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Ellisse
219x219px Parabola 2. Circonferenza ed ellisse 3. Iperbole In geometria, l'''ellisse''' è una curva piana ottenuta intersecando un cono con un piano in modo da produrre una curva chiusa. Affinché la sezione conica produca una curva chiusa l'inclinazione del piano deve essere superiore a quella della generatrice del cono rispetto al suo asse. Per contro, le due sezioni coniche ottenute con piani aventi inclinazione uguale o inferiore a quella della retta generatrice rispetto all'asse del cono danno vita ad altri due tipi di curve che sono aperte e illimitate: la parabola e l'iperbole. La circonferenza è un caso speciale di ellisse che si ottiene quando l'intersezione viene fatta con un piano ortogonale all'asse del cono. Un'ellisse è anche il luogo geometrico dei punti del piano per i quali la somma delle distanze da due punti fissi detti "fuochi" rimane costante. L'ellisse può essere anche la proiezione verticale su un piano orizzontale di una circonferenza appartenente a un piano inclinato: se il piano inclinato forma un angolo con il piano orizzontale, la proiezione verticale della circonferenza è un'ellisse di eccentricità . Dopo la circonferenza, si tratta della più semplice tra le figure di Lissajous ottenuta dalla composizione dei due moti verticale e orizzontale di tipo sinusoidale della stessa frequenza. In base alle leggi di Keplero, l'orbita di un pianeta è un'ellisse con il Sole che ne occupa uno dei due fuochi.
Dimostrazione geometrica del fatto che la somma, costante per definizione, delle distanze di un punto qualsiasi dell'ellisse dai due fuochi risulta uguale a 2a, lunghezza dell'asse maggiore. Essendo costante, per definizione, la somma suddetta e questo indipendentemente dal punto preso in considerazione, si può decidere di scegliere quello che si ritiene più conveniente ai fini della dimostrazione. Se in particolare si sceglie il punto B si nota come la somma sia uguale proprio alla lunghezza 2a dell'asse maggiore. L'ellisse è una curva simile a un cerchio allungato in una direzione: è un esempio di sezione conica e può essere definita come il luogo dei punti del piano per cui la somma delle distanze da due punti fissi, detti fuochi, rimane costante. Se i due fuochi coincidono si ha una circonferenza, che quindi può essere considerata il caso particolare di ellisse a eccentricità nulla. È una curva con due assi di simmetria e un centro di simmetria. La distanza tra i punti antipodali dell'ellisse, cioè tra punti simmetrici rispetto al suo centro, è massima lungo l'asse maggiore, che contiene anche i due fuochi, ed è minima lungo l'asse minore perpendicolare a quello maggiore. Il semiasse maggiore è una delle due metà dell'asse maggiore: parte dal centro, passa attraverso un fuoco e arriva all'ellisse. Analogamente il semiasse minore è metà dell'asse minore. I due assi sono per l'ellisse l'equivalente del diametro per la circonferenza, mentre i due semiassi sono l'equivalente del raggio. La dimensione e la forma di un'ellisse sono determinate da due costanti reali positive, dette convenzionalmente e . La costante maggiore è la lunghezza del semiasse maggiore mentre la costante minore quella del semiasse minore. === Equazioni === Relazione tra i parametri ''a'', ''b'' e ''c'' di un'ellisse. Se scegliamo in particolare il punto ''C'', dovendo essere costante e uguale a ''2a'' la somma delle distanze dei due fuochi da ''C'' ed essendoci simmetria rispetto al punto ''C'', ciascuna delle due distanze sarà uguale ad ''a''. Applicando il teorema di Pitagora si ricava che L'equazione dell'ellisse si trova uguagliando la somma delle distanze fra i due fuochi e e un punto generico con il doppio del semiasse maggiore: : che equivale a: : In tale equazione, per ottenere un'ellisse non degenere occorre richiedere che ; se si ottiene il segmento . Per trovare l'equazione "canonica" (o "normale") dell'ellisse, con centro nell'origine e fuochi sull'asse delle (cioè ), si operino le sostituzioni , , , , . Dopo alcuni passaggi si ricava che l'ellisse centrata nell'origine di un sistema di assi cartesiani con l'asse maggiore posto lungo l'asse delle ascisse è definita dall'equazione: : La stessa ellisse è rappresentata anche dall'equazione parametrica: : che fa uso delle funzioni trigonometriche seno e coseno. === Eccentricità === L'eccentricità di un'ellisse è compresa tra e ed è il rapporto della distanza tra i due fuochi ed e la lunghezza dell'asse maggiore : : L'eccentricità rende conto della forma più o meno schiacciata dell'ellisse: quando è uguale a , i due fuochi coincidono e l'ellisse degenera in una circonferenza di raggio . Facendo tendere l'eccentricità a , l'ellisse si schiaccia sempre più e quando assume il valore unitario essa degenera in un segmento lungo percorso due volte, quindi il perimetro dell'ellisse è uguale a . Semilato retto === Semilato retto === Il semilato retto di un'ellisse, solitamente denotato dalla lettera , è la distanza tra ciascuno dei fuochi dell'ellisse e i punti sull'ellisse di cui i fuochi sono proiezione ortogonale sull'asse maggiore. È legato ad e dalla formula : === Corde e diametri === Come per le altre coniche, anche per l'ellisse vale la proprietà seguente: i punti medi di un fascio di corde parallele sono allineati. Il segmento che congiunge i punti medi di un fascio di corde parallele prende il nome di diametro dell'ellisse. I punti medi delle corde parallele ad un diametro dell'ellisse costituiscono il diametro coniugato al diametro dato. Due diametri coniugati si intersecano nel centro dell'ellisse. Gli assi di simmetria dell'ellisse sono gli unici diametri coniugati perpendicolari tra loro. La retta tangente ad un'ellisse nell'estremo di un diametro è sempre parallela al diametro coniugato. === Equazione in coordinate polari relative a uno dei fuochi === Coordinate polari con centro in uno dei fuochi. In coordinate polari, un'ellisse con un fuoco nell'origine e con la coordinata angolare misurata a partire dall'asse maggiore è rappresentata dall'equazione: : dove denota il semilato retto e la coordinata angolare è l'angolo che la retta r passante per forma con l'asse maggiore (vedere figura a lato). Se si considera la retta passante per il fuoco e la coordinata angolare è l'angolo che la retta passante per forma con l'asse maggiore, l'equazione diviene: : === Area === L'area racchiusa da un'ellisse è data da : Tangente a un'ellisse in un suo punto P0(x0,y0). Coefficiente angolare: Equazione: L'equazione della retta tangente all'ellisse con centro nell'origine in un suo punto è: : Il suo coefficiente angolare è dato da: : === Dimostrazione algebrica === Si scriva il seguente sistema non lineare di tre equazioni: la prima è l'equazione dell'ellisse, la seconda impone l'appartenenza all'ellisse del punto , la terza impone il passaggio della tangente per il punto con inclinazione da determinare: : Nella prima e seconda equazione i secondi membri sono uguali a e quindi anche i primi membri saranno tra essi uguali: : : Si consideri l'equazione della tangente: : : Sostituendo nella prima equazione: : : : Per la legge di annullamento del prodotto: : : Facilmente verificabile poiché il punto appartiene all'ellisse. Invece nel secondo fattore: : Poiché e : : : (coefficiente angolare della retta tangente nel punto ) Si sostituisca la pendenza nell'equazione della retta: : : : Per ipotesi nel sistema : Quindi: : === Dimostrazione differenziale === Una dimostrazione alternativa può essere fatta ricorrendo alla derivata della funzione ellisse nel punto : infatti basta ricordare che la derivata di una funzione in un suo punto coincide con il coefficiente angolare della retta tangente nel punto stesso. Effettuando quindi la derivata rispetto a dell'equazione dell'ellisse si ottiene: : Poiché con il coefficiente angolare , si ottiene : che calcolata nel punto fornisce: : 280px Una tangente all'ellisse in un suo punto forma angoli uguali con le rette passanti per e per ciascuno dei due fuochi. Per dimostrare questa proprietà si può ricorrere al teorema di Erone in base al quale data una retta e due punti ed ad essa esterni, il punto della retta che minimizza la somma è quello per il quale i segmenti e formano angoli uguali con la retta . Consideriamo a tale scopo un'ellisse con fuochi ed : un suo qualunque punto soddisfa la condizione : Per un qualunque punto interno all'ellisse vale la condizione : Si consideri ora una retta passante per un punto dell'ellisse tale da formare angoli uguali con i segmenti e : per il teorema di Erone, il punto è il punto della retta che rende minima la somma . Ciò implica che la retta è tangente all'ellisse: infatti se così non fosse la retta entrerebbe dentro l'ellisse e detto un suo punto ad essa interno varrebbe la condizione in contrasto con il teorema di Erone per il quale in e non in si sarebbe dovuta registrare la minima somma. Resta così dimostrata l'affermazione iniziale. Da questo enunciato segue che in un tavolo da biliardo a forma di ellisse una palla lanciata senza effetto da uno dei due fuochi verrà riflessa dal bordo e passerà necessariamente per l'altro fuoco. La stessa cosa si verificherà in uno specchio concavo a forma di ellisse nel quale tutti i raggi luminosi emessi da uno dei due fuochi passeranno necessariamente per l'altro fuoco indipendentemente dalla direzione seguita: da qui deriva il nome di fuochi dati a questi due particolari punti dell'ellisse. Analogamente, in una camera a forma di ellisse le onde sonore che partono da uno dei due fuochi raggiungeranno l'altro da tutte le direzioni e poiché la distanza percorsa nel tragitto da un fuoco all'altro è sempre la stessa le onde arriveranno tutte sincronizzate: questo spiega perché due persone poste nei due fuochi di una stanza ellittica possono comunicare facilmente anche da lunghe distanze, a differenza di due persone più vicine tra loro ma non situate nei fuochi. Costruzione della retta tangente all'ellisse nel suo punto ''P'' Si consideri una ellisse di fuochi , e asse maggiore e un punto appartenente all'ellisse. Esistono due metodi grafici per tracciare la tangente in un punto dell'ellisse. === Primo metodo === Tracciare i segmenti e . Tracciare la bisettrice dell'angolo . Tracciare la retta perpendicolare a s nel punto . La retta è la retta tangente cercata. Basta dimostrare che tale retta soddisfa la proprietà tangenziale precedentemente descritta. Infatti gli angoli e sono congruenti in quanto differenza di angoli rispettivamente congruenti: ai due angoli retti sono sottratti gli angoli e congruenti per la bisettrice. === Secondo metodo === Tracciare la circonferenza di centro e raggio . Tracciare il segmento e prolungarlo fino ad incontrare il punto sulla circonferenza. Tracciare . Tracciare il segmento . Fissare il punto medio di . La retta passante per i punti e è la retta tangente cercata. Infatti è possibile dimostrare che questa retta soddisfa la proprietà tangenziale precedentemente descritta. in quanto differenza di segmenti congruenti ( e . Quindi il triangolo è isoscele e la mediana relativa alla base è anche bisettrice e dunque gli angoli e sono congruenti. D'altra parte gli angoli e sono congruenti in quanto opposti al vertice. E quindi e sono congruenti per la proprietà transitiva. Tangenti a un'ellisse centrata nell'origine condotte da un punto P(xp,yp) ad essa esterno. I coefficienti angolari delle due rette si ottengono risolvendo l'equazione di secondo grado: I coefficienti angolari delle tangenti all'ellisse : condotte dal punto a essa esterno si ricavano dalla risoluzione della seguente equazione di secondo grado: : con e . === Dimostrazione === Si traslano l'ellisse e il punto di un vettore , in modo da ottenere l'ellisse : e il punto , con e . Sapendo che nella traslazione si conserva anche il parallelismo, i coefficienti angolari delle tangenti a passanti per sono uguali a quelli delle tangenti a passanti per il punto . Si scrive il sistema di due equazioni con la prima relativa all'equazione dell'ellisse e la seconda relativa al fascio di rette passanti per il punto : : : : Si impone la condizione di tangenza, ossia che il discriminante sia nullo: : : : : : : Rette tangenti ad un'ellisse condotte da un punto esterno È data un'ellisse di fuochi , e asse maggiore , e un punto esterno all'ellisse. Esistono due metodi per tracciare le rette tangenti all'ellisse condotte dal punto esterno . ===Primo metodo=== Tracciare la circonferenza di centro e raggio . Tracciare la circonferenza di centro e raggio . Le due circonferenze si intersecano nei punti e . Tracciare i segmenti e . Fissare i punti ed di intersezione tra i due segmenti e l'ellisse. Le rette e sono le rette tangenti cercate. Infatti basta dimostrare che tali rette soddisfano la proprietà tangenziale sopra descritta. Anzitutto si osserva che i triangoli e sono congruenti perché hanno i tre lati ordinatamente congruenti: è in comune, perché raggi della stessa circonferenza e in quanto differenze di segmenti rispettivamente congruenti, infatti e . In particolare gli angoli . D'altra parte anche gli angoli e quindi la proprietà tangenziale è dimostrata. ===Secondo metodo=== Tracciare la circonferenza di centro e raggio . Tracciare la circonferenza di centro e raggio . Le due circonferenze si intersecano nei punti e . Tracciare i segmenti e . Condurre per la retta perpendicolare al segmento . Condurre per la retta perpendicolare al segmento . Le rette ed sono le rette tangenti cercate. Dalla dimostrazione precedente si osserva che è bisettrice dell'angolo al vertice del triangolo isoscele e quindi è anche altezza. L'equazione generale dell'ellisse avente i fuochi ed posti in posizione generica sul piano cartesiano e avente il semiasse maggiore denotato con è data da : dove i parametri , , , , ed sono uguali a : : : : : : Queste equazioni si ricavano dalla definizione metrica di ellisse: : Dalla precedente equazione si eliminano le due radici con due elevamenti al quadrato e infine si uguagliano i coefficienti a quelli dell'equazione generale delle coniche. La lunghezza dell'ellisse è: : in cui la funzione è l'integrale ellittico completo di seconda specie ed è l'eccentricità. Sono state proposte numerose formule approssimate per il calcolo della lunghezza dell'ellisse, che differiscono molto per complessità e accuratezza. Lo sviluppo in serie è: : Una semplice ma poco raffinata approssimazione per la lunghezza è : che fornisce il risultato esatto quando l'ellisse è una circonferenza, cioè per , mentre dà un risultato approssimato per eccesso negli altri casi. Nel caso limite in cui la formula dà , mentre il valore esatto è . La formula è più precisa per ellissi con bassa eccentricità. Utilizzare questa formula equivale ad assumere che l'ellisse abbia la stessa lunghezza di una circonferenza che ha raggio uguale alla media quadratica dei semiassi dell'ellisse. Un'approssimazione migliore si ottiene con uno sviluppo in serie nel modo seguente: posto si ha : Anche in questo caso l'approssimazione è migliore per le ellissi di bassa eccentricità. Due formule approssimate sono dovute a Ramanujan: : : Entrambe le formule danno il risultato esatto per una circonferenza e, nel caso generale, l'errore delle due formule è dell'ordine di e di , rispettivamente. Nel caso di ellisse degenere in un segmento (, ) la prima dà , mentre la seconda dà , quando il risultato esatto è . ===Metodo della tangente=== Fissare i due fuochi e e l'asse maggiore di lunghezza (con ). Costruire una circonferenza di centro e raggio . Fissare sulla circonferenza un punto generico . Tracciare il raggio . Tracciare il segmento e l'asse di tale segmento (retta perpendicolare al segmento passante per il suo punto medio ) che interseca nel punto . Il punto è equidistante da e da in quanto sta sull'asse del segmento . Dunque . D'altra parte e quindi . Quindi è un punto dell'ellisse. Questo metodo viene detto della tangente in quanto la retta è la tangente all'ellisse nel punto , infatti gode della proprietà tangenziale, precedentemente descritta. ===Metodo del giardiniere=== Tecnica del giardiniere per tracciare un'ellisse, utilizzando due pioli, una funicella ed un punteruolo In questo caso sono note le lunghezze dei lati del rettangolo circoscritto all'ellisse. La linea rossa nella figura qui accanto sia la corda utilizzata dal "giardiniere" per tracciare l'ellisse. Nel film ''Agorà'' del 2009 Ipazia, interpretata da Rachel Weisz, studiando l'orbita della Terra attorno al Sole traccia sulla sabbia un'ellisse con il metodo del giardiniere. In alcuni momenti si vede anche un cono di Apollonio.
Energia libera
In termodinamica, l'''energia libera''' di un sistema è la quantità di ''lavoro macroscopico'' che il sistema può compiere sull'ambiente. Essa è funzione della temperatura, della pressione e della concentrazione della specie chimica considerata. L''energia libera parziale molare'' di una specie chimica a temperatura , pressione e composizione costanti all'interno di un sistema a molti componenti è detto ''potenziale chimico'' di quella specie.
Secondo la IUPAC un processo che comporta un incremento di energia libera si dice '''endoergonico''', se implica diminuzione si dice '''esoergonico'''. L'energia libera può essere definita in due modi differenti, ottenendo due differenti funzioni di stato termodinamiche: l'energia libera di Helmholtz e l'energia libera di Gibbs. Quando un sistema di entità chimiche (molecole, ioni, radicali) subisce un cambiamento, ad esempio per una reazione chimica o per una transizione di fase, ci sono due grandezze che tendono ad avere due comportamenti opposti: *l'energia libera tende a ''decrescere'' raggiungendo un minimo (stato di equilibrio); *l'entropia tende a ''crescere''. Se con ''U'' si indica l'energia interna, con ''T'' la temperatura e con ''S'' l'entropia, questi due comportamenti sono semplicemente scrivibili con la funzione di Helmholtz: : Questa funzione di stato, però, è utilizzabile solo a volume costante (ad esempio in un contenitore chiuso). Se ci si trova, invece, a pressione costante (ad esempio un contenitore aperto, come avviene normalmente in natura), l'entalpia ''H'' = ''U'' + ''pV'' (dove ''p'' è la pressione e ''V'' il volume) va sostituita all'energia interna U, ottenendo così la quantità che deve essere minima, ovvero la funzione di stato di Gibbs: : In termini matematici, H è la trasformata di Legendre Ḷ(U,V) dell'energia interna U rispetto al volume V. In un ''sistema isolato'', l'energia libera non può aumentare: rimane costante solo in caso di trasformazioni reversibili, negli altri casi diminuisce. La diminuzione di ''G'' implica l'impossibilità di trasformazioni energetiche con rendimento unitario e quantifica la cosiddetta ''degradazione dell'energia''. Stabilisce anche l'impossibilità di un ''moto perpetuo di seconda specie''. In una reazione chimica o una trasformazione di stato la sua diminuzione è indice della spontaneità del processo a T e p costanti. In termini matematici A è la trasformata di Legendre Ḷ(U,S) dell'energia interna U rispetto all'entropia S, mentre G è la trasformata di Legendre Ḷ(U,S,V) dell'energia interna U rispetto all'entropia S ed al volume V.
Eddy Merckx
Professionista dal 1965 al 1978, soprannominato ''Il Cannibale'' per la voglia di vincere sempre e non lasciare nulla agli avversari, è il corridore più vincente della storia del ciclismo, ed è considerato da molti il più forte di tutti i tempi. Si aggiudicò cinque edizioni del Tour de France , record condiviso con Jacques Anquetil, Bernard Hinault e Miguel Indurain, cinque edizioni del Giro d'Italia , eguagliando il primato di successi di Alfredo Binda e Fausto Coppi, e una edizione della Vuelta a España, nel 1973. Tra le corse di un giorno fece invece suoi quattro campionati del mondo su strada, di cui uno per dilettanti e tre per professionisti , oltre a ventisette classiche, di cui ben diciannove classiche "monumento" , oltre a tre Frecce Vallone, tre Gand-Wevelgem e due Amstel Gold Race. Per sette anni consecutivi, dal 1969 al 1975, fece suo il Super Prestige Pernod, sorta di coppa del mondo a punti su strada. Per quanto concerne l'attività su pista fu invece primatista dell'ora su bicicletta tradizionale per ventotto anni, dal 1972 al 2000 , vincendo inoltre diciassette Sei giorni. È uno dei sette ciclisti ad aver conquistato tutti i tre Grandi Giri, e l'unico ad essere riuscito a realizzare l'accoppiata Giro-Tour per tre volte ; inoltre è l'unico ad aver aggiunto ai tre Grandi Giri la vittoria del Giro di Svizzera, considerato la quarta corsa a tappe per importanza. Nel 1974 vinse, nella stessa stagione, Giro d'Italia, Tour de France e campionato mondiale su strada: soltanto l'irlandese Stephen Roche, nel 1987, è riuscito ad eguagliarlo. È anche uno dei tre corridori ad essere riuscito ad imporsi in tutte le cinque classiche monumento e l'unico ad averle vinte tutte almeno due volte. Al Tour detiene il record di tappe vinte in totale e in una sola edizione e il maggior numero di maglie gialle ; al Giro vinse invece 25 tappe e vestì di rosa per 77 volte, anche quest'ultimo è un record.Se consideriamo il numero di tappe complessive vinte da Merckx sia al Giro d'Italia sia al Tour de France, il Cannibale detiene un altro record ineguagliato e difficilmente raggiungibile a breve scadenza: 59 tappe . Il suo palmarès è considerato da molti inarrivabile: in circa 1800 corse su strada cui prese parte nelle categorie debuttanti, dilettanti e professionisti, Merckx riportò 525 vittorie, di cui 445 tra i professionisti, un record. Jacques Goddet, storico patron del Tour de France, indicò Fausto Coppi come «il più grande» ed Eddy Merckx come «il più forte» ciclista di sempre.
=== Gli esordi e le prime vittorie === Dopo aver praticato calcio e pugilato, Édouard Louis Joseph Merckx si dedicò al ciclismo, al quale si era avvicinato già all'età di otto anni: suo idolo di allora era Stan Ockers, poi tragicamente deceduto in un incidente in pista nel 1956. Merckx acquisì licenza di ciclista debuttante il 23 giugno 1961, all'età di sedici anni, con il club Evere Kerkhoek Sportif, e il mese dopo, precisamente il 16 luglio, fece il proprio esordio a Laeken. Il primo successo targato Merckx arrivò il 1º ottobre dello stesso anno, a Petit-Enghien, seguito nel 1962 da altre 23 vittorie nella medesima categoria, e tra esse il titolo nazionale. L'8 gennaio 1963 prese licenza di corridore dilettante; in quella stagione disputò 72 corse e se ne aggiudicò, tra strada e pista, ben 28, compreso il titolo nazionale di americana per dilettanti (bissato anche nel 1964). L'anno dopo corse 72 gare aggiungendo al proprio palmarès altri 24 successi, il più importante dei quali fu quello nella prova in linea dilettanti ai campionati del mondo su strada di Sallanches. In ottobre si piazzò quindi dodicesimo nella corsa olimpica su strada dei Giochi di Tokyo, dopo aver tentato un attacco nelle fasi finali di gara. Merckx aprì la stagione 1965 con quattro ulteriori trionfi in gare dilettantistiche. Il 27 aprile 1965, neanche ventenne, ufficializzò il proprio passaggio tra i professionisti, voluto dalla Solo-Superia, squadra belga capitanata da Rik Van Looy e diretta da Hugo Marien. Fece il proprio esordio nella Freccia Vallone, ma fu costretto a ritirarsi dopo cento chilometri. Al Tour de France dello stesso anno Van Looy regalò una vittoria al suo gregario Edward Sels, designandolo così suo naturale successore; Merckx, in breve tempo, fu tuttavia in grado di sovvertire le gerarchie iniziali e al primo anno da ''pro'' ottenne nove vittorie su strada, anche se tutte in competizioni di secondo piano, e il secondo posto ai campionati belgi su strada. In quella stagione non poté partecipare alle grandi classiche perché costretto ad assolvere il servizio di leva militare, all'epoca obbligatorio per i belgi. Partecipò tuttavia al suo primo mondiale professionistico, a Lasarte-Orio, ma concluse lontano dai primi (29º). Campionato del mondo su strada del 1966 sul Nürburgring Nel 1966 si trasferì in Francia, alla Peugeot-BP-Michelin diretta da Gaston Plaud. In quell'annata arrivò per lui, a venti anni di età e dopo il terzo posto alla Omloop Het Volk, il primo successo in una grande classica: alla Milano-Sanremo batté infatti, con una lunga volata, dieci atleti tra cui Adriano Durante e campioni affermati come Raymond Poulidor, Herman Van Springel, Michele Dancelli e Franco Balmamion. Nella stessa stagione debuttò al Giro delle Fiandre, dove subì un incidente dal quale però riuscì a riprendersi nel giro di pochi giorni, e anche alla Parigi-Roubaix, concludendo quindicesimo; fu inoltre dodicesimo ai mondiali su strada del Nürburgring, secondo al Giro di Lombardia, preceduto in una volata a sei dal solo Felice Gimondi, e primo, in coppia con Ferdinand Bracke, nel Trofeo Baracchi. Merckx al Giro d'Italia 1967 in maglia Peugeot Nel 1967 fece il bis alla "Classicissima" sanremese: sul traguardo di Via Roma batté allo sprint tre italiani, Motta, Bitossi e Gimondi, facendo segnare anche il nuovo record di velocità media della corsa, 44,805 km/h; successivamente si aggiudicò la Gand-Wevelgem e la Freccia Vallone, e raggiunse il podio sia al Giro delle Fiandre che alla Liegi-Bastogne-Liegi. Già veniva indicato come l'erede di Rik Van Steenbergen e Rik Van Looy, e i più pensavano che fosse un corridore adatto solo alle corse di un giorno, e non alle gare a tappe di tre settimane. Al Giro d'Italia, invece, il fiammingo si mise in luce con la vittoria di due tappe, una al Lido degli Estensi in volata e una sul Blockhaus della Majella in salita; ciò nonostante non riuscì a dare il meglio, causa una bronchite, si staccò sulle montagne e concluse "solo" nono. Ai campionati del mondo su strada di Heerlen, nei Paesi Bassi, divenne quindi campione del mondo professionisti, dopo il successo di tre anni prima tra i dilettanti; soltanto Jean Aerts e Hans Knecht erano riusciti nell'impresa di vincere la prova in linea in entrambe le categorie. Nella prova in linea iridata, egli superò allo sprint i tre compagni di fuga Jan Janssen, Ramón Sáez e Gianni Motta. Chiuse l'annata bissando, ancora con Bracke, il successo nel Trofeo Baracchi: 26 fu il bottino complessivo di vittorie stagionali su strada per lui. === 1968-1970: le tre stagioni alla Faema === ==== 1968: il primo trionfo al Giro ==== Nel 1968 passò tra le file della nuovissima formazione milanese Faema, voluto dal manager Vincenzo Giacotto e dai direttori sportivi Jean Van Buggenhout, suo procuratore fin dall'esordio nei professionisti, e Marino Vigna. Lo seguirono in Italia altri nove ciclisti belgi, tra cui Martin Van Den Bossche, Patrick Sercu e Guido Reybrouck, e al nuovo sodalizio si unì anche un altro atleta affermato, Vittorio Adorni, già vincitore del Giro d'Italia 1965. Nella prima annata con la squadra italiana Merckx mancò il tris alla Sanremo (anche a causa un infortunio rimediato alla Parigi-Nizza), ma fece sua per la prima volta la Parigi-Roubaix, battendo il connazionale Herman Van Springel. Le Tre Cime di Lavaredo, spettatrici dell'impresa di Merckx nella dodicesima tappa del Giro 1968 Tra maggio e giugno dominò il Giro d'Italia – batté il compagno di stanza Adorni – diventando il primo belga a vincere la "Corsa Rosa" e ottenendo al contempo il primo di undici successi nei ''Grand Tours''. In quel Giro indossò per tredici giorni la maglia rosa, conquistò quattro tappe e primeggiò pure nella graduatoria dei Gran Premi della Montagna e in quella a punti. Il suo fu strapotere, e lo dimostrano azioni come quella che, sulle Tre Cime di Lavaredo, lo portò ad indossare per la prima volta il simbolo del primato al Giro: quel giorno, sotto la neve delle Dolomiti, andò prima a recuperare nove minuti sul fuggitivo Franco Bitossi e sui suoi quindici compagni d'avventura, e poi staccò di quattro minuti Motta e Zilioli, di sei il rivale Gimondi e la maglia rosa Michele Dancelli, di otto Julio Jiménez. Cominciò in quel momento, a detta di molti, l'era Merckx. Concluse la stagione 1968 con l'ottavo posto ai mondiali di Imola (inseritosi nella fuga vincente, arrivò soltanto ottavo, in chiusura del suo drappello), le vittorie alla Volta Ciclista a Catalunya e alla Tre Valli Varesine e il terzo posto al Giro di Lombardia. ==== 1969: il caso doping e il dominio al Tour ==== Nel 1969, dopo essersi aggiudicato i campionati europei di americana a Colonia, in coppia con Patrick Sercu, completò il tris alla Milano-Sanremo, eguagliando Fausto Coppi. Decisivo quel giorno fu il suo attacco sulle ultimissime rampe del Poggio e una discesa a tutta verso via Roma: sul traguardo Merckx andò così a precedere di 12" Roger De Vlaeminck e gli altri inseguitori. Ma in quasi tutte le gare di quell'inizio di stagione il fiammingo seppe essere protagonista, dal momento che conquistò anche Parigi-Nizza, Giro delle Fiandre (con 5 minuti su Gimondi e otto su Basso dopo un attacco solitario, sotto la pioggia e il vento, cominciato a 70 chilometri dall'arrivo) e Liegi-Bastogne-Liegi, oltre a piazzarsi secondo alla Roubaix e terzo all'Amstel Gold Race. Stante l'ottima condizione di forma, al Giro d'Italia sembrava avviato verso un altro trionfo, ma così non fu. Prima dell'inizio della diciassettesima tappa che, quel 2 giugno, avrebbe portato il gruppo da Celle Ligure a Pavia, Merckx venne infatti escluso dalla corsa perché trovato positivo, nel controllo antidoping svolto dai commissari dell'UCI il giorno prima, alla fencamfamina, un anfetaminico commercializzato sotto i marchi Ritolin, Reactivan o Euvitol. In quel momento stava vestendo la maglia rosa per il sesto giorno, e aveva già vinto quattro tappe. La notizia suscitò grande scalpore, e la stampa belga parlò subito di una "macchinazione": per ''Le Soir'' l'allontanamento del campione fu un «colpo di teatro» che «decapitava» il Giro, ''Les Sports'' sottolineò che Merckx doveva «essere vittima di un complotto», ''La Lanterne'' parlò di «scandalo», chiedendosi chi avesse dopato clandestinamente il belga, ''Le Peuple'' giudicò «incredibile» la vicenda e ''La Cité'' etichettò i fatti come una «mostruosa cabala». Anche in Italia, comunque, quotidiani come ''Stadio'' e ''Il Corriere dello Sport'' presero le difese del belga, presumendo la sua innocenza e parlando di una «sanzione assurda», sia perché Merckx era il corridore più forte di quegli anni, sia perché la tappa in cui risultò positivo era pianeggiante, quindi non ci sarebbero stati distacchi, se non minimi. La televisione diede risonanza mediatica ai fatti: Sergio Zavoli realizzò in quell'occasione, per il ''Processo alla tappa'', uno dei suoi servizi più celebri, andando ad intervistare il campione in lacrime nella sua stanza d'albergo, la numero 11 dell'Excelsior di Albisola Superiore. Merckx si difese, professò la propria innocenza, parlò di una congiura contro di lui: secondo il belga infatti i controlli si svolsero in modo irregolare, poiché sia le analisi che le controanalisi vennero effettuate senza la presenza di un membro del suo team, che avrebbe potuto difenderlo, avendolo tenuto sotto controllo nei giorni di corsa. Il direttore della corsa, Vincenzo Torriani, cercò di convincere la Federciclismo a lasciar partire il ciclista, ma invano: il belga dovette fare le valigie e, a bordo dell'aereo reale, tornare a casa. La Faema a quel punto decise di effettuare a sua volta un controllo antidoping, al quale Merckx risultò poi negativo, convincendo il direttore Giacotto a non farsi licenziare dalla squadra. Gimondi, a quel punto nuovo leader della generale (inseguiva a 1'41" dal belga), rifiutò di indossare la maglia rosa: vincerà comunque quel Giro. Merckx vittorioso al Tour de France 1969 Doveva essere sospeso per un mese, Merckx, e non avrebbe di conseguenza potuto correre il Tour de France; un'inchiesta ordinata dall'allora presidente UCI Adriano Rodoni (che chiamò in causa anche i ministri degli Esteri di Italia e Belgio, vale a dire Pierre Harmel e Pietro Nenni) stabilì però che il campione di Meensel aveva agito in buona fede e che poteva dunque essere riammesso alle gare, giusto in tempo per la corsa francese. Il fiammingo rientrò così al Tour, cui partecipava per la prima volta, e semplicemente lo dominò, con una grinta mai mostrata prima. Indossò la maglia gialla per venti giorni, staccò il secondo classificato, Roger Pingeon, di ben 17'54" (otto dei quali solo nel tappone pirenaico di Mourenx, durante il quale fu in avanscoperta per 140 km), stabilì il record di scalata del Colle del Galibier e vinse anche la classifica a punti, quella scalatori, quella combinata, il Premio della Combattività e, con la sua Faema, la graduatoria a squadre. Fu durante quel Tour che nacque il soprannome di "Cannibale", presto ripreso da tutti i media: alla figlia dodicenne che gli aveva chiesto come stesse andando la corsa, Christian Raymond, corridore francese della Peugeot-BP, aveva infatti esclamato, riferito a Merckx e al suo dominio: «non ci lascia neanche le briciole!» e lei aveva ribattuto: «ma allora è proprio un ''cannibale''!». Jacques Goddet, direttore della ''Grande Boucle'', in un suo celebre editoriale su ''L'Équipe'', parlò invece dell'esplosione del "Merckxismo". Ai successivi campionati del mondo, tenutisi sul circuito di Zolder, tuttavia, Merckx preferì ritirarsi durante l'ultima tornata, scarsamente supportato dai compagni di Nazionale e controllato da moltissimi avversari in qualità di favorito. Il 9 settembre seguente, inoltre, il campione fiammingo rischiò di compromettere seriamente la propria carriera, vittima di un incidente durante una prova dietro derny nel velodromo di Blois. Nella caduta, che coinvolse anche la moto che lo guidava – e che risultò fatale per il pilota in sella, l'allenatore ed ex ciclista Fernand Wambst – Merckx si procurò una profonda ferita alla testa, rimanendo a terra privo di sensi. Si riprese, seppur a fatica, in poche settimane, ma gli venne diagnosticato uno spostamento al bacino e una contusione vertebrale, che gli causeranno, nel prosieguo di carriera, un lieve problema di posizionamento in sella e dolori alla schiena (dirà Merckx a tal proposito che prima della caduta pedalare in salita era per lui un piacere, mentre dopo, un continuo dolore). La sua stagione agonistica si concluse con il primo posto nella speciale classifica combinata del Super Prestige Pernod, e con un bilancio di 43 successi. Merckx con Gimondi al Giro d'Italia 1970 ==== 1970: la prima doppietta Giro-Tour ==== Nel 1970 fu ancora plurivittorioso nelle classiche di primavera: si aggiudicò infatti Gand-Wevelgem, Parigi-Roubaix con 5'21" sullo specialista Roger De Vlaeminck, che avrebbe poi trionfato quattro volte nella Regina delle classiche; e, successivamente, la Freccia Vallone, concluse inoltre terzo sia al Giro delle Fiandre che alla Liegi-Bastogne-Liegi, oltre a vincere il Giro del Belgio. Ma in quella stagione centrò soprattutto la prima doppietta Giro-Tour, impresa fino ad allora riuscita solo a Fausto Coppi e Jacques Anquetil. La corsa italiana inizialmente non rientrava nei suoi programmi: la vicenda dell'anno precedente lo aveva scosso – la considerò a lungo un affronto – e in Belgio era stato messo in guardia da possibili nuovi trabocchetti. Alla fine, convinto dai dirigenti della Faema e dagli organizzatori, si presentò al via e ancora una volta diede una dimostrazione di forza. Vinse tre tappe, prese la ''leadership'' della generale al termine della prima settimana di gara, staccando tutti sulla Cima Polsa nella tappa di Brentonico, e ipotecò il successo due giorni dopo nella cronometro di Treviso: indossò la maglia rosa per un totale di quattordici giorni, e sul podio finale di Bolzano precedette Gimondi di 3'14" e il connazionale (suo futuro gregario) Martin Van Den Bossche. Prima di andare in Francia a vincere conquistò per la prima e unica volta il campionato nazionale belga su strada. Il gruppo transita per La Rochelle, è il Tour de France 1970 e Merckx veste la maglia gialla Al Tour dominò dal primo all'ultimo giorno: fece suo il prologo di Limoges, la cronometro a squadre con la sua Faemino-Faema, le frazioni in linea con arrivo a Forest, nel suo Belgio, Divonne-les-Bains, Grenoble e Mont Ventoux (dove ottenne il record sul tempo di scalata), e le cronometro di Divonne-les-Bains, Bordeaux e Parigi, quest'ultima nella giornata conclusiva. In totale, esclusa la cronosquadre, conquistò otto vittorie di tappa, come già aveva fatto il solo Charles Pélissier al Tour 1930 (li eguaglierà Freddy Maertens nel 1976). Fu inoltre di giallo vestito per ventitré tra tappe e semitappe, si aggiudicò pure la classifica del Gran Premio della Montagna, quella combinata e il Premio della Combattività, e nella generale andò a precedere Joop Zoetemelk di quasi tredici minuti. Dopo aver partecipato a numerosi criterium, deluse le attese al campionato mondiale su strada di Leicester, ove, pur partendo da favorito, si piazzò solo ventinovesimo, anche a causa dello scarso sostegno ricevuto dai compagni di Nazionale. In ottobre vinse la Coppa Agostoni – 52 i suoi trionfi in quella stagione – e chiuse quarto, battuto da Motta nella volata per il terzo posto, al Giro di Lombardia, conquistando così il suo secondo Super Prestige Pernod. Sul finire dell'anno colse anche la sua prima vittoria nel ciclocross, al GP Eeklo, in coppia con Eric De Vlaeminck. Nella seconda parte dell'anno Merckx subì diverse cadute, che negli anni successivi penalizzarono le sue prestazioni in salita, tanto che su quel terreno d'ora in poi divenne attaccabile da diversi corridori, e non riuscirà più a vincere la classifica scalatori in nessuno dei Grandi Giri, e fonderà i suoi successivi trionfi sugli altri terreni. === 1971-1976: i sei anni alla Molteni === ==== 1971: il terzo Tour e il secondo mondiale ==== Panini Per l'annata 1971 Merckx si trasferì alla Molteni: nella squadra arcorese, attiva nel professionismo dal 1958 sotto la guida degli ex ciclisti Giorgio Albani e Marino Fontana, confluirono anche parte dello staff della Faemino-Faema, tra cui il direttore sportivo Guillaume Driessens, e ben otto gregari del "Cannibale", tra cui Joseph Bruyère, Julien Stevens e Roger Swerts. In apertura di stagione Merckx conquistò il Gran Premio Città di Camaiore, la Het Volk, e vinse in solitaria la sua quarta Milano-Sanremo, dopo aver ripreso e staccato Gimondi sulla salita del Poggio. Dopo aver conquistato il suo secondo Giro del Belgio, fu costretto a saltare la Freccia Vallone a causa di un'influenza; pochi giorni dopo alla Liegi-Bastogne-Liegi, nonostante la scarsa forma fisica, andò all'attacco a oltre 60 km dall'arrivo, venne ripreso da Georges Pintens ma riuscì a batterlo in uno sprint a due che gli valse la seconda vittoria nella "Decana". Albani quell'anno aveva intenzione di farlo esordire al Giro dell'Appennino, una tra le più prestigiose corse del calendario italiano, ma Merckx non accettò mai, nemmeno negli anni successivi, secondo lo stesso Albani per motivi di ingaggio. Nei mesi successivi non partecipò neppure alla Vuelta a España né al Giro d'Italia, vinse invece il Giro del Delfinato (batté Ocaña e Thévenet) e il Midi Libre, presentandosi quindi in gran forma al cinquantottesimo Tour de France. Ma proprio in quella ''Grande Boucle'' Merckx rischiò seriamente, e per la prima volta, di perdere. L'inizio sembrava presagire un andamento "consueto": il fiammingo infatti prese la leadership dopo il prologo a squadre, vinto dalla sua Molteni, e guidò la corsa ininterrottamente, esclusa la semitappa di Basilea (quando, grazie ai piazzamenti, in giallo andò il suo gregario Marinus Wagtmans), per quasi due settimane; questo fino alla decima frazione, quando, per il ritardo accumulato a causa di due forature e una caduta, dovette cedere il simbolo del primato all'olandese Joop Zoetemelk. L'indomani si affrontava l'ultima delle tappe alpine, partenza da Grenoble e arrivo in quota a Orcières-Merlette. Già sulla Côte de Laffrey, la prima delle tre salite in programma, Ocaña, Zoetemelk, Van Impe e Agostinho staccarono tutti: Merckx non reagì prontamente, complice anche la mancanza di alleati in gruppo, e il quartetto prese il largo. A 60 dall'arrivo Ocaña staccò i tre compagni di fuga e si involò verso la vittoria; il "Cannibale", dal canto suo, provò a recuperare qualcosa sull'ultima ascesa, riagguantò solo Agostinho e Zoetemelk ma dovette arrendersi: sul traguardo fu terzo, pagando ben 8'42" al vincitore di giornata, mentre secondo fu Van Impe, a più di sei minuti. La maglia gialla passava proprio sulle spalle di Ocaña, forte di un vantaggio di 8'43" su Zoetemelk e di 9'46" su Merckx. La Molteni di Merckx impegnata nel prologo del Tour de France 1971 Dopo la giornata di riposo il belga seppe comunque rispondere, lanciando, insieme ad altri otto atleti, un'incredibile fuga di 250 km che lo portò a recuperare, sul traguardo di Marsiglia, quasi due dei nove minuti che lo separavano dalla maglia gialla. Si arrivò alla quattordicesima frazione, un percorso pirenaico con i colli del Portet-d'Aspet, di Menté e del Portillon, e l'arrivo a Luchon. Quel giorno il fiammingo tentò di nuovo l'attacco, prima sulla salita del Menté, ma senza risultati, poi, sotto un violento nubifragio, in discesa. Fu nella discesa del colle, resa difficile dal fondo stradale bagnato, che Merckx e Ocaña caddero: il primo ripartì subito, mentre lo spagnolo, appena rialzatosi, venne travolto da Zoetemelk e da Agostinho. Ridotto in coma, venne portato via in ambulanza e ricoverato in ospedale a Saint-Gaudens: si riprese in pochi giorni, ma ovviamente fu costretto a ritirarsi e a dire addio alle velleità di vittoria, lasciando a Merckx il primato definitivo. Il fiammingo si dimostrò pur tuttavia capace di legittimare il successo finale, prima nella tappa di Bordeaux – con un attacco da lontano prese ancora tre minuti su tutti i rivali – e poi nella cronometro finale di Parigi, ove inflisse quattro minuti a Thévenet e a Zoetemelk e cinque a Van Impe. Proprio questi ultimi due atleti, nell'ordine, completarono un podio di Parigi che per la terza volta consecutiva vide Merckx in giallo e trionfatore. Il "Cannibale" fece sue in totale quattro tappe e indossò la maglia del primato per diciassette giorni. Nel finale di stagione, sull'impegnativo tracciato intorno a Mendrisio, in Svizzera, Merckx conquistò anche il suo secondo titolo mondiale su strada. Questa volta, dopo aver fatto selezione ed essere rientrato sui quattro fuggitivi del mattino, scattò a 56 km dall'arrivo insieme ad altri cinque atleti, il connazionale Georges Pintens, il danese Leif Mortensen, il francese Cyrille Guimard e gli italiani Giancarlo Polidori e Felice Gimondi: i primi quattro li staccò al penultimo passaggio sulla salita della Torrazza, l'ultimo, lo storico rivale Gimondi, lo batté invece in una volata a due sul vialone di Vignalunga. Alcune settimane dopo ottenne infine la prima affermazione, in solitaria, nella "Classica delle foglie morte", il Giro di Lombardia, precedendo di oltre tre minuti Bitossi. Chiuse l'anno solare con all'attivo ben cinquantaquattro successi stagionali, un record poi eguagliato, nel 1976, dal solo Freddy Maertens. Colnago con la quale Eddy Merckx stabilì il Record dell'ora il 25 ottobre 1972 ==== 1972: la seconda doppietta Giro-Tour e il record dell'ora ==== Nella primavera 1972 Merckx ottenne la quinta vittoria alla Milano-Sanremo: nell'occasione, dopo uno scatto sul Poggio rintuzzato da Gösta Pettersson, se ne andò in discesa riuscendo ad arrivare al traguardo con una cinquantina di metri di vantaggio sugli inseguitori. A seguire vinse per la prima volta lo Scheldeprijs e la Freccia del Brabante, e per la terza volta sia la Liegi-Bastogne-Liegi che la Freccia Vallone, completando poi, come già fatto nel 1970, la sua seconda personale accoppiata Giro-Tour. Al Giro, una corsa ricca di montagne come da tempo non si vedeva, dovette soprattutto difendersi dagli attacchi del forte scalatore José Manuel Fuente. Già nella quarta tappa, sul Block Haus, il belga perse 2'36" dallo spagnolo, nuova maglia rosa; la risposta non si fece attendere e arrivò, a sorpresa, tre giorni dopo, nella tappa di Catanzaro: l'attacco portato da Gösta Pettersson e dal "Cannibale" permise ai due di infliggere ben 4'13" a Fuente, e al belga di salire in vetta alla generale. Il ''Tarangu'' non si arrese, ma la risposta non diede gli effetti sperati: perse infatti ancora 2'36" nella cronometro di Forte dei Marmi, andò in crisi sull'inedito Jafferau e subì quindi un ulteriore sconfitta nella tappa di Livigno. Fuente tentò allora il tutto e per tutto nella breve frazione con arrivo sullo Stelvio, attaccò dopo pochi chilometri e andò a vincere con un vantaggio di 2'05": pochi, e fu così il "Cannibale" a festeggiare il terzo successo al Giro, accompagnato da quattro vittorie di tappa e da quindici giorni in maglia rosa. Il terzo posto, appannaggio dell'altro spagnolo Francisco Galdós, completò un podio finale per la prima volta senza italiani. In Francia si ripropose ancora la sfida Ocaña-Merckx, con il primo intenzionato a stare a ruota e ad attaccare solo sulle montagne, e il secondo deciso invece a forzare con l'intento di sfibrare subito il rivale. Sui Pirenei, a cominciare dalla tappa di Pau, ebbe inizio il "duello". Ocaña forò sulla discesa dell'Aubisque, Merckx attaccò, lo spagnolo tentò l'inseguimento ma cadde ancora, come l'anno prima, e all'arrivo perse quasi due minuti. L'indomani il belga vinse e prese la maglia gialla, lo spagnolo limitò i danni e la carovana cominciò il trasferimento verso le Alpi. Le prime due tappe alpine non portarono grandi novità in classifica, con Merckx sempre a condurre con tre minuti su un Ocaña nettamente meno incisivo rispetto al 1971; le altre due, la tredicesima, con il Vars e l'Izoard, e la quattordicesima, suddivisa in due frazioni, la prima con il Galibier e la seconda con il Télégraphe, diedero però un'importante scossone alla graduatoria. La maglia gialla infatti si mosse e attaccò i rivali: a Briançon vinse con più di un minuto e mezzo sui vari Gimondi, Poulidor, Van Impe, Ocaña; a Valloire e ad Aix-les-Bains, i traguardi delle due semitappe dell'indomani, inflisse invece un totale di sette minuti e mezzo allo spagnolo. Al termine di quella giornata Ocaña optò per il ritiro, debilitato da un'infezione polmonare. In particolare evidenza in quelle tappe (vinse ad Aix-les-Bains e Le Revard) fu anche il venticinquenne francese Cyrille Guimard, capace di salire, complice la ''défaillance'' di Ocaña sul Galibier, al secondo posto nella graduatoria provvisoria: la sua permanenza in classifica non durò molto, anch'egli fu infatti costretto all'abbandono, durante la diciottesima frazione, a causa di persistenti problemi al ginocchio. A Parigi il vincitore fu ancora, per la quarta volta consecutiva, il "Cannibale" Merckx: quell'anno vestì diciassette volte la maglia gialla e fece sue ben sei tappe, lasciando i primi inseguitori, Gimondi e Poulidor, a più di 10 minuti. Merckx premiato vincitore all'Amstel Gold Race 1973 Trascorsero solo due settimane e, ai primi di agosto, il fresco vincitore del Tour si presentò, da favorito, al Campionato mondiale su strada di Gap, intenzionato a completare la tripletta Giro-Tour-mondiale e a bissare il titolo iridato. L'attacco finale nella gara iridata venne portato da Franco Bitossi: il belga si lanciò all'inseguimento seguito alla ruota da Marino Basso e da Cyrille Guimard, ma non riuscì a ricucire. Sulla linea d'arrivo solo Basso, con un ultimo colpo di reni, superò Bitossi, mentre Merckx fu quarto, battuto, a chiudere il drappello. Quello del 1972 fu il miglior autunno di sempre per il belga: il 10 settembre vinse la prima edizione del Gran Premio di Mendrisio, il 4 ottobre vinse il Giro dell'Emilia (primo non italiano a conquistare la corsa), il 7 ottobre il Giro di Lombardia, primo non italiano a centrare la doppietta Giro-Lombardia, il 9 il Giro del Piemonte e l'11, in coppia con Roger Swerts, il prestigioso Trofeo Baracchi a cronometro. Il 25 ottobre seguente, nel Velodromo olimpico di Città del Messico, la sua splendida annata, 50 vittorie all'attivo, venne coronata dal nuovo record dell'ora: quel giorno Merckx percorse infatti, in sessanta minuti, la distanza di 49,43195 chilometri, superando di 779 metri quella coperta il 10 ottobre 1968 dal danese Ole Ritter. In una sola prova mise a referto, oltre al primato dell'ora, anche altri otto record, precisamente quelli sulle distanze dei 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40 e 45 chilometri. La prestazione sull'ora, pur effettuata senza una preparazione adeguata (aveva concluso l'attività su strada da soli otto giorni) e su una bicicletta tradizionale, resisterà per più di undici anni: soltanto nel gennaio 1984 Francesco Moser sarà in grado di andare oltre, percorrendo, sempre a Città del Messico, 50,808 km. Dopo però che l'UCI dichiarò non più validi i record dell'ora ottenuti con biciclette diverse da quelle tradizionali, con ciò qualificando non più come record dell'ora ma come "migliore prestazione umana" la performance di Francesco Moser a Città del Messico e quelle che lo hanno seguito da parte di altri atleti fino al 2000, in pratica il record di Eddy Merckx è durato ben 28 anni: solo il 27 ottobre 2000 Chris Boardman, su bicicletta tradizionale, riuscì a battere il record del "Cannibale" al velodromo di Manchester per soli 10 m, ottenendo il nuovo record dell'ora con 49,441 km. ==== 1973: la doppietta Vuelta-Giro ==== La stagione 1973 cominciò per Merckx con i consueti, e numerosi, trionfi nelle classiche: dopo aver saltato la Milano-Sanremo per un attacco di angina tonsillare, dominò infatti la Het Volk, la Gand-Wevelgem, la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi per la quarta volta e l'Amstel Gold Race. A fine aprile si presentò per la prima volta alla Vuelta a España, convinto dall'ingente somma di denaro messa sul piatto dall'organizzazione in cambio della sua partecipazione. Allo strapotere che presto palesò pure in Spagna provarono ad opporsi Luis Ocaña e Bernard Thévenet, ma la scarsità di montagne e l'abbondanza di abbuoni in quell'edizione della Vuelta non li favorì di certo. Ocaña andò all'attacco in solitaria sulla salita del Puerto de Orduña, ma venne ripreso; Merckx dal canto suo vinse il prologo e ben cinque tappe, vestì la maglia gialla per sette giorni e oltre alla classifica generale finale, in cui precedette di 3'46" e 4'16" proprio Ocaña e Thévenet rispettivamente, fece sue le graduatorie a punti, combinata e degli sprint. Divenne, vincendo la Vuelta 1973, il terzo ciclista, dopo Jacques Anquetil e Felice Gimondi, capace di aggiudicarsi tutti e tre i Grandi Giri. Joop Zoetemelk (a sinistra) ed Eddy Merckx posano stringendosi la mano. È il 1973 Meno di un mese dopo vinse il suo quarto Giro d'Italia. In quell'edizione, partita dal suo Belgio, a Verviers, Merckx indossò per venti giorni, dalla prima all'ultima tappa, la maglia rosa, un'impresa riuscita fino ad allora solo a Costante Girardengo e ad Alfredo Binda (nel 1990 anche Gianni Bugno si unirà allo speciale "club"). Nonostante non mancassero avversari di rango come Gimondi, Motta e Fuente, di quella "Corsa rosa" il belga fu autentico padrone, aggiudicandosi ben sei tappe. La frazione con arrivo sul Monte Carpegna fu indicativa del suo dominio: se il solo Battaglin fu in grado di tenere testa e di perdere solo 45", tutti gli altri pretendenti al titolo – Zilioli, Motta, Gimondi, Bitossi – chiusero a più di quattro minuti dal "Cannibale", e Fuente a nove. Alla fine il primo dei battuti risultò ancora una volta Gimondi, a quasi otto minuti di distacco ma con la piccola soddisfazione di aver inflitto 31" alla maglia rosa nella cronometro di Forte dei Marmi. Il "Cannibale" scelse quindi di non partecipare al Tour de France. Prese invece il via al mondiale su strada di Barcellona, e, pur essendosi procurato una ferita al ginocchio nella fasi iniziali della corsa, si fece promotore della decisiva fuga che portò quattro uomini, dei sette che inizialmente ne facevano parte, a giocarsi il titolo: la gara si risolse con il successo allo sprint di Gimondi – una rivincita per lui dopo la sconfitta al Giro – davanti a Freddy Maertens, a Ocaña e allo stesso Merckx. Il fiammingo si rifece nelle classiche, tra fine settembre e inizio ottobre, aggiudicandosi la Parigi-Bruxelles, il Grand Prix des Nations e, per la terza volta consecutiva, il Giro di Lombardia. Il "mondiale d'autunno", gara conclusiva della stagione, si decise già a sessanta chilometri dall'arrivo: Merckx attaccò, staccò tutti, proseguì in solitaria e giunse sul traguardo di Como con 4'15" sul primo inseguitore, Gimondi. Il risultato ufficiale cambiò quasi un mese dopo: l'8 novembre 1973, infatti, un comunicato dell'Unione Ciclismo Italiano Professionistico annunciò la positività del "Cannibale" al test antidoping effettuato al termine della competizione. Il belga, in quei giorni impegnato nella Sei giorni di Dortmund, ammise subito che l'assunzione di norefedrina, la sostanza incriminata, era stata causata dall'utilizzo di Mucantyl, un farmaco prescrittogli dal medico della Molteni, Angelo Cavalli, al mero fine di curare una lieve forma di bronchite. Nonostante la presunta buona fede il regolamento dell'Unione Ciclistica Internazionale venne applicato senza sconti e il campione belga squalificato per un mese, multato di 150 mila lire e declassato: la vittoria del 67º Lombardia andò così a Gimondi. ==== 1974: la storica tripletta Giro-Tour-mondiale ==== Nel 1974 Merckx si rifece e centrò una storica tripletta, vincendo nello stesso anno Giro d'Italia, Tour de France e mondiale su strada. La sua stagione non era però cominciata bene. In primavera, cosa che non gli era mai accaduta dal primo anno di professionismo, non aveva vinto alcuna classica di prestigio: aveva infatti saltato la Milano-Sanremo per una bronchite ed era stato "solo" terzo al Giro delle Fiandre, secondo alla Gand-Wevelgem e quarto alla Parigi-Roubaix. Si presentava comunque al Giro d'Italia con il ruolo di favorito d'obbligo: in quella corsa, piena di montagne, venne però messo in seria difficoltà da un giovane scalatore bergamasco, il neoprofessionista Gianbattista Baronchelli. Merckx guidava la classifica con ampio vantaggio durante la sedicesima tappa, con arrivo sul Monte Generoso, quando andò in crisi perdendo oltre due minuti dai rivali Gimondi e Baronchelli. Cruciale fu dunque la ventesima tappa, la più dura di quell'edizione, con arrivo alle Tre Cime di Lavaredo: al mattino il belga guidava la generale con 31" su Gimondi e 41" sul giovane Baronchelli, mentre lo spagnolo Fuente, che pure lo aveva più volte staccato sulle montagne, era più indietro in classifica, avendo perso 10 minuti nella tappa di Sanremo. Proprio Fuente andò all'attacco a otto chilometri dal traguardo; Merckx rispose, Baronchelli tentò un primo allungo, poi di nuovo, a due dall'arrivo: il belga questa volta sembrò andare in crisi, ma proprio negli ultimi metri, con uno sforzo enorme, reagì e riuscì a conservare la maglia rosa per soli 12 secondi. Fu proprio quello il distacco finale a Milano tra il "Cannibale" e GBB, secondo minor margine tra i primi due classificati nella storia della "Corsa Rosa". Merckx, che vinse anche due tappe e fu per nove giorni in rosa, andò comunque ad eguagliare i cinque successi di Alfredo Binda e Fausto Coppi. Campionati del mondo su strada 1974 di Montréal Concluso il Giro d'Italia, in giugno si aggiudicò anche il Giro di Svizzera, sua prima e unica affermazione nella corsa, per sottoporsi quindi, il 22 giugno, ad un intervento chirurgico al perineo, il cosiddetto "sopra-sella". Nel successivo Tour de France il belga, complici le assenze di Luis Ocaña, Joop Zoetemelk (entrambi incidentati prima della grande corsa a tappe), Bernard Thevénet e Felice Gimondi, ebbe meno difficoltà ad affermarsi. Conquistò la maglia gialla nel prologo di Brest, la cedette al suo gregario Joseph Bruyère, la riprese e la perse nuovamente, per poi reindossarla dopo aver vinto lo sprint di gruppo a Châlons-sur-Marne, nella settima tappa. Da lì in poi nessuno fu più in grado di togliergli il primato. Sulle Alpi Merckx si aggiudicò due frazioni, senza però staccare né l'ormai trentottenne Poulidor né lo spagnolo Gonzalo Aja, poi venne battuto da Vicente López Carril nel tappone con Télégraphe e Galibier (ma Poulidor quel giorno perse quasi sei minuti dal belga). Sui Pirenei il belga vinse ancora, nella tappa di La Seu d'Urgell, battendo allo sprint tutti i migliori; durante le due giornate seguenti perse però quasi tre minuti dallo scatenato Poulidor, capace di staccarlo sia sull'erta di Pla d'Adet che sul Tourmalet. Le giornate finali di gara furono però un monologo del campione belga, vincitore di tre delle ultime cinque tappe, compresa quella finale sul Velodromo di Vincennes. Pur non dominando, insomma, Merckx fece sue, come nel 1970, otto frazioni, fu per ventidue giorni in maglia gialla, batté di otto minuti il secondo e il terzo classificato, Raymond Poulidor e López Carril, e poté infine festeggiare il quinto successo – eguagliò Jacques Anquetil – in cinque partecipazioni alla ''Grande Boucle''. A fine agosto si aggiudicò per la terza volta, così come già fatto da Alfredo Binda e Rik Van Steenbergen, il titolo mondiale su strada: nell'occasione fu il più forte, andando a riprendere il fuggitivo Bernard Thévenet e staccando quindi gli altri inseguitori. Gli restò a ruota solo Poulidor, ma nella volata a due in vista del traguardo Merckx ebbe facilmente la meglio, vestendo ancora l'iride. Merckx vincitore in maglia iridata all'Amstel Gold Race 1975 ==== 1975-1976: le ultime vittorie nelle classiche ==== Nel 1975 Merckx ottenne 38 vittorie. La stagione iniziò al meglio: dopo aver rivinto per la quarta volta il Giro di Sardegna, ottenne il sesto successo alla Milano-Sanremo (vinse in una volata a cinque ed eguagliò lo storico record di trionfi di Costante Girardengo), il secondo al Giro delle Fiandre, il quinto alla Liegi-Bastogne-Liegi e il secondo all'Amstel Gold Race, e con due piazzamenti di prestigio quali il secondo posto alla Parigi-Roubaix, alle spalle di Roger De Vlaeminck e dopo aver patito una foratura nel finale, e il terzo alla Freccia Vallone. Come già nel 1971, non partecipò né alla Vuelta de España né, a sorpresa, al Giro d'Italia, prova in cui ambiva a ottenere il sesto successo: debilitato nei giorni precedenti alla gara da un attacco di angina tonsillare, non riuscì a recuperare, dando ufficialmente ''forfait'' il giorno prima del via. Il suo obiettivo per la seconda parte di stagione divenne il sesto trionfo al Tour de France, come nessuno aveva mai fatto. Appena prima della partenza venne insignito della croce di Cavaliere della Legion d'Onore francese, poi cominciò la corsa vera. Per le prime cinque giornate fu un giovane Francesco Moser a guidare il gruppo in maglia gialla; al termine della cronometro di Merlin Plage, però, l'italiano dovette abdicare e il primato passò a Merckx. Il belga si ripeté ancora a cronometro aggiudicandosi la frazione di Auch, tenne sui Pirenei – pur perdendo una cinquantina di secondi da Zoetemelk e Thévenet nel tappone con arrivo a Saint-Lary-Soulan – e si presentò ai piedi del Massiccio Centrale con un vantaggio di un minuto e mezzo sul francese della Peugeot e di quasi quattro su Zoetemelk. Nella tappa di Puy-de-Dôme, la seconda sul Massiccio, Thévenet e Van Impe attaccarono e staccarono la maglia gialla sull'erta finale. Merckx si lanciò all'inseguimento, ma a poche centinaia di metri dalla vetta venne colpito all'addome da uno spettatore a bordo strada; nonostante il dolore riuscì a concludere, perdendo "solo" 49 secondi da Van Impe e quindici in meno dal francese, e conservò la maglia. Appena tagliato il traguardo venne anche colto da un attacco di vomito: fu costretto ad assumere prima degli antidolorifici e poi anche degli anticoagulanti, con un ovvio calo delle successive prestazioni. Bernard Thévenet, qui con la divisa della Nazionale francese, fu il primo a battere Merckx al Tour: avvenne nel 1975 Il 13 luglio 1975, due giorni dopo quei fatti, si affrontava la Nizza-Pra Loup, 217 chilometri con sei colli da scalare e un dislivello complessivo di 5 266 metri. Sulla quinta delle sei salite, l'Allos, davanti erano rimasti solo in cinque, Gimondi, Thévenet, Van Impe, Zoetemelk e Merckx: proprio la maglia gialla, con uno scatto a 800 metri dalla vetta, scollinò per primo e, dopo una discesa a tutta, si presentò all'inizio dell'ultima ascesa con un minuto e mezzo sui primi inseguitori. Sembrava un vantaggio ragguardevole, ma proprio sulle rampe verso Pra Loup il belga andò improvvisamente in crisi: lo sorpassarono prima un incredulo Gimondi, poi Thévenet, che andrà a vincere la tappa, poi gli altri due del gruppetto. Al traguardo perse ben 1'56" dal francese, nuova maglia gialla. Già l'indomani, sul traguardo di Serre Chevalier, Thévenet fece il bis, staccò tutti i rivali sull'Izoard e inflisse loro ben 2'22", rafforzando il primato. Merckx non riuscì a rimontare, ma anzi cadde nella cronometro di Châtel, procurandosi una frattura alla mandibola: in classifica chiuderà al secondo posto, a 2'47" da Thévenet, per la prima volta battuto al Tour e per l'ultima volta veramente competitivo nella grande corsa a tappe francese. Ai mondiali su strada di Yvoir fu ottavo, dopo aver corso a sostegno di Maertens e De Vlaeminck, e in chiusura di stagione si confermò per la settima e ultima volta leader annuale del Super Prestige Pernod, un record ancora ineguagliato per il mondiale a punti di ciclismo. Nel 1976 partecipò per l'unica volta in carriera alla Tirreno-Adriatico, piazzandosi secondo alle spalle di De Vlaeminck. Tre giorni dopo le sue vittorie alla Milano-Sanremo diventarono sette, su nove partecipazioni, un record assoluto: quell'anno in Via Roma precedette il neoprofessionista Jean-Luc Vandenbroucke, poi declassato, e Wladimiro Panizza, più staccato. Dopo aver vinto la Setmana Catalana e chiuso al terzo posto il Tour de Romandie, corse ancora il Giro d'Italia, con l'obiettivo del sesto titolo, ma dovette accontentarsi dell'ottava piazza finale: ad aggiudicarsi la gara fu, per la terza volta in carriera, il suo rivale di sempre, Felice Gimondi. In settembre ai campionati del mondo di Ostuni concluse quinto, nella gara vinta dal connazionale Maertens. A fine stagione il bottino delle sue sei annate con la Molteni sarà di ben 246 successi. === Gli ultimi due anni === Nel 1977, dopo l'addio al ciclismo della famiglia Molteni, Merckx si accasò alla Fiat France, squadra diretta da Robert Lelangue, con cui già aveva collaborato alla Molteni, e da Raphaël Géminiani. Il suo inizio di stagione fu molto difficile, e non riuscì a ottenere nessun risultato rilevante, scoprendo inoltre di essere affetto da un virus debilitante; nonostante ciò riuscì ad arrivare sesto alla Liegi-Bastogne-Liegi, ma non poté prendere parte al Giro d'Italia. Nella Freccia Vallone era infatti risultato positivo alla fenilpropanolamina insieme ad altri quindici corridori, per errore del medico Michel Debackere, che aveva ritenuto lecito l'uso di questa sostanza, in quegli anni oggetto di sperimentazione. Dopo aver saltato il Giro ottenne la sua ultima vittoria su strada, al Giro di Svizzera, e si piazzò sesto al Tour de France (a 12'38" dal vincitore Thévenet). Vestì inoltre per la tredicesima volta consecutiva la maglia del Belgio ai campionati mondiali su strada professionisti, a San Cristóbal, nei quali si classificò trentatreesimo, ultimo ma comunque all'arrivo: fu la sua ultima apparizione nella gara iridata. La sua stagione si concluse con la vittoria del titolo europeo di americana, il secondo per lui, e con gli ultimi successi nelle sei giorni (comprese quelle di Berlino e Gand), sempre in coppia con Patrick Sercu. Passato al team C & A per la stagione 1978, disputò l'ultima gara su strada, l'Omloop van het Waasland a Kemzeke, il 19 marzo di quell'anno, dopodiché nemmeno trentatreenne abbandonò le competizioni agonistiche. L'addio formale alle corse arrivò meno di due mesi dopo, il 18 maggio. Nelle categorie minori prese parte a circa 220 competizioni su strada cogliendo 80 vittorie, 23 tra i debuttanti e 57 tra i dilettanti; tra i professionisti partecipò invece a circa 1580 competizioni su strada ottenendo 445 vittorie, con vittorie in 11 Grandi Giri, 19 classiche monumento, 217 frazioni e tappe e (in assoluto) 67 gare a cronometro. Ottenne inoltre 98 successi su pista (tra cui 17 Sei giorni, 67 omnium, 9 campionati nazionali, 3 campionati europei, oltre al record dell'ora, valido come vittoria) e due nel ciclocross. Nel dicembre 1967 sposò Claudine Acou, figlia dell'allora selezionatore della Nazionale dilettantistica belga, Lucien Acou. I due hanno avuto due figli, Sabrina, nata nel 1970, e Axel, nato nel 1972 e anch'egli, tra il 1993 e il 2007, ciclista professionista. Sabrina è a sua volta madre di Lucas Masso, vincitore della medaglia d'oro ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro del 2016 nell'hockey su prato con la nazionale dell'Argentina, paese natale del padre Eduardo, tennista. La fabbrica della Eddy Merckx Cycles a Meise Tre anni dopo il ritiro dalle corse, nel 1980, Eddy Merckx ha fondato a Meise, vicino a Bruxelles, una casa di produzione di biciclette da corsa, la Eddy Merckx Cycles. La società, negli anni, ha fornito le biciclette anche a numerose squadre professionistiche quali Kelme, Lotto, 7-Eleven/Motorola, Telekom, Topsport Vlaanderen e Quickstep; i velocipedi Merckx sono stati portati più volte alla vittoria nelle classiche del Nord, in due Giri delle Fiandre (Eddy Planckaert nel 1988 e Peter Van Petegem nel 2003) e in tre Parigi-Roubaix (Dirk Demol nel 1988, Servais Knaven nel 2001 e Johan Museeuw nel 2002). Tra il 1986 e il 1996 Merckx è stato commissario tecnico della Nazionale belga per le prove mondiali e olimpiche su strada. Durante la sua gestione la rappresentativa ottenne due titoli iridati, nel 1990 con Rudy Dhaenens (un altro belga, Dirk De Wolf, fu secondo) e nel 1996 con Johan Museeuw. Dal 1998 al 2004 Merckx ha invece ricoperto la carica di responsabile finanziario per la Vlaanderen, formazione professionistica belga da lui patrocinata. Il 21 luglio 1996, in occasione della festa nazionale belga, è stato insignito del titolo di barone dal Re Alberto II: è in tal modo diventato il primo atleta in Belgio ad assumere un titolo nobiliare per meriti sportivi. Gli è stato inoltre assegnato dall'Unione Ciclistica Internazionale, nell'aprile 2000, il premio di Ciclista del secolo. Nel settembre 2003 è stata aperta una fermata, a lui intitolata, sulla Linea 5 della Metropolitana di Bruxelles: nel padiglione centrale della stazione, sita nel comune di Anderlecht, è esposta la bicicletta (la ''Mexico Oro'' di Colnago) utilizzata dal campione per il record dell'ora del 1972. Nel 2004 a Merckx è stato intitolato anche il velodromo Blaarmeersen di Gand: il nuovo complesso, reinaugurato il 17 febbraio 2006 al termine dei lavori per la costruzione della copertura, ha preso il nome di ''Vlaams Wielercentrum Eddy Merckx'' (Centro ciclistico fiammingo Eddy Merckx). Nel 2005, nell'ambito di una serie di documentari prodotta dall'emittente radiofonica belga Radio 1 e dal canale televisivo Canvas, è stato uno dei 111 nominati nel sondaggio sul "più grande belga" (''De Grootste Belg'') della storia: nel voto fiammingo ha ottenuto il terzo posto, in quello vallone il quarto. Nel maggio 2010 le poste belghe hanno infine emesso, al termine di una cerimonia cui ha presenziato anche il primo ministro Yves Leterme, una serie limitata di francobolli raffiguranti Merckx. === Strada === * 1963 (dilettanti) :2ª tappa, 2ª semitappa Tour du Limbourg Amateurs (cronometro) :Classifica generale Tour du Limbourg Amateurs * 1964 (dilettanti) :Campionati del mondo, Prova in linea dilettanti (Sallanches) * 1966 (Peugeot, tredici vittorie) :Milano-Sanremo :Grand Prix Pino Cerami :Bruxelles-Meulebeke :Grand Prix de Rousies :3ª tappa Tour du Morbihan :4ª tappa Tour du Morbihan (cronometro) :Classifica generale Tour du Morbihan :Druivenkoers :1ª tappa, 2ª semitappa (Montjuïc, cronometro) :Classifica generale Escalada a Montjuïc :Trofeo Baracchi (cronocoppie, con Ferdinand Bracke) :Kampioenschap van Vlaanderen * 1967 (Peugeot, sedici vittorie) :Circuit de la Vallée de la Senne :6ª tappa Giro di Sardegna (Sassari, cronometro) :7ª tappa Giro di Sardegna (Sassari > Cagliari) :2ª tappa Parigi-Nizza (Châteaurenard > Château-Chinon :6ª tappa Parigi-Nizza (Marignane > Hyères) :Milano-Sanremo :Gand-Wevelgem :Grand Prix du Tournaisis :Freccia Vallone :Tour du Condroz :12ª tappa Giro d'Italia (Caserta > Blockhaus) :14ª tappa Giro d'Italia (Riccione > Lido degli Estensi) :Campionati del mondo, Prova in linea (Heerlen) :3ª tappa Parigi-Lussemburgo (Nancy > Lussemburgo) :Nationale Sluitingsprijs :Trofeo Baracchi (cronocoppie, con Ferdinand Bracke) * 1968 (Faema, diciassette vittorie) :2ª tappa Giro del Belgio (Bertrix > Verviers) :1ª tappa Giro di Sardegna (Roma > Civitavecchia) :5ª tappa, 2ª semitappa Giro di Sardegna (Arbatax > Nuoro, cronometro) :Classifica generale Giro di Sardegna :Parigi-Roubaix :Prologo Tour de Romandie (Boncourt, cronometro) :Classifica generale Tour de Romandie :1ª tappa Giro d'Italia (Campione d'Italia > Novara) :2ª tappa Giro d'Italia (Novara > Saint-Vincent) :8ª tappa Giro d'Italia (San Giorgio Piacentino > Brescia) :12ª tappa Giro d'Italia (Gorizia > Tre Cime di Lavaredo) :Classifica generale Giro d'Italia :Gran Premio Cynar-Lugano (cronometro) :Tre Valli Varesine :2ª tappa Volta Ciclista a Catalunya (Cambrils > Tàrrega) :6ª tappa, 2ª semitappa Volta Ciclista a Catalunya (Figueres > Roses, cronometro) :Classifica generale Volta Ciclista a Catalunya :1ª tappa Attraverso Losanna (Losanna > Losanna) :2ª tappa Attraverso Losanna (Losanna, cronometro) :Classifica generale Attraverso Losanna * 1969 (Faema, ventuno vittorie) :3ª tappa Vuelta a Levante (Benidorm > Cullera) :4ª tappa Vuelta a Levante (Cullera > Buñol) :5ª tappa Vuelta a Levante (Valencia > Benicasim) :Classifica generale Vuelta a Levante :2ª tappa Parigi-Nizza (Joigny > Le Creusot) :3ª tappa, 2ª semitappa Parigi-Nizza (Saint-Étienne, cronometro) :7ª tappa, 2ª semitappa Parigi-Nizza (Nizza > Col d'Èze, cronometro) :Classifica generale Parigi-Nizza :Milano-Sanremo :Bruxelles-Meulebeke :Giro delle Fiandre :Liegi-Bastogne-Liegi :3ª tappa, 1ª semitappa Giro d'Italia (Mirandola > Montecatini Terme) :3ª tappa, 2ª semitappa Giro d'Italia (Montecatini Terme, cronometro) :6ª tappa Giro d'Italia (Viterbo > Terracina) :14ª tappa Giro d'Italia (Cesenatico > San Marino, cronometro) :6ª tappa Tour de France (Mulhouse > Ballon d'Alsace) :8ª tappa, 1ª semitappa Tour de France (Divonne-les-Bains, cronometro) :11ª tappa, 1ª semitappa Tour de France (Briançon > Digne) :15ª tappa Tour de France (Revel, cronometro) :17ª tappa Tour de France (Mourenx) :22ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Créteil > Parigi, cronometro) :Classifica generale Tour de France :2ª tappa Parigi-Lussemburgo (Rethel > Lussemburgo) :Classifica generale Parigi-Lussemburgo * 1970 (Faema, trentadue vittorie) :2ª tappa Giro di Sardegna (Civitavecchia > Cagliari) :5ª tappa, 1ª semitappa Giro di Sardegna (Porto Torres > Sassari, cronometro) :3ª tappa Parigi-Nizza (Autun > Saint-Étienne) :7ª tappa, 2ª semitappa Parigi-Nizza (Sainte-Maxime > Seillans, cronometro) :8ª tappa, 2ª semitappa Parigi-Nizza (Nizza > Turbia, cronometro) :Classifica generale Parigi-Nizza :Gand-Wevelgem :1ª tappa, 2ª semitappa Giro del Belgio (Virton, cronometro) :3ª tappa, 2ª semitappa Giro del Belgio (Heist, cronometro) :Classifica generale Giro del Belgio :Parigi-Roubaix :Freccia Vallone :6ª tappa Giro d'Italia (Comerio > Saint-Vincent) :7ª tappa Giro d'Italia (Malcesine > Brentonico) :9ª tappa Giro d'Italia (Bassano del Grappa > Treviso, cronometro) :Classifica generale Giro d'Italia :Campionati belgi, Prova in linea :Prologo Tour de France (Limoges, cronometro) :7ª tappa, 1ª semitappa Tour de France (Valenciennes > Forest) :10ª tappa Tour de France (Belfort > Divonne-les-Bains) :11ª tappa, 1ª semitappa Tour de France (Divonne-les-Bains, cronometro) :12ª tappa Tour de France (Thonon-les-Bains > Grenoble) :14ª tappa Tour de France (Mont Ventoux) :20ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Bordeaux, cronometro) :23ª tappa Tour de France (Versailles > Parigi, cronometro) :Classifica generale Tour de France :Grand Prix Union-Brauerei :1ª tappa, 2ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc, cronometro) :Classifica generale Escalada a Montjuïc :Coppa Agostoni :2ª tappa Attraverso Losanna (Losanna, cronometro) :Classifica generale Attraverso Losanna * 1971 (Molteni, trentaquattro vittorie) :1ª tappa Giro di Sardegna (Potenza > Salerno) :3ª tappa, 1ª semitappa Giro di Sardegna (Oristano > Macomer) :5ª tappa Giro di Sardegna (Olbia > Nuoro) :Classifica generale Giro di Sardegna :Prologo Parigi-Nizza (Dourdan, cronometro) :2ª tappa, 2ª semitappa Parigi-Nizza (Autun, cronometro) :7ª tappa, 2ª semitappa Parigi-Nizza (Nizza > Col d'Èze, cronometro) :Classifica generale Parigi-Nizza :Milano-Sanremo :Omloop Het Volk :Prologo Giro del Belgio (Heist, cronometro) :1ª tappa Giro del Belgio (Heist > Mons) :4ª tappa Giro del Belgio (Spa > Herbeumont) :Classifica generale Giro del Belgio :Liegi-Bastogne-Liegi :Rund um den Henninger-Turm :1ª tappa, 2ª semitappa Critérium du Dauphiné Libéré (Tournon-sur-Rhône > Saint-Étienne, cronometro) :5ª tappa, 2ª semitappa Critérium du Dauphiné Libéré (Le Creusot > Montceau-les-Mines, cronometro) :Classifica generale Critérium du Dauphiné Libéré :1ª tappa Grand Prix du Midi Libre (Carcassonne > Béziers) :2ª tappa Grand Prix du Midi Libre (Béziers > Millau) :Classifica generale Grand Prix du Midi Libre :Gran Premio Città di Camaiore :2ª tappa Tour de France (Mulhouse > Strasburgo) :13ª tappa Tour de France (Albi, cronometro) :17ª tappa Tour de France (Mont-de-Marsan > Bordeaux) :20ª tappa Tour de France (Versailles > Parigi, cronometro) :Classifica generale Tour de France :Campionati del mondo, Prova in linea (Mendrisio) :1ª tappa, 1ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc > Montjuïc) :1ª tappa, 2ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc, cronometro) :Classifica generale Escalada a Montjuïc :Escalada a Montjuich :Grand Prix Baden-Baden (cronocoppie, con Herman Van Springel) :Giro di Lombardia * 1972 (Molteni, trentadue vittorie) :Prologo Parigi-Nizza (Dourdan, cronometro) :2ª tappa Parigi-Nizza (Vierzon > Autun) :5ª tappa Parigi-Nizza (Valence > Manosque) :Milano-Sanremo :Freccia del Brabante :Liegi-Bastogne-Liegi :Freccia Vallone :12ª tappa, 1ª semitappa Giro d'Italia (Forte dei Marmi, cronometro) :14ª tappa Giro d'Italia (Savona > Monte Jafferau) :16ª tappa Giro d'Italia (Parabiago > Livigno) :19ª tappa, 2ª semitappa Giro d'Italia (Arco, cronometro) :Classifica generale Giro d'Italia :Prologo Tour de France (Angers, cronometro) :5ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Bordeaux, cronometro) :8ª tappa Tour de France (Pau > Luchon) :13ª tappa Tour de France (Orcières-Merlette > Briançon) :14ª tappa, 1ª semitappa Tour de France (Briançon > Valloire/Colle del Galibier) :20ª tappa, 1ª semitappa Tour de France (Versailles, cronometro) :Classifica generale Tour de France :Grote Scheldeprijs :Grand Prix Union-Brauerei :Giro del Piemonte :Gran Premio di Mendrisio :1ª tappa, 2ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc > Montjuïc) :1ª tappa, 3ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc, cronometro) :Classifica generale Escalada a Montjuïc :Giro dell'Emilia :Giro di Lombardia :1ª tappa Attraverso Losanna (Losanna > Losanna) :2ª tappa Attraverso Losanna (Losanna, cronometro) :Classifica generale Attraverso Losanna :Trofeo Baracchi (cronocoppie, con Roger Swerts) * 1973 (Molteni, trenta vittorie) :Trofeo Laigueglia :4ª tappa, 1ª semitappa Giro di Sardegna (Burcei, cronometro) :Classifica generale Giro di Sardegna :Omloop Het Volk :1ª tappa Parigi-Nizza (Saint-Fargeau-Ponthierry, cronometro) :Gand-Wevelgem :Amstel Gold Race :Parigi-Roubaix :Liegi-Bastogne-Liegi :Prologo Vuelta a España (Calp > Calp, cronometro) :8ª tappa Vuelta a España (Castellón de la Plana > Calafell) :10ª tappa Vuelta a España (Barcellona > Empuriabrava) :15ª tappa, 2ª semitappa Vuelta a España (Torrelavega, cronometro) :16ª tappa Vuelta a España (Torrelavega > Miranda de Ebro) :17ª tappa, 2ª semitappa Vuelta a España (Hernani > San Sebastián, cronometro) :Classifica generale Vuelta a España :Prologo Giro d'Italia (Verviers, cronocoppie con Roger Swerts) :1ª tappa Giro d'Italia (Verviers > Colonia) :4ª tappa Giro d'Italia (Ginevra > Aosta) :8ª tappa Giro d'Italia (Lido delle Nazioni > Carpegna) :10ª tappa Giro d'Italia (Alba Adriatica > Lanciano) :18ª tappa Giro d'Italia (Verona > Andalo) :Classifica generale Giro d'Italia :1ª tappa Grand Prix de Fourmies :Classifica generale Grand Prix de Fourmies :Parigi-Bruxelles :Grand Prix des Nations (cronometro) :1ª tappa Attraverso Losanna (Losanna > Losanna) :2ª tappa Attraverso Losanna (Losanna, cronometro) :Classifica generale Attraverso Losanna * 1974 (Molteni, ventidue vittorie) :Trofeo Laigueglia :Prologo Parigi-Nizza (Saint-Fargeau-Ponthierry, cronometro) :1ª tappa Parigi-Nizza (Ponthierry > Orléans) :5ª tappa Parigi-Nizza (Orange > Bandol) :12ª tappa Giro d'Italia (Forte dei Marmi, cronometro) :21ª tappa Giro d'Italia (Misurina > Bassano del Grappa) :Classifica generale Giro d'Italia :Prologo Tour de Suisse (Gippingen, cronometro) :2ª tappa Tour de Suisse (Diessenhofen > Eschenbach) :9ª tappa, 2ª semitappa Tour de Suisse (Olten, cronometro) :Classifica generale Tour de Suisse :Prologo Tour de France (Brest, cronometro) :7ª tappa Tour de France (Mons > Châlons-sur-Marne) :9ª tappa Tour de France (Gaillard) :10ª tappa Tour de France (Aix-les-Bains) :15ª tappa Tour de France (La Seu d'Urgell) :19ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Bordeaux, cronometro) :21ª tappa, 1ª semitappa Tour de France (Orléans) :22ª tappa Tour de France (Parigi) :Classifica generale Tour de France :Campionati del mondo, Prova in linea (Montréal) :1ª tappa, 2ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc > Montjuïc) :1ª tappa, 3ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc, cronometro) :Classifica generale Escalada a Montjuïc * 1975 (Molteni, diciannove vittorie) :2ª tappa Giro di Sardegna (Alghero > Alghero) :Classifica generale Giro di Sardegna :Sassari-Cagliari :Prologo Parigi-Nizza (Fontenay-sous-Bois, cronometro) :5ª tappa Parigi-Nizza (Orange > Saint-Rémy-de-Provence) :Milano-Sanremo :Amstel Gold Race :3ª tappa, 2ª semitappa Setmana Catalana (Casseres > Santuario di Santa Maria di Queralt, cronometro) :Classifica generale Setmana Catalana :Giro delle Fiandre :Liegi-Bastogne-Liegi :1ª tappa Tour de Romandie (Ginevra > Sainte-Croix) :5ª tappa, 2ª semitappa Tour de Romandie (Lancy, cronometro) :8ª tappa Tour de Suisse (Laax > Frauenfeld) :6ª tappa Tour de France (Circuito di Merlin Plage,cronometro) :9ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Auch, cronometro) :Druivenkoers :1ª tappa, 3ª semitappa Escalada a Montjuïc (Montjuïc, cronometro) :Classifica generale Escalada a Montjuïc * 1976 (Molteni, sei vittorie) :2ª tappa Tirreno-Adriatico (Ferentino > Monte Livata) :Milano-Sanremo :1ª tappa, 1ª semitappa Setmana Catalana (Olot > Batet Serra, cronometro) :4ª tappa, 2ª semitappa Setmana Catalana (L'Hospitalet de Llobregat, cronometro) :Classifica generale Setmana Catalana :Prologo Tour de Romandie (Ginevra, cronometro) * 1977 (Fiat France, quattro vittorie) :Classifica generale Tour Méditerranéen :4ª tappa Parigi-Nizza (Vaison-la-Romaine > Digne-les-Bains) :Tour du Condroz :6ª tappa Tour de Suisse (Fiesch > Bellinzona) Eddy Merckx nel 2009. ==== Altri successi (parziale) ==== * 1963 (dilettanti) :Classifica a punti Ronde van Limburg * 1964 (dilettanti) :Bruxelles-Opwijk * 1965 (Solo) :Circuit des 3 Provinces de Oetingen :Critérium de Wijnendaal-Ichtegem :Criterium de Ophasselt-Hekelgem :Criterium de Enschede-Münster :Grand Prix Stad Vilvoorde (Criterium) :Circuito di Houtland :Criterium di Vise :Criterium di Itterberg :Criterium di Wezembeck :Criterium di St.Janssen :Criterium di Kesser-Lo :Criterium di Renaix :Criterium di Nederbrakel * 1966 (Peugeot) :Criterium di Helchteren :Criterium di Henderleew :Grand Prix de Rumes :Grand Prix de Vianes :Criterium di Ronse :Campionato delle Fiandre :Circuit de l'Aulne (Criterium) :Criterium di Puteaux * 1967 (Peugeot) :Gran Premio Salvarani :Criterium di Camors :Criterium di De Panne :Criterium di Sint-Leenars :Criterium di Liedekerke :Criterium di Armentieres :Critérium des As :Criterium di Woluwé :Criterium di Ansies * 1968 (Faema) :Gran Premio di Salsomaggiore :Grand Prix de La Clayette :Criterium di Bornem :Classifica Gran Premi della montagna Giro d'Italia :Classifica a punti Giro d'Italia :Criterium di De Panne :Grand Prix de Alsemberg * 1969 (Faema) :Circuit de l'Aulne (Criterium) :Classifica combinata Tour de France :Classifica Gran Premi della montagna Tour de France :Criterium di Aalst :Criterium di Woluwé :Criterium di Londerzeel :Criterium di Moorslede :Classifica a punti Tour de France :Classifica generale Super Prestige Pernod :Criterium di Auvelas :Criterium de Ronse :Criterium di De Panne :Criterium di Rijmenam :Grand Prix d'Enter :Grand Prix de la Clayette :Criterium di Lokeren :Criterium di Turnhout :Criterium di Bilzen * 1970 (Faemino) :Classifica Gran Premi della montagna Tour de France :Classifica combinata Tour de France :Classifica generale Super Prestige Pernod :Grand Prix de Sanary :Gran Premio Col San Martino :Gran Premio di Badia a Settimo :Circuito di Ghedi :Circuito di Villafranca :Criterium di Saint-Cyprien :Criterium di Bilzen :Criterium di Sint-Niklaas :Circuito di Bilbao :Criterium di Berlare * 1971 (Molteni) :Classifica punti Tour de France :Classifica combinata Tour de France :Classifica generale Super Prestige Pernod :Critérium de Grimpeurs :Criterium di Aalst :Gran Premio di Badia a Settimo :Criterium di La Panne :Criterium di Sint-Lenaarts :Criterium di Bilzen :Cronostaffetta Colonnella-Colonnella :Criterium di Moorslede :Campionato delle Fiandre :Criterium di La Souterraine * 1972 (Molteni) :Classifica punti Tour de France :Classifica generale Super Prestige Pernod :Criterium di Ronse :Prix de Momignies :Criterium di Woluwé-St Lambert :Criterium di Tienen :Criterium di Sallanches * 1973 (Molteni) :Classifica a punti Giro d'Italia :6ª tappa, 2ª semitappa Vuelta a España (La Pobla de Farnals, cronosquadre) :Classifica a punti Vuelta a España :Classifica generale Super Prestige Pernod :Circuito di Roccastrada :Criterium di Woluwé-St Lambert :Criterium di La Panne :Criterium di Londerzeel :Cronostaffetta Martinsicuro-Tortoreto * 1974 (Molteni) :Classifica combinata Tour de France :Classifica generale Super Prestige Pernod :Criterium di Londerzeel :Prix de Momignies :Criterium di Moorslede :Criterium di Poperinge :Critérium des As :Criterium di Malderen * 1975 (Molteni) :Circuit de l'Aulne (Criterium) :Classifica generale Super Prestige Pernod * 1976 (Molteni) :Criterium di Tirlemont :Criterium di Assebroek :Grand Prix Monseré * 1977 (Fiat France) :Criterium di Alsemberg :Criterium di Kluisbergen === Pista === * 1963 (dilettanti) :Campionati belgi, Americana dilettanti (con Patrick Sercu) * 1964 (dilettanti) :Campionati belgi, Americana dilettanti (con Patrick Sercu) * 1965 :Campionati belgi, Americana (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Gand (con Patrick Sercu) * 1966 :Campionati belgi, Americana (con Patrick Sercu) * 1967 :Campionati belgi, Americana (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Gand (con Patrick Sercu) * 1968 :Sei giorni di Charleroi (con Ferdinand Bracke) * 1969 :Campionati europei, Americana (con Patrick Sercu) * 1971 :Sei giorni di Milano (con Julien Stevens) * 1972 :Record dell'ora * 1973 :Campionati belgi, Americana (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Dortmund (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Grenoble (con Patrick Sercu) * 1974 :Sei giorni di Anversa (con Patrick Sercu) * 1975 :Campionati europei, Omnium endurance :Campionati belgi, Americana (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Anversa (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Grenoble (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Gand (con Patrick Sercu) * 1976 :Campionati belgi, Americana (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Rotterdam (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Anversa (con Patrick Sercu) * 1977 :Sei giorni di Berlino (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Monaco di Baviera (con Patrick Sercu) :Campionati europei, Americana (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Gand (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Zurigo (con Patrick Sercu) :Sei giorni di Maastricht (con Patrick Sercu) ===Ciclocross=== *1970 :Grote Prijs Eeeklo (con Eric De Vlaeminck) *1971 :Cyclo-cross de Mazé === Grandi Giri === * Giro d'Italia :1967: 9º :1968: '''vincitore''' :1969: ''squalificato'' (17ª tappa) :1970: '''vincitore''' :1972: '''vincitore''' :1973: '''vincitore''' :1974: '''vincitore''' :1976: 8º * Tour de France :1969: '''vincitore''' :1970: '''vincitore''' :1971: '''vincitore''' :1972: '''vincitore''' :1974: '''vincitore''' :1975: 2º :1977: 6º * Vuelta a España :1973: '''vincitore''' === Classiche monumento === * Milano-Sanremo :1966: '''vincitore''' :1967: '''vincitore''' :1968: 31º :1969: '''vincitore''' :1970: 8º :1971: '''vincitore''' :1972: '''vincitore''' :1975: '''vincitore''' :1976: '''vincitore''' :1977: 96º * Giro delle Fiandre :1966: ''ritirato'' :1967: 3º :1968: 9º :1969: '''vincitore''' :1970: 3º :1971: 74º :1972: 7º :1973: 3º :1974: 3º :1975: '''vincitore''' :1976: 17º :1977: ''ritirato'' * Parigi-Roubaix :1966: 15º :1967: 8º :1968: '''vincitore''' :1969: 2º :1970: '''vincitore''' :1971: 5º :1972: 7º :1973: '''vincitore''' :1974: 4º :1975: 2º :1976: 6º :1977: 11º * Liegi-Bastogne-Liegi :1966: 8º :1967: 2º :1969: '''vincitore''' :1970: 3º :1971: '''vincitore''' :1972: '''vincitore''' :1973: '''vincitore''' :1975: '''vincitore''' :1976: 6º :1977: 6º * Giro di Lombardia :1966: 2º :1967: 6º :1968: 3º :1970: 4º :1971: '''vincitore''' :1972: '''vincitore''' :1973: vincitore (''squalificato'') :1974: 2º :1975: 6º === Competizioni mondiali === * Campionati del mondo :Sallanches 1964 - In linea Dilettanti: '''vincitore''' :San Sebastián 1965 - In linea: 29º :Nürburgring 1966 - In linea: 12º :Heerlen 1967 - In linea: '''vincitore''' :Imola 1968 - In linea: 8º :Zolder 1969 - In linea: ''ritirato'' :Leicester 1970 - In linea: 29º :Mendrisio 1971 - In linea: '''vincitore''' :Gap 1972 - In linea: 4º :Barcellona 1973 - In linea: 4º :Montreal 1974 - In linea: '''vincitore''' :Yvoir 1975 - In linea: 8º :Ostuni 1976 - In linea: 5º :San Cristóbal 1977 - In linea: 33º * Giochi olimpici :Tokyo 1964 - In linea: 12º * ''Mendrisio d'oro'' del Velo Club Mendrisio nel 1972 e 2011 * ''Gan Challenge'' dal 1973 al 1975 * ''Super Prestige Pernod'' dal 1969 al 1975 * ''Sportivo belga dell'anno'' dal 1969 al 1974 * ''Trofeo belga per il Merito sportivo'' nel 1967 * ''Gran Premio Serge Kampf'' dell'Accademia dello Sport nel 1969 * ''Atleta belga del XX secolo'' * ''Atleta UCI del XX secolo'' * ''Premio Marca'' nel 2000 * ''Premio Sport'' del Comune di Camaiore nel 2001 * ''Premio Vincenzo Torriani'' nel 2001 * ''Premio Sport e Civiltà'' nel 2011 * Inserito nella ''Hall of Fame del Giro d'Italia'' nel 2012 * ''Collare d'argento dell'Ordine olimpico'' * Inserito nella ''Top 25 della Cycling Hall of Fame''
Erbio
L'''erbio''' è l'elemento chimico di numero atomico 68 e il suo simbolo è '''Er'''. È un elemento delle terre rare e ha un aspetto argenteo metallico; si trova associato con altri lantanoidi principalmente nel minerale gadolinite, i cui principali giacimenti sono localizzati a Ytterby, in Svezia.
L'erbio è un metallo malleabile, tenero, abbastanza stabile all'aria; resiste all'ossidazione più di altri elementi della serie dei lantanoidi. Dal punto di vista chimico è trivalente, ovvero tende ad assumere nei suoi composti il numero di ossidazione +3. I suoi sali sono di colore rosa e il suo sesquiossido (Er2O3) viene chiamato ''erbia''. Le sue proprietà reologiche sono molto influenzate dalle impurità presenti in esso. L'erbio non riveste alcun ruolo biologico noto. Gli usi dell'erbio sono svariati, e alcuni molto comuni: soprattutto come filtro in fotografia e, per via della sua ottima resilienza, come additivo in metallurgia. Altri usi: * Nella tecnologia nucleare come assorbitore di neutroni. * Come elemento drogante per le fibre ottiche per realizzare amplificatori di segnale in fibra (amplificatore coassiale). * Aggiunto al vanadio, l'erbio ne abbassa la durezza e ne migliora la lavorabilità. * L'ossido di erbio ha un bel colore rosa e per questo si usa a volte come colorante per smalti lucidi per vetro o ceramica. Il vetro all'erbio si usa spesso per lenti di occhiali da sole e bigiotteria. L'erbio (dal nome della cittadina svedese di Ytterby) fu scoperto da Carl Gustav Mosander nel 1843. Mosander separò l''ittria'' dalla gadolinite in tre distinte frazioni, che chiamò ittria, erbia e terbia. Erbia e terbia all'epoca erano però confusi; dopo il 1860 quella che era nota come terbia fu rinominata erbia e nel 1877 quella che era nota come erbia fu rinominata terbia. Un campione di ossido di erbio (Er2O3) abbastanza puro fu isolato indipendentemente nel 1905 da Georges Urbain e Charles James. Il metallo non fu ottenuto puro fino al 1934, quando fu preparato per la prima volta per riduzione del suo cloruro anidro con vapori di potassio. L'erbio non si trova in natura come elemento puro, bensì combinato con altri elementi in minerali quali la monazite. La sua separazione e purificazione sono sempre stati processi piuttosto laboriosi e costosi, anche se le tecniche di separazione basate sullo scambio ionico sviluppate nel tardo XX secolo hanno reso i lantanoidi e i loro composti molto meno costosi che in passato. Le principali fonti di erbio sono i minerali xenotite e euxenite-(Y). L'erbio metallico in polvere può incendiarsi spontaneamente. L'erbio in natura è una miscela di 6 isotopi stabili, 162Er, 164Er, 166Er, 167Er, 168Er e 170Er. Di essi, 166Er è il più abbondante (33,6%). Dell'erbio sono noti 23 isotopi radioattivi; i più stabili tra essi sono 169Er (con un'emivita di 9,4 giorni), 172Er (49,3 ore), 160Er (28,58 ore), 165Er (10,36 ore) e 171Er (7,516 ore). Gli altri hanno emivite inferiori alle 3,5 ore e la maggior parte di essi inferiore ai 4 minuti. Questo elemento presenta anche 6 metastati, di cui il più stabile è 167mEr (t½ 2,269 secondi). La principale modalità di decadimento degli isotopi più leggeri di 166Er è la cattura elettronica e conversione in isotopi di olmio; gli isotopi più pesanti invece subiscono preferenzialmente un decadimento beta e conversione in isotopi di tulio. Come per gli altri lantanoidi, i composti di erbio sono considerati mediamente o poco tossici, benché la loro tossicità non sia ancora stata indagata in dettaglio.
Etologia
Konrad Lorenz, Premio Nobel per la medicina nel 1973 per i suoi studi sulla fisiologia del comportamento, è considerato il padre fondatore dell'etologia moderna. L''''etologia''', o '''biologia comportamentale''', è la branca della biologia e della zoologia che studia il comportamento animale. Il termine "etologia" indica infatti la moderna disciplina scientifica che studia l'espressione comportamentale degli animali , seguendo gli stessi criteri con i quali viene condotta la ricerca in altri campi della biologia. Il termine racchiude nella maggior parte delle lingue europee l'originaria espressione tedesca ''vergleichende Verhaltensforschung'' , utilizzata da Konrad Lorenz, considerato padre fondatore della disciplina.
=== Antichità === Le speculazioni attorno alle manifestazioni del comportamento animale e del loro significato risalgono già ai grandi filosofi dell'antichità, da Anassagora a Empedocle, da Platone ad Aristotele, da Epicuro a S. Agostino. Lattanzio e Celso avevano discusso da opposte posizioni su tali questioni; Plutarco e Origene, Gregorio di Nissa e Basilio avevano dedicato espliciti trattati o parti di trattati. === Età moderna e contemporanea === Platone e Aristotele si dedicarono in svariati modi alla speculazione attorno alla psicologia animale. In tempi più recenti apparvero numerosissimi bestiari medievali, ma soltanto tra Seicento e Settecento fu possibile assistere alla strutturazione delle prime vere e proprie discussioni (seppur ancora di stampo filosofico), attorno al concetto di psicologia animale. I grandi periodici sei-settecenteschi, dalle ''Nouvelles de la Republique des Lettres'' di Bayle alla ''Histoire des Ouvrages des Savans'' di Henri Basnage de Beauval, alle diverse ''Bibliothèques'' di Le Clerc rendono conto quasi mensilmente di tutti sulla "mancanza di sensibilità dei bruti", sulla "bestia trasformata in macchina", o sulle discussioni sull'istinto, o sulle polemiche tra aristotelici e cartesiani sull'automatismo animale. Tuttavia, occorre attendere la fine del secolo XIX per assistere ad una trattazione maggiormente scientifica dell'interpretazione del comportamento animale. Fu infatti nel periodo post-darwiniano che iniziarono a svilupparsi le prime scuole di pensiero nell'indagine scientifica e fu lo stesso Charles Darwin a dare inizio questo processo, attraverso la pubblicazione dei suoi modelli teorici che influenzarono non soltanto tutte le scienze biologhe, ma tutti gli studi comparativi del comportamento. All'inizio del Secolo Novecento erano essenzialmente due le scuole di pensiero relative allo studio del comportamento animale: il comportamentismo (della scuola psicologica statunitense) e il purposivismo (della scuola psicologica anglosassone). A capo di queste due scuole di pensiero c'erano rispettivamente John Watson e William Mc Dougall. Le due scuole di pensiero si contrapposero essenzialmente sui piani ideologici che le sorreggevano: la prima era soprattutto una psicologia dell'apprendimento e della gestione del comportamento; la seconda, maggiormente legata al finalismo. lo scontro, semplificando, si basava sul fatto che la nuova scuola psicologica americana studiava prevalentemente l'apprendimento (con particolare enfasi degli studi in laboratorio, dal momento che volevano il comportamento scientificamente e rigidamente misurabile), mentre la scuola inglese del pourposivismo si concentrava maggiormente sull'istinto, senza tuttavia fornirne solide spiegazioni scientifiche. Queste querelle scientifiche proseguirono per molti decenni e la scuola psicologica inglese fu combattuta sul piano ideologico dal comportamentismo, che vantava maggior scientificità. Ivan Pavlov, fisiologo russo noto per i suoi studi sul riflesso condizionato. Un altro autore che ha contribuito notevolmente ad una strutturazione scientifica dello studio del comportamento fu senz'altro Ivan Petrovič Pavlov. Pavlov, fisiologo russo fondatore della corrente psicologica della riflessologia, nonostante il suo contributo teorico al comportamentismo, mantenne sempre un atteggiamento critico nei confronti di quest'ultimo. Egli stesso accusò i comportamentisti "«''di servirsi, in ricerche essenzialmente obiettive sul comportamento degli animali, di nozioni e di classificazioni psicologiche''''»''. In ogni caso, Pavlov fu determinante per lo sviluppo scientifico dell'etologia, poiché forni i metodi e le basi per un'analisi dei comportamenti correlati alla loro espressione fisiologica. Nei suoi studi sulla regolazione delle ghiandole digestive, Pavlov diede particolare attenzione al fenomeno della “secrezione psichica”: mediante l'uso di fistole notò infatti che facendo vedere ad un animale del cibo, tali ghiandole iniziavano il loro funzionamento, se lo stimolo visivo veniva tolto, esse cessavano la loro secrezione. Le ricerche di Pavlov sulla fisiologia della digestione lo portarono a definire una vera e propria scienza sul riflesso condizionato, detto anche condizionamento classico, o pavloviano. Il condizionamento classico si verifica quando uno stimolo neutro diventa un segnale per un evento che sta per verificarsi. Se viene a crearsi un'associazione tra i due eventi possiamo parlare di stimolo condizionato per il primo evento e stimolo incondizionato per il secondo. Le discussioni insorte durante il secolo diciottesimo e sviluppatesi nel secolo diciannovesimo, proseguirono dunque ancora per buona parte del Novecento, almeno finché non iniziarono a sviluppare consistente interesse le pubblicazioni di uno zoologo austriaco: Konrad Lorenz. Lorenz chiarì molti degli aspetti che sino ad allora avevano generato confusione e discussioni (come il concetto di istinto, al quale conferì degna collocazione scientifica, anche grazie ai lavori svolti da Charles Otis Whitman e da Oscar Heinroth), e fondò, ipso facto, una nuova disciplina scientifica: l'etologia. Konrad Lorenz, raggruppò durante il Novecento tutta una serie di studiosi e ricercatori che con lui condividevano il nuovo approccio evoluzionistico dello studio del comportamento e, con i massimi esponenti (Karl von Frish e Nikolaas Tinbergen), condivise il premio Nobel nel 1973. Nikolaas Tinbergen, sviluppò una stretta amicizia con Konrad Lorenz, che andò oltre la collaborazione scientifica. Il metodo induttivo (che parte tradizionalmente dall'osservazione di casi individuali e procede all'astrazione di leggi alle quali la somma dei casi dimostra di obbedire), e l'approccio oggettivista inaugurati dagli etologi di formazione naturalistica rappresentarono una svolta per la disciplina. Uno dei contributi maggiori dell'etologia classica è sicuramente la chiarificazione del concetto di istinto e la sua esplicazione in ambito scientifico. Gli studi di Konrad Lorenz e gli approfondimenti svolti da Nikolaas Tinbergen hanno risolto buona parte dei problemi relativi al mancato decollo che la disciplina, sin ad allora, aveva sofferto. Seppur il concetto di istinto interessò gli studiosi già dal Settecento e, più sistematicamente dall'Ottocento (secolo scosso dalle rivelazioni darwiniane con le considerazioni d’illustri evoluzionisti quali George Romanes, Francis Galton e Conwy Lloyd Morgan), le spiegazioni offerte per tale fenomeno comportamentale continuavano a non soddisfare lo spirito scientifico, sempre più in evoluzione; infatti, ancora nel 1940 (quando il lavoro degli etologi classici era ancora poco noto), Bierens de Haan affermava «''Noi osserviamo l’istinto ma non ne diamo una spiegazione''», e questa difficoltà esplicativa fu proprio una delle cause del crollo del purposivismo. Invece, la grande sferzata data dall'etologia classica, riuscì a spiegare e a dimostrare la scientificità di questo concetto. Konrad Lorenz definiva l'istinto rifacendosi agli studi dei suoi maestri Charles Otis Whitman e Oskar Heinroth, che avevano descritto e studiato i movimenti istintivi "ritualizzati" del corteggiamento dei colombi e delle anatre, rispettivamente. Mentre Nikolaas Tinbergen, in modo molto semplice e chiaro, affermò che "''il comportamento innato è un comportamento che non è stato modificato da processi di apprendimento''". Una delle opere più controverse di Konrad Lorenz fu "L'aggressività", nel suo titolo originale ''Das sogenannte Böse'', del 1963. Queste considerazioni, portano oggi a definire il comportamento innato come un comportamento che possiede il requisito dell'ereditarietà. Oggi l'etologia mantiene generalmente gli obiettivi e i presupposti dell'etologia lorenziana, dove è interpretata come studio comparato del comportamento animale, secondo metodi e criteri sovrapponibili a quelli utilizzati in altre discipline delle scienze biologiche. Molte scienze collaborano al perseguimento di questi obiettivi dell'etologia, come la fisiologia, l'ecologia, la zoologia, le scienze sociali e la psicologia, e l'etologia stessa ha influenzato rispettivamente l'evoluzioni di tali discipline. === Sviluppi contemporanei e attuali settori d'indagine === Secondo Irenaus Eibl-Eibensfeldt, l’inchino, il saluto, il bacio e i vari giochi del ''flirt'' sono costanti comportamentali filogenetiche, elaborate poi variamente a seconda dei codici culturali. L'etologia ha sviluppato diverse diramazioni durante il suo consolidamento, avvenuto verso la fine del secolo scorso. L'allievo di Konrad Lorenz, Irenaus Eibl Eibensfeldt, fondò una branca dell'etologia (certamente a seguito degli impulsi ricevuti dal proprio maestro Lorenz), che definì "etologia umana". Eibensfeldt definisce l'etologia umana come ''biologia del comportamento umano'' e, in accordo con la sua origine dalla biologia, i suoi interessi si dispiegano nelle consuete direzioni principali della morfologia, dell'ecologia, della genetica, della biologia dello sviluppo e della fisiologia, sottolineando che l'etologo dell'uomo si domanda in qual modo il carattere considerato (comportamento), contribuisca al successo riproduttivo e, perciò, alla sopravvivenza dei geni. Un'altra diramazione dell'etologia, consolidatasi nel corso degli ultimi decenni è certamente l'ecoetologia, intesa come branca dell'etologia che focalizza i propri studi e ricerche nell'interazione tra animali e ambiente naturale, analizzando le interazioni tra specie, con particolare attenzione alla conservazione della biodiversità. Tuttavia, verso la fine del Novecento, la pubblicazione di alcuni libri riguardanti i diritti degli animali ebbero grandi ripercussioni, sia in ambito politico che sociale. La nuova attenzione nei confronti dell'animale come essere senziente, influenzò notevolmente anche l'ambito scientifico ed aprì la strada, congiuntamente alle scienze psicologiche, ad un nuovo approccio nello studio del comportamento animale: quello cognitivo. Fu probabilmente la pubblicazione dei libri ''Animal machines'', di Ruth Harrison e di ''The question of animal awareness: Evolutionary continuity of mental experience'', più tardivo, da parte di Donald Griffin a dare inizio ad una nuova interpretazione nel significato di comportamento animale. Appare quindi nel tempo una diramazione dell'etologia classica definita "etologia cognitiva", secondo la quale è possibile adottare un approccio mentalistico nelle interpretazioni del comportamento animale, partendo dall'ammissione di un mondo interno capace di compiere processi di esperienza, riflessione, soluzione, prefigurazione, ricordo. Queste metodologie e gli assunti di base, tuttavia, attirano le critiche degli etologi più conservatori, più classicisti, i quali accusano gli etologi cognitivi di una certa tendenza a rinnegare il fiorente passato dell'etologia classica e di aderire a posizioni ideologiche talvolta diametralmente opposte al lavoro effettuato dall’etologia del Novecento. L'etologia ad approccio cognitivo, sembrerebbe attualmente attirare a sé le medesime critiche che la psicologia cognitiva generò intorno agli anni Ottanta, durante i quali molti psicologi finirono con lo sminuire la rilevanza teorica e metodologica del cognitivismo, arrivando fino a ritenerlo una continuazione, anche se in forma più sofisticata, del comportamentismo. Alcune ricerche scientifiche hanno scoperto una diminuzione dello stress a seguito dell'uso della musico-terapia e un interessante effetto positivo sugli stati patologici del comportamento degli animali. Parallelamente alle nuove indagini cognitive, ebbe dunque grande sviluppo il concetto di ''benessere animale'', qui inteso secondo la definizione di Hughes (1976), come ''quello stato di equilibrio mentale e fisico che consente all'animale di essere in armonia con l'ambiente che lo circonda''. Lo studio comparato del comportamento ha dunque fornito un enorme contributo soprattutto nella costituzione dell'etologia applicata agli animali domestici, che studia dunque il comportamento in relazione alle loro caratteristiche di specie sia a quelle dell'ambiente in cui l'uomo li alleva con riguardo, soprattutto, agli effetti sul comportamento dei diversi sistemi di allevamento e di gestione. Occorre necessariamente sottolineare, tuttavia, che le diverse evoluzioni che l'etologia ha avuto nel corso degli ultimi quarant'anni hanno spinto alcuni autori ad accusare un notevole disinteresse generale nei confronti dei grandi contributi forniti dall'etologia classica. Il primatologo Frans de Wall, ad esempio, uno degli etologi contemporanei più autorevoli, fece notare "''c'è sempre meno rispetto per Lorenz. Persino i suoi connazionali hanno cominciato a minimizzare i suoi contributi''"; questo già nel 2001 (a soli dodici anni dalla scomparsa di Lorenz). ===L'etologia in Italia=== Danilo Mainardi. In Italia l'etologia è giunta in modo tardivo rispetto alla restante parte del mondo; per lo meno in fatto di pubblicazioni scientifiche, ma anche nelle pubblicazioni divulgative il termine stesso di ''etologia'' si rinviene in libri per il grande pubblico soltanto a partire dagli anni sessanta circa. Alcuni etologi si sono distinti dal punto di vista scientifico e hanno collaborato attivamente alla divulgazione di questa disciplina. Certamente, l'etologo più famoso è stato Danilo Mainardi, grazie anche alle sue innumerevoli presenze televisive e alla collaborazione con la nota trasmissione televisiva Quark. Mainardi, tuttavia, fu anche un appassionato ricercatore e si dedicò durante la sua carriera allo studio dell'evoluzione del comportamento sociale, in relazione ai ruoli parentali e alloparentali, e sessuale degli animali a partire dallo stadio infantile, dimostrando in particolare l'importanza dell'''imprinting'' nel determinare le preferenze sessuali, sociali e alimentari dell'individuo. Analizzò inoltre gli aspetti comunicativi dei segnali infantili, il comportamento ludico-esplorativo, nonché gli effetti della socialità e dell'isolamento sullo sviluppo del comportamento aggressivo. Storicamente, invece, tra i primi nomi noti dell'etologia spicca quello di Leo Pardi, che lasciò un'orma indelebile nel campo del comportamento sociale degli insetti e in quello dell'orientamento animale. Egli aveva visto per primo quei fenomeni - il comportamento di dominazione nella vespa ''Polistes gallicus'' e il movimento orientato del crostaceo anfipode ''Talitrus saltator'' (la cosiddetta "pulce di mare") - dalla cui analisi dovevano scaturire le scoperte che lo hanno reso celebre. Altri nomi noti dell'etologia in ambito scientifico sono Giorgio Celli (per i contributi forniti all'ecologia degli agroecosistemi, interessandosi ai metodi di contenimento biologico delle popolazioni di insetti nocivi), e Enrico Alleva (al 1990 dirige il Reparto di Neuroscienze comportamentali all'Istituto superiore di sanità di Roma). Da ricordare inoltre Giorgio Punzo, Ettore Tibaldi e Roberto Marchesini (per i contributi forniti nell'interpretazione filosofica della psicologia animale). La ricerca scientifica ha permesso nel tempo una classificazione delle manifestazioni comportamentali degli animali e dell'uomo; tali manifestazioni sono convenzionalmente raggruppate all'interno di sistemi che racchiudono il fine ultimo dell'organizzazione comportamentale. Indipendentemente dall'evidenza o meno che la matrice dello specifico comportamento studiato consenta un inequivocabile discernimento tra matrice innata o appresa, le sfere comportamentali oggi indagate sono: * Filogenesi, ontogenesi e actogenesi del comportamento; * Istinto; * Apprendimento; * Comportamenti sessuali; * Comportamenti riproduttivi; * Cure parentali; * Sviluppo comportamentale infantile e adolescenziale; * Organizzazione sociale; * Aggressività; * Rapporto col territorio; * Sistemi di comunicazione; * Cognizione ed emotività; * Stress e comportamento patologico; * Filogenesi dei comportamenti umani. === Filogenesi, ontogenesi e actogenesi del comportamento === Manfred Eigen, utilizzò una foto aerea del delta del fiume Colorado per spiegare l'albero genealogico dei viventi. Tale esempio, fu ripreso da Konrad Lorenz per illustrare le dinamiche con le quali si esprime il processo evolutivo. Così come per le altre discipline biologiche, anche in etologia la ricerca è condotta seguendo un metodo di indagine attinente l'analisi del processo evolutivo dei viventi; tale approccio è alla base della strutturazione dell'etologia moderna. Fu Konrad Lorenz a portare in evidenza la necessità di considerare il comportamento al pari di qualsiasi altro organo o apparato dell'organismo e, di conseguenza, di condurre la ricerca scientifica seguendo i medesimi criteri. Nacque così il metodo comparato anche nello studio della psicologia animale e, da esso, i classici due settori di indagini, filogenesi e ontogenesi, ai quali si aggiunge un terzo settore, quello cioè dell'actogenesi (secondo Leyhausen). L'origine filogenetica di un comportamento riguarda tutte quelle espressioni comportamentali per le quali è applicabile i concetti di omologia e analogia, così come sono applicati a tutti gli altri organi, considerando dunque con questo metodo la derivazione genetica comune e quella per convergenza evolutiva, consentendo di condurre una vera e propria comparazione tassonomica anche dal punto di vista etologico. Le espressione comportamentali filogeneticamente determinabili assumono la denominazione di comportamenti a coordinazione ereditaria o comportamenti filogeneticamente determinati (secondo Charles Otis Whitman e Oskar Heinroth). Ontogeneticamente, invece, il comportamento si esprime attraverso le esperienze individuali del singolo individuo che trae informazioni sia dal suo genotipo, sia dall'ambiente in cui esso stesso vive e dal quale trae esperienza. All'interno dell'ontogenesi si strutturano i processi adattativi i quali, pur realizzando di fatto una programmazione di origine filogenetica caratterizzata da una variabilità limitata, consentono all'animale di discernere e immagazzinare le informazioni più rilevanti per al conservazione della propria sopravvivenza e, quindi, della specie. Emerge un terzo settore di sviluppo del comportamento animale e dell'uomo messo in risalto dall'etologo Paul Leyhausen: l'actogenesi. Secondo l'etologo, ogni creatura, in ogni momento, possiede, oltre alla storia filogenetica e a quella ontogenetica, una propria particolare storia contingente, legata ad accadimenti casuali. === Istinto === Il concetto di istinto interessò gli studiosi già alla fine del diciannovesimo secolo — secolo scosso dalle rivelazioni darwiniane con le considerazioni d’illustri evoluzionisti, quali George Romanes (1848-1894), Francis Galton (1822-1911) e Conwy Lloyd Morgan (1852-1936) — e particolare interesse si sviluppò con l’avvento del ventesimo secolo. «''Noi osserviamo l’istinto ma non ne diamo una spiegazione''», scriveva ancora Bierens de Haan nel 1940. Quando si stava preparando la culla per la nascita dell’etologia classica Oscar Heinroth e Charles Otis Whitman ponevano le basi per una spiegazione scientifica dell’istinto, cercando di fornire quelle informazioni che i ''purposivisti'' non ritenevano utile dare. Il comportamento legato al corteggiamento è tipicamente ereditario ma l'esperienza può modificarne alcuni aspetti. Innanzi tutto, andava evidenziato che i comportamenti istintivi, che loro definivano come «''azioni istintive specifiche''» composte da «''movimenti a coordinazione ereditaria''», erano in grado di fornirci molte informazioni sull'evoluzione delle specie, esattamente al pari di qualsiasi altro organo o carattere morfologico. Il carattere ritualizzato che molti di essi dimostravano di possedere suggeriva, attraverso le varie modulazioni motorie, strette somiglianze con altre specie animali ed è quindi a questo punto che si scoprì l’eredita genetica del comportamento: ai tempi di de Haan o di McDaugall l’istinto era interpretato piuttosto come un qualcosa di arcano. La ritualizzazione poi era anche in grado di suggerire quale origine evolutiva avesse quel determinato comportamento e quali funzioni poteva potenzialmente svolgere prima di essere integrato in una armonica concatenazione di movimenti, finalizzata a generalizzare il messaggio da inviare. Konrad Lorenz in seguito descrisse molto dettagliatamente i comportamenti istintivi: li dimostrò attraverso numerosi esperimenti e collaborò strettamente con Niko Tinbergen, che conduceva imponenti studi di questo tipo e il cui spiccato e creativo ingegno permise di organizzare sperimentazioni dall’impeccabile strutturazione. Lorenz non soltanto chiarì definitivamente il concetto di istinto, ma riuscì a spiegare anche che lo stesso apprendimento poggia su una potenzialità quantitativamente e qualitativamente stabilita dall’istinto, che dirige cioè l’animale verso una maggior costruzione ontogenetica derivante dall’esperienza soggettiva, oppure da una maggior dipendenza dalla matrice istintiva, ovvero innata. Oggi raggruppiamo sotto l’aggettivo di ''istintivo'', ovvero ''innato'', ogni comportamento che si presenta nella sua completa forma funzionale già la prima volta che viene manifestato, senza che l’animale abbia avuto precedenti esperienze con quegli stimoli che innescano il comportamento o modo di osservarlo in altri conspecifici. Anche per il comportamento innato sono stati condotti importati studi e molti risultati sono già stati ottenuti: adesso siamo in grado di sostenere con una certa sicurezza che i geni, composti appunto di DNA, dovrebbero contenere le informazioni necessarie per la costruzione filogenetica del comportamento e sappiamo, inoltre, che l’evoluzione modula l’espressione comportamentale attraverso la modificazione delle frequenze genetiche ad essa correlate. Alcuni autori, tuttavia, mettono in guardia dal facile entusiasmo di un’interpretazione deterministica della genetica: sostengono che talvolta si cade nell'errore di ipotizzare l’esistenza di meccanismi genetici di controllo mediante i quali il comportamento di un individuo, essendo determinato al momento della fecondazione, non sarà flessibile. ===Apprendimento=== Il termine ''apprendimento'', pur tenendo in considerazione la grande estensione che tale termine possiede in etologia e psicologia, è composto da una pluralità di meccanismi parziali, quali la recezione e l'immagazzinamento delle informazioni, cui l'individuo potrà fare ricorso per l'esecuzione di un'azione adeguata ( --> memoria) e che potranno anche essere trasmesse da una generazione all'altra. L'apprendimento è la modificazione del comportamento indotta da predisposizioni interne innate, e regolate da fattori esterni, che ne realizzano l'espressione. alce segue la donna che lo cura Una forma di apprendimento ancora parzialmente ereditario è quello indagato da Konrad Lorenz nelle sue ricerche sul campo sugli uccelli (famosissimo il suo lungo esperimento con l'ochetta Martina), cioè l'''imprinting''. Le forme di apprendimento vero e proprio tuttavia sono più articolate, e presentano una maggior variabilità. Ecco allora che si hanno: apprendimento per prova ed errore, per imitazione, per assuefazione, per associazione (legato al condizionamento) e per intuito. * ''Apprendimento per prova ed errore''. Consiste in una serie di prove che l'animale compie per raggiungere un certo scopo, ad esempio procurarsi il cibo. Gli individui più inesperti migliorano la loro strategia dopo ogni tentativo, evitando di compiere gli errori che non hanno portato risultati. * ''Apprendimento per imitazione''. Tipico dei giovani che imparano osservando i genitori o altri adulti, ripetendo esattamente quanto hanno visto sino a diventare esperti a loro volta. * ''Apprendimento per assuefazione''. Avviene quando, ad esempio, alcuni uccelli non si spaventano più alla vista dello spaventapasseri. Il vedere a lungo tale sagoma senza mai percepire nulla di pericoloso ne annulla l'effetto. * ''Apprendimento per associazione''. A lungo studiato dal russo Pavlov, si ha quando due avvenimenti, non necessariamente collegati da un rapporto di causa-effetto, sono comunque uniti. Ad esempio un cane inizia a scodinzolare quando vede che il padrone prende il guinzaglio, segno che si sta per uscire. * ''Condizionamento''. Quando un segnale viene associato ad una certa reazione dell'animale. * ''Apprendimento per intuito''. Forma più alta di apprendimento, tipica degli animali superiori (e anche dell'uomo). In questo caso concorrono facoltà complesse, come osservare la situazione attuale, ricordare esperienze vissute, e verificare se le soluzioni già viste sono applicabili o se invece servono altre strategie. Una delle modalità di apprendimento più importanti degli animali superiori è il gioco. in questo modo i cuccioli si preparano ad affrontare le situazioni tipiche della vita da adulti. ===Corteggiamento=== Il corteggiamento è una fase preparatoria all'accoppiamento, che permette agli individui di avvicinarsi e riconoscersi senza far scattare reazioni di difesa o aggressive, molto pericolose tra animali predatori. Ad esempio il corteggiamento è importante tra gli scorpioni o tra i ragni, dove la femmina deve essere convinta dal maschio che si avvicina senza intenzioni predatorie, altrimenti la reazione porterebbe, spesso, alla morte dello stesso maschio. Il corteggiamento si differenzia da specie a specie, e comprende un insieme di segnali che possono essere: * Movimenti particolari che in alcuni casi diventano esercizi di abilità o vere e proprie danze. * Richiami sonori che possono arrivare a grandi distanze o essere dei canti. Si pensi al lentissimo Canto delle balene o al canto di molti passeriformi liberi o in cattività. * Colori vivaci assunti dalla pelle o dal piumaggio (''livrea nuziale''), in particolari momenti della vita o della stagione, come il piumaggio del pavone e dell'uccello del paradiso o il ventre rosso di un pesciolino tropicale molto diffuso negli acquari, il Betta splendens. * Sostanze chimiche disperse nell'aria, ed avvertibili a chilometri di distanza, i feromoni. Alcune femmine di farfalla emettono feromoni avvertibili a distanze enormi dai maschi della specie. Talvolta la fase del corteggiamento è preceduta da lotte tra maschi che si contendono le poche femmine a disposizione o che vogliono avere più femmine nel loro harem, come le lotte tra cervi. Queste lotte non si concludono quasi mai con la morte dello sconfitto, ma solo col suo allontanamento. ===Cure parentali=== Leonessa con prole Le cure parentali sono l'insieme dei comportamenti che i genitori mettono in atto per difendere la loro prole sino al momento della loro autonomia. Le specie che curano maggiormente la loro prole possono permettersi di avere un numero minore di figli, mentre le altre, per assicurare la sopravvivenza della specie, devono avere molti più figli o deporre moltissime uova. Molti invertebrati, che depongono uova che si schiuderanno alla fine del loro ciclo vitale, non vedranno mai i loro discendenti, quindi il loro istinto li porta a cercare prima di tutto un luogo adatto e protetto per la schiusa e anche una fonte di cibo per le larve che usciranno dalle uova. Un genere di vespa, ad esempio, depone le sue uova all'interno di larve di coleotteri (o di altri insetti, anche adulti, oppure di ragni) dopo averli paralizzati col suo aculeo. Alla schiusa dell'uovo la larva di vespa si nutrirà del corpo ancora vivo ma immobilizzato del suo ospite. Gli anfibi non curano i loro figli, quindi depongono molte uova, dalle quali escono piccoli già autosufficienti, i girini. In questo caso si parla di ''prole precoce''. I rettili solitamente non curano la prole, ma cercano solo luoghi sicuri per le uova. Gli uccelli ed i mammiferi invece solitamente hanno un numero minore di figli o depongono meno uova perché curano a lungo i loro pulcini o i loro cuccioli, perché incapaci di badare a sé stessi. In questo caso si parla di ''prole inetta''. Tra i mammiferi, quelli che hanno la prole meno autosufficiente alla nascita sono i predatori, carnivori, mentre invece i piccoli erbivori, pur avendo bisogno di cure, poche ore dopo il parto, sono già in grado di correre accanto agli adulti. ===Organizzazione sociale=== Questo è un aspetto che interessa moltissimo gli etologi, anche per le considerazioni possibili nel confronto con la società umana. Prima di tutto occorre precisare che non tutti gli animali sono sociali, e diversi anzi conducono vita isolata, con l'unica eccezione del periodo dell'accoppiamento. La vita sociale tuttavia è una tappa evolutiva vantaggiosa per l'individuo, che accetta, per suo vantaggio, anche alcune limitazioni. Alcune forme organizzative sono temporanee, e non prevedono particolari ruoli all'interno del gruppo. I pipistrelli che dormono vicini, solo per condividere il calore, o le sardine che vivono in branchi di migliaia di individui per motivi di difesa sono un esempio di questa organizzazione elementare. Un passo avanti a livello organizzativo è quello che avviene tra pecore, alci e topi. Questi animali solitamente formano gruppi famigliari, sempre più numerosi, con i piccoli che non si allontanano dai genitori. Ape europea Una vera società, organizzata con individui specializzati o con mansioni diverse, si ha con le api, le termiti, gli elefanti o i babbuini. In questi casi esiste anche una gerarchia all'interno del gruppo. Se tale gerarchia è rigida, cioè ogni individuo copre sempre lo stesso ruolo, si parla di società chiusa. Se invece il singolo individuo può modificare la sua posizione sociale, ad esempio dopo una lotta, si tratta di una società aperta. Tipiche società chiuse sono quelle di api e termiti. Ogni membro ricopre lo stesso ruolo per tutta la vita: regina o coppia reale, operaia e soldato. Società aperte invece sono quelle di elefanti o babbuini. La società degli elefanti è di tipo matriarcale, cioè il capobranco è la femmina più anziana, o matriarca. Nella scala gerarchica poi seguono le femmine adulte, in ordine di età, poi i giovani, maschi e femmine, ed infine i cuccioli. I maschi adulti vivono isolati. I babbuini invece hanno un maschio dominante, seguito dai maschi adulti e da alcune femmine, poi ci sono i maschi giovani e le altre femmine ed infine i piccoli. ===Gerarchia=== Nell'etologia lo studio delle gerarchie è molto importante. In essa gli individui vengono classificati come "alfa" se dominanti, "beta" se subordinati; raramente viene usato "omega" per indicare l'ultimo individuo di un branco in ordine gerarchico, quello subordinato a tutti gli altri. Molti indizi psicomotori e cinesici indicano lo status gerarchico di un individuo; in alcune specie di scoiattoli, l'individuo beta di fronte all'individuo alfa è facilmente identificabile dalla permanenza della coda rizzata. Nelle società, la gerarchia è identificabile dalla disposizione nel branco; ad esempio nei pinguini raggruppati per difendersi dal freddo, più al centro del gruppo sta un individuo e più alfa esso è, mentre quelli posti ai bordi esterni possono essere identificati come omega; stessa cosa per i banchi di pesci sotto attacco di predatori: al centro staranno gli individui alfa, i quali avranno così più probabilità di sopravvivere dato che i predatori mangiano a partire dall'esterno del banco. Le sigle gerarchiche non indicano status permanenti: ogni individuo è alfa o beta non in sé, ma sempre rispetto all'individuo cui si trova di fronte. ===Rapporto col territorio=== Aquila di mare. Lo spazio fisico nel quale un animale vive è fondamentale ed ogni animale ha un rapporto particolare col proprio territorio, che solitamente è lo stesso per tutta la vita. Anche le specie migratrici hanno la tendenza a ritornare sempre nei luoghi dai quali sono partite. L'estensione del territorio varia in funzione di vari fattori. Un territorio individuale, solitamente, è più esteso di quanto sarebbe se fosse solo una parte di un territorio condiviso. Quindi due esemplari della stessa specie, se sono solitari, occupano una superficie maggiore di quella che sarebbe loro necessaria se vivessero condividendo (anche parzialmente) lo spazio. Inoltre una specie erbivora ha bisogno di meno spazio di una predatrice, e tra gli stessi predatori quelli apicali (come aquila o orso) hanno bisogno di un territorio maggiore rispetto ai predatori intermedi (come falco o lontra). Solitamente il territorio è difeso dal suo proprietario, e in caso di sconfinamenti si possono avere lotte che terminano solo quando l'invasore abbandona il campo. Il confine del territorio è segnalato agli individui della stessa specie (non c'è quasi mai competizione tra individui di specie diverse, perché hanno anche abitudini alimentari diverse) con varie tipologie di marcature: * Marcature sonore - Come gli ululati del lupo e il gracidare della rana * Marcature visive - Come le parate nuziali di alcuni uccelli * Marcature olfattive - Utilizzate ad esempio dai cani, urinando attorno al loro spazio, o dal coniglio selvatico che strofina il mento sul terreno attorno alla sua tana. ===Riproduzione=== cani. Tra gli animali il sesso riveste notevole importanza. Gli animali si differenziano dall'uomo per il fatto che il periodo delle attività sessuali è solitamente limitato ad un particolare periodo, durante il quale la femmina è feconda. Gli animali domestici, come cane e gatto, hanno un rapporto col sesso che tutti possiamo verificare con un po' di attenzione, anche se non sempre è facile vederne tutti gli aspetti. Nel cane, ad esempio, il sesso è anche una forma di supremazia di un esemplare su un altro, per confermare la gerarchia sociale (in questo caso sono frequenti i rapporti omosessuali). Tra le scimmie Bonobo il sesso è una pratica sociale molto diffusa, anche in cattività, e le modalità sono tra le più simili a quella umana di tutto il mondo animale. === Comportamento patologico === Lo studio del comportamento patologico è stato enfatizzato più volte nel corso dello sviluppo dell'etologia, seppur un approccio ufficiale ancora oggi non sia ancora del tutto strutturato. Uno dei primissimi autori a fornire riflessioni sulla natura e sui probabili meccanismi responsabili dell'insorgenza di comportamenti patologici fu proprio Ivan P. Pavlov. Egli, a seguito delle condizioni sperimentali a cui erano sottoposti gli animali sperimentali, dichiarò di aver osservato ''forme indubbie di nevrosi sperimentali'' e affermò di averle curate, dichiarando ''di aver indotto negli animali qualcosa di simile a ciò che negli uomini veniva chiamato psicosi''. Anche se le osservazioni nei confronti dei comportamenti che si discostano dalla frazione ritenuta normale non mancano di comparire nella letteratura scientifica e in quella divulgativa, occorrerà attendere un certo assestamento dell'etologia classica, soprattutto con Konrad Lorenz, per ritrovare specifiche trattazioni e riflessioni sul concetto di patologico nel comportamento animale. Lorenz, nel suo libro ''L'Etologia fondamenti e metodi'', affermò: Secondo alcune ricerche scientifiche, i pappagalli manifesterebbero l'autodeplumazione in risposta a ''imprinting'' aberranti e a frustrazione sessuale. Un'attenzione particolare nei confronti della patologia del comportamento non è ancora ufficializzata dalle scienze etologiche e la catalogazione, lo studio dei meccanismi comportamentali e fisiologici e gli interventi a risoluzione di problematiche relative a comportamenti non salubri sono storicamente affrontati nello specifico dalla medicina veterinaria. Infatti, una delle prime trattazioni importanti in merito al concetto di patologia comportamentale degli animali è sicuramente l'enorme lavoro del veterinario anglo-americano M. W. Fox, con ''Abnormal Behaviour in Animals'', 1968. Più tardi, lo studio dei comportamenti patologici viene affrontato anche da altre discipline, quali la psicologia; nel 1974, infatti, compare sulla rivista ''American Psychologyst'' un articolo intitolato ''Animal Clinical Psychology: a modest proposal'': questa pubblicazione sarà interpretata come lo spunto per l’analisi e il trattamento dei disturbi comportamentali degli animali da compagnia. In questo articolo si proponeva un metodo di intervento basato sulle conoscenze e le tecniche della psicologia sperimentale e della psicologia dell’apprendimento, per ridurre e possibilmente eliminare tali problemi. Negli ultimi anni lo studio dei comportamenti patologici con un approccio esclusivamente etologico inizia a formarsi soprattutto in Spagna e in poche pubblicazioni italiane. Di seguito sono proposte le branche in cui è divisa l'etologia. === Etologia classica === L'etologia classica, che trova i suoi fondamenti nei pensieri di Lorenz e Tinbergen, è basata sull'analisi causale del comportamento animale e sulla suddivisione di questo in istinto ed apprendimento. === Ecologia comportamentale === L'ecologia comportamentale, o ecoetologia, è la branca dell'etologia che si propone di spiegare, con fondamenti ecologici ed evoluzionistici, in che modo i comportamenti garantiscono un migliore adattamento dell'animale nell'ambiente in cui vive, dunque una maggiore probabilità di sopravvivenza. Gli zoologi John R. Krebs e Nicholas B. Davies sono i massimi esperti dell'ecologia del comportamento animale. === Sociobiologia === La sociobiologia studia le relazioni intraspecifiche, ossia le interazioni sociali che avvengono tra animali appartenenti alla stessa specie, come ad esempio i branchi, il corteggiamento, le cure parentali. Padre fondatore della sociobiologia è Edward Osborne Wilson. Gli aspiranti etologi, generalmente, seguono un percorso accademico volto all'ottenimento di una laurea triennale in corsi attinenti le materie biologiche, in genere Scienze Naturali, Scienze biologiche o Medicina veterinaria, alla quale segue una laurea magistrale. A seconda del percorso formativo intrapreso, possono seguire approfondimenti attraverso la frequentazione di master universitari e/o corsi di specializzazione. La formazione dell'etologo è, in ogni caso, volta a fornire elevate competenze in biologia, zoologia, sistematica, fisiologia, genetica, statistica, ecologia e psicologia, oltre naturalmente in discipline strettamente correlate al comportamento animale. L'etologo può intraprendere la carriera di ricercatore accedendo a concorsi di dottorato, massimo grado di istruzione universitaria ottenibile, volto a fornire conoscenze e competenze in ambito di ricerca scientifica. L'etologo, dunque, può svolgere la propria professione o in ambito di ricerca, oppure come libero professionista, proponendo la sua attività nella comportamentale degli animali in ambiente controllato. Inoltre, egli può collaborare con enti pubblici e/o privati per la gestione della fauna locale e aliena.
Europio
L'''europio''' è l'elemento chimico con numero atomico 63 e il suo simbolo è '''Eu'''.
L'europio è il più reattivo tra gli elementi delle terre rare. Si ossida rapidamente quando è esposto all'aria e reagisce in maniera simile al calcio in presenza di acqua. Come gli altri lantanoidi, esplode spontaneamente all'aria a temperature comprese tra i ed i 180 °C. Come il piombo è piuttosto tenero e abbastanza duttile. L'europio ha applicazioni commerciali e industriali nel campo del drogaggio di alcuni materiali vetrosi per la realizzazione di laser. Un suo possibile impiego nei reattori nucleari è oggetto di studio per la sua capacità di assorbire i neutroni. L'ossido di europio, Eu2O3, era comunemente usato per produrre i fosfori rossi dei televisori e come attivatore dei fosfori a base di ittrio. Viene impiegato anche nella produzione di vetri fluorescenti. Sali chirali di europio vengono usati nella risonanza magnetica nucleare per semplificare spettri in cui molti segnali risuonano in una regione stretta e affollata. In particolare il complesso Eu(hfc)3 viene utilizzato per discriminare gli enantiomeri di una molecola, poiché forma con essi dei composti diastereoisomerici i cui segnali NMR del 1H o del 13C risuoneranno a diverse frequenze. Inoltre i complessi dei lantanidi vengono utilizzati come agenti di contrasto nell'MRI grazie alle loro proprietà paramagnetiche. Inoltre, in combinazione con altri composti come il gallio, lo stronzio, lo zolfo, l'alluminio e il bario, viene impiegato negli inchiostri speciali anti-contraffazione usati sulle banconote dell'euro. La divulgazione di questo utilizzo è dovuta ai chimici olandesi Freek Suijver e Andries Meijerink che sottoposero ad analisi spettroscopica alcune banconote da 5 euro, non riuscendo comunque a scoprire l'esatta composizione di tali inchiostri che è tenuta segreta dalla BCE. Gli ioni Eu3+, per quanto più stabili degli ioni Eu2+, e gli ioni Sm3+ sono gli unici ioni lantanidi ad avere stati elettronici eccitati accessibili anche a temperatura ambiente. === Fotoluminescenza === I composti lantanoidei in generale sono molto usati per applicazioni di fotoluminescenza, ovvero processi in cui la radiazione assorbita induce la formazione di uno stato eccitato che si disattiverà in parte emettendo radiazione, andando così a produrre fluorescenza o fosforescenza: → → Gli stati eccitati a bassa energia per un lantanide sono quelli derivanti da transizioni intraconfigurazionali, ovvero dal cambio di valore dello stato di spin di un elettrone all'interno di una data configurazione elettronica. Questi stati eccitati sono buoni emettitori poiché si disattivano per vie non-radiative meno facilmente rispetto agli stati elettronici eccitati, tuttavia l'assorbimento verso questi stati è proibito dalle regole di selezione di spin. per popolare questi stati, tipicamente in complessi anche di Eu3+, si utilizzano dei leganti che fungano da "antenna", ovvero assorbano la radiazione e, tramite un processo di energy transfer, popolano questi stati eccitati. il processo è noto come AETE, acronimo di ''Assorbimento Energy Transfer Emissione''. Un problema di questi stati eccitati intraconfigurazionali è il loro piccolo rispetto allo stato fondamentale elettronico: possono essere quenchati da moti vibrazionali del legame O-H del solvente. Si utilizza quindi D2O per sfavorire queste disattivazioni, in quanto con l'acqua deuterata servono dei quanti energetici più grandi per avere la stessa energia di uno stato elettronico anche se a bassa energia come quelli descritti, oppure si utilizzano complessi di Eu3+ con leganti criptandi che proteggono dal contatto col solvente e da eventuali collisioni disattivative che porterebbero a un calo della resa quantica di fluorescenza. L'europio è stato dapprima osservato da Paul Émile Lecoq de Boisbaudran nel 1890 che osservò linee spettrali insolite non attribuibili né al samario né al gadolinio in campioni in cui questi due elementi erano stati concentrati, tuttavia la scoperta effettiva è attribuita a Eugène-Anatole Demarçay che ipotizzò nel 1896 che i campioni di samario fossero contaminati da un elemento ancora sconosciuto, che riuscì a isolare nel 1901. La sintesi di europio metallico puro è avvenuta solo in tempi relativamente recenti. L'europio non si trova libero in natura, è però contenuto in diversi minerali, di cui i più importanti sono la bastnasite e la monazite. Tra i composti dell'europio si annoverano i seguenti sali: * fluoruri: EuF2, EuF3 * cloruri: EuCl2, EuCl3 * bromuri: EuBr2, EuBr3 * ioduri: EuI2, EuI3 * ossidi: EuO, Eu2O3 * solfuri: EuS * selenuri: EuSe * tellururi: EuTe * nitruri: EuN L'europio in natura è una miscela di due isotopi naturali, 151Eu e 153Eu, con quest'ultimo leggermente più abbondante (52,2%). 153Eu e stabile, ma 151Eu è un emettitora alfa con un'emivita di anni; questo è scoperto nel 2007. Sono noti 35 isotopi radioattivi, di cui i più stabili sono 150Eu (con un'emivita di 36,9 anni), 152Eu (13,516 anni) e 154Eu (8,593 anni). Tutti gli altri hanno un tempo di dimezzamento inferiore a 4,7612 anni e la maggior parte di essi inferiore a 12,2 secondi. L'europio ha anche 8 metastati di cui i più stabili sono 150mEu (emivita di 12,8 ore), 152m1Eu (9,3116 ore) e 152m2Eu (96 minuti). La principale modalità di decadimento degli isotopi più leggeri di 153Eu è la cattura elettronica con conversione in isotopi del samario, quelli più pesanti subiscono invece preferenzialmente un decadimento beta convertendosi in isotopi del gadolinio. La tossicità dei composti dell'europio non è stata indagata a fondo, ma non vi sono chiare indicazioni che sia più tossico di altri metalli pesanti. La polvere del metallo può incendiarsi o provocare esplosioni. L'europio possiede probabilmente anche un ruolo biologico ancora parzialmente ignoto. Recentemente ne sono state trovate tracce nei siti attivi di alcuni enzimi batterici.
Eleonora Giorgi
''Sex-symbol'' degli anni settanta, ha vinto un David di Donatello nel 1982 per il film ''Borotalco''.
Una ventenne Eleonora Giorgi in ''Storia di una monaca di clausura'' (1973) Eleonora Giorgi nasce a Roma da una famiglia di origini inglesi (la nonna paterna era londinese) e ungheresi (dal lato materno); è sorella di Lamberto Giorgi. Dopo essere apparsa nel film ''Roma'', di Federico Fellini, debutta come attrice protagonista nel 1973 in ''Storia di una monaca di clausura'', film del genere erotico-conventuale, diretto da Domenico Paolella, dove si distingue con Catherine Spaak. L'anno successivo recita nel film erotico ''Appassionata'', interpretato in coppia con Ornella Muti, dove interpreta il ruolo della minorenne seduttrice del dentista (Gabriele Ferzetti), genitore dell'amica. Nello stesso anno posa integralmente nuda per l'edizione italiana della rivista ''Playboy''; nel 1974 presta la sua moto al collega e fidanzato Alessandro Momo, che alla sua guida muore in un incidente. Lavora anche per la radio nel 1976 alla trasmissione ''Il Mattiniere.'' Eleonora Giorgi in ''alt= Dopo alcuni film appartenenti alla commedia sexy italiana, inizia a ricoprire ruoli drammatici nei film ''L'Agnese va a morire'' (1976) di Giuliano Montaldo e ''Cuore di cane'' (1976) di Alberto Lattuada e ''Una spirale di nebbia'' (1977) del regista Eriprando Visconti; nel 1979 recita in ''Un uomo in ginocchio'' di Damiano Damiani e in ''Dimenticare Venezia'' di Franco Brusati, ma successivamente la sua carriera sarà caratterizzata dall'interpretazione di film commedia, spesso in coppia con famosi interpreti della commedia all'italiana degli anni ottanta come Renato Pozzetto (''Mia moglie è una strega''), Carlo Verdone (''Borotalco'', una delle sue interpretazioni di maggior successo presso il grande pubblico, premiata con un David di Donatello), Johnny Dorelli e Adriano Celentano con cui ha girato ''Mani di velluto'' (1979) e ''Grand Hotel Excelsior'' (1982).Eleonora Giorgi e Nino Manfredi in ''Nudo di donna'' (1981)|alt= Nel 1980 incide il brano ''Magic'', per la colonna sonora del film ''Mia moglie è una strega'', scritto da Detto Mariano, rimasto inedito su disco. Nel 1981 ha inciso un 45 giri scritto da Cristiano Malgioglio, Pino Presti e Corrado Castellari, ''Quale appuntamento/Messaggio Personale''. Lavora nuovamente per la radio (1984-1986, ''Varietà, varietà'') e per la televisione, partecipando a vari spettacoli e ''talk show'', tra cui ''Un disco per l'estate'' nel 1983 e due edizioni di ''Sotto le stelle'', nel biennio 1983-1984, in veste di conduttrice. Sempre in questo decennio prende parte a numerosi film campioni d'incasso come ''Mani di fata'' di Steno (1983), ''Sapore di mare 2 - Un anno dopo'', di Bruno Cortini (1983), ''Vediamoci chiaro'', di Luciano Salce (1984), ''Giovanni Senzapensieri'', di Marco Colli (1985), ''Il volpone'', di Maurizio Ponzi (1988) e in particolare ''Compagni di scuola'', nuovamente con Carlo Verdone (1988). Negli anni novanta e duemila, la sua attività di attrice si è concentrata maggiormente in televisione, dove ha preso parte a diversi sceneggiati di successo come ''Morte di una strega'', ''Lo zio d'America, ''I Cesaroni''.'' Nel 2003 debutta nella regia cinematografica con ''Uomini & donne, amori & bugie''. Nel 2008 esordisce come attrice teatrale nella commedia ''Fiore di cactus'' di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy, per la regia di Guglielmo Ferro. Negli anni successivi è in scena con le commedie ''Due ragazzi irresistibili'' e ''Suoceri sull'orlo di una crisi di nervi''. Nel 2009 dirige il suo secondo film, ''L'ultima estate'', da lei anche prodotto insieme al secondo ex marito Massimo Ciavarro, sposato dopo il divorzio dall'editore Rizzoli. Dopo diversi anni dall'ultima esperienza sul grande schermo, nel 2016 torna a recitare in due film: ''My Father Jack'' di Tonino Zangardi e ''Attesa e cambiamenti'' di Sergio Colabona, ed è protagonista di una puntata della serie televisiva poliziesca ''Don Matteo''. Ha inoltre proseguito la sua attività di conduttrice radiofonica con ''Effetto Notte'' su Rai Radio Due affiancata da Riccardo Pandolfi. Nel 2018 partecipa come concorrente al programma televisivo ''Ballando con le stelle'' e alla terza edizione del ''Grande Fratello VIP'', in cui viene eliminata nel corso della quinta puntata con il 36% dei voti. Dopo aver dichiarato di non essere interessata ai piccoli ruoli che il cinema riserva alle attrici della sua età, ha continuato a preferire il mezzo televisivo per mantenere il rapporto con il suo pubblico. Nel 1974 l'attrice fu indagata per incauto affidamento, a causa della morte del fidanzato poco più che diciassettenne Alessandro Momo in un incidente in cui era alla guida della motocicletta Honda CB 750 Four, da lei prestatagli prima di partire per un viaggio, in quanto il giovane non era ancora abilitato alla guida di maximoto, secondo le normative vigenti all'epoca, che prevedevano la maggiore età a ventuno anni. Nel 1979 Eleonora Giorgi sposò l'editore Angelo Rizzoli. Nel marzo 1980 nacque il figlio Andrea. I due divorziarono nel 1984, in seguito allo scandalo P2, a causa del quale Rizzoli venne arrestato. Il Tribunale di Milano attribuì alla Giorgi la metà dei proventi della vendita della quota di azioni Rizzoli del marito. Secondo quanto riportato nella sua biografia, ''Nei panni di un'altra'', e in alcune interviste televisive, sul finire degli anni ottanta, la Giorgi ha preferito allontanarsi dal mondo del cinema a causa dei pesanti giudizi morali espressi da parte dell'opinione pubblica e di esponenti del grande schermo proprio in merito a tale vicenda, che ebbero pesanti ricadute a livello umano e professionale, precludendole di fatto ogni possibilità di ottenere ruoli cinematografici di rilievo, ma anche e soprattutto per dedicarsi alla sua vita privata lontano dai riflettori. Sempre nello stesso libro e in un'intervista con Pippo Baudo nella puntata del 2 ottobre 2016 di ''Domenica in'', oltre ad aver reso pubblico un suo breve ''flirt'' con l'attore Warren Beatty nel 1982, ha dichiarato di aver avuto una grave dipendenza dall'eroina, iniziata nel 1974 dopo la morte del suo allora fidanzato Alessandro Momo, e di essere stata salvata proprio dal matrimonio con Rizzoli. In un'intervista del 2021 al quotidiano ''La Verità'' ha rivelato di non aver accettato di condurre ''Fantastico 3'' e di aver rifiutato i ruoli di protagonista femminile in ''Gorky Park'' e ''Io, Chiara e lo Scuro'', a beneficio rispettivamente di Joanna Pacula e Giuliana De Sio. Dopo la separazione da Angelo Rizzoli, la Giorgi si legò sentimentalmente all'attore Massimo Ciavarro, conosciuto sul set di ''Sapore di mare 2'' e sposato nel 1993, con il quale nel 1991 ebbe il secondo figlio, Paolo Ciavarro. Dopo il divorzio da Ciavarro, avvenuto nel 1996, è stata fidanzata fino al 2007 con il celebre romanziere Andrea De Carlo. Eleonora Giorgi in ''Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno'' (1974) Eleonora Giorgi in ''Mani di velluto'' (1979) Eleonora Giorgi in ''Mia moglie è una strega'' (1980) Borotalco'' (1982) Renato Pozzetto ed Eleonora Giorgi in ''Mani di fata'' (1983) === Attrice === ==== Cinema ==== * ''La tarantola dal ventre nero'', regia di Paolo Cavara (1971) - non accreditata * ''Roma'', regia di Federico Fellini (1972) - non accreditata * ''Tutti per uno... botte per tutti'', regia di Bruno Corbucci (1973) * ''Storia di una monaca di clausura'', regia di Domenico Paolella (1973) * ''Appassionata'', regia di Gianluigi Calderone (1974) * ''Il bacio'', regia di Mario Lanfranchi (1974) * ''Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno'', regia di Luciano Salce (1974) * ''La sbandata'', regia di Salvatore Samperi (1974) * ''Conviene far bene l'amore'', regia di Pasquale Festa Campanile (1975) * ''Cuore di cane'', regia di Alberto Lattuada (1975) * ''Liberi armati pericolosi'', regia di Romolo Guerrieri (1976) * ''L'Agnese va a morire'', regia di Giuliano Montaldo (1976) * ''L'ultima volta'', regia di Aldo Lado (1976) * ''Disposta a tutto'', regia di Giorgio Stegani (1977) * ''Una spirale di nebbia'', regia di Eriprando Visconti (1977) * ''Ça fait tilt'', regia di André Hunebelle (1978) * ''Suggestionata'', regia di Alfredo Rizzo (1978) * ''6000 km di paura'', regia di Bitto Albertini (1978) * ''Non sparate sui bambini'', regia di Gianni Crea (1978) * ''Dimenticare Venezia'', regia di Franco Brusati (1979) * ''Un uomo in ginocchio'', regia di Damiano Damiani (1979) * ''Mani di velluto'', regia di Castellano e Pipolo (1979) * ''Inferno'', regia di Dario Argento (1980) * ''Mia moglie è una strega'', regia di Castellano e Pipolo (1980) * ''Nudo di donna'', regia di Nino Manfredi (1981) * ''Borotalco'', regia di Carlo Verdone (1982) * ''Oltre la porta'', regia di Liliana Cavani (1982) * ''Grand Hotel Excelsior'', regia di Castellano e Pipolo (1982) * ''Mani di fata'', regia di Steno (1983) * ''Sapore di mare 2 - Un anno dopo'', regia di Bruno Cortini (1983) * ''Vediamoci chiaro'', regia di Luciano Salce (1984) * ''Giovanni Senzapensieri'', regia di Marco Colli (1986) * ''Il volpone'', regia di Maurizio Ponzi (1988) * ''Compagni di scuola'', regia di Carlo Verdone (1988) * ''SoloMetro'', regia di Marco Cucurnia (2007) *''Carlo!'', regia di Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni (2012) - documentario * ''My Father Jack'', regia di Tonino Zangardi (2016) * ''Attesa e cambiamenti'', regia di Sergio Colabona (2016) * ''La mia famiglia a soqquadro'', regia di Max Nardari (2017) ==== Cortometraggi ==== * ''The Paolella Connection'', regia di Eugenio Ercolani (2016) - documentario ==== Televisione ==== * ''Castigo'' - miniserie TV (1977) * ''Notti e nebbie'' – miniserie TV (1984) * ''Yesterday - Vacanze al mare'' – miniserie TV (1985) * ''Atto d'amore'' – film TV, con Massimo Ranieri, regia di Alfredo Giannetti (1986) * ''Lo scialo'' – miniserie TV (1987) * ''Festa di Capodanno'' - miniserie TV (1988) * ''Addio e ritorno'' - film TV, con Kaspar Capparoni, Debora Caprioglio, Delia Boccardo, Ray Lovelock e Paola Tiziana Cruciani, regia di Rodolfo Roberti (1995) * ''Morte di una strega'' – miniserie TV (1995) * ''Uno di noi'' – serie TV, episodio 1x04 (1996) * ''Mamma, mi si è depresso papà'' - film TV, con Andrea Roncato, Adriano Pantaleo, Augusto Zucchi, Nicola Pistoia e Paola Tiziana Cruciani, regia di Paolo Poeti (1996) * ''Lo zio d'America'' – serie TV (2002-2006) * ''Provaci ancora prof!'' – serie TV, episodio 2x04 (2007) * ''I Cesaroni'' – serie TV (2009) * ''Don Matteo'' – serie TV, episodio 10x19 (2016) === Regista e sceneggiatrice === * ''Uomini & donne, amori & bugie'' (2003) * ''L'ultima estate ''(2009) === Produttrice === * ''Agente matrimoniale'', regia di Christian Bisceglia (2006) * ''L'ultima estate'', regia di Eleonora Giorgi (2009) * ''Fiore di cactus'', di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy, con Remo Girone (poi sostituito da Franco Castellano), Giorgia Trasselli e Donatella Pompadour, adattamento e regia di Guglielmo Ferro (2008-2010) * ''Suoceri sull'orlo di una crisi di nervi'', di Mario Scaletta, con Gianfranco D'Angelo, Ninì Salerno e Paola Tedesco, regia di Giovanni De Feudis (2011) *''Due ragazzi irresistibili'', di Mario Scaletta, con Gianfranco D'Angelo, regia di Giovanni De Feudis (2011/2012) * ''Saint Vincent Estate 1983'' (Rete 1, 1983) * ''Sotto le stelle'' (Rai Uno, 1984) * ''Ballando con le stelle 13'' (Rai 1, 2018) - Concorrente * ''Grande Fratello VIP 3'' (Canale 5, 2018) - Concorrente * ''Live - Non è la D'Urso'' (Canale 5, 2019-2021) - Opinionista * ''Il mattiniere'' (Rai Radio 2, 1976) * ''Varietà, varietà'' (Rai Radio 1, 1984-1986) * ''Effetto notte - Il cinema come non l'avete mai sentito'' (Rai Radio 2, 2015-2017) === Singoli === * 1981 - ''Quale appuntamento/Messaggio Personale (Message Personnel)'' (Dischi Ricordi, SRL 10945, 7) === Colonne sonore === * 1980 - ''Magic'' (musica di Detto Mariano, testo di Eleonora Giorgi, Castellano e Pipolo), tratta da ''Mia moglie è una strega'' * '''David di Donatello''' ** 1982 - Migliore attrice protagonista per ''Borotalco'' * '''Nastro d'argento''' ** 1982 - Migliore attrice protagonista per ''Borotalco'' ** 2004 - Candidatura come miglior regista esordiente per ''Uomini & donne, amori & bugie'' *'''Grolla d'oro''' ** 1982 - Miglior attrice per ''Nudo di donna'' * '''Montreal World Film Festival''' ** 1982 - Miglior interpretazione femminile per ''Borotalco'' *'''Giffoni Film Festival''' **1996 - Premio "François Truffaut" alla carriera *'''Festival internazionale del cinema di Taormina''' **1974 - Arancia d'oro alla miglior attrice esordiente Nelle versioni in italiano dei film in cui non si è autodoppiata né ha recitato in presa diretta, Eleonora Giorgi è stata doppiata da: * Micaela Esdra in ''Storia di una monaca di clausura'',''Il bacio'', ''La sbandata'' * Manuela Andrei in ''Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno'', ''Cuore di cane'' * Vittoria Febbi in ''Liberi armati pericolosi'', ''Disposta a tutto'' * Serena Verdirosi in ''Appassionata''
Economia monetaria
L''''economia monetaria''' è il ramo dell'economia politica che studia le determinanti della domanda e dell'offerta di moneta e le loro conseguenze sull'economia reale. La necessità di regolare gli scambi senza ricorrere al baratto, impraticabile in sistemi economici complessi, costringe l'umanità ad adottare come mezzo di scambio nelle attività commerciali uno strumento facile da produrre, trasferire, misurare e conservare, il denaro appunto, che è pertanto un mezzo di scambio e funziona come unità di conto e come strumento di risparmio. La funzione di mezzo di scambio del denaro è frutto della specializzazione delle attività produttive che rende impossibile il baratto e rende necessario il reperimento di risorse per finanziare l'attività produttiva. L'adozione di unità di conto, d'altra parte, permette di sistematizzare le valutazioni economiche all'interno di una struttura sociale. La disponibilità di strumenti di tesaurizzazione, infine, permette di svincolare i tempi della domanda e dell'offerta di beni e servizi in funzione delle caratteristiche anche temporali degli stessi. In un'economia monetaria dove c'è un bene, la moneta, universalmente accettato negli scambi, le transazioni sono veloci e poco costose.
Dal punto di vista storico, la moneta ha assunto prima la caratteristica di moneta merce (conchiglie, schiavi, oli, animali, metalli preziosi, ect…) essa poteva risultare con l'ampliarsi degli scambi: * Di scarsa maneggevolezza (olio) * Di rapida deperibilità (es. animali) * Con elevati costi di trasporto L'evoluzione successiva avvenne con l'invenzione della moneta metallica coniata dallo Stato, che consentiva: * Presenza di valore intrinseco universale dovuto all'uso di metalli preziosi (oro, argento e rame) * Valore garantito istituzionalmente dallo Stato * Facilità e velocità delle transazioni commerciali Nel 1700-1800, con l'avvento delle banconote e del sistema aureo (''gold standard'') gran parte della moneta in circolazione divenne cartacea e priva, direttamente, di valore intrinseco. Tuttavia, le banche centrali continuavano a detenere riserve auree in modo tale da poter garantire la convertibilità del denaro in oro. Il sistema aureo fu duramente scosso dalla crisi del 1929, che costrinse molti stati a sospendere la convertibilità in oro della propria moneta. Nei decenni successivi il denaro di tutti gli stati divenne totalmente privo di valore intrinseco, completando il passaggio a un sistema monetario a corso legale. La moneta segno si distingue attualmente in: * Moneta legale: emessa dalla banca centrale, con immediato potere liberatorio nei rapporti di debito-credito tra le parti dello scambio; * Moneta fiduciaria: accettata come contropartita nelle transazioni solo sulla base di un presupposto di fiducia tra le parti (per es. assegni, carte di credito, ect…) Parallelamente all'affermazione di un'economia monetaria, si assiste all'instaurazione di sistemi per il credito, il cambio, sistemi cioè che hanno il denaro non come mezzo dell'attività economica, ma come oggetto della stessa. Diventando il denaro stesso, quindi, bene sul quale realizzare servizi, rimane anch'esso assoggettato alle normali leggi economiche della domanda e dell'offerta. Il controllo del suo valore, tipicamente a carico delle Banche centrali, richiede l'adozione di una politica monetaria che, regolando la quantità di moneta ed i tassi d'interesse, permette di regolare la parità con le altre valute e la stabilità dei prezzi della moneta stessa. L'obiettivo dell'economia monetaria è razionalizzare i fenomeni che si verificano nel campo economico. Il sistema finanziario è un sistema di operatori come le autorità monetarie, il settore pubblico, le famiglie, le imprese, l'estero che interagiscono tra loro attraverso lo scambio di flussi finanziari. attivi o passivi. I flussi finanziari attivi appartengono a chi eroga i finanziamenti, mentre i flussi finanziari passivi appartengono a coloro che ricevono i finanziamenti. L'obbligazione è al contempo un titolo di credito e debito, e un aumento del valore aumenta la dissociazione tra creditore e debitore, sviluppa il sistema finanziario, ma oltre un certo livello può destabilizzare il sistema finanziario stesso. Le categorie che creano il risparmio sono principalmente le famiglie e le imprese che ottengono profitti, mentre gli investitori, cioè coloro che impiegano il risparmio, sono principalmente le imprese. Le due categorie sono collegate tra loro da '''intermediari finanziari''' (ruolo rivestito principalmente dalle banche che tendono a diminuire in numero in quanto le maggiori dimensioni consentono maggiori economie di scala e ad aumentare gli sportelli per essere più vicini ai clienti) o dal '''mercato'''. Nei sistemi finanziari in cui prevalgono le grandi imprese ci si orienta prevalentemente verso il mercato, infatti, le imprese più grandi possono finanziarsi anche con l'emissione di prestiti obbligazionari o quotandosi in borsa, pratica preclusa alle aziende di medie-piccole dimensioni. Oltre alle banche costituiscono intermediari finanziari anche i fondi comuni di investimento che investendo in obbligazioni e/o in azioni promuovono lo sviluppo del mercato. Nei mercati finanziari sono presenti titoli pubblici, emessi prevalentemente dagli Stati e dagli Enti Sovranazionali, e titoli privati, emessi principalmente dalle banche. I titoli pubblici sono meno rischiosi di quelli privati in quanto mentre i privati possono essere insolventi, lo Stato al massimo monetizza il proprio debito causando inflazione. La ricchezza è uno stock caratterizzato dall'insieme di attività reali e finanziarie. La ricchezza reale è visibile ed è sempre positiva o al massimo uguale a zero. La ricchezza finanziaria netta esprime la differenza tra attività finanziarie e passività finanziarie e può anche essere negativa. I soggetti titolari di una ricchezza finanziaria netta positiva sono denominati creditori netti, mentre i soggetti titolari di una ricchezza finanziaria netta negativa sono denominati debitori netti. I soggetti titolari di una ricchezza finanziaria netta uguale a zero sono gli operatori in pareggio. Il sistema finanziario consente agli operatori di non essere in pareggio. Il reddito di un operatore è uguale alla sommatoria tra i propri consumi e il proprio risparmio. Le scelte di portafoglio sono le scelte che l'operatore fa per allocare il proprio risparmio e dipendono dalle aspettative sulle singole opzioni. Le attività reali sono uno stock di ricchezza netta. La sommatoria delle attività e passività finanziarie di tutti gli operatori presenti sul mercato globale o su un mercato chiuso è uguale a zero. Essendo il reddito meno i consumi e gli investimenti uguale alla ricchezza finanziaria netta e alle esportazioni meno le importazioni (partite correnti di uno Stato); Ne consegue che se le partite correnti sono maggiori di zero (surplus) anche la ricchezza finanziaria netta sarà maggiore di zero. Se le partite correnti sono uguali a zero saranno uguali a zero anche la sommatoria delle partite correnti degli altri Stati. Se le partite correnti sono inferiori a zero, lo Stato è in deficit in quanto le importazioni sono in valore superiori alle esportazioni. La bilancia dei pagamenti è un conto di scambio intestato ai non residenti. Le attività finanziarie verso l'esterno sono uguali alle passività finanziarie dei non residenti verso di noi e viceversa; quindi la ricchezza finanziaria netta di un paese è uguale a meno la ricchezza finanziaria netta del Resto del Mondo. Il sistema finanziario svolge l'importante ruolo di consentire agli operatori scambi in squilibrio. Il flusso esprime la variabile nel corso del tempo. La moneta ed il credito si basano sulla fiducia che gli operatori del sistema economico hanno sul sistema economico stesso. Un'azienda o un paese possono finanziarsi aumentando il risparmio (autofinanziamento), riducendo le attività finanziarie attive (autofinanziamento) o aumentando le passività finanziarie (finanziamento esterno). La costituzione di una moneta sovranazionale consente, ai cittadini degli Stati che hanno aderito all'accordo di rinunciare alla propria sovranità monetaria, di ridurre la rischiosità del cambio. La moneta moderna esprime solo un valore nominale, non ha un valore intrinseco ed è un debito dello Stato che la emette. Rinunciare alla sovranità nazionale di politica monetaria significa rinunciare alla possibilità di emettere moneta. La Banca Centrale di uno Stato o di più Stati (ad esempio la Banca Centrale Europea) è la più importante autorità monetaria ed ha la funzione di emettere moneta. Tuttavia, anche il Ministero del Tesoro che finanzia il deficit pubblico con l'emissione di debito pubblico influenza l'autorità monetaria. L'obiettivo principale che deve essere garantito da un'autorità monetaria è la stabilità dei prezzi e quindi un basso livello di inflazione dei prezzi (nel medio periodo un'inflazione del 2% è il valore ideale per la Banca Centrale Europea). All'aumentare dell'importanza di una moneta nel contesto economico internazionale aumenta la possibilità per l'autorita monetaria del paese che la emette di incrementare il signoraggio (differenza tra il costo di produzione della moneta in oggetto e il valore nominale impresso nella moneta stessa) internazionale. L'autorità deve prendere in seria considerazione ogni incremento di emissione di moneta, infatti un forte incremento di moneta a parità di beni e servizi disponibili sul mercato determina un forte incremento dei prezzi, ne consegue una forte aspettativa negativa degli operatori esteri sul potere di acquisto della moneta stessa, tenteranno quindi di utilizzarla prima possibile nella regolazione degli scambi con conseguente annullamento del signoraggio internazionale. Nei paesi in cui la propria moneta ha un ruolo preminente a livello internazionale i residenti sono avvantaggiati dal fatto che molto probabilmente regolerà gli scambi internazionali con la propria moneta e quindi avrà rischio di cambio nullo. L'autorita monetaria gestisce oltre all'emissione di moneta, il livello di tasso di interesse da applicare nell'area di sua competenza, le riserve ufficiali e quindi la politica del cambio, i controlli sul sistema finanziario (banche, fondi comuni di investimento, la concorrenza sul mercato bancario al fine di evitare trust...). La Banca Centrale persegue l'obiettivo principale di garantire la stabilità dei prezzi attraverso, l'utilizzo appropriato degli aggregati monetari ed il controllo dei movimenti attesi dei prezzi. La Banca Centrale raggiunge il proprio obiettivo attraverso operazioni dirette (ad esempio emissione di moneta), operazioni che influenzano il comportamento degli attori sul mercato (ad esempio variazioni nel tasso ufficiale di sconto) oppure variando il valore della riserva obbligatoria (% dei depositi che le banche devono obbligatoriamente allocare in liquidità).
Elia Kazan
Definito dal ''New York Times'' come «uno dei registi più onorati e influenti nella storia di Broadway e di Hollywood», è legato a film entrati nella storia del cinema come ''Un tram che si chiama Desiderio'' , ''Fronte del porto'' e ''La valle dell'Eden'', oltre che a pellicole spesso incentrate su temi impegnati e questioni sociali quali l'antisemitismo , il razzismo e i disturbi psichiatrici . Nella sua carriera ha ricevuto oltre 30 riconoscimenti per la regia, tra cui due Oscar per ''Barriera invisibile'' e ''Fronte del porto'', quattro Golden Globe, due Leoni d'argento e tre Tony Award, oltre all'Oscar onorario e all'Orso d'oro alla carriera. È il padre del regista, sceneggiatore e produttore Nicholas Kazan e nonno delle attrici Zoe e Maya Kazan.
Kazan nacque nell'Impero ottomano da una famiglia di origine greca, composta da George Kazancıoğlu e Athena Shishmanoğlu, che quattro anni dopo la sua nascita si trasferì negli Stati Uniti d'America. Il regista ha lo stesso nome del nonno paterno, Elia Kazancıoğlu, mentre il nonno materno si chiama Isaak Shishmanoğlu. Il fratello Avraam, invece, nacque a Berlino e divenne psichiatra. Elia Kazan (terzo dal basso a destra) nel 1938 con i membri del Group Theatre. Convinto sostenitore del Metodo Stanislavskij, due volte Premio Oscar per la regia, come uomo di teatro diresse tutte le commedie di Arthur Miller e Tennessee Williams. Nel 1947 (il suo esordio nel cinema risale alla fine degli anni trenta) fondò assieme a Cheryl Crawford e Lee Strasberg l'Actors Studio a New York; grazie a lui ebbero la loro consacrazione nello star system attori come Gregory Peck, James Dean e Marlon Brando, lanciato nel firmamento hollywoodiano dai film di Kazan ''Un tram che si chiama Desiderio'' (1951) e ''Fronte del porto'' (1954). La sua filmografia comprende anche ''Un albero cresce a Brooklyn'' (1945), ''Barriera invisibile'' (1947), ''La valle dell'Eden'' (1955), ''Baby Doll - La bambola viva'' (1956, con una Carroll Baker che avrebbe fatto epoca), ''Un volto nella folla'' (1957), ''Splendore nell'erba'' (1961), ''Il ribelle dell'Anatolia'' (1963), ''Il compromesso'' (1969), ''I visitatori'' (1972), ''Gli ultimi fuochi'' (1976). I film di Elia Kazan nel periodo compreso tra il 1945 e il 1952 hanno spesso classici temi progressisti, molto di sinistra per l'America di quegli anni: il razzismo (''Pinky'', ''Barriera invisibile''), la rivoluzione (''Viva Zapata!''), il garantismo (''Boomerang - L'arma che uccide''), la lotta sociale e l'immigrazione (''Un albero cresce a Brooklyn''), l'arroganza dei ricchi (''Il mare d'erba''), le situazioni di disagio, sfruttamento della forza lavoro e l'oppressione del più debole (''Fronte del porto'') oppure sono trasposizioni cinematografiche di grandi drammi e romanzi americani (''Un tram che si chiama desiderio'') ed eleganti noir. Con Jack Garfein e Carroll Baker nel 1957 sul set di ''Baby Doll - La bambola viva''. Tuttavia i temi sociali lasceranno in seguito (eccetto l'attenzione al problema dell'immigrazione negli Stati Uniti) il posto alla trasposizione cinematografica di novità letterarie e per il genere noir. Tra tutti i registi dell'epoca, Kazan spicca per il numero di artisti da lui lanciati o utilizzati prima che diventassero famosissimi, come ad esempio Marlon Brando, James Dean e molti altri importanti attori dell'Actors Studio che aveva contribuito a far crescere. === Kazan e il maccartismo === Nel 1952 entrò in rotta di collisione con molti colleghi registi e attori per la sua collaborazione al cosiddetto comitato McCarthy. Elia Kazan, nonostante avesse avuto un passato da simpatizzante comunista, fece numerosi nomi (undici dei quali erano attori o registi di primo piano, tra cui alcuni dei suoi più stretti collaboratori), inclusi quelli di persone che non erano mai state comuniste, ma che avevano partecipato a movimenti di sinistra in modo molto generico: i nomi finirono nella lista nera di Hollywood e alcuni di essi ebbero la carriera distrutta oppure notevolmente rallentata. Elia Kazan nel 1967. Scritto durante questo periodo, ''Fronte del porto'' è interpretabile anche come una sorta di difesa del regista dall'accusa di tradimento; il protagonista è infatti una sorta di pentito di mafia, che si redime confessando le sue e le altrui malefatte. Va però rilevato che Kazan iniziò a lavorare a questo film - che tratta una vicenda del 1948 - nel 1951, mentre il suo "tradimento" dei compagni avvenne nel 1952. Nel 1999, durante la 71ª edizione degli Oscar, venne premiato dall'Academy con il riconoscimento alla carriera. Durante la cerimonia di consegna della statuetta, non tutti gli artisti in platea - memori della sua partecipazione al comitato McCarthy - si alzarono ad applaudire l'anziano regista; tra gli altri, Ed Harris e Nick Nolte rimasero seduti a braccia conserte. Nel 1932 sposò la drammaturga Molly Day Thatcher da cui ebbe quattro figli: Judy, Chris, Nicholas e Katherine. Rimasero insieme fino alla morte di lei, avvenuta il 14 dicembre 1963 per un'emorragia cerebrale. Nel 1967 si risposò con l'attrice e regista Barbara Loden, da cui ebbe un figlio. La Loden morì nel 1980 per un cancro al seno e nel 1982 Kazan si sposò per la terza volta con la scrittrice Frances Rudge, che rimase con il regista fino alla morte di quest'ultimo avvenuta per cause naturali nel 2003. === Regista === * ''Un albero cresce a Brooklyn'' (''A Tree Grows in Brooklyn'') (1945) * ''Il mare d'erba'' (''The Sea of Grass'') (1947) * ''Boomerang - L'arma che uccide'' (''Boomerang!'') (1947) * ''Barriera invisibile'' (''Gentleman's Agreement'') (1947) * ''Pinky, la negra bianca'' (''Pinky'') (1949) * ''Bandiera gialla'' (''Panic in the Streets'') (1950) * ''Un tram che si chiama Desiderio'' (''A Streetcar Named Desire'') (1951) * ''Viva Zapata!'' (''Viva Zapata!'') (1952) * ''Salto mortale'' (''Man on a Tightrope'') (1953) * ''Fronte del porto'' (''On the Waterfront'') (1954) * ''La valle dell'Eden'' (''East of Eden'') (1955) * ''Baby Doll - La bambola viva'' (''Baby Doll'') (1956) * ''Un volto nella folla'' (''A Face in the Crowd'') (1957) * ''Fango sulle stelle'' (''Wild River'') (1960) * ''Splendore nell'erba'' (''Splendor in the Grass'') (1961) * ''Il ribelle dell'Anatolia'' (''America, America'') (1963) * ''Il compromesso'' (''The Arrangement'') (1969) * ''I visitatori'' (''The Visitors'') (1972) * ''Gli ultimi fuochi'' (''The Last Tycoon'') (1976) === Produttore === * ''Pie in the Sky'', regia di Ralph Steiner (1935) – Cortometraggio * ''La valle dell'Eden'' (''East of Eden''), regia di Elia Kazan (1955) * ''Baby Doll - La bambola viva'' (''Baby Doll''), regia di Elia Kazan (1956) * ''Un volto nella folla'' (''A Face in the Crowd''), regia di Elia Kazan (1957) * ''Fango sulle stelle'' (''Wild River''), regia di Elia Kazan (1960) * ''Splendore nell'erba'' (''Splendor in the Grass''), regia di Elia Kazan (1961) * ''Il ribelle dell'Anatolia'' (''America, America''), regia di Elia Kazan (1963) * ''Il compromesso'' (''The Arrangement''), regia di Elia Kazan (1969) === Sceneggiatore === * ''Blues in the Night'', regia di Anatole Litvak (1941) * ''Barriera invisibile'' (''Gentleman's Agreement''), regia di Elia Kazan (1947) * ''Pinky, la negra bianca'' (''Pinky''), regia di Elia Kazan (1949) * ''Il ribelle dell'Anatolia'' (''America, America''), regia di Elia Kazan (1963) * ''Il compromesso'' (''The Arrangement''), regia di Elia Kazan (1969) === Attore === * ''Cafe Universal'', regia di Ralph Steiner (1934) * ''Pie in the Sky'', regia di Ralph Steiner (1935) – Cortometraggio * ''La città del peccato'' (''City for Conquest''), regia di Anatole Litvak (1940) * ''Blues in the Night'', regia di Anatole Litvak (1941) * ''Bandiera gialla'' (''Panic in the Streets''), regia di Elia Kazan (1950) * ''Sis'', regia di Zülfü Livaneli (1988) === Regista === * ''The Young Go First'' – Park Theatre, Broadway, New York (1935) * ''Casey Jones'' – Fulton Theatre, Broadway, New York (1938) * ''Thunder Rock'' – Mansfield Theatre, Broadway, New York (1939) * ''Cafe Crown'' – Cort Theatre, Broadway, New York (1942) * ''The Strings, My Lord, Are False'' – Royale Theatre, Broadway, New York (1942) * ''La famiglia Antrobus'' (''The Skin of Our Teeth'') – Plymouth Theatre, Broadway, New York (1942-1943) * ''Harriet'' – Henry Miller's Theatre, Broadway, New York (1943-1944) * ''One Touch of Venus'' – Imperial Theatre/46th Street Theatre, Broadway, New York (1943-1945) * ''Harriet'' – City Center, Broadway, New York (1944) * ''Jacobowsky and the Colonel'' – Martin Beck Theatre, Broadway, New York (1944-1945) * ''Deep Are the Roots'' – Fulton Theatre, Broadway, New York (1945-1946) * ''Dunnigan's Daughter'' – John Golden Theatre, Broadway, New York (1945) * ''Erano tutti miei figli'' (''All My Sons'') – Coronet Theatre, Broadway, New York (1947) * ''Un tram che si chiama Desiderio'' (''A Streetcar named Desire'') – Ethel Barrymore Theatre, Broadway, New York (1947-1949) * ''Sundown Beach'' – Belasco Theatre, Broadway, New York (1948) * ''Un tram che si chiama Desiderio'' (''A Streetcar named Desire'') – Harris Theater, Chicago (1948) * ''Love Life'' – 46th Street Theatre, Broadway, New York (1948-1949) * ''Un tram che si chiama Desiderio'' (''A Streetcar named Desire'') – Hanna Theatre, Cleveland (1949) * ''Morte di un commesso viaggiatore'' (''Death of a Salesman'') – Morosco Theatre, Broadway, New York (1949-1950) * ''Un tram che si chiama Desiderio'' (''A Streetcar named Desire'') – City Center, Broadway, New York (1950) * ''Flight Into Egypt'' – Music Box Theatre, Broadway, New York (1952) * ''Camino Real'' – National Theatre, Broadway, New York (1953) * ''Tea and Sympathy'' – Ethel Barrymore Theatre/Longacre Theatre/48th Street Theatre, Broadway, New York (1953-1955) * ''La gatta sul tetto che scotta'' (''Cat on a Hot Tin Roof'') – Morosco Theatre, Broadway, New York (1955-1956) * ''La gatta sul tetto che scotta'' (''Cat on a Hot Tin Roof'') – Hanna Theatre, Cleveland (1957) * ''The Dark at the Top of the Stairs'' – Music Box Theatre, Broadway, New York (1957-1959) * ''J.B.'' – ANTA Playhouse, Broadway, New York (1958-1959) * ''J.B.'' – Hanna Theatre, Cleveland (1959) * ''La dolce ala della giovinezza'' (''Sweet Bird of Youth'') – Martin Beck Theatre, Broadway, New York (1959-1960) * ''But For Whom Charlie'' – ANTA Washington Square Theatre, Broadway, New York (1964) * ''The Changeling'' – ANTA Washington Square Theatre, New York (1964) * ''After The Fall'' – ANTA Washington Square Theatre, Broadway, New York (1964-1965) === Attore === * ''Chrysalis'' – Martin Beck Theatre, Broadway, New York (1932) * ''Men in White'' – Broadhurst Theatre, Broadway, New York (1933-1934) * ''Gold Eagle Guy'' – Morosco Theatre, Broadway, New York (1934-1935) * ''Till the Day I Die'' – Longacre Theatre, Broadway, New York (1935) * ''Waiting for Lefty'' – Longacre Theatre/Belasco Theatre, Broadway, New York (1935) * ''Paradise Lost'' – Longacre Theatre, Broadway, New York (1935-1936) * ''Waiting for Lefty'' – Selwyn Theater, Chicago (1936) * ''Case of Clyde Griffiths'' – Ethel Barrymore Theatre, Broadway, New York (1936) * ''Johnny Johnson'' – 44th Street Theatre, Broadway, New York (1936-1937) * ''Golden Boy'' – Belasco Theatre, Broadway, New York (1937-1938) * ''The Gentle People'' – Belasco Theatre, Broadway, New York (1939) * ''Night Music'' – Broadhurst Theatre, Broadway, New York (1940) * ''Liliom'' – 44th Street Theatre, Broadway, New York (1940) * ''Five Alarm Waltz'' – Playhouse Theatre, Broadway, New York (1941) === Produttore === * ''Truckline Cafe'' – Belasco Theatre, Broadway, New York (1946) * ''Erano tutti miei figli'' (''All My Sons'') – Coronet Theatre, Broadway, New York (1947) * ''The Dark at the Top of the Stairs'' – Music Box Theatre, Broadway, New York (1957-1959) ==== Con l'Actors Studio ==== * ''Sundown Beach'' – Belasco Theatre, Broadway, New York (1948) * ''The Shadow of a Gunman'' – Bijou Theatre, Broadway, New York (1958-1959) * ''Strano interludio'' (''Strange Interlude'') – Hudson Theatre/Martin Beck Theatre, Broadway, New York (1963) * ''Marathon '33'' – ANTA Playhouse, Broadway, New York (1963-1964) * ''Baby Want a Kiss'' – Little Theatre, Broadway, New York (1964) * ''Blues for Mister Charlie'' – ANTA Playhouse, Broadway, New York (1964) * ''Tre sorelle'' (''Tri sestry'') – Morosco Theatre, Broadway, New York (1964) ==== Con il Lincoln Center Repertory Theatre ==== * ''Marco Millions'' – ANTA Washington Square Theatre, Broadway, New York (1964) * ''But For Whom Charlie'' – ANTA Washington Square Theatre, Broadway, New York (1964) * ''The Changeling'' – ANTA Washington Square Theatre, New York (1964) * ''After The Fall'' – ANTA Washington Square Theatre, Broadway, New York (1964-1965) * ''Incidente a Vichy'' (''Incident at Vichy'') – ANTA Washington Square Theatre, Broadway, New York (1964-1965) * ''Il Tartuffo'' (''Tartuffe ou l'Imposteur'') – ANTA Washington Square Theatre, Broadway, New York (1965) * ''America America'', di E. Kazan (1962, Popular Library, NY), 2011, Mattioli 1885, Fidenza (PR), traduzione di Nicola Manuppelli – ISBN 9788862612210 * ''Il compromesso'' (''The Arrangement: A Novel''), di E. Kazan (1967, Stein and Day, NY), 2012, Mattioli 1885, Fidenza (PR), traduzione di Ettore Capriolo – ISBN 9788862613064 * ''Gli assassini'' (''The Assassins''), di E. Kazan (1972, Stein and Day, NY), 2019, Centauria, Milano, traduzione di Ettore Capriolo – ISBN 9780812814279 * ''The Understudy'', di E. Kazan (1975, Stein and Day, NY) – OCLC 9666336 * ''A Kazan Reader'', di E. Kazan (1977, Stein and Day, NY) – ISBN 9780812821932 * ''Acts of Love'', di E. Kazan (1978, Warner Book, NY) – ISBN 9780246111005 * ''The Anatolian'', di E. Kazan (1982, Knopf Doubleday Publishing Group, NY) – ISBN 9780394525600 * ''Elia Kazan: A Life'', di E. Kazan (1988, Knopf Doubleday Publishing Group, NY) – ISBN 9780307959348 * ''Beyond the Aegean'', di E. Kazan (1994, Knopf Doubleday Publishing Group, NY) – ISBN 9780307807328 * ''The Master Director Discusses His Films'', di E. Kazan & Jeff Young (1999, Newmarket Press, NY) – ISBN 9781557043382 * ''Kazan on Directing'', di E. Kazan (2009, Knopf Doubleday Publishing Group, NY) – ISBN 9780307264770 Nel 1960 gli è stata assegnata una stella sulla Hollywood Walk of Fame al 6800 di Hollywood Blvd per il suo contributo all'industria cinematografica. È inoltre membro della American Theater Hall of Fame. === Cinema === * '''Premio Oscar''' :1948 - Miglior regista per ''Barriera invisibile'' :1952 - ''Candidatura per il miglior regista'' per ''Un tram che si chiama Desiderio'' :1955 - Miglior regista per ''Fronte del porto'' :1956 - ''Candidatura per il miglior regista'' per ''La valle dell'Eden'' :1964 - ''Candidatura per il miglior film'' per ''Il ribelle dell'Anatolia'' :1964 - ''Candidatura per il miglior regista'' per ''Il ribelle dell'Anatolia'' :1964 - ''Candidatura per la migliore sceneggiatura originale'' per ''Il ribelle dell'Anatolia'' :1999 - Premio Oscar alla carriera * '''Golden Globe''' :1948 - Miglior regista per ''Barriera invisibile'' :1955 - Miglior regista per ''Fronte del porto'' :1957 - Miglior regista per ''Baby Doll - La bambola viva'' :1964 - Miglior regista per ''Il ribelle dell'Anatolia'' * '''British Academy of Film and Television Arts''' :1953 - ''Candidatura per il miglior film internazionale per ''Un tram che si chiama Desiderio'' :1953 - ''Candidatura per il miglior film internazionale per ''Viva Zapata!'' :1955 - ''Candidatura per il miglior film internazionale per ''Fronte del porto'' :1956 - ''Candidatura per il miglior film internazionale per ''La valle dell'Eden'' :1957 - ''Candidatura per il miglior film internazionale per ''Baby Doll - La bambola viva'' * '''Festival di Cannes''' :1947 - ''Candidatura al Grand Prix du Festival'' per ''Boomerang - L'arma che uccide'' :1952 - ''Candidatura al Grand Prix du Festival'' per ''Viva Zapata!'' :1955 - Prix du film dramatique per ''La valle dell'Eden'' :1955 - ''Candidatura alla Palma d'oro'' per ''La valle dell'Eden'' :1972 - ''Candidatura alla Palma d'oro'' per ''I visitatori'' * '''Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia''' :1948 - ''Candidatura al Gran Premio Internazionale di Venezia per il miglior film'' per ''Barriera invisibile'' :1950 - Premio Internazionale per ''Bandiera gialla'' :1950 - ''Candidatura al Leone d'oro'' per ''Bandiera gialla'' :1951 - Leone d'argento - Gran premio della giuria per ''Un tram che si chiama Desiderio'' :1951 - ''Candidatura al Leone d'oro'' per ''Un tram che si chiama Desiderio'' :1954 - Leone d'argento per ''Fronte del porto'' :1954 - Premio Pasinetti per ''Fronte del porto'' :1954 - Premio OCIC per ''Fronte del porto'' :1954 - ''Candidatura al Leone d'oro'' per ''Fronte del porto'' * '''Festival internazionale del cinema di Berlino''' :1953 - Premio Speciale del Senato di Berlino per ''Salto mortale'' :1960 - ''Candidatura all'Orso d'oro'' per ''Fango sulle stelle'' :1996 - Orso d'oro alla carriera * '''New York Film Critics Circle Awards''' :1947 - Miglior regista per ''Barriera invisibile'' :1951 - Miglior regista per ''Un tram che si chiama Desiderio'' :1954 - Miglior regista per ''Fronte del porto'' :1956 - ''Candidatura per il miglior regista'' per ''Baby Doll - La bambola viva'' * '''Directors Guild of America Award''' :1952 - ''Candidatura per il miglior regista cinematografico'' per ''Un tram che si chiama Desiderio'' :1953 - ''Candidatura per il miglior regista cinematografico'' per ''Viva Zapata!'' :1955 - Miglior regista cinematografico per ''Fronte del porto'' :1956 - ''Candidatura per il miglior regista cinematografico'' per ''La valle dell'Eden'' :1958 - ''Candidatura per il miglior regista cinematografico'' per ''Un volto nella folla'' :1962 - ''Candidatura per il miglior regista cinematografico'' per ''Splendore nell'erba'' :1964 - ''Candidatura per il miglior regista cinematografico'' per ''Il ribelle dell'Anatolia'' :1983 - Premio per il membro onorario :1987 - Premio D.W. Griffith alla carriera * '''Laurel Awards''' :1961 - ''Candidatura per il miglior regista/produttore'' :1962 - ''Candidatura per il miglior regista/produttore'' :1967 - ''Candidatura per il miglior regista/produttore'' :1971 - ''Candidatura per il miglior regista/produttore'' * '''National Board of Review of Motion Pictures Awards''' :1947 - Miglior regista per ''Boomerang - L'arma che uccide'' e ''Barriera invisibile'' :1996 - Premio alla carriera nella regia * '''Premio Bodil''' :1955 - Miglior film statunitense per ''Fronte del porto'' :1958 - Miglior film statunitense per ''La valle dell'Eden'' * '''Nastro d'argento''' :1955 - Miglior film straniero per ''Fronte del porto'' * '''Blue Ribbon Awards''' :1956 - Miglior film straniero per ''La valle dell'Eden'' * '''Kinema Junpo Awards''' :1956 - Miglior film straniero per ''La valle dell'Eden'' * '''Faro Island Film Festival''' :1957 - ''Candidatura al Golden Train Award per il miglior film'' per ''Un volto nella folla'' * '''Cinema Writers Circle Awards''' :1959 - Miglior regista straniero per ''La valle dell'Eden'' * '''Writers Guild of America Award''' :1964 - ''Candidatura per la migliore sceneggiatura drammatica'' per ''Il ribelle dell'Anatolia'' * '''Festival internazionale del cinema di San Sebastián''' :1964 - Concha de Oro per ''Il ribelle dell'Anatolia'' * '''Sant Jordi Awards''' :1965 - Miglior film straniero per ''Il ribelle dell'Anatolia'' * '''Kennedy Center Honors''' :1983 - Premio Kennedy * '''International Istanbul Film Festival''' :1997 - Premio alla carriera * '''Festival del cinema di Stoccolma''' :1997 - Premio alla carriera === Teatro === * '''Tony Award''' :1947 - Miglior regista di un'opera teatrale per ''Erano tutti miei figli'' :1949 - Miglior regista di un'opera teatrale per ''Morte di un commesso viaggiatore'' :1956 - ''Candidatura per il miglior regista di un'opera teatrale'' per ''La gatta sul tetto che scotta'' :1958 - ''Candidatura per la migliore opera teatrale'' per ''The Dark at the Top of the Stairs'' :1958 - ''Candidatura per il miglior regista di un'opera teatrale'' per ''The Dark at the Top of the Stairs'' :1959 - Miglior regista di un'opera teatrale per ''J.B.'' :1960 - ''Candidatura per il miglior regista di un'opera teatrale'' per ''La dolce ala della giovinezza''
Expo 1998
L'''Expo '98''' è stata l'Esposizione specializzata svoltasi a Lisbona dal 22 maggio al 30 settembre del 1998, il cui tema è stato ''Oceani: un'eredità per il futuro''. La zona scelta per ospitare la mostra è stata la parte orientale della città vicino al fiume Tago. Sono stati costruiti diversi padiglioni che poi sono restati a servizio degli abitanti e dei turisti in quello che ora si chiama Parque das Nações , in cui si trova l'Oceanário formato da 5 ambienti marini differenti e popolato da numerose specie di pesci e mammiferi marini) e un complesso di reti di trasporto come metropolitana e stazioni ferroviarie. La Expo '98 ha avuto circa 11 milioni di visitatori. Il suo successo è dovuto anche alle numerose attività culturali, per esempio i suoi circa 5000 eventi musicali ne hanno fatto il più grande festival musicale della storia dell'umanità. L'esposizione ha rivoluzionato dal punto di vista architettonico questa parte della città modificando anche le abitudini dei portoghesi.
Il tema dell'Esposizione internazionale di Lisbona '98 fu ''Oceani: un'eredità per il futuro''. Tale scelta venne effettuata per poter discutere riguardo al ruolo che gli oceani hanno nel mondo di oggi e su come le risorse del mare possano contribuire al meglio allo sviluppo sostenibile del Pianeta, per riflettere sulla distruzione degli habitat oceanici ricchi di vita e ricchi di risorse e per ragionare sull'importanza del mare nell'equilibrio della Natura. Il termine ''eredità'' venne scelto per esprimere un doppio concetto. Da un lato quello riguardante le ricchezze fisiche e culturali del mare, dall'altro la necessità della conservazione dell'ambiente oceanico. Quest'ultimo aspetto aveva come fine la nascita di un senso di responsabilità nel visitatore, che potesse riflettere su come poter lasciare intatto alle future generazioni un bene così importante. All'interno del tema principale fu possibile quindi individuare alcuni sottotemi, quali: * La conoscenza dei Mari, le risorse degli Oceani * Gli oceani e l'equilibrio del Pianeta * Gli oceani e il tempo libero * Gli oceani come fonte di ispirazione artistica La zona scelta per ospitare la Expo '98 fu a est della città, sulla riva del fiume Tago, e venne poi rinominata ''Parque das Nações'' (Parco delle Nazioni). L'area ospitò tutti i padiglioni dei Paesi espositori, quelli tematici, un acquario, un padiglione multifunzionale (''Pavilhão Atlântico''), il padiglione portoghese, la Torre Vasco de Gama e la ''Gare do Oriente'' opera dell'architetto Santiago Calatrava. All'Esposizione internazionale di Lisbona '98 parteciparono in totale 146 nazioni, numerose associazioni internazionali (Lega Araba, Unione europea, Croce Rossa Internazionale, Nazioni Unite...), alcune organizzazioni portoghesi e un certo numero di aziende (tra cui Sony, Swatch, Portugal Telecom, TAP Portugal...). center Paesi partecipanti Asia Africa Europa Americhe Oceania 200px === Logo === Il logo della Expo '98 simboleggia il mare e il sole. È stato disegnato da Augusto Tavares Dias che ha vinto un concorso a cui parteciparono 1288 proposte. === Mascotte === La mascotte della Expo di Lisbona si chiamava ''Gil'' e fu disegnata dal pittore António Modesto e dallo scultore Artur Moreira. Il loro personaggio, il cui nome viene dal navigatore portoghese Gil Eanes, superò la selezione fra 309 proposte.
Elettrone
L''''elettrone''' è una particella subatomica con carica elettrica negativa che si ritiene essere una particella elementare. Insieme ai protoni e ai neutroni, è un componente dell'atomo e, sebbene contribuisca alla sua massa totale per meno dello 0,06%, ne caratterizza sensibilmente la natura e ne determina le proprietà chimiche: il legame chimico covalente si forma in seguito alla redistribuzione della densità elettronica tra due o più atomi.. Il moto dell'elettrone genera un campo magnetico, mentre la variazione della sua energia e della sua accelerazione causano l'emissione di fotoni; è inoltre responsabile della conduzione della corrente elettrica e del calore. La maggior parte degli elettroni presenti nell'universo è stata prodotta dal Big Bang, ma possono essere generati anche dal decadimento beta degli isotopi radioattivi e in collisioni ad alta energia, mentre possono essere annichilati dalla collisione con i positroni o assorbiti in un processo di nucleosintesi stellare. L'avvento dell'elettronica e il relativo sviluppo dell'informatica hanno reso l'elettrone protagonista dello sviluppo tecnologico del ventesimo secolo. Le sue proprietà vengono sfruttate in svariate applicazioni, come i tubi a raggi catodici, i microscopi elettronici, la radioterapia e il laser.
=== Origine del termine === Attrazione di corpuscoli leggeri da parte di un oggetto elettrizzato per strofinio. "Elettrone" deriva dalla parola greca ''ήλεκτρον'' (pronuncia ''électron''), il cui significato è ambra. Tale nome è storicamente dovuto al fatto che l'ambra ebbe un ruolo fondamentale nella scoperta dei fenomeni elettrici: in particolare a partire dal VII secolo a.C. gli antichi Greci erano a conoscenza del fatto che strofinando un oggetto di ambra o ebanite con un panno di lana, l'oggetto in questione acquisiva la capacità di attirare a sé corpuscoli leggeri, quali ad esempio granelli di polvere. Queste evidenze sperimentali vennero riprese nel XVI secolo da William Gilbert, che individuò numerose sostanze, tra cui il diamante e lo zolfo, che presentavano lo stesso comportamento dell'ambra. Egli diede il nome di "forza elettrica" alla forza che attirava i corpuscoli, e chiamò "elettrizzati" i materiali che manifestavano tale proprietà. Gli studi sull'elettricità e sul magnetismo furono continuati in epoca moderna fra gli altri da Benjamin Franklin e Michael Faraday, e in questo periodo nel contesto dell'atomismo fu avanzata l'idea che anche l'elettricità potesse essere costituita da piccoli corpuscoli indivisibili. L'idea di una quantità fondamentale di carica elettrica fu introdotta dal filosofo Richard Laming nel 1838 per spiegare le proprietà chimiche dell'atomo.. Nel 1874 il fisico irlandese George Stoney introdusse il concetto di "unità di carica fondamentale". Nel 1891 ne stimò il valore e coniò il termine "''elettrone"'' per riferirsi a tali "unità" (dalla combinazione del termine "''elettrico"'' e del suffisso -one, che sarà utilizzato anche successivamente per designare altre particelle subatomiche, come il protone o il neutrone), scrivendo: === La scoperta === L'esperimento con il tubo di Crookes è stato il primo a dimostrare l'esistenza dell'elettrone. Le prime prove sperimentali dell'esistenza di questa particella si ebbero nel 1860, quando il fisico e chimico inglese Sir William Crookes effettuò esperimenti con il tubo di Geissler, inserendovi due lamine metalliche e collegandole a un generatore di corrente continua a elevato potenziale (circa ). Durante tale esperimento, Crookes si accorse che si generava una luce avente una colorazione differente a seconda del gas utilizzato. Tale emissione luminosa aveva origine dal catodo (polo negativo) e fluiva verso l'anodo (polo positivo). In seguito all'esperienza di Crookes, anche il fisico tedesco Johann Wilhelm Hittorf nel 1869, mentre si stava dedicando ad uno studio sulla conduttività elettrica dei gas, evidenziò un bagliore emesso dal catodo e verificò che aumentava in intensità con il decrescere della pressione del gas. Nel 1876 il fisico tedesco Eugen Goldstein mostrò che i raggi di tale bagliore proiettano un'ombra e li chiamò "raggi catodici". Durante gli anni settanta del XIX secolo, Crookes sviluppò il primo tubo catodico con un vuoto spinto all'interno, dimostrando che i raggi luminescenti che appaiono all'interno del tubo trasportano energia e si muovono dal catodo all'anodo. Inoltre, applicando un campo magnetico, fu in grado di deflettere i raggi, dimostrando che il fascio si comporta come se fosse carico negativamente. Nel 1879, Crookes avanzò l'idea che queste proprietà potessero essere spiegate da quella che denominò "materia radiante''"'' e suggerì che si doveva trattare di un nuovo stato della materia, consistente di molecole cariche negativamente che sono espulse ad alta velocità dal catodo. Il fisico inglese di origini tedesche Arthur Schuster proseguì gli esperimenti di Crookes posizionando delle piastre metalliche parallele ai raggi catodici e applicando un potenziale elettrico fra loro. Il campo deflesse i raggi verso la piastra carica positivamente, confermando che i raggi trasportano carica negativa. Misurando l'ammontare della deflessione per una data intensità di corrente elettrica, nel 1890 Schuster fu in grado di stimare il rapporto fra la massa e la carica dei componenti dei raggi catodici. Tuttavia, tale stima fu ritenuta poco attendibile dai suoi contemporanei poiché risultò migliaia di volte superiore alle attese. Apparecchiatura utilizzata da Thomson per determinare il rapporto tra la carica e la massa di un elettrone. Negli ultimi anni dell'Ottocento numerosi fisici sostennero la possibilità che l'elettricità fosse costituita da unità discrete, alle quali vennero conferiti vari nomi, ma delle quali non vi fu alcuna prova sperimentale convincente. Nel 1896, il fisico britannico J. J. Thomson, con i suoi colleghi John S. Townsend e H. A. Wilson, svolsero una serie di esperimenti che dimostrarono che i raggi catodici erano costituiti da singole particelle, piuttosto che onde, atomi o molecole come si riteneva in precedenza. Thomson stimò in maniera accurata la carica ''e'' la massa, trovando che le particelle dei raggi catodici, che lui chiamò "corpuscoli", avevano probabilmente una massa migliaia di volte inferiore a quella dell'idrogenione (H+), lo ione più leggero che si conoscesse a quel tempo. Thomson mostrò come il rapporto carica/massa (''e''/''m''), uguale a e/g, fosse indipendente dal materiale del catodo. Inoltre mostrò come le particelle cariche negativamente prodotte dai materiali radioattivi, dai materiali riscaldati e dai raggi catodici fossero riconducibili tutte alla stessa entità. Il nome "elettrone" fu nuovamente proposto per identificare tali particelle dal fisico irlandese George F. Fitzgerald e da allora il nome venne universalmente accettato. Mentre studiava i minerali naturalmente fluorescenti nel 1896, il fisico francese Henri Becquerel scoprì che essi emettono radiazione senza l'intervento di una sorgente di energia esterna. Tali materiali radioattivi divennero argomento di grande interesse da parte degli scienziati, fra cui anche il fisico neozelandese Ernest Rutherford, il quale scoprì che emettevano particelle, da lui chiamate particelle alfa e beta, sulla base della loro capacità di penetrare la materia. Nel 1900, Becquerel mostrò che i raggi beta emessi dal radio potevano essere deflessi da un campo elettrico e che il loro rapporto massa-carica era lo stesso dei raggi catodici. Tale evidenza sperimentale suggeriva che gli elettroni esistevano come componenti degli atomi. Diagramma dell'apparato utilizzato nell'esperimento della goccia d'olio di Millikan e Fletcher. La carica degli elettroni fu misurata con maggiore precisione dal fisici americani Robert Millikan e Harvey Fletcher nel loro esperimento della goccia d'olio del 1909, i cui risultati furono pubblicati nel 1911. In tale esperimento venne usato un campo elettrico per frenare la caduta, dovuta alla gravità, di una goccia d'olio elettricamente carica. Grazie a tale apparato strumentale, fu possibile misurare la carica elettrica prodotta da pochi ioni (tra 1 e 150) con un margine di errore inferiore allo 0,3%. Si ottenne un valore pari a e fu quindi possibile stimare che la massa dell'elettrone dovesse valere . Un simile esperimento era stato condotto in precedenza dal gruppo di Thomson, usando nubi di gocce di acqua cariche generate tramite l'elettrolisi, e nel 1911 da Abram Ioffe, che ottenne in maniera indipendente lo stesso risultato di Millikan usando microparticelle di metallo cariche, pubblicando i risultati nel 1913. Tuttavia, le gocce d'olio risultavano più stabili di quelle dell'acqua a causa della loro bassa velocità di evaporazione e quindi maggiormente adatte per svolgere esperimenti precisi per un lungo periodo di tempo. Attorno all'inizio del ventesimo secolo, fu scoperto che sotto certe condizioni una particella carica che si muove ad elevata velocità causa una condensazione di vapore acqueo sovrassaturo lungo il suo cammino. Nel 1911, Charles Wilson sfruttò tale principio per sviluppare la prima camera a nebbia, uno strumento che permette di tracciare e fotografare il percorso seguito da particelle cariche, come gli elettroni veloci. === Teoria atomica === Il modello atomico di Bohr, in cui sono visualizzati gli stati energetici quantizzati. Un elettrone che effettua una transizione tra due orbite emette un fotone con un'energia pari alla differenza energetica fra i due livelli. A partire dal 1914, gli esperimenti dei fisici Ernest Rutherford, Henry Moseley, James Franck e Gustav Hertz stabilirono definitivamente che l'atomo è formato da un nucleo massivo carico positivamente circondato da elettroni di massa minore. Nel 1913, il fisico danese Niels Bohr postulò che gli elettroni si trovano in stati di energia quantizzata, con l'energia determinata dal momento angolare delle orbite degli elettroni attorno al nucleo. La teoria avanzata da Bohr prevedeva inoltre che gli elettroni potessero muoversi tra questi stati (o orbite) in seguito all'assorbimento o all'emissione di un quanto di energia, un fotone di specifica frequenza. Tale teoria era in grado di spiegare la comparsa delle linee di emissione spettrale dell'idrogeno come conseguenza del suo contenuto energetico attraverso riscaldamento o facendolo attraversare da corrente elettrica. Nonostante ciò, il modello di Bohr non era in grado di predire l'intensità delle relative linee e di spiegare la struttura dello spettro di atomi più complessi. La formazione di legami chimici tra atomi fu spiegata nel 1916 da Gilbert Newton Lewis, il quale asserì che il legame covalente sia generato dalla condivisione di una coppia di elettroni tra due atomi, mentre una descrizione completa sulla formazione di queste coppie e dei legami chimici venne fornita da Walter Heitler e Fritz London nel 1923 grazie alla meccanica quantistica. Nel 1919 il chimico statunitense Irving Langmuir rielaborò il modello statico dell'atomo di Lewis ipotizzando che tutti gli elettroni fossero distribuiti in una serie di gusci (''shell'') sferici approssimativamente concentrici, tutti di uguale spessore"; tali gusci erano a loro volta suddivisi in celle, ognuna delle quali conteneva una coppia di elettroni. Tramite questo modello, Langmuir spiegò qualitativamente le proprietà chimiche di tutti gli elementi, le quali si ripetono secondo un ordine preciso stabilito dalla tavola periodica. Nel 1924, il fisico austriaco Wolfgang Pauli osservò che la struttura a strati di un atomo poteva essere spiegata attraverso un insieme di quattro parametri che definivano univocamente lo stato quantico di un elettrone, e che un singolo stato non poteva essere occupato da più di un singolo elettrone (questa legge è nota come principio di esclusione di Pauli). Nonostante la sua intuizione, Pauli non riuscì a spiegare il significato fisico del quarto parametro, il quale poteva assumere solo due valori. La spiegazione teorica di tale parametro si deve invece ai fisici olandesi Samuel Goudsmit e George Uhlenbeck, i quali suggerirono che un elettrone, oltre al momento angolare associato alla sua orbita, può possedere un proprio momento angolare intrinseco. Fu così introdotto il concetto di spin e con questa scoperta era possibile spiegare anche la separazione delle linee spettrali osservata con uno spettrografo ad alta definizione. === Meccanica quantistica e fisica moderna === interferenza luminosa. Nel 1929, il fisico francese Louis de Broglie vinse il premio Nobel per la fisica per aver scoperto che anche gli elettroni, oltre alla luce, sono caratterizzati da una doppia natura, una corpuscolare e una ondulatoria. Questa nuova proprietà, presentata per la prima volta nella sua dissertazione del 1924 dal titolo '''' (Ricerca sulla teoria dei quanti) è nota come dualismo onda-particella e comporta la possibilità di osservare fenomeni di interferenza fra elettroni sotto appropriate condizioni: L'interferenza è una proprietà di tutte le onde: ad esempio nel caso della luce, se tra una sorgente luminosa e uno schermo illuminato da tale sorgente viene interposto un foglio con delle fessure parallele, la luce prodotta dalla sorgente attraversa tali fessure e si proietta sullo schermo producendo delle figure a bande in corrispondenza dello schermo. Nel 1927 furono osservati gli effetti dell'interferenza con un fascio di elettroni dal fisico inglese George Paget Thomson con una sottile pellicola metallica e dai fisici americani Clinton Davisson e Lester Germer, i quali studiarono il fenomeno di scattering degli elettroni incidenti su una lastra di nickel monocristallino. Niels Bohr nello stesso anno incluse l'ipotesi di de Broglie e queste evidenze sperimentali nel principio di complementarità, secondo il quale una descrizione completa dell'elettrone e della luce non può fare riferimento solo alla sua natura ondulatoria o solo alla sua natura particellare, ma deve necessariamente includerle entrambe. Infatti la natura ondulatoria dell'elettrone si manifesta ad esempio nel fenomeno dell'interferenza, mentre la natura corpuscolare fa sì che un fascio di elettroni riesca a fare girare un piccolo mulinello posizionato lungo il suo tragitto. Il successo della previsione di de Broglie portò alla pubblicazione dell'equazione di Schrödinger, formulata nel 1926 da Erwin Schrödinger, che descrive l'evoluzione temporale di uno stato quantico (e quindi della relativa funzione d'onda). Piuttosto che cercare una soluzione che determinasse la posizione di un elettrone nel tempo, questa equazione era usata per prevedere la probabilità di trovare un elettrone in un volume finito o infinitesimo dello spazio. Da questo approccio ebbe origine la branca della fisica denominata "meccanica quantistica", che garantì la possibilità di ricavare teoricamente i livelli energetici di un elettrone nell'atomo di idrogeno in buon accordo con i dati sperimentali. Una volta che vennero presi in considerazione lo spin e l'interazione fra più elettroni, la meccanica quantistica fu in grado di ricostruire l'andamento delle proprietà chimiche tipiche degli elementi nella tavola periodica. Rappresentazione dell'orbitale atomico ''s'', caratterizzato da simmetria sferica. L'ombreggiatura indica il valore della distribuzione di probabilità relativa all'elettrone nell'orbitale. Nel 1928, basandosi sul lavoro di Wolfgang Pauli, Paul Dirac formulò un modello dell'elettrone coerente con la teoria della relatività ristretta, applicando considerazioni relativistiche e di simmetria alla formulazione hamiltoniana della meccanica quantistica per un elettrone in un campo elettromagnetico; questa trattazione portò alla formulazione dell'equazione di Dirac. Per risolvere i problemi della sua equazione relativistica (in primo luogo l'esistenza di soluzioni a energia negativa), nel 1930 lo stesso Dirac sviluppò un modello del vuoto come un mare infinito di particelle con energia negativa, che fu poi chiamato mare di Dirac. Questo permise di prevedere l'esistenza del positrone, la corrispettiva antiparticella dell'elettrone, che fu scoperta sperimentalmente nel 1932 da Carl David Anderson. Anderson propose di chiamare gli elettroni ''negatroni'' e di usare il termine ''elettroni'' per indicare genericamente una delle varianti della particella sia a carica positiva che negativa. Questo uso del termine ''negatroni'' è occasionalmente utilizzato tuttora, anche nella sua forma abbreviata ''negatone''. Gli elettroni nel mare di Dirac furono introdotti con lo scopo di impedire la perdita di energia senza limiti degli elettroni reali osservati. In questo contesto, i fotoni (cioè i quanti della radiazione elettromagnetica) possono essere assorbiti dagli elettroni del mare, permettendo a questi ultimi di uscire fuori da esso. Come risultato netto si generano degli elettroni a carica negativa e delle lacune di carica positiva nel mare. Una lacuna potrà essere rioccupata dall'elettrone che perde energia rilasciando in questo modo nuovamente un altro fotone. Nel 1947 Willis Lamb, lavorando in collaborazione con lo studente Robert Retherford, trovò che certi stati quantistici dell'elettrone nell'atomo di idrogeno, che avrebbero dovuto avere la stessa energia, erano spostati uno rispetto all'altro e tale deviazione fu chiamata spostamento di Lamb. Circa nello stesso periodo, Polykarp Kusch, lavorando con Henry M. Foley, scoprì che il momento magnetico dell'elettrone è di poco più grande di quanto previsto dell'equazione di Dirac. Questa piccola differenza fu successivamente chiamata "momento magnetico di dipolo anomalo dell'elettrone". Per risolvere questo e altri problemi, una teoria avanzata chiamata elettrodinamica quantistica fu sviluppata da Sin-Itiro Tomonaga, Julian Schwinger e Richard P. Feynman alla fine degli anni quaranta. === Acceleratori di particelle === Con lo sviluppo degli acceleratori di particelle nella prima metà del XX secolo, i fisici iniziarono ad approfondire le proprietà delle particelle subatomiche. Le proprietà di corpuscolo elementare puntiforme dell'elettrone hanno reso questa particella una sonda perfetta per esplorare la struttura dei nuclei atomici. Il primo tentativo riuscito di accelerare elettroni usando l'induzione elettromagnetica fu ad opera di Donald William Kerst nel 1942: il suo primo betatrone raggiunse energie di , mentre quelli successivi raggiunsero i . Nel 1947 fu scoperta la radiazione di sincrotrone con un sincrotrone di della General Electric; questa radiazione era causata dall'accelerazione degli elettroni che, in un campo magnetico, raggiungono velocità prossime a quelle della luce. Il primo acceleratore di particelle ad alte energie è stato ADONE, con un fascio di particelle di energia pari a ; questa struttura, operativa a partire dal 1968, accelerava elettroni e positroni in direzioni opposte, raddoppiando in pratica l'energia prodottasi nelle loro collisioni se paragonata a quella ottenuta nelle collisioni degli elettroni con un bersaglio fisso. Il Large Electron-Positron Collider (LEP) al CERN, che operò dal 1989 al 2000, raggiunse energie di collisione pari a e fece importanti misure in merito al modello standard. Il Large Hadron Collider (LHC), l'ultimo acceleratore del CERN, sostituisce gli elettroni con adroni, perché questi ultimi sono meno soggetti alla perdita di energia per radiazione di sincrotrone e quindi il rapporto fra energia acquisita dalla particella e l'energia spesa per ottenerla è maggiore. Confronto tra le masse di elettrone, protone e neutrone. L'elettrone possiede una massa a riposo di , pari a circa di quella del protone e una carica pari a (esatta). Si tratta della particella subatomica stabile più leggera che si conosca tra quelle dotate di carica elettrica. La carica elettrica è la carica elementare cambiata di segno e lo spin ha valore semi intero, per cui l'elettrone è un fermione. Appartiene alla prima generazione dei leptoni ed è soggetto all'interazione gravitazionale, a quella debole e a quella elettromagnetica. La sua antiparticella è il positrone, che si differenzia solo per la carica elettrica di segno opposto. Nel modello standard della fisica delle particelle gli elettroni appartengono al gruppo delle particelle subatomiche chiamate leptoni, che si ritiene siano particelle elementari, ed hanno massa minore rispetto a ogni altra particella carica conosciuta. L'elettrone appartiene alla prima generazione di particelle fondamentali, mentre la seconda e la terza generazione contengono altri leptoni carichi, il muone e il tauone, che possiedono identica carica e spin, ma massa a riposo maggiore. L'elettrone e tutti i leptoni differiscono dagli altri componenti fondamentali della materia (che sono i quark, costituenti i protoni e i neutroni) per il fatto che non risentono della forza di interazione nucleare forte. Il modello standard delle particelle elementari. L'elettrone è in basso a sinistra. === Proprietà fondamentali === La massa a riposo di un elettrone è di approssimativamente o che, in base al principio di equivalenza massa ed energia, corrisponde a un'energia a riposo di , con un rapporto rispetto alla massa del protone di circa 1 a 1836. Misure astronomiche hanno mostrato che il rapporto fra le masse del protone e dell'elettrone è rimasto costante per almeno metà dell'età dell'universo, come è previsto nel modello standard. L'elettrone ha una carica elettrica di , che viene chiamata "carica elementare" ed è usata come unità standard per la carica delle particelle subatomiche. Entro i limiti dell'errore sperimentale, il valore della carica dell'elettrone è uguale a quella del protone, ma con il segno opposto. Il valore della carica elementare è indicato con il simbolo ''e'', mentre l'elettrone viene comunemente indicato con il simbolo ''e−'', dove il segno meno indica il fatto che tale particella presenta carica negativa; analogamente, per il positrone, che ha la stessa massa dell'elettrone e carica di segno opposto, è utilizzato come simbolo ''e+''. L'elettrone non ha sotto strutture conosciute e viene descritto come un punto materiale, dal momento che esperimenti effettuati con la trappola di Penning hanno mostrato che il limite superiore per il raggio della particella è di 10−22 metri. Esiste inoltre una costante fisica, il raggio classico dell'elettrone, a cui corrisponde un valore di ; questa costante deriva tuttavia da un calcolo che trascura gli effetti quantistici presenti. Si ritiene che l'elettrone sia stabile poiché, dal momento che la particella possiede carica unitaria, il suo decadimento violerebbe la legge di conservazione della carica elettrica. Il limite inferiore sperimentale per la vita media dell'elettrone è di anni, con un intervallo di confidenza al 90%. === Proprietà quantistiche === due fermioni identici in una scatola bidimensionale. Se le particelle si scambiassero la posizione la funzione d'onda invertirebbe il suo segno. In meccanica quantistica l'elettrone può essere trattato sia come onda che come particella, in accordo con il dualismo onda-particella. Nel formalismo delle funzioni d'onda l'elettrone è descritto matematicamente da una funzione a valori complessi, la funzione d'onda appunto. Il quadrato del valore assoluto della funzione d'onda rappresenta una densità di probabilità, cioè la probabilità che l'elettrone sia osservato nell'intorno di una determinata posizione. Da tale distribuzione si può calcolare l'incertezza della posizione dell'elettrone. Un calcolo analogo si può fare sulla quantità di moto dell'elettrone. Le incertezze sulla posizione e la quantità di moto sono legate dal principio di indeterminazione di Heisenberg. Gli elettroni sono particelle identiche, ovvero non possono essere distinte l'una dall'altra per le loro proprietà fisiche intrinseche: è possibile cambiare la posizione di una coppia di elettroni interagenti senza che si verifichi un cambiamento osservabile nello stato del sistema. La funzione d'onda dei fermioni, di cui gli elettroni fanno parte, è antisimmetrica: il segno della funzione d'onda cambia quando la posizione dei due elettroni viene scambiata, ma il valore assoluto non varia con il cambio di segno e il valore della probabilità resta immutato. Questo differenzia i fermioni dai bosoni, che hanno una funzione d'onda simmetrica. Il momento angolare intrinseco è caratterizzato dal numero quantico di spin, pari a 1/2 in unità di ħ, e l'autovalore dell'operatore di spin è √3⁄2 ħ. Il risultato di una misura della proiezione dello spin su ognuno degli assi di riferimento può inoltre valere soltanto ±ħ⁄2. Oltre allo spin, l'elettrone ha un momento magnetico intrinseco, allineato al suo spin, che ha un valore approssimativamente simile al magnetone di Bohr, che è una costante fisica che vale . La proiezione del vettore di spin lungo la direzione della quantità di moto definisce la proprietà delle particelle elementari conosciuta come elicità. L'evoluzione temporale della funzione d'onda di una particella è descritta dall'equazione di Schrödinger, che nel caso di un sistema di elettroni interagenti mostra una probabilità nulla che una coppia di elettroni occupi lo stesso stato quantico: questo fatto è responsabile del principio di esclusione di Pauli, il quale afferma che due elettroni del sistema non possono avere i medesimi numeri quantici. Tale principio è alla base di molte proprietà dei sistemi con molti elettroni, in particolare genera la loro configurazione all'interno degli orbitali atomici. === Proprietà relativistiche === Quando un elettrone si muove con velocità prossima a quella della luce è necessario ricorrere alla teoria della relatività speciale per descriverne il moto. Secondo tale teoria, la massa relativistica dell'elettrone aumenta dal punto di vista di un osservatore esterno, e di conseguenza è necessaria una forza sempre più intensa per mantenere costante l'accelerazione. In questo modo un elettrone non può mai raggiungere la velocità della luce nel vuoto ''c'', essendo richiesta un'energia infinita. Tuttavia, se un elettrone che si muove a una velocità prossima a quella della luce entra in un mezzo dielettrico, per esempio l'acqua, in cui la velocità della luce è significativamente minore di quella dell'elettrone, l'interazione con esso può generare un fronte d'onda di luce causato dall'effetto Čerenkov. Tale effetto è simile al boom sonico, che accade quando un oggetto supera la velocità del suono. Il fattore di Lorentz in funzione della velocità. Partendo dal valore 1 raggiunge l'infinito quando ''v'' si avvicina a ''c''. L'effetto della relatività speciale è descritto da una quantità nota come fattore di Lorentz, definita da: : dove è la velocità della particella e l'energia cinetica associata a un elettrone che si muove con velocità è: : dove ''m''e è la massa a riposo dell'elettrone. Per esempio, l'acceleratore lineare di Stanford (SLAC) può accelerare un elettrone a circa 51 GeV. Questo fornisce un valore per vicino a 100 000, dal momento che la massa a riposo dell'elettrone è circa 0,51 MeV/c2. La quantità di moto relativistica è 100 000 volte la quantità di moto dell'elettrone prevista dalla meccanica classica alla stessa velocità. Dal momento che l'elettrone ha anche un comportamento ondulatorio, a una data velocità esso ha una caratteristica lunghezza d'onda di de Broglie. Questa è data da ''λ''e = ''h''/''p'' dove ''h'' è la costante di Planck e ''p'' è la quantità di moto. Per un elettrone con energia di 51 GeV, come quelle raggiunte dall'acceleratore SLAC, la lunghezza d'onda è di circa , piccola a sufficienza per esplorare la scala infinitesima del nucleo atomico e dei protoni. === Proprietà quantistiche relativistiche === Rappresentazione schematica della creazione di coppie virtuali elettrone-positrone, che compaiono casualmente nell'intorno di un elettrone, rappresentato in basso a sinistra. La creazione di queste coppie virtuali è responsabile dell'effetto di schermo che agisce sulla carica dell'elettrone. La teoria dei campi quantistica interpreta i fenomeni di interazione fra gli elettroni e la radiazione elettromagnetica in termini di scambi di particelle generate nel vuoto dalle fluttuazioni quantistiche. Ad esempio, secondo l'elettrodinamica quantistica, gli elettroni e il campo elettromagnetico interagiscono fra loro puntualmente tramite lo scambio di fotoni e particelle virtuali aventi vita breve e non direttamente osservabili. Le fluttuazioni quantistiche creano continuamente nel vuoto coppie di particelle virtuali, fra le quali vi sono l'elettrone e il positrone, che si annichilano in breve tempo senza poter essere misurate effettivamente. In base al principio di indeterminazione di Heisenberg, la variazione dell'energia necessaria a produrre la coppia di particelle e la loro vita media non si possono conoscere contemporaneamente, tuttavia se la vita media è estremamente breve l'incertezza riguardo all'energia è molto ampia, e il processo e la fluttuazione possono avvenire senza violare la conservazione dell'energia. La presenza delle particelle virtuali, sebbene non direttamente osservabile, è responsabile tuttavia della differenza delle caratteristiche dell'elettrone al variare della scala di energie dei processi in cui è coinvolto. Le correzioni virtuali sono all'origine di correzioni divergenti di tipo logaritmico della massa dell'elettrone rispetto al valore nominale classico. La rimozione di queste divergenze, alla base della teoria della rinormalizzazione, comporta una ridefinizione del concetto di costante fisica, che viene ad assumere nel contesto quantistico un valore differente in base alla scala di osservazione. Per esempio la carica elettrica dell'elettrone non è costante ed aumenta lentamente all'aumentare dell'energia dei processi in cui è coinvolto. Questo importante risultato delle teorie di campo quantistiche può essere interpretato come l'effetto di schermo prodotto dalle particelle virtuali. La presenza di un elettrone isolato permette attraverso il campo elettromagnetico di creare una coppia positrone-elettrone dal vuoto; il positrone virtuale appena creato, di carica positiva, sarà attratto dall'elettrone isolato, mentre l'elettrone virtuale ne sarà respinto. Questo fenomeno produce uno schermo positivo attorno all'elettrone isolato, la cui carica a grande distanza sarà quindi considerevolmente ridotta rispetto a quella a corta distanza. Una particella carica ad alta energia sarà in grado di penetrare lo schermo e per questo motivo entra in interazione con una carica elettrica efficace più alta. In base a processi analoghi, anche la massa dell'elettrone tende a crescere quando le scale di energie crescono. Questo tipo di comportamento delle costanti fisiche è caratteristico di tutte le teorie che presentano un polo di Landau, come l'elettrodinamica quantistica. La mutua interazione fra fotoni e elettroni spiega anche la piccola deviazione dal momento magnetico intrinseco dell'elettrone dal magnetone di Bohr. I fotoni virtuali, responsabili del campo elettrico, possono permettere infatti all'elettrone di avere un moto agitato nell'intorno della sua traiettoria classica, che genera l'effetto globale di un moto circolare con una precessione. Questo moto produce sia lo spin che il momento magnetico dell'elettrone. Negli atomi, poi, la creazione di fotoni virtuali spiega lo spostamento di Lamb osservato nelle linee spettrali e il fenomeno del decadimento spontaneo di elettrone da uno stato eccitato a uno di energia inferiore. Questo tipo di polarizzazione è stata confermata sperimentalmente nel 1997 usando l'acceleratore giapponese TRISTAN. L'elettrone è responsabile delle proprietà chimiche fondamentali degli atomi e delle molecole. L'interazione elettromagnetica fra gli elettroni è infatti all'origine dei legami fra gli atomi e della struttura macroscopica della materia, oggetto di studio della chimica e della fisica dello stato solido. === Atomi === Gli elettroni sono i costituenti fondamentali degli atomi, assieme a protoni e neutroni. Essi sono confinati nella regione in prossimità del nucleo atomico e nel caso di un atomo neutro isolato sono in numero pari al numero atomico, cioè al numero di protoni contenuti nel nucleo. Se il numero di elettroni è differente dal numero atomico, l'atomo è detto ione e possiede una carica elettrica netta. Secondo la meccanica classica, un elettrone in moto circolare uniforme attorno al nucleo, essendo accelerato, emetterebbe radiazione elettromagnetica per effetto Larmor, perdendo progressivamente energia e impattando infine sul nucleo. Il collasso degli atomi è smentito dall'osservazione sperimentale della stabilità della materia: per questo motivo il modello atomico di Bohr è stato introdotto nel 1913 per fornire una descrizione semiclassica nella quale un elettrone può muoversi soltanto su alcune determinate orbite non-radiative caratterizzate da precisi valori dell'energia e del momento angolare. Nello sviluppo successivo della meccanica quantistica, per rappresentare lo stato degli elettroni nell'atomo, la traiettoria classica è stata sostituita dalla funzione d'onda nota con il nome di orbitale atomico. Funzione d'onda elettronica dei primi orbitali dell'atomo di idrogeno. Ad ogni orbitale è associato uno degli stati energetici degli elettroni che interagiscono con il potenziale elettrico generato dal nucleo. Il valore della funzione d'onda associata a tali stati è fornito dalla soluzione dell'equazione d'onda di Schrödinger, che può essere risolta per l'atomo di idrogeno notando la simmetria radiale del potenziale elettrico indotto dal nucleo. Le soluzioni dell'equazione d'onda sono enumerate da numeri quantici che assumono un insieme discreto di valori, che rappresentano il valore di aspettazione dell'energia e del momento angolare, in particolare: * il numero quantico principale ''n'', che definisce il livello energetico e il numero totale di nodi della funzione d'onda radiale, considerando come nodo anche una superficie sferica a distanza infinita dal nucleo; può assumere valori interi non inferiori a 1; l'energia di un elettrone nell'atomo nei semplici modelli non relativistici dipende unicamente da questo numero; * il numero quantico azimutale ''l'', o ''numero quantico angolare'', che definisce il momento angolare orbitale; può assumere valori interi positivi compresi tra 0 ed ''n-1'' e sulla base di questa osservabile è possibile determinare informazioni circa il numero di nodi non sferici e, indirettamente, sulla simmetria dell'orbitale; * il numero quantico magnetico ''ml'', che definisce la componente ''z'' del momento angolare orbitale; può assumere valori interi compresi tra +''l'' e -''l'' ed è responsabile della geometria degli orbitali; * il numero quantico di spin ''ms'', associato alla componente z dello spin dell'elettrone; può assumere solo due valori, +1/2 o -1/2 in unità di ħ. Gli atomi con più elettroni richiedono una descrizione degli stati più complessa di quella dell'atomo di idrogeno, in quanto è necessaria l'introduzione di approssimazioni a causa dell'impossibilità di risolvere esattamente l'equazione di Schrödinger per via analitica. Le approssimazioni più utilizzate sono il metodo di Hartree-Fock, che sfrutta la possibilità di scrivere la funzione d'onda degli elettroni come un determinante di Slater, l'accoppiamento di Russell-Saunders e l'accoppiamento jj, che invece riescono ad approssimare l'effetto dovuto all'interazione spin-orbita nel caso di nuclei rispettivamente leggeri e pesanti. Per il principio di esclusione di Pauli, due o più elettroni non possono trovarsi nel medesimo stato, cioè non possono essere descritti dai medesimi numeri quantici. Questo fatto determina la distribuzione degli elettroni negli orbitali. Gli orbitali sono occupati dagli elettroni in modo crescente rispetto all'energia. Lo stato di momento angolare è definito dal numero quantico azimutale ''l''; dove il quadrato del valore assoluto del momento angolare è . Il numero quantico magnetico può assumere valori interi compresi tra -''l'' e +''l'': il numero di tali valori è il numero delle coppie di elettroni, con valore di spin opposto, che possiedono il medesimo numero quantico azimutale. Ad ogni livello energetico corrisponde un numero crescente di possibili valori del numero quantico azimutale, a ogni valore del numero quantico azimutale corrispondono ''2l + 1'' valori di ''ml'', e a ogni valore di ''ml'' corrispondono i due valori possibili di spin. All'interno della nuvola elettronica è possibile che un elettrone effettui una transizione da un orbitale a un altro principalmente attraverso l'emissione o l'assorbimento di fotoni (cioè di quanti di energia), ma anche in seguito alla collisione con altre particelle o tramite l'effetto Auger. Quando un elettrone acquista un'energia pari alla differenza di energia con uno stato non occupato all'interno degli orbitali, esso effettua una transizione in tale stato. Una delle applicazioni più importanti di tale fenomeno è l'effetto fotoelettrico, in cui l'energia fornita da un fotone è tale da separare l'elettrone dall'atomo. Inoltre, dal momento che l'elettrone è carico, il suo moto attorno al nucleo, che in una descrizione semiclassica è circolare uniforme, produce un momento di dipolo magnetico proporzionale al momento angolare orbitale. Il momento magnetico totale di un atomo è equivalente alla somma vettoriale dei momenti di dipolo magnetici e di spin di tutti i suoi elettroni e dei costituenti del nucleo. Il momento magnetico dei costituenti del nucleo è tuttavia trascurabile rispetto a quello degli elettroni. L'interazione tra il momento di dipolo magnetico e il momento di spin è descritto dall'interazione spin-orbita, mentre l'interazione con un campo magnetico esterno è descritta dai limiti di Paschen-Back e Zeeman, a seconda che l'interazione spin-orbita sia rispettivamente trascurabile o meno rispetto al campo applicato. === Molecole e composti ionici === Nelle molecole gli atomi sono uniti dal legame chimico covalente, in cui uno o più elettroni sono condivisi fra due o più atomi. In una molecola gli elettroni si muovono sotto l'influenza attrattiva dei nuclei e il loro stato è descritto da orbitali molecolari, più grandi e complessi di quelli di un atomo isolato, che in prima approssimazione si possono ottenere attraverso la sommatoria di più orbitali degli atomi considerati singolarmente. Differenti orbitali molecolari hanno differenti distribuzioni spaziali di densità di probabilità: nel caso di una molecola costituita da due atomi, per esempio, gli elettroni che ne formano l'eventuale legame si troveranno con maggiore probabilità in una ristretta regione posta fra i due nuclei. Un composto ionico può essere definito come un composto chimico formato da ioni, aventi ciascuno una carica elettrica positiva o negativa, ma l'insieme di tali ioni ha carica elettrica complessiva neutra. Alla base dei composti ionici vi è il legame ionico, di natura elettrostatica, che si forma quando le caratteristiche chimico-fisiche dei due atomi sono nettamente differenti e vi è una notevole differenza di elettronegatività. Per convenzione si suole riconoscere un legame ionico tra due atomi quando la differenza di elettronegatività Δχ è maggiore di 1,9. Al diminuire di tale differenza cresce il carattere covalente del legame. L'elettrone genera un campo elettrico che esercita una forza attrattiva su particelle con una carica positiva (come il protone) e una forza repulsiva su particelle con carica negativa. L'intensità di tale forza è determinata dalla legge di Coulomb. Un elettrone in movimento genera un campo magnetico: tale proprietà prende il nome di "induzione elettromagnetica" ed è responsabile ad esempio della generazione del campo magnetico che permette il funzionamento del motore elettrico. Tramite la legge di Ampère tale movimento rispetto all'osservatore può essere messo in relazione al campo magnetico generato. In generale, i campi elettrici e magnetici prodotti da cariche o correnti elettriche sono calcolati risolvendo le equazioni di Maxwell. Il campo elettromagnetico di una particella carica in movimento è espresso tramite il potenziale di Liénard-Wiechert, anche quando la velocità della particella è prossima a quella della luce. Una particella con carica ''q'' (a sinistra) si muove con velocità ''v'' in un campo magnetico ''B'' uniforme che è diretto verso l'osservatore. Per un elettrone ''q'' è negativo, perciò segue una traiettoria diretta verso l'alto. Quando un elettrone è in moto in corrispondenza di un campo magnetico è soggetto alla forza di Lorentz, la quale esercita una variazione della componente della velocità dell'elettrone perpendicolare al piano definito dal campo magnetico e dalla velocità iniziale dell'elettrone e la forza centripeta che viene generata costringe l'elettrone a seguire una traiettoria elicoidale. L'accelerazione che deriva da questo moto curvilineo, nel caso di velocità relativistiche, causa una radiazione di energia da parte dell'elettrone sotto forma di radiazione di sincrotrone. L'emissione di energia causa a sua volta un rinculo dell'elettrone, conosciuto come forza di Abraham-Lorentz-Dirac, che rallenta il moto dell'elettrone; questa forza è generata da un effetto di retroazione del campo dell'elettrone su sé stesso. In elettrodinamica quantistica, l'interazione elettromagnetica tra le particelle è trasmessa dai fotoni: un elettrone isolato nello spazio vuoto che non subisce un'accelerazione non è in grado di emettere o di assorbire un fotone reale, poiché così facendo violerebbe le leggi di conservazione dell'energia e della quantità di moto. Invece i fotoni virtuali possono trasferire la quantità di moto tra due particelle cariche ed è questo scambio di fotoni virtuali che genera, per esempio, la forza di Coulomb. L'emissione di energia può avvenire quando un elettrone viene deviato da una particella carica, come per esempio un protone; l'accelerazione dell'elettrone porta all'emissione della radiazione di ''bremsstrahlung'', detta anche radiazione di frenamento. La radiazione di ''bremsstrahlung'' è prodotta dall'elettrone ''e'' deviato da un campo elettrico prodotto da un nucleo atomico. La variazione di energia ''E''2 − ''E''1 determina la frequenza ''f'' del fotone emesso. Una collisione anelastica tra un fotone e un elettrone libero produce l'effetto Compton: questo urto è associato a un trasferimento dell'energia e della quantità di moto tra le particelle, che porta alla variazione della lunghezza d'onda del fotone incidente. Il valore massimo di questa variazione della lunghezza d'onda è ''h''/''m''ec ed è noto come lunghezza d'onda Compton e per l'elettrone vale . Se la lunghezza d'onda della luce incidente è sufficientemente lunga (come ad esempio quella della luce visibile, che ha una lunghezza d'onda che va da a ), la variazione della lunghezza d'onda dovuta all'effetto Compton diventa trascurabile e l'interazione tra radiazione e particelle può essere descritta tramite lo scattering Thomson. La forza dell'interazione elettromagnetica tra due particelle cariche è data dalla costante di struttura fine α che è una quantità adimensionale formata dal rapporto di due contributi energetici: l'energia elettrostatica di attrazione o repulsione data dalla separazione di una lunghezza d'onda Compton e dall'energia a riposo della carica. Il suo valore è , che è possibile approssimare con la frazione 1/137. Quando elettroni e positroni collidono si annichilano l'un l'altro, originando due o più fotoni dei raggi gamma. Se invece la quantità di moto dell'elettrone e del positrone è trascurabile si può formare il positronio prima che il processo di annichilamento porti alla formazione di due o tre fotoni dei raggi gamma con un'energia totale di . D'altra parte i fotoni molto energetici possono trasformarsi in un elettrone e in un positrone tramite un processo chiamato produzione di coppia, ma questo avviene solo in presenza di una particella carica nelle vicinanze, come un nucleo atomico. Nella teoria dell'interazione elettrodebole la componente sinistrorsa della funzione d'onda dell'elettrone forma un doppietto di isospin debole con il neutrino elettronico, cioè a causa dell'interazione elettrodebole il neutrino si comporta come un elettrone. Ciascuna componente di questo doppietto può subire l'interazione della corrente debole carica tramite l'emissione o l'assorbimento di un bosone W e può essere trasformata nell'altra componente. La carica è conservata durante questo processo poiché anche il bosone W porta una carica che annulla ogni variazione netta durante la reazione. Le interazioni della corrente debole carica sono responsabili del decadimento beta negli atomi radioattivi. Sia l'elettrone che il neutrino possono subire l'interazione della corrente debole neutra tramite uno scambio di bosoni Z e questo è responsabile dello scattering elastico tra elettrone e neutrino. Un fulmine consiste principalmente in un flusso di elettroni. Il potenziale elettrico necessario per il lampo deve essere generato dall'effetto triboelettrico. Se un corpo ha un numero di elettroni maggiore o minore rispetto a quelli necessari per bilanciare la carica positiva dei nuclei, esso presenterà una carica elettrica netta: nel caso di un eccesso di elettroni, il corpo è carico negativamente, mentre nel caso di un difetto di elettroni, il corpo è carico positivamente; se invece il numero di elettroni e il numero di protoni sono uguali, le loro cariche si annullano a vicenda e il corpo è dunque elettricamente neutro. Un corpo macroscopico può sviluppare una carica elettrica ad esempio attraverso lo sfregamento, per via dell'effetto triboelettrico. Gli elettroni indipendenti che si muovono nel vuoto sono detti ''elettroni liberi'' e anche gli elettroni nei metalli hanno un comportamento simile a quelli liberi. Il flusso di carica elettrica dovuto al moto degli elettroni liberi o in un materiale è detto corrente elettrica. I materiali sono classificati in base alla resistenza che oppongono al passaggio di corrente: si dividono in conduttori, semiconduttori e isolanti (o dielettrici). In generale, ad una data temperatura, ciascun materiale ha una conducibilità elettrica che determina il valore della corrente quando è applicato un potenziale elettrico. Esempi di buoni conduttori, cioè materiali capaci di far scorrere facilmente al proprio interno elettricità, sono i metalli come il rame e l'oro, mentre vetro e plastica sono cattivi conduttori. I metalli sono spesso anche buoni conduttori di calore. Nonostante questo, al contrario della conducibilità elettrica, la conducibilità termica è quasi indipendente dalla temperatura; ciò è espresso matematicamente dalla legge di Wiedemann-Franz, la quale afferma che il rapporto fra la conduttività termica e la conduttività elettrica è proporzionale alla temperatura. === Cristalli e struttura a bande === Le proprietà di conduzione di un solido cristallino sono determinate dagli stati quantistici degli elettroni, la cosiddetta struttura elettronica a bande. Nel caso di solidi amorfi, cioè senza struttura cristallina, la descrizione è più complessa. Nei solidi cristallini gli atomi sono disposti regolarmente in un reticolo. La simmetria di tale distribuzione spaziale permette di semplificare il calcolo degli stati energetici degli elettroni nel cristallo e ricavare la struttura a bande. Con questa descrizione è possibile approssimare il comportamento degli elettroni nei solidi con quello di elettroni liberi, ma con una diversa massa, detta massa efficace. Un elettrone all'interno di un reticolo cristallino è descritto da una funzione d'onda detta funzione di Bloch, alla quale è associato un vettore detto ''quasi-impulso'' o ''impulso cristallino'', che è l'analogo della quantità di moto per gli elettroni liberi. L'analogia con gli elettroni liberi è particolarmente adeguata per alcuni valori di impulso cristallino, per i quali si ha una relazione di dispersione quadratica, come nel caso libero. Nei solidi gli elettroni sono trattati come quasiparticelle poiché, a causa dell'interazione reciproca e con gli atomi del reticolo, assumono delle proprietà diverse da quelle degli elettroni liberi. Inoltre, nei solidi si introduce una quasiparticella, detta lacuna, che descrive la "mancanza" di un elettrone. Tale particella ha una sua massa efficace ed ha carica positiva, uguale in valore assoluto a quella dell'elettrone. Schema semplificato della struttura elettronica a bande per metalli, semiconduttori e isolanti. Nei materiali isolanti gli elettroni rimangono confinati in prossimità dei loro rispettivi nuclei. Al contrario, i metalli hanno una struttura elettronica a bande, alcune delle quali sono parzialmente riempite dagli elettroni. La presenza di queste bande permette agli elettroni nei metalli di muoversi come elettroni liberi o delocalizzati; essi non sono associati a uno specifico atomo e quindi, quando è applicato un campo elettrico, si muovono liberamente come un gas, chiamato gas di Fermi. Un'altra categoria di materiali è quella dei semiconduttori, in cui la conducibilità può variare di molto fra i valori estremi di conduzione e isolante. A causa delle collisioni fra elettroni e atomi la velocità di deriva degli elettroni in un conduttore è dell'ordine di pochi millimetri per secondo. Ciò nonostante, la velocità di propagazione di un segnale elettrico, cioè la velocità con la quale si propaga la variazione di corrente in un conduttore, è tipicamente di circa il 75% della velocità della luce. Questo accade perché i segnali elettrici si propagano come onde, con una velocità dipendente dalla costante dielettrica del materiale. Il disordine termico nel reticolo cristallino del metallo causa un aumento della resistività del materiale, producendo quindi la dipendenza dalla temperatura per la corrente elettrica. === Superconduttività === Quando alcuni materiali sono raffreddati al di sotto di una certa temperatura critica, avviene una transizione di fase a causa della quale essi perdono la resistività alla corrente elettrica, in un processo noto come superconduttività. Nella teoria BCS, gli elettroni sono legati in coppie che entrano in uno stato quantistico noto come condensato di Bose-Einstein. Tali coppie, dette coppie di Cooper, si accoppiano nel loro moto per mezzo delle vibrazioni di reticolo chiamate fononi, evitando le collisioni con gli atomi che normalmente causano la resistività elettrica (le coppie di Cooper hanno un raggio di circa , quindi si possono scavalcare a vicenda). La teoria BCS non descrive tutti i materiali superconduttori, e non esiste ancora un modello teorico in grado di spiegare completamente la superconduttività ad alta temperatura. === Altri effetti === Gli elettroni all'interno dei solidi conduttivi, che sono a loro volta trattati come quasi-particelle, quando sono strettamente confinati intorno a temperature vicine alle zero assoluto si comportano globalmente come due nuove differenti quasi-particelle: gli spinoni e gli oloni. Il primo trasporta spin e momento magnetico, mentre il secondo la carica elettrica. Gli elettroni possono, secondo la teoria di Eugene Paul Wigner, formare essi stessi una struttura cristallina, disponendosi nei punti di un reticolo. Tale stato della materia è detto cristallo di Wigner. Produzione di coppia causata dalla collisione di un fotone con un nucleo atomico. Per spiegare gli istanti iniziali dell'evoluzione dell'universo è stata sviluppata la teoria del Big Bang, che è la più accettata dalla comunità scientifica. Nel primo millisecondo dell'esistenza dell'universo noto, la temperatura era di circa un miliardo di kelvin e i fotoni avevano un'energia media nell'ordine del milione di elettronvolt; questi fotoni erano sufficientemente energetici da poter reagire l'un l'altro per formare coppie di elettroni e positroni: : dove è il fotone, è il positrone e è l'elettrone. Contemporaneamente le coppie elettrone-positrone si annichilivano e producevano fotoni energetici. I due processi erano in equilibrio durante la prima fase di evoluzione dell'universo, ma dopo 15 secondi la temperatura dell'universo calò sotto la soglia di formazione delle coppie di elettroni-positroni. La maggior parte degli elettroni e positroni rimasti si annichilirono e produssero raggi gamma che in breve tempo irradiarono l'universo. Per ragioni non ancora ben comprese, durante il processo di leptogenesi vi era un numero maggiore di elettroni rispetto a quello dei positroni, perciò circa un elettrone ogni miliardo sopravvisse durante il processo di annichilazione. Questo eccesso era analogo a quello dei protoni sugli antiprotoni, in una condizione nota come asimmetria barionica, perciò la carica netta presente nell'universo risultava nulla. I protoni e i neutroni superstiti iniziarono a interagire in un processo noto come nucleosintesi primordiale, durato fino a circa 5 minuti dopo l'istante iniziale, in cui si assistette alla formazione dei nuclei degli isotopi di idrogeno, elio e in minima parte litio. I neutroni rimasti subirono il decadimento beta, con una vita media di circa quindici minuti, con la formazione di un protone, un elettrone e un antineutrino: : dove è il neutrone, è il protone e è l'antineutrino elettronico. Per i successivi - anni gli elettroni liberi erano troppo energetici per legarsi ai nuclei atomici; passato questo periodo, seguì un processo di ricombinazione, in cui gli elettroni si legarono ai nuclei atomici per formare atomi elettricamente neutri e a causa di ciò l'universo divenne trasparente alla radiazione elettromagnetica. Circa un milione di anni dopo il Big Bang, si iniziò a formare la prima generazione di stelle; all'interno di queste stelle, la nucleosintesi portò alla produzione di positroni derivanti dalla fusione di nuclei atomici e queste particelle di antimateria si annichilirono immediatamente con gli elettroni formando raggi gamma. Ciò portò a una continua riduzione nel numero di elettroni e a un corrispettivo aumento di neutroni; nonostante questo il processo di evoluzione stellare portò alla sintesi di isotopi radioattivi i quali potevano decadere con un decadimento di tipo beta, emettendo in questo modo un elettrone e un antineutrino dal nucleo. Rappresentazione della cascata di particelle dovuta ai raggi cosmici che colpiscono gli strati alti dell'atmosfera terrestre. Alla fine della sua vita, una stella di massa superiore di 20 volte la massa solare può subire un collasso gravitazionale e formare un buco nero; in base alle leggi della fisica classica, questo oggetto stellare massivo esercita un'attrazione gravitazione così grande da impedire a qualsiasi cosa, anche alla radiazione elettromagnetica, di potergli sfuggire una volta che è stato superato il raggio di Schwarzschild. Si pensa tuttavia che gli effetti quantistici possano permettere l'emissione di una radiazione di Hawking a tale distanza, infatti si ritiene che sull'orizzonte degli eventi di questi oggetti vengano prodotte coppie virtuali di elettroni e positroni e quando esse vengono formate in prossimità dell'orizzonte degli eventi, la distribuzione spaziale casuale di queste particelle può permettere a una particella della coppia di apparire all'esterno dell'orizzonte grazie all'effetto tunnel. Il potenziale gravitazionale del buco nero può fornire l'energia sufficiente per trasformare la particella virtuale in una particella reale, facendo in modo da diffonderla nello spazio, mentre all'altra particella della coppia è stata fornita energia negativa e ciò comporta una perdita netta di energia del buco nero. La velocità della radiazione di Hawking cresce con il diminuire della massa e questo comporta l'evaporazione del buco nero che alla fine esplode. Un altro modo di formazione degli elettroni è dato dall'interazione dei raggi cosmici con gli strati alti dell'atmosfera: i raggi cosmici sono particelle che viaggiano nello spazio con energie anche dell'ordine dei e, quando esse collidono con le particelle presenti nell'alta atmosfera terrestre, vi è la produzione di una cascata di particelle, tra le quali pioni e muoni, con questi ultimi che sono i responsabili di più della metà della radiazione cosmica osservata a Terra. Il decadimento del pione porta alla formazione dei muoni tramite il seguente processo: : mentre a suo volta il muone può decadere formando elettroni: : L'aurora polare è principalmente causata dagli elettroni energetici che precipitano nell'atmosfera. Le prime osservazioni degli elettroni come particella, hanno sfruttato fenomeni elettrostatici o la produzione di raggi catodici. Oggi si eseguono esperimenti in laboratorio in cui vengono osservati elettroni sia per lo studio delle proprietà di queste particelle, sia per studiare le proprietà di corpi macroscopici. In condizioni di laboratorio, l'interazione di elettroni individuali possono essere osservate con l'uso di rilevatori di particelle, che permettono misure precise di specifiche proprietà come energia, spin e carica elettrica. Lo sviluppo della trappola ionica quadrupolare ha permesso di contenere particelle in piccole regioni dello spazio per lunghi periodi. Questo ha permesso la misura precisa delle proprietà particellari. Per esempio in una misurazione si è riusciti a contenere un singolo elettrone per un periodo di dieci mesi. Il momento magnetico di un elettrone fu misurato con una precisione di 11 cifre significative, che, nel 1980, è la misura migliore di una costante fisica. La prima immagine video della distribuzione di energia di un elettrone è stata catturata da un team dell'università di Lund in Svezia, nel febbraio 2008. Gli scienziati hanno usato flash estremamente piccoli di luce, che hanno permesso di osservare il moto di un elettrone per la prima volta. Tramite la misura dell'energia irradiata da elettroni, gran parte delle misure spettroscopiche sono collegati allo studio degli elettroni liberi o legati, misurando l'energia dei fotoni emessi. Per esempio, nell'ambiente ad alta energia come la corona di una stella, gli elettroni liberi formano un plasma che emette energia per gli effetti di Bremsstrahlung. Il gas elettronico può formare delle oscillazioni di plasma, ovvero oscillazioni regolari della densità degli elettroni, e queste possono produrre emissioni di energia che possono essere rilevate usando i radiotelescopi. Nel caso di atomi e molecole, un elettrone confinato a muoversi attorno a un nucleo può transire fra i diversi livelli energetici di questo consentiti, assorbendo o emettendo fotoni di frequenza caratteristica. Per esempio, quando un atomo è irraggiato da una sorgente con uno spettro continuo, appariranno delle distinte linee spettrali per la radiazione trasmessa. Ciascun elemento o molecola esibisce un insieme caratteristico proprio di serie di linee spettrali, che lo distinguono dagli altri atomi, come per esempio il noto caso delle serie dello spettro dell'atomo di idrogeno. Lo studio dell'intensità e la larghezza di queste linee permette di indagare le proprietà fisico-chimiche delle sostanze in analisi. La distribuzione di elettroni nei materiali solidi può essere visualizzata dallo spettroscopio ARPES (''Angle resolved photoemission spectroscopy'', ovvero spettroscopia fotoelettrica angolarmente risolta). Questa tecnica si basa sull'effetto fotoelettrico per misurare il reticolo reciproco, una rappresentazione matematica della struttura periodica di un cristallo. ARPES può essere usato per determinare la direzione, la velocità e la diffusione di elettroni nel materiale. Durante un test della NASA nella galleria del vento, un modello dello Space Shuttle è bersagliato da un fascio di elettroni che simulano l'effetto degli ioni degli strati alti dell'atmosfera terrestre incontrati durante il rientro. I fasci di elettroni sono usati nella saldatura di materiali, permettendo di raggiungere densità di energia superiori ai nello stretto diametro focale di e spesso non richiedono un materiale di riempimento. Questa tecnica di saldatura deve essere eseguita nel vuoto, in modo tale che gli elettroni non interagiscano con l'aria prima di raggiungere il bersaglio e può essere usata per unire materiali conduttori che altrimenti sarebbero difficili da saldare. La litografia a fasci di elettroni (EBL) è un metodo per stampare i semiconduttori a risoluzioni più basse del micron. Questa tecnica è limitata dagli alti costi, basse performance, dalla necessità di operare con fascio nel vuoto e dalla tendenza degli elettroni a essere diffusi nei solidi. L'ultimo problema limita la risoluzione a circa . Per questa ragione, l'EBL è principalmente usata per la produzione di un piccolo numero di circuiti integrati specializzati. La lavorazione con fasci di elettroni è usata per irradiare i materiali in modo da cambiare le loro proprietà fisiche o per la sterilizzazione medica e la produzione di cibo. Nella radioterapia, i fasci di elettroni generati da acceleratori lineari sono usati per il trattamento di tumori superficiali: dato che un fascio di elettroni può penetrare solamente uno spessore limitato prima di essere assorbito, tipicamente intorno a per elettroni di energia nel range 5–, la radioterapia è utile per il trattamento di lesioni della cute come il carcinoma basocellulare. Un fascio di elettroni può essere usato per integrare il trattamento di aree che sono state irraggiate da raggi X. Gli acceleratori di particelle usano campi elettrici per far raggiungere agli elettroni e alle loro antiparticelle alte energie. Nel momento in cui queste particelle passano in una regione in cui c'è campo magnetico, questi emettono radiazione di sincrotrone. L'intensità di questa radiazione dipende dallo spin e questo può permettere la polarizzazione dei fasci di elettroni in un processo noto come effetto Sokolov-Ternov. La polarizzazione di fasci di elettroni può essere molto utile per numerosi esperimenti. La radiazione di sincrotrone può anche essere usata per raffreddare il fascio di elettroni, in modo da ridurre la quantità di moto persa dalle particelle. Una volta che le particelle sono state accelerate sino alla energia richiesta, i fasci separati di elettroni e positroni sono portati alla collisione e la risultante emissione di radiazione è osservata dai rivelatori di particelle ed è studiata dalla fisica particellare. === Produzione di immagini === Pattern ottenuto tramite diffrazione di elettroni di un quasicristallo (Zn-Mg-Ho). Gli elettroni possono essere utilizzati anche per ottenere immagini microscopiche grazie ai microscopi elettronici, che indirizzano un fascio focalizzato direttamente sul campione. A causa dell'interazione del fascio con il materiale, alcuni elettroni cambiano le loro proprietà, come una variazione della direzione, della fase relativa e dell'energia. Registrando questi cambiamenti del fascio elettronico, si possono produrre immagini a risoluzione atomica del materiale. Questa elevata risoluzione, maggiore dei microscopi ottici (che è di circa in luce blu), è possibile poiché i microscopi elettronici sono limitati dalla lunghezza d'onda di De Broglie degli elettroni (a titolo d'esempio, un elettrone ha una lunghezza d'onda di quando questo viene accelerato da un potenziale di ). Il microscopio elettronico a trasmissione corretto in aberrazione è in grado di avere una risoluzione inferiore a , che è sufficiente per risolvere i singoli atomi. Queste caratteristiche tecniche rendono il microscopio elettronico uno strumento di laboratorio utile per le immagini ad alta risoluzione; a fronte di questi vantaggi, i microscopi elettronici sono strumenti molto costosi da mantenere. Vi sono due tipi di microscopi elettronici: a trasmissione e a scansione. Il primo funziona in maniera analoga a una lavagna luminosa, ovvero il fascio di elettroni passa attraverso una parte del campione e viene successivamente proiettato tramite lenti su diapositive o su un CCD. Nel secondo invece l'immagine è prodotta con un fascio elettronico molto fine che scansione riga per riga una piccola regione del campione; l'ingrandimento varia da 100× a o più per entrambi i microscopi. Un altro tipo di microscopio elettronico è quello a effetto tunnel sfrutta l'effetto tunnel quantistico degli elettroni che fluiscono da una punta conduttrice appuntita al materiale di interesse e può riprodurre immagini a risoluzione atomica delle superfici. Altre tecniche permettono di studiare la struttura cristallina dei solidi; una tecnica che sfrutta questo principio è la low energy electron diffraction (LEED) che permette di visualizzare su uno schermo fluorescente la figura di diffrazione di un cristallo utilizzando un fascio collimato di elettroni avente un'energia tra i 20 e i . Un altro metodo che sfrutta la diffrazione è la reflection high-energy electron diffraction (RHEED) che sfrutta la riflessione di un fascio di elettroni incidente a piccoli angoli in modo da caratterizzare la superficie del materiale di studio; l'energia tipica del fascio è tra 8 e , mentre l'angolo di incidenza varia tra 1° e 4°. === Altre applicazioni === Rappresentazione degli effetti dell'interazione degli elettroni con la materia e relative applicazioni. Nel laser a elettroni liberi, un fascio di elettroni a energia relativistica passa attraverso una coppia di ondulatori che contengono una serie di dipoli magnetici, i cui campi sono orientati in direzioni alternate; l'elettrone emette radiazione di sincrotrone che, a turno, interagisce coerentemente con lo stesso elettrone e ciò porta a un grosso aumento del campo di radiazione alla frequenza di risonanza. Il laser può emettere una radiazione elettromagnetica coerente ad alta radianza con un ampio intervallo di frequenze, che va dalle microonde ai raggi X morbidi. Questo strumento potrà essere utilizzato per l'industria, per le comunicazioni e per varie applicazioni mediche, come la chirurgia dei tessuti molli. Gli elettroni sono fondamentali per il funzionamento dei tubi catodici, che sono largamente usati nei dispositivi come computer e televisori. In un tubo fotomoltiplicatore ogni fotone che colpisce il fotocatodo dà inizio a una cascata di elettroni che produce un impulso di corrente rivelabile. I tubi a vuoto sfruttano il flusso di elettroni per manipolare i segnali elettrici e svolgono un ruolo importante nello sviluppo nell'elettronica; nonostante ciò essi sono stati in gran parte soppiantati dai dispositivi a semiconduttori come i transistor.
