vista e l'apparecchio ai denti. La ragazza frequenta il vicino di casa Richard, suo coetaneo, sin da quando entrambi erano bambini, ma è ormai stanca e annoiata di questo casto "fidanzamento" voluto più dai loro padri che dai ragazzi. Un giorno Doug parte alcuni giorni per lavoro: Katie ne approfitta per chiedere aiuto a Janet, la fidanzata di suo padre, perché la aiuti a trasformarsi in una bellissima ragazza. Quando Doug torna a casa, rimane senza parole: Katie infatti è diventata così bella da attirare praticamente tutti i ragazzi della scuola, che prima non la guardavano nemmeno e che ora invece vorrebbero un appuntamento con lei. Doug diventa sempre più geloso della figlia, e dietro suggerimento di Janet decide di rivolgersi a uno psichiatra, il dottor Fishbinder, per ritrovare il suo equilibrio mentale, ormai compromesso. Nel frattempo Katie esce con una quantità di ragazzi, senza però riuscire a trovarne uno che le si adatti: alla fine decide di tornare a frequentare Richard. Quando Doug sembra dunque poter ritrovare la pace, deve però affrontare la inaspettata trasformazione di Bonnie, la sua figlia minore. Collegamenti esterni Film commedia
In meteorologia l'okta è un'unità di misura utilizzata per indicare la nuvolosità del cielo, stimata in termini di quanti ottavi di esso sono oscurati dalle nuvole: dal sereno, 0 okta, fino al completamente coperto, 8 okta. Inoltre nel codice SYNOP vi è, per la nuvolosità, l'indicatore '9', che significa che il cielo è completamente oscurato, di solito a causa di una fitta nebbia o di un'abbondante nevicata. Anche se relativamente semplice da misurare, siccome la copertura nuvolosa è semplicemente stimata a seconda dell'area del cielo oscurata da nuvole, non tiene conto del tipo di nuvola o della densità. Questo limita il suo utilizzo ad esempio per la stima dell'albedo di una nuvola. Valori 0 okta Cielo terso, completamente sereno e senza nuvole. 1 okta Cielo sereno con rare nuvole sparse. 2 okta Nuvole sparse qua e là. 3 okta Nuvole sparse che tendono a raggrupparsi. 4 okta Metà del cielo è coperto dalle nuvole. 5 okta Poco più di metà del cielo è coperto dalle nuvole. 6 okta Cielo nuvoloso con schiarite sparse. 7 okta Cielo nuvoloso con rare schiarite. 8 okta Cielo completamente coperto. Nubi Unità di misura
La Cappella Sansevero (detta anche chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella) è tra i più importanti musei di Napoli. Situata nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore, questa chiesa, oggi sconsacrata, è attigua al palazzo di famiglia dei principi di Sansevero, da questo separata da un vicolo una volta sormontato da un ponte sospeso che consentiva ai membri della famiglia di accedere privatamente al luogo di culto. La cappella ospita capolavori come il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, conosciuto in tutto il mondo per il suo velo marmoreo che quasi si adagia sul Cristo morto, la Pudicizia di Antonio Corradini e il Disinganno di Francesco Queirolo, ed è nel suo insieme un complesso singolare e carico di significati. Essa ospita anche numerose altre opere di pregiata fattura o inusuali, come le macchine anatomiche, due corpi totalmente scarnificati dove è possibile osservare, in modo molto dettagliato, l'intero sistema circolatorio. Oltre a essere stato concepito come luogo di culto, il mausoleo è soprattutto un tempio massonico carico di simbologie, che riflette il genio e il carisma di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, committente e allo stesso tempo ideatore dell'apparato artistico settecentesco della cappella. Storia Origini Mentre una leggenda vuole che la chiesa sia stata eretta su un preesistente antico tempio dedicato alla dea Iside, un'altra, riportata nel 1623 da Cesare d'Engenio Caracciolo nel suo Napoli Sacra, narra che un uomo, ingiustamente arrestato, veniva tradotto verso il carcere quando, transitando lungo il muro della proprietà dei Sansevero, si votò alla Santa Vergine. Improvvisamente, parte del muro crollò, rivelando un dipinto (quello posto nella cappella in cima all'altare maggiore) proprio della Vergine invocata, una pietà che darà poi il nome alla chiesa, intitolata appunto a Santa Maria della Pietà. La devozione dell'arrestato non fu riposta invano giacché, poco tempo dopo, ne venne riconosciuta l'innocenza. Scarcerato, l'uomo, memore del miracolo, fece restaurare la Pietà, disponendo che al suo cospetto ardesse per sempre una lampada in argento. Il luogo sacro divenne presto meta di pellegrinaggio popolare e conseguente oggetto di invocazioni. Anche il duca di Torremaggiore, Giovan Francesco di Sangro, colpito da grave malattia si votò a questa Madonna e in seguito avendo recuperato la salute fece erigere la piccola cappella di Santa Maria della Pietà, comunemente detta la Pietatella. Secondo studi recenti, la vera origine della cappella sarebbe invece da far risalire all'omicidio, compiuto nella notte tra il 16 e il 17 ottobre 1590 da Carlo Gesualdo da Venosa, in cui morirono Maria d'Avalos, moglie di Carlo Gesualdo, e l'amante di lei Fabrizio Carafa, figlio di Adriana Carafa della Spina, moglie in seconde nozze di Giovan Francesco di Sangro e prima principessa di Sansevero. In conseguenza di questo evento luttuoso, la madre di Fabrizio Carafa avrebbe fatto edificare la cappella, pensandola come voto alla Madonna per la salvezza eterna dell'anima del figlio. A riprova di tale ipotesi, l'iscrizione in latino «Mater Pietatis», presente sulla volta della Pietatella e contenuta in un sole raggiante, rappresenterebbe il voto di dedica dell'edificio alla Madonna. Qualunque sia stata la sua origine, è accertato che i lavori edili per la costruzione della chiesetta gentilizia iniziarono nel 1593, come si deduce da alcune polizze in possesso del Banco di Napoli. Già venti anni più tardi Alessandro di Sansevero (figlio di Giovan Francesco), Patriarca di Alessandria e Arcivescovo di Benevento, decise di ampliare la preesistente, piccola costruzione, per renderla degna di accogliere le spoglie di tutti i di Sangro, come testimoniato dalla lapide marmorea datata 1613 posta sopra l'ingresso principale dell'edificio. Nel Seicento Dal momento che l'assetto del tempio gentilizio venne riorganizzato da Raimondo di Sangro nel Settecento, ben poco rimane della Pietatella del XVII secolo. Il restauro settecentesco mantenne inalterate le dimensioni perimetrali e quattro dei mausolei laterali. Oltre a ciò, dell'originale cappella seicentesca è rimasta solo la decorazione policroma dell'abside e quattro statue. Grazie a documenti dell'epoca, tuttavia, ci è dato sapere che già nel Seicento la cappella disangriana doveva essere caratterizzata da un elevato valore artistico. Basti pensare che Pompeo Sarnelli, nella sua Guida de' forestieri, curiosi di vedere, e d'intendere le cose più notabili della regal città di Napoli, e del suo amenissimo distretto, la descrisse come: Appartengono alla fase seicentesca della cappella il monumento al primo principe di Sansevero Giovan Francesco di Sangro, realizzato probabilmente da Giacomo Lazzari nella prima metà del XVII secolo e collocato nella seconda cappella laterale sulla sinistra; la statua del secondo principe Paolo di Sangro, di incerta attribuzione e situata nella prima nicchia sulla destra; il monumento a Paolo di Sangro quarto principe di Sansevero che si trova nella prima nicchia sulla sinistra, opera del 1642 di Bernardo (o Bernardino) Landini e Giulio Mencaglia; e il monumento al Patriarca di Alessandria Alessandro di Sangro, situato nel lato sinistro della cappella nei pressi dell'altare e opera di un artista ignoto. Il Settecento La sistemazione seicentesca della cappella fu stravolta a partire dagli anni quaranta del Settecento, quando il principe Raimondo di Sangro iniziò ad ampliarla e a commissionare diverse opere d'arte con cui arricchirla, al fine di creare un luogo che testimoniasse la grandezza del suo casato. Negli anni successivi, il principe Raimondo ingaggiò artisti di fama internazionale quali Giuseppe Sanmartino, Antonio Corradini, Francesco Queirolo e Francesco Celebrano: è in questo periodo che vennero realizzati capolavori come il Cristo velato, il Disinganno e la Pudicizia. Raimondo impiegò buona parte delle sue sostanze, e in più occasioni dovette anche contrarre dei debiti, per portare a compimento la realizzazione della cappella. Era un committente generoso, ma anche molto esigente e spesso dirigeva personalmente i lavori, affinché le opere corrispondessero pienamente al ruolo che era stato loro stabilito all'interno del grande progetto iconografico della cappella. In alcuni casi, fu lo stesso Principe a realizzare anche i materiali utilizzati, come per il cornicione sopra gli archi delle cappelle laterali o per i colori dell'affresco sulla volta. Alla fine dei lavori, all'esterno della porta laterale della Pietatella fu posta una lapide, che riporta la data del 1767. Dall'Ottocento in poi La notte tra il 22 e il 23 settembre 1889, a causa di un'infiltrazione d'acqua, crollò il ponte che collegava il mausoleo dei Sansevero con il vicino palazzo di famiglia. A causa di quest'evento, che interessò anche parte della cappella e del palazzo signorile, oltre al camminamento andarono persi gli affreschi sotto il gariglione e il disegno labirintico del pavimento della cappella. I restauratori si trovarono nell'impossibilità di ripristinare la pavimentazione originale, seriamente danneggiata, e nel 1901 optarono per ripavimentare la cappella in cotto napoletano, mentre lo stemma dei di Sangro al centro del pavimento fu realizzato con smalti giallo e azzurro che riprendono i colori del casato. In seguito alla sua trasformazione in polo museale nell'Ottocento la cappella, oltre ad accogliere quotidianamente un consistente numero di turisti, cominciò a essere anche utilizzata come spazio per eventi e concerti. Tra le iniziative del 2013 è possibile ad esempio citare: la rassegna MeravigliArti, con cui la Pietatella ha ospitato eventi di letteratura, musica e teatro e a un'installazione di arte contemporanea; La recita Paolo Borsellino, essendo stato (liberamente tratta dall'opera di Ruggero Cappuccio), dove un gruppo di attori ha ricordato Falcone e Borsellino, i due magistrati palermitani considerati eroi simbolo della lotta alla criminalità organizzata. A testimonianza dell'alto grado di attrattività che il monumento continua a dimostrare, nel 2013 TripAdvisor ha assegnato alla Pietatella il Travellers Choice Attractions 2013, sulla base delle segnalazioni effettuate sul sito da utenti provenienti da tutto il mondo. La cappella, quindi, è risultata essere il museo italiano più apprezzato dagli utenti del portale, davanti a mete più tradizionali come i Musei Vaticani o la Galleria degli Uffizi di Firenze. Nella speciale classifica dedicata ai siti museali europei, guidata dal Museo del Louvre e del British Museum, la cappella si è invece classificata al nono posto assoluto. Architettura La facciata della cappella, che si apre sulla stretta via Francesco de Sanctis, appare semplice e sobria nelle sue linee, caratteristiche tipiche del principio del XVII secolo in cui è ancora vivo lo spirito classicheggiante. È possibile accedere all'interno tramite il grande portale al centro della facciata, sormontato dallo stemma della famiglia di Sangro e dove si trova la lapide di marmo che ricorda i lavori di Alessandro di Sangro, oppure usufruendo della porticina laterale che si affaccia su calata San Severo. La chiesetta, tipica espressione del barocco napoletano, è di forma rettangolare ed è costituita da una navata unica, verosimilmente risalente al 1593. Lungo le pareti laterali otto archi a tutto sesto, quattro per lato, introducono altrettante cappellette laterali, mentre un ulteriore grande arco separa l'area del presbiterio, situata in fondo alla chiesa e occupata dall'altare maggiore. Al centro dei due lati lunghi, rispettivamente a sinistra e destra di chi entra, si aprono la porta laterale di cui si è già detto e l'accesso alla sacrestia e alla cosiddetta cavea sotterranea. Al di sopra degli archi l'intera lunghezza della cappella è percorsa da un cornicione, realizzato con un mastice ideato dal principe Raimondo, al di sopra del quale si diparte la volta a botte, completamente affrescata dal dipinto realizzato da Francesco Maria Russo conosciuto come Gloria del Paradiso. Alla base della volta, subito sopra il cornicione, si aprono le sei finestre strombate che forniscono luce alla cappella. Tutte le opere d'arte contenute all'interno della struttura, con l'eccezione di quattro, furono commissionate da Raimondo di Sangro, e a lui si doveva anche la pavimentazione settecentesca, costituita da un intarsio marmoreo bianco e nero simboleggiante un labirinto; alla loro realizzazione hanno contribuito autori come Francesco Celebrano, Antonio Corradini, Francesco Queirolo e Giuseppe Sanmartino. Infine, al di sopra della porta maggiore, è collocata una piccola tribuna, dalla quale partiva il passaggio di collegamento tra la cappella e il Palazzo di Sangro, finemente stuccato, andato distrutto nel citato crollo del 1889. Progetto iconografico L'elemento più notevole della Cappella Sansevero è senza dubbio il suo corredo di statue, il quale segue un progetto iconografico attentamente studiato e voluto da Raimondo di Sangro e del quale gli artisti che lavorarono alle diverse opere furono spesso meri esecutori. Elemento portante di tale progetto sono le dieci statue denominate Virtù, addossate ad altrettanti pilastri, di cui nove dedicate alle consorti di nove membri della famiglia Sansevero e una - il Disinganno - dedicata ad Antonio di Sangro, padre del principe Raimondo. All'interno delle cappelle laterali e inframmezzati alle statue delle Virtù si trovano invece i monumenti funebri di diversi principi e altri esponenti celebri della casata, compresi lo stesso Raimondo di Sangro e suo figlio Vincenzo, che al momento della realizzazione delle opere erano ancora in vita. La funzione principale della Cappella Sansevero era infatti quella di cappella sepolcrale della famiglia di Sangro e l'intenzione di Raimondo era quella di onorare il proprio casato ed esaltare le virtù e le glorie dei suoi esponenti. Nell'impianto statuario, e in particolare nelle raffigurazioni delle Virtù, è inoltre possibile notare una serie di significati allegorici, spesso riferiti al mondo della massoneria, di cui Raimondo di Sangro era Gran maestro. All'interno del progetto del principe Raimondo le Virtù vogliono rappresentare le tappe di un cammino spirituale, paragonabile a quello dell'iniziato massone, che conduca a una migliore conoscenza e al perfezionamento di sé. Parte integrante di questo percorso è il pavimento labirintico, che rappresenta le difficoltà del cammino che porta alla conoscenza. La quasi totalità delle Virtù è stata modellata secondo le norme iconografiche stabilite da Cesare Ripa nella sua Iconologia, opera particolarmente apprezzata da Raimondo che, tra l'altro, ne finanziò una riedizione in cinque volumi. Esse però non seguono totalmente il modello classico, ma vi introducono alcune novità, ognuna delle quali con un preciso significato. Nella rappresentazione della Pudicizia - opera dedicata a Cecilia Gaetani, la madre di Raimondo di Sangro - ad esempio la figura femminile velata è vista come un riferimento alla dea egizia Iside, che rivestiva un ruolo importante nella scienza iniziatica. Sempre nella stessa statua la lapide spezzata fa riferimento alla morte prematura della nobildonna, mentre l'incensiere ai piedi della statua ricorda quelli utilizzati durante le cerimonie massoniche. Il ramo di quercia che sembra fuoriuscire dal basamento della scultura è forse un rimando all'albero della conoscenza, mentre un'altra interpretazione lo vede come l'albero della vita. La cuspide di piramide che si può notare alle spalle della Liberalità, della Soavità del giogo coniugale, della Sincerità e dellEducazione è un elemento comune nelle raffigurazioni funebri dell'epoca e simboleggia la gloria dei principi. Un significato legato alla massoneria è visibile anche nel monumento a Cecco di Sangro. La curiosa raffigurazione del guerriero, situato proprio al di sopra della porta di ingresso della cappella, che, armato, esce da una bara, ha portato alla sua interpretazione come quella del guardiano del tempio massonico. Il tema della risurrezione, che si ritrova anche nel Cristo velato, nella Deposizione alle spalle dell'altare maggiore e nel bassorilievo della Pudicizia è inoltre uno dei temi più ricorrenti nella cappella. Elemento centrale della rappresentazione moderna, il Cristo velato nelle intenzioni del Principe doveva essere collocato nella «cavea sotterranea», insieme ai futuri sepolcri dei Sansevero, e illuminato da lampade perpetue di ideazione del principe Raimondo. È probabile però che l'opera non sia mai stata portata all'interno della cavea. Opere La Cappella Sansevero è un concentrato di opere scultoree e pittoriche, e la prima che si nota appena entrati nell'edificio è l'affresco che ne orna il soffitto, noto come Gloria del Paradiso o il Paradiso dei Sangro, opera del poco conosciuto pittore Francesco Maria Russo che, come riportato nell'affresco stesso, lo realizzò nel 1749. Di esso colpisce, a distanza di due secoli e mezzo dalla realizzazione, la brillantezza dei colori, anche in questo caso dovuti all'inventiva di Raimondo di Sangro e alla sua pittura definita «oloidrica». L'affresco del soffitto termina, in corrispondenza delle finestre, con sei medaglioni monocromi, in verde, con i Santi protettori del Casato: San Berardo di Teramo, San Berardo cardinale dei Marsi, Santa Filippa Mareri, San Oderisio, San Randisio e Santa Rosalia. Al di sotto di questi, in corrispondenza degli archi delle sei cappelle più vicine all'altare, sono presenti sei medaglioni marmorei, opera di Francesco Queirolo, con le effigi di sei cardinali originari della famiglia di Sangro. Per l'impianto statuario, il Principe chiamò lo scultore Antonio Corradini, veneto e massone, che riuscì però a ultimare solo le statue della Pudicizia (dedicata alla madre prematuramente scomparsa del principe Raimondo), del Decoro e il monumento dedicato a Paolo di Sangro sesto principe di Sansevero, oltre a lasciare alcuni bozzetti per altre opere. Tra queste figura il Cristo velato, la cui realizzazione passò poi a Giuseppe Sanmartino. Con riferimento alla planimetria a lato, le opere principali sono così identificabili: «Unicum» della cappella Cristo velato, Giuseppe Sanmartino; Macchine anatomiche, Giuseppe Salerno. Statue delle Virtù Decoro, Antonio Corradini; Liberalità, Francesco Queirolo; Zelo della Religione, Fortunato Onelli; Soavità del giogo coniugale, Paolo Persico; Pudicizia, Antonio Corradini; Disinganno, Francesco Queirolo; Sincerità, Francesco Queirolo; Dominio di sé stessi, Francesco Celebrano; Educazione, Francesco Queirolo; Amor divino, autore ignoto. Altre statue Monumento a Giovan Francesco di Sangro, terzo principe, Antonio Corradini; Monumento a Paolo di Sangro, quarto principe, Bernardo Landini e Giulio Mencaglia; Monumento a Giovan Francesco di Sangro, primo principe, Giacomo Lazzari; Altare di Santa Rosalia, Francesco Queirolo; Monumento ad Alessandro di Sangro, patriarca di Alessandria, autore ignoto; Altare di Sant'Oderisio, Francesco Queirolo; Monumento a Paolo di Sangro, sesto principe, Antonio Corradini; Monumento a Paolo di Sangro, secondo principe, forse Giacomo Lazzari; Monumento a Giovan Francesco di Sangro, quinto principe, Francesco Celebrano; Monumento a Cecco de' Sangro, Francesco Celebrano. Altre opere Ritratto di Vincenzo di Sangro, Carlo Amalfi; Altare maggiore. Angeli di Paolo Persico, La Deposizione di Francesco Celebrano e La Pietà di autore ignoto; Gloria del Paradiso, Francesco Maria Russo; Tomba di Raimondo di Sangro, Francesco Maria Russo; Pavimento labirintico, Francesco Celebrano; Sagrestia. Esame delle principali opere Di seguito viene riportata la descrizione delle opere principali. La numerazione fa riferimento all'elenco e alla cartina che sono stati presentati sopra. 1. Cristo velato L'opera più celebre della Cappella Sansevero è senza dubbio il Cristo velato, posto al centro della navata centrale. Originariamente la statua doveva essere scolpita da Antonio Corradini, già autore della Pudicizia, del Decoro e della statua dedicata al sesto principe di Sansevero Paolo di Sangro. Corradini però morì nel 1752 senza riuscire a completare l'opera, ma realizzandone solo un bozzetto in terracotta. Raimondo fu quindi costretto ad affidarsi al talento di Giuseppe Sanmartino, che ebbe così l'opportunità di realizzare «una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua». Giuseppe Sanmartino, in ogni caso, tenne poco conto dei bozzetti precedentemente disegnati da Corradini, ripartendo quindi con un nuovo progetto. Si trattava di un Cristo, sdraiato su un materasso, con il capo sorretto da due cuscini e inclinato lateralmente, il cui corpo è ricoperto da un velo che aderisce perfettamente alle forme del viso e al corpo stesso, tanto che sono visibili le ferite del martirio. Al lato si trovano gli strumenti del supplizio: una realistica corona di spine, una tenaglia e dei chiodi, uno dei quali sembra quasi pizzicare il velo del sudario. È proprio il velo l'elemento della statua più notevole e che meglio evidenzia l'abilità dello scultore. Analogamente a quanto avviene con la Pudicizia del Corradini, il velo copre il corpo, senza però celarlo; Sanmartino riuscì però a imprimere al panno una plasticità e un movimento che si discostano dai più rigidi canoni del maestro veneto. Il velo aderisce alle ferite del corpo del Cristo e al costato scavato, mettendone ancora più in luce, anziché nasconderle, il dolore e la sofferenza. La fama di alchimista e inventore che ha accompagnato Raimondo di Sangro ha fatto nascere la leggenda che l'incredibile trasparenza del velo sia dovuta al fatto che si tratterebbe in realtà di una vera stoffa, misteriosamente trasformata in marmo per mezzo di qualche processo chimico di invenzione del Principe. In realtà una attenta analisi non lascia dubbi sul fatto che l'opera sia stata realizzata interamente in marmo, e questo è anche confermato da alcune lettere dell'epoca a firma del principe di Sangro, nelle quali egli afferma che il sudario è stato «realizzato dallo stesso blocco della statua». 2. Monumento a Giovan Francesco di Sangro, terzo principe La prima opera che si incontra partendo da sinistra non appena entrati nella cappella è il monumento funebre dedicato al terzo principe di Sansevero, Giovan Francesco di Sangro, morto a soli quarant'anni a causa di una malattia durante una spedizione militare in Africa. Esso raffigura un angelo alato, intento a piangere sulla lapide che ricorda le doti militari del dedicatario, le cui lacrime sembrano cadere nell'acquasantiera a forma di conchiglia posta alla base dell'opera. La sua attribuzione non è sicura e alcuni studiosi lo ritengono opera di Francesco Celebrano, ma la teoria più accreditata ne ritiene autore Antonio Corradini. 3. Decoro Sulla sinistra della porta di ingresso della cappella si trova la statua del Decoro, realizzata da Antonio Corradini tra il 1751 e il 1752 e dedicata a Isabella Tolfa e Laudomia Milano, consorti del terzo principe di Sansevero Giovan Francesco di Sangro. L'opera raffigura un giovane seminudo, con i fianchi cinti da una pelle di leone. Al suo fianco si trova una piccola colonna sulla quale poggia la testa mozzata di un leone, a simboleggiare la supremazia dello spirito umano sulla natura selvaggia. Sulla colonna al di sotto della testa dell'animale è incisa la frase latina «Sic floret decoro decus» (così la bellezza rifulge per decoro). Ai piedi il giovinetto indossa due diverse calzature: al sinistro un coturno e al destro un più semplice zoccolo. Secondo alcuni studiosi questo particolare allude al duplice rapporto con il mondo divino e quello sotterraneo, mentre secondo altri vuole significare che decoro e contegno devono essere rispettati indipendentemente dalla propria estrazione sociale. In origine il basamento era corredato di un bassorilievo, raffigurante l'episodio biblico di Susanna tentata dai vecchioni, che fu però rimosso nel 1755 e sostituito da un'iscrizione. 4. Monumento a Paolo di Sangro, quarto principe Situato nella prima cappella sulla sinistra, il monumento a Paolo di Sangro, quarto principe di Sansevero, è una delle quattro statue presenti nella cappella provenienti dalla sua sistemazione seicentesca. Esso fu realizzato nel 1642 da Bernardo Landini e Giulio Mencaglia e raffigura il dedicatario nelle vesti di un cavaliere in armatura, con la spada legata al fianco e l'elmo poggiato a terra ai suoi piedi. La nicchia in cui si trova la statua è decorata da una serie di marmi policromi, che contribuiscono a rendere l'opera la più suggestiva tra le quattro precedenti l'intervento di Raimondo di Sangro, mentre ai lati del sarcofago posto sotto la statua è possibile notare due maschere e alla sua base due piccoli busti di leone che recano un teschio e una clessidra, a testimoniare la caducità della vita. 5. Liberalità Collocata sul pilastro che fiancheggia, sulla sinistra, la prima cappella di sinistra, la Liberalità è dedicata a Giulia Gaetani dell'Aquila d'Aragona, moglie del quarto principe di Sansevero. La statua venne citata dallo storico Giangiuseppe Origlia nel 1754, il che permette di stabilire come anche questa scultura rientrasse nel gruppo di opere portate a termine dal Queirolo nei suoi primi due anni di permanenza a Napoli. La scultura rappresenta una figura femminile coperta da un morbido drappeggio in marmo. Con la mano sinistra la donna sorregge una grande cornucopia, caratteristico simbolo di generosità, che riversa a terra oro e ricchezze; nella mano destra stringe invece un compasso e alcune monete, simbolo di equilibrio e nuovamente di generosità. Per terra a fianco della donna, in posizione simmetrica rispetto alla cornucopia, si trova un'aquila, emblema di forza e temperanza. Analogamente a quanto accade nelle rappresentazioni di Soavità del giogo coniugale, Sincerità ed Educazione, alle spalle della statua è collocata la faccia di una piramide, al di sopra della quale si trova un medaglione con il ritratto della dedicataria dell'opera. 6. Monumento a Giovan Francesco di Sangro, primo principe Nella seconda cappella sulla sinistra si trova il monumento dedicato al primo principe di Sansevero Giovan Francesco di Sangro, fondatore secondo la tradizione del nucleo originale della cappella. Il monumento fu commissionato da di lui figlio Alessandro di Sangro nella prima metà del XVII secolo e fu probabilmente realizzato dallo scultore fiorentino Giacomo (o Jacopo) Lazzari, anche se alcuni studiosi lo attribuiscono invece a Michelangelo Naccherino. Il principe, valoroso soldato, è ritratto con indosso l'armatura e la spada appesa al fianco, mentre con la mano destra regge una lancia; un elaborato elmo è poggiato ai suoi piedi. Come nel caso del monumento al quarto principe Paolo di Sangro, la statua e il sarcofago sono circondati da una cornice di marmi policromi. 7. Zelo della Religione Situato tra la seconda e la terza cappella sulla sinistra, lo Zelo della Religione è in memoria a Ippolita del Carretto e Adriana Carafa della Spina, consorti del primo principe di Sansevero e fondatore della cappella Giovan Francesco di Sangro, ricordate per la loro fede. La paternità dello Zelo è stata per lungo tempo attribuita prima ad Antonio Corradini e poi al Queirolo; alcuni documenti recuperati negli archivi del Banco di Napoli hanno infine permesso di riconoscerne l'autore in Fortunato Onelli, un artista partenopeo alle dipendenze del Celebrano. Una carta del 1767 testimonia che Onelli non riuscì a terminare il lavoro nei tempi promessi e fu necessario ingaggiare altri artisti più esperti per finirlo e correggere alcune imperfezioni. Questa Virtù, che esalta la devozione delle due donne, è incarnata da un uomo in età avanzata che regge con la mano sinistra una lampada simbolo della verità e nell'altra una piccola frusta. Mentre con questo strumento punisce il sacrilegio, con il piede il vecchio calpesta alcuni serpenti, simbolo dell'eresia, che fuoriescono da un libro. Il gruppo scultoreo è completato da tre putti: i due più in alto, posti al di sopra di un capitello, reggono un grande medaglione con i ritratti delle due dedicatarie, mentre il terzo è intento a bruciare con una fiaccola altri libri eretici. 8. Ritratto di Vincenzo di Sangro Il ritratto di Vincenzo di Sangro, olio su rame del pittore sorrentino Carlo Amalfi, è stato a lungo erroneamente identificato come un'immagine del principe Raimondo. Grazie a numerose fonti, tuttavia, è stato possibile determinare che si tratta invece di Vincenzo, figlio primogenito di Raimondo. L'opera è adagiata su una bara ed è circondata da un apparato decorativo composto da cinque putti: tre di essi sono intenti a sorreggere il ritratto mentre gli altri due reggono un grosso mantello in stucco posto dietro di esso. Contrariamente a quanto fatto per altri membri della famiglia, il ritratto non è accompagnato da alcuna iscrizione celebrativa o biografica. La bara e le decorazioni risalgono certamente a prima del 1766, mentre è incerto quando sia stato eseguito il ritratto; la datazione più accreditata è per la metà degli anni 1770, quando Vincenzo, nato nel 1743, aveva circa 30 anni. Il dipinto venne rubato nel 1990 durante i lavori di restauro della cappella, ma è stato recuperato nel luglio dell'anno seguente e ricollocato sulla «porta piccola» della cappella gentilizia, sua sede originale. Il ritratto testimonia l'abilità artistica di Carlo Amalfi, autore anche di un ritratto del padre Raimondo. Il giovane principe è ritratto di tre quarti, abbigliato in parrucca e redingote. Il petto è attraversato trasversalmente, da destra verso sinistra, da una fascia rossa, probabilmente l'insegna da cavaliere dell'Ordine di San Gennaro. Tale elemento consentirebbe di far risalire il ritratto al periodo dopo il 1776, anno in cui a Vincenzo fu assegnato tale riconoscimento. Alla sinistra di Vincenzo si intravedono alcuni libri e un elmo, indicanti le doti militari e la cultura del Principe. Vincenzo ebbe infatti una brillante carriera militare nell'Esercito delle Due Sicilie, avanzando fino al grado di generale, e a partire dal 1772 fu gentiluomo di camera di re Ferdinando IV. 9. Soavità del giogo coniugale La Soavità del giogo coniugale (anche nota come Benevolenza o Amor coniugale) fu dedicata da Raimondo di Sangro a Gaetana Mirelli, moglie di suo figlio Vincenzo, quando ella era ancora giovane. È per questa ragione che il profilo di donna presente nel medaglione è poco più che abbozzato, pratica che si era soliti usare quando si ritraevano persone ancora viventi. Una ricevuta di pagamento ha permesso di scoprire che lo scultore Paolo Persico ricevette centosessanta ducati per la realizzazione dell'opera. L'opera raffigura una donna in stato di gravidanza e vestita alla maniera degli antichi romani con alle spalle il lato di una piramide. La mano destra alzata porta due cuori in fiamme, simbolo dell'amore profondo e reciproco che dovrebbe esistere tra due coniugi; la mano sinistra regge invece un giogo coperto di piume, a simboleggiare una dolce obbedienza. Ai piedi della donna un angioletto sorregge un pellicano, animale che nella iconografie medievale simboleggiava il sacrificio di Cristo sulla croce e che per questo è associato alla Carità. 10. Altare di Santa Rosalia Nella quarta cappelletta sul lato sinistro del mausoleo, tra le statue della Pudicizia e della Soavità del giogo coniugale, si trova l'altare di Santa Rosalia, opera eseguita dal Queirolo per ricordare la santa più famosa della famiglia: Rosalia, figlia di Sinibaldo dei conti dei Marsi e Di Sangro. Rosalia è oggi soprattutto ricordata per essere la patrona di Palermo, città che l'ha voluta insignire di tale titolo dopo che, secondo la tradizione, era stata salvata da lei dalla peste scoppiata nel 1624. Lo stile semplice e raffinato, privo delle esasperazioni tipiche dell'architettura barocca, utilizzato dal Queirolo per quest'opera fu particolarmente apprezzato da Antonio Canova quando questi visitò la cappella. La composizione vede Santa Rosalia in preghiera, inginocchiata su un cuscino e con la testa cinta dalla corona di rose tipica della sua iconografia. La santa poggia su un basamento sul quale è inserita una lapide commemorativa in marmo rosso, ai lati del quale due angioletti completano il monumento. 11. Pudicizia La Pudicizia (anche detta Pudicizia velata) è dedicata a Cecilia Gaetani dell'Aquila d'Aragona, madre di Raimondo di Sangro, che morì nel dicembre del 1710, meno di un anno dopo la nascita del figlio. La statua fu realizzata da Antonio Corradini, già autore del Decoro, del monumento al sesto principe di Sansevero Paolo di Sangro e dei bozzetti in creta di molte delle altre opere, delle quali aveva studiato l'iconografia insieme al principe Raimondo; l'artista, tuttavia, morì nel 1752, anno di realizzazione della Pudicizia, come è testimoniato da una lapide posta alla base dell'opera che riporta la scritta «dum reliqua huius templi ornamenta meditabatur». La scultura raffigura una donna completamente coperta da un velo semitrasparente, cinta in vita da una ghirlanda di rose, che ne lascia intravedere le forme e in particolare i tratti del viso. Essa è considerata il capolavoro del Corradini (già autore in passato di altre figure velate), del quale è elogiata l'abilità nel modellare il velo che aderisce con naturalezza al corpo della donna. La composizione è carica di significati: la lapide spezzata sulla quale la figura appoggia il braccio sinistro, lo sguardo come perso nel vuoto e l'albero della vita che nasce dal marmo ai piedi della statua simboleggiano la morte prematura della principessa Cecilia. Il tema della vita e della morte è ripreso dal bassorilievo del pilastro su cui poggia la statua, raffigurante l'episodio biblico conosciuto come Noli me tangere, nel quale Gesù risorto dice alla Maddalena di non cercare di trattenerlo. Con tutta probabilità la statua è anche un'allegoria alla sapienza, con un riferimento alla velata Iside, dea egizia della fertilità e della scienza iniziatica; questa associazione è fortificata dal fatto che secondo una tradizione nell'antichità nella medesima posizione in cui fu collocata la Pudicizia si trovava proprio una statua dedicata alla dea Iside. Va inoltre ricordato che il Corradini, oltre ad aver collaborato con Raimondo di Sangro nell'ideazione del significato iconografico della cappella, era a sua volta affiliato alla massoneria e doveva quindi essere bene a conoscenza della simbologia delle opere a cui lavorò. 12. Monumento ad Alessandro di Sangro Il Patriarca di Alessandria Alessandro di Sangro, autore dell'ampliamento seicentesco della cappella, è ricordato da un monumento funebre, realizzato da un artista ignoto intorno alla metà del XVII secolo, posto in una nicchia alla sinistra dell'altare maggiore. Al di sopra del sarcofago si trova un ovale con un semplice mezzobusto di Alessandro vestito in abiti religiosi. L'insieme è fiancheggiato da due colonnine in marmo colorato, che reggono un architrave sulla quale si trovano due angioletti. Il sarcofago poggia su un basamento, sempre in marmo, con una dedica che ricorda la carriera ecclesiastica di Alessandro. 13. Altare maggiore L'altorilievo marmoreo della Deposizione, che si trova al di sopra dell'altare maggiore, è considerato dalla critica il capolavoro di Francesco Celebrano, che probabilmente si ispirò a un modellino in creta precedentemente preparato dal Corradini. Realizzato tra il 1762 e il 1768, è l'unico esempio di altorilievo ritrovabile sugli altari maggiori delle chiese partenopee. L'opera raffigura l'episodio della deposizione di Cristo dalla croce: alcune figure, tra le quali emergono Maria e la Maddalena assistono affrante mentre il corpo di Gesù viene adagiato a terra; sotto di loro due putti sorreggono il sudario, sul quale risalta un'immagine metallica del volto di Cristo. Al di sotto del piano dell'altare altri due putti scoperchiano una bara, ormai vuota. Il talento del Celebrano emerge dalla drammaticità dell'intera scena, che riunisce insieme uno stile tardo-barocco con elementi caratteristici dell'arte seicentesca napoletana, che sembra voler fuoriuscire dagli spazi in cui è stata confinata. La composizione dell'altare è completata lateralmente da due angeli in stile barocco realizzati da Paolo Persico, autore anche della cornice di angeli in stucco che circonda il dipinto della Pietà. La Pietà Il dipinto della Pietà è collocato al centro di una cornice di angeli in stucco di Paolo Persico situata al di sopra della Deposizione e dell'altare maggiore, posizione in cui fu voluta da Raimondo di Sangro. In precedenza infatti essa si trovava immediatamente sopra l'altare, al posto della Deposizione. La datazione e l'autore del dipinto sono ignoti: probabilmente fu realizzata da un manierista napoletano del '500 prima del 1590. A tale data risale infatti la prima testimonianza della sua esistenza, con il miracolo della sua apparizione all'uomo erroneamente portato in carcere. Più che per la sua qualità artistica, l'importanza dell'opera risiede nel suo significato per la cappella. Secondo la tradizione infatti è in segno di riconoscenza verso la Madonna raffigurata nel dipinto che il principe Giovan Francesco di Sangro iniziò la costruzione della cappella, dedicata a Santa Maria della Pietà. 14. Disinganno Il Disinganno è, insieme alla Pudicizia e al Cristo velato, una delle tre opere principali della cappella, riportate nelle guide artistiche già negli anni immediatamente seguenti la loro realizzazione. L'opera del Queirolo è dedicata ad Antonio di Sangro, padre del principe Raimondo e raffigura un uomo che si libera da una rete, simboleggiante il peccato da cui era oppresso: in seguito alla morte della giovane moglie, avvenuta solo un anno dopo la nascita del figlio, il duca Antonio condusse infatti una vita disordinata e dedita ai vizi viaggiando in tutta Europa, mentre il giovane Raimondo era stato affidato al nonno paterno Paolo di Sangro. Ormai anziano, Antonio di Sangro tornò però a Napoli e, pentito dei peccati commessi, abbracciò la fede e si dedicò a una vita sacerdotale. Nella composizione marmorea l'uomo è aiutato a liberarsi dalla rete del peccato da un putto, simbolo dell'intelletto umano, che con la mano destra indica il globo terrestre, simbolo della mondanità, adagiato ai suoi piedi. L'elemento della fede attraverso cui è possibile liberarsi dagli errori commessi è rappresentato dalla bibbia aperta appoggiata al globo e dal bassorilievo sul basamento del pilastro, che raffigura l'episodio biblico di Gesù che dona la vista al cieco. Lo storico Giangiuseppe Origlia nella sua Istoria dello studio di Napoli afferma che il Disinganno è, come iconografia, «tutta d'invenzione del Principe, e nel suo genere totalmente nuova». In essa è possibile rilevare anche riferimenti alla massoneria, come il fatto che durante le iniziazioni per entrare nella loggia gli aspiranti erano inizialmente bendati e in seguito era loro permesso di aprire gli occhi e comprendere la verità. L'elemento che maggiormente colpisce della scultura è sicuramente la fitta rete, completamente in marmo, prova della maestria del Queirolo. La composizione è completata da una lapide in cui Antonio di Sangro è indicato come esempio della «fragilità umana, cui non è concesso avere grandi virtù senza vizi». 15. Altare di Sant'Oderisio Nell'ultima cappella laterale sulla destra, di fronte all'altare di Santa Rosalia, si trova il monumento dedicato a Sant'Oderisio, cardinale e trentanovesimo abate dell'abbazia di Montecassino, uno dei santi protettori della famiglia di Sangro. L'opera fu realizzata da Francesco Queirolo nel 1756, risultando quindi coeva all'altare di Santa Rosalia. La statua raffigura Sant'Oderisio inginocchiato su un cuscino di porfido, accanto al quale è posato il cappello cardinalizio. Il santo appare in atteggiamento mistico e con i lineamenti particolarmente espressivi. La bravura del Queirolo è inoltre notabile nella realizzazione delle vesti. 16. Sincerità Situata sul quarto pilastro sul lato destro della cappella, tra l'altare di Sant'Oderisio e il passaggio che conduce alla sacrestia, la statua rappresentante la Sincerità è dedicata a Carlotta Gaetani, moglie di Raimondo di Sangro. Essa fu realizzata dal Queirolo, che si basò probabilmente su un modello in creta del Corradini. L'opera raffigura una donna di bell'aspetto, vestita con una semplice tunica, che regge con la mano sinistra un cuore - classico simbolo di amore e carità - e con la destra un caduceo. La presenza di quest'ultimo elemento è un esempio di come la simbologia voluta da Raimondo di Sangro, pur seguendo per molti aspetti l'iconografia classica, se ne discosti per altri dettagli. Il caduceo infatti è estraneo alle raffigurazioni canoniche della Sincerità ma è uno dei simboli del dio Hermes, considerato fondatore dell'ermetismo. Simboleggia pace e ragione e, in alchimia, l'unione degli opposti cioè di zolfo e mercurio. La composizione è completata da un amorino, forse opera di Paolo Persico, in compagnia di due colombe simbolo di purezza e fedeltà. L'opera è addossata alla faccia di una piramide, in cima alla quale si trova il medaglione con il ritratto della dedicataria, appena abbozzato dal momento che al momento della sua realizzazione Carlotta Gaetani era ancora in vita. 17. Dominio di sé stessi Il Dominio di sé stessi, situato in corrispondenza del terzo pilastro del lato destro della cappella, è dedicato a Geronima Loffredo, moglie del sesto principe di Sansevero Paolo di Sangro e nonna paterna del principe Raimondo. Esso fu scolpito da Francesco Celebrano basandosi su un precedente progetto del Queirolo, che non aveva potuto completarlo di persona avendo interrotto i suoi rapporti lavorativi con il Principe. Per questo motivo nel 1767 il Celebrano firmò l'opera come «sculptor» ma non come «inventor». La composizione raffigura un uomo vestito alla maniera degli antichi romani che tiene al guinzaglio un leone, sottomesso ai suoi piedi. Ciò vuole indicare come l'intelletto e la forza d'animo possono prevalere sulle passioni e sull'istinto, come nel caso di Geronima, che viene descritta come «mai abbattuta dal destino ostile né troppo esaltata da quello propizio». Il tema del controllo delle proprie passioni è inoltre un elemento importante dell'ideologia massonica. L'opera è completata da due putti e da un medaglione con il ritratto della dedicataria. Raimondo di Sangro non rimase molto soddisfatto dal lavoro del Celebrano, che forse si era distaccato troppo dal bozzetto del Queirolo, tanto che nel suo testamento indicò che avrebbe voluto che l'opera fosse rifatta. 18. Monumento a Paolo di Sangro, sesto principe Nella seconda cappella sulla destra si trova il monumento a Paolo di Sangro, sesto principe di Sansevero, commissionato dal nipote Raimondo ad Antonio Corradini e realizzato nel 1742. L'opera è semplice e priva di simbologie nascoste ed è costituita da un mezzobusto in marmo del dedicatario, ritratto con una vistosa parrucca e con le insegne delle importanti cariche politiche da lui ricoperte. 19. Educazione Realizzata dal Queirolo nel 1753, lEducazione raffigura una donna che impartisce i suoi insegnamenti a un ragazzino, il quale tiene in mano il De officiis di Cicerone, opera ritenuta fondamentale per imparare i doveri che un uomo onesto deve rispettare. La composizione è dedicata alle due mogli di Paolo di Sangro secondo principe di Sansevero, Girolama Caracciolo e Clarice Carafa di Stigliano, ed è addossata a una piramide, in cima alla quale si trova il medaglione con i ritratti delle due nobildonne. L'opera ha ricevuto critiche generalmente negative da parte degli storici dell'arte, che la ritengono la meno riuscita tra le creazioni del Queirolo presenti nella cappella; in essa l'artista non sarebbe riuscito a infondere nella scultura, dominata dalla massiccia e rigida figura dell'istitutrice, la grazia si cui si era dimostrato capace nel Disinganno. Anche se, come osservato dalla studiosa Marina Causa Picone «non mancano particolari ispirati e vibranti, come il libro aperto in mano al fanciullo, che riporta a quella stessa materia viva e densa dei libri del Disinganno». 20. Monumento a Paolo di Sangro, secondo principe Il monumento funebre a Paolo di Sangro secondo principe di Sansevero, che occupa la prima cappella laterale sulla destra, fa parte del gruppo di statue seicentesche e fu commissionato nella prima metà del XVII secolo dal quarto principe della casata. La statua, dai toni rigidi e severi, raffigura il dedicatario - che si distinse per le sue doti militari al servizio di Filippo III di Spagna - in piedi vestito come un centurione romano mentre tiene con la mano destra una lancia spezzata; ai suoi piedi si trova un elmo piumato. La somiglianza con il monumento dedicato al padre Giovan Francesco hanno fatto ipotizzare che autore anche di quest'opera potesse essere Giacomo Lazzari, ma non esiste alcuna conferma al riguardo. 21. Amor divino La statua chiamata Amor divino è dedicata a Giovanna di Sangro, moglie del quinto principe di Sansevero Giovan Francesco di Sangro. Non è certo da chi sia stata realizzata: l'affinità di stile con alcune delle altre Virtù fa pensare che sia opera di Francesco Queirolo, ma alcune similitudini con il Decoro hanno fatto ipotizzare che essa sia basata su un bozzetto del Corradini. La scultura raffigura un giovane semicoperto da un mantello che con la mano destra alza al cielo un cuore in fiamme, una simbologia già incontrata nella Soavità del gioco coniugale per indicare un amore profondo. In questo caso un'iscrizione sul basamento dell'opera spiega che si tratta dell'amore per Dio di Giovanna di Sangro. Essa è situata sul lato destro della cappella, addossata alla parete di ingresso, e fu particolarmente apprezzata dallo storico ottocentesco Leopoldo Cicognara, probabilmente perché nella sua semplicità è una delle opere più ortodosse e più conformi ai canoni neoclassici del tempio. 22. Monumento a Giovan Francesco di Sangro, quinto principe La prima opera che si incontra sulla destra dell'ingresso è il monumento dedicato a Giovan Francesco di Sangro, quinto principe di Sansevero. La sua attribuzione non è sicura: la tesi più accreditata la identifica come opera di Francesco Celebrano, ma alcuni critici sono più orientati verso Francesco Queirolo. Essa rappresenta una grande angelo alato appoggiato a una lapide, che stringe nella mano sinistra una fiaccola rivolta verso il basso, in segno di lutto. Ai piedi dell'angelo si trova un'acquasantiera a forma di conchiglia, che forma una sorta di parallelismo con il medesimo elemento presente nel monumento dedicato al terzo principe di Sangro, situato alla sinistra dell'ingresso. La dedica sulla lapide ricorda la fedeltà di Giovan Francesco alla corona spagnola e indica come data della sua morte il 1618. In realtà il principe morì nel 1698 e la data errata è dovuta a una svista dello scalpellino oppure di un successivo restauratore. 23. Monumento a Cecco de' Sangro Realizzato nel 1766, il monumento a Cecco de' Sangro è collocato al di sopra dell'ingresso principale del tempio. L'ideazione e la realizzazione del sepolcro sono da ascrivere a Francesco Celebrano, probabilmente ispiratosi a un precedente modello del Queirolo. Una lunga iscrizione spiega il significato della curiosa scena rappresentata, che raffigura un guerriero armato e con indosso l'armatura mentre esce da una cassa: durante la campagna delle Fiandre di Filippo II di Spagna, di cui Cecco di Sangro era ufficiale, per riuscire a conquistare la rocca di Amiens egli si sarebbe finto morto e fatto chiudere dentro una bara, dove rimase per due giorni. Uscendo quindi dalla cassa era riuscito a cogliere di sorpresa i nemici, impadronendosi infine della rocca. Al di sopra di Cecco un'aquila stringe tra gli artigli alcune folgori, simbolo di forza e virtù guerriera, mentre ai lati della cassa vi sono due ippogrifi, simbolo di cura, che sembrano sorvegliare la scena. In questa composizione, oltre al desiderio di Raimondo di Sangro di celebrare i propri antenati, è possibile leggere anche diversi significati legati alla massoneria: la posizione della scultura proprio al di sopra della porta di accesso fa sì che Cecco di Sangro sia visto come una sorta di guardiano del tempio, mentre la figura che - rediviva - esce dalla bara è un chiaro riferimento al tema della morte e della resurrezione. 24. Volta: Gloria del Paradiso L'affresco che copre l'intera volta della cappella, conosciuto come Gloria del Paradiso o Paradiso dei di Sangro, fu realizzato da Francesco Maria Russo nel 1749 e risulta essere una delle prime opere commissionate per la cappella da Raimondo di Sangro. Si hanno poche notizie certe di Francesco Maria Russo, che risulta sconosciuto a Napoli prima dei suoi lavori al servizio del principe di Sangro. È possibile che abbia studiato a Roma e che si sia trasferito in seguito nella città partenopea. È certo che avesse già lavorato per Raimondo di Sangro nel 1743, affrescando l'antisagrestia della Cappella del Tesoro di San Gennaro. L'elemento centrale del grande affresco, nel quale è possibile notare un'ispirazione allo stile di Francesco Solimena, è la colomba dello Spirito Santo , circondata da una serie di angeli e altre figure e da un impianto architettonico che sembra proseguire la decorazione delle finestre situate alla base della cupola. Tra una finestra e l'altra si trovano sei medaglioni in toni di verde raffiguranti i sei santi protettori dei di Sangro mentre al di sopra del presbiterio, separato dal resto della cappella da un grande arco a tutto sesto, è disegnata una piccola cupola. Sembra che per il suo affresco il Russo abbia utilizzato dei colori preparati appositamente da Raimondo di Sangro, che appaiono ancora vivi e intensi dopo più di due secoli e mezzo pur non essendo mai stati restaurati. Il Principe non rimase però soddisfatto dall'opera del Russo e lasciò indicato nel suo testamento di fare riaffrescare la volta della cappella dal miglior artista disponibile, desiderio che non fu però realizzato dal figlio Vincenzo. 