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https://it.wikipedia.org/wiki/Pescara
Pescara
Pescara (, , Pescara in abruzzese, Pescara in dialetto pescarese) è un comune italiano di abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Abruzzo. È il comune più popoloso della regione ed è, insieme all'Aquila, sede degli uffici del consiglio, della giunta e degli assessorati regionali. I primi insediamenti di Pescara risalirebbero almeno al I millennio a.C. e sono legati alla città romana di Aternum, porto sull'Adriatico dell'antica Roma. La sua posizione strategica ha connotato con il passare dei secoli lo sviluppo della vita economica e sociale della città, limitata dapprima alla funzione di baluardo di difesa militare del Regno di Napoli e poi, dalla seconda metà dell'Ottocento, caratterizzata da una fruttuosa attitudine ai traffici commerciali e al turismo balneare. La città ha un aspetto prevalentemente moderno, dovuto perlopiù alla ricostruzione susseguente a una serie di pesanti bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale, che causarono la distruzione di gran parte del centro urbano. Geografia fisica Pescara è situata sulla costa adriatica, a circa 4 m s.l.m., e si sviluppa intorno alla foce del fiume Pescara sul terminale della Val Pescara. Territorio Il territorio occupato dalla città è un'avanfossa originatosi nel periodo del Pliocene, composta prevalentemente da litotipi argillosi coperti da terreni alluvionali. Il litorale, lungo 6,8 chilometri, borda una piana costiera di ampiezza variabile da qualche centinaio di metri a oltre un chilometro. I versanti collinari posti alle spalle della pianura costiera sono in generale riferibili a paleo-falesie rimodellate da altri processi morfogenetici in seguito alla creazione della piana. Le dinamiche della linea di costa sono caratterizzate, dalla fine del XIX secolo, da importanti fasi di erosione ed arretramento, interrotte da temporanee fasi di avanzamento. La tendenza all'erosione costiera è fortemente condizionata dal diminuito apporto di sedimenti da parte dei fiumi dell'area nel mare, imputabile principalmente allo sfruttamento idroelettrico dei fiumi, che ne ha ridotto portata e sedimenti, e all'intensa urbanizzazione che ha interessato vari tratti della fascia litoranea e le valli dei fiumi Pescara, Foro e Saline. Le scogliere poste a breve distanza della riva e altre opere di mitigazione dell'erosione messe in atto a partire dagli anni 1950 hanno in parte rallentato il fenomeno. Le spiagge, basse e sabbiose, si estendono senza soluzione di continuità a nord e a sud del fiume. Il tessuto urbano si sviluppa su un'area pianeggiante che occupa la valle intorno al fiume Pescara e la zona litoranea a nord e a sud della foce, estendendosi anche sulle colline circostanti. La città è interessata dalla presenza di falde freatiche, che con le escursioni stagionali rimontano anche di un metro, specialmente in primavera, in seguito allo scioglimento delle nevi sui monti. La costa dove si estende la città era un tempo quasi interamente occupata da una vasta pineta mediterranea, dove predominava la specie del Pino d'Aleppo. Alla fine del XIX secolo, a causa della rapida espansione cittadina, l'estensione dei boschi si ridusse notevolmente, e gli esemplari superstiti sono diffusi nella Pineta Dannunziana. La classificazione sismica è stata fissata nella zona 3, ovvero sismicità bassa, dall'ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003. Clima Pescara si trova a 42°27' Nord di latitudine, e 14°13' Est di longitudine. Il suo clima si inquadra nella tipologia mediterranea, con estati calde ma spesso molto umide per via dei regimi di brezza da NE, a volte intensi, che dal mare giungono sulla terra soprattutto in concomitanza con il perseverare di strutture anticicloniche di matrice africana, le quali sospingono negli alti strati dell'atmosfera aria molto calda che contrasta con l'aria "fresca" sulla superficie del mare. Questo particolare fenomeno impedisce alle temperature di superare la soglia dei , ma in compenso ne aumenta fortemente la sensazione di calore per il considerevole aumento dell'umidità. Il regime di brezza durante l'estate segue una rotazione ben precisa e costante dei venti. Dalle 9 di sera alle 9 del mattino soffia la brezza di terra (al massimo 5-7 nodi), proveniente da SO, in genere molto più debole della brezza di mare, che invece inizia a spirare verso le 9 del mattino, arrivando repentinamente, inizialmente con una direzione da NE, e termina verso le ore 20/21 dal quadrante ESE. In condizioni di stabilità atmosferica, la brezza marina può arrivare anche a 15 nodi nelle ore centrali della giornata, facendo così raggiungere i valori termici più bassi del giorno proprio tra le 12 e le 15 del pomeriggio. La brezza marina che soffia da NE è quella che è in grado di apportare sulla città i massimi indici di umidità, mentre quella da ESE è molto più secca e non influisce molto sull'andamento termico della giornata, tuttavia le temperature estive riescono a sorpassare anche di molto i solo in presenza del "garbino", vento proveniente dall'entroterra africano che, scagliandosi con velocità sui monti dell'Abruzzo, nella sua discesa provoca un forte riscaldamento e un radicale abbassamento delle percentuali di umidità. I monti vicini, la Maiella e la catena del Gran Sasso, hanno un'influenza importante sul clima e in presenza di correnti da SO espongono Pescara al sopracitato "garbino" o favonio (o foehn), un vento forte discendente, che non di rado raggiunge anche i 100 km/h e provoca un repentino aumento delle temperature per subsidenza e con essa una notevole diminuzione dell'umidità relativa. Per tale motivo non sono rari gli inverni con temperature giornaliere che sfiorano o superano i . La temperatura più alta in città, pari a , è stata registrata il 30 agosto 2007. Tale valore è stato determinato dalla combinazione di elevate isoterme ad 850 hPa e del vento di foehn appenninico. Il 24 luglio 2007, per le stesse condizioni climatiche, erano stati toccati valori vicini a questo record: e, nelle ore notturne della medesima giornata, la temperatura si era attestata per alcune ore sui a seguito della sopracitata combinazione climatica. Gli inverni sono moderatamente piovosi, ma la neve non di rado fa la sua comparsa, riuscendo periodicamente anche a coprire la città con un moderato manto di coltre bianca. Questo evento viene favorito per l'instaurarsi di una depressione attiva sullo ionio, che richiama aria gelida dai balcani. Infatti, a causa di correnti da NE, Pescara risente dello stau ad opera del retrostante Appennino centrale, che provoca precipitazioni, generalmente deboli, ma anche di forte intensità, se accompagnato da una depressione. Sempre da NE provengono correnti d'aria siberiane che, mediamente ogni 3-4 anni, portano discreti accumuli di neve. Le percentuali di umidità atmosferica sono tuttavia alte anche in inverno. La temperatura più bassa invece toccò i il 4 gennaio 1979 (nella giornata precedente si registrarono ). In città le temperature medie nel mese più freddo (gennaio) si attestano attorno ai e in quello più caldo (luglio) attorno ai (dati relativi alle medie di riferimento climatico 1961-1990). Le precipitazioni non sono elevate (leggermente al di sotto dei annui, di media, nel medesimo trentennio) e concentrate soprattutto nel tardo autunno. Classificazione climatica: zona D, 1718 GG Origini del nome Anticamente nota come Aternum, la città prese il nome dal fiume che l'attraversava, noto ai Romani come Aternus. Nei secoli successivi alla caduta dell'Impero romano d'Occidente il fiume inizierà ad essere chiamato Piscarius, e come già avvenuto in passato la città prenderà nuovamente il nome del fiume, divenendo nota dall'XI secolo come Piscaria; il toponimo, di probabili origini antiche, fu citato da Paolo Diacono nell'VIII secolo. Storia I primi insediamenti avvennero presso il colle del Telegrafo e nei colli meridionali della città, dove sono stati portati alla luce reperti risalenti a anni fa. Il vero e proprio villaggio sulle rive del fiume invece venne fondato nel I secolo a.C. dal popolo italico dei Vestini, e in epoca romana fu chiamato Vicus Aterni e a cui successivamente fu attribuito il nome Aternum. Pescara in età imperiale veniva indicata anche con il nome di Ostia Aterni (così riportata nella Tabula Peutingeriana), cioè la foce dell'Aterno, e costituiva il porto commerciale dei popoli Vestini, Peligni e Marrucini. Il movimento commerciale tra il porto di Aternum e Roma era particolarmente intenso, e si sviluppava attraverso la via Tiburtina Valeria che continua a unire le due città all'estremità di uno dei pochi attraversamenti dell'Appennino della zona. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente e le invasioni barbariche, le attestazioni storiche di Aternum si fanno sempre più sporadiche, tuttavia il porto continuò la sua attività fino alla piena età medievale, con l'abitato che dopo una prima fase di ripresa nell'XI secolo conoscerà una lunga fase di declino e spopolamento a partire dal XII secolo, da cui si risolleverà solamente nel XVI secolo con la costruzione della fortezza spagnola. Intorno all'anno 1000, Aternum cambiò il suo nome e divenne Piscaria con probabile riferimento alla pescosità della zona, mentre il fiume che la bagnava venne ribattezzato Piscarius. L'abitato fu anche, per un lungo periodo, tra le pertinenze dell'abbazia di Montecassino, inizialmente nel ducato longobardo di Benevento e in seguito alla conquista franca del IX secolo, in quello di Spoleto. Nella seconda metà dell'XI secolo Pescara fu conquistata dai Normanni per poi entrare a far parte, nei primi decenni del Duecento, dei domini di Federico II di Svevia. Fra il XIII e il XIX secolo appartenne, con il resto dell'Abruzzo, al Regno di Napoli. In età aragonese (seconda metà del XV secolo) fu data in feudo alla famiglia di origine spagnola dei D'Avalos, che imparentandosi con i D'Aquino furono a lungo marchesi di Pescara; tra i marchesi di Pescara vi fu Vittoria Colonna, sposa di Fernando Francesco D'Avalos. Durante il regno di Carlo V, la cittadina venne trasformata in un'importante piazzaforte costiera del Regno: tra il 1510 e 1557 fu eretta a cavallo tra le due sponde del fiume la fortezza di Pescara, su progetto di Gian Tommaso Scala, a forma di pentagono irregolare con sette bastioni ai vertici. Le fortificazioni cittadine furono messe alla prova già nel 1566, quando resistettero a un assalto dell'ammiraglio ottomano Piyale Pascià anche grazie al contributo del condottiero Giovan Girolamo d'Acquaviva duca di Atri, che ne organizzò la difesa. Anche nel corso del Settecento la città, che contava circa tremila abitanti, subì numerosi attacchi e fu contesa tra austriaci, francesi e spagnoli seguendo i numerosi conflitti che coinvolsero il Regno di Napoli in quegli anni. Alla fine del Settecento vi fu la parentesi della Repubblica Napoletana, durante la quale Ettore Carafa duca di Andria e conte di Ruvo prese il controllo della città per conto dei rivoluzionari, e contribuì insieme a Gabriele Manthoné alla difesa della neonata repubblica alla soverchiante reazione borbonica, che riprese in poco tempo il controllo della fortezza e del resto del regno meridionale. Nel 1807 Castellammare Adriatico, sulla sponda nord del fiume, allora una frazione di circa 1500 abitanti, divenne comune autonomo aggregato al circondario di Città Sant'Angelo; questa scissione portò a perduranti rivalità tra i due agglomerati sulle opposte sponde del fiume che si sopirono solo agli inizi del XX secolo, con la riunificazione cittadina del 1927. La caserma di fanteria della fortezza pescarese venne adibita nel XIX secolo a carcere per dissidenti politici, noto come Bagno borbonico, nel quale furono imprigionati molti patrioti e rivoluzionari meridionali. Nel 1861 il Regno delle Due Sicilie fu annesso al nascente Regno d'Italia, e con esso la regione abruzzese. Sono divenute famose, e in seguito scolpite sulla torre del Palazzo di Città, le parole del re Vittorio Emanuele II di Savoia, durante il suo passaggio a Pescara il 17 ottobre 1860 sulla via per l'incontro di Teano con Giuseppe Garibaldi: A cavallo fra Ottocento e Novecento le due cittadine di Castellammare e Pescara conobbero un primo, sostanziale sviluppo economico e un considerevole aumento della popolazione particolarmente significativo nel ventennio 1881-1901. Dalla seconda metà dell'Ottocento, fino al primo dopoguerra, nelle due città e nelle aree limitrofe si formò una borghesia industriale fortemente imprenditrice, con membri delle famiglie Bucco, D'Annunzio, Farina, Ricci, Mezzopreti, Muzii, De Riseis, Pomilio e Pascale. Tra le industrie attive nei primi anni '20 si ricordano la Monti Abbigliamento di Vincenzo Monti, la Puritas (pasta) di Angelo Delfino e le Fonderie Camplone. Il rapido accrescimento economico e demografico aumentò nelle classi politiche locali la consapevolezza dell'importanza della riunificazione delle due cittadine e della loro elevazione a capoluogo di provincia. Dopo diversi anni di trattative il 2 gennaio 1927 venne infine firmato il decreto di unificazione delle due città sotto il nome di Pescara, con la contestuale istituzione della provincia omonima. Durante la Seconda guerra mondiale Pescara subì notevoli perdite umane e danni materiali, sia per i numerosi bombardamenti della tarda estate del 1943, che causarono la morte di almeno persone, sia per le razzie e le distruzioni da parte dell'esercito tedesco in ritirata. Per questi motivi l'8 febbraio 2001, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ha conferito alla città la medaglia d'oro al merito civile. Nel secondo dopoguerra Pescara ha conosciuto uno sviluppo sostenuto che l'ha portata ad essere il centro economico, culturale e politico della regione. Simboli Dallo Statuto comunale si ricavano le descrizioni dello stemma e del gonfalone. Il palo d'oro divide le partizioni che simboleggiano l'unificazione dei Comuni di Pescara e Castellammare Adriatico. Le parole del motto ricordano che la città affonda le sue radici nell'antichità della romana Aternum, per divenire, in epoca medievale, Piscaria e poi Pescara. Il "Gonfalone di Città", approvato con D.P.R. n. 4158 del 2 settembre 1988, è rappresentato dal drappo partito di bianco e di azzurro, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello stemma civico con l'iscrizione centrata in oro . Onorificenze Monumenti e luoghi d'interesse Pescara è una città dall'aspetto prevalentemente moderno, che ha conservato poche tracce del suo passato anche a causa della serie di bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale. Alcune testimonianze del passato cittadino, per lo più successive allo smantellamento della fortezza, sono tuttavia sopravvissute. Architetture religiose Cattedrale di San Cetteo La cattedrale di San Cetteo venne costruita nel 1938 nel luogo in cui sorgeva una precedente chiesa del XVIII secolo; fortemente voluta da Gabriele D'Annunzio, venne progettata da Cesare Bazzani. La chiesa ospita la tomba della madre del poeta, Luisa D'Annunzio; vi è custodito anche un dipinto del Guercino, il San Francesco, donato dallo stesso D'Annunzio. Cattedrale dal 1949, ha pianta rettangolare a tre navate, con facciata in pietra bianca in stile neoclassico, con tre rosoni sulla facciata tripartita, tre portali, con una statua del santo dedicatario sopra quello centrale. Il campanile laterale è una torre con tamburo in sommità, seguito da una cuspide conica verde. Chiesa del Sacro Cuore Situata nel centro cittadino, la chiesa del Sacro Cuore è stata realizzata nel 1886 in stile neoromanico. Presenta un prospetto principale caratterizzato dal rivestimento in mattoni a faccia-vista, un grande rosone sormonta il portale centrale a tutto sesto, decorato da mosaico dorato e accostato da due finestre oblunghe in stile gotico. L'interno è a tre navate, in stile neoromanico, con volte a crociera, illuminato da vetrate policrome istoriate. Basilica della Madonna dei sette dolori La costruzione della basilica della Madonna dei Sette Dolori iniziò nel XVII secolo in stile neoclassico; successivamente, nel XIX secolo, venne addossato al lato est della basilica un convento. Secondo una leggenda nel XVI secolo, sul punto in cui sorge la basilica, vi fu un'apparizione della Madonna a dei pastori; un'altra leggenda racconta di un miracolo della pioggia durante un periodo di siccità, che avrebbe spinto i conventuali a realizzare la chiesa, elevata a basilica minore da papa Pio XII nel 1952. Madonna del Fuoco La chiesa della Madonna del Fuoco, di origine settecentesca, è tra gli edifici più antichi del quartiere Villa del Fuoco; nel XX secolo fu edificata una nuova chiesa nelle sue adiacenze. Chiesa di San Silvestro Papa Situata nel quartiere di San Silvestro, si hanno tracce della sua esistenza già dal XVIII secolo, tuttavia l'aspetto attuale è dovuto alle ristrutturazioni del XIX secolo. La facciata è caratterizzata dallo sviluppo verticale dei due campanili, mentre l'interno si presenta a navata unica Chiesa di Sant'Andrea Apostolo Fu costruita nel 1962 su progetto di Eugenio Maria Rossi. La chiesa sorge nel quartiere Marina nord, ed è un edificio a pianta centrale in stile moderno, composto da otto pilastri che convergono dove si innesta la piccola guglia. Architetture militari Fortezza di Pescara Dal XVI al XIX secolo il centro abitato di Pescara era racchiuso all'interno della grande fortezza voluta dagli spagnoli durante il regno di Carlo V d'Asburgo. Edificata a cavallo del fiume Pescara, la fortezza ha svolto un ruolo di primo piano durante le principali azioni belliche che coinvolsero il Regno di Napoli durante quel periodo. A partire dalla seconda metà del XIX secolo iniziò una lenta ma continua opera di demolizione di bastioni, cortine e strutture difensive, permettendo così lo sviluppo della città nelle aree circostanti. L'unico resto integro della fortezza consiste nel lungo edificio delle caserme di fanteria, noto come Bagno borbonico in quanto adibito a carcere per detenuti politici dal governo dei Borbone, e in seguito divenuto sede del Museo delle genti d'Abruzzo. Architetture civili Palazzo del Governo Fu costruito nel 1927 su progetto di Vincenzo Pilotti subito dopo l'istituzione della provincia, e si pone in posizione centrale in piazza Italia. La facciata in pietra bianca è adornata otto semicolonne binate che sorreggono quattro sculture di Guido Costanzo che rappresentano le risorse del territorio pescarese, ovvero la miniera, l'agricoltura il mare e il fiume. Il portale d'ingresso immette in un vasto atrio da cui si accede, mediante scalinata in marmo, al "Salone dei Marmi", la sede del consiglio provinciale decorata da formelle in ceramica a rilievo rappresentanti i blasoni dei comuni della provincia e dai busti di D'Annunzio e Michetti, mentre sul seggio del presidente si trova uno stemma dorato col motto provinciale "SIBI VALET ET VIVIT"; ai lati della sala sono inoltre presenti tre tele allegoriche di Ugo Cerasoli: la «Nascita della Provincia di Pescara» (1979), «L'Arte nella Provincia di Pescara» (1980) e «La Fortezza di Pescara nel 1700» (1980). Nel vicino salone delle riunioni della giunta è conservato il dipinto La figlia di Iorio di Francesco Paolo Michetti. È sede della provincia, della prefettura e della biblioteca regionale "D'Annunzio". Palazzo di Città Il grande edificio in mattoni e travertino del Palazzo di Città, edificato tra il 1932 e il 1935 su progetto di Vincenzo Pilotti, ha una pianta a forma di elle e presenta nel punto di congiunzione dei due fabbricati una torre con orologio. Compone una parte del perimetro di piazza Italia insieme al Palazzo del Governo. All'interno del palazzo uno scalone monumentale a doppia rampa porta al piano nobile, dove si trovano i saloni di rappresentanza, nonché la sala della giunta e l'ufficio del sindaco. L'ingresso principale è su piazza Italia, mentre l'ingresso secondario di via Renato Paolucci, a ridosso del fiume Pescara, è adornato da un distico latino dettato dal primo presidente della provincia di Pescara Domenico Tinozzi, che omaggiando il poeta D'Annunzio e l'antico nume pagano del fiume, recita "". La sala consiliare è decorata da una serie di affreschi raffiguranti la storia della città eseguiti tra il 1968 e il 1971 da Luigi Baldacci. Circolo Aternino L'edificio di origine settecentesca è stato sede, fino all'unificazione con Castellammare, del comune di Pescara; il fabbricato originale venne pesantemente danneggiato dagli eventi bellici. Nel 2007 l'edificio è stato ricostruito nelle forme originali ed è sede di eventi e mostre temporanee. L'edificio di stile neoclassico affaccia sull'antica piazza centrale di Pescara Vecchia, piazza Garibaldi. Casa natale di Gabriele D'Annunzio La casa natale di Gabriele D'Annunzio, lungo corso Gabriele Manthoné, è stata realizzata sul finire del Settecento; il 12 marzo 1863 vi nacque il poeta Gabriele D'Annunzio, e venne inserita tra i monumenti nazionali il 14 aprile 1927. Nel 1963 vi fu installata una prima esposizione, ampliata nel 1993 in un percorso museale dedicato al primo periodo di vita di D'Annunzio, con raccolta di documenti, opere d'arte, vesti, manoscritti, fotografie e monili vari appartenuti alla famiglia del poeta. Palazzo Perenich Palazzo Perenich fu realizzato nel 1884 dall'architetto e ingegnere Antonino Liberi, e per un certo periodo di tempo, a partire dagli anni settanta del Novecento, ospitò la facoltà di Architettura dell'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio", prima che il campus pescarese si accentrasse nel complesso di viale Pindaro. L'edificio, costruito sul modello del rinascimentale Palazzo Strozzi di Firenze, si presenta scandito orizzontalmente da due cornici marcapiano. Palazzo Pomilio La struttura di Palazzo Pomilio, nota come Ex Aurum, fu progettata da Antonino Liberi e nacque come kursaal e stabilimento balneare pescarese nel 1910; successivamente venne ampliata nel 1935, secondo il progetto di Giovanni Michelucci, in un liquorificio per la produzione del liquore Aurum. Dopo molti anni di abbandono fu restaurata e riaperta al pubblico nel 2007, con la funzione di struttura museale-polivalente e sede dell'ufficio per i progetti europei dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore. L'area, nella zona della Pineta Dannunziana, è punteggiata da vari edifici e ville in stile liberty; il progetto del quartiere Pineta infatti nacque in seguito alla bonifica delle paludi in precedenza ivi presenti, con il progetto di Antonino Liberi ("Progetto Pineta") per la costruzione del nuovo quartiere che fu approvato nel 1912. Palazzo delle Poste Progettato da Cesare Bazzani, l'edificio fu inaugurato nel 1933. La facciata in pietra bianca è cadenzata da semicolonne che sorreggono una trabeazione con cornice dentellata. La superficie è percorsa da finestre lineari con timpano archivoltato superiore. L'interno è decorato da un affresco di Elio D'Epifanio e 57 formelle in ceramica policroma dello scultore Giuseppe Di Prinzio. Palazzo Fattiboni Situato nella frazione San Silvestro, Palazzo Fattiboni sorse nel XVII e in seguito divenne sede comunale del paese fino al 1879, quando fu aggregato al comune di Pescara. L'edificio si presenta come un edificio a pianta rettangolare, composto da un chiostro interno, ed è dotato di ordine regolare di aperture a tutto sesto. Architettura Liberty In città sono sopravvissuti al tempo e alle distruzioni belliche diversi palazzi e ville in stile liberty, tra i quali i più significativi: Palazzo Imperato: tra le numerose opere di Antonino Liberti a Pescara, palazzo Imperato è spesso citato come uno dei principali esempi di architettura Liberty cittadina; situato all'inizio di corso Umberto I, doveva costituire con un gemello mai realizzato la porta d'accesso alla città per