Elo
Il sistema di valutazione '''Elo''' è un metodo per calcolare i livelli di abilità relativi dei giocatori in giochi a somma zero come gli scacchi. Prende il nome dal suo creatore Arpad Elo, un professore di fisica ungherese-americano. Il sistema Elo è stato originariamente progettato come un sistema di valutazione degli scacchi migliorato rispetto al sistema Harkness precedentemente utilizzato, ma successivamente è stato usato come sistema di valutazione per altri giochi e sport. Sono ispirati ad esso il punteggio del go, del backgammon, dello scarabeo, la classifica mondiale della FIFA nel calcio, le classifiche del baseball e del football americano, ma anche i punteggi di diplomacy e altri giochi da tavolo. Il punteggio Elo di un giocatore è rappresentato da un numero che può cambiare a seconda del risultato delle partite classificate giocate. La differenza nelle valutazioni tra i due avversari in una partita serve per prevedere il risultato della partita stessa: ci si aspetta che due giocatori con lo stesso punteggio ottengano una vittoria nel 50% dei casi, mentre un giocatore il cui punteggio è 100 punti superiore a quello del suo avversario dovrebbe ottenere il 64% delle vittorie, che salgono al 76% se la differenza è di 200 punti Elo. Dopo ogni partita, il giocatore vincente prende punti da quello perdente. La differenza tra le valutazioni del vincitore e del perdente determina il numero totale di punti guadagnati o persi dopo una partita. Se il giocatore con il punteggio più alto vince, al giocatore con il punteggio più basso verranno presi solo pochi punti. Tuttavia, se il giocatore con il punteggio inferiore ottiene una vittoria, saranno trasferiti molti punti di valutazione. Il giocatore con il punteggio più basso guadagnerà anche alcuni punti dal giocatore con il punteggio più alto in caso di pareggio. Ciò significa che questo sistema di valutazione si corregge automaticamente. I giocatori le cui valutazioni sono troppo basse o troppo alte dovrebbero, a lungo termine, fare rispettivamente meglio o peggio di quanto previsto dal sistema di valutazione e quindi guadagnare o perdere punti di valutazione finché le valutazioni non riflettono la loro vera forza di gioco. Un punteggio Elo è solo un punteggio comparativo ed è valido solo all'interno del pool di punteggio in cui è stato stabilito.
Il professor Elo era un giocatore di alto livello e un attivo partecipante della Federazione scacchistica statunitense (USCF) fin dalla sua fondazione nel 1939. La USCF usava un sistema di classificazione numerico (inventato da Kenneth Harkness), il quale permetteva ai suoi membri di valutare i propri progressi in termini diversi dal semplice conteggio di vittorie e sconfitte nelle partite. Il sistema, per quanto abbastanza ragionevole, in alcune circostanze produceva risultati inaccurati. Incaricato dalla USCF, Elo studiò un nuovo sistema fondato su una base statistica. Stimare il reale rendimento di un giocatore è un processo difficile, poiché non è possibile effettuare una misurazione diretta: il rendimento può essere dedotto dal numero di vittorie, pareggi e sconfitte. Se un giocatore vince una partita, si suppone che sia stato superiore al suo avversario in quella partita; se ha perso, invece, deve trovarsi a un livello inferiore. Se la partita è patta, infine, si assume che i due giocatori siano più o meno allo stesso livello. Elo suggerì di stimare il rendimento dei giocatori aggiornando il loro punteggio alla fine di ogni partita, ma tenendo conto del punteggio dell'avversario. Se un giocatore vince più partite di quante ci si aspetti il suo punteggio sale; se al contrario ne vince di meno, il punteggio scende. L'assunto centrale di Elo è che l'abilità scacchistica di un dato giocatore, nel corso di una data partita, è descritta da una variabile casuale normale, con un valore medio che rappresenta il reale valore del giocatore e che cambia lentamente. Dato questo modello matematico, lo scopo del sistema Elo è quello di stimare il valore medio del giocatore, considerando l'unico dato osservabile, ovvero il numero di partite vinte, perse e patte. Il sistema Elo venne implementato dall'USCF nel 1960 e subito venne riconosciuto come più equo e accurato del sistema Harkness. Il sistema Elo venne adottato dalla Federazione Internazionale degli Scacchi (FIDE) nel 1970. La prima lista ufficiale fu pubblicata nel luglio del 1971 e vedeva ai primi posti i seguenti giocatori: 1° Robert James Fischer (2720), 2°-3° Boris Spasskij, Viktor Korčnoj (2670), 4°-5° Juchym Heller, Paul Keres (2660), 6°-7° Bent Larsen, Tigran Petrosjan (2650). Successivi test statistici hanno mostrato che l'abilità scacchistica non è normalmente distribuita. Giocatori deboli hanno possibilità di vittoria più alte di quelle predette dal modello di Elo. Per questo motivo federazioni come quella statunitense e quella australiana sono passate a sistemi basati sulla distribuzione logistica. Siccome le idee generali di Elo sono state adottate da molte organizzazioni (ognuna delle quali usa una differente implementazione dell'idea originale), è ambiguo e forse fuorviante parlare del punteggio Elo di un giocatore. È più preciso riferirsi all'organizzazione che assegna il punteggio: quindi si parlerà di punteggio FIDE o punteggio USCF. Si deve inoltre notare che i punteggi Elo delle varie organizzazioni non sempre sono direttamente comparabili (il punteggio USCF, ad esempio, è normalmente 100 punti più alto del punteggio FIDE). La seguente analisi della classifica FIDE dell'ottobre 2009 dà l'idea della forza di gioco di un giocatore con un determinato punteggio: * 2 giocatori (Veselin Topalov e Magnus Carlsen) avevano un punteggio superiore a 2800 * 35 giocatori avevano un punteggio di 2700 o superiore * All'incirca 200 giocatori avevano un punteggio di 2600 o superiore * un giocatore con punteggio superiore a 2500 normalmente possiede il titolo di Grande maestro internazionale * un giocatore con punteggio compreso tra 2400 e 2499 normalmente possiede il titolo di Maestro Internazionale Nel gennaio 2013 la situazione è aggiornata come segue: * 3 giocatori (Levon Aronyan, Vladimir Kramnik e Magnus Carlsen) hanno un punteggio superiore a 2800 * 48 giocatori hanno un punteggio di 2700 o superiore * 227 giocatori hanno un punteggio di 2600 o superiore Il più alto punteggio Elo ''Live'' di sempre è stato di 2889 punti, fatto segnare da Magnus Carlsen il 21 aprile 2014. Il rendimento di un giocatore non può essere misurato in maniera assoluta, ma può solo essere dedotto dai risultati. Di conseguenza, i punteggi hanno significato solo relativamente ai punteggi degli avversari: sia la media sia l'intervallo dei punteggi possono essere scelti arbitrariamente. Elo suggerì una scala per cui una differenza di 200 punti significa che il giocatore ha un punteggio atteso di 0,75 (l'USCF inizialmente puntava, per un giocatore medio, a un punteggio di 1500). Il punteggio atteso di un giocatore è dato dalla probabilità di vincere, più la metà della probabilità di pareggiare. Quindi un punteggio atteso di 0,75 può rappresentare un 75% di possibilità di vittoria, 25% di sconfitta e 0% di pareggio, o all'altro estremo 50% di vittoria, 0% di sconfitta e 50% di pareggio. La probabilità di pareggiare non è definita nel sistema Elo: il pareggio viene considerato come mezza vittoria e mezza sconfitta. Se il giocatore A ha una forza reale RA e il giocatore B una forza reale RB, la formula esatta (usando la curva logistica) per calcolare il punteggio atteso del giocatore A è: : Similarmente, il punteggio atteso del giocatore B è: : Si noti che In pratica, siccome la forza reale di un giocatore è sconosciuta, i punteggi attesi sono calcolati utilizzando i punteggi effettivi dei giocatori. Quando i risultati di un giocatore eccedono il punteggio atteso, il sistema ELO considera il fatto come evidenza che il punteggio del giocatore è troppo basso: perciò deve essere aggiustato verso l'alto. Se invece i risultati restano sotto il punteggio atteso, il punteggio del giocatore viene aggiustato verso il basso. L'idea originale di Elo – ancora largamente usata – è quella di un semplice aggiustamento lineare, proporzionale a quanto il giocatore sia stato sopra o sotto il punteggio atteso. Il massimo aggiustamento possibile per una partita (ottenibile moltiplicando il proprio coefficiente di variazione Elo "K" per la differenza tra punteggio realizzato e punteggio atteso) è di 36 punti per i giocatori under 18, avendo questi (da regolamento) il "K" 40. Supponendo che il giocatore A abbia un punteggio atteso di punti, ma abbia ottenuto punti. La formula per aggiornare il suo punteggio è: : L'aggiornamento può essere effettuato dopo ogni partita, dopo ogni torneo, o dopo ogni periodo prestabilito. Un esempio può aiutare a comprendere. Supponiamo che il giocatore A abbia un punteggio di 1613, e giochi in un torneo con cinque partite. Perde contro un giocatore quotato 1609, pareggia con un giocatore che ha 1477 punti, sconfigge un giocatore con 1388 punti, e uno con 1586, e infine perde con un giocatore che ha 1720 punti. Il suo punteggio è . il suo punteggio atteso, calcolato secondo la formula sopra esposta, avrebbe dovuto essere . Quindi il suo nuovo punteggio è . Due vittorie, due sconfitte e un pareggio potrebbero sembrare un bilancio in pari; tuttavia il giocatore, avendo un punteggio maggiore a quello medio degli avversari, viene penalizzato e il suo punteggio scende. Se avesse avuto due vittorie, una sconfitta e due pareggi per un totale di tre punti, avrebbe fatto leggermente meglio di quanto atteso, e il suo nuovo punteggio sarebbe stato . Questa procedura di aggiornamento è il nocciolo delle classifiche usate da FIDE, USCF, ICC e FICS. Comunque, ogni organizzazione ha preso strade diverse nella gestione dell'incertezza inerente ai punteggi (specie a quelli dei nuovi arrivati), e per trattare i problemi di inflazione/deflazione dei punteggi. Ai nuovi giocatori, di solito, viene assegnato un punteggio provvisorio che viene regolato più drasticamente rispetto ai punteggi consolidati. L'incremento e il decremento generalizzati dei punteggi vengono detti inflazione o deflazione dell'Elo. Questi fenomeni rendono difficile effettuare confronti fra giocatori di epoche diverse. Almeno a livello dei top player, i rating sono attualmente soggetti a inflazione; il fenomeno potrebbe essere dovuto a un aumento generale dell'abilità dei giocatori. Attualmente, è possibile stimare l'abilità dei giocatori analizzando le loro partite con dei motori; ma questo non valuta direttamente la loro forza di gioco bensì la loro affinità con lo stile dei computer (comunque molto forte ma diverso da quello umano) . Il numero di Super-GM (giocatori con un Elo >2700) è in aumento (intorno al 1979 solo Anatolij Karpov superava quel punteggio). Il numero di giocatori attivi passò a 15 nel 1994, e a 37 nel 2010. Una possibile causa dell'inflazione è legata al punteggio minimo della lista. Per un lungo periodo tale valore era 2200, e chi scendeva sotto tale limite veniva escluso dalla lista. I giocatori a un livello di gioco inferiore alla soglia se sopravvalutati potevano rientrare comunque in graduatoria, 'alimentando' l'inflazione dei punteggi dei giocatori sovrastanti con le loro sconfitte . Nel 1995 la Federazione scacchistica statunitense ha osservato che molti giovani giocatori stavano migliorando più velocemente di quanto il sistema di rating fosse in grado di valutare, lasciandoli sottovalutati e causando una diminuzione eccessiva dei punteggi dei giocatori presenti in lista da più tempo (quindi con un rating più affidabile), da loro affrontati . === Contrasto della deflazione === Per contrastare fenomeni inflazionari e deflazionari, molti sistemi Elo hanno dei meccanismi che permettono di bilanciare i punteggi per mantenere l'equilibrio nel tempo. La FIDE impiega principalmente due tecniche: un livello minimo di punteggio, sotto il quale i rating non vengono corretti; e un fattore correttivo ''K'' variabile a seconda della forza del giocatore: uguale a 40 per i nuovi arrivati, scende a 20 dopo 30 partite e a 10 quando il giocatore supera i 2400. Per i giocatori under 18, il K resta uguale a 40 fino al raggiungimento dei 2300 . Nell'attuale sistema statunitense (Sistema Glicko), è previsto un sistema di punti bonus che permette di correggere i punteggi dei giocatori che migliorano (oltre a una serie di fattori K diversi). Altri metodi, usati ad esempio in Norvegia, utilizzano fattori K variabili con l'età, maggiori per i giocatori più giovani. Il punteggio minimo del sistema statunitense impedisce ai giocatori di scendere sotto una certa soglia; serve inoltre a combattere la deflazione, e impedisce ai giocatori di abbattere eccessivamente il loro punteggio per poter competere in categorie inferiori (sandbagging). Al termine di ogni torneo l'arbitro invia alla FIDE la variazione Elo di ciascun giocatore; il totale raggiunto alla fine di ogni mese viene pubblicato ufficialmente dalla FIDE il primo giorno del mese successivo. Per i giocatori di punta con almeno 2700 punti Elo (Super GM) è possibile seguire il loro rating ''live'' tramite il sito 2700chess.com, visitato giornalmente da molti appassionati di scacchi. In questa tabella sono riportati i giocatori che hanno raggiunto un massimo punteggio Elo FIDE superiore a . Come nazione di appartenenza è indicata quella della federazione per la quale gareggiavano al momento del raggiungimento del punteggio. # Giocatore Nazione Elo Data 1 2882 maggio 2014 2 2851 luglio 1999 3 2844 ottobre 2014 4 2830 marzo 2014 5 2822 febbraio 2017 6 2820 settembre 2018 7 2819 agosto 2016 8 2817 marzo 2011 9 2817 ottobre 2016 10 2816 luglio 2015 11 2816 ottobre 2015 12 2816 novembre 2018 13 2810 dicembre 2014
Euridice (Rinuccini)
'''''Euridice''''' è una tragedia in versi scritta attorno al 1600 da Ottavio Rinuccini, che costituisce il libretto del primo melodramma storicamente documentato.
Euridice'' di Jacopo Peri: Prologo Euridice'' di Giulio Caccini Il testo di Rinuccini fu scritto in occasione del matrimonio di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia e, musicato da Jacopo Peri e Giulio Caccini, fu rappresentato per la prima volta a Firenze, in Palazzo Pitti, il 6 ottobre 1600. L''Euridice'' musicata da Jacopo Peri e Giulio Caccini è pertanto il primo melodramma, nel puro senso del termine, la cui messa in scena sia storicamente documentata, e ad essa viene pertanto riferito l'inizio del teatro in musica. Pertanto il testo di Rinuccini è considerato uno dei primi libretti d'opera, ma non il primo in senso assoluto. Infatti il Rinuccini, un poeta assiduo della Camerata de' Bardi, aveva già composto attorno al 1595 un "libretto": una ''Dafne'' musicata dallo stesso Peri. In seguito a discordie tra i due compositori, anche Giulio Caccini, il quale aveva contribuito all''Euridice'' dell'ottobre 1600 con alcune arie (l'aria di Euridice, l'aria del pastore e il coro "Al canto, al ballo") pubblicò, nello stesso anno, una sua partitura dell'opera, e si attribuì il primato dell'invenzione del recitar cantando. Dal punto di vista strutturale, l''Euridice'' del Rinuccini è molto differente dai libretti del XVIII e XIX secolo. Si tratta infatti di un unico lungo testo in versi settenari ed endecasillabi alternati liberamente, senza divisione in atti. Non sono facilmente identificabili strutture simili alle arie. Il Rinuccini introduce la personificazione della "Tragedia" a cantare un prologo introduttivo. Dopo il prologo, la scena è quella di un dramma pastorale: si celebrano infatti le nozze di Orfeo ed Euridice. Per non turbare la gioia del matrimonio reale festeggiato a Firenze, la vicenda volge a un lieto fine, antitetico alla versione del mito greco, nella quale, perduta per sempre Euridice, Orfeo ripudia l'amore, e le donne inferocite si vendicano e lo fanno letteralmente a pezzi.
Elettronvolt
In fisica l''''elettronvolt''' o '''volt-elettrone''' è un'unità di misura dell'energia, molto usata in ambito atomico e subatomico. Viene definito come l'energia guadagnata dalla carica elettrica di un singolo elettrone, che si muove nel vuoto tra due punti di una regione tra i quali vi è una differenza di potenziale elettrostatico di 1 volt. Sono molto usati i suoi multipli '''keV''', '''MeV''', '''GeV''', '''TeV''': si vedano in proposito i prefissi del SI. L'elettronvolt non è tuttavia un'unità di misura del Sistema internazionale di unità di misura; trattasi dunque di una unità pratica, come l'anno luce o il litro, o anche empirica come il grado di temperatura . Spesso, per praticità, i multipli dell'elettronvolt non vengono pronunciati come si usa con le altre unità di misura , ma vengono pronunciati come si scrivono .
Un elettronvolt è 1 volt (cioè 1 joule diviso per 1 coulomb) moltiplicato per la carica di un elettrone; corrisponde ad un quantitativo molto piccolo di energia, pari all'inverso del numero di Coulomb: :1 eV = = 1,602176634 x 10-19 J In chimica di solito si utilizza per l'energia di ionizzazione riferirsi ad una mole, per ragioni storiche. Moltiplicando per il numero di Avogadro si ottiene: :1 eV = /mol :1 eV = 1,602176634 x 10-12 erg :1 a.m.u. = 0.9315 GeV Nella fisica delle particelle, il '''megaelettronvolt''' (1 MeV = 106 eV) e il '''gigaelettronvolt''' (1 GeV = 109 eV) sono utilizzati per misurare la massa delle particelle elementari, usando l'equazione di conversione della relatività ristretta: E = mc², dove ''E'' sta per energia, ''m'' per massa e ''c'' è la velocità della luce nel vuoto. In queste unità, la massa di un elettrone è di 0,511 MeV/c2, e quella di un protone di 938 MeV/c2; quella del bosone di Higgs, secondo i dati sperimentali avuti nel 2012, dovrebbe essere di 125,3 GeV/c2. Per confronto, l'energia cinetica delle particelle cariche generate in un'esplosione nucleare va da 0,3 a 3 MeV. Una normale molecola atmosferica ha un'energia di circa 0,03 eV. Un sistema, la cui temperatura assoluta in unità tecniche (kelvin o rankine) ha valore pari a T , ha un valore di temperatura in unità energetiche (per esempio joule, o erg) pari a kBT, dove kB è la costante di Boltzmann. Il valore corrispondente eV si ottiene dividendo ancora la temperatura in unità energetiche per il valore della carica fondamentale (in eV/unità energetica adottata). Spesso la massa viene misurata in eV/c2 (oppure nei suoi multipli MeV/c2 e GeV/c2), dove si utilizza un sistema di unità naturali ponendo ''c'' = 1, cosa utile per l'analisi a livello teorico. In spettroscopia, si usa l'elettronvolt per esprimere l'energia di legame di un elettrone in un orbitale atomico e l'energia dei fotoni usati per sondarne le proprietà (spettroscopia fotoelettronica e spettroscopia di assorbimento dei raggi X). Per esempio, l'espulsione di un elettrone dallo stato più profondo di un atomo di argento richiede una radiazione di 25 514 eV, propria dei raggi X duri.
Paul Gauguin
Non apprezzato fino a dopo la sua morte, Gauguin è riconosciuto per il suo uso sperimentale del colore e dello stile sintetista che si distinse dall'impressionismo. Verso la fine della sua vita, trascorse dieci anni nella Polinesia francese dove dipinse persone o paesaggi di quella regione. Il suo lavoro influenzò l'avanguardia francese e molti artisti moderni, tra cui Pablo Picasso e Henri Matisse, mentre è ben noto il suo rapporto con Vincent e Theodorus van Gogh. La sua arte divenne popolare in parte grazie alle iniziative del mercante d'arte Ambroise Vollard che organizzò mostre verso la fine della sua carriera e collaborò all'organizzazione di due importanti esposizioni postume a Parigi. Gauguin fu anche una figura importante nel movimento simbolista come pittore, scultore, incisore, ceramista e scrittore. La sua espressione del significato intrinseco dei soggetti nei suoi dipinti, sotto l'influenza dello stile cloisonnista, ha aperto la strada al primitivismo e al ritorno alla pastorale. Fu anche un influente sostenitore dell'incisione e della xilografia come forme d'arte.
=== Infanzia === ''Raffigurazione del 1838 di Flora Tristan'', nonna materna di Gauguin Paul Gauguin, ''La madre dell'artista'' (1890-93), olio su tela, 41×33 cm, Staatsgalerie, Stoccarda Lo stesso Gauguin parla della propria bellezza nei suoi scritti autobiografici e non esita a definirla «esotica»: in effetti appare sorprendente come i primi anni di vita di Paul (pittore universalmente noto per aver trovato sé stesso con uno stile di vita ribelle e ramingo che lo ha poi portato nelle assolate isole della Polinesia) si siano consumati nel segno di una fuga verso civiltà lontane, lontane dalla Francia natia, in un susseguirsi di vicende esistenziali che poi, sostanzialmente, si ripeteranno spesso nella biografia del futuro artista. Eugène-Henri-Paul Gauguin nacque il 7 giugno 1848 a Parigi, al n. 56 di rue Notre-Dame-de-Lorette, celebre strada di Montmartre. La madre, Aline Marie Chazal (1831-1867), discendeva da una famiglia spagnola con diramazioni in Perù, stato presso il quale godeva di notevole prestigio politico e benessere finanziario: la madre della Chazal era infatti Flora Tristan, una scrittrice molto nota dall'animo ribelle e avventuroso, impegnata politicamente (supportava con calda simpatia la causa del socialismo sansimoniano) e socialmente (era infatti una femminista ''ante litteram'' e una sostenitrice dell'amore libero). Il padre, Clovis Gauguin, era un giornalista al servizio della rivista ''Le National'' animato da un solido credo repubblicano, che gli costò tuttavia notevoli attriti con il governo di Napoleone III. Nel 1849 la stanchezza del parlamentarismo e della Repubblica, attraversata com'era da fortissimi conflitti intestini, era palese a tutti i Francesi, e altrettanto trasparenti erano le ambizioni di Napoleone III di far rivivere lo spirito bonapartista dello zio defunto e di restaurare l'Impero con un colpo di stato. Clovis Gauguin, spaventato da un clima politico così teso, nello stesso anno decise di approfittare delle origini peruviane della famiglia della moglie e di trasferirsi a Lima, in Sud America, insieme a Paul e alla primogenita Marie. Papà Clovis morì il 30 ottobre 1849 durante il viaggio in piroscafo: ciò, tuttavia, non compromise la fanciullezza del giovane Gauguin, che trascorse idilliaca in un borgo pittoresco, quale era Lima, che poi egli stesso rievocherà nei suoi scritti colorandolo con la nostalgia di un emigrato: Mamma Aline, tuttavia, a Lima era tormentata da pressanti problemi familiari e da un clima politico decisamente surriscaldato. Per questo motivo, dopo aver goduto per quasi quattro anni della generosa ospitalità dei genitori, la Chazal nel 1855 lasciò Lima e, rinunciando esplicitamente alla cospicua eredità accumulata dal padre, don Pio, tornò in Francia, ad Orléans. Ridotta all'isolamento e in preda a stringenti difficoltà economiche la Chazal si rivolse alla famiglia del marito defunto, alloggiando fino al 1859 presso la dimora del cognato Isidore Gauguin. Furono questi anni assai difficili per il piccolo Paul, costretto a seguire lezioni di francese (il suo accento spagnolo, è noto, suscitava molte ilarità tra i compagni di classe) e a convivere con uno zio - Isidoro - che non apprezzava e con una sorella - Marie - dispotica e intransigente. Solo la madre, Aline, riusciva a rallegrare le sue giornate: in un tessuto familiare frantumato come il suo, la figura materna fu una presenza fondamentale e insostituibile, o - per usare le parole dello stesso Paul - «leggiadra e graziosa» dallo «sguardo così dolce, così fermo, così puro e carezzevole». Nessuna prospettiva professionale sembrava interessare il giovane Paul, che in effetti compì un percorso scolastico abbastanza deludente. Dopo quattro anni trascorsi dietro i banchi del Petit Séminaire de la Chapelle-Saint Mesmin di Orléans, diretta da un vescovo abbastanza conosciuto e particolarmente incline agli sperimentalismi didattici, nel 1861 Paul Gauguin si trasferì a Parigi, dove la madre era andata a lavorare come sarta, intrecciandovi persino una relazione amorosa con Gustave Arosa, uomo d'affari impegnato con il padre nel commercio del guano in Perù. Gauguin voleva fuggire, evadere da quella situazione che sentiva come un intollerabile avvilimento, e perciò - dopo aver fallito l'esame di ammissione all'Accademia Navale di Parigi per i suoi scarsi profitti scolastici - decise, senza indugio alcuno, di arruolarsi come allievo pilota sul mercantile Luzitano. Sotto l'egida della Marina Francese Gauguin girò il mondo, ritornò in Perù, scoprì Rio de Janeiro e nel 1867 visitò persino l'India: la sosta asiatica, tuttavia, si rivelò particolarmente luttuosa per il giovane Paul, che scoprì dell'improvviso lutto della madre, morta il 7 luglio di quell'anno. Quando Gauguin tornò in Francia, poi, non fu accolto dal caloroso abbraccio della madre, ormai defunta, bensì dalle sanguinose barbarie della guerra franco-prussiana, scoppiata un anno prima. Anche Gauguin combatté valorosamente per la sua patria: non aveva che ventitré anni. === «Un indiscutibile temperamento di pittore moderno ...» === Paul Gauguin, ''Sentiero boscoso'' (1873), olio su tela, 43.2×30.5 cm, collezione privata Fu proprio in questo triste periodo, tuttavia, che Gauguin iniziò ad avvicinarsi alle Belle Arti. Importante, in tal senso, fu l'amicizia con Gustave Arosa, l'ex compagno della madre, ormai divenuto in seguito alle disposizioni testamentarie di quest'ultima il suo tutore. Arosa, oltre ad essere un ''gros bonnet'' della finanza francese, si interessava con grande acutezza alla pittura contemporanea, a tal punto da essere un avido collezionista di opere di Eugène Delacroix, Jean-Baptiste Camille Corot, Gustave Courbet e Camille Pissarro. Fu proprio grazie all'intercessione di Arosa che Gauguin trovò impiego come ''demarcheur'' commesso presso l'agenzia di cambio dei Bertin. Il suo compito era quello di curare il rapporto con la clientela e di accrescere il patrimonio finanziario dell'azienda con opportuni investimenti: Gauguin, d'altronde, svolgeva il suo lavoro con lodevole arguzia e intuito, tanto che gli veniva persino concesso di speculare in proprio. Dopo una gioventù tumultuosa, Gauguin riuscì ad adattarsi a uno stile di vita rispettabilmente borghese, suggellato nel 1873 con le nozze con la danese Mette Gad, che gli diede ben cinque figli, Émile (1874), Aline (1877-1897), Clovis (1879-1900), Jean-René (1881) e Paul, chiamato anche ''Pola'' (1883-1961). Una passione, tuttavia, stava serpeggiando nelle crepe della sua modesta ma decorosa vita impiegatizia: era quella per le Belle Arti. Seguendo l'esempio del suo tutore Gauguin iniziò infatti a investire il suo denaro acquistando dipinti contemporanei. Il suo gruppo preferito era quello degli Impressionisti, all'epoca ancora embrionale e particolarmente criticato: Gauguin, tuttavia, non se ne curava, tanto che fu un ingordo collezionista di opere di Cézanne, Pissarro, Sisley, Monet e altri. Paul si era ormai reso conto di come l'arte era l'unico passatempo che gli risultasse gratificante e che fosse in grado di sedare i suoi tumulti interiori, e per questo arrivò persino a imparare autonomamente come dipingere, dapprima sotto la paziente guida della figlia di Arosa, pittrice dilettante e poi frequentando l'Accademia Colarossi, dove allacciò un'affettuosa amicizia con Émile Schuffenecker, anch'egli appartenente al ceto impiegatizio parigino. Paul Gauguin, ''Giardino innevato'' (1879), olio su tela, 60.5×81 cm, Museum of Fine Arts, Boston In questo periodo Gauguin realizzò opere di modesta levatura, distanti dagli accademismi dei Salon ma ancora condizionate dalla maniera di Corot e dei pittori di Barbizon: opere distintive e garbate di questo primo Gauguin sono ''La Senna con il ponte di Jena'' e il ''Sottobosco a Viroflay''. L'artista che, più di tutti, riuscì a fornire un decisivo impulso agli interessi artistici di Gauguin fu Camille Pissarro: era costui uno dei maggiori animatori della stagione impressionista, insofferente a ogni forma di accademismo e indifferente al consenso della critica e del pubblico. Gauguin si avvantaggiò molto delle lezioni e dei consigli del Pissarro, maestro sia sotto il profilo artistico che sotto quello umano, dal quale derivò quell'anarchismo libertario che lo avrebbe persuaso a non sottomettersi servilmente alle piacevolezze dei Salon e soprattutto una pittura più artigianale, intellettuale, dove la natura non andava riprodotta fotograficamente bensì andava ricreata con accenti quasi simbolisti. Con la complicità del buon Pissarro, Gauguin strinse amicizia con altri due artisti le cui presenze furono molto attive nella sua maturazione pittorica: Cézanne e Degas. Del primo, che conobbe in occasione dei soggiorni estivi a Pontoise, Gauguin apprezzava la capacità di elaborare il dato naturalistico in maniera più intellettuale e meno lirica rispetto agli Impressionisti canonici, quali potevano essere Monet o il primo Renoir. A Parigi, poi, Gauguin vide al lavoro anche Degas, importantissimo punto di riferimento con il quale si creò una solida complicità cementata sulla stima che il nostro nutriva per le audaci peculiarità stilistiche del maestro più anziano e, soprattutto, su un comune anarchismo a sfondo aristocratico e individualista, insofferente ai freni e alle divise. Certo, come troviamo scritto in ''Avant et après'' Gauguin rimproverava le opere di Degas perché prive di un «cuore che palpita», eppure tra i due si stabilì un rapporto intessuto di una feconda stima da parte del primo e da una benevolenza quasi paterna da parte del secondo. Paul Gauguin, ''Paesaggio autunnale'' (1877), olio su tela, 65×100 cm, collezione privata, Copenaghen Fu grazie al supporto di Pissarro e Degas, le cui lezioni andavano ben al di là dei puri nozionismi pittorici, che Gauguin accettò a partire dal 1879 di partecipare alle mostre impressioniste. Le perplessità di Renoir e Monet, per i quali Gauguin non era che un principiante, non bastarono a sedare il suo entusiasmo e, gradualmente, l'artista iniziò a guadagnarsi le attenzioni della critica: la ''Suzanne che cuce'' esposta nel 1880 si attirò per il suo sapore courbettiano la stima di Joris-Karl Huysmans, letterato all'epoca ancora deferente ai modi del naturalismo zoliano che individuò nello stile oggettivo di Gauguin «un indiscutibile temperamento di pittore moderno». Il lusinghiero commento di Huysmans aumentò l'autosufficienza artistica e la stima di Gauguin, finalmente convinto di avere le abilità e la motivazione per consacrare la propria vita all'arte: neanche la moglie, preoccupata di come un ingenuo passatempo avesse acquistato preminenza nelle priorità del marito, bastò a dissuaderlo dai suoi intenti. Paul Gauguin, ''La famiglia del pittore nel giardino'' (1881); olio su tela, 87×114 cm, Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen Il crollo finanziario dell'Union Générale e la puntuale crisi che ne seguì costrinse l'azienda di cambio presso la quale lavorava Gauguin a ridimensionare il volume dei propri dipendenti: fu in questo modo che, nell'ottobre del 1883, l'artista fu licenziato. Se prima era un uomo borghese e discretamente agiato, dopo il crac dell'Union Générale Gauguin fu tormentato da profondi disagi economici, i quali lo spronarono a dedicarsi completamente alla pittura con il tentativo di guadagnarsi da vivere vendendo i propri dipinti. Se le speranze di Gauguin furono tutto sommato ingenue, fu solo grazie a quest'inaspettata situazione di indigenza che Gauguin votò la propria vita alle Belle Arti. Non disponendo di risorse Gauguin si trasferì quindi con la famiglia a Rouen, feudo dell'amico Pissarro, dove tentò di vendere qualche suo dipinto. Nulla andò per il verso giusto: gli affari non decollarono e il pubblico era ancora impreparato per apprezzare la carica rivoluzionaria delle sue opere d'arte. Non riuscendo a vendere neanche un suo dipinto, nonostante a Rouen la vita costasse meno rispetto a Parigi, Gauguin prosciugò istantaneamente i suoi risparmi e, per guadagnarsi da vivere, fu costretto a liquidare la sua assicurazione sulla vita e a vendere molti pezzi della sua collezione di quadri impressionisti. A queste incertezze economiche si aggiunsero complicazioni familiari: Mette, avvilita dall'indecoroso regime di vita nel quale era precipitato Gauguin, decise di tornare dalla famiglia a Copenaghen, trovandovi lavoro in qualità di traduttrice e insegnante. Gauguin, sperando in questo modo di acquisire maggiore notorietà, seguì la moglie a Copenaghen, ma anche qui le sue speranze furono deluse: pur avendo più tempo libero per dipingere, infatti, il pittore era ossessionato dall'esigenza di vendere e di racimolare denaro, e ciò certamente gettò un'ombra funesta sulle opere di questo periodo che, non a caso, non piacquero, tanto che una sua mostra monografica fu accolta dal silenzio della critica e del pubblico e durò infatti soli cinque giorni. === La svolta di Pont-Aven === ==== Il primo soggiorno bretone ==== Quando naufragò persino il tentativo di darsi al commercio di tele impermeabili Gauguin, ormai completamente emarginato da Mette, era talmente amareggiato da decidere, nel giugno del 1885, di lasciare la Danimarca insieme al figlio Clovis («Odio profondamente la Danimarca, i suoi abitanti, il suo clima» borbottò sprezzante ad un amico). Le difficoltà economiche lo spinsero in primo tempo a stabilirsi per tre mesi in Inghilterra, poi ad accettare a Parigi un lavoro di attacchino di manifesti, il quale gli fruttava solo cinque franchi giornalieri: a causa dell'impossibilità di pagarsi la pensione egli cambiò spesso alloggio e fu anche ospite nella casa di Schuffenecker. Con tutto ciò Gauguin non trascurò affatto la pittura e nel maggio del 1886 partecipò all'ottava e ultima mostra degli impressionisti, esponendo diciotto dipinti vicini allo stile di Pissarro. Paul Gauguin, ''Le pastore bretoni'' (1886); olio su tela, 60.4×73.3 cm, Laing Art Gallery, Newcastle upon Tyne In quest'esposizione l'attenzione della critica e del pubblico era tutta magnetizzata da ''Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte'', capolavoro di Seurat che intendeva superare i valori già promossi dall'Impressionismo per proporne di nuovi. Lo stesso Gauguin, pur ripudiando la pittura di Seurat e dei colleghi (che soprannominava ironicamente «piccoli chimici»), in quell'anno - che denuncia, come già accennato, il tramonto dell'Impressionismo - iniziò a ricercare nelle proprie opere d'arte risonanze interiori, musicali, in grado di arpeggiare «un'armonia sorda» con la coadiuvazione dei colori. La mostra del 1886 fu poi molto importante perché vide Gauguin stringere amicizia con l'abile incisore Félix Bracquemond e con Ernest Chaplet, ceramista grazie al quale il pittore imparò a sfruttare le potenzialità del gres smaltato e a produrre ceramiche con le tecniche orientali a fuoco vivo. Stimolato dal vivace dibattito che verteva intorno alle qualità dei lavori artigianali, supportati specialmente da William Morris, Gauguin acquistò notevole dimestichezza con le ceramiche e ne realizzò ben cinquanta esemplari, mostrando tra l'altro di aver conciliato il ricordo delle manifatture precolombiane recepite in Perù durante l'infanzia con l'esempio della ''Piccola danzatrice di quattordici anni'' di Degas. «Diciamo che ero nato per fare l'artigiano e non ho potuto farlo. Vetri dipinti, mobili, ceramiche: a questo sono portato, molto più che alla pittura in sé»: furono queste le parole che nel 1892 Gauguin rivolse a Daniel de Monfreid. Paul Gauguin, ''Ragazza bretone'' (1886); olio su tela, 48×32 cm, collezione Burrell, Glasgow Un'ambizione, tuttavia, serpeggiava da mesi nell'animo di Gauguin, desideroso di abbandonare il caos febbrile della metropoli e di trasferirsi a Pont-Aven, in Bretagna. Alla decisione di recarsi in un luogo sostanzialmente ancora rude e selvaticamente primitivo sono ascrivibili tre fattori: le suggestioni esercitate dalla lettura di opere come ''Un voyage en Bretagne'' di Flaubert e du Camp, il minor costo della vita e, soprattutto, le ambizioni di Gauguin di scandagliare, seppur in maniera ancora nebbiosa, nuovi modi di dipingere in un paese che era riuscito a proteggere le sue peculiarità storiche e geografiche dal giogo della modernità. Fu così che, nell'estate del 1886, Gauguin si insediò presso la pensione di Marie-Jeanne Gloanec, la quale praticava infatti prezzi stracciati per gli artisti: in questo piccolo porticciolo del Finistère Gauguin, venerato con rispetto come il «pittore impressionista», si attirò intorno un consistente numero di discepoli, fra i quali Èmile Bernard, allora diciottenne, e Charles Laval, con il quale allacciò un intenso sodalizio pittorico e umano. Tornato a Parigi per un breve periodo, Gauguin ebbe agio di conoscere Théo van Gogh, mercante d'arte che con grande intuito e lungimiranza collezionava i dipinti di quei giovani pittori avanguardisti che, pur essendo disprezzati dal pubblico, ambivano ad essere riconosciuti. Gauguin riuscì a cedere a Théo due suoi dipinti, e progettava per di più di vendere qualche ceramica: egli, tuttavia, era incalzato da una difficile situazione economica, del tutto incompatibile con la frenetica esuberanza del mondo artistico parigino che, completamente assorbito nel successo neoimpressionista, gli appare come «un deserto per chi è povero». ==== Da Panama alla Martinica ==== Paul Gauguin, ''Paesaggio in Martinica'' (1887); olio su tela, 140.5×114 cm, Scottish National Gallery, Edimburgo Snervato da questa situazione insostenibile Gauguin decise di abbandonare la Francia, paese dove era impossibile farsi notare dalla critica e dal pubblico. La meta: Taboga, un'isoletta nel golfo di Panama dove poteva godere del sostegno economico del cognato che lì aveva fatto fortuna con il suo fiuto commerciale. «Vado a Panama per vivere da selvaggio» comunicò alla moglie, rimasta in Danimarca «conosco a una lega da Panama un'isoletta del Pacifico (Taboga), è quasi disabitata, libera e fertile. Porto colori e pennelli e mi ritemprerò lontano da tutti». Nulla, tuttavia, andò per il verso giusto: giunto a Colón il 30 aprile 1887 dopo venti giorni di viaggio in compagnia del fido compagno Laval, Gauguin dovette fare i conti con un ambiente avverso, sia dal punto di vista sociale che sotto quello climatico (il clima tropicale fu infatti funesto per la salute di entrambi), e soprattutto non riuscì a vendere neanche un dipinto. A Panama erano in corso i lavori per la costruzione del canale e Gauguin per più di un mese si guadagnò da vivere come sterratore: dopo quest'orribile esperienza, alla fine, i due decisero di trasferirsi a Saint-Pierre, villaggio sulla costa nord-occidentale dell'isola della Martinica, colonia francese ubicata nelle Antille. Gauguin era entusiasta del luogo, nel quale riconosceva quel paradiso terrestre tanto ambito e che ora finalmente poteva trasporre nei propri dipinti, stimolato dall'esuberanza della vegetazione e della popolazione locale: Le opere realizzate durante il soggiorno a Martinica diventano finalmente prensili alla suadente violenza della luce e alla rigogliosa, variegata e coloratissima vegetazione tropicale, resa con una tavolozza che riassume colori frizzanti, ruggenti, come i viola, i verdi e i porpora. «Le composizioni» spiega la Damigella «acquistano Martinica un ritmo più ampio e le forme risultano come tessute dalle brevi pennellate a tratteggio, con sottili vibrazioni luminose; si dispongono serrate e fitte che si avverta alcuno stacco di densità tra vegetazione, mare, e i rari cieli. Le tele hanno lo splendore e la qualità decorativa di un arazzo». Eppure, quando in seguito ad accessi di malaria e dissenteria Gauguin tornò nel novembre 1887 in Francia, nessuno si interessò alla decoratività splendida e poetica di queste tele, fatta eccezione per Théo van Gogh, che fu l'unico ad acquistarne qualcuna, e al fratello Vincent, pittore all'epoca misconosciuto la cui amicizia ebbe risvolti importanti nella biografia di Gauguin, oltre che nella sua. ==== Bernard ==== Paul Gauguin, ''La visione dopo il sermone'' (1888), olio su tela, 73×92 cm, Scottish National Gallery, Edimburgo Se Gauguin sperava di appoggiarsi, sul piano degli affari, sull''atelier'' di ceramiche di Chaplet, così non fu, perché quest'ultimo si ritirò dalla sua attività: amareggiato e senza denaro, per fortuna Gauguin poté contare sul generoso aiuto dell'amico Schuffenecker, che accettò di ospitarlo presso la sua dimora. Con l'attenuarsi delle pressioni finanziarie Gauguin nel febbraio 1888 ripartì per Pont-Aven, città che lo allettava non solo per via dell'ampio credito che la pensione Gloanec, dove alloggiò e allestì lo studio, gli accordò: «l'elemento selvaggio e primitivo» era ciò che veramente lo attraeva di quei posti selvaggi, come confidò allo stesso Schuffenecker «Quando i miei zoccoli risuonano su questo suolo di granito, sento il tono sordo, opaco e possente che vorrei ottenere quando dipingo». In estate Pont-Aven si popolava di pittori e Gauguin venne raggiunto anche da Charles Laval. Una conoscenza ancor più decisiva fu però quella del giovanissimo Émile Bernard, che in agosto si recò da Saint-Briac nel villaggio bretone, portando con sé alcune tele. Egli, insieme con l'amico pittore Anquetin, aveva messo a punto una nuova tecnica, il ''cloisonnisme'', che captava gli stimoli provenienti dalle vetrate gotiche e dagli smalti medievali e si strutturava su campiture cromatiche piatte delimitate da contorni molto marcati. Questa nuova espressione d'arte, dal forte portato simbolico e costruttivo, fu giudicata «molto interessante» da Gauguin, ammaliato dai modi di «le petit Bernard», «uno che non temeva nulla» e che gli forniva gli strumenti per sintetizzare, con uno stile fortemente anticonvenzionale e innovativo, le varie suggestioni recepite durante gli esordi: Degas, Cézanne, le stampe giapponesi. Il più alto frutto di questa felice creatività ''cloisonniste'' fu ''La visione dopo il sermone'', un olio su tela oggi custodito alla National Gallery of Scotland di Edimburgo. === Il dramma di Arles === Vincent van Gogh, dopo un'esistenza tumultuosa che lo portò ad essere prima mercante d'arte, poi predicatore nelle miserabili regioni minerarie del Belgio, e infine artista a Nuenen e Parigi, intendeva schiarire la sua pittura e animarla di una luce abbagliante, simile a quella che danzava nelle stampe giapponesi, e per inseguirla nel 1888 decise di lasciare la capitale e di inoltrarsi ad Arles, nel Meridione francese. Il progetto accarezzato da van Gogh ad Arles presentava un respiro corale e attivistico: per scrollarsi di dosso le pastoie dell'arte accademica, secondo il giudizio di van Gogh, si poteva e si doveva contare su un affratellamento di pittori che, dopo essersi riuniti in un apposito ''atelier'' (la celebre «Casa Gialla» di place Lamartine), avrebbero potuto lottare ''insieme'' per un'arte e un mondo migliore, in un'ottica di cooperazione e solidarietà reciproca. Paul Gauguin, ''Van Gogh mentre dipinge girasoli'' (1888) olio su tela, 73×91 cm, Van Gogh Museum, Amsterdam Gauguin amava intensamente la vita e non era disposto ad assoggettarsi a quello che, su stessa ammissione di van Gogh, più che uno studio artistico sembrava un ordine monastico. Van Gogh, tuttavia, nutriva una fede incrollabile nel suo progetto, che non esitò tra l'altro a comunicare al fratello Théo, al quale era legato da un rapporto affettuosissimo e particolarmente profondo: «Ho l'ambizione di riuscire a fare col mio lavoro una certa impressione a Gauguin e quindi non posso che desiderare di lavorare da solo, prima che lui venga, il più possibile. Il suo arrivo cambierà il mio modo di dipingere e spero che ci guadagnerò» scrisse entusiasta nella lettera 544. Alla fine Gauguin, che apprezzava le opere di van Gogh ma era perplesso dalla sua eccentricità, accettò di andare a vivere sotto il sole del Sud, grazie al salvifico effetto di Théo, che in quell'estate del 1888 stipulò con lui un contratto che gli garantiva uno stipendio di centocinquanta franchi in cambio di un quadro ogni mese e il pagamento di ogni spesa relativa al soggiorno arlesiano. Gauguin, non abituato a ricevere tanto denaro, non poteva rifiutare e il 29 ottobre 1888 raggiunge Arles: a conti fatti quella operata da Gauguin non era che una prostituzione artistica, siccome era consapevole che avrebbe ingannato consapevolmente Vincent: il progetto della Casa Gialla non era per lui che un mero quanto utopico capriccio che, tuttavia, doveva fingere di supportare, pur di vedere i propri quadri venduti da Théo van Gogh, nella prospettiva di lasciare Arles una volta racimolato sufficiente denaro per raggiungere i Tropici. La permanenza ad Arles, infatti, fu irta di difficoltà per entrambi. Mentre van Gogh apprezzava il paesaggio mediterraneo e dimostrò grande ammirazione per il suo nuovo compagno, Gauguin rimase profondamente deluso della Provenza - «trovo tutto piccolo, meschino, i paesaggi e le persone», scrisse a Bernard – e non credeva possibile una lunga convivenza con Vincent, dal quale tutto lo divideva: carattere, abitudini, gusti e concezioni artistiche. Ben presto, dunque, l'iniziativa di Vincent prese una piega tutt'altro che piacevole. Gauguin, d'altronde, non fece mistero dei contrasti che lo dividevano da van Gogh, e all'amico Schuffenecker («Schuff») scrisse: Vincent van Gogh, ''La sedia di Gauguin'' (1888); olio su tela, 90,5×72,5 cm, Van Gogh Museum, Amsterdam Il sostegno economico fornito da Théo era ormai insufficiente per convincere Gauguin a continuare a convivere con van Gogh, il quale subendo continuatamente l'arroganza dell'amico e presagendo il rovinoso crollo del suo sogno di fondare un ''atelier'' del sud, era diventato sempre più bizzarro e stravagante. Niente sembrava poter allentare le tensioni esistenti tra i due: Gauguin, ormai disilluso, preferì avvertire Théo delle conflittualità esistenti e gli scrisse: Fu in questo modo che la Casa Gialla, ben lungi dal divenire quell''atelier'' del sud sognato così a lungo da Vincent, fu al contrario teatro di un episodio drammatico. In una crisi di follia, infatti, van Gogh si recise il lobo dell'orecchio sinistro, e fu poi internato in manicomio: Gauguin, profondamente scosso, si precipitò a Parigi, abbandonando l'amico nel dolore. Pur non sentendosi responsabile di questo tragico avvenimento Gauguin non solo ascoltò le preghiere di van Gogh evitando di «parlar male della nostra povera piccola casa gialla», ma conservò un ricordo molto affettuoso nei confronti dell'«amico Vincent» e un'enorme stima verso le sue opere. «Quando Gauguin dice "Vincent" la sua voce è dolce»: con questa frase, pronunciata da Jean Dolent e riportata in ''Avant et après'', si può riassumere magistralmente un rapporto che, nonostante le varie ambivalenze, legava intimamente Gauguin con Vincent. === La ''pre-historia'' tahitiana === Dopo il triste epilogo della «Casa Gialla» Gauguin ritornò in Bretagna a Pont-Aven, nella prospettiva di accrescere la notorietà sua e degli altri artisti ''cloisonniste''. Ciò, tuttavia, non avvenne. La presenza delle dodici tele gauguiniane alla mostra dei XX tenuta nel febbraio 1889 a Bruxelles, ad esempio, si risolse in un clamoroso insuccesso: i suoi dipinti, rimasti tutti invenduti, con i loro prati rossi, gli alberi blu e i cieli gialli, provocarono la maligna ilarità del pubblico. L'unica voce fuori dal coro fu il critico Octave Maus, che si espresse in questi termini: «Esprimo la mia sincera ammirazione per Paul Gauguin, uno dei coloristi più raffinati che io conosca e il pittore più alieno dai consueti trucchi che esista. L'elemento primitivo della sua pittura mi attrae come mi attrae l'incanto delle sue armonie. Vi è in lui del Cézanne e del Guillaumin; ma le sue tele più recenti testimoniano che si è avuta un'evoluzione rispetto a quelli e che già l'artista si è liberato da tutte le influenze ossessive». Paul Gauguin, ''Il Cristo giallo'' (1889); olio su tela, 92×73 cm, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo Non scoraggiato da questo insuccesso Gauguin decise di tornare a Parigi, che proprio in quell'anno ospitava l''Exposition Universelle'', fiera commerciale e scientifico-culturale che intendeva celebrare i fasti della produzione industriale e riaffermare la rinata ''gloire'' francese, appannata dopo l'infausta disfatta di Napoleone III nella guerra contro la Prussia. Per stupire il mondo e ribadire la ''grandeur'' della Francia libera e repubblicana Gustave Eiffel costruì una formidabile ''tour en fer'' di trecento metri: a Parigi non si parlava di altro, e furono in molti a ricoprirla di vituperi: questa «torre ridicola e vertiginosa» che schiacciava «ogni cosa con la sua massa barbara e sinistra» e con il suo «scheletro sgraziato e gigantesco», sorprendentemente, risultò assai gradita a Gauguin, che in un articolo espose con lucida quanto anticonformistica lungimiranza i suoi pareri in merito all'utilizzo del ferro nelle architetture, assolutamente lecito, purché privo di mistificazioni di sorta. Gauguin, tuttavia, non era giunto a Parigi solo per ammirare la torre Eiffel, bensì soprattutto per sfruttare le potenzialità pubblicitarie dell'Esposizione e per esporre, durante il periodo della manifestazione, alcune sue opere insieme a Louis Anquetin, Émile Bernard, Léon Fauché, Charles Laval, George-Daniel de Monfreid, Louis Roy ed Émile Schuffenecker: nonostante il pomposo monopolio detenuto dall''art pompier'' a Gauguin e alla sua ''bànde'' vennero concessi i locali del Caffè Volpini, a pochissimi passi dal Campo di Marte, dove l''Exposition Universelle'' aveva luogo. Concepita in termini antitetici rispetto alle esposizioni d'arte ufficialmente promosse dallo Stato francese, la mostra «impressionista e sintetista», come fu denominata dallo stesso Gauguin, fu accolta dall'usuale silenzio della critica e del pubblico, anche se non mancò di polarizzare l'interesse dei futuri pittori Nabis. Paul Gauguin, ''La Bella Angèle'' (1889); olio su tela, 92×73 cm, Musée d'Orsay, Parigi Nessuno degli espositori, malgrado il nome dato al gruppo, era comunque un impressionista e infatti sulla mostra piovve la disapprovazione dei «veri» impressionisti, Pissarro in testa. Così, senza che nessuno degli espositori fosse riuscito a vendere un solo quadro, Gauguin ritornò a Pont-Aven e di qui si trasferì in autunno nel vicino Le Pouldu (Clohars-Carnoët), allora un minuscolo villaggio, anch'esso affacciato sull'Oceano. Con il crollo della fiducia positivistica nel progresso e l'affermarsi di una nuova sensibilità idealista-spiritualista Gauguin, circondato da un alone di anticonformismo e di esotico sacralismo, iniziò a godere di una maggiore popolarità, sia nella scena artistica che in quella letteraria, che molto doveva alle sue opere: importanti furono le amicizie con Mallarmé, Redon, Morice e, soprattutto, Aurier, poeta che in un articolo apparso nel 1891 sul ''Mercure de France'' prese le difese della pittura di Gauguin e dei suoi discepoli, da lui battezzata «ideista», fornendole una patente di legittimità e formulando una delle prime definizioni di questa innovativa tendenza. Gauguin, d'altronde, era contento di esser finalmente giunto a un punto decisivo della sua maturazione pittorica, condotta nel segno di un sincretismo tra un cromatismo accesissimo, gli insegnamenti di Cézanne, il misticismo che gli era già proprio, l'arte primitiva incontrata in Perù e conosciuta in Bretagna. Felice espressione di questo periodo dell'arte gauguiniana è ''Il Cristo giallo'', oggi conservato nel museo di Buffalo, negli Stati Uniti. Egli, tuttavia, era consapevole di come la Francia fosse poco stimolante per la sua arte: la sua inquietudine poteva placarsi infatti solo in un posto distante anni luce dall'Europa, in un mondo incontaminato e incontaminabile dove tutto era autenticamente primitivo. Né il Madagascar né il Tonchino convinsero pienamente Gauguin, che alla fine optò per Tahiti, luogo celebrato ne ''Le Mariage'' di Pierre Loti che vi aveva individuato un vero e proprio paradiso terrestre, congeniale per una felice realizzazione dei propri progetti artistici e lontanissima dalla disuguaglianza e dalla sopraffazione tipiche della società civilizzata. L'intento di Gauguin ora era quello di raccogliere sufficiente denaro per sostenere la causa tahitiana: dopo il fallimento delle trattative con un certo Charlopin, il quale gli aveva offerto cinquemila franchi (somma con la quale sarebbe stato possibile un lunghissimo soggiorno in qualunque terra tropicale) per un consistente numero di suoi dipinti, Gauguin seppe rifarsi con l'asta delle sue opere tenutasi a Parigi il 23 febbraio 1891, la quale gli fruttò più di novemila franchi, come comunicò solerte alla moglie la quale non ottenne un soldo, pur dovendo mantenere a Copenaghen cinque figli con un mestiere tutt'altro che redditizio. === La fuga a Tahiti === Paul Gauguin, ''Ia Orana Maria'' (1891); olio su tela, 113,7×87,7 cm, Metropolitan Museum of Art, New York Al pittore simbolista Odilon Redon, che gli aveva fatto un ritratto e cercò di dissuaderlo a partire, Gauguin scrisse di aver «deciso di andare a Tahiti per finire là la mia esistenza. Credo che la mia arte, che voi ammirate tanto, non sia che un germoglio, e spero di poterla coltivare laggiù per me stesso allo stato primitivo e selvaggio. Per far questo mi occorre la calma: che me ne importa della gloria di fronte agli altri! Per questo mondo Gauguin sarà finito, non si vedrà più niente di lui». Il dado ormai era tratto: il 23 marzo 1891 Gauguin salutò gli amici simbolisti in un banchetto presieduto da Mallarmé tenuto nel loro ritrovo abituale del Café Voltaire di Parigi, e il 4 aprile partì per Marsiglia dove, il 24 aprile, lo attendeva la nave per Tahiti. Era riuscito a sovvenzionare il viaggio con il sostegno economico del governo francese, dal quale fu incaricato di recarsi a Tahiti per «fissare il carattere e la luce della regione», definizione che preserva l'aroma di quelle ''mission scientifiques'' che tentavano di giustificare dal punto di vista culturale le mire espansionistiche degli stati europei durante l'epoca coloniale. Paul Gauguin, ''Donna con un fiore'' (1891), olio su tela, 70×46 cm, Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen Paul Gauguin, ''Manao tupapau'' (1892), olio su tela, 73x92 cm, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo Il viaggio da Marsiglia durò sessantacinque giorni, a causa dei lunghi scali – a Bombay, Perth, Melbourne, Sidney e Auckland – effettuati lungo il percorso. Il 28 giugno 1891 Gauguin sbarcò a Papeete, il capoluogo di Tahiti, presentandosi al governatore per specificargli la sua condizione di «inviato in missione artistica». Due settimane dopo il suo arrivo sull'isola, tuttavia, Gauguin ebbe la sfortuna di apprendere la notizia della morte di Pomaré V, l'ultimo sovrano indigeno di Tahiti, dal quale sperava di ottenere dei favori particolari. Fu questo un avvenimento che Gauguin ritenne emblematico: con l'amministrazione passata in mani francesi non si faceva che suggellare il tramonto di un'intera civiltà, contagiata dai costumi europei e dall'arrivo dei primi colonialisti. «Tahiti sta diventando tutta francese» ringhiò Gauguin in una lettera alla moglie Mette «a poco a poco, il vecchio stato di cose scomparirà. I nostri missionari hanno già importato molta ipocrisia ed eliminato in parte la poesia». L'emigrazione europea aveva in effetti condotto alla formazione di famiglie miste e introdotto modi di vita europei, allo sviluppo del commercio, della piccola industria, dell'agricoltura intensiva, e all'introduzione del culto cristiano, prevalentemente cattolico. Un barlume di speranza, tuttavia, sembrò accendersi nel cuore di Gauguin quando partecipò ai funerali di Pomaré V, attesi da un ampissimo concorso di indigeni dai costumi ancora integri. Fu allora che Gauguin comprese come la capitale Papeete, accogliendo soprattutto funzionari francesi e le famiglie dei notabili indigeni, non conservasse l'espressione dell'autentica civiltà maori, dei genuini caratteri e dei ritmi vitali degli indigeni non ancora toccati dal dominante influsso coloniale, che potevano essere rintracciati solo nei villaggi più lontani. Perciò, dopo qualche mese, insieme con la meticcia Titi, il pittore si trasferì venti chilometri più lontano, a Pacca. Ben presto, tuttavia, il pittore fu deluso anche da Titi, donna troppo «civilizzata ... per metà bianca e falsa a causa del contatto con gli europei», e pertanto inadeguata per la sua missione pittorica. Fu allora che Gauguin si inoltrò nel villaggio di Mataiea, dove fece la conoscenza della tredicenne Tehura, che portò a vivere con lui: polinesiana, dalla personalità incontaminata e impenetrabile, questa «buona selvaggia» era perfetta per realizzare l'obbiettivo che si era prefisso. Una volta imparata la lingua maori, grazie ad una sua amica di nome Suzanne Bambridge, Gauguin riuscì ad integrarsi bene nella comunità indigena, ad assimilarne i costumi e le tradizioni, a familiarizzare con i loro stili di vita. A Mataiea il pittore si stabilì presso una capanna di bambù con il tetto di foglie di palma davanti all'oceano, arredata con stampe giapponesi, riproduzione di figure giavanesi ed egizie e altri arredi relativi al suo bagaglio culturale ed esistenziale: «Mi porto, in fotografie e disegni, un piccolo mondo di amici che mi parleranno ogni giorno di voi» scrisse ad Odilon Redon. In ''Noa-Noa, la profumata'' – il racconto biografico e romanzato della sua scoperta dell'isola – Gauguin scrisse che «la civiltà mi sta lentamente abbandonando. Comincio a pensare con semplicità, a non avere più odio per il mio prossimo, anzi ad amarlo. Godo tutte le gioie della vita libera, animale e umana. Sfuggo alla fatica, penetro nella natura: con la certezza di un domani uguale al presente, così libero, così bello, la pace discende in me; mi evolvo normalmente e non ho più vane preoccupazioni». Non è proprio così, perché il denaro cominciava lentamente a diminuire, dalla Francia non ne arrivava altro e le comunicazioni epistolari iniziarono a farsi lentissime. Stimolato dalla colorita mitologia maori e dalla florida bellezza delle donne locali, a Tahiti Gauguin licenziò un cospicuo numero di tele, fra le quali vanno senza dubbio segnalate ''Ia Orana Maria'', ''Aha oe feii?'' e ''Manao tupapau''. Si dedicò anche alla produzione di sculture in legno e in ceramica nelle quali rappresentò dei e idoli maori senza scrupoli filologici, ma operando una contaminazione di motivi iconografici, ridando in qualche modo vita a immagini della tradizione religiosa tahitiana in via di estinzione, raggiungendo così «il fine di ridare forma e speranza a una società sul punto di morire». === Il ritorno in Francia === Paul Gauguin, ''Oviri'' (1894), scultura, museo d'Orsay, Parigi C'era ancora molta strada da fare, e Gauguin, pur compiacendosi dei progressi compiuti, sapeva di non esser riuscito a completare la sua missione pittorica. Era nelle sue intenzioni rimanere più a lungo a Tahiti, tuttavia l'opprimente peso della solitudine, le pressanti condizioni economiche (per nulla alleviate dalla partecipazione all'Esposizione Libera di Arte Moderna di Copenaghen, dove le sue opere rimasero invendute) e le difficoltà materiali di sorta lo sollecitarono a fare la domanda per il rimpatrio. Neppure la silenziosa Tehura, che a causa della sua giovane età non poteva partecipare ai culti tribali, era più di aiuto a Gauguin, ormai disilluso di poter mai trovare le sorgenti del primitivismo, così a lungo bramate già durante il soggiorno bretone. Nell'aprile del 1893, una volta ottenuto l'ordine di rimpatrio, Gauguin si imbarcò a Tahiti su una nave che, tre mesi dopo, lo condusse a Marsiglia, dove giunse in un grande disagio economico e fisico. Con sé, tuttavia, aveva un notevole bagaglio di esperienze e numerosi quadri che egli riteneva inestimabili per il loro pregio artistico. Per fortuna, però, le cose andarono per il meglio: grazie al denaro inviatogli dagli amici Paul Sérusier e George-Daniel de Monfreid (suo primo biografo) e alla predisposizione di una ricca eredità da parte dello zio Isidoro di Orléans (ben novemila franchi) Gauguin riuscì a pagare i debiti e a ritornare a Parigi, dove poté finalmente dedicarsi a tempo pieno alla sua arte, senza preoccupazioni materiali. Per promuovere le sue opere Gauguin sfruttò la carta del suo viaggio tahitiano: era sua opinione, infatti, che condurre uno stile di vita bizzarro e disinvolto, nel culto della Polinesia e delle sue tradizioni esotiche, fosse il modo giusto per attirare su di sé l'attenzione dei critici e del pubblico. Fu così che, sostenuto dall'eredità di Isidore, Gauguin prese in affitto un alloggio-studio a rue Vercingétorix e lo arredò esoticamente, con oggetti guerreschi maori, stoffe polinesiane, pareti dipinte in verde e giallo cromo e chincaglierie coloniali: a coronare il tutto vi erano poi una scimmietta, un pappagallo, la scritta «Te fararu» Qui si ama sull'uscio della porta e l'immancabile Anna, una mulatta giavanese con la quale il pittore trascorse notti piccanti e lussuriose. Nell'insieme questo ''atelier'' era così innovativo e audacemente ambiguo che i benpensanti del bel mondo parigino, quando Gauguin vi indiceva un incontro con i suoi amici simbolisti, non potevano fare a meno di pensare a sfrenate orge carnali. Paul Gauguin, ''Cristo in croce'', Museum of Fine Arts, Boston Gauguin, poi, intendeva promuovere i suoi dipinti con altre due strategie complementari a questo suo stile di vita eccentrico. Con il patrocinio di Degas (fervente ammiratore delle sue opere), Gauguin allestì nel 1893 una mostra personale presso la Galleria Durand-Ruel: le quarantaquattro opere esposte, tuttavia, furono accolte assai freddamente, e ad apprezzarle furono solo i Nabis e Mallarmé, per il quale era «incredibile che qualcuno riesca a mettere tanto mistero in tanto splendore». Gauguin, poi, sfruttò la sua avventura esotica anche sotto il profilo letterario, pubblicando libri propedeutici a una maggiore comprensione della sua pittura sulla base di alcuni manoscritti redatti a Tahiti: ''Cahier pour Aline'', dedicato alla sua figliola prediletta («note sparse senza continuità, come i sogni, come la vita fatta tutta di frammenti»), e soprattutto ''Noa Noa'' profumata profumata, un «libro d'artista» dove sono raccolti testi autobiografici ed etnografici. A causa di alcuni disguidi editoriali, tuttavia, Gauguin riuscì a pubblicare ''Noa Noa'' solo nel 1901, «fuori stagione», come osservò egli stesso. A dicembre Gauguin rese l'ultima visita alla famiglia a Copenaghen e nel maggio del 1894, mosso da un'intensa nostalgia, fece ritorno nei suoi luoghi preferiti della Bretagna, in compagnia dell'amata Anna. Tutto, però, era cambiato, anche nel piccolo villaggio bretone: la Marie Gloanec aveva chiuso la sua pensione, i suoi condiscepoli di Pont-Aven non erano più disposti a seguirlo, essendo presi da ricerche figurative del tutto individuali, e per di più l'insofferenza della popolazione locale verso l'amante mulatta Anna lo fece incappare in numerose disavventure. Il 24, durante una passeggiata sulla banchina di Concarneau, alcuni marinai rivolsero ad Anna e alla scimmietta di Gauguin commenti pesanti e volgari. Gauguin, indignato, reagì di malo modo, ma venne picchiato e si fratturò una caviglia. Per di più, mentre era ricoverato in ospedale, Anna fece ritorno a Parigi, s'impossessò del denaro – non toccò invece nessuno dei dipinti – e fece perdere le sue tracce. === Gli ultimi anni in Polinesia === ==== ''Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?'' ==== Impossibilitato a dipingere per via della degenza in ospedale, privo dell'amore che Anna, seppur ipocritamente, gli aveva rivolto in quello che fu il suo ultimo soggiorno francese, Gauguin non ne poteva più di rimanere in Francia. D'altronde, non vi era giunto con la prospettiva di rimanervi. Nuovamente deciso a partire per la Polinesia, il 18 febbraio 1895 organizzò una vendita delle sue tele: il ricavo fu modesto - il fallimento della mostra lo ferì profondamente, e lui stesso ammise che quella stessa sera «piangeva come un bambino» - ma sufficiente per partire. Il mondo sognato da Gauguin e quello occidentale erano definitivamente incompatibili: a testimoniarcelo è l'ultima statuetta realizzata dall'artista sul suolo europeo, ''Oviri'', un idolo esotico in grès che riproduce plasticamente l'insanabile voglia di fuggire che animava Gauguin in quei giorni. Dopo aver affidato la maggior parte dei suoi dipinti ad Auguste Bachu e Georges Chaudet, il 3 luglio Gauguin si imbarcò a Marsiglia: La casa di Gauguin a Tahiti: si noti, sullo sfondo, la scultura riproducente una donna nuda Raggiunta Papeete l'8 settembre Gauguin si trasferì nel villaggio di Paunaania, dove affittò un terreno sul quale, con l'aiuto degli indigeni, si costruì una capanna. Furono questi anni ricchi di emozioni e di avvenimenti, sia positivi che negativi. La sua salute appariva compromessa dalla frattura non risolta della caviglia, dalle numerose piaghe alle gambe, dalle frequentissime eruzioni cutanee e dalla sifilide, contratta in occasione di un incontro con una prostituta: una degenza di due mesi in ospedale gli recò poco giovamento. Più felice fu la convivenza con la quattordicenne Pahura la quale, nel 1896, gli partorì una figlia che tuttavia sopravvisse solo un anno. Nel marzo del 1897 gli giunse invece dalla moglie la notizia della morte per polmonite della figlia prediletta Aline, avvenuta il precedente gennaio; da questo momento Gauguin non avrà più notizie della famiglia. L'isolamento affettivo, l'aridità morale, il grave lutto della figlioletta furono tutti fattori che scaraventarono Gauguin in uno stato di spaventosa prostrazione. Sentendosi disperatamente solo, Gauguin nel 1897 si recò sulla sommità di una montagna con una boccetta di arsenico e tentò di suicidarsi ingerendo il veleno letale: la dose assunta, tuttavia, era talmente elevata che Gauguin rigurgitò spontaneamente la tossina e rimase l'intera giornata sulla montagna in preda a dolori strazianti, per poi scendere a farsi curare dal medico del villaggio. L'espressione pittorica più compiuta del torpore esistenziale che avvolgeva Gauguin in questo periodo è la monumentale tela ''Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?'', iniziata poco prima del tentativo di suicidio. Paul Gauguin, ''Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?'' (1897-1898), olio su tela, 139×374,5 cm, Museum of Fine Arts, Boston Una volta rinsavito dalle sue velleità suicide Gauguin era più battagliero che mai. Alla fine di quell'anno portò a termine il manoscritto ''L'Église catholique et les temps modernes'', un velenoso attacco alla Chiesa cattolica, accusata di «falsificazioni e imposture», in quanto avrebbe tradito lo spirito originario del Cristianesimo. Secondo Gauguin esiste un'unica verità in tutte le religioni, dal momento che tutte sarebbero fondate su un mito primigenio, dal quale si sarebbero poi differenziate. Si tratta allora di recuperare il significato autentico della dottrina cristiana «corrispondente così esattamente e anche in modo grandioso alle aspirazioni ideali e scientifiche della nostra natura», attuando così «la nostra rigenerazione». Questa guerresca invettiva contro la religione, tuttavia, servì a poco, se non ad attrarsi le malevolenze delle autorità ecclesiastiche del villaggio. Gauguin collaborò anche con il giornale satirico ''Les Guêpes'', pubblicandovi articoli e vignette contro l'amministrazione coloniale francese, accusata di opprimere gli abitanti indigeni; in agosto pubblicò a sue spese un altro giornale satirico, ''Le Sourire'', sempre in polemica con le autorità e con i loro soprusi. Considerata la necessità di guadagnare più denaro, Gauguin si trasferì poi a Papeete dove s'impiegò, per sei franchi al giorno, come scrivano nel Ministero dei Lavori Pubblici, finché, con il denaro pervenutogli dalla Francia grazie alla vendita dei suoi quadri, riuscì a estinguere il debito con la banca, potendo così lasciare l'impiego e tornare nella sua casa di Paunaania, dove la sua compagna Pahura gli diede un altro figlio, Émile. ==== Hiva Oa ==== File:Atuona - Maison du Jouir (1).JPG|left|thumb|verticale=0.7|Ricostruzione della Maison du Jouir Casa del Piacere di Gauguin a Hiva Oa Nel frattempo, dopo aver prodotto un'impressionante mole di dipinti, Gauguin sentì l'esigenza di ricercare ambienti esotici più stimolanti e per questo motivo approdò all'inizio nel 1901 Hiva Oa, nelle isole Marchesi, a circa millequattrocento chilometri a nord-est di Tahiti. Grazie al vigore delle fanciulle locali, a Hiva Oa Gauguin recuperò le sue energie creative e diede vita a dipinti particolarmente riusciti e sereni, animati da un perfetto equilibrio tra il colore e la luce, oltre che a numerosi scritti. Pur avendo più facile il pennello che la penna, infatti, durante il soggiorno a Hiva Oa Gauguin scrisse ininterrottamente, dando vita a testi che non solo spiegavano gli intendimenti dei suoi dipinti, ma che affrontavano in maniera distaccata ed energicamente ironica anche le sue peripezie esistenziali, oltre che questioni di ordine estetico, morale, etico e religioso: ''Diverses choses'', ''Racontars de Rapin'' ed ''Avant et après''. La sua ostilità contro le autorità coloniali ed ecclesiastiche, poi, toccò livelli particolarmente virulenti. In quel periodo, infatti, il pittore fece propaganda presso i nativi perché si rifiutassero di pagare le tasse e non mandassero più i figli nella scuola missionaria: «La scuola è la Natura», proclamava, e la sua opera di persuasione riscosse tra l'altro un grande successo, tanto che la grande maggioranza degli abitanti dell'isola aderì entusiasticamente al suo invito. Gauguin poi denunciò un gendarme, tale Guichenay, accusandolo di favorire il traffico di schiavi e questi lo denunciò a sua volta, accusandolo di calunnia e di sovversione. Il 31 marzo 1903 il tribunale multò Gauguin e lo condannò a tre mesi di prigione. Gauguin, tuttavia, non scontò mai la pena: la mattina dell'8 maggio il pastore protestante Vernier lo trovò morto, disteso nel suo letto. Gauguin era ammalato di sifilide. Il vescovo Rogatien-Joseph Martin, accorso alla notizia, si preoccupò di distruggere quelle opere che giudicò blasfeme e oscene: poi benedisse la salma e gli concesse una sepoltura senza nome nel cimitero della chiesa della missione, che appariva – immagine trascurabile e lontana, eppure incombente dall'alto – nella tela dipinta pochi mesi prima, ''Donne e cavallo bianco'', una valle di paradiso naturale dove Gauguin volle fondere ancora in un'armonia senza tempo l'umanità e gli animali di Hiva Oa. Pochi nativi assistettero alla sua sepoltura: presto dimenticata, la sua tomba fu ritrovata venti anni dopo e gli fu posta una lapide con la semplice scritta «Paul Gauguin 1903». === Gli inizi impressionisti === Paul Gauguin è stato uno dei maggiori interpreti di quella temperie artistica che oggi si suole definire «post-impressionismo». La formazione artistica di Gauguin, per il quale la pittura da svago piacevole era ben presto divenuta attività vitale, era avvenuta in seno all'esperienza impressionista: nei suoi esordi, infatti, Gauguin realizzò opere che gli venivano suggerite dall'osservazione quotidiana della vita che si svolgeva intorno a lui, in ambito familiare o anche nelle campagne fuori Parigi, nutrendo una fiducia tutta impressionistica sulla concreta validità dell'esperienza visiva, da condurre analiticamente e rigorosamente ''en plein air''. Ciò malgrado Gauguin non soffrì mai delle limitazioni dell'Impressionismo stesso: i suoi dipinti, a differenza di quelli impressionisti, non colgono l’istante transitorio della realtà, né vogliono fissare l'attimo fuggitivo con una stesura vibrante finalizzata a catturare i giochi luminosi di una realtà in perenne trasformazione, bensì sono elaborati con maggiore rigore intellettuale e intessuti di pennellate curve, brevi, e di una policromia nervosa fatta di colori opachi, sordi e materici che, venendo rialzati da riflessi artificiali, spesso danno vita a una sensazione di immobile ampiezza. Paul Gauguin, ''Les Maraîchers de Vaugirard'' (1879); olio su tela, 66.04×100.33 cm, Smith College Museum of Art, Northampton, Massachusetts Gauguin apprezzò gli Impressionisti anche perché, nel segno di un rifiuto netto dei canoni estetici ottocenteschi, si erano svincolati con successo dagli squallidi freni imposti dall'insegnamento accademico: «L'Impressionismo è puro, non ancora contaminato dal putrido bacio dell'École des Beaux-Arts» amava ripetere agli amici. Sotto la spinta della lezione di Degas, poi, Gauguin dipinse anche figure solide ed equilibrate, prensili di una luce che non ne dissolve le forme, ma che invece le modella e le evidenzia con realismo e vivacità, e che pertanto aderisce spontaneamente ai canoni del Naturalismo. Muovendo da premesse impressioniste, in effetti, era naturale che Gauguin tendesse a una rappresentazione per quanto possibile oggettiva della realtà. Non sorprende, pertanto, se il primo a rendersi conto delle qualità artistiche di Gauguin fu Joris-Karl Huysmans, letterato che prima di volgersi all'estetismo decadente si consacrò al naturalismo di impronta zoliana. Si legga il seguente commento, riferito al ''Nudo di donna che cuce'' realizzato da Gauguin nel 1880: Pur subendo indubbiamente l'ascendente impressionista - si pensi con quale avidità egli collezionò le opere di Monet e Cézanne - Gauguin profeticamente non si votò mai a quella determinata corrente, preferendo piuttosto esaminarla e assimilare da essa tutte quelle lezioni che riteneva opportune per il suo repertorio artistico. Ben presto, come vedremo nel paragrafo successivo, Gauguin recepì infatti le suggestioni provenienti dai dipinti di Delacroix e dall'arte giapponese, virando bruscamente verso il ''cloisonnisme'', il quale fu certamente più vicino alla sua sensibilità artistica. === La svolta ''cloisonniste'' === Appare dunque evidente come lo stile del primo Gauguin, pur giungendo a esiti nuovi e originali, affondi in realtà le proprie radici nel tessuto culturale della Parigi dell'Ottocento. Ad accelerare il distacco di Gauguin dall'Impressionismo, ormai affollatissimo, furono in particolare due esperienze artistiche: il romanticismo di Delacroix e le stampe giapponesi. I quadri di Delacroix, infatti, risultarono particolarmente graditi a Gauguin non solo per la loro vivacissima ''verve'' cromatica, ma anche per la loro tensione drammatica che non era affatto finalizzata a riprodurre la realtà visibile in modo imparziale e assolutamente obiettivo, ma che al contrario serviva per far emergere il vulcanico temperamento dell'autore. L'infatuazione di Gauguin per le stampe giapponesi, poi, era sintomatica per diversi motivi: i grandi maestri dell'ukiyo-e, infatti, ricorrevano a colorazioni xilografiche smaglianti, a contorni calligrafici molto marcati e ad inquadrature arditamente decentrate che non descrivevano minuziosamente i particolari ma che si soffermavano solo sui soggetti protagonisti dell'opera. Gauguin, quindi, subì la fascinazione di una vastissima rosa di correnti artistiche, ma non appartenne veramente che a sé stesso, pur amalgamando secondo il suo spirito eccentrico e geniale, per poi obliarli in una matrice pittorica personalissima, i molteplici suggerimenti emanati da un clima culturale così carico. Così il Dorival: Paul Gauguin, ''L’onda'' (1888), olio su tela, 49×58 cm, collezione privata, New York Senza pregiudicare la sua originalità ossequiandosi a una formula o a una regola scolastica, Gauguin, soprattutto dopo il trasferimento a Pont-Aven, decise di intraprendere una strada, quella ''cloisonniste'', destinata a segnare un momento fondamentale dell'intera arte moderna. Proseguendo un discorso già intrapreso da Delacroix e che verrà poi amplificato anche da van Gogh, infatti, Gauguin fu tra i primi ad emanciparsi dalle velleità impressioniste di riprodurre la natura con una sottile trascrizione delle sensazioni ottiche, e a marcare un punto di vista molto soggettivo: con forza egli piegava la realtà al proprio desiderio espressivo, nella convinzione che lo scopo ultimo della pittura fosse quello di esprimere le sue emozioni (''ex movere'', muovere fuori da): è per questo motivo che Gauguin «sentiva», non «vedeva» soltanto. Questa suggestione emotiva (espressione) trovava una corrispondenza assoluta con l'ordine interno della composizione, strutturato su campiture omogenee e intense di colore dogmaticamente delimitate da contorni ben marcati (''cloisonné'') che ricordano il calligrafico procedere dell’arte giapponese e prive di modellato (senza cioè l'effetto di profondità ottenuto con mezzi quali la prospettiva o il chiaroscuro). Per evitare, dipingendo all'aperto, di essere condizionato dagli effetti di luce, Gauguin dipingeva infatti a memoria, semplificando le sensazioni ed eliminando i particolari; di qui l'espressione di una forma, più che sintetica – giacché ogni forma in arte è sempre necessariamente sintetica – ''sintetistica'', perché volutamente semplificata. Egli rinunciò anche ai colori complementari che, se avvicinati, si fondono e preferisce mantenere ed esaltare il colore puro: «Il colore puro. Bisogna sacrificargli tutto». Tuttavia egli non portò alle estreme conseguenze questa concezione, perché l'uso quantitativamente eccessivo di colori, anche se non scossi da varianti tonali o chiaroscurali, avrebbe distrutto spazio e volumi e allora attenuato l'intensità delle tinte. Per questo motivo ne deriva il tono generalmente «sordo» e un disegno piuttosto sommario, come lo stesso pittore confidò a Bernard: «La mia natura porta al sommario in attesa del completo alla fine della mia carriera». Gauguin con grande lungimiranza evitò anche di cadere nella triviale decorazione, come spesso accade all'Art Nouveau che origina da quegli stessi presupposti, racchiudendo «nelle sue superfici decorative un contenuto fantastico, onde creò il simbolismo pittorico». In un certo senso è possibile «diagnosticare» la fisionomia artistica di Gauguin con la seguente classificazione: «post-impressionista di matrice espressionista». Come si è visto, infatti, Gauguin è post-impressionista, nel senso che è consapevole dei limiti intrinseci dell'Impressionismo e, con le novità pittoriche di cui abbiamo appena discusso, intende superarli. Il forte grafismo disegnativo e la marcatura cromatica conducono invece a un potenziamento della valenza espressiva delle sue opere, che pertanto possono dirsi «di matrice espressionista». Quanto appena enunciato può essere condensato anche con i termini «''cloisonnisme''», come si è già detto, oppure con «sintetismo», nomenclatura particolarmente apprezzata da Gauguin che così definì il suo stile. Di seguito riportiamo l'illuminante giudizio del critico Albert Aurier, il quale - fornendo una sorta di manifesto programmatico delle nuove tendenze sintetiste - descrisse indirettamente anche lo stile di Gauguin: === Via dalla pazza folla: Gauguin e il primitivismo === Paul Gauguin, ''... E l'oro dei loro corpi'' (1901); olio su tela, 67×76 cm, museo d'Orsay, Parigi Il precedente giudizio di Aurier ricolmò di soddisfazione genuina l'animo di Gauguin, il quale si vide finalmente confermata la valenza «primitiva» della sua produzione artistica. Per comprendere in modo adeguato il primitivismo di Gauguin e le sue matrici originarie è indispensabile collocarlo esattamente dal punto di vista storico e filosofico. Quando Gauguin stava iniziando ad assecondare quella sete di evasione che lo condurrà a Tahiti, infatti, in Europa si era diffusa ormai capillarmente la filosofia positivista, la quale - com'è noto - ebbe anche importanti indirizzi «evoluzionistici», genialmente teorizzati dal biologo inglese Charles Darwin. Semplificando la complessa elaborazione scientifica di Darwin, secondo tale teoria tutti gli organismi di questo pianeta, sotto l'influenza delle condizioni ambientali, subiscono variazioni genetiche casuali che vengono trasmesse alla progenie per via ereditaria, cosicché una specie nel suo complesso si modifica secondo un meccanismo di «selezione naturale» che provoca l'eliminazione degli individui più deboli e inadeguati e il miglioramento di quelli sopravvissuti. I concetti darwiniani di «selezione» e di «lotta per la sopravvivenza», tuttavia, furono estesi anche alle forme della società, divenendo in questo modo strumentali per la giustificazione di aberranti degenerazioni ideologiche che teorizzavano come necessarie e legittime vere e proprie gerarchie di ordine razziale, nonché il trionfo dell'Occidente civilizzatore sui popoli barbari e selvaggi, come quelli tahitiani, accendendo così la scintilla dei pericolosi fenomeni coloniali e imperialistici che segnarono luttuosamente il XX secolo. Paul Gauguin, ''Autoritratto'' (1885), olio su tela, 65.2×54.3 cm, Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas Disilluso dall'individualismo e dell'abbrutimento della società moderna Gauguin fu animato sin da adolescente da un impellente desiderio di evadere dalla civiltà, corrotta e corruttrice, e di avventurarsi in paesi esotici e lontani. Certo, Gauguin era perfettamente un uomo del suo tempo: in pieno accordo con la mitologia positivista, infatti, egli «credeva nel progresso della conoscenza e vagliava criticamente i contributi che potevano portare all'affermazione di una visione del mondo capace in qualche modo di aiutare a superare la crisi e promuovere la rigenerazione dell'uomo» (Damigella). Gauguin, tuttavia, non poteva fare a meno di sognare di abbandonare, una volta e per sempre, una realtà spregiudicatamente intrisa di ipocrisia e avidità come quella europea e di rifugiarsi in mondi puri, autentici e lontani da Parigi. Non bisogna dimenticare, tra l'altro, che già dai primissimi anni di vita Gauguin aveva potuto beneficiare di uno stile di vita straordinariamente girovago che ampliò in modo assolutamente significativo la sua nozione di spazio: già a due anni, infatti, Gauguin era in viaggio per il Perù, dove come già accennato trascorse la sua fanciullezza, per poi imbarcarsi una volta adolescente su un mercantile con il quale scoprì tutti i più importanti porti del mondo. Bisogna ammettere che erano in moltissimi a non riconoscersi negli insopportabili meccanismi della società moderna. Gauguin, tuttavia, non scelse la strada tracciata da poeti come Baudelaire o Rimbaud, i quali si ripiegarono ossessivamente verso la loro dimensione interiore, cercando rispettivamente di evadere dalla realtà mediante l'assunzione di droghe e di superalcolici o votandosi a una vita randagia e sconclusionata. A differenza dei tanti personaggi del romanzo estetizzante - si pensi al Des Esseintes di ''À rebours'', che cercò inutilmente di abbandonarsi ad un'egoistica ricerca del piacere in una realtà-finzione da lui architettata - Gauguin prese concretamente le distanze dal consorzio civile e si rifugiò nei mari del Sud: «se tanti sognano l'evasione della società, Gauguin la attua» commenta in tal proposito il critico Piero Adorno. È possibile argomentare che il ''fil rouge'' che ha guidato i vari viaggi di Gauguin sia quell'affanno tutto romantico di rincorrere per terra e per mare un sogno ancestrale di libertà e di felicità che, in realtà, si può solo afferrare con il raggiungimento di una pacifica serenità interiore: si tratta di una tesi brillantemente sostenuta dai poeti latini Seneca, Lucrezio e Orazio («ciò che cerchi non lo puoi trovare lontano, ma dentro te stesso») e, in maniera più umile, anche da Pierre-Auguste Renoir («si può dipingere bene anche a Batignolles», nel pieno centro di Parigi). È innegabile, tuttavia, che alla base del peregrinare gauguiniano vi siano anche motivi di natura economica e, soprattutto, un'insaziabile fame di stimoli visivi diversi, finalizzata al recupero del linguaggio arcaico delle origini. Immergendosi nel contesto naturalistico della Polinesia e assecondando il suo «diritto di fare tutto», infatti, Gauguin non solo volse definitivamente le spalle a una società ossificata e moribonda come quella europea, bensì riuscì anche a dare nuova energia e vigore alla sua pittura. In un mondo dove poteva raffigurare solo animali, alberi, onde marine e ragazze seminude dalla sensualità misteriosa Gauguin seppe recuperare quei valori eterni e arcaici che scaturiscono da un rapporto più sincero ed equilibrato con la Natura, comportando così nella sua pittura un rinnovamento senza eguali: proseguendo un discorso già intrapreso a Pont-Aven, infatti, sotto il sole del Sud Gauguin esasperò la sua tendenza all'astrazione, ammorbidì le sue linee di contorno, incrementò la plasticità dei suoi volumi e depotenziò la violenza dei colori, in modo tale da aprire le sue opere alle suggestioni della musica. Si vengono così a creare dei veri e propri «poemi musicali» senza parole («L'essenziale consiste precisamente in quello che non è espresso», come egli disse), potenziati da Gauguin dal consapevole ricorso al suo bagaglio estetico europeo e a una grandissima varietà di fonti, dalle stampe giapponesi all'arte precolombiana, dalle sculture maori alla figurazione medievale. «Sembra che il pittore s'è fatto selvaggio e s'è naturalizzato maori senza cessare di essere sé stesso, di essere artista»: è in questo modo che un commentatore anonimo denuncia il sincretismo presente nelle opere di Gauguin, consapevolmente aperte a categorie estetiche come «barbaro», «infantile», «primitivo», operose anche se in forma embrionale già durante i suoi esordi artistici. In maniera analoga con quanto accade con i bambini, o con i primitivi per l'appunto, per Gauguin «l'unico modo per rappresentare la natura deve scaturire da percezioni innate e del tutto personali, ovvero da sensazioni immanenti più soggettive che visive, che dipendono dalla visione spirituale dell'artista» (Walther). L'eco figurativa riscossa da questa particolare visione dell'arte nutrita da Gauguin fu immensa: i pittori nabis e i simbolisti si richiamarono esplicitamente a lui, mentre la libertà decorativa delle sue composizioni aprì la via all'Art Nouveau, così come il suo trattamento della superficie lo rese un precursore del fauvismo e la semplificazione delle forme fu tenuta presente da tutta la pittura del Novecento. Di seguito si riporta un brillante commento del critico d'arte René Huyghe: * 1880 ** ''Nudo di donna che cuce'', 65×54 cm, Ny Carsberg Gliptotek, Copenaghen * 1881 ** ''Vaso di fiori davanti a una finestra'', 19×27 cm, Louvre, Parigi * 1884 ** ''Mette Gauguin in abito da sera'', 65×54 cm, Nasjonalgaleriet, Oslo * 1886 ** ''Quattro donne bretoni'', 72×91 cm, Neue Pinakotek, Monaco di Baviera * 1887 ** ''Alberi e figure sulla spiaggia'', 54×90 cm, Ny Carsberg Glyptotek, Copenaghen ** ''Vegetazione tropicale'', National Gallery of Scotland, Edimburgo ** ''Raccolta della frutta'', 89×116 cm, Museo Vincent van Gogh, Amsterdam * 1888 ** ''Il guardiano di porci'', 73×93 cm, Collezione privata, Los Angeles ** ''La visione dopo il sermone'', 73×92 cm, National Gallery of Scotland, Edimburgo ** ''Bambini bretoni al bagno'', 60×73 cm, Collezione privata, Inghilterra ** ''La raccolta del fieno'', 73×92 cm, Musée d'Orsay, Parigi ** ''Madeleine Bernard'', 72×58 cm, Museo di Grenoble ** ''Autoritratto'', 45×55 cm, Museo Vincent van Gogh, Amsterdam ** ''Autoritratto'', 46×38 cm, Museo Puškin, Mosca ** ''Vincent van Gogh che dipinge girasoli'', 73×92 cm, Museo Vincent van Gogh, Amsterdam ** ''Veduta degli Alyscamps'', 91,5×72,5 cm, Musée d'Orsay, Parigi ** ''Miserie umane'', 73×92 cm, Ordrupgaardmlingen, Copenaghen ** ''Al caffè'', 73×92 cm, Museo Puškin, Mosca ** ''La signora Roulin'', 50×63 cm, City Art Museum, Saint Louis * 1889 ** ''La famiglia Schuffenecker'', 73×92 cm, Musée d'Orsay, Parigi ** ''La signora Kohler'', 46×38 cm, National Gallery of Art, Washington ** ''La belle Angèle'', 92×72 cm, Musée d'Orsay, Parigi ** ''Ondina'', 92×72 cm, Cleveland Museum of Art, Cleveland ** ''I mietitori'',92×73 cm, Courtauld Institute, Londra ** ''Il Cristo giallo'', 92x73;cm, Albright Art Gallery, Buffalo ** ''Cristo nell’orto degli ulivi'', 72,4x91,4 cm, Norton Museum of Art, Florida * 1890 ** ''Natura morta con ceramica'', 28×36 cm, 1890, Fogg Art Museum, Cambridge (Massachusetts) ** ''La perdita della verginità'', 90×130 cm, Chrysler Art Museum, Provincetown * 1891 ** ''Vahine no te tiare'', 70×46 cm, Ny Carsberg Gliptotek, Copenaghen ** ''Suzanne Bambridge'', 70×50 cm, Musées Royaux des Beaux-Arts, Bruxelles ** ''Tavolo con casco di banane e tre figure'', 73x 92, Musée d'Orsay, Parigi ** ''Ave Maria (Ia Orana Maria)'', 114 x89 cm, Metropolitan Museum, New York ** ''I raro te oviri'', 73×92 cm, Minneapolis Institute of Arts, Minneapolis ** ''Due donne tahitiane'', 69×91 cm, Musée d'Orsay, Parigi ** ''Te faaturuma'', 69 x91 cm, Worcester Art Museum, Worcester * 1892 ** ''Lo spirito dei morti veglia (Manao Tupapau)'', 73×92 cm, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo ** ''Due donne tahitiane sulla spiaggia'', 91×64 cm, Honolulu Academy of Arts, Honolulu ** ''Vahine no te Miti'', 90×73 cm, Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires ** ''Te nane nave fenua'', 91×72 cm, Ohara Art Museum, Kurashiki ** ''Aha oe feii?'', 68×92 cm, Ermitage, San Pietroburgo ** ''Fatata te Miti'', 68×92 cm, National Gallery of Art, Washington ** ''Ta matete'', 73×92 cm, Kunstmuseum, Basilea ** ''Hina te Fatou'', 112×62 cm, Museum of Modern Art, New York ** ''Nafea faa ipoipo'', 105×77,5 cm, Kunstmuseum, Basilea ** ''Arearea'', 75×94 cm, Museo d'Orsay, Parigi * 1893 ** ''Aita tamari vahina Judith te parari'', 116×81 cm, Hanloser, Berna ** ''Autoritratto'', 46×38 cm, Musée d'Orsay, Parigi * 1894 ** ''Giorno di dio (Marana no atua)'', 70×91 cm, Art Institute, Chicago ** ''Nave nave moe'', 73×96 cm, Ermitage, San Pietroburgo ** ''Aerarea no varua ino'', 60×98 cm, Ny Carsberg Gliptotek, Copenaghen ** ''Villaggio sotto la neve'', 76×66 cm, Musée d'Orsay, Parigi * 1895 ** ''La donna dei manghi'', 97×130 cm, Ermitage, San Pietroburgo ** ''Nave nave mahana'', 94×130, Musée des Beax-Arts, Lione ** ''No te aha oe riri'', 95×130 cm, Chicago Art Institute, Chicago * 1896 ** ''La nascita di Cristo, figlio di Dio'', 96×131 cm, Neue Pinakothek, Monaco di Baviera * 1897 ** ''Nevermore'', 60×116 cm, Courtauld Institute Galleries, Londra ** ''Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?'', 139×375 cm, Museum of Fine Arts, Boston ** ''Te rerioa'', 95×132 cm, Courtauld Institute Galleries, Londra ** ''Due bagnanti'', 73×92 cm, Barber Institute, Birmingham * 1898 ** ''Il cavallo bianco'', 141×91 cm, Musée d'Orsay, Parigi ** ''I seni coi fiori rossi'', 94×73, Metropolitan Museum, New York ** ''Il grande Buddha'', 134×95 cm, Museo Puškin, Mosca * 1899 ** ''Rupe rupe'', 128×200 cm, Ermitage, San Pietroburgo ** ''Te avae no Maria'', 9×72 cm, Ermitage, San Pietroburgo ** ''Il paniere quadrato'', 61×73, Nasjonalgalleriet, Oslo * 1901 ** ''Due donne tahitiane sedute (... E l'oro dei loro corpi)'', 67×76 cm, Musée d'Orsay, Parigi ** ''Due cavalieri in riva al mare'', 73×92 cm, Museo Puškin, Mosca * 1902 ** ''Racconti barbari'', 130×89 cm, Museum Folkwang, Essen ** ''La chiamata'', 130×90 cm, Cleveland Museum of Art, Cleveland ** ''Lo stregone di Hiva Oa'', 92×73, Musée des Beaux-Arts, Liegi ** ''Giovane tahitiana col ventaglio'', 92×73 cm, Museum Folkwang, Essen ** ''Cavalieri sulla spiaggia'', 66×76 cm, Museum Folkwang, Essen ** ''Tre donne e amazzone'', 28×46 cm, Nationalmuseum, Stoccolma * 1903 ** ''Donne e cavallo bianco'', 72×92 cm, Museum of Fine Arts, Boston ** ''Cavallo al pascolo e maiale'', 75×65 cm, Ateneumin Taidemuseo, Helsinki ** ''Autoritratto con gli occhiali'', 42×25 cm, Kunstmuseum, Basilea * ''Ancien Culte Mahorie'', Parigi, Éditions Hermann, 2005. ISBN 2-7056-6437-8 *''Noa Noa: Profumo'', Mattioli 1885, Fidenza 2008 traduzione di Franca Brea ISBN 978-88-6261-044-5 === Film e documentari === * ''La luna e sei soldi'' di Albert Lewin (1942) - film * ''Gauguin'' di Alain Resnais (1950) - cortometraggio * ''Pictura (segmento "Paul Gauguin")'' di Ewald André Dupont, Luciano Emmer e Robert Hessens (1951) - film * ''Paul Gauguin'' di Folco Quilici (1957) - documentario * ''Más allá del color: La vida de Gauguin y Degas'' di Ernesto Mas e Esteban Serrador (1958) - film * ''Paul Gauguin'' di Roger Pigaut (1975) - film * ''The Savage'' di Leslie Megahey (1977) - film tv * ''Gauguin the Savage'' di Fielder Cook (1980) - film tv * ''Oviri'' di Henning Carlsen (1986) - film * ''Shadow in a Landscape'' di J. Brian Waddell (1987) - film * ''Bonjour Monsieur Gauguin'' di Jean-Claude Labrecque (1988) - film * ''Paul Gauguin: The Savage Dream'' di Michael Gill (1988) - documentario * ''Post-Impressionists: Gauguin'' di Bob Carruthers, Ronald Davis, Dennis Hedlund (2000) - documentario * ''The Post-Impressionists: Van Gogh & Gauguin'', episodio di ''Biography'' di Bruce Alfred (2003) - documentario * ''Gauguin: The Full Story'' di Waldemar Januzczak (2003) - documentario * ''Paradise Found'' di Mario Andreacchio (2003) - film * ''Paul Gauguin, je suis sauvage'' di Marie-Christine Courtès (2017) - documentario * ''Gauguin - Voyage de Tahiti'' di Edouard Deluc (2017) - film * ''Gauguin in Tahiti-Il paradiso perduto'' di Claudio Poli (2019) - documentario === Libri === * ''Il paradiso è altrove'', romanzo di Mario Vargas Llosa (ricostruisce in parallelo la biografia del pittore e quella della nonna Flora Tristan)
Fattorizzazione
Nel polinomio '''x^2  + cx + d''', posto '''a + b = c''' e '''ab = d''', esso può essere fattorizzato come In matematica, la '''fattorizzazione''' o '''scomposizione in fattori''' di un numero o altro oggetto matematico consiste nella loro rappresentazione come prodotto di più fattori, di solito più piccoli o più semplici e della stessa natura. Per esempio è una fattorizzazione dell'intero . Invece è una fattorizzazione del polinomio La fattorizzazione non è generalmente considerata significativa negli insiemi numerici aventi un'operazione di divisione, come i numeri reali o quelli complessi, poiché qualsiasi può essere scritto banalmente come per ogni diverso da zero. In ogni caso un'utile fattorizzazione per i numeri razionali e le funzioni razionali può essere ottenuta riducendoli ai minimi termini e successivamente fattorizzando i loro numeratori e denominatori. La fattorizzazione degli interi era già in uso presso gli antichi matematici greci: Apollonio di Perga, Archimede, Euclide, ecc. Si deve a Euclide il teorema fondamentale dell'aritmetica in cui si afferma che ogni intero positivo può essere scomposto in un prodotto di numeri primi, cioè numeri che non possono essere ulteriormente fattorizzati in altri interi maggiori di 1, e che questo prodotto è unico se si trascura l'ordine dei fattori. La fattorizzazione è un processo algoritmico di successive divisioni per ottenere i singoli fattori e quindi può apparire metaforicamente come l'inverso della moltiplicazione, ma la difficoltà di questo processo cresce enormemente con i grandi numeri ed è proprio questa difficoltà che viene sfruttata dai moderni sistemi di crittografia RSA. Anche la fattorizzazione di un polinomio è studiata da secoli. Nell'algebra elementare, fattorizzare un polinomio si riduce al problema di trovare le sue radici per poi trovare i fattori il cui prodotto è uguale al polinomio. Un polinomio con coefficienti interi gode anch'esso della proprietà simile a quella del teorema fondamentale dell'aritmetica, con la differenza che ogni suo fattore viene detto polinomio irriducibile. Un polinomio a una incognita e coefficienti complessi ammette un'unica fattorizzazione in prodotto di polinomi lineari , caso particolare del teorema fondamentale dell'algebra. I polinomi a coefficienti interi sono fondamentali per l'algebra computazionale. Ci sono algoritmi computazionali efficienti per il calcolo completo di un anello polinomiale a coefficienti razionali . Un anello commutativo che ha una fattorizzazione unica è detto dominio a fattorizzazione unica. Ci sono sistemi numerici come certi anelli di interi algebrici, che non sono domini a fattorizzazione unica. Tuttavia, essi soddisfano la proprietà più debole di essere un dominio di Dedekind: gli ideali ammettono fattorizzazione unica in ideali primi. La fattorizzazione si può riferire a un concetto più generale di scomposizione di un oggetto matematico in un prodotto di oggetti più piccoli o più semplici. Per esempio, ogni funzione può essere fattorizzata nella composizione di una funzione suriettiva con una funzione iniettiva. Le matrici hanno molti tipi di fattorizzazione in prodotti di matrici. Per esempio, ogni matrice ha un'unica fattorizzazione LUP consistente nel prodotto di una matrice triangolare inferiore , avente tutti gli elementi della diagonale uguali a 1, per una matrice triangolare superiore , e per una matrice di permutazione .
Dal teorema fondamentale dell'aritmetica si ha che ogni numero intero maggiore di 1 ha un'unica fattorizzazione in numeri primi, cioè in numeri interi che non possono essere a loro volta fattorizzati in interi maggiori dell'unità. Per calcolare la fattorizzazione di un intero , occorre un algoritmo per trovare un divisore di a meno che sia primo. Nel caso che si sia trovato un divisore, la ripetizione dell'algoritmo ai fattori e / si concluderà alla fine con il completamento della fattorizzazione di . Per trovare un divisore di , se esiste, è sufficiente verificare tutti i valori di tali che e . Infatti, se è un divisore di e , allora è un divisore di tale che . Se si provano i valori di in ordine crescente, il primo divisore trovato è necessariamente un numero primo, e il ''cofattore'' non può avere un divisore minore di . Per ottenere la completa fattorizzazione, è perciò sufficiente ripetere l'algoritmo cercando un divisore di non minore di e non maggiore di . Non occorre verificare tutti i valori di per applicare il metodo. In linea di principio è sufficiente provare con divisori primi. Per fare ciò occorre avere una tabella di numeri primi, magari ottenuta con il crivello di Eratostene. Poiché il metodo di fattorizzazione indicato è essenzialmente lo stesso del crivello, è in generale più efficiente cercare un divisore solo per quei numeri per i quali non è immediatamente chiaro se siano primi o no. Normalmente si procede con i divisori 2,3,5 e i numeri , che abbiano come cifra delle unità 1,3,7,9 e che la somma delle cifre di non sia multipla di 3. Questo metodo funziona bene per fattorizzare piccoli interi, ma è inefficiente per grandi interi. Ad esempio, Pierre de Fermat non fu in grado di scoprire che il sesto numero di Fermat : non è un primo. Infatti, l'applicazione del metodo riportato richiederebbe più di 10 000 divisioni, per quel numero di 10 cifre. Ci sono algoritmi più efficienti, ma non ancora abbastanza. Allo stato attuale dell'arte non si riesce ancora a fattorizzare, pur con i calcolatori più potenti, un numero che abbia 500 cifre e sia il prodotto di due primi scelti a caso. Questa incapacità garantisce la sicurezza su cui si basa il sistema di crittografia RSA, che è largamente usato per la protezione delle comunicazioni internet. === Esempio === Per fattorizzare in un prodotto di primi: * Iniziare con la divisione per 2 (n è pari) e . Continuare con 693, e 2 come primo candidato divisore. * 693 è dispari (2 non è un suo divisore), ma è multiplo di 3: si ottiene e Continuare con 231, e 3 come primo candidato divisore. * Anche 231 è multiplo di 3: si ottiene , e quindi Continuare con 77, e 3 come primo candidato divisore. * 77 non è multiplo di 3, perché la somma delle cifre è 14 che non è multiplo di 3. Non è neanche multiplo di 5 perché la cifra delle unità è 7. Il prossimo divisore da cercare è perciò 7. Si ottiene e quindi Si verifica facilmente che 7 è primo. Continuare con 11, e 7 come primo candidato divisore. * Siccome il processo è terminato. Perciò 11 è primo, e la fattorizzazione completa in primi risulta : La manipolazione delle espressioni è alla base dell'algebra. La fattorizzazione è uno dei più importanti metodi di manipolazione delle espressioni per diversi motivi. Se si riesce a rappresentare un'equazione in forma fattorizzata , il problema di risolvere l'equazione si suddivide in due problemi indipendenti (e di solito più facili): e . In una espressione fattorizzata, i fattori sono molto più semplici, e offrono quindi una migliore visione del problema. Per esempio: : che contiene 16 moltiplicazioni, 4 sottrazioni e 3 addizioni, può essere fattorizzata in un'espressione molto più semplice : con solo tre moltiplicazioni e tre sottrazioni. Inoltre la forma fattorizzata indica già quali sono le radici del polinomio. La fattorizzazione non è sempre possibile, e quando lo è i fattori non sono sempre più semplici. Per esempio, può essere fattorizzato in due fattori irriducibili e Sono stati sviluppati vari metodi per trovare le fattorizzazioni, alcuni sono descritti più avanti. La risoluzione di equazioni algebriche può essere vista come un problema di fattorizzazione di polinomi. Infatti il teorema fondamentale dell'algebra può essere espresso come segue: ogni polinomio in di grado con coefficienti complessi può essere fattorizzato in fattori lineari con , dove gli sono le radici del polinomio. Anche se la struttura della fattorizzazione è nota in questi casi, gli , in genere non possono essere calcolati in termini di radicali (cioè mediante radici -esime), per il teorema di Abel-Ruffini. In molti casi il meglio che si può fare è calcolare valori approssimati delle radici con appositi algoritmi. === Storia della fattorizzazione delle espressioni === L'uso sistematico di manipolazioni algbriche per semplificare le espressioni (più precisamente le equazioni) può essere datato dal secolo IX, con il testo ''Breve opera sul calcolo di spostare e raccogliere'' di al-Khwarizmi che è intitolato con due tipi di manipolazioni. Tuttavia, persino per le soluzioni delle equazioni di secondo grado, il metodo di fattorizzazione non era in uso prima del lavoro di Harriot pubblicato nel 1631, dieci anni dopo la sua morte. Nel suo libro ''Artis Analyticae Praxis ad Aequationes Algebraicas Resolvendas'', Harriot disegna tabelle per l'addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione di monomi, binomi e trinomi. Successivamente, in una seconda sezione, egli imposta l'equazione e mostra che essa ha la forma di una moltiplicazione precedentemente indicata, dando la sua fattorizzazione . === Metodi generali === I seguenti metodi si applicano a qualsiasi espressione fatta di somme o che può essere trasformata in somme. Quindi essi sono applicati spesso ai polinomi, anche quando i termini delle somme non sono monomi, ma prodotti di variabili e costanti. ==== Fattori comuni ==== Può verificarsi il caso che tutti i termini della somma siano costituiti da prodotti e che alcuni fattori siano comuni a tutti i termini. In questo caso la proprietà distributiva permette il loro raccoglimento a fattor comune totale. Se ci sono diversi fattori comuni, conviene raccogliere a fattor comune il loro massimo comun divisore (MCD). Per esempio, : poiché 2 è l'MCD di 6, 8, 10, e divide tutti i termini. ==== Raggruppamento ==== Il raggruppamento di termini permette di usare altri metodi di fattorizzazione. Ad esempio, per fattorizzare : si nota che i primi due termini hanno in comune il fattore , e gli ultimi due hanno in comune il fattore . Quindi : Poi risulta evidente il fattore in comune e quindi : In generale, questo metodo funziona per somme di quattro termini che sono il risultato del prodotto di due binomi. In qualche caso, non frequente, anche in esempi più complicati. ==== Addizione e sottrazione di termini ==== Qualche volta il raggruppamento di alcuni termini appare come parte di un prodotto notevole. In questo caso è utile aggiungere i termini mancanti e nello stesso tempo sottrarli per non alterare il valore dell'espressione. Un tipico uso è il metodo del completamento del quadrato per ottenere una forma quadratica. Un altro esempio è la fattorizzazione di . Se si introduce l'unità immaginaria , comunemente denotata con , si ottiene una differenza di quadrati : Nel caso si volesse anche una fattorizzazione con coefficienti reali, si può aggiungere e sottrarre . Raggruppando tre termini si può riconoscere il quadrato di un binomio : Inoltre, sottraendo e aggiungendo si ottiene la fattorizzazione : Queste fattorizzazioni funzionano non solo con i numeri complessi, ma anche per ogni campo di numeri, ove uno dei valori -1, 2, -2 sia un quadrato. In un campo finito, il prodotto di due numeri, che non siano dei quadrati, è un quadrato; ciò implica che il polinomio , che è irriducibile nel campo degli interi, diventa riducibile modulo un primo. Per esempio, : : poiché :poiché : poiché === Prodotti notevoli === Molte identità rappresentano un'uguaglianza tra una somma e un prodotto. I precedenti metodi possono mettere in evidenza la parte somma di un'identità che quindi può essere sostituita con il suo prodotto. Di seguito sono riportate identità in forma generalizzata (tramite le variabili e rappresentanti parti dell'espressione originale da fattorizzare). Dimostrazione della differenza di due quadrati e due cubi *; Differenza tra due quadrati :: : Per esempio, :: *; Somma/differenza di due cubi :: :: *; Differenza di due potenze di quarto grado :: *; Somma/differenza di due valori all'-esima potenza : Nelle seguenti identità i fattori sono spesso a loro volta fattorizzabili. :*; Differenza con esponente pari :: :*; Differenza, con qualsiasi esponente :: :: Questo è un esempio di fattori più numerosi della somma da fattorizzare. :*; Somma con esponente dispari :: :: (ottenuta scambiando con nella precedente formula) :*; Somma con esponente pari :: Se l'esponente è una potenza di 2, l'espressione non può, in generale, essere fattorizzata senza usare numeri complessi (se e contengono numeri complessi potrebbe non essere vero). Se ha un divisore dispari, cioè se con dispari, si può usare la formula precedente ("Somma con esponente dispari") e applicarla a *; Trinomi e formule cubiche ::: *; Sviluppi binomiali Sviluppo binomiale fino alla quarta potenza : Nel teorema binomiale ci sono delle forme facilmente riconoscibili in base ai numeri interi presenti di grado piccolo: :: :: :: :: : In generale, i coefficienti degli sviluppi di e sono i coefficienti binomiali, che appaiono nella -esima riga del triangolo di Pascal. ==== Radici dell'unità ==== Le radici -esime dell'unità sono quei numeri complessi ciascuno dei quali è la radice del polinomio . Essi sono perciò i numeri : per Dal cui segue che per ogni coppia di espressioni e , si ha: : : : Se ambedue sono espressioni reali, e si desiderano fattori reali, occorre rimpiazzare ogni coppia di fattori complessi coniugati con i suoi prodotti. Poiché il complesso coniugato di è e : si hanno le seguenti fattorizzazioni reali (si passa dall'una all'altra sostituendo con o con , e applicando le solite formule trigonometriche: : : I coseni che appaiono in queste fattorizzazioni sono numeri algebrici, che possono essere espressi in termini di radicali (possibile in quanto il loro gruppo di Galois è ciclico); tuttavia, queste espressioni radicali sono troppo complicate da usare, con l'eccezione per piccoli valori di . Per esempio, : : : Spesso si desidera una fattorizzazione con coefficienti razionali. Esse implicano polinomi ciclotomici. Per ottenere fattorizzazioni razionali di somme e differenze o di potenze, è necessaria una notazione per l'omogeneizzazione di un polinomio: se , la sua ''omogeneizzazione'' è il polinomio a due variabili . Allora si ottiene : : dove i prodotti si riferiscono a tutti i divisori di , o di che non sono divisori di , e è l'-esimo polinomio ciclotomico. Per esempio: : : poiché i divisori di 6 sono 1,2,3,6, e i divisori di 12 che non dividono 6 sono 4 e 12. Per i polinomi la fattorizzazione è strettamente legata al problema della soluzione di una equazione algebrica. Un'equazione algebrica ha la forma : dove è un polinomio in con . Una soluzione di questa equazione (chiamata anche radice del polinomio) è un valore di tale che : Se è una fattorizzazione di come prodotto di due polinomi, allora le radici di sono l'unione delle radici di e quelle di . Per cui la soluzione di è ridotta ai più semplici problemi di risolvere e . All'opposto, il teorema del fattore asserisce che se è una radice di , allora può essere fattorizzato come : dove è il quoziente di una divisione euclidea (vedi regola di Ruffini) di per il fattore lineare . Se i coefficienti di sono reali o complessi, il teorema fondamentale dell'algebra afferma che ha una radice reale o complessa. Utilizzando ricorsivamente il teorema del fattore, risulta che : dove sono le radici reali o complesse di , con alcune di esse anche ripetute. Tale fattorizzazione completa è unica. Se i coefficienti di sono reali, in generale si preferisce che anche la fattorizzazione abbia coefficienti reali. In questo caso, nella fattorizzazione completa possono esserci fattori quadratici. Questa fattorizzazione può facilmente essere dedotta dalla fattorizzazione completa precedente. Infatti, se è una radice non reale di , allora il suo complesso coniugato è anch'esso una radice di . Per cui, il prodotto : è un fattore di con coefficienti reali. Ripetendo l'operazione per tutti i fattori non reali si ottiene una fattorizzazione con fattori reali lineari o quadratici. Per calcolare questi fattori, reali o complessi, occorre trovare le radici del polinomio, che possono non essere esatte, ma solo approssimate tramite algoritmi di calcolo delle radici. In pratica, molte equazioni algebriche di interesse hanno coefficienti interi o razionali e si desidera lo stesso per la fattorizzazione. Il teorema fondamentale dell'aritmetica può essere generalizzato a questo caso, in quanto i polinomi con coefficienti interi o razionali hanno anch'essi la proprietà di avere un'unica fattorizzazione. Più precisamente, ogni polinomio con coefficienti razionali può essere fattorizzato nel prodotto : dove è un numero razionale e sono polinomi variabili a coefficienti interi che sono polinomi irriducibili e primitivi; ciò significa che nessuno dei può essere scritto come prodotto di due polinomi (con coefficienti interi) che non siano 1 o -1 (gli interi sono considerati come polinomi di grado zero). Inoltre, questa fattorizzazione è unica a meno dell'ordine e del segno dei fattori. Ci sono efficienti algoritmi per calcolare le fattorizzazioni, utilizzati dalla maggior parte dei calcolatori algebrici. Si veda scomposizione dei polinomi. Sfortunatamente questi algoritmi sono troppo complicati da utilizzare sulla carta. A parte il calcolo euristico sopra accennato, solo pochi metodi si prestano a un calcolo manuale, e sono per polinomi di grado minore, con pochi coefficienti maggiori di zero. I principali di questi metodi sono descritti qui di seguito. === Fattorizzazione in parte primitiva e contenuto === Ogni polinomio a coefficienti razionali può essere fattorizzato in un unico modo come prodotto di un numero razionale e un polinomio a coefficienti interi primitivo (cioè l'MCD dei coefficienti è 1) e ha un coefficiente positivo iniziale (coefficiente del termine con il grado più elevato). Ad esempio: : : In questa fattorizzazione, il numero razionale è detto contenuto e il polinomio primitivo è detto parte primitiva. Il calcolo di questa fattorizzazione può essere fatto come segue: # Ridurre i coeficienti a un comune denominatore, per ottenere il quoziente intero di un polinomio a coefficienti interi. # Raccogliere a fattore comune l'MCD dei coefficienti di questo polinomio per ottenere la parte primitiva, essendo il contenuto . # Se necessario, cambiare di segno e tutti i coefficienti della parte primitiva. Questa fattorizzazione può portare a un'espressione più estesa di quella originale (tipicamente quando ci sono molti denominatori interi coprimi), ma ciò nonostante la parte primitiva è generalmente più facile da manipolare per ulteriori fattorizzazioni. === Utilizzo del teorema del fattore === Il teorema del fattore afferma che se è una radice di un polinomio : con , allora esiste una fattorizzazione : dove : con . Il risultato della divisione lunga di un polinomio o quella sintetica è allora: : Tutto questo può essere utile quando si conosce o si intuisce qual è la radice del polinomio. Ad esempio, per si può facilmente vedere che la somma dei coefficienti è 0, per cui è la radice. Siccome e , si ha : === Radici razionali === Per i polinomi a coeffienti razionali, si può cercare le sue radici razionali. La precedente '''fattorizzazione parte primitiva-contenuto''' riduce il problema della ricerca di radici razionali al caso di polinomi a coefficienti interi non aventi un MCD > 1. Se è una radice razionale di detto polinomio : il teorema del fattore mostra che si ha la fattorizzazione : dove ambedue i fattori hanno coefficienti interi (il fatto che ha coefficienti interi risulta dalla formula sopraccitata del quoziente di diviso per ). La comparazione dei coefficienti di grado con i coefficienti costanti dell'uguaglianza sopra, mostra che se è una radice razionale, in forma ridotta, allora è un divisore di e è un divisore di . Perciò c'è un numero finito di possibilità per e , che possono essere sistematicamente esaminate. Ad esempio, se il polinomio : ha radici razionali con , allora deve dividere 6; cioè e deve dividere 2, quindi . Inoltre, se , i termini del polinomio sono negativi, e perciò una radice non può essere negativa. Si deve quindi avere : Un calcolo diretto mostra che solo è una radice, per cui non possono esserci altre radici razionali. Applicando il teorema del fattore si arriva finalmente alla fattorizzazione ==== Metodo quadratico AC ==== Questo metodo può essere adatto ai polinomi quadratici detto ''metodo AC'' di fattorizzazione. Si consideri il polinomio quadratico : con coefficienti interi. Se esso ha una radice razionale, il suo denominatore deve essere un divisore di e può essere scritto possibilmente come una frazione riducibile . Tramite le formule di Viète, l'altra radice è : con . Quindi anche la seconda radice è razionale, e la seconda formula di Viète porta a : cioè : Controllando tutte le coppie di interi il cui prodotto è si ottengono, se esistono, le radici razionali. Ad esempio, consideriamo il polinomio quadratico : Analizzando i possibili fattori di si trova , danno le radici : e la fattorizzazione : === Utilizzo di formule per le radici dei polinomi === Qualsiasi polinomio quadratico a un'incognita può essere fattorizzato con la formula quadratica: : dove e sono le due radici del polinomio. Se sono variabili reali, i fattori sono anch'essi reali se e solo se il discriminante è positivo. Altrimenti, il polinomio non può essere fattorizzato in fattori reali variabili. La formula è valida quando i coefficienti appartengono a una caratteristica del campo numerico diversa da due, e in particolare, per coefficienti di un campo finito con un numero dispari di elementi. Ci sono pure formule per le radici dei polinomi cubici e quartici che sono, in generale, troppo complicate per un uso pratico. Il teorema di Abel-Ruffini afferma che non possono esserci formule generali per le radici di polinomi di grado cinque o superiore. === Utilizzo delle relazioni tra radici === Può capitare che si conosca qualche relazione tra le radici di un polinomio e i suoi coefficienti. L'uso di questa conoscenza può aiutare il lavoro di fattorizzazione del polinomio e la ricerca della sue radici. La teoria di Galois è basata su uno studio sistematico di queste relazioni che includono le formule di Viète. Qui ci limitiamo a considerare il caso più semplice di due radici e di un polinomio che soddisfa la relazione : dove è un polinomio. Questo implica che è una radice comune a e , è quindi una radice del polinomio MCD di questi due polinomi. Da ciò segue che questo MCD è un fattore variabile di La divisione dei polinomi consente il calcolo dell'MCD. Ad esempio, se si conosce o si intuisce che: ha due radici la cui somma è zero, si può applicare l'algoritmo euclideo a e . Il primo passo della divisione consiste nell'aggiungere a ottenendo il resto di : Poi, dividendo per ottenendo zero come nuovo resto, e come quoziente, arrivando così alla completa fattorizzazione : Gli interi e i polinomi di un campo condividono la proprietà della fattorizzazione unica, cioè, ogni elemento diverso da zero può essere fattoirizzato in un prodotto di un elemento invertibile (una unità, nel caso degli interi) e un prodotto di elementi irriducibili (numeri primi nel caso degli interi), e questa fattorizzazione è unica a meno dell'ordine degli elementi e dello spostamento delle unità tra i fattori. I domini di integrità che condividono questa proprietà sono detti domini a fattorizzazione unica (UFD). L'MCD esiste negli UFD, e di converso, ogni dominio di integrità, nei quali esiste l'MCD, è un UFD. Ogni dominio ad ideali principali è un UFD. Un dominio euclideo è un dominio di integrità nel quale è definita una divisione euclidea simile a quella degli interi. Ogni dominio euclideo è un dominio di ideali principale, e perciò un UFD. In un dominio euclideo, la divisione euclidea consente la definizione di un algoritmo euclideo per il calcolo dell'MCD. Tuttavia, ciò non implica l'esistenza di un algoritmo di fattorizzazione. C'è un esempio esplicito di un campo in cui non può esistere qualsiasi algoritmo di fattorizzazione nel dominio euclideo dei polinomi a una incognita di . Nella teoria dei numeri algebrici, lo studio delle equazioni diofantee indusse i matematici, durante il XIX secolo, a introdurre una generalizzazione dei numeri interi detti interi algebrici. Il primo anello di interi algebrici preso in considerazione fu l'intero gaussiano e l'intero di Eisenstein, che condividono con gli interi usuali la proprietà di essere dominio ad ideali principali, aventi perciò la proprietà della fattorizzazione unica. Sfortunatamente, la maggior parte degli algebrici interi si rivelarono subito come non principali e senza una fattorizzazione unica. Il più semplice di essi è nel quale : e tutti questi generi di fattori sono irriducibili. Questa mancanza di un'unica fattorizzazione è una delle maggiori difficoltà per la soluzione delle equazioni diofantee. Per esempio, molte dimostrazioni errate dell'ultimo teorema di Fermat (probabilmente quelle dello stesso Pierre de Fermat) erano basate sull'implicita ipotesi della fattorizzazione unica. Questa difficoltà fu risolta da Dedekind, che dimostrò che gli anelli degli interi algebrici hanno un'unica fattorizzazione in ideali: in questi anelli ogni ideale è il prodotto di primi ideali, e questa fattorizzazione è unica. I domini di integrità che possiedono questa proprietà di fattorizzazione unica sono ora detti domini di Dedekind. Essi hanno molte proprietà interessanti che li rendono fondamentali nella teoria dei numeri algebrici. Gli anelli di matrici sono non commutativi e non hanno un'unica fattorizzazione: ci sono, in generale, molti modi di scrivere una matrice come prodotto di matrici. Per cui il problema della fattorizzazione consiste nel trovare fattori di un tipo specifico. Per esempio, la decomposizione LU porta a una matrice risultante dal prodotto di una matrice triangolare inferiore (L) per una matrice triangolare superiore (U). Siccome ciò non è sempre possibile, in generale, si prova la decomposizione LUP avente una matrice di permutazione come terzo fattore. Si veda la decomposizione di una matrice per i tipi più comuni di fattorizzazione di matrici. Una ''matrice logica'' rappresenta una relazione binaria, e la moltiplicazione di matrici corrisponde a una composizione di relazioni. Scomporre una relazione tramite fattorizzazione serve a dare un profilo alla natura della relazione, come per esempio una relazione difunzionale.
File Transfer Protocol
'''File Transfer Protocol''' , in informatica e nelle telecomunicazioni, è un protocollo di livello applicazioni per la trasmissione di dati tra host basato su TCP e con architettura di tipo client-server. Il protocollo usa connessioni TCP distinte per trasferire i dati e per controllare i trasferimenti e richiede autenticazione del client tramite nome utente e password, sebbene il server possa essere configurato per connessioni anonime con credenziali fittizie. Dato che FTP trasmette in chiaro sia tali credenziali sia ogni altra comunicazione, e visto che non dispone di meccanismi di autenticazione del server presso il client, il protocollo è spesso reso sicuro utilizzando un sottostrato SSL/TLS e tale variante è chiamata FTPS. L'acronimo SFTP designa invece un altro protocollo che, pur essendo molto simile a quest'ultimo dal punto di vista funzionale, è alquanto diverso da quello tecnologico: SSH File Transfer Protocol.
FTP è uno dei primi protocolli definiti della Rete Internet e ha subito una lunga evoluzione negli anni. La prima specifica, sviluppata presso il MIT, risale al 1971 ( RFC-114). L'attuale specifica fa riferimento all' RFC-959. Gli obiettivi principali di FTP descritti nella sua RFC ufficiale furono: * Promuovere la condivisione di file (programmi o dati) * Incoraggiare l'uso indiretto o implicito di computer remoti. * Risolvere in maniera trasparente incompatibilità tra differenti sistemi di stoccaggio file tra host. * Trasferire dati in maniera affidabile ed efficiente. === Modello === Modello FTP Dove: * '''PI''' (''protocol interpreter'') è l'interprete del protocollo, utilizzato da client (User-PI) e server (Server-PI) per lo scambio di comandi e risposte. In gergo comune ci si riferisce a esso come "canale comandi". * '''DTP''' (''data transfer process'') è il processo di trasferimento dati, utilizzato da client (User-DTP) e server (Server-DTP) per lo scambio di dati. In gergo comune ci si riferisce a esso come "canale dati". === Funzionamento generale === FTP, a differenza di altri protocolli come per esempio HTTP, utilizza due connessioni separate per gestire comandi e dati. Un server FTP generalmente rimane in ascolto sulla porta 21 TCP a cui si connette il client. La connessione da parte del client determina l'inizializzazione del canale comandi attraverso il quale client e server si scambiano comandi e risposte. Lo scambio effettivo di dati (come per esempio un file) richiede l'apertura del canale dati, che può essere di due tipi. In un canale dati di tipo '''attivo''' il client apre una porta solitamente casuale, tramite il canale comandi rende noto il numero di tale porta al server e attende che si connetta. Una volta che il server ha attivato la connessione dati al client FTP, quest'ultimo effettua il binding della porta sorgente alla porta 20 del server FTP. A tale scopo possono venire impiegati i comandi '''PORT''' o '''EPRT''', a seconda del protocollo di rete utilizzato (in genere IPv4 o IPv6). In un canale dati di tipo '''passivo''' il server apre una porta solitamente casuale (superiore alla 1023), tramite il canale comandi rende noto il numero di tale porta al client e attende che si connetta. A tale scopo possono venire impiegati i comandi '''PASV''' o '''EPSV''', a seconda del protocollo di rete utilizzato (in genere IPv4 o IPv6). Sia il canale comandi, sia il canale dati sono delle connessioni TCP; FTP crea un nuovo canale dati per ogni file trasferito all'interno della sessione utente, mentre il canale comandi rimane aperto per l'intera durata della sessione utente, in altre parole il canale comandi è persistente mentre il canale dati è non persistente. Un server FTP offre svariate funzioni che permettono al client di interagire con il suo filesystem e i file che lo popolano, tra cui: * Download/upload di file. * Resume di trasferimenti interrotti. * Rimozione e rinomina di file. * Creazione di directory. * Navigazione tra directory. FTP fornisce inoltre un sistema di autenticazione in chiaro (non criptato) degli accessi. Il client che si connette potrebbe dover fornire delle credenziali a seconda delle quali gli saranno assegnati determinati privilegi per poter operare sul filesystem. L'autenticazione cosiddetta "anonima" prevede che il client non specifichi nessuna password di accesso e che lo stesso abbia privilegi che sono generalmente di "sola lettura". Lista dei comandi definiti nella RFC-959. + '''Comandi''' Nome Comando Parametri Descrizione Abort ABOR   Interrompe trasferimento dati. Account ACCT Informazioni account (raramente usato). Allocate ALLO Alloca spazio sufficiente per ricevere un file (raramente usato). Append (with create) APPE Appende dati ad un file esistente. Change to parent directory CDUP   Va alla parent directory. Change working directory CWD Cambia directory corrente. Delete DELE Cancella file. Help HELP Ritorna la lista dei comandi accettati dal server. Con argomento fornisce spiegazioni riguardo al comando specificato. List LIST Lista il contenuto di una directory o le proprietà di un singolo file. Trasfer mode MODE Imposta la modalità di trasferimento (S=stream, B=block, C=compressed). Make directory MKD Crea directory. Name list NLST Ritorna il nome dei file della directory specificata. Noop NOOP   Non fa nulla (usato prevalentemente per prevenire disconnessioni per inattività prolungata). Password PASS Specifica la password dell'utente. Passive PASV   Inizializza connessione dati passiva. Data port PORT Inizializza connessione dati attiva. Print working directory PWD   Ritorna nome della directory corrente. Logout QUIT   Disconnette. Se un trasferimento è ancora in corso attende che termini prima di chiudere la sessione. Reinitialize REIN   Effettua il log-off dell'utente loggato. Restart REST Riprende il trasferimento dall'offset indicato. Retrieve RETR Preleva file (da server a client). Remove directory RMD Rimuove directory. Rename from RNFR Rinomina (sorgente). Rename to RNTO Rinomina (destinazione). Site parameters SITE Manda comando specifico per il server (non standardizzato; varia tra implementazioni). Structure mount SMNT Monta struttura (raramente usato). Status STAT Ritorna statistiche riguardo al server. Con argomento lista il contenuto di una directory utilizzando il canale comandi. Store STOR Spedisce un file (da client a server). Store unique STOU Spedisce un file (da client a server) utilizzando un nome univoco. File structure STRU Imposta la struttura dati (F=file, R=record, P=page). Praticamente inutilizzato. Il valore di default è F. System SYST   Ritorna tipo di sistema operativo. Representation type TYPE Imposta la modalità di trasferimento (A=ASCII, E=EBCDIC, I=Binary, L=Local). Il valore di default è A. EBCDIC e Local sono raramente usati (esempio: unicamente su sistemi mainframe). User Name USER Specifica nome utente. * 1xx: Risposta positiva preliminare. L'azione richiesta è incominciata ma ci sarà un'altra risposta a indicare che essa è effettivamente completata. * 2xx: Risposta positiva definitiva. L'azione richiesta è completata. Il client può ora mandare altri comandi. * 3xx: Risposta positiva intermedia. Il comando è stato accettato ma è necessario mandarne un secondo affinché la richiesta sia completata definitivamente. * 4xx: Risposta negativa temporanea. Il comando non è andato a buon fine ma potrebbe funzionare in un secondo momento. * 5xx: Risposta negativa definitiva. Il comando non è andato a buon fine e il client non dovrebbe più ripeterlo. * x0x: Errore di sintassi. * x1x: Risposta a una richiesta informativa. * x2x: Risposta relativa alla connessione. * x3x: Risposta relativa all'account e/o ai permessi. * x4x: Non meglio specificato. * x5x: Risposta relativa al file-system. La specifica originale di FTP non prevede alcuna cifratura per i dati scambiati tra client e server. Questo comprende nomi utenti, password, comandi, codici di risposta e file trasferiti i quali possono essere "sniffati" o visionati da malintenzionati in determinate situazioni (esempio: ambienti intranet). Il problema è comune a diversi altri protocolli utilizzati prima della diffusione di SSL quali HTTP, TELNET e SMTP. Per ovviare al problema è stata definita una nuova specifica che aggiunge al protocollo FTP originale un layer di cifratura SSL/TLS più una nuova serie di comandi e codici di risposta. Il protocollo prende il nome di FTPS ed è definito nella RFC-4217. Da non confondersi con SFTP che è comunque una valida alternativa per ovviare al problema descritto. FileZilla, Fire Downloader, JDownloader sono alcuni dei tanti gestori di download che permettono di trasferire i dati mediante connessione FTP. Tuttavia nei sistemi operativi, in genere, si può effettuare l'accesso anche tramite riga di comando. Alcuni server FTP popolari sono: * FileZilla Server (Windows e Linux) * Titan FTP Server (Windows) * Pure-FTPd (Unix) * VsFTPd (Unix) * ProFTPd (Unix)
Fauna italiana
La '''fauna italiana''' è l'insieme delle specie animali viventi allo stato selvatico all'interno del territorio italiano. In base ai dati forniti dall''Annuario Dati Ambientali ISPRA'' , la fauna italiana comprende circa 58 022 specie – includendo anche 1 812 specie di protozoi, che, per la vicinanza filogenetica al regno animale, vengono considerati parte integrante della fauna –, in tutto equivalente a più di un terzo dell'intera fauna europea, portando così l'Italia al primo posto in Europa per biodiversità. Il gruppo più rappresentato è quello degli invertebrati , costituito essenzialmente dal ''phylum'' degli artropodi , dominato a sua volta dalla classe degli insetti. I vertebrati costituiscono invece solo il 2,2% , con: 127 specie di mammiferi, 473 di uccelli, 52 di rettili, 38 di anfibi e 568 di pesci. La checklist delle specie della fauna d'Italia include 4 777 specie animali endemiche, che equivalgono all'8,6% del totale.
L'Italia presenta il maggiore livello di biodiversità in Europa, con oltre 58 000 specie segnalate: si tratta di più di un terzo dell'intera fauna europea. Questo è dovuto principalmente a: * Posizione geografica: l'Italia è infatti uno dei paesi più meridionali d'Europa, ed è circondata dal mare su tre lati. Presenta 8 000 chilometri di coste e la sua posizione al centro del mar Mediterraneo la rende un corridoio tra l'Europa centrale, il sud Europa e il Nordafrica. Le specie presenti sul territorio italiano, inoltre, provengono anche dai Balcani, dall'Eurasia e dal Medio Oriente. L'avifauna italiana risente positivamente anche della vicinanza con l'Africa, mentre la penisola e le isole (anche attraverso il ponte Corsica-Sardegna) sono un punto di passaggio fondamentale per gli uccelli migratori, che in alcuni casi possono diventare stanziali, come, per esempio, i fenicotteri. * Variegata struttura geologica del territorio. * Presenza di alte catene montuose, soprattutto le Alpi e gli Appennini. * Diversità di clima e di habitat: un arco alpino molto ampio al Nord con ambienti glaciali e foreste di conifere, boschi e fiumi al centro, gariga e macchia mediterranea al Sud. * Notevole diversità di specie botaniche (9 000 specie: almeno la metà del totale europeo, di cui numerose però introdotte dall'uomo sin da epoche protostoriche, come ulivo, cipresso, pino marittimo, pino d'Aleppo, castagno, vite, ecc.). L'86% della fauna italiana è terrestre e il 14% acquatico. Gli insetti rappresentano circa i due terzi dell'intera fauna. Va rimarcato, poi, che l'Italia risente della presenza umana, che ha determinato sia l'estinzione di alcune specie in epoca storica o tardo-preistorica (uro, bisonte, leone euroasiatico, prolago sardo, ecc.; talvolta, con estinzioni locali e poi ritorni da aree vicine, come nei casi della lince e dello sciacallo) sia l'introduzione di specie animali e vegetali, dapprima da tutto il bacino euro-mediterraneo e dall'Oriente (già in epoca classica romana e preromana, come la carpa, il coniglio selvatico iberico, il daino, ecc.; molto maggiore fu il carico di specie vegetali naturalizzate) e, poi, nell'età moderna e nel Novecento, da tutto il mondo. In molti casi, le specie introdotte si sono adattate senza creare eccessivi disturbi agli animali nativi (come i fagiani e gli altri uccelli da cacciagione introdotti nel Cinquecento) o con danni minimi (ad esempio, il persico sole), altre, invece, si sono rivelate invasive e dannose per la fauna autoctona, che tendono a sostituire (come lo scoiattolo grigio americano a danno dello scoiattolo rosso e il gambero della Louisiana ai danni del gambero di fiume). Inoltre, buona parte delle specie selvatiche italiane, soprattutto quelle di mammiferi di taglia medio-grande, devono la loro sopravvivenza ed esistenza all'intervento dell'uomo nel corso del tempo, in particolare all'attività venatoria medioevale, che contribuì a selezionare, incrociare, diffondere o ridurre la presenza di alcuni animali. L'estinzione di alcune specie preistoriche, come il cavallo selvatico ''Equus ferus'' e l'asino selvatico ''Equus hydruntinus'', sono state localmente rimpiazzate dal rinselvatichimento di cavalli (talvolta, anche in areali in cui le specie selvatiche non esistevano, come i cavalli di Giara) e di asini. La maggior parte del territorio italiano è compreso nel bacino del Mediterraneo. Importanti ecoregioni terrestri includono: la tundra e la foresta di conifere sulle Alpi, la foresta decidua illirica, le foreste semi-decidue e a sclerofille italiane, le foreste miste dell'Appennino meridionale, le foreste a sclerofille e miste tirreniche e adriatiche, le foreste decidue appenniniche, le foreste miste dinariche e le foreste miste del bacino del Po. Ci sono inoltre molti sistemi di grotte, importanti per la biodiversità. ===Mammiferi=== La fauna è costituita soprattutto da animali tipici delle montagne, delle pianure e della macchia mediterranea. Animali diffusi ovunque in Italia sono i mustelidi, la donnola, il tasso, l'ermellino, la faina, la puzzola e la martora, discorso diverso va fatto per la lontra, essa infatti è stata sterminata in gran parte del paese ed è, oggi, presente stabilmente in Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, ma sta tornando a ripopolare anche i corsi d'acqua dell'Abruzzo e del Molise. I felidi sono rappresentati dal gatto selvatico europeo, presente stabilmente nell'area centro-meridionale e con avvistamenti sporadici al nord, e dalla lince eurasiatica, essa era un tempo presente in tutta la penisola, ma col tempo venne sterminata ovunque, oggi sta tornando a ripopolare le Alpi orientali grazie alle popolazioni austriache e slovene. I canidi in Italia sono abbastanza diffusi, la volpe comune, ad esempio, è molto comune in Italia, il lupo, invece, venne sterminato,ma dal 1970 i pochi esemplari rimasti tornarono a colonizzare le montagne del centro-sud, da allora il Mezzogiorno presenta delle popolazioni di lupo stabili grazie ai vari parchi nazionali, ma l'animale sta tornando a popolare anche le Alpi italiane, il suo isolamento nel corso degli anni ha portato alla creazione di una sottospecie a sé stante, il lupo degli Appennini, l'altro canide presente in Italia è lo sciacallo dorato, esso è un animale non autoctono, tipico dell'area balcanica, negli ultimi anni si è spinto in Italia dalla vicina Slovenia, e sta gradualmente espandendo il suo areale verso sud. Si crede che l'orso bruno fosse un tempo diffuso su tutta la penisola, ma oggi ne sopravvivono pochi, una buona popolazione che si sposta dal Trentino-Alto Adige alle altre aree del nord grazie a progetti europei di reintroduzione, e una popolazione isolata in Abruzzo dell'orso marsicano, sottospecie a sé stante dell'orso bruno in forte rischio di estinzione. Tra gli ungulati sono diffusi: il cervo nobile, il capriolo, presente anche con una sua sottospecie, il ''capriolo italico,'' essa è tipico della Toscana, ma è stato introdotto in altre aree, come il parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il parco nazionale del Gran Sasso, il Gargano, la tenuta di Castelporziano e in Calabria, il daino, il camoscio alpino, il muflone (in Sardegna), lo stambecco delle Alpi e il camoscio appenninico nel parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, sono diffusissimi i cinghiali. Alcune specie hanno recentemente passato i confini italiani entrando in Italia, un esempio è quello della genetta, animale africano ma presente anche in Spagna e Francia,ed è proprio da quest'ultimo paese che la genetta è arrivata in Italia per la prima volta,col primo avvistamento avvenuto nel 2008 nel parco naturale regionale delle Alpi liguri,un altro animale che ha seguito il metodo della genetta è il castoro europeo, esso si estinse in Italia nel Seicento a causa della caccia indiscriminata per fabbricare pellicce e cappelli, ma a novembre 2018 c'è stato il primo avvistamento di castoro sul suolo italiano dopo più di 400 anni, nel comune di Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, si pensa che il castoro abbia raggiunto nuovamente l'Italia dalla vicina popolazione austriaca. Inoltre sono presenti moltissimi animali tipici dei boschi e delle montagne, come molte sottospecie di lepre, la talpa romana, la marmotta, lo scoiattolo europeo, l'istrice, il riccio europeo, il moscardino, il topo quercino, il ghiro e l'arvicola. === Specie alloctone === A parte lo sciacallo dorato, il castoro europeo e la genetta comune, che hanno raggiunto il nostro paese naturalmente, ci sono molti altri animali che sono stati introdotti in Italia dall'uomo per svariate ragioni, che possono variare dalla caccia all'industria delle pellicce. Caso particolare è quello del procione, liberato dall'esercito statunitense nella Francia settentrionale nel 1966: da allora, l'animale ha iniziato a guadagnare sempre più terreno arrivando fino in Italia settentrionale, dove, ad oggi, sono in atto progetti di bonifica volti ad eliminare alcune popolazioni. La nutria e il visone americano furono invece importati come animali da pelliccia; successivamente alcuni esemplari fuggirono e formarono branchi in giro per l'Italia. La nutria, ad esempio, è considerata uno degli animali più invasivi al mondo e dal nord è arrivata fino alla Sicilia; similmente, si sono formati branchi di visoni in giro per il paese, alcuni dei quali autonomi anche dal punto di vista riproduttivo. L'ammotrago è stato introdotto in Italia, come è successo anche negli Stati Uniti ed in Messico, per ragioni venatorie, mentre animali come il tamia siberiano, lo scoiattolo grigio, lo scoiattolo di Pallas e lo scoiattolo di Finalyson furono introdotti come animali da compagnia oppure nei parchi cittadini, sfuggendo poi al controllo umano e determinando una forte competizione con lo scoiattolo autoctono.Esemplare di Lince eurasiatica ===Uccelli=== Coppia di Alcedo atthis Fenicottero rosa ==== Migrazione degli uccelli ==== L'Italia è un'importante rotta migratoria verso le regioni sahariane, in quanto costituisce un ponte naturale tra l'Europa continentale e l'Africa attraverso il Mediterraneo. Gli uccelli migratori con un basso carico alare come la cicogna, il falco pecchiaiolo, il nibbio bruno, il falco di palude, il gheppio e il lodolaio eurasiatico dipendono dalle termiche e dalle correnti ascensionali per attraversare il Mediterraneo in primavera. Anche se la maggior parte di questi uccelli entrano in Europa attraverso il Bosforo o lo stretto di Gibilterra, molti partono da Capo Bon in Tunisia ed entrano in Europa passando per le Isole Eolie e lo stretto di Messina verso la Calabria. Molti di questi uccelli nidificano in Europa centrale e settentrionale. In autunno gli uccelli ritornano in Africa passando sulla stessa rotta. ===Rettili=== Coppia di Lacerta viridis ===Anfibi=== Salamandra pezzata Hyla meridionalis ===Pesci=== Sparisoma cretense Esemplare maschio di Thalassoma pavo mantide religiosa La fauna italiana include 56 213 specie di invertebrati che rappresentano il 97,8% sulla ricchezza totale delle specie (i vertebrati sono il 2,2%). Di questi, 37 303 specie (circa il 65%) sono insetti. La ricchezza della biodiversità italiana è una delle più alte per uno Stato europeo. Per quanto riguarda gli insetti (i più conosciuti negli altri paesi e quindi adatti a un confronto), la ricchezza di biodiversità è la più alta in assoluto (Minelli A., 1996). Nell'Italia settentrionale (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna) sono presenti 33 414 specie di invertebrati. L'Italia peninsulare (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata) vanta 24 297 specie. Questo potrebbe indicare un gradiente faunistico, ma per l'Italia meridionale sono disponibili dati meno completi e i biotopi sono assai differenti (Stoch F., 2004). Reef con ''Paramuricea clavata'' Tipi di habitat caratteristici delle zone costiere italiane sono la biocenosi di Cystoseira e le praterie di Posidonia oceanica. Le comunità di Lithophyllum lichenoides formano reef coralligeni notevoli. === Lo stretto di Messina === Il mar Tirreno e il mar Ionio si incontrano nello stretto di Messina generando delle potenti correnti e delle forte turbolenze, aggravate dei bruschi cambi di conformazione del fondale in vicinanza della città di Messina. Di conseguenza molte specie solitamente rare nel Mediterraneo si possono trovare in gran numero nei pressi dello stretto. È piuttosto comune trovare in superficie specie tipiche delle acque più profonde e viceversa, o specie di mare aperto vicino alla spiaggia. L'acqua in risalita trascina le specie dal fondale verso la superficie fino a farle talvolta arenare sulla spiaggia. Reso famoso nel diciannovesimo secolo dagli zoologi Nikolaj Miklucho-Maklaj e Anton Dohrn, lo stretto presenta una straordinaria abbondanza di comunità planctoniche, bentoniche e pelagiche. === Migrazione lessepsiana === Dall'apertura del canale di Suez nel 1869 alcune specie invasive originarie del Mar Rosso sono diventate una componente non indifferente dell'ecosistema mediterraneo, avendo un impatto significativo sull'ecologia del Mediterraneo poiché minacciano molte specie locali ed endemiche. Circa 300 specie native del Mar Rosso sono state identificate nel Mediterraneo, ma probabilmente ce ne sono altre da scoprire. Questo fenomeno è chiamato migrazione lessepsiana. === Tropicalizzazione e meridionalizzazione del Mediterraneo === Due parrocchetti monaco. Questa specie è ormai ambientata nei parchi urbani La fauna italiana è ricca di specie aliene e introdotte. Alcune di esse risalgono ai tempi dell'Impero romano, come ad esempio la carpa. ''Mammuthus meridionalis'' al Museo paleontologico di Montevarchi I grandi mammiferi italiani del Pleistocene provenivano principalmente dalle zone più fredde dell'Europa settentrionale. Specie tipiche sono: * Orso delle caverne * Leone delle caverne * Ippopotamo europeo * Uomo di Neanderthal * Mammut lanoso * Mammut meridionale * Palaeoloxodon antiquus * Rinoceronte lanoso === Elefanti nani === Gli elefanti nani del Pleistocene si sono evoluti a seguito di un processo di nanismo insulare in Sardegna: * Mammuthus lamarmorae * Palaeoloxodon antiquus * Palaeoloxodon melitensis e in Sicilia e a Malta * Palaeoloxodon antiquus leonardii * Palaeoloxodon mnaidriensis * Palaeoloxodon falconeri Altri animali del Pleistocene ritrovati in queste isole sono: * Cynotherium sardous * Hippopotamus pentlandi BiodiversItalia al Bioparco di Roma L'Italia ha 20 parchi nazionali e 130 parchi regionali. Inoltre sono state istituite delle riserve nazionali (circa 150 zone protette da leggi dello stato), riserve regionali (un totale di 270 aree protette da leggi regionali) e 16 riserve marine.
Franco francese
Il '''franco francese''' era la valuta ufficiale della Francia prima dell'introduzione dell'euro ed era diviso in centesimi . Il franco era valuta legale anche nel principato di Monaco e, insieme alla peseta spagnola, ad Andorra.
Il primo franco, il "franco a cavallo", fu battuto in Francia il 5 dicembre 1360. Era uno scudo da 3,87 grammi d'oro fino e valeva una "lira tornese", ossia 20 soldi. Nella Francia pre-rivoluzionaria ''franc'' era quindi sinonimo di ''livre tournois''. Con la Rivoluzione francese, il franco, o "franco-oro", divenne la sola ed unica moneta legale. Il 23 dicembre 1865 fu creata l'Unione monetaria latina, sotto forma di un'associazione monetaria che definiva i principi di uniformità monetaria in termini di peso, titolo del metallo e corso legale per le monete di quattro paesi (Francia, Belgio, Svizzera ed Italia), ai quali si unì la Grecia nel 1868. Dopo la prima guerra mondiale e la crisi economica e monetaria che ne seguì, il "franco germinale" fu sostituito dal "franco Poincaré". Durante la seconda guerra mondiale, le zone liberate utilizzarono temporaneamente diverse denominazioni del franco legate al dollaro americano, ma il franco Poincaré tornò rapidamente a essere la moneta ufficiale nel territorio metropolitano, nei DOM (Domini d'Oltre Mare) e in Africa del Nord. Nel 1960 vi fu una rivalutazione nominale del franco, tale che a 100 vecchi franchi corrispondesse 1 nuovo franco. Aveva ugualmente corso legale nelle regioni francesi d'oltre-mare (Guyana francese, Martinica, Guadalupa, Réunion), nei dipartimenti di Mayotte e di Saint-Pierre-et-Miquelon e nelle Terre australi e antartiche francesi. Il 1º gennaio 1999 entrò in vigore l'euro, il cui tasso di cambio irrevocabile con il franco era stato fissato il giorno precedente in 6,55957 franchi francesi per 1 euro. Da quel momento il franco rimase in vigore solo come "espressione non decimale dell'euro", anche se monete e banconote continuavano ad essere denominate in franchi. Per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), invece, da quella data si adottò solo l'euro. Il 1º gennaio 2002, con l'entrata in circolazione delle monete e banconote in euro, si aprì una fase di doppia circolazione, durata fino al 17 febbraio 2002. Le banconote in franchi francesi potevano essere cambiate in euro dalla Banca di Francia fino al 17 febbraio 2012. Per le monete, il termine è scaduto il 17 febbraio 2005. Le monete in circolazione avevano il valore nominale di 1, 5, 10, 20 e 50 centesimi e di 1, 2, 5, 10 e 20 franchi. Le banconote in circolazione avevano un valore nominale di 20, 50, 100, 200 e 500 franchi. +Banconote dell'ultima serie Fronte Retro Valore Immagine senza_cornice senza_cornice 50 franchi Antoine de Saint-Exupéry senza_cornice senza_cornice 100 franchi Paul Cézanne senza_cornice senza_cornice 200 franchi Gustave Eiffel senza_cornice senza_cornice 500 franchi Pierre e Marie Curie
Franco belga
Blasone del Belgio Il '''franco belga''' era la valuta del Belgio, prima dell'introduzione dell'euro.
La conquista di gran parte dell'Europa occidentale da parte della Francia prima rivoluzionaria e poi napoleonica condusse ad un'ampia circolazione del franco francese. Nei Paesi Bassi austriaci, (il Belgio attuale) il franco sostituì il Kronenthaler. A sua volta il franco fu sostituito dal fiorino olandese quando fu creato il Regno dei Paesi Bassi. Circa due anni dopo la proclamazione dell'indipendenza dal Regno dei Paesi Bassi, il 5 giugno 1832, il nuovo regno del Belgio adottò il suo franco, equivalente al franco francese, seguito dal Lussemburgo nel 1848 e dalla Svizzera nel 1850. Al momento dell'unità nazionale l'Italia, dove esisteva già la lira del Regno di Sardegna, adottò lira su una base simile nel 1862. Nel 1865 Francia, Belgio, Svizzera Italia e Lussemburgo crearono l'Unione monetaria latina (cui si unì la Grecia nel 1868): ogni stato avrebbe posseduta la propria moneta nazionale (franco, lira, dracma) dal valore di 4,5 g di argento o 290,322 mg di oro fino, tutte liberamente circolanti in ogni stato alla pari. Nel 1870 il valore aureo divenne lo standard e la situazione continuò fino al 1914. Nel 1926, il Belgio che, come anche la Francia, aveva subito una notevole svalutazione, introdusse il ''belga'' dal valore di 5 franchi e il paese uscì dall'unione monetaria che cessò comunque di esistere alla fine dello stesso anno. Il belga fu legato alla sterlina britannica con un tasso di cambio di 35 belga (175 franchi) = 1 sterlina; il contenuto aureo del belga fu fissato a 209,211 mg di fino. L'unione monetaria del 1921 tra Belgio e Lussemburgo tuttavia sopravvisse formando le basi per la piena unione economica nel 1932. Nel 1935, il belga fu svalutato del 28% a 150,632 mg di oro fino ed il rapporto tra il franco lussemburghese e quello belga fu fissato a 1 franco lussemburghese = 1¼ franchi belgi. In seguito all'occupazione tedesca del Belgio nel maggio 1940, il franco fu fissato ad 0,1 Reichsmark, ridotto a 0,08 Reichsmark il luglio 1940. Dopo la liberazione nel 1944, il franco entrò nel sistema di Bretton Woods, con un rapporto iniziale di 43,77 franchi = 1 dollaro statunitense stabilito il 5 ottobre di quell'anno. Fu poi cambiato a 43,8275 nel 1946 e poi a 50 in seguito alla svalutazione della sterlina nel settembre 1949. Il franco belga fu svalutato nuovamente nel 1982. === L'euro === Assieme ad altre 10 valute europee il franco belga/lussemburghese ha cessato di esistere il 1º gennaio 1999, quando fu fissato a 1 EUR= 40,3399 BEF/LUF, quindi con il franco a un valore di 0,024789 euro. Da quel momento il franco rimase in vigore solo come ''espressione non decimale dell'euro'', anche se monete e banconote continuavano ad essere denominate in franchi. Per tutte le forme di pagamento «non-fisiche» (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), invece, da quella data si adottò solo l'euro. Il 1º gennaio 2002, con l'entrata in circolazione delle monete e banconote in euro, si aprì una fase di doppia circolazione, durata fino al 28 febbraio 2002, quando le vecchie monete e banconote belghe hanno terminato il loro corso legale. Le vecchie monete potevano essere cambiate fino al 31 dicembre 2004, mentre per le banconote non esiste limite. Inizialmente le legende erano solo in lingua francese. Dal 1869 furono introdotte monete in fiammingo. Alcune monete presentavano scritte in entrambe le lingue. Se le due lingue apparivano su la stessa faccia, venivano prodotte due versioni, una con il francese a destra e il fiammingo a sinistra e una con le lingue poste al contrario. Le banconote divennero bilingui dal 1880 e, dal 1992, trilingui, visto che si aggiunse il tedesco: su un lato il francese o il fiammingo e sull'altro il tedesco e l'altra lingua. Alcune monete commemorative sono state coniate anche in tedesco, ma nessuna per la circolazione monetaria. Tra il 1832 ed il 1834 furono introdotte monete di rame da 1, 2, 5 e 10 centime, d'argento da ¼, ½, 1, 2 e 5 franchi, e d'oro da 20 e 40 franchi. Alcuni dei primi pezzi da 1 e 2 centime furono sovrabattuti su monete olandesi da ½ e 1 cent. La moneta da 40 franchi non fu emessa fino al 1841, mentre le monete d'argento da 2½ franchi e d'oro da 10 e 25 franchi furono emessi tra il 1848 ed il 1850. La moneta d'argento da 20 centime sostituì quella da ¼ franco il 1852. Nel 1860, furono introdotti i 20 centime i cupronichel, seguiti dalle monete sempre in cupronichel da 5 e 10 centime nel 1861. La coniazione dei 5 franchi d'argento fu interrotta nel 1876. Tra il 1901 ed il 1908 furono introdotte monete in cupronichel da 5, 10 e 25 centime, forate al centro. Nel 1914 la produzione della moneta da 1 centime e di tutte quelle d'argento e d'oro terminò. Furono introdotte monete di zinco da 5, 10 e 25 centime nella zona d'occupazione tedesca, seguite dalla moneta di zinco da 50 centime nel 1918. La produzione da 2 centime terminò nel 1919. Nel 1922 e nel 1923 furono introdotte monete in nichel da 50 centime e da 1 e 2 franchi; queste monete recavano il testo «Buono per» (''Bon pour'' in francese, ''Goed voor'' in fiammingo). Il nichel-ottone sostituì il cupro-nichel nei 5 e 10 centime nel 1930, seguite dai 25 centime nel 1938. Monete in nichel da 5 e 20 franchi furono introdotti rispettivamente nel 1930 e nel 1931, seguiti dai 20 franchi d'argento nel 1933 e dai 50 franchi nel 1939. In conseguenza dell'occupazione tedesca nel 1940, la monetazione d'argento fu interrotta. Nel 1941 lo zinco sostituì gli altri metalli nei 5, 10 e 25 centime, 1 e 5 franchi. Nel 1948 furono introdotte le monete in cupro-nichel da 5 franchi ed in argento da 50 e 100 franchi seguite da quella in argento da 20 franchi nel 1949 ed in cupro-nichel da 1 franco nel 1950. I 20 ed i 50 centime in bronzo furono coniati rispettivamente nel 1953 e nel 1952. La monetazione in argento cessò completamente nel 1955. I 25 centime in cupronichel sostituirono i 20 centime nel 1964. I 10 franchi di nichel furono introdotti nel 1969 (battuti solo fino al 1979), seguiti dai 20 franchi di bronzo nel 1980 e dai 50 franchi di nichel nel 1987. Il bronzo-alluminio sostituì il cupro-nichel nei 5 franchi nel 1986, mentre il ferro ricoperto di nichel sostituì il cupro-nichel nella moneta da 1 franco nel 1989. Al momento dell'entrata in vigore dell'euro erano in circolazione le seguenti monete: Monete in circolazione Immagine Valore Diametro Peso Composizione Dritto Rovescio Prima coniazione Fuori corso 25 centimes 16 mm 2,00 g Cu: 75%Ni: 25% Testa maschile Corona e valore 1964 1980 50 centimes 50 centimes 19 mm 2,75 g Cu: 95%Sn: 3%Zn: 3% 1952 2002 1 franco 1 franco 21 mm 4,00 g Cu: 75%Ni: 25% Testa femminile Corona, ramo e valore 1950 ?? 1 franc 1 franco 18 mm 2,75 g Fe: 94%Ni: 6% Re Baldovino Corona e valore 1988 2002 1 franco 18 mm 2,75 g Fe: 94%Ni: 6% Alberto II Valore 1994 2002 5 franchi 5 franchi 24 mm 6,00 g Cu: 75%Ni: 25% Testa femminile Corona, ramo e valore 1948 ?? 5 franchi 5 franchi 24 mm 5,50 g Cu: 92%Al: 6%Ni: 2% Baldovino Valore 1986 2002 5 franchi 24 mm 5,50 g Cu: 92%Al: 6%Ni: 2% Alberto II Valore 1994 2002 10 franchi 27 mm 8,00 g Ni: 100% Baldovino Stemma del Belgio 1969 1985 20 franchi 20 franchi 25,65 mm 8,50 g Cu: 92%Ni: 6%Al: 2% Baldovino Foglie e valore 1980 2002 20 franchi 25,65 mm 8,50 g Cu: 92%Ni: 6%Al: 2% Alberto II Valore 1994 2002 50 franchi 22,75 mm 7,00 g Ni: 100% Baldovino Valore 1987 2002 50 franchi 22,75 mm 7,00 g Ni: 100% Alberto II Valore 1994 2002 Erano in circolazione banconote da 100, 200, 500, , e franchi. + Fronte Retro Valore Immagine senza_cornice senza_cornice 100 franchi James Ensor senza_cornice senza_cornice 200 franchi Adolphe Sax senza_cornice senza_cornice 500 franchi René Magritte senza_cornice senza_cornice 1000 franchi Constant Permeke senza_cornice senza_cornice 2000 franchi Victor Horta senza_cornice senza_cornice 10000 franchi Re Alberto e Regina Paola del Belgio
Famiglia (tassonomia)
In biologia, ai fini della tassonomia, la '''famiglia''' è uno dei livelli di classificazione scientifica degli organismi viventi e di altre entità biologiche, quindi della zoologia, della botanica, della protistologia, micologia, batteriologia, virologia.
Nell'organizzazione sistemica, la ''famiglia'' è inferiore all'ordine e superiore al genere. Nello stesso ordine ci sono perciò una o più famiglie, e ciascuna famiglia è suddivisa in uno o più generi. La suddivisione in generi può essere preceduta da quella in sottofamiglie, che in zoologia possono essere a loro volta suddivise in tribù. In zoologia i nomi delle famiglie terminano sempre con ''-idi'' (''-idae''); la prima parte si basa invece sul nome del genere più rappresentativo. ;Esempio: Famiglia di appartenenza dell'Anatra becco rosso (''Anas erythrorhyncha''): Quella degli ''Anatidi'' (''Anatidae''), insieme alle altre (''Anhimidae'', ''Anseranatidae'') è una delle ''famiglie'' afferenti all'ordine degli Anseriformi (''Anseriformes''). Questa famiglia è ulteriormente suddivisa nelle sottofamiglie Anserinae, Anatinae, ecc. Quest'ultima sottofamiglia è ulteriormente suddivisa in tribù: Tadornini, Anatini. La tribù degli Anatini comprende i generi Anas, Tachyeres. ognuno dei quali suddiviso ulteriormente in specie.
Fantascienza
Copertina della rivista ''Amazing Stories'' che riporta in evidenza la dicitura "Scientifiction", da cui è derivato il termine "science fiction". La '''fantascienza''' è un genere di narrativa popolare di successo sviluppatosi nel Novecento, che ha le sue radici nel romanzo scientifico, estesasi poi dalla letteratura agli altri mass media, anzitutto il cinema, quindi i fumetti, la televisione e i videogiochi. Si tratta di una narrazione basata su speculazioni e ipotesi di carattere più o meno plausibilmente tecnico-scientifiche e i loro impatti sulla società e sull'individuo. I personaggi, oltre che esseri umani, possono essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più frequentemente, nel futuro. Il termine è usato, in senso più generale, in riferimento a qualsiasi tipo di letteratura di fantasia che includa un fattore scientifico, comprendendo a volte ogni genere di racconto fantastico; un certo grado di plausibilità scientifica rimane tuttavia un requisito essenziale. L'espressione inglese ''science fiction'' fu coniata da Hugo Gernsback nel 1926. Gernsback inizialmente chiamò questo genere di storie ''scientific fiction''. L'espressione poi si contrasse in ''scientifiction'', per ridursi infine a ''science fiction'' . La traduzione italiana ''fantascienza'', attraverso un calco linguistico, è attribuita a Giorgio Monicelli nel 1952.
La data di nascita della fantascienza è convenzionalmente indicata al 5 aprile del 1926, quando uscì negli Stati Uniti la prima rivista di fantascienza, ''Amazing Stories'', diretta da Hugo Gernsback, ma al genere possono essere ascritte numerose opere precedenti, dal ''Frankenstein'' di Mary Shelley ai romanzi di Jules Verne e H. G. Wells. === Prima della fantascienza === Un immaginario veicolo volante alimentato da elettricità statica, dal frontespizio del libro ''Le philosophe sans prétention'' di Louis Guillaume de La Follie, Parigi, Clousier, 1775. Prima della fantascienza esistevano i resoconti dei viaggiatori, che presentavano elementi spesso fantasiosi o del tutto immaginari. Da qualche parte, lontano da qui, in qualche angolo inesplorato del mondo, esistevano strane culture, fauna e flora esotiche, a volte persino mostri marini. La fantascienza vera e propria vide i suoi albori solo dopo la nascita della scienza moderna, in particolare dopo le rivoluzioni avvenute nel campo dell'astronomia e della fisica nel corso del Seicento. Fianco a fianco con l'antico genere della letteratura fantastica (di cui oggi il sottogenere più diffuso è il ''fantasy''), vi erano notevoli precursori, tra i quali: * Il romanzo greco ''La storia vera'' di Luciano di Samosata (120-180 d.C.), primo resoconto noto di un viaggio sulla Luna, e di incontri con i Seleniti. Esso include due dei temi principali del genere: il viaggio su un altro corpo celeste e l'incontro con una civiltà extraterrestre. * Il trattato ''La nuova Atlantide'' (incompiuto) di Bacone, sebbene sia per lo più un trattato filosofico, racconta di una civiltà tecnocratica avveniristica che immagina molte delle nostre invenzioni future. * I viaggi immaginari sulla Luna del XVII secolo, mostrati per la prima volta nel ''Somnium'' di Giovanni Keplero (1634), poi ne ''L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della Luna'' (''L'autre monde ou Les états et empires de la Lune'', 1657) di Savinien Cyrano de Bergerac * Il mondo alternativo scoperto nell'Artico da un giovane nobiluomo nel romanzo di Margaret Cavendish del 1666 ''The Description of a New World, Called the Blazing-World'' * Descrizioni di vita nel futuro, come ''L'anno 2440'' di Louis-Sébastien Mercier (1772) o la ''Storia filosofica dei secoli futuri'' di Ippolito Nievo del 1860. Tra queste opere vi è il secondo romanzo più venduto del secolo negli Stati Uniti, ''Guardando indietro, 2000-1887'' (''Looking Backward'') di Edward Bellamy (1888). * Culture aliene ne ''I viaggi di Gulliver'' di Jonathan Swift (1726) e ne ''Il viaggio sotterraneo di Niels Klim'' di Ludvig Holberg (1741) * Elementi di fantascienza nelle storie del XIX secolo di Edgar Allan Poe, Nathaniel Hawthorne e Fitz-James O'Brien. Negli ultimi decenni del secolo, le opere fantascientifiche per adulti e ragazzi erano numerose, malgrado non esistesse ancora il termine "science fiction". Nella poesia romantica, inoltre, le immaginazioni degli scrittori portavano a visioni di altri mondi e di remoti futuri come in ''Locksley Hall'' di Alfred Tennyson. Voltaire, d'altra parte, chiamava il suo ''Micromégas'' (1752) non un racconto fantastico ma una "storia filosofica" (titolo ripreso poi, non a caso, da Nievo). Il più rilevante esempio rimane però il romanzo ''Frankenstein'' di Mary Shelley, del 1818. Brian Aldiss, nel suo libro ''Billion Year Spree'', sostiene che ''Frankenstein'' rappresenta "il primo lavoro seminale al quale l'etichetta di ''fantascienza'' può essere logicamente appiccicata". È anche il primo esempio del ''cliché'' dello "scienziato pazzo". Un altro romanzo avveniristico di Mary Shelley, ''L'ultimo uomo'' (''The Last Man''), è spesso citato come la prima vera storia di fantascienza. === La prima fantascienza === Tripode alieno illustrato nell'edizione francese del 1906 de ''La guerra dei mondi'' di H. G. Wells Jules Verne, 1856 circa La fine del mondo'' (''La Fin du monde'', 1894) di Camille Flammarion. La fantascienza in Europa inizia propriamente alla fine del XIX secolo con il romanzo scientifico (''scientific romance''), di cui un esponente di spicco fu Jules Verne (1828 – 1905), per il quale la scienza era piuttosto sul livello dell'invenzione, come pure le storie di critica sociale orientate alla scienza di H. G. Wells (1866 – 1946). Wells e Verne non furono privi di concorrenti nello scrivere la prima fantascienza: racconti e romanzi brevi con temi di immaginazione fantastica apparvero nei quotidiani per tutta la fine dell'Ottocento, e molti utilizzavano idee scientifiche come espediente per l'immaginazione. ''Erewhon'' è un romanzo di Samuel Butler pubblicato nel 1872 sul concetto che le macchine potessero un giorno diventare senzienti e supplenti della razza umana. Malgrado sia più conosciuto per altre opere, sir Arthur Conan Doyle scrisse anch'egli di fantascienza. L'unico libro con il quale Charles Dickens si avventurò nel territorio della speculazione scientifica e negli strani misteri della natura fu il romanzo ''Casa desolata'' (''Bleak house'', 1852), nel quale faceva morire uno dei personaggi di combustione umana spontanea (dopo avere svolto minuziose ricerche sulla casistica del fenomeno). Wells e Verne avevano entrambi un bacino di lettori internazionale e influenzarono numerosi scrittori, in particolare in America, dove ben presto nacque fantascienza indigena. Molti scrittori britannici inoltre trovarono più lettori nel mercato americano, scrivendo in uno stile americanizzato. Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov, uno dei due fondatori del bolscevismo, medico, sperimentatore, filosofo ed economista, fu il più importante scrittore fantascientifico russo prima della rivoluzione del 1917, autore del popolare romanzo ''La stella rossa'' (Красная звезда ''Krasnaja zvezda'', 1908) e del suo seguito ''L'ingegner Menni'' (''Inžener Menni'', 1912), ambientati in un pianeta Marte dalla società socialista utopica. Circa negli stessi anni esordì il grande scrittore americano H. P. Lovecraft, considerato uno dei geni più rivoluzionari nel campo della fantascienza "cosmica" e dell'horror soprannaturale. Nel 1924 fu pubblicato il romanzo ''Noi'' del russo Evgenij Ivanovič Zamjatin, considerato il precursore di molti successivi romanzi distopici. La ''science fiction'', come fenomeno letterario di massa, è fatta risalire alla pubblicazione negli Stati Uniti del primo numero di ''Amazing Stories'' (Storie fantastiche), il 5 aprile del 1926. Hugo Gernsback, il fondatore della rivista, nell'editoriale annunciava di voler pubblicare: “… Quel tipo di storie scritte da Jules Verne, H. G. Wells ed Edgar Allan Poe – un affascinante romanzo fantastico, in cui si mescolino fatti scientifici e visioni profetiche… “. Il successivo grande scrittore britannico di fantascienza dopo H. G. Wells fu Olaf Stapledon (1886 – 1950), le cui quattro opere maggiori (''Last and First Men'', 1930; ''Odd John'', 1935; ''Star Maker'', 1937; ''Sirius'', 1940) introdussero una miriade di idee che furono presto adottate da altri scrittori. Più tardi, le opere di John Wyndham (1903 – 1969) guadagnarono l'acclamazione del pubblico dei lettori e della critica. Wyndham, che firmava con una quantità di pseudonimi, amava definire la fantascienza come una ''logical fantasy''. Prima della seconda guerra mondiale, Wyndham scrisse quasi esclusivamente per i ''pulp magazine'' statunitensi, ma nel dopoguerra divenne noto al grande pubblico, anche al di fuori dell'ambito degli appassionati, a partire dal suo romanzo ''Il giorno dei trifidi'' (''The Day of the Triffids'', 1951). === Anni quaranta: l'epoca d'oro === La prima fantascienza aveva una forte base avventurosa ed era caratterizzata dalla "meraviglia" per i progressi della scienza (si era nell'epoca dell'avvento dell'elettricità), ma dagli anni quaranta cominciò a occuparsi più delle ripercussioni del progresso scientifico che non delle ipotetiche conquiste della scienza in sé stesse. Questi anni sono dominati da John W. Campbell, che alla fine del 1937 assunse la direzione della rivista ''Astounding Stories'' nella quale ospitò tutti gli autori della cosiddetta ''Golden Age'' (Età dell'oro), quali A. E. van Vogt, Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, Clifford D. Simak, Ray Bradbury, Theodore Sturgeon: per quanto l'"epoca d'oro" vera e propria la si consideri terminata negli anni cinquanta, questi scrittori sarebbero diventati i "mostri sacri" a cui si sarebbero rifatti gli autori successivi, compresi quelli degli anni sessanta, anche solo per contestarli o farne la satira. Secondo i critici degli anni cinquanta, la caratteristica della fantascienza americana era l'''estrapolazione'', ovvero il riconoscimento, sulla base di alcuni elementi, di una tendenza in atto per proiettarla nei suoi sviluppi futuri, non tanto con lo scopo di prevedere il futuro come farebbe la futurologia, quanto per discutere fenomeni del presente estremizzandoli in un contesto ipotetico. Altri spunti critici mettono invece in luce il (prevalente) riferimento al "sense of wonder" ("la meraviglia"), che fa appello ad un analogo della ''"volontaria sospensione dell'incredulità"'' di cui parlava il poeta Coleridge (''"Quella volontaria e momentanea sospensione dell'incredulità che costituisce la fede poetica"''). === Anni cinquanta: tra sociologia e letteratura === Illustrazione per la rivista ''Amazing Stories'', maggio 1959 Isaac Asimov alla fine degli anni cinquanta Gli anni cinquanta segnano per la fantascienza americana un notevole cambiamento: all'atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della scienza, a causa della bomba atomica si sostituisce un approccio più angosciato. La guerra fredda, la società dei consumi, la paura del ''diverso'' (sia esso il comunista o il nero, a causa delle lotte per i diritti civili), la società di massa americana dominata da pubblicità e televisione (significativa fu la vittoria alle elezioni del 1952 di Dwight D. Eisenhower su Adlai Stevenson II: nonostante Stevenson fosse candidato più colto e brillante, l'apparato pubblicitario scatenato per sostenere Eisenhower lo portò alla vittoria): tutti temi centrali per quella che verrà a lungo chiamata "fantascienza sociologica". Rappresentanti più importanti di questa tendenza sono la coppia Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth, Robert Sheckley, Richard Matheson, Walter M. Miller, jr. nonché la prima produzione di Philip K. Dick. Ma accanto a questa linea sociologica, che usa la fantascienza come strumento di critica della società americana e dei suoi eccessi, ce n'è un'altra, che s'incarna soprattutto nella figura del grande ''editor'' e scrittore Anthony Boucher, che si sforza di promuovere una migliore qualità letteraria nella fantascienza. Suo discepolo è Philip K. Dick, ma a questa tendenza appartengono anche altri scrittori che esplodono in questo decennio, come Fritz Leiber (che insegnava Shakespeare in un ''college'') o Cordwainer Smith (coltissimo discendente di una potente famiglia americana, cresciuto in Cina e imbevuto della cultura di quel paese); le esperienze, le invenzioni, le scoperte e le soluzioni stilistiche di questi scrittori apriranno la strada ai discepoli, negli anni sessanta, della "New Wave". === Anni sessanta: la New Wave === Samuel R. Delany Frank Herbert La rivoluzione nella fantascienza fu portata avanti sui due lati dell'Atlantico: nel Regno Unito c'era il gruppo di scrittori legati alla rivista ''New Worlds'', tra cui spiccava J. G. Ballard, ma che contava anche altri talenti come Brian W. Aldiss, John Brunner e Michael Moorcock. Negli Stati Uniti la figura di riferimento diventò il provocatorio e dissacrante Harlan Ellison, innovativo autore di racconti e curatore di due antologie (intitolate ''Dangerous Visions'' e ''Again, Dangerous Visions'') che smossero le acque fin troppo ferme del genere con argomenti scottanti: il sesso, le droghe, il femminismo, il razzismo, il Vietnam, ecc. Nelle antologie di Ellison ci sono nomi importanti della nuova fantascienza americana: Robert Silverberg, Philip José Farmer, Philip K. Dick, Roger Zelazny, Samuel R. Delany, Norman Spinrad, R. A. Lafferty, Joanna Russ, Ursula K. Le Guin, Gene Wolfe, Kate Wilhelm. La fantascienza della New Wave fu il prodotto di due tendenze che s'incrociavano creando un equilibrio instabile: * una ricerca letteraria che spinge molti scrittori a rifarsi ai modelli della letteratura modernista e alle avanguardie del postmodernismo, quindi a non scrivere nello stile da ''best seller'' (letteratura di consumo) tipico fino a quel momento di molta letteratura fantascientifica (e il migliore rappresentante di questa tendenza è il più sofisticato e letterario tra gli scrittori americani, Thomas M. Disch); * una ben precisa volontà di andare a toccare temi tabù che erano stati assenti per anni dalle riviste di fantascienza: non a caso questo è il momento in cui s'inseriscono autori neri, come Delany, o donne, come la Russ o la Le Guin, o dichiaratamente gay, come Thomas M. Disch e ancora Samuel R. Delany. Se da un lato la nuova ondata (questo il significato letterale di ''New Wave'') costrinse finalmente il mondo accademico – non solo negli Stati Uniti – ad occuparsi della fantascienza (pur tra resistenze e incomprensioni) - è in questo periodo che nascono le prime riviste accademiche di critica sulla fantascienza, ''Science-Fiction Studies'', ''Foundation'' ed ''Extrapolation'', - dall'altro la sofisticazione letteraria di queste opere portò alla presa di distanza di molti fan della fantascienza tradizionale degli Asimov e degli Heinlein. A metà di questo decennio, Frank Herbert, con ''Dune'' (1965), introdusse nel filone fantascientifico temi che saranno poi sviluppati nei decenni successivi, in particolare dal sottogenere della space opera, mischiando ambientazioni futuristiche e topoi della storia passata dell'umanità, con imperi spaziali e strutture sociali di tipo feudale. ''Dune'' si rivelò un successo senza precedenti, ed è il romanzo di fantascienza che detiene il record del maggior numero di copie vendute. === Anni settanta === Alcuni fan travestiti da personaggi della saga di ''Guerre stellari'' Il decennio successivo fu caratterizzato dalla continuazione dell'attività della New Wave: soprattutto J. G. Ballard scrisse in questo periodo la sua trilogia fondamentale, ''Crash'', ''Il condominio'' (''High Rise'') e ''L'isola di cemento'' (''The Concrete Island''). Entrò in crisi invece Philip K. Dick, per problemi di droga ed esistenziali, che lo portarono a una pausa nella sua produzione fino alla seconda metà del decennio. L'impatto innovativo della New Wave poco a poco si attenuò: i singoli autori andarono ciascuno per la propria strada. Il fenomeno degli anni settanta fu da un lato l'emergere di numerose scrittrici, sempre più interessate ai temi del femminismo e più in generale dell'identità femminile. Tra le figure dominanti spiccarono Joanna Russ e Ursula K. Le Guin, Marion Zimmer Bradley, Doris Lessing (autrice che proveniva da altre esperienze, ma che negli anni settanta scrisse il monumentale ciclo fantascientifico di ''Canopus in Argos: Archives''). A queste va aggiunta Alice Sheldon, una notevole autrice che fino al 1977 si era nascosta dietro lo pseudonimo maschile di James Tiptree Jr.. A metà degli anni settanta nel cinema di fantascienza il travolgente successo di ''Guerre stellari'' di George Lucas riporta in auge i temi della ''space opera'' degli anni quaranta; la pellicola richiamava alcuni elementi di ''sword and sorcery'' (fu coniato per essa il termine ibrido ''science fantasy'' e alcuni commentatori si sono azzardati a dichiarare che si tratta di una fiaba riverniciata di fantascienza). Il successo clamoroso della serie sancì il ritorno a una fantascienza d'intrattenimento, più spensierata e meno culturalmente impegnata. Gli anni settanta vedono anche, in controtendenza al ritorno della fantascienza d'intrattenimento nei canali mainstream, l'emergere del seminale lavoro di Darko Suvin, il quale eserciterà un'influenza senza precedenti sugli studi di fantascienza. Perno centrale del lavoro di Suvin è la concezione della fantascienza come letteratura dello straniamento cognitivo. Il primo termine, derivato dal lavoro dei formalisti russi, sta ad indicare come la rappresentazioni di mondi alternativi a quelli vissuti da lettori e scrittori possa funzionare come dispositivo in grado di gettare nuova luce sulle società in cui questi vivono. Questo nuovo sguardo non è però la soddisfazione di una semplice curiosità, ma ha valore, per l'appunto, cognitivo, che nella terminologia suviniana possiamo interpretare come sinonimo di critico. Per fare un esempio, il mondo futuro rappresentato nella ''Macchina del Tempo'' di H.G. Wells permette di evidenziare alcuni aspetti critici dell'imperialismo britannico della fine del XIX secolo, e può quindi configurarsi come critica radicale delle politiche messe in atto dall'impero. Ciò che permetterebbe alla fantascienza di vantare un tale valore cognitivo in opposizione ad altri generi che pur di discostano dai canoni del più comune realismo (come ad esempio il fantasy) sarebbe la plausibilità sociale e tecnologica dei mondi immaginati. In altre parole, immaginare mondi possibili in cui esistono avanzate tecnologie permette di fare una critica alla società con una profondità impossibile per mondi per definizione impossibili. Ultimo elemento fondamentale del pensiero di Suvin è il cosiddetto ''novum'', ovvero ciò che rende effettivamente il mondo immaginato diverso da quello vissuto da autore e lettore, come ad esempio una tecnologia avanzata o degli esseri extraterrestri. === Anni ottanta: il cyberpunk === Bruce Sterling A dominare la scena nei primi anni ottanta fu l'ondata cyberpunk. Il nuovo spazio da esplorare, dopo quello esterno tra le stelle e quello interiore della psiche, fu quello virtuale delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Si può dire che Internet sia stata profetizzata (anche se già ne esisteva una prima forma pionieristica) nel 1984 dal romanzo più celebrato del cyberpunk, ''Neuromante'' di William Gibson con il suo cyberspazio. Anche il cyberpunk fu lanciato da un'antologia di racconti, ''Mirrorshades'', curata dall'intraprendente scrittore e giornalista Bruce Sterling. Sulla scia dell'ondata cyberpunk si assistette ad un rinnovato interesse accademico per la fantascienza (vista come un'area confinante con la letteratura postmoderna), all'esplodere dell'immaginario fantascientifico nel nuovo ambito dei videogiochi, ma soprattutto ad un rinnovato interesse da parte del cinema di Hollywood, che cominciò a realizzare, complici le nuove tecnologie digitali, film sempre più spettacolari spesso basati, direttamente o indirettamente, sui classici del genere. Le avanguardie furono una volta ancora sostituite dal "mercato". L'ondata cyberpunk durò meno della New Wave, soprattutto a causa dell'affievolirsi dell'ispirazione dell'autore più dotato, William Gibson. Altri autori del movimento si affermarono in modo più o meno duraturo, come Lucius Shepard, Kim Stanley Robinson, Rudy Rucker, Lewis Shiner. A margine del movimento cyber si pose una tra le più interessanti autrici di quegli anni, la sofisticata e letteraria Pat Cadigan, mentre ne era del tutto al di fuori l'altra figura di spicco della scrittura al femminile, l'afroamericana Octavia E. Butler. === Anni novanta === Il periodo fu caratterizzato da una forte ripresa della fantascienza britannica, tanto che alla fine del decennio si parlò di un vero e proprio "''British Boom"'', legato all'attività di nuovi autori quali Iain Banks, Ken MacLeod, M. John Harrison e infine il più giovane, China Miéville. Jonathan Lethem Negli Stati Uniti si assistette invece a un declino delle vendite di tali proporzioni che alcuni scrittori cambiarono genere: un vecchio leone come Thomas M. Disch, si riciclò brillantemente nell'horror con la sua ''Minnesota Supernatural Series''; Robert Sheckley tentò di passare al giallo (come aveva già fatto negli anni sessanta), ma senza grandi risultati; Patricia Anthony, una delle autrici più promettenti, dalla fantascienza passò al fantasy; Jonathan Lethem, considerato da alcuni l'unico vero erede di Philip K. Dick, passò alla letteratura ''mainstream''. Tutto questo avvenne nel momento in cui temi, idee, immagini, luoghi, trame della fantascienza comparivano sempre più spesso anche al di fuori del genere, e si parlò di un genere ''Avantpop'' che pescava dalla fantascienza, dal giallo, dal western, dall'horror. Oltre alla prima produzione di Lethem, buon rappresentante di questa tendenza fu uno degli scrittori giovani, Matt Ruff. Anche in Gran Bretagna la ripresa della letteratura fantascientifica si legò a fenomeni d'ibridazione, che fecero parlare di new weird, o di ''weird fiction'', o ''slipstream''. China Miéville, ad esempio, nei suoi romanzi mescolò fantasy, horror, gotico, fantascienza e (in dosi massicce) i giochi di ruolo. Emilio Salgari === La protofantascienza italiana === Luigi Capuana Ancora prima della nascita del termine "fantascienza", a partire dagli ultimi anni del XIX secolo appaiono in Italia racconti e romanzi brevi di contenuto fantascientifico nei supplementi domenicali dei quotidiani, nelle riviste letterarie, in collane popolari e opere antologiche. Gli autori sono tra i protagonisti della letteratura popolare dell'epoca, come Emilio Salgari (in particolare con il romanzo ''Le meraviglie del duemila'') e Yambo, ma anche note figure della letteratura, tra i quali Massimo Bontempelli, Luigi Capuana, Guido Gozzano, Ercole Luigi Morselli. Già prima di questi vi sono però degli interessanti quanto poco conosciuti esempi, come la ''Storia filosofica dei secoli futuri'' di Ippolito Nievo del 1860. === La nascita ufficiale (1952) === L'anno ufficiale di nascita della fantascienza in Italia è considerato generalmente il 1952, con il primo numero della rivista ''Scienza Fantastica, avventure nello spazio, tempo e dimensione'' e nello stesso anno della rivista ''Urania''. A queste prime pubblicazioni ne seguono altre, generalmente di breve vita, non tutte con storie avventurose in cui non mancano classici elementi come gli alieni dalla carnagione verde, armi a raggi, astronavi ed eroine scollate, in puro stile ''pulp''. La rivista ''Oltre il cielo'', diretta dall'ing. Cesare Falessi, affiancava lavori di ''science fiction'' al consueto novero di articoli sull'aviazione e l'astronautica. Poi nel 1957 si affianca alla guida della rivista ''Oltre il cielo'' l'ingegnere Armando Silvestri che nell'anteguerra, nel 1938, aveva ideato, ma senza successo concreto, il progetto per una rivista quadrimestrale, ''Avventure dello spazio'', che però non trovò mai il favore di un editore. A testimonianza dell'aderenza del pubblico al canone da poco sviluppatosi oltreoceano, gli scrittori italiani pubblicano i loro racconti sotto pseudonimi rigorosamente anglosassoni: Gianfranco Briatore diventa ''John Bree''; Ugo Malaguti si firma ''Hugh Maylon''; Luigi Naviglio, ''Louis Navire''; Roberta Rambelli è ''Robert Rainbell'', al maschile; Carlo Bordoni, ''Charley B. Drums''. All'inizio degli anni sessanta, con ''Futuro'' – a cura di Lino Aldani già noto sotto lo pseudonimo di ''N. L. Janda'', Massimo Lo Jacono già conosciuto sotto lo pseudonimo di ''L. J. Mauritius'' e ''Megalos Diekonos'', e Giulio Raiola – la ''science fiction'' italiana acquista tuttavia un respiro internazionale, che avrà però corta durata (solo otto numeri mensili, fra il maggio-giugno 1963 e il novembre 1964). Negli anni sessanta il numeroso pubblico degli appassionati diede vita a numerose fanzine, il più delle volte pubblicate a ciclostile in poche centinaia di copie, che costituirono un momento di passaggio per futuri scrittori come Vittorio Curtoni e Paolo Brera. === Il ruolo di ''Urania'' === Sempre nel 1952 la casa editrice Mondadori lancia una rivista e una collana di romanzi, ispirandosi alla musa dell'astronomia: ''Urania''. Primo direttore: Giorgio Monicelli, che conia anche il termine italiano "fantascienza". La rivista chiude dopo appena un anno, mentre i suoi romanzi a cadenza quindicinale riscuotono un grande successo. Negli anni sessanta le copertine sono disegnate da Karel Thole, mentre la direzione della collana viene assunta da Fruttero & Lucentini. Il ruolo di ''Urania'' nella diffusione della letteratura fantascientifica tra gli italiani è rilevante: molti scrittori di fantascienza come Asimov, Ballard, Dick, Le Guin e altri furono pubblicati per la prima volta in questi libri dal cerchio rosso in copertina. D'altro canto per un trentennio la collana evitò di pubblicare autori italiani, favorendo l'idea che si trattasse di una letteratura esclusivamente d'importazione, fino a che nel 1989 istituì un noto premio letterario, che ha scoperto e lanciato autori come Luca Masali e Valerio Evangelisti. === La fantascienza online === Con l'eccezione di Urania, oggi la letteratura di fantascienza è praticamente scomparsa dalle edicole italiane, avendo ceduto molto terreno ai generi fantasy e horror restando tuttavia nelle librerie. Il ruolo di riviste come ''Robot'' (tuttora pubblicata) è stato parzialmente ripreso dalle pubblicazioni sul Web (riviste e fanzine), che raggiungono migliaia di lettori. Le più popolari sono ''Delos'' e il ''Corriere della Fantascienza'' che sono parte del portale Fantascienza.com e ''Intercom''. Le riviste online raggiungono non soltanto il tradizionale lettore della narrativa di fantascienza, ma coinvolgono anche chi è appassionato a questo genere in altre forme, come cinema, fumetti e soprattutto serie televisive. In questo senso le riviste online contribuiscono in qualche misura ad avvicinare alla letteratura chi non la conosceva, dando un impulso, anche se di proporzioni tutte da verificare, allo sviluppo di nuove generazioni di lettori. Siti web, blog, forum, newsgroup e mailing list inoltre contribuiscono in questa direzione grazie alla creazione di grandi comunità di appassionati e al conseguente scambio di esperienze e di consigli di lettura, allargando quello che prima degli anni novanta era, sebbene in misura molto minore e qualitativamente diversa, il fenomeno del fandom. Come scultore millenials di questo genere vi è Martino De Verdi. === Fantascienza italiana extra-Urania === Negli anni, altre iniziative editoriali sono state fondate e hanno dato possibilità agli autori di fantascienza italiana di arrivare sul mercato. Tra queste Delos Digital, Zona42, Edizioni Della Vigna, Elara Libri e Perseo Libri, che hanno pubblicato autori come Alessandro Vietti, Elena di Fazio, Elisa Emiliani e Francesco Verso. Dal 2015, il Premio Italia ha istituito una sezione denominata "Romanzo di Autore Italiano - Fantascienza". === La fantascienza cinematografica italiana === Il film di Paolo Heusch ''La morte viene dallo spazio'', del 1958, è spesso indicato come la prima pellicola fantascientifica (non farsesca) del cinema italiano; narra della minaccia al pianeta Terra portata da una pioggia di asteroidi, con precisi riferimenti al cinema americano ed effetti speciali di Mario Bava. ''Totò nella luna'', dello stesso anno, è stato visto come la risposta comica a questo film. In precedenza c'erano stati altri film farseschi: la commedia ''Mille chilometri al minuto'' (1939) di Mario Mattoli (uno dei primi voli verso il pianeta Marte, anche se s'interrompe quasi sul nascere) e ''Baracca e burattini'', una commedia musicale del 1954, con la regia di Sergio Corbucci. Di una certa rilevanza per il genere, la tetralogia della stazione spaziale Gamma 1, del 1965, diretta da Antonio Margheriti. Copertina della rivista ''Amazing Stories'' Quarterly, estate 1928 Malgrado la fantascienza sia stata un tempo incentrata anzitutto "sulla scienza", all'interno e ai confini di questo tipo di narrativa si è evoluta una grande varietà di generi e sottogeneri, con la commistione sempre più frequente della fantascienza con il fantasy e l'horror, tanto che alcuni autori e critici utilizzano di preferenza l'espressione ''speculative fiction'' (narrativa speculativa) per descrivere complessivamente il fenomeno e altri utilizzano il termine ''slipstream'' intendendo il fantastico, cioè quella forma letteraria estremamente ampia che utilizza l'immaginario, il surreale e tutto ciò che non è mimetico della realtà, per dare maggior impatto ad un messaggio radicato nella visione politica, ideologica del reale. Vi possono essere molti modi diversi per tentare di classificare un'opera di fantascienza; non di rado un'opera o un autore utilizzano vari temi contemporaneamente e si possono collocare all'interno di più categorie. Una prima classificazione, puramente convenzionale, viene spesso effettuata tra fantascienza hard o tecnologica (''hard science fiction'') e fantascienza soft (''soft science fiction''), dove la prima si occupa con verosimiglianza degli aspetti tecnologici, la seconda rivolge il suo interesse ai temi umanistici e sociologici. Un genere avventuroso molto popolare è la space opera (in particolare quella militare), a base di astronavi e battaglie spaziali, che ha avuto un notevole influsso anche nella tv e nel cinema, da ''Star Trek'' a ''Guerre stellari''. Altre storie di forte presa sul pubblico sono quelle apocalittiche o post apocalittiche, che descrivono in termini drammatici la fine del mondo o della civiltà. Movimenti che hanno introdotto nuovi fermenti nel panorama fantascientifico sono stati prima la New Wave negli anni sessanta, poi il cyberpunk negli anni ottanta; quest'ultimo ha generato tutta una serie di sotto-filoni fino ai giorni nostri, e ad esso si affianca lo steampunk. Le opere contemporanee di fantapolitica, le utopie e le distopie vengono a loro volta fatte rientrare nel genere fantascientifico, come pure le ucronìe, dove le vicende sono ambientate in una immaginaria linea temporale del passato, una "storia alternativa". === Temi tipici === L'esplorazione dello spazio interplanetario è uno dei temi classici della fantascienza Vi sono alcuni temi particolarmente sfruttati nelle storie di fantascienza. Anzitutto lo spazio: la sua conquista, l'esplorazione e la sua colonizzazione, il viaggio interstellare (in genere con astronavi più veloci della luce) è stato per lungo tempo uno dei temi più popolari, ed in buona parte rimane tale. Lo spazio tuttavia può essere visto anche come un pericolo per l'umanità, un luogo ignoto e misterioso da cui possono prevenire terribili minacce, come un corpo celeste che minaccia la Terra o una invasione aliena. L'esistenza di forme di vita e di intelligenze extraterrestri (maligne o benigne), assieme alla possibilità di stabilire con esse un primo contatto, sono soggetti ritenuti particolarmente affascinanti dagli autori e dai loro lettori, vista la mole di opere che vi sono state dedicate. Dalla fine degli anni cinquanta, con la nascita dell'ufologia, anche gli UFO sono un elemento molto presente nelle opere popolari. Dagli anni sessanta lo sono anche le facoltà paranormali e la parapsicologia. Il viaggio nel tempo è un tema classico già a partire dalla fine dell'Ottocento, con ''La macchina del tempo'' di H. G. Wells. A propria volta, la teoria sull'esistenza di dimensioni parallele offre innumerevoli spunti narrativi per le più diverse trame. La possibilità ipotetica di creare vita artificiale, presente in miti e leggende e nel ''Frankenstein'', mantiene intatto ed accresce il suo fascino grazie all'interesse sviluppato per l'intelligenza artificiale e con la creazione di robot, cyborg e androidi ad imitazione dell'essere umano. Questo tema è spesso legato a quello della ribellione della macchina. Verso la fine del Novecento, dopo la rivoluzione informatica, tra gli ambienti da esplorare si è aggiunta la realtà virtuale e in particolare il cyberspazio. La trascendenza dalla condizione umana, così spesso trattata a livello filosofico e religioso, è divenuta a sua volta un tema fantascientifico, soprattutto in relazione alle modificazioni della genetica, come le mutazioni o la clonazione, e alle biotecnologie in generale. Le ambientazioni in un futuro duramente colpito dai cambiamenti climatici rientrano nel filone del Climate Fiction. Benché il cinema di fantascienza venga spesso riconosciuto come genere autonomo solo a partire dagli anni cinquanta, l'elemento del fantastico era ben presente fin dagli esordi della ''settima arte''. Il neonato cinema viene scoperto infatti come un mezzo che permette di portare sullo schermo non solo la realtà quotidiana, ma anche per visualizzare i sogni, le fantasie dell'essere umano, in modo da suscitare stupore e meraviglia nello spettatore. Tra i primissimi esempi ''Viaggio nella Luna'' del 1902 di Georges Méliès, seguito a breve distanza da ''Viaggio attraverso l'impossibile''; lo stesso Méliès è anche l'inventore dei primi effetti speciali. Per circa mezzo secolo sarebbero quindi uscite una serie di opere che verranno definite solo a posteriori come fantascienza, ma sono più che altro appartenenti al genere avventuroso di ambientazione esotica, venato di fantastico e condito di dettagli pseudoscientifici. Fanno eccezione poche pellicole, a cominciare dal celeberrimo ''Metropolis'' (1927), di Fritz Lang o ''La vita futura'' di William Cameron Menzies del 1936. Queste opere forniranno ispirazione per le produzioni successive, quali ''Aėlita'' (primo kolossal sovietico), ''King Kong'', ''Frankenstein'', ''La donna e il mostro'', ''La maschera di Fu Manchu'', ''L'isola delle anime perdute'', per citarne alcuni tra i più noti e suggestivi. Il cinema di fantascienza ha esplorato una grande varietà di soggetti e temi, molti dei quali non potrebbero essere facilmente rappresentati in alcun altro genere. Questi film sono stati utilizzati, oltre che per intrattenere lo spettatore, per esplorare delicati temi sociali e politici. Attualmente le produzioni fantascientifiche puntano molto sull'azione e sono in prima linea riguardo all'uso degli effetti speciali. La platea si è abituata alla rappresentazione di realistiche forme di vita aliene, spettacolari battaglie spaziali, armi ad energia, viaggi più veloci della luce e paesaggi di lontani mondi.
Società italiana durante il fascismo
Roma 1931, un gruppo di balilla ed altri fascisti, in divisa, attorniano Gandhi, in visita a Roma, durante il suo ritorno in India, dopo la conferenza di Londra La '''società italiana durante il fascismo''' cominciò a essere guidata, a partire dal 3 gennaio 1925, da un regime avente tra i suoi scopi quello di mutare il modo d'essere e comportarsi degli italiani, in definitiva il loro stile di vita, per uniformarli al modello sociale ed etico dettato dell'ideologia fascista. La propaganda del regime propugnava la conformazione a ideali quali il nazionalismo, il patriottismo, il militarismo, l'eroismo e l'esaltazione della civiltà romana. Il fascismo volle infatti presentarsi come "terza via" alternativa a capitalismo e socialismo. Obiettivo finale era la creazione di un nuovo tipo d'uomo, destinato, negli auspici del regime, a guidare l'Italia e Roma a nuovi fasti imperiali.
