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Cosa è un organo a pompa?
[ { "docid": "doc-0", "text": "Lorgano a pompa è un tipo di organo a serbatoio d'aria costituito da una (o più) tastiera, manuale, e da due pedali per azionare i mantici per l'aria. Nella classificazione Hornbostel-Sachs, rientra nella famiglia denominata \"serie di aerofoni ad ancia libera\" (codice 412.132), poiché il suono che esso produce è dovuto a delle ance. Ci sono due differenti tipi di organi a pompa: l'organo ad aria compressa (lharmonium francese), meglio noto come armonium o armonio; l'organo ad aria aspirata (il (suction) reed organ americano). Armonium occidentale Col termine italiano armonium si comprendono due differenti tipi di strumento: quello ad aria", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-33737", "text": "Organo a rullo\nL'organo a rullo o a cartone, detto anche organetto di Barberia in onore del suo inventore Giovanni Barbieri che lo elaborò nel 1702, è uno strumento musicale meccanico realizzato con una serie di canne e un mantice o soffietto, in maniera piuttosto simile ad un organo o quanto meno a un organo a pompa, e da un cilindro con delle sporgenze simili a chiodi o punte che corrispondono, in base alla posizione, ad una particolare nota. Descrizione Il cilindro viene chiamato in inglese \"barile\" (barrel), ma è molto più piccolo dei barili utilizzati come contenitori. Di solito l'organo è costruito con legno e metallo e finemente lavorato e ben rifinito; evidentemente molto resistente, dal momento che la maggior parte di quelli ancora esistenti hanno mantenuto nel tempo la stessa efficienza e precisione nonostante l'evidente lavoro meccanico al quale il gran numero di aste e leverismi è soggetta nell'uso. La rotazione continua del cilindro, attraverso una vite senza fine e una ruota dentata che fa girare lentamente il cilindro, fa sì che i chiodi tocchino le leve sollevando un pistoncino che apre la valvola che lascia fuoriuscire l'aria dal mantice nella canna d'organo. Il mantice è azionato dallo stesso meccanismo per mezzo di un albero a gomito. Il movimento è generato da una manovella azionata da un suonatore d'organetto o dalla sua scimmietta, come dimostra l'ampia presenza di questo personaggio nella letteratura e nell'iconografia del XIX secolo e dell'inizio del XX. Con poche eccezioni, i suonatori d'organetto usavano una versione portatile dell'organetto, più maneggevole. C'erano altre versioni più grandi, posizionate nelle chiese, nei luoghi di mercato, nelle sale da concerto e altri grandi ambienti come arene sportive e teatri. I grandi organi a rullo erano mossi spesso da molle o contrappesi, come fossero versioni potenziate degli orologi a pendolo. Potevano essere", "title": "None" }, { "docid": "doc-15718", "text": "Pompa per bicicletta\nUna pompa per bicicletta è una normale pompa adatta a spostare aria che viene collegata alla valvola di ritegno montata sulla ruota della bicicletta in modo da gonfiare la camera d'aria interna al copertone o il tubolare. Descrizione Il tipo più comune è una singola pompa volumetrica, un cilindro entro il quale scorre lo stantuffo: due valvole unidirezionali (comunemente costituite da semplici membrane in gomma) permettono alternativamente l'afflusso dell'aria esterna nel cilindro e la immissione da questi nel condotto di uscita; estraendo lo stantuffo l'aria riempie la camera, premendo lo stantuffo essa viene pompata nello pneumatico. Il condotto di uscita è normalmente un tubo in gomma rinforzato con una maglia di materiale sintetico che limita gli effetti di espansione dati dalla pressione ed i rischi di esplosione. All'estremità del tubo è posto un connettore con incastro adatto alla valvola della ruota (tipicamente la tenuta meccanica è realizzata da un semplice manicotto in gomma morbida che aderisce alle creste della filettatura esterna della valvola), dato che esistono principalmente due tipi di valvole, questo dispositivo di tenuta e valvola anti-ritorno sono bivalenti ed è sufficiente capovolgerli. Tipo Può essere di vario tipo e dimensione, anche se essenzialmente ne esistono di due tipi: Pompe da trasporto, adatte ad essere trasportate sempre in bicicletta, ed hanno un'impugnatura parallela al senso di pompaggio. Standard, sono tubi lunghi, che si agganciano ad appositi supporti presenti sul tubo sella. Mini o supermini, sono corti e hanno un supporto specifico, che si può avvitare o sotto al portaborraccia o su fori presenti sul tubo sella Pompe fisse, spesso dotate anche di manometro per avere un'indicazione della pressione di gonfiaggio, sono più ingombranti e in genere hanno un'impugnatura per due mani ortogonale al senso di pompaggio. Voci correlate Bicicletta Altri progetti Parti di bicicletta", "title": "None" }, { "docid": "doc-9984", "text": "Servofreno\nIl servofreno è un dispositivo che agisce sulla pompa del sistema frenante. Quando si preme sul pedale del freno, questo sistema amplifica la forza esercitata dal conducente. Nelle vetture moderne si utilizzano servofreni a depressione, che sono composti da una valvola che mette in comunicazione la camera stagna del servofreno con il collettore d'aspirazione, in modo da poter sfruttare la depressione dell'aspirazione per azionare il freno. Descrizione Il sistema è formato da un cilindro metallico in cui scorre un pistone azionato dal conducente tramite un perno, il quale aziona la pompa freno tramite un'asta. Tale azione viene facilitata con lo sfruttamento della differenza di pressione che si va ad esercitare sulla superficie di tale pistone. Il sistema di depressione viene governato da una valvola a funzionamento retroattivo la quale, a seconda della pressione esercitata sul pedale, regola la differenza di pressione ai due lati del pistone. Funzionamento Quando il pedale viene rilasciato, la valvola che permette di generare la depressione è chiusa, e ai due lati del pistone si ha la stessa pressione. Questo perché, con il pedale rilasciato, il perno governato dal pedale e che agisce sul pistone ritorna in posizione di riposo tramite una molla, aprendo un foro sul pistone e permettendo il reflusso dell'aria dalla camera in comunicazione con l'esterno alla camera stagna, quindi il pistone viene tenuto o riportato in posizione di riposo (nessuna azione frenante) tramite una molla. Quando si preme il pedale, la valvola si apre e genera una depressione nella camera stagna del cilindro, mentre un'altra camera, sul lato opposto, è perennemente in comunicazione con l'esterno. La pressione atmosferica agisce sul pistone, e la forza che viene effettivamente applicata alla pompa freno viene quindi amplificata del rapporto fra la pressione atmosferica e la minore pressione che è ora presente nella camera stagna. Quando", "title": "None" }, { "docid": "doc-10723", "text": "Macchina a vapore di Thomas Newcomen\nLa macchina di Newcomen, sviluppata appunto da Thomas Newcomen nel 1705 (anche se il brevetto fu accettato solo sette anni dopo, nel 1712), sostanzialmente la prima applicazione del vapore ad un processo industriale, è una pompa a pistone azionata da un motore a vapore a condensazione interna. Essa fu protagonista della prima rivoluzione industriale, in quanto appunto primo esempio di applicazione dell'energia trasmissibile con il vapore, ovvero della trasformazione di energia chimica (data dalla ossidazione combustiva del carbonio con ossigeno) in energia meccanica (espressa in lavoro di sollevamento). Funzionamento La caldaia A produce vapore, che si espande nella camera B (il cilindro del motore), raggiungendo la pressione che compete alla temperatura raggiungibile dall'acqua. Il pistone D si solleva (la forza, e quindi la pressione necessaria, è limitata grazie al contrappeso K). Nel suo movimento, il pistone libera il bilanciere H - F che, grazie al contrappeso, si sposta verso il basso nel lato (nella figura) sinistro. Quando il pistone raggiunge il punto morto superiore, dal serbatoio L viene alimentata acqua, sia sulla faccia superiore del pistone sia all'interno del CILINDRO . Il vapore presente all'interno di questo è così condensato, e la pressione interna cade a valori molto bassi: la pressione atmosferica agisce allora sul pistone facendolo scendere, e quindi abbassando il braccio destro del bilanciere e contemporaneamente sollevando il sinistro; il pistone della pompa I si solleva, estraendo acqua (o comunque compiendo lavoro meccanico). Al termine dell'estrazione, l'acqua viene drenata, e il ciclo si ripete. Il serbatoio L, nella configurazione originale, era alimentato, tramite la tubazione N, da una pompa ausiliaria azionata dal tirante/puntone M. La forza esercitata sul tirante H dipendeva evidentemente dalla dimensione del cilindro; un cilindro con alesaggio 1 piede (304,8 mm) consentiva il pompaggio di circa 600 litri di acqua (incluse le forze necessarie al", "title": "None" }, { "docid": "doc-30043", "text": "Cavallo vapore britannico\nIl cavallo vapore britannico o british horsepower (simbolo hp o talvolta bhp ma indicato anche come HP o BHP), è un'unità di misura della potenza meccanica molto simile al cavallo vapore europeo DIN \"CV\" (1,4% più grande rispetto a quest'ultimo) e per questo spesso considerato equivalente nella pratica. → ovvero Questa unità di misura non fa parte del Sistema internazionale di unità di misura. L'utilizzo del termine permane in molte lingue, in particolar modo nella terminologia legata all'industria automobilistica, per designare la potenza massima dei motori a combustione interna. Talvolta si può confondere il cavallo vapore britannico (hp) con il cavallo vapore al freno (simbolo bhp) che misura la potenza di un motore al netto delle perdite di potenza causate dai meccanismi di trasmissione, dall'alternatore, dal differenziale, dalla pompa dell'acqua a da altri meccanismi ausiliari quali quello della pompa del servosterzo, dal silenziatore (marmitta) e così via. Con la parola \"freno\" si intendeva un meccanismo che era usato per mantenere un motore ad un determinato numero di giri. Shaft horsepower Shaft horsepower (shp) (cavalli vapore all'albero di trasmissione) è l'unità di misura della potenza erogata all'albero dell'elica di una nave o di un aeroplano, generata da un motore a pistoni o a turbina (la combinazione di un motore a turbina e di un'elica viene comunemente chiamata turboelica). La grandezza può essere misurata o stimata derivandone il valore dalla potenza teorica del motore, moltiplicata per un coefficiente teorico che tiene conto delle perdite causate dalla trasmissione (valori tipici sono intorno al 10%). Questi valori non sono quelli tipici dell'industria automobilistica, sebbene anche in queste tecnologie le perdite per attrito dovute alla trasmissione siano significative. Note Collegamenti esterni Unità di potenza", "title": "None" }, { "docid": "doc-10131", "text": "La cosa (film 1990)\nLa cosa è un film documentario del 1990, diretto, montato e prodotto da Nanni Moretti. Il documentario mostra, senza alcun commento, una serie di interventi di militanti comunisti durante i dibattiti all'interno di alcune sezioni del Partito Comunista Italiano svoltisi nei giorni successivi alla proposta di Achille Occhetto di trasformare il Partito Comunista Italiano in un nuovo soggetto politico, la cosiddetta \"svolta della Bolognina\", testimoniando «un momento unico di autocoscienza collettiva nella storia della sinistra italiana.» È stato mandato in onda la prima volta da Rai Tre il 6 marzo 1990, alla vigilia del Congresso di Bologna. Riprese Il film mostra, nell'ordine, i dibattiti nelle seguenti date e luoghi: 19 dicembre 1989: Francavilla di Sicilia 10 dicembre 1989: Genova - quartiere Ca' Nuova 7 dicembre 1989: Bologna - Quartiere Navile (ex Bolognina) 3 dicembre 1989: Napoli - San Giovanni a Teduccio 2 dicembre 1989: Torino - Fiat Mirafiori 27 novembre 1989: Milano - quartiere Lambrate 24 novembre 1989: San Casciano in Val di Pesa 22 novembre 1989: Roma - quartiere Testaccio Critica L'accoglienza dei giornali di sinistra fu positiva. Sull'Unità, organo ufficiale del PCI, Claudia Mancina scrisse: «Come nel migliore cinema-verità, la macchina da presa, apparentemente neutrale, è invece un filtro potente, che seleziona nel flusso delle cose e delle parole, e restituisce un ordine al disordine del reale. [...] Ciò che vediamo non è uno psicodramma, ma la cronaca partecipata di un processo di elaborazione collettiva, già l'atto di nascita della \"cosa\". Ho risentito, vedendo scorrere queste immagini insieme vicinissime e lontane, l'emozione di una svolta storica». Mario Tronti scrisse: «Sembra una candid camera: tanto i compagni che parlano sono spontanei e senza problemi per la macchina da presa. Ed è uno spaccato di questo popolo comunista che discute, si scontra, si arrabbia e sa ridere di sé e", "title": "None" }, { "docid": "doc-2210", "text": "Ciclo di Rankine a vapore surriscaldato\nIl ciclo di Rankine con surriscaldamento, detto anche ciclo di Hirn, è un ciclo termodinamico a vapore acqueo di tipo diretto, che mostra uno schema d'impianto simile a quello di Rankine semplice, fatta eccezione per il generatore di vapore nel quale è aggiunta una zona di surriscaldamento. Il ciclo di Hirn complessivo può essere visto come la composizione di due cicli che lavorano in parallelo: il primo è il ciclo di Rankine semplice di partenza (12341 in figura), mentre il secondo, alla sua destra e con la forma che ricorda quella di un dente, è il ciclo di surriscaldamento aggiunto (33’4’43 in figura). In simboli, ⟳H = ⟳R + ⟳Surr. Fasi della somministrazione di calore all'acqua L’acqua allo stato fisico 1 di liquido saturo viene compressa da una pompa idraulica (trasformazione 1-->2). L’acqua esce dalla pompa allo stato fisico 2 di liquido compresso ed entra nel generatore di vapore, dove subisce una trasformazione isobara (2-->3') assorbendo calore a pressione p2 (phigh in figura). Tale processo può essere spezzato in tre fasi: riscaldamento del liquido a pressione p2, fino alla temperatura di saturazione; vaporizzazione completa; surriscaldamento del vapore, che passa da uno stato fisico di vapore saturo secco (3) ad uno di vapore surriscaldato (3’), sempre a pressione p2. Le prime due fasi sono caratteristiche anche del ciclo di Rankine semplice, mentre la terza solamente del ciclo di Hirn (nome dato al ciclo di Rankine con surriscaldamento). Tutte e tre le fasi avvengono lungo la stessa curva isobara, cioè a pressione costante. Vantaggi e svantaggi Operando a pressione costante, rispetto ad un normale ciclo di Rankine tra le stesse pressioni di condensazione e di vaporizzazione, il surriscaldamento permette di ottenere valori di titolo di vapore più elevati a fine espansione: con un titolo inferiore a 0,88 le gocce liquide presenti nel", "title": "None" }, { "docid": "doc-15417", "text": "Espansione (motore)\nL'espansione è una fase del ciclo termico del motore, dove vi è un'espansione del gas contenuto nel gruppo termico, ed è l'unica fase utile del ciclo termodinamico, qualunque esso sia. Descrizione Questa fase avviene dopo l'accensione e la combustione della miscela, la quale causa il conseguente innalzamento della pressione e temperatura all'interno dei cilindri. Il pistone a questo punto viene spinto verso il basso da questa forza, generando una coppia motrice sull'albero fino al raggiungimento del punto morto inferiore o quando non vengono aperte delle luci o condotti di scarico come nei motori a 2 tempi o rotativi. In un motore a due tempi questa fase è penalizzata perché la fase di scambio fluido (lavaggio) è in contemporanea allo scarico, per cui si posiziona la luce di scarico si trova forzatamente più in alto del punto morto, riducendo la fase d'espansione, per facilitare il ricambio dei gas, cosa che però viene eseguita anche nei motori a 4 tempi, facendo aprire molto in anticipo la valvola di scarico. Comunque, il rendimento di un motore 2T con le invenzioni degli anni '70 e '80 è superiore rispetto a quello del motore 4T, se si utilizza lo stesso tipo d'alimentazione (carburatore), perché riesce a sviluppare una forza superiore a parità di consumi, ma risulta essere più difficile mantenerlo efficiente nel tempo per via dei depositi carboniosi. Problemi dell'espansione I problemi legati all'espansione sono vari, come la scarsa tenuta dei vari organi come le fasce del pistone alle valvole a fungo (nei motori a 4 tempi), infatti questi difetti sono dannosi al funzionamento, perché oltre a portare un calo di potenza si può avere un'alterazione nelle altre fasi del ciclo e nel caso del 4 tempi una probabile peggiore lubrificazione. Un altro problema può essere dato dalla cattiva combustione, che porta a una ridotta", "title": "None" }, { "docid": "doc-21124", "text": "Ottaviano Petrucci\nBiografia Trascorse i primi anni della sua vita a Fossombrone, avendo modo di frequentare anche la corte del Duca di Urbino, Guidobaldo da Montefeltro. Nel 1490 circa si trasferì a Venezia per imparare l'arte della stampa. Nel 1498 chiese al Doge il diritto esclusivo di stampare la musica in esclusiva per i successivi 20 anni. Nel 1501 uscì la sua prima pubblicazione Harmonice Musices Odhecaton, un libro di 96 chanson, che è il più antico esempio di musica polifonica stampata. Negli anni successivi Petrucci continuò a perfezionare la sua tecnica di stampa a caratteri mobili, producendo nuove edizioni e numerose ristampe. Nel 1509 la sua attività veneziana fu interrotta a causa della guerra che la Lega di Cambrai mosse contro Venezia e Petrucci tornò a Fossombrone, dove aprì una nuova stamperia. Petrucci chiese al Papa - Fossombrone apparteneva allo Stato Pontificio - analoga patente per poter stampare musica, cosa che gli fu accordata per alcuni anni. In seguito il Papa annullò tale esclusiva, a causa della mancata pubblicazione di opere per organo, privilegiando lo stampatore istriano Andrea Antico, attivo a Roma. Nel 1536 ritornò a Venezia, dove si distinse per la stampa di testi classici latini e greci. L'invenzione della stampa musicale Il sistema di stampa di Petrucci si basava sulla triplice impressione: prima venivano stampati i righi musicali, successivamente le note e infine il testo da cantare e tutto il corredo tipografico. Per ottenere la massima precisione possibile, Petrucci inseriva aghi nelle diagonali del foglio da stampare. Il suo più grande antagonista, Andrea Antico da Montona, aveva invece adottato in campo musicale la tecnica della xilografia. Bibliografia Voci correlate Storia della stampa musicale International Music Score Library Project Collegamenti esterni Editoria a Venezia", "title": "None" }, { "docid": "doc-29680", "text": "'Ndrina Mancuso\nI Mancuso sono una potentissima 'ndrina malavitosa di Limbadi e Nicotera considerata dagli organi investigativi come la cosca più influente della provincia di Vibo Valentia (infatti le altre 'ndrine del vibonese sono considerate cosche \"satelliti\" che gravitano attorno ai Mancuso) ma hanno influenze anche nel reggino grazie all'alleanza con i Piromalli di Gioia Tauro e i Pesce di Rosarno, nel lametino hanno contatti con il gruppo Torcasio-Giampà e nel crotonese dove hanno legami con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Hanno contatti con le famiglie di Cosa Nostra, con le FARC colombiane e le Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). Al nord Italia sono presenti nell'hinterland nord di Milano, in particolare a Monza, Novara e nei comuni di Giussano, Seregno, Verano Brianza e Mariano Comense, sono presenti anche in Piemonte (Torino) ed Emilia-Romagna (Parma e Bologna), al centro Italia sono presenti nel Lazio e in Toscana; la 'ndrina è attiva anche all'estero in particolare in Togo dove cura la sua principale attività criminale infatti l'Africa rappresenta (secondo la DIA anno 2012) il nuovo centro logistico per il traffico internazionale di cocaina. Definito da Giuseppe Lumia, l'ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, come il clan finanziariamente più potente d'Europa. Attività criminali Principale business criminale della cosca è il traffico internazionale di sostanze stupefacenti confermato dall'importantissima operazione di polizia \"Decollo\" del 2004, la relazione del ministro dell'interno della DIA anno 2008 dichiara: \"I Mancuso operano nel florido settore del traffico di cocaina, dove sono riusciti ad acquisire un notevole peso, assicurandosi un canale privilegiato con i cartelli colombiani, con i narcotrafficanti spagnoli, spingendosi sino in territorio australiano\", seguono le estorsioni, l'usura; molto importante per la cosca è anche il settore degli appalti pubblici tanto che una relazione sulla sanità vibonese da parte della Guardia di Finanza nel 2007 sosteneva: L'influenza dei Mancuso", "title": "None" } ]
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In quale famiglia di aerofoni ad ancia libera rientra l'organo a pompa?
