id
stringlengths
4
7
url
stringlengths
33
112
title
stringlengths
3
65
text
stringlengths
89
244k
query_count
int64
3
192
4940074
https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione%20di%20Goriano%20Sicoli
Stazione di Goriano Sicoli
La stazione di Goriano Sicoli è la stazione ferroviaria a servizio del comune di Goriano Sicoli, lontana circa 1 km dal paese. La stazione è ubicata lungo la ferrovia Roma-Pescara. Storia La stazione fu inaugurata nel 1888, in occasione dell'apertura dell'intera linea. Strutture e impianti La gestione degli impianti è affidata a Rete Ferroviaria Italiana, controllata del Gruppo Ferrovie dello Stato. Il piazzale si compone di due binari, muniti di banchina e collegati fra loro mediante una passerella ferroviaria. Movimento Il servizio ordinario è costituito da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Abruzzo, con direzione Sulmona, Pescara, Avezzano e Roma Tiburtina. Servizi Sala d'attesa
3
4942108
https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione%20di%20Piano%20d%27Orta%20Bolognano
Stazione di Piano d'Orta Bolognano
La stazione di Piano d'Orta Bolognano è una fermata ferroviaria, posta sulla ferrovia Roma-Pescara, a servizio di Piano d'Orta, frazione del comune di Bolognano. Storia La stazione di Piano d'Orta Bolognano è stata attivata nel 1950. La necessità di uno scalo ferroviario nacque visto l'aumento della popolazione principalmente operai delle industrie presenti nella valle dell'Orta. Strutture e impianti La gestione degli impianti è affidata a Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Il piazzale ferroviario ospita l'unico binario di corsa. Movimento Il servizio passeggeri è svolto da treni regionali gestiti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Abruzzo, da e per Pescara, Teramo, Torre de' Passeri e Sulmona. Al 2007, l'impianto risultava frequentato da un traffico giornaliero medio di 30,5 persone. Servizi Il fabbricato viaggiatori dispone di una sala d'aspetto con una convalidatrice di biglietti ed un tabellone. Sala d'attesa
3
4942814
https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione%20di%20Scafa-San%20Valentino-Caramanico%20Terme
Stazione di Scafa-San Valentino-Caramanico Terme
La stazione di Scafa-San Valentino-Caramanico Terme è una stazione ferroviaria, posta sulla ferrovia Roma-Sulmona-Pescara, a servizio dei comuni di Scafa, San Valentino in Abruzzo Citeriore e Caramanico Terme. Storia Originariamente, la stazione venne inaugurata con la denominazione di "San Valentino", nome che venne poi mutato in "San Valentino-Caramanico" il 15 febbraio 1901. Nel 1948 assunse la nuova denominazione di "Scafa-San Valentino-Caramanico". La denominazione finale di "Scafa-San Valentino-Caramanico Terme" venne assunta nel 1961. Strutture e impianti La stazione dispone di un fabbricato viaggiatori, cui è annesso anche l'ufficio movimento, di uno scalo merci, ormai inutilizzato, composto da un piano caricatore, da un magazzino e da un binario di accesso, in parte smantellato ma ancora collegato. Sono presenti anche altre strutture come la torre dell'acqua e altri fabbricati di servizio. Il piazzale ferroviario si compone di due binari (fino al 2016 ne erano presenti 4 di cui tre sono utilizzati per il servizio ordinario, il secondo è di corretto tracciato, mentre il primo ed il terzo erano posti su tracciato deviato, al contrario il quarto era tronco e serviva il piano caricatore). Tutti i deviatoi dell'impianto sono da 30 km/h ad eccezione di quello d'immissione dal primo binario al secondo lato Sulmona che è da 60 km/h. Più a ovest della stazione tra via Castellari e via della Rinascita è presente un sottopasso per oltrepassare i binari, precedentemente agli estremi della stazione ferroviaria era presente un passaggio a livello, attraversante tutti e tre i binari di circolazione (demolito nel 2016); un sovrappasso ferroviario è presente lungo il Corso I Maggio, attraversato dal solo binario di corretto tracciato. Il 26 giugno 2015, nell'ambito delle attività di RFI di rinnovo e semplificazione degli impianti, adeguamento alle normative vigenti con conseguente rialzo delle banchine e costruzione di sottopassi pedonali; altre modifiche hanno comportato la soppressione del terzo binario con relativi deviatoi di collegamento, segnali di partenza (denominati 5s e 5d) lato Roma e Pescara e le altre apparecchiature ad esso riferite; gli spezzoni di binario occupati dai deviatoi di immissione dal secondo al terzo (denominati 3b e 4b) sono state sostituiti da semplici campate di binario passanti. Di conseguenza, sono stati modificati il quadro luminoso e il banco dell'apparato centrale elettrico a itinerari presente nell'ufficio movimento. Il 21 dicembre 2016 è stato inaugurato un nuovo sottopasso tra via Castellari e via della Rinascita, nello stesso anno sono cessate le attivita del passaggio a livello. Movimento Il servizio ordinario è svolto da treni regionali gestiti da TUA e Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Abruzzo, da e per Pescara, Teramo, Torre de'Passeri, Sulmona e Avezzano. Servizi La stazione, gestita da Rete Ferroviaria Italiana che la classifica nella categoria silver, dispone di: Biglietteria automatica Sala d'attesa
3
4961369
https://it.wikipedia.org/wiki/Pescara%20Calcio%202005-2006
Pescara Calcio 2005-2006
Questa pagina raccoglie le informazioni riguardanti il Pescara Calcio nelle competizioni ufficiali della stagione 2005-2006. Stagione Nella stagione 2005-2006 il Pescara disputa il campionato di Serie B, raccoglie 54 punti, con l'undicesimo posto di classifica. Per i biancoazzurri allenati da Maurizio Sarri si tratta di un campionato all'insegna dell'equilibrio, con 29 punti raccolti nel girone di andata e 25 nel girone di ritorno, sempre lontani dalle insidie della classifica, ma anche dal vertice. Si è messo in evidenza il livornese Davide Matteini, di scuola empolese, che ha realizzato 9 reti in campionato. Nella Coppa Italia che è ritornata ad essere a eliminazione diretta in gara unica, il Pescara viene subito eliminato dal Napoli. Organigramma societario Area direttiva Presidente: Dante Paterna Direttore Generale: Andrea Iaconi Responsabile Area Tecnica: Marco Bignone Responsabile Area Marketing e Comunicazione: Cristiano Leonardi Team Manager: Ferdinando Ruffini Segretario Generale: Luigi Gramenzi Responsabile del Settore Giovanile: Cetteo Di Mascio Segreteria Tecnica: Antonio Falcone Segreteria Operativa: Sabina Di Luigi Segretaria: Marisa Di Sario Ufficio Stampa: Pierfrancesco Visci Area Commerciale: Andrea Scarlatto, Remo Firmani Fotografo Ufficiale: Fabio Urbini Area tecnica Allenatore: Maurizio Sarri Allenatore in 2ª: Vincenzo Vivarini Allenatore dei portieri: Mirko Tinagli Preparatore atletico: Francesco Bertini Area sanitaria Responsabile Sanitario: Vincenzo Salini Medici sociali: Ernesto Sabatini, Antonio Montinari Massofisioterapisti: Italo Rapino, Claudio D'Arcangelo Fisioterapista: Stefano Falchi Recupero Infortuni: Matteo Di Giustino Area Logistica Resp. Magazzino: Fernando De Amicis Magazzinieri: Luciano Palombi e Antonietta Dell'Orso Rosa Calciomercato Sessione estiva Sessione invernale Risultati Serie B Girone di andata Girone di ritorno Coppa Italia Statistiche Statistiche di squadra Statistiche aggiornate al 28 maggio 2006. Andamento in campionato
3
4975872
https://it.wikipedia.org/wiki/Bryan%20Cristante
Bryan Cristante
Biografia Nato da padre canadese d'origine italiana e madre italiana a San Vito al Tagliamento, è cresciuto a San Giovanni di Casarsa della Delizia. I suoi genitori lo hanno chiamato Bryan in onore di Bryan Ferry. Possiede la doppia cittadinanza: italiana e canadese. Caratteristiche tecniche Cristante è un centrocampista che può essere impiegato da regista, trequartista e mezzala. All'occorrenza può giocare anche difensore centrale, nei moduli che prevedono la difesa a 3 per via della sua capacità di palleggio, impostazione e senso della posizione. Ambidestro, dotato di buona visione di gioco e tecnica, è bravo a verticalizzare e a facilitare la manovra oltre che a inserirsi in fase offensiva. La sua altezza lo rende anche un ottimo colpitore di testa. Dispone anche di una buona forza fisica che lo aiuta a vincere i contrasti. Possiede inoltre un ottimo tiro dalla distanza. Carriera Club Milan Ha mosso i primi passi nella SAS Casarsa per poi passare, a 11 anni, all'ASD Liventina Gorghense e infine entrare nel settore giovanile del . Ha esordito con la prima squadra del Milan il 6 dicembre 2011, a 16 anni e 9 mesi, in una partita di Champions League, conclusasi con il pareggio esterno 2-2 contro il . Nella stagione 2013-2014 viene inserito in prima squadra. Esordisce in Serie A il 10 novembre 2013, a 18 anni, nella partita -Milan (0-0) alla 12ª giornata, mentre nella successiva apparizione del 6 gennaio 2014 gioca titolare e segna il suo primo gol in Serie A nella partita vinta per 3-0 contro l'Atalanta. La sua ultima apparizione con i rossoneri è stata pochi giorni dopo nella sconfitta per 4-3 contro il Sassuolo in cui ha fornito a Mario Balotelli l'assist del provvisorio 2-0 dei rossoneri. Benfica Il 1º settembre 2014, a 19 anni, viene ceduto a titolo definitivo al per 6 milioni di euro. Il centrocampista debutta con la maglia della squadra portoghese il 12 settembre successivo, nella vittoria esterna 0-5 contro il . Nella sua prima stagione a Lisbona ottiene 15 presenze totali, di cui 5 in Primeira Liga e 3 in Champions League e il Benfica vince il campionato. Prestiti a Palermo e Pescara L'8 gennaio 2016 viene ufficializzato il trasferimento in prestito con diritto di riscatto al . Esordisce con la nuova maglia il 10 gennaio 2016, nella 19ª giornata di Serie A 2015-2016, entrando all'89º minuto della partita contro il vinta 1-0 in trasferta dai rosanero. Ottiene tuttavia solo 4 presenze fino alla fine del campionato. Il 27 giugno seguente viene ceduto, sempre in prestito con diritto di riscatto, al , neopromosso in Serie A. Esordisce con il Pescara il 13 agosto 2016, nella partita Pescara- (2-0) valida per il terzo turno della Coppa Italia. Atalanta Il 27 gennaio 2017 si trasferisce in prestito all', con un'opzione per il prolungamento del prestito per un'altra stagione (e successiva opzione per l'eventuale acquisto nell'estate del 2018 per 4 milioni di euro, da aggiungere alla cifra da pagare per il prolungamento del prestito). Esordisce con gli orobici il successivo 5 febbraio, quando gioca gli ultimi minuti della partita casalinga vinta per 2-0 contro il . Alla partita successiva segna la sua prima rete con la nuova squadra nel successo esterno per 3-1 con il Palermo. Con l'allenatore Gian Piero Gasperini realizza 3 gol in 12 presenze, e contribuisce al 4º posto dell'Atalanta in campionato. La stagione successiva l'Atalanta riscatta Cristante dal Benfica. Viene impiegato come mezzala o trequartista e realizza 3 gol in Europa League e 9 gol in Serie A, per un totale di 12 gol in 47 presenze complessive in tutte le competizioni. Roma L'8 giugno 2018 Cristante viene ceduto alla : l'accordo prevede un prestito annuale oneroso di 5 milioni di euro, un obbligo di riscatto fissato a 15 milioni e circa 10 milioni di bonus. Il giocatore, che firma un contratto fino al 2023, esordisce con la maglia del club capitolino il 19 agosto, a 23 anni, subentrando al posto di El Shaarawy nel corso di -Roma (0-1) alla prima giornata di campionato. Il 16 settembre 2018 trova il primo gol in maglia giallorossa nel pari col Chievo allo stadio Olimpico per 2-2, valevole per la quarta giornata di campionato. Ottiene 44 presenze nella sua prima stagione alla Roma, delle quali 35 in campionato nel quale realizza 4 gol, con un rendimento altalenante. La stagione successiva trova meno spazio con il neo allenatore Paulo Fonseca, soffrendo la concorrenza nel suo ruolo dei nuovi acquisti Veretout e Diawara, trovando comunque minutaggio in Europa League. Il 7 gennaio 2020 rinnova il suo contratto coi giallorossi fino al 2024. Alla ripresa del campionato dopo il lockdown viene spesso adattato dall'allenatore nel ruolo di difensore centrale. Nella stagione 2020-2021 è il terzo capitano della squadra, dietro Edin Džeko e Lorenzo Pellegrini, e indossa la fascia in numerose occasioni. In questa stagione gioca prevalentemente da difensore centrale di mezzo nella difesa a tre, complice anche l'assenza di Chris Smalling per gran parte della stagione. Confermato sotto la guida del nuovo tecnico José Mourinho, il 19 agosto 2021 Cristante debutta in UEFA Conference League, nella vittoria esterna sul (1-2). Il 26 agosto successivo realizza quindi il suo primo centro nella detta competizione, sempre contro i turchi (3-0). Il 25 maggio 2022 vince con la Roma la Conference League nella finale vinta per 1-0 contro il a Tirana. Chiude una buona stagione con ben 50 presenze stagionali, di cui 34 in campionato. Nel giugno del 2023, Cristante prolunga il suo contratto con la Roma fino al 2027. Nazionale Nazionali giovanili Ha rappresentato le varie giovanili azzurre, a partire dall'Under-16, giocando sino all'Under-20. Nell'agosto 2015 viene convocato per la prima volta in nazionale Under-21 dal CT Luigi Di Biagio, senza tuttavia scendere in campo. Debutta ufficialmente il 10 novembre 2016 nell'amichevole giocata contro l'Inghilterra a Southampton, entrando al 76º di gioco al posto di Benassi. Nazionale maggiore Il 2 ottobre 2017 viene convocato per la prima volta nella nazionale dal CT Gian Piero Ventura. Esordisce in nazionale il 6 ottobre 2017, a 22 anni, entrando al posto di Roberto Gagliardini nel secondo tempo della partita di qualificazione al Mondiale 2018 contro la Macedonia (1-1), disputata a Torino. Il 7 ottobre 2020, in occasione dell'amichevole vinta 6-0 contro la Moldavia, segna il suo primo gol con la maglia della nazionale e nel finale di gara indossa anche la fascia di capitano. Nel giugno 2021 viene inserito dal CT Roberto Mancini nella lista dei 26 convocati per il campionato europeo. Scende in campo da subentrato in sei delle sette partite della manifestazione, compresa la finale di Wembley vinta ai rigori contro l'Inghilterra, laureandosi campione d'Europa. Il successivo 30 settembre viene inserito tra i 23 convocati per la fase finale della UEFA Nations League, dove l'Italia ottiene il terzo posto. Nel giugno 2023, per la seconda edizione consecutiva, viene inserito nella lista dei convocati per la fase finale della Nations League. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 29 ottobre 2023. Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Competizioni giovanili Milan: 2014 Competizioni nazionali 1 Benfica: 2014-2015 Benfica: 2014-2015 Competizioni internazionali Roma: 2021-2022 Nazionale Individuale Golden Boy del Torneo di Viareggio: 1 2013 Onorificenze
3
5016215
https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione%20di%20Penne
Stazione di Penne
La stazione di Penne è stata una stazione ferroviaria posta lungo la ex linea ferroviaria a scartamento ridotto Pescara-Penne chiusa il 20 giugno 1963, a servizio del comune di Penne. Storia La stazione venne inaugurata il 22 settembre 1929 insieme all'intera linea, continuò il suo esercizio fino il 20 giugno 1963. Successivamente la stazione venne adibita ad altri usi. Voci correlate Ferrovie Elettriche Abruzzesi Ferrovia Pescara-Penne Stazioni ferroviarie della provincia di Pescara Penne (Italia)
3
5021061
https://it.wikipedia.org/wiki/Corrado%20Roma
Corrado Roma
Carriera Giocatore Talentuoso fin da giovane e di carattere spigoloso, Roma era un libero dotato di una buona visione di gioco. Formatosi nel settore giovanile di e Sambenedettese, giocò a calcio fino ai venticinque anni con la maglia del Chieti con cui disputò un campionato di Serie C2 e quattro in Interregionale per un totale di 118 presenze in campionato (di cui 16 in Serie C2) e 7 in coppa Italia con la maglia neroverde. Nel calcio disputò un'altra stagione nel campionato Interregionale con la Rosetana nel 1990-1991. Approdò al calcio a 5 per caso nel 1987, durante un torneo nazionale che si tenne nel palazzetto di via Senna a Montesilvano. Di ruolo universale, fu pioniere della disciplina in Abruzzo nonché capitano e bandiera del Pescara Calcio a 5 dei miracoli di cui facevano parte Luciano Arielli, Mario Patriarca, Gigi Marchionne e ancora Paolo e Massimo Marini, Paolo Pucci e Pietro Cesaroni. L'innata intelligenza tattica e un carisma non comune lo portarono a vestire la maglia della Nazionale e quindi nelle ultime stagioni ad affiancare al ruolo di giocatore quello di allenatore della squadra. Allenatore Abbandonato il calcio giocato nel 1995, Roma proseguì l'attività di allenatore nel Pescara dove rimase per sette stagioni consecutive. Con gli adriatici raggiunse nella stagione 1999-00 una sorprendente qualificazione ai quarti di finale dei play-off scudetto dove vennero eliminati dal Genzano poi laureatosi campione d'Italia. La sua parentesi in Abruzzo si concluse con l'esonero nel corso della stagione 2001-02, al termine della quale il Pescara retrocesse comunque dopo aver perso i play-out contro i cugini del CUS Chieti. I migliori risultati sportivi Roma li raggiunse tuttavia lontano dall'Abruzzo. Nel novembre 2002 subentra a Giorgio Zito sulla panchina della blasonata BNL Ciampino, che protagonista di un avvio di stagione alquanto deludente, occupava il penultimo posto in classifica. Nonostante la situazione compromessa, il tecnico infuse sicurezza nei propri mezzi alla squadra, vincendo gli attriti dello spogliatoio capeggiato da Júlio Romanini. Raggiunta in extremis la qualificazione, nei play-off scudetto la BNL eliminò nel primo turno l'Augusta e nei quarti di finale la quotatissima Roma RCB, arrendendosi solo in Gara-3 della semifinale contro la Lazio. Il "miracolo" compiuto alla guida dei bancari lo proiettarono nella stagione seguente ad assumere la guida tecnica della Roma RCB dove confermò la propria preparazione tecnica e documentale, fallendo tuttavia l'approdo alla finale scudetto dopo la doppia sconfitta in semifinale rimediata contro il forte Arzignano Grifo. Nell'ottobre 2004 è chiamato dal presidente Zarattini a sostituire sulla panchina della Luparense il dimissionario Miguel Rodrigo, cogliendo all'esordio una vittoria proprio contro il suo Montesilvano. Con la formazione padovana raccoglie 4 successi e una sconfitta prima della sosta dei campionati dovuta alla disputa dei Mondiali FIFA di calcio a 5. L'incidente La sera del 27 novembre 2004, dopo aver sostenuto a San Martino di Lupari un'amichevole contro il Cesena, Roma fu vittima di un violento incidente stradale mentre percorreva l'autostrada A14 per tornare nella natia Montesilvano dove viveva con la moglie e i tre figli. Attorno alle 22:45, lungo il tratto tra Pedaso e Grottammare, la sua Peugeot 206 cabrio urtò violentemente contro il New Jersey di cemento posto tra le due carreggiate, ribaltandosi nella corsia opposta. L'allenatore, rimasto incastrato tra le lamiere fu trasportato immediatamente dal 118 all'ospedale di San Benedetto del Tronto. Durante la notte i medici lo sottoposero inutilmente a tre interventi chirurgici, l'ultimo dei quali eseguito da uno specialista di chirurgia toracica giunto appositamente dall'ospedale "Torrette" di Ancona; Corrado Roma spirò la mattina seguente. La tragedia scosse profondamente il mondo del calcio a 5 nazionale, anche perché il tecnico montesilvanese era stato da poco designato come il successore di Alessandro Nuccorini sulla panchina della Nazionale. Proprio la Nazionale, impegnata in quei giorni nel Mondiali FIFA di calcio a 5 a Taipei, gli dedicò la vittoria per 3-2 contro la Spagna, mentre al funerale presenziarono le squadre al completo di CUS Chieti, Luparense e Montesilvano. Pochi mesi più tardi l'amministrazione comunale di Montesilvano gli intitolò il Palazzetto dello sport che tuttora porta il suo nome.
3
5057116
https://it.wikipedia.org/wiki/Marco%20Alessandrini%20%28politico%29
Marco Alessandrini (politico)
Biografia È figlio del sostituto procuratore della Repubblica Emilio Alessandrini, assassinato a Milano il 29 gennaio del 1979 dal gruppo terroristico Prima Linea. All'Università degli Studi di Milano consegue nel 1995 la laurea in Giurisprudenza, e conduce il praticantato in uno studio legale. Torna poi a Pescara dove esercita la professione di avvocato civilista. Per anni collabora con l'Università degli Studi Gabriele d'Annunzio ed è autore di diversi commenti in tema di diritto civile. Attività politica Alle elezioni comunali di Pescara del 2008 si candida nelle liste del Partito Democratico, viene eletto consigliere comunale e in seguito nominato assessore. Dopo le dimissioni del sindaco Luciano D'Alfonso, concorre alle elezioni anticipate del 2009 come candidato sindaco del centro-sinistra, ma viene sconfitto da Luigi Albore Mascia della coalizione di centro-destra. Nel 2014 alle elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco di centro-sinistra è il più votato al primo turno, senza raccogliere però la maggioranza assoluta; a causa del ritiro del secondo classificato Antonio Biasioli (poi nominato vicesindaco nella Giunta Alessandrini dal 2016), Alessandrini non ha bisogno del ballottaggio per essere indicato quale candidato della coalizione. Al primo turno elettorale del 25 maggio raccoglie il 43% e al successivo ballottaggio sconfigge con il 66,3% il sindaco uscente Albore Mascia. Si insedia il 16 giugno. Il lavoro svolto dalla giunta Alessandrini ha portato al risanamento delle casse del comune di Pescara, che aveva accumulato nel corso della precedente amministrazione guidata da Albore Mascia un debito tale da determinare una dichiarazione di predissesto finanziario. Al termine dei cinque anni, Alessandrini annuncia di non ricandidarsi per un secondo mandato.
3
5081340
https://it.wikipedia.org/wiki/Geremia%20Mancini
Geremia Mancini
È stato Segretario generale dell'Unione Generale del Lavoro da luglio a ottobre 2014. Biografia Nasce a Manoppello (Provincia di Pescara) l'11 luglio 1955. Dipendente del Ministero delle finanze, si iscrive alla Cisnal e nei primi anni '80 diventa Segretario provinciale e poi regionale della Federazione Statali. Dopo le prime attività politiche, è eletto consigliere provinciale e poi comunale di Alleanza Nazionale a Pescara. Nel 1994 fonda il circolo culturale "Destra sociale", che toccherà i 1 000 soci. Dal marzo 1996 al 2009 ricopre l'incarico di Segretario regionale UGL Abruzzo. Dal 1999 è stato membro della Segreteria confederale UGL, con vari incarichi tra cui "Comunicazione e proselitismo". È componente dell'ufficio presidenza per l'Abruzzo della Fondazione Antonino Caponnetto di Firenze. Nel giugno 2013 ha reso possibile la presenza in Abruzzo di Lech Wałęsa, premio Nobel per la pace 1983, conferendogli il riconoscimento la "Lampada del minatore" e rendendo onore al sacrario "Caduti di Marcinelle " (disastro minerario del 1956) a Manoppello. Il 10 ottobre 2014 ha ricevuto dalla Città di Pescara il premio "Ciattè d'oro", con questa motivazione: "Per la costante attenzione ai tasselli della Storia e della memoria collettiva e la dedizione al lavoro e ai suoi risvolti sociali" (il sindaco Marco Alessandrini). Il 28 luglio 2014 è eletto segretario generale dell'UGL dal Consiglio nazionale dopo le dimissioni di Giovanni Centrella, coinvolto in una inchiesta giudiziaria. Si è dimesso dalla carica il 29 settembre 2014, dimissioni accettate dal consiglio nazionale a Montesilvano il 28 ottobre che il giorno successivo elegge Paolo Capone nuovo segretario. Pubblicazioni Ha curato i volumi: Schiavi solo delle nostre idee (2008) Sindacalismo: dalla Cisnal all'Ugl (2010), per i 60 anni della confederazione sindacale.
3
5084340
https://it.wikipedia.org/wiki/Delfino%20Pescara%201936%202014-2015
Delfino Pescara 1936 2014-2015
Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Delfino Pescara 1936 nelle competizioni ufficiali della stagione 2014-2015. Divise e sponsor Il fornitore ufficiale di materiale tecnico per la stagione 2014-2015 è Erreà. La maglia casalinga è composta da nove strisce verticali bianco-azzurre, la maglia da trasferta, dedicata a Vincenzo Zucchini, è ispirata alle maglie usate negli anni settanta ed è blu navy con tre sottili strisce biancazzurre. La terza divisa è verde fluo con cinque strisce orizzontali biancazzurre. In occasione della gara di campionato dell'11 aprile 2015 contro il Frosinone Calcio, la società abruzzese è scesa in campo con un'inedita divisa blu con numeri giallo oro: ciò fu dovuto al fatto che gli abruzzesi avevano preparato per la gara la terza divisa verde e i ciociari la divisa casalinga gialla; l'arbitro, ritenendo i due completi troppo simili, obbligò il Pescara a cambiare la divisa. Non avendo portato altre mute da gioco, la società scese in campo con la maglia blu da allenamento con applicati i numeri gialli prestati dal Frosinone Stagione Nell'estate del 2014 viene annunciato il nuovo tecnico Marco Baroni. La squadra biancoazzurra si fa subito notare in Coppa Italia per la vittoria sul Renate Calcio e sul Chievo Verona, avanzando nella competizione. La prima partita di campionato avviene il 30 agosto in casa contro il Trapani e termina 0-0. Il 12 settembre arriva la prima sconfitta stagionale, contro il Bologna per 3-2: a seguito di questo insuccesso, l'allenatore porta la squadra all'abbazia di San Bartolomeo di Carpineto della Nora per farla benedire dal parroco locale. Alla 7 giornata arriva la prima vittoria in campionato nel 4-0 casalingo contro la Virtus Entella grazie a una tripletta dell'attaccante Riccardo Maniero e a un gol di Pasquato e il Pescara sale a 6 punti lasciando così l'ultima posizione in classifica. Rosa Risultati Serie B Girone di andata Girone di ritorno Play-off Primo Turno Semifinali Finali Coppa Italia Note 2014-2015
3
5093046
https://it.wikipedia.org/wiki/Hrvoje%20Mili%C4%8Devi%C4%87
Hrvoje Miličević
Caratteristiche tecniche Aiutato anche dai suoi 192 cm è molto abile nei colpi di testa. Dotato di grande forza fisica, grazie anche a un buon senso della posizione cerca spesso di anticipare il proprio avversario con interventi puliti. Oltre ad avere tutte le qualità di un centrocampista difensivo, Hrvoje Miličević è anche elegante nei movimenti e possiede un'ottima visione di gioco che rende imprevedibili le sue giocate. Carriera Club Esordisce a livello professionistico con la maglia dell'HSK Zrinjski Mostar, club bosniaco della sua città natale. Esordisce in prima squadra nella stagione 2010-2011, mettendo a segno un gol in 9 presenze. Nei due anni successivi mette invece a segno 3 gol in 48 presenze, che insieme a 3 presenze senza gol nei turni preliminari di Europa League ed alle 17 presenze senza reti della prima parte della stagione 2013-2014 lo portano ad un bilancio totale di 77 presenze e 4 gol con il club. Nel gennaio 2014 viene tesserato dal Pescara, squadra del campionato di Serie B, con cui anche a causa di un grave infortunio nel marzo 2014 non riesce ad esordire in competizioni ufficiali. Viene riconfermato in squadra anche per la stagione 2014-2015, sempre in Serie B. A gennaio 2015 passa in prestito al Teramo, in Lega Pro; con i biancorossi vince il campionato centrando la promozione in Serie B, ma il titolo viene revocato in seguito ad una condanna del club per illecito sportivo. Nella stagione successiva firma per L'Aquila, sempre in prestito dal Pescara. Il 2 aprile 2017, durante l'incontro Pescara-Milan (1-1) esordisce in Serie A, giocando gli ultimi 5 minuti dell'incontro. Nel mercato invernale 2018 viene ceduto a titolo definitivo all', club della prima divisione kazaka. Nazionale Con l'Under-19 ha giocato 5 partite amichevoli e 2 partite negli Europei di categoria del 2012. Nell'estate del 2013 ha disputato 4 partite nei Mondiali Under-20, mentre in seguito ha esordito con l'Under-21, con la cui maglia ha giocato 3 partite di qualificazione agli Europei di categoria del 2015. Nel 2022 accetta la convocazione da parte della . Statistiche Statistiche aggiornate al 22 febbraio 2016. Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Competizioni nazionali (revocato) Teramo: 2014-2015 Sarajevo: 2019-2020 Sarajevo: 2020-2021
3
5153424
https://it.wikipedia.org/wiki/Vito%20Carofiglio
Vito Carofiglio
Allievo di Luigi de Nardis, è stato professore ordinario e Direttore dell'Istituto di Lingua e Letteratura francese presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Bari. Durante la sua carriera ha insegnato presso l'Università di Pescara (1961-1962), l'Università Statale di Milano (1963-1977), l'Università del Quebec a Montreal (1984), l'École des Hautes Études en Sciences Sociales (1989) e l'Università Paris VIII di Parigi (1991-1992). È stato vivace animatore culturale e organizzatore di convegni nazionali ed internazionali. Biografia Nasce il 16 agosto 1935 a Bari, nel Borgo antico, dove abiterà fino al conseguimento della laurea in Lingua e Letteratura francese con il Prof. Luigi de Nardis. Ancora laureando è assistente volontario di Lingua e Letteratura italiana con il Prof. Ferruccio Ulivi. Nel biennio 1961-62 insegna Lingua e Letteratura francese presso l'Università di Pescara; successivamente vince il concorso di Assistente ordinario di Lingua e Letteratura francese presso l'Università alla Statale di Milano dove si trasferisce e dove resterà con la famiglia fino al 1976. Durante quegli anni consegue la libera docenza in Lingua e Letteratura francese e ricopre il ruolo di Professore Incaricato presso la Facoltà di Scienze Politiche di Milano Nel 1976 vince il Concorso a cattedra di Professore ordinario di Lingua e Letteratura francese e sceglie di tornare a Bari presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere, con l'intento di contribuire allo sviluppo della città nelle sue varie componenti culturali, politiche e sociali. Cofondatore e direttore della rivista monografica interdisciplinare di espressione francese Lectures fino al 1989. Dal 1980 al 1983 è direttore dell'Istituto di Lingua e Letteratura francese e si trasferisce per quattro mesi in Canada dove svolge attività di ricerca sull'insegnamento a distanza e tiene un ciclo di conferenze presso l'Università di Montreàl e del Québec. È Direttore di un Seminario di Cultura rinascimentale-moderna all'”Ecole des Hautes Etudes en Science Sociales” di Parigi. È docente di Analisi del testo teatrale presso l'Università Paris VIII; Nuovamente Direttore dell'Istituto di Lingua e Letteratura francese presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Bari Nel 1995 fonda a Bari, insieme ad Ernesto Quagliariello, il Centro Universitario per il Teatro, per le Arti visive, la Musica, il Cinema (C.U.T.A.M.C.). Muore alla vigilia del Congresso Internazionale “L'Europa e il Teatro 2” da lui organizzato. Lascia inediti numerosi scritti, a testimonianza dei suoi molteplici interessi, in particolare nell'ambito della poesia, del teatro e della traduzione. Onorificenze “Illustri Viro” dell'Università di Bari. Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche dal Ministero dell'Università della Repubblica Francese. Ufficiale dell'Ordine delle Palme Accademiche dal Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Francese. Intitolata a suo nome la Biblioteca dell'Istituto di Lingua e Letteratura francese dell'Università di Bari. Intitolata a suo nome l'Aula B della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Bari. Intitolato a suo nome un giardino sul Lungomare Imperatore Augusto a Bari. Attività divulgativa Ingegno versatile, critico, saggista, poeta, drammaturgo, traduttore, organizzatore di convegni nazionali e internazionali, animatore di iniziative e occasioni di aggregazione sociale e crescita culturale. La sua attività poetica, per lui primaria, si è manifestata sin dalla giovinezza con composizioni apparse in "Letteratura" (1965), nel "Baretti" (1966), nell'antologia "Lirici pugliesi del '900), continuando poi con raccolte edite, postume e inedite in lingua italiana, francese e dialetto barese. L'attività in ambito teatrale – portata in scena in Italia e all'estero - si è espressa attraverso creazioni proprie (Filosofi in carrozzella, Voltaire pare Voltaire, La macchina di Leonardo, Medea Nova), traduzioni e adattamenti di autori classici: Sarrasine (Balzac); in dialetto barese: La storia di Ruzzulane (Ruzante), La Fèmmena qualùngue (Shakespeare). Organizzatore dei seguenti Congressi tenutisi a Bari: Jean-Paul Sartre (1983); Carte, Gioco, Divinazione e Scrittura (1986); La Rivoluzione Francese (1989); L'Europa e il Teatro (1994); L'Europa e il Teatro 2 (1996). Dal 1979 al 1996 ha collaborato con la “Gazzetta del Mezzogiorno” trattando nella pagina culturale prevalentemente argomenti inerenti alla cultura e società francese e alla città di Bari. I suoi studi spaziano dal '500 ai giorni nostri, soffermandosi in particolare su Balzac, Gide, Nerval, Baudelaire, Stendhal, Proust, e sulla letteratura popolare, con particolare attenzione agli aspetti antropologici, filosofici e politici. Bibliografia Volumi: saggi e monografie André Gide, Poesie, a cura di Vito Carofiglio, Milano, Nuova Accademia, 1964, 158 p Nerval e il mito della "pureté", Firenze, La Nuova Italia, 1966, 193 p Balzac e la dialettica del romanzo, Bari, De Donato, 1974, 196 p. [B rif. per “Pubblicazioni varie”] René Crevel, Il Clavicembalo di Diderot e altri scritti, introduzione, traduzione e cura di Vito Carofiglio, Milano, Feltrinelli, 1980, 178 p. Poesia del Quebec - L'uomo in marcia. Gatien Lapointe e altri, a cura di Vito Carofiglio, Bari, Libreria Universitaria, 1985, 111 p. II volo della strega e la Francia. Saggi di antropologia letteraria, Bari, Edizioni dal Sud, 1985, 215 p. [VS rif. per “Pubblicazioni varie”] Nerval e Baudelaire. Discorsi segreti, Bari, Edizioni dal Sud, 1987, 183 p. [NB rif. per “Pubblicazioni varie”] Honoré de Balzac. Oltre i labirinti del romanzo, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1993, 222 p. [LR rif. per “Pubblicazioni varie”] Vito Carofiglio e la Francia. 47 fra gli articoli scritti per “La Gazzetta del Mezzogiorno” dal 1979 al 1996, Bari, Edizioni Dal Sud, 2006 [GM rif. per “Articoli – Gazzetta del Mezzogiorno”] Pubblicazioni Un inedito di Mallarmé, Lettre à Gide, 17 maggio 1892, "Letteratura”, gennaio-febbraio 1963, p. 70. La Fontaine e le Elégies à Clymène, "ACME", a. XVIII, settembre-dicembre 1965, pp. 263-274. Racine et l'intérêt cosmologique, "Jeunesse de Racine", octobre-décembre 1965, pp. 61-67. "Pur": mot-clé et mot-témoin chez Mallarmé, "Synthèses", 22e année, nn. 258-259, décembre 1967-janvier 1968, pp. 36-44. Ambiguità e coscienza stilistica in Nerval, "ACME", a. XXI, maggio-agosto 1968, pp. 181-216. [raccolto, poi, in NB, alle pp. 11-55] Balzac, in: AA.VV., / Protagonisti della Storia Universale, Milano, C.E.I., vol. IX, 1969, pp. 253-280. Aspects du roman français. De Proust au Nouveau Roman, in: AA.VV., La France du XXe siècle. Aspects de civilisation, publié sous la direction de Geneviève Dell'Acqua Ninnin, Brescia, Minerva Italica, 1969, pp. 61-76. Pour une analyse du langage politique de 1968 en France, par Vito Carofiglio et Anna Boschetti, Milano, C.U.E.M., 1972, pp. 205. La mondanità e i "segni" del ballo nell'opera di Proust, in: AA.VV., Proustiana, Atti del Convegno internazionale di studi sull'opera di Marcel Proust (Venezia, 20-21 dicembre 1971), Padova, Liviana, 1973, pp. 47-69. [raccolto, poi, in VS, alle pp. 161-184] Pour une analyse du langage politique français (Nationalisme, Fascisme et Front Populaire), Milano, C.U.E.M., 1973 (in collaborazione con Anna Boschetti), 394 p. Vallès, Le Cri du Peuple e la scrittura in rivolta, in: AA.VV., Ricerche sulla Comune, Atti del Colloquio internazionale di Gargnano (24-25 maggio 1973), Milano, Centro Grafico S., 1974, pp. 31-41[raccolto, poi, in B, alle pp. 179-196] La "langue de la liberté". Notes sur le langage politique de Marat, in: AA.VV., Le langage politique de la Révolution française, matériaux divers par Vito Carofiglio, Milano, CUESP, 1975, 62 p. Charles Maurras, in: AA.VV., I Contemporanei. Letteratura francese, opera diretta da Massimo Colesanti e Luigi de Nardis, Roma, Lucarini, 1976-1977, 2 voll., t. I, pp. 309-315. Balzac nel sistema della duplicità: Pons e i "monstres", "Saggi e ricerche di letteratura francese", vol. XVI, nuova serie, 1977, pp. 371-399.[raccolto, poi, in LR, alle pp. 83-102] Nell'estetica dell'orrido la maschera del razzismo, "Cinema Nuovo", marzo-aprile 1978, a. XXVII, n. 252, pp. 102-107.[raccolto, poi, in VS, alle pp. 195-202] Da Balzac a L'Herbier: un dramma in riva al mare nell'occhio di Canudo, in: AA.VV., Ricciotto Canudo. 1877-1977, Atti del Congresso internazionale nel centenario della nascita (Bari-Gioia del Colle, 24-27 novembre 1977), a cura di Giovanni Dotoli, Fasano, Grafischena, 1978, pp. 225-230 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 187-193]. Péguy e Gramsci: dialettica di un'identificazione, in: AA.VV, Péguy vivant, Atti del Convegno internazionale (Lecce, 27-30 aprile 1977), Lecce, Milella Editore, 1978, pp. 607-615. Sortilegi, spiriti deboli e forti, e causidici (Evocazioni per un'antropologia letteraria del '600), "Quaderni del Seicento Francese", 3, 1979, pp. 53-72 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 71-91]. Arti magiche e carte in tavola: Balzac e le "supreme scienze", "Lectures", n. 1, maggio 1979, pp. 103-132 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 112-133]. Lectures, "Lectures", n. 1, Discorso e magia, maggio 1979, pp. 5-6 [non firmato]. Il fascicolo magico, ivi, pp. 7-8 [non firmato]. Tribuna, ivi, p. 233 [non firmato]. Jules Verne ovvero Giulio Verne viaggiatore straordinario e una guida, "Micromégas", 15-16, a. VI, nn. 2-3, nuova serie, maggio-dicembre 1979, pp. 175-177 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 155-159]. Il fascicolo gastrologico, "Lectures", n. 2, Gastrologia, settembre 1979, pp. 5-7 [non firmato]. Un dottore in lettere gastrologiche e un "estomac incompris": Balzac e Pons, ivi, pp. 89-118 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 145-160] 1. [Tribuna] Pericoli e crudeltà, ivi, pp. 247-249 [non firmato]. II fascicolo 'enigrammatico''', "Lectures", n. 3, Anagrammi/enigrammi, dicembre 1979, pp. 5-7 [non firmato]. Ana-thème sur / sans / vers c, ivi, p. 163 [a firma "V. C."]. 2. [Tribuna] Chi ci salverà dagli errori e dagli errata corrige?, ivi, p. 211 [non firmato]. Il fascicolo geronimiano, "Lectures", n. 4-5, Traduzione/tradizione, agosto 1980, pp. 5-6 [non firmato]. René Crevel alla prova d'italiano, ivi, pp. 239-252. Il fascicolo barthesiano, "Lectures", n. 6, Roland Barthes, dicembre 1980, pp. 5-7 [non firmato]. Ebreo e spettri: ideologia e inconscio nei Sept Vieillard, in: AA.VV., Baudelaire poeta e critico, Atti del VII Convegno della Società Universitaria per gli Studi di Lingua e Letteratura Francese (Como, 6-7 ottobre 1978), Bologna, Patròn, 1981, pp. 55-75 (in collaborazione con Carmela Ferrandes) [raccolto, poi, in NB, alle pp. 131-153]. Claude Bernard e il funzionamento letterario di categorie e modelli scientifici, "Saggi e ricerche di letteratura francese", vol. XX, nuova serie, 1981, pp. 9-30. Il fascicolo erotologico, "Lectures", n. 7-8, Erotologia, agosto 1981, pp. 5-7 [non firmato]. L'eros premiato e il concorso (dis)atteso, ivi, p. 261 [non firmato]. 3. [Tribuna] Lindekens e Barthes: più di una precisazione, ivi, pp. 322-323 [non firmato]. Epinal: lectures et images . Formes légendaires et tarot, "Annali della Facoltà di Lingue e Letterature straniere - Università di Bari", terza serie, II, 1, 1981, pp. 211-234 (in collaborazione con Augusto Ponzio) [relazione presentata al Convegno internazionale Visibilité/Lisibilité, Beer-Sheva, 28-30 aprile 1981]. Il fascicolo umoristico, "Lectures", n. 9, Humour/humeur, dicembre 1981, pp. 5-7 [non firmato] Tra "humeur" e "humour": natura, ethos, degradazione e sublimazione, ovvero: come rendere alla Francia quel che non è (solo) inglese, ivi, pp. 11-41 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 109-138]. 3. [Tribuna]. Lettori di "Lectures", ivi, pp. 245-246. Lo "specchio" italiano: Machiavelli e i problemi del romanzo nelle Etudes sur M. Beyle di Balzac, in: AA.VV., Stendhal e Milano, Atti del 14º Congresso internazionale stendhaliano (Milano, 19-23 marzo 1980), Firenze, Olschki, 1982, 2 voll, t. II, pp. 849-862 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 29-43]. Pour une sémantique de "pére" et de "patrie" chez Rousseau et Marat, "MOTS", n. 5, octobre 1982, pp. 51-66. Claude Bernard e il funzionamento letterario di categorie e modelli scientifici, in: AA.VV., Claude Bernard. Scienza, filosofia, letteratura, a cura di Mauro Di Giandomenico, Prefazione di M. D. Grmek, Verona, Bertani Editore, 1982, pp. 351-363. Lectures "nuova serie", "Lectures", n. 10, Scienza e coscienza letteraria, giugno 1982, pp. 5-6 [non firmato]. Il fascicolo sapiente, ivi, pp. 7-9 [non firmato]. Claude Bernard: medicina sperimentale, epistemologia e discorso, ivi, pp. 157-161. Il fascicolo utopico, "Lectures", n. 11, Utopie, dicembre 1982, pp. 5-7 [non firmato]. Ritratto di Grimod, "La Gola", n. 4, febbraio 1983, pp. 9-10 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 61-68]. Il fascicolo carcerario, "Lectures", n. 12, Prigioni, giugno 1983, pp. 5-7 [non firmato]. Châssis, "Lectures", ivi, p. 183 [a firma "V. C."]. Scrittura della prigionia/prigionia della scrittura, ivi, pp. 187-196 [raccolto, poi, in NB alle pp. 165-174]. 2. [Tribuna] La pietra di Cagliostro, ivi, pp. 222-223. La metropolitana e la torre: per una lettura antropologica di testi stranieri, in: AA.VV., Educazione alla lettura, Atti del III Convegno LEND (Martina Franca, 22-24 ottobre 1980), Bologna, Zanichelli, 1983, 2 voll., t. I, pp. 272-277 (in collaborazione con Carmela Ferrandes) [raccolto, poi, in VS, alle pp. 205-212]. San Nicola di Bari e di Lorena: una leggenda fra scrittura e iconografia, in: AA.VV., Letteratura popolare di espressione francese dall' "Ancien Regime" all'Ottocento / Roland Barthes e il suo metodo critico, Atti del X Convegno della Società Universitaria per gli Studi di Lingua e Letteratura Francese (Bari, 6/10 maggio 1981), Fasano, Schena, 1983, pp. 51-74 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 25-54]. Il fascicolo narratologico, "Lectures", n. 13, Narrazioni, dicembre 1983, pp. 7-8 [non firmato]. Enquête sur des tentatives d'application des méthodes et matériaux Open University aux structures et aux programmes italiens, in: AA.VV., Comunicação de massas e ensino a distancia, Actas da Conferencia internacionàl e Seminario (Lisboa, 14-18 de dezembro de 1981), Lisboa, Instituto Portugués de Ensino a Distancia, 1983, pp. 87-89. Presentazione a: Carmela Ferrandes, Magia, scienza e scrittura. Saggi di cultura francese, Bari, Edizioni dal Sud, 1984, pp. 5-6. Théorie du rire et anthropologie comparée du comique chez Stendhal et Baudelaire, in: AA.VV., Stendhal et le Romantisme: Art, littératures, voyages, Actes du XV Congrés international stendhalien (Mayence, 7-9 septembre 1982), textes recueillis par Victor Del Litto et Kurt Ringger, avec la collaboration de Mechthild Albert et Christof Weiand, Aran, Editions du Grand-Chene, 1984, pp. 279-285. Il fascicolo malinconico, "Lectures", n. 14, Malinconia, giugno 1984, pp. 5-8 [non firmato]. Sotto il segno di Saturno, nel regno di Nadar: le pose di Nerval, Baudelaire e Hugo, ivi, pp. 127-152 [raccolto, poi, in NB, alle pp. 107-126]. Insegnamento a distanza e tecnologie educative: un problema per l'Università italiana e un'esperienza canadese, in: AA.VV., Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature, Atti del Convegno internazionale (Bari, 14-17 aprile 1982), Bari, Adriatica Editrice, 1984, vol. I, pp. 219-226. L'acero tra ghiaccio e gola, "La Gola", n. 31, 1985, p. 19. Lettura antropologica d'un testo teatrale: la Médée di Corneille, in: AA.VV., Lettura e ricezione del testo, Atti del Convegno internazionale (Lecce, 8-11 ottobre 1981), a cura di Barbara Wojciechowska Bianco, Lecce, Adriatica Editrice Salentina, s. d. [ma 1985], pp. 165-176 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 93-106]. Il numero catastrofico, "Lectures", n. 15, Catastrofi, dicembre 1984, pp. 5-7 [non firmato]. Catastrophe: Vénus à l'ordinateur, ivi, pp. 173-174 [a firma "V. C."]. Il non-senso della 'catastrophe': l'ultimo Beckett, ivi, pp. 181-182. Sartre e la memoria, in: AA.VV., Jean-Paul Sartre: teoria scrittura impegno, a cura di Vito Carofiglio e Giuseppe Semerari, Bari, Edizioni dal Sud, 1985, pp. 183-193. Il programma, la parola, il gesto e gli atti, in: AA.VV., Le lingue straniere nella Scuola e nell'Università: problemi e prospettive, a cura di Carmela Ferrandes e Virgilio Marrone, presentazione di Vito Carofiglio, Bari, Edizioni dal Sud, 1985, pp. 9-12. Le tecnologie educative: pratiche tradizionali e nuove frontiere, ivi, pp. 183-191. Selvaggi turchi e intellettuali: il sud 'napoletano' di Stendhal, in: AA.VV., Stendhal, Roma, l'Italia, Atti del Congresso internazionale (Roma, 7-10 novembre 1983), a cura di Massimo Colesanti, Anna Jeronimidis, Letizia Norci Cagiano, Anna Maria Scaiola, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1985, pp. 381-399 [raccolto, poi, in VS, alle pp. 205-212]. Un Regno di Carte val bene un Re, Catalogo della Mostra "Nei regni delle carte" (Museo Storico della Città di Bari, 22 gennaio-2 febbraio 1986), a cura di Glauco L. Camilles, Bari, pp. 2-4 non numerate. Il fascicolo indiscreto, "Lectures", n. 16, L'indiscrezione, 1985/1, pp. 5-7 [non firmato]. Lettres à "une autre" [Lise Gauvin], ivi, pp. 143-149. Les aventures de la droite française et les avatars de Gramsci, "MOTS", n. 12, mars 1986, pp. 191-203 (in collaborazione con Carmela Ferrandes). Charles Maurras, in: AA.VV., Letteratura francese. I contemporanei, a cura di Massimo Colesanti e Luigi de Nardis, Roma, Lucarini, 1986-1987, 3 voll. in 6 tomi, vol. I, t. I, pp. 309-315. Nerval entre histoire et illusion. Magie napolitaine et séduction amoureuse, in: AA.VV., Le Rêve et la Vie. Aurelia, Sylvie, Les Chiméres, Actes du Colloque du 19 janvier 1986, présenté par Michel Crouzet, Paris, SEDES-CDU, 1986, pp. 83-96 [raccolto, poi, in NB, alle pp. 75-92]. Il fascicolo libresco, "Lectures", n. 17, Il libro, 1985/2, pp. 5-7 [non firmato]. I destini incrociati di un libro: I. Calvino fra "Castello", "Château" e "Tarots", ivi, pp. 139-146. Mallarmé: Ecrits sur le Livre, ivi, pp. 211-212. "Donne": Lucette Finas d'un livre à l'autre, ivi, pp. 212-214 [a firma "V. C."]. Il fascicolo cartologico, "Lectures", n. 18, Carte. Gioco divinazione scrittura, 1986/1, pp. 7-8 [non firmato]. Il "grand jeu" in Balzac, ivi, pp. 217-230 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 133-144]. Il fascicolo automatista, "Lectures", n. 19, Automi, 1986/2, pp. 5-7 [non firmato]. Automi e variazioni: fra omaggi e dediche, ivi, pp. 123-133. Charles Maurras, in: AA.VV., L'impegno e l'assurdo. Letteratura francese contemporanea, a cura di Massimo Colesanti e Luigi de Nardis, Roma, Lucarini, 1987, 2 voll. I Fiori di Baudelaire ed il simbolismo barocco di Grazia Lodeserto, in: AA.VV., Catalogo della mostra (Con) TATTO BAUDELAIRE / verso (il) sublime, a cura di Giovanni Amodio, Fasano, Grafischena, 1987, pp. 16-19 [raccolto, poi, in NB, alle pp. 178-181]. Può una scrittura essere in rivolta? Il caso "Vallés giornalista" (e qualche altro), in: AA.VV., Jules Vallés giornalista, Atti del Colloquio italo-francese di Perugia (23-24 ottobre 1985), a cura di Maria Luisa Premuda Perosa, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1987, pp. 1-14. "Un amour" di Balzac: La Duchesse de Langeais, in: AA.VV., La Duchesse de Langeais, Materiali del III Seminario pasquale di Bagni di Lucca (maggio 1986), 2, Pisa, Pacini, 1987, pp. 5-14 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 56-67]. Gertrude et Véronique. Les fictions de la réalité et celles de l'écriture pour Manzoni et Balzac, "Il Confronto letterario", IV, n. 7, maggio 1987, pp. 33-46 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 175-188]. Il fascicolo mascherato, "Lectures", n. 20, Maschere, 1987/1, pp. 5-7. "Cendrillon" in maschera e balletto, ivi, pp. 286-287 [a firma "V. C."]. Drammi di fine secolo: riflettori incrociati su Francia, Belgio e Québec, "Prova. Appunti & Schermaglie di Teatro", Teatro Abeliano di Bari, n. 2, 1987, pp. 43-52. San Nicola nelle immagini popolari francesi, in: AA.VV., II Segno del Culto. San Nicola. Arte, iconografia e religiosità popolare, Bari, Edipuglia, 1987, pp. 103-117. Chance, Necessity and Speech. Considerations on Monod, in: AA.VV., From Enzyme Adaptation to Natural Philosophy, Amsterdam-New York, Elsevier, 1987, pp. 217-224. Il fascicolo numerologico, "Lectures", n. 21, Numeri, 1987/2, pp. 5-7 [non firmato]. Nerval segreto tra segni, numeri e lettere, ivi, pp. 83-100. Liberare la parola per ritrovare la gioia di recitare senza paure, colloquio con Michel Vinaver, "Prova. Appunti & Schermaglie di Teatro", Teatro Abeliano di Bari, n. 3, 1988, pp. 26-28. Sogno mediterraneo e scienza in Paul Valèry, Accademia Pugliese delle Scienze, "Atti e Relazioni", 1988, XLV/1 (Classe di Scienze morali), pp. 47-62. La scena teatrale napoletana: da Octavie a Corilla, in: AA.VV., L'imaginaire nervalien. L'espace de l'Italie, Atti del Convegno internazionale (Perugia, 7-9 maggio 1987), textes recueillis et présentés par Monique Streiff Moretti, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1988, pp. 247-259 [raccolto in NB, alle pp. 93-104]. Il folle-fascicolo, "Lectures", n. 22, Figure del folle, 1988/1, pp. 5-7 [non firmato]. Interrogativi sull' "écriture brute": un Questionnaire di Aimable Jayet, ivi, pp. 167-171. La follia fra scienza e immaginario, ivi, pp. 185-186 [a firma "V. C."]. Il fascicolo mistiforme, "Lectures", n. 23, II sacro il mistico il letterario, 1988/2, pp. 5-7 [non firmato]. Quale mistica per la "voyance"?, ivi, pp. 221-223. "Scienza dei santi" e discorso francese, ivi, pp. 223-224. Nerval tra segni, numeri e lettere: con sensi segreti, in: AA.VV., Le culture es-teriche nella letteratura francese e nelle letterature francofone / Problemi di lessicologia e lessicografia dal Cinquecento al Settecento, Atti del XV Convegno della Società Universitaria per gli Studi di Lingua e Letteratura Francese (Pavia, 1-3 ottobre 1987), a cura di Elisa Biancardi, Margherita Botto, Dario Gibelli, Giorgetto Giorgi, Fasano, Schena, 1989, pp. 141-155 [raccolto in NB, alle pp. 57-74]. Le Saint-Laurent: réalité et métaphore dans la poésie de Gatien Lapointe, in: AA.VV., Canada ieri e oggi 2, Atti del 7º Convegno internazionale di Studi Canadesi (Acireale, 18-22 maggio 1988), I, Sezione francofona a cura di Giovanni Dotoli e Sergio Zoppi, Fasano, Schena, 1990, pp. 397-410. Due numeri rivoluzionari: il 24 e il 25, "Lectures", n. 24, 1789 e dopo. I. Lumi diritti scritture, 1989/1, p. 5 [non firmato]. L'écriture de l'histoire et les dons de l'écriture, ivi, pp. 243-244. L' 89 e oltre: un'impresa per la cultura, ivi, p.245 [a firma "V. C."] . Il quotidiano pratico e simbolico del Bicentenario: verso un bilancio, ivi pp. 246-248 [a firma "V. C."]. Due numeri rivoluzionari: il 24 e il 25, "Lectures", n. 25, 1789 e dopo. II. Arti letteratura filosofia linguaggio, 1989/2, pp. 5-6 [non firmato]. Nota di Direzione, ivi, pp. 7-8. Carte "filosofiche" e pedagogia rivoluzionaria: i "mani" di Rousseau, ivi, pp. 11-28. Une langue, des langages pur la Révolution, ivi, pp. 271-273. Donne-Artiste in Rivoluzione, ivi, pp. 281-282 [a firma "V. C."]. Péripéties de l'Unité nationale et caricatures politiques en Italie, "Chroniques italiennes", Université de la Sorbonne Nouvelle, 1990, 22/23, pp. 35-46. Roblès: un teatro dell'uomo e la morte eseguita, in: AA.VV., Umanesimo e 'mediterraneità' di Emmanuel Roblès, Atti del Colloquio internazionale (Palermo, 20-24 maggio 1987), a cura di Giovanni Saverio Santangelo, Palermo, Palumbo, 1990, pp. 181-190. Un'identità rivoluzionaria: tra "chants" e "contes berbères" di Cabilia, in: AA.VV., Letteratura e civiltà nei Paesi africani di lingua francese, Atti del Convegno internazionale mediterraneo (Catania-Siracusa, 24-27 novembre 1986), a cura di Maria Teresa Puleio, Catania, C.U.E.C.M., 1990, pp. 277-288. Abenteur der nationalen Einheit und politischen Karikaturen in Italien: Einige Europäische Bilder und Indizien, in: AA.VV., Die Karikatur zwischen Republik und Zensur (Frankfurt am Main, 24-27 maggio 1988), Marburg, Jonas Verlag, 1991, pp. 445-454, tr. fr.: L'aventure de l'unité nationale dans la satire illustrée italienne: le cadre européen de la caricature, in AA.VV., La caricature entre République et censure, Lyon, Presses Huniversitaires de Lyon, 1996, pp. 295-402. La mort, le culte et la parole dans le Médecin de campagne, in: AA.VV., Narrer. L'art et la manière, textes recueillis par Mireille Calle-Gruber, "Revue des Sciences Humaines", t. LXXXXV, n. 221, janvier-mars 1991, pp. 105-119 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 161-175]. Il brando e l'ascia: emblemi di morte in André Chénier, in: AA.VV., La Rivoluzione francese. Filosofia. Letteratura. Storia, Atti del Convegno Internazionale (Pavia, 17-19 novembre 1988), a cura di Giorgetto Giorgi e Aurelio Principato, "Il Confronto letterario", Supplemento al n. 15, Fasano, Schena, 1991, pp. 147-155. Sacrificio estetico in Balzac: Sarrasine e dintorni, "Athanor", Arte e sacrificio, 2, 1991, pp. 88-93. L' immagine e la ripetizione: l'ebreo errante fino a Baudelaire (e oltre), in: AA.VV., Figure dell'erranza. Immaginario del percorso nel romanzo francese contemporaneo, a cura di Gianfranco Rubino, Roma, Bulzoni, 1991, pp. 33-58. Mme Jeanne Sauvé e gli armonici letterari: il discorso d'insediamento alla vice-corona canadese (1984), in: AA.VV., Canada ieri e oggi 3, Atti dell'8º Convegno internazionale di Studi Canadesi (Torre Canne, 25-28 aprile 1990), I, Sezione francofona, a cura di Giovanni Dotoli e Sergio Zoppi, vol. I, Fasano, Schena, 1992, pp. 155-164. Transgression et persuasion dans le discours de Jules Vallès: de La Commune de Paris à L'Insurgé, in: AA.VV., Jules Vallès. Rhétorique, politique, imaginaire, Actes du II Colloque international Jules Vallés (Clermont-Ferrand, 1er-4 avril 1992), réunis et présentés par François Marotin, "Les Amis de Jules Vallès - Revue d'Etudes vallésiennes", n. 16, juin 1993, pp. 231-242 (in collaborazione con Ida Porfido). Sartre: la scrittura di diario dai Mots ai Carnets, in: AA.VV., Gli scritti postumi di Sartre, a cura di Giovanni Invitto e Aniello Montano, Genova, Marietti, 1993, pp. 109-119. Le désastre de Cythère: du voyage nervalien aux contemplations poétiques, in: AA.VV., Vers l'Orient par la Gréce avec Nerval et d'autres voyageurs (Syros, 3-7 juillet 1988), textes recueillis par Loukia Droulia et Vasso Mentzou, Paris, Klincksieck, 1993, pp. 161-168. Note rossiniane tra Balzac e Stendhal, in: AA.VV., Stendhal tra Letteratura e Musica, Atti del Convegno internazionale (Martina Franca, 26-29 novembre 1992), a cura di Giovanni Dotoli, Fasano, Schena, 1993, pp. 141-156 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 196-208]. Un Balzac `gotico' : Le Sorcier, in: AA.VV., Il "Roman noir". Forme e significato. Antecedenti e posterità, Atti del XVIII Convegno della Societa Universitaria per gli Studi di Lingua e Letteratura Francese (Lecce, 16-19 maggio 1991), a cura di Barbara Wojciechowska Bianco, Genève-Moncalieri, Slatkine/C.I.R.V.I., 1993, pp. 293-305 [raccolto, poi, in LR, alle pp. 103-111]. Croce e la letteratura francese, "Rassegna di Studi Crociani", a. IV, n. 5, ottobre 1993, pp. XXVIII-XXXVI. Croce e la letteratura francese, in: AA.VV. Croce quarant'anni dopo, a cura dell'Istituto Nazionale di Studi Crociani, Pescara-Sulmona, EDIARS, 1993, pp. 81-109. "Les mots et les images". Elogio di Magritte, in: AA.VV., Parcours et Rencontres. Mélanges de langue, d'histoire et de littérature françaises offerts à Enea Balmas, réunis par Paolo Carile, Giovanni Dotoli, Anna Maria Raugei, Michel Simonin, Luigia Zilli, Paris, Klincksieck, 1993, 2 voll., t. II: XVIII siècle - XXee siècle, pp. 1407-1410. Leonardo da Vinci fra storia e mitologia: esperienza francese, Accademia Pugliese delle Scienze, "Atti e relazioni" 1994, XLVII/1, (Classe di scienze morali), pp. 11-23. Misteri d'Oriente in Michel Tournier, in: AA.VV., Il senso del nonsenso, Studi in memoria di Lynn Salkin Sbiroli, a cura di Monique Streiff Moretti, Mireille Revol Cappelletti, 0. Martinez, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1994, pp. 613-619. L'uomo tragico. L'Europa e l'utopia della cultura, in: AA.VV., Idea e realtà dell'Europa: lingue, letterature, ideologie, Atti del Convegno organizzato della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università degli Studi di Bari (4-6 maggio 1992), "Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere", terza Serie, XI, 1991-94, a cura di Augusto Ponzio, pp. 269-274. Il "nouveau" tra romanzo e cinema in Francia negli anni della "nouvelle vague", in: AA.VV., Sentieri del cinema. Il cinema francese degli anni Sessanta, Università degli Studi di Bari / Edizioni dal Sud, 1994, pp. 9-14. Communautés, vues et fragments de vie, "Athanor", Communautés, n. 5, 1994, pp. 100-108. Presentazione, in: AA.VV., L'Europa e il Teatro, a cura di Vito Carofiglio, Bari, Edizioni dal Sud, 1995, pp. 7-8. Frantumazione del mito in Iphigénie Hôtel di Michel Vinaver, ivi, pp. 113-120. Bari: il Teatro e l'Europa, ivi, pp. 325-327. La Francia per appulo-napoletani nel secolo dei Lumi, "Franco-Italica", n. 7, Champion-Slatkine, 1995, pp. 199-215. Una scommessa col Teatro in dialetto, "Prova. Appunti & Schermaglie di Teatro", Teatro Abeliano di Bari, n. 4, marzo 1995, pp. 25-26. Valéry entre Léonard et Croce: lumière et cécité d'Italie, "Rèmanences", n. 4-5, juin 1995, pp. 199-208. Mondi, immondi e mondani nel Père Goriot, "Athanor" [Ravenna], Mondo, n. 6, 1995, pp. 151-158. Introduzione a: André Gide, Teseo, testo francese a fronte, traduzione e note di Elisabetta Minervini, Bari, Palomar, 1996, pp. 9-11. Entro il Voltaire di Valéry e oltre, "Micromégas", 61-62, a. XXII, nn. 1-2, gennaio-dicembre 1995, pp. 157-174. Avant-propos a: Anita Bergna, Entraînement à la traduction, Bari, Edizioni dal Sud, 1996, p. 5. Presentazione a: Domenico Rodolfo, Ballate del Mediterraneo, Bari, Palomar, 1996, pp. 5-10. La visione tragica di Agrippa d'Aubigné, in AA.VV., Politique et littérature en France au XVIe et XVIIe siècles, Actes du Colloque international (Monopoli, 28 septembre-1 octobre 1995), Bari-Paris, Adriatica-Didier Erudition, pp. 87-115. Stendhal: l'impossibile teatro, in AA.VV., Stendhal europeo, Atti del Congresso internazionale (Milano, 19-21 maggio 1992), a cura di Rosa Ghigo Bezzola, Fasano-Parigi, Schena-Nizet, 1996, pp. 69-92. Poesia e scienza nel sogno mediterraneo di Paul Valéry, in AA.VV., Le due sponde del Mediterraneo: immagini reciproche, Atti del congresso internazionale (Trieste, 1-3 dicembre 1995), a cura di Giovanna Trisolini, "Letterature di frontiere"/"Littératures frontalières", anno VII, n. 1, gennaio-giugno 1997, pp. 243-257. La ricezione del testo teatrale (Appunti per una lezione), in AA.VV., Fenomenologia delle relazioni, a cura di Giuseppe Semerari, Bari, Palomar, 1997, pp. 49-64. Cocteau ‘poeta’ tra le arti, in AA.VV., Musica, Cinema e Letteratura, Atti del convegno internazionale (Martina Franca, 29-30 luglio 1996), a cura di Giovanni Dotoli, Fasano, Schena, 1997, pp. 171-182. Cristallisations balzaciennes chez Proust, in AA.VV., Marcel Proust. Camins creuats III, Atti del Congrés internacional Victor Siurana (Lleida, 23-26 d'octoubre de 1995), Angels Santa ed., Lleida, Edicions de la Universitat de Lleida/Pagès Editors, 1997, pp. 143-156. Leonardo come simbolo in Valéry, comunicazione presentata alla Giornata di studio Paul Valéry: "Existence du symbolisme" (Roma, 13 maggio 1996) Identità e differenze in letteratura: “casi francesi”, comunicazione presentata al Convegno nazionale multidisciplinare “Identità e differenza”, 1993, organizzato dalla dott.ssa Isabella Liliana Stea per la Scuola di Formazione in Psicoterapia psicanalitica individuale dell'A.R.I.R.I e pubblicata in Sudi in onore di Vito Carofiglio, Schena, 1998 Numeri monografici di “Lectures” Discorso e magia, n. 1, maggio 1979Gastrologia, n. 2, settembre 1979Anagrammi/enigrammi, n. 3, dicembre 1979Traduzione/tradizione, n. 4-5, agosto 1980Roland Barthes, n. 6, dicembre 1980Erotologia, n. 7-8, agosto 1981Humour/humeur, n. 9, dicembre 1981Scienza e coscienza letteraria, n. 10, giugno 1982Utopie, n. 11, dicembre 1982Prigioni, n. 12, giugno 1983Narrazioni, n. 13, dicembre 1983Malinconia, n. 14, giugno 1984Catastrofi, n. 15, dicembre 1984, pp. 5-7L'indiscrezione, n. 16, 1985/1Il libro, n. 17, 1985/2Carte. Gioco divinazione scrittura, n. 18, 1986/1Automi, n. 19, 1986/2Maschere, n. 20, 1987/1Numeri, n. 21, 1987/2Figure del folle, n. 22, 1988/1II sacro il mistico il letterario, n. 23, 1988/21789 e dopo. I. Lumi diritti scritture, n. 24, 1989/11789 e dopo. II. Arti letteratura filosofia linguaggio, n. 25, 1989/2 Poesia Vent du Sud, 16 poesie francesi con testo italiano a fronte, Bari, Edizioni dal Sud, 1984, 53 p.Regina dei venti e del mattino. Poema d' amore, Bari, Edizioni dal Sud, 1988, [fuori commercio].Le forme dell'arte. Poesie. Bari, Palomar, 2001Il papiro assurdo. Poesie tra il 1965 e il 1977 [In attesa di pubblicazione] Teatro Voltaire pare Voltaire, un dramma (più di uno), Bari, Edizioni dal Sud, 1986, 41 pFilosofi in carrozzella, discorsi critico-drammatici, Bari, Edizioni dal Sud, 1989, 91 p.Honoré de Balzac, Sarrasine, riduzione scenica di Vito Carofiglio, Bari, Fratelli Laterza, 1991, 73 p.La macchina di Leonardo, Bari, Edizioni dal Sud, 1992, 77 p.Medea Nova, Bari, Palomar, 1995, 69 p.La fèmmena qualùngue – Sceche-Spirre Gugliélme veldàte a la barése e ‘mbregghiàte da Vite Carofiglie, Bari, Edizioni Dal Sud, 2000 Articoli pubblicati sulla "Gazzetta del Mezzogiorno" `Encyclopedie', dizionario della ragione moderna, 28 aprile 1979 [raccolto, poi, in GM]. La Bovary sono io [G. Flaubert], 9 maggio 1980 [raccolto, poi, in GM]. E sul mondo marciarono i surrealisti, 17 luglio 1980 [raccolto, poi, in GM]. Apollinaire, quando la maledizione è poesia, 26 agosto 1980 [raccolto, poi, in GM]. André Gide maestro di inquietudini, 19 febbraio 1981 [raccolto, poi, in GM]. Roland Barthes e il Milano-Lecce, 26 marzo 1981 [raccolto, poi, in GM]. San Nicola è amante dei francesi, 7 maggio 1981. Céline, un grande (detto con orrore e reticenza), 1 luglio 1981 [raccolto, poi, in GM]. Un pizzico di dinamite nella minestra [A. Rimbaud], 13 agosto 1981 [raccolto, poi, in GM]. Chi preferisce 12 Hitler a un ebreo?, 1 novembre 1981. Ma D'Alembert ha la parrucca, 2 marzo 1982. Scrisse la storia del popolo (e Marx si arrabbiò) [E. Sue], 16 aprile 1982 [raccolto, poi, in GM]. San Nicola vagabondo tradito dai baresi, 6 maggio 1982. Scrivendo l'uomo ha sfidato la morte, 23 giugno 1982. Duecento volumi e duecento figlie [Restif de la Bretonne], 15 agosto 1982 [raccolto, poi, in GM]. Da quel segno capirò il mondo, 27 agosto 1982. Un colpo di pistola nel concerto [Stendhal], 19 settembre 1982 [raccolto, poi, in GM]. Galeotto porco e anche traditore [J. Jenet], 5 dicembre 1982 [raccolto, poi, in GM]. Louis Aragon una vita per la libertà, 27 dicembre 1982 [raccolto, poi, in GM]. Arrigo Beyle milanese visse, scrisse, amò..., 23 gennaio 1983 [raccolto, poi, in GM]. Quel francese è il migliore buffone italiano, 15 febbraio 1983. San Nicola in cantina mi guarda di traverso, 9 maggio 1983. Un Wagner ritrovato e mai perduto, 10 agosto 1983 [raccolto, poi, in GM]. Aron io non ti leggo, 25 settembre 1983 [raccolto, poi, in GM]. La quercia caduta [R. Aron], 18 ottobre 1983 [raccolto, poi, in GM]. Gustave Doré rivale di se stesso, 9 novembre 1983 [raccolto, poi, in GM]. Provaci ancora Margherita, 8 febbraio 1984. Buon sangue non mente (anche nei versi fatti per gioco), 23 febbraio 1984. Vado, vedo e torno tutto nuovo, 10 settembre 1984. Un occhiolino dalla Francia, 29 settembre 1984 [raccolto, poi, in GM]. Che meraviglia: tutto a posto niente in ordine, 2 ottobre 1994. Se non vai all'università lei verrà a te, 16 ottobre 1984. Immersi nell'effetto notte [F. Truffaut], 23 ottobre 1994 [raccolto, poi, in GM]. La gente del silenzio, 6 novembre 1984. Non fate caso all'amico del poeta [M. Proust], 19 gennaio 1985 [raccolto, poi, in GM]. La scienza finisce in poesia, 25 febbraio 1985. Un mazzo di fiori del male, 18 marzo 1985 [raccolto, poi, in NB alle pp. 175-177 col titolo Baudelaire e i "Fiori" di Muscetta]. Dalla parte di chi assale il cielo [V. Hugo], 22 maggio 1985 [raccolto, poi, in GM]. Quell'Oriente estremo e vicino, 4 luglio 1985. Lo scrittore della "folgorante discontinuità" [C. Simon], 18 ottobre 1985 [raccolto, poi, in GM]. Tranquilli torneremo a sognare, 18 dicembre 1985. Servitori di due padroni [J. P. Sartre], 2 gennaio 1986 [raccolto, poi, in GM]. Giochiamo a carte è una cosa seria, 19 gennaio 1986 [raccolto, poi, in GM]. Tesi di laurea: storia del cinema, 3 febbraio 1986. Il diario scritto all'alba [P. Valéry], 26 marzo 1986 [raccolto, poi, in GM]. San Nicola il furto si ripete, 13 dicembre 1986. Cronaca di una morte annunciata [S. de Beauvoir], 16 aprile 1986 [raccolto, poi, in GM]. Avevo una poesia piccolina in Canada, 29 aprile 1986 Poeta portatile come una enciclopedia [R. Queneau], 25 ottobre 1986 [raccolto, poi, in GM]. La nostra parte d'eternità [A. Malraux], 12 maggio 1987 [raccolto, poi, in GM]. Principesse alla corte di San Nicola, 18 giugno 1987. Com'è triste Venezia a carnevale [Saint-Non], 30 giugno 1987 [raccolto, poi, in GM]. Lo scienziato intona un "cantico", 18 luglio 1987. Frusta la tua mente con la lingua, 16 dicembre 1987. È morta Marguerite ma resta Immortale [M. Yourcenar], 19 dicembre 1987 [raccolto, poi, in GM]. La Francia a pezzetti e senz'ordine, 29 gennaio 1988. A Bari un sogno d'Oriente, 16 febbraio 1988. Scippati nel cuore, 11 aprile 1988. Due campane sulla donna e sull'amore [J. Michelet e J. Barbey d'Aurevilly], 18 aprile 1988 [raccolto, poi, in GM]. I fiori del male, tutti da vedere, 28 aprile 1988. Ne uccide più la lingua inglese..., 25 settembre 1988. Un Angelo dalla parte dei briganti, 2 dicembre 1988. Satanica la paura non i versetti, 23 febbraio 1989. Cara Rivoluzione mai potrò dimenticarti, 13 marzo 1989 [raccolto, poi, in GM]. Il poeta chiarovveggente, 11 aprile 1989. Un lume sulla proprietà, 26 agosto 1989 [raccolto, poi, in GM]. Un uomo venuto dal nord, 7 settembre 1989. Portarono tutti la coccarda, 25 ottobre 1989. Rivoluzione francese un'epidemia, 29 dicembre 1989. Bentornato angelo della notte, 25 gennaio 1990. Nostalgia del continente perduto, 7 febbraio 1990. In miniera c'è una donna: per l'uomo [S. Weil], 13 marzo 1990 [raccolto, poi, in GM]. Ditelo pure con la lingua del padrone, 27 marzo 1990. 1789: l'enigma di Béjart, 1 aprile 1990. Jean-Paul Sartre in purgatorio anzi all'inferno, 14 aprile 1990 [raccolto, poi, in GM]. Razzismo & Fraternità cosa succede in Francia?, 26 maggio 1990. Una casetta in Canada ma per parlare francese, 30 giugno 1990. Pensieri in punta di spillo, 6 luglio 1990. L'arte del buffone diventa metafora della realtà, 5 agosto 1990. Spirito nero in corpo bianco, 28 settembre 1990. L'Italia? Bella donna da amare [Stendhal], 4 novembre 1990 [raccolto, poi, in GM]. Sul fronte del porto cento colori, 30 novembre 1990. L'uomo che ascoltava il deserto [E. Jabès], 4 gennaio 1991 [raccolto, poi, in GM]. L'amata e odiata Francia del Verri, 23 gennaio 1991. Lì si è ingolfata anche la memoria, 9 febbraio 1991. Quell'anarchico nipote di Rameau che sa anche sconfiggere i filosofi, 8 maggio 1991. Nero su bianco il romanzo che fa paura, 22 maggio 1991. In Italia leggevano alla francese, 4 luglio 1991. Don Giovanni? Play-boy senza Macchia, 17 luglio 1991. Qui lo dico e qui lo nego, 5 settembre 1991. Georges Brassens il "pornografo del fonografo", 31 ottobre 1991 [raccolto, poi, in GM]. Pittoresca era la Puglia pittoresca [Sain-Non], 24 novembre 1991 [raccolto, poi, in GM]. Tra scienza e fede la sintesi di un poeta, 29 novembre 1991. L'angelo con un diavolo in corpo, 13 dicembre 1991. Enrico nel paese delle meraviglie, 29 febbraio 1992. Allonsanfàn tutti insieme moderatamente, 24 aprile 1992. Zitto Molière parla la figlia, 17 aprile 1992. <Siamo tutti assassini> firmato Louis [L. Althusser], 2 giugno 1992 [raccolto, poi, in GM]. Parigi non vuol fare l'americana, 11 agosto 1992. Difficile è la morte di un angelo maledetto [R. Crevel], 1 settembre 1992 [raccolto, poi, in GM]. Giovanni Macchia l'allegria dell'intelligenza, 14 novembre 1992. Nel giardino del serpente c'era la donna, 17 febbraio 1993. L'uomo sarà quel che è nella toilette, 6 maggio 1993. Metti una sera a cena..., 14 luglio 1993. Rompi lo specchio prima della delusione, 17 settembre 1993. Il diavolo inglese si nasconde in una bottiglia, 2 marzo 1994. Un rumeno a Parigi città aperta, 29 marzo 1994. Amato Céline ma non la sua anima nera, 9 giugno 1994 [raccolto, poi, in GM]. Lo sguardo di Valéry sul mondo che incalza, 13 novembre 1994. Colpisce ancora l'eroe della tolleranza [Voltaire], 20 novembre 1994 [raccolto, poi, in GM]. Nel giardino dei dubbi, 27 dicembre 1994. Parigi festeggia un secolo di sogni, 25 gennaio 1995. [raccolto, poi, in GM]. Mably, laico <profeta> dell'uguaglianza, 6 marzo 1995 [raccolto, poi, in GM]. Da Gauguin alla Bomba, muore un paradiso, 11 settembre 1995. È tutto un cinema [G. Deleuze], 8 gennaio 1996 [raccolto, poi, in GM]. Un uomo nella pianura nuda, 14 maggio 1996. È sempre verde il raggio di Eric Rohmer'', 4 luglio 1996. Collegamenti esterni Francesisti italiani del XX secolo
3
5158338
https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo%20De%20Sterlich
Palazzo De Sterlich
Palazzo De Sterlich fu la residenza principale del barone di Scorrano Sigismondo De Sterlich. Si trova in via Salita Castello, davanti alla chiesa di Santa Lucia, nel centro storico di Cermignano. Descrizione Venne costruito nel 1541 dal barone di Scorrano Sigismondo De Sterlich. La famiglia già in possesso del titolo di Baroni di Scorrano e signori di Montegualtieri ricevette nel 1706 anche il titolo di Marchesi di Cermignano. Lo storico palazzo è occupato dal Municipio di Cermignano. Le case adiacenti del castello vennero a suo tempo restaurate per essere adibite a museo. Il palazzo mostra sulla facciata principale lo stemma della famiglia De Sterlich. Storia Il feudo dei signori di Scorrano I baroni di Scorrano appartengono ad una delle famiglie più note della feudalità teramana. Già nel XII secolo erano proprietari del feudo di Scorrano e di quello di Mons (Montegualtieri), che erano stati da loro fortificati. Già figurano quali proprietari di questi feudi nel libro della feudalità normanna. Non è ancora chiaro come i De Sterlich, durante i primi anni del cinquecento, avessero acquisito il titolo. Alcuni storici abruzzesi hanno teorizzato che questa successione fosse avvenuta per mezzo di un matrimonio in cui il ramo dei Baroni di Scorrano originario si sarebbe estinto nella famiglia De Sterlich. Altri storici, invece, teorizzano una estinzione del ramo dei Da Scorrano ed una successiva attribuzione di questi feudi ai De Sterlich, giunti in Abruzzo dall'Austria insieme a Carlo V. È molto probabile che anche il feudo di Cermignano fosse stato, come quelli di Scorrano e Mons, nelle mani dei Da Scorrano e che poi agli inizi del cinquecento passò sotto le proprietà dei De Sterlich. Studi approfonditi sull'antica famiglia De Sterlich non sono mai stati effettuati e solo frammenti di notizie storiche ci sono pervenuti. Il maggior numero di fonti documentali sui De Sterlich si trova presso l'archivio storico della Sovrintendenza di Teramo, dove è presente una serie di documenti appartenuti all'ultimo discendente della famiglia Diego de Sterlich Aliprandi, il "Marchese Volante". Mentre un'altra consistente documentazione era presente nel Castello di Nocciano in provincia di Pescara (anche questo feudo dei De Sterlich-Aliprandi), che è poi stato trasferito negli archivi documentali della provincia di Pescara. Il palazzo fu costruito nel XVI secolo, sopra l'antico castello che fu trasformato in residenza signorile. Nel XX secolo appartenne a Diego de Sterlich Aliprandi, famoso pilota automobilistico. I territori dei De Sterlich nel marchesato di Cermignano Il borgo di Cermignano apparteneva alla famiglia Da Scorrano, dai tempi dell'alto medioevo proprietari dei feudi di Scorrano, Montegualtieri, Monteverde e Cermignano. Di origini normanne i da Scorrano si imposero fino a basso medioevo, quando l'estensione del ducato di Atri, lambiva i confini dei loro feudi. Il passaggio di proprietà di questi feudi a cavallo tra la fine del Quattrocento ed i primi del Cinquecento dai de Scorrano ai de Sterlich, avvenne probabilmente a causa di legami parentali e dell'estinzione del ramo maschile dei de Scorrano, quando i de Sterlich erano residenti nella vicina città di Teramo, dove abitarono dopo essere discesi alla fine del Trecento dall'Austria o dalla Boemia. Nel corso del Cinquecento, del Seicento e del Settecento, grazie al disfacimento del ducato degli Acquaviva, composto da numerosi feudi tra la provincia di Ascoli Piceno (Acquaviva Picena, Spinetoli, San Benedetto del Tronto, ecc.), la provincia di Teramo (Teramo, Sant'Omero, Corropoli, Tortoreto, Giulianova, Notaresco, Guardia Vomano, Castellalto, Bisenti, Bellante, Mosciano Sant'Angelo, Atri, Silvi, Castilenti, Montefino, Cellino Attanasio, ecc.) e quella di Pescara (Elice, Montesilvano Colle, Collecorvino, Pianella, San Valentino in Abruzzo citeriore, Città Sant'Angelo, Castellammare Adriatico ecc.), molti feudi passarono alle nuove baronie, tra queste spiccava quella della famiglia de Sterlich che aggiunse ai propri possedimenti, oltre a Cermignano, Scorrano e Montegualtieri, Castilenti, Villa San Romualdo, Montefino, parte di Silvi e Città Sant'Angelo (divisa con i Sorricchio), parte di Pianella, di Picciano, di Bisenti. Alla fine dell'Ottocento, con l'estinzione degli Aliprandi, baroni di Nocciano, i De Sterlich divennero anche feudatari di Nocciano e di una parte di Spoltore. Nel 1785 Rinaldo De Sterlich, marchese di Cermignano, comprò, per mezzo di un'asta dagli Stati Allodiali di Atri, un feudo che comprendeva una vasta area tra la Selva dei Colli, Colli della Selva, Colle Imperatore e Collepietro aree oggi ricadenti nel Comune di Mosciano Sant'Angelo, parte di Cologna e parte di Grasciano. Questi feudi erano parte dell'antico ducato di Atri degli Acquaviva, che una volta ritornati nella proprietà demaniale del Re di Napoli, furono gestiti dagli Stati Allodiali di Atri, guidati da Gianberardino Delfico. Questo passaggio di proprietà fu osteggiato dalla nuova aristocrazia teramana, rappresentata dal Giustiziere Melchiorre Delfico e da suo fratello Gianberardino, i quali pur essendo stati allievi del riformismo illuminato di Romualdo De Sterlich, si scagliarono contro il tentativo di Rinaldo De Sterlich, dei Marchesi di Cermignano, figlio di Romualdo, di ripristinare il grande latifondo agricolo. A tutti i feudi dei De Sterlich se ne aggiunsero altri provenienti dalle parentele e dai matrimoni contratti con altre nobili famiglie (Aliprandi, Castiglione, de Torres, Alfieri dell'Aquila ...). Tra le unioni patrimoniali più importanti dei De Sterlich c'è quella con i Baroni Aliprandi, che portarono in dote all'ultimo discendente dei De Sterlich numerose proprietà terriere nel chietino e nel pescarese. Insigniti del titolo di patrizi di Penne, importante sede diocesana abruzzese, insigniti del titolo di Patrizi di Chieti. Musei della provincia di Teramo Palazzi della provincia di Teramo Architetture di Cermignano
3
5158980
https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico%20Santangelo
Enrico Santangelo
Biografia Enrico Santangelo è nato nel 1963 a Pescara, dove vive e lavora. Architetto e pittore, si occupa di storia dell'arte con una serie di pubblicazioni principalmente sul patrimonio abruzzese. Al suo esordio in narrativa con il libro "Il paese di Aiace", nel 2000 ha vinto il concorso letterario "Giovani autori" promosso dalla Fondazione Pescarabruzzo in collaborazione con le Edizioni Tracce di Pescara. Opere Note
3
5163765
https://it.wikipedia.org/wiki/Persone%20di%20nome%20Alfredo/Calciatori
Persone di nome Alfredo/Calciatori
__EXPECTED_UNCONNECTED_PAGE__ A (8) Alfredo Aguilar, calciatore paraguaiano (San Estanislao, n.1988) Alfredo Alario, ex calciatore italiano (Palermo, n.1948) Alfredo Mostarda, ex calciatore brasiliano (San Paolo, n.1946) Doca, calciatore brasiliano (n.1903 - † 1956) Alfredo Amarilla, ex calciatore paraguaiano (n.1972) Alfredo Amarillo, ex calciatore uruguaiano (Montevideo, n.1953) Alfredo Armano, calciatore e arbitro di calcio italiano (La Spezia, n.1885 - La Spezia, † 1965) Alfredo Arrigoni, ex calciatore italiano (Piacenza, n.1935) B (8) Alfredo Bajardi, ex calciatore italiano (Vercelli) Alfredo Balmelli, calciatore uruguaiano Alfredo Barisone, calciatore italiano (Acqui Terme, n.1904) Alfredo Bassani, ex calciatore italiano (Lodi, n.1970) Alfredo Bifulco, calciatore italiano (Ottaviano, n.1997) Alfredo Bodoira, calciatore e allenatore di calcio italiano (Mathi, n.1911 - Torino, † 1989) Alfredo Bordonali, calciatore italiano (Palermo, n.1919) Brilhante, calciatore brasiliano (Rio de Janeiro, n.1904 - † 1980) C (8) Alfredo Calderoni, calciatore italiano (Ravenna, n.1920) Alfredo Cariello, calciatore italiano (Napoli, n.1979) Alfredo Carzino, calciatore e partigiano italiano (Sampierdarena, n.1899 - Genova, † 1944) Alfredo Castro, ex calciatore portoghese (Vila do Conde, n.1962) Alfredo Challenger, calciatore britannico (n.1979) Alfredo Chiaretti, calciatore italiano (Leonessa, n.1923 - Rieti, † 2015) Alfredo Colombo, calciatore italiano (Boffalora sopra Ticino, n.1921) Alfredo Coverlizza, calciatore italiano (Pola, n.1901 - Cosenza, † 1931) D (4) Alfredo Dall'Aglio, calciatore italiano (n.1916 - † 1952) Alfredo De Angelis, calciatore italiano (Pescara, n.1918 - Pescara, † 2004) Alfredo Diotalevi, calciatore italiano (Senigallia, n.1917) Alfredo Donnarumma, calciatore italiano (Torre Annunziata, n.1990) E (2) Alfredo Elli, calciatore argentino († 1975) Alfredo Encalada, ex calciatore ecuadoriano (Guayaquil, n.1957) F (4) Alfredo Fogel, calciatore argentino (Rosario, n.1919 - † 1991) Alfredo Foglino, calciatore uruguaiano (Montevideo, n.1892 - Montevideo, † 1968) Alfredo Franci, ex calciatore italiano (Firenze, n.1934) Alfredo Franziosi, calciatore e arbitro di calcio italiano (Milano, n.1885 - † 1924) G (6) Alfredo Garasini, calciatore argentino (Buenos Aires, n.1897 - † 1950) Alfredo Gatti, calciatore italiano (Vercelli, n.1911) Alfredo Genovesio, calciatore italiano (None, n.1932 - Appiano Gentile, † 2022) Alfredo Ghierra, calciatore uruguaiano (Montevideo, n.1894 - Montevideo, † 1973) Alfredo Giuge, calciatore italiano (Venezia, n.1908) Alfredo Guanzini, calciatore italiano (Cremona, n.1908) H (1) Alfredo Hernández, calciatore messicano (Città del Messico, n.1935 - Città del Messico, † 2023) K (1) Fredy, calciatore angolano (Luanda, n.1990) L (3) Alfredo Lazzaretti, calciatore italiano (Vescovato, n.1913 - Santa Margherita Ligure, † 1980) Alfredo Lucchesi, calciatore italiano (Messina, n.1899) Alfredo Lulich, calciatore italiano (Monfalcone, n.1931 - Gorizia, † 2009) M (5) Alfredo Marchionneschi, calciatore italiano (Bruges, n.1907 - Genova, † 1981) Alfredo Marini, calciatore italiano (Roma, n.1915 - Nemi, † 1999) Alfredo Monza, calciatore e allenatore di calcio italiano (Busto Arsizio, n.1911 - Monterotondo, † 1974) Alfredo Morales, calciatore tedesco (Berlino, n.1990) Alfredo Moreira, ex calciatore portoghese (n.1938) N (1) Alfredo Napoleoni, ex calciatore italiano (Roma, n.1937) O (1) Alfredo Ortuño, calciatore spagnolo (Yecla, n.1991) P (7) Alfredo Paolicchi, ex calciatore italiano (Firenze, n.1938) Alfredo Pastore, ex calciatore italiano (Benevento, n.1934) Alfredo Pesenti, ex calciatore italiano (Zanica, n.1941) Alfredo Piani, calciatore italiano (Palmanova, n.1903) Alfredo Piffer, calciatore italiano Alfredo Piram, calciatore italiano (Livorno, n.1919 - Livorno, † 2013) Alfredo Pitto, calciatore italiano (Livorno, n.1906 - Milano, † 1976) R (6) Alfredo Ragona, ex calciatore italiano (Corfù, n.1922) Alfredo Ramos dos Santos, calciatore brasiliano (Rio de Janeiro, n.1920 - † 1997) Alfredo Ramos, calciatore portoghese (n.1906) Alfredo Ratti, calciatore italiano Alfredo Rocchi, calciatore italiano (Montichiari, n.1903 - Brescia, † 1982) Alfredo Romagnoli, calciatore italiano (Pescara, n.1914) S (8) Alfredo Saldívar, calciatore messicano (Città del Messico, n.1990) Alfredo Santaelena, ex calciatore e allenatore di calcio spagnolo (Madrid, n.1967) Alfredo Scapinello, ex calciatore italiano (n.1936) Alfredo Schiavo, calciatore e dirigente sportivo italiano (Padova, n.1927 - Padova, † 2009) Alfredo Simonti, calciatore italiano (Livorno, n.1926 - Livorno, † 2007) Alfredo Spadavecchia, calciatore italiano (Foggia, n.1919 - Albenga, † 1984) Alfredo Sánchez, calciatore messicano (n.1904) Alfredo Sánchez, ex calciatore argentino T (6) Alfredo Talavera, calciatore messicano (La Barca, n.1982) Alfredo Tassi, calciatore italiano Alfredo Tena Garduño, ex calciatore messicano (Città del Messico, n.1956) Alfredo Alves Tinoco, calciatore brasiliano (Rio de Janeiro, n.1904 - Rio de Janeiro, † 1975) Alfredo Torres Pereira, calciatore portoghese Alfredo Travia, calciatore italiano (Siracusa, n.1924 - Albenga, † 2000) V (2) Alfredo Valadas, calciatore e allenatore di calcio portoghese (n.1912 - † 1994) Alfredo Viviani, calciatore, dirigente sportivo e scrittore italiano (Venosa, n.1889 - Potenza, † 1937) W (1) Alfredo Welby, calciatore italiano (Roma, n.1910 - Roma, † 1998) Z (3) Zezé Moreira, calciatore e allenatore di calcio brasiliano (Miracema, n.1917 - Rio de Janeiro, † 1998) Alfredo Zibechi, calciatore uruguaiano (Montevideo, n.1894 - † 1958) Alfredo Zoller, calciatore svizzero (Burgdorf, n.1888) D (1) Alfredo de los Santos, ex calciatore uruguaiano (n.1956) Persone di nome Alfredo/Calciatori
3
5165165
https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia%20dei%20Santi%20Vito%20e%20Salvo
Abbazia dei Santi Vito e Salvo
Labbazia dei Santi Vito e Salvo, costruita nel 1255 a San Salvo in provincia di Chieti, è stata una delle cinque abbazie cistercensi in Abruzzo, insieme all'abbazia di Santa Maria di Casanova, l'abbazia di Santa Maria Arabona, il Monastero di Santo Spirito d'Ocre e l'abbazia di Santa Maria della Vittoria. L'abbazia corrisponde all'attuale parrocchia di San Giuseppe di San Salvo; la chiesa principale fu modificata gradualmente nel XVII secolo, fino alla trasformazione totale dell'esterno del 1965. Rimangono tracce nella cripta. Storia La storia dell'abbazia è piuttosto complessa e coinvolge più edifici religiosi costruiti nell'area, sia sul terrazzo fluviale sul quale si trova l'attuale città di San Salvo, sia a valle nella piana dove scorre il fiume Trigno. Il primo edificio è il monastero benedettino cassinese di San Vito del Trigno, costruito tra il IX e X secolo sulle rovine della scomparsa città romana di San Salvo, in contrada San Vito, tra Fosso della Selva e Vallone Buonanotte, dunque un edificio distante dall'attuale chiesa di San Giuseppe. Questa chiesa fu eretta nel XII secolo, usata come cappella cappella benedettina, poi dai Cistercensi come grancia del monastero di Santa Maria di Casanova in diocesi di Penne, nota nelle pergamene inizialmente come "Santa Maria ad Monasterium". Poi i monaci concentrarono l'attività presso la chiesa, fortificandosi con un perimetro murario quadrangolare, per questo il centro antico è detto "Quadrilatero". Poi la chiesa cistercense divenne l'unica abbazia dell'area, intitolata ai Santi Vito e Salvo, di proprietà dei Cistercensi, dato che il vecchio monastero benedettino era troppo esposto ai pericoli di attacchi dal mare, e alle paludi dell'area. La chiesa di san Giuseppe, ricavata dall'abbazia cistercense, presenta ancora sulla sua parete laterale due monofore che si possono far risalire a questa costruzione gotica da parte dei Cistercensi, malgrado dei restauro all'esterno del 1965 in chiave pseudo romanica, abbiano rovinato il contesto della torre campanaria, completamente demolita, che rappresentava la chiave dal punto di vista architettonico, per riconoscere la vetustà del tempio, prima dei restauro tardo barocchi e neoclassici. Lo storico Anton Ludovico Antinori, però, propone una data precisa per la fondazione dell'Abbazia, legandola alla figura del suo primo Abate così come risulta dalle fonti storiche da lui stesso lette e consultate nel XVIII secolo: nel 1090, dunque alla fine dell'XI secolo, sarebbe stato primo Abate del Monastero dei SS. Vito e Salvio sul Trigno il fiorentino Bernardo di Brunone degli Uberti, Monaco di Vallombrosa e poi Santo. Tra il 1221 ed il 1222 chiedono di entrare nell'ordine cistercense i frati dell'abazia di San Vito de Monte Scarafano (San Vito di Monte Scarafano), presso Forca di Penne (Capestrano). Nel 1255 il monastero viene accolto come filiazione dell'Abbazia di Santa Maria della Ferraria di Vairano Patenora, con il nome di San Vito de Piscaria (San Vito del Pescara). A causa dell'eccessiva vicinanza all'abbazia di Santa Maria di Casanova, nel 1270 il monastero di San Vito del Pescara viene trasferito nella piana al di sotto della città di San Salvo, con il nome di San Vito de Trineo (San Vito del Trigno). Nel 1300 l'abbazia di San Vito del Trigno abbandona la zona acquitrinosa inizialmente occupata dai Benedettini per spostarsi su quella del precedente monastero di San Salvo, dando vita all'abbazia "dei Santi Vito e Salvo de Trineo". L'abbazia dei Santi Vito e Salvo rimase attiva fino a circa il 1453, quando venne abbandonata dai monaci a seguito di un attacco subito da parte dei Turchi, ma soprattutto a causa della decadenza dell'ordine cistercense, non ebbe più abati propri, ma fu affidata in commenda a vari vescovi e abati di altre diocesi, fino al XVIII secolo. L'area venne successivamente occupata, intorno al 1700, dagli edifici civili dell'attuale Quadrilatero, la cui testimonianza fortificata, sino al 1965 prima della demolizione, era la Porta della Terra. Origini dell'abbazia benedettina di San Vito Otto "chartulae" datate 1019-1065 che si trovavano presso il Duomo di San Leucio in Atessa, sono studiate dal prof. Carlo Tedeschi, e a Parigi nella Bibliothèque Nationale. I documenti riguardano le abbazie abruzzesi oggi scomparse di San Martino presso Paglieta, Santi Nazario e Celso ad Archiano (Archi), Santo Stefano in Lucana (Tornareccio), San Clemente da Lastiniano (Pianella), San Vito de Furca Pennensis (Ofena) e San Salvo del Trigno. Importante è quest'abbazia, poiché gli altri monasteri dipendevano da essa già nel XIII, dopo essere appartenuti all'abbazia di Farfa. La pergamena che cita San Salvo è del 1031, collocata a Parigi, è un atto notarile di Mainardo a Bisaccia, attraverso cui Lupo e Roffo, figli di Transarico, offrono alla chiesa di San Salvo 12 moggi per salvare i loro genitori, nel terreno di San Marino nell'agro di Bisaccia, comune di Montenero di Bisaccia. Nel documento questa chiesa è inoltre citata come al confine con Sant'Angelo in Salavento. Questa era un monastero più antico, sorto sopra una villa romana nell'area di San Rocco, sempre nel comune di San Salvo, e faceva parte dei possedimenti di Farfa, poi nel 994 passò all'abbazia di San Vincenzo al Volturno, quando venne donata dal conte Trasmondo II di Chieti, che vi aggiunse il feudo di Rosiliano, attuale località Piane Sant'Angelo. Il monastero di Salavento fu riconfermato a San Vincenzo nel 1023, quando il conte Pandolfo di Chieti aggregò 550 moggi, e poi nel 1059. Casale Salavento: del monastero oggi restano ruderi di fortificazioni, una struttura detta volgarmente "Lu Castellano", presso località Piano de Marco, sopra il vallone Buonanotte. Nel XIV secolo ci fu una carestia, il feudo si desertificò, sicché il possesso passò alla contea di Monteodorisio, nel 1417 venne comprato da Vasto. Si pensa che le origini del monastero di San Salvo del Trigno risalgano al IX secolo, ma le fonti più antiche attestano gli anni 1204-1208, ma è citata anche in documenti nel 1095 e nel 1173, quando gli vennero donati dei terreni dal conte Roberto I di Loritello. Nel 2016 sono stati condotti degli scavi presso la cripta della chiesa di San Giuseppe in piazza San Vitale, che in passato era detta "Santa Maria in Monasterium"; si pensava infatti che i perimetri della chiesa benedettina del X-XIII secolo e di quella cistercense del XIV-XV secolo, e della nuova parrocchia sansalvese del 1860 coincidessero, ma con la scoperta nella cripta di alzati orientali della chiesa benedettina, si è scoperto che questa era 1 m più corta, nonché più stretta di quella cistercense. Il monastero cistercense di San Salvo e San Vito del Trigno Il "Monasterium Sancti Salvi" nel 1204 vide cambiare la sua storia, quando l'abate Dionisio lo riformò, incamerandolo nei beni della fiorente abbazia di Santa Maria di Casanova in Villa Celiera (PE), la prima grande abbazia abruzzese dei Cistercensi, nella diocesi di Penne. L'acquisizione della grancia di San Salvo del Trigno nel 1210, e anche di parte del Castello Manno (località Bufalara) permise ai cistercensi di assicurarsi il governo di buona parte della piana del Trigno, e di stabilire anche rapporti con l'abbazia di Santa Maria delle Isole Tremiti. Nel 1255-56 per volere di papa Alessandro IV fu aperto un piccolo ospizio a Castello Manno, che presto diventerà nel 1269 l'abbazia di San Vito del Trigno, nella contrada che conserva ancora il nome, a 1 km dal fiume Trigno. Questa nuova abbazia fu posta sotto la dipendenza della Santa Sede in Vaticano, ed insignita della giurisdizione di "nullius diocesis". L'abbazia doveva ricalcare lo stesso impianto della tipica chiesa cistercense, la chiesa situata a nord, a copertura dei venti, e il chiostro e il monastero a sud. L'abbazia presto fu investita di vari feudi nel basso Trigno, e nella Capitanata, e governò le rendite degli storici monasteri benedettini dipendenti da San Salvo: San Vito a Forca di Penne, Carapelle Calvisio, Santa Maria di Catignano (PE), Loreto Aprutino, la chiesa dei Santi Vito e Giorgio alla Pescara, San Martino in Valle (Fara San Martino), Santo Stefano in Lucana, San Martino di Paglieta, San Giovanni d'Archi. Mettendo in pratica oltretutto gli innovativi metodi di coltivazione, i cistercensi sicuramente bonificarono anche le paludi che si trovavano presso il Trigno, molte rendite si hanno tra il 1270 e il 1350.L'abbazia di San Salvo, rientrata nei possedimenti cistercensi di San Vito, presto iniziò a decadere, venne ristrutturata la chiesa di Santa Maria in Monasterium, che venne riadattata allo stile cistercense, come era possibile ancora vedere in fotografie storiche, prima dei restauri del 1965 alla chiesa di San Giuseppe. Dal 1350 in poi, iniziò la crisi per l'abbazia del Trigno, una crisi che investì anche la grande abbazia di Casanova. A causa di carestie, pestilenze, la perdita dei favori del vescovo e dello stesso sovrano di Napoli, l'abbazia perse monaci, possedimenti, fu gravata da tassazioni, sicché nel 1445 l'abbazia fu commenda, retta da Colantonio Valignani, vescovo di Chieti. Oltretutto l'abbazia di San Vito, esposta di più agli attacchi di pirati dal mare, aveva deciso di trasferire la sede a San Salvo, divenendo abati commendatari "dei Santi Vito e Salvo". I commendatari dell'abbazia dopo il Valignano, furono Francesco Lucentini Piccolomini, arcidiacono dell'Aquila, Agostino Bennato vescovo di Cassia, Giovanni Piccolomini arcivescovo di Siena (1522), Francesco Bandini Piccolomini (1542-1579), Giovanni Oliva arcivescovo di Chieti, Mario Bardino (1594-1609), Scipione Borghese Caffarelli vescovo di Siena (1633), Fausto Polo cardinale (1649), ecc...ultimo commendatario fu Giovanni Costanzo Caracciolo di San Buono (CH), morto nel 1779. Al periodo di questi signori commendatari risultano i restauri barocchi dell'abbazia, come la commissione della tela del Riposo durante la fuga in Egitto (detto poi "quadro di San Giuseppe", che darà il nome alla parrocchia di San Salvo), della Pietà; poi l'urna delle reliquie di San Vitale arrivò nel 1745 da Roma. L'abbazia continuò a mantenere un discreto prestigio economico, sino a quando i territorio del Trigno non andarono in possesso ai Marchesi del Vasto, i d'Avalos, poi ai Conti di Bassano, che spolparono il monastero dei beni. Il marchese don Cesare Michelangelo d'Avalos rubò le terre dei Santi Vito e Salvo, donandole ai suoi parenti, usurpò il feudo di Bufalara, Sant'Angelo in Salavento e la Padula. È in quest'epoca che l'area del Quadrilatero, ossia dell'abbazia con le sue mura che la circondavano realizzando un quadrato perfetto, si trasforma in un Universitas, ossia una sorta di Municipio, e la chiesa viene dedicata a San Giuseppe. In un documento del monsignor Giovanni Oliva del 10 maggio 1568 è possibile leggere come si presentasse all'ora l'abbazia, molto diversa dalla chiesa attuale. Il tabernacolo in legno era mal ridotto, tre ampolle con l'olio dei catecumeni, del crisma e degli infermi. Il fonte battesimale era privo di vasca, attorno alla chiesa vi erano vari sepolcri. Il palazzo dei monaci e la chiesa di Santa Maria, o San Salvo, vennero ristrutturati nel XVIII secolo, la parte superiore del campanile centrale venne rifatta in stile barocco, fu imbarocchito anche il portale centrale, demolendo quello vecchio gotico, di cui rimane un capitello a crochet nel Museo dell'Abbazia a San Salvo. Il cardinale commendatario Pierluigi Carafa si interessò del restauro, per l'arrivo nel 1745 delle reliquie di San Vitale da Roma, nel 1751 il feudo dell'abbazia fu concesso ai Monaci Celestini affinché non fosse definitivamente perduto, dunque entrò nel possesso dell'abbazia di Santo Spirito al Morrone di Sulmona, incluse le grance benedettine storiche di Santo Stefano a Tornareccio, San Vito di Forca, San Vito di Castellammare Adriatico. Anche l'universitas di San Salvo volle avere i vari feudi, e si avviò un contenzioso che si concluse nel 1776, con la vittoria della municipalità, a patto che pagasse 850 scudi romani annui. Trasformazione nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe La chiesa è ancora ben descritta in una relazione di don Vincenzo Daniele nel 1803, ultimo vicario della "nullius diocesi" di San Vito e San Salvo, prima che questa venisse inglobata nell'Arcidiocesi di Chieti, di lì a poco per volere di Giuseppe Bonaparte La chiesa è descritta a due navate uguali, divise da pilastri, con il coro, la sagrestia, ha 8 altari: il maggiore in fondo alla prima navata, dedicato a San Giuseppe, l'altare della Pietà con la tela, nel muro laterale, l'altare di San Vitale con l'urna delle reliquie a croce, il sacro deposito del Martire, l'icona di San Vito e quella di San Salvo; altare della prima navata, detto di San Michele, nella seconda navata a capo v'è la tela della Madonna del Carmine, poi appresso l'altare della Beata Vergine del Rosario, l'altare di San Nicola da Tolentino, e l'altare finale di San Carlo Borromeo. le due navate parallele, alla stessa maniera di altre chiese dei dintorni, come quella di Sant'Emidio di Agnone, quella di Santa Maria Maggiore a Lanciano, erano impostate alla maniera gotica per le arcate; nella ristrutturazione della metà del XIX secolo vennero riunite in una sola, quando al cimitero delle sepolture extraurbane, venne inaugurato solo nel 1840, prima i defunti venivano sepolti accanto all'abbazia e sotto al pavimento delle navate. Accanto alla chiesa oltretutto si trovava il palazzo degli abati; al piano terra vi era la grande sala, nel seminterrato i fondaci del grano e una taverna, era collegato alla chiesa mediante la sagrestia, vi si conservava una parte del chiostro e una cisterna ricavata dall'impluvium di una domus romana. Nel 1860 il palazzo divenne la sede del nuovo municipio di San Salvo, poi fu demolito nel 1929 e sostituito dalla Scuola elementare, ora sede di altri uffici comunali. All'epoca dell'unità d'Italia, la chiesa di San Giuseppe versava in degrado, sicché si decise un rifacimento dell'interno, impostandolo a unica navata, prediligendo lo stile neoclassico simile a quello di Santa Maria Maggiore e San Pietro a Vasto, eliminando dunque le arcate gotiche imbarocchite. L'ampliamento fu reso necessario anche dall'aumento della popolazione sansalvese, le mura del Quadrilatero vennero riadattate in abitazioni, e si costituì anche un secondo nucleo fuori Porta della Terra, oggi "sobborgo Garibaldi o San Nicola". I lavori nella chiesa furono voluti dall'arciprete don Camillo Del Papa, iniziati nel 1850., secondo un progetto dell'architetto Silvestro Benedetto di Vasto. Le pareti furono abbellite dal maestro Michele Lattanzio, con lo sviluppo di ordini di finestre, il disegno neoclassico mantenne alcuni elementi gotici come i contrafforti, il disegno tagliato dell'abside; neoclassici sono invece i pilastri e le lesene terminanti con capitelli ionici nel cornicione aggettante, gli stucchi,l i colori caldi, le vetrate bianche e gialle. Nel 1859 fu realizzato il quadro del Sacro Cuore di Gesù, opera di Franco De Benedictis di Guardiagrele, commissionato dal prete Beniamino Sangiovanni. In fotografie storiche di San Salvo è possibile vedere come l'esterno della chiesa fosse ancora impostato alla maniera cistercense, soprattutto per quanto concerne la facciata su piazza San Vitale, semicoperta dalla casa di tal Tomassino Russo, che occupava la parte del portale. Demolita questa, la facciata era completamente occupata dal grande campanile tozzo a pianta quadrata, con il portale di ingresso ad arco a tutto sesto, rifatto in stile barocco, sovrastato da una finestrella gotica. La parete superiore del campanile era barocca, con le arcate per le campane, e una gabbia superiore in ferro battuto per le campane fisse delle ore. Ai lati, così come oggi, erano ben visibili i contrafforti. Si è pensato che la tecnica duecentesca di realizzazione del campanile facesse riferimento a uno stile conformatosi molto bene in Abruzzo, la torre centrale presso la facciata, così come negli esempi del duomo di Guardiagrele e nella chiesa di San Pietro a d Alba Fucens. Questa torre nella chiesa di San Giuseppe, tuttavia, era stata realizzata in maniera disadorna, perché non in posizione prettamente centrale, così come nell'esempio dell'abbazia di Santa Maria Arabona, infatti sorgeva accanto, presso la porzione sporgente della facciata, una finestra a ventaglio. Nel 1961-65 fu demolita la casa della famiglia Russo che occupava parte di piazza San Vitale, anche il campanile fu buttato giù, l'impianto della chiesa fu prolungato di 9 metri, la nuova facciata con il campanile laterale fu progettata da Luigi Antonucci in uno stile pseudo romanico modenese. La nuova facciata si articola su tre ordini, con colonnine decorative e archi ciechi a schiera. Il portale con protiro con colonne poggianti su leoni stilofori, di chiara derivazione romanica, in sostituzione del preesistente. Il campanile a torre, pseudoromanico, ha degli orologi quadrati per lati, termina con bifore nella cella campanaria. In occasione del terremoto del Molise del 2002 la chiesa subisce nuovi restauri, e viene istituito il Parco archeologico del Quadrilatero, con il Museo dell'Abbazia, per valorizzare la storia di San Salvo. I ruderi di San Vito del Trigno Abbandonata già dal XV secolo, l'abbazia benedettina di San Salvo si conserva in pochi ruderi a circa 2 km da San Salvo, tra Fosso della Selva, il fiume, e Vallone Buonanotte, erano ben segnalati nella Corografia storica degli Abruzzi, voce "Basso Trigno" di Anton Ludovico Antinori. I ruderi si ridussero a poca cosa nel XIX secolo, demoliti anche dai contadini coloni che avevano preso il possesso delle terre del Trigno. Negli anni '20 erano visibili tratti di alzato della chiesa, negli anni '80 il territorio era stato bonificato, eccettuato il tratto della Masseria Di Iorio, ricostruita sull'antico monastero. Basandosi dunque su testimonianze visive degli abitanti del posto, la critica ha analizzato i resti oggi rimasti. Su testimonianza di tale Gennarino Ciavatta, si è scoperto il sito esatto della chiesa, nel 1998 sono stati eseguiti lavori di sbancamento per arare il terreno, e sono venute alla liuce tracce delle fondamenta, il sito fu vincolato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici d'Abruzzo. Tra il 2007 e il 2011 sono stati eseguiti scavi guidati dalla Prof.ssa M. Carla Somma dell'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" di Chieti, sono state scoperte strutture fondanti del complesso, una fondazione in pietra di fiume larga 120 cm, lunga 31, le mura portanti della chiesa lato nord e sud. Sul lato che confina col fosso della Selva sono state scoperte tombe terragne, probabilmente si trattava del cimitero abbaziale, sono state scoperte ceramiche in maiolica del XIII secolo, conservati nel Museo dell'Abbazia. La Masseria Di Iorio, realizzata con materiale di spoglio dell'abbazia, è ancora in degrado. Architettura dell'attuale San Giuseppe Il centro sia della vecchia abbazia di San Salvo che dell'ultima abbazia dei Santi Vito e Salvo doveva essere un edificio collocato presso l'attuale chiesa di San Giuseppe che, sottoposta a numerosi rifacimenti nel corso dei secoli, ha perso ogni riferimento alle precedenti costruzioni a parte le due già citate monofore sulla parete laterale della chiesa. L'edificio dell'attuale parrocchia infatti, era occupato nel XIII secolo dalla chiesa di Santa Maria ad Monasterium, ossia era una grancia del monastero benedettino di San Vito fuori il Quadrilatero. Successivamente con l'insediamento cistercense, divenne parte di una nuova abbazia, presso le mura del Quadrilatero. Alla fine dell'800 l'interno della chiesa, che aveva cambiato l'intitolazione a san Giuseppe, che era descritto come a due navate irregolari con interventi barocchi, fu rifatto daccapo e fu creata una sola navata in stile neoclassico. La facciata antica prima del 1965, aveva un campanile a torre posto davanti, con un ingresso tardoromanico, ed era una delle testimonianze delle tipiche torri di guardia cistercensi. Nel restauro tutta la vecchia facciata fu demolita e ricostruita in stile pseudo-romanico. Il perimetro esterno dell'abbazia corrispondeva sostanzialmente a quello dell'attuale Quadrilatero, ma le strutture originali sono state in gran parte cancellate dalla costruzione degli edifici civili avvenuti in epoche successive. Parte delle fondazioni dell'abbazia sono state portate alla luce nel 1997 durante i lavori di ricostruzione della Porta della Terra. Al 2002, invece, risalgono gli scavi in Piazza San Vitale che hanno permesso di recuperare, oltre ad alcuni resti di epoca romana, parte delle strutture dell'abbazia, come il pozzo attualmente visibile nell'area archeologica. Per quanto riguarda il sito di San Vito del Trigno, gli scavi effettuati a partire dal 1998 e proseguiti fino al 2011 dall'Università D'Annunzio, hanno riportato alla luce in località Fosso Buonanotte, oltre al alcuni reperti ceramici e resti di sepolture, le fondamenta di una costruzione a base rettangolare, che dovrebbero appartenere alla precedente abbazia.