25. Tomba di Raimondo di Sangro La tomba di Raimondo di Sangro si trova in una nicchia all'ingresso del passaggio che conduce alla sacrestia. Essa fu realizzata nel 1759, quando il Principe era quindi ancora in vita, da Francesco Maria Russo, probabilmente basandosi su un progetto dello stesso Raimondo. Di aspetto semplice e sobrio, l'opera è composta da una grande lapide in marmo rosa con l'elogio del principe Raimondo al di sopra del quale si trova una cornice di marmo con il ritratto del dedicatario. Il dipinto è sormontato da un grande arco decorato con armi, libri, strumenti scientifici e altri emblemi commemorativi delle glorie militari e scientifiche di Raimondo di Sangro. L'elemento più notevole del monumento è probabilmente l'elogio funebre, che ricorda le onorificenze ricevute e i titoli nobiliari di cui poteva fregiarsi e allo stesso tempo esalta le sue doti di scienziato e sperimentatore e il suo ruolo di committente e ideatore della cappella. La scritta sulla lapide di marmo non è incisa ma in rilievo, come in rilievo è anche la decorazione con grappoli d'uva e motivi vegetali sul perimetro della lapide. La precisione della decorazione marmorea fa pensare che non sia stato usato lo scalpello, ma sarebbe invece stata realizzata tramite un composto di solventi chimici di invenzione del principe Raimondo. Le scritte di colore bianco dovevano in origine risaltare molto sul colore rosa della lastra di marmo, ma questa colorazione appare ormai sbiadita. Ritratto di Raimondo di Sangro Il ritratto di Raimondo di Sangro fu realizzato da Carlo Amalfi, che dipingerà in seguito, con la stessa tecnica dell'olio su rame, anche il ritratto di suo figlio Vincenzo. La sua datazione non è sicura: mentre la cornice marmorea che lo circonda fu realizzata insieme al resto del monumento funebre del 1759, il dipinto potrebbe risalire a qualche anno più tardi. Il ritratto, privo di significati iconografici, raffigura semplicemente il principe Raimondo, ormai in età avanzata, con indosso una corazza. Esso è l'unico dipinto del Principe sopravvissuto fino al giorno d'oggi. È certo che alcuni anni prima Carlo Amalfi avesse realizzato un altro ritratto andato perduto, di cui fortunatamente è sopravvissuta una incisione settecentesca di Ferdinando Vacca. Essa mostra un ritratto giovanile di Raimondo di Sangro con il petto attraversato dalla fascia dell'Ordine di San Gennaro, onorificenza che aveva ottenuto nel 1740. Diversamente dalle altre opere della cappella, compreso il ritratto di Vincenzo di Sangro realizzato solo pochi anni dopo e con la medesima tecnica, il ritratto sulla tomba di Raimondo di Sangro appare rovinato. Inevitabilmente questo dettaglio ha alimentato le già molte leggende esistenti intorno alla figura del Principe, facendo nascere la diceria che il ritratto sarebbe stato maledetto. Più prosaicamente il cattivo stato di conservazione dell'opera è probabilmente dovuto solo alla sua collocazione: al di sopra del monumento funebre si trova infatti un lucernario in vetro che nel corso dei secoli è risultato insufficiente a garantire un'adeguata protezione dagli agenti atmosferici. 26. Pavimento labirintico La cappella mostra una pavimentazione in cotto napoletano con al centro un grande stemma in smalti giallo e azzurri raffigurante l'emblema della famiglia di Sangro. Il progetto di Raimondo di Sangro prevedeva invece un motivo labirintico realizzato con una linea continua di marmo bianco formante una serie di croci gammate tutte collegate tra loro e alternate con quadrati concentrici. Intorno alla linea continua erano incastrate delle tarsie marmoree di varie sfumature, che davano alle croci e ai quadrati un effetto prospettico. Nel progetto di Raimondo è evidente la presenza di significati legati al mondo massonico: il labirinto indica infatti il percorso, carico di difficoltà, che l'iniziato deve compiere per raggiungere la conoscenza, mentre le svastiche rappresenterebbero il movimento cosmico e i quadrati i quattro elementi. Della realizzazione di questo pavimento Raimondo di Sangro incaricò Francesco Celebrano, che vi lavorò a partire dalle metà degli anni '60 del XVIII secolo. Il lavoro risultò difficoltoso e probabilmente Raimondo non riuscì a vederlo ultimato prima della sua morte ma quasi certamente fu portato a termine. Nel settembre 1889 però una infiltrazione d'acqua causò un crollo nel Palazzo di Sangro e nell'adiacente cappella, compromettendo tra le altre cose il pavimento di quest'ultima. Il lavoro del Celebrano doveva essere pesantemente danneggiato, tanto che i restauratori decisero di rimuovere completamente il labirinto e realizzare la nuova pavimentazione in cotto napoletano. Del pavimento originale sono sopravvissuti una serie di frammenti, oltre a una litografia ottocentesca che riporta il motivo labirintico. 27. Macchine anatomiche Le due cosiddette macchine anatomiche, custodite all'interno della cavea, sono uno dei maggiori punti di interesse della cappella. Si tratta degli scheletri di due individui, un uomo e una donna, completamente scarnificati e allestiti in posizione eretta. Al di sopra di ciascun scheletro è fedelmente riprodotto, fino nei particolari più minuti, l'intero sistema circolatorio. Secondo la tradizione più nota essi furono realizzati dal medico palermitano Giuseppe Salerno intorno al 1763, sotto la direzione dello stesso Raimondo di Sangro, seguendo un procedimento a tutt'oggi non completamente chiarito. Secondo un recente saggio del docente napoletano Sergio Attanasio invece il principe di Sangro non sarebbe direttamente intervenuto nella realizzazione dei due corpi, ma li avrebbe acquistati da Giuseppe Salerno quando erano già completati. Queste strane creazioni furono descritte con dovizia di particolari per la prima volta già nella Breve Nota, una guida settecentesca al Palazzo di Sangro e all'adiacente cappella, che riporta l'esistenza anche del «corpicciuolo d'un feto» con tanto di placenta. Questa terza «macchina» è rimasta visibile fino agli ultimi decenni del XX secolo, quando fu rubata. Le macchine si trovavano inizialmente nel cosiddetto Appartamento della Fenice del Palazzo di Sangro, e furono portate nella cavea della cappella solo anni dopo la morte di Raimondo di Sangro. Il grado di precisione raggiunto nella rappresentazione di arterie, vene e capillari, unito alla fama di alchimista di Raimondo di Sangro, è tale che fino all'età contemporanea si è ritenuto che si trattasse effettivamente di tessuti viventi, la cui conservazione fosse stata ottenuta attraverso un misterioso procedimento alchemico. Secondo la leggenda, citata già nella guida settecentesca e tramandata tra gli altri anche da Benedetto Croce, Raimondo avrebbe fatto iniettare nel sistema circolatorio di due dei suoi servi una sostanza speciale di sua creazione, la quale avrebbe «metallizzato» i vasi sanguigni permettendo la loro conservazione nei tempo. Secondo uno studio contemporaneo, invece, l'eccezionale reticolato vascolare è il frutto di una ricostruzione effettuata con diversi materiali, tra cui filo di ferro, seta, coloranti e cera d'api. Gli scheletri e i teschi sono invece vere ossa umane. 28. Sagrestia Sulla destra della cappella e collegata a questa da un corridoio, si trova il locale un tempo destinato a sagrestia e dove sono collocati i monumenti funebri di due membri ottocenteschi della famiglia di Sangro. In seguito alla trasformazione in museo della cappella, anche la sagrestia è diventata parte integrante del percorso museale e ospita alcune opere della sistemazione seicentesca della cappella e alcune lastre del pavimento labirintico sopravvissute ai danni del 1889. Nelle vetrine sono conservati alcuni strumenti di laboratorio, scoperti durante i lavori di restauro che hanno interessato la cappella tra il 1987 e il 1990 e probabilmente di proprietà di Raimondo di Sangro. È mostrata anche la copia di un'incisione settecentesca realizzata dall'incisore napoletano Giuseppe Aloia raffigurante la cosiddetta carrozza marittima, l'invenzione con cui il principe di Sangro stupì i suoi contemporanei facendo loro credere di avere inventato una carrozza in grado di camminare sull'acqua. Nella sagrestia è conservata dal 2005 anche la Madonna con Bambino, quadro realizzato dal romano Giuseppe Pesce nel 1757 e del quale per secoli si erano perse le tracce. Il dipinto fu commissionato da Raimondo di Sangro per farne dono a Carlo di Borbone e in esso spicca in modo particolare la vivacità dei colori. Nel realizzarlo Pesce utilizzò delle tempere a cera di invenzione di Raimondo di Sangro, che rivendica la paternità della sua creazione nella dedica a Carlo di Borbone scritta sul retro dell'opera: La Sacrestia, che funge inoltre da bookshop dell'attuale allestimento museale, ospita talvolta esposizioni temporanee di opere d'arte e materiale d'archivio inerente alla famiglia Di Sangro. Nel 2020 i proprietari hanno acquistato un ritratto del principe Raimondo De Sangro realizzato da Francesco De Mura. La collocazione che gli è stata scelta è proprio la sacrestia. Opere perdute e resoconti economici Per poter completare le opere nella Cappella Sansevero e portare avanti i suoi studi scientifici, in diverse occasioni Raimondo di Sangro dovette fare ricorso a dei prestiti. Nonostante la famiglia di Sangro fosse decisamente benestante, infatti, egli dovette far fronte, oltre alle forti spese necessarie alla cappella, alla cattiva amministrazione e ai debiti contratti dal padre Antonio durante gli anni sregolati della sua vita. Ricerche svolte negli archivi del Banco di Napoli, in particolare dallo studioso Eduardo Nappi, hanno permesso di trovare diverse decine di note di credito e di scoprire che in alcuni momenti i creditori del principe Raimondo erano più di un centinaio. È interessante notare che tali prestiti erano concessi con tassi di interesse che talvolta arrivavano al 5 o 6 per cento. Spesso il Principe non fu in grado di restituire i debiti nei tempi previsti, portando gli interessi ad accumularsi. La maggior parte dei numerosi debiti fu saldata a partire dal 1765, utilizzando una parte della dote che Gaetana Mirelli dei Principi di Teora aveva portato con sé per il matrimonio con Vincenzo di Sangro, figlio primogenito di Raimondo. Alcuni documenti conservati negli archivi del Banco di Napoli hanno permesso anche di scoprire come al tempo furono commissionate ed eseguite per la cappella anche altre opere, andate però perdute. In modo particolare, due pagamenti corrisposti agli stuccatori Carlo Barbiero e Domenico Palazzo confermano che l'arco che collegava la cappella con il vicino Palazzo di Sangro, crollato nel 1889, era finemente decorato: «Banco del Salvatore, giornale copiapolizze, matr. 1412, partita di 34 ducati, estinta il 9 giugno 1759. A Gennaro Tibet D. 34. E per esso a Carlo Barbiero e Domenico Palazzo, insigni mastri stuccatori, a compimento di ducati 200 et in conto delli lavori di stucco che stanno facendo sopra l'arco, che dal palazzo del principe di San Severo passa alla di lui Chiesa gentilizia. E detti li paga con ordine di detto signore e di proprio denaro d'esso suddetto.» «Banco di Santa Maria del Popolo, giornale copiapolizze, matr. 1541, partita di 20 ducati, estinta il 9 agosto 1759. A don Gennaro Tibet D. 20. E per esso alli mastri stuccatori Carlo Barbiero e Domenico Palazzo a compimento di ducati 165,17 per quanto importano i lavori di stucco da essi fatti di pastiglia colorata nelle facce esterne della fabbrica, che sostiene il gariglione sito tra il palazzo e la cappella gentilizia del principe di San Severo in vigore dell'apprezzo fattone dall'ingegnere don Vincenzo di Bisogno con sua relazione de 3 agosto caduto, atteso i mancanti ducati 145,17 l'hanno detti mastri ricevuti in più partite e in vari tempi, restando con detto pagamento intieramente sodisfatti senza aver altro che pretendere da detto principe di San Severo, in nome del quale e di suo proprio denaro da esso si fa detto pagamento.» Alcune altre polizze indicano che lo scultore Giorgio Marmorano ricevette dei pagamenti per alcune opere eseguite nella cappella, che però non è stato possibile identificare con certezza. È probabile che si sia trattato di decorazioni marmoree. Note Annotazioni Fonti Bibliografia Bibliografia di riferimento Carlos Lozano Guillem, Raimondo di Sangro y el motivo escultórico de la Cappella Sansevero, Universidad Complutense de Madrid, 2020, https://eprints.ucm.es/62128/ (PDF) Bibliografia di approfondimento Breve Nota di quel che si vede in Casa del Principe di Sansevero D. Raimondo di Sangro nella Città di Napoli - Nell'anno 1767 -, Ristampa: Colonnese Editore, Napoli, 1989. Voci correlate Chiese di Napoli Di Sangro Raimondo di Sangro Monumenti di Napoli Altri progetti Collegamenti esterni Sansevero Musei di Napoli Sansevero Musei di scultura d'Italia
L'Orchestra Festival di Budapest (Ungherese: Budapesti Fesztiválzenekar) è stata costituita nel 1983 da Iván Fischer e Zoltán Kocsis, con musicisti "prelevati dalla crema dei giovani musicisti ungheresi", come scrisse The Times. Il suo scopo era quello di rendere i concerti dell'orchestra tra gli eventi più significativi della vita musicale ungherese e di dare a Budapest una nuova orchestra sinfonica di fama internazionale. Storia Tra il 1992 e il 2000, estendendo i suoi lavori a un'intera stagione, il gruppo ha operato sotto l'egida del Comune di Budapest e della nuova Fondazione OFB, formata da quindici società e banche ungheresi e multinazionali. A partire dalla stagione 2000/2001, l'orchestra è stata gestita dalla Fondazione OFB, che il Comune di Budapest sostiene regolarmente con un contratto rinnovabile ogni cinque anni. Nel 2003 il Ministero dei Beni Culturali ha dichiarato l'orchestra un'istituzione nazionale sostenuta dallo stato. L'Orchestra Festival è ora parte della vita musicale di Budapest ed è ospite frequente in luoghi come: Salisburgo (Festival estivo), Vienna (Musikverein, Wiener Konzerthaus), Lucerna (Festival), Montreux, Zurigo (Tonhalle), New York (Carnegie Hall, Avery Fisher Hall), Chicago, Los Angeles (Hollywood Bowl), San Francisco, Montréal, Tokyo (Suntory Hall), Hong Kong, Parigi (Théâtre des Champs-Élysées), Berlino, Monaco, Francoforte (Alte Oper), Londra (BBC Proms Festival, Barbican Centre, Royal Festival Hall), Firenze (Maggio Musicale), Roma (Accademia di Santa Cecilia), Amsterdam (Concertgebouw), Madrid, Atene, Copenaghen, Praga (Primavera di Praga), Bruxelles (Festival delle Fiandre) e Buenos Aires (Teatro Colón). Dopo aver registrato su Hungaroton, Quintana, Teldec, Decca Records, Ponty e Berlin Classics, l'orchestra ha firmato un contratto discografico esclusivo con Philips Classics Records nel 1996. La sua registrazione di Il mandarino meraviglioso di Bartók ha ricevuto il Gramophone Award, mentre Diapason d'Or e Le Monde de la Musique l'hanno scelta come registrazione dell'anno. I dischi della Faust-Symphonie di Liszt e del Concerto per orchestra di Bartók sono stati scelti tra i cinque migliori dischi d'orchestra dell'anno dalla Gramophone. Nel 2003 l'OFB ha firmato un accordo di cooperazione con la Channel Classics Records. Tra i musicisti che si sono esibiti con l'orchestra figurano: Sir Georg Solti (che è stato il direttore ospite onorario fino alla sua morte), Yehudi Menuhin, Kurt Sanderling, Eliahu Inbal, Charles Dutoit, Gidon Kremer, Sándor Végh, András Schiff, Heinz Holliger, Agnes Baltsa, Ida Haendel, Martha Argerich, Hildegard Behrens, Yuri Bashmet, Rudolf Barshai, Kiri Te Kanawa, Radu Lupu, Thomas Zehetmair, Vadim Repin, Helen Donath, Richard Goode. Tra i progetti più importanti dell'orchestra, le sue produzioni d'opera sono state ampiamente acclamate: Il flauto magico (Budapest), Così fan tutte (Atene), Idomeneo (Budapest/Atene), Orfeo ed Euridice (Budapest/Bruxelles), Il turco in Italia (Parigi), il ciclo di opere che segna il 50º anniversario della morte di Bartók (Budapest, Bruxelles, Colonia, Parigi, New York), il ciclo delle sinfonie di Mahler per diversi anni (Budapest, Lisbona, Francoforte, Vienna), la serie di spettacoli per il centenario della morte di Brahms, un ciclo di Bartók-Stravinsky (Edimburgo, Londra, San Francisco, New York) e un ciclo di Liszt-Wagner nel gennaio 2004 (Budapest, Bruxelles, Londra). Nel 2005 l'orchestra ha lanciato l'annuale Budapest Mahlerfest. L'orchestra ha eseguito molte anteprime mondiali e ungheresi (Ustvolskaia, Eötvös, Kurtág, Schönberg, Holliger, Tihanyi, Doráti, Copland, Adams). L'orchestra inoltre commissiona regolarmente nuovi lavori (Zoltán Jeney, László Sáry, Kamilló Lendvay, Gregory Vajda, István Mártha, László Melis, László Vidovszky, László Tihanyi, György Orbán, István Láng, Levente Gyöngyösi). L'orchestra ha sviluppato una serie regolare di concerti di musica da camera e orchestra da camera unitamente ai suoi principali concerti sinfonici. Gli eventi di musica da camera della domenica pomeriggio, i Cocoa Concerts per i bambini, la serie Haydn-Mozart, dove i solisti dei concerti sono membri dell'orchestra e le "Prove aperte al pubblico" con le introduzioni di Iván Fischer ai lavori che stanno per essere eseguiti sono diventati rapidamente i preferiti del pubblico musicale di Budapest. Nel novembre 2008 la rivista Gramophone ha selezionato l'OFB al numero 9 tra le 20 migliori orchestre del mondo. Fin dalla sua fondazione il direttore musicale dell'OFB è Iván Fischer. Note Altri progetti Collegamenti esterni Orchestre costituitesi nel 1983 Orchestre di Budapest
Mario Strikers Charged Football è un videogioco sportivo del 2007 sviluppato da Next Level Games e pubblicato da Nintendo per Wii. Distribuito in America settentrionale con il titolo Mario Strikers Charged, è un gioco di calcio a 5 facente parte della serie Mario Strikers, con protagonisti Mario e gli altri personaggi della serie di giochi Mario. In tale gioco non esistono i falli: tutto è concesso, dalle scivolate pericolose agli spintoni, ed inoltre si possono mettere in difficoltà gli avversari utilizzando gli oggetti raccolti durante lo svolgimento della partita. Mario Strikers Charged Football è il primo gioco per Wii che utilizza il servizio online, la Nintendo Wi-Fi Connection. Modalità di gioco In Mario Strikers Charged Football ci sono 5 modalità di gioco: Coppa Striker, Sfide Striker, Scuola Calcio, Modalità VS e Nintendo WFC. Nella modalità Obiettivo: Coppa Striker, il giocatore si esibisce dapprima in un torneo di 4 squadre, detto Coppa Fuoco, con l'obiettivo di vincere tale coppa e di qualificarsi per la Coppa Cristallo. Successivamente, nella Coppa Cristallo si compete in un torneo di 6 squadre con l'obiettivo di vincere la Coppa Cristallo e di qualificarsi alla Coppa Striker. La Coppa Striker è l'obiettivo principale da raggiungere, in un torneo di 10 squadre di cui le prime 8 classificate accedono ai quarti di finale. Nella modalità Obiettivo: Sfide Striker, il giocatore affronta delle sfide con 5 diversi livelli di difficoltà, in cui deve dimostrare la sua bravura in diverse situazioni (ad esempio, per rimontare uno svantaggio di 0-7 in soli tre minuti). Nella modalità Scuola Calcio, si apprendono le regole essenziali per imparare a giocare a Mario Strikers Charged Football. Nella modalità VS, 2, 3 o 4 giocatori contemporaneamente possono sfidarsi in 1 o più partite, sfruttando il multiplayer locale con 4 Telecomandi Wii e 4 Nunchuk. Nella modalità Nintendo WFC, si può accedere alla Wi-Fi Connection e si possono sfidare giocatori da tutto il mondo, grazie al servizio di gioco online gratuito di Nintendo. Nel corso di una partita, i personaggi possono usufruire di abilità speciali guadagnabili come oggetti. possono, inoltre, caricando, fare dei "Megatiri" (solo i capitani. I compagni utilizzeranno dei Tiri Speciali). Personaggi Compagni di squadra Koopa Toad Martelkoopa Tartosso Boo Strutzi Tipo Timido Tantatalpa Kritter (portiere) Note Collegamenti esterni Videogiochi di Mario
La moglie di Paul è un racconto di Guy de Maupassant pubblicato per la prima volta nella raccolta intitolata La casa Tellier del 1881. Assieme a Au printemps è una delle due novelle brevi dell'antologia dedicate all'ambientazione nautica. La storia racconta della scoperta, da parte d'un giovane, del lesbismo della ragazza amata. Nel 1966 Jean-Luc Godard, ispirato alla storia, ne ha tratto un film intitolato Il maschio e la femmina. Trama Il bel Paul Baron, figlio d'un senatore, giovane quasi ancora imberbe, invita la sua amata Madeleine ad un concerto che si sta svolgendo in riva alla Senna; al termine si dirigono alla taverna dello stabilimento balneare. È una delle serate domenicali di bella stagione e si notano passeggiare, oltre a qualche ubriaco e a varie prostitute in attesa di clienti, anche signore che spingono i passeggini dei loro bimbetti. Tutto ad un tratto attracca una canoa con quattro donne a bordo; a quel punto tutti gli uomini della taverna cominciano a gridare al loro indirizzo: "Lesbo! Lesbo!". Anche Paul si mette a fischiare profondamente schifato, la qual cosa pare irritare notevolmente Madeleine, che inizia così a litigare con Paul. Ad un certo punto Madeleine riconosce tra le quattro (due delle quali abbigliate da maschio) Pauline, una sua vecchia conoscenza, e la saluta affabilmente unendosi subito a lei. Paul, livido, rimane solo come uno stupido in mezzo al viale dopo aver cercato di fermar la sua donna ed aver ricevuto in cambio dalla lesbica Pauline una valanga di volgari insulti da bettola. Quella sera stessa Madeleine fa poi capire chiaramente a Paul che vuole passar un po' di tempo assieme alla sua cara amica e se a lui non sta bene, liberissimo di lasciarla. Sorpresa a tarda ora la sua amatissima Madeleine in mezzo ad un boschetto mentre si sta facendo accarezzare e baciare dalla lesbica, il povero Paul non regge all'orrore della situazione e, incapace di sopportar quella realtà (la sua donna sta gemendo e sospirando come ha sempre fatto con lui nei momenti più intimi), si getta giù da un ponte. Muore annegato, verrà ripescato ore dopo. Voci correlate Racconti di Guy de Maupassant Temi LGBT nella letteratura Racconti di Guy de Maupassant Libri a tematica lesbica
La pecora alla callara (nel teramano) o pecora alla cottora o cutturo (nell'aquilano) o pecora ajo cotturo (nella Marsica) è un'antica ricetta tipica della tradizione abruzzese, diffusa soprattutto nella fascia montana, in particolare nell'area marsicana, nella conca aquilana e nella zona dei Monti della Laga. Storia Il piatto risalirebbe ai tempi della transumanza quando, lungo il cammino dagli Abruzzi al Tavoliere delle Puglie, i pastori consumavano le pecore morte di fatica oppure quelle azzoppate o ferite, cuocendole in appositi paioli di rame o di alluminio, detti appunto cottora, cotturo o callara, sorretti da un treppiede e un gancio sopra il fuoco vivo di legna. Una seconda teoria fa risalire la tradizione della callara all'atto di gratitudine che veniva fatto dai proprietari delle pecore ai pastori di ritorno dalla Puglia con le greggi. Descrizione e preparazione La preparazione della pietanza ha subito numerose modifiche nel corso del tempo anche per via della vastità delle zone in cui essa è un piatto tipico, pertanto diverse sono anche le varianti e le denominazioni della ricetta nei diversi paesi in cui è preparata. Le versioni principali della ricetta sono genericamente due, distinte principalmente dalla presenza o dall'assenza di sugo al pomodoro nel preparato. Essendo un piatto povero e tipico della montagna e dei luoghi aperti, durante la cottura sono inserite diverse tra le erbe aromatiche e gli odori che i pastori avevano a disposizione ovvero timo, alloro, rosmarino, cipolla, aglio, carota, sedano, bacche di ginepro, pepe e peperoncino. Nella versione che prevede l'utilizzo di sugo al pomodoro esso dovrà essere leggermente allungato con acqua e si addenserà intorno alla carne e alle erbe durante la cottura. Nel caso in cui esso non sia utilizzato invece si formerà una sorta di brodo. In entrambi i casi la preparazione dura dalle quattro alle sei ore circa, poiché una lunga cottura consente di fare in modo che la carne della pecora, che è abbastanza dura, si ammorbidisca arrivando fin quasi a "sciogliersi". La ricetta prevede che la carne venga tagliata a spezzatino, posta nella callara (o in una pentola stagnata alta e capiente) ed immersa nell'acqua fredda con l'eventuale aggiunta di vino bianco. Durante la cottura sarà necessario eliminare costantemente la schiuma che verrà a formarsi poiché il grasso della pecora tenderà a sciogliersi e a formare dei grumi. Il preparato verrà portato ad ebollizione e lasciato cuocere a fuoco medio e costante per circa un'ora, dopodiché verrà scolato e si aggiungerà nuova acqua, facendo cuocere nuovamente per un tempo variabile (solitamente due o tre ore) finché non si otterrà la morbidezza della carne desiderata. Terminata tale operazione si aggiungerà l'acqua di cottura finale insieme agli odori (precedentemente tritati e soffritti a parte), agli eventuali pomodori maturi a pezzetti (per il sugo) ed al sale, cuocendo a fuoco lento per un'ulteriore ora e mezza circa. Il piatto andrà servito caldo. Tradizione vuole che il piatto venga consumato con i commensali riuniti intorno al fuoco, bagnando il pane (meglio se del giorno prima) nella pentola usata per la cottura, tuttavia tale tradizione è spesso difficilmente praticabile nelle numerose sagre dedicate. Numerosi eventi dedicati a tale pietanza si svolgono annualmente soprattutto durante periodo estivo. Tra di essi si annovera una sagra ricorrente dal 1969 che si tiene a Macchia da Sole di Valle Castellana, all'interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga in provincia di Teramo, la sagra che si tiene annualmente il 14 agosto a Rocca Pia, in provincia dell'Aquila, e quella che si tiene nello stesso periodo nel paese di Antrosano nella Marsica. Note Voci correlate Arrosticini Cucina abruzzese Altri progetti Piatti a base di pecora
Questa pagina raccoglie le informazioni riguardanti lAssociazione Calcio Legnano nelle competizioni ufficiali della stagione 2007-2008. Stagione Prima dell'inizio di questa stagione, il Legnano viene acquistato da Giuseppe Resta. Con l'obiettivo di rimanere in Serie C1, l'organico è rafforzato grazie all'innesto di giocatori di elevato spessore tecnico. Arrivano al Legnano i portieri Daniele Mandelli e Vincenzo Grillo, i difensori Valerio Foglio, Francesco Battaglia, Daniele Gasparetto e Gabriele Goretti, i centrocampisti Marcello Albino, Pietro Maglio, Mattia Morandi, Mirko Valdifiori e gli attaccanti Simone Dell'Acqua, Angelo Di Nardo, Laurent Lanteri, Italo Mattioli e Alessandro Romeo. Lasciano i Lilla i portieri Andrea La Macchia e Enrico Maria Malatesta, i difensori Denis Zanardo, Andrea Avolio, Giuseppe Petitto e Luca Bretti, i centrocampisti Matteo Ambrosoni, Fabian Valtolina e Carmine Giordano e gli attaccanti Dario Bettini, Antony Farina, Loic Lumbilla Kandja e Fabio Moscelli. Nella stagione 2007-2008 il Legnano disputa il girone A del campionato di Serie C1, piazzandosi in settima posizione con 48 punti. Il torneo è vinto con 63 punti dal , che ottiene la promozione diretta in Serie B, mentre la seconda squadra promossa tra i cadetti è il , che vince invece i play-off. Invece, in Coppa Italia Serie C, il Legnano giunge terzo nel girone B, risultato che non permette ai Lilla di passare al turno successivo. Divise e sponsor Organigramma societario Area direttiva Presidente: Giuseppe Resta Area tecnica Allenatore: Claudio Gabetta, poi Egidio Notaristefano Rosa Risultati Serie C1 (girone A) Girone d'andata Girone di ritorno Coppa Italia Serie C (girone B) Statistiche Statistiche di squadra Statistiche dei giocatori Note Bibliografia Voci correlate Associazione Calcio Dilettantistica Legnano Coppa Italia Serie C 2007-2008 Cronistoria dell'Associazione Calcio Dilettantistica Legnano Serie C1 2007-2008 Storia dell'Associazione Calcio Dilettantistica Legnano Collegamenti esterni 2007-2008
Carriera professionistica New Orleans Saints Evans fu scelto come 108º assoluto nel corso del quarto giro del Draft 2006 e firmò un contratto triennale coi Saints il 25 luglio 2006. Grazie alle prestazioni nel training camp e nella pre-stagione si guadagnò il posto da titolare, dopo che Jermane Mayberry si infortunò nel training camp e alla fine si ritirò. Nel suo anno da rookie, Evans partì come titolare in e 16 le partite e in entrambe le gare di playoff come guardia destra. Pro Football Weekly lo inserì nell'All-Rookie team. Nel suo secondo anno, Evans giocò nuovamente come guardia destra tutte le 16 gare da titolare e contribuì a far piazzare il proprio attacco al terzo posto nella NFL. Nel 2008, Evans fu parte di una linea offensiva che concesse solo 13 sack in stagione, il record di franchigia dei Saints. Dopo essersi imposto come una delle migliori guardie destre della NFL nel 2009, Evans fu convocato per il Pro Bowl, divenendo solo la quarta guardia in 43 anni di storia dei Saints a venire convocata per tale manifestazione: Jake Kupp fu selezionato per il Pro Bowl nel 1969, Brad Edelman nel 1987 e LeCharles Bentley nel 2003. Evans divenne un restriced free agent dopo la stagione 2009 ed il 5 maggio 2010 i Saints gli fecero firmare un contratto di sette anni del valore di 56,7 milioni di dollari, il quale rese Evans il più pagato uomo interno della linea offensiva della storia, sorpassando il contratto di Alan Faneca di cinque anni per 40 milioni di dollari, firmato coi New York Jets nel 2008. Nella stagione 2009 per il quarto anno consecutivo, Evans giocò da titolare tutte le partite della stagione e fine anno i Saints trionfarono nel Super Bowl XLIV battendo in finale i favoriti Indianapolis Colts. Evans dal 2009 al 2011 fu sempre convocato per il Pro Bowl ed inserito nella formazione ideale della NFL All-Pro senza saltare una sola partita da titolare. Alla fine della stagione 2011, Evans fu votato al 32º posto nella NFL Top 100, l'annuale classifica dei migliori cento giocatori della stagione. Il 26 dicembre 2012, Jahri fu convocato per il quarto Pro Bowl in carriera come titolare della NFC e il 12 gennaio 2013 fu inserito nel First-team All-Pro. Fu convocato per il Pro Bowl anche nelle due annate successive e inserito nel Second-team All-Pro nel 2013. L'8 febbraio 2016, Evans fu svincolato dai Saints. Seattle Seahawks Il 6 agosto 2016, Evans firmò un contratto di un anno coi Seattle Seahawks. Fu svincolato il 2 settembre alla fine della pre-stagione. Palmarès Franchigia New Orleans Saints: Super Bowl XLIV National Football Conference Championship: 1 New Orleans Saints: 2009 Individuale Convocazioni al Pro Bowl: 6 2009, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 First-team All-Pro: 4 2009, 2010, 2011, 2012 Second-team All-Pro: 1 2013 Formazione ideale della NFL degli anni 2010 Note Collegamenti esterni
La Madonna tra i santi Giorgio e Dorotea è un dipinto a olio su tavola (86x130 cm) di Tiziano, databile al 1516 circa e conservato nel Museo del Prado di Madrid. Storia e descrizione Si tratta del primo dipinto di Tiziano entrato nelle proprietà di Filippo II di Spagna, che lo inviò al monastero dell'Escorial nel 1593. Fu trasferito nel Museo del Prado nel 1839. La sacra conversazione fa parte di una serie di dipinti con la Madonna col Bambino tra santi a sviluppo prevalentemente orizzontale dipinti da Tiziano negli anni dieci e venti del Cinquecento e destinati soprattutto alla devozione privata. Inoltre nella santa Dorotea (da alcuni descritta come santa Brigida) si riconoscono le fattezze della donna dai capelli lunghi e crespi che compare in numerosi ritratti a mezza figura di quegli anni (dalla Flora alla Vanità, ecc.), da alcuni indicata come possibile amante dell'artista. L'autografia dell'opera era indiscussa nel Cinquecento, ma venne messa in dubbio da una parte della critica moderna. Oggi i dubbi appaiono superati e la tavola è di solito datata vicino alla celebre Assunta dei Frari, per il medesimo senso del colore e la stessa maestosa scioltezza della composizione. Una tenda scostata e un luminoso cielo fanno da sfondo ai personaggi rappresentati a mezza figura. A destra la Madonna porge il Bambino a Dorotea che tiene una ghirlanda di rose in cui Gesù coglie una rosa rossa, prefigurazione della Passione. I fiori sono anche un riferimento alla miracolosa apparizione durante il martirio della santa. Assiste a sinistra san Giorgio (da alcuni identificato invece con sant'Ulfo) in una scintillante armatura. In quest'ultima figura alcuni hanno letto un possibile autoritratto dell'artista. Estremamente libera è la disposizione dei protagonisti, all'insegna di una varietà di atteggiamenti ed espressioni che era alla base dello "stile moderno" allora in voga. In opere come queste si vede come Tiziano si sia andato allontanato, gradualmente, dalla tecnica tonale di Giorgione, con una più chiara e brillante tavolozza. Una copia di questo dipinto, con piccole variazioni, è a Hampton Court, presso Londra. Bibliografia Francesco Valcanover, L'opera completa di Tiziano, Rizzoli, Milano 1969. Collegamenti esterni Madonne di Tiziano Sacre conversazioni con la Madonna col Bambino Dipinti nel Prado Dipinti su san Giorgio Dipinti su santa Dorotea
Tiki Taka Russia è stato un programma televisivo di genere sportivo, andato in onda dal 16 al 28 giugno 2018 alle ore 22:00 in occasione delle partite del Campionato mondiale di calcio 2018 su Italia 1. Il programma Il programma, condotto e ideato da Pierluigi Pardo con la partecipazione di Ria Antoniou, Andrea Pucci e Cristiano Militello, era uno spin-off della trasmissione Tiki Taka - Il calcio è il nostro gioco. Tiki Taka Russia era una trasmissione che si occupava del post partita dei Mondiali 2018, con collegamenti in diretta da Mosca e dai ritiri delle nazionali. Vi erano anche interviste, notizie ed analisi legate alle partite disputate nel corso del torneo. In studio si sono alternati diversi ospiti tra cui Fabio Capello, Marco Amelia, Vincent Candela, Tommaso Paradiso, Ciro Ferrara, Giuseppe Cruciani ed Eleonora Boi. Dalla fine del mese di giugno, non venendo più trasmesse partite in diretta su Italia 1, la trasmissione cessa di andare in onda. Edizioni Note Voci correlate Videonews Pierluigi Pardo Tiki Taka - Il calcio è il nostro gioco Collegamenti esterni Programmi televisivi degli anni 2010
L'Orion Center for the Study of the Dead Sea Scrolls and Associated Literature è un istituto di ricerca israeliano affiliato all'Università Ebraica di Gerusalemme. Storia L'Orion Center è stato fondato nel 1995 come parte dell'Istituto per gli studi ebraici dell'Università Ebraica di Gerusalemme. Il Centro si occupa di studio e ricerca sui Rotoli del Mar Morto e sulla letteratura giudaica del periodo del Secondo Tempio. Nel corso degli anni, il Centro ha ospitato una serie di convegni che hanno riunito molti degli esperti mondiali sui manoscritti di Qumran. I convegni passati hanno esaminato argomenti come il Documento di Damasco, la letteratura sapienziale e la rielaborazione della letteratura biblica. Gli atti di molti di questi convegni sono stati pubblicati e resi disponibili per la comunità accademica. Dal 1999 l'Orion Center ha tenuto seminari annuali relativi ai Rotoli del Mar Morto in memoria del Professor Jonas C. Greenfield. Emanuel Tov ha tenuto il seminario inaugurale su "I testi greci dal deserto di Giudea". Note Manoscritti del Mar Morto
La Guardia Nacional Bolivariana de Venezuela, nota anche come Fuerzas Armadas de Cooperación, è una delle quattro componenti delle Forze armate del Venezuela. La Guardia nazionale serve come gendarmeria, organo difesa civile o come fanteria leggera dii riserva. Fondata il 4 agosto 1937 dall'allora presidente delle repubblica nonché generale in capo Eleazar López Contreras, la Guardia possiede il motto "El Honor es su divisa" , diverso da quello della Guardia Civil spagnola. Storia La Guardia nazionale trae le sue origini dalla gendarmeria e dalla polizia rurale organizzate nel 1811 dal governo nazionale e dalla successiva Guardia nazionale di polizia creata nel 1841 dal presidente José Antonio Páez. Nel 1934, il ministro della difesa e generale in capo Eleazar López Contreras, occupato nei preparativi della propria presidenza e dovendo creare ed espandere l'esercito e la marina nazionale, realizzò la necessità di una sicurezza pubblica in un periodo di malcontento civile sotto il presidente Juan Vicente Gómez. In quell'anno Contreras si consultò con il diplomatico venezuelano Rufino Blanco Fombona, che suggerì la creazione di una gendarmeria basata sulla Guardia Civil in Spagna o quella in Perù. Il 31 agosto 1934, la Risoluzione n° 188 del Ministero della guerra e della marina creò la Scuola per i servizi tecnici a Furte Paez, Maracay. La scuola formava personale tecnico per le tecnologie militari e la pubblica sicurezza. Il corso per le Classi speciali arrivò l'anno successivo. Alla morte del generale Gomez avvenuta il 17 dicembre del 1935, Lopez Contreas divenne Presidente del Venezuela e l'anno successivo, come comandante in capo delle forze armate, ordinò la formazione di una Polizia nazionale di frontiera per proteggere i confini nazionali e creò delle unità di sicurezza per mantenere la pace nelle pianure. Nello stesso anno, una missione militare spagnola arrivò in Venezuela per aiutare a formare e addestrare una forza di polizia nazionale, guidata dal capitano Cecillo Suarez della Guardia civil. Le Classi speciali della Scuola per i servizi tecnici furono spostate a Caracas, diventando indipendenti, e il 16 settembre 1935 furono dismesse. Il giorno dopo, un decreto presidenziale ordinò la formazione della Scuola di formazione degli agenti della pubblica sicurezza, aperta a Villa Zolia, Caracas il 28 ottobre, con il capitano Suarez come ospite principale. Il suo discorso implicò i principi basilari della futura forza di polizia nazionale, vista come "sentinella del popolo", una parte delle forze armate come un servizio di ordine pubblico e sicurezza, mantenendo la legge e l'ordine, difendendo le vite sociali e destinata a diventare la "spalla armata del potere esecutivo" e agire come forza interventista nei periodi di disordine. Il 4 agosto 1937, la Guardia nazionale fu istituita con un decreto presidenziale del presidente Eleazar López Contreras, pubblicato nella gazzetta ufficiale. La Guardia venne divisa nella Guardia nazionale degli interni e quella di frontiera, e la struttura congiunta di comando fu posta sotto i Ministeri della guerra e della marina e degli interni e della giustizia, assumendo in un nuovo servizio il personale della Polizia nazionale di frontiera. Nel 1941 fu completato lo Statuto della Guardia nazionale (basato su quello della Guardia Civil) con il motto, "El honor es su divisa" (ispirato a quello spagnolo) e la prima stazione della Guardia venne aperta il 6 dicembre dello stesso anno a Táchira. Nel 1938, il congresso approvo la legge sul servizio di sicurezza nazionale e l'8 novembre il maggiore Francisco de Paula Angarita Arvelo, Ejercito Nacional, fu nominato come primo comandante generale della Guardia nazionale, rendendo quindi il corpo indipendente. Nel 1940 fu avviato il primo corso per la formazione degli ufficiali, ma dopo una riduzione importante nel 1941, furono avviati nel 1944 anche i corsi per l'intelligence militare e della polizia, con l'aiuto del Federal Bureau of Investigation degli Stati Uniti. Nello stesso anno, tramite l'ordine 16 del 13 aprile del 1944, il suo comando congiunto e i suoi doveri furono emendati e il servizio fu ridimensionato a brigata. Nel 1945, la Guardia difese il governo del presidente Isaías Medina Angarita da un colpo di stato. In seguito, il tenente Torres assunse la leadership della Guardia nazionale, divenendo il primo ufficiale del corpo a diventarne il suo comandante generale, e il servizio adottò le divise verdi dell'esercito rimpiazzando quelle blu. Quarta Repubblica del Venezuela Nel 1946, divenne la Forza armata della cooperazione e nello stesso anno furono istituite l'Accademia della Guardia nazionale e la Scuola di formazione per le Guardie nazionali, con i primi diplomi nel 1947 al campus di Villa Zolia. Sempre nel 1947 Una missione militare cilena guidata dai Carabineros de Chile aiutò a riorganizzare la Guardia nazionale, alla quale furono aggiunte negli anni cinquanta responsabilità di protezione penitenziaria e di sicurezza terrestre, marittima, protezione forestale e pattuglia stradale oltre alla sicurezza nel settore turistico. L'attuale formazione di 12 comandi regionali risale al 1950 quando fu istituito il 1º Comando regionale. Verso la fine degli anni settanta, la Guardia istituì il proprio ramo aereo. Repubblica Bolivariana del Venezuela In seguito alla rivoluzione bolivariana, la Guardia nazionale è stata rinominata Guarda nazionale bolivariana del Venezuela (GNB). Da quel momento, la GNB ha cooperato con i paramilitari noti come colectivos presenti nel Paese. Organizzazione La Guardia nazionale, con quartier generale a Caracas, è strutturata come segue: Comandante generale della Guardia nazionale (al 2018): maggior generale Richard López Vargas Stato maggiore generale della Guardia nazionale: capo di stato maggiore della Guardia nazionale: generale divisionale Juan Rodríguez Navarro Comando dell'ispettore generale: Ispettore generale della Guardia nazionale: Generale divisionale Alejandro Constantino Kerelis Bucarito Comando del personale: Generale in comando: generale divisionale Octavio Javier Chacón Guzmán Comando logistico: Direttore generale: generale divisionale Richard López Vargas Reggimento di supporto della sede della Guardia nazionale I distaccamento di supporto II distaccamento di supporto III distaccamento di supporto Comando delle operazioni: Controlla otto o più distaccamenti mobili grandi come battaglioni o reggimenti disponibili per lo schieramento in ogni area del Paese in risposta alle minacce di sicurezza interna o di confine. Il direttore delle operazioni è il generale divisionale Sergio Rivero Marcano. Il comando controlla tutti i nove comandi regionali che comandano i distaccamenti della Guardia che gestisce i battaglioni e reggimenti attivi per una difesa statica di determinati edifici pubblici, installazioni petrolifere e istituzioni penali (assieme alla Policia Nacional Bolivariana) e per il mantenimento della sicurezza pubblica. Pattuglia inoltre il sistema autostradale, funzionando come una forza di polizia stradale. La Guardia serve anche come guardia costiera e servizio di ricerca e salvataggio in acqua, cooperando con il Comando della guardia costiera dell'Armada Bolivariana. Comando regionale 1: San Antonio del Táchira, Táchira Comando della Guardia nazionale della zona di Tachira Comando della Guardia nazionale della zona di Mérida Comando regionale 2 Valencia, Carabobo Comando della Guardia nazionale della zona di Cojedes Comando della Guardia nazionale della zona di Carabobo Comando della Guardia nazionale della zona di Aragua Comando regionale 3 Maracaibo, Zulia Comando della Guardia nazionale della zona di Zulia Comando regionale 4 Barquisimeto, Lara Comando della Guardia nazionale della zona di Lara Comando della Guardia nazionale della zona di Falcon Comando della Guardia nazionale della zona di Yaracuy Comando regionale 5 Caracas, Distretto Capitale Comando della Guardia nazionale della zona del Distretto Capitale Comando della Guardia nazionale della zona di Vargas e delle dipendenze federali Comando speciale della zona dei giacimenti petroliferi dell'Orinoco Comando della Guardia nazionale della zona di Miranda e del territorio insulare Comando regionale 6 San Fernando de Apure, Apure Comando della Guardia nazionale della zona di Apure Comando della Guardia nazionale della zona di Barinas Comando della Guardia nazionale della zona di Portuguesa Comando regionale 7 Barcelona, Anzoátegui Comando della Guardia nazionale della zona di Guarico Comando della Guardia nazionale della zona di Anzoátegui Comando della Guardia nazionale della zona di Nueva Esparta Comando della Guardia nazionale della zona di Sucre Comando regionale 8 Puerto Ordaz, Bolívar Comando della Guardia nazionale della zona di Bolivar Comando della Guardia nazionale della zona di Delta Amaruco Comando regionale 9 Puerto Ayacucho, Amazonas Comando della Guardia nazionale della zona di Amazonas Comando operazioni aerei (Guardia nazionale aerea) Comando di vigilanza costiera - Generale in comando: generale di brigata Alex Ramón Barreno Oberto Servizio di sicurezza nazionale della Guardia nazionale Distaccamenti di frontiera della Guardia nazionale Unità di sicurezza e dell'ordine pubblico della Guardia nazionale Corpo degli ingegneri della Guardia nazionale Servizio d'indagine criminale della Guardia nazionale Commando dell'educazione: Comandante: generale divisionale Jose Eliecer Pinto Gutiérrez Accademia militare della Guardia nazionale: Sovrintendente: generale di brigata Winder González Urdaneta; sovrintendente deputato: colonnello Javier Ramón Ordaz Ferrer Comandante del reggimento dei cadetti: colonnello Sergio Negrin Alvarado Scuole di formazione della Guardia nazionale Scuola militare superiore della Guardia nazionale "CPT Pedro Maria Ochoa Morales" Comando delle operazioni speciali Comando dei gruppi di azione della Guardia nazionale Comando dei distaccamenti rurali della Guardia nazionale Comando nazionale delle guardie popolari: creato da Hugo Chávez nel 2011 per le Guardie attive nella polizia assieme alla PNB, impiegate per mantenere l'ordine e contrastare i diversi tipi di contrabbando nel Paese. Aiuta anche nelle riparazioni delle opere pubbliche e nella sorveglianza durante le principali festività. Oggi il servizio è composto da 17 livelli di reggimenti nei vari stati del Venezuela e nel distretto di Caracas, assieme a 29 battaglioni indipendenti e 21 di sicurezza pubblica nelle maggiori città. I reggimenti sono divisi in 2 o 4 battaglioni e un'unità per sede. Il generale in comando è il generale di brigata Josué Dulcey Parada. Comando nazionale antidroga: questo commando è incaricato di contrastare l'uso e la diffusione di droghe illegali in Venezuela cooperando con altre forze di polizia sudamericane contrastando il commercio illegale nel continente. Il comandante generale è il generale di brigata Arturo Olivar Moreno. Dipartimento dello sviluppo nazionale Direttorato della Guardia nazionale per la sicurezza ambientale: si occupa della protezione delle risorse e gli ambienti naturali del Venezuela e l'applicazione delle leggi ambientali. Divisione dell'azione sociale della Guardia nazionale Comando nazionale antiestorsione e antisequestro: è il comando più recente della GNB con lo scopo di contrastare reati finanziari e serie attività criminali in ogni stato venezuelano, creato con la risoluzione n° 000568 del Ministero della difesa del 4 aprile 2013. Il comando è guidato dal generale di brigata Alexis Escalona Marrero. Reclutamento La GNB è una forza interamente volontaria con oltre 38.000 uomini e donne. Le reclute frequentano un corso di addestramento base di due anni alla Scuola di formazione della Guardia nazionale di Ramo Verde a Los Teques, così come in varie scuole di formazione a livello nazionale. Gli ufficiali candidati sono tenuti a studiare per altri quattro anni presso l'Accademia Militare della Guardia nazionale a Fuerte Tiuna, Caracas e presso l'Accademia Tecnica Militare di Maracay per i servizi tecnici. I corsi post-laurea per gli ufficiali sono disponibili presso la Scuola avanzata per gli ufficiali di Caricuao, vicino a Caracas. Uniforme ed equipaggiamento La GNB possiede gli stessi gradi e le stesse uniformi dell'esercito. Tuttavia, viene di solito adoperato un berretto marrone invece di quello nero. L'equipaggiamento è come quello di una fanteria leggera, con il fucile d'assalto AK-103 (sostituto del FN FAL) e con mitragliatrici leggere e mortai fino a 81 mm di calibro. Possiede oltre 40 blindati Unimog UR-416 (in dismissione dal 2018) e nel 2012 sono stati acquistati 141 Norinco VN-4 4x4 e 50 nel 2013. Nel 2014, durante i moti di protesta, il governo venezuelano ha ordinato altri 300 veicoli VN-4. A luglio 2013, sono stati ordinati dei carri leggeri Type 63 cinesi. Vengono utilizzati anche veicoli di fabbricazione austriaca e giapponese. La GNB impiega anche otto piccole navi per la pattuglia costiera e fluviale, mentre il Comando aereo della Guardia nazionale opera più di 50 velivoli leggeri ad ala fissa ed elicotteri. Armi Veicoli Abuso di potere Traffico di droga Nel 1993, il termine Cartel de los Soles o Cartello dei Soli fu usato per la prima volta con il processo a due generali della Guardia nazionale indagati per traffico di droga. Attualmente il termine descrive i membri di alto rango delle forze armate, inclusa la GNB, che sono coinvolti nel commercio di stupefacenti. Anche le guardie di grado inferiore competono per i ruoli ai checkpoint di confine in modo da poter essere pagati con mazzette per "traffico illecito", sebbene gran parte del denaro arrivi ai superiori. Gli ufficiali corrotti del Cartello dei Soli commerciano la droga dalla Colombia al Venezuela da dove viene poi spedita in tutto il mondo. È stato sospettato che la Guardia nazionale abbia lavorato con le FARC nel traffico di stupefacenti. A settembre del 2013, un incidente, presumibilmente legato al Cartello dei Soli, coinvolse alcuni uomini della Guardia nazionale che avevano piazzato 31 valigie contenenti 1,3 t di cocaina su un volo per Parigi che furono scoperte e sequestrate dalle autorità francesi, divenendo il più grande sequestro di cocaina mai registrato nella Francia continentale. Il 15 febbraio 2014, un comandante della Guardia nazionale venezuelana è stato fermato mentre guidava a Valencia con la sua famiglia ed è stato arrestato per il possesso di 554 kg di cocaina. Proteste tra il 2014 e il 2017 La Guardia nazionale è intervenuta con gas lacrimogeni e proiettili di gomma durante le dimostrazioni antigovernative tra il 2014 e il 2017, durante le quali 9 Guardie sono state uccise. Esistono testimonianze che accusano la GNB di aver lavorato con i 'colectivos' paramilitari mentre cercava di disperdere i manifestanti. La Guardia è stata accusata di aver protetto il colectivo Tupamaro "armato di pistole, motociclette e che ha