Distintivi da giacca: a sinistra quello del Partito Nazionale Fascista. A destra quello dell'Opera Nazionale Dopolavoro Agli italiani veniva insegnato a riconoscersi in simboli come il fascio littorio, portato dagli uomini come distintivo a spilla sul bavero sinistro della giacca, e la camicia nera, indumento della divisa della milizia volontaria per la sicurezza nazionale e più in generale indossato da coloro che apertamente desideravano mostrare la loro adesione al fascismo. In un'ottica patriottica e tradizionalista, si esaltava il tricolore italiano (viene introdotto il reato di vilipendio alla bandiera), la figura del re (che incarna l'unità della patria) e del ''duce'' (presentato come ''salvatore della patria'') e la religione cattolica, quest'ultima non tanto intesa nei suoi principi etici e morali ma piuttosto esaltata come un simbolo politico della romanità e come strumento di coesione nazionale (a seguito dei Patti Lateranensi diventa nel 1929 la religione di Stato), si diffondono inoltre numerosi motti e inni a carattere nazionalista. Tra gli inni più diffusi vi furono ''Giovinezza'', divenuto l'inno del Partito Nazionale Fascista, ''Fratelli d'Italia'', poi assunto a inno nazionale con l'attuale Repubblica Italiana e "l'Inno a Roma" di Puccini, tuttavia alle manifestazioni ufficiali veniva sempre eseguita anche la Marcia Reale. Viene anche modificata la datazione: pur conservando il calendario gregoriano, vengono indicati in maniera diversa gli anni tramite una doppia numerazione, in cifre arabe l'anno secondo l'Era cristiana e in cifre romane quello secondo l'Era fascista, conteggiato a partire dal giorno successivo alla Marcia su Roma. Il fascismo tentò inoltre, ma senza successo, di abolire l'uso della stretta di mano, considerata anti-igienica, da sostituire col saluto romano obbligatorio nelle circostanze ufficiali e nelle parate dove le truppe devono marciare al passo romano. Un saggio ginnico pubblico eseguito durante il periodo fascista, 1923/24. Il maschio ideale per il fascismo deve avere un fisico atletico: si incoraggia l'attività sportiva e quella ginnica delle scuole, mediante l'opera propagandistica, la creazione di strutture apposite e cospicui finanziamenti pubblici. Il fascismo esaltava la semplicità e la compostezza rispetto alla frivolezza e al disordine: pertanto l'aspetto fisico del perfetto fascista non deve essere trasandato e il volto deve essere sbarbato. Si incoraggia la sicurezza e la compostezza anche nel modo di porsi, financo in quello di camminare. In un'ottica tradizionalista, mirata soprattutto alle aree rurali del paese, il regime spinse per il recupero delle caratteristiche degli abiti tradizionali delle regioni italiane. Maggio 1939: una coppia abbigliata per la visita del duce in piazza Chanoux (Aosta): l'uomo è abbigliato in divisa fascista, la donna con il costume tradizionale della regione Seppure originariamente, nel programma di San Sepolcro del 23 marzo 1919, il fascismo presentasse diverse proposte innovative sotto il profilo della politica femminile, proponendo di concedere il voto alle donne, ciò non avvenne. Infatti il regime mantiene la già presente divisione tra educazione scolastica maschile e femminile: le classi miste non sono ammesse. Il ruolo sociale femminile è quello della madre di famiglia: il regime insiste sulla necessità di un popolo numeroso e giovane come condizione necessaria per la realizzazione dell'Impero italiano. A tal fine, la donna fascista ideale deve avere un fisico prestante, che le permetterà di esser madre di tanti e sani figli: per questo viene introdotta una preparazione ginnica di alto livello negli istituti femminili e si sviluppano le discipline sportive femminili. In linea con una politica di sobrietà e semplicità incoraggiata dal regime, la moda del tempo scoraggia la cosmesi, rifacendosi a uno stile che riprendeva la moda francese degli anni venti: si riteneva il trucco una manifestazione di vanità e frivolezza, non in linea con i canoni pragmatici del fascismo. In questi anni nasce la moda italiana e si afferma anche nel paese la sfilata di moda con la passerella rialzata (per permettere la vista, oltre che del vestito, anche delle scarpe indossate), al posto delle precedenti rappresentazioni teatrali. Inizia a essere diffuso anche l'uso di modelle e attrici come ''testimonial'' pubblicitarie. Museo del Risorgimento, Asti Il controllo sulla educazione e crescita dei giovani e il loro inquadramento nella dottrina fascista fu uno dei principali impegni del governo fascista. Ciò provocò uno scontro con le autorità ecclesiastiche quando, nonostante i Patti Lateranensi firmati, Mussolini sciolse temporaneamente nel 1928 l'Azione Cattolica. Tale scontro si concluse nel 1931 quando la Chiesa accettò di relegarne l'attività alla semplice sfera religiosa e preferì sacrificare lo scautismo cattolico anche per arrivare alla firma del Concordato. Le associazioni scout italiane tra il 1927 e il 1928 furono sciolte. Numerosi gruppi proseguirono tuttavia clandestinamente le loro attività e alcuni di questi scout presero parte alla Resistenza (il Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori Italiani chiama questo periodo Giungla silente). Anche sul versante cattolico dello scautismo, molti gruppi dell'Associazione Scautistica Cattolica Italiana non si lasciarono intimidire. Il gruppo clandestino più famoso fu quello delle Aquile randagie, che in seguito diede anche vita all'OSCAR, un'organizzazione per sostenere rifugiati, perseguitati politici e prigionieri di guerra alleati. Saluto all'alzabandiera da parte di una scolaresca in divisa estiva alla scuola Umberto di Savoia (ex Trotter) a Milano, 1926 Le madri prolifiche vengono ricevute a Palazzo Venezia da Mussolini e premiate, nel quadro della campagna demografica fascista. Dicembre 1938 Bambini e ragazzi sono quindi inquadrati in organizzazioni giovanili ed educati alla disciplina militare. Per i loro esercizi usano moschetti finti di legno. A quattro anni un bambino italiano diventa ''figlio della lupa'' e indossa la sua prima camicia nera. A otto diventa ''balilla'' e a quattordici ''avanguardista''. Analogamente le ragazze, dopo essere state ''figlie della lupa'', sono organizzate prima nelle ''piccole italiane'' e poi nelle ''giovani italiane''. Gli studenti universitari vengono organizzati nei ''Gruppi Universitari Fascisti'' (Guf). L'educazione fisica e lo sport diventano un fenomeno di massa: tutti sono sollecitati a praticare l'attività fisica. Ogni sabato, il ''sabato fascista'', vi sono riunioni, inquadrate nelle attività del partito, per lezioni di dottrina fascista e per praticare sport, e dare sfoggio della propria abilità. I ragazzi fanno volteggi, maneggiano il moschetto, si lanciano attraverso cerchi di fuoco. Le ragazze, in camicetta bianca e gonna nera, fanno roteare cerchi, clave, bandiere e si esibiscono nella corsa e nel salto. Vengono creati i Littoriali della cultura e quelli dello sport. Le attività sportive vengono regolate nel 1928 all'interno del ''Comitato olimpico nazionale italiano'' (CONI). Nel piano di inquadramento del tempo libero rientrano anche il Dopolavoro nazionale, agevolazioni per viaggi familiari e svaghi collettivi. Lo stato organizza le colonie estive, suddivise in alpine e marine, per i figli dei lavoratori fino all'età di 16 anni, ove i ragazzi sono sempre organizzati in strutture di tipo militare e in divisa. Nel 1939 ebbe inizio il Servizio Premilitare dei giovani, con l'obbligo di presentarsi, ogni sabato pomeriggio, ai rispettivi Gruppi Rionali. Nel 1940, ebbe luogo la Marcia della Gioventù, attraverso le città d'Italia, con la partecipazione della classe 1922. Quella fascista è l'epoca delle "grandi battaglie", campagne esaltate dalla propaganda del regime: * La battaglia del grano per aumentare la produzione interna e ridurre le importazioni, anche tramite dazi su queste ultime, che, pur raggiungendo i suoi obiettivi, ebbe come conseguenza l'abbandono di altre coltivazioni più produttive e utili. * La ''battaglia delle bonifiche'', con la quale vari territori sono strappati all'acqua e alla malaria e trasformati in campi coltivabili. Con l'inizio della guerra alcune di queste opere, pur sempre presenti nella propaganda del regime, furono interrotte per la mancanza di finanziamenti. * La ''battaglia demografica'' (con la tassa sul celibato) per accrescere la popolazione italiana secondo il concetto, ereditato da una tradizione agricola, che più figli significano più lavoratori disponibili e soprattutto più soldati: nei suoi ultimi discorsi prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, Mussolini per affermare la potenza militare italiana parlerà di "8 milioni di baionette". Per questo motivo il matrimonio con molti figli è favorito in tutti i modi: i padri con famiglie numerose ricevono salari maggiori, le madri sono premiate con nastri, diplomi, medaglie d'argento e d'oro; alle nuove coppie vengono dati premi in denaro o fatti prestiti pubblici che devono essere restituiti allo Stato solo se non nascono figli o se ne nascono pochi; essere celibi è un ostacolo alla carriera ed è un impedimento assoluto alla promozione per gli impiegati dello Stato; tutti gli uomini non sposati dovevano pagare la ''tassa sul celibato'' creata allo scopo di motivare al matrimonio. esempio a Donnas (Valle d'Aosta): le facciate di molti edifici vennero usate per esibire motti propagandistici del regime A partire dal delitto Matteotti, il fascismo nel corso degli anni radicalizza le sue posizioni censurando sempre di più la libertà di opinione e perseguendo coloro che criticano il governo, esprimendo opinioni diverse dal pensiero ufficiale. Permangono tuttavia alcuni giornali non in linea col pensiero ufficiale o esplicitamente critici del fascismo e taluni intellettuali, come Benedetto Croce, proseguono la propria attività, spesso critica del fascismo. Ai mass media (al tempo di fatto solo radio e carta stampata) venne imposto di parlare il meno possibile di fatti di cronaca nera e di crimini in genere e, in quei casi in cui fosse stato impossibile omettere la notizia, era chiesto di minimizzarla il più possibile. Questo serviva per garantire un falso senso di sicurezza nell'opinione pubblica, che percepiva l'assenza di notizie di questo tipo come l'assenza del tipo di atti a cui si riferivano. Ad esercitare il potere di censura sulla stampa, mediante stringate direttive diramate alle redazioni (le ''veline'') è il potente Ministero della cultura popolare, la cui abbreviazione telegrafica "minculpop" verrà mutuata nel linguaggio giornalistico italiano per definire, dopo il fascismo, persone ed uffici che tentano a vario titolo di censurare articoli e opinioni. Il cinema d'importazione subì un fermo per via di una disposizione del Ministero dell'Interno del 22 ottobre 1930: veniva imposto un completo rifiuto nei film del parlato che non fosse in lingua italiana, anche in minima parte. Fino a quel momento si era preferita la scelta di lasciare il sonoro originale e di utilizzare didascalie, anche se buona parte della popolazione non sapeva leggere correttamente. Per ovviare a questa disposizione si scelse di aggiungere alle scene dei film altre con attori italiani, che spiegavano cosa avessero detto precedentemente gli attori statunitensi. La censura coinvolse più di 300 film dell'epoca. La censura di regime colpisce tutte le forme di cultura d'importazione dai paesi anglosassoni e in particolare i fumetti, rei di "americanizzazione". Con la ''riforma elettorale'' viene abolito il voto segreto: alle elezioni ci si deve esprimere con un sì o con un no alle proposte del governo, consegnando agli scrutatori una scheda del "sì" che all'esterno è tricolore, oppure una scheda del "no" che è tutta bianca. L'aspetto più vistoso della violenza fascista contro gli oppositori si manifesta tipicamente con le manganellate e la costrizione a bere un'abbondante dose di olio di ricino, che causava in qualche caso una violenta disidratazione del corpo (l'olio di ricino come strumento di tortura e punizione fu introdotto da Gabriele d'Annunzio durante l'occupazione di Fiume e poi ripreso dal fascismo). La polizia politica, l'OVRA, è attivissima contro gli antifascisti che vengono giudicati e condannati da un tribunale speciale per la difesa dello Stato; istituendo tale tribunale viene anche reintrodotta la pena di morte per alcuni reati a carattere politico. Il tribunale speciale opera secondo le norme del codice penale militare di guerra e contro le sue sentenze non è possibile alcuna impugnazione. Sono proibite le riunioni di più di tre persone sia nei luoghi di lavoro che nei ritrovi pubblici (il diritto di riunione, già formalmente proibito dallo Statuto Albertino, era tuttavia largamente tollerato). Gli ebrei, in seguito a leggi razziali del 1938, sono esclusi da incarichi pubblici, viene loro proibita la proprietà terriera oltre i 50 ettari e viene imposta la separazione razziale nella scuola e il divieto di iscriversi all'università, ad eccezione delle famiglie dei caduti o per altri meriti speciali. Se in un primo tempo vengono definiti "ebrei" solo i figli di genitori entrambi di origine ebrea, dopo pochi mesi dall'emanazione delle leggi la definizione viene estesa anche ai figli di matrimoni misti sospettati di seguire la religione o le usanze ebraiche. Vengono istituiti campi di internamento sia civili sia militari, in particolare durante la guerra. In seguito alla promulgazione della legge sui culti ammessi nel 1929 viene limitata la libertà di culto alle sole confessioni acattoliche riconosciute; la circolare Buffarini-Guidi del 1935, vieta il culto pentecostale in tutto il Regno in quanto ''esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all'ordine sociale e nocive all'integrità fisica e psichica della razza''. Molte volte denunciati dai parroci cattolici, molti pentecostali vengono arrestati, alcuni muoiono in carcere, altri in campo di concentramento. Numerosi sono i detenuti politici confinati in piccole isole o in piccoli paesi lontani dalla regione in cui vivono, tra questi Carlo Levi. Molti italiani sono costretti a prendere la via dell'esilio, tra i quali Ignazio Silone e Sandro Pertini. Targa fascista che pubblicizzava l'uso del tu e del voi Anche sui nomi e sulle parole il fascismo impone la sua ideologia nazionalistica. Gli italiani sono invitati a far uso di termini nuovi, purché "genuinamente italiani", in sostituzione di quelli di origine straniera o che sembrano tali. Tutto ciò che è straniero è infatti visto come estraneo, non patriottico. I bar si trasformano in "mescite" (o "quisibeve") e i ''sandwich'' in "tramezzini" (termine poi entrato nell'uso comune e mantenuto anche dopo la caduta del regime), il club del tennis diventa la "consociazione della pallacorda" (dal nome del simile ma più antico gioco), il tessuto di ''cashmere'' "casimiro" e il ''film'' "filmo", l''alcool'' diviene l'"alcole", e il ''football'' "calcio". Anche le squadre di calcio avente nome straniero furono costrette e cambiare nome: il diventò il Milano (dal 1938 al 1945) e l' veniva chiamata "Ambrosiana". L'italianizzazione coinvolge anche molti cognomi terminanti con una consonante e quindi apparentemente "stranieri"; a questi viene aggiunta una vocale finale per renderli foneticamente "più italiani". L'operazione viene motivata con la "legittimità'" per ogni italiano di "reclamare" un cognome italiano; questo cambiamento anagrafico, da ottenersi con domanda scritta al prefetto, venne prima accordata agli abitanti della provincia di Trento secondo l'art. 1 del decreto legge 10 gennaio 1926, n. 17 -"Restituzione in forma italiana dei cognomi delle famiglie della provincia di Trento", definitivamente convertito nella legge 24 maggio 1926, n. 898, l'ultimo capoverso del quale stabiliva che, una volta ufficialmente italianizzato il cognome, il suo utilizzo nella forma "straniera" era punibile con una multa da 500 a 5000 lire. Il secondo articolo della legge estendeva la possibilità di italianizzare i cognomi stranieri o di origine straniera, su richiesta dell'interessato, anche nei casi non previsti dall'art. 1. Successivamente, tramite il regio decreto 7 aprile 1927, n. 494, e il regio decreto 31 maggio 1928, n. 1367 l'italianizzazione dei nomi venne espressamente estesa a tutta l'area della Venezia Tridentina ed alla zona di Fiume. Queste leggi vennero confermate nell'art. 164 del regio decreto n. 1238 del 9 luglio 1939 sull'Ordinamento dello Stato Civile. Queste leggi furono abrogate soltanto nel 1991, con la legge 28 marzo 1991, n. 114. Il processo di italianizzazione dei nomi comportò anche la conversione della toponomastica ufficiale di tutte le località dell'area altoatesina. Il fascismo tenta di imporre l'uso del "voi" al posto del "lei", considerato "residuo del servilismo italiano verso gli invasori stranieri ed espressione di snobismo borghese" nella lingua parlata; quest'ultima imposizione diede agio alla fronda antifascista di esprimersi a motteggi come "da oggi vietato parlare di Galileo Galilei, si dovrà parlare di Galileo Gali''voi''" e Benedetto Croce, uso a tenere una corrispondenza epistolare con cui dava del voi al suo interlocutore, cambiò l'incipit delle sue lettere passando al "lei". Tuttavia questa campagna contro il "lei" godrà anche dell'appoggio di uomini di cultura come il linguista "neopurista" Bruno Migliorini e il romanziere Bruno Cicognani che, nella terza pagina del ''Corriere della Sera'', definì questo pronome come "aberrazione grammaticale e sintattica... spagnolismo... prodotto del cortigianismo ... servilismo e goffaggine", auspicando un ritorno "al “tu” espressione dell'universale romano e cristiano" e al "“voi” segno di rispetto e di riconoscimento di gerarchia".
Francis Galton
Oltre a tale parola, ha lasciato alla scienza anche termini come anticiclone – in quanto si interessava anche di meteorologia – e regressione e correlazione. Contribuì all'affermazione di diverse discipline sperimentali, tra cui la psicometria.
Di famiglia quacchera, era nipote di Erasmus Darwin e cugino di Charles Darwin (sua madre, Frances Ann Violetta Darwin, era la sorellastra minore del padre di Charles Darwin, Robert), ma, nonostante la notevole parentela, non portò a termine né gli studi in medicina, né ottenne il diploma di matematica a Cambridge. Personaggio polivalente e intellettualmente prolifico, Galton ha scritto più di 340 fra articoli e libri nel corso della sua vita. Fortemente interessato al miglioramento della razza e alla selezione di una élite intellettuale, è stato il fondatore di una nuova disciplina da lui denominata ''eugenetica''. La sua teoria è anche detta darwinismo sociale. La teoria evolutiva portava con sé un ottimismo razionale, quello che la selezione naturale avrebbe migliorato le specie viventi; il darwinismo sociale rilevava che l'evoluzione umana non seguiva queste regole, e sosteneva che la selezione doveva applicarsi all'uomo poiché anch'esso appartiene al regno animale e perché la selezione naturale avrebbe garantito la migliore qualità degli individui e il migliore futuro della specie umana. Il 5 febbraio 1844 entrò nella Massoneria, nella ''Scientific lodge'' di Cambridge, appartenente alla Gran Loggia unita d'Inghilterra, divenne Compagno l'11 marzo e Maestro il 13 maggio dello stesso anno. Uno dei suoi certificati massonici della ''Scientific lodge'' si trova tra le sue carte all'University College di Londra.. Da quest'immagine semplicistica dell'uomo come animale in evoluzione, si dedusse un'immagine dello sviluppo della società umana come evoluzione altrettanto spontanea e incontrollata di quella che si supponeva fosse l'evoluzione dell'organismo umano (H. Drummond, ''Natural law in the spiritual world'', Londra, 1883). Muovendo da questa concezione, Francis Galton si accinse con le migliori intenzioni a studiare l'eredità delle grandi personalità del suo tempo (F. Galton, ''Hereditary genius'', Londra, 1869). Egli trovò che molti di questi uomini superiori erano imparentati fra di loro e che tutti appartenevano a un numero relativamente ristretto di famiglie. Galton tuttavia trascurò che la classe dominante inglese del suo tempo costituiva un'esigua minoranza di famiglie, legate fra di loro da vincoli matrimoniali, e che le probabilità di successo, anche intellettuale, andavano in maniera schiacciante a favore dei giovani della classe dominante. Il lavoro di Galton ha tuttavia il merito di essere il primo esempio, per quanto grossolano, di statistica applicata allo studio dell'ereditarietà; esso pose le fondamenta dell'eugenetica, scienza socio-biologica, che da allora è stata utilizzata soprattutto per tentar di provare, sul terreno genetico, la superiorità di sangue delle classi privilegiate, e la necessità di proteggerne la purezza da incroci avventati con le classi inferiori. Quest'interpretazione biologica della società, col suo accento sul fatto razziale e sugli incroci, ha influenzato in maggiore o minor misura molti storici e sociologici anche progressivi. Essa è stata popolarizzata da storici come Green e da romanzieri come Wells. Tra il 1845 e il 1846 si recò in Egitto e intraprese un viaggio lungo il Nilo fino a Khartum in Sudan, da dove poi proseguì fino a Beirut, Damasco e lungo le rive del Giordano. Diviene socio della Royal Geographical Society e nel 1850 parte per un viaggio esplorativo autofinanziato nell'Africa Sudoccidentale. Lo accompagnò l'esploratore britannico di origine svedese Carl Johan Anderson che si fermò nei territori per un periodo più lungo. Durante il viaggio esplorarono e tracciarono le mappe del Damaraland e dell'Ovamboland. Al rientro, nel 1851, pubblicò la sua relazione: "''Narrative of an Explorer in Tropical South Africa''" che gli valse la medaglia d'oro della Royal Geographical Society e la medaglia d'argento della Société de Géographie francese. Nel 1865 comincia a interessarsi alla metodologia statistica e alla sua applicazione in molteplici settori, fra i quali la genetica, l'antropometria, l'educazione e la psicologia. Grazie ai suoi tentativi di quantificare il comportamento dell'uomo viene considerato il padre della biometria. In una ricerca del 1869 introdusse il concetto di correlazione, senza darne una definizione (osservò che ''tra moralità di un individuo e la sua instabilità morale non vi è correlazione''). Nel 1877, studiando la relazione tra l'altezza dei figli e l'altezza dei padri, constatò che lo scarto dalla media ''regredisce''. In tale studio (nel quale fa uso della curva gaussiana di distribuzione normale) introdusse anche una misura numerica di tale funzione (relazione) lineare oggi nota come coefficiente di regressione (regressione è sinonimo di dipendenza), identificata già da Galton con la lettera ''r'' come abbreviazione di ''regressione'' (in realtà, non standardizzava le variabili, come si fa oggi, ma le normava usando lo scarto interquartile). Grazie a Hamilton Dixon formalizzò la distribuzione di tale misura verificando che era una distribuzione normale bivariata. Determinando alcuni parametri di tale distribuzione anticipò alcuni concetti dell'analisi delle componenti principali. Con la sua ricerca su come migliorare la razza umana (eugenetica) e su come misurare tale miglioria contribuisce allo sviluppo di concetti come la mediana e i frattili. Nel 1901 finanzia la creazione della rivista ''Biometrika''. Molto amico di Karl Pearson (altro personaggio chiave della statistica), nel 1904 farà confluire il suo ''Eugenics Record Office'' nel laboratorio di biometria di Pearson, dando origine al Laboratorio Galton. Per testamento crea il ''Galton Chair of National Eugenics'', dotato di 45 mila sterline. Sono inoltre famosi i suoi studi sulla Macchina di Galton (Quinconce), un piccolo dispositivo per lo studio della distribuzione binomiale. Galton dedicò svariati volumi (1891, 1892, 1893 e 1895) e articoli all'esposizione dei suoi studi sulle impronte digitali. Misurò la probabilità che due individui diversi possiedano le medesime impronte, ne indagò l'ereditarietà e le caratteristiche in diverse gruppi razziali, e ideò un sistema per la loro classificazione. Il metodo di identificazione mediante impronte digitali era stato già introdotto da William James Herschel negli anni 1860, e il suo uso in ambito criminale e giudiziario già proposto da Henry Faulds nel 1880. Ma furono le ricerche di Galton, congiuntamente a quelle svolte da Sir Edward Henry nel medesimo periodo, a impostare su base scientifica lo sviluppo e le applicazioni di questo metodo, favorendone quindi l'effettiva adozione nelle aule giudiziarie (cfr. Bulmer 2003). * 1853: ''Tropical South Africa'' * 1855: ''The Art of Travel'' * 1863: ''Meteorographica, or Methods of Mapping the Weather'' * 1865: ''Hereditary talent and character'' * 1869: ''Hereditary Genius'', in cui compare il concetto di regressione, senza ulteriore definizione * 1874: ''English Men of Science: their Nature and Nurture'' * 1879: ''Psychometric Facts'' * 1880: ''Visualised numerals'' * 1883: ''Inquiries into Human Faculty and Its Development'', in cui compare per la prima volta il termine "eugenetica" * 1884: ''Anthropometric Laboratory'' * 1886: ''Notes on permanent colour types in mosaic'' * 1888: ''Note on Australian marriage systems'' * 1889: ''Natural Inheritance'' * 1891: ''The patterns in thumb and finger marks'' * 1892: ''Finger Prints'' * 1893: ''Decipherment of Blurred Finger Prints'' * 1895: ''Finger Print Directories'' * 1907: ''Probability, the Foundation of Eugenics'' * 1908: ''Memories of My Life'' (autobiografia) * 1909: ''Essays in Eugenics'' * 1999: ''L'arte di viaggiare (Titolo originale ''The Art of Travel'')'' ed. Ibis a cura di Graziella Martina ISBN 978-88-7164-248-2 * 2001: ''Piccolo manuale di sopravvivenza'' (Tratto da ''L'arte di viaggiare'') ed. Ibis a cura di Graziella Martina ISBN 88-7164-105-1
Firmware
Un telecomando è un esempio di prodotto che contiene firmware. Il '''firmware''' è un programma, ovvero una sequenza di istruzioni, integrato direttamente in un componente elettronico programmato .
ROM che contiene il firmware del BIOS in una scheda madre Baby AT È installato direttamente dal produttore del dispositivo alla fine del processo produttivo risiedendo normalmente stabilmente nell'hardware per cui è stato progettato e fino a pochi anni fa non era modificabile dall'utente finale. I dispositivi più recenti consentono invece l'aggiornamento del firmware; in particolar modo, sono aggiornabili quelli che possono interagire con componenti simili, ma con differenti caratteristiche. In una scheda elettronica (come una scheda di espansione per computer) esso generalmente trova posto all'interno di una memoria ROM o flash; quando invece il firmware è integrato all'interno di un processore (come ad esempio il Pentium 4) in italiano viene detto anche microcodice. Il tipo più conosciuto è quello della scheda madre di un PC, ovvero l'UEFI (che ha sostituito il BIOS), e responsabile del corretto avvio del computer, ma quasi sempre sono dotati di proprio firmware anche i singoli componenti di un computer, come dischi fissi, lettori o masterizzatori di CD e DVD, schede di espansione in genere. Sono spesso firmware i software di funzionamento dei sistemi embedded, tra cui alcuni tipi di dispositivo mobile (gli smartphone, ad esempio). Spesso esiste un altro componente software più semplice e di livello più basso, che si occupa delle funzioni minimali necessarie a gestire la memoria non volatile e a caricare il firmware, denominato bootloader. Altro componente che presiede l'inizializzazione di un dispositivo hardware è la bootrom. === Funzioni === Il suo scopo è quello di ''avviare'' il componente stesso e consentirgli di interagire con altri componenti hardware tramite l'implementazione di protocolli di comunicazione o interfacce di programmazione. Rappresenta di fatto il punto di incontro fra le componenti logiche e fisiche di un dispositivo elettronico, ossia tra software e hardware. === Negli apparati di rete === In alcuni apparati all'interno di reti di calcolatori, come router e molti switch di fascia media e alta, la parola firmware ha un significato più ampio ed indica il vero e proprio sistema operativo dell'apparato, che ne gestisce tutte le funzioni, possiede un'interfaccia utente spesso non banale (accessibile via porta seriale, o via rete con i protocolli SNMP, telnet, SSH, HTTP, TFTP o anche FTP per il trasferimento di file di configurazione o nuove versioni del firmware), permette di monitorare ed intervenire sul funzionamento dell'apparato e di modificarne la configurazione. Data la complessità delle funzioni realizzate dal firmware in questi casi, gli aggiornamenti per aggiungere altre funzionalità o per correggere bug possono essere frequenti. Anche in questi casi, il firmware è memorizzato su una memoria non volatile ROM o EEPROM.
Frequently asked questions
Le '''Frequently Asked Questions''', meglio conosciute con la sigla '''FAQ''', sono letteralmente ''domande poste frequentemente'', cioè una serie di risposte stilate direttamente dall'autore alle domande che gli vengono poste, o che ritiene gli verrebbero poste, più frequentemente dagli utilizzatori di un certo servizio; soprattutto su Internet, e in particolare nel web e nelle comunità virtuali, vi sono domande ricorrenti alle quali si preferisce rispondere pubblicamente con un documento affinché non vengano poste troppo spesso, in modo da sciogliere i dubbi dei nuovi utenti.
Dato che con la crescita di un newsgroup ci sono domande che tendono a ripetersi, normalmente le risposte a queste domande vengono raccolte per evitare di dire sempre le stesse cose. Quasi tutti i newsgroup hanno una FAQ, che abitualmente, per i newsgroup it.*, viene pubblicata sul gruppo stesso e su un gruppo apposito (''it.faq'') con una certa regolarità. È norma di buona educazione leggere le FAQ di un newsgroup prima di porre delle domande; le reazioni a chi non segue questa norma dipendono dal tasso di sopportazione dei partecipanti "anziani" della comunità. Le FAQ sono frequentemente utilizzate nei siti web, dove vengono in genere raccolte in una pagina disponibile a tutti e facilmente raggiungibile. L'esigenza di questo sistema di informazione nasce dal fatto che i gestori dei siti (webmaster), con l'aumentare della complessità dell'argomento trattato come della complessità stessa della struttura del sito o del semplice numero di utenti, si trovavano spesso sommersi da una mole di email che pongono sempre le stesse domande, tale che risulta impossibile, o poco efficiente, rispondere a tutti singolarmente. Questo ingegnoso sistema di condivisione dell'informazione non viene sempre sfruttato nelle sue piene potenzialità dagli utenti. Spesso già nella fase di realizzazione del sito vengono previste quelle che saranno presumibilmente le domande ricorrenti e inserite con le risposte nella pagina delle FAQ.
Firewall
Schema semplificato di una rete con firewall collegata a una rete esterna Nell'informatica, nell'ambito delle reti di computer, un '''firewall''' è un componente hardware e/o software di difesa perimetrale di una rete, originariamente passivo, che può anche svolgere funzioni di collegamento tra due o più segmenti di rete, fornendo dunque una protezione in termini di sicurezza informatica della rete stessa.
Il termine "firewall" in origine si riferiva a un muro destinato a confinare un incendio all'interno di un edificio. Gli usi successivi si riferiscono a strutture analoghe, come la lamiera che separa il vano motore di un veicolo o di un aereo dall'abitacolo. Il termine fu applicato alla fine degli anni ottanta alla tecnologia di rete che emerse quando internet era abbastanza nuovo in termini di uso e connettività globali. I predecessori dei firewall per la sicurezza della rete erano i router utilizzati alla fine degli anni ottanta. === Evoluzione === Con l'introduzione delle reti LAN nella seconda metà degli anni 1970 e l'aumentare della connettività tra queste, favorita dalla diffusione dei primi router a partire dai primi anni 1980, cominciarono a emergere i primi problemi di sicurezza riguardanti gli accessi non autorizzati ad una rete. Una delle prime soluzioni adottate consisteva nell'impostare all'interno dei router le liste di controllo degli accessi (ACL) che consentivano di stabilire quali pacchetti accettare e quali scartare sulla base dell'indirizzo IP. Questo approccio diventò sempre meno utilizzabile quanto più aumentavano gli host connessi alla rete Internet. Per cercare di contrastare le intrusioni, alla fine degli anni 1980 vennero introdotti i primi firewall. La prima generazione fu quella dei ''packet filter firewall'' o ''stateless firewall'', il cui primo esemplare venne sviluppato nel 1988 dalla Digital Equipment Corporation. Il loro funzionamento consisteva nel filtrare il traffico secondo un insieme di regole basate su alcune informazioni presenti nell'header dei pacchetti. Questi semplici filtri, usati spesso all'interno dei router e degli switch, potevano essere aggirati utilizzando l'IP spoofing e non riuscivano a rilevare le vulnerabilità nei livelli del modello OSI superiori al terzo. La seconda generazione di firewall introdusse, rispetto alla prima, la possibilità di salvare e monitorare lo stato di una connessione. Il primo ''stateful firewall'' (chiamato anche ''circuit-level gateway'') venne sviluppato tra il 1989 e il 1990 dagli AT&T Bell Laboratories. Un firewall di questo tipo consentiva la formulazione di regole in grado di bloccare pacchetti fasulli, cioè non appartenenti ad alcuna connessione attiva, ma non garantiva la protezione da attacchi che sfruttavano vulnerabilità nei livelli superiori del modello OSI. Inoltre erano sensibili anche ad attacchi di tipo DoS che puntavano a riempire la tabella dello stato delle connessioni. Firewall di tipo stateful vennero integrati all'interno di piattaforme UTM (Unified Threat Management) che inizialmente, oltre al firewall, prevedevano anche un antivirus e un sistema per la prevenzione delle intrusioni (IPS). Altre funzioni che vennero aggiunte in seguito a questo tipo di soluzioni per la sicurezza sono VPN, reporting, load balancing e il filtraggio del contenuto. All'interno di questo insieme di strumenti, il firewall costituiva il primo elemento di difesa del sistema. Uno dei problemi più importanti delle soluzioni UTM erano le prestazioni. La crescita di Internet portò alla diffusione degli attacchi inseriti all'interno del traffico web ai quali i stateful firewall non erano in grado di far fronte. Infatti i firewall della seconda generazione, come quelli della prima, non avevano la capacità di individuare le minacce all'interno del traffico in quanto riuscivano a classificarlo semplicemente sulla base della porta e del protocollo. Il problema portò allo sviluppo degli ''application firewall'' (anche detti ''proxy firewall'' o ''application gateway''), una nuova generazione di firewall in grado di offrire protezione fino al livello applicativo (livello 7) del modello OSI. Tra i firewall di questo tipo DEC SEAL e FWTK furono tra i primi ad essere sviluppati nella prima metà degli anni 1990. Tuttavia questo tipo di firewall poteva supportare un solo protocollo applicativo e influiva negativamente sul traffico di rete. Nella seconda metà degli anni 2000 vennero realizzati i primi ''next-generation firewall'' i quali riunivano vecchie e nuove tecnologie di sicurezza in un'unica soluzione, evitando il degrado delle prestazioni e migliorandone la configurazione e la gestione. Di norma, la rete viene divisa in due sottoreti: una, detta esterna, è tipicamente una WAN (Wide Area Network) che può comprendere Internet, mentre l'altra interna, detta LAN (Local Area Network), comprende una sezione più o meno grande di un insieme di computer host locali; in alcuni casi può essere utile creare una terza sottorete, detta DMZ (o zona demilitarizzata), adatta a contenere quei sistemi che devono essere isolati dalla rete interna, ma che devono comunque essere protetti dal firewall ed essere raggiungibili dall'esterno (server pubblici). === Caratteristiche === Schema di funzionamento tra interfacce di ingresso e uscita di un Firewall In generale può essere un software oppure un dispositivo hardware oppure una composizione di hardware e software: in particolare si definisce appliance nel caso in cui sia realizzato come un dispositivo hardware provvisto di software integrato in grado di svolgere le funzione di firewall. Si tratta dunque di un componente per la sicurezza informatica avente lo scopo di controllare gli accessi alle risorse di un sistema filtrando tutto il traffico che tale sistema scambia con l'esterno: il sistema, che si suppone sicuro e attendibile, protetto dal firewall, può essere un singolo computer o una rete di computer (detta ''rete interna'' o ''rete locale'' o ''rete privata'') mentre l'ambiente esterno con cui interagisce è tipicamente una rete che si suppone sconosciuta, insicura e non attendibile (detta ''rete esterna'' o ''rete pubblica''). In particolare un firewall filtra il traffico sulla base di un insieme di regole, solitamente dette ''policy'' (in italiano si potrebbe rendere con ''criteri'' o ''politiche''), che vengono applicate secondo due possibili criteri generali: * criterio ''default-deny'': viene permesso solo ciò che viene dichiarato esplicitamente e il resto viene vietato; * criterio ''default-allow'': viene vietato solo ciò che è esplicitamente proibito e il resto viene permesso. I firewall utilizzano normalmente il criterio default-deny poiché garantisce una maggiore sicurezza e una maggiore precisione nella definizione delle regole rispetto al criterio default-allow, anche se quest'ultimo consente una configurazione più semplice. L'analisi dei pacchetti che costituiscono il traffico, secondo i criteri di sicurezza formalizzati dalle regole, si traduce in una delle seguenti azioni: * allow: il firewall lascia passare il pacchetto; * deny: il firewall blocca il pacchetto e lo rimanda al mittente; * drop: il firewall blocca il pacchetto e lo scarta senza inviare alcuna segnalazione al mittente. Di solito i firewall non prevedono il blocco del pacchetto e il rinvio dello stesso al mittente per evitare uno spreco di banda. I firewall si dividono in host-based e network-based a seconda della natura del sistema che proteggono. Un ''host-based firewall'', chiamato anche ''personal firewall'' o ''firewall software'', è un'applicazione software che controlla il traffico uscente ed entrante di un singolo computer. In particolare blocca le applicazioni installate sulla macchina a cui non è concessa la connessione con l'esterno. Un ''network-based firewall'', detto anche ''network firewall'' o ''firewall hardware'', è un componente hardware stand-alone che viene posto sul confine di una rete in modo da filtrare tutto il traffico che questa scambia con l'esterno (per questo viene anche detto ''firewall perimetrale''). I firewall hardware sono macchine che vengono progettate per la particolare funzione che devono svolgere e possono essere realizzate con hardware e software dedicati o con un server opportunamente configurato per eseguire solamente un firewall. Dato che vengono impiegate per separare una rete interna da una rete esterna, sono dotate di due schede di rete e presentano un sistema operativo minimale composto solo da software indispensabile per l'esecuzione del firewall. Per questo motivo i firewall hardware sono più sicuri e allo stesso tempo più difficili da configurare rispetto ai firewall software. === Filtraggio dei pacchetti/contenuti === Una funzione che alcuni firewall prevedono è la possibilità di filtrare ciò che arriva da Internet sulla base di diversi tipi di criteri non relativi alla sicurezza informatica, ma volti a limitare gli utilizzi della rete sulla base di decisioni politiche, in particolare vietando la connessione su determinate porte o, per quanto riguarda il web, a determinate categorie di siti: * contenuti non adatti ai minori (ad esempio in una rete domestica con postazioni libere non protette individualmente); * contenuti ritenuti non pertinenti con l'attività lavorativa (in una rete aziendale); * contenuti esclusi in base alle informazioni veicolate, su base politica, religiosa o per limitare la diffusione della conoscenza (in questi casi il firewall è uno strumento di censura). Alcune nazioni arrivano a filtrare tutto il traffico internet proveniente dal proprio territorio nazionale nel tentativo di controllare il flusso di informazioni. Spesso l'attivazione di questa funzionalità è demandata a software e/o hardware dedicati al filtraggio in base a URL, appartenenti alla categoria dei proxy. Ai firewall viene però richiesto di impedire che gli utenti aggirino tali limitazioni. Le applicazioni di "controllo della navigazione", in ambito aziendale ovvero per scopi professionali, supportate dai firewall, hanno periodici aggiornamenti per quanto concerne le black list standard (per genere) da utilizzare come base di partenza per la configurazione. === Altre funzionalità associate (NAT e Intrusion prevention system)=== Una funzione spesso associata al firewall è quella di NAT (traduzione degli indirizzi di rete), che può contribuire a rendere inaccessibili i calcolatori sulla rete interna mascherandone gli indirizzi IP. Molti firewall possono registrare tutte le operazioni fatte (''logging''), effettuare registrazioni più o meno selettive (ad esempio, registrare solo i pacchetti che violano una certa regola, non registrare più di N pacchetti al secondo), e tenere statistiche di quali regole sono state più violate. La registrazione integrale dell'attività di un firewall può facilmente assumere dimensioni ingestibili, per cui spesso si usa il logging solo temporaneamente per diagnosticare problemi, o comunque in modo selettivo (logging dei soli pacchetti rifiutati o solo di alcune regole). Tuttavia, l'analisi dei log di un firewall (o anche dei contatori delle varie regole) può permettere di individuare in tempo reale tentativi di intrusione. Talvolta ad un firewall è associata anche la funzione ''rilevamento delle intrusioni (IDS)'', un sistema basato su euristiche che analizza il traffico e tenta di riconoscere possibili attacchi alla sicurezza della rete, e può anche scatenare reazioni automatiche da parte del firewall (Intrusion prevention system). === Vantaggi e svantaggi === Rispetto ad un firewall perimetrale, il personal firewall è eseguito sullo stesso sistema operativo che dovrebbe proteggere, ed è quindi soggetto al rischio di venir disabilitato da un malware che prenda il controllo del calcolatore con diritti sufficienti. Inoltre, la sua configurazione è spesso lasciata a utenti finali poco esperti. A suo favore, il personal firewall ha accesso ad un dato che un firewall perimetrale non può conoscere, ovvero può sapere quale applicazione ha generato un pacchetto o è in ascolto su una determinata porta, e può basare le sue decisioni anche su questo, ad esempio bloccando una connessione SMTP generata da un virus e facendo passare quella generata da un'altra applicazione. === Limiti === Il firewall, pur essendo spesso un componente vitale in una strategia di sicurezza informatica, resta un singolo elemento di tale strategia: * la sua efficacia è legata strettamente all'efficacia delle regole con cui è stato configurato (es. regole permissive possono lasciare falle di sicurezza); * la sua configurazione è un compromesso tra usabilità della rete, sicurezza e risorse disponibili per la manutenzione della configurazione stessa (le esigenze di una rete cambiano rapidamente); * una quota rilevante delle minacce alla sicurezza informatica proviene dalla rete interna (portatili, virus, connessioni abusive alla rete, dipendenti, accessi VPN, reti wireless non adeguatamente protette). === Vulnerabilità === Una delle vulnerabilità più conosciute di un firewall di fascia media è l'HTTP tunneling, che consente di bypassare le restrizioni Internet utilizzando comunicazioni HTTP solitamente concesse dai firewall. Altra tipica vulnerabilità è la dll injection, ovvero una tecnica utilizzata da molti trojan, che sovrascrive il codice maligno all'interno di librerie di sistema utilizzate da programmi considerati ''sicuri''. L'informazione riesce ad uscire dal computer in quanto il firewall, che di solito controlla i processi e non le librerie, crede che l'invio ad Internet lo stia eseguendo un programma da esso ritenuto sicuro, ma che di fatto utilizza la libreria contaminata. Alcuni firewall hanno anche il controllo sulla variazione delle librerie in memoria, ma è difficile capire quando le variazioni sono state fatte da virus. Generalmente classificati come basati su rete o basati su host, i firewall di rete sono posizionati sui computer gateway di LAN, WAN e intranet: si tratta di dispositivi software in esecuzione su hardware generico o dispositivi per computer firewall basati su hardware. Le appliance firewall possono anche offrire funzionalità aggiuntive alla rete interna che proteggono, come ad es. un server DHCP o VPN per quella rete. I firewall basati su host sono invece posizionati sul nodo terminale di rete stesso e controllano il traffico di rete in entrata e in uscita da tali macchine: può essere un daemon o un servizio come parte del sistema operativo o un'applicazione agente come la sicurezza o la protezione degli endpoint. Ognuno possiede vantaggi e svantaggi, tuttavia, ognuno ha un ruolo nella sicurezza a più livelli; anche i firewall variano di tipo a seconda di dove proviene la comunicazione dati, dove viene intercettata e viene tracciato lo stato della comunicazione. === Personal firewall o Firewall software === Windows Firewall Oltre al firewall a protezione perimetrale ne esiste un secondo tipo, definito "''Personal Firewall''", che si installa direttamente sui sistemi da proteggere (per questo motivo è chiamato anche Firewall Software). In tal caso, un buon firewall effettua anche un controllo di tutti i programmi che tentano di accedere ad Internet presenti sul computer nel quale è installato, consentendo all'utente di impostare delle regole che possano concedere o negare l'accesso ad Internet da parte dei programmi stessi, questo per prevenire la possibilità che un programma malevolo possa connettere il computer all'esterno pregiudicandone la sicurezza. Il principio di funzionamento differisce rispetto a quello del firewall perimetrale in quanto, in quest'ultimo, le regole che definiscono i flussi di traffico permessi vengono impostate in base all'indirizzo IP sorgente, quello di destinazione e la porta attraverso la quale viene erogato il servizio, mentre nel personal firewall all'utente è sufficiente esprimere il consenso affinché una determinata applicazione possa interagire con il mondo esterno attraverso il protocollo IP. Da sottolineare che l'aggiornamento di un firewall è importante ma non è così vitale come invece lo è l'aggiornamento di un antivirus, in quanto le operazioni che il firewall deve compiere sono sostanzialmente sempre le stesse. È invece importante creare delle regole che siano corrette per decidere quali programmi devono poter accedere alla rete esterna e quali invece non devono. === Packet filter firewall o stateless firewall === Un packet filter firewall o stateless firewall analizza ogni pacchetto che lo attraversa singolarmente, senza tenere conto dei pacchetti che lo hanno preceduto. In tale analisi vengono considerate solo alcune informazioni contenute nell'header del pacchetto, in particolare quelle appartenenti ai primi tre livelli del modello OSI più alcune del quarto. Le informazioni in questione sono l'indirizzo IP della sorgente, l'indirizzo IP della destinazione, la porta della sorgente, la porta della destinazione e il protocollo di trasporto. Su questi parametri vengono costruite le regole che formalizzano la policy del firewall e che stabiliscono quali pacchetti lasciar passare e quali bloccare. Questo tipo di filtraggio è semplice e leggero ma non garantisce un'elevata sicurezza. Infatti risulta vulnerabile ad attacchi di tipo IP spoofing in quanto non riesce a distinguere se un pacchetto appartenga o no ad una connessione attiva. Quindi, a causa della mancanza di stato, il firewall lascia passare anche i pacchetti il cui indirizzo IP sorgente originale, non consentito dalla policy del firewall, viene volutamente modificato con un indirizzo consentito. Inoltre il filtraggio, basato solo sulle informazioni dei primi livelli del modello OSI, non permette al firewall di rilevare gli attacchi basati su vulnerabilità dei livelli superiori. Pochi packet filter firewall supportano delle funzionalità di logging e di reporting di base. Il primo documento pubblicato sulla tecnologia firewall è stato nel 1988, quando gli ingegneri della Digital Equipment Corporation (DEC) hanno sviluppato sistemi di filtraggio noti come firewall per filtri a pacchetto. Questo sistema abbastanza basilare è la prima generazione di quella che in seguito divenne una funzionalità di sicurezza Internet altamente coinvolta e tecnica. Alla AT & T Bell Labs, Bill Cheswick e Steve Bellovin hanno continuato la loro ricerca nel filtraggio dei pacchetti e hanno sviluppato un modello funzionante per la propria azienda basato sulla loro originale architettura di prima generazione. === Stateful firewall o circuit-level gateway === Uno stateful firewall o circuit-level gateway svolge lo stesso tipo di filtraggio dei packet filter firewall e in più tiene traccia delle connessioni e del loro stato. Questa funzionalità, detta stateful inspection, viene implementata utilizzando una tabella dello stato interna al firewall nella quale ogni connessione TCP e UDP viene rappresentata da due coppie formate da indirizzo IP e porta, una per ciascun endpoint della comunicazione. Per tenere traccia dello stato di una connessione TCP vengono memorizzati il sequence number, l'acknowledgement number e i flag che ne indicano l'inizio (SYN), la parte centrale (ACK) e la fine (FIN). Quindi uno stateful firewall bloccherà tutti i pacchetti che non appartengono ad una connessione attiva, a meno che non ne creino una nuova, o che non rispettino l'ordine normale dei flag nella comunicazione. La possibilità di filtrare i pacchetti sulla base dello stato delle connessioni previene gli attacchi di tipo IP spoofing ma comporta una maggiore difficoltà nella formulazione delle regole. Inoltre gli stateful firewall non rilevano gli attacchi nei livelli OSI superiori al quarto e sono sensibili agli attacchi DoS che ne saturano la tabella dello stato. In generale, rispetto ai packet filter firewall, offrono una maggiore sicurezza, un logging migliore e un controllo migliore sui protocolli applicativi che scelgono casualmente la porta di comunicazione (come FTP) ma sono più pesanti dal punto di vista delle performance. === Application firewall o proxy firewall o application gateway === Un application firewall o proxy firewall o application gateway opera fino al livello 7 del modello OSI filtrando tutto il traffico di una singola applicazione sulla base della conoscenza del suo protocollo. Questo tipo di firewall analizza i pacchetti nella sua interezza considerando anche il loro contenuto (payload) ed è quindi in grado di distinguere il traffico di un'applicazione indipendentemente dalla porta di comunicazione che questa utilizza. Un'altra caratteristica che lo distingue da un packet filter firewall e da uno stateful firewall è la capacità di spezzare la connessione tra un host della rete che protegge e un host della rete esterna. Infatti nelle comunicazioni svolge il ruolo di intermediario ed è quindi l'unico punto della rete che comunica con l'esterno, nascondendo così gli altri host che vi appartengono. Questo tipo di firewall è in grado di rilevare i tentativi di intrusione attraverso lo sfruttamento di un protocollo e di realizzare le funzionalità di logging e reporting in modo migliore rispetto ai firewall precedentemente descritti. Sebbene aumenti il livello della sicurezza, un application firewall è specifico per ogni applicazione e costituisce un collo di bottiglia per le performance della rete. === Next-generation firewall === Un next-generation firewall è una piattaforma che riunisce in un unico pacchetto diverse tecnologie per la sicurezza. Fra queste ci sono le tecnologie di filtraggio dei firewall presentati in precedenza ovvero il filtraggio stateless, la stateful inspection, l'analisi dei pacchetti a livello applicativo (deep-packet introspection) e altre funzionalità aggiuntive come il NAT e il supporto alle VPN. Alcune delle altre caratteristiche tipiche di un next-generation firewall sono: il rilevamento e la prevenzione delle intrusioni (sistemi IDS e IPS), la definizione di policy specifiche per ogni applicazione, l'integrazione dell'identità dell'utente, l'acquisizione di dati di supporto per la sicurezza da fonti esterne, la qualità di servizio. L'obiettivo di questa tecnologia di firewall è la semplificazione di configurazione e gestione di un insieme eterogeneo di strumenti di sicurezza e allo stesso tempo il miglioramento del loro impatto sulle performance dell'intero sistema. === WAF === Un '''web application firewall''' ('''WAF''') è una specifica forma di firewall software che filtra, monitora e blocca traffico HTTP in entrata e uscita da un servizio web. Ispezionando il traffico HTTP, una soluzione WAF può prevenire attacchi provenienti da minacce veicolate attraverso il web. Flusso dei pacchetti su Netfilter * Software ** Netfilter/iptables: l'infrastruttura di ''packet filtering'' integrata nei kernel Linux versione 2.4 e superiori ** Microsoft Internet Security and Acceleration Server ** Firestarter, ''frontend'' di iptables ** shorewall, ''frontend'' di iptables ** ipchains: l'infrastruttura di ''packet filtering'' integrata nei kernel Linux versione 2.2 ** ipfw: l'infrastruttura di ''packet filtering'' integrata nel kernel FreeBSD versione 2 ** ipfw2: l'infrastruttura di ''packet filtering'' integrata nel kernel FreeBSD versione 4 ** IPFilter (ipf) ** pf * Distribuzioni PFsense Zeroshell ** IpCop progetto Open Source basato su GNU/Linux ** PfSense progetto Open Source basato su FreeBSD ** Endian Firewall distribuzione e appliance no Freeware. Distribuzione Open Source solo versione Community basata su Linux (Fork IpCop). ** m0n0wall progetto basato su FreeBSD ** Collax Security Gateway progetto Open Source basato su GNU/Linux ** RouterOS prodotto di Mikrotik basato su Linux ** SmoothWall progetto Open Source basato su GNU/Linux ** Untangle distribuzione basata su Linux non più OpenSource ** IPFire progetto Open Source tedesco basato su GNU/Linux (Fork IpCop). ** Zeroshell progetto basato su GNU/Linux * Appliance ** Sophos XG Firewall con HTTPS e TLS Inspection ** Cisco PIX\ASA ** Check Point FireWall 1 ** Cyberoam Identity-based Unified Threat Management. ** gateProtect appliance non Open Source basato su linux ** Juniper Netscreen ** Modulo firewall di livello aziendale per gli switch HP ProCurve ** Palo Alto Networks Next Generation Firewall ** Stonesoft Stonegate ** vantronix progetto basato su OpenBSD ** WatchGuard XTM, XCS, NGFW * Personal firewalls Comodo Internet Security ** Online Armor ** Agnitum Outpost ** Comodo Internet Security ** Core Force ** GhostWall ** intelliGuard Antivirus ** Jetico ** Look 'n' Stop ** Norton Personal Firewall ** OpenFirewall ** PrivateFirewall ** Sunbelt Kerio ** Sygate Personal Firewall ** Windows Firewall ** ZoneAlarm
Ferrara
'''Ferrara''' è un comune italiano di abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Emilia-Romagna. Fu capitale del Ducato di Ferrara nel periodo degli Estensi, quando rappresentò un importante centro politico, artistico e culturale. Lo sviluppo urbanistico avvenuto durante il Rinascimento, l'Addizione Erculea, trasformò la città in un modello urbano che le valse il titolo di "prima capitale moderna d'Europa". Nel 1995 ottenne dall'UNESCO il riconoscimento di patrimonio dell'umanità per il centro storico e nel 1999 ne ottenne un secondo per il delta del Po e le sue delizie estensi. È sede universitaria e arcivescovile . L'economia si basa storicamente sulla produzione agricola, ma possiede vari impianti industriali, in particolare nel settore petrolchimico, e un polo per le piccole e medie imprese.
=== Territorio === Immagine tipica della campagna ferrarese in un servizio fotografico di Paolo Monti del 1974 Secondo i dati confermati dal Consorzio delle bonifiche ferraresi il territorio della provincia è per il 44% sotto il livello del mare, con depressioni che superano i - 4,5 metri in un'area compresa tra il Po, il mare Adriatico, il Reno ed il Panaro. L'origine alluvionale del territorio ed il fatto che per secoli fosse stato soggetto ad inondazioni ricorrenti ha indotto alle prime opere di bonifica realizzate dagli Estensi (con Borso d'Este ed Ercole I d'Este) nelle immediate vicinanze della città (a Casaglia, Diamantina e La Sammartina) e poi all'intervento nel Polesine di Ferrara, voluta da Alfonso II d'Este nel 1580, quando la fase storica del ducato estense stava per concludersi. Tra gli architetti che contribuirono all'opera Giovan Battista Aleotti. In breve tempo, anche a causa dell'abbassamento del suolo dovuto a fenomeni di subsidenza, si perdettero molti dei risultati positivi ottenuti inizialmente e le bonifiche furono necessariamente ripetute (quando ormai Ferrara era tornata sotto dominio papale) con gli interventi voluti da papa Gregorio XIII, da papa Clemente VIII, da papa Innocenzo X e da papa Benedetto XIV. Le bonifiche che ebbero un effetto più duraturo si attuarono tuttavia in seguito, nel corso del XIX secolo, grazie ai nuovi mezzi meccanici a disposizione. Il territorio, considerata la sua genesi e le vicende storiche, è contraddistinto da numerosi canali artificiali per l'irrigazione ed il drenaggio delle campagne, rese coltivabili e abitabili. Risulta totalmente pianeggiante con un'altitudine compresa tra 2,4 e 9 m s.l.m. ed una superficie di (Si classifica come diciassettesimo comune per estensione in Italia). Confina a nord con la regione Veneto, in particolare con la provincia di Rovigo, e a sud con la città metropolitana di Bologna. Il fiume Po (che nel corso dei secoli ha più volte cambiato il suo corso) ha influenzato la città sin dalla nascita e ne ha condizionato lo sviluppo. Il territorio comunale e molta parte di quello provinciale costituiscono un paesaggio modificato artificialmente, risultato dell'azione umana concretizzatasi nelle grandi opere di bonifica ricordate. La città è ad un'altitudine inferiore al livello medio delle acque del Po ed il fiume deve essere controllato da argini imponenti. Serve un continuo lavoro delle pompe idrovore per non far sommergere la pianura dall'acqua e permettere così che le acque derivanti dalle precipitazioni vengano avviate verso il mare attraverso i numerosi canali artificiali. === Clima === La situazione climatica di Ferrara, rilevata dalla stazione meteorologica di Ferrara San Luca, evidenzia una primavera, naturalmente variabile nella sua prima parte con colpi di coda invernali seguita da giornate piacevoli senza picchi nella temperatura mentre le precipitazioni risultano frequenti. L'estate è calda ed afosa, spesso interrotta da temporali anche violenti, con grandinate e un temporaneo abbassamento della temperatura. Con l'anticiclone delle Azzorre arrivano giornate soleggiate e calde con temperature nella media del periodo. Con l'anticiclone subtropicale africano arrivano ondate di calore intenso con un alto tasso di umidità per diverse settimane e nei giorni più caldi si possono superare i 40 gradi, come è successo per esempio nell'agosto del 2017. L'autunno è molto fresco, umido e piovoso. Nella sua seconda parte inizia ad essere rigido e con caratteristiche pressoché invernali. Solitamente arriva la nebbia nelle ore mattutine e serali a causa della conformazione del suolo che porta a ristagno d'aria. Bastione delle mura vicino a Porta Mare in un giorno di nebbia. L'inverno è decisamente rigido, con piogge e nevicate di media entità e frequente presenza di nebbia. Nel mese di gennaio la temperatura minima si attesta su una media di -0,9 °C e la massima di circa +4 gradi. La temperatura media del mese di gennaio è di +1,6 °C. Con l'alta pressione l'inversione termica notturna può portare la temperatura sensibilmente sotto allo zero provocando estese ed intense gelate. Di giorno, in presenza di nebbia, la temperatura si mantiene prossima allo zero. Le correnti fredde orientali possono portare il Burian dalle steppe russe che provoca intense nevicate oppure giornate soleggiate ma gelide. La classificazione climatica di Ferrara è: zona E (gr-g = 2326) *Dal 2003 Ferrara aderisce alla rete Alleanza per il clima. La provincia ha programmato investimenti per 15 milioni di euro per l'efficienza energetica. Effetti della scossa di terremoto del 20 maggio 2012 in piazza Savonarola. La città in epoca storica ha avuto due eventi sismici importanti e devastanti, il terremoto di Ferrara del 1570 e quello più recente del 2012. Quest'ultimo ha raggiunto magnitudo massima 5.9 con epicentro nei comuni confinanti della provincia di Modena. Si sono avute poi molte scosse minori, una di magnitudo 5.1 nel comune di Vigarano Mainarda ed una di magnitudo 4.0 all'interno del territorio comunale. Numerosi edifici pubblici sono stati resi inagibili e seri danni si sono avuti al patrimonio artistico, agli edifici scolastici, all'università, all'ospedale ed alle chiese. Molti danni hanno subito anche migliaia di abitazioni civili con circa 1.135 sfollati. La classificazione sismica fa rientrare il territorio di Ferrara nella zona sismica 3 (pericolosità sismica bassa, con possibili scuotimenti modesti). Edificio in via Porta San Pietro, cuore dell'antico ''Castrum bizantino'' di Ferrara. Non esistono fonti certe sull'etimologia del nome ''Ferrara'' anche se appare molto probabile che non nasca in epoca romana e che quindi sia comparso successivamente, nel medioevo. Del resto la città è nata relativamente tardi rispetto ad altri insediamenti vicini come Ravenna, Spina e Voghenza. È senza fondamento anche la derivazione biblica; nessun ''Ferrato'' è mai citato nel testo sacro. Mitico pure il fatto che la città sia stata fondata da un certo Marco che qui sarebbe giunto accompagnato, tra gli altri, da una ragazza troiana di nome ''Ferrara''. Si vorrebbe che l'immagine di tale fanciulla sia quella che compare scolpita sulla porta minore della cattedrale, a destra, e detta anticamente ''Madonna Frara''. Si è pensato al ferro che veniva lavorato nel territorio o che il nome sia venuto dal farro, il cereale molto usato dai romani e abbondante nel ferrarese; ''Farraria'', cioè terra dove si coltiva il farro. Altra supposizione è legata alle importanti fiere che si tenevano in zona due volte l'anno. Il luogo dove queste si svolgevano veniva chiamato ''Feriarum area'' (piazza delle fiere). Certo è che la prima sede vescovile sorta dopo il trasferimento forzato da Voghenza veniva chiamata ''Ferrariola'' (Forum Alieni) e che poco dopo, nel VII secolo, fu fondato il ''Castrum Ferrariae'', più comunemente noto come Castrum bizantino === Nascita della città (VII e VIII secolo) === Posizione dell'antica ''Ferrariola'' e della basilica di San Giorgio fuori le mura, prima sede vescovile di Ferrara. La nascita della città di Ferrara si deve alle continue invasioni barbariche che devastarono Voghenza fra il VII e l'VIII secolo mentre papato ed esarcato continuavano a contendersi il controllo dell'allora sede vescovile (mentre era vescovo san Maurelio, patrono di Ferrara con san Giorgio). Maurelio, che aveva scelto la fedeltà alla chiesa di Roma, venne ucciso e Voghenza non fu più sede vescovile, spostata al borgo San Giorgio, (la ''Ferrariola''), sulla riva destra del fiume Po in corrispondenza del castrum che si trovava sulla riva opposta. A metà dell'VIII secolo Ferrara, citata con questo nome da Astolfo, rientrò nell'area controllata dal re longobardo. Questo primo insediamento corrisponde al sito dell'antica basilica di San Giorgio fuori le mura. === Età romanica (dal IX al XII secolo) === Ferrara uscì dalla sfera di influenza bizantina e venne occupata dai Longobardi. Attorno alla metà dell'VIII secolo l'intera regione, che comprendeva anche Ravenna, Bologna ed Adria, venne donata da Pipino il Breve, re dei Franchi, a papa Stefano II. In Europa intanto la nazione germanica (con Ottone I di Sassonia) espandeva il suo dominio ed arrivò a controllare tutto il nord Italia. Via Ripagrande, qui all'angolo con via Del Turco, è una delle prime vie dell'urbanizzazione cittadina. Ferrara rimase tuttavia legata alla Chiesa e papa Giovanni XV, dopo la morte di Ottone e considerando l'emergere di nuove famiglie nobili (tra le quali i Canossa), concesse la città come feudo a Tedaldo di Canossa. Il primitivo insediamento difensivo del ''castrum bizantino'' continuò ad espandersi spostando così il centro politico e religioso dal borgo di San Giorgio all'altra sponda del Po. In queste prime fasi la città si sviluppò seguendo il corso del fiume, fu una ''città lineare'', e solo in seguito l'abitato iniziò ad occupare nuove aree settentrionali. Nel 1135 la sede vescovile venne spostata nella nuova cattedrale di Ferrara, innalzata a nord del primitivo insediamento del ''castrum''. L'affermarsi di distinti poteri (religioso e politico) unito alla struttura urbana che si stava delineando concluse questa fase di città nascente. Sorse, oltre alla nuova cattedrale, il palazzo del municipio, e vennero realizzate o ampliate nuove strade, a partire da via Ripagrande e via Capo delle Volte, che costeggiavano sin dai primi tempi la riva sinistra del Po. Monastero di Sant'Antonio in Polesine. Servizio fotografico di Paolo Monti del 1969. (Il polesine nel nome del monastero è inteso come un terreno rialzato e circondato dalle acque).) === Presa del potere da parte degli Estensi === Adelardi e Giocoli (guelfi) e Salinguerra e Torelli (ghibellini) si combatterono a lungo sin dal XIII secolo per il controllo cittadino ma il matrimonio di Azzo VI d'Este con l'ultima erede degli Adelardi pose fine alle lotte; gli estensi presero il potere per la fazione guelfa. Nel 1240 Ferrara fu assediata dai veneziani, alleati con i mantovani.Ritratto di Ercole I d'Este Agli inizi del XIV secolo gli estensi si scontrarono con Bologna, Mantova e Verona e vennero minacciati nella stessa Ferrara. Azzo VIII d'Este chiese aiuto alla Repubblica di Venezia ottenendo rinforzi, ma alla sua morte il trono passò al nipote Folco II d'Este e non al figlio Fresco d'Este, che venne escluso dalla successione. Fresco, per sostenere il suo diritto e ottenere un'investitura ufficiale come signore della città, offrì il feudo di Ferrara a papa Clemente V. ==== Le guerre con la Repubblica di Venezia ==== Il papa inizialmente sostenne il marchese Francesco ma nel 1308 iniziò una nuova guerra per il controllo di ampi territori a nord ed a sud del Po. La Repubblica di Venezia dichiarò guerra allo Stato della Chiesa per mantenere il possesso di Castel Tedaldo, importante roccaforte di Ferrara. Come reazione i legati pontifici ottennero la scomunica del doge di Venezia e di tutti coloro che avessero sostenuto l'occupazione della città. Il conflitto ebbe un esito favorevole per gli estensi ma questi dovettero attendere il 1332 perché il potere tornasse di nuovo e stabilmente nelle loro mani. Alla fine del XIV secolo scoppiò una nuova guerra quando Girolamo Riario, nipote del papa Sisto IV e signore di Forlì ed Imola tentò di allargare il proprio dominio stringendo un'alleanza con lo stato pontificio e la repubblica di Venezia per impossessarsi di Ferrara. Dopo alterne vicende militari si arrivò alla pace di Bagnolo che lasciò Ferrara alla casa estense ma costrinse Ercole I d'Este a cedere Rovigo ed il Polesine a Venezia, rinunciando così ai territori a nord del Po. Nel XVI secolo Ferrara ritornò in guerra schierandosi contro la Repubblica di Venezia nella Lega di Cambrai. Palazzo Schifanoia, salone dei mesi, Borso assiste al Palio di San Giorgio e dà una moneta al buffone Scoccola. ==== Il Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze ==== Ferrara fu sede, tra l'8 gennaio 1438 e l'inizio del 1439, di un importante concilio ecumenico che aveva tra le sue finalità la ricerca di dialogo con la Chiesa ortodossa, la lotta all'eresia degli Hussiti e la riforma della Chiesa. Il Concilio si spostò a Firenze in seguito allo scoppio di una epidemia di peste. ==== La zecca di Ferrara nel XIII e nel XIV secolo ==== Quattrino di Ferrara del 1381. A Ferrara, quando ormai la struttura amministrativa aveva raggiunto una sua solidità malgrado l'insicurezza politica, divenne molto attiva una zecca che coniò varie monete. Tra queste la prima fu il ''Ferrarese'' o ''Ferrarino'', chiamato ''Denaro Ferrarese'', che aveva un valore superiore all'altra moneta coniata in quel periodo dalla stessa zecca, il ''Bagattino''. Entrambe le monete su una faccia riportavano il nome dell'imperatore, Fredericus, con le lettere F.D.R.C. circondate dalla parola IMPERATOR, e sull'altra faccia una croce circondata dal nome FERRARIA. Il secolo successivo vennero coniate diverse altre monete, tra queste il ''Quattrino di Ferrara'', che su una faccia riportava per la prima volta lo stemma del comune e sull'altra l'effige del vescovo di Voghenza San Maurelio. === Gli Estensi dal XV secolo alla devoluzione === Dal loro insediamento gli Estensi governarono la città per quasi tre secoli rendendola capitale di uno stato piccolo ma culturalmente attivissimo. Ferrara iniziò ad affermarsi nella seconda metà del XV secolo con il marchese Leonello d'Este. L'investitura ducale di Borso d'Este nel 1471 da parte del papa fu un riconoscimento fondamentale ed Ercole I d'Este fece raggiungere alla città il massimo splendore realizzando, nel 1492, l'Addizione Erculea, il progetto urbanistico di Biagio Rossetti che rese Ferrara la ''prima città moderna d'Europa'' e che ampliò verso nord la superficie cittadina su uno schema razionale, con vie larghe e rettilinee, incroci studiati anche dal punto di vista scenografico, nuove piazze e grandi palazzi rinascimentali. Alla corte convennero alcuni tra gli artisti ed i letterati di maggior rilievo del tempo come Piero della Francesca, Pisanello, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna e Rogier van der Weyden. Nacque la scuola ferrarese in pittura, con Cosmè Tura, Ercole de' Roberti e Francesco del Cossa. Arrivarono Dosso Dossi, Tiziano Vecellio, Giovanni Bellini, Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso. Fu presente il musicista Luzzasco Luzzaschi e quando Ferrara divenne parte dello Stato della Chiesa il suo allievo Girolamo Frescobaldi fu accolto a Roma come organista in San Pietro. La colubrina detta la ''Regina'', di Annibale Borgognoni. Copia presente in piazza Castello, a Ferrara La presenza dell'università, fondata già nel XIV secolo su autorizzazione del papa Bonifacio IX nel 1391 e su richiesta di Alberto V d'Este, contribuì, in quei secoli, a far arrivare tra le mura cittadine Niccolò Copernico, Giovanni Pico della Mirandola, Paracelso e Gabriele Falloppio. Il ducato di Ercole II d'Este, nel pieno della potenza estense, merita attenzione per due aspetti particolari. L'amore del duca per le artiglierie lo portò a far diventare Ferrara una potenza militare e una delle capitali europee nella produzione di modernissime artiglierie. Arrivò in città il massimo esperto del tempo, Annibale Borgognoni, artefice, tra le altre, di una colubrina capolavoro chiamata la Regina. L'esercito ducale quindi poteva contare su armi all'avanguardia per i tempi. La moglie di Ercole II poi era Renata di Francia e ciò rese di fatto la città un centro di diffusione della riforma protestante in Italia. A Ferrara arrivò, seppure non ufficialmente, anche Giovanni Calvino, e questo non fu certo gradito dalla Chiesa cattolica romana. ==== Presenza ebraica ==== La comunità ebraica fu determinante sin da prima della presa di potere da parte della famiglia estense e del raggiungimento del rango ducale da parte della signoria ma fu certamente col 1492 che si verificò un mutamento qualitativo importante. Ercole I d'Este, in quell'anno, accolse gli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna dai Re cattolici. Da allora la cultura ebraica si integrò sempre di più con quella della città sino a diventarne parte fondamentale e caratterizzante. Anche dopo la devoluzione e la creazione del ghetto la presenza ebraica non venne meno né la partecipazione alla vita culturale. Isacco Lampronti ne fu la prova, con la sua attività nel corso del XVIII secolo. Quasi due secoli dopo poi la vicenda di Renzo Ravenna ed i rapporti di Italo Balbo con gli ebrei continuarono a testimoniare questo legame indissolubile, e l'opera di Giorgio Bassani ne fu l'espressione letteraria. La Fortezza di Ferrara eretta nel 1608 da Papa Paolo V e distrutta nel 1859 === La devoluzione allo Stato Pontificio e la lenta decadenza dal XVII al XVIII secolo === Ferrara tornò sotto controllo diretto dello Stato Pontificio nel 1598 quando la mancanza di figli legittimi del duca Alfonso II d'Este permise al papa Clemente VIII di riappropriarsi del feudo. Con la devoluzione perse il suo status di capitale per divenire semplice città di confine e andò incontro ad un inevitabile declino. Un primo segno del reintegrato potere pontificio fu la costruzione della fortezza. Questo avvenne distruggendo Castel Tedaldo, la delizia di Belvedere ed interi quartieri. La fortezza sarà poi smantellata durante la campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte del 1796, riedificata nell'Ottocento dagli austriaci e definitivamente demolita nel 1859, quando Ferrara divenne parte del Regno di Sardegna. Le cronache del tempo chiarirono il vero motivo della costruzione della cosiddetta ''cittadella del papa''. Mura della ex Fortezza pontificia Attorno al 1708 l'allora comandante della guarnigione della fortificazione decise l'abbattimento del campanile della chiesa di San Benedetto. La motivazione addotta era che il campanile, anche se lontano, permetteva con la sua altezza di vedere dentro la piazza fortificata e costituiva un potenziale pericolo. L'abate di San Benedetto riuscì a far rientrare la decisione convincendo il legato pontificio, il cardinale Casoni Una seconda grave conseguenza fu la creazione del ghetto di Ferrara che colpì duramente gli ebrei ferraresi. Intanto gli Estensi trasferendosi a Modena avevano portato con sé parte delle opere d'arte, delle artiglierie e degli archivi ducali e lo stato pontificio, subito dopo, aveva fatto trasferire a Roma ciò che era rimasto e che si poteva spostare con maggior facilità. In generale le condizioni economiche peggiorarono per tutta la popolazione per molti anni. === Periodo napoleonico, restaurazione e Regno d’Italia nel XIX secolo === L'entrata di Ferrara nel nuovo secolo è simboleggiata dalla sostituzione, sulla colonna in piazza Ariostea, della statua di papa Alessandro VII con quella di Napoleone Bonaparte. Ferrara. Piazza Ariostea con la sua colonna in una xilografia del 1900 di Giuseppe Barberis Tutto il secolo per la città fu denso di capovolgimenti e di prese di potere successive. Vi fu l'espropriazione dei beni ecclesiastici e vennero introdotte diverse novità a livello amministrativo, si promise maggior giustizia e libertà ma intanto si realizzò l'arricchimento a livello locale di alcune famiglie (i Massari ed i Gulinelli). Nel 1809, sostenuti dagli austriaci, circa 6.000 contadini tentarono l'assalto alla città. Vi furono imprigionamenti, alcuni rivoltosi furono fucilati o ghigliottinati. Nel 1813 in Ferrara rientrarono gli austriaci, Gioacchino Murat la riprese per una sola settimana, poi, nel 1815, gli austriaci rientrarono in modo più stabile e ripristinarono, sotto il loro controllo, il potere dello Stato pontificio. Una nuova ribellione a Ferrara ebbe la meglio sulle forze pontificie, attorno al 1831, ma fu domata ancora una volta dagli austriaci. Altri moti insurrezionali di portata limitata, uniti a parziali concessioni, si ebbero a partire dal 1846. Seguì un periodo difficile per altre cause (nove mesi di precipitazioni piovose ininterrotte, alluvioni ed esondazioni del Po ed una epidemia di colera) ma, allo stesso tempo, con novità positive. Venne valorizzata la vocazione agricola del territorio e, a sostegno di questa nuova economia emergente, venne fondata, nel 1838, la Cassa di Risparmio. Sul piano politico nel 1849 venne dichiarata la fine del controllo pontificio ma le forze austriache controllarono ancora la situazione e procedettero con arresti e fucilazioni. Un mutamento fondamentale si registrò nel biennio compreso tra il 1859 e il 1861 che portò all’adesione al Regno d’Italia. In quel periodo passò in città anche Giuseppe Garibaldi, diretto in Italia centrale. === Ferrara nel XX secolo === Epigrafe a ricordo del discorso di Cesare Battisti a Ferrara, nel 1914. All'inizio del XX secolo pure a Ferrara si visse il clima che precedette lo scoppio della prima guerra mondiale. L'interventismo di alcuni esponenti della borghesia cittadina nel 1914 fece giungere in città anche Cesare Battisti, e in seguito, con lo scoppio della guerra, in diversi partirono volontari anche se Ferrara rimase lontana dal fronte, una città di retrovia, poco coinvolta direttamente nelle operazioni belliche. Ad Aguscello (dove poi sarebbe sorta la Città del Ragazzo) fu operativo un ospedale militare specializzato nel trattamento delle malattie nervose. Qui, per un certo periodo, furono in servizio o ricoverati diversi artisti come Giorgio de Chirico, il fratello Alberto Savinio e Carlo Carrà. De Chirico a Ferrara incontrò poi Filippo de Pisis ed anche una giovane ferrarese alla quale fu molto legato e che rimase a lungo sconosciuta, Antonia Bolognesi, scoperta nella sua identità solo attorno al 2014. Con la fine della guerra vennero anni difficili e crebbero le rivendicazioni sindacali. La grande proprietà terriera provinciale, per contenere le richieste dei braccianti appoggiate dal socialismo, sostenne lo squadrismo del nascente fascismo e si ebbero diversi episodi di violenza. In questo clima maturò l'assassinio di Giovanni Minzoni e di questo venne accusato come mandante Italo Balbo (senza che vi facessero seguito conseguenze penali). Il legame tra fascismo e borghesia locale divenne forte e molti appartenti alla comunità ebraica condivisero inizialmente queste posizioni. Giorgio Bassani invece fu sempre critico con i concittadini per questo ed a conferma della sua opposizione, attorno al 1941, entrò in un gruppo antifascista e venne incarcerato. Dopo la presa del potere del regime avvenne un mutamento importante. Furono abbandonati squadrismo e violenza scoperta, non più necessari con l'opposizione ormai ridotta al silenzio, e si riscoprirono gli aspetti culturali, utili anche a fini propagandistici. Venne valorizzato il patrimonio storico e artistico cittadino, fu esaltata la peculiarità della Ferrara estense mentre a livello nazionale si celebrava la grandezza di Roma imperiale. Quindi, malgrado le tragedie prodotte dal fascismo (le numerose vittime dello squadrismo e l'annullamento del movimento operaio), per oltre un decennio Ferrara fu di nuovo al centro dell'attenzione nazionale con grandi iniziative ed una riqualificazione urbanistica seconda solo all'Addizione Erculea. La casa che fu di Giorgio Bassani, in via Cisterna del Follo. Ancor prima che fossero promulgate le Leggi razziali fasciste si dimise dalla sua carica il podestà Renzo Ravenna perché ebreo e che poi prese le distanze dal regime. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, la morte di Italo Balbo, la successiva caduta del fascismo e l'inizio della guerra di liberazione vi furono attentati e rappresaglie. Il federale Igino Ghisellini cadde in un'imboscata, ne furono accusati gli antifascisti e undici ferraresi vennero fucilati accanto al Castello Estense il 15 novembre del 1943. I bombardamenti alleati portarono morte e danni ai palazzi storici, alle infrastrutture ed alle abitazioni private. Per la città la guerra finì con l'arrivo dalle truppe inglesi il 24 aprile 1945. Il grattacielo di Ferrara come appariva negli anni '70 dalla periferia cittadina. Figure emblematiche delle contraddizioni vissute dalla città tra le due guerre furono il gerarca Italo Balbo, prima squadrista e violento e poi grande trasvolatore, amico degli ebrei, uomo di stato e di cultura non sempre gradito a Benito Mussolini, il podestà fascista ed ebreo Renzo Ravenna, amico di Balbo, prima amministratore attento della città e poi perseguitato dallo stesso regime perché ebreo, e Giorgio Bassani, scrittore ebreo, antifascista, in grado di indagare la natura profonda dei suoi concittadini e di celebrare con la sua arte la città alla quale era legato. La seconda metà del XX secolo iniziò con la ricostruzione e vide un progressivo processo di inurbamento con la costruzione di nuovi quartieri di edilizia popolare ed un lento abbandono delle campagne accelerato dalla modifica delle pratiche agricole che richiedevano minor manodopera. Per il medesimo motivo molti braccianti agricoli emigrarono verso altri paesi. Si ebbe poi la crisi di alcune aziende storiche come la Zenith (calzature) e la Lombardi (conserve). La speculazione edilizia non provocò troppi danni, con l'eccezione di due casi: il grattacielo in zona stazione e l'area di porta Paola, accesso alla città da Bologna. Alla fine del secolo (nel 1995) la città entrò nella lista del Patrimonio dell'umanità dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura. === Ferrara nel XXI secolo === ghetto ebraico. Il nuovo secolo inizia con varie problematiche, fra cui il progressivo svuotamento del centro cittadino legato ad un piano di decentramento di uffici pubblici, l'aumento delle difficoltà nel settore della distribuzione (in particolare dei piccoli negozi) e, sul piano finanziario, la grave crisi della Cassa di Risparmio di Ferrara che interessa tutta la provincia. La percezione pessimistica dei cittadini ferraresi riguardo alle condizioni generali della vita in città è un aspetto critico che li accomuna a molti italiani che risiedono in altre realtà locali e appare più o meno amplificata in funzione della qualità della partecipazione alla vita pubblica e delle opinioni politiche. In questo si osservano analogie con realtà come Torino, Brescia, Ancona, per citarne solo alcune. I temi come disoccupazione giovanile, spaccio, sicurezza, integrazione e, in genere, fiducia nelle istituzioni, condizionano i rapporti nella città estense. Nel maggio 2012 la città è stata colpita dal terremoto dell'Emilia che ha provocato ingenti danni ma nessuna vittima sul territorio comunale. === Simboli === 90px * Lo stemma di Ferrara è uno scudo sannitico diviso orizzontalmente a metà, con la parte superiore di color nero e la parte inferiore di color argento. Lo scudo è timbrato da una corona ducale, ricordo del periodo ducale della città. 90px * Il drappo del gonfalone riporta identici colori, ha parti metalliche dorate e asta verticale ricoperta di velluto con bordo d'oro avvolto a spirale. La freccia superiore richiama lo stemma della città. === Onorificenze === Ferrara rientra fra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, ed è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici sofferti dalla sua popolazione e per il suo ruolo nella lotta partigiana per la liberazione dall'occupazione nazifascista durante la seconda guerra mondiale. Il Quadrivio degli Angeli. Ferrara presenta un centro storico ben conservato e ricco di monumenti. La città è uno dei quattro capoluoghi (con Bergamo, Grosseto e Lucca) ad avere il centro storico circondato da una grande cerchia muraria ancora in larga parte integra e quasi pressoché immutata nel corso dei secoli. Queste mura, che hanno raggiunto in epoca rinascimentale la loro massima estensione, racchiudono un'area di dimensioni molto maggiori rispetto a quella edificata al tempo dell'Addizione Erculea e diversa rispetto al momento della sua fondazione, quando nacque la Ferrariola, collocata a sud dell'antico corso del Po. Lo spazio interno in parte rimase adibito a campi e venne urbanizzato nei secoli successivi all'addizione di Ercole I d'Este. Un momento importante fu quello dell'Addizione Novecentista e poi nuovi interventi furono realizzati nella seconda metà del XX secolo. L'Addizione Erculea è considerata la più importante e innovativa opera urbanistica del Rinascimento italiano e il suo valore storico e culturale ha influito in modo determinante nell'assegnazione del titolo di patrimonio dell'umanità alla città. L'opera urbanistica fu commissionata all'architetto di corte Biagio Rossetti dal duca Ercole I d'Este, che voleva spazi e dimensioni degni di una capitale. Così venne raddoppiato lo spazio racchiuso dalle mura e si superò il modello urbano romano e medievale, caratterizzato da vie strette e sinuose spesso nate assecondando le disomogeneità del terreno. Rossetti disegnò un nuovo assetto viario ''intra moenia'' molto rigoroso e composto da grandi arterie rettilinee che mettevano in comunicazione i punti focali della città e che, incontrandosi, generavano incroci segnalati da edifici monumentali. Il luogo maggiormente identificativo è il Quadrivio degli Angeli, incrocio tra l'asse nord-sud (da Porta degli Angeli al Castello Estense) e l'asse est-ovest (da Porta Mare a Porta Po), su cui affacciano Palazzo dei Diamanti, Palazzo Prosperi-Sacrati e Palazzo Turchi di Bagno. L'Addizione Novecentista fu un intervento più frammentato, che interessò solo parte della città. Alcune aree vennero modificate secondo il gusto architettonico del tempo noto come razionalismo italiano. Tra gli architetti interessati vi fu Carlo Savonuzzi e le personalità maggiormemte coinvolte in quel periodo furono Renzo Ravenna e Italo Balbo, Oltre ai punti più visitati, Ferrara conserva spazi e punti caratteristici come Via Coperta, Vicolo dei Duelli e Via delle Vigne. === Architetture religiose === ==== Chiese cattoliche ==== Cattedrale di San Giorgio. * Cattedrale di San Giorgio, sede dell'Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e riveste importanza storica ed artistica notevole. Venne edificata sul sito di una delle prime linee difensive delle antiche mura medievali attorno al XII secolo. La data di inizio lavori per la sua erezione non è certa e un'epigrafe del 1135, sopra l'arco del protiro, recita: ''anno milleno centeno ter quoque deno / quinque superlatis struitur domus haec pietatis''. Il verbo ''struitu'', di difficile traduzione, è stato interpretato sia come ''si costruisce'', sia come ''si continua a costruire''. Il progettista che diede inizio anche alla realizzazione del protiro è Nicholaus (già architetto della basilica di San Zeno a Verona e della sacra di San Michele in Val di Susa), chiamato al compito con Guglielmo degli Adelardi. La "firma" di Nicholaus è contenuta in un'iscrizione collocata sopra la cornice della lunetta del portale maggiore. La facciata della cattedrale è romanica e presenta logge, arcate, statue, rosoni e bassorilievi. Alcuni particolari di epoca successiva presentano caratteristiche gotiche (il ''Giudizio universale'' posto sul protiro sorretto da due ippogrifi o la statua della ''Madonna col Bambino'' nella loggia sopra il portale centrale). Sul lato destro rivolto a piazza Trento e Trieste esisteva una seconda entrata denominata "porta dei Mesi", completamente demolita durante un restauro settecentesco. Sullo stesso lato meridionale è stata ritrovata un'iscrizione (quasi completamente situata sotto l'attuale livello della piazza) che corre lungo tutta la fiancata, recante un decreto del Consiglio dei sapienti del comune, del 13 maggio 1173, testimonianza delle regole e delle consuetudini locali. Un'altra importante iscrizione si trova nella facciata, accanto alla statua di Alberto V d'Este, e riporta la bolla pontificia di papa Bonifacio I che istituiva l'università di Ferrara, datata 4 marzo 1391. L'interno ha tre navate ed è decorato in stile barocco. Nelle cappelle laterali sono presenti numerosi dipinti di Guercino, di Garofalo e di Francesco Francia. L'abside è opera di Biagio Rossetti e nel catino absidale è affrescato il ''Giudizio Universale''. Il campanile in marmo rosa e bianco è stato attribuito a Leon Battista Alberti e nella sua forma attuale risulta incompleto.Basilica di San Giorgio fuori le muraMonastero del Corpus Domini. Qui sono conservate alcune tombe degli Estensi, tra questi Ercole I d'Este e Lucrezia Borgia. * Basilica di San Giorgio fuori le mura, fu la prima basilica della città, costruita sulla sponda destra del Po di Volano dove si era creata e sviluppata la Ferrara antica. Chiamata anche "monastero di San Giorgio degli Olivetani", la chiesa fu costruita nell'VIII secolo e quasi completamente trascurata quando la sede vescovile venne spostata, nel 1135, nell'attuale cattedrale. Il campanile fu rimaneggiato da Biagio Rossetti ed oggi ospita la tomba di Cosmè Tura. * Chiesa di San Francesco, opera di Biagio Rossetti, costruita nel 1494, presenta una pianta a croce latina e una facciata rinascimentale. L'interno, a tre navate, presenta otto cappelle per ogni lato. * Chiesa di San Paolo, che è stata interamente ricostruita dopo il terremoto del 1570. Fungeva da luogo di sepoltura per la nobiltà ferrarese. Vi sono conservati dipinti dello Scarsellino e del Bastianino. A fianco della chiesa si conserva l'antico convento con due chiostri. * Chiesa di Santa Maria in Vado, che deve il suo nome ad un guado del Po detto ''il vado'' presente nei dintorni dell'edificio. Secondo la tradizione nella chiesetta preesistente a quella edificata in seguito, vi avvenne un miracolo eucaristico nel 1171. Da un'ostia spezzata fuoriuscì un getto di sangue che andò a colpire la volta soprastante e il punto dove si suppone siano ancora presenti le macchioline di sangue può essere raggiunto tramite una piccola scala che parte da una delle cappelle. * Chiesa di San Cristoforo alla Certosa. È l'edificio di culto del cimitero della Certosa di Ferrara, anticamente situata in una zona decentrata, come voleva la tradizione dei certosini, fu in seguito compresa all'interno delle mura cittadine con l'Addizione Erculea. Quando i certosini vennero espropriati della chiesa con l'arrivo dell'esercito napolelonico l'edificio passò, nel 1813, tra le proprietà del comune di Ferrara che riaprì la chiesa al culto e trasformo l'antico convento nel cimitero monumentale. L'interno è costituito da un'unica navata dotata di sei cappelle il cui progetto è attribuito a Biagio Rossetti. * Tombe degli Estensi, ospitate nel monastero del Corpus Domini, sorto tra il 1415 ed il 1431. ==== Altri edifici religiosi cattolici ==== * Chiesa di San Benedetto * Chiesa di San Carlo * Chiesa di San Domenico * Chiesa di San Michele del Gesù * Monastero di Sant'Antonio in Polesine * Chiesa e monastero di Santa Teresa Trasverberata * Oratorio dell'Annunziata * chiesa di San Maurelio Vescovo e Martire * Chiesa di Santa Lucia * Chiesa di Santa Maria dei Servi * Chiesa delle Sacre Stimmate * Chiesa di Santo Spirito * Chiesa di Santa Maria della Consolazione * Chiesa di Santa Maria della Pietà dei Teatini * Chiesa dei Santi Pietro e Paolo detta anche chiesa dei Mendicanti * Chiesa di Santa Chiara Vergine * Chiesa di San Gregorio Magno * Chiesa di Sant'Antonio Abate * Chiesa di Santa Francesca Romana * Chiesa di Santa Maria Nuova * Chiesa di Santa Maria del Suffragio * Chiesa di San Giovanni Battista detta anche dei Cavalieri di Malta. * Chiesa di Santa Maria della Visitazione detta anche della Madonnina. * Chiesa di San Giuliano * Chiesa di Santo Stefano * Chiesa di San Girolamo * Chiesa dei Santi Giuseppe, Tecla e Rita * Chiesa di Santa Giustina * Chiesa di Sant'Agnese * Chiesa e convento di Santa Monica * Santuario del Santissimo Crocifisso di San Luca ==== Chiese non più sede di culto, ancora presenti ma sconsacrate ==== * Cappella Revedin * Chiesa di Sant'Agnesina * Chiesa di Sant'Apollonia * Chiesa di Santa Croce dell'inquisizione o Crocette di San Domenico * Chiesa di San Giacomo * Chiesa di San Cristoforo dei Bastardini * Chiesa di San Bartolomeo, ad Aguscello * Chiesa di Santa Caterina Martire * Chiesa di San Michele * Chiesa di Santa Margherita * Chiesa di San Martino * Chiesa dei Santi Simone e Giuda * Chiesa di San Nicolò * Chiesa e monastero di Santa Maria delle Grazie * Ex chiesa Santa Libera * Ex chiesa di San Pietro * Ex chiesa di San Romano * Ex chiesa di San Matteo del Soccorso * Ex oratorio di San Giovanni Battista * Oratorio di Santa Barbara * Oratorio di San Lodovico ==== Chiese scomparse, edifici totalmente o parzialmente demoliti ==== * Chiesa del Buon Amore * Chiesa di Santa Maria delle Bocche * Chiesa di Sant'Alessio * Chiesa di San Salvatore * Chiesa di Sant'Agata * Chiesa di Sant'Agostino * Chiesa di San Gabriele * Chiesa di San Giobbe * Chiesa di Santa Croce * Chiesa di Santa Maria degli Angeli * Chiesa e monastero di Sant'Andrea * Chiesa e monastero di San Guglielmo * Chiesa e monastero di San Silvestro * Chiesa di San Vitale * Ex chiesa di Santa Maria del Tempio * Monastero di San Bernardino ==== Edifici religiosi di altri culti ==== via Vittoria. * Sinagoghe, realizzate nell'area del ghetto sono tre: Scola tedesca, Scola Fanese, Scola italiana. * Chiesa Battista, realizzata in via Carlo Mayr agli inizi del Novecento è composta da una sala di culto e da una sala conferenze intitolata a Martin Luther King. * Centri di cultura islamica, tre nel comune e diversi in provincia. ==== Cimiteri monumentali ==== * Cimitero monumentale della Certosa di Ferrara, include anche la chiesa di San Cristoforo alla Certosa e venne fondato come monastero certosino nel 1452, per volere di Borso d'Este * Cimitero ebraico di Ferrara-via delle Vigne, all'interno dalle antiche mura, in un'area un tempo denominata ''Orto degli ebrei''. === Architetture civili === ==== Architetture medievali e rinascimentali ==== * Castello Estense (1385). Viene considerato il monumento più rappresentativo della città. Fu concepito come fortezza militare, costruito in mattoni, a pianta quadrata e dotato di quattro torri difensive con altane, circondato da un fossato con acqua che lo rende uno degli ultimi castelli europei con tale caratteristica. Già a partire dal 1476 Ercole I d'Este decise di trasformarlo per fargli assumere la funzione di reggia signorile. La famiglia abbandonò così la precedente residenza del Palazzo Municipale e, a cominciare dal Cinquecento, intraprese i primi interventi di abbellimento del castello, in particolare con la sistemazione della via Coperta, un corridoio sopraelevato che unisce il Castello Estense al Palazzo del Municipio, all'interno della quale Alfonso I d'Este collocò i cosiddetti Camerini d'alabastro, ovvero delle sfarzose stanze contenenti importanti opere appartenute a Dosso Dossi, Tiziano Vecellio e Antonio Lombardo.Palazzo Municipale a Ferrara, con il volto del Cavallo. * Palazzo Municipale. Fu la prima dimora degli Estensi e venne costruito ad iniziare dal 1245. Assunse le dimensioni moderne attorno al 1481. Nel 1927, durante il periodo della addizione Novecentista, la facciata rivolta verso la cattedrale venne interamente ricostruita in stile neogotico e fu riedificata la nuova torre della Vittoria al posto di quella crollata secoli prima. L'edificio ha una pianta rettangolare allungata con le facciate libere rivolte a piazza della cattedrale e corso Martiri della Libertà, piazza Savonarola, piazza castello, via Garibaldi e via Cortevecchia. L'entrata principale del palazzo (il ''Volto del Cavallo'') è posta di fronte al protiro del duomo, a confermare l'importanza del potere politico oltre a quello religioso. Il cortile interno presenta altre due entrate, la ''Volta del Cavalletto'' (in via Cortevecchia) e il ''Volto della Colombina'', dove inizia via Garibaldi. Questo cortile un tempo era riservato alla corte, come il giardino delle Duchesse, ed è diventato piazza del Municipio con il monumentale scalone d'onore cinquecentesco che permette l'accesso al piano nobile del palazzo. Altri accessi sono dalla loggia in piazza Savonarola oppure dal Castello Estense attraverso la via Coperta. Palazzo dei Diamanti * Palazzo dei Diamanti. È uno dei palazzi cittadini di maggior rilievo, sede espositiva di numerose mostre temporanee e sede permanente della Pinacoteca Nazionale. La particolarità del monumento risiede negli 8.500 blocchi di marmo a forma di punta di diamante che, oltre a dare il nome al palazzo, rendono la struttura notevolmente articolata grazie alle diverse inclinazioni delle punte dei diamanti che riescono così a creare numerosi effetti di luci ed ombre. * Palazzo Turchi di Bagno. Ospita il museo di paleontologia e preistoria Piero Leonardi, il dipartimento di Risorse Naturali e Culturali della facoltà di Scienze dell'Università degli Studi di Ferrara e, nei suoi giardini, c'è l'Orto botanico dell'Università di Ferrara. * Palazzo Prosperi-Sacrati. È il più antico palazzo dell'Addizione Erculea, famoso per il suo imponente portale rinascimentale in tipico stile ferrarese, costituito da una piccola scalinata e due alte colonne che sorreggono un balconcino.Palazzo Bevilacqua Costabili * Palazzo Bevilacqua Costabili. È un'importante dimora storica che ha ospitato la famiglia Bevilacqua trasferita in città da Verona in occasione delle nozze di famiglia. La facciata è ornata da nicchie ritraenti volti di imperatori romani e decorazioni raffiguranti trofei militari. Il lavoro viene attribuito a Giovan Battista Aleotti che lavorò, sempre a Ferrara, anche al palazzo Bentivoglio, caratterizzato da un simile apparato decorativo. Dopo lunghi restauri, nel 2006, vi hanno trovato sede le aule e gli uffici della Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Ferrara.Palazzo Roverella, su corso della Giovecca. * Palazzo Schifanoia. È l'unica delizia estense rimasta dentro le mura cittadine ed è sede museale. Fu antica dimora di svago della famiglia estense ed il suo nome significa ''schifare la noia''. Fu costruito nel 1385 per poi essere modificato e completato nel 1493 da Biagio Rossetti. Al piano nobile c'è il Salone dei Mesi, una delle massime espressioni di affreschi quattrocenteschi italiani. Al salone, voluto da Borso d'Este, contribuirono alcuni dei più importanti esponenti della scuola ferrarese: Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti. * Palazzo Costabili. Viene chiamato anche ''palazzo di Ludovico il Moro'' ed è sede del Museo archeologico nazionale. Si presume che sia stato voluto dell'allora duca di Milano, Ludovico il Moro, che decise di trasferirsi a Ferrara per sfuggire a pericoli che stava correndo in quel periodo. Costruito tra il 1495 e il 1503, fu opera di Biagio Rossetti che rese particolare il palazzo per il cortile d'onore interno caratterizzato da un portico con un doppio ordine di arcate. Nel museo archeologico sono contenuti numerosi manufatti appartenuti all'antica città etrusca di Spina. La stanza più rappresentativa e più importante è la cosiddetta ''Sala del Tesoro'' la cui volta fu decorata con la tecnica del ''trompe l'oeil'' da Benvenuto Tisi da Garofalo. * Palazzo Bentivoglio. Venne edificato per volontà di Borso d'Este nel 1449 e ristrutturato nel 1585 ad opera di Cornelio I Bentivoglio. L'imponente prospetto, riccamente decorato con bassorilievi marmorei araldici, armature, frecce, lance e bandiere è attribuito ad una collaborazione tra Pirro Ligorio e Giovan Battista Aleotti. All'interno si trovano pregevoli soffitti dipinti nel 500 dalla bottega dei Filippi.Casa di Ludovico Ariosto, in via Ariosto, sede della fondazione Bassani. * Palazzo Roverella. Fu edificato nel 1508 su commissione di Girolamo Magnanini, cancelliere del Duca Alfonso I d'Este. È una delle ultime opere realizzate da Biagio Rossetti. Ebbe numerosi passaggi di proprietà. Nel XVIII secolo i Magnanini lo vendettero ai conti Roverella, passò poi ai conti Aventi alla fine del XIX secolo ed infine a Giuseppe Zamorani che lo lasciò in eredità al circolo dei Negozianti, che ne è proprietario dal 1932. Palazzo Roverella, a differenza di altri edifici rossettiani, è stato concepito per una visione frontale e non angolare e la facciata è caratterizzata da un assoluto rigore geometrico determinato dagli elementi architettonici e dagli ornamenti in bassorilievo, tipici del rinascimento locale. Di particolare originalità sono le finestre addossate come bifore alle lesene che scandiscono gli spazi verticalmente e la trifora timpanata che si apre al centro della facciata. * Palazzo Contrari. Edificato nel XIII secolo sulla via omonima, all'angolo con via Canonica, in pieno centro cittadino. Aveva una merlatura che crollò durante il terremoto di Ferrara del 1570. Venne in seguito modificato ma conserva un aspetto monumentale, anche grazie al bel portale bugnato in marmo. palazzo Paradiso.Nelle ampie stanze i soffitti sono a cassettoni rifiniti con oro e figure di pregevole fattura. Nell'intero edificio vi sono molti fregi risalenti al momento della sua edificazione. * Casa di Ludovico Ariosto. Costruita nel 1526 nella parte ''nuova'' della città, quella dall'Addizione Erculea. Fu la casa dove il poeta visse vi morì nel 1533. * Casa Romei, di fronte al palazzo di Renata di Francia.Palazzo della Ragione in una stampa del 1838. * Palazzina di Marfisa d'Este. * Palazzo Bonacossi. * Palazzo Massari, con vicino l'omonimo parco. * Biblioteca comunale Ariostea, nel palazzo Paradiso. * Palazzo della Ragione, non più esistente, fu abbattuto dopo un incendio avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale Un'immagine storica così come appariva nel 1506 è presente in una miniatura del ''Libro de' giustiziati in Ferrara'', conservato nella Biblioteca comunale Ariostea. L'edificio recente è stato oggetto di una ricostruzione poco rispettosa del suo aspetto storico su progetto di Marcello Piacentini e per questo molto criticata, anche se non da tutti gli esperti. Bruno Zevi lo inserì nel cosiddetto ''stupro di Ferrara'' e Carlo Bassi nello ''sventramento di San Romano'', che portò ad esempio all'intervento che modificò in modo pesante parte di corso Porta Reno. ==== Architetture novecentesche ==== Ex caserma del Littorio, all'angolo tra via degli Spadari e via Fausto Beretta, accanto al palazzo delle poste. A Ferrara dagli inizi del XX secolo e fino a pochi anni dopo la seconda guerra mondiale vi furono rilevanti interventi urbanistici voluti dal Comune sia per valorizzare un patrimonio urbano quasi in rovina sia per la riqualificazione dell'area prima occupata dalla Fortezza. Carlo Savonuzzi, in particolare, tra gli anni venti e gli anni trenta, realizzò molte opere architettoniche in stile razionalista, per quella che fu chiamata in seguito addizione Novecentista. Gli edifici più significativi legati a questo periodo sono la torre della Vittoria, l'Acquedotto, la ex caserma del Littorio, il complesso Boldini, il conservatorio Girolamo Frescobaldi, il museo di storia naturale, il palazzo dell'Aeronautica, il palazzo delle Poste e la scuola elementare Alda Costa. ==== Teatri ==== La grande sala del teatro comunale di Ferrara, con la platea ed i cinque ordini di palchi. * Teatro comunale (XVIII secolo), è il teatro principale della città. Quando se ne decise la costruzione ne esistevano già altri in città, ma si sentì la necessità di una struttura nuova e maggiormente rappresentativa. Furono scelti gli architetti Antonio Foschini e Cosimo Morelli e venne decisa anche la sede ma all'inizio sorsero problemi sul progetto e solo dopo anni di ritardi i lavori ripresero per essere riaffidati ancora a Foschini e Morelli. Nel 2014 il teatro è stato dedicato alla memoria di Claudio Abbado, che ne fu a lungo direttore artistico. * Teatro Nuovo, è il secondo della città per importanza, inaugurato nel 1926. Sino al 2006 la sala veniva usata anche come cinema. * Sala Estense è all'interno del palazzo municipale. All'origine fu la chiesa della casata estense poi, sconsacrata, venne utilizzata per altri scopi. Attorno al 1925 venne riadattata e divenne sala cinematografica e dopo anche teatro o spazio per conferenze, concerti e manifestazioni. Spesso ospita la compagnia teatrale dialettale ''Straferrara''. * Teatro Verdi, è stato attivo sin quasi alla fine del XX secolo, poi venne chiuso definitivamente. ===Architetture militari=== Porta Mare (detta anche porta San Giovanni) col torrione di San Giovanni sulla cinta muraria di Ferrara, come appariva all'inizio del XX secolo. * Mura di Ferrara, sono costituite da una cinta fortificata che è andata espandendosi da quando i bizantini, attorno al VI secolo, ne costruirono il primo nucleo. In seguito assunsero una disposizione allungata sulla riva a nord del Po unendo il Castello dei Curtensi con Castel Tedaldo. Le varie addizioni cittadine successive fecero assumere a queste fortificazioni il loro aspetto definitivo, che raggiunsero con l'Addizione Erculea, durante il governo di Ercole I d'Este. * Bastioni e porte fortificate, posizionate lungo le mura, meritano un'attenzione particolare per le loro caratteristiche architettoniche o l'utilizzo che se ne è fatto nel tempo. Porta degli Angeli che fu a lungo impiegata come spazio espositivo ne è un esempio, oppure il Torrione di S. Giovanni, usato come ambiente per concerti Jazz. * Castello Estense (chiamato anche ''Castello di San Michele'' perché la prima pietra fu posata il 29 settembre, giorno di San Michele) venne edificato nel 1385 come fortezza militare su progetto di Bartolino da Novara. Partendo dalla già esistente ''Torre dei Leoni'' vennero costruite altre tre torri ed una nuova struttura difensiva ad unirle. Nel 1476 Ercole I d'Este iniziò a trasformare il castello in palazzo adatto alla sua corte facendogli assumere la funzione sino ad allora assolta dal Palazzo Municipale. Divenne così una reggia rinascimentale e, di fatto, l'edificio monumentale più importante di Ferrara. * Completamente scomparsa la fortificazione di Castel Tedaldo, distrutta per edificare la fortezza papale che a sua volta è stata quasi completamente demolita. * Quartiere medievale che ospitava il Castello dei Curtensi. Conserva ancora tracce della primitiva fortificazione nella disposizione delle vie che sembrano seguire le antiche mura. ===Siti archeologici=== Non sono presenti sul territorio del comune siti archeologici, ma ve ne sono alcuni di grande importanza nel territorio provinciale. Il più vicino si trova a Voghenza, e si tratta della necropoli romana con 67 tombe risalenti al periodo compreso tra il I ed il III secolo. Molti dei reperti del sito sono esposti al Museo civico di Belriguardo. In Valle Pega (Comacchio) c'è la pieve paleocristiana di Santa Maria in Padovetere (VI secolo) e nel sito, nel 2015, sono stati trovati i resti lignei di una nave di circa 15 metri e ben conservata. Il Museo archeologico nazionale di Ferrara (noto anche come museo di Spina) raccoglie i reperti archeologici venuti alla luce nel 1922 durante gli interventi di bonifica delle valli di Comacchio. ===Aree naturali=== Entrata principale del Parco Massari in corso Porta Mare. * Parco Massari, che prende il nome dal vicino palazzo Massari ed è il più ampio parco dentro le mura di Ferrara. Nel XIX secolo i conti Massari, acquisendo il palazzo, lo modificarono trasformandolo in un tipico giardino all'inglese. * Orto botanico dell'Università di Ferrara, di fronte al parco Massari, risente della tradizione ottocentesca di dotare ogni grande città universitaria di un orto botanico. L'orto botanico è parte integrante dell'Istituto di botanica che aveva sede nel palazzo Turchi di Bagno, e viene utilizzato per la conservazione, la cura e la ricerca da parte di professori e studenti delle facoltà di Scienze dell'Università degli Studi di Ferrara, oltre ad essere meta di visitatori e turisti.Parco Pareschi * Parco Pareschi, in corso della Giovecca, è aperto al pubblico dal 2002. * Parco urbano Giorgio Bassani, un tempo riserva di caccia e svago degli Estensi e che costituiva anche un'importante area per la difesa territoriale. Era accessibile dal Castello Estense percorrendo corso Ercole I d'Este ed attraversando la Porta degli Angeli, inaugurata nel 1492 e chiusa ufficialmente nel 1598, quando gli Estensi trasferirono la loro corte a Modena. Parco urbano Giorgio Bassani durante la manifestazione della ''Vulandra''.La porta fu poi aperta in modo irregolare sino al 1700. Recentemente dalla città vi si accede con un varco aperto nella mura, in corrispondenza dei Rampari di Belvedere, attraverso via Azzo Novello. Si estende a nord dalle mura cittadine e nei progetti dovrebbe spingersi sino al Po, occupando di fatto un'area enorme attualmente utilizzata per l'agricoltura e, a Pontelagoscuro, occupata dai resti di uno zuccherificio. È la più grande area verde fuori dalle mura della città dotata di attrezzature, piste ciclabili, un laghetto ed ampie aree a prato. Ospita la manifestazione del Ferrara Balloons Festival e la ''Vulandra'' (Festival internazionale degli Aquiloni). Rientrano nei suoi confini il Centro Natatorio Comunale di Via Riccardo Bacchelli, con piscina coperta e scoperta, la sede del CUS Ferrara Golf, gli impianti sportivi della facoltà di Scienze Motorie dell'Università degli Studi di Ferrara ed il campeggio Comunale Estense, tutti in Via Gramicia. Via delle Vigne * Il polmone verde delle mura cittadine viene utilizzato da praticanti di sport amatoriali o per semplici passeggiate. In alcune zone si amplia notevolmente, e forma veri e propri parchi, come succede ad esempio alla fine di via XX Settembre, in viale Alfonso d'Este, nel cosiddetto ''Montagnone'' (che spesso in certi periodi dell'anno ospita luna park itineranti), oppure nella zona di viale 4 novembre, un tempo ''Fortezza'', antica area fortificata di cui sono rimasti due bastioni esterni dopo la sua distruzione. A breve distanza si trova la piazza dell'acquedotto, poi ci sono i Giardini della Stazione, i giardini di Viale Cavour e il verde di Piazza Ariostea. A Ferrara è ancora possibile scoprire, entro le mura cittadine, uno scorcio incredibile di campagna, come se non si fosse dentro la città. Partendo da piazza Ariostea e proseguendo per via Folegno e via delle Vigne si raggiunge un incredibile spazio aperto con campi. Tipici infine i numerosissimi giardini privati che si trovano nascosti tra le mura degli antichi palazzi medievali e rinascimentali. === Evoluzione demografica === Dati aggiornati si trovano in Comuni d'Italia per popolazione. La tendenza sembra essere quella di una progressiva diminuzione di residenti, anche se non costante anno dopo anno. === Etnie e minoranze straniere === Secondo dati ISTAT i cittadini stranieri a Ferrara al 31º dicembre 2019 sono risultati (11,4% tra tutti i residenti), in aumento di 825 unità rispetto all'anno precedente. Le prime dieci comunità sono risultate quelle provenienti da: #Romania 2575 (17,2%) #Ucraina 2088 (13,9%) #Repubblica Moldova 1218 (8,1%) #Nigeria 1197 (8,0%) #Albania 1000 (6,7%) #Marocco 946 (6,3%) #Repubblica Popolare Cinese 856 (5,7%) #Pakistan 627 (4,2%) #Tunisia 519 (3,5%) #Camerun 501 (3,3%) In particolare la comunità di origine rumena è quella che ha fatto registrare l'aumento maggiore, passando in un anno da 2279 a 2575 persone. Secondo le analisi del comune di Ferrara la comunità che ha avuto il maggior incremento a partire dal 2004 è stata quella rumena. Ucraini, moldavi e albanesi sono risultati in crescita rallentata mentre marocchini e soprattutto nigeriani in forte aumento. Dal 1997 al 2007 la percentuale di cittadini stranieri residenti è passata dal 0,9% al 10,3%. Questi dati percentuali (10,3%) sono leggermente più contenuti della media fatta registrare a livello regionale (12% tra tutti i residenti) ma leggermente più elevati della media nazionale (8,5% tra tutti i residenti). === Lingue e dialetti === Nella città ed in provincia, oltre all'italiano, è parlato il dialetto ferrarese (''frarés''), simile nella grammatica agli altri dialetti emiliani, ma con accento ed inflessioni del tutto proprie ed influenze semantiche dal vicino Veneto. Il ferrarese è parlato anche in alcune zone limitrofe del basso Polesine e dell'Oltrepò Mantovano. I dialetti di Copparo, Bondeno o Argenta differiscono dal ferrarese cittadino ed al contempo sono leggermente diversi tra loro. A Comacchio e nella zona valliva il dialetto è marcatamente diverso ed è considerato dialetto a sé. Alcuni termini e regole grammaticali del dialetto ferrarese sono simili a quelle della lingua francese. Ad esempio, l'uso del soggetto è sempre obbligatorio, nella forma riflessiva la particella precede il verbo e nelle forme interrogative si applica l'inversione soggetto/verbo. Tali analogie, comuni peraltro a quasi tutti i dialetti dell'Italia Settentrionale, vengono da molti erroneamente ricondotte alle dominazioni straniere del passato. === Religione === La maggioranza della popolazione si professa cattolica ma non ci sono dati aggiornati sulle percentuali dei fedeli praticanti. Ferrara appartiene all'Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio che comprende in totale 172 parrocchie. Sono presenti cristiani ortodossi in numero consistente ed evangelici riformati. Occorre poi ricordare l'UCEBI, le Chiese evangeliche riformate battiste in Italia, le Assemblee di Dio in Italia e la Chiesa Evangelica Cinese in Italia. Sede del museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah. Grande importanza ha avuto ed ha la comunità ebraica. Fino al 1859 nel centro storico esisteva il ghetto e dai primi anni del XXI secolo ha aperto il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah.. Sono presenti i Testimoni di Geova e due diverse comunità di cattolici tradizionalisti non riconosciute dalla Chiesa cattolica (quindi indipendenti dall'Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio): la Fraternità sacerdotale San Pio X, fondata da monsignore Marcel Lefebvre e l'Istituto Mater Boni Consilii, legato alla tesi di Cassiciacum. === Tradizioni e folclore === * Palio di Ferrara, che si svolge l'ultima domenica di maggio in Piazza Ariostea, è la manifestazione tradizionale più antica della città. Le cronache ferraresi riportano l'esistenza di festeggiamenti e giochi già a partire dal 1259, quando gli Estensi vinsero una guerra contro Ezzelino III da Romano, comandante delle truppe imperiali. Venne riproposto nel 1933, quando si tenne una memorabile Mostra del Quattrocento ferrarese al Palazzo dei Diamanti voluta da Italo Balbo e Renzo Ravenna e ritornò ininterrottamente dopo la seconda guerra mondiale. === Istituzioni, enti e associazioni === * Ferrara ospita la sede del governo provinciale, e la sua sede è nel Castello Estense * Arcispedale Sant'Anna di Ferrara, il principale ospedale provinciale e cittadino che si trova a Cona. * Ex Sant'Anna di corso della Giovecca, diventato Casa della Salute Cittadella San Rocco, conserva attività sanitarie specialistiche ed ambulatoriali ed è il presidio sanitario più importante all'interno delle mura cittadine. * Ospedale San Giorgio (Centro di Riabilitazione San Giorgio) è un centro di eccellenza dell'intera regione Emilia-Romagna dove, in passato, venne seguito anche Federico Fellini. * Ferrariae Decus, fondata nel 1906, è attiva nella tutela del patrimonio storico e artistico della città e della provincia. Ha reso possibili, ad esempio, restauri alla chiesa di Santa Maria in Vado ed alla cattedrale. === Qualità della vita === Anno Qualità della Vita (Sole 24 Ore) Qualità della Vita (Italia Oggi) Rapporto Ecosistema Urbano (Legambiente) 2014 43° 71° 63° 2015 63° 65° 57° 2016 58° 67° 27° 2017 45° 65° 28° 2018 47° 41° 38° (Dati aggiornati al 2018) Ferrara è legata a molte personalità che, nel corso dei secoli, hanno lasciato un'eredità importante. Di Ludovico Ariosto si può visitare la casa, in via Ariosto e il monumento funebre nella Biblioteca comunale Ariostea. Gli venne dedicata nel 1933 una memorabile mostra per il suo quattrocentesimo. Dosso Dossi fu il pittore più rappresentativo (con Benvenuto Tisi da Garofalo), tra gli artisti della corte estense nella prima metà del XVI secolo. Lavorò ad esempio ai camerini d'alabastro e purtroppo molte sue opere vennero poi disperse con la devoluzione di Ferrara, portate in alcuni casi a Modena (poi conservate alla Galleria Estense), a Roma o in altre città. Torquato Tasso lavorò alla corte di Alfonso II d'Este e vi trascorse anni importanti, creativi ma anche problematici. Fuggì da Ferrara, vi tornò, venne imprigionato nel Castello Estense per sette anni in una cella (poi divenuta famosa per questa circostanza) dell'allora ospedale Sant'Anna. Casa di Giovanni Boldini in via Savonarola, a Ferrara Giovanni Boldini fu il massimo pittore ferrarese degli ultimi secoli. Lasciò la città natale abbastanza presto perché giudicata poco stimolante per la sua ricerca artistica. Era sedotto dalla bellezza femminile che poi trasferiva mirabilmente sulla tela: ''"Boldini sapeva riprodurre la sensazione folgorante che le donne sentivano di suscitare quand’erano viste nei loro momenti migliori"'' disse di lui Cecil Beaton. Nel 1935 venne istituito il Museo Giovanni Boldini, a Ferrara, e da allora si sono susseguite iniziative anche fuori dalla città estense con mostre ed omaggi all'illustre artista morto a Parigi ma tornato a riposare nella Certosa cittadina. Riccardo Bacchelli, autore di romanzi storici ed in particolare de Il mulino del Po, narra non solo le vicende dei protagonisti ma anche quelle di molti personaggi di contorno, realmente vissuti e legati alla città ed al suo territorio. Ad esempio nella prima parte del romanzo, in ''Dio ti salvi'', trova spazio il racconto del mago Chiozzino. Il regista dell'incomunicabilità Michelangelo Antonioni nacque a Ferrara e in seguito si trasferì a Roma. Iniziò da giovanissimo ad interessarsi alla recitazione poi girò un documentario sul Po (fiume al quale era legato) e poco a poco raggiunse fama internazionale. Il Palazzo dei Diamanti nel 2013 gli dedicò una mostra . È sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Ferrara. Giorgio Bassani, nato da una famiglia ebraica di origini ferraresi, celebrò con le sue opere la gente di Ferrara, con i suoi vizi e le sue virtù. Dal suo romanzo più famoso, Il giardino dei Finzi-Contini è stato tratto un film girato in città da Vittorio De Sica ed i turisti cercano inutilmente il giardino di Micol. A Ferrara si può vedere, passando in via Cisterna del Follo, la sua magnolia , inoltre, nella città estense, la fondazione Giorgio Bassani ha sede nella casa di Ariosto (una seconda sede si trova a Codigoro) ed allo scrittore è stata intitolata una biblioteca comunale. Dal 2000 riposa nel cimitero ebraico di via delle Vigne. Florestano Vancini ha usato l'arte cinematografica per descrivere Ferrara, spinto dal suo amore per il luogo natale e dall'impegno politico. Suo è il film La lunga notte del '43, tratto dal racconto di Bassani. Ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Bronte ed una laurea honoris causa in filosofia dall'Università degli Studi di Ferrara. Riposa nella Certosa di Ferrara. Adriano Franceschini, maestro di scuola elementare, ricercatore ed epigrafista, è stato la massima figura di studioso espressa dalla cultura ferrarese nel XX secolo. Come Paolo Ravenna e Luciano Chiappini ha indagato sulla storia della città a partire dal periodo medievale, ha raccolto il frutto delle ricerche su quaderni che poi gli hanno permesso di pubblicare testi usati da esperti a livello internazionale. Malgrado l'indole riservata ha dovuto accettare riconoscimenti prestigiosi come una laurea honoris causa in lettere dall'Università degli Studi di Ferrara ed una medaglia d'argento dalla Presidenza della Repubblica come benemerito della cultura e dell'arte. === Istruzione === ==== Biblioteche ==== * Biblioteca comunale Ariostea. La sede è in palazzo Paradiso, che fu costruito nel 1391 come delizia estense. È in via delle Scienze 17, all'angolo con via Giuoco del Pallone. Conserva la tomba di Ludovico Ariosto. * Archivio storico comunale e Centro di Documentazione Storica (Centro Etnografico Ferrarese del Comune di Ferrara). Le sedi sono nello stesso edificio in via Giuoco del Pallone, 8. * Biblioteca comunale Dino Tebaldi, San Giorgio. Si trova in via Ferrariola, 12, vicino alla Basilica di San Giorgio fuori le mura. * Biblioteca comunale Gianni Rodari. Si trova in viale Krasnodar, 102. * Biblioteca comunale Giorgio Bassani. La sede è in via Grosoli 42, nel quartiere Barco. * Biblioteca comunale Aldo Luppi. Si trova nella frazione di Porotto. * Biblioteche del Sistema Bibliotecario di Ateneo dell'Università degli Studi di Ferrara, sedi diverse. ==== Ricerca ==== * Centro Inquinamento Ambienti alta Sterilità (CIAS), istituito nel 2015 presso l'Università degli Studi di Ferrara con la partecipazione di Dipartimento di Architettura e Dipartimento di Scienze Mediche. Si interessa di sanificazione in sicurezza di reparti ospedalieri, di riduzione del rischio di infezioni per l'uomo (all'interno dei nosocomi) e per gli animali nell'allevamento moderno, degli operatori negli ospedali, in particolare nelle sale operatorie, di efficienza energetica e di procedure di sicurezza in casi particolari. * Camera anecoica acustica, laboratorio di ricerca, certificazione e sperimentazione del dipartimento di ingegneria dell'Università degli Studi inaugurata nel 2008. Si presta a esperimenti nel campo del rumore e della potenza sonora, e viene utilizzata per certificazioni industriali. ==== Scuole ==== A Ferrara sono presenti scuole di ogni ordine e grado e vari istituti di formazione professionale. Alcune scuole hanno particolari motivi di interesse storico ed artistico, o vi hanno studiato personalità che in seguito hanno raggiunto notorietà o fama anche a livello internazionale. A solo titolo di esempio si ricordano le seguenti: * Scuola elementare Alda Costa, che fu costruita negli anni trenta del Novecento dall'ingegnere Carlo Savonuzzi. L'edificio è in cotto e caratterizzato da un'alta torre con relativo orologio, il tutto decorato da interventi geometrici e dall'uso del cemento a vista. * Scuola elementare Poledrelli, costruita nel 1928 sempre su disegno di Carlo Savonuzzi. * Scuola elementare Ercole Mosti. La sua sede è villa Revedin, fatta erigere nel 1738 da Francesco III d'Este. Successivamente fu acquistata dai conti Revedin ed infine comprata dal Comune nel 1928.Il liceo scientifico Antonio Roiti negli anni '70 * Liceo Ariosto, fondato nel 1860 in via Borgo dei Leoni e poi trasferito dal 1976 in via Arianuova. Dal 2005 il liceo ospita nei suoi spazi aperti il laboratorio didattico di archeologia ''Nereo Alfieri''. Questo antico istituto ha avuto tra i suoi studenti Giorgio Bassani, Michelangelo Antonioni, Vittorio Sgarbi e Daria Bignardi. * Liceo scientifico Antonio Roiti, che prese il nome dal fisico Antonio Roiti e che tra i suoi studenti ha avuto, tra gli altri, Dario Franceschini. * Conservatorio Girolamo Frescobaldi, fondato a Ferrara nel 1870 come ''Istituto Musicale'' ed ospitato all'inizio in via Savonarola venne trasferito nell'edificio eretto su progetto di Carlo Savonuzzi nel 1937, il palazzo del Conservatorio G. Frescobaldi in via Previati. ==== Università ==== Rettorato provvisorio dell'università degli Studi di Ferrara nell'ex convento di Santa Lucia in via Ariosto. L'università degli Studi di Ferrara, che venne fondata dal marchese Alberto V d'Este nel 1391 su concessione di papa Bonifacio IX, è una delle quattro università presenti in Emilia-Romagna. Conta 12 dipartimenti, a cui si aggiungono la scuola di medicina e la scuola di farmacia e prodotti della salute. ==== Musei ==== Museo della cattedrale Museo del Risorgimento e della Resistenza sino al 2020. Palazzo Massari, sede del museo Boldini, del museo d'arte moderna e contemporanea e del museo dell'Ottocento. Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah. Sinagoghe e museo ebraico di Ferrara. Museo Schifanoia. Museo di storia Naturale. * Museo della cattedrale. Ha sede nella ex chiesa di San Romano a pochi passi dalla Cattedrale. Vi sono esposte opere che coprono l'arco temporale dal Trecento all'Ottocento Accanto al museo è visitabile l'antico chiostro del monastero di San romano che risale al IX secolo. * Museo Giovanni Boldini. Si trova nel palazzo Massari. Le sale espongono, oltre alle opere artistiche, anche materiale appartenuto al pittore come schizzi, bozzetti e strumenti di lavoro donati dalla moglie di Boldini. * Museo d'arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis (palazzo Massari). Espone opere del ferrarese Filippo de Pisis assieme ad altre di importanti esponenti dell'arte del XX secolo, sia ferraresi sia di altre città. * Museo dell'Ottocento (palazzo Massari). Espone opere dei più rappresentativi artisti ferraresi del XIX secolo e raccoglie oggetti di interesse religioso, letterario e storico. * Padiglione d'arte contemporanea (nel giardino di palazzo Massari). Costituito da due architetture simmetriche espone opere della galleria in deposito e mostre temporanee dedicate ad artisti nazionali ed internazionali. * Museo del Risorgimento e della Resistenza. Si trovava sino all'estate 2020 in corso Ercole I d'Este, di fianco al palazzo dei Diamanti. * Museo di storia naturale. Espone reperti di zoologia, paleontologia ed etnografia. * Sinagoghe e museo ebraico di Ferrara. Collocato nell'antico ghetto di Ferrara contiene le tre sinagoghe e conservava numerosi oggetti sacri e alcuni documenti che ripercorrono la storia della comunità ebraica ferrarese prima che, all'inizio del XXI secolo, aprisse il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah e vi fossero spostate temporaneamente le collezioni. Conserva materiale e documentazioni legati alla comunità ebraica nazionale. * Museo di paleontologia e preistoria Piero Leonardi (Palazzo Turchi di Bagno). Viene gestito dall'Università degli Studi di Ferrara ed è chiuso al pubblico a causa degli eventi sismici di maggio 2012. Le aree destinate alle esposizioni sono quattro, dedicate alla geologia, alla paleontologia dei vertebrati e degli invertebrati e alla preistoria. * Centro di documentazione del mondo agricolo ferrarese. Dedicato alla storia della realtà agricola locale fra Ottocento e Novecento. * Museo Riminaldi (Palazzo Bonacossi). Espone le collezioni raccolte dal cardinale Giovanni Maria Riminaldi nella seconda metà del XVIII secolo. * Pinacoteca nazionale * Museo lapidario * Museo Schifanoia === Media === ==== Stampa ==== * La Nuova Ferrara * il Resto del Carlino - Edizione di Ferrara Quotidiani storici a Ferrara sono stati L’Avviso Patriottico (diffuso con pochi numeri nel 1797), Il Giornale del Basso Po (stampato solo nel 1798), Giornale Ferrarese (il primo giornale pensato con impostazione moderna), Gazzetta Ferrarese (diffusa tra il 1848 e il 1929), La Domenica dell'Operaio (a partire dal 1895), Corriere Padano (fondato nel 1925 da Italo Balbo e diretto a lungo da Nello Quilici. Chiuse nel 1945 e vi scrissero, tra gli altri, Giorgio Bassani, Luigi Preti e Michelangelo Antonioni). ==== Radio ==== * Radio Dolce Vita, FM e streaming con sede in città. * Radio Sound 97.5 FM Ferrara, emittente con sede a Codigoro, ma con studi radiofonici in città. Riporta notizie su Ferrara e sulla sua provincia ed è seguita quotidianamente da 25.000 ascoltatori. ==== Televisione ==== * Telestense, emittente locale principale. Dal 1976 trasmette notizie sul territorio provinciale e regionale. Si avvale pure dei servizi nazionali di TV2000 e riporta informazioni anche della provincia di Rovigo. Arriva anche alle province di Bologna, Ravenna, Modena, Mantova, Verona, Padova e Venezia. * Telecentro * Telesanterno * Canale Italia === Arte === La scuola ferrarese nacque presso la corte estense durante il rinascimento ferrarese, e copre il periodo compreso tra il XIV ed il XVII secolo. Tra i suoi esponenti più noti: Cosmè Tura, Francesco del Cossa, Ercole de' Roberti, Dosso Dossi, Girolamo da Carpi, Benvenuto Tisi da Garofalo e Sebastiano Filippi. Alla scuola ferrarese venne dedicata l'esposizione che nel 1933 ebbe un successo notevole per l'epoca, con oltre settantamila visitatori (tra questi i Principi di Piemonte e Vittorio Emanuele III di Savoia). === Teatro === La città di Ferrara non ha un suo teatro stabile. Dal 1931 è attiva la compagnia dialettale ''Straferrara''. Sul territorio sono presenti l'associazione culturale ''Ferrara Off'' e il ''teatro Nucleo''. Dal 1998 era stata in attività la compagnia di teatro ''Instabile Urga'', che si è sciolta nel 2012. Dal 2008 al 2011 questa compagnia aveva organizzato il ''Barcollanti Festival'' === Cinema === Michelangelo Antonioni La città è stata scelta da diversi registi italiani e stranieri per girare le loro pellicole. Luchino Visconti vi ha ambientato Ossessione, Michelangelo Antonioni Cronaca di un amore, Florestano Vancini La lunga notte del '43, Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi-Contini, Antonioni con Wim Wenders Al di là delle nuvole ed Ermanno Olmi Il mestiere delle armi. Le vie di Ferrara sono state utilizzate anche per la serie televisiva Nebbie e delitti, con Luca Barbareschi. === Musica === L'orchestra a plettro Gino Neri ha una tradizione musicale che inizia nel 1898, ha ricevuto importanti riconoscimenti ed è convenzionata con il Conservatorio Cesare Pollini di Padova. La banda filarmonica comunale Ludovico Ariosto è attiva dal 2014. === Cucina === La cucina ferrarese vanta un buon numero di specialità locali che vengono da una tradizione risalente all'epoca medioevale e dalla cultura contadina. È stata influenzata dalle province vicine, quindi ha piatti in comune con la cucina emiliana ed anche con quella veneta. Dal 2015 viene organizzata ''Mangiafexpo'', una grande festa del cibo di Ferrara. Coppia ferrarese Il pane tipico è la coppia ferrarese, protetto del marchio Indicazione geografica protetta. Ferrara aderisce all'Associazione nazionale città del pane. Gli insaccati vengono dalla tradizione contadina, e sono il salame all'aglio e la Zia ferrarese. I ciccioli non sono insaccati ma si ottengono da sempre dalla lavorazione della carne di maiale e vengono prodotti e consumati in zona. Molto diffusa era la pancetta arrotolata, affettata come un salume. Ai salumi spesso si abbinano i ''pinzini'', non tipici e meglio conosciuti come gnocco fritto ma molto diffusi. Tipici sono i cappellacci di zucca, simili a quelli mantovani, solitamente serviti con ragù di carne e solo in tempi più recenti al pomodoro o al burro. Molto consumati sono i cappelletti e i passatelli in brodo. Altri primi tradizionali sono il pasticcio di maccheroni alla ferrarese nelle versioni dolce (ricoperto di pasta frolla) e salata (ricoperto di pasta sfoglia) e le tagliatelle, secondo la tradizione create alla corte estense. La salama da sugo è forse il piatto più rappresentativo della città, un salume di carni di maiale tipico della zona, cotta e servita calda con purè di patate in inverno oppure affettata fredda d'estate. Era apprezzata anche da chi non avrebbe dovuto mangiare carne di maiale, come il podestà ebreo amico di Italo Balbo che, anche se una sola volta all'anno, la metteva in tavola. Da ricordare anche piatti a base di anguille, tradizione che arriva dalla zona di Comacchio. Il pampapato è il dolce più noto, consumato nel periodo natalizio, e molto diffusi sono anche la zuppa inglese, la tenerina e la ciambella. Degni di nota sono anche i ''tamplun'', frittelle di castagne, uvetta e pinoli. I vini i più noti del territorio sono quelli del bosco Eliceo, che hanno origini legate al periodo di Spina e si sono poi ottenuti probabilmente da innesti con vitigni portati da Renata di Francia, consorte del duca Ercole II d'Este. Altri prodotti tradizionali della provincia sono l'aglio di Voghiera e il riso di Jolanda di Savoia. === Eventi === Jazz Club Ferrara nel torrione di San Giovanni. * Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" nella stagione propone danza, concerti e prosa. * Il Jazz Club Ferrara (Torrione di San Giovanni Battista) presenta musicisti Jazz di alto livello. Vince il titolo di miglior Jazz Club Italiano del 2010.). * Ferrara Sotto le Stelle fa arrivare in piazza Castello in estate artisti della musica italiana e internazionale. * Il Ferrara Buskers Festival, dal 1987 nell'ultima settimana di agosto, fa arrivare in città artisti di strada da ogni parte del mondo.Ferrara Balloons Festival * Nel parco urbano Giorgio Bassani si svolgono due manifestazioni importanti. In settembre si svolge il ''Ferrara Balloons Festival'', un festival di mongolfiere conosciuto in Italia e in Europa. Tra il 23 (festa patronale) e il 25 aprile (anniversario della liberazione d'Italia) è il momento della ''Vulandra'', un festival degli aquiloni che attira turisti e residenti. * Nel 2007 si è tenuto il primo festival di giornalismo organizzato dalla rivista Internazionale, Internazionale a Ferrara, che in tre giorni ha fatto arrivare oltre 17.000 persone. Rivelatosi un successo, è stato nuovamente riproposto. * Dall'ultimo decennio del XX secolo si tiene il Salone Internazionale del Restauro, dei Musei e delle Imprese Culturali. === Urbanistica === La storia di Ferrara iniziò quando la sede vescovile di Voghenza, a causa della migrazione longobarda, venne trasferita nell'allora lingua di terra creatasi tra i due rami del fiume Po (il Po di Volano e il Po di Primaro). Qui il borgo di San Giorgio rappresentò la prima area di urbanizzazione, la ''Ferrariola'', e vi si eresse la basilica di San Giorgio fuori le mura. Quella fu la genesi urbanistica di Ferrara e non la migrazione dalla città etrusca di Spina (decaduta, sostituita da Ravenna e interrata per avanzamento della costa). Lentamente poi parti di popolazione sempre più consistenti si spostarono sulla sponda a nord del Po, dove si estendeva un vasto territorio sul quale sorse la città del medioevo. L'urbanizzazione avvenne per addizioni. Partendo da due nuclei fortificati si formò una prima città lineare che poi, con ampliamenti successivi, crebbe principalmente verso nord. I principali furono: * Addizione di Nicolò II, del 1385. * Addizione di Borso d'Este, del 1451, con inclusione dell'area di Sant'Antonio in Polesine. * Addizione Erculea, del 1492. Voluta dal duca Ercole I d'Este ed attuata dall'architetto Biagio Rossetti) fu storicamente la più importante opera urbanistica che interessò Ferrara facendola diventare la ''prima città moderna d'Europa''. Il disegno si ispirava al modello romano del cardo e del decumano e prevedeva un asse viario che partiva dal Castello Estense e raggiungeva la porta degli Angeli ed un altro che collegava le due porte principali della città, la ''porta a Mare'' e la ''porta a Po''. L'incrocio emblema di questa addizione è il Quadrivio degli Angeli. Corso Porta Reno presso i fornici di accesso alla piazza del duomo. Ben distinguibile a sinistra il lato originale medievale della via ed a destra la parte ricostruita con criteri moderni nel secondo dopoguerra. * Addizione Novecentista, della prima parte del XX secolo. A partire dagli anni venti si ebbe una riqualificazione urbanistica voluta dall'amministrazione comunale per ridare nuova veste a varie aree della città grazie alla costruzione di edifici seguendo lo stile razionalista. Tra i suoi artefici più importanti vi fu l'architetto Carlo Savonuzzi. Non fu propriamente un'addizione ma rientrò in quel periodo storico anche l'attività edilizia portata avanti dall'Istituto Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Ferrara, che puntò alla costruzione di numerosi alloggi sia in città sia nell'intera provincia. A Ferrara le zone maggiormente interessate furono quelle di corso Isonzo e del quartiere Barco. Importanti cambiamenti urbanistici, in particolare nel secondo dopoguerra, portarono alla crescita di molti quartieri fuori dalla cinta muraria, alla modifica della viabilità nella zona di corso Porta Reno, alla costruzione del grattacielo (tanto criticato da Giorgio Bassani e, più tardi, da Vittorio Sgarbi) Il tessuto urbano della città può essere suddiviso in due parti distinte attraverso il confine segnato dall'asse viario di corso della Giovecca e viale Cavour che taglia nettamente la città. A sud vi è l'antica zona medioevale col Castello Estense, la cattedrale e il borgo San Giorgio, fuori dalla mura. A nord vi è la città rinascimentale, con parte degli insediamenti più recenti all'interno delle mura, in particolare nell'area in direzione del quartiere Barco. Il corso della Giovecca è stato per secoli un canale a nord della cinta muraria, uno spazio che distingueva il dentro dal fuori, un ostacolo sia fisico sia psicologico. Lo sviluppo della piazza Nuova (poi piazza Ariostea), nel progetto di Rossetti, avrebbe dovuto essere diverso, e quasi certamente il suo destino era quello di avere attorno, su tre lati, un porticato. Avrebbe dovuto diventare un mercato, centro di traffici urbani. Le previsioni non furono rispettate e le nuove aree comprese dall'addizione di Ercole I non furono subito sfruttate per costruirvi abitazioni da parte della popolazione. Ne approfittarono solo le grandi famiglie, che vi trovarono spazi economici le loro dimore ampie e con giardini, mentre gli altri ferraresi preferirono rimanere nella parte storica della città, dove l'abitudine ed il timore del nuovo li tratteneva. === Frazioni === La chiesa parrocchiale di Francolino Aguscello, Albarea, Baura, Boara, Bova di Marrara, Casaglia, Cassana, Chiesuol del Fosso, Cocomaro di Cona, Cocomaro di Focomorto, Codrea, Cona, Contrapò, Corlo, Correggio, Denore, Focomorto, Fondo Reno, Fossa d'Albero, Fossanova San Biagio, Fossanova San Marco, Francolino, Gaibana, Gaibanella, Gorgo, Malborghetto di Boara, Malborghetto di Correggio, Marrara, Monestirolo, Montalbano, Parasacco, Pescara, Pontegradella, Pontelagoscuro, Porotto, Porporana, Quartesana, Ravalle, Sabbioni, San Bartolomeo in Bosco, San Martino, Sant'Egidio, Spinazzino, Torre Fossa, Uccellino, Viconovo, Villanova. Le circoscrizioni di Ferrara, in seguito all'entrata in vigore della legge n. 42/2010, che soppresse le circoscrizioni nei comuni con meno di 250.000 abitanti, non sono più presenti e al loro posto sono venute le delegazioni che, a differenza delle circoscrizioni, non sono composte da rappresentanti eletti. Palazzo della Camera di Commercio. L'economia si è sempre basata sull'agricoltura e nella prima parte del XX secolo la grande proprietà terriera fu una forza importante a livello locale. All'inizio del ventennio fascista sostenne lo squadrismo per contrastare le rivendicazioni sindacali. La nascita delle corporazioni mutò in seguito i rapporti eliminando la lotta di classe e imponendo regole che esaltavano le competenze dei lavoratori con manifestazioni e fiere senza concedere riconoscimenti economici. Si puntò anche sull'industrializzazione senza ottenere il successo sperato e intanto la crisi nel settore della canapa fece lievitare il numero dei disoccupati in agricoltura (oltre 70.000 senza lavoro) mentre la grande depressione peggiorò la situazione. Nel secondo dopoguerra si ebbe un periodo di espansione economica che tuttavia si esaurì e con la fine del secolo l'intero territorio provinciale entrò nuovamente in difficoltà. I motivi di criticità nel XXI secolo sono la vicenda Cassa di Risparmio di Ferrara, i problemi industriali, la difficoltà crescente del piccolo commercio e l'invecchiamento della popolazione. Già in precedenza tuttavia non erano mancate le difficoltà. Ex zuccherificio Eridania a Ferrara. È interessante ricordare come iniziò e poi si concluse la dismissione dell'intero settore saccarifero, con conseguenze sull'agricoltura e sull'industria, con diminuzione delle aree dedicate alla coltivazione della barbabietola da zucchero e la chiusura di stabilimenti storici nel comune, a Pontelagoscuro, e in provincia, a Codigoro. Il consorzio di bonifica pianura di Ferrara ha la sua sede in Palazzo Naselli Crispi che si trova in via Borgoleoni e raccoglie i quattro consorzi di bonifica ferraresi presenti, (tra questi le Bonifiche Ferraresi). Un altro consorzio legato ad iniziative economiche è quello di Ferrara Innovazione, inoltre in città ha sede l'associazione imprenditori (CNA Ferrara), in via Caldirolo. === Agricoltura === Visita alla biennale ortofrutticola internazionale di Ferrara (Eurofrut 69) che si tenne in città nel settembre 1969. Il settore agricolo interessa l'intero territorio provinciale che, storicamente, è un'area a vocazione agricola da secoli, con parti coltivate da molto tempo ed altre di bonifica più recente. Tra le coltivazioni più comuni vi sono i cereali (frumento e mais), i prodotti tipici dell'orto, i frutteti e le viti, mentre un tempo erano numerosi i campi con barbabietola da zucchero e canapa. Per ottenere la fibra dalla canapa, poi utilizzata dall'industria tessile, serviva macerare gli steli della pianta uniti a formare enormi zattere in stagni artificiali, i maceri, che hanno caratterizzato per anni la campagna ferrarese. Dai braccianti addetti alla coltivazione della canapa nacquero i primi movimenti sindacali nel ferrarese. Il settore entrò in difficoltà quando crollò il prezzo della fibra in seguito all'introduzione, fuori dall'Italia, di nuove materie prime per la produzione di filati per i tessuti alla fine degli anni venti ma la coltivazione continuò ancora per circa un cinquantennio. Per diversi anni nel secondo dopoguerra a Ferrara si tennero fiere biennali ortofrutticole internazionali a riprova dell'importanza avuta dal settore per l'economia territoriale. La base occupazionale della provincia raggiunge l'8,3% ovvero il tasso più elevato di tutto il nord-est d'Italia con 8.763 industrie attive nel settore e 180 000 ettari di superficie agraria complessiva. Vendita di pesce appena pescato sul porto canale di Porto Garibaldi. Una particolare parabola ha interessato il Consorzio Agrario Provinciale, fondato nel 1929 e fallito dopo quasi un secolo, confluito nel Consorzio dell'Emilia. Alle problematiche legate all'agricoltura si è dedicata a lungo la rete televisiva locale Telestense con la trasmissione ''Agreste'' che ha concluso il suo ciclo nel 2016. Anche la pesca ha un ruolo di rilievo nell'economia locale ed il 55% dei 3.000 addetti nell'Emilia-Romagna è nella provincia, con un totale di 1.135 imprese attive. Il pescato che si ottiene nei comuni di Goro e Comacchio raggiunge circa i 100 000 quintali. Il 53% del totale viene venduto ai mercati all'ingrosso della regione. === Artigianato === La tradizione artigiana risale certamente ai secoli della fondazione della città ma è solo con la signoria estense prima e con la legazione papale dopo che vennero formalizzate con appositi statuti le corporazioni delle arti e mestieri. Queste associazioni avevano varie finalità, tra queste la difesa dei mestieri come erano tramandati tradizionalmente ed una prima forma di mutuo soccorso. A Ferrara furono numerosissime, e quelle con un maggior numero di aderenti furono: ''barbitonsori'' (barbieri), ''callegari'' (calzolai), ''carradori'' (costruttori ed addetti alle carrozze), ''drappieri'' (produttori e commercianti di stoffe), e poi ancora ''fornai'', ''fruttaroli'', ''casaroli'', ''mastellari'' e così via. Queste corporazioni vennero in gran parte disciolte nel periodo napoleonico. Qualche anno dopo rimanevano in città solo piccoli artigiani indipendenti e poche attività artigianali di una certa dimensione. Queste ultime si limitavano principalmente al mercato interno a causa, tra l'altro, del pessimo stato delle vie di comunicazione. Attorno alla metà del XIX secolo erano presenti, con certezza, una conceria di pelli, qualche pastificio, una piccola fabbrica di cappelli, un saponificio e poco altro. Durante il ventennio fascista le corporazioni rinacquero, o meglio, nacquero nuove corporazioni, in contrapposizione al movimento sindacale, che ripresero solo in parte l'antico spirito. Nel 1926 vennero fondati infatti il Ministero delle corporazioni e il Consiglio nazionale delle corporazioni. A Ferrara è presente l'associazione territoriale della CNA, alla quale sono associate oltre 5.000 imprese, tra le quali molte artigiane, inoltre è sede anche di Confartigianato Ferrara, al quale aderiscono circa 2.500 imprese. Il settore dell'artigianato ferrarese appare in progressiva crescita, addirittura più della media nazionale. Le imprese artigiane ferraresi producono il 13,8% del valore provinciale rivestendo un ruolo fondamentale nell'ambito del sistema produttivo locale caratterizzato da piccole aziende: 26.000 addetti operano nel settore e il 35,5% degli imprenditori ferraresi è rappresentato da artigiani. Ferrara è presente anche nella produzione artigianale artistica col settore della ceramica, della terracotta, degli strumenti musicali, dei mobili artistici, della lavorazione del ferro battuto, del rame, del peltro e per i laboratori di oreficeria e gioielleria. === Industria === Notevole importanza ricopre l'area del Polo chimico di Ferrara, creato nel 1936 come SAIGS, divenuto poi Montecatini, Monteshell, Montedison sino ad arrivare alla situazione del nuovo millennio con le industrie LyondellBasell, Versalis, Syndial e Yara. Qui Giulio Natta, Premio Nobel per la chimica nel 1963, nel 1957 diede il via alla produzione del Moplen, il polipropilene da lui inventato. Ferrara è stata meta di importanti ricollocazioni di attività manifatturiere. Il 26,3% del prodotto provinciale deriva dall'industria con un totale di 54 000 persone occupate in tale settore, delle quali 46 000 operanti nella trasformazione industriale e 8.000 nel settore edilizio-costruzioni che rappresentano il 34,8% dell'intera occupazione provinciale. Il territorio ferrarese rimane tuttavia una delle aree meno industrializzate dell'intera regione. === Servizi === ==== Teleriscaldamento ==== Parte della città utilizza una rete di teleriscaldamento alimentata da energia geotermica. Ex sede Carife divenuta sede BPER. ==== Istituti di credito e assicurativi ==== La Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife), fondata nel 1838, dal 2015 è stata posta in liquidazione coatta amministrativa. Per quasi due secoli è stata la principale banca della città e della provincia di Ferrara. Divenuta Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, dal 2017 è BPER Banca. Dal 1834 è presente una sede delle Assicurazioni Generali, aperta solo tre anni dopo la fondazione della compagnia a Trieste. Dal 1926 la sede è nel Palazzo delle Assicurazioni Generali di Ferrara ==== Ferrara Fiere Congressi ==== La Fiera di Ferrara è il principale polo fieristico cittadino e con la Fiera di Modena e quella di Bologna forma il polo fieristico regionale. Ogni anno vengono organizzati circa 15 eventi fieristici. === Turismo === Cartoline per turisti, a Ferrara Il turismo vive grazie alle offerte culturali e ambientali che città e provincia riescono a proporre, ed alla rivalutazione del periodo estense. Il livello dei settori museale e artistico della città hanno permesso la crescita dell'interesse da parte di visitatori italiani e stranieri. Nella provincia è forte l'attrattiva esercitata dai lidi di Comacchio e dal parco regionale del Delta del Po dell'Emilia-Romagna. Il terziario legato al turismo tuttavia produce il 66,9% del valore provinciale contro una media nazionale del 70,9% ed il comparto fa registrare una lieve flessione, unico capoluogo di provincia nell'intera regione con questo risultato. Gli arrivi e le presenze sono stazionari ma calano i pernottamenti (-3,2%). Sono positivi i dati che riguardano i turisti stranieri. Trasporti e vie di comunicazione a Ferrara comprendono essenzialmente autostrada ed altre arterie stradali e ferrovie. Importanza secondaria rivestono ancora il trasporto fluviale e aeroportuale. === Strade === Ferrara è collegata alla rete autostradale italiana grazie all'autostrada A13 con due caselli autostradali che servono la città: Ferrara Nord e Ferrara Sud. È importante il Raccordo Autostradale Ferrara-Porto Garibaldi che porta ai Lidi di Comacchio. Corso Ercole I d'Este. La viabilità storica di Ferrara comprende i viali che seguono l'andamento delle mura cittadine. All'interno della cinta muraria sono fondamentali le vie legate all'Addizione Erculea, viale Cavour e corso della Giovecca da un lato e corso Porta Mare, corso Biagio Rossetti e corso Porta Po dall'altro, intersecati da corso Ercole I d'Este. Le vie extraurbane principali sono quelle di collegamento con le altre città della regione e la riviera di Comacchio, tra queste via Bologna, via Ravenna, via Modena, via Padova e la già ricordata superstrada Ferrara-Mare. La città è attraversata per intero dalla Strada statale 16 Adriatica, è direttamente collegata a Pistoia dalla Strada statale 64 Porrettana e a San Benedetto Po, in provincia di Mantova, dalla Strada statale 496 Virgiliana. ==== Odonomastica e storia ==== Diverse vie cittadine ricordano nel loro nome le antiche corporazioni delle arti e mestieri: via Armari (da corso Ercole I d'Este a viale Cavour), via Spadari (da viale Cavour a via Garibaldi), via Chiodaioli (che arriva in via Carlo Mayr), via Cisterna del Follo (nella zona ad est della città), via Mascheraio (da via Borgo dei Leoni a via Montebello). Altre strade, col tempo, hanno perso l'antico nome, come via degli Orefici (ora parte di via Cortevecchia), via de' Sellai o via del Bocalaro. ==== Piazze ==== * Piazza Trento e Trieste è la piazza più importante della città, circondata da edifici storici come la Cattedrale, il Palazzo di San Crispino, il teatro Nuovo e il palazzo Municipale. Il marciapiede centrale viene chiamato ''listone'' ed ospita in parte il mercato settimanale cittadino e numerose manifestazioni culturali, turistiche, economiche e promozionali in diverse occasioni. * Piazza Ariostea è la ''piazza nuova'' voluta da Biagio Rossetti ed Ercole I d'Este nell'ambito dell'Addizione Erculea. Ospita le gare del palio di Ferrara ed altre manifestazioni. Nelle vicinanze si trovano palazzo Massari, Palazzo Rondinelli e Palazzo Strozzi-Bevilacqua. * Piazza del Municipio era un tempo il cortile interno del palazzo Municipale. È nota per lo scalone d'onore in marmo con cupola cinquecentesca. Ha tre accessi: dalla piazza Duomo attraverso il ''Volto del Cavallo'' (che ai suoi lati conserva le statue in bronzo di Niccolò III d'Este e di Borso d'Este), da via Garibaldi e da via Cortevecchia, attraverso il ''Volto del Cavalletto''.Piazza della Cattedrale e corso Martiri della Libertà. * Corso Martiri della Libertà, che ha inizio da Piazza Cattedrale e termina nel Largo Castello, in passato era piazza del Commercio e vi si tenevano commerci di derrate e animali. Sulla strada si affaccia il palazzo Municipale, dotato nel 1503, per volontà di Ercole I d'Este, di un loggiato con colonne di marmo, distrutto da un incendio nel 1532. Su questa struttura, vi era una sala in cui si svolgevano le rappresentazioni teatrali, e dove Ludovico Ariosto faceva recitare le sue Commedie. Nel palazzo risiedevano le principesse estensi, vi si riuniva il Consiglio dei Dodici Sapienti (componenti il Magistrato Ducale); viene utilizzato per gli uffici comunali. Di fronte al municipio sorge il palazzo arcivescovile raccordato all'antica sede vescovile edificata già a partire dal XII secolo, della quale rimane il prospetto su via degli Adelardi. Sul corso dominano la torre Marchesana e la torre dei Leoni del Castello Estense. Sul lato opposto al Castello si trova il teatro Comunale, che racchiude la caratteristica rotonda Foschini.Un punto poco conosciuto della città, il vicolo dei Duelli. * Piazza Savonarola si apre su corso Martiri della Libertà a fianco del Castello Estense, è delimitata dalla ''Loggia dei Camerini'' del palazzo Municipale e dalla via Coperta che collega il Palazzo al Castello. Al suo centro c'è la statua di Girolamo Savonarola. Comunica con piazza Castello tramite i fornici della via Coperta. * Piazzetta Sant'Anna è nella zona della città riqualificata negli anni trenta dopo il trasferimento del vecchio ospedale del quale rimane solo il portale di accesso con annesso chiostro e porticato, recuperati dopo i lavori di restauro, e la cella del Tasso. * Piazza Cortevecchia è situata lungo l'omonima via, vicina a piazza Trento e Trieste. È stata oggetto di continui cambiamenti e ricollocamenti di edifici fino a perdere la sua funzione originale e diventare un parcheggio. A breve distanza dalla piazza, dalla vicina via Cortevecchia, è possibile accedere al caratteristico vicolo dei Duelli di origini medievali. === Ferrovie === La stazione RFI di Ferrara. In primo piano un deposito di biciclette pubbliche ad uso gratuito. A Ferrara la stazione ferroviaria principale è la stazione RFI, in piazzale Stazione, 28. È servita da collegamenti nazionali e regionali, compresa la linea ferroviaria Suzzara-Ferrara. La stazione di Ferrara via Boschetto, sulla linea Ferrara-Codigoro, è gestita da Ferrovie Emilia Romagna È presente la Stazione di Pontelagoscuro, presso l'omonima frazione mentre a sette chilometri dal centro c'è la fermata della Città del Ragazzo delle Ferrovie Emilia Romagna, sulla linea per Codigoro. La stazione di Ferrara Porta Reno è stata soppressa nel 2011. Ferrara era servita da altre due linee ferroviarie di interesse regionale, la Modena-Cento-Ferrara e la Ferrara-Copparo, gestite dalla Società Veneta e chiuse nel 1956. Su rotaia esistevano le linee extraurbane Ferrara-Pontelagoscuro e Ferrara-Codigoro, quest'ultima sostituita dalla ferrovia sopra ricordata. === Porti === Il Po di Volano a Ferrara L'idrovia Ferrara-Ravenna adegua alle normative europee di navigabilità il tratto del fiume Po (lungo 70 km) che collega Ferrara con il Mare Adriatico. Nel progetto la parte navigabile unisce due scali principali, ancora non esistenti: la nuova conca di Pontelagoscuro e la nuova area dedicata di Porto Garibaldi. Malgrado Ferrara con la sua provincia occupi una parte notevole della costa adriatica regionale non possiede strutture portuali marittime confrontabili con quelle della vicina Ravenna o della più turistica Rimini, in Romagna. Non esiste neppure una linea ferroviaria che unisca la rete nazionale dalla stazione di Ferrara alla costa. Il porto canale di Porto Garibaldi riveste importanza esclusivamente per la pesca e come piccolo scalo per nautica da diporto. Le linee turistiche che non vanno più a nord della zona del delta del Po né si spingono oltre un certo limite dalla costa. === Aeroporti === Palazzo dell'Aeronautica in viale Cavour a Ferrara. L'aeroporto di Ferrara è dedicato a Michele Allasia (pilota ferrarese durante la prima guerra mondiale) ed è il principale aeroporto civile della provincia di Ferrara. Ospita l'aeroclub di Ferrara. Non troppo lontani ci sono la base aerea di Poggio Renatico e l'aeroporto di Prati Vecchi d'Aguscello. Durante la grande guerra fu un aeroscalo per dirigibili. Nel primo dopoguerra il ferrarese Italo Balbo venne nominato sottosegretario di Stato all'aviazione e il 12 settembre 1929, a soli trentatré anni, ministro dell'aeronautica. In quel periodo l'aeroporto di Ferrara fu al centro dell'attenzione nazionale. Nel 1931, nel corso di una cerimonia alla presenza dello stesso Balbo e di Vittorio Emanuele III di Savoia, le autorità passarono in rivista i numerosi aerei schierati sulla pista e assistettero anche al decollo di diversi velivoli. Nel 2013 si è proposto di dedicare l'aeroporto a Italo Balbo, poi questo non ha avuto seguito. vecchia filovia, in servizio dal 1938 al 1975. === Mobilità urbana === Ferrara è servita dal trasporto pubblico locale comprendente 12 linee urbane e più di 20 linee extraurbane. I collegamenti sono garantiti su buona parte del territorio cittadino, mentre nelle frazioni vicine il servizio è svolto dalle linee extraurbane e da linee "Taxibus" a chiamata. Il servizio è gestito da TPER. In passato in città esisteva una rete tranviaria urbana poi sostituita da una rete filoviaria, entrambe soppresse. === Ferrara città delle biciclette === Una bicicletta a Ferrara, appoggiata ad un tipico muro in cotto ferrarese. Ferrara è la città italiana al primo posto per l'uso della bicicletta. La bicicletta è il mezzo di trasporto più utilizzato dai ferraresi di ogni età per gli spostamenti veloci e per le attività ricreative o sportive. Risulta il mezzo migliore per muoversi nei vicoli del centro storico e nella zona pedonale, e sono presenti anche servizi di noleggio per turisti. Una nota dolente è il problema quasi senza soluzione dei furti di biciclette, anche se si cercano modi per contrastare il fenomeno, che non è certamente recente. === Impianto geotermico === La Centrale geotermica di Ferrara si trova a Casaglia, a circa 4 km dalla città ed è il principale impianto italiano per lo sfruttamento dell'energia geotermica per il riscaldamento urbano, collegato alla rete del teleriscaldamento che serve oltre 22.000 appartamenti. La rete ferrarese è un caso di eccellenza a livello europeo, oltre ad farne l'infrastruttura per il riscaldamento urbano più ecosostenibile d'Italia. Poiché oltre il 50% dell'energia necessaria al teleriscaldamento è prodotta da fonti rinnovabili o di recupero e gli utenti beneficiano di uno sconto fiscale che ha consentito nel tempo un risparmio sulle tariffe.. === Gemellaggi === Ferrara è gemellata con le seguenti città: * * * * * * * * * * * * * * * * Nel 1998 ha siglato un patto di amicizia con alcune cittadine di paesi in via d'adesione all'Unione europea, come Fiume, Brno, Tartu, Žilina, Daugavpils, Baranovici, Sebastopoli, Soroca, Craiova, Dobrič, Bitola, Novi Sad e Scutari. Nel febbraio 2004 ha siglato un patto di amicizia con la Daira di Smara, in segno di solidarietà con il popolo Saharawi, "volto all'incontro e allo sviluppo culturale e sociale dei due paesi". Nel maggio 2004 ha siglato un patto di amicizia con Lula. Nel 2016 ha siglato un patto di amicizia e reciprocità con Rio nell'Elba. Interno dello stadio Paolo Mazza. === Calcio === La principale squadra di calcio della città è la SPAL. Fondata nel 1907, ha militato in Serie A per sedici stagioni tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, per poi essere rifondata due volte a seguito di altrettanti fallimenti societari. Vincendo il campionato 2016-2017 di Serie B è tornata in Serie A sino alla stagione 2019-2020 per retrocedere poi nuovamente in Serie B. ===Football americano === Aquile Ferrara è una squadra di football americano fondata nel 1979, tra le prime in Italia. === Hockey=== La Ferrara Hockey è la principale squadra di Hockey in-line della città, gioca nel campionato di Serie A. === Maratona === La città ospita la Ferrara Marathon, maratona e mezza maratona internazionali, organizzate dall'Atletica Corriferrara in collaborazione con il Comune. La gara è stata disputata per la prima volta nel 1909. === Nuoto === Sono presenti società che seguono le varie specialità a livello amatoriale, agonistico e master come il Nuoto Club Ferrara e la sezione nuoto del Cus Ferrara Interno del palasport di Ferrara. === Pallacanestro === La prima società presente in città è stata la Pallacanestro Ferrara, fondata nel 1982. La più importante tuttavia è stato il Basket Club Ferrara nato nel 1999 che, dopo aver militato in Serie A dal 2008 al 2010, ha cessato la sua attività nel 2011, venendo sostituito dal Kleb Basket Ferrara che disputa il campionato di Serie A2. La Bonfiglioli Ferrara Basket, squadra femminile, milita anch'essa in Serie A2. === Pallavolo === La squadra principale è la 4Torri Ferrara Volley fondata nel 1947, che milita in Serie B. Ha disputato il torneo maschile di Serie A1 dal 1997 al 2004. Palaboschetto. ;Pallamano: Hanno sede nel Comune le società Handball Estense e G.S. Ariosto Pallamano Ferrara. La sede è il Palaboschetto. === Rugby === Il CUS Ferrara Rugby, fondato nel 1969, partecipa alla Serie B. La squadra femminile milita in Serie A. Palapalestre. === Scherma=== Società storica è l'Accademia di scherma Giancarlo Bernardi, che ha avuto come presidente onorario anche Giuseppe Garibaldi. Fondata nel 1854 come "accademia di sciabola, spada e bastone", ne fece parte Carlo Gandini, vincitore della medaglia d'argento nella spada ai Giochi olimpici intermedi di Atene del 1906. In tempi recenti Riccardo Schiavina si è laureato campione europeo under-20 nel 2008 nella spada individuale, e con i compagni di nazionale, campione del mondo nella spada a squadre nel 2009. === Tchoukball=== Nel Comune sono presenti il Ferrara Tchoukball nato nel 2007 e il Ferrara Allnuts, vincitore di un campionato italiano. Nel 2011, la città ha ospitato i campionati mondiali maschili e femminili. === Impianti sportivi === I principali impianti sportivi in funzione sono: stadio Paolo Mazza, stadio Giacomo Matteotti, palasport, Palapalestre, ippodromo comunale, motovelodromo comunale, campo sportivo scolastico comunale, Palaboschetto e piscina di via Beethoven. É stato chiuso il PalaSilver, il palazzetto del ghiaccio di Ferrara.
File sharing
'''File sharing''' indica l'attività informatica della condivisione di files all'interno di una rete di calcolatori.
Dimostrazione a Stoccolma (2006) a favore del file sharing e della pirateria informatica I primi file furono scambiati su supporti rimovibili. I computer erano in grado di accedere a file remoti usando il sistema di montaggio del file system, i sistemi di bacheca elettronica (1978), Usenet (1979) e i server FTP (1985). Internet Relay Chat (1988) e Hotline (1997) hanno permesso agli utenti di comunicare da remoto tramite chat e di scambiare file. La codifica mp3, che è stata standardizzata nel 1991 e che ha sostanzialmente ridotto le dimensioni dei file audio, è cresciuta fino a diffondersi alla fine degli anni '90. Nel 1998 sono stati creati MP3.com e Audiogalaxy. Il Digital Millennium Copyright Act è stato approvato all'unanimità e sono stati lanciati i primi dispositivi per lettori mp3. Nel giugno 1999 è nato Napster negli Stati Uniti per opera dell'appena diciannovenne Shawn Fanning, studente alla Northeastern University di Boston, con l'aiuto dell'amico Sean Parker. In genere viene accreditato come il primo sistema di condivisione di file peer-to-peer. Gnutella, eDonkey2000 e Freenet sono stati rilasciati nel 2000, poiché MP3.com e Napster si trovavano di fronte a un contenzioso. Gnutella, uscito a marzo, è stata la prima rete di condivisione file decentralizzata. Nella rete gnutella, tutti i software di connessione erano considerati uguali e quindi la rete non aveva un punto centrale di errore. A luglio, è stato rilasciato Freenet che divenne la prima rete di anonimato. A settembre è stato rilasciato il software client e server eDonkey2000. Nel 2001 sono stati rilasciati Kazaa e Poisoned per il Mac. La sua rete FastTrack è stata distribuita, ma a differenza di gnutella, ha aggiunto più traffico ai "supernodi" per aumentare l'efficienza del routing. La rete era proprietaria e crittografata e il team di Kazaa ha compiuto notevoli sforzi per impedire ad altri client come Morpheus di uscire dalla rete FastTrack. Nel luglio 2001, Napster è stato citato in giudizio da diverse case discografiche. Poco dopo la sua perdita in tribunale, Napster fu chiuso per ordine del tribunale. Questo ha spinto gli utenti ad altre applicazioni P2P: la condivisione di file ha continuato la sua crescita. Il client Audiogalaxy Satellite è cresciuto in popolarità e sono stati rilasciati il client LimeWire e il protocollo BitTorrent. Fino al suo declino nel 2004, Kazaa era il programma di file sharing più popolare. Nel 2002, una sentenza del tribunale distrettuale di Tokyo chiuse File Rogue, e la Recording Industry Association of America (RIAA) intentò una causa che bloccò l'Audiogalaxy. Dal 2002 al 2003 sono stati istituiti numerosi servizi BitTorrent, tra cui Suprnova.org, isoHunt, TorrentSpy e The Pirate Bay. Nel 2002, la RIAA ha intentato causa contro gli utenti di Kazaa. A seguito di tali azioni legali, molte università hanno aggiunto regolamenti di condivisione dei file nei loro codici amministrativi scolastici (sebbene alcuni studenti siano riusciti a eluderli durante le ore scolastiche). Con l'arresto di eDonkey nel 2005, eMule è diventato il cliente dominante della rete eDonkey. Nel 2006, i raid della polizia hanno abbattuto il server Razorback2 ed eDonkey e temporaneamente hanno abbattuto The Pirate Bay. Nel 2009 è stato lanciato "Il File Sharing Act": questo atto proibiva l'uso di applicazioni che permettevano alle persone di condividere informazioni federali l'una con l'altra. Sempre nel 2009, il processo Pirate Bay si è concluso con un verdetto di colpevolezza per i fondatori principali del tracker. La decisione è stata impugnata, portando a un secondo verdetto di colpevolezza nel novembre 2010. Nell'ottobre 2010, Limewire è stato costretto a chiudere in seguito ad un'ingiunzione del tribunale ma la rete gnutella rimane attiva attraverso clienti open source come Frostwire e gtk-gnutella. Inoltre, software di condivisione di file multiprotocollo come MLDonkey e Shareaza sono stati adattati per supportare tutti i principali protocolli di condivisione file, così gli utenti non hanno più dovuto installare e configurare più programmi di condivisione file. Il 19 gennaio 2012, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiuso il popolare dominio di Megaupload (istituito nel 2005). Il sito di condivisione di file ha affermato di avere oltre 50.000.000 di persone al giorno. Kim Dotcom (ex Kim Schmitz) è stato arrestato con tre soci in Nuova Zelanda il 20 gennaio 2012 ed è in attesa di estradizione. Il caso che ha coinvolto la caduta del sito di condivisione di file più grande e popolare al mondo non è stato accolto favorevolmente: un gruppo di hacker Anonymous ha abbattuto diversi siti associati al sistema di rimozione. Nei giorni seguenti, altri siti di condivisione file iniziarono a cessare i servizi; Filesonic ha bloccato i download pubblici il 22 gennaio, con Fileserve che seguiva l'incarico il 23 gennaio. === Architetture e protocolli di rete === Allo scopo possono essere utilizzate varie architettura di rete, le principali sono quelle di tipo client-server o peer-to-peer, le seconde sono quelle maggiormente diffuse ed utilizzate. Queste reti possono permettere di ricercare un file in particolare per mezzo di un URI (Universal Resource Identifier), di individuare più copie dello stesso file nella rete per mezzo di impronte (''hash''), di eseguire lo scaricamento da più fonti contemporaneamente, di riprendere lo scaricamento del file dopo un'interruzione. Non vanno confuse con reti che costituiscono un filesystem distribuito, come Freenet. === Programmi === Sono disponibili diversi programmi di file sharing su reti differenti. La disponibilità dipende parzialmente dal sistema operativo, da differenti reti di comunicazioni aventi differenti caratteristiche (per esempio download a sorgente multipla, differenti tipi di ordinamento, differenti limiti nella ricerca, eccetera). === Dinamica === Questi programmi di condivisione file possono portare sia vantaggi che svantaggi alla Privacy / Anonimato attraverso una centralizzazione o una decentralizzazione della rete su cui si basano. Com'è naturale, data la natura stessa di una rete di condivisione, non si è esenti da minacce malware ''et similia'', seppur differenti a seconda dell'OS e della rete. Indipendentemente dal sistema in uso, il Firewall è uno strumento indispensabile per una navigazione privata, ma non priva di falle. Se un navigatore di Internet crede di avere un guadagno grazie all'accumulo di file, cercherà di collegarsi con altri per condividere sempre più file. Questo può causare dei problemi quando il nodo collettore non è in grado di sostenere il traffico di dati. La decentralizzazione è un sistema per mitigare questo problema, specialmente nel caso in cui sia possibile assicurare che copie multiple di una canzone o di un programma popolare siano disponibili da risorse multiple (persino simultaneamente, mediante downloads multi source). Concetti come accaparramento (in inglese ''hoarding'') sono emersi quando ci si è resi conto che non si riusciva a distribuire in rete ciò che si aveva caricato sul proprio computer. I sistemi Barter e ratio ridussero l'impatto dell'accaparramento. Grazie a questi sistemi le persone avrebbero condiviso solo ciò che loro si aspettavano di ottenere. Nel sistema operativo Windows è possibile la creazione di directory personali, invisibili ai computer collegati in rete, semplicemente dandogli un nome che termina col simbolo ''$''. Software di scansione di rete o sistemi operativi differenti come Linux sono in grado di reperire queste risorse collegandosi a nodi remoti. Windows, con il tasto destro del mouse, dal menu ''Proprietà/Condivisione'', permette di rendere disponibile una cartella in lettura (o anche in modifica) ad un network di contatti, oppure a qualunque utente in rete. Le reti decentralizzate, come Emule ed Edonkey, avevano due aspetti che hanno favorito la loro diffusione: * l'assenza di un server centrale nel quale erano presenti i file scaricati. In presenza di contenuti protetti da diritto d'autore, il sito poteva essere oscurato e la rete divenire inoperativa; * il fatto che ''la velocità del download cresce con il numero degli utenti connessi''. Si tratta della differenza sostanziale fra una rete centralizzata e una distribuita. Una rete centralizzata possiede una ''capacità finita'' che prima o dopo viene saturata, generando code e attese. Rispetto a venti anni fa, le dimensioni dei file da scaricare sono sempre dell'ordine di alcuni megabyte, almeno per testi e musica MP3, cui si sono aggiunti i film. È invece sceso drasticamente il costo del gigabyte: abbiamo molta più banda e molta più memoria, a costi più bassi. Da queste considerazioni è facile calcolare che: * un server è capace di connettere molti più utenti, senza generare code; * in presenza di code, le reti sono più scalabili. Grazie al basso costo delle memorie e a collegamenti veloci fra server, i server possono essere ridondati, lasciando terabyte di memoria inutilizzati per gestire le situazioni di maggiore traffico. In presenza di code, il server principale crea ''in tempi brevi molti mirror'' dello stesso file occupando le aree di server secondari, cui può connettersi parte degli utenti in coda. I PC hanno una potenza di calcolo sufficiente a configurarli come server, in commercio sono reperibili memoria di terabyte a poche centinaia di euro, e una connessione da 20 a 100 megabit. Sono tutte premesse per una moltiplicazione dei server disponibili. Negli ultimi tempi, stanno diffondendosi nuovamente i ''download'' di contenuti tramite reti centralizzate Internet Relay Chat, grazie a XDCC, un'estensione del protocollo DCC che permette lo scambio di file. Più utenti si collegano a un server centrale, attivando tanti ''download'' indipendenti. === Modelli più recenti === Napster è un servizio centralizzato, ed è stato uno dei primi e più popolari programmi di file sharing di massa. Napster consentiva la condivisione, gratuita, unicamente di file MP3. Tale condivisione fu successivamente abolita a causa degli attacchi legali condotti dalla RIAA e dalle ''major'' discografiche. Negli USA fu apertamente attaccato da alcuni artisti (particolarmente dal rapper Dr. Dre e dai membri della rock band Metallica) . Napster consentiva la ricerca di file MP3 condivisi da altri utenti collegati al sistema. Comprendeva un sistema tipo chat IRC e un instant messenger. I programmi successivi hanno seguito il suo esempio. Successivamente apparve Gnutella, una rete decentralizzata. Questo servizio era completamente open-source e permetteva agli utenti ricerche verso qualsiasi tipo di file, non solo MP3. Questo servizio fu creato per evitare gli stessi rischi legali corsi da Napster. L'aspetto fondamentale che ha decretato il successo di questi programmi di condivisione, e che sta dietro la decentralizzazione, è dovuto al fatto che se anche una persona interrompe il collegamento non causa l'interruzione di tutti gli altri. Gnutella ha fatto tesoro delle difficoltà iniziali e grazie a questo il suo uso si è incrementato in modo esponenziale. Con Napster e Gnutella si scontrano due modi diversi di condividere i file in rete. Gnutella è un servizio a protocollo aperto, decentralizzato e libero senza specifiche direttive, ma con una difficile scalabilità. Napster, è un servizio a protocollo centralizzato nonostante la sua velocità e i grossi investimenti, non è stato comunque in grado di convincere l'industria discografica della sua importanza. Molti sistemi di file-sharing hanno comunque scelto una via di mezzo tra i due estremi; esempio tipo è la rete eDonkey, la più utilizzata, nonché la kademlia anch'essa decentralizzata. Ma prima che sorgessero i problemi legali, le diverse comunità di internauti avevano già sviluppato con OpenNap una valida alternativa. Una versione reverse-engineered fu pubblicata come server open source. Questa rete continua a funzionare e, anche dopo il collasso di Napster, molti client utilizzano questo protocollo che sembra essere molto utile al server Napigator nello sforzo di centralizzare tutti i differenti server. === Lista di utilities e client file sharing === * FTP File Transfer Protocol * Kermit * Operating System File-Sharing Protocols ** Network File System (NFS) ** Samba or Server message block (SMB) ** Appleshare * Operating System File-Sharing Servers ** Windows 2000 Server ** GNU/Linux ** Novell ** macOS Server * HTTP ** Servers *** Apache HTTP Server *** Microsoft Internet Information Services ** User agents *** Mozilla, IE, Konqueror, ecc. ** User agents *** Mozilla Suite *** CuteFTP * IRC ** Depot channels * Hotline * OpenNap protocol ** Directory servers *** OpenNap Server ** User agents *** Napster *** Gnapster *** WinMX * Gnutella ** BearShare ** Gnucleus ** LimeWire ** FrostWire ** Morpheus ** Shareaza ** XoloX * Bit Torrent (decentralized dynamic network of users) ** Azureus ** BitComet ** μTorrent * Freenet protocol ** Espra * Audiogalaxy * iMesh * Iphant primo programma P2P multiprotocollo ''lato server'' * Direct Connect ** NeoModus Direct Connect *** DC++ **** BCDC++ **** CZDC++ * FastTrack protocol ** KaZaA ** Grokster * OpenFT protocol ** giFT * eDonkey protocol ** eDonkey2000 ** eMule ** mlDonkey ** Overnet * RShare protocollo per rete anonima omonima ** StealthNet * SoulSeek * Programmi di condivisione universale ** DoubleTwist * SmartRM * Filenger file sharing privato che utilizza i protocolli POP3/SMTP === Categorie di client === * Client Centralizzati: OpenNap ** Pregi: Maggior velocità nella ricerca e nel downloading. ** Difetti: Più vulnerabile agli attacchi legali e DoS. * Client Decentralizzati: Gnutella ** Pregi: Di solito più affidabile, raramente si interrompe. ** Difetti: Generalmente più lento di un sistema centralizzato. * Client Decentralizzati ''Tracker-Based'': BitTorrent ** Pregi: Molto veloci grazie alla concentrazione di un singolo file sulle reti BitTorrent, viene utilizzato soprattutto per lo scambio di file di grosse dimensioni. ** Difetti: ricerca non centralizzata, ricerca dei siti spesso chiusi o non funzionanti, non completamente anonimo. * Client Multi-Network: ** Pregi: permette la connessione a una o più reti, quasi sempre dal punto di vista client. ** Difetti: spesso costringono a rapidi aggiornamenti del software. * Private File-Sharing Networks Le cause di un rallentamento e instabilità delle connessioni durante il file sharing possono principalmente dipendere da un basso credito, da limitazioni dell'Internet Service Provider o da un'errata configurazione del programma. I problemi di crediti possono dipendere dai file messi in condivisione (troppo pochi, tra i meno scaricati) e da restrizioni eccessive al caricamento in termini di banda massima e numero massimo di collegamenti ammessi. Alcuni ''provider'' riducono la velocità della connessione quando viene rilevato l'uso programmi o protocolli P2P. Ciò avviene per motivi legali, per non collaborare ed essere accusati di favorire uno scambio illegale di file, e perché l'impegno per ore di molta banda risulterebbe penalizzante per gli altri utenti del servizio. A proposito, diversi ''client'' mettono a disposizione un'opzione di offuscamento del protocollo P2P. Problemi di configurazioni possono verificarsi soprattutto nella sincronizzazione delle porte fra router ADSL e PC, risolvendosi con il port forwarding. Con tali accorgimenti è possibile velocizzare la condivisione e la diffusione di file propri o del materiale posto sotto licenza come le creative commons. === Riconnessione automatica === Windows permette di impostare una riconnessione automatica dopo pochi secondi ogni volta che cade la linea. Scegliendo questa opzione dalle proprietà della connessione di rete attiva, bisogna ricordarsi di disattivare l'indicatore della connessione. La riconnessione è utile, in particolare, se si intende usare i programmi ''file-sharing'' anche quando non si è presenti davanti al ''computer'', se la connessione è instabile per un cattivo segnale o perché l'Internet Service Provider penalizza con la disconnessione gli utenti dei programmi P2P. Occorre impostare le opzioni del programma P2P in modo che si connetta alle reti all'avvio della connessione Internet e mantenga la connessione attiva. === Stand by del monitor === I produttori di PC, ''notebook'' e molti dispositivi elettronici sono tenuti a rispettare normative internazionali per il risparmio energetico. Il monitor dopo alcuni minuti di attività si oscura e il computer entra in stand-by; i ''notebook'' entrano in stand-by anche quando lo schermo è inclinato rispetto alla tastiera di un'angolatura di poco inferiore ai 90°. Entrando in stand-by, normalmente vengono interrotte tutte le connessioni attive. Se persistono, sono comunque limitate le funzionalità dei programmi aperti. Nei sistemi Windows, è possibile disabilitare lo stand-by e le opzioni di risparmio energetico, dal menu ''Pannello di controllo/Schermo''. I concetti di ''tracciabilità'' e di ''classificabilità'' sono ormai una realtà quotidiana. Informazioni che identificano ogni persona sono legalmente associate a ciò che fanno al fine di verificarne l'identità; per esempio le carte di credito: queste devono essere associate con l'acquirente, altrimenti non si è in grado di inviare le corrette informazioni necessarie per effettuare gli acquisti. Questo concetto si è esteso grazie ad Internet a molti aspetti dei personal computer. Mentre i pubblicitari dichiarano che queste informazioni pubblicitarie sono distribuibili solo a chi è veramente interessato a riceverle, molti affermano che avviene esattamente il contrario. Le reti di file sharing sono una risorsa di informazioni sulle preferenze degli utenti e le tendenze del mercato. Il problema della privacy era maggiore con le prime reti P2P non distribuite, come Napster, in cui tutti dovevano connettersi a un server centrale contenente i file. Chiaramente il server poteva conservare informazioni sugli indirizzi IP e sul materiale scambiato da un elevato numero di utenti. Concetti come decentralizzazione e credito sono stati utilizzati per giustificare l'occultamento dell'identità degli utenti. Nel 2006 ha provocato animate reazioni il cosiddetto Caso Peppermint: l'etichetta discografica tedesca Peppermint Jam Records GmbH accusò più di 3.600 utenti di aver violato la legge, condividendo illegalmente file di cui la società deteneva il diritto d'autore. Peppermint, in pratica, sorvegliò i consumatori nel loro uso personale di internet con la complicità dei loro provider, e riuscì ad ottenere i dati relativi ai movimenti effettuati dagli utenti, all'oscuro di questi ultimi. Un altro caso italiano d’esempio è il processo Fapav-Telecom esploso nel 2010: la Federazione anti-pirateria audiovisiva chiese al Tribunale Civile di Roma di imporre a Telecom Italia di individuare e denunciare gli utenti che scaricassero illegalmente film e musica da internet e di bloccare l’accesso ai siti collegati al peer-to-peer. Questa richiesta derivò dal fatto che la Fapav, in un’indagine condotta dal 2008 al 2010, aveva scoperto casi di scarico illegale: tenne sotto controllo i siti e le pagine web visitate dagli utenti, i loro acquisti online, e monitorò il traffico peer-to-peer, il tutto senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, violandone quindi la privacy. === Tecniche di tutela della privacy === Il desiderio di anonimato ha spinto alcuni client di file sharing a codificare i dati, a nascondere diverse funzionalità al fine di proteggere i propri utenti. Le misure possono essere: cifratura dell'ID utente nella rete P2P, offuscamento del protocollo, supporto a proxy server e Tor per nascondere l'indirizzo IP, supporto con crittografia SSL dell'intera connessione. Per lo scambio della chiave di sessione (fase di ''handshake'') i programmi non utilizzano le chiavi pubbliche e private delle ''certification authority'', poiché renderebbero identificabile l'IP e la persona dell'utente. Per lo scambio, adottano chiavi pubbliche e private generate con altre fonti, come nei programmi OpenPGP o OpenSSL. Questi programmi gestiscono tutta la cifratura, sia il protocollo che la fase di avvio e generazione delle chiavi. Le reti ''serverless'' come Gnutella offrono maggiori garanzie a tutela della ''privacy'', non essendovi server spia che registrano gli IP degli utenti e dei ''file'' che cercano, e che spesso contengono delle ''fake''. La condivisione di file anonima è cresciuta in popolarità e si è diffusa rapidamente grazie alle connessioni a Internet sempre più veloci e al formato, relativamente piccolo ma di alta qualità, dei file audio MP3. Il nuovo modello di condivisione peer to peer si è rivelato, però, destabilizzante per il sistema del copyright, proprio perché ha provocato una massiccia diffusione di materiale coperto da copyright, spingendo le ''major'' discografiche e mediali ad attacchi legali per tutelare i propri diritti. La condivisione di materiali coperti da copyright è ritenuta in genere illegale ma ha acceso diverse discussioni anche a causa delle diverse legislazioni in vigore nei vari paesi. I problemi di fondo che gli ordinamenti giuridici hanno incontrato nel tentativo di regolamentare questo fenomeno si possono riassumere nelle seguenti quattro categorie: # Il conflitto con le libertà fondamentali: La libertà personale, che comprende anche l'attuazione del File Sharing, rientra nella sfera dei diritti fondamentali assoluti previsti dalle convenzioni internazionali e dalle carte costituzionali di tutti gli Stati democratici. Inoltre, l'articolo 27, comma I, della Dichiarazione universale dei diritti umani enuncia “Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”, sancendo quindi il diritto dell'uomo ad avere accesso alle opere e a goderne, senza escludere alcun mezzo per il raggiungimento di tale scopo. In Italia, l'articolo 21 della Costituzione italiana sostiene la libertà di espressione e accesso alla cultura e all'informazione, mentre l'articolo 15 sancisce l'inviolabilità della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione tra privati. Questi diritti fondamentali, essendo in posizione preminente rispetto a tutti gli altri, possono essere limitati solo se vi è pericolo di violazione di diritti di pari rilevanza, tra i quali non possono essere annoverati i diritti d'autore. # La non percezione di illiceità: Lo scambio di file è oggi molto semplice da effettuare e molto vantaggioso economicamente. Insieme alle moderne tecnologie informatiche, che hanno portato gli individui a non potersi più privare di oggetti e servizi fino a poco tempo fa sconosciuti, ha rivoluzionato le consuete abitudini di vita e risulta essere in costante ampliamento, nonostante sia una pratica riconosciuta come illecita e quindi sanzionabile. Ciò succede perché, a causa della sua capillare diffusione, si registra nel tessuto sociale una mancata percezione dell'illiceità di questo comportamento. # L'inesistenza di sistemi centralizzati da colpire: Il modello peer-to-peer rende difficile sanzionare la violazione del diritto poiché la rete è composta da un'infinità di soggetti, difficilmente individuabili e con diverse gradazioni di responsabilità: la posizione dell'utente che si connette saltuariamente e scambia qualche file è diversa da quella di chi viola il diritto di autore condividendo e scambiando migliaia di file, criptando dati e rendendosi non immediatamente identificabile. Il fenomeno ebbe inizio con Napster, uno dei primi software di file-sharing presto bloccato dalla giustizia americana a causa della sua natura: non si trattava ancora di un vero e proprio peer to peer, in quanto gli utenti caricavano i file su una piattaforma comune alla quale si appoggiava il software. Per questo motivo le autorità giudiziarie non ebbero alcuna difficoltà nel trovare un capro espiatorio, ingiungendo ai responsabili del server di cessare la loro attività. # Difficoltà organizzative: I titolari dei diritti infatti trovano difficile organizzarsi spontaneamente per creare agli utenti che usufruiscono del file-sharing una licenza globale. Si trovano in una condizione definita come "dilemma del prigioniero": non riescono ad accordarsi per inventare una licenza globale e quindi rinunciano ai ricavi del mercato file sharing, oltre a porre gli utenti in una condizione subottimale. La decentralizzazione è stata una risposta rapida agli attacchi delle ''major'' verso le reti centralizzate, al fine di evitare dispute legali ma anche utenti ostili. Questo implica che le reti decentralizzate non possono essere attaccate legalmente, in quanto non fanno riferimento ad un singolo individuo. Anche se il protocollo fondamentale di Internet TCP/IP era stato progettato per essere resistente ad attacchi concertati, i sistemi di file-sharing e di peer-to-peer hanno dimostrato una maggiore resistenza. Per tutto il 2001 e il 2002 tutta la comunità di file-sharing fu in agitazione a causa dell'azione di contrasto delle ''major'' discografiche e della RIAA. Il server di Napster fu chiuso con l'accusa di violazione del copyright, ma la comunità reagì unita e compatta, producendo nuovi e differenti client. Da quel momento in poi si sono diffusi programmi di file-sharing grazie ai quali gli utenti possono condividere file senza necessariamente interfacciarsi con una piattaforma centrale, il che ha reso difficile agli ordinamenti giuridici risalire ad un unico responsabile per regolamentare il fenomeno; di conseguenza anche le azioni legali delle ''major'' discografiche sono state inefficaci. Ad esempio, la seconda generazione di protocolli P2P, come Freenet, non è dipendente da un server centrale, come nel caso di Napster. Inoltre, sono stati usati altri espedienti, come quello utilizzato dai gestori di KaZaA, consistente nel modificare la ragione sociale dell'azienda allo scopo di rendere impossibile o inutile qualsiasi attacco legale. Questa evoluzione ha prodotto una serie di client aventi una funzionalità ben definita che rendono la condivisione un fatto effettivo e definito in tutti i sensi consentendo l'upload e il download libero e immune da qualsiasi attacco legale, soprattutto grazie all'anonimato e alla decentralizzazione. Da un altro lato invece, una più diplomatica analisi della questione, ha visto nascere movimenti di protesta e di tutela degli utenti ben organizzato: strenuo baluardo nella battaglia ai brevetti musicali, il Partito Pirata Svedese. In Italia il 28 maggio 2009 si è insediata presso il Ministero per i Beni e le Attività culturali, Direzione Generale per i beni librari, gli istituti culturali e il diritto d'autore, Servizio IV, la Commissione speciale, costituita dal Prof. Alberto Maria Gambino presidente del Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, che dovrà rideterminare i compensi spettanti ai titolari dei diritti, in vista dell'elaborazione del decreto relativo alla quota spettante ai titolari di diritti d'autore sugli apparecchi di registrazione, analogici e digitali. La Commissione ha il delicato compito di rivedere la norma transitoria costituita dall'art. 39 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 68 che aveva stabilito fino al 31 dicembre 2005, e comunque fino all'emanazione del nuovo decreto, il compenso per la riproduzione per uso privato, individuando le tipologie di supporti per i quali il compenso è dovuto. Successivamente il D.M. 30 dicembre 2009 del Ministro dei beni e delle attività culturali di rideterminazione del contributo per la copia privata ha previsto il prelievo di una somma forfettaria su ogni apparecchio di memoria venduto, commisurata all'estensione della memoria stessa, da attribuire alla Siae che poi la ripartirà tra i titolari dei diritti di privativa, con ciò consacrando una sorta di riparazione preventiva e presuntiva per l'eventualità che con tali dispositivi si copino opere coperte da privative. La legge che disciplina la distribuzione di opere è la Legge 21 maggio 2004, n. 128, detta anche Decreto Urbani, che ha subito delle modificazioni nel 2005. Per quanto riguarda l'aspetto più prettamente penale, è in vigore la legge del 22 aprile 1941 n. 633 sulla protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, che all'articolo 171 comma I, a-bis, e al 171-ter, comma II, a-bis, sancisce delle sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, anche penali, per la violazione del copyright in materia di File Sharing, con l'aggravante dello sfruttamento a fine di lucro. In particolare chi, senza averne diritto, mette a disposizione del pubblico tramite un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera dell’ingegno protetta, o parte di essa, con fini personali e non di lucro è punito con una multa da 51 euro a 2.065 euro, mentre chi lo fa per scopi di lucro è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni, e con la multa da 2.582 euro a 15.493 euro. In Europa si è tentato di regolare il file sharing tramite la direttiva 2004/48/CE sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, volta ad omogeneizzare il quadro sanzionatorio con una sanzione economica ma non penale. Questa proposta però venne omessa dalla versione finale e mai entrata in vigore. Si riprovò con la proposta di Direttiva Europea sulle misure penali in merito all'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale (COM/2006/0168 final), che prevedeva sanzioni penali per la violazione intenzionale su scala commerciale (si intende ogni violazione di un diritto di proprietà intellettuale effettuata per ottenere vantaggi commerciali, con esclusione degli atti effettuati dagli utenti privati per finalità personali e non lucrative ), applicabile quindi anche alle attività di file sharing di contenuti tutelati dal diritto d'autore. Ma anche questa proposta venne ritirata. Nell'estate del 2004 si è sviluppato in rete un movimento di pensiero col nome di ScambioEtico; nel suo proclama, si afferma che ScambioEtico è la condivisione senza scopo di lucro di opere protette da diritto d'autore, che si auto-limita evitando di condividere suddette opere a meno di 12 mesi di distanza dalla prima commercializzazione. Questo movimento nasce spontaneamente come mediazione del problema della criminalizzazione generalizzata del peer to peer, e si concretizza nel 2005 con la nascita del sito di TNT Village. Nello statuto del sito è riportato che lo scopo principale della comunità è di porre in evidenza l'arretratezza dell'attuale normativa sul diritto d'autore, la cui lunghezza risulta essere un freno alla cultura e alla diffusione della conoscenza. === Proposte di regolamentazione === Alcuni paesi europei hanno provato singolarmente a regolamentare il file sharing, tra tutti i casi si ricorda: * ''Francia'': nel dicembre del 2005 il Parlamento francese ha approvato un emendamento che regolamentasse il file sharing senza scopo di lucro. L'emendamento stabilisce una sorta di canone mensile(di circa 6,5 euro), da corrispondere ai proprietari dei diritti d'autore attraverso la SACEM(corrispettivo della SIAE in Francia). Nel 2009 il governo Sarkozy ha proposto la Legge HADOPI, la quale prevedeva la disconnessione dal web alla terza ammonizione per aver scaricato materiale illecito dal web. La proposta non fu approvata in quanto sembrava scontrarsi con la costituzione. * ''Italia:'' si è provato nell'agosto del 2007 a far entrare in vigore la tecnica della licenza collettiva estesa, ma il tentativo fallì miseramente. * ''Svizzera:'' la Svizzera è l'unico Stato in cui è legale il file sharing, grazie all' articolo 19 che permette l'utilizzo e la condivisione di contenuti multimediali su sistemi che li mettono in contatto tra amici e conoscenti, senza scopi di lucro. Successivamente sono state proposte nuove iniziative per regolamentare il file sharing. Da un punto di vista giuridico le attività coinvolte nel file sharing sono la riproduzione e la messa a disposizione del pubblico. In Europa la Direttiva 2001/29/CE ha disposto in materia di armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione. L’art. 2 della Direttiva prevede il diritto di riproduzione, mentre l’art. 3 prevede diritto di comunicazione di opere al pubblico. L’art. 5 prevede le eccezioni e limitazioni e, tra l’altro, stabilisce che "gli Stati membri hanno la facoltà di disporre eccezioni o limitazioni al diritto di riproduzione di cui all'articolo 2 per quanto riguarda: ... le riproduzioni su qualsiasi supporto effettuate da una persona fisica per uso privato e per fini né direttamente, né indirettamente commerciali a condizione che i titolari dei diritti ricevano un equo compenso"; non viene però prevista alcuna eccezione all’art. 3 che riguarda il diritto dell’autore di comunicazione al pubblico. Sulla stessa linea sono le Convenzioni internazionali: * La Convenzione di Berna prevede all’art. 9 per gli autori il diritto esclusivo di riproduzione, ma è riservata agli Stati dell’Unione di permettere una riproduzione che non rechi danno allo sfruttamento normale. * Il TRIPs Agreement richiama la Convenzione di Berna dagli art. 1 a 21 e quindi anche qui c’è un’implicita apertura al diritto di riproduzione. Per legittimare un’eccezione anche al diritto dell’autore di messa a disposizione sarebbe necessario modificare la direttiva 2001/29/CE e per questo fine si trovano alcuni argomenti validi nei vari trattati internazionali: * Il TRIPs Agreement all’art. 9 richiama la convenzione di Berna agli art. 11 e 11 bis, i quali prevedono la possibilità di legiferare in ambito nazionale per stabilire delle eccezioni alle varie manifestazioni del diritto d’autore * Il WIPO Copyright Treatyper adeguare il diritto d’autore alle nuove tecnologie: all’art. 8 richiama la Convenzione di Berna, mentre l’art. 10 prevede che gli Stati possano stabilire delle eccezioni appropriate al contesto delle reti digitali. Non sussistono quindi ostacoli a livello internazionale ad una liberalizzazione del File-sharing. Qualunque nuova soluzione venga adottata deve rispettare alcuni punti fermi, il Three Step Test, previsto sia dalla convenzione di Berna, che dal TRIPs Agreement: # l’eccezione deve riguardare solo casi speciali # l’eccezione non deve confliggere con il normale sfruttamento dell’opera; per evitare danni agli autori sarebbe opportuno prevedere un equo compenso agli stessi # non ci deve essere irragionevole pregiudizio del legittimo interesse dell’autore Nel 2019 l’Unione Europea ha adottato la Direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale, o Direttiva 2019/790, con l'obiettivo di armonizzare il quadro normativo comunitario del diritto d'autore nell'ambito delle tecnologie digitali e in particolare di Internet. All'art.17 prevede che i prestatori di servizi di condivisione di contenuti online ottengano licenze per divulgare materiali tutelati dal copyright. Rimane fuori dalla previsione normativa la condivisione di file attraverso reti peer to peer. Nel 2020 un’Iniziativa dei Cittadini Europei dal titolo "Libertà di condividere" è stata portata avanti dall’associazione GOIPE, costituita da cittadini europei residenti in 8 paesi dell’Unione. L’obiettivo dell’iniziativa è la richiesta di legalizzare il file sharing. L’ "iniziativa dei cittadini europei", ai sensi del Regolamento (EU) 211/2011 e del Regolamento (EU) 2019/788, permette di promuovere un’azione presso la Commissione europea, per l’adozione di nuovi atti normativi in specifiche materie. Il 15 maggio 2020 la Commissione UE ha approvato la registrazione dell’iniziativa dei cittadini europei ECI "Libertà di condividere". I promotori, che hanno il sostegno di Wikimedia Italia e di Partiti pirata in differenti Stati, devono raccogliere un milione di firme tra i Paesi europei coinvolti nell’iniziativa. Nel caso in cui l’obiettivo venga realizzato nei tempi previsti, la Commissione l’UE deve organizzare un’audizione pubblica per prendere in considerazione la proposta e la richiesta di modifica della normativa attuale.
Formignana
'''Formignana''' è una frazione del comune di Tresignana di 2.680 abitanti della provincia di Ferrara, in Emilia-Romagna. Faceva parte dell'Unione Terre e Fiumi. Fino al 31 dicembre 2018 è stato comune autonomo prima di fondersi, dal giorno successivo, con il comune di Tresigallo per dare vita al nuovo comune di Tresignana.
Si hanno notizie certe dell'esistenza di Formignana già da un documento di Papa Adriano II dell'870 con il quale riconosceva ai fratelli Firmignanus i possedimenti terrieri della ''Corte Forminiana'', da cui presumibilmente deriva l'attuale nome del paese. La Corte, i cui confini risultavano essere molto più ampi rispetto a quanto sono oggi, fu spesso oggetto di diatribe fra la chiesa di Ferrara e quella di Ravenna fino al definitivo passaggio al ducato degli Este nel 1251. Dall'Unità d'Italia sino al 1908 Formignana fece parte del comune di Copparo dal quale si staccò divenendo un comune autonomo assieme alla costituzione dei paesi di Ro, Berra e Jolanda di Savoia. Nel 1961 Tresigallo, fino ad allora frazione di Formignana, divenne un comune autonomo. === Simboli === Lo stemma comunale era stato concesso con regio decreto del 23 luglio 1937. === Architetture religiose === * Chiesa di Santo Stefano Papa e Martire (XII-XIX secolo). === Architetture civili === * Palazzina municipale. * Piazza Unità. * Teatro di Formignana e vecchia stazione radio. === Altri monumenti === * Monumento ai soldati di Formignana che sono caduti durante la 1 guerra mondiale e la seconda guerra mondiale * ===Evoluzione demografica=== Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. * Classificazione climatica: zona E, 2272 GR/G
Free Software Foundation
Il fondatore della FSF, Richard Stallman La '''Free Software Foundation''' è un'organizzazione non a scopo di lucro, fondata da Richard Stallman il 4 ottobre 1985, che si occupa di eliminare le restrizioni sulla copia, redistribuzione, comprensione e modifica dei programmi per computer.
La Free Software Foundation è stata fondata il 4 ottobre 1985 da Richard Stallman, come organizzazione non-profit a sostegno dello sviluppo del software libero. La FSF si concentra sugli aspetti legali e politici dei software liberi a supporto del Progetto GNU, avviato dallo stesso Stallman nel 1983. La FSF è inoltre lo “steward” di diversi software liberi, ovvero si occupa della loro pubblicazione e ha la possibilità di farne delle revisioni, qualora fosse necessario. La FSF è intervenuta in difesa del software libero anche nella causa legale tra SCO e IBM, nella quale SCO Group accusava IBM di aver utilizzato per il sistema operativo GNU/Linux parti di codice di proprietà intellettuale di SCO. Con un comunicato del 25 giugno 2003, criticando duramente le dichiarazioni di SCO, la Free Software Foundation si è posta in difesa del software libero, invitando SCO a separare i disaccordi con IBM dalle proprie responsabilità nei confronti della comunità del software libero. Il 5 novembre 2003 venne citata in giudizio anche la FSF che nei mesi seguenti si impegnò, oltre che nella difesa dalle accuse subite, anche nell'attenuare eventuali impatti negativi sul software libero che la causa poteva provocare. La causa, conclusasi nel marzo 2010 ha visto respinte tutte le richieste di SCO da parte della corte distrettuale dello stato dello Utah. Il 19 novembre 2007 la Free Software Foundation ha pubblicato l'ultima versione ad oggi disponibile della licenza GPL: la GPLv3. === Scopo === ''51 Franklin Street'', indirizzo della sede a Boston La FSF nacque per fornirne una chiara ''Definizione di Software Libero'' e per sponsorizzare lo sviluppo di GNU, un sistema operativo unix-like composto esclusivamente da software che non intacchi le libertà degli utenti. La tutela del progetto GNU da potenziali "contaminazioni" proprietarie è prevenuta da una licenza copyleft redatta dall'organizzazione, la GNU General Public License. === Licenze GNU === La Free Software Foundation è l'autore della licenza GNU General Public License, comunemente indicata con l'acronimo GNU GPL o solamente GPL. La GPL è una licenza ampiamente usata per progetti di software libero e può essere distribuita e copiata liberamente, ma non modificata. La FSF detiene il diritto d'autore della GPL, ma non dei software coperti da tale licenza. La FSF ha però l'autorità di far rispettare i requisiti della licenza, quando si verifica una violazione del copyright sul software che essa copre. L'ultima versione della GNU General Public License è la GPLv3, pubblicata dalla FSF il 19 novembre 2007. La FSF ha pubblicato anche la GNU Lesser General Public License (LGPL), la GNU Free Documentation License (GFDL) e la GNU Affero General Public License (AGPL). === Altre attività della FSF === ;Il progetto GNU: Lo scopo originale della FSF è la promozione degli ideali del software libero e lo sviluppo di un sistema operativo completamente libero, chiamato Sistema GNU. ;GNU Press: l'ufficio pubblicazioni della FSF, responsabile della "pubblicazione con licenze libere di libri di informatica a prezzi convenienti". ;La Free Software Directory: È una lista di pacchetti software ''certificati'', ovvero che sono stati verificati essere software libero. Ogni pacchetto contiene 47 informazioni (homepage del progetto, sviluppatori, linguaggio di programmazione, ecc.). Gli obiettivi sono quelli di fornire un motore di ricerca per il software libero, e fornire un riferimento incrociato a disposizione degli utenti per verificare se un pacchetto è stato verificato come software libero. Per questo progetto la FSF ha ricevuto una piccola quantità di finanziamenti dall'UNESCO. ;Il mantenimento della Free Software Definition: FSF mantiene molti dei documenti che definiscono il movimento del software libero. ;Hosting di progetti: FSF ospita progetti di sviluppo software sul proprio sito web ''Savannah''. ;Campagne politiche: FSF promuove una serie di campagne di sensibilizzazione contro quelli che considera come pericoli per la libertà del software. Le campagne della FSF tendono a mostrare le grandi opportunità che offrono l'adozione e lo sviluppo del software libero, e puntano ad aumentare la consapevolezza delle persone contro le minacce rivolte alle loro libertà, compresi i brevetti sul software, la gestione dei diritti digitali (che la FSF ha rinominato ''Digital Restrictions Management'', per sottolineare che tali tecnologie hanno "lo scopo di togliere e limitare i tuoi diritti") e il copyright sulle interfaccia utente. ''Defective by Design'' è una campagna contro il Digital rights management(DRM). FSF promuove anche una campagna per sostenere Ogg + Vorbis, un'alternativa libera a formati proprietari come MP3 e AAC. ''BadVista'' è una campagna per opporsi all'adozione di Windows Vista e promuovere le alternative offerte dal software libero. ''Windows 7 sins'' è una campagna per opporsi all'adozione di Windows 7 e promuovere le alternative offerte dal software libero. ;Premi annuali: "Award for the Advancement of Free Software" (Premio per la promozione del Software Libero) e "Free Software Award for Projects of Social Benefit" "Premio software libero per progetti di utilità sociale". === Progetti ad alta priorità === La FSF ha stilato una lista di "progetti ad alta priorità" sulla quale la Fondazione dichiara che "''c'è bisogno vitale dell'attenzione della comunità del software libero''". La FSF ritiene che questi progetti siano "''importanti perché gli utenti vengono continuamente sedotti all'uso di software proprietario, a causa della mancanza di adeguate alternative libere''". La lista dei principali progetti da sviluppare comprende Coreboot, il BIOS libero, un programma libero di telefonia VOIP simile a Skype come ad esempio Ekiga o QuteCom, un programma libero simile a Google Earth, implementazioni libere di Java: GNU Classpath e GNU Compiler per Java, che assicurano la compatibilità per la componente Java di OpenOffice.org e del desktop environment GNOME e Gnash, il flash player libero. ==== Un sistema operativo libero per smartphone ==== Tra i progetti ad alta priorità c'è anche lo sviluppo di Replicant, una distribuzione Android completamente libera, supportata dal FSF attraverso il suo fondo "Working Together for Free Software Fund". È stato il primo sistema operativo mobile a funzionare senza codice di sistema proprietario. === Distribuzioni libere GNU/Linux approvate === La Free Software Foundation raccomanda e sostiene alcune distribuzioni GNU/Linux completamente libere. ==== Distribuzioni GNU/Linux per PC ==== Le distribuzioni che seguono sono installabili sul disco rigido di un computer e/o possono essere eseguite in modalità ''"live"'': * ''Dragora GNU/Linux-Libre;'' * ''Dyne:bolic;'' * ''gNewSense''; * ''Guix System''; * ''Hyperbola GNU/Linux-libre;'' * ''Parabola GNU/Linux-libre;'' * ''PureOS;'' * ''Trisquel;'' * ''Ututo S''; ==== Piccole distribuzioni GNU/Linux ==== Queste distribuzioni sono destinate a dispositivi con risorse limitate, come ad esempio un router wireless. * ''libreCMC;'' * ''ProteanOS;'' Il 2 maggio 2010, Ed Bott, autore di 25 libri su Microsoft Windows e Office, ha accusato la FSF di creare deliberatamente disinformazione nella loro campagna PlayOgg. In particolare Ed Bott faceva riferimento a ciò che la FSF aveva scritto sulla causa tra Microsoft e Alcatel-Lucent, riguardo al brevetto del formato MP3, ovvero che Microsoft era stata condannata a pagare 1,5 miliardi di dollari per aver violato il brevetto. Bott sosteneva che fosse una falsità in quanto il verdetto era stato annullato. In realtà il testo redatto dalla FSF in occasione della campagna PlayOgg era stato scritto prima dell'annullamento del verdetto. Linus Torvalds ha criticato la FSF per aver utilizzato la GPLv3 come arma nella lotta contro il DRM, sostenendo che le due questioni vadano trattate distintamente. Il 16 giugno 2010, il giornalista di Linux Magazine, Joe Brokmeier ha criticato alcune campagne della FSF, come ad esempio Defective by Design, etichettandole come “negative” e “immature” e accusando la FSF di non essere in grado di fornire agli utenti “alternative credibili” ai software proprietari.
Fumetto
La vetrina di un negozio di fumetti nella città di Brussels Il '''fumetto''' è un tipo di media con un proprio linguaggio formato da più codici, costituiti principalmente da immagini e testo che insieme generano la narrazione. Un testo pubblicato secondo tali modalità è detto anche giornaletto, albo, storia a fumetti o romanzo a fumetti. Celebri autori di fumetti hanno proposto altre definizioni, come "letteratura disegnata" o "arte sequenziale" . Tale mezzo di comunicazione, oltre che per scopi narrativi, può essere usato per fornire istruzioni in maniera dettagliata ed esemplificativa . Il fumetto occupa una parte importante della letteratura per ragazzi, ma è lungi dall'essere limitato a tale ambito. In realtà il medium spazia tra tutti i generi letterari, ed è indirizzato tanto ai ragazzi quanto agli adulti. Il fumetto è stato oggetto di studi e ricerche; il volume ''Capire il fumetto. L'arte invisibile'' è un saggio realizzato interamente a fumetti da Scott McCloud, e lo definisce come «immagini e altre figure giustapposte in una deliberata sequenza, con lo scopo di comunicare informazioni e/o produrre una reazione estetica nel lettore».
Il termine "fumetto" si riferisce più precisamente alla "nuvoletta", simile a uno sbuffo di fumo, utilizzata, all'interno nelle immagini, per riportare il dialogo tra i personaggi (detta in inglese ''balloon''). Nonostante il termine "fumetto" abbia dato il nome, in Italia, al mezzo di comunicazione stesso, in questo non solo le nuvolette sono deputate al contenimento del testo, ma vi possiamo trovare anche onomatopee, didascalie interne o esterne alla vignetta, solitamente denominata cartiglio. Nonostante il termine definisca in Italia il mezzo, nei primi anni in cui qui si diffuse - ad esempio sul ''Corriere dei Piccoli'' - esso non aveva affatto i balloon o fumetti, rendendo la vignetta priva di balloon ma aggiungendo nello spazio sotto la vignetta un cartiglio illustrativo in rima, solitamente ottonari o novenari in rima baciata. Questo causò nelle tavole a fumetti importate dall'estero a volte pesanti reinterpretazioni spesso assolutamente non fedeli all'originale. Solo successivamente, nell'immediato dopoguerra, si incominciarono a pubblicare le storie con i balloon. Negli USA e nei paesi anglofoni i fumetti sono indicati come ''comics'' o ''comic books'', mentre in Giappone vengono chiamati ''manga'' ("immagini in movimento"); in Francia si usa l'espressione ''bande dessinée'' ("striscia disegnata") e in lingua spagnola ''historieta'' o ''tebeo''. === Antichità === Il fumetto si è diffuso nel corso del Novecento con origini nel secolo precedente, ma in diverse epoche più indietro nel tempo si trovano esempi legati alla necessità di dare rappresentazioni grafiche o di associare testi a immagini. Durante la preistoria le pitture rupestri sfruttavano delle immagini per raccontare resoconti di caccia e di vita quotidiana o raffigurare determinate idee e desideri. Nella necropoli di Saqqara si trova la cappella funeraria dedicata all'architetto Ankhmahor, dove le raffigurazioni sono inframmezzate da iscrizioni che descrivono i soggetti raffigurati e riportano anche i dialoghi fra questi ultimi. Le prime lingue si basavano su immagini disegnate, i cosiddetti pittogrammi, come i geroglifici. Questo perché l'immagine, contrariamente alla parola scritta mediante un alfabeto, conserva in sé un immediato carattere di iconicità che permette al fruitore di comprendere discorsi semplici nell'immediato, senza bisogno di un linguaggio complesso come può essere un linguaggio astratto sottoposto alle norme grammaticali. Essa tuttavia diventa oscura in un numerosi casi, quasi ogni qualvolta si implichi una comprensione di fatti complessi, non lineari o astratti. Nell'antichità classica le decorazioni dei bottegai dell'Impero romano rappresentavano la merce accostandovi frasi di invito; la Colonna Traiana (113 d.C.) narra con un sequenza a spirale le fasi della conquista della Tracia; anche l'arazzo di Bayeux ritrae con una tecnica vicina al moderno fumetto la storia della conquista normanna dell'Inghilterra. Tipica del periodo medievale è poi l'illustrazione con funzione religiosa di scene sequenziali della vita di Gesù e del calvario. Nelle bibbie dei poveri — libretti di quaranta o cinquanta pagine — a immagini della storia sacra erano abbinati versetti biblici o didascalie in latino, mentre le vetrate delle cattedrali gotiche hanno rappresentazioni di santi e angeli dalla cui bocca escono parole in forma di nastri (un'idea forse ispirata dai filatteri ebraici). Altri due esempi antesignani del fumetto si trovano nella trecentesca ''Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita'' di Simone Martini, in cui dalla bocca dell'angelo escono parole dorate, e nell''Annunciazione di Cortona'' del Beato Angelico. A questi si aggiunga l'Iscrizione di san Clemente e Sisinnio a Roma (XI secolo). === Epoca moderna === ==== Stati Uniti d'America ==== Yellow Kid Convenzionalmente si faceva risalire la nascita del fumetto all'ideazione del personaggio di Yellow Kid da parte di Richard Felton Outcault, che diede il via all'industria del fumetto statunitense come fenomeno di massa. Esso esordì sul ''New York World'' del 7 luglio 1895 ed era caratterizzato da un camicione giallo su cui venivano scritte le battute che pronunciava. Il personaggio è tanto famoso che dà nome a un importante premio italiano del fumetto. Ricerche successive fanno risalire la nascita del fumetto moderno a molto prima, per esempio ai personaggi del ginevrino Rodolphe Töpffer, autore di volumi a fumetti quali ''Histoire de Mr. Vieux-Bois'' (1827) e ''Dr. Festus'' (1829). Le prime serie a fumetti vennero pubblicate su quotidiani su cui, giornalmente, erano presentate strisce orizzontali di tre o quattro vignette contenenti un episodio autoconclusivo o una parte di una storia a puntate e, settimanalmente (nello specifico nell'inserto domenicale), venivano allegate intere tavole (3, 4 o 5 strisce per un totale di 9, 12 o 16 vignette). Il mercato dei fumetti sindacati — così detti perché distribuiti dalle corporazioni sindacate, come la United Features Syndacate — si divise sostanzialmente in due filoni: quello delle ''comic strips'', strisce di genere comico solitamente autoconclusive, e quello delle ''story strips'', storie a trama di vario genere, solitamente a puntate. Molti fumetti ebbero una serializzazione giornaliera apparendo sei giorni la settimana con tre o quattro vignette al giorno, altri settimanale e solitamente a colori. Altri ancora furono pubblicati sia in striscia sia in tavola, anche se di solito, per esigenze creative e grafiche e per differenza di pubblico (chi comprava il giornale tutti i giorni spesso non lo comprava la domenica e viceversa), si cercava di mantenere due filoni narrativi differenti. Uno, quello delle strisce, era feriale e l'altro, quello delle tavole, era festivo. Si avevano così due storie parallele dello stesso personaggio, che si svolgevano una sei giorni la settimana e l'altra solo di domenica. Tra i primi e più citati, oltre a Outcault, vi sono Winsor McCay e Lyonel Feininger. Fra le due guerre mondiali nacque il comic book, che acquisì subito un grande successo e sul quale apparvero storie a puntate di diversi personaggi. Alcuni dei più longevi personaggi nati in questo periodo, come Superman e Batman, sono comparsi per la prima volta su riviste contenitore come ''Action Comics'' e ''Detective Comics'' e non su albi singoli dedicati, editorialmente rischiosi. Mentre il fumetto sindacato, diffuso su licenza su vari quotidiani, mantenne grandi vendite arrivando facilmente ai milioni di copie vendute grazie alla diffusione e al prezzo dei giornali, il comic book affrontò problemi editoriali e sociali — era il periodo della "corruzione degli innocenti" e del "Comics Code Authority" — ma ne uscì costituendo, almeno in America, un mercato florido. ==== Europa ==== Un bambino che sfoglia un fumettoDopo aver esordito su periodici dedicati come il ''Corriere dei Piccoli'' i fumetti crebbero notevolmente e si diffusero — specie dopo la disfatta di Caporetto — nelle trincee, attraverso la massiccia pubblicazione di giornali rivolti ai soldati. Oltre al ''Corriere'', nacquero altre riviste contenitore che proposero materiale americano tradotto approssimativamente eliminando i balloon in favore di didascalie in rima, ritenute più adatte ai bambini. Negli anni trenta vennero pubblicate anche opere di autori italiani come Kit Carson di Rino Albertarelli, pioniere del genere western, Dick Fulmine o le imprese fantascientifiche di ''Saturno contro la Terra''. Nel secondo dopoguerra comparvero gli albi a strisce e poi agli albi odierni, nel formato Bonelli per il genere avventuroso o tascabile per il genere giallo/nero, generando una delle più fervide e interessanti letterature fumettistiche del Novecento, con personaggi entrati nell'immaginario collettivo come Tex, Zagor, Diabolik. In Francia e in Belgio, ma anche in Giappone, il fumetto è concepito più alla stregua di romanzo a puntate e le uscite, solitamente irregolari, di un albo di una serie sono concepite come nuovi romanzi di un ciclo avente gli stessi protagonisti, piuttosto che come un'abitudine ricorrente. Questi formati, inoltre, determinano grandi vendite anche grazie alla grande quantità di pubblico medio, che in Italia non legge fumetti o perché li ritiene di poco valore artistico o perché non legge in generale. ==== Sviluppi moderni ==== Dagli anni ottanta in poi, e specialmente negli ultimi due decenni, il mercato si è aperto a un nuovo genere stilistico, quello dei graphic novel, ossia romanzi a fumetti autoconclusivi e non legati a una serie, o comunque concepiti come episodici e non seriali. Dagli anni duemila e soprattutto dagli anni 2010, con lo sviluppo di Internet, il mercato ha registrato una notevole diminuzione delle vendite, probabilmente perché in questo periodo sono nati i webcomic, caratterizzati da un contatto più diretto tra autore e pubblico in quanto sono autoprodotti senza nessun intermediario. Grazie ad essi, tuttavia, alcuni autori di livello amatoriale riescono a diventare abbastanza famosi da passare al cartaceo, come nel caso di ''One-Punch Man''. In Corea del Sud è stato fondato un sito web specializzato nella pubblicazione di fumetti online chiamato Webtoon che, da distributore di nicchia, con il successo di alcune pubblicazioni come ''Noblesse'' e ''Tower of God'' è riuscito a sfondare a livello internazionale. Pubblicando fumetti soprattutto in lingua inglese e realizzati da autori provenienti da tutto il mondo è diventato, di fatto, uno dei maggiori distributori mondiali di fumetti. Secondo i dati forniti al Chicago Comics & Entertainment Expo il fumetto di supereroi più letto negli Stati Uniti è ''unOrdinary'', distribuito proprio sulla piattaforma online di Webtoon. Il primo passo è creare la storia, una trama che leghi i disegni presenti nelle pagine. Nella stesura della sceneggiatura si descrivono in modo particolareggiato le vignette, scegliendo il tipo di inquadratura, la grandezza e ogni dettaglio che risulti fondamentale alla narrazione. Terminata la parte scritta si deve passare alla organizzazione delle pagine. Si procede abbozzando su un foglio le nostre pagine. All'interno si disegnano a grandi linee le vignette e il loro contenuto. Una volta che lo schizzo della pagina ci soddisfa (questo può richiedere numerosi tentativi) si ingrandisce la bozza, a mano o con un fotocopiatore e si disegnano tutti i particolari. L'ultimo passo da compiere è l'inchiostrazione e, eventualmente, la colorazione. Se si vuole si possono aggiungere delle ombre e/o degli altri particolari. Esempio di pagina di fumetto di un supereroe statunitense degli anni quaranta. ''America's Best Comics #22'' pag. 29 (giugno 1947) La realizzazione di un fumetto comprende diversi passaggi, che partono dall'idea fino ad arrivare alla stampa: * ''soggetto'', la trama sintetizzata della storia. Formalmente identico a quello usato per qualsiasi mezzo narrativo, dal romanzo al cinema; * ''sceneggiatura'', la descrizione dettagliata di tutta la storia. La sceneggiatura comprende la descrizione di luogo e tempo dell'azione, dell'azione stessa, dei dialoghi, delle didascalie e delle onomatopee. Sovente include indicazioni sulle inquadrature e sul numero di vignette in cui suddividere la tavola. Ogni sceneggiatore usa indicazioni e metodi di scrittura diversi; * ''documentazione'', tutto il materiale, sia visivo che testuale, necessario alla realizzazione dell'opera. Vengono spesso usati riferimenti fotografici, nel caso di fumetti con ambientazioni realistiche, documenti storici, iconografici, ecc.; * ''studi'', tutti i disegni preparatori, che comprendono la visualizzazione di ambienti e personaggi. Particolarmente importanti quelli relativi ai Personaggi Principali, che devono essere perfettamente definiti, per risultare riconoscibili da vignetta a vignetta. Fondamentali gli studi di costumi e ambientazione nel caso di fumetti storici. * ''storyboard'', la prima visualizzazione della storia. Ogni tavola viene disegnata, vignetta per vignetta, in maniera approssimativa, per scegliere le migliori inquadrature e valutare l'ingombro visivo del testo (balloon, didascalie, onomatopee). In questa fase vi possono essere modifiche anche sostanziali alla sceneggiatura, come cambi di inquadratura, accorpamenti di sequenze o scomposizione di vignette; * ''matite'', si procede quindi ad un ulteriore definizione. Lavorando su un formato uguale o più grande di quello di stampa, la tavola viene disegnata in ogni dettaglio; * ''inchiostrazione'', le matite vengono ripassate a china. Gli strumenti più usati sono il pennello di martora, pennini, pennarelli. La quantità di neri pieni, e lo spessore del tratto varia molto, in base allo stile di disegno; * ''colorazione'', al disegno in bianco e nero vengono aggiunti i colori. Quasi tutti i fumetti oggi vengono colorati con l'uso di software. Gli strumenti più usati oltre al computer sono acquerelli ed ecoline; * ''lettering'' i testi vengono apposti nei balloon e nelle didascalie in buona grafìa, operazione eseguita a mano fino alla fine del secolo scorso, oggi il lettering è realizzato al computer, tranne in alcuni casi particolari; A queste fasi si aggiungono tutte quelle relative alla produzione di una rivista o di un libro: la correzione delle bozze, l'impaginazione grafica, la produzione di testata e copertina. Il tutto coordinato da un supervisore, che può essere un curatore editoriale (supervisore del progetto), o l'editore stesso. Le diverse fasi della produzione possono essere svolte dalla stessa persona o da diverse figure che collaborano alla realizzazione del prodotto finito. Nelle grandi case editrici che producono periodici (riviste o albi di serie) a cadenza fissa, il processo è suddiviso piuttosto rigidamente in diverse figure professionali. La suddivisione più comune è quella tra sceneggiatore (soggetto, sceneggiatura), disegnatore (storyboard, matite), inchiostratore (chine), colorista (colorazione) e letterista (lettering). Al di fuori delle logiche produttive vincolate a scadenze fisse e grandi apparati redazionali, tutti i ruoli possono essere suddivisi più liberamente, e spesso i diversi gradi di definizione di sceneggiatura e storyboard variano molto, in base al tipo di rapporto che esiste tra sceneggiatore e disegnatore e la loro possibilità di comunicare direttamente. Nel caso che tutto il lavoro sia compiuto da una sola persona, detto solitamente autore, alcune fasi possono essere abbreviate o saltate completamente. Nel caso delle autoproduzioni non è raro che l'autore si occupi di ogni fase, compresa la distribuzione e la vendita. Il fumettista è l'ideatore/disegnatore di storie a fumetti. Il termine cartoonist divenne di pubblico dominio dopo l'intervento dello sceneggiatore Carlo Chendi, curatore della Mostra Internazionale dei Cartoonists di Rapallo - con il quale si indica un generico lavoratore nel campo del fumetto. Il termine "''fumettaro''" è un neologismo con il quale si indica sia l'autore di fumetti che il lettore appassionato al genere. L'editore e autore di fumetti Sergio Bonelli, riferendosi al padre Gianluigi, lo definiva ''fumettaro''. L'incertezza nella nomenclatura implica lo storico disinteresse da parte dei grandi mezzi di comunicazione, che non hanno mai avuto alcun interesse ad elevare la cultura dei consumatori di carta. Un termine largamente usato in passato, ora invece specializzatosi per indicare "disegnatore di vignette satiriche, solitamente per quotidiani, spesso di tema politico", è vignettista. 20x20px ''Lo stesso argomento in dettaglio: '''Fiera del fumetto'''''. Il successo del medium ha portato alla nascita di fiere in cui gli appassionati si riuniscono per incontrare fumettisti, esperti e venditori. In genere è un evento che dura qualche giorno, ospitato in centro congressi o altro. In alcune di esse si incominciarono ad assegnare premi, come ad esempio lo Eisner Awards alla San Diego Comic-Con International dal 1988 o anche lo Yellow Kid assegnato dal Salone Internazionale dei Comics.
Fanano
municipio, ex convitto dei padri scolopi '''Fanano''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Modena in Emilia-Romagna, situato a sud del capoluogo. È il comune più vasto dell'Alto Frignano e gran parte del suo territorio è inserito all'interno del parco regionale dell'Alto Appennino Modenese. L'altitudine del suo territorio varia dai 600 ai 2165 m s.l.m. Fa parte dell'Unione dei comuni del Frignano, che ha il proprio capoluogo a Pavullo nel Frignano.
Situato nel territorio dei Liguri ''Friniates'' e con attestazioni di frequentazione da parte di genti etrusche, il toponimo viene fatto risalire ad una deformazione di ''Fannianus'', possibile prediale di un ''Fannius'', attestato da una stele funeraria modenese di età romana. La Torre dell'Orologio di Fanano Il nome di Fanano è documentato dall'VIII secolo. In epoca longobarda, all'inizio del VII secolo, San Colombano avrebbe fondato un monastero, in seguito divenuto benedettino per opera di Sant'Anselmo di Nonantola. Nel centro del paese una chiesa è tuttora dedicata al Santo irlandese. Nel territorio di Fanano già durante il tardo Medioevo vi furono molte famiglie contrapposte in due diverse fazioni. Alcune di esse furono gli Ottonelli, i Rinaldi, i Magnanini, i Fogliani, i Fuoli, i Ciardi di Lotta, i Corsini di Fellicarolo, i Lardi di Ferrara, i Ballocchi della Valle di Ospitale, i Neruzzi, i Sabbatini, ed altre fino all'anno 1532, quando il duca di Ferrara fece abbattere il castello della cittadina a causa dei continui disordini. Nel XIII secolo venne fondato un convento di Francescani, mentre tra la fine del XVI e gli inizi del XVII vennero eretti il monastero di clausura della Santissima Annunziata per le suore Clarisse ed il convento dei Padri Scolopi con relativa scuola per volere del capitano Ottonello Ottonelli. Agli inizi del XVIII secolo don Giovanni Battista Lolli eresse in Ospitale, poi trasferito a Fanano, un monastero di Cappuccine. Alla fine del Settecento venne soppresso il convento dei francescani e i frati si trasferirono in quello di Fiumalbo. Oggi è ancora esistente e funzionante il monastero di clausura della Santissima Annunziata, mentre quello delle cappuccine è confluito nelle Suore Francescane Missionarie di Cristo. ===La fontana e l'acquedotto=== Di notevole importanza sono la fontana principale del paese e l'acquedotto costruito in concomitanza con essa. La prima, situata in piazza Corsini nel centro storico del paese, venne costruita nell'arco di un anno circa, dal 1912 al 1913, su progetto di Lapo Farinati degli Uberti, un giovane proveniente dal vicino comune di Cutigliano. L'acquedotto, che doveva sostituire il vecchio sistema ormai insufficiente a fornire acqua a tutti gli abitanti, fu progettato dallo stesso architetto che progettò la fontana. Le sorgenti che forniscono l'acqua al sistema si trovano in località Rovina Rasa (Fellicarolo) e furono donate dal dottor Camillo Monari. Tutti i progetti sono conservati nell'Archivio Comunale di Fanano. Il borgo di Fanano è posto alla confluenza delle antiche strade che conducono alle frazioni. Tra queste Trentino, Trignano e Serrazzone vivevano anticamente dell'economia della media montagna, essenzialmente agricola; Ospitale, Canevare e Fellicarolo vivevano della tipica economia della castagna e della pastorizia. La castagna essiccata e macinata nei mulini posti lungo il Leo e il Fellicarolo costituiva l'alimento essenziale della popolazione, che integrava la dieta con prodotti della pastorizia, che tuttavia erano in gran parte venduti per il denaro liquido necessario agli acquisti di generi che non erano prodotti sul luogo, come strumenti di ferro e cotone per i telai familiari. Ha studiato l'economia della castagna sussistente ancora, nella valle di Ospitale, nel 1950, uno storico dell'economia agraria, Antonio Saltini, che ha misurato, sugli antichi catasti, la superficie coperta dai castagneti, quella a seminativo, quella a pascolo, quella a bosco, ricavando le quantità di castagne, di frumento, di fieno, di formaggi, il numero degli agnelli e dei vitelli di cui la popolazione disponeva ogni anno, la superficie a ceduo ogni anno sottoposta a taglio e la quantità di carbone ricavata, ricostruendo la dieta e gli scambi di derrate che la valle effettuava con il mercato. === Frazioni === Trentino è la frazione più popolata, con più di 500 abitanti. Altre tre frazioni, che sono Ospitale, Fellicarolo e Canevare sono situate su tre valli parallele e le prime due danno il nome a due torrenti che confluiscono a formare il Leo. La frazione più vicina al centro del paese è Lotta, situata a 1,5 km circa dal centro storico. Infine Trignano e Serrazzone si situano lungo il percorso per arrivare al lago Pratignano. === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 357 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: * Romania 130 4,17% * Marocco 50 1,60% * India 41 1,31% * Polonia 33 1,06%. Fanano è collegata ad ovest con Sestola e ad est con l'Appennino bolognese tramite l'ex strada statale 324 del Passo delle Radici. La Pianura Padana è invece raggiungibile grazie alla strada provinciale 4 Fondovalle Panaro, che conduce a Vignola. === Gemellaggi === * Fanano è stato utilizzato come set cinematografico in tre film: nel 1983, al Lago Scaffaiolo, è stato girato ''Una gita scolastica'' di Pupi Avati; ''Tutto quello che vuoi'' di Francesco Bruni, uscito nel 2015, ha alcune scene girate a Ospitale e comparse di Fanano; nel 2018 ''Zen sul ghiaccio sottile'' di Margherita Ferri. ==='Ste Sroden=== Si tiene verso la metà di ottobre e il nome vuole dire "quest'Autunno" in dialetto locale. L'evento principale che caratterizza questa manifestazione è l'allestimento della piazza principale, piazza Corsini, con colori e prodotti autunnali e bancarelle per la vendita di cibi e bevande locali. ===Venerdì Santo=== La Triennale del Venerdì Santo è una manifestazione religiosa che si tiene ogni tre anni per le vie del centro del paese. Tramite decorazioni, cordoni e statue di bosso autoctono Buxus sempervirens vengono ricreate le tappe della Via Crucis. La manifestazione organizzata dalle confraternite locali e dai membri del clero del paese. ===Festa del Mirtillo=== È una manifestazione che si tiene ogni anno ad agosto che celebra uno dei prodotti tipici di Fanano, il mirtillo nero dell'Appennino Vaccinium myrtillus. Durante il corso di alcune giornate, produttori locali e non espongono e vendono prodotti principalmente a base di mirtillo per le strade del paese. ===Presepe Vivente=== Ogni due anni,nel periodo che va da Natale all'Epifania, il paese viene decorato in stile tardo ottocentesco,con capanne, essiccatoi e strutture tipiche montane del XIX secolo e,nelle giornate del 25 dicembre e del 6 gennaio viene rappresentato l'arrivo dei Magi a Betlemme, evento chiave della festività natalizia Cristiana. === Architetture religiose === * Chiesa di San Giuseppe, costruita nel 1619 da Ottonello Ottonelli assieme all’attiguo convento dei Padri Scolopi (attuale palazzo municipale) è considerata una delle chiese secentesche più belle, ricche ed armoniose di tutto l’Appennino. La chiesa è a un’unica navata con sei cappelle laterali ed ampio presbiterio sopraelevato, limitato da un bell’arco sostenuto da eleganti colonne scanalate. I sette altari sono dotati di sontuose ancone secentesche in legno intagliato e dorato, in gran parte opera dei fananesi Giovanni e Giuseppe Gherardini. Fra le undici tele conservate nella chiesa vanno segnalate in particolare: la pala dell’altare maggiore (“Ritrovamento di Gesù al Tempio”), iniziata da Giulio Secchiari nel 1623 e terminata da Pellegrino da Fanano nel 1644, e quindi, nelle cappelle laterali, il “ Martirio di Santa Caterina d’Alessandria” di scuola guercinesca, il “San Giuseppe Calasanzio presenta alla Madonna gli scolari delle Scuole Pie”, di Girolamo Vanulli (1749) e, soprattutto, l’elegantissima, luminosa “Madonna della Ghiara”, di Lodovico Lana. * Chiesa di San Silvestro Papa. Il tempio, eretto molto probabilmente alla fine del XII secolo sopra i resti della chiesa abbaziale che Sant’Anselmo aveva fondato nel 749, era considerato uno dei più significativi esempi di architettura tardo-romanica dell'Appennino. La sua struttura, che riprendeva quella basilicale del duomo di Modena, con tre navate, cripta e presbiterio sopraelevato, fu poi modificata nel 1612 con l’inversione della pianta e con l’aggiunta del transetto e della cupola. L’aspetto originario è riconoscibile soprattutto nella navata centrale e, in particolare, nelle possenti colonne sormontate da notevoli capitelli di scuola campionesse (o antelamica): nel terzo a destra, uno dei più ricchi, si legge 1206 In conversione Sancti Pauli (cioè 25 gennaio 1206, probabile data di consacrazione della chiesa), mentre sul quarto un pittore modenese del ‘300 ha affrescato una delicata “Madonna con Bambino”. Lungo le navate laterali e nel transetto si aprono tredici cappelle, edificate nei secoli XVI e XVII: tutte incorniciate da eleganti archi in pietra arenaria, sono opera di scalpellini locali e toscani (come la prima, con il Battistero, di Giovanni Battista da Firenze, del 1534). * Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo, nella frazione di Ospitale === Architetture civili === * Borgo delle Caselle. Questo borgo, situato oltre il ponte dell'acquedotto situato verso Ospitale, subì un movimento franoso nel 1953 che costrinse gli abitanti a abbandonare le case; ora costituisce un punto d'interesse, avendo preservato in parte strutture risalenti all'epoca. === Luoghi d'interesse naturalistico === * Lago Scaffaiolo. Il lago è uno specchio d'acqua di circa 0,05 km² di superficie che si trova nel comune di Fanano, poco dopo il Passo della Croce Arcana. La sua origine è peculiare rispetto ad altri laghi della zona dell'Emilia-romagna, poiché non è glaciale ma dovuta a una frattura della tettonica del crinale. * Lago Pratignano. Rappresenta un punto di interesse naturalistico perché è l'unico esempio di tobiera nel nord'Italia ed è l'habitat naturale della Drosera Rotundifolia, una pianta carnivora. * Passo della Croce Arcana, è un valico alpino posto a 1669 m s.l.m., al confine tra il comune di Fanano, nel territorio della frazione di Ospitale, e il comune di Cutigliano.