coloro che provenivano dall'allora stazione centrale; Palazzo Muzii: ricalcando lo stile monumentale dei palazzi rinascimentali, il palazzo costruito negli anni 1930 su progetto di Vincenzo Pilotti e Nicola Simeone si sviluppa su tre livelli e presenta una galleria coperta, e in origine ospitò uno dei primi cinema cittadini. Palazzo Verrocchio: L'edificio a blocco quasi cubico si ispira a motivi stilistici classici come il trattamento a bugnato delle facciate, che presentano numerose aperture varie per tipologia e disposizione. Palazzo Michetti e l'adiacente Teatro Vicentino Michetti entrambi realizzati nel 1910 su progetto di Antonino Liberi; Palazzo Mezzopreti edificio ottocentesco realizzato in stile neoclassico, con particolari architettonici e decorativi di tendenza Liberty, divenuto sede del Conservatorio Luisa D'Annunzio nel giugno 2006. Altro Piazza della Rinascita Comunemente detta piazza Salotto, piazza della Rinascita è il cuore del centro cittadino. La piazza è stata ridisegnata all'inizio degli anni 2000 da architetti locali sulla base di uno studio redatto dall'Università "d'Annunzio" sul restauro del Moderno. La piazza è storicamente sede di manifestazioni e luogo di svago. Dagli anni 1970 nella piazza è presente, in posizione decentrata, una scultura di Vicentino Michetti, un elefante in cemento pensato come una provocazione rivolta ad altri monumenti e costruzioni in quel materiale che andavano sempre di più caratterizzando la città. Corso Umberto I Asse principale del centro dell'antica Castellammare Adriatico, il corso ha mantenuto il suo ruolo anche in seguito all'unione cittadina, rimanendo la via principale del centro di Pescara. Collega la vecchia stazione con il lungomare, dov'è collocata la fontana La Nave di Pietro Cascella. Lungo il corso sopravvivono diversi palazzi liberty, fra cui Palazzetto Imperato, Palazzo Muzii e Palazzo Verrocchio, fra gli edifici più significativi dello sviluppo urbano antecedente il secondo conflitto mondiale. Corso Vittorio Emanuele II Il lungo asse viario, perpendicolare a corso Umberto I, costituiva il tratto cittadino della strada statale 16, e fu la seconda direttrice su cui si avviò lo sviluppo cittadino di Castellammare Adriatico. Nonostante vari tentativi di parziale chiusura e pedonalizzazione, svolge ancora una funzione primaria nella viabiità del centro città. Negli anni precedenti le distruzioni della guerra, sul corso vennero costruiti molti palazzi pubblici ed amministrativi, come il Palazzo delle Poste, il Palazzo della Cassa di risparmio e il Banco di Napoli. L'evoluzione urbanistica del corso è durata fino alla fine degli anni '60, quando molte antiche case e palazzi sopravvissuti ai bombardamenti vennero abbattuti per la costruzione di nuovi alti condomini. Piazza Italia La piazza fu ideata come centro degli edifici amministrativi realizzati nel periodo fascista. Al centro si trova una scultura bronzea intitolata "La Pescara" di Giuseppe Di Prinzio, raffigurante una donna sul dorso di un cavallo marino, dal cui morso sgorga uno zampillo. Nella piazza si trova anche un busto dedicato a Gabriele D'Annunzio. Ponte Risorgimento In seguito alla distruzione nel 1946 del ponte Littorio, unico attraversamento del fiume in città e distrutto nelle fasi finali della Seconda guerra mondiale, venne realizzato al suo posto il ponte Risorgimento immediatamente dopo la fine del conflitto. Lungo 106 metri, collega il centro storico di Pescara Vecchia con il centro cittadino; sotto le due testate vi sono quattro iscrizioni che ricordano personaggi e vicende legate alla storia di Pescara: Francesco Ferdinando d'Avalos e Vittoria Colonna, marchesi di Pescara, il Duca di Atri Giovan Girolamo Acquaviva e il condottiero Muzio Attendolo Sforza. A decorazione del ponte, ai lati dell'attraversamento furono posti quattro pilastri cilindrici rivestiti da ghiere di bronzo con sculture di Giuseppe Di Prinzio e Andrea Cascella riecheggianti i simboli di vita e cultura abruzzese, in seguito rimossi preservando però le ghiere con le decorazioni. Piazza dell'Unione La piazza, in origine sede nel corso degli anni ha subito numerose modifiche, tra le quali le ultime invasive del dopoguerra, con la costruzione di moderni palazzi adiacenti a quelli storici, come il palazzo della ex sede del Banco di Roma, la sede del Consiglio regionale e uno svincolo della SS 16 dir/C. Un monumento in travertino è posto in memoria dei patrioti meridionali periti o rinchiusi nell'adiacente ex carcere borbonico. Corso Manthoné e via delle Caserme Per secoli le due vie furono le vie principali della città, e divennero dalla fine del XX secolo uno dei punti di ritrovo della vita notturna cittadina. In questa zona a sud del fiume Pescara sorgeva il borgo racchiuso dal XVI secolo nella grande fortezza spagnola. Nel quartiere, che mostra ancora il caratteristico aspetto settecentesco, sorgevano anche le chiese del Santissimo Sacramento, del Rosario, di San Giacomo e della Santa Gerusalemme; la prima fu demolita per la costruzione della cattedrale di San Cetteo, le altre si trovavano in via dei Bastioni, distrutte dai bombardamenti del 1943; Santa Gerusalemme, i cui lavori di ricostruzione ex novo sui resti dell'antico edificio tardoantico furono iniziati nel 1783 restando però incompiuti, era già stata demolita nel primo '900. Oltre al Museo casa natale Gabriele D'Annunzio, al Circolo Aternino e al Museo delle genti d'Abruzzo, è presente, ma non visitabile, anche la casa natale di Ennio Flaiano. Piazza Giuseppe Garibaldi Antica piazza centrale di Pescara vecchia, ha subito un cambiamento radicale negli anni 1970 con la demolizione di Palazzo Mezzanotte, sostituito da un edificio moderno. Al centro vi si trova il Monumento ai caduti di Pietro Cascella: il blocco a pianta quadrata vede innalzarsi sul piedistallo una colonna quadrangolare slanciata, simbolo della colonna dell'esecuzione, e un secondo blocco semi-informe, che mescola figure umane a piccoli blocchi squadrati, simbolo dei martiri caduti in guerra. Lungomare di Pescara Diviso dal fiume Pescara nel lungomare nord e in quello sud, la lunga arteria urbana del lungomare di Pescara presenta numerose ville storiche in stile liberty e monumenti quali la fontana La Nave di Pietro Cascella. Ponte del Mare Il ponte del Mare contraddistingue il paesaggio della città e unisce dal 2009 le due riviere a nord e sud del fiume. Si tratta di un ponte ciclopedonale di 465 metri a forma di vela, la cui parte sospesa si regge su un pilastro di acciaio ancorato sulla sponda nord del fiume e posizionato in posizione obliqua rispetto alla traiettoria del fiume. Si tratta di uno dei ponti ciclo-pedonali più lunghi d'Europa. Ponte Flaiano Realizzato nel 2017, il ponte Flaiano si innesta direttamente nello svincolo "Portanuova" della SS 16 dir/C, oltre a collegare le due sponde del fiume, ospitando anche piste ciclabili nei due sensi di marcia. Contribuisce a definire il profilo cittadino di Pescara, con il suo pennone alto 58 metri. Fontana La Nave Uno dei monumenti cittadini più noti ed identitari, la fontana La Nave venne realizzata da Pietro Cascella nel 1986 in marmo travertino. Fu inaugurata il 4 luglio 1987 in largo Mediterraneo, dopo essere stata esposta per alcuni mesi a Firenze in piazza Santa Croce. La scultura rappresenta una barca a remi e rievoca la vocazione alla pesca della città e i prigionieri del Bagno borbonico sfruttati come rematori sulle navi fino al 1859. Fontana delle cinque cannelle La fontana ottocentesca nota come fontana delle cinque cannelle è situata nel quartiere Pescara Colli, nei pressi della basilica della Madonna dei Sette Dolori; venne costruita dall'allora sindaco Muzii come "compensazione" agli abitanti del nucleo collinare castellammarese, messi sempre più in secondo piano dal comune ormai rivolto verso le rive del mare. Realizzata in laterizio, ha una volume unico a parallelepipedo tripartito da quattro lesene, con basso piedistallo, base e capitello dorico, che sorreggono una trabeazione classica con attico leggermente accennato. Il volume è partito da lesene poste dentro losanghe aggettanti. La vasca sottostante reca un bordo arrotondato. Madonna del Porto È una colonna in travertino innalzata nel 1954 in onore della Madonna, con una statua in bronzo realizzata dallo scultore Vito Pancella. Il monumento si trova alla foce del fiume Pescara. Siti di interesse archeologico Non tutti i resti del passato cittadino sono stati cancellati dal tempo, e diversi reperti sono stati rinvenuti in varie parti della città: Il mosaico tardoantico, rinvenuto nel 2001 sulla Golena Sud del fiume e reinterrato intorno al 2012 per proteggerlo in assenza di una ristrutturazione. Altri resti vicini sono quelli dell'edificio a pianta centrale del III-IV che poi ha dato origine alla chiesa di Santa Gerusalemme dell'XI secolo; sono visibili due colonne semi-interrate in due vani di vetro allestiti di fronte alla cattedrale di San Cetteo, sul trafficato viale Gabriele D'Annunzio. La zona del Parco del colle del Telegrafo, dove sono stati rinvenuti resti di epoca preistorica. Nel 2009 sono partiti dei lavori per aprire il sito al pubblico; nel 2017 il parco è stato aperto ma gli scavi archeologici sono stati interrotti. Alcune vestigia romane, come le arcate rinvenute nei sotterranei della ex stazione centrale e in alcuni negozi del centro storico. Un'antica necropoli risalente al II-III secolo d.C., sepolta sotto il campo Rampigna, sul lungofiume nord nei pressi del Municipio. Aree naturali Pineta Dannunziana La riserva naturale di interesse provinciale Pineta Dannunziana è una riserva naturale ubicata nella zona meridionale della città. È anche nota come la Pineta D'Avalos, dal nome della famiglia che sin dal medioevo possedeva il marchesato di Pescara. È la più grande area verde della città, con più di 50 ettari di area protetta e contiene una notevole varietà di specie di flora e fauna, tipiche della macchia mediterranea. Pineta di Santa Filomena La riserva naturale Pineta di Santa Filomena è una riserva naturale statale situata a nord della città, che prosegue nel comune della limitrofa Montesilvano. Nella Riserva, che esiste dal 1977, è presente un ricovero per rapaci, gestito dal Corpo forestale dello Stato. Altri parchi Villa Sabucchi: si trova nella zona centrale della città, nelle vicinanze dell'ex tracciato ferroviario. Parco "Florída": si trova nel pieno centro della città. Villa De Riseis: si trova nella parte centrale della città, nei pressi del quartiere della marina nord. Il parco è utilizzato d'estate per manifestazioni culturali. Villa Basile: il parco si estende nella prima zona collinare di Pescara e, sovrastando il nuovo tracciato ferroviario, si affaccia sulla città e sul mare. La villa risale all'Ottocento, ed è un esempio di architettura tardo barocca. Parco colle del Telegrafo: è un piccolo parco che si affaccia da uno dei rilievi collinari più alti, sul quale è presente anche un'antenna (da cui il nome). Si trova nella zona nord della città e dalla cui cima è possibile scorgere il panorama della quasi totalità dell'area urbana. Parco fluviale: si tratta di un parco per lo più in allestimento, nel quale si trova una pista ciclabile. Parco ex-caserma Di Cocco: si trova nei pressi della sede dell'Università "d'Annunzio"; l'area del parco è stata acquistata dal comune intorno al 2006, e in precedenza apparteneva al demanio militare. Parco dello sport: inaugurato nel 2020 si trova nel centro città in via Rigopiano. Società Evoluzione demografica L'evoluzione demografica di Pescara dopo l'unificazione e la concomitante elevazione a capoluogo di provincia (1927) è contraddistinta da quattro fasi: considerevole incremento della popolazione urbana fino all'entrata in guerra dell'Italia nel secondo conflitto mondiale (1940); breve stasi demografica causata dalla seconda guerra mondiale (1940-1945); ricostruzione postbellica e successivo boom caratterizzati da uno sviluppo demografico molto sostenuto, dovuto sia a un notevole tasso di natalità che all'immigrazione (1945-1980); leggera flessione a partire dal censimento del 1981. Le ultime due fasi hanno una spiegazione: il comune di Pescara è tra i più densamente popolati d'Italia (circa abitanti in soli ), risultando tra i primi 100 comuni più densamente popolati nel paese; considerando solo i comuni con più di abitanti, risulta il 12° più densamente popolato. Area metropolitana Dal dopoguerra fino agli anni settanta, l'esiguo territorio comunale ha subìto un rapido processo di saturazione edilizia, con la costruzione di nuovi edifici nella maggior parte degli spazi edificabili. A partire dal decennio successivo e fino ai giorni nostri, intorno alla città si è andata strutturando un'area metropolitana dovuta alla continuità urbana ed alle fitte interazioni sociali ed economiche dei comuni dell’hinterland pescarese e la stessa città di Pescara, che si estende anche nelle due province confinanti di Chieti e Teramo. Il grande flusso migratorio interno abruzzese dall'entroterra verso la costa, ancora oggi non del tutto esaurito, ha sostenuto la crescita vorticosa dei centri limitrofi, segnatamente Montesilvano e Francavilla al Mare, sempre più orientati ad una destinazione residenziale; contestualmente Pescara ha registrato la crescita di attività commerciali e terziarie, mentre la popolazione resta stabile dopo il picco degli anni 80. A differenza delle città metropolitane italiane, non è un territorio amministrato politicamente, bensì è un'area dai confini non giuridicamente delimitati né univocamente definiti. Tuttavia l’area non ha un valore meramente statistico, gli enti locali infatti, nei loro limiti legislativi, cercano di assecondarne lo sviluppo mettendo in rete molti uffici pubblici e servizi, fra cui quello del trasporto pubblico locale. Le dinamiche demografiche dei comuni limitrofi (Montesilvano e Spoltore in provincia di Pescara, Francavilla al Mare e San Giovanni Teatino in provincia di Chieti), che presentano da anni i più forti incrementi di abitanti tra le città abruzzesi, dimostrando una evidente crescita dell'area metropolitana, in netta controtendenza con l'andamento regionale. La città è al centro della vasta conurbazione, che nella perimetrazione più frequente include i seguenti comuni: Montesilvano, Francavilla al Mare, Silvi, Città Sant'Angelo, Chieti, Spoltore, Cappelle sul Tavo e San Giovanni Teatino. A seconda delle diverse perimetrazioni considerate, gli abitanti dell'area oscillano fra i 300 ed i residenti. Etnie e minoranze straniere Pescara ha conosciuto fin dagli inizi del XX secolo un intenso flusso immigratorio, in massima parte proveniente dal resto dell'Abruzzo e, in minor misura, da altre regioni italiane. L'immigrazione, dopo una stasi dovuta al secondo conflitto mondiale, è ripresa con forza a partire dalla seconda metà degli anni 1940 senza mai arrestarsi del tutto. La composizione dell'immigrazione è tuttavia in parte mutata a partire dagli anni 1980, con l'arrivo in città di diverse comunità di cittadini stranieri. Al 31 dicembre 2020 i residenti di origine straniera nel territorio comunale ammontano a unità, pari a circa il 5,6% della popolazione complessiva; sono riportati di seguito i principali gruppi di stranieri residenti in città: Romania: 1225 Ucraina: 889 Senegal: 531 Albania: 499 Bangladesh: 399 Lingue e dialetti Nella città di Pescara si parla uno dei sei dialetti abruzzesi, quello della macro-area adriatica, diffuso nella maggior parte delle province di Teramo, Chieti e Pescara; esso presenta una certa omogeneità fino alla dorsale appenninica, salvo alcune differenze più rilevanti nel campo della pronuncia vocalica e nel lessico. Ad esempio, a livello fonetico si riscontrano divergenze piuttosto vistose fra il dialetto pescarese, più simile sotto questo punto di vista ai dialetti abruzzesi centro-settentrionali, e quello della non lontana Chieti e della sua provincia, mentre la struttura grammaticale si mantiene pressoché inalterata. La genesi del dialetto pescarese è molto peculiare ma poco studiata. Il poeta locale Gabriele D'Annunzio offre testimonianze della lingua pescarese, parzialmente simile a quella attuale, nelle raccolte novellistiche Terra vergine, Il libro delle vergini e San Pantaleone (poi riunite nella raccolta Le novelle della Pescara). L'impasto linguistico di stampo verista delle storie è reso ancora più realistico dalla parlata volgare in dialetto dei pescatori e dei contadini, in contrapposizione ai dialoghi delle persone della classe borghese. In particolare, il villaggio fluviale di Borgo Marino, dove viveva la classe più bassa del territorio, presentava un'inflessione dialettale maggiore. Inoltre, i due distinti centri in cui Pescara era divisa (Castellammare in Abruzzo Ultra e Pescara in Abruzzo Citra) si distinguevano anche per le parlate: la prima, dell'area nord, per via dell'influsso dei dialetti teramani, presentava vocali di tipo aperto: ciò si è determinato anche in virtù della massiccia immigrazione, presso Borgo Marino, di intere famiglie di pescatori, provenienti soprattutto dai centri marinari del teramano (Giulianova, Tortoreto, ecc.); la seconda, parlata soprattutto a Portanuova, risultava invece di stampo chietino, con pronuncia vocalica chiusa, caratterizzata dall'isocronismo sillabico completo. Lo stesso D'Annunzio, vissuto proprio in quest'ultimo centro, scriveva pertanto in un vernacolo di stampo chietino, peraltro non scevro da influssi prettamente napoletani, ora scomparsi, dovuti alla massiccia presenza delle truppe militari partenopee nel Bagno penale borbonico. Evidenti erano soprattutto le forme dittongate in ié e in uò (viécchië per "vecchi", juòrnë per "giorno/i", vuò per "vuoi", oggi rese rispettivamente in vìcchië, jurnë e vù). Infatti bisogna ricordare che fino a pochi anni prima che D'Annunzio scrivesse, cioè fino a prima dell'unità d'Italia, l'intera regione Abruzzo era inglobata nel regno di Napoli, e gli abruzzesi si recavano esclusivamente nella capitale borbonica, per cui inevitabilmente la velatura dialettale napoletana risultava più marcata rispetto alla parlata attuale. Dopo l'unificazione dei due centri, vi è stata un'importante fase di transizione, purtroppo non documentata da fonti orali autentiche, in cui le due varietà "teramana" e "chietina" hanno convissuto con le loro differenze fonetiche e morfologiche: esse si sono poi andate via via attenuando, in favore di una sempre maggiore prevalenza delle caratteristiche settentrionali, che hanno portato ad un progressivo regresso di quelle meridionali, ora avvertibili debolmente solo nelle aree più periferiche (come San Donato e Fontanelle), e, in misura maggiore, in quelle più isolate (come San Silvestro), in cui il dialetto si presenta maggiormente conservativo, almeno tra le generazioni più anziane. Ad oggi la pronuncia vocalica dialettale tende perciò a presentarsi generalmente come "media", con tendenze ad una maggiore o minore apertura o chiusura a seconda dei luoghi e delle generazioni dei parlanti. Anche se le differenze originarie non vengono ormai più notate, un orecchio attento potrebbe tuttavia ancora avvertire "echi" dell'originario dualismo linguistico, soprattutto in virtù della notevole estensione della città adriatica in senso nord-sud, la quale ha generato una notevole varietà di sfumature e realizzazioni tra generazioni e quartieri diversi; in ogni caso il dominio delle vocali aperte si riscontra in modo netto solo a partire da Montesilvano procedendo verso nord. Un dato di fatto è che, a partire dal notevole sviluppo economico e demografico di Pescara del secondo dopoguerra, ci sono state inevitabili influenze sul tessuto linguistico cittadino da persone di altre regioni d'Italia (provenienti specialmente da Campania e Puglia) e anche dall'etnia Rom, la quale ha elaborato una parlata "ibrida" in continua evoluzione e non ancora sufficientemente studiata. Il pescarese è un dialetto molto vitale, oggi ancora largamente usato da tutte le categorie sociali della città, e manifesta il suo raggio di influenza specialmente nell'area costiera, al punto che si può ormai parlare di una "koinè" dialettale giovanile pescarese, un "superdialetto", che si estende da Silvi a Francavilla al mare, con diramazioni più o meno ampie verso l'interno: l'area di Pescara, ha così finito con il rivestire una posizione predominante nella regione anche sul piano linguistico. Religione Il santo patrono è San Cetteo di Amiterno, al quale è dedicata la cattedrale. La festa patronale è il 10 ottobre. Pescara, nel 1977, ospitò il diciannovesimo Congresso eucaristico nazionale, con la visita del Papa Paolo VI. Tradizioni e folclore La festa del patrono San Cetteo viene celebrata d'estate, la prima domenica di luglio (il 10 ottobre è il giorno festivo in cui è ricordato). Ogni anno, la marineria pescarese festeggia il proprio santo protettore: Sant'Andrea apostolo. La tradizione della Festa di Sant'Andrea risale al 1867, da sempre commemorata nella zona del borgo marino vicino al porto, per devozione dei pescatori. Da quello stesso anno ed in tutti gli anni seguenti, la marineria ha celebrato il santo con una processione, che ha la caratteristica di svolgersi in mare. La festa della Madonna dei Sette Dolori si svolge annualmente la prima domenica di giugno al santuario della Madonna dei sette dolori, secondo un'antichissima tradizione. Nel mese di luglio di ogni anno e dal 1994, si svolge la Regata dei Gonfaloni, una gara tra imbarcazioni lunghe otto metri e con dieci vogatori lungo il fiume Pescara. Ogni imbarcazione rappresenta una marineria di altre città del mare Adriatico o di altre località del mare Mediterraneo. Istituzioni, enti e associazioni Sede della Giunta regionale dell'Abruzzo; Sede del Consiglio regionale dell'Abruzzo; Sede degli assessorati regionali per agricoltura, infrastrutture e trasporti, sanità, lavoro e sociale, sviluppo economico e turismo; Sede della sezione staccata del Tribunale amministrativo regionale; Direzione Marittima per l'Abruzzo; Curia dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne; Presidio ospedaliero "Santo Spirito"; si tratta dell'unico ospedale pubblico della città. La struttura fa capo alla ASL di Pescara, dalla quale dipendono anche i presidi ospedalieri di Penne e di Popoli, che provvede a servire un bacino di utenza di circa abitanti, ripartiti in 46 Comuni. Cultura Istruzione Biblioteche Biblioteca regionale "F. Di Giampaolo"; Biblioteca regionale "Gabriele D'Annunzio"; Biblioteca dellArchivio di Stato di Pescara; Biblioteca Unificata Polo Pescara (Università). Ricerca L'Icra Network (International Center for Relativistic Astrophisics) è un consorzio internazionale che promuove le attività di ricerca nel campo dell'astrofisica coadiuvando e collaborando con dipartimenti e centri presso l'Università di Roma "La Sapienza", l'Università di Stanford, la Washington State University, lo Space Telescope Institute, negli Stati Uniti e la Specola Vaticana, a Castel Gandolfo. Il consorzio ha sede nel cuore di Pescara nei locali della vecchia stazione ferroviaria ed ospita un centro di astrofisica. Il centro si propone l'obiettivo principale di coordinare e promuovere le attività di ricerca teorica e di modellistica ed utilizza i dati acquisiti da osservatori astronomici e astrofisici situati in tutto il mondo, nonché di quelli provenienti da missioni spaziali. Università L'Università "Gabriele d'Annunzio è un'università pubblica italiana costituita da 13 dipartimenti distribuiti tra le città di Chieti e Pescara; quelli dislocati nel polo universitario di Pescara sono: dipartimento di Architettura, dipartimento di Ingegneria e Geologia, dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne e Scuola delle Scienze Economiche, Aziendali, Giuridiche e Sociologiche (che comprende i dipartimenti di Economia e Scienze Giuridiche e Sociali). In città è presente una sede dell'Istituto superiore per le industrie artistiche (ISIA), istituzione di cultura pubblica dedicata al disegno industriale. Nel 1980, è stata istituita l'Università Europea del Design con sede legale a Pescara e operante a Montesilvano. Vi è inoltre una sede decentrata della Scuola Internazionale di Comics. Nel 2009, è stata istituita in città la Scuola del Cinema IFA. Pescara è sede di un learning center dell'Università degli Studi "Niccolò Cusano" e dell'Università telematica "Pegaso". Ha sede nel comune il Conservatorio Luisa D'Annunzio, istituzione nata nel 1922 come "Corporazione musicale Luisa D'Annunzio". Fu un'iniziativa di un gruppo di intellettuali della Pescara di allora e di Francesco Paolo Michetti per onorare Gabriele D'Annunzio. Nel 1935 la corporazione diventa liceo, poi conservatorio nel 1969. A Pescara ha sede anche la S.S.I.T. Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori (ex Scuola Interpreti) che da circa un trentennio si occupa di formazione di interpreti e traduttori. Musei Museo casa natale Gabriele D'Annunzio: casa natale del poeta, è un edificio settecentesco, monumento nazionale dal 1927; il museo, allestito al primo piano della casa, è composto da nove sale e conserva arredi, mobili d'epoca e oggetti appartenuti allo scrittore e alla sua famiglia. Museo Paparella Treccia Devlet: ospitato in Villa Urania, una villa in stile eclettico, vi si possono ammirare numerose maioliche di Castelli realizzate dal Cinquecento all'Ottocento, con una collezione permanente composta da 151 maioliche realizzate dai più grandi Maestri attivi a Castelli in questi secoli. Museo delle genti d'Abruzzo: il museo è ospitato nei locali rimasti della fortezza cinquesecentesca, unita ai Bagni Borbonici nel Settecento; oggi è custode di reperti e testimonianze della vita abruzzese, dalla Preistoria alla Rivoluzione Industriale. Museo d'arte moderna Vittoria Colonna: è alloggiato in un palazzo progettato dall'architetto Eugenio Montuori; conserva una mostra permanente contenente opere di artisti quali Pablo Picasso, Joan Miró, e Renato Guttuso, ed è spesso sede di mostre temporanee. Museo Civico Basilio Cascella: ha sede nell'antico laboratorio della famiglia Cascella, trasformato in museo nel 1975; raccoglie la maggioranza delle opere della famiglia. Mediamuseum: ospitato nel vecchio Palazzo di giustizia, contiene una raccolta di locandine, articoli di giornale, foto, dipinti, pannelli e contenuti multimediali riguardanti il cinema e il teatro; è anche una videoteca pubblica. Aurum - La fabbrica delle idee: situato presso la Pineta Dannunziana nell'antica sede della distilleria del liquore Aurum, è la principale sede espositiva di mostre temporanee di arte contemporanea. Imago Museum: inaugurato nel febbraio 2021 nei locali dell'ex Banco di Napoli, lo spazio espositivo di 1200 metri quadrati è destinato a mostre temporanee di opere d’arte moderna, contemporanea e di fotografia. Museo dell'Ottocento: museo dedicato all'arte del XIX secolo inaugurato nel settembre 2021 che ospita opere di Francesco Paolo Michetti, Giacinto Gigante e numerosi altri artisti italiani e francesi. CLAP Museum: inaugurato nel 2022, il museo dedicato al fumetto ospita una mostra permanente delle opere di Andrea Pazienza. Maison des Arts: centro culturale polivalente ospitato presso la sede storica della Banca Caripe, costituisce uno spazio culturale di rilievo per mostre temporanee e spettacoli di arti performative. Circolo Aternino: antica sede del comune di Pescara prima dell'unificazione con Castellammare, oggi ospita eventi e mostre temporanee. Fuga dal Museo: museo diffuso presentato durante l'Expo 2015 e istituito nel 2018 per promuovere e salvaguardare il patrimonio artistico di Pietro Cascella presente sul territorio pescarese. Media Stampa La città ospita la sede regionale de Il Messaggero e del principale quotidiano abruzzese, Il Centro. Radio Le principali emittenti radiofoniche presenti sono Radio Parsifal, Radio California, Radio Ketchup e Radio Città. Televisione Pescara è sede della redazione regionale per l'Abruzzo della Rai. Arte Sono diversi gli artisti nati a Pescara, o vissuti e operanti in città, tra i quali : Francesco Paolo Michetti, pittore e litografo attivo a cavallo tra Ottocento e Novecento. A Pescara, presso il Palazzo del governo, è conservato il suo dipinto La figlia di Jorio del 1894. La famiglia Cascella ha contribuito molto alla vita culturale della città influenzandone la vita artistica con i principali esponenti Basilio e Pietro Cascella. Ai Cascella e le loro opere il comune di Pescara ha dedicato un Museo Civico. Nato in città il 25 gennaio 1906, il compositore Alessandro Cicognini fu autore di numerose colonne sonore dei principali registi italiani del XX secolo. Vicentino Michetti, nativo di Calascio, fu l'autore di un gran numero di opere e monumenti cittadini, tra cui l'elefante in cemento situato in piazza della Rinascita e l'obelisco del Teatro monumento Gabriele D'Annunzio. Ettore Spalletti, pittore e scultore nato nel 1940 a Cappelle sul Tavo, è stato spesso protagonista di mostre ed eventi culturali in città, e ha realizzato la fontana presso il Tribunale. L'artista Franco Summa ha avuto particolare impatto sulla città, essendo stato autore di numerose opere esposte temporaneamente in luoghi particolarmente frequentati, tra le quali la Porta del Mare (un monumento alla pace eretto nel periodo delle Guerre jugoslave composto da un insieme di quattro portali rettangolari che andavano a formare un arco quadrifronte, inscrivibile in un parallelepipedo alto quasi 11 metri e a pianta quadrata; sulle varie facciate si alternavano 56 colori) che rimase in piazza I Maggio per alcuni mesi nel 1993. Nel 2018 è stata inaugurata una sua opera permanente, Giardino Incantato. Letteratura Il più celebre degli scrittori pescaresi è Gabriele D'Annunzio, anche detto il "vate", che rappresenta uno dei massimi esponenti della letteratura e della cultura italiana a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento. D'Annunzio è sempre rimasto molto legato alla città cercando di favorirne le sorti con il suo peso politico; inoltre, l'ha sempre frequentata assiduamente, rimanendo fortemente affascinato dal carattere dei suoi abitanti. Nel 1882 pubblicò la raccolta Canto novo, ispirata agli amori con Elda Zucconi, vissuti nelle campagne tra Pescara e Francavilla. Sempre in questi anni pubblicò varie raccolte di novelle di stampo verista che formeranno il volume de Le novelle della Pescara (1902). Ambientato in quello che allora era il villaggio di Pescara e nella campagna circostante, l'opera nasce come raccolta di canti, con temi diversi, che acquisiscono unitarietà proprio in relazione all'elemento caratterizzante che è il territorio. D'Annunzio descrive una terra abitata da persone impulsive, irruente ed, a volte, anche feroci: emozioni ed impulsi che trovano nel territorio la loro radice poiché D'Annunzio le riconduce ad un sentimento collettivo, in quanto condiviso da tutti gli abitanti dell'area. Teatro In passato a Pescara vi era il Teatro Pomponi, un prestigioso teatro costruito nel 1923, situato in piazza I Maggio, abbattuto nel 1962. La funzione di associazione teatrale stabile è svolta dalla "Società del Teatro e della Musica", presieduta in passato anche da Ennio Flaiano. Il Centro di Produzione Teatrale "Florian Metateatro Onlus" utilizza dal 1988 la sede denominata Florian Espace (un ex capannone industriale vicino al fiume), che è l'unica struttura esclusivamente adibita al teatro nella città. Le strutture utilizzate per opere teatrali sono quindi: il Teatro Vicentino Michetti: inaugurato il 6 agosto 1910 con l'esecuzione del Werther di Jules Massenet, attualmente agibile ma chiuso, è stato utilizzato come cinema fino al 2003; l'auditorium Flaiano; il Teatro Massimo, Circus Visioni e Sant'Andrea; il Florian Espace. Arene e spazi per musica Teatro monumento Gabriele D'Annunzio: è un'arena all'aperto; Stadio Adriatico: viene utilizzato per i più importanti eventi musicali quali concerti di gruppi e cantanti nazionali; Arena del Mare: un'area che viene stagionalmente attrezzata sulla spiaggia al lato nord del porto dove vengono organizzati concerti gratuiti; Stadio del Mare: un'arena temporanea che viene allestita sulla spiaggia all'altezza di Piazza Primo maggio, per ospitare concerti ed eventi di vario genere; Cinema Nel 1976 il regista Sergio Bergonzelli girò a Pescara i film di commedia sexy all'italiana: La sposina e Taxi Love, servizio per signora. Pane e tulipani, pellicola di Silvio Soldini del 1999, è ambientato per alcune scene a Pescara e pescaresi sono nel film la protagonista, Rosalba (Licia Maglietta), suo marito Mimmo (Antonio Catania) e Costantino (Giuseppe Battiston). La trama del film si snoda intorno al tema della fuga che Rosalba affronta nel tentativo di lasciare la sua condizione deludente e negativa di casalinga e moglie infelice; ma alla fine Rosalba torna a Pescara dove scopre un mondo per nulla modificato dalla sua assenza, desideroso solo di riprendere la squallida routine. Alcune scene del film La guerra degli Antò del 1999, diretto da Riccardo Milani, sono state girate a Pescara. Pescaresi sono anche molte comparse del film nel quale, del resto, compaiono molti attori abruzzesi: Federico Di Flauro è di Sulmona, Flavio Pistilli è di Pescasseroli, Paolo Setta è di Bussi sul Tirino, Danilo Mastracci è di L'Aquila. La trama del film si muove tra Montesilvano, Bologna ed Amsterdam ed è il racconto di quattro giovani punk stanchi della loro vita di provincia. A Pescara è ambientato il film Liberi del 2003, diretto dal regista Gianluca Maria Tavarelli. Il film racconta un intreccio di storie di giovani in cerca di fortuna e di persone, più adulte, con difficoltà sentimentali e di vita. L’abruzzese Davide Cavuti ha girato, in parte a Pescara, il film Un'avventura romantica (2016) e interpretato da Michele Placido, Edoardo Siravo, Lino Guanciale, Debora Caprioglio, presentato alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; per la regia del lungometraggio, Davide Cavuti ha ricevuto il Premio Flaiano nel 2017. Nel 2018, il regista Guido Chiesa ha ambientato a Pescara alcune scene del suo film Ti presento Sofia, con protagonisti Fabio De Luigi e Micaela Ramazzotti (che ha ricevuto il Premio Flaiano come migliore interprete femminile). Il film è un remake italiano della pellicola argentina Se permetti non parlarmi di bambini! (Sin hijos) del 2015 diretta da Ariel Winograd. Pescara, Montesilvano, Prati di Tivo, Pietracamela, Silvi furono il set della commedia sexy all'italiana La maestra di sci del 1981. I videoclip Vivere una favola di Giorgia e Ovunque tu sia di Ultimo mostrano numerosi scorci della città. Cucina La tradizione gastronomica pescarese è molto legata alla cucina marinara dell'Adriatico ed alla tradizione culinaria abruzzese. La cucina marinara si caratterizza per l'uso di pesci di taglia piccola ma molto saporiti cucinati alla brace, in pentola o serviti crudi o marinati in aceto con l'aggiunta degli odori della cucina mediterranea. Tipici la coda di rospo (o rana pescatrice) alla cacciatora e il brodetto di pesce, cucinato con tempi di cottura differenziata a seconda dei vari tipi di pesce a cui si aggiungono peperoncino fresco, aglio, pomodoro, odori da servire con fette di pane. Molto diffuso è anche il "fritto di paranza", ovvero una frittura mista di pesci di piccolo taglio: in genere merluzzetti, triglie e sarde. Altro piatto tipico è il brodetto di cozze e vongole. I primi piatti si distinguono per l'uso di formati di pasta tipici dell'Abruzzo come i "maccheroni alla chitarra", la mugnaia, i ravioli, le "scrippelle" od il "timballo", accompagnati da sughi della tradizione in genere a base di salsa di pomodoro e carne di agnello o con brodi vegetali o di pollo. Tipico primo piatto dell'area del pescarese sono gli anellini alla pecorara, una pasta a forma di anello servita con una salsa di pomodoro e vegetali vari a cui si aggiunge la ricotta di pecora. Eredità della cucina povera sono i piatti a base di legumi come le sagne (in dialetto "tajarille") servite con ceci o fagioli. Le carni usate per cucinare sughi e secondi sono legate alla tradizione pastorale dell'Abruzzo: quindi sono molto usate le carni ovine. Come in tutto l'Abruzzo a Pescara sono tipici gli "arrosticini", spiedini di carne di pecora tagliata in piccoli pezzi che vengono serviti con fette di pane unte di olio. Molto usata è la carne di maiale ed è facile trovare nei mercati o per le strade i chioschi dove è possibile comprare della porchetta, piatto tipico in Abruzzo ed in altre zone del centro Italia, particolarmente in Umbria. Gli arrosticini tradizionali vengono fatti a mano (raggiungendo un peso di circa 30 grammi) e, nel caso in cui venga utilizzato il fegato ovino, tra un pezzo di carne e uno di grasso viene inserita una foglia d'alloro. Tra i dolci della tradizione, il parrozzo, fatto con mandorle tritate, essenza di mandorla amara, buccia di limone e ricoperto di cioccolato fondente. Tipica, come in tutto l'Abruzzo e soprattutto nei periodi di festa, è anche la cicerchiata, che è un dolce a base di pasta di farina, uova, burro e zucchero. Da questa si ricavano palline di circa un centimetro di diametro che vengono fritte nell'olio di oliva o nello strutto: scolate, vengono disposte "a mucchio" e ricoperte di miele. Altri dolci comuni sono i cacionetti ed i bocconotti, questi ultimi tipici dolci di Castelfrentano, vicino a Lanciano. Altra pietanza tipica in Abruzzo e Molise è il fiadone, una specie di raviolo rustico cotto in forno e fatto con uova e pecorino che può essere sia dolce che salato. Tra i molti liquori caratteristici della zona l'unico tipico di Pescara è l'Aurum, che è prodotto con acquavite e scorze di arancia. Anche nel pescarese, come nel resto dell'Abruzzo, vengono coltivati interessanti vitigni che originano vini DOC come il Montepulciano d'Abruzzo, il Cerasuolo e il Trebbiano d'Abruzzo. Eventi Nel comune si svolgono vari festival musicali e teatrali: Il Pescara Jazz è stato il primo festival estivo italiano dedicato al jazz. Nata nel 1969, la manifestazione è stata capofila di una serie di iniziative in tutto il territorio nazionale ed è una delle manifestazioni jazz più importanti in Europa. Il Premio Internazionale Ennio Flaiano, ideato da Edoardo Tiboni, è un festival diviso in quattro sezioni: cinema, teatro, letteratura e televisione. Si tratta di un evento culturale di richiamo internazionale che vede riuniti a Pescara alcuni tra i più eminenti personaggi dello spettacolo e della cultura. La manifestazione è nata per onorare Ennio Flaiano e per riproporre costantemente lo studio della sua opera. Il Festival ha luogo ogni anno, dal 1974 ed attira decine di migliaia di spettatori. Il Festival di libri e altrecose (FLA) è un festival di letteratura contemporanea che si svolge dal 2002, creato dallo scrittore Giovanni Di Iacovo e nato con l'intento di promuovere l'interesse per la lettura e la scrittura in tutte le loro forme. Il Festival si svolge nel mese di novembre e vede la partecipazione di autori e critici letterari i quali sono protagonisti di letture, dibattiti e presentazioni di nuove opere: tutti gli eventi sono aperti al pubblico. La manifestazione è arricchita da concerti e dalla proiezione di film o documentari e si svolge in diversi luoghi della città, principalmente nel centro storico di Pescara e nei teatri più importanti (Teatro Massimo (Pescara), Teatro Circus). Fuori Uso è una mostra d'arte contemporanea, impreziosita dalla presenza di alcuni fra gli artisti internazionali più noti del momento; la mostra, negli anni, ha dato spazio anche a giovani artisti locali, nazionali e provenienti da tutto il mondo. La caratteristica della mostra, la cui prima edizione si è svolta nel 1990, è quella di svolgersi in luoghi della città in disuso, come l'ex stazione di Pescara Porto, l'ex albergo dei ferrovieri e fabbriche e magazzini abbandonati, con il risultato di renderli vitali ed ancora fruibili, come spazio d'arte e di incontro. La mostra non ha luogo ogni anno ma saltuariamente, in momenti e spazi diversi della città, ed attira migliaia di visitatori. L'IndieRocket Festival è manifestazione internazionale dedicata alla musica indipendente e sperimentale organizzata annualmente dal 2004. Vi hanno partecipato artisti come These New Puritans, We Are Scientists, Dirtmusic, Xiu Xiu, Gudrun Gut, e ha portato in Italia per la prima volta gruppi come Gang of Four, Mission of Burma e Red Crayola. La Stagione di Teatro Contemporaneo, organizzata dal Florian Teatro Stabile d'Innovazione, con un cartellone di indubbio interesse nell'ambito del teatro contemporaneo italiano. In passato molti importanti artisti e compagnie nazionali vi si sono esibiti, da Roberto Herlitzka ai Motus, da Leo de Berardinis a Sandro Lombardi. Il Funambolika è una manifestazione di arti circensi creata nel 2007 da Raffaele De Ritis. La programmazione culmina con la rappresentazione del Gran Gala du Cirque e include regolarmente artisti premiati al Festival internazionale del circo di Monte Carlo e atleti del Cirque du Soleil. Il Festival del documentario d'Abruzzo è un festival cinematografico fondato nel 2007 dall'Associazione Cinematografica Multimediale Abruzzese (ACMA). Il festival nasce come vetrina della produzione indipendente nazionale ed è rivolto alla promozione del cinema di genere documentaristico proveniente da tutto il mondo. Nel 1957 Pescara fu la sede della finale del concorso di bellezza Miss Italia, quando per la prima volta ne venne incoronata la vincitrice, che fu Beatrice Faccioli. Si è trattata dell'unica edizione svoltasi in città. Geografia antropica Urbanistica Formazione e primo sviluppo della città Già dall'epoca preromana, la sede storica dell'abitato ricade sulla riva destra del fiume Pescara: qui infatti sorgeva l'antica Aternum, che dall'XI secolo inizierà ad essere chiamata "Piscaria", e sempre in questa porzione di territorio venne costruita a partire dal 1510 la fortezza voluta da Carlo V d'Asburgo: la piazzaforte a pianta trapezoidale irregolare venne eretta sulle vecchie mura bizantine e normanne, con 5 bastioni a sud del fiume, le cui mura includevano l'abitato, e i restanti 2 a nord del fiume, a guardia della dogana e delle caserme di artiglieria e cavalleria. Ancora oggi nel centro storico di Pescara resistono molte abitazioni e palazzi sette-ottocenteschi, in particolare in corso Manthonè, via delle Caserme, via dei Bastioni e piazza Garibaldi. Lo sviluppo urbano al di fuori delle mura della fortezza fu lento a causa delle numerose aree paludali che circondavano l'insediamento e degli alti costi sostenuti dall'amministrazione comunale per l'acquisto e lo smantellamento delle stesse fortificazioni. Nel frattempo a nord del fiume, si andava formando già dal XVII secolo il borgo di Castellammare Adriatico presso colle Innamorati, concentratosi attorno al santuario della Madonna dei sette dolori. Il piccolo paese, nato come frazione di Pescara, diventerà comune autonomo nel 1807, causando rivalità e divisioni con i vicini pescaresi che si placheranno solo agli inizi del XX secolo. Nei primi anni successivi l'unità d'Italia, ed in particolare in seguito all'arrivo della ferrovia Adriatica ia Castellammare nel 1863, la cittadina iniziò a svilupparsi a valle, in un primo momento intorno alle ville, masserie ed attività industriali dei possidenti locali, come per esempio la fornace di Muzii, al tempo unici colonizzatori delle aree costiere. Vennero inizialmente creati i viali alberati ortogonali di viale dei Pini (oggi via Regina Margherita e via Nicola Fabrizi), viale Regina Elena, corso Umberto I e corso Vittorio Emanuele II, popolati da residenze signorili e palazzine di stile liberty. Alla fine di corso Umberto I, che dalla stazione ferroviaria giunge al mare sullo slargo di piazza Crispi (oggi largo Mediterraneo), fu costruito il Padiglione marino, il primo stabilimento balneare della città (rimpiazzato nel 1923 dal teatro Pomponi, a sua volta demolito nel 1963). La piazza principale della cittadina era piazza del Mercato, l'odierna piazza Sacro Cuore, dove nel 1886 verrà costruita l'omonima chiesa. Alla fine del 1800 il Ministero della Guerra formalizzò la rimozione del presidio militare di Pescara, avviando formalmente i lavori di demolizione della fortezza, che lentamente verranno portati a termine lasciando in piedi solamente la caserma di fanteria, attiva fino al 1943. L'edificio sarà in seguito recuperato negli anni '80 e reso sede del Museo delle genti d'Abruzzo. Agli inizi del XX secolo, i due centri di Pescara e Castellammare Adriatico, che saranno infine riuniti nel 1927 in un unico comune, mostravano un aspetto elegante con nuovi viali alberati e giardini pubblici, con un evidente tentativo di attirare il turismo alto-borghese del tempo. Terminata la bonifica delle aree meridionali della città, nella zona dell'odierna pineta Dannunziana venne realizzato un intero nuovo quartiere con l'intento di richiamarsi all'ideale ottocentesco di città giardino, edificando numerosi villini signorili in stile eclettico, liberty ed in qualche caso moresco. Entrambi i centri pescaresi erano circondati da pinete e venivano apprezzati come luoghi di villeggiatura e stazioni balneari. Tuttavia, a partire dai primi anni del Novecento, lo sviluppo urbano di Castellammare divenne più sostenuto, accentuandosi nella seconda metà degli anni venti con la riunione delle due cittadine in un'entità comunale unica elevata a capoluogo di provincia. La grande pineta, che si estendeva per gran parte dell'attuale territorio comunale in prossimità del mare, subì un netto ridimensionamento e l'abitato acquisì connotazioni tipicamente urbane, imponendosi fin dal censimento del 1936 come il secondo centro più popoloso d'Abruzzo, subito dopo L'Aquila (superandola però, escludendo dal conteggio le numerose frazioni del capoluogo montano). Infatti l'unica frazione di Pescara, dopo che Spoltore nel 1947 tornò ad essere un comune autonomo, è San Silvestro. Negli anni venti e ancor più nel decennio successivo, vennero edificati nel centro della città diversi edifici pubblici progettati dall'architetto Vincenzo Pilotti e modellati secondo i canoni del razionalismo italiano, lungo le vie e le piazze principali della città. Ancora oggi molti di questi palazzi sono sede di enti ed istituzioni pubbliche. Fra questi, di particolare rilievo architettonico sono il Palazzo di Città ed il Palazzo del Governo di piazza Italia (al tempo piazza dei Vestini), la Camera di commercio (all'incrocio di viale Marconi con via Conte di Ruvo), il Liceo scientifico Galileo Galilei di via Balilla ed il Liceo classico Gabriele D'Annunzio in via Venezia. Sempre durante il ventennio fascista venne realizzata la Centrale del Latte di via del Circuito, progettata da Florestano Di Fausto, completata nel 1932 ed abbattuta, dopo anni di abbandono, nel 2010. Nel 1933-38 a Portanuova fu costruita su progetto di Cesare Bazzani la cattedrale di San Cetteo, sostituendo la vecchia e fatiscente chiesetta del Sacramento. Nel 1934 fu inaugurato il ponte Littorio, a collegamento tra viale Marconi e il corso Vittorio Emanuele II, creando l'asse viario principale della città. Il ponte venne distrutto dai tedeschi nel 1944 e subito sostituito alla fine del conflitto dall'odierno ponte Risorgimento. Nel corso della Seconda guerra mondiale la città andò in gran parte distrutta a causa dei bombardamenti subiti, soprattutto nella zona castellammarese, con gravi perdite di edifici di valore storico ed artistico, mentre a Pescara vecchia andarono distrutte la porta di ingresso delle antiche mura superstiti, inglobate nelle caserme, e le due chiese seicentesche di san Giacomo e del Rosario. Con la ricostruzione ebbe luogo un nuovo ed importante