3
5166494
https://it.wikipedia.org/wiki/Persone%20di%20nome%20Giuseppe/Politici
Persone di nome Giuseppe/Politici
__EXPECTED_UNCONNECTED_PAGE__ A (36) Giuseppe Abbruzzese, politico italiano (Napoli, n.1917 - Napoli, † 1981) Giuseppe Alasia, politico e prefetto italiano (Torino, n.1820 - Roma, † 1893) Giuseppe Albanese, politico italiano (Siderno Marina, n.1878 - Napoli, † 1937) Giuseppe Alberti, politico italiano (Blera, n.1902 - † 1974) Giuseppe Albertini, politico italiano (Cento, n.1952) Giuseppe Aleffi, politico italiano (Asmara, n.1939) Giuseppe Alessandrini, politico italiano (Roma, n.1923 - † 2001) Giuseppe Alessi, politico italiano (San Cataldo, n.1905 - Palermo, † 2009) Giuseppe Alliata di Villafranca, politico e imprenditore italiano (Napoli, n.1784 - Palermo, † 1844) Giuseppe Alpino, politico italiano (Bussoleno, n.1909 - Roma, † 1976) Giuseppe Alveti, politico italiano (Paliano, n.1948) Giuseppe Amadei, politico italiano (Guastalla, n.1919 - Guastalla, † 2020) Giuseppe Amarante, politico e sindacalista italiano (Angri, n.1928 - Salerno, † 2010) Giuseppe Amasio, politico italiano (Vado Ligure, n.1922 - † 2000) Giuseppe Amato, politico italiano (Licata, n.1941) Giuseppe Ameglio, politico italiano (Sanremo, n.1818 - Voltaggio, † 1881) Giuseppe Andreoli, politico italiano (Scalea, n.1932 - † 2014) Giuseppe Angeli, politico e imprenditore italiano (Orsogna, n.1931 - Roma, † 2016) Giuseppe Angelini, politico italiano (Novafeltria, n.1920 - Pesaro, † 2007) Giuseppe Ansaldo, politico italiano (Genova, n.1807 - Parma, † 1883) Giuseppe Antoci, politico italiano (Santo Stefano di Camastra, n.1968) Giuseppe Antonacci, politico italiano (Trani, n.1810 - Castellammare di Stabia, † 1877) Giuseppe Arcaini, politico italiano (Milano, n.1901 - Lugano, † 1978) Giuseppe Arconati Visconti, politico italiano (Milano, n.1797 - Milano, † 1873) Giuseppe Arigò, politico e avvocato italiano (San Filippo del Mela, n.1858 - Messina, † 1908) Giuseppe Armosino, politico italiano (Tigliole, n.1914 - † 1987) Giuseppe Arnulfo, politico italiano (Biella, n.1798 - Biella, † 1867) Giuseppe Arzilli, politico sammarinese (Città di San Marino, n.1941) Giuseppe Asperti, politico italiano (Milano, n.1807) Giuseppe Asquini, politico italiano (Pordenone, n.1901 - Roma, † 1987) Giuseppe Astone, politico italiano (Raccuja, n.1933) Giuseppe Astore, politico italiano (San Giuliano di Puglia, n.1942) Giuseppe Auddino, politico italiano (Polistena, n.1971) Giuseppe Avellone, politico italiano (Partinico, n.1932 - † 1996) Giuseppe Avolio, politico italiano (Afragola, n.1924 - Roma, † 2006) Giuseppe Ayroldi, politico italiano (Ostuni, n.1895 - † 1962) B (56) Giuseppe Babbi, politico e sindacalista italiano (Roncofreddo, n.1893 - Rimini, † 1969) Giuseppe Bacco, politico italiano (Vicenza, n.1821 - Roma, † 1877) Giuseppe Bagnera, politico italiano (Palermo, n.1898 - Palermo, † 1953) Giuseppe Balasso, politico italiano (Thiene, n.1903 - † 1975) Giuseppe Balbo, politico italiano (Alba, n.1899 - Vicoforte, † 1992) Giuseppe Balista, politico italiano (Gries, n.1901 - † 1977) Giuseppe Barbanti Brodano, politico e avvocato italiano (Modena, n.1853 - Casalecchio di Reno, † 1931) Giuseppe Barbera, politico italiano (Gozzano, n.1925 - Biella, † 1990) Giuseppe Bardellini, politico italiano (Ferrara, n.1892 - Ferrara, † 1981) Quirico Filopanti, politico, astronomo e matematico italiano (Budrio, n.1812 - Bologna, † 1894) Giuseppe Bartolomei, politico italiano (Anghiari, n.1923 - Roma, † 1996) Giuseppe Basile, politico e avvocato italiano (San Filippo del Mela, n.1886 - Roma, † 1977) Giuseppe Basini, politico e fisico italiano (Reggio Emilia, n.1947) Giuseppe Basini, politico italiano (Scandiano, n.1832 - Roma, † 1894) Giuseppe Basteris, politico italiano (Bagnasco, n.1829 - Torino, † 1895) Giuseppe Bastianini, politico e diplomatico italiano (Perugia, n.1899 - Milano, † 1961) Giuseppe Beratto, politico italiano (Bonate Sopra, n.1898 - Milano, † 1967) Giuseppe Berio, politico italiano (Genova, n.1841 - Genova, † 1906) Giuseppe Berretta, politico e avvocato italiano (Catania, n.1970) Giuseppe Berti, politico italiano (Napoli, n.1901 - Roma, † 1979) Giuseppe Berti, politico italiano (Mortara, n.1899 - † 1979) Giuseppe Biancani, politico italiano (Alba, n.1920 - † 1981) Giuseppe Biancheri, politico italiano (Ventimiglia, n.1821 - Torino, † 1908) Giuseppe Biancheri, politico italiano (Ventimiglia, n.1815 - Ventimiglia, † 1888) Giuseppe Bicocchi, politico e avvocato italiano (Manciano, n.1943 - Lucca, † 2008) Giuseppe Bocca, politico e avvocato italiano (Asti, n.1856 - Asti, † 1924) Giuseppe Bogoni, politico e antifascista italiano (Zimella, n.1907 - Roma, † 1982) Giuseppe Boldù, politico italiano (Venezia, n.1793 - Venezia, † 1837) Giuseppe Bonajuto Paternò Castello, politico italiano (Catania) Giuseppe Bonfantini, politico italiano (Novara, n.1877 - Novara, † 1955) Giuseppe Bongiorno, politico e avvocato italiano (Palermo, n.1950) Giuseppe Borgnini, politico italiano (Asti, n.1824 - Tigliole, † 1911) Giuseppe Borrelli, politico italiano (Guardiagrele, n.1910 - † 1968) Giuseppe Borsani, politico italiano (Parma, n.1812 - Roma, † 1886) Giuseppe Borsani, politico italiano (Abbiategrasso, n.1850 - Ghiffa, † 1906) Giuseppe Borselli, politico italiano (Cento, n.1809 - Bondeno, † 1892) Giuseppe Borzi, politico italiano (Zagarolo, n.1931 - San Cesareo, † 2009) Giuseppe Boschi, politico italiano (Vigone, n.1810 - Torino, † 1891) Giuseppe Bosia, politico e prefetto italiano (Asti, n.1825 - Pavia, † 1888) Giuseppe Bosia, politico italiano (Cagliari, n.1894 - † 1988) Giuseppe Botta, politico italiano (Torino, n.1925 - Torino, † 2008) Giuseppe Bottai, politico, militare e giornalista italiano (Roma, n.1895 - Roma, † 1959) Giuseppe Botteri, politico italiano (Golese, n.1894 - Milano, † 1969) Giuseppe Brambilla, politico, patriota e giornalista italiano (Giussano, n.1825 - Como, † 1886) Giuseppe Brescia, politico italiano (Bari, n.1983) Giuseppe Brescia, politico italiano (Melfi, n.1952) Giuseppe Brienza, politico italiano (Tobruch, n.1938 - Rionero in Vulture, † 2018) Giuseppe Briganti Bellini, politico italiano (Osimo, n.1826 - Osimo, † 1898) Giuseppe Brighenti, politico, partigiano e sindacalista italiano (Endine Gaiano, n.1924 - Bergamo, † 1996) Giuseppe Brignone, politico italiano (Bricherasio, n.1808 - Torino, † 1859) Giuseppe Bufardeci, politico italiano (Siracusa, n.1927 - Viterbo, † 2010) Giuseppe Buffi, politico svizzero (Locarno, n.1938 - Chioggia, † 2000) Giuseppe Bugatto, politico austro-ungarico (Zara, n.1873 - Grado, † 1948) Giuseppe Buompane, politico italiano (Caserta, n.1982) Giuseppe Buonocore, politico italiano (Formia, n.1876 - † 1949) Giuseppe Buzzanca, politico italiano (Barcellona Pozzo di Gotto, n.1954) C (55) Giuseppe Caforio, politico italiano (Latiano, n.1941) Giuseppe Cagna, politico e avvocato italiano (Asti, n.1849 - Quarto d'Asti, † 1920) Giuseppe Calabrò, politico e avvocato italiano (Floridia, n.1916 - † 2002) Giuseppe Calcagno, politico italiano (Milazzo, n.1818 - Resìna, † 1903) Giuseppe Calderisi, politico italiano (Monte Sant'Angelo, n.1950) Giuseppe Caminiti, politico e medico italiano (Villa San Giovanni, n.1935) Giuseppe Camo, politico italiano (Cosenza, n.1943) Giuseppe Campi Bazan, politico italiano (Cagliari, n.1817 - Roma, † 1885) Giuseppe Campione, politico e geografo italiano (Santa Lucia del Mela, n.1935) Giuseppe Cannata, politico italiano (Messina, n.1930 - Taranto, † 1990) Giuseppe Cappi, politico e giurista italiano (Castelverde, n.1883 - Roma, † 1963) Giuseppe Caradonna, politico italiano (Cerignola, n.1891 - Roma, † 1963) Giuseppe Caranci, politico italiano (Castelpizzuto, n.1925) Giuseppe Carignani di Novoli, politico e nobile italiano (Lecce, n.1759 - Napoli, † 1829) Giuseppe Caroli, politico italiano (Martina Franca, n.1931) Giuseppe Caron, politico italiano (Treviso, n.1904 - Treviso, † 1998) Giuseppe Caronia, politico e pediatra italiano (San Cipirello, n.1884 - Roma, † 1977) Giuseppe Casti, politico italiano (Carbonia, n.1964) Giuseppe Castiglione, politico italiano (Bronte, n.1963) Giuseppe Castoldi, politico italiano (Vinzaglio, n.1922 - † 1990) Giuseppe Caterina, politico italiano (Rotello, n.1943) Giuseppe Cattaneo della Volta, politico italiano (Genova, n.1886 - Genova, † 1974) Giuseppe Cavallera, politico italiano (Villar San Costanzo, n.1873 - Roma, † 1952) Giuseppe Ceccato, politico italiano (Vicenza, n.1950) Giuseppe Cencelli, politico italiano (Fabrica di Roma, n.1819 - Roma, † 1899) Giuseppe Ceneri, politico italiano (Bologna, n.1827 - Bologna, † 1898) Giuseppe Centola, politico e avvocato italiano (n.1848 - † 1904) Giuseppe Cerami, politico italiano (Palermo, n.1924 - Roma, † 1989) Giuseppe Cerulli Irelli, politico italiano (Teramo, n.1846 - Teramo, † 1912) Giuseppe Cerulli Irelli, politico e ambasciatore italiano (Teramo, n.1905 - † 1987) Giuseppe Cerutti, politico italiano (Borgomanero, n.1938) Giuseppe Ceva Grimaldi Pisanelli di Pietracatella, politico e scrittore italiano (Napoli, n.1777 - Napoli, † 1862) Giuseppe Chiarante, politico italiano (Bosco Marengo, n.1929 - Roma, † 2012) Giuseppe Chiazzese, politico italiano (Corleone, n.1982) Giuseppe Chicchi, politico italiano (Verucchio, n.1944) Giuseppe Chiostergi, politico italiano (Senigallia, n.1889 - Ginevra, † 1961) Giuseppe Cianciafara, politico italiano (Messina, n.1821 - Messina, † 1886) Giuseppe Ciccantelli, politico italiano (Pescara, n.1946 - Francavilla al Mare, † 2017) Giuseppe Ciresi, politico italiano (Termini Imerese, n.1924 - † 1981) Giuseppe Cittadini, politico italiano (Alatri, n.1926 - † 2006) Giuseppe Civati, politico, saggista e editore italiano (Monza, n.1975) Giuseppe Cobolli Gigli, politico italiano (Trieste, n.1892 - Malnate, † 1987) Giuseppe Cocozza, politico italiano (Nola, n.1816 - Napoli, † 1892) Giuseppe Codacci Pisanelli, politico e giurista italiano (Roma, n.1913 - Roma, † 1988) Giuseppe Colasanto, politico italiano (Terlizzi, n.1918 - † 1991) Giuseppe Compagnone, politico italiano (Grammichele, n.1957) Giuseppe Conte, politico, avvocato e giurista italiano (Volturara Appula, n.1964) Peppino Corrias, politico italiano (Nuoro, † 2005) Giuseppe Corrias, politico italiano (Oristano, n.1811 - Oristano, † 1890) Giuseppe Corsini, politico italiano (Pistoia, n.1897 - Pistoia, † 1983) Giuseppe Cortese, politico italiano (Pomigliano d'Arco, n.1908 - Pomigliano d'Arco, † 1978) Giuseppe Cossiga, politico italiano (Sassari, n.1963) Giuseppe Costamagna, politico italiano (Bene Vagienna, n.1924 - † 1995) Giuseppe Crippa, politico italiano (Bergamo, n.1946) Giuseppe Cristina, politico italiano D (23) Giuseppe D'Alessandro, politico e medico italiano (Benevento, n.1915 - † 1984) Giuseppe D'Ambrosio, politico italiano (Andria, n.1978) Giuseppe D'Angelo, politico italiano (Calascibetta, n.1913 - Roma, † 1991) Giuseppe d'Ippolito, politico italiano (Nicastro, n.1958) Giuseppe Damaggio, politico italiano (Gela, n.1906 - Roma, † 1954) Giuseppe Dardanelli, politico e avvocato italiano (Mondovì, n.1890 - † 1972) Giuseppe De Capitani d'Arzago, politico e banchiere italiano (Milano, n.1870 - Paderno Dugnano, † 1945) Giuseppe De Cristofaro, politico italiano (Napoli, n.1971) Giuseppe De Falco, politico italiano (Montoro Superiore, n.1908 - † 1955) Giuseppe De Grazia, politico italiano (Albano di Lucania, n.1931) Giuseppe De Mita, politico italiano (Avellino, n.1968) Giuseppe De Simone, politico italiano (Tora e Piccilli, n.1843 - Sparanise, † 1902) Giuseppe Del Re, politico, patriota e letterato italiano (Turi, n.1806 - Torino, † 1864) Giuseppe Demitry, politico e avvocato italiano (Somma Vesuviana, n.1942) Giuseppe Desimone, politico italiano (Tora e Piccilli, n.1811 - Napoli, † 1894) Giuseppe Detomas, politico italiano (Cavalese, n.1962) Giuseppe Di Fabio, politico italiano (Ripalimosani, n.1949) Giuseppe Di Lello Finuoli, politico e magistrato italiano (Villa Santa Maria, n.1940) Giuseppe Di Vagno, politico italiano (Conversano, n.1889 - Mola di Bari, † 1921) Giuseppe Di Vagno, politico e avvocato italiano (Conversano, n.1922 - Bari, † 2013) Giuseppe Dipaola, politico italiano (Barletta, n.1946) Giuseppe Doppio, politico italiano (Santorso, n.1941) Giuseppe Dozza, politico italiano (Bologna, n.1901 - Bologna, † 1974) E (2) Giuseppe Emili, politico italiano (Petrella Salto, n.1942) Giuseppe Esposito, politico e imprenditore italiano (Pagani, n.1956) F (19) Giuseppe Fallica, politico italiano (Palermo, n.1952) Giuseppe Fasce, politico italiano (Genova, n.1848 - Genova, † 1910) Giuseppe Fassino, politico italiano (Busca, n.1924 - Busca, † 2012) Giuseppe Federico, politico italiano (Gela, n.1964) Giuseppe Femia, politico italiano (Gerace Marina, n.1910 - Tiriolo, † 1963) Giuseppe Fenaroli Avogadro, politico italiano (Brescia, n.1760 - Rudiano, † 1825) Giuseppe Ferrandino, politico italiano (Ischia, n.1963) Giuseppe Ferrari, politico italiano (Ferrara, n.1920 - † 2001) Giuseppe Ferraris, politico italiano (Pezzana, n.1903 - † 1987) Giuseppe Filippini, politico e antifascista italiano (Pesaro, n.1879 - Pesaro, † 1972) Giuseppe Fini, politico italiano (Taglio di Po, n.1949) Giuseppe Fioroni, politico italiano (Viterbo, n.1958) Giuseppe Firrao, politico italiano (Napoli, n.1895 - Napoli, † 1950) Giuseppe Firrarello, politico e giornalista italiano (San Cono, n.1939) Giuseppe Fornasari, politico e ingegnere italiano (Arezzo, n.1949) Giuseppe Fortunato, politico italiano (Francavilla in Sinni, n.1946) Giuseppe Fracassi, politico italiano (Paterno, n.1916 - † 1984) Giuseppe Franzi, politico e avvocato italiano (Pallanza, n.1824 - Pallanza, † 1893) Giuseppe Fuschini, politico italiano (Ravenna, n.1883 - Roma, † 1949) G (39) Giuseppe Gadda, politico italiano (Milano, n.1822 - Rogeno, † 1901) Giuseppe Galasso, politico italiano (Avellino, n.1951) Giuseppe Galati, politico italiano (Catanzaro, n.1961) Giuseppe Gallotti, politico italiano (Napoli, n.1803 - Napoli, † 1879) Giuseppe Gambale, politico e cardiologo italiano (Napoli, n.1964) Giuseppe Garesio, politico italiano (Torino, n.1954) Giuseppe Gargani, politico italiano (Morra De Sanctis, n.1935) Giuseppe Garibotti, politico e giornalista italiano (Cremona, n.1865 - Milano, † 1930) Giuseppe Garlato, politico italiano (San Vito al Tagliamento, n.1896 - Palestrina, † 1988) Giuseppe Garneri, politico italiano (Cavallermaggiore, n.1823 - Roma, † 1905) Giuseppe Garzoni, politico italiano (Firenze, n.1824 - Firenze, † 1899) Giuseppe Gasparin, politico italiano (Caserta, n.1950) Giuseppe Gatti, politico italiano (Fagnano Olona, n.1926 - † 2023) Giuseppe Gattini, politico e storico italiano (Matera, n.1843 - Matera, † 1917) Giuseppe Gaudenzi, politico italiano (Terra del Sole, n.1872 - Forlì, † 1936) Pino Gentile, politico italiano (Cosenza, n.1944) Giuseppe Geraci, politico italiano (Corigliano Calabro, n.1948) Giuseppe Gerbaix de Sonnaz, politico italiano (Cuneo, n.1828 - Roma, † 1905) Giuseppe Gerbino, politico italiano (Santo Stefano di Camastra, n.1925 - Roma, † 1995) Giuseppe Giacomelli, politico italiano (Udine, n.1836 - Roma, † 1911) Giuseppe Giammarco, politico italiano (Sulmona, n.1894 - † 1957) Giuseppe Giammarinaro, politico e imprenditore italiano (Salemi, n.1946) Giuseppe Gianni, politico italiano (Solarino, n.1947) Giuseppe Giliberti, politico italiano (Pinar del Río, n.1919 - † 1992) Giuseppe Giliberto, politico italiano (Calascibetta, n.1927 - Caltanissetta, † 1989) Giuseppe Giovanelli, politico italiano (Venezia, n.1824 - Lonigo, † 1886) Giuseppe Giovanniello, politico italiano (Gravina in Puglia, n.1927 - Gravina in Puglia, † 2015) Giuseppe Giovenzana, politico italiano (Carate Brianza, n.1940) Giuseppe Girardini, politico e avvocato italiano (Udine, n.1856 - Tricesimo, † 1923) Giuseppe Girgenti, politico, prefetto e avvocato italiano (Palermo, n.1905 - Palermo, † 1968) Giuseppe Golinelli, politico e partigiano italiano (Bagnara di Romagna, n.1920 - Venezia, † 2004) Giuseppe Gonella, politico italiano (Udine, n.1900 - † 1978) Giuseppe Gorla, politico italiano (Vernate, n.1895 - Milano, † 1970) Giuseppe Granata, politico italiano (Porto Empedocle, n.1918 - Roma, † 1998) Giuseppe Grassi, politico, avvocato e saggista italiano (Lecce, n.1883 - Roma, † 1950) Giuseppe Greco, politico italiano (Arzano, n.1948) Giuseppe Grossi, politico italiano (Soncino, n.1920 - † 2007) Giuseppe Guerini, politico italiano (Calcinate, n.1976) Giuseppe Guzzetti, politico, banchiere e filantropo italiano (Turate, n.1934) I (5) Giuseppe Iannello, politico e notaio italiano (Vibo Valentia, n.1953) Giuseppe Iannone, politico italiano (San Nicandro Garganico, n.1929) Giuseppe Imperiale, politico italiano (Foggia, n.1897 - Foggia, † 1964) Giuseppe Incardona, politico italiano (Acquaviva delle Fonti, n.1941) Giuseppe Insalaco, politico italiano (San Giuseppe Jato, n.1941 - Palermo, † 1988) L (23) Giuseppe L'Abbate, politico italiano (Castellana Grotte, n.1985) Giusi La Ganga, politico italiano (Torino, n.1948 - Torino, † 2020) Giuseppe La Loggia, politico italiano (Agrigento, n.1911 - Roma, † 1994) Giuseppe La Rosa, politico italiano (Ragusa, n.1917 - Modica, † 2011) Giuseppe Lamacchia, politico italiano (Matera, n.1912 - Matera, † 1999) Giuseppe Lascaris di Ventimiglia, politico italiano (Casale Monferrato, n.1729 - Torino, † 1793) Giuseppe Lauria, politico italiano (Napoli, n.1805 - Napoli, † 1879) Giuseppe Lauricella, politico italiano (Palermo, n.1960) Giuseppe Lavia, politico italiano (Longobucco, n.1884 - † 1955) Giuseppe Lavorato, politico italiano (Rosarno, n.1938) Giuseppe Lazzarini, politico italiano (Rapolano Terme, n.1948) Giuseppe Leone, politico italiano (Roma, n.1941 - Taranto, † 2015) Giuseppe Leoni, politico, giornalista e architetto italiano (Mornago, n.1947) Giuseppe Liguori, politico italiano (Meta, n.1901 - † 1978) Giuseppe Lo Curzio, politico italiano (Siracusa, n.1934) Giuseppe Lombardo, politico italiano (Addis Abeba, n.1941) Giuseppe Lombrassa, politico, giornalista e prefetto italiano (Pesaro, n.1906 - Roma, † 1966) Pino Lucchesi, politico italiano (Portoferraio, n.1941 - Massarosa, † 2012) Giuseppe Luigi Passino, politico italiano (Bosa, n.1797 - Bosa, † 1874) Giuseppe Lumia, politico italiano (Termini Imerese, n.1960) Giuseppe Lunati, politico italiano (Roma, n.1800 - Roma, † 1878) Giuseppe Luongo, politico italiano (Napoli, n.1938) Giuseppe Lyons, politico italiano (Nizza, n.1815 - † 1853) M (46) Giuseppe Macchiavelli, politico italiano (Genova, n.1922 - Genova, † 1988) Giuseppe Maggio, politico italiano (Marsala, n.1890 - Marsala, † 1978) Giuseppe Magliano, politico e avvocato italiano (Caserta, n.1883 - † 1971) Giuseppe Malan, politico italiano (San Giovanni, n.1808 - Torino, † 1886) Giuseppe Malmusi, politico e patriota italiano (Modena, n.1803 - Modena, † 1865) Giuseppe Mancuso, politico e sindacalista italiano (Enna, n.1928 - Enna, † 2004) Giuseppe Mancuso, politico italiano (Caltanissetta, n.1927 - Caltanissetta, † 2021) Giuseppe Manfredi, politico e patriota italiano (Cortemaggiore, n.1828 - Roma, † 1918) Giuseppe Manfredi, politico italiano (Fossano, n.1926 - † 2005) Giuseppe Mangiapane, politico italiano (Furnari, n.1932 - Messina, † 2021) Giuseppe Mannetti, politico italiano (Antrodoco, n.1834 - L'Aquila, † 1901) Giuseppe Mantica, politico, scrittore e funzionario italiano (Reggio Calabria, n.1865 - Ariccia, † 1907) Giuseppe Marazzita, politico italiano (Palmi, n.1899 - Roma, † 1977) Giuseppe Marchesano, politico e avvocato italiano (Palermo, n.1863 - Roma, † 1951) Giuseppe Marchese, politico e storico italiano (Luzzi, n.1892 - Luzzi, † 1977) Giuseppe Marchionna, politico e economista italiano (Brindisi, n.1953) Giuseppe Marchiori, politico italiano (Sant'Urbano, n.1847 - Roma, † 1900) Giuseppe Marsinano, politico italiano (Castrocielo, n.1948) Giuseppe Martellotta, politico italiano (Fasano, n.1941) Giuseppe Marton, politico italiano (Mogliano Veneto, n.1933 - Treviso, † 2006) Giuseppe Mascaro, politico italiano (Napoli, n.1926 - Rossano, † 2012) Giuseppe Massarenti, politico e sindacalista italiano (Molinella, n.1867 - Molinella, † 1950) Giuseppe Matarrese, politico italiano (Canosa di Puglia, n.1926 - Canosa di Puglia, † 1997) Giuseppe Matulli, politico italiano (Marradi, n.1938) Giuseppe Mazzacorati, politico italiano (Bologna, n.1803 - Bologna, † 1887) Giuseppe Mazzoni, politico italiano (Prato, n.1808 - Prato, † 1880) Giuseppe Menardi, politico, ingegnere e imprenditore italiano (Cuneo, n.1953) Giuseppe Micheli, politico e notaio italiano (Parma, n.1874 - Roma, † 1948) Giuseppe Milazzo, politico italiano (Palermo, n.1977) Giuseppe Milone, politico italiano (Paternò, n.1957) Giuseppe Mirabelli, politico italiano (Mandrogne, n.1945 - Alessandria, † 1999) Giuseppe Miraglia, politico italiano (Cosenza, n.1816 - Napoli, † 1901) Giuseppe Miraglia, politico italiano (Cosenza, n.1834 - Firenze, † 1896) Giuseppe Miroglio, politico italiano (Vigliano d'Asti, n.1925 - Asti, † 2001) Giuseppe Mirri, politico e generale italiano (Imola, n.1834 - Bologna, † 1907) Giuseppe Mischi, politico italiano (Piacenza, n.1817 - Piacenza, † 1896) Giuseppe Molinari, politico italiano (Potenza, n.1954) Giuseppe Molinari, politico italiano (Sciacca, n.1912 - † 1990) Giuseppe Montalbano, politico italiano (Sciacca, n.1925 - Palermo, † 2021) Giuseppe Montalbano, politico italiano (Santa Margherita di Belice, n.1895 - † 1989) Giuseppe Morabito, politico e avvocato italiano (Reggio Calabria, n.1939) Giuseppe Motta, politico, storico e saggista italiano (Augusta, n.1902 - Augusta, † 1984) Giuseppe Mottola, politico italiano (San Nazzaro Calvi, n.1936 - † 2007) Giuseppe Mulas, politico italiano (Benetutti, n.1944) Giuseppe Muscariello, politico, imprenditore e dirigente sportivo italiano (Napoli, n.1915 - Napoli, † 1976) Giuseppe Mussi, politico italiano (Milano, n.1836 - Baveno, † 1904) N (10) Giuseppe Naro, politico italiano (Militello Rosmarino, n.1948) Giuseppe Nathan, politico e militare italiano (n.1848 - Roma, † 1881) Giuseppe Natoli, politico e patriota italiano (Messina, n.1815 - Messina, † 1867) Giuseppe Negri, politico italiano (Milano, n.1779 - Milano, † 1862) Giuseppe Neroni Cancelli, politico italiano (Ripatransone, n.1784 - San Benedetto del Tronto, † 1858) Giuseppe Nicoletti, politico italiano (Terni, n.1799 - Terni) Giuseppe Nisticò, politico e farmacologo italiano (Cardinale, n.1941) Giuseppe Nitti, politico e avvocato italiano (Napoli, n.1901 - † 1967) Giuseppe Notarianni, politico e avvocato italiano (Napoli, n.1889 - † 1959) Giuseppe Nuara, ex politico italiano (Palermo, n.1936) O (4) Giuseppe Olivi, politico italiano (Treviso, n.1788 - Pieve di Soligo, † 1861) Giuseppe Orciari, politico italiano (Senigallia, n.1923 - Senigallia, † 2021) Giuseppe Antonio Osorio Alarçon, politico e diplomatico italiano (Trapani, n.1697 - Torino, † 1763) Giuseppe Ossorio, politico italiano (Ragusa, n.1944) P (46) Pippo Pagano, politico italiano (Malvagna, n.1951) Giuseppe Palmieri Nuti, politico italiano (Siena, n.1843 - Siena, † 1893) Giuseppe Palumbo, politico e ammiraglio italiano (Napoli, n.1840 - Napoli, † 1913) Giuseppe Palumbo, politico italiano (Catania, n.1940) Giuseppe Panattoni, politico italiano (Lari, n.1802 - Firenze, † 1874) Giuseppe Paolin, politico italiano (Treviso, n.1966) Giuseppe Pastore, politico e generale italiano (Cuneo, n.1800 - Torino, † 1878) Giuseppe Pavoncelli, politico italiano (Cerignola, n.1836 - Napoli, † 1910) Giuseppe Pecchio, politico e storico italiano (Milano, n.1785 - Brighton, † 1835) Giuseppe Pella, politico e economista italiano (Valdengo, n.1902 - Roma, † 1981) Giuseppe Pellegrino, politico e avvocato italiano (Marsala, n.1925 - Marsala, † 2010) Giuseppe Pellegrino, politico italiano (Lecce, n.1856 - Lecce, † 1931) Giuseppe Pepe, politico e avvocato italiano (Foggia, n.1908) Giuseppe Pergolizzi, politico e dirigente sportivo italiano (Palermo, n.1914 - Palermo, † 1983) Giuseppe Perricone, politico italiano (Vita, n.1924 - Trapani, † 1997) Giuseppe Perrone Capano, politico e avvocato italiano (Trani, n.1898 - Bari, † 1979) Giuseppe Pescetti, politico italiano (Castelnuovo Berardenga, n.1859 - Firenze, † 1924) Giuseppe Petrella, politico italiano (Napoli, n.1950) Giuseppe Petrilli, politico italiano (Napoli, n.1913 - Roma, † 1999) Giuseppe Peverelli, politico italiano (Torino, n.1893 - Montevideo, † 1969) Giuseppe Piacentini, politico italiano (Collevecchio, n.1803 - Roma, † 1877) Giuseppe Pica, politico italiano (L'Aquila, n.1813 - Napoli, † 1887) Giuseppe Piegari, politico italiano (Napoli, n.1892 - Napoli, † 1975) Giuseppe Pierino, politico italiano (Cetraro, n.1937) Giuseppe Pinna, politico e avvocato italiano (Sarule, n.1854 - Nuoro, † 1908) Giuseppe Piola, politico e scrittore italiano (Milano, n.1826 - Milano, † 1904) Giuseppe Piroli, politico italiano (Busseto, n.1815 - Roma, † 1890) Giuseppe Pisani, politico italiano (Scicli, n.1952) Giuseppe Pisanu, ex politico italiano (Ittiri, n.1937) Giuseppe Pizza, politico italiano (Sant'Eufemia d'Aspromonte, n.1947) Giuseppe Pizzarelli, politico italiano (Catania, n.1848 - Catania, † 1923) Giuseppe Pizzirani, politico italiano (Baricella, n.1898) Giuseppe Placidi, politico italiano (L'Aquila, n.1948) Giuseppe Platamone, politico e dirigente sportivo italiano (Trapani, n.1876 - Trapani, † 1930) Giuseppe Plochiù, politico italiano († 1869) Giuseppe Poerio, politico e patriota italiano (Belcastro, n.1775 - Napoli, † 1843) Giuseppe Pogliani, politico italiano (Lecco, n.1947) Giuseppe Polsinelli, politico italiano (Arpino, n.1787 - Arpino, † 1880) Giuseppe Pozzo, politico italiano (Candelo, n.1809 - Torino, † 1884) Giuseppe Prina, politico italiano (Novara, n.1766 - Milano, † 1814) Giuseppe Provenzano, politico e economista italiano (Palermo, n.1946) Giuseppe Pucci di Benisichi, politico italiano (Petralia Sottana, n.1867 - Petralia Sottana, † 1942) Giuseppe Puccioni, politico italiano (Siena, n.1788 - Firenze, † 1866) Giuseppe Pugliese, politico italiano (Crotone, n.1947 - Crotone, † 2020) Giuseppe Pupillo, politico italiano (Zara, n.1940) Giuseppe Putzolu, politico e scrittore italiano (Trinità d'Agultu e Vignola, n.1935) Q (2) Giuseppe Quattrone, politico italiano (Reggio Calabria, n.1899 - Reggio Calabria, † 1973) Giuseppe Quieti, politico, giornalista e avvocato italiano (Pescara, n.1936 - Pescara, † 2021) R (29) Giuseppe Raffa, politico italiano (Melito di Porto Salvo, n.1959) Giuseppe Raffeiner, politico italiano (Nova Ponente, n.1895 - Nova Ponente, † 1974) Giuseppe Raffo, politico e imprenditore tunisino (Tunisi, n.1795 - Parigi, † 1862) Giuseppe Raimondi, politico italiano (Tortona, n.1878 - Albisola Superiore, † 1955) Giuseppe Rapelli, politico italiano (Castelnuovo Don Bosco, n.1905 - Roma, † 1977) Giuseppe Rea, politico e partigiano italiano (Fontana Liri, n.1913 - Mantova, † 1955) Giuseppe Reale, politico italiano (Maratea, n.1918 - Reggio Calabria, † 2010) Giuseppe Rega, politico italiano (Mugnano del Cardinale, n.1825 - Napoli, † 1891) Giuseppe Resta, politico e odontoiatra italiano (Corbetta, n.1938 - Corbetta, † 2014) Giuseppe Ricci, politico e partigiano italiano (Montelabbate, n.1890 - Cattolica, † 1972) Giuseppe Ricciardi, politico italiano (Bolano, n.1941) Giuseppe Righetti, politico italiano (Pesaro, n.1926 - Pesaro, † 2015) Giuseppe Rippa, politico e giornalista italiano (Napoli, n.1950) Giuseppe Riva, politico italiano (Arsiè, n.1894 - † 1979) Giuseppe Robecchi, politico e presbitero italiano (Gambolò, n.1805 - Gambolò, † 1874) Giuseppe Robecchi, politico italiano (Milano, n.1825 - Monte Carlo, † 1898) Giuseppe Roda, politico italiano (Lodi, n.1901 - † 1996) Giuseppe Romanato, politico italiano (Fratta Polesine, n.1916 - Rovigo, † 1985) Giuseppe Romanini, politico italiano (Collecchio, n.1957) Giuseppe Romele, politico italiano (Pisogne, n.1951) Giuseppe Romeo, politico italiano (Reggio Calabria, n.1904 - Reggio Calabria, † 1979) Giuseppe Romita, politico italiano (Tortona, n.1887 - Roma, † 1958) Giuseppe Rospigliosi, V principe Rospigliosi, politico italiano (Roma, n.1755 - Firenze, † 1833) Giuseppe Rossetto, politico e imprenditore italiano (Milano, n.1959) Giuseppe Rossiello, politico italiano (Bitonto, n.1948) Giuseppe Rubinacci, politico italiano (Napoli, n.1931) Giuseppe Russo, politico italiano (Giarre, n.1920 - Macchia di Giarre, † 2007) Giuseppe Russo, politico italiano (Casoria, n.1936 - † 2011) Giuseppe Ruvolo, politico italiano (Ribera, n.1951) S (30) Giuseppe Sala, politico, dirigente d'azienda e dirigente pubblico italiano (Milano, n.1958) Giuseppe Salari, politico italiano (Spello, n.1909 - Foligno, † 2004) Giuseppe Salvadego Molin, politico italiano (Cavarzere, n.1830 - Cavarzere, † 1906) Giuseppe Sanna Sanna, politico italiano (Anela, n.1821 - Genova, † 1875) Giuseppe Santonastaso, politico e ingegnere italiano (Santa Maria Capua Vetere, n.1925 - Benevento, † 2007) Giuseppe Santonastaso, politico e avvocato italiano (Caserta, n.1875 - † 1959) Giuseppe Sapia, politico italiano (Caltanissetta, n.1928 - Caltanissetta, † 2010) Giuseppe Sappa, politico italiano (Torino, n.1803 - Roma, † 1873) Giuseppe Saretta, politico italiano (Mussolente, n.1946) Giuseppe Scalera, politico italiano (Napoli, n.1954) Giuseppe Scalia, politico italiano (Aragona, n.1962) Giuseppe Schiavon, politico e antifascista italiano (Padova, n.1896 - Padova, † 1989) Giuseppe Schininà di Sant'Elia, politico italiano (Ragusa, n.1850 - Ragusa, † 1922) Giuseppe Schirò, politico italiano (Nizza di Sicilia, n.1913 - † 1988) Giuseppe Scopelliti, politico italiano (Reggio Calabria, n.1966) Giuseppe Scotto Di Luzio, politico italiano (Grumo Nevano, n.1947 - † 2023) Giuseppe Scozzari, politico e avvocato italiano (Casteltermini, n.1964) Giuseppe Semeraro, politico italiano (Martina Franca, n.1947 - Taranto, † 2022) Giuseppe Serra, politico italiano (Sinnai, n.1934 - Cagliari, † 2008) Giuseppe Serrini, politico italiano (Osimo, n.1917 - Ancona, † 1994) Giuseppe Serroy, politico, medico e poeta italiano (Raffadali, n.1798 - Agrigento, † 1881) Giuseppe Sinesio, politico italiano (Porto Empedocle, n.1921 - Palermo, † 2002) Giuseppe Solaro, politico e militare italiano (Torino, n.1914 - Torino, † 1945) Giuseppe Sparacino, politico italiano (Sambuca di Sicilia, n.1943) Giuseppe Spataro, politico e dirigente d'azienda italiano (Vasto, n.1897 - Roma, † 1979) Giuseppe Specchia, politico italiano (Roma, n.1943 - Ostuni, † 2020) Giuseppe Speciale, politico italiano (Bagheria, n.1919 - † 1996) Giuseppe Spinelli, politico italiano (Cremona, n.1908 - Cremona, † 1987) Giuseppe Sposetti, politico italiano (Macerata, n.1933) Giuseppe Steiner, politico, scrittore e avvocato italiano (Urbino, n.1898 - Torino, † 1964) T (27) Giuseppe Tanari, politico italiano (Bologna, n.1852 - Firenze, † 1933) Francesco Taormina, politico e avvocato italiano (Palermo, n.1903 - † 1972) Giuseppe Tarantini, politico e medico italiano (Trani, n.1960) Giuseppe Tarantini, politico italiano (Napoli, n.1844) Giuseppe Tarantino, politico italiano (Taranto, n.1959) Giuseppe Tasca Lanza, politico italiano (Palermo, n.1849 - Palermo, † 1917) Giuseppe Tatarella, politico, avvocato e giornalista italiano (Cerignola, n.1935 - Torino, † 1999) Giuseppe Tavolotti, politico italiano (Cremona, n.1820 - Cremona, † 1887) Giuseppe Terragni, politico italiano (Como, n.1902 - † 1963) Giuseppe Tirelli, politico italiano (Modena, n.1813 - Morrovalle, † 1887) Giuseppe Tocco, politico italiano (Iglesias, n.1912 - Cagliari, † 2006) Giuseppe Togni, politico italiano (Pontedera, n.1903 - Roma, † 1981) Giuseppe Torchio, politico italiano (Spineda, n.1951) Giuseppe Torelli, politico italiano (Imperia, n.1940 - Imperia, † 2019) Giuseppe Tortora, politico italiano (Ferrara, n.1921 - † 1977) Giuseppe Tortorella, politico italiano (Messina, n.1910 - † 1990) Giuseppe Toscanelli, politico e patriota italiano (Pisa, n.1828 - Pontedera, † 1891) Giuseppe Tozzoli, politico italiano (Calitri, n.1826 - Calitri, † 1881) Giuseppe Trabucchi, politico e avvocato italiano (Verona, n.1904 - Verona, † 1975) Giuseppe Traina, politico italiano (Santa Margherita di Belice, n.1889 - † 1958) Giuseppe Trepiccione, politico italiano (Casapulla, n.1963) Giuseppe Tricoli, politico, storico e docente italiano (Palermo, n.1932 - Palermo, † 1995) Giuseppe Troiani, politico italiano Giuseppe Tudisco, politico italiano (Catania, n.1903 - † 1982) Giuseppe Tuntar, politico e giornalista italiano (Visinada, n.1882 - Buenos Aires, † 1940) Giuseppe Turini, politico italiano (San Miniato, n.1927 - Massa Marittima, † 2018) Giuseppe de Turris, politico italiano (Castellammare di Stabia, n.1759 - † 1843) V (18) Giuseppe Vacca, politico, filosofo e storico italiano (Bari, n.1939) Giuseppe Vacciano, politico italiano (Napoli, n.1972) Giuseppe Valarioti, politico e attivista italiano (Rosarno, n.1950 - Nicotera, † 1980) Giuseppe Valditara, politico e giurista italiano (Milano, n.1961) Giuseppe Valentino, politico italiano (Reggio Calabria, n.1865 - Reggio Calabria, † 1943) Giuseppe Vallone, politico italiano (Santo Stefano Quisquina, n.1946) Giuseppe Valmarana, politico italiano (Vicenza, n.1817 - Venezia, † 1893) Giuseppe Vassallo, politico italiano (n.1920 - Vallecrosia, † 2012) Giuseppe Vedovato, politico italiano (Greci, n.1912 - Roma, † 2012) Giuseppe Veronesi, politico e ingegnere italiano (Rovereto, n.1910 - Rovereto, † 1985) Giuseppe Vicentini, politico e banchiere italiano (Gaibana, n.1877 - Roma, † 1943) Giuseppe Viel, politico italiano (L'Hôpital, n.1921 - † 1989) Giuseppe Vignola, politico e sindacalista italiano (Eboli, n.1925 - Roma, † 2016) Giuseppe Vignolo, politico italiano (Novi Ligure, n.1926) Giuseppe Visca, politico italiano (Acqui Terme, n.1942) Giuseppe Vitagliano, politico italiano (Pietrabbondante, n.1917) Giuseppe Vitale, politico italiano (Locri, n.1923 - † 2013) Giuseppe Vitale, politico italiano (Caltagirone, n.1935) Z (6) Giuseppe Zamberletti, politico italiano (Varese, n.1933 - Varese, † 2019) Giuseppe Zampieri, politico italiano (Vicenza, n.1893 - Vicenza, † 1976) Giuseppe Zappulla, politico italiano (Siracusa, n.1957) Giuseppe Zuech, politico italiano (Pianezze, n.1944) Giuseppe Zugaro De Matteis, politico italiano (Caporciano, n.1902 - † 1988) Giuseppe Zurlo, politico e giornalista italiano (Ostuni, n.1926 - Roma, † 2020) D (3) Giuseppe de Felice Giuffrida, politico italiano (Catania, n.1859 - Catania, † 1920) Giuseppe de Nava, politico italiano (Reggio Calabria, n.1858 - Roma, † 1924) Giuseppe de Samuele Cagnazzi, politico italiano (Altamura, n.1763 - † 1837) Persone di nome Giuseppe/Politici
3
5166941
https://it.wikipedia.org/wiki/Persone%20di%20nome%20Michele/Politici
Persone di nome Michele/Politici
__EXPECTED_UNCONNECTED_PAGE__ A (9) Michele Abbate, politico italiano (Airola, n.1934 - Airola, † 2012) Michele Achilli, politico e urbanista italiano (Milano, n.1931 - Milano, † 2023) Michele Amadei, politico, sindacalista e giornalista italiano (Roma, n.1839 - Roma, † 1906) Michele Amari, politico e patriota italiano (Palermo, n.1803 - Palermo, † 1877) Michele Amato Pojero, politico italiano (Palermo, n.1850 - Palermo, † 1914) Michele Amorena, politico italiano (Ponte di Piave, n.1946 - † 1999) Michele Anfossi, politico italiano (Taggia, n.1819 - Taggia, † 1888) Michele Anzaldi, politico e giornalista italiano (Palermo, n.1960) Michele Armentani, politico italiano (Massafra, n.1938 - Taranto, † 2021) B (11) Michele Barbaro, politico italiano (Reggio Calabria, n.1894 - Reggio Calabria, † 1965) Michele Barcaiuolo, politico italiano (Modena, n.1979) Michele Basile, politico italiano (Vibo Valentia, n.1915 - † 1974) Michele Bassi, politico italiano (Carpineto, n.1764 - Chieti, † 1819) Michele Bellomo, politico italiano (Caltanissetta, n.1932) Michele Bianchi, politico, sindacalista e giornalista italiano (Belmonte Calabro, n.1882 - Roma, † 1930) Michele Bianco, politico e avvocato italiano (Miglionico, n.1895 - Matera, † 1981) Michele Boccardi, politico italiano (Bari, n.1968) Michele Bonatesta, politico e giornalista italiano (Viterbo, n.1942) Michele Bordo, politico italiano (Manfredonia, n.1973) Michele Buquicchio, politico e giurista italiano (Andria, n.1945) C (19) Michele Caccavale, politico italiano (Marciana, n.1947 - Roma, † 2019) Michele Campisi, politico italiano (Caltanissetta, n.1963) Michele Cappella, politico italiano (Grammichele, n.1953) Michele Casaretto, politico italiano (Genova, n.1820 - Genova, † 1901) Michele Casino, politico italiano (Irsina, n.1960) Michele Castellamonte di Lessolo, politico italiano (Lessolo, n.1819 - Torino, † 1868) Michele Celidonio, politico e imprenditore italiano (Sulmona, n.1913 - † 2000) Michele Ceriana Mayneri, politico e calciatore italiano (Torino, n.1861 - Torino, † 1930) Michele Chimenti, politico italiano (Partinico, n.1942) Michele Ciafardini, politico italiano (Sulmona, n.1932 - Pescara, † 1990) Michele Cifarelli, politico italiano (Bari, n.1913 - Roma, † 1998) Michele Columbu, politico e scrittore italiano (Ollolai, n.1914 - Cagliari, † 2012) Michele Conti, politico italiano (Pisa, n.1970) Michele Coppino, politico italiano (Alba, n.1822 - Alba, † 1901) Michele Corinaldi, politico italiano (Pisa, n.1811 - Pisa, † 1874) Michele Cortese, politico italiano (Siracusa, n.1935) Michele Cossa, politico italiano (Sestu, n.1960) Michele Crisafulli Mondìo, politico italiano (Messina, n.1881 - Savoca, † 1943) Michele Critoboulos, politico e storico bizantino (n.1410 - † 1470) D (10) Michele D'Ambrosio, politico italiano (Bonito, n.1944 - Roma, † 2010) Michele D'Amico, politico italiano (Ribera, n.1900 - Ribera, † 1980) Michele De Capua, politico italiano (Bitonto, n.1913 - Roma, † 1974) Michele De Luca, politico italiano (Parghelia, n.1938) Michele De Lucia, politico, giornalista e saggista italiano (Roma, n.1972) Michele De Martiis, politico italiano (Pescara, n.1926 - Pescara, † 2019) Michele De Pascale, politico italiano (Cesena, n.1985) Michele De Pietro, politico e avvocato italiano (Cursi, n.1884 - Lecce, † 1967) Michele Dell'Orco, politico italiano (Pavullo nel Frignano, n.1985) Michele Di Martino, politico italiano (Cagliari, n.1930 - Cagliari, † 2023) E (2) Michele Emiliano, politico e magistrato italiano (Bari, n.1959) Michele Errico, politico italiano (Brindisi, n.1944) F (4) Michele Fazioli, politico italiano (Ancona, n.1819 - Ancona, † 1904) Michele Fina, politico italiano (Avezzano, n.1978) Michele Florino, politico italiano (Napoli, n.1940) Michele Forte, politico italiano (Formia, n.1938 - Formia, † 2016) G (12) Michele Galante, politico italiano (San Marco in Lamis, n.1948) Michele Galli, politico italiano (Cesena, n.1900 - † 1976) Michele Galvagno, politico italiano (Centuripe, n.1954) Michele Geraci, politico italiano (Palermo, n.1967) Michele Gesualdi, politico, sindacalista e scrittore italiano (Bovino, n.1943 - Calenzano, † 2018) Michele Giacchi, politico italiano (Sepino, n.1805 - Roma, † 1892) Michele Giardiello, politico italiano (Acerra, n.1956) Michele Graduata, politico italiano (Mesagne, n.1943) Michele Guanti, politico italiano (Matera, n.1915 - Matera, † 2013) Michele Gubitosa, politico italiano (Atripalda, n.1979) Michele Guerra, politico italiano (Parma, n.1982) Gutierrez Michele Spadafora, politico italiano (Palermo, n.1903 - Venetico, † 1987) I (1) Michele Iacobucci, politico italiano (L'Aquila, n.1832 - L'Aquila, † 1891) L (1) Michele Lauria, politico e scrittore italiano (Enna, n.1942) M (13) Michele Mancino, politico italiano (Genzano di Lucania, n.1896 - Latina, † 1995) Michele Marchio, politico e avvocato italiano (Andria, n.1929 - Roma, † 1990) Michele Marini, politico italiano (Frosinone, n.1961) Michele Marotta, politico italiano (Potenza, n.1913 - † 1972) Michele Martina, politico italiano (San Pietro di Gorizia, n.1926 - Gorizia, † 2014) Michele Megale, politico italiano (Nicosia, n.1930 - Trapani, † 2021) Mike Merlo, politico e mafioso italiano (Sambuca Zabut, n.1880 - Chicago, † 1924) Michele Miani, politico italiano (Visignano, n.1888 - Trieste, † 1980) Michele Miraglia, politico italiano (Taranto, n.1935 - Carovigno, † 2023) Michele Mognato, politico italiano (Mestre, n.1961) Michele Morini, politico italiano (Oleggio, n.1818 - Novara, † 1886) Michele Muratori, politico sammarinese (Città di San Marino, n.1983) Michele Musolino, politico italiano (Reggio Calabria, n.1935 - Reggio Calabria, † 1989) P (13) Michele Palatini, politico italiano (Padova, n.1855 - Belluno, † 1914) Michele Papandrea, politico e militare italiano (Nuoro, n.1881 - Col d'Echele, † 1918) Michele Pascolato, politico e avvocato italiano (Venezia, n.1907 - Brasile, † 1986) Michele Paternò Castello di Bicocca, politico italiano (n.1837 - Catania, † 1919) Michele Pazienza, politico e avvocato italiano (Napoli, n.1928 - Roma, † 2013) Michele Pelillo, politico italiano (Taranto, n.1957) Michele Peressini, politico italiano (Udine, n.1837) Michele Pinto, politico italiano (Teggiano, n.1931) Michele Piras, politico italiano (Darmstadt, n.1972) Michele Pironti, politico e patriota italiano (Montoro, n.1814 - Torre del Greco, † 1885) Michele Pisacane, politico italiano (Agerola, n.1959) Michele Pistillo, politico italiano (San Severo, n.1926 - Roma, † 2019) Michele Protano, politico italiano (Vieste, n.1927 - Foggia, † 2007) R (3) Michele Ragosta, politico italiano (Salerno, n.1955) Michele Rallo, politico e saggista italiano (Trapani, n.1946) Michele Reina, politico italiano (Palermo, n.1930 - Palermo, † 1979) S (9) Michele Saccomanno, politico italiano (Torre Santa Susanna, n.1951) Michele Sala, politico italiano (Altofonte, n.1900 - Palermo, † 1973) Michele Scandroglio, politico e imprenditore italiano (Chiavari, n.1954) Michele Scianatico, politico e imprenditore italiano (Bari, n.1920 - † 2004) Michele Scozia, politico italiano (Salerno, n.1928 - † 1995) Michele Sellitti, politico italiano (Nocera Inferiore, n.1936 - Nocera Inferiore, † 2022) Michele Sodano, politico italiano (Agrigento, n.1989) Michele Steno, politico e diplomatico italiano (Venezia - Venezia, † 1413) Michele Stornello, politico italiano (Leonforte, n.1952) T (7) Michele Tantalo, politico italiano (Matera, n.1929 - Matera, † 2020) Michele Tedeschi Rizzone, politico, patriota e militare italiano (Modica, n.1840 - Pozzallo, † 1898) Michele Terzaghi, politico italiano (Livorno, n.1883 - Milano, † 1965) Michele Tortora, politico italiano Michele Traversa, politico e sindacalista italiano (Botricello, n.1948) Michele Troisi, politico italiano (Tufo, n.1906 - Bari, † 1961) Michele Tucci, politico italiano (Taranto, n.1948) V (5) Michele Valenti, politico italiano (Parma, n.1894 - Roma, † 1949) Michele Ventura, politico italiano (Sesto Fiorentino, n.1943) Michele Vianello, politico italiano (Venezia, n.1953) Michele Viscardi, politico italiano (Napoli, n.1939) Michele Vocino, politico italiano (Peschici, n.1881 - Roma, † 1965) Z (4) Michele Zanche, politico italiano (n.1203 - Sassari, † 1275) Michele Zanetti, politico e giurista italiano (Trieste, n.1940) Michele Zolla, politico e funzionario italiano (Armeno, n.1932) Michele Zuccalà, politico italiano (Mirabella Imbaccari, n.1924 - † 2006) D (1) Michele da Montopoli, politico e condottiero italiano (Montopoli in Val d'Arno - Pisa, † 1530) Persone di nome Michele/Politici
3
5254398
https://it.wikipedia.org/wiki/Costante%20Bernardini
Costante Bernardini
Biografia Trasferitosi a Teramo all'età di 8 anni, inizia a praticare l'atletica leggera dai 14 anni, rivelando ben presto, grazie alle doti fisiche non comuni, un'attitudine naturale per varie discipline (in particolare nel salto in alto e nel salto in lungo), che gli consentono di cimentarsi con risultati ragguardevoli anche nel calcio e nella pallacanestro, le sue più grandi passioni. Nel 1949 ricevette la proposta dalla squadra di calcio del Como per approdare in serie A, ma rifiutò un ingaggio milionario per rimanere nella sua città dove giocava da terzino e centromediano. (cercarono inutilmente di ingaggiarlo anche altre squadre di serie A e di serie B). Oltre a giocare nella locale squadra di calcio disputa il campionato di serie A con la squadra di pallacanestro della D'Alessandro Teramo, rimanendovi per quattro anni, e realizzando il primato di punti realizzati in una sola partita che rimane imbattuto per moltissimi anni e viene superato solo dal fortissimo americano Bob Morse a metà degli anni settanta. Anche in questa disciplina ricevette la proposta di ingaggio da parte dei dirigenti della Simmenthal Milano, che lo notò durante un torneo disputato a Roseto degli Abruzzi; anche in questo caso Bernardini rifiutò la proposta della squadra delle mitiche "scarpette rosse". A testimonianza delle eccezionali doti fisiche e di versatilità, il giorno in cui egli stabilisce il record di segnature contro la squadra della Partenope Napoli (1953) presso la Casa dello Sport di Teramo, Bernardini disputa nella mattinata a Pescara alcune gare di atletica, vincendo in successione le competizioni di salto in alto, di salto in lungo e di salto triplo e nel pomeriggio disputa anche la partita di calcio contro l'Ascoli. Fu anche primatista regionale del salto in alto. Nella vita professionale, dopo aver conseguito il diploma all'ISEF insegnò educazione fisica in varie scuola del teramano. Al termine dell'attività agonistica fu anche allenatore di calcio. Nel 1999/200 la città gli ha assegnato "Il Paliotto d'oro", premio per i teramani illustri. Bibliografia Storia dello sport abruzzese, volume II, Regione Abruzzo, Editrice La Regione, Pescara, 1990 Gente d'Abruzzo. Dizionario Biografico degli Abruzzesi, volume 1, a cura di Enrico Di Carlo, Andromeda editrice, 2006 Alida Scocco Marini, Conosciamoci e facciamoci conoscere. Teramani noti e meno noti, Edigrafital, 2005 Elso Simone Serpentini, Storia del calcio teramano, 1913-1983, Teramo, Edigrafital, 1983. Carlo Eugeni, Atletica abruzzese 1973-1992, Protagonisti e risultati, Castelbolognese, Grafica Artigiana, 1993. Renato Pellegrini, Un canestro di storia, Pescara, Regione Abruzzo, Editrice La Regione, 1991.
3
5255510
https://it.wikipedia.org/wiki/Berardo%20Taraschi
Berardo Taraschi
Gli inizi nel motociclismo Di famiglia agiata, familiarizza sin da giovanissimo con il motorismo grazie alla presenza in casa di varie motociclette ed automobili del nonno e del padre Vincenzo, il quale durante la guerra venne incorporato in un reparto motoristico. Nell'adolescenza mostra uno spiccato interesse per i motori ed una particolare propensione per la meccanica, passione osteggiata dai genitori che desiderano per il figlio tutt'altra preparazione. Dopo aver frequentato le scuole inferiori in un collegio si iscrive nell'istituto tecnico della città, che gli fornisce le basi per maturare progressivamente la formazione di una cultura personale sulla meccanica, che gli consentirà nel futuro di rielaborare personalmente i motori di motociclette ed automobili. Terminata la scuola ed assolti gli obblighi militari con i 18 mesi di leva, matura l'idea di aprire un'officina motociclistica, dove si dedica anche ad elaborazione motoristiche in funzione delle competizioni. Partecipa alla prima corsa su strada nel 1934, all'età di 19 anni, gareggiando su una Benelli 500. Nei primi anni di attività agonistica partecipa a quasi tutte le competizioni che si svolgono tra l'Abruzzo e le Marche. Nel 1935 ottiene la prima importante affermazione nello "Scudo d'Abruzzo", giungendo secondo nella categoria B, e nel 1938 vince il circuito motociclistico di Teramo nella classe regina (e giunge secondo anche nelle 250), competizione che si aggiudica anche l'anno successivo su una nuova Benelli SS. Le doti agonistiche e tattiche, la sensibilità meccanica che gli consente di sfruttare al massimo i suoi mezzi rappresentano le qualità che lo portano ad essere considerato tra i piloti più apprezzati a livello nazionale. Dal 1938 inizia a gareggiare nelle competizioni nazionali: partecipa alla Coppa Etna a Catania e, sempre nel 1938, giunge secondo nel Campionato Italiano di velocità classe 500. Nel 1939 costruisce la "Moto Taraschi 500", motocicletta da competizione quasi del tutto originale, e nello stesso anno inizia a cimentarsi nelle competizioni automobilistiche, vincendo il "Volante d'Argento" su una Topolino Fiat 500, trofeo assegnato agli esordienti. Anche l'attività professionale va incontro ad un progressivo sviluppo, ed all'assistenza e riparazione dei mezzi, affianca anche la commercializzazione di nuove motociclette. Il dopoguerra e l'automobilismo Dopo l'interruzione legata al conflitto mondiale (durante il quale viene aggregato alla Divisione Pasubio in qualità di ricognitore motociclista, partecipando alla campagna russa), nel luglio del 1944 rientra a Teramo riprendendo l'attività nell'officina meccanica. Nell'agosto del 1945 riprende anche l'attività agonistica, aggiudicandosi il secondo posto nel circuito di Tortoreto (Teramo), ritenuta la prima gara europea motociclistica del dopoguerra. Da questo periodo inizia a concentrare la sua attenzione verso le automobili, studiandone tutti gli aspetti (meccanica e telai). Taraschi chiude infatti definitivamente la carriera motociclistica dopo che nelle prove libere del Circuito di Cortemaggiore (settembre 1946) prende piena coscienza della attuali insidie e pericolosità delle competizioni su due ruote. Rientrato a Teramo trova modo di vendersi subito la sua Benelli. La carriera motociclistica di Taraschi ha visto in circa 13 anni la partecipazione a quasi settanta partecipazioni a gare ufficiali con un numero imprecisato di vittorie, circa una ventina) L'officina meccanica di Taraschi diventa una vera e propria casa automobilistica specializzata nella produzione di vetture da competizione, che sarà operativa fino al 1960 (Meccanica Taraschi). Nel 1947 costruisce la prima biposto 750 sport, un modello che viene battezzato con il nome di Urania (il nome gli viene suggerito dal marchese Diego de Sterlich Aliprandi ed è ispirato al colle Urania che si trova nei pressi di Teramo). Il modello riscuote un grande successo, ed in breve diventa la macchina da battere nei gran premi. Taraschi lo costruisce partendo dalla base meccanica della Fiat 500 Topolino, recuperando telaio, sospensione, trasmissione, sterzo e freni, mentre per il motore opta per il Bmw R75, economico e facile da reperire, che egli elabora personalmente per potenziarlo. Anche il telaio è della Topolino, che viene allungato nella zona posteriore e rinforzato nella parte centrale; l'elaborazione della carrozzeria viene eseguita da uno specialista, il milanese Venanzio Pozzi, al quale Taraschi affianca un artigiano locale, Giovanni Foschini, che sarà in grado di preparare le successive Urania. Il modello esordisce a Piacenza l'11 aprile 1947, nel circuito automobilistico di Piacenza, dove Taraschi si aggiudica il terzo posto, realizzando il giro più veloce. Pur di fronte ai lusinghieri risultati conseguiti dalla Urania sin dalle prime apparizioni, il modello risentiva di vistosi limiti imposti dalla telaistica originale Topolino; tali limiti resero necessario il ricorso ad uno specifico telaio a struttura tubolare, sulla cui realizzazione Taraschi lavorò a partire dalla fine del 1948 per completarsi nella successiva primavera. Dopo la prima fase dello sviluppo automobilistico del dopoguerra, che nel paese risentiva chiaramente di tutte le problematiche relative alle emergenze dell'immediato periodo post-bellico, le successive evoluzioni imposte dalla concorrenza furono tali da portare alla nascita delle Urania della seconda generazione, che vengono modificate anche per l'adeguamento ai nuovi regolamenti della categoria Sport, in particolare quello della classe 750. Il nuovo modello viene impostato su un telaio tubolare leggerissimo in acciaio trafilato al cromomolibdeno, la cui realizzazione viene affidata a Francesco Cappelli. Vengono riviste le sospensioni ed il gruppo motopropulsivo viene spostato in avanti, con conseguente criticità relativa al baricentro, che tuttavia viene superata grazie alla opportuna posizione che viene data al pilota. Sono queste le novità che portano le Urania a conseguire i successi del 1949, che hanno una significativa ripercussione anche sotto il profilo commerciale, dato che a Taraschi vengono commissionati diversi modelli. Il pilota teramano dimostra di avere raggiunto maturità costruttiva e credibilità, al punto che i grandi produttori di componenti gli offrono le loro forniture. Per la sua attività sportiva inoltre raggiunge accordi pubblicitari che gli consentono di assortire al meglio le sue vetture (Pirelli per gli pneumatici, Shell per il carburante). Di fronte ai successi ottenuti dalla Urania, Taraschi decide di cimentarsi nella Formula 2 utilizzando un motore di cilindrata 500 sovralimentato con compressore (soluzione alternativa al motore aspirato da 2000). La sovralimentazione aveva attratto Taraschi sin dai tempi della Benelli, nel 1939, assistendo nella fabbrica pesarese ai lavori sui motori delle motociclette. Per il compressore Taraschi può contare sull'amicizia dei fratelli Giannini, grazie ai quali può recuperare il compressore Roots. Le nuove soluzioni tecniche comportano importanti ripercussioni sulla vettura, che impongono quindi una serie di interventi successivi per garantire nelle gare il rendimento ottimale del modello sovralimentato, il quale si mette in luce nel maggio del 1948 nel Gran Premio di Bari, vincendo la classe 500 e giungendo ottava nella classifica generale. L'avventura nella Formula 2, pensata anche per essere sfruttata a livello commerciale, viene però abbandonata presto di fronte al penalizzante confronto con i motori aspirati. Il 1949 è l'anno in cui la Urania 750 ottiene i risultati migliori, conquistando una serie di primi posti: nel 9º Giro di Sicilia (20 marzo), nel Circuito di Reggio Emilia (7 maggio), nel 1° Circuito del Castello di Teramo (22 maggio), nel 2º Gran Premio di Napoli (19 giugno), nella 3ª Coppa delle Dolomiti (17 luglio), nel circuito di Pescara (12 agosto) e nella Cronoscalata di Caltanissetta (settembre). Di fronte ai successi e ai lusinghieri riconoscimenti Taraschi esprime intraprendenza e creatività a livello costruttivo, spingendosi verso la soluzione del motore posteriore, con l'obiettivo di migliorare la distribuzione dei pesi nella vettura, e concependo, pur con scarsi mezzi, una vettura per la Formula 3. Questa volta gli esiti si rivelano da subito pessimi, perché già alla prima uscita di collaudo la vettura, pilotata dallo stesso Taraschi, subisce un doppio cappottamento. L'avventura dello "schema tutto dietro" finisce qui. Le delusioni per il costruttore teramano sono anche di natura commerciale perché la vendita delle sue Urania-Bmw, vetture difficili da guidare e che richiedono una tecnica avanzata che i clienti privati non hanno, subisce una forte contrazione. L'accordo con Giannini e la Giaur La fase più prestigiosa come costruttore si registra a partire dal 1949, quando viene stretto un accordo con la famosa casa dei fratelli Attilio e Domenico Giannini, dal quale vide la luce il modello Giaur (nome ispirato dal cavallo "Giaur da Brivio", uno dei più grandi trottatori italiani) che univa le doti del telaio della casa teramana a quelle motoristiche della casa romana. L'accordo tra i Giannini e Taraschi fu ispirato dal giornalista Giovanni Canestrini, profondo conoscitore della realtà del settore motoristico, che avanzò a costoro di avviare una collaborazione, che ebbe per entrambe le parti importantissime ripercussioni sia a livello sportivo che a livello commerciale. La produzione dei modelli, ispirati alle precedenti Urania a telaio tubolare, avviene nel nuovo complesso di Taraschi, collocato a ridosso della stazione ferroviaria di Teramo. Per la realizzazione di ciascun esemplare occorrevano circa quattro mesi di lavoro. Grazie alle capacità di Taraschi nella meccanica i motori ricevuti dai Giannini venivano personalmente rivisti dal costruttore teramano, sia per eliminare qualsiasi imperfezione presente nel montaggio, sia per contribuire allo sviluppo dei motori stessi. I modelli prodotti negli anni dell'esperienza Giaur si basarono su due motori: si partì con il monoalbero G1 che nel 1953 venne soppiantato dal motore bialbero G2 che scaturì in conseguenza della rapida evoluzione tecnica della categoria 750 Sport. Negli anni dell'accordo con i fratelli Giannini vengono realizzati una cinquantina di esemplari, alcuni esportati negli Stati Uniti, che conseguirono innumerevoli risultati (oltre 120 vittorie) e furono guidati dai migliori piloti degli anni cinquanta. A dimostrazione dell'assoluto livello dei motori Giannini, nel corso del 1952, quando è già in cantiere la progettazione del bialbero G2 che andrà a soppiantare il G1 (che soffre ormai la concorrenza degli altri motori) le vittorie conseguite da Taraschi sono addirittura sedici. Nel 1953, stagione dai contenuti tecnici particolarmente esasperati, le Giaur, anche grazie al continuo lavoro di affinamento, si dimostrano le mattatrici della stagione riportando successi nei più importanti circuiti e cronoscalate. Successi che il bialbero G2 non sarà in grado di replicare, a dispetto delle aspettative sportive e commerciali; lo stesso assemblamento dei motori finisce per rivelarsi approssimativo, e la circostanza costringe Taraschi ad eseguire un montaggio a regola d'arte, apportandovi gli opportuni miglioramenti. Il primo esemplare di Giaur viene impiegato nel 1949, in occasione del Circuito del Castello, gara automobilistica che si svolgeva a Teramo, mentre la prima vittoria, alla guida di Mario Raffaelli, la Giaur se la aggiudica nel 10º Gran Premio di Roma. Già nel primo anno, il 1949, considerato di rodaggio, arrivano quattro vittorie ed altri ottimi piazzamenti, mentre nell'anno successivo le vittorie raddoppiano, con affermazioni in competizioni di particolare importanza. Nel 1951 Taraschi ottiene la consacrazione nazionale come costruttore: la Giaur guidata da Sesto Leonardi si aggiudica il campionato italiano della classe Sport 750. Lo stesso Taraschi, come pilota, si aggiudica il titolo nazionale nel 1954. In questo periodo viene anche organizzata la "Squadra Taraschi", scuderia che assolve alla funzione di coordinare l'attività sportiva e quella dei clienti. Gli anni cinquanta videro la realizzazione di diversi modelli Giaur concepiti per la categoria Sport. Nel 1953 viene progettata la biposto Champion (modello innovativo per la carrozzeria particolarmente aerodinamica) che venne utilizzata per circa cinque anni, con molteplici successi anche di carattere internazionale (in Francia e negli Stati Uniti). Nel 1954 è la volta della monoposto Red Blitz, con la quale Taraschi vince il titolo nazionale della 750 Corsa. Nella sua carriera Taraschi si spinse sino alla prestigiosa categoria della Formula 1, per la quale il costruttore teramano cercò di realizzare un modello di monoposto Giaur, che fece la sua comparsa in soli quattro gran premi. Sempre a livello di Formula 1 Taraschi si cimentò anche come pilota, acquistando una Ferrari 166 del 1951; la vettura di per sé aveva caratteristiche che la rendevano poco competitiva già in Formula 2, per cui Taraschi si mise all'opera per apportarvi una serie di modifiche tecniche e funzionali che ne accrebbero sensibilmente la competitività (aumento della cilindrata, elaborazione del motore, avviamento elettrico, varianti telaistiche). Con questo modello Taraschi partecipò dignitosamente a 14 gran premi disputatisi nel territorio nazionale tra il 1954 ed il 1957, tra i quali spiccano il quinto posto conseguito nel Gran Premio del Valentino a Torino ed il sesto posto nel Gran Premio di Napoli. La Formula Junior L'accordo con la Giannini si protrasse fino al 1957, anno in cui Taraschi inizia a produrre le vetture monoposto per la nuova categoria della Formula Junior, destinata alla formazione delle nuove leve. Il primo modello di carattere sperimentale, per il quale viene abbandonato il glorioso motore Giannini, partecipa alla gara di esordio della categoria, disputata nell'aprile 1958, dove Taraschi arriva secondo su una vettura che si dimostra la più veloce del lotto dei partecipanti. L'anno successivo viene invece messa in cantiere una Junior pensata appositamente per la categoria, per la quale Taraschi si ispira, come moltissimi costruttori italiani, alla base meccanica della Fiat 1100/103. L'evoluzione di questo modello durò fino al 1961 con crescenti problemi sia di carattere economico (per gli elevati oneri di gestione) che di carattere tecnico, in conseguenza della esasperata evoluzione che subisce la categoria, soprattutto con il passaggio alla dimensione internazionale. Non mancano comunque in questi anni le vittorie e gli ottimi piazzamenti nella categoria Junior, anche negli Stati Uniti, dove vennero esportati ben 13 modelli delle Taraschi Junior. Dal 1959 ed in particolare nel corso del 1960 le vetture inglesi della Cooper prendono progressivamente il sopravvento, ma nonostante tutto non mancarono anche in questo cruciale momento di transizione piazzamenti e vittorie. Il confronto con le avanzatissime realizzazioni inglesi, espressione di una realtà professionistica ed ingegneristica molto più avanzata, diventa proibitivo per i costruttori italiani, con il conseguente declino dei risultati nelle competizioni. Lo stesso Taraschi ebbe modo di constatare direttamente la sbalorditiva superiorità delle Cooper, compiendo direttamente un test su un esemplare di un cliente. Nel 1961 Taraschi cessa definitivamente l'attività automobilistica e si dedica esclusivamente alla commercializzazione di autovetture (già dal 1958 era concessionario Volkswagen). Come pilota Berardo Taraschi fece registrare 65 partecipazioni a gare ufficiali e 22 vittorie. Ebbe due soprannomi: "Diddì" e "Lupo d'Abruzzo".
3
5258027
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco%20Zampano
Francesco Zampano
Biografia Ha un fratello gemello di nome Giuseppe, anch'egli calciatore, di cui è stato compagno di squadra sia alla che alla . Caratteristiche tecniche Terzino con spiccate doti offensive può giocare sia come terzino destro che come terzino sinistro e anche come esterno di centrocampo su entrambe le fasce. Intelligente tatticamente, fa della velocità e resistenza fisica la sua arma principale, dotato di buon controllo e recupero palla sul contrasto in piedi, sa egregiamente eseguire cross per i compagni in area. Carriera Club Cresce nel settore giovanile della Sampdoria e vi rimane fino al 2010, anno in cui i blucerchiati lo cedono in prestito alla Virtus Entella insieme al suo fratello gemello Giuseppe, dove Zampano gioca per un anno nelle giovanili vincendo un Campionato Berretti. Nella stagione 2011-2012, dopo essere stato acquistato in compartecipazione dall'Entella, fa il suo esordio a livello professionistico in Lega Pro Seconda Divisione, categoria in cui disputa in totale 28 partite, 2 delle quali nei play-off. La squadra ligure a fine anno viene ripescata in Lega Pro Prima Divisione e Zampano, riscattato alle buste dall'Entella per 250.000 euro, gioca altre 23 partite. Nell'estate del 2013, insieme ai compagni Filippo De Col e Daniele Borra, passa in comproprietà al Verona, società neopromossa in Serie A, che per la stagione 2013-2014 lo cede in prestito in Serie B alla . Con la maglia delle Vespe Zampano gioca 33 partite nella serie cadetta e realizza 2 reti, le sue prime in carriera a livello professionistico. In seguito alla retrocessione della squadra campana torna al Verona, che per la stagione 2014-2015 lo cede in prestito al Pescara con il quale perde la finale play-off contro il . Il 23 luglio 2015 la società scaligera, lo cede a titolo definitivo al Pescara. Il 28 gennaio 2018 la squadra abruzzese lo cede in prestito all', dove ritrova Massimo Oddo che è stato suo allenatore ai tempi del Pescara. Debutta con l'Udinese il 4 febbraio 2018 nel pareggio interno per 1-1 contro il Milan disputando tutti i 90 minuti della gara. Il 16 agosto 2018 viene ufficializzato il suo trasferimento in prestito con obbligo di riscatto al .Esordisce con il Frosinone nella gara contro l'Atalanta (terminata 4-0 per i bergamaschi).Al termine della stagione viene riscattato dal Frosinone.Segna il primo gol con la maglia del Frosinone nella vittoria per 4-0 contro l'Empoli. Il 1º giugno 2022 firma un contratto triennale col con decorrenza dal 1º luglio seguente.Il 1ºmaggio 2023 segna la sua prima rete con i lagunari in occasione del successo per 5-0 sul Modena. Nazionale Il 29 febbraio 2012 fa il suo esordio in Under-19, nazionale in cui ha giocato complessivamente 5 partite senza mai segnare; il 5 settembre dello stesso anno esordisce invece in Under-20, selezione in cui ha collezionato complessivamente 5 presenze senza reti. Nel 2013 è stato convocato dalla nazionale Under-21 per un'amichevole giocata contro la B Italia. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 1º maggio 2023. Palmarès Club Competizioni giovanili Virtus Entella: 2010-2011
3
5258774
https://it.wikipedia.org/wiki/Diego%20de%20Sterlich%20Aliprandi
Diego de Sterlich Aliprandi
Appartenente a una famiglia nobile abruzzese di lunga tradizione, incarnava la tipica figura del gentiluomo dalla personalità bizzarra e fantasiosa. Fu uno dei più forti piloti automobilistici nelle competizioni in salita locali e nazionali, e nelle cronoscalate conseguì i più importanti risultati agonistici. Per la sua abilità venne soprannominato il Re della Montagna, o anche il Marchese Volante. Biografia I primi anni Nacque terzogenito di Adolfo, marchese di Cermignano (a sua volta nato a Napoli il 27 settembre 1849, e quindi quarantanovenne alla nascita di Diego), e di Anna Henrici, che vivevano a Penne. La famiglia de Sterlich sembra essere di origine austriaca, legata alla casa regnante d'Austria e giunta a Napoli all'inizio del XVI secolo. È presente dal secolo successivo nell'Abruzzo teramano, ove detiene la signoria su Scorrano e Cermignano. Tramite il possesso di Scorrano, i de Sterlich possono essere collegati ai signori di Scorrano, feudatari di questo piccolo borgo dal XII secolo e poi, in qualche modo, estinti nei de Sterlich. Alla famiglia, insignita nel 1706 del titolo di marchese di Cermignano, appartenne lo studioso illuminista Romualdo. I primi anni di vita di Diego furono funestati da gravi lutti, perché egli perdette tre sorelline. Fu poi adottato dallo zio barone Diego Aliprandi (Penne, 1819 - 1910), sindaco di Penne e deputato alla Camera dei deputati, ultimo discendente del ramo abruzzese di un'antica famiglia lombarda, scesa in Abruzzo nel XVI secolo. Il barone Aliprandi, che aveva sposato la prozia paterna di Diego, Caterina sorella minore del nonno Luigi, aveva perso in pochi anni tutti i quattro figli. Il giovane Diego divenne quindi unico erede dei beni sia della sua famiglia di origine sia di quella adottiva, sparsi tra la provincia di Teramo (tra i quali parte di Castellammare Adriatico, parte di Spoltore, parte di Castilenti con l'intera Villa San Romualdo, l'intera Cermignano, l'intero territorio di Scorrano e Montegualtieri, parte di Penne, parte di Atri, parte di Mosciano Sant'Angelo) e quella di Chieti, oltre ad alcune proprietà nell'aquilano (riferibili alla parentela tra i marchesi De Sterlich e i conti Alfieri di Poggio Picenze) e nel Lazio. Tra le proprietà vi erano numerosi immobili di pregio tra cui il palazzo Aliprandi a Penne, la torre di Montegualtieri, i palazzi de Sterlich a Cermignano e Castilenti, il castello Aliprandi a Nocciano, la Torre di Cerrano, il Convento di Santa Maria di Monte Oliveto di Castilenti, un palazzo a Chieti, un palazzo nel quartiere Salario a Roma e un palazzo a Napoli. Diego si sposò giovanissimo, nel 1916, con Dirce Cassini (originaria di Mortara, dove nacque il 10 aprile 1897), con un matrimonio combinato. Da questo matrimonio nacque nel 1920 un maschio, Adolfo, che morì l'anno seguente. Il nonno Adolfo morì un paio di settimane dopo, colpito da trombosi. Il poeta Luigi Polacchi, già fidanzato della moglie, dedicò una poesia al bambino, Epicedio per il bimbo della donna che non fu mia, secondo la quale i coniugi de Sterlich, dopo la morte del bimbo, in preda alla disperazione, sarebbero fuggiti a folle velocità su un'auto da corsa. La passione sportiva e i successi In seguito alle dolorose vicende della vita iniziò a condurre una vita sregolata, dedicandosi in maniera sfrenata alla passione per le donne e per le corse dei cavalli, che abbandonò presto per l'automobilismo. Esordì all'età di 25 anni (1923) nel Gran Premio Vetturette di Brescia, gareggiando con una Bugatti Type 35 e giungendo al quarto posto. Nello stesso anno arriva secondo nella gara in salita Aosta-Gran San Bernardo; quindi si aggiudica un'altra gara in salita, la Susa-Moncenisio, nella categoria Corsa 2000. La nuova vita, che lo conduceva spessissimo lontano da Penne, si ripercosse pesantemente sulla vita matrimoniale, e qualche anno dopo si separò dalla moglie. Cominciò anche a buttarsi in imprese finanziarie che, insieme alla grande generosità che lo contraddistingueva, lo portarono a sperperare completamente il proprio ragguardevole patrimonio. Iniziò nel 1924 quando acquistò cento azioni della Società SIAS impegnata nella costruzione dell'Autodromo di Monza. L'anno successivo il ritiro dalle competizioni della Diatto spinse de Sterlich, che era uno dei piloti di quella scuderia, ad acquistare dieci telai che fece avere ad Alfieri Maserati, anch'egli pilota oltre che progettista Diatto; nacque così la Scuderia Maserati. Sembra che per sostenere questo intervento vendette 300 ettari di terreno (l'aiuto economico verrà ripetuto per altre due volte). Il marchese de Sterlich ispirò anche il logo della famosa casa automobilistica, suggerendo di utilizzare il tridente della statua di Nettuno della fontana di piazza Maggiore di Bologna. Sempre nel 1924 fu tra i soci fondatori dell'Automobile Club d'Abruzzo, e nel mese di giugno, insieme ad alcuni amici appassionati di automobilismo, organizzò la Coppa Acerbo, competizione di velocità che si svolgeva a Pescara, alla cui prima edizione aderirono i più famosi piloti del momento. Nel 1925 si aggiudica l'impegnativa corsa in salita Trento-Bondone, l'Aosta-Gran San Bernardo e la Susa-Moncenisio; nel successivo mese di dicembre fu tra gli organizzatori della prima Coppa di Natale, per la quale venne composto un comitato presieduto dal principe Caracciolo di Forino. Alla competizione in salita, che si svolgeva sul tracciato Bivio Cartiera - Loreto Aprutino - Penne, partecipò egli stesso, vincendola. Negli anni seguenti si succedono ripetuti e importanti successi: nel 1926 (3 luglio) vince la Vittorio Veneto-Cansiglio su una Bugatti, prevalendo su Tazio Nuvolari; nello stesso anno vince la gara in salita Terni - Passo della Somma. Nel 1927 vince la Trento-Bondone (18 settembre) alla guida di una Maserati 26B, modello nuovissimo acquistato l'anno precedente per 200 000 lire; quindi la Vermicino-Rocca di Papa e la Coppa Leonardi (2 ottobre). Nel 1928 vince il chilometro lanciato a Saint Moritz e la corsa in salita del Klausen. Il ritiro dalle corse La carriera sportiva viene chiusa presto, nel 1930, quando il pilota abruzzese ha solo trentadue anni. L'ultima competizione, che lo vede vincitore, la disputa l'11 maggio sul tracciato della Castel di Lama - Ascoli Piceno, alla guida di un'Alfa Romeo. La vittoria è prestigiosa, in quanto prevale su Enzo Ferrari e Mario Tadini. La ragione per la quale egli si distacca dal mondo delle competizioni automobilistiche sono da ricercarsi proprio nella disinvolta gestione del patrimonio, che evidentemente a quel punto si era drasticamente ridotto e non gli consentiva più di far fronte agli impegni. In dieci anni era riuscito a dilapidare il suo vastissimo patrimonio, che sembrava essere inesauribile. Da quel momento le necessità della vita lo costringono via via a disfarsi di tutto ciò che gli resta, da antiche collezioni d'arte a palazzi e costruzioni, tra le quali la Torre di Cerrano, spesso affidandosi a persone le quali conducono le transazioni in maniera disinvolta, approfittando del fatto che il marchese stesso ignorava la consistenza dei suoi averi. La povertà e gli ultimi anni Nel 1934, quando la situazione finanziaria di de Sterlich cominciò a diventare precaria, lasciò il suo Palazzo Aliprandi di Penne al comune per farne la sede della Scuola Tecnica (si sarebbe trattato di una vendita mascherata da donazione) con l'impegno di intitolarla al padre Adolfo, mentre poi la stessa venne intestata a Guglielmo Marconi. La sopraggiunta povertà lo spinge, dopo la guerra, ad avvicinarsi a Teramo dove ha conosciuto Vecla Fumo, proprietaria di uno dei locali più importanti della città (il Caffè Fumo), che sposa in seconde nozze nel 1948. Gli ultimi anni trascorrono in condizioni di estrema difficoltà economica, vissuta tuttavia con grande dignità, in linea con il suo stile. Il 30/09/1958 adotta Guido Verrocchio (1920-1998), figlio di Antonietta Castagna persona cara al Marchese (si presume fosse un figlio illegittimo avuto in giovine età e riconosciuto solo più tardi). L'art. 42 dell'Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano, approvato con R.D. 7 giugno 1943, n. 651 afferma che i figli adottivi non succedono nei diritti nobiliari dell'adottante e inoltre tale atto giuridico sarebbe avvenuto in epoca repubblicana quando i titoli nobiliari non sono più legalmente riconosciuti. Nel 1966 cedette, tra le ultime cose importanti rimastegli, i documenti che ricordavano la sua carriera automobilistica (che egli chiamava i suoi "figli di carta"). Nell'anno della morte si trova presso la Casa di Riposo "De Benedictis" di Teramo, dove si era trasferito anche per non essere d'intralcio alla moglie, che era pure alle prese con problemi di salute. Qui morì poverissimo o così pensava il 30 agosto 1976 all'età di 78 anni. Di lui, insieme alla vita avventurosa, viene ricordata la grande generosità che lo spinse a intraprendere iniziative finanziariamente molto impegnative, ma anche di carattere puramente filantropico. Il figlio adottivo Alla morte del marchese, divenne suo erede il figlio adottivo Guido Verrocchio de Sterlich Aliprandi, nato a Montesilvano il 15 maggio 1920 e deceduto a Pescara il 28 maggio 1998. Inizialmente era riconosciuto figlio di Antonio Verrocchio e di Mariannina Marinelli, ma successivamente venne accertato essere figlio naturale di Diego de Sterlich Aliprandi e di Antonietta Castagna. Guido Verrocchio de Sterlich Aliprandi ricevette in eredità gli unici beni dei quali il marchese non si era mai disfatto, la chiesa patrizia inclusa nel palazzo Aliprandi e la torre di Montegualtieri di Cermignano. E molte proprietà ignote pure al marchese, vista la grande mole di possedimenti mai verificati durante la sua vita. Guido Verrocchio de Sterlich Aliprandi con i lasciti del padre visse una vita agiata, frequentando tutta la nobiltà dell’epoca. Ebbe cinque figli di cui due da Anna Discepoli, uno da Carmelina Sarsale ed infine gli ultimi due nati dal suo unico matrimonio con Gianfranca Barboni.