Funzione (matematica)
Rappresentazione di una funzione che associa i valori del dominio X ai valori del codominio Y In matematica, una '''funzione''' è una relazione tra due insiemi, chiamati dominio e codominio della funzione, che associa a ogni elemento del dominio uno e un solo elemento del codominio. Se i due insiemi sono rispettivamente indicati con e , la relazione è indicata con e l’elemento associato a tramite la funzione viene abitualmente indicato con .
La parola funzione quindi non si riferisce alla sola relazione, ma alla terna: relazione, dominio e codominio. Per esempio: la funzione che associa a un numero ''naturale'' la radice quadrata di quel numero è diversa dalla funzione che associa a un numero ''intero'' la radice quadrata di quel numero (a seconda di come è definito il codominio, la seconda potrebbe non essere neppure un'associazione corretta). In molti casi, quando il dominio e il codominio sono chiari dal contesto, una funzione viene espressa indicando solamente la relazione e sottintendendo dominio e codominio. Si dice che è l'argomento della funzione, oppure un valore della variabile indipendente, mentre è un valore della variabile dipendente della funzione. Sinonimi del termine ''funzione'' sono ''applicazione'' e ''mappa''. Il termine ''trasformazione'' viene utilizzato spesso in ambito geometrico per indicare una funzione invertibile e che conserva le proprietà geometriche di , mentre ''operatore'' è talvolta utilizzato nella trattazione di funzioni lineari tra spazi vettoriali. Le funzioni hanno un ruolo molto importante in tutte le scienze esatte. Il concetto di dipendenza funzionale tra due grandezze sostituisce infatti, all'interno delle teorie fisiche e matematiche, quello di causa-effetto, che, al contrario del precedente, non riguarda gli enti teorici ma direttamente gli elementi della realtà concreta. Se si afferma, ad esempio, che la pressione di una certa quantità di gas perfetto è funzione della sua temperatura e del suo volume si sta facendo un'affermazione interna a un modello termodinamico, mentre il rapporto di causa-effetto che viene individuato fra le tre grandezze dipende in modo sostanziale dalle possibilità di intervento concreto su di esse. Rimanendo a questo esempio, il valore della pressione viene visto più spesso come conseguenza del valore degli altri due parametri, poiché è generalmente molto più facile intervenire sul volume e sulla temperatura che direttamente sulla pressione. === Esempi === Gli esempi più semplici di funzione sono quelli per cui sia il dominio che il codominio sono insiemi numerici. Per esempio, se a ogni numero naturale si associa il doppio di tale numero, si ha una funzione, il cui dominio è dato dai naturali e il cui codominio è costituito dai naturali pari. Tuttavia si parla di funzione anche quando il dominio o il codominio, o entrambi, non sono insiemi numerici. Se, per esempio, a ogni triangolo del piano si associa il cerchio in esso inscritto, si ha ugualmente una funzione, in quanto per ogni triangolo esiste uno e un solo cerchio in esso inscritto. Inoltre spesso si parla di funzioni con più argomenti, o con più valori: per esempio la funzione che alle coordinate di un punto nello spazio fa corrispondere temperatura e pressione dell'aria. In tal caso, la funzione ha in realtà sempre un solo argomento, che è la terna e ha sempre un solo valore, che è la coppia Dati due insiemi non vuoti e , si chiama funzione da in una relazione tale che per ogni esiste uno ed un solo elemento tale che . Tale elemento tradizionalmente si denota con : in altre parole, invece di scrivere si può usare la scrittura più tradizionale: : Il fatto che sia una funzione da in che associa a l’elemento si può esprimere con la scrittura: : L’insieme (da cui la funzione “prende” i valori) è il dominio della funzione , mentre l’insieme (in cui si trovano i valori “restituiti” dalla funzione ) è il codominio della funzione . Le espressioni “prendere un valore” e “restituire un valore” fanno riferimento a un modello meccanico delle funzioni, rappresentate come meccanismi che, fornito loro un elemento del dominio, lo “trasformano” nel corrispondente elemento del codominio. === Immagine e controimmagine === Data una funzione di dominio e codominio comunque scelto un elemento del dominio, si chiama ''immagine'' di il corrispondente elemento del codominio, indicato con Analogamente, se è un elemento del codominio che sia immagine di un elemento del dominio, cioè se , si dice che è una controimmagine di Mentre a ogni elemento del dominio di è assegnata una e una sola immagine, è possibile che un elemento nel codominio possegga diverse controimmagini, o che non ne possieda affatto. Si definisce quindi “controimmagine” dell’elemento l’insieme : . Se per ogni si dice che è ''suriettiva'', mentre se contiene al più un elemento per ogni si dice che è ''iniettiva''. Se valgono entrambe le condizioni, è detta ''biiettiva'' o ''biunivoca''. L’insieme : degli elementi del codominio per i quali esiste almeno un nel dominio che ha come immagine è detto ''immagine'' di e si denota con o con . === Altre notazioni per le funzioni === Per il valore di una funzione corrispondente a un elemento , denotabile con la notazione tradizionale , vengono usate anche altre due scritture. Per quella che chiamiamo '''notazione a funzione prefissa''' si pone : Per quella che chiamiamo '''notazione a funzione suffissale''' si pone : A volte al posto delle parentesi tonde si usano parentesi quadrate: : In questo modo si evitano confusioni con le parentesi che indicano l’ordine delle operazioni. Questa notazione è usata da alcuni programmi di calcolo simbolico. Nelle funzioni di due variabili si usa talvolta la '''notazione infissa''', ossia : ad esempio, nelle usuali operazioni di addizione e sottrazione si usa scrivere e invece di e === Estensione e restrizione di una funzione === Data una funzione e un insieme tale che , si dice che la funzione è un''estensione di f all’insieme '' se : dove è l’inclusione di in , data da . Si dice viceversa che '' è la restrizione di '''' all’insieme ''. La restrizione di una funzione a un insieme contenuto nel suo dominio è abitualmente indicata con . Quando il dominio di una funzione è il prodotto cartesiano di due o più insiemi, e dunque la funzione agisce su -uple di elementi di insiemi, allora l'immagine del vettore di questi elementi viene indicata con la notazione : In questo caso la funzione viene anche chiamata '''funzione di vettore'''. A tal proposito in fisica si parla di campo. Per esempio, si consideri la funzione di moltiplicazione che associa un vettore di due numeri naturali e al loro prodotto: . Questa funzione può essere definita formalmente come avente per dominio , l'insieme di tutte le coppie di numeri naturali; si noti inoltre che in questo caso la funzione è simmetrica rispetto alle componenti del vettore: e quindi si tratta di una '''funzione di un insieme''' in cui non importa cioè l'ordine degli elementi. Sono inoltre possibili anche altri raggruppamenti delle variabili: per esempio risulta estremamente importante nello studio dei sistemi di equazioni differenziali la teoria della '''funzione di matrice''': : === Operazioni binarie === Molte operazioni binarie dell'aritmetica, come l'addizione e la moltiplicazione, sono funzioni dal prodotto cartesiano a valori in , e vengono descritte tramite la notazione infissa: si scrive cioè (e non ) per descrivere l'immagine della coppia tramite l'operazione . Questa notazione è stata generalizzata dall'algebra moderna, per definire strutture algebriche come ad esempio quella di gruppo, come un insieme dotato di alcune operazioni binarie aventi determinate proprietà. Se il ''codominio'' di una funzione è il prodotto cartesiano di due o più insiemi, questa può essere indicata come '''funzione vettoriale'''. Tali variabili spesso vengono aggregate in un vettore; a tal proposito in fisica si parla di campo vettoriale. Un esempio tipico è dato da una trasformazione lineare del piano, ad esempio: :. Una funzione è invece detta '''polidroma''' nel caso in cui esista almeno un elemento del dominio cui corrisponde più di un elemento del codominio. In effetti tali funzioni non rientrano nella definizione data inizialmente, ma in alcuni campi (ad esempio in analisi complessa) essa viene estesa proprio in questo senso. Un esempio di funzione polidroma è la radice quadrata di un numero reale positivo, che può essere descritta come una funzione : che associa a ogni numero reale positivo l'insieme delle sue due radici quadrate. Un esempio analogo è il logaritmo definito sull'insieme dei numeri complessi. Nella matematica e sostanzialmente in tutte le sue applicazioni si incontrano numerosi tipi di funzioni, che si presentano anche con caratteristiche molto diverse, e che vengono classificate seguendo diversi criteri. === Classificazione puramente insiemistica === * Funzione iniettiva * Funzione suriettiva * Funzione biunivoca * Endofunzione * Permutazione * Involuzione === Classificazione delle funzioni nell'ambito della teoria della calcolabilità === * Funzione ricorsiva primitiva * Funzione calcolabile * Funzione ricorsiva (secondo la Tesi di Church-Turing, funzioni ricorsive e funzioni calcolabili sono la stessa cosa) * Funzione ricorsiva totale * Funzione enumerativa === Classificazione delle funzioni nell'ambito dell'analisi matematica === * Funzione armonica * Funzione continua * Funzione pari e funzione dispari * Funzione crescente, funzione decrescente e funzione monotona * Funzione polinomiale * Funzione razionale fratta * Funzione algebrica e funzione trascendente * Funzione differenziabile * Funzione liscia * Funzione analitica * Funzione olomorfa * Funzione antiolomorfa * Funzione meromorfa * Funzione convessa * Funzione concava * Funzione integrale * Funzione cilindrica === Alcune funzioni notevoli === * Funzione Beta, funzione Gamma, funzione zeta di Riemann * Funzioni trigonometriche: seno, coseno, tangente, cotangente, secante, cosecante * Funzione identità * Funzione esponenziale, logaritmo === Funzioni di interesse probabilistico e statistico === * Funzione di ripartizione * Funzione di probabilità * Funzione di densità * Funzione generatrice dei momenti * Funzione caratteristica Data una funzione di variabile reale a valori reali e una costante , su di essa sono applicabili le operazioni aritmetiche elementari ovvero somma, sottrazione, moltiplicazione, divisione, elevamento a potenza, radice ''n''-esima ovvero: : : : se si ha anche : se si ha anche : e se intero maggiore di 1, e se pari si deve avere anche , si ha anche : Date due funzioni e di variabile reale a valori reali sono applicabili le operazioni aritmetiche elementari di cui sopra ovvero: : : : se si ha anche : se (o nel caso in cui ) si ha anche : === Composizione === Date due funzioni  :  →  e  :  →  si può definire la loro '''composizione''': questa è definita applicando prima ad e quindi applicando al risultato . Questa nuova funzione viene denotata con Riconducendoci alla notazione tradizionale con le due notazioni il risultato della precedente composizione applicato all'elemento x del dominio si può scrivere : ===Traslazione=== Data una funzione di variabile reale a valori reali e una costante : * la sua traslata rispetto all'asse verso destra è * la sua traslata rispetto all'asse verso sinistra è * la sua traslata rispetto all'asse verso l'alto è * la sua traslata rispetto all'asse verso il basso è ===Simmetria=== Data una funzione di variabile reale a valori reali: * la simmetrica di rispetto all'asse y è * la simmetrica di rispetto all'asse x è
Funzione beta di Eulero
Grafico delle curve di livello della funzione beta La '''funzione beta di Eulero''', detta anche integrale di Eulero del primo tipo, è data dall'integrale definito: : dove sia che hanno parte reale positiva e non nulla . Questa funzione fu studiata per primo da Eulero e da Legendre, ma fu Jacques Binet a battezzarla con il suo nome attuale.
È una funzione simmetrica, cioè il suo valore non cambia scambiando e : : Inoltre valgono anche le due seguenti identità: * * La funzione beta si può scrivere in molti modi, di cui i più comuni sono i seguenti: : : : : dove è la funzione Gamma e è il fattoriale discendente, cioè . In particolare, combinando la prima e la seconda forma si dimostra che . Così come la funzione gamma descrive i fattoriali dei numeri interi, cioè se l'argomento è un numero intero il suo risultato è il fattoriale di , la funzione beta (con un piccolo aggiustamento degli indici) descrive i coefficienti binomiali; più precisamente è : La funzione beta è stato il primo modello di matrice S nella teoria delle stringhe, congetturato per la prima volta da Gabriele Veneziano. Per ricavare la forma integrale della funzione beta, si può scrivere il prodotto di due fattoriali come: : Ora poniamo , in modo che: : Trasformiamo in coordinate polari con , : : e quindi riscriviamo gli argomenti nella forma solita della funzione beta: : La derivata della funzione beta può essere scritta sfruttando, di nuovo, la funzione gamma: : dove è la funzione digamma. L'integrale di Nörlund-Rice è un integrale di circuitazione che coinvolge la funzione beta. La '''funzione beta incompleta''' è una generalizzazione della funzione beta che sostituisce l'integrale definito della funzione beta con un integrale indefinito. È una generalizzazione del tutto analoga a quella della funzione gamma (la funzione gamma incompleta). La funzione beta incompleta è definita come: : Per , la funzione beta incompleta ridiventa la normale funzione beta. La '''funzione beta incompleta regolarizzata''' (o più brevemente '''funzione beta regolarizzata''') è definita in termini di entrambe le due: : Calcolando l'integrale per valori interi di e , si ottiene: : === Proprietà === : : :
Funzione Gamma
Funzione gamma sui numeri reali In matematica, la '''funzione Gamma''', nota anche come '''funzione gamma di Eulero''' è una funzione meromorfa, continua sui numeri reali positivi, che estende il concetto di fattoriale ai numeri complessi, nel senso che per ogni numero intero non negativo si ha: :, dove denota il fattoriale di cioè il prodotto dei numeri interi da a : .
Valore assoluto della funzione gamma sul piano complesso La notazione è dovuta a Legendre. Se la parte reale del numero complesso è positiva, allora l'integrale : converge assolutamente. Comunque, usando la continuazione analitica, si può estendere la definizione della a tutti i numeri complessi , anche con parte reale non positiva, ad eccezione degli interi minori o uguali a zero. Usando l'integrazione per parti, in effetti, si può dimostrare che: : per cui si ha: :. In questo modo, la definizione della può essere estesa dal semipiano a quello (ad eccezione del polo in ), e successivamente a tutto il piano complesso (con poli in ). Siccome , la relazione riportata sopra implica, per tutti i numeri naturali , che: : In statistica si incontra di frequente (per esempio nella variabile casuale normale) l'integrale: : che si ottiene ponendo , e quindi , ottenendo quindi : Le seguenti espressioni alternative per la funzione Gamma, sono valide su tutto il piano complesso (ad eccezione dei poli): : dovuta a Gauss, : dove è la costante di Eulero-Mascheroni, dovuta a Schlömilch e ottenibile applicando il teorema di fattorizzazione di Weierstrass alla funzione : Un'ulteriore espressione alternativa è la seguente: : In questa formula sono espliciti i poli di ordine e residuo che la funzione Gamma ha in , per ogni intero non negativo. La singolarità nell'origine può essere anche dedotta dalla relazione di ricorrenza. Infatti : dove è stato fatto uso della relazione . Altre importanti proprietà della funzione Gamma sono la formula di riflessione di Eulero: : e quella di duplicazione: : che a sua volta è un caso particolare della formula di moltiplicazione: : la quale per diventa: : Quest'ultima identità è ottenibile anche dalla formula di riflessione e dall'identità trigonometrica . Le derivate della funzione Gamma: : possono essere espresse in funzione della stessa funzione Gamma e di altre funzioni, per esempio: : dove è la funzione poligamma di ordine zero. In particolare, : dove è la costante di Eulero-Mascheroni. Si ha, inoltre: : che per intero positivo si riduce ad una somma finita : dove è l'(m-1)-esimo numero armonico. Derivando membro a membro rispetto a si ha, ancora, : che per diverge, mentre per diviene la serie armonica generalizzata di ordine 2 : Lukacs studiò altre proprietà nell'opera ''A Characterization of the Gamma Distribution'' negli ''Annals of Mathematical Statistics'' del 1955. Ricordiamo anche che, a partire dalla funzione Gamma, la funzione poligamma di ordine è definita nel modo seguente: : . === Valori notevoli === Probabilmente, il più noto valore che la funzione Gamma assume su numeri non interi è: : che si può trovare ponendo nella formula di riflessione. Oltre a questo e al già citato valore assunto sui numeri naturali, sono interessanti anche le seguenti proprietà, che interessano i multipli dispari di : : dove denota il semifattoriale e la parentesi tonda a due livelli il coefficiente binomiale. === Teorema di unicità === Il teorema di Bohr-Mollerup afferma che, tra tutte le funzioni che estendono la funzione fattoriale, solo la funzione Gamma è tale che il suo logaritmo è una funzione convessa.
Fotografia
La '''fotografia''' è quell'arte e tecnologia, resa possibile dallo strumento denominato macchina fotografica o fotocamera, in cui si ottiene un'immagine statica tramite un processo di registrazione permanente delle interazioni tra luce e materia, selezionate e proiettate attraverso un sistema ottico su una superficie fotosensibile. Con il termine "fotografia" si indicano tanto la tecnica per riprendere le fotografie, quanto le immagini riprese , nonché, per estensione, il prodotto stampato. L'estrema versatilità di questa tecnologia ha consentito alla fotografia di svilupparsi nei campi più diversi delle attività umane come la ricerca scientifica, l’astronomia, la medicina, il giornalismo, etc, fino a consacrarla in alcuni casi come autentica forma d'arte, nonostante il fatto che generalmente le fotografie non siano direttamente frutto della nostra immaginazione e del nostro operato, come usualmente lo sono un dipinto o un'illustrazione, ma sono sempre e comunque il prodotto diretto di una macchina e hanno come referente, per necessità, il mondo fisico.
Il termine "fotografia" deriva dal greco φῶς, φωτός, luce e -grafia γραϕία, scrittura ovvero "scrittura di/con la luce". Il termine ''fotografia'' deriva quindi dalla congiunzione di due parole greche: luce (φῶς, phṑs) e grafia (γραφή, graphḕ), per cui '''fotografia''' significa ''"scrittura di luce"''. La fotografia è opera della luce e nasce infatti da un principio fisico chiamato diffrazione, che è una sua proprietà caratteristica. La camera oscura e l'obiettivo stenopeico formano il sistema più semplice ed elementare della macchina fotografica che racchiude in sé tutti i principi fisici coinvolti in questa tecnologia. Naturalmente sono stati necessari i risultati ottenuti sia nel campo dell'ottica, sia in quello della chimica e lo studio delle sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu realizzata molto prima che si trovassero dei mezzi chimici per fissare l'immagine ottica in essa proiettata; il primo ad applicarla in ambito fotografico fu il francese Joseph Nicéphore Niépce, cui convenzionalmente viene attribuita l'invenzione della fotografia, anche se studi recenti rivelano tentativi precedenti, come quello di Thomas Wedgwood. Nel 1813 Niépce iniziò a studiare i possibili perfezionamenti alle tecniche litografiche, interessandosi poi anche alla registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica senza l'intervento dell'incisore. In collaborazione con il fratello Claude, Niépce cominciò a studiare la sensibilità alla luce del cloruro d'argento e nel 1816 ottenne la sua prima immagine fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato, forse, con cloruro d'argento. L'immagine non poté essere fissata completamente e Niépce fu indotto a studiare la sensibilità alla luce di altre sostanze, come il bitume di Giudea, che diventa insolubile in olio di lavanda dopo l'esposizione alla luce. J. N. Niépce: Vista dalla finestra a Le Gras, 1826. Il tempo d'esposizione di 8 ore dà l'impressione che il sole illumini gli edifici sia da destra che da sinistra. La prima produzione con la nuova sostanza fotosensibile risale al 1822. Si tratta di un'incisione su vetro raffigurante papa Pio VII. La riproduzione andò distrutta poco dopo e la più antica immagine oggi esistente fu ottenuta da Niépce nel 1826, utilizzando una camera oscura il cui obiettivo era una lente biconvessa, dotata di diaframma e di un basilare sistema di messa a fuoco. Niépce chiamò queste immagini eliografie. Nel 1829 fondò con Louis Daguerre, già noto per il suo diorama, una società per lo sviluppo delle tecniche fotografiche. Nel 1839 il fisico François Arago presentò all'Accademia delle scienze francese il brevetto di Daguerre, chiamato dagherrotipo; la notizia suscitò l'interesse di William Fox Talbot, che dal 1835 testava un procedimento fotografico, la calotipia, e di John Herschel, che lavorava, invece, su carta trattata con sali d'argento, utilizzando un fissaggio a base di tiosolfato sodico. Nello stesso periodo, a Parigi, Hippolyte Bayard ideò una tecnica usando un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d'argento, dal quale si otteneva poi una copia positiva. Bayard fu però invitato a terminare gli esperimenti per evitare una concorrenza con Daguerre. Lo sviluppo del dagherrotipo fu favorito anche dalla costruzione di apparecchi speciali dotati di un obiettivo a menisco acromatico ideato nel 1829 da Charles Chevalier. Tra il 1840 e il 1870 i processi e i materiali fotografici vengono perfezionati: * nel 1841 François Antoine Claudet rinnova la ritrattistica introducendo lastre per dagherrotipia a base di cloruro e ioduro d'argento, che consentono pose di pochi secondi; * nel 1851 Frederick Schott Archer propone il procedimento al collodio che sostituisce la dagherrotipia e la calotipia. * Tra il 1851 e il 1852 vengono introdotte l'ambrotipia e la ferrotipia, per ottenere positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro a un supporto di carta o panno neri, o di metallo brunito; * nel 1852 viene istituita a Firenze la più antica azienda al mondo nel campo della fotografia: la Fratelli Alinari. * Nel 1857 compare il primo ingranditore a luce solare a opera di J. J. Woodward; * nel 1859 R. Bunsen e H. E. Roscoe realizzano le prime istantanee con lampo al magnesio. Le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre quelle per sintesi sottrattiva sono state introdotte da Louis Ducos du Hauron (1869). R. L. Maddox porta una novità: le lastre con gelatina animale come legante. * Infine, nel 1873 H. Vogel scopre il principio della sensibilizzazione cromatica e realizza le prime lastre ortocromatiche. === Perfezionamento di tecnologie e materiali === Museo nazionale Alinari della fotografia, a Firenze Gli sforzi furono anche indirizzati al perfezionamento dei materiali sensibili, dei procedimenti di sviluppo e degli strumenti ottici. Tra le innovazioni più importanti si ricordano: l'introduzione degli apparecchi fotografici portatili (1880); l'introduzione delle pellicole in rullo, realizzate per la prima volta da G. Eastman inizialmente con supporto in carta (1888) e successivamente con supporto in celluloide (1891). Nel 1890 F. Hurter e V. C. Driffield iniziarono lo studio sistematico della sensibilità alla luce delle emulsioni, dando origine alla sensitometria. Un considerevole miglioramento delle prestazioni degli obiettivi si ebbe nel 1893, quando H. D. Taylor introdusse un obiettivo anastigmatico (tripletto di Cooke) con sole tre lenti non collate; tale obiettivo fu perfezionato da P. Rudolph nel 1902 con l'introduzione di un elemento posteriore collato e venne prodotto l'anno dopo dalla Zeiss, con il nome di Tessar. Fotocamera reflex Contax-S del 1949 Altri progressi si ebbero con l'introduzione del sistema reflex (1928) e degli strati antiriflesso sulle superfici esterne delle lenti (che migliorarono enormemente la trasmissione tra aria e vetro e il contrasto degli obiettivi) e con il processo Polaroid in bianco e nero (che permetteva di ottenere in pochi secondi una copia positiva, utilizzando un apparecchio e una pellicola speciali), introdotto nel 1948 da E. H. Land e successivamente esteso al colore. Negli anni sessanta con gli esposimetri incorporati nelle macchine fotografiche ebbe inizio l'epoca degli automatismi: l'evoluzione tecnologica in tale campo fu tale che alla fine degli anni ottanta, con la miniaturizzazione dei circuiti elettronici, la messa a fuoco e l'esposizione diventano completamente automatiche; inoltre micromotori provvedono al caricamento della pellicola, al suo avanzamento dopo ogni scatto e al riavvolgimento nel caricatore al termine dell'uso. Negli anni ottanta entrarono in produzione macchine per la fotografia digitale che al posto della pellicola avevano un CCD (''Charge Coupled Device''), lo stesso elemento sensibile delle videocamere. Questo componente era in grado di analizzare l'intensità luminosa e il colore dei vari punti che costituiscono l'immagine e di trasformarli in segnali elettrici che venivano poi registrati su un supporto magnetico (nastro o disco) che poteva contenere alcune decine di immagini. L'immagine registrata poteva essere immediatamente rivista su un monitor, stampata da un'apposita stampante, o spedita via cavo o via rete, a qualsiasi distanza. Macchine di questo tipo venivano usate soprattutto dai fotoreporter, perché permettevano l'immediata trasmissione delle foto ai giornali, che non hanno bisogno di immagini ad alta definizione. L'inconveniente principale della fotografia elettronica era infatti la scarsa definizione delle immagini, in confronto a quella della fotografia tradizionale. Notevole diffusione ha avuto l'elaborazione elettronica delle immagini fotografiche, che, digitalizzate da uno scanner ad alta definizione, possono essere corrette ed elaborate a piacere (eliminazione di dominanti cromatiche, modifica dei colori, cancellazione e aggiunta di parti di immagine, fino a ottenere fotomontaggi quasi perfetti). L'immagine elaborata viene poi stampata su pellicola, con la stessa definizione dell'originale. Negli ultimi anni lo sviluppo della fotografia digitale ha avuto implicazioni incredibili sia nella fase di ripresa delle immagini che in quella di riproduzione. Da un lato i sofisticati sistemi di esposizione, messa a fuoco, inquadratura e disponibilità immediata delle immagini in fase di ripresa e dall'altro la loro elaborazione sul computer hanno ridimensionato il lavoro di camera oscura per lo sviluppo del negativo e/o della diapositiva e per la loro stampa. Essa richiedeva lunghe ore al buio, pazienza e risorse economiche, al punto che grandi fotografi utilizzavano spesso laboratori professionali per le loro immagini. Oggi il processo è alla portata di tutti grazie alle immagini digitali che possono essere ritoccate, modificate e trasferite con il computer di casa propria, avvalendosi di programmi di editing e/o fotoritocco e modalità di archiviazione di file anziché di voluminosa carta che hanno in gran parte ridotto la domanda di pellicole e di stampa tradizionale delle foto. La prima fotografia a colori scattata da Maxwell nel 1861. === Riproduzione dei colori === J. T. Seebeck (1810) e J. F. Herschel (1840), H. Becquerel (1848), L. L. Hill (1850) e Joseph Nicéphore Niépce erano riusciti a ottenere delle registrazioni instabili di oggetti colorati, probabilmente per un fenomeno di interferenza all'interno dello strato sensibile. Tale fenomeno venne utilizzato da Gabriel Lippmann, in un procedimento messo a punto nel 1891, esponendo, attraverso il supporto di vetro, una lastra fotografica con l'emulsione a contatto con mercurio. L'interferenza tra la radiazione incidente e quella riflessa dal mercurio, che fungeva da specchio, faceva sì che l'emulsione rimanesse impressionata a diversi livelli di profondità, la distanza fra i quali era funzione della lunghezza d'onda della radiazione. La lastra, sviluppata e osservata per riflessione, restituiva un'immagine con i colori naturali. Il procedimento di Lippmann, sfruttato commercialmente per qualche anno, fu abbandonato per la difficoltà nella preparazione dei materiali e del loro trattamento. Nel frattempo James Clerk Maxwell aveva teorizzato i principi della sintesi additiva dei colori e nel 1855 aveva ottenuto i primi risultati incoraggianti, che rese pubblici nel 1861. Nel suo procedimento l'oggetto colorato veniva ripreso su tre diverse lastre attraverso tre filtri di colore blu, verde e rosso; venivano poi ricavate tre diapositive che, proiettate a registro su uno schermo mediante tre proiettori muniti degli stessi filtri usati per la ripresa, riproducevano a colori il soggetto. Un procedimento simile, che utilizzava i colori blu, giallo e rosso, venne ideato indipendentemente, nel 1862, da Louis Ducos du Hauron, al quale si devono anticipazioni per tutti i procedimenti utilizzati fino a oggi. Nel 1868 egli osservò che un foglio di carta ricoperto di sottili linee adiacenti di colore blu, verde e giallo, appariva bianco se osservato per trasparenza e grigio se osservato per riflessione e brevettò un procedimento di fotografia a colori basato su questo fenomeno. Il procedimento venne ripreso in considerazione negli ultimi anni del XIX secolo quando furono disponibili materiali sensibili pancromatici con i quali era possibile effettuare la ripresa attraverso un reticolo di linee o di granuli di colore blu, verde e rosso; in seguito all'inversione dell'immagine in bianco e nero, il complesso immagine-reticolo osservato per trasparenza restituiva i colori originali. Sfruttando questo principio i fratelli Lumière realizzarono le lastre Autochrome, la cui produzione iniziò nel 1907. Materiali simili vennero prodotti in Germania (Agfacolor) e in Gran Bretagna. Nel 1908 A. K. Dorian propose di sostituire i reticoli colorati con un insieme di minuscole lenti ottenute per goffratura sul lato del supporto opposto a quello su cui era stesa l'emulsione. Ponendo davanti all'obiettivo un filtro costituito da tre bande colorate, ciascuna lente proiettava tre immagini, che venivano sovrapposte utilizzando un proiettore che montava sull'obiettivo lo stesso filtro usato in ripresa. Su questo principio si basavano i primi materiali Kodacolor, prodotti fino al 1935. Tutti questi procedimenti non consentivano la produzione di stampe a colori, se non con mezzi tipografici. L'unico a ottenere copie fotografiche su carta fu E. Vallot che nel 1895 aveva ripreso un'idea di Louis Ducos du Hauron, introducendo un procedimento che però, a causa della bassa sensibilità e della scarsa stabilità dei colori, non ebbe successo commerciale. L'era della fotografia a colori moderna iniziò nel 1935 con la pellicola per diapositive Kodachrome, seguita nel 1936 dalla Agfacolor. La prima richiedeva un trattamento speciale, perché i colori venivano aggiunti nel corso dello sviluppo. Nella seconda, invece, che è stata la capostipite delle moderne pellicole per fotografie a colori su carta, tre strati, sensibili rispettivamente al blu, al verde e al rosso, contenevano anche i coloranti, che davano origine, durante lo sviluppo, a immagini con i colori complementari (giallo, magenta e ciano). L'immagine riacquistava i colori naturali durante lo sviluppo della copia, stampata su carta il cui strato sensibile aveva una struttura simile. Infine la Ciba, riprendendo il vecchio procedimento di sbianca dei coloranti contenuti nei vari strati dell'emulsione, realizzò il sistema Cibachrome, per la stampa di diapositive. Interno di camera oscura, necessaria per stampare fotografie utilizzando sostanze chimiche reagenti alla luce === Processi con l'alogenuro d'argento === Quando si sottopone un alogenuro d'argento all'azione della luce, la radiazione assorbita gli cede l'energia necessaria per scindere il legame tra l'alogeno e il metallo. Il deposito di argento così formato è tanto più denso quanto maggiore è l'intensità dell'illuminazione ed è quindi possibile ottenere con una camera oscura un'immagine negativa del soggetto inquadrato. Tale annerimento diretto dell'alogenuro, detto effetto print-out, è stato il primo metodo utilizzato per ottenere delle immagini agli albori della fotografia, ma aveva l'inconveniente di richiedere tempi di posa lunghissimi. Fin dai primi tempi della fotografia, però, si scoprì casualmente che non era necessario attendere la formazione di un'immagine visibile sul materiale sensibile: anche dopo una breve esposizione era possibile, con un opportuno trattamento chimico, ottenere un'immagine perfettamente formata. In effetti anche nel corso di un'esposizione molto breve si verifica la fotolisi del bromuro di argento in misura tale da formare un'immagine debolissima, non visibile a occhio nudo (immagine latente), ma sufficiente per provocare un'alterazione delle caratteristiche chimico-fisiche dell'emulsione. Trattando questa con particolari sostanze (rivelatore) si ottenne la formazione dell'immagine visibile, che risultava costituita da un insieme di granuli d'argento originati dalla riduzione dei singoli cristalli di alogenuro. Sono questi che conferiscono all'immagine la caratteristica struttura granulosa. Nell'effetto print-out, l'energia necessaria per la riduzione dell'alogenuro ad argento metallico è fornita interamente dalla radiazione assorbita dall'emulsione, mentre nel secondo caso, la radiazione cede solo la piccola quantità di energia necessaria alla formazione dell'immagine latente. Il rivelatore fornisce in un secondo tempo la quantità di energia necessaria per portare a termine il processo, con un effetto di amplificazione di circa un milione di volte. Dopo la formazione dell'immagine occorre allontanare l'alogenuro d'argento rimasto inutilizzato (fissaggio), oppure renderlo insensibile alla luce (stabilizzazione). Il trattamento di un moderno materiale fotografico in bianco e nero richiede quindi un bagno di sviluppo e uno di fissaggio, cui si interpone un lavaggio o un bagno di arresto, e un lavaggio finale prima dell'asciugatura. Il lavaggio finale, estremamente importante per la conservazione dell'immagine, asporta ogni traccia dei prodotti chimici impiegati nel corso del trattamento. Nei materiali a colori (a eccezione della Kodachrome), la formazione dei coloranti avviene utilizzando uno sviluppo cromogeno che, contemporaneamente alla riduzione del bromuro impressionato, provoca la formazione del colore all'interno di ognuno dei tre strati sensibili sovrapposti. Con i procedimenti accennati si ottiene sempre un'immagine negativa rispetto all'originale usato per la ripresa o la stampa. È possibile ottenere direttamente delle immagini positive mediante un procedimento di inversione nel corso del quale si distrugge l'immagine negativa e se ne forma una positiva utilizzando l'alogenuro d'argento non impressionato nel corso dell'esposizione. La distruzione della negativa avviene per mezzo di un bagno di sbianca che, nel colore, ha anche la funzione di liberare i coloranti dal deposito opaco d'argento che li maschera. Il sempre crescente aumento del costo dell'argento ha portato, da un lato, una notevole diffusione dei procedimenti di recupero di questo dai bagni di fissaggio, che possono contenere diversi grammi d'argento per litro, e, dall'altro lato, ha favorito lo sviluppo di procedimenti nuovi o non tradizionali. Poiché i materiali a sviluppo cromogeno consentono il recupero totale dell'argento, sono state introdotte pellicole a sviluppo cromogeno anche in bianco e nero. === Processi senza argento === Fin dai primi tempi della fotografia si tentò di impiegare delle sostanze fotosensibili senza argento, per esempio la carta al ferroprussiato, usata per la riproduzione di disegni tecnici (cianografia), ma senza grandi successi. Altri procedimenti di stampa, introdotti nel 1850, furono quelli alla gomma bicromata e al pigmento, applicati specialmente nel rotocalco. Tra gli altri procedimenti un tempo applicati o di più recente applicazione si ricordano: * la termografia, che si basa sulla proprietà di svariate sostanze di annerire, fondere o subire altre trasformazioni se sottoposte a riscaldamento; * l'elettrografia, il cui principio fu indicato nel 1935 da P. Selenyi e che ha avuto uno sviluppo eccezionale nel campo della fotoriproduzione di documenti (in particolare la xerografia); * la fotopolimerizzazione, che sfrutta la proprietà della luce di provocare la polimerizzazione di molte sostanze; a questo procedimento appartiene la resinotipia inventata negli anni venti del Novecento da Rodolfo Namias; * il procedimento Kalvar, usato per la produzione di microfilm e di positivi cinematografici, nel quale l'esposizione alla luce provoca la decomposizione di una sostanza fotosensibile incorporata in uno strato plastico con liberazione di bollicine di gas, che rendono opaco lo strato; * la fotocromia, che si basa sulla proprietà di alcune sostanze di cambiare colore sotto l'azione della luce. Una delle maggiori difficoltà connesse con l'introduzione di nuovi sistemi fotosensibili era costituita dalla scarsa efficienza con cui, in generale, veniva registrata l'immagine. L'unico sistema che presenta un fattore di amplificazione paragonabile a quello basato sugli alogenuri d'argento è la fotopolimerizzazione, mentre gli altri possiedono una capacità di amplificazione molte migliaia di volte inferiore. Nei sistemi fotografici tradizionali, gli alogenuri d'argento non impressionati vengono asportati nel bagno di fissaggio oppure, nel processo di inversione, vengono utilizzati per formare un'immagine positiva sul medesimo supporto. === Processi per le istantanee === Diversi sono i processi diffusivi nei quali l'alogenuro non impressionato viene trasformato in un sale solubile che diffonde dal negativo verso un supporto sul quale viene ridotto ad argento metallico dando luogo alla formazione dell'immagine positiva. Questo procedimento, descritto per la prima volta nel 1939 e utilizzato inizialmente per materiali da fotoduplicazione, consente la cosiddetta fotografia istantanea. Le prime applicazioni pratiche si ebbero nel 1948 con il sistema Polaroid in bianco e nero che permetteva di ottenere una positiva in soli 15 secondi; in seguito fu messo a punto un analogo sistema per le positive a colori ottenibili in circa un minuto. Nel procedimento a colori il negativo è costituito da tre strati di emulsione sensibili alla luce blu, verde e rossa, ai quali sono intercalati altrettanti strati contenenti tre diversi rivelatori di colore rispettivamente giallo, magenta e blu-verde. anni settanta per immagini fotografiche di rapido sviluppo esposto al Museo d'arte contemporanea Villa Croce Dopo l'esposizione il negativo viene portato a contatto con il supporto destinato a ricevere l'immagine positiva; tra i due si trova un sottile velo di attivatore alcalino. In presenza dell'attivatore i rivelatori colorati, contenuti nello strato sviluppatore, riducono il bromuro esposto e rimangono così immobilizzati nello strato sensibile. I rivelatori che non hanno reagito, invece, diffondono attraverso il negativo e lo strato di attivatore fino a raggiungere il supporto, dove si fissano. Nel 1976 la Kodak lanciò un suo sistema di fotografia istantanea, Kodak Instant. Le pellicole di questa fotocamera ricalcavano il percorso tracciato dalla Polaroid, anch'esse autosviluppanti. A differenza delle Polaroid però erano rettangolari e l'immagine sulla superficie misurava 9 x 6,8 cm. Dopo aver perso una battaglia di brevetti con la Polaroid Corporation, Kodak ha lasciato il business Instant Camera il 9 gennaio 1986. Quest'ultima, nel 1985 presentò una pellicola per diapositive, sia in bianco/nero che a colori, a sviluppo istantaneo; essa non richiedeva macchine speciali, ma poteva essere esposta con qualsiasi macchina che utilizzasse le normali pellicole 135 (formato 24 x 36 mm). La pellicola a colori, chiamata Polachrome, è in realtà una pellicola in bianco/nero, filtrata, sia in ripresa che in proiezione, da un fitto reticolo di linee blu, verde e rosso (secondo il principio già sfruttato dai fratelli Lumière con le lastre Autochrome). Lo sviluppo viene effettuato sull'intera pellicola, in un apparecchietto che stende su di essa i prodotti chimici racchiusi in un contenitore venduto insieme alla pellicola. Anche la pellicola per stampe a colori immediate è stata notevolmente perfezionata dalla Polaroid: è stato eliminato il negativo (che doveva essere gettato, insieme ai residui dei prodotti chimici di sviluppo), e la sensibilità è stata aumentata a 600 ASA. Lo sviluppo avviene in piena luce, in circa 90 secondi. Alcune pellicole a sviluppo immediato (in bianco e nero e a colori) possono essere utilizzate, per mezzo di un apposito accessorio, anche su molti apparecchi professionali e su apparecchiature scientifiche: esse danno copie formato 8,3 x 10,8 cm, spesso usate per controllare la distribuzione delle luci e delle ombre prima dello scatto definitivo su pellicola tradizionale. === Generalità === La natura essenziale della fotografia è proprio quella della ''documentazione'', in quanto di base la fotografia riprende sempre la realtà dello stato fisico della materia, attraverso la radiazione fotonica. Questo processo comporta una netta differenziazione tra una rappresentazione immaginifica e creativa, sviluppata in un disegno fatto a mano libera (un'opera d'arte dell'uomo) e la rappresentazione del reale quale ''immagine fotografica'' "creata" dalla luce e ripresa dalla fotocamera. Pensiamo ad esempio se la fotografia del nostro volto ritratto, che accompagna tutti i nostri documenti personali (Patente di Guida, Passaporto, Carta d'Identità), fosse creato a mano libera come un disegno o una pittura. Non avrebbe alcuna validità legale. Per questo la fotografia si è rivelata uno strumento di sempre maggiore utilità nell'indagine scientifica, documentaristica e legale. Non solo, essa offre infatti la possibilità di registrare fenomeni che non possono essere osservati direttamente ad occhio nudo, come per esempio quelli che si verificano in tempi brevissimi (fotografia ultrarapida), quelli che avvengono su scala microscopica, quelli che interessano regioni molto vaste della Terra o dello spazio dell'Universo (fotografia aerea, orbitale, astronomica) e quelli legati alle radiazioni elettromagnetiche invisibili all'uomo. Tra le più importanti applicazioni della fotografia in campo scientifico, si ricordano la fotografia ultrarapida e stroboscopica, la fotografia stereoscopica, la fotografia nell'infrarosso e nell'ultravioletto, la fotografia aerea e orbitale, la fotografia astronomica. Anche la fotografia a raggi X è una tipologia di fotografia documentaristica utilizzata in vari campi della ricerca, come la fotografia forense, ecc. === Fotografia ultrarapida e stroboscopica === Già nel 1851 W. H. F. Talbot, utilizzando come fonte di luce la scintilla provocata dalla scarica di una serie di bottiglie di Leida, riuscì a realizzare delle immagini con un tempo di posa dell'ordine del milionesimo di secondo. Questa tecnica venne dapprima applicata alla balistica e le prime immagini di un proiettile in volo risalgono al 1885 e sono dovute a Ernst Mach; nel 1896 si osservò per la prima volta l'onda d'urto che si propaga insieme a un proiettile che si muove a elevata velocità. Nel 1930 H. Edgerton iniziò uno studio sistematico delle possibilità della fotografia ultrarapida, dedicandosi particolarmente al perfezionamento delle sorgenti di luce e utilizzando in modo particolare il flash elettronico. In effetti gli otturatori meccanici non consentono tempi di posa inferiori a qualche frazione di millesimo di secondo, che permettono la ripresa solamente di oggetti in movimento relativamente lento. Le riprese ultrarapide richiedono quindi l'impiego di sorgenti che emettono lampi di luce particolarmente brevi e intensi senza l'impiego di otturatori, oppure utilizzando otturatori speciali. Con questi sistemi si ottengono normalmente tempi di posa dell'ordine del decimilionesimo di secondo e si possono raggiungere i 5 nanosecondi. Utilizzando per l'illuminazione una serie di lampi di luce in rapida successione si ottiene sul negativo una serie di immagini in posizione diversa. È questo il principio su cui si basa la fotografia stroboscopica, utilizzata per l'analisi dei movimenti. === Fotografia stereoscopica === La fotografia riproduce gli oggetti su una superficie piana e l'illusione della profondità è data esclusivamente dalla prospettiva e dal chiaroscuro. È però possibile riprodurre l'effetto della visione binoculare osservando separatamente con i due occhi due immagini riprese da punti posti a distanza pupillare attraverso l'utilizzo della fotocamera stereoscopica. La fotografia stereoscopica nasce per interessamento di sir Charles Wheatstone che nel 1832 realizza il primo stereoscopio a specchi e che, in seguito alla nascita della fotografia, entra in contatto con William Fox Talbot, commissionandogli i primi esperimenti di "stereofotografia". Le prime immagini stereoscopiche vengono realizzate nel 1842 e sono dei dagherrotipi. In seguito gli stereogrammi verranno confezionati come positivi su cartoncino, illuminati per riflessioni, su carta sottile e lastre di vetro, illuminati per trasparenza, e infine, nel XX secolo su diapositiva, trovando ampia diffusione commerciale. La fotografia stereoscopica trova svariate applicazioni che vanno dal puro intrattenimento, alla ricerca scientifica (ad esempio l'osservazione astronomica), al rilievo fotogrammetrico. === Fotografia nell'infrarosso e ultravioletto === Gli alogenuri d'argento possiedono una sensibilità naturale che si estende nelle zone dell'ultravioletto e del blu ed è limitata solo dall'assorbimento dell'obiettivo, della gelatina e dell'aria. I comuni obiettivi fotografici trasmettono l'ultravioletto fino a circa 320 nm, limite oltre il quale occorre usare obiettivi con lenti in quarzo o fluorite, che trasmettono fino a circa 120 nm. Peraltro, al di sotto dei 200 nm diviene sensibile l'assorbimento dell'aria, per cui occorre operare in atmosfera d'azoto o, meglio, nel vuoto. Per evitare la perdita di sensibilità dovuta all'assorbimento della gelatina, si usano emulsioni con concentrazione di bromuro d'argento molto elevata. Oltre che per la ripresa diretta di immagini, la radiazione ultravioletta viene spesso impiegata per eccitare la fluorescenza degli oggetti da fotografare nel campo del visibile. In questo caso si antepone all'obiettivo un filtro che blocchi la radiazione ultravioletta riflessa dal soggetto trasmettendo invece la fluorescenza visibile. La ripresa viene effettuata con un comune materiale in bianco e nero o, più spesso, a colori, a causa della vivacità dei colori di fluorescenza. All'altra estremità dello spettro visibile, la radiazione infrarossa non viene assorbita dagli alogenuri d'argento e non è quindi in grado di impressionare le emulsioni fotografiche. Particolari sensibilizzatori cromatici possono però rendere sensibili i materiali fotografici anche alla radiazione infrarossa fino a circa 850 nm. L'impiego di filtri particolari consente di limitare la trasmissione della radiazione visibile, cui il bromuro d'argento è sensibile, fino a eliminarla completamente con l'impiego di filtri neri. Esistono anche materiali a colori con uno strato sensibile all'infrarosso, registrato con un colore convenzionale. Le riprese nell'infrarosso e nell'ultravioletto interessano principalmente i campi dell'astrofisica, spettroscopia, mineralogia, criminologia, storia dell'arte, biologia, medicina, prospezione aerea del suolo, grafoscopia. === Fotografia aerea e orbitale === Immagine ripresa dall'Apollo 17 L'aerofotogrammetria è la tecnica di indagine del terreno che si serve di macchine fotografiche installate a bordo di aeromobili. Trova applicazioni nel campo della ricognizione archeologica, delle ricerche geologiche, in agricoltura per ricavare informazioni sulla natura dei terreni e sull'estensione delle colture, in campo militare per ottenere informazioni su obiettivi strategici. La fotografia orbitale permette la ripresa di immagini da altezze molto superiori a quelle proprie della fotografia aerea, della quale costituisce un'estensione, mediante apparecchi posti su veicoli spaziali in orbita intorno alla Terra. Tra le sue varie applicazioni si ricordano le indagini meteorologiche, le ricerche sull'inquinamento dei mari, sulle risorse della Terra. Queste applicazioni sono sempre più raffinate anche grazie allo sviluppo e all'incrocio di diverse tecniche di ripresa fotografica digitale incrociate con altri sistemi di rilevazione come il radar. Esempio di ciò è il satellite Envisat, messo in orbita dall'ESA (Agenzia Spaziale Europea) che grazie all'incrocio dei dati prodotti dai suoi undici strumenti permette la realizzazione di immagini satellitari utili per lo studio di fenomeni come la desertificazione, l'eutrofizzazione dei mari e i cambiamenti climatici. === Fotografia astronomica === Consiste nella registrazione fotografica delle immagini dei corpi celesti. Tale tecnica presenta diversi vantaggi rispetto all'osservazione diretta perché l'emulsione fotografica, esposta per un tempo sufficientemente lungo, viene impressionata anche da radiazioni visibili di intensità troppo debole per poter essere percepite dall'occhio umano anche con l'aiuto di potenti telescopi. Il metodo prevede appositi sistemi di inseguimento che compensano la rotazione della terra e la conseguente rotazione apparente della volta celeste. In assenza di questi si ottengono effetti ''artistici'' con conseguente ''strisciata'', centrata a nord, degli astri, o ci si limita a brevi esposizioni a basso ingrandimento. Inoltre l'uso di emulsioni particolarmente sensibilizzate permette lo studio di corpi celesti che emettono radiazioni comprese in zone dello spettro luminoso in corrispondenza delle quali l'occhio umano non è sensibile. In tempi più recenti sono stati usati anche sistemi digitali, basati su CCD o CMOS, delle volte raffreddati a basse temperature per diminuire il rumore termico. Tramite l'uso di filtri interferenziali, è anche possibile ottenere fotografie solo alla luce di alcune righe spettrali, ottenendo quindi informazioni sulla composizione della sorgente. Tuttavia, è possibile ottenere ottime fotografie astronomiche anche con fotocamere reflex commerciali (in quest'ultimo caso, è consigliato rimuovere il filtro che copre il sensore in quanto ha una bassa trasmissività per i fotoni h-alpha, una riga importantissima in astronomia in quanto tutte le regioni HII emettono in tale banda). === Fotomicrografia === Cellule viste al microscopio a fluorescenza, marcate con tre differenti fluorocromi Consiste nella registrazione fotografica delle immagini di soggetti piccolissimi, nel caso di microscopia ottica nell'ordine dei micron. Anche qui tale tecnica presenta diversi vantaggi rispetto all'osservazione diretta perché l'emulsione fotografica o il sensore digitale, esposti per un tempo sufficientemente lungo, registrano anche radiazioni di intensità troppo debole per poter essere percepite dall'occhio umano e, specialmente in caso di tecniche in fluorescenza, permettono l'arresto tramite tempi di esposizione brevi di soggetti molto rapidi come protozoi in vivo, o la visualizzazione in porzioni dello spettro non percepibili dall'occhio eccetera. La fotografia cominciò ad acquistare autonomia agli inizi del XX secolo, mentre le polemiche sui rapporti con l'arte, in seguito indagati con acutezza da Walter Benjamin, erano vivacissime. In merito alla diatriba, sempre attuale, una distinzione si può fare tra la fotografia come strumento e la fotografia come linguaggio. Nel primo caso si sfruttano in quanto tali le possibilità di riproduzione meccanica delle immagini, nel secondo queste stesse possibilità vengono utilizzate a fini documentaristici ed espressivi. Quindi da un lato si possono annoverare i processi di fotoriproduzione, utilizzati nei settori più diversi, dalla fotomeccanica alla spettroscopia, dall'altro tutte le utilizzazioni della fotografia per una descrizione, a diversi livelli di obiettività, di fenomeni scientifici, di avvenimenti, di realtà sociali o di altri valori umani, figurativi e astratti. In opposizione ai concetti della foto d'arte, con tutto il corollario dei trucchi di mestiere, operò agli inizi del XX secolo Alfred Stieglitz, capo del gruppo statunitense Photo-Secession, esaltando le riprese immediate con piccoli apparecchi portatili alla ricerca dell'illusione di realtà, cercando il cubismo nella natura (soggetti disumanizzati, riproduzione del ritmo nella ripetizione di elementi base, sovrapposizioni, ecc.). Dal canto suo il tedesco Albert Renger-Patzsch, in polemica con le tesi della Photo-Secession sostenne, parafrasando Spinoza, che la bellezza del mondo dipendeva dall'immaginazione dell'uomo e quindi anche dalla scelta che l'obiettivo faceva del particolare. Una terza tesi veniva proposta da A. G. Bragaglia, teorizzata nel volume Fotodinamismo futurista (1911), da fotografi come l'americano Alvin Langdon Coburn, lo svizzero Christian Schad, l'ungherese László Moholy-Nagy (del Bauhaus), lo statunitense Man Ray, l'italiano Luigi Veronesi che, proclamando l'importanza essenziale della "ricerca" riaffermavano o giungevano all'astrattismo. Fu questo il punto di partenza di ogni avventura e sperimentazione fotografica successiva, testimoniate dall'attività di gruppi come Fotoform (1949), dalle foto di movimento di Gjon Mili, dalla scuola della candid photography e da tutti gli sperimentatori fluttuanti dalla ricerca del vero alla sensazione, dal documento alla realizzazione d'arte. In Italia la fotografia d'arte è chiamata anche fotografia di ricerca e raggiunge il suo apice negli anni '70-'80. Tra gli autori più significativi di questo genere fotografico vanno ricordati: Luigi Ghirri, Franco Fontana, Paolo Gioli. Un cenno va fatto anche per le fotografie di moda e di pubblicità, che adattano alle specifiche funzioni il patrimonio finora acquisito, trasfondendo nell'immagine, con la suggestione creativa, il potere o la ricerca della persuasione. Oggi la fotografia è accettata come una vera e propria forma d'arte. Indicatori di questo sono il numero crescente di musei, collezioni e strutture di ricerca per la fotografia, l'aumento di cattedre per la fotografia e, ultimo ma non meno importante, l'aumento del valore delle fotografie nelle aste d'arte e i circoli collezionistici. Molte aree tematiche sono state istituite: il paesaggio, nudo, industriale, fotografia teatrale, e altre ancora. Un'evoluzione ulteriore della fotografia, limitrofa al cinema, è la multivisione, basata sulla proiezione di diapositive in dissolvenza incrociata, spesso con un accompagnamento musicale. Questa tecnica è utilizzata spesso a scopi didattici o pubblicitari, ma la forte componente creativa e poetica del mezzo fotografico ha ispirato la creazione in multivisione di autentiche opere d'arte. La fotografia digitale ha poi ulteriormente variato il contesto mettendo alla portata di tutti la tecnica delle ''presentazioni'', anch'esse destinate principalmente a scopi illustrativi, commerciali, didattici, ma passibile di utilizzo in campo artistico Logo indicante un lavoro protetto da Copyright Il diritto d'autore considera fotografie ai fini della tutela relativa alle «immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo» (dalla Legge 22 aprile 1941, n. 633, CAPO V art. 87). Viene stabilito che «Spetta al fotografo il diritto esclusivo di riproduzione, diffusione e spaccio della fotografia, salve le disposizioni stabilite dalla Sezione II del CAPO VI di questo titolo, per ciò che riguarda il ritratto e senza pregiudizio, riguardo alle fotografie riproducenti opere dell'arte figurativa, dei diritti di autore sull'opera riprodotta. Tuttavia se l'opera è stata ottenuta nel corso e nell'adempimento di un contratto di impiego o di lavoro, entro i limiti dell'oggetto e delle finalità del contratto, il diritto esclusivo compete al datore di lavoro. La stessa norma si applica, salvo patto contrario a favore del committente quando si tratti di fotografia di cose in possesso del committente medesimo e salvo pagamento a favore del fotografo, da parte di chi utilizza commercialmente la riproduzione, di un equo corrispettivo. Il Ministro per i beni e le attività culturali con le norme stabilite dal regolamento, può fissare apposite tariffe per determinare il compenso dovuto da chi utilizza la fotografia» (dalla Legge 22 aprile 1941, n. 633, CAPO V art. 88). La durata del diritto del detentore di questo sulla fotografia è di anni venti (Legge 22 aprile 1941, n. 633, CAPO V art. 92). Il diritto tutela anche la ''privacy'' del soggetto fotografato. Infatti, è permessa la diffusione di fotografie senza il permesso del soggetto solo nel caso di ''personaggio pubblico'', inteso come persona che, per lavoro o carica istituzionale, è noto al pubblico, o nel caso la persona sia ritratta nel corso di eventi aperti al pubblico (ad esempio se una persona partecipa ad una manifestazione sportiva). Negli altri casi, il fotografo titolare dell'opera deve ottenere il permesso (chiamato liberatoria) alla pubblicazione (intesa anche come esposizione a una mostra) da parte del soggetto.
Logica fuzzy
La '''logica fuzzy''' è una logica in cui si può attribuire a ciascuna proposizione un grado di verità diverso da 0 e 1 e compreso tra di loro. È una logica polivalente, ossia un'estensione della logica booleana. È legata alla teoria degli insiemi sfocati. Già intuita da Cartesio, Bertrand Russell, Albert Einstein, Werner Karl Heisenberg, Jan Łukasiewicz e Max Black, fu concretizzata da Lotfi Zadeh. Con ''grado di verità'' o ''valore di appartenenza'' si intende quanto è vera una proprietà, che può essere, oltre che vera o falsa come nella logica classica, anche parzialmente vera e parzialmente falsa. Si può ad esempio dire che: * un neonato è "giovane" di valore 1 * un diciottenne è "giovane" di valore 0,8 * un sessantacinquenne è "giovane" di valore 0,15 Formalmente, questo grado di appartenenza è determinato da un'opportuna ''funzione di appartenenza'' μF= μ. La x rappresenta dei predicati da valutare e appartenenti a un insieme di predicati X. La μ rappresenta il grado di appartenenza del predicato all'insieme fuzzy considerato e consiste in un numero reale compreso tra 0 e 1. Alla luce di quanto affermato, considerato l'esempio precedente e un'opportuna funzione di appartenenza monotona decrescente quello che si ottiene è: * μF = 1 * μF = 0,8 * μF = 0,15
Nei primi anni sessanta, Lotfi A. Zadeh, professore all'Università della California di Berkeley, noto per i suoi contributi alla teoria dei sistemi, cominciò a capire che le tecniche tradizionali di analisi dei sistemi erano eccessivamente e inutilmente accurate per molti problemi tipici del mondo reale. L'idea di grado d'appartenenza, concetto divenuto poi la spina dorsale della teoria degli insiemi sfumati, fu da lui introdotta nel 1964, e ciò portò in seguito, nel 1965, alla pubblicazione di un primo articolo e alla nascita della logica sfumata. Il concetto di insieme sfumato (o insieme sfocato), e di logica sfumata, attirò le aspre critiche della comunità accademica; nonostante ciò studiosi e scienziati di tutto il mondo - dei campi più diversi, dalla psicologia alla sociologia, dalla filosofia all'economia, dalle scienze naturali all'ingegneria - divennero seguaci di Zadeh. In Giappone la ricerca sulla logica sfumata cominciò con due piccoli gruppi universitari fondati sul finire degli anni settanta: il primo era guidato, a Tokyo, da T. Terano e H. Shibata, l'altro si stabilì a Kanasai sotto la guida di K. Tanaka e Kiyoji Asai. Al pari dei ricercatori americani questi studiosi si scontrarono, nei primi tempi, con un'atmosfera avversa alla logica fuzzy. E tuttavia la loro tenacia e il duro lavoro si sarebbero dimostrati estremamente fruttuosi già dopo un decennio: i ricercatori giapponesi, i loro studenti e gli studenti di questi ultimi produssero importanti contributi sia alla teoria sia alle applicazioni della logica fuzzy. Nel 1974, Seto Assilian ed Ebrahim H. Mamdani svilupparono, in Gran Bretagna, il primo sistema di controllo di un generatore di vapore basato sulla logica fuzzy. Nel 1976, la Blue Circle Cement e il SIRA idearono la prima applicazione industriale della logica fuzzy, per il controllo di una fornace per la produzione di cemento. Il sistema divenne operativo nel 1982. Nel corso degli anni ottanta, diverse importanti applicazioni industriali della logica fuzzy furono lanciate con pieno successo in Giappone. Dopo otto anni di costante ricerca, sviluppo e sforzi di messa a punto, nel 1987 Seiji Yasunobu e i suoi colleghi della Hitachi realizzarono un sistema automatizzato per il controllo operativo dei treni metropolitani della città di Sendai. Un'altra delle prime applicazioni di successo della logica fuzzy è un sistema per il trattamento delle acque di scarico sviluppato dalla Fuji Electric. Queste e altre applicazioni motivarono molti ingegneri giapponesi ad approfondire un ampio spettro di applicazioni inedite: ciò ha poi condotto a un vero boom della logica fuzzy, peraltro il risultato di una stretta collaborazione, e del trasferimento tecnologico tra Università e Industria. Due progetti di ricerca nazionali su larga scala furono decisi da agenzie governative giapponesi nel 1987, il più noto dei quali sarebbe stato il ''Laboratory for International Fuzzy Engineering Research'' (LIFE). Alla fine di gennaio del 1990, la Matsushita Electric Industrial Co. diede il nome di "''Asai-go'' (moglie adorata) ''Day Fuzzy''" a una nuova lavatrice a controllo automatico, e lanciò una campagna pubblicitaria in grande stile per il prodotto "''fuzzy''". Tale campagna si è rivelata un successo commerciale non solo per il prodotto, ma anche per la tecnologia stessa. Il termine d'origine estera "''fuzzy''" fu introdotto nella lingua giapponese con un nuovo e diverso significato: intelligente. Molte altre aziende elettroniche seguirono le orme della Panasonic e lanciarono sul mercato aspirapolvere, fornelletti per la cottura del riso, frigoriferi, videocamere (per stabilizzare l'inquadratura sottoposta ai bruschi movimenti della mano) e macchine fotografiche (con un autofocus più efficace). Ciò ebbe come risultato una vera mania per tutto quanto era etichettato come fuzzy: i consumatori giapponesi impararono a conoscere la parola "''fuzzy''", che vinse il premio per il neologismo dell'anno nel 1990. I successi giapponesi stimolarono un vasto e serio interesse per questa tecnologia in Corea, in Europa e, in misura minore, negli Stati Uniti, dove pure la logica fuzzy era nata. La logica fuzzy ha trovato applicazione anche in campo finanziario. Il primo sistema per le compravendite azionarie a logica sfumata è stato lo Yamaichi Fuzzy Fund, usato in sessantacinque aziende, e tratta la maggioranza dei titoli quotati dell'indice Nikkei Dow, e consiste approssimativamente in ottocento regole, determinate con cadenza mensile da un gruppo di esperti e, se necessario, modificate da esperti analisti finanziari. Il sistema è stato testato per due anni e il suo rendimento ha superato l'indice Nikkei Average di oltre il 20%. Durante il periodo di prova il sistema consigliò "''sell''", ossia "vendere", ben diciotto giorni prima del Lunedì Nero (19 ottobre 1987): nel corso di quel solo giorno l'indice Dow Jones Industrial Average diminuì del 23%. Il sistema divenne operativo nel 1988. Il primo chip VLSI (Very Large Scale Integration) dedicato alla computazione d'inferenze fuzzy fu sviluppato da Masaki Togai e H. Watanabe nel 1986: chip di tal genere sono in grado di migliorare le prestazioni dei sistemi fuzzy per tutte le applicazioni in tempo reale. Diverse imprese (per esempio, Togai Infralogic, Aptronix, Inform GmbH) sono state costituite allo scopo di commercializzare strumenti hardware e software per lo sviluppo di sistemi a logica sfumata. Allo stesso tempo, anche i produttori di software, nel campo della teoria convenzionale del controllo, cominciarono a introdurre pacchetti supplementari di progettazione dei sistemi fuzzy. Il Fuzzy Logic Toolbox per MATLAB, ad esempio, è stato presentato quale componente integrativo nel 1994. Nel 1994 Zadeh scriveva: La teoria degli insiemi fuzzy è un'estensione della teoria classica degli insiemi poiché per essa non valgono i principi aristotelici di non-contraddizione e del terzo escluso ("tertium non datur"). Si ricorda che, dati due insiemi e (non-A), il principio di non-contraddizione stabilisce che ogni elemento appartenente all'insieme non può contemporaneamente appartenere anche a ; secondo il principio del terzo escluso, d'altro canto, l'unione di un insieme e del suo complemento costituisce l'universo del discorso. In altri termini, se un qualunque elemento non appartiene all'insieme , esso necessariamente deve appartenere al suo complemento . Tali principi logici conferiscono un carattere di rigida bivalenza all'intera costruzione aristotelica, carattere che ritroviamo immutato e indiscusso sino alla prima metà del XX secolo, quando l'opera di alcuni precursori di Zadeh (in primis Max Black e Jan Łukasiewicz) permise di dissolvere la lunga serie di paradossi cui la bivalenza della logica classica aveva dato luogo e che non era in grado di chiarire. Il più antico e forse celebre di tali paradossi è quello attribuito a Eubulide di Mileto (IV secolo a.C.), noto anche come paradosso del mentitore, il quale, nella sua forma più semplice, recita: :"''Il cretese Epimenide afferma che tutti i cretesi sono bugiardi''". In tale forma, suggerita dalla logica proposizionale, ogni affermazione esprime una descrizione di tipo dicotomico. Al contrario, nella logica predicativa ogni proposizione esprime un insieme di descrizioni simili o di ''fatti atomici'', come nella frase ''tutti i cretesi sono bugiardi''. Si noti che, a rigor di logica (bivalente), una formulazione del paradosso contenente tale frase è falsa, in quanto è vera la sua negazione: la negazione di ''tutti'' non è ''nessuno'', ma ''non tutti'', quindi non tutti i cretesi sono bugiardi, Epimenide è un bugiardo, ed essendo vera la sua negazione, l'affermazione di Epimenide risulterebbe falsa. Ad ogni modo, il paradosso del mentitore nella sua forma proposizionale appartiene alla classe dei paradossi di autoriferimento. Ogni membro di questa classe presenta una struttura del tipo: :"''La frase seguente è veraLa frase precedente è falsa''" o in maniera più sintetica: :"''Questa frase è falsa''" Orbene, la logica aristotelica si dimostra incapace di stabilire se queste proposizioni siano vere o false. Essa è strutturalmente incapace di dare una risposta proprio in quanto bivalente, cioè proprio perché ammette due soli valori di verità: vero o falso, bianco o nero, tutto o niente; ma giacché il paradosso contiene un riferimento a sé stesso, non può assumere un valore che sia ben definito (o vero o falso) senza autocontraddirsi: ciò implica che ogni tentativo di risolvere la questione posta si traduce in un'oscillazione senza fine tra due estremi opposti. Il vero implica il falso, e viceversa. Secondo Bart Kosko, uno dei più brillanti allievi di Zadeh, infatti, se quanto afferma Epimenide è vero, allora il cretese mente: pertanto, poiché Epimenide è cretese, quindi mente, dobbiamo concludere che egli dice il vero. Viceversa, se l'affermazione di Epimenide è falsa, allora il cretese Epimenide non mente, e pertanto si deduce che egli mente. In termini simbolici, indicato con V l'enunciato del paradosso di Eubulide, e con v = 0/1 il suo valore di verità binario, si ha, analizzando separatamente i due casi possibili: # # e tenendo presente che, come mostrato in precedenza, il valore di verità di V coincide con quello della sua negazione !V, vale a dire: v=!v, si perviene all'equazione logica che esprime tale contraddizione: : la cui soluzione è banalmente data da: : Da ciò si deduce finalmente che l'enunciato del paradosso non è né vero né falso, ma è semplicemente una mezza verità o, in maniera equivalente, una mezza falsità. Le due possibili conclusioni del paradosso si presentano nella forma contraddittoria ''A e non-A'', e questa sola contraddizione è sufficiente a inficiare la logica bivalente. Ciò al contrario non pone alcun problema alla logica fuzzy, poiché, quando il cretese mente e non mente allo stesso tempo, lo fa solo al 50%. Quanto esposto conferma la sua validità in tutti i paradossi di autoriferimento. È interessante notare come, ammettendo esplicitamente l'esistenza di una contraddizione, la condizione che la traduce venga poi impiegata per determinare l'unica soluzione contraddittoria tra le infinite possibili (sfumate, cioè a valori di verità frazionari) per la questione posta: ciò conferma l'insussistenza dei principi di non contraddizione e del terzo escluso nella logica anche se ovviamente rimangono validi parlando di Razionalità Interne Oggettive. Infatti, nella logica fuzzy l'esistenza di circostanze ''paradossali'', vale a dire di situazioni in cui un certo enunciato è contemporaneamente vero e falso ''allo stesso grado'', è evidenziata da ciascuno dei punti d'intersezione tra una generica funzione d'appartenenza e il suo complemento, avendo necessariamente tali punti ordinata pari a ½. Ciò in quanto il valore di verità della proposizione in questione coincide con il valore di verità della sua negazione. Gli operatori logici AND, OR e NOT della logica booleana sono definiti di solito, nell'ambito della logica fuzzy, come operatori di minimo, massimo e complemento; in questo caso, sono anche detti ''operatori di Zadeh'', in quanto introdotti per la prima volta nei lavori originali dello stesso Zadeh. Pertanto, per le variabili fuzzy x e y si ha, ad esempio: : : : Si è detto che la teoria degli insiemi sfumati generalizza la teoria convenzionale degli insiemi; pertanto anche le sue basi assiomatiche sono inevitabilmente diverse. A causa del fatto che il principio del terzo escluso non costituisce un assioma della teoria degli insiemi fuzzy, non tutte le espressioni e le identità, logicamente equivalenti, dell'algebra booleana mantengono la loro validità anche nell'ambito della logica fuzzy. Recentemente si sono sviluppati rigorosi studi della logica fuzzy "in senso stretto", studi che si inseriscono nell'antico filone delle logiche a più valori inaugurato da Jan Łukasiewicz (si veda ad esempio il libro di Petr Hájek). Tuttavia la logica sfumata, oltre ad avere ereditato le motivazioni filosofiche all'origine delle logiche a più valori, si inquadra nel contesto più ampio delle metodologie che hanno consentito un marcato rinnovamento dell'intelligenza artificiale classica, dando vita al cosiddetto soft computing che ha tra i suoi costituenti principali le reti neurali artificiali, gli algoritmi genetici e il controllo fuzzy. === Applicazione a situazioni reali === Una semplice applicazione potrebbe essere la categorizzazione in sotto ranghi di una variabile continua. Per esempio, la misura di una temperatura per un sistema anti-blocco di un impianto frenante potrebbe avere diverse funzionalità a seconda di particolari range di temperature per controllare i freni nella maniera corretta. Ogni funzione mappa un certo range di temperatura, come valori booleani 0 o 1 a seconda che la temperatura sia o meno nel range specifico. Questi valori booleani possono essere utilizzati per determinare la maniera in cui i freni devono essere controllati. center In questa immagine le tre funzioni, ''freddo'' (in blu), ''tiepido'' (in arancione), e ''caldo'' (in rosso) sono rappresentate nel diagramma riferite alla comune variabile, la temperatura. Una particolare temperatura assunta dal sistema anti-blocco (linea verticale in grigio) ha tre valori logici, uno per ciascuna delle tre funzioni. Finché la freccia rossa punta a zero, la funzione ''caldo'' non è vera (temperatura non calda, con operatori matematici: "NOT hot"). La freccia arancione (che punta a 0,2) indica che la funzione ''tiepido'' è vera solo in piccola parte (si può descrivere a parole come "un po' tiepido"); al contrario la freccia blu (che punta a 0,8) indica che la funzione ''freddo'' è abbastanza vera ("abbastanza ''freddo''"). La logica fuzzy è stata applicata in molti campi ingegneristici. Applicazioni della logica fuzzy si sono avute soprattutto nello sviluppo tecnologico degli elettrodomestici intelligenti da parte delle industrie giapponesi. Un'altra applicazione reale della logica fuzzy è da pochi anni la logica della diagnosi clinica. In questo campo si è avuto un confronto molto interessante fra logica fuzzy e calcolo delle probabilità. Per capire la differenza tra logica fuzzy e teoria della probabilità, facciamo questo esempio: Consideriamo un lotto di 100 bottiglie d'acqua che ne contiene 5 di veleno. Per la teoria delle probabilità, se prendo una bottiglia dal lotto ho la probabilità pari a 0,95 di pescare una bottiglia contenente acqua. Il risultato dell'evento è bivalente: esito positivo 1, oppure negativo 0. In questo caso la logica bivalente esprime in maniera completa il caso e non avrebbe senso utilizzare la logica “sfumata”, in quanto l'universo dei casi possibili si riduce a solo due casi distinti. Adesso svuotiamo in un serbatoio tutte le 100 bottiglie del lotto, avremo una miscela composta per il 95% d'acqua e il 5% di veleno. Ora estraiamo dal serbatoio una quantità di miscela pari a una bottiglia. Possiamo ancora parlare di probabilità? Ovviamente no, il risultato sarà deterministico. Possiamo affermare che il liquido che abbiamo estratto sia acqua o veleno? No, sarà una miscela, dunque il risultato non potrà essere bivalente 0 o 1, ma dovrà assumere un valore “sfumato” tra 0 e 1. Alla domanda: “La miscela che ho estratto è acqua o veleno?” Con la logica fuzzy risponderemmo: posso dire che è acqua per un valore pari a 0,95 ed è veleno per un valore pari a 0,05. In effetti non creo una netta separazione tra i due insiemi “acqua” e “veleno”, ma esprimo un valore che mi dice in che misura il mio risultato appartiene all'insieme acqua e all'insieme veleno. I valori fuzzy possono variare da 0 a 1 (come le probabilità) ma, diversamente da queste, descrivono eventi che si verificano ''in una certa misura'' mentre non si applicano a eventi casuali bivalenti (che si verificano oppure no, senza valori intermedi). I rapporti tra logica sfumata e teoria della probabilità sono estremamente controversi . Da una parte, infatti, i probabilisti, forti di una tradizione secolare e di una posizione consolidata, hanno tentato di difendere il monopolio storicamente detenuto in materia di casualità e incertezza, asserendo che la logica sfumata è null'altro che una probabilità sotto mentite spoglie, sostenuti in tale convinzione dalla circostanza, da ritenersi puramente accidentale, che le misure di probabilità, al pari dei gradi d'appartenenza agli insiemi fuzzy, sono espresse da valori numerici inclusi nell'intervallo reale 0, 1. Gli studiosi di parte fuzzy, al contrario, hanno mostrato che anche la teoria probabilistica, nelle sue varie formulazioni (basate, secondo i casi, sugli assiomi di Kolmogorov, su osservazioni concernenti la frequenza relativa d'accadimento di determinati eventi, oppure sulla concezione bayesiana soggettivista, secondo cui la probabilità è la traduzione, in forma numerica, di uno stato di conoscenza contingente), è in definitiva una teoria del caso ancora saldamente ancorata a una ''weltanschauung'' dicotomica e bivalente. A questo proposito, Bart Kosko si è spinto fino a ridiscutere il concetto di probabilità così come emerso finora nel corso dell'evoluzione storica, sottolineando la mancanza di solidità di tutti i tentativi intesi a fondare la teoria della probabilità su basi diverse da quelle puramente assiomatiche, empiriche o soggettive, e ritenendola un puro stato mentale, una raffigurazione artificiosa destinata a compensare l'ignoranza delle cause reali di un evento: la probabilità sarebbe in realtà mero ''istinto di probabilità''. Al contrario, secondo l'interpretazione dello stesso Kosko, ''la probabilità è l'intero nella parte'', ossia la misura di quanto la parte contiene l'intero. La parte può, in effetti, contenere l'intero nella misura in cui la sua estensione può sovrapporsi a quella dell'insieme universale. Questa concezione comporta un'affermazione apparentemente singolare, quella per cui la parte può contenere l'intero, non soltanto nel caso banale in cui la parte coincide con l'intero; infatti, l'operatore di contenimento non è più bivalente, ma è esso stesso fuzzy e può pertanto assumere un qualunque valore reale compreso tra 0 (non contenimento) e 1 (contenimento completo o, al limite, coincidenza). Su questa base, egli può finalmente concludere che la teoria degli insiemi sfumati contiene e comprende quella della probabilità come suo caso particolare; la realtà sarebbe pertanto deterministica, ma sfumata: la teoria del caos ne ha evidenziato la componente determinista, mentre la teoria fuzzy ha mostrato l'importanza del principio dell'''homo mensura'' già espresso da Protagora.
Fucecchio
'''Fucecchio''' è un comune italiano di 23.076 abitanti della città metropolitana di Firenze in Toscana, nel Valdarno inferiore. Fa parte dell'Unione dei Comuni del Circondario Empolese Valdelsa e del Comprensorio del Cuoio.
Il Comune si trova sulla riva destra del fiume Arno, al confine tra la città metropolitana di Firenze e le province di Pisa, Lucca e Pistoia e vicino all'area umida del Padule di Fucecchio. Il suo territorio ricopre una superficie di 65 km², mediamente sui 25 m s.l.m. Il paese si estende in parte adagiato su di un colle, che fin dall'antichità ha preso il nome di "''Poggio Salamartano''”, ed è caratterizzato da una porzione pianeggiante, posta all'estremità meridionale e settentrionale, una porzione collinare, caratterizzata dall'ambito delle Cerbaie e di Montellori, ed infine da una porzione di area depressa, che afferisce al Padule di Fucecchio. Distante circa 45 chilometri da Firenze e 38 da Pisa, inserito nel Comprensorio del Cuoio, confina a nord con i comuni di Chiesina Uzzanese e di Ponte Buggianese, a est con i comuni di Larciano e Cerreto Guidi, a sud con il Comune di San Miniato e a ovest con i comuni di Santa Croce sull'Arno, di Castelfranco di Sotto e di Altopascio. * '''Classificazione sismica''': '''zona 3S''' (sismicità medio-bassa), Ordinanza PCM 3519 del 28/04/2006 * '''Classificazione climatica''': '''zona D''', 1728 GG * '''Diffusività atmosferica''': '''media''', Ibimet CNR 2002 Il toponimo deriva dal latino ''ficus'', ovvero da *''ficetulum'', nome collettivo che segnala la presenza di molte piante di fico. Il toponimo è ben attestato in epoca medievale come ''Ficcicclo'' (1027), ''Ficecli'' (1034), ''ficecchio'' (1260) e da qui il nome attuale. Le origini di Fucecchio s'intrecciano con la storia di una delle famiglie comitali toscane più potenti del medioevo, i Conti Cadolingi, potente casata di origine longobarda che fondò in questo luogo sia il castello di Salamarzana sia l'abbazia di San Salvatore. L'età comunale fu un periodo di intensa crescita in cui Fucecchio ebbe importanza strategica in quanto territorio di frontiera nelle dispute fra Lucca e Firenze, vide le gesta e talvolta ne decise le sorti di Castruccio Castracani. Il 14 dicembre 1330, a seguito di propria istanza, il comune di Fucecchio entrò sotto la potestà della Repubblica Fiorentina e da quella data ne seguì le sorti e i voleri, accettando tra le altre cose anche il Podestà che sarebbe stato designato dalla Signoria. Intorno alla metà del 1300 la crescita demografica fu frenata da una grave pestilenza e la popolazione fu decimata. La ripresa fu lenta e coincise con il ripopolamento delle campagne a partire dal 1500, diventando ancora più rapida dalla seconda metà del 1700. Così, nel 1800, Fucecchio era di nuovo un paese popoloso con le attività principali legate alla manifattura, all'artigianato e al piccolo commercio; ma sarà nel secondo dopoguerra che incontrerà la sua vera “rivoluzione industriale” grazie allo sviluppo dei settori conciario e calzaturiero. Nel XIX secolo la comunità seguì e partecipò alle vicende storiche risorgimentali esprimendosi con una delle figure più importanti dell'epoca, Giuseppe Montanelli. Il 23 agosto 1944 le frazioni di Querce e Massarella furono tra le località colpite dall'eccidio del Padule di Fucecchio nel quale la 26ª divisione corazzata dell'esercito tedesco nazista uccise un totale di 175 civili (di cui uno solo partigiano). Fucecchio fu liberata il 1º settembre 1944 dalla VI Divisione corazzata sudafricana e dalla I Divisione corazzata americana. === Onorificenze === Fucecchio è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignito della croce di guerra al valor militare e, comulativamente assieme ai Comuni di Monsummano Terme, Ponte Buggianese e Cerreto Guidi, della Medaglia d'argento al merito civile, per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale: === Architetture religiose === Chiesa di Santa Maria delle Vedute * ''Collegiata di San Giovanni Battista'' (Piazza Vittorio Veneto), documentata fin dall'XI secolo, fu demolita alla fine del Settecento per far posto ad una nuova e più ampia costruzione. L’ingresso principale è raggiungibile sia dal Poggio Salamartano che da Piazza Vittorio Veneto mediante un’ampia scalinata in pietra. Il vasto interno, a croce latina con cappelle laterali, è in stile neoclassico. * ''Abbazia di San Salvatore'' (Poggio Salamartano), eretta nel 1001 presso l'oratorio di San Salvatore, fondato dal conte Cadolo presso l'Arno nel 986. All’esterno sono visibili elementi risalenti al periodo alto medievale, così come all’età medievale è riferibile la robusta torre campanaria che si eleva sul lato posteriore. L’interno della chiesa è ad unica ampia navata secondo il tipico schema francescano. L'oratorio ospita dipinti di Giorgio Vasari. * ''Oratorio della Madonna della Ferruzza'' (Via della Ferruzza 24), piccola chiesa situata a metà costa della pendice occidentale del colle su cui sorge la parte medievale del paese. Conserva all'interno un affresco di Filippino Lippi. L'entrata principale è sormontata da un portico romanico a tre arcate, a cui si accede mediante una scalinata in pietra, a fianco della quale si può osservare un antico lavatoio pubblico. * ''Chiesa di Santa Maria delle Vedute'' (Via Dante Alighieri 1), edificata nella prima metà del 1700 per ampliamento dell’oratorio di San Rocco fuori le mura, la chiesa prende il nome dall’immagine della Madonna che vi fu trasferita nel 1730 dalla località “Le Vedute”, nei boschi delle Cerbaie. * ''Convento della Vergine'' (Piazza La Vergine), la chiesa e il convento furono edificati agli inizi del Seicento nel luogo detto alle Cinque Vie'''''', all'incrocio di importanti strade di comunicazione. Al suo interno vi si conservano le spoglie di San Teofilo da Corte. * ''Santuario di Santa Maria alla Querce'' (Via della Cellina 14), situato al limite settentrionale del comune ha origini poco conosciute. Già nel Medioevo esisteva una chiesa ubicata più in basso rispetto all’attuale, ma è soltanto all’inizio del XVII secolo che questo luogo vive una nuova stagione, diventando un luogo di culto mariano. * ''Chiesa di San Pietro'' (Piazza della Chiesa, San Pierino) * ''Chiesa di San Bartolomeo'' (Via San Bartolomeo, Ponte a Cappiano) * ''Chiesa di San Gregorio Magno'' (Via San Gregorio, Torre) * ''Chiesa di Santa Maria'' (Piazza Sette Martiri, Massarella) === Architetture civili === S.Cristoforo - dipinto * ''Palazzo Montanelli della Volta'' (Via G. di San Giorgio 2), è probabile che il palazzo sia sorto nel Cinquecento per unione delle antiche abitazioni preesistenti. Attualmente è sede della Fondazione Montanelli Bassi. * ''Palazzo Corsini'' (Piazza Vittorio Veneto), situato nell'area dell'antica Rocca fiorentina, presso la quale venne ritrovato un pezzo degli scacchi, probabilmente una regina, databile tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento, forse appartenente ad una serie in uso ai soldati che per tutto il XIV secolo sorvegliarono la Rocca. Oggi, ospita il mMuseo Civico e Diocesano, la Biblioteca Comunale e l'Archivio Storico. * ''Palazzo del Podestà o Palazzo Pretorio'' (Piazza Vittorio Veneto), la sua costruzione iniziò nel 1304 e alla fine del Seicento l'area fu ulteriormente allargata. Oltre che residenza dei podestà, è stato sede del Vicariato regio e, nel XVIII secolo, ha ospitato al suo interno il Teatro della locale Accademia dei Fecondi. Ha subito poi la trasformazione in carcere mandamentale, in sede di Pretura e, infine, prima dell'ultima guerra, dell'Arma dei Carabinieri. * ''Palazzo Montanelli Ducci'' (Via Lamarmora 34), esempio di architettura barocca toscana oggi è sede del Comune di Fucecchio. * ''Palazzo Nelli'' (Via Machiavelli 28), altro esempio minore, seppur raffinato, di architettura barocca toscana. * ''Palazzo Landini Marchiani'' (Via Landini Marchiani 43), progettato poco prima della metà del Settecento dall’ingegner Angelo Mascagni oggi è sede dell'Arma dei Carabinieri. * ''Villa Bassi'' (Via Pesciatina 3), oggi di proprietà privata fu il luogo in cui Indro Montanelli da ragazzo trascorse molto tempo ospite della famiglia del Sindaco Emilio Bass === Altro === * ''Poggio Salamartano'', costituisce il polo religioso del paese da cui si accede alla Collegiata di San Giovanni Battista e all'Abbazia di San Salvatore. * ''Ponte Mediceo'', ponte fortificato situato a Cappiano con annessi una pescaia ed un mulino, utilizzato nel 1400 come chiusa per regolare il deflusso delle acque del Padule. Nel 1550 Cosimo I fece ricostruire dandogli la forma attuale. A causa dei danni subiti durante la guerra, il ponte è rimasto per molto tempo nascosto da impalcature fino a quando, in occasione del Giubileo del 2000, è ritornato al suo antico splendore grazie ai finanziamenti ottenuti dal Comune. Oggi è adibito ad ostello. * ''Monumento a Giuseppe Montanelli'', posto nella centralissima piazza Montanelli, di Raffaello Romanelli (inaugurato il 17 luglio 1892); il patriota è rappresentato in piedi, con il braccio destro al collo, in ricordo della battaglia di Curtatone e Montanara, con un plico nell'altra mano, appoggiato su una pila di libri, immagine che ha dato origine al soprannome ''"Ca'a 'libri"''. * ''Monumento ai Caduti'', di Augusto Miniati (1922) * ''La Libertà in un nastro'', monumento a Indro Montanelli (2017) === Evoluzione demografica === La popolazione residente al 31 dicembre 2018 è di 23.080 abitanti, di cui il 73% residente nel capoluogo. La frazione con il maggior numero di residenti è S.Pierino con il 10% della popolazione. In ottica generale, si è assistito a due ondate di rapida crescita demografica, la prima dal 1965 al 1979 ha consentito alla popolazione residente di raggiungere quota 20.000 abitanti. La seconda, a partire dal 1994, dopo un luogo periodo di stabilità, è rappresentata dal fenomeno immigratorio da altri paesi. Dal 2014 al 2018 la popolazione è però diminuita di 651 unità. === Etnie e minoranze straniere === La popolazione straniera residente a Fucecchio è di 4.020 persone (il 17,42% della popolazione). Le nazionalità presenti sono 65, di cui quella maggiormente rappresentata è quella cinese, seguita da quella albanese (1.794), marocchina (776), senegalese (252) e rumena (230). === Musei === * ''Museo Civico e Diocesano di Fucecchio'' (Piazza Vittorio Veneto 27), fondato nel 1969 è stato riaperto nel 2004 nella cornice di Palazzo Corsini. Articolato in tre sezioni (archeologica, storico-artistica, naturalistica) fa parte della Rete Museale del Valdarno di Sotto e del Museo Diffuso Empolese Valdelsa. * ''Fondazione Montanelli Bassi'' (Via G. di San Giorgio 2), istituita nel 1987 per volontà di Indro Montanelli conserva e valorizza il patrimonio storico di cui è dotata, promuove studi e pubblicazioni sulla storia, le tradizioni e la cultura del territorio comunale, organizza borse di studio e premi di scrittura, intraprende iniziative per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale ed ambientale di Fucecchio. Sono inoltre visitabili, al suo interno, le "Stanze" con numerosi arredi e testimonianze relative a Indro Montanelli. === Biblioteche === * ''Biblioteca comunale "Indro Montanelli"'' (Piazza di Vittorio 26/a), composta da una sezione generale aperta a consultazione o prestito, una riservata a riviste e quotidiani; una dedicata alla documentazione locale e uno scaffale multilingue. Presente, inoltre, uno dei più ricchi archivi storici comunali (archivio Egisto Lotti). * ''Ludoteca "Albero fatato"'' (Piazza di Vittorio 26/a), sezione dedicata ai ragazzi all'interno della biblioteca comunale con testi per ricerche scolastiche, libri di narrativa per ragazzi ed uno spazio riservato ai più piccoli. === Stampa === A Fucecchio hanno sede la rivista trimestrale ''Erba d'Arno'', dedicata a temi letterari e culturali, con testi inediti di autori contemporanei, e il magazine trimestrale ''Reality'', che tratta argomenti legati al territorio. === Suddivisioni storiche === A partire dal 1980, per la disputa del Palio di Fucecchio, il territorio del comune è stato suddiviso in 14 contrade: * Contrada Borgonovo * Contrada Botteghe * Contrada Cappiano * Contrada Ferruzza * Contrada Massarella * Contrada Porta Bernarda * Contrada Porta Raimonda * Contrada Querciola * Contrada Samo * Contrada San Pierino * Contrada Sant'Andrea * Contrada Torre * Contrada Galleno * contrada le Vedute === Frazioni === Il territorio comunale è diviso in varie frazioni Botteghe, Galleno, Le Vedute, Massarella, Le Pinete, Ponte a Cappiano, Querce, San Pierino e Torre. ==== Galleno ==== Il centro della frazione sorge sulla Via Francigena, e proprio ad essa deve il suo sviluppo in età antica, infatti durante il Medioevo i mercanti che la percorrevano erano soliti sostare nel borgo. I primi documenti risalenti all'XI secolo, indicano Galleno come un piccolo borgo, nel 1113 passò sotto la signoria del Vescovo di Lucca. A partire dal 1284 si sottomise al comune di Fucecchio. A Galleno si trova un tratto di circa 800 metri dell'antico selciato in ottimo stato di conservazione. Nel 1993 è stato fondato il comitato civico Pro Via Francigena, ingranditosi anno dopo anno, grazie ad alcuni volontari, oggi l'associazione si occupa della manutenzione del tratto, e dell'accoglienza dei pellegrini. Parte della frazione ricade nel territorio comunale di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. ==== Le Botteghe ==== Si tratta di una frazione che si è sviluppata dalla metà del XX secolo sotto la spinta del miracolo economico intorno ad un minuscolo agglomerato di case e una pieve, pertanto, costituita da un'ampia zona artigianale e una piccola zona residenziale pedecollinare. ==== Le Vedute ==== Si erge sopra l'abitato di Ponte a Cappiano, fin dal Medioevo fu luogo di venerazione, per la presenza di un'immagine della Vergine, trasferita nel 1730 nel capoluogo. ==== Massarella ==== Anticamente chiamata “''Massa Piscatoria''”, è citata per la prima volta nel 998 per la presenza della Pieve di S.Maria. Dopo essere passata, intorno al mille, sotto il potere dei Conti Cadolingi, fu in parte venduta nel 1113 al Vescovo di Lucca, dopo l'estinzione della dinastia cadolingia. Intorno al 1200 si dotò di un proprio statuto e di mura fortificate, per garantirsi autonomia e protezione, tuttavia nel 1309, con il consenso del comune di Lucca, chiese e ottenne di unirsi sotto Fucecchio. Tra il 1320 e il 1328, come tutto il territorio fucecchiese, divenuto rifugio di famiglie guelfe scappate da Lucca, fu distrutta da Castruccio Castracani, che cancellò anche tutti gli atti amministrativi esistenti. Dopo la furia di Castruccio, Massarella fu colpita da peste e carestia, tantoché fu completamente abbandonata. Intorno al 1523 la frazione iniziò a ripopolarsi, dopoché il comune cedette in affitto l'ex castello. ==== Le Pinete ==== Centro abitato di circa 300 abitanti, Pinete si trova nel cuore delle Colline delle Cerbaie. Presenti attività produttive legate al legname e una scuola per l'infanzia. Da notare la chiesa di San Rocco (patrono di Pinete), portata a termine nel 1950 e oggi facente parte della parrocchia di Galleno. Nel centro abitato si trovava fino al 1990 circa una sorgente d'acqua nota come "Fonte della Salute" la quale era riconosciuta avere effetti benefici e disintossicanti. ==== Ponte a Cappiano ==== Ospita il maggiore polo industriale del comune, ma vanta anche una storia antica quanto quella del capoluogo nonostante l'assenza di architetture o resti che lo ricordino. Della prima metà del XVI secolo, invece, è possibile ammirare la versione medicea del ponte sul canale Usciana e l'impianto originale della Villa La Palagina, poi ampliata e modificata nei secoli successivi. Nella piazza principale della frazione si ergeva la ferriera granducale e il palazzo dei granai (fine XV inizio XVI sec.) dove è ancora possibile leggere il riferimento a Ferdinando I De' Medici e più esattamente al di lui settimo figlio, Lorenzo. ==== Querce ==== Situata ai confini con le province di Lucca e Pistoia, la frazione ospita il Santuario della Madonna della Querce, eretto nel 1639 sulle fondamenta di una chiesa costruita nel IX secolo in seguito alle testimonianze di alcune visioni della Vergine. Nel luogo delle apparizioni si trova oggi una piccola cappella chiamata "la Cellina". Presenti diverse attività produttive, un ufficio postale e la scuola elementare Carlo Lorenzini. ==== San Pierino ==== La frazione occupa totalmente l'unica parte del territorio comunale situata sulla riva sinistra del fiume Arno. Proprio il fiume è stato per anni la risorsa principale della frazione, i suoi abitanti erano perlopiù pescatori, renaioli e navicellai. Attualmente San Pierino si è notevolmente popolato, frutto dell'espansione edilizia che ha interessato le zone campagnole. ==== Torre ==== I primi documenti esistenti, databili intorno al 1018, indicano la presenza di un piccolo agglomerato di case, chiamato "''Villa San Gregorio''". Nel XII secolo prese il nome di "''Ultrario''", “oltre il rio”, in riferimento al rio Ramone che la separa da Ponte a Cappiano. Intorno al 1200 si fortificò con mura e una grande torre, da cui deriva il nome attuale. Nel 1309 si sottomise a Fucecchio, a causa delle povere condizioni in cui gravava. Tra il XVI e il XVIII secolo, il borgo era sotto il controllo della famiglia Orlandi di Pescia. ==== Altre località del territorio ==== * ''Padule di Fucecchio'', 1.800 ettari di estensione per una delle più importanti aree umide della Toscana. Si estende tra le Province di Firenze e Pistoia e il principale apporto idrico deriva da corsi d'acqua provenienti dalle pendici preappenniniche, mentre l'unico emissario è il canale Usciana, che sfocia nei pressi di Montecalvoli. Circa 230 ettari sono protetti da Riserve Naturali mentre le parti restanti rientrano nelle relative Aree Contigue. L'associazione Il Padule si occupa di preservare il territorio e allo stesso tempo promuovere visite guidate ed eventi all'interno della natura. Oltre alle ricchezze naturalistiche il Padule è legato anche alla storia locale, in particolare alle vicende delle famiglie dei Medici e dei Lorena, ma anche alle tragedie della seconda guerra mondiale: il 23 agosto 1944, infatti, è la data dell'eccidio perpetrato ad opera dei nazifascisti, in cui persero la vita 175 civili. * ''Boschi delle Cerbaie'', sito di interesse comunitario (SIC) che si estende tra le frazioni di Pinete, Torre e Vedute. Un'immersione nella natura incontaminata, rimasta ancora intatta nonostante la vicinanza con il paese, e in cui non a caso è possibile trovare ancora piante rarissime e anche animali come scoiattoli, tassi o istrici. In anni recenti una parte di quest'area è stata interessata da un progetto di valorizzazione realizzato dal Comune, in cui si sono andati a costituire 7,5 km di sentieri escursionistici. L'Ecoistituto delle Cerbaie e il Consorzio Forestale delle Cerbaie provvedono alla valorizzazione e promozione di quest'area e degli eventi ad essa collegati. * ''Via Francigena e Romea Strata'', il territorio di Fucecchio si trova nell'itinerario della Via Francigena e della Romea Strata e rientra, nello specifico, della tappa nº29 dell'itinerario ufficiale che il vescovo di Canterbury seguì per arrivare alla Città Eterna. Fucecchio è inoltre il Comune capofila dell'Aggregazione Centro Sud della Via Francigena Toscana, di cui fa parte insieme a Santa Croce sull'Arno, Castelfranco di Sotto, San Miniato, Castelfiorentino, Montaione e Gambassi Terme. Fucecchio è un centro caratterizzato principalmente da aziende del settore industriale (conciario e calzaturiero) e del settore terziario (elevata presenza di piccole imprese). In particolare nei comuni del Distretto del Cuoio si concentra la quasi totalità dell'industria conciaria toscana (il 28,% di quella nazionale). L'economia del territorio si basa in particolare sulla lavorazione della pelle per scarpe, borse e abbigliamento, rinomata a livello sia nazionale che internazionale. Per quanto riguarda il settore agricolo la produzione riguarda principalmente prodotti tipici di qualità come olio, vino e spumante. === Eventi === * ''Palio delle contrade di Fucecchio'', promosso dal Comune di Fucecchio e dall'associazione Palio delle Contrade, rappresenta indubbiamente la principale manifestazione cittadina e si svolge la penultima domenica del mese di maggio. Durante la mattina si tiene il corteo storico lungo le vie del paese, con oltre 1200 figuranti in costumi d'epoca, mentre il pomeriggio è riservato alla competizione vera e propria nella "Buca", la corsa dei cavalli montati a pelo dai fantini. Il Palio, però, non si esaurisce nell'ultima domenica di maggio: il Palio è passione tutto l'anno. Tanti, infatti, gli eventi organizzati dalle 12 contrade nel corso degli altri mesi, eventi che trovano il loro clou nelle settimane che precedono la fatidica domenica, quando si tengono la Corse di Primavera, il Gran Galà dei Musici e degli Sbandieratori, il Palio in Gioco dei bambini, e poi la presentazione del Cencio, la tratta dei cavalli e le attesissime prove in buca, preludio alla competizione che assegnerà il Cencio alla contrada vincitrice. * ''Run 10K Fucecchio'', gara podistica promossa da Atletica Fucecchio e Gs Pieve a Ripoli con il patrocinio del Comune, che si svolge nel mese di marzo. Andata a raccogliere l'eredità della storica Mezza Maratona di Fucecchio, propone sia una gara competitiva sia una corsa ludico motoria, con un percorso interamente su strada asfaltata nella cornice del centro storico cittadino. * ''Fiera del Gusto'', mostra mercato dei prodotti di norcineria promossa dal Comune in collaborazione con la Pro Loco e che si tiene nel mese di aprile. * ''Infiorata del Corpus Domini'', promossa dal Comune e dalla locale Pro Loco si tiene la domenica del Corpus Domini. Un'antica tradizione locale che affonda le radici nella storia del Comune e che, grazie al paziente lavoro del Gruppo Infioratori, ricopre di splendidi manti floreali le vie cittadine. * ''Salamarzana'', festa medievale promossa dal Comune in collaborazione con l'associazione Amici del Centro Storico che si svolge per un intero weekend all'inizio di settembre. Vie, piazze, corti, giardini e vicoli diventano lo scenario di un suggestivo salto indietro nel tempo tra giochi, intrattenimenti per bambini ed adulti, spettacoli e degustazione di piatti tipici del Medioevo. * ''Fiera di Novembre'', tradizionale fiera che si svolge all'inizio del mese di novembre e che, per dieci giorni, affianca le bancarelle per le vie del centro con le aperture straordinarie dei negozi e il luna park in piazza Aldo Moro. * ''Natalia il magico paese della Parata di Babbo Natale'', la principale manifestazione natalizia del paese promossa dall'associazione Madonna delle Cinque Vie. Durante tutti i weekend del mese di dicembre apre le sue porte il paese di Babbo Natale con laboratori per bambini, la merenda con Babbo Natale, presepi artistici, parate e ancora animazioni, giochi e intrattenimento per grandi e piccini. Il tutto si unisce ai mercatini natalizi e alle aperture straordinarie dei negozi promossi dal Centro Commerciale Naturale e dalla Pro Loco. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. === Gemellaggi === Nel 2010 il Comune di Fucecchio ha avviato un rapporto di scambio culturale con il Comune francese di '''Nogent Sur Oise''' che ha portato alla firma, nello stesso anno, di un "Patto di amicizia". Il 19 aprile 2015 è stato sottoscritto ufficialmente il gemellaggio tra Fucecchio e Nogent Sur Oise. Il patto si pone come obiettivo quello di perseguire lo sviluppo e il benessere di entrambi i popoli, rafforzando le proprie relazioni sociali, economiche, turistiche e culturali attraverso incontri e scambi. * === Calcio === Il gioco del calcio ha una lunga tradizione: nel 1903 venne fondata la prima squadra di calcio, che con il nome di "Saffa Fucecchio" arrivò alla serie C negli anni trenta, e di nuovo, con il nome di "Vigor Fucecchio" negli anni quaranta. Negli anni ottanta giocò nel Campionato Interregionale, ma a causa dei debiti terminò la propria attività nel 2004. Nello stesso anno è nata l'''A.C. Fucecchio A.S.D.'', che dalla Terza Categoria ha ottenuto la promozione in Prima Categoria. Attualmente milita nel Campionato di Eccellenza Il campo di gioco è lo stadio "Filippo Corsini". Nella frazione di Ponte a Cappiano è presente la società calcistica Ponte a Cappiano F.C., rinata dalle ceneri della Cuoiopelli Cappiano R. === Basket === La società G.S. Folgore Fucecchio attualmente milita nel campionato di Serie C Silver. === Volley === La società Volley Fucecchio svolge attività senior maschile e partecipa ai campionati di Serie C e UISP Amatori. La prima squadra senior della società A.S.D. Pallavolo Fucecchio attualmente milita in Serie C. Nel cimitero è sepolto il giornalista Indro Montanelli, che qui nacque nel 1909.
Fotografia digitale
La '''fotografia digitale''' è un procedimento per l'acquisizione di immagini statiche, proiettate attraverso un sistema ottico, su un dispositivo elettronico sensibile alla luce, con successiva conversione in formato digitale e immagazzinamento su supporto di memoria. I metodi più comuni per ottenere fotografie digitali consistono nell'effettuare la scansione di un'immagine precedentemente stampata, oppure sotto forma di negativo o diapositiva, con uno scanner d'immagini oppure di effettuare uno scatto con una fotocamera digitale. Golden Gate Bridge, animazione. Risultato di prima e dopo il ritocco
Il dorso di una delle prime macchine fotografiche reflex con sensore digitale Kodak. Per ottenere un'immagine digitale, in ogni caso, occorrono un certo numero di dispositivi in grado di trasformare l'intensità di luce riflessa proveniente da diverse parti di una scena o di un'immagine cartacea. Dunque, sia in uno scanner, sia in una fotocamera, l'elemento in grado di svolgere questa funzione è il sensore, il quale ha forma diversa a seconda si tratti di scanner o fotocamera digitale. La funzione che svolge il sensore all'interno di una fotocamera digitale è analogo a quello che svolge la pellicola nella fotografia tradizionale. Da questo si comprende agevolmente come la parte ottica di focalizzazione dell'immagine sulla superficie del sensore mantenga, nella fotografia digitale, un ruolo centrale, essendo responsabile della risoluzione delle immagini che si ottengono e contribuendo alla loro qualità. La tecnologia con la quale i sensori possono essere realizzati è riconducibile, sia nelle fotocamere, sia negli scanner, a due tipologie diverse: Effetti ("distortion array") dati dal campionamento "Linear array" * '''CCD''' (Charge Coupled Device) * '''CMOS''' (Complementary Metal Oxide Semiconductor). Va tuttavia notato che negli scanner è largamente diffusa l'adozione della tecnologia CCD. Altro fattore di distinzione delle tecnologie è la metodologia di lettura dei segnali elettrici in uscita dai sensori: * ''Area array'', permette una capacità nella cattura dell'immagine identica alla foto analogica, soluzione che può essere utilizzata con i sensori CCD * ''Linear array'', dovendo riprendere la scena riga per riga si ha il difetto dell'effetto "distortion shutter", soluzione che può essere utilizzata con i sensori CCD o CMOS * ''Pixel array'', dovendo riprendere la scena pixel per pixel e riga per riga si ha il difetto dell'effetto "distortion shutter" in modo ampliato, soluzione che può essere utilizzata con i sensori CMOS In estrema sintesi, un sensore ''area array'' legge l'intera immagine, mentre un sensore ''linear array'' lavora con modalità simile a quella di uno scanner. Fatta eccezione per alcuni modelli del tipo ''linear array'' (in fascia alta) e per le webcam (in fascia bassa), viene utilizzata una memoria digitale (di solito una scheda di memoria; i floppy disk e i CD-RW sono molto meno comuni) per memorizzare le immagini, che possono essere trasferite su PC in seguito. La maggior parte delle macchine fotografiche digitali permettono di realizzare filmati, talvolta con sonoro. Alcune possono essere utilizzate anche come webcam, altre supportano il sistema PictBridge per connettersi direttamente alle stampanti, altre ancora possono visualizzare le fotografie direttamente sul televisore. Quasi tutte includono una porta USB o FireWire port e uno slot per schede di memoria. Praticamente tutte le macchine fotografiche digitali permettono di registrare video, ovviamente limitate alla memoria disponibile. Una scheda di memoria da 1 GB può memorizzare approssimativamente un'ora di video in formato MPEG-4 in bassa risoluzione, a 640x480 pixel. I modelli più recenti possono catturare fotogrammi ad una frequenza di 60 immagini/secondo con una risoluzione pari al Full HD, cioè di 1920x1080 pixel o addirittura superiore. Un filmato di 1 ora in Full HD e audio stereo può arrivare ad occupare oltre 16 GB di memoria (variabile a seconda della compressione effettuata dalla fotocamera). La maggior parte possono registrare l'audio, spesso anche in stereo, ed essere comandate in remoto dal PC, e ovviamente, memorizzare i video sull'hard disk o su DVD tramite il masterizzatore. Nei paragrafi che seguono la discussione verterà primariamente sulla fotografia digitale come prodotto di riprese con fotocamera digitale. La qualità di una foto digitale prodotta da una fotocamera digitale è la somma di svariati fattori, alcuni riconducibili alle macchine fotografiche reflex. Il numero di pixel (di solito indicato in megapixel, milioni di pixel) è solo uno dei fattori da considerare, sebbene sia di solito quello più marcato dalle case di produzione. Il fattore più critico è comunque il sistema che trasforma i dati grezzi (''raw data'') in un'immagine fotografica. Da considerare vi sono anche, ad esempio: * la ''qualità delle ottiche'': distorsione (aberrazione sferica), luminosità, aberrazione cromatica... (vedi Lente o Obiettivo fotografico); * il ''sensore'' utilizzato: CMOS, CCD, che fra l'altro gioca un ruolo centrale nella ampiezza della gamma dinamica delle immagini catturate, sul modo in cui viene catturata l'immagine (acquisizione simultanea o acquisizione a scansione progressiva)... * il ''formato di cattura'': numero di pixel, formato di memorizzazione (Raw, TIFF, JPEG, ...): * il ''sistema di elaborazione interno'': memoria di buffer, algoritmi di elaborazione immagine. === Numero di pixel e qualità delle immagini === Nikon D700, 12,1 Megapixel, anno di produzione: 2008, un esempio di macchina fotografica digitale con obiettivi intercambiabili L'analisi del rapporto fra numero di pixel e qualità delle immagini è uno dei temi centrali per capire quali sono gli elementi che danno valore ad una fotocamera digitale ed alle fotografie da essa prodotte. Si cercherà dunque di dare quelle informazioni che permettono di condurre un'analisi dei fattori di qualità di un'immagine digitale. Il numero dei pixel è un parametro che sta ad indicare la risoluzione (cioè è un indicatore del più piccolo dettaglio della scena fotografata e registrato dalla fotocamera digitale). Questo è uno dei fattori che determina la nitidezza dell'immagine. Per valutare la qualità complessiva dell'immagine, oltre alla dimensione del dettaglio fotografabile (tanto più piccolo, quanto più grande è la risoluzione), occorre invocare numerosi altri fattori, come la fedeltà cromatica di ogni pixel (infatti il pixel contiene il valore che esprime il preciso colore del particolare elementare dell'immagine che esso rappresenta – vedi il paragrafo sulla "fedeltà cromatica-profondità colore") e la qualità delle ottiche e dei sensori. In un'immagine digitale il numero di pixel viene calcolato semplicemente moltiplicando il numero di pixel della base dell'immagine per il numero di pixel dell'altezza. Ad esempio un'immagine di 1,92 Megapixel (equivalenti a 1.920.000 pixel) sono il risultato di un'immagine di 1600x1200 pixel. Il megapixel, letteralmente "milioni di pixel" è un multiplo del pixel (mega=1 milione), unità di misura adeguata ed utile a comprendere la quantità totale di pixel presenti nel sensore. Il valore indicato è comunque approssimativo in quanto una parte dei pixel (in genere quelli periferici del sensore) servono al processore d'immagine per avere informazioni sul tipo di esposizione (ad esempio sulla luminosità della scena) e ricoprono in pratica il ruolo di "pixel di servizio". Dunque un sensore può essere dotato di 9,20 megapixel, ma registrare immagini di 9,10 megapixel (senza approssimazione i valori potrebbero essere 9.106.944 pixel, che corrispondono ad un'immagine di 3.488 x 2.616 pixel). La maggior parte delle macchine fotografiche digitali compatte è in formato 4:3 (1600x1200, 800x600, ...). Mentre nelle reflex digitali (DSLR=Digital Single Lens Reflex) e in alcune fotocamere compatte (con obiettivo non intercambiabile) di fascia alta ("SLR-like" o anche chiamate "prosumer") si può impostare sia il formato 4:3, sia il rapporto classico 3:2 delle fotocamere a pellicola. Alcuni modelli recenti, anche di fascia media, permettono di fotografare in formato widescreen, cioè in 16:9. Per quanto riguarda i sensori va detto che gli indici di qualità sono almeno i seguenti: * capacità di produrre immagini di alta qualità * velocità di cattura delle immagini Un approfondimento delle caratteristiche che attribuiscono qualità ai sensori si trova nel paragrafo "Il sensore" della voce correlata fotocamera digitale. Sulla questione, inoltre, della velocità di cattura delle immagini, un ruolo strettamente collegato a questa prestazione lo svolge il processore d'immagine, un microcalcolatore dedicato alla elaborazione dei dati provenienti dal sensore che permette la formazione dell'immagine fruibile per la visione nei vari formati che la fotocamera può realizzare. A questa funzione necessaria alla realizzazione dell'immagine, si affianca anche quella di governo degli automatismi di funzionamento della fotocamera. Quest'ultima funzione può essere integrata nello stesso processore o, separatamente, in un altro processore. === Photosite e pixel / Sensore e immagine === Come anticipato sopra, occorre fare delle distinzioni concettuali fra alcuni elementi che costituiscono il sensore per analizzare alcuni fattori di qualità della fotografia digitale ed anche per capire il sistema fotografico digitale. Pertanto le descrizioni che seguono relative a ''photosite'', ''elemento unitario fotosensibile'' (o ''photodetector''') e ''pixel'' si ritengono necessarie per chiarire, sia la modalità di funzionamento dei vari tipi di sensori usati in fotografia digitale, sia per evitare confusione e quindi fraintendimenti sulla reale risoluzione delle immagini prodotte con i vari sensori. La risoluzione è infatti uno dei fattori più evidenziati nelle caratteristiche delle fotocamere digitali, ma dalla analisi delle caratteristiche tecniche, sia di fotocamere, sia specificamente di sensori, questa distinzione non è sempre chiaramente ed univocamente dichiarata. Nelle specifiche tecniche, probabilmente per ragioni di marketing, non distinguere ''pixel'' da ''photodetector'' consente di indicare valori numerici maggiori, fatto, questo, che forse si ritiene abbia più efficacia in termini di comunicazione commerciale. Infatti viene nascosto al cliente la dimensione del sensore, pubblicizzando il numero di pixel che sono così fitti da essere più piccoli di un'onda di luce, ciò causa una perdita di qualità in presenza di luce scarsa nei sensori più piccoli e più finemente suddivisi. Ciò spiega la notevole differenza di prezzo e qualità d'immagine specie con luce scarsa fra le fotocamere compatte dal sensore più piccolo e reflex di sensore più grande di pari pixel. ==== Il photosite ==== Per comprendere i fattori che determinano la qualità delle immagini dal punto di vista del sensore occorre considerare specifici elementi tecnologici dei sensori che impongono la introduzione del concetto di "photosite" che può essere definito come "''luogo'' di cattura del più piccolo dettaglio dell'immagine". ==== Distinzione fra pixel e photosite==== Il pixel è un concetto informatico, che appartiene quindi alla categoria del software e il suo contenuto informativo è un gruppo di dati che descrive le caratteristiche cromatiche del più piccolo dettaglio dell'immagine. Il "photosite", invece, è un luogo fisico, appartenente quindi alla categoria dell'hardware. Si tratta dunque di uno spazio con uno o più elementi fotosensibili a semiconduttore che sono in grado di trasformare un flusso luminoso in una determinata quantità di cariche elettriche. Nel photosite inoltre è presente generalmente un microscopico sistema ottico che sovrasta il photodetector formato da un piccolo cristallo con forma a calotta quasi-sferica avente la funzione di catturare la maggior parte di luce possibile di quella incidente sulla superficie del sensore. Talvolta questo cristallo (o resina trasparente) è un elemento unitario colorato "R" o "G" o "B" del filtro Bayer, il cosiddetto C.F.A. (Color Filter Array). Il photosite è inoltre la parte unitaria di un luogo più ampio che è chiamato generalmente sensore. Le caratteristiche del photosite permettono di capire, sia dal punto di vista elettrico, sia da quello ottico, il modo con cui vengono catturati i singoli elementi che formano le immagini. ==== L'elemento unitario fotosensibile (fotorivelatore) ==== La funzione dell'elemento fotosensibile (chiamato anche fotorivelatore) è quella di trasformare un flusso luminoso in un segnale elettrico di intensità proporzionale alla intensità del flusso luminoso in quel punto. In entrambe le tecnologie (CCD e CMOS) l'elemento unitario fotosensibile riesce dunque a registrare solamente livelli di intensità di luce monocromatica. Poiché ogni colore può essere riprodotto dalla mescolanza di tre componenti primarie della luce (rosso, verde, blu – RGB), dall'elemento unitario fotosensibile occorre ottenere un segnale elettrico relativo alla componente R o alla componente G o a quella B. Questo lo si ottiene filtrando la luce che investe l'elemento fotosensibile con filtri ottici in modo che su di esso giunga solamente la componente desiderata. Questo principio vale per tutte le tecnologie costruttive e per tutte le tipologie di sensori. Nelle fotocamere digitali possiamo trovare sensori aventi ''photosite'' che hanno un solo fotorivelatore, due o tre fotorivelatore. Poiché ogni pixel, come si può comprendere nel paragrafo successivo, deve contenere informazioni, dati, su ognuna delle tre componenti primarie della luce, è evidente che se in un ''photosite'' si trova un solo fotorivelatore, occorrerà calcolare per interpolazione cromatica i dati relativi alle due componenti mancanti; se nel ''photosite'' vi sono tre fotorivelatori ogni componente monocromatica primaria sarà rilevata e nulla andrà calcolato. Vi è al momento un particolare tipo di sensore il ''Super CCD SR'' a marchio Fuji che ha due fotorivelatori specializzati in ogni ''photosite''. Questi però non catturano due componenti cromatiche diverse, ma due intensità diverse di flusso luminoso della stessa componente cromatica. In questi sensori – dotati di Color Filter Array (C.F.A.) – l'effetto che si ottiene con una tale struttura dei ''photosite'' è quello di avere una gamma dinamica maggiore nelle immagini catturate. ==== Il pixel ==== I dati dell'immagine finale sono composti dai dati elementari dei singoli pixel. Per comprendere come viene formata l'immagine finale, occorre innanzitutto spiegare per quale ragione, riconducibile a fenomeni fisici, i pixel possono descrivere le caratteristiche cromatiche (il colore) di quel dettaglio dell'immagine. Va premesso che un modo per riprodurre qualunque colore nello spettro della luce visibile (dal rosso cupo al violetto) è quello di proiettare tre raggi di luce relativi alle tre componenti monocromatiche ROSSE (R), VERDI (G) E BLU (B) dosandoli adeguatamente in intensità per ottenere il colore voluto (una bassa intensità di ogni componente primaria tende al nero, un'alta intensità tende al rispettivo colore saturo R, G o B). Questo metodo di sintetizzare i colori (ogni colore) con la luce si chiama mescolanza o sintesi additiva e si attua con i tre colori primari della sintesi additiva (RGB: Rosso-R Verde-G Blu-B). Quando invece si ha a che fare con mescolanza di pigmenti (inchiostri, quindi, non luce) si parla di sintesi o mescolanza sottrattiva ed i tre colori base sono CMYK, ovvero Ciano (C), Magenta (M) e Giallo (Y), che sono i tre colori complementari del Rosso Verde e Blu. La sintesi sottrattiva è quella usata in stampa (anche domestica) dove si aggiunge inoltre un inchiostro con un colore chiave (K=key), il nero, per compensare le inevitabili impurità di colore dei tre pigmenti CMY al fine di migliorare la fedeltà cromatica delle tonalità scure delle immagini. Un file di immagini destinato alla fruizione su monitor (pubblicazione su internet) o su dispositivi di proiezione avrà dunque uno spazio dei colori diverso da un file di immagini destinato ad una tipografia che stampa in quadricromia. Nel primo caso lo spazio colore sarà RGB, nel secondo sarà CMYK. Lo spazio colore è un modello matematico che descrive le possibilità di riprodurre in modo percepibile dall'occhio umano tutte le tonalità della luce visibile, vi sono dunque spazi colore diversi per diversi dispositivi che possono riprodurre i colori. Per quanto riguarda l'RGB si ha la variante sRGB e la variante AdobeRGB che differisce dalla prima per la sua capacità di rappresentare una gamma cromatica più ampia. Le fotocamere digitali producono normalmente immagini con una delle varianti RGB. I sistemi professionali di elaborazione delle immagini hanno tuttavia la possibilità di convertire fedelmente dei file di immagini digitali da uno spazio colore ad un altro. Per consentire la formazione di un'immagine fotografica digitale fedele, ogni pixel deve contenere quindi informazioni (dati) su ognuna delle tre componenti RGB. Quella che segue è la rappresentazione della struttura dei dati binari all'interno di un pixel RGB per un'immagine avente profondità colore 24 bit: 570px Per valori numerici elevati di ogni canale cromatico, tendenti cioè al valore decimale 255, si ha la massima intensità del rispettivo colore saturo, mentre valori decimali su ogni canale tendenti a zero corrispondono a colori di ogni canale tendenti al nero. Valori numerici del singolo pixel "0 R, 0 G, 0 B" corrispondono ad un pixel rappresentante il nero; valori "255 R, 255 G, 255 B" corrispondono ad un pixel rappresentante il bianco. I dati binari del pixel RGB nel caso sopra riportato sono composti da tre byte in totale (=24 bit, il dato della profondità colore ha qui la sua origine). Questo corrisponde ad un byte per ogni canale colore. Nel caso il pixel appartenga ad un file di tipo CMYK esso sarà composto in totale da quattro byte (=32 bit, pari a un byte per ogni canale colore). Nel caso di immagini campionate a 16 bit, invece che a 8 bit, come nel caso esposto, la struttura dei dati binari del pixel prevederà la presenza di due byte (=16 bit) per ogni canale colore, così che il pixel di un file RGB sarà composto da 48 bit in totale. In altri termini si può parlare, in questo caso, di pixel per formare un'immagine con profondità colore di 48 bit. ==== Il pixel nelle periferiche di input e di output ==== Le caratteristiche del pixel permettono quindi, acquisendo molti pixel, di comporre i dati necessari a formare l'intera immagine per mezzo di periferiche di output come monitor, stampanti, ecc. Come si è visto nelle periferiche di input (come le fotocamere e gli scanner) l'elemento hardware elementare di acquisizione dei dati del pixel è il ''photosite'', mentre nelle periferiche grafiche di output, l'elemento hardware elementare, complementare al ''photosite'', che riproduce i dati del pixel, è chiamato ''dot'' ("punto" in inglese). I ''dots'' che vanno a formare l'immagine saranno costituiti fisicamente in modo diverso a seconda che si tratti di un monitor CRT o LCD, così come sarà ancora diverso se si tratta di una stampante laser o inkjet o di qualunque altra periferica, così come diversi saranno i procedimenti di formazione del pixel e dell'immagine finale usati nei vari tipi di periferiche di output. Nelle fotocamere digitali sono sostanzialmente tre i metodi con cui si forma l'immagine: # quello dei sistemi basati sul ''color filter array – CFA'' # quello dei sistemi basati sui sensori a marchio Foveon # quello dei sistemi basati sui sensori Fujifilm "Super CCD SR" con CFA === Sistemi con CFA === Nei sistemi con color filter array (con Filtro Bayer RGB o RGB-E) - che possono essere costruiti sia in tecnologia CCD o C-MOS – ogni ''photosite'' ha un solo elemento fotosensibile e cattura una sola delle tre componenti (o R, o G, o B), in questo modo le altre componenti di ogni pixel devono essere calcolate dal processore d'immagine attraverso una procedura di interpolazione. Così il prodotto finale di una fotocamera per es. da 3,4 megapixel è un file con 3,4 megapixel dove ogni pixel ha le tre componenti RGB, ma una è realmente catturata dall'elemento fotosensibile e due calcolate. Un approfondimento sul funzionamento di questi sensori si trova alla voce correlata Raw. Per chiarire invece le diverse modalità di interpolazione adottate in fotografia digitale si rimanda al paragrafo ''interpolazione'' della voce correlata Fotocamera digitale. === Sistemi basati su Foveon === I sistemi sono basati su un sensore a cattura d'immagine diretta. Questo è costruito con tecnologia CMOS dalla FOVEON e denominato X3. Questo è il suo funzionamento: ogni ''photosite'', formato da tre fotorilevatori, fornirà successivamente i tre dati cromatici che daranno origine al pixel. In questo modo il ''photosite'' fornisce le tre componenti del modello di colore RGB. Questo è possibile, grazie alla costruzione dei fotorivelatori su tre layer (strati) per ogni ''photosite'' il quale fornirà i dati per ogni pixel che comporrà l'immagine finale. Quindi, si tratta di un sensore da 4,64 Mpixel, con una risoluzione d'immagine di 2640 x 1760 pixel), prodotta però da un sensore con 14,1 milioni di fotorivelatori collocati in 4,64 milioni di ''photosite'' (4,64 M X 3 = 14,1 milioni di fotorivelatori. Il sensore X3 non è fornito di filtro infrarossi come invece succede negli altri sensori che ne implementano uno direttamente sulla superficie dello stesso sensore. La componente infrarossa della scena viene dunque filtrata collocando un filtro IR rimovibile dietro la lente. Questo quindi può essere rimosso per fare fotografie ad infrarossi. === Sistemi basati su sensori Fujifilm "Super CCD SR" con CFA === I sensori FUJI "Super CCD SR" sono dotati di ''color filter array'', quindi ogni ''photosite'' cattura un'immagine monocromatica, ma all'interno vi sono ugualmente due elementi fotosensibili: * uno di forma ottagonale, più grande rispetto al secondo, per catturare tutta la luce possibile incidente sull'elemento fotosensibile. Per questi fattori costruttivi questo fotorivelatore è molto sensibile e quindi cattura con ridotto rumore di fondo le luci di bassa intensità. Questo significa poter distinguere gradazioni diverse di intensità luminosa anche per luci molto basse, distinguendole così anche dai disturbi causati dal rumore elettronico del fotorivelatore; * ed un altro di dimensioni più ridotte rispetto al primo per garantire una buona risposta anche in presenza di luci molto alte, il che significa poter distinguere gradazioni diverse di intensità anche per luci molto intense. Questo accorgimento è stato studiato per consentire di ottenere immagini con una dinamica molto più elevata rispetto ad altri sensori, il che significa avere immagini con sfumature distinguibili su una maggiore estensione di luminosità rispetto ad altri sensori. L'effetto finale è che in una stessa scena si possono distinguere così contemporaneamente, sia le sfumature delle zone scure della scena ripresa, sia quelle più luminose. Con questi sensori le immagini catturate con 12 milioni di elementi fotosensibili producono immagini con una risoluzione di 6 megapixel. La Fujifilm nelle specifiche tecniche del sensore parla di 12 milioni di pixel (per una risoluzione finale delle immagini di 6 megapixel), ma nelle descrizioni introduce il concetto di ''photosite''. La percezione della qualità cromatica delle immagini dipende da più elementi: * La fedeltà con la quale vengono catturati e registrati i dati di colore delle immagini. Questi sono compresi nel cosiddetto "spazio colore" adottato (sRGB o AdobeRGB) ed anche la diversa ampiezza dei due spazi colore può condizionare la fedeltà cromatica dell'immagine registrata. * La fedeltà dei colori dipende comunque in modo rilevante anche dalla profondità colore con cui è registrato un file. Questo è un parametro che indica il dettaglio cromatico cioè l'intervallo minimo possibile fra due gradazioni di colore. Maggiore è la profondità colore (che si indica in bit), minore è l'intervallo fra due gradazioni di colore contigue. La trattazione più dettagliata relativa alla profondità colore si trova nella voce correlata Raw. * La fedeltà dei colori registrati è sempre percepita attraverso il lavoro di una periferica (monitor, stampanti, ecc). Finora infatti s'è parlato solamente della fedeltà con la quale le immagini vengono catturate, elaborate e registrate, ben sapendo tuttavia che la fedeltà della visualizzazione – e di conseguenza della percezione – deriva anche da altri fattori che dipendono dalla fedeltà con la quale le periferiche di output forniscono immagini visibili. Queste presentano problematiche diverse relativamente alla fedeltà cromatica come il '''gamut''' di visualizzazione inteso come area dello spazio colore riproducibile da quella periferica, e come la profilazione della periferica stessa attraverso l'uso dei profili colore ICC e ICM che in ultima analisi sono file di dati che permettono la correzione nella periferica del colore visualizzato. Ad esempio, se con determinati dati di colore presenti in un'immagine, la periferica non riesce a riprodurli fedelmente secondo l'originale fotografato, o secondo tabelle di riferimento cromatico oggettivo, il profilo colore apporterà le necessarie correzioni alla periferica perché con i dati cromatici di quel file si ottengano le giuste corrispondenze cromatiche nell'immagine da visualizzare. +Confronto tra fotografia digitale e analogica Pro Contro Digitale * Le fotocamere digitali sono generalmente più leggere rispetto a quelle a pellicola, come anche i dispositivi mobili. * Le schede di memoria sono minuscole e possono memorizzare molte più immagini del rullino. * Le immagini possono essere visualizzate immediatamente senza stamparle. * Si possono modificare molto le immagini acquisite (anche direttamente sulla fotocamera o sul dispositivo mobile). * Si può scegliere di stampare solo alcune immagini e altre no. * Le immagini si possono inviare via internet immediatamente e salvare su tutti i dispositivi digitali. * Le fotocamere digitali di livello consumer possono soffrire di scarsa gamma dinamica, scarsa profondità di campo e acquisizione di immagini in condizioni di scarsa illuminazione. * Costi iniziali più elevati. * I file digitali potrebbero non avere la trama analogica di una pellicola da 35 mm o di medio formato, anche con l'uso di software di foto editing. * Richiede competenze informatiche per gestire e modificare le immagini. * Le fotocamere digitali diventano obsolete molto più velocemente di quelle a pellicola. * La memoria digitale può essere persa; i backup costanti sono necessari. Analogica * Costo iniziale inferiore rispetto a una fotocamera digitale. * Con una gamma dinamica più elevata, la pellicola cattura meglio i dettagli di bianchi e neri. * Nessuna alimentazione o batterie necessarie. I lunghi viaggi e il freddo possono essere limitanti per le fotocamere digitali. * Non richiede competenze informatiche * Le fotocamere analogiche diventano obsolete molto meno velocemente di quelle digitali. * Non hanno bisogno di backup costanti come le foto digitali. * L'archiviazione delle foto analogiche occupa molto spazio fisico. * A meno che non si abbia una camera oscura, il fotografo dipende da un laboratorio per sviluppare le immagini. * Non si possono vedere le foto scattate sul rullino senza stamparle tutte * Non si possono modificare le foto (se non in minima parte) * Alla lunga il costo della stampa e dei rullini è elevato * Un rullino consente meno fotografie rispetto a una scheda di memoria digitale
Fondazione di Roma
'''La fondazione di Roma''' o ''Natale di Roma'', è stata fissata al 21 aprile dell'anno 753 a.C., 1 AUC, dal letterato latino Varrone, sulla base dei calcoli effettuati dall'astrologo Lucio Taruzio. Altre leggende, basate su altri calcoli indicano date diverse. In realtà Varrone conosceva bene la Grecia e come tutti i Romani del primo secolo a.C. aveva numerose date tra le quali scegliere per fissare la fondazione di Roma. Scelsero il 753 a.C. poiché si collegava alla nascita della democrazia ateniese, che avvenne appunto con l'inizio della nomina degli arconti decennali e poi annuali ad Atene. I Romani avevano elaborato un complesso racconto mitologico sulle origini della città e dello stato; il racconto ci è giunto con le opere storiche di Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Plutarco e le opere poetiche di Virgilio e Ovidio, quasi tutti vissuti nell'età augustea. In quest'epoca le leggende, riprese da testi più antichi, vengono rimaneggiate e fuse in un racconto unitario, nel quale il passato viene interpretato in funzione delle vicende del presente. I moderni studi archeologici, che si basano su queste e su altre fonti scritte, nonché sugli oggetti e sui resti di costruzioni rinvenuti in vari momenti negli scavi, tentano di ricostruire la realtà storica che sta dietro il racconto mitico, nel quale man mano si sono andati riconoscendo elementi di verità. Secondo la storiografia moderna, Roma non fu fondata con un atto volontario ma, come altri centri coevi dell'Italia centrale, dalla progressiva riunione di villaggi.
Il mito racconta di una fondazione avvenuta a opera di Romolo, discendente dalla stirpe reale di Alba Longa, che a sua volta discendeva da Ascanio, figlio di Creusa e di Enea, l'eroe troiano giunto nel Lazio dopo la caduta di Troia. Plutarco racconta che: === Il viaggio di Enea: da Troia al ''Latium vetus'' === Federico Barocci''Fuga di Enea da Troia'', 1598 Galleria Borghese, Roma Come si racconta nell''Eneide'', Enea, figlio della dea Venere, fugge da Troia, presa dagli Achei, con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio. Il viaggio che Enea percorre prima di raggiungere le coste del ''Latium vetus'' (antico Lazio) è lungo e pericoloso. Egli, infatti, per volere di Giunone, che si era adirata con lui, è costretto ad approdare a Cartagine dove, accolto dalla regina della città, Didone, se ne innamora e rimane per un anno a regnare al suo fianco. Ma per ordine del Fato e di Giove, Enea è costretto a ripartire, prendendo la via dell'antico Lazio. La disperazione di Didone nel vedere l'amato allontanarsi la porta al suicidio. Dopo varie peregrinazioni nel Mediterraneo, Enea approdò nel Lazio nel territorio di Laurento. Qui, secondo alcuni, venne accolto da Latino, re degli Aborigeni, secondo altri, fu costretto a battersi. Il destino vuole che il re italico fosse vinto in battaglia e costretto a fare pace con l'eroe troiano. Si narra, inoltre, che una volta conosciuta la figlia del re, Lavinia, i due giovani si innamorarono perdutamente l'uno dell'altra, sebbene Lavinia fosse stata già promessa in sposa a Turno, re dei Rutuli. Latino si convinse ad assecondare i desideri della giovane figlia ed a permetterle dunque di sposare l'eroe giunto da Troia, pur sapendo che prima o poi avrebbe dovuto affrontare Turno, il quale non aveva accettato che lo straniero venuto da lontano gli fosse preferito. Una volta sposati, Enea decise di fondare una città, dandole il nome di Lavinio (l'odierna Pratica di Mare), in onore della moglie. La guerra che ne seguì non portò nessuna delle due parti a rallegrarsi. I Rutuli furono vinti e Latino, re alleato di Enea, fu ucciso. Virgilio invece narra che la guerra tra Italici e troiani ebbe inizio dopo che Giunone provocò tra le popolazioni rivali una rissa nella quale morì il giovane Almone, cortigiano del re Latino. Il conflitto vide il tiranno etrusco Mezenzio e la maggior parte delle popolazioni italiche correre in appoggio a Turno, mentre Enea ottenne l'alleanza dei Liguri, di alcune popolazioni greche provenienti da Argo e stanziate nella città di Pallante sul Palatino, regno dell'arcade Evandro e di suo figlio Pallante, nonché degli Etruschi ostili a Mezenzio. Qui si inserisce l'episodio dei ragazzi troiani Eurialo e Niso che, uscendo nottetempo dal campo per andare incontro ad Enea, fecero irruzione in quello dei nemici, che giacevano addormentati, e vi fecero una strage di giovani guerrieri, culminata con la decapitazione del condottiero Remo (a opera di Niso): Eurialo e Niso vennero scoperti e uccisi. La guerra riprese anche più cruenta: Pallante cadde nel duello contro Turno, che riuscì a spogliarlo della cintura. Ma Enea capovolse le sorti del conflitto uccidendo Mezenzio. In seguito per evitare altre vittime Turno si decise a sfidare Enea, che alla fine ebbe la meglio. Ferito Turno, Enea fu tentato di risparmiarlo, ma alla vista della cintura di Pallante non esitò ad ucciderlo, mettendo così fine alla guerra. Enea poté finalmente sposare Lavinia e fondare la città di Lavinio. === Da Ascanio a Romolo e Remo === La lupa capitolina, Romolo e Remo. Grand Place di Bruxelles. Trent'anni dopo la fondazione di Lavinio, il figlio di Enea, Ascanio, fonda una nuova città: Alba Longa, sulla quale regnarono i suoi discendenti per numerose generazioni (dal XII all'VIII secolo a.C.) come ci racconta Tito Livio. Molto tempo dopo il figlio e legittimo erede del re Proca di Alba Longa, Numitore, viene spodestato dal fratello Amulio, che costringe sua nipote Rea Silvia, figlia di Numitore, a diventare vestale e a fare quindi voto di castità per impedirle di generare un possibile pretendente al trono. Il dio Marte però s'innamora della fanciulla e la rende madre di due gemelli, Romolo e Remo, quest'ultimo chiamato come il condottiero rutulo decapitato nel sonno da Niso durante la guerra troiano-italica. Il re Amulio, saputo della nascita, ordina l'assassinio dei gemelli per annegamento, ma il servo incaricato non trova il coraggio di compiere tale misfatto e li abbandona sulla riva del fiume Tevere. Rea Silvia viene poi fatta uccidere da Amulio, o secondo versioni meno accreditate, muore di stenti dopo essere stata imprigionata: c'è anche chi afferma che viene messa in prigione su richiesta della figlia di Amulio salvo poi essere liberata. La cesta nella quale i gemelli erano stati adagiati si arenerà presso la palude del Velabro, tra Palatino e Campidoglio, nei pressi di quello che sarà poi il foro romano, alle pendici di una cresta del Palatino, il ''Germalus'', sotto un fico, il fico ruminale o romulare, nei pressi di una grotta detta Lupercale. Lì i due vengono trovati e allattati da una lupa che aveva perso i cuccioli ed era stata d'altra parte attirata dal pianto dei gemelli (secondo alcuni la lupa era forse una prostituta, all'epoca le prostitute erano chiamate anche ''lupae'', donde l'italiano lupanare), e da un picchio (animale sacro per i Latini) che li protegge, entrambi animali sacri a Marte. In quei pressi portava al pascolo il gregge il pastore Faustolo (porcaro di Amulio) che trova i gemelli e insieme con la moglie Acca Larenzia (secondo alcuni detta ''lupa'' dagli altri pastori, forse in quanto dedita alla prostituzione) li cresce come suoi figli. Una volta adulti e conosciuta la propria origine, Romolo e Remo fanno ritorno ad Alba Longa, uccidono Amulio e rimettono sul trono il nonno Numitore. Romolo e Remo, non volendo abitare ad Alba Longa senza potervi regnare finché era in vita il nonno materno, ottengono il permesso di andare a fondare una nuova città, nel luogo dove erano cresciuti. Lo stesso Tito Livio aggiunge che del resto la popolazione di Albani e Latini era in eccesso, mentre Plutarco aggiunge: === Morte di Remo e fondazione di Roma === Rubens''Romolo e Remo allattati dalla Lupa'', ca 1616Roma, Musei capitolini. Romolo vuole chiamarla Roma ed edificarla sul Palatino, mentre Remo la vuole chiamare Remora e fondarla sull'Aventino. È lo stesso Livio che riferisce le due più accreditate versioni dei fatti: La versione di Plutarco è simile alla prima di quelle riportate di Livio, con l'eccezione che Romolo potrebbe non aver avvistato alcun avvoltoio. La sua vittoria sarebbe pertanto stata per alcuni frutto dell'inganno. Questo il motivo per cui Remo si adirò e ne nacque la rissa che portò alla sua morte. Anche Ennio riporta la versione degli auspici tratti dal volo degli uccelli, con un uccello avvistato mentre vola da sinistra (quindi favorevole a Remo), e un successivo avvistamento di dodici uccelli che si posano su loghi belli e di buon auspicio, che Romolo interpreta come segno a lui favorevole. La città, di forma quadrata, fu quindi fondata sul Palatino, nella sesta Olimpiade, 22 anni dopo che fu celebrata la prima, e Romolo divenne il primo Re di Roma. === Le figure di Enea e Romolo nelle fonti greche === Nell''Iliade'', Enea durante il duello con Achille viene salvato dal dio Poseidone, che ne profetizza il futuro regale. Questo vaticinio e il fatto che non ne sia narrata la morte nelle vicende della caduta della città di Troia, permise la creazione di leggende sulla sorte successiva dell'eroe. Enea ferito da una fatale freccia, curato dal medico Iapige, sorretto dal figlio Ascanio e assistito da Venere, pittura parietale, I secolo a.C., da Pompei, Napoli, Museo Archeologico Nazionale Nell''Iliou persis'' di Arctino di Mileto, della metà dell'VIII secolo a.C., si racconta la sua partenza verso il monte Ida, mentre nell'Inno omerico ad Afrodite, della fine del VII secolo a.C., Enea viene visto regnare sulla nuova Troia ricostruita, al posto della stirpe di Priamo. Anche la città di Ainea nella penisola calcidica si riteneva fondata da Enea e una moneta cittadina della fine del VI secolo a.C. rappresenta la fuga dell'eroe da Troia. Con Stesicoro, nel VI secolo a.C., viene introdotto il viaggio di Enea verso l'Occidente. Il testo letterario non ci è giunto, ma ne rimane testimonianza nelle raffigurazioni con "didascalie" della ''Tabula Iliaca'' (rilievo proveniente da Boville nei Musei Capitolini di Roma, databile al I secolo d.C.). Nel V secolo a.C. i Greci crearono quindi probabilmente la leggenda della fondazione di Roma da parte di Enea: Dionigi di Alicarnasso ci riporta il racconto di Ellanico di Lesbo e di Damaste di Sigeo che avevano preso a modello le altre fondazioni di città greche attribuite agli eroi omerici. Viene anche inventata un'eroina troiana che avrebbe dato il suo nome alla nuova città ("Rome"). La presenza di raffigurazioni del mito di Enea su oggetti rinvenuti in centri etruschi tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. ha fatto ipotizzare che il mito si sia sviluppato in realtà in quest'epoca in Etruria. La relazione di Enea con Lavinia viene introdotta, alla fine del IV secolo a.C., da Timeo di Tauromenio, che, come testimoniato nuovamente da Dionigi di Alicarnasso, racconta di avervi visto i Penati troiani. Il legame con Lavinio è testimoniato anche dal poeta Licofrone. Si tratta forse di un mito di fondazione di origine latina o romana, attestato archeologicamente: un tumulo funerario, databile in origine al VII secolo a.C., mostra un adeguamento a funzioni di culto proprio alla fine del IV secolo a.C. e corrisponde a una descrizione di Dionigi di Alicarnasso del cenotafio dell'eroe, costruito nel luogo in cui era scomparso (rapito in cielo) nel corso di una battaglia. A cavallo tra il VI e il V secolo a.C. lo storico siceliota Alcimo descrive per primo il mito della fondazione della città, con la lupa che salva e alleva i due gemelli discendenti di Enea. Tra il IV e il III secolo a.C. infatti, dopo una lunga elaborazione di materiali tradizionali, tra cui ebbe forse particolare peso quello di origine gentilizia (le "storie di famiglia" del patriziato), viene a delinearsi il racconto della fondazione della città da parte di Romolo e Remo. Questa "gestazione" della leggenda e la selezione dei materiali della tradizione, fino a quel momento probabilmente trasmessi per via orale, dipende fortemente dal contesto contemporaneo: Roma deve poter essere accolta nel mondo culturale greco minimizzando l'apporto etrusco. La storia arcaica di Roma, a partire dalla fondazione viene quindi riferita da Fabio Pittore (che scrive in greco) e sarà ripetuta nelle ''Origines'' di Catone, negli scritti di Calpurnio Pisone e negli ''Annales'' di Ennio. A Eratostene di Cirene si devono l'invenzione della dinastia regale di Alba Longa, l'eliminazione dello scarto cronologico tra la data della caduta di Troia, agli inizi del XII secolo a.C., e la data di fondazione della città, alla metà dell'VIII secolo a.C. Secondo Ennio, Romolo e Remo sono invece figli della figlia di Enea, di nome Ilia. Saranno infine Catone il Censore, Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Appiano e Cassio Dione a narrare la leggenda come è conosciuta dell''Eneide'' di Virgilio. Questi aggiunge tuttavia alle peregrinazioni dell'eroe la sosta presso la regina Didone, che rappresenta la spiegazione mitica dell'ostilità tra Roma e Cartagine. === Altre leggende sulla nascita della città === Eracle e Caco (scultura di Baccio Bandinelli, Piazza della Signoria - Firenze). C'è un'altra tradizione, raccontata da autori antichi come Strabone o Tito Livio, secondo la quale Roma fu una colonia greca arcade, fondata da Evandro. A Pallante, la città sul Palatino sorta nel luogo in cui sarà fondata Roma, si colloca anche il regno di Evandro, citato nell''Eneide'' virgiliana. Evandro avrebbe dato ospitalità a Eracle che conduceva le mandrie sottratte a Gerione. Evandro, che aveva saputo dalla madre Nicostrata, esperta di divinazione, il destino dell'eroe greco, comprese le fatiche che avrebbe dovuto superare, gli dedicò un altare, facendovi un sacrificio secondo il rito greco, ancora presente ai tempi di Strabone. Si racconta, inoltre, che durante il suo soggiorno, le mandrie gli furono rubate da Caco, figlio di Tifone, che egli schiantò con un colpo di clava mentre cercava di impedirgli di entrare per riprendersi la mandria. Ma il personaggio e la sua città rivestono anche un'importanza che probabilmente esula da quella esclusivamente mitologica. Dal nome di Pallante (secondo alcune versioni, Pallanteo) potrebbe infatti essere derivato lo stesso toponimo di Palatino. La coincidenza poi che le feste "Palilie" si celebrassero nella data della fondazione di Roma può far pensare a un'ipotesi di accordo e di spartizione del territorio tra la gente di Romolo, stanziata sul Germalo, altura settentrionale del Palatino, e quella di Evandro, stabilitasi sul Palatino vero e proprio, più a sud, riservando alla Velia, l'altura intermedia, il ruolo forse di area cimiteriale, come i reperti archeologici lasciano supporre. Non va neanche sottovalutato il rilievo che assume la figura di Ercole e l'ospitalità offertagli dallo stesso Evandro: Ercole, ladro e assassino (avendo ucciso Gerione per rubargli le mandrie), che cerca rifugio in una regione infestata da ladri (Caco aveva il suo rifugio nel vicino bosco della dea Laverna – vedi anche Porta Lavernalis) è molto simile ai proto-romani, pastori e personaggi comunque poco raccomandabili, riuniti sul Germalo in una comunità rozza e violenta che però è disposta a riconoscere il diritto d'asilo. Altre varianti riguardano gli stessi Romolo e Remo, figli di Enea e Dessitea, nati già a Troia, oppure di Latino, figlio di Telemaco e di Rhome, o ancora di una Emilia, figlia di Enea, e del dio Marte. Una leggenda racconta infine una diversa versione: sul focolare della casa di Tarchezio, tirannico re di Alba Longa, era apparso un fallo, che un oracolo impose di far unire con una fanciulla vergine. La figlia del re si fece tuttavia sostituire da una schiava, ma venne scoperta dal padre: le due donne furono imprigionate e i gemelli nati da quell'unione furono esposti in una cesta lasciata nel Tevere. Anche la figura di Acca Larenzia compare in un diverso racconto che ci ha tramandato Plutarco: il guardiano del tempio di Ercole aveva perso una partita a dadi che aveva giocato contro il dio stesso e la cui posta era una donna. Il guardiano invitò dunque Acca Larenzia nel tempio e ve la richiuse. Dopo aver passato la notte con lei Ercole favorì le sue nozze con il ricco Tarunzio, che alla sua morte la lasciò erede delle sue ricchezze: Acca Larenzia le donò al popolo romano. L'episodio spiega in tal modo il culto che le veniva dedicato (festa dei ''Larentalia''), che forse è dovuto all'antico carattere divino di questa figura. Secondo Plinio il Vecchio e Aulo Gellio i dodici figli di Acca Larenzia e di Faustolo sarebbero stati all'origine del collegio sacerdotale dei ''fratres Arvales'', caratterizzato dall'uso di rituali e formulari arcaici. === Origine del nome nella letteratura antica === L'origine del nome della città era incerta anche in età arcaica. Servio, grammatico a cavallo tra il IV e il V secolo d.C., riteneva che il nome derivasse da un'antica denominazione del fiume Tevere, ''Rumon'', dalla radice ''ruo'' (a sua volta proveniente dal greco ρεω), ''scorro'', così da assumere il significato di Città del Fiume. Ma si tratta di un'ipotesi che non ha riscosso successo. Enea alla corte del re Latino, olio su tela di Ferdinand Bol, 1661-1663 ca, Amsterdam, Rijksmuseum. Gli autori di origine greca, primo fra tutti Plutarco, tendevano naturalmente a celebrarsi come i civilizzatori e i colonizzatori del bacino del Mediterraneo e quindi insistevano sulla lontana origine ellenica della città. Una prima versione fornita da Plutarco vede la fondazione di Roma dovuta al popolo dei Pelasgi, i quali una volta giunti sulle coste del Lazio, avrebbero fondato una città il cui nome ricordasse la loro prestanza nelle armi (''rhome''). Secondo una seconda ricostruzione dello stesso autore, i profughi troiani guidati da Enea arrivarono sulle coste del Lazio, dove fondarono una città presso il colle ''Pallantion'' a cui diedero il nome di una delle loro donne, ''Rhome''. Una terza versione, sempre di Plutarco, offre ipotesi alternative, secondo le quali Rome poteva essere un mitico personaggio eponimo, figlia di Italo, re degli Enotri o di Telefo, figlio di Eracle, sposò Enea o il figlio, Ascanio. Una quarta versione vede Roma fondata da Romano, figlio di Odisseo e di Circe; una quinta da Romo, figlio di Emazione, giunto da Troia per volontà dell'eroe greco Diomede; una sesta da Romide, tiranno dei Latini, che era riuscito a respingere gli Etruschi, giunti in Italia dalla Lidia e in Lidia dalla Tessaglia. Un'altra versione fa della stessa Rome la figlia di Ascanio, e quindi nipote di Enea. Ancora una Rome profuga troiana giunge nel Lazio e sposa il re Latino, sovrano del popolo lì stanziato e figlio di Telemaco, da cui ebbe un figlio di nome Romolo che fondò una città chiamata col nome della madre. In tutte le versioni si ritrova l'eponima chiamata Rome, la cui etimologia è la parola greca ''rhome'' con il significato di "forza". Le fonti citano altri possibili eroi eponimi come Romo, figlio del troiano Emasione, o Rhomis, signore dei Latini e vincitore degli Etruschi. Secondo altre interpretazioni di un certo interesse, il nome ''ruma'' sarebbe di origine etrusca, in quanto non è stato trovato l'etimo indoeuropeo e l'unica lingua non-indoeuropea della zona era l'etrusco. Il termine sarebbe entrato come prestito nel latino arcaico e avrebbe dato origine al toponimo ''Ruma'' (più tardi ''Roma'') e a un prenome ''Rume'' (in latino divenuto ''Romus''), dal quale sarebbe derivato il gentilizio etrusco ''Rumel(e)na'', divenuto in latino ''Romilius''. Il nome Romolo sarebbe quindi derivato dal nome della città e non viceversa. In ogni caso la tradizione linguistica assegna al termine "ruma", in etrusco e in latino arcaico, il significato di mammella, come è confermato da Plutarco il quale, nella ''Vita di Romolo'' racconta che: Il fico ruminale sul ''retro'' di un denario del 137 a.C. circa. Questa interpretazione del termine ''ruma'' è quindi strettamente collegata con i motivi che hanno portato alla scelta, come simbolo della città di Roma, di una lupa con le mammelle gonfie che allatta i gemelli fondatori. Anche sulla lupa sono da fare delle considerazioni: posto che alcuni ritengono che ad accudire i gemelli sia stata effettivamente una lupa (in quanto mammifero in grado di avere gravidanze plurigemellari) la quale, avendo perso i propri cuccioli a causa di un predatore, aveva vagato fino a quando, trovati i due neonati, li aveva allevati, impedendone così la morte certa, occorre rilevare che il termine "lupa" in latino assume anche il significato di prostituta (da cui, "''lupanare''", luogo dove si svolge la prostituzione), ed è quindi abbastanza probabile che la "lupa" in questione sia stata una prostituta. ==== I tre nomi di Roma ==== Secondo una tradizione diffusa nell'antichità, una città aveva tre nomi: uno sacrale, uno pubblico e uno segreto. Posto che al nome pubblico di Roma era unito il nome religioso di Flora o Florens, usato in occasione di determinate cerimonie sacre, quello segreto è rimasto sconosciuto. Il motivo e la necessità di questa segretezza riporta a un'altra tradizione diffusa presso gli antichi (ma anche in alcune culture contemporanee non occidentali) e che si ritrova anche nella storia dell'origine della scrittura: il nome di un oggetto o di una entità esprimeva l'essenza e l'energia dell'oggetto o entità che definiva. Nominare qualcosa equivaleva a renderlo vivo ed esistente e la conoscenza del nome significava, in pratica, avere il potere di influire, in bene o in male, sull'oggetto di cui si possedeva la conoscenza. Nel caso di una città il nome segreto corrispondeva, di fatto, al nome segreto del Nume tutelare e infatti i Pontefici romani, nelle invocazioni, si rivolgevano a "Giove Ottimo Massimo o con qualunque altro nome tu voglia essere chiamato". In base a questo principio negli assedi veniva evocato il dio protettore della città assediata, promettendogli riti e sacrifici migliori, affinché abbandonasse la tutela della città nemica, e per questo motivo i romani conservarono con estrema cura il nome segreto della loro città. Quinto Valerio Sorano fu giustiziato per avere divulgato il nome. Secondo il poeta e latinista Giovanni Pascoli, che ne parla nell'ode ''Inno a Roma'', il nome segreto di Roma era il palindromo della stessa, ''Amor'', cioè amore, il che significava la dedica segreta della città a Venere, dea dell'amore e della bellezza, ricollegandosi quindi al culto di Venere genitrice, madre di Enea e della stirpe romana. Molti storici hanno concordato con questa ipotesi. Secondo altri studiosi, il nome segreto sarebbe Maia, la Pleiade madre di Mercurio, e il poeta Ovidio sarebbe stato esiliato per averlo rivelato o pronunciato. Le principali Pleiadi sono sette e Maia è la più grande; esse simboleggerebbero i Sette Colli di Roma. Lo scenario del ''septimontium'' dove nacque Roma antica. La natura del luogo dove sorse il nucleo iniziale di Roma era adatto allo scambio di merci, tra cui il sale, di fondamentale importanza, e il bestiame, tra differenti culture. Una zona temperata dell'Italia centrale, poco distante dal mare, lungo la sponda sinistra del fiume Tevere dotata di insenature per l'attracco delle barche (il futuro ''portus Tiberinus''), ai piedi di numerosi colli (in particolare Aventino, Palatino e Campidoglio) che costituivano un valido sistema di difesa da attacchi nemici e sulle cui sommità sorsero i primi abitati proto-urbani, nei pressi del guado dell'isola Tiberina dove confluivano i percorsi per l'approvvigionamento del sale che percorrevano la valle del fiume (la via Salaria dalla Sabina e la via Campana dal Tirreno), quelli costieri tra Etruria (con la vicina Veio) e Campania (con le colonie greche) e i tratturi per la transumanza delle greggi dall'Appennino. Per il carattere "emporico" del luogo, che aveva nell'area del Foro Boario il centro sacro e commerciale, questo fu frequentato da Fenici fin dai decenni finali dell'VIII secolo a.C. e da Greci (probabilmente gli Eubei di Cuma) dal secondo quarto sempre dell'VIII secolo, oltre agli Etruschi e alle popolazioni italiche. Vi sorgeva un antichissimo santuario, l'Ara massima di Ercole, dedicato ad una divinità locale forse di origine sabina, assimilata al Melqart fenicio e più tardi all'Ercole greco-romano. Roma negli anni prossimi alla sua "fondazione" (750 a.C. ca.) In particolare, il sistema collinare è costituito da tre lunghe "dita di una mano" che si riuniscono a est nel pianoro dove attualmente sorge la stazione Termini (a sud Aventino e Celio; al centro Palatino, Velia ed Esquilino; più a nord Campidoglio e Quirinale), oltre alle "dita" più corte del Viminale e del ''Cispius,'' tra cui si interponevano alcune valli come la ''Vallis Murcia'' (tra Aventino e Palatino, occupata più tardi dal Circo Massimo), l'area del Foro romano (tra Palatino, Velia e Campidoglio) e la ''Subura'' (tra Quirinale, Viminale ed Esquilino). Nel centro proto-urbano di Roma, alcune di queste alture componevano il ''Septimontium'', che con l'espansione della città fu poi allargato ai tradizionali "sette colli". Il Tevere, inoltre, costituiva il confine naturale tra due differenti culture che, fin dalla fine dell'età del bronzo (dopo il 1000 a.C.), andavano ormai contrapponendosi anche etnicamente: la cultura laziale a sud (il ''Latium vetus'' dei Latini-Falisci) e quella villanoviana a nord (l'Etruria degli Etruschi). === Media-tarda età del bronzo: XIV - XI secolo a.C. === area "sacra" di Sant'Omobono. Accanto alle fonti letterarie tramandateci, i moderni ritrovamenti archeologici hanno dimostrato la natura "emporica" del primitivo centro preurbano di Roma, trattandosi di un'area racchiusa da un lato dalla sponda sinistra del fiume Tevere e dall'altro dai tre vicini colli dell'Aventino, Palatino e Campidoglio, identificabile con il cosiddetto Foro Boario. I reperti più antichi, che appartengono alla media età del Bronzo, sono quelli trovati nei pressi della chiesa di Sant'Omobono, sotto al colle del Campidoglio, a ridosso dell'ansa del fiume Tevere nella zona del Foro Boario (all'incrocio tra l'odierna via L. Petroselli e il Vico Jugario). Si tratta di frammenti di ceramica appenninica, databili intorno al XIV-XIII secolo a.C. e di ossa di animali. A partire da questo momento nuove tracce di vita andranno a estendersi prima nell'area del foro romano, dove sono stati trovati resti di insediamenti risalenti all'XI secolo a.C. e corredi funerari risalenti al X secolo a.C. Qui si formò, infatti, progressivamente nei pressi del guado del Tevere una struttura emporica (''orrea'') di scambio e approvvigionamento, sotto la protezione dell'Ercole italico, protettore del bestiame transumante. === La fase protolaziale e le comunità albensi: X-IX secolo a.C. === Successivamente le testimonianze archeologiche si diffusero al vicino colle Palatino, dove sono stati rinvenuti i resti di una necropoli (risalenti sempre al X secolo a.C.), nella sella compresa tra le due cime del colle, il ''Germalus'' e il ''Palatium''. E ancora sul Palatino sono stati trovati resti di insediamenti che si riferiscono al IX secolo a.C.. degli usi funerari dell'epoca, è stato rilevato che si è distinto tra inumatori e inceneritori, tra il rito della inumazione e dell'incinerazione. Questo testimonia che la popolazione non era indifferenziata, ma esisteva già una primitiva differenza di classi. L'incenerimento era praticato dalla classe più ricca, i patrizi. Mentre la forma a capanna delle urne testimonierebbe la forma a capanne delle abitazioni primitive. === Verso la nascita della città: VIII secolo a.C. === Segni di capanne sul Palatino risalenti all'VIII secolo a.C. Un elemento di particolare rilievo nei ritrovamenti dell'area di S. Omobono è dato dal fatto che insieme ai reperti del XIV secolo sono stati ritrovati anche resti, di indubbia provenienza greca, risalenti all'VIII secolo, quindi esattamente coincidenti con l'epoca della fondazione di Roma secondo la tradizione letteraria latina. Tale circostanza è pertanto una conferma archeologica della realtà storica degli indizi che hanno poi contribuito a generare la tradizione mitologica sulle origini leggendarie della città. Diverse teorie e studi cercano di collegare questi reperti; si tratta di ritrovamenti in un'area molto ristretta e che attestano la presenza di abitati nella zona del Campidoglio, Foro, Palatino in un'età anche antecedente a quella che la tradizione tramanda come data di fondazione della città. La tradizione che racconta che Roma fu fondata con un atto di volontà di Romolo, sembra avere un fondamento di verità soprattutto in seguito alla scoperta, a opera dell'archeologo italiano Andrea Carandini, di un'antica cinta muraria (che potrebbe essere l'antico "muro di Romolo") costituita da un muro a scaglie di tufo, con alla sommità incastri e tracce di una palizzata e vallo risalente al 730 a.C., eretto sul Palatino nel versante volto verso la Velia dietro la basilica di Massenzio alla base nord-orientale del colle Palatino. Tale cinta muraria potrebbe essere la conferma del tradizionale racconto sulla fondazione di Roma ed è quasi contemporanea a una fibula di bronzo dell'VIII secolo, raffigurante un picchio che acceca Anchise, il padre di Enea, punendolo per essersi unito a Venere. Secondo lo storico Tacito, infatti, il "solco primigenio" tracciato da Romolo sul Palatino, primo nucleo urbano della futura città di Roma, avrebbe incluso l'Ara massima di Ercole invitto, monumento non solo già esistente attorno alla metà dell'VIII secolo a.C., ma costituente uno dei quattro angoli della città quadrata. E sempre Tacito aggiunge che il Campidoglio e la sottostante piana del Foro romano furono aggiunti alla Roma quadrata da Tito Tazio. Quest'ipotesi è stata ulteriormente confermata dalla scoperta nel 2005 di un grande palazzo ad architettura a capanna nell'area del tempio di Vesta che potrebbe essere il palazzo dei primi re di Roma. Muro, antico palazzo reale e primo tempio di Vesta fanno parte di un complesso architettonico risalente alla seconda metà dell'VIII secolo a.C. che sembra confermare l'esistenza di un progetto architettonico ben preciso già nella seconda metà dell'VIII secolo, data tradizionale della fondazione di Roma in questo periodo. Un altro gruppo di studiosi non ritiene che Roma sia nata da un atto di fondazione, sul modello delle polis greche nel sud Italia e in Sicilia, ma piuttosto che la fondazione della città storicamente debba attribuirsi a un diffuso fenomeno di formazione dei centri urbani, presente in gran parte dell'Italia centrale, e che nella fattispecie comprenda un periodo di diversi secoli: dal XIV secolo al VII secolo a.C. La città si venne quindi formando attraverso un fenomeno di sinecismo durato vari secoli, che vide, in analogia a quanto accadeva in tutta l'Italia centrale, la progressiva riunione in un vero e proprio centro urbano degli insediamenti dispersi sui vari colli. In quest'epoca infatti i sepolcreti collocati negli spazi vuoti tra i primitivi villaggi furono abbandonati a favore di nuove necropoli poste all'esterno dell'area cittadina, in quanto tali spazi sono ora considerati parte integrante dello spazio urbano. Ed è anche quello che verosimilmente può essere accaduto sul Palatino, che inizialmente era composto da vari nuclei abitativi indipendenti (''Palatium'' e ''Cermalus'') e che si concluse attorno alla metà dell'VIII secolo, corrispondente alla tradizionale data di fondazione del 753 a.C. Il Romolo della leggenda può essere stato, pertanto, il realizzatore della prima unificazione di questi nuclei in un'entità unica. Nei due secoli successivi, tale processo di unificazione fu probabilmente accelerato dall'occupazione etrusca della città andando a includere ora i famosi "sette colli".
Ticino (fiume)
Il '''Ticino''' è un importante fiume della Svizzera meridionale e dell'Italia settentrionale, il principale affluente del Po per volume d'acqua e in assoluto il secondo fiume italiano per portata d'acqua. Il Ticino misura complessivamente 248 km di lunghezza ed è uno dei fiumi più sani in Italia.
Il corso del Ticino è convenzionalmente diviso in tre parti: la parte montana (Ticino superiore), che scorre in territorio svizzero; la parte lacuale, che riguarda il Lago Maggiore (diviso territorialmente tra Svizzera e Italia) e la parte pianeggiante (Ticino inferiore), che vede il Ticino scorrere in Italia a sud del Lago Maggiore, quindi dal territorio compreso tra i comuni di Castelletto sopra Ticino in Piemonte e Sesto Calende in Lombardia, e la confluenza nel Po, situata nel territorio comunale di Linarolo in provincia di Pavia, al confine con la regione Emilia-Romagna. La lunghezza complessiva del fiume è di 248 km, dei quali 91 km percorsi a monte del Lago Maggiore, 47 km percorsi nel Verbano e 110 km percorsi da questo al Po, mentre la lunghezza effettiva è quindi di 201 km, escludendo i km lacustri del Verbano. === Il Ticino superiore=== Il fiume Ticino a valle del passo della Novena (in alto a destra) Nasce in territorio svizzero, nel Canton Ticino e scaturisce da due sorgenti. La principale si trova sul Passo della Novena non lontano dal confine tra il Canton Ticino (al quale il Ticino dà il nome), l'estrema punta settentrionale della provincia del Verbano Cusio Ossola (Formazza) e il Canton Vallese. L'altra sorgente, di portata più modesta, si trova, invece, nei pressi dell'Ospizio del Passo del San Gottardo, ad Airolo. Il ramo di Ticino proveniente dal Passo della Novena, solca la Val Bedretto e ad Airolo si unisce con il ramo proveniente dal Passo del San Gottardo. Qui il fiume comincia a percorrere la Val Leventina, dove scorre spesso incassato tra le rocce (gole di Stalvedro e del Monte Piottino). In questo tratto è, inoltre, ingrossato da un notevole numero di piccoli affluenti. A Biasca, il Ticino riceve da sinistra il fiume Brenno e comincia a scorrere in Valle Riviera. Successivamente lambisce Bellinzona, nei pressi di cui riceve da sinistra il Moesa e il Morobbia. Il Moesa, che percorre la Val Mesolcina, nel Canton Grigioni, rappresenta il maggior tributario del Ticino Superiore. In seguito il fiume sbocca nel Piano di Magadino, dove scorre incanalato fin quasi al piccolo delta con cui sfocia nel Lago Maggiore. Poco prima di immettersi nel lago, il Ticino riceve le acque di un buon numero di affluenti minori. Il Ticino Superiore misura 91 km, percorsi totalmente in territorio svizzero e la sua portata media allo sbocco nel Lago Maggiore è di 69 m³/s. ===Il Lago Maggiore=== Nel tratto lacuale riceve il contributo di svariati affluenti direttamente sfocianti nel lago, alcuni importanti come la Maggia, il Toce (suo principale tributario), la Verzasca, la Tresa (che drena tutta la zona del lago di Lugano) e il Bardello, emissario del Lago di Varese. Il percorso del Ticino nel Lago Maggiore è di 47 km. ===Il Ticino inferiore=== Il Ticino inferiore costituisce l'unico emissario del Lago Maggiore. Il suo percorso comincia circa 1 km a monte del ponte tra Sesto Calende (VA) e Castelletto sopra Ticino (NO), in corrispondenza delle località Cicognola a Castelletto sopra Ticino e Parco Europa a Sesto Calende (VA). Da qui il fiume si dirige in direzione sud est, segnando il confine tra il Piemonte e la Lombardia. Il ponte tra Sesto Calende e Castelletto sopra Ticino Lo sbarramento della "Miorina" a Castelletto sopra Ticino A livello di Castelletto sopra Ticino e Golasecca, il Ticino incontra lo sbarramento artificiale della Miorina, che ne regola il deflusso dal Lago Maggiore. Poco più a valle si trova la Diga di Porto della Torre, dove il Ticino cede parte della sua portata al Canale Regina Elena, che irriga le campagne del Novarese. Immediatamente dopo, nel territorio di Somma Lombardo, si trova lo sbarramento del Panperduto. Qui gran parte delle acque del Ticino vengono incanalate e vanno ad alimentare il Canale Villoresi e il Canale Industriale. Il Ticino a Sesto Calende Il fiume, privato di buona parte delle sue acque, scorre in un vasto alveo, alimentando alcune rogge molinare, sia in Piemonte, sia in Lombardia, le quali un tempo muovevano le pale dei mulini, oggi dismessi. Al Ponte di Oleggio si trova la Diga ''Paladella'', oggi dismessa, che un tempo era l'incile del Naviglio Grande. Oggi questo primo tratto di naviglio non è più utilizzato e resta tutto l'anno in secca, come alveo storico. La portata del Naviglio Grande viene immessa a Turbigo, e proviene dal Canale Industriale, che prima di cedere buona parte delle sue acque al Naviglio Grande, aziona le centrali idroelettriche di Vizzola (a Vizzola Ticino), di Tornavento (a Lonate Pozzolo) e Castelli (a Turbigo). La portata residua del Canale Industriale che non viene immessa nel Naviglio Grande, torna al Ticino, alimentando, però, un'altra centrale idroelettrica: la centrale di Turbigo Inferiore. Poco prima di ricevere la portata residua del Canale Industriale, il Ticino alimenta il Naviglio Langosco, che scorre dal Piemonte alla Lombardia. Proseguendo di qualche chilometro, sempre in sponda piemontese, il Ticino alimenta il Naviglio Sforzesco. Questo, dopo aver azionato la centrale idroelettrica di Vigevano, si divide in due rami, uno va a portare acqua alle campagne, mentre l'altro torna al fiume. Presso Abbiategrasso, il Ticino entra interamente in Lombardia, non segnando più il confine col Piemonte. A destra del Ticino si trova ora la Lomellina, un vasto territorio della Lombardia compreso nella provincia di Pavia, di cui il Ticino lambisce la città più importante, Vigevano. Più a valle, presso Motta Visconti, il fiume torna a scorrere a corso unico, dopo che dal ponte di Oleggio fino a qui, le sue acque si erano divise, naturalmente, in una moltitudine di rami secondari e meandri, creando anche le cosiddette lanche: antichi rami del Ticino, che col passare del tempo il fiume non ha più percorso. Questi ambienti si sono così trasformati in zone umide in cui la fauna e la flora sono lussureggianti. Tornato a corso unico, il fiume prosegue verso sud est. A Bereguardo il fiume è scavalcato da un ponte di barche, l'unico presente sull'intero corso del Ticino. Poco più a sud il Ticino sfiora Torre d'Isola e poi attraversa Pavia, separando il quartiere di Borgo Ticino, sulla riva destra, dal resto della città. Il fiume confluisce infine, da sinistra, nel Po nel territorio comunale di Travacò Siccomario, precisamente in corrispondenza del Ponte della Becca. Gli affluenti del Ticino Inferiore sono pochi e in genere di scarsa portata. Essi sono: il torrente Lenza, a Sesto Calende; il torrente Strona a Somma Lombardo; il torrente Arno a Castano Primo; il Canale del Latte a Turbigo; il Canale Cavour a Galliate; la Roggia Cerana a Cerano; il Canale Scolmatore di Nord Ovest (che raccoglie le acque in eccesso dei fiumi Olona e Seveso) ad Abbiategrasso; il Naviglio di Bereguardo a Bereguardo; il Naviglio Pavese, il Canale Gravellone e la Roggia Vernavola a Pavia. Il Ticino Inferiore misura 110 km e la sua portata media alla confluenza col Po è di 350 m³/s; conta 10 affluenti e interessa il territorio di quattro province: Varese, Novara, Milano e Pavia. Si tratta di un ambiente di straordinaria biodiversità: nelle acque del fiume sono presenti quasi 40 specie ittiche, alcune delle quali, come trota marmorata e temolo, sono in stato di pericoloso declino. Le specie autoctone sono: alborella, anguilla, barbo canino, barbo comune, bottatrice, carpa, cavedano, cobite comune, cobite mascherato, ghiozzo padano, gobione, lampreda padana, lasca, luccio, panzarolo, persico reale, pigo, sanguinerola, savetta, scardola, scazzone, spinarello, storione cobice, temolo, tinca, triotto, trota marmorata, vairone. Le specie alloctone sono invece: abramide, aspio, barbo europeo, carassio, cobite di stagno orientale, gambusia, lucioperca, persico sole, persico trota, pseudorasbora, rodeo, rutilo, siluro, trota iridea. Il Ticino in piena nel maggio 2009 Il Ticino, grazie alla copiosità delle sue acque, ha grande importanza per l'irrigazione ed è un'importante fonte di energia elettrica. Se infatti, fra gli affluenti del Po, occupa solo il 4º posto per lunghezza dopo Adda, Oglio e Tanaro, e il 3º per superficie di bacino dopo Tanaro e Adda, è però di gran lunga quello più ricco d'acqua in ogni stagione, sia come portata media alla foce (ben 350 m³/s), sia come portata minima (54 m³/s), sia come portata massima (5 000 m³/s), al punto che il suo contributo idrico e il suo regime sono assolutamente determinanti per il Po, rappresentandone dal 20% al 50% della portata. In territorio italiano alimenta vari canali artificiali, tra cui il Naviglio Grande, che fin dall'epoca medioevale ha avuto grande importanza per i trasporti ed oggi è usato solo per la produzione elettrica in quanto, con il Canale Industriale a cui è collegato, permette il funzionamento di varie centrali elettriche garantendo circa il 30% del fabbisogno energetico lombardo. Per gli usi irrigui il Ticino alimenta, tra gli altri, il Canale Regina Elena nella parte piemontese e il Canale Villoresi nella parte lombarda. Altro canale del Ticino che a dispetto delle ridotte dimensioni ha avuto rilevanza economica per l'Alto Milanese è la Gora Molinara, che come dice il nome azionava diversi mulini lungo il suo corso. Il fiume Ticino nei pressi di Pavia (Massaua di Torre d'Isola) Ponte Coperto sul fiume Ticino, a Pavia Il percorso italiano del fiume è interamente protetto da due parchi regionali, che formano nell'insieme il più grande parco fluviale d'Europa: * il ''Parco Lombardo della Valle del Ticino'', creato nel 1974, copre 91 140 ettari, di cui 21 740 urbanizzati dove l'azione del parco è limitata; * il ''Parco Naturale della Valle del Ticino'', creato nel 1978, copre 6 250 ettari formanti una banda stretta lungo la riva destra del fiume. In Svizzera, invece, all'immissione nel Lago Maggiore il fiume forma le Bolle di Magadino, area naturalistica protetta ricca di flora e di fauna tipiche della zona. === Il problema Arno === Nonostante il Ticino sia uno dei fiumi più puliti della Lombardia e del Piemonte, dal 2000 le sue acque risentono di un serio problema, noto come ''problema Arno''. La questione ruota tutta attorno al torrente Arno, modesto corso d'acqua del Varesotto e dell'Alto Milanese, le cui acque sono tra le più sporche di Lombardia e non solo. Il torrente anticamente sfociava nel Ticino presso Turbigo, dove ora si trova la cosiddetta ''Roggia Arno'', a causa, però, dell'alta permeabilità del suo alveo a valle di Gallarate, il torrente perdeva le sue acque, spagliando nella campagna tra Lonate Pozzolo, Castano Primo, Nosate e Vanzaghello. Nel Novecento, a causa dei liquami riversati nell'Arno, l'alveo del torrente si è impermeabilizzato, causando sempre più sovente allagamenti che determinavano anche una situazione di degrado ambientale alle campagne circostanti. Nel 2000 si è così proceduto a bonificare l'area di spagliamento e a realizzare dei vasconi per lo spagliamento controllato tra Castano, Nosate e Lonate Pozzolo. I lavori prevedevano che a causa di portate elevatissime del torrente l'acqua in eccesso andasse nel Canale Marinone e quindi nel Ticino. I lavori non vennero però svolti nella maniera più opportuna e questo causò l'impermeabilizzazione dei vasconi, determinando l'afflusso dell'Arno nel Ticino molto spesso. Questa situazione influisce molto negativamente sulla qualità delle acque del fiume, che pur restando di grado ''buono'' manifestano un notevole peggioramento a valle di Lonate Pozzolo, soprattutto in tempo di pioggia. ===Il problema dello Scolmatore di Nord Ovest=== Altro serio problema di cui soffrono le acque del fiume Ticino, è rappresentato dal Canale Scolmatore di Nord Ovest, realizzato tra gli anni sessanta e ottanta, per ovviare ai frequenti allagamenti di cui soffre l'area milanese. Il canale venne realizzato per impedire gli allagamenti causati dal fiume Seveso a Milano. Questo piccolo fiume, è però uno dei più inquinati della Lombardia, e nei tempi di pioggia, riversa nello scolmatore una notevole quantità di liquami, che finiscono poi nel Ticino presso Abbiategrasso. Nei momenti di forti e prolungate piogge il canale accoglie anche la portata in eccesso del fiume Olona, altro fiume le cui acque sono di qualità scadente. Il fatto è che oltre a scaricare nel Ticino le luride acque del Seveso, il canale si è pure sovente rivelato insufficiente a evitare le inondazioni. Ad esempio nel novembre 2002, le forti e continue piogge causarono lo straripamento del Ticino, dell'Olona, del Seveso e anche dello Scolmatore di Nord Ovest, che inondò le campagne di Abbiategrasso. Queste situazioni hanno da sempre causato le proteste degli ambientalisti, che hanno contestato il canale fin dalla sua costruzione. Tramonto sul Ticino a Pavia al ponte della Libertà. A partire dall'età del bronzo la Valle del Ticino fu culla di un'importante civiltà nota come cultura di Golasecca. Inoltre il Ticino fu il teatro di una vittoria di Annibale nella seconda guerra punica (218 a.C.), Nel medioevo, Pavia fu, grazie alle acque del Ticino, terminal ultimo tra le comunicazioni ed i commerci tra Venezia e la pianura Padana. Inoltre, i pavesi, erano in grado di mobilitare una grande flotta fluviale, in grado di operare anche sul Po, che gli permise di tener teste per secoli a Milano e che, successivamente, formò le basi della flotta viscontea. Anche il Ticino, come il Po e gran parte dei fiumi dell'Italia Settentrionale, era attraversato da pochissimi ponti in muratura. Fino al XIX secolo, dal lago Maggiore alla sua confluenza nel Po, l'unico ponte in muratura era il Ponte Coperto di Pavia, realizzato nel Trecento su di un precedente ponte di età romana. Un ponte in legno fu gettato dai Visconti a Vigevano nei primi anni del XIV secolo, ma esso fu incendiato dalla flotta pavese nel 1315, ricostruito da Luchino Visconti, fu nuovamente distrutto dai pavesi nel 1356 e mai più ricostruito. Sorte analoga toccò al ponte ligneo fatto dai milanesi a Turbigo intorno al 1270, che fu distrutto dai novaresi nel 1275. Solo in età napoleonica iniziarono i lavori per realizzare l'imponente ponte in pietra di Boffalora, il cui cantiere si chiuse nel 1827. Nel 1810 vi si suicidò il patriota e letterato Francesco Lomonaco. Nel 1848 della prima mossa del regio esercito piemontese contro l'Austria, che diede inizio alla prima guerra d'indipendenza italiana. Nel 2002 la Valle del Ticino è stata istituita quale "Riserva della Biosfera " all'interno del programma Man and Biosphere dell'UNESCO, pertanto è annoverato tra i beni o Patrimoni dell'Umanità da tutelare. Come tutti i fiumi che corrono ai piedi di catene montuose, anche il Ticino è un bacino nel quale è possibile trovare dell'oro. Il fiume Ticino al Canarazzo, Carbonara al Ticino Gli antichi Romani lo sapevano molto bene, e lo avevano capito al punto da impiegare, come ci descrive Plinio il Vecchio, una forza lavoro pari a 5 000 schiavi per l'estrazione del prezioso metallo dai bacini fluviali della Bassa Gallia (Piemonte e Lombardia occidentale); ancora oggi, non a caso, lungo il corso del fiume è possibile individuare enormi cumuli di massi ammonticchiati conosciuti come ''vie Aurifodine'', testimonianze di antiche miniere d'oro a cielo aperto distribuite lungo un percorso di quasi due km nel territorio di Varallo Pombia. L'oro è presente in forma di pagliuzze generalmente non più lunghe di un millimetro, e la potenzialità aurifera del Ticino è calcolata essere di 6-8 grammi per tonnellata di sabbia setacciata. La ricerca dell'oro alluvionale è oggi soltanto un'attività naturalistico-amatoriale, non remunerativa ma fonte di emozioni e divertimento; questa passione accomuna numerose associazioni soprattutto nella provincia di Pavia. Nel 1997, il Ticino è stato sede di un'edizione del Campionato Mondiale di ricerca dell'oro. ===I principali affluenti del Ticino Superiore=== *Piumogna *Brenno *Morobbia *Moesa ===Affluenti del Lago Maggiore=== ===Affluenti del Ticino Inferiore=== *Lenza *Strona *Arno (detto anche Arnetta) *Canale Turbighetto *Canale del Latte *Canale Cavour *Roggia Cerana (denominazione del tratto finale del torrente Terdoppio Novarese) *Canale Scolmatore di Nord Ovest (raccoglie le acque di piena di Seveso e Olona) *Naviglio di Bereguardo *Naviglio Pavese e Navigliaccio *Canale Gravellone *Roggia Vernavola === Defluenti === *Canale Regina Elena (origina il Diramatore Alto Novarese, che in seguito confluisce nel Canale Cavour) *Canale Villoresi (la portata residua del canale si immette nel fiume Adda) *Canale Industriale (cede la maggior parte della sua portata al Naviglio Grande, la portata residua riconfluisce nel Ticino come Canale Turbighetto) *Naviglio Grande (sfocia nella Darsena di Porta Ticinese a Milano) *Naviglio Langosco *Naviglio Sforzesco *Roggia Castellana
Fortran
'''Fortran''' ovvero "traduzione di formule" - è uno dei primi linguaggi di programmazione, sviluppato a partire dal 1954 da un gruppo di lavoro guidato da John Backus; il primo manuale di riferimento per i programmatori in FORTRAN I, ''The FORTRAN automatic coding system for the IBM 704 EPDM'', scritto dallo stesso Backus, è del 1956, mentre il compilatore fu pubblicato nel 1957.
Il primo compilatore FORTRAN fu sviluppato a partire dal 1954 per il calcolatore IBM 704 da un gruppo di lavoro guidato da John Backus. Si trattava di un compilatore ottimizzante (o ottimizzatore), poiché i progettisti ritenevano che nessuno avrebbe usato un linguaggio la cui efficienza non si avvicinasse a quella dei linguaggi assemblatori. Il linguaggio fu usato su larga scala soprattutto per scrivere programmi che eseguivano molti calcoli matematici e questo incoraggiò i progettisti a creare compilatori che generavano codice molto veloce. L'inclusione del tipo numero complesso rese poi il Fortran il linguaggio d'elezione nella comunità scientifica. Al giorno d'oggi vengono ancora progettati nuovi compilatori Fortran, con prestazioni sempre più alte. Non si deve dimenticare poi che molti progressi nella teoria e nel progetto dei compilatori sono proprio derivati dalla necessità di ottenere compilatori Fortran in grado di generare un "buon" codice. Diverse sono le versioni Fortran apparse: il FORTRAN I nel 1957, il FORTRAN II nel 1958, il FORTRAN III nel 1958 (usato da una ventina di clienti dell'IBM, ma mai pubblicato come prodotto commerciale per la sua mancanza di portabilità), il FORTRAN IV nel 1961 (la versione di maggiore uso e diffusione), il FORTRAN 66 nel 1966, il FORTRAN 77 nel 1977, il Fortran 90 nel 1990, il Fortran 95 nel 1995, il Fortran 2003 nel 2003 e il Fortran 2008 nel 2008. Il FORTRAN II introdusse la possibilità di compilazioni separate, il FORTRAN III la possibilità di usare espressioni booleane (o logiche) e quella di inserire "in linea" codice in linguaggio assemblatore (cioè di mescolare istruzioni Fortran e istruzioni in linguaggio assemblatore). Fu questo a renderlo non portabile, poiché ciascun assemblatore ovviamente è specifico di un dato calcolatore, non essendo altro, in ultima analisi, che una forma simbolica del suo linguaggio macchina. Le espressioni booleane furono introdotte anche nel FORTAN IV, insieme alla nuova istruzione condizionale IF logico in grado di eseguire un test sulla veridicità di un'espressione booleana, che si aggiungeva alla precedente istruzione condizionale IF aritmetico presente nel FORTRAN II (che a sua volta l'aveva ereditata dal FORTRAN I, come si può vedere nel programma d'esempio, riportato sotto, che calcola il massimo di N numeri). Questa valutava invece un'espressione numerica e prevedeva tre diversi salti a seconda che il suo valore fosse negativo, nullo o positivo. I primi programmi in FORTRAN venivano perforati per lo più su schede a 80 colonne, con regole molto stringenti sul formato della singola istruzione. In particolare: una riga di codice non poteva superare i 72 caratteri, che venivano perforati nelle colonne da 1 a 72, se la colonna 1 conteneva una C i caratteri successivi costituivano un commento, le colonne da 1 a 5 erano riservate ad un'etichetta numerica che identificava l'istruzione e che poteva essere usata per saltare all'istruzione stessa da un altro punto del programma, le colonne da 7 a 72 contenevano l'istruzione vera e propria, la colonna 6 (normalmente vuota) se conteneva un carattere qualsiasi (spesso un *) indicava che l'istruzione era il seguito dell'istruzione perforata nella scheda precedente. D'altra parte, le colonne da 73 a 80 venivano spesso usate per numerare le schede e permettere così di riordinarle nel caso fossero state accidentalmente mescolate. Con l'avvento del Fortran 90, una revisione "principale" del linguaggio, queste regole stringenti sono state abbandonate in favore del codice in formato libero. Altre notevoli innovazioni introdotte dal Fortran 90 sono l'allocazione dinamica della memoria, le operazioni sugli array, i tipi di dati astratti, l'overloading (o sovraccarico) degli operatori, i puntatori e i moduli (questi ultimi consentono di raggruppare sottoprogrammi e dati correlati). Il Fortran 95, una revisione "minore" del linguaggio, ha introdotto essenzialmente la possibilità delle programmazione parallela. Lo standard formale più recente del linguaggio è il Fortran 2003 (anche se il documento che lo definisce è stato pubblicato nel 2004). Si tratta di un'estensione propria del Fortran 95, che include l'aritmetica in virgola mobile IEEE 754, la gestione delle eccezioni, costrutti per la programmazione orientata agli oggetti e una migliorata interoperabilità col linguaggio C. Grazie sia agli innumerevoli programmi applicativi sviluppati nel corso degli anni, sia alle immense librerie di funzioni (richiamabili anche da programmi scritti con altri linguaggi di programmazione), il Fortran è tuttora un linguaggio molto usato. Di esso esistono varianti per il calcolo parallelo (usate nel calcolo scientifico: simulazione di fluidi, interazioni fra particelle, previsioni meteorologiche, ecc.); inoltre, anche se progettato originariamente come linguaggio procedurale, alcune sue versioni più recenti consentono di usare anche costrutti propri della programmazione orientata agli oggetti. === Caratteristiche === Il Fortran è un linguaggio quasi sempre compilato, imperativo, con tipizzazione statica delle variabili, progettato principalmente per il calcolo scientifico e numerico; vi sono state però anche implementazioni con codice interpretato. Un tipo particolare di Fortran compilato è il Fortran FLAG (''Fortran Load And Go''), sviluppato da Bob Richardson, programmatore presso la Rice University, molto usato negli anni settanta per l'esecuzione di programmi non troppo complessi. I primi programmi in Fortran, come già detto, dovevano essere scritti con regole molto stringenti (imposte dall'uso delle schede perforate). Inoltre facevano un uso piuttosto pesante di etichette numeriche e dell'istruzione di salto GOTO. Queste "necessità" sono state eliminate dalle versioni più recenti del linguaggio. Sono stati inoltre introdotti concetti "moderni" di programmazione (ad esempio il costrutto IF-THEN-ELSE, a partire dal FORTRAN 77), sempre tuttavia non perdendo di vista gli obiettivi della sinteticità del codice sorgente e dell'efficienza del codice eseguibile. In Fortran sono anche stati scritti molti linguaggi specializzati, fra cui il SAS, per la generazione di report statistici e il SIMSCRIPT, per la simulazione di sistemi a code. I fabbricanti di calcolatori scientifici ad alte prestazioni (come ad esempio Burroughs, CDC, Cray, Honeywell, IBM, Texas Instruments, UNIVAC) hanno aggiunto al linguaggio estensioni allo scopo di sfruttare particolari caratteristiche delle proprie macchine (come esempio si possono ricordare il FORTRAN VI G, il FORTRAN IV H e il FORTRAN IV H Extended dell'IBM, o il FORTRAN V dell'UNIVAC). Il destino delle estensioni è di essere abbandonate o di essere incorporate in versioni successive del linguaggio. Per finire si può ricordare che si sta sviluppando un nuovo linguaggio, il Fortress, che dovrebbe, nelle intenzioni dei progettisti, sostituire il Fortran. === Standard === I documenti elencati nel seguito si riferiscono alle più recenti standardizzazioni del Fortran. * ANSI X3.198-1992 (R1997). Titolo: ''Programming Language "Fortran" Extended''. Noto informalmente come Fortran 90. Pubblicato dall'ANSI. * ISO/IEC 1539-1:1997. Titolo: ''Information technology – Programming languages – Fortran – Part 1: Base language''. Noto informalmente come Fortran 95. Esistono altre due parti di questo standard. La parte 1 è stata formalmente adottata dall'ANSI. * ISO/IEC 1539-1:2004. Titolo: ''Information technology – Programming languages – Fortran – Part 1: Base language''. Noto informalmente come Fortran 2003. * ISO/IEC 1539-1:2010. Titolo: ''Information technology – Programming languages – Fortran – Part 1: Base language''. Noto informalmente come Fortran 2008. === Varianti e estensioni === ALTRAN era un'estensione al linguaggio che aggiungeva a quest'ultimo l'algebra razionale, sviluppata da W.S. Brown ai Laboratori Bell intorno al 1968. === Sintassi === Trattandosi del primo linguaggio di programmazione ad alto livello, il Fortran ha una sintassi che può apparire oscura ai programmatori che hanno familiarità solo con linguaggi molto più recenti, come ad esempio il C. Tuttavia le più recenti versioni del linguaggio tengono conto dei progressi compiuti nel campo dei linguaggi di programmazione e cercano di scoraggiare tale sintassi in favore di una più trasparente e robusta. La "vecchia" sintassi infatti rende molto difficile progettare un analizzatore lessicale, e può bastare anche un solo carattere sbagliato a generare errori rilevabili solo in esecuzione, anziché in compilazione. I costrutti introdotti nelle versioni più recenti, così come la possibilità di scrivere codice in formato libero (cioè non più vincolato al rigido formalismo originale imposto dalle schede perforate) hanno molto ridotto i problemi, anche se una buona programmazione rimane sempre il miglior modo di procedere. Si dovrebbe anche considerare il fatto che le caratteristiche del Fortran sono state ritagliate essenzialmente sul calcolo scientifico e numerico, piuttosto che sullo sviluppo del software. Così nel Fortran 95, ad esempio, esistono comandi molto brevi che consentono di effettuare operazioni matematiche sugli array, che non solo rendono i programmi molto più leggibili, ma sono di ausilio al compilatore, nel caso quest'ultimo sia in grado di generare codice che esegue operazioni matematiche in parallelo. Per i motivi accennati il Fortran, anche se è poco usato per applicazioni estranee al calcolo scientifico e numerico, rimane tuttora il linguaggio d'elezione in tali campi, oltretutto perché anche persone digiune di programmazione possono imparare facilmente a scrivere un codice efficiente. Dato che il Fortran esiste ormai da mezzo secolo, i programmi scritti in questo linguaggio (specialmente in FORTRAN 77, il suo dialetto più importante) tuttora usati sono innumerevoli. Il Fortran rimane inoltre il linguaggio di prima scelta per i programmi destinati a girare sui supercomputer, come ad esempio quelli usati per le previsioni meteorologiche, basati sui modelli matematici della fisica dell'atmosfera. === Hello, world! === Il seguente esempio stampa il testo "Hello, world!". PROGRAM HELLO PRINT *, 'Hello, world!' END === Uno dei primi programmi in Fortran === Il programma seguente, scritto da Backus, è riportato nel manuale per il programmatore del FORTRAN I citato sopra. Il programma legge N numeri e ne calcola il massimo. DIMENSION A(999) FREQUENCY 30 (2,1,10), 5(100) READ 1, N, (A(I), I = 1,N) 1 FORMAT (I3/(12F6.2)) BIGA = A(1) 5 DO 20 I = 2,N 30 IF (BIGA-A(I)) 10,20,20 10 BIGA = A(I) 20 CONTINUE PRINT 2, N, BIGA 2 FORMAT (22H1THE LARGEST OF THESE NUMBERS IS F7.2) STOP 77777 === Minimo e massimo di un array === Il seguente programma FORTRAN 90 calcola il valore massimo e il valore minimo di un array con estensione 5 PROGRAM minimo_massimo_array IMPLICIT NONE INTEGER, PARAMETER :: estensione=5 INTEGER, DIMENSION(estensione) :: array INTEGER :: i INTEGER :: Min INTEGER :: Max WRITE(*,*) 'Inserisci i',estensione,'valori dell''array:' DO i=1,estensione READ(*,*) array(i) END DO min=array(1) max=array(1) DO i=2,estensione IF (array(i)max) max=array(i) END DO WRITE(*,*) "Il valore minimo dell'array e':",Min WRITE(*,*) "Il valore massimo dell'array e':",Max STOP END PROGRAM minimo_massimo_array Versione moderna che sfrutta le funzioni sugli array e che mostra l'uso del modulo intrinseco iso_fortran_env program minimo_massimo_array use, intrinsic :: iso_fortran_env, only: ip=>int32, input_unit, output_unit implicit none integer(kind=ip), parameter :: estensione = 5_ip integer(kind=ip), dimension(estensione) :: array integer(kind=ip) :: j print "(a,i4,a)", "Inserisci ", estensione, " valori interi" do j = 1_ip, estensione write(output_unit, "(i4,a)", advance = 'no') j, " : " read(input_unit,*) array(j) end do print "(a,i4)", "Valore minimo array: ", minval(array) print "(a,i4)", "Valore massimo array: ", maxval(array) end program minimo_massimo_array
Fratelli Marx
I fratelli Marx in uno spartito del 1917 della canzone ''Sailin away on the Henry Clay''. Da sinistra: Harpo, Gummo, Chico, Groucho I '''fratelli Marx''' fu il gruppo comico formato dai cinque fratelli '''Marx''' , attori di ''vaudeville'' e di cinema statunitensi di origine ebraica. Negli Stati Uniti, i fratelli Marx sono tra i comici più amati di tutti i tempi, per l'umorismo sferzante e sopra le righe con cui hanno bersagliato l'uomo, la società, e tutte le ipocrisie che da essi scaturivano. I fratelli Marx hanno rappresentato l'urlo liberatorio dell'uomo medio, concretizzando quella lotta che egli avrebbe voluto fare contro la società vanagloriosa, le ipocrite convenzioni e le tronfie istituzioni. Essi scherniscono il tutto grazie ad un umorismo anarchico e surreale. L'American Film Institute li ha inseriti al ventesimo posto tra le più grandi star maschili statunitensi della storia del cinema.
Il gruppo comico dei fratelli Marx era composto in origine dai seguenti membri, tutti fratelli: * '''Chico''' - Leonard Marx (22 marzo 1887 – 11 ottobre 1961) * '''Harpo''' - Adolph Arthur Marx (23 novembre 1888 – 28 settembre 1964) * '''Groucho''' - Julius Henry Marx (2 ottobre 1890 – 19 agosto 1977) * '''Gummo''' - Milton Marx (23 ottobre 1892 – 21 aprile 1977) * '''Zeppo''' - Herbert Marx (25 febbraio 1901 – 30 novembre 1979) Poco dopo la fine della prima guerra mondiale Gummo lasciò il gruppo e si ritirò dalle scene per avviare delle attività imprenditoriali. Anche il fratello Zeppo abbandonò la recitazione nel 1934, poco dopo la scadenza del contratto con la Paramount e dopo aver girato ''La guerra lampo dei fratelli Marx'' (1933), unendosi alle attività imprenditoriali del fratello. ===Samuel Marx=== '''Samuel Simon Marx''' (Mertzwiller, 23 ottobre 1859 – Los Angeles, 10 maggio 1933) è stato il padre dei Fratelli Marx. Sua moglie e madre dei fratelli fu Minnie Marx Secondo il suo certificato di nascita, Samuel nacque come Simon Marx in Alsazia, allora parte del secondo impero francese. A causa del suo luogo di nascita, venne conosciuto come "Frenchie" (il francese), i suoi genitori erano Simon Marx e Johanna Haennchen Isaak. Sam arrivò negli Stati Uniti dalla Francia nel 1880 e incontrò Minnie a New York, dove lavorava come insegnante di danza. Si sposarono nel 1884 ed ebbero sei figli. Il loro primo figlio, Manfred detto Mannie, nato nel 1885, morì a sette mesi probabilmente a causa di un'influenza. Marx divenne un sarto, sebbene apparentemente non molto bravo. Secondo Groucho, era un cuoco di talento, tale che spesso convinse il padrone di casa a ritardare il pagamento dell'affitto offrendogli un buon pasto. Nel suo spettacolo ''An Evening With Groucho'', Groucho ha ricordato suo padre, Sam: ""Mio padre era un sarto, uno davvero pessimo, e Chico era sempre a corto di denaro: perciò era solito sabotare le forbici di mio padre cosìcchè, ogni volta che mio padre avesse confezionato un vestito, naturalmente non sarebbe andato bene e le forbici sarebbero finite appese nel negozio dei pegni della novantunesima strada."" Harpo imputò la cattiva sartoria del padre al fatto che Frenchie non ebbe mai il tempo di prendere le misure del cliente per un abito, preferendo indovinarne le misure. In seguito, prendeva gli abiti che i clienti avevano rifiutato, viaggiava nel New Jersey e li vendeva porta a porta. Nella sua ultima intervista, Zeppo scherzò sul fatto che suo padre "era un pessimo sarto, ma ha trovato alcune persone così stupide da comprare i suoi vestiti, così ha guadagnato qualche dollaro per il cibo". Marx fece un'apparizione non accreditata nel film ''Monkey Business'' (1931). Sam Marx morì a Hollywood, in California, il 10 maggio 1933, per complicazioni dovute ad una insufficienza renale. Aveva 73 anni. === Gli inizi nel vaudeville === Figli d'arte, fu la loro madre Minnie Schönberg, intraprendente tedesca di nascita, a spingerli ancor bambini alla carriera teatrale. Cominciarono ad esibirsi in alcuni numeri canori sotto diverse sigle (la prima fu, ''The Three Nightingales'', ovvero "I Tre Usignoli"). Aiutati dallo zio Al Shean, noto comico teatrale, per diversi anni girarono per la provincia statunitense e iniziarono a farsi conoscere. Ai numeri musicali (Chico si esibiva come estroso pianista, Harpo come elegante arpista e Groucho come cantante) aggiunsero anche alcune improvvisazioni comiche, che contribuirono ad aumentare l'interesse del pubblico nei loro confronti. Presto ingaggiati per vere e proprie tournée, nel 1912 inventarono una scenetta comica in cui un severo insegnante deve tenere a bada una classe di scapestrati alunni. Nello sketch cominciarono ad intravedersi quelli che divennero i loro personaggi sullo schermo: Groucho, il baffuto e ironico chiacchierone, Harpo, il vagabondo muto fintamente ingenuo con una grande parrucca riccia, e Chico, il bullo ignorante e maneggione di origine italiana. Gummo lascerà il gruppo alla fine degli anni dieci, mentre Zeppo continuerà ancora per diverso tempo (fino al 1934) a far da mera spalla ai tre fratelli. I soprannomi dei fratelli Marx nacquero durante una partita a poker nel 1915, ad opera di Art Fischer: ''Groucho'' viene da "grouchy" (brontolone) o dalla "grouch bag", una sorta di borsello da appendere al collo e che lui usava per tenervi soldi, ''Gummo'' fa riferimento alle sovrascarpe di gomma (galosce) o "gummy shoes" che egli usava, ''Harpo'' deriva da "harp", perché Arthur suonava l'arpa, ''Chico'' viene da "chicks", perché in slang americano ed inglese chicks sta per ragazze, passione di Leonard. === Broadway e Hollywood === Dopo quasi vent'anni di gavetta, i fratelli raggiunsero il successo, quando nei primi anni venti approdarono a Broadway e vi portarono tutta la loro sfrenata ed anarchica ironia. Così racconta Groucho: ''«Il nostro arrivo a New York fu strano. Facemmo un successo che non ci aspettavamo. Non pensavamo di essere bravi»''. Con lo show ''The Cocoanuts'' i fratelli vennero notati dal cinema: nel 1929 infatti, la Paramount fece firmare loro un vantaggioso contratto per cinque pellicole, la prima delle quali fu la trasposizione di ''The Coconuts'', ''Il ladro di gioielli'' (1929), che si dimostrerà un enorme successo sia di pubblico che di critica. Il consenso venne bissato l'anno seguente con la trasposizione cinematografica di un altro loro trionfo teatrale, ''Animal Crackers'', presa in giro dell'alta società americana, l'ultima pellicola basata su un loro lavoro precedente ed anche l'ultimo film girato a New York. Arrivati a Hollywood, i fratelli interpretarono altri tre gioielli della comicità: ''Monkey Business - Quattro folli in alto mare'' (1931), ''Horse Feathers - I fratelli Marx al college'' (1932), presa in giro dei college americani e delle loro manie sportive, e ''La guerra lampo dei Fratelli Marx'' (1933). Quest'ultimo film, diretto da Leo McCarey, è una feroce satira antimilitarista, in cui Chico, Harpo e Groucho (con Zeppo a fare da spalla) espressero la loro comicità delirante e corrosiva. Alla sua uscita nelle sale, la pellicola non ottenne però il successo sperato, e così la Paramount decise di non rinnovar loro il contratto. === L'incontro con Thalberg === Nel 1935 Irving Thalberg, grande produttore della Metro Goldwyn Mayer, scritturò i fratelli per due produzioni ad alto budget, in cui il loro talento di inserirsi abilmente in un contesto conformista nel quale portare scompiglio verrà progressivamente annacquato. I due film saranno ''Una notte all'opera'' (1935), un'arguta parodia della buona società, e ''Un giorno alle corse'' (1937), in cui i tre Marx dileggiano la medicina e il mondo delle corse dei cavalli. Per testare gag e battute Thalberg aveva concesso loro di portare in tournée in alcune cittadine di provincia qualcuna delle scene del film prima che cominciassero le riprese, così da saggiare la validità del materiale. Poco dopo l'inizio delle riprese del secondo film, Thalberg morì prematuramente per una polmonite e da allora i tre Marx non godettero più dello stesso grande interesse da parte del cinema. === Il declino === I cinque fratelli, poco prima della loro unica apparizione televisiva insieme, al ''Tonight! America After Dark'', presentato da Jack Lescoulie, 18 febbraio 1957; da sinistra: Harpo, Zeppo, Chico, Groucho e Gummo Nel 1938 i fratelli girarono un film per la RKO, dal titolo ''Servizio in camera'', per poi tornare alla MGM, dove furono scanzonati mattatori in tre apprezzabili pellicole, quali ''Tre pazzi a zonzo'' (1939), ''I cowboys del deserto'' (1940), divertente parodia dei film western, e ''Il bazar delle follie'' (1941). Nonostante alcuni buoni momenti, questi ultimi film non furono però all'altezza del talento comico dei loro protagonisti, che stavano portando sullo schermo sbiadite imitazioni dei due film girati con Thalberg. Dopo ''Il bazar delle follie'' i Marx decisero di dividersi. Chico e Harpo si esibirono, talvolta in coppia, in diversi spettacoli teatrali e numeri di night club, mentre Groucho fece qualche partecipazione radiofonica. Per far fronte ai debiti di gioco di Chico, il trio tornò davanti alla macchina da presa per girare una divertente avventura di spionaggio, ''Una notte a Casablanca'' (1946), e tre anni dopo ''Una notte sui tetti'' (1949), pensato inizialmente per il solo Harpo, con la partecipazione di una giovanissima Marilyn Monroe. === Gli ultimi anni === Dalla fine degli anni quaranta, quando ormai Harpo e Chico diradavano le loro apparizioni sulle scene, Groucho si reinventò come ironico e dissacrante presentatore di un quiz prima radiofonico e poi televisivo, dal titolo ''You Bet Your Life''. Nel 1959 i fratelli si riunirono, seppur solo nella scena finale, in uno special televisivo dal titolo ''The Incredible Jewel Robbery''. L'anno seguente i tre Marx girarono alcune scene di un episodio pilota per la serie televisiva ''The Deputy Seraph'', che però non verrà realizzata a causa delle cattive condizioni di salute di Chico. Negli anni sessanta e settanta Groucho, terminata ormai la conduzione del suo quiz, partecipò a numerose trasmissioni televisive come disinvolto e sarcastico ''entertainer'', e nel 1974 ricevette un premio Oscar alla carriera. *''Humor Risk'', regia di Richard Smith (1921) *''Noci di cocco'' (''The Cocoanuts''), regia di Robert Florey, Joseph Santley (1929) *''Animal Crackers'', regia di Victor Heerman (1930) *''Monkey Business - Quattro folli in alto mare'', regia di Norman Z. McLeod (1931) *''I fratelli Marx al college'' (''Horse Feathers''), regia di Norman Z. McLeod (1932) *''La guerra lampo dei Fratelli Marx'' (''Duck Soup'') regia di Leo McCarey (1933) *''Una notte all'opera'' (''A Night at the Opera''), regia di Sam Wood (1935) *''Un giorno alle corse'' (''A Day at the Races'') , regia di Sam Wood (1937) *''Servizio in camera'' (''Room Service''), regia di William A. Seiter (1938) *''Tre pazzi a zonzo'' (''At the Circus''), regia di Edward Buzzell (1939) *''I cowboys del deserto'' (''Go West''), regia di Edward Buzzell (1940) *''Il bazar delle follie'' (''The Big Store''), regia di Charles Reisner (1941) *''Una notte a Casablanca'' (''A Night in Casablanca''), regia di Archie Mayo (1946) *''Una notte sui tetti'' (''Love Happy''), regia di David Miller (1950) *''L'inferno ci accusa'' (''The Story of Mankind''), regia di Irwin Allen (1957)
Formazza
Case walser a Canza/Früttwald Veduta dei monti della val Formazza in inverno Monti della Val Formazza in inverno La cascata del Toce Vista dei monti dalla Diga di Morasco '''Formazza''' è un comune italiano sparso di abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola situato nell'omonima valle. Costituisce il comune più settentrionale della regione Piemonte e confina a ovest con il cantone svizzero del Vallese e a nord ed est con il Canton Ticino. È anche il più grande comune della sua provincia in termini di estensione territoriale.
La distribuzione del centro abitato riflette quella degli antichi insediamenti agricoli di origine tedesca, molti piccoli nuclei abitativi sparsi lungo il territorio della valle. La Val Formazza e quindi il centro abitato di Pomatt fino agli anni '20 del XX secolo era raggiungibile solo a dorso di mulo. A partire dal XIII secolo fu una delle principali colonie Walser, colonia madre dei centri abitati di Bosco Gurin e degli insediamenti nell'alto corso del Reno posteriore. Nel XV secolo i ''pomatter'' riuscirono a liberarsi dal dominio feudale della famiglia de Rodis Baceno e dal 1486 l'ordinamento della comunità e delle attività legate ad alpeggi e boschi viene, in parte ancora in tempi moderni, disciplinata dal ''Thalbuch'' (libro della valle) che riconosceva anche autonomia giuridica, indipendente da quella centrale, con un tribunale con competenza civile e penale. === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 9 persone. === Ripartizione linguistica === Secondo una inchiesta del 2001 realizzata in Valle d'Aosta e Piemonte settentrionale mirata a scoprire la distribuzione linguistica attuale, l'82.9% della popolazione parla italiano, il 17.1% parla la lingua walser, mentre l'1.3% parla il tedesco standard come lingua madre. Nonostante ciò, il 98.7% ha dichiarato di conoscere l'italiano, il 60.1% il walser, il 4.7% il tedesco standard e il 3.3% lo svizzero tedesco. Lingua madre 2001 Italiano 82.9% Walser 17.1% Altra lingua 1.3% Formazza è di lingua e cultura walser e fu il primo paese abitato dai Walser a sud delle Alpi. Le frazioni di Formazza / Pumât sono le seguenti (nella doppia forma italiana e walser): * Antillone / Buneigä * Brendo / In dä Brendu * Canza / Früttwald - Früduwald * Chiesa - Alla Chiesa / Zer Chilchu - Andermatten - An där Mattu - In där Mattu * Fondovalle / Stafelwald - Schtaafuwaald * Foppiano / Untermstalden - Unnerum Schtaldä * Frua / Uf der Frütt * Sotto Frua / Unter der Frütt * Grovella / Gurfelen - Gurfelä * Morasco / Moraschg * Ponte - Al Ponte / Zum Steg - Zumstäg - Zumschtäg - Zer Briggu * Riale / Kehrbäch(i) - Cherbäch * Valdo / Wald - Waald * San Michele / Tuffwaald-Tuffalt Invece questi sono alcuni toponimi riguardanti alpeggi o gruppi di case: * Agaro / Ager * Bruggi / Z brennig Hischeru * Cramec / Gramegg * Ecco / Egga * Ghighel / Gigelä * Hei / Hey * Regina Il paese vive delle attività lavorative dell'Enel e del turismo invernale ed estivo. La pista di fondo di Riale è una delle più belle d'Italia, in futuro sarà completata dal Centro di Preparazione Atletica in altura, in fase di realizzazione da parte della Comunità montane della Regione Piemonte. Per gli appassionati dello sci di fondo la zona offre unitamente a questo circuito, una serie di alternative valide come quella di San Michele o la pista dell'Alpe Devero. Negli ultimi anni sono state aperte, un po' dovunque, cave per l'estrazione del serizzo; queste offrono un discreto numero di posti di lavoro, ma incidono negativamente sull'aspetto della valle già deteriorata da dighe, centrali, tralicci e fili. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. === Altre informazioni amministrative === Fa parte dell'unione montana di comuni Alta Ossola. Il 30 maggio 2003 la 19ª tappa del Giro d'Italia si è conclusa alla cascata del Toce con la vittoria di Gilberto Simoni. === Impianti sciistici attualmente esistenti === * Seggiovia Sagersboden, costruita dalla ditta Sacif nel 1999 * Sciovia Valdo 1, costruita dalla ditta CCM nel 2001 * Sciovia Valdo 2 (dismesso), costruita dalla ditta Leitner nel 1984 * Sciovia Ponte, costruita dalla ditta Leitner nel 1980 * Tapis roulant Baby Valdo. === Escursionismo alpino === Interessanti mete turistiche dell'alta val Formazza sono il rifugio 3A, sopra il ghiacciaio Siedel, posto a 2922 m s.l.m. con 80 posti letto e il rifugio Claudio e Bruno presso il lago del Sabbione, posto a 2710 m s.l.m. con 90 posti letto, entrambi di proprietà dell'Operazione Mato Grosso (OMG). Il 21 settembre 2014 è stata inaugurata la Baita del Ghighel (2060 m), dedicata al prof. Guido Tosi, docente universitario, esperto di gestione della fauna alpina, scomparso in un incidente in Val Formazza nel 2011.
Federico II di Svevia
Federico apparteneva alla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen. Discendeva per parte di madre dai normanni di Altavilla , conquistatori di Sicilia e fondatori del Regno di Sicilia. Conosciuto con gli appellativi ''stupor mundi'' o ''puer Apuliae'' , Federico II era dotato di una personalità poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l'attenzione degli storici e del popolo, producendo anche una lunga serie di miti e leggende popolari, nel bene e nel male. Il suo mito finì per confondersi con quello del nonno paterno, Federico Barbarossa. Il carisma di Federico II è stato tale che all'indomani della sua morte, avvenuta a Fiorentino di Puglia , il figlio Manfredi, futuro re di Sicilia, in una lettera indirizzata al fratello Corrado IV citava tali parole: "Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l'asilo della pace".Estensione dell'impero di Federico II di Svevia. Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa moralizzatrice e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli, ma fortemente contrastata dalla Chiesa, di cui il sovrano mise in discussione il potere temporale. Ebbe infatti ben due scomuniche dal papa Gregorio IX, che arrivò a vedere in lui l'anticristo. Federico fu un apprezzabile letterato, convinto protettore di artisti e studiosi: la sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica. Uomo straordinariamente colto ed energico, stabilì in Sicilia e nell'Italia meridionale una struttura politica molto somigliante a un moderno regno, governato centralmente e con un'amministrazione efficiente. Federico II parlava sei lingue e giocò un ruolo importante nel promuovere le lettere attraverso la poesia della Scuola siciliana. La sua corte reale siciliana a Palermo, dal 1220 circa sino alla sua morte, vide uno dei primi utilizzi letterari di una lingua romanza , il siciliano. La poesia che veniva prodotta dalla ''Scuola siciliana'' ha avuto una notevole influenza sulla letteratura e su quella che sarebbe diventata la moderna lingua italiana. La scuola e la sua poesia furono salutate con entusiasmo da Dante e dai suoi contemporanei, e anticiparono di almeno un secolo l'uso dell'idioma toscano come lingua d''élite'' letteraria d'Italia.