[ { "docid": "doc-0", "text": "Lorgano a pompa è un tipo di organo a serbatoio d'aria costituito da una (o più) tastiera, manuale, e da due pedali per azionare i mantici per l'aria. Nella classificazione Hornbostel-Sachs, rientra nella famiglia denominata \"serie di aerofoni ad ancia libera\" (codice 412.132), poiché il suono che esso produce è dovuto a delle ance. Ci sono due differenti tipi di organi a pompa: l'organo ad aria compressa (lharmonium francese), meglio noto come armonium o armonio; l'organo ad aria aspirata (il (suction) reed organ americano). Armonium occidentale Col termine italiano armonium si comprendono due differenti tipi di strumento: quello ad aria", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-7", "text": "Gli strumenti aerofoni (classificazione Hornbostel-Sachs: cat. 4) sono strumenti musicali nei quali l'aria stessa è il mezzo primario che viene messo in vibrazione producendo suono. Nella classificazione di Hornbostel-Sachs, gli strumenti aerofoni sono divisi in due classi, a seconda che l'aria che vibra sia contenuta in una cavità dello strumento (aerofoni risonanti o strumenti a fiato veri e propri), oppure no (aerofoni liberi). Aerofoni liberi La prima classe comprende gli \"aerofoni liberi\", nei quali lo strumento genera direttamente un'onda sonora nell'aria circostante, senza produrre un'onda stazionaria in un volume d'aria racchiuso dallo strumento. Questa classe comprende gli strumenti ad ancia", "title": "None" }, { "docid": "doc-16002", "text": "Cornamusa\nLa cornamusa è uno strumento musicale aerofono a serbatoio (o aerofono a sacco). Tecnica Il suonatore riempie d'aria una sacca di pelle dalla quale partono canne di bordone e una canna diteggiabile (chanter) cui è affidata la melodia. Le tre a intonazione fissa usufruiscono di ance semplici simili a quelle delle launeddas (strumento etnico sardo); quella diteggiabile, invece, usa un'ancia doppia, come quella tipica della famiglia degli oboi. La classificazione Hornbostel-Sachs della cornamusa è pertanto 422.112+422.22-62, poiché è composta da un aerofono singolo ad ancia doppia e canna conica (422.112), più una serie di aerofoni ad ancia semplice (422.22), con un serbatoio d'aria flessibile (62). Nell'estesa famiglia delle cornamuse si contano diverse versioni sviluppatesi nei secoli in varie aree culturali europee. Ancorché antichissima, la tradizione delle cornamuse contemporanee inizia, nella forma che conosciamo, attorno al XVII secolo. Tipologie Le cornamuse dell'Europa Occidentale si distinguono in due tipi fondamentali: ad aria calda (blown pipes) ad aria fredda (bellow pipes) Nelle prime l'otre viene alimentato per insufflaggio dell'aria attraverso un boccaglio (o blowing stick) direttamente da parte del suonatore, mentre nelle seconde il gonfiaggio avviene mediante un mantice assicurato da cinghie sotto il gomito destro del suonatore, azionato dal movimento del braccio. La più famosa delle cornamuse ad aria calda, quella descritta all'inizio dell'articolo, è quella scozzese, la Great Highland Bagpipe, tutt'oggi impiegata nelle pipe bands, che si distingue per la sua particolare sonorità. Accanto a questa, sempre nella tradizione europea, si annoverano: la cabrette (Francia - Alvernia) la loure (Francia - Normandia) la musette de cour (Francia - Bretagna) la gaita galiziana e la gaita asturiana (Spagna) la piva (Italia - Appennino piacentino, parmense e reggiano) la müsa (Italia - Quattro province) il baghèt (Italia - valli bergamasche e provincia di Brescia) la zampogna, (Italia centro-meridionale) la gaida (Penisola balcanica) la", "title": "None" }, { "docid": "doc-34648", "text": "Aulos\nL'aulos (), in italiano aulo, era uno strumento musicale aerofono usato nell'Antica Grecia. Lo strumento Era formato da un tubo di canna, di legno oppure d'osso o avorio, con imboccatura a bulbo e relativa ancia. Spesso lo si vede raffigurato nella forma a due tubi divergenti, in qual caso viene detto δίαυλος dìaulos, cioè doppio aulòs. Talora il termine greco aulòs viene erroneamente tradotto in italiano con flauto, nome generico degli aerofoni in cui il suono viene prodotto quando l'aria colpisce uno spigolo. In realtà l'aulòs è uno strumento ad ancia doppia, e appartiene quindi alla famiglia dell'oboe. Si ritiene fosse suonato con la tecnica della respirazione circolare. Nell'epoca classica, sui tubi venivano praticati sino a cinque fori; in età ellenistico-romana un numero maggiore. Il bocchino veniva inserito nei tubi. L'aulòs poteva avere un'ancia semplice o doppia che, in mancanza del bocchino, poteva essere introdotta direttamente nel tubo. Per suonare l'aulòs l'esecutore, αὐλητής (aulētḕs, in italiano aulèta o aulète) indossava una fascia di cuoio, la φορβειά phorbeià, che favoriva la tenuta d'aria. L'aulòs, utilizzato nella rappresentazione delle tragedie e all'interno dei costumi e dei riti simposiaci, comastici e funerari della Grecia antica e dell'Etruria, aveva la caratteristica di creare un forte impatto emotivo: secondo Aristotele non deve essere usato in situazioni che hanno scopo educativo ma purificatorio e, proprio per la capacità di suscitare forti emozioni, era spesso collegato ai culti di Dioniso. Era utilizzato anche in guerra: sulle triremi, per ritmare la cadenza dei remi, era previsto un apposito addetto, il τριηραυλής triēraulḕs, che realizzava lo scopo servendosi del suono incalzante del suo strumento. Lo strumento è presente nelle raffigurazioni delle ceramiche greche. Il mito La sua invenzione si attribuisce alla dea Atena. Pindaro narra che la dea, dopo aver creato lo strumento, lo disprezzò e lo gettò via", "title": "None" }, { "docid": "doc-560", "text": "Didgeridoo\nUn didgeridoo, anche scritto digeridù, è uno strumento a fiato ad ancia labiale degli aborigeni; è stato uno dei primi strumenti aerofoni. Questo strumento in Australia viene indicato con almeno cinquanta nomi diversi, a seconda delle etnie che popolano il paese: oltre a yidaki e mago, rispettivamente della Terra di Arnhem nordorientale e occidentale, troviamo djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk, yirago, yiraki, eccetera. La parola didgeridoo è di origine onomatopeica. Origine L'uso del didgeridoo nasce tra gli aborigeni dell'Australia settentrionale. Reperti archeologici datano i primi didgeridoo come usati dalle popolazioni Kakadu da circa mille anni, mentre a Ginga Wardelirrhmeng, a nord del pianoro della Terra di Arnhem, sono presenti pitture murali datate a circa 1500 anni fa che rappresentano lo strumento. Classificato come strumento musicale nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale, il didgeridoo può avere forme variabili: le più comuni sono quelle coniche, con un progressivo allargamento della colonna interna a partire dal lato dell'ancia; molto usata è anche la forma perfettamente cilindrica. Non è insolito tuttavia trovare strumenti che presentano forme irregolari, contorte o serpentine. La lunghezza complessiva di un didgeridoo è altresì variabile. Generalmente va da 1,50 m a 2,50 m. Va comunque considerato che ne sono stati costruiti anche decisamente più lunghi, che comportano variazioni timbriche e tecniche esecutive notevoli. Solitamente questi strumenti sono però avulsi dai legami con la tradizione aborigena e costituiscono piuttosto delle sperimentazioni \"occidentali\" sullo strumento. Il didgeridoo tradizionale è ricavato da un ramo di eucalipto (pianta assai diffusa nel nord dell'Australia),", "title": "None" }, { "docid": "doc-5170", "text": "Piffero\nUn piffero è un aerofono ad ancia doppia a cameratura conica, della famiglia degli oboi. Appartiene alla famiglia delle bombarde, progenitrici dell'oboe moderno. Piffero delle Quattro Province Il piffero è lo strumento principe per le musiche delle Quattro Province, l'area culturalmente omogenea formata dalle valli montane delle province di Pavia, Alessandria, Genova e Piacenza. L'intonazione è in sol. Lo strumento è costituito da tre parti: Il musotto, l'ancia di questo strumento, realizzata in canna, è collocata in una \"piruette\" (bocchino chiamato musotto), particolarità, unica in Italia, che ha in comune con gli oboe orientali e antichi. Questa struttura permette di eseguire il fraseggio tipico detto \"masticato\" del repertorio delle Quattro Province. La canna conica che ha 8 fori (l'ottavo foro posteriore si usa col pollice della mano sinistra). Un padiglione svasato chiamato \"campana\" dove riposa, durante l'esecuzione, una penna di coda di gallo, che serve per pulire l'ancia. Completano lo strumento le vere, anelli di rinforzo e abbellimento in ottone. Anticamente veniva accompagnato dalla cornamusa appenninica detta müsa e ai nostri giorni più frequentemente dalla fisarmonica. La coppia piffero e fisarmonica accompagna ancora oggi tutte le danze di questa zona. Il più rinomato costruttore di pifferi fu Nicolò Bacigalupo, detto u Grixiu (Cicagna, 1863 - 1937) attivo a Cicagna (val Fontanabuona GE) dal 1900, dopo il suo ritorno dal Perù, fino alla sua morte. Ciò che rimane della bottega del Grixiu (strumenti musicali semilavorati e attrezzi tra cui il tornio a pedale) è conservato nel Museo etnografico Ettore Guatelli di Ozzano Taro (PR). Oggi i pifferi continuano ad essere costruiti da Ettore Losini, detto Bani, di Degara di Bobbio (PC) e da Stefano Mantovani della provincia di Pavia. Il repertorio musicale è corposo, antico, trasmesso attraverso i secoli (il fifaro è citato in uno scritto del Pessagno su fatti della", "title": "None" }, { "docid": "doc-2063", "text": "Ancia\nLancia è una sottile linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare gli strumenti a fiato, detti appunto ad ancia. L'ancia battente semplice (famiglia dei clarinetti e dei sassofoni) è costituita da una linguetta sottile, ancorata ad una finestra, aperta su un tubo, che contiene la colonna d'aria da mettere in vibrazione. La vibrazione è indotta dalla pressione e depressione provocata dal ripetuto battere della linguetta sulla finestra con occlusione o meno del passaggio dell'aria. L'ancia costituisce l'elemento vibrante responsabile del suono negli strumenti che ne fanno uso (detti strumenti ad ancia). Variamente accoppiata ad un sistema di cavità risonanti e messa in vibrazione da un getto d'aria (quasi sempre direttamente soffiato dal musicista sull'ancia stessa) l'ancia pone in vibrazione tutto il sistema e vi instaura un sistema di onde stazionarie all'origine dell'emissione sonora. A seconda del modo in cui sono vincolate, le ance si distinguono in ance battenti semplici, ance battenti doppie e ance libere. Le ance battenti doppie (famiglia degli oboi e dei fagotti) sono costruite contrapponendo due linguette sottili in modo che combacino perfettamente in chiusura per ottenere lo stesso meccanismo di vibrazione indotta dalla pressione e depressione provocata dal ripetuto battere tra loro delle due ance, che abbiamo visto per l'ancia battente semplice (clarinetto). L'ancia libera è una sottile lamina imperniata ad una estremità ad un telaio e libera di vibrare oscillando entro il telaio, a differenza di quanto capita con le ance battenti. Esempi di strumenti ad ancia libera sono la fisarmonica, l'armonica a bocca e l'armonium che hanno ance libere in metallo. Solitamente le ance sono ricavate da pezzetti di fusto di canna comune, Arundo donax, specie del genere Arundo. Altri strumenti utilizzano ance ricavate da corteccia di albero (oboi in corteccia arrotolata) e da frammenti di tubi di paglia particolarmente robusti. Modernamente, le ance", "title": "None" }, { "docid": "doc-24759", "text": "Organo a canne\nL'organo a canne, noto anche semplicemente come organo essendo il componente più noto della famiglia degli organi, è uno strumento musicale della famiglia degli aerofoni. Viene suonato per mezzo di una o più tastiere, dette manuali, e di una o più pedaliere. Nasce come vera e propria invenzione nel 275 a.C. circa in Alessandria d'Egitto e, attraverso circa 2300 anni di storia, è appartenuto a diversi popoli e culture. Prima di essere scelto come strumento privilegiato all'interno delle chiese d'impronta cristiana, ha svolto diversissime funzioni, nel mondo ellenico, bizantino, romano e medievale, tra le quali, alla nascita, quello di automa sperimentatore dell'azione delle forze naturali. Successivamente, per la sua valenza musicale, diventato molto di moda nel mondo antico, è stato usato negli stadi per competizioni musicali o accompagnamento di gare sportive o ludi gladiatori. A Bisanzio era oggetto di meraviglia, suonato a palazzo solo dalla corte imperiale e successivamente commento delle notti bizantine nei palazzi nobiliari. Nel mondo romano diventa talmente di moda, da costituire una specie di pianoforte verticale ante litteram, entrando in quasi tutte le case romane che potevano permetterselo e venendo riprodotto in bassorilievi, stele, monete, mosaici, affreschi e perfino in lucerne con la sua forma. Successivamente, L'organo dovette ancora assolvere diversi compiti profani prima di divenire strumento principe della musica sacra occidentale, tra i quali anche quello di macchina bellica, trainata su un carro ed usata per terrorizzare i nemici con un suono potentissimo, che si poteva udire a miglia di distanza. Visto l'uso ancora ibrido, l'inizio della piena accettazione nelle chiese avvenne soprattutto attraverso la mediazione dell'insegnamento. Nell'826 un anonimo prete veneto incentivò la costruzione in loco degli organi, introducendone la tecnica dalla vicina Grecia. Nell'872 papa Giovanni VIII chiese l'invio a Roma di uno strumento costruito in Baviera, assieme allo specialista che sapeva suonarlo,", "title": "None" }, { "docid": "doc-28128", "text": "Aristide Cavaillé-Coll\nNacque in una famiglia organaria del sud della Francia e, grazie alle sue doti scientifiche, presto assunse un ruolo di costruttore di strumenti guidato da solidi principi di matematica e fisica, raggiunti anche con la sperimentazione, nei suoi atelier di Parigi. La sua prima grande opera è stato l'organo della basilica di Saint-Denis, costruito tra il 1837 e il 1841, dove ha fatto uso per la prima volta della leva Barker, una leva pneumatica per alleggerire la trasmissione meccanica. Grazie alla fama raggiunta con la costruzione di tale strumento, gliene sono stati commissionati molti altri, oltre 600, alcuni dei quali per interessamento di Napoleone III. Le sue più celebri realizzazioni sono gli organi maggiori della chiesa di Saint-Sulpice (1862) e della cattedrale di Notre-Dame (1867) a Parigi e della chiesa abbaziale di Saint-Ouen a Rouen, quest'ultimo considerato la sua migliore opera. Cavaillé-Coll si è distinto per le sue alte capacità tecniche e per le innovazioni da lui introdotte, come la leva Barker per grandi strumenti e l'utilizzo sistematico della cassa espressiva anche su piccoli organi. È inoltre rimasto celebre per la sua intonazione puramente romantica, specialmente del flauto armonico e dei registri ad ancia, che ha ispirato grandi compositori come César Franck, organista titolare della basilica di Sainte-Clotilde-et-Sainte-Valère a Parigi, Charles-Marie Widor, organista titolare di Saint-Sulpice, e Louis Vierne, organista titolare di Notre-Dame. Biografia Famiglia Aristide Cavaillé-Coll nacque il 4 febbraio 1811 a Montpellier, capitale della regione Linguadoca-Rossiglione, nel sud della Francia, secondo figlio di Dominique-Hyacinthe Cavaillé-Coll e Jeanne Autard. La sua era una famiglia di organari sin dai tempi del domenicano Joseph Cavaillé, fratello del bisnonno di Aristide, vissuto tra il 1700 e il 1767, che aveva imparato il mestiere da Jean Esprit Isnard e con lui aveva costruito l'organo della chiesa di Saint-Pierre-des-Cuisines a Tolosa. Dominique-Hyacinthe (1771-1862), figlio", "title": "None" }, { "docid": "doc-1189", "text": "Ottoni (musica)\nIl termine collettivo ottoni, in ambito musicale, indica gli strumenti musicali nei quali il suono è prodotto dalla vibrazione dell'aria immessa dal musicista appoggiando le labbra ad un bocchino collegato ad un tubo cavo e soffiando; l'aria genera poi delle vibrazioni che producono il suono. Questo principio è lo stesso per tutti gli aerofoni, di cui gli ottoni sono una sottoclasse. All'interno dell'orchestra sinfonica generalmente gli ottoni presenti sono corni, trombe, tromboni e tube. Si caratterizzano per una elevata proiezione sonora, una grandissima varietà timbrica (con possibilità di cambiare completamente \"colore\" al suono, da scuro e cupo a chiaro e brillante), dinamica (da meno di pianissimo a più che fortissimo, anche in pochissimo tempo) e di articolazione (grazie all'uso dell'aria e della lingua si possono ottenere articolazioni sia morbide e leggere, sia dure e pesanti, e anche molto veloci, con tecniche denominate doppio e triplo staccato), la capacità di evocare (specialmente in gruppo) immagini eroiche, maestose, trionfali, marziali, epiche ma anche sacre, velate, meditative, paradisiache, trascendentali, richiamando il suono dell'organo o di un coro, o addirittura misteriose, orride, lugubri, infernali e apocalittiche. Anche presi singolarmente, gli ottoni hanno una forte \"personalità\". Caratterizzano spessissimo il carattere frizzante della musica leggera (pop, jazz, folk, ska, ecc.). Mentre \"ottoni\" è un termine storico, oggi si preferisce chiamarli aerofoni a bocchino (secondo la classificazione Hornbostel-Sachs), termine che evita possibili fraintendimenti: esistono infatti strumenti costruiti in ottone che non ricadono negli ottoni ma in altre categorie, come ad esempio il sassofono che è un aerofono", "title": "None" }, { "docid": "doc-20134", "text": "Accordatura\nL'accordatura è il processo di regolazione di uno strumento musicale affinché sia perfettamente intonato rispetto al sistema di intonazione vigente o proprio allo strumento stesso. Descrizione Generalmente si parla di accordatura in riferimento agli strumenti a corda, ma può essere genericamente estesa al concetto di intonazione di altri strumenti. Anche gli strumenti a canne (come l'organo) hanno bisogno di essere accordati: le canne, essendo fatte di materiali diversi, rispondono diversamente alla dilatazione termica (e, per le canne di legno, alle variazioni di umidità) producendo variazioni dell'altezza del suono; le canne dei registri ad ancia, poi, si scordano assai più frequentemente a causa delle vibrazioni stesse a cui è sottoposta la linguetta. Per gli strumenti a fiato l'accordatura consiste solo in un (moderato) allungamento o accorciamento del tubo, in corrispondenza della giunzione fra la testata o l'imboccatura dello strumento e il corpo dello stesso. In questo modo si può adattare la nota fondamentale dello strumento all'accordatura degli altri strumenti presenti (compensando l'effetto delle variazioni di temperatura ecc.), ma non alterare gli intervalli fra le diverse note della scala: questi tuttavia possono essere corretti, secondo le necessità, al momento dell'emissione della nota, agendo sull'imboccatura e/o sulla pressione dell'aria. Strumenti come il violino o altri archi ad intonazione libera richiedono di accordare unicamente le corde vuote, mentre gli strumenti a tastiera, come il pianoforte, necessitano l'accordatura di ogni singola nota. Negli strumenti dotati di tastatura non fissa (come il liuto o la viola da gamba), oltre all'accordatura delle corde vuote occorre talvolta verificare la posizione dei tasti sul manico. Il suono di riferimento per l'accordatura può essere un diapason o un accordatore elettronico; in orchestra, gli strumenti ad arco si accordano subito prima dell'esecuzione basandosi sul La emesso dall'oboe. Attualmente nella musica di derivazione occidentale l'intonazione prevalente è quella del temperamento equabile, ma", "title": "None" } ]
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Ci sono due tipi di organi a pompa: l'organo ad aria compressa e l'organo ad aria aspirata. Quali sono i nomi comuni di questi due tipi di organi?
[ { "docid": "doc-0", "text": "Lorgano a pompa è un tipo di organo a serbatoio d'aria costituito da una (o più) tastiera, manuale, e da due pedali per azionare i mantici per l'aria. Nella classificazione Hornbostel-Sachs, rientra nella famiglia denominata \"serie di aerofoni ad ancia libera\" (codice 412.132), poiché il suono che esso produce è dovuto a delle ance. Ci sono due differenti tipi di organi a pompa: l'organo ad aria compressa (lharmonium francese), meglio noto come armonium o armonio; l'organo ad aria aspirata (il (suction) reed organ americano). Armonium occidentale Col termine italiano armonium si comprendono due differenti tipi di strumento: quello ad aria", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-33737", "text": "Organo a rullo\nL'organo a rullo o a cartone, detto anche organetto di Barberia in onore del suo inventore Giovanni Barbieri che lo elaborò nel 1702, è uno strumento musicale meccanico realizzato con una serie di canne e un mantice o soffietto, in maniera piuttosto simile ad un organo o quanto meno a un organo a pompa, e da un cilindro con delle sporgenze simili a chiodi o punte che corrispondono, in base alla posizione, ad una particolare nota. Descrizione Il cilindro viene chiamato in inglese \"barile\" (barrel), ma è molto più piccolo dei barili utilizzati come contenitori. Di solito l'organo è costruito con legno e metallo e finemente lavorato e ben rifinito; evidentemente molto resistente, dal momento che la maggior parte di quelli ancora esistenti hanno mantenuto nel tempo la stessa efficienza e precisione nonostante l'evidente lavoro meccanico al quale il gran numero di aste e leverismi è soggetta nell'uso. La rotazione continua del cilindro, attraverso una vite senza fine e una ruota dentata che fa girare lentamente il cilindro, fa sì che i chiodi tocchino le leve sollevando un pistoncino che apre la valvola che lascia fuoriuscire l'aria dal mantice nella canna d'organo. Il mantice è azionato dallo stesso meccanismo per mezzo di un albero a gomito. Il movimento è generato da una manovella azionata da un suonatore d'organetto o dalla sua scimmietta, come dimostra l'ampia presenza di questo personaggio nella letteratura e nell'iconografia del XIX secolo e dell'inizio del XX. Con poche eccezioni, i suonatori d'organetto usavano una versione portatile dell'organetto, più maneggevole. C'erano altre versioni più grandi, posizionate nelle chiese, nei luoghi di mercato, nelle sale da concerto e altri grandi ambienti come arene sportive e teatri. I grandi organi a rullo erano mossi spesso da molle o contrappesi, come fossero versioni potenziate degli orologi a pendolo. Potevano essere", "title": "None" }, { "docid": "doc-34790", "text": "Fonetica articolatoria\nNell'ambito delle discipline linguistiche, la fonetica articolatoria è una branca della fonetica. Essa si occupa della descrizione del processo di produzione dei foni o suoni linguistici. Tale processo è detto \"articolazione\". Ambiti della fonetica articolatoria La fonetica articolatoria si occupa in primo luogo di descrivere l'anatomia degli organi preposti alla produzione del suono, vale a dire dellapparato fonatorio. In secondo luogo, essa si occupa di studiare la fisiologia di tali organi, cioè il processo mediante il quale essi producono i foni: tale processo è detto fonazione. Infine, la fonetica articolatoria fornisce i criteri e i termini per la classificazione dei suoni. L'apparato fonatorio È importante notare che la fonazione avviene mediante il medesimo apparato usato per le funzioni vitali della respirazione. L'aria espirata dai polmoni, tramite la pressione dei muscoli intercostali passa per i bronchi, la trachea fino ad arrivare al tratto vocale, o apparato fonatorio, costituito partendo dall'interno verso l'esterno da: laringe: complesso di cartilagini poste alla sommità della trachea glottide: parte superiore della laringe compresa tra due estroflessioni (dette pliche vocali) situate ai lati del condotto laringeo. Le pliche vocali possono assumere diverse posizioni (una delle quali mette in moto il meccanismo laringeo) determinando conseguentemente la modalità della voce (voce modale, mormorata o cricchiata). faringe: immediatamente sopra la laringe, è un organo più o meno mobile (ha un volume maggiore durante l'articolazione delle vocali alte, ha un volume minore durante l'articolazione delle vocali basse) lingua: anch'essa organo mobile si divide in radice, dorso, corona. La corona, a sua volta, è divisa in lamina e apice. velo palatino: è un organo mobile che pende dal palato e che può assumere due posizioni. In posizione rilassata, quasi verticale, permette la fuoriuscita dell'aria anche dal condotto nasale permettendo l'articolazione delle vocali nasali. Quando il velo palatino entra in tensione, si accosta", "title": "None" }, { "docid": "doc-30466", "text": "Aerostato\nL'aerostato è un particolare aeromobile che vola per sostentazione statica; esso, cioè, tende a salire nell'atmosfera in quanto risulta più leggero dell'aria che lo circonda (secondo il noto principio di Archimede). A seconda della possibilità di venir manovrati, gli aerostati possono essere divisi in due grandi classi: i palloni aerostatici (liberi o frenati), che sono privi di strumenti di manovra e direzionamento. A questa classe appartengono anche le mongolfiere, in grado di trasportare esseri umani in una apposita 'gondola' posta sotto al pallone di sostentamento. i dirigibili, che essendo provvisti di motori e organi di stabilità possono essere più propriamente guidati (o diretti, come suggerisce il nome stesso). Perché vola un aerostato Un pallone aerostatico è la più semplice di tutte le macchine volanti. Quando il tessuto che forma il pallone viene riempito di gas leggero o di aria calda, il pallone stesso risulta più leggero dell'atmosfera che lo circonda e pertanto la spinta di Archimede, diretta verso l'alto ed uguale al peso del volume d'aria spostato dal pallone, è maggiore del peso del pallone riempito di gas. Al pallone è fissato un cesto, all'interno del quale trova posto il carico utile (nel caso delle mongolfiere, ad esempio, nel cesto trovano posto il pilota, gli eventuali passeggeri e il bruciatore utilizzato per riscaldare l'aria). Gas utilizzati L'obiettivo di ottenere una massa di gas più leggera dell'atmosfera circostante può essere ottenuto con strategie differenti; può infatti venire utilizzata aria riscaldata, gas più leggeri dell'aria o entrambi. Esistono quattro diversi tipi di aerostati a seconda della strategia utilizzata per sollevarli in quota: Ad aria calda: il pallone viene riempito con aria calda (riscaldata fino a una temperatura