3
5280393
https://it.wikipedia.org/wiki/Torneo%20misto%20abruzzese%201944-1945
Torneo misto abruzzese 1944-1945
Il Torneo misto abruzzese 1944-1945 fu una competizione calcistica disputatasi nella regione Abruzzo in un'unica edizione, fra il dicembre del 1944 ed il giugno del 1945, durante gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale. Lo stesso conflitto bellico in parte ne influenzò il corretto svolgimento. La formazione vincitrice del torneo fu il . Avvenimenti Dopo che la FIGC aveva interrotto le attività sportive ufficiali nella stagione 1943-1944, il Comitato istituì, su modello di altre regioni, un campionato misto — aperto, cioè, alle società abruzzesi di tutte le categorie — con l'obiettivo di tenere impegnati i calciatori durante l'ultima fase della Seconda guerra mondiale. Il torneo vedeva ai nastri di partenza un'unica formazione cadetta, vale a dire il , e due squadre provenienti dalla Serie C, Chieti e L'Aquila (anche se la formazione rossoblù si presentò come unione di vari club cittadini sotto il nome di S.S. L'Aquila 1944). Le squadre rimanenti erano o provenienti dai campionati regionali, o erano rimaste inattive nella precedente stagione, o addirittura erano appena state fondate, come nel caso della S.S. Vastese, sorta dalle ceneri della scomparsa U.S. Vastese. È documentata la presenza di 13 formazioni, ridotte poi a 10 ed infine a 9 con l'esclusione — a campionato iniziato — del Sulmona; altre fonti citano la presenza di 14 squadre. La prima giornata ebbe luogo la vigilia di Natale del 1944. Il campionato si concluse a luglio con la vittoria del Pescara dopo numerose partite annullate e rinviate con formazioni ritiratesi e punti di penalizzazione inflitti. Tra le partite disputate è da segnalare il derby tra Chieti e Pescara terminato con la vittoria di misura dei nero-verdi (1-0 con rete di Giunghi): gli adriatici, infatti, non perdevano un incontro da quasi 2 anni (30 maggio 1943). La competizione faceva parte del campionato misto di Divisione Nazionale 1944-1945 e metteva in palio due posti per le finali interregionali per l'assegnazione del titolo di Campione dell'Italia Liberata. Tuttavia problemi organizzativi (tra cui l'eccessivo protrarsi dei campionati regionali) impedirono l'effettuazione delle finali interregionali (a cui avrebbero dovuto partecipare sedici squadre centromeridionali). Squadre partecipanti Classifica finale Legenda:       Campione abruzzese.       Esclusa dal torneo.       Ritirata dal torneo. Note: Due punti per la vittoria, uno per il pareggio, zero per la sconfitta. Squadra campione Il Pescara presentava un'intelaiatura simile a quella schierata in Serie B nel 1942-1943. Allenatore: Edmondo De Amicis Risultati Calendario
3
5328562
https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto%20Bagnai
Alberto Bagnai
Biografia Bagnai è nato nel 1962 a Firenze. Trasferitosi a Roma nel 1971, si è diplomato presso il Liceo classico statale Dante Alighieri e ha studiato economia presso il Dipartimento di Economia Pubblica (attuale Dipartimento di Economia e Diritto) dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", dove ha avuto come docenti Federico Caffè, Mario Arcelli, Giancarlo Gandolfo, Giorgio Rodano e Francesco Carlucci. Si è laureato in economia e commercio, all'età di 27 anni, nel 1989 con una tesi di econometria sulle "Procedure per la stima e verifica di ipotesi econometriche"; ha quindi discusso una tesi di dottorato di ricerca in Scienze economiche nel 1994 con una dissertazione sulla "Sostenibilità e percorsi dinamici del debito pubblico in Italia". Nel 2005 diventa professore associato di politica economica presso la facoltà di economia dell'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" di Chieti e Pescara. Dal 2012 è ricercatore associato al CREAM presso l'Università di Rouen in Francia e dal 2013 è membro del direttivo dell'International Network for Economic Research. Nello stesso anno ha costituito l'Associazione Italiana per lo Studio delle Asimmetrie Economiche, da lui inizialmente presieduta. È stato anche visiting fellow del Centre for Globalisation Research (CGR) della Queen Mary University di Londra. Nel 2017 ha ottenuto l'abilitazione a docente ordinario. Attività di ricerca Le ricerche di Bagnai sono concentrate sullo studio degli squilibri dei conti pubblici e di conti esteri nei paesi emergenti, nell'economia globale e nell'Eurozona, e più in generale sulle relazioni fra commercio internazionale e crescita. Ciò lo ha condotto a specializzarsi nell'analisi di scenari macroeconomici, attività che ha svolto anche nel quadro di progetti della Commissione Europea e di Progetti di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN). L'associazione a/simmetrie Bagnai ha promosso l’Associazione Italiana per lo Studio delle Asimmetrie Economiche (a/simmetrie), un progetto volto a valutare l'impatto dell'asimmetria delle regole europee sulla performance dell'economia italiana, e di cui è stato Presidente e in seguito membro del comitato scientifico una volta sostituito al vertice da Marcello Foa. Pensiero Di orientamento nettamente euroscettico e antimondialista, Bagnai si definisce un economista post-keynesiano ed aderisce alla visione ortodossa espressa da economisti come James Meade, Anthony Philip Thirlwall e Martin Feldstein, secondo la quale non esistono i presupposti strutturali perché l'Europa possa dotarsi di una moneta unica. In questo contesto e in forte polemica con altri economisti, sostiene che il principio della convergenza verso parametri rigidi, sancito dal Trattato di Maastricht, successivamente ripreso dal Patto di stabilità e crescita (PSC) nel 1997, sottoscritto dai paesi membri dell'Unione europea e ulteriormente ribadito nel 2012 con il Patto di bilancio europeo (noto anche come "fiscal compact"), è logicamente incompatibile con la condivisione di un progetto politico comune e quindi di un'Europa federale, presupposto per l'effettiva sostenibilità di una moneta unica europea, l'euro, in sostituzione delle rispettive valute nazionali. Ritiene, sulla base di questo, che gli squilibri macroeconomici affermatisi nella zona euro negli ultimi quindici anni siano derivati non tanto da un problema di insostenibilità del debito pubblico, che negli anni antecedenti la crisi del 2008 era tenuto sotto controllo dai policy makers, quanto dall'eccessivo indebitamento estero da parte di famiglie e imprese, così come sostenuto dal vice governatore della Banca centrale europea Vítor Constâncio in un suo noto intervento del 2013. Sul tema delle unioni valutarie, Bagnai in particolare ha portato avanti in Italia il lavoro dell'economista argentino Roberto Frenkel. Quest'ultimo, con riferimento alle dinamiche della dollarizzazione dell'Argentina e al successivo sganciamento di quest'ultima dall'unione valutaria con il dollaro nel 2001, ha elaborato un modello in sette passi (Ciclo di Frenkel) per spiegare quello che accade ai paesi più deboli quando, in mancanza di compensazione degli squilibri e in presenza di una forte liberalizzazione del mercato dei capitali, ancorano la loro valuta a una più forte. Rifacendosi al pensiero di Nicholas Kaldor, Bagnai afferma che l'adesione all'euro, comprimendo le esportazioni dell'Italia, ha inciso negativamente sulla produttività dell'economia italiana. Nel 2013, Bagnai ha firmato, con politici ed economisti europei, quali Stefan Kawalec, Frits Bolkestein, Hans-Olaf Henkel, Costas Lapavitsas e Jacques Sapir, il Manifesto di Solidarietà Europea, che partendo dall'assunto dell'impossibilità di proseguire con il progetto di integrazione monetaria, ne suggerisce lo smantellamento partendo dalla secessione dei paesi più competitivi. Critiche Le idee di Bagnai in tema di moneta unica sono contestate da economisti come Francesco Daveri, che vede la causa del declino della produttività italiana nelle modalità imperfette d'attuazione delle riforme del mercato del lavoro (un'ipotesi inizialmente avanzata da Robert J. Gordon). Michele Boldrin dissente da Bagnai e ritiene che il declino dell'economia italiana più che alla moneta unica sia attribuibile in generale agli errori della classe politica. Anche Emiliano Brancaccio contesta la validità dei modelli d'analisi e delle teorie di riferimento adottate da Bagnai, e in particolare dissente sulle previsioni positive circa la dinamica delle variabili monetarie in caso d'abbandono della moneta unica. Brancaccio in particolare sostiene che in caso di uscita dall'euro si dovrebbero introdurre significative limitazioni alla mobilità dei capitali con l'estero e indicizzazioni dei salari, per tutelare gli interessi dei lavoratori dipendenti che altrimenti sarebbero fortemente penalizzati dal rialzo dell'inflazione. Attività divulgativa Attività in rete Dal gennaio 2010 espone la sua visione dell'economia e le sue idee di politica economica con interventi sui siti web sbilanciamoci.info e La Voce. In seguito al rifiuto da parte de La Voce di pubblicare un suo articolo di critica alle politiche economiche di Mario Monti, Bagnai crea un proprio blog nel novembre 2011, Goofynomics . Attività per i giornali e le televisioni nazionali Interrotta la pubblicazione con La Voce, dal 2015 al 2018 collabora con Il Giornale e Il Fatto Quotidiano. Sul il Fatto Quotidiano è curatore del blog "Quelli che...", e su il Giornale si dedica al blog "Il clandestino". Bagnai è spesso ospite di vari talk-show televisivi, fra cui Omnibus, Piazzapulita, Coffee Break, Porta a Porta e Servizio pubblico e per la testata TGcom24. Saggistica Alberto Bagnai affianca alla sua produzione scientifica la scrittura di saggi d'economia destinati al grande pubblico e che hanno riscosso grande successo di vendite. Al suo primo libro a carattere divulgativo, Il tramonto dell'euro del 2012, è stato assegnato il Premio di Letteratura Economica e Finanziaria del Canova Club del 2013. Il libro è ritenuto un apripista del dibattito che ha cambiato la percezione sulla moneta unica nella popolazione italiana. Alla fine del 2014 ha pubblicato un secondo saggio, L'Italia può farcela, stampato da Il Saggiatore, che in pochi mesi ha scalato le classifiche di vendita, risultando tra i libri di economia più venduti nel 2014. Goofy Su impulso di Bagnai, dal 2012 l'associazione a/simmetrie organizza ogni anno in Abruzzo il convegno internazionale “Euro, mercati e democrazia”, noto informalmente come "Goofy", ritenuto anche un luogo di ritrovo della comunità on-line vicina allo stesso Bagnai. Il convegno è a pagamento e ha un numero di posti limitato. Fra gli ospiti delle varie edizioni vi sono stati economisti (Sergio Cesaratto, Luciano Barra Caracciolo, Vladimiro Giacché, Jacques Sapir, Brigitte Grandville, Michele Boldrin, Riccardo Puglisi e Luigi Zingales), politici (Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Fausto Bertinotti, Guido Crosetto, Carlo Galli), giornalisti (Marcello Foa e Daniele Capezzone) e anche l'attore Riccardo Scamarcio. Attività politica Definitosi come un populista di sinistra, Bagnai ha cercato interlocutori in ambito politico fin dall'inizio della sua attività divulgativa. Assieme a Claudio Borghi ha portato il tema delle disfunzionalità della moneta unica all'attenzione di politici quali Matteo Salvini, Guido Crosetto o Giorgia Meloni. Il 12 settembre 2013 nell'aula dei Gruppi di Palazzo Montecitorio, fatta riservare dalla Lega, l'associazione Asimmetrie organizzò con l'Università di Pescara e la Link Campus University il convegno "L'Europa alla resa dei conti", un evento definito dal giornalista Jacopo Iacoboni "uno spartiacque e una prima prefigurazione della stagione sovranista al potere in Italia." A quell'evento parteciparono Bagnai con Claudio Borghi, Antonio Maria Rinaldi, Paolo Savona, Giuseppe Guarino e Vincenzo Scotti. Il 4 dicembre 2013 Bagnai è stato ascoltato dalla Commissione Finanze della Camera dei Deputati sui temi di politica tributaria e del settore bancario in relazione all'euro, alla vigilia del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. Il 23 gennaio 2018 viene annunciata la sua candidatura alle elezioni politiche di quell'anno al Senato della Repubblica in Toscana, in Abruzzo e nel Lazio nelle liste della Lega e nel collegio uninominale Toscana 1 - 01 (Firenze) per il centrodestra. All'uninominale ottiene il 24,64% ed è sconfitto dall'ex presidente Matteo Renzi del centrosinistra (43,90%), ma risulta eletto da capolista nel collegio plurinominale Abruzzo - 01. Il 21 giugno 2018 viene eletto Presidente della 6ª Commissione permanente Finanze del Senato. Gli subentra dal 29 luglio 2020 Luciano D'Alfonso. Nell'estate 2020 subentra a Claudio Borghi come responsabile del "dipartimento economia" della Lega. Alle elezioni politiche del 2022 viene candidato alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Chieti per la coalizione di centrodestra (in quota Lega), venendo eletto con il 45,90% dei voti davanti a Elisabetta Merlino del centrosinistra (22,11%) e a Carmela Grippa del Movimento 5 Stelle (20,44%). Diventa poi vicepresidente del gruppo alla Camera e a settembre 2023 è eletto presidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ("Bicamerale Enti di previdenza") Produzione musicale Alberto Bagnai è anche musicista, avendo conseguito il diploma accademico di primo livello in “Maestro al cembalo” nel 2008 presso il Conservatorio di Musica "Santa Cecilia" di Roma e nel 2010 quello di secondo livello in "Flauto dolce” presso il Conservatorio Luisa D'Annunzio di Pescara. Suona il clavicembalo in diverse ensemble e orchestre barocche (Collegium Pro Musica, Accademia Ottoboni, Musica Antiqua Latina) e fa parte delle associazioni culturali Musica Perduta e Coro e Orchestra della Cappella Ludovicea. Partecipa a rassegne musicali in Italia e all'estero, di cui fanno parte – tra le più recenti – il Festival Barocco di San Gimignano del 2009, 2010,2011,2015 e 2013; la rassegna “Segni barocchi” di Foligno del 2011, 2012 e 2014 e i concerti “Musique et mémoire” di Luxeuil-les-Bains (Francia) del 2013 e 2014. Con l'ensemble Musica Perduta ha inciso le sonate per violoncello di Francesco Maria Zuccari (Brilliant Classics, 94306) e alcune cantate inedite di Georg Friedrich Händel (Brilliant Classics, 94426) e di Giovanni Battista Pergolesi (Brilliant Classics, 94763). Pubblicazioni Libri * Altre pubblicazioni
3
5392281
https://it.wikipedia.org/wiki/Rey%20Manaj
Rey Manaj
Caratteristiche tecniche Punta centrale, che può essere impiegata anche come seconda punta, con un discreto fiuto del gol, il suo piede preferito è il destro. È molto veloce nella corsa ed ha una buona fisicità e resistenza grazie anche alla sua massa corporea, che gli permette di avere un'ottima forza negli stacchi di testa. Carriera Club È cresciuto nelle giovanili del , al fallimento della società biancorossa del 2012 passa alla vicina , da lì in prestito alla . Terminata la stagione in quest'ultima anche per il passaggio della società da Edoardo Garrone a Massimo Ferrero non viene riscattato facendo così ritorno alla Cremonese con cui debutta in Lega Pro e nel calcio professionistico. Con la Cremonese segna 2 reti nel campionato di Lega Pro. Inter Il 15 luglio 2015 viene ceduto in prestito all' in cambio dei prestiti di Fabio Eguelfi e Francesco Forte. Il 23 agosto successivo debutta in Serie A contro l' subentrando a pochi minuti dalla fine della partita, ricevendo anche un'ammonizione. Il 15 dicembre fa il suo esordio assoluto nella Coppa Italia contro il (3-0). In tutto colleziona 6 presenze in prima squadra mentre con la Primavera vince la Coppa Italia segnando peraltro nei rigori finali nella gara di ritorno della finale vinta contro la Juventus (1-2). Il 24 giugno 2016 viene riscattato dall'Inter alla cifra stabilita l'estate precedente, ovvero 500.000 euro. I prestiti al Pescara, Pisa e Granada L'11 luglio 2016 si trasferisce al con la formula del prestito secco insieme a Cristiano Biraghi nell'ambito della trattativa che porterà Gianluca Caprari all'Inter nel 2017. Il 21 agosto seguente fa il suo esordio con la maglia degli abruzzesi nella partita Pescara- (2-2), subentrando al connazionale Ledian Memushaj nel secondo tempo. Il 28 agosto 2016 segna il suo primo gol in Serie A contro il , partita poi che si è conclusa sul 2-1 per gli emiliani. Il gol è conteggiato nelle statistiche nonostante la vittoria a tavolino decretata successivamente a favore del Pescara (0-3) per la presenza in campo di Antonino Ragusa, giocatore della squadra di casa non inserito nella lista depositata alla FIGC. Dopo soli sei mesi conclude la sua esperienza pescarese con 12 presenze e 2 reti in massima serie. Il 18 gennaio 2017 rientra all'Inter, che lo gira in prestito al in Serie B. Esordisce il 22 gennaio successivo nella partita casalinga contro la , match in cui sbaglia un calcio di rigore. Il 12 marzo 2017 segna il suo primo gol in Serie B contro il , partita poi terminata con una sconfitta per 2-1. Chiude la sua esperienza pisana (in cui ha avuto dissidi col tecnico dei nerazzurri Gennaro Gattuso) con 17 presenze e 2 reti, con la squadra che retrocede in Serie C. Il 30 agosto 2017 viene trovato l'accordo per il trasferimento in prestito annuale al , club andaluso di Segunda División spagnola, il quale si riserva del diritto d'acquisto.. Nella stagione disputa 19 presenze in campionato segnando una rete. Albacete Il 30 giugno 2018 passa in prestito con obbligo di riscatto all' con diritto di riacquisto a favore dell'Inter, firmando un contratto quinquennale con scadenza il 30 giugno 2023. Termina la stagione con 30 presenze e 7 gol tra campionato e coppa nazionale ed il 9 luglio 2019 viene riscattato dal club spagnolo per 2,5 milioni di euro. Nella prima parte della nuova stagione segna 3 gol in 10 incontri. Barcellona Il 21 gennaio 2020 viene acquistato a titolo definitivo dal per 700.000 euro più 2 milioni di bonus e aggregato inizialmente al . Il 15 febbraio 2020, riceve la prima convocazione in prima squadra del dall'allenatore Quique Setién per la partita contro il valida per la 24ª giornata della Primera División, senza però far ingresso in campo. Dopo aver collezionato 31 presenze e 16 gol, il 14 agosto 2021 il club ne annuncia l'inserimento nella rosa della prima squadra. Prestito allo Spezia Il 31 agosto 2021 viene ceduto allo con la formula del prestito oneroso da 500.000 euro con diritto di opzione fissato a 3,5 milioni. Il 19 settembre esordisce con gli spezzini nella vittoria in casa del Venezia per 2-1, subentrando a Jacopo Sala. Il 5 dicembre segna la sua prima rete con gli spezzini, in occasione della partita casalinga pareggiata col Sassuolo per 2-2. In tutto mette insieme 30 presenze e 5 gol in Serie A. Watford L'11 luglio 2022 viene ceduto a titolo definitivo al , club di Championship, con cui firma un contratto triennale. Complici alcuni problemi fisici, di comune accordo il suo contratto viene rescisso dopo appena 6 partite ed una sola rete per il club inglese, l'8 febbraio 2023. Sivasspor Il 22 agosto 2023 forma un contratto triennale col Sivasspor. Nazionale Colleziona 3 presenze ed una rete con l'Under-19. Al debutto nell'Under-21 segna contro il Liechtenstein Under-21, partita valida per le qualificazioni all'Europeo 2017. Il 9 novembre 2015 riceve la sua prima convocazione dal C.T. Gianni De Biasi in Nazionale maggiore per le partite amichevoli contro e . Esordisce 4 giorni più tardi, segnando un gol ad appena 12 secondi dal proprio ingresso in campo e stabilendo un primato della squadra. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 22 agosto 2023. Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Competizioni giovanili Inter: 2015-2016
3
5404075
https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione%20di%20Alanno
Stazione di Alanno
La stazione di Alanno è una stazione ferroviaria posta sulla ferrovia Roma-Pescara, a servizio del comune di Alanno. Storia Strutture e impianti Movimento Effettuano fermata presso la stazione alcuni treni regionali gestiti da TUA e Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Abruzzo, che collegano Alanno con Pescara, Teramo, Torre de' Passeri, Sulmona e Avezzano. Al 2007 l'impianto risultava frequentato da un traffico giornaliero medio di 158 persone. Servizi
3
5404079
https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione%20di%20Manoppello
Stazione di Manoppello
La stazione di Manoppello è una stazione ferroviaria della ferrovia Roma-Pescara a servizio del comune di Manoppello. Storia Strutture e impianti L'impianto, gestito da RFI, disponeva di 5 binari: 4 di scalo e uno passante per la ferrovia. Due dei binari di scalo vennero smantellati e al posto di essi venne successivamente costruito un marciapiede. Movimento La stazione è servita da treni regionali gestiti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la regione Abruzzo, da e per Pescara, Teramo, Torre De' Passeri, Sulmona e Avezzano. Servizi Sala d'attesa
3
5480411
https://it.wikipedia.org/wiki/Torquato%20Tamagnini
Torquato Tamagnini
Fu uno scultore che ebbe particolare fama soprattutto per i numerosi monumenti ai caduti della Grande Guerra. Biografia Formatosi all'Accademia di San Luca a Roma, Tamagnini fu autore di alcuni bronzetti di gusto liberty tra cui una statuetta del 1919 intitolata ''L'inquisitore'', conservata nelle collezioni del Quirinale. Nel 1921 fu presente con due opere alla I Biennale romana e, nello stesso anno, partecipò alla prima Biennale di Napoli. Una targa in bronzo realizzata dallo scultore con, in rilievo, il bollettino della vittoria ed una allegoria con figure muliebri, donata al maresciallo Diaz dai mutilati romani, meritò parole d'ammirazione da parte del generale. Dopo le prime commissioni dei vari comitati sorti per onorare i caduti, nel 1922 fondò la casa d'arte ''Corinthia'' di Roma, attraverso la quale, in collaborazione con fonderie napoletane e romane, avviò una produzione seriale di bottega e realizzò numerosi monumenti in molte regioni italiane. Il catalogo della ''Corinthia'', così come altri cataloghi concorrenti, proponeva alle amministrazioni comunali e ai comitati civici una ampia gamma di monumenti sia già realizzati altrove, sia in bozzetto. La "varietà di tipologie monumentali ideate da questa sorta di industria commemorativa" consentiva una scelta in base alla disponibilità finanziaria. Tuttavia, per quanto il catalogo fosse ricco di proposte e spesso venissero introdotte delle variazioni ai vari tipi di monumento soprattutto nei basamenti, le rassomiglianze erano inevitabili. In alcuni casi la somiglianza è evidente, per esempio: nelle figure di Perugia e di Scanno; nelle sentinelle di Sacrofano, di Tocco da Casauria, di Calasetta e di Parenti; nel monumento di Forlì del Sannio e in quello di Casalciprano, simili per concezione; nella "Vittoria dolente" della Parrocchietta già presente insieme ad un soldato morente a Ceprano come poi replicata a Guardia Perticara, a Terranova da Sibari, a Dasà, a Colle Sannita e, probabilmente, a Castropignano. In altri si ravvisa una iconografia comune ad altri artisti dell'epoca, come nel caso del monumento di Montepulciano, e ricorrente, come la cosiddetta "quadriga briosa" raffigurata sulle monete da 1 lira del periodo bellico. Opere Monumenti ai Caduti della Grande Guerra La lista è organizzata per: anno, comune, provincia. La descrizione è limitata alle principali opere scultoree dei singoli monumenti. 1920 - Perugia: lapide in marmo tra due figure in bronzo dedicata agli studenti del Regio I. S. Agrario di Perugia morti in guerra. 1920 - Faleria (Viterbo): lapide in marmo con decorazioni in bronzo. 1921 - Pievebovigliana (Macerata): aquila in bronzo su obelisco. 1921 - Venafro (Isernia): gruppo bronzeo su cippo costituito da un milite a torso nudo che, con una baionetta, protegge una donna in piedi che regge un neonato: davanti al basamento una figura femminile alata solleva una corona d'alloro. 1921 - Castelleone (Deruta) (Perugia): scultura in marmo su basamento in travertino; su un primo blocco di marmo è scolpito un bassorilievo con l'allegoria della Vittoria su una quadriga; sul blocco superiore si trova la scultura di un uomo a torso nudo che esce dal marmo. 1921 - Sacrofano (Roma): statua in bronzo di soldato di sentinella su uno sperone di roccia con pastrano chiuso; sul basamento lastra bronzea con bassorilievo raffigurante un'allegoria della Patria. 1921 - Seren del Grappa (Belluno): statua in bronzo di donna che protende in avanti la destra con una corona di alloro e, con la sinistra, regge una piccola Vittoria alata. 1922 - Salvitelle (Salerno): statua in bronzo di donna che protende in avanti la destra con una corona di alloro e, con la sinistra, regge una piccola Vittoria alata. 1922 - Ceprano (Frosinone): gruppo bronzeo con soldato morente, riverso su un blocco di travertino su cui si erge una donna, allegoria della Patria vittoriosa, che gli porge un ramo d'alloro. 1923 - La Parrocchietta (Roma): statua in bronzo di figura femminile, allegoria della Vittoria dolente, che porge un ramo d'alloro ai caduti. 1923 - Tocco da Casauria (Pescara, all'epoca Chieti): statua in bronzo di un soldato di sentinella su uno sperone di roccia con pastrano chiuso; sul basamento lastra bronzea con bassorilievo raffigurante un'allegoria della Patria. 1923 - Roma: statua in bronzo di un soldato artigliere, con pastrano, su uno sperone di roccia. 1923 - Arcevia (Ancona): gruppo bronzeo su cippo costituito da un milite a torso nudo che, con una baionetta, protegge una donna in piedi che regge un neonato; alla base una piccola statua in bronzo raffigura la Vittoria. 1923/1932 - Paola (Cosenza): gruppo scultoreo in bronzo raffigurante una figura femminile su piedistallo, allegoria della Patria, che solleva un ghirlanda di alloro, mentre ai suoi piedi si appoggia un soldato ferito a morte. 1923 - Sala Consilina (Salerno): gruppo scultoreo in bronzo raffigurante un soldato ritto, ma morente, sovrastato da una figura femminile con corona di alloro, chinata su di lui per sorreggerlo. 1923/1925 - Pizzoferrato (Chieti): targa in bronzo riportante il bollettino della vittoria, decorata in bassorilievo a sinistra da una vittoria alata e da una portatrice del fascio littorio, a destra da due stemmi su foglie di quercia. 1923/1929 - Forlì del Sannio (Isernia): monumento comprendente, tra l'altro, una statua femminile in bronzo, allegoria della Gloria, che solleva una corona d'alloro e una lastra bronzea con una figura femminile, allegoria della Vittoria, su una quadriga. 1924 - Corigliano Calabro (Cosenza): gruppo bronzeo su cippo costituito da un milite che, con una baionetta, protegge una donna con bambino. Nel corso della seconda guerra mondiale la statua fu però fusa per ricavarne proiettili e solo negli anni ottanta del XX secolo fu rifatta dallo scultore locale Carmine Cianci. 1924 - Spoltore (Pescara): lapide bronzea col bassorilievo di un'aquila che avvolge con le ali una figura femminile, allegoria della Vittoria, che offre un festone di fiori ai caduti. 1924 - Parenti (Cosenza): statua in bronzo di un soldato di sentinella su uno sperone di roccia con pastrano chiuso. Nel corso della seconda guerra mondiale la statua fu però fusa per ricavarne proiettili e solo negli anni ottanta del XX secolo fu rifatta da una bottega napoletana, ma stavolta il soldato ha il pastrano aperto. 1924 - Montecelio (città metropolitana di Roma Capitale, all'epoca provincia di Roma) alto cippo con sovrastante statua in bronzo e lastra bronzea alla base con figura femminile, allegoria della Vittoria, su una quadriga. 1925 - Carlentini (Siracusa): gruppo scultoreo in bronzo raffigurante un soldato ritto, ma morente, sovrastato da una figura femminile alata, chinata su di lui per sorreggerlo. 1925 - Formello (città metropolitana di Roma Capitale, all'epoca provincia di Roma): statua in bronzo di donna che protende in avanti la destra con una corona di alloro e, con la sinistra, regge una piccola Vittoria alata. 1925 - Allumiere (città metropolitana di Roma Capitale, all'epoca provincia di Roma): statua in bronzo di soldato su un'altura rocciosa nell'atto di scagliare una bomba a mano con la destra mentre innalza una bandiera con la sinistra. 1925 - San Giovanni in Marignano (Rimini): statua in bronzo di soldato con fucile ed elmetto e lastra bronzea con figure femminili e cavalli. 1925/1930 - Montepulciano (Siena):( 1926 - Guardia Perticara (Potenza): gruppo bronzeo con donna in piedi che offre un ramo d'alloro al soldato morente riverso ai suoi piedi. 1926 - Acquaro (Vibo Valentia): statua in bronzo di soldato con fucile ed elmetto. 1926 - Mondolfo (Pesaro e Urbino): statua in bronzo di soldato su un'altura rocciosa nell'atto di innalzare una bandiera con la destra. 1926 - Gerace Marina (città metropolitana di Reggio Calabria, all'epoca provincia di Reggio Calabria): gruppo scultoreo in bronzo raffigurante una figura femminile su piedistallo, allegoria della Patria, che solleva un ghirlanda di alloro, mentre ai suoi piedi si appoggia un soldato ferito a morte. 1926 - Seminara (città metropolitana di Reggio Calabria, all'epoca provincia di Reggio Calabria): statua in bronzo di soldato su un'altura rocciosa nell'atto di innalzare una bandiera con la destra. 1926 - Duronia (Campobasso): statua in bronzo di soldato con fucile ed elmetto. 1926 (circa) - Taviano (Lecce): aquila in bronzo su obelisco e lastra bronzea alla base con figura femminile, allegoria della Vittoria, su una quadriga. 1926/1927 - Terranova da Sibari (Cosenza): gruppo bronzeo con donna in piedi che offre un ramo d'alloro al soldato morente riverso ai suoi piedi. 1926/1927 - Dasà (Vibo Valentia): gruppo bronzeo con donna in piedi che offre un ramo d'alloro al soldato morente riverso ai suoi piedi. 1926/1929 - Tito (Potenza): gruppo bronzeo con donna in piedi che offre un ramo d'alloro al soldato morente riverso ai suoi piedi. 1927 - Calasetta (Sud Sardegna, all'epoca provincia di Cagliari): statua in bronzo di un soldato di sentinella su una roccia con pastrano chiuso. 1927 - Montazzoli (Chieti): statua in bronzo di soldato che con la mano sinistra tiene un fucile piantato al suolo e con il braccio destro teso punta una baionetta in avanti; alla base una piccola Vittoria alata innalza una corona d'alloro. 1928 - Andretta (Avellino): gruppo bronzeo su alto basamento con figura femminile che innalza una corona di alloro e, ai suoi piedi, un soldato colpito a morte, nell'atto di cadere; su due colonne ai lati del basamento due lastre bronzee con figure femminili in bassorilievo. 1928 - Galatina (Lecce): alto monumento con in cima statua bronzea di figura femminile con elmo e scudo che regge un'insegna romana con l'aquila; davanti al basamento statua di soldato con fucile in posizione di riposo; dietro, lastra bronzea con Vittoria su quadriga. 1929 - Orvinio (Rieti): Statua in bronzo raffigurante una figura femminile chiamata "La Gloria" che regge una fiaccola, monumento con giardino rettangolare recintato e diviso in siepi con figure geometriche 1930 - Siano (Salerno): statua in bronzo di soldato con fucile ed elmetto e lastra bronzea sul piedistallo con figura femminile, allegoria della Vittoria, su una quadriga. 1931 - Casacanditella (Chieti): altorilievo in bronzo di soldato a torso nudo, con la destra tiene il fucile piantato al suolo e con la sinistra protesa regge una piccola Vittoria alata che innalza una corona d'alloro. 1931 - Spezzano Albanese (Cosenza): statua in bronzo di soldato su un'altura rocciosa nell'atto di innalzare una bandiera con la destra; ai piedi del basamento una statua di donna che regge una Vittoria alata. 1932 - Silvi (Teramo): bassorilievo bronzeo con una figura femminile su una quadriga che nella mano sinistra regge una piccola Vittoria alata; originariamente davanti al basamento vi era la statua di una figura femminile che innalzava una corona d'alloro. 1934 - Castelforte (Latina): gruppo bronzeo con un soldato colpito a morte e un secondo soldato a torso nudo in azione. Non databili Padula (Salerno):( Sant’Antimo (città metropolitana di Napoli, all'epoca provincia di Napoli): statua in bronzo di soldato nell'atto di scagliare una bomba a mano con la destra mentre innalza una bandiera con la sinistra. Camino al Tagliamento (Udine): due targhe in bronzo con bassorilievi; nella prima il bollettino della vittoria, decorato con una Vittoria alata e una portatrice del fascio littorio; nell'altra i nomi dei caduti con l'allegoria della Patria armata di spada. San Valentino in Abruzzo Citeriore (Pescara): lapide in marmo con fregi bronzei tra cui una lastra col bassorilievo della testa di soldato con elmetto e del suo braccio teso che sorregge una piccola Vittoria alata. Colle Sannita (Benevento): gruppo bronzeo con donna in piedi che offre un ramo d'alloro al soldato morente riverso ai suoi piedi. Poggio Sannita (Isernia): targa in bronzo riportante il bollettino della vittoria, decorata in bassorilievo a sinistra da una vittoria alata e da una portatrice del fascio littorio; a destra da due scudi araldici su foglie di quercia; in basso placca bronzea con testa di soldato con elmetto e gladio. Casalciprano (Campobasso): monumento comprendente, tra l'altro, una statua femminile in bronzo, allegoria della Gloria, che solleva una fiaccola; una lastra bronzea con una figura femminile, allegoria della Vittoria, su una quadriga; la lastra è sormontata da un'aquila bronzea rimossa da altro sito e qui ricollocata. Scanno (L'Aquila): lapide in marmo tra due figure in bronzo affiancata da corona d'alloro (con elmetto) bronzea. Riese Pio X (Treviso): targa in bronzo riportante il bollettino della vittoria, decorata in bassorilievo a sinistra da una vittoria alata e da una portatrice del fascio littorio, a destra da due stemmi su foglie di quercia. Controne (Salerno): targa in bronzo riportante il bollettino della vittoria, decorata in bassorilievo a sinistra da una vittoria alata e da una portatrice del fascio littorio, a destra da due stemmi su foglie di quercia. Squillace (Catanzaro): lastra bronzea con una figura femminile, allegoria della Vittoria, su una quadriga. Vignanello (Viterbo): statua in bronzo di soldato su un'altura rocciosa nell'atto di innalzare una bandiera con la destra; alla base la statua di una donna con una piccola Vittoria alata. Nel corso della seconda guerra mondiale le statue originali furono però fuse per ricavarne proiettili e rifatte dallo scultore viterbese Publio Muratore negli anni '70. Maserada sul Piave (Treviso): statua in bronzo di soldato che con la mano sinistra tiene un fucile piantato al suolo e con il braccio destro teso punta una baionetta in avanti. Pratola Serra (Avellino): gruppo bronzeo con un soldato colpito a morte e un secondo soldato a torso nudo in azione. Reino (Benevento): statua in bronzo di soldato in posizione di riposo con fucile ed elmetto. Colliano (Salerno): gruppo bronzeo raffigurante un soldato che sorregge un commilitone ferito a morte; sul basamento una piccola Vittoria alata. Chieuti (Foggia): statua in bronzo di soldato che con la mano sinistra tiene un fucile piantato al suolo e con il braccio destro teso punta una baionetta in avanti; sul basamento lastra bronzea col bassorilievo di un leone. Deliceto (Foggia): statua in bronzo di soldato col corpo proteso nell'atto di scagliare una bomba a mano. Celle di San Vito (Foggia): lastra bronzea con bassorilievo raffigurante un'allegoria della Patria. San Marco dei Cavoti (Benevento): statua in bronzo di soldato su un'altura rocciosa nell'atto di innalzare una bandiera con la destra. Realizzato nel 1924 dal Tamagnini, fu trafugato dai tedeschi nel luglio del 1943 e successivamente ricollocato in loco in copia, opera dello scultore napoletano Amedeo Garufi. Attribuiti Roveredo in Piano (Pordenone): statua in bronzo di soldato che con la mano sinistra tiene un fucile piantato al suolo e con il braccio destro teso punta una baionetta in avanti; sul basamento lastra bronzea col bassorilievo di un leone. Casarsa della Delizia (Pordenone): statua in bronzo di donna che solleva un ramo d'alloro. Ragogna (Udine): gruppo bronzeo con donna in piedi che offre un ramo d'alloro al soldato morente riverso ai suoi piedi. Paularo (Udine): statua in bronzo di figura femminile, allegoria della Vittoria dolente, che porge un ramo d'alloro ai caduti. Torella dei Lombardi (Avellino): gruppo bronzeo con donna in piedi che solleva un ramo d'alloro sul soldato riverso ai suoi piedi. Sanza (Salerno): statua in bronzo di soldato che con la mano sinistra tiene un fucile piantato al suolo e con il braccio destro teso punta una baionetta in avanti. Lauria (Potenza): statua femminile in bronzo, allegoria della Patria vittoriosa, che solleva una corona d'alloro. Banzi (Potenza): lapide in marmo con fregi bronzei tra cui una lastra col bassorilievo della testa di soldato con elmetto e del suo braccio teso che sorregge una piccola Vittoria alata. Brienza (Potenza): targa in bronzo con dedica, decorata in bassorilievo a sinistra da una vittoria alata e da una portatrice del fascio littorio, a destra da due stemmi su foglie di quercia. Castelluccio Inferiore (Potenza): targa in bronzo riportante il bollettino della vittoria, decorata in bassorilievo a sinistra da una vittoria alata e da una portatrice del fascio littorio, a destra da due stemmi su foglie di quercia. Spinoso (Potenza): lastra bronzea con i nomi dei caduti e bassorilievo di figura femminile alata che con la mano destra si appoggia a un fascio littorio e con la sinistra tende un ramo di ulivo; in alto sono raffigurati una stella e, su foglie di quercia, due stemmi. Sant'Arcangelo (Potenza): lastra bronzea con i nomi dei caduti e bassorilievo di figura femminile alata che con la mano destra si appoggia a un fascio littorio e con la sinistra tende un ramo di ulivo; in alto sono raffigurati una stella e, su foglie di quercia, due stemmi. Non attribuiti Sanfatucchio, frazione di Castiglione del Lago (Perugia): statua in bronzo di soldato che porta la bandiera nella mano sinistra e nell'altra un pugnale. Pozzuolo, frazione di Castiglione del Lago (Perugia): gruppo bronzeo su cippo costituito da un milite che, con una baionetta, protegge una donna che regge un neonato; alla base una piccola statua in bronzo raffigura la Vittoria. Alezio (Lecce): statua in bronzo di donna che tende un ramo d'alloro. Castropignano (Campobasso): gruppo bronzeo con soldato morente, riverso su un blocco di travertino, su cui si erge una donna, allegoria della Patria vittoriosa, che gli porge un ramo d'alloro. San Pietro Avellana (Isernia): statua di donna in bronzo che solleva un ramo e placca bronzea con testa di soldato con elmetto e gladio. Galleria d'Immagini Monumenti ai caduti della prima guerra mondiale
3
5492885
https://it.wikipedia.org/wiki/Fortezza%20di%20Civitella%20del%20Tronto
Fortezza di Civitella del Tronto
La fortezza di Civitella del Tronto è un'opera fortificata eretta come caposaldo preposto al controllo del territorio, con funzioni tattiche e difensive. La possente struttura è sorta a protezione dell'area strategica che la accoglie, elevandosi a ridosso della cresta di roccia, che sovrasta il centro urbano di Civitella del Tronto, sede dell'omonimo comune abruzzese, nel territorio della provincia di Teramo. Il complesso dell'insediamento difensivo rappresenta una delle più importanti piazzeforti del Regno di Napoli nel periodo del vicereame spagnolo ed imponenti opere di ingegneria militare realizzate sul suolo dell'Italia meridionale. Per la sua estensione è paragonabile al Forte della Brunetta, costruito dai Piemontesi nei pressi della città di Susa e alla Fortezza di Hohensalzburg di Salisburgo, con cui è gemellata dal 1989. Le sue costruzioni si articolano per una lunghezza di circa 500 metri ed una larghezza media di 45, ricoprendo una superficie di 25.000 m2. Con i suoi 45.000 visitatori annui, (dato del 2016), è risultato il monumento più visitato d'Abruzzo. Il sito è principalmente ricordato per essere stato l'ultimo baluardo del Regno delle due Sicilie che si arrese ai Piemontesi il 20 marzo 1861, tre giorni dopo l'incoronazione del Re d'Italia Vittorio Emanuele II. Geografia fisica Territorio La fortificazione è stata edificata a più di 600 m. s.l.m nell'area prossima alla linea di confine tra le contee ascolana ed aprutina ed eleva le sue costruzioni in posizione dominante rispetto al nucleo abitato del paese, sull'altura posta tra il torrente Vibrata ed il fiume Salinello. Dagli spalti si osserva un vasto panorama che spazia dalla valle del Salinello alla val Vibrata fino alla valle del Tronto. Si vedono anche i monti Gemelli, i massicci del Gran Sasso, dei monti della Laga, della Majella, il monte Ascensione ed il mare Adriatico. Storia Le fonti storiche attestano l'esistenza di scritture dell'XI secolo che citano il borgo di Civitella. È riportata la data dell'anno 1001, riferita ad un atto di donazione sottoscritto da Raterio, figlio di Giuseppe, che descrive la «curtis» di «Tibitella», posta a guardia del confine del Salinello, tra il comitato ascolano e quello aprutino. A questo segue, nel 1069, un altro atto di donazione sottoscritto da Siolfo, figlio di Trasmondo e nipote di Trasmondo, che destina la proprietà del castello di «Civitellae» a Stefano, vescovo di Ascoli.Civitella era posta a guardia del confine del Salinello e, nei secoli che seguiranno, le vicissitudini del presidio difensivo vedranno l'alternarsi dell'arretramento o dell'avanzamento della linea di delimitazione territoriale che divideva la sovranità delle due giurisdizioni. Il 30 gennaio dell'anno 1255, papa Alessandro IV confermò il potere sulla rocca a Teodino, vescovo di Ascoli, ed esortò gli ascolani a fortificare e risarcire il castello di Civitella. In seguito, Carlo I d'Angiò, organizzando un riassetto difensivo del regno, decise di potenziare alcuni castelli tra i quali, nell'anno 1269, fu annoverata anche la riparazione di Civitella. Tra il XII ed il XIII secolo, il forte ebbe un incremento di inservienti che passarono dai trenta del 1269 ai sessanta del 1271. Nel 1273 vi furono portate munizioni avanzate e macchine d'assedio per la conquista di Castel Manfrino.Un documento dell'anno 1276, redatto durante la dominazione angioina, riferisce di una rocca come «appena costruita», riportando probabilmente informazioni di lavori di consolidamento o di rinnovamento delle costruzioni sveve. Due pergamene, conservate presso l'Archivio di Stato ascolano, comprovano che dopo il 1387, 13 probiviri di Civitella si riunirono pubblicamente e nominarono due ambasciatori da inviare ad Ascoli per trattare con il locale Consiglio degli Anziani al fine di porre la loro patria sotto «obbedienza, protezione e difesa» della giurisdizione cittadina. All'anno 1426 appartiene un documento che convalida il pagamento di un compenso «a quattro mastri carpentieri e a due trasportatori di Ascoli» per aver trasferito nel forte una bombarda. Verso la metà del XV secolo, nel 1442 il dominio del castello passò dagli Angioini agli Aragonesi. Alfonso I dispose il potenziamento e l'ampliamento della fortificazione e già nel 1450 il complesso difensivo aveva le sue cinque torri. In questi anni furono realizzate modificazioni con la messa in opera di strutture protettive erette all'estremità orientale del forte, conferendo al sito l'aspetto di una «cittadella fortificata del primo Rinascimento». Negli anni che seguirono il popolo di Civitella non ebbe sempre rapporti ottimali con i castellani. Del comandante Leone Gazull chiesero la rimozione al re Ferrante I d'Aragona con una formale istanza nel 1475. Nel 1481, l'Università di Civitella procedette a reperire fondi per restaurare le mura della Terra, mentre nel 1485 Alfonso d'Aragona, duca di Calabria, si recò ad ispezionare la fortezza. Quattro, delle cinque torri della fortezza, furono distrutte dai civitellesi nell'anno 1495 per il diffuso malcontento e «per non patire le insolenze de' i castellani». Odet de Foix, al comando di truppe francesi, occupò Civitella nel febbraio del 1528 quando la fortificazione aveva una sola torre idonea alla difesa, avendo le altre quattro non ancora ricostruite. Queste furono riparate negli anni che seguirono e nel 1557 la fortezza risarcita fu pronta a fronteggiare l'assalto della Guerra del Tronto. Nell'anno 1557 subì l'assedio condotto dal duca di Guisa ed Antonio Carafa. Nel 1734, i Borboni si insediarono come nuovi dominatori del forte, sostituendo la precedente sovranità asburgica, realizzando nuove modifiche strutturali che consentirono alla fortificazione di opporsi agli assedi francesi e piemontesi. Nel 1798 e nel 1806 subì gli assedi dalle truppe francesi, durante la campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, guastarono le strutture al punto che nel 1820 la fortezza fu completamente restaurata mantenendo il suo carattere rinascimentale. L'ultimo assedio, quello più noto alle cronache storiche, si ebbe tra il 1860 ed il 1861 e derminò l'inizio della fine della funzione del presidio. Queste vicissitudini determinarono il venir meno della funzione della fortezza cui seguì un lungo periodo di abbandono e un progressivo smantellamento del complesso difensivo. Si verificarono anche furti, posti in essere dagli stessi abitanti civitellesi che utilizzarono i ruderi «come cava di materiale da costruzione». La fortificazione beneficiò di una consistente opera di restauro condotta dal 1975 sino al 1985, grazie al patrocinio della Soprintendenza delle Belle Arti dell'Aquila, della Cassa del Mezzogiorno e della locale amministrazione comunale. Oltre che a restituire per gran parte l'uso del forte e dei suoi ambienti, ha fatto sì che si conservasse il suo carattere di cittadella fortificata del primo Rinascimento, particolarmente rilevante per l'importanza storico, culturale e militare della fortezza. Gli assedi Assedio del 1557 Le truppe francesi comandate dal duca di Guisa Francesco I di Lorena, generale di Enrico II, alleato del papa Paolo IV, e Antonio Carafa, marchese di Montebello, nipote di papa Paolo IV, sottoposero il castello antecedente alla fortezza ad un duro assedio che cominciò il 24 aprile del 1557 e si concluse il 16 maggio dello stesso anno. Questo episodio bellico sancì l'importanza strategica del sito. La fortificazione, resa più potente, riuscì ad avere la meglio sugli assalitori. Del campo dell'assedio esistono tre piante prospettiche ad incisione che forniscono con buona approssimazione la consistenza della conformazione della struttura dell'epoca. Il complesso appare cinto su tre lati da una muraglia merlata scandita, a distanze regolari, dalla presenza di cinque torri merlate con opere in aggetto, in perfetto stato. Il lato orientale presenta mura di cinta, in parte prive di merlatura, camminamenti, un torrione con basamento a scarpa e un bastione che proteggeva l'ingresso. Oltre la porta d'ingresso sono rappresentati i corpi di fabbrica più antichi, racchiusi tra le mura. Assedio del 1798 L'assedio del 1798 si concluse durante la notte tra il 7 e l'8 dicembre dello stesso anno, quando il comando del presidio fu consegnato ai francesi di Giovanni Battista Rusca dal governatore militare Giovanni Lacombe. Assedio del 1806 Il 22 gennaio 1806 l'esercito francese assedió nuovamente la fortezza. Al comando della fortezza civitellese si trovava Matteo Wade, militare irlandese che prestava servizio nell'esercito del Regno di Napoli. Il maggiore aveva una dotazione di 19 cannoni, un mortaio, 323 uomini e viveri per resistere tre mesi. Respinse le richieste di resa dei generali francesi che mitragliarono il forte conquistandolo il 21 maggio. Assedio del 1860-1861 L'assedio del 1860-1861 fu posto dal tenente colonnello Antonio Curci, che aveva al seguito 400 volontari garibaldini, e dal maggiore della marina Renzo Carozzi che guidava altri 400 uomini. A capo della fortezza vi era il maggiore Luigi Ascione con 430 uomini. Lo stato di assedio si prolungò dal 26 ottobre 1860 al 20 marzo 1861, quando le milizie borboniche, dopo una coraggiosa resistenza, si arresero tre giorni dopo la proclamazione dell'Unità d'Italia. Architettura Non vi sono tracce di come fosse organizzata e disposta la costruzione più antica del presidio urbano difensivo. S'ipotizza, tuttavia, che avesse un nucleo fortificato racchiuso in una cinta muraria.La fortificazione assunse vera consistenza durante il periodo svevo e poi sotto il regno di casa D'Angiò, poiché la vicinanza del confine tra il Regno di Napoli e il nascente Stato Pontificio gli conferiva un'importante posizione strategica. A partire dal 1564, la struttura del forte subì modifiche e ampliamenti sino ad ottenere l'attuale configurazione, voluta dal re di Spagna e di Napoli Filippo II d'Asburgo, quando potenziò le precedenti fortificazioni angioine e la rocca aragonese ordinando d'innalzare la fortezza. Gli angioini, al fine di adattare ed ammodernare le preesistenti costruzioni sveve, adeguandole alle loro strategie e tecniche militari, aggiunsero le torri circolari di fiancheggiamento alle angolature e lungo le mura rettilinee, forse merlate e dotate di apparati sporgenti come era in uso nel tardo medioevo, con funzione di rompitratta, di cui sono ancora visibili alcuni resti. Nel tempo che precedette l'assedio della Guerra del Tronto del 1557, ricordato nelle cronache e nelle incisioni del campo d'accerchiamento, le mura della fortificazione erano state conformate secondo i dettami della fortificazione alla moderna e si mostravano fornite di bastioni, rinforzi e controscarpe, come richiedeva l'impiego di armi da fuoco.Dal 1639 al 1711 l'insediamento fu oggetto di lavori di sola manutenzione, destinati a riparazioni e risarcimenti. L'attuale fortezza risulta essere un complesso organismo difensivo, concepito per rispondere ad esigenze tecniche e funzionali. Il suo insieme si compone di architetture di varie epoche articolate su diversi livelli, collegate tra loro da rampe ottocentesche. Sviluppa le sue costruzioni da una pianta di forma ellittica che occupa e ricopre l'intera area sommitale dell'altura. Realizzata prevalentemente in blocchi squadrati di travertino accoglie ampie piazze d'armi, cammini di ronda, camminamenti coperti, trinceramenti, bastioni, la batteria del Carmine, celle di punizione come il «Calabozzo del coccodrillo» di origine aragonesca cisterne, magazzini, scuderie, uffici e furerie, alloggi per soldati ed ufficiali, depositi per le munizioni, mense e cucine, un forno per la panificazione, una cappellina dedicata a santa Barbara, protettrice degli artiglieri, una chiesa e un palazzo residenziale. Dal punto di vista architettonico può essere suddivisa in due parti: una assegnata ad uso abitativo e l'altra destinata a scopi difensivi. Quest'ultima è concentrata sul versante orientale della fortificazione, più esposto agli attacchi, in quanto il colle è meno aspro naturalmente. Su questo fianco, per contrastare i nemici sono presenti vari terrazzamenti e i due bastioni difensivi di San Pietro e di Sant'Andrea.Altre barriere protettive erano costituite dai tre camminamenti coperti che rappresentavano degli imbuti dove gli assalitori dovevano necessariamente passare se avessero voluto conquistarla. La difesa avveniva grazie alla presenza di un fossato sovrastato da un ponte parzialmente levatoio e di consistenti gruppi di guardia che, dalle feritoie, con armi leggere controllavano le rampe di accesso alla piazzaforte. Si accede all'interno da est, al livello inferiore, dal fianco del bastione di San Pietro, dove vi era un posto di guardia circondato dal fossato con il ponte levatoio. Nella zona più alta del forte, alle spalle della chiesa si trova la Gran Strada dove ci sono i ruderi degli alloggi dei soldati e dei sottoufficiali e il forno per la panificazione. Vi sono anche vie che conducono fino alla punta ovest del complesso, dove si trovava la Cappella del Carmine. La passerella del versante ovest consente di avere una visione d'assieme del paese di Civitella del Tronto e della sua particolare urbanistica, con i gruppi di case-forti disposte parallelamente, percorse da vie longitudinali ascendenti collegate attraverso strette curve, e con percorsi trasversali costituiti da rampe e scalinate. Tale sistema viario genera isolati stretti e allungati disposti longitudinalmente, in modo da costituire una serie di antemurali alla fortezza Piazza del Cavaliere È la prima piazza d'armi dopo l'ingresso al forte. Si trova dopo aver oltrepassato il secondo camminamento coperto ed è protetta dai bastioni di Sant'Andrea e di San Paolo. È detta «del Cavaliere» perché fino al 1861 nella sua area vi era situato il monumento funebre dedicato al maggiore irlandese Matteo Wade che fu a capo delle truppe durante l'assedio dei francesi nel 1806. L'opera marmorea, eretta per volere di Francesco I nell'anno 1829, eseguita da Tito Angelini, fu collocata dai piemontesi all'interno del paese di Civitella, dove si trova ancora oggi.Questo spazio era usato nei periodi di pace per l'addestramento delle truppe e attualmente accoglie l'ingresso ad una cisterna. Ogni anno, soprattutto in estate, si organizzano al suo interno varie manifestazioni. Fino al 2006, ad agosto, era la sede della rievocazione storica in costume d'epoca che si teneva nella fortezza, chiamata A la Corte de lo Governatore. Piazza d'Armi Superato il terzo camminamento si entra nella seconda piazza d'armi della fortezza, denominata proprio «Piazza d'Armi», presidiata dal bastione San Giovanni e da rovine di alloggi militari.Questo spazio era utilizzato ogni giorno per la cerimonia dell'alzabandiera. La piazza è stata modificata durante il periodo della dominazione spagnola per fronteggiare le esigenze idriche delle guarnigioni residenti nella fortificazione. Al di sotto del piano di calpestio dell'area è stata costruita una delle cinque grandi cisterne che raccoglievano e filtravano l'acqua piovana. La raccolta avveniva tramite una rete di canali di deflusso e convogliata nel pozzo centrale. Per caduta arrivava nelle cisterna dopo essere stata filtrata da strati di carbone e ghiaia e si accumulava nel serbatoio. La Grande Piazza Seguendo il camminamento si giunge al bastione ottagonale di San Giacomo che si trova nella terza ed ultima piazza d'armi, detta la «Gran Piazza», che si apre sul punto più alto della fortezza.È la piazza più estesa della fortificazione, in questa area vi era la cittadella dove sono stati elevati i due edifici più importanti che si trovano all'interno della costruzione difensiva, quali: il Palazzo del Governatore e la Chiesa di San Giacomo. Palazzo del Governatore L'edificio rappresentava il simbolo del potere politico ed era la sede del comando della fortezza. Inaugurato nel 1574, si elevava su due piani ed ospitava il governatore con la sua famiglia. Al suo interno disponeva di magazzini per i viveri, di una cisterna e di un forno. Nei suoi ambienti, tra il 1841 ed il 1843 vi dimorò Carlo Piscane. Chiesa di San Giacomo La chiesa, dedicata a san Giacomo della Marca, era il simbolo del potere religioso. Fu elevata affiancata al palazzo del Governatore nell'anno 1585 e consacrata nel 1604. L'attuale sistemazione ha modificato i tratti delle linee e parzialmente le caratteristiche della costruzione originaria. La sua aula liturgica è stata accorciata in lunghezza e non vi sono più gli intonaci che coprivano la volta. Il suo interno accoglieva un altare maggiore e tre altari minori dedicati rispettivamente al Rosario, a san Giuseppe e a santa Barbara ed era anche luogo di sepoltura dei castellani.Al di sotto della costruzione vi sono camminamenti scavati nella roccia di probabile epoca medioevale. Museo delle armi e delle mappe antiche All'interno delle costruzioni della fortezza civitellese, destinate alle cucine e alla mensa, è stato inaugurato nel 1988 il Museo delle armi e delle mappe antiche. I suoi ambienti si compongono di quattro sale espositive che raccolgono mappe, armi ed altre oggetti legati alla storia e alle alterne vicissitudini del forte. Nella sala dedicata a Giorgio Cucentrentoli di Monteloro vi sono raccolti gli oggetti più moderni, tra i quali un elmo papalino del 1848 appartenuto alle truppe di Pio IX, una uniforme diplomatica pontificia, documenti ed armi garibaldine e di Casa Savoia. Nella Sala Risorgimentale si trovano esposte armi appartenute agli eserciti borbonico e sabaudo. Di particolare interesse vi è anche una rappresentazione di Civitella del 1557. La terza sala accoglie al centro un cippo confinario. La colonna segnava la linea di demarcazione tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie. Sulla parte più alta del fusto vi sono incise le chiavi di San Pietro con la data 1847, il giglio borbonico e il numero progressivo 609. Nella Sala Rinascimentale vi sono custodite le armi più antiche dell'esposizione. Vi sono schioppi a miccia risalenti al XV secolo, pistole a pietra focaia del settecento e rappresentazioni della fortezza del XVIII e XIX secolo. Il 28 agosto 2015 il Museo è stato dedicato al Maggiore Raffaele Tiscar con una cerimonia di inaugurazione alla presenza delle autorità civitellesi e del pronipote del maggiore Piergiorgio Tiscar. La targa, affissa all'ingresso del museo, recita: «Il comune di Civitella del Tronto, a ricordo dell'ultimo assedio di questa Fortezza, fiero baluardo nei secoli, dedica il Museo delle Armi e della Fortezza al Maggiore RAFFAELE TISCAR, Ufficiale borbonico che, fedele al giuramento prestato, rimase a fianco del comandante La Piazza sino a quando, così come dettato dal Re Francesco II°, gli fu ordinato l'ingrato compito di firmare la capitolazione della Fortezza con il Comando Piemontese assediante. Era il 20 di marzo del 1861». Gemellaggio La fortezza di Civitella è gemellata, dal 1989, con le fortezze austriache di Salisburgo, Mautendorf e Werfen. Galleria d'immagini dei resti della fortezza con la neve
3
5503543
https://it.wikipedia.org/wiki/Anna%20Cascella%20Luciani
Anna Cascella Luciani
Biografia Esordisce in poesia, negli anni settanta, su riviste quali Nuovi Argomenti, Le printemps italien, Salvo Imprevisti, o in antologie come L'animale - Poesia nel movimento (1977) e Specchio mio bello specchio. Favole di donne e bambine (1979). Negli anni a seguire numerose sono le collaborazioni a riviste e antologie. Con la Lithos Editrice, nel 1995, ha edito I colori di Gatsby - Lettura di Fitzgerald. In occasione della pubblicazione della raccolta di poesie I semplici, in omaggio e in ricordo della madre, nel ventennale della sua scomparsa, al primo cognome Cascella - con cui ha firmato dal 1977 le sue pubblicazioni - ha aggiunto il cognome materno, firmandosi dal 2002 come Anna Cascella Luciani. Per RadioRai 3 ha scritto il radiodramma Bolero, curato rubriche di poesia e recensito testi di letteratura angloamericana ed inglese (anni Settanta, Ottanta, Novanta); ancora per RadioRai 3 ha collaborato a Ad alta voce, nel 2004, 2006, e, nel 2007, è stata tra le interpreti, con altre poetesse italiane, della pièce di Picasso Il desiderio preso per la coda, in diretta dall'Accademia Reale di Spagna a Roma, per la regia di Giorgio Marini. Nel 2008 ha ricevuto il premio Tarquinia-Cardarelli per la poesia. Nel 2011 ha pubblicato Tutte le poesie (1973-2009), dove ha riunito 36 anni di scrittura di poesia, con Venaria, Luoghi, Migrazioni, Tesoro da nulla, i semplici, Esculapio, Colore per colore, Tutte le oscurità del verde, Incisioni, dalla finestra il cielo, per Gaffi Editore, Roma, con una Introduzione di Massimo Onofri. Nello stesso anno, 2011, ha raccolto le sue traduzioni da Emily Dickinson in Rosso, purpureo, scarlatto. Negli anni precedenti ha edito la silloge Le voglie, nel collettaneo del 1980, Nuovi Poeti Italiani, 1, Einaudi, e con Vanni Scheiwiller, All'Insegna del Pesce d'Oro, nel 1990, le poesie di Tesoro da nulla, risvolto di copertina di Franco Fortini. Nel 1996 Piccoli Campi, con una Nota di Giovanni Giudici, per la Stamperia dell'Arancio, invitata da Marco Fazzini, e i semplici, Roma, Il Bulino, 2002. A i semplici Il compositore Enrico Renna, nel 2003, ha dedicato Per Anna - sette composizioni per flauto solo -, in prima esecuzione a Roma, nel cortile del palazzo Medici Clarelli - sede del I Municipio -, Renna al flauto, Anna C.L., voce recitante. Le molte collaborazioni con artisti quali Ettore Spalletti, Achille Pace, Enrico Pulsoni, Walter Piacesi (collana "Le conchiglie", n. 5, Edizioni dell'Ombra]) Franco Dugo, Simonetta Melani, Gaetano Bevilacqua (collana "Il Golfo", n. 15, Edizioni dell'Ombra), André Beuchat, Tommaso Cascella, Cosimo Budetta, Adriana Civitarese, Nicoletta Moncalieri, Luciano Ragozzino, hanno portato, nel 2009, ad una sua "Mostra di poesie in edizione d'arte", presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma, allestita da Fabio Guindani. Per M.me Webb Editore, Domodossola (già numerosi i titoli per le plaquette nelle "Copertine"), con un disegno e un collage di G. Arcidiacono, ha edito i "librini" ai quali ha dato titolo Ad insulas, 2014, e Pinakes, 2015. Due tra le collaborazioni con l'incisore André Beuchat, nelle sue edizioni d'arte Alma Charta - eden a meridione - e, per Emily Dickinson - 764 -, sono state esposte, dall'artista, al Codex Book di San Francisco, del 2015. Molte le plaquette edite con il PulcinoElefante di Alberto Casiraghy, tra le quali, a cura di Enzo Eric Toccaceli, per Franco Fortini, che riproduce un disegno autografo di Fortini. Nel giugno del 2016, l'incisore-editore André Beuchat ha portato a termine, in 30 esemplari, un cofanetto contenente 6 plaquette, ciascuna con una poesia di Emily Dickinson, affiancata dalla versione italiana di A. Cascella Luciani e da un'acquaforte originale tirata su torchio a stella di Beuchat. Nell'ottobre dello stesso anno, è stato stampato il volume di poesie inedite Gli amori terreni. 2009-2012, per conto delle Edizioni L'Obliquo di Giorgio Bertelli, con una Nota di Marco Corsi e un disegno di copertina appositamente realizzato per l'occasione da Ettore Spalletti. Nel mese di dicembre 2020 è stato pubblicato, per le Edizioni Macabor di Bonifacio Vincenzi, e per le cure di Marco Corsi, il volume La luna e le sue forme. Testimonianze critiche per la poesia di Anna Cascella Luciani, con un'antologia poetica di testi editi e inediti. Ed è per le edizioni Macabor il libro di poesie tra spighe viola pallido. 2013-2017, 2022, prefazione di Giulio Ferroni, con una testimonianza di Marco Corsi. Il volume ha al suo interno due raccolte degli stessi anni, Invalidi esili e Fuoco erboreo. Per le edizioni Via Ozanam - poesia, curate da Giorgio Ghiotti e Leonardo Laviola, esce, alla fine di ottobre del 2022, la plaquette A Lisabetta, raccontando al fuoco, che contiene poesie inedite dalla raccolta La vita precedente. Poesia Le voglie in Nuovi poeti italiani, 1, Torino, Einaudi, 1980 Tesoro da nulla, Milano, Scheiwiller, All'Insegna del Pesce d'Oro, 1990 (premio “Laura Nobile” e premio Mondello opera prima) Piccoli Campi, Grottammare, Stamperia dell'Arancio, 1996 (premio Sandro Penna, e Procida, Isola d'Arturo – Elsa Morante) A mano, 16 poesie, con un lavoro di Ettore Spalletti, Pescara, 1998 La madia azzurra la spilla brillante, con un lavoro di Ettore Spalletti, Pescara, 1999 Colore per colore, con lavori di Ettore Spalletti, Pescara, 2000 I semplici, Roma, Il Bulino, 2002 Tutte le oscurità del verde, Milano, Quaderni di Orfeo, 2006 E*O, Milano, Edizioni Il ragazzo innocuo, 2007 (con Tommaso Cascella) Migrazioni/a specchio, Bomarzo, Il Cervo Volante, 2008 meta-terrestre, Salerno, Edizioni dell'Ombra, 2009 Tutte le poesie (1973-2009), Roma, Gaffi Editore, «i Sassi» 2011 (premio “Luciana Notari”) Per Giovanna, Milano, Edizioni Il ragazzo innocuo, 2012 Gli amori terreni. 2009-2012, con una Nota di Marco Corsi, Brescia, Edizioni L'Obliquo, 2016 Duale, con Marco Vitale, Milano, Il ragazzo innocuo, 2017 Invalidi esili, Copertine di M.me Webb, 2018 Le gioie, Copertine di M.me Webb, 2019 tra spighe viola pallido. 2013-2017, prefazione di Giulio Ferroni, con una testimonianza di Marco Corsi, Francavilla Marittima, Macabor, 2022 ' 'A Lisabetta, raccontando al fuoco, Roma, Via Ozanam - poesia, 2022 Note Bibliografia Franco Fortini, nota a Le voglie, in Nuovi poeti italiani, 1, Torino, Einaudi, 1980 Nico Orengo, Tanta poesia per leggere i frantumi del mondo, in «Tuttolibri», 5 luglio 1980 Michele Rago, Dal frastuono si affaccia il nuovo poeta, «Paese Sera», 10 settembre 1980 Sebastiano Vassalli, Poeti senza palcoscenico, «l'Unità», 11 settembre 1980 Franco Fortini, risvolto di copertina a Tesoro da nulla, Milano, Scheiwiller - All'insegna del pesce d'oro, 1990 Franco Fortini, Relazione, in Carlo Fini (a cura di), Di poesia nuova '89. Proposte cinque (Materiali del primo premio di poesia "Laura Nobile"), Lecce, Manni, 1990, pp. 169–170 Poesia italiana del Novecento, a cura di Elio Pecora, Newton Compton, Roma, 1990 Parlar per segni. Otto poeti italiani contemporanei, a cura di Daniela Marcheschi, Pistoia, Stabilimento Grafico Niccolai, 1992 Caterina Ricciardi, risvolto di copertina a I colori di Gatsby - Lettura di Fitzgerald, Roma, Lithos Editrice, 1995 Giovanni Giudici, Danzando con le parole, Nota a Piccoli Campi, Grottammare, Stamperia dell'Arancio, 1996 Enzo Golino, E in quei colori c'è tutto il gusto di un'epoca, «La Repubblica», 24 settembre 1996 [recensione a I colori di Gatsby - Lettura di Fitzgerald di Anna Cascella] "Kamen' - Rivista di poesia e filosofia", Anno IX - n. 15 - gennaio 2000: Simone Zafferani, Il peso della leggerezza. Sulla poesia di Anna Cascella, pp. 103–117; Paolo Febbraro, La poesia di Anna Cascella. Una lettura in forma di discorso, pp. 119–125; Bibliografia essenziale, a cura di Simone Zafferani, pp. 127–132 Marco Vitale, recensione a i semplici, «L'Indice dei libri del mese», Anno 20, No. 10, ottobre 2013 Massimo Onofri, Introduzione a Tutte le poesie (1973-2009), Roma, Gaffi Editore, 2011, pp. 1–22 Biografia in Tutte le poesie (1973-2009), Roma, Gaffi Editore, 2011, pp. 766, p. 736 Domenico Vuoto, I gesti della poesia nei versi di Anna Cascella Luciani, [recensione a Tutte le poesie (1973-2009)], LaRecherche.it, 20 maggio 2011 Roberto Deidier, recensione a Tutte le poesie (1973-2009),«Poeti e Poesia», n. 23, 2012 Caterina Ricciardi, Eccentrico incanto: mazzo di traduzioni di Anna Cascella nella linea del colore, «Alias» supplemento a «il manifesto», 12 febbraio 2012 [recensione a Emily Dickinson. Rosso, purpureo, scarlatto di Anna Cascella Luciani] Marco Corsi, recensione a Tutte le poesie (1973-2009) di Anna Cascella Luciani, «Semicerchio», LI (2014/2) Maurizio Cucchi [recensione a Tutte le poesie (1973-2009) di Anna Cascella Luciani], in Il passo lungo della tartaruga. La riscoperta di Cesarano e altri poeti "appartati", da rileggere, «La Stampa», 17 giugno 2011. Paolo Di Paolo, recensione a Tutte le poesie (1973-2009) di Anna Cascella Luciani, «l'Unità», 24 dicembre 2012. Franco Cordelli [su Anna Cascella Luciani], Due qualità rare, prolifica e raffinata, «Corriere della sera – Roma», 24 ottobre 2016. Roberto Deidier, recensione a Gli amori terreni (2009-2012) di Anna Cascella Luciani, AILANTO n. 38 (blog online dell'Autore) Mary Barbara Tolusso, recensione a Gli amori terreni (2009-2012) di Anna Cascella Luciani, COVER - Cose di letteratura (blog dell'Autrice per «Il Piccolo») Maria Clelia Cardona, Quel niente impalpabile del disamore [recensione a Gli amori terreni (2009-2012) di Anna Cascella Luciani], in «Leggendaria», n. 125, 2017. Claudio Morandini [su Anna Cascella Luciani], Recensione di “Antologia di poeti contemporanei. Tradizioni e innovazione in Italia” [a cura di Daniela Marcheschi], «Diacritica», a. III, fasc. 5 (17), 25 ottobre 2017. Fabio Scotto, recensione a Tutte le poesie (1973-2009), «Serta. Revista Iberorománica de Poesía y Pensamiento Poético», UNED, n. 11, 2010 [2018] Luigi Fontanella, nel volume Raccontare la poesia (1970-2020). Saggi, ricordi, testimonianze critiche, Bergamo, Moretti & Vitali Editori, 2021, ISBN 978-88-7186-828-8. La luna e le sue forme. Testimonianze critiche per la poesia di Anna Cascella Luciani, a cura di Marco Corsi, con un'antologia poetica, Francavilla Marittima (CS), Macabor, 2020 [interventi di: Giulio Ferroni, Alessandra Paganardi, Roberto Deidier, Mary Barbara Tolusso, Simone Zafferani, Maria Clelia Cardona, Annalucia Cudazzo, Ivano Mugnaini, Lorenzo Spurio, Lucia Gaddo Zanovello, Giuseppe Arcidiacono, Luigi Fontanella, Fabio Guindani]. Carmelo Princiotta, Tesoro da nulla (1983-1989) di Anna Cascella (1990), in La poesia italiana degli anni Ottanta. Esordi e conferme, vol. IV, a cura di Sabrina Stroppa, Lecce, Pensa MultiMedia Editore, 2022. Maria Clelia Cardona, La vita in versi di Anna Cascella Luciani [recensione a tra spighe viola pallido. 2013-2017], «Leggendaria», n. 155, agosto-settembre 2022, p. 66. Carmelo Princiotta, Una donna che cucina delle uova di Anna Cascella Luciani [recensione a tra spighe viola pallido''. 2013-2017], "L'INDICE - dei libri del mese -", Anno XL, No. 1, Gennaio 2023, p. 24. Altri progetti Collegamenti esterni Anna Cascella Luciani, in POETAS SIGLO XXI - ANTOLOGIA DE POESIA MUNDIAL, Editor - on line -, Fernando Sabido Sánchez : ANNA CASCELLA LUCIANI [17.517] Poeta de Italia Anna Cascella Luciani, introduzione a "Ad alta voce – Lolita", lettura di Ennio Fantastichini, 2004 (1ª puntata) - fonte Memo RaiRadio3 Vincitori del Premio Mondello
3
5534219
https://it.wikipedia.org/wiki/Laura%20Strati
Laura Strati
Ha vinto 3 titoli assoluti outdoor, 3 titoli italiani assoluti indoor e 5 titoli nazionali giovanili. Ha vestito per 12 volte la maglia azzurra della Nazionale italiana. Biografia Ha mosso i primi passi nell'atletica e, dal 2001 al 2007, gareggia per il Gruppo Sportivo Dilettantistico Scolastico Marconi di Cassola in provincia di Vicenza. Ai Campionati Italiani Cadetti per Regioni di Bisceglie del 2005 vince l'argento negli 80 ostacoli e l'oro nella staffetta 4x100 vestendo la maglia della rappresentativa del Veneto. Nel 2007 conquista la doppia medaglia di bronzo nel salto in lungo e nei 100 metri ostacoli ai Mondiali studenteschi di Bordeaux, in Francia. Nella stagione 2008-2009 gareggia per l'Atletica Industriali Conegliano: ai campionati italiani indoor juniores del 2008 si ferma ai piedi del podio nei 60 metri ed é vicecampionessa di salto in lungo, gara che poi vince laureandosi campionessa italiana nell'edizione successiva. Sempre nel 2009, ai campionati outdoor, giunge nuovamente seconda nei 100 metri e nel lungo. In ambito internazionale, agli Europei juniores di Novi Sad, in Serbia, giunge quarta a 4 centesimi dalla medaglia di bronzo con la staffetta 4x100 e vince due medaglie d'argento nei 100 metri e nella 4x100 alla Coppa del Mediterraneo juniores svoltasi in Spagna a Madrid. Nel 2010, pur continuando ad allenarsi a San Giuseppe di Cassola, veste la maglia dell'Atletica Vicentina. Al primo anno da promessa, 2010, ai campionati indoor di categoria è stata vicecampionessa sui 60 m e settima nel lungo; all'aperto invece è uscita in batteria sui 100 m ed ha vinto il bronzo nel lungo. Nel 2011-2012 cambia di nuovo casacca e passa al Centro Sportivo Esercito. Nel 2011 vince il titolo italiano nel lungo ai campionati indoor ed outdoor e nella categoria promesse. A luglio partecipa agli Europei under 23 di Ostrava, Repubblica Ceca, dove giunge settima con il nuovo primato personale all'aperto di 6,36 m. Risolti alcuni problemi fisici che l’avevano tenuta a freno tra il 2012 ed il 2014, il 22 febbraio 2015 a Padova conquista il suo secondo titolo assoluto indoor con la misura di 6,53 m diventando così la quinta italiana di sempre al coperto, al pari di Valeria Canella. Due settimone dopo esordisce con la Nazionale in occasione degli Europei indoor a Praga (Repubblica Ceca), ma non riesce a superare le la fase di qualificazione. Nel corso del 2016 vince a Rieti il titolo italiano assoluto per la prima volta con 6,49, vince il meeting internazionale di Lubiana con il personale di 6,59. Nel 2017 fa la doppietta tricolore: vince i titoli italiani indoor ad Ancona il 19 febbraio (con 6,59, quarta prestazione italiana di tutti i tempi in sala) e all'aperto a Trieste il primo luglio, saltando ancora 6,59. Il 15 luglio ad Avila, Spagna, atterra a 6,72, nuovo record personale e terza prestazione italiana outdoor di tutti i tempi dietro solo a Fiona May e Valentina Uccheddu. Con la maglia della Nazionale partecipa agli Europei indoor di Belgrado, dove si classifica 9ª, in agosto ai Mondiali di Londra, ancora fuori in qualificazione, e ai Campionati europei a squadre di Lilla che chiude in 6ª posizione. Nel 2017/2018 a causa di un infortunio non partecipa alla stagione indoor. A fine giugno partecipa ai XVIII Giochi del Mediterraneo di Tarragona dove è sesta con 6,51, il 5 luglio salta 6,62 metri al meeting di Nembro, ottimo viatico per gli Europei di Berlino di agosto dove chiude tredicesima mancando la finale per un solo centimetro. L'8 settembre ai Campionati Italiani di Pescara vince il suo sesto titolo tricolore assoluto con 6,41 metri. Progressione Salto in lungo Salto in lungo indoor Palmares Campionati nazionali 3 volte campionessa assoluta outdoor di salto in lungo (2016, 2017, 2018) 3 volte campionessa assoluta indoor di salto in lungo (2011, 2015, 2017) 2 volte campionessa promesse di salto in lungo (2011, 2012) 1 volta campionessa promesse indoor di salto in lungo (2011) 1 volta campionessa juniores indoor di salto in lungo (2009) 1 volta campionessa cadette staffetta 4x100 (2005) 2006 In batteria ai Campionati italiani allievi e allieve, (Fano), 100 m piani - 12"94 9ª ai Campionati italiani allievi e allieve, (Fano), salto in lungo - 5,22 m 2007 4ª ai Campionati italiani indoor allievi-juniores-promesse, (Ancona), 60 m piani - 7”80 4ª ai Campionati italiani indoor allievi-juniores-promesse, (Ancona), 60 m hs 8”94 5ª ai Campionati italiani allievi e allieve, (Cesenatico), 100 m hs - 14"62 6ª ai Campionati italiani allievi e allieve, (Cesenatico), salto in lungo - 5,26 m 2008 4ª ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), 60 m piani - 7"79 ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), salto in lungo - 5,87 m 7ª ai Campionati italiani juniores e promesse, (Torino), salto in lungo - 5,27 m 2009 ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), salto in lungo - 6,07 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Rieti), 100 m piani - 11"98 ai Campionati italiani juniores e promesse, (Rieti), salto in lungo - 5,96 m 2010 ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), 60 m piani - 7"62 7ª ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), salto in lungo - 5,90 m In batteria ai Campionati italiani juniores e promesse, (Pescara), 100 m piani - 12"42 ai Campionati italiani juniores e promesse, (Pescara), salto in lungo - 5,88 m 14ª ai Campionati italiani assoluti, (Grosseto), salto in lungo - 5,69 m 2011 In batteria ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), 60 m piani - ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), salto in lungo - 6,06 m ai Campionati italiani assoluti indoor, (Ancona), salto in lungo - 6,29 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), salto in lungo - 6,26 m 4ª ai Campionati italiani assoluti, (Torino), salto in lungo - 6,19 m 2012 ai Campionati italiani juniores e promesse, (Misano Adriatico), salto in lungo - 6,02 m 5ª ai Campionati italiani assoluti, (Bressanone, salto in lungo - 6,07 m 2013 ai Campionati italiani assoluti indoor, (Ancona), 60 m piani - 7"63 (Finale 2) 6ª ai Campionati italiani assoluti indoor, (Ancona), salto in lungo - 5,92 m In batteria ai Campionati italiani assoluti, (Milano), 100 m piani - 11"95 9ª ai Campionati italiani assoluti, (Milano), salto in lungo - 5,90 m 2014 4ª ai Campionati italiani assoluti indoor, (Ancona), salto in lungo - 6,05 m 8ª ai Campionati italiani assoluti, (Rovereto), salto in lungo - 5,91 m 2015 ai Campionati italiani assoluti indoor, (Padova), salto in lungo - 6,53 m 2016 ai Campionati italiani assoluti, (Rieti), salto in lungo - 6,49 m 2020 ai campionati italiani assoluti, salto in alto - 6,17 m Altre competizioni internazionali 2007 ai Mondiali studenteschi ( Bordeaux), salto in lungo - 5,65 m ai Mondiali studenteschi,( Bordeaux), 100 m hs - 14"74 2009 nella Coppa del Mediterraneo juniores ( Madrid), 100 m piani - 12"64 (Finale extra) nella Coppa del Mediterraneo juniores ( Madrid), 4×100 m - 46"01 2010 5ª al Meeting Internazionale Città di Padova ( Padova), 100 m piani - 12"64 2014 all'Elan Meeting ( Bratislava), salto in lungo - 5,92 m 2015 al Guglindoor Meeting ( Linz), salto in lungo - 6,05 m
3
5597430
https://it.wikipedia.org/wiki/Delfino%20Pescara%201936%202015-2016
Delfino Pescara 1936 2015-2016
Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Delfino Pescara 1936 nelle competizioni ufficiali della stagione 2015-2016. Stagione Nella stagione 2015-2016 il Pescara disputa il trentacinquesimo campionato di Serie B della sua storia. Grazie alla guida di Massimo Oddo e ai gol di Lapadula, il Pescara ottiene una nuova promozione in serie A, dopo aver superato la finale Play-off contro il Trapani. Divise e sponsor Il fornitore ufficiale di materiale tecnico per la stagione 2015-2016 è Erreà, mentre lo sponsor di maglia è OMA-Officina Meccanica Angelucci. Organigramma societario Area direttiva Presidente: Daniele Sebastiani Vicepresidente: Gabriele Bankowski Amministratore delegato: Danilo Iannascoli Direttore generale: Giorgio Repetto Segretario generale: Luigi Gramenzi Segretario sportivo: Tonino Falcone Amministrazione: Elena Di Stefano Segretaria: Catia Crocetta Ufficio stampa: Massimo Mucciante Area tecnica Direttore sportivo: Giuseppe Pavone Team manager: Andrea Gessa Allenatore: Massimo Oddo Allenatore in seconda: Dario Di Giannatale Preparatore dei portieri: Massimo Marini Collaboratori tecnici: Davide Ruscitti e Luciano Zauri Preparatori atletici: Ermanno Ciotti Riccardo Proietti Francesco Petrarca Settore giovanile Responsabile: Ferdinando Ruffini Allenatore Primavera: Davide Ruscitti Area sanitaria Responsabile: Vincenzo Salini Medici sociali: Andrea Rossetti ed Ernesto Sabatini Fisioterapisti: Luca Carbonaro, Claudio D'Arcangelo e Francesco Zulli Rosa Calciomercato Sessione estiva Sessione invernale Risultati Serie B Girone di andata Girone di ritorno Playoff Semifinali Finali Coppa Italia Secondo turno Terzo turno Statistiche Statistiche di squadra Statistiche dei giocatori
3
5620125
https://it.wikipedia.org/wiki/Paterno%20%28Avezzano%29
Paterno (Avezzano)
Paterno è una frazione di abitanti del comune di Avezzano (AQ), in Abruzzo. Geografia fisica Il paese marsicano, situato alle pendici del monte Cervaro, è adagiato sul versante settentrionale della piana del Fucino. La frazione è posta ad est del comune di Avezzano, confina con San Pelino ad ovest e con Celano ad est. A nord ovest è dominato dal monte Velino e dalla vetta del monte Cafornia e a nord est dai monti della Magnola. Il paese originario era situato a circa 900 metri , mentre il nuovo nucleo urbano si è sviluppato dopo il terremoto del 1915 più in basso nei pressi della via Tiburtina Valeria, strada che collega Roma a Pescara, e verso la piana del Fucino in località Pietragrossa. Dista circa cinque chilometri dal capoluogo comunale. Origini del nome Sulle origini del nome di Paterno non si hanno notizie certe. Sarebbe legato a quello di una villa di epoca romana che avrebbe acquisito il toponimo del fundus Paternianus, dal nome del suo antico proprietario. Di quest'ultimo però non si hanno certezze, né Muzio Febonio né altri storici e ricercatori infatti hanno potuto chiarire chi fosse. Pietro Antonio Corsignani, Rosato Sclocchi ed Andrea Di Pietro sostennero l'ipotesi del console Paterno, non specificando però di quale console o prefetto del pretorio si tratti giacché ne esistettero diversi. Lo storico locale Fabiano Blasetti alla fine dell'Ottocento avanzò l'ipotesi che si potesse trattare di Ovinio Paterno, praefectus urbi nell'anno 281. In alcuni documenti storici il borgo è riportato anche con i nomi di Paterniano, Paderno o Paterno dei Marsi. Storia I primi rinvenimenti archeologici avvenuti negli anni settanta in località pianura di Cellitto, al chilometro 122 della strada statale 5 Via Tiburtina Valeria, testimoniano come in questi luoghi sin dal Neolitico, le popolazioni stanziassero in modo continuativo grazie alle favorevoli condizioni ambientali e climatiche del territorio circostante il lago Fucino. Il villaggio in epoca imperiale era situato nei territori contesi da Equi e Marsi in area albense, della quale costituiva l'estremità geografica orientale. In tempi remoti il villaggio di Paterno costituiva una fortezza situata in posizione strategica sulle rive settentrionali del lago Fucino. Muzio Febonio nella sua opera Historiae Marsorum scrive di una rocca militare situata sulla collina di Paterno, costruita ad est di Alba Fucens per difendere il passaggio verso il lago Fucino dalla colonia latina. Nel territorio di Paterno insistevano due ocres (aggregati di case o vici posizionati in altura): uno era localizzato nella parte vecchia in località San Silvestro, che con ogni probabilità era dotata di una fortezza difensiva; l'altro era situato in località Porciano. Gli oppida, probabilmente risalenti al IV secolo a.C., erano invece situati più in alto e costruiti per scopi militari. Questi circondavano le Tre Cime, località nota anche con il nome di Tre Monti: monti Cervaro, Uomo e Sinarica, situata in posizione dominante rispetto al paese contemporaneo. Il centro urbano è sorto in epoca romana attorno alla villa del console Paterno, nel medioevo s'ingrandì grazie ad alcune popolazioni di villaggi lacustri abbandonati per via delle esondazioni del Fucino. Il suo nome apparve nel 774, quando Ildebrando, re dei Longobardi e duca di Spoleto, donò all'abbazia di Montecassino la chiesa di San Giorgio in Paterno, con cinquecento moggi di terra e il diritto di pesca nel lago Fucino. Gli abitanti, rei di parteggiare per Federico II, vennero puniti nel 1222 dal conte del Molise Tommaso che incendiò e rase al suolo il borgo. Paterno, incluso nella contea dei Marsi, passò sotto il controllo della contea di Celano nel corso del XIII secolo. In epoca moderna passò sotto la signoria dei Colonna dal 1511. All'epoca della rivolta di Masaniello nel 1647 qui avvenne un grave saccheggio e nello stesso periodo la costituzione della sua universitas, dotata di autonomia. Nel 1799 si registrò il passaggio delle truppe francesi, infine nel 1806, anno dell'eversione feudale, Paterno divenne frazione di Celano. Grazie al prosciugamento del lago Fucino ci fu un importante incremento demografico, ma come gran parte dei centri marsicani anche questo paese venne distrutto dal terremoto del 1915. Su duemila abitanti ci furono appena 360 superstiti, a Paterno scomparve il 15% dei nuclei familiari. Nel paese ricostruito più a valle, tra il 1938 e il 1939, venne edificata la chiesa intitolata a san Sebastiano. Nella Seconda guerra mondiale Paterno fu pesantemente bombardata da attacchi alleati miranti a colpire i convogli militari e i depositi di bombe dei tedeschi che si pensava erroneamente fossero dislocati nei pressi della distrutta fontana di Pietragrossa. Il bombardamento più violento avvenne il 10 novembre 1943. Faticosamente rialzatosi dai danni materiali e spirituali inflitti dal conflitto, il paese, pur anelando insieme a San Pelino l'autonomia amministrativa, nel 1954 divenne definitivamente frazione di Avezzano. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Chiesa di San Sebastiano edificata nel 1938. Santuario di Sant'Onofrio, risalente con ogni probabilità al XVI secolo, era noto con il nome di eremo di Sant'Onofrio, ristrutturato nel secondo dopoguerra, subì gravi danni dal sisma del 1915. Ex monastero di San Salvatore: il monastero, citato da Carlo Ignazio Gavini e da Mario Moretti nelle loro memorie sull'architettura medievale abruzzese, risale al XII secolo circa, fu fondato come cenobio benedettino, dipendente dal monastero di Santa Maria in Luco. Decadendo nei secoli, rischiava la distruzione nella seconda metà dell'Ottocento a causa dei lavori di realizzazione della ferrovia Roma-Pescara, sicché lo storico Antonio De Nino fece asportare dai ruderi il portale romanico, per collocarlo nella chiesa della Madonna del Carmine a Celano. Successivamente il portale è stato rimontato nel cortile interno del castello Piccolomini di Celano. Siti archeologici L'insediamento neolitico di Paterno, situato in località pianura di Cellitto lungo l'antica via Valeria, fu scoperto nel 1970. I primi scavi furono portati avanti dall'istituto di antropologia e paleontologia umana dell'università di Pisa. Nel 1978, grazie anche all'opera dell'Archeoclub della Marsica, fu rinvenuta la statuetta litica di Paterno oltre a diverso vasellame ceramico. Società Tradizioni e folclore Il 20 gennaio si svolge la festa patronale in onore di san Sebastiano martire. D'estate il 12 giugno si celebra invece la festa in onore del compatrono sant'Onofrio. Cultura Cucina La tradizione culinaria locale si caratterizza per i piatti tipici della cucina povera rinascimentale, propria delle realtà contadine. I piatti tipici esaltano le produzioni tipiche della piana del Fucino come la patata del Fucino e la carota dell'altopiano del Fucino, entrambe certificate IGP. La cococciata è una sfoglia realizzata con farina e acqua e condita con le zucchine tagliate a rondelle, il prezzemolo, il pepe nero e l'olio. Dal 1958, in seguito alla costituzione della Cantina Cooperativa del Fucino, vengono prodotti a Paterno vini rossi, rosati e bianchi in diverse linee: Trebbiano di Avezzano, Montepulciano d'Abruzzo, Fucens, Rosso della Costa, Visconte, Fonte Vecchia, Noemo, Sapori d'Autunno, Pecorino, Cococciola, Scabino e frizzante Brioso. Infrastrutture e trasporti Strade Il paese è situato lungo la strada statale 5 Via Tiburtina Valeria. Non distante dal centro urbano c'è l'innesto della strada statale 696 dir Vestina che conduce a Celano. Ferrovie La stazione di Paterno-San Pelino è una fermata ferroviaria posta sulla linea ferroviaria Roma-Pescara a servizio delle due frazioni del comune di Avezzano. Sport La società di calcio A.S.D Paterno ha militato nei tornei dilettantistici abruzzesi. Nel 2017 ha vinto la Coppa Italia Dilettanti Abruzzo; il campo sportivo è intitolato a Michele Addari.
