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Giochi della IV Olimpiade
I '''Giochi della IV Olimpiade''' , noti anche come '''Londra 1908''', si sono svolti a Londra, nel Regno Unito, dal 27 aprile al 31 ottobre 1908. Le gare sportive si svolsero contemporaneamente all'Esposizione franco-britannica, il cui scopo era quello di rafforzare l'''Entente cordiale'' tra Regno Unito e Francia. Mentre a Parigi nel 1900 e a Saint Louis nel 1904 le gare sportive furono in parte oscurate dalla rilevanza dell'Esposizione Universale che si svolgeva contemporaneamente, nei giochi di Londra ebbero una visibilità maggiore: ciò in parte era dovuto alla concentrazione di gran parte delle gare nell'arco di due settimane in luglio e in un unico luogo. Accanto a questi giochi estivi propriamente detti da fine aprile a metà giugno ebbero luogo le competizioni primaverili che riguardavano racquets, tennis, pallacorda e polo. Dalla fine di luglio fino alla fine di agosto ebbero luogo i "giochi nautici", le competizioni si conclusero nella seconda metà di ottobre con le gare di pugilato, pattinaggio su ghiaccio, rugby, hockey su prato, calcio e lacrosse.
Quelli di Londra in realtà furono la quinta edizione dei giochi olimpici dell'era moderna, seguirono infatti i cosiddetti giochi olimpici intermedi tenutisi ad Atene nel 1906 in seguito considerati solo come anniversario decennale dei primi giochi olimpici, e che, su richiesta di Pierre de Coubertin, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, non entrarono nel conteggio ufficiale delle edizioni olimpiche. Con i giochi di Londra si ritornò dunque a quella cadenza quadriennale stabilita all'avvio dei giochi olimpici moderni. Già nel 1901 il rappresentante del CIO tedesco aveva presentato la candidatura di Berlino come sede dei giochi del 1908. Nel marzo del 1903 la Federazione Ginnastica Italiana candidò la città di Roma, nel gennaio 1904 la candidatura venne supportata dall'amministrazione comunale conferendole carattere di ufficialità. Pierre de Coubertin non nascose di preferire Roma a Berlino e il 22 giugno 1904, in occasione di una riunione del CIO tenutasi a Londra, i rappresentanti tedeschi, che in patria non avevano ottenuto alcun appoggio ufficiale, ritirarono la candidatura della loro città e l'organizzazione dei giochi olimpici del 1908 venne quindi assegnata a Roma. Il comitato organizzatore romano, dopo mesi di inattività, si disciolse nel 1906: l'eruzione del Vesuvio del 7 aprile, che si accompagnava alla crisi economica che l'Italia stava attraversando, determinò l'impossibilità di finanziare l'evento e l'Italia rinunciò all'organizzazione. Berlino non presentò una nuova candidatura e infine subentrò la British Olympic Association (BOA) offrendosi di organizzare i giochi a Londra. Il 24 novembre 1906 la BOA emise un comunicato stampa in cui annunciava ufficialmente che i giochi avrebbero avuto luogo nella capitale britannica. Lord Desborough, presidente del comitato organizzatore Il 19 novembre 1906, cinque giorni prima dell'annuncio ufficiale, i vertici del BOA nominarono presidente del comitato organizzatore Lord Desborough. Vennero costituite cinque commissioni dedicate rispettivamente alle finanze, al programma, alla sistemazione degli atleti, ai rapporti con la stampa e all'organizzazione generale. Inizialmente erano previste competizioni di 25 attività sportive tre delle quali vennero però in seguito eliminate (equitazione, volo col dirigibile e golf). Per molte attività sportive non esisteva ancora una federazione internazionale, per queste si decise di applicare i regolamenti delle rispettive federazioni britanniche. Nell'estate del 1908 a Londra venne organizzata anche l'Esposizione franco-britannica, una grande fiera internazionale il cui scopo era quello di rafforzare l'Entente cordiale tra Regno Unito e Francia stipulata quattro anni prima. Sia Lord Desborough sia Pierre de Coubertin facevano parte anche del comitato organizzatore dell'esposizione, si presentò quindi l'opportunità di sfruttare delle sinergie nell'organizzazione e nelle manifestazioni. A questo scopo gran parte delle gare sportive furono concentrate in due settimane nel mese di luglio in modo da focalizzare l'attenzione sull'evento sportivo che, nelle precedenti edizioni dei giochi olimpici, era divenuto una sorta di evento secondario delle contemporanee esposizioni. L'area fieristica si trovava nella parte occidentale della città, in un'area chiamata White City (attualmente compresa nel borough di Hammersmith and Fulham). Per l'occasione vi venne costruito uno stadio, il White City Stadium, che fino agli anni venti veniva semplicemente chiamato "The Stadium". I lavori di costruzione iniziarono il 31 luglio 1907 e proseguirono per nove mesi. I costi di costruzione furono pari a £ 44.000 a carico della direzione dell'esposizione, la BOA si fece invece carico dei costi delle gare sportive. L'esposizione iniziò il 14 maggio, lo stesso giorno il principe di Galles entrò nello stadio e lo dichiarò completato. La prima manifestazione ospitata furono i campionati britannici di atletica leggera che ebbero luogo a fine giugno. White City Stadium Il White City Stadium, sede di gran parte delle gare, aveva 66.288 posti a sedere dei quali circa 20.000 erano coperti. Nella parte più esterna dell'area interna si trovava la pista di ciclismo in cemento, all'interno di questa vi era la pista di atletica con un anello lungo un terzo di un miglio, nella parte interna delle due curve si trovavano le pedane per i lanci e i salti, il campo per gli sport di squadra, una piscina non riscaldata con la piattaforma per i tuffi. Al White City Stadium si tennero le gare di tiro con l'arco, hockey su prato, calcio, lacrosse, ciclismo, lotta, rugby, nuoto, tiro alla fune, ginnastica, pallanuoto, tuffi e atletica leggera. Per la scherma venne allestita una grande tenda nella parte interna dello stadio. Per le gare rimanenti l'organizzazione ricorse a impianti già esistenti, le gare primaverili si svolsero negli impianti di alcuni club sportivi esclusivi di Londra, gli incontri di polo presso l'Hurlingham Club, quelli di racquets, tennis e jeu de Paume presso il Queen's Club. Il tennis su prato era inizialmente previsto nel White City Stadium, il fondo era però troppo irregolare per cui vennero spostate presso l'All England Lawn Tennis and Croquet Club, lo stesso che tuttora ospita il torneo di Wimbledon. Le gare di tiro erano divise in due luoghi, il tiro con pistola e fucile a Bisley nel Surrey, il tiro al piattello nel ''Uxendon Shooting School Club'' a Harrow nella contea del Middlesex. Le gare di canottaggio si svolsero sul Tamigi sulla tradizionale tratta della regata reale di Henley presso Henley-on-Thames. Per le regate di vela vennero scelte due località, le classi di imbarcazioni più piccole regatarono nel Solent davanti all'isola di Wight, le classi di dimensioni maggiori nel Firth of Clyde sulla costa occidentale della Scozia. Le barche a motore gareggiarono nel Southampton Water, uno stretto braccio di mare davanti alla città di Southampton. Una delle palestre del ''Northampton Institute'', dell'attuale City University, divenne la sede degli incontri di boxe. Presso il ''Prince's Skating Club'' a Knightsbridge vi era la possibilità di utilizzare una pista di pattinaggio su ghiaccio e quindi, 16 anni prima dell'avvio dei giochi olimpici invernali (prima edizione a Chamonix nel 1924), ai giochi estivi vi furono gare di uno sport invernale. All'edizione londinese parteciparono 2.008 atleti, tra cui 37 donne, in rappresentanza di 22 paesi. La rappresentativa italiana era composta da 67 atleti. Benché Boemia, Austria e Ungheria facessero parte dello stesso Stato (l'impero austro-ungarico) le statistiche dei risultati degli atleti furono separate. Nei risultati ungheresi vennero conteggiati anche i risultati degli atleti della Voivodina e della Slovacchia. Poco prima dell'inizio dei giochi il governo di Vienna chiese alle squadre di calcio della Boemia e dell'Ungheria e alle squadre di pallanuoto dell'Austria e dell'Ungheria di ritirarsi, erano temuti inasprimenti delle tendenze nazionaliste in occasione di eventuali scontri diretti fra le compagini. 25 atleti dell'Australia e quattro provenienti dalla Nuova Zelanda formarono la squadra congiunta chiamata ''Australasia'' con una bandiera ideata per l'occasione. Questa unione si ripeté in occasione dei giochi del 1912 mentre dal 1920 in poi i due stati presentarono squadre distinte. Nonostante l'unione personale Finlandia e Russia presentarono squadre distinte. Diversi atleti irlandesi si rifiutarono di gareggiare per il Regno Unito e chiesero la cittadinanza statunitense. Per la prima volta prese parte ai giochi olimpici un atleta islandese aggregato alla squadra della Danimarca. L'impero turco era rappresentato da un turco di origine greca, Aleko Moullos, il rapporto ufficiale lo cita come partecipante alla competizione a squadre di ginnastica, tra i risultati non è però citato il suo nome, per contro è certa la partecipazione di un atleta argentino, il pattinatore Hector Torromé residente in Inghilterra. Le pochissime donne partecipanti erano coinvolte nelle gare di tiro con l'arco, pattinaggio, vela, tennis e nelle competizioni di imbarcazioni a motore. Vi furono delle esibizioni di ginnastica femminile a squadre ma erano solo a scopo dimostrativo. L'atleta italiano che fece più parlare di sé ai Giochi Olimpici di Londra del 1908 fu l'emiliano Dorando Pietri, un umile garzone di fornaio originario di Carpi. Durante la maratona riuscì a staccare tutti gli avversari di oltre dieci minuti; entrato nello stadio fu osannato dal pubblico, ma in prossimità del traguardo stremato per la stanchezza cadde a terra. In un primo momento riuscì a tornare in piedi, ma cadde nuovamente e fu aiutato a rialzarsi da uno dei giudici di gara. Nonostante avesse tagliato il traguardo in largo anticipo rispetto agli avversari, Dorando fu squalificato per aver accettato un aiuto illecito e fu dichiarato vincitore il secondo classificato, un americano di nome Johnny Hayes. Pietri era diventato un eroe, tant'è vero che oltre a ricevere un premio morale dalle mani della regina Alessandra (una coppa d'oro piena di sterline), l'atleta fu anche elogiato dallo scrittore Sir Arthur Conan Doyle sul Daily Mail. Dorando Petri mentre tenta di tagliare il traguardo Le discipline presenti ai giochi di Londra furono 22: (Atletica leggera, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Ginnastica, Hockey, Jeu de Paume, Lacrosse, Lotta Greco-Romana, Motonautica, Nuoto, Pattinaggio di figura, Polo, Pugilato, Racquets, Rugby, Scherma, Tennis, Tiro al bersaglio, Tiro alla fune, Tiro con l'arco, Vela) === "Giochi primaverili" === Racquets 27 aprile Tennis (indoor) 6 – 9 maggio, 11 – 14 maggio Pallacorda 18 – 23 maggio, 28 maggio Polo 18 e 21 giugno === "Giochi estivi" === Calendario Luglio 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 Apertura Tiro con l'arco • • Scherma • • Atletica leggera • • • • • • • • • • • Ciclismo • • • • • Lotta • • • • • Tiro a segno • • Nuoto • • • • • • Tiro alla fune • Tennis (outdoor) • Ginnastica • • Pallanuoto • Tuffi • • Chiusura Luglio 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 • = Assegnazione di medaglie Com'è tradizione nei Paesi di lingua inglese, di domenica (i giorni 12 e 19 luglio) non si gareggia. === Attività nautiche === Esibizione di ginnaste britanniche Vela 27 – 29 luglio e 11 – 12 agosto Canottaggio 28 - 31 luglio Motonautica 28 - 29 agosto === "Giochi invernali" === Calendario Ottobre 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Pugilato • Pattinaggio di figura • Hockey su prato • Calcio • Lacrosse • Rugby • Banchetto finale Ottobre 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 • = Assegnazione di medaglie === Cerimonia di apertura === Ingresso degli atleti britannici durante la cerimonia di apertura Le competizioni sportive iniziarono il 27 aprile senza particolari celebrazioni per l'avvio dei giochi, la cerimonia di apertura ufficiale si tenne il 13 luglio in occasione dell'avvio delle due settimane dedicate alle competizioni estive. Tra gli ospiti d'onore vi erano i rappresentanti della famiglia reale britannica, i principi ereditari della Grecia e della Svezia, il marajà del Nepal, numerosi rappresentanti della nobiltà inglese e gli ambasciatori di Francia, Russia, Austria e Stati Uniti. Alle 15:00 iniziò l'ingresso nel White City Stadium degli atleti, raggruppati per nazione e in rigoroso ordine alfabetico. Le squadre erano precedute da un cartello con il nome dello Stato e dal portabandiera. Gli atleti furono invitati a presentarsi nell'abbigliamento utilizzato per le competizioni, i militari dell'esercito britannico si presentarono in uniforme. Le squadre si schierarono nella parte interna dello stadio, rivolte verso la tribuna reale. Davanti agli atleti si raggrupparono i rappresentanti del Comitato Olimpico e del BOA insieme al comitato d'onore. Il sovrano si alzò e proclamò la formula di apertura dei giochi: : ''„I declare the Olympic Games of London open.“'' La banda dei Grenadier Guards suonò l'inno britannico e le bandiere si abbassarono davanti al sovrano, fece eccezione Ralph Rose, il portabandiera statunitense, che rilevando l'assenza del vessillo USA tra quelli issati intorno allo stadio si rifiutò di abbassare la sua bandiera. Dall'evidente errore dell'organizzazione (mancava anche la bandiera svedese) nacque la consuetudine che nelle cerimonie di apertura dei giochi olimpici il portabandiera statunitense non abbassa mai il suo vessillo (nel 1932 ciò venne formalizzato dal Congresso che emise una legge che vieta esplicitamente l'abbassamento della bandiera di fronte a persone o oggetti). Dopo aver reso onore al sovrano gli atleti lasciarono lo stadio e presero avvio le competizioni, si iniziò con le batterie dei 1500 m. === Cerimonia di chiusura === Wyndham Halswelle, vincitore dei 400m, ha appena ricevuto la medaglia dalla regina Alexandra Il pomeriggio del 25 luglio, un sabato, si tenne la cerimonia di chiusura delle settimane estive. Nella prima fase della cerimonia, dalle 14:15 alle 15:30, vennero premiati i secondi e terzi piazzati, vennero consegnati i diplomi d'onore e le medaglie commemorative, con l'accompagnamento delle bande delle Irish Guards e delle Grenadier Guards, che suonavano inni nazionali e canzoni popolari degli Stati di origine dei premiati. Le medaglie furono consegnate dalla duchessa di Rutland, dalla contessa di Westminster e da Lady Desborough (moglie del presidente del comitato organizzatore). Durante e dopo questa prima fase vennero effettuate diverse dimostrazioni di altri sport, alle 16:15 si concluse l'ultima competizione, la staffetta olimpica, e iniziò il conferimento delle medaglie d'oro. I vincitori si recarono singolarmente presso la regina Alessandra per ricevere, dalle sue mani, la medaglia d'oro che conferì anche diversi altri premi, al termine tutti i vincitori si riunirono nella tribuna reale, resero onore alla sovrana e la cerimonia terminò con l'inno nazionale britannico. === Calcio === La squadra nazionale britannica Per la prima volta presero parte ai giochi olimpici delle squadre nazionali e non delle squadre di club, la Francia presentò ben due squadre; dell'organizzazione del torneo si occupò la ''Football Association'' britannica. Dopo il ritiro della Boemia e dell'Ungheria fu possibile disputare solo due partite dei quarti di finale, la squadra britannica sconfisse la nazionale olandese mentre nell'altra partita la Danimarca sconfisse la prima squadra francese con un punteggio di 17:1, Sophus Nielsen fu autore di ben 10 gol, con un totale di 11 gol nel torneo fu capocannoniere di questa edizione dei giochi. Dopo questo tracollo la Francia decise di non presentarsi alla finale per il terzo posto, al loro posto subentrò la nazionale svedese che fu sconfitta 2:0 dall'Olanda. Nella finale, che si svolse davanti a 8.000 spettatori, i padroni di casa sconfissero la Danimarca per 2:0 con reti di Frederick Chapman (20') e Vivian Woodward (46'). === Canottaggio === Quarti di finale: Leander Club (GBR) contro l'Ungheria Le competizioni previste nel canottaggio erano quattro: singolo, due senza, quattro senza e l'otto. La distanza prevista era di 1,5 miglia e le gare si tennero a Henley-on-Thames sul Tamigi. In confronto alla tradizionale regata reale di Henley che viene disputata sulla stessa tratta del fiume dal 1839 le competizioni olimpiche erano più lunghe di 330 iarde. Il tratto di fiume è piuttosto stretto cosicché la competizione si svolse tra due sole imbarcazioni alla volta. Le regole utilizzate furono quelle della ''Amateur Rowing Association of England'', dell'organizzazione si occupò il ''Leander Club'' di Henley-on-Thames. Tutte e quattro le gare videro la vittoria di imbarcazioni britanniche, contrariamente a quanto avvenne negli altri sport vennero premiati solo i primi, non si svolsero quindi le finali per il terzo e quarto posto. I secondi e terzi classificati non ricevettero alcuna forma di riconoscimento se non la medaglia consegnata a tutti i partecipanti ai giochi olimpici. === Ginnastica === L'italiano Alberto Braglia (medaglia d'oro) al cavallo con maniglie Nella ginnastica vi furono solo due competizioni, la gara individuale e la gara a squadre, non erano ancora in programma gli individuali per attrezzo così come li conosciamo oggi che vennero introdotti solo nel 1924. Nella gara individuale gli oltre 100 partecipanti dovevano eseguire un esercizio di due minuti su sei dei sette attrezzi presenti che erano sbarra, parallele simmetriche, anelli fissi e mobili, fune di salita, cavallo con maniglie. Nella sbarra vi era una distinzione fra esercizio statico ed esercizio dinamico. La medaglia d'oro fu vinta dall'italiano Alberto Braglia. Alberto fu un calciatore professioniista ma poi cambio sport. La competizione a squadre prevedeva un esercizio collettivo di 30 minuti con e senza attrezzi. Le squadre, composte da minimo 16 e massimo 40 ginnasti venivano giudicate in base all'esecuzione e al grado di difficoltà dell'esercizio presentato, vinse la squadra svedese davanti a Norvegia e Finlandia. Per l'Italia partecipò la Palestra Ginnastica Ferrara che concluse la prova al 6º posto. === Pallacorda === La Pallacorda (''Jeu de Paume''), un precursore del tennis, fu sport olimpico solo nella IV Olimpiade; una variante all'aperto, chiamata ''Longue Paume'', era stata programmata come evento dimostrativo alle olimpiadi del 1900 a Parigi. Ad Amsterdam, nel 1928, il ''Real Tennis'' - come è chiamato il gioco nel Regno Unito - sarebbe entrato di nuovo nel programma sempre a titolo dimostrativo. Al torneo, che si svolse al Queen's Club, presero parte solo 11 atleti che nell'opinione degli organizzatori erano però i migliori al mondo. La medaglia d'oro andò allo statunitense Jay Gould, che in finale sconfisse il britannico Eustace Miles con un punteggio di 6:5, 6:4, 6:4. Nell'incontro per la medaglia di bronzo il britannico Neville Bulwer-Lytton sconfisse il compatriota Arthur Page 6:2, 6:4, 6:4. === Pallanuoto === Immagine dalla finale di pallanuoto Le partite preliminare si erano svolte prima dell'inizio dei giochi, le squadre di Austria e Ungheria si ritirarono prima dell'inizio. Le assenze fecero sì che vi fu un solo incontro preliminare nel quale il Belgio sconfisse l'Olanda per 8:1. Alle semifinali giunsero solo tre squadre, la squadra di casa accedette direttamente alla finale senza nemmeno aver disputato un incontro. L'altra finalista fu la squadra belga che sconfisse la Svezia per 8:4. Nella finale i più riposati britannici sfruttarono il vantaggio e sconfissero i belgi per 9:2. === Nuoto === Partenza della finale dei 200 metri rana Per la prima volta nei giochi olimpici le competizioni di nuoto vennero svolte in una piscina, ad Atene le gare di nuoto si erano svolte in mare, a Parigi nella Senna e a Saint Louis in un lago artificiale. La vasca dei giochi di Londra, situata all'interno del White City Stadium, era lunga il doppio della misura attuale e larga la metà, aveva quindi solo 4 corsie. Responsabile dell'organizzazione fu la ''English Amateur Swimming Association'', la stesura delle regole diede origine a diversi equivoci così il 19 luglio, con le competizioni ancora in corso, i rappresentanti di 10 federazioni nazionali si riunirono presso il ''Manchester Hotel'' e fondarono la federazione internazionale (FINA). Fra i nuotatori spiccò il britannico Henry Taylor che vinse tre medaglie d'oro, nei 400 m stile libero, nei 1500 m stile libero e nella staffetta 4 × 200 m stile libero. In quattro delle sei discipline presenti vennero ottenuti dei record mondiali: Charles Daniels (USA) nei 100 m stile libero, Henry Taylor (GBR) nei 1500 m stile libero, Frederick Holman (GBR) nei 200 m rana e la staffetta britannica. === Pugilato === Johnny Douglas, medaglia d'oro nei pesi medi Le competizioni di tutte le cinque categorie previste si svolsero nello stesso giorno, l'organizzazione delle gare fu a carico della ''Amateur Boxing Association of England'', con regolamento basato sulle regole del marchese di Queensberry. Ogni combattimento si svolgeva su tre round, i primi due duravano tre minuti e il terzo ne durava quattro. In competizione vi furono quasi esclusivamente britannici che infatti si aggiudicarono 14 delle 15 medaglie in palio. L'unico premiato non britannico fu l'australiano Reginald Baker, sconfitto in finale dal britannico John Douglas, la sconfitta fu controversa tanto che in seguito si sostenne che a fronte di un pareggio il primo giudice di gara, che era il padre di Douglas, avesse favorito il figlio. In realtà il padre di Douglas, in qualità di presidente della federazione britannica era solamente incaricato del conferimento delle medaglie. === Rugby === Teoricamente avrebbero potuto prendere parte al torneo olimpico di rugby tutte e quattro le rappresentative britanniche, vi prese però parte solo l'Inghilterra con la selezione della Cornovaglia. Benché fossero state invitate né la rappresentativa della Nuova Zelanda né quella del Sudafrica presero parte al torneo. Una settimana prima dell'inizio dei Giochi la squadra francese si ritirò adducendo che non era in grado di presentare una squadra rappresentativa. Rimasero solo la squadra inglese e quella australiana che si trovava in Europa per un tour continentale. Nell'unico incontro che si disputò secondo le regole del Rugby Union gli australiani confermarono il loro ruolo di favoriti sconfiggendo la squadra di casa con il punteggio di 32:3. === Scherma === Nelle quattro competizioni di scherma previste vennero applicate le regole della ''Amateur Fencing Association of Great Britain and Ireland'' pubblicate, per la prima volta in tre lingue (inglese, francese e tedesco) evitando così i problemi di diversa interpretazione di regole da parte della scuola francese e della scuola italiana che si presentarono nelle edizioni precedenti dei giochi olimpici. Nella spada il francese Gaston Alibert dominò sia nella competizione individuale che in quella a squadre, nella sciabola l'atleta di maggiore successo fu l'ungherese Jenő Fuchs che vinse due medaglie d'oro. Per la prima e unica volta non vi furono gare di fioretto, nell'opinione degli organizzatori i regolamenti dei vari paesi partecipanti presentavano tali e tante differenze da rendere impossibile una competizione internazionale. Presso la ''Prince's Galleries'' a Piccadilly venne effettuata una competizione a scopo dimostrativo. === Tennis === Finale femminile nella fase outdoor sul Centre Court a Wimbledon Il torneo di tennis era suddiviso in due fasi, nella prima metà di maggio si svolsero gli incontri indoor presso il Queen's Club, nella prima metà di luglio quelli all'aperto a Wimbledon. Gli incontri al chiuso seguirono i campionati britannici che si erano svolti nella stessa sede, gli unici partecipanti stranieri alla prima fase furono due uomini e due donne svedesi. Nella finale del singolo Arthur Gore sconfisse George Caridia. La medaglia di bronzo andò a Josiah Ritchie il cui avversario, Wilberforce Eaves, ebbe un attacco di debolezza improvvisa. La vincitrice del torneo femminile fu Gwendoline Eastlake-Smith, Arthur Gore e Herbert Barrett vinsero la medaglia d'oro nel doppio maschile. Il torneo sull'erba ebbe luogo immediatamente dopo il torneo di Wimbledon, molti dei giocatori migliori avevano già lasciato la città visto che il prestigio del torneo non era comparabile con quelle embrionale dei giochi olimpici. Tra gli assenti il già citato Arthur Gore, vincitore del torneo e campione olimpico della fase indoor. Nonostante le numerose assenze gli organizzatori non rividero il cartellone degli incontri cosicché molti giocatori arrivarono alle fasi finali senza nemmeno aver disputato un incontro. Questo svarione organizzativo fu particolarmente evidente nel torneo femminile dove la britannica Dora Boothby giunse in finale senza aver disputato un solo incontro, venne sconfitta dalla connazionale Dorothea Douglass che all'epoca era la migliore tennista mondiale. Nella finale maschile vinse il britannico Josiah Ritchie che sconfisse il tedesco Otto Froitzheim. Il doppio maschile vide la vittoria dei britannici George Hillyard e Reginald Doherty. === Tiro alla fune === La squadra di tiro alla fune della City of London Police All'inizio del XX secolo il tiro alla fune era ancora considerato parte dell'atletica leggera. Tre delle cinque squadre partecipanti al torneo olimpici erano rappresentative di forze di polizia. L'unico incontro dei quarti di finale (le altre squadre passarono direttamente il turno) fu quello fra la Liverpool Police e gli Stati Uniti (della squadra facevano parte, tra gli altri, Ralph Rose e John Flanagan, medaglie d'oro nel getto del peso e del tiro del giavellotto). I poliziotti di Liverpool passarono alla finale ma scatenarono le proteste della squadra statunitense, indossavano infatti delle scarpe chiodate. La giuria (composta di soli britannici) ritenne nulle le proteste in quanto le scarpe chiodate facevano parte dell'abbigliamento d'ordinanza ed erano quindi ammesse dal regolamento e gli americani ritirarono la squadra. Dopo una delle due semifinali la squadra svedese, anch'essa sconfitta dalla Liverpool Police, rinunciò all'incontro per il terzo e quarto posto, la medaglia di bronzo andò quindi alla sezione K della Metropolitan Police Service di Londra. In finale la City of London Police sconfisse la polizia di Liverpool. === Tiro con l'arco === Arcieri in gara il 17 luglio Nel tiro con l'arco erano previste due competizioni per gli uomini e una per le donne, responsabile dell'organizzazione fu la ''Royal Toxophilite Society''. Il 17 e il 18 luglio si svolsero il ''York Round'' maschile e il doppio round nazionale femminile, nello York round prevalsero gli atleti britannici, l'unico non britannico fra i primi 15 era lo statunitense John Penrose (medaglia di bronzo). I due giorni di competizioni furono caratterizzati da condizioni meteorologiche pessime che portarono a numerose interruzioni delle gare, il primo giorno piovve a dirotto e il secondo giorno un vento molto forte condizionò la precisione degli arcieri. I partecipanti dell'Europa continentale avevano difficoltà ad adeguarsi alle complesse regole della federazione britannica e al sistema non metrico di misurazione delle distanze, i francesi chiesero e ottennero che venisse disputata una gara utilizzando anche il sistema metrico e il 20 luglio venne effettuato il ''Continental Round'' nel quale ai primi sei posti si piazzarono dei francesi. Il ''National Round'' femminile vide l'esclusiva partecipazione di atlete britanniche e assunse il carattere di una competizione nazionale. === Tuffi === Lo svedese Arvid Spångberg, medaglia di bronzo nella piattaforma da 10 metri Nei tuffi vennero svolte due gare, dal trampolino e dalla piattaforma. Nella prima gara vennero effettuati tuffi dal metro e dai tre metri mentre nella seconda dalla piattaforma a 5 e a 10 metri. Nel trampolino vinse il tedesco Albert Zürner mentre la piattaforma fu dominio svedese, ben 6 tuffatori si qualificarono per la semifinale e in finale trionfò Hjalmar Johansson precedendo tre connazionali. === Vela === Nelle gare di vela vennero effettuate solo quattro delle cinque competizioni previste, la regata delle imbarcazioni della classe dei 15 metri venne annullata per mancanza di iscritti. Vennero applicate le regole della Yacht Racing Association basate sul regolamento della International Sailing Federation fondata solo un anno prima. Ogni paese partecipante poteva presentare due imbarcazioni per gara. Tutte le regate vennero vinte da imbarcazioni britanniche. Alla gara della classe dei 6 metri e a quella degli 8 metri presero parte cinque imbarcazioni, nella classe dei 12 metri (l'unica gara che si svolse davanti alla costa occidentale della Scozia e non al largo dell'isola di Wight) presero parte solo due imbarcazioni. La gara della classe dei 7 metri vide la partecipazione di una sola imbarcazione che dovette semplicemente limitarsi a raggiungere il traguardo. === I vincitori === Gli atleti più premiati Pos. Atleta Stato Sport 15px 15px 15px Totale 1 Melvin Sheppard Stati Uniti Atletica leggera 3 – – 3 Henry Taylor Nuoto 3 – – 3 3 Benjamin Jones Ciclismo 2 1 – 3 4 Martin Sheridan Stati Uniti Atletica leggera 2 – 1 3 Oscar Swahn Tiro ai Giochi della IV Olimpiade 2 – 1 3 Gli atleti più medagliati di questa edizione furono l'inglese Henry Taylor che vinse tre medaglie d'oro nel nuoto e lo statunitense Melvin Sheppard nell'atletica leggera. In generale i dominatori dell'edizione furono proprio i britannici che surclassarono gli americani, 145 medaglie complessive per i primi e 47 per i secondi. Questi ultimi, che nelle precedenti edizioni avevano vinto molte medaglie nell'atletica, videro ridimensionate le loro aspettative soprattutto per merito di atleti provenienti da paesi emergenti, come il sudafricano Reginald Walker che vinse i 100 m in 10"8 e il canadese Robert Kerr che vinse i 200 m in 22"6. La finale dei 400 m, disputata da tre atleti americani ed uno inglese, non prevede ancora le corsie così gli americani fanno gioco di squadra. I giudici però squalificano il vincitore statunitense e decretano la vittoria dell'inglese Wyndham Halswelle, giunto secondo al traguardo. Alle proteste americane, incentrate sul diverso tipo di regolamento adottato negli USA, gli inglesi risposero proponendo la ripetizione della gara. Gli statunitensi rifiutarono la proposta e così Halswelle si ritrovò a gareggiare da solo, unico medagliato nella gara dei 400 m. Il mezzofondista statunitense Melvin Sheppard riuscì comunque a risollevare le sorti americane centrando la storica impresa di vincere i 1.500 m e gli 800 m, in quest'ultima gara precedette l'italiano Emilio Lunghi. L'Italia vinse 2 ori con Alberto Braglia nel concorso completo di ginnastica e con Enrico Porro che vinse la categoria leggeri nella lotta, anche se la partecipazione italiana venne ricordata soprattutto per il dramma di Dorando Pietri nella maratona. === La conclusione === I giochi si conclusero il 31 ottobre e riuscirono a ridare slancio al movimento olimpico che da quell'edizione crebbe in popolarità e partecipazione. Il sogno di de Coubertin si era avverato. L'olimpiade di Stoccolma nel 1912 si giovò dell'esperienza londinese rappresentando sicuramente la migliore tra le edizioni olimpiche precedenti alla Prima guerra mondiale. Pos. Paese 1 56 51 39 146 2 23 12 12 47 3 8 6 11 25 4 5 5 9 19 5 3 5 5 14 6 3 4 2 9 7 3 3 10 16 8 2 3 3 8 9 Italia 2 2 0 4 10 1 5 2 8 11 1 2 2 5 12 1 2 0 3 13 1 1 3 5 14 1 1 0 2 15 0 3 1 3 16 0 2 3 5 17 0 0 2 2 0 0 2 2 19 0 0 1 1 Totale 110 107 107 324 I vincitori di medaglie nei diversi sport: * Atletica leggera * Calcio * Canottaggio * Ciclismo * Ginnastica * Hockey su prato * Jeu de Paume * Lacrosse * Lotta Greco-Romana * Motonautica * Nuoto, Pallanuoto e Tuffi * Pattinaggio di figura * Polo * Pugilato * Racchette * Rugby * Scherma * Tennis * Tiro a segno e tiro a volo * Tiro alla fune * Tiro con l'arco * Vela
Giochi della IX Olimpiade
I '''Giochi della IX Olimpiade''' , noti anche come '''Amsterdam '28''', si sono svolti ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dal 28 luglio al 12 agosto 1928.