superiore alla temperatura ambiente); la maggior parte delle mongolfiere attuali è di questo tipo. L'aria calda però fornisce una spinta non superiore ai 300 grammi", "title": "None" }, { "docid": "doc-27189", "text": "Elica\nLelica (o elica propulsiva o propulsore ad elica) è un organo intermediario in grado di trasformare la potenza meccanica di un albero rotante in variazione della quantità di moto di un fluido, allo scopo di generare una propulsione secondo il principio di azione e reazione. Il moto impresso al fluido è detto elicoidale e risulta essere la combinazione di un moto rettilineo, lungo l'asse, e di un moto rotazionale. L'elica è estesamente utilizzata per la propulsione sia in ambito nautico che in ambito aeronautico, ma anche nella ventilazione, da cui i ventilatori, quindi indispensabili per il condizionamento e ventilazione di ambienti, e sono quindi montate in tutte le macchine, motori, compressori ed elettrodomestici che hanno necessità di raffreddamento e estrazione di aria tra cui anche molti computer. Caratteristiche generali Forma e struttura Un'elica è costituita da due o più elementi fluidodinamici chiamati pale, le quali si comportano come \"ali rotanti\" che impongono una variazione di quantità di moto nella direzione della velocità di avanzamento, al contrario delle ali convenzionali, la cui variazione di quantità di moto è normale alla direzione di avanzamento. Le pale sono calettate su un mozzo, collegato all'albero. Le caratteristiche geometriche delle pale determinano poi quali saranno le caratteristiche del propulsore, con particolare riferimento ai campi di velocità di funzionamento, alla potenza propulsiva e alle caratteristiche del fluido per l'ottimale funzionamento. Le eliche vengono progettate e costruite con struttura in: legno; metallo (acciaio, bronzo o alluminio); materiali compositi. Tipi Le eliche possono innanzitutto suddividersi sulla base del tipo di ambiente fluido nel quale agiscono: Eliche aeronautiche: sono eliche studiate per agire in una miscela di vapori e gas come è l'aria. Data la scarsa densità di quest'ultima, le eliche aeronautiche sono caratterizzate soprattutto dalle alte velocità di rotazione e dalla sottigliezza delle pale. Eliche marine: al contrario", "title": "None" }, { "docid": "doc-15718", "text": "Pompa per bicicletta\nUna pompa per bicicletta è una normale pompa adatta a spostare aria che viene collegata alla valvola di ritegno montata sulla ruota della bicicletta in modo da gonfiare la camera d'aria interna al copertone o il tubolare. Descrizione Il tipo più comune è una singola pompa volumetrica, un cilindro entro il quale scorre lo stantuffo: due valvole unidirezionali (comunemente costituite da semplici membrane in gomma) permettono alternativamente l'afflusso dell'aria esterna nel cilindro e la immissione da questi nel condotto di uscita; estraendo lo stantuffo l'aria riempie la camera, premendo lo stantuffo essa viene pompata nello pneumatico. Il condotto di uscita è normalmente un tubo in gomma rinforzato con una maglia di materiale sintetico che limita gli effetti di espansione dati dalla pressione ed i rischi di esplosione. All'estremità del tubo è posto un connettore con incastro adatto alla valvola della ruota (tipicamente la tenuta meccanica è realizzata da un semplice manicotto in gomma morbida che aderisce alle creste della filettatura esterna della valvola), dato che esistono principalmente due tipi di valvole, questo dispositivo di tenuta e valvola anti-ritorno sono bivalenti ed è sufficiente capovolgerli. Tipo Può essere di vario tipo e dimensione, anche se essenzialmente ne esistono di due tipi: Pompe da trasporto, adatte ad essere trasportate sempre in bicicletta, ed hanno un'impugnatura parallela al senso di pompaggio. Standard, sono tubi lunghi, che si agganciano ad appositi supporti presenti sul tubo sella. Mini o supermini, sono corti e hanno un supporto specifico, che si può avvitare o sotto al portaborraccia o su fori presenti sul tubo sella Pompe fisse, spesso dotate anche di manometro per avere un'indicazione della pressione di gonfiaggio, sono più ingombranti e in genere hanno un'impugnatura per due mani ortogonale al senso di pompaggio. Voci correlate Bicicletta Altri progetti Parti di bicicletta", "title": "None" }, { "docid": "doc-24387", "text": "Dose efficace\nLa dose efficace E rappresenta la somma ponderata delle dosi equivalenti ai vari organi e tessuti; i pesi che si usano in questo contesto tengono conto della diversa radiosensibilità degli organi e dei tessuti irraggiati. È quindi possibile scrivere la relazione matematica che la lega alla dose equivalente: Come la dose equivalente si misura in sievert, Sv. I fattori di sensibilità sono in constante revisione da parte di organi internazionali preposti allo scopo, e variano anche in funzione dell'evoluzione delle conoscenze mediche. I valori dei fattori di sensibilità per i vari organi sono riportati nella tabella È importante precisare che l'irraggiamento (e quindi il conseguente rilascio di dose ) avviene tramite due canali: irraggiamento esterno, dovuto all'esposizione del corpo ai radionuclidi presenti nell'ambiente o a radiazioni ionizzanti prodotte da un tubo radiogeno (in genere di apparecchiature mediche diagnostiche o terapeutiche), e irraggiamento interno, causato dall'ingestione o dall'inalazione di sostanze contenenti isotopi radioattivi. Tipico caso risulta essere l'inalazione di radon-222. Nel caso dell'inalazione è importante considerare anche tutte le sostanze volatili e i radionuclidi che si legano a particelle in grado di restare in sospensione nell'aria, ed eventualmente anche i figli di ogni sostanza. È altrettanto importante precisare che nel caso dell'irradiazione esterna, così come solitamente viene intesa, la dose è somministrata in un tempo definibile istantaneo, mentre nel caso di sostanze radioattive la dose agli organi o ai tessuti interessati viene somministrata in tempi che si possono definire dipendere dal comportamento fisico-chimico e biologico della sostanza radioattiva comunque incorporata. Nel caso di sostanze radioattive comunque incorporate, si parla di dose efficace impegnata. Quindi dose efficace impegnata (ma anche dose equivalente impegnata): se ricevute da un organo o da un tessuto, in un determinato periodo di tempo, in seguito all'introduzione di uno o più radionuclidi. Note Bibliografia R. F. Laitano, Fondamenti", "title": "None" }, { "docid": "doc-32228", "text": "Organo (anatomia)\nL'organo è un'associazione di tessuti diversi che svolgono funzioni tra loro integrate. Rappresentano parti spazialmente e morfologicamente definite nel corpo, formano delle unità di lavoro specializzate e presentano rapporti, struttura e funzioni caratteristiche. L'organo fa parte ed opera all'interno in un sistema o apparato, che riunisce organi differenti e che permette lo svolgersi in maniera coordinata del complesso di funzioni di più organi a seconda che abbiano o meno la stessa derivazione embriologica. Ad una relativa semplicità organizzativa presentata dagli organi presenti nelle Piante, fa riscontro una maggiore complessità con differenziazione di numerosi tipi di organi nel regno animale, l'organizzazione di tessuti in organi si realizza negli organismi pluricellulari a partire dal phylum dei Platelminti e raggiunge i maggiori livelli di complessità nei vertebrati superiori. L'organizzazione di tessuti in organi inizia nel periodo di sviluppo embrionale al termine della gastrulazione, e continua attraverso il processo di organogenesi che consiste nell'organizzazione spaziale, nella moltiplicazione e nella differenziazione di cellule derivanti dai tre diversi foglietti embrionali. Il processo di organogenesi assume caratteri specifici per ciascun organo ed è caratterizzato dall'integrazione fra differenziamento cellulare ed interazioni fra popolazioni cellulari. Anomalie di tale processo si possono tradurre in malformazioni con diversa rilevanza funzionale a seconda dell'organo coinvolto, sia che tali anomalie interessino le popolazioni di cellule indifferenziate che in via di differenziazione. Struttura Dal punto di vista strutturale, gli organi si distinguono in organi cavi e organi pieni. I primi sono costituiti da pareti che racchiudono un lume, idoneo ad accogliere un contenuto, mentre i secondi mancano di una cavità principale, con i tessuti organizzati in strutture compatte e ben resistenti. Organi cavi Gli organi cavi viscerali presentano un volume e una parete. Quest'ultima ha una struttura stratificata formata dalla giusta posizione di diverse tonache che, dall'interno all'esterno, sono: tonaca mucosa, sotto mucosa, muscolare,", "title": "None" }, { "docid": "doc-4024", "text": "Istologia\nL'istologia (dal greco ἱστός (histós), tela e λόγος (lógos), studio) è la branca della biologia che studia i tessuti vegetali e animali. L'istologia viene applicata nella medicina, dove riveste un ruolo importante nell'anatomia patologica e nella descrizione dei fenomeni morbosi, essenziale anche per le analisi pre- e post-operatorie in ambito medico e chirurgico. I tessuti sono tipi cellulari differenziati per forma e funzione che sono presenti solo negli animali e nelle piante. Storia L'istologia ebbe un importante precursore nel barone Albrecht von Haller (1708 - 1777), grande figura di scienziato, letterato ed erudito del XVIII secolo. Questi fu il primo a suggerire una organizzazione strutturale microscopica dei corpi viventi, che egli riconduceva a delle invisibili \"fibre\". Le fibre di von Haller costituivano i componenti fondamentali degli organi, e venivano distinte in tre tipi fondamentali: le \"fibre strutturali\", che andavano a costituire i vasi sanguigni, le membrane che possono essere assimilate ai moderni connettivi, le \"fibre irritabili\", capaci di rispondere agli stimoli, corrispondenti al tessuto muscolare e infine le \"fibre sensibili\", corrispondenti al tessuto nervoso. L'istologia moderna, tuttavia, intesa come studio delle cellule che compongono i diversi tessuti, nacque solo nella metà del XIX secolo, come conseguenza della teoria cellulare formulata nella sua prima enunciazione nel 1838 da Matthias Jacob Schleiden e Theodor Schwann. Fu solo a partire da questa rivoluzionaria scoperta, che riconobbe nella cellula l'unità strutturale e funzionale fondamentale dei viventi che, anche grazie ai progressi effettuati nel campo della microscopia, si iniziò ad analizzare la struttura microscopica degli organi, e a studiare e classificare i diversi tipi cellulari che compongono i vari tessuti. Nomi importanti dell'istologia di metà ottocento furono François Magendie e Charles Bell, che concentrarono i loro studi sul tessuto nervoso e giunsero indipendentemente a distinguere i nervi sensitivi dai nervi motori nel midollo spinale, e", "title": "None" }, { "docid": "doc-9163", "text": "Fonetica\nLa fonetica (dal greco (phōnḗ), \"suono\" o \"voce\") è la branca della linguistica relativa alla sostanza dell'espressione (secondo la definizione del linguista Ferdinand de Saussure) che studia la produzione e la percezione di suoni linguistici (foni), e le loro caratteristiche. Branche della fonetica sono: la fonetica articolatoria (o fisiologica), che studia il modo in cui vengono prodotti i suoni, riferendosi agli organi preposti alla fonazione (i quali nel complesso prendono il nome di \"apparato fonatorio\"), della loro fisiologia, ovvero del processo di fonazione, e dei criteri di classificazione; la fonetica acustica, che descrive le caratteristiche fisiche dei suoni linguistici e il modo in cui si propagano nell'aria; la fonetica sensitiva, che studia il modo in cui i suoni vengono percepiti dall'apparato uditivo; la fonetica sperimentale o strumentale, lo studio della produzione dei suoni linguistici attraverso l'utilizzo di determinati strumenti, come il sonografo. Con \"fonetica\" ci si riferisce solitamente alla fonetica articolatoria, in quanto le altre si sono sviluppate in un'epoca più recente e soprattutto la fonetica uditiva necessita ancora di chiarimenti da parte dei linguisti anche per quanto riguarda molte delle attività dell'apparato uditivo, attualmente ancora sconosciute. È importante però fare una distinzione tra fonetica e fonologia. Con quest'ultima facciamo riferimento al livello della linguistica relativo alla forma dell'espressione, ai cosiddetti fonemi, cioè la rappresentazione dei singoli elementi lessicali. Fonetica articolatoria La fonetica articolatoria studia i suoni di una lingua sotto l'aspetto della loro produzione attraverso l'apparato fonatorio, descrive quali organi intervengono nella produzione dei suoni, quali posizioni assumono e come queste posizioni interferiscono con il percorso dell'aria in uscita dai polmoni attraverso la bocca, il naso o la gola per produrre i differenti foni. Non si occupa di tutte le attività fisiologiche che intervengono nella produzione di un suono, ma seleziona solamente quelle che attengono al luogo di articolazione.", "title": "None" }, { "docid": "doc-23871", "text": "Giudice penale\nIl giudice penale è l'organo giudicante nell'ambito del diritto penale. Tipologie Nonostante l'organo giudicante in questione sia già il frutto di una distinzione rispetto ad altri giudici di altri rami dell'ordinamento giuridico, ci sono vari tipi di giudice penale. La distinzione più generica è fra giudice ordinario e giudice speciale. Ogni ordinamenro segue tuttavia una propria articolazione per soggetti e funzioni. Capacità del giudice penale La capacità del giudice penale è prevista all'interno dell'art. 33 del codice di procedura penale. Il comma 1 stabilisce che \"le condizioni di capacità del giudice penale e il numero di giudici necessario per costituire i collegi sono stabilite dalle norme dell'ordinamento giudiziario\". Parlare di capacità presuppone che il soggetto esiste e quindi esulano da tale comma discussioni inerenti sul \"se il giudice abbia o meno la capacità\" (quali ad esempio il dubbio se un giudice abbia effettivamente superato l'esame per l'ammissione in magistratura). La capacità deve essere intesa in astratto (cioè l'immissione del giudice nell'ufficio giudiziario, il conferimento delle relative funzioni e la composizione dell'organo nel numero previsto dalla legge) e in concreto (vale a dire le condizioni di indipendenza e imparzialità che lo devono caratterizzare, in mancanza delle quali si configurerà la figura del judex suspectus che crea situazioni di incompatibilità per un determinato processo per tutti). Il comma 2 stabilisce che \"Non si considerano attinenti alla capacità del giudice le disposizioni relative alla destinazione del magistrato ad un determinato ufficio giudiziario e quelle relative alla formazione dei collegi e all'assegnazione dei processi a sezioni, a collegi e a singoli giudici\". Si è voluto con tale comma in sostanza evitare che una eventuale inosservanza di tali disposizioni finisca con l'incidere con la validità degli atti del processo. Quando, però, la destinazione di un magistrato ad un certo ufficio venga intesa come immissione nell'ufficio", "title": "None" } ]
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Cosa significa antropologia?
[ { "docid": "doc-1", "text": "Lantropologia (dal greco ἄνθρωπος ànthropos «uomo» e λόγος, lògos «discorso, dottrina» quindi letteralmente: «studio dell'uomo») è una branca scientifica sviluppatasi in particolar modo in epoca moderna che studia l'essere umano sotto diverse prospettive (sociale, culturale, morfologica, psicoevolutiva, sociologica, artistico-espressiva, filosofico-religiosa), indagando i suoi vari comportamenti all'interno della società; nata come disciplina interna alla biologia, ha acquisito in seguito anche un importante valore umanistico. Storia Già gli antichi Egizi solevano distinguere le differenze tra i popoli, raffigurando i nemici catturati con un colore della pelle diverso, come ad esempio i Libici dalla pelle chiara, ed evidenziando inoltre usanze e tratti fisici", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-31010", "text": "Cadaveri innocenti\nCadaveri innocenti è il secondo libro delle avventure dell'antropologa forense Temperance Brennan, ideata da Kathy Reichs, e scritto nel 1999. Ambientato a Montréal, Canada, ed in Carolina del Nord, il romanzo è un Thriller medico che coinvolge una setta. Trama L'inverno canadese è rigido e proprio in questo periodo Temperance Brennan si trova ad indagare su un misterioso incendio avvenuto in una villetta di periferia. Dopo molte ricerche si trovano i corpi delle vittime, ma ciò che lei nota subito è che queste difficilmente abbiano assistito all'esplosione. Tra i cadaveri figurano anche due neonati di appena pochi mesi. Così, mentre lei si occupa delle autopsie, Andrew Ryan, investigatore della Omicidi, svolge le opportune indagini. Contemporaneamente, il suo lavoro all'università di Charlotte la richiama in Carolina del Nord ed il caso di una suora che deve essere canonizzata occupa il suo tempo, a causa di alcune incongruenze, spingendo la protagonista a volerne sapere di più. Ma proprio mentre si trova a Charlotte, la scia di morte ricompare, collegando sottilmente ciò che è avvenuto a Montréal con quanto sta accadendo ora nella misteriosa comunità senza nome del Carolina del Sud. Temperance e Ryan sono decisi a scoprire di che cosa si tratti. Personaggi Temperance Brennan: protagonista ed antropologa forense; Andrew Ryan: tenente della Section de Crimes contre la Personne della SUQ (Sûreté du Québec). Narrazione Il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista e vi è un intreccio tra descrizioni scientifiche delle procedure utilizzate, la narrazione degli eventi, dei contesti e dei personaggi ed infine le sensazioni e le emozioni della dottoressa. Edizioni Collegamenti esterni Romanzi di Kathy Reichs Romanzi di autori statunitensi Romanzi thriller", "title": "None" }, { "docid": "doc-22981", "text": "Ulf Hannerz\nBiografia Si occupa principalmente di antropologia urbana, studi sui media e sulla globalizzazione. Famosa è la sua definizione di città come \"il luogo dove si può trovare una cosa mentre se ne cerca un'altra\". Hannerz considera il mondo globalizzato come un prodotto dialettico tra globale e locale, che nelle città vede un momento ed un luogo di rielaborazione e contaminazione culturale. A questo proposito mette in luce come negli ultimi anni sia possibile individuare anche fenomeni etichettabili come \"deglobalizzazione\". Ha condotto ricerche negli Stati Uniti, in Africa e nei Caraibi, ma anche a Gerusalemme, Johannesburg e Tokyo. Ha partecipato a convegni nelle principali Università europee, statunitensi, asiatiche e australiane e ottenuto la cattedra all'European Association of Social Anthropologists (EASA). Macroantropologia della cultura Dallo stesso ambito di studi (dell'antropologo indiano Arjun Appadurai) muove il lavoro teorico di Ulf Hannerz (1992) orientato alla costruzione di una macroantropologia della cultura, attraverso l'elaborazione di un complesso di categorie multidimensionali: dal piano individuale alle diverse scale di società (tradizionali/complesse), fino alle configurazioni globali. Anche per Hannerz (così come per Appadurai) la dimensione fondamentale e l'unita di analisi della globalizzazione è quella della circolazione di flussi di significato. Per ricostruire un quadro generale del flusso culturale attuale vengono individuati quattro framework (italianizzabile in \"cornici organizzative\") facilmente distinguibili sulla base del senso comune: La prima è quella della forma di vita, che descrive il processo culturale in scala ridotta, legando il cambiamento alle attività quotidiane di produzione e riproduzione (ossia quelle domestiche, di vicinato o, anche, di lavoro, fino a definire una pluralità di stili di vita e consumo culturale); qui entra in gioco la dimensione creativa che investe anche l'individuo come protagonista di scelte; La seconda è quella del mercato, della circolazione delle merci, in cui vengono trasferiti beni e servizi, e insieme a essi anche", "title": "None" }, { "docid": "doc-28276", "text": "Xochipilli\nNella mitologia azteca, Xochipilli (\"principe dei fiori\", Xochi deriva dal termine nahuatl xochitl, cioè 'fiore', mentre 'pilli' significa 'principe' o 'bambino') era il dio dell'amore, dei giochi, della bellezza, dell'omosessualità, della danza, dei fiori, del mais e della musica. Sua moglie era Mayahuel e sua sorella gemella Xochiquetzal. Essendo considerato uno degli dei responsabili della fertilità e del raccolto, è stato associato a Tlaloc, dio della pioggia ed a Centeotl, dio del mais. A lui viene fatto riferimento anche come Macuilxochitl, che significa \"cinque fiori\"; sotto questo nome era il patrono dell'ōlama, o gioco della palla. Verso la metà del 1800, una statua azteca raffigurante Xochipilli, fatta risalire al XVI secolo, fu portata alla luce nei pressi delle pendici del vulcano Popocatépetl, vicino a Tlamanalco. La statua rappresenta una figura seduta su un piedistallo a forma di tempio. Sia la statua che il piedistallo sono ricoperti da incisioni che rappresentano fiori sacri, dalle proprietà psicoattive, come funghi (Psilocybe aztecorum), tabacco (Nicotiana tabacum), convolvolo (Turbina corymbosa), sinicuichi (Heimia salicifolia), forse cacahuaxochitl (Quararibea funebris) ed altri fiori non identificati. La figura è seduta sul piedistallo a gambe incrociate, la testa leggermente sollevata, gli occhi aperti, la mascella inferiore protesa e la bocca semiaperta. La statua si trova attualmente nel Museo Nacional de Antropologia del Messico. Wasson, Schultes e Hofmann sono arrivati alle conclusioni che Xochipilli rappresenti una figura in preda all'estasi. La posizione e l'espressione del corpo, uniti ad una evidente rappresentazione di piante allucinogene risaputamente usate dagli Aztechi nelle cerimonie sacre, avvalorerebbero questa interpretazione. Voci correlate Divinità della fertilità Altri progetti Divinità azteche Divinità della fertilità", "title": "None" }, { "docid": "doc-32041", "text": "Uomo (maschio)\nL'uomo è un essere umano adulto di sesso maschile. Si distingue dal maschio prepubere, che può essere chiamato, a seconda dell'età: ragazzo, adolescente, bambino, e dall'altro genere della specie Homo sapiens. Etimologia La parola uomo deriva dal latino hŏmō, legato a hŭmus ‘terra’, avente senso, quindi, di \"terrestre\"; in francese e spagnolo, rispettivamente homme e hombre hanno la stessa origine, ma dal caso accusativo hŏmine(m). In inglese man ha origine dall'inglese antico nel quale significava \"maschio adulto\", come l'attuale termine tedesco Mann, che deriva a sua volta dal proto-germanico *mann-z, che significa \"persona\". Secondo Tacito, il progenitore mitologico delle tribù germaniche si chiamava \"Mannus\". Accanto al termine homo, che indica l'essere umano in generale, senza specificazione di genere, il latino possiede anche il termine vir per indicare un essere umano adulto di sesso maschile; questa parola, che non ha discendente diretto in italiano, si ritrova in spagnolo come varón, col significato di essere umano di sesso maschile. Vir significa anche marito, maschio ed eroe. Da vir derivano sia gli aggettivi \"virile\" e \"virtuoso\", sia il sostantivo \"virtù\".. Dal greco ἀνήρ, (anḕr), gen. ἀνδρός (andròs), di significato analogo al latino vir, derivano alcuni termini scientifici come \"andrologia\", \"androgino\", \"andropausa\", nonché i nomi propri Andrea o Alessandro. L'equivalente greco di homo è invece ἄνθρωπος (ànthrōpos) da cui derivano altri termini scientifici come \"antropologia\", \"antroposofia\", \"antropomorfo\" e così via. L'italiano \"maschio\" deriva dal latino classico mas (gen. maris) attraverso la forma masculus, in origine diminutivo. Anche \"marito\" deriva da mas. Età e terminologia Con i termini \"ragazzo\", \"adolescente\", \"bambino\" si indica, nella terminologia comune, in relazione alle diverse età dello sviluppo e dell'accrescimento, un giovane uomo, che non ha ancora raggiunto la piena maturità sessuale o l'età considerata adulta. La pubertà è il periodo di passaggio dall'infanzia all'età virile. In quasi tutte le", "title": "None" }, { "docid": "doc-34158", "text": "Teoria della pertinenza\nLa teoria della pertinenza o teoria della rilevanza, elaborata dall'antropologo cognitivo francese Dan Sperber e dalla linguista britannica Deirdre Wilson, è una teoria della cognizione e della comunicazione. Imperniata su una definizione del concetto di pertinenza cui seguono due principi generali, uno cognitivo ed uno comunicativo, la teoria della pertinenza mira a rendere conto del comportamento umano negli scambi comunicativi in maniera unitaria, cognitivamente plausibile ed empiricamente testabile. Si può considerare la teoria della pertinenza come lo sviluppo più importante di una delle idee fondamentali di Paul Grice, ossia l'idea che il carattere essenziale della comunicazione è l'espressione ed il riconoscimento di intenzioni. In questo senso, essa rappresenta un modello inferenziale della comunicazione che si oppone al tradizionale modello della comunicazione come trasferimento di informazione codificata. La distinzione tra Semantica e Pragmatica La teoria della pertinenza è un approccio alla pragmatica del linguaggio basato sulla cognizione. Un modo per chiarire che cosa si intende con \"pragmatica\" è quello di partire dalla distinzione tra semantica e pragmatica proposta da Charles Morris. Morris (1938), rifacendosi ad idee di Charles Sanders Peirce e di Rudolph Carnap, si propone di costruire una teoria generale dei segni, una semiotica. Individua nella sintassi, nella semantica e nella pragmatica i tre grandi campi che compongono la semiotica. La sintattica studia le combinazioni dei segni, senza curarsi dei loro specifici significati e delle loro relazioni con il comportamento in cui hanno luogo. La semantica si occupa delle diverse maniere di significare delle espressioni e delle frasi di una lingua, a prescindere dalle circostanze in cui esse sono utilizzate da parlanti determinati. La pragmatica è la parte della semiotica che prende in esame l'origine, gli usi e gli effetti dei segni in rapporto al comportamento dove essi si manifestano. Consideriamo uno scambio comunicativo tra Pippo e Paola. (1) Pippo:", "title": "None" }, { "docid": "doc-18959", "text": "Competenza comunicativa\nLa competenza comunicativa è un termine linguistico collegato non solo all'abilità di applicare le regole grammaticali di una lingua per formare enunciati corretti, ma anche di sapere quando usare