sviluppo urbano, accompagnato da una rapida espansione demografica che portò Pescara a superare i 65.000 abitanti nel primo censimento postbellico (1951), con un incremento di oltre il 40% sulle precedenti rilevazioni censuali del 1936. Dal secondo dopoguerra ai nostri giorni Supervisore della ricostruzione della città fu Luigi Piccinato che fu anche uno degli artefici del piano regolatore del 1956. Tra i suoi progetti figura anche la realizzazione del nuovo spazio centrale cittadino, piazza della Rinascita, nota in città come piazza Salotto. La sua idea di realizzare in riva all'Adriatico lo schema modernista della città giardino di inizio secolo che prevedeva, oltre alla sistemazione della ferrovia adriatica, anche la definizione della viabilità urbana nelle zone pianeggianti (con uno schema di sviluppo a "T"), non riuscì a trovare una compiuta realizzazione. Travolto da uno sviluppo impetuoso dell'economia e della demografia della città - particolarmente intenso fra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni ottanta del Novecento- il piano regolatore di Piccinato venne spesso ignorato: il previsto arretramento verso l'interno della linea ferroviaria e della strada statale 16 non vi fu mai, come non vennero mai completate diverse strade progettate per regolare il traffico ai margini del centro abitato (come la cosiddetta strada pendolo, progetto ripreso solo negli ultimi anni), mentre le volumetrie dell'edilizia residenziale aumentarono sistematicamente, impennando gli indici di densità abitativa. I successivi PRG del 1973 (Gorio e Mariani), del 1987 (Gabrielli, Samperi e Sigillo) e del 2001, fino alla Variante delle Invarianti del 2004, non produssero significative rielaborazioni dell'assetto urbanistico, accompagnando lo sviluppo della città senza indicare una precisa direzione o seguendo una vocazione particolare. Negli anni '70, mentre si completava la saturazione dei terreni costieri, saldando la città Pescarese ai comuni limitrofi di Montesilvano e Francavilla al Mare, l'area collinare castellammarese si dilatò, sino a lambire la frazione Villa Raspa di Spoltore. La città presenta un elevato tasso di urbanizzazione, in cui il 54,2% del territorio comunale è permeabilizzato ritrovandosi al dodicesimo posto per densità di popolazione tra i comuni italiani con più di 60.000 abitanti. Tale fenomeno è all'origine della forte crescita demografica dei comuni limitrofi alla città e, in via più generale, dell'intera area metropolitana. Suddivisioni amministrative Il territorio comunale è suddiviso in diversi quartieri, a loro volta raggruppati in tre circoscrizioni; pur avendo quindi cessato ogni attività a livello amministrativo, la suddivisione resta comunque in uso a fini statistici e toponomastici per ripartire in tre zone il territorio comunale e i diversi quartieri al loro interno. Circoscrizione I Castellamare Circoscrizione II Portanuova Circoscrizione III Colli Economia L'economia di Pescara e del suburbo continua, nonostante la perdurante crisi, a fare da traino, in particolare nel settore terziario, a quella della regione Abruzzo. Nel 2017 il tasso di occupazione è attestato al 53%, mentre la disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 29 anni) è al 33,9%. Relativamente alto è l'indice di formazione dei giovani: sono laureati il 93,4% dei residenti nella provincia di età compresa tra i 25 e i 30 anni (settima provincia in Italia). Per quanto riguarda i livelli reddituali dei residenti nel comune di Pescara, nel 2018 il prodotto interno lordo per abitante risulta di 26,380 euro. Pesca La pesca è stata per lungo tempo un'attività vitale per l'economia locale, ma al giorno d'oggi ha perso il peso e la rilevanza che aveva in passato. Il settore, sorretto da una flotta di pescherecci fra le più grandi del medio mare Adriatico, vive una fase di grandi difficoltà dovuta all'aumento dei costi di gestione degli armatori. Nel mercato ittico comunale di Pescara vengono contrattate circa 2.500 tonnellate di pesce all'anno. Industria L'industria locale vive da qualche anno una fase di stagnazione, ma alcune grandi realtà produttive sviluppatesi in Abruzzo sono riuscite a consolidare le proprie posizioni nel mercato. Fra queste, il gruppo De Cecco il cui pastificio si trova in Val di Sangro, a Fara San Martino, e la Fater, joint venture paritetica tra il Gruppo Angelini e la multinazionale statunitense Procter & Gamble. Per quanto riguarda l'industria dolciaria a Pescara ha ancora sede la Luigi D'Amico Parrozzo SaS, nota in Italia e all'estero per l'omonimo dolce, che però da tempo è prodotto negli stabilimenti di Manoppello. La posizione strategica di Pescara e della retrostante valle hanno spinto la Procter&Gamble e la sua diretta concorrente Kimberly-Clark a stabilire degli impianti produttivi nella provincia, presso Alanno. Inoltre a Manoppello, oltre che a Chieti, è presente la Dayco (ex Pirelli Trasmissioni Industriali) leader mondiale nei sistemi di trasmissione di potenza. Edilizia L'edilizia è un settore economico di grande importanza per la città. L'edilizia pubblica, in particolare, ha vissuto una fase fortemente espansiva, tanto da far meritare a Pescara il nome di "città cantiere": negli anni 2000, e soprattutto dal 2003, l'amministrazione comunale ha realizzato centinaia di cantieri volti alla riqualificazione del tessuto urbano della città. Il 13 luglio 2004 è stata inaugurata la nuova cittadella giudiziaria che ospita gli uffici del Tribunale e del TAR: è il quinto immobile, per ampiezza, fra le proprietà del Ministero della giustizia e l'opera è costata circa 100 milioni di euro. Da alcuni anni, inoltre, sono attivi alcuni uffici del World Trade Center nel complesso edilizio Il Molino realizzato nell'ambito della riqualificazione della stazione Porta Nuova Al contrario, l'edilizia privata è stata spesso realizzata, anche in tempi più recenti, con l'ottica speculativa tipica degli anni cinquanta e sessanta. Dal 2003 circa, tuttavia, si è registrata una nuova tendenza, sia da parte dei privati sia da parte dell'amministrazione pubblica, a commissionare progetti a grandi architetti o studi di progettazione di fama internazionale, tra i quali Massimiliano Fuksas, Oriol Bohigas, Toyoo Itō, Walter Pichler e Mario Botta. Commercio e servizi Il settore che negli anni ha senza alcun dubbio visto crescere il proprio ruolo è quello terziario, che nelle statistiche ISTAT del 2010 occupa circa il 57,12% della forza lavoro. Commercio La vocazione al commercio ha sempre connotato la vita della città: Pescara ha conosciuto lo sviluppo della grande distribuzione e dei centri commerciali tanto da collocarsi, con la provincia di appartenenza, tra le prime a livello nazionale per numero di metri quadrati per singolo abitante. Dal novembre 2006, a Pescara ha sede un World Trade Center (WTC). Servizi finanziari e banche Pescara ha visto crescere in maniera esponenziale il numero degli sportelli bancari e degli enti creditizi che lavorano nel territorio comunale: significativo è il fatto che in provincia operano oltre 80 istituti di credito e ci sono 99 agenzie bancarie. La Cassa di Risparmio di Pescara, oggi Banca Caripe, nata in città e acquistata nel 2010 dalla Banca Tercas, è operativa sul territorio dal 1871. Nel 2014 viene acquisita dalla Banca Popolare di Bari. Turismo Città tradizionalmente votata al turismo balneare, Pescara ospita inoltre uno tra i più importanti porti turistici del mare Adriatico, e nel maggio 2021 ha ricevuto per la prima volta il riconoscimento della Bandiera blu, confermato anche nel 2022. La città ha rivestito una certa importanza nel settore del trasporto aereo fin dagli anni trenta: nel 1933, con la Società Aerea Mediterranea, venne inaugurato il primo volo passeggeri settimanale fra Pescara e Roma. Oggi la città è servita dall'aeroporto di Pescara, che grazie ai voli low cost e charter fornisce collegamenti con molte città europee. Artigianato Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e rinomate vi sono quelle artigianali, come la lavorazione della ceramica, l'arte del ricamo, del merletto, del tombolo e la produzione di sculture in ferro. Nella prima metà del Novecento e fino agli inizi degli anni Sessanta era presente la fabbrica di ceramica Polci in via Conte di Ruvo. Infrastrutture e trasporti La città beneficia di una posizione molto favorevole per quanto concerne le vie di comunicazione. Strade Pescara è collegata alla rete autostradale (la A25 Strada dei Parchi e la A14 Adriatica) tramite un sistema di superstrade lungo circa 35 km, articolato in due tratte: la prima, il RA 12 Asse attrezzato, collega gli svincoli delle due autostrade giungendo fino a Chieti in direzione ovest e fino al porto di Pescara ad est; l'altra, la SS 714 Tangenziale di Pescara, collega la parte nord alla parte sud della città e dei comuni limitrofi, attraversando l'area urbana occidentale. Dal 1999 il tratto finale dell'asse attrezzato, dallo svincolo per la SS 714 fino al porto di Pescara, è stato riclassificato come diramazione C della SS 16 Adriatica; la città è inoltre attraversata da due strade europee: E80:A25-RA12-SS16 dir/C (Lisbona- Gürbulak) E55:A14 (Helsingborg-Calamata) L'Asse attrezzato è un breve raccordo autostradale senza pedaggio costruito negli anni '70 che collega il porto e il centro di Pescara all'aeroporto, a Sambuceto, all'area industriale della Val Pescara, a Chieti, alla strada a scorrimento veloce SS 656 Val Pescara-Chieti ed ai caselli autostradali Chieti-Pescara della A25 e Pescara Ovest-Chieti della A14 per raccordarsi infine con la SS 5 Via Tiburtina Valeria nei pressi di Brecciarola. Il raccordo è in una posizione centrale delle vie di comunicazione dell'intera area e serve da collegamento viario tra le città di Pescara e di Chieti e vari borghi dell'entroterra. Inoltre, l'Asse attrezzato si raccorda con la tangenziale di Pescara, la SS 81 Piceno Aprutina e con la SS 5, da dove ha inizio. In corrispondenza del centro abitato la SS 16 Adriatica presenta una variante, riclassificata come SS 714 Tangenziale di Pescara nel 2012: si tratta di una strada a scorrimento veloce tipo B a quattro corsie di circa 20 km che funge da circonvallazione e attraversa il tessuto urbano occidentale di Pescara, incrociando l'Asse attrezzato. Essa collega il territorio comunale di Pescara dal confine meridionale a quello settentrionale, ed è stata estesa negli ultimi anni con le circonvallazioni di Francavilla al Mare e Montesilvano; presenta uscite in direzione del centro, della zona collinare della città e dei comuni di Spoltore, Montesilvano e Francavilla al Mare. Nel 2012 è stata ultimata la costruzione del nuovo svincolo di via Tirino, a servizio dei quartieri di Fontanelle e San Donato. Le principali strade statali che attraversano il territorio cittadino, la SS 5 Via Tiburtina Valeria e la SS 16 Adriatica, sono state negli anni interamente inglobate nel tessuto urbano, e la costruzione delle tangenziali e delle autostrade le ha liberate dal traffico pesante di attraversamento. Ferrovie Pescara è di transito per la ferrovia Adriatica e di testa per la linea transappenninica Roma - Pescara, che sarà oggetto di lavori di miglioramento. Un interesse crescente è suscitato dall'uso del treno quale mezzo per il trasporto locale: infatti, data la contiguità di molti centri urbani nell'area, le linee ferroviarie locali forniscono collegamenti in tempi ridotti tra Pescara e altri comuni fino a una distanza di circa 50 km. Queste linee effettuano fermate nei cinque scali ferroviari pescaresi. La stazione di Pescara Centrale è di grandi dimensioni. Completata nel 1988, ha influito molto sull'urbanistica della città, poiché l'intera linea ferroviaria è stata trasferita su una sede sopraelevata, permettendo di rimuovere i passaggi a livello e anche perché ha aperto l'area della vecchia stazione per la realizzazione di altri progetti. Da Pescara Centrale transitano sia la linea ferroviaria adriatica che quella transappenninica. Nel piazzale antistante si trovano la stazione degli autobus e i capolinea di diverse linee di trasporto urbano con le quali è possibile raggiungere anche l'Aeroporto d'Abruzzo. La stazione di Pescara Porta Nuova è la seconda stazione della città per importanza, in particolare dopo la conclusione dei lavori di ricostruzione, nel 2009, basati sul progetto dell'architetto catalano Oriol Bohigas che è stato però profondamente modificato in corso d'opera. Vi effettuano fermate tutti i treni locali diretti verso sud e anche quelli percorrenti la linea transappenninica. La stazione di Pescara San Marco è stata attivata il 27 novembre 2005 ed è utilizzata per il trasporto locale; situata sulla linea ferroviaria transappeninica, fornisce collegamenti con Chieti, Sulmona e Teramo. La stazione di Pescara Tribunale è stata inaugurata il 9 dicembre 2007. Situata in una posizione strategica, vicina al tribunale e al campus pescarese dell'Università "G. d'Annunzio", fornisce collegamenti locali con le città di Termoli e di Teramo. Lo scalo merci si trova in prossimità del tribunale, a poche centinaia di metri a sud dalla stazione di Pescara-Porta Nuova. Molte proposte si sussegono dagli anni '80 per la realizzazione di una metropolitana leggera, sfruttando ad esempio le numerose stazioni ferroviarie presenti e quindi lo stesso tracciato della ferrovia. Un obiettivo simile si prefiggeva la linea dismessa nel 1963 Pescara-Penne, gestita dalla società Ferrovie Elettriche Abruzzesi; a tale linea appartenevano le piccole stazioni in disuso di Pescara Porto e Pescara Centrale FEA. Porti L'odierno porto canale è nato all'inizio del XX secolo nel luogo dove anticamente sorgeva quello di Ostia Aterni (importante per i collegamenti con Salona), e fu quasi completamente distrutto dai tedeschi in ritirata nella primavera del 1944. Il porto turistico è stato inaugurato nel 1989. Si tratta di una struttura turistica con negozi e servizi ed è spesso sede di eventi. Quello di Pescara è anche uno dei maggiori porti turistici in Italia per numero di posti barca, con 1250 posti barca. Dal 1990 ha ottenuto ininterrottamente la Bandiera blu per la qualità dei servizi offerti. Il porto di Pescara disponeva di un collegamento estivo con Spalato, in Croazia: questa tratta ha iniziato ad essere operativa negli anni sessanta, ed è stata soppressa alla fine degli anni ottanta quando il traghetto Tiziano, costruito specificatamente per il porto di Pescara, è stato venduto. In seguito tale collegamento è stato più volte riproposto, ma non in modo continuativo. Come già detto, sin dai tempi dell'Impero romano si era compresa l'importanza strategica e commerciale di tale linea di collegamento tra le due sponde del mare Adriatico: l'antica Salona, residenza dell'imperatore Diocleziano nei pressi dell'odierna Spalato, è situata in corrispondenza di Pescara, sull'altra sponda del mare Adriatico. I collegamenti tra Pescara e Spalato, ricominciarono agli inizi degli anni novanta. Dalla fine degli anni novanta, con la costruzione della diga foranea, opera notoriamente sconsigliata per i porti fluviali e i fondali sabbiosi, i problemi relativi al conseguente insabbiamento, unito alla difficoltà di eseguire con regolarità gli inevitabili dragaggi da parte degli organi competenti (in un'occasione anche fermati da parte della procura) hanno causato in più occasioni la chiusura del porto, con notevoli proteste da parte della marineria locale. Sono previsti lavori sia per risolvere queste problematiche e sia per l'ampliamento del porto stesso, e nel quadro di questi interventi è stata realizzata un'apertura sulla diga foranea per limitare l'insabbiamento della foce. Nel passato il fiume Pescara è stato utilizzato come importante via di comunicazione soprattutto a scopo commerciale. Fino agli anni cinquanta il fiume era attraversato da barconi che trasportavano bauxite, legname e altri materiali dalle aree interne (da Popoli) fino al porto canale. Nel tempo, anche in ragione della costruzione di collegamenti viari molto efficienti, le rotte fluviali sono state abbandonate. Il porto di Pescara è compreso nell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale, la cui sede si trova presso il porto di Ancona. Aeroporti Dal 1917, la città è dotata di un aeroporto, identificato con il nome commerciale di Aeroporto internazionale d'Abruzzo "Pasquale Liberi", situato quasi per intero nel territorio comunale (salvo una piccola parte della pista, sconfinante nel comune di San Giovanni Teatino); l'aeroporto ha servito un traffico di circa 700.000 passeggeri nel 2019 offrendo collegamenti nazionali e internazionali. Dal parcheggio antistante la stazione dei treni è presente dal 1 dicembre 2022, un collegamento giornaliero di ITA Airways, tramite autobus, da e per l’Aeroporto di Roma Fiumicino, permettendo una connessione con l’hub della compagnia aerea. Mobilità urbana La mobilità urbana e interurbana è garantita dalla società unica abruzzese di trasporto TUA che gestisce il trasporto su gomma ed in futuro gestirà anche la Filovia di Pescara Piste ciclabili Il territorio comunale, in gran prevalenza pianeggiante, si presta in particolar modo all'utilizzo della bicicletta; difatti, sono presenti diversi percorsi ciclabili che collegano il centro cittadino con diversi quartieri e comuni limitrofi snodandosi per un totale di oltre 20 km. Il fiume Pescara è attraversato da tre ponti ciclopedonali: il "ponte di Ferro" (ex tracciato ferroviario), il ponte del Mare, ed un ponte di legno in prossimità del parco fluviale. La pista sul lungomare fa parte del corridoio Verde Adriatico, che attraversa l'intera città da nord a sud e si congiunge con i percorsi ciclabili di Montesilvano e Francavilla al Mare. Viale Castellammare Adriatico, noto come strada Parco, è un lungo viale interdetto al traffico con una pista ciclabile ed una carreggiata con due corsie destinate alla futura filovia di Pescara. La sua pista ciclabile, ricavata sul vecchio tracciato ferroviario, partendo dalla stazione di Pescara Centrale continua ininterrottamente fino a viale Europa a Montesilvano. Le piste ciclabili presenti sui lungofiume nord e sud collegano il porto e il quartiere di Portanuova con il parco fluviale e la zona dell'ospedale; anche viale D'Annunzio, viale Pindaro, viale Muzii e un tratto di viale Regina Margherita presentano corsie ciclabili, e diversi nuovi itinerari sono in progetto Amministrazione Pescara oltre che essere capoluogo della omonima Provincia è sede distaccata del Tribunale amministrativo regionale dell'Abruzzo. È anche sede di uffici della Regione, nonché sede locale del consiglio regionale dell'Abruzzo, della giunta e di numerosi assessorati regionali. L'attuale sindaco è Carlo Masci, di Forza Italia, eletto al primo turno il 26 maggio 2019. Consolati Consolato del Belgio. Gemellaggi ; ; . ; Gemellaggio Città Dannunziane ; ; ; . Altre informazioni amministrative Fino al 1927 l'attuale territorio comunale era diviso tra due comuni: Pescara, a sud del fiume omonimo, in provincia di Chieti, e Castellammare Adriatico, a nord del fiume, in provincia di Teramo. In seguito all'unificazione dei due centri, nel 1927, fu istituita anche la provincia, grazie all'interessamento di Gabriele D'Annunzio e Giacomo Acerbo. Nel 2014, a seguito di un referendum consultivo avente per oggetto la fusione dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore in un unico comune (che conterebbe 195.069 abitanti e che si estenderebbe per 94,53 km²), i cittadini delle rispettive città hanno espresso con il 64% dei "sì" la volontà di dare il via alla costituzione di tale entità amministrativa. La relativa legge regionale è stata approvata l'8 agosto 2018, fissando la data per la nascita del nuovo comune al 1º gennaio 2022. Il nome del nuovo ente, che potrà essere confermato o modificato al momento della stesura dello statuto, è stato definito dalla legge regionale come "Nuova Pescara". La data della fusione è stata una prima volta differita al 1º gennaio 2023 e successivamente ha subito un uteriore rinvio al 2027. Sport Calcio Il Delfino Pescara 1936 (meglio noto semplicemente come Pescara Calcio), nato nel 1936 sulle ceneri della Società Sportiva Abruzzo, fondata a sua volta nel 1930, è la principale società calcistica della città, e l'unica della regione ad aver mai raggiunto la massima serie. Ha partecipato a 7 campionati di Serie A e 39 di Serie B. La seconda squadra cittadina, Il Delfino Curi Pescara, milita in eccellenza abruzzese mentre altre numerose formazioni minori partecipano ai campionati regionali inferiori. Calcio a 5 La società di calcio a 5 Pescara Calcio a 5, sciolta nel 2018, ha disputato varie edizioni del campionato di serie A, vincendolo nella stagione 2014/2015. Ha inoltre vinto due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Ha, inoltre, partecipato a due edizioni di UEFA Futsal Champions League nelle stagioni 2015-16, qualificandosi alle Final Four e 2017-18, raggiungendo l'Elite Round. Pallanuoto La Waterpolis Pescara Pallanuoto, non più attiva, è stata la squadra più rappresentativa della città. È stata campione d'Italia nel 1987, 1997 e 1998, nonché campione d'Europa nel 1987. Rimane l'unica squadra di pallanuoto in Italia ad aver vinto almeno una volta tutte le competizioni continentali. Attualmente l'unica società cittadina è la Pescara Nuoto e Pallanuoto, che milita nel campionato di serie A2 sia con la squadra maschile che con la squadra femminile. Ciclismo La città vanta una buona tradizione ciclistica. Dagli anni novanta, il più importante campione locale è Danilo Di Luca. Tra i ciclisti del passato è noto Palmiro Masciarelli. Diverse sono le squadre ed associazioni attive. La gara ciclistica professionistica Trofeo Matteotti, si svolge ogni anno lungo le strade della città. Pescara è stata attraversata dal Giro d'Italia diverse volte; in particolare è stata arrivo o partenza di tappa nelle edizioni seguenti: 1912 (tappa annullata), 1919, 1922, 1927, 1931, 1937, 1939, 1947, 1948, 1951, 1956, 1957, 1960, 1963, 1977, 1982, 1999, 2001, 2013 e 2022. Automobilismo Dal 1924 al 1961 Pescara è stata la sede della Coppa Acerbo, gara automobilistica che aveva luogo su un tracciato cittadino di circa 25 km. Nelle molte edizioni, hanno preso parte alla gara anche grandi campioni come Enzo Ferrari (1924), Tazio Nuvolari (1932), Juan Manuel Fangio (1950) e Stirling Moss che nel 1957 vinse l'unica edizione valida come prova del Campionato mondiale di Formula 1. Altri sport A Pescara hanno sede diverse società sportive tra le quali: Pescara Handball per la pallamano, la Facar Pescara, rinominata Pescara Basket nella pallacanestro che ha militato in serie A2, la Pescara Crabs nel football americano, la Old Pescara Rugby per il rugby, la A.S.D. Flaiano Pescara e la A.S.D. Accademia Scherma Pescara nella scherma, la Judo Kai Sakura Pescara nel judo. Giochi del Mediterraneo Tra il 26 giugno ed il 5 luglio del 2009, Pescara ha ospitato i XVI Giochi del Mediterraneo, tenuti sotto l'egida del Comitato Olimpico Internazionale. Nell'estate del 2015 a Pescara si è svolta la prima edizione dei Giochi del Mediterraneo sulla spiaggia. Città Europea dello Sport 2012 Pescara è stata Città Europea dello Sport per l'anno 2012. Impianti sportivi Stadio Adriatico-Giovanni Cornacchia: calcio, atletica. Stadio Adriano Flacco: calcio. Campo S. Marco: calcio. Campo Rampigna: calcio Pattinodromo comunale. Palasport Giovanni Paolo II: pallacanestro, pallavolo, pallamano. PalaElettra: pallacanestro, pallavolo, pallamano, pugilato. Palasport "Ciro Quaranta": pallacanestro, pallavolo, pallamano. PalaRigopiano: calcio a 5, pallacanestro, pallavolo. Centro sportivo "Rocco Febo": calcio, rugby, baseball, softball pattinaggio artistico a rotelle, scherma. Circolo Tennis Pescara: tennis. Piscine Le Naiadi: nuoto, pallanuoto, nuoto sincronizzato. Bocciodromo Zanni. Bocciodromo Via Orfento.