=== La nascita === Nascita di Federico II a Jesi, in una tenda, secondo una «fantasiosa tradizione» dovuta a Ricordano Malispini. Federico nacque nel 1194 da Enrico VI (a sua volta figlio di Federico Barbarossa) e da Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II di Sicilia, e zia di Guglielmo II, a Jesi, nella Marca anconitana, mentre l'imperatrice stava raggiungendo a Palermo il marito, incoronato appena il giorno prima, giorno di Natale, re di Sicilia. Data l'età per l'epoca considerata avanzata (aveva 40 anni), nella popolazione vi era un diffuso scetticismo circa la gravidanza di Costanza, perciò fu allestito un baldacchino al centro della piazza di Jesi, dove l'imperatrice partorì pubblicamente, al fine di fugare ogni dubbio sulla nascita dell'erede al trono. Costanza, che prima del battesimo del figlio lo avrebbe chiamato inizialmente col nome matronimico di Costantino, portò il neonato a Foligno, città dove Federico visse i suoi primissimi anni, affidato alla duchessa di Urslingen, moglie del duca di Spoleto Corrado, uomo di fiducia dell'imperatore. Poi partì immediatamente alla volta della Sicilia per riprendere possesso del regno di famiglia, poco prima riconquistato dal marito. Qualche tempo più tardi, durante la cerimonia battesimale svoltasi nella Cattedrale di San Rufino in Assisi, in presenza del padre Enrico, il nome del futuro sovrano venne meglio precisato e definito in quello, "''in auspicium cumulande probitatis''", di Federico Ruggero; "Federico" per indicarlo come futura guida dei principi germanici quale nipote di Federico Barbarossa, "Ruggero" per sottolinearne la legittima pretesa alla corona del Regno di Sicilia quale nipote anche di Ruggero II di Sicilia. Quella fu la seconda e ultima occasione in cui Enrico VI vide il figlio. Federico nasceva già pretendente o erede di molte corone. Quella imperiale non era ereditaria ma elettiva, peraltro Federico era per nascita un valido candidato al titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero, che comprendeva le corone di Germania, d'Italia e di Borgogna. Questi titoli assicuravano diritti e prestigio, ma non davano un potere effettivo, mancando in quegli stati una solida compagine istituzionale controllata dal sovrano: in pratica tali corone davano potere solo se si era forti, altrimenti sarebbe stato impossibile far valere l'autorità e i diritti ''del re'' sui feudatari e sui comuni italiani. Inoltre per via materna Federico aveva ereditato la corona di Sicilia, una monarchia ereditaria dove invece esisteva un apparato amministrativo ben strutturato a garantire che la volontà del sovrano venisse applicata, secondo la tradizione di un governo centralistico. L'unione dei regni di Germania e di Sicilia non veniva tuttavia vista di buon occhio né dai Normanni, né tantomeno dal papa, che, con i territori che a vario titolo componevano lo Stato della Chiesa, governava su una grossa porzione dell'Italia centro-meridionale, che peraltro si sarebbe trovata proprio ''in mezzo'' a questo nuovo grande regno, e ciò, in qualche modo, avrebbe fatto sentire il pontefice ''accerchiato''. === Infanzia ed educazione in Sicilia === Il 28 settembre 1197 Enrico morì e Costanza affidò il figlio di tre anni a Pietro da Celano, conte della Marsica. Ma la regina Costanza morì il 27 novembre 1198, e gli trasmise la corona di Sicilia quando Federico aveva quattro anni, dopo averlo posto sotto la tutela del nuovo papa, Innocenzo III, e aver costituito a favore del papa un appannaggio di talenti d'oro per l'educazione di Federico. Gualtiero di Palearia, vescovo di Troia e gran cancelliere del regno, fu in quegli anni, a Palermo, il vero tutore di Federico. Il giovane sovrano risiedeva nel Palazzo dei Normanni e nel Castello di Maredolce, il ''Castello della Favara'', seguito direttamente da Gentile di Manoppello, fratello di Gualtiero. Suo primo insegnante fu frate Guglielmo Francesco, che ne rispondeva al vescovo Rinaldo di Capua, il quale, a sua volta, informava costantemente il papa dei progressi scolastici, della crescita e della salute di Federico. Nell'ottobre 1199 Marcovaldo di Annweiler, per volere di Filippo di Svevia, zio paterno di Federico, s'impadronì della Sicilia per averne la reggenza e prese su di sé anche la custodia del giovane, sottraendola a Gualtiero di Palearia e, quindi, al tutoraggio di Innocenzo III, in aperto contrasto col papa e col suo paladino in Sicilia, Gualtieri III di Brienne; ciononostante, Marcovaldo non privò Federico della tutela dei suoi maestri. Il papa accusò Gualtiero di Palearia di tradimento quando suo fratello Gentile di Manoppello consegnò Federico, assieme alla città di Palermo, a Marcovaldo. Nel 1202 Gualtiero di Palearia guidò una spedizione, unitamente al conte Diopoldo di Acerra, contro il pretendente al trono Gualtieri di Brienne, il quale, a sua volta, dopo la morte di Marcovaldo, consegnò Federico a Guglielmo di Capparone, successore alla reggenza di Marcovaldo. Diopoldo liberò Federico da Capparone nel 1206 e lo riconsegnò alla custodia di Gualtiero di Palearia. Guglielmo Francesco, Gentile di Manoppello e un imam musulmano, rimasto sconosciuto alla storia, furono i precettori di Federico sino al 1201, quando Guglielmo Francesco fu costretto ad abbandonare la Sicilia; tornò a essere il maestro di Federico dal 1206 al 1209, anno dell'emancipazione del giovane. Nel periodo tra il 1202 e il 1206, in cui fu sotto la custodia di Guglielmo, Federico II visse probabilmente nel Palazzo reale: è probabile che il giovane re abbia ricevuto nel palazzo dei suoi avi una buona educazione e un'istruzione adatta al suo rango. La tesi secondo la quale Federico II si sarebbe aggirato per i vicoli e i mercati di Palermo, che gli avrebbero offerto molteplici stimoli in una sorta di autoformazione, è invece frutto della fantasia di autori moderni; ugualmente non è attendibile la notizia del ''Breve Chronicon de rebus Siculis'', secondo la quale il giovane re avrebbe in questo periodo addirittura sofferto la fame, avrebbe vagato per le strade di Palermo ricevendo il sostentamento dai sudditi. === Al governo del regno di Sicilia === ==== Il matrimonio con Costanza d'Aragona ==== Nel 1208 il vescovo siciliano di Mazara si recò a Saragozza in rappresentanza di Innocenzo III e Federico: fu così siglato il contratto nuziale tra quest'ultimo e Costanza d'Aragona, venticinquenne, vedova del re d'Ungheria Emerico e sorella del re Pietro II d'Aragona: l'unione tra le due famiglie era già stata auspicata da Costanza d'Altavilla. Federico era ancora minorenne: secondo il diritto feudale siciliano, avrebbe raggiunto la maggiore età al compimento dei quattordici anni. Il 26 dicembre 1208 si concluse quindi la reggenza dei cancellieri del regno e il giovane uscì dalla tutela papale, assumendo il potere del Regno di Sicilia nelle sue mani. In accordo con il contratto nuziale, Costanza portò al futuro marito una dote di 500 cavalieri pesanti perfettamente armati: un dono inestimabile per Federico, che doveva fronteggiare sia le rivolte saracene nell'entroterra siciliano, sia le contese tra i grandi baroni e feudatari nei suoi domini sul continente. Subito dopo le nozze e prima ancora di poter essere impiegata, tuttavia, questa preziosa milizia fu decimata da una epidemia, che risparmiò gli sposi, ritiratisi nel frattempo in una residenza di campagna. Nel 1211 nacque il primo, e unico, figlio della coppia, Enrico, futuro re di Germania. ==== La situazione tedesca ==== In Germania, nel frattempo, dopo la morte di Enrico VI nessuno era più riuscito a farsi incoronare imperatore. Due erano i rivali che puntavano al titolo imperiale vacante: il primo era appunto Filippo di Svevia, fratello minore di Enrico VI, che fu eletto re dai principi tedeschi nel 1198 e incoronato a Magonza; il secondo era Ottone IV di Brunswick, figlio minore del duca di Baviera e Sassonia Enrico il Leone, che fu eletto anch'egli re da alcuni principi tedeschi che si opponevano all'elezione dello Staufer e incoronato ad Aquisgrana. Ottone poteva contare sull'appoggio del re d'Inghilterra Giovanni I, che era suo zio, e di Innocenzo III, che voleva evitare di vedere uno svevo imperatore per scongiurare una rivendicazione di quest'ultimo del regno di Sicilia; Filippo, a sua volta, poteva contare sull'appoggio del re di Francia Filippo II Augusto. La situazione si risolse solo nel 1208 quando Filippo di Svevia fu assassinato per motivi personali e Ottone ebbe campo libero. Egli fece numerose concessioni al papato, in particolare la corona doveva rinunciare all'ingerenza nelle elezioni dei prelati e accettare senza limiti il diritto d'appello del pontefice negli affari ecclesiastici; inoltre si sarebbe posto fine ad abusi quali l'appropriazione delle rendite delle diocesi vacanti. Il 4 ottobre del 1209, a Roma, Innocenzo III incoronò imperatore Ottone IV. Nonostante le numerose promesse di Ottone IV, lo stesso imperatore, richiamandosi all'antiquum ius imperii, rivendicava il dominio sull'Italia intera; così egli sostò per circa un anno nell'Italia centrale, cosa che preoccupò non poco Innocenzo III che proprio in quei territori stava cercando di estendere lo Stato della Chiesa. Riccardo di San Germano ci dice Salimbene de Adam aggiunge: Dopo la scomunica papale e a causa dell'ostilità di Filippo Augusto di Francia, che incoraggiò la resistenza in Germania, la nobiltà, che aveva inizialmente appoggiato Filippo di Svevia e ora vedeva Ottone IV combattere proprio contro un Hohenstaufen, si ribellò all'imperatore, che fu costretto a tornare in Germania. I feudatari ribelli cercarono allora l'aiuto di Federico, proponendolo come candidato da contrapporre a Ottone IV. === La corona imperiale a 18 anni === ==== Verso la Germania e la scalata al potere ==== Nel frattempo, in Sicilia, dove Federico era appena divenuto padre del suo primogenito Enrico, che neonato venne incoronato re di Sicilia come ''coreggente'', si organizzò subito una rapida spedizione oltralpe. Partito a marzo del 1212 da Palermo, lasciando la moglie Costanza come reggente del regno, Federico giunse a Roma la domenica di Pasqua dove prestò giuramento vassallatico al papa. In questa occasione, Federico assicurò inoltre al pontefice la sua intenzione di non unire il regno di Sicilia al resto dell'Impero, cosa da sempre temuta dal potere pontificio. Durante il soggiorno di pochi giorni nell'Urbe il giovane re conobbe l'arcivescovo Berardo di Castagna che divenne, con il tempo, uno dei suoi più fidati consiglieri, rimanendogli vicino fino alla morte anche durante i periodi delle scomuniche abbattutesi su Federico, e zio di Manna da Castanea, donna con la quale Federico intrattenne una relazione fra il 1224 e il 1225, dalla quale nacque Riccardo, futuro vicario imperiale. Lasciata Roma, Federico giunse per nave a Genova dove fu ben accolto, specialmente dalla potente famiglia Doria. Si apriva a quel punto il tratto più pericoloso del viaggio attraverso l'Italia settentrionale dove città che parteggiavano per Federico (come Pavia e Cremona) si mischiavano a quelle che sostenevano Ottone (come Milano, Lodi e Piacenza). Singolare coincidenza è il fatto che, mentre Federico attraversava il Nord Italia, lo stesso territorio veniva percorso nel frattempo anche dalla famosa Crociata dei fanciulli. Federico, dopo essere stato accolto trionfalmente a Pavia, nel suo itinerario, attraversando il territorio pavese, scortato prima dagli armati di Pavia e poi dai cremonesi, al momento di passare nel territorio di Cremona scampò fortunosamente alla cattura da parte dei milanesi e piacentini guadando il fiume Lambro. Passò quindi per Mantova e Verona, risalendo poi la valle dell'Adige giunse a Trento. Poiché il signore di Merano, che presidiava il Brennero, simpatizzava per Ottone, Federico e il suo seguito furono costretti a passare per l'Engadina superiore giungendo alla città di Coira, appartenente al Ducato di Svevia e prima città tedesca a rendergli omaggio. Il vescovo di Coira, Arnoldo, lo scortò fino a San Gallo dove 300 cavalieri si unirono al seguito dell'Hohenstaufen. Ottone dal nord della Germania fece sapere che si stava approssimando al Lago di Costanza, accompagnato da un esercito, accampandosi a Überlingen in attesa di un trasporto. Federico intanto era accampato fuori le mura della città di Costanza il cui vescovo dichiarava che avrebbe aperto solamente al legittimo imperatore. Il giovane Federico non poteva ancora permettersi uno scontro con Ottone, vista la disparità di risorse militari disponibili, quindi se non fosse riuscito a ripararsi in città avrebbe dovuto fuggire. La situazione si sbloccò grazie al vescovo di Coira e all'abate di San Gallo, che dichiararono il proprio sostegno a Federico, oltre che a Berardo di Castagna, il quale in veste di legato papale lesse l'atto di scomunica e di destituzione di Ottone IV firmato da papa Innocenzo III. A settembre del 1212, Federico entrò quindi trionfalmente nell'importante città anticipando l'arrivo del suo avversario di poche ore. Ottone provò allora ad assediare Haguenau ma fu scacciato dal signore di Lotaringia, rifugiandosi nella fedele città di Colonia. Federico indisse una prima piccola dieta a Basilea, dove si recò anche il vescovo di Strasburgo accompagnato da cinquecento cavalieri, a cui presero parte e gli resero omaggio molti esponenti dell'antica nobiltà sveva tra i quali i conti di Absburgo e Kiburgo. Qua emanò per Ottocaro I la bolla d'oro di Sicilia, in cui concesse ad esso di elevare la Boemia a regno e rendendo la corona ereditaria. A ottobre indisse a Haguenau, castello prediletto di Federico Barbarossa, la sua prima dieta da re di Germania. In questa occasione Federico si vide riconoscere la propria autorità di re dei Romani dal primo principe secolare tedesco, il duca di Lorena suo cugino, e da Ottocaro re di Boemia che fu ricompensato con alcuni feudi imperiali e un diploma regio che riconosceva lui e i suoi eredi come legittimi re di Boemia. Il sovrano boemo non era più soggetto alla nomina da parte del re di Germania e gli veniva richiesto solo di partecipare alle diete che si tenevano vicino al confine boemo, in più avrebbe fornito ai sovrani tedeschi una guardia di trecento cavalieri, quando essi avrebbero dovuto recarsi a Roma per l'incoronazione. Questo atto fece del re di Boemia uno dei principi più importanti del regno di Germania. Altro successo di Federico a Haguenau fu l'essersi guadagnato la fedeltà di Corrado III di Scharfenberg, vescovo di Spira e cancelliere dell'Impero sia con Filippo di Svevia sia sotto Ottone, che ricompensò nominandolo vescovo di Metz. A novembre dello stesso anno Federico stipulò quindi gli accordi col futuro re di Francia Luigi VIII per combattere il rivale. ==== Le incoronazioni a Magonza e ad Aquisgrana ==== File:Cagli - Archivio Storico Comunale - Sigillo dell'imperatore Federico II -13 febbraio 1240 -.jpg|miniatura|sinistra| Sigillo in cera 85 mm della pergamena 13 febbraio 1240. Intorno al campo la legenda recita: FRIDERICUS D(e) I GR(ati) A IMPERATOR ROMANOR(um)SEMP(er) AUGUSTUS. Al centro del campo affiancano il trono i due termini: REX IH(e) R(usa) L(e) M. Cagli, Archivio Storico Comunale. Finalmente il 9 dicembre 1212 Federico veniva incoronato imperatore nel duomo di Magonza dal vescovo Sigfrido III di Eppstein, ma la sua effettiva sovranità doveva ancora essere sancita. Il 12 luglio 1213, con la cosiddetta ''Bolla Aurea'' (o "promessa di Eger"), Federico promise di mantenere la separazione fra Impero e Regno di Sicilia (preteso dominio del Pontefice) come pattuito a Roma l'anno precedente e di rinunciare ai diritti germanici in Italia (promessa già fatta da Ottone IV e mai mantenuta). Si impegnò inoltre a intraprendere presto una crociata in Terrasanta, nonostante non ci fosse stata un'esplicita richiesta in tal senso da parte del papa. L'anno successivo, Federico emise una nuova ''Bolla d'oro'' riguardante le cessioni territoriali al re Valdemaro II di Danimarca. Federico II poté essere riconosciuto unico pretendente alla corona imperiale solo dopo il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV alleato degli inglesi. In Germania resistevano al dominio di Federico soltanto Colonia, la città più ricca e popolosa della Germania del tempo, i cui mercanti vantavano particolari diritti commerciali e di traffico con l'Inghilterra di Enrico II Plantageneto sin dal 1157, e Aquisgrana, dove erano conservate le spoglie di Carlo Magno. Aquisgrana cadde nel 1215 e Federico vi ricevette una seconda e splendida incoronazione (25 luglio 1215) che completò quella di Magonza. L'11 novembre 1215 venne aperto da Innocenzo III il IV Concilio Lateranense (XII universale) a cui anche Federico partecipò. ==== L'incoronazione a Imperatore a Roma ==== Finché fu in vita il suo protettore Innocenzo III, Federico evitò di condurre una politica personale troppo pronunziata. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (18 luglio 1216), papa di carattere molto diverso rispetto al suo predecessore, Federico fu incalzato dal nuovo pontefice a dare corso alla promessa di indire la crociata. Tergiversò a lungo e nel 1220 fece nominare dalla ''Dieta di Francoforte'', tenutasi nel medesimo anno, il figlio Enrico "re di Germania". Onorio III ritenne allora che l'unico modo per impegnare Federico fosse quello di nominarlo imperatore, cosicché il 22 novembre 1220 Federico fu incoronato imperatore in San Pietro a Roma dallo stesso papa Onorio III. Federico non diede peraltro alcun segnale di voler abdicare al Regno di Sicilia, pur mantenendo la ferma intenzione di tenere separate le due corone. Aveva anzi deciso di lasciare il Regno di Germania al figlio, conservando tuttavia, quale imperatore, la suprema autorità di controllo. Essendo stato educato in Sicilia è probabile che si sentisse più siciliano che tedesco, ma, soprattutto, egli conosceva bene le potenzialità del suo regno, con una fiorente agricoltura, città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del Mediterraneo. Alla fine degli anni dieci del Duecento risale inoltre probabilmente l'incontro, nel castello di Haguenau, di Adelaide di Urslingen, che divenne la sua prima amante e madre dei suoi due figli Enzo, uno dei figli prediletti di Federico insieme con Manfredi, e Caterina. === L'attività nel regno di Sicilia === ''Augustale'' di Federico II (1231 circa, Museo di Foggia). Tornato nel 1220 in Sicilia, che aveva lasciato otto anni prima, Federico poté dedicarsi a consolidare le istituzioni nel Regno, indicendo due grandi assise a Capua e a Messina (1220-1221). In quelle occasioni stabilì, rivendicando quanto accaduto in passato, che ogni diritto regio confiscato precedentemente a vario titolo dai feudatari venisse immediatamente reintegrato al sovrano. Introdusse inoltre il diritto romano, nell'accezione giustinianea rielaborata dall'Università di Bologna su impulso di suo nonno il Barbarossa. A Napoli fondò l'Università nel 1224, dalla quale sarebbe uscito il ceto di funzionari in grado di servirlo, senza che i sudditi a lui fedeli dovessero recarsi fino a Bologna per studiare. Favorì anche l'antica e gloriosa scuola medica salernitana. Il tentativo di Federico di accentrare l'amministrazione del Regno e ridurre il potere dei feudatari locali (soprattutto ordinando la distruzione delle fortificazioni che potessero rappresentare un potenziale pericolo per il potere centrale) incontrò molte resistenze nella parte continentale del regno, tra queste principalmente quella del conte di Bojano, Tommaso da Celano, la cui contea, unita con i possedimenti originali in Marsica, rappresentava il feudo di maggiore estensione del regno. Il conte Tommaso si rifiutò di smantellare i castelli come ordinato da Federico e organizzò la resistenza presso le fortificazioni di Ovindoli e Celano in Marsica, Civita di Bojano e Roccamandolfi in Molise, dove affrontò a partire dal 1220 la forza d'urto dell'esercito imperiale. Le prime tre città caddero nel giro del primo anno di guerra, mentre il castello di Roccamandolfi, dove il conte da Celano aveva lasciato alla guida della resistenza la moglie Giuditta, si arrese all'assedio nel 1223 dopo essere stato danneggiato ma non preso. Il castello del capoluogo della contea, Bojano, venne demanializzato e ricostruito; Ovindoli e Celano furono distrutte, Roccamandolfi dovette essere ricostruita più a valle lasciando il castello alla rovina; Tommaso da Celano, non avendo in seguito rispettato i termini della resa, fu espropriato della contea che cessò di essere la spina nel fianco nei possedimenti normanni di Federico. ==== I saraceni del regno ==== Dopo la morte di Enrico VI nel 1197 e quella di sua moglie Costanza l'anno successivo in Sicilia si verificarono tumulti politici. Priva della protezione reale e con Federico II ancora fanciullo sotto la custodia del papa, la Sicilia era al tempo diventata un campo di battaglia per le forze rivali tedesche e papali. I ribelli musulmani dell'isola si schierarono con i signori della guerra tedeschi, come Marcovaldo di Annweiler. In risposta, Innocenzo III proclamò una crociata contro Marcovaldo, sostenendo che aveva stretto una diabolica alleanza con i Saraceni di Sicilia. Nondimeno, nel 1206 lo stesso papa tentò di convincere i leader musulmani a rimanere leali. A quell'epoca, stava assumendo proporzioni critiche la ribellione dei musulmani, che controllavano Jato, Entella, Platani, Celso (presso Pizzo Cangialoso, Monti Sicani), Calatrasi, Corleone (presa nel 1208), Guastanella e Cinisi. In altre parole, la rivolta musulmana si era estesa a un intero tratto della Sicilia occidentale. I ribelli erano guidati da Muḥammad b. ʿAbbād; che si proclamò "comandante dei credenti", coniò sue monete e tentò di ottenere aiuto da altre parti del mondo musulmano. Nel 1221 Federico II, non più bambino, rispose con una serie di campagne contro i ribelli musulmani e le forze degli Hohenstaufen sradicarono i difensori da Jato, Entella e dalle altre fortezze. Piuttosto che sterminarli, nel 1223, Federico II e i cristiani cominciarono le prime deportazioni. Il sovrano si convinse a reinsediarli nell'Italia continentale portando così alla nascita del particolarissimo insediamento musulmano di Lucera i cui abitanti musulmani si rivelarono con il tempo fedelissimi al sovrano. Un anno più tardi, furono inviate spedizioni per porre sotto il controllo reale Malta e Gerba ed evitare che le loro popolazioni musulmane aiutassero i ribelli. Paradossalmente, in quest'epoca gli arcieri saraceni erano una componente comune di questi eserciti "cristiani" e la presenza di contingenti musulmani nell'esercito imperiale rimase una realtà anche sotto Manfredi e Corradino. ==== Le Assise ==== Il Castello di Melfi dove Federico II promulgò le costituzioni Federico proseguì nell'usanza normanna di convocare delle assemblee itineranti di nobili e feudatari, denominate ''Assisae'' o ''Curiae generales'', le più importante delle quali era stata nel 1140 l'assise di Ariano. Nel 1220 la prima si svolse a Capua, dove incominciò a riordinare la normativa del Regno. Nell'assise di Messina dell'anno successivo, emanò il primo corpo di norme a difesa della morale, dell'ordine e dei "buoni costumi". === La crociata e la scomunica da parte di Gregorio IX === Negli anni in cui Federico si dedicò a riordinare il Regno di Sicilia, eluse le continue richieste del papa Onorio III di intraprendere la crociata promessa. Per dilazionare ulteriormente il suo impegno, Federico stipulò col papa un trattato (Dieta di San Germano, nel luglio 1225), con il quale si impegnava a organizzare la crociata entro l'estate del 1227, pena la scomunica. In realtà il vero obiettivo di Federico era l'unione fra Regno di Sicilia e Impero, nonché l'estensione del potere imperiale all'Italia. In questo disegno rientrò il suo tentativo di recuperare all'impero la marca di Ancona e il ducato di Spoleto, rientranti nella sovranità papale. Inoltre in Sicilia procedette all'occupazione di cinque vescovadi con sede vacante, alla confisca dei beni ecclesiali e alla cacciata dei legati pontifici che si erano colà recati per la nomina dei vescovi, pretendendo di provvedere direttamente alle nomine. Il papa era molto adirato con Federico sia perché non aveva adempiuto ai patti di tenere separati Impero e Regno di Sicilia, sia perché non rispettava la libertà del clero nei suoi territori intromettendosi sistematicamente nell'elezione dei vescovi, sia, infine, perché non si decideva a partire per la crociata: durante la fallimentare crociata del 1217-1221 (la quinta) Federico si era ben guardato dal prestare assistenza ai crociati, avendo più a cuore la pace con il Sultano ayyubide d'Egitto al-Malik al-Kamil, i cui territori erano molto vicini alla Sicilia e con il quale manteneva buoni rapporti, con frequenti contatti diplomatici. ==== I preparativi, la malattia e la scomunica ==== In preparazione della spedizione nel marzo 1223 l'imperatore, che nel 1222 era rimasto vedovo della prima moglie Costanza, incontrò a Ferentino il papa con il quale sottoscrisse un trattato che stabiliva il suo matrimonio con la giovanissima Jolanda di Brienne, figlia di Giovanni di Brienne e Maria di Monferrato e titolare della corona di Gerusalemme. Secondo questo accordo Jolanda gli avrebbe appunto portato in dote il titolo di regina di Gerusalemme, un titolo meramente onorifico ma molto prestigioso per Federico, che il papa intendeva in tal modo vincolare all'impegno della Crociata. Nell'agosto 1225 Federico inviò a Gerusalemme venti galee per accompagnare in Italia la tredicenne Jolanda col padre. Le galee attraccarono al porto di Brindisi in ottobre e già il 9 novembre 1225 nella cattedrale il vescovo brindisino unì in matrimonio Federico e Jolanda. Le cronache del tempo indugiano sulla descrizione degli esotici festeggiamenti, avvenuti nel Castello di Oria, che seguirono alla cerimonia, nello specifico sul particolare che, la prima notte di nozze, l'imperatore avrebbe trascurato la giovanissima e impreparata sposa per sollazzarsi con un harem di bellezze orientali e sulla sdegnata reazione del suocero Giovanni di Brienne, da un lato offeso dal comportamento del genero e dall'altro esautorato prima del previsto dell'autorità regia. L'unione con Federico II era soprattutto un accordo diplomatico, anche perché nello stesso anno, forse proprio al suo matrimonio con Jolanda, Federico aveva conosciuto Bianca Lancia, suo grande amore, che divenne sua amante prima e sua moglie dopo. Federico, quindi, contraendo il matrimonio con Jolanda, divenne subito reggente di Gerusalemme; alla morte di costei, conservò la reggenza per la minorità del figlio Corrado (1228); poi si autoproclamò re (1229) contro la volontà del papa. Jolanda morì appena sedicenne, dieci giorni dopo aver dato alla luce Corrado. Nel frattempo, a causa delle mire di controllo sull'Italia da parte di Federico, era risorta nel nord Italia la Lega Lombarda: nell'aprile 1226 Federico convocò la Dieta di Cremona con il pretesto di preparare la crociata ed estirpare le dilaganti eresie, ma questa non poté avere luogo per l'opposizione della Lega Lombarda, che impedì l'accesso ai delegati, mentre Federico non aveva al nord forze sufficienti per contrastare i Comuni ribelli. Il 9 settembre 1227, pressato dal successore di Onorio, papa Gregorio IX, molto più determinato contro l'imperatore e sotto la minaccia di scomunica, Federico tentò di onorare la promessa fatta al predecessore partendo per la sesta crociata dal porto di Brindisi, ma una pestilenza scoppiata durante il viaggio in mare che falcidiò i crociati lo costrinse a rientrare a Otranto: lui stesso si ammalò e dovette ritirarsi a Pozzuoli per rimettersi in sesto. Gregorio IX interpretò questo comportamento come un pretesto e, conformemente al trattato di San Germano del 1225, lo scomunicò il 29 dello stesso mese nella cattedrale di Bitonto. A nulla valse una lettera di giustificazioni inviata al papa da Federico nel novembre e la scomunica fu confermata il 23 marzo 1228. Era evidente l'atteggiamento ostile del papa. ayyubide al-Malik al-Kamil, in un celebre codice miniato. ==== La crociata e la corona di Gerusalemme ==== A questo punto, nella primavera 1228, Federico decise di partire per la Terrasanta, pur sapendo che durante la sua assenza il papa avrebbe cercato di riunire tutti i suoi oppositori in Germania e in Sicilia, minacciando la Lombardia e il Regno di Sicilia. Come riferito dal cronista Riccardo di San Germano, Federico celebrò a Barletta la Pasqua 1228 ''"in omni gaudio et exultatione"'' e ai primi di maggio del 1228, convocata sempre a Barletta un'assemblea pubblica, comunicò di persona le sue decisioni: nominò Rainaldo di Urslingen, già Duca di Spoleto, suo sostituto in Italia durante l'assenza; in caso di sua morte, nominò erede suo figlio Enrico re dei Romani e in seconda istanza il piccolo Corrado, nato pochi giorni prima ad Andria il 25 aprile da Jolanda di Brienne, che nel frattempo era morta in seguito al parto. Quindi seppur scomunicato, partì da Brindisi il 28 giugno 1228 per la sesta crociata. Federico ottenne un successo di un certo rilievo senza combattere una sola battaglia, ma grazie a un accordo diplomatico con il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino: Gerusalemme venne ceduta, peraltro ridotta senza mura e indifendibile, con l'esclusione dell'area della moschea di Umar (ritenuta dai cristiani il Tempio di Salomone), che era un luogo santo musulmano. Questa soluzione aveva evitato i combattimenti e aveva sollevato Federico dall'incombenza della crociata, ma consegnava alla cristianità una vittoria effimera e in balia dei musulmani, anche se, formalmente, con importanti risultati territoriali e, soprattutto, con la riconquista di Gerusalemme. Il 18 marzo 1229, nella basilica del Santo Sepolcro, Federico si incoronò re di Gerusalemme (in quanto erede del trono per aver sposato nel 1225 Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme, nonostante l'opposizione del clero locale e di quasi tutti i feudatari). Il 1º maggio 1229 Federico si imbarcò ad Acri e sbarcò a Brindisi il 10 giugno e scoprì che molte città si erano ribellate al suo potere, tornando dalla parte del papato, tranne Andria (da allora definita "fidelis"), Lucera (insediamento saraceno) e Barletta, dove passò l'estate a organizzare la riconquista delle città ribelli (Foggia, San Severo, Troia, Casalnuovo, Civitate, Capua, Napoli, Alife, Gaeta, Montecassino, S. Germano, Aquino, Sora), che riconquistò e punì nel mese di settembre. ==== La crociata del papa contro Federico ==== Durante l'assenza di Federico, Rainaldo tentò di recuperare con le armi il ducato di Spoleto, mentre truppe germaniche scesero in difesa della Sicilia. Il papa assoldò altre truppe per contrastarle, bandendo una paradossale crociata contro di lui, e i territori di Federico subirono l'invasione delle medesime. Quando Federico ritornò in Italia dopo la “crociata”, trovò molte città che appoggiavano il papa: riuscì ad avere ragione delle forze papali ma ritenne opportuno, per quel momento, riconciliarsi col pontefice e con la Pace di San Germano del 23 luglio 1230, promise di rinunciare alle violazioni che avevano determinato la scomunica, di restituire i beni sottratti ai monasteri e alle chiese e di riconoscere il vassallaggio della Sicilia al papa. D'altro canto il papa non poteva non tener conto dell'obiettivo ottenuto da Federico in Terra santa e il 28 agosto successivo ritirò la scomunica: il 1º settembre papa e imperatore si incontrarono ad Anagni arrivando a un accordo. Nella diatriba fra papa e imperatore intanto si erano inserite le città della Lega Lombarda ed era ripresa la secolare divisione fra guelfi e ghibellini. === Il consolidamento del potere === ==== La politica interna ==== L'imperatore Federico II Nel periodo di pace e distensione che seguì gli eventi precedenti, Federico volle sistemare alcune questioni giuridiche nei suoi regni, con particolare riguardo a quello siciliano. Nel 1231 Federico convocò una Dieta a Ravenna nella quale fece riaffermare l'autorità imperiale sui Comuni, ma ciò ebbe poca influenza sugli eventi successivi. Sempre dal 1231 Federico cominciò inoltre a emettere una nuova valuta per il suo regno, l'Augustale, una moneta d'oro coniata dalle zecche di Messina e di Brindisi. Giunto a Melfi nel 1231, l'imperatore, accolto calorosamente dalla popolazione locale, pernottò nel castello costruito dai suoi ascendenti normanni, cui apportò in seguito alcuni importanti restauri. Federico II, al termine dell'assise svoltasi in giugno, con l'ausilio di Pier della Vigna, emanò nel settembre 1231 il ''Liber Augustalis'' (note anche come ''Costituzioni di Melfi''), tra cui le Constitutiones Regni Siciliarum, codice legislativo e giudiziario del Regno di Sicilia. Queste norme miravano anche a limitare i poteri e i privilegi delle famiglie nobiliari e dei prelati, accentrando il potere nelle mani dell'imperatore e a rendere partecipi anche le donne per quanto riguardava la successione dei feudi. Ne doveva nascere uno Stato centralizzato, burocratico e tendenzialmente livellatore, con caratteristiche che gli storici hanno reputato "moderne". Sempre nelle Costituzioni di Melfi venne definita la suddivisione del regno in ''Giustizierati'' che designavano ogni distretto amministrativo in cui era suddiviso il regno, governato dal giustiziere, funzionario di nomina imperiale che rappresentava l'autorità regia a livello provinciale. Un'attività di revisione e integrazione delle norme avvenne poi nella assise di Siracusa del 1233, e l'anno successivo a Lentini e Messina. ==== Contro il figlio Enrico e in difesa del papa ==== Il rinnovato accordo fra il papa e Federico venne utile a quest'ultimo allorché nel 1234 suo figlio Enrico si ribellò al padre: rivoltosi al papa, Federico ottenne la scomunica del figlio, lo fece arrestare e lo tenne prigioniero fino alla morte, avvenuta nel 1242. Alla corona tedesca venne allora associato l'altro figlio Corrado IV (che non riuscì neppure lui a governare in pace per l'opposizione dei nobili che gli contrapposero bellicosamente alcuni ''anti-re''). Nel 1234 l'imperatore Federico consegnò a Raimondo VII di Tolosa il diploma imperiale che lo confermava, a dispetto della chiesa che l'aveva privato dei suoi diritti, in seguito al trattato di Parigi del 1229 a conclusione della Crociata albigese, di tutte le sue proprietà nell'ambito dell'impero, come viene riportato nel documento n° CLXXVI. Raimondo, come anche il suo rivale il conte di Provenza Raimondo Berengario IV, partecipò nel 1235 alla dieta di Haguenau dove rafforzò la sua alleanza con l'Imperatore. in chiave antiprovenzale (Raimondo Berengario IV che prima era alleato di Federico II, nella lotta tra il papa e l'imperatore, si era schierato a favore della chiesa, del papa e del re di Francia, Luigi IX, il Santo, che da circa un anno era divenuto genero di Raimondo Berengario, sposandone la figlia Margherita). Raimondo VII, si presentava quindi come il capo del partito anticlericale contro Raimondo Berengario, che invece era schierato a favore della chiesa e del re di Francia. Nel maggio dello stesso anno alcuni violenti tumulti, organizzati in Roma dal Senatore (cioè ''governatore'') di Roma Luca Savelli e da varie famiglie ghibelline ostili a Gregorio IX, costrinsero quest'ultimo a fuggire in Umbria. Federico, cui faceva molto comodo politicamente apparire come il difensore della Chiesa, accorse in armi e si unì, a Montefiascone nell'agosto del 1234, alle milizie pontificie guidate dal cardinale Raniero Capocci. L'armata così costituita andò ad assediare, alla fine di agosto dello stesso 1234, l'esercito romano del Savelli, che si era asserragliato nella rocca di Respampani, una decina di chilometri a sud di Viterbo. Dopo una ventina di giorni, peraltro, l'imperatore abbandonò l'assedio, lasciando il comando al cardinale viterbese che, nonostante alcune difficoltà, riuscì a infliggere ai romani una dura sconfitta, costringendoli a sottoscrivere, nel marzo 1235, pesanti accordi di pace con il pontefice. L'ambiguo comportamento in questa vicenda di Federico II, che forse perseguiva un preciso disegno politico ostile al papa, aumentò ulteriormente le già esistenti distanze tra l'imperatore, da una parte, e Gregorio IX con il suo fedelissimo cardinale, dall'altra: da quel momento non si contarono più i momenti di attrito tra le due parti che culminarono con una pesante scomunica, scagliata dal papa contro Federico II in occasione della domenica delle Palme del 1239. Il Capocci stesso divenne da quel momento un suo mortale nemico. Sempre nel 1235, Federico emise la cosiddetta ''Bolla d'oro di Rimini'' con cui riconobbe all'Ordine Teutonico la sovranità sulla Terra di Chełmno (''Culmland'', ''Culmerland'' o in tedesco ''Kulmerland''), una regione della Polonia centrale a est del fiume Vistola, e su tutte le terre che i membri dell'Ordine fossero riusciti a conquistare ai Prussiani. Centrale nel documento, oltre al riconoscimento per l'Ordine Teutonico di tutti i diritti di sovranità sui territori in questione (tra cui quello di emanare leggi e coniare moneta), è anche l'assegnazione all'Ordine del compito di conquista di una terra ancora pagana, in vista della sua evangelizzazione. ==== La battaglia di Cortenuova ==== Federico in effetti non era mai venuto meno ai suoi propositi di sottomettere l'Italia all'impero germanico, favorendo l'instaurarsi di signorie ghibelline a lui amiche (la più potente fu quella dei Da Romano che governava su Padova, Vicenza, Verona e Treviso). Il 27 novembre 1237 Federico colse una notevole vittoria sulla Lega Lombarda a Cortenuova, conquistando il Carroccio che inviò in omaggio al papa. Dopo questa sconfitta la Lega Lombarda si sciolse, Lodi, Novara, Vercelli, Chieri e Savona si sottomisero al potere imperiale, mentre Amedeo IV di Savoia e Bonifacio II del Monferrato riconfermarono la loro adesione alla causa ghibellina: Federico II era all'apice della sua potenza in Italia. Milano, che, erroneamente, non fu assediata da Federico II (la città era ora molto debole dal punto di vista militare), si offrì di firmare una pace, ma le eccessive pretese dell'Imperatore spinsero i milanesi a una nuova resistenza. Fu così che l'Imperatore non sfruttò il grande successo di Cortenuova, infatti non riuscì più a entrare nella città lombarda, e anche l'assedio di Brescia fu tolto nel 1238. === Di nuovo in lotta con il papato === ==== La questione sarda e la nuova scomunica ==== L'anno successivo il figlio Enzo (o Enzio) sposò Adelasia di Torres, vedova di Ubaldo Visconti, giudice di Torres e Gallura e Federico lo nominò Re di Sardegna. Ciò non poteva essere accettato dal papa, visto che la Sardegna era stata promessa in successione al papa dalla stessa Adelasia (che regnava comunque solo sulla parte nord dell'isola). Alle rimostranze del pontefice, Federico rispose nel marzo 1239 tentando di sollevargli contro la curia, ma il papa scagliò subito contro di lui la scomunica durante la settimana santa, indicendo successivamente un concilio a Roma per la Pasqua del 1241. Federico, per impedire lo svolgimento del Concilio che avrebbe confermato solennemente la sua scomunica, bloccò le vie di terra per Roma e fece catturare due cardinali e molti prelati, in viaggio per mare con navi della flotta genovese, da navi della flotta pisana guidate dal figlio Enzo, con una battaglia navale avvenuta presso l'isola del Giglio (3 maggio 1241). Le truppe imperiali giunsero alle porte di Roma, ma il 22 agosto 1241 l'anziano papa Gregorio IX morì e Federico, dichiarando diplomaticamente che lui combatteva il papa ma non la Chiesa (egli era sempre sotto scomunica), si ritirò in Sicilia. ==== Il nuovo papa ==== Dopo la morte di Gregorio IX, venne eletto papa Goffredo Castiglioni, che prese il nome di Celestino IV, ma che morì dopo soli diciassette giorni di pontificato. I molti ecclesiastici ancora prigionieri di Federico e l'incombente minaccia delle sue truppe alle porte di Roma provocarono una vacanza del soglio pontificio di un anno e mezzo, periodo durante il quale si svolsero frenetiche trattative. Infine l'elezione papale si tenne ad Anagni e fu eletto, il 25 giugno 1243, il genovese Sinibaldo Fieschi che prese il nome pontificale di Innocenzo IV. Innocenzo tentò inizialmente di trovare un accordo con Federico, ma la rivolta scoppiata in quei mesi contro l'imperatore a Viterbo, preparata e portata avanti dal cardinale Capocci e che si concluse con una clamorosa sconfitta dell'esercito imperiale, costrinse Federico a trovare, suo malgrado, un'intesa con il papa. Il 31 marzo 1244 fu stilata in Laterano una bozza di accordo fra Federico e Innocenzo IV che prevedeva, in cambio del ritiro della scomunica, la restituzione di tutte le terre pontificie occupate dall'imperatore. L'accordo peraltro non fu mai ratificato. Tra il 1243 e il 1246 Federico II trascorse le stagioni invernali a Grosseto, approfittando del clima mite e delle aree umide attorno alla città per praticare la caccia, suo passatempo preferito. In quegli stessi decenni circolarono in Italia diverse opere di impronta apocalittica, che attribuivano a Federico un ruolo di protagonista nella riforma della Chiesa. In particolare, il commento al profeta Geremia ''Super Hieremiam'' (attribuito pseudoepigraficamente a Gioacchino da Fiore ma prodotto forse entro ambigui ambienti cistercensi o florensi e rielaborato e aggiornato entro ambienti, egualmente poco affidabili, di francescani rigoristi) riconosceva a Federico II un ruolo incredibilmente e paradossalmente provvidenziale, proprio in quanto atteso persecutore apocalittico della Chiesa corrotta e in special modo dei Vescovi. ==== Il declino ==== La disfatta di Vittoria, presso Parma (1248) Papa Innocenzo IV decise di indire un Concilio per confermare la scomunica a Federico e far nominare un altro imperatore, rivolgendosi ai suoi nemici che in Germania erano numerosi. Giunto a Lione svolse un'intensa attività diplomatica presso i nobili tedeschi e indisse un Concilio che si aprì il 28 giugno 1245. Inoltre, durante il concilio, il cardinale Raniero Capocci, acerrimo nemico dell'imperatore che voleva allontanare ogni possibilità di accordo, fece circolare nella città francese due ''libelli'' da lui ispirati nei quali Federico veniva dipinto come un ''eretico'' e un ''anticristo''. Da notare che Lione, sebbene formalmente in Borgogna, quindi di proprietà dell'imperatore, era fuori dal tiro di Federico ed era sotto la protezione del re di Francia. Il concilio non solo confermò la scomunica a Federico, ma addirittura lo depose, sciogliendo sudditi e vassalli dall'obbligo di fedeltà, e invitò i principi tedeschi a eleggere un nuovo sovrano, bandendo contro Federico una nuova crociata. Non tutta la Cristianità però accettò quanto deliberato nel concilio, che si era tenuto in condizioni non troppo chiare. Il papa aveva finto fino all'ultimo di voler patteggiare con Federico e molti si domandarono se fosse giusto un provvedimento così grave contro l'imperatore in un momento in cui nuove minacce si affacciavano all'orizzonte (l'offensiva mongola). ==== La disfatta di Parma ==== L'imperatore subì il gravissimo colpo che ne appannò il prestigio e dal 1245 gli eventi incominciarono a precipitare. I principi tedeschi elessero re dei Romani il langravio di Turingia Enrico Raspe, che il 5 agosto 1246 sconfisse nella battaglia di Nidda il figlio di Federico, Corrado. Tuttavia, l'anno successivo, Enrico Raspe morì. Nel febbraio del 1248 Federico subì una grave sconfitta nella battaglia di Parma per opera di Gregorio da Montelongo. Dopo un assedio durato oltre sei mesi i parmigiani, approfittando dell'assenza dell'imperatore che era andato a caccia nella valle del Taro, uscirono dalla città e attaccarono le truppe imperiali, distruggendo la città-accampamento di Vittoria. L'imperatore riuscì a stento a rifugiarsi a San Donnino, da dove raggiunse poi la fedele alleata Cremona. L'anno seguente, nella battaglia di Fossalta, perse la vita il figlio Riccardo e un altro figlio, Enzo, fu catturato dai bolognesi che lo tennero prigioniero fino alla morte (1272). Poco dopo Federico subì (o credette di subire) il tradimento di uno dei suoi più fidati consiglieri, Pier della Vigna (rievocato da Dante Alighieri nel tredicesimo canto dell''Inferno''). La vittoria militare del figlio Corrado sul successore di Raspe, Guglielmo II d'Olanda avvenuta nel 1250, non portò alcun vantaggio per Federico, il quale nel dicembre dello stesso anno morì a causa di un attacco di dissenteria. Nel suo testamento nominava suo successore il figlio Corrado, ma il papa non solo non riconobbe il testamento ma scomunicò pure Corrado (che morì quattro anni dopo di malaria, nel vano tentativo di ricuperare a sé il Regno di Sicilia). === La morte in Fiorentino di Puglia === Federico cadde vittima di una grave patologia addominale, forse dovuta a malattie trascurate, durante un soggiorno in Fiorentino di Puglia; secondo Guido Bonatti, invece, sarebbe stato avvelenato. Egli, difatti, qualche tempo prima aveva scoperto un complotto, in cui fu coinvolto lo stesso medico di corte. Le sue condizioni apparvero immediatamente di tale gravità che si rinunciò a portarlo nel più fornito ''Palatium'' di Lucera e la corte dovette riparare nella ''domus'' di Fiorentino, un borgo fortificato nell'agro dell'odierna Torremaggiore, non lontano dalla sede imperiale di Foggia. Leggenda vuole che a Federico fosse stata predetta dall'astrologo di corte, Michele Scoto, la morte ''sub flore'', ragione per la quale pare egli abbia sempre evitato di recarsi a Firenze. Allorché fu informato del nome del borgo in cui infermo era stato condotto per le cure necessarie, Castel Fiorentino per l'appunto, Federico comprese e accettò la prossimità della fine. Il sarcofago di Federico II nella Cattedrale di Palermo Stando al racconto del cronista inglese Matthew Paris († 1259) – non confermato però da altre fonti – l'imperatore, sentendosi in punto di morte, volle indossare l'abito cistercense e dettare così le sue ultime volontà nelle poche ore di lucidità. Il testamento, dettato alla presenza dei massimi rappresentanti dell'Impero, reca la data del 7 dicembre 1250, secondo alcune fonti. Tuttavia, da recenti ultimi studi, sarebbero almeno due i testamenti. La sua fine fu rapida e sorprese i contemporanei, tanto che alcuni cronisti anti-imperiali diedero adito alla voce, storicamente infondata, secondo cui l'imperatore era stato ucciso da Manfredi, il figlio illegittimo che in effetti gli successe in Sicilia. Una nota miniatura raffigura persino il principe mentre soffoca col cuscino il padre morente. La salma di Federico fu sommariamente imbalsamata, i funerali si svolsero a Foggia e, per sua espressa volontà, il cuore venne deposto in un'urna collocata nella cattedrale della città pugliese. La sua salma, omaggiata dalla presenza di moltitudini di sudditi, venne esposta per qualche giorno; fu poi trasportato a Palermo, per essere tumulato in Cattedrale, entro il sepolcro di porfido rosso antico, come voleva la tradizione normanno-sveva, accanto alla madre Costanza, al padre Enrico VI e al nonno Ruggero II. Recentemente il sepolcro è stato riaperto. Federico giace sul fondo, sotto altre due spoglie (quelle di Pietro II di Sicilia e di una donna dell'età di quasi 30 anni, ). La tomba era stata già ispezionata nel tardo XVIII secolo: il corpo, nel Settecento, era mummificato e in buone condizioni di conservazione; ne risulta che l'imperatore sia stato inumato con il globo dorato, la spada, calzari di seta, una dalmatica ricamata con iscrizioni cufiche e una corona a cuffia. La tomba imperiale custodita nella Cattedrale era destinata in origine al nonno Ruggero II, che l'aveva voluta come suo sarcofago per il Duomo di Cefalù. Il sepolcro inoltre reca i simboli dei quattro evangelisti e la corona regia. Pagina del trattato ''De arte venandi cum avibus''. Federico fu chiamato dai suoi contemporanei ''Stupor Mundi'' (Stupore del Mondo), appellativo che deriva dalla sua inestinguibile curiosità intellettuale, un eclettismo che lo portò ad approfondire la filosofia, l'astrologia (consigliere molto ascoltato fu l'astrologo Guido Bonatti), la matematica (ebbe corrispondenza e fu in amicizia con il matematico pisano Leonardo Fibonacci, che gli dedicò il suo ''Liber quadratorum''), l'algebra, la medicina e le scienze naturali (impiantò a Palermo persino uno zoo, famoso ai suoi tempi, per il numero di animali esotici che conteneva); scrisse anche un libro, un manuale sulla falconeria, il ''De arte venandi cum avibus'' che fu uno dei primi manoscritti con disegni in tema naturalistico. Si dice che Federico conoscesse ben nove lingue e che fosse un governante molto moderno per i suoi tempi, visto che favorì la scienza e professò punti di vista piuttosto avanzati in economia. Alla sua corte soggiornarono uomini di gran cultura di quei tempi quali il poeta errante Tannhäuser, Michele Scoto, che tradusse alcune opere di Aristotele, l'ebreo francese Jacob Anatoli, traduttore di testi scientifici arabi che diffuse la conoscenza in Europa di testi di tradizione araba (in particolare le opere di Averroè), nonché del pensiero di Mosè Maimonide, l'arabo cristiano Teodoro da Antiochia e Juda ben Salomon Cohen, grande enciclopedista ebreo. Da una corrispondenza fra Federico e il filosofo islamico Ibn Sab'in nacque il testo ''Questioni siciliane'' (''Al-masāʾil al-Ṣiqilliyya''), redatto dal filosofo per rispondere a cinque quesiti che gli erano stati posti da Federico. === Corte e amministrazione di Federico II === Federico, nel regnare, era consigliato e coadiuvato da alcune delle figure più importanti dell'epoca come, ad esempio, i figli Enzo (che resse il governo della Sardegna) e Federico (che divenne Vicario generale imperiale in Toscana e podestà di Firenze), oltre che Galvano Lancia, Taddeo da Sessa, Elia da Cortona, Giovanni da Procida o i già citati Berardo di Castagna, Corrado III di Scharfenberg e Pier della Vigna. Altro importante diplomatico di Federico fu Ermanno di Salza, Gran Maestro dell'Ordine Teutonico dal 1209, la cui importanza come mediatore tra papa Gregorio IX e l'Imperatore si vede dal fatto che il buon rapporto stabilitosi tra i due crollò alla scomparsa di Ermanno. === L'attività legislativa === Federico condusse un'intensa attività legislativa: a Capua e a Catania nel 1220, a Messina nel 1221, a Melfi nel 1224, a Siracusa nel 1227 e a San Germano (Cassino) nel 1229, ma soltanto ad agosto del 1231, nel corso di una fastosa cerimonia tenutasi a Melfi, ne promulgò la raccolta organica e armonizzata secondo le sue direttive, avvalendosi di un gruppo di giuristi quali Roffredo di Benevento, Pier della Vigna, l'arcivescovo Giacomo di Capua e Andrea Bonello da Barletta. Questo corpo organico, preso lungamente a modello come base per la fondazione di uno stato moderno, è passato alla storia col nome di Costituzioni di Melfi (o melfitane), anche se il titolo originale ''Constitutionum Regni Siciliarum libri'' rende più esplicita la volontà di Federico di riorganizzare il suo Stato, il Regno di Sicilia: quest'ultimo, infatti, fu ripartito in undici distretti territoriali detti giustizierati, poiché erano governati da funzionari di propria nomina, i giustizieri, che rispondevano del loro operato in campo amministrativo, penale e religioso a un loro superiore, il maestro giustiziere, referente diretto dell'imperatore che stava al vertice di questa struttura gerarchica di tipo piramidale. Abolì i dazi interni e i freni alle importazioni all'interno del suo impero. Gli undici distretti stabiliti da Federico II nelle Costituzioni, furono poi istituiti in tempi diversi. Secondo l'ubicazione geografica possono essere distinti in: * '''a) Peninsulari''' *# Abruzzo *# Basilicata *# Calabria *# Capitanata *# Principato e Terra Beneventana *# Terra di Bari *# Terra di Lavoro e Contado di Molise *# Terra d'Otranto *# Valle di Crati e Terra Giordana * '''b) Insulari''' *: In base al decorso del fiume Salso: *# Sicilia al di qua del Salso *# Sicilia al di là del Salso. Tra queste suddivisioni del Regno ci fu la creazione del ''Giustizierato d'Abruzzo'' (''Justitiaratus Aprutii'') nel 1233 con capitale Sulmona, unendo territori del Ducato di Spoleto e di Benevento. Sempre nello stesso periodo Federico concesse la fondazione della città attuale di L'Aquila. Stemma aquilano, presso il Forte spagnolo Lo storico aquilano Buccio di Ranallo tuttavia attribuisce la fondazione leggendaria della città a 99 "castelli" durante il 1254. === L'Università === Il 5 giugno 1224, all'età di trent'anni, Federico istituì con editto formale a Siracusa, per la città di Napoli, la prima ''universitas studiorum'' statale e laica della storia d'Occidente, in contrapposizione all'ateneo di Bologna, nato come aggregazione privata di studenti e docenti e poi finito sotto il controllo papale. L'università, polarizzata intorno allo ''studium'' di diritto e retorica, contribuì all'affermazione di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Federico la scelse per la sua posizione strategica e il suo già forte ruolo di polo culturale e intellettuale. === La poesia siciliana === Il ''Cancelliere Aulico'' ricevuto da Federico II, Re di Sicilia, a palazzo della Favara di Palermo con letterati, artisti e studiosi siciliani. Contribuì a far nascere la letteratura italiana e in questo senso ebbe importanza fondamentale la ''Scuola siciliana'' o anche Scuola poetica siciliana che nacque tra il 1230 e il 1250, che ingentilì il volgare siculo con il provenzale, e i cui moduli espressivi e tematiche dominanti furono successivamente ripresi dalla lirica della Scuola toscana. Gli sono inoltre attribuite quattro canzoni. Appassionato della cultura araba, fece tradurre molte opere da quella lingua e fu quasi sempre in ottimi rapporti con gli esponenti di quella cultura al punto da guadagnarsi il soprannome (fra i tanti) di "sultano battezzato". Nella corte era presente un gruppo di poeti, per lo più funzionari, che scrivevano in volgare meridionale. Nella corte di Federico si costituì una scuola poetica siciliana al quale si deve l'invenzione di una nuova metrica, il sonetto. === ''De arte venandi cum avibus'' === Particolare del folio 16 ''recto'' del trattato ''De arte venandi cum avibus''. Federico II non fu solo un mecenate, ma anch'egli si cimentò in un'opera letteraria: ''De arte venandi cum avibus''. La traduzione letterale del titolo di quest'opera di Federico II è ''L'arte di cacciare con gli uccelli'', e di essa molte copie, illustrate nel XIII e XIV secolo, ancora sopravvivono. Il ''De arte venandi'' è un trattato nato innanzitutto dall'osservazione, che non ha nulla delle enciclopedie zoologiche fino ad allora redatte (i bestiari intrisi di mitologia, teologia e superstizione). In esso i problemi di ornitologia, di allevamento, di addestramento e di caccia sono trattati con attenzione al principio dell'osservazione diretta e dell'esperienza, con assoluto spirito di indipendenza rispetto alla trattatistica precedente, per questo lo scritto rappresenta un fondamentale passo verso la scienza "moderna". Federico era un cacciatore appassionato. Le battute di caccia erano in quei tempi un modo per socializzare con persone dello stesso rango, per esercitarsi nell'uso delle armi e per rappresentare il potere. Il suo svago preferito era la caccia con il falco addestrato, attività molto costosa e quindi elitaria: un falco addestrato veniva a costare infatti quasi quanto un intero podere. La caccia con i falchi per Federico non era un passatempo vero e proprio ma una scienza. Egli si procurò trattati di ornitologia e caccia, e, in base a ordini dell'imperatore, questi testi furono raccolti in un codice miscellaneo, concepito come un libro sulla falconeria. Le fonti non sono certe se Federico abbia scritto personalmente il libro, ma sicuramente egli partecipò alla sua redazione esponendo i propri punti di vista: il ''De arte venandi cum avibus'' rappresenta pertanto una trattazione molto moderna sia sui metodi di cattura e addestramento dei falchi, sia sulle tecniche di caccia della selvaggina con l'uso dei falchi addestrati. === Le arti figurative === Presunto busto di Federico II, al Castello di Barletta. Federico II, essendo un generoso mecenate, ospitò alla sua corte numerosi artisti provenienti dai territori dell'impero in particolare dalla Germania; le novità del gotico tedesco, che proprio in quegli anni produceva opere di rinnovato naturalismo come il ''Cavaliere di Bamberga'' del Duomo di Bamberga (ante 1237, alto 267 cm), dove era raffigurato un ritratto dell'imperatore stesso riprendendo l'iconografia delle statue equestri antiche. Inoltre all'epoca del padre Enrico VI e poi con Federico II, i cavalieri teutonici si insediarono in Italia meridionale (in particolare in Sicilia) e portando con loro le novità del gotico europeo che rappresentano le più antiche testimonianze di questo stile in Italia, un esempio importante la Chiesa di Santa Maria Alemanna a Messina. Successivamente, Federico II invitò nel sud-Italia i cistercensi già nel 1224, i quali diffusero il loro sobrio stile gotico nell'architettura (abbazie laziali di Fossanova e Casamari). Oltre alla ricezione delle novità gotiche, Federico promosse anche attivamente il recupero di modelli classici, sia riusando opere antiche, sia facendone fare di nuove secondo i canoni romani: per esempio le monete auree da lui fatte coniare (gli augustali) presentano il suo ritratto idealizzato di profilo, e numerosi sono i rilievi che ricordano la ritrattistica imperiale romana (al già citato Duomo di Bamberga, alla distrutta Porta di Capua, eccetera). In queste opere si nota una robustezza che ricorda l'arte romana provinciale, una fluente plasticità, come nei realistici panneggi, e gli intenti ritrattistici. Tra i rilievi superstiti della Porta di Capua esiste anche un ''Busto di imperatore'': se si trattasse delle vere fattezze del sovrano saremmo di fronte al primo ritratto pervenutoci dell'arte post-classica, un primato altrimenti stabilito dal ''Ritratto di Carlo d'Angiò'' di Arnolfo di Cambio. La seconda corrente predominante all'epoca di Federico, dopo quella classicista, fu quella naturalistica. Lo stesso Federico II nel ''De arte venandi cum avibus'' scriveva come si dovesse rappresentare le cose che esistono così come sono (''ea quae sunt sicut sunt''), un suggerimento che si può per esempio riscontrare nell'originalissimo capitello attribuito a Bartolomeo da Foggia e conservato al Metropolitan Museum di New York (1229 circa). In questa opera quattro testine spuntano dagli angoli, ma la loro raffigurazione è così realistica (nelle scavature degli zigomi, nelle rughe, nelle imperfezioni fisiche) da sembrare un calco da maschera mortuaria. I frequenti movimenti di Federico, seguito dalla corte e dagli artisti gotici, permisero la diffusione di uno stile sovraregionale, con opere di sorprendente similarità stilistica opera dell'architetto di corte Riccardo da Lentini anche in aree molto distanti, come testimoniano, per esempio, gli ingressi di alcuni castelli federiciani: i leoni scolpiti nel settentrionale castello dell'Imperatore di Prato sono identici a quelli di Castel del Monte in Puglia. Nicola Pisano, citato nei documenti più antichi come Nicola ''de Apulia'', probabilmente arrivò in Toscana proprio con Federico II, alla cui corte potrebbe aver trovato la sintesi tra gli stimoli classici e transalpini che caratterizzarono la sua rivoluzione figurativa. === Le architetture === 559x559px Castel del Monte, in territorio di Andria. Termoli (CB) Imponente fu l'attività edilizia soprattutto in campo castellare; con oltre 250 cantieri divisi tra i restauri di antiche fortezze normanne e l'edificazione di nuovi edifici. Nel 1239 Federico emanò uno statuto speciale per la riparazione dei castelli già esistenti, allo scopo di renderli efficienti e pronti a qualsiasi evenienza. Tra Puglia, Basilicata e Molise si innalzavano ben 111 castelli da legare alla figura di Federico II di Svevia, secondo quanto riportato dal documento ''Statutum de reparatione castrorum'', risalente al 1241. Fondamentale fu la figura di Riccardo da Lentini che seppe sintetizzare e creare uno stile dalle diverse componenti artistiche e culturali d'Impero. Tra gli altri si ricordano il Castello Maniace di Siracusa (dedicato al generale bizantino Giorgio Maniace, principe e Vicario dell'Imperatore di Costantinopoli, i cui discendenti erano imparentati con Federico II tramite la madre Costanza d'Altavilla), tra le più imponenti opere federiciane, con un grande portale strombato e con un vasto utilizzo di volte a crociera costolonate gotiche; il castello svevo di Augusta; l'imponente fortezza quadrangolare del Castello Ursino a Catania, il castello di Scaletta Zanclea e la Torre di Federico II a Enna, con grandiose volte a ambrello costolonate gotiche e la caratteristica forma ottagonale, sebbene quest'ultima struttura fu ultimata all'epoca di Manfredi. Numerose anche le residenze imperiali di campagna, come il palatium della Targia. Per l'architettura religiosa importanti esempi sono quelli legati ai cavalieri teutonici come la chiesa di Santa Maria Alemanna a Messina, la Basilica del Murgo a Lentini, la chiesa di San Nicola ad Agrigento, la chiesa di Sant'Andrea a Buccheri e la cappella sveva del palazzo arcivescovile di Siracusa. Altre costruzioni di carattere religioso comprendono edifici cavallereschi e architetture cistercensi diffuse in tutta l'Italia meridionale. Nei pressi di Andria è presente la costruzione più affascinante voluta dall'imperatore ma ancora incompiuta al momento della sua morte, Castel del Monte, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Dal punto di vista architettonico il castello è una sintesi tra le tendenze europee e quelle arabo-musulmane (presentando soluzioni innovative, quali torri sporgenti, feritoie ed elementi anticipatori del gotico). Porta della Reggia Imperiale a Foggia Nella città di Cosenza nel XIII secolo riportò il Castello sul colle Pancrazio ad assumere la più importante funzione difensiva degna del suo antico splendore . Attraverso degli imponenti lavori di ristrutturazione fece ampliare la rocca facendole assumere l’impostazione tipica dei castelli federiciani con impianto rettangolare, torri angolari, camminamenti di ronda merlati e sale voltate. Castello di Cosenza A Foggia, residenza imperiale, aveva fatto costruire un magnifico ''Palatium'', edificato da Bartolomeo da Foggia, su cui vi era un'iscrizione (oggi conservata nel Portale di Federico) che recitava: ''"Hoc fieri iussit Federicus Cesar ut urbs sit Fogia regalis sede inclita imp(er)ialis"'' (''Ciò comandò Federico Cesare che fosse fatto affinché la città di Foggia divenisse reale e inclita sede imperiale''). Federico II considerava la Capitanata un luogo ideale anche per la caccia e perciò fece costruire altre due importantissime dimore a Foggia. La prima, la ''Domus/Palacium Solatiorum San Laurencii'' o ''Pantani'', in località Pantano, tra gli attuali quartieri Salice Nuovo, San Lorenzo e Ordona Sud, dove il Guiscardo aveva fatto edificare la chiesa di San Lorenzo in Carmignano, testimonianza visiva, insieme con la ''Regia Masseria Pantano'', della vasta area che occupava la struttura federiciana; essa includeva una residenza signorile, con giardini, vivarium con animali acquatici ed esotici, padiglioni per il solacium. L'altra dimora del grande imperatore era il ''Palacium'' dell'Incoronata, nei pressi dell'omonimo Bosco/Santuario: in merito a questo edificio, testimonianza importante della struttura federiciana è la ''Regia Masseria Giardino'', nelle immediate vicinanze della linea ferroviaria Foggia - Potenza; anche questo complesso viene descritto dalle cronache di quel tempo, come tra le dimore più belle e sontuose dello "Stupor Mundi". Facciata del Castello Svevo a Porto Recanati Federico aveva però sparso castelli e palazzi imperiali in tutta la regione, amata anche per le possibilità di esercitarvi la caccia, di cui era appassionato: tra questi, il Castello di Lucera, che affidò ai Saraceni deportati dalla Sicilia. Altre fortificazioni importanti sorsero con l'edificazione del castello svevo di Trani, caratteristico per la sua cortina sul mare e recentemente restaurato, il Castello di Barletta, risultato architettonico di una serie di successioni al potere, e il Castello Svevo di Porto Recanati, fatto edificare nel 1229 quando Federico ratifica il possesso, da parte di Recanati, delle terre dal Musone al Potenza. Altre strutture fortificate sveve sono conservate a Bari, Bisceglie, Manfredonia, Lucera, Gravina di Puglia, Brindisi, Mesagne, Oria, Termoli, Campi Salentina, ecc. Sono attualmente in corso nel sottosuolo del centro storico della città di Foggia, scavi archeologici nell'area in cui sorgeva il ''palatium'' dell'imperatore, finora si è in presenza di una notevole presenza di ipogei. Infine va menzionata la Porta di Capua, che doveva esprimere visivamente la maestà imperiale. ==== Castelli e residenze federiciane ==== * Castello normanno-svevo (Cosenza) * Castello di Lagopesole * Castello svevo (Augusta) * Castello Maniace * Torre di Federico II * Castel del Monte * Castello di Melfi * Castello Svevo di Gravina * Castello Ursino * Rocca di Federico II * Palazzo della Favara * Palazzo dei Normanni * La Zisa * Palazzo di Lucera * Castello di Oria. * Castello ducale di Bisaccia. === Ascendenza === === Le mogli di Federico e i suoi figli legittimi e naturali === Federico e Isabella d'Inghilterra Federico ebbe tre mogli e diverse relazioni. La prima moglie fu Costanza d'Aragona e, come per ogni grande regnante, l'unione fu frutto di un preciso progetto diplomatico del tutore imperiale papa Innocenzo III. Costanza, infatti, era già alle seconde nozze ed era di circa dieci anni più anziana del quattordicenne Federico. Spentasi Costanza, Federico, probabilmente adottando la medesima politica e mantenendo l'avallo papale, si unì in matrimonio prima con Jolanda (o Isabella) di Brienne e poi, morta questa, con Isabella d'Inghilterra. Ma fu Bianca Lancia probabilmente il vero amore dell'imperatore. Di Bianca, appartenente alla famiglia dei Lancia (o Lanza), molto in vista nella corte di Federico, non sono rimaste notizie storiche e la stessa sincerità del sentimento dell'imperatore fu messa spesse volte in discussione da alcuni critici. Comunque è certo che da questa unione, forse tramutata in matrimonio negli ultimi anni di vita, nacque a Venosa Manfredi di Sicilia, il figlio prediletto di Federico. Suo figlio naturale fu anche Enzo. Matrimoni o unioni Figli '''Costanza d'Aragona''' (c1184 - 1222)o=o Messina, 15 agosto 1209 # Enrico (1211 - 1242) Adelaide di Urslingen # Enzo (o Enzio) (c1220 - 1272) ''legittimato'' # Caterina (1216/1218 - dopo il 1272) Maria di Antiochia # Federico (c1224 - 1256) Anais di Brienne # Biancofiore (1226 - 1279) Richina von Beilstein-Wolfsölden # Margherita (1227 - 1298) '''Isabella di Brienne''' (1212 - 1228)o=o Brindisi, 9 novembre 1225 # Margherita, morta appena nata (+ 1227) # Corrado (1228 - 1254) '''Bianca Lancia''' o Lanza (1213 - 1246)o=o prob. 1246 # Costanza (Anna) (1230 - 1307) ''legittimata'' # Manfredi (1232 - 1266) ''legittimato'' # Violante (1233 - 1264) ''legittimata'' '''Isabella d'Inghilterra''' (1214 - 1241)o=o Worms, luglio 1235 # Margherita (1237 - 1270) # Enrico Carlo Ottone (1238 - 1253/1254) # Federico, morto in giovane età (+ 1239/1240) # Un bambino morto dopo il parto (+ 1241) ''Probabilmente una donna della famiglia Lancia'' # Selvaggia (1221/1223 - 1244) ''Manna de Castanea'' # Riccardo (1224/25 - 1249) ''Probabilmente una contessa siciliana'' # Federico (1213 - dopo il 1240) ''Nome sconosciuto'' # Gherardo L'intensa attività politica e militare, l'innovazione portata nella sua legislazione del Regno di Sicilia, l'interesse per scienze e letteratura fecero di Federico un personaggio mitico, talvolta attirando una serie di leggende che in parte resistettero alla sua scomparsa. L'amicizia praticata nei confronti degli arabi (ebbe a lungo una Guardia personale costituita da guerrieri arabi, e lui stesso parlava correntemente tale lingua) unitamente alla lotta contro il papa Gregorio IX, che arrivò perfino a definirlo anticipatore dell'Anticristo, fecero crescere attorno a lui un alone di mistero e di leggenda. I ghibellini vedevano in lui il ''Reparator Orbis'', il sovrano illuminato che avrebbe punito i preti indegni e restaurato la purezza della Chiesa. La propaganda guelfa invece lo definì come un ateo, autore del libro ''De tribus impostoribus'' o un eretico epicureo (Dante stesso lo citò nel girone degli eretici vicino a Farinata degli Uberti), o addirittura come un convertito all'Islam. Fu forse il suo essere stato definito l'Anticristo (o il suo anticipatore, secondo la tradizione profetica derivata da Gioacchino da Fiore) a dare origine, dopo la sua morte, alla leggenda di una profezia secondo la quale egli sarebbe ritornato dopo mille anni. Federico fu definito l'Anticristo anche in virtù di una leggenda medievale che sosteneva che questo sarebbe nato dall'unione fra una vecchia monaca e un frate: si diceva infatti che il padre Enrico VI in gioventù aveva pensato di intraprendere la vita monastica, mentre Costanza d'Altavilla aveva 40 anni quando partorì Federico e prima del matrimonio, contratto all'età di 32 anni, sarebbe vissuta in un convento. Tale leggenda si collega anche al personaggio di Fra Pacifico, al secolo Guglielmo Divini, il quale, prima di divenire uno dei più intimi compagni di Francesco d'Assisi, fu cavalier servente di Costanza, alla quale fu legato da un amore segreto il cui frutto potrebbe essere stato proprio Federico. Manfredi soffoca il padre, secondo una leggenda accreditata dal Villani Naturalmente la sua morte non poteva non dar origine a leggende. Si narra che una volta gli fu fatta una profezia riguardante la sua morte: egli sarebbe deceduto in un paese contenente la parola "fiore". Per questo Federico II evitò di frequentare Florentia (Firenze), ma non sapeva che nell'agro dell'odierna Torremaggiore si ergeva un borgo di origine bizantina, chiamato appunto Castel Fiorentino; le sue rovine, affioranti da una collina detta dello Sterparone (205 m), ancora testimoniano la presenza di alcuni locali, di una torre di avvistamento e della Domus (palazzo nobiliare) all'interno della quale morì Federico il 13 dicembre 1250. La stessa leggenda racconta pure che, secondo la profezia, egli non solo sarebbe morto appunto ''sub flore'', ma anche nei pressi di una porta di ferro. Secondo la tradizione, riavutosi leggermente dal torpore, Federico chiese alle guardie che lo vegliavano dove si trovasse e dove portasse una porta chiusa che stava vedendo dal proprio letto. Quando la guardia gli rispose che si trovava a Castel Fiorentino e che quella porta, murata dall'altra parte, non era che un vecchio portone di ferro, l'imperatore sospirò: «Ecco che è giunta dunque la mia ora», ed entrò in agonia. === Appellativi === Federico veniva definito ''Stupor mundi'' (meraviglia del mondo). Dai suoi coevi fu detto anche ''Puer Apuliae'' ("Fanciullo di Puglia" anche se all'epoca il termine aveva un significato più generico e indicava indistintamente il sud, quindi "bambino del sud"). === Letteratura === Fra Salimbene de Adam, nella sua ''Chronica'', una delle fonti storiche più interessanti per il secolo XIII, parla anche delle opere da lui scritte, andate tutte perdute. Tra queste, si segnalano i ''XII scelera Friderici imperatoris'', opera che doveva avere carattere polemico, essendo servita anche come opuscolo di propaganda anti-imperiale, dopo la sconfitta di Vittoria nel 1248. Nella ''Chronica'' Federico II è dipinto come uomo avaro, che combatté la Chiesa solo perché voleva impadronirsi dei beni ecclesiastici. E la stessa ''Chronica'' è ricca di aneddoti, per lo più negativi, riguardanti episodi della vita di questo imperatore. Anche Dante nella ''Commedia'' menziona Federico II ben cinque volte: tre nell''Inferno'', una nel ''Purgatorio'' e una nel ''Paradiso'': * ''Inferno'' :Il poeta, accogliendo le voci sull'ateismo di Federico, assegna all'imperatore la pena che egli attribuisce agli eretici (gli ''epicurei''): trascorrere l'eternità in bare infuocate. :Qui a parlare è l'anima di Pier delle Vigne, segretario e uomo di fiducia dell'imperatore; si suicidò dopo esser stato accusato di aver tramato contro Federico. :Dante riprende una leggenda secondo la quale Federico II sottoponeva a tortura i rei di lesa maestà coprendoli di piombo e facendoglielo fondere addosso. * ''Purgatorio'' * ''Paradiso'' :Dante si riferisce al fatto che Federico fu il terzo e ultimo imperatore appartenente alla Casa di Svevia. === Cinema === * ''Stupor mundi'', regia di Pasquale Squitieri (1998) Cattura del Carroccio dopo la battaglia di Cortenuova (miniatura dalla ''Nova Cronica'') La prima o, comunque, una delle prime figure araldiche adottate dagli Hohenstaufen per le proprie insegne fu quella del leone, o, meglio, dei leoni passanti, poiché, in seguito a evoluzioni e implementazioni degli elementi componenti l'arme staufica, il numero degli animali araldici fu fissato a tre. Essi, di smalto nero o, in alternativa, rosso, erano disposti in palo in campo d'oro o, in talune versioni, d'argento. A rappresentare la dignità imperiale degli Staufen, fu introdotta, poi, un'ulteriore insegna, ovvero un'aquila al volo abbassato di nero posta in campo d'oro o d'argento, con il primo metallo che finì con il prevalere sul secondo: siffatta arme doveva esprimere la continuità tra l'Impero romano e l'Impero germanico. L'aquila costituì «una vera e propria impresa personale» per Federico II: molteplici, difatti, sono le rappresentazioni del rapace nell'iconografia legata all'imperatore siciliano. Indicative, al riguardo, sono le numerose aquile, diversamente scolpite, poste a ornamento di mura o altri elementi architettonici, rinvenibili negli ''edifici federiciani'', come nel caso del castello di Barletta. Particolarmente significative, inoltre, appaiono le opere che riproducono l'aquila nell'atto di straziare, con i propri artigli, altri animali, come serpenti o lepri, deputati a rappresentare i nemici dell'Impero. Esemplificativa, in tal senso, è l'edicola sovrastante l'ingresso principale del Castello Ursino di Catania: la scultura posta al suo interno riproduce un'aquila che tiene tra gli artigli una lepre esanime. Sesta crociata (miniatura dalla ''Nova Cronica'') Altrettanto emblematici, sia «per le varie tipologie di figura dell'aquila che vi campeggiano con superba eleganza», sia perché concepiti con intenti celebrativi dell'immagine dello stupor mundi, sono «gli stupendi cammei», che, nella prima metà del XIII secolo, furono realizzati in tutto il Regno di Sicilia. In tali manufatti artistici di pregevole fattura, le aquile sono cesellate «con straordinario gusto per i particolari naturalistici». Anche la monetazione d'età federiciana non manca di coni recanti l'effige dell'aquila, che fu presente in numerose emissioni di tarì, denari e augustali. Il disegno non fu sempre il medesimo, si passa da esemplari con aquile stilizzate, ad aquile che, invece, assumono sembianze più naturali, aggressive e dinamiche: quest'ultimo è il caso degli augustali: battute presso le zecche di Brindisi e Messina, tali monete recavano, sul recto, l'immagine dell'imperatore siciliano, mentre, sul verso, un'aquila sorante con la testa volta verso la sinistra araldica. La posizione della testa, in particolare, fu variabile e, a seconda delle emissioni, si ritrovano, infatti, monete con aquila rivoltata e altre no; così come è possibile rinvenire sia esemplari con aquila senza corona, sia esemplari con aquila coronata. Relativamente alle coniazioni tedesche, invece, è possibile citare un'emissione del XIII secolo, sulla quale compare raffigurato, a cavallo, l'imperatore con corona, vessillo e scudo: su quest'ultimo campeggia la figura dell'aquila. Battaglia del Giglio (miniatura dalla ''Nova Cronica'') Quanto agli smalti dello stemma, Giovanni Antonio Summonte, nell''Historia della Città e Regno di Napoli'', riferendo in merito all'arme di Federico II, non manca di specificare che egli «portò il Campo d'oro, e l'Aquila nera». Inoltre, è possibile asserire che nelle miniature, coeve o meno, raffiguranti lo stupor mundi, l'oro per il campo degli scudi rappresentasse la norma. Parimenti, d'oro all'aquila di nero era il drappo dei vessilli dispiegati «dagli armati di Federico II», durante la sesta crociata, o dalla flotta siciliana, durante la battaglia del Giglio. File:Shield and Coat of Arms of the Holy Roman Emperor (c.1200-c.1300).svg|Stemma del Sacro romano impero Imprigionamento di Enzo di Sardegna: si noti la compresenza di scudi d'oro e d'argento. Miniatura dalla ''Nova Cronica''. Alla luce della rilevanza attribuita alla figura dell'aquila da Federico II, è lecito sostenere che fu proprio durante il regno dello stupor mundi che detta figura si attestò, in via definitiva, «come distintivo araldico dell'Impero per eccellenza», finendo, in questo modo, con il sopravvivere alla stessa estinzione della dinastia staufica e andando a contraddistinguere tutti i successivi sovrani assurti alla carica imperiale. Direttamente connessa all'avvento della dinastia staufica sul trono siciliano, sebbene le diverse fonti non concordino in merito al sovrano che l'introdusse, fu l'adozione, quale nuova insegna reale, dell'aquila al volo abbassato di nero, che, posta in campo d'argento, entrò a far parte dei segni distintivi del Regno di Sicilia. Tale arme, dunque, fu derivata dall'originaria insegna imperiale: l'argento del campo, che può essere considerato una brisura rispetto all'oro dello stemma dell'Impero, andò, infatti, a rappresentare la dignità reale, in contrapposizione al campo aureo, rappresentativo, invece, della dignità imperiale. File:Arms of Swabia-Sicily.svg|Arme di Svevia-Sicilia Secondo una tesi consolidata, l'iniziativa di fissare l'argento per il campo dell'arme detta di ''Svevia-Sicilia'' sarebbe da attribuire a Manfredi, stando a quanto riportato da altri autori, invece, è già con Federico II che l'aquila siciliana comincia ad assumere identità e peculiarità proprie, che la differenziano dall'arme imperiale. In base a tale ipotesi, infatti, il puer Apuliae avrebbe adoperato, accanto allo stemma con l'aquila di nero in campo d'oro, anche una versione dell'insegna, che, per l'appunto, doveva rappresentare la dignità reale, dove il campo dello scudo non era d'oro, bensì d'argento. Nel caso in cui una simile eventualità fosse incontrovertibilmente verificata, essa potrebbe configurarsi come la traslazione in termini simbolici di una contingenza di carattere politico; ovvero la pretesa esercitata dal papato, nei confronti di Federico II, di mantenere una formale e sostanziale separazione giuridica tra Impero e Regno, cosa che, attraverso l'assunzione di impegni solenni, lo stupor mundi «aveva ripetutamente dovuto riconoscere (anche se, di fatto, aveva cercato di eludere …)», onde non attuare «quella "unio regni ad imperium" che la Chiesa considerava inammissibile». A Federico II, inoltre, è attribuito l'utilizzo, quale insegna per l'Impero, dell'aquila bicipite di nero in campo d'oro. In particolare, fu il benedettino e cronista inglese Matteo Paris a riportare, nella sua maggiore opere, la ''Chronica Majora'', miniature recanti l'aquila a due teste associata a Federico II. Altri autori, però, sono scettici riguardo all'effettiva adozione della figura dell'aquila bicipite da parte di Federico II, ritenendo che l'introduzione di tale effigie per l'arme imperiale sia avvenuta solo in epoca successiva. File:Attributed Coat of Arms of Frederick II, Holy Roman Emperor (or, double-headed eagle sable).svg|Stemma all'aquila bicipite attribuito a Federico II Stemma riprodotto nella tavola che apre la biografia di Federico II nell'edizione del 1601 della ''Descrittione del Regno di Napoli'' dello storico napoletano Scipione Mazzella. Un particolare stemma, infine, è associato a Federico II, in alcune riproduzioni pubblicate in due importanti opere storiografiche: ''Descrittione del Regno di Napoli'', di Scipione Mazzella, e ''Historia della Città e Regno di Napoli'', di Giovanni Antonio Summonte. In detti stemmi, l'aquila (nel primo caso è monocipite e funge da supporto esterno, nel secondo caso è bicipite ed è caricata sul campo dello stemma) reca in cuore uno scudo o uno scudetto (a seconda del caso), il quale, con capo troncato cuneato da parte a parte, è interzato in palo, con, nel primo terziere, tre pigne, nel secondo, tre leoni passanti (ovvero l'arme di Svevia), e, nell'ultimo, la croce di Gerusalemme. Quest'ultima, in particolare, entrò a far parte delle insegne federiciane in seguito alle nozze con Jolanda di Brienne e all'acquisizione, da parte dello stupor mundi, del titolo di Re di Gerusalemme. File:Arms of the Kingdom of Jerusalem.svg|Croce di Gerusalemme File:Attributed Coat of Arms of Frederick II, Holy Roman Emperor (Historia della Città e Regno di Napoli).svg|Stemma attribuito a Federico II, nella relativa tavola dell''Historia della Città e Regno di Napoli'' * ''De arte venandi cum avibus'', trattato sull'attività venatoria.
Football americano
Il '''football americano''' è uno sport di squadra originario degli Stati Uniti, Paese nel quale è l'attività agonistica più popolare e seguita dagli anni settanta del XX secolo. Infatti, secondo una ricerca, la National Football League risultava essere, nel 2013, il campionato professionistico con il più alto numero di presenze negli stadi al mondo: spettatori a partita. Derivato dal rugby, di cui all'origine mutuò parte delle regole e da cui differisce in diversi aspetti del gioco e dell'equipaggiamento dei giocatori, rispetto alla disciplina di provenienza prevede alcune protezioni per limitare i danni causati ai suoi praticanti dagli urti con gli avversari e il terreno.
251x251pxLe partite vengono disputate da due squadre composte da undici giocatori con un numero pressoché illimitato di cambi di giocatori a causa dei tanti ruoli presenti, dal quarterback al running back, e hanno una durata di 60 minuti di tempo semi effettivo suddivisi in quattro tempi da 15' e con un intervallo di 15' fra il secondo e terzo tempo. Un ruolo importante nell'economia del gioco lo ricopre il quarterback che con i suoi lanci ''smarcanti'' fornisce passaggi vincenti verso i colleghi diretti a meta, definita touchdown in lingua inglese. La filosofia di fondo del football americano è quella della conquista del territorio: avanzando a più riprese sulle ''linee di yards'' (0,9144 m) posizionate trasversalmente rispetto ai lati lunghi del campo, le squadre cercano di raggiungere il punto di meta situato nella zona avversaria per posizionarvi la palla e mettere a segno così il colpo decisivo del touchdown. Campionati di questa specialità si svolgono in varie parti del mondo. Negli USA, dove dal 1922 è attiva per i professionisti la National Football League (e dal 1906 la NCAA per i campionati universitari), il culmine della stagione, articolata appunto su campionati di lega che promuovono dopo una serie di ''play-off'' due squadre finaliste, coincide con l'annuale incontro del Super Bowl che assegna il ''Vince Lombardi Trophy''. Questa partita, sempre molto attesa, decide qual è la compagine ''principe'' della stagione e viene disputata solitamente fra la fine di gennaio e i primi di febbraio. Oltre alla versione con 11 giocatori vi sono anche altre versioni, la più popolare è il football a 8 giocato da professionisti su campi più corti rispetto a quelli del football a 11, la lega più popolare è la Arena Football League che viene giocata in palazzetti dello sport al coperto. In Canada è diffuso il football canadese che viene giocato da squadre composte da 12 giocatori. In Europa, il football americano è regolato dalla EFAF (European Federation of American Football) e che organizza due competizioni: l'Eurobowl e l'EFAF CUP. È stata inoltre presente in Europa la NFL Europe, emanazione della NFL americana, formata al 90% da atleti USA in forza a franchigie NFL, e cessata nel 2007. In Italia dopo la FIAF (Federazione Italiana American Football), espulsa per debiti dal CONI nell'ottobre del 2000, nacquero due federazioni concorrenti, la FIDAF affiliata al CONI e la NFLI, la quale è stata disciolta nel 2008. Il primo campionato italiano si svolse nel 1980. In anni recenti notevoli sviluppi e progressi tecnici sta avendo il football americano femminile; il football americano non è disciplina olimpica, ma quest'attività atletica è nel programma dei World Games. ===Negli Stati Uniti=== Una fotografia di Walter Camp, il "padre del football americano", scattata nel 1878 quando Camp era capitano della squadra di football di Yale Gli Stati Uniti diffusero il rugby a 15 che in progressiva evoluzione, dopo notevole modifica delle regole di gioco, originò il football. Nel 1861 un primo rudimentale regolamento di football venne adottato da alcune squadre scolastiche e universitarie di Boston e circondario; il 6 novembre 1869 la partita tra le squadre universitarie di Rutgers e Princeton diede inizio a un periodo nel quale il gioco si diffuse molto nelle università; non tutte le squadre adottavano lo stesso regolamento, ma a partire dal 1873 si svolsero riunioni di allenatori e giocatori per studiare l'unificazione del regolamento. Nel 1880 Walter Camp introdusse la regola dello schieramento ossia ''scrimmage'' (letteralmente "zuffa, mischia") per iniziare ogni azione di gioco e nel 1883 introdusse la regola degli 11 giocatori attivi per ogni squadra nel campo da gioco. Nel 1892 si organizzarono le prime squadre professioniste nelle quali diventò celeberrimo l'amerindo Jim Thorpe, già pluricampione olimpico di atletica e grande giocatore di baseball; nel 1903, con la costruzione dello stadio di Harvard, iniziò l'edificazione dei grandi stadi universitari che tuttora sono tra i più grandi degli Stati Uniti, superando talvolta la capienza di 100.000 spettatori, come lo stadio Michigan di Ann Arbor, Michigan (Università del Michigan) o il Neyland Stadium di Knoxville, Tennessee (Università del Tennessee). Pudge Heffelfinger, ampiamente considerato come il primo giocatore professionista Nel 1905 a causa del regolamento ancora non ben definito durante le gare morirono 18 atleti e altri 150 restarono feriti: il football fu denunciato da molti rappresentanti del Congresso statunitense e dovette intervenire personalmente il Presidente Theodore Roosevelt che convocò i dirigenti delle varie organizzazioni per imporre la modifica del regolamento di gioco. Il 12 gennaio 1906 a New York i delegati di 28 università, collegi e accademie militari costituirono un comitato, che poi divenne la National Collegiate Athletic Association, quindi modificarono il regolamento adottando molte nuove regole tra le quali quella principale del passaggio in avanti, ma non bastò poiché nel 1910 morirono nelle partite ancora altri 11 atleti e si resero necessarie ulteriori modifiche negli anni successivi. Tuttora l'impatto frequente, tra atleti veloci e possenti, procura danni permanenti a molti giocatori professionisti quindi si stanno cercando modifiche al regolamento di gioco. Nel 1920 Jim Thorpe, che già da giocatore aveva fondato la squadra professionista ''Indians'', fu il principale artefice della fondazione dell'American Professional Football Association, che nel 1922 diventò National Football League, dirigendola come primo presidente. Nel corso degli anni furono fondate altre leghe, ma i dirigenti si accordarono per unire le risorse finanziarie e dare sempre maggiore impulso alla N.F.L. Dal 2007 al 2012 è stata attiva anche la United Football League. Dagli anni '70 del XX secolo il football è diventata l'attività atletica più praticata e popolare in U.S.A.: fatto significativo poiché in questa nazione sono praticati tutti i giochi e le scuole statali offrono anche ai bambini della scuola primaria la possibilità di praticare football usufruendo di campi, equipaggiamenti e allenatori grazie al programma nazionale del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti che considera l'atletismo essenziale per la formazione civica e culturale di tutti i cittadini. Nel febbraio del 2019 prese il via la stagione inaugurale della Alliance of American Football (AAF), una nuova lega professionistica ideata dal regista Charlie Ebersol e dall'ex dirigente di numerose franchigie della NFL Bill Polian. Il 17 aprile 2019, dopo appena due mesi di attività, la AAF dichiarò bancarotta e fu soppressa. === In Italia === I giocatori difensivi dei Dallas Cowboys costringono gli Houston Texans a correre contro Arian Foster per recuperare la palla In Italia la prima partita di football si svolse a Genova il 27 novembre 1913 quando si affrontarono le squadre della USS Connecticut e della USS Kansas, due delle quattordici navi della Great White Fleet americana temporaneamente attraccate nel porto ligure nel corso di una crociera di esercitazione nel Mar Mediterraneo. La USS Connecticut ebbe la meglio con il punteggio di 17-6. Dopo quella sporadica apparizione, il football americano tornò in Italia durante la seconda guerra mondiale a Firenze il 1º gennaio 1945 davanti a 25.000 spettatori: il trofeo in palio fu chiamato ''Spaghetti Bowl'' e il risultato fu ''5º army'' 20 - ''12º air force'' 0. In realtà già il 23 novembre 1944 si svolse a Bari una partita tra militari statunitensi davanti a 5.000 spettatori: il trofeo in palio fu chiamato ''Bambino Bowl'' e il risultato fu ''Technical School'' 13 - ''Playboys'' 0; si trattò però di touch football, la versione giocata senza le protezioni, né blocchi, né placcaggi. Il football a differenza del baseball, pure diffuso da militari statunitensi nello stesso periodo, non fu subito praticato da un buon numero di squadre a causa del costo elevato dell'equipaggiamento di protezione dei giocatori. Comunque le poche squadre esistenti, pur non potendosi organizzare per un campionato, giocando periodicamente con le squadre di militari statunitensi delle basi NATO svilupparono la qualità tecnica del loro gioco. Nel 1972 il dirigente sportivo Bruno Beneck, il rugbysta già nazionale azzurro Marco Bollesan e alcuni altri fondarono la Federazione Italiana Football Americano ma per diversi problemi il progetto non prese corpo, mentre nel 1979 Bruno Beneck, Gianfranco Calistri e Marcello Loprencipe, uno dei primi giocatori italiani di football, fondarono la Lega Italiana Football; nel 1981 Giovanni Colombo organizzò l'Associazione Italiana Football Americano e successivamente i dirigenti di L.I.F. e AIFA, inizialmente rivali, si accordarono. Il primo campionato italiano, organizzato dalla L.I.F., si svolse dal 19 luglio al 21 settembre 1980 nello stadio Vince Lombardi di Castel Giorgio, cittadina in provincia di Terni il cui sindaco Giuseppe Calistri si adoperò per la promozione del football americano in Italia, tra le squadre di Gladiatori Roma, Lupi Roma, Diavoli Milano e Tori Torino (tutte squadre di Roma che si diedero nomi di altre città per dare all'evento un "aspetto più ampio"). La prima partita della nazionale si svolse il 14 giugno 1981 nello stadio Vince Lombardi e il risultato fu Italia 0 - Germania 12; nel 1983 la nazionale azzurra vinse il primo campionato europeo che si disputò nello stadio Vince Lombardi e nel 1987 in Finlandia il Blu Team diventò il Dream Team andando a vincere un'edizione del Campionato Europeo agguerritissima. Il Dream Team sconfisse inglesi e tedeschi che contavano tra le loro file numerosi giocatori con passaporto americano, vincendo senza favori del pronostico in un rocambolesco finale all'ultimo secondo. La prestazione dei Giocatori di quella nazionale fu riconosciuta dal Presidente della Repubblica l'anno dopo in una cerimonia ufficiale a Roma. Nomi come Ricci - Bottaro - Mutti (P&M) - Olivetto si inserirono nella storia del football italiano con quella impresa non ancora ripetuta. Nel 1987 Gianantonio Arnoldi diventò presidente dell'AIFA e diede un nuovo assetto ai campionati nazionali, che comprendevano 100 società; inoltre cambiò la denominazione federale da AIFA in FIAF e l'associò al CONI nel 1988. Attualmente l'NFLI NFL Italia non regolamenta più i campionati nazionali di football e dopo 5 anni di attività ha fatto posto alla FIDAF (Federazione Italiana di American Football) quest'ultima riconosciuta dal CONI il 17 dicembre 2010. Il primo campionato mondiale di football americano, senza i migliori professionisti, si svolse a Palermo dal 24 giugno al 4 luglio 1999: in finale il Giappone s'impose sul Messico 6-0 dopo tempi supplementari. Il secondo campionato mondiale, ancora senza i migliori professionisti, si disputò in Hanau, città tedesca, nel 2003 e in finale, come nella prima edizione, la nazionale giapponese superò quella messicana 34-14. === Campo === Un campo visto da dietro un'estremità. I pali della porta alti e gialli indicano dove deve passare la palla per un touchdown in campo o un punto extra. La grande area rettangolare contrassegnata con il nome della squadra è la zona finale. Il campo di gioco regolamentare è lungo più le 2 aree di meta (end zone) di ciascuna, per una lunghezza totale di , e largo ; la lunghezza è scandita da una doppia serie di tacche nella parte centrale, chiamate ''hashmarks''. Le misurazioni statistiche delle azioni di gioco, pertanto, sono espresse in yard. Il fondo può essere sia in erba naturale che sintetica. Alle due estremità sono situate le due porte, a forma di Y, che servono per i calci piazzati: in tutti i campionati l'altezza dal suolo della traversa della porta è di , mentre lo spazio fra i pali è largo nella NFL e nella NCAA, e nel campionato delle high school (la scuola secondaria); l'altezza minima dei pali dall'angolo con la traversa è di . === Pallone === Il pallone ovale (sferoide prolato), di cuoio o gomma, è più piccolo e affusolato di quello utilizzato nel rugby, simile alla vesica piscis ed è lungo 28 cm con circonferenza al centro di circa 56 cm; il peso è di circa . Le minori dimensioni, la forma e la presenza di una cucitura esterna per agevolare la presa delle dita, sono giustificate dal fatto che, contrariamente al rugby, il gioco consente ed anzi incoraggia il passaggio in avanti di precisione che richiede il lancio con una sola mano. In questo modo infatti il quarterback è in grado di applicare al pallone una rotazione (''spin'') che consente al pallone stesso di compiere una traiettoria stabile con la punta sempre nella direzione del moto, e il pallone, grazie alle punte, penetra meglio l'aria. In alcuni campionati, il pallone regolamentare è provvisto di due strisce bianche verniciate in prossimità delle punte, al fine di evidenziare l'effetto dato nel lancio. === Giocatori === Il quarterback dei Carolina Panthers Jake Delhomme (numero 17) nel tentativo di lanciare un passaggio in avanti Si gioca in 11 atleti contro altri 11 attivi in campo; le squadre dei campionati professionistici hanno a disposizione, seduti sulle apposite panchine, circa 50 giocatori poiché esistono 3 tipi di squadre per specifiche azioni di gioco, e le riserve: l'''offensive team'' cioè gli attaccanti, il ''defensive team'' cioè i difensori, e gli ''special team'' cioè le squadre speciali che entrano in campo per i calci (una calcia e poi difende, l'altra riceve e poi attacca). === Tempo === Una partita è divisa in 4 quarti da 15 minuti di tempo semi-effettivo (la durata dei quarti può variare relativamente alle categorie dei campionati). Il cronometro viene fermato: * quando un portatore di palla esce dal campo, * al cambio di possesso palla, *quando avviene un passaggio incompleto, * dopo una penalità, * quando viene richiesta una sospensione del gioco o ''time-out''. === Azioni === Il cornerback Brent Grimes dei Hamburg Sea Devils intercetta un passaggio Si inizia con un calcio, ''kick off'' in lingua inglese, eseguito dalla linea delle proprie 35 yard da una delle due squadre (fino al 2010 era dalle 30 yard ma nel 2011 la posizione del pallone è stata cambiata). Il kick off si ripete all'inizio del secondo tempo, cioè all'inizio del terzo quarto. I compagni del giocatore che esegue il calcio devono essere in posizione arretrata rispetto al pallone, al momento del calcio stesso: quando il pallone calciato ha percorso almeno 10 yard può essere preso e giocato da un qualsiasi atleta della squadra che calcia. Questa limitazione non vale per la squadra ricevente, che può recuperare il pallone in qualsiasi momento dopo il calcio. Il gioco riprende dal punto in cui il pallone è stato fermato e la squadra che ha conquistato il possesso di palla giocherà in attacco. La squadra attaccante ha 4 ''tentativi'' (''down'' in lingua inglese) per avanzare almeno di 10 yard, segnalate a bordo campo da una catena con due pali indicatori all'estremità. Durante ogni ''down'' la squadra in attacco può effettuare un solo passaggio in avanti che superi la ''linea di scrimmage'' (la linea virtuale parallela al lato corto del campo, dov'era posizionata la palla all'inizio dell'azione) mentre può effettuare retropassaggi senza limitazioni. Per questo motivo la palla viene affidata al regista offensivo, il ''quarterback'', che sceglie se lanciare il pallone in avanti a un ricevitore o affidarlo ad un corridore che penetra di forza in un varco aperto nella difesa avversaria dai suoi compagni di squadra. Un ''down'' termina quando l'arbitro fischia la fine dello stesso ossia nei seguenti casi: * un passaggio in avanti non viene ricevuto, ossia in caso di ''passaggio incompleto'' (''incomplete pass'' in lingua inglese) * il giocatore che sta portando il pallone è placcato, fermato o esce dalle linee laterali * il pallone in seguito ad una perdita accidentale (''fumble'' in lingua inglese) esce dal campo Nel caso in cui la squadra attaccante non riesca a superare le 10 yard dopo avere giocato anche il quarto down, la squadra che difende va in attacco e il gioco riprende nella posizione in cui si trova la palla. Superando le 10 yard si ottiene un ''primo down'' (''first down''), cioè il primo di 4 ulteriori tentativi sino al superamento delle successive 10 yard con il pallone, al conseguimento di un touchdown o di un altro genere di segnatura. La realizzazione di una meta, il ''touchdown'', vale 6 punti e dà diritto a una ''conversione'' o ''trasformazione'' (''extra point'' in lingua inglese); questa può essere da 1 punto se il pallone è calciato in mezzo ai pali con i piedi da una linea posta a 3 yard dalla ''end zone'', o da 2 punti se il pallone è portato in meta con una corsa o con un lancio. Quest'ultime possibilità, pur garantendo un punto in più, hanno una minore probabilità di successo della prima (elevatissima); per questo vengono usate tipicamente solo quando il punto aggiuntivo può fare la differenza tra vittoria e pareggio (con conseguente tempo supplementare) o tra sconfitta e pareggio. Dopo un touchdown si riprende con un calcio (''kick off'') da parte della squadra che ha segnato. Questo fa sì che la successiva azione di attacco passi alla squadra che ha subito il touchdown. Altri modi per segnare punti sono: * realizzare un calcio piazzato da tre punti, ''field goal'' in lingua inglese. * placcare l'avversario in possesso del pallone all'interno della sua area di meta (end zone in lingua inglese), ''safety'', che vale 2 punti. * calciare un ''drop'', che vale 1 punto (è rarissimo, l'ultimo di cui si ha notizia lo segnò nel 2005 Doug Flutie dei New England Patriots): in questo caso, dopo lo snap, il quarterback anziché lanciare o passare la palla, la lascia cadere a terra e, al rimbalzo, la calcia verso l'area di meta, facendola passare attraverso i pali. Il calcio di allontanamento, ''punt'' in lingua inglese, si esegue generalmente al quarto tentativo di attacco quando, verosimilmente, non si ha la possibilità di raggiungere il ''primo down'' ottenendo così di far ripartire in attacco la squadra avversaria da una posizione più arretrata. A ricevere il calcio ci sarà un giocatore della squadra che andrà ad attaccare nelle prossime azioni. Esso può ricevere il pallone e correre verso la end zone a suo rischio e pericolo (dal momento che la squadra del punt avanza per placcare il giocatore o cercare magari di fargli fare un fumble), oppure chiamare un ''fair catch'' che consiste nel chiamare una presa al volo della palla, e questo giocatore è autorizzato a farla senza che gli avversari lo possano placcare. Ovviamente non può correre verso la end zone avversaria e quindi il gioco riprenderà dal punto in cui ha ricevuto il pallone. Se la palla finisce nella end zone l'azione ripartirà dalla venticinquesima yard (touchback). Prima di ogni azione attacco e difesa si riuniscono in raggruppamenti, detti ''huddle'', quindi il quarterback comunica lo schema da adottare. Le sostituzioni sono illimitate; le vistose protezioni e un severo regolamento, applicato dai ben sette arbitri, annullano la violenza gratuita (ad esempio interferenze vistose nei passaggi o placcaggi illegali o trattenute) stroncandone ogni accenno con penalità, segnalate dagli arbitri lanciando un fazzoletto giallo (''yellow flag'') a terra, che consistono in perdita di terreno (solitamente 5 o 10 yard e 15 yard per falli personali, che rendono più difficile guadagnare abbastanza terreno per ottenere un ''first down''). Per comprendere l'essenza di questo gioco si può considerare il motto di alcuni famosi allenatori: ''"Gli attacchi fanno vendere i biglietti e le difese fanno vincere le partite"''. === Posizioni in campo === ==== Attaccanti ==== 254x254px * Giocatori nella linea di attacco, ''offensive linemen'', in lingua inglese: il centro, ''center'' (C) è l'atleta che tiene il pallone all'inizio di ogni tentativo di attacco e, facendolo passare solitamente sotto le proprie gambe effettuando uno ''snap'' in lingua inglese, lo cede al ''quarterback'' che dà inizio all'azione; le guardie, ''offensive guards'' (OG) e i bloccatori offensivi, ''offensive tackles'' (OT) hanno esclusivamente il compito di bloccare attivamente la linea difensiva avversa spingendo e aprendo i varchi sulle corse nonché passivamente, formando la cosiddetta tasca, sui lanci. * Regista, ''quarterback'' (QB) in lingua inglese: è l'atleta che ha la responsabilità di guidare le azioni di gioco della squadra attaccante, dà gli ordini di partenza, è il primo giocatore a toccare il pallone passatogli dal centro e lo smista con un passaggio all'indietro o un lancio in avanti oppure corre egli stesso con il pallone. * ''Tight end'' (TE): è un ricevitore che si trova accanto ai ''tackles'' e, oltre che agile e veloce per ricevere i lanci, dev'essere molto potente per poter aiutare i compagni di linea nei bloccaggi degli avversari; la parte nella quale è schierato viene generalmente definita ''lato forte'' dell'attacco mentre l'altra è detta ''lato debole''. * Corridore, ''running back'' (RB) in lingua inglese: è il giocatore che generalmente porta la palla partendo da dietro la linea di attacco; ve ne sono sostanzialmente di due tipi: ''fullback'', estremamente potente per portare la palla nei giochi di corsa più duri (di regola quelli verso il centro del campo), e anche perché all'occorrenza deve essere un buon bloccatore, e ''halfback'', più leggero e rapido (solitamente è il giocatore più veloce e agile dell'attacco), per le corse laterali, nonché per ricevere passaggi corti (nel caso in cui l'halfback parta dietro tutti, parecchio distante dal quarterback, viene anche chiamato ''tail back''). * Ricevitore, ''wide receiver'' (WR) in lingua inglese: sono generalmente tra gli atleti più veloci della squadra, specializzati nel ricevere passaggi da lontano, devono avere una notevole abilità manuale ed energia nel saltare per anticipare gli avversari in elevazione. pre-snap. L'offesa (rossa) è allineata in una variazione della formazione I, mentre la difesa (blu) è allineata nella difesa 4–3. ==== Difensori ==== * Prima linea difensiva, defensive tackle (DT) in lingua inglese: sono gli atleti più pesanti della difesa poiché hanno il compito di fermare le azioni di corsa degli avversari e di mettere sotto pressione il lanciatore avversario in quelle di lancio, si trovano sulla linea di schieramento e possono usare le mani per liberarsi dei bloccatori avversi; in una difesa con 3 o 5 atleti di linea, il giocatore situato in mezzo è detto nose tackle mentre nella difesa a 4 i due più esterni sono chiamati defensive end (DE). * Seconda linea difensiva, ''linebacker'' (LB) in lingua inglese: probabilmente il ruolo chiave della difesa, questi giocatori devono seguire e bloccare le azioni di corsa, difendere contro i passaggi (marcando i ricevitori che si portano nel mezzo del campo) e minacciare le azioni di lancio con corse improvvise contro il lanciatore avverso chiamate ''incursioni'', ''blitz'' in lingua inglese. Queste azioni, quando si concludono con il placcaggio del lanciatore dietro la sua linea e prima che si sia liberato del pallone, vengono chiamate ''sacks'' e causano perdita di yards alla squadra attaccante. Uno dei LB, solitamente quello che gioca più centrale, è spesso indicato quale "capitano" della difesa, e chiamato a leggere (o tentare di farlo) i posizionamenti dell'attacco per anticipare quello che sarà lo schema offensivo avversario. * ''Cornerback'' (CB), chiamati a difendere i due lati esterni del campo, soprattutto contro i passaggi, andando a seguire e marcare l'avversario diretto (in caso difendano a uomo) o quello che fa l'ingresso nella parte di campo presidiata (in caso di difesa a zona), con l'intento di disturbare la ricezione, deviare il passaggio o, ancor meglio, intercettare la palla. Solitamente ne vengono impiegati due, uno per lato, ma nei casi in cui l'avversario schieri molti WR, o quando il gioco di passaggio è altamente probabile, possono esserne schierati un terzo e addirittura un quarto, che assumono il nome rispettivamente di ''nickelback'' e ''dimeback'', pur essendo sostanzialmente dei corner backs puri e semplici. * ''Strong safety'' (SS) e ''free safety'' (FS): completano la ''secondaria'' difensiva; operano nella parte del campo più lontana dalla linea di schieramento, e sono l'ultima difesa a protezione del campo aperto; contro i lanci devono essere sufficientemente veloci per poter seguire i ricevitori avversari, prendendone in consegna uno specifico o andando a raddoppiare in caso di difficoltà da parte di un CB o di un LB; sulle corse devono essere in grado di placcare atleti molto più pesanti di loro (i fullback) o di arginarne altri molto più rapidi (gli halfbacks). Lo SS è solitamente più possente e gioca leggermente più avanzato, il FS è più veloce e solitamente ha una migliore visione di gioco ed intelligenza tattica. === Cinema === Il football ha un ruolo importante in trame di molte pellicole: solo negli Stati Uniti oltre 70 film prodotti nel secolo 1914-2014. Tra i titoli più famosi, ricordiamo: * ''Horse Feathers - I Fratelli Marx al College'', USA, 1932 *''L'allenatore del college'', USA, 1933 * ''Il gigante di New York'', USA, 1949 * ''Pelle di rame'', USA, 1951: ispirato dalla vita del grande campione amerindo Jim Thorpe * ''Quel fenomeno di mio figlio'', USA, 1951 * ''Non per soldi... ma per denaro'', USA, 1966 * ''Number one'', USA, 1969 * ''La canzone di Brian'', USA, 1971 * ''Quella sporca ultima meta'', USA, 1974 * ''Panico nello stadio'', USA, 1976 * ''Il paradiso può attendere'', USA, 1978 * ''Lo chiamavano Bulldozer'', Italia, 1978 * ''I mastini del Dallas'', USA, 1979 * ''Il ribelle (All the Right Moves)'', USA, 1983 * ''Facing the giants'', USA, 2006 * ''Un amore una vita'', USA, 1988 * ''Campioni di guai'', USA, 1991 * ''L'ultimo boy scout'', USA, 1991 * ''The Program'', USA, 1993 * ''Piccoli campioni'', USA, 1994 * ''Ace Ventura: l'acchiappanimali'', USA, 1994 * ''Jerry Maguire'', USA, 1996 * ''Waterboy'', USA, 1998 * ''Buffalo '66'', USA, 1998 * ''Ogni maledetta domenica'', USA, 1999 * ''Varsity Blues'', USA, 1999 * ''Le riserve'', USA, 2000 * ''Il sapore della vittoria - Uniti si vince'', USA, 2001: ispirato ad una storia vera * ''Ciao America'', USA, 2002 * ''Al vertice della tensione'', USA, 2002 * ''Mi chiamano Radio'', USA, 2003: ispirato ad una storia vera * ''Friday Night Lights'', USA, 2004: ispirato ad una storia vera * ''L'altra sporca ultima meta'', USA, 2005 * ''Rischio a due'', USA, 2005: ispirato ad una storia vera * ''Imbattibile'', USA, 2006: ispirato ad una storia vera * ''We are Marshall'', USA, 2006: ispirato ad una storia vera * ''Gridiron Gang'', USA, 2006: ispirato ad una storia vera * ''Boygirl - Questione di... sesso'', USA, 2006 * ''Il peggior allenatore del mondo'', USA, 2007 * ''In amore niente regole'', USA, 2008 * ''Cambio di gioco'', USA, 2008 * ''The Express'', USA, 2008: ispirato ad una storia vera * ''Fired Up! - Ragazzi pon pon'', USA, 2009 * ''The Blind Side'', USA, 2009: ispirato ad una storia vera * ''La vittoria di Luke - The 5th Quarter'', USA, 2010: ispirato ad una storia vera * ''Il lato positivo - Silver Linings Playbook'', USA, 2012 * ''Draft Day'', USA, 2014 * ''Il tempo di vincere'', USA, 2014 * ''Zona d'ombra'', USA, 2015: ispirato ad una storia vera *''Le ali tarpate'', USA, 2015: ispirato a una storia vera === Televisione === NFL International Series 2010 allo stadio di Wembley a Londra In USA il football è lo sport più trasmesso per due motivi fondamentali. In primo luogo è il più seguìto e quindi garantisce un notevole introito dagli inserzionisti pubblicitari (il movimento di affari si calcola in miliardi di dollari); in secondo luogo, essendo un gioco "esplosivo" caratterizzato da azioni brevi e veloci separate da periodi più o meno lunghi di pausa con il cronometro bloccato, si presta meglio di altri all'inserzione di un gran numero di brevi spot pubblicitari durante le pause di gioco. Da ormai da molti anni la finale NFL si conferma la trasmissione annuale più seguita negli Stati Uniti. In Italia nel 1981 Canale 5 fu la prima emittente a trasmettere in diretta una partita di NFL presentata da Mike Bongiorno e commentata da Marco Lucchini; Guido Bagatta fu poi il telecronista nel commentare tutte le altre partite, compresi 10 Super Bowl in diretta. Per la televisione sono stati prodotti numerosi film e serie a episodi; di football si sono occupati anche i manga e gli anime con la serie ''Eyeshield 21''. Il Super Robot Diapolon, protagonista della serie anime ''UFO Diapolon - Guerriero spaziale'' (1976), è modellato sulla figura del giocatore di football americano e utilizza un'arma a guida di pallone ovale. Il robot stesso, in sostanza, è una sorta di corazza cibernetica che protegge il "pilota" ingigantito al suo interno. Ricordiamo anche le serie: *Friday Night Lights (serie televisiva) *Blue Mountain State *Last chance U (serie televisiva originale Netflix) film: * ''La canzone di Brian'', USA, 1971: ispirato da una storia vera * ''Brian's Song - L'Ultima Corsa'', USA, 2001: rifacimento del precedente * ''Terapia d'urto'', ispirata da una storia vera * ''Ballers'', serie televisiva ispirata alla vita quotidiana dei giocatori di football americano * ''Il caso Sam'', USA, 2014: di genere poliziesco, ha per protagonista la cheerleader Sam, che subisce violenza sessuale da suoi coetanei liceali, che giocano a football in un campionato scolastico * ''Amore in panchina'', USA, 2016
Fiore delle angiosperme
Il '''fiore delle Angiosperme''' è formato da ''pezzi fiorali'' con diversa struttura e funzione, derivanti dalla modificazione di foglie. L'elevata posizione filogenetica delle Angiosperme si manifesta con la grande variabilità delle strutture fiorali, che da Linneo in poi costituiscono il più importante carattere sistematico per la loro classificazione
Stimma 3 – Stilo 4 – Filamento 5 – Asse fiorale 6 – Articolazione 7 – Peduncolo 8 – Nettario 9 – Stame 10 – Ovario 11 – Ovuli 12 – Connettivo 13 – Microsporangio 14 – Antera 15 – Perianzio 16 – Corolla 17 – Calice. L'asse fiorale, corrispondente alla porzione terminale del fusto, è detto '''ricettacolo''' o '''talamo''' e si presenta più o meno espanso in larghezza e generalmente poco allungato, con nodi molto ravvicinati. Nei gruppi più primitivi (come le Magnoliaceae) i pezzi fiorali s'inseriscono a spirale sul ricettacolo, nelle altre Angiosperme in ''verticilli'' formati da elementi inseriti alla medesima altezza. Uno o più verticilli di pezzi fiorali dello stesso tipo formano una ''parte del fiore''. Il fiore completo è composto da quattro verticilli: # Primo verticillo, detto '''calice''' quando si differenzia dal secondo. # Secondo verticillo, detto '''corolla''' quando si differenzia dal primo. # Terzo verticillo, detto '''androceo'''. # Quarto verticillo, detto '''gineceo''' o '''pistillo'''. ===Ricettacolo=== Detto anche ''talamo'', il ricettacolo è un'espansione più o meno sviluppata della porzione terminale dell'asse caulinare, sul quale s'inseriscono i verticilli fiorali nelle piante più evolute. Nelle piante a ovario è percettibile come una piccola espansione dello stelo sotto il calice oppure del tutto assente. Nelle piante a ovario infero o semiinfero può raggiungere un considerevole sviluppo. In alcuni gruppi sistematici contribuisce a formare il frutto (ad esempio nelle specie con frutto a pomo). ===Perianzio=== La porzione esterna del fiore, composta dai primi due verticilli, è detta '''perianzio''' quando i due verticilli sono ben differenziati in calice e corolla. Il perianzio può svolgere una semplice funzione di protezione oppure una duplice funzione, comprendendo anche quella vessillifera. In altri casi ha una semplice funzione vessillifera, lasciando quella di protezione a organi estranei al fiore (brattee e guaine). ===Perigonio=== È l'involucro fiorale composto dai primi due verticilli fiorali quando questi sono indifferenziati. In questo caso i pezzi fiorali sono chiamati '''tepali'''. Il perigonio è tipico delle Monocotiledoni, ma è presente anche nelle Dicotiledoni a impollinazione anemofila. Nella maggior parte dei casi ha una funzione di protezione rendendo il fiore poco appariscente, ma in alcuni gruppi sistematici, come ad esempio le Liliaceae assume una funzione vessillifera. ===Calice=== È il primo verticillo del perianzio quando si differenzia morfologicamente dal secondo verticillo. I pezzi fiorali che compongono il calice sono detti ''sepali'' e sono in genere di colore verde in quanto assumono una funzione di protezione. Ai fini della sistematica si distinguono due tipi di calice: * calice '''gamosepalo''': è composto da sepali saldati almeno alla base a formare un unico pezzo fiorale; * calice '''dialisepalo''': è composto da sepali liberi, inseriti singolarmente sul ricettacolo. ===Corolla=== È il secondo verticillo del perianzio quando si differenzia morfologicamente dal primo. I pezzi fiorali che compongono la corolla sono detti '''petali''' e quasi sempre hanno colori dovuti alla presenza di antociani che mascherano la clorofilla. La corolla ha una funzione vessillifera pertanto è appariscente nei fiori a impollinazione entomofila. Ai fini della sistematica, si distinguono due tipi di corolla: * corolla '''gamopetala''': è composta da petali saldati almeno alla base a formare un unico pezzo fiorale; * corolla '''dialipetala''': è composta da petali liberi, inseriti singolarmente sul ricettacolo. In molte specie l'uomo ha selezionato varietà che hanno la corolla composta da un numero indefinito di verticilli rendendo molto più appariscente il fiore. Queste varietà sono coltivate a scopo ornamentale o per la produzione di fiori recisi e tecnicamente sono dette ''varietà a fiore doppio''. I fiori a impollinazione entomofila possono avere alla base dei petali delle ghiandole, dette '''nettari''', che emettono un liquido zuccherino detto nettare. Lo scopo biologico del nettario è quello di integrare la funzione vessillifera della corolla attirando gli insetti pronubi, utilizzati come trasportatori del polline. ===Androceo=== L'''androceo''' è il terzo verticillo fiorale, formato dagli organi di riproduzione maschile, detti '''stami'''. Lo stame è composto da un '''filamento''' più o meno lungo che sorregge l'''antera'''. Ai fini sistematici è di grande importanza il numero e lo sviluppo degli stami, la loro disposizione, la forma delle antere e il modo in cui le antere si aprono liberando il polline. Il numero degli stami può essere uguale o doppio a quello dei petali oppure superiore. Raramente si hanno specie con fiori che hanno un numero di stami inferiore a quello dei petali. In base al numero di stami si usa la seguente terminologia riferita ai fiori: * fiori '''monoandri''': provvisti di un solo stame; * fiori '''diandri''': provvisti di due stami; * fiori '''poliandri''': provvisti di più di due stami; In base al rapporto anatomico esistente fra gli stami si distinguono i seguenti casi: * stami '''liberi''': a filamenti tutti liberi; * stami '''monoadelfi''': a filamenti saldati in unico fascio che può eventualmente formare un tubo che avvolge il pistillo. * stami '''diadelfi''': a filamenti saldati in due fasci; * stami '''poliadelfi''': a filamenti saldati in più fasci. In caso di polimorfismo nell'androceo si distinguono due casi particolari da quelli ordinari: * stami '''didinami''': gli stami sono in numero di 4, di cui due a filamento lungo e due a filamento più breve. * stami '''tetradinami''': stami in numero di 6, di cui 4 a filamento lungo e due a filamento corto. Alla sommità del filamento è inserita l'''antera''', di forma allungata, ovoidale o globosa, spesso bi- o tetralobata. L'antera è composta da due '''teche''', ciascuna contenente una o due '''sacche polliniche''' al cui interno si differenziano i granuli pollinici. In base alla forma dell'inserzione dell'antera sul filamento si distinguono i seguenti casi: * antera '''basifissa''': il filamento è inserito sulla parte basale dell'antera che si posiziona più o meno eretta come prolungamento del filamento; * antera '''dorsifissa''': il filamento è inserito nella parte dorsale dell'antera che si dispone più o meno lateralmente rispetto all'asse del filamento; * antera '''apicifissa''': il filamento è inserito nella parte apicale dell'antera che si presenta come sospesa. In base al modo con cui le antere si aprono rilasciando il polline si usa la seguente terminologia: * deiscenza '''longitudinale'''; * deiscenza '''trasversale'''; * deiscenza '''apicale'''. ===Gineceo=== Detto anche '''pistillo''', è la parte femminile del fiore, suddivisa in tre elementi morfologici le cui caratteristiche sono fondamentali per la classificazione botanica. Nella struttura più semplice il gineceo ricorda la forma di un fiasco, con una parte basale espansa detta '''ovario''', composto da uno o più '''carpelli''', una intermedia più o meno allungata (a volte assente) detta '''stilo''', una terminale, di varia forma, detta '''stimma'''. Prendendo in considerazione il numero di pistilli si distinguono tre casi con la relativa terminologia: * gineceo '''apocarpico''': è formato da un numero indefinito di pistilli, più o meno liberi, ciascuno composto in modo autonomo da un carpello, uno stilo e uno stimma; * gineceo '''sincarpico''': è formato da più carpelli saldati a formare un unico ovario suddiviso al suo interno in uno o più loculi; * gineceo '''monocarpico''': è formato da un unico carpello. I fiori con gineceo sincarpico o monocarpico hanno in genere un solo stilo sormontato da un solo stimma o da più stimmi, tanti quanti sono i carpelli. L'''ovario''' è un organo cavo, suddiviso in una o più '''logge''' o '''loculi''', al cui interno si formano i gametofiti femminili, detti '''ovuli'''. Gli elementi di distinzione ai fini sistematici sono il numero di logge ovariche, il numero di ovuli, il rapporto anatomico che l'ovulo ha con l'ovario, detto '''placenta''' e, infine, la posizione reciproca dell'ovario rispetto al ricettacolo e agli altri verticilli fiorali. In base al numero di logge l'ovario è detto '''uniloculare''', '''biloculare''', '''pluriloculare'''. La suddivisione in più loculi ha luogo in modo che le cavità si distribuiscono con simmetria radiale intorno all'asse dell'ovario. Le placente, infine, si dispongono sulla parete dell'ovario oppure nel lume centrale. La posizione dell'ovario rispetto al ricettacolo è uno degli elementi di classificazione più importanti. In base a questo criterio si usa la seguente terminologia: * Ovario '''supero'''. S'inserisce sopra il ricettacolo fiorale da cui emerge in modo evidente. Come conseguenza gli altri elementi fiorali sono palesemente inseriti sul ricettacolo sotto l'ovario pertanto sono detti '''ipogini'''. * Ovario '''seminfero'''. È parzialmente immerso nel ricettacolo. Gli altri elementi fiorali s'inseriscono su una linea equatoriale formata dalla parte superiore del ricettacolo, pertanto sono detti '''perigini'''. * Ovario '''infero'''. È completamente immerso nel ricettacolo, da cui emerge lo stilo. Gli altri elementi fiorali s'inseriscono nella parte terminale del ricettacolo che forma un anello alla sommità dell'ovario, pertanto sono detti '''epigini'''. Lo '''stimma''' è la parte superiore del pistillo ed è l'organo sul quale si depositano i granuli pollinici all'atto dell'impollinazione. La forma e lo sviluppo dello stimma è un ulteriore elemento di classificazione. Può essere formato da un corpo unico, più o meno espanso, oppure suddiviso in lobi più o meno allungati fino a diventare filiformi. Lo schema sopra descritto ha delle varianti in base alla presenza o meno dell'androceo o del gineceo. Il fiore tipo è '''ermafrodito''' pertanto è provvisto di entrambi gli organi di riproduzione. Un fiore ermafrodito può essere fisiologicamente unisessuale perché gli organi riproduttivi di uno dei sessi sono sterili. I fiori unisessuali sono distinti in '''staminiferi''' o '''maschili''', se provvisti del solo androceo, e in '''pistilliferi''' o '''femminili''' se provvisti del solo gineceo. In base alla disposizione dei fiori unisessuali, le piante sono dette '''monoiche''', se provviste di fiori su cui si trovano organi sessuali maschili o femminili separati ma concomitanti su uno stesso individuo vegetale, o '''dioiche''' se i due sessi si trovano su individui vegetali distinti. In quest'ultimo caso si parla di '''piante maschili''' e '''piante femminili'''. Un macroscopico elemento di classificazione, spesso utile a individuare determinate famiglie, è il grado di simmetria fiorale, riferito alla corolla o, più in generale, al perianzio. In base al grado di simmetria si distinguono le seguenti categorie di fiori: * Fiori '''irregolari'''. Sono privi di qualsiasi grado di simmetria. * Fiori '''attinomorfi'''. Hanno una simmetria di tipo radiale (o raggiata): i petali (o i tepali) si dispongono regolarmente rispetto a un asse di simmetria che coincide con l'asse fiorale. Ai fiori attinomorfi si usa spesso associare i termini '''trimero''', '''tetramero''', '''pentamero''', ecc. per indicare il numero di petali o tepali. * Fiori '''zigomorfi'''. Hanno una simmetria bilaterale: i petali si dispongono specularmente rispetto a un piano di simmetria. Per i fiori zigomorfi si usa talvolta un termine specifico per indicare una particolare forma, specifica di determinate categorie sistematiche: * Fiore a '''corolla bilabiata'''. È il fiore rappresentativo della famiglia delle Labiatae. La corolla è gamopetala con simmetria bilaterale che mette in evidenza una parte dorsale e una ventrale. La parte ventrale, meno sviluppata, è formata dai lobi di due petali, quella dorsale è formata dai lobi di tre petali di cui quello centrale è molto più sviluppato degli altri. La parte dorsale è detta '''labbro superiore''', quella ventrale '''labbro inferiore'''. * Fiore a '''corolla papilionacea'''. È il fiore rappresentativo della famiglia delle Fabaceae o Leguminose. La corolla è dialipetala con simmetria bilaterale che mette in evidenza anche in questo caso una parte dorsale e una ventrale. Il petalo superiore, detto '''vessillo''' è molto sviluppato, generalmente bilobato con la parte terminale dei lobi parzialmente revoluta. I due petali adiacenti, detti '''ali''', sono meno sviluppati e si dispongono lateralmente rispetto al piano di simmetria. I due petali inferiori si uniscono a doccia a formare la '''carena''', marcatamente meno sviluppata in lunghezza rispetto al vessillo e alle ali.
Fotosintesi clorofilliana
283x283px La '''fotosintesi clorofilliana''' è un processo chimico per mezzo del quale le piante verdi e altri organismi producono sostanze organiche – principalmente carboidrati – a partire dal primo reagente, l'anidride carbonica atmosferica e l'acqua metabolica, in presenza di luce solare, rientrando tra i processi di anabolismo dei carboidrati, del tutto opposta ai processi inversi di catabolismo. Durante la fotosintesi, con la mediazione della clorofilla, la luce solare o artificiale permette di convertire sei molecole di CO2 e sei molecole d'H2O in una molecola di glucosio , zucchero fondamentale per la vita della pianta. Come sottoprodotto della reazione si producono sei molecole di ossigeno, che la pianta libera nell'atmosfera attraverso gli stomi che si trovano nella foglia. La formula stechiometrica della reazione è: 6CO2 + 6H2O + energia solare → C6H12O6 + 6O2 Si tratta del processo di produzione primario di composti organici del carbonio da sostanze inorganiche nettamente dominante sulla Terra , rientrando dunque nel cosiddetto ciclo del carbonio, ed è inoltre l'unico processo biologicamente importante in grado di raccogliere l'energia solare, da cui, fondamentalmente, dipende la vita sulla Terra .
Non è chiaro quando siano apparsi sulla terra i primi organismi capaci di attuare la fotosintesi, ma la presenza di formazioni striate in alcune rocce dovute alla presenza di ruggine fanno supporre che cicli stagionali di ossigeno nell'atmosfera terrestre, sintomo di fotosintesi, siano apparsi approssimativamente 3 miliardi e mezzo di anni fa nell'Archeano. La fotosintesi clorofilliana, detta anche fotosintesi ossigenica a causa della produzione di ossigeno in forma molecolare, avviene per tappe riunibili in due fasi: # La ''fase luce-dipendente'' (o ''fase luminosa''), dipendente dalla luce; # La ''fase luce-indipendente'' (o ''fase oscura'' o ''fase di fissazione del carbonio'', di cui fa parte il ciclo di Calvin) Le reazioni della 554x554px Il processo fotosintetico si svolge all'interno dei cloroplasti. All'interno di questi si trova un sistema di membrane che formano pile di sacchetti appiattiti (tilacoidi). All'interno di queste membrane troviamo delle molecole di clorofilla, aggregate a formare i cosiddetti fotosistemi. Si possono distinguere il fotosistema I e il fotosistema II. I fotosistemi sono un insieme di molecole di pigmenti disposti in modo da circondare una molecola di clorofilla speciale detta "a trappola". L'energia del fotone viene quindi passata di molecola in molecola fino al raggiungimento della clorofilla speciale. Nel fotosistema I la molecola trappola viene eccitata da una lunghezza d'onda di 700 nm, nel fotosistema II da 680 nm. Tutte queste molecole sono in grado di catturare l'energia luminosa, ma solo quelle di clorofilla ''a'' sono in grado di passare ad uno stato eccitato che attiva la reazione fotosintetica. Le molecole che hanno solo funzione di captazione sono dette molecole antenna; quelle che attivano il processo fotosintetico sono definite centri di reazione. La "fase luminosa" è dominata dalla clorofilla ''a'', le cui molecole assorbono selettivamente luce nelle porzioni rossa e blu-violetta dello spettro visibile, attraverso una serie di altri pigmenti coadiuvanti. L'energia catturata dalle molecole di clorofilla consente la promozione di elettroni da orbitali atomici a energia minore ad orbitali ad energia maggiore. Questi vengono subito sostituiti mediante scissione di molecole d'acqua (che, da H2O, si scinde in due protoni, due elettroni ed un ossigeno grazie alla fotolisi, operata dal ''OEC'' complesso evolvente ossigeno associato al fotosistema II). Gli elettroni liberati dalla clorofilla del fotosistema II vengono immessi in una catena di trasporto costituita dal citocromo B6f, durante la quale perdono energia, passando ad un livello energetico inferiore. L'energia persa viene utilizzata per pompare protoni dallo stroma all'interno dello spazio del tilacoide, creando un gradiente protonico. Infine gli elettroni giungono al fotosistema I, che a sua volta, per effetto della luce, ha perso altri elettroni. Gli elettroni persi dal fotosistema I vengono trasferiti alle ferredossina, che riduce NADP+ in NADPH. Tramite la proteina di membrana ATP-sintetasi situata sulla membrana del tilacoide, gli ioni H+ liberatisi dall'idrolisi dell'acqua passano dallo spazio del tilacoide allo stroma, cioè verso gradiente, sintetizzando ATP a partire da gruppi liberi di fosfato e ADP. Si può formare in media una molecola e mezzo di ATP ogni due elettroni persi dai fotosistemi. La ''fase di fissazione del carbonio'' o ''ciclo di Calvin'' (chiamata anche ''fase al buio'' o ''fase luce indipendente'') comporta l'organicazione della CO2, ossia la sua incorporazione in composti organici e la riduzione del composto ottenuto grazie all'ATP ricavato dalla fase luminosa. In questo ciclo è presente un composto organico fisso, il ribulosio-bifosfato, o RuBP, che viene trasformato durante la reazione fino a tornare al suo stato iniziale. Le 6 molecole di ribulosio bifosfato presenti nel ciclo di Calvin reagiscono con l'acqua e l'anidride carbonica subendo una serie di trasformazioni ad opera dell'enzima ribulosio-bifosfato carbossilasi o rubisco. Alla fine del processo, oltre alle 6 RuBP nuovamente sintetizzate, si originano 2 molecole di gliceraldeide 3-fosfato, che vengono espulse dal ciclo come prodotto netto della fissazione. Per essere attivato, il ciclo di Calvin necessita di energia chimica e supporto mediante l'idrolisi di 18 ATP in ADP e dell'ossidazione di 12 NADPH in NADP+ e ioni liberi di idrogeno H+ (che sono protoni). L'ATP e la NADPH consumate durante il ciclo di Calvin vengono prelevate da quelle prodotte durante la fase luminosa e una volta ossidate, tornano a far parte del pool disponibile per la riduzione. Complessivamente, nel ciclo di Calvin vengono consumate 6 molecole di CO2, 6 di acqua, 18 di ATP e 12 di NADPH per formare 2 gliceraldeide 3-fosfato (abbreviato in G3P), 18 gruppi liberi di fosfato, 18 ADP, 12 protoni, 12 NADP+. Le due molecole di gliceraldeide 3-fosfato formatesi durante il ciclo di Calvin vengono utilizzate per sintetizzare glucosio, uno zucchero a 6 atomi di carbonio, in un processo perfettamente inverso alla glicolisi, o per formare lipidi quali acidi grassi oppure amminoacidi (aggiungendo un gruppo amminico nella struttura). I prodotti finali della fotosintesi, quindi, svolgono un ruolo di fondamentale importanza nei processi dell'anabolismo degli organismi autotrofi. Oltre ad un ciclo fotosintetico di sintesi (solo di giorno e nel periodo vegetativo) del glucosio e dei derivati polisaccaridi, le piante hanno anche un ciclo opposto ossidativo (respirazione cellulare) (di giorno e di notte tutto l'anno) dei prodotti fotosintetici utilizzati appunto come nutrimento dalle piante stesse. Il bilancio complessivo dei flussi di ossigeno e CO2 da e verso l'ambiente esterno è comunque a favore della fotosintesi ovvero la pianta si comporta come un 'pozzo' (assorbitore) di accumulazione di carbonio piuttosto che come una 'sorgente' (emettitore) verso l'ambiente esterno di carbonio e viceversa una 'sorgente' di ossigeno piuttosto che un 'pozzo' di ossigeno. Questo perché parte del carbonio assorbito e non utilizzato dal ciclo ossidativo della pianta rimane fissato sotto forma di cellulosa e lignina nelle pareti cellulari delle cellule 'morte' che costituiscono il legno interno della pianta. La fase di ossidazione delle piante è ciò che rende la pianta un essere vivente al pari degli altri. Lo stesso ciclo ossidativo fa sì che la temperatura interna della pianta, a sua volta termoregolata da processi fisiologici, sia in generale diversa da quella dell'ambiente esterno. Le piante sono suddivise, in base alla forma di fotosintesi clorofilliana da esse compiuta, in tre gruppi principali, che hanno diverse caratteristiche: le piante C3, C4 e CAM. Esistono, soprattutto fra gli organismi procarioti autotrofi, varie forme di fotosintesi, oltre alla fotosintesi clorofilliana ossigenica descritta qui. In alcune specie di batteri autotrofi, l'idrogeno proviene non dall'acqua ma dall'acido solfidrico, che nella fotosintesi viene ossidato a zolfo elementare (S8) :6CO2 + 12H2S → C6H12O6 + 12S + 6H2O Si noti che questi batteri sono ''anaerobi obbligati''. Le forme di monosiesi senza produzione di ossigeno che vengono effettuate con lo zolfo (o in alcuni casi anche con l'azoto) vengono dette fotosintesi anossigeniche.
Fausto Coppi
Professionista dal 1939 al 1960, soprannominato ''il Campionissimo'' o ''l'Airone'', fu il corridore più famoso e vincente dell'epoca d'oro del ciclismo ed è considerato uno dei più grandi e popolari atleti di tutti i tempi: formidabile passista, eccezionale scalatore, e dotato di un buono spunto veloce, era un corridore completo e adatto ad ogni tipo di competizione su strada. S'impose sia nelle più importanti corse a tappe sia nelle maggiori classiche di un giorno. Vinse cinque volte il Giro d'Italia , record condiviso con Binda e Merckx, e due volte il Tour de France , diventando anche il primo ciclista a conquistare le due competizioni nello stesso anno. Fra i successi nelle gare in linea vanno ricordate le cinque affermazioni al Giro di Lombardia , record, le tre vittorie alla Milano-Sanremo , e i successi alla Parigi-Roubaix e alla Freccia Vallone nel 1950. Vinse il Campionato del mondo nel 1953, e primeggiò anche nel ciclismo su pista, vincendo il Campionato del mondo d'inseguimento nel 1947 e nel 1949. Fu primatista dell'ora dal 1942 al 1956. Leggendaria fu la sua rivalità con Gino Bartali, che divise l'Italia nell'immediato dopoguerra . Coppi è anche noto per aver cambiato l'approccio alle competizioni ciclistiche, grazie al suo interesse per la dieta, per gli sviluppi tecnici della bicicletta, per i metodi di allenamento e la medicina sportiva. Le sue imprese e le tragiche circostanze della morte ne hanno fatto un'icona della storia sportiva italiana, di popolarità e fama ancora oggi immutate.
=== La giovinezza e gli esordi === 7 novembre 1942. Al Velodromo Vigorelli di Milano Fausto Coppi stabilisce il nuovo record dell'ora con . Fausto Coppi nasce a Castellania, in provincia di Alessandria, il 15 settembre 1919, quarto dei cinque figli di Domenico Coppi e di Angiolina Boveri (gli altri sono, in ordine, Livio, Dina, Maria e Serse); i genitori erano originari del comune di Quarna Sotto, e in seguito si spostarono proprio a Castellania, dove divennero proprietari di un fondo coltivato a granturco e vite. Dopo aver frequentato con scarso profitto le scuole elementari e affiancato il padre e il fratello maggiore nel lavoro dei campi, a tredici anni incominciò a lavorare come garzone nella salumeria del signor Merlano a Novi Ligure. Il giovane Coppi effettuava consegne in bicicletta, ricevendo una paga settimanale di 5 lire e tornando dai genitori a Castellania ogni domenica. A quindici anni, con i soldi regalatigli dallo zio Fausto, marinaio di ritorno dal Golfo Persico, poté comprare una Maino da 520 lire al negozio del signor Bovone a Novi e cominciare a partecipare alle prime corse non ufficiali. È proprio a Novi che viene segnalato a Biagio Cavanna, il famoso massaggiatore di Costante Girardengo e di Learco Guerra, che lo ammise alla sua scuola di giovani corridori da poco aperta a Pozzolo Formigaro. Cavanna, che diventerà cieco nel 1938, sarà per molti anni, anche dopo l'inizio della carriera professionistica di Coppi, suo massaggiatore nonché fido consigliere. È lui a intravedere le possibilità del giovane Coppi di diventare un campione. Dal fisico apparentemente poco atletico, e nonostante una struttura ossea e muscolare molto fragile, Coppi è dotato di una notevole agilità muscolare, gambe lunghe e sottili, un sistema endocrino molto efficiente e un sistema cardiorespiratorio fuori dal comune (torace ampio, capacità polmonare di 7,5 litri e 34 pulsazioni cardiache/minuto a riposo), qualità che ne esaltano la resistenza sotto sforzo. Coppi disputa la sua prima gara ufficiale il 1º luglio del 1937, da non tesserato, sul circuito della Boffalora (Castellania-Sarezzano-Tortona-Villalvernia-Castellania), ma è costretto al ritiro per una foratura. Può nel frattempo lasciare l'impiego di garzone alla salumeria Merlano e lavorare come macellaio per i contadini della zona, riuscendo a guadagnare 20 lire a settimana; si procura inoltre, con 600 lire, una nuova bicicletta, una Prina realizzatagli su misura da un ciclista di Asti. Con la nuova bici centra la sua prima vittoria nel luglio del 1938, da dilettante, con i colori della squadra del Dopolavoro Aziendale Montecatini di Spinetta Marengo, sul circuito di Castelletto d'Orba; vince poi anche ad Alessandria, al Trofeo Gigi Agosta, facendo sue le 500 lire di premio. Nel 1939 gareggia tra gli indipendenti e in primavera vince il Giro del Penice, la Coppa Canepa a Genova, il Circuito di Susa, il Giro del Casentino, il Premio di Varese e il Circuito di Varzi. Il 9 aprile debutta nelle gare per professionisti, correndo il Giro della Toscana come indipendente, ma è costretto al ritiro per un incidente meccanico (vince Bartali). Il 28 maggio dello stesso anno partecipa alla Coppa Città di Pavia; in quell'occasione Cavanna scrive un biglietto a Giovanni Rossignoli della Bianchi, tra gli organizzatori della corsa, raccomandandogli due nomi, Fausto Coppi e Isidoro Bergaglio (classe 1914): «Ti mando due miei allievi. Coppi vincerà il primo premio, Bergaglio farà quello che potrà. Osserva bene Coppi. Assomiglia a Binda». Coppi come previsto da Cavanna vince, arrivando solo al traguardo. Il 4 giugno seguente si classifica quindi terzo al Giro del Piemonte, altra gara per professionisti, a 3'31" dal vincitore Gino Bartali, mettendosi in evidenza con uno scatto sulla salita di Moriondo e conquistando, grazie al piazzamento, un premio di 3000 lire. Notato da Eberardo Pavesi, direttore sportivo di Bartali alla Legnano, Coppi viene messo sotto contratto a partire dal 1940, con un ingaggio mensile di 700 lire. Nel finale di stagione, sempre da indipendente, si classifica secondo alla Coppa Bernocchi e terzo al Gran Premio Stampa-Fiat e al Giro della Provincia di Milano. Il 14 agosto, dopo aver vinto la corsa riservata agli indipendenti disputata sul circuito mondiale di Varese, riceve anche di persona i complimenti del "Campionissimo" Costante Girardengo. === 1940-1941: le prime vittorie da professionista === Nell'inverno 1939 Coppi, ristabilitosi da una frattura al malleolo della caviglia destra, si reca a Milano per firmare il contratto con la Legnano. Dopo il ritiro di febbraio sulla riviera di Ponente con i compagni, in marzo partecipa alla Milano-Sanremo, contribuendo al successo del suo capitano Bartali. In maggio fa il suo esordio al Giro d'Italia ancora come gregario del già due volte vincitore Bartali. Coppi dovrebbe limitarsi ad aiutare il suo capitano, ma si trova presto davanti: durante la seconda tappa, la Torino-Genova, Bartali cade a causa di un cane che gli taglia la strada e giunge all'arrivo con 5'15" dal giovane gregario, piazzatosi quel giorno secondo alle spalle di Pierino Favalli. Al termine della quarta tappa, Bartali è ormai fuori gioco per la vittoria finale, a un quarto d'ora da Coppi. Il giovane piemontese, che nei primi dieci giorni di gara svolge comunque ruoli di gregariato, ha così via libera e nella tappa Arezzo-Firenze, sulla salita della Consuma, attacca, venendo però ripreso a dall'arrivo. Due giorni dopo, tra lo stupore generale, riesce a imporsi di forza nella Firenze-Modena, frazione di caratterizzata dalle salite di Prunetta, Monte Oppio, Abetone e Barigazzo. Quel giorno Coppi raggiunge il fuggitivo Ezio Cecchi sull'Abetone sotto il diluvio e si rende quindi autore di una fuga solitaria di tre ore e che lo porta all'arrivo con 3'45" sugli inseguitori e che gli consente di vestire la maglia rosa. Dopo alcune tappe interlocutorie, nella diciassettesima frazione, la Pieve di Cadore-Ortisei, il redivivo Bartali, pur fuori classifica, attacca e allunga sul Falzarego, raggiunto presto da Coppi; i due procedono in accordo e scollinano insieme sul Pordoi e sul passo Sella, staccando Enrico Mollo e gli altri rivali di classifica. A Ortisei vince Bartali, ma il Giro va, a sorpresa, a Coppi, che il 9 giugno 1940 a Milano diventa il più giovane vincitore della Corsa rosa, conquistando il successo a soli vent'anni d'età. Il giorno dopo l'Italia entra in guerra. Fausto Coppi e Gino Bartali nel 1940 ca.. Il 30 giugno Coppi diventa campione italiano d'inseguimento, mentre a fine stagione, al Giro di Lombardia, conclude a 7'08" dal vincitore Bartali, dopo aver tentato un allungo sul Ghisallo, complice un problema meccanico dello stesso Bartali, ed essere stato ripreso dal rivale a un chilometro dalla vetta. Tra il 1940 e il 1941 Coppi svolge il servizio militare (aveva vinto il Giro 1940 in licenza, essendo stato chiamato alle armi nella primavera del 1940), ma non smette comunque di gareggiare: il 6 aprile 1941 vince il Giro di Toscana – lascia a 3'01" il "padrone di casa" Bartali dopo di fuga solitaria; successivamente fa suoi il Giro del Veneto in solitaria (nell'occasione stacca Cino Cinelli a dall'arrivo), il Giro dell'Emilia con un'azione da ''finisseur'' e la Tre Valli Varesine dopo una fuga. In chiusura di stagione si piazza settimo al Giro di Lombardia e vince, in coppia con Mario Ricci, il Giro della Provincia di Milano. === 1942-1945: il record dell'ora e l'interruzione bellica === Nella primavera del 1942 Coppi si classifica quarto al Giro del Lazio, quinto al Giro di Toscana e al Giro dell'Emilia, ma non ottiene nessuna vittoria. Il 21 giugno a Roma si laurea per la prima volta campione italiano su strada superando allo sprint l'altro fuggiasco Mario Ricci; solo pochi giorni dopo, però, è vittima di una caduta in allenamento al velodromo Vigorelli di Milano, dove si procura la frattura della clavicola. Rimessosi in sella, nell'ottobre subito seguente si aggiudica il titolo italiano dell'inseguimento raggiungendo Cino Cinelli dopo di gara. Su consiglio del massaggiatore Cavanna, Coppi decide quindi di puntare al record dell'ora, da cinque anni detenuto dal francese Maurice Archambaud. Il 7 novembre, sulla pista del velodromo Vigorelli, si compie l'impresa: Coppi copre 115 giri e 151 metri, e stabilisce il nuovo record, , 104 metri in più del primato di Archambaud (la distanza percorsa sarà rettificata nel 1947 a ). La prova, preparata dal campione in condizioni difficili, con poche possibilità di allenamenti dietro motori a causa del carburante razionato, viene compiuta in un clima surreale: la città è sotto bombardamenti e per evitare assembramenti in pista gli organizzatori comunicano un orario falso per l'inizio della prova, tanto che gli spalti dell'impianto rimangono semivuoti. Nonostante le tensioni belliche, l'indomani il primato (che vale a Coppi un premio di lire messo in palio dalla Legnano) viene celebrato dalla ''Gazzetta dello Sport'' come prova della «forza e volontà della razza italiana». Il giorno dopo il record, l'8 novembre, gli angloamericani sbarcano in Marocco e Algeria dando inizio all'Operazione Torch, mentre il 9 novembre comincia l'invio di truppe italo-tedesche a Tunisi e Biserta, nell'ottica di creazione di una testa di ponte in Tunisia. Anche Fausto Coppi, caporale del 38º Reggimento di fanteria della Divisione "Ravenna", riceve l'ordine di partire. La successiva sospensione delle competizioni a causa del conflitto giunge subito dopo le prime importanti vittorie di Coppi e tarpa le ali al giovane talento. La guerra di Coppi non dura però a lungo. Il 13 aprile 1943 il campione viene infatti catturato dagli inglesi a Capo Bon; il 17 maggio seguente viene introdotto nel campo di concentramento di Medjez el Bab, in Tunisia, passando poi al campo di Blida, vicino ad Algeri. La prigionia in Africa si conclude il 1º febbraio 1945, quando il campione, in qualità di automobilista aggregato alla RAF in Italia, s'imbarca sul piroscafo ''Città di Orano'' in partenza da Algeri e diretto a Napoli, in un Sud Italia ormai sotto il controllo degli Alleati. Sin dall'arrivo in Italia il pensiero di Coppi, pur sofferente per lievi forme di malaria e ulcera gastrica, è capire come riprendere l'attività professionistica. A Caserta, servendo come autista per il tenente Towell della RAF, incontra il calciatore del Umberto Busani, che lo mette in contatto con Gino Palumbo, giornalista che lavora alla redazione sportiva della ''Voce'' e futuro direttore della ''Gazzetta dello Sport''. Proprio a questi si rivolge il ciclista: «Sono Coppi e vorrei tornare a correre, ma ho soltanto una bici militare con le gomme piene che mi procurano dolori continui. Il suo giornale mi può aiutare?» Palumbo lancia subito un appello: «Date una bicicletta a Fausto Coppi». Rispondono in tre. Viene scelta l'offerta di Giuseppe D'Avino, un falegname di Somma Vesuviana, che regala una Legnano da corsa, color verde oliva. E alla fine di aprile, su quella Legnano, Coppi torna a casa: da Caserta a Castellania, 800 chilometri in cinque giorni. Poi le corse. La rinascita di Coppi e anche quella dell'Italia. Nella primavera del 1945 Coppi riesce così a tesserarsi con la sezione ciclismo della Polisportiva S.S. Lazio, dove lo seguirà anche il fratello Serse. Con la S.S. Lazio Ciclismo si aggiudica, a distanza di tre anni dagli ultimi trionfi, cinque vittorie, la Coppa Salvioni e la Coppa Candelotti nel Lazio, e quindi il circuito degli Assi a Milano, il circuito di Ospedaletti e il circuito di Lugano, ristabilendosi definitivamente nel Nord Italia ormai libero. Il 22 novembre sposa Bruna Ciampolini. === 1946-1947: il dopoguerra e la rivalità con Bartali === Gino Bartali (a sinistra) e Fausto Coppi, grandi rivali nel ciclismo dell'immediato dopoguerra Nella primavera del 1946 riprendono le competizioni professionistiche dopo la fine della guerra. A inizio stagione Coppi lascia la Legnano di Pavesi e Bartali e firma per la Bianchi: per tutto il decennio successivo indosserà la famosa casacca bianco-celeste, dando vita a un leggendario binomio con la casa ciclistica milanese e a un'ancora più celebre rivalità con Bartali. Il cambio di maglia dà immediatamente i suoi frutti: il 19 marzo l'"Airone" vince infatti la Milano-Sanremo con una fuga solitaria di , iniziata insieme ad altri quattro corridori e conclusa con ben 14 minuti di vantaggio sul secondo classificato, Lucien Teisseire, ultimo a staccarsi a Ovada. Curioso nell'occasione l'annuncio del radiocronista Niccolò Carosio, forse disorientato dal divario tra il piemontese e gli inseguitori: «Primo Fausto Coppi; in attesa del secondo classificato trasmettiamo musica da ballo». L'indomani ''La Gazzetta dello Sport'' avrebbe dedicato all'impresa l'intera prima pagina, titolando: «Fausto Coppi non vede più nessuno dal Turchino a Sanremo e piega alla sua volontà indomita ogni ostacolo della corsa sfinge». In maggio è secondo al Campionato di Zurigo e si aggiudica il Giro di Romagna e il 15 giugno si ripresenta al via del Giro d'Italia a distanza di sei anni dal trionfo del 1940. In quel Giro i favoriti sono lui e Bartali. Coppi vince la Prato-Bologna, Bartali attacca nella Chieti-Napoli e infligge 4 minuti a Coppi. All'indomani dell'episodio di Pieris – la tappa Rovigo-Trieste viene neutralizzata a causa di una sassaiola sui ciclisti – l'"Airone" si aggiudica la frazione dolomitica di Auronzo di Cadore, mentre Bartali veste di rosa. Il giorno dopo, sempre sulle Dolomiti, Coppi attacca a Pocol, allunga sul Falzarego fino a essere virtuale maglia rosa ma a Bassano del Grappa vince con solo 1'12" sulla maglia rosa. Nella subito successiva Bassano-Trento l'alfiere della Bianchi guadagna altri 2'08" su Bartali, che però riesce a difendersi di misura: il Giro 1946 è di Bartali, con 47" su Coppi (che pure aveva gareggiato con una costola incrinata per una caduta) e ben 15'28" sul terzo classificato, Vito Ortelli. Nella seconda parte di stagione Coppi si aggiudica il ''Critérium du Trocadéro'', il ''Grand Prix des Nations'' a cronometro, il Circuito di Lugano e infine, il 27 ottobre, il suo primo Giro di Lombardia, appuntamento autunnale che farà suo altre quattro volte, nel 1947, 1948, 1949 e 1954. La corsa si decide a cinque chilometri dall'arrivo, sul cavalcavia della Ghisolfa, a Milano, quando Coppi stacca i due compagni di fuga Luigi Casola e Michele Motta involandosi solo verso il traguardo del Vigorelli. La stagione 1947 di Coppi si apre con un abbandono alla Milano-Sanremo (vince Bartali) e con la vittoria al Giro di Romagna. Coppi partecipa quindi al Giro d'Italia, rivaleggiando nuovamente con Bartali. La gara si accende subito: nella seconda tappa, la Torino-Genova, vince Bartali; due giorni dopo, nella Reggio Emilia-Prato, i due si sfidano sull'Abetone: all'arrivo prevale il campione piemontese, mentre Bartali veste la maglia rosa. L'atleta della Bianchi vince poi anche a Napoli, ma "Ginettaccio" resiste. A decidere la corsa sono, come nel 1946, le Dolomiti. La maglia rosa vince a Pieve di Cadore, portando a 2'41" il vantaggio su Coppi; l'indomani, nella Pieve di Cadore-Trento, è però vittima di due cadute, sia sulla salita che sulla discesa del Falzarego. Coppi lo sorpassa e sul Pordoi allunga: dopo di fuga, vince a Trento con 4'24" di vantaggio, strappando la maglia rosa a Bartali. A Milano trionferà per la seconda volta Coppi, a sette anni dall'ultima vittoria, con 1'43" su Bartali. Al successivo Giro di Svizzera Bartali stravince, con 40'06" su Coppi (entrambi esclusi dal Tour de France dalla squadra italiana, temendo che la loro rivalità potesse compromettere la vittoria finale); quest'ultimo riesce comunque a trionfare nella Losanna-Ginevra, cronometro di al penultimo giorno di gara, infliggendo 6'47" al rivale. Il 31 agosto l'"Airone" vince anche il Giro del Veneto, dopo una fuga solitaria di . Nei due mesi seguenti si aggiudica in successione l'Attraverso Losanna con un attacco da ''finisseur'', il ''Grand Prix des Nations'' a cronometro con 8'15" sul secondo Émile Idée, il titolo mondiale dell'inseguimento e il Giro dell'Emilia con 10'55" su Bartali secondo (dopo di fuga solitaria), cui aggiunge il successo nella classifica a punti del campionato italiano professionisti su strada. Il 26 ottobre trionfa infine per la seconda volta al Giro di Lombardia. In quella gara, dopo aver raggiunto in solitaria e staccato il fuggitivo Fiorenzo Magni in Valbrona, s'invola per e all'Arena Civica di Milano precede di 5'24" il secondo, Gino Bartali. La stagione non è conclusa: nell'inverno tra il 1947 e il 1948 Coppi, forte di importanti ingaggi, si dedica alle riunioni su pista, partecipando a ventuno gare di inseguimento e primeggiando su rivali come Rik Van Steenbergen, Antonio Bevilacqua e Theo Middelkamp. === 1948: la doppietta Sanremo-Lombardia e le squalifiche === Il 19 marzo 1948 si aggiudica la sua seconda Milano-Sanremo: nell'occasione scatta su Capo Mele, stacca i tre compagni di fuga e arriva a Sanremo con un vantaggio di 5'17" sui primi inseguitori, Vittorio Rossello e Fermo Camellini, e con 9'04" su Bartali. Dopo il quinto posto al Giro di Toscana, vinto da Bartali grazie a un attacco sulla salita di San Giovanni, prende parte al Giro d'Italia. Nella Corsa rosa duella inizialmente con Bartali, ma finisce presto per controllarsi con il rivale, consentendo così l'allungo in classifica degli altri pretendenti al successo; nella tappa Bari-Napoli va inoltre in porto una fuga di che porta alcuni atleti, quali Vito Ortelli, Fiorenzo Magni ed Ezio Cecchi, a guadagnare in un giorno solo 13'23" sui due campioni. Coppi allora reagisce, va all'attacco sul passo Monte Croce di Comelico e vince in solitaria, con 3'12" sul secondo, la sedicesima tappa, la Auronzo di Cadore-Cortina d'Ampezzo. L'indomani, nella Cortina-Trento, stacca tutti già a dall'arrivo, allunga sul Pordoi e vince con 2'51" su Ortelli e 7'20" su Bartali e Cecchi: di rosa veste Magni. Scoppia però la polemica: la Bianchi di Coppi e la Cimatti di Cecchi presentano infatti reclamo per le spinte ricevute da Magni sul Pordoi. La giuria si limita a penalizzare Magni di 2 minuti: il campione toscano può così conservare il primato e, due giorni dopo, vincere il Giro (tra i fischi del Vigorelli di Milano) con soli 11 secondi di margine su Cecchi. La Bianchi allora si ritira in blocco, per protesta, e in risposta l'Unione Velocipedistica Italiana infligge un mese di squalifica ai ciclisti della squadra, tra cui Coppi (che vince comunque la classifica del GPM di quel Giro). Sempre sull'onda della protesta della Bianchi, al seguente Tour de France Coppi non partecipa. L'8 agosto si aggiudica comunque la Tre Valli Varesine battendo in volata Bartali, fresco trionfatore della ''Grande Boucle''. Al successivo campionato del mondo di Valkenburg, il 22 agosto, viene toccato l'apice della rivalità tra i due campioni: Coppi e Bartali, capitani della selezione italiana, si guardano, si controllano a vicenda, si marcano per tutta la prova; una volta che la gara è compromessa, si ritirano congiuntamente. Per la condotta scriteriata (l'evento divenne noto come "la vergogna di Valkenburg") l'UVI squalifica Bartali e Coppi per due mesi, poi ridotti a uno, a partire dal 1º settembre: la delibera, a firma del presidente Adriano Rodoni, affermava che i due campioni, «dimentichi dell'essere loro affidato di tenere alto il prestigio italiano, soggiacendo ad antagonismo personale, si sottraevano alla competizione suscitando l'unanime riprovazione degli sportivi». Anche il campionato mondiale d'inseguimento, tenutosi il 26 agosto ad Amsterdam, non porta successi: Coppi viene infatti battuto in finale per soli due metri da Gerrit Schulte, unica sconfitta subita in ventiquattro gare su pista disputate. In virtù dello sconto di pena, comunque, Coppi rientra presto alle gare su strada e il 10 ottobre vince in solitaria il suo terzo Giro dell'Emilia. Due settimane dopo fa suo per la terza volta consecutiva il Giro di Lombardia: dopo aver attaccato a dall'arrivo, fa segnare il record di ascesa del Ghisallo (25'30" sugli di salita, 1'43" meglio del precedente primato) e va a trionfare con 4'45" di margine sul primo inseguitore, Adolfo Leoni. === 1949: il dominio a Giro e Tour e la consacrazione === Fausto Coppi in maglia gialla nel 1952 Il 1949 è l'anno della definitiva consacrazione internazionale per Coppi. Il 19 marzo vince per la terza volta la Milano-Sanremo: quel giorno stacca gli avversari sul Capo Berta e arriva al traguardo con 4'17" sul gruppetto dei primi inseguitori. Dopo il secondo posto al Giro del Piemonte, l'8 maggio si aggiudica in solitaria anche il Giro di Romagna (terzo successo per lui) con 3'50" su Fiorenzo Magni e ben 10'30" su Gino Bartali. Al Giro d'Italia, partito da favorito, vince in volata la quarta tappa, la Cosenza-Salerno. Si rende poi protagonista nella frazione dolomitica da Bassano del Grappa a Bolzano, attaccando a dall'arrivo e superando in solitaria i tre passi di Pordoi, Campolongo e Gardena: a Bolzano precede di 6'58" la maglia rosa Adolfo Leoni (che conserva il primato) e il rivale Bartali. Otto giorni dopo, il 10 giugno 1949, firma quella che resterà la sua impresa più celebre, con 192 chilometri di fuga nella tappa Cuneo-Pinerolo, la terzultima di quella Corsa rosa. Approfittando di una foratura di Bartali ad Argentera, Coppi va all'attacco in solitaria e dopo Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Colle del Sestriere (e ben cinque forature), arriva al traguardo da vincitore, con 11'52" sul secondo, lo stesso Bartali, e 20'04" sul terzo, Alfredo Martini. Il giornalista Mario Ferretti apre la sua radiocronaca con una frase entrata nella storia del ciclismo: «Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi». L'"Airone" vince quel Giro con 23'47" su Bartali e 38'27" su Giordano Cottur. Conquistato il terzo Giro, Coppi affronta il suo primo Tour de France: in quella corsa è co-capitano della Nazionale con Bartali, e prima di partire i due, su pressione del commissario tecnico Alfredo Binda, firmano il cosiddetto patto di Chiavari, in cui s'impegnano a non ostacolarsi durante la gara. Il Tour di Coppi parte però molto male, e dopo le prime quattro tappe il campione piemontese perde già 18 minuti dalla maglia gialla Jacques Marinelli. Nella quinta tappa, la Rouen-Saint-Malo, Coppi va in fuga poco dopo il via, ma dopo circa 100 chilometri (tra Pontfarcy e Avranches) una collisione con Marinelli gli costa la rottura della forcella della bicicletta. Il direttore sportivo Giovanni Tragella gli passa subito la bici del gregario Mario Ricci, Coppi però non riparte e richiede la bicicletta di riserva, che però è sull'ammiraglia principale guidata da Binda, al seguito di Bartali e ferma al rifornimento. Nell'attesa si siede sul marciapiede e matura propositi di ritiro: l'arrivo di Binda in motocicletta, con la bici sottobraccio, e le sue parole, che ricordano a Coppi il patto di Chiavari, convincono l'"Airone" a ripartire. Conclude la tappa con 18'43" da Marinelli, e in classifica scivola a 36'55". Tre giorni dopo Coppi si rifà e vince la cronometro di La Rochelle () con 4'31" su Bartali e 7'32" su Marinelli. La maglia gialla passa poi a Fiorenzo Magni (della squadra Cadetti), grazie a una fuga a quattro nella decima tappa, la San Sebastián-Pau; due giorni dopo, nel tappone pirenaico Pau-Luchon, Coppi chiude terzo (lo precedono Jean Robic e Lucien Lazaridès) ma guadagna 4'37" su Bartali e 16'03" su Magni, che mantiene comunque il primato. La corsa si decide sulle Alpi. Il 18 luglio, nella Cannes-Briançon, Coppi e Bartali riprendono Ferdi Kübler e attaccano insieme sull'Izoard: vince Bartali, nel giorno del trentacinquesimo compleanno, davanti a Coppi; il toscano veste di giallo con soli 1'22" sul rivale, mentre Magni perde 12'12". L'indomani, nella Briançon-Aosta, Coppi e Bartali allungano insieme sul Piccolo San Bernardo, ma in discesa la maglia gialla prima fora, poi cade. Coppi fa per aspettarlo, Binda gli impone però di proseguire: in l'"Airone" guadagna così 4'55", vince e veste di giallo. Robic è il primo degli inseguitori, terzo, a 10'16". Nella cronometro del penultimo giorno, da Colmar a Nancy, vince ancora Coppi, con ben 7'02" sul secondo, Bartali. È il trionfo per Coppi, che l'indomani al Parco dei Principi festeggia la vittoria all'esordio nella ''Grande Boucle'': nessuno prima di lui era riuscito a centrare la doppietta Giro-Tour nello stesso anno. In classifica Bartali è secondo a 10'55", Marinelli terzo a 25'13". Al campionato del mondo su strada di Copenaghen del 21 agosto, su un tracciato adatto ai velocisti, si piazza terzo alle spalle del "principe delle volate" Rik Van Steenbergen e di Ferdi Kübler; al successivo campionato del mondo di inseguimento di Ordrup bissa invece la maglia iridata del 1947 battendo in finale Lucien Gillen. L'11 settembre fa suo il Giro del Veneto grazie a una fuga solitaria di e a seguire si aggiudica la classifica finale del campionato italiano professionisti. Conclude la stagione trionfando al Giro di Lombardia: decisivo è l'allungo a dall'arrivo che gli consente di imporsi con 2'52" su Kübler e la nuova media record. È in quell'anno che – per i numerosi trionfi, spesso schiaccianti, conseguiti in stagione dal campione piemontese, ma soprattutto per la storica doppietta Giro-Tour – si afferma definitivamente sulla stampa italiana il "fenomeno Coppi": appellato unanimemente come "Campionissimo", soprannome già di Girardengo, arriva a essere definito, dal giornalista Gianni Brera nella ''Gazzetta dello Sport'' del 27 luglio 1949, «una invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta». === 1950-1951: gli infortuni e la morte di Serse === 34ª edizione del Giro d'italia Murale a Castellania che ritrae Fausto Coppi (in maglia iridata) con il fratello Serse Il 1950 di Coppi inizia con il quarto posto alla Milano-Sanremo (vinta da Bartali), e prosegue con i successi al Giro di Reggio di Calabria, alla Parigi-Roubaix, nella seconda tappa della Roma-Napoli-Roma e alla Freccia Vallone. Alla Roubaix l'ormai "Campionissimo" va all'attacco al rifornimento di Arras, stacca tutti a dall'arrivo e trionfa con 2'41" su Maurice Diot e 5'24" su Fiorenzo Magni; un curioso aneddoto è legato a Diot, che sul traguardo alza le braccia al cielo come se avesse vinto, e quindi dichiara: «Ho vinto la Roubaix. Coppi era fuori concorso». Alla Freccia Vallone Coppi si impone invece con una fuga iniziata a dal traguardo e conclusa a Liegi con 6'05" di margine sul secondo, Raymond Impanis. Dopo le vittorie nelle classiche, al campionato italiano su strada Coppi viene declassato per essersi aggrappato alla maglia di Bartali nella volata per il diciottesimo posto. I due rivali si ritrovano al Giro d'Italia: dopo una prima settimana interlocutoria, l'ottava tappa, la Brescia-Vicenza, va a Hugo Koblet, che veste di rosa con 3'38" su Coppi e 6'12" su Bartali. Nella tappa dell'indomani, la Vicenza-Bolzano (è il 2 giugno), in prossimità delle Scale di Primolano Coppi viene inavvertitamente urtato da un altro corridore, Armando Peverelli, e cade, dovendosi ritirare; all'ospedale di Trento la diagnosi è senza appello: frattura tripla del bacino, niente Tour de France e stagione compromessa. Rientra alle gare in ottobre, cogliendo il terzo posto al Giro di Lombardia e il secondo, in coppia con il fratello Serse, al Trofeo Baracchi. Anche la stagione 1951 si apre negativamente: l'11 marzo alla Milano-Torino, infatti, Coppi è vittima di una caduta che gli causa la frattura della clavicola. Rientrato alle gare in maggio, si piazza secondo al Giro di Romagna. Partecipa poi al Giro d'Italia. In quella Corsa rosa si aggiudica la cronometro Perugia-Terni (, la più lunga nella storia del Giro) con 1'07" su Louison Bobet, 1'24" su Koblet e ben 5'13" su Bartali, mentre nella prova contro il tempo tra Rimini e San Marino si piazza secondo, battuto da Giancarlo Astrua. Vince poi, in volata, il tappone dolomitico da Cortina d'Ampezzo a Bolzano del terzultimo giorno. Conclude la gara al quarto posto, a 4'04" dal vincitore Magni (secondo successo per lui) e preceduto anche da Van Steenbergen e Ferdi Kübler. Il destino si accanisce il 29 giugno seguente. A dal traguardo del Giro del Piemonte, a causa delle rotaie del tram, il fratello di Fausto, Serse Coppi (suo gregario alla Bianchi), incorre in una caduta. Sembra nulla di grave e Serse, pur avendo battuto la testa, si rialza e termina la gara. La sera in albergo, però, si sente male e poche ore dopo muore per emorragia cerebrale: aveva ventotto anni. Fausto è sconvolto dal dolore e medita il ritiro dalle corse. Pochi giorni dopo, il 4 luglio, è comunque – pur in condizioni fisiche e psicologiche non ottimali – al via del Tour de France. In quella ''Grande Boucle'' risulta inizialmente competitivo e coglie un secondo posto nella tappa pirenaica da Tarbes a Luchon, battuto in volata da Koblet; due giorni dopo, però, nella Carcassonne-Montpellier, va in profonda crisi e conclude a 33'33" dal vincitore Koblet, evitando per pochi secondi di andare oltre il tempo massimo. Ripresosi, cinque giorni dopo ottiene il successo nella frazione alpina Gap-Briançon, precedendo di 3'43" Roger Buchonnet e di 4'09" la maglia gialla Koblet: in classifica chiude però lontano, decimo, a 46'51" dal vincitore Koblet. Dopo quel Tour si classifica secondo al ''Grand Prix des Nations'' a cronometro, vince il Gran Premio di Lugano a cronometro e si piazza terzo al Giro di Lombardia, superato nello sprint a tre del Vigorelli di Milano da Louison Bobet e Giuseppe Minardi. === 1952: la seconda doppietta Giro-Tour === Nel 1952, dopo due anni sofferti e con alterne fortune, Coppi torna a vincere. Apre la stagione con il secondo posto alla Parigi-Roubaix (Rik Van Steenbergen lo batte in una volata a due), il quarto al Giro di Romandia e il terzo al Giro dell'Emilia, e si presenta quindi al Giro d'Italia. Il favorito è Koblet, vincitore del Tour 1951: già nella seconda tappa, però, lo svizzero rimane attardato, perdendo cinque minuti. Nella prima settimana Coppi vince la breve cronometro Roma-Rocca di Papa, dando 1'59" a Kübler, 2'45" a Bartali e 3'03" allo stesso Koblet; cinque giorni dopo, al termine della Riccione-Venezia, vinta da Van Steenbergen, veste di rosa. Il 29 maggio è il giorno del tappone dolomitico, da Venezia a Bolzano. Coppi attacca sul Falzarego, a dall'arrivo, quindi s'invola scalando in solitaria il Pordoi e il Sella: a Bolzano vince con 5'20" su Bartali e Magni, e consolida il primato. La cronometro Erba-Como di tre giorni dopo, in cui Coppi s'impone con 15" su Koblet, serve a suggellare il trionfo finale: a Milano il "Campionissimo" vince per la quarta volta il Giro, precedendo in classifica il secondo e il terzo, Magni e Kübler, di 9'18" e 9'24" rispettivamente. Tre settimane dopo il Giro, Coppi partecipa al Tour de France come co-capitano della selezione italiana insieme a Bartali e Magni. Quest'ultimo prende la maglia gialla vincendo a Metz, nella sesta tappa; il giorno dopo, nella cronometro Metz-Nancy, la vittoria è invece di Coppi. Lo stesso accade il 4 luglio, nella Losanna-Alpe d'Huez, quando, nel primo arrivo sull'Alpe nella storia della ''Grande Boucle'', il campione piemontese riesce a imporsi con 1'20" su Jean Robic e 2'22" su Stan Ockers, e a vestire di giallo con soli 5" su Ockers. Quel giorno, sul Colle del Galibier, Carlo Martini scatta la foto di un'epoca, immortala Coppi davanti, Bartali dietro e una bottiglia in mezzo. Dopo la giornata di riposo, la corsa riprende con il tappone alpino Le Bourg-d'Oisans-Sestriere, con cinque colli – Croix-de-Fer, Télégraphe, Galibier, Monginevro e Sestriere – da scalare. È sul terzo, il Galibier, che il "Campionissimo" va via in solitaria: arriverà al traguardo con 7'09" sul secondo, Bernardo Ruiz, e 9'33" su Ockers. Sui Pirenei è quindi ancora lui a dominare, vincendo la diciottesima tappa, da Bagnères-de-Bigorre a Pau; infine sua è anche la terzultima frazione, la Limoges-Puy-de-Dôme. Nella graduatoria finale va a precedere Ockers di 28'27", Ruiz di 34'38", Bartali di 35'25", e fa sua anche la classifica scalatori della corsa. È per lui, dopo quanto realizzato nel 1949, la seconda vittoria al Tour e la seconda doppietta Giro-Tour. Il 7 agosto seguente, a pochi giorni dal successo di Parigi, il campione è però vittima di una caduta in pista a Perpignano: si frattura la scapola e la clavicola sinistre ed è costretto a interrompere temporaneamente l'attività. Ritornato alle gare, vince il Gran Premio di Lugano e, in novembre, due frazioni, la cronometro a squadre e la classifica finale del Gran Premio del Mediterraneo, prova a tappe organizzata quell'anno dalla ''Gazzetta dello Sport'' nel Sud Italia. === 1953: il quinto Giro e il titolo mondiale su strada === Dopo la trionfale stagione 1952, Coppi inizia il 1953 con il nono posto alla Milano-Sanremo. Tra maggio e giugno partecipa quindi al Giro d'Italia, rinnovando la sfida a Hugo Koblet. Il piemontese vince allo sprint la quarta tappa, la San Benedetto del Tronto-Roccaraso, ma tre giorni dopo Koblet conquista la cronometro di Follonica e veste la maglia rosa. La cronometro a squadre di Modena, vinta dalla Bianchi di Coppi, consente al "Campionissimo" di avvicinare in classifica, a soli 55", lo svizzero in rosa; questi però, superate indenne le prime montagne, attacca nella diciottesima tappa, la Vicenza-Auronzo di Cadore, e al traguardo guadagna ancora 1'04" sul rivale. La gara si decide nelle ultime due frazioni di montagna. Il 31 maggio è il giorno del tappone dolomitico da Auronzo a Bolzano. Coppi va all'attacco sul Falzarego, seguito a ruota da Koblet e Pasquale Fornara; nella successiva discesa Koblet riesce a staccare i due italiani, scala in solitaria il Pordoi, ma sul passo Sella viene ripreso e superato da Coppi, che scollina con 1'25" di vantaggio. La tappa non è finita: a dal traguardo, infatti, Koblet completa il nuovo ricongiungimento. A Bolzano vince l'"Airone" su Koblet, ma il Giro, su ammissione dello stesso Coppi (staccato in classifica di 1'59"), sembra ormai nelle mani dello svizzero. La tappa dell'indomani, la Bolzano-Bormio, è breve, solo , ma si scala per la prima volta il Passo dello Stelvio, . Sulle inedite rampe Coppi compie la rimonta: prima suggerisce al giovane Nino Defilippis di attaccare, poi, una volta che Koblet si è lanciato all'inseguimento, scatta anche lui a dalla vetta riprendendo e superando il rivale. Koblet va in crisi, scollina a 4'27" da Coppi e tenta di recuperare nei di discesa, ma cade due volte ed è anche vittima di una foratura: conclude la tappa a 3'28" da Coppi, sconfitto in classifica per solo 1'29". La Corsa rosa va così per la quinta volta al "Campionissimo" Coppi, che eguaglia il primato di vittorie di Alfredo Binda. Fausto Coppi con Riccardo Filippi al Trofeo Baracchi nel 1953 Al Tour de France Coppi non partecipa, lo si vedrà da semplice tifoso sull'Izoard insieme a Giulia Occhini, la futura "Dama Bianca". Il 30 agosto seguente prende invece parte al campionato del mondo su strada di Lugano. Il campione piemontese vuole vincere, e quel giorno è protagonista. A dal traguardo va infatti all'attacco sulle rampe della Crespera di Breganzona: il suo allungo, su un tratto al 10% con un rapporto 51x11, è secco, e a ruota riesce a rimanergli solo il passista belga Germain Derycke. I due, nonostante i tentativi di controffensiva degli inseguitori (tra cui Stan Ockers, Louison Bobet, Ferdi Kübler, Charly Gaul), staccano presto tutti. Coppi però sa che il rivale è veloce, e a dall'arrivo, al penultimo passaggio sulla Crespera, allunga ancora riuscendo a staccare Derycke. Da lì all'arrivo è una cavalcata solitaria: Coppi vince in solitudine con 6'16" su Derycke, 7'33" su Ockers e Michele Gismondi; più indietro tutti gli altri. Cinque giorni dopo il trionfo, Coppi sfida il campione del mondo di inseguimento Sydney Patterson in un incontro al Vigorelli e, davanti a un pubblico in visibilio, lo batte in 6'02"2. Quella prestazione, unitamente alla vittoria di Lugano, con l'agognato titolo iridato su strada, unico grande alloro fin lì assente nel suo ''palmarès'', segna il punto più alto della carriera del "Campionissimo", ma costituisce anche, considerata l'età (quasi 34 anni), l'inizio dell'inevitabile parabola discendente. Coppi conclude comunque la stagione con il successo al Trofeo Baracchi a cronometro in coppia con Riccardo Filippi (secondo, in coppia con Antonin Rolland, è un giovane Jacques Anquetil). === 1954-1955: le ultime vittorie === Nella primavera del 1954 Coppi ottiene numerosi successi in maglia iridata: si aggiudica una tappa alla Parigi-Nizza, vince il Giro di Campania e due frazioni alla Roma-Napoli-Roma e chiude inoltre quarto in volata alla Milano-Sanremo e secondo al Giro di Reggio di Calabria. In maggio prende il via al Giro d'Italia in cerca del sesto successo: sarebbe un record. La corsa si apre con una cronometro a squadre sul Monte Pellegrino, nei dintorni di Palermo: vince il trio della Bianchi, e Coppi indossa la maglia rosa (sarà l'ultima della sua carriera). L'indomani, nella Palermo-Taormina, il "Campionissimo" va però in crisi per problemi intestinali (si disse a causa di una mangiata di ostriche), perde 11 minuti e mezzo e saluta il primato. La corsa si decide nella sesta tappa, la Napoli-L'Aquila, quando una fuga di condotta da sette uomini porta il gregario Carlo Clerici a vincere con mezz'ora sul gruppo e a vestire di rosa; Coppi scivola a 39 minuti. Le successive montagne non scalzano Clerici dalla testa della classifica: l'italo-svizzero cede infatti pochi secondi dai migliori sull'Abetone e nella cronometro di Riva del Garda. Nel decisivo tappone San Martino di Castrozza-Bolzano, Coppi attacca sul Pordoi, ma Clerici resiste e scollina con soli 12" di distacco, tiene il passo del campione piemontese sul Campolongo, ma si stacca quindi in discesa a causa di una caduta. Il provvidenziale rientro di Koblet, compagno di squadra di Clerici, e il suo contributo nella discesa dal Gardena sono decisivi: a Bolzano vince Coppi, ma con soltanto due minuti di vantaggio sulla maglia rosa. La tappa dell'indomani, con il Bernina (nel giorno dello sciopero dei ciclisti, in lite con gli organizzatori per alcuni mancati premi), non cambia gli equilibri: il Giro 1954 va a Clerici, Coppi è quarto a 31'17", consolandosi con il successo nella classifica scalatori. Il Giro del 1954 è il primo con al via formazioni sponsorizzate, sono la Nivea-Fuchs di Fiorenzo Magni e la Doniselli-Lansetina di Antonio Bevilacqua. Si tratta di una novità tutta italiana, che però non piace all'estero, specialmente in Francia. Al successivo Tour de France l'Unione Velocipedistica Italiana decide allora, in segno di protesta verso la chiusura dei francesi all'ingresso nel ciclismo di sponsor esterni (Jacques Goddet, ''patron'' del Tour, arriva ad accusare gli italiani di portare il veleno nel ciclismo), di non schierare la squadra nazionale al via della corsa. Il presidente Adriano Rodoni dichiara: «La nostra partenza è resa impossibile dal nuovo regolamento da voi stabilito che non permette agli atleti di portare scritte pubblicitarie». Coppi non partecipa così alla ''Grande Boucle''. In agosto corre invece il Giro di Svizzera, si aggiudica due tappe e conclude la gara al quinto posto; al successivo campionato del mondo di Solingen è invece sesto, nella gara vinta da Bobet. Tra ottobre e novembre, infine, centra un prestigioso tris, facendo suoi la Coppa Bernocchi, il Giro di Lombardia e il Trofeo Baracchi, ancora in coppia con Riccardo Filippi. Il Giro di Lombardia 1954 è l'ultima vittoria dell'"Airone" in una grande classica, la quinta nell'importante prova autunnale, e arriva, a differenza degli altri successi, grazie a una volata: attivo per tutta la corsa ma ogni volta ripreso, Coppi riesce a prevalere allo sprint per tre lunghezze su Fiorenzo Magni e il resto del gruppo. Nel 1955 il "Campionissimo", nonostante le vicende legate alla relazione extraconiugale con Giulia Occhini, appare di nuovo in ottima forma. In quella primavera vince il Giro di Campania, si piazza secondo alla Parigi-Roubaix (battuto per distacco da Jean Forestier) e al Giro di Romagna, e si aggiudica quindi la semitappa conclusiva del Gran Premio Ciclomotoristico a Roma. Al successivo Giro d'Italia coglie, nelle prime due settimane, tre secondi posti di tappa. Nella penultima frazione, però, da Trento a San Pellegrino Terme, il "Campionissimo" va all'attacco a dall'arrivo, nei pressi di Roncone, insieme a Fiorenzo Magni. Gastone Nencini, in maglia rosa, si riporta inizialmente su di loro, ma fora lungo una strada in ghiaia ed è costretto a rialzarsi: al traguardo perderà 5'37" da Magni e Coppi. La vittoria di tappa va a Coppi, in quello che sarà il suo ultimo acuto nella "Corsa rosa", mentre il successo finale è appannaggio di Magni, con soli 13" di vantaggio sullo stesso Coppi. In chiusura di stagione, il 18 settembre, Coppi coglie la sua ultima affermazione in una corsa in linea, al Giro dell'Appennino, in solitaria con 2'03" sul secondo, Bruno Monti. L'"Airone" si aggiudica poi pure la Tre Valli Varesine – in quella stagione eccezionalmente trasformata in una prova a cronometro sui – e, come nel 1953 e nel 1954, il Trofeo Baracchi in coppia con Riccardo Filippi. I piazzamenti nelle classiche gli valgono anche il titolo nazionale per stradisti (competizione multiprova). === 1956-1959: gli ultimi anni === Nel 1956, con la nuova maglia della Carpano-Coppi, Coppi ottiene risultati solo nella seconda parte di stagione: si piazza secondo alla Coppa Bernocchi, vince il Gran Premio Campari a cronometro a Lugano ed è infine secondo al Trofeo Baracchi, sempre in coppia con Filippi. In quell'autunno spicca anche il secondo posto colto da Coppi al Giro di Lombardia, con la gara che, dopo numerosi attacchi e contrattacchi, si risolve allo sprint: il campione piemontese supera Magni sul rettilineo finale del Vigorelli, a 50 metri dall'arrivo, ma a soli 20 viene sorpassato e infine battuto da André Darrigade. La delusione per la sconfitta è tale da spingere Coppi a un pianto a dirotto che commuove tifosi e avversari; lo stesso Darrigade si dirà "addolorato" per averlo battuto. Il 1957 inizia male perché in febbraio, in un circuito in Sardegna, cade fratturandosi il collo anatomico del femore sinistro; parve che la sua carriera fosse finita, invece dopo una faticosa riabilitazione torna alle corse e il 4 novembre 1957, sempre in maglia Carpano, Coppi ottiene al Trofeo Baracchi, in coppia con Ercole Baldini, campione emergente laureatosi quell'anno campione nazionale su strada, l'ultimo trionfo su strada. In quella prova, a cronometro, Baldini fora a dall'arrivo e Coppi, essendo in difficoltà e allo scopo di poter poi rallentare e tirare il fiato, decide di proseguire, venendo per questo motivo insultato dal pubblico. Il rientro di Baldini consente alla coppia di vincere, anche se per soli 5 secondi. Nel 1958 Coppi torna alla Bianchi-Pirelli. Durante l'anno vince la Sei giorni di Buenos Aires; su strada prende invece parte al suo ultimo Giro d'Italia, concludendolo al trentaduesimo posto, e alle classiche del calendario italiano (è settimo alla Tre Valli Varesine e nono al Giro del Piemonte). A fine stagione partecipa anche, pur come gregario "di lusso", al campionato del mondo di Reims vinto da Ercole Baldini. Nel 1959 l'"Airone", ormai trentanovenne, gareggia con la maglia della Tricofilina-Coppi, sotto la direzione del suo storico ex gregario Ettore Milano, ma non ottiene vittorie eccetto che in alcuni ''criterium'' e riunioni su pista; spicca comunque la partecipazione, la prima e unica della sua carriera, alla Vuelta a España, conclusasi per con un ritiro insieme alla squadra. Nell'autunno di quel 1959 nasce intanto il progetto di una San Pellegrino Sport, la formazione diretta da Gino Bartali, capitanata proprio da Fausto Coppi, all'ultima stagione da professionista prima del ritiro definitivo, annunciato per la fine del 1960. I due grandi rivali sotto la stessa bandiera, come vent'anni prima alla Legnano: il progetto però non si concretizzerà, per la morte del "Campionissimo". I funerali di Fausto Coppi, a Castellania, seguiti da persone Il 10 dicembre del 1959, subito dopo essere stato ingaggiato dalla "San Pellegrino Sport", la squadra appena costituita dall'amico ed ex-rivale Gino Bartali, Coppi parte con alcuni amici ciclisti francesi - fra cui Raphaël Géminiani, Jacques Anquetil, Roger Rivière, Henry Anglade e Roger Hassenforder - per un viaggio nell'Alto Volta Il 13 dicembre è infatti in programma una corsa ciclistica, un criterium, a Ouagadougou (vincerà Anquetil davanti a Coppi), accompagnata il giorno successivo da alcune battute di caccia nelle riserve di Fada N'gourma e Pama, non lontano dalla capitale. Dopo la caccia Coppi e Géminiani tornano all'accampamento di Fada N'gourma, occupano la stessa camera e nella notte vengono assaliti dalle zanzare, contraendo la malaria. L'indomani i due sono stanchi e debilitati; rientrano insieme in aereo a Parigi, poi si separano: il francese torna a Clermont-Ferrand, l'"Airone" a casa a Novi Ligure. Il 20 dicembre Coppi e Géminiani si telefonano: sono entrambi febbricitanti. Quella stessa sera Géminiani perde conoscenza e viene ricoverato. La moglie Anne-Marie allerta immediatamente uno specialista di malattie tropicali, che invia una provetta di sangue all'Istituto Pasteur di Parigi. I medici rilevano la presenza nel sangue del ''plasmodium falciparum'', il protista responsabile nell'uomo della malaria terzana maligna, la forma più violenta della malattia. Géminiani resta in coma otto giorni, ma viene curato con il chinino e salvato: si risveglierà il 5 gennaio. Coppi si reca invece all'incontro di calcio Genoa-Alessandria, spinto anche dalla curiosità di vedere all'opera l'astro nascente del calcio alessandrino Gianni Rivera, e nei giorni seguenti si reca anche a caccia nella sua riserva di Incisa Scapaccino. Il 27 dicembre Coppi si mette a letto con febbre alta, nausea e brividi; due giorni dopo i parenti chiamano il dottor Allegri di Serravalle Scrivia, che a sua volta chiama a consulto il primario dell'ospedale di Tortona, prof. Astaldi, ma i due non riescono a fornire una diagnosi. Nel pomeriggio del 1º gennaio le condizioni del campione si aggravano ulteriormente; a Tortona giunge per un altro consulto anche il professor Fieschi, dell'Università di Genova. Coppi viene ricoverato d'urgenza prima a Novi e poi a Tortona: alle 22 del 1º gennaio perde conoscenza, alle 23 è in "pericolo di vita", all'una di notte riprende conoscenza e parla con Ettore Milano, suo storico gregario; subito dopo entra in coma. All'ammalato è praticata una cura intensa a base di antibiotici e cortisonici, ma Coppi non reagisce. Non riprende più conoscenza e muore alle 8:45 del 2 gennaio 1960, all'età di 40 anni. I medici avevano sbagliato diagnosi, ritenendo Coppi affetto da un'influenza più grave del consueto, nonostante già a fine dicembre la moglie e il fratello di Géminiani, Angelo, avessero telefonato dalla Francia per avvertire di come a Raphaël fosse stata diagnosticata la malaria (raccontarono i congiunti di Géminiani che i medici italiani avevano loro risposto di pensare al proprio paziente, ché loro avrebbero provveduto a Coppi). Anche nella provetta del sangue prelevato a Coppi fu trovato il ''plasmodium falciparum'', l'agente della malaria. Il 4 gennaio sono in 50.000 sul colle di San Biagio a seguire il funerale del "Campionissimo". Coppi viene inizialmente sepolto nel piccolo cimitero sul colle San Biagio, nei pressi di Castellania, dove ancora oggi riposano i genitori ed altri parenti; verso la fine degli anni sessanta le sue spoglie e quelle del fratello Serse vengono traslate dal cimitero ed inumate definitivamente in un mausoleo, realizzato accanto al municipio di Castellania. Nella carriera da professionista, durata ventuno anni (diciotto se si considera l'interruzione a causa della guerra), Coppi vinse complessivamente 151 corse su strada (122 esclusi i circuiti), 58 delle quali per distacco, e 83 su pista. Indossò per 31 giorni la maglia rosa del Giro d'Italia e per 19 giorni la maglia gialla del Tour de France. Al Giro vinse 22 frazioni, al Tour nove. Fausto Coppi e Giulia Occhini assistono a un incontro di pugilato, dicembre 1956 Il 22 novembre 1945 Coppi sposa Bruna Ciampolini a Sestri Ponente. Da lei ha la figlia Marina, nata l'11 novembre 1947. Il campione conobbe Giulia Occhini durante la Tre Valli Varesine del 1948, quando Giulia, moglie del dottor Enrico Locatelli, medico condotto di Varano Borghi e appassionato tifoso coppiano, chiede un autografo a Coppi. Negli anni seguenti il ciclista e la donna iniziano una relazione, inizialmente solo epistolare e poi anche personale. Coppi e la moglie Bruna Ciampolini si separarono consensualmente, mentre Enrico Locatelli denunciò la moglie per adulterio. Una settimana dopo la conclusione del Giro d'Italia 1954, entrambi lasciarono le rispettive famiglie per andare a convivere a villa Carla, a Novi Ligure. Nella notte tra il 25 e il 26 luglio 1954 i carabinieri, accompagnati da Locatelli, fecero irruzione a villa Carla, ma non riuscirono a cogliere la flagranza di reato. Tornarono il 9 settembre e questa volta arrestarono Giulia Occhini per adulterio. Portata inizialmente nel carcere di Alessandria, dopo quattro giorni la donna venne rilasciata con foglio di via e costretta a recarsi in domicilio coatto ad Ancona, a casa di una zia, con obbligo di firma in questura. Coppi venne a sua volta privato del passaporto. Il processo successivo, celebrato nel marzo del 1955, si concluse con la condanna di Coppi a due mesi di carcere per abbandono del tetto coniugale e di Giulia Occhini, incinta, a tre mesi. Entrambi usufruirono comunque della sospensione condizionale della pena. Tra mille difficoltà Coppi e Giulia Occhini si sposarono in Messico (matrimonio mai riconosciuto in Italia) e la Occhini diede alla luce un figlio, Angelo Fausto detto "Faustino", a Buenos Aires il 13 maggio 1955. Angelo Fausto Coppi jr., che attualmente possiede il doppio passaporto italiano e argentino, venne fatto nascere in Argentina per poter ricevere il cognome "Coppi", poiché Locatelli si rifiutava di disconoscerne la paternità. === Strada === *1938 (dilettanti) :Gran Premio di Castelletto d'Orba :Trofeo Gigi Agosta *1939 (dilettanti) :Coppa Città di Pavia :Coppa Canepa - Genova Bolzaneto :Giro del Penice :Giro del Casentino :Tre Valli Varesine indipendenti *1940 (Legnano, due vittorie) :11ª tappa Giro d'Italia (Firenze > Modena) :Classifica generale Giro d'Italia *1941 (Legnano, quattro vittorie) :Giro di Toscana :Giro del Veneto :Giro dell'Emilia :Tre Valli Varesine *1942 (Legnano, una vittoria) :Campionati italiani, prova in linea *1945 (SS Lazio, due vittorie) :Coppa Salvioli - Roma :Coppa Candelotti nel Lazio *1946 (Bianchi, sette vittorie) :Milano-Sanremo :Giro di Romagna :4ª tappa, 2ª semitappa Giro d'Italia (Prato > Bologna) :13ª tappa Giro d'Italia (Udine > Auronzo di Cadore) :14ª tappa Giro d'Italia (Auronzo di Cadore > Bassano del Grappa) :Grand Prix des Nations (cronometro) :Giro di Lombardia *1947 (Bianchi, dodici vittorie) :Giro di Romagna :4ª tappa Giro d'Italia (Reggio Emilia > Prato) :8ª tappa Giro d'Italia (Roma > Napoli) :16ª tappa Giro d'Italia (Pieve di Cadore > Trento) :Classifica generale Giro d'Italia :5ª tappa, 2ª semitappa Tour de Suisse (Losanna > Ginevra, cronometro) :Giro del Veneto :Attraverso Losanna :Grand Prix des Nations (cronometro) :Giro dell'Emilia :Giro di Lombardia :Campionati italiani (a punti) *1948 (Bianchi, sei vittorie) :Milano-Sanremo :16ª tappa Giro d'Italia (Auronzo di Cadore > Cortina d'Ampezzo) :17ª tappa Giro d'Italia (Cortina d'Ampezzo > Trento) :Tre Valli Varesine :Giro di Lombardia :Giro dell'Emilia *1949 (Bianchi-Ursus, tredici vittorie) :Milano-Sanremo :Giro di Romagna :4ª tappa Giro d'Italia (Cosenza > Salerno) :11ª tappa Giro d'Italia (Bassano del Grappa > Bolzano) :17ª tappa Giro d'Italia (Cuneo > Pinerolo) :Classifica generale Giro d'Italia :7ª tappa Tour de France (Les Sables d'Olonne > La Rochelle) :17ª tappa Tour de France (Briançon > Aosta) :20ª tappa Tour de France (Colmar > Nancy) :Classifica generale Tour de France :Giro del Veneto :Giro di Lombardia :Campionati italiani (a punti) *1950 (Bianchi-Ursus, quattro vittorie) :Giro di Reggio di Calabria :Parigi-Roubaix :2ª tappa, 1ª semitappa Roma-Napoli-Roma (Napoli > Latina) :Freccia Vallone *1951 (Bianchi-Pirelli, quattro vittorie) :6ª tappa Giro d'Italia (Perugia > Terni) :18ª tappa Giro d'Italia (Cortina d'Ampezzo > Bolzano) :20ª tappa Tour de France (Gap > Briançon) :Gran Premio Vanini - Lugano (cronometro) *1952 (Bianchi-Pirelli, quattordici vittorie) :5ª tappa Giro d'Italia (Roma > Rocca di Papa) :11ª tappa Giro d'Italia (Venezia > Bolzano) :14ª tappa Giro d'Italia (Erba > Como) :Classifica generale Giro d'Italia :7ª tappa Tour de France (Metz > Nancy) :10ª tappa Tour de France (Losanna > Alpe d'Huez) :11ª tappa Tour de France (Le Bourg-d'Oisans > Sestriere) :18ª tappa Tour de France (Bagnères-de-Bigorre > Pau) :21ª tappa Tour de France (Limoges > Puy-de-Dôme) :Classifica generale Tour de France :Gran Premio Vanini - Lugano (cronometro) :1ª tappa Gran Premio del Mediterraneo (Napoli > Foggia) :6ª tappa Gran Premio del Mediterraneo (Catania > Siracusa, cronometro) :Classifica generale Gran Premio del Mediterraneo *1953 (Bianchi-Pirelli, cinque vittorie) :4ª tappa Giro d'Italia (San Benedetto del Tronto > Roccaraso) :19ª tappa Giro d'Italia (Auronzo di Cadore > Bolzano) :20ª tappa Giro d'Italia (Bolzano > Bormio) :Classifica generale Giro d'Italia :Campionati del mondo, Prova in linea *1954 (Bianchi-Pirelli, nove vittorie) :3ª tappa Parigi-Nizza (Saint-Étienne > Vergèze) :Giro di Campania :4ª tappa, 1ª semitappa Roma-Napoli-Roma (Napoli > Latina) :4ª tappa, 2ª semitappa Roma-Napoli-Roma (Latina > Roma) :20ª tappa Giro d'Italia (San Martino di Castrozza > Bolzano) :2ª tappa Tour de Suisse (Winterthur > Davos) :4ª tappa Tour de Suisse (Lecco > Lugano) :Coppa Bernocchi (valida come una delle prove del Campionato italiano) :Giro di Lombardia *1955 (Bianchi-Pirelli, sei vittorie) :Giro di Campania :5ª tappa, 2ª semitappa Gran Premio Ciclomotoristico (Aprilia > Roma) :20ª tappa Giro d'Italia (Trento > San Pellegrino Terme) :Giro dell'Appennino :Campionati italiani (a punti) :Tre Valli Varesine *1956 (Carpano-Coppi, una vittoria) :Gran Premio Campari - Lugano (cronometro) ==== Altri successi ==== *1939 (dilettanti) :Circuito di Susa :Coppa Contessa Carnevale *1941 (Legnano) :1ª prova Giro della Provincia di Milano (cronocoppie, con Mario Ricci) :Giro della Provincia di Milano (con Mario Ricci) *1942 (Legnano) :1ª prova Giro della Provincia di Milano (cronocoppie, con Mario De Benedetti) *1945 (Indipendente) :Circuito degli Assi - Milano :Circuito di Lugano :Circuito di Ospedaletti *1946 (Bianchi) :Critérium du Trocadéro :Circuito di Lugano *1948 (Bianchi) :Classifica scalatori Giro d'Italia *1949 (Bianchi-Ursus) :Classifica scalatori Giro d'Italia :Criterium di La Louvière :Circuito di Genova :Classifica scalatori Tour de France :Classifica generale Challenge Desgrange-Colombo *1950 (Bianchi-Ursus) :Circuito di Genova *1951 (Bianchi-Pirelli) :Criterium di Brasschaat :Criterium di Besançon :Criterium di Sables-d'Olonne *1952 (Bianchi-Pirelli) :2ª tappa Gran Premio del Mediterraneo (Foggia > Bari, cronosquadre) :Classifica scalatori Tour de France :Criterium di Vallorbe :Criterium di Tarascona :Criterium di Auch *1953 (Bianchi-Pirelli) :11ª tappa Giro d'Italia (Modena > Modena, cronosquadre) :Circuito di Borgosesia :Circuito di Savona :Criterium di Firminy :Circuito degli Assi - Tortona :Trofeo Baracchi (cronocoppie, con Riccardo Filippi) *1954 (Bianchi-Pirelli) :1ª tappa Giro d'Italia (Palermo > Palermo, cronosquadre) :Classifica scalatori Giro d'Italia :Circuito di Cagliari :Circuito di Stradella :Circuito di Broni :Circuito di Palermo :Circuito di Casale Monferrato :Trofeo Baracchi (cronocoppie, con Riccardo Filippi) *1955 (Bianchi-Pirelli) :Circuito di Cagliari :Circuito di Rimini :Criterium di Houdeng :Circuito di Napoli :Circuito di Catania :Circuito di Messina :Trofeo Baracchi (cronocoppie, con Riccardo Filippi) *1956 (Carpano-Coppi) :Criterium di Namur *1957 (Carpano-Coppi) :Gran Premio di Santhià :Trofeo Baracchi (cronocoppie, con Ercole Baldini) *1958 (Bianchi-Pirelli) :Criterium di Versailles (cronocoppie, con Jorge Batiz) :Circuito di Calvisano *1959 (Tricofilina-Coppi) :Grand Prix du Progrès (cronocoppie, con Ferdinando Terruzzi) :Circuito di Lanciano :Circuito di Consuegra-Toledo === Pista === *1940 :Campionati italiani, Inseguimento individuale *1941 :Campionati italiani, Inseguimento individuale *1942 :Campionati italiani, Inseguimento individuale :Record dell'ora *1947 :Campionati del mondo, Inseguimento individuale :Campionati italiani, Inseguimento individuale *1949 :Campionati del mondo, Inseguimento individuale :Campionati italiani, Inseguimento individuale *1958 :Sei giorni di Buenos Aires (con Jorge Batiz) ===Grandi Giri=== *Giro d'Italia :1940: '''vincitore''' :1946: 2º :1947: '''vincitore''' :1948: ''ritirato'' :1949: '''vincitore''' :1950: ''ritirato'' :1951: 4º :1952: '''vincitore''' :1953: '''vincitore''' :1954: 4º :1955: 2º :1956: ''ritirato'' :1958: 32º *Tour de France :1949: '''vincitore''' :1951: 10º :1952: '''vincitore''' *Vuelta a España :1959: ''ritirato'' ===Classiche monumento=== *Milano-Sanremo :1940: 10º :1941: 10º :1942: 21º :1946: '''vincitore''' :1947: ''ritirato'' :1948: '''vincitore''' :1949: '''vincitore''' :1950: 9º :1952: 37º :1953: 9º :1954: 4º :1955: 63º *Parigi-Roubaix :1949: 12º :1950: '''vincitore''' :1952: 2º :1955: 2º :1959: 44º *Giro di Lombardia :1940: 16º :1941: 5º :1942: 7º :1946: '''vincitore''' :1947: '''vincitore''' :1948: '''vincitore''' :1949: '''vincitore''' :1950: 3º :1951: 3º :1952: 35º :1954: '''vincitore''' :1955: 11º :1956: 2º === Competizioni mondiali === *Campionati del mondo su strada :Zurigo 1946 - In linea: ''ritirato'' :Reims 1947 - In linea: ''ritirato'' :Valkenburg 1948 - In linea: ''ritirato'' :Copenaghen 1949 - In linea: 3º :Lugano 1953 - In linea: '''vincitore''' :Solingen 1954 - In linea: 6º :Frascati 1955 - In linea: ''ritirato'' :Copenaghen 1956 - In linea: 15º :Reims 1958 - In linea: 17º *Campionati del mondo su pista :Parigi 1947 - Inseguimento individuale: '''vincitore''' :Amsterdam 1948 - Inseguimento individuale: 2º :Ordrup 1949 - Inseguimento individuale: '''vincitore''' * ''Trophee Edmond Gentil'' nel 1947 e 1952 * Inserito nella ''Top 25 della Cycling Hall of Fame'' * Nel maggio 2015, una targa a lui dedicata fu inserita nella Walk of Fame dello sport italiano a Roma, riservata agli ex-atleti italiani che si sono distinti in campo internazionale. ===Stampa=== * Celebre nell'immortalare un'intera epoca sportiva - tanto da entrare nell'immaginario collettivo degli italiani - è la foto che ritrae Fausto Coppi e Gino Bartali mentre si passano una bottiglietta durante la salita del Galibier al Tour del 1952. Non fu mai completamente chiarito se fosse stato Coppi a passare la bottiglia a Bartali o viceversa. La foto, scattata dal fotografo Carlo Martini, fu in realtà preparata: Martini si mise d'accordo coi due corridori e col direttore di gara, diede quindi la bottiglia a un suo amico e gli disse di porgerla ai due mentre passavano. * La relazione extraconiugale di Coppi con Giulia Occhini fu al centro delle cronache scandalistiche del tempo, dal preciso momento in cui i fotografi rilevarono la presenza di Giulia al fianco del campione al termine della tappa dello Stelvio durante il Giro del 1953 e sul palco della premiazione del Campionato del mondo di Lugano vinto nello stesso anno da Coppi. L'evento divenne ben presto di pubblico dominio. Essendo entrambi già sposati, il campione e la "Dama Bianca" suscitarono grande scandalo e la loro relazione venne fortemente avversata da una parte dell'opinione pubblica e persino papa Pio XII giunse a condannarla. Per Giulia Occhini fu coniato il soprannome di "Dama Bianca": l'appellativo (''dame en blanc'') le venne dato da Pierre Chany, giornalista de ''L'Équipe'', per il colore del montgomery da lei indossato all'arrivo della tappa di Sankt Moritz del Giro d'Italia 1954. * Nel 2002, a 42 anni esatti dalla scomparsa del "campionissimo", il Corriere dello Sport, con un articolo in prima pagina, diffuse la notizia che il ciclista non fosse deceduto a seguito di malaria contratta in Alto Volta ma per un avvelenamento da parte di uno stregone locale. A riferire l'episodio al quotidiano fu tale Mino Caudillo, all'epoca dirigente del Coni, che l'avrebbe saputo nel 1985, in Africa, da un frate francese, al quale la rivelazione sarebbe stata fatta in confessionale. L'avvelenamento sarebbe avvenuto per vendicare in modo indiretto uno sgarbo a un corridore africano. Nonostante le modalità di acquisizione da leggenda metropolitana la notizia indusse la Procura della repubblica di Roma ad aprire addirittura un fascicolo contro ignoti che - chiaramente - non ebbe alcun esito. ===Cinema=== * Fausto Coppi interpreta se stesso in ''Totò al giro d'Italia'', film del 1948 diretto da Mario Mattoli. * Nel film ''Appuntamento a Belleville'', diretto da Sylvain Chomet, il protagonista (Champion) è un'evidente caricatura di Fausto Coppi. * Nel film ''Mi chiamava Valerio'' di Igor Biddau, biografia di Valeriano Falsini, unico gregario toscano di Coppi, è interpretato da Roberto Caccavo. ===Televisione=== * La Rai ha dedicato a Fausto Coppi una fiction in due puntate intitolata ''Il grande Fausto'', diretta da Alberto Sironi, con Sergio Castellitto e Ornella Muti, andata in onda il 29 e 30 ottobre 1995. * Numerosi elementi della vita di Fausto Coppi sono trattati nella fiction ''Gino Bartali - L'intramontabile'', coprodotta da Rai ed Endemol e andata in onda nel 2006 su Rai 1, dove Coppi è interpretato da Simone Gandolfo.
Fosforo
Il '''fosforo''' è un elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come numero atomico 15 e come simbolo '''P'''. È un non metallo del gruppo dell'azoto. A temperatura ambiente è solido, ma sopra i diventa subito liquido. Il fosforo non si trova in natura allo stato elementare, ma sotto forma di fosfato , è abbondante in alcune rocce e nelle cellule degli esseri viventi, del cui metabolismo è un componente essenziale. Il fosforo elementare è estremamente reattivo e, combinandosi con l'ossigeno emette una tenue luminescenza . Il principale uso industriale del fosforo è nella produzione di fertilizzanti. È impiegato anche nella produzione di esplosivi, fiammiferi, fuochi artificiali, fitofarmaci, dentifrici, detergenti e led bianchi. Il fosforo si presenta come un solido ceroso bianco dal caratteristico sgradevole odore agliaceo; quando è molto puro risulta trasparente. È insolubile in acqua e solubile nei solventi organici e specialmente nel solfuro di carbonio. Riscaldato in aria brucia facilmente formando l'anidride fosforica P4O10 , spesso scritta con la formula bruta P2O5.
Il fosforo venne isolato per la prima volta dal chimico tedesco Hennig Brand nel 1669. Nel tentativo di distillare i sali residui dell'evaporazione dell'urina, Brand produsse un materiale bianco, luminescente al buio, che bruciava con fiamma brillante. Da allora, la parola fosforescente è stata usata per descrivere quei materiali che emettono luminescenza al buio senza bruciare. Le discussioni degli alchimisti si ravvivarono, e grandi nomi della scienza dell'epoca, come Robert Boyle, parteciparono al dibattito sulle proprietà del nuovo materiale luminescente. La città di Bologna lega il proprio nome al materiale: il 12 dicembre 1711 vi venne fondato l'''Istituto delle Scienze'', opera di Luigi Ferdinando Marsili, presso cui proseguì lo studio del fenomeno dei fosfori, soprattutto ad opera del chimico e medico Jacopo Bartolomeo Beccari. Beccari dapprima fu professore di fisica (dal 4 dicembre 1711), per poi diventare docente di chimica presso l'istituto. La cattedra, fondata il 16 novembre 1737 era strettamente legata alla facoltà di medicina, e fu la prima in Italia ad istituire l'insegnamento della chimica sperimentale. Nell'ambito del suo lavoro, Beccari realizzò con alcuni collaboratori alcune macchine e dispositivi sperimentali per lo studio dei fosfori e dei composti organici. I risultati del lavoro vennero raccolti da Francesco Maria Zanotti, segretario accademico, nel ''De Bononiensis scientiarum et Artium Instituto atque Accademiae. Commentarii''. Anche lo stesso Marsigli fu impegnato nella ricerca sull'argomento, esponendo presso l'Accademia delle Scienze di Parigi i risultati ottenuti. Tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo l'uso del fosforo cominciò a venire compreso correttamente. Nel ''Cours de physique experimentale et de chimie; a l'usage des Ecole centrales, spécialment de l'Ecole centrale de la Côte d'Or'' del 1801 è presente una spiegazione dettagliata di come usare la pietra per ottenere oggetti fosforescenti. I primi fiammiferi vennero prodotti con il fosforo bianco, che però era pericoloso e tossico da maneggiare. L'esposizione ai vapori provocava ai lavoratori la necrosi delle ossa della mascella.Con l'adozione del fosforo rosso, meno volatile e più stabile, i rischi vennero ridotti. Il fosforo bianco è stato usato in diverse guerre come arma incendiaria. Gli isotopi più comuni del fosforo sono: * 31P : unico isotopo stabile presente in natura. * 32P (radioattivo). Subisce decadimento beta () con un tempo di dimezzamento di 14,3 giorni. Viene usato nella ricerca biochimica come tracciante per DNA e RNA. * 33P (radioattivo). Subisce decadimento beta (0,25 MeV) con un tempo di dimezzamento di 25,4 giorni. Viene usato nella ricerca biochimica come emettitore di raggi beta a bassa energia. Il fosforo esiste in varie forme allotropiche identificate dal loro colore: bianco (o giallo), rosso e nero (o violetto). Le due più comuni sono il ''fosforo rosso'', in realtà violetto, ed il ''fosforo bianco'', entrambi costituiti da gruppi tetraedrici di quattro atomi ciascuno. Il fosforo bianco brucia spontaneamente all'ossigeno dell'aria sopra i 40 °C; può essere convertito nella forma rossa tramite riscaldamento in assenza di aria. Il fosforo rosso è relativamente stabile e perciò poco reattivo; sublima a 170 °C e si incendia per impatto o sfregamento. Il ''fosforo nero'' ha una struttura simile a quella della grafite ed è un semiconduttore: gli atomi sono disposti in fogli paralleli di anelli esagonali condensati. Per via della sua reattività, il fosforo non esiste allo stato nativo in natura. È tuttavia ampiamente presente in numerosi minerali. Le rocce fosfatiche, principalmente costituite da apatite (un fosfato di calcio impuro avente la seguente formula molecolare: 3 Ca3(PO4)2 · CaX2 dove X può essere ione fluoruro, cloruro, idrossido o ½ ione carbonato) sono un'importante fonte commerciale di questo elemento. Grandi giacimenti di apatite sono stati trovati in Cina, in Russia, in Marocco e negli Stati Uniti. Il fosforo bianco viene estratto dall'apatite per arrostimento in fornace in presenza di carbone e silice. Il fosforo elementare si libera come vapore che viene raccolto e conservato sotto acido fosforico. La produzione di fosforo consiste in una riduzione di minerali di fosforo (fluoroapatiti, idrossiapatiti, carbonatoapatiti, etc) detti minerali fosfatici. Li si fa reagire con quarzite e coke. Una volta miscelati e macinati i componenti, vengono caricati in forni elettrici ad arco, questi forni forniscono il calore necessario alla reazione che è fortemente endotermica (ΔH = ). :Ca3(PO4)2 + 3 SiO2 + 5C -> 3CaSiO3 + 1/2 P4 + 5CO I fumi che escono vengono depurati dal minerale e da altri reagenti fini trascinati a temperatura tale che il fosforo, condensando, non venga pure abbattuto. L'aeriforme restante è costituito da vapori di fosforo, CO e SiF4 e viene inviato in una torre dove viene spruzzata dell'acqua (badando che la temperatura non scenda sotto i 60 °C). Il fosforo così condensa ma non solidifica e si raccoglie sott'acqua. Quest'ultima, per reazione con SiF4, si è trasformata in soluzione di acido metasilicico e fluorosilicico. Il CO, integralmente defosforato e defluorurato, viene anche deumidificato per raffreddamento e usato poi come combustibile. Le scorie prodotte dal forno, costituite essenzialmente da CaSiO3, sono buoni additivi per cementi e conglomerati bituminosi. Dal basso del forno si scarica anche la lega ferro - fosforo, usata in siderurgia. Il fosforo liquido, trattato con decolorante, viene pompato poi alla filtrazione e successivamente fatto solidificare in forma "bianca" e foggiato in pezzature commerciali sott'acqua o in ambiente di anidride carbonica. Sempre conservato in acqua, il fosforo bianco viene immesso al consumo. L'acido fosforico concentrato (H3PO4) è ampiamente usato per la produzione di fertilizzanti. Oltre a ciò * i fosfati sono usati nei vetri speciali per le lampade al sodio; * il fosfato di calcio è usato per la produzione della porcellana e per la produzione del mono-fosfato di calcio, usato come lievitante; * viene usato nella produzione di acciai e bronzi speciali; * il fosfato trisodico è impiegato per addolcire l'acqua e prevenire le ostruzioni da calcare; * il fosforo bianco trova impiego nell'industria bellica per la produzione di ordigni incendiari, bombe fumogene e proiettili traccianti. * diversi composti di fosforo sono usati nella produzione di fiammiferi. * il fosforo è utilizzato nel drogaggio dei semiconduttori per aumentarne la conducibilità. I composti del fosforo sono coinvolti nelle funzioni vitali di tutte le forme di vita conosciute. Gruppi fosfato sono parte delle molecole del DNA, dell'RNA, dell'ATP e dei fosfolipidi. Il fosfato di calcio è un componente essenziale delle ossa. Elemento strutturale di denti, ossa e cellule, il fosforo è un minerale che rappresenta più dell'1% del peso corporeo. Il fosforo è indispensabile in vari processi di produzione di energia (metabolismo dei grassi, dei carboidrati e delle proteine) e stimola le contrazioni muscolari; il fosforo è inoltre necessario nella mediazione intracellulare, assicura la funzionalità renale e la trasmissione degli impulsi nervosi. Fonti alimentari di fosforo sono cereali, verdure, latte, carni bovine, pesce, pollame e legumi. Dai 25 anni in poi la dose raccomandata di fosforo è di /die. I neonati sino a 6 mesi hanno un fabbisogno di 300 mg/die, mentre dai 6 mesi a 1 anno la dose raccomandata è di 600 mg/die. I bambini da 1 a 10 anni hanno un fabbisogno di 800 mg/die; dagli 11 ai 24 anni il fabbisogno è pari a 1200 mg/die. Sebbene la carenza di fosforo sia rara in quanto il minerale è presente in una grande varietà di alimenti, un'assunzione insufficiente può determinare difficoltà nella crescita, disturbi ossei come l'osteoporosi, alterazioni della conduzione nervosa, stanchezza mentale e fisica. Al fosforo e al consumo di pesce è stato attribuito un effetto positivo sull'intelligenza e sulla memoria. Da alcuni studi è emerso che effettivamente il consumo di pesce agevola l'intelligenza verbale e visospaziale, ma ciò non sarebbe dovuto al fosforo, bensì probabilmente alla funzione di alcuni acidi grassi presenti nel pesce, in particolare omega-3 e omega-6. Una adeguata quantità di fosforo è necessaria all'assimilazione del calcio. La fitina è necessaria per il metabolismo del fosforo. Il fosforo è molto velenoso, la dose letale media è di . L'allotropo bianco va conservato sotto acqua e va manipolato solo con pinze, dato che il contatto con la pelle può causare ustioni. L'avvelenamento cronico provoca la necrosi del tessuto osseo. Gli esteri fosforici sono velenosi per il sistema nervoso, mentre i fosfati inorganici sono sostanzialmente atossici. Lo sversamento di grandi quantità di fertilizzanti o detergenti a base fosforica causa l'inquinamento del suolo e l'eutrofizzazione delle acque. * Al fosforo è dedicato uno dei racconti de ''"Il sistema periodico"'' di Primo Levi.
Ferro
Il '''ferro''' è l'elemento chimico di numero atomico 26. Il suo simbolo è '''Fe''', che prende origine da ''ferrum'', il nome latino di questo elemento metallico. Questo elemento si trova quasi sempre legato ad altri quali: carbonio, silicio, manganese, cromo, nichel, ecc. Con il carbonio il ferro forma le sue due leghe più conosciute: l'acciaio e la ghisa. La parola "ferro" è scorrettamente usata nel linguaggio comune per indicare anche le "leghe di ferro" a bassa resistenza, gli acciai dolci. A livello industriale si riesce ad ottenere ferro con una purezza che si avvicina al 100%. Questo prodotto viene poi utilizzato per essere legato ad altri elementi chimici per ottenere leghe dalle più diverse caratteristiche. Estremamente importante nella tecnologia per le sue caratteristiche meccaniche e la sua lavorabilità, in passato fu tanto importante da dare il nome ad un intero periodo storico: l'età del ferro.
Il ferro si forma per Nucleosintesi stellare all'interno delle stelle di grande massa. Le prime prove di uso del ferro vengono dai Sumeri e dagli Ittiti, che già 4000 anni avanti Cristo lo usavano per piccoli oggetti come punte di lancia e gioielli ricavati dal ferro recuperato da meteoriti. Durante il medioevo in alchimia il ferro era associato a Marte. La storia dell'impiego e della produzione del ferro è comune a quella delle sue leghe al carbonio: ghisa e acciaio. Gli studiosi hanno stimato che il ferro sia il metallo più abbondante all'interno della Terra, in quanto presente in grandi quantità nel nucleo e nel mantello terrestre, assieme a nichel e zolfo. Limitatamente alla crosta terrestre, il ferro, invece, è il quarto elemento più abbondante con una percentuale in peso pari a circa 6,3%, preceduto da ossigeno (46%), silicio (27%) e alluminio (8,1%), mentre si stima che sia il sesto elemento per abbondanza nell'intero universo (con una percentuale in peso di circa 0,11%), preceduto da idrogeno (75%), elio (23%), ossigeno (1%), carbonio (0,5%) e neon (0,13%). La grande quantità di ferro presente al centro della Terra non può essere tuttavia causa del campo geomagnetico, poiché questo elemento si trova con ogni probabilità a una temperatura superiore alla temperatura di Curie oltre la quale non esiste ordinamento magnetico nel reticolo cristallino. Il ferro è un metallo che viene estratto dai suoi minerali, costituiti da composti chimici del ferro stesso, prevalentemente ossidi. Infatti sulla crosta terrestre il ferro non si rinviene mai allo stato elementare metallico (ferro nativo), ma sempre sotto forma di composti in cui è presente allo stato ossidato. Per ottenere ferro metallico è necessario procedere ad una riduzione chimica dei suoi minerali. Il ferro si usa solitamente per produrre acciaio che è una lega a base di ferro, carbonio ed altri elementi. Il nuclide più abbondante del ferro, il 56Fe, ha la più piccola massa (930.412 MeV/c2) per nucleone, ma non è il nuclide più fortemente legato, primato che spetta al 62Ni. Esistono tre forme allotropiche del ferro denominate: * ferro alfa * ferro gamma * ferro delta. Tali denominazioni seguono l'ordine alfabetico delle lettere greche: infatti in passato esisteva anche la denominazione "ferro beta", che è stata successivamente abbandonata in quanto non si tratta in realtà di una forma allotropica del ferro, come invece si pensava, bensì di una forma paramagnetica del ferro alfa, del quale preserva la struttura. Nel seguente diagramma di fase del ferro puro, ognuna di queste forme allotropiche presenta un campo di esistenza in un determinato intervallo di temperatura: * il campo di esistenza del ferro alfa si estende fino a temperature fino a 910 °C; * il campo di esistenza del ferro gamma si estende a temperature comprese tra 910 °C e 1 392 °C; * il campo di esistenza del ferro delta si estende a temperature comprese tra 1 392 °C e 1 538 °C. In genere, le varie forme allotropiche vengono indicate con lettere consecutive dell'alfabeto greco partendo dalla temperatura ambiente; nel caso del ferro viene saltata la lettera beta perché erroneamente essa era stata attribuita al ferro non magnetico presente a temperature comprese tra 768 °C (punto di Curie) e 910 °C. Le varie forme allotropiche del ferro sono differenti dal punto di vista strutturale: il ferro alfa, beta e delta presentano un reticolo cubico a corpo centrato con 2 atomi (1 "atomo intero" al centro della cella più 8 "ottavi di atomo" in corrispondenza dei vertici della cella) con una costante di reticolo maggiore nel caso del ferro delta, mentre il ferro gamma presenta un reticolo cubico a facce centrate con 4 atomi (6 "mezzi atomi" al centro delle facce della cella più 8 "ottavi di atomo" in corrispondenza dei vertici della cella). Le soluzioni solide interstiziali del carbonio nel ferro assumono nomi differenti a seconda della forma allotropica del ferro in cui il carbonio è solubilizzato: * ferrite alfa: carbonio in ferro alfa; * austenite: carbonio in ferro gamma; * ferrite delta: carbonio in ferro delta. Diagramma di fase del ferro puro Acque di colorazione rossastra, impartita dal ferro contenuto nelle rocce. Frammenti di meteoriti contenenti ferro metallico. Il ferro è uno degli elementi più comuni sulla Terra, della cui crosta costituisce circa il 5%. La maggior parte si trova in minerali costituiti da suoi vari ossidi, tra cui ematite, magnetite, limonite e taconite. Si ritiene che il nucleo terrestre sia costituito principalmente da una lega di ferro e nichel, la stessa di cui è costituito circa il 5% delle meteore. Benché rari, i meteoriti sono la principale fonte di ferro allo stato metallico reperibile in natura, per esempio quelle del Canyon Diablo, in Arizona. Ferro fuso durante la lavorazione dell'acciaio Industrialmente il ferro è estratto dai suoi minerali, principalmente l'ematite (Fe2O3) e la magnetite (Fe3O4), per riduzione con carbonio in una fornace di riduzione a temperature di circa 2.000 °C. Nella fornace di riduzione la ''carica'', una miscela di minerale di ferro, carbonio sotto forma di coke e calcare, viene messa nella parte alta della fornace mentre una corrente di aria calda viene forzata nella parte inferiore. Nella fornace il carbon coke reagisce con l'ossigeno dell'aria producendo monossido di carbonio: :2C + O2 -> 2CO Il monossido di carbonio riduce il minerale di ferro (nell'equazione seguente ematite) per fondere il ferro, diventando biossido di carbonio nella reazione: :3CO + Fe2O3 -> 2Fe + 3CO2 Il calcare serve a fondere le impurità presenti nel materiale, principalmente biossido di silicio, sabbia ed altri silicati. Al posto del calcare (carbonato di calcio) è possibile usare la dolomite (carbonato di magnesio). A seconda delle impurità che devono essere rimosse dal minerale possono essere usate altre sostanze. L'alta temperatura della fornace decompone il calcare in ossido di calcio (calce viva): :CaCO3 -> CaO + CO2 Poi l'ossido di calcio si combina con il diossido di silicio per formare la ''scoria'' :CaO + SiO2 -> CaSiO3 La scoria fonde nel calore dell'altoforno (il diossido di silicio da solo resterebbe solido) e galleggia sopra il ferro liquido, più denso. Lateralmente l'altoforno ha dei condotti da cui è possibile spillare la scoria liquida o il ferro fuso a scelta. Il ferro così ottenuto è detto ''ghisa di prima fusione'' mentre la scoria, chimicamente inerte, può essere usata come materiale per la costruzione di strade o in agricoltura come concime per arricchire suoli poveri di minerali. Nel 2000 sono state prodotte nel mondo circa 1,1 miliardi di tonnellate di minerale di ferro per un valore commerciale stimato di circa 250 miliardi di dollari, da cui si sono ricavate 572 milioni di tonnellate di ghisa di prima fusione. Anche se l'estrazione di minerali di ferro avviene in 48 paesi, il 70% della produzione complessiva è coperto dai primi cinque: Cina, Brasile, Australia, Russia e India. I maggiori produttori di minerali ferrosi nel 2019 Posizione Paese Produzione (milioni di tonnellate) 1 919 2 405 3 351 4 238 5 97 6 72 7 63 8 58 9 46 10 35 === Analisi colorimetrica === Gli ioni ferro(II) (Fe2+) e ferro(III) (Fe3+) formano complessi di colore rosso con numerosi composti organici. Due di questi complessi sono usati a scopo analitico e la concentrazione dello ione ferro(II) o ferro(III) viene dedotta dalla misura dell'intensità del colore del complesso formatosi. ==== Metodo del tiocianato ==== Il campione in soluzione acida per acido cloridrico o acido nitrico 0,05 M-0,5 M viene trattato con un eccesso di soluzione di tiocianato di potassio (KSCN); gli ioni tiocianato formano con gli ioni di ferro(III) dei complessi colorati rosso-ruggine, in eccesso di tiocianato lo ione complesso maggioritario è Fe(SCN)63-. Gli ioni ferro(II) non reagiscono, ma possono essere preventivamente ossidati a ioni ferro(III). L'assorbanza della soluzione viene letta alla lunghezza d'onda di circa . Tra i cationi che possono interferire nella misura vi sono l'argento, il rame, il nichel, il cobalto, lo zinco, il cadmio, il mercurio e il bismuto; tra gli anioni vi sono i fosfati, i fluoruri, gli ossalati e i tartrati che possono formare complessi abbastanza stabili con gli ioni di ferro(III), competendo con il tiocianato. I sali di mercurio(I) e di stagno(II) vanno ossidati ai corrispondenti sali di mercurio(II) e di stagno(IV), perché distruggono il complesso colorato. Qualora la presenza di interferenti fosse eccessiva, è possibile precipitare gli ioni ferro(III) in forma di idrossido per trattamento con una soluzione acquosa di ammoniaca concentrata, separare l'idrossido di ferro(III) ottenuto e scioglierlo nuovamente nell'acido cloridrico diluito; oppure estrarre il complesso tiocianato di ferro (III) con una miscela 5:2 di 1-pentanolo ed etere etilico. ==== Metodo dell''o''-fenantrolina ==== Gli ioni ferro(II) formano un complesso rosso-arancione con l'''o''-fenantrolina (C12H18N2)3Fe2+ o Fe(phen)32+, la cui l'intensità dipende dal pH nell'intervallo tra 2 e 9. L'assorbanza della soluzione viene letta alla lunghezza d'onda di 510 nm. Gli ioni ferro(III) vengono preventivamente ridotti a ioni ferro(II) per trattamento con cloruro di idrossilammonio o idrochinone. Tra gli interferenti vi sono il bismuto, l'argento, il rame, il nichel, il cobalto e gli ioni perclorato. Il ferro è il metallo in assoluto più usato dall'umanità, rappresenta da solo il 95% della produzione di metalli del mondo. Il suo basso costo e la sua resistenza nella forma detta acciaio ne fanno un materiale da costruzione indispensabile, specialmente nella realizzazione di automobili, di scafi di navi e di elementi portanti di edifici. I composti del ferro più utilizzati comprendono: * la ghisa di prima fusione, contenente tra il 4% e 5% di carbonio e quantità variabili di diverse impurezze quali lo zolfo, il silicio ed il fosforo. Il suo principale impiego è quello di intermedio nella produzione di ghisa di seconda fusione e di acciaio; * la ghisa di seconda fusione, la ghisa propriamente detta, che contiene tra il 2,06% ed il 3,5% di carbonio e livelli inferiori delle impurezze sopra menzionate, tali da non incidere negativamente sulle proprietà reologiche del materiale. Ha un punto di fusione compreso tra 1 150 °C e 1 200 °C, inferiore a quello di ferro e carbonio presi singolarmente ed è quindi il primo prodotto a fondere quando ferro e carbonio sono scaldati insieme. È un materiale estremamente duro e fragile, si spezza facilmente, persino quando viene scaldato al calor bianco; * l'acciaio, che contiene quantità di carbonio variabile tra lo 0,10% e l'2,06%. Secondo il tenore o percentuale di carbonio si dividono in: ** extradolci (meno dello 0,15%); ** dolci (da 0,15% a 0,25%); ** semiduri (da 0,25% a 0,50%); ** duri (oltre lo 0,50% e fino al 2,06%). Il ferro comune, tecnicamente detto battuto o dolce contiene meno dello 0,5% di carbonio, quindi si tratta comunque di acciaio. È un materiale duro e malleabile. Spesso tuttavia con il termine ferro vengono indicati comunemente l'acciaio extradolce e quello dolce. Un ferro particolarmente puro, noto come "ferro Armco", viene prodotto dal 1927 con particolari procedimenti ed è impiegato dove si richiede un'elevatissima permeabilità magnetica e un'isteresi magnetica trascurabile. Gli acciai speciali o legati, oltre a contenere carbonio sono addizionati di altri metalli quali il cromo, il vanadio, il molibdeno, il nichel e il manganese per conferire alla lega particolari caratteristiche di resistenza fisica o chimica. L'ossido di ferro(III) (Fe2O3), nelle varietà magnetite e maghemite, usato per le sue proprietà magnetiche come materiale per la produzione di supporti di memorizzazione, ad esempio supportato su polimeri nei nastri magnetici. Il ferro è essenziale per la vita di tutti gli esseri viventi, eccezione fatta per pochi batteri. Gli animali inglobano il ferro nel complesso eme, un componente essenziale delle proteine coinvolte nelle reazioni redox come la respirazione. Eccessi di ferro aumentano quindi le reazioni redox provocando così un aumento dei radicali liberi. Per evitare ciò, il ferro nel nostro organismo è legato a proteine che regolano il suo stato di ossidazione. Il ferro inorganico si trova anche negli aggregati ferro-zolfo di molti enzimi, come le azotasi e le idrogenasi. Inoltre esiste una classe di enzimi basati sul ferro, classe che è responsabile di un'ampia gamma di funzioni di svariate forme di vita quali: la metano-monoossigenasi (conversione del metano in metanolo), la ribonucleotide riduttasi (conversione del ribosio in desossiribosio), le emeritritine (fissazione e trasporto dell'ossigeno negli invertebrati marini) e l'acido fosfatasi porpora (idrolizzazione degli esteri dell'acido fosforico). La distribuzione degli ioni ferro nei mammiferi è regolata in maniera molto rigorosa. Quando ad esempio il corpo è soggetto ad un'infezione, l'organismo "sottrae" il ferro rendendolo meno disponibile anche ai batteri (transferrina). Questo è il caso dell'epcidina, una proteina prodotta dal fegato che, legando e degradando la ferroportina, inibisce il rilascio di ferro dagli enterociti e dai macrofagi. Tra le migliori fonti alimentari di ferro si annoverano la carne, il pesce, i fagioli, il tōfu e i ceci. Contrariamente a quanto generalmente ritenuto, nonostante gli spinaci ne siano ricchi, il ferro in essi contenuto non è biodisponibile per l'assorbimento; gli spinaci diminuiscono la biodisponibilità del ferro perché con essi si formano dei composti di coordinazione con conseguente spreco. Il ferro assunto tramite integratori alimentari è spesso nella forma di fumarato o gluconato di ferro (II): il loro uso è sconsigliato . Le dosi consigliate di ferro da assumere quotidianamente variano con l'età, il genere . Il ferro assunto come eme ha una maggiore biodisponibilità rispetto a quello presente in altri composti. I livelli di assunzione raccomandati (LARN) sono: * 10 mg/die per gli uomini dai 18 ai 60 anni * 10 mg/die per le donne sopra i 50 anni * 12 mg/die per gli adolescenti maschi e le femmine senza mestruazioni * 18 mg/die per le donne dai 14 ai 50 anni e per le nutrici * 30 mg/die per le gestanti. Il ferro viene assorbito a livello del duodeno. Il ferro legato al gruppo eme è di più facile assorbimento rispetto al ferro non eme. La carne contiene circa il 40% di ferro eme e il 60% di ferro non eme. Del ferro contenuto nella carne, eme e non eme, ne viene assorbito circa il 10-30%, percentuale che sale fino al 40% se si considera il solo ferro eme. Gli alimenti vegetali contengono solo ferro non eme di più difficile assorbimento, infatti del ferro di origine vegetale si assorbe infatti meno del 5%. In totale una persona priva di carenze assorbe in media circa il 10% del ferro introdotto con la dieta. Del ferro introdotto con la dieta circa l'80% è incorporato nel gruppo eme (non è influente lo stato di ossidazione); il restante 20% è immagazzinato come ferro non emico che deve essere necessariamente nella forma ridotta. La riduzione avviene facilmente a pH acido, quindi nello stomaco o in presenza di sostanze riducenti come la vitamina C. Nelle cellule e nei fluidi corporei (sangue e linfa) il ferro non è mai libero, ma è legato a specifiche proteine di trasporto. All'interno delle cellula della mucosa intestinale il ferro si lega all'apoferritina; il complesso neoformato si chiama ferritina. Dopodiché il ferro viene liberato e ossidato per raggiungere il circolo sanguigno. Nel sangue il ferro viene nuovamente ridotto e si lega alla transferrina. Come tale viene trasportato al fegato dove si deposita come ferritina ed emosiderina. Dal fegato, a seconda delle necessità dell'organismo, il ferro viene trasportato ai vari organi, ad esempio al tessuto muscolare, dove è fondamentale per la sintesi della mioglobina o a livello del midollo osseo rosso dove è impiegato per la sintesi dell'emoglobina. Il ferro-eme è una sostanza pro-ossidante che favorisce la formazione di N-nitroso composti nel lume intestinale e in generale la produzione di radicali liberi. Gli isotopi stabili del ferro esistenti in natura sono quattro, in parentesi le loro abbondanze relative: 54Fe (5,85%), 56Fe (91,75%), 57Fe (2,12%) e 58Fe (0,28%). === Isotopi stabili === Il primo di questi, il 54Fe, è un isotopo stabile osservativamente, anche se teoricamente potrebbe decadere esotermicamente a 54Cr attraverso una doppia cattura elettronica con emissione di due neutrini, rilasciando un'energia di ~0,68 MeV. Tuttavia, l'emivita stimata per questo processo è di oltre 4,4·1020 anni o 3,1·1022 anni (periodo di migliaia di miliardi di volte superiore all'età dell'Universo) e, ad oggi, non ci sono evidenze sperimentali conclusive per questo decadimento che, in ogni caso, sarebbe del tutto inavvertibile e privo di qualsiasi conseguenza da un punto di vista pratico. Una situazione potenzialmente analoga si ha per il primo isotopo stabile del nichel, il 58Ni, anch'esso soggetto a doppia cattura elettronica a dare un altro isotopo stabile del ferro, il 58Fe. Il 56Fe (o Fe-56) è il più abbondante ed è stato da più parti in passato ritenuto erroneamente il nuclide più fortemente legato, quello cioè avente la più alta energia di legame per nucleone. Tale primato spetta invece al 62Ni, mentre il 56Fe viene al terzo posto, dopo il 58Fe. Il primato del 56Fe è invece quello di avere la minima massa per nucleone (930,412 MeV/c2), per il fatto puro e semplice che ha un maggior rapporto ''Z''/''N'' (protoni/neutroni) rispetto al Ni-62 (930,417 MeV/c2), essendo i protoni più ''leggeri'' (meno massivi) dei neutroni. Questo vuol dire che, se ci fossero adatte sequenze di reazioni nucleari e ammettendo per esse il raggiungimento di uno stato di equilibrio (''e-process''), il 56Fe sarebbe il prodotto più stabile. A livello cosmico l'abbondanza dei metalli di transizione della prima serie presenta un picco centrato sull'elemento ferro, in particolare sul Fe-56, il quale sovrasta gli isotopi più abbondanti dei suoi vicini a sinistra (Ti, V, Cr, Mn) e a destra (Co, Ni, Cu, Zn) nella tavola periodica; questo è noto come picco del ferro, e qui il nichel risulta secondo con il 58Ni, che è però più di un ordine di grandezza meno abbondante. Il Fe-56 costituisce il principale punto di arrivo della nucleosintesi all'interno delle stelle massive e come tale riveste particolare interesse per la fisica nucleare e l'astrofisica. Nella fase di evoluzione stellare nota come processo di fusione del silicio, in particolare del 28Si (7 particelle alfa), che avviene soprattutto nel nucleo delle stelle più massive, ma specialmente nelle esplosioni di supernove, vengono prodotti nuovi nuclei per successiva incorporazione esotermica di particelle alfa fino ad arrivare al 56Ni (14 particelle alfa). Questo nuclide è radioattivo a vita breve (T1/2 ≈ 6 giorni) e decade ε/β+ a 56Co, che poi decade anch'esso con la stessa modalità (T1/2 ≈ 77 giorni) a 56Fe, stabile. In tal modo il Fe-56 può accumularsi e divenire il più abbondante tra gli elementi metallici nell'universo, dove è il sesto (1090 ppm) per abbondanza assoluta, dopo H, He, O, C e Ne. È ipotizzabile che la sovrapponibilità della curva di abbondanza cosmica di tali elementi (e segnatamente dei loro isotopi più fortemente legati) con la curva dell'energia di legame per nucleone abbia potuto generare la confusione. Il 57Fe ha un isomero nucleare (stato eccitato metastabile) a soli 14,4 keV sopra lo stato fondamentale. Questo permette l'utilizzo per questo nucleo della spettroscopia di risonanza Mössbauer sfruttando la transizione tra lo stato eccitato e quello fondamentale. Ancora, il 57Fe è l'unico isotopo stabile di Fe ad avere spin nucleare (1/2, con parità negativa), il che permette di utilizzare la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. Il valore semintero dello spin implica l'assenza di momento di quadrupolo, il che permette di ottenere spettri ad alta risoluzione per campioni in soluzione in adatti solventi. Come standard si usa il ferro pentacarbonile; come standard secondari il ferrocene e il ferrocianuro di potassio. Entrambe le spettroscopie sono tecniche di notevole valore diagnostico strutturale e chimico e, grazie a questo isotopo, il ferro e i suoi composti, allo stato solido per la risonanza Mössbauer e in soluzione per la risonanza magnetica, possono disporne per essere indagati. === Isotopi radioattivi === Il Fe-53 decade a Mn-53 (radioattivo) per cattura elettronica e per emissione di positrone (β+), rilasciando 3,743 MeV; l'emivita è 2,51 minuti; il Mn-53 decade a sua volta, per sola cattura elettronica, a Cr-53, stabile. Il Fe-55 decade a Mn-55 (stabile) per cattura elettronica, rilasciando 0,231 MeV; l'emivita è 2,74 anni. Il Fe-59 decade β- a Co-59 (stabile), rilasciando 1,565 MeV; l'emivita è 44,49 giorni. Il 60Fe è un nuclide radioattivo che ha un'emivita di 2,62 milioni di anni (fino al 2009 si credeva fosse di 1,5 milioni di anni) ed è ormai "estinto". Molti lavori di datazione basati sul ferro si basano proprio sulla misura del tenore di 60Fe in meteoriti e minerali. In alcune parti delle meteoriti ''Semarkona'' e ''Chervony Kut'' si è osservata una correlazione tra la concentrazione di 60Ni, il prodotto del decadimento di 60Fe, e le abbondanze degli altri isotopi stabili del ferro; questo prova che 60Fe esisteva all'epoca della nascita del sistema solare. È inoltre possibile che l'energia prodotta dal suo decadimento abbia contribuito, insieme a quella del decadimento di 26Al, alla ri-fusione ed alla differenziazione degli asteroidi al tempo della loro formazione, 4,6 miliardi di anni fa. Questo mucchio di minerale di ferro verrà usato per produrre acciaio. Gli stati di ossidazione più comuni del ferro comprendono: * il '''ferro(0)''', che dà complessi organometallici come Fe(CO)5 * il '''ferro(II)''', che dà composti di Fe2+, è molto comune (il suffisso -oso è obsoleto, IUPAC). * il '''ferro(III)''', che dà composti di Fe3+, è anche molto comune, per esempio nella ruggine (il suffisso -ico è obsoleto, IUPAC). * il '''ferro(IV)''', Fe4+, che dà composti talvolta denominati di ''ferrile'', è stabile in alcuni enzimi (e.g. perossidasi). * il carburo di ferro Fe3C è conosciuto come cementite. È anche noto il '''ferro(VI)''', uno stato raro presente per esempio nel ferrato di potassio. Si veda anche ossido di ferro. Un apporto eccessivo di ferro tramite l'alimentazione è tossico perché l'eccesso di ioni ferro(II) reagisce con i perossidi nel corpo formando radicali liberi. Finché il ferro rimane a livelli normali, i meccanismi anti-ossidanti del corpo riescono a mantenere il livello di radicali liberi sotto controllo. Un eccesso di ferro può produrre disturbi (emocromatosi); per questo l'assunzione di ferro tramite medicinali e integratori va eseguita sotto stretto controllo medico e solo in caso di problematiche legate alla carenza di ferro. * Al ferro è dedicato uno dei racconti de ''"Il sistema periodico"'' di Primo Levi.
Formula bruta
La '''formula bruta''' di una specie chimica è una particolare formula chimica che fornisce informazioni sul numero e sulla natura chimica degli atomi che costituiscono la specie chimica in questione.