La cerimonia d'apertura La capitale olandese aveva già presentato la sua candidatura per i Giochi del 1920 e del 1924, ma prima l'omaggio del mondo al Belgio martoriato dalla guerra, e poi l'esplicita richiesta del barone de Coubertin di affidare l'organizzazione della manifestazione a Parigi, le avevano negato la possibilità di fare il proprio esordio tra le città olimpiche. Invece, nel 1924, batté la concorrenza di Los Angeles e poté dare il via ai preparativi. La cerimonia d'apertura si tenne il 28 luglio. I giochi furono aperti ufficialmente dal principe Hendrik, consorte della regina Wilhelmina, che lo aveva autorizzato a fare le veci per lei, che in quel momento era in viaggio in Norvegia. Per la prima volta la passerella degli atleti fu guidata dalla rappresentativa greca per terminare con i membri della squadra del paese ospitante. Inoltre, il rito dell'accensione della torcia olimpica, già sperimentato quattro anni prima a Parigi, divenne ufficiale: una staffetta tra giovani greci portò la fiaccola da Atene ad Amsterdam nei mesi precedenti all'apertura della manifestazione. Questi giochi sono stati i primi a presentare un programma standard di circa 16 giorni, che è ancora tutt'oggi in uso. I Giochi olimpici olandesi si svolsero in un clima abbastanza tranquillo. Gli echi di guerra erano ancora lontani, la Germania, al suo ritorno ai Giochi dopo sedici anni di assenza, era ancora una democrazia e l'economia non aveva ancora conosciuto le difficoltà che sarebbero conseguite al "Martedì nero". Ancora una volta non si presentò ai blocchi di partenza la Russia. Nonostante alcuni problemi di organizzazione (la costruzione del villaggio olimpico non venne terminata in tempo, l'Italia si arrangiò alloggiando in un piroscafo), l'edizione riscosse un buon successo di critica e pubblico. La Coca-Cola diventò il primo sponsor olimpico.Una serie di francobolli olandesi emessi nel 1928 per i Giochi olimpici Tra le vittorie si ricordano quelle di Johnny Weissmuller, che vinse due medaglie d'oro nel nuoto e di Paavo Nurmi che vinse la sua nona e ultima medaglia d'oro nei 10.000 m. Il canadese Percy Williams vinse a sorpresa sia i 100 m e 200 m. Il capitano del Giappone, Mikio Oda vinse il triplo salto con un risultato di 15,21 metri. Fu la prima medaglia d'oro dei paesi asiatici. Ben 33 nazioni (su 46) ritornarono in patria con almeno una medaglia: un record, questo, che durò per 40 anni. Per la prima volta le donne vennero ammesse alle gare di atletica leggera. La prestazione dell'Italia non soddisfece appieno Benito Mussolini, che perciò estromise Lando Ferretti dalla carica di presidente del CONI. Delusero anche gli Stati Uniti che, anche a causa delle prestazioni non esaltanti nell'atletica leggera, guadagnarono meno della metà degli ori conquistati a Parigi, riducendo di almeno un terzo anche il numero delle medaglie d'argento e di bronzo. Il principe Hendrik assiste a una partita di calcio tra Uruguay e Paesi Bassi * Amersfoort - Pentathlon moderno (equitazione) * Amsterdam - Ciclismo (strada) * Buiten Y - Vela * Hilversum - Equestre (non salto eventi), pentathlon moderno (in esecuzione) * Krachtsportgebouw - Boxe, pesi, Lotta libera * Monnikenhuize - Calcio * Stadion Vecchio - Hockey su prato * Sport Olympic Park Swim Stadium - Tuffi, pentathlon moderno (nuoto), Nuoto, Pallanuoto * Stadio Olimpico - atletica, ciclismo (pista), equitazione (salto), Hockey su prato, calcio, ginnastica * Rotterdam Sparta Stadion Het Kasteel - Calcio * Schermzaal - Scherma, Pentathlon Moderno (scherma) * Sloten - Canottaggio * Zeeburg Shooting Grounds - Pentathlon moderno (tiro) * Zuiderzee - Vela stadio di Amsterdam nel 1928 Percy Williams Posizione Paese Totale 1 22 18 16 56 2 10 7 14 31 3 8 8 9 25 4 7 6 12 25 5 7 5 7 19 6 7 4 4 15 7 6 10 5 21 8 6 9 4 19 9 4 5 0 9 10 4 4 7 15 11 3 10 7 20 12 3 3 1 7 13 3 1 2 6 14 2 5 2 9 15 2 2 1 5 16 2 1 2 5 17 2 1 1 4 18 2 0 1 3 19 1 2 1 4 1 2 1 4 21 1 1 3 5 1 1 3 5 23 1 0 2 3 24 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 29 0 1 2 3 30 0 1 0 1 0 1 0 1 32 0 0 1 1 0 0 1 1 '''Totale''' '''110''' '''108''' '''109''' '''327''' I vincitori di medaglie nei diversi sport: * Atletica leggera * Calcio * Canottaggio * Ciclismo * Equitazione * Ginnastica * Hockey su prato * Lotta * Nuoto, Pallanuoto e Tuffi * Pentathlon moderno * Pugilato * Sollevamento pesi * Scherma * Vela Dimostrazioni * Kaatsen (dimostrazione non ufficiale) * Korfball * Lacrosse
I Giochi olimpici invernali
I '''I Giochi olimpici invernali''' , noti anche come '''Chamonix '24''', si sono svolti a Chamonix-Mont-Blanc dal 25 gennaio al 5 febbraio 1924.
Al congresso del CIO del 1921 si decise che la nazione organizzatrice dell'edizione successiva dei Giochi olimpici, la Francia, avrebbe anche ospitato una distinta "Settimana internazionale degli sport invernali", sotto il patrocinio dello stesso CIO. Nel 1922 si tenne un congresso della commissione internazionale dello sci, che portò alla nascita, il 2 febbraio, della Federazione Internazionale Sci (FIS). Dal 25 gennaio al 4 febbraio 1924 si tenne la "Settimana internazionale degli sport invernali" a Chamonix-Mont-Blanc, alla quale parteciparono complessivamente 258 atleti in rappresentanza di 16 nazioni, che si cimentarono in 16 gare di 6 diverse discipline. Dato il successo della "Settimana internazionale degli sport invernali" il 6 maggio 1926, tre settimane dopo l'ultima edizione dei Giochi nordici, nel corso della 24ª sessione del CIO, tenutasi a Lisbona, il CIO decise di istituire i Giochi olimpici invernali, da svolgersi ogni quattro anni come i già esistenti Giochi olimpici estivi. Nella stessa sessione il CIO decise di designare retroattivamente le gare di Chamonix come I Giochi olimpici invernali, anche su pressione dei Paesi nordici, e di assegnare a Sankt Moritz l'organizzazione della seconda edizione nel 1928. 6 (Biathlon, Bob, Curling, Hockey su ghiaccio, Sci, Pattinaggio) * Charles Jewtraw (USA, pattinaggio): è il primo campione olimpico della storia dei Giochi olimpici invernali. Vince la prima gara dei Giochi, i 500 m di pattinaggio velocità. * Herma Szabo-Plank (Austria, pattinaggio) è la prima donna campionessa olimpica della storia dei Giochi olimpici invernali. Vince il concorso individuale femminile di pattinaggio artistico, l'unica gara femminile in programma. * Thorleif Haug (Norvegia, sci nordico): vince tutte e tre le gare di sci nordico in programma (18 km e 50 km di fondo, combinata nordica). Posizione Paese Totale 1 4 7 6 17 2 4 4 3 11 3 2 1 0 3 4 2 0 1 3 5 1 2 1 4 6 1 1 2 4 7 1 1 0 2 8 1 0 0 1 9 0 0 3 3 10 0 0 1 1 '''Totale''' '''16''' '''16''' '''17''' '''49''' I vin medaglie nei diversi sport: * Bob * Combinata nordica * Curling (dimostrativo) * Hockey su ghiaccio * Pattinaggio di figura * Pattinaggio di velocità * Pattuglia militare * Salto con gli sci * Sci di fondo }
II Giochi olimpici invernali
I '''II Giochi olimpici invernali''' , noti anche come '''Sankt Moritz '28''', si sono svolti a Sankt Moritz dall'11 al 19 febbraio 1928.
4 (Bob, Hockey su ghiaccio, Pattinaggio, Combinata nordica, Skeleton) * Sonja Henie (Norvegia, pattinaggio di figura): a soli 15 anni, ma già alla sua seconda partecipazione olimpica, vince la medaglia d'oro nel concorso femminile di pattinaggio artistico. * Gillis Grafström (Svezia) (pattinaggio di figura): è campione olimpico nel singolo uomini per la terza volta consecutiva. Il primo oro lo aveva vinto ai Giochi olimpici (estivi) di Anversa 1920. È l'unica persona ad aver vinto l'oro nella stessa specialità sia ai Giochi olimpici estivi sia ai Giochi olimpici invernali. Posizione Paese Totale 1 6 4 5 15 2 2 2 2 6 3 2 2 1 5 4 2 1 1 4 5 1 0 0 1 1 0 0 1 7 0 3 1 4 8 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 '''Totale''' '''14''' '''12''' '''15''' '''41''' I vincitori di medaglie nei diversi sport: * Bob * Hockey su ghiaccio * Sci nordico * Skeleton * Pattinaggio di figura * Pattinaggio di velocità
III Giochi olimpici invernali
I '''III Giochi olimpici invernali''' , noti anche come '''Lake Placid '32''', si sono svolti a Lake Placid dal 4 al 15 febbraio 1932.
+ Sport Febbraio 1932 Finali 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Cerimonia d'apertura Bob| ● '''2''' Hockey su ghiaccio '''1''' Pattinaggio di figura| ● '''3''' Pattinaggio di velocità ●● '''4''' Combinata nordica| '''1''' Salto con gli sci| '''1''' Sci di fondo| '''2''' Finali '''2''' '''1''' '''2''' '''2''' '''1''' '''2''' '''1''' '''14''' * Sonja Henie (Norvegia, pattinaggio): a 19 anni, ma già alla sua terza olimpiade, si riconferma campionessa olimpica nel corcorso individuale femminile. * Eddie Eagan (USA, bob): già campione olimpico nel pugilato ad Anversa nel 1920, è uno dei componenti della squadra statunitense che vince l'oro nel bob a quattro. È l'unico sportivo della storia ad aver vinto una medaglia d'oro olimpica sia in una disciplina estiva sia in uno sport invernale. Posizione Paese Totale 1 6 4 2 12 2 3 4 3 10 3 1 2 0 3 4 1 1 5 7 5 1 1 1 3 6 1 1 0 2 7 1 0 0 1 8 0 1 0 1 9 0 0 2 2 10 0 0 1 1 '''Totale''' '''14''' '''14''' '''14''' '''42''' I vincitori di medaglie nei diversi sport: * Bob * Curling (dimostrativo) * Hockey su ghiaccio * Sci nordico * Pattinaggio di figura * Pattinaggio di velocità
IV Giochi olimpici invernali
I '''IV Giochi olimpici invernali''' , noti anche come '''Garmisch '36''', si sono svolti a Garmisch-Partenkirchen dal 7 al 16 febbraio 1936.
* Sonja Henie (Norvegia, pattinaggio): vince la terza medaglia d'oro consecutiva nel corcorso individuale femminile. * Birger Ruud (Norvegia, sci): il polivalente sciatore norvegese si cimenta sia nello sci nordico sia nello sci alpino. Nel salto con gli sci vince la seconda medaglia d'oro consecutiva. + Sport Febbraio 1936 Finali 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Cerimonia d'apertura Bob| 2 Hockey su ghiaccio ● 1 Pattinaggio di figura| ● ● 3 Pattinaggio di velocità| ● ● ● 4 Sci alpino| ● 2 Combinata nordica| 1 Salto con gli sci| ● 1 Sci di fondo| 3 C 0 0 1 1 1 1 3 3 2 3 2 17 Posizione Paese Totale 1 7 5 3 15 2 3 3 0 6 3 2 2 3 7 4 1 2 3 6 5 1 2 0 3 6 1 1 2 4 7 1 1 1 3 8 1 0 3 4 9 0 1 0 1 10 0 0 1 1 0 0 1 1 '''Totale''' '''17''' '''17''' '''17''' '''51''' ;I vincitori di medaglie nei diversi sport * Bob * Hockey * Sci alpino * Sci nordico * Pattinaggio di figura * Pattinaggio di velocità ;I vincitori di medaglie non conteggiate * Pattuglia militare * Stock sport
IX Giochi olimpici invernali
I '''IX Giochi olimpici invernali''' , noti anche come '''Innsbruck '64''', si sono svolti a Innsbruck dal 29 gennaio al 9 febbraio 1964.
   ●    Cerimonia di apertura    ●    Competizioni    ●    Numero Finali    ●    Cerimonia di chiusura Eventi / Giorni Gennaio/Febbraio 1964 29 30 31 1 2 3 4 5 6 7 8 9 tot Cerimonia d'apertura Biathlon| '''1''' Bob|    ●       ●    '''2''' Combinata nordica|    ●    '''1''' Hockey su ghiaccio    ●       ●       ●       ●       ●       ●       ●       ●       ●       ●       ●       ●    '''1''' Pattinaggio di figura    ●       ●       ●       ●    '''3''' Pattinaggio di velocità|    ●       ●       ●       ●       ●       ●    '''8''' Salto con gli sci|    ●    '''2''' Sci alpino|    ●       ●       ●       ●    '''6''' Sci di fondo|    ●       ●    '''7''' Slittino|    ●       ●       ●●    '''3'''    ●    Finali '''1''' '''3''' '''2''' '''3''' '''5''' '''2''' '''2''' '''3''' '''3''' '''3''' '''3''' '''1''' '''31''' === Discipline dimostrative === 1 (stock sport) * Lidiya Skoblikova (URSS, pattinaggio): è la prima donna a vincere tutte e quattro le gare di velocità in un'unica edizione dei Giochi. Su tre distanze, oltre a vincere l'oro, stabilisce anche il nuovo record olimpico. * Klavdija Bojarskich (URSS, sci di fondo): domina le gare femminili vincendo tre medaglie d'oro. * Eero Mäntyranta (Finlandia, sci di fondo): domina le gare maschili vincendo due medaglie d'oro. * Eugenio Monti (Italia, bob): è il primo atleta a vincere la medaglia Pierre de Coubertin per aver prestato un bullone all'equipaggio britannico composto da Tony Nash e Robin Dixon, permettendo loro di correre la gara, che poi avrebbero vinto. Posizione Paese Totale 1 11 8 6 25 2 4 5 3 12 3 3 6 6 15 4 3 4 3 10 5 3 4 0 7 6 Germania 3 3 3 9 7 3 3 1 7 8 1 2 4 7 9 1 1 1 3 10 1 1 0 2 11 1 0 0 1 12 0 1 3 4 13 0 1 0 1 14 0 0 1 1 '''Totale''' '''34''' '''39''' '''31''' '''104'''
Indicatore statistico
Un '''indicatore statistico''' è una funzione di un insieme finito o infinito di valori. In statistica si costruiscono per effettuare una '''sintesi dei dati'''.
Nella ricerca sociale, si usano concetti generali, troppo astratti per poter essere utilizzati nella ricerca empirica; è necessario dunque operativizzare i concetti: da un concetto generale (per es. "benessere") bisogna scendere nella scala di astrazione, semplificandolo (per es."benessere nella condizione economica" o " benessere ambientale"etc.), così facendo se ne riduce la complessità, selezionandone alcuni aspetti più significativi, che sono legati al concetto di partenza da un rapporto di indicazione, in quanto ne sono indicatori. È quindi necessario individuare, nell'ambito di ciascuno di essi, altri indicatori più concreti e più vicini alla realtà, scomponendoli in sotto-dimensioni (per es. "reddito"). In tal modo si ottengono le variabili, ultimo gradino della scala di astrazione, anch'esse indicatori del concetto generale. La modalità con cui si costruiscono le variabili è detta "definizione operativa". Molto spesso le variabili che si usano a livello empirico derivano da un calcolo. Per es. per ottenere il reddito procapite è necessario dividere l'ammontare complessivo dei redditi di un comune per la popolazione stessa di quel comune. La scelta del reddito procapite piuttosto che ad esempio del reddito complessivo ci evidenzia la relatività della definizione operativa. Il passaggio dal concetto generale all'indicatore specifico è sempre incompleto e parziale, perché un processo di semplificazione comporta la perdita di una parte di informazione; ciò è ancora più evidente con concetti molto complessi per i quali bisogna ricorrere a più indicatori. Uno stesso concetto può essere ridotto ad indicatori diversi nell'ambito di indagini diverse e di contesti socio-culturali differenti. I diversi significati attribuibili a un indicatore inducono a considerare elastici i rapporti semantici tra concetti e livelli di generalità diversi. Individuando uno o più indicatori, attraverso il rapporto di indicazione, che esprime, anche se parzialmente, il significato del concetto generale, si può commettere un errore: l'errore di indicazione è la non validità che può verificarsi proprio nel momento in cui si scelgono gli indicatori che esprimono in modo troppo parziale il concetto a cui si riferiscono, non coprendo così in maniera adeguata l'area semantica del concetto. La validità si riferisce perciò alla correttezza della concettualizzazione. Il ricercatore può valutare la validità ripercorrendo il processo di scomposizione del concetto (convalida a vista o per contenuto), oppure convalidando per criterio, cioè individuando un altro indicatore dello stesso concetto e controllando se è congruente con quello oggetto di verifica. Questa è una convalida empirica mentre quella per contenuto e teorica; entrambe non consentono di misurare "quanto" un indicatore sia valido. Gli errori che si possono compiere nella fase di definizione operativa riguardano l'attendibilità, ovvero sono errori che possono pregiudicare la capacità dei dati di riprodurre fedelmente le unità di analisi. Questo può avvenire: * usando liste di popolazione non aggiornate (errore di copertura) * nel caso di rilevazioni parziali in cui, se si usa un campione non probabilistico, non si può risolvere l'errore (errori di campionamento) * se i soggetti non rispondono (errore di non risposta) * nel caso in cui sia il rilevatore a compiere l'errore in quanto non adeguatamente preparato * nella modalità di raccolta (per es. le interviste tel. hanno ritmi serrati che potrebbero indurre a risposte poco attendibili) * nel trattamento dei dati che vengono trasferiti in archivi elettronici Dato che gli indicatori riguardano solo alcuni aspetti del concetto, attraverso un approccio sintetico finale, è possibile ricombinare le varie variabili per ricostruire così il concetto originario, ottenendo l'indice sintetico. Nell'analisi secondaria, invece, l'operativizzazione del concetto è già stata effettuata ed è a partire dalle variabili che si risale la scala di astrazione. A volte le variabili vanno modificate per essere più adatte all'indagine. un indice non può essere definito indicatore fino a che non gli si attribuisce un referente concettuale nell'ambito della ricerca Anche le rappresentazioni grafiche in statistica sono metodi (grafici) di sintesi dei dati. Si distinguono in : * indice di posizione: media, mediana, moda, quartile, quantile, ecc. * indice di dispersione: varianza, deviazione standard, scarto interquartile, coefficiente di variazione, indice di eterogeneità, ecc. * indice di concentrazione: indice di concentrazione di Gini, ecc. * indice di diversità: indice di Shannon-Wiener, di Brillouin, di Simpson * indice di correlazione: covarianza, ecc. * indice di forma: indice di simmetria, curtosi. Nella varie branche della statistica si calcolano appositi indicatori, spesso definiti a livello internazionale. In generale, ogni volta che un dato aggregato non rappresenta fedelmente il fenomeno osservato (perché limitato nel tempo, nello spazio o nella definizione dell'universo statistico) tale dato aggregato può essere considerato un indicatore del fenomeno che si desidera osservare. Esempio: il dato "Popolazione residente al 31 dicembre 2004" è un indicatore del numero di persone abitanti stabilmente nel territorio, ma non rappresenta fedelmente il fenomeno in quanto ci sono ritardi nelle registrazioni, esclude le persone che non si fanno registrare dalle anagrafi, perché cambia ogni giorno, perché "stabilmente" è un concetto vago ovvero arbitrario, ecc. === Elenco di indici, tassi, ecc. usati nella pratica === * Demografia ** tasso ** Tasso grezzo, tasso standardizzato ** Tasso di mortalità, Tasso di natalità, Tasso di fecondità totale, Tasso di nuzialità ** Piramide delle età, indice di vecchiaia, indice di sostituzione, indice di dipendenza ** Tasso di immigrazione, Tasso di emigrazione, indice di mobilità ** Popolazione residente, Popolazione presente ** Tavola di mortalità (uno strumento che produce un insieme di indicatori demografici) * Economia ** Tasso d'inflazione ** Prodotto interno lordo e altri aggregati della Contabilità Nazionale (vedasi Statistica economica) * Mercato del lavoro ** tasso di disoccupazione, tasso di occupazione, tasso di attività, ecc. ** Occupazione * Sanità, Epidemiologia ** Tasso di morbosità * Istruzione ** Tasso di scolarità, ** Tasso di maturità, Tasso di ripetenza, ** Tasso di abbandono scolastico
Isola di Ponza
'''Ponza''' è situata nel mar Mar Tirreno centrale, davanti al Golfo di Gaeta a 21 miglia nautiche a sud di San Felice Circeo. È la maggiore isola per estensione dell'arcipelago delle Isole Ponziane, di cui fanno parte anche Gavi, Zannone, Palmarola, Ventotene e Santo Stefano. Di esse soltanto Ponza e Ventotene sono abitate permanentemente. Appartenente alla provincia di Latina, nel Lazio, in passato ha fatto parte della provincia di Terra di Lavoro. Si estende dal Faraglione La Guardia, a sud, alla Punta dell'Incenso, a nord-est e presenta una forma stretta e allungata che ricorda la lettera "i" dell'alfabeto, il cui puntino è rappresentato dall'isola di Gavi. Quest'ultima è separata da Ponza da un braccio di mare di appena 120 metri.
Ponza ha una superficie di 7,5 km² ed è prevalentemente collinare. È sovrastata a nord dal monte Schiavone (157m), al centro dai monti Core (201 m), Tre Venti (177 m) e Pagliaro (177 m) e raggiunge la massima altitudine con i 280 m del monte Guardia, posto esattamente all'estremità meridionale dell'isola. Il Semaforo, sul monte Guardia, è il punto più alto dell'isola. Per una lunghezza di 25 Km si estendono le sue coste frastagliate e per lo più rocciose, composte da caolino e tufi, a dimostrazione, (insieme ai numerosi crateri vulcanici spenti ma tutt'oggi riconoscibili) dell'origine vulcanica dell'isola. L'unica costa ad essere bassa è quella dell'insenatura in cui sorgono il porto di Sant'Antonio, Giancos e Santa Maria, poiché derivata da un lungo processo di accumulo di detriti di natura torrentizia, che hanno dato origine all'attuale valle fertile. Tutte le spiagge sono caratterizzate da ghiaia e sassi, dovuti all'erosione da parte del vento e del mare delle pareti rocciose in cui si sviluppano. L'unica a presentare anche un misto di sabbia fina è la celebre spiaggia di Chiaia di Luna (sud-ovest), circondata da un'ampia scogliera a picco sul mare. Essa viene prediletta ogni anno da migliaia di turisti e appassionati subacquei per la numerosa presenza di grotte sottomarine e di scogliere, collocate anche nel resto dell'isola. Famosi sono anche la Scogliera e i Faraglioni di Lucia Rosa, che prendono il nome dalla protagonista di una tragedia realmente accaduta nel XIX secolo. Lucia Rosa era una giovane donna di diciannove anni, innamorata di un misero contadino ma impedita a sposarlo per l'opposizione della famiglia: la ragazza, in preda alla disperazione, si suicidò gettandosi dall'alta scogliera, che venne ribattezzata in suo nome dagli abitanti del posto. La vegetazione è tipicamente mediterranea, con prevalenza di agavi, fichi d'India, ginestre, fillirea, mirto, palma nana, leccio, ginepro, lentisco e oleastro. La fauna terrestre non è molto ricca, a differenza di quella marina che vede una molteplicità di specie come la verdasca, tracina drago, totano, tonno, tombarello, sugarello, squalo volpe, spigola ecc... Il clima ha caratteristiche subtropicali mediterranee con moderata escursione, determinata dalla presenza di alta pressione. L'isola di Ponza è popolata fin dal Neolitico, ma i suoi principali centri nacquero sotto la dominazione dei Volsci. Occupata in un primo tempo dai Fenici, che l'adibirono a scalo commerciale, nell'VIII secolo a.C. fu colonizzata dai Greci, cui è attribuibile un ipogeo funerario e, secondo numerosi storici, l'acquedotto di Le Forna. Anche il nome deriverebbe dal greco antico '''Pòntos''', ''Πόντος'' o '''Pontia''', ''Πόντια'', ossia «mare». Ponza e l'arcipelago passarono colonia romana nel 312 a.C. quando la ormai fiorente e potente repubblica romana si accordò con i Volsci creando una colonia alleata. I romani avevano intuito non solo l'importanza strategica ma anche quella economica dell'arcipelago. L'isola infatti nel 209 a. C. durante la seconda guerra punica fu una delle 18 colonie su 30 che fornì navi, uomini e ricchezze per sostenere Roma nel conflitto. Questo non vuol dire che Ponza godesse allora della ''civitas optimo iure'' (piena cittadinanza romana), ma il suo atteggiamento le fece ottenere da Roma degli sgravi fiscali fino all'89 a.C. quando a seguito della guerra interna scatenata dai popoli italici contro Roma, divenuti oramai schiavi e non più alleati, anche Ponza acquisiva la piena cittadinanza romana, che la rendeva un punto strategico fondamentale per il controllo del mar Tirreno centrale. Una volta acquisita la cittadinanza romana, Ponza si sviluppo enormemente diventando una fiorente e popolata cittadina che ospitava numerose e sfarzose ville patrizie. Nonostante la trasformazione in luogo di esilio per illustri personaggi politici, da parte dell'imperatore Augusto, l'isola diventò meta turistica anche per i patrizi romani, che costruirono un'enorme villa con annesso teatro (ancora intuibile seppur sommerso dalle viti) nella zona di punta Madonna, dove sotto sono ancora visibili le grotte di Pilato (che non c'entravano niente con Ponzio Pilato in quanto utilizzate per la pesca). Vennero costruiti diversi acquedotti (il più grande arriva dalle Forna fino a S. Maria), dighe e numerosi serbatoi idrici (''Piscinae Limariae''). Questi ultimi di notevoli dimensione assieme ad alcune piccole fonti di acqua sorgiva, servivano al fabbisogno degli abitanti dell'isola, al rifornimento di navi mercantili e al rifornimento dell'intera flotta romana. Il fabbisogno di acqua fece appunto nascere la necessità di costruire dei serbatoi e alcuni di essi erano di dimensioni notevoli. Ci fu un grande lavoro di ricerca e studio per scegliere la posizione dove costruire questi serbatoi. Molti di questi si trovano nella zona meridionale dell'isola soprattutto per la presenza del porto allora ubicato a S. Maria, ma probabilmente anche perché la conformazione geomorfologica particolarmente ricca di gole con canali più o meno naturali, adatti per la raccolta dell'acqua, avrebbe reso più facile l'insediamento urbano. Importante fu anche l'opera portuale che venne creata nella zona di S. Maria, l'imboccatura del porto era posizionata dove attualmente vi è la spiaggia, e raggiungeva l'interno fino alla depressione che è racchiusa tra le attuali via Pezza e via Staglio. Oggi l'aspetto della zona è completamente cambiato, infatti i primi monaci presenti sull'isola trovarono in quella zona un enorme bacino idrico chiuso verso il mare da una enorme battigia che probabilmente negli anni è avanzata fino a chiudere la baia. Oggi vi sono invece case, strade, canneti, terreni coltivati e, inseriti nel paesaggio urbano, reperti archeologici. Furono creati due lunghi tunnel (ancora utilizzati dalle macchine) che univano il porto di Santa Maria alle ville, appoggiate alle colline dove adesso è sito il porto nuovo. Quasi tutte queste ville sono state distrutte o usate come materiale edilizio per costruirvi sopra le nuove costruzioni. Fino a qualche anno fa erano ancora visibili, in un negozio di souvenir, il resti di un tempio dedicato al dio Mitra. Nell'Isola non è mai stata fatta alcuna protezione delle rovine romane neanche in tempi recenti. Sull'isola si sviluppò anche l'attività cantieristica, che godeva della facilità di reperire legname dai rigogliosi boschi di pino e querce presenti nell'arcipelago, purtroppo questo portò alla prima grande deforestazione. Si sviluppò anche un vero e proprio traffico marittimo: infatti sull'isola venivano comprate e vendute ogni genere di mercanzie, e inoltre la popolazione crebbe incredibilmente fino ad arrivare a quasi 20.000 abitanti. Con il declino dell'impero romano, anche l'interesse verso le isole incominciò ad affievolirsi e l'arcipelago cominciò a vivere di vita propria. Gli ultimi stralci di un'epoca oramai sorpassata, si manifestavano nel possesso di Ventotene, mantenuto per pochi anni ancora dall'imperatore di Oriente; come base logistica avanzata e porto verso l'occidente. Nel Medioevo rimase un fiorente centro religioso (nel 537 morì nella vicina Palmarola papa Silverio, che tutt'oggi è patrono del Comune di Ponza, festeggiato il 20 giugno) e commerciale, grazie all'opera dei monaci benedettini, i quali eressero l'abbazia di Santa Maria. Ma l'opera dei frati fu pressoché vanificata quando, a partire dal IX secolo, Ponza fu oggetto di feroci razzie da parte dei pirati saraceni. Solo nel 1202 l'isola tornò all'antica importanza, grazie alla Bolla con cui papa Innocenzo III riaffidò ai frati cistercensi l'abbazia di Santa Maria, la quale nel 1233 venne «incorporata» nella Basilica di Sant'Anastasia al Palatino fuori le mura di Roma. Nel 1300 le acque di Ponza furono teatro della battaglia navale con cui Ruggero di Lauria, duca di Calabria, sconfisse l'ammiraglio Corrado Doria, al soldo del re di Sicilia Federico III di Aragona. Nel 1322 l'isola passò alle dipendenze dell'abbazia di Fossanova (con la bolla di papa Onorio III). Una nuova battaglia ebbe luogo nel 1435, al momento dell'assedio di Gaeta di quell'anno, quando l'ammiraglio genovese Biagio Assereto, per la casata degli Angioini, sconfisse la flotta di Alfonso I re d'Aragona, che incominciava a nutrire mire di conquista dell'isola. Ma nel 1454 Ponza fu occupata dagli Aragonesi, che scacciarono i monaci cistercensi dall'isola: questi, rifugiatisi a Formia, fondarono la chiesa di Santa Maria di Ponza.Punta del Papa. Nel 1542 Carlo V, re di Spagna e imperatore, concesse in feudo l'isola a Pier Luigi Farnese (parente dei Duchi di Parma, che ne erediteranno il titolo su Ponza), con l'obbligo di difenderla dagli attacchi pirateschi, che mai del tutto erano cessati. Dopo che nel 1534 il saraceno Khair-ad-Din (conosciuto come il ''Pirata Barbarossa'') aveva messo a ferro e fuoco l'isola, nel 1552 una nuova incursione, compiuta dal corsaro Dragut, portò morte e distruzione a Ponza. Nel 1655 si verificò un'ulteriore feroce razzia compiuta dai turchi, i quali fecero pure saltare la torre del porto. Dopo un breve periodo di presidio austriaco, nel 1734 Elisabetta Farnese, madre di Carlo III di Spagna re di Napoli, cedette l'intero arcipelago delle Ponziane al figlio, il quale rese le isole beni privati della corona e ne avviò un'intensa colonizzazione, facendovi pervenire coloni soprattutto da Ischia. Tra i principali obiettivi borbonici vi fu anche la difesa dagli attacchi corsari: nel 1757 una flotta di navi napoletane, cui si erano unite anche galee da guerra maltesi e pontificie, sconfissero presso l'isola di Palmarola un manipolo di navi turche, e da allora l'arcipelago divenne sicuro. Il fortino di Frontone. Nel 1768 re Ferdinando IV avviò una fase di miglioramento delle condizioni economiche degli isolani. Inviati tecnici per dirigere i lavori, questi durarono fino al 1793, svolti da alcune centinaia di forzati ergastolani, che poi nel 1795 furono rinchiusi nel nuovo carcere di Ponza. In particolare Ponza fu colonizzata da 52 famiglie ischitane per complessive 130 persone nel XVII secolo dopo esser stata praticamente disabitata per circa 2 secoli per le incursioni saracene. Gli attuali abitanti di Ponza discendono proprio da quelle famiglie ischitane. In questa seconda fase furono avviate e portate a compimento le opere pubbliche che ancor oggi caratterizzano l'arcipelago: sotto la guida di Antonio Winspeare, Ufficiale del Genio, e dell'ingegnere Francesco Carpi furono realizzati il Porto di Ponza con la caratteristica quinta curvilinea di abitazioni su due livelli stradali, il cimitero, la fortezza, il palazzo degli Uffici (oggi sede del Comune) la chiesa, il Forte Papa alle Forna, l'abitato di Ventotene e il suo piccolo porto, detto Pozzillo dato che le ripide quinte semicircolari (simili a quelle del porto di Ponza) innestate sull'antico Porto romano ben salvaguardato, richiamano le pareti di un pozzo. A prescindere dalle sensazioni indotte dall'uso, anche l'Ergastolo di Santo Stefano, dovuto agli stessi Carpi e Winspeare è opera di notevole rilievo: pianta a ferro di cavallo e Cappella/punto di osservazione centrale, ispirati ai principi del Panopticon del britannico Jeremy Bentham. Nel 1808 le Isole Ponziane furono occupate dalle truppe napoleoniche di Gioacchino Murat, sottraendole al dominio borbonico. Nel 1813 Ponza fu occupata dagli inglesi guidati dall'ammiraglio Carlo Napier, che venne nominato conte dell'isola. Ma due anni dopo il Trattato di Vienna restituì l'isola ai Borboni. Nel 1857 Ponza fu raggiunta dalla spedizione del patriota Carlo Pisacane, che si era impadronito del ''Cagliari'', un piroscafo che faceva la spola tra il capoluogo sardo e Genova. Giunto nel pomeriggio del 27 giugno a Ponza, Pisacane liberò i detenuti del carcere, con essi si recò a Palazzo Tagliamonte ove distrussero l'archivio dell'isola, e quindi ricostituì la sua spedizione contro il Regno delle Due Sicilie. L'impresa finì poi tragicamente, dopo lo sbarco di Sapri del 28 giugno. Nel 1860, in vista della Battaglia del Volturno, la guarnigione borbonica veniva richiamata sulla terraferma. L'isola rimase sotto controllo borbonico finché venne occupata dai garibaldini il 7 novembre 1860 e nel 1861 Ponza fu annessa al Regno d'Italia. Nei primi anni del XX secolo i nobili Colonna si trasferirono a Terranova Pausania, l'attuale Olbia, attivando in Sardegna un'importante industria casearia. Li seguirono alcuni nuclei di ponzesi che resero operanti diversi esercizi commerciali, dedicandosi anche alla pesca, soprattutto nell'isola Tavolara. La spiaggia di Frontone e la vecchia miniera. Nel 1928 il regime fascista destinò Ponza a luogo di confino degli oppositori politici. Vi furono inviati, dai Tribunali Speciali, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Pietro Nenni, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Pietro Secchia e Umberto Terracini. Lo stesso Mussolini fu poi prigioniero nell'isola dal 27 luglio al 7 agosto 1943. Nel 1935 venne avviato lo sfruttamento del giacimento di bentonite a Le Forna (miniera "Samip" - Società Azionaria Miniere Isole Pontine-), che rimase attivo fino al 1975. La realizzazione della miniera di Ponza costò l'esproprio di qualche terreno, ma diede lavoro a circa 150 uomini, oltre al traffico marittimo per il trasporto del minerale in continente. Tuttavia l'isola dovette pagare la devastazione di una delle sue cale più belle e non pochi casi di silicosi tra gli operai addetti. Nelle località di Frontone e di Capobianco vi furono anche delle miniere di perlite (una matrice grigiastra di ceneri e lapilli debolmente cementata e inglobante dei proietti vulcanici nerastri e vetrosi), attualmente dismesse. L'isola di Ponza forma con Zannone (disabitata), Palmarola (abitata solo nel periodo estivo) e Gavi (abitata da poche persone nei periodi estivi) il Comune di Ponza (9,87 km² con 3107 abitanti). Principale luogo e sede comunale è la cittadina di Ponza, posta nella parte centro-meridionale, sulla costa orientale. Vicine al centro di Ponza sorgono Guarini, Giancos, I Conti e Santa Maria, mentre a nord si trovano le località di Campo Inglese e di Le Forna. Cala Feola. Il settore trainante dell'economia locale è il turismo balneare. Ogni anno, specialmente d'estate, giungono sull'isola migliaia di bagnanti e appassionati di immersioni subacquee. Anche per questo i centri abitati sono disseminati di stabilimenti balneari, hotel, ristoranti e locali notturni, oltre che di diving center. Parte degli abitanti si dedica inoltre alla pesca e, in misura minore, alla coltivazione della vite, anche se le attività agricole si sono molto ridotte dopo lo sviluppo del turismo. Dotata di un sistema viario interno, l'isola è raggiungibile dalla terraferma grazie ai traghetti che collegano il porto di Ponza con Anzio, San Felice Circeo, Formia, Terracina e Napoli. === Subacquea === Il mare in prossimità di Punta del Papa. Per via delle coste frastagliate, di origine vulcanica, che offrono un ambiente subacqueo estremamente vario, Ponza è visitata ogni anno da un gran numero di sub. Vari i punti di interesse conosciuti: * ''"Le Formiche"'', un gruppo di scogli affioranti, considerati l'immersione più interessante dell'isola per via dei canaloni a 30 metri di profondità che si affacciano su un gradone che digrada fino a oltre 50 metri, dove la gorgonia rossa è visitata da murene e cernie; * ''"Punta della Guardia"'', franata ricca di saraghi e cernie da un lato e parete dall'altro lato, fino a 42 metri di profondità; * la ''"Secca di Mezzogiorno"'', che sale dal fondo marino a circa un miglio da Palmarola da 80 a 40 metri, ricoperta di gorgonie rosse e abitata da aragoste, cernie e murene; * lo ''"Scoglio della Botte"'', a otto miglia dall'isola, con due grotte situate a 36 e 27 metri di profondità. Qui fanno da padroni i gamberi ''Plesionika narval'', abbondantissimi all'interno; * ''"Punta del Papa"'', rinomata per le gorgonie, una parete fino ai 36 metri di profondità ricca di spaccature.