correttamente questi enunciati. Il termine è stato coniato da Dell Hymes nel 1966, in risposta all'inadeguatezza della distinzione di Noam Chomsky tra competenza e prestazione. Hymes dunque affermava che una persona era dotata di competenza comunicativa quando era capace di scegliere “quando parlare, quando tacere, e riguardo a che cosa parlare, a chi, quando, dove, in che modo”. Storia La competenza appare il livello più alto delle conoscenze: in essa vengono combinate abilità e conoscenze, per eseguire un'attività. Si sviluppa lentamente, ma una volta formata è permanente. In un altro senso Chomsky ha introdotto negli anni Cinquanta nella sua teoria il contrasto tra competenza ed esecuzione (in inglese performance, che non è la “competenza performativa”): la competenza è il sistema di conoscenze, regole, cioè meccanismi di funzionamento che rende possibile la comprensione o produzione di frasi, anche mai sentite prima, mentre la realizzazione effettiva di tali frasi basate sulla competenza è chiamata esecuzione. Questi due concetti paiono richiamare la dicotomia saussuriana langue vs. parole, ma si tratta di una somiglianza superficiale: i concetti chomskyiani ad esempio sono concetti della psicolinguistica, si applicano al singolo parlante, all'individuo, mentre quelli saussuriani sono semiotico-linguistici che si riferiscono ad una comunità. La sociolinguistica degli anni Settanta, specialmente ad opera dell'antropologo Hymes, allargando il concetto di competenza chomskyano ha elaborato il concetto di “competenza comunicativa”, che include la competenza linguistica, quella sociolinguistica e quella pragmatica (cioè referenziale). “La competenza comunicativa è il sistema di conoscenze posseduto da un parlante per l'uso contestualmente appropriato ed efficace di una lingua.” La competenza comunicativa è in contrasto con la concezione tradizionale della linguistica che ha accentuato lo studio idealizzato", "title": "None" }, { "docid": "doc-21235", "text": "Progettista\nIl progettista è chi redige un progetto, spesso di carattere architettonico o tecnico progettuale, attraverso un processo o attività di progettazione: si tratta di una figura professionale che, con un proprio bagaglio culturale ed una congrua esperienza, pensa e concepisce prima ciò che verrà costruito dopo. Nell'ambito architettonico-edilizio, i professionisti competenti in progettazione sono: l'ingegnere, l'architetto, l'agronomo, il geologo, il geometra e il perito industriale; nel campo della progettazione sociale i professionisti sono l'antropologo, l'economista, il sociologo e l'agronomo. Non esiste una sola progettazione, ma tante tipi di progettazioni quanti sono i campi del sapere umano: difatti per progettazione si intende anche la professione propria di chi applica una o più metodologie di presentazione di proposte progettuali come ad esempio quelle del Quadro Logico, dei Work Packages, delle Theories of change. Caratteristiche Il progettista redige un progetto e definisce cosa verrà costruito e come verrà costruito. Per raggiungere questo obiettivo, il progettista deve possedere un'approfondita conoscenza dei materiali, delle tecniche di assemblaggio, delle norme tecniche e delle leggi che insistono sulla materia in cui intende operare. I progettisti che esercitano la libera professione devono essere abilitati con un proprio iter formativo ed un esame finale. L'esame dà diritto alla iscrizione ad un collegio o ordine che rilascerà a sua volta un timbro ed un numero di matricola. Tutti i progetti che verranno redatti dai progettisti a questo punto verranno timbrati e firmati. Il timbro e la firma hanno principalmente due funzioni: la responsabilità di quello che si è progettato e la paternità morale delle scelte operate nella progettazione. Strutture di progettisti Spesso le competenze necessarie alla redazione di un progetto sono talmente variegate e complesse che non è possibile che un solo progettista possa assolvere ad un incarico: nascono così gli studi di progettazione associati o le società di ingegneria", "title": "None" }, { "docid": "doc-20957", "text": "Kathy Reichs\nBiografia Kathleen Reichs è nata il 7 luglio 1948 a Chicago, dove ha frequentato scuole cattoliche con le sue tre sorelle. Si è sposata all'età di vent'anni con Paul Reichs, procuratore e comandante dei Marines, con il quale ha avuto due figlie ed un figlio. Nel 1971 si è laureata in antropologia all'American University e nel 1975 ha conseguito un dottorato di ricerca in antropologia fisica presso la Northwestern University. Ha insegnato in diverse università statunitensi e canadesi: la Northern Illinois University, l'Università di Pittsburgh, la Concordia University, la McGill University e l'University of North Carolina a Charlotte. Al fine di perfezionare la sua conoscenza del francese, tra il 1989 e il 1990 si è trasferita a Montreal per studiare presso l'Università McGill e l'Università Concordia, ed è diventata l'unica antropologa forense con una certificazione in lingua francese in tutto il Nord America. Tra il 1997 e il 1999 è stata consulente del Casualty and Mortuary Affairs Operations Center’s Central Identification Laboratory (rinominato J.P.A.C.) a Oahu, Hawaii. Nel 1999 è stata consulente del Tribunale penale internazionale per il genocidio ruandese; nel 2002 con il dottor Clyde Snow e la Fondazione di antropologia forense del Guatemala si è occupata della riesumazione dei 23 corpi, principalmente donne e bambini, uccisi dai militari e sepolti in una fossa comune nell'area dell'altopiano del Lago Atitlan. Ha lavorato come antropologa forense per il National Disaster Medical System e nell'ottobre del 2001 in seguito all'attentato dell'11 settembre al World Trade Center, dove è stata membro del Disaster Mortuary Operational Response Team per identificare le vittime degli attacchi. Ha lavorato anche con il Pentagono, occupandosi dei cadaveri dei militari americani deceduti durante il secondo conflitto mondiale, la guerra del Vietnam e della Corea. Oggi la sua attività forense la porta a tenere conferenze in molte parti del", "title": "None" }, { "docid": "doc-34324", "text": "Nzulezu\nNzulezu (scritto anche Nzulezo o Nzulesu) è un villaggio tradizionale situato nel distretto di Jomoro, nella Regione Occidentale del Ghana, vicino a Beyin, circa 90 km a ovest di Takoradi. Il villaggio si affaccia sulla laguna Amanzule, ed è interamente costituito di palafitte. Nel 2000 è stato candidato a Patrimonio dell'umanità UNESCO, ed è un'importante attrazione turistica della zona. Il nome \"Nzulezu\", in lingua nzema, significa \"superficie dell'acqua\". Secondo le leggende locali, il villaggio fu costruito da un gruppo di persone provenienti da Walata, una città dell'antico Impero Ghana, che giunsero sul seguendo una lumaca. Non è noto per quale motivo il villaggio sia stato edificato sull'acqua; la principale attività dei suoi abitanti è infatti l'agricoltura, mentre la pesca svolge un ruolo secondario. Il lago viene tuttavia percepito dalla popolazione locale come protezione da certi pericoli (per esempio dagli incendi). Il villaggio è stato candidato a diventare Patrimonio dell'umanità per la sua importanza antropologica: oltre a essere uno dei pochi insediamenti antichi su palafitte rimasti al mondo, vi si conserva una grande ricchezza di tradizioni locali legate al culto del lago. Sulle sponde del Tadane avvengono tutti i riti religiosi, e il giovedì, giorno sacro del lago, è vietato lavorare. In tempi recenti il villaggio è stato aperto al turismo, seppure con certi vincoli (la visita è ammessa un solo giorno alla settimana). Lo si può raggiungere solo in canoa; il tragitto, che attraversa la foresta pluviale, richiede circa un'ora per 5 km di distanza. Nel villaggio si trovano una chiesa e una scuola. Galleria d'immagini Altri progetti Collegamenti esterni Nzulezo Antropologia culturale", "title": "None" }, { "docid": "doc-28273", "text": "Cosmogonia\nIl termine cosmogonia (dal corrispondente greco che significa «nascita del cosmo») indica la dottrina o il complesso di miti riguardante l'«origine dell'universo». A differenza della cosmologia, che studia la struttura attuale del cosmo e le leggi in esso vigenti, la cosmogonia si occupa dell'origine di queste leggi, della loro storia ed evoluzione. Origine e significato del termine L'espressione «cosmogonia» (in grecoː makròs diàkosmos) compare per la prima volta nel V secolo a.C. negli scritti di Leucippo, che descrive una Grande cosmogonia da cui Democrito ricaverà la sua Piccola cosmogonia. La variante mitico-religiosa di cosmogonia si connota come \"narrazione della creazione\" (dal greco kósmos, «mondo», e génésthai, «nascere»), a volte definito mito delle origini: è la leggenda, il racconto, o lo studio di come si sia generato l'universo. Le varianti cosmogoniche in senso mitico sono numerosissime, concernendo ogni cultura arcaica ed antica, ben documentate in etnologia e antropologia culturale. In tempi moderni, invece, con il termine cosmogonia si indica lo studio scientifico dell'origine ed evoluzione dell'universo, argomento di studio della cosmologia astronomica. Partendo dall'osservazione degli oggetti celesti più vicini e più conosciuti ed estendendo le ricerche a quelli lontani, le ricerche mirano a determinare il processo di formazione e l'età del pianeta Terra, la generazione del sistema solare, l'evoluzione del Sole e quella stellare, la formazione delle galassie ed il comportamento evolutivo dell'universo nel suo insieme. Concezioni mitico-religiose Le prime forme di cosmogonia sono emerse in un contesto mitologico-religioso. A differenza delle religioni rivelate come l'ebraismo, il cristianesimo e l'islamismo, che attribuiscono la nascita del cosmo all'intervento creatore di un Dio supremo, alle culture arcaiche era estranea l'idea di una creazione dal nulla. Era diffusa invece la convinzione che qualcosa fosse sempre esistito, e che le leggi del cosmo avessero avuto origine nel passaggio dal caos primigenio all'ordine. Il Chaos di", "title": "None" }, { "docid": "doc-30666", "text": "Kenyanthropus platyops\nKenyanthropus platyops è una specie di Hominidae estinta del Pliocene, vissuta tra 3,2 e 3,5 milioni di anni fa. I resti fossili sono stati rinvenuti a Lomekwi in Kenya nel 1999. È l'unica specie conosciuta di questo genere. Ritrovamenti Fu scoperto da Justus Erus dell'équipe di Meave Leakey, nel 1999 a Lomekwi in Kenya. I resti fossili (molto deformati) appartenenti a questa nuova specie consistono in una trentina di frammenti di un cranio molto largo e dalla faccia piatta provvisto di piccoli denti. L'età dello strato in cui sono stati ritrovati stimata è tra 3,5 e 3,2 milioni di anni. Etimologia Il nome Kenyanthropus platyops, derivante dal greco, fu attribuito dalla Leakey e significa Uomo del Kenya dalla faccia piatta. Caratteristiche e ipotesi evolutive I fossili mostrano una larga faccia piatta e ossa del piede che sembrano indicare un'andatura eretta. I denti sono intermedi tra quelli delle scimmie antropomorfe e quelli umani. Il Kenyanthropus aveva un foro uditivo piccolo, come quello dei moderni scimpanzé e altre caratteristiche comuni agli ominidi primitivi come il cervello piccolo; si differenzia però per le ossa mandibolari alte e un piano piatto dietro all'osso del naso che gli conferisce il caratteristico aspetto a faccia piatta. Secondo alcuni paleoantropologi il Kenyanthropus non rappresenterebbe un taxon a sé stante, in quanto il reperto di riferimento (KNM-WT 40000) è così deformato e mineralizzato che non è possibile identificare con certezza le sue caratteristiche morfologiche. Potrebbe essere una varietà di Australopithecus afarensis, vissuto nello stesso periodo e nelle stessa area, o una specie di Australopithecus e quindi da classificare come A. platyops. Secondo altri, la faccia piatta è simile al reperto KNM ER 1470 dell'Homo rudolfensis, e quindi sarebbe già un antenato del genere Homo. In attesa di ulteriori e più significativi ritrovamenti il dibattito rimane aperto. Secondo l'antropologo", "title": "None" } ]
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Da quale disciplina è nata l'antropologia?
[ { "docid": "doc-1", "text": "Lantropologia (dal greco ἄνθρωπος ànthropos «uomo» e λόγος, lògos «discorso, dottrina» quindi letteralmente: «studio dell'uomo») è una branca scientifica sviluppatasi in particolar modo in epoca moderna che studia l'essere umano sotto diverse prospettive (sociale, culturale, morfologica, psicoevolutiva, sociologica, artistico-espressiva, filosofico-religiosa), indagando i suoi vari comportamenti all'interno della società; nata come disciplina interna alla biologia, ha acquisito in seguito anche un importante valore umanistico. Storia Già gli antichi Egizi solevano distinguere le differenze tra i popoli, raffigurando i nemici catturati con un colore della pelle diverso, come ad esempio i Libici dalla pelle chiara, ed evidenziando inoltre usanze e tratti fisici", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-1362", "text": "Paleontologia\nLa paleontologia (dal greco παλαiός palaiòs «antico», ὤν ṑn (genitivo ὄντος òntos) «essere, creatura» e λόγος lògos «studio», letteralmente «studio dell'essere antico») è la branca delle scienze naturali che studia gli esseri viventi vissuti nel passato geologico e i loro ambienti di vita sulla Terra; nelle parole di L.F. Laporte, “la loro identità, origine, evoluzione, ambiente e ciò che possono dirci sul passato organico e inorganico della Terra”. Nata nel XVII e nel XVIII secolo come risultato delle intuizioni di Niccolò Stenone sulla natura dei fossili e sulla stratigrafia, nonché dagli studi di anatomia comparata condotti da George Cuvier, la paleontologia si situa a metà strada tra biologia e geologia, distinguendosi dall'archeologia in quanto esclude lo studio di manufatti umani, mentre lo studio dei resti fossili umani viene chiamato paleoantropologia e, a seconda dell'età del giacimento e dei reperti presenti, viene svolto esclusivamente da paleontologi e antropologi o in combinazione con archeologi; i confini fra queste diverse discipline diventano sempre più sfumati sia col diminuire dell'età dei reperti, sia con il progredire dell'approccio multidisciplinare delle ricerche, dei metodi di indagine e della tecnologia. Originariamente nata come scienza di tipo storico che, allo scopo di classificare le forme viventi passate e cercare di spiegare le cause della loro variazione, utilizzava solo l'induzione legata a osservazioni qualitative sui campioni fossili, oggi la paleontologia si è sviluppata al punto da utilizzare tecniche mutuate da discipline scientifiche come la biochimica, la matematica e l'ingegneria, che le permettono di condurre anche ricerche e simulazioni a", "title": "None" }, { "docid": "doc-25388", "text": "Paleoantropologia\nLa paleoantropologia (dal greco παλαιός, palaiòs = \"antico\", ἄνθρωπος, ànthropos = \"uomo\" e λόγος, lògos = nel senso di \"studio\") o paleontologia umana è una disciplina dell'antropologia nata dallo studio dei resti fossili dell'uomo e dei tipi umani ormai estinti. Oggi tale disciplina si integra anche con lo studio del clima, della flora, della fauna, della cultura materiale e delle credenze magico-religiose delle popolazioni scomparse. Specie di ominidi La frammentarietà dei ritrovamenti fossili, le condizioni di lavoro dei paleoantropologi e le dispute sulla validità delle varie datazioni, rendono l'elenco, consultabile nell'approfondimento, estremamente sensibile a frequenti e radicali cambiamenti. Tutte le date sono da intendersi con le approssimazioni relative ai diversi contesti di studio. Cultura materiale Arte mobiliare Arte rupestre o parietale Artigianato (gioielli e tessuti) Manufatti litici Riti funebri Bibliografia Fabrizio Ardito, Daniela Minerva, La ricerca di Eva, Giunti, 1995, ISBN 88-09-20646-0 Piero Angela, Alberto Angela, La straordinaria storia dell'uomo, Mondadori, 1989, ISBN 88-04-33188-7 Juan Luis Arsuaga, I primi pensatori e il mondo perduto di Neandertal, Feltrinelli, 2001, ISBN 88-07-17049-3 Juan Luis Arsuaga, A cena dai Neandertal, Mondadori, 2002, ISBN 88-04-52773-0 G. Biondi, O. Rickards O., Uomini per caso. Miti, fossili e molecole nella nostra storia evolutiva, Editori Riuniti, 2001 A. Canci, S. Minozzi, Archeologia dei resti umani, Carocci, Roma, 2005, ISBN 88-430-3200-3. Luigi Luca Cavalli-Sforza, L'evoluzione della cultura, Codice edizioni, Torino, 2004. D. Collins, L'avventura della preistoria. Viaggio nel passato dell'uomo dalla scimmia all'artista, Newton compton Editori, 1980. Charles Darwin, L'origine dell'uomo e la scelta sessuale, Rizzoli, 1997 (ed. orig. 1871) U. Fabietti, Storia dell'antropologia, Zanichelli, Bologna, 2001. F. Giusti, La scimmia e il cacciatore. Interpretazioni, modelli e complessità nell'evoluzione umana, Donzelli, 1994. J. Goulsblom, Fuoco e civiltà, dalla preistoria a oggi, Donzelli, 1996. Donald C. Johanson e M. A. Edey, (a cura di), Lucy: le origini dell'umanità, Mondadori,", "title": "None" }, { "docid": "doc-20957", "text": "Kathy Reichs\nBiografia Kathleen Reichs è nata il 7 luglio 1948 a Chicago, dove ha frequentato scuole cattoliche con le sue tre sorelle. Si è sposata all'età di vent'anni con Paul Reichs, procuratore e comandante dei Marines, con il quale ha avuto due figlie ed un figlio. Nel 1971 si è laureata in antropologia all'American University e nel 1975 ha conseguito un dottorato di ricerca in antropologia fisica presso la Northwestern University. Ha insegnato in diverse università statunitensi e canadesi: la Northern Illinois University, l'Università di Pittsburgh, la Concordia University, la McGill University e l'University of North Carolina a Charlotte. Al fine di perfezionare la sua conoscenza del francese, tra il 1989 e il 1990 si è trasferita a Montreal per studiare presso l'Università McGill e l'Università Concordia, ed è diventata l'unica antropologa forense con una certificazione in lingua francese in tutto il Nord America. Tra il 1997 e il 1999 è stata consulente del Casualty and Mortuary Affairs Operations Center’s Central Identification Laboratory (rinominato J.P.A.C.) a Oahu, Hawaii. Nel 1999 è stata consulente del Tribunale penale internazionale per il genocidio ruandese; nel 2002 con il dottor Clyde Snow e la Fondazione di antropologia forense del Guatemala si è occupata della riesumazione dei 23 corpi, principalmente donne e bambini, uccisi dai militari e sepolti in una fossa comune nell'area dell'altopiano del Lago Atitlan. Ha lavorato come antropologa forense per il National Disaster Medical System e nell'ottobre del 2001 in seguito all'attentato dell'11 settembre al World Trade Center, dove è stata membro del Disaster Mortuary Operational Response Team per identificare le vittime degli attacchi. Ha lavorato anche con il Pentagono, occupandosi dei cadaveri dei militari americani deceduti durante il secondo conflitto mondiale, la guerra del Vietnam e della Corea. Oggi la sua attività forense la porta a tenere conferenze in molte parti del", "title": "None" }, { "docid": "doc-6944", "text": "Scienze cognitive\nCon il termine scienze cognitive si definisce l'insieme di discipline che hanno come oggetto di studio scientifico e filosofico la cognizione di un sistema pensante, sia esso naturale o artificiale, e che pur operando in campi differenti coniugano i risultati delle loro ricerche al fine ultimo di giungere alla comprensione del funzionamento cognitivo. Ovvero di quell'insieme di facoltà mentali coinvolte nei processi di acquisizione, elaborazione, immagazzinamento e manipolazione delle informazioni (attenzione, percezione, apprendimento, memoria, pensiero ecc.). Tra le discipline incluse nelle scienze cognitive è possibile distinguere la psicologia cognitiva, la neurofisiologia, la neuroscienza cognitiva, l'intelligenza artificiale (IA), la linguistica cognitiva, la filosofia della mente, nonché l'informatica (coinvolta soprattutto nella formazione di modelli simulativi come le reti neurali). Ad ogni modo la scienze cognitive possono anche coinvolgere l'antropologia, la genetica, l'etologia, l'economia (si pensi alla teoria dei giochi), la scienza cognitiva della matematica e persino l'arte. In ogni caso ciò che qualifica principalmente le scienze cognitive sin dal loro nascere, al MIT di Boston nel 1956, è il loro carattere tipicamente multidisciplinare, in grado di coniugare discipline anche molto differenti tra loro, al fine di giungere alla comprensione del funzionamento cognitivo. Multidisciplinarità Un'interessante esemplificazione grafica della complessità delle scienze cognitive si ha nel loro \"esagramma\": Le scienze cognitive in generale si occupano delle modalità di formazione del pensiero, dell'emozione, dell'immaginazione, dell'intellezione e della creatività. Quest'ultimo aspetto è messo in evidenza da Paolo Legrenzi, che guarda soprattutto alle capacità di un homo \"faber\" piuttosto che \"cogitans\". Egli scrive infatti: «Le Scienze cognitive sono il campo di studio di tutto ciò che ha a che fare con le capacità creative dell'uomo e con gli artefatti da lui creati.». Si deve sottolineare che le scienze cognitive, essendo multidisciplinari, sfruttano orientamenti di ricerca differenti, e che, in quanto tali, è difficile definirne a priori le", "title": "None" }, { "docid": "doc-31831", "text": "James George Frazer\nÈ fondamentale il suo contributo all'antropologia culturale e alla storia delle religioni. Biografia Nato a Glasgow nel 1854, ha frequentato il Trinity College di Cambridge dove, per compiacere il padre, conseguì la laurea in legge. Dopo aver letto il saggio \"Cultura Primitiva\" (1871) del padre dell'antropologia culturale Tylor, si avvicinò alla disciplina antropologica come studioso \"da tavolino\", offrendo molte informazioni sul sistema di pensiero magico delle società primitive. Muore a Cambridge nel 1941. James Frazer scrisse Il ramo d'oro, opera monumentale in cui espose la sua teoria sulla magia, intesa come inizio di un complesso percorso che la vede evolversi prima nella religione e poi nella scienza. Definisce la magia come un fenomeno di simpatia tra le cose, capace di instaurare legami per omeopatia (cioè similitudine, come nel caso dei riti vudù) o contagio (due cose in contatto fra di loro continuano ad avere un influsso l'una sull'altra anche dopo essere state separate). È importante anche la teoria che sviluppa a proposito del dio morente, un tema che Frazer individua all'interno di numerose religioni, a partire dagli studi di Wilhelm Mannhardt, che vede la divinità coinvolta in una vicenda in cui perderà la vita, per poi riacquistarla nuovamente in un momento successivo. Ne sono esempi le vicende mitiche di Osiride, Dioniso, Attis, Adone, Baal, etc. Il tema centrale da cui si sviluppa Il ramo d'oro è la vicenda del Rex Nemorensis, sacerdote di Diana nel tempio di Nemi, sopravvivenza di un antico culto all'interno del contesto storico dell'antica Roma. Secondo l'interpretazione di Frazer, egli agisce sulla natura e sulla fertilità per i suoi poteri simpatici (propri della magia simpatica di sopra) e ha un ruolo sociale fondamentale per la comunità che vi circola attorno. Per difenderne l'integrità fisica essa ha stabilito un sistema di tabù finalizzato a proteggerlo, mentre l'integrità", "title": "None" }, { "docid": "doc-23241", "text": "Theodora Kroeber\nÈ nota per i suoi resoconti su Ishi, ultimo rappresentante della tribù degli Yahi in California, e per la raccolta di racconti tradizionali di diverse culture dei nativi della California. Theodora Kracaw è nata in Colorado e successivamente si è spostata in California, dove ha studiato all'Università di Berkeley. Nel 1920 ha ottenuto un master in psicologia clinica. Rimasta vedova con due bambini, ha iniziato a studiare antropologia, quindi ha incontrato e sposato Alfred Kroeber, uno dei maggiori antropologi americani della sua generazione. Dopo la sua morte, Theodora Kroeber scrisse la sua biografia. Fra i suoi figli si ricordano la scrittrice Ursula K. Le Guin, il professore di inglese Karl Kroeber e, dal suo primo matrimonio, lo storico Clifton Kroeber. Opere The Inland Whale. 1959. Indiana University Press, Bloomington. Ishi in Two Worlds: A Biography of the Last Wild Indian in North America. 1961. University of California Press, Berkeley.Ishi. Un uomo tra due mondi. 1985. Jaca Book, Milano. ISBN 9788816260047 (Fuori catalogo). Ishi: The Last of His Tribe. 1964. Parnassus Press, Berkeley, California. (with Robert F. Heizer) Almost Ancestors: The First Californians. 1968. Sierra Club, San Francisco. (with Robert F. Heizer and Albert B. Elsasser) Drawn from Life: California Indians in Pen and Brush. 1976. Ballena Press, Socorro, New Mexico. (with Robert F. Heizer) Ishi, the Last Yahi: A Documentary History. 1979. University of California Press, Berkeley. Bibliografia Mandelbaum, David G. 1979. \"Memorial to Theodora Kroeber Quinn (1897-1979). Journal of California and Great Basin Anthropology 1:237-239. Collegamenti esterni Kroeber, Theodora", "title": "None" }, { "docid": "doc-29030", "text": "Armi, acciaio e malattie\nArmi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni (titolo originale Guns, Germs and Steel: The Fates of Human Societies) è un saggio di Jared Diamond. Edito nel 1997, è stato tradotto in italiano da Luigi Civalleri per conto di Einaudi. Il libro è incentrato sulla ricerca di una risposta alla domanda che Yali, un abitante della Nuova Guinea, fece all'autore nel luglio del 1972: \"Come mai voi bianchi avete tutto questo cargo e lo portate qui in Nuova Guinea, mentre noi neri ne abbiamo così poco?