sparato contro i manifestanti". Human Rights Watch riporta che "molte vittime e familiari con cui abbiamo parlato hanno affermato di poter essere oggetto di rappresaglie se avessero denunciato gli abusi da parte di polizia, guardie o bande armate del governo." Ha anche riferito che un uomo che stava tentando di fuggire da una delle proteste è stato colpito con proiettili di gomma, picchiato e poi sparato di nuovo all'inguine dalle Guardie. Un altro uomo è stato invece arrestato, sparato ripetutamente con proiettili di gomma, contuso con fucili ed elmi da tre guardie nazionali e gli è stato chiesto "Chi è il tuo presidente?". NTN24 ha riferito la testimonianza di un avvocato secondo cui le guardie nazionali e delle persone con "accenti cubani" a Mérida hanno costretto tre adolescenti arrestati a confessare crimini mai commesso e i giovani "si sono inginocchiati e sono stati costretti ad alzare le braccia per poi venir sparati con i pallettoni in tutto il corpo" durante un presunto "tiro al bersaglio". A Valencia, i manifestanti furono dispersi dalla GNB a El Trigál dove quattro studenti (tre uomini e una donna) furono attaccati dentro una macchina mentre cercavano di abbandonare il perimetro; i tre uomini furono imprigionati e venne sospettato che uno di loro fosse stato sodomizzato dagli ufficiali con un fucile. Sanzioni statunitensi In seguito alle presunte violazioni dei diritti umani da parte della Guardia nazionale Venezuelana durante le proteste, il presidente statunitense Barack Obama impiegò i poteri conferiti dal Venezuela Defense of Human Rights and Civil Society Act del 2014 e ordinò al Dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d'America di congelare i beni e le proprietà dell'ex leader della Guardia nazionale, Antonio José Benavides Torres, e dell'ex comandante generale Justo José Noguera Pietri. Ulteriori sanzioni sono state aggiunte il 29 agosto 2017 dal presidente Donald Trump contro il governo venezuelano e Petroleos de Venezuela, S.A. (PDVSA), attualmente gestita dal maggiore Manuel Quevedo. Queste ulteriori sanzioni erano dovute alle continue accuse di corruzione pubblica, persecuzione violenta contro gli oppositori politici, nonché al non riconoscimento da parte del governo statunitense dell'Assemblea Costituente. Tale ordine esecutivo ha proibito le transazioni effettuate tra i cittadini dei due paesi, invitando a negoziare nuovi debiti con PDVSA creati 90 giorni prima e per quanto riguardai debiti o nuove partecipazioni del governo venezuelano di 30 giorni prima (escluso PDVSA); e il risarcimento dei pagamenti o la distribuzione dei profitti a qualsiasi individuo, sottogruppo, società o persone assunte o sottoposte al governo del Venezuela. Il 19 marzo 2018, Donald Trump ha firmato l'Ordine esecutivo 13827, vietando così tutte le transazioni effettuate da un cittadino statunitense o all'interno degli USA tramite valute digitali, criptovalute o token a o per conto del governo del Venezuela a partire dal 9 gennaio 2018. Tale provvedimento è stato applicato dopo che il presidente Nicolas Maduro aveva annunciato la creazione del Petro, una criptovaluta legata ai fondi petroliferi. Il 21 maggio 2018 Trump ha firmato l'Ordine esecutivo 13835, vietando così l'acquisto di debiti nei confronti del governo del Venezuela e/o di PDVSA. In concomitanza con gli ordini esecutivi 13692 e 13835, il presidente Trump ha firmato l'Ordine esecutivo 13692 che sanziona il settore aurifero, indirizzandosi soprattutto alla corruzione e a coloro che hanno portato ad infrastrutture fatiscenti e allo sfruttamento delle risorse naturali (da parte di PDVSA). Ai cittadini degli Stati Uniti è stato vietato trattare con chiunque sia coinvolto con la corruzione e le transazioni false dell'oro venezuelano. Corruzione Cibo e beni di prima necessità Nel 2004 il defunto presidente Hugo Chávez consegnò l'industria alimentare ai militari venezuelani e creò quello che ora è il Ministero dell'alimentazione, progettato per sviluppare un'agricoltura nazionale, industrie alimentari e centri di distribuzione, ma dopo molti anni di abbandono e il crollo del petrolio nel 2014, la produzione interna si è prosciugata e il governo non può più permettersi di importare ciò di cui il paese ha bisogno. Affinché le merci importate possano essere accettate in Venezuela, la Guardia nazionale richiede spesso delle tangenti, garantendo così che la spedizione venga accettata e che il container sia scaricato dalla nave. È necessario inoltre un altro pagamento per coprire il costo per caricare i camion che trasporteranno la merce. Se non ci sono incentivi offerti, qualsiasi cibo o merce viene bloccata. La GNB è stata accusata non solo di lasciare che il cibo marcisse e di nascondere le prove, ma anche di rivendere il cibo e le merci tenuti nei porti d'ingresso per il proprio profitto a cittadini e imprenditori che possono permetterselo. Traffico tra i confini Più che di narcotraffico, la GNB è stato accusata di aiutare bande e cartelli a contrabbandare prodotti come carburante, cibo e medicine tra la Colombia e il Venezuela. I motociclisti conosciuti come moscas aiutano a guidare i camion della PDVSA e altri veicoli simili attraverso sentieri abbandonati per vendere illegalmente la benzina e altri beni di base oltre confine, sorvegliato dalla GNB sul lato venezuelano e dai guerriglieri colombiani dell'Esercito di Liberazione Nazionale sul lato colombiano. Si suppone che le bande e i cartelli coinvolti nel contrabbando in Venezuela paghino un incentivo importante ai militari o ai Guajiros (tribù indigene venezuelane e colombiane) per superare i sentieri isolati lungo il confine. Miniere Nel 2016 il presidente Nicolás Maduro ha dato via libera a quella che era inizialmente l'idea del defunto Chavez, ovvero l'apertura dell'Arco minerario dell'Orinoco (Arco Minero del Orinoco) con oltre 170 000 km2 di Amazzonia venezuelana. L'Arco minerario ha iniziato le estrazioni dando accesso minerario a paesi come Cina, Russia, Canada, Sudafrica, Repubblica del Congo e Australia, ed ha fondato la CAMIMPEG, una compagnia petrolifera e mineraria. Maduro, una volta stabilitasi la CAMIMPEG, spinse quei Paesi esteri attivi che avevano accesso alle miniere furono spinti a lasciare il sito ai militari. Maduro ha quindi creato la "Zona militare economica" per proteggere l'area mineraria, lasciando spazio ai militari per partecipare non solo al settore minerario, ma anche per sfruttare i terreni. Alcuni minatori affermano che la GNB abbia portato un senso di tranquillità nella regione, mentre altri sostengono che il potere e il controllo della GNB sull'estrazione illegale e legale sono diventati estremamente pericolosi per il paese e per coloro che cercano una vita migliore. Dall'apertura dell'Arco minerario dell'Orinoco, non solo ha favorito la deforestazione dell'Amazzonia, ma ha anche diffuso malattie come la malaria e provocato morti per violenze da parte di militari e bande. Uno dei massacri più recenti è avvenuto il 10 febbraio 2018, in cui 18 minatori hanno perso la vita: una delle vittima era una legale della miniera, Angelis Rodriguez Cuevas, che stava negoziando per consegnare il suo territorio al governo venezuelano quando la GNB ha fatto irruzione nella sua miniera, uccidendo lei e altri 17 pochi giorni dopo. Tuttavia, questo non è stato il primo scontro tra la GNB e i minatori sul controllo delle miniere d'oro. Dalla creazione dell'Arco minerario dell'Orinoco, si contano quattro massacri in città come Tumeremo e El Callao, situate nel Bolívar. I militari hanno risposto affermando che i minatori erano dei sospetti criminali, ai quali avevano recuperato diversi tipi di pistole, fucili e granate. Il governo del Venezuela ha aperto un'inchiesta contro i militari, anche se mai portata a termine. Mentre il governo venezuelano riceve un taglio dal settore minerario, la maggior parte dell'oro viene contrabbandato al di fuori del Paese dalla GNB attraverso la Colombia o le isole caraibiche per un profitto ancora più alto. Si pensa che circa il 90% dell'oro venezuelano sia estratto illegalmente, ma il governo venezuelano ha sempre negato tali affermazioni. Note Altri progetti Collegamenti esterni Sito ufficiale Sito ufficiale del Ministero della difesa del Venezuela GNB su Country Data Gendarmeria Forze armate venezuelane
Biografia Nata nella Repubblica Federale tedesca nel 1959, della sua vita si hanno poche informazioni prima del suo trasferimento negli Stati Uniti negli anni'80, dove inizialmente ha lavorato come prostituta nelle strade di New York e Los Angeles. Krista Lane fece il suo debutto nel 1985 con "Double Penetration 1" e "Born to Run". Nel 1987 ottenne il suo primo importante premio AVN Award for Best Couples Sex Scene (video) per il video "Blame it on Ginger" nella scena girata con Joey Silvera, ma la consacrazione avvenne nel 1988 quando ottenne ben quattro premi per il film "Deep Throat II": due della XRCO Award e due della AVN Awards. Nel 1990 ha abbandonato la carriera nell'industria pornografica. Riconoscimenti AVN Awards 1987 – Best Couples Sex Scene (video) per Blame it on Ginger con Joey Silvera 1988 – Best Actress (film) per Deep Throat II 1988 – Best Couples Sex Scene (film) per Deep Throat II con Tasha Voux, Ashley Moore, David Morris e Frank Serrone XRCO Award 1988 – Best-Actress per Deep Throat II 1988 – Best Group Grope Scene per Deep Throat II con Tasha Voux, Ashley Moore, David Morris e Frank Serrone Note Collegamenti esterni
Biografia Padovano, da sempre nel Petrarca, debuttò in prima squadra nel 1977. Fece parte della squadra che dominò la scena rugbistica italiana negli anni ottanta, vincendo cinque scudetti tra il 1980 e il 1987, gli ultimi quattro dei quali consecutivi. Il 30 settembre 1979 disputò il suo primo incontro in Nazionale, a Sochaczew contro la nel corso della Coppa FIRA (vittoria 13-3). Nel 1987 prese parte alla I Coppa del Mondo, scendendo in campo contro e . Quello contro i Pumas fu anche l'ultimo full international di Lorigiola, che vestì l'azzurro per l'ultima volta nel 1988, contro la Francia A1. Laureatosi in Giurisprudenza a Padova, esercita la professione d'avvocato, consulente e rappresentante di società e di varie amministrazioni comunali; dopo il ritiro da giocatore divenne consigliere della Federazione Italiana Rugby, della quale, dal 1996 al 1998, durante la prima presidenza Dondi, fu anche vicepresidente. Dal 2003 al 2009 fu presidente del Petrarca Rugby S.r.l.; fino allo scioglimento fu anche vicepresidente della Lega Italiana Rugby d'Eccellenza, la Lega che organizzò il campionato Super 10 fino al 2008-09 Palmarès Petrarca: 1979-80, 1983-84, 1984-85, 1985-86, 1986-87 Petrarca: 1981-82 Note Collegamenti esterni Presidenti del Petrarca Rugby
Questa pagina raccoglie le informazioni riguardanti la Unione Sportiva Ravenna nelle competizioni ufficiali della stagione 1964-1965. Stagione Nella stagione 1964-1965 il Ravenna disputa il girone B del campionato di Serie C, con 35 punti in classifica si piazza in settima posizione, il torneo ha promosso in Serie B il Pisa con 47 punti che lo ha vinto, al secondo posto ad una sola lunghezza l'Arezzo, mentre scendono in Serie D il Grosseto con 23 punti ed il Forlì con 22 punti. Per il Ravenna dopo l'uscita di scena della Sarom del cavalier Monti, ha inizio un periodo difficile, caratterizzato da magri bilanci che si riflettono sugli aspetti tecnici. Tra aprile e maggio del 1964, consumato il distacco dalla Sarom è nata l'Unione Sportiva Ravenna della quale viene eletto presidente il dott. Paolo Scalini. Sulla panchina viene confermato Corrado Viciani, dal mercato arrivano il portiere Antonio Gridelli dal Prato, dalla Reggina l'ala Claudio Turchetto un friulano cresciuto nelle giovanili della Fiorentina, dalla Reggiana il centravanti Gianfranco Gagliardi che con cinque reti risulta il miglior marcatore stagionale, gli interni Roberto Gatti e Mario Rossini cresciuti nelle giovanili del Bologna. La difesa ha potuto contare su ottimi elementi come Giuseppe Morosi e Giovanni Pirazzini, mentre in attacco mancando un vero realizzatore, vi sono stati nove giocatori diversi iscritti nel tabellino dei marcatori. Il settimo posto finale nel torneo è un risultato che riflette la bravura e le grandi doti di Corrado Viciani, un tecnico agli inizi di una ventennale carriera di allenatore. Rosa Risultati Girone di andata Girone di ritorno Note Bibliografia 1964-1965
Col nome di battaglia "Michele" fu combattente nella 12ª Brigata Garibaldi "Fermo Ognibene"; morì a seguito di uno scontro contro il nemico in una radura sul Monte Caio, nell'appennino parmense Biografia Prossimo alla laurea in Farmacia decise, nel maggio 1944, di aderire alla Guerra di liberazione italiana arruolandosi nelle Brigate Garibaldi.. Va precisato che ai partigiani non riusciti, per motivi militari, a conseguire il titolo di dottori, fu poi assegnata, per decisione unanime delle forze politiche, la laurea Honoris Causa. L'iscrizione "Dottore" nella sua lapide presso il cimitero di Parma dà dunque pienamente conto e giustizia della sua vicenda politico-militare. Cadde vittima, in quel giorno di novembre, insieme ad altri cinque compagni, Ovidio Mattavelli ("Jaurès"), Alfredo Azzoni ("Bill"), Soemo Remagni ("Dimitri"), Arturo Gavazzoni ("Aramis"), [primo nome ignoto] Rossi ("Lampo"), di un violento scontro a fuoco nell'ambito di una più ampia azione strategica di rastrellamento da parte di reparti nazifascisti. I fatti Tra il 20 e il 30 novembre 10.000 uomini della Wehrmacht, guidati dal 14º Comando d'armata e dal 51º Corpo d'armata di montagna, "misero in atto una grande operazione di rastrellamento, sotto il nome in codice "Regenwetter" ("Tempo piovoso"), nella zona a Est della Cisa: 4 brigate partigiane [tra le quali la Brigata Ognibene, N.d.A.] vennero circondate e sospinte verso il massiccio del Monte Caio, perdendo circa 100 combattenti e lasciando circa 50 prigionieri in mano al nemico". Ad Agna, frazione del comune di Corniglio, località nella quale furono portati i corpi dei caduti dopo il ritrovamento, è oggi intitolata la "Via Caduti del Monte Caio", ad imperitura memoria. Testimonianze Note Bibliografia Cipriani, F., Guerra partigiana nella provincia di Parma, Anpi della privincia di Parma Editore Cipriani, F., Guerra partigiana: operazioni nelle provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Anpi della provincia di Parma Editore Minardi, M. (a cura di), Memorie di pietra. Monumenti alla resistenza durante l'occupazione militare tedesca nella provincia di Parma, Anpi della provincia di Parma Editore Villa, M., Rinaldi, M., Dal Ventasso al Fuso: guerra partigiana nelle valli dell'Enza e del Parma, Battei Editore, Parma
Fu un pioniere dell'Assiriologia ed un noto linguista, titolare della cattedra di Assiriologia ad Oxford dal 1891 al 1919. Descrizione Nato nello Shirehampton, Bristol, fu sin dall'infanzia molto cagionevole di salute e soffrì di tubercolosi. Educato da un tutore privato, all'età di dieci anni era già in grado di leggere Omero in Greco. Studiò al Queens College, Oxford, di cui divenne membro nel 1869. Nel 1874 Sayce pubblicò un lungo articolo, "The Astronomy and Astrology of the Babylonians" nella rivista Transactions of the Society of Biblical Archaeology vol. 3, part 1), con trascrizioni e traduzioni di importanti testi in scrittura cuneiforme. Nel 1879 il Reverendo Sayce collegò i rilievi trovati vicino Magnesia sul fiume Meandro nell'Anatolia occidentale con quelli del sito di Yazılıkaya in Turchia, e riconobbe che essi appartenevano a una stessa cultura pre-greca, non ancora individuata. Nel 1876, decifrò uno dei geroglifici sulle pietre di Hamath in Siria, deducendo che il profilo di un uomo equivaleva alla lettera "I". Nel 1880 decifrò un altro geroglifico che riconobbe essere il prefisso per identificare la divinità. Sospettò a lungo che Boğazköy fosse la capitale degli Ittiti perché alcune scritture geroglifiche trovate ad Aleppo e Hamath nel nord della Siria erano simili a quelle di un monumento trovato a Boğazköy. Nel 1882, in una lettura alla Società di Archeologia Biblica a Londra, annunciò che gli Ittiti, ben lontani dall'essere una piccola tribù di Canaan legata ai re del regno di Israele, erano il popolo di un "perduto impero ittita", che attraverso i testi egizi stava allora ritornando alla luce. Egli e William Wright identificarono le rovine di Boğazköy nella città di Ḫattuša, la capitale di quell'Impero ittita che si estendeva dal Mar Egeo fino alle rive dell'Eufrate, secoli prima dell'epoca dei patriarchi dell'Antico Testamento. (cfr. Trevor Bryce, Life and Society in the Hittite World, Oxford 2002, p. 3). Sayce concluse che i geroglifici ittiti fossero un sistema principalmente sillabico, ovvero che i suoi simboli costituivano un sillabario fonetico. Esistevano infatti troppi segni diversi per un sistema unicamente alfabetico ma ce n'erano troppo pochi per essere basato su ideogrammi. Quell'unico segno che indicava la divinità era apparso sulle pietre di Hamath e in altri luoghi, sempre nella forma di un prefisso per un indecifrabile gruppo di geroglifici che nominavano questi dei. Ciò condusse Sayce a concludere che, il trovare il nome di una di queste divinità con l'aiuto di un altro linguaggio dotato di una pronuncia simile, avrebbe potuto consentire la conversione di quel nome nei geroglifici ittiti. Inoltre stabilì che le chiavi ottenute con quel procedimento potevano essere applicate ad altre parti dell'iscrizione ittita in cui si presentava lo stesso segno. Sayce sognò di trovare una stele di Rosetta bilingue. Nel 1880, trovò un indizio su uno scritto che parlava di un antico disco d'argento scoperto ad Istanbul. Si trattava di un ritrovamento di piccole dimensioni, simile ad un sigillo. Al suo centro si trovava la figura di un guerriero che indossava una veste corta, una cappa, un elmetto (senza dubbio un costume ittita). Il fregio intorno al guerriero conteneva un'iscrizione in lingua urrita. Sayce suppose che l'iscrizione cuneiforme sul sigillo ed i caratteri Hittiti contenuti nel suo cerchio più esterno esprimessero lo stesso significato. Quindi, aveva di fronte un testo bilingue. Lavorando con un calco in gesso, Sayce tradusse il testo cuneiforme del sigillo con "Tarritktimme, re del paese di Erme". Alla fine del 1886 solo sette segni erano stati tradotti dal gruppo di simboli che appartenevano al sistema geroglifico. Più tardi, dopo che Sayce ebbe rivolto la sua attenzione alla egittologia, furono scoperti degli archivi a Hattuša che svelarono l'idioma ittita parlato in quella antichissima città. Le lezioni erano il suo mezzo preferito per le pubblicazioni. Sayce pubblicò nel 1887 le sue letture sulla religione babilonese; nel 1902 quelle sulla religione egiziana e babilonese e nel 1907 le sue ultime letture. Le sue pubblicazioni più significative sono: Assyrian Grammar for Comparative Purposes (1872) Principles of Comparative Philology (1874) Babylonian Literature (1877) Introduction to the Science of Language (1879) Monuments of the Hiltites (1881) Herodotus i-ui. (1883) Ancient Empires of the East (1884) Introduction to Ezra, Nehemiah and Esther (1885) Assyria (1885) Hibbert Lectures on Babylonian Religion (1887) The Hittites (1889) Races of the Old Testament (1891) Higher Criticism and the Verdict of the Monuments (1894) Patriarchal Palestine (1895) The Egypt of the Hebrews and Herodotus (1895) Early History of the Hebrews (1897) Israel and the Surrounding Nations (1898) Babylonians and Assyrians (1900) Egyptian and Babylonian Religion (1903) Archaeology of the Cuneiform Inscriptions (1907) Egli contribuì anche ad importanti voci della IX, X, XI edizione della Encyclopædia Britannica. Altri progetti Collegamenti esterni
Armenzano (talvolta chiamato dai locali Armezzano) è una frazione del comune di Assisi (PG). Il paese è situato 8 km ad est rispetto alla città di Assisi, sul fianco orientale del monte Subasio, ad una altezza di circa 760 . Gli abitanti, 34 secondo i dati Istat del 2009 , si chiamano armenzanesi. Altre località che ricadono nelle pertinenze del borgo sono Nottiano, Rocca Paida, Villa Caberta, Villa Marforio, Serra di Valtopina, Casa del conte e Villa Cavanna. Storia Il nome deriva dal latino armentum, mandria, in quanto l'allevamento ha sempre costituito la principale risorsa economica del paese. Il paese giace su un poggio, con un castello centrale e una doppia cerchia concentrica di case. Probabilmente di origini Umbre, nel Medioevo il castello era di proprietà del conte Napoleone di Umbertino dei Monaldi, coevo di san Francesco, di cui era amico, che ospitò in parecchie occasioni. Dei figli di Napoleone va menzionato Ugolino sposo di Bionda e padre di Dialta. Dialta, ancora fanciulla, appena Chiara degli Scifi fondò l'ordine delle Monache Clarisse, entrò in convento cambiando il suo nome profano, celebrato nelle danze e nelle canzoni d'amore, in quello di suor Lucia. Dei luoghi è originario anche il beato Giovanni il semplice, seguace di san Francesco, che usava imitare in tutte le sue espressioni e movimenti. Nel medioevo, Armenzano era parte del comune di Spello e del Ducato di Spoleto; venne poi venduto ad Assisi, di cui è stabilmente frazione dal 1860. Dal punto di vista ecclesiastico, Armenzano fa parte, come Spello, della Diocesi di Foligno. Dagli anni '80 vi si tiene un celebre Presepe Vivente, che ogni anno richiama un gran numero di visitatori da tutta l'Umbria. Il borgo, grazie alla partecipazione di tutti gli abitanti, si trasforma e riporta il visitatore indietro nel tempo, presentando abbigliamento, lavori e stili di vita dell'epoca. Economia Oltre alle attività di tipo silvo-pastorale, è sviluppato anche il turismo naturalistico e l'agriturismo, poiché Armenzano è inserito all'interno del Parco Regionale del Monte Subasio. Data la pressoché totale assenza di fonti di inquinamento luminoso, la zona è ideale per l'osservazione astronomica. Monumenti e luoghi d'arte Parco Regionale del Monte Subasio; Grotta di S. Francesco, gola del fosso Vettoio e sorgente dell'Acqua Gelata; Castello di Armenzano (XIII secolo); Cappella di San Michele Arcangelo, a Nottiano; Cappellina delle Montarelle, dedicata a San Leonardo; Cappellina della Madonna delle Grazie, a Balestraccio; Edicola della Madonna col Bambino (1444); Monumento al carabiniere Renzo Rosati, originario del luogo e morto in servizio. Altri progetti Collegamenti esterni Frazioni di Assisi
Le unità appartenenti alla classe Kapitan M. Izmaylov sono rompighiaccio fluviali di piccole dimensioni, costruite in Finlandia negli anni settanta. Utilizzo I classe Kapitan M. Izmaylov sono stati progettati per operare sia nei fiumi, sia nei mari interni, dove sono in grado di svolgere operazioni antincendio e di salvataggio. La costruzione di queste navi è avvenuta in Finlandia, presso i cantieri navali di Helsinki. La classe è composta da quattro unità, tutte entrate in servizio nel 1976. Tre di queste sono in servizio tre con la Marina Russa. Kapitan M. Izmaylov: operativa nel Mar Caspio e basata nel porto di Astrachan'. Kapitan Kosolabov: operativa nel Mare di Azov (Mar Nero) e basata nel porto di Azov. Kapitan A. Radzhabov La quarta unità, la Kapitan A. Radzhabov, dovrebbe essere in servizio con la marina dell'Azerbaigian, Paese a cui è finita in seguito alla spartizione della Flottiglia del Caspio dopo il crollo dell'Unione Sovietica. La sua condizione operativa non è nota. Voci correlate Classe Amguema Classe Dobrynya Nikitich Classe Kapitan Chechkin Classe Kapitan Sorokin Classe Kapitan Yevdokimov Classe Mudyug Classe Yermak Rompighiaccio Collegamenti esterni Le navi civili in servizio in Russia Kapitan M. Izmaylov Kapitan M. Izmaylov
Tu sei la rosa del lago di Wörth (Du bist die Rose vom Wörthersee) è un film del 1952 scritto, prodotto e diretto da Hubert Marischka. Il titolo è preso dall'omonimo pezzo musicale che Hans Lang compose con grande successo nel 1947. Trama Kate Smith, ballerina di origine austriaca, conosce a Broadway il compositore Jack Long, autore delle musiche dello spettacolo di cui lei è la star. Avendo nostalgia di casa, decidono di tornare in Europa e vanno a stare sul lago di Wörth, dove Rose, la sorella di Kate, è proprietaria di un albergo. Quando Kate presenta il fidanzato in famiglia, scopre che Jack, anni prima, ha avuto una storia con la sorella, osteggiata da suo padre Ferdinand. Ben presto, l'amore tra i due ex fidanzati si riaccende e, così, Kate decide di farsi da parte. Si consolerà tra le braccia di Thomas, il figlio del macellaio. Produzione Il film fu prodotto dall'Algefa Film. Venne girato dall'ottobre al novembre 1952 in Carinzia, a Velden, sul lago Wörthersee e, per gli interni, nei CCC-Ateliers di Berlin-Spandau. Distribuzione Distribuito dalla Constantin Film, il film uscì nelle sale cinematografiche delle Germania Federale il 5 dicembre 1952 mentre in Austria venne presentato nel gennaio del 1953. Nello stesso anno, la S. & G. Foreign Films Ltd. lo distribuì anche negli USA. In Italia, il titolo venne tradotto letteralmente come Tu sei la rosa del lago di Wörth e la Condor Film lo distribuì con visto di censura del gennaio 1954 Note Collegamenti esterni Film commedia Film musicali Film sentimentali
Nell'antico diritto romano, l'ambitus era un crimine di corruzione politica, principalmente il tentativo di un candidato di influenzare l'esito (o la direzione) di un'elezione attraverso la corruzione o altre forme di potere morbido. L'ambitus era il processo di "andare in giro e raccomandare se stessi o i propri protetti al popolo", un'attività soggetta a eccessi non etici. In pratica, portare un'accusa di ambizione contro un personaggio pubblico divenne una tattica preferita per indebolire un avversario politico. Definizione “Andare intorno” (cfr. ambire). È un termine latino che indicava l'abitudine dei candidati di passeggiare al Campo Marzio o presso il Foro al tempo della repubblica. L'obiettivo era di sollecitare i voti degli elettori e farsi così propaganda elettorale per le elezioni alle cariche pubbliche. Recentemente si tende ad accantonare la partecipazione popolare ai comizi/concilia definendola scarsa, tuttavia, si trovano facilmente testimonianze dei comizi affollati. Sull'età arcaica non può esservi grande discussione perché le motivazioni della lotta politica sono il centro della storia del tempo: così il riconoscimento dei diritti plebei per la partecipazione politica paritaria nella civitas repubblicana che si andava costruendo tra V e IV secolo, la lotta sociale per la terra, l'alleggerimento dei debiti, il diritto al giusto processo. Nella fase della nobilitas, anche detta età del consenso, anche se si rivela più sottile e sotterranea la lotta politica sui contenuti non manca. La vita politica era contraddistinta “dalla lotta per il potere, la ricchezza e la gloria”, secondo la classica definizione di Syme e Veyne. La duttilità del sistema clientelare dal II secolo in poi, soprattutto a causa dell'ampliamento della cittadinanza, spiega la lotta politica e la legislazione contro i brogli elettorali. La relazione fra leader a popolo resterebbe in una dimensione simbolica. Dalla tarda repubblica le comunicazioni simbolico rituali si intensificano da parte dei candidati aristocratici alle elezioni. Dei consigli al candidato, su come raccogliere seguaci, sono offerti nel Commentariolum Petitionis, un libretto ricco di consigli su come allestire una campagna elettorale la cui paternità è dubbia, ma che viene generalmente attribuito a Quintus CICERO, fratello del più celebre Marco. Da quest'opera si può dedurre facilmente che i contatti personali con gli elettori a Roma erano leciti e rappresentavano una consuetudine. Uno dei metodi per sollecitare i voti consisteva nella largitio che poteva anche manifestarsi nell'offerta a fini elettorali di banchetti (indiscriminatamente, e non per la sola tribù del candidato), nelle distribuzioni di carne (viscerationes), nell'organizzazione di combattimenti di gladiatori e di giochi pubblici, nell'allestimento dietro compenso di cortei in occasione del ritorno a Roma di un magistrato che presentava la sua candidatura e addirittura nel riservare posti per gli spettacoli. Con il tempo, però, la propaganda nel resto dell'Italia e tra i cittadini provinciali, benché legale, fu oggetto di critiche, al punto da essere fissata in reato. L'elemento caratterizzante del reato di crimen ambitus era la lesione della sovranità popolare: attraverso la compravendita di voti, il soggetto incideva sulla volontà comiziale, portando al potere un magistrato che non risultava una libera espressione della volontà popolare. Manifestazione palese di quest'attività di corruzione elettorale era la distribuzione di denaro agli elettori. Queste elargizioni, in alcuni casi, avvenivano attraverso lo strumento dei divisores, funzionari provenienti, singolarmente, dalle diverse tribù, il cui compito era quello di occuparsi delle elargizioni e delle distribuzioni di denaro e derrate. Essi erano parte integrante di un sistema sociale in cui l'evergetismo rivestiva un ruolo fondamentale, perciò la loro funzione non era ritenuta illecita o criminosa. Soltanto nei casi di utilizzo indegno, per la corruzione dei votanti, i divisores venivano considerati strumenti illeciti del potere. Tale utilizzo illecito dei divisores è attestato in due orazioni di Cicerone e nel Commentariolum petitionis. Nell'orazione In Verrem Cicerone fa riferimento alla sua candidatura per l'edilità, nel 70 a. C., ostacolata dai traffici di Verre che si servì dell'aiuto dei divisores. Essi erano stati ingaggiati, dietro lauta ricompensa, per far sì che Cicerone non venisse eletto; il loro compito sarebbe stato quello di distribuire somme di denaro agli elettori per influenzarne il voto. È attestata, inoltre, la pratica di calunniare i propri avversari politici. Nella Pro Murena Cicerone dovette difendere, insieme a Gaio Antonio Ibrida, il console designato nelle votazioni del 63 per il 62, Lucio Licinio Murena, dall'accusa di ambitus. Sulpicio Rufo accusò, insieme a Gaio Postumo e a Marco Catone, Murena di broglio elettorale sulla base della recente Lex Tullia de ambitu 64 a.C.. In particolare uno degli accusatori, Gaio Postumo, chiedeva spiegazioni sulle somme trovate in possesso dei distributori di denaro. Tuttavia, proprio il paragrafo contenente la risposta a quest'accusa manca, sostituito dal solo titolo “DE POSTUMI CRIMINIBUS, DE SERVI ADULESCENTI”. Nel finale del Commentariolum petitionis Quinto ritiene che, incutendo paura ai compratori di voti e fermando i divisores, si potrebbe aspirare ad una politica priva di corruzione. Le vicende narrate in merito alla questione dell'ambitus portano alla luce la necessità di istituire una quaestio perpetua per reprimere le pratiche di questo illecito accaparramento di voti. A tutela della necessità fondamentale della democrazia di salvaguardare la libertà di espressione dei suffragi vengono emanate una serie di leggi. A partire dal V secolo a.C. ha inizio un lungo processo legislativo che va dal discusso plebiscito del 432 a.C. sullo sbiancamento delle toghe a tutta la complessa legislazione del I secolo a.C. In generale non si può dire che i tentativi di sradicamento di questa attività siano andati a buon fine; fu solamente sotto l'impero, con la diretta influenza del principe, terminò la partecipazione politica attiva e, di conseguenza, furono drasticamente ridotti i crimini di ambitus: i comizi furono trasferiti da Tiberio dal Campo Marzio al senato, e l'ambitus non si presentò più se non nello spazio ristretto delle elezioni municipali. Plebiscito del 432 a.C. Le informazioni più antiche riguardanti l'ambitus le ritroviamo in Tito Livio e un primo elemento da considerare è l'episodio del 432 a.C. in cui i tribuni chiesero e fecero approvare un provvedimento che vietava lo sbiancamento della toga: Fascione esclude che tale provvedimento possa essere stato una legge comiziale, poiché i patrizi avrebbero esercitato su di esso il loro peso politico; sembra opportuno, invece, considerarlo un plebiscito, tenendo conto, dato il periodo, della non validità per l'intero popolo romano. In generale non c'è molta chiarezza sulla sua reale natura e, in taluni casi, sulla sua esistenza, alcuni ritengono che possa essere un'anticipazione della Lex Poetelia. Livio non parla specificatamente di ambitus perché non siamo dinnanzi ad una norma de ambitu, bensì essa fu un primo, effimero, tentativo legislativo di delimitare teoricamente un'azione considerata eccessiva: sbiancare la toga. Si riteneva che l'utilizzo della toga candida fosse un modo per ostentare se stessi e mettersi in evidenza ricorrendo ad un mezzo materiale e, quindi, non paritario in quanto non possibile a tutti. In questa prima fase con il concetto di ambitus non si intende il reato di broglio elettorale, così come sarà in età medio e tardo repubblicana, bensì con la legislazione de ambitu si cercava di limitare l'ingresso degli homines novi nella nobilitas. Lex Poetelia de ambitu – 358 a.C. Una prima importante legge contro il reato dell'ambitus fu la Lex Poetelia de ambitu risalente al 358, quando il tribuno della plebe Caio Petelio presentò, su autorizzazione del senato, una rogatio diretta contro coloro che erano soliti girare le piazze e i mercati per farsi propaganda durante la campagna elettorale. È il primo caso noto in cui venga citato il termine ambitus e, soprattutto, comincia ad essere delineata con chiarezza l'idea di un'azione criminosa specifica: il candidato che durante la campagna elettorale va in giro nei mercati e nelle piazze, luoghi affollati, alla ricerca di voti. Tito Livio dà alla vicenda un'interpretazione personale affermando come fosse esplicito volere del Senato la promulgazione di una legge di tal natura, cioè in grado di porre un argine all'ambitio degli homines novi che, secondo il Senato, pur di accedere alle magistrature erano disposti a compiere gli atti più criminosi. Risulta paradossale che a farsi promotori di questa legge fossero proprio i tribuni della plebe, la cui natura istituzionale implicava un atteggiamento favorevole verso la plebe, mentre qui, apparentemente, le si sta agendo contro. In realtà la rogatio del tribuno la si può comprendere solo se analizza l'ampia stratificazione censitaria all'interno della plebe e di come esistesse un'ampia fascia di plebei ricchi che, in virtù del censo, avevano accesso alle cariche magistratuali. È per gli interessi di costoro, parte integrante della nascente nobilitas, che si spiega la Lex Paetelia, il cui fine ultimo era proprio quello di arginare l'ascesa di altri homini novi che avrebbero in tal modo intaccato la conduzione quasi oligarchica del potere. Si tratta di una misura di tutela della vecchia nobilitas e i tribuni della plebe, tappa centrale del cursus honorum, erano parte integrante di essa. Lex Cornelia- Bebia de ambitu – 181 a.C. Nella stessa ottica della Lex Poetelia de ambitu, la Lex Cornelia Baebia de ambitu del 181 a.C. prevedeva l'ineleggibilità per dieci anni del condannato. Anche su questa legge non ci sono notizie esaustive ed è tuttora studiato il rapporto tra la Lex Baebia de ambitu e la Lex Baebia de praetoribus, sempre del 181 a.C., che stabiliva l'elezione ad anni alterni di quattro pretori invece che sei. La regolamentazione delle elezioni dei pretori rispondeva al bisogno da parte della nobilitas di tenere a freno l'eccessivo ricambio nelle magistrature maggiori, nello specifico si cercava di ottenere due risultati: il primo era quello di diminuire il numero degli aspiranti alla pretura e il secondo, conseguenza del primo, far diminuire i possibili candidati al consolato. Inoltre considerando che la rogatio fu proposta su invito del senato, si comprende ancor di più che il fine ultimo della Lex Baebia de praetoribus fosse quello di frenare l'ascesa delle fasce emergenti della popolazione, avvalorando ancor di più l'ipotesi dell'identificazione delle due leggi e l'idea di ambitus come legislazione di salvaguardia della nobilitas. Leggi incerte Livio accenna ad una lex de ambitu del 159 a.C.: Non ne specifica né i proponenti e né il contenuto. Essa viene attribuita ai consoli di quell'anno Gneo Cornelio Dolabella e Marco Fulvio Nobiliore e prevedeva, presumibilmente, l'estromissione del colpevole dalle cariche pubbliche per dieci anni. Rotondi identifica questa legge con il nome di lex Cornelia Fulvia de ambitu e legittima la sua promulgazione, con un testo normativo che prevede una pena identica alla lex Baebia de ambitu del 181 a.C., con l'inefficacia e l'inadempienza della precedente legge. Sia Mommsen che Rotondi mettono in dubbio la presunta esistenza di una lex Cornelia Sullae de ambitu, che teoricamente avrebbe inasprito la pena relativa all'ambitus, ma di cui non si conosce il contenuto. La confusione sorge dal passo degli Scholia Bobiensia in cui viene ribadita la pena comminata al reato, cioè l'estromissione dalle cariche per dieci anni; passo erroneamente ricondotto alla lex Cornelia Sullae, ma che Fascione, invece, riconduce alla lex Cornelia Fufia del 159 a.C. Processo di Mario La prima importante attestazione di un processo per ambitus, inteso esclusivamente come broglio elettorale, è la vicenda relativa alla candidatura nel 115 a.C. di Caio Mario alla pretura. Al riguardo la fonte principale è Valerio Massimo, che afferma: L'accusa che gli viene mossa è chiara: aver ottenuto la pretura facendo largo uso della corruzione. La vicenda viene narrata da Plutarco in maniera più approfondita e dettagliata rispetto a Valerio Massimo. Egli ci informa di come durante la fase istruttoria del processo furono ascoltati Gaio Erennio e Cassio Sabacone: il primo si rifiutò di deporre adducendo come scusa il fatto che la sua famiglia avesse sempre esercitato il patronato nei confronti di quella di Mario, nonostante lo stesso Mario lo inducesse invano a parlare. Sabacone era, invece, chiamato a difendersi dal fatto che due dei suoi schiavi fossero stati visti nei recinti tra quelli prossimi a votare, accusa a cui egli rispose dicendo che gli schiavi erano lì per porgergli da bere. Alla fine Mario, nonostante la giuria gli fosse contraria ottenne l'assoluzione, in quanto i voti, negativi e positivi, si equivalsero. L'importanza delle due fonti, al di là del fatto che ci forniscono ampi particolari sulla vicenda, sta nella possibilità di dedurre da esse l'esistenza di una quaestio perpetua de ambitu. Mommsen, pur ignorandone la data e il nome dei rogatori, ritiene certa l'esistenza di una legge che abbia istituito, sull'esempio della Lex Calpurnia de repetundis, la quaestio perpetua de ambitu. Mettendo in relazione il 149 a.C., data della lex Calpurnia de repetundis, e il 115 a.C., anno in cui Mario fu giudicato nella quaestio perpetua de ambitu, risulta chiaro che tale quaestio fosse stata istituita in tale intervallo di tempo. Lex Calpurnia de ambitu – 67 a.C. Il 67 a.C. fu l'anno della Lex Calpurnia de ambitu, normativa mediata di una contrastata polemica sui brogli elettorali che aveva visto come protagonisti il tribuno della plebe Caio Cornelio, il senato e i consoli Acilio Glabrione e Calpurnio Pisone. Cassio Dione riporta l'intera vicenda: Il tribuno Caio Cornelio emerge come una personalità fortemente critica nei confronti della situazione politica e durante la sua carica più volte ebbe motivo di entrare in contrasto con il senato: con una legge aveva vincolato i pretori ad attenersi scrupolosamente al loro editto, pur di evitare comportamenti eccessivamente autonomi; si era, inoltre, opposto alle angherie perpetrate ai danni dei legati stranieri, manovra altrettanto disapprovata dal senato. Questa linea politica, rigorosa e garantista, spiega il perché egli abbia ritenuto necessario opporsi anche alla corruzione elettorale. La proposta di legge del tribuno prevedeva pene molto severe nei confronti dei corruttori e colpiva anche i divisores, intesi come veri e propri strumenti della corruzione. Il senato ritenne la proposta eccessiva e attraverso un senatus consultum rese possibile la rogatio di un altro disegno di legge, più moderato, sostenuto dai due consoli Acilio Glabrione e Calpurnio Pisone. L'azione dei due consoli e del senato non è sostenuta dalla volontà e dalla fermezza di frenare la corruzione, bensì dalla necessità di opporsi ad un disegno di legge eccessivamente severo. Alla fine prevalse proprio la rogatio dei due consoli, che prese il nome di Lex Calpurnia de ambitu e che prevedeva l'interdizione perpetua dalle magistrature e il pagamento di una pena pecuniaria. Non si fa riferimento ai divisores, ma in Asconio, uno dei tanti commentatori di Cicerone, si parla della cacciata di Calpurnio Pisone dal foro dopo la violenta protesta dei divisores e ciò lascia intendere che questi ultimi siano stati in parte toccati dal provvedimento. È significativo che anche l'allestimento di pranzi pubblici, insieme alle ovvie elargizioni di denaro o all'uso indiscriminato della violenza e del ricatto, costituiva aperta violazione della legge. Lex Tullia de ambitu – 63 a.C. La legge fu proposta da Quinto Tullio Cicerone, durante il suo consolato, per inasprire le disposizioni sull'ambitus. Cicerone stesso racconta di aver partecipato all'attività di legiferazione in alcune delle sue opere: La Lex Tullia vietava ai candidati, nel biennio anteriore alla candidatura, di dare giochi gladiatorii, salvo che per obbligo testamentario. Confermò le decisioni prese con la legge Acilia Calpurnia aggiungendo un esilio di dieci anni per i colpevoli del crimine di ambitus “con la mia legge ho punito con l'esilio il broglio elettorale” ; minacciò, inoltre, pene contro gli iudices quaestiones che cercassero di sottrarsi al loro ufficio, forse vietò anche che si proponessero le candidature di assenti. Questa legge, tuttavia, fu impunemente violata da Pompeo in favore di Afranio. Le informazioni in merito a questa legge sono tramandate dallo stesso Cicerone nella sua orazione contro Vatinio del 56. A distanza di un solo anno dall'approvazione di questa legge, Cicerone si trovò a dover difendere Lucio Licinio Murena, suo amico, che nel frattempo era diventato console, secondo l'accusa del suo avversario politico Servio Sulpicio Rufo, proprio attraverso la corruzione nella competizione elettorale. Rogatio Aufidia de ambitu - 61 a.C. Secondo questa rogatio la semplice promessa di denaro restava impunita. Soltanto alla datazione effettiva corrispondeva una multa di 3000 HS all'anno da pagare a ciascuna tribù. Questa proposta andò a vuoto perché fu rogata nel tempo già fissato per i comizi elettorali. Lex Pompeia de vi et de ambitu - 52 a.C. Entrambe le leggi furono proposte da Gneo Pompeo Magno e passarono contemporaneamente. La legge de vi introdusse nuove disposizioni sulla quaestio de vi, semplificando la procedura e aggravando le pene della lex Plautia (78-63 a. C.), regolò il crimen vis introducendo una quaestio. La legge de ambitu è opinione diffusa che fosse un tutt'uno con la legge de vi, ma dal testo di Asconio sembrano diverse, sebbene votate insieme. Essa fu una legge di carattere più generale che sostituì la lex Tullia del 63 a.C.. Non è noto in quale misura inasprisse la pena: si sa che conteneva delle norme sul numero, il sorteggio e la ricusazione dei giudici, la durata delle arringhe e l'audizione dei testi. Entrambe le leggi erano destinate a reprimere i delitti di Milone e dei suoi complici, istituendo una procedura e una pena speciali, conformate alle idee degli antichi che confondevano la giustizia, la politica e l'amministrazione e sottomettendole tutte alla sovranità del popolo. Sembra che la legge Pompeia de ambitu nel suo fulcro distinto da quello de vi, ebbe una vita duratura. Essa modificò in senso rigoroso la procedura e la penalità, e permise di perseguire i crimini di ambizione, compiuti nei vent'anni precedenti al consolato di Pompeo. Essa ebbe anche altre conseguenze politiche più gravi che precipitarono la caduta della repubblica. Lex Iulia de ambitu - 18 a.C. Questa legge di Augusto fu portata nei concilia plebis in virtù della potestà tribunicia assegnata al Principe, il quale diveniva così inviolabile. La lex Iulia puniva le parti che visitavano il loro giudice, e forse anche il giudice che visitava esse. Stabilì multe per la corruzione e l'aqua et igni interdictio per le violenze; inoltre escluse il colpevole dalle cariche per cinque anni. Dopo un giurisconsulto, di cui un brano del Digesto prodotto da Modestino non fa che riprodurre un frammento, la pena sarebbe consistita in un'ammenda. Cessata l'elezione comiziale dei magistrati in città questa legge sarà applicata solo alle magistrature municipali. Note Bibliografia Fonti CICERO M. T., Due scandali politici (Pro Murena, Pro Sestio), introduzione di Giovanni Ferrara; traduzione di Camillo Giussani; premessa al testo e note di Salvatore Rizzo, Milano, 1988. CICERO M. T., Il processo di Verre, Milano, 1992. CICERO M. T., Pro Murena in Commentariolum petitionis, a cura di Paolo Fedeli, Salerno, 2006 DIO CASSIUS, Storia romana, introduzione, traduzione e note di NORCIO G., Milano, 1995. LIVIUS, Storia di Roma dalla fondazione, a cura di MAZZOCCATO G. D., introduzione di CATAUDELLA M. R., Roma, 1997. PLUTARCHUS, Vite di Plutarco, introduzione di BARIGAZZI A., v. 6, Torino, 1992-1998. VALERIUS MAXIMUS, Detti e fatti memorabili, a cura di Rino Faranda, Torino, 1971. Bibliografia Der kleine Pauly, Lexikon der Antike, da Grundlage von Pauly Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, München, 1979 Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines, d'aprés les textes et les monuments, Ch. Daremberg, Edm Saglio, 1969 FASCIONE L., Crimen e quaestio ambitus nell'età repubblicana: contributo allo studio del diritto criminale repubblicano, Milano, Giuffré Editore, 1984 GRAHAM S. (a cura di), A Dictionary of ancient history, Oxford, 1994. LANGE H., Römisches Recht im Mittelalter, II vol., München, 1997, MOMMSEN T., Le droit public romain, traduzione di GIRARD, v. 3, Paris, 1893. MOMMSEN T., Le droit pénal romain, traduzione di DUQUESNE, Paris, 1907. POMA G., Le istituzioni politiche del mondo romano, Il Mulino, 2002. ROTONDI G., Leges publicae populi Romani: elenco cronologico con una introduzione sull'attività legislativa dei comizi romani, Hildesheim, 1962. TRAVERSA L., Comunicazione e partecipazione politica: il Commentariolum petitionis, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Bari» 52-53 (2009-2010) Voci correlate voto di scambio Diritto penale romano
La Società missionaria delle Filippine (in latino Societas Missionaria Philippinarum; in inglese Mission Society of the Philippines) è una società clericale di vita apostolica di diritto pontificio: i sodali della compagnia pospongono al loro nome la sigla M.S.P. Storia Il primo progetto per l'erezione di una società missionaria venne presentato nel gennaio 1964 alla conferenza episcopale filippina da Epifanio Surban Belmonte, vescovo di Dumaguete. Il 1º maggio 1965 il cardinale Lorenzo Antonetti, a Tayud, benedisse il suolo e posò la prima pietra di quella che sarebbe stata la casa madre dell'istituto (la fondazione venne fatta coincidere con il quarto centenario dell'evangelizzazione delle Filippine). Ottenuto il nulla osta della congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli (30 novembre 1977), il 26 marzo 1978 l'arcivescovo di Cebu, Julio Rosales y Ras, emise il decreto di erezione della società. La società ricevette della Santa Sede il riconoscimento di istituzione di diritto pontificio il 6 gennaio 2009. Attività e diffusione Lo scopo della società è quello di reclutare, formare e supportare i missionari filippini per l'apostolato all'estero. I membri sono presenti in numerosi paesi asiatici (Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Thailandia) e in altre nazioni del mondo (Australia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti d'America); la casa generalizia è a Makati. Alla fine del 2015, la società contava 86 membri (69 dei quali sacerdoti) e 45 case. Note Bibliografia Annuario Pontificio per l'anno 2017, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2017. ISBN 978-88-209-9975-9. Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003. Altri progetti Missionaria, Società, Filippine