Isole Egadi
Le '''isole Egadi''' sono un arcipelago italiano, in Sicilia, a cavallo tra basso Tirreno e canale di Sicilia. Posto a circa 7 km dalla costa occidentale della Sicilia, fra Marsala e Trapani, nel libero consorzio comunale di Trapani, l'arcipelago consta di tre isole e due isolotti, più una serie di scogli e faraglioni. Note già in antichità col nome latino ''Aegates'' che proviene dal greco ''Aigatai'', ossia «''isole delle capre''», sull'arcipelago è sita la Riserva naturale marina Isole Egadi.
Dal punto di vista geologico le isole Egadi sono strettamente collegate con la Sicilia; l'arcipelago, di 37,45 km², è formato dalle isole Favignana, Marettimo, Levanzo e diverse altre minori, alcune poco più che scogli. Il clima è estremamente mite nei mesi invernali e vi sono lunghe estati calde e soleggiate. La minima temperatura invernale media, nei mesi di gennaio e febbraio, è di 5 gradi, mentre la massima di luglio-agosto di 45 gradi. Poche le precipitazioni. Fanno parte dell'arcipelago: * Isola di Favignana * Isola di Levanzo * Isola di Marettimo * Isola di Maraone * Isola Formica * Isole dello Stagnone * Isola Galera * Isola Galeotta * Isola Preveto * Fariglione Da Punta Marsala è possibile scorgere in lontananza l'omonima città. Tracce di antichissimi insediamenti umani si hanno principalmente a Levanzo e in misura minore a Favignana. Si suppone che ciò avvenne a causa dell'ultima glaciazione, che creò un passaggio naturale tra Africa e Sicilia. Nel 241 a.C. i Romani conquistarono le isole dopo la battaglia navale finale della Prima Guerra Punica, nella quale Gaio Lutazio Catulo sbaragliò la flotta cartaginese. Dopo il crollo dell'impero romano le isole caddero in mano dei Vandali e dei Goti ed in seguito dei Saraceni. Nel 1081 vennero occupate e fortificate dai Normanni. Seguirono poi il destino della Sicilia fino al XVI secolo, quando divennero proprietà dei Pallavicini-Rusconi di Genova e poi, nel 1874, dei Florio che potenziarono le tonnare di Favignana. Fanno parte amministrativamente del comune di Favignana, ad eccezione dell’Isola di Mozia/San Pantaleo e dell'Isola Grande, che fanno parte del comune di Marsala. L'avifauna delle Egadi comprende il biancone, il falco pellegrino, il grifone, l'aquila del Bonelli (isola di Marettimo), il gheppio, il grillaio, il capovaccaio, il pellicano, il fenicottero rosa, l'uccello delle tempeste, la sula bassana, la berta maggiore, la berta minore, il gabbiano reale, il marangone dal ciuffo, il rondone maggiore, il barbagianni, il passero solitario, la cappellaccia, il corvo imperiale e la monachella nera (isola di Marettimo). Le pietanze caratteristiche delle Egadi comprendono piatti a base di cuscus, e specialità connesse alla pesca, come il tonno marinato, il pesce spada arrostito e il lattume di tonno fritto. Conservati sono il tonno all'olio d'oliva, la bottarga e il tonno salato.
Indipendenza stocastica
Eventi dipendenti ma indipendenti a due a due Nell'ambito del calcolo delle probabilità, l''''indipendenza stocastica''' di due eventi e si ha quando il verificarsi di uno non modifica la probabilità di verificarsi dell'altro, ovvero quando la probabilità condizionata oppure è pari rispettivamente a e : : queste due condizioni si possono sintetizzare con la formula :
In altre parole, dire che due eventi sono indipendenti tra loro significa dire che il fatto di sapere che uno di essi si è verificato non modifica la valutazione di probabilità sul secondo. Per esempio, il fatto di ottenere "1" quando viene lanciato un dado ed il fatto di ottenere ancora un "1" la seconda volta che il dado viene lanciato, sono indipendenti. Analogamente, quando si afferma che due variabili casuali e definite sullo stesso spazio campionario sono indipendenti si afferma che conoscere qualcosa riguardo al valore di una di esse non apporta alcuna informazione circa il valore dell'altra. Per esempio, il numero che appare sulla faccia superiore di un dado la prima volta che viene lanciato e il numero che appare la seconda volta sono indipendenti. Formalmente, questo si verifica quando per ogni coppia di eventi e risulta : Equivalentemente ciò si verifica se, detta la funzione di ripartizione della variabile congiunta e , le due funzioni di ripartizione marginali, allora per ogni , vale che : Condizioni analoghe si trovano per la funzione di densità di probabilità e la funzione di probabilità, se è rispettivamente una variabile casuale continua o una variabile casuale discreta: : e : Nell'ambito della teoria della probabilità, la nozione di indipendenza stocastica può essere generalizzata ampiamente. Sia uno spazio di probabilità, e sia una famiglia arbitraria (finita o non finita) di σ-algebre contenute in : . Esse si dicono indipendenti rispetto a se, per ogni sottoinsieme ''finito'' di , e per ogni sottoinsieme , accade: :. Questa nozione si riduce alla precedente nel caso in cui la famiglia di σ-algebre sia formata da due soli elementi e , dove, dato un insieme misurabile , è la σ-algebra da esso generata: . Questa estensione, ampiamente usata nella teoria dei processi stocastici, trova la sua motivazione nel fatto che l'indipendenza stocastica di una famiglia di σ-algebre, non è in generale equivalente all'indipendenza dei suoi elementi ''a due a due''. Ad esempio, dati tre insiemi , sapendo che e , e , e sono indipendenti, ''non'' se ne può dedurre che: :
Indice di concentrazione
In statistica economica, un '''indice di concentrazione''' è un indice statistico che serve per misurare in che modo un bene trasferibile è diviso tra la popolazione. Si dice che una determinata variabile è equidistribuita tra individui, se ciascun individuo ha la stessa quantità della media . Si dice invece che la concentrazione è massima se un solo individuo ha tutta la quantità e gli altri nulla. Il concetto opposto all''omogeneità'' è l''eterogenità''. In economia si usa per misurare la presenza di beni o imprese in un mercato o in un territorio. Nell'ambito della statistica economica o sociale si possono portare come esempio di beni condivisibili la ricchezza e il patrimonio, cioè ci si chiede come la ricchezza è distribuita tra le persone. L'indice di concentrazione scelto può essere confrontato a consuntivo con l'ottimo paretiano calcolabile a priori se sono note le risorse iniziali e il tipo di regime economico relativo al perimetro del sistema preso in esame. Il principio di Pareto, e dagli anni '80 in particolare la matematica frattale, trovano un vasto campo di applicazione per i sistemi complessi: pur senza una dimostrazione teorica, questa legge empirica evidenzia la scarsità dei fattori, vale a dire il fatto che, in misura diversa prossima all'ottimo, ma comunque in tutti i tipi di regimi economici esistenti e nelle diverse fasi del ciclo macroeconomico, la redistribuzione della ricchezza possiede una dinamica o trend proprio, che tende a concentrarsi spontaneamente in un numero limitato di operatori.
Ordiniamo gli ''n'' individui per ordine crescente di ''xi'' (per esempio la ''ricchezza'') essendo ''i'' (da 1 a ''n'') l'indice progressivo di ogni individuo. Indichiamo con ''Qi'' la frazione i ''ricchezza'' posseduta dagli ''i'' individui più poveri : Indichiamo con ''Pi'' la frazione degli individui con un reddito inferiore o uguale a ''xi'', cosicché i valori ''Qi''=35% e ''Pi''=80% vengono letti come: ''l'80% degli individui più poveri possiede tutti insieme solo il 35% della ricchezza''. Esempio: i ''Pi'' 1 0,20 2 0,40 3 0,60 4 0,80 5 1,00 Tali valori vengono rappresentati con la cosiddetta '''curva di Lorenz''', sviluppata da Max O. Lorenz nel 1905 come strumento grafico per l'analisi della distribuzione del reddito, dove sul piano cartesiano si rappresentano sull'ascissa (asse delle ) i ''Pi'', e sull'ordinata (asse delle ) i ''Qi'', cioè le ''quantità cumulate relative''. L'area compresa tra la curva così definita e la ''retta di equidistribuzione'' (la bisettrice del primo quadrante) è detta ''area di concentrazione'' e può essere utilizzata come base per la definizione di appositi ''rapporti di concentrazione'', di cui l'indice di Gini costituisce un esempio. Infatti: maggiore è la concentrazione osservata, maggiore sarà tale area. File:lorenz-curve1.png ; Proprietà: * La curva di Lorenz è "compresa" tra la linea di perfetta disuguaglianza (dal basso) e la linea di perfetta uguaglianza, cioè la bisettrice del primo quadrante (dall'alto). * La curva di Lorenz è crescente. * L'informazione presente in una curva di Lorenz mediante due indicatori: l'indice di Gini e l'indice di asimmetria di Lorenz. * La curva di Lorenz è invariante su una scala positiva di valori: in altre parole, se '''''X''''' è una variabile aleatoria, per ogni costante ''c > 0'', l'altra variabile aleatoria data da possiede la stessa curva di Lorenz di '''''X'''''. Tuttavia, la curva di Lorenz non ha la proprietà di linearità, poiché è modificata da un traslazione, in modo tale che la variazione dell'uguaglianza è direttamente proporzionale al rapporto ''F'' − ''L''(''F'') (= ) fra le media della variabile originale e la media della variabile traslata (alla prima potenza). Quindi, se '''''X''''' è una variabile aleatoria con una curva di Lorenz (di una distribuzione di probabilità ''cumulata'': x_i-->f(x)-->F(x)-->L(F(x)) ) nota ''L'' '''X''' (''F'') avente media ''μ'' '''X''' , allora per una costante numerica qualsiasi ''c'' ≠ −''μ'' '''X''' e positiva, la variabile aleatoria '''''X''''' + ''c'' avrà una curva di Lorenz: : Se la curva di Lorenz ''L''(''F'') è uniformemente differenziabile, la retta tangente a ''L''(''F'') è perfettamente parallela alla linea di perfetta uguaglianza, nel punto ''F''(''μ''), nel quale è anche massima la differenza ''F'' − ''L''(''F''), la distanza verticale fra le quote della curva di Lorenz e la retta di perfetta uguaglianza. Questa differenza è uguale alla metà dello scarto medio assoluto: :: Corrado Gini propose una sua definizione di indice di concentrazione: il '''coefficiente di Gini''': : che assume il valore in presenza di ''equidistribuzione'' e il valore massimo : per cui si utilizza l'''indice relativo di concentrazione di Gini''' : oppure il '''rapporto di concentrazione di Gini''' : Un altro indicatore di concentrazione è l'''indice di Herfindahl-Hirschman''' (), usato soprattutto per misurare il grado di concorrenza presente in un determinato mercato. L'indice è dato dalla somma dei quadrati delle quote di mercato (espresse in percentuale) detenute da ciascun agente. : dove è la quota di mercato dell'agente -esimo. Il valore di è sempre positivo e varia tra 0, nel caso di mercato atomico, e 10.000, nel caso vi sia un solo agente nel mercato. Secondo le "US Merger Guidelines", un valore di compreso tra 1.000 e 1.800 indica un mercato moderatamente concentrato, mentre un valore superiore ne indica uno fortemente concentrato.
Irving Fisher
Contribuì in modo determinante alla teoria dei Numeri indici analizzandone le proprietà teoriche e statistiche. Fu uno dei maggiori economisti monetaristi statunitensi dei primi del Novecento. Dal 1923 al 1936 il suo ''Index Number Institute'' produsse e pubblicò indici dei prezzi di diversi panieri raccolti in tutto il mondo. In campo finanziario a lui si deve la formalizzazione della equazione per stimare la relazione tra tassi di interesse nominali e reali. L'equazione è usata per calcolare lo "''Yield to Maturity''" ovvero il rendimento alla scadenza di un titolo, in presenza di inflazione. Tale equazione è conosciuta universalmente come Equazione di Fisher. Fu inoltre presidente dell'American Economic Association nel 1918 e dell'American Statistical Association nel 1932 nonché fondatore nel 1930 della International Econometric Society. Fisher fu anche un salutista attivo in campo sociale, sostenitore del vegetarianismo, del proibizionismo e dell'eugenetica. Fisher morì nella città di New York nel 1947.
L'equazione di Fisher stima la relazione tra tasso di inflazione atteso, tasso d'interesse nominale e tasso d'interesse reale. Indicando come il tasso d'interesse reale, come il tasso d'interesse nominale e come il tasso di inflazione attesa, l'Equazione di Fisher risulta essere la seguente: : L'equazione è principalmente usata per calcolare lo ''Yield to Maturity'' ovvero il rendimento alla scadenza di un titolo, in presenza di inflazione positiva. In campo finanziario questa equazione è usata principalmente per il calcolo dei rendimenti delle obbligazioni o il tasso di rendimento di investimenti. In campo economico questa equazione è usata per predire il comportamenti dei tassi nominali e dei tassi reali. Il crollo delle quotazioni di borsa del 1929 e la successiva depressione fu un grave colpo per la credibilità di Fisher e per il suo patrimonio personale. Divenne famosa la sua dichiarazione, a solo nove giorni dal grande crack, che i prezzi delle azioni avevano ormai raggiunto "quello che appare come un livello di alte quotazioni permanente". Fisher dichiarò il 21 ottobre del 1929 (8 giorni prima del crack) che il mercato "si stava solo scuotendo un po'" che i prezzi non avevano ancora toccato il loro reale valore e sarebbero saliti ancora più in alto. Il 23 ottobre annunciò in una riunione di banchieri che "i valori azionari nella maggior parte dei casi non sono eccessivamente alti". Successivamente, dopo il crack del 29 ottobre, continuò per mesi ad assicurare agli investitori che la ripresa era dietro l'angolo. Dopo questo primo periodo cominciò a lanciare segnali d'allarme sui pericoli della deflazione, che secondo lui era la vera causa dei fallimenti a catena che sconvolsero l'economia americana. Infatti la deflazione aumentava il valore dei debiti e innescava una spirale di insolvenze. Ma le sue previsioni fallaci sulla crisi di borsa lo avevano screditato come economista ed ebbe più successo la spiegazione keynesiana. L'ipotesi di Fisher della deflazione come causa di una spirale di fallimenti ebbe poi un certo revival tra gli economisti degli anni ottanta del Novecento. <!-- The stock market crash of 1929 and the subsequent Great Depression cost Fisher much of his personal wealth and academic reputation. He famously predicted, nine days before the crash, that stock prices had "reached what looks like a permanently high plateau." Irving Fisher stated on October 21 that the market was "only shaking out of the lunatic fringe" and went on to explain why he felt the prices still had not caught up with their real value and should go much higher. On Wednesday, October 23, he announced in a banker’s meeting "security values in most instances were not inflated." For months after the Crash, he continued to assure investors that a recovery was just around the corner. Once the Great Depression was in full force, he did warn that the ongoing drastic deflation was the cause of the disastrous cascading insolvencies then plaguing the American economy because deflation increased the real value of debts fixed in dollar terms. Fisher was so discredited by his 1929 pronouncements and by the failure of a firm he had started that few people took notice of his "debt-deflation" analysis of the Depression. People instead eagerly turned to the ideas of Keynes. Fisher's debt-deflation scenario has since seen a revival since the 1980s. --> Nel 1933, un gruppo di economisti guidati da Irving Fisher iniziò a scrivere una relazione che è stata poi conosciuta come il ''Piano di Chicago''. La versione finale del rapporto è apparsa nel 1936 e suggeriva di abolire il sistema della riserva frazionaria bancaria obbligando le banche a detenere il 100% di moneta a coperture dei depositi. Il sistema delle banche private, a riserva frazionaria, aveva inondato l'economia con un enorme quantità di denaro, in contrasto con le regole per l'emissione di banconote legali da parte delle banche centrali. Prima dell'inizio della crisi, alcuni paesi europei (in particolare Gran Bretagna e Francia) avevano ripristinato il Gold Standard (Sistema aureo) pre-guerra, che negli Stati Uniti non era stata abolita neanche durante la prima guerra mondiale. ''Theory of interest as determined by impatience to spend income and opportunity to invest it'', 1930 Irving Fisher è stato un autore prolifico (suo figlio catalogò circa 2000 titoli suoi), tra le principali opere si possono elencare: * ''Mathematical Investigations in the Theory of Value and Prices. '', 1892 * ''Appreciation and interest'', 1896 * ''The Nature of Capital and Income'', 1906 ** * ''The Rate of Interest'', 1907 * ''Introduction to Economic Science'', 1910 * ''The Purchasing Power of Money'', 1911 * ''Elementary Principles of Economics'', 1911 * ''The best form of index number''. in ''American Statistical Association Quarterly'', 1921 * ''The Making of Index Numbers'', 1922 * ''A statistical relation between unemployment and price changes'', in ''International Labour Review'', 1926 * ''A statistical method for measuring 'marginal utility' and testing the justice of a progressive income tax''. In ''Economic Essays Contributed in Honor of John Bates Clark '', 1927 * ''The Theory of Interest'', 1930 ** * ''Booms and Depressions'', 1932 * ''The debt-deflation theory of great depressions'', in ''Econometrica'', 1933 * ''100% Money'', 1935
Intersezione (insiemistica)
In matematica, e in particolare in teoria degli insiemi, l''''intersezione''' di due insiemi e è l'insieme degli elementi che appartengono sia all'insieme che all'insieme contemporaneamente. L'intersezione è un'operazione binaria. Nell'algebra booleana corrisponde all'operatore AND e, in logica, alla congiunzione.
L'intersezione di due insiemi e si denota comunemente con . Quindi è un elemento di se e solo se è un elemento degli insiemi e contemporaneamente, in simboli: : Più in generale, data una famiglia qualsiasi di insiemi, l'intersezione è definita come quell'insieme a cui un elemento appartiene se e solo se appartiene ad ognuno degli . Diagramma di Eulero-Venn per l'intersezione. Intersezione di una sfera e un cubo parzialmente sovrapposti Dalla definizione segue immediatamente che l'intersezione è un'operazione commutativa, in simboli: : Infatti : L'intersezione è inoltre un'operazione associativa: : Infatti : : Per questo si può rinunciare alle parentesi quando si considera l'intersezione di più di due insiemi, scrivendo semplicemente . Come esempio elementare si devono considerare due insiemi finiti (cioè con un numero finito di elementi) e . In questo caso si può verificare direttamente per ogni elemento di se è anche elemento di (o viceversa), ottenendo : Un esempio un po' più astratto è dato da due insiemi definiti tramite determinate proprietà dei loro elementi: siano l'insieme dei numeri interi divisibili per e l'insieme dei numeri interi divisibili per . In questo caso, è l'insieme dei numeri interi divisibili sia per che per , ovvero tutti i numeri interi divisibili per . Gli insiemi dei numeri pari e dei numeri dispari sono disgiunti; infatti un numero non può essere contemporaneamente pari e dispari. L'intersezione di questi due insiemi è quindi l'insieme vuoto. Il simbolo ∩, così come ad esempio anche i simboli ∈, ∪, ⊂, venne introdotto per la prima volta da Giuseppe Peano nel Formulario mathematico, opera pubblicata nel 1895.
Insieme vuoto
Uno dei simboli usati per indicare l'insieme vuoto. Altro simbolo dell'insieme vuoto. Nella teoria degli insiemi si indica con '''insieme vuoto''' quel particolare insieme che non contiene alcun elemento. Nella teoria assiomatica degli insiemi l'assioma dell'insieme vuoto ne postula l'esistenza. Partendo da questo sono costruiti tutti gli insiemi finiti. L'insieme vuoto è chiamato talvolta anche ''insieme nullo'', ma ciò può creare confusione con il concetto esposto nella voce insieme nullo, argomento studiato in teoria della misura. Diverse proprietà insiemistiche sono banalmente vere per l'insieme vuoto.
Solitamente l'insieme vuoto è indicato col simbolo , , ∅ oppure , usato per la prima volta dal gruppo di matematici, principalmente francesi, dell'inizio del XX secolo che scrivevano sotto lo pseudonimo collettivo di Nicolas Bourbaki (in particolare, fu il matematico André Weil ad introdurlo nel 1939). Non deve essere confuso con la lettera greca Φ (phi) o con la vocale scandinava Øø (sebbene Weil si sia ispirato proprio a questa). Si noti che la notazione {} indica l'insieme che contiene l'insieme vuoto e va pertanto non confusa con il semplice insieme vuoto . Per notare meglio le differenze tra i vari simboli, li si osservi uno a fianco all'altro: ∅ Øø Φ - il simbolo di insieme vuoto è basato su un cerchio, mentre la lettera scandinava è più simile a un ovale, come la lettera O; infine la barra della Φ è verticale e non obliqua. * l'insieme vuoto è un sottoinsieme di ogni insieme ''A'': *: * l'unione di un qualunque insieme ''A'' con l'insieme vuoto è ''A'': *: * l'intersezione di un qualunque insieme ''A'' con l'insieme vuoto è l'insieme vuoto: *: * il prodotto cartesiano di un qualunque insieme ''A'' con l'insieme vuoto è l'insieme vuoto: *: * l'unico sottoinsieme dell'insieme vuoto è l'insieme vuoto stesso: *: * il numero di elementi dell'insieme vuoto (vale a dire la sua cardinalità) è zero; l'insieme vuoto è quindi finito: *: * data una proprietà qualunque: ** per ogni elemento di la proprietà è valida; ** non esistono elementi di per cui la proprietà vale; * allo stesso modo, se per una qualche proprietà valesse che: ** per ogni elemento di A la proprietà è valida; ** non ci sono elementi di A per cui la proprietà vale; : allora . Poiché l'insieme vuoto è unico si parla ''dell'''insieme vuoto e non ''di un'' insieme vuoto. Nella teoria degli insiemi, infatti, due insiemi sono uguali se hanno gli stessi elementi, quindi ci può essere un solo insieme senza elementi. Considerato come sottoinsieme della retta reale (o, più in generale, di un qualsiasi spazio topologico), l'insieme vuoto è sia chiuso che aperto. Tutti i suoi punti frontiera (cioè nessun punto) appartengono all'insieme vuoto, che perciò è chiuso; ma anche tutti i suoi punti interni (ancora una volta nessun punto) appartengono all'insieme vuoto, che dunque è anche aperto. Inoltre l'insieme vuoto è un insieme compatto per il fatto che ogni insieme finito è compatto. La chiusura dell'insieme vuoto è vuota. Questo fatto è noto come "conservazione dell'unione nulla". Il concetto di insieme vuoto non è la stessa cosa che il concetto di ''niente''. È un insieme che non contiene niente al suo ''interno'', ma un insieme è ''qualcosa''. Questo fatto spesso causa difficoltà a chi lo incontra per la prima volta. Può essere d'aiuto immaginare un insieme come un contenitore di oggetti: un contenitore vuoto è vuoto, eppure certamente esiste. L'insieme vuoto è un sottoinsieme di un qualunque insieme ''A''. Per definizione di sottoinsieme, si ha che per ''ogni'' elemento ''x'' di {}, ''x'' appartiene ad ''A''. Se non fosse vero che ogni elemento di {} si trova in ''A'', allora dovrebbe esistere almeno un elemento di {} che non è presente in ''A''. Ma dal momento che ''non'' ci sono elementi in {}, allora non esiste alcun elemento di {} che non sta in ''A'', e dunque si può concludere che ogni elemento di {} si trova in ''A'' e quindi {} è un sottoinsieme di ''A''. Questo concetto è spesso parafrasato con "tutto è vero per gli elementi dell'insieme vuoto" e può essere visto come una applicazione della regola logica "ex falso quodlibet". Nella teoria assiomatica degli insiemi nota come teoria degli insiemi di Zermelo-Fraenkel, l'esistenza dell'insieme vuoto è assicurata dall'assioma dell'insieme vuoto. L'unicità dell'insieme vuoto segue dall'assioma di estensionalità. Ogni assioma che stabilisce l'esistenza di un qualunque insieme implica l'assioma dell'insieme vuoto, utilizzando lo schema di assiomi di specificazione. Per esempio, se è un insieme, allora lo schema di assiomi di separazione permette la costruzione dell'insieme , che può essere definito come l'insieme vuoto. Sebbene l'insieme vuoto sia un concetto standard ed universalmente accettato in matematica, esistono persone che ancora manifestano qualche dubbio. Jonathan Lowe ha affermato che anche se l'idea "è stata certamente una pietra miliare nella storia della matematica, … non dobbiamo assumere che la sua utilità nei calcoli sia dipendente dal suo denotare effettivamente un qualche oggetto". Non è chiaro se tale idea abbia un senso. "Tutto ciò di cui siamo a conoscenza riguardo all'insieme vuoto è che (1) è un insieme, (2) non ha elementi, e (3) è unico tra tutti gli insiemi che non hanno elementi. Però esistono molte cose che "non hanno elementi" nel senso della teoria degli insiemi — e cioè tutti i non-insiemi. È chiaro il motivo per cui questi oggetti non hanno elementi: perché non sono insiemi. Ciò che non è chiaro è come possa esistere, in modo univoco tra gli insiemi, un ''insieme'' che non ha elementi. Non possiamo evocare una tale entità semplicemente per accordo". In seguito George Boolos, in "To be is to be the value of a variable…", Journal of Philosophy, 1984 (ristampato nel suo libro ''Logic, Logic and Logic''), ha detto che si può fare molta strada utilizzando semplicemente la quantificazione multipla sugli oggetti, senza reificare gli insiemi come singole entità che hanno altre entità come membri. In un libro recente Tom McKay ha espresso un'opinione negativa riguardo all'assunzione "singolarista" che le espressioni naturali che usano il plurale possano essere analizzate utilizzando surrogati del plurale, come i simboli per gli insiemi. Egli appoggia una teoria anti-singolarista che differisce dalla teoria degli insiemi nel fatto che non esiste l'analogo dell'insieme vuoto, ed esiste una sola relazione, ''fra'' (''among'' in inglese), che è analoga sia al concetto di appartenenza che a quello di inclusione. Le operazioni sull'insieme vuoto (inteso come insieme di oggetti sui quali si effettua l'operazione) possono creare confusione. Per esempio, la somma degli elementi dell'insieme vuoto è zero, ma la moltiplicazione degli elementi dell'insieme vuoto è uno (è il prodotto vuoto). Questo fatto può sembrare sbagliato, dato che non ci sono elementi nell'insieme vuoto, e quindi sembra che non possa fare differenza se essi sono sommati o moltiplicati (dato che “essi” non esistono). In effetti, i risultati di queste operazioni rivelano di più sulle operazioni stesse di quanto non facciano sull'insieme vuoto. Per esempio, si noti che lo zero è l'elemento neutro per l'addizione, mentre l'uno è l'elemento neutro per la moltiplicazione. Dato che l'insieme vuoto non ha elementi, quando viene considerato come sottoinsieme di un qualunque insieme ordinato risulta che ogni elemento di quell'insieme è sia un maggiorante che un minorante per l'insieme vuoto. Per esempio, quando l'insieme vuoto viene considerato un sottoinsieme dei numeri reali, con l'ordinamento usuale, risulta che ogni numero reale è sia maggiorante che minorante per esso. Quando viene considerato come sottoinsieme dei numeri reali estesi (formati aggiungendo i due "numeri" (o punti) "meno infinito", indicato con e "più infinito", indicato con ai numeri reali, definiti in modo tale che è minore di qualunque numero reale e è maggiore di qualunque numero reale) si ha che: :, e :. E cioè, il più piccolo maggiorante (sup o estremo superiore) è , mentre il più grande minorante (inf o estremo inferiore) è . In precedenza si è affermato che l'insieme vuoto ha zero elementi, o che la sua cardinalità è zero. La connessione tra questi due concetti va oltre: nella definizione astratta di numero naturale lo zero è ''per definizione'' associato all'insieme vuoto, l'uno all'insieme con unico elemento l'insieme vuoto, e così via, in questo modo: 0 = {} 1 = { 0 } = { {} } 2 = { 0, 1 } = { {}, { {} } } 3 = { 0, 1, 2 } = { {}, { {} }, { {}, { {} } } }. Se ''A'' è un insieme, allora esiste esattamente una funzione ''f'' da {} a ''A'', la funzione vuota. Di conseguenza, l'insieme vuoto è l'unico oggetto iniziale della categoria degli insiemi e delle funzioni. L'insieme vuoto può essere considerato uno spazio topologico in un unico modo (definendolo aperto); questo spazio topologico vuoto è l'unico oggetto iniziale nella categoria degli spazi topologici con funzioni continue.