\", dove per Cargo si intendono tutti quei beni tecnologici di cui i guineani erano privi prima dell'arrivo dei coloni. In pratica l'autore cerca di rispondere alle seguenti domande: perché sono stati gli europei e gli americani del nord a sviluppare una civiltà tecnologicamente avanzata e non, ad esempio, i cinesi o i sumeri? Perché gli europei sono partiti alla conquista degli altri popoli (ottenendo evidenti successi), e non è avvenuto il contrario? Come mai i fieri guerrieri nativi americani sono stati spodestati dall'invasione di un popolo di agricoltori? Riunendo in un unico libro cognizioni dalle più svariate discipline, Diamond sviluppa un quadro d'insieme sulla storia delle varie società umane a partire dalla fine dell'ultima glaciazione, avvenuta circa 13.000 anni fa. Per la prima volta, si riunisce nella visione storica un quadro formato da archeologia, antropologia, biologia molecolare, ecologia, epidemiologia, genetica, linguistica e scienze sociali, per non parlare della teoria del caos. L'autore cerca quindi di dare una sorta di metodo d'indagine scientifico ad una disciplina considerata finora \"letteraria\" e di respingere spiegazioni razziste della storia dell'umanità, non tanto per motivi ideologici, ma piuttosto, appunto, scientifici. Consapevole del suo ruolo di iniziatore, precisa che la sua è solo una visione generale, i cui dettagli vanno indagati più approfonditamente. Il libro ha vinto il", "title": "None" }, { "docid": "doc-34033", "text": "Cumbia\nLa cumbia () è una musica popolare, un canto e una danza colombiana. Tale danza di coppia è nata all'interno degli eventi relativi alla conquista spagnola, che ebbe inizio nel 1538 con la distruzione della popolazione dei Chibcha. Etimologia La parola cumbia è stata studiata da diversi linguisti, antropologi e musicologi che han prodotto differenti ipotesi sulla sua origine. Nel 1930, il musicologo panamense Narciso Garay affermò che la parola condivide la stessa radice linguistica della parola cumbé, ballo di origine africano e registrato nella Real Academia de la Lengua come \"Baile de Negros\" (Ballo dei neri). L'antropologa colombiana Delia Zapata Olivella, nella sua pubblicazione del 1962, \"La Cumbia: Síntesis Musical de la Nación Colombiana, Reseña Histórica y Coreográfica\", segnala che l'unica voce simile a cumbia che menziona la Academia Española, è cumbé: \"cierto baile de negros y tañido de este baile\" (certo ballo dei neri e il suono di questa danza). Inoltre con cumbes (senza tilde), vengono chiamati i neri che abitano a Bata, nella Guinea continentale spagnola (attuale Guinea Equatoriale). Il musicologo Guillermo Abadía Morales, nella sua opera del 1977 \"Compendio general de folclore colombiano\", sostiene che cumbia è una apócope di cumbancha, parola la cui radice è kumba, gentilizio dei mandinga dell'occidente africano, e aggiunge che inoltre in Congo i suoi re si appellavano come \"Re di Cumba\". L'etnólogo cubano Fernando Ortiz Fernández racconta che le voci kumba, kumbé e kumbí, alla castiglianizzazione avvenuta sostituendo la lettera \"k\" con \"c\", significano \"tamburi\" o \"balli\". Inoltre dice che cumbé, cumbia e cumba erano tamburi di origine africana nelle Antille. D'altra parte afferma anche che cumba – kumba, sono parole africane delle tribù bantú o congo, che significano \"ruggire\", \"scandalizzare\", \"clamore\", \"scándalo\", \"euforia\". A questa teoria aderisce Manuel Zárate nella sua opera \"Tambor y Socavón\". Asimismo, para Ortiz, entre", "title": "None" }, { "docid": "doc-10568", "text": "Preistoria\nLa preistoria (dal latino præ \"prima, innanzi\" e historia \"storia\") è il periodo della storia umana che precede la scrittura, anteriore quindi alla storia documentata e abbracciante l'intervallo temporale, secondo una visione sufficientemente condivisa, che va da circa 2,5-2,6 milioni di anni fa sino (almeno in Eurasia) al IV millennio a.C. In alcune discipline e contesti è comprensiva della protostoria, ovvero di quasi tutta l'era quaternaria. Mentre l'inizio del periodo appare relativamente poco problematico, soggetto alla repertazione, e concerne la paleoantropologia e l'antropologia molecolare, la sua conclusione non è univoca e soggiace a variazioni anche notevoli, prevalentemente di ambito geografico. Esistono molte culture non definibili preistoriche, specie nel continente americano e nell'Africa subsahariana, che non hanno o hanno tardivamente introdotto l'uso della scrittura; anche in Europa ed Asia vi sono state rilevanti differenze temporali. Nel 1833 Paul Tournal (1805-1872), fondatore della Commission Archéologique e del museo di Narbonne, aveva utilizzato il termine anté-historique; la prima occorrenza del termine prehistoric è del 1851, nel titolo di un libro di Daniel Wilson (1816-1892); in seguito il termine si è diffuso anche in altre lingue. Definizione La preistoria è convenzionalmente definita come il periodo della storia umana che precede l'invenzione della scrittura, ovvero la storia documentata o registrata, tradizionalmente fatta risalire al vicino oriente del 3500-3200 a.C. Le scoperte recenti sulle prime notazioni sumeriche o balcaniche e le molteplici considerazioni sulle molte \"reinvenzioni\" della scrittura stessa, nonché eventuali notazioni prettamente preistoriche, non spostano il senso pratico di questa convenzione. In alcune discipline, e in diverse tradizioni scientifiche comunque, la parte più recente della preistoria viene a sovrapporsi alla protostoria, arrivando a sfiorare il II millennio a.C. Quindi, a seconda del contesto, con preistoria si può coerentemente intendere quanto scritto nella definizione iniziale, così come quanto definito nel Sistema delle tre età. Con la", "title": "None" }, { "docid": "doc-18927", "text": "Sociologia dell'alimentazione\nLa sociologia dell'alimentazione è un settore della disciplina sociologica che si occupa delle dimensioni sociali legate alla produzione e consumo di cibo e di bevande. Le origini Seppure già Émile Durkheim, come pure altri sociologi classici Georg Simmel, Friedrich Engels, Norbert Elias hanno dedicato ampie pagine all'importanza dei rituali del cibo all'interno del mondo sociale, è solo verso gli anni settanta che il settore dell'alimentazione si configura come un ambito interessante per lo studio della società. Oggi la sociologia dell'alimentazione si configura come disciplina autonoma sia nel mondo anglosassone che nella scuola francese di sociologia Alain Poulain. In Italia, accanto a vari studi di settore quali il rischio o i consumi alimentari, in campo sociologico da qualche anno si segnalano le prime ricerche sul tema alimentazione e società proposte dal sociologo Lucio Meglio, che ha presentato una nuova chiave di lettura di questo rapporto che considera l'alimentazione come un fenomeno alquanto sfaccettato e composto al suo interno di un insieme di aree funzionali che rendono il cibo un vero e proprio \"fatto sociale\", estremamente ricco e corrispondente ad una forma plastica di rappresentazione collettiva. Su queste premesse lo studioso costruisce un suggestivo itinerario che esplora il mondo del cibo nei suoi aspetti sociali e culturali, mettendone in risalto da un lato le complesse relazioni con le emozioni individuali e simboliche, dall'altro le caratteristiche di bene di consumo e di elemento economico ed identitario. Riferimenti bibliografici: Meglio Lucio, (2012), Sociologia del cibo e dell'alimentazione, Angeli, Milano; Meglio Lucio, A new representation for sociology of food and nutrition Journal of Nutritional Ecology and Food Research Vol. 1, 1–8, 2012. Gli sviluppi Sono soprattutto antropologi come Mary Douglas, o figure importanti, ma particolari della sociologia, come Pierre Bourdieu, a focalizzare negli anni settanta l'atto del mangiare come uno degli ambiti privilegiati per l'espressione", "title": "None" }, { "docid": "doc-11755", "text": "Scienze politiche\nLe scienze politiche sono quell'insieme di discipline accademiche che studiano la politica nel suo complesso. Non vanno confuse con la scienza politica (o scienza della politica o politologia), che è una specifica disciplina annoverabile tra le scienze politiche. Storia Il più antico istituto per lo studio delle scienze politiche d'Italia è l'\"Istituto Cesare Alfieri\" di Firenze, fondato nel 1875 col nome «Scuola di scienze sociali», che divenne \"Istituto di scienze politiche e sociali\" nel 1888. A dicembre 1924 (poi approvato con R.D. del 18 aprile 1925) si configurava l'Istituto Cesare Alfieri come una \"Università libera\", che conferiva la laurea in Scienze sociali, politiche ed economiche. Divenne facoltà con R.D. 1269/1938 con la confluenza imposta nella neo-istituita Università degli studi di Firenze. Tra le più antiche facoltà, la Scuola di Scienze politiche dell'attuale Sapienza Università di Roma, fu istituita con il R.D.L. 527 del 23 marzo 1924 e fu la prima a divenire facoltà, l'anno successivo. Nel 1927 nacque la Regia facoltà fascista di Scienze politiche in seno all'Università di Perugia, mentre nel 1932 sorse la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Nel dicembre 1924 a Padova nasce la “Scuola di Scienze politiche e sociali”, che solo nel 1933 prenderà il nome di facoltà di Scienze politiche. Nel 1939 fu istituito il corso di laurea in Scienze politiche presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Palermo. La scienza politica come disciplina autonoma in Italia è però nata molto più tardi: il primo docente di questa materia fu Giovanni Sartori nel 1963. Descrizione Le discipline Le scienze politiche comprendono le seguenti materie: discipline giuspubblicistiche; discipline giusprivatistiche; economia politica, politica economica, economia pubblica; scienza delle finanze e contabilità pubblica; management pubblico scienza politica (che si occupa anche della comunicazione politica e dello studio comparato dei sistemi politici); relazioni", "title": "None" } ]
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Quali sono le diverse prospettive con cui l'antropologia studia l'essere umano?
[ { "docid": "doc-1", "text": "Lantropologia (dal greco ἄνθρωπος ànthropos «uomo» e λόγος, lògos «discorso, dottrina» quindi letteralmente: «studio dell'uomo») è una branca scientifica sviluppatasi in particolar modo in epoca moderna che studia l'essere umano sotto diverse prospettive (sociale, culturale, morfologica, psicoevolutiva, sociologica, artistico-espressiva, filosofico-religiosa), indagando i suoi vari comportamenti all'interno della società; nata come disciplina interna alla biologia, ha acquisito in seguito anche un importante valore umanistico. Storia Già gli antichi Egizi solevano distinguere le differenze tra i popoli, raffigurando i nemici catturati con un colore della pelle diverso, come ad esempio i Libici dalla pelle chiara, ed evidenziando inoltre usanze e tratti fisici", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-3148", "text": "Antropocentrismo\nLantropocentrismo (dal greco άνθρωπος, anthropos, \"uomo, essere umano\", κέντρον, kentron, \"centro\") è la tendenza - che può essere propria di una teoria, di una religione o di una semplice opinione - a considerare l'essere umano, e tutto ciò che gli è proprio, come centrale nell'Universo. Una centralità che può essere intesa secondo diversi accenti e sfumature: semplice superiorità rispetto al resto del mondo animale o preminenza ontologica su tutta la realtà, in quanto si intende l'uomo come espressione immanente dello spirito che è alla base dell'Universo. Storia Aspetto che accomuna le più rilevanti posizioni filosofiche occidentali apparve prima della metà del XX secolo è la tendenza ad assumere una prospettiva human-centered, incapace cioè di decentrare la riflessione etica, ontologica ed epistemologica dagli agenti umani. Un primo esempio di concezione antropocentrica si ha nel V secolo a.C. con Socrate e i sofisti. I filosofi presocratici si interessavano principalmente della natura circostante. Con Socrate e i sofisti, invece, l'attenzione si sposta sull'uomo. Protagora diceva che l'uomo è la misura di tutte le cose, ponendo quindi l'essere umano come criterio al centro dell'universo. Conosci te stesso, diceva Socrate, proprio indicando la superiorità della conoscenza dell'uomo stesso rispetto alla conoscenza della natura. Dopo questi filosofi, tutti si occuparono di studiare l'uomo, quasi tralasciando lo studio di come sia nato l'universo, argomento di cui si erano occupati tutti i presocratici. Con il periodo medioevale, con Agostino mantiene e rafforza la visione antropocentrica e mistica dell'universo, ponendo l'uomo al centro del mondo in quanto maggiore creazione di Dio e nel fare questo si affida alla visione aristotelica del cosmo, l'uomo ha la responsabilità di scegliere tra bene e male, ed in questo è unico tra i viventi, essendo l'unico dotato di intelletto, San Tommaso rafforzerà ulteriormente tale concezione. Nel corso di questo lungo periodo saranno in", "title": "None" }, { "docid": "doc-15441", "text": "Tradizione\nIl termine tradizione (dal latino traditiònem deriv. da tràdere = consegnare, trasmettere) può assumere diverse accezioni, fortemente interrelate: come sinonimo di consuetudine (spesso è utilizzata in tale senso la definizione \"tradizioni popolari\" o \"folclore\"), intendendo la trasmissione nel tempo, all'interno di un gruppo umano, della memoria di eventi sociali o storici, delle usanze, delle ritualità, della mitologia, delle credenze religiose, dei costumi, delle superstizioni e leggende; in particolare è detta tradizione orale la trasmissione non mediata dalla scrittura come corpus più o meno coerente di credenze e pratiche condivise da un gruppo di persone all'interno di un campo di attività umano, come può essere ad esempio una tradizione religiosa o una tradizione scientifica in ambito filosofico (con la iniziale maiuscola: Tradizione), come concetto metastorico e dinamico, indicante una forza ordinatrice in funzione di principi trascendenti, la quale agisce lungo le generazioni, attraverso istituzioni, leggi e ordinamenti che possono anche presentare una notevole diversità tradizione: come termine tecnico presente con un suo significato specifico negli ambiti disciplinari della filologia e del diritto. Antropologia In antropologia la tradizione è l'insieme degli usi e costumi, e dei valori collegati che ogni generazione, dopo aver appreso, conservato, modificato dalla precedente, trasmette alle generazioni successive. La tradizione è particolarmente sentita dalle comunità minoritarie che, attraverso di essa, tendono a conservare la propria identità. Veniva definito dagli studi di folklore (es. Alberto Mario Cirese, Culture egemoniche e culture subalterne, Palumbo, Palermo, 1973) inculturazione il processo con il quale un gruppo sociale trasmette e riproduce le proprie \"tradizioni\" al suo interno; acquisiti per acculturazione invece erano definiti i tratti culturali provenienti dall'esterno (strati sociali diversi, o da altre aree geografiche-culturali). In Italia, all'interno delle scienze etnoantropologiche, si è delineato un campo di studi oggi definito come storia delle tradizioni popolari, all'interno del quale, fin da inizio Novecento,", "title": "None" }, { "docid": "doc-30960", "text": "Psicologia culturale\nLa psicologia culturale studia le regole adottate dall'uomo al fine di creare significati all'interno di contesti culturali. In altre parole, la psicologia culturale si pone l'obiettivo di verificare in che misura la mente e la vita umana sono lo specchio della cultura (oltre che della storia individuale e dei fenomeni biologici). Tale concetto, ovvero come la cultura e la psiche si completino a vicenda, è apparso abbastanza recentemente nell'ambito delle teorie psicologiche ed è soggetto a diverse interpretazioni. Due correnti principali sono comunque riconoscibili: la prima, di origine soprattutto statunitense, designa con questo termine lo studio delle differenze culturali nel comportamento psicologico (in questa accezione si preferisce però il termine \"psicologia inter-culturale\"); la seconda, prevalentemente di matrice europea, intende per \"psicologia culturale\" lo studio del rapporto di natura psicologica (quindi sia affettivo che cognitivo) che l'individuo elabora ed intrattiene con la propria cultura. Storia La psicologia culturale si impernia sul concetto di una inscindibile connessione tra i processi mentali e il complesso dei valori, dei significati, dei discorsi, delle pratiche e degli artefatti mediante i quali gli esseri umani empiricamente si relazionano con il mondo e tra essi. Tra i precursori della psicologia culturale di stampo europeo va considerato Lev Vygotskij, in particolare per la sua opera Pensiero e linguaggio, del 1934, che però fu pubblicata in Russia e rimase a lungo sconosciuta in occidente. Fu lo psicologo ed antropologo americano Douglass Price-Williams (1924 - 2014) uno dei primi a proporre il termine di \"cultural psychology\" in una sua conferenza a Honolulu nel 1978, in occasione di un convegno sull'approccio interculturale (Price-Williams, 1979). Più tardi, lo stesso Price-Williams ritornò sul tema, sottolineando come l'approccio interculturale, sia in antropologia che, a maggior ragione, in psicologia, dovesse basarsi su una \"psicologia culturale\" che ne legittimasse i fondamenti (Price-Williams, 1985). Ciò nonostante, la", "title": "None" }, { "docid": "doc-5238", "text": "Conformismo\nCon il termine conformismo si fa riferimento a un atteggiamento o tendenza ad adeguarsi o omologarsi a opinioni, usi e comportamenti pre-definiti e politicamente o socialmente prevalenti. Questo atteggiamento si può notare ad esempio nel modo di vestire o nel comportamento, o anche nelle idee e nei modi di pensare. Questo atteggiamento viene definito in psicologia con il termine conformità. L'atteggiamento conformista In ambito sociale si definisce conformista colui che, ignorando o sacrificando la propria libera espressione soggettiva in modo più o meno marcato, si adegua e si adatta nel comportamento complessivo, sia di idee e di aspetto esteriore che di regole, alla forma espressa dalla maggioranza o dal gruppo di cui è parte. L'origine del conformismo risiede molto spesso nella radice animale dell'essere umano che attinge le sue paure dalla solitudine fuori dal branco. È una sorta di comportamento mimetico: l'individuo si nasconde nell'ambiente sociale nel quale vive, assumendone i tratti più comuni, in termini di modi di essere, di fare, di pensare. Il senso di protezione che ne deriva rafforza ulteriormente i comportamenti conformisti. L'anticonformismo L'atteggiamento opposto al conformismo viene definito anticonformismo e consiste quindi in un rifiuto delle idee e dei comportamenti prevalenti. Infatti, normalmente, le persone non conformiste hanno già sviluppato un livello di coscienza diverso che permette loro di poter sfidare i comportamenti comuni senza soffrirne. Solitamente si hanno personalità non conformiste negli artisti, negli scienziati, nei filosofi, negli statisti e nei santi, quindi in tutti coloro che si danno la possibilità di libera espressione di sé stessi fuori dalla forma già predefinita dall'ambito sociale e storico in cui vivono. L'antropologo francese René Girard ha svolto uno studio approfondito delle dinamiche di imitazione reciproca tra gli esseri umani, che a livello sociale conducono appunto al conformismo e ad altri automatismi di notevole importanza. Nel quadro", "title": "None" }, { "docid": "doc-32335", "text": "Leon Battista Alberti\nAlberti fa parte della seconda generazione di umanisti (quella successiva a Vergerio, Bruni, Bracciolini, Francesco Barbaro), di cui fu una figura emblematica per il suo interesse nelle più varie discipline. Un suo costante interesse era la ricerca delle regole, teoriche o pratiche, in grado di guidare il lavoro degli artisti. Nelle sue opere menzionò alcuni canoni, ad esempio: nel \"De statua\" espose le proporzioni del corpo umano, nel \"De pictura\" fornì la prima definizione della prospettiva scientifica e infine nel \"De re aedificatoria\" (opera cui lavorò fino alla morte, nel 1472), descrisse tutta la casistica relativa all'architettura moderna, sottolineando l'importanza del progetto e le diverse tipologie di edifici a seconda della loro funzione. Tale opera lo renderà immortale nei secoli e motivo di studio a livello internazionale da artisti come Eugène Viollet-le-Duc e John Ruskin. Come architetto, Alberti viene considerato, accanto a Brunelleschi, il fondatore dell'architettura rinascimentale. L'aspetto innovativo delle sue proposte, soprattutto sia in ambito architettonico che umanistico, consisteva nella rielaborazione moderna dell'antico, cercato come modello da emulare e non semplicemente da replicare. La classe sociale a cui Alberti faceva riferimento è comunque un'aristocrazia e alta \"borghesia\" illuminata. Egli lavorò per committenti quali i Gonzaga a Mantova e (per la tribuna della Santissima Annunziata) a Firenze, i Malatesta a Rimini, i Rucellai a Firenze. Biografia La formazione umanistica Leon Battista nacque a Genova, figlio di Lorenzo Alberti, di una ricca famiglia di mercanti e banchieri fiorentini banditi dalla città toscana a partire dal 1388 per motivi politici, e da Bianca Fieschi, appartenente ad una delle più nobili casate genovesi. I primi studi furono di tipo letterario, dapprima a Venezia e poi a Padova, alla scuola dell'umanista Gasparino Barzizza, dove apprese il latino e forse anche il greco. Si trasferì poi a Bologna dove studiò diritto, coltivando parallelamente il suo", "title": "None" }, { "docid": "doc-33173", "text": "Psicologia ambientale\nLa psicologia ambientale è una disciplina che studia il benessere e il comportamento umano alla luce delle transazioni che avvengono tra l'individuo e l'ambiente socio-fisico . In questa prospettiva, l'ambiente non viene considerato solo come spazio fisico, ma soprattutto nella sua dimensione sociale e politica. Quale approccio contestuale, oltre a esaminare le transizioni di cui sopra, tale disciplina indaga le reazioni psicologiche agli ambienti fisici (naturali o artificiali). Più precisamente, essa analizza le caratteristiche generali degli ambiti sociali in cui si svolge la vita quotidiana; aspetti talora non considerati in ricerche sperimentali su situazioni e stimoli particolari, suscettibili di essere manipolati in laboratorio. La valutazione delle qualità ambientali Sin dalla sua nascita, la psicologia ambientale ha mostrato un notevole interesse per lo studio della valutazione della qualità ambientale; nello specifico, per il modo in cui le caratteristiche percepite dell'ambiente intrattengono relazioni con la soddisfazione e il benessere dei fruitori (in termini di qualità percepita). Storia Nella variegata corrente di studi sulla valutazione ambientale, alcuni autori hanno rivolto l'attenzione alla dimensione cognitiva della valutazione, che predice i comportamenti ambientali. Rachel e Stephen Kaplan hanno posto l'accento sulle seguenti caratteristiche ambientali quali predittori di preferenza: la coerenza, in quanto responsabile della facilità con cui una struttura ambientale può essere organizzata e quindi compresa; la complessità, intesa come proprietà dell'assetto ambientale di mantenere attiva la persona allo scopo di esplorare e comprendere l'ambiente stesso; la leggibilità, o chiarezza della disposizione fisica, che rende l'ambiente facilmente ed efficacemente esplorabile; il mistero, come proprietà di richiamo a scoprire l'ambiente e a interagire il più possibile con esso. Un esteso filone di ricerca si occupa della componente cognitiva [cfr. psicologia cognitiva] della valutazione ambientale, ricollegandosi alla teoria degli schemi mentali; in tali strutture cognitive, contenuti e processi dell'esperienza mediano la percezione e l'elaborazione delle informazioni. Entro", "title": "None" }, { "docid": "doc-32041", "text": "Uomo (maschio)\nL'uomo è un essere umano adulto di sesso maschile. Si distingue dal maschio prepubere, che può essere chiamato, a seconda dell'età: ragazzo, adolescente, bambino, e dall'altro genere della specie Homo sapiens. Etimologia La parola uomo deriva dal latino hŏmō, legato a hŭmus ‘terra’, avente senso, quindi, di \"terrestre\"; in francese e spagnolo, rispettivamente homme e hombre hanno la stessa origine, ma dal caso accusativo hŏmine(m). In inglese man ha origine dall'inglese antico nel quale significava \"maschio adulto\", come l'attuale termine tedesco Mann, che deriva a sua volta dal proto-germanico *mann-z, che significa \"persona\". Secondo Tacito, il progenitore mitologico delle tribù germaniche si chiamava \"Mannus\". Accanto al termine homo, che indica l'essere umano in generale, senza specificazione di genere, il latino possiede anche il termine vir per indicare un essere umano adulto di sesso maschile; questa parola, che non ha discendente diretto in italiano, si ritrova in spagnolo come varón, col significato di essere umano di sesso maschile. Vir significa anche marito, maschio ed eroe. Da vir derivano sia gli aggettivi \"virile\" e \"virtuoso\", sia il sostantivo \"virtù\".. Dal greco ἀνήρ, (anḕr), gen. ἀνδρός (andròs), di significato analogo al latino vir, derivano alcuni termini scientifici come \"andrologia\", \"androgino\", \"andropausa\", nonché i nomi propri Andrea o Alessandro. L'equivalente greco di homo è invece ἄνθρωπος (ànthrōpos) da cui derivano altri termini scientifici come \"antropologia\", \"antroposofia\", \"antropomorfo\" e così via. L'italiano \"maschio\" deriva dal latino classico mas (gen. maris) attraverso la forma masculus, in origine diminutivo. Anche \"marito\" deriva da mas. Età e terminologia Con i termini \"ragazzo\", \"adolescente\", \"bambino\" si indica, nella terminologia comune, in relazione alle diverse età dello sviluppo e dell'accrescimento, un giovane uomo, che non ha ancora raggiunto la piena maturità sessuale o l'età considerata adulta. La pubertà è il periodo di passaggio dall'infanzia all'età virile. In quasi tutte le", "title": "None" }, { "docid": "doc-12512", "text": "Cultura\nIl termine cultura deriva dal verbo latino colere, \"coltivare\". L'utilizzo di tale termine è stato poi esteso a quei comportamenti che imponevano una \"cura verso gli dei\", da cui il termine \"culto\" e a indicare un insieme di conoscenze. Non c'è univocità degli autori sulla definizione generale di cultura anche nella traduzione in altre lingue e a seconda dei periodi storici, grosso modo oggi è intesa come un sistema di saperi, opinioni, credenze, costumi e comportamenti che caratterizzano un gruppo umano particolare; un'eredità storica che nel suo insieme definisce i rapporti all'interno di quel gruppo sociale e quelli con il mondo esterno. Descrizione Il concetto moderno si può intendere come quell'insieme di conoscenze e di pratiche acquisite che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia il termine cultura nella lingua italiana denota più significati di diversa interpretazione: Una concezione pragmatica (Positivismo/utilitarismo) presenta la cultura come formazione individuale, volta all'esercizio di acquisizione di conoscenze \"pratiche\". In tale accezione essa assume una valenza quantitativa, per la quale una persona può essere più o meno colta (pseudo-saperi); Una concezione (antropologia/etica) metafisica presenta la cultura come un processo di sedimentazione dell'insieme patrimoniale delle esperienze condivise da ciascuno dei membri (Morale/Valori), delle relative società di appartenenza (Sociologia/Istituzioni), dei