Biografia Nacque a Tokyo ma passò la prima parte della vita nella Manciuria occupata dai giapponesi, dove il padre svolgeva la sua professione di medico. Ritornato in patria si iscrisse alla facoltà di medicina. Una volta laureato, nel 1948, non prese in considerazione la professione medica e cominciò a dedicarsi alla letteratura ispirandosi al surrealismo kafkiano. Sia nei romanzi che nelle opere teatrali descrive un'umanità alienata, affetta da incomunicabilità, chiusa in reticoli di situazioni senza via d'uscita. Opera paradigmatica è Suna no onna (La donna di sabbia) che descrive una situazione claustrofobica in cui un uomo e una donna vivono prigionieri all'interno di una voragine sabbiosa impegnati in un'eterna opera di svuotamento della sabbia che continuamente precipita dall'alto rischiando di soffocarli. Questo romanzo vinse nel 1962 il Premio Yomiuri. La storia costituì anche la trama di un film, con la regia di Hiroshi Teshigahara, che ottenne un notevole successo e vinse il Premio Speciale della Giuria al 17º Festival di Cannes del 1964 e nello stesso anno venne candidato all'Oscar come miglior film straniero (premio che fu però assegnato al film italiano Ieri, oggi, domani). Abe scrisse varie opere teatrali dirigendo una propria compagnia a Tokyo. Anche in questi lavori propone i temi della solitudine e dell'alienazione. In Tomodachi (Amici, 1967) descrive la situazione assurda di un impiegato la cui casa viene occupata da una famiglia che dopo aver preso il completo controllo della sua vita finisce con l'ucciderlo. Dopo la morte di Mishima (1970) diventò il principale autore giapponese di opere teatrali. Le sue opere vennero anche rappresentate all'estero (New York, 1979). Morirà il 22 gennaio 1993. Opere Romanzi 終りし道の標に Owarishi michi no shirube ni (1948) 飢餓同盟 Kiga doumei (1954) けものたちは故郷をめざす Kemono tachi wa kokyou wo mezasu (1957) Inter Ice Age 4 (第四間氷期 Dai yon kan pyouki, 1959); Roma, Atmosphere libri (trad. Gianluca Coci), 2023 石の眼 Ishi no me (1960) La donna di sabbia (砂の女 Suna no onna, 1962); Milano, Longanesi, 1962 Il volto dell'altro (他人の顔 Tanin no kao, 1964) 榎本武揚 Enomoto Takeaki (1964) 人間そっくり Ningen sokkuri (1966) La mappa bruciata (燃えつきた地図 Moetsukita chizu, 1967) L'uomo scatola (箱男 Hako otoko, 1973); Torino, Einaudi (trad. Antonietta Pastore), 1992 L'incontro segreto (密会 Mikkai, 1977); Lecce, Manni (trad. Gianluca Coci), 2005 L'arca ciliegio (方舟さくら丸 Hakobune sakura maru, 1984); Milano, Spirali, 1989 Le balene corrono verso la morte (死に急ぐ鯨たち Shi ni isogu kujira tachi, 1986) Il quaderno canguro (カンガルー・ノート Kangarū nōto, 1991); Roma, Atmosphere libri (trad. Gianluca Coci), 2016 飛ぶ男 Tobu otoko (1994) Racconti 唖むすめ Oshimusume (1949) デンドロカカリヤ Dendorokakariya (1949) 夢の逃亡 Yume no toubou (1949) Il bozzolo rosso (赤い繭 Akai mayu, 1950) 洪水 Kouzui (1950) 棒 Bou (1950) 魔法のチョーク Mahou no chouku (1951) Il muro. Il delitto del signor S. Karma (壁―S・カルマ氏の犯罪 Kabe―S・Karuma shi no hanzai, 1951) 闖入者 Chinnyusha (1951) 詩人の生涯 Shijin no Shougai (1951) 飢えた皮膚 Ueta hihu (1951) ノアの方舟 Noa no hakobune (1952) 水中都市 Suichu toshi (1952) 犬 Inu (1954) 変形の記録 Henkei no kiroku (1954) R62号の発明 R62 gou no hatumei (1956) 誘惑者 Yuwakusha (1957) 夢の兵士 Yume no heishi (1957) 鉛の卵 Namari no tamago (1957) 使者 Shisha (1958) 賭け Kake (1960) 無関係な死 Mukankei na shi (1961) 時の崖 Toki no gake (1964) カーブの向う Kabu no mukou (1966) Drammaturgie スーツケース Sūtsukēsu 制服 Seifuku (1955) どれい狩り Dorei gari (1955) 快速船 Kaisoku sen (1955) L'uomo divenuto bastone (棒になった男 Bō ni natta otoko, 1957) 幽霊はここにいる Yuurei wa koko ni iru (1958) 榎本武揚 Enomoto Takeaki (1964), adattamento teatrale del suo stesso romanzo omonimo おまえにも罪がある Omae nimo tsumi ga aru (1965) 友達 Tomodachi (1967) 未必の故意 Mihitsu no koi (1971) ガイド・ブック Gaido bukku (1971) 愛の眼鏡は色ガラス Ai no megane wa iro garasu (1973) Le calze verdi (Midori iro no sutokkingu, 1974) ウエー(新どれい狩り)Uē (Shin dorei gari) (1975) 案内人 GUIDE BOOK II Annai nin (1976) 水中都市 GUIDE BOOK III Suichu toshi (1977) S・カルマ氏の犯罪 S・Karuma shi no hanzai (1978) 仔象は死んだ Kozou wa shinda (1979) Saggistica 詩と詩人 (意識と無意識) Shi to shijin (Ishiki to muishiki) (1944) 文学における理論と実践 Bungaku ni okeru riron to jissen (1954) 猛獣の心に計算機の手を:文学とは何かMōjū no kokoro ni keisanki no te wo: Bungaku to ha nanika (1955) アメリカ発見 Amerika hakken (1957) 映像は言語の壁を破壊するか Eizō ha gengo no kabe wo hakai suru ka (1960) 芸術の革命:芸術運動の理論 Geijutsu no kakumei: Geijutsu undō no riron (1960) Il pensiero del deserto (砂漠の思想 Sabaku no shisō, 1965) 現代における教育の可能性:人間存在の本質に触れて Gendai ni okeru kyōiku no kanōsei: Ningen sonzai no honshitsu ni furete (1965) 隣人を超えるもの Rinjin wo koeru mono (1966) ミリタリールック Miritarī rukku (1968) 異端のパスポート Itan no pasupōto (1968) 内なる辺境 Uchi naru henkyō (1968) 続:内なる辺境 Zoku: Uchi naru henkyō (1969) 笑う月 Warau tsuki (1975) Raccolte di poesie 無名詩集 Mumei shishu (1947) 人さらい Hito sarai (1978) Filmografia Sceneggiatore Otoshiana, regia di Hiroshi Teshigahara (おとし穴 Otoshiana, 1962) La donna di sabbia, regia di Hiroshi Teshigahara (砂の女 Suna no onna, 1964), tratto dal suo omonimo romanzo The Face of Another, regia di Hiroshi Teshigahara (他人の顔 Tanin no kao, 1966), tratto dal suo omonimo romanzo The Man Without a Map, regia di Hiroshi Teshigahara (燃えつきた地図 Moetsukita chizu, 1968), tratto dal suo romanzo La mappa bruciata Voci correlate Letteratura giapponese Altri progetti Collegamenti esterni Fotografi giapponesi Poeti giapponesi Saggisti giapponesi Abe Realismo magico Fellow dell'American Academy of Arts and Sciences
La Liga Mediterránea de fútbol fu un torneo calcistico d'emergenza organizzato nel 1937 nella Spagna repubblicana. Vi parteciparono solo le squadre delle leghe locali delle due regioni organizzatrici, il Levante e la Catalogna, e vide la vittoria finale del Barcellona. Le prime quattro squadre avrebbero dovuto partecipare alla Coppa di Spagna Libera 1937, ma il Barcellona preferì partecipare ad una tournée in Messico e USA, cedendo così il proprio posto al Levante. Il Barcellona ha rivendicato il torneo come campionato spagnolo ufficiale nel 2009, ma la RFEF ha respinto la richiesta formalmente perché non fu lei l'organizzatrice, ma nella sostanza perché all'epoca la domanda di partecipazione del , ancora abilitato a giocare non avendo ancora il generale Franco conquistato la capitale, era stata stoppata dal Barcellona con cavilli legali, rendendo così sleale e non verificato sul campo il primato blaugrana. Classifica finale Verdetti Barcellona campione interregionale Catalogna-Levante 1937. Note Voci correlate Coppa di Spagna Libera Calcio in Spagna
Biografia Giovanissimo aderì al socialismo, cui era venuto a contatto grazie all'opera di Tolstoj. Lavorò come volontario presso il municipio di Novara tra il 1919 e il 1921 e contemporaneamente collaborò alla scrittura di articoli per il giornale socialista Il Lavoratore. Nel 1919 fondò la rivista Vita Nova di cui venne prodotta una sola edizione, successivamente pubblicò il suo primo romanzo Fango nel sole nel 1923 presso la casa editrice bolognese Cappelli, infine nel 1924 chiese al sindaco Giuseppe Bonfantini l'adesione al Partito Socialista Unitario. Sempre nel 1924 si laureò in agraria ma, dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti, raccolse attorno a sé un gruppo di studenti e lavoratori, e pubblicò il foglio clandestino Basta!. In seguito, nel 1925 subì le prime violenze fasciste, che lo spinsero a lasciare l'Italia, e si recò quindi a Barcellona. Nel 1926 ritorna in Italia, stabilendosi a Torino, ma in seguito ad ulteriori aggressioni, nel dicembre dello stesso anno si rifugia a Parigi. Nel 1929 fu costretto a lasciare la Francia ed a trasferirsi a Bruxelles, accompagnato da Genéviève Colette Clair, coinquilina a Parigi e sua futura moglie, dove rimase fino all'inizio della guerra, prendendo parte al partito socialista nazionale. Nel 1932 pubblicò il saggio "Italia Socialista", su "Problemi della rivoluzione italiana" una rivista figlia del giornale "L'iniziativa". Collaboratore di Avanti!, nel 1937 combatté come volontario nella guerra civile spagnola dalla parte della Repubblica: arrestato dai nazisti nel 1940, fu estradato in Italia e costretto al confino nel 1941, da scontare a Ventotene il 25 marzo 1941 Alberto Jacometti mette piede sull’isola. Rimane a Ventotene sino alla caduta del fascismo, nell’estate 1943, quando – con un viaggio avventuroso – rientra a Novara, dove riallaccia i rapporti con i compagni di partito ed è fra i primi componenti del Comitato di liberazione nazionale della provincia, che si costituisce ad Arona nelle prime settimane della lotta di Liberazione, assumendo per i venti mesi di lotta il nome di battaglia di Andrea. Liberato dopo il 25 luglio del 1943, tornò a Novara dove promosse la costituzione del CLN locale e prese parte alla Resistenza partigiana tra le file delle Brigate Matteotti. L'iniziativa Nel 1928 Jacometti con il suo spirito d’iniziativa e ottomila franchi concessigli da Ugo Porzio Giovanola fonda “L’Iniziativa”. Una rivista di otto pagine al modesto prezzo di cinquanta centesimi che aveva lo scopo di parlare, suggerire e proporre idee rivoluzionarie ai propri lettori. Si pone anche come terreno neutro per l’incontro e confronto tra socialisti, anarchici e repubblicani; a dirigerla infatti con Jacometti vi sono Camillo Berneri e Silvio Schettini, mentre tra i maggiori sostenitori e collaboratori dell’Iniziativa troviamo Fernando Schiavetti, Mario Bergamo e Francesco Chiodini. Secondo Jacometti, come scrive nel secondo numero della sua rivista, il nemico ora è uno e trino: “grande borghesia, fascismo, monarchia” e l’arma per difendersene e combatterla è una sola, la rivoluzione; una rivoluzione che non aspetta ma si prepara, come lui stesso stava facendo grazie alla rivista. Quando se ne presenta la necessità non teme di denunciare addirittura gli “ozi di Parigi” in cui la delegazione italiana all’Internazionale operaia e socialista mancherebbe di portare all’assise internazionale socialista una chiara denuncia del fascismo che per Jacometti non è più una peculiarità italiana ma una vera minaccia per l’intera Europa. Secondo Jacometti ed i suoi collaboratori le istituzioni antifasciste in Italia e all’estero non sono degli strumenti efficaci per affrontare il fascismo: Nel fuoriuscitismo italiano di Parigi si parla e si disquisisce troppo ma non si agisce, mentre in Italia organizzazioni come ad esempio la Concentrazione d’azione Antifascista e la ricostituita CGIL sono troppo egemonizzate contro le quali scrivono accese critiche. All’azione diretta in Italia, a un superamento delle divisioni della diaspora socialista, a un rinnovato rapporto con il comunismo, al considerare il fascismo in termini internazionali ed europei e non più come un affare interno italiano, fa riscontro l’idea di una nuova e inedita alleanza fra proletariato e piccola borghesia, una idea che nel gruppo della rivista viene postulata dal repubblicano eretico Fernando Schiavetti. La rivista nel quadro politico socialista non trova molto spazio, soprattutto con contendenti come il fuoriuscitismo, tuttavia da un contributo non secondario e che dimostra come il gruppo della rivista sia in anticipo sui tempi ancora rimasti al “prima” del fascismo, cercando dei colpevoli e dei meritevoli; senza in realtà pensare concretamente a cosa fare per combatterlo nell’attualità, tantomeno a come reagire dopo la caduta del regime. Negli anni trenta il fascismo era una questione europea da affrontare comunitariamente, non è un caso infatti che il gruppo della rivista abbia partecipato alla guerra civile in Spagna, conseguendo le sue perdite (Libero Battistelli, caduto sul fronte e Camillo Berneri assassinato da sicari stalinisti a Barcellona) Anche lo stesso Jacometti condurrà alcune missioni della guerra civile e racconterà la tragica dipartita dei suoi amici, dichiarando: “per la Spagna e per qualche cosa che va al di là della Spagna”. In seguito a una crisi finanziaria successiva alla pubblicazione di pochi numeri il giornale inizia la sua decaduta, soprattutto per colpa di spie e infiltrati del regime. Un nome su tutti è quello di Ermanno Menapace, quello di, provocatore, spia fascista prezzolata dal regime, che per guadagnarsi la fiducia degli antifascisti fa arrestare alcuni suoi compagni della rete fascista che si estende fra Parigi e Bruxelles e conquista così la fiducia di Camillo Berneri. Grazie a questa posizione di favore, fa pubblicare successivamente su L’Iniziativa liste di presunti agenti e provocatori fascisti, cosa che getta nella confusione più acuta l’antifascismo parigino. Questo non è un caso isolato, infatti L’OVRA fascista si era ormai infiltrata nelle organizzazioni dei suoi dissidenti. Il dopoguerra Fu uno degli esponenti più in vista del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - PSIUP e nel 1946 venne eletto deputato all'Assemblea Costituente. Al congresso straordinario del Partito Socialista Italiano a Genova (27 giugno - 1º luglio 1948), che seguì alla sconfitta elettorale della coalizione social-comunista del Fronte Democratico Popolare ed al deludente risultato dei candidati del PSI, fu eletto, in quanto a capo della corrente autonomista insieme a Riccardo Lombardi, Segretario nazionale del PSI, ma conservò la carica solo per un anno. Nel 1950 divenne segretario provinciale del PSI a Novara e tornò alla Camera dei deputati nel 1953 per rimanervi fino al 1968. Si interessa dell’associazionismo, dell’organizzazione del tempo libero, dei lavoratori e della società in generale e nel 1957 fonda l’ARCI. Nel 1976 non fu completamente d'accordo con l'elezione di Bettino Craxi, ma mai la ostacolò. Morì nel 1985. Presso l'Istituto storico della resistenza Piero Fornara è conservato un fondo archivistico su di lui. Note Altri progetti Collegamenti esterni Deputati dell'Assemblea Costituente (Italia) Deputati della II legislatura della Repubblica Italiana Deputati della III legislatura della Repubblica Italiana Deputati della IV legislatura della Repubblica Italiana Politici del Partito Socialista Italiano Partigiani italiani Brigate Matteotti
Carriera Cresciuto nelle giovanili del Valencia, debuttò in prima squadra nella stagione 2001-2002, nella quale disputò due partite. L'anno seguente giocò sia in prima squadra che nella squadra B (CD Mestalla), giocando tre partite nella Liga. Passò definitivamente in prima squadra nella stagione 2003-2004, anche se ha continuato a giocare poco, non riuscendo a diventare titolare con nessuno degli allenatori che si sono susseguiti nel tempo sulla panchina della squadra spagnola. Il suo nome è salito all'attenzione dei media dopo l'ottavo di finale di UEFA Champions League 2007 fra Valencia e Inter, al termine del quale ha colpito un giocatore dell'inter, Nicolás Burdisso, con un pugno al volto, fratturandogli il setto nasale. A seguito della rissa Navarro è stato squalificato dalle coppe europee per 7 mesi dall'UEFA, che in seguito ha esteso la squalifica anche alle competizioni nazionali. Nell'estate del 2007 è stato ceduto in prestito al Mallorca, dove ha raccolto 18 presenze in campionato prevalentemente subentrando dalla panchina. L'anno seguente il Valencia ha rinnovato il prestito del giocatore alla squadra delle Baleari, dove stavolta Navarro è titolare con 29 presenze e un gol. Nella stagione 2010-11 rimane al Valencia, dove indossa anche la fascia di capitano in sostituzione dell'infortunato David Albelda. Al termine della stagione abbandona la Liga e passa agli svizzeri del Neuchâtel Xamax a titolo definitivo. L'esperienza svizzera è durata solo 6 mesi, poiché a febbraio 2012 torna in Spagna con la maglia del Levante. Il 22 dicembre 2017 annuncia il ritiro dal calcio. Palmarès Club Competizioni nazionali Valencia: 2003-2004 Competizioni internazionali Valencia: 2003-2004 Valencia: 2004 Note Altri progetti Collegamenti esterni
HD 93194 è una stella bianco-azzurra nella sequenza principale di magnitudine 4,79 situata nella costellazione della Carena. Dista 484 anni luce dal sistema solare e fa parte dell'ammasso aperto delle Pleiadi del Sud. Osservazione Si tratta di una stella situata nell'emisfero celeste australe, all'interno dell'ammasso IC 2602, soprannominato "ammasso di Theta Carinae" o "Pleiadi del Sud". La sua posizione è fortemente australe e ciò comporta che la stella sia osservabile prevalentemente dall'emisfero sud, dove si presenta circumpolare anche da gran parte delle regioni temperate; dall'emisfero nord la sua visibilità è invece limitata alle regioni temperate inferiori e alla fascia tropicale. La sua magnitudine pari a 4,8 fa sì che possa essere scorta solo con un cielo sufficientemente libero dagli effetti dell'inquinamento luminoso. Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra febbraio e giugno; nell'emisfero sud è visibile anche per buona parte dell'inverno, grazie alla declinazione australe della stella, mentre nell'emisfero nord può essere osservata limitatamente durante i mesi primaverili boreali. Caratteristiche fisiche La stella è una bianco-azzurra nella sequenza principale; possiede una magnitudine assoluta di -1,07 e la sua velocità radiale positiva indica che la stella si sta allontanando dal sistema solare. Voci correlate Stelle principali della costellazione della Carena Collegamenti esterni Stelle di classe spettrale B Stelle bianco-azzurre di sequenza principale
La chiesa di San Pasquale Baylon è un luogo di culto cattolico di Foggia. Storia L'edificio venne costruito dal 1724 al 1731 assieme al convento dei Frati minori Alcantarini. Nel XIX secolo lo stato unitario ne incamerò la proprietà, destinando il convento a usi militari. Gli Alcantarini vi fecero ritorno nel 1889. Descrizione La chiesa è barocca, con facciata caratterizzata da un portico e da un rosone policromo raffigurante San Pasquale Baylon. L'interno è a croce latina ad una navata, con cappelle laterali intercomunicanti e il catino absidale. Le ultime due cappelle laterali fungono da transetto, sui loro altari si ritrovano gli stemmi dei marchesi Freda (cappella a sinistra) e dei marchesi Filiasi (cappella a destra), entrambe famiglie foggiane che contribuirono alle spese di costruzione della chiesa. Nel pavimento della cappella a sinistra, con funzione di botola della camera funeraria sottostante, si può ancora vedere la lapide della famiglia Freda, in marmo intarsiato. Nella prima cappella a sinistra vi è una "deposizione" di scuola napoletana del XVIII secolo. Galleria d'immagini Voci correlate San Pasquale Baylon Pietro d'Alcántara Alcantarini Pasquale Baylon Pasquale Baylon Foggia
Un'astronautica militare (anche forza spaziale o armata spaziale) è una forza armata o un servizio militare di un paese, atta a condurre una guerra spaziale. Nel mondo Russia Il 7 maggio 1992, nella neonata Federazione Russa venne fondata la prima astronautica militare indipendente della storia, con il nome di Voenno-kosmičeskie sily (Forze Spaziali Militari). Il corpo raccoglieva il testimone delle unità militari sovietiche dedicate alla gestione delle attività spaziali dell'URSS. Nel 1997, a seguito di una riforma militare, l'Astronautica fu incorporata nelle Raketnye vojska strategičeskogo naznačenija (Truppe Missilistiche Strategiche). Il 1º giugno 2001, l'Astronautica Militare Russa venne ufficialmente ricostituita come sezione indipendente delle forze armate russe, assumendo il nome di Kosmičeskie vojska (Truppe Spaziali). Nel 2011, le Truppe Spaziali furono assorbite dalle Vojska vozdušno-kosmičeskoj oborony (Truppe di Difesa Aerospaziale). Infine, il 1º agosto 2015, le Truppe di Difesa Aerospaziale sono confluite nelle Vozdušno-kosmičeskie sily (Forze Aerospaziali). Queste ultime sono strutturate in tre settori: le Voenno-vozdušnye sily (Forze Aeree Militari), le Vojska protivovozdušnoj i protivoraketnoj oborony (Truppe di Difesa Antiaerea e Antimissilistica), e le Kosmičeskie vojska (Truppe Spaziali). Francia Nel 2010 la Francia ha istituito il Commandement interarmées de l'espace (CIE), un organismo interarmi che dipende dallo Stato Maggiore della Difesa ed elabora e mette in opera tutte le operazioni spaziali militari francesi. Repubblica Popolare Cinese A gennaio 2016, a seguito della riforma del 2015 dell'Esercito Popolare di Liberazione, la Cina si è dotata di una Forza di Supporto Strategico. Essa si occupa di guerra spaziale, guerra cibernetica, guerra elettronica e dello sviluppo militare cinese nel settore aerospaziale ed astronautico. Stati Uniti d'America Negli Stati Uniti d'America, a partire dal 1962, le operazioni militari nello spazio furono subito messe sotto il controllo dell'Aeronautica Militare Statunitense. Nel 1982, l'Aeronautica istituì l'Air Force Space Command, allo scopo di accentrare tutte le proprie operazioni spaziali sotto un unico organo. Sia l'Esercito Statunitense che la Marina Militare Statunitense sono dotati di unità significativamente più piccole dedicate alle operazioni di difesa nello spazio, inquadrate rispettivamente nello United States Army Space and Missile Defense Command e nella Decima Flotta. Il controllo operativo delle operazioni spaziali di tutte le Forze Armate Statunitensi è coordinato dallo United States Space Command, esistito tra il 1985 e il 2002 e rifondato il 29 agosto 2019. Il 18 giugno 2018, il Presidente Donald Trump annunciò di aver ordinato la fondazione di un'Astronautica Militare Statunitense come sesto ramo delle Forze Armate Statunitensi. A giugno dello stesso anno, Trump ordinò al National Space Council (un organo del proprio Ufficio esecutivo) di avviare le dovute procedure per la costituzione di un'Astronautica Militare. Il 20 dicembre 2019 Trump firmò il National Defense Authorization Act per l'anno fiscale 2020, appena approvato dal Congresso, rendendolo esecutivo e formalizzando la trasformazione dell'Air Force Space Command in una forza armata separata e indipendente, denominata United States Space Force. In forza della Space Policy Directive–4, firmata il 19 febbraio 2019, l'Astronautica Militare Statunitense è attualmente inquadrata all'interno del Dipartimento dell'Aeronautica (in maniera simile allo United States Marine Corps che dipende dal Dipartimento della Marina), con l'obiettivo di creare in futuro un "Dipartimento dell'Astronautica" come quarta divisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Astronautiche militari indipendenti Vozdušno-kosmičeskie sily (Forze Aerospaziali) Kosmičeskie vojska (Truppe Spaziali; indipendenti dal 1992 al 1997 e dal 2001 al 2011) United States Space Force Note Voci correlate Satellite militare Esercito Marina militare Aeronautica militare Forze aeree Diritto aerospaziale
His Last Burglary (traducibile in italiano come "Il suo ultimo furto") è un cortometraggio del 1910 diretto da David Wark Griffith. Trama Due giovani sposi in miseria, incapaci di sfamare il proprio bambino, decidono di abbandonarlo in una casa di ricchi per assicurargli un futuro migliore. Proprio in quella dimora signorile si introduce un ladro deciso a compiere "il suo ultimo furto" perché, avendo perso da poco un figlio, è convinto che si sia trattato di una punizione divina per la sua vita criminale. L'incredibile scoperta del neonato con un biglietto che spiega il perché dell'abbandono gli pare dunque la risposta alla sua giusta decisione di tornare sulla retta via e perciò lo prende e lo porta a casa propria per allevarlo come un figlio. Nel frattempo i due giovani sposi ricevono una lettera con un assegno come compenso per la vendita di un'invenzione del marito. I due si precipitano a recuperare il figlio ma, quando scoprono che il bimbo è scomparso, la donna cade in uno stato di profonda depressione e disperazione. L'ex ladro, che ora lavora come cocchiere del dottore chiamato per curare la giovane donna, apprende tutta la storia e, resosi conto di esserne la causa, restituisce immediatamente il bambino ai suoi veri genitori. Produzione Il film fu prodotto dalla Biograph Company e girato a Coytesville (Fort Lee), nel New Jersey, la capitale del cinema dell'epoca di fronte a Manhattan, al di là dell'Hudson. Distribuzione Distribuito dalla Biograph Company, il film - un cortometraggio in una bobina - uscì nelle sale cinematografiche statunitensi il 21 febbraio 1910. Voci correlate Filmografia di David Wark Griffith Filmografia di George Nichols Filmografia della Biograph Company Collegamenti esterni Cortometraggi drammatici Film diretti da David Wark Griffith
Il Piper PA-60 Aerostar, originariamente Ted Smith Aerostar, è un aereo bimotore executive leggero ad elica statunitense progettato da Ted R. Smith. Fu originariamente costruito dalla Ted Smith Aircraft Company che dopo il 1987 divenne parte della Piper Aircraft Corporation. Storia del progetto Il primo volo dell'Aerostar 600 fu effettuato nel novembre del 1966 ad opera di Ted Smith. Quando i diritti per l'aeroplano furono acquistati dall'American Cement Company nel 1968, gli Aerostar furono costruiti in California a Van Nuys. L'acquisizione non fu un successo e, nel 1969, la ditta fu venduta alla Butler Aviation, detentore della Mooney Airplane Company. La nuova compagnia fu nominata Aerostar Aircraft Corporation ed era finalizzata alla produzione di Aerostar in un impianto presso Kerryville. Nel 1972 Ted Smith acquistò tutti i diritti sull'aeroplano in modo da poter continuare a costruirne esemplari, oltre ad introdurre l'Aerostar 601P. Il 601P possedeva motori sovralimentati ad alto rapporto, in modo da fornire energia ad un sistema di pressurizzazione della cabina. Un'altra variante era l'Aerostar 700 Superstar, più lungo. Nel 1976 il nome della compagnia fu cambiato in Ted Smith Aerostar Corporation. Questa, nel 1978, fu acquistata dalla Piper Aircraft Corporation, che costruì tre varianti partendo dal progetto dell'Aerostar (600A, 601B e 600P) e reintrodusse il 601P ed il 602P (conosciuto anche come Sequoya). Dopo varie interruzioni della produzione dei modelli non pressurizzati, la Piper spostò la produzione a Vero Beach. L'ultimo Aerostar fu prodotto nel 1984. Tecnica L'Aerostar 600 era un velivolo ad ala media a sbalzo, equipaggiato con due motori a pistoni Lycoming montati entrambi sui bordi d'attacco delle semiali e dotato di un carrello d'atterraggio triciclo. Possedeva inoltre lussuosi comfort per sei persone. Varianti 600 Modello iniziale di produzione con 2 motori Lycoming IO-540-K a 290 cavalli, 282 esemplari costruiti dalla stessa compagnia con quattro nomi diversi. 600A Modello 600 con modifiche minori. 600E Designazione del 600 usata per gli aerei venduti in Europa. 601 (poi PA-61) Modello 600 con motori sovralimentati, 117 esemplari. 601B (poi PA-61) Modello 601 con larghezza alare aumentata, 44 esemplari. 601P (poi PA-61P) Versione pressurizzata del 601 con un maggior peso lordo, 492 costruiti. 602P (poi PA-60) Versione di sviluppo della Piper del 601P con i motori Lycoming TIO-540-AA1A5 a 290 cavalli, 124 costruiti, nominati originariamente Sequoya. 620 Aerostar pressurizzato con motori TIO-540 a 310 cavalli, un solo esemplare. 700 Superstar Prototipo con fusoliera allungata e due motori IO-540M. 700P 602P con motori Lycoming TIO-540-U2A controrotanti, 26 costruiti, designato anche come PA-60. 800 601P con fusoliera allungata, coda ingrandita e due motori Lycoming da 400 cavalli, un solo esemplare. Note Bibliografia Altri progetti Aerei civili statunitensi
Biografia Ufficiale di carriera dell'Esercito Italiano. Dopo l'accademia militare di Modena è stato tenente e capitano dell'8º Reggimento bersaglieri. Ha comandato da tenente colonnello il 1º Battaglione Bersaglieri “La Marmora”. Poi è stato ufficiale di Stato Maggiore, ricoprendo diversi incarichi, in ultimo quello di Capo ufficio addestramento (1993 - 1997). Promosso generale di brigata ha comandato la Brigata bersaglieri "Garibaldi", guidando operazioni all'estero con la Brigata Multinazionale Ovest, nel 1997 in Bosnia, e nel 1999 nella missione KFOR in Macedonia e in Kosovo. Promosso Generale di divisione, ha ricoperto la carica di comandante della Scuola di Applicazione. Da Generale di corpo d'armata ha comandato dal febbraio 2004 al settembre 2007 il Corpo d’Armata di Reazione Rapida italiano della NATO, ed è stato Comandante delle forze NATO in Afghanistan nell'ambito dell'operazione ISAF dal 2005 al 2006. Il 5 settembre 2007 è stato nominato al vertice del Comando operativo di vertice interforze. Nel marzo 2008 si candida alle politiche nelle file del Partito Democratico, ed è eletto il 13 aprile senatore nella circoscrizione del Lazio. Diviene componente della commissione Difesa e della delegazione OSCE. Resta senatore fino al marzo 2013. Ha sposato in seconde nozze la giornalista di moda Anna Repellini. Onorificenze Onorificenze italiane Onorificenze straniere Note Collegamenti esterni Ufficiali generali della NATO Persone legate ai bersaglieri Commendatori dell'Ordine militare d'Italia Cavalieri dell'Ordine militare d'Italia Grandi Ufficiali OMRI Senatori della XVI legislatura della Repubblica Italiana Politici del Partito Democratico (Italia) Decorati di Medaglia mauriziana Croci d'oro per anzianità di servizio Cavalieri di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavalieri dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio Cavalieri dell'Ordine di San Giacomo della Spada Cavalieri di Gran Croce al merito militare (Spagna) Decorati con la Médaille militaire
Il Carboj è un fiume della lunghezza di 30 km che nasce dai Monti Sicani, in Sicilia, e scorre interamente in provincia di Agrigento. Il suo bacino idrografico è di circa 208 km² (27° in Sicilia per dimensioni) e ricade per la maggior parte nella provincia di Agrigento ed una piccola parte nella provincia di Palermo. Parte alta Il fiume, nella parte alta del suo percorso è denominato torrente Rincione e passa accanto al paese di Sambuca di Sicilia. I suoi affluenti principali sono T.Rincione, il Vallone Cava ed il Vallone Carricagiachi. Dopo aver ricevuto le acque dei suoi affluenti il fiume diventa un immissaro del bacino artificiale Lago Arancio che fu costruito nel periodo 1949-1952. Il fiume Carboj riempiendo l'invaso con le sue acque, per sei mesi l'anno, sommerge il fortino di Mazzallakkar, residuo della dominazione araba. Parte bassa Una volta lasciato il lago, di cui è l'unico emissario, il Carboj scorre attraverso le strette gole della Tardara, a pareti sub-verticali caratterizzate da larghezze alla base molto piccole. A valle delle gole si apre la valle del Carboj ed il fiume prosegue verso il mare passando a pochi chilometri a sud di Menfi. Il fiume termina la sua corsa sfociando nel mar Mediterraneo in località Contrada Maragani tra Sciacca e Menfi. Fiumi del libero consorzio comunale di Agrigento Fiumi tributari del mar Mediterraneo
Film Bunker – film tv del 1981 diretto da George Schaefer Il bunker (The Blockhouse) – film del 1973 diretto da Clive Rees The Bunker – film del 2001 diretto da Rob Green Geografia Bunker – comune statunitense del Missouri Bunker Hill – distretto storico della Downtown di Los Angeles Bunker Hill – centro abitato degli Stati Uniti d'America, nella contea di Macoupin nell'Illinois Bunker Hill Village – centro abitato degli Stati Uniti d'America, nella contea di Harris nel Texas Persone Chang ed Eng Bunker – celebri gemelli siamesi vissuti nel XIX secolo Clive Bunker (1946) – batterista britannico Dennis Miller Bunker (1861-1890) – pittore statunitense Edward Bunker (1933-2005) – scrittore, sceneggiatore ed attore statunitense Ellsworth Bunker (1894-1984) – diplomatico statunitense, ambasciatore in Italia nel 1952-53 Frank Bunker Gilbreth (1868-1924) – ingegnere statunitense, fondatore del taylorismo Lawrence Benjamin "Larry" Bunker (1928-2005) – batterista, percussionista e vibrafonista statunitense di jazz Max Bunker, nome d'arte di Luciano Secchi (1939) – fumettista, scrittore, editore e giornalista italiano Personaggi immaginari Archie Bunker – personaggio di fantasia della sitcom statunitense Arcibaldo degli anni settanta Bunker – personaggio della DC Comics e membro dei Teen Titans Altro bunker – fortificazione militare difensiva bunker – banco di sabbia di piccole dimensioni che costituisce un ostacolo nei campi da golf bunker oil – combustibile per motori marittimi Búnker – fazione dell'estrema destra spagnola attiva nel periodo di transizione verso la democrazia, dopo la morte di Franco Bunker – Termine mediatico per definire un'area nascosta o mimetizzata in un appartamento o in aree di campagna, usata da alcuni esponenti di organizzazioni criminali di stampo mafioso durante il loro periodo di latitanza, quali la 'ndrangheta e la Camorra. Altri progetti
Le qualificazioni del singolare maschile dell'Abierto Mexicano Telcel 2021 sono state un torneo di tennis preliminare per accedere alla fase finale della manifestazione. I vincitori dell'ultimo turno sono entrati di diritto nel tabellone principale. In caso di ritiro di uno o più giocatori aventi diritto a questi sono subentrati i lucky loser, ossia i giocatori che hanno perso nell'ultimo turno ma che avevano una classifica più alta rispetto agli altri partecipanti che avevano comunque perso nel turno finale Teste di serie Salvatore Caruso (spostato al tabellone principale) João Sousa (secondo turno) Lorenzo Musetti (qualificato) Denis Kudla (ultimo turno, Lucky loser) Thiago Seyboth Wild (secondo turno) Damir Džumhur (secondo turno) Cedrik-Marcel Stebe (secondo turno) Henri Laaksonen (primo turno) Qualificati Brandon Nakashima Stefan Kozlov Lorenzo Musetti Tallon Griekspoor Tabellone Sezione 1 Sezione 2 Sezione 3 Sezione 4 Collegamenti esterni Abierto Mexicano Telcel 2021
Nilsson Schmilsson è il settimo album in studio di Harry Nilsson, uscito nel 1971 per la RCA Records. Il singolo Without You si è aggiudicato, nel 1973, il Grammy Award alla miglior interpretazione vocale maschile. Storia Rispetto ai lavori precedenti, il cantautore americano si affida ad un ensemble omogeneo e vasto, realizzando l'opera più ritmata e sofisticata della sua carriera. L'album fonde il rock n' roll tradizionale con venature R&B e hard. Accoglienza La rivista Rolling Stone inserisce il disco tra i 500 Migliori Album di sempre, alla posizione numero 281. Pitchfork lo annovera tra i migliori lavori degli anni Settanta. Su Allmusic.it, il critico Stephen Thomas Erlewine ritiene che Nilsson Schmilsson sia un'opera snella e ben elaborata, tra i migliori esempi di pop rock maturo. Tracce Formazione Harry Nilsson – voce, pianoforte, armonica Jim Gordon – batteria Klaus Voormann – basso elettrico, chitarra acustica, chitarra elettrica Chris Spedding – chitarra acustica Herbie Flowers – basso elettrico John Uribe – chitarra acustica Gary Wright – pianoforte (tracce 6-8) Note Collegamenti esterni
La Coppa Europa di sci alpino 1980 fu la 9ª edizione della manifestazione organizzata dalla Federazione Internazionale Sci. In campo maschile l'italiano Siegfried Kerschbaumer si aggiudicò la classifica generale; l'austriaco Dieter Amann vinse quella di discesa libera, l'italiano Tiziano Bieller quella di slalom gigante e lo svedese Bengt Fjällberg quella di slalom speciale. Il norvegese Jarle Halsnes era il detentore uscente della Coppa generale. In campo femminile l'austriaca Erika Gfrerer si aggiudicò sia la classifica generale, sia quelle di discesa libera e di slalom gigante; la cecoslovacca Olga Charvátová vinse quella di slalom speciale. La norvegese Bente Dahlum era la detentrice uscente della Coppa generale. Uomini Risultati Classifiche Generale Discesa libera Slalom gigante Slalom speciale Donne Risultati Classifiche Generale Discesa libera Slalom gigante Slalom speciale Voci correlate Coppa del Mondo di sci alpino 1980 Nor-Am Cup 1980 Collegamenti esterni . Sci nel 1980 1980
In Italia è famoso soprattutto per l'interpretazione di Buzz Cooper nella celebre soap opera Sentieri (Guiding Light), doppiato da Giorgio Melazzi. Prima di "Sentieri", Deas, che ha debuttato nella soap opera Ryan's Hope nel ruolo del dottor Bucky Carter, ha pure lavorato in Santa Barbara, interpretando il procuratore distrettuale Keith Timmons e, in precedenza, in Così gira il mondo, nei panni dell'avvocato Tom Hughes. La sua partner nella soap "Così gira il mondo", l'attrice Margaret Colin (interprete di Margo Hughes), diventa sua moglie dopo aver intrecciato una relazione mentre giravano la serie, per la gioia del pubblico televisivo americano, di cui diventano in breve tempo i beniamini. La coppia ha due figli: Samuel e Joseph. Deas ha un'altra figlia avuta da una relazione precedente. L'attore, noto pure per una vera e propria idiosincrasia nei confronti dei giornalisti, ha vinto il prestigioso premio Daytime Emmy Award come miglior performer maschile per la bellezza di sei volte, unico in assoluto ad averlo conseguito per ogni ruolo da lui interpretato, e più precisamente: 3 volte per Sentieri, 2 per Santa Barbara ed una per Così gira il mondo. Oltre alle soap, Justin è un apprezzato attore di teatro e in diverse occasioni ha avuto ruoli in vari telefilm e serie TV americane. Voci correlate Un salto nel buio Sentieri I Ryan Santa Barbara (soap opera) Così gira il mondo Buzz Cooper Doppiatori italiani Massimo Lodolo in Un salto nel buio Giorgio Melazzi in Sentieri Collegamenti esterni Attori televisivi statunitensi
Lo Hindustan Times è un quotidiano indiano in lingua inglese fondato nel 1924. Diffusione È il terzo quotidiano indiano per tiratura (dati dell'Audit Bureau of Circulations 2008) e (dati dell'Indian Readership Survey) il secondo giornale indiano in lingua inglese, dopo The Times of India. È diffuso soprattutto nell'Indostan con edizioni locali a Nuova Delhi, Bombay, Calcutta, Lucknow, Patna, Ranchi, Bhopal e Chandigarh. Proprietà Lo Hindustan Times è pubblicato dalla HT Media Ltd, controllata al 69% dalla famiglia Birla. Presidente della casa editrice è Shobhana Bhartia, senatrice al Rajya Sabha per il Partito del Congresso e figlia del magnate Krishna Kumar Birla e nipote di Ghanshyam Das Birla. Altre testate del gruppo sono il giornale finanziario in inglese Mint, il quotidiano in hindi Hindustan Dainik, il mensile per bambini Nandan e il mensile culturale Kadambani. Il gruppo controlla anche un'emittente radiofonica, Fever 104.0 FM, e organizza un convegno annuale sul lusso. Storia Lo Hindustan Times fu fondato nel 1924 da Sunder Singh Lyallpuri, fondatore del partito sikh Shiromani Akali Dal nel Punjab Nel 1933 il giornale fu rilevato integralmente dall'industriale Ghanshyam Das Birla, vicino al movimento indipendentista, che pagò il prezzo in contanti. Il quotidiano continua ad appartenere alla famiglia. Note Voci correlate The Times of India The Hindu Altri progetti Collegamenti esterni Periodici indiani in lingua inglese Quotidiani indiani
Il ratchasimasauro (Ratchasimasaurus suranareae ) era un dinosauro erbivoro appartenente agli iguanodonti. Visse nel Cretaceo inferiore (Aptiano, circa 120 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Thailandia. Classificazione Questo dinosauro è noto esclusivamente per una mandibola, descritta per la prima volta nel 2011 e proveniente dalla formazione Khok Kruat nella provincia di Nakhon Ratchasima. Secondo lo studio (Shibata et al., 2011) il fossile presenta una caratteristica unica (autapomorfia) rispetto ad altri animali simili: il ramo dell'osso dentale era piatto e notevolmente allungato. Ratchasimasaurus, inoltre, presenta una combinazione di caratteristiche basali (primitive) e derivate (evolute) rispetto agli altri iguanodonti. Non è quindi chiaro se questo animale fosse un iguanodonte derivato o arcaico. Dalla stessa formazione provengono i resti di un altro iguanodonte, Siamodon, descritto anch'esso nel 2011. Bibliografia Masateru Shibata, Pratueng Jintasakul, and Yoichi Azuma (2011). "A New Iguanodontian Dinosaur from the Lower Cretaceous Khok Kruat Formation, Nakhon Ratchasima in Northeastern Thailand". Acta Geologica Sinica - English Edition 85 (5): 969–976. doi:10.1111/j.1755-6724.2011.00230.x. Altri progetti Collegamenti esterni Ornitopodi
Biografia Figlio di Gerardo di Ugo, noto anche con il soprannome di Gaetano (da cui il patronimico di Ranieri e dei suoi fratelli, e il cognome dei discendenti), e di una certa Druda, di cui si ignora la famiglia, nacque a Pisa fra il 1130 e il 1140. Gerardo e i figli, fra cui Ranieri, sono dunque alcuni fra i capostipiti della famiglia pisana dei Gaetani o Caetani, o Cajetani, una famiglia probabilmente originaria di Gaeta. Ranieri ebbe quattro fratelli: Cercone, Pellegrino, Marzucco, console nel 1153, e Galgano, canonico della cattedrale pisana fra il 1171 e il 1195. La maggior parte delle sue attestazioni sono offerte dalla cronaca di Bernardo Maragone, suo collega ed amico, importante cronista pisano. Il primo testo in cui Ranieri Gaetani viene citato è in un atto del 1160, quando i consoli di Pisa ordinarono agli abitanti di Vicopisano di sottomettersi alla loro autorità, Ranieri fece parte di una commissione incaricata di far pronunciare alle autorità del luogo i relativi giuramenti. Nel 1161 presso Casciana Terme, fu testimone alla sentenza di due consoli pisani su una controversia fra l'abate di Santa Maria di Morrona e i consoli del luogo. Nel 1162, Ranieri Gaetani fu mandato a Torino come membro di un'ambasciata pisana, inviata a Federico Barbarossa per discutere riguardo alla guerra navale condotta fra il giugno e il luglio contro i genovesi, dovendola giustificare all'autorità imperiale. Ranieri rimase accanto al Barbarossa anche al termine dell'incarico, accompagnandolo da Torino a Saint-Jean-de-Losne, dove l'imperatore s'incontrò con il re di Francia Luigi VII, con l'obiettivo di convincerlo a riconoscere l'antipapa Vittore IV come papa legittimo al posto di Alessandro III. Lo scopo non fu conseguito, ma sia re che imperatore si intrattennero e dimostrarono amicizia con gli ambasciatori pisani. Nel 1164 fu eletto per la prima volta console. A capo di un'ulteriore commissione di ambasciatori presso l'imperatore, invitò l'imperatore a visitare Pisa, ma Federico non si presentò di persona, inviando invece un arcivescovo, che, giunto in città, convocò poco tempo dopo a San Genesio (presso l'attuale cittadina di San Miniato) una dieta. Ranieri vi rappresentò il Comune di Pisa. Il cancelliere imperiale gli assegnò un funzionario, che venisse accompagnato in ispezione attraverso il contado per stabilire l'effettivo dominio del Comune di Pisa sui luoghi attribuiti dal diploma federiciano del 1162. La missione fu compiuta da Ranieri e da un altro console assieme a due giuristi, uno dei quali era lo stesso Bernardo Maragone, che lasciò un'entusiastica descrizione dell'episodio nella sua cronaca. La cronaca maragoniana del 1167 parla nuovamente di Ranieri: Federico Barbarossa, durante l'attacco estivo portato alla città di Roma, si trovò in difficoltà a guadare il Tevere, data la resistenza dei romani. L'imperatore chiese l'intervento di Pisa, che inviò a Roma otto galee al comando di due consoli, assistiti da Ranieri e da suo fratello Marzucco. L'aiuto si rivelò efficace e le otto galee rientrarono a Pisa. Federico era padrone di Roma, dove si fece incoronare imperatore per la seconda volta dall'antipapa Pasquale, ma dovette subito dopo ritirarsi in Germania a causa di un'epidemia, trasformando la vittoria in sconfitta. Dopo il fallimento della spedizione imperiale del 1167 il nome di Ranieri Gaetani, comprensibilmente, resta a lungo assente nella cronaca. Si ritirò presumibilmente per un lungo periodo dalla vita pubblica, finché non comparve a fare da testimone nel 1174 ad un atto del visdomino dell'arcivescovato e come membro di una commissione che, nel 1178, a Savona, firmò a nome del Comune di Pisa un trattato d'amicizia con il Comune d'Albenga. Un documento genovese del febbraio 1188, contenente un elenco dei cittadini che giurarono di restare fedeli alla tregua fra Genova e Pisa stabilita da papa Clemente III, testimonia il ritorno di Ranieri alla politica. Insieme con un giudice, fu inviato nel 1191 presso l'imperatore bizantino Isacco II Angelo, il quale, nel 1192, concesse ai due ambasciatori una crisobolla, nella quale erano riportati per intero le nuove elargizioni accordate nonché i precedenti diritti e privilegi. Subito dopo il suo rientro dal lungo viaggio fu elevato al terzo mandato consolare, che fu di durata insolitamente lunga (coi suoi otto colleghi, sono attestati in ufficio ancora il 2 febbraio 1194). Subito dopo, un "Rainerius de Gaitano" fu eletto podestà di Firenze nel 1195: la sua identità con il Ranieri in questione non è tuttavia assolutamente certa. Al termine dell'incarico tornò a Pisa: nel 1198 lo troviamo fra i senatori. Questa è l'ultima attestazione di Ranieri, riportato come defunto in un atto del 4 gennaio 1207. Morì dunque fra i 66 e 77 anni di età. Bibliografia Archivio di Stato di Pisa Bernardo Maragone, Annales Pisani (XII secolo) a cura di M. Lupo Gentile. Voci correlate Gaetani di Pisa Repubblica di Pisa Collegamenti esterni Gaetani di Pisa Repubblica di Pisa
Fedula è l'unica frazione di San Lorenzo del Vallo in provincia di Cosenza. Geografia fisica Si trova a 134 m sul livello del mare. L'unico fiume che attraversa la frazione è il fiume Esaro. I centri limitrofi alla frazione sono: Castrovillari, Roggiano Gravina, Altomonte, Spezzano Albanese, Tarsia. Dista circa 11 km dal capoluogo comunale di San Lorenzo del Vallo. L'ubicazione geografica la pone vicinissima alle vie di comunicazione principali quali l'autostrada del Mediterraneo Salerno-Reggio Calabria e la tratta ferroviaria Jonica: Sibari-Cosenza-Paola. Storia Risale probabilmente ai tempi delle invasioni saracene del X secolo il Castello Jentilino, di cui oggi rimane solo una torre. Il piccolo territorio, nato inizialmente come contrada del comune di San Lorenzo del Vallo, nell'anno 2006 è stato trasformato in frazione al fine di dare a Fedula il prosindaco di frazione previsto dal DPR 223/89. Cultura Istruzione Nel territorio sono presenti una scuola dell'infanzia e una scuola primaria facenti parte dell'Istituto comprensivo statale di Terranova da Sibari. Geografia antropica Il territorio di Fedula è suddiviso nelle seguenti contrade: Comunella Concio Longo Laccata Malerose Patriarca Peschiera Piano del Lago Santa Croce Terzo di Firmo Valle del Gelso Valle di Paola Economia L'economia della frazione si basa principalmente sull'agricoltura. Numerose sono le aziende presenti sul territorio che si occupano della produzione di pesche. Infatti il territorio si trova affacciato sulla Piana di Sibari ricca di pescheti oltre ad agrumi vari e a vigneti e oliveti che impiegano la maggior parte dei lavoratori della zona. La contrada Peschiera fu rinomata per la lavorazione della liquirizia da parte dell'Opificio Longo. Amministrazione È presente dal 2006 una delegazione municipale con il prosindaco di frazione che rilascia alcuni certificati prima rilasciati solo dal comune. Galleria d'immagini Note Collegamenti esterni Frazioni di San Lorenzo del Vallo
LOneg Shabbat (עונג שבת) termine in ebraico israeliano moderno (o Oyneg Shabbos in aschenazita o ashkenazita), è il nome in codice di un archivio segreto creato nel 1940 nel ghetto di Varsavia da un gruppo di più di sessanta (60) persone che comprendeva storici, scrittori, giornalisti, rabbini e assistenti sociali guidati dallo storico ebreo Emanuel Ringelblum, per cui l'archivio è conosciuto anche come "archivio Ringelblum". La considerevole collezione di documenti e testimonianze raccolte nel ghetto durante tutto il periodo della seconda guerra mondiale da decine di volontari di tutte le età, includevano saggi, diari, lettere, monografie, giornali, disegni, poster murali e altri materiali e riguardavano non solo la cronaca dettagliata delle disumane condizioni di vita nel ghetto e la lotta per la sopravvivenza degli ebrei durante l'occupazione nazista, ma anche l'individuazione dell'imminente loro sterminio, prima nel 1941 con le notizie di stragi e massacri «nei territori orientali occupati dall'Unione Sovietica» come il massacro di Ponary, e quindi notizie e testimonianze sullo sterminio sistematico degli ebrei in atto nei campi di sterminio di Chełmno, Bełżec, Sobibór e Treblinka. La ricerca, fu considerata della massima segretezza, infatti tutti gli altri abitanti del ghetto non conoscevano l'esistenza del lavoro condotto dal gruppo appartenente all' Oneg Shabbat. I lavori di raccolta iniziarono nel settembre 1939 e terminarono nel gennaio 1943. La parte fino a oggi recuperata dell'archivio consta di circa 6.000 documenti (per un totale di circa 35.000 pagine), è conservata a Varsavia presso il Jewish Historical Institute.. Nel 1999, gli archivi Ringelblum sono stati inseriti nel Registro della Memoria del Mondo dell'UNESCO. Il nome Il nome Oneg Shabbat significa letteralmente gioia del sabato in ebraico e di solito si riferisce a un raduno celebrativo tenuto dopo i servizi del sabato, spesso con cibo, canto, studio, discussione e socializzazione. Questo nome è stato scelto perché il gruppo dei responsabili addetti all'archivio per le loro riunioni segrete si riunivano di sabato. Storia I membri di Oneg Shabbat inizialmente raccolsero il materiale con l'intenzione di scrivere un libro dopo la guerra sugli orrori a cui avevano assistito. Il ghetto di Varsavia fu sigillato il 16 novembre 1940. Con l'aumentare del ritmo delle deportazioni divenne chiaro che la destinazione era il campo di sterminio di Treblinka e che pochi ebrei sarebbero sopravvissuti a Varsavia, Ringelblum fece conservare gli archivi in tre lattine di latte e dieci scatole metalliche, che furono poi interrate in tre luoghi diversi del ghetto. Due dei contenitori, contenenti migliaia di documenti, furono portati alla luce il 18 settembre 1946 e altre dieci scatole il 1º dicembre 1950. Si dice che il terzo nascondiglio sia sepolto sotto quella che oggi è l'ambasciata cinese a Varsavia ma una ricerca nel 2005 non è riuscita a individuare il materiale d'archivio mancante. Il 19 gennaio 1942, un detenuto evaso dal campo di sterminio di Chełmno, Jacob Grojanowski, raggiunse il ghetto di Varsavia, dove fornì informazioni dettagliate sul campo al gruppo Oneg Shabbat. Il suo rapporto, che divenne noto come Grojanowski Report, fu portato di nascosto fuori dal ghetto attraverso i canali della metropolitana polacca, raggiunse Londra e fu pubblicato entro giugno. Dopo questo avvenimento e dopo che altre notizie giunsero a Varsavia e nel ghetto, sullo sterminio sistematico degli ebrei, il gruppo che dedicava il suo tempo quasi esclusivamente a fatti e situazioni che riguardavano il loro ghetto, «[...] subì un riorientamento [..] iniziando a documentare la distruzione delle comunità ebraiche e a trasmettere queste informazioni al pubblico. Nel 1942, attraverso organizzazioni polacche ed ebraiche i rapporti sull'Olocausto dell' Oneg Shabbat, giunsero in Occidente. [...] Il gruppo si preoccupò di far sì che il materiale raccolto mostrasse un quadro completo e oggettivo della realtà, con tutti i fatti e i dettagli possibili [...] Sia i documenti originali che le copie con le loro descrizioni dettagliate furono riposti nelle collezioni» del loro archivio. Nell’estate 1942 la prima parte dell’archivio viene seppellita, circa un anno dopo, nel 1943 toccherà invece alle altre due parti, e precisamente la seconda a febbraio e la terza e ultima il 18 aprile dello stesso anno. , ovvero appena il giorno prima dello scoppio della rivolta del ghetto. Tutti tranne tre membri degli Oneg Shabbat furono assassinati nei genocidi. Emanuel Ringelblum fuggì dal ghetto, ma continuò a tornare a lavorare sugli archivi. Nel 1944, Ringelblum e la sua famiglia furono scoperti e giustiziati insieme a coloro che li nascondevano. Dopo la guerra, Rachel Auerbach, uno dei tre membri sopravvissuti di Oneg Shabbat, iniziò la ricerca e lo scavo delle cronache sepolte. Il faticoso ritrovamento di parte dell'archivio nel dopoguerra e il restauro dei documenti ammuffiti La prima parte dell'archivio di carte fu ritrovato grazie «alla collaborazione e alla tenacia» di una dei tre soli sopravvissuti tra le centinaia di collaboratori uccisi, ovvero Rachel Auerbach. «Fu lei che nel 1946 recatasi a Varsavia, chiese ai sopravvissuti, infreddoliti e affamati, rifugiati della città ormai distrutta, di compiere un estremo sforzo per dissotterrare le memorie nascoste sotto le rovine». «Alcuni contenitori furono saldati; altri si deteriorarono rovinando irreparabilmente i documenti in essi contenuti, altri scritti, danneggiati dall’umidità, furono recuperati grazie a un minuzioso lavoro di pulizia.» Molti documenti infatti erano danneggaiati o compromessi da una muffa verdastra. Dopo una ricerca meticolosa condotta in un ghetto distrutto dai nazisti e con centinaia di tonnellate di rovine e detriti, nel settembre del 1946, la prima parte dell'archivio, composto da tre sotterramenti, venne ritrovato. Per prima sarà rinvenuta una scatola metallica e quindi le altre 9 scatole per un totale di 10 contenitori del primo sotterramento, la scoperta è fatta con scavi presso a quello che era il numero 68 di via Nowolipki del ghetto di Varsavia. Quattro anni dopo nel 1950 sarà ritrovata per caso allo stesso indirizzo una coppia di bidoni per il latte in cui erano stati messi diversi altri documenti, questa era da considerarsi la seconda parte dell’archivio. Mancava all'appello e manca a tutt’oggi la terza parte dell’archivio che venne interrata la notte prima dello scoppio della rivolta del ghetto. Eredità e Memoria Nel 1960, gli studenti del rabbino Kalonymus Kalman Shapira, il Rebbe di Piaseczno, pubblicarono gli Aish Kodesh, delle derashos (sermoni) sulla parsha che il rebbe aveva consegnato tra il settembre 1939 e il luglio 1942 nel ghetto di Varsavia e che furono scoperti con l'Archivio Ringelblum. Un catalogo dell'Archivio Ringelblum è stato pubblicato in forma di libro nel 2009 dallo United States Holocaust Memorial Museum e dal Jewish Historical Institute di Varsavia; e l'intero archivio è a disposizione dei ricercatori anche in formato digitale presso entrambe le istituzioni. Il Jewish Historical Institute ha pubblicato una serie di libri di 38 volumi (fino a dicembre 2022) che riassumono le diverse parti dell'archivio e che troviamo qui i cui temi sono i seguenti: Lettere sull'Olocausto Bambini - Insegnamento segreto nel ghetto di Varsavia Rapporti dalle Terre di Confine Vita e opere di Gela Seksztajn Il Ghetto di Varsavia Amministrazioni pubbliche Eredità Territori incorporati nel Reich: Distretto del Reich Danzica-Prussia occidentale, regione di Ciechanów, Alta Slesia Territori incorporati nel Reich: Wartheland Il destino degli ebrei di Łódź (1939-1942) Persone e opere "Oneg Shabbat" Consiglio ebraico a Varsavia 1939-1943 L'ultima fase del reinsediamento è la morte: Pomiechówek, Chelmno sul Ner, Treblinka Collezione Hersz Wasser Settembre 1939. Lettere di Kalisz.Lettere di Płock Warsaw Ghetto Press: Il Bund e Cukunft Warsaw Ghetto Press: Poalej Zion sinistra e Poalej Zion destra Warsaw Ghetto Press: Hashomer Hatzair Warsaw Ghetto Press: Hechaluc Dror e Gordonia Warsaw Ghetto Press: Gruppi di destra Warsaw Ghetto Press: La sinistra radicale non sionista Warsaw Ghetto Press: Notizie dall'ascolto della radio Diari dal ghetto di Varsavia Campi di lavoro forzato Scritti di Rabbi Kalonymus Shapiro Opere letterarie dal ghetto di Varsavia Auto-aiuto sociale ebraico a Varsavia (1939-1943) Zvi Prylutsky. Memorie (1905-1939) Scritti dal ghetto di Emanuel Ringelblum Gli scritti di Emanuel Ringelblum dal bunker (considerato dal JHI come 29a) Scritti di Chaskiel Wilczyński Scritti di Perec Opocziński Scritti di Rabbi Shimon Huberband Ghetto di Varsavia cz I a Ghetto di Varsavia cz I b (catalogato anche come cz II e che formano un tutt’uno con il primo volume cz I ) Ghetto di Varsavia cz II Emanuel Ringelblum, Ebrei a Varsavia. Parte seconda: 1527-1795 Sermoni di Rabbi Kalonymus Shapiro ̈Venne inoltre preparata una ulteriore pubblicazione, ovvero una dettagliata guida (in inglese) al catalogo dell'Archivio Ringelblum. A luglio 2007, lo storico statunitense Samuel Kassow ha pubblicato in inglese per l'Indiana University Press il libroː Who Will Write Our History? Emanuel Ringelblum and the Oyneg Shabes Archive che elenca tutti i resoconti degli archivi Oneg Shabbat fino al 2007 recuperati. Nel 2009 il saggio fu tradotto in italiano da Arnoldo Mondadori Editore con il titolo Chi scriverà la nostra storia? - L'archivio ritrovato del ghetto di Varsavia Nel 2018 viene girato un film documentario per la regia della statunitense Roberta Grossman che riprende prima il senso delle parole di David Graber e poi il titolo del saggio di Samuel Kassow e che titoleràː Who will write our history di 90", doppiato in italiano nel 2019. Note Bibliografia Filmografia Chi scriverà la nostra storia (Who will write our history (2018)), regia di Roberta Grossman, 95", (2019) Voci correlate Emanuel Ringelblum Ghetto di Varsavia Grojanowski Report Collegamenti esterni Documenti storici sull'Olocausto