3
5724656
https://it.wikipedia.org/wiki/Mat%C3%ADas%20Rosa
Matías Rosa
Carriera Club Matías Rosa è un laterale offensivo utilizzato regolarmente come pivot per la spiccata vena realizzativa. Non ancora maggiorenne, debutta nella Primera División argentina con la maglia dell'América del Sud. Per la stagione 2014-15 viene acquistato dal Montesilvano in Serie A2 ma il trasferimento si concretizza solamente nel gennaio 2015 per permettere al giocatore di onorare gli impegni con la Nazionale Under-20. Immediatamente inseritosi nei meccanismi della squadra, il pivot contribuisce al ritorno dei gabbiani nella massima serie realizzando 6 reti in campionato e 2 nei play-off. Nella sua prima esperienza nella massima divisione italiana, mette a segno ben 17 reti, dando un contributo importante all’interno di una squadra che si segnalerà per essere la vera sorpresa del campionato. Passato nell'estate nel 2016 nelle file del Pescara, Rosa è subito determinante riuscendo a segnare 12 gol nelle prime 10 giornate di campionato. Nazionale Rosa è stato capitano della Nazionale Under-20 di calcio a 5 dell'Argentina con la quale nel 2014 ha partecipato al Campionato sudamericano Under-20, concluso al terzo posto. Palmarès Club Pescara: 2016-17 Pescara: 2016 Jaén: 2022-23 Nazionale Paraguay 2022 Note
3
5767967
https://it.wikipedia.org/wiki/Stefania%20Strumillo
Stefania Strumillo
Ha vinto 15 titoli italiani, di cui 6 assoluti, 3 universitari e 6 giovanili. Biografia Gli inizi, i primi titoli italiani giovanili e le gare internazionali con le Nazionali giovanili Nata a Portomaggiore (provincia di Ferrara), ora risiede a Rieti dove si allena sotto la guida di Roberto Casciani insieme ad un'altra discobola, l'azzurra, Valentina Aniballi. In precedenza è stata allenata da Marinella Vaccari Zanetti. Si è diplomata in grafica pubblicitaria ed all'università studia tecnologia della comunicazione. Ha iniziato a praticare atletica leggera nel 2003 all'età di 14 anni (primo anno della categoria Cadette): nei primi tre anni di agonismo gareggiava perlopiù come pesista; poi dal 2006 sino al 2014 ha portato avanti insieme la carriera di peso e disco; a partire dal 2015 si dedica prevalentemente, e quasi esclusivamente, al lancio del disco. Prima medaglia vinta ai campionati italiani giovanili già nel 2004, con l'argento nel getto del peso ai nazionali cadette; l'anno seguente, 2005, il primo titolo italiano giovanile con l'oro nel peso allieve; quarto posto, sempre nel peso, agli italiani under 18 indoor di categoria. Sempre nel getto del peso nel 2006: un argento (indoor) ed un oro (outdoor) ai campionati italiani allieve; esordio agli assoluti col quinto posto al coperto (Ancona) ed il settimo all'aperto (Torino). Ai campionati italiani invernali di lanci, categoria giovanili, arriva sesta nel lancio del disco. Ad Ancona nel febbraio del 2006 esordisce con la maglia della Nazionale da allieva in una manifestazione internazionale giovanile riservata alle juniores: all'Incontro internazionale indoor con Francia, Germania ed Italia finisce quinta nel getto de peso; poi in Tunisia a Tunisi, ancora in un Incontro internazionale juniores (con Italia, Francia, Spagna, Tunisia, Algeria), termina quarta sempre nel peso; a Salonicco (Grecia) alle Gymnasiadi conclude al nono posto nel getto del peso. Campionessa italiana juniores indoor 2007 nel getto del peso (nono posto, sempre nel peso, agli assoluti al coperto); argento nel peso agli italiani juniores (quinta nel lancio del disco). Gareggia agli assoluti di Padova dove conclude ottava nel peso e 19ª nel disco. Due le manifestazioni internazionali juniores alle quali gareggia entrambe le volte nel getto del peso: sesta classificata all'Incontro internazionale indoor con Francia, Germania ed Italia a Vittel (Francia) e quinto posto nella Coppa del Mediterraneo ovest juniores in Italia a Firenze. Tre medaglie vinte con un titolo nel 2008 ai vari campionati italiani: campionessa juniores nel getto del peso, vicecampionessa juniores nel disco sia agli invernali di lanci che ai campionati di categoria; ha partecipato agli assoluti di Cagliari concludendo nona nel peso ed al 15º posto nel disco. Durante lo stesso anno ha partecipato a 3 manifestazioni internazionali juniores: nona all'Incontro internazionale di lanci fra Germania, Francia, Italia e Spagna tenutosi in Germania ad Halle, poi nella Coppa del Mediterraneo ovest a Rabat in Marocco è giunta quinta nel peso e terza nel disco ed infine ai Mondiali di categoria a Bydgoszcz in Polonia non è riuscita ad effettuare neanche un lancio valido. Quattro le medaglie vinte nel 2009 ai campionati italiani: bronzo nel lancio del disco, categoria promesse, agli italiani invernali di lanci (nona assoluta), argento nel disco e bronzo nel peso ai nazionali universitari, argento nel disco agli italiani promesse ed infine nona classificata nel disco agli assoluti di Milano. 2010, medaglia di bronzo nel disco sia agli invernali di lanci che agli universitari (assente nella finale del getto del peso); agli assoluti di Grosseto è stata nona nel peso e settima nel disco. 2011-2019: il bronzo alle Universiadi e il personale agli Europei Quattro le medaglie vinte ai campionati italiani 2011 con 2 titoli conquistati (entrambi nel lancio del disco): campionessa sia agli invernali di lanci (categoria promesse) che ai nazionali universitari; doppio argento (peso-disco) agli italiani promesse. In ambito assoluto, nel disco, è stata quarta agli invernali di lanci e decima agli assoluti di Torino. Soltanto piazzamenti ai campionati italiani nell'annata agonistica 2012, con il sesto posto nel disco agli invernali di lanci, il settimo nel peso ed il sesto nel disco agli assoluti. Vicecampione nel lancio del disco agli invernali di lanci nel 2013; agli assoluti invece, sesta nel peso e quinta nel disco. 2014, due volte vicecampionessa: agli invernali di lanci nel disco ed agli assoluti nel peso (4ª nel lancio del disco). Il 2015 è stato un anno ricco di affermazioni e soddisfazioni: en plein di titoli italiani nel lancio del disco (invernali di lanci, universitari ed assoluti) e prima medaglia in una rassegna internazionale col bronzo (58,22 m, sesta migliore italiana di sempre) nel lancio del disco alle Universiadi (l'unica dell'Italia nell'atletica leggera) di Gwangju in Corea del Sud. Esordio con la Nazionale assoluta nella Coppa Europa invernale di lanci con il 14º posto a Leiria (Portogallo). Sempre con la Nazionale seniores ha preso parte al DécaNation francese di Parigi, terminando quinta nel lancio del disco. Il 21 febbraio del 2016 a Lucca si è laureata vicecampionessa italiana invernale di lanci. Il 13 marzo gareggia in Romania nella Coppa Europa invernale di lanci svoltasi ad Arad chiudendo in settima posizione. Il 25 giugno a Rieti si conferma campionessa italiana assoluta nel lancio del disco, dopo il titolo di Torino 2015. Il 6 luglio durante le qualificazioni degli Europei di Amsterdam (Paesi Bassi) ha trovato l’accesso alla finale grazie ad un miglior lancio di 59,80 m che la colloca al secondo posto tra le migliori discobole italiane all time dietro la primatista Agnese Maffeis leader con 63,66 m. Due giorni dopo, l’8 luglio, partecipa alla finale terminando la gara al 15º posto in graduatoria. Il 2017 dopo il bronzo ai campionati italiani invernali di Rieti, riesce a conquistare per il terzo anno di fila il titolo estivo assoluto a Trieste, che si va ad aggiungere a quello nazionale universitario che le varrà la convocazione per le Universiadi di Taipei (Taiwan) in cui termina al quinto posto. Nell’arco del biennio agonistico 2018-2019 diventa vicecampionessa italiana assoluta a Pescara (‘18) e poi vince l’argento agli invernali di lanci di Rieti e si aggiudica il quarto titolo nazionale assoluto a Bressanone (‘19). Con 5 titoli nazionali vinti, al pari di Valentina Aniballi, è la discobola italiana in attività più titolata agli assoluti (4 agli assoluti e 1 agli invernali di lanci); entrambe sono dietro la leader Agnese Maffeis (24 titoli in carriera) e Laura Bordignon (11). Attualmente è la terza migliore discobola italiana di sempre grazie al primato personale di 59,80 metri, realizzato nelle qualificazioni alla finale degli Europei di Amsterdam 2016. A partire dal 2009, prima annata nella categoria Promesse, ha sempre chiuso nella top ten italiana stagionale (dal 2015 termina la stagione sempre sul “podio nazionale”): prima 2016, seconda 2019-‘15, terza 2018-‘17, quarta 2014-‘11, quinta 2013-‘10 e sesta 2012-‘09. Progressione Lancio del disco Getto del peso Palmares Campionati nazionali 4 volte campionessa assoluta nel lancio del disco (2015, 2016, 2017, 2019) 1 volta campionessa assoluta invernale nel lancio del disco (2015) 3 volte campionessa universitaria nel lancio del disco (2011, 2015, 2017) 1 volta campionessa promesse invernali di lanci nel lancio del disco (2011) 1 volta campionessa promesse nel lancio del disco (2010) 1 volta campionessa juniores nel getto del peso (2008) 1 volta campionessa juniores indoor nel getto del peso (2007) 2 volte campionessa allieve di getto del peso (2005, 2006) 2004 ai Campionati italiani cadetti e cadette, (Abano Terme), Getto del peso - 12,43 m 2005 4ª ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Genova), Getto del peso - 11,72 m ai Campionati italiani allievi e allieve, (Rieti), Getto del peso - 13,04 m 2006 6ª ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Ascoli Piceno), Lancio del disco - 37,30 m (juniores e allieve) ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), Getto del peso - 11,97 m 5ª ai Campionati italiani assoluti indoor, (Ancona), Getto del peso - 13,36 m 7ª ai Campionati italiani assoluti, (Torino), Getto del peso - 13,16 m ai Campionati italiani allievi e allieve, (Fano), Getto del peso - 12,34 m 2007 ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Genova), Getto del peso - 13,18 m 9ª ai Campionati italiani assoluti indoor, (Ancona), Getto del peso - 12,33 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), Getto del peso - 12,87 m 5ª ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), Lancio del disco - 40,35 m 8ª ai Campionati italiani assoluti, (Padova), Getto del peso - 13,04 m 19ª ai Campionati italiani assoluti, (Padova), Lancio del disco - 33,08 m 2008 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (San Benedetto del Tronto), Lancio del disco - 47,37 m (juniores e allieve) ai Campionati italiani juniores e promesse, (Torino), Getto del peso - 12,74 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Torino), Lancio del disco - 45,59 m 9ª ai Campionati italiani assoluti, (Cagliari), Getto del peso - 12,58 m 15ª ai Campionati italiani assoluti, (Cagliari), Lancio del disco - 41,49 m 2009 9ª ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Bari), Lancio del disco - 41,85 m (assolute) ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Bari), Lancio del disco - 47,33 m (promesse) ai Campionati nazionali universitari, (Lignano Sabbiadoro), Getto del peso - 13,55 m ai Campionati nazionali universitari, (Lignano Sabbiadoro), Lancio del disco - 46,20 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Rieti), Lancio del disco - 48,72 m 9ª ai Campionati italiani assoluti, (Milano), Lancio del disco - 44,38 m 2010 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (San Benedetto del Tronto), Lancio del disco - 46,37 m (promesse) In finale ai Campionati nazionali universitari, (Campobasso), Getto del peso - ASS ai Campionati nazionali universitari, (Campobasso), Lancio del disco - 46,06 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Pescara), Lancio del disco - 45,88 m 9ª ai Campionati italiani assoluti, (Grosseto), Getto del peso - 13,07 m 7ª ai Campionati italiani assoluti, (Grosseto), Lancio del disco - 44,81 m 2011 4ª ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Viterbo), Lancio del disco - 49,62 m (assolute) ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Viterbo), Lancio del disco - 49,62 m (promesse) ai Campionati nazionali universitari, (Torino), Lancio del disco - 48,27 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), Getto del peso - 13,68 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), Lancio del disco - 50,67 m 10ª ai Campionati italiani assoluti, (Torino), Lancio del disco - 47,91 m 2012 6ª ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Lucca), Lancio del disco - 48,18 m 7ª ai Campionati italiani assoluti, (Bressanone), Getto del peso - 13,26 m 6ª ai Campionati italiani assoluti, (Bressanone), Lancio del disco - 50,40 m 2013 6ª ai Campionati italiani assoluti indoor, (Ancona), Getto del peso - 13,50 m ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Lucca), Lancio del disco - 50,27 m 5ª ai Campionati italiani assoluti, (Milano), Lancio del disco - 49,73 m 2014 4ª ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Lucca), Lancio del disco - 52,60 m ai Campionati italiani assoluti, (Rovereto), Getto del peso - 14,72 m 4ª ai Campionati italiani assoluti, (Rovereto), Lancio del disco - 51,77 m 2015 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Lucca), Lancio del disco - 54,88 m ai Campionati nazionali universitari, (Fidenza), Lancio del disco - 53,46 m ai Campionati italiani assoluti, (Torino), Lancio del disco - 56,37 m 2016 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Lucca), Lancio del disco - 53,17 m ai Campionati italiani assoluti, (Rieti), Lancio del disco - 56,95 m 2017 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Rieti), Lancio del disco - 52,45 m ai Campionati nazionali universitari, (Catania), Lancio del disco - 56,45 m ai Campionati italiani assoluti, (Trieste), Lancio del disco - 56,15 m 2018 4ª ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Rieti), Lancio del disco - 53,34 m ai Campionati italiani assoluti, (Pescara), Lancio del disco - 56,62 m 2019 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Lucca), Lancio del disco - 54,25 m ai Campionati italiani assoluti, (Bressanone), Lancio del disco - 57,33 m 2021 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Molfetta), Lancio del disco - 53,39 m ai Campionati italiani assoluti, lancio del disco - 54,56 m 2022 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Mariano Comense), Lancio del disco - 53,60 m ai Campionati italiani assoluti, lancio del disco - 55,84 m 2023 ai Campionati italiani assoluti e giovanili invernali di lanci, (Rieti), Lancio del disco - 54,04 m ai Campionati italiani assoluti, lancio del disco - 56,01 m Coppe e meeting internazionali 2006 5ª nell'Incontro internazionale juniores indoor Francia-Germania-Italia, ( Ancona), Getto del peso - 13,36 m 4ª nell'Incontro internazionale juniores Italia-Spagna-Francia-Tunisia-Algeria, ( Tunisi), Getto del peso - 11,96 m 2007 6ª nell'Incontro internazionale juniores indoor Francia-Germania-Italia, ( Vittel), Getto del peso - 12,60 m 5ª nella Coppa del Mediterraneo ovest juniores, ( Firenze), Getto del peso - 12,86 m 2008 9ª nell'Incontro internazionale di lanci juniores Germania-Francia-Italia-Spagna, ( Halle), Lancio del disco - 44,03 m 5ª nella Coppa del Mediterraneo ovest juniores, ( Rabat), Getto del peso - 12,68 m nella Coppa del Mediterraneo ovest juniores, ( Rabat), Lancio del disco - 45,68 m 2015 14ª nella Coppa Europa invernale di lanci, ( Leiria), Lancio del disco - 55,47 m 2016 7ª nella Coppa Europa invernale di lanci, ( Arad), Lancio del disco - 52,92 m
3
5804961
https://it.wikipedia.org/wiki/Gianluca%20Lapadula
Gianluca Lapadula
Biografia È nato a Torino da padre di Savelletri, frazione di Fasano (in provincia di Brindisi), e madre peruviana. Ha un fratello più grande di due anni, Davide, anch'egli calciatore di ruolo attaccante, militante nelle categorie dilettantistiche. Caratteristiche tecniche Centravanti dinamico e forte fisicamente, possiede un piede sinistro dal tiro potente e un notevole fiuto del gol sotto porta, sa interpretare anche il ruolo di ala destra o sinistra. Si definisce una seconda punta che sa adattarsi anche ai ruoli di esterno destro o sinistro. Oltre alle caratteristiche tecniche, viene spesso lodato poiché dimostra temperamento e rabbia agonistica fuori dal comune. Carriera Club Inizi Ha iniziato a giocare a calcio nella , dove ha ricoperto per due anni il ruolo di portiere, per poi venire spostato a centrocampo, nel ruolo di trequartista e infine, all'età di 14 anni, in attacco. Nelle giovanili del club bianconero è rimasto fino al 2004, anno in cui è passato al Rivoli-Collegno. Due anni dopo è stato girato al e in seguito alla . Nella stagione 2008-2009 ha giocato in Lega Pro Seconda Divisione con la maglia dell'. Nel 2009 viene ingaggiato dal e viene impiegato nel Campionato Primavera. Nel luglio 2010 viene girato in prestito all'. Dopo una parentesi sempre in prestito al , nella stagione 2011-2012 segna 24 reti con la maglia del in Lega Pro Seconda Divisione diventando capocannoniere del girone A e aiutando la sua squadra a essere promossa in Lega Pro Prima Divisione. Nel giugno 2012 viene acquistato in comproprietà dal dove non riesce a imporsi, anche a causa di un infortunio. La sua avventura con i bianconeri, con cui ha disputato 9 partite in Serie B, finisce già nel gennaio 2013, quando passa al . Dopo che la compartecipazione tra Cesena e Parma viene risolta a favore di quest'ultima squadra, nel luglio 2013 viene ceduto in prestito al club sloveno del . Con questa maglia segna 13 gol in 31 partite, tra campionato e coppa nazionale, che vince insieme ai suoi compagni ottenendo così la qualificazione al secondo turno preliminare di UEFA Europa League 2014-2015. Teramo e Pescara Nel luglio 2014 passa al . Con 21 reti raggiunge il secondo posto nella classifica dei marcatori della Lega Pro 2014-2015, con una rete in meno rispetto al compagno di reparto Alfredo Donnarumma. Dopo il fallimento del Parma rimane svincolato e nel luglio 2015 viene ingaggiato a parametro zero dal , partecipante al campionato di Serie B. Nella stagione regolare del campionato cadetto 2015-2016, in 40 presenze, sigla 27 reti (senza segnare su rigore), guadagnando il titolo di capocannoniere del torneo cadetto e conducendo il Pescara al quarto posto, valido per i play-off. In 4 presenze nei play-off realizza poi 3 reti, di cui una nella finale di andata in casa contro il , risultando decisivo per portare il Pescara alla promozione in Serie A a 3 anni dall'ultima apparizione del club nella massima categoria. Milan Il 24 giugno 2016 è acquistato dal per 9 milioni di euro (più uno di bonus). Il successivo 27 agosto esordisce con la maglia rossonera e in Serie A nella partita contro il , subentrando a Suso all'86'. Il 6 novembre 2016 segna il gol del definitivo 2-1 contro il Palermo, suo primo gol in Serie A e con la maglia del Milan. Due partite dopo realizza la prima doppietta nella massima serie, nella vittoria esterna per 4-1 sull'. Il 4 dicembre sigla il gol del definitivo 2-1 nella sfida contro il , realizzando a San Siro il suo centesimo gol tra i professionisti. Il 23 dicembre 2016 vince la Supercoppa italiana: il Milan si impone sulla per 5-4 ai tiri di rigore, sebbene Lapadula fallisca il proprio tentativo di realizzazione dal dischetto. In totale con la maglia rossonera colleziona 29 presenze stagionali, siglando 8 gol. Genoa Il 18 luglio 2017 passa in prestito con obbligo di riscatto (fissato a 5 milioni di euro) al Genoa, sempre in Serie A. Trova il primo gol su calcio di rigore il 26 novembre 2017, alla 14ª giornata, nella partita pareggiata per 1-1 in casa contro la Roma. Si ripete il 23 dicembre sempre su rigore, decidendo per 1-0 la gara contro il Benevento, e riportando il grifone alla vittoria interna in campionato che mancava da 7 mesi. Marca un altro gol su rigore contro la . Segna il suo primo gol su azione il 3 aprile 2018, nella gara vinta per 2-1 contro il . Termina la prima stagione genoana con 6 reti complessive in 29 match giocati. Nella stagione successiva esordisce soltanto alla quattordicesima giornata, nella gara persa per 2-1 il 2 dicembre 2018 in casa del Torino, subentrando a Hiljemark. Il 6 dicembre torna al gol, nella partita del quarto turno di Coppa Italia persa dal Genoa ai tiri di rigore, dopo il 3-3 finale, contro l', proprio a causa del suo errore dal dischetto. Il 28 aprile 2019 torna alla rete in Serie A, siglando il gol del pareggio nella gara esterna contro la SPAL finita 1-1. Lecce Il 12 luglio 2019 si accasa al , neopromosso in Serie A, con la formula del prestito con il diritto di riscatto, fissato a 2,5 milioni di euro. Esordisce in maglia giallorossa il 18 agosto seguente in un match di Coppa Italia contro la Salernitana, contribuendo con una doppietta alla vittoria della compagine salentina per 4-0. Il 30 ottobre si sblocca anche in campionato, siglando il gol del momentaneo vantaggio in casa della Sampdoria, nella partita finita 1-1. Va a segno anche nelle successive tre sfide di campionato, in casa contro il (2-2), in trasferta contro la (4-2 per i biancocelesti) e in casa contro il (2-2), partita dove viene espulso per una rissa con il portiere Robin Olsen. in tal modo trova per la prima volta prima tre e poi quattro gol in quattro giornate consecutive in massima serie. La prima doppietta in campionato con la maglia dei salentini risale al 9 febbraio 2020, nella partita vinta in casa del (2-3). Con il club leccese supera, per la prima volta in carriera, la doppia cifra in una stagione di massima serie, marcando 11 gol in 25 presenze in campionato. Benevento Rientrato al Genoa, il 2 settembre 2020 viene ceduto a titolo definitivo al , che versa nelle casse genoane 3 milioni di euro. Il suo esordio avviene il 26 settembre, in occasione della vittoriosa trasferta in casa della Sampdoria, mentre il 4 ottobre realizza la sua prima rete, decisiva per il successo dei sanniti sul Bologna (1-0). Nelle prime sei giornate del campionato 2020-2021 realizza tre gol, facendo registrare il suo migliore avvio in Serie A in termini realizzativi. Chiude con 8 gol in 36 presenze il campionato terminato con la retrocessione dei campani in Serie B. Nel campionato di Serie B 2021-2022 segna 10 gol in 15 partite, prima di finire ai margini della rosa per dissidi con la società dovuti a ragioni di mercato. Reintegrato dopo la fine del mercato invernale, torna in campo il 23 febbraio nella ripresa di Benevento- (5-0). Con i campani realizza due reti nei play-off per la promozione (contro e ), ma le marcature non si rivelano sufficienti per portare in Serie A la sua squadra, eliminata in semifinale dal Pisa. Termina la sua seconda stagione con la maglia del Benevento con un bilancio di 13 reti in 24 presenze. Cagliari Il 25 luglio 2022 viene reso ufficiale il suo passaggio a titolo definitivo al , in Serie B, con cui debutta ufficialmente il 5 agosto successivo, subentrando al 60' al posto di Gastón Pereiro nella partita casalinga di Coppa Italia vinta per 3-2 contro il Perugia e segnando su calcio di rigore dopo 20 minuti. Il 10 settembre segna la sua prima rete in campionato, nella partita vinta 0-2 in casa del Benevento, mentre il 10 marzo 2023 è protagonista nella vittoria casalinga sull'Ascoli, battuto in rimonta per 4-1, in cui realizza una doppietta e fornisce a Mancosu l'assist per il provvisorio raddoppio rossoblù. A fine mese verrà premiato dall'AIC come Miglior calciatore di Serie B. Nel 2022-2023 si laurea capocannoniere del campionato di Serie B per la seconda volta in carriera, avendo realizzato 21 reti in 36 presenze, con cui si aggiudica anche il premio di miglior giocatore della stagione cadetta e contribuisce alla promozione del club sardo in Serie A. Nazionale Nazionale italiana Nel maggio del 2016 rifiuta la convocazione della nazionale peruviana per la Coppa America Centenario, in attesa di un'eventuale chiamata dalla nazionale italiana, che arriva nel novembre dello stesso anno: dopo il forfait di Manolo Gabbiadini, Lapadula è convocato dal CT Gian Piero Ventura per la sfida contro il Liechtenstein (valida per le qualificazioni al campionato del mondo del 2018), durante la quale non risulta nemmeno in panchina, e per l'amichevole contro la Germania, sfida in cui è in panchina, ma non scende in campo. Il 31 maggio 2017 fa il suo esordio con la casacca azzurra nella partita amichevole non ufficiale vinta per 8-0 contro San Marino, realizzando nell'occasione una tripletta, ma in seguito non viene più chiamato in nazionale. Nazionale peruviana Il 26 ottobre 2020 avvia l'iter per l'ottenimento della nazionalità peruviana e quattro giorni dopo viene inserito dal CT della Blanquirroja Ricardo Gareca nella lista dei convocati per le partite contro Cile ed Argentina valide per le qualificazioni al campionato mondiale del 2022. Debutta il 14 novembre, subentrando al 59' al posto di Raúl Ruidíaz nella partita persa contro il per 2-0, mentre il 23 giugno 2021 realizza il suo primo gol in nazionale, dando il via alla rimonta contro l'Ecuador nella terza partita della fase a gironi di Coppa America 2021, competizione chiusa dai peruviani al quarto posto e in cui Lapadula realizza altre due reti al Paraguay ai quarti (vinti per 4-3 dopo i tiri di rigore) e Colombia nella finale per il terzo posto (persa per 3-2). Saranno tre anche i suoi gol nelle qualificazioni al , in cui i peruviani accedono allo spareggio intercontinentale contro l' e perdono ai rigori, nonostante Lapadula fosse riuscito a mettere a segno il proprio tentativo dagli undici metri. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 7 giugno 2023. Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Gorica: 2013-2014 Milan: 2016 Individuale Capocannoniere della Lega Pro Seconda Divisione: 1 2011-2012 (Girone A, 24 gol) Capocannoniere della Serie B: 2 2015-2016 (27 gol), 2022-2023 (21 gol)
3
5857794
https://it.wikipedia.org/wiki/Felicetto%20Giuliante
Felicetto Giuliante
Artista dalla figura poliedrica: a lui si devono opere di architettura in Abruzzo e Molise, opere di modellazione di bozzetti in creta e bronzo, opere di scultura in pietra e in marmo. Ha progettato e realizzato la grotta-sacrario di Bocca di Valle, il monumento ai caduti abruzzesi della prima guerra mondiale. Suoi anche l'altare all'interno del sacrario e il sarcofago in pietra che custodisce le spoglie di Andrea Bafile. Profondo conoscitore del romanico abruzzese, a lui furono affidati numerosi interventi di restauro sul patrimonio artistico di arte medievale presente in regione. Biografia La formazione e gli esordi Giuliante iniziò la sua attività di scultore a Pennapiedimonte nel laboratorio dove esercitava il padre Pietro e, prima ancora, il nonno Feliciantonio dal 1802. Eseguì i suoi primi lavori a Casoli, al Palazzo di Mosè Ricci e a Palombaro dove, a completamento della parte terminale del campanile della chiesa dell'Assunta, realizzò la cornice di coronamento. La maturità artistica Nel 1923 a Bocca di Valle, frazione di Guardiagrele, realizzò il monumento ed il sarcofago dove fu sepolto Andrea Bafile, eroe abruzzese della prima guerra mondiale. Il sarcofago è situato all'interno di una grotta scavata nella roccia ed è circondato da pareti ornate con pannelli in ceramica realizzati da Basilio Cascella. Precedentemente, sul fianco della stessa montagna, aveva inciso un epitaffio di Raffaele Paolucci su una grande lapide commemorativa, per celebrare i caduti in guerra. A Guardiagrele nel 1927 scolpí il portale della chiesa di Santa Chiara e nel 1930 restaurò il campanile, il cornicione, il portale e il colonnato meridionale della collegiata di Santa Maria Maggiore. Sempre a Guardiagrele restauró il portale della chiesa di San Francesco. Altra opera di questo periodo è la Vera di Pozzo collocata al centro del chiostro del Conventino di Santa Chiara a Bucchianico che Raffaele Paolucci racconta essere stata "tratta in un blocco solo dalla pietra della Majella Madre". Il periodo della guerra Con Federico Spoltore collaborò alla realizzazione dei lavori nella Chiesa di San Michele Arcangelo di Castiglione Messer Marino: lui costruì l'altare, due amboni, la balaustrata, il fonte battesimale e una lastra in terracotta rappresentante l'ultima cena. Il pittore realizzò le tele delle pareti e l'imponente "Crocifissione" dell'altare centrale. Il dopoguerra e la morte Nel periodo post bellico ha realizzato monumenti su commissione pubblica e privata dedicandosi alla creazione di strutture e decorazioni nelle chiese e nei cimiteri. Nel 1955 venne insignito dell'onorificenza di cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. In quell'occasione F. Verlengia scrisse: "La nomina, che onora l’uomo, esalta, in conseguenza, anche l’arte e la vita della sua regione natìa". Durante il restauro di Santa Maria del Canneto a Roccavivara (CB) ebbe un incidente sul lavoro che minò profondamente la sua salute. Morì il 24 luglio del 1961. Altre opere Oltre quelle già citate, tra le maggiori opere pubbliche si segnalano la Facciata della Chiesa parrocchiale di San Cristinziano (San Martino sulla Marrucina), la Scalinata del duomo di San Leucio (Atessa), l 'Altare, la Balaustra, gli Amboni, il Fonte Battesimale nella chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo (Castiglione Messer Marino), l 'Altare nella chiesa di Santa Maria Stella Maris (Pescara), il restauro del portale della chiesa di Santa Giusta di Tufillo (Chieti). Tra le opere private si ricordano il gruppo scultoreo interno nella villa Piattelli (Francavilla al mare), la Villa del notaio De Simone (Schiavi D'Abruzzo), “Casa Lastoria” (Agnone), “Casa Giuliante” (Chieti), l'Acquasantiera nel Castello Chiola (Loreto Aprutino), la cappella gentilizia della famiglia Pianese Cardarelli (Civitanova del Sannio). Tutte queste opere sono tutt'oggi rintracciabili in loco così come la villa di famiglia realizzata a Chieti. Nel 2019 il museo delle Genti D’Abruzzo di Pescara, con una mostra fotografica curata da Piero Cipollone, ha dedicato una retrospettiva antologica dal titolo “Memorie di pietra: sculture e opere di Felice Giuliante”. Il Sacrario di Bocca di Valle (Chieti) Il mausoleo di Andrea Bafile Nel 1920 , dopo aver ultimato il restauro del campanile della chiesa dell’Assunta di Palombaro e le opere in pietra presso il palazzo della famiglia Mosè Ricci di Casoli, a Felice Giuliante venne commissionata la realizzazione della lapide a Bocca di Valle per la commemorazione dei caduti abruzzesi della prima guerra mondiale: “legato ad una fune, si avventurò sulla parte rocciosa alla ricerca del posto più adatto e rimase per molti giorni prima a fare sondaggi, poi a scolpire, penzoloni nel vuoto, le lettere alte ognuna quaranta centimetri”. Nel 1923, diresse i lavori per la realizzazione, su suo progetto, della cappella votiva scavata nella roccia al di sotto della lapide. All’interno, al centro della grande stanza, scolpì personalmente il sarcofago in stile romanico dove sono conservate le spoglie di Andrea Bafile. Il Romanico abruzzese e Felice Giuliante Il custode di una tradizione secolare di scultura Felice Giuliante raccoglie l’eredità dei Maestri scalpellini della Maiella ai quali si devono le sculture decorative di San Liberatore e San Clemente a Casauria, due badìe tra le più insigni dell'Italia meridionale medievale, chiaro esempio di romanico abruzzese. Conoscitore ed esperto di arte medievale, a lui si rivolgeva la soprintendenza delle Belle Arti per il restauro di opere del patrimonio artistico medievale presente in regione quale la Collegiata di Santa Maria Maggiore e il portale della chiesa di san Francesco di Guardiagrele, il campanile della chiesa di Santa Maria Assunta di Palombaro e molte altre ancora. Considerato il discendente spirituale del Maestro Nicodemo, diventa con gli anni un artista dalla figura poliedrica: a lui si devono opere di architettura in Abruzzo e Molise, opere di modellazione di bozzetti in creta e bronzo, opere di scultura in pietra e in marmo. Onorificenze, Riconoscimenti ed Intitolazioni Il 2 giugno 1954 è stato insignito dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Il 25 giugno 1956 la Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Chieti gli ha attribuito il Diploma con Medaglia d'Oro come "Premiazione della fedeltà al lavoro e del progresso". Nel 1974 il comune di Chieti ha intitolato a "FELICE GIULIANTE scultore" una via della città. Esposizioni Mostra fotografica di Piero Cipollone “Memorie di pietra: sculture e opere del Maestro Felice Giuliante”, Liceo Classico G.B. Vico, Chieti gennaio-febbraio 2019 Retrospettiva antologica “Memorie di pietra: sculture e opere di Felice Giuliante”, Museo delle Genti D'Abruzzo, Pescara aprile 2019 Associazione culturale Nel 2016 è stata costituita, con finalità no-profit, l'Associazione Culturale Felice Giuliante. Ha come scopo la diffusione dell'opera artistica del Maestro e di altri artisti abruzzesi anche attraverso l'organizzazione di esposizioni ed eventi. Per dettagliate ed aggiornate informazioni è possibile consultare la pagina Facebook dell'associazione
3
5884126
https://it.wikipedia.org/wiki/Mat%C3%ADas%20Lara
Matías Lara
Carriera Club Originario del quartiere di Villa Urquiza, abbandona il calcio a quindici anni venendo immediatamente aggregato alla prima squadra del Parque. La stagione seguente viene tesserato dal Montesilvano che lo inserisce nel proprio settore giovanile, meritandosi il debutto in Serie A ad appena 17 anni. Per trovare maggiore continuità nella stagione 2004-05 viene ceduto in prestito al Vico Equense in Serie A2 dove tuttavia è schierato principalmente nella formazione juniores. Ritornato a Montesilvano come parte integrante della prima squadra, nel novembre del 2005 viene ceduto alla Polisportiva Giampaoli in Serie A. Gioca quindi per un biennio al San Giorgio in Serie A2 prima di trasferirsi al Kaos nella medesima serie, raggiungendo la finale della Coppa Italia di categoria persa contro il Torrino nel 2009. Con gli emiliani gioca per tre stagioni, due delle quali in Serie A. Nel campionato 2011-12 è ceduto in prestito alla neopromossa Real Rieti ma nella finestra invernale di trasferimenti scende nuovamente di categoria accasandosi al Potenza in serie A2. Ingaggiato dal Latina, nella stagione 2012-13 mette a segno 17 reti in serie A2 trascinando, insieme al connazionale Lucas Maina, i pontini a una sorprendente qualificazione play-off. Gioca quindi con l'Isola vincendo il girone D di Serie B prima di fare ritorno al Latina, promosso nel frattempo nella massima serie. Nel giugno del 2015 il Pescara annuncia l'acquisto del giocatore. Con i delfini Lara conquista immediatamente la Supercoppa italiana a cui si aggiunge in marzo la Coppa Italia. Il 12 luglio 2016 la Luparense annuncia il tesseramento del laterale argentino. Nazionale Inserito nella lista preliminare della Nazionale di calcio a 5 dell'Argentina per la Copa América 2011, il laterale non è stato confermato in quella definitiva. Palmarès Luparense: 2016-17 Pescara: 2015-16 Pescara: 2015 Luparense: 2017 Campionato di Serie B: 1 Isola: 2013-14 (girone D) Note
3
5913868
https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano%20De%20Liberato
Luciano De Liberato
Biografia Ha seguito studi scientifici e svolto una decennale attività professionale nell'ambito dell'architettura e del design, interrotta per vocazione all'arte. Ha frequentato con discontinuità l'Accademia di belle arti di Brera e l'Accademia di belle arti dell'Aquila. Nel 1975 iniziò un percorso di ricerca sul segno che suscitò immediato interesse fra i critici e storici dell'arte Maurizio Fagiolo dell'Arco, Filiberto Menna, Enrico Crispolti, Lorenza Trucchi, Marcello Venturoli e Giuseppe Marchiori. Con le sue opere prime, vinse il Premio Lubiam nel 1975. Nel 1980 fu “Segnalato Bolaffi” per la pittura. L'anno successivo fu inserito su Capital tra i giovani pittori emergenti. Dal 1990 si è ritirato in isolamento nel suo studio nella provincia italiana. Nel 2008, RAI 1, RAI 3, RAI Storia e Magazzini Einstein,hanno dedicato vari servizi al suo lavoro, in onda nei programmi Art News e The Making of, con l'esecuzione di un'opera in diretta. Nel 2012 a New York la sua opera RED è stata usata come immagine del Lincoln Center Festival. Dal 2011 ha deciso di chiudere tutti i rapporti con le gallerie italiane e lavorare solo in ambiti internazionali. Al suo attivo ha 50 mostre personali. Opere principali Mostre personali 1978, Roma, Studio Artivisive, a cura di Maurizio Fagiolo dell'Arco e Filiberto Menna 1983, Basilea, International Art Fair Art Basel (solo show Galleria Artivisive Roma) 1983, Bologna, Arte Fiera, (personale Galleria Artivisive Roma) 1984, Basilea, International Art Fair (solo show Galleria Artivisive Roma)Art Basel 1984, Rennes, Maison de la Culture, Galerie Andrè Malraux 1988/1983, Roma, Studio Artivisive di Sylvia Franchi 1994, Bologna, Arte Fiera, (personale Galleria Artivisive Roma) 1994, Roma, Galleria La Borgognona, mostra antologica 1999, Milano, Università Bocconi 2000, Pescara, Teatro monumento Gabriele D'Annunzio 2001, Cortina d'Ampezzo, Spazio Cultura “Nuovi itinerari” a cura di Milena Milani 2003/2002/2001/2000/1999, Roma,Galleria Andrè, Via Giulia 2011, Cesena, Palazzo del Ridotto, Pinacoteca d'Arte Moderna, Antologica 2012, New York, Lincoln Center Mostre collettive istituzionali, pubblicazioni 1975, Francavilla al Mare, XXIX Premio Michetti 1976, Francavilla al Mare, XXX Premio Michetti 1977, Francavilla al Mare, XXXI Premio Michetti 1980, Catologo Nazionale Bolaffi, volume II, Segnalati per la pittura 1983, Francavilla al Mare, XXXVI Premio Michetti 1987, Comune di Pescara 1987, L'Aquila Alternative Attuali, a cura di Enrico Crispolti 1998, Artivisive in progress, Roma, Storia dell'Arte, testi di Domenico Amoroso, Mirella Bentivoglio, Fabrizio Crisafulli, Ed.Christengraf 1999, Giuseppe Rosato, Quei giovani amici pittori Ed. Museo di Nocciano, saggistica 2002, Premio Termoli 2011, Sassoferrato, 61^ Rassegna internazionale d'arte G. B. Salvi, Mostra 2011, Pescara, Museo Aurum, Padiglione Italia Abruzzo, Biennale di Venezia 2013, XLVI Premio Vasto 2015, L'Aquila, Palazzo Fibbioni, The Making of, artisti al lavoro in tv
3
5988256
https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo%20De%20Felice
Palazzo De Felice
Il Palazzo De Felice si trova sulla sponda nord del fiume Pescara al centro di Rosciano, in provincia di Pescara. Storia La struttura più antica del palazzo è costituita dal torrione quadrangolare, attorno al quale si è sviluppato con andamento anulare il paese. Il torrione, risalente presumibilmente al XIII secolo, doveva avere funzioni di avvistamento e difesa. Nei secoli successivi il torrione subì rifacimenti e modifiche, in particolare quando fu annesso al palazzo Di Felice di Casale. Attualmente la torre e il palazzo è di proprietà del comune di Rosciano e si progetta di allestire al suo interno un Museo della tradizione arbëreshë, dato che Rosciano ospita una comunità albanese che si è stabilita nel paese nel XVIII secolo, come testimoniato anche dalla chiesa bizantina di Villa Badessa. Architettura L'origine medievale dalla torre è testimoniata dalle due monofore ogivali presenti nella sua muratura. La torre si affianca alla struttura a pianta rettangolare del palazzo, costruito su due piani inglobando la torre stessa. Il palazzo è attualmente in rovina, con lavori di ristrutturazione in fase di avvio.
3
6054222
https://it.wikipedia.org/wiki/Delfino%20Pescara%201936%202016-2017
Delfino Pescara 1936 2016-2017
Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Delfino Pescara 1936 nelle competizioni ufficiali della stagione 2016-2017. Stagione Il Pescara, che si riaffaccia dopo 4 anni in Serie A, esordisce pareggiando contro il Napoli: ad aprire le marcature nel 2-2 è Benali che, al debutto in Italia, segna il primo gol di un libico nel torneo. Nel successivo turno di campionato gli abruzzesi vincono, a tavolino, contro il Sassuolo che sul campo si era imposto 2-1: la motivazione addotta dal giudice sportivo per ribaltare il risultato è la presenza in campo di Ragusa, il cui nome non era stato inserito nella distinta ufficiale. Fino al mese di febbraio, questo rimarrà l'unico successo del Pescara che - in 22 giornate - raccoglie appena 5 pareggi e perde ben 17 volte. È necessario il ritorno di Zeman, che subentra a Massimo Oddo, per ottenere 3 punti sul campo: alla 25ª giornata il Genoa viene battuto per 5-0, risultato che corrisponde alla miglior vittoria dei Delfini in A. La situazione è però già compromessa, con la retrocessione che si realizza a 5 giornate dal termine, in seguito alla sconfitta, per 1-4, contro la Roma. Il campionato viene concluso all'ultimo posto, stabilendo - così come nell'ultima occasione - più primati negativi: punteggio in classifica, maggior numero di sconfitte, minor numero di vittorie e difesa più perforata. Divise e sponsor Il fornitore ufficiale di materiale tecnico per la stagione 2016-2017 è Erreà, mentre gli sponsor di maglia sono Saquella Caffè e OMA-Officina Meccanica Angelucci; inoltre compare nel retro sotto la numerazione lo sponsor Armata di mare. Organigramma societario Area direttiva Presidente: Daniele Sebastiani Presidente onorario: Vincenzo Marinelli Vicepresidente: Gabriele Bankowski Consigliere: Roberto Druda Direttore generale: Luca Leone Segretario generale: Luigi Gramenzi Segretario sportivo: Tonino Falcone Amministrazione: Elena Di Stefano Responsabile area comunicazione: Massimo Mucciante Responsabile biglietteria: Francesco Troiano Responsabile area marketing: Vincenzo De Prisco Area marketing: Remo Firmani Supporter liaison officer: Nicola Lotti Segretaria: Catia Crocetta Area tecnica Direttore sportivo: Giuseppe Pavone Allenatore: Massimo Oddo, poi Zdeněk Zeman Allenatore in seconda: Marcello Donatelli, poi Vincenzo Cangelosi Preparatore atletico: Ermanno Ciotti Riccardo Proietti Francesco Petrarca, poi Roberto Ferola Preparatore dei portieri: Massimo Marini Settore giovanile Direttore generale: Giuseppe Geria Responsabile: Ferdinando Ruffini Coordinatore tecnico: Tonino Di Battista Responsabile scuola calcio: Angelo Londrillo Ufficio stampa giovanili: Andrea Mazzetti Rosa Calciomercato Sessione estiva (dal 1º/7 al 31/8) Sessione invernale (dal 3/1 al 31/1) Risultati Serie A Girone di andata Girone di ritorno Coppa Italia Turni preliminari Statistiche Statistiche aggiornate al 28 maggio 2017. Statistiche di squadra Andamento in campionato Statistiche dei giocatori Sono in corsivo i calciatori che hanno lasciato la società a stagione in corso.
3
6170868
https://it.wikipedia.org/wiki/Gennaro%20Luca%20De%20Falco
Gennaro Luca De Falco
Carriera Inizia la carriera arbitrale nel 1998 frequentando il corso per arbitri nella sezione di Catanzaro. Dopo aver arbitrato gare di calcio a 11 e calcio a 5, passa in pianta stabile al calcio a 5 nella stagione 2004. Due anni più tardi è promosso alla CAI. Debutta in Serie A2 nella stagione 2008-09 nella gara Pescara-Napoli mentre la stagione successiva esordisce in Serie A dirigendo Augusta-Napoli 3-1 del 19 dicembre 2009. . Dalla stagione sportiva 2016-17 continua a dare il suo contributo all'AIA essendo parte attiva del progetto UEFA "Mentor Talent" voluto dal Settore Tecnico dell'AIA, ricoprendo il ruolo di Mentor per il CRA-Calabria. Curriculum arbitrale Calcio a 5 Semifinale Coppa Italia U21 (stagione 2006/2007) Quarto di Finale Coppa Italia Serie B (stagione 2007/2008) Pescara-Napoli Debutto in serie A2 (stagione 2008/2009) Finale Coppa Italia Femminile Serie A (stagione 2008/2009) Semifinale Play Off Serie B (stagione 2008/2009) Debutto in Serie A (stagione 2009/2010 - 19.12.2009 Augusta-Napoli 3-1) Semifinale Coppa Italia Serie A2 (stagione 2010/2011) Semifinale Scudetto Under21 (stagione 2010/2011) Semifinale Coppa Italia Serie A2 (stagione 2011/2012) Quarto di Finale Scudetto Serie A (stagione 2011/2012) Quarto di Finale Scudetto Serie A (stagione 2012/2013) Quarto di Finale Scudetto Serie A (stagione 2013/2014) Finale Scudetto Under 21 (stagione 2013/2014 - 05.06.2014 Lazio-Kaos Bologna 3-1) Quarto di finale Coppa Italia Serie A (stagione 2014/2015) Finale Scudetto Femminile (stagione 2014/2015 - 08.06.2015 Ternana-Lazio 2-1) Amichevole Under 21 ITALIA - ROMANIA disputata a Bari il 24 febbraio 2016 Semifinale di Coppa Italia nel marzo 2016 Pescara-Cogianco Genzano Finale Coppa Italia Nazionale serie C - LPG Group Casoria - Lecco (terminata 2-2 e poi al ritorno 7-2 per il Lecco vincitore della coppa)
3
6172347
https://it.wikipedia.org/wiki/Serie%20A%20%C3%89lite%202016-2017
Serie A Élite 2016-2017
La Serie A Élite 2016-2017 è stata la 6ª edizione del campionato di Serie A e la 24ª manifestazione nazionale che assegnasse il titolo di campione d'Italia. Formula La prima fase del campionato è composto da due gironi disputati con gare di andata e ritorno. Successivamente è prevista una seconda fase divisa in due raggruppamenti, denominati gold e silver che si svolgerà con gare di sola andata. Accedono al raggruppamento gold le prime cinque squadre dei due gironi della prima fase mentre si qualificano al raggruppamento silver le squadre classificate dal quinto all'ottavo posto dei due gironi della prima fase. Ai play-off scudetto partecipano sedici squadre: tutte quelle provenienti dal girone gold (le prime quattro delle quali accedono direttamente ai quarti di finale) e le prime due del raggruppamento silver. Il regolamento prevede due retrocessioni: oltre all'ultima classificata del girone silver, retrocede in Serie A anche la società perdente i play-out. Partecipanti Il Consiglio Direttivo della Divisione Calcio a 5, preso atto della mancata iscrizione di Futsal CPFM, Futsal P5, Isolotto, Lazio Femminile e Lupe, ha provveduto al ripescaggio di Stone Five Fasano e Vis Lanciano. La formazione abruzzese durante l'estate si è fusa con il Città di Pescara e quindi affiliata al Pescara Calcio a 5, adeguando la propria denominazione in "Pescara Futsal Femminile". Prima fase Girone A Classifica Girone B Classifica Seconda fase Girone Gold Classifica Girone Silver Classifica Verdetti Napoli e, dopo i play-out, Arcadia Bisceglie retrocesse in Serie A2 2017-18. Play-off Tabellone Risultati Primo turno Andata Ritorno Quarti di finale Andata Ritorno Semifinali Andata Ritorno Finale Gara 1 Gara 2 Gara 3 Play-out Formula Le squadre che hanno concluso il campionato dalla terza alla sesta posizione del girone Silver si affronteranno in due turni con un doppio spareggio (andata e ritorno, la prima partita verrà giocata in casa dell'ultima classificata) per determinare l'unica squadra a retrocedere in Serie A. Al termine degli incontri sarà dichiarata vincente la squadra che nelle due partite (di andata e di ritorno) avrà ottenuto il maggior punteggio ovvero a parità di punteggio la squadra che avrà realizzato il maggior numero di reti. Nel caso di parità gli arbitri della gara di ritorno faranno disputare due tempi supplementari di 5 minuti ciascuno. Qualora anche al termine di questi le squadre fossero in parità sarà considerata vincente la squadra in migliore posizione di classifica al termine della stagione regolare. Risultati Primo turno Andata Ritorno Secondo turno Andata Ritorno Coppa Italia La final eight di Coppa Italia si è svolta dal 3 al 5 marzo 2017. Supercoppa italiana La Supercoppa italiana femminile si è giocata mercoledì 11 gennaio 2017 presso il palazzetto dello sport "Santa Filomena" di Chieti. A causa della mancata iscrizione dell'Isolotto, detentore della Coppa Italia, sono state le finaliste della Lazio ad affrontare le campionesse nazionali del Montesilvano.
3
6249334
https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione%20di%20Chieti%20Madonna%20delle%20Piane
Stazione di Chieti Madonna delle Piane
La stazione di Chieti Madonna delle Piane è una fermata ferroviaria, posta sulla ferrovia Roma-Pescara. Essa è situata nel territorio comunale di Chieti. Storia La fermata di Chieti Madonna delle Piane venne attivata formalmente il 30 marzo 2016; l'attivazione commerciale seguì il successivo 13 giugno. La sua posizione è strategica, infatti la fermata è sita in prossimità dell'Ospedale, dell'Università e della Zona industriale/commerciale di Chieti Scalo. Strutture e impianti La fermata conta un unico binario servito da un marciapiede lungo 125 metri e alto 55 cm sul piano del ferro. Movimento La fermata è servita esclusivamente da treni regionali da e per Pescara, Teramo, Sulmona e Avezzano. Servizi La stazione dispone di: Biglietteria self-service
3
6283635
https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio%20Valentini
Antonio Valentini
Biografia Fu ordinato prete il 15 luglio 1945 e, dopo alcuni anni di ministero a Chieti, seguì a Pescara il neoeletto arcivescovo di quella sede, Benedetto Falcucci, di cui fu segretario; servì da vicario generale sotto l'episcopato del successore di Falcucci, l'arcivescovo Antonio Iannucci, e fu il principale organizzatore del congresso eucaristico nazionale celebrato a Pescara nel 1977, al quale partecipò anche papa Paolo VI. Il 17 ottobre 1977 fu eletto vescovo di Trivento e fu consacrato il 26 dicembre successivo dal cardinale Sebastiano Baggio; il 31 dicembre 1984 fu eletto arcivescovo di Chieti e vescovo di Vasto. Rese esecutivo il decreto della Santa Sede che stabiliva la piena unione delle due diocesi di Chieti e di Vasto e, il 30 settembre 1986, prese il titolo di arcivescovo di Chieti-Vasto. Riformò la curia arcivescovile, istituendo vicari episcopali per tutti i settori pastorali; riorganizzò le foranie sostituendole con le zone pastorali; impose la creazione di consigli pastorali e amministrativi a livello parrocchiale, zonale e diocesano; stabilì l'organizzazione di convegni diocesani annuali e un programma per la formazione permanente del clero. A causa di problemi di salute, nel 1993 lasciò la guida dell'arcidiocesi e si ritirò in un modesto appartamento di Pescara, dove visse insieme con la sorella fino alla morte. Genealogia episcopale La genealogia episcopale è: Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Papa Benedetto XIII Papa Benedetto XIV Cardinale Enrico Enriquez Arcivescovo Manuel Quintano Bonifaz Cardinale Buenaventura Córdoba Espinosa de la Cerda Cardinale Giuseppe Maria Doria Pamphilj Papa Pio VIII Papa Pio IX Cardinale Alessandro Franchi Cardinale Giovanni Simeoni Cardinale Antonio Agliardi Cardinale Basilio Pompilj Cardinale Adeodato Piazza, O.C.D. Cardinale Sebastiano Baggio Arcivescovo Antonio Valentini Collegamenti esterni Arcivescovi di Chieti-Vasto Vescovi di Trivento
3
6285280
https://it.wikipedia.org/wiki/Ransford%20Selasi
Ransford Selasi
Caratteristiche tecniche È un centrocampista centrale dotato di personalità e di un buon tiro da fuori area. Carriera Club Pescara Nasce ad Obuasi, in Ghana, trasferendosi in seguito in Italia, al nel 2013, a 17 anni. Viene inserito inizialmente nella squadra Primavera degli abruzzesi e a fine anno debutta anche in prima squadra, il 3 dicembre, quando entra all'82° nella sconfitta per 3-0 in trasferta contro lo nel 4º turno di Coppa Italia. A fine stagione fa le prime esperienze anche in campionato, facendo il suo esordio in Serie B il 17 maggio 2014, subentrando al 50° nel 2-1 subito sul campo del . Rimane in biancoazzurro tre stagioni, una chiusa al 15º posto, un'altra al 7º con sconfitta in finale play-off contro il e l'ultima al 4º con vittoria in finale play-off contro il e conseguente promozione in Serie A, ottenendo un totale di 47 presenze. Novara Il 31 agosto 2016, ultimo giorno di calciomercato estivo, il lo manda in prestito in Serie B, al . Esordisce il 10 settembre, alla terza di campionato, vinta per 1-0 in casa contro la , entrando al 77'. Termina la stagione con 14 presenze con la maglia dei piemontesi. Ritorno al Pescara Nell'estate 2017 ritorna per fine prestito al . Colleziona solo tre presenze con la formazione Primavera del club abruzzese. Lecce e Fano Il 31 gennaio 2018 si trasferisce in prestito al . Colleziona 7 presenze nel campionato si chiude con la promozione dei giallorossi in Serie B. Rientrato al Pescara, il 31 agosto passa, sempre a titolo temporaneo, al . Juventus U23 e Lugano Il 30 agosto 2019 la si assicura le sue prestazioni sportive, acquistandolo dal . Esordisce con la nuova maglia il 18 settembre nel match contro l', valido per la terza giornata del girone A del campionato di Serie C. Durante la sessione invernale di calciomercato, passa in prestito agli svizzeri del , in Super League, sino al termine della stagione. Esordisce il 16 febbraio nella gara casalinga vinta per 2-1 contro lo . Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 23 febbraio 2020. Palmarès Club Competizioni nazionali Lecce: 2017-2018 (girone C)
3
6293776
https://it.wikipedia.org/wiki/Il%20permesso%20-%2048%20ore%20fuori
Il permesso - 48 ore fuori
Il permesso - 48 ore fuori è un film del 2017, scritto e diretto da Claudio Amendola e interpretato dallo stesso regista, con Luca Argentero, Giacomo Ferrara e Valentina Bellè. Trama Rossana, Angelo, Luigi e Donato sono detenuti nel medesimo carcere di Civitavecchia, ma non si sono mai conosciuti e incontrati prima d'ora. Rossana, ragazza di famiglia agiata, è dentro per aver tentato di trasportare 10 kg di droga dal Brasile quando vi era andata in vacanza; Angelo è carcerato per rapina a mano armata; Luigi è un criminale di lunga data, con alle spalle numerose estorsioni, rapine e omicidi; Donato è un ex pugile condannato per coinvolgimento in incontri clandestini, in ansia per la moglie che è costretta a prostituirsi. Tutti loro, lo stesso giorno, ricevono per buona condotta un permesso di uscita dal carcere di 48 ore, al termine del quale dovranno obbligatoriamente rientrare in prigione, altrimenti verranno considerati come evasi. All'uscita dell'istituto non c'è nessuno ad aspettarli, tranne nel caso di Rossana, che trova ad attenderla una grossa berlina nera con l'autista. Angelo, non trovando gli amici, chiede ed ottiene da Rossana un passaggio a casa sua, ereditata dalla nonna. Durante il tragitto, i due giovani consumano un veloce rapporto sessuale, dopodiché Rossana, dopo essersi fatta lasciare a casa dall'autista ed avergli chiesto di accompagnare Angelo a destinazione, dapprima si rincresce di non trovare a casa la madre, impegnata in una riunione di lavoro, salvo poi litigarci quando a sera le due si rivedono, e la figlia manifesta l'intenzione di voler fuggire all'estero per non dover tornare in carcere. Angelo si fa lasciare presso il domicilio indicato, e qui trova ad aspettarlo i suoi amici ed ex complici, che gli hanno preparato una sorta di festa a sorpresa e, a seguire, gli propongono un nuovo colpo in grado di sistemarli tutti per un pezzo, e dopo il quale Angelo dovrebbe darsi alla latitanza in un paese straniero. Donato, una volta varcati i cancelli del carcere, prende l'autobus e si reca da Sasà, il protettore della moglie, per convincerlo a lasciarla libera. Sasà accetta, ma a condizione che l'ex pugile partecipi ad un incontro di lotta clandestina e lo vinca. Donato accetta e riesce a vincere l'incontro, ma nel momento in cui ricorda a Sasà di mantenere la propria parola quest'ultimo lo accoltella all'addome, rivelandogli che la moglie è morta tempo prima, incaricando poi due suoi uomini di portarlo in un luogo isolato e finirlo. Uno dei due si allontana di alcuni metri, mentre l'altro, Gaetano, ha pietà di Donato e si limita a spingerlo giù in un fossato sparando in aria, e di fatto mette l'ex pugile in condizione di recuperare forze sufficienti a tornare da Sasà ed ottenere giustizia: per fare ciò, purtroppo, Donato è costretto a ucciderlo con un piccone, prima di crollare a propria volta. Luigi, dopo essere tornato a casa in treno, apprende che il figlio Michele, ansioso di ripercorrere le sue orme, ha iniziato a spacciare droga per conto proprio nella zona controllata dalla banda di Goran, vecchio complice dello stesso Luigi. Dapprima Luigi riesce a convincere il figlio a non spacciare più, poi si reca da Goran per convincerlo a non attuare ritorsioni nei confronti del figlio e della moglie. Avendo compreso di non essere riuscito in tale intento, Luigi convince quindi Michele e la moglie Paola a lasciare la città per sempre, in attesa della resa dei conti con Goran, che va da lui e lo uccide a colpi di pistola. Intanto Angelo, dopo aver dato il proprio assenso al colpo progettato dagli amici, decide di andare a rivedere Rossana. I due passano la notte a parlare ed Angelo propone alla ragazza di fuggire insieme, una volta effettuato il colpo. Rossana si dice d'accordo, ma nel frattempo entrambi iniziano a coltivare dubbi sulla loro intenzione di fuggire dall'Italia. Alla fine, infatti, Angelo e Rossana decidono di rinunciare ai rispettivi progetti e rientrano insieme in carcere, per scontare il resto della pena e poi provare a ricostruirsi una vita. Produzione Il film è stato girato parzialmente in Abruzzo, più precisamente nella città di Pescara e nel Lazio, a Civitavecchia, a Roma e a Latina. Distribuzione La pellicola viene distribuita nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 30 marzo 2017. Promozione Il trailer del film viene diffuso su YouTube il 19 gennaio 2017. Riconoscimenti Ciak d'oro - 2017 Miglior produttore a Claudio Bonivento Candidatura migliore sonoro in presa diretta a Stefano Campus e Sandro Ivessich Host
3
6295577
https://it.wikipedia.org/wiki/Depositi%20locomotive%20delle%20Ferrovie%20dello%20Stato%20italiane
Depositi locomotive delle Ferrovie dello Stato italiane
I depositi locomotive delle Ferrovie dello Stato italiane sono degli impianti ferroviari destinati al ricovero, alla pulizia e alla manutenzione corrente dei mezzi di trazione delle Ferrovie dello Stato Italiane. Storia organizzativa All'atto della loro istituzione, nel 1905, le Ferrovie dello Stato ricevettero dalle preesistenti aziende ferroviarie i depositi già in attività. Successivamente, a seguito del riscatto delle Strade Ferrate Meridionali e di altre società, dal 1906 in poi se ne aggiunsero altri. Durante il XX e il XXI secolo il mutare delle esigenze del servizio (a causa del progresso tecnologico, della diversa organizzazione del personale e della necessità di adeguare l'offerta ai bisogni della clientela) comportò diverse modifiche della rete degli impianti per il servizio della trazione, con soppressioni, accorpamenti, nuove costruzioni e varianti dell'organizzazione del lavoro. Tra esse si cita l'istituzione dei centri sussidiari di trazione, avvenuta durante la seconda Guerra mondiale, con la quale si allontanarono i mezzi di trazione dai depositi preesistenti, ubicati all'interno delle città e quindi facilmente soggetti a bombardamenti. Gli impianti sono indicati secondo la forma presente nelle fonti ufficiali dell'epoca, generalmente citata senza modifiche nei contributi storiografici. Situazione nel 1906 Nel 1906 erano attivi i depositi di Alessandria, Ancona, Antrodoco, Arona, Avellino, Bari, Barletta, Benevento, Bologna, Bra, Brescia, Brindisi, Bussoleno, Caltanissetta, Campobasso, Casale Monferrato, Castellammare Adriatico, Catania, Civitavecchia, Cremona, Fabriano, Ferrara, Firenze Santa Maria Novella, Foggia, Foligno, Genova Brignole, Genova Campasso, Genova Piazza Principe, Genova Rivarolo, La Spezia, Lecco, Livorno San Marco, Messina, Milano Centrale, Milano Sempione, Napoli ex RA, Napoli ex RM, Novara, Novi San Bovo, Palermo, Pavia, Pisa, Pistoia, Pontedecimo, Pontremoli, Reggio Calabria, Rimini, Roma Termini, Roma Tuscolana, Salerno, Savona Letimbro, Siena, Sulmona, Taranto, Tivoli, Torino Porta Nuova, Udine, Venezia Santa Lucia, Verona Porta Vescovo, Vicenza, Voghera. Situazione nel 1923 Nel 1923 erano attivi i depositi di Alessandria, Ancona, Antrodoco, Arona, Asti, Avellino, Bari, Barletta, Benevento, Bergamo, Bologna, Bolzano, Bra, Brescia, Brindisi, Buie, Bussoleno, Cagliari, Caltanissetta, Campasso, Campobasso, Casale Monferrato, Cassino, Castellammare Adriatico, Castelvetrano, Catanzaro Marina, Catania, Chiavari, Chiusa, Civitavecchia, Cosenza, Cotrone, Cremona, Cuneo, Fabriano, Faenza, Ferrara, Firenze Campo di Marte, Firenze Santa Maria Novella, Fiume, Foggia, Foligno, Forlì, Fortezza, Genova Piazza Brignole, Genova Piazza Principe, Gorizia Monte Santo, Grosseto, La Spezia, Lecce, Lecco, Licata, Livorno, Mantova, Merano, Messina, Mestre, Milano Centrale, Milano Sempione, Milano Lambrate, Modica, Napoli Sperone, Novara, Novi San Bovo, Ora, Padova, Palermo, Paola, Parma, Pavia, Pisa, Pistoia, Pontebba, Pontedecimo, Pontremoli, Potenza, Reggio Calabria, Rimini, Riva, Rivarolo, Roma San Lorenzo, Roma Trastevere, Ronco, Salerno, Sassari, Savona Fornaci, Savona Letimbro, Siena, Sulmona, Taranto, Terni, Tivoli, Torino Porta Nuova, Torino Smistamento, Trento, Treviso, Trieste Centrale, Trieste Sant'Andrea, Udine, Velletri, Venezia Marittima, Ventimiglia, Verona Porta Vescovo, Vicenza, Viterbo, Voghera, Volterra. Situazione nel 1946 Nel 1946 erano attivi i depositi di Alessandria, Ancona, Aosta, Arona, Asti, Bari, Benevento, Belluno, Bologna Centrale, Bolzano, Brunico, Bussoleno, Cagliari, Caltanissetta, Cassino, Castelvetrano, Catanzaro, Catania, Civitavecchia, Cosenza, Cremona, Cuneo, Fabriano, Firenze, Foggia, Foligno, Fortezza, Genova Brignole, Genova Rivarolo, Gorizia Monte Santo, La Spezia Centrale, La Spezia Migliarina, Lecco, Lercara, Licata, Livorno, Mantova, Merano, Messina, Mestre, Milano Centrale, Milano Porta Nuova, Milano Smistamento, Napoli Campi Flegrei, Napoli Smistamento, Novara, Novi San Bovo, Padova, Palermo, Palermo Sant'Erasmo, Piazza Armerina, Paola, Pavia, Pescara, Pisa, Pistoia, Reggio Calabria, Rimini, Roma San Lorenzo, Roma Smistamento, Roma Trastevere, Salerno, Sassari, Savona Fornaci, Savona Letimbro, Siena, Siracusa, Sulmona, Taranto, Torino Smistamento, Trento, Treviso, Trieste Centrale, Trieste Campo Marzio, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Voghera. Erano inoltre attivi i centri sussidiari di trazione di Antrodoco, Arona, Avellino, Brescia, Brindisi, Casale Monferrato, Caserta, Cervignano, Chiusi, Chivasso, Falconara, Ferrara, Grosseto, Modica, Orte, Parma, Pontedecimo, Pontremoli, Potenza, Sant'Agata, Velletri, Viterbo. Situazione nel 1958 Nel 1958 erano attivi i depositi di Alessandria, Ancona, Aosta, Asti, Bari, Benevento, Bologna Centrale, Bologna San Donato, Bolzano, Bussoleno, Cagliari, Caltanissetta, Campasso, Campobasso, Cassino, Castelvetrano, Catanzaro, Catania, Chiusa, Civitavecchia, Cosenza, Cremona, Cuneo, Fabriano, Firenze Santa Maria Novella, Foggia, Foligno, Fortezza, Genova Brignole, Genova Rivarolo, La Spezia, Lecco, Lercara Alta, Licata, Livorno, Mantova, Merano, Messina, Mestre, Milano Centrale, Milano San Rocco, Milano Smistamento, Modica, Napoli Campi Flegrei, Napoli Smistamento, Novara, Novi San Bovo, Padova, Palermo, Piazza Armerina, Paola, Pavia, Pescara, Pisa, Pistoia, Reggio Calabria, Rimini, Roma San Lorenzo, Roma Smistamento, Roma Trastevere, Salerno, Sassari, Savona, Siena, Siracusa, Sulmona, Taranto, Torino Smistamento, Trento, Treviso, Trieste Centrale, Trieste Campo Marzio, Udine, Venezia Marittima, Verona, Vicenza, Viterbo, Voghera. Situazione nel 1997 Nel 1997 erano attivi i depositi di Alessandria, Ancona, Aosta, Asti, Bari, Benevento, Bologna Centrale, Bologna San Donato, Bolzano, Bussoleno, Cagliari, Caltanissetta, Campasso, Campobasso, Cassino, Castelvetrano, Catanzaro, Catania, Chiusa, Civitavecchia, Cosenza, Cremona, Cuneo, Fabriano, Firenze Santa Maria Novella, Foggia, Foligno, Fortezza, Genova Brignole, Genova Rivarolo, La Spezia, Lecco, Livorno, Mantova, Merano, Messina, Mestre, Milano Centrale, Milano San Rocco, Milano Smistamento, Modica, Napoli Campi Flegrei, Napoli Smistamento, Novara, Novi San Bovo, Padova, Palermo, Paola, Pavia, Pescara, Pisa, Pistoia, Reggio Calabria, Rimini, Roma San Lorenzo, Roma Smistamento, Roma Trastevere, Salerno, Sassari, Savona, Siena, Siracusa, Sulmona, Taranto, Torino Smistamento, Trento, Treviso, Trieste Centrale, Trieste Campo Marzio, Udine, Venezia Marittima, Verona, Vicenza, Viterbo, Voghera.
3
6404718
https://it.wikipedia.org/wiki/Coppa%20Acerbo%201937
Coppa Acerbo 1937
La Coppa Acerbo 1937 è stata una corsa automobilistica di velocità in circuito. Disputata il 15 agosto 1937 sul Circuito di Pescara, da ripetere per 16 volte, la gara era riservata alle vetture di Formula Grand Prix come prova non valida per il Campionato europeo. Vinse Bernd Rosemeyer su Auto Union Type C coprendo i 412,8 chilometri in 2h55'39"05 alla velocità media di 141,00 km/h. Vetture Vetture di Formula Grand Prix che parteciparono alla gara. Gara Griglia di partenza Posizionamento dei piloti alla partenza della gara. Resoconto Risultati Risultati finali della gara.
3
6425963
https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte%20Flaiano
Ponte Flaiano
Il ponte Ennio Flaiano è un ponte per il transito ciclo-pedonale e veicolare su ruote situato nella città di Pescara che attraversa le due sponde del fiume Pescara collegando via Gran Sasso con il complesso delle Torri Camuzzi e lo svincolo "Pescara Portanuova" della SS16 dir/C. Caratteristiche L'opera (realizzata da Enzo Siviero), che ha ricevuto consenso popolare per il contributo architettonico allo skyline della città, è stata intitolata a Ennio Flaiano, noto personaggio nato nel capoluogo adriatico. È stato inaugurato il 15 giugno 2017; il ponte è stato definito dagli amministratori cittadini un'opera cruciale per la fruibilità del traffico. Il progetto risale al 2007; è stato costruito in 27 mesi con una spesa totale di 13.100.000 euro con circa 8 milioni di euro finanziati dall'ANAS. Dimensionalmente il ponte è largo 28 metri, lungo 85 metri, e il pennone è alto 58 metri. Il nome è stato scelto a seguito della prima proposta di denominazione, da parte degli studenti della scuola elementare Flaiano. Sul pennone è presente un frase dello scrittore che recita "Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole" che è incisa su una pietra presa dal massiccio della Maiella, scolpita dallo scultore di Lettomanoppello Massimo Aceto. All'inaugurazione è seguito il concerto dei Sud Sound System.
3
6435040
https://it.wikipedia.org/wiki/Tricalle
Tricalle
Il Tricalle (detto anche "Chieti Tricalle") è un quartiere della città di Chieti. Essa è una delle aree più popolate della città teatina, vi sono localizzati la Chiesa di Santa Maria del Tricalle (una delle più antiche della città risalente al '500), il PalaTricalle adibito alle manifestazioni sportive e la Chiesa di San Francesco Caracciolo. Storia Il nome del quartiere deriva dalla presenza di un tempio pagano dedicato alla Diana Trivia situato in origine dove ora sorge la chiesa di San Maria del Tricalle, all'incontro di tribus callis (tre colli, Colle Trivio, Colle San Martino, Colle San Salvatore) , da cui in origine il nome Tricaglio per poi chiamarsi Tricalle. La chiesa presenta una pianta ottagonale e fu costruita su'altra chiesa medievale, che occupa a sua volta la pianta di un tempio romano; infatti edificio presenta una cupola centrale a botte e una pianta circolare dell'antico tempio romano. La chiesa è stata restaurata nell'800 sotto il controllo di Vincenzo Zecca col rifacimemto della cupola. Il colle, per la presenza del tempio romano, era frequentato sib dall'epoca italica e romana, poiché era la strada secolare che da Chieti (Teate Marrucinorum) si attraversava per arrivare al porto di Aterno, ossia Pescara. Dal mare si arrivava a Chieti da Porta Santa Maria o Porta Pescara. Alcuni sostengono che esisterebbero dei cunicoli sotterranei che collegano il Tricalle a piazza San Giustino. Durante il medioevo la strada fu sempre usata, fu realizzata la chiesa. Nel XVI secolo, secondo la leggenda, una cona votiva della Madonna, colpita dal sasso di un carrettiere spergiuro, fece un prodigio ingoiando il bestemmiatore, come riporta la leggenda scritta da Girolamo Nicolino; in loco fu eretta la chiesa della Madonna delle Grazie. Il quartiere fu lambito nel '900 dalla funivia che portava a Chieti alta, collegandola con la stazione ferroviaria. Il percorso passava accanto alla chiesa di Santa Maria. Nel XVI secolo altresì fu costruita una monumentale fontana dai patrizi teatini Valignani, per l'approvvigionamento, tale fontana a muro è detta Fonte delli Cannelli. Nel corso degli anni '60 il quartiere si è notevolmente sviluppato, anche se in maniera disordinata, partendo dal piazzale Tricalle, dove fu eretta la nuova parrocchia di San Francesco Caracciolo; spandendosi verso Madonna delle Piane, San Salvatore e San Martino, e verso Chieti alta, lungo via dei Marsi, fino alla Circonvallazione Salomone a Porta Pescara. Descrizione e luoghi d'interesse Il quartiere è di moderna espansione, poiché sino ai primi anni '50 esistevano solo alcune case che sorgevano attorno alla chiesetta di Santa Maria del Tricaglio, oggi situata nel Piazzale Tricalle, di fronte alla moderna parrocchia di San Francesco Caracciolo. Con l'espansione edilizia della città, il nucleo storico è stato compreso nell'attraversamento della Strada statale 649 "Pietragrossa",. che si biforca nell'uscita per Torrevecchia Teatina, Chieti Scalo zona ospedale e università, e nel viadotto di San Martino che immette all'ingresso dell'autostrada A14, mentre dall'altra parte, a est, lambisce il quartiere residenziale Madonna del Freddo, sotto Chieti alta, e si raccorda alla Strada provinciale 221 mediante gli ingressi per Guardiagrele-Ripa Teatina-Francavilla al Mare. Il quartiere oggi è diviso in tre nuclei: quello centrale del Piazzale Tricalle con la chiesa di San Francesco, e le due strade di viale dei Vestini che conduce all'ospedale e all'università, la via dei Frentani che a nord porta alle contrade di Villa Obletter e Villa degli Ulivi, verso Torrevecchia (questa porzione del quartiere costituisce il secondo nucleo abitativo residenziale), infine l'ultimo nucleo che si raccorda con la città alta di Chieti, mediante la salita di via dei Marsi, poi via Tricalle, che è il viale principale, mentre una seconda strada, la via Picena immette al viale Silvino Olivieri e di conseguenza a Piazza Garibaldi, nel quartiere Sacro Cuore o Sant'Anna. Chiesa di Santa Maria del Tricalle (o del Tricaglio): attigua la chiesa nuova parrocchiale di San Francesco Caracciolo. Deve il nome alla zona di tre colli, per cui in latino era detta "Sancta Maria a Tribus Callis", presso l'incrocio delle tre strade maestre. Risulta il prodotto dell'attenzione rivolta in Abruzzo ai templi a pianta centrale rinascimentale, come ad esempio anche il Duomo di San Flaviano di Giulianova. La costruzione originale risulta documentata nel 1317, sui resti di un tempio pagano dedicato a Diana "Trivia". Riedificata e trasformata nel XV secolo, e poi ancora in un corposo restauro del 1879, con l'aggiunta della cupola ovoidale, delle paraste angolari e della cornice ad archetti intrecciati, ovuli e palmetti. Fu usata come chiesa cimiteriale per i condannati a morte nel Settecento, e successivamente negli anni '60, con la sovrappopolazione del quartiere Tricalle, fu ingabbiata in un contesto urbano di palazzi moderni, perdendo la bellezza di chiesa di campagna, subentrando inoltre alla parrocchia della nuova chiesa di San Francesco Caracciolo, a pochi passi. Fu sede della parrocchia di San Francesco Caracciolo fin verso la fine degli anni '70 - quando cioè venne terminata ed aperta al culto la chiesa nuova. La chiesetta conserva la pianta ottagonale resti del porticato, il portale a sesto acuto gotico con lunetta decorata dall'affresco della Madonna col Bambino. L'interno è molto semplice, con delle nicchie incorniciate da arcate rinascimentali. Chiesa parrocchiale di San Francesco Caracciolo: visibile anche dalla Statale 649, è nel Piazzale Tricalle, al centro del rione. La chiesa è stata realizzata a partire dal 1963 - anno dell'erezione canonica della parrocchia omonima - con l'unione di più corpi di fabbrica, che mostrano le divisioni di spazio lungo i fianchi, fino a comporre la facciata a capanna, caratterizzata da aperture strette per permettere il passaggio della luce, e il semplice cemento. Il campanile ripropone lo stesso motivo dell'impianto, formato da più lastre cementizie rettangolari, che compongono un parallelepipedo. Ad oggi è la chiesa più grande e capiente del centro abitato cittadino. L'interno è a navata unica con tre grandi vetrate policrome presso l'abside ed una grande vetrata sul lato destro del portone d'ingresso principale: le tre vetrate nella zona absidale, al limitare del coro, rappresentano San Francesco Caracciolo, San Gabriele dell'Addolorata e Sant'Antonio da Padova; la grande vetrata sul lato destro della facciata rappresenta nell'insieme tutti i riferimenti alla Gerusalemme celeste dell'Apocalisse. Al centro della facciata è posta una piccola balconata, decorata con un mosaico rappresentante il mezzo busto di San Francesco Caracciolo in adorazione del Santissimo Sacramento. Alla balconata si accede attraverso una vetrata mobile a due ante, che rappresenta la figura biblica della cerva anelante i corsi d'acqua (Salmo 41). La piccola balconata è sovrastata da una croce, anch'essa a vetrata, che quasi raggiunge il tetto, spiovente, in cemento. All'interno, sul lato del muro d'ingresso è presente un mosaico a grandezza naturale rappresentante il Cristo crocifisso, San Rocco e Santa Rita da Cascia. Sui muri laterali dell'unica navata, all'altezza dei due pilastri portanti, sono affisse due grandi ceramiche a muro della Vergine Maria col titolo di Madre della Chiesa (sul lato sinistro, guardando verso l'altare) e di San Giuseppe (sul lato opposto). Il complesso è composto da cemento, marmi chiari e mattoni faccia vista. L'altare, il tabernacolo, l'ambone ed il fonte battesimale sono decorati con ceramiche bianche. Chiesa di Santa Maria delle Grazie: lungo la via dei Marsi, venne eretta nel 1624 da Monsignor Maesilio Peruzzi, costruita dall'architetto Andrea Scarcia, presso il luogo di un'icona molto venerata, oggi inglobata nell'edificio barocco. L'architettura è simile a quella delle chiese teatine della campagna, ossia una pianta rettangolare con la facciata a capanna, il cui ingresso è preceduto da un portico a edicola con un solo fornice monumentale. Tale schema architettonico è presente in altre chiese come quella della Madonna delle Piane, di San Salvatore e della Madonna del Freddo. La facciata è stata ristrutturata nel primo Novecento con l'aggiunta di intonaco bianco, e decorazioni in rilievo presso il coronamento dell'architrave a timpano triangolare, riproducendo dei motivi cari al romanico toscano. Al centro della facciata si trova una nicchia con una statua della Vergine col Bambino, e sotto un oculo in asse. La leggenda dell'edicola votiva vuole che in un giorno di pioggia, passava per quella via un carrettiere. Impantanatosi il carro, il contadino per la rabbia gettò un sasso contro l'icona, che rimase sfregiata, iniziando a sgorgare sangue dalla zona danneggiata. Nel frattempo una voragine si aprì sotto i piedi del carrettiere, che fu inghiottito con tutto il convoglio. Il giorno viene fatto ricadere sul 2 luglio, giorno della festa della Madonna. L'icona allora venne sempre più venerata dai contadini per ingraziarsi la Vergine offesa, e vennero elargite delle somme per edificare una chiesa in suo onore. Sempre la leggenda vuole che la notte del 2 luglio il fosso della terra richeggi di imprecazioni e bestemmie del carrettiere inghiottito dal terreno. Chiesa del Carminiello: nella località Villa degli Ulivi, si trova lungo via dei Frentani in direzione di Torrevecchia Teatina. Fa parte della cappelle rurali teatine sorte nel XVIII secolo, come dimostra la facciata chiaramente tardo-barocca, scandita da cornici marcapiano a da due coppie di paraste. L'insieme in mattoni faccia vista è molto semplice, così come l'interno a navata unica Chiesa del Santissimo Salvatore: nella località omonima, risalirebbe all'XI secolo, facente parte della giurisdizione di San Giustino. Col passare dei secoli sorse un insediamento abitativo di case rurali e la chiesa venne ampliata, fino a raggiungere l'aspetto attuale, di fattezze settecentesche. Come quasi tutte le chiese delle contrade di Chieti, ha l'ingresso preceduto da un piccolo portico a edicola. Fonte dei Cannelli: si trova all'imbocco di via dei Marsi da via Fonte Vecchia. Si tratta di una storica costruzione molto articolata, composta da un fronte in mattoni, costituito da muro di contenimento della collina, e nove vasche separate da contrafforti, ugualmente in mattoni, che si riducono progressivamente verso l'alto, dove diventano lesene. Le centrali sono più alte e decorate da bugnato, al di sopra della vasca mezzana c'è il muro a forma di timpano, privo di cornice e architrave, sul quale è inserito lo stemma di pietra a forma di scudo sormontato da una corona e cinque fiori, ossia lo stemma civico di Chieti con il rilievo del guerriero Achille a cavallo, tutto intorno la decorazione è costituita da volute e in basso da fregi. Al di sopra delle altre otto vasche corre una fascia in mattoni, che delimita una superficie su cui è inserito un cartello in pietra che ne indica la funzione: da sinistra la prima vasca è prima , usata per varie mansioni, la seconda era usata come abbeveratoio, la terza per attingere, la quarta come abbeveratoio delle bestie, a destra la prima vasca è indicata come zona di risciacquo dei panni, e le altre tre erano usate come lavaggio. La vasca centrale maggiore è alimentata da tre cannelli, sporgenti da rosone in pietra e connessi da un cunicolo, con pareti a volta in mattoni, che corre dietro il fronte. Servizi comunitari PalaTricalle "Sandro Leombroni": in via dei Sanniti, è un palazzetto dello sport edificato nel 1984 e ristrutturato ampiamente nel 2007, ha capienza di 2600 posti. Nel restauro è stata aumentata la capienza, adeguamento sismico, e con modernizzazione degli impianti per riprese televisive e dirette delle partite disputate attraverso due mega schermi. Il palazzetto è dotato di soffitto alto a volta che poggia su tribune triangolari, quattro vani di entrate agli angoli della base a pianta quadrata, e adiacente ampio parcheggio per gli spettatori, ad uso esclusivo e servito di due rampe di accesso carrabili. Nel 2011 il palazzetto è stato intitolato al cestista di pallacanestro Alessandro Leombroni, scomparso prematuramente nel 2004. Questura sezione Tricalle: in via dei Sabelli Istituto comprensivo di Chieti N.2: scuola elementare, in via Don Minzoni Servizio trasporti Autolinea "La Panoramica": avente la sede lungo via Picena, segue il percorso via Federico Salomone, via Picena, via Tricalle, via dei Marsi (per destinazione ospedale-università), oppure a via Tricalle svolta per viale Gran Sasso per la destinazione terminal bus, e lo stesso tracciato è percorso al contrario dal viale dei Vestini, zona ospedale, per risalire a via dei Marsi per raggiungere il centro di Chieti.
3
6465127
https://it.wikipedia.org/wiki/Maristella%20Lippolis
Maristella Lippolis
Biografia Maristella Lippolis è nata a Ventimiglia e vive a Pescara. Dopo aver pubblicato alcuni racconti sulla rivista Tuttestorie, ha esordito nel 1999 con la raccolta La storia di un'altra vincitrice del Premio Chiara. Il suo primo romanzo è Il tempo dell'isola del 2004 al quale ha fatto seguito Adele né bella né brutta (finalista al Premio Stresa 2008) e Una furtiva lacrima del 2013. Tra le fondatrici del Centro di Cultura delle Donne "Margaret Fuller" ne è stata a lungo Presidente. Da anni si occupa di scrittura a tempo pieno, curando la pubblicazione di libri di narrativa e saggistica, e organizzando iniziative di valorizzazione della storia e della cultura di genere femminile. Collabora con la rivista Leggendaria, il LetterateMagazine, il Magfest (Festival di donne nel teatro). Cura laboratori di scrittura creativa e autobiografica. Opere Racconti La storia di un'altra, Pescara, Tracce, 1999 Romanzi Il tempo dell'isola, Pescara, Tracce, 2004 ISBN 88-7433-138-X Adele né bella né brutta, Casale Monferrato, Piemme, 2008 ISBN 978-88-384-9922-7 Una furtiva lacrima, Milano, Piemme, 2013 ISBN 978-88-566-2560-8 Raccontami tu, Verona, L'Iguana 2017 ISBN 978-88-98174-25-6 E-book Un natale perfetto, Piemme, 2013 Profumo di maggiorana, Piemme, 2013 La storia di un'altra, Piemme, 2013
3
6537271
https://it.wikipedia.org/wiki/Marco%20Tumminello
Marco Tumminello
Carriera Club Cresciuto nell'Asd Città di Trapani e successivamente nel , nel 2012 passa al settore giovanile della . Esordisce in Serie A il 6 gennaio 2016 sul campo del , entrando al 90º al posto di Alessandro Florenzi. Ottiene successivamente la sua seconda presenza con la maglia della Roma il 26 agosto 2017 nella sconfitta della squadra giallorossa contro l'. Prestito al Crotone Il 31 agosto 2017, nell'ultimo giorno di calciomercato, passa in prestito sino al termine della stagione al . Segna il primo gol in Serie A con la squadra calabrese il 20 settembre 2017, nel 5-1 subito a Bergamo dall'. Torna in campo il 4 aprile 2018, dopo un lungo infortunio, nella partita persa per 4-1 dal Crotone contro il , firmando l'assist per il gol di Faraoni. Il 6 maggio torna a segnare nella sconfitta per 2-1 contro il . Il 20 maggio, all'ultima giornata di campionato, segna il suo terzo gol in campionato nella sconfitta (2-1) contro il . Atalanta Il 22 giugno 2018 Tumminello viene ceduto per 5 milioni di euro all'Atalanta: il contratto prevede per la Roma il diritto di riacquisto per le due stagioni seguenti. Fa il suo esordio con i nerazzurri il 26 luglio 2018, giocando gli ultimi minuti della partita del secondo turno preliminare di Europa League pareggiata per 2-2 in casa contro i bosniaci del ; si tratta inoltre anche del suo esordio assoluto nelle competizioni UEFA per club. Prestito al Lecce Il 28 gennaio 2019 si trasferisce in prestito al , in Serie B. Esordisce l'11 febbraio nella sfida di campionato pareggiata 1-1 in trasferta a , subentrando nella ripresa ad Andrea La Mantia. Segna il primo e unico gol con i salentini il 13 aprile in casa contro il (4-1). Pescara Il 16 luglio 2019 l'Atalanta lo cede in prestito al in Serie B. Debutta l'11 agosto nella sfida di Coppa Italia col , aprendo le marcature su calcio di rigore. In campionato segna il primo gol col Pescara nella sfida casalinga col Pordenone del 1º settembre, vinta per 4-2. Il 15 settembre realizza una rete nella partita vinta 2-1 in trasferta contro il , ma è nuovamente vittima di un grave infortunio al ginocchio sinistro. SPAL Terminato il prestito a Pescara fa ritorno a Bergamo., Il 22 gennaio 2021, dopo non avere mai giocato coi bergamaschi, viene ceduto nuovamente in prestito in cadetteria, questa volta alla . Reggina Il 17 agosto 2021 viene ceduto a titolo temporaneo alla . Con i reggini si sblocca il 15 febbraio 2022, andando a segno nel successo per 3-1 in casa della . Ritorno a Crotone e prestito alla Gelbison Il 17 agosto 2022 ritorna al dopo 5 anni, questa volta a titolo definitivo firmando un contratto fino al 2026. Dopo aver collezionato 13 presenze in rossoblù, il 20 gennaio 2023 passa in prestito alla . Nazionale Dopo aver militato nelle selezioni Under-15 ed Under-17, ha militato anche nelle altre nazionali giovanili fino all'Under-20. Il 28 maggio 2018 riceve la prima convocazione con l'Under-21, per l'amichevole contro la Francia del giorno successivo, in sostituzione dell'infortunato Patrick Cutrone. Esordisce con la nazionale Under-21 il 6 settembre 2019, nella partita amichevole contro la Moldavia vinta 4-0 a Catania nella quale realizza un gol dopo il suo ingresso in campo nella ripresa. Si ripete il 10 settembre, realizzando un gol nella gara valida per le qualificazioni all'Europeo 2021 vinta 5-0 contro il Lussemburgo. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 30 ottobre 2023. Cronologia presenze e reti in nazionale Palmarès Club Competizioni giovanili Roma: 2014-2015 Roma: 2015-2016 Roma: 2016 Roma: 2016-2017
3
6633696
https://it.wikipedia.org/wiki/302%C2%AA%20Squadriglia
302ª Squadriglia
La 302ª Squadriglia del Servizio Aeronautico del Regio Esercito dal 31 luglio 1918 difendeva la città di Pescara. Storia Il 31 agosto 1917 la Sezione Difesa di Pescara nasce a Torino ed il 26 ottobre arriva all'Aeroporto di Pescara al comando del Sottotenente Atino Restrelli che dispone di 2 Farman 14. Il 31 luglio 1918 diventa 302ª Squadriglia ed in settembre arrivano un pilota e 4 Ansaldo S.V.A.. Il 15 settembre dispone di 8 aerei per 5 piloti ed in novembre del comandante Capitano Angelo D'Angelantonio con un altro pilota. In dicembre ci sono 6 piloti per 8 SVA 3. Viene sciolta il 18 gennaio 1919.