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Storia di Pescara
La storia di Pescara inizia in età italica, con la posizione geograficamente favorevole come raccordo delle vie di comunicazione tra l'antica Roma e l'area dell'Adriatico che determinerà sin dalle origini lo sviluppo dell'insediamento. Esisteva infatti un villaggio marino lungo la foce del fiume Pescara già dal I secolo a.C., chiamato Aternum od Ostia Aterni. Nei secoli successivi l'importanza della posizione strategica di Pescara, porta della grande valle che divide l'Abruzzo, connoterà costantemente lo sviluppo della sua vita economica e sociale, in un primo momento limitata alla funzione di baluardo di difesa militare dei regni meridionali e poi, dalla seconda metà del XIX secolo, caratterizzata da una fruttuosa attitudine ai traffici commerciali e al turismo balneare. In seguito ai bombardamenti del 1943, che distrussero gran parte del centro abitato, la città rinacque velocemente come nuovo centro moderno della regione, godendo di un notevole sviluppo economico, industriale e turistico per la felice posizione geografica di cerniera tra Nord e Sud Italia e formando una vasta area metropolitana che in pochi anni diventerà il baricentro della regione abruzzese e dell'area del medio adriatico. Preistoria e protostoria Le origini Si ritiene che il primo insediamento umano avvenne sulla sommità del colle del Telegrafo (chiamato così per la presenza dell'antico sistema di comunicazione), alto circa centoquaranta metri e situato a circa un chilometro dalla costa a nord del fiume, su una terrazza naturale dalla quale si dominano le vallate dei fiumi Pescara e Saline. Dopo un mese di scavi effettuati nell'estate del 2005, sono emersi reperti risalenti al IV millennio a.C. I lavori, condotti sul pianoro del colle dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell'Abruzzo, hanno dimostrato che i vari rinvenimenti siano riferibili a un insediamento popolato nella protostoria (secondo periodo preistorico compreso tra l'età del bronzo e quella del ferro) ma anche in età romana e ancora presente nelle fonti storiche sino all'anno 1000. Risalirebbero invece alla prima metà del V millennio i resti di un villaggio di agricoltori ritrovato a Colle della Corona, nella zona collinare a sud del fiume Pescara nei pressi del quartiere Fontanelle. Resti di numerose necropoli sono stati rinvenuti in più zone dei colli cittadini, e le loro disposizioni e articolazioni evidenziano una progressiva discesa del popolamento in direzione dell'approdo naturale alla foce del fiume Pescara; queste dinamiche daranno piena conferma all'attribuzione ai Vestini di Ostia Aterni da parte di Strabone. Epoca antica Periodo italico I primi abitanti del villaggio sulle rive del fiume vennero identificati dalle fonti storiche di origine pelasgica; attraversarono il mare Adriatico partendo dalle coste dalmate e fondarono un primo empòrion, ma furono i Vestini i primi italici a comprendere l'importanza strategica della posizione dell'agglomerato: sono state rinvenute tracce di attività portuale già dal V secolo a.C., riferibili agli scambi dell'abitato del colle del Telegrafo, che sopravviverà fino alla piena età medievale, mentre è dal I secolo a.C. che si insediarono stabilmente nell'area di Pescara Vecchia, dove allestirono un efficiente porto, usato anche dai Marrucini e dai Peligni. Il villaggio ai tempi dei primi contatti con i Romani venne chiamato da questi Vicus Aterni e successivamente, prendendo il nome dell'omonimo fiume (all'epoca noto come Aternus), Aternum; in epoca imperiale si usava indicare Pescara anche con il nome di Ostia Aterni (così riportata sulla Tabula Peutingeriana), proprio per via del ruolo di centro nevralgico delle vie di comunicazione. Infatti, con il nome Ostia Aterni si indicava l'approdo alla foce del fiume, poiché sia la città che la Val Pescara erano e sono tuttora la via principale d'accesso dalle zone litoranee abruzzesi verso l'interno regionale e Roma. Conquista romana I Vestini, insieme ai Marsi, ai Marrucini e ai Peligni, presero parte a una confederazione che entrò in conflitto con la Repubblica romana durante la Seconda guerra sannitica, nel 325 a.C.. Nel 304 a.C., dopo la grave disfatta subita dagli Equi per opera dei Romani guidati dai consoli Publio Sempronio Sofo e Publio Sulpicio Saverrione, gli italici vicini dei Vestini, i Marsi, Peligni, Marrucini e Frentani, inviarono ambasciatori a Roma per chiedere un'alleanza, che fu loro concessa attraverso un trattato. Con i Vestini invece l'accordo di foedus fu siglato soltanto due anni dopo, nel 302 a.C., a riprova della loro peculiare ostilità nei confronti di Roma, che riemergerà nuovamente nel 213 a.C. durante la Seconda guerra punica: Aternum infatti si rivoltò al controllo romano, e fu quindi conquistata e saccheggiata dal pretore Publio Sempronio Tuditano. Dopo più di due secoli di alleanza tra i Vestini e Roma, la cittadina finì sotto il diretto controllo romano, insieme a tutti i territori d'Abruzzo e del Molise, nell'88 a.C. in seguito alla Guerra sociale: agli inizi del I secolo a.C., i Vestini presero parte alla vasta coalizione di popoli italici che scatenò la guerra per ottenere la concessione della cittadinanza romana più volte negata (91-88 a.C.). L'esercito italico, ripartito in due tronconi - uno sabellico guidato dal marso Quinto Poppedio Silone, l'altro sannitico affidato a Gaio Papio Mutilo - contava contingenti di numerosi popoli; quello vestino era guidato da Gaio Pontidio. Poppedio Silone, alla testa di Marsi e Vestini, tese un'imboscata vincente nella quale cadde il romano Quinto Servilio Cepione nel 90 a.C., ma infine i Vestini vennero battuti separatamente da Gneo Pompeo Strabone, nel quadro della generale vittoria di Roma sui socii ribelli, culminata con la presa di Ascoli da parte di Pompeo. La città romana Dopo la Guerra sociale la Lex Iulia de civitate, che concedeva la cittadinanza romana a tutti gli italici rimasti fedeli a Roma, fu progressivamente estesa anche ai popoli ribelli, tra i quali i Vestini. I loro territori furono intensamente colonizzati, soprattutto nell'epoca di Silla, e a partire da allora la romanizzazione della regione, e di conseguenza anche di Aternum, si avviò rapidamente a compimento come attesta la rapida scomparsa delle lingue dei popoli italici dalle fonti scritte, sostituite dal latino. In epoca augustea Ostia Aterni farà parte della regio IV Samnium, una delle regioni italiane dell'epoca, e i Vestini saranno inseriti nella tribù Quirina. Con la dominazione romana il piccolo villaggio si andò strutturando in una vera e propria cittadina, raggiungendo nel II secolo il suo massimo sviluppo; furono edificati in quel periodo importanti edifici pubblici e privati, alimentati dal discreto movimento commerciale del porto, e vennero innalzati diversi templi, tra cui quello dedicato a Giove aternio, mentre nella zona del campo Rampigna è stata accertata la presenza di un'estesa necropoli, frequentata fino a tutta la tarda antichità. Alcune evidenze archeologiche, nella fattispecie il ritrovamento nel XVIII secolo su un muro nella zona Rampigna e in un cortile di Villa De Riseis di frammenti di un'epigrafe, conservati nella biblioteca provinciale di Chieti, testimoniano poi l'esistenza in città del culto della dea Iside. Altri frammenti di un bassorilievo raffigurante la dea egizia sono emersi nei pressi del porto canale, sulla sponda nord. Risale alla prima età imperiale la costruzione del ponte sul fiume, localizzato tra il vecchio ponte ferroviario e il ponte D'Annunzio, che subì un profondo restauro nel II secolo. La realizzazione nel 48/49 d.C. del nuovo percorso della via Claudia Valeria conferirà all'insediamento una singolare forma a triangolo allungato, con un vertice in corrispondenza di piazza Unione e con i due lati maggiori formati dalla più antica via di fondovalle e dal nuovo tracciato della via consolare. Più tarda la costruzione dell'edificio di culto che in età medievale sarà intitolato a Santa Gerusalemme: innalzato nei primi decenni del IV secolo, si presume che l'edificio a pianta centrale fosse un tempio o un'ara dedicato alla divinità Vittoria, particolarmente venerata in età imperiale e tetrarchica, grazie alla presenza nel muro posteriore di un'epigrafe, andata perduta nel XIX secolo, nella quale era ancora chiaramente leggibile: «(vic)». Lo schema a otto nicchie lo rendeva pressoché identico per dimensioni, tipologia e tecniche costruttive al coevo mausoleo di Elena di Roma. Questa nuova costruzione si inserì in un quadro di generale rinnovamento delle infrastrutture della città, come il ponte e il porto, sia per porre rimedio alla scarsa manutenzione nel periodo della crisi del III secolo, sia per l'importanza che l'insediamento si trovò ad assumere all'inizio del IV secolo, quando l'imperatore Diocleziano scelse di costruire il suo palazzo a Salona, nella zona che in seguito diventerà la città di Spalato. Nell'Itinerarium Maritimum Antonini Augusti veniva citata infatti una rotta tra Aternum e Salona di 1550 stadi. Nonostante la discreta rilevanza dell'insediamento, Aternum non raggiunse mai lo status di municipium, difatti non sono stati rinvenuti resti archeologici tipici dei centri romani maggiori come anfiteatri, terme e teatri. Le invasioni barbariche Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476 e l'ascesa del Regno ostrogoto in Italia, anche la storia di Aternum diventa oscura. Fu duramente provata dalle Invasioni barbariche, dalla sanguinosa Guerra gotica e infine dall'Invasione longobarda: nel 538 la città, presidiata dagli Ostrogoti comandati da un certo Tremone, fu conquistata dal magister militum romeo Iohannes su ordine dello strategos autokrator Belisario che, dopo aspri combattimenti, occupò l'oppidum, poco tempo dopo il primo assedio di Roma durante il tentativo di restaurazione dell'impero dell'imperatore Giustiniano I. I Bizantini, acquartieratisi a Crecchio e Ortona potenziarono le difese e le infrastrutture portuali abruzzesi, incluse quelle di Aternum, che venne cinta da mura spesse 3,03 metri, o 10 piedi romani, circondando ciò che restava dell'abitato nella zona compresa tra via Conte di Ruvo, piazza Unione, la golena sud e via Orazio. Probabilmente risalirebbe a quest’epoca anche la realizzazione del "Castellum ad mare" i cui resti sono stati rinvenuti sul colle del Telegrafo, luogo peraltro abitato già dal tremila avanti Cristo. Questo castello svolse un ruolo importante, sia a presidio del villaggio ivi presente, sia quale punto di avvistamento e di difesa del sottostante porto di Aternum. Il dominio dei Romani d'oriente in Italia si rivelò però effimero, con l'inizio dell'Invasione longobarda già nell'anno 568. I Longobardi giunsero in Abruzzo tra il 580 e il 591, e furono Aternum, Ortona e Histonium i centri che resistettero più a lungo agli invasori: i Bizantini avevano infatti predisposto un articolato sistema di difesa, con presidi sulla costa ubicati presso le foci dei fiumi o nelle insenature naturali; questi avevano, inoltre, occupato antiche ville rurali (villae) e stationes (villaggi sorti presso le stazioni cambio dei cavalli, che erano diventati degli snodi commerciali) facendone dei campi trincerati. In questo sistema avevano un ruolo importante anche i centri urbani di Kastron Terentinon (Castrum Truentinum) alla foce del Tronto, Kastron Nobon (Castrum Novum) nella Valle del Tordino, Aternum nella Val Pescara, Anxanum e Kastron Beneren (Vicus Veneris) nella Val di Sangro e Kastron Reunia, nella valle del Trigno, presso la periferia meridionale di Histonium. Lo scopo di questi insediamenti fortificati era quello presidiare e difendere sia le principali foci dei fiumi che le relative vallate, concentrandosi in particolare nella difesa delle vie Tiburtina Valeria, litoranea e Municia (coincidente con la strada statale 17, nel tratto Corfinio-Bojano). Di conseguenza, disponendo nel meridione italiano solo di un limitato esercito, anche i Longobardi si adattarono a una guerra di posizione: per tenersi lontani dalle enclavi bizantine, nonché dai vari presidi fortificati costieri, avevano scelto la via di penetrazione pedemontana, e si andarono stanziando oltre che nelle città anche in quegli abitati, castra, vici, pagi e ville rustiche che erano sopravvissuti alle distruttive guerre con gli ostrogoti. I Longobardi inoltre, spesso rioccupavano dei centri abitati abbandonati operando uno spoglio delle rovine romane per riadattarli alle loro esigenze, e li abitavano di nuovo. In un primo momento i Bizantini riuscirono a fermare i Longobardi lungo il confine naturale costituito dal fiume Tronto, potendo contare sul campo fortificato di Castrum Truentinum e su altri centri fortificati posti nell'interno, come Castrum Aprutentium (l'odierna Teramo, un tempo Municipium noto come Interamnia Praetuttiorum, ma a quell'epoca ridotto a semplice castrum), Campli e Ancarano. I Longobardi fronteggiavano il nemico, e si erano insediati a Castel Trosino, Sant'Egidio alla Vibrata e Civitella del Tronto, occupando inoltre Leofara e Valle Castellana. I tentativi di occupazione avvenivano simultaneamente da nord dal Ducato di Spoleto, guidati dal condottiero Faroaldo I, e da sud dal Ducato di Benevento, agli ordini di Zottone, spingendo i Bizantini ad articolare una linea di difesa anche nella Marsica presso il lago del Fucino. Il sistema difensivo bizantino entrò in crisi già dal 580, con la caduta di Castrum Truentinum, seguita poco dopo anche da Castrum Novum. I Bizantini, costretti ad arretrare, costituirono un'altra linea difensiva attestata su Pinna, Lauretum (di recente fondazione, nell'odierna frazione Colle Fiorano di Loreto Aprutino), Cappelle sul Tavo, Angulum e Statio ad Salinas (localizzata nel quartiere Villa Carmine di Montesilvano). Il caposaldo difensivo meridionale era Castrum Kephalia (l'odierna Cepagatti, ove fortificarono una grande villa rustica). Sempre a sud, i Bizantini mantennero fino al 595 i loro presidi presso la Marsica, Ortona e Crecchio. Con la caduta di Venafrum e delle aree interne del Molise nel 595, i Longobardi ebbero la meglio sulla linea difensiva della via Tiburtina Valeria dilagando negli altopiani abruzzesi, e presto vennero meno le regioni della Marsica e della Conca aquilana, con le città di Amiternum, Aufinum, Aveia, Alba Fucens, Peltuinum, Marruvium, Carsioli e Castrum Caelene, devastate dai metodi di conquista brutali e immediati. Nel mentre anche i Longobardi provenienti dal Ducato di Spoleto consolidarono le loro conquiste nei territori a nord di Aternum: Hadria, Angulum e Lauretum. La conquista longobarda fu portata a termine con una progressiva penetrazione, prima nel teramano a opera dei germani del Ducato di Spoleto, e successivamente nell'aquilano e nel chietino, grazie all'avanzata dei Longobardi di Benevento, che aggirarono le difese bizantine della Conca peligna lungo la Tiburtina e penetrarono da Pacentro attraverso Guado San Leonardo, conquistando Caramanico Terme, Roccamorice, Bolognano, Musellaro di Bolognano, San Valentino in Abruzzo Citeriore e tutta la valle dell'Orta, per ricongiungersi infine nella Val Pescara presso Pagus Fabianus con i Longobardi di Spoleto, provenienti dalla via Claudia Nova. I barbari si attestarono anche nell'interno del chietino e nella vallata della Maiella orientale, dove ne riscontrano ancora molti toponimi. Tracce dell'insediamento longobardo sono state inoltre rilevate a Caramanico, Bolognano, Musellaro, Roccamorice, San Valentino, Manoppello, Serramonacesca, Tocco da Casauria, Scafa, Pescosansonesco, Rosciano (Piano della Fara), Civitaquana (colle Scurcola), Alanno (colle della Sala) e Spoltore. Gli eserciti longobardi si attestarono dunque sul versante orientale della Maiella, fonteggiando i Bizantini di Anxanum, Crecchio, Canosa Sannita, Vacri, Bucchianico e Teate. Sul versante settentrionale della montagna, gli invasori consolidarono le loro posizioni su entrambe le rive del fiume Pescara. Il processo di occupazione del territorio fu però lento, dilatandosi per decenni, e la costa teatina, Aternum compresa, restò ancora per diverso tempo sotto il controllo bizantino. Nei centri conquistati dai germani si avviò un progressivo stravolgimento dell'assetto antico, come per esempio l'abbandono e la rovina di tutte le infrastrutture cittadine ancora superstiti e l'inserimento di sepolture in settori abbandonati del tessuto urbano, sia nelle aree interne come ad Amiternum e Marruvium, che nell'Abruzzo adriatico, come a Castrum Truentinum, Castrum Novum, Pinna, Interamnia e Teate. Restarono ai romani d'oriente i presidi lungo la costa: Aternum, Ortona, Vicus Veneris e Histonium, che continuarono a resistere fino alla metà del VII secolo conservando generalmente un assetto ancora in qualche modo ispirato a quello antico, pur in presenza di consistenti fenomeni di ristrutturazione. Aternum cadde, infine, negli ultimi anni del VI secolo, ma l'insediamento resterà conteso tra i Bizantini dell'esarcato di Ravenna e i Longobardi fino alla metà del VII secolo. L'occupazione della costa teatina si concluse definitivamente solo in seguito alla fallita impresa bellica del 663 dell'imperatore Costante II il quale, dopo essere sbarcato in Italia e aver espugnato Barium, decise di attaccare il Ducato di Benevento (in quel momento sguarnito in quanto il duca Grimoaldo, divenuto re dei Longobardi, si era recato a Ticinum con il suo esercito per prendere possesso del regno e per difenderlo da una contestuale invasione franca da nord, facendo duca di Benevento suo figlio Romualdo). Grimoaldo, respinti i Franchi, accorse dal nord con il suo esercito di circa trentamila uomini con cui sconfisse i Romani e impedì all'imperatore Costante II la sicura conquista di tutto il ducato. Questa circostanza fece sì che al ritorno della vittoriosa spedizione contro l'imperatore, il re longobardo espugnasse quasi senza combattere le varie enclavi bizantine lungo la costa teatina. I Longobardi procedettero quindi a una rioccupazione sistematica di quelli che erano stati i capisaldi della presenza bizantina sul territorio, e divisero la regione abruzzese in sette gastaldati: Marsica, Valva, Amiternum, Forcona, Aprutium, Pinna e Histonium. Il dominio dei barbari fu molto duro, animato da spirito di conquista e saccheggio, come testimoniato da tracce archeologiche di un grande incendio in città in seguito alla sua caduta e come narrato nella Passio (cioè la leggenda del martirio) di Cetteo di Amiterno: Aternum fu affidata al governo di due soldati longobardi, Alais (o Alagiso) e Umblo (o Umblone), che la vessarono con soprusi e omicidi; a loro, infatti, è attribuito l'assassinio di Cetteo, patrono di Pescara e vescovo dell'allora cittadina: accusato dai Longobardi, di fede ariana, di essere complice di un complotto dei Bizantini niceni volto alla riconquista di Aterno, egli fu fatto precipitare dal ponte marmoreo con una pietra legata al collo il 13 giugno 597. Si hanno scarsissime notizie dei secoli successivi in cui l'insediamento, notevolmente spopolato e con tutte le infrastrutture urbane in rovina, visse un periodo di grande decadenza come la maggior parte delle città della regione e come suggerito da alcune evidenze archeologiche che hanno dimostrato un ritorno a capanne e case in legno e argilla cruda, e l'abbandono di ampie porzioni del centro abitato. Storia medievale Il nuovo nome Passato dal territorio del Ducato di Benevento a quello del Ducato di Spoleto nell'anno 801, in seguito alle invasioni carolinge del territorio chietino, intorno all'anno 1000 il fiume Aternum viene chiamato Piscarius e il borgo fluviale riemerge dall'oblio, con i primi rinvenimenti di nuove costruzioni in muratura: come già avvenuto in passato, la cittadina seguì la nomenclatura del fiume e a sua volta cambiò nome diventando Piscaria (toponimo di probabili origini antiche), risultando tra le pertinenze dell'abbazia di Montecassino. Questo toponimo sostituì il vecchio nome gradualmente prima tra i locali e poi anche negli atti ufficiali e designava un sito particolare: un luogo adatto alla pesca e comunque ricco di pesci, un mercato del pesce o il luogo di esazione dei diritti di pesca . Secondo un'altra teoria il nome del fiume Pescara, le cui sorgenti sono all'interno di quattro caverne del massiccio del Gran Sasso in corrispondenza delle Gole di Popoli e che dà il nome all'insediamento, trarrebbe la sua denominazione dall'antico termine osco-umbro pesco, presente in molti toponimi in regione (Pescocostanzo, Pescosansonesco, Pescasseroli...) il cui significato è quello di roccia o altura. A ogni modo il nome Piscaria è attestato in epoca tardoantica, come già testimoniato da Paolo Diacono, che si riferisce come tale al basso corso del fiume Aterno; il nome Piscaria, con cui probabilmente a livello popolare la città era nota da tempo prese lentamente piede, finché nel XIII secolo il nome Aternum comparirà solo in documenti cancellereschi, per poi perdersi del tutto. Un altro insediamento, citato tra i possedimenti dell'abbazia di Montecassino, fu la Curtis de Gozzano, localizzata nella zona pianeggiante del quartiere Zanni e in relazione con l'abitato del Colle del Telegrafo. Le prime attestazioni storiche di Piscaria L'insediamento, pur distrutto e ricostruito più volte, rivestì sempre grande rilievo per la sua posizione strategica e per le sue robuste difese militari bizantine risalenti alla Guerra gotica. Nel 1059 la pieve dei santi Legonziano e Domiziano, insieme con una porzione della città di Aterno con il suo porto, risultano possedimenti della diocesi di Chieti, che come si legge in una bolla di conferma dei privilegi vescovili inviata dal papa Niccolò II al nuovo vescovo chietino Attone, confermava il diritto a una porzione dei proventi del porto, diritto già donato alla diocesi teatina nel 1045 dal conte normanno Roberto I di Loritello. Nel 1090 vi risiede (e vi morirà il 18 di Agosto) il conte normanno Drogone (detto Tasso, Tassio, Tassone o Tascione), fratello di Roberto I, con il quale dopo il 1060 aveva iniziato la conquista normanna dell'Abruzzo adriatico: ciò farebbe pensare che la città fosse sede della contea insieme con Loreto Aprutino. Alla fine del secolo, i Normanni si espansero dall'area adriatica dell'Apulia verso nord, fino a conquistare vasti territori abruzzesi allora appartenenti alla Marca fermana, una suddivisione del Ducato di Spoleto (ormai in orbita pontificia). Nel 1081 papa Gregorio VII e il condottiero normanno Roberto il Guiscardo sancirono tramite l'Accordo di Ceprano la fissazione del nuovo confine tra la Marca fermana e il neocostituito Ducato di Puglia e Calabria sul fiume Tronto, anche se ai Normanni occorreranno altri sessant'anni per portare a compimento la conquista della regione ai danni dei Longobardi (l'Abruzzo infatti, pur essendo stato conquistato dai Franchi carolingi nel 774 e inserito nella marca fermana intorno all'anno 1000, non venne colonizzato da quest'ultimi, ma conservava invece per lo più intatta la struttura gerarchica e sociale longobarda, che semplicemente si sottomise ai nuovi padroni del territorio). Tale confine sarà destinato ad avere una lunga vita, perdurando da quasi mille anni e separando le Marche dall'Abruzzo. Nel 1095 Roberto I di Loritello, divenuto comes comitorum (conte dei conti) dei normanni, concede al vescovo teatino Rainolfo una serie di possedimenti che lui stesso gli aveva sottratto e, nel documento, Piscaria