Isola di Favignana
Cava ''a cielo aperto'' nella località ''Settemine'' '''Favignana''' è un'isola dell'Italia appartenente all'arcipelago delle Egadi, in Sicilia. Principale isola dell'arcipelago delle isole Egadi, si trova a circa 7 km dalla costa occidentale della Sicilia, tra Trapani e Marsala, e fa parte del comune di Favignana. Il nome di Favignana deriva dal latino ''favonius'' , termine con il quale i Romani indicavano il vento caldo ricadente proveniente da ovest. Il villaggio sorge intorno a un'insenatura naturale dove è strutturato il porto sulle cui sponde sono presenti gli edifici delle antiche tonnare Florio. Le tradizionali architetture mediterranee dell'isola, caratterizzate da intonaci bianchi e finestre azzurre o verdi, sono, specialmente negli ultimi anni, oggetto di riscoperta e valorizzazione, il paesaggio è tutelato infatti dalla sopraintendenza ai beni culturali. L'isola, ricoperta prevalentemente da macchia mediterranea costituita da arbusti cespugliosi e da boschi di pini marittimi, si è affermata come importante meta turistica.
=== Territorio === L'isola di Favignana ha una superficie di 19 km² circa e uno sviluppo costiero di 33 km frastagliati e ricchi di cavità e grotte. Anticamente il nome di Favignana era ''Egusa'' (''Aegusa'' per i latini), dal greco '''Aigousa''' (''Αἰγοῦσα''), cioè «che ha capre», data la loro abbondanza sull'isola. Era anche conosciuta con altri nomi come ''Aponiana'', ''Katria'', ''Gilia'' e viene ricordata da numerosi scrittori tra cui Plinio, Polibio, Nepoziano, l'anonimo Ravennate. Dai geografi arabi era conosciuta con il nome ''Djazirat ‘ar Rahib'' («isola del monaco» o «del romito»), in quanto sull'isola si erge un castello di epoca normanna, il cosiddetto ''Castello di Santa Caterina'', dove avrebbe vissuto per l'appunto un monaco. Il pittore Salvatore Fiume la definì una «farfalla sul mare» per via della sua conformazione caratteristica. Il nome attuale (anticamente ''Favognana'') deriva dal ''Favonio'', un vento caldo di ponente che ne determina il clima molto mite. Nonostante nell'antichità fosse ricca di vegetazione, oggi ne è povera a causa del disboscamento. L'isola è attraversata da nord a sud da una dorsale montuosa la cui altitudine massima è quella del ''Monte Santa Caterina'', di 314 metri. Altre due cime sono la ''Punta della Campana'' alta 296 metri e la ''Punta Grossa'' (252 metri). Sul lato meridionale si trovano gli isolotti Preveto, Galera e Galeotta (praticamente degli scogli). === Flora e fauna === Favignana fa parte della riserva naturale delle isole Egadi istituita nel 1991. L'isola è abbastanza brulla e ospita la tipica macchia mediterranea e la gariga. La vegetazione è quindi costituita da oleastro, lentisco, carrubo, ''Euphorbia dendroides'' e sommacco. Vi sono alcuni interessanti endemismi quali il cavolo marino (''Brassica macrocarpa''), il fiorrancio marittimo (''Calendula maritima''), la finocchiella di Boccone (''Seseli bocconi''). Uno studio degli anni sessanta sulla vegetazione delle Egadi riporta a Favignana circa 570 specie. Nell'area est dell'isola vi sono molti giardini detti ipogei, curati e coltivati all'interno delle cave di tufo ormai dismesse. È una delle poche isole minori siciliane in cui sia presente una popolazione di rospo smeraldino siciliano (''Bufotes boulengeri siculus''). === Le cave === Le due porzioni del territorio isolano subirono un diverso destino dovuto alla decisione, da parte dei Saraceni, di fondare il primo nucleo del paese nei pressi delle falde orientali del ''Monte Santa Caterina'', e alla diversa composizione mineralogica della roccia presente in entrambe; questa differenza di composizione ha spostato l’attenzione degli isolani sul versante orientale dando vita alla lunga attività di estrazione della pietra. Le cave di tufo sono sparse pertanto sul territorio della ''Piana'' divenendo, nei secoli, l’elemento che maggiormente caratterizza il paesaggio antropizzato dell’isola. La pietra presente nell’isola è una calcarenite, roccia sedimentaria composta prevalentemente da sabbia e gusci fossili, che si distingue in due categorie: una di qualità inferiore, di colore giallo, presente nello strato superiore del terreno e una di qualità superiore, di colore bianco, sottostante quella precedente; la calcarenite bianca di Favignana è stata utilizzata, nei secoli, come eccellente materiale per l’edilizia che si ritrova tutt’oggi nelle case e nelle chiesa dell'Immacolata Concezione di Favignana, nella Villa Florio, nella Villa Igiea di Palermo, a Messina nei palazzi ricostruiti dopo il terremoto del 1908 e a Tunisi. Lo sfruttamento del suolo raggiunse il massimo sviluppo nel periodo compreso tra il governo dei Pallavicino (XVII sec.) e quello dei Florio (inizio del XX sec.) durante il quale, attraverso il perfezionamento delle tecniche e degli strumenti utili al taglio della pietra, i cavatori favignanesi divennero esperti nel mestiere. I metodi di estrazione praticati per la realizzazione delle cave a Favignana si suddividono in due categorie: a ''cielo aperto (a fossa)'' o al ''coperto (a gallerie e pilastri)''; la determinazione del metodo di scavo dipendeva esclusivamente dalla condizione orografica del terreno. Cava ''a galleria'' nella località ''Scalocavallo'' Il metodo a cielo aperto prevedeva la realizzazione di una cava attraverso la squadratura di una superficie orizzontale, lunga 10x10m. circa, e la successiva eliminazione della vegetazione e del cappellaccio, lo strato superficiale della roccia con spessore variante da 1 a 2 metri, fino a raggiungere la pietra più profonda. La cava pertanto veniva realizzata strato per strato permettendo ai cavatori di estrarre la pietra dall’alto verso il basso, scendendo nella profondità del suolo, avendo cura di lasciare dei conci attaccati al suolo al fine di formare una scala, unico elemento di accesso all’interno. Il metodo al coperto prevedeva invece l’accesso alla cava o attraverso grotte naturali, situate prettamente lungo la costa, o attraverso l’apertura di una galleria su una parete verticale di una cava a cielo aperto. La realizzazione di una galleria prevedeva di lasciare intatte alcune porzioni di roccia che fungevano da sostegno verticale. === Spiagge === Cala Azzurra Cava ''a cielo aperto'' nella località ''Settemine'' I più noti accessi al mare sull'isola di Favignana sono: * la spiaggia della Praia * Burrone (spiaggia sabbiosa) * Cala Azzurra (''spiaggia con scogli'') * Cala Rossa (''scogliera'') * Bue Marino (''scogliera'') * Cala Grande * Cala Ritunna (cala rotonda) * Grotta Perciata (''scogliera'') * Calamoni (''scogliera e piccole spiagge'') * Scivolo (''scogliera'') * La Praia * Punta longa * Preveto (''ciottoli'') * Marasolo (''piccola spiaggia con scogli'') La spiaggia di Cala Rossa nel 2015 è stata premiata per essere la spiaggia più bella d'Italia secondo il sito SkyScanner. tonnare di Favignana e Formica|alt=Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica La presenza umana a Favignana risale al paleolitico superiore; tracce di antichissimi insediamenti umani si hanno principalmente nelle grotte del ''Faraglione'' e del ''Pozzo'' in zona San Nicola. Era nota agli antichi greci con il nome ''Aegusa'' (Αιγούσα, isola delle capre). I Fenici si stabilirono a Favignana a partire dall'VIII secolo a.C. fino all'anno 241 a.C., quando, l'esercito romano, guidato da Gaio Lutazio Catulo, sbaragliò la flotta cartaginese nella battaglia finale della prima guerra punica, detta appunto battaglia delle isole Egadi, dopo la quale la Sicilia venne definitivamente annessa a Roma. Dopo il crollo dell'impero romano le isole caddero in mano dei Vandali, dei Goti ed in seguito dei Saraceni. Nel 1081 i Normanni, sotto il governo di Ruggero d'Altavilla, vi realizzarono un villaggio e possenti fortificazioni: il forte San Giacomo (all'interno dell'ex-carcere, in paese) e quello di Santa Caterina (in cima alla montagna). Seguì il destino della Sicilia fino al XVI secolo, appartenendo come baronia alle famiglie Carissima e Riccio; nel 1568 il feudo fu venduto a Francesco Ferdinando d'Avalos; alla metà del secolo XVII, insieme all'intero arcipelago, divenne proprietà dei Pallavicini-Rusconi di Genova, con titolo di marchesi e poi, nel 1874, dei Florio, che potenziarono le tonnare dell'isola. Dal periodo borbonico fino al fascismo l'isola fu utilizzata soprattutto come prigione e luogo di confino per gli avversari politici. Durante il periodo borbonico fu rinchiuso nella ''fossa'' di S.Caterina il mazziniano Giovanni Nicotera, che venne poi liberato dai garibaldini dopo lo sbarco dei Mille. Durante il secondo conflitto mondiale l'isola venne dotata lungo le coste, vista la sua posizione strategica, di una imponente rete di casematte e fortificazioni militari, in gran parte ancora oggi conservate. Favignana, sin dai tempi della dominazione romana, è stata sede estrattiva del tufo bianco conchigliare (in realtà è impropriamente detto ''tufo'', essendo una calcarenite e non una roccia di origine vulcanica, come è il vero tufo) utilizzato nell'edilizia. Il cosiddetto ''tufo'' ha rappresentato una fonte economica importante per gli abitanti dell'isola. La lunga attività estrattiva, presente particolarmente nella parte orientale dell'isola, ha dato origine a particolari fossati, forre e caverne, oggi trasformate, specialmente dai privati cittadini, in particolari e suggestivi orti, giardini e abitazioni. === Letteratura, musica e cinema === * L'autore trapanese Giacomo Pilati ha pubblicato nel 2004, per Mursia, il libro ''Minchia di Re'', relativo a una vicenda svoltasi nell'isola di Favignana alla fine dell'Ottocento. Da questo libro, nel 2009 è stato tratto il film ''Viola di mare'', di Donatella Maiorca, con la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta * Nel 1986 fu girato quasi interamente a Favignana il film ''Il commissario Lo Gatto'' con Lino Banfi * Vi è stata girata nel 2009 la miniserie ''L'isola dei segreti - Korè'' * Nel 2003 è stato girato a Favignana il film ''L'isola'' di Costanza Quatriglio, con la partecipazione straordinaria di Erri De Luca nel ruolo del meccanico, unica apparizione cinematografica dello scrittore napoletano * Nel 2012 vi è stato girato il film ''C'è sempre un perché'' con Maria Grazia Cucinotta * Nel 2019 Paolo Licata vi ha girato il film ''Picciridda'', con Lucia Sardo, tratto dall’omonimo romanzo, ambientato a Favignana, di Catena Fiorello * Lo scrittore e musicista Bob Salmieri, di origine favignanese, ha dedicato all'isola due libri e due CD: ** ''I storie o Cafè di lu Furestiero'' (Ed. Interculturali 2005) ** ''Uomini e Dei – Piccola Odissea Siciliana'' (Coppola Editore 2007) ** ''I storie o Cafè di lu Furestiero'' (Tinder records USA 2002) ** ''I storie o Cafè di lu Furestiero Novo'' (CNI Music – Italia 2006) Villa Florio === Architetture religiose === Al centro del paese di Favignana sorge la chiesa settecentesca intitolata alla Madonna dell'Immacolata Concezione all'interno della quale è custodito un prezioso crocifisso ligneo del XVIII secolo e una statua marmorea raffigurante Sant'Antonio del XVII secolo. === Architetture civile === *''Villa Florio'' è una palazzina neogotica, fatta costruire da Ignazio Florio dal 1876 al 1878 su progetto dell'architetto Giuseppe Damiani Almeyda. Oggi è di proprietà del comune e ospita l'info point turistico. *Castello di Santa Caterina, sulla sommità dell'isola. *L'ex-stabilimento della tonnara di Favignana, non più in attività a causa del ridotto numero dei tonni pescati, restaurato tra il 2003 e il 2009. Attualmente il luogo è aperto al pubblico a pagamento e sono offerte visite guidate da ex operai dello stabilimento. All'interno è possibile trovare testimonianze video legate alla mattanza e alla tonnara, e inoltre filmati storici concessi dall'Istituto Luce. È sede di un ''Antiquarium'', dove vi è una sala nella quale sono esposti reperti storici ritrovati nel mare delle isole Egadi.. Una volta basata sulla pesca del tonno e sull'attività estrattiva del tufo, ora poggia quasi unicamente sul turismo. Così si è avuto uno sviluppo delle sistemazioni alberghiere e soprattutto extra alberghiere in città e nei dintorni, con la nascita di villaggi turistici, hotel, agriturismi e case vacanza. Anche il settore della ristorazione ha avuto una crescita dovuta al turismo, sia nel numero dei locali che nella qualità delle proposte.
Isola di Marettimo
'''Marettimo''' è un'isola italiana appartenente all'arcipelago delle isole Egadi, in Sicilia. È la più occidentale delle Egadi e vi si trova la località '''Marèttimo''', frazione di Favignana, comune italiano del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.
Vista di Marettimo Scoglio del Cammello Le antiche popolazioni di questa ristretta area del Mediterraneo (Fenici, Elimi, Sicani) le attribuirono il carattere di sacralità di cui ancora oggi si può godere. Secondo la ''teoria trapanese dell'Odissea'' (nata ad opera di Samuel Butler), Marèttimo verrebbe a coincidere, dal punto di vista geografico, con Itaca, la patria di Ulisse. Sarebbe lo stesso eroe a indicarne la posizione. I Romani costruirono a Marettimo un presidio militare dopo la prima guerra punica, attorno al 150 a.C. il cui scopo era controllare la rotta tra la Tunisia e Roma. Il complesso, noto come ''Case Romane'', si trova a monte del paese, a quota 250 metri circa ed è costituito da due piccoli edifici e da una chiesetta di epoca normanna. Diversi autori citano ''Hierà'' come il luogo dove venne firmato il trattato di pace tra Romani e Punici-Cartaginesi dopo la drammatica Battaglia delle Isole Egadi del 10 marzo del 241 a.C., che vide Annone e le proprie navi sconfitti dalle pentere e trireme dotate di rostri dei Romani comandati da Lutazio Catulo. Il castello di Punta Troia, edificato in periodo normanno (circa 1140), venne in seguito usato anche come carcere. Nel periodo borbonico all'interno delle sue anguste e buie celle fu detenuto anche Guglielmo Pepe. Nel Quattrocento l'intero arcipelago fu baronia delle famiglie Carissima e Riccio; nell'anno 1568 il feudo fu venduto a Francesco Ferdinando d'Avalos; alla metà del secolo XVII, l'isola divenne proprietà dei Pallavicini-Rusconi di Genova, con titolo di marchesi. === Toponimo === L'antico toponimo greco dell'isola, citato da Polibio, era ''Hierà Nésos'' (Ἱερά νῆσος), che significa «isola sacra». Il nome attuale deriva molto probabilmente da ''Marìtima'', nome latino dell'isola che compare già nell'''Itinerario Antonino'', del III secolo d.C. Alcuni studiosi suggeriscono che l'origine del nome sia da ricercare nell'abbondante presenza del timo selvatico. Questa non è tuttavia l'unica tipologia di erba che cresce spontaneamente nell'isola, il cui clima del tutto particolare ha contribuito allo sviluppo di una flora straordinaria. Marettimo si è staccata dalla terraferma diversi millenni prima delle altre due isole dell'arcipelago. Il risultato è che ci sono varie piante endemiche, come il cavolo delle Egadi (''Brassica macrocarpa'') e la finocchiella di Boccone (''Seseli bocconi''), arbusto che cresce sulle rupi attorno al Semaforo. Lungo la fascia costiera vegetano ''Helichrysum pendulum'', ''Rosmarinus officinalis'', ''Satureja fruticulosa'', ''Euphorbia dendroides'', ''Euphorbia bivonae''. A quota maggiore si trovano ''Erica multiflora'', ''Cistus incanus'', ''Ruta chalepensis'', ''Daphne oleifolia'', ''Quercus ilex'', ''Pinus halepensis'', ''Lonicera implexa'', ''Bupleurum'' sp., ''Scabiosa'' sp., ''Dianthus'' sp. Degne di nota le diverse grotte, raggiungibili solo dal mare; i fenomeni carsici; i fondali, alcuni dei quali sono parte della riserva naturale delle Egadi. Il punto più alto dell'isola è il Monte Falcone (). L'isola è percorsa da vari sentieri.
I Simpson
'''''I Simpson''''' è una sitcom animata statunitense, creata dal fumettista Matt Groening nel 1987 per la Fox Broadcasting Company. La serie è una parodia satirica della società e dello stile di vita statunitense, impersonati dalla famiglia Simpson, protagonista dell'opera, composta da Homer e Marge e dai loro tre figli Bart, Lisa e Maggie. Ambientato in una cittadina statunitense chiamata Springfield, il cartone tratta in chiave umoristica molti aspetti della condizione umana, tra cui la cultura statunitense, la società, la famiglia e la stessa televisione. L'idea della famiglia Simpson venne applicata da Matt Groening e James L. Brooks nel 1987, in occasione dei corti animati di un minuto da mandare in onda durante il ''The Tracey Ullman Show''. La loro prima apparizione nel talk show avvenne il 19 aprile di quello stesso anno. Da quel momento, fino al 1989, andarono in onda durante gli intermezzi pubblicitari dello show, ottenendo un buon successo di pubblico. La serie debuttò in prima serata, sotto forma di episodi di mezz'ora, il 17 dicembre 1989. ''I Simpson'' sono subito diventati uno show di punta della 20th Century Studios, grande casa produttrice di film; nel corso degli anni, infatti, hanno vinto numerosi e importanti premi televisivi. Il numero del magazine ''TIME'' del 31 dicembre 1999 lo ha acclamato come "miglior serie televisiva del secolo", mentre il 14 gennaio 2000 lo show ha ottenuto una stella nella Hollywood Walk of Fame. Ad oggi è la più lunga sitcom e serie animata statunitense mai trasmessa. ''I Simpson'' hanno inoltre influenzato diverse altre serie animate per adulti prodotte dalla metà degli anni '90 in poi. Nel 2002 la rivista ''TV Guide'' ha classificato ''I Simpson'' all'8º posto tra i migliori 50 spettacoli televisivi di tutti i tempi, miglior posizione tra le serie animate. In Italia lo show è trasmesso in chiaro dalle emittenti Mediaset, che detiene i diritti e ne doppia gli episodi, e dai canali satellitari di Fox Networks Group Italy. Dalla prima fino ad alcuni episodi della settima stagione sono stati trasmessi su Canale 5 ogni martedì alle 22:30 dal 1º ottobre 1991 al 18 agosto 1996, mentre dai restanti episodi della settima stagione fino alle stagioni attualmente in corso la trasmissione si è spostata su Italia 1. Dal 2003 sono trasmessi su Fox e dal 2014 al 2019 anche su Fox Animation. Dal suo debutto ad oggi sono stati mandati in onda più di 650 episodi raccolti in 30 stagioni. Il 6 febbraio 2019 la Fox Broadcasting Company ha rinnovato la serie per la 31ª e 32ª stagione. Dal 12 novembre 2019 la serie viene trasmessa anche su Disney+, il servizio streaming della The Walt Disney Company, mentre in Italia viene trasmessa sulla piattaforma dal 24 marzo 2020. Il 3 marzo 2021 Fox rinnova la serie per la 33ª e la 34ª stagione. Dal 23 agosto 2021 la serie è trasmessa anche su 20 Mediaset. Nel 2007 ne è stato tratto un lungometraggio, intitolato ''I Simpson - Il film'' , uscito nelle sale cinematografiche il 27 luglio dello stesso anno negli Stati Uniti e il 14 settembre seguente in Italia.
La serie è incentrata sulla famiglia Simpson, composta da Homer, incarnante lo stereotipo dell'americano di classe media, pigro e pasticcione, ma capace di scatti di coraggio ed umanità; dalla moglie Marge, molto gentile e premurosa nei confronti della famiglia; e dai figli Bart, il classico combinaguai disobbediente; Lisa con la sua intelligenza; e la piccola Maggie che non fa altro che tenere il ciuccio. Essi vivono insieme a Springfield, città americana fittizia nella sua costituzione e planimetria, al fine di confondere le idee su quale Springfield sia, con tutti i loro numerosi amici e parenti che appaiono spesso nella serie. === Stagioni === Codice Stagione Episodi Prima TV Originale Prima TV Italiana MG Corti pilota 48 1987-1989 inediti 7G Prima stagione 13 1989-1990 1991 7F Seconda stagione 22 1990-1991 1991-1993 8F Terza stagione 24 1991-1992 1993-1994 9F Quarta stagione 22 1992-1993 1994, 1998 1F Quinta stagione 1993-1994 1994-1995 2F Sesta stagione 25 1994-1995 1995-1996, 1998-1999 3F Settima stagione 1995-1996 1996, 1998 4F Ottava stagione 1996-1997 1998-1999 5F Nona stagione 1997-1998 AABF Decima stagione 23 1998-1999 1999 BABF Undicesima stagione 22 1999-2000 2000 CABF Dodicesima stagione 21 2000-2001 2001 DABF Tredicesima stagione 22 2001-2002 2003-2004 EABF Quattordicesima stagione 2002-2003 2004-2005 FABF Quindicesima stagione 2003-2004 2005 GABF Sedicesima stagione 21 2004-2005 2005-2007 HABF Diciassettesima stagione 22 2005-2006 2006-2007 JABF Diciottesima stagione 2006-2007 2007-2009 KABF Diciannovesima stagione 20 2007-2008 2008-2009 LABF Ventesima stagione 21 2008-2009 2010 MABF Ventunesima stagione 23 2009-2010 NABF Ventiduesima stagione 22 2010-2011 2012 PABF Ventitreesima stagione 2011-2012 2012-2013 RABF Ventiquattresima stagione 2012-2013 2014 SABF Venticinquesima stagione 2013-2014 TABF Ventiseiesima stagione 2014-2015 2015 VABF Ventisettesima stagione 2015-2016 2016 WABF Ventottesima stagione 2016-2017 2017 XABF Ventinovesima stagione 21 2017-2018 2018, 2020/21 YABF Trentesima stagione 23 2018-2019 2019 ZABF Trentunesima stagione 22 2019-2020 2020-2021 QABF Trentaduesima stagione 2020-2021 2021 UABF Trentatreesima stagione ? 2021-? === Speciali === N° Titolo Prima TV Originale Prima TV Italiana 1 The Simpsons 20th Anniversary Special - In 3-D! On Ice! 10 gennaio 2010 Inedito 2 Springfield of Dreams: The Legend of Homer Simpson 22 ottobre 2017 Inedito Titolo Prima TV originale TV premiere Prima TV italiana Durata ''Maggie Simpson in "The Longest Daycare"'' 13 luglio 2012 17 febbraio 2013 29 maggio 2020 4 min. 52s ''Playdate with Destiny'' 29 febbraio 2020 6 marzo 2020 10 aprile 2020 5 min. ''Maggie Simpson in "Il risveglio della forza dopo il riposino"'' 4 maggio 2021 4 maggio 2021 4 maggio 2021 3 min. ''The Good, The Bart and The Loki'' 7 luglio 2021 7 luglio 2021 7 luglio 2021 4 min. 33s === Personaggi principali === Quella dei Simpson è una vita basata sullo ''stile di vita'' della famiglia statunitense media. * '''Homer Simpson''': è il padre ed è l'ispettore alla sicurezza della centrale elettronucleare di Springfield; adora strafogarsi di cibo, soprattutto ciambelle e costolette di maiale, e bere birra Duff. Adora guardare la TV con una birra in mano. Passa molto tempo al bar di Boe Szyslak con gli amici Barney Gumble, Lenny Leonard e Carl Carlson. Le sue frasi sono "D'oh!", "Mi-ti-co!", la risata "deh-hi-hi-oh" e "Brutto bagarospo" (quest'ultima la dice mentre strangola Bart).Doppiato da Dan Castellaneta (lingua inglese), Tonino Accolla (lingua italiana st. 1-23), Massimo Lopez (lingua italiana st. 24-in corso) * '''Marge Simpson''': è la madre ed è il ritratto della tipica madre e casalinga statunitense: iperprotettiva nei confronti dei figli, è dotata di una spiccata "moralità". Si fa coinvolgere nelle stramberie di Homer, ma alla fine riesce sempre a tenere unita la famiglia. Nella puntata della 21ª stagione, "Il colore giallo" rivela di essere di origine francese da parte del padre.Doppiata da Julie Kavner (lingua inglese), Liù Bosisio (lingua italiana st. 1-22), Sonia Scotti (lingua italiana st. 23-in corso) * '''Bart Simpson''': è il figlio di 10 anni primogenito, furbo e insofferente alle regole: ama lo skateboard e la TV. La sua attività preferita è combinare scherzi insieme al suo amico Milhouse Van Houten, soprattutto ai danni del barista Boe Szyslak e del preside della sua scuola Seymour Skinner. Ha un buon cuore, e nonostante ne sia eterno rivale, dimostra di voler bene alla sorella in più occasioni. La sua frase personale è "''Ciucciati il calzino''" (in inglese "''Eat my shorts"''). Il suo idolo è Krusty il Clown.Doppiato da Nancy Cartwright (lingua inglese), Ilaria Stagni (lingua italiana st. 1-22), Francesca Guadagno (solo "E con Maggie sono tre" e "La cometa di Bart" ) Gaia Bolognesi (lingua italiana st. 23-in corso) * '''Lisa Simpson''': è la seconda figlia di 8 anni, con un altissimo quoziente d'intelligenza (nell'episodio ''Intelligente & SUPER-intelligente'' si scopre che equivale a 159), vegetariana, buddhista, intellettuale, ambientalista, femminista, sensibile e anticonformista si ritrova spesso coinvolta nell'attivismo progressista. È spesso vittima degli scherzi del fratello maggiore, che però si scusa quando esagera (dimostrando che le vuole bene). Il suo sogno è diventare presidente degli Stati Uniti d'America e la sua passione è suonare il sassofono.Doppiata da Yeardley Smith (lingua inglese), Monica Ward (lingua italiana) * '''Maggie Simpson''': è la figlia neonata. La sua unica attività è succhiare un succhietto. Non riesce a camminare, ed ogni volta che ci prova cade in avanti; spesso viene dimenticata davanti al piccolo schermo. Non si è mai sentita la sua voce, tranne in estemporanee eccezioni: nella puntata ''La prima parola di Lisa'', nella quale Maggie dice "papà"; in ''Bart sfida la Festa del Ringraziamento'' dove Maggie accusa Bart in un'immaginazione di quest'ultimo (gli dice "È colpa tua se non riesco a parlare!"); in ''Arrivando in Homerica'', dove parla in norvegese e ne ''I Simpson - Il film'', dove nei titoli di coda dice "Continua". Maggie molte volte si rivela una neonata piena di intelletto ed anche molto astuta, con un buon senso di responsabilità (molto più del padre e del fratello maggiore). Nell'episodio ''Intelligente & SUPER-intelligente'' si scopre che ha un quoziente d'intelligenza superiore a quello di Lisa (167).Doppiata da doppiatori variabili in inglese (es. Liz Taylor nell'ep. ''La prima parola di Lisa''), in italiano da Monica Ward nella maggior parte delle volte e da Jodie Foster nell'episodio ''Quattro Grandi Donne e Manicure'' (lingua inglese) e da Laura Boccanera (lingua italiana). La famiglia ha anche due animali, i cui versi sono interpretati da Frank Welker: * '''Piccolo aiutante di Babbo Natale''', il cane. * '''Palla di neve''', il gatto. Nonostante il fatto che passino gli anni e in vari episodi siano stati trattati compleanni, i personaggi della serie non invecchiano. Lisa ha compiuto 8 anni in due episodi diversi. Pochi sono i morti durante la serie, e ciò è avvenuto tanto in circostanze tragicomiche, quanto più semplicemente in occasione di una grave malattia. Molti personaggi sono stati invece soggetti a delle "resurrezioni", come Hans Uomo Talpa e Marvin Monroe. Altri co-protagonisti dello show, invece, non sono più comparsi nel corso degli anni, generalmente a causa della morte del doppiatore originale: l'esempio più famoso è rappresentato dai personaggi di Lionel Hutz e Troy McClure, ritirati dopo la morte di Phil Hartman, e, più recentemente, Edna Caprapall ritirata dopo la morte di Marcia Wallace. === Personaggi secondari === Oltre ai membri della famiglia Simpson, sono presenti una serie di strambi personaggi, alcuni dei quali competono in popolarità con i protagonisti. Originariamente, molti di questi personaggi erano pensati per un'unica apparizione, ma diversi sono riusciti ad ottenere maggiore spazio e spesso sono divenuti protagonisti di molti episodi. Molti personaggi secondari de I Simpson nel doppiaggio italiano parlano varianti regionali dell'italiano, fra cui quello veneto, quello campano, quello sardo, quello calabrese, quello siciliano e quello pugliese, ma anche altre lingue come il cinese o il giapponese. === Guest star === Molti episodi della serie sono doppiati da ''guest star'' che danno voce o a personaggi fittizi o a loro trasposizioni animate. Alcuni di questi doppiatori possono essere considerati come parte del cast principale, avendo da anni un ruolo fisso nello spettacolo (come avviene per Kelsey Grammer, che interpreta Telespalla Bob; o Phil Hartman, che interpretava Lionel Hutz e Troy McClure). Decine sono comunque le celebrità che hanno contribuito al doppiaggio originale almeno in un episodio. Anche nel doppiaggio italiano hanno spesso collaborato personaggi noti, che, a differenza della versione originale, hanno alle volte prestato la propria voce a personaggi già presenti nel cast della serie da diversi anni (ad esempio, Paolo Bonolis ha doppiato in un'unica occasione il personaggio di Lionel Hutz, Luciana Littizzetto la giudice Grazia Negata, Mike Bongiorno ha doppiato in uno speciale di Natale il personaggio di Babbo Natale. Francesco Totti e Ilary Blasi hanno doppiato un campione di baseball e la bella moglie, riferimento alla vita reale). La serie attualmente detiene il Guinness dei primati per "Più celebrità partecipanti ad una serie animata". === Ideazione e sviluppo === Matt Groening, creatore di ''Life in Hell'', ''Futurama e Disincanto'' Matt Groening concepì la famiglia Simpson con l'aiuto di James L. Brooks. All'inizio Groening pensò ad un adattamento televisivo della sua striscia a fumetti ''Life in Hell'', ma quando si rese conto che ciò avrebbe comportato la rescissione dei diritti di pubblicazione per quest'ultima opera, decise di prendere un'altra strada. Ebbe l'idea di delineare come protagonista dei corti la sua versione di una famiglia disfunzionale, e diede ai personaggi lo stesso nome di quello dei suoi familiari, tranne Bart. Nelle intenzioni di Groening, lo show avrebbe dovuto rappresentare una novità fin dalla prima apparizione. La scelta del colore giallo come colore della pelle dei personaggi animati ne è un esempio. Matt Selman, sceneggiatore della serie fin dai primi anni, ha affermato in un'intervista che «l'idea è stata di Matt Groening. Voleva che una volta accesi i televisori, il pubblico pensasse che il colore giallo fosse legato ad un problema tecnico. Si sarebbe domandato "Oh, perché sono gialli?" ed avrebbe provato a sintonizzare il canale senza peraltro riuscirci, perché il giallo era reale. Era un tentativo innovativo per far cadere in inganno i telespettatori; è una cosa che facciamo spesso nel mondo dello spettacolo». Groening ha avallato e allo stesso tempo smentito questa versione dei fatti nel corso degli anni e sembrerebbe invece che la scelta del pigmento sia da attribuirsi a Gyorgyi Peluce, una colorista in forze allo studio Klasky Csupo che animò lo show nelle prime stagioni. La famiglia Simpson fece il suo debutto nel ''The Tracey Ullman Show'', come protagonista di cortometraggi animati, con "Good Night", che andò in onda il 19 aprile 1987. La famiglia era rozzamente disegnata, poiché Groening aveva sottoposto schizzi di base agli animatori, supponendo che li avrebbero "puliti"; invece semplicemente ricalcarono i suoi disegni. Nel 1989, ''I Simpson'' furono adattati in una serie di mezz'ora per la Fox Network da una squadra di compagnie produttrici, inclusa l'attuale Klasky Csupo. Siccome la Fox era da poco nata e quindi alle prime armi, Jim Brooks ottenne un'inusuale clausola contrattuale dall'emittente, la quale assicurava che non avrebbe interferito col processo creativo dello show. Groening ha affermato che l'obiettivo chiave dello show era «offrire un'alternativa al pubblico, e mostrare a loro che c'è qualcos'altro oltre alla spazzatura ''mainstream'' che gli viene presentato come l'unica scelta». James L. Brooks, produttore esecutivo della serie La Fox era riluttante a trasmettere la serie, in quanto non credeva potesse reggere la durata di un normale episodio di venti minuti-mezz'ora. Proposero agli autori di produrre tre corti da sette minuti ciascuno e quattro speciali, per vedere le reazioni del pubblico e farli abituare alla lunghezza dello show (anche se il vero problema, secondo gli ideatori, era quello di rendere plausibili e ben voluti dei personaggi così grotteschi). Alla fine, però, vista l'insistenza degli ideatori, la Fox chiese tredici episodi dalla durata di trenta minuti. Il primo episodio della serie vera e propria fu ''Un Natale da cani'' (nella versione originale ''Simpsons Roasting on an Open Fire'') scelto in un confronto con quello che alla fine fu l'ultimo episodio della prima stagione, ''Sola, senza amore'' (''Some Enchanted Evening''). Quest'ultimo episodio fu il finale di stagione poiché gli animatori lo dovettero ridisegnare, avendo visto la stessa povera qualità del disegno con cui Groening aveva realizzato i corti. ''I Simpson'' furono la prima serie televisiva della Fox Network ad apparire nella top 30 degli show più visti, nella stagione 1989-90. Il successo dello show convinse la Fox che si poteva cambiare l'orario di messa in onda dello show, in modo da competere in audience con il ''The Cosby Show'' (noto in Italia come ''I Robinson''), una mossa che abbassò gli ascolti de ''I Simpson''. Tracey Ullman, intanto, aveva intentato una causa legale, affermando che il suo show era la fonte del successo de ''I Simpson'' e richiedendo perciò una parte dei guadagni provenienti dai corti. Alla fine, fu la Fox Network a vincere la causa. Lo show fu anche coinvolto in più polemiche a causa della personalità di Homer Simpson - un marito alcolizzato, irresponsabile e pigro che scatenò la "Sindrome di Homer Simpson" che influenzò molti giovani che portarono molti psicologi e dottori a sostenere che Homer era un cattivo esempio per i giovani, e Bart Simpson – un ribelle ai dettami familiari da cui frequentemente scappava senza alcuna punizione – che spinse alcune associazioni di genitori e portavoce "conservatrici" a sostenere che Bart fosse un pessimo modello per i bambini. George Bush senior, all'epoca presidente degli Stati Uniti, accusò: «stiamo provando a rafforzare la famiglia americana, in modo da farla assomigliare di più ai Waltons e di meno ai