3
6660856
https://it.wikipedia.org/wiki/Centro%20storico%20di%20Sulmona
Centro storico di Sulmona
Il centro storico di Sulmona è uno dei più grandi e conservati d'Abruzzo, e costituisce il nucleo principale della città di stampo medievale-rinascimentale-barocco. Esso è attraversato da una via principale da capo a capo chiamata Corso Ovidio, costruita sopra il cardo romano originale, e nel centro sfocia nell'ampia Piazza Garibaldi, famosa per l'acquedotto di Manfredi di Svevia. Il centro è caratterizzato dallo stile gotico sulmonese, presente specialmente nelle chiese di San Francesco della Scarpa, di Santa Maria della Tomba e soprattutto presso la chiesa del Complesso della Santissima Annunziata, sulla facciata del palazzo vescovile. Oltre ai numerosi palazzi rinascimentali e settecenteschi, il centro sfocia nella villa comunale, dove si trova la Cattedrale di San Panfilo. I rioni storici sono in tutto 6, anticamente detti distretti e denominati sestieri nella Giostra cavalleresca moderna (Porta Salvatoris, Porta Sancti Pamphili, Porta Iapasseri, Porta Manaresca, Porta Romana, Porta Filiamabili) e 5 borghi (San Panfilo, Pacentrano, Santa Maria della Tomba, Borghetto e Magiaporci). Quattro sestieri e tre borghi, dopo il ripristino della "giostra cavalleresca" di Sulmona si sono riuniti in associazioni specifiche, partecipando ogni anno al palio e sfidandosi con dei premi. Storia La città di Sulmona si sviluppò nell'epoca romana, a partire dal I secolo a.C., dotata di un foro, di un cardo e decumano, e di templi pubblici. Reperti sono stati trovati presso la chiesa di Santa Maria della Tomba, eretta sopra un tempio romano, o secondo la leggenda sopra la casa di Ovidio, reperti di una domus sono stati scovati presso la zona della chiesa della Santissima Annunziata, mentre l'attuale corso Ovidio rispecchia l'antico cardo romano.Nel Medioevo Sulmona, a partire dall'XI secolo, iniziò ad assumere un nuovo aspetto urbanistico, anche la con la costruzione di numerose chiese. Tra le più antiche c'è la Cattedrale di San Panfilo, eretta fuori dalle mura. Le chiese assunsero un aspetto romanico nel XII secolo, ma a causa di terremoti e rimaneggiamenti, come ad esempio il grave sisma del 1456, oggi si presentano in uno stile gotico, favorito anche dalla presenza della famiglia D'Angiò, come dimostra il duecentesco portale della "Rotonda" del complesso di San Francesco della Scarpa. Nel XIII secolo Sulmona fu feudo della famiglia di Federico II di Svevia: Manfredi di Svevia costruì il possente acquedotto medievale presso la Piazza Maggiore (oggi Piazza Garibaldi), per facilitare l'afflusso delle acque dal fiume Gizio, per il rifornimento idrico urbano, e per le botteghe.In questo periodo vennero rinforzate le mura romane, con la costruzione di nuove porte, molte delle quali ancora esistenti: Porta Napoli, Porta Pacentrana, Porta Sant'Antonio, Porta Iapasseri. Tra le più antiche, forse esistente già all'epoca romana, è Porta Romana.La città vide lo sviluppo di palazzi signorili nell'epoca rinascimentale, ma molti di questi, insieme alle chiese furono distrutti dal grave terremoto della Maiella del 1706. Gran parte del patrimonio artistico medievale e rinascimentale andò perduto, e la città fu ricostruita seguendo l'aspetto del tardo barocco, con cenni di sobrietà classicista settecentesca.Tuttavia venne conservato lo stile medievale per alcuni casi, come per il Palazzo Sardi (gli archi durazzeschi) o il Palazzo Annunziata (archi gotici). Lo sviluppo del barocco, già avviato prima del 1706, raggiunse il suo apice nel Complesso della Santissima Annunziata, nella chiesa monasteriale di santa Chiara d'Assisi e nella chiesa di santa Caterina d'Alessandria; mentre tra i palazzi spiccano il Palazzo di Giovanni Veneziano, il Palazzo Corvi, il Palazzo Mazzara.La città si dotò tra Ottocento e Novecento di ulteriori architetture, sperimentando lo stile liberty, come l'esempio della palazzina di via Vittorio Veneto, fino a giungere ai giorni nostri. Nel ventennio fascista ci furono alcune modifiche urbane, come la demolizione di un palazzo all'ingresso del corso Ovidio dalla villa comunale per una costruzione in stile razionalista, l'erezione della Casa del Fascio con la torre littoria, e la costruzione della Casa del Combattente.Nel Novecento inoltre venne "liberato" l'acquedotto svevo da costruzioni civili che lo avevano quasi completamente ricoperto, lasciando spazio solo a tre arcate. Infatti la Piazza su cui si affacciava era detta anche "Piazza Tre Archi". Fortunatamente negli anni del boom economico non ci furono stravolgimenti urbanistici nel centro, perché la zona moderna si sviluppò oltre il fiume Gizio, presso il quartiere di Piazza Capograssi, lungo il viale della stazione, e oltre Porta Napoli, in direzione del cimitero, dove su trova il quartiere dell'ospedale.Dagli anni '90 in poi si sono susseguiti vari interventi di restauro per la ripulitura delle facciate bianche delle chiese, annerite dallo smog delle macchine, e il consolidamento di alcuni palazzi storici, specialmente dopo il terremoto del 2009. Attualmente il centro storico sulmonese è ancora il principale nucleo cittadino, fonte di guadagno per il sempre più crescente afflusso turistico. Sulmona nella pianta di G.B. Pacichelli Nella pianta ritraente la città nel XVII secolo, prima della distruzione tellurica del 1706, e ancor prima nella pianta di Meisner e di quella del XVI secolo di Braun & Hogenberg, è possibile constatare come la ricostruzione della città, e come l'aspetto attuale sia variato solamente in alcuni punti, poiché è ancora perfettamente riconoscibile l'antico tracciato murario, sopravvissuto in ampie parti, mentre in altre è stato demolito, oppure assorbito nelle case civili. Nella pianta più antica, la città si vede in asse ruotato: nord-sud anziché il contrario satellitare e est-ovest anziché l'opposto: a nord c'è Porta Nuova, con il cardo massimo del corso Ovidio che scende sino a Porta San Panfilo, da cui si accede, dietro la Cattedrale, al centro, entrando da Porta Sant'Agostino. A metà strada si trova il complesso della Santa Casa dell'Annunziata con la torre campanaria del XV secolo, ad ovest (ossia est) Porta Manaresca (che stava lungo via Roma), e poco più avanti l'enorme spiazza di Piazza Maggiore (o di Garibaldi), inclusa dal XIII secolo nella doppia cinta muraria dei Borghi; ad est, ossia sud-ovest, il quartiere di Borgo Santa Maria della Tomba con la chiesa omonima, e la grancia dei Benedettini di Santa Lucia. La pianta dell'abate Giovan Battista Pacichelli, dedicata a Giuseppe Tabassi, è più dettagliata, disegnata in scala invertita di 90° in senso antiorario, mostrando a nord il lato ovest, ad est il lato nord, a sud il lato est, e ad ovest il lato sud. Prima della distruzione del 1706, è ancora possibile vedere la presenza di diverse strutture andate poi scomparse, come Porta Sant'Agostino, che rappresentava il vero ingresso alla cittadina mediante il corso Ovidio, oltrepassato il campo della Cattedrale, poi la chiesa con il convento dei Gesuiti di Sant'Ignazio (che si trovava in Piazza XX Settembre), il convento di Sant'Agostino, di cui nel XIX rimaneva solo la porta gotica del XIII secolo, applicata alla facciata di San Filippo Neri, la chiesetta dei Padri Minimi (dal XVIII secolo di San Francesco di Paola) fuori le mura com'era prima della riedificazione a pianta a croce greca, l'acquedotto medievale di Manfredi di Svevia (1256), che aveva doppia biforcazione, collegata al convento dei Frati Minori di San Francesco della Scarpa, e già invaso dalle abitazioni civili (si ricorda "Piazza Tre Archi" da cui partivano i cavalieri della giostra, scendendo in Piazza Maggiore; essi vennero liberati solo negli anni '20-'30 insieme agli altri archi dell'acquedotto, demolendo le case). La mappa di Pacichelli, come le altre delle città dell'Italia, è contrassegnata da una legenda in lettere dell'alfabeto che indicano i maggiori monumenti: A: Porta Nuova B: Porta del Crocifisso o di Santa Maria della Tomba C: Porta Bonomini D: Porta Sant'Agostino (si trovava in Piazza Carlo Tresca, nel primo Novecento, dedicato a Vittorio Emanuele II. Distrutta dal sisma del 1706, esistente dal XIII-XIV secolo) E: Porta San Panfilo (affiancava la Cattedrale ad ovest) F: Porta Japasseri G: Porta Pacentrana - detta "porta Orientale", collegava la via del centro al convento dei Frati Cappuccini H: Santa Casa della Santissima Annunziata I: Monastero dei Minori di San Francesco della Scarpa K: convento di San Domenico - da notare la grande torre campanaria, troncata nel 1706 L: abbazia di Santo Spirito al Morrone, sede dell'Ordine dei Celestini (da notare come sia sempre stato un piccolo edificio, sino alla trasformazione nuova in stile borrominiano dopo il 1706) M: fiume Vella N: Cattedrale di San Panfilo - edificio caratterizzato dalla facciata gotica del XIV secolo e dalla torre campanaria, troncata nel 1706 O: fiume Gizio P: convento dei Padri Zoccolanti (chiesa di San Francesco di Paola) Q: convento dei Padri Minimi (santuario di Santa Maria Incoronata) Le mura e le porte La cinta fortificata di Sulmona era esistente, si suppone, sin dall'epoca italico-romana (III-I sec. a.C.), poiché veniva descritta come "oppidum"; lo stesso poeta Ovidio negli Amores parla delle mura dell'umida SulmonaLa città si strutturò come un castrum, ancora riconoscibile nella parte nord del centro, a pianta quadrangolare, con un cardo e due decumani. La città sino al XIII secolo rimase in questo aspetto urbano, la cinta muraria altomedievale con Porta San Panfilo, Porta Sant'Agostino, Porta Romana e Porta Iapasseri (le porte in tutto erano 6) calcò fedelmente l'impianto murario romano; a queste porte corrispondevano i distretti amministrativi, ossia i sestieri con gli abitanti comandati da un capitano. Durante l'età svevo-angioina (1224-1390) Sulmona assunse il ruolo di capitale del Giustizierato d'Abruzzo, richiamando inevitabilmente vari mercanti e famiglie coloniche, e ben presto si rese necessario l'ampliamento delle mura, sia a nord che a sud, perché le parti est-ovest erano impedite dai fiumi Vella-Gizio. Sorsero così sei "borghi" fuori dalle mura storiche, occupando l'area di Piazza Maggiore dove si svolgeva il mercato, la cerchia muraria fu raddoppiata, con l'edificazione di torri e porte di accesso; già nel 1290 doveva essere completata, nel 1302 la parte settentrionale era completata, con Porta Sant'Antonio e Porta Pacentrana. La città assunse così l'aspetto fusiforme ancora oggi visibile: oltre a queste due porte vennero realizzate Porta Manaresca, Porta Molina, Porta Filiamabili, Porta Santa Maria della Tomba e Porta Nuova, mentre Porta Saccoccia, di modesta fattura, fu realizzata nel XVI secolo. l'adeguamento delle mura ci fu nel 1443 con Alfonso I d'Aragona che prese in controllo Sulmona dopo la sconfitta degli Angioini, le torri vennero modernizzate con il sistema difensivo cilindrico a scarpa, di cui resta l'esempio della torretta della Circonvallazione Orientale. La conta muraria subì un duro colpo con la distruzione del terremoto della Maiella del 1706; se le torri e le porte resistettero al terremoto, sicuramente molto materiale venne prelevato per la ricostruzione delle case, e dato il fatto che le mura erano già inservibili dal XVII-XVIII secolo per l'assenza di attacchi, molti tratti vennero inglobati nelle case. Altri tratti vennero abbattuti nell'Ottocento, come il caso della cinta muraria meridionale, risparmiando Porta Napoli, per il suo valore artistico, La cinta muraria è di opera mista, risalente al XV secolo per come si presenta oggi: si conservano ampi tratti a Porta Romana, Porta Japasseri, Porta Bonomini, di cui rimangono solo i piedritti; Porta Molina invece si presenta in forme tarde (XVI secolo). Delle 8 porte della seconda cinta muraria dei "Borghi", restano solo 6 (Porta Filiamabili, Porta Sant'Antonio, Porta Napoli, Porta Santa Maria, Porta Pacentrana, Porta Saccoccia), in buono stato di conservazione, ancora attraversabili, ad eccezione di Porta Napoli, che per motivi di conservazione, è stata bloccata da due vasi di pietra all'arco, permettendo il percorso ai due lati lungo il corso Ovidio. La storia delle porte: Porta Bonomini (Bonorum Hominum) in via Bonomini, la porta aveva il nome latino di Johannis Bonorum Hominum, in riferimento forse a uno dei signori del sestiere che rifece le mura. Il varco si apre a nord-ovest della cinta, sull'angolo opposto di Porta Japasseri, e segnava l'ingresso da via Corfinium-Aequum Tuticum. La prima costruzione è dell'XI secolo forse, ripristinata nel XIII; posta in cima ad una rampa di accesso, la porta conserva solo i piedritti in pietra, con rifacimenti del 1708. L'architrave era in legno, smantellato negli anni ottanta del Novecento per pericoli statici. Sulla sinistra è visibile l'anello di pietra dove si trovava il cardine superiore di una delle due ante di chiusura, sullo stesso lato è visibile una porzione di mura, inglobata nella casa, nel Palazzo De Meis, mentre dalla parte opposta se ne conserva un tratto in opera incerta. Porta Santa Maria della Tomba presso la chiesa omonima, lungo la strada esterna del centro antico. Fu eretta nel XIV secolo, e modificata dopo il 1706, mostrando un arco a tutto sesto, tamponato da lunetta affrescata internamente, con ritratta la Deposizione di Cristo, opera di Vincenzo Conti (1808). L'inserimento della lunetta ha trasformato l'originaria struttura ad arco ogivale in rettangolare, costituita da piedritti a blocchi di pietra, terminanti in mensole di sostegno e architrave ligneo. Il paramento è rivestito da uno strato di intonaco che caratterizza anche il fabbricato adiacente. L'edificio prima di proprietà ecclesiastica poi privato, permane tutt'ora; si tratta di un fabbricato modificato dopo il 1706, dove si trova il passaggio coperto a botte della porta e l'ingresso che immetteva al corpo di guardia sovrastante. La porta non compare nelle prime carte di Sulmona, essendo più tarda, ma è citata nel Rituale delle Rogazioni dell'archivio della Cattedrale di San Panfilo. Era denominata, come nella carta di Pacichelli, "Porta Piscitelli" o "Petrella", forse per il nome del curato don Domenico Petrella, che abitava nei pressi. Porta Filiamabili (Filiorum Amabilis) lungo via Amendola, è l'ingresso di Largo Mazara, risale al XIII-XIV secolo, e fa parte della seconda cinta muraria. Il fronte esterno è caratterizzato dal paramento in conci di pietra a vista, in opera squadrata che giunge sino al vertice dell'arco ogivale del fronte esterno. L'arco è decorato da cornice modanata e corre l'ungo l'estradosso, s'imposta su mensole modanate, sostenuto da robusti piedritti in pietra squadrata. Il varco del prospetto interno è intonacato, se fatta eccezione per alcuni conci in pietra, e segue il profilo della curva della volta a botte, che copre il passaggio, sostenendo il corpo sovrastante, destinato in passato a sala d'armi del corpo di guardia. In origine la porta non aveva l'attuale altezza, poiché le costruzione che la sovrastano sono posteriori al 1706: si conservano i cardini d'appoggio delle ante, e a metà dell'altezza della parete del piedritto di destra, è mutato un piccolo bassorilievo con una scena di caccia, materiale di spoglio. La porta si trova nell'angolo sud-occidentale della prima cinta muraria, l'unica in buono stato di conservazione di quelle del primo giro di mura; fu poi rafforzata con l'apertura della Porta Sant'Antonio, alla base della rampa d'accesso. La prima menzione di Porta Filiamabili è nel 1196, nel 1109 compare invece il personaggio di Amabile, menzionato nell'archivio della Cattedrale, che avrebbe restaurato la porta. Tuttavia nel 1320 si menziona un tal canonico Amabile de' Amabili, anche da lui avrebbe preso nome la porta Porta Japasseri (Johannes Japasserum) in via Iapasseri, venendo dalla circonvallazione Orientale; il varco si apre a nord-est dell'antico recinto, e fu il solo a mantenere la funzione difensiva insieme a Porta Bonomini, dopo l'ampliamento della seconda cerchia muraria. Documentata nel XIII secolo, è assai antica, nel 1521 fu murata, e dopo il 1706 rimasero in piedi solo i piedritti. Nell'800 l'architrave era ancora esistente, in gran parte in legno. Porta Molina in via Discesa Porta Molina, si trova sul tratto occidentale delle mura, tra Porta Bonomini-Filiamabili, era un accesso secondario della prima cerchia, menzionata nel Chronicon Casauriense nel 1168Tale nome potrebbe derivare dal prete Giovanni Ardengi, nel XIII secolo è detta "di Sant'Andrea intus" per la presenza di una chiesa dentro le mura oggi scomparsa. Oggi tale denominazione potrebbe derivare dal vicino Palazzo Molina o dal passaggio dal campo dei mulini ad acqua che stavano presso il Gizio. Le strutture attuali risalgono al tardo XVI secolo, costituite da un arco a tutto sesto in pietra concia, senza mensole d'imposta e con le ante di legno in situ ancora ben conservate. All'interno è preceduta da una volta a botte di altezza maggiore, raccordata alla porta per mezzo di una lunetta, entrambe in pietra a vista, che si conclude con arco a sesto ribassato. Porta Nuova (Porta Napoli) al termine di Corso Ovidio a sud, è a pianta rettangolare, presentandosi svincolata dalle mura, abbattute nel XIX secolo per costruirci delle case, e priva delle merlature di coronamento. L'apparato decorativo esterno presenta al basamento un bugnato ingentilito nei pressi della cornice, da rosoncini a rilievo. Nel settore superiore il paramento murario è liscio con conci di pietra regolari, recanti il medesimo motivo del rosoncino, questa volta lavorato in altorilievo. Nello stesso elemento è riproposto il profilo della finestra centrale, forse in origine bifora, le cui mensole d'imposta hanno bassorilievi con scene di caccia e riti sacri. Anche i due capitelli alle estremità della porzione mediana del prospetto, hanno i leoncini e decorazioni vegetali, e sembrerebbero provenire da edifici romani. Ai lati del finestrone compaiono due finestre, e gli stemmi con gigli angioini, un ulteriore stemma è posto sopra l'arco maggiore a sesto acuto, il piano superiore era destinato all'alloggio delle guardie, raggiungibile mediante scalinata interna, con passaggio coperto da volta a crociera costolonata. La più semplice faccia volgente verso la città presenta in arco con l'arco, una finestra rettangolare con stipiti di risulta, decorati con viti intrecciate, figure umane e animali, Sulla sinistra si conserva una grande icona votiva con affresco rinascimentale della Madonna della Pace, situata in un arco ogivale in pietra lavorata, sempre con motivi vegetali e geometrici, poggiante su mensole antropomorfe; sul timpano si trova un Agnello crocifero, e tracce di affreschi. La porta fu eretta nel XIII-XIV secolo per collegare meglio la strada per Napoli attraverso la via di Pacentro, era detta "Porta Nuova". Porta Pacentrana (Porta Orientis) in via di Porta Pacentrana, è aperta sul lato orientale della cinta muraria secondaria, e collegava il convento di San Giovanni Evangelista alla città. Sostituì nel XIV secolo le funzioni di Porta Manaresca, che si trovava all'imbocco di via Federico II da Piazza Garibaldi, verso la chiesa di Santa Caterina. La porta si presenta incorporata in fabbricati vari, che hanno coperto anche il piano superiore. Tuttavia si conserva molto bene: la facciata esterna, intonacata è dipinta con un motivo a cubi prospettici su toni di color mattone a fondo bianco, disposti a spina di pesce. L'arco ogivale s'imposta su semplici cornici modanate, i piedritti non sembrano accordarsi al meglio con le cornici d'imposta, lasciando presupporre che la porta abbia subito rimaneggiamenti. Al di sopra della chiave di volta c'è uno scudo araldico in pietra, ai lati della porta si conservano tratti delle mura in conci di pietra squadrati; la volta a botte del passaggio interno poggia su muri di sostegno strombati, e sono ancora visibili gli appoggi dei cardini delle ante lignee. Portello Saccoccia in via Probo Mariano, si apre lungo il tratto sud-orientale delle mura, corrispondente con Porta Pacentrana. Inclusa nel Borgo Pacentrano, la porticella sarebbe sorta nel 1755, come dimostra la datazione di uno stemma posto al di sopra, ritenendo che sia stata aperta dopo il sisma del 1706. Prima di questa porta esisteva un altro accesso, detto "Saccoccia" dal XVI secolo, attribuito alla famiglia che risiedeva nei pressi. La porta ha un arco a sesto ribassato sostenuto da due piedritti, in blocchi squadrati di pietra. Il piedritto destro appare smussato, riparato in maniera sommaria con del cemento, all'interno restano i supporti in legno e in basso a destra c'è un analogo alloggiamento in pietra per i cardini. Un'iscrizione indica l'anno di restauro e il finanziatore Pietro Antonio Pecorillo, seguita da altre date (1729-1854). Porta Sant'Antonio in via Manlio d'Eramo, è una delle meglio conservate, facente parte della seconda cerchia. Chiudeva il nucleo del primo recinto a sud-ovest. La parte superiore essendo caduta in disuso militare, è stata inglobata nelle abitazioni. Nel 1816 si sa che tal Domenico Granata era gestore di un'antica cartiera, vivendo nella porta. Il terremoto del 1706 provocò il crollo dell'antica torre posta accanto alla porta; la porta stessa venne ribassata con l'inserzione di una lunetta. L'arco ogivale esterno può risalire alla fine del XIII secolo, quello del prospetto interno è più tardo; l'arco di ingresso presenta la lunetta con l'affresco di Sant'Antonio (l'abate o di Padova?); nella parte sinistra della porta si trova una piccola porta che era l'accesso del corpo di guardia, la facciata esterna è intonacata, sopra l'arco si trova lo stemma dei Granata, coronato da fascia orizzontale con la cornice aggettante, un balcone centrale affiancato da finestre squadrate e altre aperture posticce, denunciano il sopravvenuto uso abitativo della struttura. Porta Romana in via discesa di Porta Romana, detta anche "Pinciara", perché era l'accesso occidentale dei lavoratori delle fabbriche di embrici attive sul Gizio. Compare per la prima volta nel catasto del 1376, le strutture attuali sono del rifacimento del 1429, come dimostra la datazione in numeri romani sulla sinistra dell'arco, sotto la quale si trova uno scudo ritraente la lettera "M", forse da riferire a un tal Meo citato in un'altra epigrafe, che si curò del rifacimento: Meo di Bubu de Lucia, attestato anche nel 1445, che possedeva un orto appena fuori dalla porta. La porta ha arco a tutto sesto, si apre sul lato occidentale delle mura all'ingresso del corso Ovidio dal piazzale di San Panfilo; si conservano superiormente i lati della sopraelevazione di guardia. L'arco è decorato da una cornice modanata che fascia i due prospetti, era dotata di un sistema di chiusura a cardini; sul paramento murario a blocchi squadrati, si conserva lo stemma civico S.M.P.E., abbreviazione del celebre verso ovidiano, più la lettera "M". Sestieri storici Borgo Pacentrano Abbraccia la parte sud-orientale del centro, e prende il nome da Porta Pacentrana (perché si accedeva da Pacentro), oppure Porta Orientis. All'esterno è attraversato dalla Circonvallazione Orientale, e le vie principali sono via di Porta Pacentrana, via del Borghetto, via Federico II, via Probo Mariano e via Margherita. Comprende anche Porta Saccoccia con la Piazzetta Sant'Agata. Ha vinto il Palio della Cordesca nel 2012-2017, il Palio della Giostra nel 1999. I colori sono l'oro, rosso e argento, il blasone: di rosso, ai due leoni affrontati e coronati, l'uno d'oro l'altro d'argento, armati e lampassati, dell'uno e nell'altro accompagnati nel campo da un'ombra di sole dorato, al disco bordato e cuneato di 16 pezzi di rosso, alternati a dei raggi. Lo scudo è timbrato da elmo d'acciaio e becco di passero, di tre quarti a destra e ornato di svolazzi di rosso, foderati d'oro. Il cimiero è a testa di leone strappata d'oro e lampassata di rosso, il motto: unguibus et dentibus. I monumenti principali sono: Chiesa di San Filippo Neri La costruzione della chiesa risale al XVII secolo, conclusa nel 1677; benché la congregazione dei Gesuiti ebbe la sede ufficiale nella chiesa di Sant'Ignazio nella Piazza XX Settembre fino al 1706, ne condivideva la sede. La chiesa ha origini molto più remote, nel XIV secolo, dedicata a Sant'Agostino, che però fu distrutta dal terremoto del 1706, rimanendo in piedi solo la facciata col portale gotico oggi ancora intatto.La ricostruzione avvenne nel 1785 per volere del barone Giambattista Mazaram, conclusasi nel 1794, in occasione della visita del re Ferdinando IV di Borbone. Nel 1799 la soppressione dell'Ordine dei Filippini costrinse i padri a lasciare la chiesa, che fu usata per vari scopi, come se della Guardia di Finanza. Oggi la chiesa di San Filippo è visitabile, insieme all’ex monastero. L’aspetto rilevante è la facciata che si mostra su Piazza Garibaldi, appartenente alla primitiva chiesa di Sant'Agostino, datata 1315. Fu rimontata nel 1885 quando la vecchia chiesa fu demolita definitivamente: il portale ha arco a sesto acuto con strombatura sottolineata da una sequenza di colonne tortili e pilastri con ricchi capitelli, e dalla grande cornice a ghimberga che lo sovrasta. Il frontone cuspidato mostra gli stemmi delle famiglia D’Angiò e Sanità, che elargirono diverse somme di denaro per l’arricchimento della chiesa. Al centro dell’architrave c’è un Agnello Mistico crocifero, mentre ai lati quattro stemmi nobili. L’interno della chiesa è a navata unica, con impianto rettangolare settecentesco, decorato da quattro altari laterali, diviso in due campate quadrate coperte da false cupole, a base circolare su pennacchi. Il soffitto è a volta a botte lunettata, la parte del presbiterio è ornata da dipinti settecenteschi: la Madonna col Bambino tra angeli di Amedeo Tedeschi, l’altare maggiore del 1888 ha invece le tele del Sacro Cuore di Gesù e Maria e l’Immacolata Concezione di Vincenzo Conti. Chiesa monasteriale di Santa Chiara d'Assisi La fondazione del monastero che si affaccia su Piazza Garibaldi è del 1260, e fu completato nove anni dopo, per volere della beata Floresenda di Tommaso da Palena. Si tratta di uno dei monasteri delle Clarisse più antichi del Regno di Napoli, e fino alla soppressione tra i maggiori d’Abruzzo. Nell'Ottocento il monastero, malgrado le soppressioni dei vari ordini nel 1799 e nel 1806, continuò la sua attività, fino alla chiusura nel 1866: venne adibito a scuola, e successivamente ospitò la sede del Ministero della Giustizia fino al 1907, quando nei decenni successivi divenne sede del Museo Diocesano.La chiesa costituisce uno degli elementi artistici più esemplari del barocco abruzzese, con una profusione di stucchi elegantemente distribuiti su pareti e volte. La ristrutturazione di Fantoni si limitò a conferire una nuova veste all’edificio medievale, senza alternarne la volumetria antica. La spazialità interna venne però trasformata grazie alla sopraelevazione dell’area presbiteriale con l’inserimento di una cupola ellittica a profilo ribassato, e alla creazione di nicchie laterali con altari lignei della scuola di Pescocostanzo. Le pareti sono scandite da paraste corinzie, che sostengono un’alta trabeazione modanata, su cui imposta la copertura a volta a botte. Sulle pareti laterali sono collocati sei cori in legno intagliato, destinati alle monache di clausura fino al 1866. L’altare maggiore è del 1735 con la pala della “Gloria di Santa Chiara” di Sebastiano Conca; il primo altare lungo il fianco destro è ornato da una tela della Natività, e quelli successivi contengono i dipinti di San Francesco d’Assisi, con la tomba della beata Floresenda, lo Sposalizio della Vergine di Alessandro Salini e il dipinto di Sant’Antonio abate. Dalla gradinata della piazza Garibaldi del 1714, attraverso un ampio portale settecentesco, si accede al cortile conventuale dove si affacciano la chiesa e due portali di ingresso al parlatoio. In corrispondenza dell’ingresso c’era la ruota per i neonati orfani da accudire; originalmente il convento aveva una pianta ad L, poi trasformata in forma quadrata, con il porticato del 1518 che circonda i lati settentrionali del chiostro, Il parlatoio è del 1623, e presso una sala rimasta nell’aspetto medievale, si trovano preziosi affreschi medievali della vita di San Francesco. Palazzo della Pretura sorge lungo il Corso Ovidio, nei pressi del complesso di San Francesco. Fu ultimato nel 1490 per volere di Polidoro Tiberti da Cesena, capitano di Sulmona. Era sede del governatore della città, Giovanna d'Aragona sembra che finanziò in gran parte l'opera di costruzione. Il palazzo tuttavia si presenta nella ricostruzione quasi totale del 1863, ultimato nel 1914. Lo schema compositivo dell'edificio e alcuni particolari sono noti grazie ad Augusto Campana, che realizzò un disegno: l'ingresso principale era situato in prossimità della chiesa di San Francesco della Scarpa, sull'attuale via Mazara, mentre il prospetto laterale si affacciava su Corso Ovidio, in alto aveva un grande stemma della città con l'abbreviazione dei versi S.M.P.E. su uno scudo sannitico. Al livello superiore si trovavano eleganti bifore gotiche. Attualmente si presenta in forme neoclassiche, con il portale principale in bugnato che ricalca lo stile manierista. Fonte Sant'Agata di origini medievali, è stata ricostruita nel XVI secolo dalle maestranze lombarde, decorata con lo stemma cittadino e di quello della famiglia Lannoy, i principi di Sulmona dagli anni '20 del '500. La vasca in pietra è decorata dal bassorilievo con i due stemmi ai lati estremi, affiancati da due formelle a motivi floreali di stampo romanico. Sotto di questi ci sono tre mascheroni dalle forme umane e faunistiche che dalla bocca mostrano le cannelle. Porta Pacentrana detta anche "Porta Orientis", sistemata nel 1376, è posta nel lato orientale dove si giunge da Pacentro. La facciata esterna intonacata è dipinta con un motivo a cubi prospettici sui toni del color mattone su fondo bianco, disposti a spina di pesce. L'arco a sesto acuto s'imposta su semplici cornici modanate. I piedritti di sostegno, soprattutto quello di sinistra, non sembrano accordarsi con le cornici d'imposta, poiché la porta subì rimaneggiamenti. Al di sopra della chiave dell'arco c'è uno scudo araldico in pietra scalpellato, difficilmente leggibile. Ai lati si trovano tratti della cinta muraria. Porta Saccoccia la porta si apre lungo il tratto orientale della seconda cinta muraria, che tra la fine del Duecento e del Trecento estese il perimetro dell'abitato. Nel 1755 fu apposto uno stemma sulla porta, aperta dopo il terremoto del 1706. La porta però è già esistente come entrata secondaria nel Medioevo; il nomignolo Saccoccia risale al XVI secolo, quando la zona del rione era dominata dalla famiglia.La porta consta di un arco a sesto ribassato, sostenuto da piedritti, in blocchi squadrati di pietra. Il piedritto di destra è fortemente smussato, riparato da cemento. All'interno dell'arco dall'alto restano i supporti di legno dei cardini, e presenta un aspetto settecentesco. Lo stemma di una pecora reca la data 1755 con il nome di Pietro Antonio Pecorillo. Chiesa di San Rocco o del Sedile Si affaccia su Piazza Garibaldi; era precedentemente intitolata a San Sebastiano, e poi cambiò il nome per la forte venerazione verso San Rocco, che dilagò in Abruzzo dopo la pestilenza del Seicento. La chiesa venne donata nel 1484 alla regina Giovanna II di Napoli, Principessa di Sulmona, come attesta lo stemma aragonese sulla facciata. L'insolita tipologia a pianta quadrata con ampie arcate su tre lati fa pensare all'uso della chiesa come zona di benedizione dei cavalieri della Giostra. Altri studiosi pensano che la chiesa fosse il Sedile popolare nel XV secolo, dove si riuniva la rappresentanza popolare dei tre sindaci della città. La chiesa fu danneggiata nel 1706 dal terremoto, e ricostruita.La facciata presenta un coronamento curvilineo, convesso al centro, con decorazioni laterali a lanterna; sull'apice centrale si trova un piccolo campanile barocco a vela, con lesene scanalate e archetti a tutto sesto. Il vano interno è a navata unica con una calotta circolare decorata a cassettoni. Si conserva la statua di San Rocco, con lo stile napoletano. Piazza Garibaldi Si tratta di una delle piazze più grandi d'Italia, realizzata nel Medioevo come la piazza del mercato cittadino. Fino ad oggi ha mantenuto la sua struttura originaria, malgrado le trasformazioni civili dopo il 1706; nel 1882 con la delibera comunale il nome di Piazza del Mercato o Piazza Maggiore fu sostituito con l'intitolazione a Giuseppe Garibaldi. Abbraccia gran parte del centro storico, unendo due rioni storici; a nord ovest è parzialmente attraversata dall'acquedotto medievale, dove si affaccia il portale gotico della chiesa di San Francesco; a sud ovest vi si affaccia il complesso di Santa Chiara con diversi palazzi civili, est vi si affaccia la chiesa di san Filippo Neri, mentre a nord est vi si trova la chiesetta di San Rocco.La piazza nel passato, oltre alla funzione di mercato, era il luogo della nota Giostra cavalleresca, oltre alla ricorrenza della Madonna che Scappa il giorno di Pasqua, tuttora presenti nelle manifestazioni cittadine rievocative. Palazzo Anelli Si trova in Piazza Garibaldi, ricostruito dopo il 1706. Nel 1844 il palazzo, nominato Zampichelli, divenne proprietà di Luigi Anelli-La Rocca. La struttura ha imponente facciata articolata su tre livelli principali: il piano terra con le botteghe con portali di pietra a sesto ribassato e finestre quadrotte; il piano nobile fasciato di sotto da cornici marcapiano e marcadavanzale, sulle quali poggiano le finestre a timpano mistilineo; il secondo piano dove si alternano finestre a timpano curvilineo, spezzato con volute. La facciata si conclude con l'alto cornicione di pietra su mensole; lo spigolo orientale che immette su via Margherita, è sottolineato dal possente cantonale in pietra che si alleggerisce verso l'alto, seguendo il passo delle cornici marcapiano del prospetto sulla piazza. Il portale è ad arco con voluta in chiave, inquadrato da un ordine di paraste tuscaniche che sorreggono l'architrave sormontato da un fastigio barocco con volute a conghilione. Palazzo Alicandri-Ciufelli in via Marselli, appartenuto alla fine del XVII secolo alla famiglia Zavatta di Pacentro, e da questi fu rifatto dopo il 1706 nelle forme attuali. Passò alla famiglia Granata, e venne acquistato nel 1819 dal sacerdote Nicola Ciufelli, che lo lasciò in eredità alla nipote Rosa Maria Ciufelli, sposatasi nel 1811 con Carlo Antonio Alicandri, assumendone il cognome per i figli. Uno stemma di alleanza matrimoniale delle due casate in pietra orna il balcone sovrastante del portale d'ingresso, sul fronte prospiciente piazza Garibaldi. Alla fine del Settecento la statua della Madonna che scappa il giorno di Pasqua era custodita nella cappella di palazzo, e veniva trasportata da lì nella chiesa di San Filippo Neri da dove usciva per la sua corsa. La facciata del palazzo è intonacata ad eccezione dei cantonali in pietra, articolata su tre livelli che si caratterizzano per la diversa dalla tipologia delle aperture dell'apparato. Al piano terra il portale maggiore ad arco incorniciato da lesene ioniche arricchite da specchiature, e ribattute lateralmente con motivo ad orecchioni di gusto tardobarocco; dall'ordinanza architettonica e dalla chiave di volta dell'arco d'accesso si dipartono mensole di sostegno del sovrastante balcone, poi finestre quadrotte alternate ai portali architravati scandiscono il piano terra. Gli affacci del piano nobile, caratterizzati da balconi e finestre, sono accomunati dall'elegante motivo di mostre modanate in pietra e dal timpano mistilineo con il motivo a conchiglia. La finestra centrale, sopra il portale, accoglie lo scudo ottocentesco della famiglia Alicandri-Ciufelli, troncato semipartito nel primo all'aquila al volo spiegato, nel secondo all'angioletto seduto che suona lo zufolo, nel terzo all'albero, con riferimento ai cognomi delle due famiglie. Borgo Santa Maria della Tomba Include la zona di Piazza Plebiscito con la chiesa di Santa Maria, via del Tempio, via Capitolina, la Circonvallazione Occidentale, via Panfilo Serafini e la parte del Corso Ovidio fino a Porta Napoli. Ovviamente il suo nome proviene dalla chiesa principale, affacciata su Piazza Plebiscito; ha vinto il Palio della Cordesca nel 2013, il Palio della Giostra nel 2007-2014. I colori sono l'oro, argento e verde, il blasone è d'oro al giglio di verde, calzato e ritondato del secondo. Lo scudo è sagomato e timbrato da elmo d'acciaio a becco di passero, posto di tre quarti a destra e ornato di cerchie e coppia di svolazzi di verde foderato d'oro. Il cimitero: grifone nascente d'oro, armato e lampassato di rosso, il motto: assunta est Maria. Chiesa di Santa Maria della Tomba: Secondo la tradizione la chiesa fu eretta sopra un tempio romano, e secondo leggende sulla dimora di Publio Ovidio Nasone; il nome deriverebbe dall'esistenza di un'antica costruzione, un sepolcro ovviamente, che si trova lungo la navata centrale, poi demolita nel XVII secolo. La chiesa risale al XIII secolo, costruita assieme a Borgo Sant'Agata, successivamente "Santa Maria della Tomba", nei pressi del corso Ovidio, nell'area destinata al mercato e alle fiere. Nel XIV secolo la chiesa è stata notevolmente arricchita dal portale ogivale, dall'elegante rosone, spogliata dello stile medievale dagli ammodernamento del 1619, e ricostruita, rispettando abbastanza fedelmente le forme originali dopo il terremoto del 1706; meno l'abside, completamente distrutta, assieme al campanile turrito. La facciata del tipo romanico abruzzese a coronamento orizzontale, è suddivisa in due ordini da cornice marcapiano finemente lavorata. Il portale ogivale e strombato, è simile per forma a quelli delle altre chiese cittadine, come San Panfilo e San Francesco, realizzato da un certo Jacopo nel 1441 insieme a Nicola Salvitti. Il suo profilo è definito da una coppia di colonne ottagonali esterne, e dall'alternanza di pilastrini e colonnine lisce poggianti su un basamento in pietra e culminanti in delicati capitelli con foglie d'acanto, su cui poggia l'archivolto costituito da cornici a tortiglione e modanature con fiorellini a diamante. Al centro dell'architrave un agnello crucifero in bassorilievo, mentre nella lunetta restano tracce di affresco dell'Incoronazione. Il rosone centrale, impostato su cerchi concentrici, è del XV secolo, abbellito da una raggiera. L'interno è a tre navate, con arcate ogivali su pilastri ottagonali, ripristinati nella forma gotica intorno al 1970. Porta Napoli Conclude la passeggiata del Corso Ovidio verso sud. Eretta nei primi anni del XIV secolo come Porta Nova, ha conservato intatta la sua struttura a pianta rettangolare, anche se con il terremoto del 1706 ha perso le merlature della sommità. La decorazione del fronte si articola in bugnato rustico marcato in basso, e attenuato verso l'alto; negli ultimi cinque fianchi compaiono rosoncini centrali, che si appiattiscono perché sotto la cornice marcapiano al bugnato fanno comparsa conci più regolari. In asse con la porta si apre una finestra in origine bifora, con motivi simili ai piccoli rosoni; vi sono rilievi con una scena di caccia a sinistra, e di sacrificio a destra: fungono da mensole per i piedritti da cui si eleva l'arco a sesto acuto.A fianco c'è il finestrone centrale gotico con sotto degli stemmi angioini; la decorazione è completata da capitelli scolpiti e leoncini provenienti da altri monumenti scomparsi, posti all'estremità della cornice.Nella facciata che volge sul corso c'è un'icona della Madonna col Bambino, recuperata da una chiesa distrutta, risalente al 1338, inquadrata in un arco con cornice a motivi vegetali e animali, nonché umani. Sotto la cornice è inserito l'Agnus Dei. Chiesa di Santa Lucia delle Benedettine In passato si riteneva che la chiesa col convento facesse parte di un complesso delle Suore Benedettine, e che a causa delle lotte tra le famiglie sulmonesi Merlino e Quatrario, venisse chiuso nel 1406 e passasse ai Celestini fino al 1656. Il complesso che si trova su via della Cona, traversa del Corso Ovidio verso Porta Napoli, fu fondato tra il 1200 e il 1300, documentato nel 1375 nel catasto cittadino. Nel 383 risulta appartenente all'Ordine dei Celestini. Il monastero fu abbandonato nel Settecento, dopo il terremoto del 1706, ed era usato solo in occasione per la messa di Santa Lucia, come dimostrato nel documento del 1742. Nel 1807 il convento fu soppresso.La semplice facciata a coronamento orizzontale e muratura in pietrame, presenta un portale in pietra con cornice modanata, sormontato da un piccolo scudo di pietra con le lettere N.G.V.M. (Natività della Gloriosa Vergine Maria). A sottolineare l'asse mediano della facciata è una finestra rettangolare con vetrata dipinta; lungo la parete verso il corso Ovidio c'è un portale murato di stampo romanico, con lunetta a tutto sesto, e in alto un bassorilievo dell'Albero della Vita con Adamo ed Eva, sormontati a loro volta da due figure animali: due pellicani con l'Agnus Dei.L'interno è a navata unica con soffitto a capriate lignee, arricchito da dipinti del XVIII secolo, e statue: Sant'Antonio e Santa Lucia nella nicchia. Borgo San Panfilo Include tutta la parte settentrionale del centro storico da via di Porta Romana, Piazzale Carlo Tresca, la Circonvallazione Orientale, via Matteotti e via Roosevelt. All'interno si trova la Cattedrale di San Panfilo, posta dietro la villa comunale. Il tutto era circondato da una cinta muraria poi demolita, che presso la cattedrale includeva Porta San Panfilo, e all'ingresso del corso la Porta Sant'Agostino, demolita dopo il 1706. Fuori le mura si trovavano anche due chiese, oggi scomparse, dedicata a Sant'Andrea extra moenia e a Sant'Agata. Ha vinto il Palio della Cordesca nel 2015, il Palio della Giostra nel 1997-2017. I colori: oro, rosso porpora e argento, il blasone: d'oro alla losanga di rosso porpora confinante ai quattro bordi dello scudo, caricata della conchiglia di San Giacomo, d'oro. Scudo è timbrato da elmo d'acciaio a visiera chiusa, di pieno profilo a destra e ornato di cercine e coppia di svolazzi d'oro, foderati di rosso porpora. Il cimiero: una testa di cigno strappata al naturale, tenente il becco nero e una conchiglia d'oro. Il motto: salus mea Pamhpilus est. Cattedrale di San Panfilo Chiesa cattedrale della città di Sulmona e della Diocesi di Sulmona-Valva, la cui costruzione risale all'anno 1075, sopra un tempio cristiano preesistente. L'intervento fu voluto dal vescovo Trasmondo, terminato nel 1119 da Gualtiero. Si presenta oggi come il risultato di una serie di stratificazioni architettoniche sovrappostesi nei secoli a partire dall'originaria edificazione (secondo la tradizione) su un tempio di età romana. In origine dedicata a Santa Maria, subì una serie di trasformazioni già nel XII secolo e in tale epoca fu dedicata al santo patrono di Sulmona, San Panfilo appunto. Colpita e gravemente danneggiata in seguito al terremoto del 1706, fu ricostruita con forme barocche, in parte ancor oggi visibili, nonostante i recenti restauri. Ha il rango di basilica minore. Di originale resta la facciata dal punto di vista esterno, in stile gotico, incentrata sul portale di Nicola Salvitti, con lunetta affrescata trecentesca, incorniciato in un arco a tutto sesto, affiancato da colonne con guglie che contengono le statue di San Panfilo e San Pelino. L'interno barocco a tre navate possiede all'ingresso due sarcofagi, uno dei quali del vescovo Bartolomeo de Petrinis. L'altare è rialzato con una rampa di scale, che portano da un lato verso la sacrestia, dall'altro conducono alla cripta gotica con il sarcofago del vescovo. Monumento a Carlo Tresca Si trova nel piazzale davanti alla villa comunale e al corso Ovidio, dedicato all'anarchico antifascista sulmonese, assassinato nel 1943. Il grande cippo in marmo ha pianta quadrangolare, la cui linearità è spezzata da una cornice marcapiano verso la cima. Su ogni lato ci sono delle corone d'alloro in bronzo, mentre sul lato principale è rappresentato un bassorilievo bronzeo di un uomo giacente, con accanto la dea Vittoria. Il monumento infatti è stato costruito anche per celebrare i caduti sulmonesi nella prima guerra mondiale, per cui era stato costruito dopo il 1918, durante il periodo fascista, con forme classiche. Villa comunale L'intera area era usata come zona di mercato nel Medioevo, fino al XIX secolo, assente da abitazioni. Con la delibera comunale del 4 maggio 1867 si attuò il progetto della costruzione di un'area di svago e passeggio; l'area fu livellata, bonificata, abbellita con fontane, piante da giardino e la costruzione di un'orchestra per i concerti pubblici della banda. Specialmente, prima della rimozione di essa, l'orchestra si esibiva durante la festa del patrono San Panfilo. Nel primo '900 l'area divenne uno dei punti nevralgici della vita sociale sulmonese, e nei pressi vi fu costruito lo stadio Pallozzi. Nel dopoguerra l'area fu circondata da palazzine costruite durante il boom economico, senza che però ne venisse alterata l'armonia.Il giardino è stato realizzato da Luigi Rovelli, avente una forma geometrica rettangolare allungata, che si sviluppa per 800 metri, dal piazzale Tresca fino alla Cattedrale. In posizione simmetrica al suo interno si trovano due fontane peschiere circolari con la colonna centrale in tufo. Torre cilindrica Si trova lungo la circonvallazione orientale, svoltando a destra dal corso Ovidio, oppure raggiungibile lungo via della Rocca. Sarebbe il torrione dell'antico castello medievale, successivamente distrutto e riadattato ad abitazioni civili dopo il terremoto del 1706. Abbraccia un'ampia parte delle mura medievali, in parte demolite nel secondo '800, ed ha la forma cilindrica, con base a scarpa. La sommità ha una copertura conica schiacciata, e lungo il corpo si aprono alcune bucature come finestre. Attualmente ospita un rinomato Bed and Breakfast. Porta Romana Accessibile da una via a destra, entrando nel corso Ovidio, oppure dalla circonvallazione Occidentale, la porta è nota anche come "Pinciara", perché portava al sobborgo medievale con le fabbriche di embrici. La prima citazione nel catasto è del 1376, successivamente venne chiamata Porta San Matteo, perché vicino ai ruderi dell'omonima chiesa fuori le mura. Il restauro definitivo ancora oggi visibile è del 1429, come attesta l'iscrizione, dove si trova uno scudo con l'iniziale M. Probabilmente si tratta di Meo de Buzu, cittadino vissuto in quell'epoca, che la fece restaurare.La porta è l'unica ad avere un arco a tutto sesto, e fa parte della prima cinta muraria trecentesca; l'arco è sostenuto da robusti pilastri che si concludono verso l'imposta con una cornice modanata che fascia i due prospetti, interrompendosi in corrispondenza della chiusura a saracinesca. Il danno probabilmente è dovuto al terremoto del 1706. Sul parametro murario, oltre all'epigrafe del restauro, è presente il motto sulmonese S.M.P.E. Palazzo Vescovile Il palazzo si trova accanto alla villa comunale, lungo viale Roosevelt, ricostruito completamente dopo il 1706 come voluto dal vescovo Bonaventura Martinelli. Il vecchio episcopio era adiacente alla Cattedrale, ma nel progetto fu spostata la collocazione di poche centinaia di metri. Con le somme elargite da papa Clemente XI il progetto doveva essere di imponenti proporzioni, ma non venne realizzato secondo il disegno originale. Il palazzo fu ricostruito nel 1715, comprendente sede vescovile, seminario e piccola chiesa della Concezione. Il palazzo venne saccheggiato nel 1799 per l'acquartieramento delle truppe francesi, e danneggiato non in maniera grave coi terremoti del 1915 e del 1933.La facciata è impostata su due livelli sovrapposti, divisi da un'alta fascia modanata, e si conclude con un sottotetto con aperture ellittiche. L'asse mediano è rimarcato dalla successione verticale portale-balcone-orologio civico; le mensole sono arricciate a rocchetto, e sorreggono la balconata centrale sopra il portale. Il coronamento è in pietra a volute, cartiglio centrale e stemma apicale; il cartiglio reca un'iscrizione dipinta riguardante l'erezione del palazzo, iniziato a costruire dal 1709, per volere del Martinelli. Dalla zona centrale si dipartono al piano terra i semplici ingressi dei locali commerciali, e dal piano nobile coppie di finestre rettangolari impreziosite da sottodavanzali con ordine a fascia. Accanto all'edificio, sulla destra, c'è la barocca chiesa della Concezione. Stadio Francesco Pallozzi Costruito nel 1930 accanto al Duomo lungo viale Matteotti, ha forma ellittica, e di ornamentale conserva delle inferriate rappresentanti dei giocatori di calcio con un fisico tondeggiante e sviluppato, seguendo i canoni dell'arte littoria. Prima della guerra l'ingresso era decorato anche da robusti fasci. Palazzo Capograssi Si trova in via Papa Innocenzo VII, costruito nel 1319 quando la famiglia Capograssi si trasferì a Sulmona. Confine con il rione Sestiere Porta Iapasseri. Il palazzo fu ristrutturato nel XV secolo, inglobando parte del Palazzo Meliorati, e probabilmente vi nacque Cosmato di Gentile nel 1336, che diventerà papa Innocenzo VII. Le insegne araldiche dei Meliorati (uno scudo dalla banda caricata da stella caduta accompagnata da due cotisse e chiavi di San Pietro decussate) sono scolpite sull'architrave dell'ultimo balcone di sinistra, insieme all'iscrizione in cui si menziona, oltre al nome del pontefice, quello del nipote Ludovico Meliorati II, che possedette il palazzo nel 1470.La parte più antica del palazzo risale al 1574, anno della ristrutturazione di Dionisio Capograssi; ha caratteri a salienti, con davanzali poggianti su mensole modanate e il portale, che conserva le affinità di quelli durazzeschi quattrocenteschi. L'impaginato fa uso di specchiature, vicine al gusto classico cinquecentesco. Altra particolarità sono gli stemmi: scudo troncato nel I (azzurro) del grifo (d'oro), uscente dalla partizione; nel II (d'argento) alle tre bande (di rosso). Sestiere Porta Manaresca Prende il nome dalla scomparsa porta posta tra via Federico II e Largo Mercatello (la stessa porta prenderebbe il nome dal conte Manero, fiscale del rione e Conte di Valva), situata alla sommità di via Marselli (Costa dei Sardi), delimitato dal vico del Vecchio, dalla via nuova Federico II, la Circonvallazione Orientale, via Pansa, via Antonio De Nino e Corso Ovidio. Si tratta di uno dei quartiere più grandi della città. Ha vinto il Palio della Cordesca negli anni 2003-2004-2006-2011-2018, il Palio della Giostra negli anni 1995-2001-2009-2011-2013-2015-2016-2023. I colori: azzurro, rosso e oro, il blasone è trinciato, nel I d'azzurro al grappolo d'uva d'oro, nel II di rosso pieno; lo scudo timbrato da elmo d'acciaio a becco di passero, posto di tre quarti a destra, ornato di cercine e coppia di svolazzi di rosso d'azzurro. Il cimiero: un leocorno nascente d'oro, il motto: primus inter pares. I monumenti sono: Palazzo Giovanni Dalle Palle si trova lungo il corso, con un lato rivolte in Piazza XX Settembre, fatto erigere nel 1484 dal veneziano Giovanni Dalle Palle. In origine l'ingresso principale era verso la piazza XX Settembre, ma modifiche ci furono dopo il 1706. Il portale antico fu ricollocato al centro della nuova facciata come ingresso principale, ed è sormontato dalla nicchia con San Giorgio a cavallo. Il portale gemello a sesto ribassato risale al Settecento, con profilo a chiglia, fiancheggiato da colonne ioniche su basamento, e trattato con bugnato rustico che si insinua fin sul fusto delle colonne. Il fornice d'ingresso reca al centro uno scudo, con le insegne delle famiglia Trasmondi Sala, sormontato dall'elegante balaustra del davanzale del piano nobile. Su questo prospetto si apriva un portico sostituito da tre arcate. Sui piloni di sostegno erano collocate delle statue su mensole, una delle quali rappresentante una sirena con due delfini. Le uniche strutture superiori, risalenti al tardo Quattrocento, sono le eleganti finestre bifore ingentilite da esili colonnine centrali, e la finestra del balcone centrale. Statua di Ovidio Si trova in Piazza XX Settembre, e fu voluta sin dal 1857 per celebrare il poeta sulmonese. Il progetto però si trascinò per vari anni fino all'inaugurazione il 20 aprile 1925. Il monumento è stato realizzato dal romano Ettore Ferrari, e mostra un pilastro in marmo con delle sculture bronzee in rilievo, la dedica al poeta a dei versi latini dedicati alla città. Sopra il piedistallo sta la statua in forme classiche in bronzo, rappresentante il poeta pensoso, con un libro stretto nella mano sinistra, poggiata sotto il gomito della destra con cui sorregge la guancia, nell'atto di meditare. Palazzo Sardi situato lungo via Marselli, ha origini cinquecentesche, e fu la dimora della famiglia Sardi, dopo che i membri si trasferirono dalla casetta medievale di Giovanni Sardi. Nel XVII secolo fu acquistato dai Sanità, e il palazzo fu assai ampliato, e ristrutturato dopo il 1706. L'ingresso principale è in Largo Angeloni, il fronte posteriore domina il lato nord della Piazza Garibaldi, da Largo Mercatello, annesso ad altre case. Svuotato della ricca biblioteca e degli arredi, il palazzo è stato acquistato negli anni '80 per diventare il Museo di Storia Naturale della Valle Peligna. La dimora si articola su tre piani nel prospetto principale e quattro nelle facciate rivolte verso Piazza Garibaldi ed est lungo via Marselli, a causa del dislivello del colle di ben 5 metri tra via Angeloni e quella dell'invaso della piazza. L'atrio coperto da una volta a botte lunettata, introduce a una piccola corte centrale, pertinente all'impianto rinascimentale che aveva un loggiato (tamponato) con finestre rettangolari ad arco; all'interno della corte si trova un pozzo con lo stemma dell'unione matrimoniale di Giulio Sardi e Maddalena Colli Aldana (XVI secolo). Della parte rinascimentale del palazzo in Largo Angeloni rimane la parte di base con le quadrotte e il portale in bugnato liscio con mensole che sorreggono il balcone superiore e lo stemma araldico ovale, collocato sulla chiave di volta, con la testa di satiro, e le finestre del piano nobile a coronamento orizzontale. Alla fase successiva appartengono le aperture del secondo livello, nel cantonale d'angolo su via Marselli è riconoscibile l'imposta dell'arco di Porta Manaresca. I lavori settecenteschi hanno costruito un fronte meridionale verso la piazza, un contrafforte in pietra, modificando le finestre, aggiungendo i balconi alle finestre cinquecentesche. Palazzo Corvi si affaccia su via Roma, via dell'Arco e vicolo del Vecchio. Il palazzo è contraddistinto da cinque parti: la prima cinquecentesca su vicolo del Vecchio, la seconda sullo stesso asse, ma più tarda del XVIII secolo, la terza più bassa ricostruita nel XIX secolo, la quarta costituita dall'edificio ottocentesco prospettante sul corso Ovidio e via Roma. Il nucleo primitivo fu costruito nel XVI secolo, si estendeva sino a corso Ovidio, ha un aspetto proto-manierista, come evidenzia il portale d'ingresso simile a quello dei Palazzi Sardi e Molina: presenta una lavorazione a bugnato liscio che ricorda i palazzi romani, soprattutto il Farnese. Il bugnato è usato anche nelle finestre, si passa dalla quadrotta al pianterreno per passare alla finestra del primo piano con ordine rustico, invasa da bugnato, per giungere poi al secondo piano dove il bugnato è relegato in forme di aggetti minori. Altri elementi manieristi sono i timpani spezzati e le mensole inginocchiate che sorreggono le finestre. Il secondo corpo di fabbrica su vicolo del Vecchio è del XVIII secolo, articolato su tre piani: il portale principale sulla sinistra immette nel cortile rettangolare da cui si accede sul fianco destro, allo scalone a doppia rampa che conduce al piano nobile. Il linguaggio architettonico è caratterizzato da una compostezza classica, con decorazioni a motivi floreali. Il palazzo doveva essere assai monumentale, ma rimase incompiuto nel progetto di quattro androni, di cui due esistenti aperti su via Roma e corso Ovidio. Il cortile interno è più elaborato con un ordine di paraste tuscaniche ioniche, a cui fanno contrapposizione le intelaiature orizzontali della trabeazione e delle cornici marca-davanzale, poste a fasciare l'intero spazio. Gli angoli sono smussati, la decorazione dei capitelli ricorda le opere di Francesco Borromini (il complesso di San Filippo Neri di Roma). I piani superiori sono stati recuperati negli anni '90, riportando la decorazione fastosa settecentesca costituita da stucchi, dipinti e dorature. La sala s'ingresso rettangolare ha una volta a padiglione con fregio centrale, e su ciascuna parete coppie di medaglioni ovali con riquadro incorniciato con scene allegoriche e paesaggi idilliaci e architetture classicheggianti. Il secondo ingresso di pietra porta a una sala minore con una cornice centrale dorata a foglie d'oro zecchino, che racchiude frammenti di dipinti a carattere mitologico. A sinistra c'è la cappella privata con l'altare in pietra con il dipinto del Cristo porta croce, sulla destra la Madonna. Il salone grande ha un dipinto sulla volta a padiglione ritraente un paesaggio campestre con laghetto, attorniato nella volta da motivi fitomorfi e vegetali a stucco. Vi si trova una lapide romana del III secolo rinvenuta nel 1777 presso Corfinio, con iscrizione onorifica riguardo al municipium. L'ultima stanza è la Sala dell'Aurora per la pittura a tempera al centro della volta, che rappresenta la dea Aurora su un carro dorato trainato da cavalli. Palazzo Colombini - Chiesa di San Tommaso Risale al XVI secolo posto lungo via Roma, anche se la struttura attuale è settecentesca, con interventi del dopoguerra. Originalmente eretto nel XVI secolo, fu rifatto dopo il 1706, l'antichità si vede dagli archi "durazzeschi" del basamento, e nei locali sotterranei posti in via dell'Arco. Altri stemmi quattrocenteschi si vedono sul pilastrino di destra dell'arco, all'inizio della gradinata dell'attiguo palazzo, che sostituiva l'ala più recente, danneggiata dal sisma. Si tratta di uno stemma d'alleanza matrimoniale, tra i Colombini e i De Capite. L'ex chiesetta di San Tommaso mostra la facciata semplice, con il portale gotico del XIII secolo, murato, ad arco a tutto sesto. Palazzo Grilli De Capite Il palazzo dopo il 1706 fu acquistato e ristrutturato dalla famiglia Grilli di Pescocostanzo, che lo possedette fino al 1887, quando passò ai De Capite. Gli stemmi in pietra posti sul portale sono delle copie degli originali, nel restauro del 2006; il palazzo rappresenta uno dei maggiori esempi del barocco civile sulmonese: gli episodi di maggior rilievo sono situati in corrispondenza dei due sistemi portale-finestra; il tono decorativo e chiaroscurale si riduce i corrispondenza dei settori intermedi (portali minori-sopraluce-finestra), per poi rinvigorirsi e marcare le estremità del prospetto con il motivo portale minore-sopraluce-balcone minore. Tutti gli elementi architettonici concorrono al ritmo del prospetto con forme e soluzioni decorative diverse, sempre più complesse a partire dalle finestre quadrate con conchiglia sopraluce, per passare alle finestre con stipiti a terminazione piana, e fastigio centrale con conchiglia, alle porte finestre dei balconi minori e a quelle dei balconi maggiori con terminazione a profilo curvilineo, per giungere alla fine ai portali di accesso inquadrati da lesene ribattute, e sormontate da volute che inquadrano il fastigio barocco. Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria Attaccata al teatro Maria Caniglia, risale al XIV secolo. Costruita nel 1325 con il convento domenicano per le educante donne, fu restaurata nel XV secolo dal barone Pietro Giovanni Corvi. Questo apparato rinascimentale fu distrutto nel 1706, e la chiesa ricostruita in forme barocche attuali. Mentre l'esterno presenta un classico impianto con la facciata ornata da paraste e un portale a timpano curvilineo spezzato, l'interno è più ricco: scandito da una sola navata, ha una pianta rettangolare leggermente ellissoidale, e composto ulteriormente da lineamenti cruciformi, presso cui il centro si alternano due grandi cappelle laterali. Questo originale impianto è dell'architetto Ferdinando Fuga, che lavorò anche per gli stucchi e i pennacchi decorativi, con finti marmi. Al centro realizzò la cupola ellittica. Tra le tele settecentesche ci sono la "Gloria di Santa Caterina" e le "Virtù Cardinali", insieme ai simboli degli Evangelisti presso la cupola, opera di Giambattista Gamba. Casa medievale di Giovanni Sardi Da non confondere con il palazzo, si trova nel vico dei Sardi. Il piccolo edificio medievale appartenne ai Sardi della Sardegna, ristrutturato da Giovanni nel 1477, come attesta l'insegna sull'architrave della finestra. Il prospetto frontale in pietra faccia vista presenta un portale durazzesco, molto frequente nell'architettura locale nel Medioevo; il pilastro centrale ottagono reca le stesse modanature della cornice, e le quattro luci sono arricchite ciascuna da una coppia di mensole angolari a voluta. In alto si trova un'ampia finestra guelfa leggermente fuori dall'asse rispetto al portale, con motivi decorativi tardogotici e rinascimentali. L'interno è strutturato attorno a una piccola corte centrale a pianta trapezoidale, con pavimentazione in selci, di cui tramite una breve scalinata con parapetto e corrimano, si sale al piano superiore; un appartamento in particolare è decorato da un loggiato coperto da una tettoia in legno, costituito da arcate impostate su quattro colonne angolai a ottagono. Acquedotto Svevo e Fontana del Vecchio Secondo alcune fonti, all'epoca romana esisteva già un acquedotto; quello attuale fu ostruito nel XIII secolo da Manfredi di Svevia, che lo inaugurò nel 1256, per creare un canale nel centro per il trasporto acquifero del fiume Gizio. L'acquedotto fu ridimensionato nel XVII secolo, tagliato dopo il terremoto del 1706 per la costruzione di abitazioni, e ripristinato dopo la seconda guerra mondiale, tanto che le abitazioni avevano occupato gran parte della struttura, da lasciarne in vista solo tre archi. Il 3 giugno 1979 si verificò un incidente mortale per un autobus di tifosi aquilani in trasferita per Cassino. L'autobus rimase incastrato in uno degli archi, e alcuni ragazzi che si erano sporti dal finestrino rimasero uccisi all'istante. L'acquedotto si trova nella parte occidentale di Piazza Garibaldi, delimitandone il confine con il corso Ovidio; è composto da tre tronchi: il primo lungo 76 metri con 15 archi gotici, il secondo 24 metri con 5 archi, e l'ultimo pezzo che ha un solo arco a tutto sesto lungo 4,92 metri. Il dislivello complessivo tra il primo e l'ultimo punto dell'acquedotto è di 106 metri di lunghezza, per un totale di 10 metri di dislivello.La Fontana del vecchio è collegata all'ultimo troncone dell'acquedotto, che si collega al corso Ovidio. Fu realizzata nel 1474 da Polidoro Tiberti da Cesena. Nel 1901 la vasca quadrangolare originale fu sostituita da un sarcofago ellittico, quello attuale. La struttura si conserva perfettamente, con molte decorazioni presso la parte superiore o trabeazione: due putti angelici sorreggono lo stemma sulmonese con la scritta S.M.P.E., dai versi di Ovidio. Il nome proviene dal mascherone centrale a forma di fauno, o vecchio, affiancato lateralmente da due tondi a motivi floreali. Sestiere Porta Iapasseri Comunemente conosciuto come Porta Japasseri, in latino Joannes Passarum dal nome di Giovanni de Passeri, coltore fiscale, è posto all'angolo sud-orientale del primitivo abitato tra la Circonvallazione Orientale, Ponte nuovo Capograssi che si collega a via De Nino, via Pansa, via De Nino, Corso Ovidio e Piazzale Carlo Tresca. La porzione quadrangolare del sestiere è delimitata da via De Nino, via Gramsci, che comincia dal sagrato della chiesa di San Domenico, arrivando sino a via Panfilo Scudieri, confluendo con via Papa Innocenzo VII; altre vie d'importanza che delimitano il quartiere all'interno sono via Iapasseri, via Morrone, via Pastore. Il sestiere ha vinto il Palio della Cordesca nel 2014, il palio dell Giostra cavalleresca nel 1998, 2002 e 2018. I colori dello stemma sono nero, rosso e argento; il blasone è troncato, inchiavato, nel primo di nero al triplo arco d'argento, il mediano più alto, nel secondo di rosso pieno. Lo scudo da torneo ha tacca a destra, timbrato da elmo d'acciaio e becco di passero, di tre quarti a destra, ornato di cerchie e coppia di svolazzi, a destra di rosso foderati d'argento, a sinistra di nero foderati d'arfento. Il cimiero ha un'aquila, il motto è: "per aspera ad astra". Teatro "Maria Caniglia" Sul viale De Nino, è uno dei teatri d'opera rappresentativi dell'Abruzzo. L'avancorpo d'ingresso richiama lo stile neoclassico; il prospetto principale presenta semicolonne doriche, che inquadrano cinque arcate a tutto sesto, che sostengono una trabeazione con fregio costituito dall'alternanza di metope e triglifi. La parte superiore della facciata, dove si aprono finestre con timpano triangolare, è conclusa da un classico frontone; all'interno una ricca decorazione a stucco contraddistingue vestibolo e fumoir; ad impreziosire la sala sono i piccoli lampadari in cristallo di Boemia. I posti a sede sono 700, distribuiti tra l'ampia platea, con orma a ferro di cavallo, su 65 palchi, separati da archi ribassati ripartiti in 4 ordini, un anfiteatro e il loggione. Chiesa conventuale di San Domenico La chiesa si trova lungo il viale De Nino, incrocio con via Gramsci, costruita nel 1280 insieme al convento per volere di Carlo I d'Angiò, ed inizialmente dedicata a San Nicola di Bari. Il convento era situato a pochi passi dalla scomparsa Porta Iapasseri, all'interno delle mura, ed era uno dei più influenti della città. Fu restaurato nel XV secolo con le donazioni di Giovanna II di Napoli e di Ludovico da Taranto, arricchito nella sua biblioteca già copiosa di volumi. Nel 1815 l'ordine dei Domenicani fu soppresso e la biblioteca fu spostata nel palazzo comunale. La struttura attuale è incompiuta, frutto di vari restauri dovuti ai terremoti, come quelli del 1349, del 1456 e quello più devastante del 1706.La chiesa, malgrado la perdita del convento diventato palazzo civile, conserva l'originale pianta rettangolare con tre navate; la facciata ha un parametro a conci squadrati che arriva a metà, segno dell'incompiutezza dei lavori, che le avrebbero dato un aspetto neoclassico. Presso l'architrave del portale è scolpito l'Agnello mistico crucifero, sormontato da una rosetta a quattro petali, simbolo dei Domenicano. L'interno conserva le arcate a tutto sesto delle navate, sostenute da robusti pilastri quadrati. Il fonte battesimale si trova all'ingresso, realizzato nel XIX secolo da don Vincenzo Pantaleo; lungo le pareti sono collocati numerosi altari, con tele settecentesche, e di antico una pala umbra del XVI secolo con raffigurata la "Deposizione di Cristo", è stata traslata per sicurezza nel Museo Diocesano. Fontana Iapasseri Collocata ai piedi del tratto nord-orientale dell'ex cinta muraria, esisteva già prima del 1600, dato che in quell'epoca fu restaurata, con l'aggiunta di due vasche laterali in funzione di abbeveratoio. Si tratta di un grande abbeveratoio lavatoio che raccoglieva le acque sorgive da una polla situata nei pressi della chiesa di Santa Maria della Potenza (oggi scomparsa). La fontana in pietra concia è giocata sul motivo di tre arcate cieche a tutto sesto a profilo modanato: quella centrale poggia su mensole; le due laterali minori insistono lateralmente su possenti piedritti a base quadrata. Nelle tre lunette sono collocati gli stemmi di Sulmona, ai due lati e al centro quello dell'alleanza matrimoniale del principe Filippo II Lannoy e la consorte Porzia Guevara. I mascheroni delle cannelle sono antropomorfi, e risalgono al Medioevo. Palazzo Sanità si trova nella traversa di via Solimo, sul corso Ovidio. Appartenne alla nobile famiglia umbra di Todi, e risale al XV secolo, benché dopo il 1706 sia stato modificato. Il portale durazzesco a sesto ribassato sarebbe opera di Pietro da Como, che lavorò a Sulmona nel 1449 presso il Palazzo Tabassi. L'arco è inquadrato da cornice rettangolare modanata, che nasce poco al di sotto della linea d'imposta; i piedritti sono lisci e privi di elementi decorativi. Al piano superiore esterno ci sono due finestre bifore gotiche, che sono l'emblema artistico del palazzo. Attraverso il portale si accede a una corte interna rettangolare, caratterizzata da un portico a quattro arcate, sul quale si affacciano portali ogivali; l'accesso da via Solimo ha un arco a tutto sesto con decorazioni a specchiature, che si raccorda con volute al timpano curvilineo di coronamento. Presso i lati del portico sono conservati scudi gotici delle famiglie influenti di Sulmona nel periodo del XIV secolo. Ex Casa del Fascio Si trova in via Gramsci ed è una struttura molto modesta e semplice, anche se probabilmente all'epoca della costruzione doveva avere abbellimenti tipici dell'arte littoria. La casa ha pianta semplice quadrangolare con una targa commemorativa sulla facciata. La cosa che la caratterizza una slanciata torre littoria a base quadrata, la cui sommità è caratterizza da una coppia di finestre per lato. Sestiere Porta Bonomini Adiacente alla porta omonima, situata all'inizio della discesa di Porta Romana (prende il nome da Giovanni Buonuomo, ebreo aquilano che si arricchì a Sulmona, restaurando probabilmente la cinta muraria); comprende tutta l'area nord ovest adiacente alla porta stessa, da via Barbato fino al corso Ovidio, Piazza XX Settembre a nord, ed a Largo Salvatore Tommasi, parte di via Corfinio (nord) e via San Cosimo. Il sestiere ha vinto il Palio della Cordesca nel 2016, quello della Giostra Cavalleresca nel 2000 e 2010. I colori sono l'oro, il rosso e il verde, il blasone: d'oro tagliato e innestato di quattro pezzi sul losangato di rosso e di verde, trinciato di otto pezzi e tagliato in due. Lo scudo timbrato da elmo d'acciaio, a bigoncia, posto di pieno profilo e ornato da coppia svolazzi a destra di rosso e d'oro, a sinistra di verde e d'oro. Il cimiero: testa di cinghiale al naturale, strappata e difesa di rosso; il motto è: fato et facto. Complesso della Santissima Annunziata Si tratta di uno dei complessi chiesastici più rappresentativi di Sulmona e del centro-sud italiano. Esso è composto dalla chiesa e dal palazzo, oggi sede dei Musei Civici Chiesa dell'Annunziata: la chiesa fu costruita con l'annesso palazzo nel 1320; all'epoca il palazzo svolgeva la funzione di ospitale per i pellegrini e gli infermi. Dopo il grave terremoto del 1456, la chiesa fu successivamente ricostruita adottando un tardo stile gotico, molto originale, che risentì di varie influenza nordiche e non, fondendosi con lo stile rinascimentale. Nel '500 venne eretto anche l'attuale campanile a torre, il più alto e simbolico della città. Nuovi restauri si ebbero specialmente dopo il 1706, allorché la chiesa venne quasi completamente ricostruita in stile barocco, eccezion fatta per il campanile e l'esterno del palazzo. La chiesa presenta una tipica elegante facciata barocca, costruita seguendo il modello napoletano, con l'utilizzo della bianca pietra della Majella. Appartiene a Norberto Di Cicco da Pescocostanzo. L'interno conserva di originale l'impianto a tre navate con le cappelle laterali all'altezza del transetto, e quattro campate con relative cupolette, mentre presso il centro del transetto si erge il cupolone circolare con tamburo.Sulle volte gli stucchi di Giambattista Gamba, e le tele sei-settecentesche: "Pentecoste - Comunione degli Apostoli" di Alessandro Salini; presso l'abside la "Natività - Presentazione al Tempio" di Giuseppe Simonelli. Il pregevole coro ligneo è stato realizzato da Bartolomeo Balcone tra il 1577 e il 1579, mentre i palchi dell'organo si distinguono per lo stile rococò, attribuiti a Ferdinando Mosca. Gli organi sono due: uno costruito da Tommaso Cefalo da Vasto (1749), e l'altro dalla famiglia Fedeli da Camerino (1753).L'altare policromo dell'Annunziata è di Giacomo Spagna (1620), ornato da paliotti e piccole cappelle radiali. Il campanile della chiesa è a pianta quadrata, costruito in pietra bianca di Majella, alto 65 metri, composto da due piani (con bucature bifore) sormontati da una cuspide piramidale. Palazzo Santa Casa dell'Annunziata: l'attuale conformazione è del tardo '400, con alterazioni all'interno dopo il sisma del 1706. La facciata è quella meglio conservata nel progetto originale, dato che l'interno è stato modificato dopo la soppressione dell'ordine, e l'istallazione del Museo Civico (sezione archeologica e del costume tradizionale Abruzzese). La parte più antica del palazzo è il settore con la Porta dell'Orologio; tale orologio fu installato nel XVI secolo; il portone presenta come elementi decorativi la statua di San Michele, due coppie di colonne per lato che si prolungano oltre i capitelli, attorcigliandosi in simmetriche volute, per poi assottigliarsi e terminare in rosoncini.Di poco superiore c'è la trifora ornata da colonnine tortili poggianti su leoni accovacciati e statuine a tutto tondo; presso gli stipiti sono raffigurate le Quattro Virtù, sul lato opposto il simbolo dell'Agnello Mistico dentro una raggiera, sostenuta da due angeli. Al di sopra è posto lo stemma civico.La parte centrale del palazzo è di stampo rinascimentale; il portale principale dà accesso alla Cappella del Corpo di Cristo, adornato da ghirlande, festoni, timpani, volute, figure animali di rettili e uccelli, nella parte mediana ci sono due piedritti con due tondi e un gruppo scultoreo della "Madonna col Bambino tra angeli". Il portale è sovrastato da una bifora con due angeli che sorreggono lo stemma del Pio Ente della Casa Santa dell'Annunziata, decorato da motivi a candelabra e ricchi trafori. L'ultima parte laterale del 1519-22 possiede un portale abbastanza classico, privo di timpano e di ridotte dimensioni; entro due tondi posti nei pennacchi sono rappresentati l'Angelo Gabriele e la Vergine. Nella base dei piedritti c'è lo stemma dell'Annunziata, e presso i pilastri i Quattro Dottori della Chiesa Gregorio Magno, Bonaventura, Sant'Agostino e San Girolamo. Chiesa della SS. Trinità Collocata lungo l'asse del corso Ovidio, la chiesa è stata costruita nel XVI secolo, quando venne fondata l'omonima confraternita. Dopo il 1706 fu in gran parte ricostruita con alcune modifiche: presso il portale venne inserito un busto del Padreterno, l'impianto planimetrico fu ridotto a una navata, il piccolo campanile del 1744 venne riedificato in maniera diversa e ridotta rispetto a quello del 1602 di Cesare Lombardo. Inoltre la chiesa nel 1954, con l'ammodernamento del corso, fu tagliata in parte, e la facciata rimontata nuovamente, poiché il tempio ostruiva il regolare transito delle macchine. La facciata è realizzata in conci di pietra a terminazione orizzontale, determinata lateralmente da paraste e suddivisa in due ordini da una cornice marcapiano modanata, simile a quello del coronamento. Nella campata inferiore si apre il portale architravato, affiancato da due colonne classiche su piedistalli, che sostengono la trabeazione modanata, sormontata da timpano triangolare, entro cui è collocato il busto del Padreterno.L'interno, benché a navata unica, lascia intendere che la chiesa fosse a croce latina, poiché presso il presbiterio si aprono due brevi bracci del transetto. Le pareti perimetrali sono scandite da lesene scanalate da capitelli impreziositi da dorature; la copertura è a cassettoni in gesso decorato a stelle e rosoni, che obliterano la volta dipinta del 1915, in sostituzione delle precedenti pitture, realizzata da Carlo Patrignani. Presso la controfacciata c'è un moderno organo del 1966 con la cantoria del 1761, opera di Ferdinando Mosca quest'ultima. La balaustra del palco d'organo a profilo mistilineo, presenta nel prospetto sei pannelli con scene dell'Antico e Nuovo Testamento, opera di Crescenzo Pizzala (1777), che lavorò anche due medaglioni dipinti in cornici di stucco sulle pareti laterali, che raffigurano i Dottori della Chiesa. Nel presbiterio è collocato un Crocifisso ligneo del XVI secolo. Chiesa di San Gaetano si trova in via Barbato. La fondazione risale all'Alto Medioevo, quando era chiamata "Santa Maria Intus", ossia dentro le mura. Fu eretta sopra un edificio romano, come dimostrano i ritrovamenti di una precedente struttura dell'VIII secolo presso l'abside, che conserva tracce di decorazione a fresco con motivo a velario. Uno scavo archeologico del 1992 ha evidenziato inoltre la successione stratigrafica relativa circa a 20 secoli, che comprende i resti di un'abitazione romana del III secolo, l'elemento di maggiore interesse.La chiesa attuale conserva poco dello stile originale perché rifatta completamente dopo il 1706. La facciata è molto semplice, in pietra concia, inquadrata da cantonali e suddivisa in due livelli da una cornice modanata. L'asse mediano è sottolineato dall'elegante portale in pietra, rimaneggiato nel 1853, con lesene tuscaniche, architrave a coronamento mistilineo con volute che accoglie al centro una conchiglia in rilievo. Il finestrone centrale è ornato nella cornice superiore da una testina angelica del 1739. Sul muro perimetrale della chiesa è stato trovato un bassorilievo raffigurante una scena di transumanza risalente al I secolo, conservato nel Museo Civico dell'Annunziata. Mostra un pastore con il bastone ricurvo insieme al suo gregge e a un carro trainato da tre cavalli. L'interno della chiesa è molto semplice, a navata unica con volta a botte, cappelle laterali con altari, dei quali l'ultimo a destra del XVII secolo conserva una teca reliquiario a scomparti. Palazzo Tabassi in via Ercole Ciofano, è tra i più significativi esempi di dimora gentilizia rinascimentale, costruito nel XV secolo da Mastro Pietro da Como (1449), come indica la scritta sul portale. Il palazzo fu di proprietà dei Tabassi, che lo comprarono nel 1672 dalla famiglia De Capite. Dopo il 1706 fu in parte ricostruito, senza che però la pianta originale fosse alterata.Il palazzo si sviluppa su due livelli, conservando il portale classico durazzesco; agli angoli della cornice in mostra appaiono due scudi con lo stemma dei Tabassi. Ciò che colpisce di più è la splendida finestra bifora in stile tardo gotico, unica superstite del piano superiore, ricambiato dopo il 1706. La finestra richiama le decorazioni del complesso dell'Annunziata, finemente lavorata con fregi e decori: sugli stipiti fiancheggiati da colonnine poggia una grande mostra a sesto acuto, che ne ripete il motivo a girali vegetali; il pilastro centrale sostiene due arcatelle a sesto acuto trilobate e nella partitura superiore, un oculo centrale esalobato ad archetti laterali. Palazzo Mastropietro Secondo la leggenda sarebbe la casa dell'architetto Mastro Piero da Como, che realizzò molti palazzi medievali a Sulmona nel XV secolo. L'edificio tuttavia si presenta in forme settecentesche molto sobrie, per via del terremoto del 1706. Oggi ospita una sezione dell'Archivio di Stato dell'Aquila. Chiesa di San Pietro si trova in via Bonomini. La chiesa ha origini antiche, citata già in un atto notarile del 1266. Essendo molto modesta, si trovò l'occasione per ampliarla con il sisma del 1706, quando fu ricostruita in forme barocche; tuttavia parte della facciata rimase incompiuta, come per la chiesa di San Domenico. Nel 1748 la chiesa divenne parrocchia, assorbendo la chiesetta di San Silvestro.La facciata in pietra concia è tripartita da un ordine di lesene ioniche, che inquadrano al centro il portale. Esso è posto su tre gradini e presenta un fornice rettangolare con cornice modanata, inquadrato da un ordine a fascia, sormontato da mensole che sorreggono un timpano semicircolare spezzato, decorato da una croce. L'architrave è occupato dal bassorilievo di una testa di putto alato. L'interno è a navata unica, con volta a botte, e sei cappelle laterali. In controfacciata si trovava una cantoria lignea con l'organo settecentesco, andato distrutto col terremoto. Un Crocifisso ligneo del XV secolo è stato trafugato nel secondo dopoguerra. Chiesa di Santa Maria ad Nives lungo via Corfinio, non si sa quando venne eretta, ma sicuramente l'aspetto attuale è frutto del rifacimento barocco dopo il 1706. Sulla porta d'ingresso furono poste delle insegne della famiglia Merlini, tra le più antiche casate sulmonesi, estintasi nel XVIII secolo. Le tre lettere incise sulla chiesa M,E.P., secondo Francesco Sardi si tradurrebbero in "Merlinorum erat Parochia". La piccola chiesa fu la parrocchia dei tempietti di Sant'Antonio Abate, San Giovanni e Sant'Andrea intus sino al 1910, quando queste chiese erano già distrutte da almeno 200 anni. La parrocchia attuale è la chiesa di San Francesco della Scarpa. La facciata intonacata e delimitata da due massicci cantonali, è divisa in due livelli da cornice, il portale presenta al centro dell'architrave una testina angelica ad altorilievo, e sopra una mostra con la cornice a campana, contenente un affresco della Madonna. Al centro della parte superiore si apre una finestra rettangolare, alla quale si aggiungono altre tre di uguale forma sui muri perimetrali. Per la ricostruzione del dopo 1706 furono utilizzati materiali di spoglio, come dimostra una testa di statua romana posta nella parete perimetale a destra. L'interno è a navata unica, con altare maggiore affiancato da due nicchie. Si conserva il gruppo scultoreo ritraente la Fede e Carità del XX secolo, opera di Giovanni Feneziani. Porta Molina e Porta Bonomini Porta Bonomini: il nome è l'italianizzazione di Johannis Bonorum Hominum, un personaggio che provvide alla ricostruzione della stessa durante il Medioevo. Il varco si apre a nord-ovest dell'antico recinto murario, sull'angolo opposto a Porta Iapasseri. La prima costruzione risale all'Alto Medioevo, ripristinata in forme gotiche nel Trecento. Oggi la porta purtroppo conserva i piedritti di base in pietra, che risalgono a un restauro del 1708, immediatamente dopo il grave terremoto, che distrusse la parte superiore dell'arco a sesto acuto. Esso fu sostituito da un architrave in legno, rimosso negli anni '80 perché fatiscente. Porta Molina: era un secondo accesso del sestiere, esistente già dal 1168, come riferisce il Chronicon di Casauria. Per la prima volta è stata definita "molina" dal presbitero Giovanni Ardengi, benché nel XIII secolo fosse chiamata "Porta Sant'Andrea" per via della vicina chiesa oggi scomparsa. Tale chiesa era detta Sant'Andrea Intus, successivamente distrutta nel 1706. La porta tuttavia si è conservata perfettamente, poiché restaurata, e presenta un arco a tutto sesto in pietra concia, senza mensole d'imposta e con le ante in legno in situ. All'interno è preceduta da una volta a botte di altezza maggiore, raccordata alla porta per mezzo di una lunetta. Sestiere Porta Filiamabili In latino era detto "Filiorum Amabilis", prendendo il nome dalla porta medievale perfettamente conservata nelle forme trecentesche. Agli inizi dell'XI secolo l'antico Solimona era descritta come rinchiusa in un'originaria cinta muraria disposta seguendo il castrum romano. La porta di accesso posta a sud-ovest, e a nord di Piazza Garibaldi, è menzionata nel 1196. In questi anni il sestiere divenne uno dei fulcri della vita cittadina e commerciale, con le botteghe poste lungo via Quatrario, antico decumano della romana Sulmo. Il blasone è troncato, trinciato, tagliato d'oro e d'azzurro, alla punta squamata d'azzurro e d'oro di tre file. Scudo timbrato da elmo d'acciaio, con la visiera chiusa, posto di tre quarti a destra e ornato di cercine e coppia di lambrecchini d'azzurro e d'oro. Il cimitero: un drago nascente d'argenmto, il motto: Semper Amabilis. Comprende la porzione sud ovest del centro storico che lambisce il corso Ovidio fino all'asse di Piazza Garibaldi. Ha come confini via Manlio d'Eramo, la Circonvallazione Orientale, Corso Ovidio, via San Cosimo, via Quatrario, parte di via Corfinio e il Largo Salvatore Tommasi. Porta Filiamabili e Porta Sant'Antonio 'Porta Filiamabili: la porta è situata presso l'angolo sud-occidentale della prima cinta muraria in via Manlio d'Eramo, l'unica conservatasi perfettamente senza manomissioni nei secoli. Fu solamente rafforzata quando venne costruita la seconda Porta di Sant'Antonio, posta alla base di rampa d'accesso nel più ampio recinto murario. La prima menzione della porta risale al 1196, e il nome proviene da un canonico: Amabile de' figli Amabili, probabilmente il finanziatore di un restauro. La porta infatti venne rinominata Filiorum Amabilis e poi in italiano Filiamabili.Le attuali strutture della porta sono trecentesche; il fronte esterno è caratterizzato dal paramento in conci di pietra, che giunge fino al vertice dell'arco a sesto acuto del fronte esterno. L'arco è decorato da cornice modanata, e s'imposta su mensole modanate, sostenuto da robusti piedritti in pietra squadrata. Il varco del prospetto interno è intonacato, e segue il profilo della curva della volta a botte, che copre il passaggio e sostiene il corpo soprastante. Porta Sant'Antonio: sostituì nel Trecento la vecchia Porta Filiamabili, inclusa nel primo recinto. Prima di essere intitolata a Sant'Antonio di Padova era nota come "Porta delle Capre", e nel Seicento "Porta del Crocifisso". La parte superiore per l'alloggio delle guardie, quando cadde in disuso, fu adibita come casa privata. In un documento decurionale del 1816 si evince che Domenico Granata, gestore della cartiera cittadina fuori le mura, aveva ridotto ad abitazione la parte superiore la porta, appendendo inoltre lo stemma del suo casato sull'arco.L'arco ogivale esterno risale alla fine del Duecento, quello del prospetto interno invece è posteriore, realizzato con materiale di minor pregio. Entrambi gli archi sono ribassati da lunette, e quello di fuori presenta un affresco rinascimentale di Sant'Antonio da Padova. Tuttavia nel corso dei secoli, nella documentazione relativa alla porta, ci sono stati errori di scambio d'identità del santo padovana con Sant'Antonio abate. Complesso monastico di San Francesco della Scarpa La prima menzione della chiesa risale al 241, anno in cui la sua costruzione era stata ultimata. Nel 1290 per volere di Carlo II d'Angiò la chiesa fu restaurata in stile gotico, acquistando molto potere come complesso conventuale di Sulmona e degli Abruzzi. L'edificio presentava una struttura complessa e articolata, secondo gli schemi compositivi dell'architettura contemporanea: impianto planimetrico longitudinale a tre navate coperte da volte a crociera e altrettante absidi poligonali con cappelle radiali. La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione dopo il 1706, quando la chiesa rinascimentale, già compromessa e ridimensionata dopo il terremoto del 1456, era stata completamente distrutta, con la conservazione solo della parte absidale e dell'ingresso laterale.La facciata antica a coronamento orizzontale si presenta oggi a salienti, oltreché incompiuta, con due ali curvilinee di raccordo, frutto del ridimensionamento delle strutture interne con la trasformazione barocca. Di originale resta solo la base col portale angioino, opera di Nicola Salvitti. L'interno ha impianto centrale a navata unica e a croce greca longitudinale, le cui cappelle si alternano, dando vita a un'aula ecclesiastica, al transetto con i due altari laterali, e al presbiterio quadrato, in cui si aprono due grandi cappelle. Nella controfacciata è situato l'organo ligneo del 1754, opera di Domenico Antonio Fedeli da Camerino, incorniciato da una monumentale mostra in legno intagliato. Gli arredi lignei come il pulpito sono del maestro Ferdinando Mosca, insieme al tabernacolo della Cappella dei Lombardi.Al centro della navata campeggia un Crocifisso ligneo del XV secolo, sulla destra l'altare dei Lombardi del 1508 con raffigurazioni di Sant'Ambrogio, San Carlo Borromeo e la "Pala della Visitazione" di Giovanni Paolo Olmo. Al centro della chiesa si innalza la cupola ottagonale su tamburo. Di originale gotico rimangono il portale sul corso Ovidio e la "Rotonda"; quest'ultimo cortile a pianta ellittica posto tra la chiesa e il portale gotico. Tale portale è preceduto da una scalinata, caratterizzato da un'ampia strombatura ad arco a tutto sesto, con capitelli finemente lavorati. Sulla sinistra si eleva un pilastro che probabilmente è la parte rimanente di un robusto campanile crollato nel 1706, e termina con una piccola cella campanaria, che ospita due bronzi. Palazzo San Francesco - Municipio si trova a fianco la chiesa di San Francesco d'Assisi, in via P. Mazara. Oggi ospita gli uffici comunali della città, in origine (XIII-1809) era sede del convento dei Francescani, fino alla soppressione francese, e all'adattamento a municipio. La facciata si presenta con un rivestimento in pietra tagliata a punta di diamante, mentre l'interno p caratterizzato da due corti, una delle quali più ampia e dotata di loggiato. Oltre agli uffici, il palazzo ospita la biblioteca comunale "Publio Ovidio Nasone", la principale della città, allestita dal 1812, momentaneamente trasferita all'abbazia di Santo Spirito, sotto la gestione del Collegio degli Abruzzi. Nel 1816 quando il collegio fu trasferito a L'Aquila, il patrimonio librario fu trasferito. Nel 1865 si ricostituì il patrimonio della biblioteca, accresciuto dal materiale proveniente dai conventi soppressi della città, del monastero della Maddalena a Castel di Sangro, di San Nicola della Forma a Sulmona, e dal 1867 delle biblioteche dei conventi del circondario (quello degli Zoccolanti di Raiano, di Santa Maria della Valle a Scanno e quello dei Minori Osservanti di Pacentro). Sino al 1860 la sede principale era l'ex collegio dei Gesuiti in Piazza XX Settembre, poi andò nel palazzo comunale. Nel 1958 la biblioteca assunse l'attuale denominazione dedicata al poeta Ovidio: essa raccoglie 40.000 volumi, con pubblicazioni che vanno dal XVI al XIX secolo, molte delle quali donazioni private. Vi è una sezione speciale dedicata all'abruzzesistica, con materiale inerente all'archeologica, all'arte moderna, alla storia politica e civile, e al periodo fascista. Chiesa di Santa Maria del Carmine Posta al confine tra il sestiere e il borgo Santa Maria, costruita nel 1225 nei pressi della scomparsa Porta del Salvatore. La chiesa svolgeva sia la funzione di parrocchia che di ospedale per gli ammalati e i pellegrini, ed era affidata ai Carmelitani, insediatisi nel 1634 perché prima risiedevano a Santa Maria Arabona, appena fuori le mura.Nel XVII secolo la chiesa fu trasformata in stile barocco, rinnovato ulteriormente dopo il 1706. Mostra una facciata realizzata da Carlo Faggi, tripartita verticalmente da un doppio ordine di paraste binate; divisa in senso orizzontale da alta trabeazione con iscrizione riguardante la presa di possesso dei Carmelitani. Alla base si erge il portale centrale architravato, con il timpano semicircolare spezzato, che accoglie al centro un medaglione scolpito a bassorilievo, con la Madonna col Bambino. Nella trabeazione e nel sottostante architrave c'è la scritta NOVO INALBATUM DECORE 1822, riguardante un restauro. L'interno è a pianta rettangolare longitudinale a navata unica, coperta da volta a botte lunettata, con cappelle laterali, impreziosite da partiti decorativi a stucco, e dipinti su tela settecenteschi. Sull'abside si trova un'iconostasi con due aperture laterali, sormontata da pala d'altare con la Madonna del Carmelo, affiancata da due statue: Elia e il discepolo Eliseo. Palazzo Meliorati - Liberati Il palazzo fu costruito nel XVI secolo, appartenuto prima ai Meliorati, in seguito a Ludovico Magagnini e infine definitivamente ai Liberati. Alla luce di studi sui piccoli scudi a testa di cavalli presso il fregio del portale, è stato sfasato il legame dell'edificio con il casato papale di Innocenzo VII. Marino Liberati nel 1563 avrebbe acquistato il portale da Gerolamo De Capite, a cui aggiunse i due stemmi. La facciata principale vede una persistenza di caratteri decorati tardogotici, che si innestano in un impaginato di facciata ormai tardorinascimentale. Un esempio è rintracciabile nel trattamento decorativo delle finestre del piano nobile, dove il sobrio disegno cinquecentesco delle aperture a coronamento rettilineo, inquadrate da ordine a fascia, è impreziosito da lobature tardogotiche dell'intradosso degli archi. Pienamente cinquecenteschi sono gli accessi al piano terra, le finestre del secondo piano e il portale d'ingresso.La struttura si organizza attorno a una corte interna con un porticato con scala di raccordo al piano superiore, e piccolo loggiato laterale con archi a tutto sesto, su colonnine scanalate di ordine composito ed intradosso a lacunari con rosoncini. Palazzo Mazzara Si trova in via Mazara 26, da non confonde con l'omonimo in Largo Mazara. Costruito su un antico edificio completamente distrutto nel 1706, presenta motivi decorativi tipici del barocco, con prospetti compatti e fasciati alle estremità da possenti cantonali in pietra da taglio, sul modello dei palazzi nobiliari sulmonesi del periodo.Il palazzo fu costruito intorno al 1748, anno in cui il notaio Patrizio di Sebastiano redasse l'atto di proprietà dei Mazzara.La pianta è quadrata, al piano terra ci sono vari ingressi per i locali commerciali, con trattamento decorativo ottocentesco a fasce orizzontali. Il piano nobile vi sono finestre con lesene scanalate di ordine ionico e timpani curvilineo; si alternano balconi mistilinei con ringhiere in ferro battuto "alla spagnola".Il cortile interno, a pianta quadrata, è circondato su tre lati da un portico ad archi sostenuti da pilastri. Il piano nobile è molto decorato da volte con rilievi a stucco dorato, medaglioni vari a soggetto mitologico; il vano minore ossia la sala da pranzo ha un affresco della favole di Amore e Psiche. Due porte lignee di Ferdinando Mosca mettono in comunicazione la stanza con la grande sala da ballo con affreschi barocchi del Giudizio di Paride. Altre stanze hanno pitture a tempera con scene sempre a sfondo mitologico classico, bucolico e pastorale. Nella stanza matrimoniale del palazzo c'è una volta a padiglione con un rosone centrale a motivi vegetali e medaglioni ovali con una coppia di sposi uniti da una catena e altri simboli estetizzanti della vita coniugale. Adiacente c'è la biblioteca privata con l'attiguo studiolo, dal soffitto riccamente decorato. Domus romana del Palazzo Annunziata Si trova all'interno del Museo civico del Palazzo Annunziata, lungo corso Ovidio. Lo scavo risale al 1991-93; si tratta di una domus del I secolo a.C., con aggiustamenti del II sec d.C. Una passerella metallica permette di osservare dall'alto i diversi livelli stratigrafici del sito, poiché sopra vi furono costruiti vari edifici, che vanno dal Medioevo al Rinascimento. Nel livello inferiore di 1,80 mt si trovano vari ambienti che costituivano la ricca villa, a pavimento rivestito di mosaici con tessere bianche e fascia perimetrale nera, tranne gli ultimi due con pavimento in opus sifnignum (a cocciopesto misto a scaglie di pietra). I 5 ambienti della casa erano situati attorno a uno spazio centrale scoperto, ossia la corte, con pavimentazione semplice, dove si trovava la vasca per raccogliere l'acqua. Si conservano alcune parti delle pareti in opus reticulatum, su appositi pannelli sono state ricomposte le pitture ad affresco che abbellivano la domus, risalenti al terzo stile pompeiano; la decorazioni era incentrata su temi a carattere mitologico e simboli del ciclo dionisiaco, con una gigantografia ritraente l'unione di Dioniso con Arianna e la disputa tra Eros e Pan. Altri monumenti Casa liberty di Piazza Vittorio Veneto si tratta di un'elegante palazzina degli anni '20, impaginato giocato sulla sovrapposizione di quattro settori orizzontali sovrapposti e trattati con materiali, decorazioni e colori differenti. Alla fascia del basamento in pietra grigia che accoglie le aperture rettangolari dei locali, fa da contrappunto la muratura ad intonaco chiaro, a ricorsi orizzontali, che s'interrompe all'altezza dell'imposta degli archi ribassati delle finestre, e dei portali del pianterreno, per lasciar posto alla porzione del prospetto decorata ad intonaco ocra, nella quale si aprono slanciate bifore a sesto ribassato, in corrispondenza dei balconi sovrastanti i portali di accesso. Al piano nobile si trova la fascia sommitale decorata con motivi vegetali e geometrici dai toni chiari, che risaltano sul fondo color cotto,. Di notevole interesse le elaborate ringhiere in ferro battuto usate nei balconi. Storica fabbrica di Confetti "Cav. Mario Pelino" il fabbricato storico si trova su via Stazione Introdacqua, risale al tardo Ottocento, e continuò sino agli anni '60 ad essere il principale centro di produzione dei confetti, salvo poi trasferirsi in uno stabilimento più grande e innovativo. Il museo è stato riconosciuto di interesse nazionale nel 1988, e pienamente realizzato nel 1992, allestito dentro i due piani della palazzina della storica fabbrica "Mario Pelino". Mostra tre sale espositive attraverso interessanti cimeli storici: strumenti per la gestione amministrativa (XIX sec), antichi macchinari e attrezzature per la fabbricazione (anche se molti sono ricostruzioni filologiche), una collezione di bomboniere, citazioni, diplomi e riconoscimenti. Il laboratorio settecentesco (la tradizione vuole che il confetto sulmonese fosse nato nel 1783), si conservano infatti bassine in rame, la tostatrice, filettatrice, sbucciatrice, macchina lucidatrice, mulini, morati, colini, vasi in vetro con gli ingredienti per realizzare le diverse varietà del confetto Case liberty di viale Teofilo Patini sono principalmente due di interesse: i civici 23-49. La prima è disposta su due piani con tre aperture ad arco ribassato per piano. Al pianterreno il portale inquadrato da un ordine architettonico che denota ancora la presenza della sintassi tradizionale (capitello e del fusto scanalato nelle opere liberty), presenta arco a sesto ribassato, sormontato da ornamento floreali e dalle mensole del sovrastante balcone. Nella trifora del piano superiore il nuovo stile appare in maniera più marcata nell'adozione dell'arco, negli esili piedritti e nella decorazione con motivi fitomorfi. Le finestre del piano superiore mostrano un gusto eclettico liberty-neorinascimentale, con apparato decorativo floreale di coronamento. Il civico 49 ha due piani, tre aperture ad arco ribassato, con decorazione a maioliche ornate di motivi vegetali e frutti, che corre sulla sottile cornice marcapiano, invadendo la fascia sommitale, sotto il cornicione. Anche le finestre, soprattutto la trifora del primo piano, mostra questa decorazione. Chiesa del Crocifisso sorge nella parte sud-ovest fuori le mura, avente origini del XVII secolo, distrutta dal sisma del 1706, e rifatta in stile tardo barocco, con impianto a croce greca allungata. Altri interventi, soprattutto per l'esterno, risalgono agli anni '20 poiché la chiesa nel 1915 subì i danni del terremoto di Avezzano. La facciata culmina con un frontone triangolare, decorata ai lati da due coppie di lesene ioniche, mentre il portale è sovrastato da un lucernario. L'interno ha navata unica, con volta a botte, e modesto paramento in stucchi. Santuario di Santa Maria Incoronata si trova lungo il viale omonimo in direzione sud-est. Fu costruita nel XVI secolo dai Cappuccini nella zona di Colle Savente, dove si trovava la cappella di San Giacomo. La fondazione sarebbe del 1575-80, dedicata alla Madonna della Croce, ampliata poi con le donazioni del barone Pompeo Tabassi. La nuova intitolazione sarebbe stata data dai transumanti pugliesi, che giungevano lungo quella strada per arrivare a Porta Napoli, molto devoti, soprattutto nel foggiano, alla Santa Vergine Incoronata per l'apparizione del 1001. Nel 1658 a causa dei vari saccheggi dei briganti, spinsero i Padri Cappuccini a cambiare sede, con accomodamento della famiglia Sardi, nella nuova chiesa di San Giovanni fuori Porta Pacentrana. Il santuario dopo il 1706 andò distrutto, e venne ricostruito nel 1718 a spese dei baroni Mazara, dandogli l'aspetto di chiesa a croce greca. Il prospetto della chiesa è assai semplice, a coronamento orizzontale, il settore mediano è caratterizzato in basso dal semplice portale modanato, sovrastato da uno scudo ovale, stemma dei Mazara, due piccole finestre quadrotte e il finestrone rettangolare superiore in asse centrale. L'interno è a navata unica, senza particolari elementi di pregio, la cupola è a calotta con lanternino cilindrico, si imposta su quattro pennacchi angolari dipinti con gli stemmi dei Mazara. L'altare maggiore ha un dipinto su tela del XVIII secolo ritraente l'Apparizione della Vergine Incoronata a Bosco Cervaro a Foggia. Chiesa di San Francesco di Paola posta lungo viale G. Mazzini, era la sede dei Frati Minimi Paolotti, eretto nel 1620 per volere della famiglia Capograssi, che demolì la cappella della Madonna delle Grazie per edificarvi il nuovo monastero. Il convento venne ampliato sotto la protezione di Vincenzo De Benedictis e terminato nel 1662, anche se l'attuale chiesa è frutto dei rifacimenti post 1706. Con la soppressione dell'ordine nel 1770, l'edificio divenne luogo di sepoltura dei civili, e venne occupato nel 1866 dai Cappuccini, poiché il convento di San Giovanni venne sequestrato. La chiesa rimase tuttavia in piena proprietà vescovile, che l'affittava ai frati, sino al 1906. Nel 1931 venne rifatto il pavimento, nel 1956 venne completato il campanile in stile pseudo-antico, alto 30 metri, simile a quello dell'Annunziata. La facciata ad andamento convesso curvilineo è divisa in due campate da cornice marcapiano, e tripartita da un doppio ordine di lesene. Al centro del basso il portale è sormontato da una lunetta, nei settori laterali convessi ci sono due ovali a finestra che fiancheggiano il portale, con lo stemma dei Padri Minimi. Al centro della campata superiore in una nicchia c'è la statua del santo Francesco di Paola, in pietra della Majella, e un timpano mistilineo con croce sommitale che funge da coronamento del settore mediano. L'interno ha pianta a croce latina, con apparato decorativo a stucco e finto marmo; la controfacciata ha l'organo con balaustra decorata a specchiature, l'aula è affiancata da due cappelle laterali presso il transetto, che comunicano mediante archi a tutto sesto su pilastri cruciformi. La volta a botte lunettata, le pareti della navata e il transetto sono ornati da affreschi con le storie della vita di San Francesco di Paola, realizzati nel XIX secolo da Vincenzo Conti; la cupola all'incrocio dei bracci del transetto reca una colomba dello Spirito Santo con lo stemma dei Padri Paolotti, mentre i quattro pennacchi mostrano i simboli del Tetramorfo. Nell'abside si trova un tabernacolo ligneo realizzato per la chiesa di San Giacomo di Campli (1724), opera di frate Serafino da Bembo e frate Stefano di Chieti, mentre la statua di San Francesco si trova sulla parete di fonde del catino, con la tela dell'altare maggiore ritraente il Santo in gloria. Monastero di Sant'Antonio di Padova lungo via Sant'Antonio, inizialmente intitolato a "San Nicola della Forma" (la chiesetta originaria esisteva dal 1376), realizzata nel 1443 per volere di San Giovanni da Capestrano come pegno di pace per aver sanato la lotta delle famiglie Merlino-Quatrario. Il convento fu gestito dai Frati Minori Osservanti, terminato nel 1592, quando passò ai Frati Riformati; il convento si dotò dell'ospedaletto dei pellegrini e della ricca biblioteca, che andò a confluire nel patrimonio della Civica biblioteca "P. Ovidio Nasone" della città. Dopo il terremoto del 1706, la chiesa fu rifatta nel 1726 e consacrata nel 1740, nel 1809 il convento fu soppresso e destinato a ospedale militare, nel 1835 divenne lazzaretto per gli ammalati di colera, nel 1866 fu di nuovo chiuso e adibito a carcere civico, mentre nel 1984 e poi con i restauri del 2010 il convento divenne la sezione distaccata dell'Archivio di Stato di Sulmona. La facciata della chiesa è frutto di una ricostruzione che scimmiotta lo stile romanico, datata post terremoto 1933: è a salienti terminante a ventaglio, con il classico porticato ad archetti posto all'ingresso. Il portale settecentesco è inquadrato da mensole che sorreggono un timpano semicircolare spezzato, che accoglie nel mezzo un'edicoletta contenente un'iscrizione, fatta realizzare da Mazara, che ebbero il patronato della chiesa nel XVIII secolo. Sul fianco occidentale della chiesa si sviluppa il convento e dalla parte opposta la nuova fabbrica con il muro di clausura a confine con via Mazzini, dove si trova la cappella di Sant'Antonio abate del XIX secolo. L'interno della chiesa è a navata unica con pianta a croce latina, coperta da volta a botte e cupola all'altezza del presbiterio. Le pareti sono scandite da lesene dipinte a finto marmo con capitelli corinzi; gli affreschi sono del XIX secolo, sulla controfacciata si trova l'organo della famiglia Fedeli di Camerino (1756), con la cantoria pittata da Crescenzio Piazzala. Corrispondenti alle due colonnine della cantoria, si trovano due cappelle laterali dell'Ottocento, seguite lungo i lati da altre cappelle con stemmi nobiliari presso gli altari: la prima cappella a sinistra è dedicata alla Vergine Immacolata; l'altare maggiore è stato realizzato nel 1864 da Giuseppe di Cicco di Pescocostanzo, su commissione dei baroni Mazara, con dietro posto un coro ligneo a 34 stalli, separato dal presbiterio da iconostasi con le statue di San Pasquale Baylon e San Giovanni di Cpestrano in legno e cartapesta. Convento dei Cappuccini - San Giovanni Evangelista sorge lungo viale Cappuccini, fuori da Porta Pacentrana. Il primo luogo dei Cappuccini fu fondato fuori le mura, situato lungo viale Cappuccini. Il convento fu lasciato nel 1660 a causa del clima insalubre, e i frati si spostarono nella chiesa di San Giovanni presso "Portam Latinam", ossia Porta Pacentrana. La chiesa di San Giovanni esisteva già nel XV secolo, come dimostra la facciata, e fu ampliata nel Seicento in stile barocco, e i frati vi celebrarono 8 capitolo provinciali. Nel 1866 con la soppressione degli ordini, il convento passò al demanio, e i frati dovettero lasciarlo, trasferendosi presso la chiesa di San Francesco di Paola.Tentativi infruttuosi di riapertura ci furono nel 1885, quando i frati si stabilirono presso Porta Napoli, comprendono i terreni di San Francesco di Paola. Nella nuova sede fu celebrato il capitolo provinciale del 21 maggio 1897 che rielesse Ministro il Padre Giuseppe Incani. Negli anni successivi i Cappuccini poterono far ritorno nell'antico convento di San Giovanni, oggi immerso nella zona di espansione nord-est.Il convento ha pianta rettangolare con un grande edificio usato come chiostro e alloggio dei padri, e la strutture della chiesa a pianta longitudinale. Il sagrato ha una croce stazionaria centrale, la facciata a salienti è nello stile rinascimentale abruzzese, con un portico ad arcate alla base. Il campanile è del 1962, realizzato in mattoni, rispettando lo stile antico delle torri abruzzesi.L'interno è a navata unica, conservando lo stile sobrio del primo barocco seicentesco, che si è semplicemente adeguato all'antica pianta medievale con decorazioni di stucchi presso le volte a crociera. L'altare in legno e il prezioso tabernacolo furono eseguiti durante il provincialato del padre Angelo Urbanucci di Bucchianico, secondo la testimonianza di Filippo Tussio; autore fu frate Andrea da San Donato con aiuti. Il Chiaverini riporta una notizia secondo cui il tabernacolo fu realizzato nel 1674 dai marchigiani frate Giuseppe da Patrignano e frate Ludovico, mentre era provinciale il sulmonese padre Alessandro Sardi. Appartiene alla tipologia A, presentando particolarità stilistica degna di rilievo: ha influssi che lo avvicinano ai cibori marchigiani, specialmente nel secondo ordine: lo schema piramidale a due ordini conclusi da cupoletta a cipolla fa rientrare facilmente l'esemplare sulmonese nella tipologia corrente. Secondo Fucinese però la mancanza di colonnine tortili sostituite con quelle del fusto liscio, e una certa sobrietà decorativa fanno pensare a una datazione tarda, alla fine dei Seicento o gli inizi del Settecento. Fontana monumentale di Piazza Giuseppe Garibaldi sorge al centro della piazza, con il progetto originale del XVII secolo dai maestri di Pescocostanzo. Nel 1821 avvenne la realizzazione vera e propria, su progetto di maestro Felice di Cicco da Pescocostanzo, che utilizzò la pietra a staffo originaria, dove si esponevano alla pubblica gogna i debitori. La sistemazione definitiva ci fu nel 1933 con la sostituzione dei gradini ottocenteschi con un bacino ottagonale, e la sopraelevazione del fusto centrale con le vasche decorative. Fonte di Santa Maria Giovanna si trova presso la chiesetta di Santa Maria di Roncisvalle, nella periferia ovest delle mura, fuori da Porta Romana. La fontana risale al XIV secolo, posta lungo il tratturo Celano-Foggia, citata nel 1376. Oggi si presenta in forma tardo cinquecentesca, con la struttura a muro a coronamento orizzontale: il paramento è in pietra squadrata, con 4 mascheroni a getto che versano l'acqua nella vasca rettangolare. Un prolungamento della vasca funge da abbeveratoio degli animali, con un fregio che riproduce una testina angelica ad ali spiegate, affiancata da due rosoncini. Sulmona scomparsa: Sant'Agostino e Sant'Ignazio dei Gesuiti Convento di Sant'Agostino si trovava all'ingresso del corso Ovidio da Piazzale Carlo Tresca, sulla sinistra. Aveva come protezione muraria la porta omonima, dove si trovava la chiesa di San Martino, data in gestione ai Padri Agostiniani da Carlo I d'Angiò (1263 ca.). La chiesa venne eretta alla maniera gotica con facciata quadrata e ricco portale angioino con la ghimberga e le strombature, risalente al 1315. Purtroppo la chiesa rimase gravemente danneggiata col terremoto del 1706 e non venne più rifatta come la vicina di Sant'Ignazio dei Gesuiti, ma ne rimasero ampi ruderi in piedi sino ai primi del Novecento, quando per Sant'Agostino si decise la definitiva demolizione con il trasloco del portale prezioso sulla facciata di San Filippo Neri. Chiesa di Sant'Ignazio de Loyola fu eretta nel 1657 ca., presso Piazza XX Settembre. Oggi si conserva solo il palazzo dell'ex collegio, dove si trova il caratteristico bar "Gran Caffè". In fotografie storiche gli avanzi del presbiterio della chiesa esistevano ancora alla fine dell'Ottocento, quando vennero definitivamente smantellati intorno al 1925 per la costruzione del Monumento a Ovidio. La Giostra cavalleresca La giostra fu istituita nel XIV secolo circa (la prima attestazione però è il 1475), descritta dall'umanista Ercole Ciofano nel 1578, e terminata per mancanza di cavalieri nel XVIII secolo, venendo ripresa in maniera differente soltanto negli anni '90 del Novecento. La giostra originaria si teneva in due date dell'anno: il 25 marzo per la festa dell'Annunziata, e il 15 agosto per l'Assunzione, sempre in Piazza Maggiore dove si svolgeva anche il mercato. Dunque la giostra aveva caratteristiche sia religiose che cavalleresche: si sfidavano nobili cittadini sulmonesi e forestieri, gli organizzatori principali furono i Tabassi, i De Capite, i Mazara, i Sardi. Il torneo si svolgeva nell'arco di due giorni, dall'alba al tramonto, in due serie di 3 assalti alla lancia portati dal cavaliere in gara, che partiva dai "Tre Archi" ad ovest (appunto i 3 archi dell'acquedotto che comparivano tra le costruzioni civili che invadevano il monumento svevo), contro il mantenitore posto ad est, coperto di armatura a cavallo e dotato di lanciano. Si poteva difendere da fermo, ferire o disarcionare l'avversario. Il punteggio stabilito era segnato dalle regole del torneo, in base ai punti del corpo colpiti; il premio per il vincitore consisteva in un prezioso drappo di stoffa, che nel XVI secolo venne cambiato con un medaglione a catena con l'incisione SMPE. L'ultima attestazione della giostra storica è il 1643, dopo di che venne terminata, e ripresa di recente. Il programma attuale prevede come terreno di gioco sempre Piazza Garibaldi, dove si sfidano i 4 Sestieri e i 3 Borghi del centro (in origine erano 11), rappresentanti dal binomio cavallo-cavaliere estratto a sorte. Ogni singolo concorrente deve percorrere il tracciati ad 8 della piazza ala galoppo, tentando di infilare con la lancia gli anelli di diverso diametro pendendo dalle sagome dei tre mantenitori dislocati lungo il percorso. Il punteggio sarà calcolato in base al numero di anelli infilati: in parità si terrà contro del diametro dell'anello. Ciascun concorrente deve affrontare 4 avversari scelti a sorteggio, per 14 scontri complessivi. I 4 vincitori si cimenteranno tra loro nella gara finale, e il premio consiste sempre nel medaglione dorato con la scritta SMPE. La giostra si tiene a Sulmona nella settimana finale di luglio, organizzata dall'Associazione culturale Giostra Cavalleresca, e dalle relative dislocate nei sestieri e nei borghi. Albo d'oro Medagliere La Cordesca Deriva dalla parola dialettale "curdisce" ad indicare il frutto che matura per ultimo, e rappresenta il futuro stesso della giostra cavalleresca, ossia è incentrato sugli scontri a carattere medievale dei bambini e dei ragazzi, mentre sbandieratori, giocolieri, dame e cavalieri sfilano in costume tipico per la città. Il progetto annuale inizia in settembre presso le scuole elementari e medie, con lezioni di chiarina, tamburi, bandiera e danza antica impartire dai membri dell'Associazione Giostra Cavalleresca. Il corteo storico si compone di 300 figuranti in abito rinascimentale, si snoda lungo il centro storico (Piazza Garibaldi e Corso Ovidio principalmente) per giungere allo stazio comunale "Pallozzi" per la sfida alla corsa d'anello. La corsa è a piedi, su un percorso dove si trovano strutture metalliche recanti gli anelli di diametro variabile, con tipologia simile alla Giostra cavalleresca di Piazza Garibaldi, ma senza i cavalli. Oltre al torneo principale, si svolgono in centro altre manifestazioni di sfilate e spettacoli. Questo evento nasce nel 2005, patrocinato dall'Unicef.
3
6668240
https://it.wikipedia.org/wiki/Simone%20Tatonetti
Simone Tatonetti
Carriera Inizia la sua carriera nella squadra della sua città natale, giocando nella formazione juniores e quindi nell'Under-21. Dal 2011 al 2013 gioca nell'Acqua&Sapone, esordendo in Serie A contro il Putignano e collezionando in totale 24 presenze. Rientrato a Pescara nell'estate del 2013, viene girato in prestito in Serie B al Tollo, dove scende in campo per 12 volte. La stagione successiva viene confermato nella prima squadra del Pescara, contribuendo alla vittoria del primo scudetto degli con un totale di 29 presenze di cui 8 da titolare (4 in campionato, 3 in Coppa Italia e una nei quarti di finale dei play-off scudetto). Nella stagione 2015-16 viene ceduto in prestito prima al Napoli (Serie A) e quindi al Catanzaro SG (Serie A2). Nel 2016 torna in Abruzzo, difendendo i pali del Montesilvano in Serie B. L'estate successiva si trasferisce al Carrè Chiuppano in Serie A2. Palmares Pescara: 2014-15
3
6690424
https://it.wikipedia.org/wiki/Raphaela%20Lukudo
Raphaela Lukudo
Con la staffetta 4×400 metri è stata finalista con primato nazionale ai Mondiali indoor di , vincitrice ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona 2018 e finalista sia agli Europei di che agli Europei juniores di Rieti 2013 Biografia Nata ad Aversa in Italia da genitori sudanesi, ha cominciato a praticare l'atletica leggera all'età di 12 anni (categoria Ragazze) nel 2006 con il Mollificio Modenese Cittadella restandoci fino al 2014. A partire dal 2015 gareggia per l'Esercito. Esordisce nei campionati nazionali durante il biennio fra le cadette 2008-2009, come finalista sia nella corsa campestre che nelle prove multiple. Durante il biennio da allieva 2010-2011 ha vinto tre medaglie ai campionati italiani under 18: argento sui 400 m hs ed oro con la 4×400 m (2010), argento sui 60 m hs (2011). Nel 2011 in Francia ha preso parte ai Mondiali allievi di Lilla: semifinale sui 400 m e batteria nella staffetta svedese. Al Festival olimpico della gioventù europea di Trebisonda in Turchia ha terminato sesta sia nei 400 m hs che con la 4×100 m. Nel biennio da juniores 2012-2013 ai campionati italiani di categoria si è laureata vicecampionessa nei 400 m hs a Misano Adriatico 2012, finendo a sette centesimi dalla vincitrice Laura Oberto (1'02"03 contro 1'02"10). Nel 2013 ha terminato quinta con la staffetta 4×400 m agli Europei juniores di Rieti. Al suo primo anno nella categoria promesse, si laurea a Rieti campionessa italiana under 23 nei 400 m hs (vincendo in 59”46 con oltre 2" sulla seconda, Clarissa Pelizzola 1'01"73); agli assoluti di Rovereto vince la sua prima medaglia tra le seniores col bronzo sempre nei 400 m hs. Durante la stagione indoor dello stesso anno si laurea vicecampionessa nazionale promesse indoor sui 400 m e poi vince il suo primo titolo italiano assoluto con la staffetta 4×200 m (fuori in batteria nei 400 m). Nel corso del 2016 vince due titoli italiani in staffetta, agli assoluti indoor di Ancona con la 4×200 m (4ª nei 400 m a nove centesimi dal bronzo di Marta Milani) ed a quelli di Rieti con la 4×400 m (8ª nei 400 m); inoltre si laurea due volte vicecampionessa nazionale promesse nei 400 m (sia outdoor che indoor). Nel 2017 contribuisce alla doppietta di titoli nazionali assoluti in staffetta, vincendo con la 4×200 m agli assoluti indoor di Ancona (fuori in batteria nei 400 m) ed anche con la 4×400 m agli assoluti di Trieste (bronzo nei 400 m). Il 25 giugno del 2017 ha esordito con la Nazionale seniores nella Super League degli Europei a squadre tenutisi in Francia a Lilla): ha corso in prima frazione (al posto di Maria Benedicta Chigbolu), poi si sono succedute Marzia Caravelli, Gloria Hooper e Maria Enrica Spacca, chiudendo al sesto posto complessivo dopo entrambe le serie. Nel mese d'agosto è stata presente come riserva della staffetta 4×400 metri (al pari di Marzia Caravelli) ai Mondiali di Londra (Regno Unito). Il 18 febbraio 2018 si laurea campionessa italiana assoluta indoor nei 400 m (col nuovo primato personale indoor) battendo allo sprint la campionessa uscente, Ayomide Folorunso; nel mese di marzo prende parte nel Regno Unito ai Mondiali indoor di Birmingham: nella prova individuale sui 400 m migliora nuovamente in stagione il personale in batteria e poi esce in semifinale; invece con la staffetta 4×400 m accede in finale nella quale termina quinta contribuendo a realizzare il nuovo record italiano (3'31"55, Raphaela Lukudo, Ayomide Folorunso, Chiara Bazzoni e Maria Enrica Spacca) che migliora il precedente (3'31"99) stabilito sempre ai Mondiali indoor di Sopot 2014 da Maria Enrica Spacca, Elena Bonfanti, Marta Milani e Chiara Bazzoni. Il 30 giugno ha contribuito alla vittoria della staffetta 4×400 metri ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona (Spagna). Nel mese d'agosto conclude quinta in Germania con la staffetta 4×400 m agli Europei di Berlino. L'8 settembre a Pescara diventa per la prima volta in carriera campionessa italiana assoluta all'aperto nei 400 m (vincitrice anche con la staffetta 4×400 m) facendo quindi l'accoppiata indoor-outdoor nello stesso anno di titoli nazionali assoluti nel giro di pista. Col personale di 52"98 nei 400 metri indoor, è la sesta italiana all time indoor. È la sesta miglior italiana anche fra le under 23 nei 400 metri con un personale di categoria di 53"17.. Dal 2010 al 2018 il primato personale nei 400 metri l'ha portato da 57"80 (2010) a 52"38 (2018), con un miglioramento quindi pari a 6"42. È sempre presente in tre attuali record italiani seniores di staffetta, stabiliti uno all'anno (dal 2016 al 2018), correndo ogni volta come prima frazionista; così come accaduto anche in occasione del suo esordio con la Nazionale assoluta negli Europei a squadre di Lilla 2017. Dai Mondiali allievi di Lilla 2011 agli Europei di Berlino 2018, in 8 diverse rassegne internazionali in cui è stata presente (riserva in batteria ai Mondiali di Londra 2017), ha sempre corso almeno come frazionista di staffetta. La pista di Villeneuve-d'Ascq a Lilla l'ha vista esordire sia in maglia azzurra in una manifestazione internazionale giovanile (Mondiali allievi 2011) che con la Nazionale assoluta in una rassegna continentale seniores (Europei a squadre 2017). Durante le stagioni comprese tra il 2015 ed il 2018, ha terminato sempre nella top ten italiana dei 400 metri sia outdoor che indoor: quarta 2017, quinta 2018, settima 2016 e decima 2015 (outdoor); seconda 2018, quinta 2016 e sesta 2017 (indoor). In carriera ha già vinto 10 titoli italiani in 4 specialità diverse (400 metri, 400 metri ostacoli, staffetta 4×400 metri e 4×200 metri indoor). La sua allenatrice è Marta Oliva. Record nazionali Seniores Staffetta 4×200 metri indoor (società): 1'36"21 ( Ancona, 19 febbraio 2017), (Raphaela Lukudo, Maria Benedicta Chigbolu, Chiara Bazzoni, Irene Siragusa) Staffetta 4×400 metri indoor: 3'31"55 ( Birmingham, 4 marzo 2018), (Raphaela Lukudo, Ayomide Folorunso, Chiara Bazzoni, Maria Enrica Spacca) Staffetta 4×400 metri (società): 3'32"50 ( Rieti, 26 giugno 2016), (Raphaela Lukudo, Marta Milani, Irene Baldessari, Maria Benedicta Chigbolu) Progressione 400 metri piani 400 metri piani indoor Palmarès Campionati nazionali 1 volta campionessa nazionale assoluta dei 400 m piani (2018) 2 volte campionessa nazionale assoluta indoor dei 400 m piani (2018, 2019) 3 volte campionessa nazionale assoluta della staffetta 4×400 m (2016, 2017, 2018) 3 volte campionessa nazionale assoluta indoor della staffetta 4×200 m (2015, 2016, 2017) 1 volta campionessa nazionale promesse dei 400 m ostacoli (2014) 1 volta campionessa nazionale allieve della staffetta 4×400 m (2010) 2008 58ª ai campionati italiani di corsa campestre cadetti (Carpi), 2,100 km - 7'58" 8ª ai campionati italiani cadetti (Roma), pentathlon - 3532 p. 2009 80ª ai campionati italiani di corsa campestre cadetti (Porto Potenza Picena), 1,980 km - 8'09" 4ª ai campionati italiani cadetti (Desenzano del Garda), pentathlon - 3664 p. 2010 ai campionati italiani allievi (Rieti), 400 m hs - 1'02"89 ai campionati italiani allievi (Rieti), 4×400 m - 3'58"46 2011 ai campionati italiani allievi indoor (Ancona), 60 m hs - 8"86 2012 ai campionati italiani juniores (Misano Adriatico), 400 m hs - 1'02"10 4ª ai campionati italiani juniores (Misano Adriatico), 4×400 m - 4'08"83 2013 4ª ai campionati italiani juniores (Rieti), 400 m piani - 56"19 7ª ai campionati italiani juniores (Rieti), 4×400 m - 4'08"19 2014 ai campionati italiani promesse (Torino), 400 m hs - 59"46 ai campionati italiani assoluti (Rovereto), 400 m hs - 58"68 2015 ai campionati italiani promesse indoor (Ancona), 400 m piani - 55"19 In batteria ai campionati italiani assoluti indoor (Padova), 400 m piani - 55"76 ai campionati italiani assoluti indoor (Padova), 4×200 m - 1'37"80 4ª ai campionati italiani promesse (Rieti), 400 m hs - 1'00"87 2016 ai campionati italiani promesse indoor (Ancona), 400 m piani - 54"25 4ª ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 54"06 ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 4×200 m - 1'38"01 ai campionati italiani promesse (Bressanone), 400 m piani - 54"66 8ª ai campionati italiani assoluti (Rieti), 400 m piani - 54"38 ai campionati italiani assoluti (Rieti), 4×400 m - 3'32"50 2017 In batteria ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 54"66 ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 4×200 m - 1'36"21 ai campionati italiani assoluti (Trieste), 400 m piani - 53"03 ai campionati italiani assoluti (Trieste), 4×400 m - 3'34"98 2018 ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 53"08 In finale ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 4×200 m - ai campionati italiani assoluti (Pescara), 400 m piani - 52"38 ai campionati italiani assoluti (Pescara), 4×400 m - 3'37"16 2019 ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 53"14 2020 ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 53"79 ai campionati italiani assoluti (Padova), 400 m piani - 52"95 ai campionati italiani assoluti (Padova), 4×400 m - 3'34"80 2021 6ª ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 54"03 ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 4x2 giri - 3'38"42 (in squadra con Mangione, Cavalleri e Milani) ai campionati italiani assoluti (Rovereto), 400 m piani - 52"95 2022 4ª ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 53"98 4ª ai campionati italiani assoluti (Rieti), 400 m piani - 52"77 2023 5ª ai campionati italiani assoluti indoor (Ancona), 400 m piani - 53"30 Altre competizioni internazionali 2011 6ª al Festival olimpico della gioventù europea ( Trebisonda), 400 m hs - 1'01"56 7ª al Festival olimpico della gioventù europea ( Trebisonda), 4×100 m - 47"73 2017 6ª nella Super League degli Europei a squadre ( Lilla), 4×400 m - 3'29"84 (Raphaela Lukudo, Marzia Caravelli, Gloria Hooper, Maria Enrica Spacca) 2018 9ª al Golden Gala Pietro Mennea ( Roma), 400 m piani - 52"80
3
6716075
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa%20del%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9%20%28Pescara%29
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Pescara)
La chiesa del Sacro Cuore di Gesù è un edificio religioso di Pescara. Si trova nella piazza omonima (ex piazza Mercato o piazza Vittorio Emanuele II), lungo il corso Umberto I, nella zona storica di Castellammare Adriatico, ed è la terza chiesa più importante della città, dopo la Cattedrale e il Santuario dei Sette Dolori. Sorta alla fine dell'800 come nuova parrocchia verso la stazione ferroviaria, fu sino al 1927 la chiesa principale del comune di Castellammare, poi soppresso e unito con Pescara. Dal 2016 la chiesa è nota anche come Santuario diocesano della Divina Misericordia. Architettura La chiesa fu costruita a partire dal 1886 dall'architetto Porta di Torino, in sostituzione della vecchia chiesa di Sant'Anna, in viale Bovio, divenuta troppo piccola per la crescente popolazione della città. Fu scelta una posizione più centrale della nuova città, nella piazza lungo il corso Umberto, collegata alla stazione Centrale. La chiesa fu realizzata in stile neoromanico, con l'ultimazione del campanile nell'epoca fascista, ossia negli anni '30, completato nel 1934. Con i bombardamenti alleati del 1943 il campanile viene danneggiato, e collassa sopra la fila dei palazzi lungo il corso, le campane era state requisite dai tedeschi, ma presto la torre viene recuperata, e venne reinserito un nuovo concerto di 4 campane, fuse dalla fonderia Mari di Torre de' Passeri (PE), con i ceppi della fonderia Pasqualini di Fermo. Ha pianta a basilica rettangolare, con la facciata tripartita in mattoni, a salienti con cuspidi, che delineano la differenza di altezza delle tre navate interne. Ha un arcone strombato a tutto sesto al centro, e un portale in stile pseudo romanico, con lunetta a mosaico, nonché colonne binate in ordine doppio al centro. Le doppie colonne sono concluse in alto dai pinnacoli, e sulle pareti laterali si aprono finestre gotiche.In asse col portale centrale c'è un rosone a raggi, di fattura gotica. Il campanile laterale è una torre in stile pseudo medievale, la cui cella è in pietra bianca, con quattro cuspidi angolari, il resto in mattoni a vista. Si innalza sopra il lato cella un tamburo ottagonale con finestre, sormontato da cuspide conica. L'interno a tre navate ha l'abside semicircolare, le stesse navate sono ritmate da pilastri a fascio gotico, con capitelli in stucco, e costoloni slanciati che si incrociano nelle volte. L'abside è ornata da finestre slanciate in stile romanico, con un altare moderno con raffigurato il Cristo Misericordioso in mosaico. Presso le navate laterali ci sono dei dipinti del francescano Padre Giovanni Lerario: San Rocco che predica agli ammalati, la Madonna del Purgatorio che intercede presso le Anime in fiamme, Santa Rita da Cascia in estasi mistica, Sant'Antonio di Padova col Bambino in mezzo ai poveri, infine una statua di Sant'Anna in adorazione. La statua processionale realizzata a fine '800 con i fondi dei fedeli, è un Sacro Cuore di Gesù in cartapesta leccese. Nel 2016 la chiesa viene elevata a santuario diocesano, intitolato al Divino Amore. Galleria d'immagini Altri progetti Collegamenti esterni Storia di Pescara Chiesa del Sacro Cuore di Gesù Cuore di Gesù
3
7048626
https://it.wikipedia.org/wiki/Nazario%20Pagano
Nazario Pagano
Biografia Nato il 23 maggio 1957 a Napoli, ma vive e lavora a Pescara dove, dopo la laurea in giurisprudenza all'Università degli Studi di Teramo, apre uno studio legale ed esercita la professione di avvocato. La sua carriera politica ha inizio nel 1990, quando alle elezioni amministrative di quell'anno viene eletto per la prima volta consigliere comunale a Pescara, incarico che svolgerà per sei consiliature. Dal 1992 al 1993 ha ricoperto l'incarico di assessore per il diritto alla casa e dal 1998 al 2000 ha la delega all'urbanistica e alla mobilità urbana. Alle elezioni regionali abruzzesi del 2000 si candida tra le liste di Forza Italia, nella mozione del deputato di AN Giovanni Pace, venendo eletto nella circoscrizione di Pescara in consiglio regionale dell'Abruzzo. Viene poi rieletto alle regionali Abruzzesi del 2005 nella medesima circoscrizione, diventando poi capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale fino al 2008. Riconfermato alle elezioni del 2008 con il Popolo della Libertà, sarà eletto presidente del consiglio regionale. Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce alla rinascita di Forza Italia, diventandone il coordinatore regionale in Abruzzo. Alle elezioni politiche del 2018 viene candidato al Senato della Repubblica, tra le liste di Forza Italia come capolista nel collegio plurinominale Abruzzo - 01, venendo eletto senatore. Nella XVIII legislatura della Repubblica è stato membro e vicepresidente della 1ª Commissione Affari Costituzionali del Senato, oltre a far parte del Comitato parlamentare Schengen, Europol e immigrazione. Nel dicembre del 2019 è il promotore del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari: è quindi il primo tra i 64 firmatari (di cui 41 di Forza Italia). Pochi mesi prima i senatori berlusconiani avevano disertato l'aula in occasione della votazione sulla riforma costituzionale. Alle elezioni politiche anticipate del 25 settembre 2022 viene candidato alla Camera dei deputati, come capolista di Forza Italia nel collegio plurinominale Abruzzo - 01, risultando eletto deputato. Nella XIX legislatura è presidente della 1ª Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del consiglio e interni. Vita privata Sposato con Graziella Soldato, medico.
