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Con sua grandissima maraviglia si trovò rinchiuso dentro a una grossa rete in mezzo a un brulichio di pesci d’ogni forma e grandezza, che scodinzolando si dibattevano come tant’anime disperate.
Se davvero mi vuoi bene
A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare.
Del resto bisogna compatire anche me, perché, come vedi, non ho più legna per finire di cuocere quel montone arrosto,
Allora il burattino, perdutosi d’animo, fu proprio sul punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto
Il giudice lo ascoltò con molta benignità:
Chétati, Granchio dell’uggia!
Se arrivavo un minuto più tardi!
La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero giunti in un paese, dove non c’erano né libri, né scuole, né maestri, li rendeva così contenti e rassegnati, che non sentivano né i disagi, né gli strapazzi, né la fame, né la sete, né il sonno.
E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe fatto un sacco di mestoli.
Aspetto la bara che venga a portarmi via.
Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato, e che si sarebbe condotto sempre bene.
Vuoi comprare le mie scarpe?
Ecco perché son venuta a cercarti fin qui.
C’è poco da ridere, gridò Pinocchio impermalito.
Allora, preso dalla disperazione, tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale, per denunziare al giudice i due malandrini, che lo avevano derubato.
Ma oramai mi sono impietosito e ci vuol pazienza.
E Pinocchio continuava a piangere, e berciare, a darsi pugni nel capo e a chiamar per nome il povero Eugenio:
E in meno d’un’ora, i piedi erano bell’e fatti;
Non capita mica tutti i giorni un pesce burattino in questi mari.
A questo segnale si sentì un gran rumore di ali che volavano con foga precipitosa
E per l’appunto cadde così male, che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria.
Si avvicinò una seconda volta alla porta, e non concluse nulla:
E allora chi t’ha insegnato a portar via la roba degli altri?
Alla fine siete cascate nelle mie mani!
No, la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino:
Meno male che agli assassini io non ci credo, né ci ho creduto mai.
Vogliamo la commedia, vogliamo la commedia!
Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di fame!
Bevila e quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca.
Dove i suoi piedi potevano arrivare e toccare, ci lasciavano sempre un livido per ricordo.
Questo nome gli porterà fortuna.
Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre!
Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi dimanda con voce di piagnisteo:
Gli assassini tentarono di arrampicarsi anche loro, ma giunti a metà del fusto sdrucciolarono
Portatemi almeno qualche cosa da mangiare, perché mi sento rifinito.
Fatto sta che dopo quel calcio e quella gomitata Pinocchio acquistò subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi di scuola:
Mi purgherei tutti i giorni.
Mi meraviglio! rispose il burattino quasi offeso, per vostra regola io non ho fatto mai il somaro:
Leviamoci tutt’e due il berretto nello stesso tempo:
Ciò detto salutarono Pinocchio, e augurandogli una buona raccolta, se ne andarono per i fatti loro.
Il povero Gatto, sentendosi gravemente indisposto di stomaco,
Allora, ragazzo mio, se ti senti davvero morir dalla fame, mangia due belle fette della tua superbia e bada di non prendere un’indigestione.
Dunque la ferita non era grave?
E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare così forte, che lo sentivano da cinque chilometri lontano.
Piuttosto morire, che bevere quella medicina cattiva.
Il burattino andò, raccattò il berretto
Come vedi, è tutto pieno!
Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:
Non date retta, galantuomo, a tutto il bene che ve ne ho detto:
Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio, che mi fa spasimare.
E non ebbe fiato per dir altro.
Ma, lungo la strada, non si sentiva punto tranquillo;
Ce n'erano altri che facevano a mosca-cieca, quegli altri si rincorrevano, altri, vestiti da pagliacci, mangiavano la stoppa accesa:
Appena fu sulla spiaggia, il burattino spiccò un bellissimo salto, come avrebbe potuto fare un ranocchio, e andò a cascare in mezzo all’acqua.
Spiccare un salto e gettarvisi sopra, fu un punto solo.
Andiamo a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti!
Tutt’a un tratto, venne una terribile ondata, e la barca sparì.
Branchi di monelli dappertutto.
Tanto ormai ho bell’e visto che i ragazzi, a essere disubbidienti, ci scapitano sempre e non ne infilano mai una per il su’ verso.
Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo.
Il Gatto voleva rispondere qualche cosa, ma s’imbrogliò.
Basta così, non occorre altro.
Allora Pinocchio, preso dalla disperazione e dalla fame, si attaccò al campanello d’una casa,
Il colpo fu così forte che, battendo in terra, gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture ma si consolò subito col dire:
Sì, parlo di te, povero Pinocchio, di te che sei così dolce di sale, da credere che i denari si possano seminare e raccogliere nei campi, come si seminano i fagioli e le zucche.
Noi non ti guarderemo più in faccia, e alla prima occasione ce la pagherai!
Qui non c’è grazia che tenga.
Se ne vadano dunque per i fatti loro, e zitti!.
Perché vuoi annoiarti a studiare?
Fra un’ora prometto di essere bell’e ritornato, replicò il burattino.
Che sia quel medesimo Pesce-cane di quando affogò il mio povero babbo?
A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta, Geppetto perse il lume degli occhi, si avvento sul falegname;
Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d’uva!
Restavano sempre da fare le gambe e i piedi.
Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te?
Alla notizia della grazia ottenuta, i burattini corsero tutti sul palcoscenico e, accesi i lumi e i lampadari come in serata di gala, cominciarono a saltare e a ballare.
Rimonta a cavallo, e andiamo:
Anche due, rispose il pesce, il quale era un Delfino così garbato, come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo.
O Lucciolina, mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio?
Ma non erano ancora finite d’entrare, che sentirono la porticina richiudersi con grandissima violenza.
Io voglio tornarmene a casa mia:
E si rasciugò una lacrima.
Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall’appetito,
Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa
A questo comando comparvero subito due giandarmi di legno, lunghi lunghi, secchi secchi, col cappello a lucerna in testa
Si sa, in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l’uno coll’altro.
Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi!
Ma io sono generoso e gli perdono!
Abbiamo più paura delle medicine che del male.
La febbre ti porterà in poche ore all’altro mondo
Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare.
Intanto la barchetta, sbattuta dall’infuriare dell’onde, ora spariva fra i grossi cavalloni, ora tornava a galleggiare:
Il tuo babbo è stato digià avvertito:
Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini, farne cento, mille, duemila?
E gli assassini a corrermi dietro e, io corri che ti corro, finché mi raggiunsero,
La Marmottina alzò la zampa destra davanti:
Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.
Se tu sapessi, che dolore e che serratura alla gola che provai, quando lessi qui giace
Sappiate però che l’altra notte, quando mi avete lasciato solo nell’osteria, ho trovato gli assassini per la strada
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