Carriera Club Formatosi nel Tolone, esordì in prima squadra con il club nella Division 2 1965-1966, ottenendo il quinto posto finale. La stagione seguente la terminò al settimo posto a cui seguì un quinto nella Division 2 1967-1968, identico risultato della sua ultima stagione, la 1968-1969, con i gialloblu. Nella stagione 1969-1970 passa all'Étoile sportive La Ciotat, in terza serie, con cui ottenne la promozione in cadetteria. Tra il 1970 ed il 1974 si trasferì nella Polinesia francese, ove giocò nel campionato locale. Nel 1974 torna a giocare nella cadetteria francese con il Mantes, retrocedendo al termine della stagione in terza serie. Nella stagione 1980-1981 milita nel Poissy, in terza serie, ottenendo il sesto posto finale del gruppo nord. Carrara chiude la carriera nel Marly-le-Roy. Nazionale Durante il suo soggiorno nella Polinesia francese si unì alla nazionale tahitiana, partecipando alla Coppa delle nazioni oceaniane 1973 ed ottenendo il secondo posto finale. Note Collegamenti esterni Calciatori tahitiani Calciatori della Nazionale tahitiana
L'Associazione consumatori e utenti (ACU) è un'associazione di consumatori indipendente e senza scopo di lucro, diffusa in tutta Italia con oltre 100.000 soci. È stata fondata nel 1984 a Roma con atto pubblico, sotto il nome di AGRISALUS. Si pone come obiettivo la tutela di diritti dei cittadini e dei consumatori. La sede nazionale è a Milano e il presidente nazionale è Gianni Cavinato. Vi sono anche delle sedi nelle 17 principali regioni italiane. Presente in tutte le consulte regionali (ove la legge regionale esiste) e in numerosi consigli delle camere di commercio, l'Associazione rappresenta consumatori e utenti in tutte le sedi istituzionali di tutti i settori di interesse consumeristico. ACU è attiva nel settore dei prodotti di largo consumo e nei settori di servizi telefonici e telematici, servizi a rete (trasporti, acqua, energia, ecc.), commercio elettronico e pubblicità ingannevole; nel settore assicurativo, bancario e finanziario. Dal 2004 l'ACU è impegnata nelle conciliazioni con l'ANIA, Banca Intesa e Capitalia. Socio di Banca popolare Etica e socio fondatore di Fairtrade-TransFair Italia, ACU sostiene e promuove il consumo etico e responsabile. ACU è socio fondatore di Agroqualità e Certicommerce (organismi di certificazione promossi dall'Unioncamere nazionale), è socio di Sincert, partecipa ai Comitati tecnici di numerosi organismi di certificazione (Certiquality, Icim, Sgs, CSQA, Icea, Ccpb, Bioagricert, GSA Cert, ANCCP, Bios, Check Fruit, Istituto di ricerche e collaudi M. Masini, Istituto mediterraneo di certificazione, Moody Internazionale Certification, QC&I, Valoritalia, ecc.) e collabora con diverse università in progetti di ricerca e formazione nel campo consumeristico (Politecnico di Milano, Università della Calabria, di Camerino, Sannio, Parma, Bologna, Firenze e Siena); l'Associazione ha un proprio delegato nella commissione centrale tecnica dell'UNI (Ente nazionale italiano di unificazione) e partecipa alle commissioni UNI ambiente, gestione della qualità, alimenti e bevande; un suo delegato partecipa al gruppo di lavoro UNI per la Responsabilità sociale delle organizzazioni e rappresenta i consumatori al gruppo di lavoro speciale Social Responsibility dell'ISO - International Organization for Standardization. Storia Nel 1984 nasce l'associazione a Roma. Nel 1986 ha ottenuto l'accreditamento internazionale da parte di CI Consumers International (rete mondiale delle associazioni consumatori indipendenti, riconosciuta dall'ONU). Nel 1990 ha partecipato con un proprio delegato al Consiglio consumatori della Commissione europea instaurando rapporti di collaborazione con moltissime organizzazioni in tutta Europa. Nel 1994 è presente fin dalla costituzione della Consulta consumatori, quando ad essa succede il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU), ed ACU ne diventa membro. Nel 1999 ha ottenuto l'iscrizione all'elenco nazionale delle organizzazioni rappresentative, così come previsto dalla legge 281/98 Disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti. Nel 1998 le associazioni dei consumatori e degli utenti vennero riconosciute dallo stato italiano con la legge n.281 (disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti). Nel 2003 partecipa alla costituzione del network per la sostenibilità ASECO Alliance of Social and Ecological Consumer Organisations, del quale il delegato ACU è un coordinatore. Da ottobre 2007 è stato aperto un blog scritto dai cittadini, La parola al consumatore, con interventi scritti da normali cittadini che raccontano i loro problemi con questo servizio o quel prodotto. Campagne ACU svolge attività di consulenza ai cittadini presso i propri sportelli distribuiti in tutta Italia, anche appoggiandosi logisticamente ad altre strutture associative; promuove campagne di promozione del consumerismo e svolge attività di tutela degli interessi collettivi anche in sede giudiziaria, così come previsto dalla legge 281/98. L'Associazione è stata responsabile per l'Italia della campagna europea 2001/2002 "Educare alla sicurezza alimentare". Nel 2003 l'associazione si è impegnata nella campagna internazionale contro la privatizzazione del servizio idrico pubblico; dal 2004 ACU si è attivata nella campagna internazionale per la tutela dei beni comuni e nella campagna "Faccio la cosa giusta, voglio essere un consum-attore". Nel periodo 2004-2006, ACU ha realizzato i seguenti progetti nazionali: "Palestre sicure", "Le merci parlano", "Mangiare fuori casa". In diverse Regioni ha realizzato vari altri progetti tra cui: "Consumo sostenibile nelle scuole", "Pillole di educazione sanitaria per cittadini-consumatori", "Certificazione volontaria dei prodotti", "Contraffazione dei prodotti di largo consumo". Dall'inizio del 2007 partecipa alla campagna nazionale di raccolta firme per la proposta di Legge di iniziativa popolare Acqua bene comune. Voci correlate Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU) Consumers International Collegamenti esterni Associazioni italiane di consumatori
Biografia Era il figlio di Teodorico di Haldensleben e un rivale dei conti di Walbeck, di cui uno dei quali, Guarniero/Werner, fu deposto, e venne investito a Pöhlde della marca in precedenza detenuta dal padre: Guarniero/Werner infatti aveva ucciso Dedi I, cognato di Bernardo (aveva sposato la sorella Tiedburga), dopo aver infamato Guarniero/Werner. Alla morte di questo, egli chiese a Ottone III di ricevere l'isola di Parey sull'Elba (a ovest di Genthin), in precedenza detenuta dal rivale, ma questo venne contrastato da Wichmann III con l'appoggio della popolazione, tanto che essi pensarono che l'imperatore stava commettendo un peccato. Nel 1016–1017, Bernardo entrò in conflitto con Gero, arcivescovo di Magdeburgo e conseguentemente contro l'imperatore Enrico II, per il controllo della chiesa di Magdeburgo. L'imperatore intervenne e costrinse Bernardo a dare a Gero con 500 libbre d'argento in risarcimento per l'assalto che i suoi uomini compirono sulla città di Magdeburgo. Bernardo fu trattato come un eguale dal suo signore, il duca di Sassonia, e Bernardo II, in una lettera del 1028 destinata all'imperatore Corrado II riguardo ad una questione legata agli schiavi della chiesa di Verden, chiesa situata nella provincia in cui «noi [Corrado] ci siamo impegnati a governare [ai Bernardi]». Famiglia e figli Bernardo sposò una figlia di Vladimir il Grande, Gran Principe di Kiev. Essi ebbero: Guglielmo della marca del Nord, successore di Bernardo come margravio della Nordmark; Corrado, successe al padre a Haldensleben; Theutberga; Oda; Othelindis (non certo), che sposò Teodorico III d'Olanda. Da un'amante slava ebbe: Ottone della marca del Nord, tentò di succedere al fratellastro, ma fu sconfitto e ucciso in battaglia. Note Bibliografia Reuter, Timothy. Germany in the Early Middle Ages 800–1056. New York: Longman, 1991. Medieval Lands Project, Margraves of the Nordmark Morti nel 1051 Margravi della marca del Nord
Il monastero di Probota è un monastero situato in Romania nel villaggio omonimo sito nel distretto di Suceava. Questa regione si trova nel nord della Moldavia. Il nome di questo monastero, fondato per ordine del voivoda moldavo Petru Rareș, è di origine slava, e significa "fratellanza". La costruzione del santuario durò dal 1530 al 1550 e fu eseguita sotto la direzione del cugino del principe moldavo, Grigorie Roșca, monaco a Probota. Trasformazione del monastero in necropoli principesca Con la costruzione di questo santuario di culto, Petru Rareș, figlio di Stefano il Grande, decise di rompere con la tradizione di famiglia e di designare il monastero come cimitero futuro per sé e i suoi successori. Questa decisione sembra esser stata poco gradita ai monaci del tempo, che lasciarono che il monastero cadesse in declino. Chiesa di San Nicola Essendo stata la seconda, dipinta sulla parte esterna, del ciclo avviato dal principe (dopo la chiesa di San Giorgio di Hârlău), la chiesa di San Nicola, non poté beneficiare della piena conoscenza tecnica, da parte dei pittori, dell'arte di realizzare delle pitture capaci di resistere ai fenomeni atmosferici. Ciò portò al degrado progressivo degli affreschi finiti di dipingere nel 1532. La costruzione rispecchiava i canoni bizantini, in cui le tre absidi convergevano in una struttura centrale. Il monastero di Probota, dedicato a San Nicola, è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Affreschi interni La gamma di colori utilizzati dagli artisti per le pitture all'interno della chiesa fu estremamente limitata, ma ciò non impedì a questi artigiani qualificati, di metter in risalto i dettagli e di dar vita ai personaggi e alle scene realizzate sulle pareti del santuario. In quei tempi di grande tribolazione per il popolo e il paese, nei quali tre pericoli minaccivano la loro apparente fragilità (espansione ottomana, espansione polacca e riforma protestante) il messaggio lanciato dai murales aveva un'importanza senza precedenti. Dopo la caduta di Costantinopoli (1453) la chiesa ortodossa cercò di radunare le forze per far fronte alla riaffermazione della fede. In quel periodo di rinascita spirituale fiorirono questi monumenti di fede del popolo romeno. Da questo punto si può affermare che Petru Rareș calcando le orme di suo padre Stefano il Grande, riuscì a superarlo nel risultato ottenuto. Affreschi esterni L'iniziativa di dipingere le pareti esterne delle chiese dei monasteri ebbe inizio con il principe di Moldavia Petru Rareș. Iniziò a partire dalla Chiesa di San Giorgio di Hârlău nel 1530 e si concluse con il monastero di Voroneț nel 1547, per un totale di quindici monasteri moldavi adorni di affreschi di rara bellezza. Questo movimento artistico si esaurì in un periodo relativamente breve. Ci sono però due eccezioni, vale a dire le pitture all'esterno dei monasteri di Rasca e di Sucevița nel 1552 e 1596 rispettivamente. Purtroppo, gli affreschi esterni del monastero di Probota non si conservarono bene come quelli di Rasca, mentre si sono invece conservati, quasi per intero, gli affreschi esterni dei monasteri di Voroneț e Sucevița. Portico Per la prima volta sui muri di una chiesa moldava venne dipinto "Il giudizio universale". Le finestre gotiche creano un inquietante contrasto con gli affreschi all'interno, e permettono alla luce di penetrare con parsimonia, chiedendo allo spettatore uno sforzo di immaginazione, giocando sulle creature innaturali del dipinto. L'espansione del ruolo di questo portico, sta nel simbolismo che lo fa divenire un semplice cancello, l'ingresso a un altro universo. Altri progetti Collegamenti esterni Probota
Il Thal è la sezione centrale del Sindh Sāgar Doāb, nella provincia del Punjab, in Pakistan, ed è situato tra l'Indo e i suoi affluenti Jhelum e Chenāb. Questa regione, che in passato era un deserto, è attualmente irrigata da una serie di canali che si diramano dallo sbarramento di Jinnah sull'Indo. Il Progetto Thal, portato avanti dalla Corporazione per lo Sviluppo dell'Agricoltura, è uno dei più importanti programmi di sviluppo del mondo, che ha permesso l'intensificarsi dell'agricoltura, dell'industria e la costruzione di villaggi e città. Ha consentito la coltivazione di frumento, cotone, riso e canna da zucchero. Sono inoltre state piantate foreste e installate fattorie ove si allevano bovini. Nelle nuove città create dal nulla - Jawharābād, Qāidābād e Liāqatābād - sono stati costruiti lanifici, zuccherifici, industrie tessili e cementifici. Bibliografia Istituto Geografico De Agostini. Il Milione, vol. VII (Regione iranica - Regione indiana), pagg. 547-550. Novara, 1962. Sarina Singh, Pakistan and the Karakoram Highway, Lonely Planet (2008). ISBN 978-88-7063-784-7. Istituto Geografico De Agostini. Enciclopedia geografica, edizione speciale per il Corriere della Sera, vol. 8, pagg. 319-326. RCS Quotidiani s.p.a., Milano, 2005. . Altri progetti Bayuda
Portano il titolo Große kreisangehörige Stadt (letteralmente: "Grande città appartenente a un circondario") le città di alcuni Stati federati della Germania che, oltre ai compiti tipici di una città, svolgono anche i compiti delle comunità amministrative della Germania, delle quali non hanno bisogno. In particolare: nella Renania Settentrionale-Vestfalia una città diventa "Große kreisangehörige Stadt" quando raggiunge una popolazione di 60.000 abitanti; nel Brandeburgo quando raggiunge una popolazione di 45.000 abitanti; nella Renania-Palatinato e nella Turingia talvolta anche con popolazioni inferiori. Inoltre, nella Renania Settentrionale-Vestfalia e nel Brandeburgo, le città che abbiano raggiunto una popolazione di 25.000 abitanti portano il titolo di Media città di circondario. Elenco Brandeburgo Bernau bei Berlin Eberswalde Eisenhüttenstadt Falkensee Oranienburg Schwedt/Oder Renania Settentrionale-Vestfalia Arnsberg Bergheim Bergisch Gladbach Bocholt Castrop-Rauxel Detmold Dinslaken Dormagen Dorsten Düren Gladbeck Grevenbroich Gütersloh Herford Herten Iserlohn Kerpen Lippstadt Lüdenscheid Lünen Marl Minden Moers Neuss Paderborn Ratingen Recklinghausen Rheine Siegen Troisdorf Unna Velbert Viersen Wesel Witten Renania-Palatinato Andernach Bad Kreuznach Bingen am Rhein Idar-Oberstein Ingelheim am Rhein Lahnstein Mayen Neuwied Schleswig-Holstein Norderstedt Turingia Altenburg Gotha Ilmenau Mühlhausen/Thüringen Nordhausen Altre categorie di città tedesche con status speciale Media città di circondario (Mittlere kreisangehörige Stadt), nel Brandeburgo e Renania Settentrionale-Vestfalia Grande città circondariale (Große Kreisstadt), in Baden-Württemberg, Baviera e Sassonia Grande città indipendente (Große selbständige Stadt), in Bassa Sassonia Comune indipendente (Selbständige Gemeinde), in Bassa Sassonia Città media (Mittelstadt), nel Saarland Città con status speciale (Sonderstatusstadt), in Assia Note Politica della Germania Centri abitati della Germania Renania Settentrionale-Vestfalia Brandeburgo Renania-Palatinato Turingia
L'Università di Trnava (in slovacco: Trnavská univerzita v Trnave, ufficialmente Trnavská univerzita so sídlom v Trnave) con sede a Trnava in Slovacchia è un'università pubblica, fondata con apposita legge del 25 marzo 1992. Storia L'università è erede storica, ma non legale, dell'antica università di Trnava fondata nel 1635 e trasferita a Budapest nel 1777, oggi Università Loránd Eötvös. L'Università di Trnava si richiama ai principi della Grande Carta delle università europee, che sostengono per le università la loro piena indipendenza dal potere politico ed economico, la loro libertà di condurre ricerca e insegnamento. Struttura L'Università si articola nelle seguenti facoltà: Assistenza medica e sociale Diritto Filosofia Pedagogia Teologia Rettori Anton Hajduk (15 maggio 1992- 21 ottobre 1996) Ladislav Šoltés (31 gennaio 1997 - 31 gennaio 2000) Peter Blaho (1º febbraio 2000- 31 gennaio 2007) Martin Mišút (1º febbraio 2007 - 31 gennaio 2011) Andrej Filipek (31 gennaio 2011 - 22 agosto 2011) – facente funzione Marek Šmid (22 agosto 2011 - 28 agosto 2019) René Bílik, dal 28 agosto 2019 Altri progetti Collegamenti esterni Pagina ufficiale Trnava Trnava
Intervista col vampiro (titolo originale Interview with the Vampire) è il primo romanzo delle Cronache dei vampiri di Anne Rice. Scritto nel 1973 e pubblicato nel 1976 Dal romanzo sono stati tratti l'omonimo film diretto da Neil Jordan nel 1994 e una serie televisiva nel 2022. Trama Il vampiro Louis de Pointe du Lac racconta la sua storia ad un giovane giornalista, Daniel Molloy: tutto inizia nel 1791, quando in seguito alla morte del fratello, Louis cade in preda alla depressione. Non vuole più vivere, ma non ha il coraggio di togliersi la vita, per cui Lestat de Lioncourt, un vampiro, gli dona la possibilità di vivere per sempre, nutrendosi di sangue e vittime umane. Louis non riesce ad accettare completamente l'inevitabilità dell'omicidio e la sua anima è sempre dilaniata da questo tormento interiore che lui riconduce alla sua umanità latente. Quando sta per lasciare Lestat e proseguire la sua "vita" da solo, il suo creatore trasforma una bambina di 5 anni, Claudia, in un vampiro, e insieme l'allevano. Il trio trascorre 60 anni insieme, quando infine Claudia decide di porre fine all'arroganza di Lestat e cerca di ucciderlo. Louis e Claudia, ora soli, partono per l'Europa alla ricerca di loro simili, e mentre viaggiano nei luoghi dove sono più diffuse le leggende sui vampiri, non trovano altro che cadaveri più o meno senzienti. Iniziano a temere di aver ucciso l'unico essere come loro, ma mentre si trovano a Parigi finalmente entrano in contatto con altri non-morti, i vampiri del Theâtre des Vampires, guidati da Armand. Armand, un vampiro di 400 anni con l'aspetto di un adolescente, sembra un maestro molto più preparato di Lestat e Louis cade subito sotto il suo fascino, mentre Claudia se ne sente minacciata. Una sera, infatti, i vampiri fanno irruzione nell'appartamento dei due al Saint-Gabriel Hôtel e li catturano. Claudia sarà esposta alla luce del sole, mentre Louis, imprigionato in una bara murata sarà salvato da Armand. Per vendicare Claudia, qualche giorno dopo Louis brucia il Teatro dei Vampiri insieme a tutti i suoi occupanti. Armand aveva precedentemente abbandonato il teatro, pertanto si salva dal rogo. Tornato a New Orleans, Louis scopre che Lestat è ancora vivo, anche se in condizioni pietose: non riesce ad accettare i cambiamenti introdotti nella società dalla tecnologia; Louis, impietosito, se ne allontana. Il giornalista è profondamente toccato dalla narrazione e non riesce a capire come possa Louis avere una concezione così pessimistica della vita eterna. A suo avviso, chiunque vorrebbe essere immortale, per cui supplica Louis di trasformarlo in vampiro, ma senza successo. Personaggi principali Louis de Pointe du Lac (protagonista e narratore della storia) Daniel Molloy (intervistatore) Lestat de Lioncourt (co-protagonista, antagonista) Claudia Armand Edizioni Altri progetti Collegamenti esterni Romanzi delle Cronache dei vampiri Romanzi ambientati a Parigi Romanzi ambientati negli Stati Uniti d'America
Appartenente al casato di Wittelsbach, era la secondogenita di Stefano III di Baviera-Ingolstadt e di Taddea Visconti, figlia di Bernabò. Divenne regina di Francia come moglie di Carlo VI di Valois, che sposò il 17 luglio 1385, tre giorni dopo il loro primo incontro. Isabella fu onorata da una grandiosa cerimonia d'incoronazione, avvenuta a Parigi nel 1389. Nel 1392, il marito ebbe il primo attacco di quella che sarebbe divenuta una malattia mentale permanente e progressiva, con conseguente ritiro periodico dalle mansioni governative. Verificandosi gli squilibri mentali con frequenza crescente e sempre più intensa, portarono la corte a dividersi in fazioni politiche. La regina, divenuta suo malgrado reggente del regno per conto del marito e dell'erede al trono, dovette, durante la guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni, destreggiarsi fra i sostenitori del cognato Luigi d'Orléans e i duchi di Borgogna. Cercando di conservare il potere per l'erede al trono, la regina cambiò varie volte alleanze tra le due fazioni: quando si schierò con gli Armagnacchi, i Borgognoni l'accusarono di adulterio con Luigi d'Orléans, quando passò dalla parte dei Borgognoni, gli Armagnacchi l'arrestarono e l'imprigionarono a Tours. Nel 1407 Giovanni, duca di Borgogna, fece assassinare il duca d'Orléans, scatenando le ostilità armate tra le fazioni. Nel 1419 il Delfino Carlo fece uccidere il duca di Borgogna, azione che lo fece diseredare dal padre. Malvista tra la gente nel 1420, Isabella sostituì il re nella firma del trattato di Troyes con gli inglesi, riconoscendo re Enrico V d'Inghilterra come erede alla corona di Francia. La sovrana visse nella Parigi occupata dagli inglesi fino alla morte, sopraggiunta nel 1435. Nella storiografia e nella narrativa francese, Isabella di Baviera ha la reputazione di una delle regine più malvagie della storia, patendo l'immagine di lussuriosa, adultera, intrigante, dedita a mode costose e stravaganti. A partire dal tardo XX secolo gli studiosi hanno iniziato a mettere in discussione queste accuse ritenendole il risultato della propaganda misogina e xenofoba di cui la regina fu oggetto in vita. Biografia Infanzia Molto probabilmente nacque a Monaco di Baviera, dove fu battezzata nella chiesa di Nostra Signora (cattedrale romanica sul sito della odierna Frauenkirche) col nome di "Elisabetta", nome tradizionalmente tedesco dai tempi di santa Elisabetta d'Ungheria. L'anno esatto di nascita è sconosciuto. Fu la più giovane dei due figli di Stefano III, duca di Baviera-Ingolstadt, e di Taddea Visconti (figlia maggiore del signore di Milano Bernabò Visconti). Poco si sa dell'infanzia della futura regina. È accertato che ricevette l'educazione a casa e, tra le altre cose, le venne insegnato a leggere e scrivere in lingua latina, ottenendo tutte le competenze necessarie per il futuro matrimonio. All'età di undici anni perse la madre. Si crede che suo padre l'avesse destinata al matrimonio con un principe tedesco di minore lignaggio, per cui quando lo zio del re di Francia, il reggente Filippo l'Ardito, chiese la sua mano per Carlo VI, la cosa risultò inaspettata. Isabella aveva all'epoca quindici anni. Matrimonio Carlo V, prima di morire, ordinò al reggente di trovare per suo figlio "una donna tedesca" come moglie. In effetti, in termini puramente politici, la Francia avrebbe sicuramente vinto la guerra dei cent'anni, se i principi tedeschi avessero sostenuto la sua lotta contro l'Inghilterra. Anche i bavaresi avrebbero beneficiato da questo matrimonio. Evran von Wildenberg scrisse nella sua Chronik und der fürstliche Stamm der Durchlauchtigen Fürsten und Herren Pfalzgrafen bey Rhein und Herzoge in Baiern: «Elisabetta, figlia del duca di Stefano, si sposò con il potente re Carlo di Francia, perché in quel momento, la Francia era molto ricca. Questo matrimonio fu anche un grande onore». Nonostante queste considerazioni il padre di Elisabetta, Stefano III, reagì prudentemente all'offerta di matrimonio, preoccupato tra l'altro da alcune pratiche in vigore alla corte di Francia: sapeva, infatti, che prima del matrimonio era consuetudine che la sposa si spogliasse davanti alle dame di corte, in modo che esse potessero esaminarla a fondo e potessero formarsi un'opinione circa la capacità della futura regina di procreare. Su suggerimento di suo zio, Federico di Baviera, dopo aver incontrato i francesi nelle Fiandre, nell'ottica della riconquista dei territori fiamminghi occupati dagli inglesi, nel settembre 1383 concluse il fidanzamento fra la principessa con il diciassettenne re francese Carlo VI. Stefano III non sembra fosse molto propenso ad accettare, ma Federico insistette: anticipò di persona il denaro della dote e si occupò del contratto matrimoniale. Il matrimonio fu preceduto da una "parata", come deciso dal re di Francia. Pur temendo un fallimento e la conseguente vergogna, Stefano III inviò sua figlia verso la Francia, con la scusa di accompagnare lo zio in un pellegrinaggio ad Amiens, luogo in cui si trovavano le reliquie di San Giovanni Battista. Il corteo passò attraverso la Francia e il Brabante, governato dai rappresentanti del ramo cadetto della famiglia Wittelsbach. Il conte Alberto I di Baviera incontrò la principessa a Gennegau, e a Bruxelles dette una magnifica festa, offrendole la sua ospitalità, in modo che potesse riposare un po' prima di continuare il viaggio. Sua moglie, Margherita di Brieg, sinceramente affezionata alla cugina, per un certo tempo riuscì a darle qualche lezione di etichetta e a migliorare il suo guardaroba per renderlo più adatto alla corte di Francia. La ragazza imparò velocemente, dimostrando di essere intelligente e arguta. Carlo, che giungeva da Parigi per incontrare la fidanzata, arrivò ad Amiens il 6 luglio. Prima e durante il viaggio, il re, emozionato secondo il suo valletto La Riviere, la notte della vigilia dell'incontro non gli permise di dormire, molestandolo con varie domande sulla fidanzata. Isabella arrivò ad Amiens il 14 luglio, senza conoscere il vero scopo del suo viaggio. Venne immediatamente condotta dinanzi re, vestita con un abito di manifattura francese. Jean Froissart descrivendo l'incontro narra che Carlo si accese d'amore a prima vista: «Quando lei gli si avvicinò timidamente, facendo un profondo inchino, il re le prese delicatamente il braccio e la guardò negli occhi. Capì che gli piaceva e che il suo cuore era pieno di amore per questa bella ragazza. Sognava una cosa sola: renderla al più presto sua moglie». Il 17 luglio 1385 venne celebrato il matrimonio ad Amiens, officiato dal giovane vescovo Jean de Roland. Poche settimane dopo il matrimonio fu creata, in memoria del momento, una medaglia raffigurante due amorini con le torce in mano, simboleggianti il fuoco dell'amore tra i due sposi. Primi anni di regno Celebrazioni Il giorno dopo le nozze Carlo fu costretto a lasciare Isabella per raggiungere le truppe, che avevano combattuto contro gli inglesi conquistando il porto di Damme. Nel frattempo la sposa visitò la cattedrale di Amiens, a cui aveva precedentemente donato un grande vassoio in argento decorato con pietre preziose, forse proveniente da Costantinopoli, e rimase fino a Natale al castello sotto la tutela di Bianca, vedova di Filippo d'Orleans, dedicandosi allo studio della lingua e della storia francese. Durante il periodo natalizio, la giovane coppia si incontrò a Parigi, e Isabella fu guidata nella residenza reale, all'Hotel Saint-Paul, occupando gli appartamenti precedentemente di Giovanna di Borbone, la madre del re. Quell'inverno stesso fu resa nota la gravidanza della regina. All'inizio dell'anno successivo Isabella insieme al marito partecipò al matrimonio di sua cognata Caterina, che all'età di otto anni andava in sposa a Giovanni II di Berry. Più tardi la giovane coppia si stabilì nel castello di Beaute-sur-Marne, che Carlo VI aveva scelto come residenza permanente. Carlo, che stava preparando l'invasione dell'Inghilterra, si avviò con le truppe verso la costa della Manica, mentre la regina incinta fu costretta a tornare al castello, dove il 26 settembre 1386 diede alla luce il suo primo figlio, chiamato Carlo in onore del padre. In occasione del battesimo del Delfino, furono organizzate feste sontuose: come padrino fu scelto il conte Carlo de Dammartin. Il bambino ebbe vita breve e morì nel dicembre dello stesso anno. Per distrarre la moglie dal suo dolore, Carlo organizzò feste sontuose per il capodanno del 1387. Il 7 gennaio 1387 Luigi d'Orleans si fidanzò con Valentina, la figlia di Gian Galeazzo Visconti. Successivamente, Isabella, insieme alla propria corte, si trasferì col coniuge a Senlis (in luglio), poi a Chartres (in agosto). A Chartres entrò con grande solennità e, in onore della giovane regina, fu organizzato un concerto d'organo. In quel periodo, secondo la storica Marie-Veronique Clin, la vita di Isabella era una «festa senza fine». All'inizio del 1388 venne ufficializzata la seconda gravidanza della regina. Isabella rimase a Parigi presso il castello di Saint-Ouen, che apparteneva all'Ordine della Stella, mentre il re andò a caccia nelle vicinanze di Gisors. La coppia si scrisse continuamente. Il 14 giugno 1388, alle dieci del mattino, la regina partorì una bambina di nome Giovanna, destinata però a vivere solo due anni. Il 1º maggio 1389 la regina e suo marito parteciparono a una sontuosa cerimonia di iniziazione a cavalieri dei cugini reali: Luigi e Carlo d'Angiò. I festeggiamenti per questo evento durarono sei giorni, durante i quali alle gare seguirono cerimonie religiose. Michel Pintoin (detto il "monaco di Saint Denis") ha scritto nella sua cronaca: «Come si è saputo per certo, l'intrattenimento ha provocato la disgrazia di un adulterio, che poi ha portato a un sacco di guai». Pintoin non scrisse i nomi degli amanti, ma gli studiosi moderni sono propensi a credere che si riferisse alla regina e a Luigi d'Orleans. Infatti il fratello del re in quel momento godeva la reputazione di uomo dissoluto; come scrisse sprezzantemente Thomas Basin, il duca andava «nitrendo come un cavallo intorno alle belle donne». Altri hanno fatto notare però che la regina in quel momento era incinta di quattro mesi e che prendeva molto seriamente la sua posizione, mettendo così in discussione l'ipotesi di un adulterio. C'è infatti un'altra interpretazione della frase di Pintoin: la donna che avrebbe commesso l'adulterio non sarebbe stata Isabella, bensì Margherita di Baviera, moglie di Giovanni Senza Paura duca di Borgogna. Solenne entrata a Parigi e incoronazione Il 22 agosto 1389 si decise di organizzare una grande entrata della regina nella capitale francese. Isabella aveva una perfetta familiarità con Parigi, dove aveva abitato costantemente per quattro anni durante l'inverno, ma il re, che amava sontuose feste e cerimonie, insistette nell'organizzare una parata. La regina, allora incinta di sei mesi, venne portata in un baldacchino, accompagnata a cavallo da sua cognata Valentina, moglie di Luigi d'Orleans. Per l'entrata ufficiale della sovrana, Parigi era stata riccamente decorata e nelle piazze erano state allestite fontane che gettavano vino. Una ragazza, raffigurante Maria con Gesù bambino in braccio, accolse e benedisse la regina. In seguito alcuni ragazzi, che rappresentavano gli angeli, scesero da un arco con una macchina teatrale e posero in testa a Isabella una corona d'oro. Successivamente la sovrana partecipò alla messa nella cattedrale di Notre-Dame e donò la corona alla Vergine, mentre dei cortigiani le misero subito in testa una corona più preziosa. Il giorno dopo, in presenza del re e dei suoi cortigiani, Isabella fu solennemente incoronata nella Sainte-Chapelle. Il matrimonio e il viaggio a Parigi sono gli episodi più documentati della vita della regina e sono riportati nella maggior parte delle cronache dell'epoca. Nel novembre dello stesso anno nacque il terzo figlio, Isabella, futura regina d'Inghilterra. Negli anni seguenti la regina accompagnò il marito in un viaggio di ispezione per il sud della Francia e fece un pellegrinaggio all'abbazia cistercense di Maubuisson e poi a Melun, dove il 24 gennaio 1391 dette alla luce il suo quarto figlio, la principessa Giovanna. L'assunzione di un ruolo politico (1392-1407) Moglie di un re pazzo Il 5 agosto 1392, mentre stava attraversando la foresta di Le Mans col suo esercito, inseguendo Pierre de Craon, attentatore alla vita del conestabile di Francia, re Carlo VI improvvisamente attaccò i suoi uomini, uccidendone quattro. Dopo l'attacco, il sovrano venne disarcionato dal ciambellano e da altri uomini: nella caduta riportò un trauma cranico, che lo fece entrare in coma, rimanendo per quattro giorni in tale stato. L'insorgenza improvvisa della follia del re fu vista da alcuni come segno di punizione divina e da altri come risultato di una stregoneria. Fu l'inizio di una malattia mentale che avrebbe accompagnato il re fino alla morte. Gli storici moderni ipotizzano che Carlo VI possa aver sofferto di schizofrenia paranoide. All'epoca la regina, che aveva solo 22 anni, si trovò totalmente impreparata davanti a questi fatti, che avrebbero cambiato totalmente la sua vita da quel momento: «il principe azzurro si mutò in una bestia», afferma lo storico Yann Grandeau. Il re in stato comatoso fu riportato a Le Mans, dove Guillaume de Harsigny - un venerato e dotto medico novantaduenne - fu convocato per curarlo. Carlo riprese conoscenza e la sua febbre si calmò. Dopo qualche tempo sembrò che avesse pienamente recuperato la salute, sviluppando solo una certa "pigrizia" negli affari pubblici e una maggiore irritabilità. Nel gennaio 1393 la regina organizzò una festa per celebrare il terzo matrimonio della sua dama di compagnia tedesca Caterina de Fastaverin. Un membro della corte suggerì a Carlo di sorprendere la regina e le altre dame unendosi a un gruppo di cortigiani mascherati da uomini selvaggi e di invadere la festa. Durante la danza ci fu un incidente con il fuoco, a causa di una scintilla proveniente da una torcia avvicinata dal duca d'Orléans, che bruciò il costume di un ballerino: Carlo VI rischiò seriamente la vita e quattro dei danzatori arsero vivi. Questa tragica vicenda sarà ricordata come il Bal des Ardents. Il disastro minò la fiducia nella capacità del re di poter governare. I parigini ritennero l'evento la prova della decadenza della corte e minacciarono una ribellione contro i più potenti membri della nobiltà. L'indignazione del pubblico costrinse il re e il duca d'Orléans, che un cronista contemporaneo accusò di tentato regicidio e di stregoneria, di fare penitenza per l'evento. Nel giugno seguente, Carlo subì un secondo e più prolungato attacco di follia, della durata di circa sei mesi, segno di una situazione ingravescente che si sarebbe protratta nei tre decenni successivi. Durante le fasi più acute della sua malattia, Carlo non era in grado di riconoscere Isabella, tanto da farla allontanare dalla sua stanza. Quando la malattia peggiorò, Isabella fu accusata di aver abbandonato il sovrano, in particolare dopo il trasferimento all'Hôtel Barbette dove, secondo la biografa Marie-Véronique Clin, «non [aveva più] paura di essere picchiata a sangue» dal marito. La storica Rachel Gibbons ipotizza che Isabella volesse prendere le distanze dal re e dalla sua malattia, affermando che «sarebbe ingiusto darle la colpa se non voleva vivere con un pazzo». Dal momento che il re spesso si dimostrava intollerante alla sua presenza durante i suoi episodi psicotici, alla fine si ritenne opportuno fornirgli un'amante, Odette de Champdivers, figlia di un maître de écuries; Odette si dice somigliasse a Isabella e venne chiamata la "piccola regina". Probabilmente assunse questo ruolo dal 1405 con il consenso della sovrana, ma durante i periodi di lucidità il re aveva ancora rapporti coniugali con sua moglie, la cui ultima gravidanza si è verificò nel 1407. In totale diede al marito dodici figli, anche se la paternità di alcuni di essi (iniziando dal quarto) è stata nel tempo più volte messa in discussione. Nonostante prendesse le distanze dal marito durante gli attacchi della malattia, gli scambi di lettere e doni durante i periodi di lucidità del re testimoniano la presenza di un affetto reciproco. Tracy Adams scrive che l'attaccamento e la fedeltà di Isabella è evidente dagli sforzi che fece per mantenere la Corona per i suoi eredi nei decenni successivi. Nel 1392 nacque il secondo Delfino, Carlo, seguito l'anno successivo da Maria, che la sovrana volle destinare alla vita monastica per un voto fatto a Dio per il recupero della salute del re. La salute di Carlo VI però non migliorò e quando i medici ammisero infine la propria impotenza, Isabella si rivolse a guaritori e ciarlatani, emise un'ordinanza a Parigi per eseguire molte processioni religiose e cacciò gli ebrei dai domini del marito. Durante uno dei brevi periodi di lucidità, negli anni novanta del 1300, Carlo VI prese accordi facendo di Isabella la «principale custode del Delfino», l'erede al trono, fino al raggiungimento dei 13 anni di età, dandole un potere politico aggiuntivo sul Consiglio di Reggenza. Carlo VI nominò Isabella co-tutrice dei figli nel 1393, posizione condivisa con i duchi reali e il fratello della regina, Ludovico di Baviera, mentre dette al duca d'Orléans pieno potere della reggenza. Il ruolo di mediatrice La vita di Isabella è ben documentata, molto probabilmente perché, a causa della malattia del marito, fu costretta a rivestire un ruolo politico raro per le regine del periodo, al quale era verosimilmente impreparata, «come qualsiasi altra sposa proveniente da un casato ducale poco importante» afferma Rachel Gibbons. Obbligata ad assumere un'importante funzione per il mantenimento della pace in mezzo alla crescente lotta per il potere, Isabella riuscì nel suo ruolo di pacificatrice tra le diverse fazioni di corte. La sua biografa Tracy Adams la descrive come una diplomatica talentuosa capace di destreggiarsi nella politica di corte con facilità, grazia e carisma. Carlo VI dette alla regina il pieno potere di proteggere ed educare l'erede al trono, seguendo le leggi emanate dal suo predecessore Carlo V. Questa separazione dei poteri tra il duca d'Orléans e gli zii reali aumentò i dissidi tra le fazioni, tanto che l'anno seguente, quando i disturbi mentali del re diventarono sempre più gravi e prolungati, Isabella fu nominata capo del Consiglio di reggenza, carica che le dette potere decisionale sui duchi reali e sul Conestabile di Francia, ma allo stesso tempo, la rese vulnerabile agli attacchi delle varie fazioni di corte. A dimostrazione che Isabella avesse un'influenza diplomatica si può citare la richiesta di intervento che le fu presentata dalla delegazione fiorentina, di cui faceva parte Bonaccorso Pitti, tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90 del 1300, riguardo alla vicenda legata alla presa di potere di Gian Galeazzo Visconti a Milano. Il duca d'Orléans e il duca di Borgogna erano a favore di Visconti mentre la regina, suo fratello Ludovico e il duca d'Armagnac erano contrari (nonostante Isabella fosse cugina di primo grado di Gian Galeazzo). A quel tempo essa non aveva ancora il potere politico decisivo per poter ottenere un cambiamento. Nel 1390 Jean Gerson, dell'Università di Parigi, formò un consiglio per eliminare lo Scisma d'Occidente a cui fece partecipare anche la sovrana, in riconoscimento alle sue abilità diplomatiche. I francesi volevano che sia il papa avignonese sia quello romano abdicassero in favore di un unico papa a Roma: ad Avignone Clemente VII ben accolse la presenza di Isabella, riconoscendola come un'efficace mediatrice. Tuttavia gli sforzi diplomatici sfumarono alla morte di Clemente VII. Il 12 gennaio 1395 nacque il settimo figlio dei regnanti, Michela. L'anno seguente iniziarono i negoziati sul matrimonio della figlia maggiore del re, Isabella, di sei anni, con il re inglese Riccardo II, che portò nuovi screzi tra il duca di Borgogna e il duca d'Orleans, contrario alle nozze. La regina si schierò con Filippo l'Ardito e il matrimonio fu celebrato. Isabella di Valois tornò in Francia nel 1401 dopo l'assassinio del marito e il rifiuto di sposare l'erede al trono del nuovo re, il futuro Enrico V d'Inghilterra. Nel 1397 nacque l'ottavo figlio: Luigi, duca di Guyenna. L'8 settembre dello stesso anno, Maria, sesta figlia del re, esaudendo il voto fatto dalla madre, divenne suora e poi badessa all'abbazia di Poissy, dove morì durante un'epidemia peste a 47 anni. Nel 1398 nacque un altro figlio, Giovanni, duca di Turenne. L'anno seguente il Delfino Carlo si ammalò gravemente. Secondo le cronache «a dispetto delle preghiere in corso a Parigi e in altri luoghi, questo caro bambino, dopo due mesi di malattia grave è caduto in estrema stanchezza, il suo corpo è fatto solo da ossa ricoperte di pelle». A Parigi si sparse la voce che il Delfino fosse stato avvelenato e che la regina non potesse o non volesse aiutarlo: più volte la folla parigina volle vedere il bambino da un balcone per accertarsi che fosse ancora vivo. Morì 13 gennaio 1401 e fu sepolto nella tomba reale di Saint-Denis. Gli studiosi moderni ritengono che il Delfino sia morto di tubercolosi. Con la sua morte, il titolo di erede al trono passò al fratello minore Luigi. Durante la malattia del re, il duca d'Orléans divenuto finanziariamente potente a causa della sua carica di esattore ufficiale delle tasse decise, assieme alla regina Isabella, di aumentare il livello di tassazione. Nel 1401, durante una crisi di salute del re, suo zio il duca Filippo l'Ardito si ribellò al potere del duca d'Orléans e minacciò di entrare a Parigi con 600 uomini d'arme e 60 cavalieri. Isabella intervenne come mediatrice tra i duchi d'Orléans e di Borgogna, evitando spargimenti di sangue e lo scoppio della guerra civile. Nel mese di ottobre dello stesso anno la regina diede alla luce un'altra figlia, Caterina, futura moglie di Enrico V d'Inghilterra e poi di Owen Tudor, il cui nipote, Enrico Tudor, con un colpo di Stato avrebbe un giorno ottenuto il trono fondando una nuova dinastia. Dal 1402, con il consenso del marito, Isabella arbitrò la crescente controversia tra il partito orleanista e quello borgognone, prendendo il controllo della tesoreria. Il 22 febbraio 1403 nacque l'undicesimo figlio della coppia reale, Carlo, conte di Ponthieu. L'anno seguente, dopo la morte di Filippo l'Ardito, suo figlio Giovanni divenne duca di Borgogna, e continuò la lotta politica del padre nel tentativo di accedere al tesoro reale per gli interessi del proprio ducato. Il duca d'Orléans e gli altri duchi reali pensarono che Giovanni volesse usurpare il potere per i propri interessi. Isabella si schierò al fianco del duca d'Orléans per proteggere gli interessi della Corona e dei suoi figli, pensando che il nuovo duca di Borgogna stesse oltrepassato i suoi limiti di rango, essendo cugino del re, mentre Orléans ne era il fratello. L'ostilità popolare La regina iniziò rapidamente a perdere popolarità tra i sudditi. Iniziò a circolare la voce di una relazione tra lei e il cognato, il duca d'Orléans, relazione che all'epoca era considerata incestuosa. Se i due fossero effettivamente amanti è questione dibattuta dagli storici contemporanei: Rachel Gibbons sostiene che l'accusa fosse propaganda contro la decisione che la regina e il duca d'Orléans avevano preso di aumentare le tasse nel 1405. Un frate agostiniano, Jacques Legrand, durante una predica denunciò l'eccesso e la depravazione della corte, menzionando in particolare la moda seguita da Isabella, e i vestiti che mettevano in bella vista collo, spalle e décolleté. Il monaco presentò il suo sermone come un'allegoria, in modo da non offendere apertamente la regina, ma raffigurò lei e le sue dame di compagnia come persone vendicative e furiose. Accusò la sovrana di aver perso il contatto con la gente comune e la corte. Nello stesso periodo, un pamphlet politico satirico, Songe Veritable, ormai considerato dagli storici come propaganda pro-borgognona, che accennava alla relazione tra la regina e il cognato, fu divulgato e ampiamente distribuito a Parigi. Nel frattempo Giovanni di Borgogna accusò Isabella e il duca d'Orléans di cattiva gestione delle finanze dello Stato e si sollevò contro di loro. Con un esercito di 1.000 cavalieri entrò a Parigi per opposizione alla nuova imposta applicata ai suoi possedimenti per rimettere in ordine le finanze del regno. Il duca e la sovrana ripararono al castello fortificato di Melun, dove dovevano essere raggiunti dal resto della famiglia dopo qualche giorno, ma il duca di Borgogna riuscì ad anticipare il gruppo in cui vi erano i bambini reali e i loro accompagnatori, prendendo in ostaggio il Delfino, con cui tornò nella capitale occupata dalle forze borgognone. A Parigi il duca di Berry riuscì a prendere rapidamente il controllo del Consiglio Reale e si occupò del Delfino. In quei momenti Carlo VI fu abbastanza lucido per circa un mese e fu in grado di aiutare la sovrana durante quel periodo di crisi. Il sequestro dell'erede al trono scatenò quasi una guerra su vasta scala, che tuttavia venne scongiurata. Il duca d'Orléans riunì rapidamente un esercito, mentre Giovanni di Borgogna incoraggiò i parigini alla rivolta, ma quest'ultimi rifiutarono per rimarcare la propria fedeltà al re e al Delfino. Il duca di Berry fu nominato capitano generale di Parigi e le porte della città vennero bloccate. Nel mese di ottobre Isabella fu nuovamente mediatrice della controversia, su richiesta di una lettera di Christine de Pizan e di un'ordinanza del Consiglio reale. La guerra civile L'omicidio del duca d'Orléans Poco dopo la pacificazione, Giovanni di Borgogna ordinò l'assassinio del duca d'Orléans. Il 23 novembre, dei sicari attaccarono il duca mentre tornava alla sua dimore parigina dopo un colloquio con la sovrana: gli venne mozzata la mano che teneva le redini del cavallo, e fu colpito «a morte con spade, asce e mazze di legno». Il cadavere fu lasciato in un canale di scolo. Giovanni inizialmente negò il proprio coinvolgimento nell'assassinio, ma rapidamente ammise che l'atto era stato compiuto per salvaguardare l'onore della regina, sostenendo di aver agito per vendicare la monarchia del presunto adulterio tra Isabella e il duca d'Orléans. I suoi zii reali, sconvolti dalla confessione, lo costrinsero a lasciare Parigi mentre il Consiglio Reale tentò una riconciliazione tra le casate di Borgogna e d'Orléans. Nel marzo 1408, Jean Petit presentò una lunga e ben argomentata giustificazione a palazzo reale davanti ad un folto pubblico di corte. Petit sostenne in maniera convincente che Luigi d'Orléans, in assenza del re era diventato un