3
7651467
https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio%20Fent
Antonio Fent
Biografia A 13 anni (categoria Ragazzi) nel 2001 comincia a praticare atletica con l’Atletica Montebelluna Veneto Banca. Nel 2004 passa all’Atletica Becher Vittorio Veneto, poi diventata Jager Atletica Vittorio Veneto (divenuta poi Jager Atletica Vittorio Veneto, dove è rimasto fino al 2011). Dal 2009 gareggia per i Carabinieri e dal 2012 ha il doppio tesseramento per la Silca Ultralite Vittorio Veneto. Ai campionati italiani cadetti di Orvieto nel 2003 diventa vicecampione nazionale nel lancio del disco. Nel 2006 arriva quinto ai campionati italiani juniores sia nel getto del peso indoor che nel lancio del giavellotto. Vince due medaglie d'argento nel giavellotto durante il 2007: ai campionati nazionali invernali di lanci (categoria juniores) ed agli italiani di categoria col nuovo primato personale di 64,29 m (quinto nel peso). Partecipa agli assoluti di Padova dove chiude in 19ª posizione. Nel corso dell'annata sportiva 2008 vince tre, tutte di metallo diverso, nelle quattro finali disputate ai campionati italiani: oro agli invernali di lanci promesse, quarto ai nazionali universitari, argento agli italiani under 23 e bronzo agli assoluti di Cagliari col nuovo record personale di 70,04 m restando ad 8 cm dall’argento di Leonardo Gottardo (70,12 m). Quattro le medaglie vinte ai campionati nazionali nel 2009: agli invernali di lanci bronzo tra gli assoluti ed argento promesse, argento ai nazionali universitari, bronzo agli italiani under 23 ed infine nono posto agli assoluti di Milano. Un titolo e tanti piazzamenti in finale nei campionati italiani del 2010: oro ai nazionali universitari (con netto distacco su Stefano Nardini 66,88 m contro 63,99 m), sesto e quinto agli invernali di lanci rispettivamente tra gli assoluti e le promesse, quarto agli italiani under 23 e quinto agli assoluti di Grosseto. Secondo titolo universitario di fila nel 2011 (con discreto margine sul secondo Giacomo Puccini, 69,01 m contro 67,62 m), mentre agli assoluti termina quarto e sesto agli invernali di lanci ed agli assoluti di Torino. Anche nel 2012 ottiene due piazzamenti in finale agli assoluti, col 5º posto agli invernali di lanci ed il 6º agli assoluti di Bressanone. Il 2013 lo vede diventare vicecampione assoluto a Milano col nuovo primato personale di 75,02 m e chiudere in quarta posizione agli invernali di lanci. Il 16 marzo del 2014 fa il suo esordio con la maglia azzurra della Nazionale seniores a Leiria in Portogallo in occasione della Coppa Europa invernale di lanci che conclude al 16º posto in classifica. Ai campionati italiani, secondo posto e conseguente medaglia d'argento tra gli assoluti agli invernali di lanci; quarto posto invece agli assoluti di Rovereto. Nel luglio del 2015 partecipa alle Universiadi di Gwangju in Corea del Sud, non riuscendo ad accedere alla finale e fermandosi quindi nelle fasi di qualificazione. Medaglia di bronzo agli invernali di lanci nel 2015 e quarta posizione agli assoluti di Torino. Il 20 febbraio del 2016 vince il suo primo titolo nazionale assoluto a Lucca in occasione dei campionati italiani invernali di lanci e realizza anche il nuovo primato personale di poco inferiore ai 78 metri (esattamente 77,94 m), con ampio margine sul secondo classificato e campione uscente Norbert Bonvecchio (72,18 m). Il 13 marzo gareggia nella Coppa Europa invernale di lanci svoltasi ad Arad in Romania, concludendo in sesta posizione. Il 25 giugno agli assoluti di Rieti ottiene la medaglia di bronzo. Nel biennio 2017-2018 si è laureato due volte vicecampione italiano assoluto (invernali di lanci a Rieti 2017 ed assoluti di Pescara 2018 col primato stagionale di 74,17 m), oltre vincere il bronzo agli assoluti di Trieste 2017. Dal 2007 al 2018 è stato sempre finalista ai campionati italiani assoluti per 12 presenze consecutive; mentre agli assoluti invernali di lanci è stato sempre finalista per 10 edizioni di fila dal 2008 al 2017 (assente per infortunio nel 2018). Dal 2008 al 2018 ha sempre chiuso nella top ten italiana stagionale: secondo 2013, terzo 2014-2016-2018 (stagione in corso), quarto 2015-2017, quinto 2011, sesto 2008-2012, settimo 2009-2010. Il suo allenatore è Emanuele Serafin. Progressione Lancio del giavellotto Palmarès Campionati nazionali 1 volta campione assoluto agli invernali di lanci nel lancio del giavellotto (2016) 2 volte campione universitario nel lancio del giavellotto (2010, 2011) 1 volta campione promesse agli invernali di lanci nel lancio del giavellotto (2008) 2003 ai Campionati italiani cadetti e cadette, (Orvieto), Lancio del disco - 40,18 m 2006 5º ai Campionati italiani allievi-juniores-promesse indoor, (Ancona), Getto del peso - 13,96 m 5º ai Campionati italiani juniores e promesse, (Rieti), Lancio del giavellotto - 53,47 m 2007 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Bari), Lancio del giavellotto - 57,73 m (juniores) 5º ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), Getto del peso - 14,72 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), Lancio del giavellotto - 64,29 m 19º ai Campionati italiani assoluti, (Padova), Lancio del giavellotto - 54,77 m 2008 4º ai Campionati italiani invernali di lanci, (San Benedetto del Tronto), Lancio del giavellotto - 66,94 m (assoluti) ai Campionati italiani invernali di lanci, (San Benedetto del Tronto), Lancio del giavellotto - 66,94 m (promesse) 4º ai Campionati nazionali universitari, (Pisa), Lancio del giavellotto - 64,58 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Torino), Lancio del giavellotto - 64,22 m ai Campionati italiani assoluti, (Cagliari), Lancio del giavellotto - 70,04 m 2009 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Bari), Lancio del giavellotto - 64,11 m (assoluti) ai Campionati italiani invernali di lanci, (Bari), Lancio del giavellotto - 64,11 m (promesse) ai Campionati nazionali universitari, (Lignano Sabbiadoro), Lancio del giavellotto - 66,45 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Rieti), Lancio del giavellotto - 62,31 m 9º ai Campionati italiani assoluti, (Milano), Lancio del giavellotto - 59,20 m 2010 6º ai Campionati italiani invernali di lanci, (San Benedetto del Tronto), Lancio del giavellotto - 65,44 m (assoluti) 5º ai Campionati italiani invernali di lanci, (San Benedetto del Tronto), Lancio del giavellotto - 65,44 m (promesse) ai Campionati nazionali universitari, (Campobasso), Lancio del giavellotto - 66,88 m 4º ai Campionati italiani juniores e promesse, (Pescara), Lancio del giavellotto - 68,15 m 5º ai Campionati italiani assoluti, (Grosseto), Lancio del giavellotto - 67,38 m 2011 4º ai Campionati italiani invernali di lanci, (Viterbo), Lancio del giavellotto - 68,28 m ai Campionati nazionali universitari, (Torino), Lancio del giavellotto - 69,01 m 6º ai Campionati italiani assoluti, (Torino), Lancio del giavellotto - 67,95 m 2012 5º ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del giavellotto - 69,13 m 6º ai Campionati italiani assoluti, (Bressanone), Lancio del giavellotto - 67,84 m 2013 4º ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del giavellotto - 71,64 m ai Campionati italiani assoluti, (Milano), Lancio del giavellotto - 75,02 m 2014 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del giavellotto - 71,17 m 4º ai Campionati italiani assoluti, (Rovereto), Lancio del giavellotto - 73,18 m 2015 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del giavellotto - 70,08 m 4º ai Campionati italiani assoluti, (Torino), Lancio del giavellotto - 66,54 m 2016 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del giavellotto - 77,94 m ai Campionati italiani assoluti, (Rieti), Lancio del giavellotto - 76,35 m 2017 ai Campionati italiani assoluti invernali di lanci, (Rieti), Lancio del giavellotto - 72,97 m ai Campionati italiani assoluti, (Trieste), Lancio del giavellotto - 72,80 m 2018 ai Campionati italiani assoluti, (Pescara), Lancio del giavellotto - 74,17 m Altre competizioni internazionali 2007 10º nell’Incontro internazionale di lanci lunghi under 20 e under 23 Spagna-Francia-Germania-Italia, ( Murcia), Lancio del giavellotto - 58,17 m 4º nella Coppa del Mediterraneo ovest juniores, ( Firenze), Lancio del giavellotto - 58,61 m 2008 4º nell’Incontro internazionale di lanci lunghi under 20 e under 23 Germania-Francia-Italia-Spagna, ( Halle), Lancio del giavellotto - 67,01 m 2009 6º nell’Incontro internazionale di lanci lunghi under 20 e under 23 Francia-Germania-Italia-Spagna, ( Venissieux), Lancio del giavellotto - 64,30 m 2014 16º nella Coppa Europa invernale di lanci, ( Leiria), Lancio del giavellotto - 69,71 m 2016 6º nella Coppa Europa invernale di lanci, ( Arad), Lancio del giavellotto - 74,80 m
3
7652025
https://it.wikipedia.org/wiki/Edoardo%20Tiboni
Edoardo Tiboni
Biografia Dopo la morte del padre, Edoardo Tiboni all'età di cinque anni fu inviato a Spoleto in un collegio che ospitava orfani di dipendenti dello Stato. Dopo la guerra, durante la quale militò nell'esercito, nel 1946 conseguì la laurea in Giurisprudenza e in Economia all'Università di Roma. A Pescara iniziò la carriera di giornalista, scrivendo per l'"Annuario Abruzzese" (1948-1949). Dal 1951 al 1953 divenne direttore responsabile del quotidiano regionale "Il Mattino d’Abruzzo" - il primo pubblicato in Abruzzo - e dal 1953 fu incaricato di dirigere la sede regionale della Rai per l'Abruzzo-Molise, incarico che sostenne per 35 anni. Coltivò studi umanistici, sociologici ed economici e fondò una casa editrice. I suoi ricordi sono stati raccolti in una intervista, rilasciata nel 2013 a Enzo Fimiani. Edoardo Tiboni valorizzò il radiodramma, il nuovo genere popolare che era di grande impatto sul pubblico. Alle trasmissioni da Pescara chiamò a collaborare letterati, tra cui Ennio Flaiano, Ignazio Silone, Mario Pomilio, Ottaviano Giannangeli, Giuseppe Rosato e Laudomia Bonanni, e pittori come Michele e Tommaso Cascella. In questi anni caldeggiò alcuni progetti come il recupero della Coppa Acerbo di automobilismo senza successo e altri invece realizzati, come le celebrazioni per il centenario della nascita di Gabriele d'Annunzio, nel 1963, e la costruzione di un teatro-monumento intitolato a d'Annunzio. Nel 1973, per onorare la memoria di Ennio Flaiano e la sua opera, ideò il "Premio Internazionali Flaiano", di letteratura teatro, cinema e televisione, articolato in varie manifestazioni: rassegne, convegni e spettacoli. Tra i premiati per la sezione Narrativa ci sono stati i premi Nobel Seamus Heaney, José Saramago e Imre Kertesz. Organizzò l'"Istituto Nazionale di Studi Crociani", la "Società del Teatro e della Musica Dannunziani" e un "Istituto multimediale internazionale Scrittura e Immagine". Fondò e diresse la rivista di aggiornamento culturale "Oggi e Domani". È stato insignito dall'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" dell'Ordine della Minerva. L'ultima sua idea è stata il Mediamuseum, "Museo Nazionale del cinema e dell'audiovisivo", che è attivo dal 2006, nell'edificio che una volta ospitava il tribunale di Pescara. Al MediaMuseum si svolgono anche manifestazioni e mostre temporanee, collegate all'attività della "Fondazione Edoardo Tiboni". Opere Monografie Ristampa. Atti di convegni Premessa di Edoardo Tiboni. Scritti in collaborazione Fondazione Edoardo Tiboni
3
7676288
https://it.wikipedia.org/wiki/Ti%20presento%20Sofia
Ti presento Sofia
Ti presento Sofia è un film del 2018 diretto da Guido Chiesa, con protagonisti Fabio De Luigi e Micaela Ramazzotti. Il film è un remake italiano dell’argentino Se permetti non parlarmi di bambini! (Sin hijos) del 2015 diretta da Ariel Winograd. Trama Gabriele, ex rocker, ora negoziante di strumenti musicali, divorziato, è un papà premuroso e concentrato esclusivamente sulla figlia Sofia di 10 anni. Quando gli amici gli presentano nuove donne, lui non fa che parlare della figlia, azzerando ogni chance. Un giorno, nella vita di Gabriele ripiomba Mara, un'amica che non vedeva da parecchi anni, che nel frattempo è diventata una dinamica e indipendente fotografa. Al loro primo appuntamento, proprio sul più bello, Mara rivela a Gabriele che non solo non vuole avere figli, ma odia i bambini. Travolto dalla passione, Gabriele nega l'esistenza di Sofia. Da quel momento, le giornate di Gabriele sono un susseguirsi di assurde manovre per nascondere la presenza della figlia a Mara e viceversa, al punto da trasformare ogni volta il proprio appartamento in funzione di quale delle due andrà a trovarlo. Ovviamente, le bugie hanno le gambe corte e la messinscena di Gabriele avrà vita breve. Produzione Il film è stato girato a marzo 2018 tra Pescara, Francavilla al Mare e Fossacesia. La fotografa italiana Giovanna Griffo ha collaborato con le sue fotografie alla realizzazione del film. Il personaggio di Mara ne mostra gli scatti in alcune scene in cui tiene dei corsi di fotografia digitale. Distribuzione Il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 31 ottobre 2018. Presentato per la prima volta nella sezione Alice nella città della tredicesima Festa del cinema di Roma, il 20 ottobre 2018. Accoglienza Nelle prime 4 settimane di programmazione ha incassato 2.9 milioni di euro, di cui 1.6 nel primo fine settimana. Riconoscimenti 2019 - Premio Flaiano Migliore interpretazione femminile a Micaela Ramazzotti
3
7693030
https://it.wikipedia.org/wiki/Tifoseria%20del%20Cosenza%20Calcio
Tifoseria del Cosenza Calcio
In questa voce sono riportate informazioni relative alla storia ed evoluzione della tifoseria del Cosenza Calcio, società calcistica italiana con sede a Cosenza. Contesto Il Cosenza Calcio vanta un tifo molto passionale e sfegatato, talvolta anche eccessivo come testimoniato da alcuni episodi estremi come quello verificatosi il 27 marzo 1977, quando in occasione dell'incontro Cosenza-Paganese, l'arbitro Sancini di Bologna e i suoi collaboratori furono aggrediti e i tifosi rossoblù, a causa della squalifica che ne conseguì, furono costretti a peregrinare lontani dal San Vito per un anno e mezzo. Una squadra mai stata in serie A, ma con un tifo tranquillamente paragonabile alle grandi tifoserie della massima serie, a giudizio anche di molti personaggi nel mondo del calcio. I tifosi bruzi sono caratterizzati da un particolare attaccamento viscerale alla maglia e al territorio di appartenenza. La maggioranza dei sostenitori dei Lupi proviene non solo dall'area urbana cosentina e dall'hinterland che conta circa i 260.000 abitanti ma da tutto il vasto e variegato territorio provinciale; tuttavia la squadra rossoblù è molto popolare in tutta la Calabria ed è sostenuta dai numerosi emigranti calabresi stabilitisi nel Settentrione. Il seguito dei rossoblù è omogeneo e notevole in tutta la provincia con un bacino di circa 700.000 residenti: dalla Valle del Crati alla fascia pre-silana, dal Tirreno cosentino con Amantea, storico feudo del tifo organizzato cosentino dal 1986 a fare da capofila fino a Praia a Mare, e sullo Jonio cosentino come testimoniato dai vari club di tifosi e gruppi ultras presenti al Marulla ed in trasferta ogni domenica. Orientamento politico La tifoseria cosentina sin dalle origini del tifo organizzato si è sempre caratterizzata per una forte e marcata tendenza e vicinanza agli ideali di sinistra ed estrema sinistra. I valori basilari della tifoseria rossoblu erano e sono la solidarietà, l'antirazzismo, l'anticonformismo, l'attività nel sociale, l'aggregazione e la vicinanza verso gli oppressi e i bisognosi, valori portanti che hanno reso Cosenza una pietra miliare e un punto di riferimento per il movimento ultras italiano. Esempio lampante è l'associazione La Terra di Piero molto attiva in città e in alcuni paesi africani, nata a seguito della scomparsa di Piero Romeo, figura storica all'interno del mondo ultras cosentino e volto storico dei Nuclei Sconvolti. Sono presenti all'interno della tifoseria organizzata anche ideali indipendentisti riconducibili al Regno delle due Sicilie e alla Magna Grecia. Fan club Il tifo cosentino ha radici profonde: in origine, a partire dagli anni quaranta, si riconosceva in alcuni leader carismatici che coinvolgevano spesso la folla in manifestazioni "folkloristiche". Negli anni sessanta nacquero i primi club di tifosi: i Lupi della Sila, e il club Francesco Guido (1969), dedicato alla memoria dell'ex omonimo presidente, che fu d'appoggio, in termini economici, alla società. Nel 1982 nacque il club Cosenza 1914, istituzione profondamente legata al territorio e alla promozione turistica di quest'ultimo. Col passare degli anni vennero fondati altri club, inducendo dunque l'ambiente a fondare il Centro Coordinamento Club, allo scopo di coordinare e promuovere le iniziative delle varie associazioni. La presidenza fu affidata a Padre Fedele Bisceglia, frate missionario tifoso del Cosenza. Successivamente Padre Fedele, distaccatosi dal Centro Coordinamento, fondò l'associazione Cosenza Club Donato Bergamini, in memoria dell'omonimo calciatore, idolo della tifoseria bruzia, deceduto prematuramente in circostanze controverse. Tifosi del Cosenza, soprattutto emigrati calabresi, sono presenti anche all'estero: tra i club ufficiali di tifosi con sede all'estero vanno menzionati il Cosenza Club New York negli Stati Uniti d'America, il Cosenza Club Toronto in Canada, il Cosenza Club Melbourne in Australia, il Cosenza Club Monaco di Baviera in Germania ed il Cosenza Club Lachen in Svizzera. Tifoseria organizzata Dalle origini agli anni ottanta Nel 1978 nacque il tifo organizzato, con il gruppo Commando Ultrà Prima Linea seguito dagli storici gruppo dei Fedayn (1982) e Boys Cosenza (1983). In origine gli ultras prendevano posto nel settore Tribuna B, spostandosi in Curva Sud, storica sede dei gruppi ultras cosentini, solo in un periodo successivo. Nel 1983 nacquero i Nuclei Sconvolti, storico gruppo ultras cosentino, uno dei più anticonformisti per antonomasia nella storia Ultras nazionale, che non ha mai nascosto la sua indole profondamente anarchica e ribelle, ma sempre declinata attraverso la solidarietà verso gli emarginati. I Nuclei intrapresero rapporti di stima e fratellanza con importanti tifoserie dello stivale e lasciarono un segno indelebile nella storia ultras d'Italia; erano caratterizzati da uno spirito goliardico, gioioso, ironico e combattivo tipico dei movimenti del 1977, e furono tra i primi, insieme ai veronesi, a mescolare il modello italiano e il modello inglese, soprattutto in quella che divenne la moda inglese degli stendardi.. Da un punto di vista Ultras, la piazza bruzia rappresenta un vero e proprio “laboratorio” in cui, nel corso degli anni, s’è prodotto un fenomeno sociale di condivisione e aggregazione. Nel 1985, Padre Fedele Bisceglia, con la collaborazione dei Nuclei Sconvolti, organizzò in città un primo raduno degli ultras d'Italia, a cui parteciparono tifosi provenienti da Roma, Napoli e Genova e da molte altre importanti realtà italiane. Il 1985 è l'anno anche della nascita del gruppo Ultras Alkool Group Loreto 1985 destinato a diventare una delle colonne portanti del tifo cosentino insieme al gruppo Brigate Cosenza 1987 nato nel popoloso quartiere di via Popilia. Nel 1986, anno della nascita dei gruppi ultras Nuova Guardia, NS Rende e NS Amantea, venne organizzato dai N.S. un secondo raduno, questa volta a Tortora in provincia di Cosenza, con lo scopo di ricercare il dialogo tra le curve italiane, anche tra acerrimi rivali, anticipando di un po' di anni gli incontri tra le diverse realtà nazionali nati per la necessità di confrontarsi su molti argomenti di interesse comune. I supporters bruzi furono fra i primi a dotarsi di una voce ufficiale, un periodico che viene distribuito in tutte le partite casalinghe, lo storico "Tam Tam e segnali di fumo" che fece il suo esordio il 13 maggio 1988 alla vigilia della trasferta di Salerno nel campionato che decretò la promozione in Serie B. Nel 1989 nacque nel centro storico lo storico gruppo ultras Cosenza Vecchia e venne fondato il Club delle donne rossoblù, che inizialmente non raccolse i favori e le simpatie del tifo "maschile".. Date storiche per il tifo silano del sono quelle del 6 aprile 1985, quando in occasione del derby vinto contro il seguito da 20.000 sostenitori bruzi, gli ultras silani in Tribuna B srotolarono un maxi striscione rossoblù di cento metri, stabilendo un record di dimensioni in Italia, e la mega fumogenata della Curva Sud il 29 maggio 1988, nel match contro la Nocerina, che fu seguito da 24000 spettatori. Le trasferte più partecipate degli anni ottanta sono quella di Monopoli del 5 giugno 1988 seguita da oltre 8.000 tifosi rossoblù, quella di Francavilla nel 1988 con 5000 tifosi, Taranto nel 1988-89 con 5.000 presenze e quelle di Catanzaro del 1984-85 con circa 4.000 tifosi e 1988-89 con 3.000 sostenitori rossoblù. Gli anni novanta Il 26 giugno 1991 nello spareggio di Pescara vinto 1-0 contro la Salernitana per la permanenza in Serie B, gli ultrà cosentini nell'occasione in Curva Nord in circa 7.000 unità diedero vita a una maestosa coreografia con migliaia di bandiere a scacchi rossoblù. Il 1992 è l'anno della nascita del gruppo ultras Lost Boys nello splendido campionato che proiettò i lupi ad un passo dalla massima serie. Durante il campionato 1993-1994 che segnò la nascita del gruppo ultras Curva Nord Cosenza con la prima scissione del tifo organizzato in due settori, avvenne il primo "sciopero del tifo", una forma di protesta pacifica volta a sensibilizzare l'ambiente nei confronti delle diffide che colpirono alcuni tifosi all'indomani di incidenti avvenuti il 12 settembre nella partita Cosenza-Fiorentina 1-1. I Nuclei, nonostante le visioni di pensiero e una filosofia di tifo totalmente diversa da quella del tifo moderato, si distinsero per un assiduo impegno nel sociale e per la partecipazione a varie iniziative, come ad esempio l'organizzazione di una conferenza all'Università della Calabria, il 21 ottobre 1993, con a tema i rapporti fra la città, il calcio ed i tifosi.. A metà degli anni '90 nacquero i gruppi ultras Rebel Fans 1995 e il gruppo degli Autentici che occupò la Curva Nord dello stadio San Vito. Nella partita Cosenza-Turris 1-0 del campionato 1997-98 giocata davanti a 22.000 spettatori i NS realizzarono una coreografia imponente in Curva Sud degna di quella che 10 anni prima aveva celebrato la promozione in Serie B con la Nocerina. Nel 1999 i Nuclei Sconvolti si sciolsero innescando un periodo difficile per il tifo rossoblù, nonostante ciò non è mutata la passione e lo splendido rapporto del Cosenza con i suoi tifosi, testimoniato dall'esistenza di vari gruppi ultras, oltre a diversi club di semplici tifosi, che hanno continuato a seguire la squadra dall'hinterland e dall'intera provincia anche negli anni a venire, come gli storici NS Amantea 1986, NS Diamante, NS Trebisacce, NS Villapiana Scalo 1991, NS Scalea, Pistols Cittadella 1988, Commenda Kapovolta, Nutters nati dai disciolti Devils, Briganti Paterno, NS Longobardi, NS Morano Calabro, NS Luzzi poi diventati Luzzi Klan 2000, Ultras Ajello 1997, Celico Rossoblu, Acri, Libero Arbitrio, NS San Lucido, NS Praia, NS Lago, NS Trebisacce, NS Francavilla, NS Villapiana, NS Rossano, Provincia Agitata, Crosia, Sibari, Joggi, Corigliano, Mandatoriccio, Frascineto, Rogliano, Fiumefreddo Bruzio, Scigliano, Buonvicino presente, Intifada Roggiano, Casole a krikka du vinu, Pedace, Montalto, Carolei, Panettieri c'è. La trasferta più partecipata degli anni novanta avvenne il 14 giugno 1992, allorché in 15.000 raggiunsero Lecce per sostenere la squadra che in caso di vittoria avrebbe disputato la spareggio con l'Udinese per la promozione in Serie A. Gli anni duemila Dopo la cancellazione del Cosenza Calcio nel 2003, la tifoseria dalla Serie B si ritrovò a partecipare alla prima partita di campionato di Serie D 2003-2004 Cosenza - Rossanese con ben 12.000 spettatori. Il record di spettatori nella categoria venne realizzato in Cosenza-Bacoli Sibilla 2-0 del 2008 con 18.000 spettatori che spinsero la squadra a tornare nei professionisti dopo una media in campionato di quasi 7000 tifosi a partita. A cavallo fra il 2000 ed il 2009, vennero fondati altri club (Amici du Cusenza, Kennedy Club e Mandragone, Via Popilia C'è) che andarono ad aggiungersi ai già esistenti Gesuiti, Tarsia Club Gigi Marulla, Club Francesco e Vincenzo Merenda di Mangone, Cantinelle e Centro Storico e altri gruppi ultras dell'area urbana tra cui Andreotta, Side Whiskers, S. Ippolito ovunque, Laurignano Ultrà CS, Pasquali presente, Bad Wolwes, Luzzi Klan 2000, Commenda Old School, Teste Matte 2007, Porta Piana Group, Revocati, Road Crew, Gate 14, Mayd Boys 87100, Riforma, S.Vito, Allupati Primo Lotto, Secondo lotto, Crazy Wolves, Vecchie maniere, Mondo Fantastico, Boot Boys, Old Style, Cosenza Loca, Paniancu c'è, Nuova Generazione. Il 23 febbraio 2014, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita del calcio a Cosenza, la partita contro l'Aversa Normanna fu seguita da 18000 spettatori, con la significativa partecipazione di tutti i settori dello stadio nell'allestimento di un'imponente coreografia. Lo stesso avvenne il 10 giugno 2018 nella semifinale di ritorno play off Cosenza-Südtirol 2-0 dove i 21.000 spettatori presenti parteciparono alle coreografie allestite da Curva Sud e Tribuna A spingendo il Cosenza in finale. Anche nella gara di ritorno dei play out per restare in serie B disputata contro il Vicenza Calcio nel maggio 2022, al Marulla assistettero circa 21.000 spettatori con l'allestimento di due imponenti coreografie in Curva Nord Catena ed in curva sud Bergamini. La finale Play out si concluse con la vittoria del Cosenza e la conseguente retrocessione della compagine vicentina in serie C. Dal campionato 2014-2015 come avvenuto circa 20 anni prima con Curva Sud e Curva Nord, il tifo organizzato si divide in due settori con la nascita del gruppo Anni Ottanta in Tribuna A. La trasferta più numerosa di questo periodo storico è quella della finale play off per la promozione in Serie B del 16 giugno 2018 Siena-Cosenza 1-3 che portò a Pescara quasi 11.000 tifosi silani. Nel 2018 i gruppi organizzati ultras non aderenti alla Tessera del tifoso comunicano il loro spostamento dalla Tribuna A alla Tribuna B. Tali gruppi sono Anni Ottanta, SKA LEA Rude Boy, Cosenza Football Crew, Acri Firm, Allupati I Lotto, Fuscaldo Boys, Trebisacce, Andreotta, Bad Wolves, Banda Free, Lupi del Tirreno Belvedere M. - Cetraro,Corso d'Italia, Diamante,Domanico Rebelde, Fimmine, Intifada Roggiano, Kiri du Nord, Longobardi, Luzzi Klan, Occasionali, Orda Bruzia, Panettieri, Perugia 1988, Praja, Rebel Fans,Sez. 4miglia, Villapiana S. '91 e Wolves Fans Roma. I gruppi ultras che invece seguono la partita dalla Curva Sud accomunati dallo striscione Ultra' Cosenza 1978 sono Alkool Group Loreto 1985, Cosenza Vecchia, SCIOLLATI, Amantea 1986, Andreotta, Commenda Town, Irrequieti Torano, Lost Boys 1992, Dissidenti, Rione Portapiana, Quote Rosa, Pistols Cittadella 1988, Brigate Rossoblù 1987, Allupati Primo Lotto 2006 e Scoppiati Vagliolise; nel 2016 nasce il gruppo Street Boys e un anno dopo, nel 2017 viene fondato il gruppo Banda90 nato sempre in curva Sud dopo la divisione. Al 2018 risale anche la nascita del Club Ciccio Magnelli di Rovito. Esistono altresì gruppi organizzati che seguono il Cosenza principalmente in trasferta come i gruppi Roma Crew e Lupi Sciolti Roma che hanno la maggioranza dei loro iscritti nella capitale. Nel campionato di Serie B 2021-2022 i gruppi ultras della tribuna B in primis il gruppo Anni Ottanta si spostano nella Curva Nord "Massimiliano Catena" insieme ad un’altra frangia di tifoseria che prende posto dietro lo striscione "Cosenza" con lo scopo di creare una nuova pagina di unità del tifo organizzato cosentino. Gemellaggi e rivalità Gemellaggi I tifosi cosentini sono gemellati con quelli della Casertana, del Casarano, del Genoa, del Pordenone, del e dell'. Hanno inoltre rapporti d'amicizia con quelli dell'Atalanta, del Lanciano, del Crotone e con quelli della SPAL, mentre nel 2011 è terminato il rapporto di amicizia con la .Inoltre intrattengono una forte amicizia con la tifoseria del Pisa e del Bisceglie. Rivalità Le rivalità maggiori sono verso i corregionali del con il quale si disputa il Derby di Calabria (derby sentitissimo da entrambe le tifoserie spesso segnato da scontri e incidenti in entrambe le città) e della rivale storica Salernitana; in ambito regionale vi è fortissima rivalità anche con i tifosi della . Le altre rivalità più accese sono quelle con i tifosi del Lecce, del Brescia, del Verona, del Padova, del Pescara, del Taranto, del Siena e dell'Ascoli. Altre rivalità sono quelle verso i tifosi del Catania, del Palermo, del Messina, della Fiorentina, del , del Barletta, dell', della , del Cagliari, del Bari, del Foggia, della Sampdoria e della Lucchese.
3
7734699
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesca%20Massobrio
Francesca Massobrio
Biografia Ha iniziato a praticare l’atletica, cominciando subito dai lanci, nel 2005 (categoria Ragazze) con la Società Sportiva Vittorio Alfieri della sua città natale, venendo allenata da Angelo Colasuonno. Dal 2011 è tesserata con il CUS Torino e viene seguita da allora da Luca Ruffinengo (sotto l’osservazione di Walter Superina, tecnico nazionale specialista nel lancio del martello). Dal 2014 ha il doppio tesseramento con le Fiamme Oro. Già al primo anno, 2007, del biennio nella categoria Cadette vince il suo primo titolo italiano under 16 e l’anno seguente si laurea vicecampionessa nella stessa rassegna nazionale. Durante il biennio 2009-2010 trascorso nella categoria Allieve disputa 4 rassegne internazionali giovanili: 2009, Mondiali allieve a Bressanone (21ª) e Gymnasiadi a Doha (6ª); 2010, Trials europei giochi olimpici giovanili a Mosca (6ª) e Giochi olimpici giovanili estivi a Singapore. Nello stesso biennio vince tre medaglie ai campionati italiani giovanili: due argenti nel 2009, ai giovanili invernali di lanci (bronzo nel 2010) ed ai nazionali under 18; inoltre esordisce agli assoluti (si può partecipare dalla categoria Allieve) di Milano 2009 dove disputa la finale, così come a quelli di Grosseto 2010. Da Junior, 2011-2012, fa quasi en plein di titoli italiani vincendo quattro finali su cinque disputate: nazionali giovanili invernali di lanci (‘11-‘12), universitari (‘11) e juniores (‘11); agli assoluti di Torino 2011 termina ai piedi del podio col quarto posto finale (a 4 cm dal bronzo di Micaela Mariani, 61,23 m contro 61,19 m). In ambito internazionale giovanile termina nona agli Europei juniores di Tallinn 2011. Nel triennio tra le Promesse, 2013-‘14-‘15, ai vari campionati nazionali vince 10 medaglie (con 5 titoli) su 14 potenziali: (‘13) argento promesse e quarta assoluta agli invernali di lanci, oro agli under 23, argento sia agli universitari che agli assoluti; (‘14) oro promesse e bronzo assoluta agli invernali di lanci, oro agli under 23, era iscritta ma non ha partecipato ai nazionali universitari e nessuna misura realizzata agli assoluti di Rovereto; (‘15) oro promesse e quarta assoluta agli invernali di lanci, oro agli under 23, argento agli universitari e quarto posto agli assoluti di Torino. A livello internazionale durante lo stesso triennio giunge decima sia agli Europei under 23 di Tampere 2013 che nella Coppa Europa invernale di lanci under 23 di Leiria 2014, anno in cui vince la medaglia di bronzo ai Mediterranei under 23 di Aubagne. Da seniores, nel triennio 2016-’17-’18, ottiene sette medaglie su otto ai vari campionati italiani: (‘16) bronzo agli invernali di lanci ed oro sia agli universitari che agli assoluti di Rieti; (‘17) tre volte argento, nell’ordine agli invernali di lanci, agli universitari ed agli assoluti di Trieste; (‘18) oro agli universitari e quinta posizione agli assoluti di Pescara. L’11 marzo del 2017 in Spagna esordisce con la maglia della Nazionale assoluta in occasione della Coppa Europa invernale di specialità a Gran Canaria dove finisce la rassegna continentale in 22ª posizione. Ha partecipato a tutte le rassegne internazionali giovanili: Giochi olimpici giovanili, Mondiali allievi, Gymnasiadi, Europei juniores, Europei under 23, Coppa Europa invernale di lanci under 23, Mediterranei under 23; tranne che ai Mondiali juniores (in cui è stata assente all’edizione di Barcellona 2012 causa mononucleosi. Il primato personale nel lancio del martello di 64,65 metri, realizzato nel 2013, la colloca all’ottavo posto nella lista italiana all time di specialità, seconda fra le martelliste italiane ancora in attività (dietro Sara Fantini, quarta di sempre con 70,30 m) ed è anche presente in tutte le categorie giovanili nelle graduatorie nazionali di sempre: quinta tra le under 23 (64,65 m), quarta nelle juniores (61,19 m), terza fra le allieve (56,18 m - attrezzo da 4 kg) e settima delle cadette (53,89 m - 3 kg). Dall’edizione di Milano 2009 (primo anno allieve) a quella di Pescara 2018 è sempre stata finalista ai campionati italiani assoluti (le under 18 sono la categoria minima per partecipare) tranne a Bressanone 2012 (assente causa mononucleosi). In carriera ha già vinto 13 titoli italiani almeno uno in ogni categoria (comprese le universitarie), tranne fra le allieve (due volte argento nel 2009). Complessivamente ai vari campionati nazionali, compresi anche quelli universitari, ha già vinto 26 medaglie su 35. Ai campionati italiani giovanili è quasi sempre andata a medaglia, vincendo 14 medaglie (con 9 ori) su 15 finali (quarta ai nazionali allieve di Rieti 2010). È attualmente la martellista italiana a livello nazionale sia più medagliata che titolata (anche in ambito giovanile) in attività. Dal 2011 al 2018 ha sempre chiuso la stagione nella top ten italiana di specialità: seconda 2017-‘13, quarta 2016-‘15-‘14, quinta 2011, sesta 2012-‘18. Prima di passare all’atletica leggera, ha praticato danza classica e pallavolo. Nell’ottobre del 2015 si è laureata in Scienze motorie ad Asti nella Scuola Universitaria Interfacoltà Scienze Motorie dell’Università di Torino ed ora è iscritta allo stesso ateneo torinese nel corso magistrale in Scienze motorie delle attività fisiche adattate. Progressione Lancio del martello Palmarès Campionati nazionali 1 volta campionessa assoluta nel lancio del martello (2016) 3 volte campionessa universitaria nel lancio del martello (2011, 2016, 2018) 3 volte campionessa promesse nel lancio del martello (2013, 2014, 2015) 2 volte campionessa promesse agli invernali di lanci nel lancio del martello (2014, 2015) 1 volta campionessa juniores nel lancio del martello (2011) 2 volte campionessa giovanile agli invernali di lanci nel lancio del martello (2011, 2012) 1 volta campionessa cadette nel lancio del martello (2007) 2007 ai Campionati italiani cadetti e cadette, (Ravenna), Lancio del martello - 46,55 m 2008 ai Campionati italiani cadetti e cadette, (Roma), Lancio del martello - 49,33 m 2009 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Bari), Lancio del martello - 51,07 m (giovanili) 11ª ai Campionati italiani assoluti, (Milano), Lancio del martello - 49,55 m ai Campionati italiani allievi e allieve, (Grosseto), Lancio del martello - 51,09 m 2010 ai Campionati italiani invernali di lanci, (San Benedetto del Tronto), Lancio del martello - 52,92 m (giovanili) 7º ai Campionati italiani assoluti, (Grosseto), Lancio del martello - 54,93 m 4ª ai Campionati italiani allievi e allieve, (Rieti), Lancio del martello - 51,32 m 2011 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Viterbo), Lancio del martello - 58,14 m (giovanili) ai Campionati nazionali universitari, (Torino), Lancio del martello - 60,03 m ai Campionati italiani juniores e promesse, (Bressanone), Lancio del martello - 58,52 m 4ª ai Campionati italiani assoluti, (Torino), Lancio del martello - 61,19 m 2012 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 57,60 m (giovanili) 2013 4ª ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 57,77 m (assolute) ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 57,77 m (promesse) ai Campionati italiani juniores e promesse, (Rieti), Lancio del martello - 64,65 m ai Campionati nazionali universitari, (Cassino), Lancio del martello - 60,22 m ai Campionati italiani assoluti, (Milano), Lancio del martello - 61,49 m 2014 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 60,80 m (assolute) ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 60,80 m (promesse) ai Campionati italiani juniores e promesse, (Torino), Lancio del martello - 62,00 m In finale ai Campionati italiani assoluti, (Rovereto), Lancio del martello - 2015 4ª ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 59,57 m (assolute) ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 59,57 m (promesse) ai Campionati italiani juniores e promesse, (Rieti), Lancio del martello - 60,53 m ai Campionati nazionali universitari, (Fidenza), Lancio del martello - 59,93 m 4ª ai Campionati italiani assoluti, (Torino), Lancio del martello - 58,80 m 2016 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Lucca), Lancio del martello - 57,65 m ai Campionati nazionali universitari, (Modena), Lancio del martello - 60,81 m ai Campionati italiani assoluti, (Rieti), Lancio del martello - 62,31 m 2017 ai Campionati italiani invernali di lanci, (Rieti), Lancio del martello - 61,43 m ai Campionati nazionali universitari, (Catania), Lancio del martello - 60,59 m ai Campionati italiani assoluti, (Trieste), Lancio del martello - 59,69 m 2018 ai Campionati nazionali universitari, (Isernia), Lancio del martello - 56,79 m 5ª ai Campionati italiani assoluti, (Pescara), Lancio del martello - 57,40 m Altre competizioni internazionali 2010 nell’Incontro internazionale under 18 Italia-Francia-Slovenia, ( Chiuro), Lancio del martello - 54,06 m 2011 5ª nell’Incontro internazionale di lanci lunghi under 20 Italia-Francia-Germania-Spagna, ( Amburgo), Lancio del martello - 53,96 m 2012 5ª nell’Incontro internazionale di lanci lunghi under 20 e under 23 Italia-Francia-Germania-Spagna, ( Val-de-Reuil), Lancio del martello - 56,98 m 2014 4ª nell’Incontro internazionale di lanci lunghi under 23 Francia-Germania-Italia, ( Halle), Lancio del martello - 58,33 m 10ª nella Coppa Europa invernale di lanci under 23, ( Leiria), Lancio del martello - 59,45 m 2015 4ª nell’Incontro internazionale di lanci lunghi under 20 e under 23 Italia-Francia-Germania-Spagna, ( Lione), Lancio del martello - 61,90 m 2017 22ª nella Coppa Europa invernale di lanci, ( Gran Canaria), Lancio del martello - 60,19 m
3
7841634
https://it.wikipedia.org/wiki/Festival%20del%20documentario%20d%27Abruzzo
Festival del documentario d'Abruzzo
Il Festival del documentario d'Abruzzo è un festival cinematografico che si svolge annualmente a Pescara dal 2007. Fondato dall'Associazione Cinematografica Multimediale Abruzzese (ACMA), il festival nasce come vetrina della produzione indipendente nazionale ed è rivolto alla promozione del cinema di genere documentaristico proveniente da tutto il mondo. Il Premio Emilio Lopez viene assegnato alle opere in concorso vincitrici. Storia La rassegna, diretta da Massimo Facecchia, si articola in una serie di concorsi rivolti a produzioni di varia natura, che spaziano dal documentario legato al territorio abruzzese, a quello di carattere nazionale e internazionale, includendo, in determinate edizioni, una sezione riservata al cortometraggio tematico. Sin dai suoi esordi, il Festival del documentario d'Abruzzo ha ricevuto attenzioni e richieste da parte di autori e case di produzione di tutto il mondo. La rassegna è infatti accreditata dall'AFIC ed è ritenuta manifestazione d'interesse nazionale secondo il Ministero per i beni e le attività culturali. Ha ricevuto, inoltre, il riconoscimento culturale dalla commissione italiana dell'UNESCO. Nel corso della varie edizioni, il festival ha visto la partecipazione di cineasti e personalità come Mario Balsamo, Irene Dionisio, Maurizio Fiume, Stefano Consiglio, Mimmo Calopresti, Marco Bertozzi, Caterina Carone, Manfredi Lucibello, Emanuele Salce, Andrea Adriatico, Francesco Del Grosso e Gianfranco Pannone, tra gli altri. Il deposito delle opere pervenute anno dopo anno è andato a formare una raccolta e la costituzione di una cineteca, in cui le copie sono corredate da materiale cartaceo e fotografico. Grazie a questo patrimonio, l'attività permanente dell'associazione si ramifica in una serie di iniziative di carattere nazionale e internazionale, come la partecipazione al Festival Mediterraneo della Laicità e regolari collaborazioni con il Museo d'arte moderna Vittoria Colonna. Il festival favorisce inoltre la produzione di corti e lungometraggi indipendenti legati al territorio, offrendo un contributo finanziario a giovani autori abruzzesi.
3
7855692
https://it.wikipedia.org/wiki/Il%20bagno%20della%20pastora
Il bagno della pastora
Il bagno della pastora è un dipinto a olio su tela (163x225 cm) realizzato nel 1903 dal pittore italiano Basilio Cascella. Conservato presso il Museo civico Basilio Cascella di Pescara, raffigura una fanciulla in un ambiente bucolico tipicamente abruzzese. Descrizione Il dipinto fu realizzato presso lo stabilimento litografico di Cascella situato a Pescara nel quartiere di Porta Nuova. L'autore cominciò il dipinto nel 1899 ma fu più volte interrotto durante la sua realizzazione. Fu concluso nel 1903 per essere esposto in occasione della Biennale di Venezia dello stesso anno. Tuttavia, il dipinto andò disperso durante il trasporto da Pescara a Venezia; fu ritrovato intatto trent'anni dopo nei pressi di Ancona e restituito a Cascella. La donna raffigurata è Concetta Palmerio, moglie di Cascella e modella prediletta che compare anche in altre opere del pittore. La dimensione illustrata è quella della favola, un motivo che richiama il mondo agreste tipico dell'Abruzzo, regione natia dell'artista, e che costituisce un elemento ricorrente nella sua produzione artistica. I motivi del dipinto includono un erotismo naturale e innocente, rappresentato tramite la pastora e il suo compagno, posti come Adamo ed Eva in un nuovo paradiso terrestre dell'anima, condizione primordiale dove l'essere nudi significa appartenere alla natura.
3
7883851
https://it.wikipedia.org/wiki/Luca%20Clemenza
Luca Clemenza
Caratteristiche tecniche Trequartista mancino molto atletico, abile nel dribbling e con un'ottima visione di gioco — risulta infatti essere un buon rifinitore —, è molto dotato tecnicamente oltreché con un buon tiro. Ha iniziato a giocare a calcio come difensore centrale, salvo poi essere avanzato a centrocampo durante la sua esperienza al ; grazie alla sua duttilità tattica può essere impiegato all'occorrenza anche come ala o seconda punta. Carriera Club Gli inizi, Juventus Nato nel varesotto, si trasferisce da piccolo con la famiglia nel vicentino, giocando nei settori giovanili di squadre locali come , e . Nel 2011 viene acquistato dalla , voluto da Giovanni Rossi, allora responsabile del vivaio bianconero. Resta con il club torinese per sei anni, in cui si mette in mostra come uno dei migliori talenti della squadra giovanile, vincendo il Torneo di Viareggio 2016; manifestazione che Clemenza disputerà solo in parte a causa della rottura dei legamenti del ginocchio, occorsagli il 23 marzo nella sfida degli ottavi di finale contro il , perdendo così il finale di stagione e l'inizio di quella successiva, quest'ultima disputata da fuoriquota ancora nel Campionato Primavera per recuperare dall'infortunio patito. Ascoli e Padova L'11 agosto 2017 passa in prestito con diritto di riscatto e contro opzione all', in Serie B. Compie il suo esordio tra i professionisti il 26 dello stesso mese, nella partita persa per 3-2 sul campo del , sostituendo al 62' Gianmarco De Feo; la prima rete arriva invece il successivo 9 dicembre, aprendo le marcature nel pareggio casalingo ottenuto contro l'. Conquistata la salvezza ai play-out con i marchigiani, il 17 agosto 2018 viene ceduto a titolo temporaneo al , sempre tra i cadetti, dove rimane per la stagione seguente. Juventus U23, Pescara e Sion Nell'estate 2019 fa ritorno a Torino, inserito nella rosa della militante in Serie C. Dopo un semestre con la seconda squadra bianconera, nell'inverno 2020 viene girato in prestito al , in serie cadetta. Nell'ottobre seguente si trasferisce al , dove ritrova come allenatore Fabio Grosso, già suo tecnico nella Primavera juventina. Dopo una stagione costellata da infortuni che gli permettono solo quattordici presenze e una rete nel campionato svizzero, rientra a Torino nell'estate seguente. Qui ha tempo di scendere in campo solo nell'esordio stagionale nella Coppa Italia di Serie C, prima di essere nuovamente ceduto al Pescara, ancora in prestito, nell'agosto 2021. Virtus Entella Il 12 luglio 2022 viene riscattato dal Pescara e ceduto contestualmente alla , nell'ambito di uno scambio di mercato con Facundo Lescano. Nell'ottobre seguente è tuttavia costretto a fermarsi per sottoporsi a un'operazione al legamento crociato del ginocchio sinistro, dopo essersi infortunato in allenamento. Torna in campo dopo sei mesi, il 23 aprile 2023, subentrando nella ripresa di Siena-Entella (1-2), ultima giornata di campionato. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 23 aprile 2023. Palmarès Club Juventus: 2016
3
7911347
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare%20d%27Avalos
Cesare d'Avalos
Biografia Cesare d'Avalos nacque il 16 luglio 1536 come figlio quintogenito di Alfonso III d'Avalos e Maria d'Aragona. Ricoprì numerosi incarichi significativi di natura sia civile che militare. Partecipò a diversi conflitti nei quali fu coinvolta la corona spagnola sotto Filippo II di Spagna: prese infatti parte agli scontri avvenuti nel contesto della crisi di successione portoghese per poi passare nei Paesi Bassi spagnoli, partecipando alla vittoriosa battaglia di Jemmingen. Partecipò inoltre a diverse campagne condotte da don Giovanni d'Austria, prendendo parte alla battaglia di Lepanto e alla conquista di Tunisi del 1573. Cesare d'Avalos ricoprì inoltre la prestigiosa carica di gran cancelliere del regno, uno dei sette grandi uffici del Regno di Napoli. Fu insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine militare di Alcántara. Nel 1603 Cesare vendette Buonabitacolo e Padula a Giovan Gerolamo de Ponte per 62.000 ducati e fece edificare a Napoli come propria residenza l'edificio oggi noto con il nome di Palazzo Carafa di Maddaloni. Cesare fu ritratto insieme ai fratelli Francesco Ferdinando e Giovanni d'Avalos da Bernardino Campi, del quale essi furono protettori e committenti. Discendenza Cesare d'Avalos si sposò a Napoli il 24 novembre 1577 con Lucrezia del Tufo, figlia di Giovanni Girolamo del Tufo ed Antonia Carafa, dalla quale ebbe due figli: Giovanni I (?-8 novembre del 1638), ottenne da Filippo IV di Spagna nel 1628 il titolo di principe di Montesarchio, feudo che aveva acquistato nel 1622 da Sveva d'Avalos (figlia di Ferdinando d'Avalos signore di Gesso, secondogenito di Carlo d'Avalos) e Giulio Cesare di Capua. Con Giovanni ebbe inizio il ramo dei d'Avalos di Montesarchio. Sposò Andreana di Sangro, dalla quale ebbe tre figli: Giuseppe, morto in giovane età Andrea, secondo principe di Montesarchio Francesco, ottenne nel 1649 il titolo di principe di Troia, dando origine al ramo dei d'Avalos di Troia Innico III (1578-1632), il quale avrebbe acquisito tramite il matrimonio con la nipote Isabella d'Avalos (figlia di Alfonso Felice d'Avalos e Lavinia Feltria Della Rovere) i titoli di marchese del Vasto e marchese di Pescara. Dal matrimonio sarebbero nati: Ferdinando Francesco d'Avalos (?-1648), marchese del Vasto e marchese di Pescara Diego d'Avalos (?-1697), marchese del Vasto e marchese di Pescara Francesca d'Avalos (?-1676), principessa di Avellino e di Gallicano, moglie di Marino II Caracciolo Bonaventura (1609-1675), frate agostiniano e vescovo di Volturara Tommaso, frate domenicano e vescovo di Lucera Alfonso, morto in giovane età Lucrezia, monaca Antonia, monaca Albero genealogico
3
7927243
https://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando%20Francesco%20d%27Avalos
Ferdinando Francesco d'Avalos
Ferdinando o Fernando Francesco d'Avalos (1490-1525), condottiero italiano e 5º marchese di Pescara Ferdinando Francesco d'Avalos (?-1648), 10º marchese di Pescara, 6º marchese del Vasto Ferdinando Francesco d'Avalos (1651-1672), 12º marchese di Pescara; Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro dal 1672, principe di Francavilla e gran camerario del Regno
3
7967731
https://it.wikipedia.org/wiki/Tufo%20%28Arquata%20del%20Tronto%29
Tufo (Arquata del Tronto)
Tufo, chiamato anche Tufo d'Arquata, è una frazione del comune di Arquata del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, nella regione Marche, e appartiene all'ente territoriale della Comunità montana del Tronto. Il paese è noto per essere identificato con la mansio Ad Martis della Tabula Peutingeriana e conosciuto come l'unico centro della Diocesi di Ascoli Piceno in cui è stato celebrato un processo per stregoneria di cui sono rimaste sconosciute la sentenza e la sorte riservata all'accusata. Gli storici e i religiosi escludono che sia stato pronunciato un giudizio di condanna di morte sul rogo. Geografia fisica Il borgo è stato costruito su di un'altura a 721 m s.l.m., sulla sinistra orografica del corso fiume Tronto. È circondato da fitti boschi di faggio e conifere alternati da aree pascolive destinate alla pastorizia. Il paese dista circa 37 km da Ascoli Piceno, 67,5 km dall'Adriatico, e 22 km da Norcia. Territorio Il suo territorio si estende nell'Alta Valle del Tronto, all'interno dell'area naturale protetta del Parco nazionale dei Monti Sibillini e in parte con il Parco Nazionale Monti della Laga. Il centro urbano si trova tra i paesi di Pescara del Tronto e Capodacqua, lungo la Strada Provinciale 129 che lo collega anche ad Arquata, Borgo, Trisungo e Grisciano (RI) e innesto con la SP64 che conduce a Capodacqua, Forca Canapine e Norcia. Il paese è attraversato dal tracciato del Sentiero europeo E1. La fauna che popola il suo circondario è costituita, come per il resto del comune di Arquata, da varie specie di animali selvatici tra i quali, in maggior numero, i cinghiali. Si conta anche la presenza del picchio, del falco pellegrino, della lepre, del gatto selvatico, del tasso, dello scoiattolo, del riccio, dell'istrice, del capriolo, della volpe e della donnola. Origini del nome Il toponimo è riconducibile al significato attribuito localmente al termine tufo con cui è indicata pietra arenaria che si trova nella zona e diffusamente impiegata come materiale da costruzione. Si tratta di una roccia simile a quella sedimentaria di origine vulcanica. Giulio Amadio ne riconduce la derivazione etimologica al lemma latino tofus o tophus, parola che definisce la pietra porosa e friabile. Storia Le fonti documentali collocano il territorio del paese tra le proprietà della Dinastia Flavia, originaria della Sabina, nel I secolo d.C., quando sia questa località e sia tutta l'area dell'Alta Valle del Tronto appartenevano alla famiglia imperiale di Vespasiano. Le origini del paese: dalla mansio Ad Martis a Tufo Gli storici identificano l'odierno paese di Tufo con la mansio Ad Martis della Via Salaria citata nella Tavola Peutingeriana. Tra questi si ricordano l'abate Giuseppe Colucci che aveva collocato la stazione di posta tra Arquata e Accumoli, poi Giuseppe Castelli che, nel 1886, nella sua pubblicazione La via consolare Salaria Roma Reate Asculum Adriaticum, con carta itineraria del Piceno, confermava la stessa posizione di corrispondenza del borgo e Nicolò Persichetti che, nell'analisi del percorso della consolare di epoca romana, scrive che il villaggio è nato da una mansio della Salaria nel territorio del Piceno. L'indagine di quest'ultimo studioso ha esplorato e analizzato i tre itinerari romani giunti alla nostra conoscenza: l'Itinerario Antonino, in cui sono elencate le stazioni di posta e le relative distanze tra l'una e l'altra; l'Itinerarium Gaditanum, inciso sui Bicchieri di Vicarello, concepito come un indice di luoghi in cui conveniva transitare tra le città di Cadice e Roma, dove si giunge a percorrendo la via Flaminia; la Tavola Peutingeriana, una carta descrittiva delle strade romane. Persichetti rileva le diseguaglianze che differenziano i percorsi delle tavole pubblicate da Theodor Mommsen, nel Corpus Inscriptionum Latinarum, che mettono a confronto l'Itinerario antonino con la Tavola Peutingeriana. La mansio di Ad Martis è elencata solo nella carta consegnata a Konrad Peutinger, collocata tra Falacrine e Surpicano, la statio nei pressi di Arquata. Quindi ripercorre con accuratezza anche il ragionamento di Filippo Cluverio, geografo storico, che aveva ricostruito il tragitto della Via Flaminia ed era giunto alla conclusione che Ad Martis fosse stata una mansio appartenuta solo a quella strada. Lo storico aquilano lo smentisce perché dimostra che vi sono due stazioni di posta chiamate Ad Martis, una sulla Salaria, tra Interocrio e Asculum Picenum, e un'altra sulla Flaminia, tra Narnia e Mevania, entrambe segnate al XVI miglio. Ne computa le distanze, calcolandole in miglia romane, seguendo il tracciato di allora della Salaria e conclude che dal risultato dovevano esistere due luoghi diversi, entrambi chiamati «Ad Martis o vicus Martis», uno situato in Umbria e l'altro nella Regio V Picenum, territorio dove c'era stata anche la presenza dei Sabini che avevano un importante culto per il dio Marte. Prende in considerazione anche il conteggio delle distanze tra Antrodoco e Ascoli ottenuto dalle misurazioni della Salaria, espresse in chilometri, effettuate dallo Stato Maggiore dell'Esercito Italiano e dallo Stato Maggiore dell'Esercito Austriaco, li converte in miglia romane, e da questo complesso calcolo deduce che la: «Tabula diceva il vero quando tra Interocrium ed Asculum segnava miglia 58 di distanza» Persichetti afferma che la strada proveniente dalla statio di Vico Badies si dirigeva verso la posta più antica, antecedente all'esistenza di Ad Martis, che si trovava in località «Campi di Sotto». A causa dei danneggiamenti arrecati alla sede viaria dalle piene del Tronto la posizione della carreggiata di fondovalle era stata spostata più a monte. Sulla sponda opposta della vallata, nella località denominata mansio Ad Martis nacque Tufo, costruito su un'altura che ne garantiva la naturale difendibilità. Da Tufo, passando per i centri di Capodacqua, Forca Canapine e il Passo di San Pellegrino si raggiungeva la città di Norcia. Cronologia storica essenziale 1185 - Sul finire del XII secolo, con il nome latino di «Tufum», il paese è elencato, insieme con «Speluncam», «Trisuncum» e altri borghi dell'Ascolano, nell'atto che il vescovo Rinaldo I di Ascoli aveva inviato a «Federico Enobarbo», più noto come Federico Barbarossa, per supplicare la protezione dell'imperatore su sé stesso e sui beni della sua Chiesa. Niccolò Marcucci scrive che Barbarossa «con ogni prontezza lo favorì del sottoscritto Privilegio, conservato nell'Archivio della Cattedrale. Il documento mostra un sigillo, che pende, una scattola d'oro, e un pezzo rotondo di cera rossa con l'effigie da una parte dell'Imperatore, e con le lettere majuscole attorno FRIDERICUS DEI GRATIA ROMANORUM IMPERATOR AUGUSTUS; e dall'altra parte vi sta scolpita Roma con queste parole ROMA CAPUT MUNDI REGIT ORBIS FRENA ROTUNDI.» 1255 - In questo anno, il paese di Tufo compare tra i possedimenti di Arquata nell'atto redatto il 7 agosto con cui la città di Norcia ha ceduto al Governo di Ascoli la Rocca insieme con i paesi di Accumoli, Sommati, Capodacqua, Roccasalli e Terre Summatine. 1430 – Anno della possibile datazione del passaggio di san Bernardino da Siena a Tufo, ricavabile dalla data scalpellata sull'architrave di una porta del borgo in cui compare il simbolo del sole raggiante con il cristogramma della sigla medioevale IHS, ossia del grafema del nome di Gesù, al centro di un cerchio. Il trigramma è stato diffuso dal minore francescano durante le sue predicazioni in questa zona, avvenute nel XV secolo. 1595 - Nella relazione della visita pastorale del cardinale Girolamo Bernerio, avvenuta in questo anno, è stata rilevata e annoverata l'esistenza della Confraternita del Corpus Domini a Capodacqua e a Tufo. 1816 - Il 14 aprile è incominciato il distacco della frana caduta dalla Cinta Malevara, causata da lunghe precipitazioni piovose cui si aggiungeva lo scioglimento delle nevi. Il geografo Roberto Almagià l'ha descritta come materiale marnoso che, con un movimento lento, in tre giorni è arrivata a seppellire parte del centro urbano. Dalle scritture dell'epoca si apprende che i segni del distacco sono stati monitorati dagli abitanti per alcuni giorni che hanno trascorso a svuotare le case prima di abbandonarle all'inevitabile destino di essere travolte e distrutte. Gli stessi si erano accampati lontano dalle abitazioni minacciate dal cedimento franoso. Il parroco, don Domenico De Gregori, aveva provveduto a rimuovere le campane, le statue e altri beni trasportabili dalla chiesa. La maggior parte degli edifici della frazione insisteva proprio nella zona che è stata ricoperta dallo smottamento del terreno, fra il ponte sul Fosso di Capodacqua e il ponte dell'Annunziata. Le dimore e la chiesa sono state travolte tra il 15 e il 16 aprile, parti di altri fabbricati non direttamente coinvolti dal dissesto sono caduti nei giorni che seguenti. Il 24 aprile il marchese aquilano di Pietra Catalla, inviato a Tufo dall'Intendente dell'Aquila, giurisdizione sotto cui ricadeva il paese, dopo aver osservato le condizioni del centro abitato lo ha dichiarato inabitabile. 1823 - La «Villa di Tufo» è menzionata nel testo dell'Istorica descrizione del Regno di Napoli, con le parole: «Casale alle sponde d'un fiume, d'aria umida, Diocesi di Ascoli Pontificio, 4 miglia, e mezzo da Accumoli distante, e 30 dall'Aquila. È del Real patrimonio Mediceo. Produce grani, legumi, frutti, vini, castagne, ghiande, ed erbaggi. Fa di pop. 110.» 1840 - Sul finire della prima metà del XIX secolo, il paese è stato ceduto, insieme con Capodacqua, allo Stato Pontificio in cambio di Trimezzo. 1852 - Nel Dizionario corografico universale dell'Italia Tufo è descritto come: «Villaggio di Accumuli in provincia di Abruzzo ulteriore II. Presentemente è stato ceduto alla Stato Pontificale, nella nuova rettificazione della frontiera.» In questo anno è stato stipulato il trattato con cui avveniva la cessione dei paesi di Tufo e Capodacqua da parte del Regno di Napoli allo Stato Pontificio. Mediante questo atto i due borghi che erano appartenuti fino ad allora ad Accumoli entrano nella territorialità del Comune di Arquata nella Delegazione apostolica di Ascoli. Prima del 1889, anno di costruzione del cimitero di Tufo e Capodacqua, le salme venivano seppellite all’interno della chiesa antica, poi crollata con la frana del 1816 che coinvolse una parte di Tufo, sotto l’altare con due sepolture, una per i bambini e l’altra per gli adulti, mentre i non battezzati venivano sepolti, per consuetudine, fuori dalla chiesa molto probabilmente nei pressi delle mura perimetrali dove scolava l’acqua delle grondaie ritenuta purificatrice. Nonostante l’editto del 1806 imponesse la costruzione dei cimiteri fuori dai centri abitati soltanto molti anni dopo ebbe inizio la costruzione del cimitero di Tufo e Capodacqua. Il processo alla strega di Tufo nel 1573 Nell'anno 1573, il vescovo uticense Giovanni Battista Maremonti si è recato in visita apostolica nel territorio della Chiesa ascolana a compimento dell'incarico ricevuto dal papa Gregorio XIII. In questo viaggio è stato accompagnato dal vescovo di Chiusi Salvatore Pacini. La visita del prelato era incominciata dalle zone della montagna arquatana e questi, dopo essersi recato anche in altri centri, il 13 settembre 1573 era giunto nella Villa di Tufo dove aveva appreso che vi fosse una donna, di nome Magdalena, figlia di Giovanni Clemente, che alcuni compaesani ritenevano fosse una strega. Il religioso, non avendo a disposizione il tempo necessario per raccogliere le testimonianze dei fatti per instruire il processo e inquisirla, ha affidato il compito di svolgere l'indagine al vicario foraneo di Arquata Felice Blasi. Le informazioni dello svolgimento del giudizio sono tratte dalle relazioni delle visite pastorali conservate presso l'Archivio storico vescovile di Ascoli Piceno. Il procedimento a carico della sospettata e presunta strega Magadalena è stato presieduto dal notaio Fabrizio Lucio, che ha compilato gli atti e ha assistito a tutti gli interrogatori. Dai documenti risulta che Magdalena ha avuto vari accusatori, quali: Crucianus Cairoli de Villa de Tufo, Arguila moglie di Berardino Chiapino, Moscatelli Domenico de Villa Capitis Acquae e Francesco Calandrea. L'unico teste a favore della malcapitata è stato Berardo Petrangeli di Tufo che, nell'esposizione delle sue affermazioni, ha aperto uno squarcio sulla situazione di disagio sociale e di solitudine in cui viveva la donna. Dagli atti è possibile leggere le trascrizioni delle dichiarazioni accusatorie rese dei testimoni. Arguila aveva deposto e riferito che: «giacendo canto al fuoco a dormire 'na sera su le tre o quattro hore di notte, svegliandosi aveva inteso un certo rumore per casa e, nettandosi gli occhi, vedde quando una donna gli era venutagli innanzi e rizzandosi per voler pigliarla pensando certamente che fosse strega, gli fuggi dinanzi et uscì di sotto all'uscio et si fece vento.» Crucianus Cairoli confermava quanto detto da Arguila e, nella sua deposizione, si legge che aggiungeva ciò che aveva sentito dire: «che esso testimonia c'ha inteso dire pubblicamente quasi dalla maggior parte del popolo di Tufo che Magdalena di Giovanni Clemente del Tufo è strega et che più volte è andata a stregoneria et ha inteso dire a Arguila moglie di Berardino Chiapino ch'una notte gl'entrò in casa et aveva una creatura piccola et che volendola essa pigliare se n'uscì sotto l'uscio et non la potte tenere.» (…) «ch'ha inteso dire dalla maggior parte del popolo predetto che una volta donna Magdalena andò di notte a una cotta di carbone che faceva Berardo nella selva et con un mazzo gli voleva guastare detta cotta et in questo Berardo la pigliò per le trecce et essa donna Magdalena gli promise un paio di calce» Domenico Moscatelli di Capodacqua affermava: «una tra l'altre andò a casa di Monte di Villa Nova ch'ora abita lì in Capo d'Acqua et aveva una creatura, et che gli levò quella creatura dal letto et che la madre accorgendosi subito cominciò a stridere et che questo la lasciò et deppoi ne fu sparsa la fama, et fu detto per cosa certa che era stata essa donna Magdalena et tanto si diceva di tutto il popolo di detta Villa et questo disse esser la verità.» La deposizione di Francesco Calandrea asseriva che: «…s’è detto ch'è entrata in molte case questo anno la strega ma non s'è conosciuto chi sia ma sicuramente è Magdalena essendo che nella nostra Villa non si presuma che ci sia altra strega di lei» Berardo Petrangeli è stato il solo teste che non ha riportato ulteriori accuse a carico della donna e si è limitato a dire, con lucida pietà, che la conosceva bene e che i compaesani la consideravano una strega perché era: «una mala femina (…) perché va vagabonda e non se ferma mai» Di questo processo si conoscono solo le deposizioni raccolte, non si hanno notizie se sia arrivato a sentenza e dell'eventuale dispositivo enunciato nel provvedimento, delle motivazioni del contenuto decisionale di risposta alle accuse mosse contro Magdalena o di eventuali provvedimenti adottati nei confronti della donna. Sembra si possa concludere che non sia stato considerato un caso di stregoneria perché il cardinale Girolamo Bernerio, allora vescovo di Ascoli, nel sinodo diocesano del 1595, ha escluso l'esistenza di fatti di stregoneria in territorio ascolano. È ipotizzabile che la vicenda si sia conclusa con l'assoluzione o il proscioglimento della donna. Cippi di confine nel territorio di Tufo per la demarcazione dei termini tra il Regno delle due Sicilie e lo Stato Pontificio A seguito della sottoscrizione del Trattato di Confinazione, siglato in Roma il 26 settembre 1840, frutto dei negoziati tra monsignor Pier Filippo Boatti e il cardinale Tommaso Bernetti, rappresentanti di papa Gregorio XVI, e il marchese Francesco Saverio del Carretto e il conte Giuseppe Costantino Ludolf, plenipotenziari di Ferdinando II, è stata ristabilita una precisa linea di frontiera per dividere lo Stato Pontificio dal Regno delle Due Sicilie. La posa dei cippi di confine è avvenuta tra il 1846 e il 1847. Nel territorio di Tufo hanno trovato collocazione i cippi compresi tra i numeri 587 e 591, impiantati come riportato nel IV Volume del Dizionario corografico universale dell'Italia del 1852. Le colonnette sono state elencate in ordine progressivo, seguendo il numero d'ordine di ciascun cippo, individuando il nome del luogo di collocazione nel Governo d'Arquata. Terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017 Il centro abitato è stato colpito dai terremoti avvenuti negli anni 2016 e 2017 che ne hanno causato la quasi completa distruzione. Non si sono registrate vittime per i crolli degli edifici. Alla fine del mese di marzo del 2018 l'Esercito italiano del Comando Genio - Sesto Genio Pionieri e dei Reggimenti Guastatori ha provveduto alla rimozione delle macerie del centro urbano. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Chiesa della Santissima Maria Annunziata La costruzione della chiesa della Santissima Maria Annunziata è ascrivibile al XVII secolo. L'edificio consacrato è stato elevato nella parte terminale del piccolo borgo. Il suo aspetto è connotato da caratteristiche architettoniche di essenziale semplicità. La facciata principale, coronata a spiovente, è aperta dall'ingresso e da un oculo. L'aula liturgica ha la copertura a capriate. Il tessuto murario, realizzato con conci di pietra locale, reca i segni di vari rimaneggiamenti di opere conservative ed innalzamento della fabbrica avvenuti nel corso del tempo. Il campanile a vela accoglie 2 campane. Al suo interno sono conservati una tela dipinta alla maniera di Guido Reni con la rappresentazione dell'Annunciazione, un crocifisso del XVI secolo ed un piccolo tabernacolo in legno che mostra tre lati ornati da figure. Il manufatto potrebbe appartenere ad una produzione della cultura umbra risalente alla prima metà del XVI secolo. La chiesa è sede dell'eretta Confraternita intitolata alla Mater Dolorosa. Nelle occasioni ufficiali il laici, appartenenti alla congregazione, vestono una tunica bianca coperta da una mantellina azzurra. Con il decreto emanato dal Ministero dell'Interno, in data 11 giugno 1986, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 giugno dello stesso anno, sono state dichiarate estinte alcune parrocchie con la conseguente perdita di personalità giuridica. Tra queste è rientrata anche la Santissima Annunziata di Tufo che è stata assorbita dalla parrocchia di Santa Croce di Pescara del Tronto. A seguito del parziale crollo provocato dalle scosse telluriche del 2016, la fabbrica consacrata è stata dichiarata inagibile. Dal suo interno, nel mese di dicembre 2016, i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona ed i Vigili del fuoco di Pordenone, sotto la direzione di Pierluigi Moriconi, storico dell'arte della Soprintendenza archeologica belle arti e del paesaggio di Ancona, hanno portato al sicuro le opere ed i beni trasportabili del corredo della chiesa. Tra questi, la statua lignea della Madonna risalente al 1500, il tabernacolo in legno dipinto e la croce astile, entrambi databili intorno al 1600, ed altri oggetti ascrivibili al XVIII ed al XIX secolo. Relazione della Parrocchia della Santissima Annunziata di Tufo pel Parroco Nicola Smargiassi nella Prima Sacra Visita Pastorale del Monsignor Belgrado nel Luglio del 1856 È possibile aggiungere ulteriori informazioni e riferimenti, legati alla storia di questa parrocchia dalla lettura della Relazione, redatta il 16 luglio dell'anno 1856, dal parroco Nicola Smargiassi in occasione della visita pastorale del vescovo di Ascoli Carlo Belgrado e conservata presso l'Archivio storico diocesano di Ascoli Piceno, tra le carte del fascicolo n. 6, della Congregazione N. 4 di Arquata del Tronto. Dalla lettura del documento si apprende che l'erezione di questa parrocchia è «così ignota» che non è stato possibile «rinvenire come si fosse cambiato il titolo di essa. Dopodiché prima veniva denominata Parrocchia di S. Giovanni Battista e quindi dopo demolita forse l'altra diruta Chiesa, si disse Parrocchia di Maria SS.ma Annunziata.» Il compilatore aggiunge, inoltre, che dal «liminare di essa Chiesa», ossia dalla soglia «si scorge il millesimo 1705 quando forse essa fu eretta o restaurata.» La lunga esposizione evidenzia le caratteristiche e le necessità della fabbrica religiosa sul finire del XIX secolo. L'edificio consacrato «presenta il bisogno di restauro e riatto.» Annovera gli arredi sacri ed il contenuto di due diversi reliquiari che conservano frammenti riferibili al Santo Velo di Maria Santissima ed a frammenti di ossa di san Biagio M., di san Venanzo M. e di san Rocco, con le rispettive autentiche. Inoltre, vi è scritto che non esistono indulgenze perpetue o temporanee, ma si sta pensando di ottenere quella Santissima Annunziata nella sua festività, di San Rocco, e della Santissima Addolorata, «avendo risoluto pigliar questa devozione ed erigere in suo onore altro altare e relativa Confraternita.» Nel territorio della parrocchia non vi sono: oratori, monasteri e conventi, stabilimenti di educazione civile, cristiana o letteraria. Il parroco, se crederà, potrà farsi carico dell'educazione cristiana. Vi è un «Monte Frumentario quasi abbandonato». Si contano quattordici famiglie per un totale di 105 anime. Segue il resoconto delle entrate e delle spese contabilizzato in scudi. Nell'elenco delle voci sono annoverati i proventi di reddito acquisiti nello «Stato attivo» consistenti in: quantità di grano misurate in «starrelle», «decime sacramentali», mosto quantificato in barili specificando che 2 barili corrispondono a una «salma» cui si attribuisce il valore di 2 scudi ed affitti di prati e castagneti. Lo «Stato passivo» comprende le voci di spesa per: le «messe pro populo», la cera della Candelora e per tutte le messe dell'anno, il vino acquistato per la festa della Santissima Annunziata, per il «macinato», per le Strade Provinciali, per i pesi comunali e per la «Dativa reale» Nell'ultima parte delle relazione si trovano le «Osservazioni»: «La piccolezza della Parrocchia porta con sé la scarsezza degl'incerti di ogni genere. Se questa Parrocchia riscuote buon nome è effetto della propria fatica, considerandosi come semplice Beneficio, ma tanto in riguardo della povertà degli abitanti, quanto alla sterilità del territorio che è meschina benché la cura istessa abbia molta estesa superficie a ciò si aggiungono gli abusi della Colonia, a ridurre la quale appena basterà il potere di Vostra Eccellenza Reverendissima, mentre se il Parroco volesse richiamare al dovere legale i suoi filiali coloni sarebbe un attivarsi volontario a Dio, incorrere nell'indignazione del Superiore e correre perfino pericolo di vita, (…) si domanda la Congrua. Non è però sopportabile perdere il dominio di un terreno vitato in vicino colle che si possiede arbitrariamente dalla due famiglie (…) che gli hanno diviso e che si godono con tutta padronanza senza che possa il Parroco aumentare gli estagli, seminarvi quel che gli aggrada o andarvi a venderne in passaggio la coltura, del che reclama. Più si reclama la recinzione di un albero di noce nell'Enfiteusi che sta per (...) in persona di Benedetto e Genn D'antonio, pel che si era ottenuto Rescritto dalla f. m. Dizelli, e si è ritenuto come (…) inoperoso dal Pro-Vicario foraneo Salladini, siccome esiste tal albero, così se ne domanda giustizia. Siccome trovasi a migliorare il terreno (...) la fonte, così si domandano le facoltà, onde venisse da un atto regolare, e Legale ciò che ha relazione al morale si tratterrà (...) nell'atto della S. Visita Pastorale.» Architetture civili Mulino ad acqua Il mulino era stato costruito all'interno del tessuto urbano del borgo. In tempi antecedenti agli eventi sismici ne restavano tracce di un muro perimetrale ed alcuni meccanismi per il funzionamento. Centrale Idroelettrica Nella frazione, appena fuori dall'abitato, lungo la strada che porta a Capodacqua (Arquata del Tronto) c'è la Centrale idroelettrica di Capodacqua. L'edificio è stato fortemente danneggiato dai sismi del 2016 e attualmente la centrale è fuori servizio. È in corso la progettazione per la riattivazione. Infrastrutture e trasporti Strade Il centro urbano è raggiungibile dalle Strade Provinciali, SP129 che lo collega alle frazioni di Pescara del Tronto, di Vezzano al capoluogo, Grisciano ed innesto con la SP64 che conduce a Capodacqua, Forca Canapine e Norcia .
3
8047410
https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi%20Savina
Luigi Savina
Dal 15 febbraio 2016 al 1 giugno 2019 è stato Vice capo vicario della polizia di Stato. Da giugno 2019 è coordinatore della Struttura di missione per la riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Biografia Nato a Chieti nel 1954, Luigi Savina si laureò in giurisprudenza a Teramo nel 1979 e nel 1980 entrò in Polizia come Commissario di pubblica sicurezza in prova; durante la Scuola superiore di Polizia fu compagno di corso di Antonio Di Pietro. Il primo incarico da dirigente fu quello di capo della Sezione omicidi della Squadra mobile della Questura di Venezia, negli anni delle Brigate Rosse e di Felice Maniero, che arrestò nel 1984. Dal 1989 al 1991 passò alla questura di Palermo. Successivamente, dal 1991 al 1993, fu capo della Squadra mobile della Questura di Pescara e, dopo un anno, a Roma presso lo SCO (Servizio Centrale Operativo), dove concluse l'incarico con l'arresto di Giuseppe Mandalari, l'amministratore dei beni di Totò Riina. Tornò quindi a Palermo come capo della Squadra Mobile, operando dal 1994 al 1997; qui fu protagonista dell'arresto di noti boss mafiosi, latitanti di massima pericolosità, tra cui Giovanni Brusca, Enzo Salvatore Brusca, Pietro Aglieri, Salvatore Cucuzza, Gaspare Spatuzza e Antonino Madonia. Dal 1997 al 1998 operò a Napoli come dirigente del Centro interprovinciale di polizia criminale per la Campania e il Molise. Dal 1998 al 1999 fu vice questore di Pescara e dal febbraio all'ottobre del 2000 fu capo contingente della Polizia Italiana in Albania. Nell'ottobre 2000 gli fu conferito l'incarico di dirigente della Squadra Mobile di Milano, con rilevanti risultati nel contrastare il fenomeno delle rapine in villa da parte di gruppi criminali dell'est europeo. Fu nominato questore di Terni nel 2004 e di Ferrara dal 15 settembre 2006, dove si distinse per la linea di trasparenza nel caso Aldrovandi. Nel gennaio 2008 morì la prima moglie. Dopo aver guidato per tre anni la Questura di Padova a partire dal 25 agosto 2008, dal 1º settembre 2011, per un anno, diresse quella di Cagliari. Il 1º ottobre 2012, su proposta del Ministro dell'interno Annamaria Cancellieri, fu nominato questore di Milano. In questa città si distinse perfezionando una macchina della sicurezza che si configurò come modello di risposta agli scontri e alle provocazioni antagoniste nei confronti dell'Expo 2015: la professionalità dei suoi uomini è stata riconosciuta dall'applauso che il Ministro Angelino Alfano rivolse alle forze dell'ordine. Il 10 febbraio 2016, al termine del consiglio dei ministri, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi annunciò la nomina di Savina a prefetto e vice capo vicario della Polizia, riconoscendogli il lavoro svolto durante l'Expo 2015; il Ministro dell'interno Angelino Alfano scrisse: "... una promessa fatta ai milanesi e alla polizia. Promosso sul campo". Nello stesso anno ha ricevuto il Premio Rocco Chinnici. Il 5 agosto 2017 la presidenza del Consiglio regionale dell'Abruzzo gli ha conferito l'onorificenza di Ambasciatore d'Abruzzo nel Mondo. Savina ha quattro figli, due dal secondo matrimonio. Si è ritirato dal servizio il 31 maggio 2019. Il 1º giugno è stato nominato coordinatore della Struttura di missione per la riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Gli è stato conferito il Premio Nazionale Paolo Borsellino due volte, nel 2005 e nel 2017; dal 2018 presiede il premio. Pubblicazioni Onorificenze Premi e riconoscimenti 23 aprile 1991 – Gli venne conferito, dall'Università degli Studi di Palermo, un "Riconoscimento di Merito" "per le iniziative operative a difesa delle Comunità Siciliane ". 2 luglio 1993 – Gli venne conferito, dalla Giunta Comunale di Pescara, un Encomio "per operazione Antimafia". 4 marzo 2000 – Gli venne conferito, dal Ministro dell'Ordine Pubblico della Repubblica d’Albania, la "Stemma di Skanderbeg e Distintivo dell'Aquila d'Oro". settembre 2002 – Gli venne conferito, dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America - DEA, il "Certificate of Appreciation". febbraio 2004 – Gli venne conferito, dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America - Consolato Generale di Milano, il "Certificate of Appreciation". agosto 2004 – Gli venne conferito, dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America - Consolato Generale di Milano, il "Certificate of Appreciation". 8 novembre 2005 – Gli venne conferito, dall'Associazione culturale-onlus “Società Civile”, il 10° "Premio Nazionale Paolo Borsellino". 24 maggio 2009 – Gli venne conferito, dall'Associazione Abruzzese Molisana, con il patrocinio delle Regioni Lombardia -Abruzzo - Molise, il "Premio Maiella". 30 ottobre 2010 – Gli venne conferito il 9º Premio “Antonio Zimei” “Moschettiere del Lavoro 2010” “Sezione Speciale”, "un riconoscimento, che va a quegli abruzzesi che hanno saputo con il loro impegno rendere onore alla propria terra d'origine e capaci poi di testimoniare l'attaccamento alla gente dell'Abruzzo". 12 marzo 2014 – Gli venne conferito, dalla Provincia di Milano, il Premio "Isimbardi", "a cittadini legati al territorio del milanese e che si siano distinti nella propria attività a favore delle comunità". 16 maggio 2014 – Gli venne conferito il "Premio Lions Chieti Host". 9 novembre 2014 – Gli venne conferito, dall'associazione abruzzese e molisana “Raffaele Mattioli”, il premio "L'abbruzzes' sott' la Madunina 2014", "abruzzesi che hanno onorato la terra d'origine anche fuori dai confini regionali". maggio 2015 – Gli venne conferito, dal Coordinamento dei Comitati Milanesi, il premio alla Virtù Civica "Panettone d'oro", "Per il contributo dato in questi anni alla crescita democratica e civile dell'area milanese, anche evitando che durante i tumulti del Primo Maggio un folto gruppo di teppisti criminali arrecasse maggiori danni alla Città e ai Cittadini di Milano". 13 maggio 2016 – Premio Rocco Chinnici con la motivazione: "all'uomo dello Stato che, nel corso della sua vita professionale, con l'esempio, la parola e le azioni, ha contrastato e combattuto ogni giorno la mafia, coniugando impegno, fermezza e umanità".. 5 agosto 2017 – Onorificenza di Ambasciatore d'Abruzzo nel Mondo da parte del Consiglio regionale dell'Abruzzo. 2017 – Gli è assegnato per la seconda volta il Premio Nazionale Paolo Borsellino. 8 maggio 2019 – Onorificenza dell'ordine al merito dell'Università di Teramo «Guido II degli Aprutini».
3
8101987
https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo%20Sottil
Riccardo Sottil
Biografia È figlio di Andrea, anch'egli ex calciatore ed ora allenatore. Caratteristiche tecniche Di ruolo ala, è dotato di buona tecnica e velocità, oltre che di foga agonistica. È un ottimo dribblatore, cerca spesso l'uno contro uno ed è bravo a ottenere punizioni. Carriera Club Fiorentina Entra a far parte del settore giovanile della Fiorentina nel 2016, venendo poi aggregato alla prima squadra durante la stagione 2017-18. Esordisce in Serie A il 19 settembre 2018, a 19 anni, nella gara con la Sampdoria terminata 1-1. Esperienza al Pescara Nel gennaio 2019 passa in prestito al Pescara in Serie B, con cui ottiene 10 presenze in campionato e realizza il primo gol da professionista il 27 aprile 2019, nel pari contro il Verona. Colleziona due gettoni anche in occasione dei play-off. Ritorno alla Fiorentina Dopo l’esperienza a Pescara torna a vestire la maglia viola nella stagione 2019-2020, ed il 22 gennaio, prolunga il suo contratto fino al 2024. Conclude la sua stagione totalizzando 21 presenze tra tutte le competizioni, senza trovare la via del goal. Cagliari e di nuovo alla Fiorentina Il 10 settembre 2020, viene ceduto in prestito con diritto di riscatto e opzione per il controriscatto al Cagliari. Il 25 ottobre seguente realizza la sua prima rete in massima serie nel successo per 4-2 dei sardi contro il . Si mette in evidenza con buone prestazioni e, infatti, il Cagliari a fine stagione decide di riscattarlo , ma la Fiorentina esercita il controriscatto e cosi Sottil fa ritorno alla squadra viola. Nella stagione 2021-2022, il nuovo tecnico viola Vincenzo Italiano decide di puntare su lui e gioca con regolarità nell'undici gigliato partendo per 14 volte da titolare in campionato. Il 21 settembre 2021 realizza il suo primo gol con i viola in occasione della sconfitta per 1-3 contro l'. Chiude scendendo in campo 29 volte fra Serie A (24 presenze complessive) e Coppa Italia (5 apparizioni totali) segnando in totale 4 reti, di cui 3 in campionato e 1 nella coppa nazionale. In virtù della buona annata, viene inserito dal CT della Nazionale, Roberto Mancini, nella lista dei giocatori di interesse nazionale convocati nel raduno di fine stagione. Atteso tra i protagonisti anche nella stagione seguente, riesce a fare il proprio esordio in una competizione internazionale per club nella gara di andata del play-off di UEFA Conference League 2022-2023 contro il Twente prima di accusare alcuni problemi fisici che dapprima lo limiteranno nel minutaggio e poi lo costringeranno a fermarsi definitivamente per farsi operare all'ernia del disco. Assente dalla partita del 18 settembre 2022 contro l'Hellas Verona, torna in campo solo nel girone di ritorno, il 4 marzo 2023, nell'ultimo minuto della gara vinta contro il Milan. Successivamente gioca l'ultima mezzora di partita nella gara di andata degli ottavi finale di Conference League contro il Sivasspor. Il 20 aprile 2023 torna al gol, segnando la prima rete in una competizione internazionale per club, risultando decisivo per il passaggio in semifinale, nella gara contro il Lech Poznan. Nazionale Nazionali giovanili Dal 2016 al 2018 disputa 7 incontri con le rappresentative giovanili, dall'Under-18 all'Under-20. Esordisce con la nazionale Under-21 il 6 settembre 2019, entrando nel secondo tempo della partita amichevole vinta 4-0 contro la Moldavia a Catania. Il 10 settembre successivo realizza il suo primo gol con l'Under-21, nella partita valida per le qualificazioni all'Europeo Under-21 vinta 5-0 a Castel di Sangro contro il Lussemburgo. Nazionale maggiore Nel maggio 2022 è stato convocato dal CT Roberto Mancini al raduno di fine stagione dedicato ai giocatori considerati di interesse nazionale. Statistiche Presenze e reti nei club Statistiche aggiornate al 27 ottobre 2023 Cronologia presenze e reti in nazionale
3
8327851
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa%20di%20Santa%20Vittoria%20Vergine%20e%20Martire%20%28Castilenti%29
Chiesa di Santa Vittoria Vergine e Martire (Castilenti)
La chiesa di Santa Vittoria Vergine e Martire è la parrocchiale di Castilenti, nella provincia di Teramo in Abruzzo. Appartiene alla forania di Castiglione Messer Raimondo dell'arcidiocesi di Pescara-Penne e risale al XIV secolo. Storia Nella Ratio Decimarum che interessava le parrocchie della zona negli anni 1309 e 1324 venne annotata la chiesa di Santa Vittoria a Castilenti, che quindi era già presente. Verso la fine del XVIII secolo forse la chiesa venne riedificata completamente, risulta in ogni caso accertato che in tale periodo fu costruito il nuovo altare maggiore e che gli interni furono arricchiti con decorazioni a stucco. Secondo quanto riferito dall'abate Luigi di Vestea in un suo libro all'inizio del XIX secolo la chiesa venne ricostruita in seguito alla distruzione causata dall'incendio provocato da un fulmine. L'edificio venne poi ristrutturato tra il 1914 ed il 1915. Negli anni cinquanta il prospetto principale venne reintonacato poi, a partire dagli anni settanta, la chiesa cadde in stato di abbandono sino al 2004, quando venne restaurata e, due anni dopo, fu rifatta in marmo la pavimentazione della sala. Nel 2009 venne seriamente danneggiata dal sisma del 6 aprile e fu necessario intervenire per riparare i danni e metterla in sicurezza. Venne riaperta al culto nel 2010. Descrizione Il luogo di culto è un bene sottoposto a tutela dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo. Esterni La chiesa si trova nel centro storico di Castilenti. La facciata a capanna è semplice, col portale architravato incorniciato in laterizio al quale si accede da una scalinata con cinque gradini. In alto una grande finestra sormontata dall'orologio che, di lato, ha due finestrelle ad oculo. La torre campanaria si alza dal corpo dell'edificio nella sua parte sinistra. Interni All'interno ha tre navate, le due laterali ridotte rispetto alla centrale, e le volte sono a botte. Gli stucchi della decorazione interna sono di Alessandro Terzani, da Como. All'interno viene conservata la scultura di gusto barocco col busto raffigurante Santa Vittoria.