codici comportamentali condivisi (morale/costumi), del senso etico del fine collettivo (Escatologia/Idealismo), e di una visione identitaria storicamente determinata (antropologia identitaria/etnicità), come espressione ecosistemica di una tra le multiformi varietà di gruppi umani e civiltà nel mondo. Concerne sia l'individuo, che i grandi gruppi umani (sociologia/collettività), di cui egli è parte. In questo senso il concetto è ovviamente declinabile al singolare, riconoscendosi ciascun individuo quale membro \"di diritto\", del gruppo etno-culturale di appartenenza etno-identitaria, nonché nel \"patto di adesione sociale\" e nelle sue regole etiche ed istituzionali volte al fine della \"autoconservazione\" del gruppo etnico stesso. Una concezione", "title": "None" }, { "docid": "doc-34158", "text": "Teoria della pertinenza\nLa teoria della pertinenza o teoria della rilevanza, elaborata dall'antropologo cognitivo francese Dan Sperber e dalla linguista britannica Deirdre Wilson, è una teoria della cognizione e della comunicazione. Imperniata su una definizione del concetto di pertinenza cui seguono due principi generali, uno cognitivo ed uno comunicativo, la teoria della pertinenza mira a rendere conto del comportamento umano negli scambi comunicativi in maniera unitaria, cognitivamente plausibile ed empiricamente testabile. Si può considerare la teoria della pertinenza come lo sviluppo più importante di una delle idee fondamentali di Paul Grice, ossia l'idea che il carattere essenziale della comunicazione è l'espressione ed il riconoscimento di intenzioni. In questo senso, essa rappresenta un modello inferenziale della comunicazione che si oppone al tradizionale modello della comunicazione come trasferimento di informazione codificata. La distinzione tra Semantica e Pragmatica La teoria della pertinenza è un approccio alla pragmatica del linguaggio basato sulla cognizione. Un modo per chiarire che cosa si intende con \"pragmatica\" è quello di partire dalla distinzione tra semantica e pragmatica proposta da Charles Morris. Morris (1938), rifacendosi ad idee di Charles Sanders Peirce e di Rudolph Carnap, si propone di costruire una teoria generale dei segni, una semiotica. Individua nella sintassi, nella semantica e nella pragmatica i tre grandi campi che compongono la semiotica. La sintattica studia le combinazioni dei segni, senza curarsi dei loro specifici significati e delle loro relazioni con il comportamento in cui hanno luogo. La semantica si occupa delle diverse maniere di significare delle espressioni e delle frasi di una lingua, a prescindere dalle circostanze in cui esse sono utilizzate da parlanti determinati. La pragmatica è la parte della semiotica che prende in esame l'origine, gli usi e gli effetti dei segni in rapporto al comportamento dove essi si manifestano. Consideriamo uno scambio comunicativo tra Pippo e Paola. (1) Pippo:", "title": "None" }, { "docid": "doc-15570", "text": "Individualismo\nL'individualismo è una posizione morale, una filosofia politica, un'ideologia, o prospettiva sociale, che sottolinea il valore morale dell'individuo. Gli individualisti promuovono l'esercizio del raggiungimento di alcuni obiettivi quali l'indipendenza e l'autonomia, opponendo, tuttavia, la più strenua resistenza agli intralci sui loro interessi, sia per la società che per qualsiasi altro gruppo o istituzione. L'Individualismo rende l'individuo il suo punto di focalizzazione e parte con il presupposto che l'individuo umano è di importanza primaria nella lotta per la liberazione. La libertà, nelle sue forme più svariate, è la sostanza fondamentale per molte di queste correnti. Il liberalismo classico, il libertarianismo, l'esistenzialismo e l'individualismo anarchico sono esempi di movimenti che prendono l'individuo umano come unità centrale per le analisi. È stato fatto uso del termine per denotare \"La qualità di essere individuale; e quindi l'individualità\" riferendosi a possedere \"una caratteristica individuale; una cattiva abitudine.\" L'Individualismo è anche associato agli interessi artistici e bohème e a degli stili di vita in cui vi è una tendenza alla creazione e alla sperimentazione di sé stessi, in contrasto alla tradizione o alle opinioni e ai comportamenti della classe popolare così come con le posizioni filosofiche ed etiche umaniste. L'Individuo Come da utilizzo comune, l'individuo è una persona od un qualsiasi specifico oggetto di una collezione. Nel XV secolo e precedentemente, e in tempi attuali, all'interno dei campi della statistica e della metafisica, individuale significa \"indivisibile\", termine tipicalmente usato per descrivere un qualsiasi ente singolo numerabile, ma con più frequenza viene adoperato per indicare la \"persona\" nel suo contesto. Dal XVII secolo in poi, individuale significa separatezza, come quanto indicato nell'individualismo. L'Individualità è la condizione o la qualità di essere un individuo; ossia una persona separata dalle altre con dei propri bisogni, obiettivi, e desideri da raggiungere. Individualismo e società Un individualista entra all'interno della società", "title": "None" } ]
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Cosa è l'agricoltura?
[ { "docid": "doc-2", "text": "Lagricoltura (dal latino agricultura, ager campi, e cultura coltivazione) è l'attività umana che consiste nella coltivazione di specie vegetali. Lo scopo basilare dell'agricoltura è ottenere prodotti dalle piante, da utilizzare soprattutto a scopo alimentare. In economia, l'agricoltura rientra nel settore primario. Tradizionalmente è popolarmente riferita alla produzione di risorse vegetali a fini alimentari sia direttamente sia indirettamente tramite produzione animale nell'allevamento. A fini scientifici e giuridici, comunque, entrambe le materie sono comunemente riunite nella più vasta accezione di agricoltura, che abbraccia la coltivazione delle piante (arboree ed erbacee), l'allevamento degli animali e lo sfruttamento delle foreste. La definizione a livello", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-28790", "text": "Tanum\nTanum (o Tanumshede) è una città di 1.600 abitanti del Bohuslän, appartenente alla contea di Västra Götaland, in Svezia. È la sede della municipalità di Tanum. La regione nei dintorni di Tanum è stata inclusa nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO a causa della sua alta concentrazione di incisioni rupestri. Incisioni rupestri Qui si trova la più grande roccia piatta della Scandinavia con incisioni rupestri risalenti all'età del bronzo, la Vitlyckehäll, scoperta nel 1972 da Age Nilsen mentre stava piazzando cariche esplosive per lavori di costruzione. L'età del bronzo varia a seconda della regione geografica in cui è avvenuta: l'età del bronzo scandinava si stima che vari fra il XVIII e il VI secolo a.C. In tutto a Tanum sono stati scoperti circa 3.000 petroglifi su circa 100 rocce, concentrate in 5 diverse aree in una striscia di 25 chilometri che, durante l'età del bronzo, era la linea costiera di un fiordo, e che si estende su di un'area di circa 50 ettari. Le popolazioni nordiche delle età del bronzo e del ferro erano particolarmente abili nella navigazione e nella costruzione di oggetti in legno, cosa che si riflette nelle scene rappresentate nelle incisioni rupestri in cui spesso si vedono imbarcazioni del tipo di quella ritrovata nel 1921 a Hjortspring. Alcuni glifi rappresentano scene di caccia (in uno compare un cacciatore armato di arco), scene legate all'agricoltura (compresa una scena in cui si vede un aratro tirato da una coppia di buoi con in mano quello che potrebbe essere un ramo o una sorta di frustino fatto di numerose strisce di cuoio). Le incisioni su roccia corrono un grave pericolo di erosione a causa dell'inquinamento atmosferico. Nonostante la ferma opposizione di alcuni archeologi, esse sono state dipinte di rosso per essere meglio visibili da parte dei turisti. Galleria d'immagini Bibliografia Altri", "title": "None" }, { "docid": "doc-28578", "text": "Stefano Ricucci\nBiografia Gli inizi e la scalata al successo Nasce a Roma da Matteo, autista di pullman e militante democristiano, e Gina, casalinga. Cresce a San Cesareo, ex frazione di Zagarolo. Compie i suoi studi all'Istituto odontotecnico George Eastman della capitale. Terminati gli studi, viene impiegato dallo studio dentistico a Zagarolo e a Roma del dottor Giovanni Parrone e del fratello Giuseppe, compagno di scuola di Ricucci. Nel 1983 si mette in proprio con uno studio a Carchitti (frazione di Palestrina) e un altro nel centro commerciale di San Cesareo. Fa interventi anche da dentista, cosa non consentita, e viene denunciato due volte per truffa ed esercizio abusivo della professione. La carriera di immobiliarista comincia, secondo quanto ha raccontato lui stesso, all'inizio degli anni Ottanta, in occasione del varo del piano regolatore di San Cesareo, una piccola zona che era appena diventata comune autonomo: su un terreno della madre e grazie a un prestito del padre costruisce un modesto centro commerciale, lo vende e guadagna 186 milioni di lire, ottenendo così il capitale iniziale da cui è partito per costruire il suo impero immobiliare, sempre basato sul meccanismo dell'acquisto e rivendita di terreni e immobili. Con 1 miliardo di lire compra poi un'altra area, ceduta dopo sei mesi a 1,7 miliardi. Vende sulla carta, deposita in banca, chiede fidi bancari, compra di nuovo e così via. E, fido dopo fido, si lega alle banche che lo finanziano, alle quali inizia a vendere sportelli bancari facendo sconti per avere altri affidamenti. Grazie a questo meccanismo fa crescere il suo gruppo che controlla con la lussemburghese Magiste International (MAtteo+GIna+STEfano). Le banche a cui si lega sono soprattutto due: la Banca Agricola Mantovana dal 1995 e poi la Banca Nazionale dell'Agricoltura a partire dal 1998. Nel biennio 1998-1999 realizza una fortunatissima performance borsistica puntando", "title": "None" }, { "docid": "doc-9730", "text": "Pedologia\nLa pedologia (dal greco: πέδον, pedon, \"suolo\"; e λόγος, logos, \"studio\") è la scienza che studia la composizione, la genesi e le modificazioni del suolo, dovute sia a fattori biotici che abiotici. Branca delle scienze della Terra in genere e dell'agronomia, suo padre fondatore è ritenuto il geografo russo Vasilij Vasil'evič Dokučaev. Inquadramento storico L'esperienza millenaria degli agricoltori riconosce che i terreni non sono tutti uguali e che a caratteristiche diverse corrispondono capacità diverse di nutrire i raccolti. Fino dai primordi della scienza della coltivazione i primi cultori della materia hanno cercato, quindi, di distinguere i terreni tentando di individuare le peculiarità secondo le quali realizzarne le categorie tassonomiche. La classificazione del maggiore agronomo latino, Lucio Giunio Moderato Columella è, peraltro, alquanto semplice, seppure sia corredata dalle istruzioni per realizzare alcuni facili test sulle proprietà del suolo. La conoscenza del suolo compie un passo fondamentale con l'arabo Ibn al-Awwam, che apre il proprio manuale proclamando che \"la conoscenza dei terreni è la prima cosa in agricoltura\". Raccogliendo le notizie di geografi, agronomi e botanici di tutto il mondo arabo, l'autore di Siviglia tenta un'autentica geografia dei terreni dall'Indo al Guadalquivir, un obiettivo per il quale le notizie che raccoglie sono invero troppo rudimentali, anche se alcune descrizioni magistrali dimostrano le ambizioni della scienza araba. Nel Rinascimento, il bresciano Agostino Gallo offre un'interessante elencazione di suoli di caratteristiche diverse nel capitolo sui lavori del terreno. Nel Seicento l'inglese John Evelyn propone una dotta disquisizione sulle proprietà del suolo, che non fa che riproporre, nella sostanza, i concetti più evanescenti della fisica aristotelica. Nicolas-Théodore de Saussure assicura un criterio cardinale per la futura scienza del suolo, impegnandosi nell'analisi delle ceneri dei vegetali, il presupposto della conoscenza degli elementi la cui presenza nel suolo favorisce il loro sviluppo. Mentre il concetto di fertilità", "title": "None" }, { "docid": "doc-31846", "text": "Agricoltura estensiva\nL'agricoltura estensiva, nella sua accezione moderna, è l'insieme di tecniche agronomiche che tende ad ottenere il massimo di produzione per unità di persona impiegata. Per questo motivo le rese per unità possono essere basse, ma il profitto è assicurato dalla vastità dei terreni messi a coltura. Descrizione Nell'agricoltura estensiva tradizionale, invece, si fa scarso uso di macchinari e gli investimenti sono minimi. Tale tipo di agricoltura si differenzia da quella intensiva, proprio per la quantità di input immessi per unità di superficie. I suoli devono essere molto estesi, e spesso una parte di essi è lasciata a riposo (maggese) o adibita al pascolo. È tipica del latifondo e delle grandi estensioni di coltivazioni. Da questo punto di vista, l'agricoltura estensiva è più rispettosa e sostenibile per l'ambiente di quella intensiva. L'eccessiva immissione di input e di energia supera infatti la capacità di assorbimento del terreno e dell'ambiente, dando vita a fenomeni di inquinamento anche preoccupanti. Un esempio tipico è l'inquinamento delle falde acquifere dovuto all'utilizzo eccessivo di fertilizzanti, che, assieme alle acque reflue, raggiungono i corsi d'acqua e infine il mare, causando il fenomeno dell'eutrofizzazione. Questo, però, non significa che l'agricoltura estensiva non faccia uso di questi input, come accade, invece, per l'agricoltura biologica. In genere, colture praticate in agricoltura estensiva sono cereali, erba medica, foraggere. È praticata soprattutto nei paesi in via di sviluppo dell'area africana, asiatica, ed americana. Il paesaggio tipico è quello della piantagione. L'agricoltura estensiva caratterizza gli Stati Uniti, l'Australia, l'Argentina e l'Europa Orientale. Voci correlate Agricoltura biodinamica Agricoltura intensiva Agricoltura naturale Autorganizzazione (agricoltura) Ecovillaggio Latifondo Altri progetti Collegamenti esterni Agricoltura sostenibile", "title": "None" }, { "docid": "doc-8932", "text": "Antonio Zanon\nFiglio di un mercante di seta si trasferì a Venezia nel 1738 per aprire un'attività manifatturiera. Il contatto con Venezia gli diede una visione cosmopolita e moderna, che seppe trasferire nel contesto friulano. Oltre alle importanti innovazioni nell'industria della seta, condusse una battaglia per l'introduzione della patata nell'agricoltura della pianura friulana. Nel 1762 fu tra i fondatori della Società di Agricoltura Pratica di Udine che si proponeva di studiare le nuove tecniche da introdurre nel settore agricolo. A Udine sono a lui intitolati una via centrale e un istituto tecnico (ex commerciale) con indirizzi economici, linguistici e informatici. La fondazione dell'Istituto risale al 1866, ad opera del commissario regio Quintino Sella e, fino al 1878, dipendente dal Ministero dell'agricoltura, dell'industria e del commercio. A partire dal 1867 e fino alla prima guerra mondiale, per iniziativa dello stesso Sella, vengono pubblicati gli Annali scientifici del Regio Istituto Tecnico. Risale al 1883 l'intitolazione ad Antonio Zanon. Opere Dell'agricolura, arti e commercio in quanto unite contribuiscono alla felicità degli Stati, tomi VII, Venezia 1763 Della coltivazione ed uso delle patate, e d'altre piante commestibili, Venezia 1767 Della formazione ed uso della torba e di altri fossili combustibili, Venezia 1767 Della marna ed altri fossili atti a rendere fertili le terre, Venezia 1768 Saggio di storia della medicina veterinaria, Venezia 1770 Della utilità morale, economica e politica delle Accademie di Agricoltura, Arti e Commercio, Udine 1771 Scritti di agricoltura, Arti e Commercio, Udine 1829 Lettere famigliari, Udine 1831 Alcune lettere inedite di Antonio Zanon, dirette a Mons. Girolamo de Rinaldis, Udine 1877 Quattro lettere inedite a G.Silvestri, Rovigo 1880 Lettere sull'agricoltura dirette a Mons. F.Florio nel luglio 1760, Udine 1884 Lettere sull'agricoltura, Udine 1960 Bibliografia F. Luzzatto, Antonio Zanon e la legislazione agraria della Repubblica Veneta, Udine, 1927 F. Luzzatto, Antonio Zanon e alcune", "title": "None" }, { "docid": "doc-8056", "text": "Guido Tampieri\nBiografia Laureato in giurisprudenza all'Università di Bologna, ha aderito alla CGIL di cui è stato segretario provinciale del settore trasporti a Ravenna e della Federbraccianti nonché membro della segreteria regionale. Dal 1983 al 1990 è stato assessore all'agricoltura della Provincia di Ravenna con il Partito Comunista Italiano. Nel 1992 è stato eletto consigliere regionale dell'Emilia-Romagna, dove è stato componente delle Commissioni “Bilancio e programmazione” e “Attività produttive”. Della Regione Emilia-Romagna è stato assessore all'agricoltura dal 1993 al 2005 e assessore all'agricoltura, ambiente e sviluppo sostenibile dal 2000 al 2005. Nel 2005 è stato tra gli esperti de L'Unione che hanno curato il programma di governo della coalizione, proprio per ciò che concerne il sistema agricolo. Si è iscritto ai Democratici di Sinistra e nel marzo del 2001 il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, componente del Governo Amato II lo ha nominato membro del Consiglio di amministrazione del CRA, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. Dal 17 maggio 2006 al 6 maggio 2008 ha fatto parte del Governo Prodi II in qualità di Sottosegretario di Stato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con delega al rapporto con le Regioni e al CIPE. Ministro era Paolo De Castro (La Margherita). È stato presidente della consulta nazionale del Partito Democratico per l'agricoltura. Dal 4 luglio 2008 al 4 luglio 2010 è stato presidente del centro di divulgazione agricola della Provincia di Bologna. Dal luglio 2012 al 26 giugno 2013 è stato direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA). Opere Collegamenti esterni Politici dei Democratici di Sinistra Politici del Partito Democratico (Italia) Governo Prodi II", "title": "None" }, { "docid": "doc-33386", "text": "AgMES\nAgMES è l'acronimo di Agricultural Metadata Element Set. Agmes è il metadata standard creato dalla FAO (Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura delle Nazioni Unite ) per la descrizione ed il reperimento di risorse informative sull'agricoltura. Lo standard offre un set di elementi del metadata che possono essere utilizzati per descrivere qualunque tipo di risorsa informativa nei seguenti campi: agricoltura, silvicoltura, pesca, sicurezza alimentare ed altri ambiti affini. Esistono numerosi schemi di metadata per descrivere altri tipi di risorse informative. La lista che segue contiene alcuni esempi: Documento come oggetto dell'informazione (DLIOs): Dublin Core, Agricultural Metadata Element Set (AgMES) Eventi: vCalendar Informazione geografica e regionale: Informazione geografica—Metadata (ISO 19115) Persone: Friend-of-a-friend (FOAF), vCard Produzione e protezione delle piante: Darwin Core (1.0 and 2.0) (DwC) AgMES namespace è stato pensato per includere estensioni specifiche del campo dell'agricoltura provenienti da altri metadata standards come Dublin Core, AGLS ecc. in modo da poter descrivere documenti DLIO (Documento inteso come oggetto informativo) come ad esempio pubblicazioni, articoli, libri, siti web, ecc. AgMES dovrà essere usato insieme agli standard citati sopra. L'iniziativa AGMES si propone di ottenere interoperabilità tra risorse informative nell'ambito dell'agricoltura, offrendo la possibilità di scambiare e condividere le informazioni. Descrivere documenti usando lo standard AGMES significa esporre le loro più importanti caratteristiche ed il loro contenuto in modo standardizzato affinché vengano riutilizzati facilmente in qualsiasi sistema informativo. Più istituzioni e organizzazioni nel settore agricolo usano AGMES per descrivere i loro DLIOs, più facile sarà scambiare i dati all'interno di sistemi informativi come, ad esempio, biblioteche digitali e altri database contenenti dati sull'agricoltura. Utilizzo di AGMES Il metadata per descrivere documenti intesi come oggetti dell'informazione (DLIOs) può essere creato e salvato in diversi formati: Inserito in un sito web (come i tag HTML) in un database separato in un file XML in un file", "title": "None" }, { "docid": "doc-19046", "text": "Linea verde (programma televisivo)\nLinea verde è un programma televisivo che racconta il territorio italiano, l'agricoltura, la biodiversità e le eccellenze agroalimentari in onda su Rai 1 il sabato e la domenica. La trasmissione La trasmissione raccoglie l'eredità di programmi come La Tv degli agricoltori, A come Agricoltura e Agricoltura domani andati in onda di domenica sulla prima rete Rai dagli anni cinquanta agli anni settanta. Il programma è realizzato in maniera itinerante e nelle puntate si affrontano temi legati alla complessa realtà agricola italiana con i suoi punti di forza e le sue debolezze. Tra gli interessi che ruotano intorno all'agricoltura, vengono esaminati oltre ai prodotti tipici, le tradizioni, la ricettività rurale dell'agriturismo e la salvaguardia ambientale. Autore e conduttore storico del programma fino al 16 gennaio 1994 è stato Federico Fazzuoli, poi sostituito, tra gli altri, da Sandro Vannucci, Fabrizio Del Noce, Paolo Brosio, Massimiliano Ossini, Paola Saluzzi, Gianfranco Vissani, Veronica Maya, Elisa Isoardi, Eleonora Daniele, Fabrizio Gatta, Patrizio Roversi, Daniela Ferolla, Federico Quaranta, Beppe Convertini e Ingrid Muccitelli. Spin-off Nel corso degli anni la trasmissione ha dato vita a diversi spin-off. Sin dal primo anno vi è un'edizione estiva dal titolo Linea verde Estate. Nel 1994 nasce Linea verde Orizzonti, in onda al mattino prima alla domenica e poi al sabato sempre su Rai 1. Il programma, incentrato ugualmente sul mondo dell'agricoltura e dell'ambiente, ha cambiato titolo più volte. Nel 2016 diventa Linea verde di sabato, nel 2017 Linea verde va in città, mentre dalla stagione 2018 prende il nome di Linea verde Life, in onda il sabato. Sulla scia del successo ottenuto da Linea verde sono in seguito nati i programmi Linea blu, dedicato al mondo del mare, e Linea bianca - Storie della Montagna, dedicato al mondo montano. Nell'estate 2019 è andato in onda Linea verde - Grand Tour", "title": "None" }, { "docid": "doc-28647", "text": "Stefano Castagnola\nA Staglieno vi è la sua tomba realizzata da Demetrio Paernio. Biografia Stefano Castagnola fu deputato dal 1857 al 1860 e dal 1861 al 1876. Senatore del Regno nel 1889, fu Ministro dell'agricoltura, dell'industria e del commercio e della Marina del Regno d'Italia nel Governo Lanza. Fu sindaco della città di Genova tra il 1888 e il 1891. Mazziniano, laico ed anticlericale si arruolò come volontario quando il Piemonte dichiarò guerra all'Austria e combatté numerose battaglie da Peschiera a Custoza. Dopo aver militato fra le schiere della sinistra rivoluzionaria si avvicinò alla Destra storica e fu nominato ministro del governo Lanza. In qualità dei ministro dell'Agricoltura promosse le prime forme di associazionismo agrario, come i comizi agrari e le stazioni agrarie Eletto sindaco nel 1888, quale esponente di punta di un fronte anticlericale che batté Andrea Podestà, sindaco uscente del comune di Genova e capo del fronte clerico-moderato, ricoprì l'incarico sino al 1891 interessandosi in modo particolare dei problemi portuali e della preparazione dell'esposizione colombiana che si sarebbe svolta nel 1892. L'Università di Genova dopo avergli affidato la supplenza nel corso di diritto romano, gli conferì l'incarico di diritto ecclesiastico e, infine, gli attribuì la carica di diritto commerciale. Stimato avvocato civilista riuscì accettando di difenderli in sede penale a sottrarre alla pena capitale, richiesta dall'accusa, due mazziniani imputati di tentativo di insurrezione. Dal 1881 al 1887 fu anche componente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Genova Onorificenze Onorificenze italiane Onorificenze straniere Note Altri progetti Collegamenti esterni Ministri della marina del Regno d'Italia Ministri dell'agricoltura, dell'industria e del commercio del Regno d'Italia Governo Lanza Grandi ufficiali dell'Ordine della Corona d'Italia Commendatori dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro", "title": "None" }, { "docid": "doc-34423", "text": "Cacciatori-raccoglitori\nCon cacciatori-raccoglitori, nelle scienze etnoantropologiche, si indicano quelle popolazioni il cui sistema di alimentazione ed economico si basa sulla caccia, pesca e sulla raccolta. Queste società non praticano alcuna forma di agricoltura o allevamento, ma fanno leva unicamente sull'acquisizione e il prelievo di cibo dalla natura selvatica (sono perciò dette società acquisitive). Il sistema di \"caccia e raccolta\" fu l'unica forma di sostentamento degli uomini per anni nel Paleolitico. In virtù del processo di domesticazione delle piante e degli animali, con la rivoluzione neolitica, l'uomo iniziò a praticare anche l'agricoltura e l'allevamento, che, con il passare dei millenni, sostituirono questa economia primitiva. Tuttavia, non tutte le società compirono tale passo e, comunque, non tutte allo stesso momento: portava infatti benefici, ma anche svantaggi e non era adatto o conveniente a tutti i territori. La separazione di questo sistema economico è in parte teorica, in quanto, in realtà, diverse popolazioni hanno e/o possono usare contemporaneamente sia sistemi di caccia o di agricoltura a seconda dei periodi e delle convenienze. Ancora oggi resistono società di cacciatori-raccoglitori in territori dove la presenza delle società agricole o industriali non li ha ancora spinti (pacificamente o con la forza) ad abbandonare l'organizzazione originaria. Tra queste società figurano i Pigmei e i Boscimani africani, i Semang della Malesia e gli indios dell'Amazzonia. In un report del 2009 vengono stimati ancora presenti nel mondo 410 milioni di raccoglitori di foresta o di savana, più almeno 100 milioni di piccoli pescatori. Nell'ideologia del materialismo storico, il sistema di caccia e raccolta costituisce la prima sottofase (fase selvaggia) del comunismo primitivo. Lo stretto contatto con la natura di queste popolazioni ha condizionato il loro credo religioso in forme animiste. Note Bibliografia Dizionario di antropologia e etnologia (titolo originale: Dictionnaire de l'ethnologie et de l'anthropologie), a cura di Pierre Bonte", "title": "None" } ]
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Qual è lo scopo basilare dell'agricoltura?