Simpson». Le t-shirt dei Simpson, così come altro ''merchandise'', furono bandite da diverse scuole pubbliche in diverse zone degli Stati Uniti. Ciò nonostante, le vendite mondiali arrivarono, in solo 14 mesi, a 2 miliardi di dollari statunitensi di ricavo. === Temi === La struttura di base de ''I Simpson'' è organizzata come quasi una normale sitcom. In teoria, è solo una serie narrante la vita di una tipica famiglia americana e di tutti i loro amici in una tipica cittadina americana. In realtà, l'obiettivo comico dello show è maggiore di quello di una qualunque sitcom. La città di Springfield è un complesso microcosmo in cui sono affrontati tutti i temi della società moderna. Il fatto che Homer lavori in una centrale nucleare, può essere sfruttato per fare satira su questioni di carattere ambientale. Le giornate che Bart e Lisa passano alla scuola elementare di Springfield possono essere fonte di ispirazione per una satira sul sistema scolastico pubblico statunitense. Rilevante è l'universo dei media locali come televisioni e radio, da cui prende spunto la presa in giro dell'industria dell'intrattenimento e dello ''showbiz''. Alcuni commentatori sostengono che lo show assume connotati politici con una propensione – che viene espressa attraverso la satira – a idee progressiste, anche se in più occasioni sono state prese di mira entrambe le parti del panorama politico americano. La serie irride l'abuso di potere che il governo e le grandi industrie hanno sulla gente comune: i politici sono corrotti, i media sono asserviti al potere e fanno cattiva informazione, il reverendo Timothy Lovejoy è indifferente verso i suoi fedeli; e la polizia locale, in particolare il commissario Clancy Winchester, è totalmente inefficiente. Anche la religione è un tema ricorrente: nei momenti di crisi, la famiglia si rivolge a Dio, che in alcune puntate è rappresentato come un uomo enorme dalla lunga barba bianca, di cui non si vede il volto. Dio è inoltre l'unico personaggio della serie animata ad essere raffigurato con le 5 dita, sia delle mani che dei piedi; infatti, tutti gli abitanti di Springfield ne presentano solo 4 (come anche personaggi più classici quali Topolino e Paperino). Nonostante tutto, lo show si è occupato delle maggiori religioni. Le trame di più episodi si concentrano su un particolare personaggio, o sulla relazione tra due. Nei casi più comuni, le trame di fondo riguardano Homer che ottiene un nuovo lavoro o che prova a diventare ricco velocemente; Marge che cerca di fuggire dalla monotonia del ruolo di casalinga, cercando anch'essa lavoro o dedicandosi a un hobby; Bart che causa un grave danno o problema e cerca di risolverlo, nascondendolo o ignorandolo interamente; Lisa che cerca di difendere o appoggiare una causa o un ente coinvolto nell'attivismo politico o ambientalista. Molti episodi si concentrano su personaggi minori, ma che coinvolgono anche la famiglia Simpson. Altri temi affrontati dalla serie sono le crisi fra Homer e Marge e i rapporti tra Bart e Lisa. === Ambientazione === La pensilina reclamizzante la ''première'' mondiale de ''I Simpson - Il film'' affissa all'entrata dello "Springfield Theater" della Springfield del Vermont La serie è ambientata a Springfield, cittadina situata in uno Stato non meglio identificato: nell'ultimo episodio dell'undicesima stagione, intitolato ''Dietro la risata'', i Simpson sono descritti come "una ridente famiglia del Kentucky". Nell'episodio della decima stagione ''Lisa 10 e lode'', il sovraintendente Chalmers afferma che la scuola elementare di Springfield era stata in passato nominata la più decadente del Missouri, aggiungendo però subito dopo come fosse stata spostata da là fino a Springfield. Invece nel lungometraggio dalla serie, Ned Flanders, mentre ammira il paesaggio attorno a Springfield insieme a Bart, afferma che la città è situata vicino ai confini con gli Stati dell'Ohio, del Nevada, del Maine e del Kentucky. Ma, mentre Ohio e Kentucky sono confinanti, Nevada e Maine si trovano da tutt'altra parte. In un altro episodio, nel quale Lisa ha una corrispondenza con un ragazzino di Rio de Janeiro, lui le fa notare che non le aveva mai scritto poiché non sapeva in che stato abitasse, lei gli risponde che bisogna "guardare gli indizi". Groening ha dichiarato che Springfield ha molto in comune con Portland, città situata nell'Oregon in cui è cresciuto, mentre il nome ''Springfield'' è stato scelto, secondo Matt Groening, ispirandosi alla cittadina di Springfield in Oregon, distante 160 chilometri da Portland, sua città natale. La geografia di Springfield e delle sue vicinanze è particolarmente variabile, caratterizzata da zone costiere, deserti, vasti terreni agricoli, alte montagne, e qualunque cosa sia richiesta dalla sceneggiatura. Anche se la città è relativamente piccola, contiene tutti gli edifici che normalmente si trovano solo nelle grandi metropoli (come l'aeroporto internazionale o gli studi televisivi). Approfittando della presenza di molte città chiamate Springfield, la Fox e il quotidiano ''USA Today'' hanno indetto, nell'estate del 2007, una votazione nella quale si chiedeva di scegliere quale fra le tante Springfield fosse la più verosimile all'ambientazione della serie. Il concorso si è poi concluso con la vittoria della Springfield del Vermont, di 9.200 abitanti, che ha così conseguito l'onore di ospitare la prima mondiale de ''I Simpson – Il film''. === Caratteristiche ricorrenti === ==== Sequenza iniziale ==== Uno dei "marchi di fabbrica" de ''I Simpson'' è la sigla iniziale, caratterizzata da una serie di sequenze tutte collegate in cui compaiono i protagonisti, accompagnata dal tema musicale d'apertura composto da Danny Elfman. Quasi ogni episodio si apre con il titolo e una carrellata che, partendo da un primo piano delle nuvole, mostra una vista aerea della città di Springfield e finisce fino alla finestra di un'aula al piano terra della scuola elementare, dove Bart è intento a scrivere frasi (diverse per ogni episodio) sulla lavagna per castigo, fino al suono della campanella delle 15:00, quando esce da scuola col suo skateboard. Successivamente vengono introdotti gli altri componenti della famiglia. Homer esce dalla centrale nucleare non accorgendosi che una barra di plutonio verde fosforescente, sulla quale stava lavorando, rimbalza sull'incudine e gli finisce tra colletto e collo, per poi accorgersene mentre è alla guida della sua auto e la getta dal finestrino con noncuranza; Marge e Maggie escono dal supermercato con la spesa, dopo che Maggie è stata passata sul lettore di codici a barre della cassa facendo apparire il prezzo, 847,63 dollari, che nel 1989, primo anno dei Simpson, era il costo medio annuo per il mantenimento di un neonato negli Stati Uniti d'America; Lisa improvvisa un assolo di sassofono che si stacca dal resto della banda della scuola, venendo cacciata dall'aula di musica dal professore Dewey Largo. Intanto Bart passa davanti ad una fermata del bus zigzagando con lo skate tra Helen Lovejoy, Apu Nahasapeemapetilon, Boe Szyslak, Barney Gumble, Timothy Lovejoy, Gengive Sanguinanti Murphy e Clancy Winchester. Mentre è sullo skate la barra di plutonio gettata poco prima dal padre finisce in un tombino accanto a lui. In origine era presente una scena in cui Bart rubava il cartello della fermata (facendo così perdere il bus ai passanti, che iniziano a rincorrerlo), ma è stata tagliata dalla seconda stagione in poi. Prima di tornare ai 5 componenti, viene fatta una carrellata velocissima su tutti i personaggi secondari. Tutti i componenti della famiglia arrivano a casa quasi contemporaneamente: Homer parcheggia l'auto nel vialetto di casa, con Bart che ne colpisce il tettuccio atterrando dopo un ollie con lo skateboard; Lisa arriva con la bici, e voltando verso sinistra taglia la strada al padre mentre esce dall’auto, il quale la scansa emettendo il suo tipico D'oh!. Infine arriva Marge con Maggie in auto, rischiando di investire Homer che corre in garage urlando ed entra in casa dalla porta di servizio. La sequenza termina con la famiglia che si raduna davanti al televisore sul divano del soggiorno. Il finale della sigla cambia per ogni puntata (con poche eccezioni). La sigla si ispira in parte alla sequenza iniziale dei ''Flintstones'', i quali, in una delle molte varianti, sostituiscono la famiglia Simpson davanti alla televisione. Dal decimo episodio della ventesima stagione intitolato ''Prendi la mia vita, per favore'', andato in onda negli USA il 15 febbraio del 2009 (in Italia il 5 marzo 2010), la serie ha iniziato ad essere prodotta in alta definizione a 720p adottando un nuovo rapporto di 16:9 rispetto al classico 4:3, di conseguenza è stata creata una nuova sigla. Oltre a quelle dal punto di vista della definizione e della fluidità del movimento dei personaggi, sono presenti diverse differenze nelle varie scene, la cui successione rimane comunque fedele allo storyboard originale (anche se adattato ora al nuovo formato) con l'aggiunta di diversi dettagli o con l'ampliamento di alcune di esse, spesso con riferimenti al cambiamento dei personaggi nel corso degli anni. Per esempio, nella scena della fermata Apu è ora presente accompagnato dai suoi otto figli. . Il concetto degli elementi variati della sigla è stato ripreso in ''Futurama'', dove ogni episodio è introdotto da un sottotitolo differente e dove la navicella "Planet Express" impatta contro un grande monitor, che ogni volta mostra un differente cartone degli anni trenta. Lo stesso vale per ''American Dad!'', dove dall'auto del protagonista, Stan Smith, spunta Roger con un travestimento diverso ogni volta. Anche nella serie italiana ''Rat-Man'', vi è un finale diverso nella sigla per ogni episodio. Nell'edizione italiana, fino alla stagione 23, Mediaset sostituiva il titolo ''The Simpsons'' con ''I Simpson''. Dalla stagione 24 invece, anche nell'edizione italiana viene utilizzato il titolo inglese, in quanto sono state aggiunte delle gag nella ''title card'', e la sua sostituzione ne comportava la perdita. ==== Sequenza di coda ==== La sequenza di coda maggiormente utilizzata mostra su uno sfondo nero, i titoli di coda (doppiatori indicati con "Starring", e staff di produzione della serie) scritti in giallo con un font creato per l'occasione. Certi episodi però presentano una sigla di coda diversa creata per l'occasione: infatti in diversi episodi appaiono, in luogo della tradizionale schermata nera, delle gag aggiuntive con i personaggi del cartone più o meno lunghe, con sovrapposti i titoli di coda. Ancora, nell'episodio ''Cosa aspettarsi quando si vuole aspettare'' (stagione 24), i titoli di coda sono scritti in corsivo. Negli episodi di "La paura fa novanta", invece i titoli di coda sono scritti in carattere verde, e i nomi dello staff sono storpiati in maniera horror (es. Bat Groening al posto di Matt Groening). Nell'edizione italiana vengono invece trasmessi i titoli di coda relativi all'edizione italiana (sempre in giallo, però il font è diverso, anche se simile), ed una volta esauriti essi, vengono trasmessi i titoli di coda americani, con velocità accelerata. Fino alla stagione 22 i titoli di coda con i doppiatori americani (quelli riportanti "Starring") venivano saltati, mentre dalla stagione 23 vengono trasmessi anch'essi. Le gag presenti nella sigla di coda vengono doppiate in italiano, e non saltate. Terminati i titoli di coda viene trasmesso il ''bumper'' della Gracie Films seguito da quello della 20th Century Studios. Nell'edizione italiana è raro vedere i titoli di coda italiani al completo, visto che le emittenti Mediaset spesso tagliano dopo pochi secondi le sigle di coda per lasciar spazio alla pubblicità, eccetto se ci sono gag. Il tema utilizzato generalmente per i titoli di coda è una versione riarrangiata del tema de I Simpson di Danny Elfman, anche se che per diversi episodi vengono utilizzate altre canzoni cantate dai protagonisti del cartone. ==== Special Halloween ==== ''La paura fa novanta'' (''Treehouse of Horror'') è una serie di episodi dei Simpson che ricorrono in ogni stagione (tranne la prima) in occasione della festa di Halloween, il 31 ottobre. Questi episodi sono divisi in tre corti, le cui trame non seguono il canone originale della serie. Negli episodi infatti i protagonisti del cartone sono coinvolti in situazioni il cui genere va dall'horror alla fantascienza e al soprannaturale; spesso questi brevi episodi nascono come parodia di film appartenenti a questi generi. I normali personaggi interpretano ruoli speciali. Infatti, molto spesso, il ruolo del "cattivo" di turno (che può per esempio essere uno zombie, un vampiro, o un serial killer) è interpretato da personaggi che hanno qualche affinità con queste figure (un esempio è il ruolo del signor Burns, che ha interpretato, fra gli altri, una parodia del conte Dracula) o ne differiscono totalmente (per esempio, Ned Flanders ha interpretato il Diavolo in persona in ''La paura fa novanta IV''). Inoltre, solo in questi episodi speciali fanno la loro comparsa personaggi come i bizzarri alieni Kang e Kodos. ==== Riferimenti alla cultura pop ==== La serie è, inoltre, particolarmente famosa per i riferimenti culturali e le citazioni che coprono un ampio spettro della cultura pop internazionale, specialmente quella americana (in particolare, sono presenti riferimenti, omaggi o parodie più o meno indirette di film, canzoni, o trasmissioni televisive), in modo che spettatori di generazioni differenti possano trarre pieno godimento dallo show. Ad esempio, in questa vasta gamma di citazioni e riferimenti al "mondo reale", rilevante è la presenza della stessa Fox, più volte presa in giro dagli autori dello show. Una celeberrima serie di gag ricorrenti è rappresentata dagli scherzi telefonici che Bart fa alla taverna di Boe, cui chiede se sono presenti persone dai nomi costruiti con molti "doppi sensi". Un altro esempio si trova nei crediti degli special di Halloween, in cui i nomi dello staff sono storpiati con sfumature horror, come "Bat Groening" al posto di Matt Groening o "Chains Hell Brooks"al posto di James L. Brooks. Lo show è anche conosciuto per gag di tipo testuale (scritte divertenti come i nomi dei negozi, l'ordine del giorno del municipio affisso sui cartelli, o anche il programma della messa domenicale). Sono inoltre presenti le cosiddette gag del ''freeze frame'', ovvero immagini o scritte divertenti che appaiono sullo schermo troppo velocemente per essere identificate normalmente, ma che possono essere visibili stoppando ad un preciso fotogramma la trasmissione. === Crossover === Pochi sono gli episodi de ''I Simpson'' a presentare crossover di rilievo che vedono la presenza dei personaggi di altre sitcom animate: il primo caso riguarda i vari cameo del robot Bender, da Futurama, in alcune scene a partire dalla quattordicesima stagione in poi; nonostante questi appaia come personaggio principale nell'episodio ''Simpsorama'' assieme a tutti i protagonisti sia della sua serie che dei Simpson. Ultime serie ad aver incontrato i Simpson sono stati i personaggi de ''I Griffin'' all'interno dell'episodio ''The Simpson Guy'' (Nella traduzione italiana ''«E alla fine si incontrano»)'' della tredicesima stagione di quest'ultima serie animata e la LEGO all'interno dell'episodio ''Mattoncino come me'' della venticinquesima stagione (oltre al cameo di Milhouse nel film ''The LEGO Movie'') e nel videogioco crossover di Traveller's Tales, ''LEGO Dimensions'' insieme a moltissime altre serie (tra cui ''Doctor Who'', ''Mission: Impossible'', ''Teen Titans Go!'', ''Adventure Time'', ''Sonic the Hedgehog'', ''Beetlejuice - Spiritello porcello''...). Il compositore Danny Elfman, autore della sigla d'apertura Il tema musicale di apertura è stato composto da Danny Elfman mentre le musiche all'interno degli episodi sono composte da Alf Clausen. Oltre alle composizioni orchestrali, fanno parte della colonna sonora molte canzoni, originali e non. Sono stati pubblicati diversi album di musica originale, fin dalla messa in onda della seconda stagione, come ad esempio ''Songs in the Key of Springfield'' e ''Go Simpsonic with The Simpsons''. Molte canzoni sono state composte con lo scopo di un'uscita su CD singolo o di un album, e molte di queste non sono presenti nello show. Il singolo più conosciuto è "Do the Bartman", co-scritto e prodotto da Michael Jackson, singolo pubblicato nel novembre del 1990 e divenuto un successo internazionale, arrivato alla posizione numero 1 nella "UK Singles Chart" dove è rimasto per tre settimane, ed è stato certificato disco d'oro. Un secondo singolo prodotto da DJ Jazzy Jeff, "Deep, Deep Trouble" fu pubblicato l'anno seguente. Altri album tratti dalla serie, come ''The Simpsons Sing the Blues'' e ''The Yellow Album'', pubblicati nella seconda metà degli anni novanta, contengono diverse cover, come anche diverse composizioni originali. === Trasmissione internazionale === Paese Lingua Canali Prima TV Repliche USA Inglese Fox FoxFXFXXMyNetworkTVFreeformDisney+ (dal 2019) Italia Italiano Canale 5 (1991-1996)Italia 1 (1997-in corso) Fox (2003-in corso) Fox Animation (2014-2019) Disney+ (dal 2020)Mediaset 20 (dal 2021) Spagna Spagnolo (Spagna) La 1 (ep. 1x13)La 2 (ep. 1x1-1x12, 2x1-3x24)? (st. 4)Antena 3 (st. 5+) La 2 (1991-1994)Antena 3Fox SpagnaNeox Disney+ (dal 2020) Messico Spagnolo (America Latina) Canal 5 (ep. 1x1)Azteca 13 (1991-1993)Azteca 7(dal 1993) Azteca 13Azteca 7 Costa Rica TelecentroCanal 6 (1992-1995)Repretel (1996-2013)Canal 9 (2013-2015) TelecentroCanal 6RepretelCanal 9 Canada Inglese Global GlobalCBC TelevisionThe Comedy NetworkTeletoon Francese (Québec) TQS (fino al 2003)Télétoon (dal 2005) TQSTélétoon (dal 2005) Francia Francese Canal+ (st. 1-23)W9 (st. 24+) Canal+ (dal 1992)France 3 (dal 1993)M6 (2007-2008)Canal+ Family (2007-2017)W9 (dal 2006) Belgio Club RTL (ep. 24x1-25x22)Plug RTL (ep. 26x1+) Club RTLPlug RTL Germania Tedesco ZDF (ep. 1x1-3x23, 4x2)ProSieben (ep 3x24-4x1, 4x3+) ZDFProSieben Corea del Sud Inglese (sottotitolato in Coreano) KBS 1TV KBS 1TV Giappone Giapponese WOWOW(st. 1-12)Fox (st. 13+) Fox Disney+ (dal 2021) === Doppiaggio === Di seguito sono elencati i personaggi e i doppiatori: Personaggio Doppiatore originale Doppiatore italiano Homer Simpson Dan Castellaneta Tonino Accolla (st. 1-23)Massimo Lopez (st. 24+) Marge Simpson Julie Kavner Liù Bosisio (st. 1-22)Sonia Scotti (st. 23+) Bart Simpson Nancy Cartwright Ilaria Stagni (st. 1-22)Francesca Guadagno (ep. 6x13-6x14)Gaia Bolognesi (st. 23+) Lisa Simpson Yeardley Smith Monica Ward Maggie Simpson Elizabeth Taylor (ep. 4x10)Nancy Cartwright (Film)Jodie Foster (ep. 20x20) Monica WardLaura Boccanera (ep. 20x20) L'edizione italiana è curata da Ludovica Bonanome per Mediaset (nei titoli di coda delle prime cinque stagioni, l'indicazione della responsabile dell'edizione italiana non veniva riportata, limitandosi così a riportare il solo studio di doppiaggio). Le varie stagioni non sono state doppiate presso lo stesso studio, così anche per il direttore di doppiaggio, che varia a seconda della stagione. Comunque, il doppiaggio della maggior parte delle stagioni è stato diretto da Tonino Accolla. Altri direttori che si sono avvincendati nel corso degli anni sono: Danilo De Girolamo, Teo Bellia, Pino Insegno, Francesca Draghetti, Giorgio Lopez, Massimo Giuliani, Gianni Bonagura (non accreditato), Susanna Javicoli (non accreditata), Fabrizio Mazzotta (non accreditato), Massimo Corvo (non accreditato), Laura Boccanera (non accreditata), Davide Lepore, Monica Ward, Ilaria Stagni, Anton Giulio Castagna (non accreditato), Roberta Paladini, Connie Bismuto, Claudia Razzi (non accreditata) e Francesca Guadagno. I dialoghi invece nelle prime ventitré stagioni sono stati curati da Tonino Accolla (tranne in alcune eccezioni da Elettra Caporello), mentre a partire dalla ventiquattresima stagione vengono realizzati da Cecilia Gonnelli, che aveva già lavorato per diversi anni nella serie come traduttrice. Elenco degli studi che hanno doppiato l'edizione italiana de ''I Simpson'' Stagioni Studio di doppiaggio 1-3 Cinema Cinema 4, 18-31 SEDIF 5 LY.DE.V. 6-10 Art Collage 11-12, 15-16 CD Cine Doppiaggi 13-14 Multimedia Network 17 C.V.D. 32-in corso CDC Sefit Group / Iyuno Italy === Censura === La serie, a causa dei temi trattati, è incorsa più volte nella censura da parte delle emittenti o anche dei governi dei paesi esteri. La Fox non ha mai adottato politiche di censura sulla serie, anche se in varie occasioni i produttori hanno chiesto a Matt Groening, creatore della serie, dei tagli prima della messa in onda dell'episodio. Lo show ha subito censure anche in Gran Bretagna, Venezuela, Argentina, ed è stato bandito in Russia e in Cina (in quest'ultima nazione è stato successivamente mandato in streaming a partire dal 2014). In Giappone, l'ultimo episodio della decima stagione, intitolato ''Da Tokyo con orrore'' (nella versione originale ''Thirty Seconds Over Tokyo'') non è mai stato mandato in onda, a causa del ritratto comico di alcune icone e figure sacre, come l'Imperatore del Giappone Akihito, e non è presente nell'edizione locale in DVD della decima stagione. Particolare è stato anche il caso del primo episodio della terza stagione ''Papà-zzo da legare''. Nel 2019 Fox annuncia di interromperne la distribuzione per via delle accuse di presunta pedofilia rivolte a Michael Jackson, il quale aveva doppiato in quella puntata il personaggio di Leon Kompowsky, dal documentario statunitense Leaving Neverland della HBO In Italia, invece, a differenza di quanto accaduto ad altre molte serie animate americane per adulti, come ''South Park'', ''I Griffin'', ''American Dad!'' e alcuni anime trasmessi dalle reti Mediaset, la serie non ha subito censure di rilievo, anche se sono stati alleggeriti più dialoghi. L'unico caso da segnalare riguarda l'episodio ''L'erba di Homer'' che tratta tematiche riguardanti la marijuana e i suoi effetti, la cui visione è stata vietata ai minori di 14 anni negli Stati Uniti d'America; in Italia è stato trasmesso solo in seconda serata, il 2 febbraio 2004, a differenza degli altri episodi della tredicesima stagione trasmessi durante la regolare programmazione pomeridiana nell'ottobre 2003 e riproposti più volte in replica sempre saltando l'episodio in questione. Un altro caso, stavolta strettamente politico, è l'episodio ''Alla faccia della bandiera'' della quindicesima stagione a causa delle accuse di revisionismo concluse con il ritiro dell'episodio dalla fascia pomeridiana (anche se è stato trasmesso più volte da Italia 1, l'ultima in data 2 aprile 2019 dalle ore 14:10 alle ore 14:35). Un ulteriore caso è strettamente legato all'episodio ''La paura fa novanta XXVIII'', rimasto non trasmesso dalla Mediaset per problemi di tematiche religiose affrontate e per la crudezza del segmento MMM... Homer. Esso però è disponibile in esclusiva (sottotitolata e doppiata) su Disney+ dal 23 marzo 2020. Un ulteriore caso di censura in Italia è il primo episodio (''Un Natale da cani''), in cui la canzoncina natalizia di Bart (in cui in originale dice ''Jingle Bells, Batman Smells'', ovvero ''Jingle Bells, Batman puzza'') è stata tradotta con ''Jingle Bells, Batman gay'', battuta rimossa (lasciando solo la versione in inglese) da Disney+. I Simpson viene considerata una delle serie a cartoni animati statunitensi più famose e popolari ad essere importate in Italia. La serie arriva per la prima volta in Italia il 1º ottobre 1991 sulle reti Mediaset. La prima puntata trasmessa è stata ''Bart, il genio'', in seconda serata su Canale 5. Il vero primo episodio della serie, ''Un Natale da cani'', è stato trasmesso il 24 dicembre dello stesso anno come speciale natalizio. La serie è la prima ad essere trattata come telefilm da Mediaset. Infatti, sebbene sia un cartone animato, non è mai stata parte integrante della fascia ragazzi gestita allora da Alessandra Valeri Manera. Lo testimonia il fatto che per molti anni, nelle guide TV, ''I Simpson'' venivano indicati come ''telefilm'' o ''sit-com''. Dopo il primo episodio, la serie inizia ad essere trasmessa a cadenza settimanale, senza il giusto ordine di trasmissione originale, saltando tra l'altro diversi episodi. Nel palinsesto di Canale 5, la serie veniva trasmessa ogni martedì alle 22:30 e replica senza un orario fisso. Trasmessi 18 episodi della settima stagione, dal 1996 fino al 1998, Mediaset non ha più acquistato nuovi episodi. Dall'ottobre 1997 la programmazione de ''I Simpson'' si è spostata su Italia 1. Da allora I Simpson ottengono l'attuale collocazione dell'ora di pranzo, e cominciano ad essere trasmessi quotidianamente, alternando repliche e nuovi episodi, diventando così uno dei programmi di punta della seconda rete Mediaset, centrando in pieno il target di riferimento del canale. Oltre all'acquisto di nuove stagioni, vengono inoltre recuperati gli episodi che sono stati saltati da Canale 5. Dal 1997 fino al 1999 anche il canale Junior TV, allora appartenente a Publitalia (quindi a Mediaset), trasmette le prime tre stagioni della serie. Dal 31 luglio 2003 la serie comincia ad essere trasmessa nell'edizione italiana del canale Fox presente nella piattaforma Sky Italia. Sebbene ''I Simpson'' siano una produzione Fox, su tale rete vanno in onda solo le repliche, perché gli episodi nuovi vengono acquistati da Mediaset e trasmessi in prima visione su Italia 1 e non su Fox. Il 3 dicembre 2007, per la prima volta, ''I Simpson'' sono stati spostati dalla fascia dell'ora di pranzo alla fascia preserale, alle 19:40. Inizialmente vanno in onda repliche, poi dal 21 gennaio al 21 febbraio 2008 vanno in onda gli inediti episodi della stagione 17. Il 25 marzo è stata ripristinata la collocazione all'ora di pranzo, e quindi, il cartone va in onda in entrambe le collocazioni, fino a un mese dopo, quando è stata cancellata la collocazione preserale. Il 13 febbraio 2009 è stata reintrodotta la collocazione preserale per la trasmissione degli episodi inediti in prima TV delle stagioni 18 e 19. Questa volta però sono state mantenute entrambe le collocazioni: alle 14:30 andavano in onda le repliche, mentre alle 19:40 andavano in onda i nuovi episodi. Esauriti gli episodi inediti, sono ripartite le repliche anche nella fascia preserale. Il 7 settembre è stata nuovamente rimossa la collocazione pomeridiana della serie, così gli episodi vanno in onda solamente la sera. Questa volta il cartone è stato anticipato alle 19:25, per poi essere posticipato alle 20:05 il 1º ottobre, per poi essere spostato nuovamente alle 19:30 il 17 novembre 2010. L'11 gennaio dello stesso anno torna nuovamente la collocazione pomeridiana, e dal 22 febbraio al 23 marzo nella fascia serale va in onda la stagione 20 (anche se era già uscita in DVD il 12 gennaio). Il 5 luglio è stata nuovamente soppressa la collocazione pomeridiana, ripristinata il 13 settembre. Nella collocazione serale, dalla settimana successiva al mese successivo vanno in onda le prime TV della stagione 21. Il 10 gennaio 2011, dopo quasi due anni, la collocazione serale è stata nuovamente cancellata, lasciando così la serie solo al pomeriggio. Tuttavia, il 23 gennaio 2012 è stata ripristinata nuovamente, stavolta alle 19:50, per la trasmissione degli episodi della stagione 22, la cui prima TV è terminata il 23 febbraio. Anche questa volta dopo gli episodi inediti, sono partite le repliche, fino al 30 marzo, quando è stata soppressa nuovamente la collocazione serale. Da allora non è più stata reintrodotta. Dal 9 gennaio al 10 luglio 2021, è andata in onda nella fascia della seconda serata del sabato, dapprima con quattro episodi nel mese di gennaio, per poi passare a tre per serata. Nel 2012, in occasione della trasmissione della stagione 23, per la prima volta i doppiatori storici di alcuni protagonisti sono stati cambiati. A causa della riduzione del compenso, Ilaria Stagni e Liù Bosisio (doppiatrici rispettivamente di Bart e Marge) vengono sostituite da Gaia Bolognesi e Sonia Scotti, mentre a causa del ritiro dal doppiaggio di Mario Milita per l’età ormai avanzata, anche nonno Simpson cambia voce con Mino Caprio. Un anno dopo, invece, un grave lutto colpisce il cast del doppiaggio: muore infatti Tonino Accolla, doppiatore del protagonista Homer, nonché adattatore dei dialoghi e direttore della serie. Dalla stagione 24 viene sostituito da Massimo Lopez. === Maratone di episodi === Talvolta Italia 1 organizza delle maratone in cui spesso vengono proposti episodi in prima TV: * 5 maggio 1998: ''Speciale: I Simpson'', in cui furono trasmessi in prima serata e in prima visione tre episodi della ottava stagione e tre della nona stagione. *2 febbraio 2004: ''Red Hot Chili Simpson'', in cui sono stati trasmessi in prima serata quattro episodi della stagione 14 in anteprima, e uno della stagione 13 fino ad allora inedito; * 23 dicembre 2006: ''Merry Simpson'', sempre in prima serata, in cui sono stati trasmessi quattro episodi inediti della stagione 17; * 10 settembre 2007: ''Simpson Première'', quattro episodi inediti della stagione 18 trasmessi in prima serata; * 29 novembre 2008: ''Regala un sorriso a un bambino'', maratona a scopo benefico in cui sono stati trasmessi in prima serata cinque episodi della stagione 19; * 15 luglio 2013: ''Ciao Tonino'', maratona di 5 episodi (''Finalmente se ne vanno!'', ''Papà arrabbiato: il film'', ''Lisa dieci e lode'', ''HOMR'', ''Il peggior episodio mai visto'') mandati in prima serata dalle 21:10 in occasione della morte di Tonino Accolla, doppiatore di Homer Simpson; * 31 ottobre 2016: ''Simpson Halloween'', maratona di 9 episodi, dalle 13:50 alle 18:00, in occasione di Halloween con la prima visione degli episodi ''Halloween dell'orrore'' e ''La paura fa novanta XXVI e'' gli episodi ''La paura fa novanta'' delle stagioni 23, 21, 22, 16, 15, 11 e 10; * 8 novembre 2016: ''Simpson for president'', 4 episodi (''Bart al futuro'', ''Alla faccia della bandiera'', ''Due pessimi vicini di casa'', ''Tra molti, Winchester'') trasmessi in terza serata in occasione delle elezioni presidenziali americane; * 24 dicembre 2016: ''Simpson for Xmas'', maratona di 9 episodi dalle 14 alle 18 (''Tutti più buoni a Natale'', ''Tormenti di neve'', ''A Natale ogni spassolo vale'', ''Mr. Spazzaneve'', ''Un Natale da cani''), trasmessi in occasione delle festività natalizie; * 17 dicembre 2019: ''Buon compleanno Simpson'', maratona di 10 episodi dalle 13:45 alle 18:00 in occasione del trentesimo anniversario dalla trasmissione della prima puntata della serie negli Stati Uniti d'America. Oltre al primo episodio trasmesso in assoluto, ''Un Natale da cani'', sono stati mandati ''Come eravamo'', ''Ho sposato Marge'', ''La prima parola di Lisa'', ''I ragazzi stanno litigando'', ''E con Maggie son tre'', ''Il sogno di un uomo'', ''Bart al futuro'', ''Future-Drama'' e ''Vacanze di un passato futuro''. *31 ottobre 2020: ''Simpson Halloween'', maratona di 8 episodi, dalle 14:15 alle 18:00, in occasione di Halloween con la trasmissione degli episodi ''La paura fa novanta'' delle stagioni 10, 11, 12, 13, 14, 7, 8 e 9. === Adattamento === Nell'edizione italiana, le scritte in inglese sono state tradotte in italiano nel video (attraverso la completa sostituzione di quella inglese) e la frase alla lavagna di Bart è letta dalla sua doppiatrice (Ilaria Stagni fino alla ventiduesima stagione, Gaia Bolognesi dalla ventitreesima - nella versione originale non viene letta). A partire da luglio 2016 gli episodi del 1998 sono stati restaurati e adattati allo schermo 16:9, lo si può notare all'inizio della sigla in quanto nella versione senza restauro compare "I Simpson" mentre nel restauro compare il logo originale "The Simpsons" e come sottotitoli "I Simpson" Sono stati modificati alcuni nomi dei personaggi: i più evidenti sono ''Moe'' che è diventato ''Boe'', con la modifica dell'insegna del suo bar; il cognome ''Krabappel'' che è diventato ''Caprapall'' e anche il cognome ''Wiggum'' che è diventato ''Winchester''. Tutti i personaggi che hanno un aggettivo o titolo nel nome ce l'hanno tradotto in italiano (ad esempio ''Fat Tony'' è diventato ''Tony Ciccione''). ''Sideshow Bob'' diventa ''Telespalla Bob'' e ''Sideshow Mel'' diventa ''Telespalla Mel'', sebbene la parola ''telespalla'' non esista nel vocabolario italiano. Alcuni personaggi vengono doppiati con un accento dei dialetti locali italiani. === Critica === ''I Simpson'' sono stati a lungo lodati da vari critici americani come "lo spettacolo televisivo più irriverente e impertinente mai andato in onda". Nel 1990 la rivista statunitense ''Entertainment Weekly'' lo definì come "la rappresentazione della famiglia americana più complessa, disegnata come semplice cartone animato. È questo fantastico paradosso a portare via milioni di telespettatori dai tre principali network per concentrarsi sui Simpson". Ken Tucker, autore dell'articolo, aggiunse in seguito che lo show è "un fenomeno pop-culturale, un cartone da ''prima serata'' che attira l'intera famiglia". Per anni i critici hanno lodato ''I Simpson'' per il loro spirito, il realismo e l'intelligenza dei testi. Tuttavia, a partire dalla fine degli anni novanta lo show iniziò a cambiare a tal punto che molti critici lo definirono "stanco"; i fan iniziarono a disilludersi, interpretando