Esistono due tipologie di formula bruta: * formula minima (o formula empirica): indica il rapporto tra il numero di atomi differenti che costituiscono una specie chimica, senza indicare esattamente il numero di atomi; * formula molecolare: indica il numero degli atomi che costituiscono una specie chimica. La formula minima e la formula molecolare sono differenti se gli indici della formula hanno un massimo comune divisore diverso da 1 (cioè se gli indici sono tutti multipli di un numero intero maggiore di 1), mentre sono identiche in tutti gli altri casi. Nel caso dei cristalli ionici tutti gli atomi del cristallo sono legati tra loro da legami chimici intramolecolari, per cui volendo descrivere la struttura chimica esatta del cristallo dovremmo conoscere il numero esatto di tutti gli atomi che compongono il cristallo, che saranno un numero elevatissimo (più o meno dello stesso ordine della costante di Avogadro), per cui non è praticamente possibile in questi casi e non avrebbe alcuna utilità pratica utilizzare la formula molecolare, per cui nel caso dei cristalli ionici si preferisce utilizzare la formula minima; il numero di esatto di atomi può comunque essere valutato dalla formula minima conoscendo il valore della massa del cristallo. Discorso analogo vale nel caso dei metalli, i cui atomi sono tutti legati tra di loro. La formula molecolare è invece generalmente utilizzata per indicare singole molecole (tranne che si tratti di macromolecole): per tale motivo si chiama appunto "formula molecolare". === Esempi === Nella tabella seguente sono indicati alcuni esempi di formula minima e formula molecolare di alcune specie chimiche: Nome Minima Molecolare Immagine Composizione atomica Acido cloridrico HCl HCl 100px Ciascuna molecola è costituita da 1 atomo di idrogeno (H) e 1 atomo di cloro (Cl) Acido solforico H2SO4 H2SO4 100px 2 atomi di idrogeno (H), 1 atomo di zolfo (S) e 4 atomi di ossigeno (O) Acqua H2O H2O 100px Ciascuna molecola è costituita da 2 atomi di idrogeno (H) e 1 atomo di ossigeno (O) Azoto N N2 100px Ciascuna molecola è costituita da 2 atomi di azoto (N) Carbonio C C Le forme allotropiche del carbonio sono costituite solamente da atomi di carbonio Zolfo S S8 100px Esistono più di 30 forme allotropiche dello zolfo. Nello zolfo cristallino la più comune è il cicloottazolfo, una struttura di 8 atomi di zolfo chiusa ad anello Cloruro di potassio KCl KCl 100px I suoi cristalli contengono un numero uguale di atomi di potassio e di cloro Esano C3H7 C6H14 100px Ciascuna molecola è costituita da 6 atomi di carbonio (C) e 14 atomi di idrogeno (H) Fluoruro di calcio CaF2 CaF2 100px Gli atomi di fluoro sono in numero doppio rispetto agli atomi di calcio Glucosio CH2O C6H12O6 100px 6 atomi di carbonio (C), 12 atomi di idrogeno (H) e 6 atomi di ossigeno (O) Metano CH4 CH4 100px 1 atomo di carbonio (C) e 4 atomi di idrogeno (H) Nitrato di magnesio Mg(NO3)2 Mg(NO3)2 Gli ioni nitrato sono il doppio degli ioni magnesio Silice SiO2 SiO2 Contiene due atomi di ossigeno per ogni atomo di silicio In una formula bruta la natura chimica degli atomi è indicata rappresentando gli atomi di uno stesso elemento chimico (cioè gli atomi aventi lo stesso numero atomico) con dei simboli (detti appunto "simboli chimici") costituiti generalmente da una o due lettere (o tre lettere nel caso di nomi provvisori degli elementi chimici artificiali), con la cui prima lettera è sempre maiuscola. Ad esempio il simbolo H corrisponde all'idrogeno, il simbolo Cl corrisponde al cloro e così via. I simboli utilizzati per rappresentare gli elementi chimici sono indicati nella tavola periodica degli elementi, ideata da Mendeleev nel 1869. A pedice di ciascun simbolo chimico contenuto in una formula bruta è indicato il numero degli atomi dello stesso elemento chimico contenuti nella specie chimica in esame; tale numero è chiamato "indice". Tale indice viene omesso se è pari a 1. I simboli degli elementi chimici di una formula bruta sono in genere indicati in ordine di elettronegatività crescente; alcune eccezioni a tale regola sono l'idrogeno negli alcoli (che è indicato alla fine della formula accanto all'ossigeno, ad esempio: C2H5OH) e il carbonio nei composti organici (che è indicato all'inizio della formula, ad esempio: CH4). Un'altra eccezione a tale regola è data dalla formula bruta dell'ammoniaca (NH3), in cui l'azoto (N) è indicato prima dell'idrogeno (H), sebbene l'azoto abbia un'elettronegatività maggiore (3,04 contro 2,20 nella scala Pauling). La "formula bruta" presenta alcuni svantaggi rispetto alla formula di struttura, in quanto non è in grado né di rappresentare la struttura della molecola né di differenziare i suoi isomeri. Ad esempio C6H12O6 è la formula bruta di tutti gli zuccheri ''esosi'' (cioè composti da 6 atomi di carbonio) tra cui glucosio, fruttosio e mannosio. In questo caso la formula bruta non è sufficiente a identificare un particolare tipo di esoso. Nel caso in cui si abbia la necessità di indicare in maniera esplicita i raggruppamenti di atomi (o gruppi funzionali) di una specie chimica, si preferisce invece fare uso della formula condensata, che è una via di mezzo tra una formula bruta e una formula di struttura, in quanto permette di avere un'idea approssimativa del modo in cui alcuni atomi sono legati tra loro.
François Truffaut
Protagonista del cinema francese tra la fine degli anni cinquanta e i primissimi anni ottanta, assieme agli amici e colleghi Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, Éric Rohmer e Jacques Rivette diede vita a una nuova corrente cinematografica denominata ''nouvelle vague'', letteralmente "nuova ondata", che traeva ispirazione dalla passata stagione del Neorealismo italiano e che influenzerà successivamente numerosi registi americani della New Hollywood. Il suo film ''Effetto notte'' vinse il premio Oscar al miglior film straniero nel 1974. Truffaut è considerato uno dei più grandi autori cinematografici francesi nel palcoscenico internazionale; mentre nel campo della critica era ed è chiamato “il becchino del cinema contemporaneo” per il suo duro atteggiamento nei confronti della cinematografia di allora.
=== L'infanzia e l'adolescenza === François Truffaut nasce presso una levatrice in ''rue Léon-Cogniet'', nel ''XVII arrondissement'' di Parigi, il 6 febbraio del 1932. La madre è Jeanine de Monferrand, all'epoca del suo concepimento appena diciottenne, una segretaria per la redazione del quotidiano ''L'Illustration'' proveniente da una famiglia di militari cattolici e conservatori originari di Belfort (nella Franca Contea), mentre il padre è Roland Truffaut, progettista presso uno studio d'architettura, che riconosce il figlio come suo, pur non essendone il genitore biologico. Nel 1944, leggendo il diario di Roland, il futuro regista scopre la verità anche se – per accertare la vera identità del padre naturale – dovrà aspettare la fine degli anni sessanta quando, per esigenze di realizzazione del film ''Baci rubati'' (1968), Truffaut contatta l'investigatore privato Albert Duchenne dell'agenzia Dubly, e ne approfitta per affidargli l'ulteriore compito di individuare il suo padre biologico. Viene così a sapere che si tratta di tale Roland Lévy, un dentista, nato a Bayonne (nel dipartimento francese dei Pirenei Atlantici) da una famiglia ebraica di remote origini portoghesi, divorziato, che all'epoca viveva proprio a Belfort. Esita a lungo ma poi decide ''«di non allacciare i rapporti con il padre ritrovato: era davvero troppo tardi, e poi non voleva creare dei problemi al padre legale Roland Truffaut»''. Le circostanze in cui avviene il concepimento segnano l'infanzia del regista. La giovanissima madre, quando scopre di essere incinta, vorrebbe abortire ma la famiglia s'oppone fermamente e, per il periodo della gravidanza, la manda in ''«una sorta di convitto per "traviate"»''. Dopo la nascita, il bambino viene dapprima messo a balia e poi mandato in campagna dalla nonna presso la quale trascorrerà i suoi primi anni di vita. Dopo il parto la madre trova un lavoro di segretaria al giornale ''L'Illustration'', in cui lavora anche il nonno del futuro regista, l'ex ufficiale Jean de Monferrand. Appassionata di montagna, Jeanine frequenta il Club Alpino Francese, di cui il padre è socio onorario, e qui conosce un designer industriale, Roland Truffaut. Nel novembre 1933 i due si sposano e Roland riconosce il bambino, che però andrà a vivere con la coppia solo alcuni anni più tardi, alla morte della nonna materna. Il rapporto con la nonna è fondamentale per la nascita di una delle grandi passioni del futuro regista, quella per la lettura. Di salute cagionevole, il piccolo François non frequenta la scuola materna ed è la nonna, autrice di un libro sul bigottismo (mai pubblicato) e appassionata lettrice, che lo introduce nel mondo dei libri. È lei che dapprima legge per lui e, poi, gli insegna a leggere. L'amore per la letteratura e per i libri è una delle costanti della vita del regista fin da allora. Lui stesso dirà: ''«mia madre (...) non sopportava i rumori e m'impediva di muovermi e parlare per ore e ore. Allora io leggevo: era la sola occupazione a cui potessi dedicarmi senza disturbarla. Durante l'occupazione tedesca ho letto moltissimo e poiché stavo spesso solo, mi misi a leggere i libri degli adulti (...). Arrivato a tredici o quattordici anni comprai, a cinquanta centesimi al pezzo, quattrocentocinquanta volumetti grigiastri, Les Classiques Fayard, e mi misi a leggerli in ordine alfabetico (...), senza saltare un titolo, un volume, una pagina»''. Alla passione per la lettura non corrisponde però un buon rapporto con le istituzioni scolastiche. Fino al 1941 frequenta il liceo Rollin in cui, secondo le sue parole, si sente un estraneo. Il fallimento dell'esame di ammissione al sesto anno è l'inizio di un lungo peregrinare tra numerose scuole: ''«avevo una pessima condotta, più ero punito più diventavo turbolento. A quel tempo venivo espulso molto di frequente e passavo da una scuola all'altra»''. Ed è proprio in una delle numerose scuole che frequenta per brevi periodi, quella sita al n. 5 di rue Milton, che il dodicenne Truffaut conosce Robert Lachenay, di un anno e mezzo più grande. Grazie alla comune passione per la letteratura e per il cinema, tra i due nasce un'amicizia che durerà tutta la vita. Nel numero speciale che i Cahiers du cinéma dedicheranno al regista nel dicembre 1984, Lachenay scrive: ''«l'incomprensione che i suoi genitori manifestavano per lui era simile a quella dei miei. Ciascuno di noi non aveva che l'altro a far le veci della famiglia (...) Se non ci fossimo incontrati e sostenuti a vicenda, certamente ci saremmo avviati entrambi su una brutta strada»''. Tomba di François Truffaut al cimitero parigino di Montmartre Il primo film che il giovanissimo François Truffaut vede è ''Paradiso perduto'' (1940) di Abel Gance, che gli comunica una forte emozione. Da allora frequenta assiduamente i cinema, spesso durante le ore di lezione, con conseguenze facilmente prevedibili sulla sua resa scolastica. Bocciato più volte, lascia presto la scuola e, poco prima della liberazione di Parigi, fugge dalla colonia in cui lo avevano mandato e trova un lavoro come magazziniere. Dopo aver perduto il lavoro, fonda un cineclub in concorrenza con quello di André Bazin, che conosce in quest'occasione. Sarà una figura fondamentale per il futuro di Truffaut. Lo stesso Truffaut ha raccontato: ''«Mio padre ritrovò le mie tracce e mi consegnò alla polizia. Sono stato ospite per molto tempo del riformatorio di Villejuif da cui mi fece uscire André Bazin. Sono stato manovale in un'officina, poi mi sono arruolato per la guerra d'Indocina. Ho approfittato di una licenza per disertare. Ma, dietro consiglio di Bazin, ho raggiunto il mio reparto. In seguito sono stato riformato per instabilità di carattere»''. Bazin sarà per François Truffaut quell'autentica figura paterna che gli era mancata. Sarà sempre Bazin a trovargli lavoro presso il servizio cinematografico del Ministero dell'Agricoltura e, poi, lo assumerà come critico cinematografico presso una rivista da poco fondata: ''Cahiers du cinéma''. === Gli anni della critica (1949 - 1956) === François Truffaut al Giffoni Film Festival del 1982. Dopo cinque mesi di casa di correzione, nel 1949, André Bazin gli offre un lavoro nella sezione "cinema" di Travail et culture e lo introduce ad alcune riviste. Scrive i suoi primi articoli nel 1950. A seguito di una storia d'amore finita male, si arruola nell'esercito nel 1951, sperando di trovare la morte in Indocina. Inviato invece in Germania, prolunga abusivamente una licenza a Parigi. Viene quindi inviato al carcere militare per diserzione, e lì ottiene la dispensa dall'esercito per instabilità di carattere, grazie ancora una volta ad André Bazin. Lo stesso Bazin lo ospita a casa sua a Bry-sur-Marne e nel 1952 gli trova un posto di lavoro al servizio cinematografico del Ministero dell'Agricoltura, per pochi mesi, atteso che il suo contratto non verrà rinnovato. François Truffaut pubblica articoli per ''Cahiers du cinéma'' e poi entra nella rivista ''Arts'' nel 1953. All'interno di queste riviste entra a far parte della giovane guardia che si riconosce attorno ad André Bazin, insieme a Claude Chabrol, Jacques Rivette, Jacques Demy, Éric Rohmer, Jean-Luc Godard. Il suo pamphlet ''Una certa tendenza del film francese'' afferma apertamente quel che molti registi pensano in silenzio. L'anno seguente fa il suo esordio con il cortometraggio ''Une visite'', e scrive la sceneggiatura di ''A bout de souffle''. Nel 1955 realizza le sue prime interviste con Alfred Hitchcock e pubblica un racconto, ''Antonio e l'orfano'', sulla rivista Le Parisien. Nel 1956 è assunto come assistente alla regia di Roberto Rossellini, "l'uomo più intelligente che ho conosciuto," in tre film che non vengono portati a termine. Viene poi chiamato da Henri-Pierre Roché: il collezionista ha notato uno degli articoli del giovane critico Truffaut in cui egli parla in termini elogiativi e, a suo modo di vedere, appropriati, del suo libro ''Jules e Jim'', fino a quel momento rimasto senza successo. Come racconta Truffaut stesso, scoprì il volume tra i tanti di una bancarella. Nasce quindi un'amicizia speciale dalla condivisione delle esperienze dell'infanzia, sentimentali e il comune amore per la scrittura. L'autore incoraggia il futuro regista a realizzare dei film dai suoi due romanzi, cosa che il regista non tarderà a fare, vista la sua fascinazione per il lavoro di Henri-Pierre Roché. Dopo ''Jules et Jim'', infatti, sarà la volta di ''Le due inglesi''. Questo incontro rafforza in Truffaut la posizione che egli sta difendendo, con forza, in Cahiers du cinéma contro il cinema francese dell'epoca, posizione che promuove, secondo le idee di André Bazin, i film d'autore e un racconto personale, ma con uno sguardo il più possibile obiettivo e, sul piano tecnico, con l'utilizzo della profondità di campo e del piano sequenza, per mantenere una corrispondenza anche stilistica con lo scorrere della vita. === Gli anni dietro la macchina da presa (1956 - 1983) === François Truffaut e Claude Jade alla premiere del loro terzo film comune, L'amore fugge, 1979 Nel 1957 decide di passare alla realizzazione di film e fonda una società di produzione, Les Films du Carrosse, con una denominazione che costituisce un omaggio a Jean Renoir di cui celebra il film ''La carrozza d'oro'', e gira ''L'età difficile''. Questo «uomo che amava le donne» si sposa il 29 ottobre con Madeleine, figlia del proprietario di una società di distribuzione cinematografica, la Cocinor. La coppia ha due figlie: Laura, nata il 22 gennaio 1959, e Éva, nata il 28 giugno 1961, che comparirà ne ''Gli anni in tasca''. Seduttore incorreggibile, divorzia nel 1964. Nel 1959 gira ''I Quattrocento colpi'', film dal successo immediato, che apre la strada al movimento della Nouvelle Vague e alla fama internazionale del regista. Il successo gli permette di sostenere l'anno successivo, con la sua casa di produzione, Jean Cocteau, rimasto senza produttore durante le riprese de ''Il testamento di Orfeo''. Nello stesso anno firma il Manifesto dei 121. Nel 1963, Les Films du Carrosse partecipa alla produzione di ''Mata-Hari, agente segreto H21'', e Truffaut partecipa alla redazione dei dialoghi e della sceneggiatura. La sua fama è raddoppiata da ''Jules et Jim'' che gli vale nel 1965 la partecipazione da protagonista in una trasmissione televisiva, ''Cineasti contemporanei''. Nel febbraio 1968, Truffaut difende pubblicamente Henri Langlois, minacciato di destituzione dal suo ruolo di Direttore della Cinémathèque française e si pone alla guida del ''Comitato per la difesa della Cinémathèque''. Nel 1968 Truffaut avanza una proposta di matrimonio alla famiglia della sua attrice preferita, Claude Jade, "la piccola fidanzata del cinema", all'epoca ancora minorenne, che ha girato con lui ''Baci rubati''. Non si presenta, però, alla cerimonia, fuggendo un secondo matrimonio per dedicarsi alle sue iniziative professionali e politiche legate al Maggio francese. L'impegno politico dividerà Truffaut dagli altri registi della Nouvelle Vague, poiché egli si trova più a suo agio nella posizione di un uomo che attende senza ipocrisia al suo mestiere al servizio dello spettatore, piuttosto che al servizio di una causa per la quale non è sicuro che lo spettatore abbia comprato il biglietto. Nonostante il matrimonio abortito, Truffaut resta ottimo amico di Claude Jade, che reciterà ancora per lui in ''Non drammatizziamo... è solo questione di corna'' e ''L'amore fugge''. Il regista è veramente un «seduttore compulsivo non appena cala la sera», come si trova descritto nel diario di Henri-Pierre Roché che gli ispirò ''L'uomo che amava le donne'', “s'innamora” di tutte le protagoniste dei suoi film, che lancia verso il successo e la fama. Fa eccezione a questa regola la sola Isabelle Adjani, protagonista di ''Adèle H., una storia d'amore''. Il suo ultimo amore è Fanny Ardant, che dirige ne ''La signora della porta accanto'' (1981), e in ''Finalmente domenica!'' (1983), dalla quale ha una figlia, Joséphine, nata il 28 settembre 1983. François Truffaut appare come attore in diversi suoi film, interpretando brevi camei (ad esempio in ''Adèle H., una storia d'amore'' e ''L'uomo che amava le donne'') o anche ruoli da protagonista, come in ''Effetto notte'', ''La camera verde'' e ''Il ragazzo selvaggio''. Nel 1977 recita in ''Incontri ravvicinati del terzo tipo'' di Steven Spielberg, nel ruolo dello scienziato francese Lacombe. Spielberg era infatti un grande ammiratore di Truffaut e, visto che questi parlava un pessimo inglese, gli consentì di parlare e recitare sempre in francese, con un assistente a fare da interprete di ogni sua osservazione. === La malattia e la morte (1984) === Nel marzo 1984, il regista, ammalato di tumore al cervello, accetta coraggiosamente di apparire nella trasmissione ''Apostrophes'' che Bernard Pivot gli dedica per la riedizione del libro ''Hitchcock-Truffaut''. Operato tardivamente, Truffaut muore il 21 ottobre 1984 nell'Ospedale Americano di Parigi a Neuilly-sur-Seine. Cremato nel cimitero di Père-Lachaise, le sue ceneri si trovano al cimitero di Montmartre a Parigi. === Truffaut e Hitchcock === François Truffaut ha nutrito una grande passione per i film di Alfred Hitchcock e, insieme a Claude Chabrol e altri colleghi della rivista ''Cahiers du cinéma'', ha avuto il merito di far rivalutare e apprezzare l'opera del maestro della suspense tanto in Europa quanto in America, dove da sempre il regista britannico era trattato dalla critica con sufficienza, nonostante gli enormi successi di pubblico. Nel 1962 Truffaut rivolse a Hitchcock una lunga intervista pubblicata poi nel libro ''Il cinema secondo Hitchcock'', dal quale emerge il ritratto di un regista estremamente fine e attento alla narrazione visiva, e al contempo di un uomo assai fragile che si cela dietro un apparente cinismo nei confronti della vita reale. L'intervista tratta analiticamente ciascun film di Hitchcock e ne mette in luce le innovazioni tecniche, i particolari più nascosti, le invenzioni di sceneggiatura e, talvolta, i difetti; al di là dell'enorme mole di informazioni fornite, l'aspetto più caratteristico di questa intervista è che parte da temi prettamente cinematografici per poi diventare man mano un dialogo personale tra il giovane regista e l'anziano maestro. Esiste un estratto dalla trasmissione televisiva ''Apostrophe'', condotta da Bernard Pivot, in cui Truffaut definisce Hitchcock come «un personaggio alla Henry James, pieno di frustrazioni» e spiega brevemente alcuni aspetti del suo fare cinema: la rappresentazione della violenza come se fosse una scena d'amore e viceversa; la scelta delle protagoniste femminili sempre bionde e sofisticate e la repulsione di Hitchcock nei confronti delle attrici come Brigitte Bardot e Marilyn Monroe che, per usare le parole di Truffaut, «avevano il sesso stampato sulla faccia». La trasmissione risale al 1984, pochi mesi prima che un tumore cerebrale uccidesse il regista francese. Anche Hitchcock utilizzò l'attrice preferita di Truffaut, Claude Jade. «Il metodo di citazione attraversa tutti i film di Truffaut», scrive il critico cinematografico italiano Massimo Marcelli, «così come l'uso di un'attrice per la sua somiglianza con un'altra. Claude Jade ricorda Grace Kelly, l'eroina di Hitchcock per eccellenza; e per chiudere il cerchio delle croci delle citazioni: il maestro del film sembra aver apprezzato questa allusione, perché le riprende ancora in ''Topaz''». Hitchcock ha dato all'attrice Claude Jade il ruolo di Michèle Picard, la figlia dell'agente André Devereaux, in ''Topaz''. ''I 400 colpi'' venne girato nel 1959 con grande successo di critica e pubblico e valse a Truffaut un premio come miglior regista al Festival di Cannes, lo stesso festival che lo aveva bandito solo un anno prima. Il film, fortemente autobiografico, segue il personaggio di Antoine Doinel con le sue disavventure a scuola, una vita infelice e il riformatorio, tra un rapporto instabile con i genitori e una gioventù da derelitto sociale. Proprio come il personaggio di Doinel, anche Truffaut era nato fuori dal matrimonio, una condizione che dovette rimanere segreta a causa dello stigma sociale associato all'illegittimità. Truffaut venne registrato nei registri dell'Ospedale come "nato da padre sconosciuto" ed è stato curato da un infermiere per un lungo periodo di tempo; solo in seguito lo sposo della madre gli diede il suo cognome, Truffaut. Truffaut provò Jean-Pierre Léaud per la parte di Antoine Doinel. Léaud era un ragazzo normale di 13 anni che si presentò al provino dopo aver visto un volantino, ma le interviste fatte dopo l'uscita del film rivelano la sua naturale raffinatezza e l'istintiva bravura davanti alla cinepresa. Léaud e Truffaut collaborarono a diversi film nel corso degli anni: i più famosi sono stati i sequel delle vicende di Antoine Doinel in una serie di film detto ''Il ciclo di Antoine Doinel''. Accanto a Léaud, in tre film troviamo Claude Jade nel ruolo di Christine Darbon, che diventa la sua fidanzata in ''Baci rubati'', quindi moglie e madre di suo figlio in ''Non drammatizziamo... è solo questione di corna'', infine ex moglie e migliore amica ne ''L'amore fugge''. === Regista === ==== Cortometraggi ==== * ''Une visite'' (1954) * ''L'età difficile'' (''Les Mistons'') (1957) * ''Une histoire d'eau'' (1958) - co-diretto da Jean-Luc Godard * ''Antoine e Colette'', episodio di ''L'amore a vent'anni'' (''L'amour à vingt ans'') (1962) ==== Lungometraggi ==== * ''I quattrocento colpi'' (''Les quatre-cents coups'') (1959) * ''Tirate sul pianista'' (''Tirez sur le pianiste'') (1960) * ''Jules e Jim'' (''Jules et Jim'') (1962) * ''La calda amante'' (''La peau douce'') (1964) * ''Fahrenheit 451'' (1966) * ''La sposa in nero'' (''La mariée était en noir'') (1967) * ''Baci rubati'' (''Baisers volés'') (1968) * ''La mia droga si chiama Julie'' (''La sirène du Mississippi'') (1969) * ''Il ragazzo selvaggio'' (''L'enfant sauvage'') (1970) * ''Non drammatizziamo... è solo questione di corna'' (''Domicile conjugal'') (1970) * ''Le due inglesi'' (''Les deux anglaises et le continent'') (1971) * ''Mica scema la ragazza!'' (''Une belle fille comme moi'') (1972) * ''Effetto notte'' (''La nuit américaine'') (1973) * ''Adele H. - Una storia d'amore'' (''L'histoire d'Adèle H.'') (1975) * ''Gli anni in tasca'' (''L'argent de poche'') (1976) * ''L'uomo che amava le donne'' (''L'homme qui aimait les femmes'') (1977) * ''La camera verde'' (''La chambre verte'') (1978) * ''L'amore fugge'' (''L'amour en fuite'') (1979) * ''L'ultimo metrò'' (''Le dernier métro'') (1980) * ''La signora della porta accanto'' (''La femme d'à côté'') (1981) * ''Finalmente domenica!'' (''Vivement dimanche!'') (1983) === Attore === Ove non diversamente indicato, la regia è dello stesso Truffaut: * ''I quattrocento colpi'' (''Les quatre-cents coups'') (1959) * ''Tire-au-flanc 62'', regia di Claude de Givray (1961) * ''Il ragazzo selvaggio'' (''L'enfant sauvage'') (1970) * ''Effetto notte'' (''La nuit américaine'') (1973) * ''Gli anni in tasca'' (''L'argent de poche'') (1976) * ''L'uomo che amava le donne'' (''L'homme qui aimait les femmes'') (1977) * ''Incontri ravvicinati del terzo tipo'' (''Close Encounters of the Third Kind''), regia di Steven Spielberg (1977) * ''La camera verde'' (''La chambre verte'') (1978) === Produttore e sceneggiatore === Come proprietario di ''Les Films du Carrosse'' Truffaut ha prodotto, oltre che quasi tutte le proprie pellicole, anche film di altri autori. * ''Paris nous appartient'', regia di Jacques Rivette (1960) - Produttore * ''Le testament d'Orphée'', regia di Jean Cocteau (1960) - Produttore * ''Tire-au-flanc 62'', regia di Claude de Givray (1961) - Produttore – Cosceneggiatore – Supervisore alla regia * ''Mata-Hari, agente segreto H21'' (''Mata-Hari, agent H-21''), regia di Jean-Louis Richard (1963) - Dialoghi * ''Due o tre cose che so di lei'' (''Deux ou trois choses que je sais d'elle''), regia di Jean-Luc Godard (1966) - Coproduzione * ''L'enfance nue'', regia di Maurice Pialat (1969) - Coproduzione * ''La mia notte con Maud'' (''Ma nuit chez Maud''), regia di Éric Rohmer (1969) - Coproduzione * ''La faute de l'Abbé Mouret'', regia di Georges Franju (1970) - Produzione * ''Les lolos de Lola'', regia di Bernard Dubois (1976) - Produzione * ''Ce gamin-là'', regia di Renaud Victor (1977) - Produzione * ''Il bel matrimonio'' (''Le beau mariage''), regia di Éric Rohmer (1982) Ha inoltre prodotto vari cortometraggi tra cui: * ''Anna la bonne'', regia di Harry Kümel (1958) * ''Le scarabée d'or'', regia di Robert Lacheney (1960) * ''Anne la bonne'', regia di Jean-Claude Roché (1961) * ''La fin du voyage'', regia dello stesso, che si firma anche Jean C. Roché (1961) * ''La vie d'insectes'', regia di Jean-Claude Roché (1961) * Stefano Carraro in ''Il ragazzo selvaggio'' * Cesare Barbetti in ''Effetto notte'' * Renato Izzo in ''Incontri ravvicinati del terzo tipo'' (doppiaggio originale) * Jacques Peyrac in ''Incontri ravvicinati del terzo tipo'' (ed.2002) Come critico cinematografico, Truffaut ha pubblicato su diverse testate. In particolare sui ''Cahiers du cinéma'' (dal 1953) e su ''Arts'' (dal 1954 al 1959), ma, sia pure in modo decisamente più saltuario, articoli da lui firmati sono stati pubblicati tra gli altri da ''Cinémonde'', ''Combat'', ''Elle'', ''L'Avant-scène du Cinéma'', ''La Gazette du cinéma'', ''Le Monde'', ''Le Nouvel Observateur'', ''L'Express'', ''Télérama'', ''Unifrance''. È stato altresì autore, o curatore, dei seguenti libri: * ''Il cinema secondo Hitchcock'' (''Le cinéma selon Hitchcock'', Robert Laffont, 1967), trad. Giuseppe Ferrari e Francesco Pititto, Collana Le forme del discorso, Pratiche Editrice, 1977 - 1999, ISBN 978-88-73-80671-4; Collana Saggi n.9, Net, 2002-2006, ISBN 978-88-51-52025-0; Collana Opere e giorni, Il Saggiatore, Milano, 2008- 2014, ISBN 978-88-42-82055-0. * ''Le avventure di Antoine Doinel'', trad. Maria Colo, Marsilio, Venezia, 1992, da ''Les aventures d'Antoine Doinel: Les quatre cents coups, L'amour a vingt ans, Baisers volés, Domicile conjugal'', Mercure de France, 1970, ISBN 88-317-5558-7 e ISBN 88-317-6494-2. * François Truffaut (a cura di), ''Jean Renoir'', (scritti di André Bazin sul regista Jean Renoir), Champ Libre, 1971. * ''La nuit américaine: scénario du film suivi de "Journal de tournage de Fahrenheit 451"'', Seghers, 1974. * François Truffaut - Ray Bradbury, ''Fahrenheit 451. Diario di Fahrenheit 451'', Elliot, Roma, 2007, ISBN 978-88-61-92000-2. * ''Le cinéma, art et industrie'', Robert Laffont, Paris, 1975. * ''I film della mia vita'', nota introduttiva di Giorgio Tinazzi, Marsilio, 1978, trad. Antonio Costa, (scelta parziale) da ''Les films de ma vie'', Flammarion, 1975, ISBN 88-317-8164-2 e ISBN 88-317-5243-X. * François Truffaut (a cura e introd. di), ''Il cinema della crudeltà'', Il formichiere, 1979, trad. Edoardo Bruno, da ''Le cinéma de la cruauté'' (scritti di André Bazin), Flammarion, Paris, 1976. * ''Gli anni in tasca'' (''L'argent de poche: ciné-roman'', Flammarion, Paris, 1976), prefazione di Mario Petroni, Armando, Roma, 1978, ISBN 88-7144-056-0. * ''L'uomo che amava le donne'' (''L'homme qui aimait les femmes, Flammarion, Paris, 1977) introduzione di Giorgio Tinazzi, Marsilio, 1990, trad. Marco Vozza, ISBN 88-317-5364-9 e ISBN 88-317-6017-3.'' * ''Réponse à l'enquête de Tay Garnett dans "Un siecle de cinéma"'', Hatier, 1981. * ''Il piacere degli occhi'', a cura di Jean Narboni e Serge Toubiana, trad. Melania Biancat, Marsilio, Venezia, 1988; * ''L'uomo più felice del mondo. Con 2 Dvd'', Minimum fax, 2006, (da ''Le plaisir des yeux'', Cahiers du Cinéma, 1987) ISBN 88-317-5080-1 e ISBN 88-7521-086-1. * ''Autoritratto. Lettere 1945-1984'', a cura di Sergio Toffetti, Collana Supercoralli, Einaudi, Torino, 1988, (trad. di ''Correspondance. Lettres raccueillies par Gilles Jacob et Claude de Givray'', Hatier Cinq Continents, 1988), ISBN 88-06-13286-5. * ''La piccola ladra'' (coautore con Claude de Givray), a cura di Sergio Toffetti, Il Nuovo Melangolo, Genova, 1994, trad. de ''Le petite voleuse'', Christian Bourgois, 1991, sceneggiatura del film La piccola ladra di Claude Miller, ISBN 88-7018-223-1. * ''Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema'', a cura di Anne Gillain, trad. Patrizia Bisattini, Gremese, Roma, 1990, (da ''Le cinema selon François Truffaut'', 1989), ISBN 88-7605-486-3. * ''François Truffaut professione cinema. Interviste inedite'', a cura di Aldo Tassone, Il Castoro, 2006, ISBN 88-8033-331-3.
Fauna
Schema semplificato di fauna insulare '''Fauna''' è un termine utilizzato per indicare l'insieme delle specie animali che risiedono in un dato territorio o in un particolare ambiente, in un preciso periodo storico o geologico.
In senso scientifico e naturalistico, il concetto di fauna risulta essere: "''La fauna è costituita dall'insieme di specie e di popolazioni animali, vertebrati ed invertebrati, residenti in un dato territorio ed inserite nei suoi ecosistemi; essa può comprendere le specie autoctone e le specie immigrate divenute ormai indigene, come pure le specie introdotte dall'uomo ed andate incontro ad indigenazione; non fanno parte della fauna gli animali domestici e di allevamento.''" Questa definizione di fauna si basa su tre aspetti fondamentali che la caratterizzano: la dinamicità, la storicità e l'interattività. La fauna di un territorio, infatti, non è statica ma dinamica, cioè muta col trascorrere del tempo a causa dei processi di estinzione, evoluzione, speciazione e sostituzione, determinati da fattori naturali e sempre più antropici. Per appartenere ad una fauna una specie o una popolazione deve far parte integrante dell'ecosistema che la ospita, si deve automantenere e trovare perfettamente inserita in una catena alimentare e quindi all'interno di quei flussi energetici che regolano gli equilibri di quell'ecosistema. Per questo motivo ne fanno parte soltanto le specie stanziali o di transito abituale (animali migratori che ritornano in quel luogo più o meno regolarmente) cioè quelli che partecipano ai meccanismi della biocenosi. Il concetto di fauna, inteso sempre scientificamente, equivale pertanto al termine di "fauna selvatica", poiché, per i motivi appena citati, non può esistere una "fauna domestica". Gli elementi costituenti la fauna di un territorio possono così essere distinti in due categorie: le specie autoctone e le specie alloctone. Le specie autoctone sono quelle originariamente presenti nella regione, che hanno quindi subito una speciazione nel luogo in cui si trovano a partire da elementi forniti dal territorio stesso. Appartengono a questa categoria le specie endemiche. Le specie introdotte sono quelle originatesi in altri regioni e che, successivamente, sono immigrate o inserite per cause antropiche in quel territorio, trovando degli ecosistemi adatti al proprio mantenimento ed inserendosi nei flussi energetici che ne regolano l'equilibrio spesso a svantaggio delle specie autoctone. Queste ultime possono essere suddivise in: * accidentali – animali che sfuggono agli allevamenti (ad es. la nutria e il visone americano per la fauna italiana) * intenzionali – come la tartaruga americana, il gambero rosso, il persico trota e le numerose specie ittiche importate dal nord America e altri continenti per popolare le acque interne italiane per la pesca sportiva e a pagamento.ecc.
Campionato mondiale di Formula 1 2003
Il '''campionato mondiale di Formula 1 2003''' organizzato dalla FIA è stata, nella storia della categoria, la 54ª stagione ad assegnare il Campionato Piloti e la 46ª ad assegnare il Campionato Costruttori. Il titolo Mondiale viene vinto nuovamente dal Ferrarista Michael Schumacher e la Ferrari vince pure il titolo Mondiale costruttori. È iniziata il 9 marzo ed è terminata, dopo 16 gare, il 12 ottobre. Dopo il dominio del 2002, la nuova stagione di Formula 1 si apre ufficialmente con la caccia alla Ferrari di Michael Schumacher, campioni del mondo in carica nelle rispettive classifiche. La FIA introduce nuovi regolamenti, a partire dalle qualifiche e dall'assegnazione dei punteggi; a stagione in corso, inoltre, modifica il criterio di controllo degli pneumatici, innescando feroci polemiche che segneranno il campionato e l'assegnazione del titolo. Michael Schumacher si aggiudica per la sesta volta il titolo piloti, il quarto consecutivo.
===Il calendario=== Gara Nome ufficiale del Gran Premio Circuito Sede Data Ora Diretta TV Locale UTC ITA Terrestre Satellitare 1 Foster's Australian Grand Prix Albert Park Circuit Melbourne 9 marzo 14:00 03:00 04:00 Rai Uno (''free-to-air'') TELE+ Nero (''pay-per-view'') TELE+ Nero 2 Petronas Malaysian Grand Prix Sepang International Circuit Sepang 23 marzo 15:00 06:00 08:00 3 Grande Prêmio do Brasil Autódromo José Carlos Pace San Paolo 6 aprile 14:00 16:00 19:00 4 Gran Premio Foster's di San Marino Autodromo Enzo e Dino Ferrari Imola 20 aprile 14:00 12:00 14:00 5 Gran Premio Marlboro de España Circuit de Catalunya Montmeló 4 maggio 14:00 12:00 14:00 6 A1 Grand Prix von Österreich A1-Ring Spielberg 18 maggio 14:00 12:00 14:00 7 Grand Prix de Monaco Circuit de Monaco Monaco 1º giugno 14:00 12:00 14:00 8 Grand Prix Air Canada Circuit Gilles Villeneuve Montréal 15 giugno 13:00 17.00 19:00 9 Allianz Grand Prix of Europe Nürburgring Nürburg 29 giugno 14:00 12:00 14:00 10 Mobil 1 Grand Prix de France Circuito di Magny Cours Magny-Cours 6 luglio 14:00 12:00 14:00 11 Foster's British Grand Prix Silverstone Silverstone 20 luglio 14:00 13:00 15:00 12 Großer Mobil 1 Preis von Deutschland Hockenheimring Hockenheim 3 agosto 14:00 12:00 14:00 Rai Uno Sky Sport 1 13 Marlboro Magyar Nagydíj Hungaroring Mogyoród 24 agosto 14:00 12:00 14:00 14 Gran Premio Vodafone d'Italia Autodromo Nazionale di Monza Monza 14 settembre 14:00 12:00 14:00 Sky Sport 2 15 United States Grand Prix Indianapolis Motor Speedway Speedway 28 settembre 14:00 18:00 20:00 Rai Due Sky Sport 1 16 Fuji Television Japanese Grand Prix Suzuka Circuit Suzuka 12 ottobre 14:00 05:00 07:00 Rai Uno === La presentazione delle vetture === === I test === === Accordi e fornitori === === Scuderie === La Sauber C22 che Frentzen condusse sul podio negli Stati Uniti d'America. La Toyota TF103, la monoposto con la quale la scuderia giapponese ha disputato il campionato di Formula 1 nel 2003. Dopo vent'anni di attività sparisce dal circus la Arrows Grand Prix International. La Jordan perde la fornitura della Honda sostituendo i propulsori giapponesi con quelli costruiti dalla Ford. La Minardi è spinta dai motori Cosworth. === Piloti === La Ferrari, la Williams e la McLaren confermano i propri piloti. Dopo un anno trascorso in qualità di collaudatore, lo spagnolo Fernando Alonso viene promosso nel ruolo di secondo pilota in seno alla Renault. Heinz-Harald Frentzen sostituisce in Sauber Felipe Massa, divenuto collaudatore della Ferrari insieme a Luca Badoer. Debutta con la Jordan Ford Ralph Firman, prendendo il posto di Takuma Satō, terzo pilota BAR motorizzata Honda. Firman è il primo pilota irlandese a correre in F1 dopo Derek Daly al Gran Premio di Las Vegas 1982. Mark Webber, dopo un anno in Minardi, passa alla Jaguar-Ford con il ruolo di primo pilota per sostituire Eddie Irvine, ritiratosi dalla Formula 1. Antônio Pizzonia debutta in Formula 1 alla guida della Jaguar-Ford, unica scuderia ad aver completamente cambiato i piloti. Jenson Button, licenziato dalla Renault passa alla BAR Honda, come secondo pilota. Con la Minardi motorizzata Ford Cosworth debutta Justin Wilson. Ritorna in Formula 1 dopo un anno di assenza Jos Verstappen con la Minardi-Ford. Dopo un sodalizio di due stagioni con la BAR-Honda, Olivier Panis passa alla Toyota. Debutta alla guida di una Toyota il campione del mondo della categoria CART Cristiano da Matta. Justin Wilson sostituisce Antonio Pizzonia in Jaguar-Ford dopo il Gp di Gran Bretagna. Per sostituire Wilson la Minardi-Ford chiama Nicolas Kiesa, primo pilota danese a gareggiare in F1 dopo Jan Magnussen al Gran Premio del Canada 1998. Marc Gené sostituisce Ralf Schumacher a Monza a causa di un infortunio che ha colpito il secondo. Zsolt Baumgartner sostituisce in Jordan-Ford Ralph Firman per due Gran Premi. Takuma Satō sostituisce all'ultima gara Jacques Villeneuve, per permettergli di correre il Gran Premio di casa. === Tabella riassuntiva === Squadra Costruttore Telaio Motore Pneumatici N. Piloti GP Test Driver Scuderia Ferrari Marlboro Ferrari F2002F2003GA Ferrari 051 3.0 V10Ferrari 052 3.0 V10 1 Michael Schumacher Tutti Luca Badoer Felipe Massa 2 Rubens Barrichello Tutti BMW Williams F1 Team Williams-BMW FW25 BMW P83 3.0 V10 3 Juan Pablo Montoya Tutti Antônio Pizzonia Marc Gené Ricardo Sperafico 4 Ralf Schumacher 1-13, 15-16 Marc Gené 14 West McLaren Mercedes McLaren-Mercedes MP4-17D Mercedes FO110M 3.0 V10Mercedes FO110P 3.0 V10 5 David Coulthard Tutti Alexander Wurz 6 Kimi Räikkönen Tutti Mild Seven Renault F1 Team Renault R23R23B Renault RS23 3.0 V10 7 Jarno Trulli Tutti Allan McNish Franck Montagny 8 Fernando Alonso Tutti Sauber Petronas Sauber-Petronas C22 Petronas 03A 3.0 V10 9 Nick Heidfeld Tutti Neel Jani 10 Heinz-Harald Frentzen Tutti Jordan Ford Jordan-Ford EJ13 Ford RS1 3.0 V10 11 Giancarlo Fisichella Tutti Zsolt Baumgartner Björn Wirdheim Satoshi Motoyama 12 Ralph Firman 1-12, 15-16 Zsolt Baumgartner 13-14 Jaguar Racing Jaguar-Cosworth R4 Cosworth CR-5 3.0 V10 14 Mark Webber Tutti André Lotterer 15 Antônio Pizzonia 1-11 Justin Wilson 12-16 Lucky Strike BAR Honda BAR-Honda 005 Honda RA003E 3.0 V10 16 Jacques Villeneuve 1-15 Takuma Satō Anthony Davidson Takuma Satō 16 17 Jenson Button Tutti European Minardi CosworthTrust Minardi Cosworth Minardi-Cosworth PS03 Cosworth CR-3 3.0 V10 18 Justin Wilson 1-11 Nicolas Kiesa Matteo Bobbi Gianmaria Bruni Nicolas Kiesa 12-16 19 Jos Verstappen Tutti Panasonic Toyota Racing Toyota TF103 Toyota RVX-03 3.0 V10 20 Olivier Panis Tutti Ricardo Zonta 21 Cristiano da Matta Tutti L'unico cambiamento nel calendario è l'uscita del Gran Premio del Belgio, che si tornerà comunque a disputare l'anno successivo. === Regolamento tecnico === La FIA ha disposto alcune nuove norme dal punto di vista tecnico: la più importante è senza dubbio la nuova abolizione, dopo un solo anno dalla sua reintroduzione, della telemetria bidirezionale. === Regolamento sportivo === Viene cambiata la distribuzione dei punti, che adesso premia i primi otto classificati i quali riceveranno rispettivamente 10, 8, 6, 5, 4, 3, 2 e 1 punto. L'introduzione del parco chiuso consiste nel vietare ogni tipo di intervento, da parte dei meccanici delle varie squadre, tra la fine delle qualifiche del sabato e la gara della domenica. Ciò venne fatto per limitare gli sviluppi, sempre più esasperati, delle soluzione tecnologiche, come i motori e le appendici aerodinamiche, portati esclusivamente per le qualifiche. Le squadre, perciò, dovranno preparare tutti gli assetti delle vetture e le strategie di gara prima delle qualifiche del sabato. Viene introdotto un nuovo tipo di qualifica basato sul giro secco come in Superbike: il pilota eseguirà un giro di lancio; una volta terminato avrà un solo giro cronometrato a disposizione per cercare di ottenere la pole position. Viene eliminato il warm up, la sessione di prove della domenica mattina, per provare i tempi in gara, allo stesso modo vengono aboliti gli ordini di scuderia, dopo i fatti avvenuti in Austria nella stagione precedente. === Gran Premio d'Australia === La stagione comincia il 9 marzo in Australia e la vittoria viene ottenuta da David Coulthard che, partito undicesimo, riesce a compiere un'importante rimonta anche grazie ai problemi degli avversari, in primis al testacoda della Williams di Montoya seconda al traguardo. Completa il podio l'altra McLaren Mercedes guidata dal finlandese Räikkönen. A sorpresa il campione in carica Michael Schumacher chiude ai piedi del podio, fermato dalla perdita del deviatore di flusso destro della sua Ferrari (la Ferrari schiera ancora la vettura della stagione precedente, la F2002, in attesa dell'esordio della nuova F2003GA) che lo costringe ad un'ulteriore sosta ai box. Gara ricca di colpi di scena, dovuti, oltre che all'esordio delle nuove regole, anche alle avverse condizioni meteorologiche e ai conseguenti errori. Il primo colpo di scena si verifica alla partenza: Räikkönen non si schiera in griglia ma parte dai box montando fin da subito le gomme da asciutto (scelta poi rivelatasi azzeccata). Schumacher e Barrichello, con gomme da bagnato, scattano alla perfezione e fanno il vuoto nei primi quattro giri: alle loro spalle si scatena una feroce lotta ricca di sorpassi. Barrichello commette un errore, sbatte contro le barriere di protezione del circuito distruggendo l'anteriore della sua Ferrari e trovandosi così costretto al ritiro. Schumacher invece, proprio a causa del deterioramento delle gomme intermedie montate, subisce la rimonta di Montoya: il veloce pit-stop del tedesco non impedisce al colombiano di passare al comando del Gran Premio. Nel frattempo un altro errore, questa volta di Ralph Firman, costringe i commissari a far intervenire la safety car. Montoya si mantiene in testa mentre alle sue spalle Räikkönen e Schumacher ingaggiano un bel duello. L'attacco più importante del tedesco al rivale finlandese avviene all'esterno della prima curva in fondo al rettilineo principale, ma il finlandese si difende bene. L'appassionante duello viene però interrotto a causa di una penalità inflitta al finlandese, colpevole di eccesso di velocità nella corsia dei box. Schumacher eredita così la seconda posizione senza rischi ulteriori e poi, quando Montoya effettua la seconda sosta, la testa della corsa, ma a causa di un'uscita di pista comincia a perdere pezzi del deviatore di flusso destro della sua vettura e deve rientrare ai box per ordine dei commissari. Montoya ritorna in testa ma poco dopo effettua un testacoda che permette a Coulthard di conquistare la testa della corsa e la sua tredicesima (e ultima) vittoria in Formula 1. === Gran Premio della Malesia === Rubens Barrichello alla guida della Ferrari Il secondo GP in programma è il 23 marzo sul tracciato malese di Kuala Lumpur. Primo al traguardo è il giovane Kimi Räikkönen (23 anno e mezzo) alla sua prima vittoria in carriera in Formula 1. Tale risultato segue quello del sabato costituito dalla pole di Fernando Alonso (22 anni), terzo al traguardo. Il finlandese firma il secondo successo della McLaren e si porta al comando della classifica, candidandosi seriamente per il titolo. Alle sue spalle si classifica il brasiliano Barrichello, che salva il bilancio Ferrari in una gara condizionata dall'errore alla partenza di Schumacher. Il tedesco, dopo poche centinaia di metri, tampona Trulli e si vede costretto a una gara ad inseguimento, giungendo infine al sesto posto grazie al testacoda della BAR-Honda del pilota britannico Jenson Button. === Gran Premio del Brasile === L'appuntamento brasiliano, terzo round della stagione, si disputa il 6 aprile sotto una pioggia battente, che sembra diradarsi per poi intesificarsi nuovamente. Dopo una partenza sotto il regime della safety car, la quale farà ben tre rientri in pista nel corso della gara, a causa di alcuni improvvisi scrosci di pioggia si verificano cinque uscite di pista alla curva do Sol per aquaplaning; stessa sorte per Webber e Alonso alla penultima curva, i cui detriti delle rispettive vetture si riverseranno sulla pista costringendo i commissari di gara a sospendere la corsa. Per assegnare la vittoria, però, bisognerà attendere cinque giorni: in un primo momento, infatti, la vittoria era stata assegnata a Fisichella, che già stava festeggiando con Eddie Jordan, ma i commissari attribuiscono subito dopo la vittoria a Kimi Räikkönen. Successivamente la FIA decide che la vittoria debba essere assegnata al pilota italiano, che al momento della sospensione, che per la FIA è l'inizio del 54º giro e non il 53º, era davanti a tutti: è la prima vittoria in carriera per il pilota romano, a distanza di undici anni dall'ultima affermazione italiana di Patrese nel 1992. === Gran Premio di San Marino === Kimi Räikkönen dominatore della classifica piloti nella prima parte della stagione Il primo appuntamento europeo, quarta prova del programma, si disputa il 20 aprile, giorno di Pasqua di tale anno e la Ferrari risorge nel giorno della morte della madre dei fratelli Schumacher. Michael e Ralf dominano, infatti, le prove del Gran Premio a Imola, ottenendo rispettivamente il primo e il secondo posto nella griglia di partenza. Durante la gara, però, la Ferrari e Michael si dimostreranno più forti della Williams e di Ralf, ottenendo la prima vittoria dopo un inizio terribile. Al secondo posto il sempre più costante Räikkönen, che partiva dalla terza fila e che riesce, grazie ad un'incertezza al pit-stop dei meccanici della Ferrari, ad ottenere il secondo posto alle spalle del campione del mondo. === Gran Premio di Spagna === All'appuntamento di Montmeló del 4 maggio fa il suo esordio la Ferrari F2003-GA che bissa la vittoria ottenuta ad Imola, ma la vera sorpresa è Fernando Alonso, idolo della gara di casa sua, l'unico in grado di tenere sempre sulle spine il campione del mondo Schumacher e di superare, nel corso della gara, un osso duro come Ralf Schumacher. I veri sconfitti del Gran Premio risultano essere la Williams e la McLaren: Montoya termina quarto davanti ad un Ralf Schumacher autore di molti errori in gara. Il tedesco riesce comunque a vincere il duello con la Toyota del brasiliano da Matta, ai suoi primi punti iridati. Per quanto riguarda la McLaren, Räikkönen tampona la Jaguar di Pizzonia ferma sulla griglia, causando l'entrata in pista della safety-car per i primi cinque giri, e successivamente, nel corso della gara, Coulthard si rende protagonista di un incidente analogo con Trulli alla seconda curva mettendo fine alla gara dell'italiano, infine all'uscita dalla pit-lane non si accorge dell'arrivo di Button: i due si toccano e Coulthard è costretto al ritiro. === Gran Premio d'Austria === Il 18 maggio Schumacher vince in Austria e continua la marcia di avvicinamento alla vetta della classifica. Il tedesco vive l'unico brivido in occasione del pit-stop, quando si accendono alcune fiamme fuoriuscite dal bocchettone del rifornimento. Räikkönen, secondo a Zeltweg, mantiene il comando della classifica ma il suo vantaggio si è ridotto a soli due punti: se nel finale Barrichello avesse vinto il duello con il finlandese, Schumacher avrebbe appaiato il pilota della McLaren in testa alla classifica, ma il brasiliano si è dovuto alla fine accontentare del terzo posto. Grazie a tali risultati la Ferrari è comunque passata al comando della Classifica Costruttori. L'introduzione della nuova vettura ha portato due successi su due gare alla scuderia di Maranello mentre la McLaren, che ora necessita al più presto della nuova vettura per poter contrastare la Ferrari, anche visto il quinto posto di David Coulthard, rafforza la sensazione che le attuali vetture più di così non possano fare. === Gran Premio di Monaco === L'ultimo appuntamento europeo prima della trasferta nordamericana si disputa il 1º giugno: finale appassionante per il Gran Premio da sempre più impegnativo di tutto il ''circus''. Juan Pablo Montoya è il trionfatore di una delle edizioni più tattiche del Gran Premio del Principato, non fosse, appunto, per il finale, quando Michael Schumacher spinge al massimo per raggiungere la coppia di testa (dietro al colombiano, infatti, c'era il finlandese Kimi Räikkönen). Anche in virtù delle nuove regole, il Gran Premio si rivela più tattico di quanto non sia solitamente lasciando la sensazione che, se avessero disputato delle qualifiche migliori, tanto Schumacher quanto Barrichello (alla fine 8°) avrebbero potuto ottenere di più. === Gran Premio del Canada === Ralf Schumacher al Gp di Indianapolis L'appuntamento canadese ha luogo il 15 giugno: nelle prove sono le Williams a dominare, capaci di monopolizzare tutta la prima fila, ma in gara nessuno dei due piloti è in grado di sfruttare al massimo la propria vettura. Il colombiano Montoya si esibisce in un testacoda nel corso del primo giro mentre Ralf Schumacher non riesce a guadagnare un margine sufficiente a difendersi dal fratello. In casa Ferrari Barrichello danneggia l'alettone in un contatto Alonso. La gara si conclude con la vittoria di Michael Schumacher, che precede il fratello e Montoya, mentre Räikkönen, il principale rivale per il titolo del tedesco, è solo sesto. Da segnalare anche la gara di Verstappen, che porta la Minardi al nono posto, miglior risultato stagionale per la scuderia di Faenza. Ma il protagonista assoluto resta sempre e solo Villeneuve, pilota di casa che ha fatto molto lavoro, anche con il ritiro. === Gran Premio d'Europa === Ralph Firman alla guida della Jordan Il ritorno in Europa avviene il 29 giugno sul circuito del Nürburgring: nel corso delle prove si mette in luce Räikkönen, che in gara imprime un gran ritmo finché il suo motore non si rompe. La testa viene ereditata da Ralf Schumacher, seguito dal compagno di squadra Montoya. Michael Schumacher, partito secondo, va in testacoda a causa di un sorpasso di Montoya. Sorte simile per Coulthard, che però è meno fortunato ed esce di pista. Nel resto la gara riserva ben poche emozioni e si conclude con la doppietta delle Williams con Barrichello a chiudere il podio. === Gran Premio di Francia === Heinz-Harald Frentzen al Gp di Francia Juan Pablo Montoya nel Gp di Francia Il circus si sposta il 6 luglio a Magny-Cours: seconda doppietta consecutiva della Williams, con Ralf Schumacher che realizza la pole position e vince seguito da Montoya e Michael Schumacher. Nelle prove libere del venerdì la Minardi di Verstappen, grazie a delle condizioni climatiche particolari, ottiene il miglior tempo mentre il sabato l'olandese non va oltre il 20º posto. Gara movimentata sia da Michael Schumacher, che con una vettura non al meglio riesce a stare davanti al rivale Räikkönen, nettamente superiore, sia da Barrichello, che scivolato all'ultimo posto al primo giro recupera fino al settimo posto. === Gran Premio di Gran Bretagna === Jarno Trulli nel Gp degli Usa Il 20 luglio, in un'ondata di caldo, si disputa il Gran Premio britannico: Barrichello scatta in pole position con Trulli al suo fianco, ma lo spunto del brasiliano non è buono e il pilota italiano riesce così a guadagnare la testa del gruppo. Dopo qualche giro però la gara viene stravolta dall'entrata in pista di un religioso, Neil Horan, che si lancia tra le vetture mostrando dei cartelli che invitano a leggere la Bibbia. Deve così entrare in pista la safety car. Molti piloti ne approfittano per andare ai box e si ritrovano in testa le due Toyota di da Matta e Panis. Dopo poche tornate è però Montoya a comandare la gara, con Barrichello e Schumacher che nonostante l'entrata della safety restano in posizioni arretrate. Il brasiliano comincia a rimontare superando sia Kimi Räikkönen sia Montoya, mentre il tedesco rimane a lungo bloccato da Jacques Villeneuve, di cui si libera a fatica e giungendo poi quarto al traguardo. === Gran Premio di Germania === Räikkönen dopo l'incidente con Firman La tappa di Hockenheim è in programma il 3 agosto: Justin Wilson passa dalla Minardi alla Jaguar e debutta in Formula 1 Nicolas Kiesa, che prende proprio il posto di Wilson in Minardi. Montoya domina le qualifiche e la gara, rilanciandosi nella Classifica Piloti; la Ferrari, al contrario, vive uno dei peggiori fine settimana della stagione: Barrichello è costretto subito al ritiro dopo una carambola al via con Ralf Schumacher e Räikkönen mentre Michael Schumacher è costretto a rientrare ai box negli ultimi giri per una foratura, mentre si trovava in seconda posizione. Buona gara per Jarno Trulli che giunge a podio. === Gran Premio d'Ungheria === L'appuntamento ungherese del 24 agosto, dopo la prima pausa estiva di 2 settimane, si caratterizza per la prima vittoria in carriera di Fernando Alonso, che diventa così il più giovane pilota a vincere un Gran Premio di Formula 1. Il giovane pilota spagnolo riesce nell'impresa di doppiare il campione del mondo e detentore di vari record Michael Schumacher, alla guida di una Ferrari in grande crisi con le gomme e solo ottavo al traguardo. Il tedesco mantiene comunque un punto di vantaggio sul rivale Juan Pablo Montoya. La vittoria del pilota spagnolo è favorita sia dalle caratteristiche del circuito sia da Mark Webber che, guadagnata la seconda posizione, riesce a difendersi dagli attacchi delle vetture più veloci della sua. Ralf Schumacher è autore di un testacoda e riparte dal fondo del gruppo, trovandosi costretto a portare avanti una rimonta che lo porterà quarto alla bandiera a scacchi. === Gran Premio d'Italia === Dopo la pausa estiva di altre 2 settimane, il 14 settembre è il turno di Monza. In questa gara, contrassegnata da record battuti in una sola gara, è assente Ralf Schumacher, sostituito per l'occasione da Marc Gené, che conquista la quinta piazza. In Italia si rivede la Ferrari: Michael Schumacher conquista la vittoria dopo essere partito dalla pole position e realizzando il giro più veloce in gara, relegando il suo più diretto inseguitore Montoya al secondo posto. Alonso, vincitore in Ungheria, è protagonista di una gara difficile e corsa per la gran parte nelle retrovie a causa di un contatto con Verstappen che costringe entrambi a raggiungere i box. Lo spagnolo a fatica giungerà ottavo, alle spalle di Webber. Schumacher estende a tre i punti di vantaggio sul colombiano della Williams, un margine risicato con ancora due gare da disputare. === Gran Premio degli Stati Uniti === Il Gp degli USA del 2003 Il secondo evento nordamericano ha luogo il 28 settembre: nelle qualifiche Kimi Räikkönen conquista la pole position (2 in stagione e le prime 2 in carriera), seguito da Barrichello e da Olivier Panis. Michael Schumacher, in testa alla classifica, è solo settimo ma al via una buona partenza gli permette di recuperare parecchie posizioni e di ritrovarsi addirittura al secondo posto. Sorte completamente opposta per Montoya che, scattato male, si ritrova a dover cominciare una furibonda rimonta per tenere vive le sue speranze di vittoria del campionato. Nel corso della sua rimonta tenta un sorpasso azzardato su Barrichello, con il solo risultato di buttarlo fuori pista e ricevere una penalità. Infine, nel corso della sosta ai box, perde quindici secondi e deve abbandonare ogni velleità per il titolo. Uno scroscio di pioggia rende difficile l'ultima parte di gara, ma non avvengono grossi cambiamenti e così Michael Schumacher ottiene la vittoria ponendo una seria ipoteca sul titolo, dato ad una gara dal termine ha nove punti di vantaggio su Kimi Räikkönen, l'unico pilota ancora in grado di vincere il titolo. === Gran Premio del Giappone === Jacques Villeneuve su BAR L'ultimo appuntamento stagionale è in programma il 12 ottobre nella consueta cornice di Suzuka: Jacques Villeneuve non prende parte all'evento perché il suo contratto è scaduto alcuni giorni prima. Al suo posto la BAR schiera il giapponese Takuma Satō. Nelle prove Michael Schumacher è solo quattordicesimo, mentre Barrichello conquista la pole position davanti a Montoya. Al via il colombiano scatta bene e prende il comando conducendo la gara sin quando un problema all'impianto idraulico lo costringe al ritiro. Il comando della corsa è preso da Barrichello, che non lo lascerà fino alla fine. Nelle retrovie Schumacher danneggia l'alettone e deve effettuare una sosta più lunga ai box. Alla fine rimonterà fino all'ottavo posto, ultimo posizionamento utile per conquistare il titolo per la sesta volta e battere il record di Fangio, che per quasi cinquant'anni lo aveva mantenuto. Al secondo posto in gara giunge invece Kimi Raikkonen, che grazie alla sua costanza nelle prestazione termina la stagione al secondo posto. === Risultati dei Gran Premi === Nº Gara Circuito Pole position Giro Veloce Pilota vincitore Costruttore vincitore Resoconto 1 Gran Premio d'Australia Albert Park Michael Schumacher Kimi Räikkönen David Coulthard McLaren-Mercedes Resoconto 2 Gran Premio della Malesia Sepang Fernando Alonso Michael Schumacher Kimi Räikkönen McLaren-Mercedes Resoconto 3 Gran Premio del Brasile Interlagos Rubens Barrichello Rubens Barrichello Giancarlo Fisichella Jordan-Ford Resoconto 4 Gran Premio di San Marino Imola Michael Schumacher Michael Schumacher Michael Schumacher Ferrari Resoconto 5 Gran Premio di Spagna Catalunya Michael Schumacher Rubens Barrichello Michael Schumacher Ferrari Resoconto 6 Gran Premio d'Austria A1-Ring Michael Schumacher Michael Schumacher Michael Schumacher Ferrari Resoconto 7 Gran Premio di Monaco Monaco Ralf Schumacher Kimi Räikkönen Juan Pablo Montoya Williams-BMW Resoconto 8 Gran Premio del Canada Montréal Ralf Schumacher Fernando Alonso Michael Schumacher Ferrari Resoconto 9 Gran Premio d'Europa Nürburgring Kimi Räikkönen Kimi Räikkönen Ralf Schumacher Williams-BMW Resoconto 10 Gran Premio di Francia Magny Cours Ralf Schumacher Juan Pablo Montoya Ralf Schumacher Williams-BMW Resoconto 11 Gran Premio di Gran Bretagna Silverstone Rubens Barrichello Rubens Barrichello Rubens Barrichello Ferrari Resoconto 12 Gran Premio di Germania Hockenheimring Juan Pablo Montoya Juan Pablo Montoya Juan Pablo Montoya Williams-BMW Resoconto 13 Gran Premio d'Ungheria Hungaroring Fernando Alonso Juan Pablo Montoya Fernando Alonso Renault Resoconto 14 Gran Premio d'Italia Monza Michael Schumacher Michael Schumacher Michael Schumacher Ferrari Resoconto 15 Gran Premio degli Stati Uniti Indianapolis Kimi Räikkönen Michael Schumacher Michael Schumacher Ferrari Resoconto 16 Gran Premio del Giappone Suzuka Rubens Barrichello Ralf Schumacher Rubens Barrichello Ferrari Resoconto Il punteggio viene assegnato ai primi otto piloti classificati in ogni Gran Premio della stagione. Il primo pilota classificato totalizza 10 punti, il secondo 8, il terzo 6 e poi rispettivamente 5, 4, 3, 2 e 1 dal quarto all’ottavo posto. Ogni pilota partecipa poi al punteggio del Team per il quale corre la singola gara. ''Tutti i Gran Premi della stagione concorrono ad assegnare il punteggio finale in ugual misura.'' === Classifica piloti === Indica quei piloti che non hanno terminato la gara ma sono ugualmente classificati avendo coperto, come previsto dal regolamento, almeno il 90% della distanza totale. === Classifica costruttori === Pos. Costruttore Pilota Punti 1 Ferrari Schumacher 4 6 Rit 1 1 1 3 1 5 3 4 7 8 1 1 8 '''158''' Barrichello Rit 2 Rit 3 3 3 8 5 3 7 1 Rit Rit 3 Rit 1 2 Williams-BMW Montoya 2 12 Rit 7 4 Rit 1 3 2 2 2 1 3 2 6 Rit '''144''' Schumacher 8 4 7 4 5 6 4 2 1 1 9 Rit 4 INF Rit 12 Gené 5 3 McLaren-Mercedes Coulthard 1 Rit 4 5 Rit 5 7 Rit 15* 5 5 2 5 Rit Rit 3 '''142''' Räikkönen 3 1 2 2 Rit 2 2 6 Rit 4 3 Rit 2 4 2 2 4 Renault Trulli 5 5 8 13 Rit 8 6 Rit Rit Rit 6 3 7 Rit 4 5 '''88''' Alonso 7 3 3 6 2 Rit 5 4 4 Rit Rit 4 1 8 Rit Rit 5 BAR-Honda Villeneuve 9 Rit 6 Rit Rit 12 Rit Rit Rit 9 10 9 Rit 6 Rit '''26''' Satō 6 Button 10 7 Rit 8 9 4 NP Rit 7 Rit 8 8 10 Rit Rit 4 6 Sauber-Petronas Heidfeld Rit 8 Rit 10 10 Rit 11 Rit 8 13* 17 10 9 9 5 9 '''19''' Frentzen 6 9 5 11 Rit NP Rit Rit 9 12 12 Rit Rit 13 3 Rit 7 Jaguar-Cosworth Webber Rit Rit 9* Rit 7 7 Rit 7 6 6 14 11* 6 7 Rit 11 '''18''' Pizzonia 13* Rit Rit 14 Rit 9 Rit 10 10 10 Rit Wilson Rit Rit Rit 8 13 8 Toyota Panis Rit Rit Rit 9 Rit Rit 13 8 Rit 8 11 5 Rit Rit Rit 10 '''16''' da Matta Rit 11 10 12 6 10 9 11* Rit 11 7 6 11 Rit 9 7 9 Jordan-Ford Fisichella 12* Rit 1 15 Rit Rit 10 Rit 12 Rit Rit 13* Rit 10 7 Rit '''13''' Firman Rit 10 Rit Rit 8 11 12 Rit 11 15 13 Rit Rit 14 Baumgartner Rit 11 10 Minardi-Cosworth Wilson Rit Rit Rit Rit 11 13 Rit Rit 13 14 16 '''0''' Kiesa 12 13 12 11 16 Verstappen 11 13 Rit Rit 12 Rit Rit 9 14 16 15 Rit 12 Rit 10 15 Pos. Costruttore Pilota Punti '''Legenda''' '''Grassetto''' – Pole position''Corsivo'' - Giro più veloce 1º posto 2º posto 3º posto A punti width="14%" bgcolor="#cfcfff" Indica quei piloti che non hanno terminato la gara ma sono ugualmente classificati avendo coperto, come previsto dal regolamento, almeno il 90% della distanza totale.
Ferrero della Marmora
Quella dei '''Ferrero, marchesi della Marmora''' è stata un'illustre famiglia nobiliare piemontese, originaria di Biella. L'omonimo Palazzo La Marmora, oggi in parte adibito a polo museale e situato nel borgo storico di Piazzo – parte antica della città – fu la residenza cittadina dei Ferrero della Marmora, nucleo familiare che occupa un posto di rilievo nella storia del Risorgimento italiano.
* Besso Ferrero (?-1474), figlio di Stefano * Sebastiano Ferrero (1438-1519), capostipite dei Ferrero Principi di Masserano * Gian Enrico (1468-1525), capostipite dei Ferrero Marchesi della Marmora * Giovanni Stefano Ferrero (1474-1510), cardinale * Bonifacio Ferrero (1476-1543), cardinale * Filiberto Ferrero (1500-1549), cardinale * Gianstefano Ferrero (1510-1555), militare * Pier Francesco Ferrero (1510-1566), cardinale * Guido Luca Ferrero (1537-1585), cardinale * Filippo Ferrero della Marmora (1719-1789), ambasciatore e viceré di Sardegna *Teresio Ferrero della Marmora (1757-1831), cardinale I figli del marchese Celestino (1754-1805) e di Raffaella Argentero di Bersezio: *Carlo Emanuele (1788-1854) principe di Masserano, generale, senatore del Regno di Sardegna e primo aiutante di campo di re Carlo Alberto *Alberto (1789-1863) generale, scienziato studioso e senatore del Regno di Sardegna *Alessandro (1799-1855) generale, creatore nel 1836 del Corpo dei Bersaglieri, morto a causa del colera durante la Guerra di Crimea *Alfonso (1804-1878) generale, comandante del Corpo di Spedizione Sardo in Crimea, Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna (1859-1860) all'indomani delle dimissioni di Camillo Benso conte di Cavour dopo l'armistizio di Villafranca e successivamente del Regno d'Italia (1864-1866). I Ferrero della Marmora riposano nella cripta-mausoleo di famiglia nella basilica di San Sebastiano di Biella. File:Celestino Ferrero della Marmora.jpg|Celestino File:Carlo Ferrero della Marmora.jpg|Carlo Emanuele File:Alberto La Marmora.jpg|Alberto File:Alessandro La Marmora 2.jpg|Alessandro File:Alfonso La Marmora (generale d'armata).jpg|Alfonso
Fermio
Il '''fermio''' è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi di numero atomico 100 e il suo simbolo è '''Fm'''. È un elemento transuranico, metallico, altamente radioattivo appartenente alla serie degli attinidi. Viene prodotto per bombardamento con neutroni del plutonio e prende il nome dallo scienziato italiano Enrico Fermi.
Solo piccole quantità di fermio sono state prodotte e isolate, pertanto poco si sa delle sue proprietà chimiche. In soluzione acquosa, l'unico stato di ossidazione osservato del fermio è +3. Il 254Fm e gli altri isotopi più pesanti possono essere sintetizzati per intenso bombardamento di neutroni su bersagli di elementi più leggeri (specialmente uranio e plutonio) in cui un alternarsi di catture neutroniche e decadimenti beta porta al formarsi degli isotopi di fermio. Le condizioni di intenso irraggiamento neutronico sono tipiche delle esplosioni termonucleari, ma possono anche essere replicate in laboratori specializzati. Non sono noti usi del fermio che non siano legati alla ricerca scientifica di base. Il fermio è l'ottavo elemento ''transuranico''. Il fermio fu scoperto nel 1952 da un gruppo di ricerca guidato da Albert Ghiorso investigando la natura dei residui lasciati dalla prima esplosione sperimentale della bomba all'idrogeno. L'isotopo 253 si creò attraverso la combinazione di 238U con 17 neutroni alle elevate temperatura e pressione createsi con l'esplosione (alla creazione del fermio sono inoltre necessari otto decadimenti beta). La scoperta fu tenuta segreta fino al 1955 per via delle tensioni dovute alla ''guerra fredda'', tuttavia, a cavallo tra il 1953 ed il 1954 l'Istituto di Fisica "Alfred Nobel" di Stoccolma produsse un elemento di peso atomico circa 250 con 100 protoni bombardando un bersaglio di 238U con ioni di 16O. Il gruppo dell'Istituto Nobel non rivendicò la scoperta, ma ciò che produssero fu successivamente identificato come 250Fm. Del fermio sono noti 17 isotopi radioattivi le cui masse sono comprese tra 242,073 e . I più stabili di essi sono 257Fm (con un'emivita di 100,5 giorni), 253Fm (3 giorni), 252Fm (25,39 ore) e 255Fm (20,07 ore). Tutti gli altri hanno emivite inferiori alle 5,4 ore e la maggior parte di essi inferiore a 3 minuti. Questo elemento possiede anche un metastato, 250mFm, la cui emivita è di 1,8 secondi.
Funzione di ripartizione
In statistica e teoria della probabilità, la '''funzione di ripartizione''' è una funzione di variabile reale che racchiude le informazioni su un fenomeno riguardanti la sua presenza o la sua distribuzione ''prima'' o ''dopo'' un certo punto.
Nel calcolo delle probabilità la '''funzione di ripartizione''', o '''funzione di probabilità cumulata''', di una variabile casuale a valori reali è la funzione che associa a ciascun valore la probabilità del seguente evento: "la variabile casuale assume valori minori o uguali ad ". In altre parole, è la funzione con dominio la retta reale e immagine nell'intervallo definita da :: Una funzione ''F'' è una valida funzione di ripartizione se è non decrescente, continua a destra e : : : Una funzione di ripartizione non è necessariamente continua a sinistra (e dunque continua globalmente): se è una variabile casuale discreta e un punto del suo supporto, allora è una funzione a gradino e dunque : (ponendo senza restrizioni di generalità ) poiché è una costante indipendente da , mentre : dunque essendo si ha che non è continua. Più in generale, una funzione di ripartizione individua ''univocamente'' una intera distribuzione di probabilità, cioè una funzione che ad ogni sottoinsieme misurabile associa la probabilità che cada in . ===Proprietà=== Si può dimostrare dalla definizione che valgono le seguenti uguaglianze, ponendo per semplicità di notazione : * * * * * * Se è una variabile casuale assolutamente continua la funzione di ripartizione di può essere espressa come funzione integrale: : ove è detta funzione di densità di . Si può anche considerare la relazione inversa: : Se è una variabile casuale discreta (ossia ammette una collezione numerabile di possibili valori ) : dove è detta funzione di probabilità di . ===Esempi=== Grafico della funzione di ripartizione relativa alla distribuzione uniforme Se è la variabile aleatoria ''risultato del lancio di un dado a sei facce'' si ha : dove con si indica la parte intera di x. Se è la variabile casuale uniforme continua in si ha :. ===Funzione di sopravvivenza=== In alcuni modelli è più utile analizzare la probabilità che un certo dato numerico valga ''più'' del valore (come nella vita di un organismo, biologico o meccanico): questi casi sono trattati dalla branca chiamata analisi di sopravvivenza. Si definisce allora la '''funzione di sopravvivenza''' (dal termine inglese ''survival'') come il complemento della funzione di ripartizione: : Nei casi rispettivamente continuo e discreto, valgono naturalmente delle identità speculari a quelle della ripartizione: : e : Ogni funzione di sopravvivenza è una '''funzione monotona decrescente''', vale a dire per Il tempo rappresenta l'origine, in genere l'inizio di uno studio o l'inizio del funzionamento di alcuni sistemi. === Variabili aleatorie multivariate === Più in generale la funzione di ripartizione di una variabile aleatoria a valori in è la funzione con dominio e codominio l'intervallo definita da : dove sono le componenti di . Questa funzione possiede la proprietà di essere continua a destra separatamente per ogni variabile. Valgono inoltre le seguenti formule, derivanti dalla definizione: *Per qualsiasi , * è monotona crescente separatamente in ogni variabile, cioè se , *se per semplicità, * dove è la funzione di ripartizione della variabile -variata . Da quest'ultima proprietà viene anche l'uguaglianza : e l'affermazione vale ovviamente anche per ogni permutazione degli indici . In statistica la '''funzione di ripartizione empirica''', o '''funzione di distribuzione cumulata''', viene usata per descrivere fenomeni quantitativi o comunque descritti con valori misurati su scale ordinali, intervallari o proporzionali, ma non se misurati con una scala nominale. La funzione di ripartizione viene indicata solitamente con e rappresenta il numero di osservazioni del fenomeno minori o uguali del valore . Se sono le osservazioni (ordinate in senso crescente), con frequenze relative la funzione di ripartizione ha espressione analitica : Le sono dette frequenze relative cumulate.
Fondazione Rossini
La '''Fondazione Rossini''' è una fondazione di Pesaro cui è demandato il compito di tutelare l'immagine e la musica del compositore italiano Gioachino Rossini.
Con R.D. 4 aprile 1869 il Comune di Pesaro veniva autorizzato ad accettare l'eredità lasciatagli da Rossini con testamento del 5 luglio 1868. Con l'eredità il Comune istituiva il Liceo Musicale che nel giugno 1869 veniva eretto con R.D. in Corpo Morale. Con la Convenzione del 1940 il Liceo Musicale veniva statalizzato trasformandosi in Conservatorio Statale di Musica G. Rossini, mentre l'Ente Morale, al quale il Comune aveva conferito la proprietà e la gestione del patrimonio ereditato dal Maestro, assumeva la denominazione di Fondazione G. Rossini. La Fondazione Rossini non ha scopo di lucro. Le sue finalità sono precipuemente il sostegno dell'attività del conservatorio musicale, lo studio e la diffusione nel mondo della figura, della memoria e delle opere di Rossini. L'opera omnia in edizione critica, costituisce il maggiore impegno editoriale che la Fondazione svolge in collaborazione con Casa Ricordi cui è affidata la distribuzione delle Edizioni, la stampa degli spartiti e delle parti orchestrali e corali. Scopo dell'edizione critica non è soltanto quello di per sé valido di compiere un'operazione di restauro filologico con la pubblicazione e quindi la trasmissione di tutto il materiale autentico, ma anche quello di restituire al pubblico la produzione rossiniana, in passato limitata a pochi titoli di repertorio. Il collegamento con il Rossini Opera Festival, che mette in scena le opere del Maestro in edizione critica, permette la verifica immediata e dal vivo del lavoro svolto, all'interno di una dimensione di laboratorio sperimentale che costituisce un caso pressoché unico nella vita musicale non solo italiana, ma internazionale. Fondazione Rossini, Casa Ricordi e Rossini Opera Festival fanno parte del Comitato della Restituzione rossiniana. La Fondazione pubblica inoltre un suo periodico che ospita contributi scientifici di carattere musicologico, il Bollettino del Centro Rossiniano di Studi, e integra l'Opera Omnia con la pubblicazione dell'Epistolario rossiniano a cura di Bruno Cagli e Sergio Ragni e delle Collane Saggi e Fonti, oltre a ''I libretti di Rossini'' e ''Iconografia rossiniana''. L'attività della Fondazione si realizza con il contributo del Comune di Pesaro, della Regione Marche, dell'Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e della Banca dell'Adriatico. Questi gli organismi principali della Fondazione (al 2016): ; Consiglio di Amministrazione *Presidente: Oriano Giovanelli ;Consiglieri: Alberto Berardi; Ludovico Bramanti; Francesca Matacena; Lucio Carlo Meale; Stefano Pivato. '''Assemblea''' * Presidente: Daniele Vimini '''Consiglieri''' Luigi Bravi; Fabio Corvatta; Riccardo Corbelli; Marco Cangiotti, Franca Scopinigo Mancini; Daniele Tagliolini; Massimo Tonucci. '''Collegio Sindacale''' * Presidente: Vincenzo Galasso. '''Consiglieri''' Alessandro Comandini; Valeria Sacco ;Segretario generale: Catia Amati ;Comitato d'onore *Presidente: Bruno Cagli *Componenti: Giovanni Carli Ballola; Jeremy Commons; Johan Eeckeloo; Antonio Pappano; Maurizio Pollini; Salvatore Settis. ;Direttore dell'edizione critica: Ilaria Narici ;Collaboratori scientifici: Annalisa Bini; Emilio Sala; Cesare Scarton; Damien Colas; Davide Daolmi; Renato Meucci; Reto Muller; Benjamin Walton
Federal Bureau of Investigation
Il '''Federal Bureau of Investigation''' , noto con la sigla '''FBI''' , è un'agenzia governativa di polizia federale degli Stati Uniti d'America. Ha la competenza in tutti gli stati per alcuni reati tra cui l'antiterrorismo e l'intelligence interna. Istituito il 26 luglio 1908, rappresenta il principale braccio operativo del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti . L'FBI ha sotto la propria giurisdizione oltre duecento categorie di reati federali e ciò lo rende di fatto il maggiore ente di polizia giudiziaria del governo degli Stati Uniti. Il motto dell'FBI è "''Fidelity, Bravery, Integrity''" . Cambiò nome nel 1935 durante la direzione di John Edgar Hoover, il quale ne è stato il direttore per quasi 48 anni e fu il maggiore protagonista nello sviluppo degli obiettivi dell'ente. Il J. Edgar Hoover Building, l'FBI Academy e il complesso di Criminal Justice Information Services Division servono come principali centrali di supporto per ognuno degli uffici dell'FBI, sparsi in tutta la nazione.
=== Il contesto storico e la creazione === Nel 1896 fu fondato il "''National Bureau of Criminal Identification''", che fornì alle agenzie di tutto il paese informazioni per identificare criminali noti. L'assassinio di William McKinley nel 1901 creò la percezione che gli Stati Uniti fossero minacciati dagli anarchici; così i Dipartimenti della giustizia e quello del lavoro crearono appositi registri per controllare tali soggetti. Il neopresidente Theodore Roosevelt diede istruzioni al procuratore generale Charles Joseph Bonaparte di organizzare un servizio investigativo autonomo che riferisse solo al procuratore generale. Bonaparte contattò altre agenzie, incluso lo "''United States Secret Service''" per la selezione del personale, in particolare gli investigatori. Il 27 maggio 1908, il Congresso proibì questo uso dei dipendenti del Tesoro da parte del Dipartimento di Giustizia, citando i timori che la nuova agenzia avrebbe agito come dipartimento di polizia segreto. Di nuovo su sollecitazione di Roosevelt, Bonaparte si trasferì per organizzare un formale Bureau of Investigation, che avrebbe poi avuto il suo personale di agenti speciali. Il dipartimento fu ufficialmente creato il 26 luglio del 1908, Il procuratore generale Bonaparte, utilizzando i fondi spese del Dipartimento di giustizia, assunse dapprima 34 unità, tra cui alcuni veterani dei servizi segreti, per una nuova agenzia investigativa. Il suo primo capo fu Stanley Finch; Bonaparte notificò al Congresso queste azioni nel dicembre dello stesso anno. La denominazione ufficiale fu ''Bureau Of Investigation'' per poi essere rinominato in ''United States Bureau of Investigation'' nel 1932. L'anno seguente fu collegato al ''Bureau of Prohibition'' e fu ribattezzato ''Division Of Investigation'' === La direzione di Hoover e le operazioni di spionaggio === J. Edgar Hoover, direttore dell'FBI dal 1924 al 1972. Nel 1932, soprattutto grazie agli sforzi di Hoover, fu ufficialmente aperto il Laboratorio di Individuazione Scientifica del Crimine. Hoover ebbe anche un ruolo di primaria importanza in molti dei casi e dei progetti seguiti dall'FBI fino alla sua morte. Durante la grande depressione e gli anni trenta, gli agenti dell'FBI catturarono o uccisero un certo numero di noti tra i quali: John Dillinger, ''Baby Face'' Nelson, Kate ''Ma'' Barker, Alvin Karpis e George ''Machine Gun'' Kelly; l'agenzia svolse anche un ruolo importante nel limitare le azioni e l'influenza del Ku Klux Klan. Attraverso il lavoro di Edwin Atherton dopo la conclusione della guerra di confine col Messico nella fase finale della guerra delle fazioni, l'FBI riuscì a fermare un intero esercito di neo-rivoluzionari messicani lungo il confine californiano nel 1920. Diventò poi una agenzia servizio indipendente all'interno del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America, adottando l'attuale denominazione, nel 1935. Lester J. Gillis, conosciuto anche come "Baby Face" Nelson. A cominciare dalla seconda guerra mondiale, il Bureau indagò su casi di spionaggio contro gli Stati Uniti e i loro alleati. Furono arrestati otto agenti tedeschi che avevano progettato sabotaggi contro obiettivi statunitensi e sei di loro vennero giustiziati come ad esempio nel caso ''Ex parte Quirin'' nel 1942. Durante quello stesso periodo, un tentativo congiunto da parte di Stati Uniti e Regno Unito nell'ambito del progetto Venona - in cui l'FBI era pesantemente coinvolta - infranse i codici di comunicazione dell'intelligence e della diplomazia sovietica, permettendo ai governi britannico e statunitense di intercettare le telecomunicazioni sovietiche: da questo venne la conferma dell'esistenza di agenti americani che lavoravano negli Stati Uniti al servizio dello spionaggio sovietico. Durante i decenni 1950 e 1960 gli ufficiali dell'FBI divennero sempre più preoccupati per i capi dei movimenti per i diritti civili. Nel 1956, ad esempio, Hoover fece l'insolito gesto di spedire una lettera aperta di critica verso il dottor T.R.M. Howard, il capo di un movimento per i diritti civili, chirurgo, e benestante imprenditore del Mississippi, che aveva criticato il mancato intervento dell'FBI nella soluzione degli omicidi di George W. Lee ed Emmett Till, e altri afro-americani del Sud del paese. Hoover stava amministrando il progetto, ma non riuscì ad avvertire la ''Central Intelligence Agency'' (CIA) fino al 1952. Un altro caso degno di nota fu l'arresto, avvenuto nel 1957, della spia Sovietica Rudolf Abel. La scoperta di spie sovietiche nel territorio degli Stati Uniti permise a Hoover di perseguire la sua perenne ossessione nei confronti della minaccia che sentiva provenire dalla sinistra americana, dal Partito Comunista degli Stati Uniti d'America (CPUSA) ai liberali americani, che non avevano nessuna aspirazione rivoluzionaria. L'FBI condusse controverse azioni di sorveglianza in un'operazione chiamata COINTELPRO, che mirava a individuare e distruggere le organizzazioni politiche dissidenti all'interno degli USA, sia quelle militanti sia quelle non violente, tra le quali la ''Southern Christian Leadership Conference'', una delle più importanti organizzazioni per i diritti civili, al riguardo Martin Luther King fu spesso oggetto di indagine ma l'FBI non trovò mai prove di alcun crimine, ma tentò di utilizzare i nastri sulle relazioni sessuali di King per minacciarlo. Dopo l'entrata in vigore del provvedimento ''Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act'', l'FBI nel 1972 cominciò a indagare sui gruppi organizzati nel periodo dell'ex-proibizionismo, che erano adesso un fronte criminale presente nelle grandi città come in quelle piccole. Tutto il lavoro dell'FBI era svolto sotto copertura e grazie alle norme sancite dal ''RICO'', questi gruppi vennero smembrati. Nonostante all'inizio Hoover avesse negato la presenza di una struttura diffusa della criminalità organizzata negli USA, l'FBI condusse in seguito operazioni contro i clan conosciuti della criminalità organizzata, inclusi quelli capeggiati da Sam Giancana e da John Gotti. === Dagli anni ottanta alla fine della guerra fredda === Nel 1983 l'FBI costituì una squadra d'élite (sul modello delle SWAT delle forze di polizia locali) per affrontare eventuali problemi che sarebbero potuti sorgere durante le Olimpiadi di Los Angeles del 1984, in particolare per i rischi di terrorismo. Il reparto fu chiamato ''Hostage Rescue Team'', mentre nel 1984 fu costituita la CART (''Computer Analysis and Response Team'' - Squadra per l'analisi e la risposta ai crimini con i computer). La fine degli anni ottanta e la prima metà degli anni novanta vide oltre 300 agenti riassegnati dalle operazioni di controspionaggio a quelle riguardanti i crimini violenti, nonché la designazione della lotta al crimine violento come sesta priorità nazionale nelle operazioni del Bureau. Nel 1991 il giornalista del Washington Post, Carl Rowan, affermò che l'FBI aveva inviato a King almeno una lettera anonima che lo incoraggiava a suicidarsi. Quando il presidente John F. Kennedy fu assassinato, la giurisdizione del caso fu affidata al dipartimento di polizia locale, finché il presidente successivo, Lyndon B. Johnson ordinò all'FBI di sostituirsi a esso nelle indagini. Per assicurarsi poi che non ci fosse più confusione sull'assegnazione dei casi di omicidio di interesse federale, il Congresso approvò una legge che assegnava esclusivamente all'FBI le indagini sulla morte di ufficiali federali. Con tagli ad altri dipartimenti ben strutturati, e poiché con la fine della guerra fredda il terrorismo non era più considerato una minaccia alta, l'FBI divenne uno strumento della polizia locale per rintracciare i fuggitivi che avevano oltrepassato i confini di stato. I laboratori dell'FBI contribuirono anche a sviluppare i test sul DNA, continuando il loro ruolo di pionieri nell'identificazione e schedatura dei criminali; tale attività, infatti, cominciò con il sistema di archiviazione delle impronte digitali raccolte a partire dal 1924. Tra il 1993 e il 1996 l'FBI incrementò le azioni di contro-terrorismo, ridestato con il primo attentato al World Trade Center a New York nel 1993 e con l'attentato a Oklahoma City nel 1995, e procedette all'arresto, nel 1996, di Theodore Kaczynski, noto come Unabomber. Le innovazioni tecnologiche e le capacità degli analisti dei laboratori garantirono il successo all'FBI nella chiusura dei tre casi, ma in questo stesso periodo l'FBI si scontrò con l'ostilità di molti, che dura tutt'oggi. Dopo che il Congresso ebbe approvato il ''CALEA Act'' (''Communications Assistance for Law Enforcement Act'' - Legge sul Supporto alle Comunicazioni per l'Applicazione delle Leggi), l''HIPA Act'' (''Health Insurance Accountability Act'' - Legge sulla Registrazione dell'Assicurazione Sanitaria) e la ''EEA'' (''Economic Espionage Act'' - Legge sullo Spionaggio Economico) nel 1996, l'FBI subì, nel 1998, cambiamenti significativi nelle sue tecnologie, come era già successo al ''CART'' nel 1991. Vennero creati il ''CITAC'' (''Computer Investigations and Infrastructure Threat Assessment Center'' - Centro per le Indagini Computerizzate e l'Individuazione delle Minacce alle Infrastrutture) e l''NIPC'' (''National Infrastructure Protection Center'' - Centro Nazionale per la Difesa delle Infrastrutture), allo scopo di occuparsi dei crescenti problemi collegati a Internet, come virus, worm e altri programmi dannosi che potrebbero scatenare il caos negli Stati Uniti. In seguito a questi sviluppi, l'FBI incrementò la sorveglianza elettronica nella pubblica sicurezza e nelle indagini per la sicurezza nazionale, adattandosi via via che, con l'evolversi delle telecomunicazioni, cambiava la natura dei problemi. === Il ruolo dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 === A partire dal XXI secolo ed in particolare dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, il direttore dell'FBI Robert Mueller, che era stato posto al comando del ''Bureau'' solo tre giorni prima dell'attacco, volle riorganizzare la struttura dell'FBI e delle sue operazioni. Egli definì come una priorità assoluta combattere ogni crimine federale, inclusa la lotta al terrorismo, contrastare le operazioni di ''intelligence'' nemiche, incursioni elettroniche alla sicurezza, altri crimini informatici, la protezione dei diritti civili, la lotta alla corruzione, alla criminalità organizzata, a quella dei colletti bianchi e ai maggiori crimini violenti. Il 23 ottobre dello stesso anno dopo l'approvazine dello USA PATRIOT Act i poteri dell'agenzia vennero incrementati, in funzione del contrasto al terrorismo internazionale. La missione dell'FBI è proteggere gli Stati Uniti dal terrorismo e da altre minacce esterne, mantenere e applicare le leggi, fornire una guida e i servizi per la giustizia penale alle altre agenzie federali, statali, municipali o internazionali. Le leggi federali conferiscono all'FBI l'autorità di investigare e perseguire crimini specifici; essa svolge la funzione di l'autorità di intelligence civile, all'interno del territorio degli Stati Uniti. Le informazioni ottenute attraverso un'indagine dell'FBI sono presentate al competente Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America o a un membro del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America, che decide se il fatto è più o meno perseguibile legalmente. Il Procuratore generale degli Stati Uniti d'America può avvalersi dell'attività dell'agenzia, Le priorità investigative sono state quelle di prevenire e reprimere reati perseguibili a livello federale; le attività possono essere così riassunte: # Proteggere gli Stati Uniti dagli attacchi terroristici; # Proteggere gli Stati Uniti da operazioni di spionaggio da parte di agenzie straniere; # Proteggere gli Stati Uniti dagli attacchi cibernetici e dal crimine informatico; # Proteggere i diritti civili; # Combattere la corruzione politica su tutti i livelli; # Combattere il crimine organizzato # Combattere i maggiori crimini violenti; # Collaborare con le altre forze di polizia statunitensi e istituzioni locali e internazionali; # Migliorare la tecnologia per il successo delle operazioni del corpo stesso. Si occupa inoltre di contrasto al crimine organizzato e di tipo mafioso, tramite il ''Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act''. Ha anche il compito di sorvegliare e far rispettare i diritti civili sanciti dal ''Civil Rights Act'' ("Legge sui Diritti Civili") del 1964, e indagare sulle violazioni della legge, nonché perseguire tali violazioni a fianco del Dipartimento di Giustizia. 'FBI condivide con la Drug Enforcement Administration (DEA - "Ufficio per il controllo delle droghe") l'applicazione della legge del 1970 sulle sostanze stupefacenti (''Controlled Substances Act''). Inoltre, il ''Patriot Act'' 2001 ha aumentato i poteri concessi all'FBI, specialmente nell'intercettazione e nella sorveglianza delle attività su internet, nella prevenzione e repressione del crimine informatico. === Il direttore === Il direttore dell'FBI viene nominato dal Presidente degli Stati Uniti d'America e la sua nomina deve essere approvata dal Senato; il suo mandato dapprima non aveva limiti temporali ma dal 1976 la durata è stata stablita in dieci anni. Il direttore dell'FBI è responsabile delle operazioni quotidiane dell'ente; con i suoi collaboratori, si assicura che le missioni e i casi vengano seguiti nel modo corretto. Egli ha anche il compito di verificare che le varie dislocazioni degli uffici FBI siano gestite da agenti qualificati. Prima dell'11 settembre 2001, il direttore aggiornava personalmente il Presidente degli Stati Uniti su ogni problema che sorgesse all'interno dell'FBI, mentre dal 2004 risponde al direttore dell'Intelligence Nazionale. === L'accademia === L'accademia, situata a Quantico, in Virginia, è la sede del laboratorio di computer e comunicazioni utilizzato dall'FBI, ed è anche il luogo dove vengono inviati i nuovi agenti per diventare Agenti Speciali dell'FBI, attraverso le ventuno settimane di corso necessarie.. L'accademia fu aperta per la prima volta nel 1972, su un'area di 385 acri () di terreno forestale ed è pure utilizzata come scuola per le agenzie legali locali e nazionali che sono così ammesse al miglior centro di addestramento per le forze dell'ordine. Le unità situate a Quantico sono: l'Unità di addestramento sul Campo e addestramento di Polizia, l'Unità di Addestramento alle Armi da fuoco, il Centro di Ricerca e Addestramento alle Scienze Forensi, l'Unità dei Servizi per le Tecnologie (TSU), l'Unità di Addestramento Investigativo, l'Unità di Comunicazione per le Forze dell'Ordine, l'Unità di Comando e Direzione Scientifica (LSMU), l'Unità di Addestramento Fisico, l'Unità di Addestramento per i Nuovi Agenti (NATU), l'Unità di Applicazione Pratica (PAU), l'Unità di Addestramento Investigativo al Computer e il Collegio di Studi Analitici. La CJIS (Criminal Justice Information Services Division - "Divisione per l'Informazione alla Giustizia Criminale") è situata a Clarksburg, nel West Virginia. È la divisione più giovane dell'FBI, essendo stata formata solo nel 1991, e ufficialmente aperta nel 1995. Il solo complesso ha la lunghezza di tre campi da football (circa 330 metri), il suo scopo è di mantenere un archivio con tutte le informazioni. Sotto il tetto del CJIS si trovano conservati i programmi del Centro Nazionale d'Informazione sul Crimine (NCIC), il Riscontro del Crimine in Uniforme (UCR), l'Identificazione delle Impronte digitali, il Sistema Automatico Integrato per l'Identificazione delle Impronte digitali (IAFIS), NCIC 2000 (vedi sopra NCIC) e il'' Sistema Nazionale di Rapporto sugli Incidenti (NIBRS).'' Molte agenzie usano questi sistemi per reperire informazioni utili alle loro indagini e contribuiscono ai database utilizzando reti di comunicazione protette. Il FBI fornisce questi evoluti sistemi di identificazione e informazione a diverse agenzie locali, statali e internazionali. Esso lavora spesso in collaborazione con la Guardia Costiera Statunitense, la Dogana e le Pattuglie di Confine per la sicurezza portuale, e collabora con la Commissione Nazionale sulla Sicurezza dei Trasporti, nelle indagini sugli incidenti aerei e altri avvenimenti critici. Il FBI, data la sua ampia autorità, ha la facoltà di subentrare in qualunque indagine federale. L'unica altra agenzia con poteri investigativi simili a quelli dell'FBI è l'agenzia dell'Immigrazione e delle Dogane (ICE) e, dagli attentati dell'11 settembre 2001 il FBI ha sempre mantenuto un ruolo primario in molte indagini riguardanti reati federali. === La dislocazione sul territorio === Il quartier generale dell'FBI risiede al ''J. Edgar Hoover Building'' a Washington, D.C., con 56 uffici dislocati nelle maggiori città degli Stati Uniti. L'FBI mantiene anche più di 400 agenzie residenti negli Stati Uniti, come pure oltre 50 uffici legali presso le ambasciate e i consolati statunitensi. Molti settori specifici dell'FBI sono situati in basi come quelle di Quantico, Virginia, e Clarksburg, West Virginia. L'FBI sta oltretutto trasferendo a Winchester (Virginia) la Divisione per la Trattazione delle Registrazioni, che si occupa delle operazioni riguardanti il ''Freedom of Information Act''. I laboratori dell'FBI, nati con il BOI, non apparvero nello ''J. Edgar Hoover Building'' fino al suo completamento, nel 1974. Il laboratorio è il principale luogo delle attività di biologia, fisica e sul DNA. Tra i servizi che il laboratorio svolge sono comprese analisi chimiche, il sistema combinato degli archivi del DNA (CODIS), analisi computerizzata, analisi del DNA, verifica dei reperti, analisi di esplosivi, verifica di utensili e armi da fuoco, acustica forense, ottica forense, analisi delle immagini, ricerca scientifica forense, tirocinio per la scienza forense, controllo dei materiali pericolosi, grafica investigativa, analisi dei materiali, documenti richiesti, registrazioni sui ''racket'', analisi fotografica speciale, progettazione strutturale e segnalazione dei reperti. I servizi del laboratorio dell'FBI sono usati gratuitamente da molte agenzie statali locali e internazionali. Il laboratorio sostiene anche un secondo laboratorio all'Accademia dell'FBI. Il sito web dell'FBI riportava che nel 2006 gli impiegati erano , inclusi agenti speciali e del personale di supporto, mentre nel 2012 sono di cui agenti speciali e collaboratori specializzati. === Reclutamento === L'accesso al corpo è aperto sia a militari sia a civili, è necessario però avere i seguenti requisiti: * Essere in possesso di cittadinanza statunitense; * Aver un'età compresa tra i 23 ed i 37 anni; * Possedere un diploma di laurea conseguito al termine di un corso di studi di quattro anni nonché esperienza lavorativa di almeno tre anni; * Possedere una fedina penale pulita e non aver mai commesso un reato o aver preso parte a uno di esso; * Possedere una patente di guida valida; * Non avere tatuaggi visibili sul volto, collo, mani (in generale tutto quello che è visibile oltre alla divisa); È necessario anzitutto superare una serie di indagini di controllo ''(SSBI - Single Scope Background Investigation)'' condotte dallo ''United States Office of Personnel Management'', i potenziali agenti devono superare anche un test fisico ''(PFT - Physical Fitness Test)'' che include una corsa sui 300 metri, un minuto di addominali, flessioni e una corsa di 1,5 miglia (2,4 chilometri). Devono essere in possesso di un'autorizzazione di nulla osta sicurezza denominata ''Top Secret Security Clearance'' per l'accesso a informazioni riservate e in molti casi anche di un ulteriore permesso per le informazioni di importanza vitale ''(Sensitive information Top Secret).'' Dopo che gli aspiranti agenti hanno ottenuto l'autorizzazione e firmato il modulo di non esclusione ''SF-312'', frequentano la struttura di addestramento dell'FBI situata presso la ''Marine Corps Base Quantico'', in Virginia. Qui, i candidati passano circa 18 settimane nella ''FBI Academy'' (situata all'interno della base di Quantico) dove seguono oltre 500 ore di lezione e più di 1.000 ore di addestramento simulato. === Assegnazione === Dopo il conseguimento di un diploma, i nuovi agenti speciali dell'FBI vengono dislocati in tutti gli Stati Uniti d'America ed anche in altri Stati del mondo, a seconda delle loro specifiche competenze. Il personale di supporto professionale lavora in una delle tante strutture di supporto gestite dall'FBI. Tuttavia, ogni agente o membro del personale può essere trasferito dovunque, in qualsiasi momento e per qualunque durata di tempo, se le condizioni richiedono la sua presenza in una delle tante dislocazioni presso le circa 400 sedi dell'agenzia. === Uniform Crime Reports === Gli ''Uniform Crime Reports'' (UCR) comprendono dati di oltre agenzie di sicurezza in tutto il paese. Queste forniscono dati dettagliati riguardanti i crimini avvenuti, includendo l'arresto, il chiarimento (o chiusura) di un caso e le informazioni sugli agenti di polizia. L'UCR si concentra sul raccoglimento di dati di crimini violenti, crimini d'odio, e crimini di proprietà. Creato negli anni venti, l'UCR non ha tuttavia dimostrato di essere uniforme come implica il nome. I dati infatti riflettono solamente il reato più grave nel caso di crimini connessi tra loro e ha una definizione molto restrittiva di stupro. Poiché il 93% circa dei dati inviati all'FBI è in questo formato, l'UCR viene evidenziato come la scelta principale delle agenzie di sicurezza di molti stati per inviare questi dati. Un rapporto UCR preliminare del 2005 è stato pubblicato il 16 giugno 2006. Il rapporto mostra come i crimini di natura violenta siano saliti del 2,5%, ma quelli di proprietà siano calati del 1,6% rispetto al 2004. === National Incident Based Reporting System === Il ''National Incident Based Reporting System'' (NIBRS, Sistema Nazionale di Relazioni Basato sugli Incidenti) punta a evidenziare i limiti inerenti ai dati dell'UCR. Il sistema viene utilizzato dagli Stati Uniti per raccogliere e riportare dati sui crimini. Le agenzie locali, statali e federali creano dati NIBRS dai loro sistemi di amministrazione di archivi. I dati vengono raccolti su ogni incidente e arresto del Gruppo A delle categorie di reato. I reati del Gruppo A comprendono 46 crimini specifici raggruppati in 22 categorie di crimine. I fatti specifici di questi vengono raccolti e riportati nel sistema NIBRS. Oltre ai crimini del Gruppo A, 11 crimini del Gruppo B vengono trascritti solamente con le informazioni sull'arresto. Il sistema NIBRS è molto più dettagliato del sistema UCR basato su sommari. Entro il 2004, 5 271 agenzie di sicurezza hanno inviato dati NIBRS. Questi rappresentano il 20% della popolazione degli Stati Uniti e il 16% dei dati statistici raccolti dall'FBI. === Pubblicazioni === L''FBI Law Enforcement Bulletin'' viene pubblicato mensilmente dalla Law Enforcement Communication Unit dell'FBI, con articoli che interessano le forze dell'ordine locali e nazionali. La sua pubblicazione ebbe inizio nel 1932 con il nome di Fugitives Wanted by Police ("Fuggitivi Ricercati dalla Polizia"); questo bollettino tratta molti temi importanti per le forze dell'ordine, come l'uso della forza, le nuove tecnologie, e le ricerche sulla giustizia penale, come pure le pubblicazioni di casi importanti e dei ricercati dalla polizia. L'FBI pubblica anche alcuni periodici sia per le forze dell'ordine sia per i normali cittadini, trattando temi come il terrorismo, il crimine informatico, i crimini violenti, nonché le relative statistiche. Tuttavia, la gran parte delle pubblicazioni del governo federale che tratta questi argomenti viene pubblicata dalle agenzie dell'Office of Justice Programs, parte del Dipartimento di Giustizia statunitense, e distribuite per mezzo del National Criminal Justice Reference Service ("Servizio Nazionale di Rapporto sulla Giustizia Penale"). === Rapporto coi mass media === Qualunque autore, sceneggiatore televisivo o produttore può consultare l'FBI a proposito di casi chiusi, operazioni, servizi o sulla storia dell'agenzia. Tuttavia, non è obbligatorio farlo. A differenza della CIA, che verifica la correttezza e la precisione delle informazioni mediante un apposito ufficio addetto alle pubbliche relazioni, l'FBI non verifica o corregge questi contenuti, né opera delle specifiche consultazioni in proposito. Quindi, mentre alcuni autori televisivi o cinematografici presentano un'immagine realistica dell'FBI, altri ne distorcono la reale funzione, o vi aggiungono degli eventi immaginari a scopo drammatico. Un agente dell'FBI recupera la scatola nera del volo EgyptAir 990 sul ponte dell'USS Grapple (ARS 53) presso il sito dello schianto il 13 novembre 1999. Nell'ultimo decennio l'FBI ha subito le critiche del pubblico e ha avuto difficoltà dovute a conflitti interni. Mentre l'FBI tenta di modernizzare la sua tecnologia per rendere più efficiente la lotta al terrorismo, ci sono state volte in cui la sua azione è stata criticata. Molte delle recenti controversie sono collegate alle organizzazioni terroriste o a errori nelle operazioni. Negli anni novanta, il coinvolgimento dell'FBI negli incidenti di Ruby Ridge e nell'Assedio di Waco fece insorgere una forte protesta verso la gestione tattica. Nelle Olimpiadi di Atlanta del 1996, l'FBI fu criticato per le sue indagini sul bombardamento del Centennial Olympic Park. È stata recentemente sanata una disputa con le organizzazioni dei media riguardo a Richard Jewell che al tempo era una guardia di sicurezza privata, dato che il suo nome era trapelato nel corso delle indagini. Negli anni novanta si scoprì che l'unità dell'FBI preposta alle impronte digitali aveva spesso fatto un lavoro scadente. In alcuni casi i tecnici, ottenute prove che scagionavano un sospetto, avevano invece riferito che queste ne provavano la colpevolezza. Molti casi dovettero essere riaperti dopo la verifica di questi errori. Nel 2000 l'FBI ha cominciato il progetto ''Trilogy'', per rimodernizzare le infrastrutture della ''Information Technology (IT)''. Questo progetto doveva durare tre anni, con un costo di circa 380 milioni di dollari, ma ha finito con il superare abbondantemente le spese e i tempi previsti. Gli sforzi per fornire computer moderni e strumenti per la rete riuscirono in gran parte, ma i tentativi di sviluppare nuovi software investigativi, affidati alla SAIC (Science Applications International Corporation - Corporazione Internazionale delle Scienze Applicate) furono un disastro. Il ''Virtual Case File'', o ''VCF'', come era conosciuto il programma, fu stravolto da obiettivi molto vaghi e da un frequente cambio nell'amministrazione. Nel gennaio del 2005, più di due anni dopo la prevista scadenza per il completamento del software, l'FBI ha abbandonato ufficialmente il progetto, costato più di 100 milioni di dollari, e mai reso operativo. L'FBI è stato così costretto a continuare a utilizzare il suo decennale sistema di Supporto Automatizzato sui Casi, considerato dagli esperti della ''Information Technology'' terribilmente inadeguato. Nel marzo del 2005 l'FBI ha annunciato di aver dato il via a un nuovo e più ambizioso progetto per un software nominato in codice ''Sentinel'', che dovrebbe essere completato nel 2009. Nel febbraio del 2001, Robert Hanssen fu scoperto a vendere informazioni ai russi. Fu in seguito scoperto che Hanssen, che aveva raggiunto nell'FBI una posizione piuttosto alta, vendeva informazioni riservate sin dal 1979. Fu giudicato colpevole di tradimento, e nel 2002 fu condannato a vita; ma l'incidente indusse molti a dubitare delle pratiche di sicurezza impiegate dall'FBI. Ci fu anche chi sostenne che Robert Hanssen avesse diffuso informazioni che contribuirono alla realizzazione degli attentati dell'11 settembre. Il 22 luglio 2004, il rapporto definitivo della Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001, stabiliva che l'FBI e la CIA erano in parte colpevoli per non aver seguito i rapporti che avrebbero potuto evitare il compimento degli attacchi dell'11 settembre. Nella sua affermazione più cruda, il rapporto concluse che il paese "non era stato servito bene" da nessuna delle agenzie, ed espose numerose raccomandazioni per cambiamenti all'interno dell'FBI. Mentre l'FBI ha ottemperato a gran parte delle raccomandazioni, inclusa la supervisione del nuovo Direttore dell'Intelligence Nazionale, nell'ottobre del 2005 alcuni ex-membri della commissione per l'11 settembre hanno criticato pubblicamente l'FBI, affermando che si era opposto a qualunque cambiamento significativo.
Francesca Caccini
Fu la prima donna a scrivere un'opera e probabilmente la più prolifica compositrice del suo tempo.
Figlia di Giulio Caccini, è considerata una fra le donne che maggiormente contribuirono all'evolversi della nascente musica barocca all'inizio del Seicento. Apprezzata per le sue doti musicali, non meno che per l'avvenenza, Francesca Caccini divenne popolarmente nota con il diminutivo toscano di "Cecchina", tanto usuale da essere tradotto in latino nell'iscrizione didascalica ''CECHINE PULCHRITUDINIS IMMORTALITATI'', posta sul medaglione marmoreo con la sua effigie, esistente nel palazzo Rospigliosi a Pistoia. Fu cantante, liutista e clavicembalista a Firenze, presso i Medici, e fu una donna di alto ingegno e di grande cultura, che emersero anche nella sua attività di poetessa in italiano e in latino. Insieme alla sorella Settimia ed alla seconda moglie del padre, Margherita Benevoli della Scala, formò il gruppo detto delle ''donne di Giulio Romano'' (cioè Giulio Caccini) che si esibirono nell''Euridice'' di Jacopo Peri e nel ''Rapimento di Cefalo'' di Giulio Caccini nell'anno 1600. Infatti, nella raccolta di composizioni ''Le nuove musiche'', Giulio Caccini – teorizzando il "favellare in armonia" – spiegava come tutti i componenti della sua famiglia, dalla moglie alle figlie, fossero dediti al canto. Una successiva testimonianza dell'attività di Francesca, insieme con Settimia e Margherita, per la corte medicea, è del 1602: nel ''Diario'' di Cesare Tinghi è ricordato che il 3 aprile 1602 nella chiesa di San Nicola a Pisa, dove la corte si trasferiva ogni anno durante la quaresima, vennero eseguite musiche policorali dirette da "Giulio Caccini|Giulio Romano Giulio Caccini, avendovi menate la moglie la seconda moglie, Margherita e le due figliuole le quale cantano bene". I documenti testimoniano diverse esibizioni delle "donne di Giulio" negli anni 1602-12 davanti a ospiti di riguardo o per cerimonie religiose di corte. Il "concerto delle donne di Giulio Caccini", che, oltre alle donne, comprendeva anche il fratello di Francesca, Pompeo, figlio naturale di Caccini, fu invitato dalla regina Maria de' Medici ad esibirsi presso la corte francese del re Enrico IV di Francia. Dopo aver cantato nell'ottobre 1604 dapprima alla corte di Modena per tre giorni, poi a Milano e a Lione, i Caccini giunsero a Parigi ai primi di dicembre 1604 e vi soggiornarono fino alla fine di aprile dell'anno successivo, riscuotendo grandi successi. Francesca soprattutto brillò come solista, cantando anche in francese e in spagnolo, tanto da suscitare l'ammirazione entusiasta del re, che avrebbe desiderato trattenerla a corte; tuttavia, il granduca di Toscana non concesse il suo benestare ed essa rientrò insieme al resto della famiglia. Nel 1615 ebbe la prima assoluta la sua opera ''Ballo delle Zingare'' su libretto di Ferdinando Saracinelli al Palazzo Pitti di Firenze e nel 1619 ''La fiera'' su libretto di Michelangelo Buonarroti il Giovane al Palazzo Uffizi. Una volta rientrata a Firenze, sposò il compositore G.B. Signorini-Malaspina e dopo la morte del marito si ritirò a vita privata. La sua attività è compendiata nei pochi ma importanti lavori arrivati fino ai nostri giorni: ''Il primo libro delle musiche a una e due voci'' (1618) e l'opera-balletto ''La liberazione di Ruggiero dall'isola d'Alcina'' (1625), su libretto di Ferdinando Saracinelli, tratto da un episodio dell''Orlando furioso'' di Ludovico Ariosto, dato nella Villa di Poggio Imperiale di Firenze). Degne di nota sono anche le sue arie ''Dove io credea'' (1621) e ''Ch'io sia fidele'' (1629). === Critica === Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX vi furono due recensioni controverse sulle sue opere: una critica molto positiva a suo favore del 1878 da parte di August Wilhelm Ambros nella sua ''Geschichte der Musik'', che giunse perfino a definirla "un genio" per le sue composizioni; Hugo Goldschmidt, all'inizio del XX secolo nella sua opera ''Studien zur Geschichte der italienischen Oper des 17. Jahrhunderts'' si espresse negativamente sulle considerazioni dei suoi predecessori «... con una durezza, che con l'obiettività scientifica ha ben poco a che fare» (Eva Weissweiler). Le è stato dedicato un cratere di 38,1 di km diametro sul pianeta Venere. * Nella Anfuso - Francesca Caccini, CD+Libro Stilnovo 8816 – ''Florilegio. Musiche, Libro I, Firenze 1618'' * Elena Cecchi Fedi, Gianluca Lastraioli - Francesca Caccini - Maria, Dolce Maria, Sacred and Secular Songs - Brilliant Classics (2013)
Favignana (Italia)
'''Favignana''' è un comune italiano di abitanti del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia. Comune totalmente insulare, il suo territorio corrisponde all'arcipelago delle isole Egadi, comprendente le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo e gli isolotti minori di Maraone e Formica.
=== Evoluzione demografica === === Suddivisione demografica === I residenti del comune di Favignana sono suddivisi su tre isole (aggiornato al 2011): Comune Popolazione Favignana Levanzo 208 Marettimo 684 Le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo sono collegate al porto di Trapani e al porto di Marsala con aliscafi che effettuano diverse corse giornaliere, e nel periodo estivo settimanalmente con Napoli, tramite la compagnia Liberty lines. I collegamenti con traghetti della Siremar avvengono dal porto di Trapani. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune: === Gemellaggi === * === Altre informazioni amministrative === Il comune di Favignana fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.6 (Isole Egadi). === Calcio === La principale squadra di calcio del comune è l'''A.S.D. Favignana'' che milita nel girone A siciliano di Promozione. È nata nel 2011.
Frutto
Frutta mista Il '''frutto''' in termini botanici è il prodotto della modificazione dell'ovario a seguito della fecondazione. Il significato biologico del frutto è fornire protezione, nutrimento e mezzo di diffusione al seme che contiene. Nel linguaggio comune ed in cucina, normalmente, per frutta si intendono alcuni tipi di frutti botanici, ad esempio: * le drupe: prugne, ciliegie, mandorla, albicocche; * l'esperidio degli agrumi: cedro, pompelmo, pomelo; * alcune bacche o loro modificazioni, come l'uva spina, le corniole, le giuggiole, i mirtilli; * i pomi: le cotogne, le sorbole, le nespole comuni, il nashi. Le piante partenocarpiche generano frutti apireni, ovvero senza semi . Se il fiore non viene impollinato, si stacca dalla pianta nella zona di abscissione. La crescita dell'ovario è stimolata dall'auxina che blocca il processo di abscissione del fiore.
* Secondo la definizione "classica", il vero frutto deriva dalla sola trasformazione dell'ovario del fiore che si modifica profondamente. Se invece i frutti non derivano esclusivamente dallo sviluppo dell'ovario ma alla loro formazione partecipano anche altre parti del fiore si parla più correttamente di falsi frutti. * Secondo la '''proposta di Winkler''' invece il frutto non corrisponde necessariamente alla trasformazione di un singolo ovario, ma a quella dell'intero gineceo. La distinzione classica, che ha ancora grande valore per l'identificazione delle piante, ha perso importanza dal punto di vista filogenetico. I frutti aggregati sono quindi considerati un unico frutto dal momento che derivano dal gineceo di un solo fiore. Altro carattere che assume importanza è la posizione dell'ovario (supera o infera) da cui il frutto è derivato. Gli ovari superi danno origine a frutti liberi, i ginecei inferi originano frutti a coppa. Poiché si ritiene che l'ovario derivi dalla modificazione di una foglia (detta carpello) che si è richiusa su se stessa saldandosi al margine, nel frutto, che da esso deriva, si individuano diverse parti riconducibili a quelle della foglia: * l''''esocarpo''' che deriva dall'epidermide superiore; * il '''mesocarpo''' che deriva dal parenchima o mesofillo; * l''''endocarpo''' che deriva dall'epidermide inferiore; L'insieme dei tre strati costituisce il '''pericarpo''' o frutto e ciascuno strato può avere differente consistenza. A parte la divisione già citata in: '''veri frutti''' e '''falsi frutti''' altre suddivisioni sono: * '''frutti semplici''': formati esclusivamente dall'ovario del singolo fiore (monocarpellare o pluricarpellare sincarpico). * '''frutti aggregati''': derivano dall'evoluzione di più pistilli posti sullo stesso ricettacolo (ovari pluricarpellari apocarpici) che rimangono uniti anche nel frutto. * '''infruttescenze''': derivano da evoluzioni di infiorescenze cioè i singoli frutti derivano da pistilli di fiori diversi che formavano un'infiorescenza più o meno compatta. I frutti semplici si dividono in due gruppi: * '''frutti secchi''' in cui a maturità tutti gli strati hanno scarsi parenchimi e un contenuto di acqua piuttosto basso; il pericarpo può quindi essere duro, papiraceo o legnoso. * '''frutti carnosi''' in cui la consistenza dei diversi strati è carnosa in quanto ricchi di parenchimi che trattengono una percentuale d'acqua notevolmente alta ad esempio la mela. === Tipi di frutti secchi === A seconda della modalità di liberazione dei semi si distinguono in '''frutti secchi deiscenti''' e '''frutti secchi indeiscenti'''. ==== Frutti secchi deiscenti ==== I frutti secchi deiscenti a maturità liberano i semi aprendosi spontaneamente con differenti modalità, presentano delle zone di deiscenza sprovviste di fibra, con cellule sottili cellulosiche; tra questi frutti si trovano: * '''follicolo''': deriva da un ovario monocarpellare, plurispermio, si apre lungo la linea di sutura del carpello (es: elleboro, Aquilegia). * '''legume''' o baccello: deriva da ovario monocarpellare plurispermio, si apre in 2 valve su 2 linee opposte (sutura e dorso). È tipico della famiglia delle Leguminose. * '''lomento''': deriva da ovario monocarpellare plurispermio, è suddiviso in una serie di logge monosperme chiuse che possono essere anche piene di polpa a circondare il seme, si apre trasversalmente. Da alcuni viene considerato una modificazione del legume. * '''siliqua e siliquetta''': derivano da un ovario bicarpellare sincarpico con numero variabile di semi. Si apre in 2 valve lungo la linea di sutura delle foglie carpellari, a maturità si fendono ma non si separano completamente. Le due valve sono separate da setto persistente membranoso detto ''replo'' su cui sono inseriti i semi. Il frutto si chiama siliquetta quando è isodiametrica, siliqua quando il diametro longitudinale supera quello trasversale. Caratterizzano le Crucifere; * '''capsula''': deriva da un ovario pluricarpellare sincarpico polispermo; presenta vari tipi di deiscenza: ** capsula setticida o settifraga (''Digitalis'', tabacco, china, colchico) si apre lungo la linea di sutura dei carpelli; ** capsula loculicida (''Lilium'', tulipano, castagno d'India) si apre lungo la nervatura dorsale dei carpelli; ** pisside (es. ''Anagallis arvensis'', ''Hyoscyamus niger'') si apre per mezzo del distacco di un numero di denti più o meno elevato su un opercolo circolare; ** capsula poricida (es. ''Papaver'') si apre mediante una serie di pori apicali. Immagine:Helleborus niger (Früchte).jpg|Follicolo di ''Helleborus niger'' Immagine:Vicia pannonica Herbar Schote.jpg|Baccello Immagine:Lunaria annua0.jpg|Siliquetta di ''Lunaria annua'' Immagine:Opium poppy mohnkapsel.jpg|Capsula di ''Papaver'' Immagine:Nerium-oleander-semillas.jpg|Capsule aperte di oleandro mostrano i semi piumosi Immagine:Nuss mit Schale.jpg|Una noce ==== Frutti secchi indeiscenti ==== I frutti secchi indeiscenti presentano una parete completamente sclerificata, a maturità non liberano i semi che vengono ancora protetti dal pericarpo. Esempi: * '''achenio''': deriva da un ovario monocarpellare o bicarpellare. Il pericarpo è sottile, membranoso, pergamenaceo o cuoioso, aderente ma non saldato all'episperma. Il seme è quindi lassamente aderente alla parete del frutto, quindi non del tutto libero. L'achenio può essere isolato oppure riunito a formare diacheni, tetracheni, pluriacheni. Si trova ad esempio nelle famiglie delle Fagaceae, Betulaceae, Compositae; * '''samara''' (pronuncia: sàmara): è un tipo di achenio munito di espansioni (ali) che ne facilitano la dispersione anemocora. Il pericarpo è membranoso con espansione alare laterale (frassino) o periferica (olmo); se il frutto è formato da due samare aderenti si chiama disamara (acero); * '''cariosside''' (pronuncia: cariòsside) frutto monospermio, deriva da un ovario pluricarpellare sincarpico con pericarpo saldato all'episperma, tipico delle Gramineae. Durante la maturazione i tegumenti del seme sono stati parzialmente digeriti o sono concresciuti con il pericarpo; * '''nucula''' (pronuncia: nùcula): frutto monocarpico con involucro erbaceo o cuoioso (cùpola), ora aperto e squamiforme, ora chiuso e aculeato, contenente uno o più acheni (nocciòlo, castagno). ==== Frutti secchi schizocarpici ==== Derivano da ovario pluricarpellare sincarpico pluriloculare in cui ogni loggia si disarticola per dare achenio monospermio; nel complesso forma lo schizocarpo. Il singolo achenio prende il nome di mericarpo (classificazione non considerata valida da tutti). * diachenio, costituito da due acheni (mericarpi) contenenti un singolo seme. Si separano quando sono maturi. Alcune specie per la riproduzione lanciano i semi lontani dal carpoforo, altre hanno frutti caratterizzati da uncini che si arpionano agli animali che li sfiorano favorendone la disseminazone. (Umbelliferae e Rubiaceae); * tetrachenio (Labiatae e Boraginaceae); * poliachenio (Malvaceae e Ranunculaceae). === Tipi di frutti carnosi === Sono frutti con parenchimi ricchi di acqua. Esempi: * '''bacca''': frutto plurisperma, deriva da ovario pluricarpellare, presenta diverse varianti (alloro, ossiciocco, mirto, sambuco, mirtillo rosso); * '''esperidio''' (pronuncia: esperìdio): frutto delle Rutaceae ovvero gli agrumi, presenta epicarpo con tasche lisigene, mesocarpo bianco e spugnoso, endocarpo tappezzato di peli a maturità ricchi di succo. È da alcuni considerato una bacca modificata; * '''drupa''': frutto con epicarpo sottile, mesocarpo carnoso, endocarpo legnoso, alcune drupe sono monosperme unicarpellari (drupacee come susina, pesca, ciliegia, albicocca), pluricarpellari (ulivo, noce), plurispermie pluricarpellari (caffè) a mesocarpo coriaceo (noce, mandorlo) o fibroso (cocco); * '''peponide''' (pronuncia: pepònide): frutto tipico delle Cucurbitaceae (zucchina, zucca, cetriolo); * '''balaustio''' o '''balausto''' (pronuncia: balaùst(i)o): frutto tipico delle Punicaceae (melograno); * '''cabosside''': frutto del cacao; * '''bacca deiscente''', tipica della noce moscata (a maturità libera il seme con arillo), e dell''Ecballium'' (Cucurbitaceae) === Frutti composti === Sono quelli derivati da più pistilli dello stesso fiore che rimangono uniti anche nel frutto. Esempi: * '''polidrupa''': deriva da tante piccole drupe inserite sul ricettacolo convesso del fiore (tipiche del genere ''Rubus''); es. mora del rovo, lampone; * '''conocarpo''': deriva dal ricettacolo carnoso e convesso su cui erano inseriti numerosi ovari trasformati in acheni; es. fragola (il vero frutto è composto dagli acheni, la parte carnosa deriva dall'ingrossamento del ricettacolo fiorale). === Infruttescenze === I singoli frutti derivano da pistilli di fiori diversi che formavano un'infiorescenza più o meno compatta. * '''sorosio''' (pronuncia: soròsio): formato da tante false drupe originatasi dalla concrescenza dei calici carnosi (mora del gelso), da corta spiga (pseudodrupa), oppure l'ananas con asse brattee e frutti carnosi. * '''siconio''' (pronuncia: sicònio): deriva da un ricettacolo semi- carnoso e concavo tappezzato al suo interno da fiori femminili che daranno degli acheni ficus carica. === Falsi frutti === * pomo: deriva da un ovario pentacarpellare infero sincarpico avvolto dal ricettacolo carnoso con il quale concresce (il vero frutto è il torsolo), calice persistente. * cinorrodo o '''cinorrodonte''', (pronuncia: cinòrrodo): è il "frutto" del genere ''Rosa''; è un falso frutto a coppa carnosa, derivante dal ricettacolo. I frutti sono gli acheni in esso racchiusi. * arillo: ha la forma simile a una bacca e la polpa però non deriva dall'ingrossamento dell'ovario ma dai tegumenti seminali.
Foresta pluviale
foresta pluviale amazzonica La '''foresta pluviale''' è una foresta caratterizzata da elevata piovosità e per definizione si considera tale con un minimo di precipitazioni annue comprese tra i 1.750 e i 2.000 millimetri.
Nelle foreste pluviali si trovano i due terzi di tutte le specie viventi animali e vegetali della Terra e si stima che vi siano milioni di specie di piante, insetti e microrganismi tuttora sconosciute. Generalmente il sottobosco in una foresta pluviale è limitato solo a pochi settori a causa della mancanza di luce solare al livello del suolo. I due tipi principali di foresta pluviale sono: Distribuzione della foresta pluviale tropicale * foresta pluviale tropicale: sono le foreste pluviali caratteristiche delle regioni comprese tra i due tropici (tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno) e presente nel sud-est asiatico (Indonesia, Birmania e in Papua-Nuova Guinea, oltre che nella fascia settentrionale e orientale dell'Australia), nell'Africa sub-sahariana dal Camerun alla Repubblica Democratica del Congo (foresta del Congo), nel Sud America (prevalentemente in Amazzonia), nell'America Centrale, – Bosawás, Penisola dello Yucatán-Belize-Calakmul – e su molte delle isole dell'oceano Pacifico (ad esempio le Hawaii). Le foreste pluviali tropicali vengono definite i "polmoni della Terra". Rappresentano il bioma terrestre con la massima biodiversità, dato che ospitano da sole circa una metà delle specie viventi animali e vegetali terrestri; * foresta pluviale temperata: sono le foreste pluviali caratteristiche delle regioni temperate. Sono presenti nel Nord America (lungo la costa del Pacifico nord-occidentale, nella Columbia Britannica), in Europa (nelle zone costiere di Irlanda, Scozia, Norvegia meridionale e in regioni dei Balcani occidentali lungo la costa adriatica, come pure nel nord-ovest della Spagna e nella fascia costiera orientale del mar Nero tra le coste della Georgia e della Turchia), in Asia orientale (nel sud della Cina, a Taiwan, nella gran parte del Giappone e della Corea), nella costa più orientale della Russia e in Australia e Nuova Zelanda.
Ferenc Molnár
La sua opera complessiva, ispirata ad autori come Luigi Pirandello, Oscar Wilde, George Bernard Shaw, ma dotata di un certo carattere personale, si distingue per un profondo senso critico verso i prepotenti e gli arroganti. Specialmente nei suoi lavori più conosciuti si denota, appena celata dietro dialoghi e situazioni non privi di umorismo, un'accorata partecipazione alle vicende di figure umane oppresse da ingiustizie sociali. Molnár ebbe ancora giovane una subitanea notorietà: dopo la pubblicazione del racconto ''Danubio blu'' , nel 1907 venne rappresentato il suo dramma ''Il diavolo'' e successivamente furono messe in scena altre sue commedie fra cui, nel 1909, il poema scenico ''Liliom'' e, nel 1925, ''Il cigno'' e ''Giochi al castello'', meta-rappresentazione di uno spettacolo di attori. Molte sue opere sono state adattate da celebri autori, fra cui Tom Stoppard, P. G. Wodehouse e Arthur Miller, sia per il cinema che per il teatro e la radio.
Nato il 12 gennaio 1878 a Budapest al numero 83 della circonvallazione József in una famiglia della media borghesia ebraica (il padre era uno stimato medico), Ferenc viene avviato agli studi presso il ginnasio calvinista della città. In seguito si iscrive alla facoltà di giurisprudenza presso l'università di Ginevra. Nella città svizzera oltre agli studi si dedica a una mediocre attività pittorica e musicale. Prosegue gli studi di diritto nella città natale, salvo lasciarli ben presto per entrare nella redazione del giornale ''Budapesti Napló'' ("Diario di Budapest"), dove si distingue per la sua capacità di scrittura. Pubblica a sue spese nel 1897 la sua opera prima, una raccolta intitolata "Maddalena e altri racconti". Una seconda raccolta viene pubblicata a puntate sul giornale ''A Hét'' ("La Settimana") nel 1898. Il primo romanzo di Molnár è datato 1900: si tratta del satirico "La città affamata". I primi successi editoriali giungono tuttavia solo nel 1901 con il romanzo sentimentale "Storia di una barca senza padrone" (la versione italiana titola invece "Danubio blu"). Un preludio al capolavoro "I ragazzi della via Pál" si ha con la serie di racconti umoristici intitolata "Pino e altre piccole commedie" (1902), incentrati sul mondo dei fanciulli. Nello stesso anno compone il suo primo pezzo teatrale, la farsa "Il signor dottore" che gli vale buone recensioni da parte della critica. Tra il 1903 e il 1907 la produzione letteraria di Molnár acquista una dimensione internazionale: nonostante l'insuccesso della farsa teatrale "Józsi" e del romanzo "Schiavi", l'autore si riscatta con il suo capolavoro assoluto, "I ragazzi della via Pál" e grazie al buon successo conseguito dalla commedia "Il diavolo" (che troverà nell'italiano Ermete Zacconi un entusiasta sostenitore, tanto che a questi si deve la sua rappresentazione in Italia, in Europa e in America). L'apice della produzione teatrale di Molnár si ha tuttavia con l'opera "Liliom. Vita e morte di un acchiappagalline. Leggenda di periferia che riscuote un successo mondiale. Così egli stesso tracciò il sommario della sua vita: ''“Nato nel 1878 a Budapest; 1895: studente di diritto a Ginevra; 1904: giornalista e scrittore noto; 1914: commediografo ancora più noto; 1930: vorrei ancora essere studente a Ginevra”'' (“Il Dramma”, Quindicinale di Commedie di grande interesse diretto da Lucio Ridenti, 28º Anno, n. 155, 15 aprile 1952, p. 32). === Drammi === * ''A Doktor úr'' (1902) * ''Józsi'' (1904) * ''Il diavolo'' (''Az ördög'') (dramma, 1907) * ''Liliom'' (1909) (vedi filmografia) * ''A Testőr'' (1910) * ''A Farkas'' (1912) * ''Úri divat'' (1916) * ''A fehér felhő'' (1916) * ''Farsang'' (1916) * ''Il cigno'' (''A hattyú'') (1920) * ''Színház'' (1921) * ''A vörös malom'' (1923) * ''Az üvegcipő'' (1924) * ''Giochi al castello'' (''Játék a kastélyban'') (1926) * ''Riviera'' (1926) * ''Olympia'' (1928) (vedi filmografia) * ''Egy, kettő, három'' (1929) (vedi filmografia) * ''A jó tündér'' (1930) * ''Valaki'' (1931) * ''Harmónia'' (1932) * ''Nagy szerelem'' (1935) * ''Dalila'' (''Delila'') (1937) * ''Panoptikum'' (1949) === Opere in prosa === * ''Az éhes város'' (1901) * ''Egy gazdátlan csónak története'' (1901) * ''I ragazzi della via Pál'' (''A Pál utcai fiúk'') (romanzo, 1906) (vedi filmografia) * ''Muzsika'' (1908) * ''Egy haditudósitó naplója'' (1916) * ''A zöld huszár'' (1938) * ''Útitárs a száműzetésben – Jegyzetek egy önéletrajzhoz'' (1950) * ''La leggenda di Liliom'', regia di Franz Borzage (1930) * ''Notte romantica'' (''One Romantic Night''), regia di Paul L. Stein (1930) * ''La leggenda di Liliom'' (''Liliom''), regia di Fritz Lang (1934) * ''I ragazzi della via Pál'' (''No Greater Glory''), regia di Franz Borzage (1934) * ''Il cigno'' (''The Swan''), regia di Charles Vidor (1956) * ''Olympia'' (''A Breath of Scandal''), regia di Michael Curtiz (1960) * ''Uno, due, tre!'' (''One, Two, Three''), regia di Billy Wilder (1961) === Attore === * ''Camille'', regia di Ralph Barton (1926)
Fiorino ungherese
Il '''fiorino ungherese''' , è la valuta ufficiale dell'Ungheria. Il codice ISO 4217 è '''HUF'''. Un fiorino era suddiviso in 100 '''fillér'''. I fillér non sono più in circolazione dal 1999.
Il nome deriva da quello del ''fiorino'' di Firenze, una moneta d'oro coniata per la prima volta nel 1252. In Ungheria, ''florentinus'' (più tardi ''forint''), fu una moneta d'oro in uso dal 1325 sotto Carlo Roberto d'Angiò. Subito divenne una delle monete più forti della regione. Pesava 3,40 g come il fiorino di Firenze. === Ongaro === In Italia il fiorino ungherese fu chiamato '''Ongaro''' e fu imitato da molte zecche italiane come Bozzolo, Casale, Castiglione delle Stiviere, Correggio, Maccagno, Modena. Poiché era in genere rappresentato un guerriero con larghe brache, le monete erano dette anche '''ongari bragoni'''. Sono noti anche gli ongari di Kremnitz, d'Olanda, l'ongaro imperiale e quello di Maria Teresa. Image:Lajos_I_florint_768761.jpg|Luigi I il Grande (Nagy Lajos) (1342-1382) Image:765572.jpg|"Ongaro" di Sigismondo (1387-1437). Image:Matthias Corvinus florint 755272.jpg|Mattia Corvino (1458-1490). Image:111 Matthias Corvinus florint 755820.jpg|Mattia Corvino (1458-1490). === Fiorino austro-ungarico === Tra il 1857 e il 1892, '''forint''' fu il nome ungherese della moneta dell'Impero austro-ungarico, nota in tedesco come ''Österreichischer Gulden'' o Fiorino austro-ungarico. In Ungheria era diviso in 100 krajczár (''krajcár'' in ungherese moderno). === Fiorino ungherese === Il fiorino fu introdotto in Ungheria il 1º agosto 1946, dopo l'iperinflazione subita dal pengő nel 1945-1946. Il processo fu diretto dal Partito Comunista Ungherese, che teneva l'importante carica ministeriale, e il successo del fiorino fu utilizzato per ottenere vantaggi politici, contribuendo alla conquista del potere da parte del Partito Comunista nel 1948-49. Il fiorino rimpiazzò il pengő al cambio di 1 fiorino = 4×1029 pengő. Tradizionalmente il fiorino era suddiviso in 100 fillér, ma il fillér era diventato a causa dell'inflazione non utilizzabile e dal 1999 non è più in circolazione. L'abbreviazione ungherese per il fiorino è '''Ft'''. Dopo la sua introduzione nel 1946, il fiorino rimase stabile per diversi anni, ma iniziò a perdere il suo potere d'acquisto appena il sistema economico dello stato perse la sua competitività durante gli anni settanta ed ottanta del Novecento. Dopo il cambiamento di regime del 1989-90, il fiorino ebbe per tre anni una forte rivalutazione (35% circa), ma rilevanti riforme riuscirono a stabilizzarne il valore. Dopo l'anno 2000 il valore relativamente alto del fiorino sul mercato (specialmente in confronto con il dollaro statunitense che stava diminuendo di valore, ed in parte anche nei confronti dell'euro) svantaggia l'industria ungherese che è fortemente indirizzata all'esportazione nei confronti delle industrie straniere con valute più deboli. ==== Sostituzione con l'Euro ==== All'interno del processo di integrazione dell'Ungheria nell'Unione europea e nell'euro, era inizialmente previsto che il fiorino scomparisse verso il 2010-2012, secondo la situazione economica. C'era un'opinione diversa tra la Banca Nazionale ungherese ed il governo ungherese sulla possibilità di riuscire a raggiungere, secondo quanto richiesto dalla UE, gli obiettivi di bassa inflazione e di debito ridotto entro il 2010. In seguito la data definitiva è diventata più sfumata e il governo Ungherese non ha definita una data certa per l'introduzione dell'Euro. Fiorino ungherese fronte retro File:1fiorinoungerese2002front.jpg File:1fiorinoungerese2002back.jpg 1 fiorino (2002) monete in circolazione Magyar Nemzeti Bank * 5 fiorini: colore bronzo, il dritto mostra un'egretta * 10 fiorini: colore argento, il dritto mostra lo stemma ungherese * 20 fiorini: colore bronzo, il dritto mostra un fiore di iris * 50 fiorini: colore argento, il dritto mostra un falco * 100 fiorini: colore argento all'esterno con un disco di rame all'interno, il dritto mostra lo stemma ungherese * 200 fiorini: colore argento all'interno con un disco di rame all'esterno, il dritto mostra il Ponte delle Catene (in circolazione dal 15 giugno 2009). Banconote in circolazione Magyar Nemzeti Bank Tutte le banconote sono filigranate, contengono una striscia verticale di sicurezza di metallo e sono adatte per gli ipovedenti. La banconota da 2000 fiorini e quelle di valore maggiore sono protette anche da un disegno olografico. I biglietti hanno le dimensioni di 154×70 mm * 200 fiorini: il dritto mostra il re Carlo Roberto d'Angiò (fuori circolazione dal 15 novembre 2009) * 500 fiorini: il dritto mostra il principe Francesco II Rákóczi (1676-1735) * 1.000 fiorini: il dritto mostra il re Mattia Corvino * 2.000 fiorini: il dritto mostra il principe sovrano Gabriele Bethlen * 5.000 fiorini: il dritto mostra l'industriale Conte István Széchenyi * 10.000 fiorini: il dritto mostra il fondatore dell'Ungheria, re Stefano I * 20.000 fiorini: il dritto mostra il politico della metà del XIX secolo Ferenc Deák Durante il periodo comunista, a partire dal 1946 e fino al 1999, furono in circolazione le monete da 10, 20, 50 fillér e 1, 2, 5, 10, 20 fiorini. Queste monete erano di dimensioni maggiori di quelle attuali. Le banconote erano da 10, 20, 50, 100, 500, 1000 e 5000 fiorini, anche se quelle da 10 e 20 fiorini negli ultimi anni erano diventate più rare. Il biglietto da 1000 fiorini fu introdotto nel 1983 e quello da 5000 nel 1991. Le monete e le banconote attuali sono state introdotte a partire dal 1992, il biglietto da 10.000 fiorini fu emesso nel 1997 e quello da 20.000 nel 2001. Tutte riportano il nuovo stemma ungherese con la corona. Le nuove banconote hanno tutte la stessa dimensione e, a differenza delle vecchie, hanno moderne misure anti-falsificazione. Negli anni hanno subito piccoli cambiamenti per migliorarne la sicurezza. È stata emessa una nuova moneta bimetallica da 100 fiorini più spessa per evitare confusioni con quella da 20 fiorini. Nel marzo 2008 le monete da 1 e 2 fiorini sono uscite dalla circolazione. A partire dal 2009 la banconota da 200 fiorini è stata progressivamente sostituita con una moneta di pari valore. +Tasso di cambio (1 XXX = ? HUF) Data EUR GBP USD 1º gennaio 2012 315,35 378,53 243,48 1º gennaio 2011 279,50 336,19 215,80 1º gennaio 2010 271,69 304,53 188,81 1º gennaio 2009 267,38 276,30 190,54 1º gennaio 2008 254,35 344,87 172,69 1º gennaio 2007 252,93 373,86 190,74 1º gennaio 2006 253,11 366,51 212,62 1º gennaio 2005 244,66 346,95 180,755 1º gennaio 2004 261,83 371,59 206,83 1º gennaio 2003 235,74 361,88 225,09 1º gennaio 2002 244,75 395,45 271,88 1º gennaio 2001 264,58 417,70 279,62 1º gennaio 2000 254,47 407,22 248,82 1º gennaio 1998| 335,98 205,18 1º gennaio 1995| 173,30 110,75 1º gennaio 1993| 126,99 84,41 1º gennaio 1990| 100,23 62,54
Genere musicale
Un '''genere musicale''' è una categoria convenzionale che identifica e classifica i brani e le composizioni in base a criteri di affinità. Le musiche possono essere raggruppate in base alle loro convenzioni formali e stilistiche, alla tradizione in cui si inseriscono, allo spirito dei loro temi, alla loro destinazione o, se presente, al loro testo. L'indeterminatezza di alcuni di questi parametri rende spesso la divisione della musica in generi controversa e arbitraria. Un genere musicale può a sua volta dividersi in sottogeneri.
Una classificazione dei generi musicali basilare, ma largamente condivisa, è la tricotomia tradizionale-colta-popular proposta da Philip Tagg. Vincenzo Caporaletti ha invece introdotto il principio dirimente del "medium formativo", ovvero l'interfaccia (ambiente cognitivo) con la quale l'autore forma l'opera. In base a questa teoria, le musiche si distinguono principalmente in musiche di tradizione scritta europea, musiche di tradizione orale (quali il jazz, il rock, il pop ...). Secondo l'opinione di V. Caporaletti, le ultime adottano il "principio audiotattile" e si trasmettono attraverso il mezzo di registrazione e riproduzione fonografica. È inoltre possibile categorizzare la musica per epoche storiche, nelle quali alcuni generi trovano origine o hanno avuto popolarità, su basi geografiche, secondo aspetti tecnici quali la strumentazione usata o in base alla loro funzione sociale. Un genere può essere poi definito dalla fusione di altri generi musicali, come avviene per il blues rock ed il latin jazz. Alcuni esempi di questa tipologia di categorizzazione non portano necessariamente tutti i nomi di origine nel nome che li definisce, come nel caso del crossover o del fusion. A conferma dello stretto legame che intercorre tra genere musicale, recezione e fruizione, negli ultimi decenni l'industria discografica ha spesso preferito, per ragioni commerciali, inquadrare gli interpreti entro singoli generi. Alcuni approcci accademici al problema della classificazione della musica assimila i generi a come si presenta una composizione musicale (v. elenco in :Categoria:Generi di composizione musicale). Douglass Marshall Green, nel suo libro ''Form in Tonal Music'', suddivide per esempio la musica rinascimentale nei generi del madrigale, del mottetto, della canzona, del ricercare e della danza. Secondo la classificazione di Green il Concerto per violino e orchestra di Beethoven e quello di Mendelssohn sono identici nel genere – entrambi sono concerti per violino – ma differenti nella forma, ovvero nell'architettura. Il Rondò in la minore di Mozart e il suo ''Agnus dei'' dalla Messa dell'incoronazione sono invece differenti nel genere, ma molto simili nella forma. Peter van der Merwe e altri trattano i termini ''genere'' e ''stile'' come sinonimi, affermando che il genere dovrebbe essere definito come gruppo di brani musicali caratterizzati da un certo stile e un "linguaggio musicale di base". Altri come Allan F. Moore sostengono invece che "genere" e "stile" sono due termini ben distinti. +Schema riassuntivo della divisione dei generi musicali '''Cultura alta''' '''Popular culture'''cultura di massa, logiche di consumo '''Folclore''' '''Musica colta'''avanguardia, concettuale, classica '''Popular music''' '''Musica tradizionale-etnica''' '''Rock'''collegato alla tradizione blues, controculturale, underground anche sperimentale '''Pop'''mainstream di facile ascolto dipendente dall'industria discografica Una distinzione di base, comunemente riconosciuta dalla musicologia, è quella tra musica tradizionale, musica colta e ''popular music'', visti come termini generici o macrocategorie che assieme racchiudono tutti i generi musicali, formando ciò che Philip Tagg definì come "triangolo assiomatico". Con il termine '''musica colta''' ci si riferisce principalmente alle musiche di tradizione classica, includendo in questo genere forme musicali sia della musica contemporanea che di quella classica storicizzata. In Occidente la musica colta è caratterizzata dalla tradizione musicale scritta, preservata da forme di notazione musicale. La '''musica tradizionale''' o '''folclorica''' è definita dalla trasmissione orale, ovvero viene tramandata attraverso il canto, l'ascolto e talvolta la danza. Essa deriva inoltre da particolari tradizioni, regioni e culture essendone parte integrante. Con il termine '''''popular music''''' ci si riferisce a tutti quei generi musicali accessibili ad un pubblico generalista e largamente divulgati dai mass media. La ''popular music'' si può trovare nelle stazioni radio più commerciali, nei rivenditori più popolari, nei centri commerciali, nelle colonne sonore televisive e di molti film. I brani vengono spesso inseriti in classifiche di vendita, e oltre al cantante, all'autore o al compositore, coinvolge il ruolo del produttore musicale, molto più di quanto non facciano gli altri due macrogeneri. Il musicologo britannico Philip Tagg, studioso della ''popular music'', ha definito la nozione alla luce di aspetti socio-culturali ed economici: === Critiche al ''triangolo assiomatico'' === Le distinzioni fra musica colta e ''popular music'' appaiono spesso sfocate e con molti punti di contatto, come accade per la musica minimalista. In questi casi, la musica - come altre arti - effettua distinzioni imprecise, il musicologo britannico Richard Middleton, critico di ''popular music'', ha messo in discussione l'indeterminatezza di queste distinzioni:
Geologia
Immagine del frontespizio del volume ''Principi di Geologia'' di alt=La '''geologia''' è la disciplina delle scienze della Terra che studia i processi fisico-chimici che plasmano e trasformano nel tempo la Terra ed i corpi del Sistema Solare che presentano una superficie solida. Nei tempi moderni la geologia è importante per la valutazione delle risorse idriche, per la previsione e la comprensione dei pericoli naturali , per l'individuazione ed il risanamento dei problemi ambientali, per la pianificazione territoriale e la realizzazione di opere pubbliche e private, per il rilevamento di risorse naturali ad esempio minerali ed idrocarburi , per l'estrazione di molti materiali d'uso commerciale e industriale, per lo studio sui mutamenti del clima e dell'ambiente, per la conoscenza del sottosuolo e dei relativi parametri geotecnici, fondamentali per la corretta progettazione di qualunque opera costruttiva.
Il termine "geologia" fu utilizzato per la prima volta nel 1603 dal naturalista Ulisse Aldrovandi, ma le prime ipotesi che la Terra avesse un comportamento dinamico e che quindi i rapporti tra continenti e oceani potessero cambiare furono formulate già dai filosofi pitagorici. Nel campo scientifico la geologia ha fornito la prova principale per la tettonica delle placche, ha ricostruito la storia della vita e dell'evoluzione delle specie viventi, ha ricostruito le evoluzioni dei climi del passato, ha fornito gli elementi (e indaga tuttora) per la comprensione di molti fenomeni naturali. Fondachelli Fantina, Sicilia.|alt= Lo studio approfondito del nostro pianeta ha portato a suddividere la geologia in molte discipline specializzate tra cui le più conosciute sono: la Vulcanologia, che studia i vulcani, la Sismologia, che si occupa di terremoti, la Geomorfologia che esamina le forme e il modellamento del paesaggio, la Pedologia che studia i suoli, l'Idrogeologia che si concentra sulle acque sotterranee, la Mineralogia e la Petrografia che si occupano rispettivamente di minerali e rocce, e la Paleontologia che a partire dai fossili ricostruisce la storia della vita sulla Terra dalla sua origine sino ad oggi. La geologia si occupa anche della ricostruzione della storia della Terra attraverso l'indagine della successione degli eventi fisici, chimici e biologici che ne hanno determinato nel corso dei tempi l'evoluzione fino allo stadio attuale. Dalla fine del XX secolo la geologia ha esteso il suo campo di indagine a tutti pianeti ed agli altri corpi solidi facenti parte del sistema solare. Data la vastità e la complessità delle problematiche legate a questo campo di studi, la geologia è integrata con altre discipline, che costituiscono l'insieme delle scienze della Terra: * la geofisica per lo studio della Terra tramite la misurazione e l'interpretazione di parametri fisici con strumenti posti prevalentemente sulla superficie terrestre, entro pozzi perforati fino ad una profondità di pochi chilometri dalla superficie o telerilevamenti da satelliti, integrati con concetti di fisica e scienza dei materiali; * la mineralogia per l'analisi dei minerali contenuti nelle rocce integrandosi con chimica e fisica; * la paleontologia per lo studio dell'evoluzione degli organismi vissuti sulla superficie del pianeta integrandosi con la biologia e la botanica; * l'astronomia, quando alcuni fenomeni sono direttamente generati dall'interazione della Terra con altri corpi planetari o stellari (ad esempio l'impatto con un meteorite). === Ambiti specialistici === La geologia afferente alle scienze della Terra può essere a sua volta suddivisa in numerosi ambiti specialistici, spesso intercomunicanti tra loro: * Geologia generale: studio dei meccanismi e delle cause che hanno generato e modificato la Terra ** Petrografia: descrive e classifica le rocce secondo le loro caratteristiche di colore, granulometria (tessitura), organizzazione strutturale dei singoli elementi che la compongono (fabric) ** Petrologia: studia l'origine e le modalità evolutive dei tipi di rocce * Geochimica: la scienza che studia la distribuzione ed i rapporti quantitativi degli elementi chimici contenuti nella litosfera, nell'idrosfera, nell'atmosfera e nella biosfera, e le loro interazioni ** Sedimentologia: analisi dei processi e degli ambienti che portano alla formazione di una roccia sedimentaria * Stratigrafia: studio dell'organizzazione nel tempo e nello spazio delle successioni rocciose sedimentarie e della loro datazione (vedi anche Paleontologia e Paleogeografia) alt=. ** Icnologia: studio delle tracce fossili preservate nelle rocce. ** Biostratigrafia: studio della distribuzione dei fossili entro gli strati rocciosi, e della loro evoluzione per determinare l'età delle formazioni rocciose e compiere correlazioni locali, regionali e globali. ** Geocronologia: studio dell'età assoluta delle rocce ** Cronostratigrafia: integrazione dei risultati della Biostratigrafia e della Geocronologia per produrre uno schema, di tipo gerarchico, di datazione delle rocce applicabile a larga scala possibile ed al maggior numero possibile di rocce. * Tettonica: studio delle deformazioni rigide o plastiche della crosta terrestre ** Geologia strutturale: studio delle deformazioni rigide (fragili) o plastiche (duttili) delle rocce ** Geodinamica: studio della dinamica delle placche litosferiche (vedi teoria della Tettonica a zolle) * Geologia regionale: che individua aree (chiamate regioni) omogenee dal punto di vista geologico, della crosta terrestre, ne descrive i lineamenti geologici tipici, ne delinea la storia geologica ed i rapporti reciproci con le regioni confinanti. * Geologia storica: che organizza i dati della geologia regionale, stratigrafia e geologia tettonica in una sequenza di eventi che descrivono l'evoluzione della crosta terrestre durante le ere geologiche * Geomorfologia: studio delle forme della superficie terrestre e dei processi che le originano e\o contribuiscono alla loro evoluzione ** Climatologia: studio del clima terrestre attuale e passato ** Idrologia: studio delle relazioni fra l'acqua e la superficie terrestre in senso lato ** Glaciologia: studio dei ghiacciai terrestri. * Vulcanologia: studio dell'origine, dell'evoluzione, delle forme e dei prodotti di un vulcano * Geofisica: (anche detta fisica terrestre) è in generale l'applicazione di misure e metodi fisici allo studio delle proprietà fisiche del pianeta Terra. * Geologia Planetaria o Esogeologia : studio dei pianeti del Sistema Solare e di componenti geologici extraterrestri. Quando il geologo, spesso utilizzando conoscenze e tecniche di più rami della geologia, svolge attività di campagna per il riconoscimento degli elementi geologici di un territorio e la compilazione di una cartografia geologica, si parla di rilevamento geologico. Altre suddivisioni sono utilizzate per specifici campi di intervento della geologia: * Geologia applicata: è un termine onnicomprensivo che si riferisce all'utilizzo delle ''Scienze della Terra'' per la soluzione di problemi dell'uomo e dell'uomo in relazione all'ambiente, in cui l'aspetto geologico gioca un ruolo rilevante sia per competenze tematiche sia in termini di legge. * Geologia degli idrocarburi è un termine usato per indicare uno specifico gruppo di discipline di Scienze della terra sviluppate ed applicate alla ricerca e produzione di idrocarburi dal sottosuolo. Le conoscenze acquisite in questo campo oggi vengono estese ai campi applicativi della geotermia profonda, dello stoccaggio sotterraneo del gas, e dello smaltimento sotterraneo dell'anidride carbonica. * Geologia mineraria: indica l'applicazione e l'approfondimento di alcune branche delle ''Scienze della Terra'' allo scopo di individuare e sfruttare le risorse minerarie, rinvenibili nella crosta terrestre * Geologia marina: è un termine onnicomprensivo che indica lo studio delle caratteristiche attuali dei mari e dei loro fondali dal punto di vista delle ''Scienze della Terra'' * Geologia urbana: studio delle aree urbane, in funzione delle caratteristiche fisiche del territorio. Si avvale di un approccio metodologico interdisciplinare. Si avvale di dati non solo attinenti alle ''Scienze della Terra'', ma anche pertinenti ad altre discipline (dati geoarcheologici, storici, cartografici ecc.). * Geotecnologie: si occupa dello studio del territorio con l'aiuto e lo sviluppo delle tecnologie digitali informatiche (tecniche di telerilevamento, fotogrammetria digitale, elaborazione di cartografie tematiche...) È interessante osservare come ciascuno di questi ambiti, in cui convenzionalmente è suddivisa la geologia, pur sviluppandosi in una specializzazione sempre più spinta, richieda sempre una forte interdisciplinarità per una corretta interpretazione, e come i risultati di ogni studio possano avere una ricaduta di interesse teorico e pratico negli altri ambiti geologici.
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Tuttavia, su richiesta della Wikimedia Foundation, la versione 1.3 ha aggiunto una sezione time-limited che consente a specifici tipi di siti web di utilizzare la GFDL per offrire anche il loro lavoro sotto la licenza CC BY-SA. Tali deroghe consentono la transizione da un progetto collaborativo basato sulla GFDL ad uno basato sulla licenza CC BY-SA 3.0, senza aver prima ottenuto il permesso di ogni autore, se il lavoro soddisfa diverse condizioni: Il lavoro deve essere stato prodotto in una "Massive Multiauthor Collaboration Site" (MMC), come ad esempio un wiki pubblico. Se il contenuto esterno originariamente pubblicato su una MMC è presente sul sito, il lavoro deve essere stato pubblicato sotto la versione 1.3 della GNU FDL, o una versione precedente, senza testi di copertina o sezioni invarianti. Se non è stato originariamente pubblicato su una MMC, può essere pubblicato solo se è stato aggiunto ad una MMC prima del 1º novembre 2008.
Geografia
Planisfero fisico-politico. La '''geografia''' è la scienza che ha per oggetto lo studio, la descrizione e la rappresentazione della Terra nella configurazione della sua superficie e nella estensione e distribuzione dei fenomeni fisici, biologici, umani che la interessano e che, interagendo tra loro, ne modificano continuamente l'aspetto. La geografia è molto più ampia della cartografia, cioè lo studio delle carte geografiche, o della topografia, aggiungendo rispetto ad esse l'indagine della dinamica e delle cause della posizione della Terra nello spazio, dei fenomeni che avvengono su di essa e delle sue caratteristiche.
La mappa del mondo di Eratostene. Tra i popoli dell'area mediterranea, i primi geografi sono stati gli Antichi Egizi, a cui si aggiungono, in zone non mediterranee, le geografie Babilonesi e dell'India. Dai Greci deriva il nome in uso in Occidente. Eratostene (al quale si deve anche l'introduzione del nome) introdusse l'uso delle coordinate sferiche (latitudine e longitudine) per individuare le località geografiche. Importanti progressi furono poi compiuti da Ipparco di Nicea, che in particolare introdusse l'uso di metodi astronomici per il calcolo delle longitudini. Il primo geografo romano di cui abbiamo notizie fu Pomponio Mela che scrisse il breve trattato ''Chorogràphia''; poi il greco Strabone (vissuto fra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C.), compose un'imponente ''Storia'' (pervenutaci solo in pochi frammenti) ed una non meno importante e completa ''Geografia'', che invece ci è giunta in buone condizioni. L'opera di Strabone è tuttavia qualitativa e non usa le tecniche di geografia matematica che erano state introdotte da Eratostene e Ipparco. Tolomeo. Un ritratto di Alexander von Humboldt. Lo studio della '''geografia matematica''' fu ripreso nel II secolo d.C. da Marino di Tiro e, soprattutto, da Claudio Tolomeo, la cui ''Geografia'' non solo riporta le coordinate sferiche di 8000 diverse località, ma espone anche i metodi di proiezione usati nella cartografia. Nel Medioevo anche i geografi Arabi crearono opere di estrema qualità, come per esempio il "''Libro del Re Ruggero''", di Idrisi (del XII secolo), e altri autori ancora come Ibn Battuta e Ibn Khaldun. Con le grandi esplorazioni terrestri dirette in Asia (''Il Milione'' di Marco Polo, nel XIII secolo, ne è un esempio affascinante) e quelle marittime, o ancora verso l'Asia o verso le Americhe, l'uomo "riscoprì" la passione per la geografia, e il bisogno di uno studio più accurato. Nella seconda metà del XV secolo la riscoperta in Europa dell'opera geografica di Tolomeo fu essenziale per la rinascita della cartografia. Sono infatti di quell'epoca i primi atlanti europei ottenuti con l'uso dei metodi della cartografia matematica. Al XVII secolo risalgono i tentativi di Varenio di sistemare la scienza geografica. Nel Settecento si cominciò a intendere come scopo principale della geografia la raccolta di dati sulle caratteristiche fisiche, sociali, economiche e storiche di ogni paese. Nell'Ottocento nacque la cosiddetta geografia moderna, per merito (soprattutto) dei tedeschi Alexander von Humboldt (che ne fondò l'indirizzo naturalistico) e Carl Ritter (che ne fondò l'indirizzo antropico-storico): con il passare del tempo questi due indirizzi si fusero poi in uno solo. Presto divenne una disciplina universitaria, a cominciare da Parigi e Berlino. Negli ultimi due secoli, la quantità di conoscenze e il numero di strumenti disponibili sono aumentati molto. Ci sono forti legami tra la geografia e le scienze di geologia e botanica, come anche economia, sociologia e demografia. Nel XX secolo, in occidente, la disciplina geografica venne esaminata in quattro diverse fasi: determinismo geografico, geografia regionale, rivoluzione quantitativa e geografia critica. === Geografo === Un geografo è uno scienziato la cui area di studio è la geografia, lo studio dell'ambiente fisico della Terra e l'habitat umano. Per diventare un geografo è necessario aver conseguito una laurea in Geografia o Scienze Geografiche. Atenei italiani che offrono corsi di studio delle classi L-06 (Geografia) o LM-80 (Scienze Geografiche) sono quelli della Basilicata (LM interateneo), Bergamo (LM), Bologna (LM), Firenze (LM), Genova (LM), Milano (L), Padova (LM), Roma (L, LM), Sassari (L) e Torino (LM), ricordando che diversi esperimenti di espandere la disciplina sono stati esperiti anche in altri atenei, numericamente minori, come Pescara-Chieti (L). Anche se i geografi sono storicamente conosciuti come persone che disegnano le carte geografiche, la carta è in realtà il campo di studio della cartografia, un sottoinsieme della geografia. Studio dei geografi non solo sono i dettagli fisici dell'ambiente, ma anche il suo impatto sulla salute umana, sull'ecologia, sul meteo e sui modelli climatici, sull'economia e sulla cultura. Spetta ai geografi fisici di identificare, analizzare e interpretare la distribuzione e la disposizione geomorfologica e delle altre caratteristiche della superficie terrestre. I geografi moderni sono spesso coinvolti nella soluzione dei problemi ambientali. Molti geografi moderni sono anche i principali operatori dei sistemi di informazione geografica e la cartografia. Essi sono spesso impiegati in enti statali, provinciali e comunali, nonché nel settore privato. === Paradigmi geografici === La geografia umana contemporanea ha attraversato diverse fasi, così riassumibili: * ''geografia esplorativa'' (Prima metà dell'Ottocento): con Alexander von Humboldt e Karl Ritter; * ''geografia positivista o determinista – ambientale'' (1850-1890): con Friedrich Ratzel; * ''geografia storicista o possibilista'' (1890-1930): geografia regionale di Paul Vidal de la Blache; * ''geografia quantitativa, analitica o neo-positivista'' (1930-1960): approccio funzionalista; * ''geografia radicale, marxista o strutturale'' (dagli anni 1970); * ''geografia comportamentale – behaviorista'' (dagli anni 1970); * ''geografia umanistica'' (dagli anni 1970): ''postmoderna'', ''semiotica'' e ''spiritualista''. * ''geografia culturale'' (dalla fine degli anni ottanta) === Metodi === I rapporti spaziali sono la base di questa scienza, che utilizza le carte come strumento chiave. La Cartografia classica si è unita alla più moderna analisi geografica, basata sul Sistema informativo geografico (GIS). I geografi usano quattro approcci correlati: * Sistematico: raggruppa il sapere geografico in categorie che possono essere esplorate globalmente. * Regionale: esamina relazioni sistematiche tra le categorie per una specifica regione o luogo nel pianeta. * Descrittivo: specifica semplicemente l'ubicazione di caratteristiche e popolazioni. * Analitico: Si chiede perché ci sono determinate caratteristiche e popolazioni in una certa area. === Geografia fisica === Questa branca considera la geografia come una scienza della Terra, che fa uso della biologia per comprendere il disegno della flora e della fauna globali, e matematica e fisica. Si suddivide in: * idrografia, che ha come oggetto di studio le acque; * glaciologia, che prende in esame i ghiacciai; * biogeografia, che studia la distribuzione delle specie viventi; * climatologia, per l'esame del clima e dei fenomeni atmosferici; * pedologia, che studia i suoli; * paleogeografia, che ha lo scopo di cercare di ricostruire la geografia delle ere passate; * geomorfologia, che prende in esame la forma della Terra e come queste forme hanno avuto origine; * geografia litorale che ha come oggetto di studio le coste. * geografia ambientale, che analizza i rapporti intercorrenti fra ambiente naturale e società umane; * oceanografia, che studia i mari. === Geografia matematica === Questa branca della geografia si occupa di rappresentare e misurare la Terra. La Terra è il terzo pianeta in ordine di distanza dal Sole e il più grande dei pianeti terrestri del sistema solare, sia per massa sia per diametro. Sulla sua superficie, si trova acqua in tutti e tre gli stati (solido, liquido e gassoso) e un'atmosfera composta in prevalenza da azoto e ossigeno che, insieme al campo magnetico che avvolge il pianeta, protegge la Terra dai raggi cosmici e dalle radiazioni solari. Essendo l'unico corpo planetario del sistema solare adatto a sostenere la vita come concepita e conosciuta dagli esseri umani, è l'unico luogo nel quale vivono tutte le specie viventi conosciute. e studia il movimento della Terra in relazione agli altri corpi del sistema solare. Si suddivide in: * Cartografia, La cartografia è la scienza applicata volta alla realizzazione delle carte geografiche, il principale strumento di visualizzazione ed analisi di dati geografici. Con lo sviluppo delle tecnologie informatiche i Sistemi Informativi Geografici (GIS), hanno ampliato le possibilità di accesso, gestione ed elaborazione di dati geografici. * Geografia astronomica, che studia il movimento della Terra in relazione agli altri corpi del sistema solare. * Topografia, che studia gli strumenti ed i metodi operativi, sia di calcolo sia di disegno, che sono necessari per ottenere una rappresentazione grafica, più o meno particolareggiata, di una parte della superficie terrestre. * Geomatica, si tratta dell'approccio sistemico integrato per selezionare gli strumenti e le tecniche appropriate per acquisire (in modo metrico e tematico), integrare, trattare, analizzare, archiviare e distribuire dati spaziali georiferiti con continuità in formato digitale. * Geodesia, che si occupa di misurare e rappresentare la Terra. === Geografia umana === Questa branca, detta anche ''geografia antropica'', include gli aspetti economici, politici e culturali della geografia. Privilegiando la ricerca degli elementi ''soggettivi'', trascendendo, quindi, i dati puramente fisici, sovente si avvale di discipline quali le scienze sociali e la psicologia, o di forme espressive e comunicative come la letteratura e le arti in genere, specie in ambito regionale. La geografia umana esamina come gli individui si adattano ad un determinato quadro ambientale, in quale modo interpretano e vivono i ''luoghi'' nei quali operano e come interagiscono con il territorio. All'interno della geografia umana si possono distinguere alcuni specifici ambiti di ricerca e quali la geografia politica, la geografia economica, la geografia sociale, la geografia urbana. ==== Geografia politica ==== La geografia politica è l'ambito disciplinare che si occupa di studiare i differenti esiti, nei diversi luoghi, dei processi politici e di potere, così come i modi in cui quegli stessi processi sono condizionati dai contesti spaziali. ==== Geografia economica ==== In questa materia lo spazio geografico viene studiato in relazione ai fatti economici umani. In questo modo è possibile portare alla luce tutte le cause che determinano l'affioramento di un centro urbano in un luogo piuttosto che in un altro, così come è possibile studiare i motivi della divisione globale in paesi del nord del mondo (economicamente sviluppati) contrapposti a quelli del sud del mondo (poveri), e una serie di altre importanti fatti economici legati profondamente allo spazio geografico globale e locale come nel caso della globalizzazione. === Geografia della innovazione === Tale branca si occupa del rapporto tra territorio e innovazione, in particolare del rapporto tra determinismo geografico e innovazione. * Oceano – Mare (marea) – Lago – Fiume – Torrente – Ghiacciaio – Nevaio – Cascata – Iceberg – Pack * Catena montuosa – Montagna – Vulcano – Collina – Valle – Pianura – Altopiano – Bassopiano – Passo * Continente – Isola – Penisola – Arcipelago – Baia – Golfo – Laguna – Fiordo — Istmo * Giungla – Foresta – Bosco – Savana – Steppa – Tundra – Deserto – Palude – Monte Africa – America – Antartide – Asia – Europa – Oceania
GNU
'''GNU''' è un sistema operativo Unix-like, ideato nel 1984 da Richard Stallman e promosso dalla Free Software Foundation, allo scopo di ottenere un sistema operativo completo utilizzando esclusivamente software libero: l'obiettivo era rifare un sistema operativo libero ma che non fosse più quello di prima, che rispondesse alle idee originarie, che avesse le stesse proprietà del sistema Unix, ma che fosse allo stesso tempo diverso. Dato che GNU Hurd, il kernel ufficiale del progetto, non è considerato pronto per la distribuzione, GNU viene in genere utilizzato congiuntamente ad altri kernel tra cui Linux, Linux-libre, XNU o quello utilizzato da FreeBSD. La parola GNU si pronuncia /gnu:/ e non /ɲu:/ per non confonderlo con l'omonima specie animale o con l'aggettivo inglese ''new''.
Linea temporale dei sistemi unix-like L'ideatore di GNU è Richard Stallman, che cominciò la sua carriera al MIT nel 1971, lavorando in un laboratorio di intelligenza artificiale, i cui membri erano già abituati a scambiare liberamente codice e programmi in un periodo in cui il software, usato in modo molto simile all'attuale software libero (senza però nessuna regola scritta che ne sancisse le modalità d'uso, cioè senza nessuna licenza), veniva utilizzato da molte compagnie private e i programmatori non erano quasi mai soggetti ad un accordo di non divulgazione. Il laboratorio di intelligenza artificiale usava un sistema operativo a partizione di tempo (timesharing) chiamato Incompatible Timesharing System (ITS) che il gruppo di esperti informatici del laboratorio, chiamati semplicemente "hacker", aveva progettato e scritto in linguaggio assembly per il PDP-10, uno dei grossi elaboratori di quel periodo. Il termine “hacker” con cui erano conosciuti gli esperti informatici non si riferisce al significato attuale di “pirata”, ma a quello di persone “che amano programmare, e a cui piace essere bravi a farlo”. A partire dall'inizio degli anni ’80 si verificarono alcuni eventi che portarono ad un repentino cambiamento della situazione. In primis, la quasi totalità del software in circolazione era stata sostituita dal software proprietario. Inoltre, la Digital smise di produrre la serie PDP-10 poiché la sua architettura non poteva essere aggiornata in modo da permetterle di rimanere al passo con le novità del momento. Questo fece sì che la maggior parte dei programmi che formavano ITS divennero obsoleti. Infine in quegli anni la comunità originale del laboratorio di Intelligenza Artificiale si dissolse perché molti degli hacker vennero assunti da altre società quali la Symbolics, nata da una costola del laboratorio stesso. La scelta facile che avrebbe potuto fare Stallman sarebbe stata quella di unirsi al mondo del software proprietario, firmando accordi di non-diffusione e promettendo di non aiutare i suoi compagni hacker. In questo modo avrebbe potuto guadagnare, ma sapeva che al termine della sua carriera si sarebbe voltato a guardare indietro e avrebbe compreso di aver contribuito a rendere il mondo peggiore, impedendo ai programmatori di collaborare tra di loro. Verso la fine del 1983 Richard Stallman lasciò il suo lavoro al MIT, pur continuando ad utilizzare le attrezzature del laboratorio, e cominciò a sviluppare, nei primi mesi del 1984, un nuovo sistema operativo compatibile con Unix, che permettesse a chiunque di vedere il codice, di modificarlo, di eseguirlo, di condividerlo con gli altri liberamente e di passare facilmente ad esso (da qui appunto l'acronimo ricorsivo "GNU's Not Unix"). L'annuncio originale (27 settembre 1983) fu seguito dal rilascio della prima versione del Manifesto GNU. Lo sviluppo del sistema iniziò nel 1984. Logo Progetto GNU Nel settembre 1984 Stallman iniziò a lavorare su GNU Emacs che cominciò ad essere utilizzabile all'inizio del 1985. Si trattava del primo programma sviluppato all'interno del progetto GNU. Per quanto concerne la sua distribuzione, Stallman lo mise sul server ftp anonimo del computer che utilizzava al MIT. Questo non era però sufficiente poiché in quel periodo ancora poche persone avevano accesso ad Internet. Così iniziò a farsi spedire dagli interessati una busta affrancata contenente un nastro che rimandava al mittente dopo avervi caricato Emacs, per un costo di 150 dollari. Questo fu il primo passo per la creazione di un’impresa di distribuzione di software libero. Nel 1985, spinti dalla necessità di nuovi finanziamenti, Stallman e soci crearono la Free Software Foundation (Fondazione per il Software Libero), una organizzazione senza fini di lucro per lo sviluppo di software libero. La FSF si prese anche carico della distribuzione dei nastri di Emacs ed in seguito estese l’attività aggiungendo sul nastro altro software libero, anche non GNU. I dipendenti della Free Software Foundation hanno scritto e curato la manutenzione di diversi pacchetti GNU. Fra questi spiccano la libreria C e la Bash. La libreria C di GNU è utilizzata da ogni programma che gira su sistemi GNU/Linux per comunicare con il kernel Linux. Lo sviluppo di questi programmi venne finanziato perché il progetto GNU non riguardava solo strumenti di lavoro o un ambiente di sviluppo: l’obiettivo era un sistema operativo completo, e questi programmi sono stati necessari per raggiungere quell'obiettivo. L'obiettivo principale di GNU era essere software libero. Anche se GNU non avesse avuto alcun vantaggio tecnico su Unix, avrebbe avuto sia un vantaggio sociale, permettendo agli utenti di cooperare, sia un vantaggio etico, rispettando la loro libertà. Nel 1989 quindi Stallman creò la GNU General Public License per il software libero, che vincola gli utenti a ridistribuire un software, e le sue eventuali modifiche, come software libero. Questo non è sempre vero e nemmeno scontato, come per il caso "X Window System". Sviluppato al MIT, esso venne presto adottato da molte società informatiche e ridistribuito insieme ai sistemi Unix con lo stesso accordo di non-diffusione, trasformandosi rapidamente da sistema libero a sistema proprietario. Nel 1992 il Sistema GNU ebbe al suo interno un editor di testi estensibile (Emacs), un compilatore (GCC), con funzioni di ottimizzazione e la maggior parte delle librerie e delle utility di un sistema Unix standard. Era praticamente un sistema completo, ma non era ancora pronto il kernel chiamato GNU Hurd (originariamente battezzato "Alix"), il cui sviluppo era cominciato nel 1986, prima sulla base di TRIX (un kernel Unix realizzato al MIT) e successivamente (1988) sulla base di Mach (sviluppato all'Università Carnegie Mellon). Si decise allora di abbinare il software GNU al kernel Linux, un kernel compatibile con Unix sviluppato nel 1991 da Linus Torvalds come software proprietario, ma reso software libero nel 1992, per creare un unico sistema chiamandolo GNU/Linux. Lo sviluppo di GNU Hurd, software libero creato nel 1990 per sostituire il kernel di Unix, viene ancora oggi portato avanti dal progetto GNU, ma non ha ancora raggiunto una maturità ed una stabilità che ne permetta l'uso in un ambiente di produzione. Il Progetto GNU continua ad usare il termine "software libero" per esprimere l'idea che la libertà sia importante, non solo la tecnologia. === Kernel === Il sistema GNU è stato abbinato a diversi kernel, tra i quali: * il kernel GNU Hurd (il sistema operativo prende il nome di GNU/Hurd); * il kernel XNU utilizzando Darwin (il sistema operativo prende il nome di GNU/Darwin); * il kernel Linux (il sistema operativo prende il nome di GNU/Linux); * il kernel NetBSD (il sistema operativo prende il nome di GNU/NetBSD); * il kernel FreeBSD (il sistema operativo prende il nome di Debian GNU/kFreeBSD); * il kernel di Solaris (il sistema operativo prende il nome di NexentaOS). === Principali software del sistema GNU === * bash ('''b'''ourne '''a'''gain '''sh'''ell): shell del sistema GNU. Il suo scopo è consentire l'esecuzione di programmi da interfaccia a riga di comando. * gcc ('''G'''NU '''C'''ompiler '''C'''ollection): suite di compilatori. Supporta numerosi linguaggi di programmazione tra cui C, C++, Objective-C, Fortran, Java e Ada. * gdb (GNU debugger): debugger. * GNU Emacs: editor di testo estendibile tramite macro in Emacs Lisp * coreutils: collezione di software per effettuare operazioni basilari su file e testi. * glibc (GNU C Library): implementazione GNU della libreria standard del C * GNOME ('''G'''NU '''N'''etwork '''O'''bject '''M'''odel '''E'''nvironment): desktop environment * GIMP ('''G'''NU '''I'''mage '''M'''anipulation '''P'''rogram): manipolazione di immagini digitali e ritocco fotografico. === Distribuzioni per PC datati === * Puppy Linux * Tiny Core Linux * SliTaz * Debian LXDE * Lubuntu * LXLE Linux * Parabola GNU/Linux-libre
Guaricano
Un bimbo gioca sulla porta di casa nel barrio del Guaricano Pianta topografica Il ''barrio'' del '''Guaricano''' è un centro abitato situato alla periferia nord della città di Santo Domingo. È zona di recente urbanizzazione, legata all'affluenza nella capitale da tutte le parti del paese. Socialmente, si tratta di una zona molto povera. In tono dispregiativo era conosciuto negli anni ottanta come "il ''barrio'' della spazzatura", a causa del deposito dei rifiuti della città che fino agli inizi degli anni novanta si trovava al suo ingresso. Lo sviluppo urbano ha suggerito agli amministratori di bonificare il deposito e di trasferirlo una decina di chilometri più a nord, nelle vicinanze di Duquesa.
L'abitazione media è edificata in blocchetti di cemento, senza intonaco, e ha dimensione di 6x12 metri, suddivisi da pareti di compensato in 4 o 5 vani: una "veranda" esterna, chiamata localmente ''galería'', salotto, cucina, una o due camere da letto. Le pareti interne non raggiungono il tetto, per lasciar circolare meglio l'aria nella stagione calda. La copertura è di lamiera ondulata inchiodata su una travatura di legno. Le finestre hanno le inferriate per proteggere dai ladri, e al posto del vetro c'è una serranda che ricorda le nostre tende alla veneziana, ma è fissa e di metallo, e non isola (non ce n'è bisogno, la temperatura non scende mai sotto i 18 °C). Inoltre esiste sempre un "bagno", esterno alla casa, a volte ancora con un buco come latrina, e che serve per fare la "doccia" (un dominicano si lava anche 4 o 5 volte al giorno!). Chi si è stabilito da poco ha ancora le pareti di legno, ma si nota uno sforzo grande per migliorare questa condizione: appena possibile si tira su un muro esterno di blocchetti (diventerà il muro della casa rinnovata), e chi può fa il tetto di cemento. Però all'interno lo spazio rimane "stretto": spesso si dorme tutti nella stessa camera, i letti attaccati uno all'altro (se ci sono!), gli armadi non esistono e i vestiti sono appesi a bastoni sistemati negli angoli della camera. Le strade: le principali sono asfaltate (a parte buchi, solchi e tratti rovinati). Tutte le altre sono in terra, e si trasformano in fango appena piove. L'urbanizzazione è avvenuta in molti punti con il semplice tracciamento delle strade da parte del comune, ossia facendo un marciapiedi di cemento sotto al quale sono stati posti, in qualche urbanizzazione più pensata, i grandi tubi della fognatura; ai lati la gente ha costruito la sua casa. Altrove è stato lo stato, a costruire le case, palazzine a uno o più piani, destinate in qualche caso ad accogliere famiglie sfrattate da altri quartieri; tipico il quartiere che esisteva dove per il 1992 è stato eretto il faro a Colombo: molti suoi abitanti hanno ricevuto una casa in Guaricano. Un gruppo di studenti alle prese con l'informatica in una delle poche scuole efficienti del Guaricano Le scuole sono insufficienti. Il primo governo di Leonel Fernández (1996-2000) ha ripreso a costruire, dopo anni di incuria, un complesso iniziato dal governo precedente, per una capienza di ventiquattro aule. Per l'incompletezza dell'edificio, molti bambini - soprattutto se non sono dichiarati - rimangono tuttavia tuttora esclusi dalla scuola, e passano le giornate giocando nel fango. Attualmente è fortissima la domanda di un liceo per Guaricano, a cui si sta dando risposta costruendo una scuola professionale; l'opera è resa possibile da un finanziamento del BID, ''Banco Interamericano de Desarrollo'' (Banca Interamericana di Sviluppo). A fronte di venticinque classi dell'ottavo della primaria (corrispondente alla terza media italiana), ci sono solo otto classi diurne di prima liceo. Le quattro prime liceo serali sono sconsigliabili e temutissime per il clima di violenza che infesta il ''barrio'' di notte. I servizi sociali più elementari sono carenti: vi sono alcune strutture medico-ambulatoriali, gestite dalla Chiesa cattolica o da chiese evangeliche. Ve ne sono altre private (care), pubbliche (abbastanza inefficienti) e gestite da ONG. Mancano completamente i servizi per anziani e gli asili infantili. Nel 2005 la Chiesa cattolica ha cominciato un servizio di ambulanza. La discarica a cielo aperto di Duquesa La spazzatura regna ovunque, inquinando l'ambiente e producendo fetori. A volte viene bruciata, ad aumentare la quantità di fumo e di inquinanti che si respirano. È frequente che giovani donne poco più che adolescenti rimangano incinte, dal fidanzato o da rapporti occasionali. Le gravidanze sono comunque accettate dalla madre e i figli vengono normalmente riconosciuti. Il neonato non può essere tuttavia riconosciuto al registro civile dal momento che la legge dominicana richiede per la dichiarazione che entrambi i genitori abbiano compiuto i 16 anni di età. Parecchi di questi genitori non considerano tuttavia "necessario" il riconoscimento civile dei figli o comunque non lo ritengono una cosa urgente. Altre volte partono con l'idea di procedere al riconoscimento non appena arriveranno all'età richiesta dalla legge, se non fosse che a quel punto la coppia può essere "cambiata" e il nuovo padre non intende riconoscere il figlio di un altro. La conseguenza è che molti bambini crescono senza tutela giuridica, con tutte le implicazioni del caso. A livello di partecipazione, la legge prevede che i cittadini si riuniscano in associazioni denominate ''juntas de vecinos'' (associazioni di vicini), che raggruppano le persone che vivono nella stessa urbanizzazione (il Guaricano ne conta una quarantina per circa 100.000 abitanti), che le autorità riconoscono come gli interlocutori naturali per affrontare i problemi dei quartieri, e che fanno da tramite per la segnalazione di bisogni e l'effettuazione di alcuni servizi elementari. Stesso discorso si può fare per alcune Organizzazioni non governative presenti sul territorio e che operano per la promozione della donna, per la tutela dell'infanzia, per lo sviluppo della microimprenditoria. Ricevono molte risorse, uno dei principali finanziatori è la associazione internazionale di stampo evangelico ''Visión Mundial'' (Visione Mondiale), ma mediamente la gente ha poca fiducia in esse.
Grunge
Il '''grunge''' è il termine con cui si designa un genere di musica rock , prodotto principalmente nello stato di Washington degli Stati Uniti d'America, in particolare nella città di Seattle, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta. La scena di Seattle proprio in quegli anni si rivelava, infatti, una delle più fertili del panorama mondiale, producendo gruppi che mescolavano influenze eterogenee, principalmente l'hard rock, il punk rock, l'heavy metal, l'hardcore punk, il rock psichedelico e il post-hardcore. È tuttora oggetto di discussione se il grunge si debba considerare un vero e proprio genere musicale o, piuttosto, un termine di comodo con cui sono stati catalogati gruppi nettamente diversi dal punto di vista musicale e che avevano in comune esclusivamente la provenienza dalla città di Seattle. Se dal punto di vista dell'analisi strettamente musicale risultasse più convincente questa seconda interpretazione, a favore della prima interpretazione sono da considerare la formazione musicale comune dei gruppi di Seattle, la predisposizione, più che in altre città, a collaborare fra le diverse band o a formare band ibride con componenti appartenenti a diverse formazioni o addirittura a "prestarsi" di volta in volta componenti fra le varie band.
Il termine "grunge" è ritenuto una derivazione dell'aggettivo ''grungy'', nato attorno al 1965 come ''slang'' di ''dirty'' o ''filthy'' ("sporco", "sudicio"). Mark Arm, cantante di Green River e Mudhoney è generalmente considerato il primo ad aver utilizzato questo termine per riferirsi a un genere musicale. Arm fece uso per la prima volta del termine nel 1981, quando scrisse una lettera a nome Mark McLaughlin al magazine di Seattle ''Desperate Times'', definendo il proprio gruppo Mr. Epp come "puro grunge!". Clark Humphrey, redattore di ''Desperate Times'', cita questo come il primo momento in cui il termine fu utilizzato per riferirsi a un gruppo di Seattle, asserendo inoltre che Bruce Pavitt della Sub Pop Records contribuì molto alla diffusione del termine tra il 1987 e il 1988, servendosene varie volte per descrivere la musica dei Green River. Anni dopo Arm dichiarò: "Ovviamente, non ho inventato il termine. L'ho preso da qualcun altro". Il termine era già utilizzato in Australia alla metà degli anni ottanta per definire band come King Snake Roost, The Scientists, Salamander Jim, e Beasts of Bourbon". In realtà, Arm utilizzò il termine grunge con intento descrittivo, e non intendendolo come genere musicale, ma in seguito esso andò a definire il sound della scena di Seattle. Come accennato nell'introduzione, è complicato definire il grunge entro termini esclusivamente musicali, proprio per la mancanza di un'unità stilistica fra i diversi gruppi che, più o meno propriamente, ne hanno fatto e ne fanno parte. Tuttavia qualche elemento comune effettivamente esiste, soprattutto nella ripresa di sonorità di chiara derivazione hard rock e punk rock. In questo il ''Seattle sound'' crea una spaccatura piuttosto evidente con il rock degli anni ottanta: la quasi completa rinuncia a sintetizzatori e tastiere, così come a qualunque tipo di effettistica "alla moda" sulle chitarre, il ritorno a strumentazioni semplici e d'impatto (basso-chitarra-batteria), la riscoperta delle sonorità degli anni sessanta e degli anni settanta, con un completo rifiuto del suono del rock da stadio degli anni ottanta e una sorta di predilezione per i suoni distorti e ''rumorosi'' sono gli elementi che per primi risaltano, anche da un ascolto superficiale. Altro elemento catalizzante fra i gruppi grunge si può trovare nelle finalità di denuncia e l'utilizzo dello strumento musicale come protesta contro l'establishment politico e culturale del momento. Volendo effettuare delle distinzioni tra le principali band, si potrebbe dire che il rock dei Nirvana è più vicino al punk e al noise, mentre le varianti marcatamente ''seattle sound'' dei Pearl Jam sono vicine al rock tradizionale, i Soundgarden sono un mix di heavy metal e punk, invece gli Alice in Chains sono certamente la band più vicina all'heavy metal. I brani sono spesso inizialmente oscuri, ipnotici, fatti di strofe dove la voce appare sofferta, per poi sfociare in rabbiosi ritornelli urlati. La tradizionale forma-canzone "strofa-ritornello-strofa" () è assunta a schema privilegiato di un genere che punta direttamente al sodo, eliminando troppi fronzoli e tecnicismi. I testi trattano spesso di argomenti come la frustrazione di vivere, la tristezza, la rabbia verso una vita vissuta passivamente, la ribellione. Non è disdegnato tuttavia un certo senso di ironia quasi grottesco nell'affrontare queste delicate tematiche. Tanto che i testi di gruppi come Pearl Jam, Alice in Chains e gli stessi Nirvana sono stati definiti come notevoli prove di poesia contemporanea, elemento che assieme alle voci peculiari della scena di Seattle, concorse alla creazione di quell'effetto magnetico che caratterizzò le migliori canzoni del genere. La musica grunge affonda le proprie radici nella società dell'America nord-occidentale, caratterizzata a metà degli anni ottanta da piaghe come la povertà, la disoccupazione, la droga. In questo senso si considera che il grunge si sia ispirato in parte ideologicamente all'hardcore punk americano degli anni ottanta. La città di Seattle in particolare risulta essere in quegli anni un centro privilegiato di consumo di eroina: i giovani per sfuggire alla noia e al male di vivere si rifugiano nella musica, dando vita a una scena musicale fortemente localizzata, che venne nel 1989 definita dal giornalista inglese del ''Melody Maker'' Everett True "la più eccitante prodotta da una singola città da almeno 10 anni". I gruppi, come ampiamente descritto da Michael Azerrad nella biografia di Kurt Cobain, formavano una comunità unita di giovani che frequentavano gli stessi locali e si contraddistinguevano per determinate caratteristiche estetiche: i capelli lunghi, i jeans strappati, scarpe da ginnastica Converse spesso vecchie e rovinate, t-shirt sdrucite, maglioni pesanti, spesso monocolore e camicie di flanella a quadri (tipiche dei taglialegna di quei posti, i cosiddetti ''lumberjack''). Dal punto di vista musicale è molto più complesso trovare una linea comune fra i diversi esponenti del grunge: dopo il successo commerciale dei Nirvana, infatti, questa parola fu utilizzata in modo abbastanza indiscriminato per catalogare qualunque band con un suono basato sul trio basso-chitarre-batteria. Altro elemento comune a più band grunge è l'utilizzo di ritmi inusuali per le loro composizioni (in particolare il ritmo di 7/8). Per questa ragione, si possono, in realtà, individuare almeno 4 stili nel grunge: * il grunge di ispirazione heavy metal: Alice in Chains, L7, Gruntruck; * il grunge di ispirazione heavy metal + punk rock: Soundgarden, Tad; * il grunge di ispirazione punk rock (alcuni dei gruppi di questo stile si sono ispirati all'esperienza musicale dei Pixies): a questo genere appartengono i Nirvana e i Mudhoney, oltre a tutti i loro emuli come i Bush; * il grunge ispirato al rock tradizionale e al rock psichedelico: Pearl Jam, Screaming Trees, Stone Temple Pilots, Mother Love Bone, Temple of the Dog, Love Battery, Hole; Altra caratteristica tecnica che accomuna molte band ''grunge,'' è l'utilizzo di sequenze di accordi che si muovono tra tonalità diverse, ovvero l'utilizzo di accordi fuori scala o dissonanti che conferiscono alle composizioni un'articolazione armonica maggiore rispetto agli stili alle radici del ''grunge.'' === Le origini === Il gruppo musicale punk metal The U-Men a Seattle negli anni '80 Alla base della nascita del movimento grunge vi è l'attività di una etichetta discografica indipendente, la Sub Pop Records di Jonathan Poneman e Bruce Pavitt, la quale ha il merito di produrre la totalità dei primi dischi successivamente definiti grunge. È infatti errore comune parlare di grunge come genere musicale: più corretto sarebbe invece parlare di un movimento musicale di cui fanno parte band della stessa città, nello stesso periodo, uniti da radici comuni e da commistioni (vedi Mad Season o Temple of the Dog) prive di rivalità. Un elevato numero di band di Seattle e dintorni collaborò con la Sub Pop: tra queste, le prime furono i Green River e i Melvins. I primi, formatisi nel 1983, rappresentano l'anello di congiunzione con un certo classico hard rock antecedente, mentre i secondi erano di estrazione prevalentemente heavy metal, ispirati come erano dai riffs di Black Sabbath e ispiratori del doom metal e dello stoner rock che anni dopo venne prodotto da band come Kyuss e Fu Manchu. Il cantante dei primi fu inoltre il primo a utilizzare il termine grunge con una connotazione negativa, descrivendo la propria musica come "pure grunge, pure shit". Dallo scioglimento dei Green River nel 1988 nacquero due band: i Mudhoney, in cui trovarono posto il cantante Mark Arm e il chitarrista Steve Turner, i quali proseguirono stilisticamente il genere dei Green River evidenziandone il tratto punk rock, e i Mother Love Bone, dove confluirono il bassista Jeff Ament e l'altro chitarrista Stone Gossard. In quest'ultima formazione militò anche il cantante Andrew Wood (cantante, insieme al fratello Kevin, della ormai disciolta band Malfunkshun), coinquilino di Chris Cornell cantante dei Soundgarden. Wood morì per overdose nel 1990, evento che proprio su volontà di Cornell diede vita al progetto Temple of the Dog, al quale parteciparono anche Matt Cameron, batterista dei Soundgarden, Jeff Ament e Mike McCready dei Pearl Jam, ed Eddie Vedder con una sola canzone quasi a insinuare un passaggio di testimone con Wood. Proprio la morte di Wood infatti permise al cantante di San Diego Eddie Vedder (all'epoca benzinaio) di entrare a far parte della band che prese inizialmente il nome di Mookie Blaylock, diventando successivamente Pearl Jam. Nel frattempo, Kurt Cobain lasciò i Fecal Matter e costruì le basi del successo del grunge, formando i Nirvana con il bassista Krist Novoselic, il batterista Chad Channing e il chitarrista Jason Everman, il quale diede però solo un aiuto economico a Kurt Cobain prestandogli $ 600 (mai restituiti), che contraccambiò mettendolo in copertina nonostante non avesse partecipato alla produzione dell'album. Proprio grazie a questo contributo, nel 1989 i Nirvana (che precedentemente si erano chiamati in svariati modi) incisero per l'etichetta Sub Pop l'album Bleach, che vedeva alla batteria in alcuni brani il batterista dei Melvins Dale Crover. Come Kurt Cobain anche Layne Staley creò, insieme a Jerry Cantrell, Mike Starr e Sean Kinney, un gruppo: gli Alice in Chains, che con l'album di debutto ''Facelift'' (1990) vinsero il disco d'oro vendendo un milione di copie solo negli Stati Uniti. === Il successo commerciale === Nirvana agli MTV Video Music Awards del 1992 Il successo commerciale planetario del genere grunge è da individuare nel 1991, anno della realizzazione per l'etichetta discografica Geffen Records dell'album ''Nevermind'' dei Nirvana. L'album e in particolare il singolo ''Smells Like Teen Spirit'' indicarono al mondo una via nuova di intendere la musica rock. La musica dei Nirvana presentava sicuramente tratti più melodici dei suoi predecessori. L'album, forte di orecchiabili melodie che strizzavano l'occhio al pop, costruito sulle basi della lezione "strofa calma-ritornello forte" dei Pixies, fu un incredibile successo, anche grazie al contributo dell'emittente televisiva MTV. Sempre nel 1991 vide la luce ''Ten'', il primo album dei Pearl Jam, un altro immenso successo. I Pearl Jam si candidavano in questo modo a esponenti di un differente modo di intendere la musica grunge, con riferimenti espliciti al rock tradizionale, meno nichilista dell'ottica dei Nirvana e a tratti più intimista, non disdegnando però puntate stilisticamente rabbiose e decise. Nel 1992 uscì ''Dirt'' degli Alice in Chains del cantante Layne Staley e del chitarrista Jerry Cantrell, successore di Facelift del 1990, il quale mostrò al mondo il lato più cupo, oscuro e depresso della musica grunge, in questo caso intesa nella sua accezione più metal. Le major discografiche, avendo compreso le reali potenzialità dei gruppi in termini di vendite e riscontro economico, . In questo periodo nacquero dunque in tutto il mondo band che suonavano grunge rock; a salire in corsa sul carro dei vincitori: in Australia i teenager Silverchair, che esordirono con l'album ''Frogstomp'', mentre nel Regno Unito i Bush di Gavin Rossdale. Il grunge divenne parte della cultura rock planetaria: nel 1992 uscì il film ''Singles'' con il contributo musicale di molte band grunge. === Grunge contro hair metal === Durante tutti gli anni ottanta, uno dei generi principali a dominare le classifiche di vendita negli States e non, fu indubbiamente l'heavy metal. Tra tutti i suoi sottogeneri, si può riconoscere come il predominante e il più popolare in termini di vendite fu l'hair metal, i quali più rappresentativi furono gruppi come Van Halen, Poison, Mötley Crüe, Bon Jovi, Guns N' Roses, Europe, Def Leppard, Faster Pussycat, L.A. Guns, Dokken, Winger e Ratt. Sicuramente l'evento principale che provocò il declino dell'hair metal fu il sorgere del grunge. Proprio con il sorgere del grunge che da lì a poco sarebbe divenuto il genere di maggior successo, molte band hair metal si accorsero che le loro etichette discografiche non offrivano più supporto. Molte major anzi cominciarono a interessarsi alle band grunge, sciogliendo i contratti proprio con la maggior parte dei gruppi hair metal (esempio eclatante proprio quello della Geffen nei confronti dei Nirvana). Un articolo sul Q Magazine una volta scrisse ai suoi lettori che "il successo più grande di Kurt Cobain fu quello di aver distrutto l'hair metal". Molte band grunge o alternative rock, che avevano fatto strada professando atteggiamenti anti conformisti, firmarono contratti con le più grandi case discografiche mentre al contrario, molte band hair metal, ormai considerate "fuori moda" e snobbate da fan critici e major discografiche, si ritrovarono costrette a firmare con piccole etichette indipendenti. Il fenomeno grunge infatti provocò lo scioglimento e il declino di molte band della corrente. Altri gruppi, come Poison, Mötley Crüe, L.A. Guns o Warrant, paradossalmente decisero di introdurre proprio sonorità affini al grunge e all'alternative rock per non sprofondare ed evitare di venire scaricati dalle loro etichette, anche per poter mantenere alto il numero di copie vendute, ma risultando spesso un buco nell'acqua. Axl Rose nel 1993 Si può riconoscere come le due correnti portassero avanti filosofie completamente opposte. L'hair metal trattava di bella vita, party, macchine veloci, amore, donne, sesso, divertimento, gioia di vivere, mentre il grunge sosteneva temi come depressione, solitudine, sofferenza, rabbia, frustrazione di vivere, tristezza, ribellione. L'hair metal, presentava caratteristiche tipiche dell'heavy metal come la tecnica strumentale notevolmente sviluppata, i frequenti virtuosismi, assoli di batteria, voci alte e acute ecc, al contrario i grunge musicalmente si basava su riff semplici e scarsa tecnica strumentale, nonché sonorità raramente melodiche, ma anzi più caotiche, moderne e distanti dalle radici del rock & roll. Un altro caso di rivalità tra le due correnti fu l'incontro tra Axl Rose dei Guns N'Roses e Kurt Cobain. Infatti durante gli MTV Video Music Awards del 1992 Rose venne alle mani con Cobain. Axl Rose era un grandissimo fan dei Nirvana e chiese a Cobain di aprire, con la sua band, i concerti dei Guns N' Roses in un tour congiunto, Kurt (per tutta risposta) schernì Axl con la stampa. Dopo aver declinato l'offerta, Cobain iniziò a parlare male dei Guns N' Roses e di Rose a diversi media, sostenendo che erano "patetici e senza talento" (ironicamente, entrambe le band erano sotto contratto con la Geffen). Rose di risposta sfidò Cobain a una lotta durante gli stessi MTV Video Music Awards del 1992 dopo che la moglie di Cobain Courtney Love, aveva chiesto scherzosamente a Rose se voleva essere il padrino della loro figlia Frances Bean. Diversi gruppi hair metal attribuirono a Kurt Cobain la colpa del declino del loro genere, ad esempio band come Tuff, hanno pubblicato recentemente il disco ''The History of Tuff'', dove nel brano d'apertura "''American Hair Band''" hanno condannato Cobain e il grunge, elogiando gli anni ottanta e le ''hair metal band''. === Il declino di popolarità === La popolarità del grunge fu relativamente breve e venne bruscamente interrotta dall'ascesa di band più ''radio-friendly'' che decretarono la fine di tutte quelle caratteristiche anche culturali che diedero vita al grunge. Nacque dunque un nuovo genere, il post-grunge. I fan della prima ora del grunge, immediatamente rifiutarono queste nuove band come Candlebox, Creed, etichettandole come band vendute o costruite a tavolino dalle major discografiche. Nonostante questo, in molti casi queste band ottennero ottimi riscontri di vendite. Per molti fan del grunge la fine del genere coincide con determinati eventi cardine: il suicidio di Cobain nel 1994, lo scioglimento dei pionieri Soundgarden nel 1997. L'abuso di eroina resta comunque uno dei fattori principali di distruzione di molti protagonisti di molti gruppi grunge: Kurt Cobain dei Nirvana, e nel 2002 Layne Staley degli Alice in Chains. È indubbio comunque che componenti grunge non siano estinte con il movimento stesso. Chi ha abbandonato la nave di un genere considerato finito ha in realtà proseguito in molteplici e valide direzioni. Se il grunge ha pochi rivali per prolificità, di sicuro detiene il primato per contaminazioni. Così come Courtney Love delle Hole prima di sposare Kurt Cobain ha una relazione con Billy Corgan degli Smashing Pumpkins, proprio nei Pumpkins militano il chitarrista James Iha e di passaggio dalle Hole la bassista Melissa Auf der Maur, poi negli A Perfect Circle, Iha in sostituzione di Troy van Leeuwen già chitarrista dei Queens of the Stone Age, band in cui collaborano Dave Grohl e Mark Lanegan. Quest'ultimo si vede inoltre cofondatore dei Gutter Twins insieme a Greg Dulli degli Afghan Whigs. Durante il tour con i Velvet Revolver gli Alice in Chains hanno dichiarato di essere al lavoro su un nuovo album, guidati stavolta da William DuVall, cantante dei ll, in sostituzione del defunto Layne Staley.
Gran Bretagna
La '''Gran Bretagna''' è un'isola europea dell'oceano Atlantico situata a nordovest dell'Europa continentale. Si sviluppa per circa in direzione nord-sud e presenta un'estensione massima di circa in direzione est-ovest; la sua distanza minima dal continente, da cui è separata dal canale della Manica, è di presso lo stretto di Dover, che divide l'isola dalla Francia. Con una superficie di è l'isola più grande d'Europa e la nona più estesa del mondo, nonché la maggiore dell'arcipelago britannico che comprende, oltre all'isola d'Irlanda, la seconda più estesa del gruppo, anche l'isola di Man e altre isole e arcipelaghi minori. Amministrativamente l'isola di Gran Bretagna appartiene al Regno Unito e il suo territorio è diviso tra tre delle sue quattro nazioni costitutive: la Scozia nella parte settentrionale, l'Inghilterra in quella centromeridionale e il Galles, che si affaccia sul mare d'Irlanda, in quella centro-occidentale. Dal punto di vista puramente geografico il termine ''Gran Bretagna'' designa sia l'isola principale sia quelle che la circondano . Dal punto di vista politico, il termine è a volte usato con riferimento a tutto il Regno Unito ; ed è usato specialmente, in ambito sportivo, per indicare le rappresentative e le squadre del Regno Unito.
Nei secoli la Gran Bretagna si è evoluta politicamente da diversi stati indipendenti (Inghilterra, Scozia e Galles), passando attraverso due regni con un singolo monarca (Inghilterra e Scozia), un singolo Regno di Gran Bretagna, fino alla situazione attuale, a partire dal 1801, nel quale la Gran Bretagna assieme all'Irlanda del Nord compone il Regno Unito, cui viene spesso erroneamente riferito il nome "Gran Bretagna" o semplicemente "Inghilterra". Il termine Gran Bretagna venne inizialmente usato in modo diffuso durante il regno di re Giacomo VI di Scozia, I d'Inghilterra per descrivere l'isola sulla quale coesistevano due regni governati dallo stesso monarca. Anche se Inghilterra e Scozia rimanevano legalmente in esistenza come due Stati separati con i rispettivi parlamenti, collettivamente venivano indicati come Gran Bretagna. Nel 1707, un Atto di Unione unì assieme i due Stati. L'Atto usava due differenti termini per descrivere il nuovo Stato insulare, un "Regno unito" e il "Regno di Gran Bretagna". Il primo termine viene generalmente, anche se non universalmente, visto come una descrizione dell'unione piuttosto che come il suo nome. Molti libri di testo descrivono il regno di tutta l'isola, che esistette tra il 1707 e il 1800 come il ''Regno di Gran Bretagna''. Nel 1801, sotto il nuovo Atto di unione questo regno si fuse con il Regno d'Irlanda, sul quale il monarca di Gran Bretagna aveva regnato. Il nuovo regno veniva chiamato, in maniera non ambigua, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Nel 1922, ventisei delle trentadue contee irlandesi si separarono per formare lo Stato Libero d'Irlanda. Il regno così troncato è ora conosciuto come Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, che ora include anche un numero di territori d'Oltremare. Spesso i termini si riferiscono all'intero Regno Unito o ai suoi predecessori, o a istituzioni ad esso associate, e non solo alla Gran Bretagna. Ad esempio, i monarchi del Regno Unito sono spesso chiamati "monarchi britannici", il Primo ministro del Regno Unito diventa il "Primo ministro britannico". Tale uso è generalmente ritenuto corretto. Comunque il termine ''inglese'' per britannico, come in "Regina d'Inghilterra" è chiaramente sbagliato; l'Inghilterra, nel senso di uno Stato separato, non esiste dal 1707. Il termine isole del Nord Atlantico o IONA è stato usato recentemente per le Isole britanniche. Venne coniato come termine neutrale da usare nel tentativo di trovare l'accordo su Isole britanniche. In realtà esistono due Bretagne: l'isola di Gran Bretagna, nell'arcipelago britannico, e la regione/penisola di Bretagna in Francia. Gli antichi Romani nominarono come Britannia l'isola, mentre quella regione della Gallia era da loro conosciuta come Armorica. In Francia sono conosciute come la ''Grande-Bretagne'' e ''Bretagne'', in inglese come ''Great Britain'' e ''Brittany'', dove ''great'' significa appunto "grande", mentre la y finale di ''Brittany'' va intesa come diminutivo e significa "piccolo". Questa doppia e contraddittoria nomenclatura si deve al Medioevo. Il primo motivo fu dovuto alle invasioni dell'Isola di Britannia da parte degli Anglo-Sassoni, nel V secolo, che provocò la fuga di numerosi Britanni oltre la Manica, e che in larga parte si rifugiarono nella regione attuale, appunto di Bretagna, affine a loro dal punto di vista etnico e che per loro divenne la "Piccola Britannia". Altra causa storica medievale si fa inoltre risalire a quando i sovrani d'Inghilterra, tra il X e il XV secolo, possedettero vaste zone territoriali in Francia (la Bretagna appunto, ma anche Normandia, Aquitania, Angiò ecc.). Dopo la guerra dei cent'anni, i due Paesi si scissero definitivamente, ma la Corona inglese continuò a rivendicare dei diritti su quella francese. Gran Bretagna è semplicemente il nome dell’isola, con una valenza esclusivamente geografica. È anche l’isola più grande di tutto l’arcipelago britannico. Regno Unito, invece, è la denominazione politica del Regno ed è formato da 4 stati: Inghilterra (con capitale Londra), Scozia (con capitale Edimburgo), Galles (con capitale Cardiff) ed Irlanda del Nord (con capitale Belfast). Il nome ufficiale del Regno Unito è Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
Garante per la protezione dei dati personali
Il '''garante per la protezione dei dati personali''' è un'autorità amministrativa indipendente italiana istituita dalla legge 31 dicembre 1996, n. 675, per assicurare la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e il rispetto della dignità nel trattamento dei dati personali. Dal 2020 l'autorità è presieduta da Pasquale Stanzione.
Ai sensi del Codice per la protezione dei dati personali è costituita da quattro membri eletti dai due rami del Parlamento della Repubblica Italiana - che ne individuano due ciascuno - le candidature possono essere avanzate da persone che assicurino indipendenza e che risultino di comprovata esperienza nel settore della protezione dei dati personali, con particolare riferimento alle discipline giuridiche o dell'informatica e devono pervenire almeno trenta giorni prima della nomina e i curricula devono essere pubblicati negli stessi siti internet. I designati a loro volta quali eleggono uno di loro come presidente, il voto del quale prevale in caso di parità. All'atto dell'istituzione il mandato dei componenti durava quattro anni e poteva essere rinnovato; la durata per i mandati successivi è fissata in sette anni e il mandato non può essere rinnovato. Il codice etico adottato dal Garante definisce l'insieme dei principi di condotta morale e i criteri fondamentali affinché i dipendenti che operano presso l'"Ufficio del Garante" operino con imparzialità e trasparenza nell'attività amministrativa, nonché mantengano il rispetto degli obblighi di riservatezza. A ogni dipendente è proibito fare uso delle informazioni non disponibili al pubblico per realizzare interessi privati e rilasciare informazioni relative ad atti e provvedimenti prima della loro comunicazione alle parti. Inoltre il dipendente deve provvedere a non trovarsi in una posizione che generi alcun tipo di conflitto di interesse ed è tenuto a mantenere rapporti con la stampa e con i fornitori di informazione ispirandosi al criterio della parità di trattamento per ciò che riguarda la tempestività della diffusione delle notizie. ll codice entrò in vigore il 1º luglio 1998 e può essere aggiornato in qualsiasi momento sulla base dell'esperienza. Tra i diversi compiti del ''Garante'' (art. 154 D.Lgs. n. 196/2003) rientrano quelli di: * controllare che i trattamenti siano effettuati nel rispetto delle norme di legge ed eventualmente disporre agli attori interessati dal controllo le opportune modifiche affinché i suddetti trattamenti siano conformi ai diritti e alle libertà fondamentali degli individui * ricevere ed esaminare i reclami e le segnalazioni e provvedere sui ricorsi presentati dagli interessati * vietare anche d'ufficio i trattamenti illeciti o non corretti ed eventualmente disporne il blocco * promuovere la sottoscrizione di codici di deontologia e buona condotta di determinati settori * segnalare al Governo e al Parlamento l'opportunità di provvedimenti normativi richiesti dall'evoluzione del settore * esprimere pareri nei casi previsti * curare la conoscenza tra il pubblico della disciplina rilevante in materia di trattamento dei dati personali e delle relative finalità e in materia di misure di sicurezza dei dati * denunciare i fatti configurabili come reati perseguibili d'ufficio conosciuti nell'esercizio delle sue funzioni * tenere il registro dei trattamenti * predisporre una relazione annuale sull'attività svolta da presentare al Governo e al Parlamento * essere consultato da Governo o Ministri quando questi predispongono norme che incidono sulla materia * cooperare con le altre autorità amministrative indipendenti * organizzare il proprio ufficio ed il proprio organico ed il loro trattamento giuridico, economico ed amministrativo. === Potere autorizzatorio === Nell'art. 26, comma 1 del decreto legislativo n. 196 del 30 giugno 2003 si evince che "''I dati sensibili possono essere oggetto di trattamento solo con il consenso scritto dell'interessato e previa autorizzazione del Garante, nell'osservanza dei presupposti e dei limiti stabiliti dal presente codice, nonché dalla legge e dai regolamenti.''" Nel comma 4 sempre dell'art 26 viene spiegato quando i dati sensibili possono essere trattati senza consenso, ma previa autorizzazione del garante, se vengono raccolti: * ''"da associazioni, enti od organismi senza scopo di lucro, anche non riconosciuti, a carattere politico, filosofico, religioso o sindacale"'' * ''"per la salvaguardia della vita o dell'incolumità fisica di un terzo"'' * per lo "''svolgimento delle investigazioni difensive''"' *"''per adempiere a specifici obblighi o compiti previsti dalla legge, da un regolamento o dalla normativa comunitaria per la gestione del rapporto di lavoro''" Nell'art. 37, comma 1 si definiscono i casi in cui il titolare del trattamento dati debba notificare al Garante, se il trattamento riguarda: * "''dati genetici, biometrici o dati che indicano la posizione geografica di persone od oggetti mediante una rete di comunicazione elettronica''" * "''dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale, trattati a fini di procreazione assistita, prestazione di servizi sanitari per via telematica relativi a banche di dati o alla fornitura di beni, indagini epidemiologiche, rilevazione di malattie mentali, infettive e diffusive, sieropositività, trapianto di organi e tessuti e monitoraggio della spesa sanitaria''" * "''dati idonei a rivelare la vita sessuale o la sfera psichica trattati da associazioni, enti od organismi senza scopo di lucro, anche non riconosciuti, a carattere politico, filosofico, religioso o sindacale''" * "''dati trattati con l'ausilio di strumenti elettronici volti a definire il profilo o la personalità dell'interessato, o ad analizzare abitudini o scelte di consumo, ovvero a monitorare l'utilizzo di servizi di comunicazione elettronica con esclusione dei trattamenti tecnicamente indispensabili per fornire i servizi medesimi agli utenti''" (la cosiddetta profilazione degli utenti) * "''dati sensibili registrati in banche di dati a fini di selezione del personale per conto terzi, nonché dati sensibili utilizzati per sondaggi di opinione, ricerche di mercato e altre ricerche campionarie''" * "''dati registrati in apposite banche di dati gestite con strumenti elettronici e relative al rischio sulla solvibilità economica, alla situazione patrimoniale, al corretto adempimento di obbligazioni, a comportamenti illeciti o fraudolenti''" Nell'art. 39 ci sono gli obblighi di comunicazione al garante che riguardano il trasferimento di dati personali tra enti pubblici e il trattamento di dati personali che riguardino lo stato di salute. All'art. 154, comma 5 viene definito il tempo utile di risposta del garante alle richieste di autorizzazioni, "''fatti salvi i termini più brevi previsti per legge, il parere del Garante è reso nei casi previsti nel termine di quarantacinque giorni dal ricevimento della richiesta. Decorso il termine, l'amministrazione può procedere indipendentemente dall'acquisizione del parere''". === Potere sanzionatorio === Le sanzioni applicabili dal Garante si attuano sia all'ambito amministrativo sia a quello penale. Sanzioni amministrative: * art. 161 omessa o inidonea informativa all'interessato * art. 162 altre fattispecie come cessione dei dati, la violazione della disposizione, inosservanza delle misure necessarie e dei divieti * art. 162-bis sanzioni in materia di conservazione dei dati di traffico * art. 163 omessa o incompleta notificazione * art. 164 omessa informazione o esibizione al garante * art. 164-bis casi di minore gravità e ipotesi aggravate Illeciti penali: * art. 167 trattamento illecito di dati * art. 168 falsità nelle dichiarazioni e notificazioni al Garante * art. 169 omissione adozione minime misure di sicurezza * art. 170 inosservanza dei provvedimenti del Garante I presidenti del Collegio sono stati Num. Presidente in carica da fino a 1 '''Stefano Rodotà''' 17 marzo 1997 16 marzo 2001 19 marzo 2001 18 aprile 2005 2 '''Francesco Pizzetti''' 18 aprile 2005 18 giugno 2012 3 '''Antonello Soro''' 19 giugno 2012 28 luglio 2020 4 '''Pasquale Stanzione''' 29 luglio 2020 ''in carica'' * DPR 31 marzo 1998, n. 501 - Regolamento recante norme per l'organizzazione ed il funzionamento dell'Ufficio del Garante per la protezione dei dati personali, a norma dell'articolo 33, comma 3, della legge 31 dicembre 1996, n. 675 * Regolamento 2016, n. 679 (GDPR) * Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 - Codice in materia di protezione dei dati personali * Decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101 - Disposizioni per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) * Provvedimento in materia di videosorveglianza - 8 aprile 2010
Geometria
trecentesca: una donna insegna geometria La '''geometria''' è quella parte della scienza matematica che si occupa delle forme nel piano e nello spazio e delle loro mutue relazioni. In basso a sinistra nella tavola un disegno illustrativo dell'articolo di Lodovico Riva intitolato ''Dissertatio meteorologica. Cui accedit Solutio & constructio duorum problematum geometricorum'' pubblicato del volume degli Acta Eruditorum del 1736
La nascita della Geometria si fa risalire all'epoca degli antichi egizi. Erodoto racconta che a causa dei fenomeni di erosione e di deposito dovuti alle piene del Nilo, l'estensione delle proprietà terriere egiziane variavano ogni anno e dovevano quindi essere ricalcolate a fini fiscali. Nacque così il bisogno di inventare tecniche di ''misura della terra'' (''geometria'' nel significato originario del termine). Lo sviluppo della Geometria pratica è molto antico, per le numerose applicazioni che consente e per le quali è stata sviluppata, e in epoche remote fu a volte riservata a una categoria di sapienti con attribuzioni sacerdotali. Presso l'Antica Grecia, , si diffuse massicciamente l'uso della riga e del compasso (sebbene pare che questi strumenti fossero già stati inventati altrove) e, soprattutto, nacque l'idea nuova di usare tecniche dimostrative. La geometria greca servì da base per lo sviluppo della geografia, dell'astronomia, dell'ottica, della meccanica e di altre scienze, nonché di varie tecniche, come quelle per la navigazione. Nella civiltà greca, oltre alla geometria euclidea che si studia ancora a scuola, e alla teoria delle coniche, nacquero anche la geometria sferica e la trigonometria (piana e sferica). Elementi'' formula per primo una descrizione assiomatica della geometria. La geometria coincide fino all'inizio del XIX secolo con la geometria euclidea. Questa definisce come concetti primitivi il punto, la retta e il piano, e assume la veridicità di alcuni assiomi, gli assiomi di Euclide. Da questi assiomi vengono quindi dedotti dei teoremi anche complessi, come il teorema di Pitagora ed i teoremi della geometria proiettiva. La scelta dei concetti primitivi e degli assiomi è motivata dal desiderio di rappresentare la realtà, e in particolare gli oggetti nello spazio tridimensionale in cui viviamo. Concetti primitivi come la retta ed il piano vengono descritti informalmente come "fili e fogli di carta senza spessore", e d'altro canto molti oggetti della vita reale vengono idealizzati tramite enti geometrici come il triangolo o la piramide. In questo modo, i teoremi forniscono fin dall'antichità degli strumenti utili per le discipline che riguardano lo spazio in cui viviamo: meccanica, architettura, geografia, navigazione, astronomia. Un esagono non convesso. La somma degli angoli interni in un esagono è sempre 720°. === Geometria piana === La geometria piana si occupa delle figure geometriche nel piano. A partire dal concetto primitivo di retta, vengono costruiti i segmenti, e quindi i poligoni come il triangolo, il quadrato, il pentagono, l'esagono, ecc. Le quantità numeriche importanti nella geometria piana sono la lunghezza, l'angolo e l'area. Ogni segmento ha una lunghezza, e due segmenti che si incontrano in un estremo formano un angolo. Ogni poligono ha un'area. Molti teoremi della geometria piana mettono in relazione le lunghezze, angoli e aree presenti in alcune figure geometriche. Ad esempio, la somma degli angoli interni di un triangolo risulta essere un angolo piatto, e l'area di un rettangolo si esprime come prodotto delle lunghezze dei segmenti di ''base'' e ''altezza''. La trigonometria studia le relazioni fra gli angoli e le lunghezze. === Geometria solida === Il dodecaedro è uno dei cinque solidi platonici. Platone nel Timeo ritenne che il dodecaedro rappresentasse la forma dell'universo. La geometria solida (o stereometria) studia le costruzioni geometriche nello spazio. Con segmenti e poligoni si costruiscono i poliedri, come il tetraedro, il cubo e la piramide. I poliedri hanno vertici, spigoli e facce. Ogni spigolo ha una lunghezza, ed ogni faccia ha un'area. In più, il poliedro ha un volume. Si parla inoltre di angoli diedrali per esprimere l'angolo formato da due facce adiacenti in uno spigolo. Molti teoremi mettono in relazione queste quantità: ad esempio il volume della piramide può essere espresso tramite l'area della figura di base e la lunghezza dell'altezza. sezioni coniche (circonferenza, ellisse, parabola, iperbole) sono ottenute come intersezione di un cono con un piano. === Figure curve === La geometria euclidea considera anche alcune figure curve. Le figure "base" sono la circonferenza nel piano e la sfera nello spazio, definite come luogo dei punti equidistanti da un punto fissato. Partendo da queste figure, ne vengono definite altre come il cono. A queste figure vengono associate grandezze analoghe ai poliedri: si parla quindi di lunghezza della circonferenza, di area del cerchio e di volume della sfera. L'intersezione nello spazio di un cono con un piano forma una nuova figura curvilinea: a seconda dell'inclinazione del piano, questa è una ellisse, una parabola, un'iperbole o una circonferenza. Queste sezioni coniche sono le curve più semplici realizzabili nel piano. Ruotando una figura intorno ad una retta, si ottengono altre figure curve. Ad esempio, ruotando un'ellisse o una parabola si ottengono l'ellissoide ed il paraboloide. Anche in questo caso, il volume dell'oggetto può essere messo in relazione con altre quantità. La geometria euclidea non fornisce però sufficienti strumenti per dare una corretta definizione di lunghezza e area per molte figure curve. Un ellissoide può essere rappresentato in geometria analitica come luogo di punti che soddisfano una certa equazione, del tipo , nelle variabili associate ai tre assi cartesiani. La geometria cartesiana (o analitica) ingloba le figure ed i teoremi della geometria euclidea, introducendone di nuovi grazie a due altre importanti discipline della matematica: l'algebra e l'analisi. Lo spazio (ed il piano) sono rappresentati con delle coordinate cartesiane. In questo modo ogni figura geometrica è descrivibile tramite una o più equazioni (o disequazioni). Rette e piani sono oggetti risultanti da equazioni di primo grado, mentre le coniche sono definite tramite equazioni di secondo grado. Equazioni polinomiali di grado superiore definiscono nuovi oggetti curvi. Il calcolo infinitesimale permette di estendere con precisione i concetti di lunghezza e area a queste nuove figure. L'integrale è un utile strumento analitico per determinare queste quantità. Si parla in generale quindi di curve e superfici nel piano e nello spazio. Uno spazio vettoriale è una collezione di oggetti, chiamati "vettori", che possono essere sommati e riscalati. === Spazi vettoriali === Retta (passante per l'origine), piano (contenente l'origine) e spazio sono esempi di spazi vettoriali di dimensione rispettivamente 1, 2 e 3: infatti ogni punto è esprimile rispettivamente con 1, 2 o 3 coordinate. La geometria cartesiana è facilmente estendibile alle dimensioni superiori: in questo modo si definiscono spazi di dimensione 4 e oltre, come insiemi di punti aventi 4 o più coordinate. Grazie all'algebra lineare, lo studio delle rette e dei piani nello spazio può essere esteso allo studio dei sottospazi di uno spazio vettoriale, di dimensione arbitraria. Lo studio di questi oggetti è strettamente collegato a quello dei sistemi lineari e delle loro soluzioni. In dimensione più alta, alcuni risultati possono contrastare con l'intuizione geometrica tridimensionale a cui siamo abituati. Ad esempio, in uno spazio di dimensione 4, due piani possono intersecarsi in un punto solo. === Geometria affine === Due piani nello spazio sono paralleli oppure si intersecano in una retta, come in figura. In uno spazio vettoriale l'origine (cioè il punto da cui partono gli assi, di coordinate tutte nulle) gioca un ruolo fondamentale: per poter usare in modo efficace l'algebra lineare, si considerano infatti solo sottospazi passanti per l'origine. In questo modo si ottengono delle relazioni eleganti fra i sottospazi, come la formula di Grassmann. Nella geometria affine il ruolo predominante dell'origine è abbandonato. I sottospazi non sono vincolati, e possono quindi essere paralleli: questo crea una quantità considerevole di casistiche in più. In particolare, la formula di Grassmann non è più valida. Lo spazio affine è considerato (fino alla scoperta della relatività ristretta) come lo strumento migliore per creare modelli dell'universo, con 3 dimensioni spaziali ed eventualmente 1 dimensione temporale, senza "origini" o punti privilegiati. Dal XIX secolo in poi l'algebra diventa uno strumento preponderante per lo studio della geometria. Nel tentativo di "abbellire" il quadro, e di ricondurre molte proprietà e teoremi ad un numero sempre minore di proprietà fondamentali, la geometria analitica viene progressivamente inglobata in un concetto più ampio di geometria: si aggiungono i "punti all'infinito" (creando così la geometria proiettiva), e si fanno variare le coordinate di un punto non solo nei numeri reali, ma anche in quelli complessi. La geometria proiettiva è la geometria "vista da un occhio". In questa geometria due rette si incontrano sempre. === Geometria proiettiva === La geometria proiettiva nasce come strumento legato al disegno in prospettiva, e viene formalizzata nel XIX secolo come un arricchimento della geometria cartesiana. La geometria proiettiva include i "punti all'infinito" ed elimina quindi alcune casistiche considerate fastidiose, come la presenza di rette parallele. In questa geometria molte situazioni si semplificano: due piani distinti si intersecano sempre in una retta, e oggetti differenti della geometria analitica (come le coniche ellisse, parabola e iperbole) risultano essere equivalenti in questo nuovo contesto. La geometria proiettiva è anche un esempio di compattificazione: similmente a quanto accade con la proiezione stereografica, aggiungendo i punti all'infinito lo spazio diventa compatto, cioè "limitato", "finito". circonferenze, una parabola, una iperbole, una ''cubica'' (definita da un'equazione di terzo grado). === Varietà algebriche === La geometria algebrica verte essenzialmente sullo studio dei polinomi e delle loro radici: gli oggetti che tratta, chiamati varietà algebriche, sono gli insiemi dello spazio proiettivo, affine o euclideo definiti come luoghi di zeri di polinomi. Nel XX secolo il concetto di varietà algebrica assume un'importanza sempre maggiore. Rette, piani, coniche, ellissoidi, sono tutti esempi di varietà algebriche. Lo studio di questi oggetti raggiunge risultati impressionanti quando le coordinate dello spazio vengono fatte variare nel campo dei numeri complessi: in questo caso, grazie al teorema fondamentale dell'algebra, un polinomio ha sempre delle radici. Questo fatto algebrico di grande importanza (esprimibile dicendo che i numeri complessi formano un campo algebricamente chiuso) ha come conseguenza la validità di alcuni teoremi potenti di carattere molto generale. Ad esempio, il teorema di Bézout asserisce che due curve di grado e nel piano che non hanno componenti in comune si intersecano ''sempre'' in punti, contanti con un'opportuna molteplicità. Questo risultato necessita che il "piano" sia proiettivo e complesso. In particolare, è certamente falso nell'ambito classico della geometria analitica: due circonferenze non devono intersecarsi necessariamente in 4 punti, possono anche essere disgiunte. Lo studio della geometria nello spazio proiettivo complesso aiuta anche a capire la geometria analitica classica. Le curve nel piano cartesiano reale possono ad esempio essere viste come "sezioni" di oggetti più grandi, contenuti nel piano proiettivo complesso, ed i teoremi generali validi in questo "mondo più vasto e perfetto" si riflettono nel piano cartesiano, pur in modo meno elegante. Come lo studio della geometria affine fa largo uso dell'algebra lineare, quello delle varietà algebriche attinge a piene mani dall'algebra commutativa. Un punto di sella ha curvatura negativa La geometria differenziale è lo studio di oggetti geometrici tramite l'analisi. Gli oggetti geometrici non sono necessariamente definiti da polinomi (come nella geometria algebrica), ma sono ad esempio curve e superfici, cioè oggetti che, visti localmente con una lente di ingrandimento, sembrano quasi rettilinei o piatti. Oggetti cioè "senza spessore", e magari un po' curvi. Come la superficie terrestre, che all'uomo sembra piatta, benché non lo sia. Questo concetto di "spazio curvo" è espresso tramite la nozione di varietà differenziabile. La sua definizione non necessita neppure di "vivere" in uno spazio ambiente, ed è quindi usata ad esempio nella relatività generale per descrivere intrinsecamente la forma dell'universo. Una varietà può essere dotata di una proprietà fondamentale, la curvatura, che viene misurata tramite oggetti matematici molto complessi, come il tensore di Riemann. Nel caso in cui lo spazio sia una curva o una superficie, questi oggetti matematici risultano più semplici: si parla ad esempio di curvatura gaussiana per le superfici. Su una varietà dotata di curvatura, detta varietà riemanniana, sono definite una distanza fra punti, e le geodetiche: queste sono curve che modellizzano i percorsi localmente più brevi, come le rette nel piano, o i meridiani sulla superficie terrestre. === Geometrie non euclidee === Triangoli, quadrilateri e pentagoni formano una tassellazione del piano nella geometria iperbolica qui rappresentata dal disco di Poincaré. Questa geometria non-euclidea è rappresentata in molte litografie di Maurits Escher. Con la geometria differenziale è possibile costruire un "piano" in cui valgono tutti i postulati di Euclide, tranne il quinto, quello ''delle parallele''. Questo postulato ha avuto un'importanza storica fondamentale, perché ci sono voluti 2000 anni per dimostrare la sua effettiva indipendenza dai precedenti. Asserisce che, fissati una retta ed un punto non contenuto in , esiste un'unica retta parallela a e passante per . Una geometria non euclidea è una geometria in cui valgono tutti gli assiomi di Euclide, tranne quello delle parallele. La sfera, con le geodetiche che giocano il ruolo delle rette, fornisce un esempio semplice di geometria non euclidea: due geodetiche si intersecano ''sempre'' in due punti antipodali, e quindi non ci sono rette parallele. Un tale esempio di geometria è detta ellittica. Esistono anche esempi opposti, in cui ci sono "così tante" rette parallele, che le rette parallele a e passanti per sono infinite (e non una). Questo tipo di geometria è detta iperbolica, ed è più difficile da descrivere concretamente. Il nastro di Möbius è una superficie non orientabile: ha infatti una "faccia" sola. Questo è un oggetto studiato in topologia. La topologia è infine lo studio delle forme, e di tutte quelle proprietà degli enti geometrici che non cambiano quando questi vengono deformati in modo continuo, senza strappi. La topologia studia tutti gli oggetti geometrici (definiti in modo algebrico, differenziale, o quant'altro) guardando solo la loro forma. Distingue ad esempio la sfera dal toro, perché quest'ultimo ha "un buco in mezzo". Studia le proprietà di connessione (spazi "fatti di un pezzo solo") e di compattezza (spazi "limitati"), e le funzioni continue fra questi. Le forme degli oggetti vengono codificate tramite oggetti algebrici, come il gruppo fondamentale: un gruppo che codifica in modo raffinato la presenza di "buchi" in uno spazio topologico. Felix Klein Nel 1872 Felix Klein elaborò un programma di ricerca, l'''Erlanger Programm'', in grado di produrre una grande sintesi delle conoscenze geometriche e integrarle con altri settori della matematica, quali la teoria dei gruppi. Nella prospettiva di Klein una ''geometria'' consiste nello studio di proprietà di uno spazio che sono invarianti rispetto ad un gruppo di trasformazioni (geometria delle trasformazioni): * La geometria euclidea si occupa di proprietà che sono invarianti rispetto a isometrie, cioè trasformazioni che preservano lunghezze e angoli. * La geometria affine si occupa di proprietà che sono invarianti per trasformazioni affini. In ambito di geometria affine non ha più senso il concetto di "angolo" o di "lunghezza" e tutti i triangoli sono "equivalenti". * La geometria proiettiva studia le proprietà che sono invarianti per trasformazioni proiettive, cioè trasformazioni che possono essere ottenute mediante proiezioni. In ambito proiettivo tutte le coniche sono equivalenti potendo essere trasformata l'una nell'altra da una proiezione. * La topologia studia proprietà che sono invarianti per deformazioni continue. Dal punto di vista topologico una tazza ed una ciambella diventano equivalenti potendo essere deformate l'una nell'altra ma rimangono distinte da una sfera che non può essere "bucata" senza una trasformazione discontinua. La geometria analitica e l'algebra lineare forniscono importanti collegamenti tra l'intuizione geometrica e il calcolo algebrico che sono diventati ormai una parte costitutiva di tutta la matematica moderna e delle sue applicazioni in tutte le scienze. La geometria differenziale ha trovato importanti applicazioni nella costruzione di modelli per la fisica e per la cosmologia. La geometria piana e dello spazio fornisce inoltre degli strumenti per modellizzare, progettare e costruire oggetti reali nello spazio tridimensionale: è quindi di fondamentale importanza in architettura e in ingegneria come anche nel disegno e nella computer grafica. === Geometria descrittiva === esempio di raccordo tangenziale tra due quadriche di rotazione La geometria descrittiva è una disciplina che permette, attraverso determinate costruzioni grafiche, di rappresentare oggetti tridimensionali già esistenti (rilievo) e/o da costruire (progettazione). L'applicazione informatizzata della geometria descrittiva permette oggi la creazione di superfici e solidi, anche ad alta complessità tridimensionale. Inoltre, e soprattutto, ne permette il controllo in modo inequivocabile di ogni loro forma e dimensione. I maggiori campi d'impiego della geometria descrittiva sono quelli dell'architettura, dell'ingegneria e quelli del design industriale.