tiranno, guidato solo dalla sete di potere e dall'avidità aveva praticanto la stregoneria e la negromanzia, e aveva inoltre progettato un fratricidio al ballo degli ardenti. Petit sostenne che Giovanni doveva essere esonerato poiché aveva difeso il re e la monarchia assassinando Orléans. Carlo VI che era «folle durante l'orazione» fu convinto dall'argomentazione e graziò il cugino Giovanni di Borgogna, per poi annullare il perdono il settembre seguente. Scoppiarono nuovi screzi dopo l'assassinio e Isabella mise truppe a pattugliare Parigi e, per proteggere il Delfino Luigi, lasciò la città per Melun. Nel mese di agosto Isabella organizzò l'entrata a Parigi per il Delfino, e all'inizio del nuovo anno Carlo VI firmò un'ordinanza che dava al figlio tredicenne il potere di governare, in assenza della regina. In questi anni, la più grande preoccupazione di Isabella fu la sicurezza del Delfino e la sua preparazione ad assumere i compiti del re: fu con questi obiettivi che formò le sue alleanze. In quel momento, la regina e la sua influenza erano ancora cruciali per la lotta per il potere. Il controllo fisico della regina e dei suoi figli divenne importante per entrambe le parti e la sovrana fu spesso costretta a cambiare alleanze, per questo la politica di Isabella venne criticata e etichettata come "instabile". Isabella si schierò con il partito borgognone tra il 1409-1413, e cambiò bandiera formando un'alleanza con gli orleanisti dal 1413 a 1415. Nel marzo 1409, Giovanni di Borgogna fu reintegrato nel Consiglio Reale, dopo una riconciliazione in pubblico alla cattedrale di Chartres con Carlo, il figlio del duca d'Orléans, anche se la faida continuò: sposando in seconde nozze la figlia del duca d'Armagnac, Carlo aderì al partito degli Armagnacchi che si contrapponevano ai Borgognoni, al seguito di Giovanni. Nel dicembre dello stesso anno Isabella conferì la tutela del Delfino al duca di Borgogna, facendo di lui il signore di Parigi e il mentore dell'erede al trono. A quel punto il duca ottenne essenzialmente il controllo sia del Delfino sia di Parigi, e acquistò il favore della popolazione a causa della sua opposizione all'imposizione fiscale di Isabella e del duca d'Orléans. Le azioni di Isabella riguardo a Giovanni di Borgogna fecero insorgere gli Armagnacchi, che nell'autunno del 1410 marciarono su Parigi per "salvare" il Delfino dall'influenza del duca. A quel tempo i membri della Università di Parigi, in particolare Jean Gerson, proposero che tutti i membri in lotta del Consiglio reale facessero un passo indietro dimettendosi immediatamente dal potere. Per allentare la tensione con i Borgognoni venne organizzato un doppio matrimonio nel 1409: Michela di Valois e il Delfino Luigi sposarono rispettivamente Filippo e Margherita, figli del duca di Borgogna. Prima del matrimonio, Isabella negoziò un trattato con Giovanni di Borgogna in cui definì chiaramente la gerarchia familiare e la sua posizione in relazione al trono. Lo scontro armato Nonostante gli sforzi di Isabella per mantenere la pace, si arrivò ad un confronto armato tra il partito degli Armagnacchi e Borgognoni che fece scoppiare una guerra civile nel regno. Il duca di Borgogna aveva il controllo di Parigi e l'appoggio delle grandi città settentrionali, mentre gli Armagnacchi avevano il sostegno delle campagne e dei territori meridionali. Inizialmente Giovanni ebbe la meglio e non intervenne quando tra maggio e luglio del 1413, a Parigi scoppiarono dei disordini guidati dallo scuoiatore Simon Caboche: macellai, trippai, scuoiatori e conciapelli saccheggiarono e arrestarono parecchie persone, anche vicine alla corte, con l'accusa di malversazione; furono arrestate anche quindici dame di corte, vicine alla regina. Isabella, che in un primo momento era alleata al duca di Borgogna, si alleò a Carlo d'Orléans, che aveva precedentemente negato i fondi del tesoro reale a tutti i membri della famiglia reale. Ai primi di agosto, Giovanni Jouvenel, magistrato di simpatie armagnacche, guidò un movimento di reazione, che prometteva un'amnistia generale e la pace, guadagnando alla sua causa la maggioranza dei parigini che si schierò per gli Armagnacchi. A settembre, il duca d'Orléans prese il controllo della capitale, rimise in carica tutti i funzionari deposti e iniziò a perseguitare i rivoltosi dell'estate precedente. Il duca di Borgogna riparò a Lilla. Nel febbraio 1414 Giovanni, seguito da una grossa scorta, si presentò davanti alle mura di Parigi, ma non gli fu permesso di entrare, venendo bandito e dichiarato ribelle. Approfittando della guerra civile in corso, re Enrico V d'Inghilterra invase la costa nord-ovest del regno di Francia, e nel 1415 procurò una pesante sconfitta ai francesi nella battaglia di Agincourt. Quasi un'intera generazione di capi militari morirono o furono fatti prigionieri in un unico giorno. Giovanni di Borgogna, ancora in lotta con la famiglia reale e gli Armagnacchi, rimase neutrale mentre l'esercito inglese continuava a conquistare la Francia settentrionale. Il 18 dicembre 1415 il Delfino Luigi morì in seguito ad una grave infreddatura complicata da dissenteria, all'età di 18 anni, lasciando Isabella con un ruolo politico poco chiaro. Il titolo di erede al trono passò al fratello minore Giovanni di Turenne di 17 anni, simpatizzante per il partito dei Borgognoni. Fin da bambino, il nuovo Delfino era stato affidato alle cure del duca Guglielmo II di Baviera, ed era sposato con sua figlia Giacomina di Hainaut. Guglielmo rifiutò di mandare il genero a Parigi, mentre i Borgognoni saccheggiavano la città e i parigini si rivoltarono contro un'altra ondata di aumenti delle tasse avviate dal conte Bernardo VII d'Armagnac. Nel frattempo, in un periodo di lucidità, Carlo VI tolse al conte la carica di Conestabile di Francia. Isabella tentò di intervenire organizzando un incontro con Giacomina nel 1416, ma gli Armagnacchi non permisero alla regina di conciliarsi con il casato di Borgogna, mentre Guglielmo II continuò a impedire al giovane Delfino di recarsi a Parigi. Nel 1417 Enrico V invase la Normandia con 40.000 uomini. Nel mese di aprile dello stesso anno, il Delfino Giovanni morì improvvisamente per un tumore dietro l'orecchio, probabilmente una mastoidite. Con la sua morte divenne Delfino il sesto e ultimo figlio di Isabella, Carlo, di 14 anni. Cresciuto alla corte angioina, il nuovo Delfino era favorevole al partito degli Armagnacchi. Questi ultimi imprigionarono Isabella a Tours, confiscandole i beni personali (vestiti, gioielli e denaro), separandola dalla famiglia, dai figli più piccoli e dalle sue dame di compagnia. Fu liberata nel mese di novembre con l'aiuto del duca di Borgogna. Secondo Pintoin, il duca ne avrebbe negoziato il rilascio per ottenere il controllo dell'autorità di cui ancora la regina disponeva. Isabella mantenne la sua alleanza con i Borgognoni da quel momento fino al Trattato di Troyes. In un primo momento Isabella assunse il ruolo di unica reggente, ma nel gennaio 1418 cedette la sua carica a Giovanni di Borgogna che, insieme alla sovrana, abolì il parlamento (Chambre des Comptes) e cercò di assicurarsi il controllo di Parigi e del re. Giovanni ottenne il controllo di Parigi il 28 maggio 1418, ma non riuscì a impedire l'omicidio del duca d'Armagnac ad opera di rivoltosi. Il Delfino fuggì dalla città. Secondo la cronaca di Pintoin, il Delfino rifiutò l'invito di Isabella a unirsi a lei, che entrò in città con Giovanni il 14 luglio. Poco dopo aver assunto il titolo di Delfino, Carlo negoziò una tregua con Giovanni a Pouilly e gli chiese un incontro privato il 10 settembre 1419 su un ponte a Montereau, promettendo la sua garanzia personale. L'incontro si concluse tuttavia con l'uccisione di Giovanni, aggredito dagli accompagnatori del Delfino. A causa di questo crimine, il re Carlo VI diseredò suo figlio. Le azioni del Delfino alimentarono le voci circa la sua illegittimità e la sua diseredazione posero le basi per il Trattato di Troyes. Il Trattato di Troyes Nel 1419 Enrico V occupò gran parte della Normandia e chiese un giuramento di fedeltà da parte dei residenti. Il nuovo duca di Borgogna, Filippo il Buono, alleato con gli inglesi, mise un'enorme pressione sulla Francia e su Isabella, che rimase fedele al sovrano. Nel 1420 Enrico V inviò un emissario per conferire con la regina, dopo di che, secondo Tracy Adams, Isabella cedette «a quello che doveva essere un argomento persuasivo posto dal messaggero di Enrico V». Effettivamente il regno di Francia era senza erede al trono, anche prima del trattato di Troyes. Carlo VI aveva infatti diseredato il Delfino, considerandolo responsabile di aver impedito la pace civile con il suo coinvolgimento nell'assassinio del duca di Borgogna, definito «crimine orribile e spaventoso». Nel 1420 scrisse che il Delfino si era «reso indegno di succedere al trono e di qualsiasi altro titolo». Infine Carlo d'Orléans, l'erede successivo in linea secondo la legge salica, in quel momento era prigioniero a Londra, dopo essere stato catturato alla battaglia di Azincourt. In assenza di un erede ufficiale al trono, Isabella accompagnò il marito alla firma del trattato di Troyes nel maggio 1420. Rachel Gibbons scrive che il trattato avrebbe solamente «confermato» lo stato di diseredazione del Delfino. La malattia mentale impedì al re di apparire di persona alla firma del trattato, costringendo Isabella a sostituirlo, fatto che secondo Gibbons le dette la «responsabilità perpetua» di avere ceduto il regno di Francia al nemico inglese. Per molti secoli Isabella fu accusata di aver ceduto la corona a causa del trattato. Venne detto erroneamente che il Trattato confermava l'illegittimità del Delfino, ma in realtà sanciva la creazione di una «doppia monarchia»: i due Paesi seppur governati da un'unica dinastia sarebbero rimasti separati a livello politico, economico e amministrativo. Enrico V d'Inghilterra, che nel frattempo aveva sposato Caterina di Valois, figlia dei sovrani di Francia, avrebbe mantenuto il controllo dei territori conquistati in Normandia, avrebbe governato la Francia con il duca di Borgogna e sarebbe diventato il successore di Carlo VI alla sua morte. Isabella continuò a vivere nella Parigi occupata dagli inglesi. Ultimi anni Nel luglio 1422 Isabella fu colpita da un altro lutto: morì sua figlia Michela di Valois, moglie di Filippo III di Borgogna, da tempo scossa per la morte di Giovanni Senza Paura. Il mese seguente morì di febbre tifoide e di dissenteria, ad appena trentasei anni, il re d'Inghilterra Enrico V. A ottobre morì infine re Carlo VI. Secondo i termini del trattato di Troyes, il figlio di Enrico V e Caterina, Enrico VI, venne proclamato re di Francia, con il duca di Bedford in qualità di reggente. Si diffusero nuovamente pettegolezzi riguardo a Isabella: alcune cronache descrivono la sua vita dell'epoca come uno «stato di degrado», e ripresero a circolare voci riguardo alla sua promiscuità, fatto che Tracy Adams attribuisce alla propaganda destinata a garantire la presa di potere inglese sul trono. Un pamphlet allegorico, dal titolo Pastorelet, venne pubblicato a metà 1420, e raffigurava Isabella e Luigi d'Orléans come amanti. Nel 1429, quando Isabella viveva nella Parigi occupata dagli inglesi, circolò nuovamente la voce che Carlo VII non fosse figlio di Carlo VI. A quel tempo, con due pretendenti al trono francese, il giovane Enrico VI e il diseredato Carlo VII, queste voci potevano essere usate come propaganda per sostenere l'affermazione inglese. Fu in questo periodo che Giovanna d'Arco incontrò Carlo VII nel castello di Chinon (marzo 1429), e lo indicò legittimo erede al trono di Francia per volere di Dio. Ma altri pettegolezzi affermavano che Giovanna d'Arco era in realtà la figlia illegittima di Isabella e Luigi d'Orléans, affermazione che Rachel Gibbons trova improbabile poiché la "pulzella d'Orléans" sarebbe nata quasi certamente alcuni anni dopo la morte del duca d'Orléans. Circolarono accuse contro Isabella riguardanti l'uccisione dei precedenti Delfini e dei tentativi di avvelenamento degli altro figli: ogni accusa non fece che oscurare la reputazione della regina, considerata una delle più grandi malvagie della storia. Senza più alcuna influenza politica, Isabella si ritirò a vivere a palazzo Saint-Pol con la seconda moglie di suo fratello, Caterina d'Alençon. Era accompagnata dalle dame di compagnia Amelie von Orthenburg e Madame de Moy: quest'ultima aveva viaggiato dalla Germania ed era sua dame d'honneur dal 1409. Nel 1433 morì in Bretagna sua figlia Giovanna, andata in sposa nel 1396 a Giovanni V di Bretagna. Isabella morì il 24 settembre 1435. La morte e il funerale furono documentati da Jean Chartier (membro del Basilica di Saint-Denis), probabile testimone oculare degli eventi. I resti della sovrana furono sepolti nella Basilica di Saint-Denis accanto al marito. Storiografia Per secoli gli storici hanno descritto la regina Isabella di Baviera come una delle regine più malvagie della storia. Accusata sia dal punto di vista umano, venendo descritta come una donna lussuriosa, adultera, incestuosa, scialacquatrice che indulgeva in mode stravaganti e costose, ma anche dal punto di vista politico, quale un'intrigante incapace di sostenere una sola fazione, portando il regno di Francia alla guerra civile e al Trattato di Troyes. Nel 1995 la storica Rachel Gibbons affermò la propria sorpresa al vedere come la figura della regina non sia stata maggiormente studiata in maniera rigorosa vista l'importanza ricoperta del suo periodo di regno tra il 1385 e il 1422, definendo la storiografia sulla regina un «misto di pettegolezzi e propaganda assorbiti dalla tradizione storica e ripetuti così tante volte che la leggenda è risultata indistinguibile dai fatti». «Un gran numero di [suoi] documenti amministrativi e di lettere sono stati conservati e insieme ai riferimenti di cronaca», continua la Gibbons, «sono in grado di fornire qualche informazione sulla personalità [della regina]». Tuttavia non si sa molto riguardo alle sue caratteristiche fisiche e gli storici sono in disaccordo sul suo aspetto. A volte è descritta come «piccola e bruna», altre «alta e bionda» e pure le fonti contemporanee sono contraddittorie: «bellissima e ipnotica, o così obesa a causa dell'idropisia da essere paralizzata» hanno scritto di lei i cronisti. Nonostante Isabella avesse vissuto in Francia dal matrimonio alla fine dei suoi giorni, continuò a parlare il francese con un forte accento tedesco: cosa che, secondo Barbara W. Tuchman, la rese «aliena» all'interno della corte francese. La biografa Tracy Adams scrive che gli storici hanno iniziato a rivalutare la reputazione di Isabella nel tardo XX secolo, assolvendola da molte delle accuse che le erano state rivolte, seguendo la linea dettata dalla Gibbons, secondo cui, «se non ci fosse stata l'imprevedibile tragedia della follia del marito, Isabella avrebbe vissuto una vita tranquilla nell'anonimato storico, come la maggior parte delle regine medievali». La stessa Adams ha ammesso di aver creduto in un primo tempo alle accuse rivolte contro la regina fino a quando non ha approfondito lo studio delle cronache contemporanee alla sovrana, scoprendo che molte delle accuse derivavano solo da pochi brani, in particolare dalla scrittura pro-borgognona di Pintoin. Anche l'accusa della sua presunta relazione adulterina con il cognato, il duca d'Orléans, deriva da un solo paragrafo delle cronache di Pitoin, da non potersi considerare una prova che possa avvalorare il fatto, sostiene la Adams. Nel 1406 venne diffuso un opuscolo satirico pro-borgognone che in versi allegorici elencava i presunti amanti della regina. All'epoca dell'esordio della pazzia di Carlo VI, la vox populi affermava che la malattia mentale del re e la sua incapacità di governare fossero dovute alla stregoneria, e anche la regina e il duca d'Orléans furono tra i sospettati di sortilegio; già nel 1380 si erano sparse voci che descrivevano la corte francese immersa nella stregoneria, tanto che nel 1397 la moglie del duca d'Orléans, Valentina Visconti, fu costretta a lasciare Parigi perché accusata di praticare malefìci. Nel 1791, Louise de Kéralio (1758-1822) pubblicò un popolare libro Les crimes des reines de France, depuis le commencement de la monarchie jusqu'à Marie-Antoinette, che trattava delle nefandezze delle regine francesi precedenti a Maria Antonietta. Secondo Tracy Adams, è nel libro di Kéralio che la «leggenda nera» di Isabella raggiunge l'acme in un «violento attacco alla regalità francese e alle regine in particolare». Kéralio scrisse che la regina era stata «cresciuta dalle Furie per portare alla rovina lo Stato e venderlo ai suoi nemici» affermando che le sue nozze, celebrate ad Amiens il 17 luglio 1385, dovevano essere considerate «come il momento più orribile della storia [francese]». Isabella è stata anche fonte d'ispirazione per il racconto del marchese de Sade intitolato Histoire secernere d'Isabelle de Bavière, reine de France, in cui secondo Adams, lo scrittore presenta la regina per la sua «ideologia di galanteria», descrivendola come una donna «fredda e calcolatrice [...] che gestisce con cura la sua cupidigia per la massima gratificazione», ma essendo «[De Sade] perfettamente consapevole che le accuse contro la regina fossero senza fondamento». Discendenza Carlo e Isabella ebbero dodici figli: Carlo (26 settembre 1386 – 28 dicembre 1386); Giovanna (14 giugno 1388 – 1390); Isabella (9 novembre 1389 – 13 settembre 1409), sposò Riccardo II di Inghilterra e dopo la sua morte, sposò Carlo, duca d'Orléans; Giovanna (24 gennaio 1391 – 27 settembre 1433), sposò Giovanni VI di Bretagna; Carlo (6 febbraio 1392 – 13 gennaio 1401); Maria (24 agosto 1393 – 19 agosto 1438), una badessa; Michela (11 gennaio 1395 – 8 luglio 1422), sposò Filippo III, Duca di Borgogna; Luigi, Duca di Guyenna (22 gennaio 1397 – 18 dicembre 1415), sposò Margherita di Borgogna; Giovanni, duca di Turenna (31 agosto 1398 – 4 aprile 1417), sposò Giacomina di Hainaut, figlia del conte d'Olanda, Zelanda e Hainaut, Guglielmo II di Baviera-Straubing; Caterina di Valois (27 ottobre 1401 – 3 gennaio 1437), sposò Enrico V d'Inghilterra e Owen Tudor; Carlo (22 febbraio 1403 – 21 luglio 1461), futuro re di Francia, sposò Maria d'Angiò; Filippo (n. e m. 10 novembre 1407). Ascendenza Note Bibliografia Voci correlate Ex voto di Carlo VI Altri progetti Collegamenti esterni Christine de Pisan presenta il suo libro a Isabella di Baviera. Dal catalogo dei manoscritti miniati della British Library Isabella Casato di Wittelsbach Sepolti nella basilica di Saint-Denis
Fu ministro, leader del Partito del Lavoro e ministro-presidente dei Paesi Bassi dall'11 maggio 1973 al 19 dicembre 1977. Il suo cognome era ufficialmente "Den Uijl", ma usava sempre l'ortografia "Den Uyl". Il governo rosso di Den Uyl (1973-1977) ha avuto una larga maggioranza parlamentare ed è stato compositivamente il governo più progressista nella storia parlamentare. Il governo ha cercato di combattere la disuguaglianza attraverso investimenti pubblici, incentivi fiscali e l'espansione dei servizi sociali, ma dal 1975 ha dovuto ridurre la spesa a causa di turbolenze economiche. Contemporaneamente den Uyl ha affrontato come primo ministro con la crisi petrolifera del 1973 (che ha portato all'introduzione della Domenica senza auto), lo scandalo Lockheed, il caso-Menten e l'indipendenza del Suriname. Il governo cadde prematuramente dalla crisi di governo sulla politica del territorio. Joop den Uyl era considerato un politico idealista, ma anche polarizzante. Nel corso della storia, i leader politici olandesi tendevano a modi rilassanti: Den Uyl era una delle poche eccezioni. La gente lo amava o lo odiava. Seguaci delle sue politiche idealistiche lo chiamavano Ome Joop (Zio Joop). È stato criticato per aver creato un deficit di bilancio e polarizzato la politica olandese. Associato a Den Uyl è stato il maakbare samenleving, la società costruibile, l'idea che la società sia costruita e che il governo sia un attore nella costruzione. Un'altra idea associata a Den Uyl era de verbeelding aan de macht (l'immaginazione al posto della guida, il potere del pensiero concettuale, in particolare in politica). Biografia La famiglia di den Uyl era di religione calvinista. Il padre era un negoziante, morì quando den Uyl aveva dieci anni. Den Uyl aveva due fratelli e due sorelle ed era il secondogenito. Den Uyl frequentò il liceo cristiano di Hilversum, diplomandosi nel 1936. Successivamente studiò economia all'Università di Amsterdam, laureandosi nel 1942. Dal 1943 al 1945 lavorò come funzionario presso l'ufficio nazionale per i prezzi dei prodotti chimici al ministero degli affari economici. In gioventù den Uyl lavorò come giornalista, prima al quotidiano clandestino di resistenza "Het Parool" e dopo la fine della guerra anche nella rivista "Vrij Nederland". Nel 1953 venne invitato dal governo statunitense a trascorrere alcuni mesi negli Stati Uniti. Carriera politica Dalla militanza nell'ARP a leader di partito In gioventù Den Uyl militò nel Partito Anti-Rivoluzionario, di orientamento protestante e fece parte dell'ala giovanile del partito. Durante la guerra divenne agnostico e lasciò il partito, e nel 1946 si iscrisse al Partito laburista. Dal gennaio 1949 al 1962 den Uyl diresse l'Istituto Wiardi Beckman, il think tank del Partito del Lavoro. Nel 1953 venne eletto membro del consiglio comunale di Amsterdam e nel 1956 membro della Camera dei rappresentanti. Si dimise dal seggio parlamentare nel 1963, quando venne nominato assessore agli affari economici del comune di Amsterdam. Due anni più tardi abbandonò l'incarico e divenne ministro degli affari economici. Fu ministro dall'aprile 1965 al novembre 1966, e come ministro den Uyl decise di chiudere le miniere di carbone del Limburgo, ormai antieconomiche. Nel settembre 1966 venne eletto leader del Partito del Lavoro. Ministro-presidente (1973-1977) Dopo le elezioni parlamentari del 1967 den Uyl venne nominato leader del gruppo laburista in parlamento. Nel 1973 il partito vinse le elezioni, in alleanza con i Democratici 66 e i radicali, ma la coalizione non riuscì ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Dopo lunghi negoziati, nel maggio 1973 venne formato il governo Den Uyl, appoggiato anche dal Partito Popolare Cattolico e dal Partito Anti-Rivoluzionario. Il governo fronteggiò una serie di problemi, soprattutto in campo economico. I Paesi Bassi vennero boicottati per il loro sostegno ad Israele nella guerra dello Yom Kippur, il deficit di bilancio decuplicò in breve tempo, la disoccupazione raddoppiò e l'inflazione aumentò notevolmente. Tuttavia, il governo riuscì a promuovere una serie di riforme sociali progressiste, con un rafforzamento dello stato sociale. Den Uyl era una figura che polarizzava l'opinione dei cittadini. Molto amato da alcuni, fu fortemente criticato da altri. Si distinse per il suo idealismo e per la sua fiducia nel ruolo della classe politica nel modellare la società e il suo sviluppo. Carriera successiva (1977-1986) Dopo crescenti tensioni tra den Uyl e il ministro della giustizia Dries van Agt, esponente del Partito Popolare Cattolico, nel dicembre 1977 il governo Den Uyl cadde. Alle elezioni del 1978 il Partito laburista ottenne un grande successo, ma i suoi alleati ebbero dei risultati meno soddisfacenti ed impedirono all'alleanza di conseguire la maggioranza dei seggi in parlamento. Dopo negoziati molto lunghi si formò un governo di centro-destra e den Uyl fu divenne il leader dell'opposizione. Nel 1980 venne eletto presidente della confederazione dei partiti socialisti della Comunità europea. Nel settembre 1981 Den Uyl tornò al governo come vice primo ministro, ministro degli affari sociali e del lavoro e ministro per gli affari del Suriname e delle Antille olandesi nell'ambito di un governo di coalizione presieduto nuovamente da Dries van Agt. Il governo era però caratterizzato da forti tensioni interne e cadde dopo otto mesi. Dal 1982 al 1986 il Partito laburista fu all'opposizione e continuò ad essere guidato da Den Uyl. Den Uyl appoggiò la controversa decisione del governo di dislocare missili NATO sul suolo olandese. Il partito laburista vinse le elezioni del 1986, ma Den Uyl dopo la vittoria lasciò la politica. Morì l'anno successivo. Famiglia e dopo la politica Den Uyl era sposato con Liesbeth den Uyl, nata Van Vessem. Avevano tre figli e quattro figlie. Di questi Saskia Noorman-den Uyl è diventata membro del parlamento per il Partito del Lavoro fino al 2006 e Xander den Uyl è diventato una figura di primo piano in ABVAKABO, uno dei sindacati olandesi. Dopo le elezioni del 1986, che ha vinto, Den Uyl ha lasciato la politica. È stato sostituito come capo del Partito del Lavoro da Wim Kok. Morì alla vigilia di Natale del 1987 a 68 anni, di un tumore al cervello. Onorificenze Pubblicazioni De weg naar vrijheid, 1952 Liberalisme en socialisme, 1956 Om de kwaliteit van het bestaan, 1963 De smalle marges van de democratie, 1970 Inzicht en uitzicht, 1978 Note Bibliografia H. van der Werf, Joop den Uyl: profiel van een politicus (1975) L. Castelijn et al., Tekens in de tijd. 65 jaar Joop den Uyl (1984) B. Vuijsje e J. Jansen van Galen, Joop den Uyl; politiek als hartstocht (1985) M. Wagenaar, Herinneringen aan Joop den Uyl (Amsterdam, 1988) Anet Bleich, Joop den Uyl 1919-1987. Dromer en doordouwer (Amsterdam: Balans 2008). Voci correlate Capi di governo dei Paesi Bassi Governo den Uyl Partito del Lavoro Presidenti del Consiglio europeo Altri progetti Collegamenti esterni Capi di governo dei Paesi Bassi
La Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise è una delle sedici regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio corrisponde all'incirca al territorio delle due regioni amministrative, l'Abruzzo e il Molise, della Repubblica Italiana; sono presenti alcune piccole variazioni nelle zone di confine, dovute alla configurazione delle singole diocesi, risalenti ad epoca remota. Alla Regione ecclesiastica fa riferimento il Pontificio Seminario Regionale Abruzzese-Molisano "San Pio X" di Chieti. La regione ecclesiastica oggi Statistiche Superficie in km²: 15.472 Abitanti: 1.544.232 Parrocchie: 1.074 Numero dei sacerdoti secolari: 942 Numero dei sacerdoti regolari: 418 Numero dei diaconi permanenti: 81 Suddivisione Arcidiocesi dell'Aquila Diocesi di Avezzano Diocesi di Sulmona-Valva Arcidiocesi di Pescara-Penne Diocesi di Teramo-Atri Arcidiocesi di Chieti-Vasto Arcidiocesi di Lanciano-Ortona Arcidiocesi di Campobasso-Boiano Diocesi di Isernia-Venafro Diocesi di Termoli-Larino Diocesi di Trivento Conferenza episcopale Abruzzese-Molisana Presidente: cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell'Aquila Vicepresidente: mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano Segretario: mons. Claudio Palumbo, vescovo di Trivento Vescovi delegati Dottrina della fede, annuncio e catechesi; Cultura e Comunicazioni sociali: Claudio Palumbo Liturgia; Problemi giuridici; Promozione del sostegno economico alla Chiesa: Camillo Cibotti Servizio della carità e della salute; Migrazioni: Tommaso Valentinetti Clero e Vita consacrata: Gianfranco De Luca Laicato; Evangelizzazione dei popoli e Cooperazione tra le Chiese: Antonio D’Angelo Famiglia e vita; Tutela dei minori: Emidio Cipollone Giovani; Pastorale del turismo, sport e tempo libero: Michele Fusco Ecumenismo e dialogo interreligioso: Giovanni Massaro Educazione cattolica, Scuola e Università; Beni culturali ecclesiastici ed Edilizia di culto: Lorenzo Leuzzi Problemi sociali e lavoro, giustizia e pace; Pastorale carceraria: Giancarlo Maria Bregantini, C.S.S. Vocazioni: Bruno Forte Cronotassi dei presidenti Armando Dini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano (1999 - 2004) Carlo Ghidelli, arcivescovo di Lanciano-Ortona (2004 - 4 gennaio 2011) Tommaso Valentinetti, arcivescovo metropolita di Pescara-Penne (4 gennaio 2011 - 18 gennaio 2016) Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto (18 gennaio 2016 - 11 gennaio 2021) Giuseppe Petrocchi, cardinale, arcivescovo metropolita dell'Aquila, dall'11 gennaio 2021 Storia Il Cristianesimo giunse presto in queste terre, che ai tempi dell'Impero romano erano denominate Regione Valeria della IV Regione Italica; le popolazioni della zona appenninica furono tra le prime ad essere evangelizzate. La fede cristiana mise subito radici molto profonde al punto da resistere anche alla successiva caduta dell'Impero e alle invasioni barbariche; traccia notevole di questo influsso è visibile nelle numerose chiese monastiche, abbaziali ed eremitiche, dall'architettura sobria e solida, nelle manifestazioni popolari più suggestive (feste, processioni, pellegrinaggi ai santuari). La Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise (in latino: Regio ecclesiastica Aprutina-Molisana) è costituita con il decreto Eo quod spirituales della Congregazione per i Vescovi del 12 settembre 1976, con il quale alla precedente Regione ecclesiastica Abruzzo viene annessa la provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Boiano-Campobasso eretta il 21 agosto precedente. Diocesi abruzzesi e molisane soppresse Diocesi di Amiterno Diocesi di Aveia Diocesi di Campli Diocesi di Cittaducale Diocesi di Guardialfiera Diocesi di Ofena Diocesi di Sepino Voci correlate Chiesa cattolica in Italia Conferenza episcopale italiana Pontificio seminario regionale abruzzese-molisano Collegamenti esterni Decreto Eo quod spirituales, AAS 68 (1976), pp. 678–680 Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise su BeWeb - Beni ecclesiastici in web
La Regia Camera della Sommaria (1269 circa - 1806) fu un organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo operante nei regimi angioino e aragonese nel Regno di Napoli. La Regia Camera della Sommaria esaminava i conti del regio tesoro, dei ricevitori provinciali e di tutti gli altri funzionari ai quali era affidato denaro pubblico, i rendiconti dei pubblici amministratori, i conti relativi alle imposizioni fiscali delle universitates. Di fatto, tutelava le universitates dagli abusi dei baroni e dei governatori. Col termine Sommaria (Summaria) si fa riferimento "a una precisa procedura cui si ricorreva quando le circostanze imponevano l'adozione di una decisione immediata senza le lungaggini delle forme ordinarie: è la procedura abbreviata del summatim cognoscere, contemplata nel diritto romano, e chiamata nel linguaggio giuridico “postclassico” cognitio de plano". In sostituzione della Regia Camera della Sommaria, nel 1807 fu istituita da Giuseppe Bonaparte la successiva Regia Corte dei Conti. Storia L'esistenza della Regia Camera della Sommaria nell'ordinamento statuale angioino già al tempo di Carlo I d'Angiò (almeno dal 1269) è ampiamente documentata nei registri della Cancelleria angioina. I sovrani Roberto e Giovanna ebbero cura di definirne le prerogative e i limiti d'azione; agli inizi del XV secolo re Ladislao si preoccupò di riformarla. Nasce su impulso angioino come tribunale (con il nome di Camera summarie rationis) slegato dal controllo della magna curia e vincolato all'influenza della corona. La Regia Camera della Sommaria fu poi riordinata nel 1444 da Alfonso V d'Aragona, che - nell'ambito della sua riforma dell'ordinamento giudiziario - unificò due organi: la Magna Curia Magistrorum Rationarum (Corte dei Maestri Razionali) e la Summaria audentia rationum (Camera dei Conti). Si tenga conto, peraltro, del fatto che, in latino, ratio significa anche conteggio, enumerazione, calcolo (da cui il termine ragioneria). La Regia Camera fu proclamata da re Ferrante (Ferdinando I di Napoli) Tribunale Supremo, con competenza a giudicare in materia fiscale. Nel 1807, dopo più di tre secoli di attività, la Regia Camera della Sommaria cedette il passo alla Regia Corte dei Conti. Il nuovo organismo, che raccoglieva l'eredità dell'antico tribunale, gli subentrava di diritto anche nel controllo dell'archivio documentario. Giuseppe Bonaparte nel 1808 era però partito alla volta della Spagna e Gioacchino Murat avrebbe preso il suo posto sul trono napoletano. I nuovi vertici politici presero visione del progetto di riforma ma non vi mostrarono particolare interesse. Tuttavia, con decreto promulgato il 22 dicembre 1808 (che segna l'atto di nascita dell'archivio generale del regno), si stabilì che "tutte le carte relative agli interessi delle universitas esistenti nei tribunali della capitale, nel Grande Archivio della Camera della Sommaria e in quei che dalla medesima dipendevano, si unischino e formino un solo Archivio Comunale sotto la immediata dipendenza del Ministero dell'Interno." La soppressione della Regia Camera si fonde dunque con la nascita dell'Archivio di Stato di Napoli, che nasce come "Archivio generale del Regno", allo scopo di riunire in un unico locale gli antichi archivi delle istituzioni esistenti fino all'arrivo di Giuseppe Bonaparte a Napoli nel 1806. Furono così concentrati gli archivi della Regia Camera della Sommaria, cui appartenevano i volumi dei catasti onciari relativi a tutti i comuni del regno, della Cancelleria, delle Segreterie di Stato dell'epoca vicereale, dei supremi organi consultivi dello Stato (Consiglio Collaterale, Real Camera di Santa Chiara), del Cappellano Maggiore e dei massimi organi giudiziari dello Stato (Sacro Regio Consiglio, Gran Corte della Vicaria) e le carte di altri numerosi organi statali. Istituzione del Regno Compiti amministrativi La Regia Camera trattava sia gli affari amministrativi che le cause giudiziarie concernenti il fisco. Cumulava quindi le funzioni di revisore dei conti (precedentemente attribuiti alla Summaria Audentia Rationum) e di giudice (di primo e secondo grado, come si vedrà più avanti) in sostituzione della Curia Magistrorum Rationarum. I compiti amministrativi erano però essenzialmente quelli di revisore dei conti, sia dello Stato che delle universitas, esercitando funzioni consuntive (rendiconto) in materia finanziaria. Compiti consultivi Esiste nei vari Archivi di Stato dell'Italia meridionale una copiosa documentazione relativa alla regia Camera come organo consultivo del Governo in materia finanziaria; per lo più, si tratta di atti noti con il nome di "consulte" (ovvero consulenze, pareri). Compiti giurisdizionali La camera svolgeva altresì attività giurisdizionale di primo grado in tutte le cause che avessero un purchessia interesse fiscale. La regia camera era anche giudice di secondo grado per le sentenze emesse (sempre in materia tributaria) dai tribunali della Regia Dogana della Mena delle Pecore di Foggia (cosiddetta "Dogana Grande") e delle Doganelle d'Abruzzo. Nei primi tempi, contro le decisioni della Sommaria era ammesso ricorso al Sacro Regio Consiglio, ma nel 1482 Ferdinando I d'Aragona ne fece un Tribunale supremo, le cui decisioni cioè non erano appellabili ad altri tribunali. In buona sostanza, si andava delineando il nucleo di quello che (a partire dal XIX secolo) sarebbe stato il complesso del cosiddetto contenzioso amministrativo, in seguito devoluto al Consiglio di Stato. La Sommaria trattava tutte le cause in cui fosse coinvolto, come attore o come convenuto, il regio fisco e i contenziosi che riguardavano le universitas (comuni) e i feudatari, che avessero, in qualche modo, implicazione con la materia fiscale. Composizione Al vertice della Camera della Sommaria vi fu, dal 1540, un luogotenente, così chiamato perché in origine era il luogotenente del Gran Camerario (carica ministeriale della Corona Sveva), carica diventata nel corso dei secoli puramente onorifica ed attribuita solo a giuristi. Altri membri della Regia Camera erano: i presidenti togati ("commissari"), fra i quali erano ripartiti i vari settori di competenza in base ad un provvedimento annuale detto "commessa generale", fatto dal luogotenente; i presidenti "brevioris togae"; gli avvocati fiscali; il procuratore fiscale; l'avvocato dei poveri. Altri componenti erano: gli attuari (scrivani, ovvero impiegati incaricati della cura degli atti); i razionali (antesignani dei ragionieri), che si occupavano della revisione materiale dei conti; gli uscieri. Sede storica In Napoli, dentro l'edificio noto come Castel Capuano, il cosiddetto Salone dei Busti, noto anche con il nome di Maggior Sala, un tempo fu la sede delle udienze della Regia Camera della Sommaria, trasferitasi in Castel Capuano nel 1538, quando il Gran Viceré Don Pedro de Toledo volle riunire in una sede unica tutti i vari tribunali sparsi per la città. Il Salone fu decorato in età borbonica, e in un piccolo ambiente adiacente vi è la splendida Cappella della Sommaria, così chiamata perché vi pregavano i magistrati della stessa Camera prima di riunirsi per le loro deliberazioni. Le decorazioni della Cappella sono costituite da pitture ad affresco, rilegate in scomparti di stucchi dorati. Presidenti Lupo de Spejo - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1444 e nel 1446 vedi Toppi Giacomo de Cilmis - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 1444 al 1454 Girolamo Quattromani - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1451 vedi Toppi Nicola Porcinari - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1456 Gualtiero Poerio - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1456 vedi Toppi Marino Minerva - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1479 Nicola D'Amato - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 1498 vedi Toppi Pietro Gironda vedi V. Spiriti, e Toppi De Or... Simone Vaaz - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 1614 Fabrizio Cennamo - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1647 Giulio Genoino - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1648 Carlo Calà - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 23 maggio 1652 Giovanni Ippolito Porcinari - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1707 Antonio Coppola (conte) - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 1731 Cesare Coppola (conte) - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1745 Vincenzo Natoli - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1750 Vincenzo Mazzarra (Marchese di Torre de' Passeri) - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1751 Domenico Caravita - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1752 Matteo de Sarno (Marchese Napoletano e Patrizio Beneventano) - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 1753 al 1754 Tommaso Maria Farina - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1755 Nicola di Crescenzio - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1756 Domenico Figliola - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1757 Giovanni Celentano - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1758 Bernardino Bolza - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1759 Cesare Coppola (Conte) - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1760 Francesco Rapolla (Giurista) - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1761 Diodato Targiani - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1767 Cesare Coppola (Conte) - Presidente della Regia Camera della Sommaria nel 1770 Giuseppe de Gemmis - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 1775 al 1792 Domenico Potenza - Presidente della Regia Camera della Sommaria dal 1797 Note Bibliografia Raffaele Ajello, Una società anomala. Il programma e la sconfitta della nobiltà napoletana in due memoriali cinquecenteschi, Esi, Napoli 1996. P.L. Rovito, Il viceregno spagnolo di Napoli, Arte Tipografica, Napoli 2004. Roberto Delle Donne, Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo La Camera della Sommaria e il Repertorium alphabeticum solutionum fiscalium Regni Siciliae Cisfretanae ] Firenze, Reti Medievali - Firenze University Press, 2012. Voci correlate Corte dei Conti Corte della Camera Imperiale Gran Corte della Vicaria Real Camera di Santa Chiara Sacro Regio Consiglio Storia di Napoli Università del Regno Collegamenti esterni Storia di Napoli Regno di Napoli Magistratura Contabile
1972 è un singolo del gruppo musicale italiano The Sun, primo estratto dell'album Spiriti del Sole. La canzone sarà inclusa nella raccolta 20, mentre una sua versione spagnola verrà inserita in Espíritus del Sol. Composizione La canzone parla della storia d'amore dei genitori del cantante Francesco Lorenzi: nel 1972 la madre scappò di casa per stare insieme all'uomo che amava e il 16 settembre di quell'anno si sono sposati. Lorenzi la scrisse nel 2008, in occasione dell'anniversario di matrimonio dei suoi. Nel 2009 decise che sarebbe diventato il primo singolo dei The Sun. Promozione Il brano è stato scelto per anticipare l'album Spiriti del Sole (nonostante, inizialmente, si decise per la canzone San Salvador), in pubblicazione per Universal Music il 18 settembre 2009. Il singolo è entrato in rotazione radiofonica il 26 giugno 2009; da quel giorno fino al 2 luglio sarebbe stato disponibile sui Nokia Music Store e dal 3 luglio avrebbe fatto la sua comparsa sui mercati digitali. Tuttavia non era ancora stato firmato un contratto con l'etichetta per la pubblicazione dell'album: il 30 giugno il direttore di Sony Music Roberto Rossi ebbe modo di sentire e vedere il video di 1972 tramite il manager della band Marco Morini e li convinse a firmare con Sony. Il singolo è stato pubblicato il 26 marzo 2010 per anticipare l'uscita di Spiriti del Sole, slittata al 12 giugno 2010. È girato in radio dal 2 aprile. Tracce Video musicale Un videoclip è stato diretto il 24 giugno 2009 da Gaetano Morbioli e finito di montare il 29 giugno. Rappresenta la storia d'amore tra due ragazzi che, osteggiati dai genitori di lei, scappano insieme. Il 13 maggio 2010 ha debuttato su MTV Total Request Live, entrando nella top ten della classifica del programma e procurando al gruppo l'apparizione in una diretta del programma televisivo. Formazione Formazione come da libretto. The Sun Francesco "The President" Lorenzi – voce, chitarra Riccardo "Trash" Rossi – batteria Matteo "Lemma" Reghelin – basso, cori Gianluca "Boston" Menegozzo – chitarra, cori Produzione Francesco Lorenzi – produzione, missaggio, mastering Maurizio Baggio – produzione, missaggio, mastering Note Bibliografia
L'anno di nascita è a volte indicato come 1884, mentre la data di morte come 2 o 22 agosto. Biografia Avvocato, non esercitò mai la professione, essendo sempre un professionista degli scacchi. In quanto ebreo dovette fuggire dal suo paese natale per rifugiarsi prima a Praga, poi nei Paesi Bassi e infine nel 1939 in Svezia, a Stoccolma, dove morì in povertà. Di carattere mite e tranquillo nella vita, diventava nervoso e impressionabile mentre giocava e alternava prestazioni ottime a risultati mediocri. Tornei e competizioni individuali Rudolf Spielmann fu uno degli ultimi giocatori legati alla scuola romantica degli scacchi: il suo stile di gioco era ricco di sacrifici, di spunti brillanti e di belle idee e assomigliava molto a quello di Čigorin e Anderssen. Fu soprannominato "l'artista dell'attacco" e "l'ultimo paladino del gambetto di re". Al torneo di Carlsbad del 1923 nessuna delle sue partite finì patta. Nel 1905 a Scheveningen ottenne il primo importante successo classificandosi al 3º posto su 14 partecipanti. Nonostante nel periodo della sua attività scacchistica ci fossero campioni del calibro di Alechin, Capablanca, Lasker, Tarrasch, Rubinstein, Nimzowitsch, e Tartakower, Spielmann riuscì ad imporsi in ben 33 dei 120 tornei a cui partecipò. Il suo miglior periodo fu forse il decennio dal 1910 al 1920. Riprese l'attività dopo il primo conflitto mondiale: Fu uno dei pochi giocatori a pareggiare il conto contro il grande Capablanca (+2 –2 =5). Scrisse il libro "L'arte del sacrificio negli scacchi". Nella presentazione si legge: Citazioni Tartakover lo definì "L'ultimo bardo del gioco di gambetto", con riferimento alla sua predilezione per i giochi aperti. Richard Réti di lui disse "Dà dimostrazione di inusuali capacità proprio nelle situazioni più complicate." Lui stesso disse: "Un buon sacrificio è quella mossa, non necessariamente buona, che però lascia l'avversario confuso e incerto." Qualcuno gli ha attribuito la famosa: "Gioca l'apertura come un libro, il mediogioco come un mago e il finale come un automa." Sulla paternità di quest'ultima citazione vi sono però dei dubbi Note Bibliografia Rudolf Spielmann, "L'arte del sacrificio negli scacchi" - Prisma Editore 1994, ISBN 88-7264-043-1 Neil McDonald, The Masters: Rudolf Spielmann Master of Invention - Everyman, ISBN 1-85744-406-X. Altri progetti Collegamenti esterni Biografia
Biografia Quinto di sei figli, si diploma nel 1980 all'Istituto di Stato per la Cinematografia e Televisione in qualità di montatore cinematografico. Inizia la sua attività di montaggio come aiuto montatore e successivamente come assistente al montaggio per registi come Giuliano Montaldo, Marco Tullio Giordana, Salvatore Piscicelli, Marco Bellocchio ed altri. Il suo esordio come montatore per il cinema avviene con l'Enrico IV di Marco Bellocchio. È stato più volte candidato al Premio David di Donatello come Miglior Montatore. Nel 2007 vince Davide di Donatello Nastro D'argento e il "Ciak D'oro" per il montaggio del film Mio fratello è figlio unico per la regia di Daniele Luchetti. Filmografia Frammenti anni trenta, regia di N. De Rinaldo (1982) Il generale dell'armata morta, regia di L. Tovoli (1983) Enrico IV, regia di Marco Bellocchio (1984) Bianca, regia di Nanni Moretti (1984) La bomba, regia di G. Campiotti (1985) Azzurri, regia di E. Masciari (1985) La messa è finita, regia di Nanni Moretti (1985) Diavolo in corpo, regia di Marco Bellocchio (1985) Il dramma della memoria, regia di A. Fersen (1986) Tre giorni ai tropici, regia di T. Dazzi (1986) Diario di un italiano alla corrida in Francia, regia di Marco Bellocchio (1986) La visione del sabba, regia di Marco Bellocchio (1987) Notte italiana, regia di Carlo Mazzacurati (1987) Una casa in bilico, regia di A. De Lillo - G. Magliulo (1987) Love Dream, regia di Charles Finch (1988) Lusitania, regia di Carlo Mazzacurati (1989) Palombella rossa, regia di Nanni Moretti (1989) Il prete bello, regia di Carlo Mazzacurati (1989), anche sceneggiatura La condanna, regia di Marco Bellocchio (1990) Il portaborse, regia di Daniele Luchetti (1991) Il nodo alla cravatta, regia di A. De Robilant (1991) Il senso della vertigine, regia di Paolo Bologna (1991) Amami, regia di B. Colella (1992) Agosto, regia di M. Spano (1992) Arriva la bufera, regia di Daniele Luchetti (1992) Un'altra vita, regia di Carlo Mazzacurati (1992) Un bacio non uccide, regia di M. Semprebe (1994) Caro diario, regia di Nanni Moretti (1994) Il toro, regia di Carlo Mazzacurati (1994) La scuola, regia di Daniele Luchetti (1995) I laureati, regia di Leonardo Pieraccioni (1995) Vesna va veloce, regia di Carlo Mazzacurati (1996) Hotel Paura, regia di R. De Maria (1996) Il ciclone, regia di Leonardo Pieraccioni (1997) L'albero dei destini sospesi, regia di R. Benachid (1997) Lucignolo, regia di Massimo Ceccherini (1998) Voglio stare sotto al letto, regia di B. Colella (1998) Il pesce innamorato, regia di Leonardo Pieraccioni (1999) Ogni lasciato è perso, regia di Piero Chiambretti (2000) I Diari della Sacher: l'implacabile tenente Rossi, regia di F. Calogero (2002) Andata e ritorno, regia di A.Paci (2003) Tra due mondi, regia di Fabio Conversi (2003) Al cuore si comanda, regia di G.Morricone (2003) Il sorriso dell'ultima notte, regia di R. Cappuccio (2007) Mio fratello è figlio unico, regia di Daniele Luchetti (2007) Farfallina - cortometraggio, regia di Karin Proia (2008) Il mercante di stoffe, regia di A. Baiocco (2009) Di me cosa ne sai, regia di V. Jalongo (2010) La nostra vita, regia di Daniele Luchetti (2010) La scuola è finita, regia di V. Jalongo (2010) Anni felici, regia di Daniele Luchetti (2013) Seconda primavera, regia di Francesco Calogero (2014) Pizza e datteri, regia di Fariborz Kamkari (2014) Papa Francesco regia di Daniele Luchetti Maria per Roma, regia di Karen Di Porto (2016) Una gita a Roma, regia di Karin Proia (2016) My Italy regia di Bruno Colella Io sono Tempesta, regia di Daniele Luchetti (2018) Riconoscimenti 1990 - Ciak d'oro Candidatura a migliore montaggio per Palombella rossa 1991 - David di Donatello Candidatura Miglior montatore per Il portaborse 1992 - Platea d'Oro Miglior montatore per Il portaborse 1994 - David di Donatello Candidatura miglior montatore per Caro diario 1997 - David di Donatello Candidatura miglior montatore per Il ciclone 2007 - David di Donatello Miglior montatore per Mio fratello è figlio unico 2007 - Ciak d'oro Miglior montatore per Mio fratello è figlio unico 2008 - Nastro d'argento Miglior montatore per Mio fratello è figlio unico 2010 - Premio Fice Mantova Montatore dell'anno Note Collegamenti esterni David di Donatello per il miglior montatore Nastri d'argento al migliore montaggio Ciak d'oro per il migliore montaggio
La campagna anti-destra ({{Cinese|反右运动|Fǎn Yòu Yùndòng|反右運動}}) fu un movimento avvenuto tra il 1957 e il 1959 nella Repubblica Popolare Cinese, consistente in una serie di purghe contro chiunque fosse ritenuto "di destra" dal Partito Comunista Cinese. La campagna venne istituita dal Presidente Mao Zedong e vide la persecuzione politica di circa 550.000 persone. Anche altri leader, tra cui Deng Xiaoping e Peng Zhen, hanno preso parte attiva alla campagna. La maggior parte delle vittime è stata riabilitata durante il periodo "Boluan Fanzheng". Obiettivi La definizione di "destra" non era sempre coerente, e a volte includeva chi criticava il governo da una prospettiva progressista, ma ufficialmente si riferiva a quegli intellettuali accusati di favorire il capitalismo e la divisione in classi invece della collettivizzazione. Storia Antefatto La campagna anti-destra fu una reazione contro la campagna dei cento fiori, che aveva promosso il pluralismo di espressione e di critica al governo maoista, nonostante il fatto che l'inizio di entrambe le campagne fosse stato ideato e controllato dal presidente Mao Zedong. Prima ondata La prima ondata di attacchi iniziò subito dopo la fine della campagna dei cento fiori, nel mese di luglio 1957. Entro la fine dell'anno, 300.000 persone furono etichettate come di destra, tra cui la scrittrice Ding Ling e il futuro premier Zhu Rongji. La maggior parte degli accusati erano intellettuali, e le sanzioni potevano essere la "rieducazione attraverso il lavoro", oppure, in alcuni casi, la morte. Uno degli obiettivi principali era quello di rendere il sistema giuridico dipendente dalla politica. I professionisti legali furono trasferiti in altri posti di lavoro; il potere giudiziario fu esercitato invece dai quadri politici e dalla polizia. Seconda ondata La seconda parte della campagna si svolse dopo la Conferenza di Lushan, tenutasi dal 2 luglio al 16 agosto 1959. L'incontro portò alla condanna del generale Peng Dehuai, che - nel clima aperto e propenso alla critica fornito dalla campagna dei cento fiori - aveva osato criticare apertamente il grande balzo in avanti. Note Voci correlate Storia della Repubblica Popolare Cinese Movimento Sufan (1955-1957) Campagna dei cento fiori Grande rivoluzione culturale Mao Zedong Partito Comunista Cinese Storia della Repubblica Popolare Cinese