il nuovo tono umoristico della serie come decadente. Il 16 febbraio 2003, dopo la celebrazione del 300º episodio dello show, ''USA Today'' pubblicò una lista delle puntate preferite dai fan e dagli sceneggiatori de ''I Simpson'': nella prima lista l'episodio più recente era addirittura del 1997 (''La fobia di Homer''), mentre nella seconda era del 2000 (''Dietro la risata''). Anche all'interno del cast di doppiatori ci furono dei malumori: Harry Shearer, voce di personaggi come Montgomery Burns, Waylon Smithers e Ned Flanders, dichiarò di ritenere "le ultime tre stagioni tra le peggiori". Nonostante le critiche ed un vertiginoso calo di ascolti (la prima stagione vantava più di 13 milioni di spettatori per episodio, mentre la diciassettesima ha avuto una media inferiore ai 9 milioni), ''I Simpson'' hanno continuato ad andare avanti alla ricerca di nuovi fan. Nell'aprile del 2006 il creatore della serie, Matt Groening, rispondendo alle critiche mossegli dalla stampa disse: "Onestamente non vedo una fine in vista. Penso sia probabile che lo show, dal punto di vista finanziario, possa diventare sempre più complesso, ma attualmente, dal punto di vista della creatività, lo show è buono tanto quanto prima, se non migliore. L'animazione è incredibilmente dettagliata e fantasiosa e ci sono storie che raccontano cose che non avevamo mai fatto prima. Quindi, dal punto di vista creativo, non c'è ragione di chiudere lo show". === Riconoscimenti e primati === I Simpson sulla Hollywood Walk of Fame ''I Simpson'' hanno vinto dozzine di premi dal debutto della serie televisiva, tra cui 34 Emmy Awards. Nel 1999 la rivista statunitense ''TIME'' li definì come la miglior serie televisiva del secolo e, nella stessa rivista, Bart Simpson venne inserito nella lista dei 100 personaggi più influenti del secolo scorso.. Il 14 gennaio del 2000 la fama de ''I Simpson'' è stata premiata con una stella nella Hollywood Walk of Fame. Il 9 febbraio 1997, con l'episodio ''Lo show di Grattachecca e Fichetto e Pucci'', ''I Simpson'' ha sorpassato ''I Flintstones'' come più lunga serie a cartoni animati statunitense trasmessa in prima serata. Nel gennaio 2003 la Fox ha annunciato la continuazione degli episodi fino a tutto il 2005, rendendo ''I Simpson'' la sitcom americana (animata o live action) con il maggior numero di stagioni prodotte. È, inoltre, la serie con il maggior numero di episodi mai trasmessa negli Stati Uniti. Il creatore della serie, Matt Groening, ha dichiarato l'ambizione di concludere la serie nel 2008 con la realizzazione del 365º episodio, uno per ogni giorno dell'anno. Questa ambizione è stata superata, in quanto il 26 febbraio 2006 è uscito il 367º episodio. La diciottesima stagione si è conclusa con uno speciale di un'ora composto da due episodi, ''24 minuti'' e ''Non puoi sempre dire quello Kent ti pare'', il 400º episodio. Il 2007 ha inoltre portato alla celebrazione del ventesimo anniversario dalla nascita del marchio dei Simpson. Con la trasmissione della ventunesima stagione, la serie ha superato il record di stagioni prodotte per una serie statunitense in onda nel ''prime time'', le 20 di ''Gunsmoke'' e Law & Order.. La ventesima stagione (serie di produzione LABF) viene trasmessa negli Stati Uniti dal 28 settembre 2008 al 17 maggio 2009 ed è la prima volta che viene mandata in onda in alta definizione, a partire dall'episodio ''Prendi la mia vita, per favore''. I Simpson hanno influenzato il mondo esterno tanto che nel 1998 la rivista ''TIME'' ha proclamato Bart la quarantaseiesima persona più influente del XX secolo. Inoltre era già apparso sulla copertina di tale rivista nell'edizione del 31 dicembre 1990. Bart si è anche classificato insieme a Lisa all'undicesimo posto nella classifica della rivista "TV Guide" de "I 50 migliori personaggi animati di tutti i tempi". Ma è altrettanto vero che per ogni episodio de I Simpson gli autori si sono ispirati alla cultura popolare, alla televisione, al cinema. === Influenza sulla televisione === Negli Stati Uniti d'America ''I Simpson'' furono la prima serie animata ad essere programmata in prima serata dai tempi de ''Gli antenati''. Questo perché durante gli anni '80 si pensava che i cartoni fossero esclusivamente destinati ad un pubblico di bambini. Per giunta, era troppo costoso produrre cartoni dalla qualità sufficientemente alta per la prima serata. ''I Simpson'' cambiarono questa percezione. L'uso degli studi di animazione sudcoreani abbassò notevolmente i costi di produzione. Questo fatto portò al boom di serie animate da prima serata a partire da metà anni novanta come ''South Park'', ''Futurama'', ''King of the Hill'' e ''I Griffin''. ''I Simpson'' hanno avuto una forte influenza anche su telefilm e sitcom: i creatori di serie come ''Malcolm'', ''The Office'' e ''La vita secondo Jim'' hanno ammesso il loro "debito" con lo show. Alla fine del 2009 è iniziata la messa in onda di una nuova serie animata georgiana, ''I Samsonadze'', la cui autrice, Shalva Ramishvili, ha ammesso di essersi fortemente ispirata alla serie originaria; le somiglianze principali sono il colore giallo della pelle dei personaggi e il cognome Samsonadze è abbastanza diffuso in Georgia, come lo è Simpson negli Stati Uniti d'America, ma a differenza della versione americana, i figli sono due invece che tre e non ci saranno riferimenti alla politica interna locale. Nella serie ''Minority Report'', basata sull'omonimo film, all'inizio della puntata pilota, ambientata nel 2065, si ironizza sulla serie, mostrando un messaggio di congratulazioni per la sua settantacinquesima stagione. === Influenza sul linguaggio === Molti neologismi coniati ne ''I Simpson'' sono divenuti particolarmente popolari. La più famosa è l'esclamazione di Homer «D'oh!», tanto popolare da essere stata inserita nell''Oxford English Dictionary'', ma senza l'apostrofo. Questa esclamazione non è stata ideata ne ''I Simpson'', ma proviene da un copione del 1945 appartenente all'emittente BBC Radio nel quale era scritta la parola "dooh". Dan Castellaneta, doppiatore di Homer Simpson nella versione originale, ha detto di aver preso in prestito la parola da James Finlayson, un attore dei primi film di Stanlio & Ollio, che la pronunciava più lentamente e con un tono più piagnucoloso. Il regista de ''I Simpson'' chiese successivamente a Castellaneta di accorciare la pronuncia, e il risultato fu la conosciutissima esclamazione. Anche altre espressioni sono divenute popolari: «Eccellente!» pronunciata da Montgomery Burns; il trionfante «Mi-ti-co!» («Woohoo!» nella versione originale) di Homer, il derisorio «Ha-ha!» pronunciata da Nelson Muntz e «ciucciati il calzino» («eat my shorts») di Bart. La sbeffeggiante definizione dei francesi data dal giardiniere Willie di «arrendevoli scimmie mangia-formaggio» è stata usata dal settimanale statunitense di stampo conservatore ''National Review'' quando, nel 2003, la Francia si oppose alla guerra in Iraq. Questa frase fu poi ripresa da altre testate. "Cromolento" ("Cromulent", in originale), una parola usata in ''Lisa l'iconoclasta'' è da allora apparsa nel "Webster's New Millennium Dictionary of English". "Kwyjibo", una parola inventata da Bart durante una partita a Scrabble nell'episodio ''Bart, il genio'', è uno dei nomi con cui è identificato il creatore del worm "Melissa". «Do il benvenuto ai nostri insetti signori supremi» (in originale «I, for one, welcome our new insect overlords»), frase pronunciata da Kent Brockman in ''Homer nello spazio profondo'' è stata usata più volte dai media Usa, come il periodico ''New Scientist'', per esprimere scherzosamente la più totale sottomissione a qualcuno. === Videogiochi === Le avventure dei Simpson sono state adattate in diversi videogiochi. N° Titolo Data di uscita 1 ''The Simpsons'' 4 marzo 1991 2 ''The Simpsons: Bart vs. the Space Mutants'' aprile 1991 3 ''Bart Simpson's Escape from Camp Deadly'' 1991 4 ''The Simpsons: Bart vs. the World'' 31 dicembre 1991 5 ''Bart's House of Weirdness'' 1992 6 ''The Simpsons: Bart vs Juggernauts'' 7 ''Bartman Meets Radioactive Man'' 8 ''Bart's Nightmare'' 9 ''The Itchy & Scratchy Game'' 10 ''Krusty's Fun House'' 11 ''Virtual Bart'' 30 settembre 1994 12 ''Itchy & Scratchy in Miniature Golf Madness'' novembre 1994 13 ''The Simpsons: Bart & the Beanstalk'' 1995 14 ''Cartoon Studio'' luglio 1996 15 ''Virtual Springfield'' 1997 16 ''The Simpsons: Night of the Living Treehouse of Horror'' 21 marzo 2001 17 ''The Simpsons Wrestling'' 4 aprile 2001 18 ''The Simpsons Road Rage'' 20 novembre 2001 19 ''The Simpsons Skateboarding'' 12 novembre 2002 20 ''The Simpsons Hit & Run'' 16 settembre 2003 21 ''I Simpson - Il videogioco'' 30 ottobre 2007 22 ''I Simpson - Fusione imminente'' 2007 23 ''Itchy and Scratchy Land'' 2009 24 ''The Simpsons Arcade'' dicembre 2009 25 ''I Simpson: Springfield'' 29 febbraio 2012 26 ''LEGO Dimensions'' 9 settembre 2016 === Musica === Delle raccolte di musica originale nella serie sono state pubblicate negli album ''Songs in the Key of Springfield'', ''Go Simpsonic with The Simpsons'' e ''The Simpsons: Testify''. Diverse canzoni sono state registrate con lo scopo di una pubblicazione tramite singolo o album e non sono state presenti nella serie. L'album ''The Simpsons Sing the Blues'' fu pubblicato nel settembre 1990 e fu un successo, raggiungendo il terzo posto nella Billboard 200 e diventando disco di platino. Il primo singolo fu ''Do the Bartman'', cantata da Nancy Cartwright e pubblicato il 20 novembre 1990. La canzone fu scritta da Michael Jackson, sebbene non ricevette nessun credito poiché la superstar era già sotto contratto con un'altra casa discografica all'epoca. === Fumetto === ''I Simpson'' sono anche un fumetto, ''Simpsons Comics'', pubblicato in USA da Bongo Comics ed in Italia da Panini Comics. I primi 32 numeri sono però stati pubblicati da Edizioni Macchia Nera, sotto il nome ''I Simpson'', mentre i numeri dal 33 al 40 da Dino Comics. Sono state pubblicate, parallelamente alla serie principale, anche vari ''spin-off'' e numeri speciali. Alcune storie dei fumetti sono in parte inedite, invece le altre sono ispirate agli episodi. Il 24 maggio 2007 è uscito il numero 100, dal titolo ''Il gigantesco numero 100''. === Lungometraggio === Un negozio della catena 7-Eleven di Seattle tramutato in Jet Market come parte della promozione statunitense de ''I Simpson - Il film'' Un film basato sulla serie, ''I Simpson - Il film'' (titolo originale: ''The Simpsons Movie'') è uscito tra il 25 e il 27 luglio 2007 in quasi tutto il mondo, mentre in Italia l'uscita è stata posticipata al 14 settembre dello stesso anno. Il lungometraggio, diretto dal produttore della serie David Silverman, è stato scritto dal gruppo di sceneggiatori della serie tv e dai creatori dello show, Groening e Brooks. La produzione del lungometraggio è avvenuta durante la lavorazione della serie televisiva, nonostante le affermazioni degli addetti ai lavori secondo cui il film sarebbe stato realizzato solo alla fine della messa in onda in tv. In realtà, voci sulla realizzazione di un possibile lungometraggio basato su ''I Simpson'' circolavano fin dalle prime stagioni. Brooks ha affermato che in origine la trama dell'episodio ''Kampeggio Krusty'' (primo episodio della quarta stagione) sarebbe dovuta sfociare in un film, ma i problemi riscontrati nella realizzazione della sceneggiatura hanno ostacolato il progetto. Varie difficoltà, come la mancanza di una sceneggiatura adeguata ad un film, sono state la causa della posticipazione del progetto. Attraverso un concorso indetto dalla Fox Network e dal quotidiano ''USA Today'', la ''première'' mondiale del film è avvenuta nella Springfield del Vermont. Negli Stati Uniti d'America, il film ha incassato nella prima settimana di programmazione un totale di 74 milioni di dollari statunitensi. Inoltre, ''I Simpson – Il film'' ha sorpassato ''Mission Impossible II'' al primo posto nella classifica dei film di maggior successo tratti da una serie televisiva. Fuori dagli Stati Uniti d'America, il film ha incassato nella prima settimana di programmazione 96.000.000 di dollari; in particolare, 27.8 di questi solo nel Regno Unito. In Italia, il film ha debuttato il 14 settembre al primo posto della classifica del box office con 5.900.000 euro incassati nella prima settimana di programmazione. ''I Simpson – Il film'' ha occupato la prima posizione per altre due settimane, ed è uscito dalla top ten degli incassi dopo sei settimane. Al 12 dicembre 2007, il film ha incassato oltre 16.200.000 € in Italia, ed oltre 525.500.000 $ in tutto il mondo, di cui 183.000.000 $ in patria. Il primo episodio della 19ª stagione dei Simpson si apre con una sorta di sequel al film, con la città di Springfield, distrutta e in fase di ricostruzione, Bart che scrive alla lavagna ''Non aspetterò altri venti anni per fare un film'', con i 5 protagonisti che ritornano alla loro casa in fase di ricostruzione e quando si recano in sala sul divano trovano il maiale di Homer e in sottofondo si sente la canzone ''Spider-Man Theme Song''. Ma riguardo a un seguito per il cinema, Matt Groening ha detto di essere certo della sua futura realizzazione, ma di non avere nessuna indicazione sui tempi necessari per realizzarlo e viste le tempistiche decennali con cui si è svolta la produzione concomitante con lo sviluppo degli episodi televisivi, i lavori per un seguito dovrebbero partire una volta conclusosi il ciclo della serie televisiva. === Cortometraggio === Nelle sale cinematografiche internazionali, prima della proiezione del film ''L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva'', avvenuta negli USA il 13 luglio 2012 e in Italia il 28 settembre, è stato proiettato un cortometraggio della durata di 4 minuti diretto sempre da David Silverman ed intitolato ''The Longest Daycare''. Il corto, in 3D, ha per protagonista assoluta la piccola Maggie che, dopo essere stata bollata come "nulla di speciale" in seguito all'esame di un body scanner che prevede il futuro dei bambini, viene lasciata a se stessa in un'area isolata dell'asilo. ''Playdate with Destiny'' è stato annunciato per la prima volta su Instagram il 27 febbraio 2020, il cortometraggio sarà proiettato nelle sale degli Stati Uniti prima delle proiezioni del film ''Onward - Oltre la magia'', a partire dal 6 marzo 2020. L'acquisizione della Disney di Fox si riflette nell'introduzione del cortometraggio che mostra una sagoma di Topolino prima di passare a Homer Simpson con in mano due ciambelle, allo stesso modo il logo di Gracie Films visto alla fine del corto sostituisce un cliente con Topolino. La Buzz-Cola, messa in commercio in America come parte della promozione per l'uscita del film Il ''merchandising'' legato alla serie ha raggiunto un giro di affari di diversi miliardi di dollari. I membri della famiglia e diversi personaggi secondari sono stati riprodotti in T-shirt (nella quale Bart è il più rappresentato), poster, pupazzi, ecc. La serie ha ispirato nuovi giochi (come il gioco di carte ''The Simpsons Trading Card Game'') o edizioni speciali di giochi da tavolo, come ''Monopoly'', ''Cluedo'' e ''Scarabeo''. Inoltre, fin dal 1990 sono state vendute anche diverse collezioni di action figure raffiguranti i principali personaggi della serie, spesso corredate da accessori. Per esempio, Bart è dotato della sua caratteristica fionda, mentre Homer è venduto insieme alla riproduzione di una ciambella. Negli USA, in occasione dell'uscita del film, la catena di negozi 7-Eleven ha trasformato 12 propri negozi in ''Jet Market'', in cui venivano venduti alcuni degli alimenti ideati nella serie (i cereali "Krusty-O", la bevanda "Slurp", la "Buzz-Cola" e la birra "Duff Beer"). ''The Simpsons Ride'' al Universal Studios Florida. Nel 2007, è stato ufficialmente annunciato che ''The Simpsons Ride'', un simulatore, sarebbe stato implementato nel Universal Orlando Resort e nel Universal Studios Hollywood. Ha ufficialmente aperto in Florida il 15 maggio 2008 e il 19 maggio 2008 a Hollywood. Nel simulatore, i clienti vengono introdotti in un parco a tema dei cartoni animati chiamato Krustyland costruito da Krusty il Clown. Però, Telespalla Bob è evaso dalla prigione per vendicarsi di Krusty e della famiglia Simpson. Sono presenti più di 24 personaggi regolari de ''I Simpsons'' e sono presenti i doppiatori regolari del cast, come Pamela Hayden, Russi Taylor e Kelsey Grammer. Harry Shearer non ha partecipato al simulatore, quindi nessuno dei suoi personaggi è presente.
Isole del Giappone
Isole del Giappone L''''arcipelago giapponese''' è costituito da cinque isole maggiori e da numerose isole minori, per un totale di 6.852 isole, di cui solo 430 sono abitate. Il territorio giapponese si estende per 377.915 km² , di cui 364.485 km² rappresentano terraferma mentre i restanti 13.430 km² sono occupati dall'acqua.
Il Giappone ha 5 isole principali: Hokkaidō, Honshū, Kyūshū, Shikoku e Okinawa. Mappa Nome Superficie (km²) 60px Hokkaidō 77.984,86 60px Honshū 227.976,10 60px Shikoku 18.301,17 60px Kyūshū 36.753,00 60px Okinawa 1,206.99 Escluse le cinque isole principali, il Giappone conta di 6.847 isole minori. Le principali vengono elencate di seguito: === Isole del Territorio del Nord === Sono le 4 isole Curili contese con la Russia *Etorofu *Habomai *Kunashiri *Shikotan === Isole nel Mar del Giappone === *Rocce di Liancourt (contese con la Corea del Sud) *Oki *Okushiri *Rishiri *Rebun *Sado *Terui *Isla Todo *Yagishiri === Isole nell'Oceano Pacifico === *Isole Izu **Aogashima **Hachijō **Izu Ōshima **Kōzu **Miyake **Mikura **Nii-jima **Shikine **Toshima *Isole Ogasawara **Chichi **Haha **Iwo **Minami Torishima **Okino Torishima *Enoshima === Isole nel Mare Interno di Seto === *Awaji *Etajima *Itsukushima (anche nota come "Miyajima") *Shōdoshima === Isole attorno Kyushu === La maggior parte nel Mar Cinese orientale: *Amakusa *Isole Gotō *Hirado *Hashima *Iki *Koshiki *Tsushima === Isole Ryukyu === *Isole Amami **Amami Ōshima *Isole Ōsumi **Yaku **Tanegashima *Isole di Okinawa **Isola di Okinawa *Isole Sakishima **Isole Miyako ***Miyako **Isole Yaeyama ***Iriomote ***Ishigaki *Isole Senkaku (contese con Cina e Taiwan) === Isole artificiali === *Chubu Centrair International Airport *Dejima *Kansai International Airport *Aeroporto di Kobe *Odaiba *Isola Port *Isola Rokkō
Isole Falkland
Le '''Isole Falkland''' o '''Isole Malvine''' sono un arcipelago dell'Atlantico meridionale. Il capoluogo è Stanley, chiamata Puerto Argentino nel mondo iberoamericano. Fanno parte della lista delle Nazioni Unite dei territori non autonomi , che è la lista dell'ONU dei territori che sono ancora soggetti al colonialismo. Territorio d'oltremare del Regno Unito, che se ne dichiara sovrano in quanto nel 1833 vi aveva edificato una base navale e nel 1837 un ufficio di amministrazione coloniale, le isole sono rivendicate dall'Argentina, che le considera tuttora parte integrante del proprio territorio nazionale. Nel 1982 sono state scenario della omonima guerra tra Argentina e Regno Unito, conflitto vinto da quest'ultimo.
=== Etimologia di ''Falkland'' === Il nome ufficiale in lingua inglese ''Falkland'' deriva dal capitano inglese John Strong che nel 1690 chiamò lo stretto tra due isole "Falkland Sound", in onore dell'ufficiale di bordo Anthony Cary, quinto visconte di Falkland, che a sua volta prende il nome dal paese di Falkland (''Fáclann'') in Scozia; il nome è poi passato ad indicare le isole principali oltre che lo stretto. === Etimologia di ''Malvine'' === Il nome ''Malvine'' (in spagnolo ''Malvinas'', utilizzato in Argentina e in tutti i Paesi ispanofoni) deriva dal nome in lingua francese ''Îles Malouines'' coniato nel 1764 dal navigatore francese Louis Antoine de Bougainville; il nome deriva dal fatto che i primi colonizzatori europei delle isole si riteneva fossero provenienti dalla cittadina francese Saint-Malo (Bretagna), e detti quindi ''Malouin''; a sua volta il nome della cittadina francese derivava da san Maclovio - in francese ''Malo'' o ''Maclou'' - un monaco peraltro di natali britannici (''Mac Low'', dal Galles). L'arcipelago delle isole Falkland è formato dall'isola di Falkland Occidentale (''Gran Malvina/West Falkland''), dall'isola di Falkland Orientale (''Isla Soledad/East Falkland'') e da circa 200 isole minori, tra cui l'isola dei Leoni Marini (''Isla de los Leones Marinos/Sea Lion Island''). Il territorio delle due isole principali, separate dallo stretto di Falkland (''Estrecho de San Carlos/Falkland Sound''), è montuoso collinare (le cime più alte sono: il Monte Adam (''Monte Independencia/Mount Adam''), 698 m, nell'isola Occidentale e il Monte Usborne (''Cerro Alberdi/Mount Usborne''), 705 m, nell'isola Orientale), con fasce costiere pianeggianti, a tratti paludose. Le coste sono molto articolate. === Clima === Il clima presenta aspetti di transizione tra il tipo atlantico e quello subartico. L'escursione termica stagionale si presenta limitata, infatti la temperatura media giornaliera, durante i mesi centrali dell'inverno, si mantiene attorno ai +2 °C mentre quella del mese di gennaio, il più caldo dell'anno, non supera i +11 °C, le precipitazioni sono tendenzialmente regolari e non si registrano minimi o massimi stagionali significativi, ma i quantitativi pluviometrici medi si mantengono da moderati a modesti, anche se possono variare da località a località a seconda della posizione dei rilievi rispetto alla costa e quindi dall'esposizione degli stessi alle correnti prevalenti (occidentali e meridionali). A causa della forte influenza delle temperature superficiali oceaniche (di qualche grado sopra lo 0 °C anche nel pieno dell'inverno australe) le precipitazioni cadono prevalentemente sotto forma di piogge. Le nevicate tuttavia sono relativamente frequenti e si possono verificare per gran parte dell'anno (diventando eccezionali solo nel periodo centrale dell'estate), gli accumuli però sono di regola scarsi e il manto nevoso ha una durata breve e incostante, in genere limitata a pochi giorni lungo le coste, mentre la persistenza della neve può mantenersi a lungo solo sui rilievi più elevati e in generale solo al di sopra dei 400 m. Nel complesso i regimi termici e precipitativi si presentano del tutto simili a quelli della vicina regione della Terra del Fuoco distinguendosene solo per alcuni tratti di maggiore marittimità. I forti venti, le basse temperature medie giornaliere (inferiori ai +10 °C per 10/11 mesi all'anno), la modestissima eliofania, fanno sì che la stagione vegetativa sia molto breve e non consentono la crescita di vegetazione arborea. Recenti ritrovamenti dimostrano che le popolazioni indigene provenienti dalla Patagonia arrivarono sulle isole in tempi antichi. Ciò è verificato dalla presenza di reperti quali punte di frecce e resti di una canoa. Sulla scoperta da parte degli europei vi sono numerose ipotesi: nel 1520 il navigatore portoghese Esteban Gómez, disertando la prima circumnavigazione di Magellano, avrebbe avvistato le isole; oltre a lui altri navigatori come Simón de Alcazaba y Sotomayor (prima del 1540), John Davis (che nel 1592 si limitò alla sola annotazione sulle carte nautiche) e Richard Hawkins avrebbero le credenziali per accreditarsi la scoperta dell'arcipelago. Solo 170 anni dopo, nel 1690, John Strong vi mise piede, denominandole Falkland in onore del politico Anthony Cary, 5º Visconte di Falkland. I primi coloni francesi giunsero nel 1763, guidati da Louis Antoine de Bougainville. Essendo quasi tutti dei ''malouins'', provenienti cioè dal porto di Saint-Malo, le isole assunsero il nome francese di ''Îles Malouines'', da cui è poi derivata la denominazione usata dalla maggior parte delle lingue romanze. Già nel 1766, comunque, la colonia fu ceduta dalla Francia alla Spagna dopo la sua partecipazione a fianco della Francia nella Guerra dei sette anni contro gli inglesi, usciti poi vincitori dal conflitto. Le Provincias Unidas del Rio de La Plata (odierna Argentina), dichiarando la propria indipendenza nel 1810, rivendicarono la sovranità alle isole e l'Argentina si considerò in seguito (assieme con altri paesi residui ai possedimenti spagnoli) continuatrice dei territori spagnoli in quella parte del continente. Le Falkland alla fine degli anni '20 Nell'anno 1820 il governo di Buenos Aires inviò una nave militare argentina sulle isole a prenderne possesso, subentrando alla Spagna. Successivamente, nel 1823, Luis María Vernet fu nominato governatore dell'arcipelago, ottenendo concessioni riguardanti diritti commerciali e industriali, quindi dai territori argentini giunsero autonomamente nelle isole dal 1825 alcuni gruppi di coloni, che praticarono in massima parte la pastorizia come mezzo di sostentamento. Il 10 giugno 1829 venne instituito il Governatorato con base sull'isola Soledad "Comandancia Política y Militar de las islas Malvinas", con giurisdizione sulle isole adiacenti al Cabo de Hornos, un ente di controllo che sorvegliava la regione di pesca marina, e la regolamentava. Il 30 di agosto del 1829 Vernet proclamò la fondazione di Puerto Luis. Successivamente fu la volta dei britannici che, nel 1833, occuparono le isole espellendo i militari argentini e il loro comandante designato, José María Pinedo. Dichiararono inoltre la propria sovranità su tutto l'arcipelago, occupando e rivendicando la sovranità anche sulle isole Georgia del Sud e le isole Sandwich Australi, che erano disabitate. Una volta espulsa la guarnigione militare, restavano sull'isola principale una trentina di persone di origine varia (argentini, uruguaiani, brasiliani, uno scozzese). Dopo la conquista britannica, due di queste (un uruguaiano e un brasiliano) decisero di abbandonare l'isola, mentre tutti gli altri accettarono l'invito dei nuovi occupanti a rimanere (l'ultimo morì nel 1871). Durante la prima guerra mondiale fu combattuta la battaglia navale delle isole Falkland tra alcuni incrociatori tedeschi comandati dall'ammiraglio Maximilian von Spee e una preponderante flotta britannica, comandata dal viceammiraglio Sir Frederik D. Sturdee. I tedeschi avevano intenzione di passare dall'Oceano Pacifico all'Atlantico, ma furono fermati e vinti dai britannici. === La guerra delle Falkland === Operazioni militari durante la guerra delle Falkland Il 2 aprile 1982 le isole furono occupate da una spedizione militare argentina inviata dalla dittatura militare al governo. Con risoluzione 502 del 3 aprile 1982, approvata a maggioranza, l'ONU chiese l'immediato ritiro dell'Argentina dalle isole. La reazione del governo britannico all'invasione fu assai decisa: il primo ministro Margaret Thatcher inviò navi da guerra, un sottomarino nucleare, aerei e truppe che in alcune settimane riconquistarono il territorio. Questa sconfitta contribuì alla crisi e alla fine della dittatura militare in Argentina (1976-83). Oggi le isole sono uno dei 16 territori non autonomi sottoposti alla supervisione del Comitato speciale di decolonizzazione (''Comité de descolonización'' o ''Special Committee on Decolonization'') delle Nazioni Unite, che ha lo scopo di controllare annualmente il rispetto delle azioni tese a evitare il colonialismo. A questo comitato, tuttavia, partecipavano nel 2017 solo 29 membri delle Nazioni Unite. === Vicende recenti === La misura principale presa dal governo britannico, nel senso di escludere relazioni di subordinazione delle isole, è stato il ripristino e il perfezionamento, per i cittadini residenti, dello status di cittadini britannici a pieno titolo, senza ricorrere ad autonomia di governo. Per il resto, come reazione ai trascorsi, è stata sensibilmente aumentata la presenza militare britannica sulle isole e nei mari circostanti. Il Regno Unito rivendica per i cittadini delle isole, in grandissima parte di origine britannica, il diritto di autodeterminazione. L'Argentina ha promosso in varie sedi alcuni pronunciamenti internazionali per la questione delle isole, alcuni di merito, altri di natura simbolica. Nel 2007 l'Uruguay negò l'accesso al porto di Montevideo a una nave militare britannica che era di pattuglia presso le Falkland, l'HMS Gloucester, e che aveva richiesto assistenza e rifornimento. Il 19 febbraio 2010 il presidente venezuelano Hugo Chávez ha dichiarato che il Regno Unito deve restituire le Falkland/Malvine all'Argentina, aggiungendo "che l'occupazione britannica delle isole è antistorica e dovuta unicamente all'avidità dei britannici in quanto nel sottosuolo delle Malvine si trova un ricchissimo giacimento di petrolio e gas naturale". Il 3 luglio dello stesso anno le autorità della Siria si sono dette impegnate nel difendere il diritto di sovranità argentino sulle Falkland. Inoltre, dall'agosto 2010 il Mercosur, l'Unasur, l'Alleanza Bolivariana per le Americhe, l'Organizzazione degli Stati americani e il Marocco appoggiano il reclamo argentino delle isole. Da parte sua il governo della Repubblica Argentina continua a ribadire la propria sovranità sulle isole, sia in forma ufficiale che nella comunicazione sui social media, Tra gli stati membri del Commonwealth, in alcuni dei quali è sovrana la regina Elisabetta II del Regno Unito, vi sono molti che hanno aderito alla petizione argentina riguardo all'invito delle Nazioni Unite, di stabilire un dialogo tra i due contendenti delle isole. Tali paesi (Bahamas, Barbados, Dominica, Grenada, Guyana, Giamaica, Saint Lucia, Saint Kitts e Nevis e Saint Vincent e Grenadine), avendo partecipato al XXII vertice della Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), tenutosi nel 2010 a Playa del Carmen, Messico, hanno approvato l'ordine del giorno nel quale era presente la rivendicazione argentina. Nel febbraio del 2012, un gruppo di intellettuali argentini ha chiesto una revisione della politica del governo in carica, che ha rivendicato nuovamente la sovranità sull'arcipelago. Per tutta risposta il governo di Buenos Aires ha emesso una moneta che commemora il tentativo di conquista delle isole da parte della giunta militare nel 1982. Con il referendum del 10 marzo 2013 il 99,8% della popolazione locale ha votato per mantenere sull'arcipelago lo status politico di territorio britannico d'oltremare. Infatti dei 1517 votanti (il 92% degli aventi diritto), solo tre hanno risposto in modo negativo alla richiesta di conferma della situazione attuale. Il governo argentino ha reagito al risultato disconoscendo la validità dell'esito del voto, giudicato dalla presidente argentina Kirchner come una "parodia". Le isole contavano 3.398 abitanti al 2016; in massima parte di origine britannica (in particolare scozzese). A differenza dei residenti in altri territori d'oltremare del Regno Unito, e nel Commonwealth, che hanno varie forme di autonomia, in risposta alla respinta invasione argentina, dal 1982, gli abitanti delle Falkland hanno ora la piena cittadinanza britannica in virtù del ''British Nationality (Falkland Islands) Act 1983'' (Legge sulla Nazionalità Britannica (Isole Falkland) del 1983). === Religioni === La Chiesa anglicana, principale denominazione cristiana nelle isole Falkland/Malvine, è presente nell'arcipelago attraverso la parrocchia anglicana delle Isole Falkland. La Chiesa cattolica conta circa 300 fedeli, che fanno capo alla prefettura apostolica delle Isole Falkland o Malvine. === Lingua === La lingua ufficiale delle Isole Falkland è l'inglese. Ci sono anche ispanofoni per via della lega geografica. Nelle Isole Falkland è rappresentato dal Governatore nelle veci del Sovrano britannico che è il Capo di Stato del territorio britannico. Dal 2017 è Nigel Phillips. Il parlamento delle Isole Falkland è, unicamerale, l'Assemblea legislativa; in funzione dal 1845 con il Consiglio legislativo che dal 2009 cambia la denominazione e con la riforma della costituzione. I membri sono undici, di cui otto eletti ogni quattro anni e due membri del Consiglio esecutivo cioè il Capo esecutivo, il Direttore delle Finanze ed il Presidente dell'Assemblea. Il Capo esecutivo ha un ruolo simile al Primo Ministro. Dal 2016 è Barry Rowland. Le elezioni vengono convocate ogni quattro anni. Non esistono dei partiti politici. Le materie di cui il governo locale non può occuparsi, secondo la costituzione delle isole, sono la difesa e i rapporti con l'estero. Le principali fonti di sostentamento dell'arcipelago sono la pesca e l'allevamento; si ritiene inoltre che nel sottosuolo dell'area vi siano giacimenti petroliferi. Grazie anche alla base militare costruita dai britannici dopo il 1982 e allo sviluppo turistico, l'economia dell'arcipelago è in costante miglioramento. I collegamenti aerei regolari dall'Europa per le Isole Falkland sono gestiti dalla Royal Air Force britannica tramite la compagnia di leasing aereo AirTanker, con due voli settimanali dalla base aerea di Brize Norton, accessibili anche a passeggeri civili. I collegamenti aerei regolari dal sud america sono invece gestiti dalla compagnia aerea cilena LATAM Airlines, con un volo settimanale da Santiago del Cile via Punta Arenas, che una volta al mese aggiunge uno scalo a Río Gallegos per i passeggeri argentini. Non esistono collegamenti navali regolari, anche se le isole sono scalo relativamente frequente di navi mercantili e occasionalmente da crociera. === Calcio === Le Isole Falkland hanno un proprio campionato di calcio.