Giorgio Gaber
Chiamato anche '''Il Signor G''' dai suoi estimatori, è stato anche un chitarrista di valore, utilizzando per lo più strumenti costruiti da Carlo Raspagni; tra i primi interpreti del rock and roll italiano alla fine degli anni cinquanta, ; inoltre, fu autore e attore teatrale, divenendo un precursore del genere del teatro canzone. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con due Targhe ed un Premio Tenco.
=== Gli esordi === Nasce a Milano in via Londonio 28 da una famiglia della medio-piccola borghesia; i genitori si erano conosciuti e sposati in Veneto (di dove era originaria la famiglia di sua madre) e in seguito si trasferirono in Lombardia in cerca di fortuna. Il padre Guido Gaberščik (Trieste, 18 luglio 1903 – Milano, 28 gennaio 1977) fa l'impiegato, la madre Carla Mazzoran (Milano, 11 marzo 1906 – Milano, 29 luglio 1984) è casalinga; il fratello maggiore Marcello compie gli studi di geometra e suona la chitarra per diletto. Lo stato di salute di Giorgio è cagionevole: durante l'infanzia si ammala due volte di poliomielite. Il primo attacco, occorsogli verso gli otto-nove anni, colpisce il braccio sinistro e gli procura una lieve paralisi alla mano. Il padre gli regala una chitarra affinché eserciti le dita con piacere, non come una costrizione. Approfittando del fatto che il fratello la sa già suonare, anche Giorgio impara ad usare lo strumento. L'idea darà buoni risultati, sia sotto l'aspetto medico che artistico. Da adulto, Gaber dirà: “Tutta la mia carriera nasce da questa malattia”. I suoi chitarristi modello sono i jazzisti statunitensi: Barney Kessel, Tal Farlow, Billy Bauer. Gaber, da adolescente, non pensa ancora a cantare: è essenzialmente uno strumentista. Vive la musica come momento di divertimento, di svago, essendo la sua attività principale quella di studente. Cerca di imparare anche dai musicisti italiani: a Milano può ascoltare dal vivo Franco Cerri, che si esibisce spesso alla Taverna Messicana. La sua carriera da chitarrista inizia nel gruppo di Ghigo Agosti «''Ghigo e gli arrabbiati''», formazione che nasce all'Hot Club di Milano, ed esordisce al festival jazz del 1954. Non si fa ancora chiamare “Gaber” ma si presenta al pubblico con il suo vero cognome, Gaberscik. Dopo due anni di spettacoli, tra musica leggera e jazz, entra nei ''Rock Boys'', il complesso di Adriano Celentano, in cui al pianoforte suona Enzo Jannacci. Nel 1957 il gruppo compare in televisione nella trasmissione abbinata alla Lotteria Italia ''Voci e volti della fortuna''. Conosce in questo periodo Luigi Tenco, trasferitosi a Milano da Genova. Con lui forma il suo primo gruppo, così composto: Jannacci al pianoforte, Tenco e Paolo Tomelleri al sax, Gaber e Gian Franco Reverberi alla chitarra. I ''Rocky Mountains Old Times Stompers'' (questo il nome completo del gruppo) si esibiscono nel celebre club milanese Santa Tecla. Gaber e Tenco compongono insieme alcuni brani, sviluppando parallelamente un'intensa amicizia. Tra il 1957 e il 1958 Gaber, Tenco, Jannacci, Tomelleri e Reverberi partecipano ad una tournée di Adriano Celentano in Germania. Giorgio Gaber insieme ad Enzo Jannacci: I Due Corsari.|alt= Nel 1958 si diploma ragioniere. In estate parte per Genova, dove trascorre la stagione estiva suonando nei locali in un trio basso-chitarra-pianoforte con Tenco, sperimentando per la prima volta le sue doti di cantante. In autunno si iscrive all'Università Bocconi di Milano, mantenendosi gli studi con il lavoro da chitarrista e cantante dei «''Rocky Mountains''» al Santa Tecla. Viene notato da Nanni Ricordi, direttore artistico dell'omonima casa editrice musicale, che lo invita per un provino. Gaber inizia così la carriera da solista, con l'incisione per la neonata Dischi Ricordi, branca della storica casa editrice musicale per la musica leggera, di quattro canzoni, due originali in italiano: ''Ciao ti dirò'' (rock) e ''Da te era bello restar'' (lento), e due successi americani: ''Be-Bop-A-Lula'' e ''Love Me Forever''. Sull'etichetta del 45 giri si legge: «Giorgio Gaber e la sua Rolling Crew». Per la prima volta appare il suo pseudonimo. Firmata da Giorgio Calabrese e Gian Franco Reverberi ''Ciao ti dirò'' è uno dei primi brani rock in italiano; Gaber non fu accompagnato dal suo gruppo, ma da musicisti già sotto contratto per la Ricordi, tra cui Franco Cerri alla chitarra e Gianni Basso al sassofono, entrambi jazzisti. Il primo disco frutterà a Gaber un'apparizione in tv alla trasmissione ''Il Musichiere'' condotto da Mario Riva (1959). Jannacci. Nella primavera del 1959 Gaber partecipa, con tutti i nuovi artisti del momento – tra cui Mina, Celentano e Little Tony – a una serata rock al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Nello stesso anno forma con Enzo Jannacci un duo, ''I Due Corsari'', che debutta con il 45 giri ''24 ore/Ehi! Stella''. La formazione incide altri 45 giri: ''Una fetta di limone'' (1960) è uno dei loro maggiori successi. Alla fine del 1959 Gaber si iscrive alla SIAE, come melodista e paroliere. === Il successo === Dopo i primi 45 giri, Gaber raggiunge il successo nel 1960 con il lento ''Non arrossire'', con il quale partecipa alla Sei giorni della canzone; nello stesso anno incide la sua canzone più conosciuta tra quelle del primo periodo, ''La ballata del Cerutti'', con il testo dello scrittore Umberto Simonetta. Nel corso degli anni sessanta i testi delle canzoni di maggior successo di Gaber sono firmati dallo scrittore. Tra esse, ''Trani a gogò'' (1962), ''Goganga'', ''Porta Romana'' (1963), fruttano a Gaber molte apparizioni televisive. Gaber è attratto anche dalla canzone francese: ascolta gli ''chansonniers'' della Rive gauche parigina, cui riconosce uno spessore culturale e un'attenzione ai testi che mancano nella musica leggera italiana. Gaber afferma, a proposito: “Il mio maestro è stato Jacques Brel”. Gaber, come Gino Paoli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Enzo Jannacci e Luigi Tenco, è alla ricerca di un punto di equilibrio tra le influenze americane (rock e jazz) e la canzone francese. Tutti loro lo trovano nella canzone d'autore in italiano. I primi cantautori nostrani, con l'eccezione del precursore Domenico Modugno, nascono difatti in questo periodo, e Gaber è tra loro. Dopo un sodalizio sentimentale-artistico con la cantante e attrice Maria Monti (insieme avevano scritto ''Non arrossire''), il 12 aprile 1965 Gaber sposa all'Abbazia di Chiaravalle Ombretta Colli, allora studentessa di lingue orientali (russo e cinese) all'Università degli Studi di Milano. Il 12 gennaio 1966 nasce la loro unica figlia, Dahlia Deborah, conosciuta come Dalia. Copertina dell'album Mina & Gaber: un'ora con loro (1965). Negli anni sessanta Gaber partecipa a quattro edizioni di Sanremo: * nel 1961 con il brano ''Benzina e cerini'' (scritto tra gli altri da Enzo Jannacci), in coppia con Maria Monti; * nel 1964 presenta ''Così felice'' (scritta con Sandro Luporini), in coppia con Patricia Carli; * nel 1966 con uno dei suoi successi più grandi, ''Mai, mai, mai (Valentina)'', in coppia con Pat Boone; * nel 1967 con ''... E allora dài!''; in coppia con Remo Germani. I primi due sono pubblicati da Ricordi, gli ultimi due sono incisi per la Ri-Fi, etichetta a cui è passato nel 1965 dopo aver abbandonato la Ricordi. Dopo alcuni singoli, la Ri-Fi pubblica anche un'antologia "a mezzi" con successi di Gaber e di Mina, all'epoca altra artista di punta dell'etichetta (Mina & Gaber: un'ora con loro, ottobre 1965). Nell'estate del 1966 Gaber partecipa al 14º Festival della Canzone Napoletana, dove si classifica al secondo posto con il brano di Alberto Testa e Giordano Bruno Martelli '''A Pizza'', eseguito in coppia con Aurelio Fierro. Questo brano, insieme a ''Ballata de' suonne'', di cui scrive la musica sulle parole di Riccardo de Vita, rappresenta l'unica incursione di Giorgio Gaber nella canzone napoletana. Nel 1967 partecipa alla quarta edizione del Festival delle rose con il brano ''Suona chitarra'', cantato in duetto con Pippo Franco. In quegli anni gira molti caroselli, partecipa a numerose trasmissioni televisive, idea e conduce le sue trasmissioni. Alterna all'attività di cantante quella di presentatore e organizzatore di programmi. Gaber è uno dei volti più popolari della televisione. Non dimentica i Rocky Mountains, con cui suona nei locali famosi e meno famosi di Milano. Contribuisce al lancio del giovane Franco Battiato. Nel 1968 esce ''L'asse di equilibrio'', unico album a carattere organico realizzato da Gaber con la Ri-Fi, poi il cantautore cambia casa discografica, passando alla Vedette. In quell'anno partecipa alla commedia musicale western per la Rai ''Non cantare, spara'', con protagonista il Quartetto Cetra, dove veste i panni di Idaho Martin, detto ''il Meticcio'', un cantastorie mezzosangue che canta la "Ballata di Idaho Martin" e riassume le puntate precedenti, all'inizio di ognuna delle 8 puntate. Per la Vedette incide subito una canzone di successo, ''Torpedo blu'', cui seguono ''Com'è bella la città'' (esempio di inserimento di tematiche sociali nella canzone) e ''Il Riccardo'' (entrambe nel 1969) e ''Barbera e champagne'' (nel 1970). In questo periodo nasce un'amicizia con il cantautore Claudio Chieffo, di profonda fede cattolica. Giorgio Gaber, ateo, di lui diceva: "Fa pensare". Nel 1970 esce l'album ''Sexus et politica'' (realizzato con Antonio Virgilio Savona del Quartetto Cetra, conosciuto durante la registrazione di ''Non cantare, spara''). Gaber esegue canzoni scritte su testi di autori latini. All'apice della popolarità, nel 1970 presenta il suo ultimo varietà televisivo: ''E noi qui'', del sabato sera. Poi abbandona gli schermi tv e inizia una nuova carriera sul palcoscenico. === Il nuovo percorso artistico: il teatro canzone === Giorgio Gaber nel 1969. Il debutto in teatro di Giorgio Gaber risaliva al 1959, al Teatro Girolamo con l'allora fidanzata Maria Monti. Il recital aveva per titolo ''Il Giorgio e la Maria''. La Monti recitava dei monologhi su Milano, Gaber interveniva tra i monologhi con le sue canzoni. Nel 1960 Gaber aveva inciso un 45 giri con Dario Fo: ''Il mio amico Aldo'', dove il primo cantava e il secondo recitava. Gaber aveva conosciuto il teatro di Fo e se ne era appassionato. Nei primi anni sessanta aveva conosciuto Sandro Luporini, pittore viareggino. Insieme avevano scritto i testi di ''Così felice'' (1964), portata a Sanremo, e ''Barbera e champagne''. Il 1970 è l'anno della svolta: Gaber rinuncia all'enorme successo televisivo e porta "''la canzone a teatro''" (creando il genere che prenderà il nome di teatro canzone). Si sentiva “ingabbiato” nella parte di cantante e di presentatore televisivo, costretto a recitare un ruolo. Lascia questo ambiente e si spoglia del ruolo di affabulatore. Il Gaber che tutti hanno conosciuto non c'è più: appartiene al passato. Riparte da capo e si presenta al pubblico così com'è. Per questo crea il «Signor G», un personaggio che non recita più un ruolo: recita se stesso. Quindi “una persona piena di contraddizioni e di dolori”, un signore come tutti: «il signor G è un signor Gaber, che sono io, è Luporini, noi, insomma, che tentiamo una specie di spersonalizzazione per identificarci in tanta gente». Oltre a inventare un nuovo personaggio, crea un nuovo genere, lo spettacolo a tema con canzoni che lo sviluppano, inframmezzate da monologhi e racconti. Con la sua nuova casa discografica, la Carosello, Gaber pubblica sia le registrazioni dal vivo degli spettacoli teatrali sia gli album registrati in studio. === Gli spettacoli e gli album del periodo 1970-1974 === Giorgio Gaber giovane in una via del centro di Milano Per non fare un salto nel vuoto, Gaber aveva deciso già nel 1969 di testare la sua presa sul pubblico teatrale, così diverso rispetto a quello della televisione. L'occasione era venuta nientemeno che da Mina. All'inizio del 1970 (da gennaio a marzo) Gaber e la primadonna della musica leggera italiana realizzano una serie di recital nei teatri di molte città italiane. Gaber si esibisce nel primo tempo, Mina nel secondo tempo. La tournée viene ripetuta nella stagione seguente, nello stesso periodo. ==== Stagione 1970-71 ==== Dopo un'anteprima il 6 ottobre 1970 presso gli studi Regson di Milano (ai fini della registrazione dello spettacolo dal vivo per la Carosello), il 21 ottobre «Il signor G» debutta al Teatro San Rocco di Seregno, con la regia di Beppe Recchia e la direzione musicale di Giorgio Casellato. Gaber porta il recital in tournée nei teatri del circuito regionale lombardo. Alla fine del 1970 fa l'unica apparizione televisiva di quell'anno: presenta la canzone ''Il signor G sul ponte'' a ''Canzonissima''. Lo spettacolo è prodotto da Paolo Grassi, allora direttore del Piccolo Teatro di Milano. Al termine di questa prima stagione Gaber fa un bilancio. I risultati non gli appaiono soddisfacenti, ma Grassi lo convince che ha trovato la strada giusta e gli dà un aiuto decisivo per proseguire lo spettacolo nella stagione successiva. Gaber chiede all'amico Sandro Luporini di scrivere insieme a lui i testi delle canzoni e dei monologhi. Nascono così le ''Storie vecchie e nuove del signor G'', una versione ampliata dello spettacolo dell'anno precedente. Dal 1971 Gaber e Luporini si ritroveranno tutte le estati a Viareggio per preparare lo spettacolo dell'anno successivo. L'ideazione dello spettacolo e la stesura dei testi avviene insieme, poi Gaber compone autonomamente le musiche. ==== Stagione 1971-72 ==== Musica: ''I borghesi'', album registrato in studio. Delle 11 canzoni che lo compongono si ricordano: il brano che dà il titolo album; ''Che bella gente'', versione italiana di una canzone di Jacques Brel ("Ces gens-là"); una reincisione di ''La chiesa si rinnova'' con un nuovo testo e, come brano originale, ''L'amico''. Mina e Giorgio Gaber a Teatro 10 (1972). Teatro: «Storie vecchie e nuove del Signor G» (debutta al Piccolo Teatro il 28 dicembre 1971). Lo spettacolo è concepito come un ampliamento de “Il Signor G”. Il tema dominante è il dialogo tra “G”, uomo adulto, e i giovani. In teatro Gaber si sente più libero: i testi (quasi interamente scritti con Sandro Luporini, cui la sua opera deve molto) si caratterizzano per l'intelligenza dello sviluppo di molte tematiche sociali e politiche, spesso controcorrente; Gaber si fa più aggressivo e arrabbiato e, avvalendosi del suo spessore artistico, si scaglia contro l'ipocrisia e la falsa coscienza delle persone. I musicisti che accompagnano Gaber sono: Giancarlo Messaggi al contrabbasso, Ivo Meleti alla chitarra, Giancarlo Ratti alla batteria e Giorgio Casellato al pianoforte. Il 16 aprile (una domenica) Gaber appare in televisione nel programma ''Teatro 10'' di Mina. Presenta ''L'amico'' e canta in duetto una fantasia dei suoi brani più noti. ==== Stagione 1972-73 ==== Teatro: «Dialogo tra un impegnato e un non so». Si tratta di due personaggi che incarnano due modi diversi di affrontare la realtà. Così li descrive Gaber stesso: «Da una parte il poeta diciamo così borghese, coi suoi problemi, i suoi dolori, le sue cose: un tipo un po' compiaciuto, un po' narcisistico. Dall'altra, l'uomo che si è liberato del suo fardello individuale per dare un senso totale, collettivo alla propria vita». Per dare vita al dialogo, Gaber utilizza un nastro magnetico preregistrato con la propria voce. Gaber, il "Non so", sale sul palcoscenico e risponde di fronte al pubblico all'"Impegnato". Lo spettacolo affronta in maniera originale ed emozionante argomenti quali la disumanizzazione dell'individuo nel mondo capitalizzato (''L'ingranaggio'', ''Il pelo'') e la presa di distanza da moralisti e intellettuali. Si imprimono nella memoria del pubblico ''Lo shampoo'', in cui Gaber presenta con ironia un simbolismo tra la schiuma e la rinuncia a pensare, e ''La libertà''. Il disco dal vivo viene registrato nelle serate di debutto, quelle del 6-7-8 novembre 1972 a Genova. Molto apprezzato dai giovani, il “Dialogo” riscuote un grande successo; lo spettacolo fa spesso il tutto esaurito, frutto di un ininterrotto passaparola tra gli spettatori. Nel 1973 Gaber firma due dischi: il primo è ''Recital Mina-Gaber'', tratto dagli spettacoli tenuti nel 1970 e nel 1971. L'altro disco uscito in quell'anno è la raccolta ''Gaber al Piccolo'', contenente brani tratti sia dal nuovo spettacolo che da “Il signor G” e da “I borghesi”. ==== Stagione 1973-74 ==== Teatro: «Far finta di essere sani». Gaber canta 22 canzoni, di cui quattro riprese dallo spettacolo dell'anno precedente: ''I mastini'', ''Lo shampoo'', ''La libertà'' ed ''È sabato''. Gaber e Luporini sottolineano una certa incapacità di far convergere gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il “signor G” vive, nello stesso momento, la voglia di essere una cosa e l'impossibilità di esserla. È forte lo slancio utopistico, che ha il suo culmine nel brano ''Chiedo scusa se parlo di Maria'' a dominare la scena. Il debutto avviene come di consueto a Genova, il 2 ottobre 1973. L'ultimo spettacolo si tiene in un ospedale psichiatrico, a Voghera: è la prima volta per Gaber. Quasi interamente lo spettacolo viene presentato in un programma in quattro puntate della RSI (La radiotelevisione della Svizzera italiana) del 1973, che propone però un diverso ordine delle canzoni e dei monologhi rispetto a quanto messo in scena a teatro. Questa volta non viene pubblicata la registrazione integrale dello spettacolo, ma solo le canzoni, senza i monologhi. La registrazione avviene tra il 12 e il 20 settembre a Milano, quindi prima della "prima". In teatro Gaber si esibisce da solo sul palco, senza musicisti, usando le basi musicali registrate. Negli anni, l'affluenza del pubblico agli spettacoli di Gaber è decisamente aumentata: se “Il signor G” ha avuto in totale 18.000 spettatori; il “Dialogo” ha toccato le 166 recite con 130.000 presenze; “Far finta di essere sani” è stato rappresentato 182 volte e visto da 186.000 spettatori. Con questo spettacolo termina il periodo di sintonia tra Gaber e il “movimento” (cioè il pubblico impegnato di sinistra). Da qui in avanti, infatti, il “cantattore” ne prenderà gradualmente le distanze, considerandolo ormai incapace di aggregare gli individui, se non cedendo al processo di massificazione. === Gli spettacoli del periodo 1974-1980 === Giorgio Gaber durante un concerto. ==== Stagione 1974-75 ==== «Anche per oggi non si vola» è il primo spettacolo ad insinuare il dubbio che il bisogno di cambiamento avvertito in quegli anni si stia dissolvendo in una sorta di moda o di atteggiamento di comodo: pezzi come ''Il coniglio'', ''Angeleri Giuseppe'', ''L'Analisi'', ''La realtà è un uccello'', smascherano con pungente ironia l'incapacità di proporre nel quotidiano dei veri e propri cambiamenti. L'idea del titolo dello spettacolo si deve a Luporini. Il pittore aveva sentito proferire per la prima volta questa frase da un suo amico. Si recava spesso nel suo negozio di colori. Quando l'amico lo vedeva con un'aria particolarmente assorta – tipica degli artisti che non riescono a liberare la propria vena poetica – gli diceva tra il serio e il faceto: “Anche per oggi non si vola”. Lo spettacolo ottiene un grande successo, tanto che nella stagione teatrale successiva lo spettacolo antologico "Recital" ne conterrà vari monologhi e canzoni. ''Anche per oggi non si vola'' viene registrato dal vivo il 9 ottobre 1974 a Milano ai fini dell'incisione del disco su etichetta Carosello. La sala è il Teatro Lirico meneghino, che viene riaperto per l'occasione dopo i restauri. Nell'estate del 1975 si esibisce davanti a 40.000 persone alla “Festa del proletariato giovanile”, al Parco Lambro a Milano. Gaber chiude il festival dopo Franco Battiato e la PFM. ==== Stagione 1975-76 ==== Per ogni spettacolo Gaber dedica circa quattro mesi di preparazione. La tournée dura 8 mesi: il teatro impegna il cantante per 12 mesi all'anno. Quest'anno decide di fare qualcosa di diverso. Si dedica soprattutto alla sceneggiatura di un film. Quanto al teatro, è in scena con ''Giorgio Gaber-Recital'', spettacolo antologico dove presenta il meglio del suo teatro-canzone. Decide di toccare quelle piazze che negli anni precedenti non era riuscito a raggiungere. La tournée infatti non tocca le grandi città. Il progetto del film viene rimandato. ==== Stagione 1976-77 ==== Gaber e Luporini mettono in scena un nuovo spettacolo. Per il cantante è il sesto nella sua nuova vita professionale. «Libertà obbligatoria» vive su un tema scottante: oggi siamo liberi o siamo obbligati ad esser liberi? “Da un lato esistono persone che accettano passivamente tutto quanto viene loro propinato dal sistema. Dall'altro esistono quelli che credono di porsi in modo antagonistico al sistema, ma il loro antagonismo è fasullo e nel giro di breve tempo viene recuperato. Vedi la moda dei blue-jeans che ormai alimentano vere e proprie industrie. Entrambi i tipi non sfuggono alla massificazione”. In questo spettacolo, della durata di tre ore, Gaber canta la memorabile ''Le elezioni''. Un altro tema, che prende forma in questo spettacolo e che sarà ampliato in quelli successivi, è quello del rapporto tra l'individuo e il proprio corpo. Per Gaber-Luporini il sistema capitalistico è entrato talmente in profondità nella vita dell'uomo da modificare nell'individuo la coscienza del proprio corpo e dei propri bisogni. “Libertà obbligatoria” nasce sul lago di Lugano invece che in Versilia. Quell'anno, infatti, la famiglia Gaber, per proteggere la piccola Dalia (erano tempi in cui purtroppo i rapimenti erano frequenti), decide di passare l'estate in una tranquilla località della Svizzera italiana, vicino a Lugano. Gaber è da solo sul palco con la sua chitarra. Senza l'orchestra dal vivo, le canzoni sono su basi registrate. Lo spettacolo viene registrato dal vivo il 14 ottobre 1976 al Teatro Duse di Bologna per la Carosello. È l'ultimo spettacolo in cui Giorgio Casellato firma gli arrangiamenti. Durante la tournée Gaber è raggiunto dalla notizia della morte del padre (28 gennaio 1977). Nel 1977-78 Gaber e Luporini preparano un testo per il teatro dal titolo ''Progetto per una rivoluzione a Milano 2'', tratto dal libro di Alain Robbe-Grillet ''Progetto per una rivoluzione a New York'', e ambientato proprio nella città satellite. Lo spettacolo rimarrà allo stadio di progetto. ==== Stagione 1977-78 ==== Gaber replica «Libertà obbligatoria», portandolo nelle città dove non ha avuto occasione di recitare durante la stagione precedente. Sommando le due annate, Gaber sale sul palcoscenico 334 volte. ==== Stagione 1978-79 ==== ''Polli d'allevamento'' (debutto il 3 ottobre a Parma) è il recital della vera e propria svolta: per la prima volta Gaber e Luporini avvertono nella società, da una parte, una crescente omologazione e, insieme, l'esaurirsi della spinta al cambiamento che aveva contrassegnato un intero decennio, a partire dal 1968. Esprimono tutta la loro delusione verso quei giovani che dichiarano di lottare «contro» il sistema, mentre in realtà la loro è una finta battaglia, è solo un atteggiamento. Le mezze misure vengono abbandonate per lasciare posto all'assoluto distacco da tutto ciò che è stato, come se si sentisse il bisogno di isolarsi da una società in caduta libera. Per segnare il loro cambiamento di posizione, Gaber e Luporini abbandonano il ''noi'' ed usano il ''voi'' rivolgendosi alla propria generazione. Anche questo spettacolo viene registrato dal vivo al Teatro Duse di Bologna (il 18 ottobre 1978) ai fini dell'incisione del disco su etichetta Carosello. Da questa stagione l'orchestrazione e l'arrangiamento dei pezzi sono curate da Franco Battiato e Giusto Pio, mentre Giorgio Casellato cura l'organizzazione e il coordinamento. Battiato e Pio si distaccano notevolmente da Casellato: al posto di basso, batteria e chitarre elettriche compaiono sintetizzatori, fiati e quartetti d'archi. Lo spettacolo, che si sviluppa in un crescendo di tensione (magistrali i monologhi "La pistola" e "Il suicidio") culmina nelle canzoni ''La festa'' e ''Quando è moda è moda'' (brano finale dello spettacolo). ''Polli d'allevamento'' scatena una grande ondata di sdegno da parte di quelle aree del mondo politico che avevano sempre tentato di tenere sotto controllo l'uragano mediatico provocato dal Teatro-canzone. L'accoglienza nelle sale è difficile: in molti teatri Gaber viene fatto bersaglio del lancio di oggetti. Racconta: “È chiaro che mentre mi tiravano le monetine o mi insultavano per «Quando è moda è moda» dicevo: 'cavolo, guarda che avventura mi son preso. Ma chi me lo ha fatto fare?'. Però, ripeto, è un grosso privilegio il poter andare lì e dire quello che pensi". E ancora: “Quando finisco lo spettacolo, so benissimo che s'incavoleranno, che fischieranno, sento questa cosa che mi arriva addosso e di nuovo rimango con l'occhio spalancato di notte, mi ritrovo a non addormentarmi fino alle otto di mattina per superare questo choc dello scontro". Al termine dell'estenuante tournée, Gaber decide di scendere dal palcoscenico. Scioglie la compagnia e si ferma per due anni. In occasione della Festa di Sant'Ambrogio, il 7 dicembre 1978, il Comune di Milano assegna una Medaglia d'oro a 25 tra cittadini e istituzioni benemerite. Giorgio Gaber è uno di questi. Il 25 gennaio 1979 Gaber compie quarant'anni. In estate compra una casa a Montemagno di Camaiore, sulle colline sovrastanti la costa versiliese. Da allora in poi gli incontri estivi con Luporini si svolgeranno, invece che in un albergo viareggino, nella nuova casa di Montemagno. In quest'anno Gaber firma le musiche della commedia teatrale ''C'era un sacco di gente, soprattutto giovani'', di Umberto Simonetta. Alla fine del 1979 Gaber ritorna in sala d'incisione e nel 1980 pubblica l'album ''Pressione bassa''. Nello stesso anno esce la dirompente ''Io se fossi Dio'', canzone della durata di 14 minuti, pubblicata dalla F1 Team (per il rifiuto della Carosello) su disco da 12 pollici inciso solo da un lato. La canzone era stata scritta nel 1978, dopo l'uccisione di Aldo Moro, ma fu pubblicata due anni dopo “perché le case discografiche avevano paura ad esporsi… avevano paura di cause legali”. Gaber assume definitivamente il ruolo di libero pensatore, in lotta contro qualsiasi parte politica: la canzone è uno sfogo personale che incarna i disagi di molti italiani, disillusi ma arrabbiati, ed esplica la sfiducia nei confronti dell'uomo che Gaber, sui modelli letterari di Céline e Giacomo Leopardi, applica alla sua arte. Tra maggio e giugno del 1980 Gaber si esibisce dal vivo al Teatro Lirico di Milano. La Rai registra due spettacoli e realizza uno speciale, che manda in onda in quattro puntate in seconda serata di lunedì, dal titolo rispettivamente ''Quasi allegramente la dolce illusione'' (10 e 17 novembre) e ''Quasi fatalmente la dolce uguaglianza'' (24 novembre e 1º dicembre. È la prima riapparizione di Gaber in televisione (per quanto riguarda la RAi): l'ultima volta risaliva al 1972. La versione televisiva contiene sei tagli rispetto agli spettacoli dal vivo. === Gli spettacoli degli anni ottanta === Ombretta Colli, la moglie di Gaber. Il 4 marzo 1981 al PalaLido Gaber partecipa, insieme a Francesco Guccini e Franco Battiato, ad un concerto di raccolta fondi per il giornale «Lotta Continua». Pubblica l'album ''Anni affollati''. Nello stesso anno firma la regia della commedia musicale ''Ultimi viaggi di Gulliver''; la partitura è co-firmata da Guccini-Alloisio-Colli (Ombretta)-Gaber-Luporini. Prende parte al film di Sergio Citti ''Il minestrone'', interpretando il personaggio del “profeta”. ==== Stagione 1981-82 ==== Lo spettacolo «Anni affollati» è un recital più conciso e colto, ma non per questo meno tagliente. Già dal pezzo di apertura, ''Anni affollati'' appunto, si riesce a percepire il distacco che ormai si è creato fra il fervore degli anni settanta e l'attuale condizione sociale; quasi tutti i monologhi prendono spunto da particolari estremamente divertenti ed irriverenti (“La masturbazione”, “L'anarchico”) per giungere a conclusioni terribili e disperate (“Il porcellino”). Infine, quando l'insostenibile peso dell'ipocrisia pare aver fatto traboccare il vaso, tutto l'astio verso le idiozie e le bassezze del mondo viene riversato nella spietata ed apocalittica invettiva della ormai celebre ''Io se fossi Dio''. Gaber dichiara: “Ho inserito 'Io se fossi Dio' nello spettacolo con qualche perplessità. Certo, pacificato non lo sono neanche oggi. Continuo a non leggere i giornali e a non votare. Mi sembrava talmente teatrale, talmente nata per il palcoscenico”. La versione su disco viene registrata tra il 9 e il 12 febbraio 1982 al Teatro Carcano di Milano e viene pubblicata dalla Carosello con il titolo ''Il teatro di Giorgio Gaber''. Nel 1982 Gaber viene eletto presidente dell'«Associazione Autori di testi letterari e musicali». ==== Stagione 1982-83 ==== Gaber è alla sua seconda prova come autore teatrale. Firma con l'inseparabile Luporini una commedia in due atti: ''Il caso di Alessandro e Maria''. In questo spettacolo Gaber è anche attore, ricoprendo il ruolo di protagonista maschile. La protagonista femminile è Mariangela Melato, una delle attrici più richieste e apprezzate di quegli anni. Il tema è quello del rapporto di coppia, anche se non mancano riferimenti alla realtà sociale degli anni ottanta. La pièce debutta il 22 ottobre 1982 a Parma. Al termine della tournée Gaber registra un disco con Enzo Jannacci. I due si ritrovano per rievocare le canzoni degli anni sessanta della coppia I Due Corsari con un look rivisto e corretto in stile "''The Blues Brothers''". L'album, o meglio il Q Disc, s'intitola «Ja-Ga Brothers». Nello stesso anno Gaber cura la regia della pièce teatrale ''Dolci promesse di guerra'' dei cantautori Alloisio-Lolli. Gaber è anche il produttore dello spettacolo. ==== Stagione 1983-84 ==== Gaber si prende una pausa dal palcoscenico. Firma la regia della commedia musicale ''Una donna tutta sbagliata'', con Ombretta Colli nel ruolo di protagonista unica. Fonda la sua etichetta di produzione: «GO Igest», con la quale pubblica l'album «Gaber», da ricordare almeno per ''Benvenuto il luogo dove'' e ''Occhio, cuore, cervello''. Gaber è invitato in televisione da Gianni Minà, che lo ospita nella sua trasmissione. Appare in tre puntate, due nel 1983 (in cui canta ''Le elezioni'' e ''Quello che perde i pezzi'') ed una nel 1984, in cui presenta ''Benvenuto il luogo dove''. ==== Stagione 1984-85 ==== Ritorna sulla scena con «Io se fossi Gaber». Il tema è l'appiattimento, la massificazione. Lo spettacolo debutta il 18 ottobre 1984 a Torino. Tra le novità c'è il ritorno del gruppo che suona dal vivo alle spalle del cantattore. Le canzoni: ''Gli altri'', ''La massa'', ''Qualcosa che cresce'', ''Il deserto''. Gaber dichiara: “''Io se fossi Gaber'' nasce dalla polemica sul misterioso termine "massa", su quelli che hanno ceduto alla logica del mercato, sulla caduta di resistenza anche da parte degli ultimi che facevano il tifo per il gusto”. La versione su disco viene registrata tra il 4 e il 10 marzo 1985 al Teatro Giulio Cesare di Roma ed è pubblicata ancora dalla Carosello con il titolo ''Io se fossi Gaber''. È un doppio album con caratteristiche antologiche: alle canzoni nuove e ai nuovi monologhi si alterna materiale degli spettacoli precedenti come ''Le elezioni'', ''Il dilemma'' o ''La pistola''. Gaber appare al Premio Tenco, dove si esibisce nel recital “…Dove tutto è ironia”, poi nel programma televisivo Fantastico, trasmissione di punta di Rai 1 presentata da Pippo Baudo ed Heather Parisi, in cui esegue ''Oh mamma'' e ''Pressione bassa''. ==== Stagione 1985-86 ==== “Io se fossi Gaber” è riproposto per la seconda stagione. Nello stesso anno Gaber firma la regia della commedia musicale ''Aiuto… sono una donna di successo'', con Ombretta Colli nel ruolo di protagonista unica. ==== Stagione 1986-87 ==== Gaber porta in scena “Parlami d'amore Mariù”, in cui ripropone il tema del rapporto di coppia. Gaber dichiara: “Il mio protagonista è un uomo che prova a fare chiarezza in quel malessere poco individuabile che accompagna la vita. E lo fa attraverso un'indagine sui sentimenti”. Lo spettacolo debutta il 25 ottobre 1986 a San Marino. Gaber vince il «Biglietto d'oro» Agis-BNL per la più alta media di spettatori della stagione. La versione su disco viene registrata tra il 7 e il 9 maggio 1987 al Teatro Smeraldo di Milano ed è pubblicata dalla Carosello. Gaber pubblica anche l'album in studio Piccoli spostamenti del cuore. In estate Gaber appare a ''Taormina Arte'', in cui canta ''I soli''. ==== Stagione 1987-88 ==== Gaber scrive insieme a Gian Piero Alloisio e Arturo Brachetti ''In principio Arturo'', spettacolo teatrale interpretato da Brachetti. Nell'estate 1988 Gaber cura e dirige la rassegna teatrale «Professione comico», manifestazione che proseguirà negli anni seguenti a Venezia, fino al 1991. ==== Stagione 1988-89 ==== Il decennio si conclude con il ritorno di Gaber ad uno spettacolo di prosa, il secondo dopo ''Il caso di Alessandro e Maria'': si tratta de «Il Grigio», lungo monologo pubblicato anche su disco. È la storia di un uomo “che si ritira da un mondo che non gli piace, va a vivere in una casa isolata: e lì è assalito da tutta la sua vita, gli tornano addosso tutte le ansie, è costretto a una continua autoanalisi.” L'antagonista dell'uomo è un topo. Il protagonista entra dentro se stesso “per guardarsi, per fare un bilancio. … Quando l'uomo sprofonda nell'osservazione del sé, poi, riemerge, lentamente. È come la calma dopo la tempesta, si accetta. Tutto qui. Accettarsi.” Questo spettacolo si differenzia da quelli precedenti per due elementi: a) la scena non è una struttura astratta, ma un ambiente realistico in cui sono presenti oggetti veri (chitarra, videoregistratore); b) non è uno spettacolo di teatro-canzone, ma di prosa vera e propria, con un protagonista unico sul palco. Lo spettacolo debutta il 19 ottobre a Belluno. Gaber vince il «Premio Curcio» per il Teatro e il «Premio Ascot Brun» come migliore attore. La versione su disco viene registrata tra il 6 e il 9 aprile 1989 al Politeama di Genova ed è pubblicata dalla Carosello. In alcuni teatri vengono organizzati incontri-dibattito pomeridiani con il pubblico. Durante la tournée del ''Grigio'' Giorgio avverte le prime avvisaglie della malattia che lo ha colpito. Dopo una cura in clinica, conclusasi con esito positivo, riprende a lavorare alacremente. Scrive le musiche originali di ''A che servono gli uomini?'', commedia musicale con la regia di Pietro Garinei rappresentata al Teatro Sistina di Roma. Interpreti: Ombretta Colli, Massimo Ghini e Stefano Santospago. ==== Stagione 1989-90 ==== “Il Grigio” è riproposto per la seconda stagione. Gaber e Ombretta Colli firmano a quattro mani la sceneggiatura di ''Una donna tutta sbagliata'', quattro film tv di un'ora e mezza ciascuno, con storie indipendenti l'una dall'altra. I film vanno in onda nell'ottobre 1989 su Rai 2. Protagonista è Ombretta Colli, con la partecipazione straordinaria di Gaber. Dal 1989 al 1992 Gaber è direttore artistico del Teatro Goldoni di Venezia e del Toniolo di Mestre. Il 25 maggio 1990 debutta al Teatro Comunale di Venezia l'allestimento gaberiano di ''Aspettando Godot'' di Samuel Beckett (1952). Si adotta la traduzione italiana di Fruttero & Lucentini. Interpreti: lo stesso Gaber (Vladimiro), Enzo Jannacci (Estragone), Paolo Rossi (Lucky) e Felice Andreasi (Pozzo). Per la prima volta Gaber recita un testo teatrale non scritto da lui. Trova il tempo di curare anche la regia dello spettacolo teatrale di Beppe Grillo “Buone notizie”, scritto con la collaborazione di Michele Serra. Nello stesso anno Gaber replica "Il Grigio" a Roma. È un trionfo: lo spettacolo supera il numero di spettatori raggiunto l'anno precedente. === Gli anni novanta === ==== Stagione 1990-91 ==== “Il Grigio” è riproposto per la terza stagione. Durante una replica a Urbino, al Teatro Sanzio, il 13 marzo 1990, in occasione dell'attribuzione del Premio TeatrOrizzonti per la Drammaturgia, festival diretto da Massimo Puliani, Gaber viene contestato dalla "pantera" studentesca. L'artista placa le proteste degli studenti facendoli entrare a teatro. In qualità di direttore artistico del Teatro Goldoni, Gaber organizza una serie di incontri pubblici con i protagonisti del teatro italiano. La serie «Incontro con l'attore» vede la partecipazione, tra gli altri, di Luca Ronconi, Mariangela Melato, Gabriele Lavia, Giorgio Strehler e Dario Fo. Nel 1991 Gaber prende parte al film ''Rossini! Rossini!'' di Mario Monicelli nella parte dell'impresario Domenico Barbaja.L'interpretazione gli varrà una candidatura al David di Donatello per il miglior attore non protagonista. In estate viene invitato per la prima volta al Festival La Versiliana, dove esegue una serie di recital su tutto il teatro canzone. L'appuntamento diventa abituale e avrà un seguito negli anni seguenti. ==== Dal 1991-92 al 1993-94 ==== Gaber ritorna a cantare in teatro. Insieme a Luporini mette in scena uno spettacolo antologico, intitolato «Il Teatro Canzone», che ripercorre tutta la storia dei vent'anni precedenti. L'unico inedito è il monologo ''Qualcuno era comunista'', lucida analisi di quello che il comunismo aveva significato per tante persone, in termini di speranze ma anche di illusioni, e di quello che la fine di quell'esperienza ha voluto dire per molti: Alla fine dello spettacolo Gaber non disdegna, negli immancabili bis, di ripescare alcune canzoni degli anni sessanta, come ''Porta romana'' (accompagnata nel ritornello dai cori del pubblico) e ''Non arrossire''. Inoltre, come suo solito, realizza anche nuove versioni di brani storici, come ''Io se fossi Dio''. Sul palcoscenico Gaber è accompagnato da un complesso. I musicisti sono: Gianni Martini alla chitarra, Luigi Campoccia al piano, Claudio De Mattei al basso, Enrico Spigno alla batteria, Corrado Sezzi alle percussioni e Luca Ravagni alle tastiere. Tale formazione lo accompagnerà fino all'ultimo anno di attività. Il recital debutta il 5 novembre 1991 a Pesaro. La versione su disco viene registrata nel mese di gennaio 1992 al Teatro Carcano di Milano ed è pubblicata dalla Carosello. In estate Gaber è di nuovo alla Versiliana. Tra luglio e agosto registra il suo primo home video: “Storie del Signor G” al Teatro Comunale di Pietrasanta. Riguardo alle vendite dei suoi dischi, Gaber dichiara: “Intanto i miei erano dischi anomali: dal vivo, con il pubblico, poi erano doppi e a prezzi particolari, nel senso che costavano come un singolo. La fonte più cospicua erano le vendite nei teatri la sera dello spettacolo, e di conseguenza non registrate nelle classifiche, perché le classifiche sono basate sui rilevamenti fatti nei negozi. «Il teatro canzone» va in scena per tre stagioni consecutive, fino alla primavera del 1994. Gaber vince per la seconda volta il «Biglietto d'oro» Agis-BNL per lo spettacolo più visto. In quell'anno esce l'album, registrato dal vivo, ''Io come persona''. ==== Stagioni 1994-95 e 1995-96 ==== Nelle due stagioni va in scena «E pensare che c'era il pensiero»: Gaber riprende ad analizzare la realtà sociale con nuove canzoni come ''Destra-Sinistra'', ''Quando sarò capace d'amare'' e ''Mi fa male il mondo'' e nuovi monologhi come ''La sedia da spostare'', ''L'equazione'' e ''Sogno in due tempi'', ma anche riprendendo ed attualizzando vecchi brani come ''La realtà è un uccello'' e ''La Chiesa si rinnova'' (1969), originariamente pensata per il Concilio Vaticano II, ed ora adattata al pontificato di papa Giovanni Paolo II. Da «E pensare che c'era il pensiero» vengono realizzati un album dal vivo nel 1994 e un altro nel 1995: il primo è registrato al Teatro Alfieri di Torino nel novembre 1994; il secondo è registrato al Teatro Regio di Parma nell'ottobre 1995. Nel 1996 Gaber diventa nonno: nasce Lorenzo, il primo figlio di Dalia. Nel 1999 arriverà il secondo nipote, Luca. ==== Dal 1997-98 al 1999-2000 ==== Nel 1997 Giorgio inizia ad avere seri problemi di salute. In agosto e settembre è costretto a un lungo ricovero. Una volta dimesso, si mette al lavoro per preparare il nuovo spettacolo, che debutta a Lucca il 2 gennaio 1998. ''Un'idiozia conquistata a fatica'', anch'esso riproposto per due stagioni, vede la cessazione del rapporto del cantautore con la Carosello, l'etichetta che ha prodotto per più di vent'anni i suoi dischi; per qualche tempo Gaber autoproduce i cd (in vendita solo dopo gli spettacoli) con la ''Giom'', creata ad hoc, per poi passare nel 2000 alla ''CGD Eastwest''. Artisticamente il tema forte dello spettacolo è la critica alla società degli anni novanta, evidente in canzoni come ''Il potere dei più buoni'' e in ''Il conformista'', canzone di cui Adriano Celentano effettuerà una sua versione. «Un'idiozia conquistata a fatica» va in scena per tre anni. Ma l'ultima stagione ha una conclusione anticipata: nel febbraio del 2000 Gaber è costretto a sospendere la tournée per l'aggravarsi delle condizioni di salute. È l'ultimo spettacolo creato con Sandro Luporini. Da “Il Signor G” a “Un'idiozia conquistata a fatica” la coppia Gaber-Luporini ha firmato undici spettacoli, in una collaborazione dalla durata trentennale. === Gli ultimi anni === Il 13 aprile 2001 Gaber pubblica un nuovo disco realizzato in studio, a 14 anni da ''Piccoli spostamenti del cuore'': ''La mia generazione ha perso''. Il nuovo lavoro, da un lato presenta alcune canzoni degli spettacoli precedenti ri-registrate (''Destra-Sinistra'' e ''Quando sarò capace d'amare''), dall'altro contiene alcuni inediti fra cui ''La razza in estinzione'', che ha nel testo il verso che dà il titolo all'album. Già segnato dalla malattia, Gaber compare nello stesso anno in due puntate del programma ''125 milioni di caz..te'' di e con il vecchio amico Adriano Celentano, insieme ad Antonio Albanese, Dario Fo, Enzo Jannacci e lo stesso Celentano in una surreale partita a carte: i cinque cantano insieme ''Ho visto un re''. Il successo di quelle serate lo spinge a mettersi al lavoro per un nuovo disco, ad appena sei mesi di distanza dall'uscita dell'ultimo lavoro. ''Io non mi sento italiano'', però viene pubblicato postumo: da tempo malato di cancro ai polmoni, Giorgio Gaber si spegne nel pomeriggio del giorno di Capodanno del 2003, poco prima di compiere 64 anni, nella sua casa di campagna a Montemagno di Camaiore, nei pressi di Lucca. I funerali si svolgono nel luogo dove si era sposato, l'abbazia di Chiaravalle, con rito cattolico, nonostante il cantautore non fosse affiliato ad una denominazione religiosa tradizionale. Il corpo riposa nella Cripta del Famedio del Cimitero Monumentale di Milano. ===Dopo la scomparsa=== La lapide di Giorgio Gaber al Cimitero Monumentale di Milano, nella Cripta del Famedio. La ''Fondazione Giorgio Gaber'' nel 2004 ha creato in suo onore il Festival teatro canzone Giorgio Gaber. Hanno partecipato a questa manifestazione tra i più importanti artisti italiani che hanno riproposto nelle varie edizioni i brani di ''Giorgio Gaber''. Tra le varie dediche, nel 2004, a Giorgio Gaber viene intitolato il rinnovato auditorium sotterraneo del Grattacielo Pirelli di Milano. Il 13 novembre 2012 viene pubblicato l'album tributo ''Per Gaber... io ci sono'', un cofanetto composto da 3 CD contenente canzoni dell'artista interpretate da 50 artisti italiani. Il 21 gennaio 2013, in occasione del decennale dalla sua scomparsa e a pochi giorni da quello che sarebbe stato il 74º compleanno dell'artista, Fabio Fazio ha condotto uno speciale di ''Che tempo che fa'' intitolato ''G di Gaber'', un omaggio-tributo in cui gli amici di sempre del musicista - e non - lo hanno ricordato interpretando le sue più celebri canzoni. Fra gli altri, hanno preso parte Enzo Iacchetti, Claudio Bisio (che ha duettato con Paolo Jannacci), lo stesso Sandro Luporini, Roberto Vecchioni, Patti Smith, Paolo Rossi, Luca e Paolo, Rossana Casale, la vedova Ombretta Colli e tanti altri. Il 2 ottobre 2019 viene emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico un francobollo commemorativo, insieme a quelli dedicati a Pino Daniele e Lucio Dalla. Il 7 novembre 2019 il Comune di Arezzo dedica una piazza a Giorgio Gaber. L'archivio Giorgio Gaber è costituito da materiale discografico, audiovisivo, fotografico e testuale (manifesti, fotografie, partiture musicali, programmi di sala, album di rassegne stampa, dischi in vinile, compact disc, registrazioni su musicassette e videocassette) conservato presso l'Associazione culturale Giorgio Gaber. * 1974: Premio Tenco, nella prima edizione della rassegna musicale; * 1990: premio di Drammaturgia Festival TeatrOrizzonti - Urbino, Teatro Sanzio 13/3/1990; * 1992: candidatura come miglior attore non protagonista al David di Donatello 1992 per il film ''Rossini! Rossini!;'' * 2001: Targa Tenco per la migliore canzone, con il brano ''La razza in estinzione''; * 2003: Targa Tenco, postuma, per il miglior album, con ''Io non mi sento italiano''. L'intero canzoniere di Giorgio Gaber è diviso in sei periodi, a seconda della casa discografica per la quale lavorava. Il primo è quello con la Ricordi (1958-1964), segue quello Ri-Fi (1965-1967), quindi quello Vedette Records (1968-1969), quello Carosello (1970-1995) e, infine, quello Giom (1996-2000) e Cgd (2001-2003). Il periodo 1958-1969 è quello del Gaber più o meno leggero e comprende circa 160 incisioni. Quello successivo fu riorganizzato da Gaber stesso nel 2002 in 11 doppi cd, a cui vanno aggiunti gli ultimi due in studio. La discografia omette i dischi dove venivano ripubblicati brani già editi, salvo eccezioni dovute alla presenza di almeno un inedito. * ''Il grigio. Racconto teatrale in due atti'', con Sandro Luporini, Milano, GOigest, 1988; Torino, Einaudi, 2003. ISBN 88-06-16472-4. * ''La libertà non è star sopra un albero. Antologia ragionata'', Valentina Pattavina (a cura di), Torino, Einaudi, 2002. ISBN 88-06-16132-6. * ''Gaber in prosa. Il Teatro d'Evocazione di Giorgio Gaber e Sandro Luporini'', con Sandro Luporini, Milano, Bompiani, 1994. ISBN 88-452-2261-6. * ''Questi assurdi spostamenti del cuore. Monologhi in forma di racconto'', con Sandro Luporini, Torino, Einaudi, 2004. ISBN 88-06-16846-0. * ''Canzoni e monologhi'', con 2 DVD, Roma, Radiofandango, 2005. * ''Giorgio Gaber su Re Nudo. Articoli e interviste 1972-2002'', con DVD, Siena, Re nudo, 2007. ISBN 978-88-87791-14-3. * ''Juke box - Urli d'amore'' (1959) * ''Canzoni a tempo di twist'' (1962) * ''Gli imbroglioni'' (1963) cameo e musiche * ''Il minestrone'' (1981) * ''Rossini! Rossini!'' (1991) * ''Canzoni da mezza sera'' (1962) * ''Teatrino all'italiana'' (1963) * ''Canzoniere minimo'' (1963, una delle prime trasmissioni dedicate alla musica d'autore) * ''Milano cantata'' (1964) * ''Questo e quello'' (1964) * ''Le nostre serate'' (1965), affiancato in ogni puntata da Paolo Poli, Renata Mauro, Pino Presti, Vanna Brosio, Liliana Zoboli e Gian Costello * ''Diamoci del tu'' (1967, tra gli ospiti vi sono gli esordienti Francesco Guccini e Franco Battiato) * ''Giochiamo agli anni trenta'' (1968) * ''E noi qui'' (1970) Gaber partecipa come cantante a ''Canzonissima'' nelle edizioni 1968-69-70. È invitato come ospite in programmi celebri come ''Studio Uno'' (1966), ''Teatro 10'' (1972) e ''Senza rete'' (1968-69-72-73). * ''G&G'' di Davide Barzi e Sergio Gerasi, romanzo a fumetti ispirato alle opere del cantautore e pubblicato da ReNoir Comics. * ''Gaber se fosse Gaber'', spettacolo teatrale scritto ed interpretato da Andrea Scanzi. * ''Chiedo scusa al signor Gaber'' Album-tributo di Enzo Iacchetti a Giorgio Gaber * '' Tre Signori'' di Enrico Ruggeri, canzone dedicata a Giorgio Gaber, Enzo Jannacci e Giorgio Faletti presentata fuori gara durante il Festival di Sanremo 2015 * ''Me, fuori di me'' (4 tempi) (RSI, 1973); * ''Quasi allegramente la dolce illusione'' (Rai 1, 1980); * ''Quasi fatalmente la dolce uguaglianza'' (Rai 1, 1980); * ''Storie del Signor G'' (Canale 5, 1992).
Massiccio del Gennargentu
Il '''Massiccio del Gennargentu''' è un'area montuosa di grande estensione situata nella zona centro-orientale della Sardegna, in provincia di Nuoro, comprendente le cime più elevate dell'isola. Geologicamente è un'antica formazione rocciosa, caratterizzata da montagne di altezza moderata e con vette a profilo rotondeggiante: tra le tipologie di roccia maggiormente rappresentate nell'area vi sono scisti, graniti e rocce calcaree. La particolarità dell'ambiente e la presenza di specie endemiche, sia animali sia vegetali, hanno portato all'iscrizione della regione montuosa tra le zone di protezione speciale incluse nella rete Natura 2000.
===Geologia=== In Sardegna affiora una sezione completa della catena ercinica: dalle zone esterne della catena, che affiorano nella Sardegna sud-occidentale, fino a quelle interne, che affiorano nella parte nord-orientale dell'isola. La catena ercinica segue una direzione nordovest-sudest (NW-SE), ed è caratterizzata da raccorciamenti e da una zonazione tettono-metamorfica tipica delle orogenesi da collisione continentale. Il basamento sardo è costituito da un sistema di falde erciniche vergenti verso sud-ovest, nota come ''“zona a falde”'', interposte tra il complesso metamorfico della Sardegna settentrionale e una zona esterna a ''thrust'' ed a pieghe intensamente deformata che affiora nella parte sud-occidentale dell'isola. Il massiccio del Gennargentu è situato nella zona a falde interne ed esterne; dal punto di vista strutturale è formato da una grande piega antiforme formatasi sempre durante l'orogenesi ercinica. Le formazioni vanno dal Cambriano superiore-Ordoviciano inferiore (arenarie di San Vito e Postgotlandiano) fino all'Olocene (depositi di versante); inoltre è presente il complesso intrusivo ercinico con le coperture mesozoiche. La morfologia attuale è riconducibile a sollevamenti crostali terziari legati all'orogenesi alpina, rototraslazione del blocco sardo-corso ed apertura del bacino tirrenico. ===Territorio=== Impianti sciistici Rifugio Comprende tutta la zona della Sardegna centro-orientale e si estende nel territorio della provincia di Nuoro. Il suo nome deriva da Genna ("porta" in sardo) e argentu ("argento" in sardo), quindi "porta d'argento", per la forte presenza della roccia di scisto dal tipico aspetto metallico e argenteo che caratterizza questi rilievi montuosi. . Tra le sue montagne vi sono le cime più alte dell'isola: * Punta La Marmora (1.834 metri); * Bruncu Spina (1.829 metri); * Su Sciusciu (1.823 metri); * Punta Florisa (1.822 metri); * Punta Paolina (1.792 metri); * Punta Erbas Irdes (1.703 metri); * Bruncu Allasu (1.701 metri); * Monte e S'Iscudu (1.676 metri); * Monte Spada (1.595 metri); * Monte Genziana, ''Orrunori'' (1.505 metri); * Conca Giuanni Fais (1.496 metri); * Punta Mungianeddu (1.469 metri); * Monte Orguda (1.361 metri); * Monte Perdedu (1.334 metri); * Margiani e Pubusa (1.323 metri); * Bruncu Muncinale (1.267 metri); * Monte Idolo (1.240 metri); * Monte Santa Vittoria (1.212 metri). * Perda Liana (1.293 metri). * Monte Tisiddu (957 metri). Sulle sue pendici si trovano le sorgenti di importanti fiumi della Sardegna, tra i quali il Flumendosa ed il Taloro. ===Flora=== Peonia mascula''). Santolina insulararis - endemismo della Sardegna Gennargentu - Vegetazione estiva: ''foresta a galleria'' di ontani e felci Muflone, uno dei simboli della fauna sarda. Le caratteristiche climatiche del massiccio montuoso permettono lo sviluppo di una flora differente, le cui origini risalgono all'era terziaria, rispetto a quella che si può ritrovare nelle altre zone della Sardegna. Si possono quindi ritrovare residui di foreste formate da tassi (''Taxus baccata''), agrifogli (''Ilex aquifolium''), pioppi tremuli (''Populus tremula'') e noci bianchi (''Juglans regia''), oltre a specie come il ribes del Limbara (''Ribes sandalioticum''), l'elleboro di Corsica (''Helleborus argustifolius''), la rosa di montagna (''Peonia mascula''), il ranno alpino (''Rhamnus alpina''), la digitale rossa (''Digitalis purpurea''), la genziana maggiore (''Gentiana lutea''), la dafne spatolata (''Daphne oleoides''), la scrofularia alata (''Scrophularia umbrosa'') ed il ranunculo a foglie di platano (''Ranunculus platanifolius''). Vegetano inoltre alcune specie endemiche ed esclusive, con areale piuttosto limitato; l'eufrasia del Gennargentu (''Euprhasia genargentea''), la festuca di Moris (''Festuca morisiana''), il cardo microcefalo (''Lamyropsis microcephala''), lo spillone di Sardegna (''Armeria sardoa''), l'astragalo del Gennargentu (''Astragalus genargenteus''), la carlina sardo-corsa (''Carlina macrocephala''), il ranunculo a foglie di cimbalaria (''Ranunculus cymbalarifolius''), l'aquilegia di Sardegna (''Aquilegia nugorensis''), l'euforbia irlandese (''Euphorbia hyberna''), l'ellera terrestre di Sardegna (''Glechoma sardoa''), la crespolina maggiore (''Santolina insularis'') e la viola sardo-corsa (''Viola corsica''). L'eccessiva pressione antropica, esercitata dal pascolo e dall'uso scorretto del suolo, ha favorito la comparsa di fenomeni di erosione e degrado ambientale. La vegetazione originaria, costituita da formazioni forestale di leccio (''Quercus ilex''), roverella (''Quercus pubescens''), tasso ed agrifoglio e noci bianchi, è stata sostituita parzialmente da stadi immaturi dominati da arbusti, steppe e praterie montane. La vegetazione ripariale, che cresce lungo le rive dei torrenti montani, è caratterizzata da foreste a galleria costituita da ontani (''Alnus glutinosa''). Le aree nelle quali dominano gli arbusti sono popolate da specie come il ginepro nano (''Juniperus nana''), il prugnolo prostrato (''Prunus prostrata''), il crespino dell'Etna (''Berberis aetnensis'') e la rosa dei Serafini (''Rosa seraphini''). ===Fauna=== La particolare morfologia del territorio e l'effetto dovuto all'insularità ha permesso l'evoluzione di specie e sottospecie adattate alle particolarità ambientali. Sulle montagne del Gennargentu si possono ritrovare varie specie di vertebrati. Tra gli anfibi vi sono l'euprotto sardo (''Euproctus platycephalus''), il geotritone imperiale (''Speleomantes imperialis''), il geotritone del Supramonte (''Speleomantes supramontis''), il discoglosso sardo (''Discoglossus sardus''), il rospo smeraldino (''Bufotes viridis'') e la raganella sarda (''Hyla sarda''). I rettili sono invece rappresentati dall'algiroide nano (''Algyroides fitzingeri''), dalla lucertola del Bedriaga (''Archaeolacerta bedriagae''), dalla lucertola tirrenica (''Podarcis tiliguerta''), dalla luscengola (''Chalcides chalcides'') e dal gongilo (''Chalcides ocellatus''). Vi sono, inoltre, il colubro ferro di cavallo (''Coluber hippocrepis''), il colubro (''Coluber viridiflavus''), la biscia viperina (''Natrix maura'') e la biscia d'acqua sarda (''Natrix cettii''). Tra gli uccelli che, un tempo, popolavano le vette delle montagne vi erano anche il gipeto (''Gypaetus barbatus'') e l'avvoltoio monaco (''Aegypius monachus''), ora estinti sul massiccio del Gennargentu. Tra i rapaci si possono avvistare l'astore (''Accipiter gentilis''), lo sparviere (''Accipiter nisus''), la poiana (''Buteo buteo''), l'aquila reale (''Aquila chrysaetos''), il gheppio (''Falco tinnunculus'') ed il falco pellegrino (''Falco peregrinus''). Altri uccelli molto comuni sono la pernice sarda (''Alectoris barbara''), la quaglia (''Coturnix coturnix''), il piccione selvatico (''Columba livia''), il colombaccio (''Columba palumbus''), il cuculo (''Cuculus canorus''), il barbagianni (''Tyto alba''), l'assiolo (''Otus scops''), la civetta (''Athene noctua''), il succiacapre (''Caprimulgus europaeus''), il rondone (''Apus apus''), il rondone maggiore (''Apus melba''), il gruccione (''Merops apiaster''), l'upupa (''Upupa epops''), il picchio rosso maggiore (''Picoides major'') ed il picchio rosso minore (''Picoides minor''). Tra i passeriformi sono comuni la tottavilla (''Lullula arborea''), l'allodola (''Alauda arvensis''), la rondine montana (''Ptyonoprogne rupestris''), il balestruccio (''Delichon urbica''), il calandro (''Anthus campestris''), lo spioncello (''Anthus spinoletta''), la ballerina gialla (''Motacilla cinerea''), il merlo acquaiolo (''Cinclus cinclus''), lo scricciolo (''Troglodytes troglodytes''), il pettirosso (''Erithacus rubecola''), l'usignolo (''Luscinia megarhynchos''), il saltimpalo (''Saxicola torquata''), il culbianco (''Oenanthe oenanthe''), il codirossone (''Monticola saxatilis''), il passero solitario (''Monticola solitarius''), il merlo (''Turdus merula''), la tordela (''Turdus viscivorus''), la magnanina (''Sylvia undata'') e la magnanina sarda (''Sylvia sarda''), la sterpazzola di Sardegna (''Sylvia conspicillata'') e la sterpazzolina (''Sylvia cantillans''), la capinera (''Sylvia atricapilla''), il fiorrancino (''Regulus ignicapillus''), il pigliamosche (''Muscicapa striata''), la cincia mora (''Parus ater''), la cinciarella (''Parus caeruleus''), la cinciallegra (''Parus major'') e l'averla piccola (''Lanius collurio''). Tra i corvidi vanno citati la ghiandaia (''Garrulus glandarius''), il gracchio corallino (''Pyrrhocorax pyrrhocorax''), la taccola (''Coloeus monedula''), la cornacchia grigia (''Corvus cornix'') ed il corvo imperiale (''Corvus corax''). Altri passeriformi molto comuni sono lo storno nero (''Sturnus unicolor''), la passera sarda (''Passer hispaniolensis''), la passera mattugia (''Passer montanus''), la passera lagia (''Petronia petronia''), il fringuello (''Fringilla coelebs''), il venturone (''Serinus citrinella''), il verdone (''Carduelis chloris''), il cardellino (''Carduelis carduelis''), il fanello (''Carduelis cannabina''), il frosone (''Coccothraustes coccothraustes''), lo zigolo nero (''Emberiza cirlus'') e lo strillozzo (''Emberiza calandra''). Tra i mammiferi sono presenti la crocidura rossiccia (''Crocidura russula''), il mustiolo (''Suncus etruscus''), la lepre sarda (''Lepus capensis''), il quercino (''Eliomys quercinus''), il ghiro (''Glis glis''), il topo selvatico (''Apodemus sylvaticus''), il ratto nero (''Rattus rattus''), il topolino domestico (''Mus musculus''), la volpe (''Vulpes vulpes''), la martora (''Martes martes''), la donnola (''Mustela nivalis''), il gatto selvatico (''Felis silvestris''), il cinghiale (''Sus scrofa'') ed il muflone (''Ovis musimon''). ===Il Parco Nazionale=== Genna Orisa e Bruncu Spina II - due cime prossime a Punta La Marmora Supramonte di Orgosolo - Monte San Giovanni e Monte Fumai Supramonte di Oliena - Punta Corrasi Supramonte di Oliena - Punta Cusidore Supramonte di Oliena - Punta Sos Nidos Pascoli estivi di sa Panargia Monti di Oliena visti dalle campagne nuoresi Fonni - tomba dei giganti di Madau e preserva una grande varietà di bellezze naturali e di risorse biologiche, tra le quali vari endemismi. Il parco comprende nella sua complessità i territori del Gennargentu e quelli del Supramonte, per giungere fino al mare dopo una serie di importanti monumenti naturali come il canyon della gola di Gorropu, la gigantesca dolina di "su Suercone", le voragini di "su Disterru" e del "Golgo", il monte di Oliena, il monte novo San Giovanni di Orgosolo, le guglie costiere di Goloritzè e di Pedra Longa, le cale di Goloritzè, di Luna, Sisine, Mariolu, le innumerevoli testimonianze archeologiche della civiltà nuragica. Nell'idea di parco è compresa anche la zona dei Tacchi d'Ogliastra, con eminenze geologiche quali "Perda Liana" e i "Tonneri", nei "Tacchi" sono importanti alcune importanti cascate stagionali, le Cascate di Lequarci, e sempre nei tacchi anche la Grotta di Su Marmuri, anche perché il Gennargentu è da intendersi come un sistema montano continuo che ricomprende per l'appunto i Supramontes ed i rilievi ogliastrini. Per tutelarne le bellezze è stato istituito, nel 1998, il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu. Le creazione dell'area protetta ha incontrato notevoli difficoltà nella sua fase di istituzionalizzazione in seguito alle rilevanti resistenze delle popolazioni locali, fondate principalmente sul timore di espropriazione del proprio territorio. Le comunità locali hanno avvertito, infatti, il pericolo che il territorio compreso entro i confini del parco nazionale potesse essere sottratto a coloro che, per secoli, vi hanno vissuto. Nel 2008, con la sentenza n. 626 emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale della Sardegna, è stato dichiarato improcedibile il ricorso per l'annullamento del decreto istitutivo del Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu. Tale decisione è stata presa in seguito alle modifiche introdotte dalla legge n. 266/2005, che prevedono l'applicazione delle misure di tutela disposte dal decreto istitutivo del Parco, solamente previa intesa tra lo Stato e la regione Sardegna. L'Ente foreste della Sardegna ha realizzato, così come in altre parti dell'isola, una serie di sentieri, tra loro collegati e dotati di un sistema di segnali che contraddistinguono i vari itinerari. Le montagne del Gennargentu sono attraversate da una parte di questi percorsi escursionistici, lungo i quali si trovano diversi punti panoramici e fonti. I sentieri percorribili sono i seguenti: * ''Girgini T-700'' – Si tratta di un sentiero turistico lungo il quale sono ubicati punti di ristoro e aree di sosta. È percorribile in fuoristrada, motocicletta, a piedi, a cavallo oppure in bicicletta. Si sviluppa per una lunghezza di 6,7 km e con un dislivello di 125 metri. Il tempo di percorrenza medio è stimato in due ore; * ''Gennargentu T-721'' – Percorrendo questo sentiero è possibile giungere fino alla Punta La Marmora, seguendo il ''Sentiero Italia'' con il quale si interseca. Lungo il sentiero si trovano delle aree di sosta e dei punti di ristoro, nonché un rifugio montano. La lunghezza del percorso è di 5,3 km per un dislivello di 149 metri, percorribili mediamente in un'ora e mezzo; * ''Is Meriagos T-723'' – Il sentiero è percorribile con vari mezzi (fuoristrada, motocicletta, a piedi, a cavallo oppure in bicicletta) e si sviluppa per una lunghezza di 8 chilometri. Il dislivello è di 265 metri ed il tempo di percorrenza stimato è di due ore e mezza. lungo il tragitto si trovano delle aree di sosta e dei punti di ristoro; * ''Arcu Artilai – Bruncu Spina T-721A'' – Il percorso conduce al Bruncu Spina, fino alla quota 1828. Si sviluppa per circa 800 metri, con un dislivello di 168 metri, percorribile in circa trenta minuti. Lungo il tragitto si trovano aree di sosta, punti di ristoro ed un rifugio montano; * ''Girgini – Rifugio La Marmora T-722'' – Il sentiero conduce ai ruderi del Rifugio Lamarmora. Lungo il percorso sono sistemate alcune aree di sosta. Il tragitto è lungo 8,2 chilometri su un dislivello di 644 metri. Il tempo di percorrenza è stimato in due ore e cinquanta minuti; * ''Muggianeddu T-501'' – Il sentiero ha inizio dall'abitato di Tonara e si sviluppa per una lunghezza di 9,7 chilometri, superando un dislivello di 530 metri. Il tempo di percorrenza previsto è di tre ore e quaranta minuti. Lungo il percorso si trovano alcune aree di sosta e dei punti di ristoro; * ''Perdas Artas T-501A'' – Lungo il percorso si trovano diversi punti panoramici. Il sentiero si estende per 1,1 chilometri, su un dislivello di 124 metri. Può essere percorso in fuoristrada, a cavallo, a piedi o in bicicletta e lungo il tragitto si trovano delle aree di sosta e campeggio e dei punti di ristoro; * ''Muggianeddu – Bauerì T-502'' – Il sentiero ha inizio dall'abitato di Tonara e può essere percorso in fuoristrada, in motocicletta, a cavallo, a piedi o in bicicletta. Si sviluppa per 12,6 chilometri, su un dislivello di 659 metri. Lungo il percorso si trovano diverse aree di sosta e dei punti di ristoro; * ''Sentiero Sorberine B-531'' – È un sentiero escursionistico esperto che si sviluppa per una lunghezza di 13 chilometri, superando un dislivello di 900 metri. Il tempo di percorrenza stimato è di otto ore; * ''Sentiero dei Carbonai: Coa'e Serra – Thiu Predu Orrubiu B-532'' – È un sentiero escursionistico esperto che si sviluppa per una lunghezza di 8,2 chilometri, superando un dislivello di 400 metri. Il tempo di percorrenza stimato è di due ore e quaranta minuti; * ''Sentiero dei Carbonai: Paule Munduge B-532A'' – È un sentiero escursionistico esperto che si sviluppa per una lunghezza di 5,3 chilometri, superando un dislivello di 475 metri. Il tempo di percorrenza stimato è di due ore e quaranta minuti. Lungo il tragitto si trovano dei punti di ristoro. Gli sport invernali possono essere praticati negli impianti sciistici ubicati lungo i pendii del Bruncu Spina e del monte Spada, presso i quali si trovano anche alcune strutture di accoglienza per i turisti. Gli impianti rappresentano una delle attrattive turistiche del massiccio montuoso.
Guerra del Sonderbund
Il '''Sonderbund''' fu una lega separatista creata in Svizzera nel 1845 tra otto cantoni cattolici e conservatori per difendere i propri interessi contro i piani di centralizzazione del potere messi in atto dalla Confederazione svizzera e dai cantoni radicali e liberali. Il violento scontro portò alla '''Guerra del Sonderbund''' . Lo scontro di Geltwill
La Confederazione aveva molti problemi dovuti a forti particolarismi che non consentivano ad una politica liberale di potersi esprimere in modo completo. Esistevano barriere doganali tra i vari Cantoni, a volte unità di misura diverse, eserciti regionali e altri particolarismi. La soluzione poteva essere quella di costituire una Confederazione con un potere centrale più forte. Ma l'idea di rinunciare ai propri privilegi non piaceva ad alcuni Cantoni che aderirono, quindi, al Sonderbund. Si trattava dei cantoni storici: Lucerna, Uri, Svitto, Nidvaldo, Obvaldo, Zugo, a cui si aggiungevano Friburgo, Vallese. Erano tutti cantoni cattolici. Il Ticino e Soletta, cattolici ma liberali, rimasero invece fedeli alla Dieta Federale. Il Sonderbund è considerato, superficialmente, soltanto un conflitto religioso tra cattolici e protestanti. Si è portati a parlare di guerra di religione mentre, in realtà, lo scontro avvenne tra cantoni radicali (anche se prevalentemente protestanti) e cantoni conservatori (anche se prevalentemente cattolici). Emblematico è il fatto che l'esercito del Sonderbund venne guidato da un riformato (Johann-Ulrich von Salis-Soglio) e l'esercito confederato da un conservatore-moderato (Guillaume-Henri Dufour). Il Sonderbund (1847-48) La conquista del potere da parte del Partito Radicale nella maggioranza dei cantoni aveva portato a misure anti-cattoliche e laiche, come la chiusura dei conventi in Argovia (1841). Quando Lucerna per rappresaglia richiamò i Gesuiti nel 1844, bande armate di radicali invasero il cantone. Fu l'occasione che fece esplodere la rivolta, anche se le cause reali vanno ricercate nel timore delle gerarchie reazionarie di cantoni rurali di perdere i propri antichi privilegi se la Svizzera avesse avuto un governo più centralizzato. Su queste premesse nacque il '''Sonderbund'''. La maggioranza radicale della Dieta Federale dichiarò disciolto il Sonderbund nel 1847, e ciò portò alla guerra civile. L'esercito confederale, forte di circa 100.000 uomini ed agli ordini del gen. Guillaume-Henri Dufour, fu inviato contro i ribelli. Il Sonderbund fu sconfitto, tra il 3 ed il 29 novembre 1847, con una campagna praticamente incruenta (con meno di 100 vittime in totale); la guerra si concluse con la vittoria di Gisikon e la conseguente occupazione di Lucerna (24 novembre). Nel 1848 una nuova costituzione pose termine alla grande indipendenza di cui godevano i cantoni trasformando la Svizzera in uno stato federale (benché il nome di confederazione fosse mantenuto). La Compagnia di Gesù fu bandita dalla Svizzera (e così rimase fino al referendum costituzionale del 1973), e fu proibito l'insediamento di nuovi ordini religiosi. Sulla pace stabilita nel 1848 venne emanata una Costituzione che divenne un ottimo punto di partenza per una maggiore integrazione dei cantoni, un rafforzamento del potere centrale e un periodo di forte crescita economica.
GOTO
In informatica, '''GO TO''' o '''GOTO''' è un'istruzione di controllo di flusso di esecuzione. Essa è prevista in vari linguaggi di programmazione e consente di effettuare salti incondizionati da un punto all'altro del codice. In passato veniva spesso impiegata, tuttavia il suo utilizzo risultava spesso improprio , rendendo illeggibile o di difficile comprensione un algoritmo o una procedura.
Questa istruzione è presente in Fortran, ALGOL, COBOL, SNOBOL, BASIC, Lisp, C, C++, Pascal, Perl, PHP (dalla versione 5.3) e molti altri meno noti. In Assembly, ed in generale nei linguaggi a basso livello, è un'istruzione fondamentale per controllare il flusso delle istruzioni (ed adattarsi ai linguaggi di programmazione che non ne fanno volutamente uso). Negli assembly essa corrisponde ad un'istruzione di salto e può essere chiamata con nomi diversi: BRA (da "branch"), JP, JMP o JUMP con tutte le loro varianti condizionali (zero, nonzero, carry, ecc.) Era molto in voga nei linguaggi (ormai obsoleti) legati al numero di riga, come il BASIC. La sintassi era: GOTO numero di riga Altri linguaggi senza numeri di riga, come il C o il PHP, utilizzano delle etichette che identificano l'indirizzo di codice a cui si vuole saltare. Nei linguaggi ad alto livello può essere usata per uscire rapidamente da cicli profondamente nidificati. Ai giorni nostri l'uso di questa istruzione in tali linguaggi è generalmente considerato indice di cattiva programmazione (il cosiddetto "spaghetti code") perché viola le basi della programmazione strutturata. Come dimostrato dal teorema di Böhm-Jacopini, un'attenta scrittura del codice può evitare di ricorrere a istruzioni GOTO, anche se è a volte necessario introdurre variabili aggiuntive o un ulteriore costrutto logico. L'assenza di GOTO rende comunque il codice più facile da analizzare. Tuttavia, in linguaggi che non prevedano le eccezioni oppure nella scrittura di sistemi operativi, i salti incondizionati nel codice possono essere una valida scelta nel caso di rollback di operazioni o deallocazione di risorse allocate attraverso passi successivi, quando in uno di tali passi si verifichi una condizione di errore. Il codice sorgente del kernel Linux è ricco di GOTO, spesso finalizzati a tale scopo. I seguenti esempi stampano tutti a schermo 10 righe numerate progressivamente === Linguaggio BASIC === Esempio di utilizzo dell'istruzione '''goto''' 10 LET i = 1 20 PRINT i 30 LET i = i + 1 40 IF i Esempio di programmazione strutturata senza '''goto''' 10 LET i = 1 20 DO 30 PRINT i 40 LET i = i + 1 50 LOOP WHILE i === Linguaggio C/C++ === Esempio di utilizzo dell'istruzione '''goto''' int i = 1; etichetta: printf("riga %d\n", i++); if (i Esempio di programmazione strutturata senza '''goto''' int i = 1; do { printf("riga %d\n", i++); } while (i Nel videogioco Star Wars: Knights of the Old Republic II: The Sith Lords esiste un personaggio chiamato G0-T0 o Goto, che è un droide con problemi di programmazione.
Gaetano Donizetti
250px Scrisse poco meno di settanta opere oltre a numerose composizioni di musica sacra e da camera. Le opere di Donizetti oggi più sovente rappresentate nei teatri di tutto il mondo sono ''L'elisir d'amore'', ''Lucia di Lammermoor'' e ''Don Pasquale''. Con frequenza sono allestite anche ''La figlia del reggimento'', ''La favorita'', ''Maria Stuarda'', ''Anna Bolena'', ''Lucrezia Borgia'', ''Roberto Devereux'' e ''Linda di Chamounix''.
Nato a Bergamo il 29 novembre 1797 da una famiglia di umile condizione e molto povera (padre guardiano al Monte dei Pegni e madre tessitrice) – così come il fratello Giuseppe, anch'egli futuro compositore, fu ammesso a frequentare (1806-1815) le "lezioni caritatevoli" di musica tenute da Giovanni Simone (Johann Simon) Mayr, Francesco Salari e Antonio Gonzales, nella scuola caritatevole di musica – dalla quale deriva l'attuale ''Istituto Superiore di Studi Musicali "Gaetano Donizetti"'' (il conservatorio di Bergamo). Dimostrò ben presto un talento notevole, riuscendo a rimediare alla modesta qualità della voce (era necessario svolgere egregiamente il servizio di cantore per potere proseguire i corsi gratuiti) con i progressi nello studio della musica. Conobbe Vincenzo Bellini e ne scrisse alla morte la messa da requiem, che venne eseguita per la prima volta solo nel 1870 nella basilica di Santa Maria Maggiore. === Esordi e trasferimento a Napoli === Fu proprio Mayr ad aprire all'allievo prediletto le possibilità di successo, curandone prima la formazione e affidandolo poi alle cure di Stanislao Mattei. A Bologna, dove proseguì gli studi musicali, Donizetti scrisse la sua prima opera teatrale, ''Il Pigmalione'', che sarà rappresentata postuma, e interessanti composizioni strumentali e sacre. Qui, fra gli altri amici, ebbe modo di legarsi al musicista e patriota Piero Maroncelli, forlivese. Gaetano Donizetti nel 1830 Ancora il maestro Mayr, insieme all'amico Bartolomeo Merelli, gli procurò la prima scrittura per un'opera al Teatro San Luca di Venezia, l''Enrico di Borgogna'', che andò in scena il 14 novembre 1818. Conclusa l'esperienza veneziana il compositore fu a Roma, presso l'impresario Paterni, come sostituto di Mayr. Sul libretto poco felice del Merelli (Donizetti lo avrebbe definito "una gran cagnara"), scrisse la ''Zoraida di Granata'', che sarebbe comunque stata riveduta due anni dopo, con l'aiuto di Ferretti. Al termine dell'opera si recò a Napoli per sovrintendere all'esecuzione dell''Atalia'' di Mayr, oratorio diretto da Gioachino Rossini. In seguito alla fuga del direttore con Isabella Colbran l'impresario Barbaja assunse Donizetti, che esordì il 12 maggio del 1822 con ''La zingara'', opera semiseria su libretto del Tottola. In sala era presente Vincenzo Bellini, che rimase ammirato dalla scrittura contrappuntistica del settimino, ma che in seguito non ricambiò la stima profonda che Donizetti aveva per lui. Questo periodo fu caratterizzato dalle numerose farse. ''La lettera anonima'', andata in scena nel giugno del 1822 al Teatro del Fondo, attirò l'attenzione della critica, che apprezzò la padronanza con cui Donizetti aveva affrontato il genere buffo napoletano. Il contratto con Barbaja lo impegnò per quattro opere l'anno. Subito dopo la rappresentazione dell''Alfredo il Grande'', egli mise mano al ''Fortunato inganno'', satira teatrale ispirata ai precedenti di Benedetto Marcello (''Il teatro alla moda'', 1720) e di Carlo Goldoni (''Il teatro comico'', 1750), che fu per Donizetti un esercizio preparatorio per ''Le convenienze e le inconvenienze teatrali'', del 1827, in parte già accennato anche nel personaggio di Flagiolet della ''Lettera anonima''. Anche se per molti anni la musicologia ha attribuito allo stesso Donizetti il libretto de “Le Convenienze”, si avvalse in realtà della penna di Domenico Gilardoni, poeta dei teatri reali di Napoli e suo storico collaboratore durante gli anni partenopei, come evidenziano Roger Parker e Anders Wiklund nell’edizione critica dell’opera. Negli stessi anni dovette preoccuparsi del mantenimento della moglie Virginia Vasselli, sposata nel 1828, ed ebbe il dolore della perdita del figlio primogenito. La produzione fu talvolta un po' convenzionale. === Anni trenta e primi capolavori === alt= Fu nel 1830, con l''Anna Bolena'', scritta in soli trenta giorni per il Teatro Carcano di Milano, che Donizetti ebbe il primo grande successo internazionale, mostrando una piena maturità artistica. Particolare curioso: dopo il successo dell''Anna Bolena'' Mayr gli si rivolse chiamandolo "maestro". Il rapporto di affetto e stima tra i due compositori rimase saldo fino alla morte. Di qui in poi la vita professionale di Donizetti proseguì a gonfie vele, anche se non mancarono i fiaschi, intrecciati a vicende familiari che non gli risparmiarono nessun dolore, spesso proprio nei momenti di maggior gloria e successo. Il 31 luglio 1830 vi fu la prima assoluta della cantata ''Il ritorno desiderato'', per il testo di Domenico Gilardoni con Luigia Boccabadati, Antonio Tamburini e Luigi Lablache al Teatro di San Carlo di Napoli. Nel 1832, dopo l'insuccesso dell''Ugo, conte di Parigi'', il pubblico milanese del Teatro della Cannobiana (l'odierno Teatro Lirico) applaudì ''L'elisir d'amore'', su libretto di Felice Romani, da una commedia di Eugène Scribe. L'anno successivo, sempre a Milano, fu presentata con successo la ''Lucrezia Borgia'', per la quale il Donizetti previde una nuova disposizione dell'orchestra, quella a cui si ricorre ancor oggi, con gli archi disposti a semicerchio davanti al podio. È invece del 1834 l'opera ''Rosmonda d'Inghilterra'' su libretto di Felice Romani, rappresentata per la prima volta a Firenze il 27 febbraio di quell'anno. Ricevette poi da Gioacchino Rossini l'invito a scrivere un'opera per il Théâtre de la comédie italienne di Parigi: nacque così il ''Marin Faliero'', su libretto del Bidera (da Byron), risistemato da Ruffini, che andò in scena il 12 marzo 1835, ma senza successo. Erano passati due mesi dalla rappresentazione di ''I puritani'' di Vincenzo Bellini, quando la "prima" della ''Lucia di Lammermoor'' ripropose la competizione milanese del 1832 fra la ''Fausta'' e la ''Norma''. La stima fra Bellini e Donizetti non fu affatto reciproca: il primo non risparmiò critiche feroci al secondo, che invece ammirò sempre la musica del catanese (Bellini morì in quell'anno e Donizetti scrisse per lui una ''Messa di Requiem''). Al Teatro di San Carlo di Napoli, di cui fu direttore artistico dal 1822 al 1838, Donizetti presentò ben diciassette opere in prima esecuzione, fra cui il suo capolavoro, la ''Lucia di Lammermoor''. La prima della ''Lucia'', su versi di Salvadore Cammarano, fu un trionfo. Il capolavoro di Donizetti non fa eccezione: anch'esso fu scritto in tempi ristrettissimi (trentasei giorni). L'anno seguente il ''Belisario'' fu applaudito alla Fenice, ma l'anno fu funestato dalla morte del padre, della madre e della seconda figlia. Due anni dopo sarebbero mancate anche la terza figlia e la moglie, che morì di colera il 30 luglio 1837. Donizetti in una litografia di Joseph Kriehuber, 1842 La sua tristezza traspare chiaramente dalle lettere inviate al cognato e intimo amico Antonio "Toto" Vasselli. Solo una settimana dopo la morte della moglie Donizetti scrive a Toto: Furono momenti di sconforto totale («Senza padre, senza madre, senza moglie, senza figli... per chi lavoro dunque? ... Tutto, tutto ho perduto»), ma Donizetti non smise mai di lavorare, componendo in questi anni sia opere buffe sia drammi romantici, come il ''Roberto Devereux'' e la ''Maria de Rudenz''. === Tarda maturità === Presto Donizetti decise di lasciare Napoli: i problemi con la censura per il ''Poliuto'' (che alla fine non andò in scena, e fu rappresentato solo dopo la morte del compositore) e la mancata nomina a direttore del conservatorio (di cui era direttore effettivo) sicuramente lo confermarono nei suoi propositi; nell'ottobre del 1838 egli era già a Parigi. Qui era ad accoglierlo l'amico Michele Accursi, spia pontificia, che aveva anche lavorato per favorirne la venuta. In quegli anni le sue opere furono rappresentate ovunque, sia in traduzione sia in lingua originale, presso il Théâtre des Italiens. Scrisse ''La figlia del reggimento'', che esordì all'Opéra-comique nel febbraio del 1840, e preparò una versione francese del ''Poliuto'' intitolata ''Les martyrs''. L'ambiente parigino, dove si era temporaneamente trasferito, fu certo foriero di successi e di entusiasmi, ma non scevro di difficoltà e frizioni, soprattutto con l'apparato teatrale e operistico del luogo. All'amico Tommaso Persico scriveva così, nel periodo in cui metteva in scena ''Les martyrs'': L'anno seguente scrisse ''La favorita'', riciclando pagine di un'opera mai conclusa: ''L'ange du Nisida''. Ricevette anche l'importante nomina a cavaliere dell'Ordine di san Silvestro dal papa Gregorio XVI. Ma fu l'invito del Rossini a dirigere l'esecuzione dello ''Stabat Mater'' a Bologna l'avvenimento più significativo. Quindi, grazie a una raccomandazione per Metternich vergata da Rossini stesso, Donizetti partì alla volta di Vienna, dove il 19 maggio presentò la ''Linda di Chamounix''. Si era ormai giunti al 1843, anno di composizione del ''Don Pasquale''. Il libretto, preparato da Giovanni Ruffini sulla base del ''Ser Marcantonio'' di Anelli fu pesantemente rimaneggiato da Donizetti, al punto che l'autore ritirò la firma: l'opera fu per lungo tempo attribuita a Michele Accursio. La firma "M.A." sta invece per "maestro anonimo". Intanto Donizetti si occupò della rappresentazione francese della ''Linda di Chamounix'' e terminò la ''Maria di Rohan'': furono gli ultimi momenti di grande fervore creativo, poi la malattia ebbe il sopravvento. Al Teatro Nuovo il 5 ottobre 1843 avvenne la prima assoluta del lied ''Addio brunetta, son già lontano'', il 28 dicembre della romanza ''Malvina la bella'', il 22 febbraio 1844 della barcarola ''Sovra il remo sta curvato'', il 4 aprile della romanza ''Se a te d'intorno scherza'' e il 2 maggio della canzonetta ''Chi non mi disse un dì''. Dalla penna del maestro uscirono ancora il ''Dom Sebastien'', che riscosse grande successo a Parigi, e la ''Caterina Cornaro'', che invece fu fischiata, con gran delusione di Donizetti, a Napoli. Gli ultimi trionfi del 1845 si accompagnarono al totale tracollo fisico del compositore che, ormai pazzo a causa della sifilide, aveva lo sguardo spento, un carattere chiuso e diffidente, segnato da manie di persecuzione. L'infezione, dovuta alla sifilide, costrinse Donizetti alla vita vegetativa nel manicomio d'Ivry-sur-Seine, dove fu rinchiuso con l'inganno dal nipote, il quale gli fece credere che il manicomio fosse un albergo e un soggiorno momentaneo. Uscì solo qualche mese prima della morte, grazie all'impegno degli amici che lo riportarono a Bergamo, nel palazzo Basoni Scotti, dove morì nel 1848; la sua tomba si trova nella basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo. === Morte === Gaetano Donizetti morì a Bergamo l'8 aprile 1848. Venne effettuata l'autopsia l'11 aprile, che appurò la causa della morte nella sifilide meningovascolare, le cui lesioni cerebrali erano sicuramente il motivo delle sue forti emicranie. Venne dapprima sepolto nel cimitero di Valtesse, nella Bergamo bassa, tumulato nella cripta della nobile famiglia Pezzoli. Nel 1875 la salma fu esumata e venne effettuata un'ulteriore autopsia, durante la quale non venne però rinvenuto il cranio del musicista. Venne quindi iniziata la ricerca tra gli otto medici che avevano effettuato il primo esame. Le indagini portarono al ritrovamento della calotta cranica a Nembro, presso un nipote erede del dottor Gerolamo Carchen, presente all'autopsia del 1848 e che aveva presumibilmente sottratto il cranio del musicista complice la disattenzione dei suoi colleghi. Il reperto venne collocato prima nella Biblioteca civica Angelo Mai e successivamente nel Museo donizettiano. Nel 1875 i resti del compositore furono traslati in Santa Maria Maggiore e deposti nel "monumento funebre a Gaetano Donizetti", cenotafio scolpito da Vincenzo Vela nel 1855, accanto a quello del compositore tedesco e maestro di Donizetti, Simon Mayr. Solo il 26 luglio 1951 la calotta cranica venne posta nella tomba, così da ricomporre l'intera salma del musicista Bergamo, città natale di Donizetti, gli ha intitolato: * il teatro comunale * il Museo donizettiano nella Domus Magna (Bergamo) * la Biblioteca musicale Gaetano Donizetti * il conservatorio denominato Istituto Superiore Studi Musicali Gaetano Donizetti * La Fondazione Donizetti: istituzione che promuove l'attività scientifica e artistica per le opere donizettiane * Il festival Donizetti Opera: manifestazione durante la quale si mettono in scena i titoli donizettiani nei giorni intorno al 29 novembre, giorno della nascita del compositore Donizetti apprese alla scuola di Mayr e Mattei una tecnica musicale solida e sicura, basata sui classici viennesi (Gluck, Haydn e Mozart) e italiani (Palestrina). Debuttò nel teatro musicale con opere ancora influenzate dallo stile rossiniano, allora di moda, ma con caratteri già personali, quali l'attenzione alla psicologia dei personaggi e il maggiore impegno drammatico e patetico nello svolgimento delle situazioni. Ben presto Donizetti scoprì la tradizione operistica napoletana, che rinnovò in senso romantico grazie a un'ardente ispirazione drammatica e a una sensibilità musicale lirica e malinconica, e già con ''Anna Bolena'' creò un nuovo modello di dramma lirico romantico, svincolandosi definitivamente da Rossini. Si aggiunsero, grazie al soggiorno napoletano, anche influenze della musica popolare, che lo portarono al rinnovamento dei tradizionali schemi e moduli stilistici, soprattutto attraverso l'approfondimento psicologico e umano dei personaggi che sono sottratti alla schematicità dei propri ruoli e ridelineati dal compositore con affetto e partecipazione: ciò si nota in ''L'elisir d'amore'', che arditamente spezza le barriere tra comico e serio, con la creazione di figure (Nemorino, Adina) i cui comportamenti e sentimenti sono volti ora a divertire ora a commuovere a seconda delle esigenze drammaturgiche. Nelle opere della piena maturità, ''Lucia di Lammermoor'', ''La favorita'' e ''Don Pasquale'', Donizetti seppe trovare espressioni di definitivo equilibrio e perfezione, sollevandosi da quanto di provvisorio e incerto era nella ridondante e frettolosa produzione precedente. Produzione dovuta alle condizioni della vita teatrale del tempo e alle quali, diversamente da Rossini, Bellini o Verdi, Donizetti non si ribellò mai. Queste opere della maturità, con la mirabile costruzione melodica, l'efficace taglio drammatico, l'approfondimento psicologico e patetico dei personaggi frutto di una nuova sensibilità romantica, la compiuta unità stilistica dell'insieme, fanno di Donizetti uno dei maggiori operisti italiani del primo Ottocento e il maggiore precursore di Verdi. Alla produzione operistica si affiancò una notevole produzione vocale, religiosa (fra cui una ''Messa da Requiem'' per i funerali di Bellini), pianistica e strumentale (fra cui diciannove quartetti per archi, che secondo alcuni studiosi sono tra i migliori scritti in Italia nel XIX secolo). La fortuna di Donizetti vivente fu rilevantissima. Nonostante non suonasse alcuno strumento la sua vena romantica e le straordinarie doti compositive furono riconosciute in tutta Europa, nel "mondo delle capitali" e a livello popolare. Il suo percorso creativo contribuì potentemente a inserire l'opera, prima rivolta al "bel canto", nella più profonda e drammatica teatralizzazione romantica, anticipando così la grande stagione verdiana. Pur rimanendo assai diffuso dalla fine dell'Ottocento al secondo dopoguerra, il repertorio donizettiano regolarmente eseguito andò via via assottigliandosi fino a ridursi quasi ai soli capolavori assoluti: ''Lucia di Lammermoor'', per il teatro drammatico, ''L'elisir d'amore'' e ''Don Pasquale'', per l'opera buffa. Nel secondo Novecento si è assistito a una diffusa riproposizione delle opere di Donizetti, per impulso di numerosi protagonisti, primo tra tutti il direttore d'orchestra Gianandrea Gavazzeni, e per il merito d'interpretazioni eccezionali, come quelle di Maria Callas in ''Anna Bolena'', di Luciano Pavarotti in ''La figlia del reggimento'' e di Montserrat Caballé, Leyla Gencer, Joan Sutherland, Mariella Devia. === Melodrammi === Libretto dell''Anna Bolena''. Collezione del maestro Francesco Paolo Frontini * ''Il Pigmalione'' (1816; 13.10.1960 Teatro Donizetti, Bergamo) * ''Enrico di Borgogna'' (14.11.1818 Teatro San Luca, Venezia) * ''Una follia'' (17.12.1818 Teatro San Luca, Venezia) (andata perduta) * ''Il falegname di Livonia, ossia Pietro il grande'' (26.12.1819 Teatro San Samuele, Venezia) * ''Le nozze in villa'' (1819? Teatro Vecchio, Mantova) * ''Zoraida di Granata'' (28.1.1822 Teatro Argentina, Roma) * ''La zingara'' (12.5.1822 Teatro Nuovo, Napoli) * ''La lettera anonima'' (29.6.1822 Teatro del Fondo, Napoli) * ''Chiara e Serafina, ossia I pirati'' (26.10.1822 Teatro alla Scala, Milano) * ''Alfredo il Grande'' (2.7.1823 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Il fortunato inganno'' (3.9.1823 Teatro Nuovo, Napoli) * Zoraida di Granata rev (7.1.1824 Teatro Argentina, Roma) * ''L'ajo nell'imbarazzo'' (4.2.1824 Teatro Valle, Roma) * ''Emilia di Liverpool'' (28.7.1824 Teatro Nuovo, Napoli) (anche come ''L'eremitaggio di Liverpool'') * ''Alahor in Granata'' (7.1.1826 Teatro Carolino, oggi Teatro Bellini, Palermo) * Don Gregorio rev di ''L'ajo nell'imbarazzo'' (11.6.1826 Teatro Nuovo, Napoli) * ''Elvida'' (6.7.1826 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Gabriella di Vergy'' (1826; 29.11.1869 Teatro San Carlo, Napoli) (anche come ''Gabriella'') * ''Olivo e Pasquale'' (7.1.1827 Teatro Valle, Roma) * ''Otto mesi in due ore'' (13.5.1827 Teatro Nuovo, Napoli) (anche come ''Gli esiliati in Siberia'') * ''Il borgomastro di Saardam'' (19.8.1827 Teatro del Fondo, Napoli) * Olivo e Pasquale rev (1.9.1827 Teatro Nuovo, Napoli) * ''Le convenienze teatrali'' (21.11.1827 Teatro Nuovo, Napoli) * ''L'esule di Roma, ossia Il proscritto'' (1.1.1828 Teatro San Carlo, Napoli) * Emilia di Liverpool rev (8.3.1828 Teatro Nuovo, Napoli) * ''Alina, regina di Golconda'' (12.5.1828 Teatro Carlo Felice, Genova) * ''Gianni di Calais'' (2.8.1828 Teatro del Fondo, Napoli) * ''Il paria'' (12.1.1829 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Il giovedì grasso'' (26.2.1829? Teatro del Fondo, Napoli) (come ''Il nuovo Pourceaugnac'') * ''Elisabetta al castello di Kenilworth'' (6.7.1829 Teatro San Carlo, Napoli) * Alina, regina di Golconda rev (10.10.1829 Teatro Valle, Roma) * ''I pazzi per progetto'' (6.2.1830 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Il diluvio universale'' (28.2.1830 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Imelda de' Lambertazzi'' (23.8.1830 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Anna Bolena'' (26.12.1830 Teatro Carcano, Milano) * ''Le convenienze ed inconvenienze teatrali'' rev di ''Le convenienze teatrali'' (20.4.1831 Teatro della Canobbiana, Milano) * ''Gianni di Parigi'' (1831; 10.9.1839 Teatro alla Scala Milano) * ''Francesca di Foix'' (30.5.1831 Teatro San Carlo, Napoli) * ''La romanziera e l'uomo nero'' (18.6.1831 Teatro del Fondo, Napoli) (libretto andato perduto) * ''Fausta'' (12.1.1832 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Ugo, Conte di Parigi'' (13.3.1832 Teatro alla Scala, Milano) * ''L'elisir d'amore'' (12.5.1832 Teatro Canobbiana, Milano) * ''Sancia di Castiglia'' (4.11.1832 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Il furioso all'isola di San Domingo'' (2.1.1833 Teatro Valle, Roma) * Otto mesi in due ore rev (1833, Livorno) * ''Parisina d'Este'' (17.3.1833 Teatro della Pergola, Firenze) * ''Torquato Tasso'' (9.9.1833 Teatro Valle, Roma) * ''Lucrezia Borgia'' (26.12.1833 Teatro alla Scala, Milano) * Il diluvio universale rev (17.1.1834 Teatro Carlo Felice, Genova) * ''Rosmonda d'Inghilterra'' (27.2.1834 Teatro della Pergola, Firenze) * Maria Stuarda rev (18.10.1834 Teatro San Carlo, Napoli) (come ''Buondelmonte'') * ''Gemma di Vergy'' (26.12.1834 Teatro alla Scala, Milano) * ''Marin Faliero'' (12.3.1835 Théâtre-Italien, Parigi) * ''Lucia di Lammermoor'' (26.9.1835 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Maria Stuarda'' (30.12.1835 Teatro alla Scala, Milano) * ''Belisario'' (4.2.1836 Teatro La Fenice, Venezia) * ''Il campanello'' (1.6.1836 Teatro Nuovo, Napoli) * ''Betly, o La capanna svizzera'' (21.8.1836 Teatro Nuovo, Napoli) * ''L'assedio di Calais'' (19.11.1836 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Pia de' Tolomei'' (18.2.1837 Teatro Apollo oggi Teatro stabile del Veneto Carlo Goldoni, Venezia) * Pia de' Tolomei rev (31.7.1837, Sinigaglia) * Betly rev ((?) 29.9.1837 Teatro del Fondo, Napoli) * ''Roberto Devereux'' (28.10.1837 Teatro San Carlo, Napoli) * ''Maria de Rudenz'' (30.1.1838 Teatro La Fenice, Venezia) * Gabriella di Vergy rev (1838); agosto 1978 Londra) * ''Poliuto'' (1838; 30.11.1848 Teatro San Carlo, Napoli) * Pia de' Tolomei rev 2 (30.9.1838 Teatro San Carlo, Napoli) * Lucie de Lammermoor rev di ''Lucia di Lammermoor'' (6.8.1839 Théâtre de la Renaissance, Parigi) * ''Le duc d'Albe'' (1839, incompiuta; 22.3.1882 Teatro Apollo oggi Teatro Tordinona, Roma, come ''Il duca d'Alba'') * ''L'ange de Nisida'' (1839; incompiuta; 18.7.2018 Royal Opera House, Londra) * Lucrezia Borgia rev (11.1.1840 Teatro alla Scala, Milano) * ''La Fille du régiment'' (11.2.1840 Opéra-Comique, Parigi) * Poliuto rev (10.4.1840 Théâtre de l'Opéra, Parigi) (come ''Les martyrs'') * Lucrezia Borgia rev 2 (31.10.1840 Théâtre-Italien, Parigi) * ''La Favorite'' rev di ''L'ange de Nisida'' (2.12.1840 Théâtre de l'Opéra, Parigi) * ''Adelia'' (11.2.1841 Teatro Apollo, Roma) * ''Rita, ou Le mari battu'' (1841; 7.5.1860 Opéra-Comique, Parigi) (come ''Deux hommes et une femme'') * ''Maria Padilla'' (26.12.1841 Teatro alla Scala, Milano) * ''Linda di Chamounix'' (19.5.1842 Theater am Kärntnertor, Vienna) * Linda di Chamounix rev (17.11.1842 Théâtre-Italien, Parigi) * ''Don Pasquale'' (3.1.1843 Théâtre-Italien, Parigi) * ''Maria di Rohan'' (5.6.1843 Kärntnertortheater, Vienna) * ''Dom Sébastien'' (13.11.1843 Théâtre de l'Opéra, Parigi) * ''Caterina Cornaro'' (18.1.1844 Teatro San Carlo, Napoli) * Dom Sébastien rev (6.2.1845 Kärntnertortheater, Vienna) * ''Opere per oboe e pianoforte tra Ottocento e Novecento'', Tactus, 2016 Luciano Franca, oboe, Filippo Pantieri, pianoforte storico (contiene la Sonata per oboe e pianoforte) * ''Il cavaliere del sogno'', 1947, regia di Camillo Mastrocinque
Gianni Agnelli
Era anche noto come "l'Avvocato" per via del suo titolo di studio, la laurea in giurisprudenza, anche se, non avendo mai sostenuto l'esame abilitativo alla professione forense, il titolo non gli competeva. Fu per molti anni sindaco di Villar Perosa. Figlio di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon del Monte dei Principi di San Faustino, era il secondo dei sette figli della coppia.
=== Famiglia === Figlio di Edoardo e di Virginia Bourbon del Monte, nacque a Torino nella casa di famiglia in corso Oporto (ora corso Matteotti). Il nonno era il senatore Giovanni Agnelli, fondatore insieme ad altri della FIAT. Il padre Edoardo morì tragicamente in un incidente aereo quando Gianni aveva 14 anni. Riprese il nome del nonno, cui tutti si riferivano come «il Senatore». Sposò nel 1953, a Strasburgo, nel castello di Osthoffen, Marella Caracciolo dei Principi di Castagneto, dalla quale ebbe due figli, Edoardo e Margherita. Fu educato secondo un modello altoborghese con fitte frequentazioni nel mondo dell'aristocrazia, favorite dal legame con i principi di Piemonte, nei canoni di rigido formalismo del costume dell'epoca, che voleva i figli delle famiglie di maggior rango affidati alle cure di istitutrici straniere e di precettori privati, seppure talvolta anticonformisti e di prestigio intellettuale come Franco Antonicelli. === Gioventù === A Torino frequenta il Liceo classico Massimo d'Azeglio, dove consegue la licenza liceale nel 1938. In quello stesso anno intraprende un viaggio negli Stati Uniti, dove visita New York, Detroit e Los Angeles. Rientra in Italia fortemente impressionato dagli Stati Uniti – dove tutto gli pareva contrassegnato da dimensioni imponenti, al punto da ricondurre in seguito a quella prima impressione il marcato occidentalismo e filoamericanismo della maturità – e rafforzato nell'idea, già instillatagli dal nonno, che la civiltà e la potenza americane fossero fuori del raggio delle nazioni europee. Durante il periodo bellico nel 1940 segue il corso per ufficiale di complemento presso la Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo. Con il grado di sottotenente viene arruolato nel 1º Reggimento "Nizza Cavalleria" e inviato con il CSIR come addetto al comando sul fronte russo. Rientrato in Italia alla fine del 1941, nel gennaio 1942 viene aggregato al Reggimento Cavalleggeri di Lodi e assegnato al comando di uno squadrone autoblindo, con il quale viene inviato a Tripoli il 23 novembre 1942, poche settimane prima della conquista di Tripoli da parte dell'Ottava Armata britannica. Partecipa alla Campagna di Tunisia, dove è insignito della Croce di guerra al valor militare il 14 febbraio 1943. Su richiesta del nonno viene rimpatriato il successivo 29 aprile, sbarcando in Sicilia. Giovanni Agnelli Senior nel 1940 Durante il periodo passato in Italia, tra il novembre 1941 e il novembre 1942, prosegue gli studi fino a ottenere la laurea in giurisprudenza, presso l'Università di Torino. Dopo l'8 settembre, tenta di rifugiarsi insieme alla sorella Susanna nella tenuta di famiglia posta nella provincia di Arezzo, scortato da un maresciallo dell'esercito tedesco, cui è stata promessa, in compenso, un'automobile nuova. Durante la trasferta la vettura, condotta dal sottufficiale, subisce un grave incidente e il giovane Agnelli, con la gamba destra fratturata, viene ricoverato nel nosocomio del capoluogo toscano, ove il 23 agosto 1944 giungono le truppe alleate. Terminata la lunga degenza, si trasferisce a Roma, arruolato quale ufficiale di collegamento del Corpo Italiano di Liberazione con le truppe alleate. Nel novembre del 1945 la madre viene coinvolta in un incidente automobilistico mortale, nei pressi di Pisa, rimanendone vittima. Appena terminata la seconda guerra mondiale, all'età di 25 anni, diviene presidente della RIV, la società di produzione di cuscinetti a sfere fondata da Roberto Incerti e dal nonno nel 1906: l'incarico però ha una connotazione praticamente solo rappresentativa. Nello stesso anno viene eletto sindaco di Villar Perosa, un paese ubicato poco dopo Pinerolo lungo la statale del Sestriere. È il paese ove la famiglia risiede d'estate (e da dove la stessa proviene) ed è proprio Villar Perosa la città che ospita anche il primo stabilimento RIV. Non si tratta di un incarico molto impegnativo e Agnelli lo manterrà per trentacinque anni. Tra la fine del 1945 e l'inizio del 1946 si trova coinvolto, in rappresentanza della famiglia, nelle complesse trattative fra il CLN, le autorità alleate di occupazione e il governo italiano provvisorio, per la normalizzazione della conduzione della FIAT, della quale la famiglia Agnelli è ancora il principale azionista e il 23 febbraio 1946 firma egli stesso l'accordo che ricostituisce il consiglio di amministrazione della società e ristabilisce Vittorio Valletta, precedentemente estromesso con l'accusa di collaborazionismo con i tedeschi, nella carica di amministratore delegato. === Il dopoguerra === famiglia Agnelli a Villar Perosa. Al termine del 1946, a quasi un anno dal decesso del nonno, Vittorio Valletta, divenuto ''dominus'' indiscusso dell'azienda, ebbe un colloquio con il giovane successore del defunto senatore per decidere delle sorti dell'azienda. Il sessantatreenne manager, pose al nuovo proprietario questo dilemma: «Esistono solo due possibilità: o il presidente della Fiat lo fate voi o lo faccio io», al quale il giovane Agnelli rispose: «Ma di certo voi, professore». Con questa risposta il "professore" si è guadagnato la sua autonomia manageriale e il giovane erede la sua libertà di godersi la giovinezza, seguendo un consiglio che gli avrebbe dato lo stesso nonno: «Prenditi qualche anno di libertà prima di immergerti nelle preoccupazioni dell'azienda». In seguito, comunque, Valletta lamenterà, più volte, l'eccessiva latitanza del principale azionista dall'impegno aziendale. Intanto, già nel 1947, Gianni Agnelli diviene presidente della squadra di calcio che il padre Edoardo aveva portato al ruolo di "prima donna" nel calcio italiano: la Juventus, squadra cui sarà affezionato per tutta la vita. Viaggia in continuazione in tutto il mondo, frequentando i luoghi più mondani d'Europa, le persone più famose del ''jet-set'' internazionale: attrici, principi, magnati, uomini politici (i suoi rapporti di amicizia con John Fitzgerald Kennedy, allora Senatore democratico, risalgono a quegli anni come pure la frequentazione dei banchieri David D. Rockefeller e André Meyer della banca d’affari internazionale Lazard, conosciuti attraverso Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia). Interni di villa Agnelli a Torino (progettata dall'arch. Amedeo Albertini), fotografati da Paolo Monti nel 1961. Intreccia numerose relazioni sentimentali, delle quali solo una, peraltro piuttosto burrascosa, farebbe pensare a un legame stabile: è il rapporto con Pamela Digby (1920 – 1997), già Pamela Digby-Churchill, ex nuora di Winston Churchill, avendone sposato il figlio Randolph. Al termine di questa relazione, nell'estate del 1952, Gianni è vittima di un terribile incidente d'auto: correndo da Torino verso Monte Carlo, si schianta contro un autocarro. Lo estraggono dalle lamiere piuttosto malconcio, la gamba destra è nuovamente, seriamente ferita e per la seconda volta rischia l'amputazione. La gamba sarà operata più volte, ma una complessa protesi gli consentirà di continuare a praticare uno dei suoi sport preferiti: lo sci (e sarà proprio sciando che se la romperà per la terza volta nel 1987). Supera l'incidente abbastanza bene, tuttavia rimarrà leggermente, ma visibilmente, claudicante per tutta la vita. Nel 1953 sposa la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, appartenente a un'antica nobile famiglia di origini napoletane. Nel 1959 diviene presidente dell'Istituto Finanziario Industriale (IFI), una società finanziaria pura che è una delle casseforti di famiglia e che assieme all'IFIL, altra cassaforte di famiglia, controllano la Fiat. Diventa inoltre Amministratore Delegato della stessa Fiat nel 1963, una carica che deve condividere con Gaudenzio Bono, un "vallettiano" a tutto tondo, e in ogni caso il timone dell'azienda automobilistica rimane per ora nelle mani del "professore" sempre presidente. === La presidenza della FIAT === ==== Anni sessanta ==== Il 30 aprile 1966, l'ormai ultraottantenne presidente FIAT Vittorio Valletta propose, quale suo sostituto, il nome di Gianni Agnelli all'Assemblea Generale degli Azionisti, che ne deliberò l'approvazione, restituendo il timone aziendale alla famiglia Agnelli, dopo oltre 20 anni di presidenza Valletta. Il nuovo assetto dirigenziale, naturalmente, teneva conto dell'inesperienza di Agnelli, mantenendo Valletta quale delegato speciale per i programmi produttivi, i rapporti con le maestranze e le iniziative estere, mentre Gaudenzio Bono assumeva le cariche di amministratore delegato unico e direttore generale. Insediatosi al timone della Fiat all'età di 45 anni, dopo avervi svolto praticamente solo ruoli di rappresentanza, Gianni Agnelli si trovò dinnanzi a due problemi. Il primo riguardava l'esecuzione dell'accordo con l'Unione Sovietica per la costruzione di uno stabilimento presso una cittadina sul Volga (che verrà chiamata Togliatti), per il quale la Fiat doveva fornire all'Autoprominport (l'ente sovietico preposto) lo stabilimento "chiavi in mano" e il ''know-how'' per la produzione. Il contratto era stata l'ultima opera di Valletta, la cui morte, avvenuta nel 1967, rischiava di renderne difficoltosa l'attuazione, ma la gestione non si presentò particolarmente onerosa: i sovietici rispettarono i termini stabiliti e tutto procedette secondo il programma stabilito. Il secondo problema è assai più grave. Venendo incontro al presidente dell'Alfa Romeo Giuseppe Luraghi, che da anni va predicando l'impossibilità di far quadrare i conti aziendali senza un'adeguata "massa critica" di volumi produttivi (e cogliendo l'occasione di aprire un grosso stabilimento al Sud), il governo italiano ha deciso di finanziare l'Alfa per la costruzione di uno stabilimento nell'Italia meridionale, ove si produca un modello di autovettura di livello medio, nella stessa fascia di mercato, più o meno, della Fiat 128, che verrà lanciata di lì a poco. Secondo Gianni Agnelli, nell'orticello del mercato italiano dell'auto di fascia bassa e media, concupito già dalle concorrenti europee grazie alla graduale riduzione dei dazi all'interno della CEE, non c'è spazio per un altro concorrente italiano, specialmente se questo può contare sui finanziamenti a carico del contribuente. Ma tutti i tentativi per contrastare a livello politico questo progetto falliscono; la sede designata è Pomigliano d'Arco, un paese a pochi chilometri da Napoli, ove già operano la piccola Alfa Motori Avio, e l'Aerfer, azienda parastatale di medie dimensioni, che produce parti di velivoli commerciali per conto di grosse aziende americane (che verrà poi incorporata in Aeritalia, divenuta successivamente Alenia). Per trovare i quadri tecnici intermedi in numero sufficiente a far funzionare lo stabilimento, la neonata Alfasud non può che rivolgersi alla FIAT, cui sottrae questi personaggi offrendo loro stipendi di entità superiore rispetto a quelli dell'azienda torinese. Sulla base di uno studio commissionato a una società di consulenza americana, dai primi del 1968 dà il via a una complessa opera di ridisegno del sistema aziendale, affidato soprattutto all'intervento del nuovo Amministratore delegato, il fratello Umberto Agnelli (nato nel 1934). Questi, che sedeva nel Consiglio di amministrazione della Fiat dal 1964, viene da una precedente esperienza di riorganizzazione della consociata francese Simca, all'epoca quarto produttore di automobili sul mercato d'Oltralpe. Rinunciando alla politica industriale di Vittorio Valletta (Terra/mare/cielo), Gianni Agnelli decide di disfarsi di quelle produzioni che richiedono continui investimenti e la cui redditività è precaria e condizionata (non solo sul mercato italiano) da scelte spesso legate a decisioni di carattere politico. Viene così ceduto alla Finmeccanica il 50% della Grandi Motori, detta Divisione Mare, specializzata in motori marini a ciclo Diesel per grosse navi, che sarà trasferita a Trieste con il nome iniziale di Grandi Motori Trieste. Analogamente si procede con la cosiddetta Fiat Velivoli, specializzata in fabbricazione di aerei, prevalentemente di uso militare, spesso su licenza di grosse aziende estere, che viene aggregata all'Aerfer di Pomigliano d'Arco, nella società a partecipazione statale Aeritalia (divenuta molti anni dopo Alenia). La partecipazione Fiat rimarrà solo un fatto finanziario, poiché il controllo operativo è di Finmeccanica: il restante 50% delle azioni verrà definitivamente alienato da Fiat nel 1975. Così va anche per altre realtà minori. Nel 1969 la Ferrari cede alla Fiat il controllo della sua casa di auto sportive: il reparto corse resterà gestito per molti anni ancora dall'ing. Ferrari. Il primo febbraio del 1970 viene acquisita dalla famiglia Pesenti, a un prezzo simbolico di un milione di lire, la Lancia, glorioso marchio di auto di prestigio (era detta "la Mercedes italiana") fondata a Torino da Vincenzo Lancia nel 1907, ormai in stato di quasi insolvenza. Gianni Agnelli Il sogno di Gianni Agnelli è l'internazionalizzazione della FIAT. Due anni dopo l'assunzione della guida della Fiat, Gianni Agnelli concorda con François Michelin, proprietario del pacchetto di controllo della Citroën, che si trova in cattive acque, l'acquisto della partecipazione con l'intenzione di giungere successivamente al controllo totale della casa automobilistica francese. La sinergia fra i due costruttori europei sembra promettere bene: Citroën è un marchio prestigioso, con buona fama nella produzione di auto di alta gamma, la Fiat ugualmente nelle utilitarie. L'accordo si conclude, al vertice Citroën arrivano uomini Fiat ma ci si mette di traverso l'opposizione di stampo nazionalistico dei gollisti: alla Fiat viene fatto divieto di acquisire la maggioranza delle azioni Citroën. Le incomprensioni fra i tecnici italiani e i tecnici francesi compiono il resto: la Fiat, senza il controllo totale dell'azienda, non può imporre nulla senza accordo con le altre forze nel gioco, può solo investire per ammodernare impianti e strutture. Alla fine, quattro anni dopo, il sogno s'infrange e Gianni Agnelli dovrà rinunciare alla sua internazionalizzazione, almeno attraverso questa via, e la quota Fiat viene ceduta alla Peugeot. L'Avvocato ripiega, sperimentando altre vie, verso un altro modello di internazionalizzazione che passerà attraverso gli stabilimenti Zastava per la produzione del mod. 128 (Jugoslavia) e Tofaş per la produzione del mod. 124 (Turchia). Già presente sul mercato polacco con la fabbricazione del mod. 125, il 29 ottobre 1971, la Fiat sigla un importante contratto di licenza e collaborazione industriale con la Pol-Mot. Ne segue, presso gli stabilimenti F.S.M. di Tychy, la produzione su larga scala della Fiat 126. Poco dopo verrà decisa l'avventura di una produzione oltre oceano: creare uno stabilimento in Brasile (Belo Horizonte nello stato di Minas Gerais) ove si produrrà inizialmente la 127, opportunamente modificata per quel mercato (il nome del modello brasiliano sarà 147). L'ambizioso progetto di Giovanni Agnelli, per rendere noto al mondo il marchio FIAT, si realizza nel giro di una decina d'anni con le unità produttive presenti su 4 continenti: * Europa - Italia (Fiat, Lancia, Autobianchi, Ferrari), Spagna (Seat), Jugoslavia (Zastava), Polonia (F.S.M.). * Sud America - Brasile (Automoveis), Argentina (Concorde). * Asia - Turchia (Tofas). * Africa - Piccole unità produttive in Egitto e Sud Africa. Non sono trascorsi che tre anni dal suo insediamento al vertice della FIAT, che Gianni Agnelli deve affrontare un problema piuttosto difficile: il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici (1969). La vertenza procede per tutta la prima metà dell'anno più o meno aspramente rispetto alle volte precedenti, ma all'inizio di settembre le cose cambiano radicalmente ed emergono nuove, inattese, forme di sciopero: incomincia quello che verrà subito battezzato autunno caldo. Iniziano i carrellisti di Mirafiori, Stabilimento Presse: scioperano al di fuori delle direttive del sindacato, sono scioperi improvvisi, mezza giornata o meno per volta, ma l'effetto è paralizzante. Il loro compito è trasportare le parti di carrozzeria appena stampate dalle presse alla catena di montaggio: fermi loro, ferma tutta la produzione. In un primo momento il sindacato disapprova queste forme di protesta spontanee e autonome, poi tenta di farle rientrare nell'alveo della propria iniziativa, agevolato anche dalla posizione dell'Azienda, che vuole un unico interlocutore ufficiale di fronte alle maestranze. Iniziano, così, forme di sciopero del tutto nuove: si entra al mattino alle 8 al lavoro ma dopo venti minuti passano delegati nei vari reparti ad annunciare uno sciopero improvviso che inizierà alle otto e trenta e durerà fino all'ora di pranzo (od analogamente al pomeriggio). Tutto ciò a rotazione: ora in uno stabilimento, ora nell'altro. Si formano nelle officine cortei (detti "serpentoni") di operai muniti di fischietti e altri strumenti sonori che percorrono i locali invitando i colleghi riluttanti ad astenersi dal lavoro. Quasi sempre invadono anche le Palazzine uffici, rendendo problematiche le condizioni di lavoro per gli impiegati che non vogliono scioperare. Si verificano anche degli episodi di violenza, sui quali l'azienda non interviene, per non inasprire gli animi ed evitare danni alle persone e alle apparecchiature. Questi episodi di violenza, accaduti prevalentemente all'ingresso degli stabilimenti produttivi, sono fomentati da forze estranee all'azienda, come risulta dai verbali redatti dalle forze dell'ordine e dalle pubbliche dichiarazione dell'allora questore di Torino Giuseppe Montesano. Viene rilevata la presenza attiva di esponenti della neonata Lotta Continua e una massiccia presenza di studenti universitari provenienti dalla Sapienza di Roma. Dal punto di vista del ''business'' le cose vanno bene: la crisi economica del 1964 è ormai superata, la richiesta di autovetture è in continuo aumento, tanto che la Fiat non riesce a soddisfarla e i tempi di consegna si allungano. Proprio in quest'autunno entra in funzione lo stabilimento di Rivalta di Torino, ove si provvederà al montaggio della nuova media cilindrata (per quei tempi), la 128, destinata a prendere il posto della famosa 1100 (mod. 103). È un'auto dalla linea moderna e accattivante, il prezzo è contenuto e piace subito, ma per averla bisogna attendere fino a nove mesi. La vertenza si chiude nel gennaio del 1970 con un nuovo oneroso contratto per le aziende, con concessioni normative consistenti, che incideranno pesantemente sui bilanci futuri. Fra l'altro vengono abolite le differenze territoriali per la determinazione del minimo sindacale del salario (fino a quel momento i salari minimi erano differenziati per provincia, a seconda dell'indice del costo della vita locale elaborato dall'ISTAT) cosicché il neoassunto a Palermo percepirà, a parità d'inquadramento, lo stesso salario di quello assunto a Milano. Si valuta che la perdita di produzione durante il periodo "caldo" ammonti a oltre 130.000 vetture (ma c'è chi dice molto di più, oltre 270.000: si tratta di vedere entro quali termini temporali viene considerato il periodo "caldo"). Intanto gli effetti dell'apertura dei mercati all'interno della CEE si fa sentire e la concorrenza straniera aumenta la sua penetrazione in Italia. ==== Anni settanta ==== Gianni Agnelli presso lo stabilimento Fiat Mirafiori, Torino 1970 ca Nella prima metà degli anni settanta Gianni Agnelli deve affrontare la prima grossa crisi della Fiat, la più grande forse a partire dalla prima guerra mondiale: l'autofinanziamento non è più possibile (l'investimento brasiliano ha pesato non poco e i primi risultati sono deludenti), le vendite di auto in Italia calano e la concorrenza straniera, grazie alla piena attuazione del Trattato di Roma in materia di barriere doganali nell'Europa, si fa sempre più agguerrita, erodendo alla Fiat quote crescenti di mercato) e la Fiat non può più fare a meno, come è stato fino a quel momento, di ricorrere massicciamente al credito. Viene assunto in quel periodo un nuovo responsabile della finanza aziendale: Cesare Romiti (autunno del 1974) che raggiungerà nel quasi quarto di secolo di permanenza in Fiat, il massimo vertice. Auspice Romiti, Gianni Agnelli trasforma la Fiat S.p.A. da un'azienda industriale in una ''holding'' finanziaria. Da questa dipenderanno tante ''holding'' di settore, una per ogni settore produttivo, alle quali saranno sottoposte le rispettive società operative. Il processo dura più di cinque anni e nascono così (citiamo solo quelle di dimensioni maggiori): la Fiat-Allis, settore macchine agricole, l'Iveco, settore veicoli industriali, La Macchine Movimento Terra, la Teksid (fonderie, produzioni metallurgiche e altro). Ultima, ma solo in ordine di tempo, la Fiat Auto (autovetture e veicoli commerciali leggeri). Separazione secondo il mercato servito e internazionalizzazione. L'avvento di Agnelli al timone della Fiat segna anche una svolta nella politica finanziaria dell'azienda: l'Avvocato si avvicina sempre più alla Mediobanca di Enrico Cuccia (forse anche a seguito delle traversie finanziarie della Fiat e ai buoni rapporti che intercorrono fra Romiti e Cuccia) dalla quale il suo predecessore Valletta si era sempre tenuto a una cortese distanza. Gianni Agnelli con Ciriaco De Mita negli anni settanta; in secondo piano, Cesare Romiti. Nel 1976 accadono due nuovi eventi: la meteora De Benedetti e l'alienazione della SAI. Carlo De Benedetti è un giovane imprenditore rampante: ha rilevato l'azienda del padre, ha acquisito, a poco prezzo e per gradi, alcune aziende operanti nel settore della componentistica auto, che non se la passavano bene, e le ha ristrutturate e razionalizzate inserendole nella sua Gilardini, di cui ha il controllo con il 60% delle azioni. Si avvale di diversi collaboratori e inoltre dal 1974 al 1976 è stato presidente dell'Unione Industriale di Torino. Conosciuto il personaggio (è stato compagno di scuola del fratello Umberto), Gianni Agnelli gli propone di entrare in Fiat come direttore generale accanto a Romiti. Carlo De Benedetti accetta ma a patto di diventare azionista Fiat, cosicché Gianni Agnelli fa acquistare dalla Fiat la Gilardini (azienda il cui fatturato è prevalentemente costituito dalle forniture alla stessa azienda) e la paga con un pacchetto di azioni Fiat pari a circa il 5% del capitale sociale della medesima. De Benedetti, che si è portato dietro alcuni fedelissimi tra i quali il fratello Franco e l'ingegnere Giorgio Garuzzo, inizia un lavoro di sfoltimento del ''management'' aziendale. Poi, improvvisamente, a fine agosto, decide di andarsene. I motivi di questo dietro-front dopo così poco tempo non sono mai stati spiegati chiaramente. Gianni Agnelli gli ricompra il pacchetto di azioni Fiat allo stesso prezzo di valutazione della Gilardini quando quattro mesi prima fu acquisita dalla Fiat, ove rimarrà. L'altro evento riguarda la Compagnia di assicurazione SAI, di proprietà della famiglia Agnelli. Fondata dal nonno di Gianni negli anni venti per riporci le polizze delle sue aziende e quelle personali, segue lo sviluppo della Fiat giovandosi dell'automatica acquisizione del cliente che acquista a rate l'autovettura con finanziamento SAVA (la società della Fiat che fornisce il credito alla clientela). La quota di controllo della SAI, che è quotata in borsa, è nel portafoglio di una delle "casseforti di famiglia", l'Istituto Finanziario Industriale (IFI). In questo momento è la terza compagnia italiana per raccolta premi e la prima nel settore delle assicurazioni auto (preponderante di molto rispetto agli altri rami esercitati). Questo pare venga considerato il suo tallone di Achille: le tariffe RC Auto sono bloccate dal Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato da quando è entrata in vigore l'obbligatorietà dell'assicurazione RC per gli autoveicoli; l'inflazione gonfia i costi di riparazione, qualcuno incomincia a pensare che l'attività assicurativa di questo ramo verrà nazionalizzata. Nel luglio del 1976 in assemblea viene dato un annuncio improvviso: la compagnia è stata venduta al finanziere Raffaele Ursini. Sembra che la vendita, caldamente patrocinata presso l'Avvocato dal ''management'' IFI, si sia rivelata improduttiva per il venditore: il ricavato dell'acquisto, cosa già nota in sede di trattative con Ursini, se ne va quasi tutto nel riacquisto della consistente quota di azioni FIAT, ordinarie e privilegiate, che stavano nel portafoglio della Compagnia alienata. Il ''blitz'' dell'Avvocato irrita il fratello Umberto che al momento della firma del contratto di cessione si trova negli USA e, tornato in Italia, si sarebbe trovato di fronte al fatto compiuto. Sulla vendita si scatenano le polemiche (anche se allora non vi era per questi casi l'obbligo di OPA): il prezzo di vendita, si dice, è stato troppo basso e nell''entourage'' Fiat si diffonde il malcontento. Ironia della sorte, un anno dopo il Ministero concederà agli assicuratori il sospirato aumento delle tariffe (20%), la SAI rifiorirà, se mai fosse appassita, passerà ancora di mano (da Ursini al costruttore d'immobili Salvatore Ligresti) e, come altre compagnie, tornerà a essere nel giro di pochi anni altamente redditizia. La FIAT costituirà poco dopo una compagnia propria l'Augusta Assicurazioni, ma rientrerà di fatto nel ''business'' assicurativo solo molti anni dopo, acquistando il pacchetto di maggioranza della Toro Assicurazioni dal fallimento del Banco Ambrosiano. Sandro Pertini incontra Gianni Agnelli Alla fine del 1976 i problemi finanziari sembrano risolti con la cessione di poco più del 9% del capitale FIAT alla Lafico (''Lybian Arab Foreign Investment Company''), una banca controllata dal governo libico di Muʿammar Gheddafi (in dieci anni il socio libico, nel mero ruolo di investitore, arriverà a possedere quasi il 16% del capitale Fiat). La cessione getta un certo sconcerto negli ambienti politici occidentali per le tensioni esistenti tra la Libia di Gheddafi e diversi altri stati, USA in testa. La crisi si riaffaccia prepotente a fine anni settanta (la quota di mercato della FIAT Auto in Italia, il mercato più importante per l'azienda torinese, è scesa dal quasi 75% del 1968, a meno di due anni dall'esordio di Gianni Agnelli come responsabile attivo dell'azienda, al 51% del 1979, ovvero quasi 25 punti in meno in dieci anni. Nel resto dell'Europa, Spagna esclusa, le cose non sono andate meglio, si passa da un già modesto 6,5% del 1968 al 5,5 del 1979), ma la crisi viene superata grazie alla ottima riuscita di modelli voluti dal nuovo direttore generale di FIAT Auto, Vittorio Ghidella: la Uno e, successivamente, la Croma e la Thema. ==== Anni ottanta ==== I conflitti della FIAT di Gianni Agnelli con le forze sindacali italiane rappresentano un esempio delle relazioni tra il mondo degli industriali e i sindacati negli anni '80. Uno dei più aspri scontri con il mondo sindacale si risolve in favore degli industriali nel 1980, quando uno sciopero generale, che ha portato al blocco della produzione, (il "blocco" dei cancelli FIAT durò ben 35 giorni) viene spezzato dalla cosiddetta "marcia dei quarantamila" (dal supposto numero di lavoratori "qualificati" che il 14 ottobre dello stesso anno sfilano a Torino reclamando il diritto "di poter andare a lavorare"). Questa azione segna un punto di svolta e una brusca caduta del potere sino ad allora detenuto dai sindacati degli operai in Italia all'interno della FIAT. Fiat Panda al presidente Pertini (a sinistra) nei giardini del Palazzo del Quirinale a Roma, 26 febbraio 1980. Si tratta di un periodo in cui le cose vanno abbastanza bene; l'azienda, grazie al successo ottenuto con i nuovi modelli di cui si è detto e alla riduzione dei costi di produzione ottenuta con una forte spinta all'automazione dei processi produttivi (robotizzazione) che la porta a primeggiare nel mondo in questo campo, produce nuovamente buoni utili per i suoi azionisti e assume anche nuova mano d'opera. A metà degli anni ottanta inizia una trattativa di accordo societario con la Ford Europa ma poi, a trattative già avanzate, l'accordo sfuma (ottobre 1985). Poco dopo Gianni Agnelli strappa proprio alla Ford l'acquisto dall'IRI dell'Alfa Romeo, che il governo italiano ha deciso di vendere. Le offerte dei due contendenti comprendono un corrispettivo a titolo di acquisto più impegni finanziari successivi nella nuova realtà produttiva. In effetti il confronto fra le due offerte non è facile poiché, al di là del mero corrispettivo di acquisto, si inseriscono altri fattori quali: le modalità di pagamento di tale corrispettivo, gli impegni a mantenere i livelli occupazionali dell'Alfa, l'ammontare degli investimenti che i due acquirenti promettono di fare nella azienda acquisita. Queste complessità favoriscono il fiorire di numerose polemiche. Gianni Agnelli nel 1986 a Venezia, in occasione dell'inaugurazione del nuovo Palazzo Grassi. Nell'autunno si risolve poi un problema già vivo da qualche anno: la presenza di una banca dello stato libico nella compagine azionaria. Tale presenza ha già dato luogo a numerosi problemi alla Fiat per i rapporti che il gruppo tiene con numerose società ed enti statunitensi, arrivando a essere causa di rifiuto di acquisto di forniture di aziende del gruppo da parte di enti federali americani o di società private, le quali però lavorano per la Difesa statunitense. Proprio nella primavera la tensione giunge al culmine: il 15 aprile 1986 uno stormo di cacciabombardieri americani attacca una base navale libica presso Bengasi e la residenza dello stesso Gheddafi vicino a Tripoli (Operazione El Dorado Canyon), in ritorsione a una serie di attentati contro basi americane e luoghi frequentati da americani, la cui responsabilità viene attribuita dall'amministrazione USA al governo libico. Poche ore dopo due missili libici cadono non lontano dalle coste dell'isola di Lampedusa. Dopo una trattativa durata qualche mese con i rappresentanti della banca libica la quota Fiat in mano ad essa viene riacquistata da una delle "casseforti di famiglia", l'IFIL (settembre 1986). L'operazione, studiata da Agnelli e Romiti con Enrico Cuccia, che vede coinvolte sia Mediobanca che la Deutsche Bank, è una manovra finanziaria complicata, che nel complesso riesce ma solleva molte critiche. Nel 1987 Gianni Agnelli blinda il controllo della Fiat da parte della famiglia costituendo la Società in accomandita per azioni Giovanni Agnelli, nella quale confluiscono le partecipazioni degli ormai numerosissimi componenti della famiglia. Questa "tecnica" verrà presto utilizzata da altri industriali. Inspiegabilmente, alla fine del 1988, l'artefice della potente ripresa dell'azienda sui mercati italiano ed europeo, Vittorio Ghidella, viene bruscamente allontanato dalla Fiat dopo essere stato sugli scudi per tanto tempo. Due anni prima lo stesso Gianni Agnelli, entusiasta dei risultati ottenuti da Ghidella, l'aveva pubblicamente indicato come il futuro successore di Cesare Romiti. Intanto incomincia a pesare anche in Italia la concorrenza di avversari temibilissimi: i giapponesi. ==== Anni 2000 ==== Al principio degli anni 2000, Gianni Agnelli, convinto che la Fiat non ce la farà da sola ad affrontare la sfida del mercato mondiale (fra il 1990 e il 2001 la quota di mercato FIAT in Italia si è ridotta da circa il 53% a circa il 35% e in Europa da poco più del 14% a meno del 10%), apre agli americani della General Motors (GM), con i quali conclude un'intesa: la grande azienda statunitense acquista il 20% della Fiat Auto pagandolo con azioni proprie (un aumento di capitale riservato alla Fiat) che valgono in totale circa il 5% dell'intero capitale GM e la Fiat ottiene una clausola ''put'', il diritto esercitabile in questo caso dopo due anni ed entro gli otto successivi, di cedere a GM il rimanente 80% della Fiat Auto a un prezzo da determinarsi con certi criteri predefiniti e che GM sarà obbligata ad acquistare. Sono previste inoltre fusioni fra società costituite da stabilimenti Fiat Auto e stabilimenti Opel, la consociata europea di GM, con sede in Germania. Funerale di Gianni Agnelli al Duomo di Torino, 26 gennaio 2003 L'accordo si rompe cinque anni dopo (sia FIAT che GM si trovano in grosse difficoltà) con un risultato opposto a quanto ipotizzato originariamente: non è la Fiat Auto che viene interamente ceduta a GM, bensì è GM che paga per evitare l'esercizio del diritto di cessione (clausola ''put'') da parte Fiat, cedendo a quest'ultima anche le quote GM di Fiat Auto. Le società operative miste, già costituite e operanti, vengono sciolte e ognuno si riprende la sua parte, anche se GM mantiene i diritti di produzione dei motori MultiJet, che saranno montati su tutta la gamma GM e costruiti in un apposito stabilimento GM-Powertrain a Tychy, in Polonia. La crisi economica del settore auto del Gruppo Fiat trova Agnelli già in lotta contro il tumore ed egli può partecipare ormai solo in maniera limitata allo svolgersi degli eventi. === La morte === Il 24 gennaio 2003 Gianni Agnelli muore, all'età di 81 anni, a Torino nella sua storica residenza collinare Villa Frescòt (al confine con Pecetto Torinese) per carcinoma della prostata. La camera ardente viene allestita nella Pinacoteca del Lingotto, secondo il cerimoniale del Senato. Il funerale, trasmesso in diretta su Rai 1, si svolge nel Duomo di Torino, seguito da un'enorme folla. La moglie, con una lettera aperta al direttore del quotidiano ''La Stampa'' ringrazierà poi tutte le figure nazionali e internazionali e tutti i cittadini presenti. È sepolto nella monumentale cappella di famiglia presso il piccolo cimitero di Villar Perosa. === Circoli === Gianni Agnelli era socio di vari circoli esclusivi, come il Circolo della Caccia a Roma, il Knickerbocker Club di New York, lo Yacht Club Costa Smeralda di Porto Cervo e il Corviglia Ski Club di St.Moritz. === Sport === Gianni Agnelli nel 1972, a colloquio con alcuni giocatori della sua Juventus. La figura di Gianni Agnelli fu anche intimamente legata alla storia della , la squadra di calcio del capoluogo piemontese di cui fu nominato presidente dal 1947 al 1954. La sua attività presidenziale ebbe un impatto all'interno del club simile a quello del padre Edoardo un ventennio prima, acquistando giocatori di rilievo quali Giampiero Boniperti, John Hansen e Karl Åge Præst, decisivi per la conquista di due campionati di Serie A nel 1950 e 1952, i primi vinti dalla "vecchia Signora" in quindici anni, nonché per la trasformazione subita a livello societario, durante la sua gestione, da un club privato facente parte della casa automobilistica rivale Cisitalia, presieduta da Piero Dusio, a un'azienda indipendente con capitale privato a responsabilità limitata. Gianni Agnelli nel 1995 insieme al tecnico juventino Marcello Lippi Dopo l'attività di presidente del club calcistico, rimase legato ai colori bianconeri svolgendo diverse attività dirigenziali in qualità di presidente onorario, con cui poté mantenere la sua influenza sul club fino al 1994, anno in cui consegnò tali attività a suo fratello Umberto, permettendo ai bianconeri di ottenere altri dieci titoli di campione d'Italia, quattro coppe nazionali, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, tre Coppe UEFA e una Supercoppa UEFA, per un totale di 23 trofei ufficiali in 48 anni; facendone una delle personalità più importanti nella storia dello sport. Le sue quotidiane telefonate delle 6 del mattino al celebre capitano della squadra prima e a sua volta presidente poi, Giampiero Boniperti, effettuate da dovunque fosse, sono leggendarie. Nel 2000 fu nominato presidente del comitato d'onore di Torino 2006 e acclamato membro onorario del CIO, cariche che ricoprì fino alla morte. === L'editoria === Gianni Agnelli fu presente anche nell'editoria, sia pure attraverso la Fiat. Il 100% del quotidiano ''La Stampa'' era, fin dal 1926, di proprietà della Fiat e lo è tuttora. Anche il ''Corriere della Sera'' lo fu per un terzo del capitale dal 1973 al 1974 quando Gianni Agnelli decise di cedere la partecipazione. Ci rientrerà dieci anni dopo acquistando, attraverso la Gemina, società finanziaria collegata Fiat, poco più del 46% della Rizzoli, nel corso di un'operazione di "salvataggio" della società editrice, che in quel momento era piuttosto malandata. === Confindustria === Nel 1974 Gianni Agnelli fu eletto presidente della Confindustria, il sindacato degli industriali. La sua politica fu una sorta di ''appeasement'' verso i sindacati nella speranza che l'asprezza delle lotte si mitigasse e fosse possibile così riprendere lo slancio produttivo. L'interlocutore privilegiato divenne Luciano Lama, segretario generale della CGIL e responsabile della politica dei tre sindacati principali (la cosiddetta "triplice", cioè CGIL, CISL e UIL). L'effetto principale fu l'accordo sulla cosiddetta scala mobile, il meccanismo di indicizzazione dei salari al costo della vita. L'accordo fu trovato, il meccanismo precedente fu modificato e fu anche abolita la differenziazione fra categorie: lo scatto di contingenza (importo mensile lordo da corrispondere in più a ogni punto di incremento del costo della vita) diveniva uguale per tutti, dal semplice manovale allo specialista, al quadro impiegatizio della categoria più alta prima della dirigenza. Agnelli lasciò la presidenza della Confindustria nel 1976: il suo operato fu successivamente fortemente criticato (l'accusa era quella di aver fatto delle concessioni troppo ampie, incompatibili con la situazione economica e a lungo termine dannose anche per le maestranze, in quanto nel meccanismo di adeguamento si celerebbe un fattore moltiplicativo dell'inflazione). In compenso la conflittualità all'interno delle fabbriche non si ridusse, anzi si accrebbe e si aggravò, come dimostrarono i fatti negli anni subito a seguire. === La presenza nelle istituzioni === Gianni Agnelli nel 1983 Il primo incarico di natura pubblica lo ricevette nel 1961 quando, in occasione dei festeggiamenti per il primo centenario dell'unità d'Italia, fu nominato presidente dell'Esposizione internazionale del lavoro. All'inizio del 1976 l'allora segretario del Partito Repubblicano Ugo La Malfa offrì a Gianni Agnelli una candidatura nelle liste del partito per le elezioni politiche che si sarebbero svolte in giugno e a un primo momento parve che Gianni Agnelli avesse una certa intenzione di aderire alla proposta, ma poi declinò l'invito, avendo nel frattempo il fratello Umberto accettata la candidatura nella Democrazia Cristiana (Umberto verrà poi eletto senatore nelle file della DC). Nel 1991 venne nominato senatore a vita dall'allora presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga: Agnelli si iscrisse al Gruppo per le Autonomie e venne ammesso alla Commissione Difesa del senato. Nel 1994 fu tra i tre senatori a vita (insieme a Giovanni Leone e allo stesso Cossiga) a votare la fiducia al primo governo Berlusconi (e fu la prima volta nella storia d'Italia che i senatori a vita furono decisivi per la fiducia a un esecutivo), nonostante avesse dichiarato, quando Berlusconi stava per entrare in politica: «Se vince, avrà vinto un imprenditore, se perde avrà perso Berlusconi». Quando però nel 1998 cadde il governo Prodi I e fu nominato ''premier'' Massimo D'Alema, il primo post-comunista, fece scalpore il suo voto a favore della fiducia; Nonostante le apparenze di uomo composto, Gianni fu molto disinvolto nelle sue relazioni. Come riportato da un documentario americano del 2017, prodotto dalla rete TV HBO, presentato al festival del cinema di Venezia e da molte pagine web, godendo di un indiscusso fascino, Gianni si divertiva molto con relazioni e avventure galanti, che consumava nelle sue numerose ''garçonnière''. Tra le tante sue donne si ricordano le più famose, come Anita Ekberg, Dalila Di Lazzaro e persino Jacqueline Bouvier. Alcune di queste sono state rivelate dalle stesse interessate, magari dopo la sua morte; altre informazioni e foto sono state soffocate sul nascere, da familiari e da illustri collaboratori. Gianni amava molto anche correre con tutti i mezzi e particolarmente in automobile, ignorando i limiti di velocità, con conseguenze a volte gravi, tra cui il sopra citato incidente del 1952, che gli compromise la gamba. Egli stava infatti cercando di raggiungere urgentemente a Montecarlo la sua amante, Pamela Digby Churchill, già nuora del famoso statista inglese Winston Churchill, che aveva minacciato di lasciarlo, dopo averlo sorpreso con un'altra donna. La documentazione prodotta da Gianni Agnelli durante il periodo della sua attività nell'azienda di famiglia (1966-2003) è conservata nel fondo ''Fiat'' dell'Archivio storico Fiat. *
Greta Garbo
Per il suo fascino misterioso fu soprannominata ''la Divina''. Dopo aver iniziato l'attività di attrice in Svezia, venne ingaggiata negli Stati Uniti dalla Metro-Goldwyn-Mayer, di cui divenne rapidamente l'attrice di punta fra gli anni venti e gli anni quaranta, ottenendo un grandissimo successo sia nell'epoca del muto che del sonoro. Grazie al suo talento e al suo carisma fu apprezzata in pellicole divenute dei classici del cinema, come ''Grand Hotel'' , ''La regina Cristina'' e ''Anna Karenina'' , seducendo generazioni di spettatori e diventando una delle più celebri icone dello ''star system'' ''hollywoodiano''. Ebbe quattro candidature ai premi Oscar e ne ricevette uno alla carriera nel 1955, dopo il suo ritiro dalle scene avvenuto dieci anni prima. Il suo mito crebbe in contrapposizione con quello di un'altra grande diva, Marlene Dietrich, ''star'' di punta di una casa cinematografica concorrente che contribuì a creare una presunta rivalità tra le due attrici. L'American Film Institute ha inserito la Garbo al quinto posto tra le più grandi star della storia del cinema.
=== Infanzia e adolescenza (1905-1922) === Greta Garbo con Mauritz Stiller nel 1925, in viaggio verso gli Stati Uniti Greta Lovisa Gustaffson nacque a Södermalm, un quartiere popolare di Stoccolma, nel 1905, da una famiglia di modeste origini: suo padre, Karl Alfred Gustafsson, lavorava come netturbino e la madre, Anna Lovisa Karlsson, era una contadina d'origine lappone. Terza di tre figli (Alva e Sven), Greta, dal carattere malinconico e solitario, preferiva restare appartata a fantasticare invece che unirsi ai coetanei nel gioco; da adulta confesserà che, pur considerandosi una bambina come tutte le altre, le capitava spesso di sentirsi ''un attimo prima molto felice, e subito dopo molto depressa''. L'unico momento di svago che si concedeva, spesso da sola nella cucina di casa, era giocare a ''fare teatro'': si travestiva con abiti dismessi, si truccava e organizzava personali spettacoli. Nel 1920, ancora quindicenne, alla morte del padre (a causa dell'epidemia di influenza spagnola), dovette abbandonare la scuola per contribuire al sostentamento della famiglia; si impiegò così dapprima in un negozio di barbiere, che abbandonò ben presto a causa delle continue ''avances'' che riceveva dai clienti, e poi come commessa presso PUB, i famosi grandi magazzini di Stoccolma. Ben presto fu notata per la sua avvenenza e le fu chiesto di posare come modella e successivamente di apparire in due brevi cortometraggi pubblicitari; i filmati attirarono l'attenzione del regista Erik Arthur Petschle, che la fece esordire sul grande schermo nella commedia ''Luffar-Petter'' del 1922. Queste esperienze convinsero la Garbo a prendere seriamente in considerazione la strada della recitazione. Superando una dura selezione, riuscì a vincere una borsa di studio per l'Accademia Regia di Stoccolma; poco dopo venne chiamata a fare un provino con il quarantenne regista finnico Mauritz Stiller. Al momento del loro incontro Greta Garbo aveva diciotto anni, mentre il regista (che, renitente alla leva, si era rifugiato in Svezia circa vent'anni prima) a quell'epoca godeva già d'una certa notorietà ed era considerato un innovatore della tecnica cinematografica. L'artista sarà per lungo tempo mentore e pigmalione della Garbo, nonché amico riservato e prezioso nei primi anni della carriera di lei. === La nascita artistica (1923 - 1925) === I cavalieri di Ekebù'' (''Gösta Berlings saga''), diretto da Mauritz Stiller nel 1924, la prima apparizione cinematografica rilevante della Garbo Fu a questo punto della sua vita che Greta Lovisa Gustafsson, su consiglio dello stesso Stiller e facendone espressa richiesta al Ministero degli Interni, decise di cambiare il proprio nome in Greta Garbo, ispirandosi a quello di Bethlen Gábor, sovrano ungherese del XVII secolo. Anche il suo look subì dei progressivi mutamenti. Nel tempo libero, la ragazza amava infatti vestire comodamente, in maniera molto informale, e in tal modo inventò forse senza esserne in principio consapevole pienamente, anche uno stile: lo 'stile alla Garbo', caratterizzato da un abbigliamento decisamente androgino, con giacche di taglio maschile, pantaloni, camicia e cravatta, riuscendo ad imporre un'immagine innovativa e, nel contempo, sensuale. Nel marzo del 1924, venne presentato a Stoccolma il film ''La leggenda di Gösta Berling'': apprezzato dal pubblico, fu però stroncato dalla critica, ma Stiller decise di ripresentarlo a Berlino, dove registrò un successo incondizionato. Nella città tedesca Greta fece conoscenza con il regista Georg Wilhelm Pabst, che le offrì una parte nel film ''La via senza gioia'' (1925), pellicola che si rivelerà un classico della cinematografia e consentirà alla Garbo il lancio verso un futuro hollywoodiano, con un contratto alla MGM. Il produttore Louis B. Mayer si trovava infatti a Berlino alla ricerca di nuovi talenti e, su consiglio del regista svedese Victor Sjöström già attivo a Hollywood, propose un contratto a Stiller che però non sarebbe partito senza Greta Garbo. Mayer avrebbe anche declinato la richiesta ma, dopo una visione privata del film, pare abbia dichiarato che avrebbe preso subito l'attrice ma non il regista. === Star del muto (1925-1929) === Grand Hotel'' (1932) Sebbene non parlasse inglese, la Garbo partì per gli Stati Uniti assieme al regista pigmalione Mauritz Stiller. Lei si aspettava di trovare Stiller come regista del suo primo film a Hollywood, ma la pellicola ''Il torrente'' (1926), tratta da un racconto dello scrittore spagnolo Vicente Blasco Ibáñez, venne invece diretta da Monta Bell. Nonostante il film non avesse convinto la critica, tutta l'attenzione si concentrò su questa nuova attrice europea, tanto che il produttore Irving Thalberg le propose subito dei ruoli simili. Alti e bassi (e amarezze) si alternarono a lungo nella storia di donna e d'attrice di Greta Garbo: scrisse spesso agli amici svedesi di sentirsi sola e infastidita dal clamore della celebrità, dalle incursioni di giornalisti e fotografi nella sua vita privata, e d'essere scontenta della qualità dei suoi primi film girati nel 1926 nella ''Mecca del cinema'' - ''La tentatrice'' e ''Donna fatale'' - in cui interpretò ruoli di ''vamp'' provocanti, distruttive e prive di scrupoli. Dal 1927 al 1937 interpretò una ventina di film, sempre nei panni di seduttrice, un ruolo, a suo dire, da lei «detestato». L'attrice avrebbe desiderato interpretare la parte di Giovanna d'Arco, ma le sue aspettative di ottenere ruoli più aderenti alla sua personalità vennero ripetutamente scoraggiate dalla MGM. A detta di molti, il successo dell'attrice era dovuto anche al fascino del suo volto meravigliosamente illuminato dal direttore della fotografia William H. Daniels. L'attrice stessa pretese che ci fosse sempre lui nei film in cui lavorava, per garantirle una buona riuscita sullo schermo. Forse a causa della sua timidezza, forse a causa della sua avversione al sistema soffocante dello studio, iniziò ad avanzare anche altre pretese: non voleva visitatori sul set e pretendeva dei paravento per non essere disturbata dalle maestranze. Iniziò anche a chiedere un salario più alto ad ogni nuovo film. Tutte le richieste venivano sempre accettate dai dirigenti della MGM tranne una: dovette infatti attendere quattro anni e interpretare ancora sette film ''muti'' prima di venire impiegata in un film ''sonoro''. === I trionfi hollywoodiani (1930-1941) === Greta Garbo nel 1939 La casa di produzione, consapevole del forte accento svedese dell'attrice, non voleva rischiare di perdere la star che garantiva i maggiori incassi: molti attori e attrici infatti avevano fallito il passaggio dal muto al sonoro. Alla fine, comunque, trovarono una storia adatta a lei, nella quale interpretava una ragazza di origini svedesi. In ''Anna Christie'' (1930), finalmente Greta Garbo 'parlò' per la prima volta in una pellicola. La sua prima battuta fu rivolta a un barman: "Gimme a whisky, ginger ale on the side, and don't be stingy, baby!", che tradotta in italiano è "Dammi un whisky, ginger ale a parte, e non essere tirchio, amico!". I rotocalchi dell'epoca non mancarono di salutare in maniera entusiastica l'avvenimento, titolando enfaticamente a caratteri cubitali: ''Garbo talks'', ovvero "la Garbo parla". Tina Lattanzi, "voce" italiana della Garbo, ricorda come l'attrice svedese - vista dal leggio di doppiaggio al di qua dello schermo - emanasse un ''glamour'' inconfondibile ed emozionante, impreziosito da una recitazione quanto mai espressiva e "giocata" su minime sfumature. Greta Garbo diventò cittadina statunitense nel 1950 Negli ambienti cinematografici sono molte, e non sempre confermate da dati di fatto, le leggende cresciute insieme e attorno alla figura di Greta Garbo; molto si è detto sulla sua presunta idiosincrasia a ''girare'' in presenza di persone non strettamente qualificate come 'addetti ai lavori', così come la stampa rosa d'ogni tempo ha accanitamente studiato al microscopio tendenze sessuali e rapporti interpersonali della ''signorina'' Greta Garbo, che per i fotoreporter era possibile immortalare solo di sfuggita mentre - avvolta in un cappotto lungo fino ai piedi, grossi occhiali da sole, il capo avvolto in un'ampia sciarpa - usciva di casa per recarsi a fare la spesa, o per fare solitarie passeggiate. Molto chiacchierata a Hollywood fu la storia d'amore, o quanto meno di intensa amicizia, che la Garbo ebbe con l'attore americano John Gilbert, una delle più fulgide stelle del cinema muto. Sebbene sinceramente legata a lui, l'attrice non esitò a lasciarlo quando questi le chiese di sposarlo; indipendente ed autonoma, Greta Garbo non desiderava legarsi a nessuno, principio cui tenne fede per tutta la vita. D'altra parte, fin da quegli anni, emersero le prime testimonianze circa la bisessualità dell'attrice (vedi oltre). All'avvento del sonoro la carriera cinematografica di Gilbert era entrata in crisi poiché il suo timbro vocale non si rivelò adeguato alle pellicole parlate. Ma la Garbo non lo abbandonò: nel 1933 lo impose al regista Rouben Mamoulian per un ruolo di comprimario nel film ''La regina Cristina'', che si rivelò un grande successo al botteghino. Durante gli anni trenta l'attrice visse un'altra importante storia sentimentale con il compositore Leopold Stokowsky, coronata da una romantica fuga d'amore a Ravello, sulla costiera amalfitana, nel 1938. Varie biografie confermano, invece, l'intensa relazione lesbica fra Garbo e Mercedes de Acosta, poetessa statunitense di origine spagnola, considerata una delle "pioniere" del lesbismo negli ambienti hollywoodiani. Riservata fino all'eccesso, la Garbo non perdonò mai alla de Acosta di aver diffuso alla stampa informazioni sulla loro storia sentimentale e, perciò, chiuse ogni rapporto con lei. In numerose lettere la poetessa implorò il suo perdono, ma l'attrice non cedette: la de Acosta morirà sola e povera nel 1968 a New York. Sarà questa una delle tante occasioni in cui l'artista svedese mostrerà di privilegiare il proprio riserbo e la propria indipendenza rispetto ad una relazione affettiva. Sul grande schermo Greta Garbo è stata anche spia, regina del doppio gioco, assassina, aristocratica, moglie infedele, ammaliatrice e donna irresistibile, cortigiana e prostituta. Nel 1939, Ernst Lubitsch intravide le sue ulteriori potenzialità e ne fece la protagonista di un'esilarante commedia, ''Ninotchka'', in cui la diva dimostrò insospettate doti di attrice brillante e dove, per la prima volta sullo schermo, la si vide ridere (il film venne infatti lanciato con lo slogan ''Garbo laughs'', ovvero "la Garbo ride"). === L'addio al cinema e il ritiro (1942-1990) === 260x260px Dopo la delusione per l'inatteso e clamoroso insuccesso del film ''Non tradirmi con me'' (1941), a soli 36 anni la Garbo decise di ritirarsi definitivamente dalle scene e per il resto della sua esistenza sfuggì sempre la notorietà: le sue ultime interviste, fra le poche rilasciate, risalgono al 1928, alla scrittrice Rilla Page Palmborg, e al 1929, al cronista del ''New York Times'' Mordaunt Hall. Nel 1949, alcuni produttori la contattarono per interpretare la malinconica ex diva del muto Norma Desmond in ''Viale del tramonto'', ma l'attrice, ormai ritiratasi da diversi anni, non prese neppure in considerazione la proposta e così la parte andò a Gloria Swanson. Nel 1950, la rivista ''Variety'' nominò la Garbo migliore attrice dei primi cinquant'anni del secolo e sempre nello stesso anno divenne cittadina statunitense; un premio Oscar alla carriera le fu conferito nel 1954. Come migliore attrice era stata candidata quattro volte dall'Academy Award, senza mai vincerlo. Dal ritiro dalle scene fino alla morte, avvenuta al ''Medical Center'' di Manhattan nel giorno di Pasqua del 1990, l'attrice condusse una vita assolutamente riservata, cercando il più possibile di evitare giornalisti e fotoreporter, restando affiancata solo dalla nipote e dai parenti. Riuscì a non rilasciare mai alcuna intervista, tranne all'inizio della sua carriera, ma non poté impedire di essere fotografata. Rarissime furono le occasioni in cui si fece fotografare consensualmente. I fotoreporter riuscirono comunque a scattarle di nascosto molte immagini che vennero poi pubblicate sui giornali. Greta Garbo stabilì la propria residenza a New York, in un lussuoso appartamento alle cui pareti erano appesi alcuni quadri di Renoir, uno fra i suoi pittori preferiti. La Garbo appartiene tuttora al ''mito'' e all'immaginario collettivo, ben oltre quello star system dal quale aveva sempre preso le distanze. Federico Fellini, parlando di lei, la definì una ''fata severa'': in cuor suo era, senza mezzi termini, ''la fondatrice d'un ordine religioso chiamato cinema''. Greta Garbo riposa nel cimitero di Skogskyrkogården, a Stoccolma. * Premio Oscar alla carriera nel 1954 e quattro candidature come miglior attrice con ''Anna Christie'' (1930), con ''Romanzo'' (1930), con ''Margherita Gauthier'' (1937) e con ''Ninotchka'' (1939). * Il brano ''Just Like Greta'' contenuto nell'album ''Magic Time'' di Van Morrison è ispirato a Greta Garbo. * Greta Garbo è menzionata nel brano ''My Name Is Jack'' contenuto nell'album ''Mannerisms'' di Manfred Mann e nella canzone ''Vacanze romane'' dei Matia Bazar. * Greta Garbo è menzionata come prima diva nel brano ''Vogue,'' il primo singolo estratto dall'album ''I'm Breathless'', nonché pietra miliare della carriera della performer Madonna. * Immagini non autorizzate di Greta Garbo sono state utilizzate nel film pornografico ''Adam & Yves''. *Citata nel brano Bette Davis Eyes. *Viene dichiaratamente citata (e omaggiata) nel film ''Cercando la Garbo'' (1984) di Sidney Lumet, in cui il suo personaggio fu interpretato da Betty Comden. * ''Herr och fru Stockholm'', regia di Ragnar Ring – cortometraggio (1920) * ''En lyckoriddare'', regia di John W. Brunius (1921) * ''Konsum Stockholm Promo'', regia di Ragnar Ring – cortometraggio (1921) * ''Luffar-Petter'', regia di Erik A. Petscheler (1922) * ''Kärlekens ögon'', regia di John W. Brunius (1923) * ''I cavalieri di Ekebù'' (''Gösta Berlings saga''), regia di Mauritz Stiller (1924) * ''La via senza gioia'' (''Die freudlose Gasse''), regia di Georg Wilhelm Pabst (1925) * ''Il torrente'' (''Torrent''), regia di Monta Bell (1926) * ''La tentatrice'' (''The Temptress''), regia di Fred Niblo (1926) * ''La carne e il diavolo'' (''Flesh and the Devil''), regia di Clarence Brown (1926) * ''Anna Karenina'' (''Love''), regia di Edmund Goulding (1927) * ''La donna divina'' (''The Divine Woman''), regia di Victor Sjöström (1928) * ''La donna misteriosa'' (''The Mysterious Lady''), regia di Fred Niblo (1928) * ''Il destino'' (''A Woman of Affairs''), regia di Clarence Brown (1928) * ''Orchidea selvaggia'' (''Wild Orchids''), di Sidney Franklin (1929) * ''Donna che ama'' (''The Single Standard''), regia di John S. Robertson (1929) * ''Il bacio'' (''The Kiss''), regia di Jacques Feyder (1929) * ''Anna Christie'', regia di Clarence Brown (1930) * ''Romanzo'' (''Romance''), regia di Clarence Brown (1930) * ''Anna Christie'', regia di Jacques Feyder (1931) * ''La modella'' (''Inspiration''), regia di Clarence Brown (1931) * ''Cortigiana'' (''Susan Lenox (Her Fall and Rise)''), regia di Robert Z. Leonard (1931) * ''Mata Hari'', regia di George Fitzmaurice (1931) * ''Grand Hotel'', regia di Edmund Goulding (1932) * ''Come tu mi vuoi'' (''As You Desire Me''), regia di George Fitzmaurice (1932) * ''La regina Cristina'' (''Queen Christina''), regia di Rouben Mamoulian (1933) * ''Il velo dipinto'' (''The Painted Veil''), regia di Richard Boleslawski (1934) * ''Anna Karenina'', regia di Clarence Brown (1935) * ''Margherita Gauthier'' (''Camille''), regia di George Cukor (1936) * ''Maria Walewska'' (''Conquest''), regia di Clarence Brown (1937) * ''Ninotchka'', regia di Ernst Lubitsch (1939) * ''Non tradirmi con me'' (''Two-Faced Woman''), regia di George Cukor (1941) * Tina Lattanzi in ''Mata Hari'' (ridoppiaggio), ''La regina Cristina'', ''Il velo dipinto'', ''Anna Karenina'', ''Margherita Gauthier'', ''Maria Walewska'' * Francesca Braggiotti in ''Cortigiana'', ''Mata Hari'', ''Grand Hotel'', ''Come tu mi vuoi'' * Andreina Pagnani in ''Ninotchka'', ''Non tradirmi con me'' * Rita Savagnone in ''Anna Christie'', ''Cortigiana'' (ridoppiaggio), ''Mata Hari'' (2º ridoppiaggio), ''Come tu mi vuoi'' (ridoppiaggio), ''Anna Karenina'' (2º ridoppiaggio), ''Margherita Gauthier'' (ridoppiaggio) e ''Maria Walewska'' (ridoppiaggio) * Anna Proclemer in ''Grand Hotel'' (ridoppiaggio) e ''Anna Karenina'' (ridoppiaggio) * Sonia Scotti in ''La regina Cristina'' (ridoppiaggio) * Angiola Baggi in ''Non tradirmi con me'' (ridoppiaggio) La stella della Garbo sull'Hollywood Boulevard
Gnutella
'''Gnutella''' è un network e un protocollo di rete ''Peer to Peer'' dedicato alla condivisione di file aperta e che dà vita all'omonima rete. L'approccio è di tipo ''Peer to Peer'' puro, ovvero quello in cui non esiste il ruolo di directory da parte dei server ; ogni peer "conosce" alcuni vicini, facendo sì che le richieste vengano propagate all'interno della comunità sfruttando la relazione di vicinanza. Per ovviare al problema che le richieste continuino a girare in circolo, viene normalmente indicato il numero massimo di "salti" , che una richiesta può fare sui peer contigui a partire dal nodo che l'ha generata prima di essere terminata.
Nonostante il nome contenga la parola GNU, essa non è parte del progetto GNU e per questo motivo la FSF, custode del progetto GNU, ha chiesto il cambiamento del nome. La seconda parte del nome deriva da Nutella, nome di una crema gianduia prodotta dall'azienda dolciaria italiana Ferrero, presumibilmente molto apprezzata dagli sviluppatori di questa rete. La prima implementazione del protocollo è stata il programma Gnutella scritto da Justin Frankel e Tom Pepper per la Nullsoft all'inizio del 2000. Il programma fu distribuito un giorno solo, il 14 marzo 2000 e fu scaricato da migliaia di persone, grazie all'annuncio apparso su Slashdot. Il codice sarebbe stato rilasciato in seguito probabilmente sotto licenza GNU GPL. Il giorno dopo AOL, che aveva da poco acquisito la Nullsoft, bloccò la distribuzione del programma per motivi legali e diffidò la Nullsoft dal continuarne lo sviluppo. Nonostante questo, la rete Gnutella sopravvisse sostenuta dalle migliaia di copie scaricate il primo giorno, che continuavano a distribuire il programma. In pochi giorni poi il protocollo fu reingegnerizzato e nacquero nuovi programmi liberi in grado di accedere a questa rete. Gnutella è una rete completamente ''serverless'', distribuita. I nodi sono trattati allo stesso modo, indipendentemente dalla banda e dal numero di file condivisi. Ogni nodo si occupa sia di fornire i file che di inviare e rispondere alle richieste di ''routing'' degli altri nodi, compito riservato ai server in una rete centralizzata. Ogni nodo, quindi, è sia un client sia un server: è definito a proposito ''servent''. Ciò consente una forte stabilità della rete, nella quale possono entrare e uscire continuamente nodi senza modificare le prestazioni. Reti come Emule hanno invece dei server che contengono una tavola hash, ossia un elenco dei file e degli indirizzi IP dove sono scaricabili; in mancanza di questo diviene difficoltosa l'identificazione dei nodi di rete e particolarmente onerosa la fase di ricerca dei file. Gnutella invia messaggi a un elevato numero di nodi, a fronte di ogni ricerca effettuata, con un impegno di banda e di CPU nei vari nodi. Il protocollo Gnutella attualmente implementato differenzia tra nodi "foglia" (leaf) e "ultranodi" (ultrapeer), al fine di concentrare la maggior parte del traffico di rete verso gli ultranodi, che dedicano alla rete maggiore capacità di banda e di calcolo, risparmiando traffico ai nodi foglia. I protocolli di cui è composta sono pubblici ed aperti. La sua funzione principale è la ricerca di file all'interno dei nodi della rete stessa, e il successivo trasferimento degli stessi al richiedente. Gnutella è un tipico esempio di overlay network. Esistono numerose applicazioni che si connettono a questa rete; le più popolari sono (in ordine alfabetico): * Aqualime * Acquisition (solo per macOS) * Bearshare * Cabos * Freewire * FrostWire (solo fino alla versione 4.x) * Furi * Gnucleus * gtk-gnutella (attivamente sviluppato) * LimeWire * MLDonkey * Morpheus * Phex * Qtella * QTraxMax * Shareaza (attivamente sviluppato) * Swapper * XoloX
Goro
'''Goro''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna. Fa parte dell'Unione Delta del Po.
Goro sorge nella parte più meridionale del delta del Po, lungo un striscia di terra compresa a nord dalla sponda destra del Po di Goro, che qui segna il confine tra l'Emilia-Romagna ed il Veneto, e a sud dalle rive della sacca di Goro. Il paese, compreso nel territorio del Parco del Delta del Po, è situato a 63 km ad est dal capoluogo provinciale Ferrara. Il comune di Goro confina a nord-est con quello di Ariano nel Polesine, a sud con il mare Adriatico, ad ovest con quello di Codigoro e a nord-ovest con quello di Mesola. Oltre al capoluogo l'unica frazione del comune gorese è Gorino. === Territorio === * Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 === Clima === La stazione meteorologica più vicina è quella di Codigoro. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a ; quella del mese più caldo, luglio, è di . * Classificazione climatica: zona E, 2269 GR/G L'alluvione di Goro del novembre 1958 Il toponimo di Goro deriva da "Gaurus", un vecchio ramo del Po di derivazione del Volano. L'abitato si formò nella prima metà del XVIII secolo sull'argine destro del Po, tra il fiume e il mare, in un territorio paludoso dove si ergevano dossi. Qui furono costruite le prime abitazioni, i casoni di canna, una tipologia abitativa rimasta quasi invariata dai primi insediamenti nel delta del Po sino alla loro sostituzione con case in muratura. Dall'inizio del '600 il porto si spostò progressivamente verso sud-est per il rapido avanzamento della costa che arrivò, un secolo dopo, all'altezza dell'attuale abitato di Goro, iniziando la formazione dell'attuale nota "Sacca di Goro". La storia di Goro è caratterizzata dalla continua lotta dell'uomo contro le acque del mare e del fiume. Ne sono testimonianza gli antichi manufatti di regimazione idraulica, come Torre Palù, Torre Abate, Balanzetta e la chiavica dell'Agrifoglio, e i fari, che dimostrano l'incessante modificarsi del territorio. Nel pieno della seconda guerra mondiale, il 28 marzo 1944, i fascisti uccisero cinque uomini nei pressi di Gorino. Nella notte tra il 12 e 13 novembre 1958 l'argine ad est del porto di Goro non resistette alla mareggiata provocata dal forte vento di Scirocco che soffiava da giorni, e l'acqua subito invase la Valle Bonello appena bonificata, poche ore dopo fu travolto dalle onde anche l'argine della marina davanti a Ca' Romanina allagando Valle Pioppa e la Scolà causando il conseguente allagamento del paese. Tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta, il paese iniziò lentamente ad uscire dalla sua depressione economica e dall'isolamento grazie alla riforma agraria, alle bonifiche e alla costruzione della Strada Statale 309 Romea. Nel 1962 Goro, fino ad allora frazione di Mesola, divenne comune autonomo tramite il DPR n. 1376 del 5 agosto. === Architetture religiose === * Chiesa della Beata Vergine delle Grazie, chiesa parrocchiale. === Architetture civili === * Lanterna Vecchia, è l'antico faro che un tempo illuminava la via dei marinai. La lanterna fu costruita nel 1864, in prossimità della foce, ma i progressivi depositi fluviali lo allontanarono sempre più dal mare (dista ), rendendolo inutile. Oggi la lanterna è stata recuperata ed è utilizzata come osservatorio naturalistico sulla sacca di Goro; è raggiungibile a piedi ed in bicicletta attraverso un percorso naturalistico o via mare con partenza dal Porto di Gorino * Faro di Goro (1951), realizzato sull'Isola dell'Amore, per sostituire l'ottocentesca Lanterna Vecchia. Di base cilindrica, è alto circa 22 metri ed è sormontato da una lanterna che ha un fascio luminoso di 10 miglia * Casa del Popolo (XIX secolo) * Porto di Goro, che costituisce la parte più interna dell'omonima Sacca * Mercato ittico, nel quale ogni giorno viene battuta l'asta del pescato "ad orecchio": per ogni partita di pesce i commercianti interessati annunciano sommessamente il prezzo d'acquisto all'astatore il quale, al termine delle contrattazioni, cede la merce al miglior offerente. *Torre Palù: struttura di carattere prevalentemente idraulico, posta a cavaliere del Canal Bianco, serviva a trasferire con un sistema di porte vinciane le acque di questo canale nell’Adriatico, impedendo al tempo stesso l’ingresso delle acque marine nel sistema di drenaggio (ma anche di irrigazione) della parte più settentrionale del territorio ferrarese. Costruita nel Settecento, presenta una notevole compiutezza formale; la sua altezza serviva anche al controllo del territorio. È stata restaurata nel 1985-1986. === Evoluzione demografica === === Immigrazione straniera === Al 31 dicembre 2019 a Goro risultano residenti 56 cittadini stranieri. === Eventi === Nel periodo maggio – giugno è possibile gustare i numerosi piatti del luogo alla "sagra del pesce" che si tiene nella vicina frazione di Gorino. Nel secondo e terzo fine settimana di luglio si svolge la "Sagra della Vongola Verace" organizzata dall'Associazione Turistica Pro Loco Goro. Ulteriore festività è la "fiera di S. Antonio", santo patrono dei pescatori, che si tiene a Goro la domenica successiva al 13 giugno. Molto rinomato anche il Faro Festival, con eventi e performance teatrali e musicali. === Media === ==== Televisione ==== Il paese è stato il soggetto del documentario di Sergio Zavoli ''I vivi e i morti di Goro'' del 1963. === Frazioni === Lo statuto comunale riconosce come unica frazione Gorino. L'idrovora de La Romanina Goro ha un porto moderno che conserva tratti del borgo peschereccio di un tempo. Pesca, venericoltura e mitilicoltura sono al primo posto nell'economia locale e la locale flottiglia supera le 2.500 imbarcazioni. Il paese vanta il primato europeo nella produzione della vongola verace e si posiziona ai primi posti a livello mondiale. La venericoltura, praticata nella vicina sacca di Goro a partire dagli anni settanta, impiega l'80% delle famiglie goresi e rappresenta il 90% della produzione regionale ed il 40% di quella nazionale. Altra importante voce dell'economia locale è il turismo, grazie alla presenza del Parco regionale del Delta del Po dell'Emilia-Romagna. Marina di Goro === Strade === La principale via d'accesso a Goro è la strada provinciale 27 che unisce il paese alla Strada statale 309 Romea. === Porti === Nave * Porto commerciale e turistico di Goro * Porto commerciale e turistico di Gorino Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. A.S.D. F. Ricci è la squadra principale di calcio di Goro che nella stagione 2015/2016 ha vinto il campionato di 2ª Categoria del campionato di calcio italiano, l'attuale presidente è Giacomo Pandini. La maggior categoria in cui ha militato la squadra di casa è il campionato di promozione.
Guerra
Per '''guerra''' si intende un fenomeno sociale che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati. Nel suo significato tradizionale la guerra è un conflitto fra stati sovrani o coalizioni per la risoluzione, di regola in ultima istanza, di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti, ma in ogni caso parziali, conflitti di interessi ideologici ed economici. Il termine deriverebbe dalla parola ''werran'' dell'alto tedesco antico che significa ''mischia''. Nel diritto internazionale, il termine è stato sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall'espressione "conflitto armato", applicabile a scontri di qualsiasi dimensione e tipo. La guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume, sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la cambiano nella sua essenza, esaltandola o condannandola. Le testimonianze archeologiche indicano che la guerra fa parte della vita umana da tempo immemorabile: secondo le teorie passate, si presumeva che i primi popoli nomadi fossero più pacifici rispetto ai loro omologhi sedentari degli anni successivi, ma i ritrovamenti dei luoghi di sepoltura di massa in tutto il mondo hanno portato gli studiosi a rivedere questa teoria. Una sepoltura di massa a Jebel Sahaba , nel Sudan settentrionale, per esempio, contiene i resti di 61 tra adulti e bambini; circa il 40% dei quali sono deceduti per morte violenta e mostrano gravi ferite o delle punte di freccia incastrate tra le ossa. Questo sito risale all' a.C. circa.
Battaglia di Chocim (1673), durante la guerra fra Polonia e Impero ottomano, in un dipinto di Juliusz Kossak (1892) Fino alla seconda guerra mondiale era prassi di diritto internazionale ampiamente osservata il far precedere le ostilità da una dichiarazione di guerra. Le alleanze militari fra Stati obbligavano i firmatari a entrare nel conflitto se un altro Stato violava la neutralità e l'integrità territoriale, invadendo i confini esterni di uno Stato partecipante con le proprie truppe, oppure ne manifestava la volontà con una dichiarazione di guerra: i patti di mutua assistenza militare propagavano rapidamente le dimensioni dei conflitti. Generalmente, il conflitto armato comincia a partire da un evento specifico, il cosiddetto ''casus belli'': un'invasione militare, l'uccisione nemica di concittadini, come soldati, o beneficiari dell'immunità diplomatica, come ambasciatori, capi di Stato o reggenti. Anche incidenti diplomatici possono innescare crisi che si risolvono in un conflitto armato, a causa di inosservanze dei protocolli diplomatici, come non presentarsi a una convocazione o rifiutare di ricevere un ambasciatore, ingerenze politiche sulle nomine, dichiarazioni offensive senza scuse o smentite ufficiali degli organi di stampa ed eventuali dimissioni del dichiarante. Preso a sé, il casus belli può essere anche non molto grave, ma la sua importanza è amplificata dalle tensioni e dagli attriti già esistenti. La guerra spesso si manifesta insieme a un periodo di sospensione dello Stato di diritto nel quale il diritto e la giustizia militare si sostituiscono a tutte le altre fonti della giurisprudenza. Con l'avvento dell'ONU, il cui statuto condanna lo Stato aggressore e consente allo Stato aggredito di difendersi con immediatezza, la dichiarazione di guerra è praticamente scomparsa dallo scenario internazionale. Molte Costituzioni, fra le quali quella italiana, ammettono la guerra di sola difesa. Nessuno Stato è infatti disposto a dichiararsi aggressore con una tale procedura, mentre infiniti sono gli appigli per dichiararsi aggredito. In definitiva lo Statuto dell'ONU, che nelle intenzioni doveva servire a far scomparire la guerra, ha fatto invece scomparire soltanto la dichiarazione di guerra. Secondo quanto osservato da von Clausewitz, la guerra non è accesa dall'azione di chi offende, ma dalla reazione di chi si difende: se non ci fosse reazione, infatti, si verificherebbe un'occupazione e non un conflitto armato. Tale fu il caso, ad esempio, dell'Anschluss, ovvero l'invasione dell'Austria da parte della Germania nel 1938. Si ha pertanto l'inizio della guerra quando si verifica il primo combattimento fra forze contrapposte. La guerra non si conclude però semplicemente con la cessazione dei fatti d'arme; più formalmente è necessario che si verifichi uno dei seguenti eventi: * un armistizio, che riguardi cioè tutti i teatri e tutte le forze armate delle parti che lo stipulano; * la resa incondizionata di una parte; * la ''debellatio'' di una parte, cioè il completo annientamento delle sue forze armate, l'occupazione totale o annessione del suo territorio e la cessazione di ogni attività politica anche interna. Talora, un Paese che vuole entrare in conflitto compie azioni per provocare a guerra l'aggressore e poter reagire; non necessariamente si inizia un conflitto con un'occupazione militare di un territorio straniero. Dalla seconda metà del XX secolo a seguire, molte guerre sono state combattute senza essere dichiarate, con interventi militari giustificati come aiuti a governi "fratelli" come la guerra del Vietnam, l'invasione sovietica dell'Afghanistan, o semplicemente con un'azione militare diretta come la guerra di Corea o l'invasione del Kuwait. A volte, a queste guerre hanno fatto seguito altre azioni ad esse collegate, come la prima guerra del Golfo nella quale una coalizione, in forza di un mandato dell'ONU, ha schierato sul campo un potente esercito appoggiato da forze navali ed aeree che hanno rimosso il contingente iracheno di occupazione dal Kuwait e distrutto gran parte dell'armamento terrestre ed aereo delle forze armate irachene, disarticolandone le unità operative ma non occupando permanentemente il territorio dell'Iraq. In età contemporanea, nei periodi di tensione e di crisi, si è soliti sviluppare un'attività politica e diplomatica di tutta la comunità internazionale per evitare il conflitto: in tali periodi, le forze armate giocano un ruolo rilevante nel dimostrare la credibilità e la determinazione dello Stato, con lo scopo deterrente di rendere evidente all'antagonista la sproporzione fra l'obiettivo da conseguire e il costo, sociale e materiale, di una soluzione militare. La guerra quindi può essere evitata quando ambedue i contendenti percepiscono questo sfavorevole rapporto. === Fasi temporali === La guerra è preceduta da: *un periodo di tensione, che ha inizio quando le parti percepiscono l'incompatibilità dei rispettivi obiettivi; * un periodo di crisi, che ha inizio quando le parti non sono più disponibili a trattare tra di loro per rendere compatibili tali obiettivi. Le guerre sono combattute per: * il controllo di risorse naturali, in particolare risorse scarse (limitate o finite), fra cui: grano e acqua per il fabbisogno alimentare, fonti energetiche (gas, petrolio, carbone), materie prime per le industrie (ferro, acciaio, leghe), metalli preziosi (oro e argento) come valuta di riserva per l'emissione di moneta convertibile; *per risolvere dispute territoriali (i confini fra due Stati-nazione); *per risolvere dispute commerciali; *a causa di conflitti etnici, religiosi o culturali, per dispute di potere e per molti altri motivi. Si giunge alla guerra quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di altra natura non riesce a trovare una soluzione negoziata attraverso la diplomazia, o quando almeno una delle parti percepisce l'inesistenza di altri mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi. === Classificazione === Ci sono svariate classificazioni possibili della guerra. Una è: ''convenzionale/non convenzionale''. Nella guerra convenzionale sono coinvolte forze armate ben identificate che combattono in modo relativamente aperto e palese, senza far ricorso ad armi di distruzione di massa. La guerra non convenzionale comprende tutto il resto: tattiche di incursione, guerriglia, insurrezione e terrorismo o, in alternativa a tutto ciò, può includere la guerra nucleare, batteriologica o chimica. Tutte queste categorie ricadono normalmente in due più ampie: ''conflitti ad alta intensità ed a bassa intensità''.I primi si manifestano tra due superpotenze o due grandi paesi che si scontrano per ragioni politiche. I conflitti a bassa intensità implicano la contro-insurrezione, gli atti di guerriglia e l'impiego di corpi specializzati nel contrastare i rivoluzionari. === Il ''Peacekeeping'' === Le ''operazioni di peacekeeping'', missioni militari armate alle quali un mandato internazionale (ONU o Unione europea) ha conferito legittimità, se non possono essere considerate tecnicamente guerre presentano per il personale impegnato tutti i rischi di quelle operazioni, con limitazioni ancora maggiori dal punto di vista delle regole operative. Nell'accezione datagli dalle Nazioni Unite, il ''peacekeeping'' è "''un modo per aiutare paesi tormentati da conflitti a creare condizioni di pace sostenibile''". Il personale civile e militare delle missioni ONU viene fornito dai paesi membri. Queste operazioni vengono compiute in territori sconvolti da guerre civili e le truppe impiegate dovrebbero fungere da forza di interposizione tra i contendenti e stabilizzazione del territorio, ma se necessario possono usare la forza necessaria a fermare azioni violente contro civili indifesi. Nondimeno la loro presenza non ha impedito episodi come il massacro di Srebrenica, avvenuto durante la guerra civile jugoslava sotto gli occhi di un battaglione di caschi blu olandesi. I conflitti possono essere diversamente classificati in relazione al numero piuttosto vasto dei loro parametri. === In base all'estensione territoriale === * ''Conflitto mondiale'': conflitto esteso a più teatri operativi collocati anche in continenti diversi, coordinati fra di loro anche se coinvolti in tempi non strettamente coincidenti; vi partecipano tutte le grandi potenze e le medie potenze regionali dei teatri interessati, e un numero elevato di potenze minori. Unici esempi nella storia: la Seconda guerra mondiale e, anche se la collocazione è discutibile, la Prima guerra mondiale e la Guerra dei sette anni. * ''Conflitto regionale'': conflitto che si svolge essenzialmente in un solo teatro operativo in una regione geofisica ben delimitata, con la partecipazione di almeno una media potenza regionale, più altre potenze minori della stessa regione; non esclude la partecipazione diretta di una grande potenza o la partecipazione indiretta di più grandi potenze. Esempi nella storia (limitatamente al XX e XXI secolo): le guerre balcaniche, i conflitti arabo-israeliani, la prima guerra del Golfo. * ''Conflitto locale'': conflitto fra un limitatissimo numero di potenze, spesso solo due, e che coinvolge un limitato territorio appartenente a uno solo o al massimo ai due contendenti diretti; esclude la partecipazione diretta di grandi e medie potenze i cui territori non siano direttamente coinvolti. Esempi nella storia (limitatamente al XX e XXI secolo): la guerra italo-turca, la guerra d'Etiopia. === In base al tipo dei soggetti che la combattono === * ''Conflitto simmetrico'': conflitto tra parti che dispongono tutte di un'organizzazione statuale completa e di forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato. * ''Conflitto asimmetrico'': conflitto tra due parti, una sola delle quali dispone di un'organizzazione statuale completa e di forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato, mentre l'altra non è formata, o è in corso di formazione. Questa parte di solito non procede con i metodi classici della guerra ma pone in opera la guerriglia. Un esempio può essere dato dal terrorismo, anche se bisognerebbe creare una classificazione specifica per caratterizzare questi atti di guerra. Non si parla di conflitto asimmetrico se è un'organizzazione statale, si veda l'esempio della Spagna nel corso dell'invasione napoleonica, a combattere tramite il proprio esercito con tattiche di guerriglia. Lo scontro tra le formazioni di guerriglia sorte spontaneamente e l'esercito napoleonico, è invece considerabile un caso di guerra asimmetrica. === In base ai mezzi impiegati === Esplosione nucleare, 1953, Nevada Test Site * ''Conflitto non convenzionale'': conflitto nel quale due o più parti dispongono di armi di distruzione di massa e sono disposte a impiegarle fin dall'inizio del conflitto. Non si sono mai avuti esempi di un tale tipo di conflitto, peraltro ipotizzato fin dagli anni cinquanta, quando sia gli Stati Uniti d'America sia l'Unione Sovietica disponevano di questi tipi di armamenti. * ''Conflitto convenzionale in potenziale ambiente nbc'': conflitto nel quale due o più parti dispongono di armi di distruzione di massa e sono disposte a impiegarle solo se le circostanze dovessero renderlo indispensabile. Non si sono mai avuti esempi di un tale tipo di conflitto, peraltro ipotizzato fin dagli anni sessanta, quando l'equilibrio nucleare fra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica sconsigliava ad ambedue l'impiego iniziale di tali tipi di armamenti per timore di una ritorsione. * ''Conflitto convenzionale'': conflitto nel quale le parti non dispongono di armi di distruzione di massa, o nel quale gli eventuali detentori rinunciano a priori al loro impiego, eventualmente sotto il controllo di una potenza terza o di una organizzazione internazionale. === In base alla soggettività internazionale dei contendenti === * ''Conflitto internazionale'': conflitto nel quale tutti i contendenti sono soggetti di diritto internazionale. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nell'ambito del processo di decolonizzazione, sono stati considerati soggetti di diritto internazionale anche i fronti di liberazione nazionale, purché avessero l'effettivo controllo di territorio e popolazione, disponessero di forze armate organizzate e rispettassero il diritto internazionale bellico e umanitario. * ''Conflitto non internazionale'': conflitto nel quale una o più parti non sono soggetti di diritto internazionale, per cui il conflitto è sottratto alle norme del diritto bellico in quanto considerato affare interno; in particolare, rientrano in questa categoria le guerre civili, nelle quali si ha lo scontro fra opposte fazioni nell'ambito di un solo paese o entità politica. === Altre definizioni dei conflitti === Nell'uso comune, specie in campo giornalistico o nei discorsi di natura politica, vengono fornite altre definizioni di un conflitto, ancorché giuridicamente e tecnicamente non corrette. Fra le più usuali: * ''Guerra totale'': si vuole indicare un conflitto che coinvolge tutte le risorse del paese in guerra. Ciò è normale, in quanto le guerricciole per piccoli problemi di confine sono assai rare. * ''Guerra lampo'' (''Blitzkrieg''): nel senso di un conflitto organizzato per avere una durata limitatissima nel tempo, mediante l'uso di strategie e tattiche altamente redditizie e in presenza di un grande divario di mezzi disponibili, fra i due contendenti. In breve, significa distanze maggiori in tempi più brevi. Il termine è spesso usato in contrapposizione a guerra di posizione, o a di logoramento, essenzialmente statiche e di durata prolungata. La prima guerra mondiale è cominciata come guerra lampo, ma poi divenne di logoramento. * ''Guerra preventiva'': guerra aperta da un soggetto in seguito alla percezione di una grave minaccia all'incolumità dei propri interessi; secondo alcuni rientra nel concetto di autodifesa prevista dallo statuto dell'ONU, mentre altri ritengono conflitti di questo tipo essere operazioni belliche offensive nel loro senso tradizionale. Numerose convenzioni, che nel loro insieme costituiscono il diritto bellico, regolamentano il comportamento in guerra; esso risponde a due grandi e separate questioni, cioè qual è il modo giusto di intraprendere la guerra e quale è il modo giusto di condurla. ===''Ius ad bellum''=== Il Patto Briand-Kellogg per primo afferma nel 1928 il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, principio poi recepito nelle costituzioni di varie democrazie occidentali nel dopoguerra; la successiva Carta delle Nazioni Unite del 1945 alla nozione di guerra sostituisce la più ampia nozione di ricorso alla forza, che comprende le cosiddette ''measures short of war'' (misure vicine alla guerra), non regolate dal Patto di Brian-Kellogg, e introduce un sistema di sanzioni per i Paesi che violano il trattato. La Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace del 1984 afferma, non più nella sola forma negativa di un divieto della guerra, un diritto dei popoli alla pace, e l'impegno per il disarmo nucleare. Inoltre, lo statuto delle Nazioni Unite consente la legittima difesa di un paese (sia direttamente del paese aggredito, sia di altri Stati che intervengono collettivamente a suo sostegno). Ciò per evitare una propagazione incontrollata del conflitto: fuori dei requisiti della legittima difesa (proporzionale e immediata, ''ex'' articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite) occorre che ci sia un'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza all'uso della forza, come è successo nella Guerra del Golfo del 1991. La regola sarebbe che il Consiglio di Sicurezza decide di prendere azioni "ai sensi del capo VII" mediante l'uso diretto di contingenti militari messi a disposizione dagli Stati membri e posti sotto il comando del Comitato di Stato Maggiore ONU: ma gli articoli 42 e 43 dello Statuto ONU non sono mai stati attuati e la formulazione delle decisioni del Consiglio di sicurezza è, oramai, nella forma di autorizzazione agli Stati di "prendere ogni misura necessaria" in difesa della pace e della sicurezza internazionale. Interpretazioni estensive del diritto umanitario hanno portato a considerare legittima l'ingerenza umanitaria, ovvero l'intervento dall'esterno in fatti interni di uno Stato quando questi fatti costituiscano violazione evidente dei diritti dell'uomo. L'ingerenza umanitaria ha giustificato nel passato interventi militari consacrati da una risoluzione ONU per costringere i governi a rispettare quei diritti fondamentali. Analoga ingerenza potrebbe essere autorizzata per proteggere beni culturali ritenuti patrimonio dell'umanità. Le costituzioni di molti Stati ammettono la guerra di sola difesa, vietando alle forze militari del paese di attaccare civili, militari e infrastrutture sul suolo di un altro paese o comunque appartenenti a un altro Stato sovrano. La Costituzione italiana, con l'articolo 11, è una delle più esplicite: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.». ===''Ius in bello''=== Il diritto bellico è affiancato dal diritto umanitario, volto alla protezione delle vittime di guerra. Le più importanti convenzioni in materia erano, prima della Carta dell'ONU, quelle dell'Aia del 1899 e del 1907. Le più importanti e attuali convenzioni di diritto umanitario sono le convenzioni di Ginevra del 1949 e i suoi protocolli aggiuntivi, due del 1977 e uno del 2005. In Italia, è stata posta una questione di legittimità alla Corte Costituzionale in merito all'esistenza di una distinzione fra codici militari in tempo di pace e di guerra, e, successivamente, in merito all'esistenza stessa di un diritto militare, che possa agire in deroga alle regole che disciplinano il rapporto fra privati cittadini. La Consulta ha ribadito il principio per cui le azioni dei militari non sono soggette alle stesse regole dei privati cittadini né essere valutate dai tribunali civili. L'istinto di sopravvivenza, la preservazione del proprio territorio vitale, la difesa dei propri mezzi di sussistenza, sono alcuni esempi di come una comunità possa esser spinta a prendere le armi contro una comunità nemica che mette a rischio spazi, diritti, valori o beni dati per acquisiti e irrinunciabili. A queste motivazioni di tipo egoistico o utilitaristico si affiancano (e talvolta si coniugano) motivazioni di carattere psicologico o umorale come l'odio, il disprezzo, la vendetta, la paura. === Guerre di religione === Un altro fattore molto forte di innesco per le guerre sono i motivi religiosi, nei quali un preteso diritto derivante da credenze religiose, o interpretazioni personali di scritti o tradizioni precedenti, diventa per un popolo o gruppo religioso causa per lanciare una guerra di aggressione verso quello che viene individuato come bersaglio della propria insoddisfazione. Una guerra di questo tipo viene denominata guerra santa, e gli esempi storici più noti sono le crociate per il mondo occidentale e il jihād (che però in arabo ha un significato non necessariamente legato ad operazioni violente) per i musulmani. Entrambe le tipologie di guerra hanno però provocato nei tempi gravi spargimenti di sangue tra i civili. Anche di recente sia in nome del jihād, sia per sostenere la guerra al terrorismo da parte di personale civile e militare delle forze armate statunitensi o di paesi alleati si sono avuti anche comportamenti non conformi alle leggi di guerra, con torture ed uccisioni sanguinose ed ingiustificate. === Guerre a sfondo razziale === Ancora un'altra motivazione è la matrice razzista, nella quale un popolo o una nazione aggrediscono un'altra ritenuta inferiore secondo i propri criteri. L'esempio più eclatante rimane la politica espansionistica della Germania nazista in Europa orientale durante la seconda guerra mondiale, ma analoghi esempi sono i conflitti africani come il genocidio del Ruanda. Dal punto di vista etico la guerra pone almeno tre tipi di problemi con relativi sotto problemi. Il primo riguarda la responsabilità dell'istituzione pubblica e dei suoi rappresentanti nell'indurre dietro compenso o costringere come dovere patrio dei soggetti a prendere le armi e farne uso contro qualcuno. Il secondo riguarda la legittimità o meno dei comportamenti del soggetto che usa le armi sotto coercizione a farlo e in base a ordini ineludibili. Il terzo riguarda la legittimità dell'azione di belligeranza come autodifesa di una comunità rispetto a danni non necessariamente di tipo violento, ma, per esempio, economico o morale. Dal punto di vista economico si osserva infatti come nel tempo evolva mantenendo una coerenza logica. === Prima ondata === *Durante il sistema agrario il soldato combatte spesso nell'arco di un limitato periodo stagionale. *Le razioni alimentari sono personali in partenza e poi di volta in volta depredate localmente. *Al termine del conflitto l'estrema sanzione agli occupati dopo l'eliminazione dei soldati è la distruzione delle coltivazioni. === Seconda ondata === *Con l'economia industriale il servizio militare diventa di massa per legge con la leva obbligatoria (in Francia dopo il 1792, in Giappone nel 1868 e negli Usa durante la guerra civile). *I nuovi comandanti sono addestrati nelle accademie militari. *Non si distingue più alcuna differenza tra un obiettivo civile e un obiettivo militare. === Terza ondata === *Il progresso tecnologico del settore civile sorpassa quello militare. *La fuga di cervelli diventa un parametro per misurare la ricchezza di particolari macro-aree capaci di attrarne come la Silicon Valley. *Per ragioni di efficacia le decisioni dell'intelligence sono sempre più vincolate da informazioni aperte a favore della maggior partecipazione possibile. Col termine "guerre delegate" (o guerre per procura) si intende un nuovo tipo di conflitto in cui non avviene un grande dispiegamento di uomini e mezzi sul campo di battaglia, non c'è una leva militare obbligatoria ed è pure molto limitato anche l'invio di militari professionisti: il Paese invia armi e istruttori alle truppe alleate del luogo (regolari o separatiste), ed alcuni ''contractors'', militari ed ex-militari volontari per azioni mirate. Questo tipo di conflitto è ugualmente redditizio per la lobby delle armi, mentre ha costi pubblici inferiori e meno morti al fronte (la morte dei contractors in genere non fa nemmeno notizia), e per questo è ben vista dai politici rispetto alle possibili critiche della stampa e degli elettori. === Economia di guerra === Nell'economia di guerra, lo Stato nazionale emette una crescente quantità di moneta. Una simile emissione causa svalutazione e iperinflazione che impoveriscono la popolazione e possono arrivare perfino ad azzerare il potere d'acquisto della moneta. È frequente che i beni essenziali vengano razionati e che il loro ottenimento venga dunque a prescindere dall'uso della moneta. In controcorrente, è la teoria economica di John Maynard Keynes. Il ''deficit spending'', la spesa pubblica finanziata con debiti, sarebbe utile anche in tempo di guerra, per generare piena occupazione e una crescita più che proporzionale del PIL/pro capite in una nazione con l'economia a terra. Il conflitto crea posti di lavoro che riportano la disoccupazione ai livelli normali pre-crisi, una ricchezza distribuita tra tutti cittadini, e il debito si ripaga da sé poiché genera una ricchezza nazionale più alta del debito iniziale. L'esito disastroso dei debiti di guerra al termine dei conflitti mondiali smentì questa tesi. A ciò si aggiunge il fatto che il settore militare e della difesa è un settore dell'economia fra quelli più ''capital intensive'' e non ''labour intensive'', vale a dire in cui all'investimento pubblico o privato sono richieste enormi quantità di denaro per generare un minimo numero di posti di lavoro, tutt'altro che utile a riassorbire la disoccupazione. In vista dei conflitti, gli Stati accumulano riserve anche sotto forma di oro, investimento in sé poco conveniente perché non genera interessi, diversamente dagli strumenti finanziari o da un investimento produttivo. Tuttavia, l'oro conserva il suo valore nel tempo, mentre le valute si possono deprezzare e gli strumenti finanziari sono soggetti a rischio. La disponibilità di oro rappresenta quindi la garanzia che in cambio si potranno ottenere anche in futuro le risorse necessarie per i bisogni della guerra. L'uso dell'oro si diffonde in conformità alla Legge di Gresham: «la moneta cattiva scaccia quella buona». A causa della continua emissione di debito pubblico per finanziare la spesa militare, avviene l'iperinflazione e la svalutazione della moneta ufficiale a corso forzoso che, nonostante lo imponga la legge (a pena di multe e carcere per chi la rifiuta), viene sempre meno accettata per i pagamenti, in favore di mezzi di pagamento che non possono subire svalutazione perché hanno un valore intrinseco prossimo o uguale al loro valore nominale (come i metalli preziosi). In tempo di guerra e anche in vista di un probabile rischio di guerra, gli investimenti in tutte le attività produttive civili (nei territori che rischiano di esserne coinvolti) crollano bruscamente, a causa sia della probabile incapacità per impoverimento della domanda di assorbire le nuove merci civili, sia a causa delle probabili difficoltà, impossibilità di eseguire la produzione, per la probabile indisponibilità o distruzione degli impianti e/o di uno o più degli altri fattori produttivi necessari. In una certa misura l'economia di guerra (che include produzione e commercio di armi, un piccolo valore rispetto all'economia produttiva civile totale) sottrae risorse e soprattutto sottrae distruttivamente quasi ogni possibilità di espansione o ricostruzione ai settori dell'economia civile (la quasi totalità del valore). In tempo di guerra, la spesa militare è una voce rilevante e spesso predominante della spesa pubblica. Per sostenerla, gli Stati ricorrono spesso all'indebitamento. Il debito contratto verso soggetti esterni allo Stato è in genere denominato in valuta estera o in oro. Mentre il debito contratto in moneta nazionale ne segue le sorti (come il debito italiano nella seconda guerra mondiale, che in termini reali si ridusse a ben poco dopo la fine del conflitto) il debito denominato in altre valute o in oro continua invariabilmente a pesare sull'economia del Paese. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia adottò un sistema in cui l'industria militare, che era a controllo pubblico, reinvestiva gli utili comprando titoli di debito pubblico italiano (che, come la moneta fortemente svalutata, non avevano molti acquirenti): in questo modo, si creava un circuito economico chiuso in cui lo Stato emetteva moneta a debito contro titoli per finanziare l'industria militare e questa sua volta ripagava/riacquistava i titoli in scadenza, consentendo una nuova emissione e produzione propria. Lo Stato che esce vincitore da una guerra pretende non di rado dallo Stato sconfitto il pagamento di indennità dette riparazioni di guerra, che coprono in tutto o in parte le spese sostenute e a volte permettono anche un guadagno monetario. L'origine delle riparazioni di guerra risale all'antichità e si hanno tracce documentate di questa usanza già nel 440-439 a.C., quando la città di Samo sconfitta da Atene dovette pagare a questa le spese dell'assedio da essa stessa sostenuto e perso. Nell'era moderna fu Napoleone Bonaparte a collegare inscindibilmente il pagamento dei danni di guerra al trattato di pace che la concludeva, pretendendo dai vari stati sconfitti, come Austria, Prussia, Spagna ed altri, il pagamento in natura e valuta dei danni, stimati dal vincitore; la pratica venne poi ripetuta a ruoli invertiti dopo la sconfitta dell'Impero Francese, e ancora dai prussiani verso la Francia che aveva perso la guerra del 1870; allo stesso modo gli Alleati, su espressa richiesta del presidente statunitense Woodrow Wilson, pretesero dai tedeschi un risarcimento dopo la fine della prima guerra mondiale, ma la sua entità venne calcolata tale da essere considerata altamente punitiva dai britannici, che esitarono prima di appoggiare le pretese francesi. Le conseguenze di queste riparazioni sull'economia tedesca, sommate a quelle indotte dalla grande depressione del 1929, furono tali da venire additate da molti come una delle cause che spinsero i tedeschi ad appoggiare l'avvento del nazismo e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Le forti oscillazioni borsistiche causate dalle vicende delle guerre, oltre che delle tensioni internazionali, sono fonte di ingenti guadagni immediati da parte dei pochi soggetti in grado di determinare (o di conoscere in anticipo) tali vicende L'analisi statistica della guerra è stata cominciata da Lewis Fry Richardson dopo la prima guerra mondiale. Più recentemente, banche dati sulle guerre sono state costruite dai ''Correlates of War Project'' e da Peter Brecke, che ha censito e strutturato ricerche già esistenti. Nel tempo, scrittori di ogni cultura e posizione politica hanno trattato il tema della guerra nelle loro opere. Tra i più celebri di certo possiamo citare L'arte della guerra, uno dei più importanti trattati di strategia militare di tutti i tempi del cinese Sun Tzu. Si tratta probabilmente del più antico testo di arte militare esistente (VI secolo a.C. circa), articolato in tredici capitoli, ognuno dedicato ad un aspetto della guerra. Questo testo ebbe una grande influenza anche nella strategia militare europea. È un compendio i cui consigli si possono applicare, al pari di altre opere della cultura sino-giapponese, a molti aspetti della vita, oltre che alla strategia militare, ad esempio all'economia e alla conduzione degli affari. Grandi condottieri come Napoleone Bonaparte hanno scritto memorie, nello specifico ''Aforismi politici, pensieri morali e massime sulla guerra'', ma nella storia occidentale abbiamo trattati militari molto più antichi come quelli di Gaio Giulio Cesare, dal De bello gallico scritto fra il 58 e il 50 a.C. e diviso in otto libri al De bello civili. Molti altri libri sono stati scritti nei secoli successivi, da figure come il tedesco Carl von Clausewitz, il cui trattato Della guerra (Vom Kriege), pubblicato per la prima volta nel 1832, non venne mai completato, a causa della morte precoce dell'autore. Oltre alla famosa citazione che correla guerra e politica, si può riportare anche: Carl von Clausewitz, nel suo libro ''Della guerra'', compie un'analisi del fenomeno: «La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi» e «La guerra è un atto di forza che ha lo scopo di costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà.»
Geometria euclidea
Dodecaedro La '''geometria euclidea''' è un sistema matematico attribuito al matematico alessandrino Euclide, che la descrisse nei suoi ''Elementi''. La sua geometria consiste nell'assunzione di cinque semplici e intuitivi concetti, detti assiomi o postulati e, nella derivazione da detti assiomi, di altre proposizioni che non abbiano alcuna contraddizione con essi. Questa organizzazione della geometria permise l'introduzione della retta, del piano, della lunghezza e dell'area. Sebbene molte delle conclusioni di Euclide fossero già conosciute dai matematici, egli mostrò come queste potessero essere organizzate in una maniera deduttiva e con un sistema logico. Gli ''Elementi'' di Euclide incominciano con un'analisi della geometria piana, attualmente insegnata nelle scuole secondarie e utilizzata come primo approccio alle dimostrazioni matematiche, per poi passare alla geometria solida in tre dimensioni. Dopo Euclide sono nati particolari tipi di geometrie che non necessariamente rispettano i cinque postulati; tali geometrie sono definite ''non euclidee''.
I cinque postulati di Euclide sono: # ''Tra due punti qualsiasi è possibile tracciare una e una sola retta;'' # ''Si può prolungare un segmento oltre i due punti indefinitamente;'' # ''Dato un punto e una lunghezza, è possibile descrivere un cerchio;'' # ''Tutti gli angoli retti sono congruenti tra loro;'' # ''Se una retta che taglia altre due rette determina dallo stesso lato angoli interni minori di due angoli retti, prolungando le due rette, esse si incontreranno dalla parte dove i due angoli sono minori di due retti.'' I cinque postulati di Euclide e la formulazione del quinto che oggi si preferisce utilizzare Si nota subito una differenza tra i primi quattro, immediatamente evidenti e praticamente verificabili col semplice uso di matita, righello e compasso, e il quinto, che non è caratterizzato dall'immediatezza pratica dei primi, mentre presenta una formulazione molto più involuta. Infatti egli dimostra le prime 28 proposizioni del primo libro degli ''Elementi'' senza fare uso del quinto postulato. Il quinto postulato è equivalente all'assioma seguente, oggi più usato: :''Per un punto esterno a una retta data passa una e una sola retta parallela a questa.'' Sulla violazione di questi postulati, e soprattutto sul quinto, si fondano le geometrie non euclidee come ad esempio la geometria iperbolica. === Corollari === Dagli assiomi si possono dedurre delle relazioni di incidenza tra punti, rette e piani. Ad esempio: * Per un punto passano infinite rette * Per due punti distinti passa una e una sola retta * Per una retta nello spazio passano infiniti piani * Per tre punti non allineati nello spazio passa un solo piano * Per tre punti allineati passa una e una sola retta Si definiscono quindi altre nozioni, quali ad esempio: * Due rette nello spazio si dicono ''complanari'' quando giacciono sullo stesso piano. * Se un punto divide una retta, ciascuna delle due parti si dice semiretta: questa sarà dotata di un'origine, ma non di una fine. * La parte di retta delimitata da due punti è detta segmento. === Sul V postulato === Il quinto postulato di Euclide Nel 1899, David Hilbert (nato a Königsberg il 23 gennaio del 1862 e morto a Gottinga il 14 febbraio del 1943) propone un sistema assiomatico corretto per la geometria. Così facendo si cercava di dimostrare per assurdo la correttezza del quinto postulato, e poi perché nella versione originale sono impliciti alcuni altri assunti: ad esempio, nel primo assioma, è implicito che la retta esista e sia una sola, e che esistano due punti distinti; nel secondo, che una retta possegga più di un punto; nel terzo, che nel piano ci siano almeno tre punti non allineati, che si possa riportare un segmento di retta per traslazione senza deformarlo, e via di questo passo. Venne così pubblicato ''Grundlagen der Geometrie'', in cui veniva fornito un sistema assiomatico completo, fondato su 21 assiomi, per la geometria euclidea. Fatto questo, subito venne dimostrato da Henri Poincaré che la geometria iperbolica, indagata da Giovanni Girolamo Saccheri, fondata correttamente da Nikolaj Ivanovič Lobačevskij e confermata con un modello da Eugenio Beltrami, poteva essere messa in corrispondenza con la geometria euclidea, in modo tale che un'eventuale autocontraddizione dell'una avrebbe causato la rovina anche dell'altra. Per una completa comprensione della geometria euclidea è necessario definire le basi su cui si regge, i concetti primitivi: * '''Punto''' (un'unità del piano senza dimensione, intuitivamente immaginabile come un granello di sabbia) * '''Retta''' (immaginabile come una linea nel piano di lunghezza infinita)350px * '''Piano''' (immaginabile come una superficie piana infinita) Altri importanti concetti sono: la semiretta (una delle due parti in cui una retta resta divisa da un punto), il segmento (la parte di retta compresa tra due punti, inclusi gli stessi), il semipiano (una delle due parti in cui il piano resta diviso da una retta, definita ''origine'' o ''frontiera'') e l'angolo (una delle due parti di piano delimitate da due semirette aventi origine in comune). Si definisca, infine, il ''poligono'' come una poligonale chiusa e non intrecciata e la ''circonferenza'' come l'insieme dei punti P che hanno distanza ''r'' (con ''r''>0) da un determinato punto O (detto ''centro''). L'angolo comprende una delle due parti di piano, la semiretta ''a'' (passante per B e C), la semiretta ''b'' (passante per B e A) e il vertice B. Esistono due modi differenti, ma di uguale significato, per indicare gli angoli: oppure ∠ABC. Con queste premesse in particolare Euclide comincia le sue proposizioni definendo il primo criterio di congruenza (proposizione 4), il secondo criterio di congruenza (proposizione 6) e il terzo criterio di congruenza (proposizione 8). Ognuno dei criteri rispetta gli assiomi di congruenza: # ''Proprietà riflessiva'': Ogni figura del piano è congruente a sé stessa (in simboli: ) # ''Proprietà transitiva'': Se una certa figura A è congruente a un'altra figura B e la figura B è congruente alla figura C, allora la figura A è congruente alla figura C (in simboli: Se ) # ''Proprietà simmetrica'': Se una certa figura A è congruente a B allora B è congruente ad A (in simboli: ) Su queste proprietà Euclide fu in grado di definire la bisettrice di un angolo e la sua costruzione (proposizione 9), e di dimostrare la congruenza di due angoli opposti al vertice, cioè angoli definiti da due rette, che si tagliano reciprocamente, e che sono tra di loro opposti (proposizione 15). === Definizione di teorema === Una parte molto importante della geometria euclidea è costituita dai teoremi. Ogni teorema è costituito da tre parti principali: le ipotesi (i dati di partenza, che non si possono contraddire), la tesi (ciò che si deve dimostrare) e la dimostrazione (l'insieme di tutti i ragionamenti utilizzati per confermare, o smentire, la tesi). == Note ==
Giorno
Il '''giorno''' o la '''giornata''', costituita dal '''dì''' e dalla notte, come unità di misura del tempo, ha diverse accezioni. Schema comprensivo dei diversi momenti della giornata.
Il '''giorno siderale''' o '''giorno sidereo''' è il tempo che intercorre tra due passaggi consecutivi della medesima stella al meridiano di un determinato luogo terrestre e ha una durata di 23 ore 56 minuti e 4,0905 secondi. Esso è il periodo del moto diurno di rotazione della sfera celeste, nonché del moto di rotazione della Terra rispetto alla posizione media delle stelle visibili. È quindi influenzato nella sua durata solo da due fattori: * un lentissimo allungamento dovuto all'interazione mareale con la Luna; * oscillazioni irregolari dovute a variazioni del momento d'inerzia della Terra, ad esempio per lo scioglimento stagionale di masse di ghiaccio alle alte latitudini === Giorno solare vero === Il '''giorno solare vero''' è il tempo che intercorre tra due culminazioni consecutive del Sole su un determinato meridiano. È leggermente più lungo di un giorno sidereo perché la Terra, mentre gira su sé stessa, orbita attorno al Sole nello stesso senso della rotazione. Ne consegue che, dopo una rotazione "assoluta", il meridiano considerato non è più rivolto esattamente verso il Sole, ma lo sarà dopo che la Terra avrà ruotato su sé stessa di un angolo uguale a quello percorso sull'orbita. Il giorno solare vero non è costante di durata perché la velocità (anche angolare) sull'orbita ellittica varia, in base alla seconda legge di Keplero: il giorno solare vero ha quindi durata massima al perielio, attualmente in gennaio, quando la velocità di rivoluzione è maggiore, e minima all'afelio, in luglio, quando la velocità di rivoluzione è minore. === Giorno solare medio === Il '''giorno solare medio''', durata media dei giorni solari durante l'anno, è usato per fini civili. Il giorno solare medio è pari a 24 ore, ovvero 86 400 secondi. A causa del lentissimo rallentamento della rotazione terrestre (negli ultimi 100 anni il giorno si è allungato di circa 1,7 millisecondi), la durata media del giorno solare vero è oggi lievemente superiore a 86 400 secondi, per cui molto lentamente il giorno astronomico "rimane indietro" rispetto a quello civile: negli ultimi decenni, in media di poco meno di un secondo all'anno. Per questo motivo, dal 1972 è stato talvolta aggiunto un secondo al termine del 30 giugno o, più spesso, del 31 dicembre, in modo da compensare questo ritardo. Questo secondo aggiuntivo è chiamato secondo bisestile, per analogia con il giorno aggiunto all'anno bisestile. Fino al 2017 incluso vi sono stati 27 secondi bisestili. Oggi il giorno comincia a mezzanotte (ora indicata con "00:00", inclusa) e termina con la mezzanotte successiva (24:00, esclusa). Questo uso è dovuto al diffondersi degli orologi meccanici ed era detto "alla francese". Per praticità vi sono delle eccezioni. Per esempio nel linguaggio comune la notte di un giorno della settimana si estende sino all'alba del giorno successivo, benché il periodo dopo la mezzanotte non ne faccia parte. Analogamente molti biglietti con validità giornaliera (ad esempio quelli di mezzi pubblici) si estendono generalmente nella notte oltre la mezzanotte fino verso la mattina. Anticamente, invece, il giorno cominciava all'alba o al tramonto. Nell'antico Egitto, in Grecia e a Roma cominciava all'alba. Giulio Cesare, invece, ci informa nel "De bello gallico" che per i Celti il giorno iniziava al tramonto. Analogamente per gli ebrei il giorno inizia non appena si riescono a vedere almeno tre stelle di seconda grandezza. L'inizio del giorno al tramonto era comune nel medioevo in tutta Europa e talvolta era considerato un uso fiorentino. Quando il giorno cominciò a essere calcolato alla francese, si cominciò a festeggiare la "vigilia" delle feste, in modo da conservare le precedenti consuetudini, nonostante l'alterazione del calendario. ''Il giorno e la notte'', di Simeon Solomon (XIX secolo) Fin da quando l'uomo cominciò ad usare la meridiana, la durata del giorno venne suddivisa in quelle che noi ora chiamiamo ore. Quindi già Babilonesi ed Egizi usavano questo sistema, che però non era uguale a quello da noi oggi conosciuto. La suddivisione della giornata in 24 ore risale all'antico Egitto (1800-1500 a. C.); le ore del giorno erano 10, scandite dall'ombra dello gnomone della meridiana dall'alba al tramonto. Ad esse si aggiunsero altre due ore rispettivamente per l'aurora e il crepuscolo, parti del giorno nelle quali la meridiana non dava indicazioni. Le ore notturne sono scandite dal passaggio nel cielo notturno dei ''Decani'' . Le notti estive in Egitto durano otto ore, durante le quali si succedono 12 ''Decani'' che scandiscono 12 ore. Nelle notti invernali se ne osservano un numero maggiore, ma solo i primi 12 venivano contati. Questo complesso meccanismo ha portato alla suddivisione del giorno in 24 ore. Greci e Romani usarono le "ore temporali": il giorno e la notte venivano ambedue suddivisi in dodici parti, cominciando rispettivamente dall'alba e dal tramonto. Così la prima ora del giorno corrispondeva all'alba, la sesta ora più o meno a mezzogiorno, la dodicesima al tramonto ed altrettanto, ma partendo dal tramonto, avveniva per la notte. Questa suddivisione basata sulle ore di luce e quelle di buio faceva sì che la durata delle ore estive non fosse uguale a quelle invernali e quella delle ore di luce era diversa dalle ore di buio. Tanto per fare un esempio, d'estate un'ora di luce poteva durare 80 minuti e 40 invece quella di buio. I Romani usavano anche suddividere giorno e notte in quattro parti di tre ore ciascuno. La Chiesa abbinò varie ore della giornata (ore canoniche) a determinati momenti di preghiera, per cui si avevano: * Mattutino o Lodi: all'alba * Prima: al levar del sole * Terza: a metà del mattino * Sesta: a mezzogiorno * Nona: alla nona ora a metà del pomeriggio * Vespri: al tramonto * Compieta: un'ora dopo il tramonto * Notturno: trascorsi gli otto dodicesimi della notte Tutte queste ore, a parte quella del Notturno, venivano annunciate dal suono delle campane che, con l'andar del tempo, assunsero proprio la funzione di orologio pubblico. Nel XIV secolo arrivano i primi orologi meccanici e con loro si comincia a contare le ore da una a ventiquattro, dal tramonto al tramonto successivo (almeno in Italia, Boemia, Slesia e Polonia), punto di partenza che variava nel corso dell'anno. Anche le campane, almeno nelle città, si adeguarono a questa suddivisione, che venne denominata "ore solari all'italiana" o "ore boeme". Essendo basati al momento in cui il sole tramonta, variabile di giorno in giorno, gli orologi dovevano esser regolati periodicamente per adeguarli all'ora di partenza. Nel resto dell'Europa, a partire dalla Francia, con l'avvento degli orologi il giorno venne invece suddiviso in due periodi di 12 ore uguali, che partivano a mezzogiorno e a mezzanotte (ora "alla francese" o "all'oltramontana"). In questo modo la durata del giorno era costante e gli orologi non richiedevano correzioni quotidiane. L'introduzione in Italia di questo sistema avvenne in modo graduale e con molte opposizioni. Venne introdotto a Firenze nel 1749, a Parma nel 1755, a Genova nel 1772 e a Milano nel 1786. Ci volle l'occupazione francese per imporlo al resto della penisola, ma ancora nel XIX secolo era da qualcuno utilizzato il sistema precedente. Sebbene il termine '''data''' abbia il significato di "momento temporale", ovvero un'indicazione del tempo generica, nel linguaggio pratico s'intende soprattutto ''giorno'' ovvero un giorno specifico del calendario. In generale, la data potrebbe essere espressa con qualsiasi formato (settimana, mese, trimestre, anno, ecc.)
Greenwich (borgo di Londra)
Il '''Borgo Reale di Greenwich''' è un borgo della città di Londra. È la località per la quale passa l'omonimo meridiano.
Il borgo di Greenwich viene formato nel 1965 dall'unione del borgo metropolitano di Greenwich e della maggior parte del borgo metropolitano di Woolwich (con l'eccezione di North Woolwich, a nord del Tamigi, che diventa parte del borgo londinese di Newham). Era stato inizialmente considerato di dare al nuovo borgo il nome di "Charlton". Tuttavia, avendo Greenwich fatto richiesta per ottenere lo status di città, il nome che sarebbe stato dato al borgo sarebbe stato ''City of Greenwich''; dunque, è stato ritenuto più prestigioso dover dare al borgo il nome di Greenwich. La richiesta per l'attribuzione del titolo di città è stata tuttavia rigettata. In occasione del Giubileo di diamante della regina Elisabetta II, nel febbraio del 2012, Greenwich ha assunto la denominazione di "Borgo reale", anche grazie ai legami storici che la famiglia reale ha con questo borgo e al fatto che Greenwich sia patrimonio dell'umanità. Il municipio di Woolwich. Il borgo si estende per lungo la riva sud del Tamigi: Deptford e Thamesmead sono i quartieri che sorgono lungo le rive del fiume rispettivamente all'estremità occidentale del borgo e all'estremità orientale di esso. A causa della grande ansa del Tamigi, il lungo fiume dell'intero borgo ha una lunghezza di . La zona meridionale del borgo, è caratterizzata dalla presenza di un territorio lievemente collinare: fanno infatti parte del borgo i territori collinari di Shooter's Hill (a est del borgo), di Blackheath (a ovest del borgo) e di Eltham (a sud). Il borgo reale di Greenwick confina a est con il borgo di Bexley, a sud con il borgo di Bromley e a ovest con Lewisham. Sull'altra sponda del fiume, invece, i borghi contigui a Greenwich sono: Tower Hamlets (a nord ovest), Newham (a nord) e Barking e Dagenham (a nord est). I 17 distretti elettorali del borgo reale di Greenwich Il borgo reale di Greenwich è diviso in vari quartieri: * Abbey Wood * Blackheath (solamente la parte più settentrionale. La rimanente parte del quartiere è parte del borgo di Lewisham) * Charlton * Deptford (solamente la zona di St Nicholas. La rimanente parte del quartiere è parte di Lewisham) * Eltham * Falconwood (diviso con Bexley) * Greenwich * Horn Park * Kidbrooke * Lee (diviso con Lewisham) * Maze Hill * Middle Park * Mottingham (diviso con Lewisham) * New Charlton * New Eltham * Plumstead * Shooters Hill * Thamesmead (solamente Thamesmead Central e Thamesmead West. La rimanente parte del quartiere è parte del borgo di Bexley) * Westcombe Park * Woolwich Nel borgo, il codice postale predominante è ''SE''; tuttavia, alcune zone hanno come codice postale ''BR'' o ''DA'' (come per esempio Sidcup e Falconwood). === Evoluzione demografica === Al 2010, la popolazione residente nel borgo reale di Greenwich era di 238 096 abitanti. Questa popolazione era etnicamente suddivisa in: * 67% di etnia caucasica * 19.2% di etnia afro-latinoamericana o afro-britannica * 6.7% di etnia asiatica o Asiatici britannici * 2.7% di etnia mista * 4.7% di etnia cinese o altra etnia. Greenwich è la sede di un celebre osservatorio astronomico. Greenwich marittima è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. ===Gemellaggi=== * (quartiere Tegel del distretto Reinickendorf di Berlino)
Gruppo Locale
Il Gruppo Locale di galassie, con i membri principali . Inoltre sono mostrate alcune delle galassie più vicine al gruppo, non legate gravitazionalmente a questo. Galassia di Andromeda Sestante A, un membro del Gruppo Locale di galassie, posta alla distanza di 10 milioni di anni luce. Le stelle della Via Lattea, sovrapposte alla galassia a causa della prospettiva, appaiono gialle in questa foto. Sestante A è molto più lontana e i suoi ammassi stellari blu sono ben visibili. Schema Hubble-Vaucouleurs: E , S0 , SA , SB , SAB , SAm-SBm , Irr , dSph '''Gruppo Locale''' è il nome proprio dato al gruppo di galassie di cui fa parte la nostra galassia: la Via Lattea. Il Gruppo Locale comprende più di 70 galassie, per la maggior parte di piccole dimensioni, e il suo centro di massa si trova in un punto compreso fra la Via Lattea e la Galassia di Andromeda. Il gruppo ha un diametro di circa 10 milioni di anni luce o , diviso principalmente in due grossi centri con una forma assimilabile a un manubrio. La massa totale stimata per il gruppo è di , mentre la sua dispersione di velocità è di .