La Sinfonia n. 6 in Fa maggiore K 43 fu composta da Wolfgang Amadeus Mozart nel 1767. Il musicologo Alfred Einstein, nella sua revisione del catalogo Köchel del 1937, sostiene che la sinfonia sia stata iniziata a Vienna e successivamente completata a Olomouc, città della Moravia in cui la famiglia Mozart si rifugiò per scampare a un'epidemia di vaiolo. Struttura La strumentazione per la prima rappresentazione fu la seguente: due flauti, due oboi, due corni, fagotto, archi e basso continuo. I flauti sono utilizzati nel secondo movimento al posto degli oboi. Per la prima volta in una sinfonia, Mozart usa due parti distinte per le viole. Questa è la prima sinfonia scritta da Mozart in quattro movimenti, introducendo per la prima volta il Minuetto e il Trio, caratteristica presente in molte delle sinfonie successive. I movimenti previsti sono: Allegro, 4/4 Andante, 2/4 Minuetto e Trio, 3/4 Allegro, 6/8 Il secondo movimento prende in prestito un tema dall'opera in latino Apollo et Hyacinthus, K. 38, scritta da Mozart nel 1767, dove "i violini in sordina cantano sopra il pizzicato dei secondi violini e sopra le viole divise, un effetto incantevole". Prima Esecuzione La sinfonia fu inclusa in un concerto organizzato dal Conte di Schrattenbach, fratello dell'Arcivescovo di Salisburgo, e eseguito dalla famiglia Mozart il 30 dicembre 1767 alla taverna di Brno. Un religioso locale racconta: "Assistetti a un concerto musicale in una casa in città nota come Taverna, in cui l'undicenne di Salisburgo e la sua sorella di quindici anni, accompagnati da vari strumenti suonati dagli abitanti di Brno, hanno suscitato l'ammirazione di tutti". Note Bibliografia Zaslaw, Neal: Mozart's Symphonies:Context, Performance Practice, Reception OUP, Oxford 1991 ISBN 0-19-816286-3 Kenyon, Nicholas: The Pegasus Pocket Guide to Mozart Pegasus Books, New York 2006 ISBN 1-933648-23-6. Collegamenti esterni Sinfonia 06
Il Palazzo Municipale di Avezzano è situato in piazza della Repubblica, nel centro urbano della città abruzzese. È sede del comune di Avezzano. Storia La costruzione del municipio, progettato nel 1919 dall'ingegnere Sebastiano Bultrini, ebbe inizio il 2 luglio 1921 vicino al luogo dove, precedentemente al terremoto della Marsica del 1915, era collocato il palazzo della famiglia Mattei che ospitava la sala comunale. Il nuovo edificio fu inaugurato nella prima metà degli anni venti e completato definitivamente il 15 dicembre 1927, circa tredici anni dopo il sisma che rase quasi completamente al suolo la città di Avezzano. Le procedure del completo collaudo del nuovo edificio terminarono nel 1936. In occasione dell'emergenza causata dal terremoto l'attività comunale proseguì in un prefabbricato acquistato dalla giunta di Ercole Nardelli, primo sindaco dopo il drammatico evento del 1915. Nella prima fase della ricostruzione di Avezzano la nuova sede municipale, così come altre opere pubbliche, dovette scontare alcuni problemi di ordine burocratico che ne rallentarono il completamento. Nel 1925 il commissario prefettizio, il ragioniere Raffaele Flamingo, affidò il completamento dell'opera alla ditta del cavaliere Paolo Ciocci dopo lo scioglimento dell'Unione Edilizia Nazionale, prima affidataria dei lavori con delibera del 20 marzo 1920 a firma del facente funzioni, Francesco Benigni. Furono deliberate inoltre alcune opere nel piazzale antistante la nuova sede municipale in favore della ditta di Elia Micangeli che nel 1931, a lavori conclusi, appose una targa raffigurante gli stemmi del comune e del fascismo. Con l'inaugurazione del municipio il commissario prefettizio approvò il progetto delle decorazioni della sala consiliare, che dovevano evidenziare il nuovo regime e la ricostruzione della città, che nel frattempo aveva velocemente recuperato l'indice demografico di 11.000 abitanti. In alcuni locali sotterranei del nuovo palazzo vennero collocati nel 1935 i reperti del museo lapidario marsicano, istituito ufficialmente il 5 giugno 1888 e trasferito nel 2012 presso il polo espositivo Aia dei Musei. Nel 1936 il podestà Silvio Bonanni firmò una transazione con il pittore messinese Ferdinando Stracuzzi, che aveva vinto il concorso per la realizzazione nell'arco di sei mesi di un grande quadro con i simboli littori e di due dittici laterali, uno che doveva rappresentare la bonifica del Fucino, l'altro la ricostruzione di Avezzano. Le opere, che furono al centro di polemiche sia per la lunga durata di circa 5 anni, sia per la tecnica pittorica murale che fu adottata al posto dei dittici, furono realizzate da Ciro Mantegna sui bozzetti dell'artista siciliano. A causa dei bombardamenti che durante la seconda guerra mondiale devastarono la città appena ricostruita, il palazzo subì danni non irreparabili. Nel 1946 il sindaco del dopoguerra Antonio Iatosti affidò al pittore Francesco Antonio Bianchi il compito di sostituire i simboli fascisti con elementi raffiguranti fiori e grano. Descrizione Il primo progetto della nuova casa municipale risale al 1917; bloccato dagli eventi bellici del periodo, fu ripreso e rivisto nel 1920 dall'ingegnere Sebastiano Bultrini, autore di diversi progetti architettonici della nuova città, già incaricato prima del sisma di predisporre la sala comunale nel palazzo Mattei. Stilisticamente il palazzo, con una pianta ad "L" su due piani, si presenta come una residenza toscana del quattrocento in stile neogotico, caratterizzato da elementi architettonici neomedievali ed una facciata affiancata da due altane simmetriche con finestre circolari sulla parte superiore e bifore su quella inferiore. Le tre finestre trifore sono posizionate sul corpo centrale dotato di un balcone. Sul tetto venne installata nel 1936 la sirena antiaerea che durante la seconda guerra mondiale, una volta azionata, avvertiva la popolazione degli imminenti raid aerei. Ancora funzionante, suona per pochi secondi ogni giorno per indicare il mezzodì. Il piano terra è caratterizzato da un porticato su pilastri in cui l'8 febbraio 1931, in occasione dell'inaugurazione del monumento ai caduti per la Patria di piazza Risorgimento (successivamente ricollocato in piazza Torlonia), fu installata una lapide commemorativa, opera dell'architetto Luigi Gallo, in ricordo di Nazario Sauro, patriota, militare ed esponente dell'irredentismo italiano, che soccorse con immediatezza la popolazione colpita dal sisma del 1915. Al lato sinistro del portone è posta una targa in marmo che riporta la motivazione della concessione della medaglia d'argento al valor civile conferita il 31 dicembre 1961. La cerimonia di consegna avvenne il 26 agosto del 1962 alla presenza del ministro dell'interno Paolo Emilio Taviani. Le pitture della sala consiliare, realizzate da Ciro Mantegna sui bozzetti di Ferdinando Stracuzzi, raffigurano i lavori per la bonifica dell'area fucense e la ricostruzione della città dopo il 1915. L'addobbo in legno è opera dell'artigiano Antonio Quinzi. Alcuni piattini raffiguranti i 10 stemmi ufficiali del comune, realizzati da Carlo Albani di San Marino, sono esposti nella sala delle conferenze, intitolata nel 2017 al dirigente comunale Franco De Nicola. Nelle adiacenze del palazzo municipale di Avezzano l'ingegnere Loreto Orlandi, dirigente del genio civile, rinvenne negli anni settanta alcuni ruderi di fondamenta appartenenti ad un'antica costruzione di epoca normanna. Il giardino romantico, in cui sono posizionati due sarcofagi in pietra calcarea provenienti dalla necropoli di Santa Maria in Vico, circonda posteriormente il palazzo, che è affiancato da un edificio in cui sono ospitati gli uffici tecnici dell'ente. Note Bibliografia Voci correlate Storia di Avezzano Urbanistica di Avezzano Sindaci di Avezzano Altri progetti Collegamenti esterni Palazzi di Avezzano Avezzano
È molto noto anche in Italia per l'influenza su Alessandro Manzoni. Biografia Giovinezza e studi Orfano di madre, fu affidato dal padre ad alcuni parenti. Studiò nel collegio degli Oratoriani e poi al seminario di Sainte-Foy-lès-Lyon. Nel 1789, fu nominato commissario di Puy. Prestò quindi il servizio militare. Dal ritorno a Saint-Étienne al 1799 Nel 1793 ritornò a Saint-Étienne per poi trasferirsi a Parigi dove svolse il ruolo di segretario di Joseph Fouché, anche lui ex-Oratoriano. Le lettere e le scienze Consacrò tutto il tempo agli studi letterari e linguistici anche perché libero economicamente in quanto Sophie de Condorcet, vedova del filosofo Jean Antoine Caritat, marchese di Condorcet, lo accolse nella sua casa e gli permise d'introdursi nei salotti letterari dove ebbe modo di incontrare i più famosi filosofi e scrittori del suo tempo: Benjamin Constant, François Guizot, Pierre Jean Georges Cabanis, Chateaubriand, Madame de Staël, Littré. Fu in una di quelle occasioni che conobbe Alessandro Manzoni, divenuto poi suo amico. Dal 1802 al 1844: il letterato Gli studi linguistici Imparò l'italiano, il tedesco, l'inglese, si interessò dei dialetti greci, del latino, del sanscrito, dell'arabo, del provenzale, del castigliano, del portoghese, del siciliano, del romeno, del basco e del bretone. Studiò la civilizzazione indoeuropea e la cultura provenzale nel Medio-Evo. Tra i primi lavori pubblicati furono una traduzione de La Parthénéide (Paris, 1811), un'epopea idillica del poeta danese Jens Immanuel Baggesen, e la tragedia dell'amico Manzoni Il Conte di Carmagnola (Paris, 1823). Dopo altre traduzioni pubblicò i Canti popolari della Grecia moderna del 1824 che contribuirono a suscitare una viva simpatia per la causa della Grecia. Le sue ricerche lo fanno considerare un pioniere nel campo delle scienze storiche. Aveva talmente stupito Guizot per le sue doti e le sue conoscenze che il ministro l'obbligò ad accettare la cattedra di letteratura straniera alla Sorbona, nel 1830, creata per lui. Vi svolse corsi memorabili su diversi soggetti come la letteratura provenzale e la letteratura italiana. Si occupò ugualmente di letteratura basca e celtica. La storiografia Claude Fauriel fu incaricato da Guizot di pubblicare nel testo provenzale l'Histoire en vers de la Croisade contre les hérétiques Albigeois (1834) (nei Documents inédits sur l'histoire de France). Da letterato, pubblicò nel 1833 l'Origine des épopées chevaleresques, nel 1836 una Histoire de la Gaule méridionale sous les conquérants germains Parigi, (1836, 4 volumes), che lo fece ammettere nello stesso anno all'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres. A lui si deve il merito di aver fatto conoscere Ossian e Shakespeare al pubblico francese ed estendere in Francia la conoscenza della letteratura tedesca, che prima era considerata senza importanza. Negli ultimi anni di vita scrisse una Storia della poesia provenzale, pubblicata postuma nel 1846, in 3 volume in-8, e dei lavori analoghi sulla letteratura italiana e spagnola, insieme agli Studi su Dante, anch'essi pubblicati postumi nel 1854. Per Claude-Charles Fauriel, il primo storico romantico della letteratura medievale, non c'era dubbio che le "chansons de geste", così come le conosciamo oggi, si sono evolute a partire da canti popolari e leggende. Fauriel aveva studiato e pubblicato i canti kleftici greci, che sono ballate eroiche popolari. Gli sembrava altrettanto più naturale vedere nella nascita delle "chansons de geste" un'evoluzione da una tradizione in versi e cantata, sulla quale la concezione romantica si era pronunciata in modo generale nella penna di Herder: “La poesia epica si è costruita a partire dalle romanze”. Morte Morì improvvisamente a Parigi, nella sua casa, il 15 luglio 1844, e fu sepolto al cimitero di Père-Lachaise. La fama I suoi numerosi contributi linguistici e archeologici su diverse riviste gli procurarono una grande reputazione nel mondo universitario: si disse che era stato l'uomo del XIX secolo che ha fatto circolare la maggior parte delle idee, ha inaugurato il più grande numero di branche di studio e ha raccolto il più grande numero di nuovi risultati nelle scienze storiche (Revue des Deux Mondes, 15 dicembre 1853). Si disse anche che era l'uomo più bello della Parigi intellettuale del primo Ottocento. Bibliografia Natalia Ginzburg, La famiglia Manzoni, Torino, 1983. M. Ibrovač, Claude Fauriel et la fortune européenne des poésies populaires grecque et serbe, Paris, Didier, 1966, 724 p., 20 pl. h.t. Altri progetti Collegamenti esterni Alessandro Manzoni Traduttori francesi Traduttori dall'italiano Sepolti nel cimitero di Père-Lachaise
El internado è una serie televisiva spagnola, andata in onda dal 24 maggio 2007 al 13 ottobre 2010 su Antena 3. In Italia viene trasmessa dal canale Joi di Mediaset Premium a partire dal 31 ottobre 2010, ma viene interrotta dopo la seconda stagione per motivi sconosciuti. In chiaro viene trasmessa dal 12 luglio 2012 su La5. El internado è stata la seconda serie più costosa prodotta in Spagna con un budget di per episodio. Trama La serie è ambientata in un prestigioso collegio, il "Laguna Negra", situato in un bosco vicino ad un lago. Il collegio, riaperto da Héctor de la Vega (Luis Merlo) con l'aiuto di Elsa Fernández (Natalia Millán), sorge dove un tempo si trovava un orfanotrofio in cui viveva anche Héctor da piccolo: il luogo era sede di esperimenti da parte dell'industria farmaceutica Ottox. Héctor accoglie nel collegio Marcos (Martiño Rivas) e Paula Novoa Pazos (Carlota García), figli di una facoltosa coppia scomparsa: Marcos, con l'aiuto di altri ragazzi tra cui Iván (Yon Gónzález), Carolina (Ana de Armas), Vicky (Elena Furiase), Roque (Daniel Retuerta) e poi anche di Julia (Blanca Suárez), scopriranno che strani avvenimenti accadono all'interno del collegio, tra cui la morte di uno dei loro amici, Cayetano Montero Ruiz (Fernando Tielve). Personaggi e interpreti Elsa Fernández (stagioni 1-7), interpretata da Natalia Millán, doppiata da Alessandra Grado. Maria Almagro (stagioni 1-7), interpretata da Marta Torné, doppiata da Selvaggia Quattrini. Marcos Novoa Espí / Marcos Novoa Pazos (stagioni 1-7), interpretato da Martiño Rivas, doppiato da Omar Vitelli. Carlos Almansa / Fermín de Pablo (stagioni 1-7), interpretato da Raúl Fernández. Iván Noiret Almagro / Iván Noiret León (stagioni 1-7), interpretato da Yon González. Victoria 'Vicky' Martínez González (stagioni 1-7), interpretata da Elena Furiase, doppiata da Perla Liberatori. Amelia Ugarte (stagioni 1-7), interpretata da Marta Hazas. Roque Sánchez Navas (stagioni 1-7), interpretato da Daniel Retuerta. Paula Novoa Espí / Paula Novoa Pazos (stagioni 1-7), interpretata da Carlota García, doppiata da Laura Marcucci. Evelyn Pons (stagioni 1-7), interpretata da Denisse Peña. Jacinta García (stagioni 1-7), interpretata da Amparo Baró, doppiata da Angiola Baggi. Julia Medina Jiménez (stagioni 2-7), interpretata da Blanca Suárez. Carolina 'Carol' Leal Solís (stagioni 1-6), interpretata da Ana de Armas, doppiata da Francesca Manicone. Samuel Espí / Héctor de la Vega (stagioni 1-5, guest 6, ricorrente 7), interpretato da Luis Merlo, doppiato da Nicola Marcucci. Helmuth von Hammer / Camilo Belmonte (stagioni 1-6, ricorrente 7), interpretato da Pedro Civera. Irene Espí / Sandra Pazos (stagioni 3-7, guest 2), interpretata da Yolanda Arestegui. Jacques Noiret (stagioni 4-6, ricorrente 1-3, guest 7), interpretato da Carlos Leal. Saúl Pérez Sabán (stagioni 2-6, guest 7), interpretato da Manuel de Blas. Cayetano Montero Ruiz (stagioni 1, ricorrente 2 e 3), interpretato da Fernando Tielve, doppiato da Simone Veltroni. Pedro Camacho (stagioni 1-4), interpretato da Eduardo Velasco doppiato da Gerolamo Alchieri. Alfonso Ceballos (stagioni 1-3), interpretato da Paco Merino. Martin von Klauss / Joaquín Fernández (stagioni 1-4), interpretato da Eduardo McGregor. Mario Torres (stagioni 1-4), interpretato da José Luis Patiño. Andrés Novoa (stagioni 4-6), interpretato da Luis Mottola. Nacho García (stagione 5), interpretato da Jonás Berami. Mateo Tabuenca (stagione 2, ricorrente 3, guest 4), interpretato da Alejandro Botto. Javier Holgado (stagione 7, ricorrente 2-6), interpretato da Sergio Murillo. Miguel López Fernández (stagioni 2-4), interpretato da Eduardo Espinilla. Curro Bermúdez Pereira (stagione 7, guest 2), interpretato da Eduardo Mayo. Nora Díez (stagione 3, guest 4), interpretata da Mariona Ribas. Ritter Wulf / Santiago Pazos (stagioni 3-6), interpretato da José Hervás. Emilio Galván / Martín Moreno (stagioni 4-7), interpretato da Ismael Martínez. Lucas Galván / Lucas Moreno (stagioni 4-7), interpretato da Javier Cidoncha. Fernando Ugarte (stagioni 4-5), interpretato da Adam Quintero. Rebeca Benaroch (stagioni 5-7), interpretata da Irene Montalá. Hugo Alonso (stagioni 5-7), interpretato da Javier Ríos. Clara Sáez de Tejadam (stagioni 5-7), interpretata da Natalia López. Marta Hernández / Lucía García (stagioni 5-7), interpretata da Lola Baldrich. Alicia Corral (stagioni 6-7), interpretata da Cristina Marcos. Amaia González Hervás (stagioni 7, ricorrente 6), interpretata da Nani Jiménez. Rubén Bosco (stagioni 6-7), interpretato da José Ángel Trigo. José Antonio 'Toni' Fernandes (stagione 4), interpretato da Alejandro Casaseca Daniel Alonso / Apolo (stagione 6), interpretato da Javier Ríos. Nicolás Garrido (stagione 7), interpretato da Iñaki Font. Max Levov (stagione 7), interpretato da Santi Pons. Episodi Produzione Come già accennato, con oltre 600.000 euro di budget ad episodio, la serie risulta essere una delle più care prodotte in Spagna. El Internado è stata prodotta completamente in 16:9 ed alta definizione, tuttavia inizialmente le prime cinque stagioni sono state trasmesse, pubblicate in DVD e vendute all'estero nel formato 4:3 Pan & Scan. Mediaset, che ha acquistato solo le prime due stagioni, per trasmetterle in 16:9 ha effettuato un'operazione di crop sui supporti, ovvero il ritaglio di una parte di bordo superiore ed inferiore, con risultati piuttosto imbarazzanti: risultano infatti "mozzate" teste, spalle, braccia e altri particolari che a causa dell'operazione vengono nascosti. Anche i DVD spagnoli dalla prima alla quinta stagione sono in 4:3, ma vi era un accordo con Sony Pictures per il rilascio dei Blu-ray della serie, poi però saltato. Dal 2012 Antena 3 e Globomedia hanno messo a disposizione, per le emittenti estere, i supporti in alta definizione. Il primo paese a trasmettere le stagioni in tale formato è stata la Persia, sul canale Rubix HD. Trasmissione internazionale La serie è stata trasmessa in diversi paesi del mondo. Europa Il telefilm è andato in onda in molti paesi europei, tra cui: Francia, Ungheria, Russia, Romania, Bulgaria, e Italia. In Francia è stato prodotto un remake del telefilm andato in onda su M6. Ma, non avendo ottenuto lo stesso successo dell'originale spagnolo, il telefilm è stato cancellato dopo una sola stagione. Un remake del telefilm è stato prodotto in Russia: nel 2012 sono andate in onda 4 serie di 134 puntate. Il serial, intitolato Закрытая школа (Zakrytaja škola), ha avuto un grande successo di pubblico e di critica. Nel 2013 sono stati pubblicati dalla casa editrice EKSMO una serie di romanzi in lingua russa basati sul medesimo soggetto. America La serie è stata trasmessa a Cuba e in Messico. Nonostante la serie non sia stata venduta negli Stati Uniti, vi sono dei contatti tra la Globomedia spagnola e produttori americani per realizzare un remake statunitense del telefilm, ma le fonti sono ancora oggi del tutto incerte. Note Collegamenti esterni
Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti l'Empoli Football Club nelle competizioni ufficiali della stagione 2018-2019. Stagione Riapparso in Serie A dopo un solo anno, l'Empoli cade al primo ostacolo in Coppa Italia facendosi eliminare dal Cittadella. L'avvio di campionato, con soli 6 punti conseguiti in 11 giornate, costa la panchina ad Andreazzoli; in sostituzione viene chiamato Giuseppe Iachini, che grazie a risultati migliori conclude il girone di andata sopra la zona-retrocessione. La delicata situazione di classifica viene rimessa in discussione dai primi passi falsi del ritorno, tanto che a seguito delle sconfitte rimediate sui campi di Milano e Roma la dirigenza torna sui propri passi: nel mese di marzo, con l'esonero di Iachini, Andreazzoli riprende la conduzione tecnica della squadra. Durante le settimane a venire, i toscani mantengono un andamento altalenante pur conquistando preziose vittorie a spese di Frosinone e Napoli; l'obiettivo della permanenza rimane comunque alla portata degli azzurri, complici anche le frenate di Genoa e Fiorentina. Il successo riportato contro gli stessi viola, cui fanno seguito le affermazioni su Sampdoria e Torino, rimanda il verdetto all'ultima giornata: l'Empoli è atteso da un'Inter ormai vicina alla Champions League, mentre a Firenze i gigliati ricevono proprio i rossoblu. Gli azzurri cadono a San Siro nei minuti finali, mentre il pareggio senza gol del Franchi regala la salvezza alle due avversarie: gli uomini di Andreazzoli conoscono così l'immediato ritorno in serie cadetta, aggiungendosi a Frosinone e Chievo. Divise e sponsor Lo sponsor tecnico per la stagione 2018-2019 è Kappa. Il main sponsor è Computer Gross; i cosponsor sono Sammontana nelle partite interne e Logli Massimo Saint-Gobain in quelle esterne, mentre il back sponsor è Giletti. Organigramma societario Area direttiva Presidente: Fabrizio Corsi Vice presidente: Rebecca Corsi Amministratore delegato: Francesco Ghelfi Collegio sindacale: Pier Giovanni Baldini, Aldo Lolli, Cristiano Baldini Direttore generale: Riccardo Pecini Direttore sportivo: Pietro Accardi Direttore rapporti istituzionali: Andrea Butti Team manager: Stefano Calistri Segretario sportivo: Graziano Billocci Responsabile settore giovanile: Claudio Calvetti Segretario settore giovanile: Debora Catastini Area comunicazione Capo ufficio stampa: Matteo Gamba Addetto stampa: Luca Casamonti Responsabile ufficio marketing: Rebecca Corsi Responsabile ufficio commerciale: Gianmarco Lupi Supporter liasion officer: Marco Patrinostro Responsabile biglietteria: Francesco Assirelli Delegato alla sicurezza: Giuseppe Spazzoni Area sanitaria Medico sociale: Paolo Manetti Fisioterapisti: Antonio Abbruzzesse, Mirko Baldini, Francesco Fondelli, Matteo Grazzini Area tecnica Allenatore: Aurelio Andreazzoli (fino al 5 novembre 2018 e dal 13 marzo 2019), poi Giuseppe Iachini (fino al 13 marzo 2019) Allenatore in seconda: Giacomo Lazzini (fino al 5 novembre 2018 e dal 13 marzo 2019), poi Giuseppe Carillo (fino al 13 marzo 2019) Collaboratori tecnici: Roberto Muzzi (dal 13 marzo 2019), Stefano Bianconi, Dario Golesano Preparatore dei portieri: Mauro Marchisio Match analyst: Andrea Aliboni (fino al 5 novembre 2018 e dal 13 marzo 2019) Preparatori atletici: Franco Chinnici, Rocco Perrotta, Gaspare Picone, Fabrizio Tafani (dal 6 novembre 2018 al 13 marzo 2019) Tecnico del drone: Giampiero Pavone Magazzinieri: Riccardo Nacci, Daniele Maioli Rosa Rosa e numerazioni sono aggiornate al 31 gennaio 2019 Calciomercato Sessione estiva (dal 1/7 al 17/8) Sessione invernale (dal 3/1 al 31/1) Risultati Serie A Girone di andata Girone di ritorno Coppa Italia Turni preliminari Statistiche Statistiche aggiornate al 26 maggio 2019. Statistiche di squadra Andamento in campionato Statistiche dei giocatori Sono in corsivo i calciatori che hanno lasciato la società a stagione in corso. Giovanili Note Collegamenti esterni Sito ufficiale 2018-2019
Biografia Nato a New Haven, nel Connecticut, cominciò a lavorare sul palcoscenico durante gli anni cinquanta. Durante gli anni sessanta formò Filmstage, una compagnia teatrale; della sua carriera va ricordata la partecipazione nel film Fuga da Alcatraz di Don Siegel del 1979, a fianco di Clint Eastwood, nel ruolo del detenuto e mite pittore Chester 'Doc' Dalton, e in Mamma, ho perso l'aereo nel ruolo del vecchio Marley. È morto per un ictus l'8 luglio 2011 nella sua casa di Santa Monica, in California, all'età di 87 anni; è sepolto nel Cimitero di Woodlawn a Santa Monica, California. Filmografia parziale Cinema Anche i dottori ce l'hanno (The Hospital), regia di Arthur Hiller (1971) Mattatoio 5 (Slaughterhouse-Five), regia di George Roy Hill (1972) Deranged - Il folle (Deranged), regia di Jeff Gillen e Alan Ormsby (1974) Il grande Gatsby (The Great Gatsby), regia di Jack Clayton (1974) Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind), regia di Steven Spielberg (1977) Citizens Band, regia di Jonathan Demme (1977) Fuga da Alcatraz (Escape From Alcatraz), regia di Don Siegel (1979) Resurrection, regia di Daniel Petrie (1980) Christine - La macchina infernale (Christine), regia di John Carpenter (1983) Reuben, Reuben, regia di Robert Ellis Miller (1983) Flashpoint, regia di William Tannen (1984) Crazy for You - Pazzo per te (Vision Quest), regia di Harold Becker (1985) Candy Mountain, regia di Robert Frank e Rudy Wurlitzer (1987) L'ultima tentazione di Cristo (The Last Temptation of Christ), regia di Martin Scorsese (1988) Always - Per sempre (Always), regia di Steven Spielberg (1989) Mamma, ho perso l'aereo (Home Alone), regia di Chris Columbus (1990) Doc Hollywood - Dottore in carriera (Doc Hollywood), regia di Michael Caton-Jones (1991) Pronti a morire (The Quick and the Dead), regia di Sam Raimi (1995) Televisione La città in controluce (Naked City) – serie TV, episodi 1x05-1x13 (1958) The DuPont Show of the Month – serie TV, episodi 2x09-4x05 (1959-1961) Bentornata, zia Elisabeth! (Family Reunion), regia di Fielder Cook – miniserie TV (1981) Ai confini della realtà (The Twilight Zone) – serie TV, episodi 1x19-2x20 (1985, 1987) Moonlighting – serie TV, episodio 2x15 (1986) Senza movente (Murder in the Heartland), regia di Robert Markowitz – miniserie TV (1993) Balloon Farm, regia di William Dear – film TV (1999) Doppiatori italiani Mario Feliciani in Christine - La macchina infernale Dario Penne in Always - Per sempre Nando Gazzolo in Mamma, ho perso l'aereo Mario Milita in Pronti a morire Collegamenti esterni Attori teatrali statunitensi Attori televisivi statunitensi Statunitensi della seconda guerra mondiale Registi statunitensi del XX secolo Studenti dell'Università di Harvard
Debutta da adolescente nel celebre varietà filippino That's Entertainment, grazie al quale acquisisce subito discreta notorietà. Nel 2001 il suo ruolo di Vanessa nel lungometraggio Hubog le vale i premi Gawad Urian e Metro Manila Film Festival come miglior attrice protagonista. È sorella maggiore di Alessandra, anch'essa attiva nel mondo del cinema e della televisione. Biografia Maria Assunta Tiotangco Schiavone nasce a Lecce, figlia del salentino Luigi Schiavone e della filippina Nenita Tiotangco. Oltre ad Assunta dalla coppia nascono le figlie Isabel, Margherita ed Alessandra. Da adolescente si trasferisce nelle Filippine, dove inizia più tardi la carriera di attrice. L'ingresso nel mondo televisivo avviene nel 1995 con la partecipazione nel celebre varietà di Germán Moreno That's Entertainment, nel quale utilizza il nome Assunta Schiavone. Più tardi, data la difficoltà di pronuncia del suo cognome nella lingua filippina, adotta il cognome d'arte De Rossi. Vita privata Il 14 dicembre 2002 si unisce in rito civile con il politico negrense Julio “Jules” Ledesma IV. La coppia si sposa al Sanctuario de San Antonio di Makati nel marzo 2004. Nel 2016 l'attrice dichiara di avere il leiomioma dell'utero. Nel 2020 nasce la figlia avuta dal marito Julio: Fiore. Filmografia parziale Cinema Medrano (1997) Sa Kabilugan ng Buwan (1997) Sabi Mo Mahal Mo Ako Wala ng Bawian (1997) Ibulong Mo sa Diyos 2 (1997) Sige Subukan Mo (1998) Hangga't Kaya Kong Lumaban (1998) Sumigaw Ka Hanggang Gusto Mo (1999) Kanang kanay: Ituro Mo, Itutumba Ko (1999) Ikaw Lamang (1999) Tugatog (2000) Baliktaran (2000) Red Diaries (2001) Sisid (2001) Hubog, regia di Joel Lamangan (2001) Kilabot at Kembot (2002) Jologs, regia di Gilbert Perez (2002) Bahid (2002) Pinay Pie (2003) Mourning Girls (2006) Beauty in a Bottle, regia di Antoinette Jadaone (2014) Crazy Beautiful You, regia di Mae Cruz-Alviar (2015) The Super Parental Guardians, regia di Joyce Bernal (2016) Televisione Ober Da Bakod, sitcom (1995) Beh! Bote nga!, sitcom (1999) Mula Sa Puso, serie TV (2011) María la del Barrio, telenovela (2011-2012) Be Careful With My Heart, serie TV (2013-2014) You're My Home, serie TV (2016) Dear Uge, serie TV (2016) Magkaibang Mundo, serie TV (2016) Impostora, serie TV (2017) Programmi televisivi That's Entertainment (GMA Network, 1995) Bubble Gang (GMA Network, 1995) Note Collegamenti esterni De Rossi Filippino-italiani
Language Science Press è una casa editrice tedesca con sede a Berlino specializzata esclusivamente nella pubblicazione scientifica open access di testi di linguistica e campi limitrofi. È stata fondata nel 2014 in un contesto di discontento generale con le pratiche commerciali delle case editrici tradizionali. Language Science Press pubblica ogni libro su un archivio centrale e su un server di distribuzione, offrendo anche servizi di stampa on-demand. Language Science Press opera secondo la licenza Creative Commons CC-BY. Fino a gennaio 2021, la casa editrice aveva pubblicato un totale di 171 libri. Storia Language Science Press ha le sue radici nell’iniziativa Open Access in Linguistics (OALI), avviata da Stefan Müller e alcuni dei suoi colleghi all’Università libera di Berlino nell’agosto del 2012. All’inizio, l’obiettivo principale dell’iniziativa consisteva nel trovare il maggior numero di sostenitori fra i membri della comunità linguistica internazionale. In un secondo momento, Martin Haspelmath e Stefan Müller presentarono una richiesta di fondi per il progetto “Open Access Monographs in the Humanities”. I fondi vennero in seguito forniti dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft per lo sviluppo di un piano di business e per la sua realizzazione, che divenne poi la Language Science Press a partire dal 2014 Note Collegamenti esterni Case editrici tedesche
Biografia Ha iniziato a gareggiare nel 2010 per la nazionale lettone nelle varie categorie giovanili nella specialità del doppio, da sempre in coppia con Kristens Putins; partecipò alla prima edizione dei Giochi olimpici giovanili invernali di , dove furono settimi nel doppio e sesti nella gara a squadre. Nel 2013 interruppe l'attività agonistica per tre stagioni sino all'inverno del 2016, quando esordì in Coppa del Mondo all'avvio della stagione 2016/17, il 26 novembre 2016 a Winterberg, dove giunse diciottesimo nel doppio; ottenne il suo primo podio nonché la sua prima vittoria il 26 gennaio 2020 a Sigulda, nella sesta tappa della stagione 2019/20, imponendosi nel doppio sprint. In classifica generale come miglior risultato si è piazzato al settimo posto nel doppio nel 2018/19. Ha altresì preso parte a tre edizioni dei campionati mondiali. Nel dettaglio i suoi risultati nelle prove iridate sono stati, nel doppio: diciottesimo a Innsbruck 2017, nono a Winterberg 2019 e sedicesimo a Soči 2020; nel doppio sprint: dodicesimo a Winterberg 2019 e tredicesimo a Soči 2020. Nell'edizione del 2017 ha inoltre conseguito la medaglia di bronzo nel doppio nella speciale classifica riservata agli atleti under 23. Agli europei ha invece totalizzato quale miglior piazzamento il sesto posto nel doppio, raggiunto nella rassegna di Oberhof 2019. Palmarès Mondiali under 23 1 medaglia: 1 bronzo (doppio a Innsbruck 2017). Coppa del Mondo Miglior piazzamento in classifica generale nel doppio: 7º nel 2018/19. 1 podio (nel doppio sprint): 1 vittoria. Coppa del Mondo - vittorie Coppa del Mondo juniores Miglior piazzamento in classifica generale nel doppio: 12º nel 2012/13. Altri progetti Collegamenti esterni
Biografia Studiò teologia presso il Seminario centrale di Gorizia dal 1865 al 1869, fu poi consacrato sacerdote a Gorizia dall'arcivescovo Andreas Gollmayr il 19 settembre 1868. Dal 4 ottobre 1870 al 28 agosto 1873 fu a Vienna, alunno del Frintaneum e conseguì la laurea in teologia all'Università di Vienna il 2 agosto 1873. Ritornato a Gorizia, insegnò diritto canonico e storia della chiesa nel Seminario locale dal 1874 al 1884. Collaborò inoltre articoli per il Folium periodicum Archidioeceseos Goritiensis, di cui fu redattore capo dal 1880 al 1884. Genealogia episcopale e successione apostolica La genealogia episcopale è: Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Cardinale Flavio Chigi Papa Clemente XII Cardinale Giovanni Antonio Guadagni, O.C.D. Cardinale Cristoforo Migazzi Vescovo Michael Léopold Brigido Arcivescovo Sigismund Anton von Hohenwart, S.I. Arcivescovo Augustin Johann Joseph Gruber Arcivescovo Joseph Walland Vescovo Anton Alojzij Wolf Arcivescovo Andreas Gollmayr Arcivescovo Luigi Mattia Zorn Vescovo Giovanni Battista Flapp La successione apostolica è: Arcivescovo Andrea Jordán (1902) Bibliografia Istrapedia Altri progetti Collegamenti esterni Vescovi di Parenzo e Pola
è un manga scritto e disegnato da Koi Ikeno, edito dalla Shūeisha in Giappone dal 1982 al 1994 e raccolto in 30 tankōbon, seguiti poi nel 2000 dallo speciale che conclude la serie. Nel 1982 il Group TAC ne ha tratto anche un anime televisivo in 34 episodi, diretto da Hiroshi Sasagawa con lo stesso omonimo titolo. In Italia l'anime è stato trasmesso negli anni ottanta con il titolo Ransie la strega, mentre il manga è stato pubblicato da Star Comics solo a partire dall'ottobre 2002, con il titolo riadattato in Batticuore notturno - Ransie la strega, unendo titolo originale e italiano, con cadenza mensile e rispettando la suddivisione in 30 volumi scelta per l'edizione originale. Esiste anche un remake del manga, fatto dalla stessa autrice nel 2002 e pubblicato pure questo in Italia, con il titolo Batticuore a mezzanotte - Ransie la strega. Trama I primi 16 volumi del manga, la cui trama corrisponde a quella dell'anime, hanno come protagonista Ransie Lupescu (Ranze Etō), una studentessa delle medie, di 14 anni, apparentemente normale, che in realtà nasconde un grande segreto: è la figlia di un vampiro di nome Boris (Mori), scrittore di dubbio successo, e di una lupa mannara, l'aggressiva Shiira. Tutta la famiglia di Ransie proviene infatti da un universo sconosciuto ai terrestri, chiamato Mondo Magico (noto in Italia come "Regno Supremo" o "Inferno"), nel quale vivono appunto mostri e figure fiabesco mitologiche di ogni genere dotate di poteri soprannaturali. Ransie ha come peculiarità fra le sue doti soprannaturali quella di assumere le sembianze delle vittime di un suo morso, lasciando lo sfortunato in stato incosciente, il tutto fino a quando Ransie non starnutisce riassumendo così il suo aspetto originario e facendo riprendere conoscenza al malcapitato di turno che tende a non ricordarsi di nulla. Nonostante questo Ransie viene comunque educata come una umana e frequentando come tutti la scuola arriva ad invaghirsi di un compagno di classe, Paul Cavor (Shun Makabe), destando in un primo momento l'ira dei suoi genitori che preferirebbero naturalmente un genero proveniente dal Regno Supremo e dotato di poteri soprannaturali ed inoltre c'è una legge del Regno Supremo che impedisce alle creature magiche (meglio note come creature infernali) di imparentarsi con i comuni mortali, onde mantenere pura la specie. Il suo amore all'inizio non sarà ricambiato, poiché Paul sembra più concentrato sul pugilato e gli allenamenti e, come se non bastasse, a metterle i bastoni fra le ruote ci sarà pure la "simpatica" rivale Lisa (Yoko), innamorata anch'ella del ragazzo, orfana di madre e figlia di un boss della yakuza, omaccione grande e grosso innamorato della madre di Paul.È invece innamorato di Ransie, non ricambiato, il compagno di scuola Donald, il primo della classe. La trama del manga e dell'anime a grandi linee ruota intorno a questo amore arricchendosi via via di nuovi spunti e particolari più o meno comici, nonché frequenti colpi di scena, tra cui, il più sconcertante sarà la rivelazione che Paul altri non è che il fratello di Aron, principe ed erede del Mondo Magico, allontanato alla nascita insieme alla madre e ignaro delle sue origini. Seconda parte Dal numero 17 fino al 22 inizia la seconda parte della storia, inesistente nella versione animata, in cui viene approfondito il personaggio di Narumi Ichihashi -amica d'infanzia di Ronnie Lupescu (Rinze Etō), il fratellino di Ransie- che ottiene casualmente il potere di dar vita a qualsiasi cosa attraverso il bacio. Nella terza ed ultima parte (dal numero 23 al 30), al centro della narrazione vi sono invece le vicende amorose di Aira Makabe, la secondogenita di Ransie, dotata anch'essa di poteri magici molto misteriosi. Sullo sfondo sarà inoltre raccontato il tormentato rapporto d'amore tra Taku (fratello maggiore di Aira) e la principessa Coco (figlia del nuovo re del Mondo Magico, Aron, salito al trono dopo la morte del padre). A questi ultimi otto volumi segue il volume speciale conclusivo Hoshi no yukue ("Nei pressi di una stella"). Personaggi Prima serie In parentesi i nomi dell'adattamento televisivo italiano. Ranze Etō (Ransie Lupescu): Protagonista femminile della prima parte della serie, ha 14 anni (nella prima parte) Shun Makabe (Paul Cavor): Principe del mondo magico cresciuto sulla Terra e protagonista maschile della prima parte della storia. Yōko Kamiya (Lisa Thompson): Rivale ma poi amica di Ransie. Rinze Etō (Ronnie Lupescu): Fratellino di Ransie di 4-5 anni nella prima parte della storia, 13 nella seconda parte. Diventa il protagonista della seconda parte della serie. Mōri Etō (Boris Lupescu): Padre di Ransie e Ronnie, scrittore di libri. Shiira Etō (Shela Lupescu): Madre di Ransie e Ronnie. Aron Worenser: Figlio del Re del mondo magico e fratello gemello di Paul. È innamorato di Ransie. Sand: Il portavoce del re. Tamasaburo Kamiya (Thomas Thompson): Padre di Lisa e capo di una famiglia mafiosa. Hanae Makabe (Ania Cabor): Madre di Paul e Aron, infermiera. Il suo vero nome è Tana ed è la regina del mondo magico. Grande re del mondo magico (Satana nella serie televisiva italiana): Padre di Paul e Aron. Il suo vero nome (rivelato dall'autrice nelle schede dei personaggi sul volume 20 del manga) è Leopold Worenser. Solo manga Moebius: Maga al servizio della famiglia reale George: shinigami amico di Sand e degli Eto Fira: Promessa sposa ed in seguito moglie di Aron Dirk Carlo: Mafioso romeno dotato di poteri paranormali. Discendente della famiglia reale del mondo magico. Zone: Re del mondo dei morti (Meioh), nemico principale della prima serie. Gian Carlo Worensen: Principe del mondo magico che combatté contro il Meioh 2000 anni prima dell'inizio della serie. Antenato di Dirk Carlo. T.E.: Personaggio simile ad un alieno. parodia di E.T. Viene inviato per aiutare gli Eto nella ricerca del principe Sari: Amica di Ranzie in grado di gestire i sogni. Si sposerà con George. Keigo Tsutsui: Amico di Ranzie e Paul che conosce il loro segreto. È infatuato di Ranzie. Vive con la madre e il patrigno, nella cui clinica era ricoverata Narumi. Seconda serie (solo manga) Narumi Ichihashi: Fidanzata di Rinzie e co-protagonista dell'arco narrativo. Mana Ichihashi: Sorellastra minore di Narumi. È una principessa del mondo delle fate, mandata sulla Terra quand'era neonata in modo che fosse protetta dalle fate malvagie. Sayoko Ichihashi: Madre adottiva di Mana e seconda moglie del padre di Narumi. Tipple: Principe delle fate ed amico di Narumi e Rinzie. Dusa: Capo delle fate nere ed usurpatore del trono del mondo delle fate. Nemico della seconda serie. Coco Tina Worenser: Figlia di Aron e Fira, nata dopo che sono saliti al trono del mondo magico. Nella terza serie si fidanza con il cugino Taku. Taku Makabe: Figlio di Ranzie e Paul. Diventerà il fidanzato di Coco nella terza serie. Riki Kazama: Marito di Yoko. Dopo il matrimonio prenderà il cognome della moglie. Futaba Anzai: Popolare idol compagna di classe ed amica di Narumi e Rinzie. Innamorata di Kota, il migliore amico di Rinzie. Kota Aoiyagi: Migliore amico di Rinzie. Si fidanzerà con Futaba, come mostrato dall'autrice in una storia breve pubblicata alla fine del volume speciale "Nei pressi di una stella". Ichiro Saeki: Kohai di Narumi innamorato di lei. Si scoprirà essere il fratellastro di Riki e diventerà il successore della famiglia Kazama Yoko cane: Nella prima serie Yoko è stata trasformata più volte in cane. All'inizio della seconda serie lei ed il suo alter ego si separeranno. Run: Cane di Narumi. Compagno di Yoko cane Pupu, Pepe e Popo: Cuccioli di Run e Yoko cane Terza serie/Nei pressi di una stella Aira Makabe: Figlia di Paul e Ranzie. Diventerà una grande maga dotata di 99 poteri dopo aver studiato con Moebius. È nata il 9 settembre Potato: Nipote di Yoko cane (alter ego canino di Yoko Kamiya), è famiglio di Aira ed è in grado di parlare. Taku Makabe: Primogenito di Paul e Ranzie. Uno dei quattro principi del Mondo Magico, si sposerà alla fine della serie con sua cugina Coco, figlia del Grande Re. È la reincarnazione di Dirk Carlo. Kairi Minakami: Ultimo sopravvissuto del pianeta Starion, complementare di Aira. Ha un alter ego adulto (dovuto ad un viaggio nel tempo durante il quale ha perso la memoria) di nome Akimi Shingo. Mumu Kamia: Figlia di Yoko e Riki. Identica alla madre prima di diventare amica di Ranzie. Le piace molto Taku, ma alla fine (come mostrato dall'autrice) si sposerà con Leon, figlio di Aron. È nata il 10 settembre Fuu Kamia: Fratello gemello di Mumu e migliore amico di Aira. È nato il 10 settembre Leon Padok Worenser: Figlio di Fira e Aron, fratello di Coco e futuro re del mondo magico. Al termine della serie scoprirà che la sua anima gemella è Mumu Kamia. È nato il 1º agosto Aldo: Esule del mondo magico e padre adottivo di Kairi Chiki Eto: Figlio minore di Rinzie e Narumi Hiu Eto: Figlio maggiore di Rinzie e Narumi Cometa: Essere intergalattico che si nutre dell'energia vitale dei pianeti. Nemico finale della serie, sconfitto da Aira e Kairi. Anime È stato trasmesso dal circuito Euro TV e da diverse TV locali senza censura. Le uniche modifiche (che però non hanno snaturato l'anime) hanno riguardato solo gli adattamenti dei nomi propri dei personaggi e il fatto che la famiglia Eto non viene fatta provenire dal Mondo Magico, bensì esplicitamente dall'Inferno (talvolta indicato come Regno Supremo) trasformando così anche il Grande Re direttamente in Satana, facendolo credere proprio il demonio. Un'altra differenza riguarda la professione di Thomas Thompson che nella versione originale è un boss della yakuza mentre nella versione italiana è un semplice commerciante. Doppiaggio In questa tabella vengono resi noti i doppiatori e i rispettivi personaggi nell'anime. Il doppiaggio italiano è del 1983. Episodi Colonna sonora La colonna sonora originale è di Kazuo Otani, lo stesso autore delle musiche della serie Occhi di gatto. Sigle giapponesi Sigla d'apertura Tokimeki Tonight cantata da Harumi Kamo Sigla di chiusura Super Love Lotion cantata da Harumi Kamo Sigla italiana Ransie la strega cantata da I Cavalieri del Re Accoglienza Nel sondaggio Manga Sōsenkyo 2021 indetto da TV Asahi, persone hanno votato la loro top 100 delle serie manga e Batticuore notturno si è classificata al 66º posto. Note Collegamenti esterni Anime e manga mahō shōjo Serie anime basate su manga Anime e manga sui vampiri Anime e manga sui licantropi
Le Suore Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù (in spagnolo Hermanas Misioneras de Santa Teresita del Niño Jesús) sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le suore di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla M.S.T. Storia La congregazione fu fondata l'11 aprile 1929 a Santa Rosa de Osos, in Colombia, dal vescovo del luogo, Miguel Ángel Builes. L'istituto ottenne il pontificio decreto di lode il 9 maggio 1953 e l'approvazione definitiva della Santa Sede il 29 luglio 1964. Attività e diffusione Le suore si dedicano all'istruzione e all'educazione cristiana della gioventù e al lavoro in opere sociali: sono attive prevalentemente in terra di missione. Sono presenti nelle Americhe (Brasile, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Guatemala, Messico, Panama, Perù, Venezuela), in Africa (Benin, Costa d'Avorio, Egitto, Kenya) e in Italia; la sede generalizia è a Medellín. Alla fine del 2008 la congregazione contava 501 religiose in 79 case. Note Bibliografia Annuario Pontificio per l'anno 2010, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010. ISBN 978-88-209-8355-0. Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003. Collegamenti esterni Missionarie, Suore, Santa Teresa Bambin Gesù
Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti lAircargo Agliana Calcio Femminile nelle competizioni ufficiali della stagione 2006-2007. Stagione La stagione si apre con alcune novità, con la dirigenza che dopo la partenza dell'allenatore Paolo Biagiotti affida la direzione tecnica della squadra ad Alberto Ghimenti. Anche la rosa è sostanzialmente modificata, con numerose calciatrici che si trasferiscono da tutti i reparti, o si prendono una pausa, per maternità nel caso della centrocampista Sara Ercoli, o per ritiro come la compagna di reparto Ilaria Pizzichi. Tra le altre si registra il ritorno in Inghilterra per Francesca Cagetti e il passaggio dell'attaccante Silvia Fuselli al La squadra inizia la stagione in settembre, con la prima fase eliminatoria di Coppa Italia, superando agevolmente il primo turno vincendo tutti i sei incontri e chiudendo a punteggio pieno il girone 5, passando al turno successivo per rinuncia da parte della , accedendo ai quarti di finale ai danni della , vincendo l'incontro casalingo di ritorno per 1-0 dopo che all'andata il risultato si era concluso sulla parità con 3 reti per parte, e concludendosi in semifinale, eliminata dal che si impone pesantemente all'andata per 3-0 e al ritorno per 5-1. In campionato l'Aircargo Agliana disputa una stagione di media classifica, che con 5 vittorie, 9 pareggi e 8 sconfitte, conclude con 24 punti, a pari merito con il ma con una migliore differenza reti, che le vale il nono posto e la salvezza. Questa rimane l'ultima stagione della squadra che, nell'estate 2007 decide di non iscriversi al campionato successivo dichiarando l'inattività. Divise e sponsor Organigramma societario Tratto dal sito Football.it. Area amministrativa Presidente: Francesco Marassini Segretario Generale: Roberto Becheroni Area tecnica Allenatore: Alberto Ghimenti Rosa Rosa e ruoli tratti dal sito Football.it. e dal sito Il Tirreno Calciomercato Sessione estiva Sessione invernale Risultati Serie A Girone di andata Girone di ritorno Coppa Italia Primo turno Girone 5 Secondo turno Secondo turno Serie A e Serie A2 Quarti di finale Semifinali Statistiche Statistiche di squadra Statistiche delle giocatrici Note Collegamenti esterni 2006-2007