[ { "docid": "doc-2", "text": "Lagricoltura (dal latino agricultura, ager campi, e cultura coltivazione) è l'attività umana che consiste nella coltivazione di specie vegetali. Lo scopo basilare dell'agricoltura è ottenere prodotti dalle piante, da utilizzare soprattutto a scopo alimentare. In economia, l'agricoltura rientra nel settore primario. Tradizionalmente è popolarmente riferita alla produzione di risorse vegetali a fini alimentari sia direttamente sia indirettamente tramite produzione animale nell'allevamento. A fini scientifici e giuridici, comunque, entrambe le materie sono comunemente riunite nella più vasta accezione di agricoltura, che abbraccia la coltivazione delle piante (arboree ed erbacee), l'allevamento degli animali e lo sfruttamento delle foreste. La definizione a livello", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-18559", "text": "Missione aziendale\nLa missione aziendale (o scopo o dichiarazione di intenti) di un'organizzazione o impresa, è il suo scopo ultimo, la giustificazione stessa della sua esistenza, e al tempo stesso ciò che la contraddistingue da tutte le altre. In alcuni casi il mission statement si riduce ad uno slogan, mentre in altri è più esaustivo e pone e risolve le questioni di fondo relative all'organizzazione. In tal caso può essere visto anche come una sorta di strategia di lungo periodo. In molte organizzazioni, la mission statement viene definita dall'alta direzione dell'organizzazione stessa. Mission e vision Il mission statement è il \"manifesto\" della missione ed è in molti sensi analogo alla visione aziendale (vision statement). Tuttavia, a differenza di questo, tende a focalizzarsi più sul presente e a fornire una guida operativa da potere applicare in qualsiasi momento e per risolvere qualsiasi eventuale situazione inattesa, mentre la vision statement è rivolta a motivare il miglioramento dell'organizzazione verso una prospettiva in un futuro ben definito (generalmente stabilito nei prossimi 3-5 anni) e in un certo qual modo \"ispirare\" i soggetti coinvolti. Per questo motivo, il mission statement, se scritto correttamente, può essere valido per tutta la vita dell'organizzazione, mentre il vision statement dovrebbe essere aggiornato al termine del periodo di tempo definito. Assieme al vision statement e ai valori aziendali (core values), è utilizzato come punto di partenza per svolgere una pianificazione strategica, e quindi per definire gli obiettivi dell'organizzazione nel lungo e breve termine attraverso la definizione e applicazione di opportuni indicatori chiave di prestazione (KPI). Secondo Kotler, una dichiarazione di intenti chiara e ponderata, sviluppata in collaborazione e condivisa con manager, dipendenti e spesso clienti, fornisce un senso condiviso di scopo, direzione e opportunità. Esempi di missione aziendale Alcune aziende preferiscono descrivere la propria mission con medio-lunghe argomentazioni: Nokia – «Mettendo in", "title": "None" }, { "docid": "doc-35232", "text": "Taratura\nLa taratura è una tipologia di caratterizzazione che ha come scopo la definizione delle caratteristiche metrologiche di uno strumento di misura. Questo avviene tramite un confronto di misure con uno strumento di riferimento, definito campione. La taratura non va confusa con la calibrazione, infatti, la taratura è un'operazione che permette di definire le caratteristiche metrologiche di uno strumento e viene effettuata da un ente certificato; la calibrazione, invece, ha come obiettivo quello di rendere lo strumento più accurato e viene effettuata tutte le volte che lo strumento viene utilizzato. Definizione nella VIM La definizione rigorosa della taratura è enunciata nella terza edizione del Vocabolario Internazionale di Metrologia (VIM 3): la \"taratura\" è un'operazione, eseguita in condizioni specificate, la quale in una prima fase stabilisce una relazione tra i valori di una grandezza, con le rispettive incertezze di misura, forniti da campioni di misura, e le corrispondenti indicazioni, comprensive delle incertezze di misura associate, e in una seconda fase usa queste informazioni per stabilire una relazione che consente di ottenere un risultato di misura a partire da un'indicazione. Scopi della taratura Gli scopi di una taratura possono essere suddivisi: Definizione delle caratteristiche dello strumento La taratura può essere usata per la determinazione delle caratteristiche metrologiche dello strumento (ad esempio accuratezza, ripetibilità, riproducibilità, linearità, ecc.) necessari per definirne la funzionalità, o per verificarne la rispondenza a dei requisiti. Inoltre permette di sapere qual è la variazione del valore della grandezza. Determinazione della precisione dello strumento La taratura è spesso usata per la determinazione della precisione dello strumento. Questa è definita dall'analisi delle caratteristiche metrologiche, ed espressa in termini di incertezza di misura o in classe dello strumento. Quando il tarando, cioè l'oggetto della taratura, è uno strumento di misura (ad esempio una bilancia), la taratura ha come scopo la definizione della precisione", "title": "None" }, { "docid": "doc-23557", "text": "Lista di Swadesh\nNegli anni 1940-1950 il linguista statunitense Morris Swadesh sviluppò un metodo per consentire di valutare la distanza linguistica fra le lingue. A questo scopo elaborò una lista di parole che fossero il più indipendenti possibile dall'ambiente e dalla cultura (la lista di Swadesh), come le parti del corpo, i primi numeri, le grandezze («grande», «piccolo»), alcuni verbi basilari («mangiare», «bere»), etc. Lo scopo della lista era datare i cambiamenti avvenuti nell'evoluzione delle lingue, e sono state così poste le basi della glottocronologia, disciplina linguistica la cui validità è però contestata. Esistono diverse liste di Swadesh, che contengono un numero di parole più o meno grande. La più completa è composta da 207 parole. Di seguito si trova la versione italiana. Lista io tu, Lei (formale) lui, egli noi voi loro, essi questo quello qui, qua là chi che dove quando come non tutto molti alcuni pochi altro uno due tre quattro cinque grande lungo largo spesso pesante piccolo corto stretto sottile donna uomo (maschio adulto) uomo (essere umano) bambino moglie marito madre padre animale pesce uccello cane pidocchio serpente verme albero foresta bastone frutta seme foglia radice corteccia fiore erba corda pelle carne sangue osso grasso uovo corno coda piuma capelli testa orecchio occhio naso bocca dente lingua unghia piede gamba ginocchio mano ala pancia intestino collo schiena petto cuore fegato bere mangiare mordere succhiare sputare vomitare soffiare respirare ridere vedere udire, sentire sapere pensare odorare, annusare temere dormire vivere morire uccidere combattere cacciare colpire tagliare dividere, separare pugnalare graffiare scavare nuotare volare camminare venire distendersi sedere stare in piedi girare cadere dare tenere spremere strofinare lavare asciugare tirare spingere gettare legare cucire contare dire cantare giocare galleggiare fluire gelare gonfiare sole luna stella acqua pioggia fiume lago mare sale pietra sabbia polvere terra nuvola nebbia cielo vento neve ghiaccio", "title": "None" }, { "docid": "doc-34648", "text": "Aulos\nL'aulos (), in italiano aulo, era uno strumento musicale aerofono usato nell'Antica Grecia. Lo strumento Era formato da un tubo di canna, di legno oppure d'osso o avorio, con imboccatura a bulbo e relativa ancia. Spesso lo si vede raffigurato nella forma a due tubi divergenti, in qual caso viene detto δίαυλος dìaulos, cioè doppio aulòs. Talora il termine greco aulòs viene erroneamente tradotto in italiano con flauto, nome generico degli aerofoni in cui il suono viene prodotto quando l'aria colpisce uno spigolo. In realtà l'aulòs è uno strumento ad ancia doppia, e appartiene quindi alla famiglia dell'oboe. Si ritiene fosse suonato con la tecnica della respirazione circolare. Nell'epoca classica, sui tubi venivano praticati sino a cinque fori; in età ellenistico-romana un numero maggiore. Il bocchino veniva inserito nei tubi. L'aulòs poteva avere un'ancia semplice o doppia che, in mancanza del bocchino, poteva essere introdotta direttamente nel tubo. Per suonare l'aulòs l'esecutore, αὐλητής (aulētḕs, in italiano aulèta o aulète) indossava una fascia di cuoio, la φορβειά phorbeià, che favoriva la tenuta d'aria. L'aulòs, utilizzato nella rappresentazione delle tragedie e all'interno dei costumi e dei riti simposiaci, comastici e funerari della Grecia antica e dell'Etruria, aveva la caratteristica di creare un forte impatto emotivo: secondo Aristotele non deve essere usato in situazioni che hanno scopo educativo ma purificatorio e, proprio per la capacità di suscitare forti emozioni, era spesso collegato ai culti di Dioniso. Era utilizzato anche in guerra: sulle triremi, per ritmare la cadenza dei remi, era previsto un apposito addetto, il τριηραυλής triēraulḕs, che realizzava lo scopo servendosi del suono incalzante del suo strumento. Lo strumento è presente nelle raffigurazioni delle ceramiche greche. Il mito La sua invenzione si attribuisce alla dea Atena. Pindaro narra che la dea, dopo aver creato lo strumento, lo disprezzò e lo gettò via", "title": "None" }, { "docid": "doc-17444", "text": "Castiglion Fiorentino\nCastiglion Fiorentino è un comune italiano di abitanti in provincia di Arezzo in Toscana. Geografia fisica La città di Castiglion Fiorentino sorge su di un colle a 342 m s.l.m., 17 km a sud-est di Arezzo. Delimitata a est dai Preappennini, l'area comunale si estende in parte sulla Valdichiana e sulle alture ad essa prospicienti, in parte comprende quasi l'intero bacino della Val di Chio includendo anche la porzione superiore della valle del fiume Nestore, mentre una piccola sezione si estende sui territori di testata del torrente San Chimento, tributario al Cerfone e quindi al Tevere, al di là del valico della Foce (578 m s.l.m.) Il territorio confina con i comuni di Arezzo a nord, Cortona a est e a sud, Foiano della Chiana a sud-ovest e Marciano della Chiana a ovest. Nella piana alluvionale della Valdichiana scorre il Canale Maestro della Chiana, nel quale confluiscono vari corsi d'acqua a regime torrentizio, tra i quali l'Esse, il Mucchia (che formano l'Allacciante dei Rii Cortonesi) e il Canale di Montecchio Nuovo. Un tempo regione malsana (come ricorda Dante nei versi 46-47 del XXIX canto dell'Inferno: «Qual dolor fora, se de li spedali / di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre»), occupata da una palude bonificata a più riprese, l'area comunale presenta oggi terra particolarmente fertile, che ha favorito lo sviluppo dell'agricoltura. I monti hanno tutti modesta altitudine, ma in passato hanno rappresentato, per la loro posizione strategica, ottimi siti di difesa e avvistamento, tanto da ospitare nel medioevo numerosi castelli e fortificazioni. Tra essi vi sono il monte Castiglion Maggio (755 m s.l.m.), il Poggio Cerota (772 m s.l.m.), il monte Largnano (800 m s.l.m.), la Rocca Montanina (672 m s.l.m.) e il Castel d'Ernia (573 m s.l.m.) La massima altitudine comunale si trova in prossimità del monte Largnano", "title": "None" }, { "docid": "doc-34996", "text": "Besciamella\nLa besciamella è una delle salse madri, che viene usata come elemento di partenza per salse più elaborate. Chiamata un tempo dall'Artusi \"balsamella\" che ora è diventata una delle salse basilari della cucina italiana, è diffusa nel mondo anglosassone dove è nota come \"salsa bianca\". Storia Alle origini si otteneva la besciamella con una lenta cottura di latte, brodo di carne e spezie, mescolate con un'aggiunta di panna liquida. Inizialmente la besciamella, nata in Toscana, era nota come salsa colla e fu esportata in Francia da Caterina de' Medici. Il nome attuale fece la sua comparsa , e in seguito venne reinterpretato alla corte francese nel Le cuisinier français (\"Il cuoco francese\", pubblicato nel 1651) di François Pierre de La Varenne (1615-1678) cuoco di Nicolas Chalon du Blé, marchese d'Uxelles, un testo fondamentale della cucina francese. Il nome aveva lo scopo di onorare il cortigiano Louis de Béchameil, marchese di Nointel (1630-1703). Il nome è cambiato nei secoli, passando dall'essere chiamata \"salsa colla\", \"balsamella\", fino all'attuale besciamella. Preparazione La preparazione consiste nel versare un roux bianco, un impasto fatto con uguali quantità di burro e farina cotti, nel latte caldo (se si tratta di un roux freddo) o freddo (se il roux è caldo) unendo un pizzico di sale e un pizzico di noce moscata e cuocere per circa 15 minuti in modo tale che la salsa addensi e veli il cucchiaio. Per preparare piccoli quantitativi si utilizza il latte freddo da incorporare gradatamente al roux caldo, sino al raggiungimento dell'ebollizione. Per dosi maggiori è consigliato riscaldare il latte a parte con il sale (10 g per litro) e la noce moscata. La densità finale della salsa dipenderà dalla proporzione tra le quantità di burro e farina utilizzate per preparare il roux, e il latte. Solitamente questa proporzione è di", "title": "None" }, { "docid": "doc-12298", "text": "Trust (azienda)\nTrust International è un produttore europeo di periferiche e accessori per computer. L'azienda ha sede a Dordrecht, nei Paesi Bassi, e opera a livello mondiale con quattro marche di prodotto: Trust, Trust Urban, Trust Smart Home e Trust Gaming. L’azienda offre prodotti differenziati e specializzati adattandosi alle diverse necessità del consumatore in diversi contesti come la casa, l’intrattenimento, la mobilità e il lavoro. Storia La società fu fondata nel 1981 nei Paesi Bassi come Aashima Technology B.V., e i suoi affari principali ruotavano intorno all'importazione di accessori informatici. Dal 1985 la società ha iniziato a produrre i propri prodotti marchiati Trust. Col crescere del mercato crebbe la stessa società, e nel 1988 furono aperte le filiali tedesche, inglesi, italiane e francesi. Nei primi anni novanta l'Aashima Technology B.V. assunse il nome Trust, allo scopo di rinforzare l'omonimo marchio a livello internazionale. Oggi i prodotti Trust sono diffusi in oltre 44 Paesi. L'organizzazione La Trust International B.V. è strutturata in modo da mantenere un equilibrio tra le attività centrali e quelle periferiche. La sede centrale olandese è infatti un centro di servizi comune, che offre servizi IT, di ricerca e sviluppo, e di marketing. Prodotti TRUST Il marchio offre accessori per PC e laptop di facile utilizzo e accessibili a tutti, grazie ad un design innovativo ed accattivante. Il vasto assortimento comprende accessori basilari come tastiere e mouse, ma spazia anche in prodotti audio, caricatori e protezioni. TRUST URBAN La linea Urban offre accessori di tendenza per dispositivi mobili. L’assortimento, dal design vivace e di tendenza, è ispirato al trend metropolitano combinato con funzionalità e user-comfort. Presenta una linea di prodotti atti a migliorare l’esperienza dell’utente nella gestione dei suoi dispositivi mobili. Fanno parte di Trust Urban auricolari, power-banks, caricatori per smartphone e tablet, pennini e altri accessori per l’utilizzo di", "title": "None" }, { "docid": "doc-17580", "text": "Digital Video Compact Disc\nIl Digital Video Compact Disc, comunemente abbreviato in Video CD, in sigla VCD, fu uno standard di videoregistrazione su compact disc. In ambito commerciale, come formato per la vendita di film o altro tipo di materiale filmato, ebbe in passato solo una timida diffusione, non arrivando mai a rappresentare un vero e proprio concorrente per lo standard VHS. In passato erano in vendita lettori appositamente dedicati alla riproduzione di Video CD. Oggi sono stati sostituiti completamente dai lettori di DVD-Video i quali sono normalmente anche compatibili con il Video CD. Oltre che su lettori appositamente dedicati, era possibile leggere i Video CD anche su computer dotati di lettore di CD o DVD e dotati di apposito software. Lo standard Video CD nacque dall'attività del VCD Consortium, un consorzio composto da Sony, Philips, Matsushita (Panasonic) e JVC. Il logo era distribuito su licenza della Philips a coloro che producevano lettori e supporti ottici che rispettavano gli standard descritti dal mansionario denominato White Book. Specifiche tecniche Esistono tre versioni di Video CD: la 1.0, la 1.1 e la 2.0. Video CD 1.0 La prima versione del Video CD fu progettata da Philips e JVC nel 1992 e fu denominata inizialmente Karaoke CD, perché il suo scopo era quello di essere utilizzato nelle applicazioni del Karaoke, allora diffuso solamente sul mercato giapponese. In questa versione erano presenti solo alcune caratteristiche basilari di quello che diventerà il Video CD, come per esempio la distinzione di ogni canzone in tracce MPEG. Video CD 1.1 Successivamente all'uscita del Karaoke CD, le due società decisero di migliorarne le caratteristiche visto il suo possibile sviluppo all'interno del mercato dell'home video. Nel 1993 uscì la versione 1.1, la prima denominata con il termine Video CD, poiché fu la prima che consentì di memorizzare filmati cinematografici su Compact Disc. Le", "title": "None" }, { "docid": "doc-9199", "text": "Teoria\nIl termine teoria (dal greco θεωρέω theoréo \"guardo, osservo\", composto da θέα thèa, \"spettacolo\" e ὁράω horào, \"vedo\") indica, nel linguaggio comune, un'idea nata in base ad una qualche ipotesi, congettura, speculazione o supposizione, anche astratte rispetto alla realtà. La stessa etimologia si trova nel termine teoresi anch'esso col significato di opposto alla prassi, ma mentre la teoria può prevedere o auspicare un'applicazione pratica, la teoresi la esclude a priori Storia del termine Il lemma teorìa (ϑεωρία) originariamente nell'antica Grecia indicava una delegazione composta di teori (ϑεωρός) che erano inviati speciali di una città per compiere una missione di carattere religioso, come consultare un oracolo o assistere a cerimonie religiose. Il termine fu poi usato per indicare gli spettatori o magistrati. Descrizione Nella scienza, una teoria è un insieme interconnesso di ipotesi, enunciati e proposizioni con lo scopo in genere di spiegare fenomeni naturali o più in generale di formulare sistematicamente i principi di una disciplina scientifica. In fisica, il termine teoria indica tipicamente un complesso di equazioni matematiche derivate da un piccolo insieme di principi basilari, capace di predire il risultato degli esperimenti in una certa categoria di sistemi fisici. Ne è un esempio la \"teoria elettromagnetica\", che è in genere assunta come sinonimo di elettromagnetismo classico, i cui risultati possono essere derivati dalle equazioni di Maxwell. Il termine teorico, se impiegato per descrivere un certo fenomeno, spesso implica che un risultato particolare è stato predetto da una teoria, ma non è stato ancora osservato o confermato sperimentalmente. Per esempio, fino a poco tempo fa i buchi neri erano considerati teorici. Non è insolito nella storia della fisica che una teoria faccia previsioni poi confermate dagli esperimenti. Modelli Gli esseri umani costruiscono teorie per spiegare, predire e comprendere appieno vari fenomeni (per esempio, oggetti inanimati, eventi, il comportamento degli", "title": "None" }, { "docid": "doc-20777", "text": "Causa del contratto\nPer causa del contratto in diritto e in alcuni ordinamenti giuridici, tra cui quello italiano, si intende un elemento essenziale del contratto, ma anche in generale del negozio giuridico, la cui assenza o illiceità determina nullità del contratto. Nell'ordinamento italiano Definizione del codice Il codice civile non definisce espressamente la causa. Per via dell'evanescenza del concetto, numerosi giuristi si sono scervellati nel tentativo di estrapolare una definizione soddisfacente. Il perché è presto detto: anzitutto si tratta di un concetto che ricorre variamente nel codice; inoltre, è considerato un elemento precipuo per la comprensione di diversi istituti spesso detti \"di rilievo causale\", nel senso che si tratta di argomenti strettamente collegati alla nozione di causa e che non possono essere compresi senza essersi fatti un'idea esatta di questo istituto. Ricostruzioni dottrinali Le teorie sulla natura della causa si possono ordinare in due orientamenti: uno soggettivistico ed uno oggettivistico. La dottrina ha proposto più d'una formula definitoria. Teorie soggettivistiche L'approccio soggettivistico alla causa è il più risalente, trovando le sue origini già nel Trattato di Pothier. Secondo questa dottrina la causa è la \"somma degli scopi perseguiti dalle parti\" (o, se preferite, la causa è data dalle ragioni che muovono le parti a contrarre) . Questo modo di argomentare appare soddisfacente finché si considerano i negozi a prestazioni corrispettive, ma si svela inadeguato non appena si cerca d'indagare la causa di altri negozi. Uno dei primi problemi che la dottrina si trovò ad affrontare fu quello della causa della donazione: qual è lo scopo che persegue il donante? Non trovando un interesse che non sia quello - tautologico - di voler arricchire la controparte (cioè, appunto di fargli un dono) pensò di giustificare la donazione in forza dellanimus donandi. Qualche autore ha affermato (L. Barassi, in Enciclopedia giuridica italiana, 1900) che persino", "title": "None" } ]
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In economia, l'agricoltura rientra in quale settore?