Il Gruppo Locale è un tipico esempio di gruppo di galassie come ce ne sono tanti nell'universo. Esso, con gli altri 5 gruppi più vicini: Gruppo dello Scultore, Gruppo di galassie di Maffei 1, Gruppo di M81, Gruppo di Centaurus A/M83 e Gruppo di M94 e con l'Ammasso della Vergine, grosso e massiccio gruppo di galassie distante solo 50 milioni di anni luce, fa parte di una struttura più ampia ed estesa conosciuta come Superammasso della Vergine costituito da vari ammassi e gruppi di galassie. I membri più massicci del Gruppo sono le tre grandi spirali presenti: la Galassia di Andromeda, seguita dalla Via Lattea e dalla Galassia del Triangolo. Ognuna di esse forma un sottogruppo formato da un sistema di galassie "satelliti". * '''Il sottogruppo della Via Lattea''' Questo sistema è abbastanza dinamico mostrando interazioni, passate o ancora in atto, tra le galassie satelliti e la Via Lattea. Tale gruppo è formato da: '''Via Lattea''', Nana del Cane Maggiore, Nube di Smith, Segue 1, Nana dell'Orsa Maggiore I, Nana dell'Orsa Maggiore II, Nana del Boote III, Grande Nube di Magellano, Piccola Nube di Magellano, Nana del Boote I, Galassia Nana dell'Orsa Minore, Galassia Nana del Drago, Nana della Carena, Galassia Nana del Sestante, Galassia Nana dello Scultore, Galassia Leo I, Galassia Leo II, Galassia Leo V, Galassia Leo IV, Nana di Ercole, Nana dei Pesci II, Galassia Nana della Fornace, Nana dei Cani da Caccia I, Nana dei Cani da Caccia II. * '''Il sottogruppo di M31''' Altro grande sottogruppo è quello di Andromeda composto da: '''M31 (Galassia di Andromeda)''', M32, M110, NGC 147, NGC 185, IC 10, Peg DIG, And I, And II, And III, And V, And VI, And VII, And VIII, And IX e And X, And XI, And XII, And XIII, And XIV. * '''Il sottogruppo di M33''' Il sottogruppo del Triangolo, anche se considerato come parte integrante del sottogruppo di Andromeda, presenta una sua autonomia descrivendo un'orbita molto ampia attorno a M31. Il sistema è formato da '''M33 (Galassia del Triangolo)''' con il proprio satellite, Galassia Nana dei Pesci I (LGS 3). * '''Il sottogruppo di NGC 3109''' È un sottogruppo posto quasi ai confini del Gruppo Locale ed è formato da due sistemi binari galattici: '''NGC 3109''' e la Nana dell'Antlia, e le più distanti Sestante A e Sestante B. * '''Galassie libere''' Gli altri membri del gruppo sono separati gravitazionalmente da questi grandi sottogruppi e sono: Leo T, Leo A, IC 1613, Nana della Fenice, NGC 6822, Nana del Tucano, Nana della Balena, Peg Dig, Galassia di Wolf-Lundmark-Melotte, Nana dell'Acquario, Sag Dig. * '''Galassie di confine''' Ai limiti del Gruppo Locale, in cui le dinamiche gravitazionali sono debolissime o nulle, si posizionano alcune galassie che fanno da ponte tra il nostro gruppo e il vicinato galattico. Queste sono: UKS 2323-326, IC 5152, NGC 1569, NGC 4214, GR 8, UGC 9128, IC 4662. Il termine ''Gruppo locale'' fu introdotto nel 1936 da Edwin Hubble nel VI capitolo del suo libro "''The realm of the Nebulae''" dove lo definisce come ''un tipico piccolo gruppo di nebulose isolate nello spazio più ampio''. Nel libro egli mise in ordine decrescente di luminosità le 11 galassie allora conosciute e identificò IC 10 come possibile membro del gruppo.Dalla sua iniziale classificazione il numero di galassie facenti parte del Gruppo Locale è cresciuto significativamente; in particolare dopo la scoperta di numerose galassie nane o a bassa luminosità. ===Lista dei componenti del Gruppo Locale=== Galassie a spirale nome immagine tipo costellazione distanza (x 1000 a.l.) diametro (x 1000 a.l.) anno scoperta note Via Lattea 100px SBbc Sagittario (centro) 0 110 preistoria La nostra galassia; la seconda del gruppo per dimensioni Galassia di Andromeda (M31, NGC 224) 100px SA(s)b Andromeda 2560±50 240 964 È la più grande e massiccia del gruppo. Galassia del Triangolo (M33, NGC 598) 100px SA(s)cd Triangolo 2735±55 55 1654 È la terza del gruppo in ordine di grandezza. È una possibile galassia satellite della Galassia Andromeda. Galassie ellittiche nome immagine tipo costellazione distanza (x 1000 a.l.) diametro (x 1000 a.l.) anno scoperta note M32 (NGC 221) 100px E2 Andromeda 2625±115 8 1749 Galassia satellite della Galassia di Andromeda. Galassie irregolari nome immagine tipo costellazione distanza (x 1000 a.l.) diametro (x 1000 a.l.) anno scoperta note Galassia di Wolf-Lundmark-Melotte (WLM, DDO 221) 100px Ir+ Balena 3020±80 9 1909 IC 10 100px KBm or Ir+ Cassiopea 2690±165 8 1890 Piccola Nube di Magellano (SMC, NGC 292) 100px SB(s)m pec Tucano 195±15 8 preistoria Galassia satellite della Via Lattea Nana Ellittica del Cane Maggiore dIrr Cane Maggiore 42 5? 2003 Galassia satellite della Via Lattea, ma la sua esistenza è messa in dubbio. Nana dei Pesci I (LGS3) 100px dIrr Pesci 260±30 3 2009 Galassia satellite della Galassia del Triangolo? IC 1613 (UGC 668) 100px IAB(s)m V Balena 2365±50 10 1906 Non pare essere legata gravitazionalmente a nessuna galassia Nana della Fenice 100px dIrr Fenice 1450±100 2 1976 Grande Nube di Magellano (LMC, PGC 17223) 100px Irr/SB(s)m Dorado 165±5 15 preistoria Nel gruppo è la quarta galassia per dimensioni. Galassia satellite della Via Lattea. Leo A (Leo III) 100px IBm V Leone 2250±325 4 1942 È isolata e non ha interazione con altre galassie Sestante B (UGC 5373, DDO 70) 100px Ir+IV-V Sestante 4385±325 4 1985 Probabilmente si trova appena al di fuori dell’estremità del gruppo. NGC 3109 100px Ir+IV-V Idra 4075±540 21 1836 Situata ai confine del gruppo e legata gravitazionalmente alla Galassia Nana della Macchina Pneumatica. Sestante A (UGCA 205) 100px Ir+V Sestante 4350±120 6 1942 È la galassia più lontana che fa parte del gruppo. Andromeda IV 100px Irr? Andromeda 22000 1972 Ritenuta un ammasso globulare, con le osservazioni di Hubble nel 2000 si è chiarito trattarsi di una galassia nana isolate forse oltre i confini del Gruppo Locale. Nana della Gru II (Grus II) IAm Gru 53±5 0,7 2015 più vicina alla Piccola Nube di Magellano (33 kpc) che alla Via Lattea. Galassie nane ellittiche nome immagine tipo costellazione distanza (x 1000 a.l.) diametro (x 1000 a.l.) anno scoperta note M110 (NGC 205) 100px dE6p Andromeda 2690±80 15 1773 galassia satellite della Galassia di Andromeda. NGC 147 (DDO 3) 100px dE5 pec Cassiopea 2370±50 11 1830 galassia satellite della Galassia di Andromeda. Nana Irregolare del Sagittario (Sag DIG) 100px IB(s)m V Sagittario 3460±520 3 1977 Non è certo che sia un membro del gruppo essendo la più remota dal baricentro del Gruppo Locale. NGC 6822 (Galassia di Barnard) 100px IB(s)m IV-V Sagittario 1520±85 8 1884 Nana Irregolare di Pegaso (Peg Dig, DDO 216) 100px dIrr Pegaso 3000±80 6 1950 Galassie nane sferoidali nome immagine tipo costellazione distanza (x 1000 a.l.) diametro (x 1000 a.l.) anno scoperta note Nana del Boote I dSph Boote 197±18 1 2006 La galassia appare completamente disgregata dale forze mareali della Via Lattea Nana della Balena 100px dSph/E4 Balena 2485±65 3 1999 Non è una galassia satellite, trovandosi in posizione isolata. Nana dei Cani da Caccia I dSph Cani da Caccia 720±1 6,5 2006 È una delle più distanti galassie satellite della Via Lattea. Nana dei Cani da Caccia II dSph Cani da Caccia 489±46 1 2006 Galassie satellite della Via Lattea. KKs 3 (PGC 9140) dSph Idra 6900±200 2014 Andromeda III 100px dE2 Andromeda 2450±50 3 1970 Galassia satellite della Galassia di Andromeda NGC 185 100px dE3 pec Cassiopea 2010±60 9,7 1787 Galassia satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda I 100px dE3 pec Andromeda 2165±40 3 1970 Galassia satellite della Galassia di Andromeda. Nana dello Scultore (Scl dSph) 100px dE3 Scultore 258±13 2,7 1937 Galassia satellite della Via Lattea. Nana Sferoidale di Pegaso (Andromeda VI) 100px dSph Andromeda 2595±50 3 1998 Galassia satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda II 100px dE0 Andromeda 2450±50 3 1970 Galassia satellite della Galassia di Andromeda. Nana della Fornace (Fornax dSph) 100px dSph/E2 Fornace 450±26 2 1938 Galassia satellite della Via Lattea. Nana della Carena (PGC 19441) 100px dE3 Carena 329±16 1,7 1977 Galassia satellite della Via Lattea. Nana della Macchina Pneumatica 100px dE3/dSph/Irr? Macchina Pneumatica 4030±210 3 1997 Leo I (DDO 74) 100px dE3 Leone 815±100 1,7 1950 Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Sestante (Sestante I) dE3 Sestante 280±13 1,7 1990 Galassia satellite della Via Lattea. Leo II (Leo B) 100px dE0 pec Leone 669±39 2,3 1950 Galassia satellite della Via Lattea. Nana dell’Orsa Minore (UMi Dwarf) dE4 Orsa Minore 215±10 1,3 1954 Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Drago (DDO 208) 100px dE0 pec Dragone 267±20 2,3 1954 Galassia satellite della Via Lattea. Nana Ellittica del Sagittario (Sag DEG) 100px dSph/E7 Sagittario 78±7 7 1994 Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Tucano (PGC 69519) 100px dE5 Tucano 2870±130 2 1990 Nana di Cassiopea (Andromeda VII) 100px dSph Cassiopea 2465±95 2 1999 Galassia satellite della Galassia di Andromeda. Nana Sferoidale di Pegaso (Andromeda VI) 100px dSph Pegaso 2595±50 3 1998 Galassia satellite della Galassia di Andromeda. Nana dell’Orsa Maggiore I dSph Orsa Maggiore 330±1 ? 2005 Galassia satellite della Via Lattea. Nana dell’Orsa Maggiore II dSph Orsa Maggiore 330±1 ? 2005 Galassia satellite della Via Lattea. Leo P 100px dSph Leone 5280±490 3,9 2005 Non è una galassia satellite, trovandosi in posizione isolata. Leo IV 100px dSph Leone 522±47 1 2006 Galassia satellite della Via Lattea. Leo V dSph Leone 570±30 0,7 2008 Galassia satellite della Via Lattea. Leo T 100px dSph/Irr Leone 1360±65 0,6 2007 Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Boote II dSph Boote 136±7 0,3 2007 Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Boote III dSph Boote 150±1 3,3 2009 Galassia satellite della Via Lattea. Nana della Chioma di Berenice dSph Chioma di Berenice 143±13 0,5 2006 Galassia satellite della Via Lattea. Segue 2 dSph Ariete 114 0,2 2009 Galassia satellite della Via Lattea. Nana di Ercole 100px dSph Ercole 457±41 2,3 2006 Galassia satellite della Via Lattea. Nana dei Pesci II dSph Pesci 585±1 0,4 2010 Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Reticolo II dSph Reticolo 97,8±6,5 0,2 2015 Galassia satellite della Via Lattea. Nana di Eridano II dSph Eridano Galassia satellite della Via Lattea. Nana della Gru I dSph Gru Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Tucano II dSph Tucano Galassia satellite della Via Lattea. Nana del Triangolo II/Laevens 2 dSph? Triangolo 36 2015 candidata satellite della Via Lattea. Nana dell'Idra II dSph? Idra 128±10 2015 candidata satellite della Via Lattea. Nana di Pegaso III dSph? Pegaso 205±20 2015 candidata satellite della Via Lattea. Nana del Sagittario II/Laevens 5 dSph? Sagittario 60±5 0,076 2015 candidata satellite della Via Lattea. Nana del Tucano III (Tucana III) dSph? Tucano 25±2 2015 candidata satellite della Via Lattea, la cui azione gravitazionale la sta smembrando. Nana della Colomba I dSph? Colomba 182±18 2015 candidata satellite della Via Lattea. Nana del Tucano IV dSph? Tucano 48±4 2015 candidata satellite della Via Lattea; tuttavia si trova a soli 18 kpc dalla Piccola Nube di Magellano. Nana del Reticolo III dSph? Reticolo 92±13 2015 candidata satellite della Via Lattea. Nana del Tucano V dSph? Tucano 55±9 2015 candidata satellite della Via Lattea; tuttavia si trova a soli 14 kpc dalla Piccola Nube di Magellano. Nana della Balena II dSph? Balena 30±3 2015 candidata satellite della Via Lattea. Nana della Vergine I dSph Vergine 284 0,25 2016 candidata satellite della Via Lattea. Andromeda V 100px dSph Andromeda 2520±80 2 1998 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda VIII dSph Andromeda 2500±200 ? 2003 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda IX dSph Andromeda 2505±75 4 2004 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda X dSph Andromeda 2900±120 5 2005 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda XI dSph Andromeda 2560±325 2 2006 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda XII dSph Andromeda 2560±325 2 2006 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda XIII 100px dSph Andromeda 2560±325 2 2006 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda XIV dSph Andromeda 2400±500 ? 2006 satellite della Galassia di Andromeda. Andromeda XVIII 100px dSph Andromeda 4570 ? 2008 satellite della Galassia di Andromeda. Di non chiara identificazione nome immagine tipo costellazione note Corrente stellare della Vergine 100px dSph (resto di galassia)? Vergine In fase di fusione con la Via Lattea. Willman 1 dSph o ammasso globulare? Orsa Maggiore distante 147.000 anni luce. UGCA 86 (PGC 14241) 100px Irr, dE o S0 Giraffa Non fa parte del Gruppo Locale. È un membro del Gruppo di galassie di Maffei 1. UGCA 92 (PGC 15439) 100px Irr o S0 Giraffa Non fa parte del Gruppo Locale. È un membro del Gruppo di galassie di Maffei 1. Nana dell’Orologio I dSph o ammasso globulare Orologio satellite della Via Lattea. Nana del Pittore I dSph o ammasso globulare Pittore satellite della Via Lattea. Nana della Fenice II dSph o ammasso globulare Fenice satellite della Via Lattea. Nana dell’Indiano I dSph o ammasso globulare Indiano satellite della Via Lattea. Nana di Eridano III dSph o ammasso globulare Eridano satellite della Via Lattea. Segue 1 dSph? Leone non confermata galassia satellite della Via Lattea; ammasso globulare? Nana del Drago II/Laevens 4 ? Dragone ha caratteristiche in parte di galassia nana e in parte di ammasso globulare. Probabili non membri del Gruppo Locale nome immagine tipo costellazione note GR 8 (UGC 8091) Im V Vergine Non è ancora chiaro se faccia parte o meno del Gruppo Locale. IC 5152 100px IAB(s)m IV Indiano Non è ancora chiaro se faccia parte o meno del Gruppo Locale. NGC 55 100px SB(s)m Scultore È accertato che fa parte del Gruppo dello Scultore Galassia Nana dell'Aquario (DDO 210) 100px Im V Aquario Persistono dubbi sull’appartenenza al Gruppo Locale essendo in una posizione estremamente isolata. NGC 404 100px E0 or SA(s)0- Andromeda È accertato che si trova al di fuori del Gruppo Locale NGC 1560 (IC 2062) Sd Giraffa Fa parte del Gruppo di galassie di Maffei 1. NGC 1569 100px Irp+ III-IV Giraffa Fa parte del Gruppo di galassie di Maffei 1. NGC 4214 (UGC 7278) 100px Sd Cani da Caccia Situata appena al di fuori del gruppo Locale. IC 4662 100px IBm Pavone Situata ai confini del Gruppo Locale di cui probabilmente non fa parte. Camelopardalis A (Cam A) Irr Giraffa Fa parte del Gruppo di galassie di Maffei 1. Nana di Argo Irr Carena ESO 347-8 (2318–42) Irr Gru UKS 2323-326 Irr Scultore UGC 9128 (DDO 187) 100px Irp+ Boote Si trova al di fuori dei confine del Gruppo Locale. Oggetti del Gruppo Locale non più riconosciuti come galassie nome immagine tipo costellazione note Omega Centauri 100px ammasso globulare Centauro È un ammasso globulare, quanto resta di un'antica galassia assorbita dalla Via Lattea. Sestante C (Palomar 3) Ammasso globulare Sestante Situato a 302.000 anni luce dalla Terra. È un ammasso globulare precedentemente classificato come galassia nana sferoidale. Palomar 12 100px ammasso globulare Capricorno È un ammasso globulare precedentemente classificato come galassia nana sferoidale. Palomar 4 (già denominato Ursa Major Dwarf) 100px ammasso globulare Orsa Maggiore È un ammasso globulare precedentemente classificato come galassia nana sferoidale. Mayall II (M31 G1) 100px GC XII Andromeda Considerato un ammasso globurale della Galassia di Andromeda, è plausibile si tratti di un'antica galassia assorbita. altri oggetti del Gruppo Locale di rilevante importanza nome immagine tipo costellazione note Nube di Smith 100px HCV Vergine È un nube interstellare ad alta velocità che entrerà in collisione con la Via Lattea entro 20-40 milioni di anni generando un'intensa attività di formazione stellare. Anello dell'Unicorno 100px Unicorno È un anello di stelle intorno alla Via Lattea che potrebbe rappresentare una corrente stellare originatasi dalla Nana Ellittica del Cane Maggiore; per altri potrebbe trattarsi solo di un'ondulazione del disco della Via Lattea. HVC 127-41-330 HVC Pesci È un nube interstellare ad alta velocità situata a 2,3 milioni di anni luce dalla Terra tra la Galassia di Andromeda e la Galassia del Triangolo. === Mappe interattive === File:Local Group.svg|frame|center|Gruppo Locale (mappa interattiva) circle 167 27 20 Galassia Sextans B circle 120 36 23 Galassia Sextans A circle 318 239 20 Via Lattea circle 289 197 16 Galassia Leo I circle 334 201 15 Galassia Nana Ellittica del Cane Maggiore rect 303 185 318 215 Galassia Leo II circle 357 289 28 NGC 6822 circle 288 323 24 Galassia Nana della Fenice circle 248 391 35 Galassia Nana del Tucano circle 363 416 20 Galassia Wolf-Lundmark-Melotte circle 363 383 17 Galassia Nana della Balena circle 369 346 11 IC 1613 rect 381 335 393 357 Galassia Nana Irregolare del Sagittario rect 393 335 406 356 Galassia Nana dell'Acquario circle 417 304 17 Galassia del Triangolo circle 417 254 15 NGC 185 rect 432 237 447 260 NGC 147 circle 461 229 17 IC 10 poly 440 282 455 260 511 259 493 285 Galassia di Andromeda poly 450 264 434 265 431 280 442 280 M110 circle 295 110 20 Galassia Leo III circle 84 128 20 NGC 3109 circle 109 149 14 Galassia Nana della Macchina Pneumatica circle 412 332 12 Galassia Nana dei Pesci circle 460 361 21 Galassia Nana Irregolare di Pegaso circle 394 272 14 Andromeda II rect 427 279 438 294 Andromeda III rect 438 282 450 294 Andromeda I desc bottom-left File:Satellite_Galaxies.svg|frame|center|Galassie satelliti della Via Lattea (mappa interattiva) rect 289 219 352 251 Via Lattea rect 319 252 380 281 Galassia Nana Ellittica del Sagittario rect 187 81 229 113 Galassia Nana del Sestante rect 168 273 249 318 Grande Nube di Magellano rect 229 326 288 368 Piccola Nube di Magellano rect 297 376 352 407 Galassia Nana dello Scultore rect 183 446 234 476 Galassia Nana della Fornace rect 107 297 150 332 Galassia Nana della Carena rect 296 107 339 144 Galassia Nana del Boote rect 336 180 408 196 Galassia Nana Ursa Major II rect 357 40 423 59 Galassia Nana Ursa Major I rect 370 110 428 142 Galassia Nana dell'Orsa Minore rect 430 119 470 154 Galassia Nana del Drago desc bottom-left La nostra posizione nell'Universo osservabile. Diagramma con la nostra posizione nell'Universo osservabile.
Gioco di ruolo dal vivo
ambientazione vittoriana nel 2006 Il '''gioco di ruolo dal vivo''' è una forma di gioco di ruolo in cui i partecipanti interpretano fisicamente i personaggi con il proprio agire, rappresentando le situazioni fittizie nello spazio reale che li circonda. È comune, per accentuare l'immedesimazione, l'uso di costumi, equipaggiamento e scenografie a tema con l'ambientazione del gioco, sia essa storica o di pura fantasia. Si può considerare un'attività ludica di forma teatrale e individuarvi un genere artistico nel campo del teatro ludico .
Nel gioco di ruolo dal vivo ogni partecipante interpreta il ruolo di un personaggio in un mondo o situazione immaginaria ma, a differenza del gioco di ruolo tradizionale, le azioni non vengono solo descritte ma devono essere rappresentate fisicamente. I giocatori sono generalmente in costume e dispongono di un'attrezzatura adeguata alla parte. Ogni azione e conseguente reazione, quando questo è possibile, viene rappresentata realisticamente, oppure mimata o semplicemente raccontata (come nel gioco di ruolo da tavolo) quando si tratti di eventi eccezionali, non rappresentabili o imprevisti (questa modalità tuttavia è un residuo del gioco di ruolo da tavolo che va scomparendo, per lasciare sempre maggiore spazio alla rappresentazione scenica). Un duello o una battaglia possono, ad esempio, essere rappresentati in maniera realistica, inscenando una vera e propria lotta (senza dimenticare, com'è ovvio, le regole di sicurezza, che ogni gruppo stabilisce più o meno rigidamente), durante la quale verranno utilizzate ricostruzioni di armi e/o coreografie marziali. In altri casi il medesimo duello potrà essere semplicemente mimato, corredandolo delle dichiarazioni dei giocatori (esempio: "Ti colpisco con un calcio sbattendoti contro il muro!"). In certi casi tuttavia si può rendere necessaria la semplice narrazione dell'avvenimento, come nel caso di incantesimi e ricorso alle arti magiche in generale (esempio: "Dalle mie mani scaturisce una fenice di fuoco, che va colpirti in pieno petto, per poi avvolgerti completamente."). Il gioco di ruolo dal vivo condivide dunque molte caratteristiche con la recitazione teatrale. Si può paragonare questo tipo di attività ad una "improvvisazione ludica": i giocatori/attori hanno un canovaccio, costituito dal ''background'' del proprio personaggio, dai suoi obiettivi e dalle sue caratteristiche; devono rispettare alcune regole ma ignorano la maggior parte degli obiettivi e delle caratteristiche dei personaggi altrui. Il regista della situazione è il "master" o "narratore"; esso o essi dirigono il gioco ma, a differenza di un regista teatrale, si limiteranno ad osservare, rispondendo alle domande dei giocatori e garantendo lo svolgimento del gioco, senza interferire nelle decisioni individuali dei giocatori. Il master talvolta interpreta, a sua volta, il ruolo di un personaggio, in genere marginale (dato che deve potersi muovere sul terreno di gioco e assentarsi spesso). In altri casi il Master può interpretare, all'opposto, un personaggio cardine che fa ruotare attorno a sé la macchina del gioco e dà il via agli eventi. Egli può anche prendere il posto di volta in volta di un personaggio differente (come, ad esempio, dei negozianti di una cittadina). Combattimento simulato con armi in gommapiuma Ogni gioco di ruolo dal vivo ha il proprio sistema di rappresentazione e le proprie convenzioni, pensati per poter trasporre le caratteristiche del gioco di ruolo di riferimento nella realtà. Generalmente si definisce ''live'' la singola sessione di una "cronaca" di gioco. Una "cronaca" o "campagna" è una storia che si svolge nel setting e nel periodo in cui un gruppo di giocatori e master la ambientano. Attraverso un sistema di segnali, che possono essere standard oppure studiati ad hoc da ogni gruppo, il giocatore può comunicare agli altri le proprie azioni senza interrompere la ''recitazione''. Ad esempio nel popolare gioco di ruolo ''Vampiri'' un giocatore che incroci le braccia sul petto indicherà che in quel momento sta utilizzando una "disciplina", un potere che lo rende invisibile; potrà pertanto osservare ed ascoltare quello che altri giocatori stanno dicendo, ma questi ultimi dovranno sempre agire come se lui non fosse presente, questo fino a che il giocatore "invisibile" non segnalerà, disincrociando le braccia, di avere smesso di usare la disciplina. I giochi di ruolo dal vivo più diffusi in Italia sono quelli di ambientazione fantasy, su modello di popolari giochi come ''Dungeons & Dragons'' e ''Vampiri'', versione dal vivo del gioco di ruolo ''Vampiri: la masquerade''. Tuttavia, sin dai primi anni del 2000, anche in Italia la scena ha iniziato un progressivo distacco da questi riferimenti più popolari per esplorare temi, generi e ambientazioni sempre diversi: fantascienza (soprattutto distopie e post-apocalisse), fiabesco, storico, contemporaneo. Di solito le sessioni di gioco durano poche ore, ma non sono rari incontri che si protraggono per più giorni, svolti generalmente nel periodo estivo, i più famosi e conosciuti. Gli eventi di gioco di ruolo dal vivo più famosi in Europa sono il Gathering in Inghilterra, la Drachenfest e il ConQuest in Germania, l'Avatar in Belgio. Contando migliaia di partecipanti la realtà italiana è molto attiva ma altrettanto frammentata in decine di associazioni e organizzazioni differenti; non ci sono ancora veri eventi di carattere nazionale in grado di attrarre giocatori provenienti da diverse associazioni, e i tentativi in questo senso hanno avuto un successo solo parziale. In ogni caso gli eventi italiani più importanti coinvolgono alcune centinaia di partecipanti, non duemila o più come i grandi eventi europei. In Italia vengono spesso organizzate fiere e manifestazioni, in cui diverse associazioni di giochi di ruolo dal vivo espongono i loro programmi e propongono sessioni dimostrative per chiunque sia interessato ad avvicinarsi a questo tipo d'esperienza. Tra queste spicca Lucca comics & games, il più importante evento italiano del settore ludico. Attualmente il record italiano di associazioni riunite per un evento appartiene alla Festa dell'Unicorno, manifestazione medievalfantasy in cui nel luglio del 2011 si riunirono 16 club di gioco di ruolo dal vivo. Nell'ultima decina d'anni, nei giochi di ruolo dal vivo si è diffuso il termine "freeform", termine derivato dai giochi di ruolo da tavolo che non hanno un sistema fisso di regole, ma vengono create in genere dal master come generiche linee guida, cercando di dare in questo modo massima libertà interpretativa ai giocatori. Originariamente tale termine serviva a descrivere quei LARP con sistemi di regole, quasi sempre minime, "autoprodotti" dagli stessi registi e giocatori. Successivamente "freeform" ha assunto un significato talmente generico da essere associato a qualsiasi tipo di gioco di ruolo dal vivo con l'esclusione dei LARP più diffusi come quelli ''fantasy'' o ''Vampiri'' e che non sia collegato in termini di regole a un gioco di ruolo cartaceo. Pur predatando il gioco di ruolo dal vivo comunemente inteso, anche i ''murder party'' (giochi teatrali che coinvolgono il pubblico nel ruolo di investigatori in un giallo interattivo con gli attori come indiziati) sono considerati una forma di LARP. La scrittura dei relativi scenari è oggetto ogni anno di un concorso pubblico a Lucca Comics and Games, il "Gloria Sadun". Le manifestazioni più importanti sono il Mittlepunkt in Germania e il Knudepunkt in Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia. Esistono infine diverse filosofie di intendere questo genere di Larp, tra i più importanti ricordiamo i Jeepform, il movimento sperimentale norvegese, e il movimento finlandese di immersione interpretativa.
Gioco di ruolo
Un '''gioco di ruolo''', abbreviato spesso in '''GDR''' o '''RPG''' , è un gioco dove i giocatori assumono il ruolo di uno o più personaggi e tramite la conversazione e lo scambio dialettico creano uno spazio immaginato, dove avvengono fatti ed eventi fittizi, in un'ambientazione narrativa che può ispirarsi a un romanzo, a un film o a un'altra fonte creativa, storica, realistica come nella vita reale o di pura invenzione. Le regole di un gioco di ruolo indicano come, quando e in che misura, ciascun giocatore può influenzare lo spazio immaginato.
Generalmente, nei giochi di stampo tradizionale, un giocatore detto game master (o "dungeon master", "custode", "narratore", "maestro di cerimonie", ecc.) conduce la seduta di gioco, crea l'ambientazione e prepara un canovaccio della storia. Propone ai giocatori le situazioni in cui si trovano i loro personaggi, chiede loro cosa intendono fare. I giocatori dichiarano le azioni che compiono i loro personaggi, descrivendole o recitandole. Il dungeon master decide quindi il risultato di queste azioni, in coerenza con l'ambientazione e le regole del gioco.. Ogni personaggio è caratterizzato da svariate caratteristiche a seconda del tipo di gioco di ruolo (ad esempio forza, destrezza, intelligenza, carisma e così via), generalmente definite tramite punteggi, che ne descrivono le capacità. Le azioni intraprese nel gioco riescono o falliscono secondo un sistema di regole formali e di linee guida. Il termine ''gioco di ruolo'' è spesso utilizzato indistintamente per descrivere quattro tipologie di giochi, che si differenziano principalmente per il mezzo utilizzato per la loro gestione: * Giochi di ruolo da tavolo, cartaceo, o giochi di ruolo con carta e penna, attorno al quale si riunisce un gruppo di persone avvalendosi di supporti quali carta, matite, dadi ed eventualmente miniature. * Giochi di ruolo dal vivo (a volte abbreviato con gli acronimi GRV o LARP, dall'inglese ''Live Action Role-playing''), derivati da quelli da tavolo, hanno un approccio più recitativo e impegnano in sessioni ''live'' (dal vivo) giocatori in costume: a differenza della versione da tavolo, i giochi di ruolo dal vivo si svolgono in ambienti ampi, appositamente preparati. Durante il gioco vengono a volte utilizzate repliche di armi e coreografie marziali, a seconda del genere. * Giochi di ruolo online, la versione a distanza dei giochi da tavolo, dove i giocatori usano mezzi come chat e email per comunicare e costruire la storia. * Videogiochi di ruolo (a volte abbreviato in CRPG, dall'inglese ''Computer Role-playing game''), anch'essi derivati in origine dai giochi di ruolo da tavolo e basati su concetti abbastanza simili, giocati da uno o più giocatori, in quest'ultimo caso tipicamente connessi attraverso Internet. Dei videogiochi di ruolo fanno parte i MMORPG (''Massively Multiplayer Online Role-Playing Game''), videogiochi di ruolo online dove il personaggio creato dal giocatore interagisce con molti altri partecipanti e si sviluppa in un mondo virtuale permanente gestito su Internet. === Svolgimento del gioco === Giocatori di ruolo alla Convention Burg-Con, Berlino 2009 Vera innovazione del gioco di ruolo è l'inserimento dell'immaginario come "campo di azione". Tutta la sessione si svolge nell'immaginario, ovvero nella mente di ognuno dei giocatori. Essi sono burattinai che, tramite la descrizione, manovrano i propri personaggi con i limiti e le abilità dettate dalla scheda del personaggio e dal regolamento usato. Dadi, schede e un'eventuale mappa sono generalmente gli unici strumenti fisici presenti sul tavolo di gioco. La maggior parte dei giochi di ruolo seguono lo schema fissato dal primo di essi pubblicato, ''Dungeons & Dragons''. Il gioco è solitamente condotto come un piccolo ritrovo sociale. Uno di essi detto il ''master'' (da "Dungeon Master", o anche custode, narratore, DM ecc.), che si può definire come il narratore e l'arbitro della partita, acquista o prepara un insieme di regole e un'ambientazione immaginaria in cui i giocatori interpretano i ruoli dei personaggi giocanti (PG). Questa ambientazione include sfide che i personaggi devono superare mediante il gioco, come trappole da evitare o avversari da sconfiggere. Generalmente i dettagli completi dell'ambientazione sono tenuti segreti, ma la descrizione generale viene data ai giocatori. Il gioco può essere completato in una sessione di poche ore o nell'arco di molte sessioni, secondo la profondità e la complessità dell'ambientazione. Ogni giocatore crea il personaggio che interpreterà nel gioco. Oltre a definirne il carattere e la storia passata, assegna valori numerici alle caratteristiche personaggio. Questi saranno usati successivamente per determinare il risultato degli eventi in gioco. Nel complesso queste note descrivono il personaggio e il suo posto nell'ambientazione del gioco. Solitamente questi dati sono descritti in una scheda del personaggio nella quale sono elencate le varie informazioni necessarie al master e agli altri giocatori per comprendere e conoscere quel determinato personaggio. Oltre alla storia, ai dati numerici, e alle caratteristiche, all'interno della scheda, possono essere inseriti l'equipaggiamento e altri possedimenti del personaggio, i suoi rapporti con altri personaggi, lo stato di salute, i rapporti con organizzazioni, come l'appartenenza a una gilda o a una corporazione, i punti esperienza accumulati ecc. Con il progredire della campagna i personaggi si evolvono, in genere migliorando le proprie abilità. Questa evoluzione è tipicamente misurata in punti esperienza, accumulati in modalità differente in base ai diversi regolamenti. Ad esempio in alcuni sono assegnati dal master, dopo che il personaggio ha dimostrato delle determinate capacità in specifici incarichi che gli sono richiesti; in altri si accumulano semplicemente giocando. Il master gestisce i personaggi secondari di complemento, i nemici e gli antagonisti, le creature fantastiche, tutti classificati sotto il nome di personaggi non giocanti (PNG), nonché delle forze naturali e sovrannaturali dell'ambientazione, come il tempo atmosferico, le forze politiche o le divinità. Normalmente i personaggi interpretati dai giocatori formano un gruppo (o raramente in più gruppi), con una certa missione collettiva da completare (trama principale). Il master inizia il gioco introducendo l'ambientazione e descrivendola ai giocatori, questi descrivono le azioni dei loro personaggi e il primo risponde descrivendo il risultato di queste azioni. Questi risultati possono essere determinati dall'ambientazione e dal buon senso del master, da un valore di successo casuale, o da una combinazione di tutto questo. La maggior parte delle azioni sono lineari e hanno immediatamente successo: per esempio, se un giocatore afferma che il suo personaggio esamina una stanza, il master descriverà la stanza, se vuole che il suo personaggio esca dalla stanza, il master gli descriverà quello che si trova fuori dalla stanza. Sessione di gioco di ruolo in una stanza privata Il risultato di alcune azioni viene invece determinato dalle regole del gioco. Per esempio mentre esamina una stanza un giocatore può notare o meno, secondo la sua capacità percettiva, un oggetto importante, come una porta segreta. Questo di solito viene risolto tirando dei dadi e confrontando il risultato ottenuto con gli attributi del personaggio, secondo le regole del gioco, per determinare se l'azione ha avuto successo o meno. Il combattimento viene risolto in una maniera similare, secondo le capacità di combattimento del personaggio e i suoi attributi fisici. Esistono sistemi alternativi per generare risultati casuali, come i dadi non numerici di ''Fudge'', le carte da gioco in ''Deadlands'' o anche una torre di ''Jenga'', o che non usano del tutto alcun metodo casuale, come per esempio ''Amber Diceless Role-Playing'' o ''Nobilis'' (cosiddetti ''giochi di ruolo diceless''). Generalmente, grazie all'esperienza accumulata nel corso delle partite, i giocatori possono migliorare le abilità dei loro personaggi. L'entità del miglioramento, gli attributi migliorabili e le meccaniche usate per migliorarli variano a seconda del sistema di gioco. In alcuni casi alcune abilità possono anche peggiorare, come per esempio previsto con il meccanismo della sanità mentale in ''Il richiamo di Cthulhu''. Un gioco può durare un tempo indefinito, da una singola sessione (completata in poche ore) a una serie di sessioni di gioco ripetute che possono durare per anni, con un cast di personaggi e giocatori che si evolve nel tempo. Il gioco è spesso episodico e incentrato su una missione, con una serie di sfide che culminano in un problema o nemico finale da sconfiggere. Sessioni multiple giocate con gli stessi personaggi possono essere correlate l'un l'altra in un arco narrativo di sfide sempre più impegnative. L'esatto tono, struttura, cadenza narrativa e termine (se c'è) variano da gioco a gioco, secondo i bisogni e le preferenze dei giocatori. La riuscita del gioco dipende in larga parte dalla bravura del master e dalle capacità interpretative dei giocatori. Il ruolo del master richiede la flessibilità e la capacità di improvvisazione necessarie a integrare il proprio canovaccio per l'avventura con le idee, le azioni e le interpretazioni dei giocatori senza che questi ultimi si trovino "costretti" a seguire passo passo la trama delineata dal master. Come in tutti i giochi conta molto l'affiatamento che si crea nel gruppo. === Origine del termine === Il termine ''role playing'' venne usato per la prima volta dallo psicologo Jacob Levi Moreno, che coniò l'espressione ''Role Play'' nel 1934. Dopo aver sperimentato nel 1921 il "teatro della spontaneità", nel 1930 il dottor Moreno emigrò negli Stati Uniti dove mise a punto la "tecnica dello psicodramma", ancora oggi utilizzata in psicoterapia: con l'aiuto di alcuni assistenti, il paziente recita un avvenimento del suo passato per lui conflittuale ove vi sia un antagonista, dopodiché i ruoli si invertono, affinché il paziente si trovi a recitare la parte del proprio antagonista e possa così capire ciò che il suo antagonista aveva provato in quel momento. Tuttavia questa prima accezione del termine non ha alcuna relazione con il gioco di ruolo inteso come attività ludica, che discende invece dai wargame: simulazioni di guerra effettuate tramite l'utilizzo di miniature o pedine. All'inizio degli anni settanta i wargame si combinarono con le prime tradizioni di giochi di ruolo, per poi successivamente dare vita alle moderne versioni. === Prime forme di gioco di ruolo === Rappresentazioni interattive e improvvisate hanno incluso elementi di gioco, molto tempo prima che questi venissero inventati formalmente, il "facciamo finta che" dei bambini, è, nella sua essenza, un gioco di ruolo molto semplice. Nell'Europa del sedicesimo secolo gruppi di attori eseguivano una forma di teatro detto Commedia dell'arte, la trama era descritta in termini generali da un canovaccio, ma i dialoghi e le azioni erano improvvisate. Alla fine del diciannovesimo e ventesimo secolo comparvero molti giochi di società come ''Jury Box'' Ci sono alcune indicazioni che giochi tipo Killer siano stati giocati a New York all'inizio degli anni venti. Una semplice versione in cui l'assassinio veniva eseguito dicendo "You're dead" ("Sei morto") è menzionato in ''Harpo Speaks!'', l'autobiografia di Harpo Marx, nella sezione dedicata agli anni venti. Negli anni sessanta i gruppi di rievocazione storica diedero origine a giochi di "storia creativa", probabilmente originati con la fondazione della Society for Creative Anachronism a Berkeley il 1º maggio 1966. Un gruppo simile, la Markland Medieval Mercenary Militia, iniziò a tenere eventi presso la University of Maryland in 1969. Questi gruppi erano principalmente dedicati a ricreare accuratamente la storia e cultura medievale, comunque con leggere elementi fantasy e furono probabilmente influenzati dalle rievocazioni storiche. Le radici della SCA possono essere fatte risalire al party di laurea in studi medievali di Diana Paxson, il 1º maggio 1966. Il party iniziò con un "Grand Tournament" nel quale i partecipanti indossarono elmetti da motociclista, maschere da scherma e una qualche somiglianza di qualche costume e si colpivano con armi in legno compensato, mazze imbottite e anche fioretti da scherma. Terminarono con una parata lungo Telegraph Avenue cantando ''Greensleeves''. Venne definita come una "protesta contro il ventesimo secolo". Il calendario interno della SCA parte dalla data di questo party, il nome "Society for Creative Anachronism" venne ideato da una delle prime partecipanti, la scrittrice di fantascienza Marion Zimmer Bradley, quando al nascente gruppo occorse darsi un nome ufficiale per riservare un parco per il torneo. === Wargame === H.G. Wells mentre gioca a un wargame. Pubblicato sull''Illustrated London News'' (25 gennaio 1913) Una prima forma di wargame comparve alla fine del diciottesimo secolo, con un gioco inventato nel 1780 da Johann Christian Ludwig Hellwig, "mastro dei paggi" (''Pagenhofmeister'') all'accademia militare di Braunschweig. Questo era composto da una mappa di 1666 caselle codificate secondo vari tipi di terreno, pezzi da gioco che rappresentavano ognuno un gruppo di soldati (fanteria, cavalleria, ecc) e regole per il movimento e il combattimento. Georg Vinturius ampliò le regole nel 1795 e sostituì la mappa quadrettata con una mappa del confine franco belga nel 1798. Nel 1811 il barone von Reisswitz iniziò a sviluppare un wargame che usava una specifica scala e una tavola di sabbia invece di una griglia. Nel 1824, il figlio Georg Heinrich Rudolf Johan von Reiswitz, sviluppò una propria versione del gioco del padre, che chiamò ''Anleitung zur Darstelling militarische manuver mit dem apparat des Kriegsspiels'' ("Istruzioni per la rappresentazione di manovre tattiche mediante un wargame"). La nuova versione aveva diverse innovazioni, come l'uso di mappe topografiche reali per rappresentare il campo di battaglia e regole rigide che quantificavano specificatamente gli effetti del combattimento. Pubblicato con patronaggio del principe Guglielmo, futuro imperatore Guglielmo I di Germania, il regolamento, completo di tavola da gioco e pedine, venne distribuito ad ogni reggimento, ma molti ufficiali comunque ne contestavano l'accuratezza dei risultati. Ma nel 1837 von Moltke, che da luogotenente era stato impressionato dal regolamento, divenne capo dello stato maggiore a staff sostenne l'uso dei wargame per l'addestramento e fece adottare un nuovo regolamento sviluppato dal colonnello Julius Friedrich Wilhelm von Verdy du Vernois. Per la decisione dei risultati il nuovo regolamento usava un arbitro neutrale, che determinava i risultati in base alla situazione e alla sua esperienza di combattimento, eliminando quasi tutti i tiri di dado. Successivamente ai risultati della guerra franco-prussiana del 1870, gli eserciti di altre nazioni iniziarono a interessarsi ai wargame per l'addestramento e cominciarono a sviluppare propri regolamenti e tutt'oggi sono ancora una parte importante dell'addestramento militare. Il wargame divenne anche un'attività hobbistica. H.G. Wells pubblicò il primo regolamento di wargame ludico ''Piccole guerre'' (''Little Wars'') nel 1913. Wells, che era un pacifista, pensava che con il wargame fosse un rimedio omeopatico per gli strategisti, che potevano sperimentare il brivido della battaglia reale, senza le sue tragiche conseguenze. Il regolamento di Wells era un wargame tridimensionale, giocato con miniature di soldatini e cannoni giocattolo a molla che tiravano piccoli proiettili. Le unità venivano eliminate se colpite dal proiettile di un cannone. Emerse un mercato di nicchia per adulti che ricreavano battaglie militari dall'epoca napoleonica in avanti. Sebbene ogni singolo segnalino o pedina rappresentasse tipicamente una squadra di soldati, esistevano alcuni giochi di livello "schermaglia" (uomo contro uomo) in cui ogni figura rappresentava un singolo soldato. Il gioco da tavolo ''Diplomacy'', di Allan B. Calhamer nel 1954 e pubblicato nel 1959, rese l'interazione sociale e le abilità di relazione interpersonali parte del gioco. Una variante dal vivo di ''Diplomacy'' intitolata ''Slobbovia'' venne usata per lo sviluppo dei personaggi, piuttosto che per il conflitto. Alla fine degli anni sessanta gli elementi fantasy usati nei wargames erano in costante aumento. Il linguista M. A. R. Barker iniziò a usare delle sessioni simil-wargame per lo sviluppo della sua creazione ''Tékumel''.. Negli anni settanta la New England Wargamers Association presentò, alla convention della Military Figure Collectors Association, un wargame fantasy intitolato ''Middle Earth''. Lo scrittore fantasy Greg Stafford creò il wargame da tavolo ''White Bear and Red Moon'' per esplorare i conflitti nel suo mondo fantasy Glorantha, sebbene questo non venne pubblicato fino al 1974. === Braunstein, Chainmail e Blackmoor === Dave Arneson Alla fine degli anni sessanta Dave Wesely, giocatore di wargame tridimensionali storici, preoccupato dal fatto che le battaglie più grosse tendessero sempre nel risolversi in dispute sulle regole, trasse dal regolamento ''Strategos: The American Game of War'', l'idea di un arbitro neutrale al di sopra delle parti che controllasse la distribuzione delle informazioni e decidesse nel caso di discussioni sulle regole. Per testare l'idea organizzò nel 1969 in una convention presso l'Università del Minnesota, una partita ambientata nella cittadina fittizia di "Braunstein" in epoca napoleonica, i giocatori controllavano elementi in avanscoperta degli eserciti che si stavano avvicinando o abitanti della città. Ogni giocatore aveva obiettivi e capacità diverse. Anche se la partita terminò nel caos senza che gli eserciti raggiungessero la città, i giocatori si divertirono molto e chiesero a Wesley di organizzare altre partite simili.. Un simile approccio era stato sviluppato da Michael J. Korns che nel 1968 aveva pubblicato ''Modern War in Miniature'', un regolamento di wargame tridimensionale sulla seconda guerra mondiale in cui ogni giocatore controllava una singola miniatura e il gioco era amministrato da un arbitro. Wesley organizzò altre tre "Braunstein", ma con un maggior controllo sulle attività permesse ai giocatori, due sempre di ambientazione napoleonica e una quarta ambientata in una repubblica delle banane fittizia, con esercito, polizia segreta, ribelli, studenti rivoluzionari. Altri giocatori cominciarono a gestire "Braunstein", tra questi Dave Arneson che aveva giocato nella prima e nell'ultima dei "Braunstein" originali. Dopo aver provato scenari storici, Arneson sviluppò nel 1971 un'ambientazione heroic fantasy, la baronia di Blackmoor, in cui inizialmente ogni giocatore rappresentava sé stesso trasferito in un mondo medievale dove la magia funzionava. I personaggi-giocatori vennero ritirati quando Arneson prese da ''Flying Ace'', un gioco dedicato a piloti della prima guerra mondiale, l'idea che ogni giocatore avesse un set di personaggi da cui scegliere chi controllare per una data partita, inoltre introdusse il miglioramento dei personaggi: combattendo e sconfiggendo i loro nemici i personaggi miglioravano le proprie abilità, è la nascita dell'"esperienza". Il concetto di Dungeon nacque quando Arneson presentò uno scenario nel quale i giocatori dovevano salvare una principessa rapita dai sotterranei di Blackmoor Castle. Uno dei giocatori, Dave Megarry, impressionato da come il sotterraneo aveva diretto il flusso dell'avventura, limitando e chiarifiando le scelte tattiche, progettò il gioco ''Dungeon!'' che sarà pubblicato nel 1975 dalla non ancora nata TSR. Fino a questo momento Arneson aveva arbitrato le partite senza un set di regole, basandosi solo sul suo giudizio per determinare i risultati delle azioni. Poiché i suoi giocatori cominciarono a richiedere una maggiore uniformità di regole e un sistema di combattimento standard, Arneson si mise alla ricerca di un regolamento da adottare. La maggior parte dei wargame dell'epoca era basato sulle guerre napoleoniche e sulla guerra di secessione americana, ma c'erano giocatori interessati ad altre epoche, tra cui Gary Gygax e Jeff Perren, di un club di wargame di Lake Geneva, che svilupparono ''Chainmail'', un wargame d'ambientazione medievale pubblicandolo la Guidon Press nel 1971. ''Chainmail'' aveva regole relativamente semplici ed ebbe sufficientemente successo da giustificare una seconda edizione corretta nel 1972. Gygax, appassionato di heroic fantasy, aggiunge delle regole per gestire elementi fantasy, come elfi, nani, troll, elementali, hobbit, goblin, ecc. traendoli principalmente dall'opera di J.R.R. Tolkien. Inoltre, aggiunse anche regole per gestire potenti eroi sul campo di battaglia (nel regolamento standard di ''Chainmail'' ogni miniatura rappresentava un gruppo di dieci uomini) e una decina di incantesimi (palle di fuoco, fulmini e altro) che potessero influenzare uno scontro. Arneson aveva già incontrato Gygax ad alcune convention e, essendo in corrispondenza con lui, ricevette una copia dell'espansione fantasy di ''Chainmail'' prima della sua pubblicazione e ne adottò il regolamento per la sua campagna di ''Blackmoor''.. Blackmoor conteneva ormai tutti gli elementi alla base dei futuri giochi di ruolo fantasy: punti ferita, punti esperienza, livello dei personaggi, classe di armatura, e dungeon crawl. Arneson si recò a Lake Geneva per dimostrare la sua campagna e Gygax intravedendone il potenziale si assunse l'incarico di scrivere un regolamento completo. Dopo due anni di lavoro il regolamento completato venne pubblicato nel 1974 come ''Dungeons & Dragons'' dalla Tactical Studies Rules. === Anni settanta === Gary Gygax La prima edizione di ''Dungeons & Dragons'' consisteva di una piccola scatola marrone con tre libretti formato digest, pubblicata come espansione di ''Chainmail'' (il sottotitolo era ''Rules for Fantastic Medieval Wargames Campaign Playable with Paper and Pencil and Miniature Figures'', "Regole per campagne wargame fantastiche medievali giocabili con carta, penna e miniature"). La popolarità del gioco crebbe inizialmente lentamente, la tiratura della prima edizione fu di 1000 copie e occorsero undici mesi per esaurirla, poi man mano che la voce si diffondeva tra i giocatori sempre più rapidamente, la seconda edizione di 5000 copie si esaurì in cinque mesi e lo stesso per la terza di 3000 copie. Nel corso degli anni successivi il gioco ebbe diverse revisioni: nel 1977 venne pubblicato il ''D&D Basic Set'', ad opera dello scrittore John Eric Holmes, che rivedeva e unificava i contenuti della prima edizione e dell'espansione Greyhawk, seguita poi dall'edizione del 1981 di Tom Moldvay e infine da quella del 1983 ad opera di Frank Mentzer (generalmente conosciuta come "scatola rossa"), che rimarrà a lungo inalterata e sarà la base di quasi tutte le traduzioni. Il crescente successo del gioco generò un'industria casalinga e una varietà di prodotti accessori, creando un'industria amatoriale incentrata su questo hobby. Come tutti i giochi di successo D&D generò un gran numero di imitatori e di concorrenti, alcuni dei quali avevano sfacciatamente lo stesso ''look and feel''. Tra i primi concorrenti di D&D si possono citare come appartenenti alla prima generazione di giochi di ruolo: ''Chivalry and Sorcery'' (1977), ''Traveller'' (1977, il primo gioco di ruolo di fantascienza), ''Tunnels & trolls'' (1975), ''Space Opera'' (1980) e ''RuneQuest'' (1978). Nacquero gruppi di gioco di ruolo dal vivo, convention di gioco organizzate e riviste come ''Dragon'' dedicate al nuovo hobby. Nel 1977 viene pubblicato ''Superhero 2044'', il primo gioco di ruolo supereroistico, ma il sistema di regole non riscontra particolare successo e due anni più tardi viene eclissato da ''Villains & Vigilantes''. Tra il 1977 e il 1979 la TSR lanciò ''Advanced Dungeons & Dragons'' (''AD&D'') (retroattivamente ribattezzato ''AD&D 1st Edition'' dopo il debutto di ''AD&D 2nd Edition'' nel 1989). Questo ambizioso progetto espanse le regole base con tre manuali a copertina rigida (''Player's Handbook'', ''Dungeon Master's Guide'' e ''Monster Manual''), che furono seguiti da ulteriori manuali a copertina rigida tra il 1980 e il 1988 che espansero ulteriormente le regole, classi e mostri disponibili. Moduli opzionali nella forma di piccoli libretti offrivano avventure già pronte. La prima edizione della ''Dungeon Master's Guide'' pubblicata nel 1979 includeva una lista raccomandata di venticinque autori. In Inghilterra il gioco di ruolo si diffonde grazie soprattutto all'opera di Steve Jackson e Ian Livingstone fondatori della Games Workshop, che iniziarono a importare già dal 1975 ''Dungeons & Dragons'' e successivamente per motivi economici a ristampare su licenza in Inghilterra (era meno costoso ristampare dei manuali piuttosto che importarli dagli Stati Uniti) numerosi giochi di ruolo, tra cui ''Traveller'', ''Call of Cthulhu'' e ''RuneQuest'', e continuando con i nuovi regolamenti che uscirono negli anni successivi fino alla fine degli anni novanta, quando la Games Workshop iniziò a concentrarsi esclusivamente sui suoi wargame tridimensionali, soprattutto ''Warhammer 40.000'' e ''Warhammer Fantasy Battle''. === Anni ottanta === I riferimenti letterari e mitologici aiutarono ad attrarre nuovi appassionati al gioco. Il successo fu una benedizione a metà per la TSR: problemi di violazione di copyright afflissero del manuale ''Deities and Demigods''. Emerse una controversia che attirò l'attenzione pubblica e migliorò le vendite, ma stigmatizzò anche il gioco. La compagnia si espanse drammaticamente arrivando al picco di 350 impiegati nel 1982, ma per aprile 1984 erano scesi a un centinaio. Entrarono in scena nuovi editori, come la Chaosium (''RuneQuest'', 1978, e ''Il richiamo di Cthulhu'', 1981), la Iron Crown Enterprises (''Rolemaster'', 1980), la Palladium (''Palladium Fantasy Role-Playing Game'', 1983), la Victory Games (''James Bond 007'', 1983) e la West End Games (''Paranoia'', 1984). Questi giochi erano tutti basati su un sistema caratteristiche/abilità come introdotto da ''Traveller''. I giochi di ruolo iniziarono a influenzare altri media. Un nuovo genere di videogiochi basato sui giochi di ruolo iniziò a comparire sui primi mainframe, cominciando con ''Akalabeth'' e ''Rogue'', entrambi pubblicati nel 1980. Nel 1983 venne prodotto un cartone animato basato su ''Dungeons & Dragons'', chiamato anch'esso ''Dungeons & Dragons''. Iniziarono ad essere realizzati giochi di ruolo basati su proprietà intellettuali concesse in licenza agli editori di giochi, come il Girsa (Iron Crown Enterprises, 1984) ispirato all'universo narrativo del Signore degli Anelli, il già citato ''Il richiamo di Cthulhu'' e ''Stormbringer'' (Chaosium, 1981), ispirati agli omonimi franchise letterari, ''Ghostbusters'' e ''Guerre stellari - Il gioco di ruolo'' (West End Game, rispettivamente 1986 e 1987), ispirati agli omonimi franchise cinematografici, o ''Marvel Super Heroes'' (TSR, 1984), ispirato ai fumetti della Marvel Comics. Fino a questo punto ogni gioco era legato a un'ambientazione specifica: per giocare in un'ambientazione fantascientifica e in una fantasy spesso si dovevano imparare due diversi sistemi di gioco. Agli inizi degli anni ottanta la Chaosium aveva pubblicato il Basic Role-Playing, una versione semplificata del regolamento già esistente di RuneQuest, che poteva essere adattata ad altre ambientazioni. Nel 1986, cercando di produrre un singolo sistema di gioco generico che potesse soddisfare i bisogni di tutti i giocatori, la Steve Jackson Games pubblicò ''GURPS'' - il "Sistema di Gioco di Ruolo Universale". L'enfasi di ''GURPS'' sulla sua "universalità" si dimostrò una tattica di vendita di successo, che lo rese uno dei sistemi di gioco di ruolo più popolari negli anni novanta. ''GURPS'' e ''Champions'' introdussero anche il game balance tra i personaggi nel gioco di ruolo, a differenza di ''Dungeons & Dragons'' in cui personaggi giocanti venivano generati casualmente basandosi sui risultati dei dadi, in ''GURPS'' (e altri sistemi) i giocatori ricevono un certo numero di punti da spendere per comprare attributi, abilità, vantaggi speciali per i propri personaggi e possono accettare svantaggi o attributi particolarmente bassi in cambio di punti aggiuntivi da spendere Il mercato venne saturato da numerosi regolamenti, sistemi di gioco, moduli di avventura e altro materiale che affollava gli scaffali dei negozi specializzati. Il gioco più importante continuava a essere ''Dungeons & Dragons'', che era però cresciuto in una massa di regole coerenti ed incoerenti, spiegate in più di quattordici volumi diversi. Pertanto nel 1989 venne pubblicata la seconda edizione di ''Advanced Dungeons & Dragons'' che riallineava e semplificava la situazione, eliminando molte incoerenze. Questa edizione ridusse i prestiti letterari per ridurre i problemi di copyright, grazie anche alla pubblicazione di diverse ambientazioni ufficiali per il gioco, che permettevano di utilizzare creature, oggetti e situazioni originali. Artefatti sopravvissuti a questa eredità furono il diffuso uso di personaggi di ispirazione tolkieniana e la persistenza del termine ''vorpal'', preso in prestito dal poema di Lewis Carroll, ''Jabberwocky'' per la spada magica più potente della prima edizione. ==== Il gioco di ruolo si diffonde all'estero ==== Le traduzioni permisero all'hobby di espandersi in altre nazioni. In Italia, il gioco di ruolo ha sempre dimostrato una forte vitalità creativa. La prima citazione di un gioco di ruolo sulla stamapa italiana è di Giampaolo Dossena e Raffaele Rinaldi in un supplemento de ''L'Espresso'', viene pubblicata una fanzine dedicata (''La voce del drago'') e i primi giochi di ruolo vengono importati dagli importatori di wargame Nel 1982 Marco Donadoni pubblica per l'International Team il gioco da tavolo ''VII Legio'', che presenta comunque alcuni aspetti narrativi dei giochi di ruolo A Morino si svolge il 31 dicembre 1983 il primo toreno italiano di ''Dungeons & Dragons'' Quando nel 1985 l'Editrice Giochi pubblicò la traduzione italiana di ''Dungeons & Dragons'', a cura di Giovanni Ingellis, già esistevano giochi di ruolo originali italiani, a partire da ''I Signori del Caos'' di Giovanni Maselli, Auro Miselli e Franco Tralli (''Black-Out'', 1983), subito seguito da ''Kata Kumbas'' di Agostino Carocci e Massimo Senzacqua (Bero Toys, 1984). Sono poi uscite decine di altri titoli in italiano, sia ideati da autori della penisola che traduzioni di giochi esteri, diversi dei quali pubblicati da grossi editori a distribuzione nazionale. ''Traveller'' venne tradotto in giapponese nel 1984, rapidamente seguito da ''Dungeons & Dragons'' nel 1985. Nuovi regolamenti cominciarono ad apparire fuori dagli Stati Uniti, come ''Midgard'' (1981) e ''Uno sguardo nel buio'' (1984) in Germania, ''Drakar och Demoner'' (1982) in Svezia, ''Warhammer Fantasy Roleplay'' (1986) nel Regno Unito, ''Adventurers of the North, Kalevala Heroes'' (1989) in Finlandia e ''Enterprise: Role Play Game in Star Trek'' (1983) e ''Sword World RPG'' (1989) in Giappone. Il primo gioco di ruolo a essere tradotto in francese è ''Dungeons & Dragons'' nel 1983, seguono ''Call of Cthulhu'' (1984), ''Advanced Dungeons & Dragons'' (1986) e ''RuneQuest'' (1987). Contemporaneamente vengono pubblicati giochi di ruolo originali francesi, ''Ultime Epreuve'' (Jeux Actuel, 1983), ''Legendes celtiques'' (Jeux Descartes, 1984), ''Empire Galactique'' (Laffont, 1984), ''Mega'' (Jeux et Stratégie, 1984) e ''Rêve de Dragon'' (Nouvelles Éditions Fantastiques, 1985). Anche in Spagna vennero pubblicati in spagnolo edizioni di ''Dungeons & Dragons'' (Dalmau Carles Pla, 1985), ''Call of Cthulhu'' (Joc Internacional, 1988), ''RuneQuest'' (Joc Internacional, 1988), ''Middle-earth Role-Playing'' (Joc Internacional, 1989) and ''Traveller'' (Diseños Orbitales, 1989). Giochi di ruolo originali spagnoli non comparvero fino a metà degli anni novanta: ''Aquelarre'' (Joc Internacional, 1990) e ''Mutantes en la sombra'' (Ludotecnia, 1991) pubblicati in Spagna e ''Laberinto'' pubblicato in Messico nel 1998. === Anni novanta === Mark Rein·Hagen, autore di ''Vampiri: la masquerade'' Fu una decade innovativa durante la quale molti nuovi giochi di ruolo invasero i mercati. La Lion Rampant, che aveva pubblicato ''Ars Magica'' (1988), un gioco di ruolo che enfatizzava la caratterizzazione del personaggio e la narrazione rispetto alle meccaniche di gioco e al combattimento, si fuse con White Wolf Magazine dando vita alla White Wolf, che adottò lo stesso approccio per il proprio gioco ''Vampiri: la masquerade'' (1991) di genere horror gotico, la cui ambientazione faceva appello all'allora crescente movimento gotico e che si prestava bene anche al gioco di ruolo dal vivo. ''Vampiri: la masquerade'' fu un enorme successo e divenne probabilmente il gioco di ruolo più popolare dopo ''D&D'', generando un enorme numero di spinoff conosciuti collettivamente come ''Mondo di Tenebra''. La caduta del comunismo permise all'hobby di diffondersi ulteriormente. Fu pubblicata una rivista polacca di giochi di ruolo, ''Magia i Miecz'' (''Magia e Spada''), seguita presto da diversi giochi di ruolo polacchi, e successivamente da giochi di altri paesi postcomunisti. Nel 1993, Peter Adkison e Richard Garfield, laureando in matematica all'Università della Pennsylvania, pubblicarono il primo gioco di carte collezionabile con un'ambientazione fantasy reminescente del gioco di ruolo intitolato ''Magic: l'Adunanza''. Il gioco ebbe un grande successo e la sua casa editrice, la Wizards of the Coast (WotC) si espanse enormemente. L'improvvisa comparsa ed estrema popolarità di ''Magic'' colse le altre case editrici di giochi di sorpresa, e molte pubblicarono propri giochi di carte collezionabili cercando lo stesso successo di ''Magic''. Per un certo periodo, alcuni pessimisti pronosticarono la fine dei giochi di ruolo come hobby serio, sebbene alla fine, quando le acque si calmarono, il gioco di ruolo continuasse a prosperare – seppur con difficoltà. In questo periodo si assistette anche all'avanzare della tecnologia computerizzata che portò il mondo del gioco di ruolo verso nuove frontiere. I videogiochi di ruolo erano già diffusi nel mondo del computer, ma generalmente offrivano esperienze di gioco molto lineari, più tattiche che interpretative. Comunque, con la proliferazione di personal computer e la possibilità di giocare giochi online su ''Bulletin board system'' (BBS) o altre reti, spesso in realtà gestite da fan e senza collegamenti con gli editori di giochi di ruolo, preparò la strada ai MUD, MMORPG e ai giochi via e-mail. L'uso di materiali coperti da copyright o di nomi coperti da trademark in queste realtà portò era spesso malvisto dai detentori delle relative proprietà intellettuali, e problemi sull'uso di questo materiale si erano già manifestati alla fine degli anni ottanta con la TSR e prima con la Mayfair Games, editrice della linea di supplementi ''Role-Aids'' e quindi contro i condivisori di file. Con il tempo e il denaro dei giocatori diviso in tre parti l'industria del gioco di ruolo declinò. Comparvero su ''Dragon Magazine'' e altre riviste dedicati ai giochi di ruolo articoli che presagivano "la fine del gioco di ruolo", dato che l'interazione faccia a faccia veniva spesa giocando a ''Magic''. Per il 1995 La TSR era stata superata sia dalla Games Workshop che dalla Wizards of the Coast in termini di volumi di vendita. I suoi tentativi di entrare nel mercato dei giochi collezionabili, in particolare, con ''Dragon Dice'', non ebbero successo. Allo stesso tempo tentò di promuovere aggressivamente le sue linee di romanzi, pubblicandole molti più del solito, ma alla fine dell'anno la Random House (principale distributrice dei prodotti della TSR) ritornò merce invenduta per milioni di dollari facendo entrare in crisi finanziaria la TSR, che venne infine acquistata dalla Wizards of the Coast nel 1997. La Wizards of the Coast divenne a sua volta una divisione della Hasbro nel 1998, dopo essere stata acquistata per una cifra stimata in 325 milioni di dollari. Per il 1994 grazie alla crescente diffusione di Internet i fan del gioco iniziarono a condividere online articoli e materiale creato da loro e la TSR iniziò una politica aggressiva di cause legali contro chiunque condividesse online materiale su ''AD&D'', chiedendo che il materiale venisse ritirato dalla rete, in alcuni casi anche contro siti che rendevano disponibile materiale su altri giochi di ruolo e non collegato a ''Dungeons & Dragons''. Questa politica continuò causando l'ira dei fan del gioco fino alla chiusura della TSR e la sua cessione alla Wizards of the Coast. Nel frattempo si stavano sviluppando riflessioni critiche e teoriche sulla teoria dei giochi di ruolo. Nel 1994-95 ''Inter*Active'', (successivamente ribattezzata ''Interactive Fiction'') pubblicò una rivista dedicata allo studio dei giochi di ruolo. Alla fine degli anni novanta, una discussione sulla natura dei giochi di ruolo sul newsgroup rec.games.frp.advocacy generò il triplice modello. Dalla comunità scandinava di giocatori di ruolo emersero diversi posizioni ideologiche sulla natura e sulla funzione dei giochi di ruolo, e si iniziarono a tenere con regolarità conferenze accademiche dette knutepunkt, a partire dal 1997. Negli anni novanta vedono in Italia la nascita di numerose riviste specializzate. Fra queste, le principali furono ''Rune'', prima rivista italiana di gioco di ruolo fantasy e di fantascienza a essere pubblicata in edicola, e ''Kaos'' nell'ottobre 1991, che diventerà per alcuni anni la testata di riferimento dell'intero settore. ==== Giochi di ruolo gratuiti ==== I giochi di ruolo gratuiti sono regole, sistemi e manuali che vengono condivisi, molto spesso direttamente dagli autori, tramite Internet e sono quindi indipendenti dagli editori. Il metodo di condivisione e il supporto varia in base a molti fattori, spesso determinati dalle possibilità tecnologiche, come il formato del manuale (dal testo al pdf), il tipo di hosting e i programmi di editing, diventati negli anni 2010 più diffusi e accessibili rispetto agli albori di Internet. Fin dal 1992 si discute, su Internet, di sistemi fatti in casa, segnalando che il tentativo, riuscito o meno, di costruire propriamente un gioco di ruolo è presente da prima dell'era digitale, portando a sperimentazioni piuttosto ardite per l'epoca, come quella dell'assenza di un master. Si può trovare traccia di avvenute auto-pubblicazioni on-line già nello stesso anno 1992, ma naturalmente più si va indietro nel tempo e inferiore sarà la qualità del supporto: giochi risalenti ai primi anni di Internet venivano condivisi in rete come semplici file testuali o addirittura come post all'interno dei newsgroup. Sempre negli anni novanta nascono siti specifici che raccolgono link e descrizioni a giochi gratuiti, alcuni di questi contenevano descrizioni e link a centinaia di regolamenti gratis di tutto il mondo. Risale al 17 novembre 1992 il post di Steffan O'Sullivan nel quale propone un primordiale scheletro di gioco freeform, SLUG (''Simple, Laid-back Universal Game'') e che con la collaborazione di altri frequentatori di rec.games.design si evolse in ''Fudge'' e dal quale a sua volta discenderà nel 2003 ''Fate''. In Italia la condivisione di regolamenti gratis segue sempre le regole di Internet, esattamente come all'estero: i primi regolamenti gratuiti possono essere datati intorno alla metà degli anni novanta e anche in Italia esistono siti che fin da allora promuovono il gdr gratis. Nel 1997 anche la rivista Kaos, parlando di alcuni siti Internet fece una veloce recensione di un GdR gratis in italiano, sottolineando come senza spendere nulla si potesse avere a casa un GdR di una certa qualità. === Ventunesimo secolo === Constatando che le vendite dei supplementi dei regolamenti vendevano molto meno che i libri base necessari per il gioco, Ryan Dancey brand manager di ''Dungeons & Dragons'' per la Wizards of the Coast diresse l'impegno di licenziarne la nuova edizione mediante il "d20 System Trademark", permettendo ad altre compagnie di supportare il ''d20 System'' mediante un'unica identità di marchio. Questo era distinto dalla Open Gaming License, che permetteva di produrre opere composte o derivate dal materiale designato come Open Game Content. Editori professionisti e non poterono quindi pubblicare modifiche o supplementi al sistema senza pagare per l'uso delle proprietà intellettuali associate, che restavano di proprietà della Wizards of the Coast.. Questa operazione permise di distribuire il costo di supportare il gioco, incrementando le vendite dei manuali base, che potevano essere venduti solo dalla Wizards of the Coast. Le nuove regole di ''D&D'' divennero note come ''d20 System'', e venne pubblicato un System Reference Document (SRD), contenente le regole necessarie per scrivere un supplemento o gestire una partita a breve termine, ma prive delle regole per gestire l'avanzamento dei personaggi a lungo termine. Il movimento open gaming godette di grande successo, anche se non mancarono le critiche, e furono pubblicati molti giochi con il marchio "d20 System". Una conseguenza imprevista da Dancey del ''d20 System'' è di aver dato possibilità dei nostalgici delle vecchie edizioni dei regolamenti di ricrearli sfruttando la Open Gamin License ma riscrivendo le regole, dando nascita al movimento della Old School Renaissance e alla produzione dei retrocloni. Inoltre la Open Gamin License diede modo anche ala Paizo Publishing (casa editrice che produceva prodotti legati a ''Dungeons & Dragons)'' di creare un proprio gioco di ruolo basato sul ''d20 System.'' In contemporanea all'uscita della quarta edizione di D&D venne pubblicata la versione beta di quello che diverrà ''Pathfinder Roleplaying Game'' un gioco compatibile con l'estesa mole di espansioni disponibili per D&D 3.5. Ad ogni modo negli anni recenti, ''Dungeons & Dragons'' ha dominato economicamente questo mercato hobbistico. Grazie a una pesante attività di marketing, ''D&D'', insieme a linee di prodotti sussidiari compatibili prodotte da altri editori, ha composto oltre il 50% delle vendite dei giochi di ruolo (dati del 2002). ==== Giochi indie ==== All'inizio del 2000 sono sorte comunità in internet che hanno affrontato i GdR da un punto di vista critico. Principale tra queste è stata il forum di The Forge, attivo tra il 2000 e il 2012. I partecipanti discutevano dei giochi che stavano sviluppando, sia dal punto di vista del progetto, sia su come produrli e pubblicarli. Altre discussioni erano incentrate sullo sviluppo di teorie sul gioco di ruolo e questo sulla base principalmente del seminale saggio ''System Does Matter'' di Ron Edwards, portò allo sviluppo di modelli teorici, come la teoria GNS o il Big Model, e sulla base di questi nuovi approcci all'hobby. Ciò era dovuto dall'esigenza di ridefinire le meccaniche, i ruoli dei giocatori e la loro autorità sul piano creativo e narrativo. Si sono sviluppati così giochi di ruolo talora autodefinitosi indipendenti (''indie''). Rispetto ai giochi di ruolo tradizionali, questi giochi (alcuni esempi sono: ''Cani nella vigna;'' ''Avventure in prima serata;'' ''Dungeon World''; ''Non cedere al sonno;'' ''Sorcerer;'' ''Donjon e'' ''La mia vita col padrone'') si differenziano sia per la notevole varietà di regole e di tecniche narrative utilizzate, sia per un diverso approccio al gioco, alle sue finalità e alle tematiche da esso affrontate. La figura del master tende a differenziarsi in misura più o meno marcata da quella classica. Il suo ruolo viene ridefinito, principalmente in quanto la sua autorità e l'ambito in cui si muove vengono ora delimitati dalle regole, contrariamente a quanto accade nei giochi tradizionali dove, la figura del Master, ha la responsabilità di interpretare il regolamento e applicarlo, a volte, in maniera arbitraria, se questo aiuta a migliorare l'esperienza di gioco del gruppo. Di fatto egli diventa dunque un giocatore allo stesso livello degli altri e, in alcuni giochi, come per esempio ''Fiasco o Un penny per i miei pensieri,'' non è nemmeno prevista la presenza di una figura simile e le sue funzioni vengono ripartite all'interno del gruppo e definite scena per scena. Esistono diverse definizioni di cosa si richiede a un gioco per essere definito "indie". Alcune richiedono che gli elementi commerciali, di progetto o concettuali del gioco rimangano sotto il controllo dell'autore, altre che semplicemente sia creato al di fuori di un ambiente corporativo. Altre ancora fanno semplicemente riferimento alle teorie succitate facenti parte del corpus definito Big Model. L'avvento del ''print on demand'' e della pubblicazione in formato ebook, ha reso possibile agli autori indie la produzione di giochi estremamente focalizzati sul progetto e di venderli direttamente al pubblico finale saltando gli intermediari. Gli editori indie tipicamente non hanno relazioni d'affari con negozianti e distributori e vendono i loro prodotti mediante e-commerce o direttamente di persona alle convention di gioco. Comunque alcuni magazzini di spedizione e distributori su piccola scala gestiscono i prodotti indie usando il tradizionale sistema a tre livelli.
Gioco da tavolo
Alcune copertine di giochi da tavolo moderni. Un '''gioco da tavolo''' è un gioco che richiede una ben definita superficie di gioco, che viene detta di solito "tabellone" o "plancia" laddove non esistano termini più specifici legati allo specifico gioco in questione ; sulla superficie vengono solitamente piazzati e/o spostati i "pezzi" che, sempre in assenza di termini più specifici, si diranno "segnalini".
Ovviamente si tratta di una categoria di cui non è possibile dare una definizione sufficientemente precisa; per esempio, il concetto di tabellone può essere anche inteso in senso piuttosto lato (includerà il caso di plance individuali per i giocatori, tabelloni assemblati via via come parte del gioco, ecc.). In sostanza, si potrebbe includere in questa categoria qualunque gioco richieda un tavolo o superficie analoga, ma escludendo i giochi di carte tradizionali, che sono un mondo a sé; oppure ci si può rifare all'espressione (tutto sommato non meno vaga) "giochi in scatola". I giochi da tavolo rappresentano un fenomeno piuttosto diffuso nei paesi occidentali come momento di aggregazione, sebbene la loro importanza nella vita sociale dipenda anche dalle tradizioni nazionali. In Germania e nei paesi di lingua tedesca, per esempio, la cultura del gioco da tavolo è molto più diffusa che in Italia. Non a caso proprio la Germania ospita sin dal 1979 il premio ''Spiel des Jahres'' (''Gioco dell'Anno''), che è il più importante riconoscimento del mondo per i giochi da tavolo. Questo genere di giochi ha una notevole importanza come intrattenimento per la famiglia, specialmente per quelli che si prestano a essere giocati a tutte le età; ma non mancano giochi da tavolo le cui regole possono risultare troppo complicate persino per molti adulti (come alcuni wargame), o che richiedono un ragionamento attento e approfondito (come molti classici giochi astratti quali gli scacchi e la dama). Fornire una classificazione soddisfacente e completa dei giochi da tavolo non è cosa facile; alcune suddivisioni di fondo, tuttavia, sono applicate abbastanza universalmente in letteratura e dalle comunità di giocatori. ===Simulazioni e giochi astratti=== tavoliere della dama cinese. Alcuni giochi possono essere considerati come simulazioni, più o meno semplificate, di aspetti della vita e del mondo reale, favorendo la finzione e il gioco di ruolo. Esempi celebri di giochi di simulazione includono ''Monopoly'' (che è una simulazione del mondo del mercato immobiliare), ''Cluedo'' (in cui i giocatori impersonano investigatori sulla scena di un delitto), o ''RisiKo!'', il più diffuso in Italia fra le molte migliaia di giochi che simulano la guerra e la geopolitica. Una simulazione molto più realistica dello scontro militare si trova nei wargame propriamente detti. Vi sono giochi di simulazione sul gioco del calcio come Subbuteo o FooTable, con pedine che rappresentano i calciatori che si muovono con un “tocco a punta di dito” nel primo od in base al risultato di dadi nel secondo. D'altro canto, alcuni giochi non rappresentano alcuna situazione reale, o alludono alla realtà solo molto vagamente; vengono solitamente detti "giochi astratti". Esempi classici includono gli scacchi, la dama, la dama cinese, il go e il reversi, il domino, il mahjong, il mancala, il backgammon. Molti di questi giochi hanno forti connotazioni geometriche o matematiche. In questa categoria si possono anche classificare i "giochi di parole" come ''Scarabeo'' o ''Verba Game'' e i giochi di indovinelli e domande come ''Trivial Pursuit''. Giampaolo Dossena, uno tra i massimi esperti di giochi in Italia, ha proposto la suddivisione dei giochi in "giochi di ambientazione" e di "simulazione". I primi sono i giochi il cui regolamento non ha nessun legame specifico con il contesto rappresentato (per es. ''Monopoly''), i secondi, viceversa, rappresentano ricostruzione in meccanismi e procedure di gioco dell'ambito reale di ispirazione (per es. i wargame). ===Determinismo, fortuna, e statistica=== Un'altra suddivisione dei giochi può essere fatta in ragione della rilevanza dell'elemento casuale, e quindi della fortuna, nelle dinamiche del gioco. Nei giochi a informazione completa la fortuna è in genere completamente assente; una buona parte dei giochi astratti (scacchi, dama, e così via) ha questa caratteristica. Questi giochi hanno una meccanica completamente deterministica: in ogni momento, la situazione di gioco dipende "esclusivamente" dalle scelte via via operate dai giocatori, e i giocatori hanno tutte le informazioni necessarie per prevedere le conseguenze di tali scelte. L'estremo opposto è costituito dai giochi di "pura fortuna", dove il giocatore in effetti non ha la possibilità di eseguire alcuna scelta strategica; si tratta normalmente di giochi per bambini, come il gioco dell'oca. La maggior parte dei giochi per adulti con componente casuale, invece, si possono classificare come "giochi statistici". In questo caso l'elemento casuale è presente ma la sua rilevanza viene ridimensionata dalla legge dei grandi numeri ed è possibile agire strategicamente sulla base di considerazioni statistiche. In ''RisiKo!'', per esempio, l'andamento delle battaglie è governato da una serie di lanci di dadi, ma le probabilità di vincere o perdere uno scontro possono essere calcolate in maniera precisa a partire dall'entità delle forze in campo. Un altro gioco tipicamente statistico è ''I coloni di Catan'', in cui la probabilità di ottenere un certo risultato casuale è addirittura indicata esplicitamente sul tabellone di gioco. L'elemento casuale può essere ottenuto con mezzi molto diversi: il più frequente è certamente il dado, spesso (ma non sempre) a sei facce, oppure mazzi di carte particolari come gli "Imprevisti" di ''Monopoly''. Sebbene alcuni puristi considerino l'elemento casuale nei giochi poco desiderabile, altri sostengono che il caso, per lo meno nei giochi di tipo statistico, possa condurre a problemi strategici più interessanti e ricchi di sfaccettature attraverso concetti come il valore atteso e la gestione del rischio. ===Presenza della diplomazia=== Materiali di gioco de ''I coloni di Catan'' (espansione ''Città e Cavalieri''). Un altro elemento importante in un gioco da tavolo è la presenza o meno di elementi di diplomazia (il concetto si applica, solitamente, a giochi per almeno tre giocatori), ovvero la possibilità dei giocatori di stringere alleanze, stabilire accordi, e così via. Ne I coloni di Catan, per esempio, è fondamentale convincere gli altri giocatori a stabilire rapporti commerciali. Anche in ''RisiKo!'' il fattore diplomatico può essere fondamentale, benché il regolamento ufficiale escluda esplicitamente la possibilità di stringere alleanze. Nei giochi con diplomazia vengono messi in campo una serie di qualità personali che non hanno spazio negli altri giochi, come la capacità di persuadere e l'abilità di mediazione. Tipicamente, i giocatori in svantaggio si coalizzano contro quello che sembra star vincendo; già convincere gli altri giocatori che un certo giocatore è vicino alla vittoria diventa quindi un aspetto del gioco (laddove ovviamente il "vantaggio" dipenda da elementi non direttamente o oggettivamente osservabili). In alcuni giochi, come ''Diplomacy'', la diplomazia è l'elemento predominante. Uno scaffale di giochi da tavolo, di varia origine. Si possono ovviamente suddividere i giochi da tavolo (come qualsiasi altra categoria di giochi) anche in funzione del numero minimo e massimo di partecipanti, del livello di difficoltà delle regole (solitamente indicato nella confezione del gioco in termini di età minima consigliata per i giocatori), della durata delle partite (con giochi che si risolvono tipicamente in mezz'ora o meno, come ''Clans'', a giochi che possono durare molte ore, come gli scacchi o la maggior parte dei wargame); e così via. Vi sono poi una serie di famiglie di giochi che si possono identificare chiaramente, in maniera indipendente dalle precedenti classificazioni. ===Giochi di percorso=== Nei giochi di percorso, il tabellone rappresenta un "tragitto" che deve essere compiuto dai giocatori, e il vincitore è normalmente il giocatore che arriva per primo al traguardo. Si può citare ancora una volta il gioco dell'oca, ma esistono anche molti giochi di percorso più complessi come ''Taboo''. ===Party game=== I '''party game''' sono giochi da tavolo che incoraggiano l'interazione sociale. Generalmente hanno regole facili, una preparazione veloce e durata contenuta; spesso sono basati sulle abilità dei partecipanti, tipo colpo d'occhio, intuizione, pensiero laterale, capacità di inventare storie, capacità di bluff, la fortuna è generalmente presente e possono essere giocati da gruppi di persone abbastanza grandi. ===Giochi di posizionamento=== Si tratta di una categoria di giochi piuttosto diffusa in Germania, in cui la dinamica è incentrata sul posizionamento di pedine sul tabellone, allo scopo di ottenere determinati risultati per esempio di tipo geometrico; in alcuni casi, addirittura, il tabellone è il "risultato" delle azioni di posizionamento (per esempio di tasselli che vanno a comporre gradualmente il tabellone in un modo che ricorda i puzzle); il caso più celebre è probabilmente ''Carcassonne''. ===Giochi di carte=== Una partita a ''7 Wonders'': gioco di carte vincitore di numerosi premi. Alcuni giochi da tavolo non utilizzano un tabellone, ma si giocano solo, o principalmente, facendo uso di speciali carte. In questo caso non ci riferiamo ai giochi di carte propriamente detti, ovvero che fanno uso di mazzi di carte tradizionali (per esempio da briscola o da ramino), bensì a quei giochi che utilizzano mazzi di carte appositamente progettati. L'uso delle carte anziché di altri supporti fisici può spesso considerarsi un fatto accidentale, che non implica necessariamente particolari differenze tecniche rispetto ai giochi con tabellone; ''I coloni di Catan'', per esempio, esiste sia nella versione con tabellone che nella versione con le carte. ===Wargame=== I wargame sono giochi da tavolo che simulano in maniera "accurata" guerre e battaglie. In alcuni casi l'enfasi è proprio sul realismo della simulazione, e questo può facilmente implicare regole anche molto difficili, accettabili solo dai veri appassionati e improponibili per il giocatore medio. Vi sono tuttavia anche wargame che cercano un compromesso fra il realismo delle meccaniche di gioco e la giocabilità; è il caso, per esempio, di molte produzioni della casa editrice (oggi scomparsa) International Team, come ''Zargo's Lords'' o ''Kroll & Prumni''. Moltissimi wargame hanno ambientazione storica, ma non mancano esempi di wargame fantasy, fantascientifici, e così via. Per motivi tecnici, una gran parte dei wargame utilizzano plance di gioco caratterizzate da una griglia esagonale (si parla spesso, in tal caso, di "wargame esagonali") che consente una miglior simulazione degli spostamenti. ===Giochi di miniature=== I giochi di miniature (che spesso sono wargame, detti in tal caso wargame tridimensionali) sono quelli in cui i pezzi stessi sono miniature realizzate con particolare realismo, elemento che pone questi giochi al confine con il modellismo. ===Giochi in stile tedesco=== Carcassonne: i ''meeples''. Uno dei filoni più vitali e innovativi nel mercato dei giochi da tavolo è quello dei giochi della tradizione tedesca; fra i giochi considerati "classici" di questa tradizione si possono citare ''I coloni di Catan'', ''Carcassonne'' e ''Puerto Rico''. Si tratta in genere di giochi caratterizzati da elementi strategici, regole semplici e adatte al gioco in famiglia, componentistica di buona qualità, e breve durata delle partite. Alcuni autori e produttori di giochi italiani e di altre nazioni si ispirano chiaramente a questa tradizione; un esempio per l'Italia è Leo Colovini. ===Giochi americani=== Quasi in contrapposizione al gioco alla tedesca è il filone americano. I giochi all'americana sono principalmente, ma non solo, di simulazione, spesso storica, ma anche di rappresentazione di realtà industriali, luoghi di fantascienza, ecc. Di solito hanno una durata piuttosto elevata, da 2 ore in su, e hanno una componentistica particolarmente ricca e curata. La caratteristica dominante del gioco "americano" è l'elevata ambientazione dello stesso, ovvero la meccanica del gioco non è quasi mai avulsa dal suo contesto. Oggi la tradizione americana resiste ricevendo però una forte influenza da quella tedesca. Recentemente sono stati immessi sul mercato nuovi giochi che si pongono a metà tra i due filoni prendendo il meglio da entrambi, come la versione da tavolo del recente videogioco ''Age of Empires III: Age of Discovery''. ===Giochi di critica sociale=== I giochi sono stati utilizzati spesso, soprattutto nella storia recente, come mezzo di propaganda, satira o sensibilizzare l'opinione pubblica su certe tematiche sociali. Questi giochi, generalmente prodotti da case editrici minori o allegati a giornali, possono rappresentare semplici rivisitazioni di giochi preesistenti arricchiti però dal messaggio di critica sociale, oppure avere meccanismi di gioco originali. Tra i primi si cita il francese ''Plan Social'', il cui scopo è quello di licenziare i propri operai e delocalizzare la propria azienda in Cina, ma le regole sono in realtà simili a quelle di ''UNO''; tra gli italiani, abbiamo come esempio recente il gioco ''Bunga Republic'', nel quale il giocatore è chiamato a vestire i panni di un politico senza coscienza e collezionare poltrone, escort e ricchezze attraverso la corruzione degli avversari; come anche ''Corteo'' (edito originariamente da "I giochi del No" nel 1979), dove due squadre di giocatori si misurano in uno scenario di scontri urbani tra il potere, la polizia, ed il corteo, un insieme variegato di forze appartenenti ai movimenti e alla sinistra extraparlamentare degli anni settanta. ===Giochi cooperativi=== Pandemia, uno dei giochi cooperativi di maggior successo In questo tipo di giochi, chiamati anche collaborativi, i giocatori uniscono le forze "contro" il gioco per raggiungere un obiettivo comune, vincendo o eventualmente perdendo tutti assieme. I giochi cooperativi enfatizzano la cooperazione sulla competizione tra i giocatori. I partecipanti in genere giocano contro il gioco, e talvolta anche contro uno o due altri giocatori, che assumono il ruolo di traditori. Hanno cominciato a diffondersi a partire dagli anni 2000 grazie a giochi molto popolari come ''Pandemia'' o ''Hanabi''. Nel 2017 sono diventati popolari giochi cooperativi ispirati all'"''escape room''", tra quelli più noti troviamo ''Escapoly'' (un gioco da tavolo che permette di trasformare la propria casa in una scena del crimine) e ''The Game''. ===I giochi da tavolo nell'antichità=== Tavola e componenti del Gioco reale di Ur, il gioco da tavolo più antico che ci sia giunto completo. tavoliere da mancala. I giochi da tavolo hanno una lunga storia e sono stati giocati nella maggior parte delle culture e delle società; alcuni (come i mancala) apparvero in tempi antichissimi, forse addirittura prima della scrittura. Numerosi siti archeologici, artefatti e documenti forniscono importanti indizi circa la storia dei giochi da tavolo: *La tomba reale di Merknera contiene le raffigurazioni del gioco egizio Senet, il più antico gioco da tavolo noto. Una foto dell'affresco trovato in questa tomba egizia appare in ''Okno do svita deskovych her'' *La tomba reale di Ur conteneva vari giochi, fra cui il Gioco reale di Ur. Questi giochi furono riportati alla luce da C. Leonard Woolley, ma il libro che descrive gli scavi non dice molto sui giochi ritrovati. La maggior parte di questi giochi si trova oggi esposta al British Museum di Londra. *La Lista di giochi del Buddha è la più antica lista di giochi nota. *Il Libro de los juegos è un antico manoscritto, commissionato da Alfonso X di Castiglia, che traduce il regolamento di numerosi giochi dall'arabo allo spagnolo. Poiché la maggior parte degli originali arabi sono andati perduti, il manoscritto di Alfonso è un'importantissima fonte storica e rappresenta la più antica trascrizione nota delle regole di molti giochi classici. *Il tetto del tempio di Kurna, ancora in Egitto, riporta incisi molti tavolieri di giochi; viene datato circa 1400 a.C. ===Cronologia=== *XXXIII secolo a.C.-XXVII secolo a.C. – il gioco egizio Senet dipinto nella tomba di Merknera *XXV secolo a.C. – raffigurazioni del Senet e dell'Han nella tomba di Rashepes *2560 a.C. – il gioco reale di Ur *XXI secolo a.C. – un dipinto in una tomba a Benihassan rappresenta due tavolieri di giochi ignoti (riportato da Falkner, vedi bibliografia). Il secondo gioco potrebbe essere il Tau. *XVI secolo a.C. – il tavoliere del Liubo inciso nella roccia. Dipinti del gioco di Cnosso *XV secolo a.C. – diversi giochi da tavolo (fra cui Alquerque, Mulino, Tris, e probabilmente un Mancala) incisi sul tetto del tempio di Kurna (riportato da Fiske e Bell, vedi bibliografia) *200 a.C. – tavoliere del Weiqi ritrovato nel 1954 nella contea di Wangdu, attualmente esposto presso il Beijing Historical Museum *116 a.C. – 27 a.C. – un testo in latino di Marco Terenzio Varrone contiene il più antico riferimento noto al gioco ''latrunculi'' (spesso confuso come Ludus duodecim scriptorum, il gioco menzionato da Ovidio). *9 a.C. – 8 a.C. – lo ''Shuo yuan'' di Liu Xiang contiene il più antico riferimento noto allo Xiangqi anche se il gioco in questione non è lo stesso noto posteriormente con lo stesso nome di Xiangqi ma un gioco con regole e pezzi diversi di cui si è perso il modo effettivo di giocare. *1 a.C.-8 d.C. – l'Ars amatoria di Ovidio contiene il più antico riferimento noto allo Ludus duodecim scriptorum. *220 d.C.-265 d.C. – il gioco del Nard arriva in Cina con il nome t'shu-p'u (riportato da Hun Tsun Sii. In seguito ebbe grande diffusione in epoca della dinastia Tang col nome di ''Shuang liu'') *V secolo d.C. - Il più antico ritrovamento in Danimarca di una tavola di tafl ===I giochi da tavolo oggi=== Giochi da tavolo pubblicati per anno (1900-2015). Grafico basato sul database di BoardGameGeek e sui dati di: . I giochi da tavolo e i giochi in scatola iniziarono a diffondersi nel XX secolo, in seguito alla nascita di un ceto medio che aveva a disposizione denaro da spendere e tempo libero. La popolarità del gioco da tavolo crebbe ancora di più dopo la seconda guerra mondiale, epoca in cui vennero inventati molti dei giochi che oggi sono considerati classici del genere. L'avvento della tecnologia informatica ha portato i videogiochi, che certamente hanno sottratto ai giochi da tavolo parte dell'attenzione di cui godevano in precedenza; in particolare, sta rapidamente declinando la categoria dei giochi da tavolo con regole molto complesse, che si prestano evidentemente a essere applicate dal calcolatore in modo più veloce, rapido e affidabile. Tuttavia, i videogiochi non svolgono, a oggi, molti dei ruoli chiave del gioco da tavolo (in particolare l'aggregazione e l'intrattenimento familiare), per cui è improbabile che possano soppiantarli del tutto. In effetti, esiste anche una certa interazione fra le due categorie di giochi: alcuni videogiochi (per esempio ''Civilization'') sono trasposizioni di giochi da tavolo, e alcuni giochi da tavolo (per esempio ''Age of Mythology''), viceversa, derivano da videogiochi di successo.
Go (gioco)
In molte culture dell'Estremo Oriente il go era considerato una delle arti in cui una persona di alto livello culturale doveva essere versata. Questo pannello di Kanō Eitoku mostra dei cinesi dell'epoca della dinastia Ming che giocano a go . Il '''go''' è un gioco da tavolo strategico per due giocatori. Il go ebbe origine in Cina, dove è giocato da almeno 2500 anni; è molto popolare nell'Asia orientale e si è diffuso nel resto del mondo negli anni recenti. È un gioco molto complesso strategicamente malgrado le sue regole semplici; un proverbio coreano dice che nessuna partita di go è mai stata giocata due volte, il che è verosimile se si pensa che ci sono diverse posizioni possibili. Il go è giocato da due giocatori che collocano alternativamente pedine nere e bianche sulle intersezioni vuote di una "scacchiera" formata da una griglia 19 × 19. Lo scopo del gioco è il controllo di una zona del goban maggiore di quella controllata dall'avversario; a questo scopo i giocatori cercano di disporre le proprie pietre in modo che non possano essere catturate, ritagliandosi allo stesso tempo dei territori che l'avversario non possa invadere senza essere catturato. A parte la dimensione del goban e delle posizioni di partenza le regole sono state mantenute nei secoli, cosicché può essere considerato, anche in virtù dei ritrovamenti di goban 17 x 17 della Dinastia Han , il gioco più antico ancora praticato.
In Cina viene chiamato , da ''wei'' (圍), "accerchiare", e ''qi'' (棋), "pedina". Il termine cinese più antico per questo gioco è ''yi'' 弈. Fino alla dinastia Tang la grafia di ''qi'' rimase incerta, in seguito la variante con il radicale di ''pietra'' rimase nel ''kanji'' giapponese 碁 mentre in cinese il radicale di ''legno'', precedentemente scritto sotto la parte fonetica, fu scritto alla sua sinistra. Il gioco è noto in Giappone come 碁 (''go'') o 囲碁 (''igo''), in Corea come e in Vietnam come ''cờ vây''. Nei paesi occidentali viene chiamato comunemente con il nome giapponese "go", talvolta scritto "goe" per facilitarne la pronuncia agli anglofoni. === Nascita in Cina === Il generale Guan Yu (160–219) è medicato per un avvelenamento al braccio dal medico Hua Tuo mentre gioca a go (Utagawa Kuniyoshi, stampa, 1853). Alcune leggende fanno risalire il gioco al leggendario imperatore cinese Yao (2337–2258 a.C.), che lo fece inventare dal suo consigliere Shun allo scopo di insegnare a suo figlio Danzhu la disciplina, la concentrazione e l'equilibrio. Altre teorie vogliono il go derivato dall'abitudine dei signori della guerra e generali tribali cinesi di usare pezzi in pietra per pianificare gli attacchi; è anche possibile che il materiale del gioco del go fosse inizialmente utilizzato per predire il futuro. Ancora gli antropologi hanno dato altre interpretazioni, analizzando il mito da un punto di vista strutturale, mentre secondo altri studiosi il go non sarebbe che una rappresentazione simbolica della terra, con le pietre che bloccano e rilasciano il qi lungo le linee. La prima testimonianza scritta del gioco è ritenuta quella presente negli annali intitolati ''Zuo Zhuan'', risalenti probabilmente al IV secolo a.C., in cui è riferito un evento del 548 a.C. Esistono menzioni del gioco anche nel libro XVII dei '' Dialoghi'' di Confucio, risalente al III secolo a.C. circa, e in due dei libri di Mencio (III secolo a.C.). In tutti questi casi il gioco è chiamato ''yì'' (弈), una parola che oggi significa "giocare (a go)". Il primo trattato completo sul go fu scritto tra il 1049 e il 1054 con il titolo di 棋经十三篇 (''Qijing Shisanpian'', "Classico del ''Weiqi'' in tredici capitoli"). Inizialmente il gioco era giocato su una griglia 17 × 17, ma la griglia 19 × 19 divenne quella più comune all'epoca della dinastia Tang (618-907). In Cina il go era considerato il gioco dell'aristocrazia, mentre lo ''xiangqi'' (gli scacchi cinesi) era il gioco del popolo. Il go era anche considerato una della quattro arti dello ''junzi'' (il gentiluomo cinese), assieme alla calligrafia, alla pittura e a suonare lo ''guqin''. === Diffusione in Corea e Giappone === Un uomo e una donna coreani giocano a go nei primi anni del XX secolo Forse il go raggiunse la Corea nel V secolo, ma esistono prove della sua diffusione a partire dal VII secolo. Alla fine del 16 secolo, il baduk diventò popolare tra gli Yang–ban (la più importante classe sociale); inoltre era incluso tra quattro arti nobili (musica, baduk, pittura e calligrafia) da studiare. Nel frattempo il gioco aveva raggiunto anche il Giappone, dove nell'VIII secolo era molto popolare alla corte imperiale; entro l'inizio del XIII secolo era diffuso anche tra il popolo. Nel 1603 Tokugawa Ieyasu ricreò un governo nazionale unificato in Giappone. Nello stesso anno nominò ''Godokoro'' ("Ministro del go") il miglior giocatore di go giapponese, il monaco buddhista Nikkai (nato con il nome di Kano Yosaburo nel 1559); Nikkai assunse il nome di Honinbo Sansa e fondò la scuola di go Honinbo, mentre diverse altre scuole furono fondate in competizione poco dopo. Queste scuole, ufficialmente riconosciute e finanziate pubblicamente, incrementarono enormemente il livello di gioco e introdussero il sistema di classificazione dan/kyu dei giocatori. I giocatori delle quattro scuole (Honinbo, Yasui, Inoue, Hayashi) gareggiavano nelle annuali "partite del castello", giocate alla presenza dello shōgun. Alla fine del periodo Edo assistiamo alla fine del patrocinio dello shogunato a favore del rinnovamento del potere imperiale, ma pure alla inesorabile caduta delle grandi scuole goistiche: il go rinascerà grazie alla libertà di stampa che porterà a una forte competizione tra i quotidiani, ma pure alla nascita delle prime rubriche sul go. === In Occidente === Malgrado la sua ampia popolarità nell'Asia orientale il go si è diffuso lentamente nel resto del mondo, a differenza di altri giochi di origine asiatica come gli scacchi. Schadler ipotizza che gli scacchi abbiano un fascino più diffuso in quanto nel gioco si utilizzano pezzi che possono essere resi congruenti con la cultura dei giocatori (si pensi alla Regina e all'Alfiere degli scacchi occidentali e al Consigliere e all'Elefante di quelli cinesi) e in quanto il go ha una fine anti-climatica, a differenza degli scacchi e del loro scacco matto, tanto che giocatori neofiti di go hanno difficoltà a capire quando una partita è terminata. Benché ci fossero già state delle menzioni del go, a incominciare dal "De Christiana Expeditione apud Sinas suscepta ab Societate Iesu" di Matteo Ricci, la prima descrizione dettagliata del go in una lingua occidentale fu il ''De circumveniendi ludo Chinensium'' ("Del gioco dei Cinesi dell'accerchiamento"), scritto in latino da Thomas Hyde e incluso nel suo trattato sui giochi da tavolo del 1694 ''De ludis orientalibus'' ("Dei giochi orientali"). Malgrado ciò, la diffusione in Occidente del go inizia verso la fine del XIX secolo, quando lo scienziato tedesco Oskar Korschelt scrisse un trattato sul gioco; per l'inizio del XX secolo il go si era diffuso negli imperi tedesco e austriaco. Nel 1905 Edward Lasker imparò il gioco mentre era a Berlino; quando si trasferì a New York, Lasker fondò il New York Go Club assieme (tra gli altri) ad Arthur Smith, che aveva imparato il gioco mentre viaggiava in Oriente e aveva pubblicato il libro ''The Game of Go'' nel 1908. Il libro di Lasker ''Go and Go-moku'' (1934) aiutò la diffusione del gioco per tutti gli Stati Uniti, cosicché nel 1935 fu fondata la American Go Association; due anni dopo, nel 1937, nacque l'Associazione tedesca di go. La seconda guerra mondiale ostacolò la maggior parte delle attività goistiche, ma la diffusione del gioco riprese dopo la fine della guerra. Per gran parte del XX secolo la Nihon Ki-in, la federazione goistica giapponese, giocò un ruolo fondamentale nella diffusione del go al di fuori dell'Asia orientale, pubblicando la rivista in lingua inglese ''Go Review'' negli anni sessanta, fondando centro goistici negli Stati Uniti, in Europa e in America meridionale, e inviando spesso insegnanti professionisti in viaggio nelle nazioni occidentali. Nel 1982 fu fondata la International Go Federation ("Federazione internazionale di go"), che oggi raccoglie 71 paesi membri; alcune statistiche rivelano che nel mondo una persona su 222 gioca a go. Sebbene vi siano delle piccole differenze tra le regole usate in diversi paesi, principalmente tra le regole cinesi e quelle giapponesi per calcolare il punteggio, queste non influenzano praticamente la tattica e la strategia del gioco. === Regole di base === Un gruppo nero e due gruppi bianchi, con le rispettive libertà segnate con dei punti colorati. Le libertà sono comuni tra tutte le pietre di un gruppo. Se Bianco gioca in 'A', il gruppo nero perde la sua ultima libertà, è catturato e va rimosso dal goban. Due giocatori, ''Nero'' e ''Bianco'', dispongono alternatamente una ''pietra'' (il pezzo del gioco) del proprio colore in un ''punto'' (intersezione) vuoto della griglia disegnata sul ''goban'' (la scacchiera del go). Normalmente Nero muove per primo; in caso di partita con handicap, quando uno dei due giocatori è molto più forte dell'altro, il più debole prende Nero e dispone due o più pietre di handicap sul goban, e Bianco muove per primo. Le regole si applicano a tutte le griglie: goban con griglie 13×13 e 9×9 sono quelli più diffusi nell'insegnamento ai neofiti, la griglia ufficiale è composta da 19×19 linee e meno frequentemente vengono usate anche goban con griglie 32×32 Una volta giocata, una pietra non può essere spostata in un punto differente. Pietre dello stesso colore che siano adiacenti orizzontalmente o verticalmente formano un ''gruppo'', le cui libertà sono la somma delle libertà delle pietre da cui è composto e che non può essere diviso successivamente, formando a tutti gli effetti una pietra unica più grande. Solo le pietre che siano connesse una all'altra da linee disegnate sul goban formano un gruppo; le pietre vicine diagonalmente non sono connesse. I gruppi possono essere ingranditi giocando altre pietre su intersezioni loro vicine o connessi insieme giocando una pietra su un'intersezione che sia adiacente a due o più gruppi dello stesso colore. La maggior parte delle regole non permette a un giocatore di giocare una pietra in modo che uno dei suoi gruppi rimanga senza libertà, una sorta di "suicidio", con un'unica eccezione: se la nuova pietra cattura una o più pietre avversarie, queste sono rimosse per prime, lasciando la pietra appena giocata con almeno una libertà. Si dice che questa regola "proibisca il suicidio". Situazione in cui si applica la regola del ''ko''. Nero ha appena giocato la pietra 1, catturando una pietra bianca posta nell'intersezione indicata dal circoletto. Se non esistesse la regola del ''ko'', Bianco potrebbe giocare in quella stessa intersezione catturando la pietra nera 1 e ricreando la situazione iniziale; in assenza della regola del ''ko'' ci sarebbe quindi la possibilità di una ripetizione infinita di queste due mosse. La regola del ''ko'', invece, proibisce a Bianco di catturare immediatamente, ma lo obbliga a giocare altrove, cosicché Nero possa "chiudere il ''ko''" giocando una propria pietra nell'intersezione con il circoletto e creando un gruppo di cinque pietre. Se Bianco vuole proseguire il ''ko'', deve trovare una "minaccia", una mossa alla quale Nero è costretto a rispondere invece di chiudere il ''ko''. La decisione se rispondere alla minaccia o meno è spesso complessa; occorre infatti valutare il "guadagno" in termini di gioco, che Bianco otterrà se Nero chiude il ''ko''; in pratica Nero deve verificare se può permettere a bianco di giocare due pietre senza la possibilità di interferire: es. Bianco gioca la minaccia (prima pietra) nero non risponde alla minaccia ma chiude il ''ko'', Bianco gioca la seconda pietra. Se Nero risponde alla minaccia, Bianco potrà giocare nel circoletto e riprendere il ''ko''. Alternativamente i giocatori giocano tutte le minacce (connesse alla regola del) ''ko'', ossia minacce per impedire la chiusura all'avversario, e il giocatore che rimane senza minacce ''ko'' permetterà all'avversario di chiuderlo (cioè, per esempio, Bianco attua una minaccia ''ko'', Nero risponde per tamponare la minaccia, Bianco ripristina la situazione iniziale catturando la pietra 1, Nero contrattacca attuando una minaccia ''ko'', Bianco risponde per tamponarla, Nero rigioca la pietra 1, catturando la pietra bianca posta nell'intersezione indicata dal circoletto, Bianco non ha più minacce anti ''ko'', quindi muove senza minacciare, infine Nero chiude il ''ko''). I giocatori non possono effettuare una mossa che riporti il gioco alla posizione immediatamente precedente a quella dell'avversario; questa regola, detta "regola del ''ko''" (dal giapponese 劫, ''kō'', "eone"), serve a prevenire ripetizioni infinite delle stesse mosse. Un esempio tipico dell'applicazione di questa regola è il caso in cui una prima pietra A cattura una seconda B e in cui rigiocare la pietra B farebbe ricatturare la pietra A: si avrebbe così una sequenza infinita di catture. Ciò che avviene in pratica è che se il secondo giocatore è interessato a catturare A, gioca la propria pietra altrove in modo da obbligare il primo a non rimuovere il ''ko'' per poi ricatturare A. La ripetizione di questo tipo di scambi (cattura del "ko", minaccia lontana, risposta alla minaccia, cattura del "ko") prende il nome di "combattimento ko". Tutte le varianti delle regole concordano nella formulazione della regola del ''ko'' che impedisce di tornare alla posizione immediatamente precedente, ma si comportano differentemente nel caso in cui una mossa riporti a una posizione ancora precedente. Invece di giocare una pietra, un giocatore può ''passare'': questo avviene, di norma, quando il giocatore ritiene che non gli restino altre mosse utili da giocare. Quando entrambi i giocatori passano consecutivamente, la partita termina e si calcola il punteggio. === Calcolo del punteggio === Ci sono due metodi di calcolo del punteggio per la determinazione del vincitore di una partita; solo occasionalmente questi due metodi portano a risultati differenti e ciascuno di questi metodi di conteggio ha vantaggi e svantaggi. Il primo metodo (detto conteggio giapponese) calcola il ''territorio controllato'', ed è quello diffuso in Giappone e Corea, e, probabilmente, quello originariamente utilizzato in Cina; il secondo metodo (detto conteggio cinese), che calcola l'''area occupata'', è quello utilizzato in Cina a partire, si ritiene, dal XV secolo. Nei paesi occidentali si utilizzano di norma le regole giapponesi, sebbene vi siano delle differenze tra paese e paese, specie a livello ufficiale. Se la Nuova Zelanda usa da parecchio tempo regole basate sull'area, le federazioni nazionali di go degli Stati Uniti, della Francia e del Regno Unito si sono orientate verso questo tipo di conteggio solo recentemente, adottando un tipo di conteggio che assomiglia molto a quello territoriale pur dando risultati uguali a quello basato sull'area, allo scopo di minimizzare i disagi del cambiamento. Dopo che entrambi i giocatori hanno passato consecutivamente le pietre ancora sul goban ma che non potrebbero evitare la cattura, le cosiddette pietre ''morte'', sono rimosse. Di norma i giocatori esperti concordano sulle pietre che sono morte. Con il conteggio basato sull'area il punteggio di un giocatore è il numero di pietre del suo colore presenti sul goban più le intersezioni vuote circondate da queste. Il punteggio basato sul territorio richiede che i giocatori conservino le pietre catturate, dette ''prigioniere'', alle quali aggiungono le pietre morte alla fine della partita. Il punteggio è pari al numero di intersezioni vuote circondate dalle pietre del giocatore più il numero di pietre prigioniere. In base alle regole giapponesi e coreane esistono punti vuoti, anche circondati da pietre dello stesso colore, che sono considerati neutrali: si tratta di una situazione particolare in cui quelle pietre sono dette "vive in ''seki''". Se i due giocatori non concordano sulle pietre morte, nel caso del conteggio basato sull'area riprendono semplicemente a giocare fino a risolvere la disputa. Nel caso del conteggio territoriale, ciò che avviene praticamente è che si segna la disposizione finale delle pietre e si riprende a giocare fino a risolvere la disputa, per poi tornare alla situazione finale e rimuovere le pietre morte; in realtà esistono regole complesse per risolvere la situazione. Considerato il fatto che il numero di pietre che un giocatore ha sul goban è pari al numero di mosse effettuate meno i prigionieri che l'avversario ha preso, il risultato "netto", cioè la differenza tra il punteggio del Nero e quello del Bianco, è spesso uguale in entrambi i sistemi di conteggio e raramente differisce di più di un punto, infatti, considerando il caso ideale in cui i giocatori passino un'unica volta uno dopo l'altro al termine della partita, le pietre giocate da ciascuno potranno al più differire di un'unità a vantaggio di chi ha mosso per primo (il Nero). (Per esempio, al solo scopo di fissare le idee, se Nero ha giocato dieci pietre, Bianco ne ha giocate dieci e ha fatto tre prigionieri, si ha (tralasciando la parte comune ai due tipi di conteggio, cioè il numero di intersezioni vuote circondate dalle pietre di un certo giocatore, che ovviamente non può influire essendo lo stesso criterio in entrambi i casi): per ''area'' Nero totalizza 7 (10-3) e Bianco 10 con un differenziale tra i due di 3 (10-7); per ''territorio'' Nero totalizza 0 e Bianco 3 con differenziale ancora di 3 (3-0)). Ci sono stati tentativi di concordare un insieme di regole internazionale; le regole normalmente riconosciute dalla International Go Federation sono quelle utilizzate nel World Amateur Go Championship, basate sulle regole giapponesi, e quelle dei primi World Mind Sports Games dell'ottobre 2008, basate essenzialmente sulle regole cinesi, con qualche elemento di compromesso preso dalle regole giapponesi e coreane. === Vita e morte === Sebbene non sia menzionato nelle regole del go, per lo meno in quelle più semplici come quelle in vigore in Nuova Zelanda e negli Stati Uniti, il concetto di "gruppo vivo" è essenziale per una vera comprensione del gioco del go. Alcuni esempi di "occhi". Tutte le intersezioni con i circoletti sono "occhi". I due gruppi neri superiori sono "vivi", in quanto hanno almeno due occhi, mentre i due inferiori sono morti, in quanto hanno solo un occhio. Il gruppo in basso a sinistra sembrerebbe avere due occhi, ma l'intersezione vuota senza circoletto non è un occhio, e Bianco può giocarvi per catturare la pietra nera; questi punti sono detti "occhi falsi". Quando un gruppo di pietre è quasi circondato e non ha la possibilità di connettersi con altre pietre dello stesso colore, può trovarsi in tre condizioni: "vivo", "morto" o in una condizione non ancora determinata. Un gruppo di pietre è "vivo" se non è possibile catturarlo anche se l'avversario può muovere per primo; al contrario, il gruppo è morto se è catturabile anche se il giocatore proprietario del gruppo ha la prima mossa. Nel caso in cui il destino del gruppo dipenda da quale giocatore ci giochi per primo, il gruppo è considerato né vivo né morto: in tal caso il giocatore che muove per primo può rendere il gruppo "vivo", se si tratta del possessore del gruppo, o "ucciderlo" se si tratta dell'avversario. Un esempio di ''seki'' (vita reciproca). I circoletti sono le libertà condivise, in cui nessun giocatore gioca perché permetterebbe la cattura all'altro. Affinché un gruppo sia vivo, deve essere in grado di creare almeno due "occhi" se minacciato. Un "occhio" è un'intersezione libera circondata da pietre di quel giocatore in cui l'avversario non può giocare per la regola del "suicidio". Se un gruppo possiede almeno due occhi, l'avversario non potrà catturarlo, in quanto esso avrà almeno due libertà che non possono essere occupate da pietre avversarie. Un solo occhio non è sufficiente a garantire la vita di un gruppo, in quanto l'avversario può rimuovere prima tutte le altre libertà del gruppo e poi riempire l'occhio rispettando la regola del suicidio in quanto cattura l'intero gruppo. La regola dei due occhi ha una rara eccezione, detta ''seki'' o "vita reciproca". Se due o più gruppi di diversi colori sono tra loro adiacenti e condividono le stesse libertà, è possibile che si verifichi una situazione in cui nessuno dei due giocatori rimuova per primo una libertà, in quanto questo permetterebbe all'avversario di catturare; il risultato è che i due gruppi, "vivi in ''seki''", rimangono sul goban. Le situazioni più frequenti per un ''seki'' sono quella in cui ciascun giocatore ha un gruppo senza occhi e i due gruppi condividono due libertà o quella in cui ciascun gruppo ha un occhio ed entrambi coindividono la stessa libertà. I ''seki'' sono molto infrequenti e di norma sono il risultato del tentativo di invasione di un giocatore in un gruppo avversario quasi stabilizzato. L'equipaggiamento tradizionale giapponese per il gioco del go, con una scacchiera da pavimento (碁盤, ''goban''), contenitori per pietre (碁笥, ''goke'') e pietre (碁石, ''goishi''). Sebbene sia possibile giocare a go con una scacchiera di carta e monete o pedine di plastica come pietre l'equipaggiamento economico più diffuso consiste di goban in compensato o truciolato e pietre in plastica o vetro. Più costosi sono i goban e le pietre in materiali tradizionali, sebbene siano ancora diffusi tra i giocatori. === Equipaggiamento tradizionale === Il ''goban'' tradizionale è in legno massiccio, spesso tra i 10 e i 18 cm. Il legno più pregiato tra quelli tradizionalmente impiegati in Giappone è la ''Torreya nucifera'', detta ''Kaya'' in giapponese, caratterizza da una tinta dorata: i goban più costosi sono costruiti con legname proveniente da alberi vecchi fino a 700 anni. Più recentemente si sono diffusi esemplari costruiti in ''Torreya californica'', il cui successo è dovuto al colore chiaro, agli anelli più sbiaditi, al suo prezzo inferiore e alla maggiore disponibilità. Tra i legni utilizzati per goban di qualità ci sono il ''Thujopsis dolabrata'' (''Hiba'' in giapponese), il ''Cercidiphyllum japonicum'' (''Katsura''), l'''Agathis'' (''Kauri'') e i ''Picea''; quest'ultimo ha il nome commerciale di ''Shin Kaya'' ("nuovo Kaya"), sebbene le due specie non siano imparentate. Nella tradizione giapponese, le pietre sono contenute in coppe di legno massiccio, sono lenticolari e sono fatte di conchiglia (quelle bianche) e ardesia (le nere). La dotazione è di solito di 181 pietre nere e 180 bianche. Tradizionalmente l'ardesia per le pietre da go è ricavata dalle miniere della prefettura di Wakayama, mentre la conchiglia è quella della varietà ''Hamaguri'', ma, dato il ridotto numero di pietre ottenibili da questa fonte, recentemente si utilizzano conchiglie che si trovano in Messico. Come conseguenza della diffusione del gioco, le risorse naturali giapponesi non sono più in grado di provvedere alla fornitura di un numero sufficiente di equipaggiamenti da gioco: sia le conchiglie che il legno di ''kaya'' richiedono molto tempo per crescere fino alla dimensione necessaria, e stanno diventando rare, incrementando così fino a valori molto elevati il prezzo dei prodotti finiti. In Cina il gioco è giocato tradizionalmente con pietre ''yunzi'', che hanno un lato convesso e l'altro piatto, e provengono dalla provincia dello Yunnan. Storicamente le pietre più prestigiose erano fatte di giada, spesso date in dono dall'imperatore. Le pietre ''yunzi'' sono piatte da un lato; possono quindi essere rovesciate sul lato convesso durante l'analisi di fine-partita per segnare le mosse cambiate durante l'analisi. Nelle associazioni e durante i tornei, quando è necessario avere disponibili un gran numero di goban e di pietre, normalmente non si usano gli equipaggiamenti tradizionali. In queste circostanze si usano di solito goban alti appena 1–5 cm, senza gambe, pietre in plastica o vetro e contenitori delle pietre in plastica, se quelli in legno non sono disponibili. I goban giapponesi sono ricoperti da una griglia larga 1,5 e lunga 1,4 ''shaku'' (455×424 mm) con dello spazio ulteriore per permettere di giocare le pietre sul bordo e agli angoli. Il goban non è quindi un quadrato, ma un rettangolo i cui lati sono nel rapporto 15:14, in modo che quando il giocatore vi si siede davanti, il suo punto di vista angolato accorci la griglia tendendo a renderla quadrata. Inoltre le pietre nere sono tradizionalmente un po' più larghe di quelle bianche, di modo da contrastare l'illusione ottica che porta le pietre bianche a sembrare un po' più grandi di quelle nere di uguale dimensione. I contenitori per le pietre sono di forma semplice, tipicamente sferica con la parte inferiore appiattita; il coperchio è fatto in modo che non chiuda ermeticamente e normalmente è rovesciato sul tavolo prima della partita, di modo da appoggiarvi le pietre avversarie catturate. Sebbene i contenitori siano normalmente di legno lavorato al tornio, esiste l'alternativa economica di origine cinese di contenitori in paglia intrecciata. === Tecnica di gioco === Due abitanti di Shanghai mostrano la tecnica tradizionale per tenere una pietra di go. Il modo tradizionale di giocare una pietra a go consiste nel prelevarla dal contenitore, tenendola tra indice e medio (il medio sopra la pietra, l'indice sotto), e di porla nella intersezione libera desiderata. Le abitudini di rigirare le dita nel contenitore o di tenere più pietre contemporaneamente in mano non sono molto apprezzate, in quanto sono rumorose e possono disturbare l'avversario; è quindi ritenuto educato prendere una sola pietra alla volta e solo dopo che si è deciso dove giocarla. È assolutamente accettato giocare con fermezza la pietra sul goban in modo che faccia un suono secco; le proprietà acustiche del goban sono infatti considerate importanti. I goban tradizionali, costruiti con un certo spessore, sono tradizionalmente dotati di un incavo piramidale detto ''heso'' sulla faccia inferiore. La tradizione vuole che per mezzo di questo incavo il goban abbia una migliore risonanza quando si gioca una pietra; la spiegazione più verosimile, però, è che l'''heso'' permette al legno del goban, che è comunque sensibile all'umidità, di non deformarsi e di rispondere in maniera elastica alle pietre giocate. === Gestione del tempo di gioco === Una partita di go può essere cronometrata utilizzando un orologio da go. Le prime misurazioni del tempo in partite professionistiche furono introdotte negli anni 1920 e furono controverse. Le interruzioni delle partite e le mosse registrate furono regolamentate negli anni 1930. Oggi i tornei di go utilizzano regole per la gestione del tempo molto differenti; tutti i metodi principali prevedono un ammontare di tempo principale che il giocatore può gestire a proprio piacimento, ma si differenziano per la gestione del tempo supplementare. Nelle partite professionistiche i giocatori hanno dei collaboratori che tengono traccia del tempo impiegato, per non distrarsi dalla partita. Il sistema più diffuso per la gestione del tempo supplementare prende il nome di ''byoyomi'' (in giapponese "lettura dei secondi"). Le due varianti principali del ''byoyomi'' sono i seguenti. ;''Byoyomi'' standard :Al termine del tempo principale il giocatore ha a propria disposizione un certo numero di periodi di tempo della durata tipica di una trentina di secondi. Dopo ciascuna mossa è contato il numero di periodi utilizzati per intero dal giocatore e questo valore viene sottratto dalla sua disponibilità. Un giocatore che abbia tre periodi da trenta secondi e che impieghi quarantacinque secondi per una mossa si vedrà ridotto il proprio tempo supplementare a due periodi; se impiega meno di trenta secondi avrà ancora a disposizione tutti e tre i periodi, mentre se la mossa dovesse richiedere più di novanta secondi il giocatore perderebbe la partita "per tempo". ;''Byoyomi'' canadese :Al termine del tempo principale il giocatore ha a propria disposizione un certo periodo di tempo per effettuare un certo numero di mosse. Per esempio può avere cinque minuti per effettuare venti mosse. Se il tempo termina prima che abbia giocato tutte le mosse previste, il giocatore perde la partita "per tempo". === Registrazione delle partite e notazione === ''Kifu'' (registrazione) di una partita tra Wang Jixin e Yushan Laoyu (dinastia Tang). La registrazione delle partite di go avviene attraverso il ''kifu'', un diagramma raffigurante il goban con sopra le pietre giocate numerate in ordine di mossa; se una mossa è stata giocata nello stesso punto di una precedente, si appone un'annotazione a fianco del diagramma del tipo "57 in 51", per indicare appunto che la mossa 57 è stata giocata nel punto occupato dalla mossa 51. Un'altra notazione è simile alla notazione algebrica degli scacchi. Comunemente si usano numeri per entrambi gli assi, invece che numeri per uno e lettere per l'altro, in modo che il punto "3-4" sia quello sulla terza riga e quarta colonna dall'angolo. Poiché il goban è simmetrico, non c'è bisogno di specificare l'origine del sistema di riferimento. Il formato digitale più diffuso per la registrazione delle partite di go è lo Smart Game Format (estensione: sgf); sono disponibili più di 50.000 file sgf di partite tra professionisti e i principali server di go permettono di salvare le partite in questo formato. === Gradi e punteggi === Nel go esistono dei gradi che indicano la bravura del giocatore, che tradizionalmente sono divisi in gradi ''kyu'' e ''dan'', un sistema recentemente adottato anche nelle arti marziali; più recentemente hanno iniziato a diffondersi sistemi basati su punteggi calcolati matematicamente, simili al sistema Elo. Questi sistemi di punteggio sono spesso accompagnati da una formula che permette di convertire il punteggio di un giocatore nel suo grado kyu o dan. I gradi kyu, abbreviati con 'k', sono considerati livelli per studenti, e decrescono al crescere della forza del giocatore, con 1k (primo kyu) corrispondente al livello più alto. I gradi dan, abbreviati con 'd', sono considerati i gradi dei maestri, e crescono da 1d (primo dan) a 7d. Il grado di ''shodan'' ("primo dan" professionale) corrisponde alla cintura nera delle arti marziali orientali. I giocatori professionisti hanno una serie di gradi dan loro riservata, che va da 1p (primo dan professionista) a 9p. A livello amatoriale, una differenza di un grado corrisponde a una pietra di handicap; a livello professionistico, la pietra di handicap corrisponde, grossolanamente, a tre livelli di differenza. Per esempio in una partita tra un 1k e un 5k sarebbero necessarie quattro pietre di handicap per rendere uguali le possibilità di vincita. === Regole dei tornei e delle partite === Durante i tornei sono utilizzate delle regole che possono influenzare il gioco senza fare parte delle regole del gioco, e che possono essere diverse a seconda del torneo. Le regole del torneo che possono influenzare il gioco riguardano il valore del ''komi'' (il punteggio di compensazione per il giocatore bianco), la disposizione delle pietre di handicap e i parametri delle norme sul tempo. Le norme dei tornei che non influenzano il gioco riguardano il sistema del torneo, le strategie di accoppiamento e i criteri di formazione della classifica. I sistemi più diffusi per l'organizzazione di tornei di go sono il sistema McMahon, il sistema svizzero, il sistema a gironi all'italiana e quello a eliminazione diretta; in alcuni tornei si usa una combinazione di più sistemi, come nel caso dei tornei professionistici, in molti dei quali si adotta un sistema a gironi all'italiana seguito da un sistema a eliminazione diretta. Le regole del torneo determinano anche: * il ''komi'', la compensazione per il giocatore bianco che gioca per secondo, e che nei tornei è normalmente equivalente a 5/8 punti, più, solitamente, mezzo punto per evitare i pareggi; * le pietre di handicap poste sul goban all'inizio della partita per compensare la differenza di forza tra due giocatori di grado diverso, allo scopo di avere comunque una partita dal risultato aperto; * il ''superko'', una regola introdotta per evitare alcune situazioni molto complesse, come il "ko triplo" o la "vita eterna", che porterebbero a partite di durata infinita che non sono coperte dalla normale regola del ''ko''. Diversi aspetti del gioco, anzitutto il numero elevato di mosse possibili nelle fasi iniziali del gioco (circa solo per le prime quattro mosse, ovvero i primi due turni) che impediscono il metodo della forza bruta, fanno sì che, contrariamente al gioco degli scacchi, non si riesca a fare giocare un computer con tale metodo a un livello superiore a quello di un buon dilettante. Ciò ha dato vita a un ramo di ricerca collegato all'intelligenza artificiale. Il primo software capace di battere un maestro umano è stato AlphaGo, sviluppato da Google DeepMind, che nell'ottobre 2015 ha sconfitto Fan Hui. Il 9 marzo 2016 si è tenuta la prima di una serie di cinque partite fra Lee Sedol (vincitore di 18 titoli internazionali) e AlphaGo con in palio $1.000.000. La partita è stata trasmessa in diretta su youtube.com. AlphaGo ha vinto la prima partita. Ha poi vinto la seconda e la terza, venendo battuto nella quarta. AlphaGo ha vinto la sfida per 4 a 1. Elwyn Berlekamp e David Wolfe hanno sviluppato una teoria matematica dei finali basata sulla teoria dei giochi di John Horton Conway. Benché non abbia generalmente un'utilità nella maggior parte delle partite aiuta notevolmente l'analisi di alcune classi di posizioni. Esistono vari proverbi sul go che descrivono delle pratiche utili a ottenere vantaggi, ma non costituiscono in alcun caso regole assolute (a parte alcuni, legati soprattutto alle problematiche di gioco di vita e morte). === Proverbi di carattere generale === * «Il mondo è una partita di go, le cui regole sono state inutilmente complicate» (proverbio cinese). * «Le regole del go sono così eleganti, organiche e rigorosamente logiche che se esiste in qualche parte dell'universo una forma di vita intelligente, essa deve certamente saperci giocare» (Emanuel Lasker, campione di scacchi). * «Una partita di go si svolge in tre tappe: il fuseki, la metà partita e l'abbandono.» * «L'Atari è una malvagità.» * «I muri hanno forse orecchie, ma non hanno sempre degli occhi.» * «Prima di dire di avere messo la pietra in un punto sbagliato, verificate che un 9° dan non l'abbia mai giocata.» * «Il go è un gioco di scambi: si fanno territori e si fanno scambi.» * «Non si fanno territori sui muri contro cui l'avversario si spinge.» * «Una giocata non è mai buona o cattiva – è il modo in cui ci si serve di quella pietra che è buono o cattivo.» * «Una pietra non porta mai rancore – ma piange, quando si sabota il suo lavoro.» (Eio Sakata) * «Il punto vitale del nemico è il mio punto vitale.» * «Non ci sono punti al centro.» * «Io non gioco per vincere, io gioco a go» Kajiwara Takeo, IX dan (citato da R. Rinaldi, "Sull'arte del go"; in Yasunari Kawabata "Il maestro di go"; SE srl Milano, 2001) === Proverbi tecnici e strategici === * «A uno tsuke, si risponde con un hane.» * «A un boshi, si risponde con un keima.» * «A un keima, si risponde con un kosumi.» * «L'angolo vuoto è una brutta cosa.» * «Si va a caccia armati di keima.» * «Un tobi non è mai male.» * «L'hane porta spesso alla morte.» * «Un ponnuki vale 30 punti.» * «Un muro non serve a fare territorio.» * «Si riduce un moyo con un colpo alle spalle.» * «Se non si può fare il drago si fa la tigre.» * «Un drago non può attaccare senza attraversare le nuvole.» * «Con un avversario che fa sia il drago che la tigre, resta uomo.» * «Non bisogna avere paura di morire.» * «Un boshi non si pinza in nessun modo.» * «Chi non rispetta l'equilibrio ne paga le conseguenze.» === I 10 comandamenti del go (Hideo Otake, 9º dan) === # «La gola non porta alla vittoria.» # «Si penetra la sfera avversaria gentilmente e semplicemente.» # «Se attacchi il tuo avversario, presta attenzione alle tue spalle.» # «Abbandona il bottino facile, e combatti per l'iniziativa.» # «Lascia che il piccolo cada, concentrati sul grosso.» # «Se sei in pericolo, abbandona qualcosa.» # «Sii prudente, non vagare a casaccio qua e là sul goban.» # «Se necessario, rendi colpo per colpo.» # «Se il tuo avversario è forte, proteggiti.» # «Se il tuo gruppo è isolato al centro di un'influenza avversa, scegli la via pacifica.» È rimasta celebre una partita di go giocata a Hiroshima il giorno in cui fu sganciata la bomba atomica sulla città. === Letteratura === * Nel romanzo ''Il ritorno delle gru'' scritto da Trevanian il personaggio principale è un killer professionista. Occidentale, allevato in Giappone durante la seconda guerra mondiale, la sua formazione avviene sotto la guida di un maestro di go. Tutta la trama del libro è riconducibile alle fasi di una partita di go. * Il romanzo ''Il maestro di go'' di Kawabata Yasunari, racconta della transizione del Giappone all'età moderna attraverso una sfida di go che si svolse realmente nel 1938 tra il vecchio maestro e un giovane sfidante, bandiera della ''nouvelle vague'' del gioco. * Nel romanzo, ''La giocatrice di Go'' di Shan Sa, un ufficiale giapponese conosce e si innamora di una giovane cinese attraverso il gioco. L'azione si svolge in Manciuria nel 1936-1937, durante l'invasione giapponese. * Il manga ''Hikaru no Go'' ha come protagonista Hikaru Shindo, comune ragazzo giapponese, che grazie all'aiuto del fantasma di uno dei più grandi giocatori di go di sempre diventa un campione. * Nel romanzo ''L'eleganza del riccio'' di Muriel Barbery (2006) la giovane protagonista Paloma Josse parla del gioco del go e della sua falsa affinità con il gioco degli scacchi. * Nel romanzo ''I mille autunni di Jacob de Zoet'' di David Mitchell (2010) un'interminabile partita di go tra il governatore di Nagasaki e il malvagio abate Enomoto ricorre lungo tutto il corso della narrazione, rivelando il carattere e le logiche mentali dei due personaggi. * Nel romanzo ''Domitilla Wolf e la leggenda dell'hòuzi mao'' di Pierluigi Agnelli la protagonista come prova da superare deve vincere una partita al gioco del go. * Nel romanzo Cigni selvatici: tre figlie della Cina della scrittrice cinese Jung Chang viene citato il gioco del go. * Nel romanzo ''Quando leggerai questa lettera'' di Vicente Gramaje il protagonista gioca una partita a go contro il suo amico Miguel. * Nel romanzo ''Pericolo giallo'' di Fulvio Ervas viene a più riprese citato il go. * Nel romanzo ''Io sono un gatto'' di Natsume Sōseki due personaggi, Meitei e Dokusen disputano una partita di go. In tale partita lo stile caotico di Meitei è contrapposto alla meticolosità di Dokusen. === Cinema === * In una scena del film ''Mosse pericolose'' (La diagonale du fou), 1984, di Richard Dembo, il campione del mondo di scacchi Akiva Liebskind (Michel Piccoli) gioca una partita a go con Barabal (Benoît Régent), mentre scommettono sull'apertura che lo sfidante Pavius Fromm (Alexandre Arbatt) adotterà per la seconda partita del match per il campionato mondiale di scacchi. * Una scena del film ''π - Il teorema del delirio'' (1998), di Darren Aronofsky, ha come soggetto una partita di go; il protagonista Max Cohen (Sean Gullette) si reca a parlare con il suo maestro Sol Robeson (Mark Margolis), il quale sta giocando a go. * Una scena del film ''A Beautiful Mind'' (2001), di Ron Howard, ha come soggetto una partita di go; il protagonista John Nash (Russell Crowe) gioca contro il suo rivale Martin Hansen (Josh Lucas) e verrà battuto da quest'ultimo. John Nash alla fine se ne andrà affermando che Martin non doveva vincere, poiché il suo gioco era perfetto e aveva fatto la prima mossa. * Nel film ''Hero'' (2002) Senza nome si scontra con Cielo il quale stava giocando a go in una sala da gioco. * Il go appare anche in una scena del film ''After the Sunset'' (2004) * Nel film ''The International'' (2009), nella sequenza centrale del film, il banchiere (figura negativa principale) durante una videoconferenza con i suoi più importanti collaboratori sta contemporaneamente giocando a go con il proprio giovane figlio e utilizzando il gioco come modello di vita trova la soluzione migliore alla propria situazione che appare senza via d'uscita. * Nel film ''Il riccio'' (2009), di Mona Achache, monsieur Ozu gioca a go con la piccola protagonista Paloma. * Nel film ''Tron: Legacy'' (2010) Flynn (Jeff Bridges) gioca nella sua dimora virtuale a go, e Quorra (Olivia Wilde) dice in proposito: «La sua pazienza spesso batte la mia strategia più aggressiva». === Musica === Wang Fei 王菲 nel suo disco del 1994, 天空 ''Cielo'', canta la canzone 棋子 ''Qizi'', tradotta per il mercato internazionale come ''Chess''. In realtà il titolo significa ''pedina'' (termine cinese generico sia per le pedine degli scacchi sia per le pietre del go) e dal contesto della canzone, e dai termini tecnici impiegati, si può desumere che tratti del gioco del go. Wang Fei utilizza la metafora della pedina nella mano del giocatore come immagine dei suoi sentimenti in balia della volontà dell'amato. === Televisione === * Il gioco del go è presente in alcuni episodi della seconda stagione della serie tv Billions, sia quando alcuni personaggi giocano una partita durante la pausa pranzo, sia come metafora della partita strategica tra l'ufficio del procuratore e il miliardario Bobby Axelrod. * Durante la seconda parte della terza stagione di Teen Wolf è presente il gioco del go. * Nella seconda puntata della seconda serie di Humans è presente il gioco del go.
Gambellara
'''Gambellara''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Vicenza in Veneto. Famosa per le sue produzioni vitivinicole, è conosciuta nel mondo per il suo vino più rappresentativo: il recioto di Gambellara e il Gambellara Vin Santo. Gambellara ha anche tre frazioni: Sarmazza, Torri di Confine e Sorio di Gambellara.
A Sorio, durante la prima Guerra d'Indipendenza, l'8 aprile 1848 si è svolta la Battaglia di Sorio tra l'impero austriaco e corpi franchi della Repubblica di San Marco. *Chiesa di San Pietro Apostolo ===Evoluzione demografica=== === Eventi === La festa paesana più importante a Gambellara è la Festa dell'uva e del recioto, che è arrivata alla novantaduesima edizione. La sagra si svolge la quarta domenica di settembre di ogni anno, mentre la sagra del santo patrono, San Marco, viene festeggiata il 25 aprile. In occasione dell’Epifania inoltre, si festeggia l’accensione del cosiddetto “Bujelo”, il rogo della befana. === Frazioni === * Sarmazza: divisa tra il comune di Gambellara (provincia di Vicenza) e Monteforte d'Alpone (provincia di Verona). * Sorio: durante la prima guerra d'indipendenza, l'8 aprile 1848, vi si è svolta la Battaglia di Sorio tra l'impero austriaco e corpi franchi della Repubblica di San Marco. * Torri di confine. ===Gemellaggi=== *
Grenoble
'''Grenoble''' è un comune francese di 157.424 abitanti della Francia sud-orientale, capoluogo del dipartimento dell'Isère e antica capitale del Delfinato. Terzo comune per popolazione della regione Alvernia-Rodano-Alpi, dietro a Lione e Saint-Étienne, si trova al centro della seconda agglomerazione urbana della regione dopo quella di Lione: ''Grenoble-Alpes Métropole'' conta quasi 440.000 abitanti. Grenoble è anche il sedicesimo comune francese per popolazione nonché la più grande metropoli alpina, davanti a Innsbruck e Trento, primato che le ha valso il nomignolo di "capitale delle Alpi". L'area urbana, invece, con i suoi 675.122 abitanti, è l'undicesima di Francia . La città ha oltre 2000 anni di storia. In epoca gallo-romana il borgo gallico era noto con il nome di Cularo, in seguito ribattezzato Gratianopolis. La sua importanza crebbe durante l'XI secolo, quando i conti d'Albon scelsero la città come capitale della loro provincia, il Delfinato. Questo status, consolidatosi in seguito all'annessione alla Francia, le permise di sviluppare la propria economia: Grenoble divenne quindi una città parlamentare e militare, alla frontiera con la Savoia. I suoi abitanti, chiamati ''Grenoblois'' in lingua francese, si sono distinti in svariate vicende che hanno coinvolto la Francia, dalle Grandi Guerre d'Italia, alla Rivoluzione francese, fino alla seconda guerra mondiale. La città è stata anche teatro di svariati progressi in ambito sociale e scientifico. Grazie allo sviluppo industriale, iniziato nel XVIII secolo con la rinomata industria guantaria, accentuatosi nella seconda parte del XIX secolo con la "scoperta" dell'energia idroelettrica, Grenoble ha visto a poco a poco aumentare la propria importanza, con una crescita particolarmente accentuata durante il boom economico francese degli anni 1945-1975, periodo detto comunemente ''i Trenta gloriosi'' : i giochi olimpici invernali del 1968 sono diventati il simbolo cittadino di questo periodo di grande trasformazione urbana e sociale. Proseguendo ancora oggi sulla via dello sviluppo, Grenoble si configura come un grande centro scientifico europeo.
=== Territorio === Vercors, si notino a sinistra la parte meridionale della Chartreuse e a destra la catena di Belledonne. Panorama generale dell'agglomerazione dalla cima del Moucherotte (1901 m s.l.m.), con la linea del corso del Drac in basso, la valle dell'Isère in alto, il Monte Bianco in lontananza e a destra la catena di Belledonne. Il comune di Grenoble si sviluppa in una piana al centro di tre massicci: il massiccio del Vercors a sud-ovest, quello della Chartreuse a nord e la catena di Belledonne ad est; approssimativamente si trova al centro della parte francese delle Alpi. Questa prossimità con le montagne fece dire allo scrittore francese Stendhal: «All'estremità di ogni via, una montagna». Grenoble si situa nella parte sud-est del territorio francese, a una distanza relativamente ridotta dall'Italia (in linea d'aria 70 km circa) e dalla Svizzera (in linea d'aria 110 km). L'agglomerazione di Grenoble si trova lungo l'asse del Solco alpino, che si estende da Valence, nel Drôme, fino a Ginevra, in Svizzera, e che comprende anche le cittadine di Chambéry, Annecy, Aix-les-Bains, Voiron e Romans-sur-Isère. Benché si trovi attualmente alla confluenza dei fiumi Isère e Drac, la città in origine fu costruita a livello dei contrafforti della Bastiglia, su un leggero tumulo presente sulla riva sinistra dell'Isère, nel punto più facilmente sormontabile ed edificabile e che allo stesso tempo permettesse di accogliere un ponte prima della confluenza tra i due corsi d'acqua: l'Isère aveva scavato il proprio letto battendo contro lo sperone meridionale del Monte Rachais per poi proseguire il suo corso verso ovest perdendosi in numerosi meandri. Allo stesso modo, i villaggi dei dintorni cittadini furono costruiti al riparo delle inondazioni, sui pendii dei tre massicci. È solo con la canalizzazione degli alvei fluviali che la città di Grenoble poté espandersi verso il resto della pianura. Dal punto di vista topografico, il chilometro zero da cui parte il chilometraggio si trova sul ponte di via Marius Gontard. In linea d'aria, Grenoble si trova a 47 km da Chambéry, a 71 km da Valence, a 73 km da Gap, a 92 km da Vienne, a 97 km da Lione, a 122 km da Ginevra, a 154 km da Torino, a 204 km da Nizza, a 211 km da Marsiglia e a 483 km da Parigi. Dal punto di vista del trasporto su gomma, invece, Grenoble si trova a 224 km da Torino, a 320 km da Nizza e a 547 km da Parigi. === Geologia e idrologia === La confluenza tra il Drac e l'Isère nell''Atlante di Trudaine'', del XVIII secolo. Lungofiume dell'Isère ai piedi della Bastiglia. L'agglomerato urbano si espande principalmente nella pianura formata dalla confluenza tra l'Isère e il Drac, ossia nelle valli dell'Isère, del Drac e del Grésivaudan, a formare una Y detta ''Y grenoblois'', al cui centro si trova la città, coprendo la piana che si insinua tra i massicci della Chartreuse, di Belledonne e del Vercors. Questa conformazione peculiare ci permette di definire la valle di Grenoble come ''cuvette grenobloise'', ossia una valle particolarmente piatta di origine glaciale la quale, nonostante la posizione alpina, fa di Grenoble la città più piatta di Francia e tra le più piatte d'Europa, l'ideale per gli spostamenti in bicicletta. 25 000 anni fa, la fusione del ghiacciaio dell'Isère porta alla creazione d un grande lago che perdura per oltre 10.000 anni dando vita a un bacino lacustre wurmiano. Questo primitivo lago glaciale, ritirandosi, ha lasciato un notevole numero di corsi d'acqua emersi a seguito della sua progressiva scomparsa. Ancora nel XVII secolo, quando il Drac non era ancora canalizzato, raggiungeva l'Isère in più punti diramandosi in numerosi meandri, verso l'attuale ponte della Porta di Francia. Il resto della piana, sottomesso ad inondazioni frequenti dell'uno e dell'altro corso d'acqua, si dividevano in paludi, coltivi e pascoli poveri. Nel corso dei secoli, la lotta degli abitanti per governare i due fiumi ha dato vita al simbolo de "il serpente e il dragone": il Drac, il ''drago'', ''draco'' in lingua latina, era un torrente dalle inondazioni violente e repentine, prima della costruzione delle dighe per l'idroelettrico, mentre l'Isère, che forma numerose volute nella piana del Grésivaudan, è il ''serpente'' della mitologia locale. Ancora oggi, il rapporto con l'acqua è particolare dato che alcune falde fratiche (''nappes phréatiques'') si trovano a meno di due metri dalla superficie, obbligando le nuove costruzioni a dotarsi di fondazioni speciali e rendendo qualunque progetto di trasporto sotterraneo irrealistico a ragione del costo finanziario che comporterebbe. === Orografia === L'altitudine di Grenoble varia tra i 204 e i 600 m s.l.m.; il comune si trova a 212 m di quota. La città è dominata dalla Bastiglia, un'antica fortezza difensiva costruita su un rilievo a circa 475 m s.l.m., accessibile dal centro cittadino con la funivia di Grenoble Bastille, le cui cabine sono comunemente chiamate "''les bulles''" e sono divenute uno dei simboli cittadini. === Clima === Foto del chiosco del ''jardin de ville'' sotto la neve. Il clima di Grenoble e dintorni è piuttosto atipico: come per la vasta area del sud-est della Francia, si tratta di un clima semi-oceanico e semi-continentale, ma presenta anche una tendenza al clima mediterraneo, con precipitazioni estive molto più deboli che in inverno. Tuttavia, l'ambiente alpino circostante influenza a sua volta il clima, con temporali frequenti e condizioni meteorologiche molto variabili nell'arco della giornata, nonostante l'altitudine relativamente modesta della città che è in media di 213 m s.l.m.. La corona di montagne frena i venti e diminuisce il loro effetto regolatore, tanto che l'escursione termica annuale è tra le più elevate di Francia, con una differenza di 19 °C tra gennaio e luglio. Allo stesso modo, l'escursione termica giornaliera è più marcata che altrove a causa delle cime che circondano la città: esse favoriscono un innalzamento delle temperature rapido con il sole durante il giorno e permettono, durante la notte, un raffreddamento più efficiente. Per questi motivi, in inverno le temperature sono tra le più basse della Francia ma, in estate, la città è tra le più calde del paese, raggiungendo gli oltre 35 °C ogni anno, temperatura che generalmente si mantiene per alcuni giorni consecutivi. Tra le annate più calde si ricordano il 2003, il 2006, e tutti gli anni tra il 2009 e il 2013. Grazie all'ambiente montagnoso, si osservano lunghi periodi soleggiati sul bacino di Grenoble: le montagne limitano l'arrivo delle perturbazioni o delle nuvole basse, la cui formazione è interrotta dalle forti precipitazioni che cercano di spostarsi dai massicci confinanti. Di fatto, i massicci alpini formano una barriera ai venti occidentali piovosi, esacerbando in questo modo le precipitazioni che raggiungono quasi sulla ''métropole'': le piogge sono dunque più abbondanti, gli inverni un po' più freddi e le estati più calde che nella vicina valle del Rodano. La durata media del soleggiamento è prossima alle 2.100 ore all'anno, una media leggermente superiore a quella di Tolosa. L'ambiente montagnoso, in questo caso dato dalle Prealpi del sud, induce a sua volta un fenomeno particolare: l''effetto föhn'' che porta ad innalzamenti anomali delle temperature fuori stagione. Questo fenomeno, spesso associato al vento del sud, può verificarsi tutti gli anni ma si riscontra soprattutto in autunno e in inverno, quando le depressioni sono più frequenti e vigorose. A seguito di queste condizioni climatiche sono stati registrati oltre 20 °C nel dicembre del 2000 e oltre 30 °C ad ottobre 2006. Nella data del 23 luglio 2009, durante uno di questi fenomeni eccezionali, a Le Versoud, nei pressi di Grenoble, è stata registrata una temperatura minima di 26,5 °C, mentre una minima notturna di 32 °C è stata registrata a Vizille, a sud-est dell'agglomerazione, segnando il record della notte più calda mai misurata nella Francia metropolitana. Segue una tabella comparativa tra città effettuata con dati di Météo-France: '''Città''' '''Eliofania (ore/anno)''' '''Pioggia (mm/anno)''' '''Neve (giorni/anno)''' '''Temporale (giorni/anno)''' '''Nebbia (giorni/anno)''' '''Media nazionale''' 1.973 770 14 22 40 '''Grenoble ( Aeroporto Grenoble-Isère)''' 2.066 934 17 32 28 '''Parigi''' 1.630 642 15 19 13 '''Nizza''' 2.668 767 1 31 1 '''Strasburgo''' 1.633 610 30 29 65 '''Brest''' 1.492 1.109 9 11 74 La tabella seguente rappresenta le temperature e le precipitazioni misurate nel periodo 1981-2010 alla stazione meteorologica dell'Aeroporto di Grenoble Isère (dati Météo-France): Il clima di Grenoble città è decisamente diverso da quello del suo aeroporto, che si trova a circa 40 km a nord-ovest della città, nella val di Bièvre. Di fatto, la posizione strategica nel cuore dell'arco alpino dona alla città un clima più mite di qualche grado centigrado, variazioni di temperatura più importanti, un migliore irraggiamento e precipitazioni più abbondanti rispetto alla zona dell'aeroporto. Queste differenze sono evidenti nella tabella sottostante, che presenta le temperature medie e le massime rilevate alla stazione meteorologica di Grenoble - Saint Martin d'Hères nel periodo 1945-2012: Due mesoclimi diversi coesistono nell'agglomerazione di Grenoble. Il nord-ovest della città è direttamente influenzato dalla ''cluse'' dell'Isère che favorisce l'inghiottimento del vento del nord tra i massicci del Vercors e della Chartreuse, creando un fenomeno chiamato "cannone sparaneve" (''canon à neige'' in francese) da Météo-France che favorisce le precipitazioni nevose tra la stazione di Grenoble e Voreppe, come nel caso della nevicata del 28 ottobre 2012 che ha visto cadere varie decine di centimentri di neve nei pressi della stazione ferroviaria mentre nel centro storico, più a est, non cadde che qualche fiocco. Viceversa, la zona est, il centro storico e la valle del Grésivaudan godono di un clima privilegiato grazie alle falesie calcaree della Chartreuse e alla buona esposizione solare. Questo territorio, che risulta maggiormente protetto dalle nevicate e dai venti freddi, è chiamato la "piccola Nizza". Il clima più mite si riflette nella presenza di specie mediterranee, quali la lavanda officinale (''Lavandula angustifolia''), l'acero minore (''Acer monspessulanum''), il leccio (''Quercus ilex'') e ancora nelle piante coltivate nei giardini, quali l'oleandro (''Nerium oleander''), il pino marittimo (''Pinus pinaster''), negli ulivi e nei palmizi che normalmente soffrirebbero per il freddo e le gelate. === Da borgo gallico a capitale del Delfinato === François de Bonne (1543 - 1626), duca di Lesdiguières Il primo riferimento a Grenoble risale al 43 a. C.. Inizialmente semplice insediamento gallico (''vicus'') chiamato Cularo, costruito in posizione strategica lungo la via romana tra Vienne e l'Italia passando per il colle del Monginevro, il borgo venne fortificato sotto Diocleziano e Massimiano tra il 284 e il 293 d.C., diventando romano. Venne quindi riconosciuto capoluogo nel 379 con il nome di ''Gratianopolis'', in onore dell'imperatore Graziano. Delle truppe vi stazionavano continuamente (''Cohors I Flavia'') e fu sede vescovile: la presenza di un vescovo, facente capo al vescovo Domnin de Grenoble, in seguito santificato, è attestata almeno dal 381 d.C.. Stemma del Delfinato Bisogna attendere l'XI secolo per vedere l'importanza della città crescere considerevolmente, quando i conti d'Albon, futuri delfini del Viennois, la scelsero come capitale del loro stato, il futuro Delfinato.. Grenoble si trovò allora ad essere una capitale indipendente del Sacro Romano Impero. I delfini successivi fondarono la storica università scomparsa nel 1338 e il Consiglio del Delfinato (''Conseil delphinal'') s'installò a Grenoble nel 1340. Durante la guerra dei cent'anni, la noblità del Delfinato partecipò ai conflitti contro l'Inghilterra e i suoi alleati. Nel 1349, la città si trovò unita al regno di Francia in seguito al trasferimento (senza riscatto) del Delfinato alla Corona di Francia, e in questo modo Grenoble divenne capitale provinciale. La presenza tra il 1447 e il 1456 del delfino, nonché futuro Luigi XI, re di Francia, rinforzò lo statuto di "città parlamentare" con la creazione di un terzo parlamento di Francia. La città divenne ugualmente sede di guarnigioni, vista la vicinanza della frontiera con il ducato di Savoia. Si affermò come principale città della Provincia. Durante le Grandi Guerre d'Italia, la nobiltà del Delfinato si distinse, in particolar modo sotto la guida del condottiero Pierre Terrail de Bayard, "il cavaliere senza macchia e senza paura". Durante le guerre di religione francesi, massacri e distruzioni scossero e devastarono il Delfinato senza posa e Grenoble uscì indebolita dagli scontri. La situazione peggiorò fino alla vittoria finale di François de Bonne de Lesdiguières, che si impossessò di Grenoble nel 1590. Divenuto amministratore del Delfinato, il Lesdiguières modificò e ingrandì considerevolmente la capitale dando il via a una serie di opere di costruzione che saranno la prima generazione di fortificazioni della Bastiglia. === Dal XVII secolo in poi === La giornata delle tegole, primi accenni della Rivoluzione (Museo della Rivoluzione francese). Nel 1628 il cardinale Richelieu cancellò ogni indipendenza amministrativa della regione. Nel 1788, a difesa del parlamento locale dai decreti del ministro Brienne, vi ebbe luogo la Giornata delle tegole (''Journée des Tuiles''): la fatale concessione della convocazione degli Stati generali, da parte di Luigi XVI, avrebbe avuto luogo dopo che gli Stati provinciali del Delfinato avevano condizionato a tale concessione la fine dei disordini. La fuga del Conte Salet, scappato dopo i primi accenni della Rivoluzione, provocò poi a Grenoble e a Vizille la sua divisione nei tre dipartimenti attuali. Napoleone nel 1815 attraversò la regione accolto con grande esultanza a Grenoble e accese grandi entusiasmi nella popolazione e le truppe qui stanziate passarono sotto le sue bandiere. Il 6 luglio, però, L'Armata d'Italia, composta da austro-piemontesi e comandata dal generale Johann Maria Philipp Frimont fu protagonista a pochi giorni dalla disfatta napoleonica di Waterloo, avvenuta il 18 giugno, dell'episodio noto come battaglia di Grenoble. Nella battaglia, una colonna di soldati guidata dal generale Alessandro Gifflenga si diresse verso la piazzaforte difesa da 70 cannoni, dove si erano arroccate le truppe fedeli a Napoleone. Alla periferia della città i francesi vennero sconfitti e furono indotti ad evacuare. La battaglia rappresentò il primo impiego bellico dei Carabinieri Reali, istituiti dal Re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia un anno prima, il 13 luglio 1814. Grenoble ebbe poi un notevole sviluppo con l'industrializzazione del XIX secolo. Il generale François-Nicolas-Benoît Haxo trasformò la fortezza della Bastiglia di Grenoble, che assunse l'aspetto attuale tra il 1824 e il 1848. Sotto il Secondo Impero, la città assistette la costruzione delle prime linee ferroviarie e i primi treni giunsero nel 1858. L'anno successivo venne interessata da alluvioni importanti che devastarono l'area urbana. Nel 1869 l'ingegnere Aristide Bergès ebbe un ruolo centrale nell'industrializzazione della città e nella costruzione della prima centrale idroelettrica. Con l'avvento delle cartiere ci fu lo sviluppo economico di Grenoble e della valle Grésivaudan. Il 4 agosto 1897 venne inaugurata una fontana di bronzo e pietra in Place Notre-Dame, ad opera dello scultore Henri Ding, per commemorare gli eventi pre-rivoluzionari del 1788. La Prima guerra mondiale provocò una nuova industrializzazione a Grenoble, poiché per sostenere lo sforzo bellico, nuove industrie idroelettriche si svilupparono lungo i vari fiumi della regione, mentre diverse ditte si convertirono al settore degli armamenti. Furono edificate nell'area circostante anche fabbriche elettrochimiche. Questo nuovo sviluppo creò un'ondata migratoria anche di stranieri, in particolare di lavoratori italiani, che si stabilirono nel quartiere di Saint-Laurent. Lo sviluppo industriale fu messo in evidenza dall'Esposizione universale di energia idroelettrica e turismo del 1925, visitata da oltre un milione di persone. L'evento costrinse la demolizione delle mura cittadine e l'espansione urbana a sud. Nel 1926 il sito della mostra divenne un parco pubblico, intitolato al sindaco Paul Mistral morto nel 1932. L'unico edificio di questa mostra rimasto nel parco è la fatiscente Tour Perret, che venne poi chiusa al pubblico nel 1960 a causa del suo pessimo stato di manutenzione. Durante la Seconda guerra mondiale, nella battaglia delle Alpi, l'invasione nazista fu fermata vicino a Grenoble a Voreppe dalle forze del generale Cartier nel giugno 1940. Le forze francesi resistettero fino all'armistizio con l'Asse. Grenoble faceva quindi parte del nuovo Stato francese collaborazionista, prima dell'occupazione italiana dal 1942 al 1943. La relativa misericordia degli occupanti italiani verso le popolazioni ebraiche provocò un numero significativo di spostamenti di profughi in questa regione dalla Francia sotto diretto controllo tedesco. Grenoble fu un attivo centro della Resistenza, rappresentata da figure come Eugène Chavant, Léon Martin e Marie Reynoard. La stessa Università di Grenoble sostenne operazioni clandestine e fornì documenti falsi. Ma, nel settembre 1943, in seguito all'armistizio italiano, la città venne occupata dalle truppe tedesche, che intensificarono la repressione del movimento partigiano. L'11 novembre 1943, l'anniversario dell'armistizio del 1918), si tennero scioperi e manifestazioni davanti alla sede del comando collaborazionista e, in risposta, gli occupanti arrestarono circa 400 manifestanti. Due giorni dopo, i partigiani fecero esplodere il Poligono di tiro, scioccando gli occupanti che dovettero intensificare la repressione. Il 25 novembre 1943 le truppe occupanti uccisero 11 membri della Resistenza locale, questo violento giro di vite venne chiamato "San Bartolomeo di Grenoble". Per questi eventi, la città venne designata dalla Francia libera "capitale dei Maquis" dalle antenne della BBC. Dopo lo sbarco in Normandia, le operazioni di sabotaggio raggiunsero il culmine, con numerosi attacchi che ostacolarono considerevolmente l'attività delle truppe tedesche. Con lo sbarco in Provenza, le truppe tedesche evacuarono la città il 22 agosto 1944. Il generale Charles de Gaulle arrivò a Grenoble il 5 novembre 1944 e conferì alla città la Compagnon de la Libération per riconoscere "una città eroica al culmine di la resistenza francese e il combattimento per la liberazione ". Nel 1955, il futuro premio Nobel per la fisica Louis Néel creò il Centro di studi nucleari di Grenoble (CENG), dando vita al modello di Grenoble, una combinazione di ricerca e industria. La prima pietra fu posata nel dicembre 1956. Nel 1968 Grenoble ospitò i X Giochi olimpici invernali. Questo evento contribuì a modernizzare la città con lo sviluppo di infrastrutture come un aeroporto, autostrade, un nuovo municipio e una nuova stazione ferroviaria. === Architetture religiose === Quartiere Saint-Laurent, il quartiere "Italiano" della città * Cattedrale di Notre-Dame, costruita dal secolo XI al XV in forme romanico-gotiche, * Collegiata di Sant'Andrea, chiesa gotica del 1220-1236 costruita come cappella del castello dei Delfini, ha una torre gotica del 1298 e contiene il monumento funebre del Bayard detto il "cavaliere senza macchia e senza paura" === Architetture civili === * Torre Perret * Place Grenette e Jardin de Ville: la piazza è il centro della città e a nord di essa si apre il Giardino civico che è uno stupendo parco di un antico castello oggi conservato solo parzialmente e sede casa della International. * Grande Rue strada fiancheggiata da belle case antiche, * Palazzo del Parlamento del Delfinato dei secoli XV-XVI vanta una splendida facciata rinascimentale e la "Sala storica" con le pareti intagliate in legno, === Architetture militari === * Fortezza della Bastiglia (Fort de la Bastille), forte raggiungibile in funivia dal quale si può ammirare il più bel panorama della città === Altro === * Giardini e parchi di cui Grenoble è molto ricca, fra questi il Jardin des Dauphins, il Parc Guy Pape, entrambi con vista sulle antiche mura, il Parc Mistral con la torre Perret alta 87 metri dalla cui sommità si ha una ampia veduta sulla città === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Circa il 25% degli abitanti (che si chiamano ''Grenoblois'') è di origine italiana (in particolar modo siciliani e pugliesi). Nel 1931 gli italiani a Grenoble erano circa 12.000 – il 15% circa della popolazione e quasi i 2/3 degli immigrati – di cui circa 2.500 provenienti da Corato, nella città metropolitana di Bari, e circa 800 da Sommatino, un piccolo borgo rurale e minerario nel libero consorzio comunale di Caltanissetta. La seconda guerra mondiale, e il periodo precedente, segnarono una diminuzione netta dei flussi: nel 1946 gli stranieri a Grenoble erano 10.200 circa – l'8% della popolazione – e gli italiani circa 5.500. Subito dopo il conflitto, tuttavia ripresero e restarono consistenti per circa un ventennio. Nel 1975 gli italiani erano ancora il gruppo straniero più numeroso a Grenoble e in Isère. === Istruzione === La città è sede dell'Università di Grenoble-Alpes e della Grenoble École de management. Nel ''Polygone scientifique'' vi si trova un importante polo di ricerca fisica comprendente lo European synchrotron radiation facility (ESRF), l'Institut Laue-Langevin (ILL) e una delle sedi dello European Molecular Biology Laboratory (EMBL). Le industrie high tech partecipano anche alla rinomanza della città: Grenoble è il secondo centro scientifico francese (con ventimila scienziati) ed il maggior polo europeo nell'ambito delle nanotecnologia con il centro Minatec. === Ricerca === Veduta panoramica del ''Polygone scientifique'' di Grenoble nel 2008 European synchrotron radiation facility * Grenoble Innovation for Advanced New Technologies (GIANT) * Centre national de la recherche scientifique (CNRS) * CEA Grenoble * Institut Laue-Langevin (ILL) * Institut de radioastronomie millimétrique (IRS) * European Molecular Biology Laboratory (EMBL) * European synchrotron radiation facility (ESRF) * Atelier de recherche et de conservation Nucléart (ARC-Nucléart) * Laboratoire d'électronique et de technologie de l'information (LETI) * Laboratoire d'innovation pour les technologies des énergies nouvelles et les nanomatériaux (LITEN) * Clinatec * Minatec * STMicroelectronics * Institut de biologie structurale (IBS) * Laboratoire de physique subatomique et de cosmologie de Grenoble (LPSC) * Schneider Electric * BioMérieux * Institut Néel * Laboratoire national des champs magnétiques intenses (LNCMI) * Biomax * Grenoble École de management (GEM) * GreEn-ER * CORYS * Laboratoire d'informatique de Grenoble (LIG) * NanoBio * Institut polytechnique de Grenoble (Grenoble INP) * École nationale supérieure de physique, électronique, matériaux (Grenoble INP - Phelma) * Cité scolaire internationale Europole de Grenoble * École polytechnique de l'université Grenoble-Alpes * Grenoble-Institut des neurosciences * Institute for Advanced Biosciences === Musei === * Museo di Grenoble, il museo che accoglie, e arricchisce sempre, una delle maggiori collezioni di opere di pittori francesi di tutti i tempi dai più antichi ai più moderni, ma anche di pittori italiani. * CCSTI di Grenoble === Arte === * Il Centre National d'Art Contemporain ha sede in un edificio industriale progettato nel 1900 da Gustave Eiffel, il costruttore della celebre torre omonima di Parigi. === Cucina === Il gratin dauphinois La cucina tipica di Grenoble presenta alcuni elementi caratteristici della cucina del Delfinato. Nella zona è diffusa e rinomata la produzione di noci, note come noci di Grenoble, primo frutto AOC francese, con le quali si realizza la torta di noci di Grenoble, vino, liquore, dolci, caramelle, cioccolati, olio, in guarnizione per insalate o pizze. Le noci sono il simbolo della cucina grenoblese, insieme al gratin dauphinois. Grenoble vista da La Bastille Specialità regionali sono vari piatti a base di crostacei, soprattutto gamberi e gamberetti: le specie locali soccombenti e in via d'estinzione, quali i gamberi di fiume ''Austropotamobius pallipes'' e ''Astacus astacus'', vittime dell'inquinamento e dell'ipersfruttamento, sono sempre più soppiantate dai crostacei alloctoni introdotti dall'uomo, turchi (''Astacus leptodactylus'') e americani (''Orconectes limosus''), nella preparazione del pollo ai gamberi, del piccione ai gamberetti, del gratin di code di gambero e della quiche ai gamberetti. Altre specialità sono la "zuppa dell'envers" e il maiale in fricassea, e altre novità dovute all'immigrazione italiana come la pizza aux ravioles (raviolini del Royans al formaggio) o la ''pizza grenobloise'' (noci, Blu di Sassenage,...). La noce di Grenoble Il vicino comune di Sassenage è celebre per il formaggio locale Blu del Vercors a pasta erborinata, così come il circondario di Voiron, noto per i plum-cake e la cioccolata, ha dato il nome ad una ricetta tradizionale: le coste di bietola ''alla voironnaise''. Nell'area si producono varie birre aromatizzate (al miele, alle noci, alla liquirizia, ecc.) che prendono il nome dal celebre contrabbandiere Louis Mandrin, le birra di marca Mandrin, oltre a diverse birrerie locali. La regione produce inoltre tre celebri liquori: la Charteuse dei monaci certosini, verde o gialla, il genepì, la genziana. L''Antésite'' a base di liquirizia, è una bevanda dissetante, inventata per combattere l'alcolismo. La città è stata sede degli stabilimenti industriali dello sciroppo Teisseire nel 1720, del pastificio Lustucru nel 1824, del biscottificio Brun nel 1883 ed ancora della cioccolateria Cémoi nel 1920. A Grenoble non si trova nessun ristorante stellato della Guida Michelin, tuttavia nei pressi della città, a Uriage-les-Bains si trova il ristorante ''Grand Hôtel'', due stelle Michelin. Il comune si trova al centro di diverse zone d'origine designate dall''Institut national de l'origine et de la qualité'' (INAO): l'AOC-AOP Noce di Grenoble, l'IGP Emmental francese centro-orientale (etichettato anche ''Label rouge''), l'IGP Isère bianco, rosé e rosso. Nel comune di Grenoble, la produzione di vino è in via di ripresa sulle pendenze della Bastiglia, oltre alla produzione intorno al comune di Saint Ismier. Grenoble e i comuni limitrofi Grenoble è la città al centro della Communauté d'agglomération Grenoble Alpes Métropole, comunemente chiamata ''La Métro'', la quale al 1º gennaio 2014 include i seguenti comuni: Bresson, Brié-et-Angonnes, Champ-sur-Drac, Champagnier, Claix, Corenc, Domène, Échirolles, Eybens, Fontaine, le Fontanil-Cornillon, Gières, Herbeys, Jarrie, La Tronche, Le Gua, Meylan, Miribel-Lanchâtre, Mont-Saint-Martin, Montchaboud, Murianette, Notre-Dame-de-Commiers, Notre-Dame-de-Mésage, Noyarey, Poisat, Le Pont-de-Claix, Proveysieux, Quaix-en-Chartreuse, Saint-Barthélemy-de-Séchilienne, Saint-Égrève, Saint-Georges-de-Commiers, Saint-Martin-d'Hères, Saint-Martin-le-Vinoux, Saint-Paul-de-Varces, Saint-Pierre-de-Mésage, Le Sappey-en-Chartreuse, Sarcenas Sassenage, Séchilienne, Seyssinet-Pariset, Seyssins, Varces-Allières-et-Risset, Vaulnaveys-le-Bas, Vaulnaveys-le-Haut, Venon, Veurey-Voroize, Vif e Vizille. Questa ''communauté d'agglomération'' di 49 comuni per 444 810 abitanti diventerà una "metropoli" (in lingua francese ''métropole''), ossia un organismo di cooperazione intercomunale a fiscalità propria a partire dal 1º gennaio 2015, in ottemperanza alla legge di riforma delle collettività territoriali del 2010 ripresa dalla legge 27 gennaio 2014 di ammodernamento degli atti pubblici territoriali e dell'attuazione delle ''métropoles''. I comuni limitrofi a Grenoble sono 10 di quelli che compongono ''La Métro'': Saint Martin d'Hères, Eybens, Échirolles, Seyssins, Seyssinet-Pariset, Fontaine, Sassenage, Saint-Égrève, Saint Martin le Vinoux e La Tronche. A titolo meramente esemplificativo, la somma della superficie del comune di Grenoble e dei comuni della sua prima cintura rappresentano esattamente la stessa superficie del comune di Parigi: 105,4 km2 per 325.000 abitanti. La città si suddivide in 6 cantoni, parte insieme agli altri degli altri comuni dell'Arrondissement di Grenoble. === Strade === La città è raggiunta dalle autostrade A41 (da Grenoble al confine con la Svizzera), A48 (da Grenoble verso Lione) e A51 (da Grenoble verso il sud della Francia e Marsiglia). In prossimità del centro abitato la A41 e la A51 sono collegate dalla ''Rocade Sud'' ("tangenziale sud"), e la A48 è collegata alla A51 tramite la A480, che rappresenta la tangenziale ovest. Inoltre è in progetto la ''Rocade Nord'' ("tangenziale nord") tra la A48 e la A41, che potrebbe essere realizzata nel 2014. === Ferrovie === Grenoble è attrezzata di una stazione TGV, 4 linee tranviarie, 25 linee d'autobus e 4 linee d'autobus notturne. La qualità dei trasporti urbani è esemplare, in termini di rispetto degli orari, età del materiale rotabile e pulizia dei convogli. === Aeroporti === L'Aeroporto di Grenoble-Isère (Codice IATA: GNB) si trova vicino a Grenoble. L'aeroporto dispone di un solo terminale con servizi aeroportuali (es. ufficio di cambio). L'autonoleggio si trova presso l'aeroporto (es. Avis, Europcar, Hertz, National). Degli autubus garantiscono il servizio pubblico da/per l'aeroporto (Aeroporto di Grenoble – Lyon Part Dieu, Aeroporto di Grenoble – Grenoble stazione degli autobus e stazione ferroviaria). === Mobilità urbana === Stazione di Grenoble e tranvia === Cantoni === Fino alla riforma del 2014, il territorio comunale della città di Grenoble era ripartito in 6 cantoni: * Cantone di Grenoble-1 * Cantone di Grenoble-2 * Cantone di Grenoble-3 * Cantone di Grenoble-4 * Cantone di Grenoble-5 * Cantone di Grenoble-6 ciascuno comprendente una parte della città. Nessun altro comune vi era compreso. A seguito della riforma approvata con decreto del 18 febbraio 2014, che ha avuto attuazione dopo le elezioni dipartimentali del 2015, il territorio comunale della città di Grenoble è stato ripartito in 4 cantoni: * Cantone di Grenoble-1: comprende parte della città di Grenoble * Cantone di Grenoble-2: comprende parte della città di Grenoble e i 7 comuni di: ** Fontanil-Cornillon ** Mont-Saint-Martin ** Proveysieux ** Quaix-en-Chartreuse ** Saint-Égrève ** Saint-Martin-le-Vinoux ** Sarcenas * Cantone di Grenoble-3: comprende parte della città di Grenoble * Cantone di Grenoble-4: comprende parte della città di Grenoble === Gemellaggi === * * * * * * * * * * * * * * * * * Grenoble è particolarmente nota per gli sport invernali. Oltre ad aver accolto i Giochi olimpici invernali nel 1968, a volo d'uccello è molto vicina a varie stazioni sciistiche: si trova infatti a 14 km dalla stazione di sci di Chamrousse, a soli 30 minuti di distanza in auto, e a 16 km da quella di Les Sept Laux, a 17 km da Villard-de-Lans, a 25 km dall'Alpe d'Huez, ossia a poco più di un'ora di distanza dalla città in auto, a 35 km da Les Deux Alpes e a 48 km da La Grave. Su strada queste distanze sono all'incirca il doppio. A Grenoble nacque André Rene Roussimoff, più noto come André the Giant, celeberrimo wrestler e attore. === Calcio ===
Gattinara
'''Gattinara''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Vercelli, nell'estremità sud della Valsesia in Piemonte. È al 4º posto, fra i comuni della provincia, per numero di abitanti e al 17º per estensione. Città fondata nel 1242 come Borgo franco, con dodici isolati rettangolari, riunendo le genti dei villaggi circostanti . Sul territorio cittadino sorge la Torre delle Castelle, uno degli ultimi resti delle fortificazioni medievali , risalenti al XII-XIII secolo e oggi simbolo della città. A Gattinara si produce l'omonimo vino DOCG. La società calcistica che porta il nome della città nasce nel 1919 con il nome di Gattinara Football Club e milita in Eccellenza. In città è molto forte la presenza delle associazioni, soprattutto le “tabine”, luoghi nati per stare insieme tra amici, e che ancora oggi sono fortemente presenti nel territorio gattinarese, grazie anche alle quali viene festeggiato il carnevale, con le varie tabine che si dedicano mesi a preparare carri, costumi e scenografie per la sfilata, impianti complessi per la famosa battaglia dell’acqua e delle arance.
=== Territorio === Gattinara dista circa dal capoluogo Vercelli, in direzione della Valsesia. Dista inoltre da Novara e da Biella. Il territorio è bagnato a est dal fiume Sesia, confine naturale con la provincia di Novara. Il paese di Gattinara è costituito dalle località di Sottomonte, Crosa, Castelle, Centro Storico, Bonda, Rado, San Bernardo. Sottomonte è il quartiere più settentrionale della città, quando, lasciato il Comune di Romagnano Sesia, si entra nel Comune di Gattinara. I confini di Sottomonte sono a sud con il quartiere del Centro Storico, ovvero in via Monte Grappa e in via Fiume Sesia, a ovest e sud-ovest con le località Castelle e Crosa, ovvero in via Monte Cervino. Il quartiere del Centro Storico è limitato a nord in via Monte Grappa, a sud in via Carlo Furno, a est in piazza Molino, a ovest dalla circonvallazione. San Bernardo, il primo quartiere per estensione e densità demografica, sede della seconda parrocchia della città, si estende a ovest della circonvallazione, in direzione di Lozzolo e di Rovasenda, limitato a nord-est in via Castellazzo e a sud-est dal sottopassaggio in via Ottaviano. Tra Sottomonte (nord), San Bernardo (ovest) e il Centro (sud-est) si trova il quartiere Crosa. Tra Sottomonte (nord), San Bernardo (ovest), Crosa (sud-est), in direzione di Serravalle Sesia e di Lozzolo, si trova la Regione delle Castelle, a cui appartiene l'omonima Torre. Procedendo da essa, in direzione nord-est, si trovano i colli di San Lorenzo e di San Grato, da cui ha origine il quartiere di Sottomonte. Tra via Carlo Furno (a nord), via Dante Alighieri (a est) via Ottaviano (a sud) e via Luigi Faglia (a ovest) si estende la Bonda. Tra la Bonda a nord e San Bernardo a nord-ovest, si estende il quartiere di Rado. Tra il Fiume Sesia e il centro abitato si estende la Baraggia gattinarese: si trovano a nord la ex Colonia Bertotto, geograficamente annessa a Sottomonte, i Mulu al centro e la Cà d'Assi a sud. === Clima === Gattinara, secondo la classificazione dei climi di Köppen, gode di un clima temperato delle medie latitudini, piovoso o generalmente umido in tutte le stagioni e con estati molto calde e afose. Le precipitazioni si concentrano nei periodi compresi tra marzo e maggio, con un leggero calo nei mesi estivi, e un riacutizzarsi nel periodo compreso tra ottobre e novembre inoltrato. L'inverno è caratterizzato generalmente da una discreta percentuale di piovosità e di neve. === Età antica e medievale === La Gattinara di oggi nasce a metà Duecento nel quadro di un territorio che fin dall'età romana vede fasi intense di occupazione: all'età imperiale risalgono infatti i resti di insediamenti e aree funerarie emersi tanto presso l'attuale centro abitato, quanto nelle campagne circostanti. Da sempre, e ciò vale anche per l'antichità, l'asse di percorrenza lungo il fiume Sesia è uno dei più frequentati, soprattutto poiché funge da collegamento tra la pianura e le vie per i valichi alpini, e proprio in corrispondenza di Gattinara si unisce ai percorsi provenienti anche dal Biellese. Un punto cruciale, dunque, che anche nei primi secoli del Medioevo non vede venir meno una presenza umana che resta strettamente legata, oltre che alle valenze stradali, alle numerose risorse offerte dall'ambiente circostante. Nascono in questo periodo numerosi piccoli centri abitati, la maggior parte dei quali trova collocazione sicura sui primi contrafforti collinari: Loceno, Locenello, Mezzano, Gattinaria, questi sono i loro nomi, oltre all'importante centro di Rado, che invece si sviluppa, con il suo castello, lungo la strada Vercellese, accanto al fiume e al guado per Ghemme. A ridosso del Mille la popolazione stanziata in questi insediamenti è impegnata nell'opera di dissodamento e sfruttamento di ampie superfici di terreno, sottratte al bosco e alla brughiera, e verosimilmente nello sfruttamento dei versanti collinari mediante la pratica della viticoltura. A livello politico e strategico in questo periodo cresce anche l'attenzione nei confronti di questa zona, che diviene cruciale nell'ambito dei complessi equilibri di potere che intercorrono tra i comuni di Vercelli e di Novara, per i quali il fiume è linea di confine. Proprio a guardia delle bocche della Valsesia, distretto di pertinenza novarese, i vercellesi decidono di costruire tra 1185 e 1187 un forte castello intorno alla pieve d'altura di S. Lorenzo, occupando la sommità di un colle che forse già qualche secolo prima aveva visto lo stabilirsi di un insediamento. Nel 1242, per irrobustire ulteriormente il presidio di questa fascia territoriale, il comune di Vercelli stabilisce di fondare un borgo franco – cioè un insediamento di nuova fondazione, privo di gravami feudali e dipendente direttamente dall'autorità comunale – nel quale si dovranno trasferire forzosamente gli abitanti dei piccoli centri della zona. Scompaiono così gli insediamenti poco fa ricordati – con l'eccezione di Loceno, divenuta l'attuale Lozzolo – per dare origine al nuovo borgo che prende il nome di Borgo della Pieve, e poi – da uno dei centri più importanti tra quelli abbandonati – Gattinara. Gattinara cresce e prospera nei secoli immediatamente successivi, autonoma e libera com'è da tutti i vincoli feudali, e si dà un governo indipendente munendosi di statuti, approvati dal comune di Vercelli e a più riprese confermati anche dal successivo dominio sabaudo. Signori di Gattinara sono i Signori di Vintebbio dai quali discendono i Gattinara appunto e gli Arborio, quindi i Testa, i de Rege, i Biamino e altre nobili famiglie di origine consortile. Il centro abitato, costruito su una maglia regolare e caratterizzato da uno sviluppo urbanistico rigidamente controllato sin dalla fondazione, è munito da un sistema di fortificazioni complesso, integrato – probabilmente a partire dal XIV secolo – da un castello ricetto; numerose chiese si affacciano sulle vie principali, e tra tutte la più importante, la pieve di San Pietro Apostolo, che costituisce un punto di riferimento, a livello ecclesiastico e sacramentale, per i centri della zona sino a Lozzolo e Roasio. La vita economica e politica del borgo tra XIV e XV secolo è vivace, e ne è riflesso uno sviluppo artistico di assoluto rilievo, del quale oggi rimane a testimonianza la stupenda facciata in cotto istoriato della chiesa parrocchiale. === Età moderna === Il giovane Mercurino Arborio, nato a Gattinara nel 1465 da una delle famiglie più ricche del borgo, dopo molteplici e sempre più prestigiosi incarichi diplomatici tanto alla corte sabauda, quanto a quella di Massimiliano d'Asburgo, giunge a ricoprire la carica di gran cancelliere dell'imperatore Carlo V e a rivestire l'abito cardinalizio; muore nel 1530, e la storiografia odierna, dopo anni di ingiusto oblio, lo ricorda come un personaggio di levatura culturale eccezionale, che ha profondamente influenzato gli sviluppi politici europei. Dopo la morte del cardinale la sua famiglia, impugnando le volontà testamentarie dell'illustre congiunto e trovando appoggio negli ambienti sabaudi, riesce a estendere sul borgo le forme di una feudalità – inedita, sinora, per la comunità fondata come "franca" nel 1242 – che diviene elemento di costante contrasto sino alle soglie del XIX secolo, quando la bufera napoleonica la eliminerà di fatto. Con il XVI secolo, inoltre, i problemi per Gattinara arrivano anche dall'esterno: pestilenze, eserciti di passaggio, assedi e saccheggi, nel quadro delle guerre gallo-ispaniche, dalle quali il borgo esce malconcio, mutilato delle sue fortificazioni e fortemente depauperato a livello demografico. L'occupazione francese nel 1555 costituisce il momento culminante di questo periodo di crisi, che solo dopo il 1559 trova sollievo, nell'aprirsi di un breve periodo in cui si registra un deciso ristabilimento economico, caratterizzato da un'evoluzione agricola sinora rallentata dagli eventi bellici. Tra il 1580 e il 1630 – anno della terribile pestilenza – nuove sciagure belliche colpiscono la zona, che solo grazie a una forte immigrazione dalla Valsesia non vede troppo drammaticamente ridotta la sua popolazione. Grazie a ciò, la ripresa a metà Seicento è abbastanza rapida, testimoniata anche da una intensa e qualificata attività edilizia che vede cambiare i lineamenti del borgo, abbellirsi e ampliarsi le sue chiese e i suoi conventi e aumentare la densità edilizia. Il Settecento è per Gattinara un secolo di grande prosperità; mercati e commercio, agricoltura, viticoltura, sono settori prosperi, che alimentano flussi di merci imponenti, facendo del borgo un punto di riferimento per le comunità dell'alta pianura vercellese e un punto di snodo di traffici che in gran parte calcano i valichi alpini. La vivacità socio-culturale trova riflesso nella nascita e nello sviluppo di confraternite e compagnie religiose, che con la gestione di infermerie e scuole assicurano alla popolazione una serie di servizi che contribuiscono a migliorare nettamente il tenore di vita anche delle fasce più deboli. === Età contemporanea === A fine '700 l'avvento della dominazione napoleonica significa l'abolizione di privilegi feudali e corporazioni religiose: una enorme quantità di beni immobili, confiscata dal governo e immessa sul mercato a prezzi favorevoli, favorisce la formazione di un robusto ceto borghese e la costituzione di molti patrimoni familiari di medie dimensioni, accelerando il passaggio da un'economia per molti versi ancora di stampo rurale, a equilibri che si potrebbero definire urbani. Nel 1820 la demolizione della antica chiesa di San Pietro e la sua ricostruzione in forme neoclassiche sembra segnare anche simbolicamente la nuova coscienza collettiva di Gattinara, che nel corso del XIX secolo – demolito quanto resta delle antiche fortificazioni – si munisce progressivamente di tutti i servizi e le infrastrutture caratterizzanti le realtà urbane. Col finire del secolo migliorano anche i collegamenti con il Vercellese, che agevolano lo smercio dei vini della zona, ormai consacrati come prodotti d'eccellenza e oggetto di intensa esportazione, mentre tarda a venire uno sviluppo industriale vero e proprio, nonostante la vicinanza a zone da questo punto di vista molto vocate, come il Biellese e la Bassa Valsesia. L'occasione per questo sviluppo arriva nel 1905: una terribile grandinata distrugge gran parte dei vigneti, causando un venir meno delle risorse più preziose del territorio, fatto che da subito determina flussi inarrestabili di emigrazione, soprattutto verso il Nuovo Mondo. L'amministrazione comunale, con eccezionale lungimiranza, provvede alla redazione di un piano di sviluppo industriale agevolato, attirando nuovi stabilimenti che in breve occupano larghe fasce della popolazione locale. Tessile, meccanico, ceramica e l'attivazione il 16 gennaio 1905 della ferrovia Santhià-Arona: questi sono i settori all'insegna dei quali si dipana il fortissimo sviluppo industriale di Gattinara tra primo e secondo dopoguerra, anni in cui si collocano anche importanti momenti, come la fondazione dell'Ospedale "San Giovanni" e il rinnovamento di numerose infrastrutture. La città paga al secondo conflitto mondiale un pesante tributo, colpita com'è da un bombardamento nell'estate del '44, ma fortunatamente nel dopoguerra può contare su una ripresa veloce, agevolata dalla riapertura a pieno regime degli stabilimenti industriali, i cui addetti nel corso degli anni '50 raggiungono numeri impressionanti. La forte immigrazione – proveniente soprattutto dal Mezzogiorno e dal Veneto – rende necessaria una decisa espansione del tessuto urbano, che si estende soprattutto lungo le vie per la Valsesia e per Vercelli, e in corrispondenza della strada per il Biellese. Proprio a ridosso di quest'ultima prende forma il popoloso sobborgo di S. Bernardo, che in breve giunge a dotarsi di una propria chiesa parrocchiale. La crisi incomincia però a farsi sentire già a metà anni '60, per divenire poi drammatica tra anni '70 e '80, con la chiusura o il forte ridimensionamento di numerosi stabilimenti industriali. In questi anni, però, si riscopre anche la viticoltura d'eccellenza, che alimenta flussi di esportazione a livello internazionale. Recentemente alcune realtà industriali di nuovo impianto hanno rivitalizzato il tessuto economico locale, consentendo almeno in parte di guardare al futuro con maggior serenità rispetto a un passato recente. Crescente in questi ultimi anni è stata vivacità socioculturale della città, che si riflette nel recupero di numerose emergenze monumentali, e che è favorita anche dalla presenza di importanti istituzioni scolastiche, che costituiscono i punti riferimento per il territorio. === Onorificenze === === Centro storico === Il centro storico di Gattinara mostra evidente, ancora oggi, la maglia rigorosa che ne testimonia la pianificazione urbanistica, studiata in occasione della fondazione del borgofranco nel 1242: in quel contesto, infatti, il comune di Vercelli appronta uno schema che prevede, lungo gli assi viari principali, allineamenti di lotti lunghi e stretti, il cui lato minore verso la strada è occupato dall'abitazione, mentre lo spazio retrostante è destinato a usi agricoli e produttivi. Oggi, tuttavia, di tale aspetto medievale del borgo non sopravvive molto, poiché tra XVI e XVIII secolo – con la crescita della popolazione – un deciso rinnovamento ha interessato tanto i prospetti delle case affacciate sulle vie, quanto la disposizione dei cortili interni. Molti sono i palazzi che tuttora mostrano caratteristiche architettoniche significative risalenti a tali trasformazioni: sui corsi principali sono interessanti i portici, sorretti sia da colonne in pietra sia da pilastri, che un tempo proteggevano le merci e l'ingresso delle botteghe, mentre molte case conservano ancora, appena sotto l'imposta dei tetti, graziosi allineamenti di loggette sostenute da colonnine lapidee. Proprio questi particolari rendono simili le forme del centro storico di Gattinara a quelle di molti insediamenti valsesiani, profondamente influenzati, da un punto di vista architettonico, dai modelli provenienti dalla Lombardia. I cortili sono in genere stretti e caratterizzati da forme irregolari, derivanti dal continuo aggiungersi di nuclei abitativi, che solo in alcuni casi hanno lasciato spazio alla realizzazione di piccoli porticati: interessanti, ove conservati, sono i ballatoi in legno o in granito, ornati – questi – da mensoloni lavorati. === Architetture religiose === ==== Chiesa parrocchiale di San Pietro ==== ==== Chiesa di Santa Maria del Rosario ==== ==== Chiesa di San Francesco ==== La facciata della chiesa di San Francesco. La chiesa di S. Francesco sorge sull'area un tempo occupata dalla cappella S. Giulio, eretta nel 1447 dagli uomini di Gattinara quale voto per la liberazione dal flagello dei lupi. Nel 1619 S. Giulio è demolita, per far posto al costruendo convento dei Francescani, che a Gattinara sono peraltro presenti fin dal XVI secolo: determinanti, per la nuova fondazione, sono le cospicue donazioni di benefattori, nel 1598 e nel 1618. Nel 1666 si registra un altro lascito testamentario, espressamente destinato alla fabbrica di S. Francesco, oggetto in XVIII secolo di vari interventi di miglioria e manutenzione; la data sopra la porta, 1717, segna la consacrazione dell'edificio, probabilmente dopo un radicale restauro che le conferisce l'aspetto attuale. Nel 1802 il convento, come quello delle Clarisse, è soppresso in forza delle disposizioni napoleoniche, i beni incamerati e venduti al miglior offerente; grazie a una petizione sottoscritta dalla potente Confraternita di S. Antonio, però, la chiesa può tornare subito a essere officiata, sebbene privata del coro, ridotto a magazzino, mentre il Convento viene adibito prima a Dogana e Gendarmeria, poi ad abitazione rustica. La parte oggi meglio conservata del convento è la chiesa: l'attuale facciata è databile all'inizio del secolo XVII, e il portone d'ingresso, sormontato da un bassorilievo in pietra recante il simbolo dei Francescani, è opera pregevole di intaglio ligneo. L'interno dell'edificio è dominato dal fastoso altar maggiore in noce, ricco di elementi decorativi e fregi scolpiti, che incornicia il quadro raffigurante la Pietà con i santi Diego e Giulio. Le pareti laterali, conformemente al modello francescano, ospitano cappelle laterali dotate di austeri altari con cornici e fastigi in legno scolpito. Tra queste alcune sono particolarmente interessanti: a destra la prima è caratterizzata da una notevole pala rappresentante il Crocifisso con la Vergine, S. Giovanni e S. Clemente Papa, mentre è ornata riccamente di stucchi la terza, dal XVIII secolo sede della Confraternita di S. Antonio. Della fabbrica originaria del Convento rimane invece, seppure tramezzato e deturpato, il chiostro quadrilatero, con archi sostenuti da pilastri in pietra: sopravvivono alcune lunette affrescate recanti episodi della vita di S. Francesco e della storia del Francescani. ==== Chiesa di Santa Marta ==== La chiesa di Santa Marta Probabilmente già in XV secolo esiste qui una confraternita di “disciplini” dedicata a S. Marta, dotata di un suo oratorio; di certo si sa che verso il 1460 i confratelli chiamano un ignoto pittore (definito dagli studiosi Maestro della Passione) a decorare la loro chiesa. Resti di quella decorazione ad affresco, raffigurante cortei di notabili e popolani, si scorgono ancora sui pochi resti di mura della costruzione medievale, sopravvissuti dopo il rifacimento dell'edificio in epoca barocca. Nel 1603 incominciano alcuni lavori di rifacimento della chiesa, e con la prima metà del XVIII secolo si ha l'integrale ricostruzione dell'edificio: questo assume così l'aspetto attuale, con l'eccezione della facciata, costruita nel 1844 su progetto di Pietro Delmastro. La facciata della chiesa, neoclassica, anticipa un ampio spazio interno, che conserva quasi intatto l'originario aspetto settecentesco, caratterizzato da una spazialità ariosa e articolata, scandita da lesene e cornicioni. Due cappelle si aprono sul vano centrale: quella a destra ospita un altare con una pala di recente fattura, mentre in quella di sinistra, in una nicchia, è custodito un crocifisso ligneo tradizionalmente molto venerato. L'altare maggiore e la balaustra in marmi policromi, entrambi di bottega lombarda, si collocano nel pieno XVIII secolo, epoca a cui risale anche l'ampio coro ligneo destinato ai confratelli. Racchiusa in una pregevole cornice in marmi e stucco è la tela raffigurante S. Marta (XVIII sec.), mentre la decorazione pittorica dell'interno è rimasta sostanzialmente quella originaria (XVIII secolo), caratterizzata da elementi uniformi e tinte tenui: spiccano tuttavia gli affreschi nei pennacchi e nel catino della cupola centrale, opera di un pittore ignoto. ==== Santuario di Santa Maria di Rado ==== Santuario della Madonna di Rado L'attuale Santuario sorge sul sito della antica pieve di Rado, già citata in un documento del X secolo. Contemporaneamente alla scomparsa dell'insediamento di Rado, determinata anche dalla fondazione del borgofranco di Gattinara nel 1242, ha inizio il declino della pieve di S. Maria, che resta tuttavia officiata. Nel XV secolo è scolpita la statua lignea della Vergine, che nel tempo va acquisendo fama di miracolosità: Rado incomincia così a diventare un centro santuariale notevolmente frequentato, tanto che in XVII secolo si procede a ristrutturare la chiesa. L'importanza del Santuario cresce, così alla chiesa si aggiungono fabbricati di servizio destinati all'accoglienza e all'ospitalità; durante tutto il XVIII secolo ulteriori lavori di sistemazione determinano l'aspetto attuale dell'edificio, soprattutto dell'interno, che viene riconsacrato dal vescovo di Vercelli monsignore Vittorio Gaetano Costa d'Arignano. Della chiesa medievale rimane il pregevole campanile, in ciottoli e frammenti di laterizi: romanica è la sua struttura, ornata di cornici marcapiano di archetti pensili, mentre è seicentesco è il porticato in facciata, sorretto da colonne in granito, che protegge i tre portali di ingresso. L'interno, seppure pesantemente ridecorato in epoca recente, rivela le linee originarie della costruzione medievale, con l'eccezione della parte presbiteriale, che presenta un coro quadrilatero barocco. Al XVIII secolo risalgono l'elegante altare maggiore (1761) e gli altari laterali (1791), opere, sia l'uno sia gli altri, di marmorini lombardi. Interessante la trave lignea scolpita posta sopra l'ingresso del presbiterio, nel quale - dietro all'altare maggiore - trova spazio un coro ligneo settecentesco con sobri intagli barocchi. ==== Ex monastero della Beata Vergine dei Sette Dolori ==== L'ex monastero della Beata Vergine dei Sette Dolori L'ex monastero della Beata Vergine dei Sette Dolori di Gattinara fu fondato, per volontà testamentaria, nel 1529 da Mercurino Arborio di Gattinara; nel 1530 il monastero è probabilmente già in costruzione (Mercurino Arborio muore nel giugno dello stesso anno), e verso il 1532 risulta essere funzionante. Grazie a lasciti e donazioni le monache continuano negli anni ad ampliare i fabbricati, comprendenti la chiesa dedicata alla Beata Vergine dei Sette Dolori (divisa in una parte aperta al popolo e una riservata alle madri), il chiostro, le celle, le cantine, il refettorio, il parlatorio e la sala capitolare. Nel 1802, a seguito delle leggi di soppressione, la comunità claustrale è sciolta, e tutti i beni, compresa la chiesa, passano in blocco prima allo stato e poi a privati: la chiesa diventa un magazzino e il chiostro e un cortile del monastero delle Clarisse rimangono, seppure pesantemente deturpati, molti edifici, non ultima la chiesa di S. Chiara, attualmente non visitabile, che al suo interno conserva un interessante ciclo di affreschi di scuola gaudenziana. Sulle pareti di quella che era l'aula di culto campeggia una grande Crocifissione, dipinta da un pittore della cerchia gaudenziana, che realizza qui, nella seconda metà del Cinquecento, altri quadri ispirati alla Passione di Cristo, improntati a caratteri di viva espressività. Altri affreschi, eseguiti tra XVI e XVIII secolo, testimoniano il prezioso apparato decorativo del quale era dotato il monastero. È ancora visibile l'ampio cortile, che conserva le linee rinascimentali del chiostro, con luminose arcate sostenute da pilastri, sulle quali si imposta superiormente una loggia con eleganti arcatelle. === Architetture civili === ==== Castello di San Lorenzo ==== Il Castello di San Lorenzo Sul culmine di una delle più alte colline a nord di Gattinara, a , sono situati i ruderi del castello di S. Lorenzo, costruito nel 1187 dal Comune di Vercelli a guardia delle bocche della Valsesia. Le sue mura includono l'antica cappella di S. Lorenzo - definita “pieve” in un documento dell'882 - tradizionalmente ritenuta sede della sepoltura del vescovo vercellese San Filosofo, il quale, secondo una leggenda, si sarebbe rifugiato sul monte per scampare alle persecuzioni dei Longobardi. Scavi intorno al colle di S. Lorenzo e lungo la dorsale di accesso alla cima hanno restituito tracce di strutture e fortificazioni, che farebbero pensare alla presenza di un insediamento medievale d'altura. Probabilmente in epoca viscontea sono effettuati alcuni lavori di ristrutturazione e restauro al castello, mentre a partire dal XVI-XVII secolo incomincia l'abbandono che lo porta alla situazione attuale. Affascinante è il panorama che si può godere da S. Lorenzo, come pure interessanti sono i ruderi della fortificazione. Resta intatto ancora il grande portone d'ingresso, e all'interno delle mura perimetrali si scorgono i resti del mastio centrale e della chiesa di San Lorenzo, la cui abside è ornata da semplici fregi bassomedievali a dente di sega. ==== Torre delle Castelle ==== Torre delle Castelle. La massiccia Torre delle Castelle, risalente all'XI secolo e circondata da mura più tarde, è la parte più evidente di un importante complesso fortificato medievale che muniva in origine le sommità di questa collina e di quella accanto, entrambe oggi occupate da pregiati vigneti. Risalgono al XII-XIII secolo le prime attestazioni scritte di tale sistema fortificato, costituito pertanto da due recinti in muratura (le Castelle, appunto), occupati da costruzioni tra le quali svetta la torre, mentre sul pianoro compreso tra le due fortificazioni sorge la chiesa di S. Giovanni alle Castelle. Verso il 1525 lavori di ristrutturazione interessano la chiesetta, che, ulteriormente restaurata in XVIII secolo, viene malauguratamente distrutta nel 1950 per lasciar posto alla attuale cappella della Madonna della Neve, edificata a cura della Sezione Alpini di Gattinara. Oltre alla torre, parte di un portale medievale si intravede nell'altro recinto, situato dietro la chiesa. Notevole è la vista che si gode dai belvedere panoramici adiacenti, tanto verso la piana Vercellese e il vicino Novarese, quanto verso il Biellese, le colline e i primi contrafforti prealpini. ==== Ex Palazzo dei marchesi Arborio Gattinara ==== L'Ex Palazzo Marchionale Il primo nucleo del palazzo è verosimilmente edificato intorno al 1450, negli anni in cui la famiglia Arborio si irrobustisce e incomincia la sua veloce ascesa sociale, che nel secolo successivo – grazie alla figura del suo esponente più illustre, il cardinale Mercurino – la porterà a occupare un ruolo di indiscussa supremazia nel tessuto sociale cittadino. Già Mercurino si occupò fattivamente della sua dimora, presso la quale fece lavorare nel 1523 frescanti di scuola novarese – Pietro da Novara, Angelo Canta e Daniele de Bosis. Non rimane nulla di questi interventi, poiché – con l'eccezione di alcuni dettagli architettonici cinquecenteschi ancora visibili nel cortile principale – l'odierno palazzo denota un aspetto pienamente sei-settecentesco. Sul grande cortile, ornato da arconi di portici sormontati da cornicioni e scanditi da lesene, si affacciavano gli ambienti di maggior prestigio, compresa la lunga galleria – oggi non più esistente – che occupava il piano superiore della manica orientale, e che gli antichi inventari ci descrivono ricca di quadri e arredi. Dopo la cessione da parte della famiglia Arborio Gattinara, in età napoleonica, e il suo frazionamento tra privati, il palazzo ha subito distruzioni e rimaneggiamenti: fortunatamente l'Associazione Culturale di Gattinara ha potuto riscattare alcuni locali di notevole pregio, facendone la propria sede. Tra i vani al pianterreno, oltre a uno studiolo sulle pareti del quale sono riapparse le tracce di un grande affresco che raffigurava il blasone cardinalizio di Mercurino, spicca l'ampio salone, coperto da soffitto a cassettoni e ornato con scene bibliche, incastonate in tondi riccamente ornati. Al primo piano sussistono i resti della antica cappella nobiliare, ornata da piccole scene della vita di Cristo dipinte tra le membrature del soffitto, mentre l'attigua saletta mostra le vivaci allegorie delle quattro stagioni, incorniciate da una ricchissima decorazione ad affresco della volta. L'ultimo salone, dotato di soffitto ligneo a cassettoni, è animato dalle allegorie dei continenti, anch'esse inquadrate in un complesso partito ornamentale costituito da elementi architettonici. Poco si sa di questi affreschi: ignoto l'autore, si può solo tentare di inquadrarli in un orizzonte cronologico che, in assenza di studi più accurati, si deve giocoforza mantenere aperto ai secoli XVII e XVIII. ==== Villa Paolotti (Enoteca regionale) ==== Villa Paolotti Villa Paolotti, oggi sede dell'Enoteca Regionale di Gattinara, si affaccia sul corso con una semplice facciata, appena ingentilita da un duplice arco di ingresso. Di qui, e tramite un altro passaggio carraio, si può accedere al cortile interno, ombreggiato da un magnifico tiglio centenario, sul quale si affacciano i locali un tempo destinati all'abitazione dei proprietari e, sul lato meridionale, l'antica tinaia. Questo spazio, in passato destinato a ricoverare attrezzi e contenitori legati alla produzione vinicola, è occupato oggi dall'Enoteca Regionale, mentre in un'altra ala della villa hanno sede gli uffici della Comunità Collinare. La famiglia Paolotti, un tempo proprietaria della villa, era nel XIX secolo una delle più illustri e ricche del borgo, e il suo nome dal 1870 si legò a quello di una banca locale – la Banca Paolotti – che funzionò sino al 1906. ==== Villa Cavalleri (Cantina sociale) ==== Villa Cavalleri La storia della villa è legata alla figura di Battista Cavalleri, che nella Gattinara di fine Ottocento si distinse come viticoltore particolarmente attento alle innovazioni tecniche. Attrezzò la cantina della villa con venti grandi botti in rovere da cento ettolitri l'una, creando di fatto una delle più grandi e aggiornate aziende vitivinicole della città. Dopo la tempesta del 1905 Cavalleri, danneggiato economicamente, emigrò in Argentina, lasciando la gestione della cantina alla moglie Margherita, che nel 1908 cedette la villa alla neonata cantina sociale. La villa, edificata alla fine del XIX secolo, presenta un prospetto ancora solidamente ancorato a moduli neoclassici, dominato da un elegante pronao a colonne. Le ampie sale all'interno ricordano la connotazione di comoda dimora borghese, mentre conserva immutato il suo fascino l'ampia cantina, cuore della Cantina Sociale, che dal 1908 ha sede in questo prezioso stabile. ==== Ex Palazzo Arborio Gattinara (ora Palazzo Comunale) ==== L'ex Palazzo Arborio Gattinara L'attuale palazzo di città nasce come residenza dei marchesi Arborio Gattinara, i quali ne affidarono la progettazione, negli anni Venti dell'Ottocento, al giovane architetto gattinarese Pietro Delmastro. La struttura esterna conserva intatte le sue caratteristiche di villa patrizia neoclassica: il ritmo regolare delle aperture, i sobri fregi classicheggianti posti sopra porte e finestre entro una partitura di lesene e cornicioni. La disposizione interna attuale dell'edificio, adattato a sede municipale, mantiene alcuni resti della planimetria originaria, alla quale appartengono i vasti atrii di disimpegno al pianterreno e al primo piano, dotati delle originarie volte ottocentesche in muratura. === Altro === * Riserva naturale orientata delle Baragge === Fauna === La fauna del territorio gattinarese è quella tipica dell'area padana e delle zone sub alpine del Nord Italia. ==== Mammiferi ==== Sono presenti le seguenti specie: * Tasso (Meles meles) * Capriolo (Capreolus capreolus) * Volpe (Vulpes vulpes) * Faina (Martes foina) * Gatto selvatico (Felis silvestris) * Cinghiale (Sus scrofa) * Riccio (Erinaceus europaeus) * Lepre (Lepus europaeus) * Minilepre (Sylvilagus floridanus) * Toporagno (Sorex araneus) * Nutria (Myocastor coypus) * Talpa (Talpa) * Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) * Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) * Lupo (Canis lupus) - non c'è nessun dato che indichi la presenza di questo animale nel territorio comunale, ma il continuo aumento del suo areale e il ritrovamento di una carcassa in un comune limitrofo può far presagire la sua probabile presenza. ==== Uccelli ==== ==== Rettili e Anfibi ==== === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Gli stranieri residenti nel comune al 31 dicembre 2010 sono 534, ovvero il 6,4% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: # Marocco, 127 # Ucraina, 113 # Albania, 46 # Romania, 43 # Cina, 39 # Bulgaria, 25 === Lingue e dialetti === Oltre alla lingua italiana, a Gattinara è utilizzato il dialetto locale, una variante della lingua piemontese. === Eventi === La festa dell'uva, ricorrenza principale della città, si svolge all'inizio del mese di settembre: in tutta la città sorgono per l'occasione diverse taverne che cucinano cibi succulenti, accompagnati dal vino Gattinara. La fiera di San Martino si svolge il secondo martedì del mese di novembre: migliaia di visitatori, provenienti da tutto il circondario, trascorrono la giornata in città per fare acquisti dalle bancarelle allestite, numerose e di ogni sorta: se in questa occasione la banda cittadina, il Corpo Musicale S. Cecilia sfila per il corso principale, significa che il Carnevale sarà festeggiato. Le maschere ufficiali della città sono il Babacciu ("il Pupazzo") e la Plandrascia ("la Scansafatiche"). Sodalizio tipico di Gattinara è la Tabina: è il luogo dove uomini e donne, amici di vecchia data, senza alcuna distinzione di sorta, sono soliti ritrovarsi con cadenza almeno mensile, in occasione di pranzi o di cene, dove si celebra la rimpatriata, specie in coincidenza con i festeggiamenti cittadini del Carlavé (Carnevale), coordinato dall'omonimo Comitato. La Stazione di Gattinara, posta lungo la ferrovia Santhià-Arona, fu attivata nel 1905 e dal 2012 risulta senza traffico per effetto della sospensione del servizio sulla linea imposta dalla Regione Piemonte. Gattinara era inoltre servita, tra il 1879 e il 1933, dalla tranvia Vercelli-Aranco. Sotto l'amministrazione del sindaco Daniele Baglione, dal 2011 e poi con il secondo mandato dal 2016, sono stati effettuati il restauro di Villa Cavalleri e l'abbattimento dell'immobile del Ministero delle Telecomunicazioni, antistante la Torre delle Castelle, restituendo alla collina gattinarese il suo naturale profilo. Dopo l'abbattimento dell'immobile è stata riqualificata tutta la zona con la costruzione di un immobile gestito dal Gruppo Alpini di Gattinara e utilizzato per conferenze e incontri. È stato anche inaugurato l'Ufficio di Promozione e Sviluppo Turistico delle Terre del Nebbiolo per la promozione del territorio. Quindi si è proceduto al rifacimento di piazza Italia sia nella pavimentazione, sia nella collocazione di aiuole verdi. È stata posta al centro della piazza una Fontana artistica le cui fattezze si ispirano all'indirizzo agricolo improntato sulla coltura dell'uva. Si è data più luce alla piazza centrale sostituendo l'ormai obsoleta illuminazione con altre di tipo a LED. Nel 2015, infine, con l'abbattimento di parte del fabbricato che accoglieva alcuni uffici comunali, si è creata la "piazza Coperta" intitolata ai giudici Falcone e Borsellino, vittime della Mafia. Riqualificati anche i parchi per bimbi e anziani di via Mattai, il parco delle Rimembranze e il parco di san Bernardo con rifacimento del campo da basket. Impianto della diffusione del segnale internet pubblico con il Wi-Fi nei corsi principalio e in piazza Italia. Nel 2006 fu eletto sindaco Carlo Riva Vercellotti, dal 2011 presidente della provincia di Vercelli. Sotto la sua amministrazione è stato effettuato il rifacimento di corso Garibaldi e di corso Cavour, entro il centro storico, ed è stato inaugurato il Liceo Scientifico Tecnologico, incorporato nella sede dell'Istituto Tecnico per Geometri che, assieme all'Istituto Professionale Alberghiero, costituisce l'eredità, nel campo dell'istruzione, delle due precedenti amministrazioni Mantovani, del 1996 e del 2001. Nello stesso periodo l'amministrazione comunale, nella persona del sindaco Mario Mantovani, aveva garantito le condizioni affinché si insediasse l'attuale stabilimento di Lavazza s.p.a. sul territorio gattinarese e aveva promosso l'istituzione della Comunità Collinare del Nebbiolo e del Porcino e dell'Enoteca Regionale, site in Villa Paolotti. ===Gemellaggi=== * === Calcio === La principale squadra di calcio della città è ''Gattinara F.C.'' che milita nel campionato di prima categoria . I colori sociali sono: il bianco e il nero. È nato nel 1919. === Judo === Dal 1986 sul territorio l'Associazione Sportiva Judo Gattinara. Come la squadra di Calcio porta i colori bianco e nero. È stata fondata nel 1986 dal Maestro Aldo Fantini. Per la prima volta il Club porta sul territorio Gattinara medaglie importanti: nel 2014 e nel 2017 due argenti ai Campionati Italiani di Federazione (Fijlkam) e nel 2017 un argento in European Cup a Zagabria con Michele Valeri. Dal 2009 il Club organizza per conto del Dojo Equipe Bologna il ritiro Valsesiano "Varallo Città del Judo" dove ospita oltre 100 atleti di alto livello dal 2 al 6 gennaio. Tra gli ospiti importanti della Kermesse Majlinda Kelmendi, già Campione Europea e del Mondo juniores e Oro Olimpico nel 2016. Altre notizie del Club sul sito www.judogattinara.it.
Gymnospermae
Le '''Gimnosperme''' sono un gruppo di piante vascolari che producono semi non protetti da un ovario. Le Gimnosperme sono in genere piante legnose con foglie ''aghiformi'' o ''squamiformi'' e comprendono più di 1000 specie. È ampiamente accettato che le gimnosperme abbiano avuto origine nel tardo periodo carbonifero, sostituendo le foreste pluviali a licofite della regione tropicale. Questo sembra essere stato il risultato di un evento di duplicazione dell'intero genoma circa 319 milioni di anni fa. La maggior parte delle Gimnosperme attuali sono conifere , come gli abeti , il larice , la sequoia gigante , i pini , Ginepro , Cipressi . Le Gimnosperme hanno importanti usi economici. Pino, abete, abete rosso e cedro sono tutti esempi di conifere utilizzate per il legname, produzione di carta e la resina. Alcuni altri usi comuni delle gimnosperme sono la produzione di sapone, vernice, smalto per unghie, cibo, gomma e profumi.
A differenza delle Angiosperme, i semi delle Gimnosperme non si formano all'interno di un ovario, che diventa il frutto, ma sono nudi e disposti sulle scaglie di un cono (o pigna), o di una struttura simile (come ad esempio i pinoli del pino domestico). Le gimnosperme sono eterosporee: producono microspore (maschili) che si sviluppano nella sacca pollinica (microsporangio) e macrospore (femminili) che rimangono comprese nell'ovulo (macrosporangio). A seguito della fecondazione si sviluppa un embrione che, insieme alle cellule dell'ovulo, si trasformerà nel seme (sporofito). In alcuni casi (ad esempio, nel genere ''Ginkgo'' o nel tasso) il cono si richiude completamente intorno al seme, generando un involucro carnoso dall'apparenza di un frutto, ma anche in questi casi il seme è all'origine nudo e solo successivamente alla fecondazione dell'ovulo finisce per trovarsi in un involucro chiuso detto arillo. Non è corretto utilizzare il termine frutto per indicare queste strutture in quanto l'ontogenesi è completamente differente. Le Gimnosperme e le Angiosperme sono i soli gruppi di piante che producono semi e non semplicemente spore; per questo motivo sono raggruppate nelle Spermatofite (piante con semi). Nelle Gimnosperme si sono evoluti molti tratti che ne hanno decretato un buon successo evolutivo rispetto alle piante senza semi: * una progressiva riduzione dei gametofiti, in particolare di quello maschile che, opportunamente protetto, può essere trasferito da un vettore (in genere abiotico) sui tessuti che contengono il gamete femminile decretando una importante indipendenza dall’acqua. Si è formato quello che chiamiamo polline una struttura in grado di muoversi senza movimento di flagelli o ciglia. * sviluppo di tessuti di riserva e di tessuti di protezione intorno agli archegoni. In questo modo l’unità che ne deriva, il seme, contenente l’embrione, può essere dispersa nell’ambiente circostante in modo efficiente e sicuro. Fu senza dubbio Teofrasto (374 aC circa - 286 aC circa) il primo a distinguere le angiosperme dalle gimnosperme. Nella sistematica, le Gimnosperme sono state tradizionalmente considerate un gruppo tassonomico, al pari delle Angiosperme. Tuttavia, dagli anni ottanta del XX secolo in poi, lo studio dell'evoluzione delle piante fossili ha evidenziato che il gruppo delle Gimnosperme è parafiletico. La moderna sistematica, basata sulla cladistica, vuole che i gruppi tassonomici siano monofiletici, cioè derivanti da un antenato comune e comprendenti tutti i discendenti di questo antenato comune. Per questi motivi, le quattro sottodivisioni delle Gimnosperme sono state portate sullo stesso piano delle Angiosperme: oggi generalmente Pinofite, Ginkgofite, Cicadofite e Gnetofite sono considerate divisioni alla pari delle Magnoliofite, sinonimo di Angiosperme. Di conseguenza, oggi il termine "Gimnosperme" non ha più un valore tassonomico; tuttavia viene utilizzato per indicare collettivamente tutte le Spermatofite non comprese nelle Angiosperme, e cioè i seguenti gruppi tassonomici: * Divisione '''''Pinophyta''''': le conifere * Divisione '''''Ginkgophyta''''', con l'unico genere ''Ginkgo'' * Divisione '''''Cycadophyta''''', comprendente le famiglie ''Cycadaceae'', ''Stangeriaceae'', ''Zamiaceae'' * Divisione '''''Gnetophyta''''', con i generi ''Gnetum'', ''Ephedra'', ''Welwitschia''
Genetica
Struttura a elica del DNA, molecola contenente le informazioni genetiche La '''genetica''' è la branca della biologia che studia i geni, l'ereditarietà e la variabilità genetica negli organismi viventi. Il campo di studio della genetica si focalizza dunque sulla comprensione dei meccanismi alla base di questi fenomeni, noti sin dall'antichità, assieme all'embriologia, ma non spiegati fino al XIX secolo, grazie ai lavori pionieristici di Gregor Mendel, considerato per questo il padre della genetica. Egli infatti per primo, pur non sapendo dell'esistenza dei cromosomi e della meiosi, attribuì ai "caratteri" ereditati in modo indipendente dagli individui parentali, la proprietà di determinare il fenotipo dell'individuo. In una visione moderna, l'informazione genetica degli organismi è contenuta all'interno della struttura chimica delle molecole di DNA. I "caratteri" mendeliani dell'individuo corrispondono a sequenze di DNA ed RNA chiamate geni presenti nel genoma. I geni infatti contengono l'informazione per produrre molecole di RNA e proteine che permettono lo sviluppo e la regolazione dei caratteri cui sono correlati. Le proteine vengono prodotte attraverso la trascrizione del DNA a RNA, che viene trasportato fino ai ribosomi dall'RNA messaggero, che viene tradotto in proteina dagli stessi. Tale processo è noto come dogma centrale della biologia molecolare. Alcuni geni sono trascritti in RNA, ma non divengono proteine, assolvendo a fondamentali funzioni biologiche. Sebbene la genetica giochi un ruolo importante nel determinare l'aspetto ed il comportamento dell'individuo, è la sua interazione con l'ambiente a determinare l'aspetto complessivo. Per questo motivo due gemelli identici, sebbene aventi lo stesso patrimonio genetico, possono avere diverse personalità. 2+2=7
Thomas Hunt Morgan osservò come la mutazione che causava la presenza di occhi bianchi in Drosophila fosse legata al sesso dell'animale. Ciò gli permise di ipotizzare che i geni si trovassero sui cromosomi. cellula vivente Nella seconda parte del XIX secolo la teoria evoluzionistica di Charles Darwin andava via via affermandosi. Fu tuttavia il contributo del monaco ceco Gregor Mendel a fornire la base teorica alla questione dell'ereditarietà dei caratteri, che Darwin aveva risolto ipotizzando il meccanismo, poi rivelatosi errato, della pangenesi. Le teorie di Mendel prevedevano l'assortimento indipendente dei caratteri e non il rimescolamento dei caratteri stessi proposto da Darwin. La pangenesi non aveva alcuna prova sperimentale alla sua base. In ogni caso, le tesi di Mendel furono ampiamente ignorate fino all'inizio del XX secolo, quando vennero riscoperte da altri biologi che si trovavano ad affrontare problemi simili. La stessa parola ''genetica'' fu coniata solo nel 1905 dallo scienziato britannico William Bateson in una lettera, rivolta a Adam Sedgwick, datata 18 aprile. Bateson fu anche il primo ad usare il termine genetica in ambito ufficiale, nel corso della ''Terza Conferenza Internazionale sull'Ibridazione delle Piante'' del 1906 a Londra. === La genetica classica === Negli anni successivi alla riscoperta delle tesi di Mendel, si avviò un gran numero di esperimenti tesi a delucidare le basi molecolari dell'ereditarietà. Nel 1910 Thomas Hunt Morgan suggerì che i geni si trovassero nei cromosomi, in seguito ad osservazioni su Drosophila (il moscerino della frutta). Morgan notò infatti che le mutazioni che generavano un colore bianco dei cromatidi erano trasmesse in modo differente tra individui di diverso sesso in quanto questo gene mutante si trova sul cromosoma X. In seguito un suo studente, C.B. Bridges, dimostrò con vari esperimenti la correttezza dell'asserzione di Morgan. In più osservò il fenomeno della non-disgiunzione in Drosophila m. e scopri che il cromosoma Y di quest'ultima non ha rilevanza nella determinazione del sesso ma influenza la fertilità nei maschi. Nel 1913 il suo studente Alfred Sturtevant utilizzò il fenomeno del ''linkage genetico'' e le frequenze di ricombinazione ad esso associate per dimostrare e mappare la disposizione lineare dei geni lungo il cromosoma. La struttura chimica del DNA Sebbene i cromosomi fossero comunemente accettati come sito di localizzazione dei geni, all'inizio degli anni venti non vi era ancora chiarezza sulla composizione molecolare dei geni stessi. I cromosomi, infatti, sono composti sia di proteine che di DNA. Nel 1928 Frederick Griffith pubblicò i risultati del suo lavoro (noto come esperimento di Griffith) sul fenomeno della trasformazione batterica, ipotizzando la presenza di un ''principio trasformante''. === La genetica del DNA === Sedici anni più tardi (nel 1944) Oswald Theodore Avery, Colin MacLeod e Maclyn McCarty ripresero la trasformazione, isolando ed identificando il DNA come molecola responsabile della trasformazione stessa. Nel 1952 l'esperimento di Hershey-Chase identificò il DNA come la molecola contenente il materiale genetico dei virus, ulteriore prova del fatto che il DNA fosse la molecola responsabile dell'ereditarietà. Nel 1953 James Watson e Francis Crick completarono la risoluzione del DNA attraverso la cristallografia a raggi X eseguita da Rosalind Franklin, individuandone la celebre struttura a doppia elica: ogni nucleotide posto su un filamento aveva un nucleotide complementare sull'altro. Tale struttura, oltre a chiarire che l'informazione è contenuta concretamente nelle sequenze di nucleotidi, suggerì immediatamente il meccanismo fisico sottostante la replicazione del DNA. Essa infatti consiste nella separazione dell'elica nei due filamenti e nella ricostruzione di filamenti complementari ad entrambi. === La genomica === I decenni successivi sono stati caratterizzati da una nuova espansione dei propri studi resi possibili dalla scoperta stessa della struttura del DNA. La scoperta degli enzimi di restrizione, in grado di tagliare in modo estremamente preciso, ha aperto la via ad una gestione sempre più efficace degli acidi nucleici. Lo sviluppo delle tecniche di sequenziamento del DNA nel 1977 hanno permesso la determinazione precisa delle sequenze nucleotidiche dei geni. La messa a punto della reazione a catena della polimerasi (PCR) da parte di Kary Banks Mullis nel 1983 ha reso possibile l'isolamento e l'amplificazione di sequenze specifiche di DNA. Queste ed altre tecniche hanno permesso al Progetto genoma umano e alla Celera Genomics di annunciare nel 2001 il completamento del sequenziamento dell'intero genoma umano. Infatti le mutazioni cambiano il DNA dei neucleotidi facendo variare tutto un organismo in due modi, o con le cellule somatiche o con le cellule riproduttive. === Cronologia della genetica === * 1865 - Gregor Mendel scrive il libro ''Esperimenti sugli ibridi vegetali'' in cui presenta i risultati dei suoi studi sull'ereditarietà nel pisello odoroso. * 1869 - Friedrich Miescher scopre un acido debole all'interno dei globuli bianchi, che poi sarà identificato come DNA. * 1880-1890 – Walther Flemming, Eduard Strasburger e Edouard van Beneden descrivono la distribuzione dei cromosomi durante la divisione cellulare. * 1903 - Si scopre che i cromosomi sono delle unità ereditarie. * 1906 - Il termine "genetica" è utilizzato per la prima volta pubblicamente dallo scienziato William Bateson. * 1910 - Thomas Hunt Morgan dimostra che i geni risiedono nei cromosomi e scopre l'esistenza di geni associati che non seguono le leggi di ereditarietà mendeliane. * 1913 - Alfred Sturtevant costruisce la prima mappa genica di un cromosoma e determina che le mappe geniche contengono geni disposti in ordine lineare. * 1918 - Ronald Fisher pubblica ''On the correlation between relatives on the supposition of Mendelian inheritance'' - ("La correlazione tra genitori sulla base delle supposizioni dell'ereditarietà mendeliana") e mette in correlazione gli studi mendeliani con quelli darwiniani: è l'inizio della cosiddetta sintesi moderna. * 1927 - Alterazioni fisiche dei geni vengono chiamate mutazioni. * 1928 - Frederick Griffith scopre un ''principio trasformante'' trasmissibile nei batteri. * 1931 - Si scopre che il ''crossing over'' è la causa della ricombinazione genetica. * 1941 - Edward Lawrie Tatum e George Wells Beadle dimostrano che i geni codificano per proteine. Formulano il cosiddetto dogma centrale della biologia molecolare. * 1944 - Oswald Theodore Avery, Colin MacLeod e Maclyn McCarty dimostrano che è il DNA ad essere la molecola che contiene l'informazione genetica. Gli esperimenti si basano sulla scoperta del processo di trasformazione batterica. * 1950 - Erwin Chargaff dimostra che i quattro nucleotidi sono presenti nel DNA, in cellule dello stesso organismo, in proporzioni stabili; ma in proporzioni diverse se consideriamo individui diversi (regole di Chargaff). Barbara McClintock scopre i trasposoni nel mais. * 1952 - L'esperimento di Hershey-Chase fornisce un'ulteriore dimostrazione che il DNA è il vettore dell'informazione genica (anche nei fagi). * 1953 - Viene pubblicato il celebre articolo in cui James Watson e Francis Crick (con l'aiuto di Rosalind Franklin) descrivono la struttura a doppia elica del DNA. * 1956 - Jo Hin Tjio e Albert Levan stabiliscono in 46 il numero esatto di cromosomi nella specie umana. * 1958 - L'esperimento di Meselson e Stahl dimostra che per il DNA la replicazione è semiconservativa. * 1961 - Si ha la prova definitiva che il codice genetico è organizzato in triplette (codoni). * 1964 - Howard Temin dimostra, usando virus a RNA, che il dogma centrale presenta delle eccezioni. * 1970 - Vengono scoperti gli enzimi di restrizione studiando il batterio ''Haemophilus influenzae''. * 1972 - Walter Fiers e il suo gruppo di lavoro determinano per la prima volta la sequenza di un gene. * 1976 - Walter Fiers e colleghi determinano la sequenza nucleotidica completa del fago ad RNA MS2. * 1977 - Il DNA è sequenziato per la prima volta da Fred Sanger, Walter Gilbert e Allan Maxam in maniera indipendente. Il laboratorio di Sanger ha completato la sequenza completa dell'intero genoma del fago Φ-X174. * 1983 - Kary Banks Mullis mette a punto la PCR, la reazione a catena della polimerasi, una tecnica che permette la facile amplificazione del DNA. * 1985 - Alec Jeffreys scopre il fingerprinting. * 1989 - Viene sequenziato il gene per la proteina CFTR (che, se mutato, può indurre fibrosi cistica) da parte di Francis Collins e Lap-Chee Tsui; è il primo gene umano ad essere sequenziato. * 1995 - È sequenziato per la prima volta un genoma batterico, quello di ''Haemophilus influenzae''. * 1996 - Saccharomyces cerevisiae è il primo organismo eucariote il cui genoma è sequenziato. * 1998 - È completato il sequenziamento del primo genoma di un organismo pluricellulare: il nematode ''Caenorhabditis elegans''. * 2001 - Il Progetto Genoma Umano e Celera Genomics annunciano il sequenziamento del genoma umano. * 2003 - Completato con successo il Progetto genoma umano: il 98% del genoma è sequenziato con un livello di precisione del 99,99%. Cariotipo di una bambina Con il passare dei decenni, gli approcci della genetica si sono differenziati, generando di fatto un buon numero di differenti aree in cui si applica la ricerca genetica. === Genetica formale === La genetica formale (o ''classica'') lavora con le tecniche e le metodologie messe a punto prima dell'avvento della biologia molecolare. In seguito alla scoperta del codice genetico ed alla messa a punto di strumenti come gli enzimi di restrizione, le vie di studio tipiche della genetica formale sono state in parte superate dalle evidenze messe in luce dalla genetica molecolare. Alcuni approcci di genetica formale, in ogni caso, restano decisamente utili ancora oggi. Le leggi di Mendel sono ad esempio ancora decisamente utili per la predizione dell'ereditarietà di alcuni caratteri monogenici. Per l'analisi di molti caratteri multigenici (o multifattoriali), invece, esse sono insufficienti, e si utilizzano approcci molecolari più fini e complessi. === Genetica comportamentale === La genetica comportamentale studia l'influenza della genetica sul comportamento degli individui. La genetica comportamentale ha messo in evidenza questioni di notevole interesse relativamente all'evoluzione del comportamento animale. In popolazioni di suricati o di guppy, ad esempio, la presenza di individui con ruolo di vedetta contro i predatori sembra essere geneticamente determinata. Tali individui hanno una aspettativa di vita decisamente minore rispetto agli altri e la loro presenza, stando alle regole della selezione naturale, dovrebbe venir meno in poche generazioni. === Genetica clinica === La genetica clinica (o genetica medica) raccoglie numerose applicazioni della genetica alla medicina. Il ruolo della genetica in patologia, infatti, è decisamente importante. Molte malattie, infatti, hanno causa scatenante essenzialmente ereditaria. Per altre, le cause genetiche sono presenti ma non sufficienti per indurre la patologia. Tra gli approcci della genetica clinica figurano la citogenetica e la consulenza genetica. Una nuova branca derivante dalle applicazioni delle conoscenze genetiche in medicina e nella pratica clinica è rappresentata dalla genetica personalizzata. Grazie alle scoperte derivanti dal sequenziamento del genoma umano è ora possibile eseguire degli studi predittivi sull'incidenza di una data patologia su un campione o su un individuo rispetto alla popolazione generale. === Genetica molecolare === La genetica molecolare pone le sue basi sulla genetica classica, ma si focalizza sulla struttura e la funzione dei geni a livello molecolare. Questa disciplina utilizza sia le metodologie della genetica classica, che della biologia molecolare. Una branca importante della genetica molecolare, detta sistematica molecolare, analizza a livello molecolare la filogenesi e permette l'analisi della corretta classificazione scientifica degli organismi. Lo studio dei caratteri ereditari non strettamente associati a modifiche della sequenza del DNA sono invece il campo di studio dell'epigenetica. === Genetica delle popolazioni === La genetica delle popolazioni analizza le caratteristiche genetiche delle popolazioni nel loro insieme mediante metodi matematici, ed in particolare afferenti alla teoria delle probabilità e alla statistica. La disciplina studia, in particolare, le distribuzioni e le variazioni nelle frequenze alleliche dei geni sotto l'influsso delle quattro forze che regolano l'evoluzione: la selezione naturale, la deriva genetica, le mutazioni e le migrazioni. Questa branca, dunque, è in grado di spiegare fenomeni come l'adattamento e la speciazione. La genetica delle popolazioni consta di due ulteriori sotto-discipline. * La genetica quantitativa si prefigge di predire la risposta alla selezione in base ad informazioni sul fenotipo e le relazioni tra gli individui. Un recente sviluppo di questa disciplina consiste nell'analisi dei tratti quantitativi. * La genetica ecologica è più focalizzata sui temi ecologici e studia prevalentemente le dinamiche delle popolazioni selvatiche. === Genomica === La genomica è la branca di più recente nascita. Essa si prefigge lo scopo di studiare le caratteristiche genetiche di interi genomi. Ciò è possibile attraverso ampie banche dati biologiche (come Ensembl, che raccoglie informazioni su diversi genomi) ed un crescente numero di strumenti computazionali messi a disposizione dalla bioinformatica. ===Epigenetica=== L’epigenetica è lo studio dei processi di interpretazione del corredo genetico del DNA ad opera dell’ambiente cellulare che lo contiene e delle possibili mutazioni informative trasmissibili. La ricerca epigenetica è una disciplina recente con ampie prospettive, innovativa di applicazione in campo medico, agrario, ecologico, anche il CNR ha dedicato un progetto per queste ricerche. === Discipline strettamente correlate === Relazione tra biologia molecolare, genetica e biochimica in un'accezione classica dei relativi campi di studio Il confine tra la genetica e le discipline affini, come la biologia molecolare e la biochimica non è ben definito ed è destinato ad esserlo sempre meno. Una definizione classica vedeva infatti la biologia molecolare come lo studio dei processi molecolari di replicazione, trascrizione, splicing e traduzione del materiale genetico; la biochimica come lo studio delle sostanze chimiche e del metabolismo degli esseri viventi; la genetica come lo studio dei fenomeni dell'ereditarietà. Tuttavia, oggi molti approcci di genetica molecolare si servono di tecniche e nozioni della biologia molecolare. Allo stesso modo, lo studio approfondito del metabolismo (argomento prettamente biochimico) non può esimersi dall'investigare i processi molecolari che lo controllano a livello genico. Le tre discipline, dunque, solo idealmente trattano aspetti diversi della biologia microscopica, di fatto i campi di studio sono notevolmente sovrapposti.