L'Investor-state dispute settlement (in sigla: ISDS; traducibile in italiano come Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato) è uno strumento di diritto pubblico internazionale che garantisce a un investitore straniero il diritto di dare inizio ad un procedimento di risoluzione delle controversie nei confronti di un governo straniero (lo "Stato ospite"). Disposizioni che prevedono l'ISDS sono contenute in un gran numero di trattati bilaterali per gli investimenti, in alcuni accordi commerciali internazionali, come nel Capitolo 11 dell'Accordo nordamericano per il libero scambio (NAFTA), e in accordi internazionali di investimento, come il Trattato sulla Carta dell'Energia. Funzione e tipi di settlement L'ISDS nasce per garantire una adeguata tutela agli investitori stranieri, favorendo in questo modo il flusso di capitali e tecnologia dall'estero. L'ISDS ha lo scopo di garantire un procedimento imparziale, veloce ed efficace di risoluzione delle controversie, ed evitare il ricorso a corti nazionali che possono essere (o venir percepite dall'estero come) poco imparziali o eccessivamente inefficienti. I trattati internazionali che tutelano gli investitori possono prevedere varie forme di risoluzioni amichevoli delle controversie tra le parti, come ad esempio la mediazione. Nel caso in cui le parti della controversia non riuscissero a risolvere le controversie in modo amichevole, è generalmente consentito agli investitori di far ricorso, a propria scelta, alla tutela dei propri diritti davanti alle corti nazionali competenti, all'arbitrato 'ad hoc' (vale a dire senza il supporto logistico di una istituzione arbitrale) o istituzionale (si veda, ad esempio, il trattato bilaterale Italia-Marocco). Funzionamento dei Tribunali arbitrali d'investimenti I tribunali arbitrali internazionali per le controversie investitore-Stato sono tribunali sovranazionali, costituiti di volta in volta per risolvere una singola controversia. Questi tribunali sono composti da un numero di membri scelti dalle parti (generalmente, pari a tre membri), nominati tra accademici, avvocati, esperti di diritto internazionale (anche se, a seconda del tipo di arbitrato, vige una generale libertà delle parti nella scelta degli stessi). Nel caso di arbitrato istituzionale, è l'istituzione di riferimento che garantisce supporto logistico alla procedura (ad esempio, mediante liste di possibili arbitri da cui le parti sono libere di scegliere). Procedimenti controversi Talune voci critiche del sistema, ritengono che l'ISDS sia usato dagli investitori stranieri per contrastare politiche di tutela sociale e ambientale adottate da diversi stati nazionali, citando spesso taluni esempi di procedimenti controversi. Tuttavia, secondo uno studio UNCTAD del febbraio 2015, nel corso del 2014, 42 ricorsi a tribunali ISDS sono stati presentati dagli investitori e allo stesso anno, dei 356 casi conclusi, il 37% ha visto un pronunciamento in favore dello Stato e solo il 25% in favore dell'investitore, mentre nel 28% dei casi le parti sono giunte a un accordo. Esempi Vattenfall vs. Germania Il piano di ridimensionamento della produzione di energia nucleare in Germania a seguito degli incidenti a Fukushima nel 2011, che comportava il ritiro delle licenze a 8 impianti, compresi quelli di Brunsbüttel e Krümmel di proprietà dell'azienda energetica svedese Vattenfall, ha spinto l'azienda a ricorrere al tribunale di arbitrato (ICSID, International Centre for Settlement of Investment Disputies) istruendo una causa che , stando alle dichiarazioni del quotidiano tedesco Handelsblatt''', ammonterebbe a 4,7 miliardi. Il portavoce dell'azienda, Magnus Kryssare, ha poi dichiarato a World Nuclear News'' che, in base alle regole di confidenzialità implicite nel processo, la Vattenfall non può fornire alcun commento riguardo all'ammontare della compensazione rivendicata. Philip Morris vs. Uruguay Il 19 febbraio 2010 la Philip Morris International iniziò una causa ICSID contro lo Stato dell'Uruguay, come previsto dall'accordo bilaterale di promozione e protezione degli investimenti stranieri fra Uruguay e Svizzera (la compagnia ha sede a Losanna); il ricorso è stato iniziato a seguito dell'adozione di misure restrittive sul consumo e la diffusione dei prodotti a base di tabacco, in particolare al divieto di vendere in confezioni differenti sigarette della stessa marca e l'obbligo di apporre sui pacchetti immagini che dissuadessero dal consumo. Nel 2016 il tribunale ha deciso in favore dell'Uruguay, condannando Philip Morris a risarcire lo Stato sudamericano di 7 milioni di dollari di spese legali. Philip Morris vs. Norvegia Ricorso simile ha impegnato la Philip Morris Norway contro la Norvegia, in base agli accordi dello Spazio Economico Europeo. Il ricorso era conseguenza del divieto di esposizione dei prodotti al di fuori di luoghi appositi. La causa è stata persa dalla società nel settembre 2011. Philip Morris vs. Australia Alla proposta della norma che impone l'uniformazione della veste grafica dei pacchetti di sigarette venduti in Australia (Tobacco Plain Packaging Act 2011, entrata in vigore il 1 dicembre 2011), dopo aver svolto diverse campagne pubblicitarie associandosi a British American Tobacco e Imperial Tobacco (Alliance of Australian Retailers) per contrastare l'iniziativa, Philip Morris International ha adottato la propria filiale di Hong Kong per un ricorso al tribunale ISDS in quanto investitore tutelato dal Trattato bilaterale per gli investimenti stipulato fra Australia ed Hong Kong il 15 settembre 1993. Il tribunale è stato istituito il 15 maggio 2012 con sede a Singapore. Nel 2015, il tribunale arbitrale ha accolto le argomentazioni dell'Australia e decretato di non aver giurisdizione sul caso. Note Voci correlate Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti Diritto internazionale
La presenza di famiglie ebraiche nel territorio vicentino è attestata durante tutto il XV secolo e, in forma molto ridotta, in età contemporanea. Storia Il Quattrocento Si hanno notizie di ebrei nel territorio vicentino a Lonigo nel 1369 e a Vicenza agli inizi del XV secolo; tra essi il banchiere Beniamino di Manuele Finzi, che almeno dal 1413 risiedeva in città in una casa di sua proprietà nella sindicaria di San Eleuterio e che nel 1417 poteva già vantare buoni rapporti col Comune. È sicuro anche che vicino a Porta Lupia gli ebrei avessero una domus e un cimitero. L'origine della comunità vicentina, come negli altri centri del Veneto, si può far risalire alla convergenza di rami "di rito tedesco", in genere provenienti da Treviso - ebrei askenaziti esuli dalla Germania fin dai secoli XIII-XIV - e “romani” o di "rito italiano" provenienti da Padova - dove c'era una fiorente universitas di ebrei che provenivano dall'Italia centrale attratti dalla possibilità di affari - o da Modena. Il loro arrivo è pertanto precedente alla dominazione della Repubblica di Venezia. Durante i primi decenni del secolo XV gli ebrei di origine askenazita costituirono il gruppo ebraico più consistente nel vicentino, con una solida presenza nella podesteria di Marostica. Gli ebrei “romani”, invece, si stabilizzarono nell'altra podesteria vicentina, quella di Lonigo e ad Arzignano, sede di un vicariato che nel Quattrocento stava vivendo una grande espansione economica e demografica. A Vicenza è documentata anche la presenza di alcuni ebrei provenienti dalla Spagna - probabilmente fuggiti in seguito ai pogrom del 1391 - e dalla Francia. Dopo questo iniziale insediamento a prevalenza askenazita, rapidamente si passò ad una maggioranza della parte "romana". La prima condotta, cioè il contratto rinnovabile periodicamente, rogata fra il Comune e i banchieri ebrei fu concessa dal Comune di Vicenza nel 1425 e fu rinnovata dieci anni dopo. Poi iniziò la sequenza dei decreti - emanati negli anni 1453, 1458, 1470 e 1479 - che vietavano agli ebrei di esercitare l'attività di prestito. Imporre questo divieto rendeva loro di fatto impossibile la permanenza sul territorio, sia perché implicitamente veniva loro negato il diritto di residenza previsto dalla condotta, sia perché veniva impedito l'esercizio di una delle poche professioni allora consentite. La presenza ebraica a Vicenza e nel territorio è comunque documentata durante tutto il XV secolo fino al 1486, anno dell'espulsione definitiva da Vicenza. Mentre i decreti sopra citati comportarono solo un reale o fittizio cambio di attività - dal prestito alla pezzaria, cioè la rivendita di oggetti usati - il decreto d'espulsione del 1486 comportò la definitiva sparizione della comunità ebraica dalla città e, qualche anno più tardi, dal territorio vicentino. Il prestito di denaro Le due attività comunemente concesse agli ebrei vicentini erano il prestito di denaro e la rivendita di oggetti usati (la pezzaria secondo la dicitura locale). Pochissime sono le informazioni - in questi casi non era richiesta una specifica documentazione - sull'esercizio di altre professioni; si sa di un sarto e di un insegnante di lingua ebraica, mentre dai documenti non risultano medici ebrei a Vicenza, nonostante la loro fama e malgrado la professione medica fosse una delle poche permesse a questo popolo. Durante la prima metà del secolo al centro dell'economia ebraica fu soprattutto la fenerazione o attività di prestito, concentrata specialmente nelle mani delle tre maggiori famiglie vicentine: i Finzi, i da Modena e la famiglia di Aberlino. Caratteristica comune ai banchieri ebrei e cristiani del tempo era il carattere familiare dell'impresa, che veniva rafforzata da frequenti alleanze matrimoniali, utili sia per creare reti commerciali ed economiche che relazioni fra le diverse comunità ebraiche. Il maggior banchiere vicentino era Beniamino Finzi e la sua attività di prestito, regolato dalla condotta, era rivolta al Comune, all'artigianato manifatturiero e soprattutto alla nobiltà. Egli però non si limitava al solo prestito ma, come gli altri banchieri, aveva creato un'ampia rete di investimenti in diversi banchi, sia in città che nel territorio vicentino: possedeva quote del banco dei da Modena e investimenti nel banco di Arzignano. I tassi d'interesse praticati in città erano del 15% per i primi sei mesi dal momento del pegno e in seguito, fino ai 15 mesi, del 20%, una percentuale relativamente contenuta rispetto a quelle praticate in altri centri del vicentino (a Marostica poteva arrivare anche al 40%). Mentre nelle altre città, alla scadenza, i pegni non riscattati dovevano essere venduti attraverso un'asta pubblica, nel caso di Vicenza una clausola della condotta prevedeva che essi restassero di proprietà dei prestatori ebrei. Questi venivano così in possesso di una grande quantità di merce, disponibile per la rivendita attraverso la pezzaria, e ciò poteva rappresentare un'ulteriore fonte di guadagno. Nello stesso tempo la presenza di ebrei feneratori garantiva alla popolazione la possibilità di ottenere crediti e al Comune vantaggi diretti, visto che poteva richiedere o addirittura imporre prestiti a proprio vantaggio. Una parte consistente del credito ebraico era rivolto alla nobiltà vicentina, che investiva nella produzione di panni di lana e di seta e si dotava di palazzi sempre più sontuosi in città. Quando poi la nobiltà affidava il proprio denaro al banco ebraico, il vantaggio era reciproco: la prima traeva guadagni dagli interessi ricevuti dal deposito e i banchieri ebrei avevano a disposizione una maggiore liquidità da investire. L'attività di prestito tuttavia entrò in crisi intorno agli anni quaranta, probabilmente in seguito all'accesa predicazione contro l'usura, nel 1443 da parte di fra Bernardino da Siena e nel 1451 di fra Giovanni da Capestrano, che predicò nel capoluogo e a Lonigo. L'usura - vietata e fortemente combattuta dalla Chiesa - era un male endemico a Vicenza, città nella quale da un paio di secoli rappresentava l'attività principale della classe media, insieme a quella dei notai. Contro di essa si erano scagliati vescovi - in particolare il beato Bartolomeo da Breganze - e predicatori degli Ordini mendicanti, senza ottenere grandi risultati, eccezion fatta per il notevole numero di lasciti testamentari in favore delle chiese, elargiti come riparazione per i peccati commessi. Ora però che in tutta l'Italia centro-settentrionale si era affermata la presenza di banchieri ebrei, la predicazione identificò l'usura con il giudaismo e si rivolse contro entrambi. Alessandro Nievo, giureconsulto vicentino del tempo, nel 1469 scrisse quattro Consilia contra iudeos foenerantes in cui, ricordando le prediche di Bernardino a Vicenza, esprimeva la convinzione − condivisa con il minore osservante Michele da Carcano − che il Papa non potesse dispensare dal divieto di usura o tollerare che le città consentissero agli ebrei di esercitare attività di prestito usurario, fatto che offendeva lo jus naturale, divinum et canonicum; la fortuna di questi Consilia, pubblicati in più edizioni, ne fecero il principale strumentario dal quale i frati minori italiani trassero i loro argomenti antigiudaici di ordine teorico. È probabile che, dopo queste predicazioni, il clima in città fosse diventato molto teso ed i contrasti con la popolazione fossero aumentati, tanto che il Comune non rinnovò la condotta in scadenza nel 1445 e alcuni ebrei presero la decisione di trasferirsi altrove. Proprio richiamandosi alla predicazione di Bernardino, nel 1453 il doge Francesco Foscari accolse le istanze del Comune di Vicenza e stabilì il divieto di fenerazione per i banchieri ebrei. Non è da escludere, peraltro, che questo clima derivasse anche dalla forte concorrenza che gli ebrei ormai esercitavano nei confronti della nobiltà cittadina, da tempo implicata nell'attività di usura. Probabilmente l'attività di fenerazione non sparì da Vicenza e, soltanto, si ridusse e divenne meno visibile mediante l'utilizzo di prestanome: forse gli stessi ebrei pezzaroli esercitarono, più o meno di nascosto, l'attività creditizia. La pezzaria L'altra professione svolta dagli ebrei vicentini era quella di pezzaroli. A differenza dei feneratori, i pezzaroli ebrei vicentini videro la loro attività sin dall'inizio fortemente contrastata dalle locali fraglie, in particolare da quella degli orafi. Attraverso i documenti del tempo, si ha notizia di continui contrasti durante tutta la prima metà del XV secolo fra gli ebrei e le fraglie vicentine dei pezzaroli e degli orafi, con la parte cristiana costantemente impegnata nel tentativo di ridurre le possibilità di esercizio per gli ebrei e di eliminare la concorrenza. Nel 1408, ad esempio, i pezzaroli cristiani, appellandosi al doge Michele Steno, ottennero che gli ebrei rispettassero le festività cristiane chiudendo le loro botteghe. Varie volte gli ebrei si videro accusati dalle fraglie cristiane: di ricettazione, e conseguentemente il Comune impose loro di acquistare oggetti d'oro e d'argento solo sulla pubblica piazza; oppure di esercitare abusivamente l'attività senza essere iscritti alla matricola dell'arte, ma in questo caso i cristiani ottennero risposta negativa e gli ebrei furono autorizzati ad esercitare la pezzaria, purché rispettassero lo statuto dell'arte; o ancora, di vendere in città oggetti non conformi alla lega d'argento vicentina e venne deciso che gli ebrei avrebbero potuto vendere solo oggetti provenienti da pegni non riscossi e solo se contrassegnati con una particolare bulla dai gastaldi della fraglia cristiana, a loro unico ed insindacabile giudizio. Ciononostante e pur avendo subito pesanti restrizioni, nella seconda metà del Quattrocento la pezzaria ebraica sembrò rafforzarsi, sviluppando ulteriormente la propria attività. Gli ebrei vicentini furono abbastanza abili nello stringere accordi con le fraglie stesse che, dietro pagamento di piccole somme, rinunciarono in parte ai loro privilegi. Come già detto, l'attività ebraica di pezzaria era facilitata e resa particolarmente conveniente dalla possibilità di vendere i pegni non riscattati, che venivano conferiti ai feneratori titolari di condotta. Oltre alla rivendita di oggetti usati di modesto valore agli strati meno abbienti della popolazione, una parte importante della pezzaria riguardava oggetti di lusso che la stessa nobiltà vendeva loro - probabilmente anche per ricavarne velocemente somme importanti - oppure beni comprati alle aste pubbliche della camera dei pegni; questo permetteva buoni guadagni e dava loro la possibilità di avere merce di valore da vendere anche al di fuori dal tessuto cittadino. A dispetto di un'attività apparentemente modesta, i pezzaroli erano in grado di muovere somme assai elevate, segno della loro forza economica. L'espulsione del 1486 Il clima, già teso, si surriscaldò nel 1475 quando a Trento venne ucciso un bambino di nome Simonino e, ancor più, nel 1485 quando un evento analogo - in questo caso il bambino si chiamava Lorenzino Sossio da Valrovina - accadde a Marostica; di entrambi i fatti vennero incolpati gli ebrei, accusati di aver perpetrato un omicidio rituale. A rafforzare l'ostilità nei loro confronti contribuirono in maniera determinante uno scritto di Pietro Bruto, l'Epistula contra Judaeos, che sosteneva la colpevolezza e la perfidia di questo popolo. A nulla valse il fatto che le accuse si dimostrassero infondate: la credenza sopravvisse tenacemente nella tradizione popolare - se ne trovano testimonianze ancora nel Settecento - alimentata anche da elementi del clero veneto. Così, quando una ducale del doge Marco Barbarigo - che in realtà ratificava la delibera presa dal Comune di Vicenza, patrocinata dal podestà Antonio Bernardo - espulse da Vicenza gli ebrei, con l'accusa di praticare l'usura, vi fu in città un'esplosione di gioia. Sulle indubbie pressioni esercitate dalla controparte cristiana, che si vedeva penalizzata dalla concorrenza ebraica, si inserirono quindi i pregiudizi, le motivazioni religiose e l'iniziativa del francescano Marco da Montegallo, che aveva già fondato con successo dei Monti di Pietà nelle Marche. Dopo questa decisione - agli ebrei fu concesso meno di un mese di tempo per lasciare la città - entrambe le attività, sia di fenerazione che di pezzaria, cessarono definitivamente a Vicenza. Qualche famiglia ebrea restò, anche se non per molto tempo, nelle città vicine: Bassano, Cittadella, Lonigo, Rosà. Il Comune - governato dalla nobiltà e dalle fraglie - riprese il controllo di un importante settore dell'economia cittadina e istituì anch'esso un Monte di Pietà, il primo nel territorio della Repubblica di Venezia. Seguendo il modello proposto dal frate, il Monte inizialmente prestò il denaro senza richiedere interesse, ma nel 1492, entrato in crisi, venne rifondato da Bernardino da Feltre, questa volta con l'applicazione di un tasso del 5%, comunque di molto inferiore a quello praticato in precedenza dagli ebrei. Pochi anni dopo, nel 1517, il Consiglio dei Pregadi dispose che tutti gli ebrei di Venezia dovessero obbligatoriamente risiedere nel Ghetto. Rispettivamente nel 1600 e nel 1603 un ghetto fu istituito anche nelle città di Verona e di Padova. Per i successivi due secoli non si ha notizia di ebrei a Vicenza, se non come mercanti ambulanti di lana e seta. Dopo il 1720 si ha traccia di qualche permesso temporaneo di residenza in città come pure, però, di ripetuti bandi di espulsione. Ancora per secoli, invece, restarono comunemente in uso nella toponomastica cittadina i nomi di contrà e di stradella dei Giudei, rimase cioè la memoria dei luoghi da essi abitati o dove svolgevano la loro attività. I nomi furono modificati - rispettivamente nel 1867 e nel 1941 - in quelli di contrà Cavour e stradella dei Nodari, con la motivazione, nel caso di quest'ultima, che la denominazione "non è più consona con le attuali direttive politiche sulla razza e che si rende opportuno introdurre nuove strade aventi un loro passato". L'età contemporanea Con l'arrivo di Napoleone e la caduta della Serenissima i ghetti della Repubblica furono aboliti, agli ebrei furono riconosciuti tutti i diritti e molti poterono trasferirsi e comprare immobili altrove, svolgere una qualsiasi professione, frequentare liberamente scuole pubbliche e istituzioni. Anche l'Impero austriaco, al quale furono annesse le terre della Serenissima nel 1797, nonostante escludesse gli ebrei dalla partecipazione attiva alla vita pubblica e nonostante vi fossero manifestazioni popolari contro di essi, non ricostituì più i ghetti. Un settore del Cimitero acattolico di Vicenza testimonia che - seppure poche - alcune famiglie ebree vissero in città in questi ultimi due secoli, senza che vi fosse però una vera comunità. Nel Cimitero sono presenti tombe della famiglia Orefice, dalla quale uscì anche un musicista, Giacomo Orefice. La storia delle due vie cittadine a suo tempo denominate dei Giudei rappresenta il clima di una città che, ancora nel 1932, vedeva positivamente il mantenimento della tradizione toponomastica e la presenza storica degli ebrei a Vicenza. Questo clima mutò nel 1938, quando furono promulgate le leggi razziali fasciste. Negli anni tra il 1941 e il 1943 nel territorio vicentino furono presenti circa 500 profughi ebrei, per la maggior parte provenienti dalla Jugoslavia, ma anche qualche polacco, tedesco, ceco, rumeno, ungherese e russo, che furono dislocati in 26 Comuni della provincia – ad esempio Enego, Lonigo, Malo, Roana, Sossano, Arsiero – con lo status di internati liberi (di fatto erano controllati a vista dalle forze dell'ordine, podestà e dalla popolazione stessa), così come stava succedendo in molti altri Comuni d'Italia. Vicenza fungeva da centro di raccolta e smistamento, in attesa che la prefettura stabilisse i luoghi precisi di confino. Nel frattempo gli ebrei soggiornavano forzatamente, a loro spese, in locande, alberghi o abitazioni private. Con l'8 settembre 1943 e la creazione della Repubblica sociale italiana si spensero per gli ebrei le ultime speranze di vivere in Italia con serenità. Molti fuggirono prima che entrassero in vigore ad inizio dicembre i provvedimenti più restrittivi, a partire dal sequestro dei beni fino all'arresto, altri dovettero fronteggiarli quando la situazione si era fatta quasi senza via d'uscita. La prefettura istituì per gli ebrei in attesa di deportazione dei campi di concentramento nella provincia, tra i quali il campo di concentramento di Tonezza del Cimone, attivo dal 20 dicembre 1943 al 2 febbraio 1944. Parecchi vicentini si distinsero nell'aiutare gli ebrei nella fuga verso la Svizzera, il Sud Italia o le loro terre d'origine: esemplare in questo senso la figura del cappellano di Valli del Pasubio, don Michele Carlotto, Giusto tra le Nazioni. Molti ebrei, invece, furono arrestati e deportati nei campi di sterminio nazisti; delle 67 persone deportate sopravvissero solo in quattro. Alla fine degli anni ottanta a Vicenza e in Provincia risiedevano una dozzina di ebrei, che appartengono per diritto alla Comunità israelitica di Verona. Note Bibliografia Giambattista Giarolli, Vicenza nella sua toponomastica stradale, Vicenza, Scuola Tip. San Gaetano, 1955 Pier Cesare Ioly Zorattini, Gli Ebrei durante la dominazione veneziana, in Storia di Vicenza, III/1 (L'età della Repubblica Veneta 1404-1797), Vicenza 1989, pp. 221–229 Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, III/2, Dal 1404 al 1563,, Vicenza, Neri Pozza editore, 1964 Giovanni e Silvia Tomasi, Ebrei nel Veneto orientale, Ed. Giuntina, Firenze, 2012 Approfondimenti D. Carpi, Alcune notizie sugli Ebrei a Vicenza (secoli XIV-XVIII), in “Archivio veneto”, s. V, n. 103, a. XCII, v. LXVIII (1961), pp. 17–23, D. Carpi, Di alcune famiglie di feneratori ebrei a Vicenza (1398-1486) Mariano Nardello, Il prestito ad usura a Vicenza e la vicenda degli ebrei nei secoli XIV e XV, Vicenza, Odeo Olimpico, 1977-78 Mariano Nardello, Il presunto martirio del beato Lorenzino Sossio da Marostica, Vicenza, Odeo Olimpico Paolo Tagini, Le poche cose. Gli internati ebrei nella Provincia di Vicenza 1941-1945, Istrevi-Cierre, Verona 2006 Voci correlate Campo di concentramento di Tonezza del Cimone Cimitero acattolico di Vicenza Palazzo del Monte di Pietà (Vicenza) Simonino di Trento Storia dell'usura a Vicenza Storia di Vicenza Collegamenti esterni Storia di Vicenza Vicenza Storia dell'ebraismo in Italia
L'imbroglio - The Hoax (The Hoax) è un film del 2006 diretto da Lasse Hallström e interpretato da Richard Gere. La vicenda si basa sulla reale vicenda della falsa biografia di Howard Hughes scritta da Clifford Irving. Il film è stato presentato in Italia alla prima edizione della Festa del Cinema di Roma ed è uscito nelle sale italiane il 20 ottobre 2006. Trama Anni settanta: l'ambizioso scrittore Clifford Irving, stanco di vedersi costantemente rifiutati i suoi lavori e pur di essere pubblicato dall'importante casa editrice McGraw-Hill, s'inventa di aver ottenuto il consenso del celebre e inarrivabile magnate Howard Hughes ad essere l'autore della sua biografia. La notizia desta stupore e incredulità, perché in quegli anni Hughes, divenuto una figura leggendaria dell'imprenditoria americana, con contatti tanto importanti quanto segreti sia a Hollywood sia nell'esercito e nei servizi segreti americani, vittima delle sue eccentriche manie, si era ormai da tempo auto recluso ad una vita solitaria e priva di contatti con il mondo. Per convincere gli editori dell'autenticità del rapporto con Hughes, lo scrittore Irving, spalleggiato dall'amico Dick Suskind, arriva a scrivere lettere autografe imitando perfettamente la grafia del magnate e a registrare una finta intervista, su cui basa il suo romanzo. La prima stesura dell'opera ottiene il consenso e la piena approvazione degli editori, che ormai non dubitano più dell'autenticità dei contatti di Irving con il potente uomo d'affari. Peccato che lo stesso Hughes, con una storica telefonata trasmessa in televisione, smaschererà l'imbroglio di Irving, decretando in questo modo la sua disfatta pubblica. L'impresa dello scrittore avrà ripercussioni disastrose anche sull'amicizia con Suskind e sulla sua vita privata. Tema culturale Prendendo spunto dai molti misteri che circondano la vita e la morte di Hughes, vi sono molte altre pellicole che hanno narrato vicende che lo vedono come protagonista. Tra queste, il film fantasy super-eroistico Le avventure di Rocketeer, dove il personaggio di Hughes è interpretato da Terry O'Quinn, e la commedia Una volta ho incontrato un miliardario, diretta da Jonathan Demme, in cui Hughes ha il volto di Jason Robards. Howard Hughes è stato anche ispiratore del film di Martin Scorsese The Aviator, dove il suo personaggio viene incarnato da Leonardo DiCaprio. Il vero Clifford Irving partecipò al documentario di Orson Welles F come falso. Accoglienza Il film ha avuto uno scarso successo al botteghino, non riuscendo ad eguagliare il budget iniziale di 25 milioni di dollari. La pellicola infatti guadagnò poco più di 7 milioni di dollari negli Stati Uniti e quasi 5 milioni di dollari nel resto del mondo, ricevendo pareri contrastanti da parte della critica. Venne comunque gradita l'interpretazione di Richard Gere e di Alfred Molina. Riconoscimenti 2007 - Satellite Award Nomination Migliore attore in un film commedia o musicale a Richard Gere 2007 - London Critics Circle Film Awards Nomination Migliore attore non protagonista britannico a Alfred Molina Note Altri progetti Collegamenti esterni Film basati su eventi reali Film commedia drammatica Film ambientati negli anni 1970
Fonteno (Fonté in dialetto bergamasco) è un comune italiano di abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. Geografia fisica Fonteno è posta sul versante sinistro della valle di Fonteno su di un terrazzo naturale che dà sul lago d'Iseo. La valle è solcata dal torrente Zù, che dalle alte montagne scende fino a gettarsi nel lago. Il territorio del comune risulta compreso tra i 375 e i 1.361 m s.l.m. Storia Il primo nucleo abitato è testimoniato nel 1338 nella zona della "fontana del coren", dalla quale deriva l'etimologia del nome del paese. Il 22 agosto 1944 ci fu un duro scontro tra le forze nazi-fasciste e i partigiani della 53ª Brigata Garibaldi che viene ricordata con il nome di Battaglia di Fonteno Simboli Lo stemma e il gonfalone sono stati approvati dalla giunta municipale il 24 marzo 1994 e concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'8 agosto dello stesso anno. Nello scudo è rappresentata la fontana del Córen, attorno a cui si sviluppò il primo nucleo di abitazioni di Fonteno e diede origine al nome del paese. Il campo di verde è un richiamo ai boschi e ai prati della Valle di Fonteno. L'azzurro simboleggia il vicino lago di Iseo, nelle cui acque si specchiano le contrade di Xino e Fonteno stessa, rappresentate dalle due stelle d'oro. Il gonfalone è un drappo di bianco. Società Evoluzione demografica Monumenti e luoghi d'interesse Per la sua posizione isolata Fonteno ha conservato le caratteristiche del piccolo borgo agricolo di montagna, con strette viuzze, porticati e balconi in legno dei secoli precedenti. Chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita, in stile neogotico, del XIX secolo. Il campanile settecentesco venne sostituito nel 1827 da una nuova torre, sopraelevato quindi nel 1930 per armonizzarlo con l'edificio. La chiesa ospita un organo a mille canne del 1885 recentemente restaurato. Chiesa di San Rocco, cinquecentesca. Nella valle di Fonteno sorgono oltre 300 cascine, protette da uno speciale piano urbanistico. La zona presenta percorsi e sentieri con numerosi punti panoramici sul lago. Vi è stato scoperto nel 2006 il vasto complesso speleologico di "Bueno Fonteno", del quale si è esplorato uno sviluppo di oltre 32 km fino ad una profondità di quasi 500 m. Geografia antropica Frazioni Xino, affacciata sul lago d'Iseo, a circa 1 km dal capoluogo comunale, conserva un aspetto tipico di antico borgo con stretti vicoli. Infrastrutture e trasporti Al paese si arriva per una strada che si distacca a Solto Collina dalla strada provinciale n.77, che a sua volta è collegata con la strada statale 42. Una strada comunale porta alla frazione di Xino. Amministrazione Galleria d'immagini Note Altri progetti Collegamenti esterni
Il Palazzo Pellicano occupa parte dell'isolato ad angolo posto tra il Corso Vittorio Emanuele III e la via Tommaso Gulli della città di Reggio Calabria. Storia L'edificio prende il nome dal proprietario Luciano Pellicano e fu progettato nel 1922 dall'architetto Pietro Borradori. Il palazzo rappresenta un importante costruzione del waterfront cittadino. Attualmente l'edificio è sede di residenze ed uffici. Architettura Il corpo di fabbrica, costituito da due piani fuori terra e da un seminterrato, presenta un impianto planimetrico rettangolare. L'edificio presenta un ampio cortile interno fornito di scala, con angolo smussato, e due entrate a servizio dei due corpi di fabbrica di cui si compone il palazzo. I prospetti esterni sono di stile classicheggiante arricchiti da elementi artistici e decorativi di connotazione tipicamente liberty. Le facciate sono costituite da un basamento lungo il quale si aprono le piccole finestre del seminterrato, dal primo piano che è caratterizzato da finestre architravate tra lesene rettangolari e dall'entrata principale, prospiciente il corso Vittorio Emanuele III e decentrata rispetto all'asse di simmetria dell'edificio, chiusa da un cancello in ferro battuto decorato a motivi liberty e sormontato da un timpano di forma triangolare; al secondo livello le aperture sono sempre architravate e alcune risultano scandite da lesene mentre altre sono complete di balconi sostenuti da mensole e protetti da ringhiere in ferro artisticamente decorato. Originale risulta la scelta della soluzione ad angolo arrotondato che al piano terra presenta finestre divise in tre parti da colonnine mentre al piano superiore, pur essendo mantenuta la stessa tipologia architettonica di finestra, è presente un balcone circolare sostenuto da mensole. La parte terminale dell'edificio è caratterizzata da cornicione e balaustra lineare con la presenza di elementi architettonici appoggiati in corrispondenza delle lesene poste al di sotto. Note Voci correlate Architetture di Reggio Calabria Stile Liberty Centro storico di Reggio Calabria Lungomare Falcomatà Pellicano, Palazzo
La storia dell'universo (The Universe) è una serie televisiva americana prodotta dalla compagnia Flight 33 Productions per il canale satellitare History ed è tuttora trasmessa su Focus. La serie cerca di trovare spiegazioni più probabili per alcune teorie che sono irrisolte nel mondo dell'astronomia e cerca di farlo intervistando alcune delle menti più brillanti nel campo dello studio dei fenomeni dello spazio come Neil deGrasse Tyson, Alexei Filippenko, Amy Mainzer, Michio Kaku, Clifford Johnson, Laura Danly, Gregh Laughlin e Michelle Thaller. Il programma è formato da 9 stagioni. Episodi Nota: per ogni serie gli episodi sono elencati secondo l'originale ordine di produzione, in Italia sono stati spesso trasmessi seguendo un diverso ordine sequenziale. Serie 1: 2007 Questa serie si compone di 14 puntate: Serie 2: 2007-2008 Questa serie si compone di 18 puntate: Serie 3: 2008-2009 Questa serie si compone di 12 puntate: Serie 4: 2009 Questa serie si compone originariamente di 12 puntate, ma in Italia ne sono state doppiate e trasmesse solo 11: Serie 5: 2010 Questa serie si compone di 8 puntate: Serie 6: 2011 Questa serie si compone di 7 puntate: Serie 7: 2012 Questa serie si compone di 7 puntate: Serie 8: 2014 Questa serie si compone di 4 puntate: Serie 9: 2015 Questa serie si compone di 6 puntate: Collegamenti esterni
Carriera Nato a Los Angeles, in California, da una famiglia ebraica, Heslov ha recitato in film come True Lies, Congo, Pericolosamente insieme, Dante's Peak, Enemy of the State, Il Re Scorpione, Good Night, and Good Luck. Nel 2006 ha ottenuto una nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale per lo stesso Good Night, and Good Luck. (di cui è stato anche produttore e co-sceneggiatore assieme a George Clooney). Nel 2009 ha diretto George Clooney, Ewan McGregor, Jeff Bridges e Kevin Spacey nel film L'uomo che fissa le capre, e nel 2013 ha vinto l'Oscar al miglior film per il suo lavoro da produttore in Argo. È sposato con la produttrice Lysa Hayland. Filmografia parziale Attore Cinema Il viaggio di Natty Gann (The Journey of Natty Gann), regia di Jeremy Kagan (1985) I ragazzi della porta accanto (The Boys Next Door), regia di Penelope Spheeris (1985) Pericolosamente insieme (Legal Eagles), regia di Ivan Reitman (1986) Intrigo a Hollywood (Sunset), regia di Blake Edwards (1988) Licenza di guida (License to Drive), regia di Greg Beeman (1988) Curve pericolose (Dangerous Curves), regia di David Lewis (1988) Scommesse al college (Catch Me if You Can), regia di Stephen Sommers (1989) Vital Signs - Un anno, una vita (Vital Signs), regia di Marisa Silver (1990) La rivincita dei nerds III (Revenge of the Nerds III: The Next Generation), regia di Roland Mesa (1992) True Lies, regia di James Cameron (1994) Congo, regia di Frank Marshall (1995) La pecora nera (Black Sheep), regia di Penelope Spheeris (1996) Piume di struzzo (The Birdcage), regia di Mike Nichols (1996) Dante's Peak - La furia della montagna (Dante's Peak), regia di Roger Donaldson (1997) Nemico pubblico (Enemy of the State), regia di Tony Scott (1998) Waiting for Woody, regia di Grant Heslov (1998) - cortometraggio Bug, regia di Phil Hay e Matt Manfredi (2002) Il Re Scorpione (The Scorpion King), regia di Chuck Russell (2002) Good Night, and Good Luck., regia di George Clooney (2005) In amore niente regole (Leatherheads), regia di George Clooney (2008) Lost Angeles, regia di Phedon Papamichael (2012) Monuments Men (The Monuments Men), regia di George Clooney (2014) Ticket to Paradise, regia di Ol Parker (2022) Televisione Ai confini della realtà (The Twilight Zone) – serie TV, episodio 2x17 (1987) La signora in giallo (Murder, She Wrote) - serie TV, episodio 6x10 (1989) CSI: Scena del crimine (CSI: Crime Scene Investigation) - serie Tv, episodio 1x04 (2000) A prova di errore (Fail Safe) - film Tv, regia di Stephen Frears (2000) Catch-22 – miniserie TV, 6 episodi (2019) Regista Waiting for Woody (1998) - cortometraggio Par 6 (2002) Tony (2008) - cortometraggio L'uomo che fissa le capre (The Men Who Stare at Goats) (2009) Catch-22 – miniserie TV, 2 episodi (2019) Sceneggiatore Waiting for Woody, regia di Grant Heslov (1998) - cortometraggio Good Night, and Good Luck., regia di George Clooney (2005) Le idi di marzo (The Ides of March), regia di George Clooney (2011) Monuments Men (The Monuments Men), regia di George Clooney (2014) Suburbicon, regia di George Clooney (2017) Produttore Good Night, and Good Luck., regia di George Clooney (2005) In amore niente regole (Leatherheads), regia di George Clooney (2008) L'uomo che fissa le capre (The Men Who Stare at Goats), regia di Grant Heslov (2009) The American, regia di Anton Corbijn (2010) Le idi di marzo (The Ides of March), regia di George Clooney (2011) Martin Scorsese Eats a Cookie, regia di George Clooney (2012) - cortometraggio Argo, regia di Ben Affleck (2012) I segreti di Osage County (August: Osage County), regia di John Wells (2013) Monuments Men (The Monuments Men), regia di George Clooney (2014) All'ultimo voto (Our Brand is Crisis), regia di David Gordon Green (2015) Money Monster - L'altra faccia del denaro (Money Monster), regia di Jodie Foster (2016) Suburbicon, regia di George Clooney (2017) Catch-22 – miniserie TV (2019) The Midnight Sky, regia di George Clooney (2020) Il bar delle grandi speranze (The Tender Bar), regia di George Clooney (2021) Doppiatori italiani Edoardo Nevola in Congo, Il Re Scorpione Manfredi Aliquò in La pecora nera, Piume di struzzo Alberto Angrisano in Good Night, and Good Luck Roberto Gammino in Dante's Peak - La furia della montagna Fabio Boccanera in True Lies Patrizio Prata in A prova di errore Alessio Cigliano in Waiting for Woody Stefano Brusa in Catch-22 Note Voci correlate Smokehouse Productions Altri progetti Collegamenti esterni Premi AACTA alla miglior sceneggiatura internazionale
Biografia Fece parte del movimento della Giovane Germania. Fu autore di spregiudicati romanzi (Willy e la scettica, 1835), determinanti nel passaggio dal romanticismo al realismo, e di opere teatrali (Uriel Acosta, 1846), che riscossero un notevole successo presso i suoi contemporanei. Alcune sue opere, come Willy e la scettica, incapparono nelle maglie della censura, e suscitarono molto clamore. Il suo lavoro più riuscito risultò Uriel Acosta, incentrato sulla contrapposizione fra un teologo ebreo, raffigurante la libertà di pensiero, e i rigidi tradizionalisti e conservatori religiosi della sua città. Le tematiche principali dei suoi scritti furono la rivendicazione dei diritti civili, della libertà di pensiero, la polemica contro i pregiudizi e contro le religioni, le speranze in un rinnovamento sociale e politico. Svolse una significativa carriera come giornalista, durante la quale si distinse come inviato speciale a Parigi nel 1842. Nel 1848 partecipò ai tumulti di Berlino, arringando il popolo, ed evidenziando un intenso impegno politico, che si attenuò solo dopo la morte della moglie. Opere Romanzi Briefe eines Narren an eine Narrin (1832) Maha-Guru, Geschichte eines Gottes (1833) Wally, die Zweiflerin Die Ritter vom Geiste Saggi Zur Philosophie der Geschichte (1836) Götter, Helden und Don Quixote (1838) Teatro Zopf und Schwert (1844) Das Urbild des Tartuffe (1847) Der Königsleutnant (1849) Uriel Acosta (1847) Note Voci correlate Giovane Germania Altri progetti Collegamenti esterni
è una serie di light novel scritta da Tomohiro Matsu e illustrata da Peco per i primi nove volumi e da vari artisti per i volumi successivi. Dodici volumi sono stati pubblicati da Shūeisha sotto l'etichetta Super Dash Bunko. Un adattamento a manga disegnato da Kentarō Yabuki ha iniziato la serializzazione sulla rivista per manga shōnen Jump Square il 4 gennaio 2010. In questo adattamento, molti personaggi della precedente opera di Yabuki, To Love-Ru, fanno un'apparizione cameo. Una serie televisiva anime basata sulla serie di romanzi è stata trasmessa dal 6 aprile 2010. Significato del titolo Mayoi Neko è traducibile in Gatto randagio, riferendosi al nome del cafè attorno al quale la storia si sviluppa, e alludendo agli orfani e altri personaggi "randagi" che vengono accolti lì. Gatto randagio è anche il nome di un club scolastico nella serie che aiuta le persone. Trama Takumi Tsuzuki è un orfano che trascorre le sue giornate con la sua amica d'infanzia Fumino Serizawa presso il cafe Gatti randagi e con i suoi amici, nell'Accademia Umenomori. Un giorno, la sua sorellastra maggiore Otome porta a casa sua e di Takumi una strana ragazza, Nozomi Kiriya, lasciandola vivere con loro. E quando altri amici - Chise Umenomori costituisce un club dei Gatti randagi che aiuta le persone, la vita di Takumi si riempie delle sue attività. Personaggi Principali Doppiato da: Nobuhiko Okamoto (presente); Minako Kotobuki (bambino) Doppiata da: Kanae Itō Doppiata da: Ayana Taketatsu Doppiata da: Yuka Iguchi Secondari Doppiata da: Satomi Satō Doppiata da: Yui Horie Doppiato da: Hiroyuki Yoshino Doppiato da: Junji Majima Doppiata da: Yukari Tamura Doppiate da: Rina Satō e Satomi Arai (rispettivamente) Doppiata da: Yuuka Nanri Media Light novel Manga Anime Episodi Colonna sonora Sigle di apertura , interpretata da Kanae Itō, Yuka Iguchi e Ayana Taketatsu , interpretata da Yoshiki Fukuyama (episodio 7) Sigle di chiusura , interpretata da Kanae Itō, Yuka Iguchi e Ayana Taketatsu , interpretata da Kanae Itō, Yuka Iguchi e Ayana Taketatsu (episodio 6) , interpretata da Hitomi Mieno (episodio 7) , interpretata da Umenomori Gakuen Bloomer Ha no Minna-san (episodio 11) Brani inseriti , interpretata da Umenomori Gakuen Bloomer Ha no Minna-san (episodio 11) , interpretata da Umenomori Gakuen Spats Ha no Minna-san (episodio 11) Note Voci correlate To Love-Ru Kentarō Yabuki Collegamenti esterni Sito ufficiale della serie di light novel su Shūeisha Sito ufficiale del manga su Shūeisha
Il respiro di Biot (chiamato anche respiro intermittente o respirazione atassica) è una forma di respiro patologico in cui si alternano gruppi di 4 o 5 atti respiratori brevi e superficiali seguiti da fasi di apnea di durata variabile, ma in genere tra i 10 ed i 30 secondi. Questo tipo di respiro è una manifestazione di una grave sofferenza del centro respiratorio bulbare ed è un indice prognostico grave. Etimologia e storia Il respiro deve il suo nome allo scopritore, Camille Biot (19 dicembre 1850-1918), che lo descrisse nel 1876. Biot osservò questa anomalia respiratoria mentre lavorava come medico interno dell'Hôtel Dieu Hospital a Lione. Nel corso della sua carriera egli ebbe occasione di scrivere diversi articoli correlati alla respirazione. Nelle prime descrizioni del respiro che avrebbe poi preso il suo nome, Biot segnalò che un gran sospiro veniva prima della pausa apnoica, e che i periodi respiratori erano irregolari. Queste erano le due caratteristiche principali che venivano segnalate in pazienti con meningite e, quindi, a parere del medico francese, dovevano essere considerato caratteristici e separati rispetto al già noto respiro di Cheyne-Stokes. Paradossalmente, nonostante la stretta correlazione clinica, si parla molto poco del respiro di Biot nei lavori clinici in genere ed in particolare in quelli sulla meningite. Patologie associate Il respiro di Biot si associa a numerose e gravi patologie quali: Meningite Encefalite Edema cerebrale Erniazioni uncali o del tentorio Tumori endocranici Trauma cranico Il respiro può inoltre associarsi ad utilizzo (in genere a scopo ricreativo) di sostanze oppiacee. Ulteriori considerazioni Secondo alcuni Autori si deve distinguere il respiro di Biot dalla respirazione atassica in quanto il primo appare più regolare mentre la respirazione atassica è caratterizzata da respiri del tutto irregolari e da pause. Con l'ulteriore deterioramento della respirazione il respiro di Biot si fonde con la respirazione atassica. Note Bibliografia Voci correlate Respiro di Cheyne-Stokes Bradipnea Respiro di Kussmaul Altri progetti Segni clinici
L'Abarth 700-1000 Spider Tubolare è una vettura da competizione realizzata dalla Abarth nel 1961. Sviluppo La vettura venne costruita con l'obbiettivo di portare il marchio dello scorpione sullo scenario delle grandi competizioni di durata riservate alle vetture sport che si svolgevano sui circuiti di tutto il mondo. Tecnica Il mezzo venne realizzato da Mario Colucci, ex ingegnere dell'Alfa Romeo e direttore tecnico dell'Abarth in quegli anni. Il telaio era formato da un reticolo di tubi avvolto da una carrozzeria in alluminio, mentre il propulsore bialbero dalla potenza di 75 cv era posto in posizione centrale. Quest'ultimo era gestito da un cambio manuale a quattro marce, mentre l'impianto frenante era costituito da quattro freni a disco. Per il raffreddamento delle varie componenti meccaniche erano state praticate molte prese d'aria nella carrozzeria. Dopo il fallimentare impiego a Le Mans nel 1961, uno dei modelli della 700-1000 venne dotato di un nuovo propulsore Abarth-Simca 1300. Per ospitare il nuovo propulsore il passo venne aumentato e furono praticate nuove prese d'aria nella carrozzeria. Attività sportiva La prima competizione a cui venne iscritta fu la Targa Florio del 1961, ma a causa di alcuni problemi legati al regolamento la vettura dovette essere modificata sul posto per conformarsi alle nuove regole sulla meccanica. Nonostante la riuscita dell'operazione e il suo schieramento in gara, la 750/1000 fu costretta al ritiro a causa del cedimento della pompa dell'olio. Successivamente, quattro vetture vennero portate alla 24 ore di Le Mans. Nonostante le buone aspettative, anche qui si registrò il ritiro di tutte le vetture coinvolte nella gara. Dato il fallimento presso le gare del campionato mondiale marche, le 700/1000 furono reimpiegate vittoriosamente in due gare in salita prima di essere trasformate in vetture laboratorio. Una di esse, dotata di un propulsore 1300 Abarth Simca, venne schierata successivamente alla gara in salita di Mont de la Lure, nei pressi di Digione. La partecipazione a tale evento fu voluta da Abarth per dimostrare alla Simca che le sue vetture erano altamente efficienti in gara, e ciò si dimostrarono vincendo la corsa con Gianni Balzarini. Tale risultato fu molto importante, in quanto permise lo sviluppo di autovetture da competizione migliori negli anni successivi. Note Altri progetti Vetture Abarth da competizione
Carriera Giocatore Giocò nei ruoli di centromediano e mezzala nel 33 F.C. Budapest prima di trasferirsi in Italia, dove vestì le maglie di Pro Patria e Legnano. Nel campionato di Prima Divisione 1926-1927, svolgendo il doppio incarico di giocatore e allenatore, guidò la Pro Patria alla storica promozione in Divisione Nazionale, prima di trasferirsi al Legnano nella stagione successiva sempre come giocatore e allenatore. Allenatore Dopo aver allenato il Verona in Serie B dal 1929 al 1932, il Perugia nella Prima Divisione 1932-1933 – portando i grifoni, per la prima volta nella loro storia, in serie cadetta –, il Cagliari in B e la in Prima Divisione, nonché il di cui fu tecnico in diversi campionati, allenò l'Aquila nel 1936-1937 per riorganizzare una squadra ferita dall'incidente ferroviario di Contigliano, nel quale morì il suo predecessore Attilio Buratti mentre la squadra stava partendo per la trasferta di Verona. Guidò quindi la Lucchese nella stagione 1940-1941; l'anno dopo allenò i galletti baresi nel girone di andata del campionato di Serie B, mentre in quello di ritorno fu chiamato a sostituire Tony Cargnelli alla guida del Torino, dove introdusse la tattica del Sistema contribuendo a porre le basi del Grande Torino. Nel 1942-1943 si dimise dopo la tredicesima giornata di campionato e fu sostituito da Antonio Janni, con la squadra che al termine della stagione conquistò il suo secondo scudetto e la Coppa Italia, prima squadra italiana a vincere nella stessa stagione le due competizioni. Nella stagione 1949-1950 allenò il Foggia ma venne esonerato il 30 ottobre e sostituito da Vincenzo Marsico; tornò sulla panchina rossonera il 28 novembre, per poi essere sostituito nuovamente da Marsico il 16 marzo. All'inizio della stagione 1951-1952 andò ad allenare in Messico il Guadalajara, mentre nel 1959-1960 guidò il Beşiktaş alla vittoria del campionato turco. Palmarès Allenatore Competizioni nazionali Pro Patria: 1926-1927 Perugia: 1932-1933 Bari: 1941-1942 Besiktas: 1959-1960 Note Bibliografia Pino Autunno, Foggia una squadra, una città, 2010. Collegamenti esterni Hungarian Players and Coaches in Italy su RSSSF.com
Pioniere nella comunicazione della scienza, fu giornalista scientifico, direttore editoriale e traduttore per decenni Biografia Ancora studente di fisica, nel 1960 entrò nella redazione della Enciclopedia della scienza e della tecnica, un'iniziativa editoriale della Mondadori ispirata dalla McGraw-Hill Encyclopedia of Science & Technology. I 13 volumi dell'opera furono pubblicati nel 1963. Sulla base di questa esperienza, proseguita con gli Annuari della EST, nel 1968 fu chiamato alla casa editrice Il Saggiatore di Alberto Mondadori a dirigere la redazione della nuova rivista Le Scienze, fondata e diretta da Felice Ippolito. Dopo la chiusura del Saggiatore, negli anni settanta passò alla casa editrice Garzanti, dove si occupò delle pubblicazioni di carattere scientifico e diresse la fondamentale "Garzantina" dedicata alla scienza e alla tecnica. È stato anche autore di numerosi articoli e saggi sulla storia della scienza su riviste come Sapere e L'Indice. A lui dobbiamo la riscoperta di testi preziosi come quelli di Albert Einstein e di altri scienziati. Curò le pubblicazioni di Rita Levi-Montalcini sempre per Garzanti, e di altri scienziati, meno noti ma non meno interessanti e importanti, come Leo Szilard per L’Ancora del Mediterraneo nel 2004, poi per la CUEN di Napoli e, per Lampi di Stampa, scrisse un profilo di Galileo; fece conoscere al pubblico italiano il fisico austriaco Erwing Schrodinger pubblicando: Cosa è la vita per l’editore Garzanti. Era un revisore attento e un ottimo traduttore dall'inglese; coltivava ampi interessi culturali, che gli ispirarono la cura di pubblicazioni singolari come, tra le altre, "Anatomia comparata degli angeli " e " Il libretto della vita dopo la morte", di Gustav Theodor Fechner. È stato tra gli animatori a Napoli della “Città della Scienza”, la Villette italiana di Bagnoli. Questa fu un’esperienza di successo anche sul piano dei risultati (più di 350.000 visitatori all’anno). Anche se poi la Città della Scienza venne screditata da interventi esterni sino all’incendio che la devastò. Dopo alcuni anni alla direzione editoriale della Sperling & Kupfer, si trasferì a San Paolo del Brasile per perfezionare il portoghese, dove rimase per diversi anni. Là realizzo' parecchio materiale didattico e scientifico in portoghese. Morte Morì a Milano il 31 agosto 2012. Bibliografia Giochiamo alla Matematica - Arthur Johnas, Il Saggiatore, Milano 1967 Archimede e il suo meraviglioso universo - Arthur Johnas, Il Saggiatore, Milano 1968 L'evoluzione della vita - Chrles Darwin , Il Calendario del Popolo, Milano 1970 I fondamenti filosofici della fisica – Introduzione alla filosofia della scienza. Il Saggiatore, Milano 1971 La simmetria e la natura. Scienza e Tecnica - Fondazione Pirelli, Milano 1971 Tutti i segreti della telefonia. Oscar Mondadori , Milano 1971 I segreti della radio. Oscar Mondadori , Milano 1974 Ricetrasmissioni CB, Oscar Mondadori, Milano 1975 Il mondo come lo vedo io - Albert Einstein, , Grandi Tascabili Newton , Milano 1975 A cura di: Che cos'è la vita - Scienza e Umanesimo. Erwin Schrodinger, Sansoni Editore, Firenze 1987 Elogio dell'imperfezione - Rita Levi Montalcini, Garzanti, Milano 1988 Toccare le stelle. Scienza e Tecnologia nel novecento, Editrice Cuen , Napoli 1997 Editoria e patrimonio terminologico in Dizionario della comunicazione. Guaraldi, Rimini, 1998 Enciclopedie des Sciences. Librerie Generale Francaise, Parigi, 1998 Anatomia comparata degli angeli - Gustav Theodor Fechner, Guaraldi editore, Rimini 2000 Il significato della relatività - Albert Einstein, Grandi Tascabili Newton e Compton, Milano 2001 Leo Szilard: chi era costui?, L'Ancora del Mediterraneo, Napoli 2004 Galileo Galilei. Una breve biografia. Lampi di stampa, Milano 2004 La nuova Enciclopedia delle Scienze, Collana "Le Garzantine", Garzanti, Milano 2005 La mia visione del mondo – Erwing Schrodinger. Garzanti Editore , Milano 2006 Il padre della bomba atomica – Roberth Oppenhaimer. Garzanti libri, Milano 2006 Pitagora Africano - Paulas Gerdes, Lampi di Stampa, Milano 2008 Corrado Mangione: breve storia di una lunga amicizia, Progresso tecnico editoriale, Milano 2011 Italiani emigrati in Brasile Sepolti nel Cimitero Monumentale di Milano Traduttori dall'inglese all'italiano Traduttori italiani