appare ricca di chiese: quella del san Salvatore, la già citata pieve dei santi Legonziano e Domiziano (ubicata ai piedi della città e presso la porta che si affaccia sul mare, nella zona corrispondente a piazza Unione), e le altre chiese di san Tommaso Apostolo (da cui la pieve precedente dipendeva), san Nicola e santa Gerusalemme, i cui basamenti sono stati rinvenuti tra il 1990 e il 1992 di fronte alla cattedrale di San Cetteo. La conquista normanna Nell'anno 1140, dopo diversi decenni di penetrazione e consolidamento della presenza normanna in regione, Pescara fu definitivamente conquistata insieme al resto dell'Abruzzo dal re normanno Ruggero II, venendo annessa al nascente Regno di Sicilia, e ne seguirà le sorti per i successivi settecento anni. Fu Ruggero stesso a far eseguire diverse opere in città, tra le quali la ricostruzione delle mura bizantine, ormai in più punti trasformate in abitazioni e il restauro e potenziamento del porto, e a ricordo di questi lavori fu posta una lapide ancora leggibile nel XVI secolo e andata poi perduta, “". A testimonianza della bontà di tali lavori, una flotta bizantina nel 1155 fece tappa ad Aternum: la flotta trasportava emissari dell'imperatore Manuele I Comneno intenzionati a trattare un'alleanza con il conte Roberto III di Loritello, in aperta ribellione contro il re Guglielmo I di Sicilia. Gli anni successivi furono però caratterizzati dal progressivo approfondirsi della crisi dell'insediamento e dalle molteplici devastazioni causate sia dalle frequenti inondazioni del fiume (la cui falda acquifera, innalzandosi, provocò l'impaludamento di gran parte dell'abitato e l'esplosione della malaria, nonché l'insabbiamento definitivo delle strutture portuali antiche, spostando la foce del fiume di una decina di metri a nord rispetto alla foce di età antica) che da attacchi da parte di eserciti dei signorotti locali o delle grandi potenze del tempo, come accadde nel 1209 durante la campagna in Italia dell'imperatore Ottone IV, che la conquista e la incendia nel suo tentativo di sottomettere il Regno di Sicilia al Sacro romano impero. Furono anni molto difficili, caratterizzati da rovine, distruzioni e scorrerie, nel quale le infelici sorti della cittadina furono dettate dal continuo succedersi di nuovi padroni del territorio. Nel frattempo nel 1273 il re Carlo I d'Angiò, promulgando il diploma di Alife, divise il giustizierato d'Abruzzo, ritenuto troppo esteso per essere ben governato, nelle due regioni di Aprutium citra flumen Piscariae e Aprutium ultra flumen Piscariae, con Piscaria ricadente nella prima; molte delle città sveve, come l'antica capitale del giustizierato Sulmona, persero il loro ruolo centrale nel regno in favore di città minori o antichi capoluoghi decaduti come L'Aquila e Chieti, che restarono in quel periodo gli unici centri abitati dotati di peso politico o attività finanziarie, economiche e culturali di rilievo. Nel periodo successivo alla seconda metà del XIII secolo, e in misura sempre maggiore durante gli anni della crisi del XIV secolo, la città andrà incontro a un progressivo spopolamento, testimoniato dall'abbandono e la rovina della maggior parte dei centri di culto. La difficile situazione della cittadina è testimoniata anche dall'esenzione totale da ogni imposizione fiscale che la regina Giovanna I fu costretta a concedere, tra gli altri motivi, «» (per l'aria malarica), agli ultimi abitanti della città nel 1342, nel 1349 (nel periodo di maggior intensità della peste nera) e ancora nel 1384 il suo successore Carlo III di Napoli. Fra i numerosi signori che si avvicendarono a Pescara in questo periodo, vi furono Rainaldo Orsini, Luigi di Savoia e Francesco del Borgo, detto Cecco del Cozzo, vicario di Ladislao I di Napoli, che nel 1409 fece ricostruire il castello e la torre di origini romane a guardia del ponte, ricordato come uomo saggio e virtuoso. Sarà proprio Francesco del Borgo il primo marchese di Pescara, diventando il primo nel regno ad assumere il titolo di marchese nel 1403. Storia moderna I D'Avalos-D'Aquino Il XV secolo è caratterizzato dal dominio del territorio dei D'Avalos-D'Aquino, che terranno il marchesato di Pescara sino all'eversione della feudalità, pur se con diverse interruzioni. Il 4 gennaio 1424 morì in città il condottiero Giacomo Attendolo, nel tentativo di attraversare il fiume Pescara: si stava recando con il suo esercito, dopo averlo radunato ad Ortona, in soccorso della città dell'Aquila assediata dagli Aragonesi guidati da Braccio da Montone, e impossibilitato ad attraversare la città di Pescara, anch'essa occupata da truppe aragonesi, tentò l'attraversamento del fiume nel tratto tra la città e il mare ma vi trovò la morte a causa dell'impeto dei venti e delle onde. Nel 1435 e nel 1439 la città, nuovamente schieratasi in orbita aragonese, fu conquistata dal capitano di ventura napoletano al servizio degli Angioini Giacomo Caldora, protagonista di scorrerie e saccheggi in tutta la regione, durante la guerra di successione tra Alfonso V d'Aragona e Renato d'Angiò scoppiata in seguito alla morte senza eredi della regina Giovanna II di Napoli e che diede l'avvio alla dinastia aragonese di Napoli. Alfonso V riconquisterà Pescara nel 1442 al termine del conflitto, istituendo in quel territorio l'universitas (ente comunale del Regno di Napoli) di Pescara nel 1443. Subì in seguito gli attacchi e le razzie dei Veneziani, che dopo aver distrutto l'antico porto di Atri la assaltarono una prima volta nel 1447 e successivamente nel 1482, quando ottocento stradioti della cavalleria leggera espugnarono il castello durante gli eventi della Guerra di Ferrara. Nel 1453, dopo essere stata per molti anni feudo esclusivo dei d'Aquino, fu infeudata a Innico I d'Avalos in virtù del suo matrimonio con Antonella d'Aquino. Non disponendo il territorio pescarese delle allodialità necessarie per la battitura della moneta, i due coniugi coniarono monete in oro, argento e rame a Rocca San Giovanni, col titolo di marchesi di Pescara. La crescente importanza del porto di Pescara a scapito di quello di San Vito chietino, tradizionale scalo della fiera di Lanciano, dirottò gli interessi della corte a Pescara, consentendo ai Lercaro e agli Spinola di estrarre olio dal porto pescarese. Nel 1503, in seguito agli eventi della Guerra d'Italia del 1499-1504, gli Spagnoli conquistarono il Regno di Napoli, ponendovi a capo dei viceré di loro fiducia e occupando tutti i posti di comando; sempre in quel periodo, nel 1509, Vittoria Colonna acquisisce il titolo di marchesa di Pescara, sposando Fernando Francesco d'Avalos, che nel 1525, alla guida di millecinquecento archibugieri italo-spagnoli, sarà uno dei protagonisti della vittoriosa Battaglia di Pavia combattuta contro i Francesi guidati dal re Francesco I di Francia in persona, imprigionato in seguito agli scontri. Nel 1528, nel contesto della Guerra della Lega di Cognac, Pescara fu espugnata da Odet de Foix, visconte di Lautrec e maresciallo di Francia durante la sua avanzata verso Napoli voluta da Francesco I: gli stati italiani infatti, nel timore di un'eccessiva egemonia asburgica in seguito alla catastrofica sconfitta dei francesi a Pavia, si avvicinarono al re Francesco I che, ottenuta la libertà dopo la cattività di Madrid, dichiarò nulla la pace stipulata con Carlo V. Nel 1526 papa Clemente VII della famiglia de Medici, anch'egli allarmato per la grande ascesa della potenza di Carlo V, si fa dunque promotore della Lega di Cognac, assieme a Francesco I di Francia, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Firenze e altri stati italiani minori. Per la presenza del papa tra gli accordati fu chiamata anche "Seconda lega santa". La lega venne stipulata il 22 maggio 1526 e fu completata l'anno successivo da Enrico VIII d'Inghilterra, che si impegnò alla neutralità. Questa coalizione vedeva come maggiori interessati il doge di Venezia e il papa, che sollecitavano spesso il re di Francia a inviare rinforzi bellici. Una volta conquistata Pescara, Odet de Foix cinse d'assedio Napoli nell'estate del 1528, ma vi trovò la morte a causa di un'epidemia di peste da lui stesso provocata. Con il prolungarsi del conflitto le comuni difficoltà finanziarie dei contendenti e il minaccioso incalzare degli Ottomani, giunti vittoriosi fino in Ungheria e ormai prossimi ad attaccare i possedimenti asburgici nel centro Europa, costrinsero Carlo V, re di Spagna e imperatore del Sacro Romano Impero, a firmare un accordo, la pace di Cambrai, che, sebbene fosse per i francesi meno svantaggioso del precedente sanciva la fine di ogni loro pretesa nei territori italiani. I D'Avalos si riappropriarono infine del marchesato di Pescara, mentre nel contesto nazionale la Spagna ribadiva definitivamente il suo dominio sull'Italia, delle cui sorti Carlo V diviene unico e incontrastato arbitro. La dominazione spagnola e la fortezza Una documento del 1530, conservato nell'archivio generale di Simancas, parla di Pescara come un villaggio semi abbandonato, descrivendo l'ormai compiuto collasso dell'abitato medievale, in cui restavano attive solo le strutture strettamente correlate ai traffici commerciali del porto: Nell'insediamento esisteva anche la doganella delle pecore, in zona Rampigna, testimone del passaggio in città del tratturello Frisa-Rocca di Roseto (Crognaleto), posta presso il ponte di legno costruito sulle fondamenta di quello romano di Aternum, le cui colonne saranno rappresentate nelle mappe cittadine fino al loro crollo nel XVIII secolo. È di quel periodo l'offerta di dodicimila ducati da parte della nobiltà chietina a Carlo V per riottenere il feudo, che egli però respinse reintegrando a Pescara i d'Avalos di Vasto. Fu grazie a una certa stabilizzazione del potere politico nel Regno di Napoli che comincerà presto un nuovo e fiorente periodo della storia della città, soprattutto grazie alla sua posizione strategica: per volere di Carlo V d'Asburgo tra il 1510 e 1557, in varie fasi, fu eretta a cavallo tra le due sponde del fiume Pescara la fortezza, su progetto di Gian Tommaso Scala, a forma di pentagono irregolare con sette bastioni ai vertici, presidiata da una guarnigione ridotta allo scopo di creare un luogo fortificato di concentramento di truppe in caso di guerra. Pedro Alvarez de Toledo, viceré di Napoli per Filippo II di Spagna, diede ulteriore impulso al piano voluto da Carlo V anche a causa delle crescenti ostilità con Papa Paolo IV, e si dedicò ad accrescere le difese marittime e terrestri del regno e della cittadina attraverso la realizzazione del sistema difensivo delle torri costiere, e proseguendo i lavori della grande fortezza pescarese, parte di esso. In un documento di Pedro Afán de Ribera duca d'Alcalà del 1560 si cita Pescara con duecento fuochi (circa mille abitanti), principalmente forestieri e con cinquanta famiglie che possedevano case e vigne; la maggior parte degli uomini erano usati come braccianti o forza lavoro per la costruzione del forte, e in una nuova relazione del 1566 di Ferrante Loffredo, marchese di Trevico, la fortezza di Pescara veniva descritta come quasi completata. Le carte geografiche dell'epoca, che riportano ancora la presenza dell'edificio circolare di Santa Gerusalemme, testimoniano quantomeno la sopravvivenza dell'antico edificio di culto, di cui le ultime attestazioni storiche risalivano al XII secolo. Di questa imponente struttura, che ospitava in base alle esigenze dai cento ai settecento militari, resta in piedi solamente la caserma borbonica con annesso il carcere (detto "bagno" in quanto, durante le frequenti alluvioni, molte celle venivano invase dalle acque, spesso causando la morte degli occupanti), sede del Museo delle genti d'Abruzzo; è sopravvissuto al passaggio del tempo anche un registro contabile della metà del secolo appartenuto al portulano (il guardiano del porto, incaricato di sovrintendere al traffico delle merci e all'imposizione dei dazi, e nell'Italia meridionale anche ufficiale preposto alla manutenzione delle strade, all'edilizia e alla distribuzione delle acque) di Pescara, tal Bonfiglio, che contabilizzava le merci nell'ambito della fortezza. L'assalto ottomano A causa dell'Alleanza franco-ottomana del 1536, che ebbe come effetto anche quello di riportare i corsari musulmani sulle coste italiane, nel 1566 la fortezza fu oggetto di un assalto portato dalla flotta ottomana di centocinque galee e settemila uomini dell'ammiraglio Piyale Paşa, capitan pascià (Kapudanpaşa) della flotta agli ordini del sultano Solimano il Magnifico. La fortezza tuttavia non fu presa, anche per il decisivo contributo del condottiero Giovan Girolamo Acquaviva duca di Atri, il quale organizzò la resistenza del forte e respinse gli attacchi dispiegando un fuoco di sbarramento dal bastione principale con tutte le artiglierie disponibili, dissuadendo l'ammiraglio di origini slave dal perseverare nell'attacco e costringendo gli aggressori alla fuga. Secondo alcuni storici invece non vi fu un vero e proprio assedio, ma vi sarebbe stato solo uno scontro minore con alcuni esploratori della flotta ottomana, i quali avendo constatato la robustezza delle difese cittadine si sarebbero quindi ritirati dissuadendo l'ammiraglio dal proseguire l'attacco. Ad ogni modo, questi si accanirono quindi contro Francavilla al Mare, Ripa Teatina, Ortona, San Vito Chietino, Vasto, Casalbordino, Serracapriola, Guglionesi e Termoli, che subirono distruzioni, deportazioni e saccheggi. Tuttavia l'ammiraglio ottomano non conseguì l'obiettivo strategico della spedizione, ovvero la conquista delle Isole Tremiti e del santuario di Santa Maria a Mare, anche a causa della tenace resistenza di Pescara. A tal proposito, Giovanni Andrea Tria, riferendo di quanto riportato da Tommaso Costo nella Istoria del Regno di Napoli, così scrive: La protezione offerta dalle imponenti mura, che si continuarono a costruire e perfezionare per tutto il XVII secolo, offrì a molti la possibilità di vivere e commerciare e più tardi la città acquisì anche il diritto a ospitare una fiera franca, a danno della declinante fiera di Lanciano, con tutti i vantaggi derivanti dal fatto di potere attirare i mercanti. Si ebbe così un ripopolamento della riva destra del fiume, ma anche lo sviluppo della riva sinistra, già allora nota come Castellammare, dove i D'Avalos misero a cultura nuove terre e strinsero rapporti di lavoro con numerosi nuovi coloni. La cittadina fu però, insieme ai molti centri abruzzesi, colpita dalla grande epidemia della peste del 1656, che sebbene in Abruzzo fu più lieve che in altre regioni del regno (anche grazie a diversi casi di efficiente prevenzione e controllo del territorio, come avvenuto a Sulmona e Città Sant'Angelo, che scamparono l'epidemia), provocò lutti e devastazioni in tutte le città poste sulle linee di comunicazione tra la Campania e i confini settentrionali del regno, con i fuggitivi napoletani che di fatto diffusero l'epidemia in tutto il regno meridionale, con un tasso di mortalità in regione del 30%. In quegli anni venne edificata sui colli castellammaresi la piccola cappella originaria della Madonna dei sette dolori, con il primo battesimo registrato il 26 novembre 1665. La cappella sarà però ufficialmente consacrata, e contestualmente ampliata nelle sue forme odierne, solo nel 1757. Periodo austriaco e conquista borbonica Agli inizi del XVIII secolo la cittadina contava circa tremila abitanti, e l'universitas di Pescara in quegli anni comprendeva anche Villa del Fuoco, Villa Fontanelle, Villa Castellamare (al tempo consistente solo di pochi e piccolissimi agglomerati sparsi tra i colli cittadini), Villa San Silvestro e altre zone che corrispondono al territorio del futuro comune: l'ente era governato da un camerlengo, e tale assetto amministrativo durò per tutto il Settecento. Le battaglie per la conquista della Fortezza regia non erano terminate: in seguito alla morte senza eredi del re Carlo II di Spagna nell'anno 1700, scoppiò la Guerra di successione spagnola per il controllo del grande impero tra Filippo V di Spagna e Leopoldo I d'Asburgo, e la città fu attaccata e occupata dagli Austriaci guidati dal conte Wallis nel 1707; a difenderla c'era un altro Acquaviva duca di Atri, Giovan Girolamo II Acquaviva d'Aragona, che resistette eroicamente per due mesi prima di capitolare. Come sancito nel Trattato di Utrecht, il Regno di Napoli, e con esso la cittadella di Pescara, passarono quindi agli austriaci, ma già nel 1734, la fortezza viene nuovamente assediata dagli spagnoli di Carlo III di Borbone-Spagna durante la Conquista borbonica delle Due Sicilie, e dopo una cruenta battaglia cedette alle truppe comandate da Francesco Eboli, duca di Castropignano. Il regno borbonico in seguito ottenne un'effettiva autonomia dalla Spagna nel Trattato di Vienna del 1738, con il quale si concluse la Guerra di successione polacca. Nel 1751 iniziarono lavori di restauro dell'ormai fatiscente edificio di Santa Gerusalemme; questi lavori tuttavia vennero presto sospesi, per poi riprendere nel 1789 senza però operare un concreto recupero della struttura. Storia contemporanea Le guerre napoleoniche Con l'avvento della Prima Repubblica francese e la seguente Guerra della Prima coalizione la fortezza di Pescara fu conquistata nel dicembre del 1798 alla fine della Campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, senza spargimento di sangue, dal generale Duhesme e inizia così la breve stagione della Repubblica Napolitana del 1799. Al suo arrivo a Pescara il generale aveva organizzato la sua legione nominandone a capo il cittadino Ettore Carafa conte di Ruvo, protagonista della Repubblica Napoletana assieme al pescarese Gabriele Manthoné, il quale nominato ministro del governo repubblicano di Napoli organizzò la resistenza alla reazione borbonica di quello stesso anno.La rivoluzione, anche a causa della scarsa partecipazione popolare, non ebbe gli esiti sperati e i repubblicani vennero presto sopraffatti dalle forze reazionare del cardinale Fabrizio Ruffo. L'ennesimo assedio alla fortezza pescarese difesa da Carafa, ultimo bastione in mano ai rivoluzionari in Abruzzo, fu vittoriosamente portato a termine dagli antigiacobini fedeli ai Borbone guidati dal capomassa abruzzese Giuseppe Pronio il 30 giugno 1799, agli ordini del cardinale Ruffo. Quando la fortezza capitolò non furono rispettate le condizioni di resa, e prima del suo arresto Carafa riuscì a far esplodere la polveriera, causando danni e incendi in città. Sia Carafa che Manthonè, tradotti a Napoli, vennero giustiziati nella piazza del Mercato, il primo il 4 settembre, decapitato in quanto nobile, e il secondo il 24 settembre 1799 per impiccagione. Nei primi anni del XIX secolo, durante la Guerra della Seconda coalizione Pescara venne occupata nuovamente dai francesi nella seconda Campagna d'Italia, che la terranno fino alla restaurazione borbonica sancita dal Congresso di Vienna nel 1815, e costituì un importante bastione militare del regno di Giuseppe Bonaparte. La divisione della città Nel 1807 Villa Castellammare, sulla sponda nord del fiume (che allora contava circa 1500 abitanti), divenne un comune autonomo aggregato al distretto di Penne nell'Abruzzo Ulteriore separandosi dalla fortezza pescarese, che resterà invece nel distretto di Chieti dell'Abruzzo Citeriore. La separazione fu conseguenza della riforma amministrativa del regno voluta da Giuseppe Bonaparte, che dopo la legge 132 dell'8 agosto 1806 "sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno", con la successiva legge 211 del 18 ottobre 1806 ordinava l'abolizione delle universitates, sostituite dai comuni, la formazione dei decurionati e consigli provinciali e distrettuali e la sostituzione della figura del camerlengo con quella del sindaco. La divisione fu subito problematica e causò una frattura storica tra le cittadine sulle due sponde del fiume, soprattutto perché il nuovo comune di Castellammare non intendeva farsi carico di nessuno dei debiti della vecchia amministrazione dell'universitas di Pescara; inoltre, si creò un problema di immagine per Pescara, che nella sua fortezza ospitava una intera guarnigione dell'esercito e che, allo stesso tempo, si vedeva comprimere il proprio ruolo a livello locale: la cittadina infatti non divenne subito un comune autonomo, ma dal 1807 al 1811 sarà aggregata all'allora governo di Francavilla. Per questi motivi le autorità cittadine di Pescara spingevano per la riunificazione delle due cittadine, tuttavia la comunicazione del ministero dell'Interno del Regno di Napoli del 17 gennaio 1810 negò tale possibilità, e costrinse i due centri trovare un accordo sulla ripartizione dei debiti (che arriverà solamente nel 1811, in seguito all'istituzione del comune di Pescara grazie alla legge nº 104 del 4 maggio 1811 "Decreto per la nuova circoscrizione delle quattordici provincie del Regno di Napoli"). La rivalità rimase però molto accesa, al punto che furono necessari interventi della guarnigione militare per evitare la degenerazione delle scaramucce in vere e proprie battaglie. Il Risorgimento Nel 1814 Pescara divenne obiettivo dei moti carbonari abruzzesi contro Gioacchino Murat, re di Napoli. La scelta di dare luogo all'insurrezione proprio a Pescara era dovuta all'intenzione dei rivoltosi sia di conquistare la fortezza, che aveva una grande importanza strategica, sia di conquistare il carcere per poter liberare i tanti patrioti ivi rinchiusi, tuttavia i carbonari ebbero successo solo a Città Sant'Angelo e in altri centri dell'area Vestina, e la rivolta venne presto stroncata. Alla caduta di Murat segurono la Restaurazione e il ritorno dei Borbone alla guida del Regno di Napoli, che riunificato con il Regno di Sicilia prese il nome di Regno delle Due Sicilie. La fortezza, ritenuta all'epoca “Porta degli Abruzzi e chiave del Regno" (motto riportato anche nello stemma comunale), venne restaurata tra il 1820 e il 1840, e nel 1831 fu potenziato al piano terra della caserma di fanteria il carcere simbolo della repressione borbonica, nel quale languirono gli sfortunati compagni di Carlo Pisacane e altri patrioti meridionali, per lo più abruzzesi. Si trattava di un carcere tristemente famoso per le condizioni disumane con cui venivano trattati i detenuti: drammatica fu l'alluvione dell'ottobre del 1857 che investì il carcere causando la morte per annegamento degli internati. Nel 1858, l'anno precedente alla chiusura, il carcere ospitava settantacinque detenuti, e fu stimato che la mortalità media degli internati fosse del 40%. Tra coloro che furono rinchiusi in quello che veniva chiamato il "sepolcro dei vivi" fu anche Clemente de Caesaris, una figura centrale del risorgimento meridionale che, liberato per ordine di Giuseppe Garibaldi dal confino a Bovino, prese possesso nel 1860 della città e della fortezza convincendo alla resa la guarnigione per poi consegnarla, insieme al resto della regione, al nascente Regno d'Italia. Nel 1837 venne redatto un nuovo progetto per il recupero della chiesa di Santa Gerusalemme dal maggiore del genio Albino Majo, il cui disegno ha permesso la conoscenza approfondita del monumento, tuttavia anche quest'ultimo tentativo di recupero non si concretizzò. L'unificazione italiana Il 17 ottobre 1860, alla fine del processo che porterà alla nascita dello stato italiano, Vittorio Emanuele II, in viaggio per l'incontro di Teano con Giuseppe Garibaldi, giunse a Castellamare e fu ospitato nel villino Coppa, meglio noto come villa Sabucchi, andato