3
8377076
https://it.wikipedia.org/wiki/Cronologia%20della%20storia%20di%20Teramo
Cronologia della storia di Teramo
La pagina illustra la cronologia della storia di Teramo Origini e periodo italico Secondo gli storici antichi Anton Ludovico Antinori e Niccola Palma, l'area teramana fu conquistata nel I millennio a.C. dai Liburni o dagli Aborigeni; per la presenza del toponimo Pretut, che poi fu usato dagli italici Pretuzi e per il territorio, l'agro Pretuziano, e per altri come la Valle Siciliana vicino Castelli e Isola del Gran Sasso, questi storici hanno pensato che prima dei Pretuzi, l'area fosse stata colonizzata anche dai Sicelioti. VIII secolo a.C.: discesa dei Pretuzi, che si stabiliscono tra i fiumi Vomano, Tordino, Tronto e Vobrata, confinando con i Vestini presso l'Aterno. 304 a.C.: pace tra Roma e Italici dopo le guerre sannitiche, colonizzazione romana dell'Aprutium e creazione di colonie, come Castrum Novum (Giulianova), passaggio a Interamnia (così si chiamava Teramo) della via Caecilia, resti presso Ponte Messato-Madonna della Cona. 295 a.C. Nella Battaglia di Sentino i Romani sconfissero la Confederazione italica (Sanniti, Etruschi, Umbri e Galli). Con questa battaglia ebbe termine la Terza guerra sannitica. 290 a.C. Il territorio Sabino e il territorio Pretuzio furono occupati militarmente dalle legioni comandate dal Console Manio Curio Dentato. Alla città venne dato il nome latino di Interamnia Praetuttiorum, secondo alcuni "semplice traduzione" del toponimo "Petrut". Nel contesto della dominazione romana, in un primo tempo il Pretuzio è acquisito alla Tribù Velina. 88 a.C.: guerra sociale I secolo d.C.: divisione da parte di Augusto delle province: Interamnia fa parte della Regio V Picenum, divisa dalla IV Samnium dal fiume Pescara. Dalla caduta di Roma ai Normanni V secolo: invasione gotica VI secolo: presenza della diocesi Aprutina, citata nelle lettere di San Gregorio Magno VII secolo: inizio della dinastia dei Conti Aprutini, tra Longobardi e Franchi VII-VIII secolo: costruzione delle varie abbazie nel contado, San Nicolò a Tordino, San Giovani a Scorzone, a Teramo presenza della cattedrale di Santa Maria Aprutiense (Largo Torre Bruciata) Dal 1059 i Normanni si stabilirono in Puglia. 1076 Invasione dei Normanni guidati da Roberto di Basunvilla, conte di Loretello che penetrano nella marca teatina (Chieti), e anche a Teramo. 1077 Dai Longobardi del ducato di Spoleto, Teramo, riconquistata da Guarnieri, signore di Ancona, Fermo e Spoleto, passa ai Normanni del Ducato di Puglia e Calabria. 1129 Teramo era sottoposta ai Normanni del Ducato di Puglia e Calabria. 1140 A questa data Teramo entrò a far parte dei domini di Ruggero, primo re delle Due Sicilie, che rimase sul trono dal 1112 al 1154. Eventi del 1153 1153 (circa) al tempo del Vescovo Guido II e del conte Roberto di Aprutio, Teramo fu distrutta dalle armate normanne di Roberto di Loritello; della città rimasero in piedi solo: in piazza Sant' Anna la Torre Bruciata, appellativo che le è stato attribuito in memoria del fuoco; parte dell'Antica cattedrale di Santa Maria Aprutiensis costruita nel VI secolo; in via Stazio, Casa Francese e qualche muro della chiesa di Santa Maria a Bitetto; in via Anfiteatro casa Di Raimondo-Narcisi; secondo Savini, anche la chiesa di San Benedetto (oggi dei Cappuccini); Il vescovo Guido II è frattanto a Castel San Flaviano, l'odierna Giulianova, che poi volle ricompensare per l'ospitalità ricostruendo la chiesa di Santa Maria a Mare 1153 (post). (forse 1155 o 1156) Il Vescovo Guido II, ottenne dal nuovo Re Guglielmo I la supremazia sulla città di Teramo e il permesso di ricostruirla; 1153 un non meglio identificato Teodino, (secondo quanto rivela una lapide scoperta dal Savini) fece edificare chiesa e monastero di Sant'Angelo delle Donne, poi denominato della Madonna delle Grazie, protettrice oggi della città di Teramo; 18 agosto 1165: Il vescovo aprutino Guido II concede ai teramani la libertà reale e personale (http://www.abruzzoinmostra.it/progetto-ocr/comune-teramano/PAGE0531.HTM); Secolo XIII (1201-1300) detto Periodo di libertà 1207 Il vescovo Sasso volle compensare i teramani per aver ricostruito le mura concedendo loro il diritto di essere amministrati da un Podestà. Questi doveva però giurare nelle mani del vescovo ed era scelto da una persona di fiducia del vescovo stesso; 1207‑1292: al tempo del governo podestarile la città attraversò un periodo abbastanza prospero di vita municipale e cominciò ad avanzare nello sviluppo edilizio; 1227 si costruisce la Chiesa di S. Francesco, detta oggi di S. Antonio; 1233-1234 per volontà di Federico II di Svevia (Costituzioni di Melfi), il territorio del regno fu diviso in NOVE GIUSTIZIERATI e Teramo fu compreso nel Giustizierato d'Abruzzo, che faceva capo a Sulmona; Dopo la morte di Federico II (1250) gli Ascolani assediarono Teramo, ne distrussero le mura e abbatterono le porte, molti furono i prigionieri. L'azione fu istigata dal cardinale Pietro Capoccio, legato di papa Innocenzo IV; 1268 fine del dominio degli Svevi e inizio di quello Angioino; 1270 il castello di Morricone, che apparteneva al seguace di Corradino, Berardo di Morricone, passa a Teramo; Il 5 ottobre 1273 Carlo I d'Angiò sancì col diploma di Alife la suddivisione dell'Abruzzo, considerato un distretto troppo esteso per essere ben amministrato e difeso, trovandosi all'estremo limite settentrionale del regno. Si preferì seguire un confine naturale, il corso del fiume Pescara, determinando a nord il Giustizierato d'Abruzzo Ulteriore (Ultra flumine Piscaria) e a sud il Giustizierato d'Abruzzo Citeriore (Citra flumine Piscaria); 1276 Il numero degli abitanti di Teramo è valutato in circa 7500 anime, (1500 fuochi), come riportato in una sentenza del 6 febbraio del giustiziere d'Abruzzo Guglielmo di Haubenviller; Tra il 1294 e il 1300 si fortificano il municipio e le case dei Melatini e degli Antonelli; Secolo XIV (1301-1400) Durante il dominio angioino Teramo conobbe un periodo di splendore; i signori della diocesi aprutina, i vescovi Rainaldo Acquaviva, Niccolò degli Arcioni (1317), Stefano da Teramo (1335) e Pietro di Valle (1366), ricostruirono la città, che acquisì castelli, villaggi e, soprattutto, grandi privilegi concessi dai sovrani, con i quali si costruirono chiese, conventi e palazzi; è in quest'epoca che il risveglio edilizio teramano si accentuò in maggiore misura. Più che alle abitazioni private, le mire dei magistrati e dei cittadini furono rivolte agli edifici pubblici di carattere civico e religioso, tanto nell'ambito della terra vecchia che in quello della terra nuova; del 1309 è la costruzione della torre campanaria di S. Antonio a Teramo; sin dal 1323 un benemerito cittadino, Bartolomeo di Zalfone, ricostruiva e ampliava l'Ospedale che si disse di Sant'Antonio abate. nel 1327 la Loggia Comunale risulta già costruita; nello stesso anno veniva edificata la chiesa di San Domenico; nel 1332 il vescovo Niccolò degli Arcioni ingrandiva la Cattedrale dal lato occidentale, con l'aggiunta di tre navate in stile gotico, sistemava a oriente la facciata del vecchio Duomo col magnifico portale di Adeodato romano; probabilmente dallo stesso artefice faceva ornare di graziose logge il palazzo vescovile; Si dava infine sicurezza alla città vecchia, munendola di un castello, che fu detto la Cittadella e di cui si trova la prima menzione appunto nel secolo decimoquarto; 1348 al termine della pestilenza viene eretta la chiesa della Madonna della Misericordia; 1362 da un documento notarile si ricava la rima notizia relativa alla chiesa di San Benedetto, detta poi dei Cappuccini, secondo Savini edificata rima del 1153; in quello stesso anno risulta gi eidificata la chiesa di Sant'Agostino; Nel 1372 fu costruita la casa della famiglia di Melatino; Tutte queste chiese, meno quella della Misericordia, ebbero annesso un convento con vasti orti all'intorno; 1363 guerra tra Teramo e Campli per il dominio sulla montagna di Melatino; 1380 si verifica in città un disastroso terremoto; 1383 Antonello De Valle è il primo signore di Teramo; 1384 Veniva fondato il monastero delle Benedettine di San Giovanni. nello stesso anno si manifestò un terremoto. Ecco cosa scrive lo storico Niccola Palma: Nella mattina de' 22 ottobre 1384 per violenta scossa di tremuoto ruinarono in Teramo molte case, e rimasero schiacciati più di venticinque persone. con l'annessione al Regno Normanno, - scrive Savorini - che fu poi, attraverso varie vicende, il Regno delle Due Sicilie, Teramo divenne città di confine, vera Porta Regni; scrive il Muzii Triste privilegio, però, che determinò per la nostra città un continuo travaglio il quale ebbe termine soltanto dopo il 1860, con la unificazione d'Italia. Il Quattrocento Francesco Savini identifica gli anni tra il 1388 e il 1507 come "Epoca delle fazioni e delle Signorie". 1400-1401 Inizio delle lotte tra i De Melatino (Roberto) e i De Valle Nei primi anni del Quattrocento viene ucciso il tiranno Antonello De Valle. Il suo castello, ubicato nei pressi dell'attuale piazza Garibaldi, fu demolito a furor di popolo. Del castello del tiranno, della vita sfarzosa che questi conduceva, delle grandiose naumachie riferisce ampiamente il Muzii nella sua storia. I resti del castello sono ben visibili nel sottopassaggio di piazza Garibaldi; 1407 congiura dei Melatino che portò all'uccisione del signore di Teramo Andrea Matteo Acquaviva, a seguito della quale vennero ritenuti colpevoli ed esiliati i figli di Errico Melatino e i fratelli Tommaso e Berardo Paladini, figli di Giovanni di Cola. 1410 circa. Su committenza degli agostiniani, il pittore veneziano Jacobello del Fiore dipinge il Polittico, alla cui base raffigura una veduta di Teramo che, per quanto si conosce, è la più antica esistente; 1420-24 per conto della regina Giovanna II, Braccio da Montone è signore di Teramo, riporta un poco di ordine nella città. (Giacinto Pannella nella sua Guida illustrata di Teramo afferma 1421-1424) 1440 in un momento di calma il Parlamento teramano lavorò agli Statuti cittadini, che il canonico della Cattedrale Giacomo di Bartolomeo di Leonardo da Teramo trascrisse con cura amorevole. Teramo dal 1436 al 1442 fu governata da Francesco Sforza, la città si caratterizza come Città comunale (precisare circostanze) (Pannella nella sua Guida afferma che Francesco Sforza soggiornò a Teramo dal 1438 al 1443) Dal 1433 al 1448 Nicola da Guardiagrele realizza il Paliotto per il Duomo di Teramo Nel giugno del 1442 il regno di Napoli cade nelle mani degli spagnoli Aragonesi, nell'agosto dello stesso anno 1442 entra all'Aquila Alfonso V d'Aragona che, nel novembre 1443, abbandonato l'assedio di Ascoli se ne venne in Teramo a scacciarvi i presidii Sforzeschi Rapporto tra Teramo e Giosia Acquaviva 1456: forti scosse di terremoto si verificarono negli Apruzzi, specialmente il Citeriore, con rovine di edifici e con la morte di alcuni abitanti. La prima scossa avvenne nella notte tra il 4 e 5 il dicembre e altre ne seguirono nei giorni successivi. In Teramo (scrive lo storico Muzio Muzj), ... gettò a terra molte case, con morte di ducento, e più persone. Rovinarono la chiesa di San Francesco, San Domenico e San Berardino. 1458: morte di Alfonso V d'Aragona: confermati i privilegi delle città demaniali: Lanciano, Teramo, Chieti 1461: altre scosse di terremoto rovinano la chiesa di San Francesco (oggi Sant'Antonio) appena riedificata dopo il terremoto del 1456. Inoltre fa cadere la chiesa di San Domenico e la chiesa di San Bernardino (Necrologium Iteramnate, A.D. 1641), però "dalle prime due chiese rimase ancora qualche parte mentre l'ultima andò perduta" (Gavini I. C., "I terremoti d'Abruzzo e i suoi Monumenti", Rivista Abruzzese, V, pp. 235, e segg., Teramo, 1915). Il Cinquecento 1504. Il Regno di Napoli passa a Ferdinando il Cattolico, che dà inizio al dominio spagnolo sull'Abruzzo e sul meridione. Teramo e altre città dell'Abruzzo (Sulmona, Caramanico, Atessa, Bucchianico, Agnone e Guardiagrele) entrarono in possesso di Giovanna, figlia di Ferdinando, e dell'altra Giovanna sua figlia. Le due regine visitarono l'Abruzzo nel 1514 e Teramo ("nel mese di luglio", dice Pannella nella sua Guida di Teramo del 1888). Nel maggio di quell'anno furono in Teramo: la loro visita è ampiamente descritta sia dal Muzii sia dal Palma. Alla morte di Ferdinando il regno passa a Carlo V. Alla morte delle due Regine le città in loro possesso rientrano nel Demanio. Poco dopo Teramo è venduta per 40.000 ducati al duca di Atri, Andrea Matteo Acquaviva. I Teramani, forti di una lunga esperienza di autonomia si ribellarono alla decisione e si armarono pronti a resistere all'assedio del Duca che effettivamente circondò la città nel novembre del 1521. 17-18 novembre del 1521. Si dice che nel corso della notte, atterrite da una miracolosa visione della Vergine Maria e San Berardo apparsi a difesa delle mura della città, le truppe di Acquaviva tolsero l'assedio e si allontanarono. Il cosiddetto miracolo di San Berardo fu celebrato nel corso dei secoli da numerosi pittori. Tra tutti il più celebre dipinto è quello eseguito da Giuseppe Bonolis (1800-1851) nella prima metà dell'Ottocento e oggi conservato presso la Sacrestia del Duomo di Teramo. 1527-1528. Una pericolosa pestilenza che colpisce l'Abruzzo, risparmia però Teramo. Come segno di ringraziamento in quello stesso anno viene eretta nella piazza "di sopra" o "delli bovi", addossata al muro occidentale del Duomo, una cappella in onore di San Rocco (non più esistente). 1530. Teramo, versando a Carlo V la somma di 40.000 riacquistò la propria autonomia. 1535. Nasce a Teramo Muzio Muzii, primo storico della città. Nel 1591 pubblicò nella tipografia dei Fratelli Facii "Il Padre di fameglia", opera pedagogica scritta per il figlio Francesco. Nel 1596 iniziò a comporre la Storia di Teramo. Morì nel 1602 e fu sepolto in Duomo; 1542 (settembre), Margherita d'Austria vi passò visitando i suoi Stati di Penne e di Campli. 1542-1546. Si diffonde una pericolosa epidemia di febbre maligna, detta Malmazzocco. Ne riferisce lo storico Muzio Muzii nei suoi Dialoghi; 1557. Nel quadro del conflitto tra la Spagna di Filippo II e Enrico II di Francia, alleato del Papa, le truppe del duca di Guisa entrarono nel Regno, conquistarono Teramo e posero l'assedio a Civitella del Tronto, che resistette vittoriosamente. 1563 (18 settembre) terremoto, più intenso ad Atri; 1565, Catasto teramano 1570 e anni seguenti: si sviluppa la cosiddetta "epidemia del Castrone" o del montone, dovuta alla pessime condizioni igieniche nelle quali si trovava la città; 1583 (8 giugno). Visita di Mons. Giulio Ricci Vescovo e Principe di Teramo. In quella occasione viene ordinato di liberare dal terreno adiacente all'antico muro emergente nei pressi della Cattedrale. Da quella ricognizione inizierà a tornare alla luce l'Anfiteatro romano di Teramo. 1588. Principio Fabricii, erudito teramano trasferitosi a Roma alla corte papale, pubblica il volume Delle allusioni et imprese, dedicato al pontefice Gregorio XIII. Il volume è arricchito di numerose tavole incise dall'artista dalmato Natale Bonifacio da Sebenico. Tra le decine di tavole figura anche la bellissima "Therami faustus dies" (pag. 174) che celebra l'istituzione a Teramo della Festa della Pace. 1589. I fratelli Facij impiantano a Teramo la prima tipografia e pubblicano Descrittione del sacro monte di Varale di val di Sesia. Sopra il quale si vede, come in vna noua Gerusalem, il sepolchro del n.s. Giesu Christo, & molti altri luoghi pij, ad imitatione di Terra Santa, con infinite figure, statue, & pitture bellissime. Con li misterij fatti da poco tempo in qua, & vn'ordine e somma, che contiene insieme quello ancora che si gli ha da fare. In Nouara, & di nouo in Teramo d'Abruzzo, appresso Isidoro, & Lepido Facij, fratelli, 1589, primo libro a stampa pubblicato a Teramo. Oltre ad altri opuscoli pubblicati dopo il 1589, nel 1591 pubblicheranno "Il Padre di fameglia" di Muzio Muzii. 1596. Muzio Muzii inizia a scrivere la sua Storia di Teramo. Muzio morì poi nel 1602 lasciando il suo lavoro inedito. Dopo alcuni tentativi di pubblicazione, l'opera di Muzii sarà stampata nel 1893, a cura di Giacinto Pannella. Il Seicento 1622, inaugurazione della Fiera del Carmine 1626, terremoto 1627, terremoto 1630, pestilenza propagatasi da Milano Catasto del 1644 1656-1657, pestilenza propagatasi dalla Sardegna 1682, Teramo è terrorizzata da frequenti scosse di terremoto 1684 la Regia Udienza viene concessa a Teramo, che spera di divenire capoluogo di provincia Il Settecento 1703, si verificano alcuni terremoti. Così scrive Niccola Palma nella sua Storia di Teramo: ...ed in fine si aggiunse il tremuoto. Cominciò questo a farsi sentire in Dicembre 1702, e ad ingerire apprensione pe' disastri già cagionati nel Principato ultra e nella Contea di Molise. Ma dalle due ore della notte precedente ai 14 gennaio sino ai 2 febbraio 1703, alle ore 18, gli scotimenti furono così violenti che alcuni edifizj caddero, ed altri rimasero maltrattati. Ne abbiamo veduto due pruove nel Cap. LXV ed altre in gran numero se ne veggono anche oggi nell'incisione 1703 fatta su mattonelle né muri di rinforzo e né rinnovati tetti. Abbandonate le case, si ridusse ognuno a passare le fredde notti di quella stagione sotto le tende. Ecco perché dai 14 gennaio ai 2 febbraio, ad ore due della notte, si suonano in Campli le campane, e ciascuna famiglia si gitta in ginocchio a pregare il Signore, onde tenga lontano somigliante flagello: ed in Teramo nel giorno 2 febbraio si sospendono maschere, festini e teatro. 1706 terremoto avvertito in città e nel suo territorio circostante con alcuni danni. Epicentro fu l'area di Sulmona dove il terremoto provocò vittime e gravi danni alle costruzioni; 1707 dopo la guerra di secessione spagnola la Casa D'Austria domina tutto il Regno delle Due Sicilie per 27 anni; 1730, scosse di terremoto con danni e sofferenze in città come si era verificato per i terremoti del 1703 e 1706; 1732, si verificarono scosse di terremoto. I danni furono aggravati dalla carestia, dal contagio e dal banditismo; 1738 costruzione dell'Arco di Monsignore; 1744 invasione tedesca; Nascita di Melchiorre Delfico; 1749 redazione del Catasto onciario; 1787, ripristino del Tribunale collegiato e istituzione del Governo centrale delle Doganelle; 1791, inaugurazione del Teatro Corradi (approfondimenti), presso casa Catenacci, in via Vittorio Veneto; 1798 per iniziativa di Vincenzo Comi esce a Teramo il primo periodico abruzzese: Il Commercio civile..."; uscirà per un solo anno; 1799 (28 luglio) scosse di terremoto a Teramo. Al tramontare del sole iniziò la serie di scosse, ripetute durante la notte. Gli abitanti spaventati si raccolsero sulla piazza maggiore fuori città. I teramani si recarono in Cattedrale, preceduti dal vescovo Mons. Luigi Pirelli, per implorare S. Berardo a liberare la città dal terremoto e nella chiesa dello Spirito Santo per invocare Sant'Emidio (dove probabilmente si conservava un'immagine del santo protettore dai terremoti). Quegli accadimenti sono descritti dal contemporaneo sacerdote Angelo De Iacobis (1739-1824) in Cronaca degli avvenimenti in Teramo ed altri luoghi d'Abruzzo: 1772-1822. Occupazione francese di Teramo 11 dicembre 1798 l'esercito francese al comando del generale Rusca entra a Teramo. Qui i francesi e i cisalpini si abbandonano a saccheggi, devastazioni e requisizioni, istituendo un governo provvisorio detto Municipalità formato da un presidente e da assessori. 1799 (2 maggio), i fratelli Fontana, briganti divenuti padroni di Teramo, si prendono la libertà di convocare il parlamento generale, il sindaco, gli eletti, il giudice civile e un tribunale provvisorio. L'Ottocento 1801, con la sconfitta degli austriaci seguito dalla Pace di Lunéville stipulata il 9 febbraio 1801 e con la sconfitta delle truppe napoletane di Ferdinando che conducono all'arministizio di Foligno e al successivo trattato di Firenze del 28 marzo 1801, i francesi mantennero i territori già in loro dominio. All'annuncio della pace tra i belligeranti la città di Teramo esplode con grandiose feste, con fuochi d'artificio, corse di cavalli, lancio di palloni aerostatici, feste da ballo anche ufficiali e un solenne Te Deum. 1802, carestia che provoca numerosi decessi; 1803 per alleviare la disoccupazione gli amministratori teramani decidono avviare i lavori di riempimento del fossato fuori Porta San Giorgio per creare un viale di passeggio (quella che è oggi il Viale dei Tigli); (7 aprile) varie scosse di terremoto furono avvertite nel Teramano e dell'Aquilano; (il 12 dicembre) si manifestò in città una forte scossa di terremoto, ancor più forte all'Aquila dove si ripeterono per i giorni successivi. A Teramo non vi furono danni. La scossa durò 4 o 5 secondi e fu preceduto da un rumore sotterraneo simile per certi accenni a quello che fa un vento quando nel suo corso incontra un ostacolo Occupazione francese 1806-1814 1844); 1806 terremoto avvertito in città, il cui epicentro non è precisato; 15 marzo, Napoleone sconfisse re Ferdinando IV di Napoli e nominò re di Napoli suo fratello maggiore Giuseppe. Teramo pagò le spese per i festeggiamenti in onore dei nuovi padroni. 2 agosto venne abolita la feudalità. Qualche giorno dopo furono istituiti quattro tribunali straordinari per giudicare i delitti contro la pubblica sicurezza. La regione fu divisa in province ulteriormente divise in distretti con a capo rispettivamente governi provinciali e distrettuali. Le vecchie università furono sostituite con decurionati. Il territorio aprutino fino a Pescara costituiva l'Apruzzo Ulteriore I. Alla Guardia Civica si sostituì la Legione Provinciale; 1807 (21 e 22 maggio), fu festeggiato Giuseppe Napoleone Bonaparte in visita a Teramo alloggiando nel palazzo vescovile. Per l'occasione Carlo Forti ed Eugenio Michitelli progettarono le scenografie per la festa del giuramento della città al nuovo Re in visita alla città. Alla Legione Provinciale istituita nel 1806 si sostituì la Legione Civica Provinciale; 1809 Catasto "napoleonico"; Teramo ebbe la sua prima Ricevitoria generale che la rese fiscalmente autonoma da Penne; 1811 - impianto a Teramo del primo sistema di pubblica illuminazione, con il metodo detto "a riverberi" (approfondimento); nel 1888 gli verrà affiancata una serie di lampioni a petrolio. I lampioni a riverberi, poi alimentati "a lucillina", resteranno in funzione fino all'avvento della luce elettrica, nell'anno 1901; 1812 - viene istituito a Teramo il Collegio per studenti al quale in seguito venne aggiunto il Convitto; 1812-1826 sotto la direzione dell'ingegnere Carlo Forti, viene demolito l'intero tratto delle mura, tra porta San Giorgio e Porta Romana; allo stesso Carlo Forti si deve l'idea di innalzare al posto della porta di San Giorgio le due colonne, poi denominate "Due di coppe", che furono demolite circa cent'anni dopo, intorno al 1926, per facilitare la circolazione automobilistica; 1813, il comune di Teramo viene diviso da Miano ma viene annesso il territorio di Forcella e Magnanella con Gesso e Colle Caruno; 1814 insurrezione contro Gioacchino Murat domata dalle truppe di Florestano Pepe Ritorno dei Borboni 1815 la città torna nel Regno di Napoli; inizia la costruzione della strada rotabile Teramo-Giulianova; Governo costituzionale del 1820-1821 1820-1821 nove mesi di governo costituzionale. La città e la provincia sono nelle mani dell'Intendente, il dignitario carbonaro Nicola Lucenti. Si fermano in Teramo le truppe comandate dal generale Guglielmo Pepe; 1821 lieve scossa di terremoto; Epoca della Restaurazione: 1821-1860 1822 inizio della costruzione del ponte a catena sul Tordino inaugurato aperto al traffico nel 1827; si predicano in Teramo e provincia le missioni dei sacerdoti dell'Ordine del preziosissimo sangue di N.S. Gesù Cristo, guidati da Gaspare del Bufalo, proclamato poi santo dalla Chiesa cattolica. Le missioni vengono chiamate con lo scopo specifico di chiamare conversione gli uomini di quella che fu dichiarata la provincia più carbonara dell'intero Regno di Napoli; 1831, fu demolita, dopo opportuni permessi, la piccola chiesa di S. Maria degli Angeli, con il relativo romitorio, fuori Porta San Giorgio, perché - come racconta Niccola Palma - "rompeva a destra la visuale fra l'interno e l'esterno stradone" ossia fra i due viali paralleli degli attuali viali dei Tigli. L'area che si liberò - racconta ancora il Palma che è contemporaneo a quei lavori e che proietta verso il futuro lo sviluppo di quella zona da dedicare a parco pubblico - "ha ampliato il bel largo al di sopra di Teramo: e darà impulso all'erezione di curvilinei sedili, ed alla formazione di un viale fiancheggiato da alberi (quando si voglia rincalzare il fossato, che tuttavia rimane da quella parte) verso settentrione, in simmetrica corrispondenza ai sedili da un pezzo piantati, ed al viale già assai inoltrato verso ostro" (est). 1832 (24 luglio) visita di Ferdinando II (che tornò a Teramo anche il 19 settembre 1844 e il 24 aprile 1847). 1839, inaugurazione del camposanto nei pressi di ponte a Catene. 1844 (19 settembre) 2º visita di Ferdinando II (la prima visita vi era stata il 24 luglio 1832 e la terza vi sarà il 24 aprile 1847); 1847 (24 aprile) 3º visita di Ferdinando II (le altre due visite erano state nel 24 luglio 1832 e il 19 settembre Regno d'Italia 1860, completamento del ponte sul torrente Fiumicino lungo la strada Teramo-Giulianova, oggi Statale 80. Il ponte è lungo 280 m e largo 6,60 per un totale di 17 archi in muratura; 1863 (21 maggio) visita del principe ereditario Umberto di Savoia; 1868 si inaugura il nuovo Teatro Comunale su progetto dell'architetto Nicola Mezucelli. Il sipario, raffigurante l'Incoronazione del Petrarca, è dipinto da Bernardino De Filippis-Delfico; 1869, inaugurazione del ponte di Porta Romana sul torrente Tordino. Il ponte appartiene alla importante Strada viscerale Ascoli-Teramo-Penne-Chieti oggi Statale 81. Il ponte è in muratura, a 5 luci, lungo 134 m; 1873, scossa di terremoto avvertito in città, con epicentro nelle Marche; 1875 si redige il primo catasto "postunitario" dei terreni e dei fabbricati; nel mese di dicembre, per iniziative di un gruppo di esponenti della Sinistra storica, Troiano Delfico, Settimio Costantini e altri, esce il primo numero del "Corriere abruzzese", la cui direzione viene affidata al giornalista romano Francesco Taffiorelli; il giornale sarà poi diretto, a partire dai primi anni del 900, da Tommaso Bruno Stoppa e uscirà fino all'avvento del fascismo; Viene inaugurato il ponte di Venacorvo (o Vena a Corvo) sulla strada viscerale Teramo-Ascoli, oggi Statale 81. Il ponte è a tre arcate e ha una lunghezza di 91,80 m. In quel periodo è il ponte più alto della Provincia. Fu costruito verso il 1875, su d'una roccia selvaggia, ai cui piedi scorre, fra i macigni, un piccolo torrente che in estate è quasi sempre asciutto. Durante la costruzione fu scoperto un tempio dedicato a Silvano, dio delle selve e delle campagne; 1876 per iniziativa dei fratelli Giovanni e Berardo Mezucelli (quest'ultimo Canonico aprutino), esce il giornale della destra storica "La Provincia", settimanale che resterà in vita fino al 1910; Alle elezioni politiche la sinistra storica conquista tutti e cinque i seggi disponibili in provincia di Teramo. Per la prima volta viene eletto come deputato di Teramo, Settimio Costantini, professore di lettere, già sindaco e presidente della Provincia, che verrà rieletto ininterrottamente fino all'anno della sua morte, nel 1899; sarà più volte sottosegretario alla Pubblica Istruzione; 1880 (8 luglio) scossa di terremoto avvertita in città, che generò solo lievi danni; 1881 Gianfrancesco Nardi pubblica Ricordi di Teramo, piccolo album che raccoglie 20 fotografie con immagini della città di Teramo, vedute e scorci, monumenti e opere d'arte; Berardo Costantini, Sindaco della città e poi Presidente della Congregazione di carità, fonda la prima sezione manicomiale in una sala al piano terra dello storico complesso ospedaliero di Sant'Antonio Abate: nasceva così l'ospedale psichiatrico di Teramo; viene sostituito l'orologio originario posto sulla torre del Duomo, per volontà del sindaco Berardo Costantini; 1882, scossa di terremoto avvertito in città, più intenso a San Benedetto del Tronto; 1884 (10 gennaio) terremoto di lieve intensità a Teramo, più sentito nella fascia costiera adriatica: Mosciano e con maggiori danni ad Atri, Penne, Loreto Aprutino e Città Sant'Angelo; (10 giugno) alle ore 5.30, si avvertirono lievi scosse con andamento ondulatorio N-S. Sia a Notaresco sia in Giulianova il terremoto assunse un andamento a carattere ondulatorio-sussultorio, della durata di 2 secondi, manifestato con un forte rombo, seguito da repliche più intense che si estesero a Mosciano Sant'Angelo, Montepagano, Morro d'Oro, Città Sant'Angelo, mentre sia a Teramo sia a Giulianova durante il mese ci fu qualche replica a carattere ondulatorio; (15 luglio), inaugurazione della ferrovia Giulianova-Teramo; 1885, terremoto avvertito solo da alcuni testimoni nei casolari del Teramano. 1886. Eugenio Cerulli, Federico Occella, Giuseppe Savini e Vittorio Savorini fondano la Rivista abruzzese di Scienze lettere ed arti, importante mensile culturale che resterà in vita fino al 1919. Nel 1893 la direzione della rivista verrà assunta da Giacinto Pannella; 1888 giugno-luglio: si tiene a Teramo la grande Esposizione provinciale operaia, ospitata nel nuovo edificio della Scuola Normale, oggi sede della Provincia di Teramo; (8 luglio) si verificano scosse di terremoto. La prima scossa alle ore 5 del mattino e l'altra alle ore 22 del giorno successivo. Si produsse qualche danno sia in città (lesioni alle vecchie case) sia nei territorio circostanti e in particolare nei casolari di fondovalle siti su terreni alluvionali. Il sisma fu avvertito anche a Notaresco, Basciano, Guardia Vomano, Canzano e Forcella come in altre località nel bacino del Vomano; Illuminazione a petrolio 1894, scossa di terremoto più intenso nel basso bacino del Tronto e a Chieti; 1897 scossa di terremoto avvertita in città, più intenso a Senigallia; 1898, scossa di terremoto avvertita in città, più intenso a Rieti; 1900 uso della prima luce elettrica (10 settembre) scossa di terremoto con epicentro Teramo e Magnitudo 5 Secolo XX (1901-2000) 1903 (5 gennaio) scossa di terremoto di magnitudo 4,4 con epicentro Teramo 1904 19 marzo 1904: viene fondato a Teramo "L'Araldo abruzzese", espressione dei cattolici aprutini. Primo direttore è il sacerdote pennese Giovanni De Caesaris. Elezioni politiche del 1904: Carlo De Michetti eletto deputato di Teramo. 1910 Elezioni politiche: nel collegio di Teramo, Antonio De Benedictis sconfigge il candidato socialista Guido Celli. (13 agosto) scossa di terremoto di Magnitudo 3,8 con epicentro Teramo. 1913, Elezioni politiche: nel collegio di Teramo, Guido Celli sconfigge Antonio De Benedictis ed è il primo deputato socialista eletto nel collegio di Teramo; 1916 (9 gennaio), scossa di terremoto di magnitudo 4,4 con epicentro Teramo. 1917, l'osservatorio astronomico di Collurania viene donato allo Stato, con un beneficio anche per Teramo sul cui territorio comunale è sita l'importante struttura scientifica creata dallo scienziato teramano Vincenzo Cerulli; 1924 viene sostituito, sulla torre del Duomo, l'orologio che fu voluto dall'allora sindaco Berardo Costantini: il nuovo orologio monumentale, in funzione ancora oggi, fu realizzato a Torino dalla fabbrica dei fratelli Miroglio; 1926, vengono abbattute le due colonne poste ai lati di porta San Giorgio chiamate Due di coppe. I sovrastanti vasi vengono smontati e collocati nel poco distante parco della Villa Comunale; erano state edificate poco dopo il 1812 per sostituire idealmente la demolita porta di San Giorgio; 1928 viene "smontata" in Corso Porta romana la medievale Casa degli Antonelli, giunta sul punto di crollare, con l'intenzione, poi non attuata, di ricostruirla altrove. 1934 Viene completato e inaugurato il nuovo palazzo del convitto nazionale con annesso liceo-ginnasio; nel palazzo viene ospitata anche la biblioteca "Melchiorre Delfico"; mentre il palazzo era in costruzione era stata sistemata la piazza (già largo della Misericordia) e intitolata a Dante Alighieri; le strade che dal centro conducevano alla piazza erano state intitolate a Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli e al letterato teramano Pietro Rosati; Seconda guerra mondiale 1943 25 giugno 1943, truppe tedesche giunte a Teramo si recano a Bosco Martese dove si scontreranno con gli uomini della Resistenza ivi rifugiatisi; l'episodio è ricordato come la "battaglia di Bosco Martese". 1943 (3 ottobre), si verifica una forte scossa di terremoto di Magnitudo 5, con epicentro Teramo, avvertita anche nei dintorni e nelle vicine Marche. 1944 (13 giugno),dopo la ritirata delle truppe nazifasciste, i primi partigiani entrarono a Teramo e insediarono il Comitato di Liberazione Nazionale; il comando per il mantenimento dell'ordine pubblico fu affidato al partigiano Armando Ammazzalorso. Il 23 giugno fu eletto sindaco Antonino Ciaccio, vecchio garibaldino e antifascista. Dal dopoguerra ad oggi 1950 (5 settembre), terremoto avvertito in città ma che fece trepidare gli abitanti di Isola del Gran Sasso, Campli, Civitella del Tronto e Pietracamela, ove provocò consistenti danni alle abitazioni private e vistose lesioni agli edifici pubblici. Danni si verificarono anche a Castiglione della Valle. 1959 termina la demolizione del teatro comunale di Teramo da parte dell'amministrazione comunale Carino Gambacorta. Gambacorta sarà protagonista di varie demolizioni nel centro storico teramano per lasciar spazio a nuove e discutibili architettura moderne, si ricorda la demolizione di casa Bonolis coi portici in Corso De Michetti, e lo sventramento del quartiere Santa Maria a Bitetto (zona piazzetta del Sole) e di piazza del Carmine, lasciando in piedi solo la chiesa. 1964 (9 ottobre), inaugurazione del nuovo ponte a catena in cemento armato sul Tordino, in sostituzione del vecchio ponte ivi esistente. 1967 (20 aprile), inaugurazione variante di Teramo (via Po) con i relativi nuovi ponti, il ponte San Gabriele sul Vezzola e il ponte sul Cartecchio. 1968 inizio dei lavori del traforo del Gran Sasso per unire Teramo con L'Aquila e Roma. realizzazione del ponte sul Messato tra il quartiere Cona e la contrada Mezzanotte. 1969 L'arco di Monsignore viene demolito. L'arco del XVIII secolo era una sorta di corridoio coperto tra il palazzo vescovile e il Duomo, permetteva il passaggio da piazza Orsini a piazza Martiri della Libertà (ex piazza Vittorio Emanuele) 1975 (12 aprile), visita a Teramo del presidente della Camera dei deputati, Sandro Pertini (in seguito diventato presidente della Repubblica), in occasione del XXX anniversario della Liberazione dalle truppe tedesche; 1977 (23 aprile), inaugurazione a Porta Reale del monumento alla Resistenza dell'artista Augusto Murer. All'inaugurazione era presente, tra gli altri il presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti. 1984 apertura tunnel del Gran Sasso, direzione Teramo. 1985 (30 giugno), visita a Teramo di papa Giovanni Paolo II. 1995 apertura del secondo tunnel del Gran Sasso, direzione L'Aquila. 2004 (3 aprile), si inaugura la nuova sede dell'attuale Biblioteca regionale Melchiorre Dèlfico, dapprima nel liceo classico di Piazza Dante, nel ristrutturato palazzo Delfico nel quartiere San Giorgio; 2007 (8 settembre), riapertura al culto del duomo di Teramo chiuso per alcuni anni per importanti lavori di ristrutturazione. Durante i lavori sono stati ritrovati sotto il pavimento, e resi visibili al pubblico, la cripta di San Berardo e un cunicolo che dalla cripta si dirige verso piazza Martiri della Libertà. Sono stati inoltre osservati resti di costruzioni precedenti, sotto il pavimento, nella parte prossima all'ingresso principale. 6 aprile 2009, h. 3.32, importante scossa di terremoto con epicentro nella provincia dell'Aquila, danni anche a Teramo, in particolare alla chiesa di Sant'Agostino. 2016 (5 giugno), durante la ripavimentazione di Corso San Giorgio vengono alla luce i resti di uno storico palazzo romano. 2016 (24-27 agosto, 30 ottobre): scosse di terremoto di magnitudo 6.0 e 6.5 a Norcia: danni consistenti a Teramo, alla torre del Duomo, a Sant'Agostino, all'ex manicomio, all'ospedaletto di Porta Romana, alla chiesa di Sant'Antonio di Padova, al palazzo dei portici in piazza Martiri della Libertà.
3
8382621
https://it.wikipedia.org/wiki/Collezione%20d%27Avalos
Collezione d'Avalos
La collezione d'Avalos è una collezione di opere d'arte nata ed appartenuta alla nobile famiglia spagnola dei d'Avalos. La collezione nacque nel corso del Cinquecento con Alfonso II, marchese di Pescara, e perdurò fino ai primi anni del XIX secolo con l'ultimo mecenate di famiglia Alfonso V d'Avalos. Gran parte della raccolta fu smembrata nel corso degli anni, dove furono venduti alcuni dei pezzi più preziosi, fino a quando, nel 1862, ciò che ne restava non confluì interamente nella Pinacoteca di Napoli. La collezione, che comunque si componeva di opere eterogenee, includeva pitture di Tiziano, oggi sparse in diversi musei del mondo, dove sono ritratti alcuni esponenti della famiglia, opere fiamminghe dei tessitori Bernard van Orley, Jan e William Dermoyen, che eseguirono i preziosi arazzi della battaglia di Pavia, ed infine tele del Seicento napoletano, prettamente a tema mitologico, di Pacecco De Rosa, Andrea Vaccaro e Luca Giordano. Si tratta di una delle più importanti collezioni d'arte della Napoli del Seicento, assieme a quella Vandeneynden e Roomer. Storia Nascita della collezione La collezione iniziò con il marchese Alfonso II intorno alla metà del Quattrocento, che con Costanza d'Avalos, duchessa di Francavilla, contessa di Acerra e governatrice di Ischia, avviarono le prime commesse private di opere pittoriche. Quelle di Alfonso e Costanza erano due personalità particolarmente colte nell'ambiente locale, tant'è che era loro usanza radunare attorno alle proprie residenze di Ischia i più illustri letterati napoletani del tempo: Sannazaro, Chariteo e Pietro Jacopo De Jennaro. Alfonso III d'Avalos, nipote di Alfonso II e Costanza, continuò nel XVI secolo il mecenatismo, riuscendo nel contempo a estendere lo spessore culturale della famiglia oltre i territori vicereali: celebre infatti era il suo legame con Ludovico Ariosto negli anni in cui il nobile spagnolo-napoletano divenne governatore del ducato di Milano. Ad Alfonso III spettano tutte le committenze dei dipinti a Tiziano, quindi il Ritratto di Alfonso III d'Avalos, l'Allocuzione di Alfonso III d'Avalos e l'Allegoria coniugale. Con quattro degli otto figli che ebbe Alfonso III (Francesco Ferdinando, Innico, Cesare e Carlo) la famiglia iniziò a dividersi in più rami, tra cui i principali (sotto il profilo del mecenatismo) furono quello napoletano di Montesarchio e quello abruzzese del Vasto. Francesco Ferdinando continuò il ruolo di governatore del ducato di Milano avviato dal padre: presso la sua collezione erano le tele di Tiziano, che poi passarono alle collezioni ducali di Mantova dopo la sua morte. A lui spettano le commesse pittoriche avanzate a Luca Cambiaso e a Bernardino Campi, mentre a Innico, che intraprese la carriera ecclesiastica a Roma, seppur risiedeva abitualmente in Abruzzo, spettano le commesse a Jacopo Zucchi e a Lavinia Fontana, così come la commissione della pala d'altare dellAnnuncio ai pastori di Fabrizio Santafede per la cappella d'Avalos nella chiesa di Monteoliveto a Napoli (di cui in collezione è conservato il presunto bozzetto dell'opera). Cesare divenne invece un condottiero militare, gran cancelliere del Regno di Napoli, mentre Carlo (1541-1612), infine, diverrà militare anch'egli ed acquisterà nel 1596 il feudo e il titolo di principe di Montesarchio, ramo questo che diverrà quello che più degli altri determinerà la composizione della collezione così come oggi è pervenuta a Capodimonte. Per quanto riguarda l'inserimento nell'inventario d'Avalos degli arazzi della battaglia di Pavia, non è molto chiaro come il casato nobiliare sia giunto in possesso degli stessi. Un'accreditata ipotesi è che i preziosi reperti siano stati donati a Francesco Ferdinando d'Avalos dalla corte di Spagna come segno di riconoscenza verso questa stirpe di valorosi condottieri, fedelissimi di Carlo V che, anche a Pavia, dove combatterono nel 1525 sia Fernando Francesco che Alfonso III d'Avalos, aveva dimostrato la propria prodezza nelle armi. Venuti a mancare prematuramente i due maschi discendenti di Carlo, la moglie Sveva Gesualda cedette il titolo di principe di Montesarchio ad un figlio di Cesare, Giovanni d'Avalos. La serie mitologica e le nature morte La collezione si intensificò sotto il ramo d'Avalos di Montesarchio dapprima con Giovanni e successivamente, alla morte di questi avvenuta nel 1638, con il figlio Andrea, pluridecorato condottiero e politico impegnato nella difesa di Napoli sotto il dominio della corona spagnola. I membri del casato di Montesarchio, infatti, erano noti per essersi distinti nel corso degli anni in campo militare, ritenuti valorosi condottieri fedeli alla corona di Spagna e difensori dei territori facenti capo al Regno di Napoli. A Giovanni d'Avalos si riconducono le commesse dell'''Apollo e Marsia di Jusepe de Ribera, della Lucrezia e del Martirio di sant'Agata di Massimo Stanzione e infine della Salomè con la testa di Battista di Charles Mellin (originariamente assegnata a Simon Vouet). Ad Andrea, invece, si deve il nucleo più corposo della collezione, che si compone di opere raccolte nella seconda metà del XVII secolo acquistate o commissionate direttamente dallo stesso principe di Montesarchio, come le nature morte di Luca Forte, Paolo Porpora, Giovan Battista e Giuseppe Recco, Giovan Battista Ruoppolo ed Abraham Brueghel, nonché i dipinti a tema mitologico (che di fatto costituiscono l'elemento distintivo della raccolta) e dalla sottile venatura erotica di Luca Giordano, Pacecco De Rosa (tra cui il Bagno di Diana, Venere dormiente con satiro e il Giudizio di Paride), Andrea Vaccaro, Bernardo Cavallino e Antonio De Bellis, e che tutt'oggi rappresenta il nucleo pittorico più consistente della collezione confluita al Museo di Capodimonte di Napoli. Luca Giordano fu interessato da uno stretto rapporto di committenza con Andrea d'Avalos, concretizzatosi in due periodi distinti di grande lavoro per il pittore napoletano, uno che va dal 1662 al 1663 e un altro dal 1673 al 1675, dove per il principe compì una cospicua serie di tele a mitologiche che il De Dominici descrisse così: «Nel mentre che Luca lavorava per le Chiese, non lascia di far pitture per varij Signori [...] Al Principe di Monesarchio D. Andrea d'Avalos, rinominatissimo Generale, bellissimi quadri di favole, e d'istorie; come Lucrezia con Taqruinio, di Cleopatra moribonda tra le Ancelle, di Ercole, e Jole, di Adone, e Venere, ed altre Veneri in varie posture dormienti, che non ponno idearsi più belle per la nobile, e perfettissima simmetria delle parti [...]» . La collezione del ramo di Montesarchio era conservata nel palazzo di famiglia di Chiaia risultando particolarmente prestigiosa già all'epoca, tra le migliori del casato, tant'è che il Celano la descrisse ne le sue Notizie del 1692 come «casa nobilissima dei d'Avalos, ricca di famosi quadri». Le dismissioni delle raccolte abruzzesi e il trasferimento dei pezzi superstiti a Napoli Parallelamente al ramo napoletano di Montesarchio, sul finire del Seicento giocò un grosso ruolo di mecenate anche la figura di Cesare Michelangelo d'Avalos, marchese del Vasto e di Pescara, principe di Isernia e Francavilla, che nella propria residenza abruzzese allestì una biblioteca di ottocentotrenta volumi oltre ad una ricca collezione di opere d'arte. Tra queste vi erano la serie di pitture, nature morte, e paesaggi di Domenico Brandi, particolarmente in voga come pittore di corte della dimora di Vasto, o anche dipinti talvolta accreditati a Tiziano, Barocci, Giordano e Ribera, più plausibilmente solo copie di questi, che fecero ritenere la collezione abruzzese essere una raccolta meno prestigiosa di quella napoletana, di modesta qualità, per lo più con opere di piccolo-medio formato. A causa dei debiti accumulati nella sua concitata vita, dove fu per due esiliato, prima da Roma e poi da Vienna, Cesare Michelangelo morì nel 1729 con la messa in vendita della collezione. I pezzi della raccolta furono inventariati già una prima volta il 19 luglio 1706, quando a Vienna venne compilato lInventario delle robbe che sono nelli appartamenti di S. Altezza, mentre la seconda, avvenuta il 13 ottobre 1736, per l'appunto alcuni anni dopo la morte di Cesare, fu stilata in occasione del sequestro e della messa all'asta dei beni che questi lasciava, in quanto servirono a reperire i fondi utili a coprire gli enormi debiti maturati nel corso degli anni dal ramo del Vasto. Successivamente a questa spoliazione avviene il trasferimento definitivo delle opere superstiti dal palazzo di Vasto a quello di Napoli, ricongiungendo le collezioni d'Avalos in una sola. Molto probabilmente fu la moglie di Cesare, Ippolita d'Avalos di Troia, figlia di Giovanni d'Avalos d'Aquino, residente nel palazzo di Chiaia nella città partenopea, che attuò il trasferimento di tutti quei quadri che le aveva lasciato il marito e che lei aveva messo in salvo dal fisco e dai creditori. A partire dal 1751-1754 si costituì la pinacoteca d'Avalos del palazzo nobiliare di Napoli, con le tele "abruzzesi" invendute che si aggiunsero alla collezione napoletana, le cui stanze furono ripensate e risistemate per l'occasione dall'architetto Mario Gioffredo. Durante tutto il Settecento e fino alla prima metà dell'Ottocento, con il successore di Cesare, il nipote Giambattista, la collezione non accrescerà in alcun modo il suo prestigio, tant'è che nel catalogo oggi confluito a Capodimonte mancano del tutto i dipinti di autori del XVIII secolo napoletano, come Solimena, De Mura, De Matteis. Con il nipote di Giambattista, Tommaso d'Avalos, invece, secondo alcune fonti sarebbe avvenuto il rientro nella raccolta familiare degli arazzi della battaglia di Pavia, che intanto furono venduti, per poi giungere nei possedimenti del patrizio Daniele Dolfin intorno al 1774.Campbell, p. 328 Dopo essere stati portati a Vienna, questi sarebbero poi tornati nuovamente in possesso della famiglia d'Avalos tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, quando vennero riacquistati appunto da Tommaso.De Castris, p. 196 Intorno all'Ottocento, gli arazzi risultano registrati nel piano nobile del palazzo d'Avalos di via dei Mille a Napoli. Il lascito testamentario del 1862 La collezione d'Avalos rimase nel palazzo di Chiaia a Napoli sotto la proprietà della famiglia fino al 1862, quando l'ultimo dei discendenti dei rami di Vasto, Pescara-Francavilla, Troia e Montesarchio, Alfonso V, nipote di Tommaso, la donò al neo-nato Stato italiano: «305 beni, dati in consegna al signor Gaetano Macaluso delegato dal Museo Nazionale per riceverne la consegna e farli trasportare al Museo Nazionale» e ancora, «lego al Museo Nazionale di Napoli i miei arazzi e quadri, da riporsi in una sala apposita, con la mia leggenda, e vieto di potersi portar via da Napoli sotto pena di decadenza dal legato». Le opere con il valore più alto erano la serie degli arazzi ella battaglia di Pavia, stimate per circa cinquemilacinquecento ducati l'uno e lApollo e Marsia di Ribera, valutato 800 ducati, mentre tutte le altre opere, comprese quelle di Pacecco De Rosa, Luca Giordano e Bernardo Cavallino, venivano stimate solo alcune decine di ducati. Dopo diverse controversie legate ai lasciti testamentari della raccolta, in quanto gli eredi del casato ne rivendicarono successivamente la proprietà, la collezione divenne ufficialmente patrimonio dello Stato italiano solo nel 1862. A partire dal 1957 gran parte del nucleo di opere facenti parte dell'inventario trovò collocazione nel museo nazionale di Capodimonte. Il lascito si componeva di circa 500 dipinti, un centinaio di stampe, miniature e litografie, nonché ventisei reliquiari e altarini di cartone per la devozione privata. I pezzi "degni di nota" non erano molti, infatti, ad eccezione dei dipinti dei maestri della scuola napoletana (Jusepe de Ribera, Pacecco De Rosa, Bernardo Cavallino, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione) e delle nature morte, poi gran parte della collezione constava di un cospicuo gruppo di tele "minori" e di scarsa rilevanza, come copie da Tiziano, Guercino o da Reni. Pertanto, mentre un gruppo di circa 42 tele trovò stabile esposizione in intere sale dedicate della reggia napoletana, un altro gruppo di opere rimase invece nei depositi del museo, dove se alcune di queste hanno visto nel tempo una rotazione all'interno della galleria, o sono state utilizzate per prestiti in mostre temporanee, altre invece, già in pessimo conservativo al momento del lascito testamentario del 1862, allorché veniva riportato che: «molti quadri sono di pochissimo conto per valore artistico e per lo stato di massimo deperimento, di nessun merito o di assoluto scarto, in tela deprezzatissima e senza telaio», sono rimaste stabilmente accantonate. Circa 35 pezzi della collezione, in particolare quelle a carattere mitologico di Luca Giordano, furono collocate tra il 1926 e il 2012 negli edifici di rappresentanza pubblica della città (villa Rosebery, villa Floridiana ed altri) e dello Stato italiano (Camera dei deputati e Senato). La collezione oggi Tra il 1994 ed il 1995 si è tenuta al castel Sant'Elmo di Napoli una mostra intitolata "I tesori dei d'Avalos" che ha provato a ricostruire, attraverso anche i documenti dell'archivio d'Avalos (conservati nel palazzo di via dei Mille), l'intero elenco della collezione. Nel 2019 gli ultimi inquilini discendenti dei d'Avalos che hanno abitato il palazzo di Napoli sono stati escomiati in quanto debitori verso la società che detiene la proprietà dell'edificio. I beni dei d'Avalos ancora presenti nel complesso, consistenti in mobilia storica e documenti d'archivio, sono stati collocati quindi in depositi ad Agnano, in attesa di trovare definitiva riconversione. La collezione, seppur priva del nucleo originario di tele di Tiziano, rimane comunque una delle più importanti, nonché rare, raccolte private napoletane rimaste in città, assieme a quella Filangieri, mentre sorte diversa ebbero quelle più importanti del Seicento napoletano, ossia le collezioni Roomer-Vandeneynden, che furono smembrate del tutto rispettivamente sul finire del Seicento e agli inizi dell'Ottocento. Elenco delle opere (non esaustiva) Pietro Bardellino Sacrificio di Isacco, olio su tela, 182×131 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Allegoria, olio su tela, 46×130 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ippolito Borghese Maddalena, olio su tela, 100×76 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Matteo Bril Paesaggio con la conversione di Saulo, olio su tela, 105×146 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Abraham Brueghel e Giuseppe Ruoppolo Natura morta con frutta e fiori, olio su tela, 253×338 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Luca Cambiaso Maddalena, olio su tela, 84×60 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Bernardino Campi Imperatore romano, dodici oli su tela, 138×110 cm ciascuno, copie da Tiziano, Museo di Capodimonte (Napoli) Bernardo Cavallino Giuditta con la testa di Oloferne, olio su tela, 101×128 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Antonio de Bellis Morte di Abele, olio su tela, 102×129 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Parabola del buon samaritano, olio su tela, 94×116 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Andrea De Lione Battaglia fra turchi e cristiani, olio su tela, 78×122 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Paolo De Matteis Madonna della Modestia, olio su rame, 27×21 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) François de Nomé Costantino distrugge gli idoli, olio su tela, 47×74,5 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Distruzione degli idoli, olio su tela, 47×60 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Architettura immaginaria, olio su tela, 81×101 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Interno di chiesa, olio su tela, 70×88 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Jusepe de Ribera Apollo e Marsia, olio su tela, 182×232 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Pacecco De Rosa Venere, satiro e due amorini, olio su tela, 69×132 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Venere e Marte, olio su tela, 69×130 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Didone abbandonata, olio su tela, 200×310 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Bagno di Diana, olio su tela, 205×257,5 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Andata al Calvario, olio su tela, 200×178 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Sant'Antonio da Padova in estasi, olio su tela, 204×152 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Giudizio di Paride, olio su tela, 108×167 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Fuga in Egitto, olio su tela, 221×178 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Madonna col Bambino, olio su tela, 76×63 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Lavinia Fontana Ritratto di monaco certosino, olio su tela, 123×103 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Luca Forte Natura morta con uva rossa, olio su tela, 127×98 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Natura morta con uva bianca, olio su tela, 127×98 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Filippo Giannetto Veduta di Messina durante la rivolta del 1674, olio su tela, 155×316 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Luca Giordano Morte di Sant'Alessio, olio su tela, 103×101 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Cristo deposto dalla croce, olio su tela, 103×101 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Lucrezia e Tarquinio, olio su tela, 137×189 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Venere dormiente con Cupido e satiro, olio su tela, 136×189,5 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Martirio di san Sebastiano, olio su tela, 263×200 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Leda e il cigno, olio su tela, 131×157 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Venere, Cupido e Marte, olio su tela, 152×129 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ercole e Onfale, olio su tela, 157×210 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Galatea e Polifemo, olio su tela, × cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Severo Ierace e Marco Cardisco Madonna del Soccorso, olio su tavola, 142×102 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ignoto pittore fiammingo dell'ultimo quarto del XVI secolo Madonna del Rosario, olio su tavola, 135×94 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ignoto pittore fiammingo di fine XVI secolo Marina con Giona e la balena, olio su tavola, 79×93 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ignoto pittore fiammingo di inizio XVII secolo Sant'Antonio Abate, olio su rame, 18×24 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Sant'Onofrio, olio su rame, 18×24 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Paesaggio con viandanti e mulo, olio su tela, 85×121 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Paesaggio con la Fuga in Egitto, olio su tela, 85×121 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ignoto pittore fiammingo della prima metà XVII secolo Cristo deriso, olio su tela, 105×83 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ignoto pittore del tardo XVII secolo Venere, amore e satiro, olio su tela, 155×151 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ignoto caravaggesco francese (Jean Tassel?) Buona ventura, olio su tela, 187×144 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ascanio Luciano Veduta della villa sul mare, olio su tela, 125×190 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Veduta di palazzo sul mare, olio su tela, 125×190 cm, Museo di Capodimonte (Napoli Nicola Malinconico Adamo ed Eva piangono la morte di abele, olio su tela, Museo di Capodimonte (Napoli) Francesco Manzini Toletta di Venere, olio su tela, 292×216 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Charles Mellin Salomé con la testa del Battista, olio su tela, 125×100 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Mattia Preti (attr.) Decollazione del Battista, olio su tela, 112×86 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Leonardo da Pistoia Venere e Amore, olio su tavola, 178×106 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Girolamo Ramarino da Salerno Trinità ed angeli, olio su tavola, 129×102 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Gaetano Recco Euclide, olio su tela, 102×74 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Morte di Seneca, olio su tela, 225×295 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Giuseppe Recco Natura morta, olio su tela, 13×29 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Natura morta con festoni di fiori e cacciagione, olio su tela, 252×335 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Natura morta con pesci e tartarughe, olio su tela, 260×340 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Natura morta con fiori e frutta, olio su tela, 13×29 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Natura morta con frutta, olio su tela, 252×301 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Borromaus Carl Ruthart Caccia all'orso, olio su tela, 178×242 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Fabrizio Santafede Annuncio ai pastori, olio su tela, 97×127 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Ippolito Scarsella Paesaggio con scena profana, olio su tela, 84×103,5 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Paesaggio con storia profana, olio su tela, 84,5×103,5 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Massimo Stanzione Lucrezia, olio su tela, 118×94 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Martirio di sant'Agata, olio su tela, 204×150 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Tancredi e Clorinda, olio su tela, 175×270 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Matthias Stomer Adorazione dei pastori, olio su tela, 129×181 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Vecchia che osserva una moneta, olio su tela, 50×75 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Bevitore, olio su tela, 50×75 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Tiziano Allocuzione di Alfonso d’Avalos (1540-41), olio su tela, 223×165 cm, Museo del Prado (Madrid) Allegoria coniugale (1528), olio su tela, 121×107 cm, museo del Louvre (Parigi) Ritratto di Alfonso III d’Avalos (1533 ca.), olio su tela, 110×80 cm, Getty Museum (Los Angeles) Tiziano (copia da) Cena in Emmaus, olio su tela, 122×176 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Allocuzione del Marchese del Vasto, olio su tavola, 103×76 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Andrea Vaccaro Rinaldo e Armida, olio su tela, 177×260 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Susanna ed i vecchioni, olio su tela, 205×264 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Nicola Vaccaro Ercole e Jole, olio su tela, 154×207 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Giovan Domenico Valentino Laboratorio dell'alchimista, olio su tela, 53,5×74,5 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Laboratorio dell'alchimista, olio su tela, 48×64,5 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Interno di cucina, olio su tela, 49×66 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Peter van der Meeren Venere e Cupido, olio su rame, 27×34 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Antoon Van Dyck (attr.) Cristo crocifisso con la Madonna, Maddalena e san Giovanni, olio su tela, 103×76 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Bernard van Orley, Jan e William Dermoyen Arazzi della battaglia di Pavia, lana, seta e oro, Museo di Capodimonte (Napoli) Avanzata dell'esercito imperiale e attacco della gendarmeria francese guidata da Francesco I, 439×867 cm Sconfitta della cavalleria francese, le fanterie imperiali si impadroniscono dell'artiglieria nemica, 439×867 cm Resa e cattura del re Francesco I, 435×867 cm Invasione dell'accampamento francese e fuga di donne e civili, 440×818 cm Fuga dei francesi e diserzione dei picchieri svizzeri, 424×886 cm Fuga del duca d'Alençon oltre il Ticino, 433×836 cm Sortita degli assediati e rotta degli svizzeri che annegano nel Ticino, 435×789 cm Pierre-Jacques Volaire Eruzione del Vesuvio dal ponte della Maddalena, olio su tela, 130×229 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Notturno napoletano con tarantella in riva al mare, olio su tela, 131,5×229 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Bernhard von Guerard Ritratto di Thorvaldsen, olio su tavola, 32×25 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Simon Vouet (bottega di) Suonatore di flauto, olio su tela, 100×80 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Francesco Zucchi Ritratto arcimboldesco (Flora?), olio su tela, 65×48 cm, Museo di Capodimonte (Napoli) Jacopo Zucchi Allegoria del mondo fra la pace e la guerra, olio su tela, 18 cm diametro, Museo di Capodimonte (Napoli) Note Bibliografia AA.VV., Gli arazzi della Battaglia di Pavia'', Bompiani, 1999 Voci correlate d'Avalos (famiglia) Museo nazionale di Capodimonte Pittura napoletana del Seicento Arte a Napoli
3
8403191
https://it.wikipedia.org/wiki/Ginnastica%20ritmica%20ai%20XVI%20Giochi%20del%20Mediterraneo
Ginnastica ritmica ai XVI Giochi del Mediterraneo
Le gare di Ginnastica ritmica ai XVI Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 si sono svolte il 26 e 27 giugno 2009 presso il PalaTricalle di Chieti, in Italia. Il programma la sola specialità dell'All-Around. Calendario Le gare hanno seguito il seguente calendario: Podi Donne Medagliere Risultati Qualificazione Finale
3
8434525
https://it.wikipedia.org/wiki/Amleto%20Cencioni
Amleto Cencioni
Biografia Amleto Cencioni nacque all'Aquila il 28 maggio 1906 da Teresa Tavarozzi e Giuseppe Cencioni, artigiano del ferro e proprietario di una bottega per la costruzione di arredi. La frequentazione dell'ambiente di lavoro del padre lo portò, nella primissima infanzia, ad accostare colori e a disegnare e dipingere piccoli paesaggi nei tondi dei letti di lamiera che il padre verniciava. A quattordici anni l'istintiva capacità lo fece notare da Luigi Maddalena, allievo, insieme a Carlo Patrignani e Vivio Cavalieri, di Teofilo Patini. Ampliò le sue conoscenze negli anni Venti presso lo studio di Domenico Cifani, a Roma, dove decorava per i Baroni Cappa di San Nicandro e all'Aquila presso la Villa Silvestrella per i Nobili Palitti. Quando, a 26 anni, espose per la prima volta due piccole tele (un paesaggio ed una natura morta) trattate a spatola, nelle vetrine dell'Antica Profumeria Cerroni, al centro della sua città, i due piccoli pezzi restarono per molto al centro dell'attenzione e dell'interesse, tanto che, a firma di Cesare Dionisio, sulla prima pagina del quotidiano "La Tribuna", apparve una corrispondenza dall'Aquila dal titolo: "Amleto Cencioni: una bella promessa dell'arte". Fu la prima recensione di cui si ha traccia. Dopo aver lasciato la bottega di Maddalena, diventato ormai autonomo come decoratore, Cencioni si inserì con questa specializzazione negli ambienti della Soprintendenza ai Monumenti, con cui, già nel 1928-1929, aveva collaborato al restauro degli affreschi della Sala Celestiniana nella Basilica di Collemaggio, sotto la guida dell'esperto Cesare Ventura. In quel periodo partecipò a numerose mostre collettive organizzate dal Regime Fascista a Roma, Pescara e Milano; lavorò alla realizzazione di alcuni pannelli per la promozione dello zafferano di Navelli che sarebbero stati esposti in seguito alla mostra dei prodotti abruzzesi a Roma. Fu poi chiamato alle armi a Pola, dove combatté sul fronte jugoslavo e contrasse la malaria, che lo afflisse per molti anni con diversi attacchi di febbre. Nell'estate del 1944, a soli due mesi dalla liberazione dell'Aquila, insieme ad altri artisti (Vivio Cavalieri, Giuseppe Centi, Francesco Paolo Mancini, Fulvio Muzi, Fulvio Nardis, Pio Iorio e Silvio Santoro) fondò il Gruppo Artisti Aquilani, organizzando una prima mostra nella Sala Rossa del Teatro Comunale dell'Aquila (maggio-giugno 1945) ma, soprattutto, riuscì a non far trasformare il Forte Spagnolo dell'Aquila in una prigione: chiese al Ministero delle Belle Arti di poter restaurare a proprie spese una parte del Castello per adibirla a mostra d'arte avviando, successivamente, la scuola del restauro nel Castello stesso. Nello stesso periodo restaurò Casa Signorini Corsi (oggi museo), palazzi nobiliari, la Basilica di San Bernardino (che lo impegnò per oltre quattro anni), la Basilica di Bisenti, la Basilica di Sant'Antonio Abate in Paganica, Santa Maria Assunta in Bominaco, Rocca Calascio e Guardiagrele. Dal 1946 al 1956 partecipò a tutte le esperienze artistiche del dopoguerra, emergendo al punto da essere compreso, nel 1950, in una pubblicazione in lingua tedesca Robery Grabski ("Italienische Maler und Bildhauer"), nella quale Cencioni veniva presentato con una piccola opera raffigurante un momento del Calvario: "Der Kreuzweg". Nel 1974 decise di affrontare il pubblico internazionale organizzando una grande mostra a Parigi e portando cinquanta opere. Molto preoccupato per il pubblico alquanto sofisticato, disse: "Chissà se riuscirò a far amare loro i nostri paesaggi, se capiranno che da noi c'è la neve sulle montagne e che i mandorli in fiore ci stanno davvero. Chissà se apprezzeranno il silenzio dei nostri poveri paesi di montagna e se capiranno che in estate i nostri campi sono giallo fuoco ed il sole scotta ed illumina immensamente tutto.". La mostra fu un grande successo, pertanto il gallerista, un nobile di nome François De Vallombreuse, propose a Cencioni di spostare a proprie spese la mostra in un'altra sua galleria nel paese basco di Biarritz; anche qui il successo fu immediato e un gallerista americano propose a Cencioni di portare le sue opere al di là dell'oceano, a Palm Beach. Nel maggio 1976 in Germania, durante la Mostra Internazionale di Colonia, gli venne assegnato il primo premio internazionale dell'UNESCO; durante il discorso di premiazione, il Direttore del Museo di Arte Contemporanea di Colonia definì Amleto Cencioni "Maestro del paesaggio abruzzese". Nel 1984, presso il Palazzo del Turismo, la città di Milano dedicò una mostra a due grandi pittori abruzzesi (Cencioni e Michele Cascella), mettendo in primo piano il paesaggio di Amleto Cencioni. Nello stesso anno, Papa Giovanni Paolo II indisse un Anno Santo Straordinario e, per rendere omaggio al Sommo Pontefice e all'intera cristianità, il Corriere di Roma selezionò pittori e scultori italiani, raccogliendo documentazioni fotografiche degli artisti scelti e realizzando due volumi in pelle. Nel marzo di quell'anno, in un'udienza straordinaria, Giovanni Paolo II ricevette gli artisti ed i loro familiari nello spazio antistante il baldacchino papale in Piazza San Pietro, dinanzi a 60.000 fedeli, ringraziando gli artisti ed il Direttore Prof. Giuseppe Grimaldi donò i due volumi al Papa; tra questi artisti vi era anche Amleto Cencioni. L'artista morì nella sua casa all'Aquila il 26 dicembre 1994, dopo aver dedicato la sua intera esistenza all'arte. Nel 1997 gli venne dedicata una via all'Aquila. Stile Cencioni viene definito "Maestro del paesaggio abruzzese". Egli partiva dal vero per poi elaborare ed interpretare nel suo animo ciò che stava dipingendo: la sua terra negli scorci solitari fatti di strade campestri, casolari, distese di campi e prati, mettendo su tela il semplice vivere quotidiano. Prediligeva la pittura en plein air, lasciandosi ispirare dal vasto territorio abruzzese, piantando il cavalletto all'aperto e cogliendo il variare delle stagioni e delle ore. Fondamentale, quindi, è l'utilizzo del colore con cui il pittore definiva luci ed ombre. I colori della sua tavolozza sono brillanti e aiutano a rappresentare il paesaggio così come l'artista lo vedeva e lo sentiva. La luce, protagonista dei suoi quadri, è ottenuta da colori caldi come il rosso ed il giallo ed è diversa ad ogni stagione e ad ogni ora. Anche quando il pittore rappresentava i personaggi che animano i suoi luoghi, essi sono perfettamente integrati nel paesaggio: nei piccoli borghi come nelle campagne, ogni figura è sommaria, fatta di linee. Tutto è essenziale, ogni elemento è colto nella semplicità della sua pennellata sicura e pastosa. Cencioni non ha mai smesso la sua ricerca del colore e della luce della sua terra: le sue primavere, i fiori dei mandorli, la neve sul Gran Sasso, sono la prova della sua gioia di vivere. Il suo stile, che si può definire impressionista, ha portato a conoscere l'Abruzzo nel mondo. Restauro Cencioni collaborò con la Soprintendenza ai Beni Culturali dell'Aquila per oltre 30 anni. Uno dei primi lavori di restauro pittorico fu quello del soffitto della Chiesa di San Bartolomeo (XV sec.) a Villa Popolo: soffitto di grande interesse artistico e storico che si compone di oltre 100 dipinti inseriti fra travi decorate che sorreggono il tetto. Il lavoro fu portato a termine in poco meno di 2 anni. L'architetto Dander, nel 1958 alla Soprintendenza dell'Aquila, definì il restauro "un autentico miracolo di passione e bravura che ha permesso di riportare alla luce le opere che Carolus Cortinus portò a termine nel 1684.". Restaurò inoltre l'Abbazia di Santa Maria Arabona a Manoppello e la Basilica Santa Maria del Colle a Pescocostanzo (XV sec.). Importante il restauro del soffitto ligneo e della cupola della Cappella che custodisce il corpo di San Bernardino da Siena nell'omonima Basilica: mise mano su centinaia di metri quadri di tela, su un organo di straordinarie proporzioni e su superfici in legno da smontare, restaurare e ricomporre. Nel 1968 la Soprintendenza poté comunicare al Ministero il completamento dell'opera: gli affreschi di Geronimo Cenatiempo nella cappella di San Bernardino, dopo la ripulitura e il restauro, lasciarono chiaramente vedere la data d'esecuzione (1711) e la firma dell'artista. Sul soffitto invece si poté leggere la data 1709. Esposizioni Mostre personali Vetrina Cerroni, L'Aquila (1932); V Mostra interprovinciale d'Arte, Teramo (1932); Mostra Arti Popolari, L'Aquila (1933); Sala Eden, L'Aquila (1933, 1958, 1959, 1963, 1965, 1967, 1968); Collegio d'Abruzzo, L'Aquila (1969, 1970); Montecagno Hotel, Rocca di Cambio (1970); Capri Club, Capri (1971); Galleria d'Arte "La Sonda", L'Aquila (1972); Teatro Centrale, Roma (1973); Hermes studio d'Arte, Roma (1973); Palazzo Fanzago, Pescocostanzo (1974); Palazzo Comunale, Castel del Monte (1974); Galerie Mouffe, Parigi (1-15 ottobre 1974); Saletta Palizzi, Vasto (1974); Galleria Meravigli, Milano (1975); Galleria Verrocchio 2, Pescara (1975); Villa Rufolo, Ravello (1975); Centro d'Arte "Il Cubo", Lanciano (1975); Centro Culturale San Bartolomeo, Bergamo (1976); Omaggio del Comune dell'Aquila ai 70 anni di Amleto Cencioni, Galleria "La Sonda", L'Aquila (1976); Galleria Bolzani, Milano (1977); Primo Piano Culturale, L'Aquila (1977); Galleria Spinetti, Firenze (1977); Palm Beach, Florida (1977); Galleria d'Arte De Benedictis, Buenos Aires (1978); Galleria d'Arte "Centro Tori", Sassuolo (1978); Centro d'Arte Moderna, Pisa (1979); Museo Nazionale d'Arte Moderna Repubblica di Malta, Malta (1979); Galleria d'Arte S.K., Galatina di Lecce (1979); Palazzo Polverosi, Roma (1981); Galeria Maite Muñoz, Barcellona (2-16 dicembre 1981); Cité Universitaire, Parigi (1982); Accademia del Tetradramma, Palazzo Pignatelli, Roma (1982); Palazzo del Turismo, Milano (1984); British Art of Fair in the City, Bishopsgate Foundation, Londra (1985); Mostra antologica per gli ottanta anni di Cencioni, Museo d'Arte contemporanea del Castello Cinquecentesco, L'Aquila (1986); Grand Hotel des Bains, Riccione (1 luglio - 30 agosto 1989); Palazzo Ciccozzi, L'Aquila (11-27 dicembre 1993); Omaggio ad Amleto Cencioni, Maestro del paesaggio abruzzese, Castello Cinquecentesco, L'Aquila (22 dicembre 1995 - 7 gennaio 1996); Omaggio ad Amleto Cencioni, Maestro del paesaggio abruzzese, Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza, L'Aquila (12-30 maggio 1998); Amleto Cencioni, Maestro del paesaggio abruzzese, a dieci anni dalla scomparsa, Sala Caputo dei Padri Gesuiti, L'Aquila (dicembre 2004); Il paesaggio abruzzese, Roma (25 maggio - 5 giugno 2006); Mostra del Gruppo Artisti Aquilani a settanta anni dalla fondazione, Palazzetto dei Nobili, L'Aquila (9-31 maggio 2015); Retrospettiva di Amleto Cencioni a 25 anni dalla morte, Palazzo Cappa Cappelli, L'Aquila (21 agosto - 12 settembre 2019). Premi e riconoscimenti 1º premio Mostra d'Arte Sacra, Basilica di San Bernardino, L'Aquila (1947); 1º premio Mostra d'Arte Regionale Abruzzese (1969); 1º premio Coppa d'Argento, Santo Stefano di Sessanio (1970); 1º premio Mostra Internazionale, Premio Vesuvio, Napoli (1971); 6º classificato Prima Biennale d'Arte Europea, Premio Vesuvio '72, Napoli (1972); 2º premio Regionale di Pittura, L'Aquila (1972); Medaglia d'oro Seconda Biennale d'Arte Abruzzese (1973); Medaglia Estate d'Arte '74 diploma d'onore, Premio Nazionale di Pittura Figurativa, Santa Margherita Ligure (1974); Targa d'argento, Busto Arsizio (1974); 6º premio, Premio Internazionale d'Arte, Atene (1974); Diploma d'onore, Salone Internazionale, Parigi (1975); Diploma d'onore, Vallombreuse Art Exibit, Palm Beach, Florida (1976); Medaglia d'oro, Amministrazione Comunale dell'Aquila per il 70 anni di Amleto Cencioni, L'Aquila (1976); 1º premio Mostra Internazionale d'Arte Contemporanea, Colonia (1976); 3º premio Mostra Internazionale Autunno Lombardo '76, Milano (1976); 2º premio, Primo Premio "G. D'Annunzio", Pescara (1977); 2º premio, Rassegna Internazionale di Pittura, Lugano (1977); Trofeo d'Autunno, Santa Margherita Ligure (1977); Premio Targa d'oro, Dubrovnik (1981); 1º Premio, Lussemburgo (1982). Bibliografia Fausto Ianni, Le "metier de vivre" de Amleto Cencioni, in Abruzzosette, 17 ottobre 1974, p. 3. Pittori e scultori del nostro tempo: Amleto Cencioni, presentazione di Elio Marcianò, Brescia, Magalini Editrice, 1978. Elio Marcianò, Amleto Cencioni: il maestro del paesaggio abruzzese, in Italia Artistica, supplemento al n.62 del 30 aprile 1981. Giacomo Cesario, L'arte solare di Amleto Cencioni. Roma s'inchina al maestro del paesaggio abruzzese, in Il Corriere di Roma, 28 dicembre 1982, p. 5. Sebastiano Ventresca, Cencioni: il maestro, in Ju Zirè, 4 settembre 1986. Silvio Graziosi, Mostra antologica di Amleto Cencioni: a 80 anni le nozze d'oro con l'arte, in Ju Zirè, anno 2, n.37, 23 ottobre 1986, p. 5. La città ha salutato il grande pittore dei paesaggi abruzzesi, in Il Centro, 28 dicembre 1994. Walter Capezzali, Cencioni, gentiluomo e aquilano. Al Castello mostra omaggio al "Maestro del paesaggio abruzzese", in Il Messaggero, 21 dicembre 1995, p. 9. Omaggio al Maestro della luce. Una mostra a dieci anni dalla morte di Amleto Cencioni, in Il Centro, 10 dicembre 2004, p. 5. Altri progetti Sepolti nel cimitero monumentale dell'Aquila
3
8437386
https://it.wikipedia.org/wiki/Gran%20Premio%20Ciclomotoristico%201960
Gran Premio Ciclomotoristico 1960
Il Gran Premio Ciclomotoristico delle Nazioni 1960, già Roma-Napoli-Roma, trentasettesima edizione della corsa, si svolse dal 20 al 27 aprile 1960 su un percorso di 1543,2 km, suddiviso su 8 tappe (tutte suddivise in 2 semitappe). La vittoria fu appannaggio del francese Louison Bobet, che completò il percorso in 41h38'54", precedendo l'olandese Wout Wagtmans e l'italiano Carlo Brugnami. Tappe Dettagli delle tappe 1ª tappa, 1ª semitappa 20 aprile: Roma > Caserta – 213 km Risultati 1ª tappa, 2ª semitappa 20 aprile: Caserta > Caserta – 27,6 km Risultati 2ª tappa, 1ª semitappa 21 aprile: Caserta > Foggia – 159,7 km Risultati 2ª tappa, 2ª semitappa 21 aprile: Foggia > Foggia – 23,2 km Risultati 3ª tappa, 1ª semitappa 22 aprile: San Giovanni Rotondo > Manfredonia – 188,4 km Risultati 3ª tappa, 2ª semitappa 22 aprile: Manfredonia > Foggia – 39,6 km Risultati 4ª tappa, 1ª semitappa 23 aprile: San Severo > Pescara – 171 km Risultati 4ª tappa, 2ª semitappa 23 aprile: Pescara > Pescara – 25,5 km Risultati 5ª tappa, 1ª semitappa 24 aprile: San Benedetto del Tronto > Rimini – 195,5 km Risultati 5ª tappa, 2ª semitappa 24 aprile: Rimini > Rimini – 21,5 km Risultati 6ª tappa, 1ª semitappa 25 aprile: Rimini > Riccione – 112 km Risultati 6ª tappa, 2ª semitappa 25 aprile: Riccione > Riccione – 12,4 km Risultati 7ª tappa, 1ª semitappa 26 aprile: Riccione > Nocera Umbra – 150 km Risultati 7ª tappa, 2ª semitappa 26 aprile: Foligno > Spoleto – Cronometro individuale – 26 km Risultati 8ª tappa, 1ª semitappa 27 aprile: Spoleto > Roma – 153,6 km Risultati 8ª tappa, 2ª semitappa 27 aprile: Roma > Roma – 22,2 km Risultati Classifiche finali Classifica generale Collegamenti esterni Ciclismo nel 1960 Roma-Napoli-Roma
3
8481177
https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea%20Mattone
Andrea Mattone
Biografia Soprannominato "Il mattone potente" dai suoi amici ed estimatori per la sua predisposizione a fare tante gare in brevi spazi di tempo, Andrea è atleta FISDIR/FISPES per la classificazione funzionale TF20 dal 2019 dopo che nel 2012 gli è stata diagnosticata la Sindrome di Asperger. Poco prima della diagnosi ha iniziato a praticare atletica per la FIDAL e gareggia tuttora per il Team Atletico-Mercurio Novara. È tesserato anche come giudice gare regionale FIDAL Piemonte. Nel 2022 si accasa alla società Anthropos di Civitanova Marche per l'attività paralimpica e ad aprile supera la visita di classificazione internazionale fino a diventare per la prima volta convocabile in nazionale. Tuttavia non può ancora prendere parte alle manifestazioni internazionali come nel caso di altri tre atleti azzurri poiché facenti tutti parte del sottoraggruppamento II3 (atleti autistici ad alto funzionamento). Record nazionali 60 m ostacoli indoor II3: 9"93 ( Ancona, 25 febbraio 2023) 110 m ostacoli II3: ( Molfetta, 4 giugno 2022) 400 m ostacoli II3: 1'04"37 ( Pescara, 10 ottobre 2020) Salto in alto indoor II3: 1,59 m ( Ancona, 25 febbraio 2023) Salto triplo II3: ( Treviso, 16 aprile 2023) Salto triplo indoor II3: 12,20 m ( Ancona, 26 febbraio 2023) Pentathlon indoor II3: 2 423 p. ( Ancona, 25 febbraio 2023) Eptathlon II3: 3 019 p. ( Molfetta, 5 giugno 2022) Campionati nazionali 2019 ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), salto in alto T20 - 1,48 m ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), salto in lungo T20 - 5,35 m ai campionati italiani FISDIR (Macerata), 400 m hs T20 - 1'06"15 ai campionati italiani FISDIR (Macerata), salto triplo T20 - 11,45 m 2020 ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), salto triplo T20 - 10,35 m ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), pentathlon P20 - 2 223 p. ai campionati italiani FISPES (Jesolo), salto in alto T20 - 1,50 m ai campionati italiani FISPES (Jesolo), salto in lungo T20 - 5,22 m ai campionati italiani FISPES (Jesolo), salto triplo T20 - 11,31 m ai campionati italiani FISDIR (Pescara), 400 m hs T20 - 1'04"37 ai campionati italiani FISDIR (Pescara), eptathlon P20 - 2 785 p. 2021 ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), salto triplo T20 - 10,96 m ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), pentathlon P20 - 1 988 p. ai campionati italiani FISPES (Concesio), salto in alto T20 - 1,60 m ai campionati italiani FISPES (Concesio), salto in lungo T20 - 5,15 m ai campionati italiani FISPES (Concesio), salto triplo T20 - 11,58 m ai campionati italiani FISDIR (Nuoro), 400 m hs T20 - 1'08"95 ai campionati italiani FISDIR (Nuoro), eptathlon P20 - 2 422 p. 2022 ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), 4x400 m T20 - 4'03"45 ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), salto triplo T20 - 11,58 m ai campionati italiani FISPES+FISDIR indoor (Ancona), pentathlon P20 - 2 067 p. ai campionati italiani FISDIR (Molfetta), 400 m hs T20 - 1'05"85 ai campionati italiani FISDIR (Molfetta), eptathlon P20 - 3 019 p. ai campionati italiani FISDIR (Molfetta), 4×100 m T20 - 48"37 ai campionati italiani FISDIR (Molfetta), 4×400 m T20 - 4'29"45 ai campionati italiani FISPES (Padova), salto in alto T20 - 1,50 m ai campionati italiani FISPES (Padova), salto in lungo T20 - 5,26 m ai campionati italiani FISPES (Padova), salto triplo T20 - 11,80 m a squadre ai campionati italiani di società FISPES (Brescia), CDS Promozionale - 73140 punti a squadre ai campionati italiani di società FISPES (Brescia), CDS Assoluto - 35159 punti 2023 ai campionati italiani FISDIR indoor (Ancona), 4x200 m II1+II3 - 1'47"93 ai campionati italiani FISDIR indoor (Ancona), 4x400 m II1+II3 - 4'38"18 ai campionati italiani FISDIR indoor (Ancona), salto triplo II3 - 12,20 m ai campionati italiani FISDIR indoor (Ancona), pentathlon II3 - 2 423 p. DNS ai campionati italiani FISDIR (Montebelluna), 400 m hs T20 ai campionati italiani FISDIR (Montebelluna), eptathlon P20 - 2 912 p. ai campionati italiani FISDIR (Montebelluna), 4×100 m T20 - 50"43 ai campionati italiani FISDIR (Montebelluna), 4×400 m T20 - 3'58"47 Altre competizioni 2023 2º al Golden Gala ( Firenze), 100 m piani II1+II3 - 12"04 Collegamenti esterni Multiplisti italiani
3
8503031
https://it.wikipedia.org/wiki/Storia%20della%20Reggina%201914
Storia della Reggina 1914
Questa pagina tratta la storia della Reggina 1914 dal 1914 al terzo millennio. Le origini La prima società nacque l'11 gennaio 1914 con il nome di Unione Sportiva Reggio Calabria, fondata da un gruppo di sessantuno impiegati pubblici che sottoscrissero un atto collettivo, con il quale si impegnavano al versamento annuo di una quota di quindici lire a testa. In quegli anni l'attività calcistica reggina era fortemente radicata, sebbene solo a livello regionale; tra le varie squadre vi erano lAusonia, lAudace, la Giovani Calciatori, la Garibaldi, la Girardengo. Nessuna di queste squadre disponeva di un vero e proprio campo sportivo, ed esse (inclusa la Reggina) erano solite disputare i propri incontri presso i cosiddetti Campi francesi: dei terreni di gioco in terra battuta, ubicati presso l'attuale zona degli Ospedali Riuniti e del rione Modena. Fu solamente nel 1922 che nacque il primo vero stadio: il Lanterna rossa, situato nei pressi della darsena del porto e inaugurato nel 1924. Nel frattempo, nel 1922 la FIGC aveva ratificato l'esistenza dell'Unione Sportiva Reggio Calabria, che poco dopo assunse la denominazione di Reggio Foot Ball Club. Il 14 aprile del 1924 (torneo calabro-siculo di Seconda Divisione), il Reggio Foot Ball Club inaugurò il Lanterna rossa sfidando la Peloro Messina, battuto per 3-2. Nell'ottobre dello stesso anno arrivò per la Reggina il titolo regionale. La casacca, originariamente a righe bianconere, divenne completamente nera: da Firenze era infatti arrivata una cassetta di quindici divise di quel colore. Anche se, ad onor del vero, i primi riferimenti sicuri e certificativi sull'utilizzo della maglia a strisce bianconere, risalgono agli anni venti e permane un vuoto storico sul colore della maglia della Reggina dalla fondazione ai predetti anni venti. Gli anni venti e trenta Nel febbraio del 1925 alcuni tra i più famosi giocatori reggini cambiavano per la prima volta nella storia sponda dello Stretto, passando alla Juventus di Messina: erano Pasquale Rattotti e Ottavio Misefari, cresciuti nella Giovani Calciatori (poi denominata Juventus RC dopo la fusione con la Nuova Italia). Misefari e Rattotti sono stati definiti i più grandi giocatori reggini degli anni venti assieme a Pannuti e Suraci. I primi due tornarono successivamente a Reggio, invece Pannuti e Suraci avevano già giocato in precedenza a . Le ragioni di questi storici trasferimenti erano in particolar modo di tipo economico: ad esempio Misefari, detto Garibaldi, si trasferì a Messina con un ingaggio di cinquanta lire a partita, quando il costo medio del biglietto d'ingresso al campo era di mezza lira. Nel 1926 venne ordinato lo sgombero della Lanterna rossa a causa di lavori all'interno del porto, e a ciò seguì l'abbandono di ogni attività sportiva da parte del Reggio Foot Ball Club, entrato in crisi in quello stesso periodo. Fu Giuseppe Vilardi che rilevò la società, e nel 1928 nacque lUnione Sportiva Reggina; la sede della società era in via Demetrio Tripepi. Gli allenatori che si alternarono alla guida della squadra nel 1928 e nel 1929 furono Zanghi prima, l'ungherese Wereb poi. Ormai senza il Lanterna rossa, il presidente Vilardi chiese aiuto ad un proprio zio appaltatore per la costruzione di un nuovo terreno di gioco. Nacque allora il Sant'Anna, un campo ottenuto grazie alla spianatura di un terreno nell'omonimo rione della città. L'inaugurazione dell'impianto avvenne il 4 novembre 1928: l'U.S. Reggina perse contro il Vomero di Napoli per 0-3. Dal 1929 al 1932 la squadra viene affidata all'allenatore Attilio Buratti. Al termine della stagione 1929-30, la Reggina ottenne la promozione in Prima Divisione. L'11 gennaio 1931, nel corso del campionato di Prima Divisione 1930-1931, si disputò uno dei derby più sentiti nei primi anni del secolo contro il . La vittoria andò alla Reggina per 4 a 0 (marcatori: Bertini, Ferrero, 2 Lomello). Nel 1932, in occasione della settima giornata di campionato di Prima Divisione 1932-1933 Reggina - , venne inaugurato lo stadio Michele Bianchi dove oggi sorge l'attuale Oreste Granillo di via Galilei, nella zona sud della città. La partita si concluse con il risultato di parità a reti inviolate. Il 25 febbraio 1934 fu eletto come nuovo presidente l'ingegnere Giuseppe Pirottina; egli però, dimissionario, venne sostituito dal cavaliere Domenico Delfino il 17 novembre dello stesso anno. Pochi giorni più tardi l'Unione Sportiva Reggina cambiò nome in Associazione Sportiva Reggina, in quanto divenuta società polisportiva. Nel novembre 1935, al termine del campionato di Prima Divisione 1934-1935, l'A.S. Reggina uscì di scena a causa di problemi finanziari. Nel frattempo però le scene del calcio reggino vennero occupate da una nuova società: la Società Sportiva Dominante, che disputò la Serie C 1938-1939. Tuttavia, al termine della stagione la squadra retrocesse in Prima Divisione (nel frattempo divenuto il quarto livello del campionato italiano di calcio) e uscì anch'essa dalle scene calcistiche a causa di problemi economici, aggravati dall'inizio della seconda guerra mondiale. Attività bellica e secondo dopoguerra Tra il 1940 e il 1944 non venne svolta alcuna attività. Tuttavia nel 1944 l'A.S. Reggina rivide la luce con una nuova matricola, la 41740, tenuta fino al marzo del 2018: grazie agli sforzi del cavaliere Andrea Giunta, la società iniziò a disputare alcune partite contro le truppe alleate stanziate tra Reggio e Messina. La prima partita si disputò il 23 luglio 1944: la Reggina sconfisse la British Troops per 4-0. Nel novembre dello stesso anno si iscrisse al campionato provinciale di Prima Divisione (al quale partecipò anche una neonata Dominante, poi fallita nel gennaio del 1945). La squadra riuscì a vincere il girone A, ma la FIGC le impedì di prendere parte alla fase finale del campionato a causa di irregolarità nel trasferimento del calciatore Caridi. Nell'immediato dopoguerra, l'A.S. Reggina viene ammessa per meriti sportivi alla Serie C 1945-1946. La squadra mantiene la categoria fino al 1951-1952. Nel 1951 la società si rese responsabile di un caso di corruzione: in occasione della trasferta a Catanzaro, un dirigente della società cercò di corrompere il calciatore catanzarese Ziletti per indurlo ad agevolare la Reggina. Il tentativo di illecito venne scoperto e la Reggina, penalizzata di ben 17 punti, retrocesse nel campionato di IV Serie 1952-1953. La società ritrova la Serie C, dopo quattro anni in IV Serie, al termine della IV Serie 1955-1956 sotto la guida dell'allenatore Oronzo Pugliese. In quegli anni vestono la casacca amaranto giocatori come Erminio Bercarich, centravanti di Fiume che segna 70 gol con la Reggina fra il 1945 e il 1949 più altri 5 nel 1958-1959, e il centrocampista cecoslovacco Július Korostelev, che gioca con la Reggina in Serie C fra il 1949 e il 1951, segnando nella sua prima stagione 17 gol in 34 presenze. Da ricordare Alberto Gatto, che giocò nella Reggina 361 partite segnando 48 gol, bandiera per gli amaranto che giocò sino all'arrivo in panchina di Tommaso Maestrelli. Dagli anni sessanta agli anni ottanta Dopo qualche anno di assestamento, nella stagione 1964-1965 la Reggina, guidata dall'allenatore Tommaso Maestrelli (futuro campione d'Italia con la ), riesce a centrare l'attesa prima promozione in Serie B. La stagione successiva gli amaranto sfiorano la Serie A, perdendola per un solo punto all'ultima giornata e chiudendo quarti in classifica. Nella stagione 1966-67 la squadra già in primavera abbandona ogni speranza di promozione e chiude in nona posizione. Nel 1967-1968 si piazza ancora nona, dopo essere stata coinvolta nella lotta per non retrocedere. La Serie B 1968-1969 si apre con l'addio di Maestrelli, passato al ; il tecnico toscano viene sostituito da Armando Segato, e giungono in riva allo Stretto giocatori come Nedo Sonetti e il futuro campione del mondo Franco Causio. La squadra è di nuovo in lotta per la Serie A, ma l'obiettivo sfuma alla quartultima giornata in seguito alla sconfitta casalinga per 0-1 contro il Catania; la Reggina conclude quinta. Per la stagione 1969-1970 il nuovo allenatore è Ezio Galbiati. La squadra arriva ancora nei piani alti della classifica conquistando il sesto posto, non riuscendo però a centrare la promozione in massima serie. Nel 1970-71 la Reggina dispone di un organico in grado di raggiungere la promozione in Serie A. Si presenta addirittura come capolista a Catanzaro, dove tuttavia perde. Da lì in poi la squadra non riuscirà a mantenere un ritmo da promozione, e concluderà all'ottavo posto. Nel 1973-74 la Reggina retrocede in C con una parentesi di due anni non consecutivi in serie Serie C2. Il 1986 (allenatore è Albertino Bigon) viene ricordato per l'acquisizione da parte di una nuova cordata di imprenditori locali che, dopo il fallimento pilotato (mantenendo il numero di matricola originale) dell'Associazione Sportiva Reggina danno luogo alla Reggina Calcio S.p.A.: il marchio dell'A.S. Reggina non viene però rilevato dal nuovo corso societario e resta in capo alla curatela fallimentare fino al 2017, allorché un gruppo di tifosi provvede a rilevarlo e a registrarlo presso l'ufficio brevetti italiano. Nel mentre la squadra, allenata da Albertino Bigon, conclude sesta nel girone B della Serie C1 1986-1987. Nella stagione 1987-88 la Reggina, allenata da Nevio Scala, arriva terza nel girone B della Serie C1 due punti dietro le prime e . Il previsto allargamento della Serie A da 16 a 18 squadre prevede una promozione in più in Serie B (e un retrocessione in meno dalla Serie B alla Serie C1). La Reggina gioca pertanto lo spareggio per l'ultimo posto disponibile con la formazione terza arrivata nel girone A, la Virescit Boccaleone. Lo spareggio si gioca allo Stadio Renato Curi di Perugia il 12 giugno 1988 di fronte a 20.000 tifosi: la Reggina vince per 2-0 (gol di Giuseppe Bagnato e Tarcisio Catanese) e ottiene la promozione in Serie B. Nella stagione 1988-89 la Reggina è allenata ancora da Nevio Scala. Grazie anche ai gol di Vincenzo Onorato e le parate del portiere Mauro Rosin, arriva quarta a pari merito con e Cremonese. In base alla classifica avulsa Reggina e Cremonese si disputano l'ultimo posto utile per la Serie A. Lo spareggio disputato a Pescara il 25 giugno 1989, con un seguito di 23.000 tifosi reggini, vede la vittoria della Cremonese ai rigori grazie alla trasformazione decisiva di Attilio Lombardo dopo l'errore dal dischetto di Pietro Armenise. In questa stagione si metterà in luce Massimo Orlando. Nella stagione 1989-1990 la Reggina, allenata da Bruno Bolchi, arriva sesta nel campionato di Serie B a 4 punti dalla zona promozione. Aritmeticamente determinante per la mancata promozione la sconfitta casalinga alla penultima giornata con l'. Gli anni novanta Nella stagione 1990-1991 la squadra è allenata prima da Aldo Cerantola, poi da Francesco Graziani (dalla sedicesima alla trentesima giornata) infine ancora dallo stesso Cerantola. La squadra arriva diciottesima ed è pertanto retrocessa. In rosa figurano tra gli altri: Benito Carbone, Giovanni Tedesco, Giuseppe Scienza, Fulvio Simonini. All'inizio della stagione 1991-1992 il presidente Benedetto si dimette dalla carica (restando comunque nella società) e viene sostituito da Lillo Foti, all'epoca socio ed amministratore delegato. La squadra viene affidata ancora ad Aldo Cerantola, ma alla quarta di campionato subentra Giancarlo Ansaloni, poi sostituito da Gabriele Geretto nella parte finale del torneo. La Reggina conclude ottava nel girone B della Serie C1. Nella stagione 1992-1993 la Reggina è allenata inizialmente da Gabriele Geretto, poi sostituito da Enzo Ferrari, e arriva nona alla fine del campionato. La classifica finale del campionato di Serie C1, girone B, verrà sconvolta dai giudici sportivi a causa dell'illecito sportivo tra e e la mancata iscrizione per motivi finanziari di , e Casertana. Cannoniere della squadra amaranto è Girolamo Bizzarri con 17 reti. Nella stagione 1993-1994 la Reggina, ancora allenata da Enzo Ferrari, cerca di contendere per tutto il campionato la prima posizione al . Il secondo posto in classifica generale la costringe a disputare i play off, introdotti proprio in quell'anno. L'avversario della semifinale è la e la Reggina, dopo una sconfitta per 2-0 in Campania, rimonta in casa andando ai supplementari nei quali segna un altro gol contro i due degli avversari che passano il turno. Da segnalare la curiosità che negli anni successivi il regolamento venne modificato prevedendo in caso di parità non più i supplementari ma il passaggio di turno della squadra meglio posizionata in classifica. Nella stagione 1994-1995 i calabresi, allenati da Giuliano Zoratti, vincono il girone B della Serie C1 e vengono promossi in Serie B. Grande merito per la promozione venne attribuito all'attaccante Alfredo Aglietti, che con 20 realizzazioni diviene capocannoniere del torneo, segnando anche il gol della virtuale promozione nella trasferta di Avellino. Nella stagione 1995-1996 la Reggina disputa un campionato difficile nonostante i 18 gol di Alfredo Aglietti e le giocate di un esordiente Simone Perrotta. Alla trentesima giornata viene esonerato l'allenatore Giuliano Zoratti e sostituito dall'allenatore delle giovanili Franco Gagliardi, che riesce a salvare la squadra vincendo le ultime quattro partite. Nella stagione 1996-97 la squadra amaranto inizia con quattro sconfitte e sei pareggi nelle prime 10 partite. L'allenatore Adriano Buffoni viene esonerato e sostituito da Vincenzo Guerini, che guida la Reggina fino al decimo posto finale. In questo campionato si mette in luce il bomber Davide Dionigi, che con 24 gol è il capocannoniere della Serie B. Nella stagione 1997-1998 la Reggina allenata da Franco Colomba arriva sesta nel campionato di Serie B. Nella stagione 1998-1999 la Reggina conquista il 4º posto utile per la prima storica promozione in Serie A il 13 giugno 1999, vincendo 2-1 al Delle Alpi di Torino contro il già promosso di fronte a 60.000 spettatori (vantaggio iniziale di Cozza, momentaneo pareggio di Ferrante e infine gol di Tonino Martino). La squadra viene allenata da Elio Gustinetti (licenziato a 6 giornate dalla fine) e successivamente da Bruno Bolchi. Gli anni duemila La prima partita della storia della Reggina in Serie A è contro la allo Stadio delle Alpi di Torino: finisce 1-1. Alla fine della stagione i reggini guadagnano la salvezza: l'allenatore è Franco Colomba; in rosa vi sono giocatori quali Andrea Pirlo, Roberto Baronio e Mohammed Kallon. La squadra si salva con una giornata d'anticipo rispetto alla fine della stagione, il 7 maggio 2000 (Reggina - Verona 1-1). Nella stagione 2000-01 la squadra amaranto è ancora allenata da Franco Colomba. Alla prima giornata di campionato, in casa contro l', vince per 2-1 in rimonta, poi inanella otto sconfitte consecutive (dalla seconda alla nona giornata), ma riesce a recuperare e a chiudere tredicesima con 37 punti, a pari merito con Lecce e Verona. In base ad una peggiore classifica avulsa deve giocare lo spareggio per non retrocedere contro il Verona: dopo aver perso per 1-0 nella città veneta il 21 giugno 2001, vince tre giorni dopo a Reggio Calabria per 2-1. Ciò non basta ad evitare la retrocessione, in virtù del gol segnato in trasferta dai veronesi. Un evento raro della stagione è il gol realizzato dal portiere Massimo Taibi in occasione della partita Reggina-Udinese del 1º aprile 2001. Nella stagione 2001-02 i reggini sono guidati ancora da Colomba; la società mantiene in organico molti giocatori da Serie A come il cileno Vargas, il ceco Martin Jiránek, il brasiliano Mozart, il capitano Francesco Cozza, il portoghese José Mamede e punta su una coppia d'attacco formata da Davide Dionigi e Gianluca Savoldi. La squadra ottiene la promozione con una giornata d'anticipo (classificandosi terza) ai danni del Napoli, dopo una sola stagione di cadetteria. Nella stagione 2002-03 la Reggina è allenata da Bortolo Mutti, il quale viene sostituito alla nona giornata da Luigi De Canio. Molti sono gli acquisti del mercato di gennaio: si tratta del difensore Stefano Torrisi, dei due esterni Gianluca Falsini e Aimo Diana e dell'attaccante Emiliano Bonazzoli. Oltre a Bonazzoli, in attacco la rosa è composta da David Di Michele, Francesco Cozza e Shunsuke Nakamura. Nel corso della stagione la Reggina e riesce a raggiungere il dodicesimo posto in compagnia di , Empoli ed Atalanta. Alla fine però la classifica avulsa costringe ancora la Reggina a spareggiare per non retrocedere: questa volta con l'Atalanta. L'andata dello spareggio si gioca a Reggio Calabria il 29 maggio 2003 e finisce 0-0. Il ritorno, in programma per il 1º giugno, viene posticipato di un giorno a causa di un violento acquazzone. La Reggina, dopo essere passata in svantaggio, si impone per 2-1 con le reti di Francesco Cozza ed Emiliano Bonazzoli, ottenendo pertanto la salvezza. Nella stagione 2003-04 la Reggina inizia con alla guida ancora Franco Colomba, che viene sostituito dopo qualche giornata da Giancarlo Camolese. La squadra arriva tredicesima a pari merito con il Siena. Volti nuovi in rosa sono il centrocampista Giacomo Tedesco e il difensore Andrea Sottil. Nella stagione 2004-05 la Reggina affida la panchina a Walter Mazzarri, proveniente dal . La squadra conclude al decimo posto. Per la prima volta si disputa in Serie A il Derby dello Stretto contro il . Nella stagione 2005-06 approdano alla Reggina molti giocatori esordienti nella massima categoria; vengono ceduti: il capitano Mozart, il giapponese Nakamura e la punta Bonazzoli. La squadra si salva a tre giornate dalla fine, battendo il il 30 aprile 2006 per 3-0. A seguito dello scandalo del calcio italiano del 2006, il 7 agosto 2006 la Reggina viene deferita per violazione degli articoli 1 e 6 del regolamento federale (illecito sportivo), essendo accusata per responsabilità diretta del presidente Lillo Foti. Quest'ultimo è infatti accusato per aver ottenuto illeciti vantaggi di classifica nella stagione 2004-05 attraverso il controllo delle designazioni arbitrali. A processo concluso la Reggina viene condannata a scontare quindici punti di penalizzazione nel campionato di 2006-07. La pena è confermata dalla Corte Federale il 26 agosto e il presidente Foti viene squalificato per due anni e sei mesi, poi ridotti a un anno e un mese. Il 12 dicembre arriverà uno sconto di 4 punti, che porterà a 11 i punti di penalizzazione. Nell'agosto del 2006 la Reggina festeggia a Graz, in Austria, il ventennale della presidenza Foti con un'amichevole contro il . La Reggina ottiene 40 punti (51 considerando la penalizzazione), raggiungendo la salvezza all'ultima giornata con la vittoria casalinga per 2-0 contro il Milan. La stagione 2006-07 è da molti considerata la migliore nella storia della squadra amaranto: 12 vittorie, 15 pareggi e 11 sconfitte, con 52 gol fatti e 50 subiti. Tra gli eventi degni di nota figurano la vittoria contro la Roma (1-0 al Granillo con un gol di Amoruso sotto il diluvio), la vittoria in trasferta sul neutro di Rimini contro il Catania per 1-4, il pari interno (0-0) contro l'Inter dei record, la clamorosa rimonta contro l' al Castellani (la Reggina, in svantaggio per 3-0 all'intervallo - in caso di sconfitta gli amaranto sarebbero retrocessi - nel secondo tempo, contro ogni pronostico, compie una rimonta notevole, chiudendo il match sul 3-3 con i gol di Vigiani e la doppietta di Amoruso), la suddetta vittoria per 2-0 ottenuta all'ultima giornata al Granillo contro il Milan appena laureatosi campione d'Europa. Decisive sono, in quest'ultimo incontro, le reti di Amerini e del solito Amoruso, che garantiscono al club calabrese la permanenza in Serie A. Lo slogan sulle magliette amaranto era:"-11 dA non crederci". In rosa vi è la coppia d'attacco più prolifica del campionato: Nicola Amoruso (17 gol) e Rolando Bianchi (18 gol). Per la stagione 2007-08 il club si affida a Massimo Ficcadenti. Ritorna in squadra Francesco Cozza. Ficcadenti è sostituito da Renzo Ulivieri dopo la sconfitta in casa per 1-3 contro il Livorno. Ulivieri viene a sua volta esonerato e sostituito con Nevio Orlandi, che riesce a guidare la squadra alla salvezza con una giornata di anticipo (11 maggio: Reggina- 2-0). Per la stagione 2008-09 è confermato Orlandi, il quale è poi esonerato il 16 dicembre 2008: al suo posto subentra Giuseppe Pillon. Tuttavia, il 25 gennaio 2009, dopo tre sconfitte consecutive, Pillon viene esonerato e Orlandi richiamato alla guida della squadra. Il 20 maggio 2009 la Reggina retrocede matematicamente in Serie B, chiudendo penultima in classifica. L'11 giugno 2009 è ingaggiato come allenatore Walter Novellino per guidare la squadra in Serie B. La rosa è rinforzata con gli acquisti di Sergio Volpi prima e dell'attaccante Emiliano Bonazzoli e del laterale Antonio Buscè poi. L'obiettivo è quello di puntare alla Serie A. Il 24 ottobre 2009 Novellino è esonerato e al suo posto è ingaggiato Ivo Iaconi, a sua volta esonerato l'8 febbraio 2010 con la squadra penultima in classifica. Con l'arrivo di Roberto Breda (già allenatore della Primavera) la squadra riesce a mantenere la categoria, raggiungendo la salvezza aritmetica all'ultima giornata di campionato. Gli anni duemiladieci Un cammino in calando Il 16 giugno 2010 la società ingaggia come allenatore Gianluca Atzori, il quale nella stagione guida la squadra sino ai play-off validi per la promozione in Serie A frutto di un cammino di 15 vittorie,16 pareggi e 11 sconfitte. La Reggina lascia però in semifinale contro il , in virtù di due pareggi (0-0 in casa, 2-2 in trasferta con un gol di Rigoni da fuori area nei minuti finali). Partito Atzori a fine stagione sponda Sampdoria, ritorna a Reggio Roberto Breda, che però viene esonerato l'8 gennaio 2012 al termine della ventunesima partita di campionato pareggiata 0-0 sul campo del Vicenza; gli subentra Angelo Gregucci che dopo un avvio positivo complice anche una vittoria in trasferta sul campo del Pescara di Zeman poi promosso in A, delude le aspettative di rimonta dei calabresi e viene esonerato al termine del pareggio casalingo con il Crotone; lo stesso Breda viene però richiamato alla guida della squadra nel mese di aprile. A fine stagione la squadra chiude al 10º posto con il secondo attacco più prolifico del campionato dopo il Pescara. Il 2 luglio 2012 la società comunica di aver ingaggiato Davide Dionigi come allenatore per la stagione 2012-13, con un contratto biennale. Lo stesso Dionigi viene esonerato il 16 marzo 2013 e al suo posto viene ingaggiato Giuseppe Pillon, con la squadra nelle zone basse della classifica. Il 18 maggio 2013 la Reggina ottiene la salvezza dopo il pareggio all'ultima giornata sul campo del Vicenza dopo una stagione abbastanza travagliata. Il 15 giugno 2013 la società ingaggia l'allenatore Gianluca Atzori, già alla guida degli amaranto nel 2010-2011. Lo stesso Atzori viene poi esonerato il 21 ottobre dello stesso anno; al suo posto viene ingaggiato Fabrizio Castori. Pochi giorni dopo, con un comunicato ufficiale la società ufficializza le nuove cariche societarie: Lillo Foti non figura più nell'organigramma, e al posto della carica di presidente è inserita quella di amministratore unico, ricoperta da Giuseppe Ranieri. Dopo 6 giornate sulla panchina amaranto, anche Castori viene sollevato dall'incarico; gli subentra lo stesso Atzori. Il 7 gennaio 2014 l'allenatore di Collepardo viene nuovamente esonerato, al suo posto subentra il duo Franco Gagliardi-Diego Zanin (già tecnico della Primavera); Gagliardi è ufficialmente l'allenatore della squadra, in quanto Zanin non dispone del patentino per allenare in Serie B. Il 30 aprile 2014 la Disciplinare commina un punto di penalizzazione che, in seguito, diventeranno tre il 7 maggio 2014. Essi saranno fatali alla squadra che retrocederà aritmeticamente in Serie C. Il 16 maggio 2014 la Disciplinare riduce i punti di penalità da tre a uno ma la Reggina è comunque retrocessa e chiude la stagione al 21º posto. Dalla salvezza in Lega Pro alla cessazione Dopo un'estate vissuta con il rischio costante del fallimento, la Reggina riesce ad iscriversi al campionato di Lega Pro 2014-2015 nel mese di luglio. La società affida la panchina all'ex capitano amaranto Cozza. Alla prima uscita stagionale in Coppa Italia Lega Pro, gli amaranto perdono di misura in casa contro la . Il campionato comincia male, e dopo la sconfitta contro la il tecnico si dimette. Al suo posto, Foti chiama in panchina il duo Padovano-Tortelli, che verrà a sua volta sostituito dall'ex allenatore del Bari Alberti. Il 26 marzo la Reggina ottiene un deferimento di 4 punti culminato il 15 aprile con una penalizzazione di dodici punti, che si aggiungono ai quattro già presenti. Il 28 aprile la penalizzazione viene ridotta di dieci punti. Gli amaranto, sotto la guida del subentrato mister Giacomo Tedesco, non riescono ad evitare la retrocessione con i continui punti di penalizzazione. Il 20 maggio, tuttavia, al termine della riunione tenuta dall'Alta Corte circa l'ennesimo ricorso stagionale presentato dalla società, la classifica del campionato viene ancora una volta ridisegnata; le Sezioni Unite del Tribunale d'Appello, infatti, decidono di restituire ulteriori due punti alla società di Lillo Foti, dando speranza di salvezza alla società. Il 21 maggio, infine, i 4 punti rimasti di penalizzazione vengono ridotti a 1. Dunque, la sfida play-out decisiva vede il presentarsi del derby dello Stretto; nel doppio confronto prevalgono i calabresi (1-0 al Granillo e 0-1 al San Filippo), che ottengono così la permanenza fra i professionisti. Tuttavia, in data 14 luglio 2015, la Reggina Calcio 1986 S.p.A. del patron Lillo Foti, trovandosi in difficoltà finanziarie, rinuncia ad iscriversi al successivo campionato di Lega Pro. Per ripianare il debito ed evitare il fallimento, la società decide di tentare il risanamento attraverso la continuazione dell'attività con il solo settore giovanile, mantenendo l'affiliazione alla FIGC con il numero di matricola originale del 1914. Al Tribunale civile di Reggio Calabria viene dunque proposto un concordato di continuità, grazie al quale la società ottiene sei mesi di tempo per trovare un'intesa con i creditori e trovare le fonti di sostentamento per soddisfarne le spettanze. La Reggina provvede quindi a elaborare un primo concordato della durata di 25 anni, che prevede tra l'altro di veicolare parte delle risorse necessarie mediante accordi di cooperazione con la Juventus e la FIGC; a garanzia complessiva viene addotto il Centro sportivo Sant'Agata, struttura di proprietà della società ed edificata su un terreno della Provincia di Reggio Calabria concesso attraverso un canone. Siffatto piano di continuità non viene tuttavia accolto dal Tribunale, che giudica eccessivi i 25 anni proposti per estinguere i debiti: la vertenza viene dunque aggiornata al 2 marzo 2016, previa redazione di un nuovo concordato. Poco prima, il 24 febbraio 2016, il Centro Sportivo Sant'Agata, rimasto in possesso alla vecchia società, era stato messo sotto sequestro da parte della Polizia Provinciale e della Guardia di Finanza, che contestano su di esso i reati di abuso edilizio e occupazione del demanio. A monte di tale rovescio viene ravvisata la mancata trasmissione da parte degli uffici comunali alla Regione Calabria del declassamento dell'area dalla zona R4 alla R2 di rischio idrogeologico. La vecchia Reggina, che sul centro sportivo aveva basato le proprie proposte di concordato di continuità, presenta ricorso e ottiene un'ulteriore proroga da parte del giudice civile, che impone l'ottenimento del dissequestro del centro entro il 25 maggio seguente, pena l'irrogazione del fallimento. Tuttavia, prima che tale deadline possa scadere, il 3 maggio 2016 la procura di Reggio Calabria dispone il sequestro preventivo della stessa Reggina Calcio S.p.A., alla quale viene contestata l'adduzione di garanzie fittizie nel concordato presentato ai creditori. Il presidente Lillo Foti e l'amministratore unico Giuseppe Ranieri vengono iscritti nel registro degli indagati per bancarotta concordataria e il sequestro viene convalidato dal giudice di turno. In data 25 maggio la società sequestrata presenta al giudice della sezione fallimentare del tribunale di Reggio Calabria una lunga memoria difensiva con tutti i dettagli sul ricorso per il dissequestro del Sant’Agata e le precisazioni sul sequestro preventivo del club, unitamente alla nuova proposta di concordato. Ciò non basta a salvare il vecchio club: l'8 giugno 2016 il giudice ne dichiara il fallimento e decreta l'esercizio provvisorio sotto la direzione dei curatori Massimo Giordano e Fabrizio Condemi. Tale manovra consente alla cessata società di mantenere il proprio assetto, di non perdere l'affiliazione con la FIGC (comprensiva del numero di matricola), i diritti di denominazione, il palmares, i colori sociali e la titolarità del centro sportivo Sant'Agata. L'affiliazione e la matricola saranno infine cancellate al termine dell'esercizio provvisorio, dopo che i creditori abbiano recuperato più risorse possibili, nel giugno 2017. La transizione: l'ASD Reggio Calabria Frattanto, in base all'articolo 52 comma 10 delle normative federali, la tradizione sportiva risalente al 1914 viene trasferita a un nuovo soggetto societario, al quale tuttavia è precluso l'utilizzo del nome Reggina (essendo la vecchia società ancora in esercizio): il 25 luglio 2015 nasce così lAssociazione Sportiva Dilettantistica Reggio Calabria, che viene riconosciuta quale maggiore rappresentante calcistica cittadina e può così iscriversi in sovrannumero alla Serie D. A costituire il nuovo soggetto vi è una cordata di 7 imprenditori reggini capeggiata da Demetrio Praticò, che ne diventa presidente. La nuova società si pone l'obiettivo di disputare un campionato da vertice: il DG Gabriele Martino (ritornato a Reggio Calabria su richiesta della dirigenza) allestisce una rosa d'alto livello, alla cui guida viene chiamato l'allenatore Francesco Cozza. Nelle prime partite tuttavia i "nuovi amaranto" (complice il ridotto lasso di tempo rimasto per preparare la rosa e l'assenza di un centro di allenamento stabile) faticano a ingranare, attestandosi nelle zone basse della classifica del girone I. Con il passare dei mesi la squadra riesce però a crescere di condizione e una serie di dieci risultati utili consecutivi la issano a ridosso della testa del gruppo; chiusa la stagione regolare in 4ª posizione, la Reggio Calabria affronta la nei play-off atti a definire la griglia dei ripescaggi. La gara unica, disputata a Cava de' Tirreni l'8 maggio 2016, vede gli amaranto uscire sconfitti per 2-1 e perdere così la prelazione per l'immediata risalita nel professionismo. Pur priva dei diritti sul nome "Reggina", lASD Reggio Calabria adotta e rivendica per sé immediatamente i simboli e l'identità storica amaranto: a titolo d'esempio, la gara di campionato del 6 gennaio 2016 contro l'Aversa Normanda viene disputata indossando una maglia celebrativa bianconera per festeggiare il 102º compleanno della società, che dal 1914 al 1928 aveva appunto vestito tali colori. L'8 marzo 2016 la società muta la propria denominazione sociale in Società Sportiva Dilettantistica Reggio Calabria, assumendo la forma statutaria di società a responsabilità limitata. Il ritorno della Reggina e la risalita in Serie B Dopo che l'8 giugno 2016 l'ormai quiescente Reggina Calcio s.p.a. di Lillo Foti viene dichiarata fallita e posta in esercizio provvisorio da parte del tribunale di Reggio Calabria, i relativi curatori fallimentari decidono di mettere in affitto i beni della cessata società per la stagione 2016-2017, stabilendo come termine ultimo per la presentazione delle offerte il 17 luglio 2016. Venutane a conoscenza, la SSD Reggio Calabria si attiva immediatamente e presenta la propria offerta (pari a 120.500 euro) per aggiudicarsi il comodato: l'accordo viene infine raggiunto il 17 giugno e perfezionato l'indomani, cosicché a stretto giro l'assemblea dei soci delibera (con il beneplacito della FIGC) il cambio denominazione sociale in Società Sportiva Dilettantistica Urbs Sportiva Reggina 1914 s.r.l.. In tal modo la società presieduta dalla famiglia Praticò diviene a tutti gli effetti l'erede della tradizione sportiva ultracentenaria della Reggina. Il contratto di affitto stipulato fra la curatela fallimentare e la "nuova Reggina" contempla però anche la riapertura del Centro sportivo Sant'Agata, il quale però è ancora sottoposto a sequestro giudiziario: un primo ricorso presentato presso il GIP viene tuttavia rigettato e solo il 6 settembre 2016, dopo un'intensa trattativa condotta dalla curatela fallimentare, la Procura della Repubblica concede il dissequestro di una parte della struttura. In tal modo il 4 ottobre 2016, dopo 8 mesi di "esilio", i giocatori amaranto tornano a usufruire del loro storico centro sportivo. Il ritardo fa altresì calare il pagamento dell'affitto da 120.500 a 90.000 euro circa. Per la stagione 2016-2017 la Reggina, pur non avendone formale diritto, viene comunque ripescata in Lega Pro a completamento degli organici: la panchina viene affidata al tecnico boemo Karel Zeman, figlio di Zdeněk. La ragione sociale muta nuovamente in Urbs Reggina 1914 s.r.l. Nella fase prestagionale la società incontra, tuttavia, delle difficoltà di natura economica e amministrativa. La rosa viene pertanto assemblata in ritardo, sicché il campionato trascorre con gli amaranto confinati nella zona medio-bassa della classifica. Un miglioramento di rendimento del girone di ritorno consente alla squadra di salvarsi con una giornata di anticipo sulla fine della stagione regolare. Più o meno analogo è l'andamento della stagione successiva, in cui la squadra calabrese, passata sotto la guida di Agenore Maurizi, termina al quindicesimo posto nel proprio girone. Parallelamente, il 28 febbraio 2018 decade definitivamente l'affiliazione alla FIGC della Reggina Calcio S.p.A. di Lillo Foti, ormai inattiva dal 2016. Ciò porta con sé anche una ridiscussione del contratto di affitto societario rogato due anni prima in favore dell'Urbs Reggina 1914: la curatela fallimentare si dichiara, infatti, insoddisfatta della gestione della società di Praticò, decidendo pertanto di revocare il fitto d'azienda e di indire un nuovo bando per l'affidamento dei beni materiali e immateriali facenti capo alla cessata società calcistica. Il 25 giugno 2018 il bando in oggetto viene vinto dall'imprenditore Antonio Girella, presidente dellAssociazione Sportiva Dilettantistica Magna Grecia, che diviene quindi gestore dei beni materiali e immateriali della defunta Reggina Calcio fino al 2019.. Ciò crea un contrasto, in quanto l'Urbs Reggina 1914 (società nata de iure in sostituzione del consorzio sportivo cessato nel 2016) si ritrova priva di simboli e diritti storicamente connessi alla propria tradizione sportiva (nonché nuovamente impossibilitata ad utilizzare il centro Sant'Agata), mentre dal canto suo un soggetto terzo (Girella) ottiene la teorica legittimità per iscrivere una squadra a nome "Reggina" ai campionati FIGC. All'atto pratico l'ASD Magna Grecia fa richiesta alla FIGC di mutare denominazione in Reggina Calcio, ma se la vede rigettare per averla formalizzata oltre l'ultima data disponibile. Intanto l'Urbs Reggina 1914 vede acuirsi la propria crisi economica, giungendo a un passo dal fallimento: a più riprese, giocatori e dipendenti sono vittime di morosità nella corresponsione di stipendi e contributi, mentre cresce il fronte dei creditori esposti a vario titolo verso il club. In aggiunta, la fidejussione presentata per rinnovare l'iscrizione alla Serie C viene invalidata dalla Federazione in quanto giudicata non conforme agli standard normativi.. Ciò costa alla società deferimenti e alcuni punti di penalità in classifica. Sul finire del 2018 la famiglia Praticò decide quindi di vendere le proprie quote della società, ma per qualche settimana le trattative procedono infruttuose, acuendo la crisi sociale. A salvare la situazione sopraggiunge l'imprenditore romano Luca Gallo che, ancora prima di rilevare le quote, interviene finanziariamente per sanare le pendenze più urgenti relative al club e ottenere da Girella la possibilità di tornare a usufruire del centro sportivo Sant'Agata. Il 10 gennaio 2019 Gallo rileva, tramite la sua società M&G Holding S.r.l., il 97,1% delle quote del club (che in precedenza facevano capo per l'86,66% alla P&P Sport S.r.l. della famiglia Praticò e per il 10,44% ai soci Simonetta e De Caridi), diventandone presidente. La squadra chiude la stagione 2018-2019 al settimo posto nel gruppo C della Serie C, qualificandosi ai play-off, dove elimina il , ma esce al secondo turno contro il . Successivamente, il 1º luglio 2019 l'Urbs Reggina 1914 ritorna alle origini, mutando denominazione sociale in Reggina 1914. Successivamente il presidente Luca Gallo acquisisce ulteriori quote da altri soci di minoranza passando così al 100% delle quote, diventando proprietario unico. Nel 2019-2020, stante l'impossibilità di proseguire la stagione a causa della pandemia di COVID-19, la squadra, allenata da Domenico Toscano, viene promossa in Serie B per decisione del Consiglio federale della F.I.G.C., trovandosi al primo posto nel girone C di Serie C al momento dell'interruzione del campionato. Gli anni duemilaventi Il triennio in Serie B e l'esclusione Dopo una complicata prima parte della stagione 2020-2021, il 14 dicembre 2020, con la squadra al quindicesimo posto nel campionato di Serie B, l'allenatore Toscano viene esonerato, avendo vinto 2 sole partite in campionato e avendo raccolto 10 punti in 12 giornate. Il sostituto, Marco Baroni, ingaggiato con contratto semestrale, risolleva la compagine amaranto, raccogliendo 40 punti nelle successive 26 giornate e portando la Reggina nelle posizioni di metà classifica, fino a chiudere all'undicesimo posto. Dopo la partenza di Baroni alla scadenza del contratto, il club reggino ingaggia Alfredo Aglietti, che ottiene risultati positivi nelle prime giornate del campionato di Serie B 2021-2022, conducendo la Reggina ai vertici della classifica. Una crisi negli ultimi due mesi dell'anno (in 7 partite si registrano 6 sconfitte, di cui 5 consecutive) porta, tuttavia, la squadra a perdere molte posizioni in graduatoria e all'esonero dell'allenatore, avvenuto il 13 dicembre 2021. Lo rimpiazza, dalla diciannovesima giornata, il rientrante Domenico Toscano, che, tuttavia, viene sollevato dall'incarico il 23 gennaio 2022, dopo tre partite in cui ha ottenuto un punto. Il successore, Roberto Stellone, ottiene 5 vittorie nelle prime 7 partite, ma solo 2 nelle successive 11 gare, guidando gli amaranto al quattordicesimo posto, con un ampio margine in classifica rispetto alla zona play-out. Frattanto la società è nuovamente entrata in crisi a causa delle vicissitudini di Luca Gallo, che aveva visto le proprie attività imprenditoriali fortemente intaccate dai contraccolpi della pandemia di COVID-19 ed era stato fatto oggetto di indagini giudiziarie inerenti alla condotta delle stesse, venendo finanche raggiunto da provvedimenti di custodia cautelare. Il soggetto giuridico Club Amaranto srl, nella persona dell'amministratore unico Fabio De Lillo, viene quindi incaricato di cedere il club e scongiurarne il fallimento: l'obiettivo viene raggiunto con l'intervento dell'imprenditore Felice Saladini, che nomina alla presidenza Marcello Cardona. Nel campionato 2022-2023 la squadra, affidata a Filippo Inzaghi, chiude il girone di andata al secondo posto della classifica, ma nella seconda parte di stagione scivola nelle posizioni più basse della graduatoria, fino ad arrivare al settimo posto (anche a causa di una penalizzazione), riuscendo comunque a qualificarsi per i play-off, da cui esce al primo turno contro il Südtirol. Nell'estate del 2023 la crisi societaria si acuisce, tanto che la squadra non viene ammessa al campionato di Serie B dal consiglio federale della FIGC per non aver rispettato dei pagamenti all'erario entro il tempo stabilito. Vengono respinti i successivi ricorsi al collegio di garanzia, al TAR del Lazio e al Consiglio di stato, ragion per cui la FIGC impone lo svincolo dei calciatori tesserati con la società calabrese. A seguito di questi eventi, nel 2023 viene fondata tramite bando comunale una nuova società, La Fenice Amaranto ASD, la quale, pur mantenendone i colori sociali, attualmente non ha alcun legame con la Reggina 1914. Il nuovo sodalizio, che pochi giorni dopo comunica di volersi identificare come LFA Reggio Calabria, viene successivamente ammessa in sovrannumero al girone I del campionato di Serie D per la stagione 2023-2024.