[ { "docid": "doc-2", "text": "Lagricoltura (dal latino agricultura, ager campi, e cultura coltivazione) è l'attività umana che consiste nella coltivazione di specie vegetali. Lo scopo basilare dell'agricoltura è ottenere prodotti dalle piante, da utilizzare soprattutto a scopo alimentare. In economia, l'agricoltura rientra nel settore primario. Tradizionalmente è popolarmente riferita alla produzione di risorse vegetali a fini alimentari sia direttamente sia indirettamente tramite produzione animale nell'allevamento. A fini scientifici e giuridici, comunque, entrambe le materie sono comunemente riunite nella più vasta accezione di agricoltura, che abbraccia la coltivazione delle piante (arboree ed erbacee), l'allevamento degli animali e lo sfruttamento delle foreste. La definizione a livello", "title": "None" } ]
[ { "docid": "doc-5771", "text": "Mato Grosso do Sul\nMato Grosso do Sul è uno stato federato brasiliano, avente una superficie di circa 350.000 km²; confina (in senso orario da Nord) con gli Stati del Mato Grosso (dal quale fu diviso l'11 ottobre 1977), Goiás, Minas Gerais, San Paolo e Paraná. Lo stato, che ha l'1,3% della popolazione brasiliana, genera l'1,5% del PIL brasiliano. Era lo Stato brasiliano con la maggiore popolazione di bovini e comprende circa il 70% del brasiliano Pantanal. Il suo nome si traduce in italiano come \"giungla fitta meridionale\". Nello Stato si trova il parco nazionale del Pantanal Matogrossense. Geografia fisica Territorio Clima Il clima è tropicale al nordest, tropicale di altitudine al centro ovest e subtropicale al sud con punte di -5 °C e 40 °C, con la temperatura media di 24 °C. Si sono osservate precipitazioni di neve nel 2013 e anche nel 1975. Le piogge avvengono con più intensità durante l'estate, mentre l'inverno e più secco. Lo Stato attrae molti turisti perché nello Stato è situato il Pantanal, la più grande palude del mondo, sede di un ecosistema molto vario; anche la città di Bonito è una meta importante dell'ecoturismo. Il capoluogo è Campo Grande dove vi è il centro economico dello Stato. Economia L'economia è basata sull'agricoltura (soia, mais, cotone, riso, canna da zucchero); nell'allevamento del bestiame; nell'industria mineraria (ferro, manganese, calcareo); e le industrie alimentari, del cemento e minerarie. La capitale, Campo Grande, è responsabile di oltre il 25% del PIL dello stato. Il settore dei servizi è la componente principale del PIL con il 46,1%, seguito dal settore industriale con il 22,7%. L'agricoltura rappresenta il 31,2% del PIL (2004). Esportazioni dal Mato Grosso do Sul: soia 34,9%, maiale e pollo 20,9%, manzo 13,7%, minerali 8%, cuoio 7,4%, legno 5,1% (2002). Partecipazione dell'economia brasiliana: 1% (2005). Secondo i dati del", "title": "None" }, { "docid": "doc-3502", "text": "Alabama\nLAlabama (pronuncia inglese ) è uno stato federato degli Stati Uniti d'America. Confina a nord con il Tennessee, a sud con la Florida e il golfo del Messico, a ovest con il Mississippi e a est con la Georgia. L'Alabama è il 30º stato più esteso e il 24º più popolato dei 50 stati americani. Con i suoi di vie navigabili interne, l'Alabama detiene il primato su scala nazionale. Dalla Guerra civile americana fino alla Seconda guerra mondiale, l'Alabama, come molti stati del sud, visse un periodo di sofferenza economica, in parte causato dalla continua dipendenza dall'agricoltura. Nonostante la crescita delle grandi industrie e dei centri urbani, gli interessi rurali dei bianchi dominarono il legislatore statale dal 1901 al 1960 con gli interessi urbani e gli afroamericani che si videro nettamente sottorappresentati. Gli afroamericani e i bianchi poveri sono stati essenzialmente privati del tutto dei diritti civili dalla costituzione dello Stato del 1901, situazione che continuò fino alla metà degli anni 1960, prima di essere alleviata dalla legislazione federale. L'esclusione delle minoranze continuò sotto sistemi di voto a Collegio unico nella maggior parte delle contee; alcune modifiche sono state effettuate tramite una serie di casi giudiziari alla fine del 1980 per stabilire diversi sistemi elettorali. Dopo la seconda guerra mondiale, l'Alabama ha registrato una crescita grazie al passaggio dell'economia dello Stato da una basata principalmente sull'agricoltura a una con interessi diversificati. Il potere del Solid South nel Congresso portò alla creazione o l'espansione di molte installazioni delle Forze Armate degli Stati Uniti, che hanno contribuito a colmare il divario tra l'economia agricola e industriale durante la metà del XX secolo. L'economia dello Stato nel XXI secolo si basa sul management, sul settore automobilistico e della finanza, manifatturiero, aerospaziale e minerario, oltre che su servizi come l'assistenza sanitaria e l'istruzione, la", "title": "None" }, { "docid": "doc-5802", "text": "Plusvalore\nNell'economia marxiana, il plusvalore () è uguale al valore creato durante la giornata lavorativa dai lavoratori che è in eccesso rispetto al valore della loro forza-lavoro. Viene inteso anche come profitto. Il concetto ebbe origine nel socialismo ricardiano, con il termine \"plusvalore\" coniato da William Thompson nel 1824; tuttavia, non era coerentemente distinto dai concetti correlati di pluslavoro e plusprodotto. La teoria è stata successivamente sviluppata e resa popolare da Karl Marx. La formulazione marxiana è il senso standard e la base primaria per gli ulteriori sviluppi, sebbene sia contestato quanto del concetto di Marx sia originale e distinto dal concetto ricardiano. Origini XVIII secolo Fisiocratici Il padre della fisiocrazia, l'economista francese François Quesnay, poneva l'agricoltura alla base dell'economia nel Tableau économique (\"Tavola economica\") del 1759, sostenendo che nel processo agricolo si creava un valore aggiunto noto come \"prodotto netto\" () dato dalla differenza tra la ricchezza totale prodotta dal contadino e la porzione della stessa consumata per la propria sussistenza. Ritenendo l'agricoltura come l'unico settore realmente produttivo, è la sola in grado di produrre un sovrappiù sotto forma di rendita o profitto. In Réflexions sur la formation et la distribution des richesses (\"Riflessioni sulla formazione e distribuzione delle ricchezze\") Anne Robert Jacques Turgot affermò che, quando appena il lavoro dell'agricoltore produceva in misura superiore ai suoi bisogni grazie a un \"puro dono\" della natura, egli poteva usare l'eccesso per comprare i frutti del lavoro di altri membri della società. L'agricoltore riceveva quindi una ricchezza indipendente da quella necessaria per vivere e che poteva mettere in circolo. Secondo Turgot, con l'introduzione della proprietà privata della terra, nacque la figura del proprietario fondiario che portò a una minor disponibilità di terreni liberi e lasciò alle persone la sola possibilità di lavorare come contadini per i proprietari fondiari. Mentre il singolo coltivatore", "title": "None" }, { "docid": "doc-25568", "text": "Boom edilizio\nBoom edilizio è un'espressione utilizzata per definire un eccezionale incremento della produzione edilizia e conseguente ascesa dei ricavi nel settore delle costruzioni. Descrizione Il boom edilizio in Italia degli anni sessanta Diversi sono stati i boom edilizi in Italia e in altri Paesi nelle diverse epoche. Nella fattispecie quando si parla di boom edilizio in Italia ci si riferisce a quello avvenuto negli anni sessanta, in stretto rapporto al più generale boom economico degli anni 1958–63 che vide una grande e inaspettata, nelle sue proporzioni, espansione dell'economia Italiana. Il patrimonio edilizio in Italia aumentò vertiginosamente nel dopoguerra. Nel 1951 erano stati costruiti 10,7 milioni di abitazioni che erano quasi raddoppiate nel 1991 raggiungendo la cifra di 19,7 milioni di unità. (Fonte Censis). I motivi specifici di tale sviluppo sono essenzialmente da individuarsi: La diversa distribuzione geografica della popolazione: tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta più di 10 milioni di italiani si spostarono dal Mezzogiorno e dalle regioni del Triveneto verso le aree più ricche e industrializzate del paese, dalle zone povere a quelle ricche, dall'agricoltura all'industria. La rapida crescita demografica legata alle migliorate condizioni economiche e sociali. L'aumento del reddito per abitante che raddoppiò quasi, passando da 577 dollari USA nel 1952 a 970 nel 1963; nel frattempo la disoccupazione era scesa sotto la soglia, definita economicamente “frizionale”, del 3% nel 1962, dato che corrispondeva in pratica al raggiungimento della piena occupazione. I bassi tassi d'interesse che consentirono a molti l'accesso al credito ed ai mutui fondiari ed edilizi. L'edilizia economica e popolare denominata INA-Casa, che ebbe con tutti i suoi limiti, una funzione di traino al progredire del settore delle costruzioni e delle cooperative edili. I problemi del boom edilizio in Italia Ogni crescita veloce ed inattesa conduce alla nascita di nuovi squilibri ed il boom edilizio", "title": "None" }, { "docid": "doc-21779", "text": "Montallegro\nMontallegro (Muntallè in ) è un comune italiano di abitanti del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia. Geografia fisica Clima Nel comune è presente la stazione meteorologica di Lago Gorgo. Storia Anticamente il borgo sorgeva su un monte, il monte Suso, sul quale si ergono tutt'oggi i resti del borgo, in strategica posizione difensiva dalle incursioni provenienti dal mare, in tal difesa furono costruite delle torri di segnalazione, così che qualora venissero avvistate le navi si accendevano dei fuochi ed il fumo segnalava l'avvistamento, in tal modo i contadini rientravano in paese e iniziavano la difesa. Il vecchio sito fu abbandonato nel XVII secolo ed oggi non è più raggiungibile mediante la strada che zigzagando portava in vetta sul lato est ma dal lato ovest con accesso meno ripido. Nel 1610 Montallegro era feudo di Nicolò Montaperto, il quale, per debiti contratti nel 1619, dovette vendere la baronia al principe di Castiglione. Quindi divenuto il feudo possesso della famiglia Gioeni dei principi della Petrulla, il borgo fu fondato prima del 1630 da un discendente di questa famiglia, il quale per privilegio accordato da Filippo III, ottenne di fregiarsi del titolo di duca d'Angiò. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Chiesa madre di San Leonardo Chiesa di Santa Maria dell`Immacolata Chiesa cristiana evangelica pentecostale via Gramsci Assemblee di Dio in Italia Società Evoluzione demografica Tradizioni e folclore Il santo patrono è San Leonardo e si festeggia il 6 novembre. Economia L'agricoltura è il settore principale dell'economia: si producono olio di oliva, agrumi e mandorle. Il territorio montallegrese è compreso nella zona di produzione dell'arancia di Ribera D.O.P. e del Pistacchio di Raffadali D.O.P.. L'artigianato è presente con botteghe d'infissi ed arredamenti. Infrastrutture e trasporti La strada statale 115 Sud Occidentale Sicula lambisce Montallegro, che è collegato con i paesi vicini", "title": "None" }, { "docid": "doc-18710", "text": "Monforte San Giorgio\nMonforte San Giorgio (Munforti in ) è un comune italiano di abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia. Geografia Sorge a 260 metri sul livello del mare, nella Valle del Niceto e sulle prime pendici dei monti Peloritani. Storia Lo storico Tommaso Fazello documenta il centro due miglia distante da Gualtieri Sicaminò, quest'ultima dista sei miglia dal castello di Milazzo, leggermente ad est rispetto alla cittadina di Santa Lucia del Mela. Nel breve raggio di un paio di miglia le cittadine di Condrò, Roccavaldina, Maurojanni, Venetico e Rometta. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Duomo di San Giorgio Martire. Tra le opere d'arte custodite è documentato un Polittico del 1530 raffigurante la Madonna con Bambino ritratta con il Cristo Risorto, gli Apostoli e Santi, tra essi il patrono San Giorgio Martire, la compatrona Sant'Agata, San Pietro, San Paolo, San Giovanni Evangelista, Santa Margherita, Santa Caterina d'Alessandria, Sant'Emidio, opera autografa recante la dicitura \"Rosalibba 1530\". Chiesa di Gesù e Maria Chiesa di San Michele Arcangelo, ruderi (1200) Chiesa di Sant'Agata Chiesa del Carmine ed ex convento dell'Ordine carmelitano (1547) Chiesa della Trinità (1666) Chiesa di San Francesco di Paola e convento dell'Ordine dei minimi Chiesa di Sant'Atanasio (XVI secolo) Chiesa di Sant'Antonio (XVII secolo) Architetture militari Castello di Monforte San Giorgio Architetture civili Società Evoluzione demografica Cultura Istruzione Tutte le scuole presenti nel territorio comunale fanno parte dell'Istituto Comprensivo di Torregrotta. Economia L'economia si basa sull'agricoltura; principalmente sulla coltivazione di agrumi e ulivi, oltre che sulla pesca sbergia. In crescita sono i servizi e il settore terziario. Infrastrutture e trasporti Le principali arterie che servono il comune sono la Strada statale 113 Settentrionale Sicula nella frazione Marina e la strada provinciale n.60 che da Torregrotta consente di raggiungere Monforte San Giorgio. La fermata ferroviaria più vicina è la stazione di", "title": "None" }, { "docid": "doc-24358", "text": "Economia della Nigeria\nL'economia della Nigeria è la 26ª economia mondiale per il PIL prodotto interno lordo nominale ed è la prima del continente africano. Nel 2014, il National Bureau of Statistic ha provveduto a ristrutturare il proprio sistema di rilevazione degli indicatori economici, portando i settori analizzati da 33 a 46 e migliorando le stime sulla cosiddetta \"economia informale\" (o economia in nero). Il settore agricolo, sceso dal 35% al 22%, non ha tenuto il passo con la crescita degli altri settori e il Paese, da esportatore netto di cibo, è diventato importatore netto. Il settore manifatturiero (il terzo per grandezza del continente) serve larga parte dell'Africa occidentale, anche se pesa solo per il 6,8% del PIL. Nonostante sia considerata una delle maggiori esportatrici di petrolio, la Nigeria e il settore petrolifero rappresenta solo il 14,4% del PIL. In crescita sostenuta è invece il settore terziario, che ha raggiunto il 52% del PIL: in particolare, si è osservata la crescita dei settori bancario, cinematografico e delle telecomunicazioni (quest'ultimo salito all'8,7% del PIL). Un rapporto di Citigroup del febbraio 2011 ha incluso la Nigeria nel gruppo dei \"Global Growth Generators\" (\"generatori di crescita mondiale\"), ossia gli 11 Paesi che fra il 2010 e il 2050 contribuiranno maggiormente alla crescita del PIL mondiale. Le risorse minerarie includono, oltre al petrolio, carbone e stagno. I principali prodotti agricoli sono olio di palma, cocco, agrumi, mais, cassava, yam e canna da zucchero. Nel 1962 la Nigeria, un tempo nota come il Paese degli \"oil rivers\", era il primo produttore ed esportatore mondiale di olio di palma, ma all'inizio degli anni ottanta ne è diventato un paese importatore. Nel 1984 ha importato 110.000 tonnellate di olio di palma dalla Malesia e l'anno successivo ha stipulato un contratto di approvvigionamento a lungo termine con questo Paese. La produzione", "title": "None" }, { "docid": "doc-17059", "text": "Cervignano d'Adda\nCervignano d'Adda (Cervignan in dialetto lodigiano) è un comune italiano di abitanti della provincia di Lodi in Lombardia. Storia Nel 1530 il duca di Milano Francesco Sforza concesse il paese in feudo ad Alessandro Remignani. In seguito venne ceduto a una famiglia napoletana, i Tassis, che lo tennero fino al 1782. In età napoleonica (1809-16) Cervignano fu frazione di Quartiano, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Nel 1931 Cervignano assunse il nome ufficiale di Cervignano d'Adda, per distinguersi da Cervignano del Friuli. Simboli Stemma: Gonfalone: Monumenti e luoghi d'interesse Edificio degno di nota è la parrocchiale, sorta nel 1689 sul luogo di una chiesa più antica, di cui non è rimasto più nulla. Nella stessa Via della Chiesa, nei pressi della Roggia Bertonica, vi è un'icona a muro della Madonna (foto sotto), fatta costruire agli inizi del XX secolo. Si trova a lato della cascina dove fino al 1928 risiedevano le suore, poi spostatesi nel Palazzo Granata, divenuto oggi Palazzo del Municipio. L'immagine è stata riaffrescata dal maestro lodigiano Cesare Minestra, nel 1949. Società Evoluzione demografica Etnie e minoranze straniere Al 31 dicembre 2008 gli stranieri residenti nel comune di Cervignano d'Adda in totale sono 108, pari al 5,61% della popolazione. Tra le nazionalità più rappresentate troviamo: Economia Cervignano basa le proprie risorse economiche soprattutto sull'agricoltura. Una decina di aziende sono presenti nel territorio: si dedicano per la maggior parte all'allevamento zootecnico e sono a conduzione familiare. Vi è una sola industria, che produce materie plastiche, anche se non mancano piccole imprese operanti nel settore meccanico ed alimentare. Amministrazione Segue un elenco delle amministrazioni locali. Galleria d'immagini Note Altri progetti Collegamenti esterni", "title": "None" }, { "docid": "doc-17554", "text": "Sant'Antonio Abate (Italia)\nSant'Antonio Abate (Sant'Antuóno in napoletano, ) è un comune italiano di abitanti della città metropolitana di Napoli in Campania. Geografia fisica Sito nella pianura sovrastata dalla catena dei Monti Lattari, culminante nella penisola sorrentina con la vetta del Faito, Sant'Antonio Abate si estende nell'immediato entroterra stabiese (Ager Stabianus). Storia Di origini amministrative recenti, la cittadina si è costituita comune autonomo nel 1925, distaccandosi nel 1929 dalla sovrastante Lettere. Il suo territorio è stato abitato, sin dalle epoche remote, da popolazioni indigene e di origini indoeuropee come gli Opici, gli Osci, gli Etruschi, i Greci, i Sanniti, i Campani ed i Romani. Soprattutto la civiltà di questi ultimi è documentata da numerosi reperti archeologici, riportati alla luce in loco in anni di ricerche. Di particolare importanza storica è stato lo scontro finale della guerra Gotico-Greca, specialmente nella Battaglia dei Monti Lattari, avvenuta in territorio abatese e risoltasi con la diaspora dei Goti e la morte del loro re Teia, il quale fu molto probabilmente ucciso in territorio abatese e buttato in un pozzo, presso la località Pozzo dei Goti di Angri. Dopo un oscuro periodo di abbandono fino all'anno mille, la cittadina ha conosciuto, a partire dall'XI secolo, una lenta ripresa economica grazie alla bonifica delle zone paludose, un tempo molto estese, favorita anche dalla nascita, intorno al XV secolo, delle prime masserie che hanno costituito il nucleo del vecchio \"Borgo di Sant'Antuono\". Nei secoli successivi il paese si è sviluppato gradatamente, fondando la sua ricchezza sull'agricoltura prima e poi sulle attività ad essa connesse. Negli ultimi anni l'economia di Sant'Antonio Abate si è concentrata soprattutto sul settore industriale della trasformazione del pomodoro e delle colture specializzate in serre che hanno comportato anche, tra le altre, lo sviluppo delle attività del terziario. Stemma civico Lo stemma civico di Sant'Antonio si ispira", "title": "None" }, { "docid": "doc-28674", "text": "Salvatore Majorana Calatabiano\nCapostipite della famiglia Majorana Calatabiano, fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura e ministro dell'agricoltura, dell'industria e del commercio del Regno d'Italia nei governi Depretis I e Depretis III. Biografia Fu padre di Quirino, Giuseppe, Angelo, Fabio e Dante Majorana, anch'essi deputati al tempo degli incarichi politici del padre. Salvatore fu anche nonno del fisico Ettore Majorana. Nel 1847 pubblica Ricchezza e Miseria, ossia Nuovo Trattato di economia politica, “formula scientifica e politica della rivoluzione che maturava in Sicilia”; nel 1850 si laurea in giurisprudenza all'Università di Catania. Titolare della cattedra di economia politica all'Università di Messina dal 1865 e dal 1866 di quella dell'Università di Catania, dal 1894 passa all'insegnamento di scienze delle finanze. Nel 1866 pubblica il primo volume del Trattato di economia politica che chiama seconda edizione rispetto a quella del 1847, nonostante l'opera sia interamente rifatta. Socio fondatore della “Società di Economia Politica Italiana”, aderisce alla “Adamo Smith”. Sono del 1875 La scuola germanica e la scuola di Adamo Smith in economia politica e La missione dei cultori delle scienze sociali in Italia. Dalla IX alla XIII legislatura è deputato alla Camera nelle file della sinistra. Ministro dell'agricoltura, dell'industria e del commercio nel I e nel III governo Depretis (dal 1876 al 1877 e dal 1878 al 1879), nel 1879 scrive le Considerazioni e Documenti presentati alla Camera dei deputati in appoggio al progetto di legge sul riordinamento degli Istituti d'emissione a proposito dei reclami di alcuni fra gli istituti medesimi. Senatore dal 1879, nel marzo e giugno del 1880 sulla “Lega della Democrazia” di Alberto Mario, pubblica due serie di articoli, in tutto trentadue, sul monopolio bancario e il corso forzato. Nel 1911, a cura dei figli Giuseppe, Angelo e Dante, è pubblicata, da manoscritto inedito, un'edizione completa in cinque libri del Trattato, di", "title": "None" } ]
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Cosa è l'architettura?
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