distrutto nella seconda guerra mondiale. Il giorno seguente entrò a cavallo a Pescara per osservarne la fortezza, circondato dalla popolazione festante. Vide gli armamenti, salì e si fermò sul bastione "Bandiera", sito nell'area che ospiterà piazza Unione e dal quale si dominava il territorio della città, e rivoltosi all'abate De Marinis che gli stava di fianco esclamò le profetiche parole, poi scolpite sulla torre comunale: come testimoniano una delibera del consiglio comunale del 12 dicembre 1869, una lettera del sindaco di allora, Gennaro Osimani, al ministro delle Finanze Quintino Sella datata sempre 1869 (19 luglio) e successivamente il marchese Francesco Farina il 26 dicembre 1906. Castellammare Adriatico e Pescara, che nel 1861 contavano rispettivamente 4.562 e 3.743 abitanti, furono inserite la prima nella provincia di Teramo e la seconda in quella di Chieti, rispettando i precedenti confini amministrativi preunitari. La discesa a valle di Castellammare La fine del secolo fu fortemente caratterizzata dalla presenza politica e culturale di Leopoldo Muzii, personaggio controverso ma di grande carisma e peso decisionale, il quale, da sindaco della città di Castellammare Adriatico, fece approvare nel 1882 il primo "Piano regolatore di ampliamento" e sarà uno dei principali artefici del definitivo spostamento sulle rive del mare del centro della cittadina, fino ad allora limitato ad agglomerati sparsi lungo la fascia collinare e a pochi lotti coltivati da ricchi possidenti (tra i quali egli stesso) nella stretta pianura costiera. Il piano regolatore originario, elaborato da Tito Altobelli, prevedeva la divisione della città in tre aree: una a vocazione commerciale in direzione sud, tra la stazione e il fiume, una amministrativa in direzione opposta, tra la stazione e il Municipio, e una residenziale a nord del Municipio (al tempo collocato all'inizio di viale Muzii). Gli interessi del sindaco erano invece rivolti in direzione dei suoi terreni (siti nella zona di via del Milite ignoto), con l'evidente intento di valorizzare le aree di sua proprietà, e quindi spinse per modificare il piano di ampliamento con l'obiettivo di incanalare verso nord le direttrici dello sviluppo, e non verso Pescara come appariva più naturale nell'ottica di un inevitabile avvicinamento delle due cittadine. Fu tuttavia un momento molto importante per l'evoluzione urbanistica e culturale di Castellammare, in quanto fu il primo forte tentativo di attenuare il disordine urbanistico e, soprattutto, di limitare le ambizioni latifondiste della nobiltà terriera teramana rispetto agli interessi pubblici. Il risultato concreto della politica di Muzii fu l'avvio deciso della colonizzazione della fascia costiera, tramite la costruzione di un nuovo acquedotto, di nuove strade alberate, la creazione delle prime linee di illuminazione pubblica e la sistemazione, inizialmente in strutture precarie e inadeguate, dei primi edifici scolastici. Gabriele D’Annunzio descriverà ironicamente Leopoldo Muzii nella sua opera Le novelle della Pescara: Leopoldo Muzii, i cui giudizi dei contemporanei si alternavano tra un soffocante paternalismo affarista ed un genuino interesse "socialista" per le classi svantaggiate, fu l'artefice della trasformazione di Castellamare da piccolo agglomerato collinare a moderna cittadina costiera, dotata di tutte le infrastrutture che ne consentiranno la crescita esponenziale dei decenni futuri. La sua vicinanza alla classe operaia venne raccontata più volte anche dallo stesso D’Annunzio, ed è tramandato nella memoria popolare un piccolo ma significativo episodio nel periodo in cui si diffuse un'epidemia di colera nella zona dei colli: Leopoldo Muzii insieme ad altri cittadini si recò senza indugi a contatto con gli ammalati per portare loro aiuto e conforto. Alla sua morte per peritonite il 22 marzo 1903, «la coscienza che un momento felice si sia perso per lunghissimo tempo è pronta ed immediata, e le autorità cittadine gli tributarono ogni onore», intitolandogli anche la via del Municipio di Castellamare, prima di allora nota come via Marilungo, e apponendo una lapide sulla sua casa in viale Bovio 71, che recita: «Qui visse operosa e benedetta si spense l’eletta mente di Leopoldo Muzii». L'arrivo della ferrovia Adriatica A Pescara nel frattempo procedevano le opere di bonifica e risanamento delle aree paludose e si muovevano i primi passi per l'abbattimento delle mura della fortezza (acquistata, mediante un prestito, dal Ministero del Tesoro il 24 marzo 1871 al prezzo di 106.676 lire, circa 500.000€) e l'espansione della città verso la Pineta Dannunziana e i suoi lidi, un'area che nel 1912 sarà anche al centro di un ambizioso progetto di Antonino Liberi volto alla creazione di una città giardino in stile Liberty immersa nella pineta appena bonificata, secondo una classica impostazione urbanistica ottocentesca a cardi e decumani, che però troverà solo parziale realizzazione; nonostante per Liberi l'antica famiglia feudale "compia scientemente opera vandalica", sarà sua l'idea di battezzare la costruenda stazione balneare come "pineta D'Avalos". In seguito al fallimento dei precedenti interventi di recupero, e probabilmente senza che le autorità cittadine del tempo avessero consapevolezza del grande valore storico del manufatto, la chiesa di Santa Gerusalemme venne sbrigativamente demolita, dapprima la grande cappella di fronte all'ingresso nel 1871, poi la rotonda centrale nel 1892 e infine nel 1902 il vano est, con l'adiacente torre campanaria. Fu così, in un clima di ignoranza e superficialità, che andò perduto l'ultimo resto monumentale della città romana di Aterno. Le basi delle poche colonne superstiti, al di sotto di alcuni metri rispetto al piano stradale, furono rinvenute nel 1992, e da allora sono custodite sul posto in teche di vetro, ai civici 8, 10 e 12 di viale Gabriele D'Annunzio, esattamente di fronte alla cattedrale di San Cetteo. L'espansione cittadina però si misurava prevalentemente in termini di estensione, e l'assenza di infrastrutture idraulico-sanitarie come acquedotti e fognature e di opere di difesa del territorio ebbero la loro parte nell'aggravare epidemie come quelle di colera del 1884 (ricordata da D'Annunzio nella novella "La guerra del ponte") e del 1885, e poi delle alluvioni del 1887 e 1888, rese ancora più dannose dagli argini irrazionali dei cantieri della costruenda ferrovia Adriatica. La costruzione dell'infrastruttura a opera della Società per le Strade ferrate meridionali, con i suoi cantieri irriguardosi delle condizioni ambientali e volti alla minor spesa possibile, finì infatti per alimentare le zone acquitrinose circostanti la fortezza impennando così i rischi per la salute della popolazione, che esposta a periodiche epidemie di malaria, tifo e colera non ebbe alcun tipo di risarcimento o compensazione; la società, pur negando ogni addebito, si limitò a finanziare in parte la pulizia dei canali di bonifica; a creare difficoltà poi c'erano anche la piazzaforte stessa, di non facile rimozione e soprattutto la costruzione di un ponte che finalmente unisse in modo sicuro e stabile le due sponde dopo il crollo definitivo dell'antico ponte romano in muratura e l'evidente inadeguatezza del ponte di barche, ricordato anche da D'Annunzio, che lo sostituiva ormai da secoli. A proposito di questo ci furono molte polemiche tra Pescara e Castellammare, con i dirigenti pescaresi divisi tra coloro che continuavano a rifiutare qualsiasi forma di collaborazione con gli “odiati” cugini e coloro che invece cominciavano ad auspicare in maniera concreta una futura riunificazione dei due centri. Oggetto della contesa fu l'ubicazione del ponte di ferro (sostituito nel 1933 dal ponte “Littorio” in muratura): c'era infatti chi voleva sorgesse a monte del fiume (dove nel 1959 sorgerà il ponte D'Annunzio) per rimarcare la divisione con i teramani della sponda settentrionale e chi invece lo auspicava sulla direttrice di una delle vie principali di Castellammare, come infine avvenne: fu inaugurato il 27 aprile 1893 all'altezza di corso Vittorio Emanuele II; l'attraversamento, sostituito nel secondo dopoguerra dalla nuova costruzione del ponte Risorgimento, resta l'arteria principale della città.Permanevano tuttavia le gravi carenze cittadine riguardo all'igiene pubblica, alle infrastrutture sociali, agli ospedali, alle scuole, alle fognature e all'acqua corrente e potabile, molte delle quali destinate a rimanere irrisolte per tutto il XIX secolo. Sarà solamente a partire dall'apertura della ferrovia Adriatica nel 1863 che si avvierà un primo e deciso sviluppo sociale ed economico per le due cittadine: la stazione castellammarese (In seguito ridenominata stazione di Pescara Centrale), in origine un piccolo edificio in legno, venne attivata il 16 maggio 1863 dall'allora principe Umberto I con un viaggio inaugurale sulla linea Ancona-Pescara appena ultimata, e a novembre dello stesso anno dal re VIttorio Emanuele II con un secondo viaggio inaugurale per la linea Pescara-Foggia; nel 1881 sarà ultimata anche la stazione di Pescara (dal 1927 stazione di Pescara Porta Nuova). Nel 1908, con grande sforzo di concertazione tra i due centri, fu completato il progetto del porto canale, dopo decenni di dibattiti e proposte contrastanti, e in questa fase le due cittadine, diventate nel frattempo frequentate colonie balneari, crebbero grazie ai nuovi e considerevoli flussi commerciali e turistici, facilitati dalla presenza delle due stazioni ferroviarie, dalle nuove infrastrutture portuali e dal crescente tenore di vita. Al di la di queste attività, erano poche le iniziative economiche di altro genere, soprattutto dopo che il 27 novembre 1864 il ministro della Guerra Alessandro Della Rovere rimosse il punto di difesa di Pescara, abolendone la relativa servitù militare e di conseguenza tutta l'economia dell'indotto del presidio militare, che durava da più di trecento anni. Contestualmente il comune si espandeva nell'entroterra, assorbendo la frazione di Fontanelle nel 1868 e gran parte del comune di San Silvestro nel 1879. L'inizio del XX secolo Nel censimento del 1901 la popolazione dei due comuni pescaresi ammontava a residenti, di cui residenti a Castellammare e a Pescara. Nonostante la presenza a Pescara di estese zone malariche definite dal regio decreto sulle aree malariche del 1902, la propensione al turismo balneare si consolidò e nel 1905 gli alberghi di Castellammare Adriatico ospitavano circa quattromila turisti. Nella città iniziavano a trovare spazio diverse aree per mercati di tessuti e di generi alimentari. Inoltre il comune della sponda destra del fiume viveva un momento di grande trasformazione urbanistica, soprattutto in seguito al lento ma continuo recupero a uso civile delle aree della ormai ex fortezza, i cui materiali di risulta vennero riutilizzati per la costruzione di nuovi edifici pubblici o venduti. Nei decenni le rivalità tra le due sponde del fiume si sopirono, mentre aumentavano la concordia e la comunione di intenti per promuovere iniziative di sviluppo: soprattutto il potenziamento del porto canale fu motivo di collaborazione delle due amministrazioni. Carlo Mezzanotte, deputato di Chieti, nell'estate del 1908 presentò alla Camera dei deputati una proposta di legge per la fusione dei due comuni di Pescara e Castellamare Adriatico, che seppur rimasta inattuata (la proposta prevedeva, fra le altre cose, l'inserimento di Castellammare nella provincia di Chieti), testimoniava la presenza sempre più ineludibile nel dibattito pubblico della futura unità dei due centri, riavvicinati dalla costruzione del porto canale. Il 4 maggio del 1917, sul finire della prima guerra mondiale, sulla sponda castellammarese si verificò un'incursione dell'aviazione austriaca, che se da un lato provocò trascurabili danni materiali (la morte di tre persone, due donne e un uomo, e la distruzione del dormitorio e della mensa dei ferrovieri presso la stazione), dall'altro fece comprendere come la grande storia si preparasse ad affacciarsi in modi non sempre pacifici, nella vita dei due abitati. Le vittime di tale tragico evento sono ricordate da una piccola lapide, apposta in corso Vittorio Emanuele II 253. Per prevenire altri attacchi il Ministero della Guerra fece allora approntare un campo di aviazione lungo la via Tiburtina provvisto di due aerei da combattimento. Nacque così quello che poi diventerà l'aeroporto di Pescara. Primo dopoguerra Alla fine del primo conflitto mondiale le due cittadine si presentavano ancora molto diverse tra loro: commerciale, artigianale e “popolare” Pescara, borghese, signorile e turistica Castellammare Adriatico, scandita dalle grandi ville dei possidenti. Un primo concreto atto in favore della unificazione dei due comuni si verificò nell'inverno del 1918: il 30 novembre i due consigli comunali si riunirono nello stesso momento e votarono lo stesso ordine del giorno e si impegnarono ad adoperarsi per chiedere al governo Orlando di decretare la fusione dei comuni; l'unico risultato ottenuto in quell'anno fu però solamente un accordo di gestione congiunta del servizio di tram a cavallo, sarà infatti destinata a non concretizzarsi la proposta castellammarese dell'anno seguente di un ospedale consorziale, con la cittadina della sponda settentrionale che, in mancanza di riscontri pescaresi, provvide da sé all'istituzione di un primo luogo di ricovero. Per la qualificazione degli abitanti delle due sponde e per la nascita della nuova provincia ci furono moltissime trattative, volte a stabilire soprattutto la denominazione della nuova comunità; era chiaro a tutti che l'unione dei due comuni avrebbe sicuramente determinato il loro rapido progresso, sia dal punto di vista amministrativo ed economico che industriale e commerciale, si cercarono così faticosi compromessi volti a chiamare la città unificata Aterno (fu preso in considerazione anche il nome Castelpescara). Negli anni seguenti le due amministrazioni collaborarono per perorare la causa della fusione, e decisivo fu l'impegno di Gabriele D'Annunzio, che il 16 maggio del 1924 scrisse a Mussolini una lettera nella quale chiedeva la fusione delle due città e l'elevazione a capoluogo di provincia. Con lo stesso intento operava l'allora deputato abruzzese Giacomo Acerbo. Dal punto di vista economico la città presentava nuove linee di sviluppo commerciale e industriale, mentre il turismo continuava a fiorire e i bagni di Castellammare Adriatico erano una meta turistica nota in tutta Italia. A rafforzare questo ruolo di centro di villeggiatura di livello nazionale, nel 1924, sotto la spinta politica del ministro Giacomo Acerbo, a Castellammare Adriatico venne organizzata la Coppa Acerbo, che divenne subito una delle gare automobilistiche più importanti del tempo e un evento capace di portare in città decine di migliaia di visitatori. Sempre in quel periodo iniziarono a vedersi i primi opifici e le prime attività di tipo industriale in città, come il noto pastificio Puritas di Angelo Delfino, la fornace Verrocchio alla Madonna dei Sette Dolori, la fornace Forlani di via Caravaggio e le Fonderie Camplone sulla Tiburtina. Inoltre, il porto stava incominciando ad acquisire maggiore importanza e i volumi di traffico commerciale si facevano sempre più ingenti, complice la navigabilità del fiume, al tempo mezzo ampiamente usato anche per i trasporti di materiali da e verso l'entroterra abruzzese. Riunificazione cittadina e istituzione della provincia Dopo centoventi anni di divisione cittadina, il 2 gennaio del 1927, venne istituita la provincia di Pescara, e tra i comuni amministrati vi era anche quello di Castellammare. Nell'articolo quattro il decreto di legge tuttavia sanciva: «Il comune di Castellamare Adriatico è unito a quello di Pescara». A favore del provvedimento, inserito in una più ampia azione di riorganizzazione del territorio italiano operata dal regime in quell'anno, sono state decisive la forte spinta popolare e, soprattutto, l'autorità politica del deputato e futuro ministro dell'agricoltura Giacomo Acerbo e il prestigio di cui godeva Gabriele D'Annunzio all'interno del regime fascista. Il nome della città unita, negli intenti dei promotori, avrebbe dovuto essere Aterno, ma l'influenza di D'Annunzio su Mussolini portò quest'ultimo a dire che mai avrebbe "sacrificato sull'altare della pace il nome del luogo natale del poeta", e così prevalse Pescara. Il 6 dicembre 1926 Mussolini così telegrafò a D'Annunzio, che si trovava a Gardone Riviera, annunciandogli la notizia: E D'Annunzio gli rispose: La risposta dell'allora commissario prefettizio di Castellammare Adriatico, il barone De Landerset, alla comunicazione dell'avvenimento ricevuta dallo stesso D'Annunzio, fu invece scevra da entusiasmi, ma non da una sottile ironia: Alla nuova provincia vennero trasferiti dalla provincia di Teramo tutti i centri dell'area Vestina, ovvero i comuni del circondario di Penne all'infuori dei comuni del mandamento di Bisenti, mentre dalla provincia teatina arrivarono, scorporati dal circondario di Chieti, i comuni del versante nord-occidentale della Maiella, oltre a Pescara stessa; dalla provincia dell'Aquila passarono a quella pescarese i comuni di Popoli e Bussi sul Tirino, formando così la quarta provincia abruzzese, la più piccola della regione e tra le meno estese d'Italia, con 1.230,33 km² e quarantasei comuni amministrati. L'istituzione del nuovo ente fu anche un adeguamento alle mutate condizioni economiche di questi territori; l'aumento globale della popolazione di Castellammare Adriatico e Pescara nei primi due decenni del Novecento infatti fu pari al 61,3%, contro il 19,1% di Chieti, il 10% dell'Aquila e il 9,2% di Teramo, e al censimento generale dell'industria e del commercio del 1927, realizzato solo pochi mesi dopo l'elevazione della città a capoluogo di provincia, solo tre capoluoghi abruzzesi, L'Aquila, Pescara e Teramo, vennero giudicati «industrialmente importanti», ma era Pescara con i suoi 658 esercizi e 4.812 addetti a spiccare nettamente sugli altri. Il nuovo assetto amministrativo andò quindi a sancire il definitivo spostamento verso il mare del baricentro economico abruzzese. Il ventennio fascista Dopo l'unificazione e l'elevazione a capoluogo di provincia, la città fu protagonista di un forte sviluppo industriale ed edilizio, con la costruzione delle nuove sedi di tutte le pubbliche amministrazioni, di scuole, mercati e del primo vero ospedale cittadino, l'ospedale "Santo Spirito". Diversi sono i palazzi a uso pubblico costruiti in quel periodo che hanno conservato la loro funzione anche dopo il secondo conflitto mondiale, tra i quali il Palazzo di Città e il Palazzo del Governo e diverse scuole della città come il liceo classico ginnasio Gabriele D'Annunzio. Venne invece distrutto dai bombardamenti del 1943 l'allora Palazzo della prefettura, all'incrocio tra viale D'Annunzio e viale Vittoria Colonna; anche il circolo canottieri "La Pescara", sostenuto dallo stesso D'Annunzio, presidente ad honorem e coniatore del suo motto Arranca sotto, venne ampliato in quel periodo. Nel febbraio del 1928 fu unito al comune di Pescara anche il comune di Spoltore, che però riguadagnerà l'autonomia già nel 1947. Particolare rilevanza tra le opere pubbliche di quel periodo ebbe il ponte Littorio, che pur se da inserire nel quadro dell'esaltazione dei tempi e del regime, fu anche la celebrazione della riunificazione dei due comuni e il simbolo dell'evoluzione della città. Disegnato da Cesare Bazzani, questo monumento che sostituì la vecchia gabbia di ferro, fu rivestito e rifinito con travertino di Ascoli e granito di Sardegna e arricchito da quattro colonne che sostenevano quattro aquile di bronzo, opera dello scultore Ernesto Brozzi; alle basi recavano incisi ognuna un distico elegiaco. Questi erano in lingua latina, e furono dettati da Domenico Tinozzi, presidente della provincia, medico e letterato, la cui traduzione venne fornita da egli stesso: A completamento dell'opera, nel 1935 furono collocate sul ponte anche quattro grandi statue muliebri in bronzo, allegorie delle quattro fonti principali a cui l'Abruzzo attinge per le sue attività, cioè il Monte, il Mare, il Fiume e il fertile Piano, realizzate dallo scultore abruzzese Nicola D’Antino. Nel 1939 vennero definitivamente ultimati i lavori di bonifica delle aree di Portanuova, permettendo lo sviluppo del quartiere Marina. La cattedrale di San Cetteo, voluta e parzialmente finanziata da Gabriele D'Annunzio, i cui lavori iniziarono nel 1933, venne conclusa nel 1938, assumendo il nome di Tempio della conciliazione in riferimento agli allora recenti Patti Lateranensi e alla riconciliazione tra stato e chiesa. La nuova costruzione andava a rimpiazzare la precedente e fatiscente cappella del santissimo Sacramento, già detta di san Cetteo. Nacquero anche altre infrastrutture in quegli anni, come la nuova ferrovia Pescara-Penne del 1929 e l'allora aeroporto della città, il "Campo di fortuna di Pescara", che venne ingrandito a cinquanta ettari e rimodernato, cambiando nome con decreto ministeriale il 25 giugno 1928 e intitolato, per volontà di D'Annunzio, a Pasquale Liberi, un aviatore pescarese premiato con la medaglia di bronzo caduto in un incidente di volo a Mestre il 19 giugno 1921 a venticinque anni, e ricordato da un cippo all'interno della struttura. Venne seppellito nel cimitero di San Silvestro di Pescara, e così D'Annunzio lo ricordava in una lettera al padre del suo amico: Nel censimento del 1936, l'ultima rilevazione precedente il secondo conflitto mondiale, il comune di Pescara (i cui abitanti avevano già superato di numero quelli del suo storico capoluogo di provincia, Chieti, nelle precedenti rilevazioni del 1931) registrava abitanti, confermandosi la seconda città abruzzese dopo i dell'Aquila, seguita da Teramo con abitanti e Chieti con abitanti. Seconda guerra mondiale Diversamente da molte città italiane, regolarmente bombardate già dalle prime fasi della seconda guerra mondiale, fino alla fine di agosto del 1943 Pescara non ebbe un contatto diretto con la guerra, e le normali attività come l'andare al mare o il passeggio serale non si erano mai interrotte, nonostante gli sporadici allarmi e l'oscuramento in atto. Neppure l'arrivo dei profughi da altre città meridionali preoccupò la popolazione e le autorità, convinte che la guerra avrebbe coinvolto solo i centri maggiori del Paese. I bombardamenti di Pescara avevano l'obiettivo di colpire in maniera decisiva le linee di rifornimento dell'esercito tedesco che faceva ampio uso del nodo ferroviario pescarese, in collegamento con Roma e il Nord Italia. Nonostante la violenza dei bombardamenti, l'impeto dell'attacco alleato alla linea Gustav e il contributo dei partigiani abruzzesi della brigata Maiella, la difesa dell'esercito tedesco in questo settore fu strenua e gli scontri, il cui momento più violento si raggiunse con la Battaglia di Ortona, si dilungarono per molti mesi in più del previsto, fino all'inizio di giugno del 1944. La prima ricognizione aerea alleata sulla città risaliva al 6 aprile 1943, nella quale vennero individuati gli obiettivi strategici da colpire come l'aeroporto, la stazione ferroviaria e gli attraversamenti sul fiume. Gli attacchi aerei avvennero in cinque incursioni principali e diversi raid minori tra l'agosto e il dicembre di quell'anno, su una città dove nonostante i vari progetti nessun rifugio antiaereo venne mai costruito e dove le poche