Ingegneria informatica
Un computer IBM L''''ingegneria informatica''' è un ramo dell'ingegneria dell'informazione, derivato in parte dall'ingegneria elettronica, che applica principi di quest'ultima e dell'informatica pura a processi di progettazione, realizzazione e gestione di sistemi e soluzioni per l'elaborazione dati, sia dal punto di vista hardware che dal punto di vista software.
=== Requisiti di iscrizione in Italia === In Italia diverse università erogano corsi di studio di ingegneria informatica che richiedono come requisito di iscrizione un Diploma di Scuola secondaria superiore o un altro titolo di studio conseguito all'estero riconosciuto idoneo ed eventualmente lo svolgimento di un test di ammissione comprensivo di quesiti sulla lingua inglese, sulla matematica, sulla comprensione di un testo argomentativo e sulla fisica. Generalmente il non raggiungimento immediato di un punteggio minimo nel test o nella sua parte di inglese non pregiudicano la possibilità di iscrizione, ma può imporre limitazioni sulla possibilità di sostenere gli appelli d'esame del primo anno o dei successivi. === Differenze con CdL in Informatica e corsi esteri simili === Codice sorgente in Java Il corso di laurea in informatica è una laurea che si contrappone alla laurea in ingegneria informatica. È da sottolineare il fatto che entrambe le lauree contengano un grande bagaglio culturale e che siano differenti sotto diversi aspetti. Il corso di laurea in ingegneria informatica tende a specializzarsi nell'utilizzo dell'informatica per risolvere i tipici problemi ingegneristici e per la progettazione di sistemi informatici, quindi approfondisce lo studio dell'hardware, delle telecomunicazioni, anche da un punto di vista fisico, e l'integrazione dell'hardware con il software. Il corso di laurea in informatica ha una connotazione più logico-matematica: tratta i fondamenti scientifici dell'informatica (ad es. la Teoria della complessità computazionale) e la loro applicazione per lo studio e la realizzazione di algoritmi, linguaggi (ad es. per la programmazione), sistemi per la gestione di basi di dati, compilatori, sistemi operativi, ecc. Quindi, si occupa maggiormente dell'informatica come scienza. Nonostante le differenze esistenti tra le due lauree, dottori in informatica e ingegneri informatici spesso si ritrovano a lavorare insieme. I corsi di laurea italiani di ingegneria informatica tendono ad essere degli ibridi di corsi di laurea più specifici presenti in alcuni paesi esteri, tra cui quelli di lingua anglosassone: computer science, ovvero informatica pura, information technology, riconducibile all'ingegneria delle telecomunicazioni, software engineering, ovvero ingegneria del software e Computer Engineering. Sebbene quest'ultimo sia il corso di studi più vicino all'ingegneria informatica italiana, nel corso di studi di quest'ultima vengono regolarmente inseriti insegnamenti propri delle altre, come, ad esempio, l'informatica teorica; lo studio delle reti di telecomunicazione e dei protocolli ad esse associati; lo studio dell'elettronica, delle reti logiche e delle componenti hardware dei calcolatori. Per quanto riguarda la durata dei corsi di studio, generalmente si tratta di tre anni completabili con due di specialistica, mentre in passato si trattava di lauree a ciclo unico. === Insegnamenti universitari === Diagramma di flusso di un Algoritmo Simbolo di database Desktop environment di un sistema operativo Come tutti i corsi in ingegneria, agli studenti vengono insegnate le materie che vanno a costituire l'insieme di conoscenze comune a tutti gli ingegneri, ovvero la: * Matematica, sotto forma di Analisi 1, Analisi 2 * Geometria * Algebra lineare * Statistica * Calcolo delle Probabilità, con l'aggiunta di un corso di Logica * Algebra, fondamentale per comprendere al meglio l'informatica teorica e le reti logiche; * Fisica, presente in Fisica classica, Fisica tecnica e Meccanica dei Sistemi; * Elettrotecnica * le basi dell'Economia e dell'Organizzazione aziendale * basi di programmazione software. A questi si aggiungono insegnamenti più specifici dell'Ingegneria dell'informazione come: * fondamenti di Elettronica * fondamenti di Automatica e insegnamenti di indirizzo: * Architettura dei calcolatori e dei Sistemi Operativi * Informatica teorica * Reti logiche * Algoritmi e Strutture Dati * Basi di dati * Sistemi Informativi * Ingegneria del software e insegnamenti tipici dei corsi di laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni, come: * Reti di telecomunicazione e Internet * Piattaforme software per la rete. Infine si possono inserire nel piano di studi insegnamenti scelti da vari gruppi, ad esempio: * Chimica generale * Misure * Sicurezza delle reti * Applicazioni ipermediali * Automazione industriale * Robotica * Intelligenza Artificiale * Teoria dei sistemi non lineari * Teoria dei giochi. === Competenze === Un modello di sviluppo software Un ingegnere informatico non é da confondere con il tecnico informatico, adatto alla realizzazione di progetti hardware quali assemblaggi macchina e diagnostica problematiche hardware software atti al corretto funzionamento del personal computer. L'ingegnere è quel professionista in grado di svolgere attività nella pianificazione, progettazione, realizzazione, gestione e esercizio di sistemi e infrastrutture per la rappresentazione, la trasmissione e l'elaborazione delle informazioni nonché della modellizzazione e simulazione di sistemi fisici. In quanto la laurea in ingegneria informatica nasce come laurea che si distacca dal corso di laurea in ingegneria elettronica, i laureati in ingegneria informatica hanno, oltre a tutte le competenze nel gestire la componente software, ottime conoscenze dell'elettronica e quindi sanno gestire, studiare e progettare bene con la categoria hardware: sono spesso in grado di progettare la parte software e hardware di sistemi elettronici quali le centraline e tutto ciò che riguarda l'automazione e la domotica. === Aspetti burocratici e giuridici === Il DPR 328/2001 art. 46 stabilisce che le attività professionali che formano l'oggetto della professione dell'Ingegnere dell'Informazione sono: * attività di progettazione, direzione lavori, stima e collaudo di impianti e di sistemi elettronici, di automazioni e di generazione, trasmissione ed elaborazione delle informazioni; * i rilievi diretti e strumentali di parametri tecnici afferenti impianti e sistemi elettronici; * le attività che implicano l'uso di metodologie standardizzate, quali la progettazione, direzione lavori e collaudo di singoli organi o componenti di impianti e di sistemi elettronici, di automazione e di generazione, trasmissione ed elaborazione delle informazioni, nonché di sistemi e processi di tipologia semplice o ripetitiva. === Ingegneria dell'informazione === Si definisce spesso come ingegneria dell'informazione l'unione di ingegneria informatica, ingegneria dell'automazione, ingegneria elettronica, ingegneria delle telecomunicazioni. In senso strettamente universitario l'ingegneria dell'informazione è una ''classe di laurea'' e i corsi di laurea che vi sono compresi sono in genere quelli di cui sopra oltre ad altri, quali i recenti corsi in ingegneria meccatronica (es. Politecnico di Torino presso POLIS Oristano ed Università degli Studi di Padova). Questi ultimi, però, dato il contenuto fortemente interdisciplinare, sono classificati da alcune università tra le ingegnerie dell'informazione e da altre tra le ingegnerie industriali.
Jimmy Carter
Produttore di arachidi, è stato membro della Commissione Trilaterale. Nel 2002 è stato insignito del Premio Nobel per la pace. In seguito alla morte di George H. W. Bush, avvenuta il 30 novembre 2018, è divenuto il più anziano ex presidente tuttora in vita. Da 1971 al 1975 è Governatore della Georgia. Ha quindi vinto la ''nomination'' democratica per le elezioni presidenziali del 1976, dove da ''outsider'' ha sconfitto il presidente repubblicano in carica, Gerald Ford. Nel suo secondo giorno di mandato, Carter ha graziato tutti gli elusori alla leva della guerra del Vietnam. Ha istituito due nuovi dipartimenti a livello di gabinetto di governo, il Dipartimento dell'Energia e il Dipartimento dell'Istruzione. Stabilì una politica energetica nazionale che includeva la conservazione, il controllo dei prezzi e le nuove tecnologie. Negli affari esteri, Carter ha perseguito gli Accordi di Camp David, i Trattati del Canale di Panama, il secondo Strategic Arms Limitation Talks e l'impopolare Zona del Canale di Panama a Panama. Sul fronte economico, ha dovuto affrontare una persistente stagflazione, una combinazione di alta inflazione, alta disoccupazione e crescita lenta. La fine del suo mandato presidenziale fu segnata dalla crisi degli ostaggi in Iran del 1979-1981, dalla crisi energetica del 1979, dall'incidente nucleare di Three Mile Island, dalla guerra civile di El Salvador e dall'invasione sovietica dell'Afghanistan. In risposta all'invasione, Carter intensificò la Guerra Fredda quando finì la distensione, impose un embargo sui cereali contro i sovietici, enunciò la Dottrina Carter e guidò un boicottaggio internazionale delle Olimpiadi estive del 1980 a Mosca. Nel 1980 venne riconfermato come candidato presidente in vista delle elezioni generali imponendosi alle primarie democratiche sul senatore Ted Kennedy. Alle elezioni tuttavia perse contro il candidato repubblicano Ronald Reagan. Nel 1982 viene fondato il Carter Center, per "promuovere ed espandere i diritti umani". Ha viaggiato molto per condurre negoziati di pace, monitorare le elezioni e promuovere la prevenzione e lo sradicamento delle malattie nei paesi in via di sviluppo. Carter è considerato una figura chiave di Habitat for Humanity Charity. Ha scritto oltre 30 libri che vanno dalle memorie, dalla politica alla poesia e all'ispirazione. Ha anche criticato alcune delle azioni e delle politiche di Israele riguardo al conflitto israelo-palestinese e si è battuto per una soluzione a due stati. Nel 2012 ha superato Herbert Hoover come presidente con la pensione più lunga nella storia degli Stati Uniti e nel 2017 è il primo presidente a vivere fino al 40º anniversario della sua elezione. Attualmente è il più anziano e il primo in carica di tutti i presidenti viventi.
=== I primi anni === Plains, Georgia Cresciuto a Plains, in Georgia, Carter nel 1943 fu ammesso alla United States Naval Academy (Accademia Navale degli Stati Uniti) diplomandosi nel 1946 e, con una laurea triennale in ingegneria, si è arruolato nella Marina degli Stati Uniti, dove ha prestato servizio nei sottomarini. Dopo la morte di suo padre, nel 1953, Carter ha lasciato la sua carriera militare, entrando nella riserva fino al 1962, ed è tornato in Georgia per prendere le redini dell'azienda di arachidi della sua famiglia. Comincia come attivista all'interno del Partito Democratico e dal 1963 al 1967, Carter è stato eletto nel Senato dello stato della Georgia. === Governatore della Georgia === Ritratto ufficiale di Jimmy Carter come governatore Nel 1970 è stato eletto Governatore della Georgia, sconfiggendo l'ex governatore Carl Sanders nelle Primarie democratiche, sulla piattaforma anti-segregazione che difende l'azione affermativa per le minoranze etniche. Carter prestò giuramento come 76º Governatore della Georgia il 12 gennaio 1971; ha dichiarato nel suo discorso inaugurale: "Il tempo della segregazione razziale è finito. Nessuna persona povera, rurale, debole o di colore dovrebbe mai più sopportare il peso di essere privato della possibilità di una formazione, di un lavoro o di semplice giustizia". La folla, accorsa ad ascoltare il neo-governatore, rimase scioccata da questa frase, in forte contrasto con la cultura politica della Georgia e in particolare con la campagna stessa di Carter. I numerosi segregazionisti che lo avevano sostenuto durante le elezioni si sentirono traditi. Lester Maddox, predecessore di Carter come governatore, divenne vice-governatore, pur avendo opinioni discordanti con il nuovo governatore. Carter cercò di espandere l'autorità del governatore, riducendo la complessità del governo statale e proponendo una legge di ristrutturazione dell'apparato esecutivo. Carter cercò di fondare la propria azione di governatore su uno ''Zero-based budgeting'' (trad. Programma a base zero: sistema di programmazione e controllo che sottopone ad esame annuale non solo le nuove decisioni facenti capo al budget ma l'intero insieme delle scelte, comprese quelle già attuate in precedenza con la possibilità di eliminare sprechi e inefficienze che si sono radicate in passato e che persisterebbero nel caso di un incremento di budget) all'interno dei servizi statali e ha aggiunto un sistema di selezione nella Commissione giudiziaria per verificare le credenziali dei giudici nominati dal governatore. Questo piano di riorganizzazione venne presentato nel mese di gennaio del 1972 ricevendo una fredda accoglienza. Ma dopo due settimane di negoziati fu approvato. In ultima analisi, vennero fuse circa 300 agenzie statali in 22 ottenendo un grande risparmio sui costi sostenuti dallo stato. Sotto il governo di Carter, nello stato della Georgia, vennero assunti molti dipendenti statali e diversi giudici neri pur cercando di mantenere i suoi alleati conservatori come quando, nonostante la storica sentenza ''Furman vs Georgia'' (1972) che ne decretava l'abolizione, Carter reintrodusse la pena di morte nell'ordinamento giudiziario dello stato. Carter spinse per introdurre riforme al fine di: fornire pari finanziamenti di Stato a scuole sia che fossero situate in zone ricche o povere del paese, istituire centri di aggregazione per i bambini con handicap mentale e aumentare i programmi educativi per i detenuti, promuovendo inoltre la meritocrazia a discapito dell'influenza politica nell'assegnare promozioni a giudici e funzionari del governo statale. Una delle sue decisioni più controverse è stata quella di porre il veto sul piano per costruire una diga sul fiume Flint, guadagnandosi l'attenzione degli ambientalisti a livello nazionale. === Presidenza degli USA === Inaugurazione della presidenza di Jimmy Carter il 20 gennaio 1977 Nel 1976 ottenne la ''nomination'' democratica e nelle successive elezioni sconfisse il repubblicano Gerald Ford, subentrato a Nixon dopo che lo scandalo Watergate lo aveva costretto a dimettersi. Quando si presentò alle elezioni, Carter era nuovo sulla scena politica nazionale. Se da un lato ciò costituiva un punto di debolezza, d'altra parte l'essere sconosciuto era il suo punto di forza, data l'estraneità ai numerosi scandali che avevano scosso il Partito Democratico negli anni sessanta. Sotto la presidenza Carter furono istituiti il Dipartimento dell'Energia e il Dipartimento dell'Istruzione. Carter promosse una politica energetica nazionale che includesse il controllo dei prezzi e incentivasse le nuove tecnologie. In un suo famoso discorso televisivo, del 18 aprile del 1977, Carter definì la crisi energetica degli Stati Uniti in corso in quegli anni come equivalente moralmente a una guerra, incoraggiando il risparmio energetico da parte di tutti i cittadini degli Stati Uniti, dando per primo l'esempio installando pannelli solari per il riscaldamento dell'acqua sulla Casa Bianca e indossando maglioni per compensare l'abbassamento di temperatura all'interno di essa. Il Presidente Carter fra Menachem Begin e Muhammad Anwar al-Sadat a Camp David (1978) Nel 1978 Carter dovette far fronte all'emergenza derivata dalla situazione della discarica di Love Canal divenuto un caso nazionale con numerosi articoli che definivano il quartiere come "una bomba sanitaria a orologeria" e "una delle più gravi tragedie ambientali della storia americana". Il 2 agosto 1978 il sito della discarica fu dichiarato un'emergenza nazionale, fatto senza precedenti negli Stati Uniti, e Carter annunciò l'istituzione dello stato emergenza federale per il sito, chiese lo stanziamento di fondi federali e ordinò alla Federal Disaster Assistance Agency di assistere la città di Niagara Falls nel bonificare il sito di Love Canal. Fu la prima volta che i fondi d'emergenza federali vennero usati in un caso che non fosse un disastro naturale. Carter fece costruire dei canali che convogliavano l'acqua inquinata nelle fogne e fece chiudere gli scantinati contaminati. Il Congresso degli Stati Uniti passò il decreto ''Comprehensive Environmental Response, Compensation, and Liability Act (CERCLA)'', detto comunemente Superfund. Il CERCLA stabilì una tassa sulle industrie chimiche e petrolifere per permettere all'autorità federale di rispondere alle emergenze ambientali. CERCLA stabilì anche una lista prioritaria dei siti nazionali che richiedevano una bonifica, Love Canal fu il primo sito a comporre la lista da cui uscirà solo nel 2004, dopo l'evacuazione dei residenti e l'abbattimento della maggior parte degli edifici, la bonifica e il contenimento della discarica. Dato che il decreto Superfund contiene un clausola di responsabilità retroattiva, la Occidental Petroleum (che aveva acquisito la Hooker Chemical) fu ritenuta responsabile per i costi di bonifica, pur non avendo infranto le leggi allora in vigore, quindi nel 1994, il giudice federale John Curtin sentenziò che la Hooker/Occidental era stata negligente, ma non si trattava di negligenza criminale, nella vendita della discarica al Niagara Falls School Board. La Occidental Petroleum fu citata dall'EPA e nel 1995 si accordò per un risarcimento di 129 milioni di dollari. Anche diverse cause civili intentate dai residenti arrivarono ad un accordo economico negli anni seguenti alla scoperta della contaminazione. Carter ha riconosciuto l'esistenza di molte Love Canal in tutto il paese, e che la scoperta di tali discariche pericolose è stato "una delle più truci scoperte della nostra era moderna". Con il ''Airline Deregulation Act'' del 1978 Carter eliminò il controllo del governo su tariffe e percorsi del settore del trasporto aereo al fine di creare un libero mercato del settore e per permettere l'ingresso in esso di nuove compagnie aeree di aviazione commerciale, lasciando inoltre che fosse la libera concorrenza delle forze di mercato a determinare percorsi e tariffe. Risultati delle elezioni presidenziali del 1980, in cui Carter fu sconfitto Nel 1979 Carter deregolamentò anche l'industria della birra americana, rendendo legale vendere malto, luppolo e lievito di birra per la prima volta dai tempi del proibizionismo degli anni venti. Questa liberalizzazione ha portato a un aumento del consumo della birra nelle case americane nel corso degli anni '80 e '90 e ha permesso che, entro gli anni duemila, si sviluppasse una forte cultura della birra artigianale in tutti gli Stati Uniti. Nello stesso anno l'amministrazione Carter dovette far fronte anche al pericoloso incidente nucleare di Three Mile Island. I suoi critici per non essere riuscito a ottenere l'approvazione di numerose delle sue leggi, gli rimproverano scarsa esperienza, di non avere avuto una visione chiara della politica estera, improntata astrattamente sui diritti umani e infine gli rimproverano i fortissimi dissidi all'interno della sua amministrazione. Probabilmente l'insuccesso più importante fu la rivoluzione iraniana del 1979 e la successiva cattura di 52 ostaggi statunitensi nell'ambasciata di Teheran. Rosalynn salutano dalla cima della scaletta dell'aeromobile mentre lasciano la base aeronautica di Andrews alla conclusione della cerimonia d'inaugurazione della presidenza di Ronald Reagan (20 gennaio 1981) Il fallimento della politica estera mediorientale rimase il punto debole dell'amministrazione Carter, fallimento che causò la disapprovazione di molti americani nei suoi confronti. Come segno di distensione, Carter dispose che il Dipartimento di Stato derogasse il ''McCarran Act'' che vietava l'ingresso negli USA dei comunisti. Vennero inoltre riavviate le consultazioni per il SALT II per la limitazione delle armi nucleari strategiche, che però non verrà mai ratificato. Dopo questa prima fase di "distensione" nei confronti del movimento comunista mondiale, quando l'URSS invase l'Afghanistan nel 1980 ci fu il ritorno di un clima da Guerra fredda: Carter boicottò la XXII Olimpiade, che si teneva quell'anno a Mosca. Nonostante alcuni importanti successi, fra i quali la firma degli accordi di pace di Camp David fra Egitto ed Israele e i Trattati Torrijos-Carter, nel 1979 la crisi degli ostaggi unita alla recessione economica attraversata dagli Stati Uniti in quegli anni minò gravemente la sua popolarità, tanto che dovette lottare aspramente per ottenere la seconda candidatura democratica, fatto alquanto raro per un presidente in carica. Dopo avere sconfitto di misura Ted Kennedy al ''congresso'' del Partito Democratico, fu poi largamente superato dal repubblicano Ronald Reagan nelle elezioni del novembre 1980. Il presidente Jimmy Carter durante una visita del 2007 all'ospedale Savelugu in Ghana. Dopo la sua presidenza Carter ha costituito il Carter Center, una fondazione attraverso cui ha messo a frutto il suo prestigio, partecipando attivamente a campagne per i diritti umani e per la promozione della democrazia e fungendo da mediatore in diversi conflitti. Per quest'opera nel 2002 è stato insignito del Premio Nobel per la pace con la motivazione: L'azione di Carter raccoglie da sempre sia elogi sia critiche. Nel 2002, anche se non più in carica, è stato il primo presidente statunitense dai tempi dell'embargo a visitare Cuba e a incontrare Fidel Castro. Nonostante una leggera distensione, il presidente George W. Bush non volle porre fine alle sanzioni contro Cuba. === Posizioni politiche recenti === Jimmy Carter nel 2013 Ha recentemente scritto ''Peace, not Apartheid'', un libro sul conflitto israelo-palestinese, che negli Stati Uniti ha suscitato un grande scandalo mediatico a causa delle posizioni di Carter nettamente contrarie alle politiche di Israele nei confronti del popolo palestinese, politiche da lui definite di ''apartheid''. Ha preso posizione sul caso di Troy Davis, giustiziato il 21 settembre 2011, auspicando l'abolizione totale della pena di morte negli USA. Durante la campagna elettorale di Barack Obama del 2012 ha annunciato che avrebbe partecipato, insieme a Bill Clinton, alla Convention Democratica a favore della sua rielezione. In occasione delle elezioni presidenziali del 2016, ha sostenuto la candidata democratica Hillary Clinton. Nel maggio del 2017, ha rivelato tuttavia di aver votato per il senatore Bernie Sanders alle primarie del Partito Democratico. Jimmy Carter (a destra) nel 1991 con il presidente George H. W. Bush e gli ex presidenti Gerald Ford, Richard Nixon e Ronald Reagan durante l'inaugurazione della Biblioteca Presidenziale Reagan. Carter fu l'uomo di stato che registrò con la propria voce il messaggio inciso sul disco d'oro lanciato assieme alle sonda Voyager 1 per il suo viaggio fuori dal nostro sistema solare il 5 settembre 1977. 18 anni dopo, il presidente degli Stati Uniti d'America George W Bush ha invitato gli ex presidenti George H. W. Bush, Bill Clinton, Jimmy Carter (a destra) ed il "presidente eletto" ma non ancora in carica Barack Obama per un incontro e pranzo presso la Casa Bianca. Foto scattata mercoledì, 7 gennaio 2009 nello Studio Ovale alla Casa Bianca. Nell'agosto 2015, all'età di 90 anni, Carter ha annunciato di essere malato di cancro al cervello (melanoma con metastasi al cervello e al fegato) e di aver iniziato un trattamento di radioterapia e di doversi sottoporre a chirurgia. Successivamente, nonostante l'iniziale gravità della prognosi (sopravvivenza media di 4-5 mesi), il 6 dicembre successivo venne resa nota la sua guarigione ottenuta in seguito alla radioterapia e a una sperimentale immunoterapia. Il 20 gennaio 2017, all'età di 92 anni, Carter è diventato il presidente più anziano a partecipare ad un insediamento presidenziale. Sposato con Rosalynn Smith dal 7 luglio 1946 - anch'essa proveniente da Plains, ha quattro figli: John William detto Jack (1947), James Earl Carter III detto Chip, Jeffrey Donnel e Amy Lynn (1967). La loro prole comprende anche otto nipoti e due pronipoti. * Nel 2002 ha ricevuto il premio Nobel per la pace. * Nel 2004 è stato inserito nella International Civil Rights Walk of Fame di Atlanta. * Nel 2007 il regista Jonathan Demme girò un film documentario sulla sua vita intitolato ''Jimmy Carter Man from Plains'', presentato alla 64ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. * Jimmy Carter appare in molti fumetti, serie televisive e cartoni animati, tra cui ''I Simpson'', ''Futurama'', ''I Griffin'', ''King of the Hill'', ''I Jefferson'' e ''American Dad!''. * Jimmy Carter viene citato nella canzone ''IEAIAIO'' del gruppo System of a Down. * A Jimmy Carter è stata dedicata la canzone ''Peanuts'' del gruppo inglese The Police durante un concerto nel marzo 1979 nel Kansas, anche se il brano fu scritto in avversione a Rod Stewart. *''Jimmy Carter'' è il titolo di un brano realizzato dal gruppo alternative rock Electric Six, facente parte dell'album Senor Smoke. * Nel film ''The Butler'' del 2013 il presidente Carter non è interpretato da un attore, ma la sua figura è presente attraverso filmati d'archivio. * Nel film ''Point Break'' del 1991 una delle quattro maschere usate dai rapinatori rappresenta Jimmy Carter. * Il politico è citato nel brano ''Accelerazione'' del cantautore Michele di Fiò, uscito nel 1979 come parte del 33 giri ''Cervello'' anche se in tale canzone è citato come Nick Carter, facendo però chiaro riferimento alle piantagioni di noccioline della sua famiglia. * Nel 2012 appare nel film ''Argo'' in alcune immagini di repertorio.
James Clerk Maxwell
Firma di Maxwell Elaborò la prima teoria moderna dell'elettromagnetismo, raggruppando in una teoria tutte le precedenti osservazioni, esperimenti ed equazioni non correlate di questa branca della fisica unificandole con le cosiddette equazioni di Maxwell. Diede anche un importante contributo alla teoria cinetica dei gas come fisico-statistico e alla termodinamica statistica con le relazioni di Maxwell. Le ''equazioni di Maxwell'' dimostrano che l'elettricità, il magnetismo e la luce sono manifestazioni del medesimo fenomeno: il campo elettromagnetico. Da questo momento le altre leggi ed equazioni classiche di queste discipline verranno ricondotte a casi semplificati delle quattro equazioni fondamentali. Il lavoro di Maxwell è stato definito la ''«seconda grande unificazione della fisica»'', dopo quella operata da Isaac Newton. Maxwell dimostrò che il campo elettrico e magnetico si propagano attraverso lo spazio sotto forma di onde alla velocità costante della luce. Nel 1864 scrisse ''"A Dynamical Theory of the Electromagnetic Field"'' dove per la prima volta propose che la natura ondulatoria della luce fosse la causa dei fenomeni elettrici e magnetici. Il suo lavoro nella redazione di un modello unificato per l'elettromagnetismo è considerato uno dei più grandi risultati della fisica del XIX secolo. Tuttavia, egli rimase ancora legato alla teoria classica – ora abbandonata – della propagazione della luce attraverso l'etere luminifero, un mezzo ineffabile e sfuggente ad ogni misurazione sperimentale che avrebbe permeato lo spazio vuoto. Le principali linee guida del pensiero di Maxwell sono identificabili in: # ricerca dell'unità ; # rifiuto di ipotesi microscopiche; # enfasi sui risultati sperimentali. Come metodo di indagine teorica, Maxwell premia l'analogia perché, secondo lui, in grado di gettar luce sui campi della scienza meno noti, partendo dalle leggi che governano fenomeni meglio conosciuti. Ma questo metodo, sebbene efficace, dev'essere usato, per Maxwell, con consapevolezza per non vanificare gli sforzi e trasformare ''«utili aiuti in fuochi fatui»'' .