3
8525941
https://it.wikipedia.org/wiki/Pescaresi
Pescaresi
Pescaresi – abitanti di Pescara (Ferrara) Pescaresi – abitanti di Pescara del Tronto Pescaresi – abitanti di Pescara
3
8616641
https://it.wikipedia.org/wiki/Stefano%20Taglietti
Stefano Taglietti
Biografia Autore di musica da camera, sinfonica, corale, elettronica, per il teatro e l’immagine. La sua formazione avvenne con Sylvano Bussotti dal 1985 fino al 1990 e successivamente nel 1997 con Hans Werner Henze. La sua musica è stata commissionata dal Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano (1994, 2009, 2010, 2015, 2022), da Gerd Albrecht Deutsche Pavillon - expò Hanover 2000, da Rai Nuova Musica Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI (2003), dall'Accademia di Francia – Villa Medici (2003), da Sentieri Selvaggi (2005), da Festival delle Nazioni di Città di Castello (2005), dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (2007), dalla Biennale di Venezia (2007, 2012, 2019), dalla Biennale di Venezia sez. Architettura 2008, da Musica/Realtà – Milano (2008), dai Solisti Aquilani (2017), da Orchestra Sinfonica di Sanremo (2019) e da Istituzione Sinfonica Abruzzese (2019). La sua musica è stata pubblicata da Chester Music e dal 2006 le sue partiture sono edite da Rai Com. Dal 2017, attraverso la web-radio RadiostArt, cura e conduce la trasmissione Clocks and Clouds che si occupa della divulgazione della musica contemporanea, animando discussioni e interviste con i più importanti compositori italiani e stranieri. Stile Lo stile compositivo di Stefano Taglietti è aperto a una grande varietà di materiali musicali, tratti dalla musica antica (polifonica, rinascimentale con particolare attenzione alla tecnica del madrigalismo), moderna (uso di accordi-colori, frammentazioni modali), contemporanea (minimalismo, tecniche estese, nuove tecnologie), africana, orientale e dal blues, punk, jazz e folk, che filtra per ottenere una musica che non sia «mono-stile, mono-tecnica, mono-pensiero», ma che combini diversi linguaggi in uno solo, sincretico e plurale. Grazie alla partecipazione come pianista a progetti con Dom Um Romão, Karl Potter, Evan Parker, Giancarlo Schiaffini, Walter Prati, Gianni Trovalusci e Geoff Warren, Taglietti ha consolidato la commistione di generi. Influenze extramusicali sono presenti nelle opere nate dalla collaborazione con l’artista visivo iraniano Bizhan Bassiri in Pensiero magmatico (1996), La divina devastazione (1996), Palingenesi (1999), Sinfonia scenica (1999-2002), nella partecipazione alla Biennale di Architettura a Venezia (2008) e anche in Gibellina (2016), dedicata ad Alberto Burri, che trae origine dal suo Grande Cretto. Nelle opere strumentali vengono uniti elementi colti e popular in uno stile univoco, soprattutto nella sua produzione per chitarra classica e per chitarra elettrica, in cui risente degli influssi punk, rock, pop, utilizzando distorsore e delay. L’attività di sperimentazione che vede l’accostamento di strumenti elettrici a tradizionali trova un punto di sintesi in Concerto triplo (2016-17). Le esperienze di teatro musicale per Taglietti iniziano nel 1991 con l’opera Il monaco e la figlia del boia con la regista americana Ellen Stewart. A questo genere appartengono Memoirs of Eliogabalus (2007), con libretto in inglese, Dialogo sopra l’ultimo uomo (2009), Il Fuoco (2012) – adattamento dello stesso Taglietti dell’omonimo romanzo di Gabriele d’Annunzio –, Sartina (2012), composta per il trecentenario della nascita di Jean-Jacques Rousseau, In ascolto di un Re (2010), Operanophis (2013), Idroscalo Pasolini (2015). Quest’ultima, su libretto di Carlo Pasquini e commissionata dal Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, riprende i temi e alcuni iconici personaggi dei film di Pier Paolo Pasolini. Lo stile è caratterizzato da forti contrasti generati dall’utilizzo dell’ensemble in modo sinfonico, cameristico, corale o meditativo a seconda dei personaggi e della drammaturgia. Opere scelte Melologhi Il Marinaio, melologo per voce recitante, soprano, percussioni, quartetto d’archi, live electronics e nastro magnetico su testo di Fernando Pessoa (Premio Cemat, 1998) in collaborazione con Edison Studio-Roma (1996-97) Libera Vox, melologo per ensemble vocale e pianoforte su testi di Luis Gabriel Santiago (recitante Arnoldo Foà, 2003) Assedio di Ragalbukka per recitante ed ensemble (2004) Insonnia, azione scenica per attrice e strumentisti su testi di Tiziana Regine e immagini di Roberto Masotti (commissionato da Sentieri Selvaggi, 2005) Viaggio in Paradiso, melologo su testi di Mark Twain (recitante David Riondino, commissionato da Festival delle Nazioni, 2005) Il Vecchio è scappato, melologo per voce recitante, flauti dolci, sassofoni, percussioni, chitarra acustica, chitarra elettrica e tastiere su testi di Luis Gabriel Santiago (recitante Arnoldo Foà, 2007) Ipatzia e Emmy Noether, melologo su testo di Fabio Ciolli (commissionato da Musica e Realtà, 2008) Musica corale (anche con strumenti) La divina devastazione, concerto scenico in 7 movimenti per soli coro femminile e ensemble su testo e quadro scenico di Bizhan Bassiri (1994-95) Invocazione, Interludio, Antifona per soprano coro maschile e orchestra d’archi su testi di Bruno Corà (1998) Amor se giusto sei…, madrigale per sette voci su testo di anonimo del XVI sec. (commissionato da Accademia di Francia-Villa Medici, 2003) Libera Vox I, II, III, IV, madrigali per ensemble vocale (2003) Kyrie, per coro a quattro voci (2018) Musica da camera Tempo notturno, Tempo trascorso, per pianoforte e quartetto d'archi (commissionato da Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, 1993) Voci da Jelenia Gora per tre flautisti (commissionato da Centro Ricerche Musicali, 1996) Paligenesi, concerto scenico in 6 parti per voce solista maschile, ottetto maschile, flauti e percussioni su testo e quadro scenico di Bizhan Bassiri (1999) Opus Neuma per ensemble (commissionato da Gerd Albrecht e Hannover expo 2000, 1999-2000) Bicinium per due pianoforti (commissionato da Hans Werner Henze, 2001) I Fiori, le Pietre, la Vita per violoncello e pianoforte (2002) After Pop Suite per voci ed ensemble (2002-03) All the Shadows per ensemble (2003) Slashing per archi (commissionato da Rai Nuova Musica, 2003) Sonatina per flauto e clavicembalo (2003) Piccolo Concerto per due pianoforti e percussioni (2003-04) Exta per clavicembalo e quartetto d’archi (eseguito da Gian Maria Bonino e quartetto d'archi dei Berliner Philharmoniker, 2004) Ancestral human Hymn per soprano e ensemble (commissionato da Nuova Consonanza, 2005) Religioni, Sonata per violino solo (2005) Concerto per Ensemble (2006) Hanimat per ensemble (commissionato da Biennale di Venezia e Compagnia per la musica in Roma, 2007); Hurbinek’s Memory per flauto e archi (2007) Lezioni americane, cinque studi per pianoforte solo da Italo Calvino (2007) Living Fades per clarinetto in Si bemolle, pianoforte e dodici archi (commissionato da Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, diretto da Flavio Emilio Scogna, 2007) Sonata per chitarra sola (2007) Presenza, Paesaggio, Essere, tre quadri sonori per voce femminile, ensemble strumentale ed elettronica (Biennale di Venezia - sez. architettura, 2008) Danza Oscura per Flauto, percussioni e pianoforte (commissionato da Festival Spazio Musica Cagliari, 2009) Concerto in tre movimenti per chitarra, marimba e archi (2011) Canto Doppio per flauto e sax soprano (2013) Rocking Up per chitarra elettrica sola (2013) Fluido Fiume per ensemble (2015) Magnificat per solo flauto (2015) Codex per flauto e pianoforte (2016) Laude per viola (2016) Trio per flauto, chitarra e marimba (2011) Trio di Banksy per violino, violoncello e pianoforte (2016) Trio per oboe, fagotto e pianoforte in 6 parti (2017) Madregal per flauto, oboe, clarinetto in sib, fagotto e pianoforte (2017) Triplo concerto per chitarra elettrica, pianoforte, percussioni, violino concertante e archi (commissionato da I Solisti Aquilani, diretto da Marco Angius, 2017-18) Cadenza per violoncello solo su un tema di Friedrich Gulda (eseguito da Francesco Mastromatteo, 2019) Clamantis per clarinetto basso e trio d’archi (commissionato da New Made Ensemble, 2019) Moving Point per archi o 14 archi (commissionato da Biennale di Venezia, 2019) Man Earth Contact per danzatrice, tromba sib con elettronica, percussioni etniche e pianoforte (commissionato da Fondazione Benetton, 2021) Sonus, nove pezzi su geometrie simboliche per pianoforte solo (2021) Fragment de chaconne per violino solo (commissionato da Festival Erremusica, Torino 2022) Linea di un orizzonte quintetto per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte (commissionato da Achrome ensemble, 2022) Spiritus Mundi per pianoforte a quattro mani (commissionato da Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, 2022) Simplex organum per flauto in do, flauto in sol e orchestra di flauti (commissionato da Pescara flute festival, 2023) Musica elettronica ed elettroacustica Il Bisonte per video e nastro magnetico, video di Bizhan Bassiri (1998) The Voice of the Place per nastro magnetico (commissionato da Biennale di Venezia, 2012) Temporis Cantus per basso ed elettronica su testo e quadro scenico di Bizhan Bassiri (2019) Der Erde per sassofono soprano ed elettronica (2020) Sacred Psychedelic Theory per elettronica sola (2020) SideReal, concerto per pianoforte ed elettronica (2023) Musica per orchestra Mimesis (commissionato Orchestra di Roma e del Lazio 2005) Hymn for children (2006) Exultet (Orchestra di Sanremo 2018) Concerto per orchestra (commissionato dall'Orchestra Sinfonica Abruzzese 2019) De Lumine ( commissionato dall'Orchestra Sinfonica Abruzzese 2020) Opere Memoirs of Elagabalus, opera su libretto di Fabio Ciolli, regia di Michael Kerstan (commissionata da Audi Summer festival, 2007) Dialogo sopra l'Ultimo Uomo, opera in un atto e quattro scene su libretto di Fabio Ciolli per tenore, baritono, flauti, percussioni ed elettronica (commissionata da Ministero degli Affari Esteri Italia, 2009) Opera Apophis, opera per voce recitante, soprano, mezzosoprano, tenore, baritono, e orchestra da camera, scritta con Gian Luca Podio (commissionata da Conservatorio Statale di Musica “F. A. Bonporti" di Trento, 2009) In Ascolto di un RE, opera su libretto di Raffaele Giannetti e regia di Robert Nemack (commissionata da Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, 2010) Il Fuoco , opera in due atti per tenore, due soprani e ensemble su adattamento a cura di Stefano Taglietti dal romanzo omonimo di Gabriele D'Annunzio (commissionata da Festival Dannunziano, 2011) Sartina, opera da camera su libretto di Chiara Coppa Zuccari in omaggio alla Serva Padrona nel tricentenario dalla nascita di Jean-Jacques Rousseau (commissione a cura di Ivan Fedele per l’Accademia Musicale Pescarese, 2012) Dido e Aeneas, opera balletto per soprano, baritono, quintetto d'archi, elettronica e cinque danzatori su libretto liberamente tratto da Henry Purcell, scritta con Roberta Vacca, regia e coreografia di Francesca La Cava (commissione da Società dei concerti Barattelli e Solisti Aquilani, 2013) Idroscalo Pasolini , opera in un atto e sette quadri su libretto e regia di Carlo Pasquini per il doppio quarantennale del Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano e dell'assassinio di Pier Paolo Pasolini (commissionata da Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, diretta da Marco Angius, 2015) Brancalione, opera comica da camera in un atto su libretto di Luis Gabriel Santiago (commissionata da Festival Nuovi Spazi Musicali, 2016) Discografia CD monografici Il pensiero magmatico di Alessandro Cipriani e Stefano Taglietti (coautori), EDI-PAN CD 3059 (1996) After Pop Suite, Rai Trade – RTC015 Ducale (2007) Tribal Concept, Baobab International Orchestra, Il Manifesto – Rai Trade (2008) Il Fuoco - Opera da camera da Gabriele D’Annunzio, Rai Trade, ASIN: B00D2OI63Y (2013) Sacred Psychedelic Theory, DGMW Blue Seal Records, BSR002 (2020) Concerto triplo per chitarra elettrica, pianoforte, percussioni, violino concertante e orchestra d’archi, I Solisti Aquilani - Marco Angius direttore, RMN - Classical UK (31 marzo 2022) SideReal, concerto per pianoforte ed elettronica, DGMW Blue Seal Records, BSR010 (28 giugno 2023) Titoli inclusi in CD Il Marinaio in Quarant’anni nel Duemila, CEMAT (1998) Invocazione, Interludio, Antifona in Electa Dei, Labem Ecamlab Pescara, CDL1011 Y2K (1999) I dadi della sorte in Wordless Dialogues, Labem Ecamlab Pescara, ASIN: B015A9QECI (2001) Continuum in AldaMicioMusic, Mauro Castellano pianoforte, CEMAT (2002) Sonatina in Novecembalo per flauto e clavicembalo, Chiara Agosti e Diadorim Saviola, ARS PUBLICA , Ars 141-010 (2003) I fiori, le pietre e la vita in Bussotti – Conti – Corridore – Margola – Taglietti, Antonio Mostacci e Miriam Garagnani, DDD Olga produzioni (2007) Memoirs of Elagabalus in The Egg Musher, con Stefan Hakenberg ed El Cimarròn Ensemble, CF VDM Records, ASIN: B001F6HHJU (2008) Kantor Kantus in Sur le tombeau de Haydèn – sette follie, Rai Trade – Ducale CD RTC034 (2009) Movimento in El Cimarròn Ensemble Duo, Ivan Mancineli marimba e Christina Schorn chitarra, Stradivarius STR 33929 (2013) Gibellina in Omaggio ad Alberto Burri, Ensemble Suono Giallo, A Simple Lunch, 12asl2015 (2015) Canto doppio in ...à bout de souffle..., Nyky trio, A Simple Lunch, ASIN: B01D3HZDRG (2016) Rocking Up in Music from a Parallel World vol. 4, Sergio Sorrentino chitarra, M.A.P. Classics, ASIN: B01DDYEGTK (2016) Shots Symphony in Blow Up Percussion, EMA – Vinci Records (2017) Trio per oboe, fagotto e pianoforte in 6 parti in Voci dentro il tempo, Ensemble linguaggi sonori (Antonio Tarallo pianoforte, Massimo Martusciello fagotto e Riccardo Bricchi oboe), Bongiovanni (2020) Ard in So Far So Close - Creative Duets during the Lockdown, S. Sorrentino chitarra e S. Taglietti elettronica, Suoni Possibili Records (29 luglio 2020) Der Erde per sassofono soprano ed elettronica in Saxofonia, Danilo Perticaro sassofono, EMA - Vinci Records (1 dicembre 2020) Moving Point per orchestra d'archi in Solo Solis, Paolo Carlini e I Solisti Aquilani, EMA - Vinci Records (28 aprile 2021) Magnificat per solo flauto in Revolution, ( Andrea Ceccomori flauto ), Assisi Suono Sacro, Blue Seal Records (2022) Madregal per ensemble in Contemporary Music Book (21st Century Italian Music), Icarus vs Muzak - Mimma Campanale direttore, Da Vinci Classics (2022)
3
8715865
https://it.wikipedia.org/wiki/Emilia%20Varini
Emilia Varini
Biografia Milanese di adozione, su suggerimento di Eleonora Duse e Sarah Bernhardt studiò recitazione con Giuseppe Giacosa e Luigi Monti presso l'Accademia dei Filodrammatici di Milano e si fece notare nel saggio di fine corso 1892 (secondo Giovanni Pozza, critico teatrale del Corriere della Sera: «La signorina Varini mi sembra destinata a guadagnarsi un primo posto nell'arte drammatica italiana». Venne scritturata come prima attrice giovane nella stagione 1894 per la nuova compagnia Zacconi-Pilotto e debuttò a Verona in Resa a discrezione di Giuseppe Giacosa. Prima attrice giovane con Andrea Maggi nella tournée in Sud America (1895), poi con la Emanuel-Rossi (1896), di nuovo con Ermete Zacconi (1897-99). A fine 1899 venne contattata da Luigi Raspantini per sostituire Irma Gramatica, malata, ma ci fu l'opposizione di Edvige Reinach. Nel 1900 capocomica con Andrea Beltramo, poi con la Duse per la parte di Malatestino nella Francesca da Rimini (1901-1902). Con la Berti-Masi ancora nella Francesca da Rimini ma nella parte di Francesca (1903), Prima attrice assoluta dal 1904 al 1906 nella compagnia di repertorio dannunziano di Ettore Berti, con la Geri-Tempesti (1907). Dal 1908 al 1911 nella Stabile romana del Teatro Argentina, con Ettore Berti che sposò nel 1911. Con la Di Lorenzo-Falconi diretta da Marco Praga (1914), per il "teatro sintetico" futurista nella Berti-Masi (1915-16) , con Virgilio Talli (1918), con Ugo Bitetti (1919), con la Berti-Bolognesi (1920), con Lucio D'Ambra diretta da Mario Fumagalli (1923), con la Compagnia del Teatro del Popolo di Milano (1924), con la Compagnia Dannunziana diretta da Giovacchino Forzano (1927), con la Compagnia De Riso-Benassi (1928), con i Carri di Tespi (1929, 1930, 1936). L'ultima interpretazione di rilievo fu nel 1942 in Così è (se vi pare) nella parte della signora Frola. Nel 1929 Ettore Berti venne chiamato a dirigere l'Accademia dei Filodrammatici di Milano e alla Varini, nel successivo 1930, venne assegnato il compito come maestra di dizione nella stessa Accademia. Dal 1940 anche maestra di recitazione dopo il ritiro di Berti. Suoi allievi furono, tra gli altri: Isa Miranda, Kiki Palmer, Guido Lazzarini, Anna Maria Bottini, Luciano Sanipoli, Franco Volpi, Tino Carraro, Giorgio Strehler, Franco Parenti, Enrica Corti. Secondo Celso Salvini: «Il nome di Emilia Varini va strettamente legato alla storia del teatro di Gabriele D'Annunzio: perché, se questa attrice, che vorremmo chiamare intermittente, dette del repertorio normale troppo rare e diseguali prove della sua valentia, alcune sue geniali interpretazioni dannunziane, e la bella fede che la sostenne nel creare una Compagnia che quasi esclusivamente si dedicasse a divulgare le opere del grande Poeta, la pongono assai in alto dinanzi alla nostra riconoscenza.» Teatro Resa a discrezione di Giuseppe Giacosa, Teatro Nuovo di Verona, febbraio 1894 L'ombra, di Giuseppe Giacosa, Teatro Nuovo di Verona, 14 marzo 1894 Anime solitarie, di Gerhart Hauptmann, Teatro Alfieri di Torino, 30 novembre 1894 La realtà, di Gerolamo Rovetta, Teatro Manzoni di Milano, 15 febbraio 1895 Re Lear, di William Shakespeare, Teatro Alfieri di Torino, 21 marzo 1896 La contessina Giulia, di August Strindberg, Arena del Sole di Bologna, 8 luglio 1897 Teja, di Hermann Sudermann, Teatro Manzoni di Milano, 10 gennaio 1898 Don Pietro Caruso, di Roberto Bracco, Teatro Manzoni di Milano, 17 gennaio 1898 Amore e cabala, di Friedrich Schiller, Teatro Manzoni di Milano, 30 gennaio 1898 Bartel Turaser, di Philipp Langmann, Teatro Manzoni di Milano, 4 febbraio 1898 Gian Gabriele Borkman, di Henrik Ibsen, Teatro Fenice di Trieste, 27 maggio 1898 Né per il re, né per la donna, di Luigi Suñer, Firenze, 27 settembre 1898 Francesca da Rimini, di Gabriele D'Annunzio, Teatro Costanzi di Roma, 9 dicembre 1901 Francesca da Rimini, di Gabriele D'Annunzio, regia di Alessandro Marchetti, Teatro Carignano di Torino, 7 marzo 1903 Resurrezione, di Dane Signorini, da Lev Tolstoj, Teatro Carignano di Torino, 14 marzo 1903 La Gioconda, di Gabriele D'Annunzio, regia di Alessandro Marchetti, Teatro Carignano di Torino, 20 marzo 1903 (1899) Peleo e Melisanda, di Maurice Maeterlinck, Teatro Carignano di Torino, 6 aprile 1903 Madame Sans-Gêne, di Victorien Sardou, Milano, Teatro d'Estate, 16 agosto 1903 Arlecchino Re, di Rudolph Lothar, Milano, Teatro d'Estate, 26 agosto 1903 Piccoli borghesi, di Maksim Gor'kij, Pisa, 14 giugno 1904 Rosa Bernd, di Gerhart Hauptmann, Politeama di Napoli, 4 luglio 1904 La nave, di Gabriele D'Annunzio, Teatro La Fenice di Venezia, 26 aprile 1908 Elettra, di Hugo von Hofmannsthal, Teatro Argentina di Roma, 21 dicembre 1908 Effetti di luce, di Lucio D'Ambra, Teatro Argentina di Roma, 25 gennaio 1909 Maternità, di Roberto Bracco, Teatro Argentina di Roma, 7 aprile 1909 Mese Mariano, di Salvatore Di Giacomo, Teatro Argentina di Roma, 23 aprile 1909 Il fuoco della morte, di Luigi Antonelli, Teatro Argentina di Roma, 23 aprile 1909 Quando i cavalieri erano prodi..., di Charles Marlowe, Teatro Argentina di Roma, 28 dicembre 1909 Giovine Italia, di Domenico Tumiati, Teatro Dal Verme di Milano, 13 giugno 1910 Notte d'agguati, di Valentino Soldani, Teatro Dal Verme di Milano, 22 giugno 1910 La Gioconda, di Gabriele D'Annunzio, Pineta di Pescara, 17 agosto 1913 La fiaccola sotto il moggio, di Gabriele D'Annunzio, Pineta di Pescara, 18 agosto 1913 La città morta, di Gabriele D'Annunzio, Pineta di Pescara, 19 agosto 1913 Il ferro, di Gabriele D'Annunzio, regia di Marco Praga, Teatro Manzoni di Milano, 28 gennaio 1914 Il ferro, di Gabriele D'Annunzio, regia di Ettore Berti, Teatro Morlacchi di Perugia, 2 marzo 1914 Le baccanti, di Euripide, Arena di Verona, 28 giugno 1914 Il ferro, di Gabriele D'Annunzio, regia di Virgilio Talli, Teatro Lirico di Milano, 12 settembre 1914 Aigrette, di Dario Niccodemi, Teatro Olimpia di Milano, 3 agosto 1919 Le Coefore, di Eschilo, Teatro Greco di Siracusa, 16 aprile 1921 Esmeralda, di Giacinto Gallina, Teatro Eliseo di Roma, 11 marzo 1923 L'altro figlio, di Luigi Pirandello, Politeama Milanese, 16 ottobre 1924 Sem, Cam e Jafet, di F. Jero, Teatro Fossati di Milano, 6 novembre 1924 Stabat Mater, di Camillo Antona Traversi, Teatro Fossati di Milano, 15 aprile 1925 Anime prigioniere, di Gino Berri, Politeama Milanese, 12 novembre 1925 La Madonna, di Dario Niccodemi, Teatro Manzoni di Milano, 21 gennaio 1927 La figlia di Iorio, di Gabriele D'Annunzio, regia di Giovacchino Forzano, Il Vittoriale di Gardone Riviera, 11 settembre 1927 La fiaccola sotto il moggio, di Gabriele D'Annunzio, regia di Giovacchino Forzano, Teatro Manzoni di Milano, 15 dicembre 1927 Olympia, di Ferenc Molnár, regia di Ettore Berti, Teatro Manzoni di Milano, 7 marzo 1929 Oreste, di Vittorio Alfieri, regia di Giovacchino Forzano, Roma, Terrazza del Pincio, 5 luglio 1929 Ginevra degli Almieri, di Giovacchino Forzano, regia di Giovacchino Forzano, Teatro Dal Verme di Milano, 31 maggio 1930 Il dramma incomincia qui, di Giuliano Camagni, Teatro Arcimboldi di Milano, 19 dicembre 1931 Il mondo della noia, di Édouard Pailleron, Teatro Arcimboldi di Milano, 19 marzo 1932 Felicita Colombo, di Giuseppe Adami, regia di Mario Gallina, Velletri, 1º luglio 1936 Così è (se vi pare), di Luigi Pirandello, regia di Romano Calò, Teatro Nuovo di Milano, 14 luglio 1942 Cinema Campo di maggio, regia di Giovacchino Forzano (1935) Radio Campo di maggio, di Giovacchino Forzano, trasmessa il 15 novembre 1935
3
8723968
https://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso%20d%27Avalos
Tommaso d'Avalos
Tommaso d'Avalos (1752-1806) – 17º marchese di Pescara, 11º marchese del Vasto, 8º principe di Montesarchio, 6º principe di Troia, Grande di Spagna; maggiordomo maggiore del Re Ferdinando IV di Napoli Tommaso d'Avalos (1610-1642) – vescovo di Lucera; figlio del 9º marchese di Pescara e 5º marchese del Vasto Innico III d'Avalos Tommaso d'Avalos (1571-1622) – Patriarca di Antiochia dal 1611 al 1622; figlio del 7º marchese di Pescara e 3º marchese del Vasto Francesco Ferdinando d'Avalos
3
8843520
https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%80lex%20Villa%C3%A9cija
Àlex Villaécija
Biografia È fratello minore della nuotatrice Erika Villaécija, che rappresentò la a quattro edizioni consecutive dei Giochi olimpici estivi: , , , . La sua squadra di club è il Club Natació Sant Andreu. È stato allenato da José A. del Castell al Centre d'Alt Rendiment (CAR) di Sant Cugat, come la sorella Erika. Il 6 aprile 2008 ai campionati spagnoli ha realizzato il record spagnolo nei 200 metri stile libero vasca lunga, con il tempo di 1'48"45. Ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 ha ottenuto la medaglia d'oro nella staffetta 4x100 metri misti, stabilendo il primato dei Giochi, con i connazionali Aschwin Wildeboer Faber, Melquíades Álvarez Caraballo e Jose A. Alonso, grazie al tempo di 3'34"22. Ha fissato inoltre il record nazionale nella Staffetta 4×200 metri stile libero (7'21"73) con José Antonio Alonso, Rufino Regueira e Marco Rivera. Ha partecipato ai mondiali di Roma 2009, concludendo con il 74º posto in classifica nei 100 metri stile libero, e con il 41º nei 100 metri farfalla. Record nazionali Seniores Vasca lunga 200 metri stile libero vasca lunga: 1'48"45 ( Malaga, 6 aprile 2008) Staffetta 4×200 metri stile libero vasca lunga: 7'21"73 Pescara, 29 giugno 2009) José Antonio Alonso (1'51"66), Alex Villaécija (1'50"60), Rufino Regueira (1'50"12), Marco Rivera (1'49"35)) Vasca corta Staffetta 4x100 metri stile libero vasca corta: 3'13"52 ( Castellón de la Plana, 28 novembre 2009) (Juan Miguel Rando (48"87), Alex Villaécija (1'37"57), Brenton Cabello (2'25"27), Alan Cabello (3'13"52)) Staffetta 4×200 metri stile libero vasca corta: 7'03"75 ( Castellón de la Plana, 26 luglio 2019) (Alan Cabello (1'46"54), Juan Miguel Rando (3'31"90), Brenton Cabello (5'18"01), Alex Villaécija (7'03"75)) Palamrès Giochi del Mediterraneo Pescara 2009: oro nella 4x100m misti. Europei giovanili Belgrado 2008: bronzo nei 100m farfalla.
3
8875742
https://it.wikipedia.org/wiki/Scuola%20Pitagora%20Basket
Scuola Pitagora Basket
La Scuola Pitagora Basket è stata una società italiana di pallacanestro femminile con sede a Pescara. Giocava nella Palestra Comunale di via Elettra a Pescara. Ha disputato undici stagioni in Serie A1 e un'edizione di Coppa Ronchetti. Cronistoria
3
8958490
https://it.wikipedia.org/wiki/Diga%20di%20Alanno-Piano%20d%27Orta
Diga di Alanno-Piano d'Orta
La Centrale Idroelettrica di Alanno si trova nel comune italiano di Alanno tra Piano d'Orta e Scafa. La centrale è il terzo salto del fiume Pescara. Il lago artificiale creato dallo sbarramento fa parte dall'oasi WWF Oasi del Lago di Alanno - Piano d'Orta inaugurata il 6 giugno 2002. La centrale è proprietà di Enel dal 1931 e attualmente gestita da Enel Green Power. Lago artificiale Flora e Fauna Il canneto a Cannuccia di palude ricopre l'area del lago, popolata da vari uccelli acquatici, pesci e dal Giaggiolo acquatico (Iris pseudacorus), di cui si ha una buona presenza. Galleria d'immagini Voci correlate Aree naturali protette dell'Abruzzo Piano d'Orta Altri progetti Collegamenti esterni Diga di Alanno - Riserva Naturale Regionale sul sito del WWF Italia WWF Abruzzo, Grazie ad un accordo con la Provincia di Pescara due nuove aree, la “Foce del Saline” e la “Diga di Alanno-Piano d'Orta ” entrano nella rete delle Oasi del WWF 3 luglio 2002 Oasi WWF Lago di Alanno-Piano d'Orta sull'Atlante dei Parchi e delle aree protette in Italia, agraria.org http://www.parks.it/ilgiornaledeiparchi/2003-06/rassegna.stampa/14.html Centrali idroelettriche della provincia di Pescara Bolognano Alanno Oasi WWF Italia
3
8991648
https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico%20Galavotti
Enrico Galavotti
Insegna Storia del cristianesimo e Storia della teologia presso l’Università di Chieti-Pescara. Biografia Allievo di Giuseppe Alberigo, si è laureato in Scienze politiche presso l’Università di Bologna nel 1997. Ha svolto la sua attività di ricerca presso la Fondazione per le scienze religiose di Bologna, l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Bologna e l’Università di Chieti-Pescara. Si è occupato di storia del papato, di storia della Curia romana, di storia del Concilio Vaticano II e di altre figure e questioni legate al cattolicesimo contemporaneo; ha approfondito in modo particolare le biografie e le opere di Angelo Giuseppe Roncalli-Giovanni XXIII (partecipando tra l'altro all'Edizione Nazionale dei diari di A.G. Roncalli-Giovanni XXIII con l'edizione critica delle agende del patriarca Roncalli), Giuseppe Dossetti e Loris Francesco Capovilla. Ha insegnato negli atenei di Modena e Reggio Emilia e Bologna ed è membro della Fondazione per le scienze religiose di Bologna dal 1998. È membro dei comitati scientifici della rivista internazionale di teologia «Concilium», dell’Istituto per la Storia dell’Azione Cattolica e del Movimento cattolico in Italia (ISACEM) e dell'Edizione Nazionale delle Opere di Aldo Moro; è membro del collegio di dottorato in Studi storici dal medioevo all’età contemporanea dell’Università di Teramo e del collegio di dottorato nazionale in studi religiosi. Opere (una selezione) Monografie Costituzione Concilio Contestazione. Democrazia e sinodalità nel cattolicesimo italiano del Novecento, Camaldoli, Edizioni Camaldoli, 2019 (insieme a U. De Siervo e M. Margotti) Il pane e la pace. L’episcopato di Loris Francesco Capovilla in terra d’Abruzzo, L’Aquila, Textus Edizioni, 2015 Il professorino. Giuseppe Dossetti tra crisi del fascismo e costruzione della democrazia, 1940-1948, Bologna, Il Mulino, 2013 Roncalli e Luciani. Da Venezia a Roma, a cura di G. Bernardi, Venezia, Marcianum Press, 2012 (insieme a F. Tonizzi e G. Vian) Il giovane Dossetti. Gli anni della formazione, 1913-1939, Bologna, Il Mulino, 2006 Processo a papa Giovanni. La causa di canonizzazione di A.G. Roncalli (1965-2000), Bologna, Il Mulino, 2005 Curatele G. Dossetti, L’eterno e la storia. Il discorso dell’archiginnasio, EDB, Bologna 2021 (insieme a F. Mandreoli) La Chiesa del futuro, «Concilium», LIV/4 (2018) (insieme a T.-M. Courau e S. Knauss) Per una revisione del Codice di Diritto Canonico, «Concilium», LII/5 (2016) (insieme a A. Torres Queiruga e F. Wilfred) Atlante Storico del Concilio Vaticano II, diretto da A. Melloni, Milano, Jaca Book, 2015 (insieme a F. Ruozzi) C. Corghi, Guardare alto e lontano. La mia Democrazia cristiana, a cura di Reggio Emilia, Consulta, 2014 G. Alberigo, Coscienza di un secolo. Le lezioni del 1997 su Giuseppe Dossetti, ebook FSCIRE, 2013 G. Forcesi, Il Vaticano II a Bologna. La riforma conciliare nella città di Lercaro e Dossetti, Bologna, Il Mulino, 2011 (insieme a G. Turbanti) A.G. Roncalli-Giovanni XXIII, Pace e Vangelo. Agende del patriarca, vol. II, 1956-1958, Bologna, FSCIRE, 2008 A.G. Roncalli-Giovanni XXIII, Pace e Vangelo. Agende del patriarca, vol. I, 1953-1955, Bologna, FSCIRE, 2008 Saggi L’Archiginnasio d’oro e la profezia di Giuseppe Dossetti, in G. Dossetti, L’eterno e la storia. Il discorso dell’archiginnasio, a cura di E. Galavotti e F. Mandreoli, EDB, Bologna 2021, pp. 63-98 Axes de développement et prospectives pour une histoire du christianisme, «Revue théologique de Louvain», LXI/4 (2020), pp. 446-467 Tu Ex Petrus, «Herder Korrespondenz», LXXIV/1 (2020), pp. 20-22 La diaconia memoriale di Dossetti e Gherardi, in Luciano Gherardi.Un presbitero della Chiesa bolognese negli snodi civili ed ecclesiali del Novecento, Atti dei convegni di Bologna e Marzabotto (3 e 12 ottobre 2019), a cura di S. Marchesani, Marzabotto, Zikkaron, 2020, pp. 275-288 Il travaglio della profezia. La Chiesa di Carpi tra regime e crisi bellica, in Guerra e pace nella riflessione delle Chiese emiliano-romagnole del ‘900, a cura di M. Tagliaferri, Ravenna, Editrice il Nuovo Diario Messaggero, 2020, pp. 135-146 Jorge Mario Bergoglio e il Concilio Vaticano II: fonte e metodo, in La teologia di papa Francesco. Fonti, metodo, orizzonte e conseguenze, a cura di F. Mandreoli, Bologna, EDB, 2019, pp. 61-87 Istanze del rinnovamento teologico a partire dal Vaticano II, «Concilium», LV/3 (2019), pp. 137-146 Cattolicesimo italiano e democrazia dalla guerra al Vaticano II, «Vita monastica», (2019), pp 53-80 Francesco Cossiga, in I Presidenti della Repubblica. Il Capo dello Stato e il Quirinale nella storia della democrazia italiana, direzione di S. Cassese, G. Galasso, A. Melloni, vol. I, Bologna, Il Mulino, 2018, pp. 325-363 La Curia romana e il Vaticano II. Sul diario conciliare di Pericle Felici, «Cristianesimo nella storia», XXXIX/3 (2018), pp. 769-794 Il governo Della Chiesa. Sulla cultura curiale di Benedetto XV, «Cristianesimo nella storia», XXXIX/2 (2018), pp. 401-422. La Chiesa cattolica e la democrazia costituente, in L’età costituente. Italia 1945-1948, a cura di G. Bernardini, M. Cau, G. D’Ottavio, C. Nubola, Bologna, Il Mulino, 2017, pp. 237-257 Il potere, l’ingiustizia, l’illecito. Dossetti e la geopolitica mediorientale, «Egeria», VI (2017), pp. 53-72 La storia dei cristiani nell'era digitale, «Cristianesimo nella storia», XXXVIII/2 (2017), pp. 357-380 From Excommunicated to Common Teacher. Luther and the Ecumenical Movement, in Martin Luther. A Christian between Reforms and Modernity (1517-2017), ed. by A. Melloni, vol II, Berlin/Boston, De Gruyter, 2017, pp. 861-879 Eccomi nominato papa». Il diario del conclave del 1958 del cardinale Roncalli, «Mélanges de l’École française de Rome - Italie et Méditerranée modernes et contemporaines», CXXVIII/1 (2016), pp. 53-61 La democrazia “sana” di Pio XII e i progetti dei cattolici italiani per il dopoguerra, in La Chiesa e la “memoria divisa” del Novecento, a cura di A. Deoriti e G. Turbanti, Bologna, Pendragon, 2016, pp. 243-264 Una riserva della Repubblica. La Democrazia cristiana e la leadership di Giuseppe Dossetti, in «Storia e politica», VII/2 (2015), pp. 348-385 Il contubernale. Loris Francesco Capovilla e la memoria di san Giovanni XXIII, in «Cristianesimo nella storia», XXXVI/1 (2015), pp. 85-124 Liturgia e povertà al Concilio Vaticano II, in «Rivista Liturgica», CII/1 (2015), pp. 29-41 Sulle riforme della curia romana nel Novecento, in «Cristianesimo nella storia», XXXV/3 (2014), pp. 849-890 Francesco e san Giovanni XXIII. La canonizzazione del Concilio, in «Ioannes XXIII. Annali della Fondazione Papa Giovanni XXIII», II (2014), pp. 55-67 Il Concilio di papa Francesco, in Il Conclave e papa Francesco. Il primo anno di pontificato, a cura di A. Melloni, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2014, pp. 35-69 La curia romana nel secolo breve. Brevi appunti per una riflessione, in «Concilium», L/1 (2014), pp. 141-147 Azione politica e Azione cattolica. Luigi Gedda e Carlo Carretto, in Luigi Gedda nella storia della Chiesa e del Paese, a cura di E. Preziosi, AVE, Roma 2013, pp. 375-395 Cronache da Rossena. Le riunioni di scioglimento della corrente dossettiana nei resoconti dei partecipanti (agosto-settembre 1951), in «Cristianesimo nella storia», XXXII/2 (2011), pp. 563-731 Verso una nuova era liturgica. Appunti sul contributo di Cipriano Vagaggini al Concilio Vaticano II, in «Vita monastica», LXV/247 (2011), pp. 56-93 Il dossettismo. Dinamismi, prospettive e damnatio memoriae di un’esperienza politica e culturale, in Cristiani d’Italia. Chiese, società, Stato, 1861-2011, direzione scientifica di A. Melloni, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2011, pp. 1367-1387 Il ruinismo. Visione e prassi politica del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, 1991-2007, in Cristiani d’Italia. Chiese, società, Stato, 1861-2011, direzione scientifica di A. Melloni, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2011, pp. 1219-1238 «Solo una specie di famiglia». Albino Luciani e la Conferenza Episcopale Italiana, in Albino Luciani dal Veneto al mondo. Atti del convegno di studi nel XXX della morte di Giovanni Paolo I (Canale d’Agordo - Vicenza - Venezia, 24-26 settembre 2008), a cura di G. Vian, Viella, Roma 2010, pp. 183-224 Il concilio continua. Giovanni XXIII e la lettera «Mirabilis Ille» del 6 gennaio 1963: introduzione e sinossi critica, in Tutto è grazia. In omaggio a Giuseppe Ruggieri, a cura di A. Melloni, Jaca Book, Milano 2010, pp. 115-169 «È un cristiano sul serio». Alberigo e l’interpretazione di Giovanni XXIII, in Giuseppe Alberigo (1926-2007). La figura e l’opera storiografica, «Cristianesimo nella storia», XXIX/3 (2008), pp. 761-874 Religioni e secolarizzazione, in L’età contemporanea, a cura di P. Pombeni, Il Mulino, Bologna 2005,pp. 135-157 Dell’Acqua sostituto e la politica italiana (1953-1967), in Angelo Dell’Acqua. Prete, diplomatico e cardinale al cuore della politica vaticana (1903-1972), a cura di A. Melloni, Bologna 2004, pp. 119-160 L’Archivio Roncalli. Il percorso delle carte di Giovanni XXIII, in Un cristiano sul trono di Pietro. Studi storici su Giovanni XXIII, a cura della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna, Servitium, Sotto il Monte (BG) 2003, pp. 351-360 Voci di dizionario Tondelli, Leone, in Dizionario biografico degli italiani, vol. XCVI, Roma, Treccani, 2019, pp. 162-164 Pompedda, Mario Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. LXXXIV, Roma, Treccani, 2015, pp. 691-694 Pignedoli, Sergio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. LXXXIII, Roma, Treccani, 2015, pp. 643-647 Dell’Acqua, Angelo, in Dizionario biografico degli italiani, 2015, https://www.treccani.it Giuseppe Alberigo, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, Il contributo italiano alla storia del pensiero, VIII appendice, Storia e politica, direzione scientifica di G. Galasso, Roma, Treccani, 2013, pp. 819-823 Ottaviani, Alfredo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. LXXIX, Roma, Treccani, 2013 Neri, Umberto, in Dizionario biografico degli italiani, 2013, https://www.treccani.it Antonelli, Giacomo, in Dizionario storico dell’Inquisizione, diretto da A. Prosperi, con la collaborazione di V. Lavenia e J. Tedeschi, Edizioni della Normale, vol. I, Pisa 2010, pp. 69-70 La Pira (Giorgio), in «Dictionnaire d’Histoire et de Géographie Ecclésiastiques», fascicule 175b-176: Langhe-Lashio, cc. 563-569, vol. 30, Letouzey et Ané, Paris 2008
3
9024253
https://it.wikipedia.org/wiki/Sport%20all%27Aquila
Sport all'Aquila
La voce raccoglie le informazioni sullo sport all'Aquila, incluse le strutture e le società presenti nel capoluogo abruzzese e gli eventi che vi si disputano. Impianti sportivi Gli impianti sportivi presenti nella città dell'Aquila sono lo stadio Tommaso Fattori per il rugby e il ciclismo su pista, lo stadio Gran Sasso d'Italia per le competizioni calcistiche, lo stadio Isaia Di Cesare per l'atletica leggera, il PalaJapan per la pallacanestro, la pallavolo e il calcio a 5, e il PalaAngeli per la pallacanestro. Sono inoltre presenti dei campi da golf in località Santi di Preturo. Principali eventi sportivi disputati all'Aquila L'Aquila, insieme alle città di Sulmona e Pescara, ha ospitato i XXXIII campionati mondiali di pattinaggio di velocità a rotelle nel 2004. Nel 2009, dal capoluogo abruzzese è partita la fiaccolata della cerimonia di apertura dei XVI Giochi del Mediterraneo, svoltisi a Pescara. Dal 2018, la città è sede ogni anno degli Internazionali di Tennis Città dell'Aquila. Nel 2020 l'evento non ha avuto luogo a causa della pandemia di COVID-19. Nel 2021 L'Aquila ha ospitato la manifestazione internazionale di pattinaggio su pista e su strada. La città è stata scelta come città europea dello sport per l'anno 2022. Discipline sportive Calcio La squadra di calcio locale è il L'Aquila Calcio 1927, noto semplicemente come L'Aquila, fondata nel 1927. Nel 1934 è stata la prima formazione abruzzese a conquistare la partecipazione al campionato di Serie B. Dopo molti anni tra i dilettanti, la squadra aquilana nel 1998 è tornata tra i professionisti e vi è rimasta fino al 2004, quando è stata radiata. Ripartita dal campionato regionale di Eccellenza, la squadra raggiunse nuovamente la Lega Pro nel 2013, ma dopo due campionati in cui sfiorò la zona playoff la squadra retrocedette nel 2016 in Serie D. Dal 1933 al 2016 ha giocato le sue partite interne allo Stadio Tommaso Fattori, per poi trasferirsi nel nuovo Stadio Gran Sasso d'Italia-Italo Acconcia. Nell'estate del 2018 fu ufficializzata la mancata iscrizione al successivo campionato di Serie D per problemi finanziari, e la compagine societaria si sciolse. Nello stesso anno una nuova società ha rilevato la squadra, che ha partecipato nel campionato regionale di Eccellenza 2020-2021, classificandosi in seconda posizione. Rugby La squadra di Rugby a 15 locale, L'Aquila Rugby Club, venne fondata nel 1936 grazie a Tommaso Fattori costituendosi come Polisportiva L'Aquila Rugby, e partecipò nel 1948 al campionato italiano di I divisione. Nel 1951 venne promossa per la prima volta in Serie A e nel 1967 conquistò il suo primo scudetto. Con 55 partecipazioni nella massima serie, 5 scudetti, 2 coppe Italia e numerosi trofei di livello giovanile, fu la principale società rugbystica abruzzese. La squadra si è sciolta nell'estate del 2018 rinunciando all'iscrizione per il campionato successivo. Altre squadre del circondario proseguono la tradizione sportiva cittadina: la Gran Sasso Rugby fondata negli anni duemila milita attualmente in Serie A-2, mentre la Polisportiva Paganica Rugby disputa il campionato di serie C pur vantando trascorsi in Serie A e B. La CUS L'Aquila Rugby invece è stata rifondata nel 2011 da alcuni ex-giocatori in collaborazione con alcuni studenti universitari. Atletica leggera Tra gli altri sport praticati in città spicca l'atletica leggera, in cui sono emersi numerosi atleti vincitori di titoli italiani, come Concetta Milanese, 7 volte campionessa italiana di getto del peso femminile, Fabio Andreassi, velocista campione italiano nella staffetta 4×100 metri e primatista italiano promesse 100y, Gianni Lolli, velocista campione italiano juniores nei 100 m. Lo stadio di atletica di Piazza d'Armi è stato riaperto, dopo le interruzioni dovute al sisma del 2009, il 14 maggio 2014, prendendo il nome di Stadio Isaia Di Cesare, tecnico sportivo aquilano. Sport invernali, escursionismo e alpinismo Nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a circa 20 km dall'Aquila in località Campo Imperatore a 2200 sul livello del mare, è situato un importante complesso turistico e sciistico, noto come Campo Imperatore, rifugio in cui il 26 luglio 1943 fu portato Benito Mussolini, che vi trascorse 48 giorni di prigionia. In provincia vi sono numerose stazioni sciistiche, fra le quali le più note Campo Felice e Ovindoli, nel Parco naturale regionale Sirente-Velino. Ciclismo All'Aquila aveva sede fino al 2012 la formazione ciclistica Acqua & Sapone. Il comprensorio aquilano è stato più volte tappa del Giro d'Italia: Pattinaggio La città ha una grande tradizione nel pattinaggio di velocità, disciplina in cui ha dato i natali a tre campioni del mondo: Corrado Ruggeri (1968), Armando Capannolo (2002) e Gregory Duggento (2006). Principali impianti della città sono il Palazzetto dello sport e il complesso sportivo "Verdeaqua". Nel settembre del 2004 L'Aquila ha ospitato insieme a Sulmona e Pescara i Campionati Mondiali di Pattinaggio, a cui hanno preso parte 46 rappresentative nazionali. Dal 21 al 23 maggio 2021 la città ha ospitato la manifestazione internazionale di pattinaggio su pista e su strada, organizzata dal CONI, che ha avuto luogo in località Sant Barbara e nella periferia ovest dell'Aquila. Equitazione Piergiorgio Bucci, cavaliere vice-campione europeo e due volte campione italiano nella disciplina del salto ostacoli, è aquilano di Paganica e ha iniziato la sua carriera agonistica nel Centro Ippico Saint Just di Paganica. Altri sport Tra le altre società sportive operano in città la Pallamano L'Aquila, attualmente in Serie B girone Marche-Abruzzo, e il L'Aquila Basket che milita nel campionato di serie C1. Il Club Scherma L'Aquila 99 partecipa ai campionati di serie B2 di Sciabola maschile e femminile della Federazione Italiana Scherma.
3
9055617
https://it.wikipedia.org/wiki/Serie%20A%202021-2022%20%28calcio%20a%205%29
Serie A 2021-2022 (calcio a 5)
La Serie A 2021-2022 è stata la 33ª edizione del campionato nazionale di calcio a 5 di primo livello e la 39ª assoluta della categoria. La stagione regolare è iniziata l'8 ottobre 2021 e si è conclusa il 21 maggio 2022, prolungandosi fino al 25 giugno con la disputa dei play-off. Regolamento La Divisione Calcio a 5 ha fissato il numero massimo di partecipanti a 16. Al termine della stagione regolare le prime 8 della classifica partecipavano alla fase play-off per l'assegnazione del titolo e del posto nell'UEFA Futsal Champions League 2022-2023. Il numero di retrocessioni è fissato a quattro, di cui una tramite play-out, da disputarsi tra le squadre giunte in quintultima e quartultima posizione. Nelle gare ufficiali era fatto obbligo di inserire in distinta giocatori che abbiano compiuto il 15º anno di età, di cui almeno il 50% di essi deve essere formato in Italia. Il pallone ufficiale del campionato non era più fornito da Nike, bensì da Adidas e si chiamava Tiro League Sala. Criteri in caso di arrivo a pari punti In caso di parità di punteggio fra due o più squadre al termine di un campionato, si procede alla compilazione: a) dei punti conseguiti negli incontri diretti; b) a parità di punti, della differenza tra le reti segnate e quelle subite negli stessi incontri; c) della differenza fra reti segnate e subite negli incontri diretti fra le squadre interessate; d) della differenza fra reti segnate e subite al termine della Stagione Regolare; e) del maggior numero di reti segnate al termine della Stagione Regolare; f) del minor numero di reti subite al termine della Stagione Regolare; g) del maggior numero di vittorie realizzate al termine della Stagione Regolare; h) del minor numero di sconfitte subite al termine della Stagione Regolare; i) del maggior numero di vittorie esterne al termine della Stagione Regolare; j) del minor numero di sconfitte interne al termine della Stagione Regolare; k) del sorteggio. Avvenimenti Tutte le 16 società aventi diritto sono risultate regolarmente iscritte al campionato di Serie A, rendendo vane le richieste di ripescaggio di e , ripristinando inoltre il campionato a numero pieno dopo due anni dall'edizione interrotta per l'epidemia di COVID-19. Il campionato ha visto l'esordio in Serie A per tutte le 5 squadre neopromosse, ovvero , , , e . Dopo più di 10 anni l'Acqua e Sapone vede l'uscita dalla società del presidente Barbarossa e del marchio Acqua&Sapone e la conseguente sinergia con Colormax Pescara e Montesilvano femminile, che porta al cambio di nome delle tre società rispettivamente in , e Pescara 1997 femminile. L'Aniene si fonde con il per formare il . Calendario I calendari delle categorie nazionali sono stati svelati il 3 settembre 2021 al Salone d'Onore del CONI. Diretta tv La Divisione Calcio a 5 ha ottenuto, per la stagione in questione, la trasmissione in diretta su Sky di una partita a settimana, domenica alle 18:15, che si svolgerà presso la Sky Emilia-Romagna Arena di Salsomaggiore Terme. Penalità L'L84 ha iniziato la stagione con una penalità di 3 punti, dovuta a delle irregolarità nel tesseramento di Lucas Siqueira relative alla stagione precedente. Successivamente, il 3 novembre 2021, la Corte Sportiva d'Appello ha accolto il reclamo dei piemontesi, annullando tutte le sanzioni.In data 23 novembre 2021 il Polistena riceve una penalizzazione di 3 punti dal Tribunale Federale Nazionale a causa dello scorretto tesseramento del calciatore Junior Silon nella stagione precedente. Squadre partecipanti Allenatori e primatisti Stagione regolare Classifica Verdetti Italservice campione d'Italia 2021-2022. Rinuncia alla UEFA Futsal Champions League 2022-2023. Feldi Eboli qualificata alla UEFA Futsal Champions League 2022-2023 in virtù della rinuncia dell'Italservice. Polistena, Lido di Ostia e Manfredonia retrocessi in Serie A2 2022-2023. C.M.B. non iscritto al campionato successivo; L84 retrocesso in Serie A2 2022-2023 dopo i play-out ma successivamente ripescato. Calendario e risultati *giocata presso la Sky Emilia-Romagna Arena di Salsomaggiore Terme Statistiche Capoliste solitarie Classifica marcatori Record Maggior numero di vittorie: Italservice (18) Minor numero di vittorie: Lido di Ostia (4) Maggior numero di pareggi: Came Dosson (12) Minor numero di pareggi: Polistena (3) Maggior numero di sconfitte: Polistena (21) Minor numero di sconfitte: Italservice (4) Miglior attacco: Ciampino Aniene (112) Peggior attacco: Lido di Ostia (61) Miglior difesa: Italservice (59) Peggior difesa: Polistena (123) Miglior differenza reti: Italservice (+28) Peggior differenza reti: Polistena (-51) Miglior serie positiva: FF Napoli (9ª-24ª) (16) Maggior numero di vittorie consecutive: Petrarca (1ª-11ª) (11) Maggior numero di sconfitte consecutive: (21ª-22ª, 25ª-28ª) (6) Partita con maggiore scarto di gol: Pescara-Polistena 8-1 (6ª) (7) Partita con più reti: Real San Giuseppe-Meta 5-9 (17ª), Came Dosson-Ciampino Aniene 10-4 (20ª) (14) Maggior numero di reti in una giornata: 6ª (63) Minor numero di reti in una giornata: 4ª (36) Play-off Regolamento Per assegnare il titolo di campione d'Italia verranno disputati i play-off, a cui partecipano le prime 8 classificate della regular season.Gli incontri dei quarti di finale si svolgeranno con formula di andata e ritorno, con l'andata giocata in casa delle squadre peggio classificate. Al termine delle due gare passerà il turno la squadra che avrà segnato più gol in totale: in caso di parità verranno giocati due tempi supplementari di 5', al termine dei quali, in caso di ulteriore parità, passerà il turno la squadra meglio classificata.Gli incontri di semifinale saranno giocati al meglio delle tre gare, con la prima giocata in casa della peggio classificata e la seconda e la eventuale terza in casa della meglio classificata. Al termine degli incontri passerà il turno la squadra che avrà conseguito il miglior punteggio. In caso di parità di punti si giocherà una terza gara, al termine della quale, in caso di parità verranno giocati due tempi supplementari di 5', al termine dei quali, in caso di ulteriore parità, passerà il turno la squadra meglio classificata.Gli incontri di finale si disputeranno al meglio delle tre gare, con la prima giocata in casa della peggio classificata e la seconda e la eventuale terza in casa della meglio classificata. Sarà dichiarata vincente la squadra che raggiungerà per prima due vittorie: in caso di parità al termine dei tempi regolamentari di ciascuna gara verranno giocati due tempi supplementari di 5', al termine dei quali, in caso di ulteriore parità, si procederà con l'effettuazione dei tiri di rigore. Squadre qualificate Tabellone Risultati Quarti di finale Andata Ritorno Semifinali Gara 1 Gara 2 Finale Gara 1 Gara 2 Gara 3 Classifica marcatori play-off Play-out Formula Le squadre che hanno concluso il campionato al quintultimo e al quartultimo posto si sono affrontate in un doppio spareggio (andata e ritorno, la prima partita giocata in casa della quartultima classificata) per determinare la quarta squadra a retrocedere in Serie A2. Al termine degli incontri è stata dichiarata vincente la squadra che nelle due partite (di andata e di ritorno) ha segnato il maggior numero di gol. Nel caso di parità gli arbitri della gara di ritorno avrebbero fatto disputare due tempi supplementari di 5 minuti ciascuno. Qualora anche al termine di questi le squadre fossero ancora in parità sarebbe stata considerata vincente la squadra in migliore posizione di classifica al termine della stagione regolare. Il play-out non sarebbe stato disputato qualora tra le due squadre fosse presente un distacco in classifica maggiore o uguale a 10 punti: in tal caso sarebbe retrocessa direttamente la squadra quartultima classificata. Risultati Andata Ritorno Premi accessori Premio Valorizzazione Giovani Età media Fair play Supercoppa italiana La ventitreesima edizione della Supercoppa italiana ha visto opporsi i campioni d'Italia dell' e i finalisti della Coppa Italia della il 4 gennaio 2022 presso il PalaSele di Eboli. La gara è stata trasmessa in diretta televisiva su Sky.
3
9099734
https://it.wikipedia.org/wiki/Associazione%20Calcio%20Reggiana%201919%202021-2022
Associazione Calcio Reggiana 1919 2021-2022
Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti l'Associazione Calcio Reggiana 1919 nelle competizioni ufficiali della stagione 2021-2022. Stagione Tornata in Serie C dopo una sola stagione, la Reggiana viene inclusa nel Girone B. Congedato mister Alvini, la squadra si affida ad Aimo Diana, reduce da una serie di stagioni sulla panchina del Renate. Assieme al mister vengono presentati numerosi nuovi giocatori, quali Daniele Sciaudone, Eric Lanini, Agostino Camigliano, Marco Rosafio e Luca Cigarini. Vengono inoltre rinnovati i contratti a Giacomo Venturi, Luca Zamparo, Igor Radrezza Fausto Rossi e il capitano Paolo Rozzio. Lasciano la squadra, invece, Ivan Varone, Arlind Ajeti e Augustus Kargbo. Il primo impegno ufficiale della stagione, il primo turno di Coppa Italia di Serie C, viene perso per 1-0 sul campo del Piacenza. In campionato, dopo la vittoria contro l'Aquila Montevarchi alla prima giornata, la squadra pareggia per 1-1 il derby del Secchia contro il Modena, in trasferta allo Stadio Alberto Braglia. Da lì in avanti, tolto il successivo pareggio casalingo contro il Gubbio (0-0), per i granata arrivano cinque vittorie consecutive, tra cui anche due successi esterni sui campi di Siena (2-0) e Pescara (3-2), che proiettano la squadra emiliana al primo posto in classifica. Nelle successive quattro partite la Reggiana collezionare un totale di 8 punti. Ai due pareggi in trasferta, contro le toscane Grosseto (0-0) e Pontedera (2-2), i granata fanno corrispondere altrettanti successi al Città del Tricolore, prima contro l'Ancona-Matelica (3-1), che era seconda al momento della partita, quindi contro la Lucchese (2-0). Al termine della 12ª giornata la Reggiana è al primo posto in classifica con 28 punti, tre in più del Cesena, e rimane l'unica squadra fino a quel momento imbattuta, insieme al Südtirol (Girone A), e una delle sole quattro, al pari di Milan e Napoli (sebbene in Serie A si sia giocata una giornata in meno), dell'intero panorama professionistico italiano. L'imbattibilità granata prosegue anche nelle successive due partite, che portano alla squadra 4 punti e le fanno conservare il primato in classifica. Dopo la vittoria in trasferta sul campo della Vis Pesaro (3-0), la squadra pareggia per 0-0 lo scontro al vertice con il Cesena. A questa fase del torneo i granata hanno 2 punti di vantaggio sul Modena secondo. Le successive cinque partite vedono la squadra ottenere altri 13 ulteriori punti, frutto di quattro vittorie e un pareggio. DOpo il pareggio casalingo per 3-3 contro la Viterbese ultima in classifica, i granata vincono sul campo della Virtus Entella (1-0, gol di Zamparo), fino a quel momento imbattuta in casa. Il girone d'andata viene chiuso con una vittoria per 5-0 sul Teramo, che garantisce alla Reggiana il titolo di campione d'inverno, imponendosi sui "cugini" del Modena (che ora ha gli stessi punti dei granata) in virtù di una miglior differenza reti. La vittoria sul Teramo coincide anche col diciannovesimo risultato utile consecutivo, un record che la squadra condivide ora con la formazione guidata da Pippo Marchioro nella stagione 1992-1993 (quella della promozione in Serie A). L'anno solare, invece, si conclude con l'incontro pre-natalizio contro l'Aquila Montevarchi, valevole già per la prima giornata di ritorno, concluso col punteggio di 3-1 a favore della compagine granata che, dunque, chiude il 2021 da imbattuta in Serie C. La ripresa, prevista per l'8 gennaio con il derby contro il Modena, viene posticipata di due settimane dalla Lega Pro, la quale, a causa dell'eccessivo numero di positivi al virus SARS-CoV-2 tra i componenti delle 60 società di Serie C, opta per il rinvio delle prime due giornate del nuovo anno solare. La Reggiana torna così in campo il 22 gennaio, esattamente un mese dopo l'ultima volta, e, proprio come nell'ultima partita dell'anno passato, si impone per 3-1 contro una compagine toscana (questa volta, la Pistoiese). Per quanto riguarda il calciomercato, la Reggiana è particolarmente attiva nel finale della sessione. Sul fronte cessioni, il primo a lasciare Reggio Emilia è Armando Anastasio, richiamato dal Monza dopo il utilizzo. Sempre in prestito partono anche Daniele Sorrentino e Denis Chiesa, entrambi verso l'Aquila Montevarchi. Per quanto riguarda gli arrivi, dall'Alessandria arriva l'attaccante Andrea Arrighini, mentre dall'Avellino arriva il centrocampista Sonny D'Angelo (giocatore per il quale la Reggiana aveva già un accordo per il successivo luglio). Proprio allo scadere del mercato, infine, arriva anche il difensore Antonio Porcino dal Catanzaro. Nelle successive tre gare di campionato i granata raccolgono cinque punti, frutto di una vittoria (1-0 casalingo sul Siena) e due pareggi. In particolare, lo 0-0 casalingo nella partita contro il Modena, lascia immutata la situazione in testa alla classifica, mentre il pareggio successivo contro la Carrarese (1-1 allo Stadio dei Marmi) consente ai canarini di sopravanzare la Reggiana al primo posto della graduatoria, ora distante due punti. Nella terza settimana di febbraio, che prevede un tour de force composto da sette partite in un mese, i granata scendono in campo per tre volte. Il primo appuntamento è al Città del Tricolore contro il Pescara, battuto per 2-0 grazie alle reti di Zamparo e Radrezza. Il pareggio del Modena, il giorno precedente, sul campo della Lucchese, permette così alla squadra di tornare a pari punti al primo posto in classifica, sopravanzandoli in virtù di una migliore differenza reti. Nel successivo turno infrasettimanale, arriva la vittoria in trasferta contro l'Olbia, seguita da circa trecento tifosi, grazie a un rigore trasformato da Eric Lanini. La settimana da tre impegni ravvicinati si completa con la vittoria per 3-1 sul Grosseto (gol di Lanini su punizione di Lanini, Contessa e Rosafio). Il 23 febbraio, dopo 27 partite consecutive da imbattuti, la Reggiana perde in trasferta contro il Gubbio (1-2, gol di Cremonesi), nel recupero della 22ª giornata. La prima sconfitta stagionale fa scivolare i granata al secondo posto della graduatoria, scavalcati di nuovo dal Modena. L'aggancio al vertice non arriva nella giornata successiva: allo Stadio Del Conero la Reggiana pareggia per 1-1 contro l'Ancona-Matelica, recuperando lo svantaggio nel finale grazie ad una conclusione di Rosafio. Questo risultato fa sì che i granata concludano il loro febbraio con un bottino di tre vittorie, tre pareggi e una sconfitta (la prima stagionale) in sette gare, situazione che li rende la seconda forza del girone con 66 punti in 29 partite. Il 6 marzo la Reggiana recupera due punti al Modena, sconfitto a domicilio dall'Olbia, imponendosi in casa per 2-0 sul Pontedera: le reti dei granata portano la firma di Cremonesi (quarto centro stagionale) e Arrighini, al primo gol con la maglia della Reggiana; con questo risultato la squadra si porta a due punti di distanza dal primo posto, quando mancano ancora otto giornate alla fine del campionato. Inoltre, per la partita con il Pontedera, la Reggiana è scesa in campo con una maglia pre-gara speciale, successivamente acquistabile anche dai tifosi, dal nome Regia for Peace, che si inserisce all'interno dell'ambito delle raccolte fondi promosse dalla Regione Emilia-Romagna a sostegno di tutti i cittadini ucraini coinvolti dalla guerra. Nel successivo turno di campionato arriva la sconfitta per 1-0 in trasferta contro la Lucchese. La conseguente vittoria del Modena contro la Carrarese fa sì che il distacco dal primo posto in classifica torni ad essere di cinque punti, con sette giornate rimaste alla conclusione del campionato. Nella successiva partita casalinga arriva la vittoria per 3-1 contro la Vis Pesaro (reti di Lanini, Arrighini e Guglielmotti). Nell'anticipo dello stesso turno, intanto, il Modena pareggia in casa contro il Siena e torna a tre lunghezze dalla Reggiana. Il 21 marzo la Reggiana gioca il Monday Night che chiude il 33º turno di campionato, in trasferta contro il Cesena (terza in classifica), pareggiando per 2-2 con le reti di Zamparo e Lanini e portandosi nuovamente a cinque punti dal Modena. Nella penultima partita casalinga della stagione i granata ospitano l'Imolese, battendola per 5-2 grazie ai gol di Arrighini, Zamparo, Contessa, Rozzio e Rosafio, e sale così a 76 punti in classifica, a quattro giornate dal termine del campionato. Nella 34ª giornata i granata pareggiano per 2-2 in trasferta contro la Viterbese (doppietta di Zamparo, che diventa così il miglior marcatore del Girone B). Il Modena, nel frattempo, vuene sconfitto dalla Pistoiese, e rimane a quattro punti di distanza dai rivali a tre giornate dal termine della stagione regolare. Le successive due partite, contro Fermana e Virtus Entella, vedono i granata vincere rispettivamente per 2-1 (reti di Zamparo e Cremonesi) e 1-0 (gol di Rosafio nell'ultima partita casalinga della stagione regolare). La distanza dal Modena, nel frattempo, rimane invariata. Nel turno successivo i gialloblù non vanno oltre il pari contro il Gubbio e, dunque, entrambe le squadre si giocano la promozione diretta nell'ultima giornata di campionato. Nell'ultima giornata della stagione regolare arriva la vittoria per 2-0 contro il Teramo (reti di Cigarini, la prima in maglia granata, e Rosafio), ma il contemporaneo successo del Modena contro il Pontedera vanifconsente ai rivali di ottenere la promozione diretta in Serie B. La stagione si conclude così con la Reggiana seconda classificata, con 86 punti totali conquistati (migliore seconda tra tutti e tre i gironi). La squadra si qualifica dunque per i play-off, ai quali partecipano partendo dal secondo turno nazionale. Dopo 24 giorni di fermo, al secondo turno nazionale dei play-off il sorteggio mette di fronte alla Reggiana la Feralpisalò, già in campo dal turno precedente e vincitrice nel doppio confronto con il Pescara. Nella gara d'andata, disputata allo Stadio Lino Turina di fronte ad oltre mille spettatori ospiti, i granata perdono per 1-0. Tre giorni dopo, nella gara di ritorno, gli avversari vincono per 2-1 (gol di Cremonesi): la Reggiana viene dunque eliminata dai play-off. Divise e sponsor Per la stagione 2021-2022, la Reggiana viene vestita, per il terzo anno consecutivo, dal marchio bolognese Macron. La maglia casalinga è la classica casacca granata della Regia con lo stemma societario in rilievo sul fondo della stessa, mentre per quanto riguarda la maglia da trasferta, gli emiliani sfoggiano, come ormai d'abitudine, una casacca bianca con finiture granata. In questa stagione, inoltre, Macron presenta anche una terza ed una quarta maglia per la Reggiana. La terza, indossata per la prima volta nel successo esterno contro la Vis Pesaro (0-3, alla 13.ma giornata), arancione nel corpo e nera nelle maniche; la quarta, di base azzurra con un richiamo alla terza nello stile. Confermato, per la terza stagione consecutiva il main sponsor Immergas, il quale viene accompagnato sulle magliette da altri sponsor, a rotazione in base alla partita, tra quelli facenti parte del Pool Granata. Organigramma societario Area direttiva Presidente: Carmelo Salerno Presidente Onorario: Romano Amadei Vice Presidente: Cesare Roberto Vice Presidente: Giuseppe Fico Direttore Generale: Vittorio Cattani Segretario Generale: Nicola Simonelli Responsabile Settore Giovanile: Marco Lancetti Area comunicazione e marketing Addetto Stampa: Marcello Tosi Area sportiva Direttore sportivo: Doriano Tosi Direttore sportivo attività agonistica: Simone Rossi Direttore sportivo attività di base: Roberto Ferrari Team Manager: Michele Malpeli Responsabile Scouting: Davide Cocchi Area tecnica Allenatore: Aimo Diana Vice Allenatore: Alessio Baresi Preparatore atletico: Esteban Anitua Preparatore dei Portieri: Antonio Razzano Match Analyst: Damiano Bertani Responsabile tecnico settore giovanile: Elvis Abbruscato Magazziniere: Matteo Ferri, Roberto Tarrachini Area sanitaria Responsabile Sanitaria: Monica Celi Fisioterapisti:Nicolò Rinaldi Filippo Torricelli Rosa Aggiornata al 29 gennaio 2022. Calciomercato Sessione estiva (dal 01/07 al 31/08) Operazioni esterne alle sessioni Sessione invernale (dal 01/01 al 31/01) Risultati Serie C Girone di andata Girone di ritorno Play-off Fase nazionale Coppa Italia Serie C Turni eliminatori Statistiche Statistiche di squadra Dati aggiornati al 21 maggio 2022. Andamento in campionato Statistiche dei giocatori In corsivo i giocatori ceduti durante la sessione invernale. Note 2021-2022
3
9128897
https://it.wikipedia.org/wiki/Museo%20dell%27Ottocento%20%28Pescara%29
Museo dell'Ottocento (Pescara)
Il Museo dell'Ottocento è un museo di arte moderna situato a Pescara e inaugurato a il 19 settembre 2021. Descrizione Ospitato in un edificio del primo Novecento, già sede della Banca d'Italia, il museo custodisce la collezione di pittura italiana e francese del XIX secolo di Venceslao Di Persio. L'esposizione, comprendente circa duecentosessanta opere d'arte, si dispone su tre piani, lungo quindici sale ordinate per temi, scuole e tendenze. A partire dal contesto internazionale della Napoli dell'inizio del secolo passa all'interazione degli artisti italiani con la pittura di paesaggio francese alle soglie della nascita dell'Impressionismo. La collezione dedica particolare attenzione alle cornici, dalle più antiche del XVI secolo alle più recenti del XIX secolo. Tra i diversi artisti presenti vi sono opere di Joseph Rebell, Anton Sminck van Pitloo, Giacinto Gigante, Domenico Morelli (pittore), Federico Rossano, Alceste Campriani, Vincenzo Caprile, Francesco Paolo Michetti, Filippo Palizzi, Giuseppe Palizzi, Silvestro Lega, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Gustave Courbet, Jules Dupré, Paul Huet, Rosa Bonheur e i maggiori pittori della Scuola di Barbizon (Théodore Rousseau, Narcisse Diaz, Constant Troyon, Charles-François Daubigny). Il museo dispone di due sale monografiche, dedicate rispettivamente ad Antonio Mancini (pittore), con diciassette opere, e a Michele Cammarano.
3
9144180
https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni%20comunali%20in%20Abruzzo%20del%202019
Elezioni comunali in Abruzzo del 2019
Le elezioni comunali in Abruzzo del 2019 si sono svolte il 26 maggio, con eventuale turno di ballottaggio domenica 9 giugno, in contemporanea con le elezioni amministrative nelle altre regioni italiane e le elezioni europee. Complessivamente, sono andati al voto 99 comuni abruzzesi, di cui 3 con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, tra cui il capoluogo provinciale Pescara. In 4 comuni il sindaco e il Consiglio comunale si sono rinnovati per motivi diversi dalla scadenza naturale; in un comune è stato effettuato il ballottaggio e in un comune l'elezione è risultata nulla per mancato raggiungimento del quorum. Riepilogo sindaci eletti Provincia di Chieti Altino Ari Bomba Borrello Bucchianico Canosa Sannita Carpineto Sinello Casalincontrada Castel Frentano Civitaluparella Civitella Messer Raimondo Colledimezzo Crecchio Cupello Fara Filiorum Petri Filetto Fossacesia Fresagrandinaria Gessopalena Gissi Liscia Miglianico Montazzoli Montebello sul Sangro Monteferrante Montenerodomo Monteodorisio Mozzagrogna Orsogna Paglieta Palmoli Palombaro Pennapiedimonte Perano Poggiofiorito Pollutri Pretoro Rapino Roccaspinalveti San Buono San Giovanni Lipioni Santa Maria Imbaro Schiavi di Abruzzo Taranta Peligna Tornareccio Torrebruna Torrevecchia Teatina Treglio Vacri Villalfonsina Villamagna Provincia dell'Aquila Capistrello Introdacqua Pacentro Rocca di Mezzo San Pio delle Camere Santo Stefano di Sessanio Trasacco Provincia di Pescara Abbateggio Bolognano Cappelle sul Tavo Caramanico Terme Castiglione a Casauria Catignano Città Sant'Angelo Civitaquana Corvara Farindola Lettomanoppello Montebello di Bertona Montesilvano Moscufo Pescara Rosciano Salle Torre de' Passeri Vicoli Provincia di Teramo Ancarano Arsita Campli Canzano Castiglione Messer Raimondo Cellino Attanasio Cermignano Colledara Corropoli Fano Adriano Giulianova Ballottaggio Montefino Morro d'Oro Mosciano Sant'Angelo Penna Sant'Andrea Pineto Rocca Santa Maria Sant'Egidio alla Vibrata Sant'Omero Torano Nuovo Torricella Sicura Tossicia Note Abruzzo 2019
3
9233557
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe%20Zugaro%20De%20Matteis
Giuseppe Zugaro De Matteis
Biografia Nato a Caporciano nel 1902, conseguì la laurea in giurisprudenza, diventando avvocato. Trasferitosi a Pescara, diventò presidente dell'ordine degli avvocati della provincia. Alle elezioni politiche del 1948 si candidò al Senato della Repubblica con la Democrazia Cristiana nel collegio di Pescara, non risultando però eletto per la I legislatura repubblicana. Subentrò tuttavia il 10 luglio 1952 a Mosè Ricci, deceduto due giorni prima, restando in carica fino alla fine della legislatura nell'anno seguente. Durante il suo mandato fu membro della 11ª Commissione permanente (Igiene e sanità). Alle elezioni politiche del 1953 si candidò nuovamente al Senato, non venendo eletto nemmeno per la II legislatura. Subentrò però a Raffaele Caporali il 28 giugno 1957 e restò in carica fino alla scadenza naturale dell'anno successivo. In tale legislatura fu membro della 10ª Commissione permanente (Lavoro, emigrazione e previdenza sociale). Ricandidatosi anche alle elezioni politiche del 1958 non venne nuovamente eletto. A seguito delle elezioni amministrative del 1964 venne eletto sindaco di Pescara dal nuovo Consiglio comunale, carica che mantenne fino al 1970. Morì nel 1988. Altri progetti Collegamenti esterni
3
9243232
https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni%20comunali%20in%20Abruzzo%20del%201994
Elezioni comunali in Abruzzo del 1994
Le elezioni comunali in Abruzzo del 1994 si sono svolte il 12 giugno, con eventuale turno di ballottaggio il 26 giugno, e il 20 novembre, con eventuale turno di ballottaggio il 4 dicembre, in contemporanea con le elezioni amministrative nelle altre regioni italiane. Complessivamente, sono andati al voto 24 comuni abruzzesi (18 a giugno e 6 a novembre), di cui 5 con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, tra cui il capoluogo regionale L'Aquila e il capoluogo provinciale Pescara. Riepilogo sindaci eletti Elezioni del giugno 1994 Provincia di Chieti Furci Gamberale Ortona Ballottaggio Roccamontepiano Roccascalegna San Salvo Ballottaggio Provincia dell'Aquila Ateleta Canistro Gioia dei Marsi L'Aquila Ballottaggio Luco dei Marsi Montereale Ocre Pratola Peligna Rivisondoli Provincia di Teramo Bisenti Penna Sant'Andrea Valle Castellana Elezioni del novembre 1994 Provincia di Chieti Vasto Provincia dell'Aquila Carsoli Scanno Provincia di Pescara Pescara Ballottaggio Tocco da Casauria Provincia di Teramo Castilenti Note Abruzzo 1994
3
9243668
https://it.wikipedia.org/wiki/Trofeo%20Matteotti%201950
Trofeo Matteotti 1950
Il Trofeo Matteotti 1950, sesta edizione della corsa, si svolse il 10 aprile 1950 su un percorso di 200 km con partenza e arrivo a Pescara. Fu vinto dall'italiano Dante Rivola, che completò il percorso in 5h50'00" precedendo i connazionali Fausto Marini e Giovanni Pinarello. Percorso Dopo il ritrovo in Piazza Crispi a Pescara e il via ufficiale sulla strada verso Montesilvano, la corsa si avviò verso nord transitando da Silvi Marina, Pineto, Roseto degli Abruzzi (km 30,5) e Giulianova. Giunto a Tortoreto, il percorso virò verso l'entroterra con la salita di Nereto e il passaggio da Sant'Onofrio, Campli, fino a Teramo; da qui proseguì verso Notaresco e Atri e quindi in discesa verso Silvi per un primo transito a Pescara. L'ultima asperità, la salita verso Chieti, precedette la discesa e l'arrivo al campo Rampigna nel capoluogo pescarese. Ordine d'arrivo (Top 10)
3
9248156
https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni%20comunali%20in%20Abruzzo%20del%202003
Elezioni comunali in Abruzzo del 2003
Le elezioni comunali in Abruzzo del 2003 si sono svolte il 25 e 26 maggio, con eventuale turno di ballottaggio l'8 e 9 giugno, in contemporanea con le elezioni amministrative nelle altre regioni italiane. Complessivamente, sono andati al voto 15 comuni abruzzesi, di cui 2 con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, tra cui il capoluogo provinciale Pescara. Riepilogo sindaci eletti Provincia di Chieti Fallo Francavilla al Mare Torino di Sangro Provincia dell'Aquila Carsoli Castellafiume Pescasseroli San Benedetto dei Marsi Scanno Provincia di Pescara Cepagatti Pescara Le liste contrassegnate con le lettere A, B e C sono apparentate al secondo turno con il candidato sindaco Luciano D'Alfonso. Ballottaggio Pianella Provincia di Teramo Castilenti Civitella del Tronto Controguerra Notaresco Note Abruzzo 2003
3
9253469
https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni%20comunali%20in%20Abruzzo%20del%202008
Elezioni comunali in Abruzzo del 2008
Le elezioni comunali in Abruzzo del 2008 si sono svolte il 13 e 14 aprile, con eventuale turno di ballottaggio il 27 e 28 aprile, in contemporanea con le elezioni amministrative nelle altre regioni italiane. Complessivamente, sono andati al voto 26 comuni abruzzesi, di cui 3 con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, tra cui il capoluogo provinciale Pescara. Riepilogo sindaci eletti Provincia di Chieti Fallo Francavilla al Mare Le liste contrassegnate con le lettere A, B, C, D ed E sono apparentate al secondo turno con il candidato sindaco Nicolino Di Quinzio. Ballottaggio Frisa Pennadomo Pizzoferrato Torino di Sangro Provincia dell'Aquila Barete Carsoli Castellafiume Pescasseroli San Benedetto dei Marsi Ballottaggio necessario per parità di voti dei candidati sindaci, effettuato però durante la tornata elettorale del 2010. Ballottaggio Scanno Sulmona Le liste contrassegnate con le lettere A e B sono apparentate al secondo turno con il candidato sindaco Michele Lombardo. La lista contrassegnata con la lettera C è apparentata al secondo turno con il candidato sindaco Fabio Federico. Ballottaggio Provincia di Pescara Bussi sul Tirino Cepagatti Nocciano Pescara Pianella Roccamorice San Valentino in Abruzzo Citeriore Provincia di Teramo Alba Adriatica Atri Castilenti Civitella del Tronto Controguerra Notaresco Note Abruzzo 2008
3
9254485
https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni%20comunali%20in%20Abruzzo%20del%202009
Elezioni comunali in Abruzzo del 2009
Le elezioni comunali in Abruzzo del 2009 si sono svolte il 6 e 7 giugno, con eventuale turno di ballottaggio il 21 e 22 giugno, in contemporanea con le elezioni amministrative nelle altre regioni italiane. Complessivamente, sono andati al voto 98 comuni abruzzesi, di cui 3 con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, tra cui i capoluoghi provinciali Pescara e Teramo. A causa del terremoto dell'Aquila del 2009, nella provincia dell'Aquila tutte le elezioni di quell'anno sono state rimandate alla successiva tornata elettorale. Riepilogo sindaci eletti Provincia di Chieti Altino Ari Bomba Borrello Bucchianico Canosa Sannita Carpineto Sinello Casalanguida Casalincontrada Castel Frentano Civitaluparella Civitella Messer Raimondo Colledimezzo Crecchio Cupello Fara Filiorum Petri Filetto Fossacesia Fresagrandinaria Gessopalena Gissi Liscia Miglianico Montazzoli Montebello sul Sangro Monteferrante Montenerodomo Monteodorisio Mozzagrogna Orsogna Paglieta Palmoli Palombaro Pennapiedimonte Perano Poggiofiorito Pollutri Pretoro Rapino Roccaspinalveti San Buono San Giovanni Lipioni Santa Maria Imbaro Schiavi di Abruzzo Taranta Peligna Tornareccio Torrebruna Torrevecchia Teatina Treglio Vacri Villalfonsina Villamagna Provincia di Pescara Abbateggio Bolognano Cappelle sul Tavo Caramanico Terme Castiglione a Casauria Catignano Città Sant'Angelo Civitaquana Corvara Farindola Lettomanoppello Montebello di Bertona Moscufo Pescara Pietranico Rosciano Salle Torre de' Passeri Turrivalignani Vicoli Provincia di Teramo Ancarano Arsita Campli Canzano Castiglione Messer Raimondo Cellino Attanasio Cermignano Colledara Corropoli Fano Adriano Giulianova Ballottaggio Montefino Montorio al Vomano Morro d'Oro Mosciano Sant'Angelo Nereto Pineto Rocca Santa Maria Sant'Egidio alla Vibrata Sant'Omero Silvi Teramo Torano Nuovo Torricella Sicura Tortoreto Tossicia Note Abruzzo 2009
3
9384844
https://it.wikipedia.org/wiki/Nevio%20Piscione
Nevio Piscione
Biografia Nato a Pescara nel 1936, militò politicamente nelle file della Democrazia Cristiana sin dalla giovane età e fu eletto più volte consigliere comunale nella sua città. Nel 1986 fu eletto sindaco di Pescara. Inaugurò il 27 gennaio 1988 la nuova stazione ferroviaria di Pescara Centrale. Terminò il proprio mandato nel febbraio 1988 a causa dell'inchiesta per avere assunto sessantuno falsi invalidi negli uffici comunali. Amico del deputato socialista Piergiuseppe D'Andreamatteo, nel 1990 aderì al Partito Socialista Italiano, con cui venne rieletto al consiglio comunale e fu assessore dall'agosto 1990 al giugno 1992. Morì il 14 aprile 2017 nella sua abitazione a Villa Pineta.
3