mitragliatrici poste sui palazzi più alti non entrarono in funzione perché non presidiate o non operative. Il primo attacco del 31 agosto 1943 aveva lo scopo di colpire obiettivi militari (infrastrutture cittadine, oltre agli uomini e mezzi dell'esercito tedesco diretti a sud), il risultato tuttavia fu un massacro tra la popolazione civile con danni limitati agli obiettivi militari. Il numero dei morti della sola incursione del 31 agosto, pur non essendo mai stato accertato a causa della precipitosa fuga delle autorità cittadine, varia da seicento ai tremila. La maggior parte delle vittime furono anziani, donne e bambini. Furono colpite la questura, le poste e l'istituto Acerbo, allora adibito a caserma per allievi piloti: tra questi ultimi si registrò una cinquantina di morti, a causa di una bomba caduta nei pressi dell'edificio proprio sul gruppo di cadetti, al rientro da una marcia. Intere famiglie, che erano riunite in casa per il pranzo, furono cancellate. Inoltre, venne colpita una fabbrica di vernice, da cui si sprigionò una nube tossica che rese l'aria irrespirabile in alcune zone della città. A peggiorare il tutto ci pensarono le carenze e la disorganizzazione che caratterizzavano il sistema di Protezione civile dell'epoca; difatti la Croce Rossa disponeva di due sole autoambulanze e di pochissimi uomini, metà dei quali in quei giorni erano stati trasferiti a Genova e Napoli proprio per fronteggiare i bombardamenti che colpivano quelle città. Infine i volontari dell'UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) erano dotati solo di una maschera antigas, di un elmo e di un'ascia. A livello di mezzi, l'UNPA disponeva solo di qualche piccone, due biciclette e un pesante carretto da spingere a mano. I soccorsi, comunque permisero a molte persone di salvarsi e scongiurare infezioni ed epidemie. Questo risultato fu dovuto non tanto alla Protezione Civile, ma a chi era scampato al bombardamento e si era subito messo al lavoro con ogni mezzo possibile, spesso a mani nude. Il 3 settembre fu ordinato lo sgombero della popolazione per permettere un più rapido ripristino dell'acqua, della luce e del gas e per procedere alle disinfezioni necessarie. I resti umani non ricomponibili vennero accatastati e dati alle fiamme. Diversi cadaveri vennero rinvenuti sotto le macerie anche a distanza di anni. In definitiva, vi furono tantissimi morti e una distruzione quasi totale del quadrilatero settentrionale, la vecchia Castellammare, per un unico risultato strategico-militare tra l'altro non raggiunto, ovvero la distruzione della stazione ferroviaria, ottenendo solo la messa fuori servizio di qualche metro di tracciato ferroviario. La stazione infatti sarà presto resa nuovamente operativa in brevissimo tempo, testimoniando i danni minimi se non nulli inferti dagli Alleati all'infrastruttura bersaglio. In seguito all'annuncio della firma dell'armistizio di Cassibile dell'8 settembre di quell'anno, in città come nel resto del Paese si diffuse la convinzione che la guerra fosse finita, lasciando la popolazione completamente impreparata per quello che sarebbe successo nei mesi seguenti, con gli sfollati che cominciarono a rientrare in città. Pochi giorni dopo l'annuncio dell'armistizio infatti (e subito dopo aver assistito alle avvilenti vicissitudini della fuga di Vittorio Emanuele III a Pescara e Ortona), il 12 settembre Pescara veniva occupata senza offrire resistenza (la città fu lasciata totalmente sguarnita da ciò che restava delle autorità italiane del tempo) dall'esercito tedesco e dovette subire le razzie e la distruzione delle strutture portuali, fabbricati, strade, ponti e uffici pubblici da parte degli occupanti, che disseminarono di mine la spiaggia e il territorio circostante; furono eseguiti molti rastrellamenti tra la popolazione (impiegata nella realizzazione delle fortificazioni) e infine venne ordinato lo sfollamento definitivo della città alla fine di settembre. La repressione fu durissima, come testimoniato dagli avvenimenti dell'11 febbraio 1944, ricordati da una lapide sul posto, in cui nove partigiani furono fucilati in una cava di argilla di una fornace abbandonata nella zona della Pineta Dannunziana, mentre altri tre cittadini pescaresi, trovati in possesso di armi da caccia non funzionanti e scariche, furono giustiziati dai tedeschi a colle Orlando il 13 ottobre 1943, anche loro commemorati da un cippo sul luogo.Il 14 settembre la città fu violentemente bombardata per una seconda volta, e fu colpita anche Portanuova, dove fu centrato il borgo storico della vecchia fortezza, con la distruzione di tutto il lato meridionale di via dei Bastioni, cancellando per sempre le seicentesche chiese di san Giacomo e del Rosario, e con la distruzione della vecchia porta cittadina cinquecentesca nel Bagno borbonico, in seguito ricostruita come ingresso in stile moderno del museo delle genti d'Abruzzo. La strage più grave si verificò alla stazione centrale, dove in quel momento una folla stremata dalla fame stava saccheggiando dei vagoni carichi di merci e derrate alimentari di un convoglio di rifornimenti diretto a sud. Le bombe che caddero lì vicino provocarono tra i seicento e i novecento morti nel raggio di poche centinaia di metri. Il risultato di questa nuova incursione, oltre alle migliaia di morti, fu quello di convincere la maggior parte dei pescaresi ad andarsene di nuovo. Si spostarono fuori città anche gli uffici pubblici, come il comune che si trasferì a Spoltore. Pescara divenne una città deserta. Questo sfollamento consentì di avere un numero limitato di morti nelle successive incursioni aeree, come in quelle del 17, 19 e 20 settembre in cui vennero sganciate complessivamente centosessantacinque tonnellate di bombe. Un'altra incursione fu effettuata il 4 ottobre, quando dodici aerei bombardarono Portanuova con centinaia di bombe con il risultato di sedici morti tra la popolazione civile. Tra l'altro, questa incursione fallì il vero obiettivo che era un gruppo di tedeschi che aveva lasciato la città già da qualche ora. Fu inoltre registrata un'ulteriore incursione il 17 ottobre: in questa occasione fu nuovamente colpita la ferrovia, dove i tedeschi concentravano uomini e mezzi. Due civili rimasero feriti e morirono decine di soldati della Wehrmacht. In seguito le azioni aeree diminuirono, se non in quantità, almeno in gravità: si registrarono diverse incursioni, ma di poco conto; finalmente gli Alleati colpirono solo obiettivi militari. Un'ennesima incursione aerea fu registrata l'8 dicembre; l'azione fu condotta da numerosi aerei che bombardarono la città senza obiettivi specifici. Come in precedenza, i morti furono pochi a causa dello spopolamento. Questa fu l'ultima azione aerea su Pescara, che venne distrutta al 78%. Inoltre la città, bombardata per tre mesi e mezzo, subì la morte di molti suoi cittadini, per un numero che varia dai duemila ai novemila. Inoltre molti altri, circa dodicimila, rimasero senza casa. Agli inizi di giugno 1944 i tedeschi abbandonarono Pescara ritirandosi verso nord, lasciandosi alle spalle una città distrutta, secondo stime successive, all'80%; spariti o in rovina anche molti simboli cittadini, come le statue che adornavano il ponte Littorio, trafugate prima della distruzione dello stesso, le campane delle chiese del Sacro Cuore e di san Cetteo, destinate alla fusione per il recupero del bronzo o la torre comunale, abbattuta insieme a molti storici edifici per non lasciare punti di riferimento alle artiglierie nemiche. Fu in questi giorni che ignoti saccheggiarono la casa natale di Gabriele D'Annunzio, da cui vennero trafugati monili e preziosi appartenuti alla famiglia del poeta, e quando finirono i tedeschi seguitarono gli "sciacalli" locali e del circondario a finire di depredare quanto ancora di valore rimaneva nei palazzi, nei negozi e nelle banche distrutti e disabitati dell'ormai ex città Liberty. Subito dopo, il 10 giugno 1944, gli Alleati e le forze del CIL provenienti da Chieti e Francavilla liberarono Pescara, coadiuvate dalla divisione Nembo del battaglione San Marco e da due brigate di truppe indiane del British Indian Army. Durante la guerra, diversi gruppi di antifascisti operarono nella città. Nel 1940, rientrato dall'esilio francese vi si stabilì l'ex deputato comunista Ettore Croce. Questi, malgrado la sorveglianza della polizia fascista riuscì a raggruppare attorno a sé un piccolo gruppo di discepoli, tra cui il tregliese Mario Bellisario, che costituirono a loro volta piccoli nuclei antifascisti nei loro paesi d'origine e nella stessa Pescara. Dopo oltre 50 anni dal termine del conflitto, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi insignì la città della Medaglia d'oro al Merito Civile: Secondo dopoguerra ed esplosione demografica Conclusi gli eventi bellici, lo scenario materiale economico e sociale della città era disastroso: le attività economiche erano ridotte al minimo, la città quasi completamente in macerie ed erano in migliaia i “senza tetto”; inoltre le vie di comunicazione con il resto del Paese erano per lo più accidentate e difficilmente percorribili. In pochi anni tuttavia vennero rimosse le macerie e sanate alla meno peggio le esigenze primarie più immediate, e la città prese nuovamente a crescere, anche grazie al sempre più vigoroso afflusso di nuovi residenti favorito dalla depressione economica che attanagliava le zone interne d'Abruzzo e le regioni limitrofe. In particolare la ricostruzione industriale fu rapida grazie al contributo dell'imprenditoria locale, che finanziò la ricostruzione in attesa dei contributi statali, e già negli anni 1950 le maggiori attività furono ripristinate. Nel 1951 Pescara, ritrovatasi al centro di un poderoso fenomeno di migrazione interna abruzzese (che, seppure attenuatosi nel corso dei decenni, non si è mai arrestato), era diventata in pochi anni il centro maggiore della regione raggiungendo il numero di abitanti, dilatando l'area urbanizzata e occupando massicciamente lo spazio tra la linea ferroviaria e il mare, sia verso nord che verso sud. La città crebbe soprattutto in altezza senza un piano preciso, con la sostituzione di storiche palazzine e villini con ampi condomini, sacrificando verde pubblico e conseguentemente congestionando il centro, le cui planimetrie furono concepite decenni prima del conflitto per densità abitative molto meno pressanti e senza alcuna possibile previsione di quella che sarebbe stata la motorizzazione di massa in Italia. Fu in questo periodo che i luoghi più simbolici della città, come piazza della Rinascita e il lungomare assunsero le loro fisionomie definitive. Il centro storico, a più riprese intaccato da demolizioni e ricostruzioni spesso indiscriminate già a partire dalla seconda metà del XIX secolo, fu segnato negli anni della ricostruzione da interventi molto impattanti, e nonostante la planimetria ne ricalcasse ancora le prime attestazioni cinquecentesche, la maggior parte del costruito era databile tra il XVIII e il XIX secolo, con le nuove costruzioni del dopoguerra che andarono a circondare la zona; nulla si era conservato di precedente a tali epoche. La tradizione automobilistica di Pescara, storicamente rappresentata dalla Coppa Acerbo, ebbe modo di concretizzarsi ulteriormente quando la corsa 1000 miglia inserì la città adriatica nel suo itinerario dall'edizione del 1949 a quella del 1957, culminando poi con l'organizzazione della settima gara del mondiale di Formula 1 del 1957 nel Circuito di Pescara. In meno di vent'anni, dal 1951 al 1971, la città raddoppiò il numero degli abitanti raggiungendo residenti con un boom edilizio di grandi proporzioni, anche rispetto ai già alti standard italiani del tempo. Nel 1965 nacque l'università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" con i campus di Pescara, Teramo e Chieti, che riunirà i precedenti consorzi universitari provinciali abruzzesi in un unico ente. La realizzazione della nuova stazione di Pescara Centrale, inaugurata il 31 gennaio 1988, fu un importante evento per lo sviluppo della città: l'apertura della nuova stazione ebbe particolare rilevanza dal punto di vista urbanistico poiché l'intera linea ferroviaria venne trasferita su una sede sopraelevata, più arretrata verso le colline e priva di intersezioni con le strade della città, così liberandola dai numerosi passaggi a livello. Il tracciato ferroviario dismesso è stato riconvertito in un corridoio verde noto in città come Strada parco, destinato al trasporto pubblico di massa della filovia di Pescara. Nel 1967 l'Ente manifestazioni pescaresi, ente morale nato negli anni 1950 per la ricostruzione della vita culturale cittadina, diede vita al festival Pescara Jazz, primo festival estivo dedicato al jazz in Italia e divenuto negli anni punto di riferimento nazionale e internazionale del genere musicale. In seguito all'istituzione dell'ente regionale abruzzese nel 1971, che fisserà all'Aquila il capoluogo, venne deciso in sede politica di stabilire le sedi del consiglio e della giunta regionali anche nella città adriatica, creando una doppia sede per questi enti. Durante le accese negoziazioni, venne deciso di collocare a Pescara anche la maggior parte degli assessorati regionali. Dalla Prima alla Seconda repubblica Dal punto di vista amministrativo, dopo la prima fase della ricostruzione gestita da amministrazioni di sinistra, guidate da Italo Giovannucci e Vincenzo Chiola (espressioni di maggioranze PCI-PSI), a partire dalle elezioni del 1956 la città venne governata ininterrottamente dalla Democrazia Cristiana e dai suoi alleati fino al 1993. Queste amministrazioni tuttavia si resero protagoniste di discusse azioni urbanistiche, tra le quali la costruzione della sopraelevata dell'Asse attrezzato nel 1978 sul lungofiume meridionale, a ridosso del centro storico, la demolizione degli edifici superstiti del lato meridionale di corso Umberto I (e in altre zone della città) negli anni 1960 e la loro sostituzione con condomini e la demolizione nel 1963 del Teatro Pomponi sul lungomare (che a sua volta aveva già rimpiazzato nel 1923 il Padiglione marino, primo stabilimento balneare cittadino e Kursaal di Castellammare, risalente al 1887), sacrificato per non affrontare costosi interventi di recupero; l'abbattimento del teatro tuttavia era già previsto nei piani di ricostruzione del 1947 di Luigi Piccinato, spesso largamente ignorati, per fare spazio a un parco della Riviera mai realizzato. Negli stessi anni, precisamente nel 1963, cessava anche l'attività della ferrovia Pescara-Penne, sostituita da un servizio autobus che nel corso dei decenni, sotto una lunga gestione governativa che terminerà solo nel 2001, si estese sempre di più in provincia e in regione, fino a confluire nella TUA nel 2015. Nel 1979 si registrò il massimo storico di residenti in città, con abitanti; da allora la città iniziò a perdere abitanti in favore dei centri limitrofi dell'area metropolitana, attestandosi sui residenti. Nel 1988 molti componenti della giunta comunale presieduta dal sindaco Nevio Piscione (DC), incluso lo stesso sindaco, vennero giudicati colpevoli e condannati per abuso d'ufficio nell'ambito di assunzioni di dipendenti comunali. Una serie di indagini del 1993, nel periodo in cui la politica italiana era scossa dalle inchieste dette Mani pulite, portò all'arresto e alla condanna per vari reati relativi alla corruzione nella gestione di appalti pubblici di numerosi esponenti regionali e comunali, come l'arresto del sindaco Giuseppe Ciccantelli (DC) e dei vertici locali della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano in aprile per irregolarità nell'assegnazione dell'appalto del servizio di smaltimento rifiuti. L'assassinio in città, in circostanze mai del tutto chiarite, dell'avvocato chietino Fabrizio Fabrizi il 6 ottobre 1991 fu inoltre attribuito all'ambiente politico-criminale oggetto delle indagini e alla tentata penetrazione in regione della criminalità organizzata campana. Il clima di forte sfiducia nella classe politica e l'incalzare di sempre nuove indagini nei confronti degli amministratori pubblici indussero il consigliere comunale democristiano Valterio Cirillo, inquisito e poi prosciolto, a suicidarsi il 13 aprile 1993 lanciandosi dal sesto piano della sua abitazione in città. Un'altra inchiesta vedeva coinvolto Remo Gaspari, principale esponente abruzzese della Democrazia Cristiana, per l'uso per scopi personali degli elicotteri del corpo dei Vigili del Fuoco, e ulteriori indagini portarono all'arresto dei responsabili locali della RAI e dell'ex assessore all'edilizia Fernando Di Benedetto per falso ideologico, abuso in atti d'ufficio per fini patrimoniali e truffa ai danni dell'emittente pubblica nell'ambito della costruzione di una nuova sede regionale in città nell'ottobre del 1993. Le elezioni del novembre 1993, immediatamente successive gli eventi di Mani pulite, segnarono la caduta della Prima repubblica, e furono le prime in cui i sindaci furono eletti direttamente dai cittadini: videro la coalizione dei Progressisti guidata dall'indipendente di sinistra Mario Collevecchio battere la lista civica di ispirazione DC-PSI, ma dopo una esperienza di governo di pochi mesi le elezioni furono annullate dopo un ricorso al TAR per un vizio di forma all'epoca della presentazione delle liste, e nella successiva tornata elettorale del novembre 1994 venne eletta la coalizione di centro-destra, capeggiata dal sindaco Carlo Pace (AN), che governò la città per due mandati fino al 2003. In questo periodo la città' sperimentò un primo periodo di trasformazione urbanistica con l'approvazione del nuovo piano regolatore, la realizzazione di nuovi spazi museali e l'istituzione della riserva regionale della Pineta Dannunziana nel 2000. Il nuovo millennio L'amministrazione di centro-sinistra del sindaco Luciano D'Alfonso (L'Ulivo), eletta nelle elezioni del maggio 2003 e riconfermata nella successiva tornata elettorale dell'aprile 2008 ha avviato l'opera di rilancio dell'impianto urbanistico della città, ripristinando l'uso di zone ed edifici storici abbandonati come l'ex caserma Cocco (adibita a parco pubblico) e l'ex fabbrica dell'Aurum, realizzando molti progetti come l'estensione della pedonalizzazione delle aree centrali, già avviata dalla precedente amministrazione, e la creazione di una rete di piste ciclabili, dotando inoltre la città di grandi opere come il ponte del Mare e l'avvio dei progetti preliminari per la costruzione del ponte Flaiano, che hanno inciso sull'aspetto della città e sulla sua qualità della vita. Il secondo mandato dell'amministrazione non ha avuto lunga vita, a causa di una serie di imputazioni rivolte a D'Alfonso in merito a presunte attività di tangenti tra imprenditori e comune di Pescara. D'Alfonso sarà poi assolto, insieme a tutti gli altri imputati, per non aver commesso il fatto. Nelle successive elezioni del 2009 venne eletta la coalizione di centro-destra del sindaco Luigi Albore Mascia (PdL); nello stesso anno la città ha ospitato i XVI Giochi del Mediterraneo, mentre nel gennaio 2010 viene inaugurata la nuova stazione di Pescara Porta Nuova. L'amministrazione Albore Mascia è stata in seguito accusata dalla Ragioneria generale dello Stato di aver portato le finanze del comune in una situazione di predissesto, determinando un debito di oltre 50 milioni di euro allo stato economico dell'ente. Alle elezioni del 2014, torna al governo la coalizione di centro-sinistra guidata dal sindaco Marco Alessandrini (PD), il cui lavoro amministrativo ha condotto al risanamento delle casse del comune. Rinunciata la candidatura ad un secondo mandato, alle elezioni del 2019 è stato eletto il sindaco Carlo Masci (FI), a capo di una coalizione di centro-destra. Area metropolitana In seguito alla rapida saturazione edilizia dell'esiguo territorio comunale di km² raggiunta negli anni 1970 (con una densità al 31 dicembre 2019 di ab./km², Pescara è tra i primi capoluoghi italiani per densità di popolazione, preceduta solo dalle grandi metropoli), la città continuò nel tempo a espandersi al di fuori dei propri confini nei comuni limitrofi (segnatamente a Montesilvano, Città Sant'Angelo, Spoltore, Francavilla al Mare e San Giovanni Teatino), e già a partire dagli anni 1980 Pescara insieme a Chieti è al centro di un'area metropolitana sempre più integrata e interdipendente, sostenuta e collegata dal sistema di tangenziali delle strada statale 714 e raccordo autostradale 12. Questa area tuttavia non è stata individuata dal legislatore tra le città metropolitane italiane, e nei propri limiti legislativi le amministrazioni locali hanno cercato comunque di assecondarne lo sviluppo, sia dal punto di vista urbanistico, cercando di costruire le infrastrutture di mobilità opportune (come nuovi svincoli e prolungamenti delle tangenziali nei comuni limitrofi), sia dal punto di vista della pianificazione del territorio e del trasporto pubblico locale in ottica metropolitana. La suddetta area vista dall'alto assume la sagoma di una T: dalla vallata che parte ai piedi di Chieti, punta sul mare e si allarga con le ali sulla riviera, a nord verso Montesilvano e a sud verso Francavilla al Mare. Essa comprende i comuni di Pescara, Montesilvano, Francavilla al Mare, Silvi, Città Sant'Angelo, Chieti, Spoltore, Cappelle sul Tavo e San Giovanni Teatino, e conta circa 350.000 abitanti, approssimativamente un quarto dell'intera popolazione regionale. Nuova Pescara Il 25 maggio 2014 i residenti dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore si sono espressi in un referendum a favore dell'istituzione di un unico comune. Ha partecipato al voto il 69,46% degli aventi diritto e di questi il 64% si è espresso a favore della fusione degli enti: a Pescara ha risposto Si il 70,32% dei votanti, a Montesilvano il 52,23%, a Spoltore il 51,15%. La relativa legge regionale è stata approvata l'8 agosto 2018, fissando il 1º gennaio 2022 come data di nascita del nuovo comune. La scadenza è stata in un primo momento differita al 1º gennaio 2023, e successivamente al 2027.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia%20di%20Pescara
Provincia di Pescara
"La provincia di Pescara è una provincia italiana dell'Abruzzo in cui vivono abitanti. È la provi(...TRUNCATED)
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https://it.wikipedia.org/wiki/Delfino%20Pescara%201936
Delfino Pescara 1936
"Il Delfino Pescara 1936, meglio conosciuto semplicemente come Pescara o con la vecchia denominazion(...TRUNCATED)
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Storia dell'Abruzzo
"La storia dell'Abruzzo riguarda le vicende storiche relative all'Abruzzo, regione dell'Italia merid(...TRUNCATED)
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Abruzzo
"LAbruzzo (o gli Abruzzi) (AFI: ) è una regione a statuto ordinario dell'Italia meridionale, con ca(...TRUNCATED)
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Aeroporto di Pescara
"L'Aeroporto di Pescara (IATA: PSR, ICAO: LIBP), identificato con il nome commerciale di Aeroporto i(...TRUNCATED)
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Area metropolitana di Pescara
"L'area metropolitana di Pescara, anche nota come area metropolitana Pescara-Chieti, è una conurbaz(...TRUNCATED)
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Porto di Pescara
"Il porto di Pescara è un porto del Medio Adriatico situato alla foce del fiume Pescara. Il porto\n(...TRUNCATED)
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