Trinity College James Clerk Maxwell nacque il 13 giugno 1831 a Edimburgo da John Clerk Maxwell e Frances Cay. In quello stesso anno Michael Faraday otteneva i suoi importanti risultati sull'induzione magnetica, un fenomeno che lo stesso Maxwell avrebbe contribuito a spiegare durante la sua carriera. La famiglia si trasferì, quando egli era ancora giovane, a Glenlair, nella tenuta del padre nei pressi di Corsock, nella campagna scozzese. Tutti gli indizi suggeriscono che Maxwell avesse un'instancabile curiosità fin da bambino. Sua madre Frances – rendendosi conto delle sue potenzialità – ebbe un ruolo influente nella sua educazione giovanile, ma sfortunatamente morì, probabilmente di cancro, nel 1839, quando Maxwell aveva solo otto anni. Dopo la morte della madre, il padre assunse un insegnante privato che impartisse a James le prime lezioni. Di questo giovane tutore è noto solo che i suoi metodi erano severissimi e non risparmiava punizioni corporali al ragazzo. James non reagì bene e il padre decise di mandarlo nel 1841 all'Accademia di Edimburgo. In quel luogo, Maxwell si trovò ben presto isolato per via della sua riservatezza e dei suoi modi strani, oltre che per il suo marcato accento scozzese. Fu soprannominato dai compagni di corso, «''daftie''», che significa «''sciocco''». Maxwell comprendeva la geometria già in tenera età e riscoprì, ancora bambino, alcuni poliedri regolari. Nel 1846, a 14 anni, scrisse un articolo sulle ellissi, dove generalizza la definizione di un'ellisse come il luogo dei punti dove la somma di m volte la distanza da un punto fissato più n volte la distanza da un secondo punto fissato è costante. Se m=n=1 la curva è un'ellisse. Maxwell definisce anche le curve dove ci sono più di due fuochi (''On the Description of Oval Curves, and those having a plurality of Foci'', 1846). Questo è l'inizio del suo primo lavoro sulla descrizione di curve ovali e quelle aventi molteplici fuochi, che verrà letto dalla Royal Society di Edimburgo il 6 aprile 1846. Queste idee non erano interamente nuove dal momento che Cartesio le aveva definite curve già prima, ma il lavoro è comunque molto notevole se si considera che Maxwell era solo un quattordicenne. All'età di 16 anni lasciò l'Accademia e si iscrisse all'università di Edimburgo, dove si distinse per le sue capacità. Poco tempo dopo, senza aver ancora ottenuto la laurea, si spostò al Trinity College di Cambridge, dove conobbe William Thomson, il futuro Lord Kelvin. Divenne membro del ''Club degli Apostoli'', il gruppo che riunisce i dodici migliori studenti del Trinity. Si laureò nel 1854 e rimase al college come insegnante fino al 1856. In questo periodo pubblicò due articoli che rivelarono le sue capacità: ''Sulle linee di forza di Faraday'' e ''Sull'equilibrio dei solidi elastici''. Dal 1855 al 1872 pubblicò una serie di articoli connessi alla percezione del colore che gli valsero, nel 1860, la medaglia Rumford. Per queste ricerche Maxwell inventò anche molti strumenti, come il ''disco di Maxwell''. All'inizio del 1856 il padre si ammalò e Maxwell decise di trascorrere più tempo con lui. Cercò pertanto di ottenere un posto in Scozia; si recò a Edimburgo durante le vacanze pasquali del 1856 per stare con il padre e, poi, i due andarono insieme a Glenlair. Il 3 aprile il padre morì e poco dopo Maxwell fece ritorno a Cambridge. Prima della fine di aprile gli giunse la notizia dell'assegnazione di una cattedra al Marischal College.James e Katherine Maxwell nel 1869 Nel 1859 vinse il premio Adams per un originale saggio (''Sulla stabilità degli anelli di Saturno'') in cui dimostrava che la stabilità degli anelli poteva essere ottenuta solo se essi erano composti da pezzi di roccia orbitanti intorno al pianeta. Questo avvalorava la teoria secondo la quale il sistema solare si era formato da una nebulosa che aveva iniziato a ruotare su se stessa. Statua di Maxwell a Edimburgo Nel 1859 sposò Katherine Mary Deward, figlia del rettore del college, ma questo non gli impedì di perdere il posto quando il Marischal College si fuse con il King's College di Aberdeen per costituire l'Università di Aberdeen. Fece domanda per avere una cattedra ad Edimburgo, ma gli fu preferito l'amico Peter Tait. Riuscì, comunque, ad ottenere un posto al King's College di Londra, ma, nel 1865, lo abbandonò, per motivi ancora oggi misteriosi, per ritirarsi nella sua tenuta di Glenlair, in Scozia. Scrisse un manuale di termodinamica (''La teoria del calore'', 1871) ed un trattato elementare di meccanica (''Materia e moto'', 1876). Maxwell fu il primo autore a fare uso esplicito dell'analisi dimensionale già nel 1871. Nel 1871 Maxwell divenne il primo ''Cavendish Professor'' di fisica all'università di Cambridge: era incaricato di promuovere lo sviluppo del Cavendish Laboratory. Uno degli ultimi contributi di Maxwell alla scienza fu infatti la pubblicazione degli appunti di Henry Cavendish. Maxwell e sua moglie Katherine non ebbero figli. Nell'estate del 1879 Maxwell tornò con la moglie, malata, a Glenlair, ma pure la sua stessa salute continuava a peggiorare. Fece ritorno con la moglie a Cambridge l'8 ottobre e lì morì il 5 novembre 1879, all'età di 48 anni, per un tumore addominale. Il suo medico, il dottor Paget, disse: "Nessun uomo che io abbia mai incontrato morì più calmo". Fu sepolto nella chiesa di Parton nel Galloway, in Scozia. === Personalità === Fin dall'infanzia la religione condizionò molti aspetti della vita di Maxwell. Entrambi i genitori erano cristiani devoti, aderenti alla Chiesa episcopale scozzese, e lo educarono secondo i principi fondamentali del loro credo. La fede di Maxwell si manifestò anche nell'approccio all'attività scientifica. Si dichiarava un ''lettore del libro della natura''. Secondo Maxwell, tale libro si mostra agli occhi dello scienziato come ordinato e armonioso, rivelando le infinite potenza e saggezza di Dio nella sua irraggiungibile ed eterna verità. Maxwell giustificava la conoscibilità della natura ed il successo della scienza, cioè la capacità dell'uomo di elaborare una scienza che sapesse predicare alcune verità sulla natura, attraverso un atto di fede. Infatti, sosteneva che Dio avesse creato mente umana e natura in corrispondenza. Maxwell amava la poesia britannica e memorizzò molte ballate e poesie inglesi. Scrisse anche alcuni poemetti, il più conosciuto dei quali è probabilmente ''Rigid Body Sings'': :''Gin a body meet a body'' :''Flyin' through the air.'' :''Gin a body hit a body,'' :''Will it fly? And where?'' :''...'' Una raccolta delle sue poesie fu pubblicata dal suo amico Lewis Campbell nel 1882. Aveva un carattere ironico: nel suo epistolario si trovano lettere ad amici e colleghi firmate in "forma differenziale" con la sigla ''dp/dt''. La funzione termodinamica dp/dt = JCM ha, infatti, come risultato le iniziali del suo nome. Al suo arrivo all'Università di Cambridge, quando gli fu spiegata l'esistenza di una funzione religiosa alle 6 del mattino, Maxwell si tormentò la barba e rispose lentamente, nella sua cadenza scozzese: «Va bene, penso di poter stare sveglio fino a quell'ora». === Teoria cinetica === Uno dei risultati più significativi di Maxwell fu l'elaborazione di un modello fisico-statistico per la teoria cinetica dei gas. Proposta per la prima volta da Daniel Bernoulli, questa teoria era stata successivamente sviluppata da vari scienziati tra cui John Herapath, John James Waterston, James Prescott Joule e, soprattutto, Rudolf Clausius, ma ricevette uno sviluppo enorme dall'intuizione di Maxwell. Nel 1866, il fisico scozzese formulò – indipendentemente da Ludwig Boltzmann – la distribuzione di Maxwell-Boltzmann, una distribuzione di probabilità che può essere utilizzata per descrivere la distribuzione di velocità delle molecole di un dato volume di gas a una data temperatura. Questo approccio permise a Maxwell di generalizzare le leggi della termodinamica precedentemente stabilite e fornire una migliore spiegazione alle osservazioni sperimentali. Tale lavoro lo portò, in seguito, a condurre l'esperimento mentale del diavoletto di Maxwell. === Elettromagnetismo === Peter Tait Il più importante lavoro di Maxwell è certamente quello legato all'elettromagnetismo. Il fisico scozzese unificò i lavori sull'elettricità e il magnetismo di Michael Faraday, André-Marie Ampère e di molti altri in una serie di quattro equazioni differenziali (originariamente erano venti, ma furono poi ridotte a quattro). Note come equazioni di Maxwell, tali equazioni furono presentate alla Royal Society nel 1864, e insieme descrivono il campo elettrico e quello magnetico, e le loro interazioni con la materia. Le equazioni prevedono l'esistenza di onde elettromagnetiche, ossia di oscillazioni del campo elettromagnetico. Maxwell cercò – sulla base dei dati disponibili all'epoca – di calcolare teoricamente la velocità di queste onde, ottenendo il risultato di 310.740.000 m/s. Nel 1865 scriveva: Maxwell era nel giusto e la successiva scoperta sperimentale delle onde elettromagnetiche per opera di Heinrich Rudolf Hertz fu uno dei trionfi assoluti della fisica ottocentesca. === Teoria dei colori === La prima fotografia a colori scattata da Maxwell nel 1861 Anche i contributi di Maxwell all'ottica e alla percezione del colore furono rilevanti. Maxwell scoprì che la fotografia a colori poteva essere realizzata sovrapponendo filtri rossi, verdi e blu. Nel 1861 fece fotografare da Thomas Sutton tre volte un tartan scozzese mettendo sopra l'obiettivo tre filtri di diverso colore. Le tre immagini furono poi sviluppate e proiettate su uno schermo con tre proiettori differenti. Una volta messe a fuoco sullo stesso punto ne scaturì l'immagine a colori, la prima nella storia. === Scienza dei materiali === A Maxwell è fatta risalire la prima formulazione del criterio di von Mises (''«criterio della massima energia di distorsione»''), da lui proposto sulla base di considerazioni puramente matematico-formali nel 1856. Il criterio di von Mises è un criterio di resistenza relativo a materiali duttili, isotropi, con uguale resistenza a trazione e a compressione. * I Maxwell Montes, una catena montuosa sul pianeta Venere, sono stati battezzati in suo onore. * Il James Clerk Maxwell Telescope è stato intitolato in suo onore. * Maxwell James Clerk, ''Trattato di elettricità e magnetismo: elettrostatica ed elettrodinamica'', vol I, nella collana “Classici della scienza”, Torino Utet, prima edizione 1973 * Maxwell James Clerk, ''Trattato di elettricità e magnetismo: elettromagnetismo'', vol II, nella collana “Classici della scienza”, Torino Utet, prima edizione 1983 * Maxwell James Clerk, ''Poesie (1844-1878)'', nella collana "Supernovae", Archivio Dedalus edizioni, Milano, 2013.
Joe Satriani
All'inizio della sua carriera, Satriani ha lavorato come insegnante di chitarra. Molti dei suoi ex allievi hanno raggiunto la fama, come ad esempio: Steve Vai, Larry LaLonde, Rick Hunolt, Kirk Hammett, Andy Timmons, Charlie Hunter, Kevin Cadogan e Alex Skolnick. Satriani è stato reclutato da Mick Jagger come chitarra solista per il suo primo tour da solista. Nel 1994, Satriani andò in tour con i Deep Purple. Come chitarrista ha collaborato con una serie di chitarristi durante il Tour G3, che ha fondato nel 1995. I suoi collaboratori G3 hanno incluso Vai, LaLonde, Timmons, Steve Lukather, John Petrucci, Eric Johnson, Yngwie Malmsteen, Brian May, Patrick Rondat, Paul Gilbert, Adrian Legg, Steve Morse e Robert Fripp attualmente è il chitarrista per il supergruppo Chickenfoot. Satriani ha utilizzato le proprie chitarre signature, l'Ibanez JS Series, che vengono vendute nei negozi di musica di tutto il mondo. Ha inoltre collaborato con Vox per creare il proprio wah, delay, overdrive e distorsori, nonché una collaborazione con Marshall Amplification per la creazione della propria testa signature series, il JVM410HJS.
Satriani è di origini italiane (i nonni paterni erano di Piacenza e di Bobbio, quelli materni di Bari): nel suo primo concerto italiano, tenuto a Trezzo sull'Adda, esordì con la frase «Buona sera a tutti, mi chiamo Giuseppe Satriani», confermando le proprie radici. Dopo aver ascoltato Jimi Hendrix, all'età di 14 anni inizia a suonare lo strumento che lo renderà celebre: la chitarra. Nel 1978 inizia a dare lezioni di chitarra per mantenersi. Tra i suoi studenti ci sono molti chitarristi divenuti in seguito famosi professionisti come Steve Vai, Kirk Hammett dei Metallica, David Bryson dei Counting Crows, Larry LaLonde dei Primus e Alex Skolnick dei Testament. Satriani si esibisce ad Aarhus nel 2016 Il suo primo vero album (''Not of This Earth'') viene pubblicato solo nel 1986, per di più in un primo momento finanziato direttamente dal chitarrista. Finalmente, grazie al suo ex alunno Steve Vai, troverà un accordo per la pubblicazione con la Relativity Records. Il successo arriva con il secondo album prodotto dalla stessa casa discografica e intitolato ''Surfing with the Alien'', eletto poi miglior album chitarristico dell'anno, per il quale l'artista riceve il disco di platino. Intorno a quegli anni ha suonato in Italia con professori di musica classica e rock come Al Di Meola e Luca Accogli. Nel 1988 Satriani viene chiamato da Mick Jagger a sostituire Jeff Beck come chitarrista per il suo primo tour senza i Rolling Stones. Dopo il tour, esperienza molto importante come dichiarerà lo stesso Satriani, realizza nello stesso anno il suo terzo album ''Dreaming #11'' (con brani in studio e brani ''live'') per il quale riceve il disco d'oro e l'anno successivo realizza un altro album ''Flying in a Blue Dream'', dove in alcune tracce abbiamo anche la sua voce, seguito nel 1992 da quello che a tutt'oggi è il suo album più apprezzato dalla critica: ''The Extremist''. Nel 1993 pubblica ''Time Machine'' (disco live più disco in studio). Verso la fine del 1993 fino agli inizi del 1995 è con i Deep Purple per sostituire Ritchie Blackmore che aveva lasciato la band a metà di un tour, inoltre nel dicembre del 1994 registrerà con loro un brano in studio ''Purpendicular Waltz'' che a seguito le registrazioni di quell'album verranno concluse nell'estate del 1995 con il loro chitarrista definitivo Steve Morse. Agli inizi del 1995 dopo aver lasciato i Deep Purple pubblica ''Joe Satriani'', album dal suono maggiormente ''blues'' e che si distacca dai suoi precedenti lavori. Nel marzo del 1998 Joe Satriani registra il suo ottavo album ''Crystal Planet''. Nel 2000 esce l'album ''Engines of Creation'' con nette influenze di musica elettronica. Come dirà lo stesso Satriani, "non si può non considerare la musica dei Prodigy". Dal 1996 Satriani ha avviato il progetto G3, una serie di tour in cui con Satriani si esibiscono Steve Vai e Eric Johnson. Successivamente insieme a Satriani nel progetto G3 si alternano altri virtuosi della chitarra come Yngwie Malmsteen, John Petrucci, Robert Fripp, Paul Gilbert, Steve Morse. Il concerto prevede, di solito, una prima parte in cui ogni chitarrista propone pezzi propri, seguita da una ''jam'' in cui i tre danno libero sfogo alla propria verve improvvisando su pezzi molto famosi come ''Voodoo Child'' o ''Smoke On The Water''. Durante la sua carriera Satriani ha anche collaborato con moltissimi altri artisti tra cui Blue Öyster Cult, Alice Cooper, Stuart Hamm, Pat Martino, Spinal Tap e Ian Gillan. Nel 2009 insieme a Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, Sammy Hagar e Michael Anthony dei Van Halen fonda il gruppo Chickenfoot. La superband ha pubblicato il proprio album di debutto in Europa il 5 giugno 2009 per l'etichetta earMusic (gruppo Edel). Nell'estate del 2010 entra in studio per registrare il suo tredicesimo album, che verrà pubblicato ad ottobre dello stesso anno con il titolo "Black Swans and Wormhole Wizards". Il 20 febbraio 2013 con un messaggio sul suo sito ufficiale annuncia l'uscita del quattordicesimo album, intitolato ''Unstoppable Momentum'', anticipato il 9 aprile dal brano ''A Door Into Summer'', uscito a maggio. Il 12 maggio 2015 annuncia il quindicesimo album in studio ''Shockwave Supernova'', anticipato dall'omonimo singolo. Nel 2017 collabora con il musicista tedesco Marco Minnemann in alcuni brani successivamente inseriti nell'album ''Borrego''. Joe Satriani con Stuart Hamm nel 2008 Satriani si professa cattolico (anche se raramente parla della propria fede). Sposato da oltre vent'anni, mai divorziato, ha espresso nei suoi dischi la sua sensibilità per i valori della famiglia, per esempio con ''Home'', ''Always with me, always with you'', ''Rubina'', ''You saved my life'' e con i vari riferimenti a sua moglie, Rubina. Satriani è considerato un chitarrista tecnicamente abile, ed è stato indicato come un virtuoso della chitarra. Satriani conosce molte tecniche di chitarra elettrica, tra cui il legato, tapping a due mani e arpeggio intercettazioni, volume swells, armonici ed effetti whammy bar estremi. Durante i passaggi veloci, Satriani favorisce una tecnica legato (ottenuta principalmente attraverso hammer-on e pull-off) che produce frasi lisce e fluenti. Egli è anche abile in altre tecniche connesse alla velocità come la pennata alternata rapida e lo sweep picking. Satriani è stato influenzato da icone della chitarra blues-rock come Jimi Hendrix, Eric Clapton, Jimmy Page, Ritchie Blackmore e Jeff Beck, così come da chitarristi jazz fusion quali Allan Holdsworth. Satriani ha creato un proprio stile riconoscibile ed è un chitarrista influente. Satriani ha inoltre ricevuto 15 nomination ai Grammy e ha venduto oltre 10 milioni di album in tutto il mondo. === Da solista === ;Album in studio * 1986 – ''Not of This Earth'' * 1987 – ''Surfing with the Alien'' * 1989 – ''Flying in a Blue Dream'' * 1992 – ''The Extremist'' * 1993 – ''Time Machine'' * 1995 – ''Joe Satriani'' * 1998 – ''Crystal Planet'' * 2000 – ''Engines of Creation'' * 2002 – ''Strange Beautiful Music'' * 2004 – ''Is There Love in Space?'' * 2006 – ''Super Colossal'' * 2008 – ''Professor Satchafunkilus and the Musterion of Rock'' * 2010 – ''Black Swans and Wormhole Wizards'' * 2013 – ''Unstoppable Momentum'' * 2015 – ''Shockwave Supernova'' * 2018 – ''What Happens Next'' * 2020 – ''Shapeshifting'' ;Album dal vivo * 2001 – ''Live in San Francisco'' * 2006 – ''Satriani Live!'' * 2010 – ''Live in Paris: I Just Wanna Rock'' * 2012 – ''Satchurated: Live in Montreal'' ;Raccolte * 1993 – ''The Beautiful Guitar'' * 2003 – ''The Electric Joe Satriani: An Anthology'' * 2005 – ''One Big Rush: The Genius of Joe Satriani'' * 2008 – ''Joe Satriani Original Album Classics'' ;Extended play * 1984 – ''Joe Satriani'' * 1988 – ''Dreaming #11'' * 2000 – ''Additional Creations'' === Con i G3 === * 1996 – ''G3: Live in Concert'' – Joe Satriani, Steve Vai, Eric Johnson * 2003 – ''G3: Rockin' in the Free World'' – Joe Satriani, Steve Vai, Yngwie Malmsteen * 2005 – ''G3: Live in Tokyo'' – Joe Satriani, Steve Vai, John Petrucci === Con i Chickenfoot === * 2009 – ''Chickenfoot'' * 2011 – ''Chickenfoot III'' === Con altri artisti === * 1989 – Stuart Hamm – ''Radio Free Albemuth'' * 2006 – Ian Gillan – ''Gillan's Inn'' * 2007 – John 5 – ''The Devil Knows My Name'' * 2010 – Tarja Turunen – ''Falling Awake'' (singolo) * 2012 – ''Satchurated: Live in Montreal''
J. R. R. Tolkien
Importante studioso della lingua anglosassone, è l'autore de ''Il Signore degli Anelli'' e di altre celebri opere riconosciute come pietre miliari del genere ''high fantasy'', quali ''Lo Hobbit'' e ''Il Silmarillion''. Fu Rawlinson and Bosworth Professor di antico inglese dal 1925 al 1945 e Merton Professor di lingua e letteratura inglese dal 1945 al 1959 presso l'Università di Oxford, dove contribuì alla creazione del ''New Oxford English Dictionary''. Fu amico intimo di C. S. Lewis , insieme al quale fu membro di un informale gruppo letterario conosciuto come Inklings. Fu anche membro della Royal Society of Literature. Nel 1961 Lewis segnalò Tolkien alla giuria del Premio Nobel per la letteratura, che però lo scartò, perché la sua scrittura venne definita "prosa di seconda categoria". Nel 1972 Tolkien ricevette la laurea ''honoris causa'' all'Università di Oxford e fu insignito dalla regina Elisabetta dell'onorificenza di Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico. Dopo la sua morte, il figlio Christopher pubblicò una serie di opere basate sull'ampia raccolta di appunti e manoscritti incompiuti del padre, tra cui ''Il Silmarillion''. Quest'ultimo, insieme a ''Lo Hobbit'' e ''Il Signore degli Anelli'', formano un unico corpo di racconti, poemi, linguaggi fittizi e saggi ambientati in un mondo immaginario chiamato Arda, di cui la Terra di Mezzo fa parte. Tra il 1951 e il 1955 Tolkien applicò la parola ''legendarium'' alla gran parte di queste opere. Sebbene diversi altri autori avessero pubblicato opere di narrativa fantasy prima di Tolkien, il grande successo de ''Lo Hobbit'' e de ''Il Signore degli Anelli'', nella loro edizione in brossura negli Stati Uniti, condusse a una riscoperta del genere e diede piena legittimazione all'invenzione di mondi immaginari autonomi e internamente coerenti, senza più la necessità di giustificare la loro esistenza come racconti di viaggio in luoghi esotici, sogni che scompaiono all'alba o favole. I suoi scritti hanno ispirato molte altre opere fantasy e hanno avuto un effetto duraturo su tutto il genere, al punto che Tolkien può essere considerato lo scrittore di fantasy più importante del XX secolo. Nel 2008 ''The Times'' ha posizionato Tolkien al sesto posto nella classifica de "I 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945".
===Infanzia e giovinezza=== La famiglia Tolkien nel 1892 su una cartolina di Natale John Ronald Reuel Tolkien nacque a Bloemfontein nell'allora Stato Libero dell'Orange (oggi Sudafrica), il 3 gennaio 1892, da Arthur Reuel Tolkien (1857–1896) e da Mabel, nata Suffield (1870–1904). I genitori erano inglesi, originari di Birmingham. All'età di tre anni, nel 1895, per motivi di salute si trasferì con la madre e il fratello Hilary Arthur Reuel in Inghilterra, a Sarehole, un sobborgo di Birmingham. Il padre non poté raggiungerli perché afflitto da febbri reumatiche che lo portarono alla morte, il 15 febbraio 1896, senza potersi ricongiungere alla famiglia. Durante gli anni che seguirono, però, si spostarono più volte: da Moseley a King's Heath nel 1901, e poi da lì a Edgbaston nel 1902. Per ragioni economiche Tolkien dovette ritirarsi dalla scuola King Edwards e si iscrisse alla St. Philips, fino a quando nel 1903 vinse una borsa di studio che gli permise di tornare alla King Edwards stessa. Nel 1904 morì la madre, dalla quale il giovane Tolkien aveva nel frattempo ereditato l'amore per le lingue e le antiche leggende e fiabe, e venne affidato, assieme al fratello, a un sacerdote cattolico degli Oratoriani, padre Francis Xavier Morgan, che aveva seguito la famiglia nella conversione al cattolicesimo. Sotto la sua attenta guida, il giovane John iniziò gli studi dimostrando ben presto capacità linguistiche notevoli: eccelse in latino e greco e divenne competente anche di altre lingue tra cui il gotico e l'antico finnico. Importanti in questi anni sono anche le sue esperienze nelle associazioni studentesche Società del Dibattito e TCBS. Proprio in questi anni iniziò a lavorare a un linguaggio da lui inventato. ===Maturità=== A diciotto anni si innamorò di Edith Bratt, ma il suo tutore, Padre Morgan, gli impedì di vederla e di scriverle fino ai ventuno anni. Tolkien si immerse quindi anima e corpo nello studio dei classici, dell'antico inglese e delle lingue germaniche, all'Exeter College, presso cui aveva vinto, nel 1910, una borsa di studio. Nel 1913 tornò con Edith, e nel 1915 gli fu conferito il titolo di Bachelor of Arts all'Exeter College di Oxford; contemporaneamente portò avanti molti tentativi poetici. esercito britannico nella prima guerra mondiale Scoppiata la guerra, nel 1915 si arruolò volontario nei Lancashire Fusiliers con il grado di sottotenente. Poco prima di partire per il fronte, il 22 marzo 1916, si sposò con Edith. Venne mandato in trincea sul fronte occidentale (partecipò anche alla Battaglia della Somme), e qui due dei suoi migliori amici morirono (Geoffrey Bache Smith e Robert Gilson, mentre Christopher Wiseman sopravvisse alla guerra); in seguito, dopo sei mesi di trincea, si ammalò e gli fu concesso il ritorno in patria. Nel 1917 nacque il suo primo figlio John; Tolkien collaborò per due anni alla stesura dell'Oxford English Dictionary. L'anno dopo nacque il secondo figlio Michael. Finita la guerra proseguì gli studi all'Exeter College, conseguendo nel 1919 il titolo di Master of Arts. Nel 1921 diventò docente di Lettere all'università di Leeds e continuò a scrivere e a perfezionare i suoi ''Racconti perduti'' e il suo linguaggio inventato. Tre anni dopo nacque il suo terzo figlio Christopher, poi seguito da una figlia, Priscilla. Nel 1925 venne nominato professore di filologia anglosassone all'Università di Oxford. È di questi anni la sua profonda amicizia con C. S. Lewis, autore delle ''Cronache di Narnia''; insieme fondarono il circolo degli Inklings, di cui fu membro anche Charles Williams. Nel 1945 gli venne affidata la cattedra di lingua inglese e letteratura medievale del Merton College, dove insegnò fino al suo ritiro dall'attività didattica avvenuto nel 1959. Specializzato nel dialetto medievale dell'Inghilterra centro-occidentale, di cui era originaria la sua famiglia, tradusse e commentò molti testi antichi di importanza letteraria riconosciuta. Fu soprattutto tra il 1920 e il 1930 che scrisse nuovo materiale e perfezionò quello già prodotto negli anni precedenti a partire dal 1917, gettando le basi del ''legendarium''. ===Successo=== Tolkien nel sinistraNel 1937 venne pubblicato ''Lo Hobbit'', scritto e pensato per un pubblico giovane, ma già inserito in uno sfondo ben più vasto e complesso. Il libro riscosse grande successo tanto che Tolkien, su richiesta dell'editore, mise mano a tutto il materiale, scritto o solo abbozzato, che aveva prodotto fino ad allora. Pur essendo ''Lo Hobbit'' la sua opera prima di narrativa, rappresentò una tappa fondamentale nella sua carriera di scrittore: infatti attorno al nucleo originario di quest'opera l'autore sviluppò, nel decennio successivo, il mondo immaginario per il quale è conosciuto, quello della Terra di Mezzo, che prese definitivamente forma con ''Il Signore degli Anelli'', unanimemente riconosciuta come la sua opera più importante. Scritta in una lingua molto ricercata che cerca di ricostruire la semplicità e la severità dell'inglese medievale, l'opera — considerata dall'autore come un unico libro e non una trilogia — viene inizialmente pubblicata per ragioni economiche ed editoriali in tre distinti volumi: ''La Compagnia dell'Anello'' (1954), ''Le due torri'' (1955) e ''Il ritorno del re'' (1955). ===Ultimi anni=== Dopo la raccolta di poesie ''Le avventure di Tom Bombadil'' (1962), Tolkien pensò alla possibilità di mettere in musica le molte canzoni di cui sono disseminate le sue opere: nel 1968, il musicista Donald Swann pubblicò un ciclo di liriche su testi di Tolkien, dal titolo ''The Road Goes Ever On''. Negli anni seguenti Tolkien lavorò a un'altra opera, ''Il Silmarillion'', iniziata in verità già dal 1917, che portò avanti fino alla morte, ma che non riuscì a concludere, e che fu poi pubblicato postumo insieme a ''The History of Middle-earth'' dal figlio Christopher. Grande amante della natura, trascorse gli ultimi anni di vita, dopo il suo ritiro avvenuto nel 1969, nella città costiera di Bournemouth, dove morì all'età di ottantuno anni, il 2 settembre del 1973, due anni dopo la morte di Edith. Sono sepolti insieme nel cimitero di Wolvercote, nei sobborghi di Oxford. Come segno del suo attaccamento alla sua opera decise di fare scolpire sulla lapide della moglie il nome Lúthien e sulla sua il nome Beren, protagonisti della romantica storia ''Beren e Lúthien''. L'opera di John Ronald Reuel Tolkien ha raggiunto una notevole fama in tutto il mondo. Tale successo è dovuto anche al fatto che Tolkien è stato capace di produrre un legendarium dalle molteplici interpretazioni, un'opera complessa, ma allo stesso tempo popolare. Angolo dell'Eagle and Child Pub, luogo di incontro degli Inklings Dopo essersi dedicato sin dall'infanzia alla creazione di linguaggi, nel corso degli anni egli sviluppò una vera e propria cosmogonia, narrando la storia di un mondo dai suoi albori sino al sorgere della nostra era. Nel 1916–1917 il professore iniziò infatti la stesura del complesso di miti e leggende che in seguito divenne ''Il Silmarillion'', a cui lavorò per tutta la vita. Il suo intento iniziale era quello di dare all'Inghilterra una vera e propria mitologia. Inoltre la genesi di questi miti era strettamente legata alla volontà di Tolkien di creare una mitologia e poi una letteratura epica e fiabesca da attribuire ai popoli che parlavano le sue lingue inventate. Dunque queste opere sono propriamente dei meta-racconti. A partire dagli anni sessanta e settanta, la produzione tolkieniana si è trovata all'interno di un fenomeno letterario e di costume di notevole portata che ha contribuito all'affermarsi del moderno immaginario fantasy. La produzione di Tolkien è spesso accostata al genere high fantasy. Varie opere fantasy contemporanee sono ispirate all'universo tolkieniano. Ne sono esempi conclamati le ''Cronache del ghiaccio e del fuoco'' di George R. R. Martin o la saga di ''Shannara'' di Terry Brooks. === Interpretazioni delle opere di Tolkien === Negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni la spiritualità, l'anti-materialismo e l'esaltazione del contatto con la natura hanno fatto del ''legendarium'' un'icona del movimento hippy. In Italia il recupero della dimensione epico-mitologica e la descrizione di una cultura basati su valori guerrieri di onore, coraggio e lealtà ne hanno fatto uno degli scrittori più amati dalla destra radicale di impostazione neo-pagana negli anni settanta. Entrambe le interpretazioni, comunque, alla luce di quanto espresso nella sezione precedente sono da riconoscere non inerenti al pensiero dell'autore. Un busto di Tolkien esposto nella cappella dell'Exeter College di Oxford === Pubblicazioni === Oltre che della produzione per la quale è conosciuto nel mondo, Tolkien è autore di diverse altri componimenti letterari, articolati in saggi, racconti per bambini e traduzioni critiche di altre opere. Si ricordano: * ''Il cacciatore di draghi'', 1975 (''Farmer Giles of Ham'', 1949) * ''Albero e foglia'', 1976, che contiene il saggio ''Sulle fiabe'' (''On Fairy-Stories'', 1939), i racconti brevi ''Foglia di Niggle'' (''Leaf by Niggle'', 1945) e ''Il fabbro di Wootton Major'' (''Smith of Wootton Major'', 1967) e la ''pièce'' teatrale ''Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm'' (''The Homecoming of Beorhtnoth'', 1953) * ''Le avventure di Tom Bombadil'', 1978 (''The Adventures of Tom Bombadil'', 1962) *Le lettere di Babbo Natale, 1976 Per quanto riguarda invece le opere ambientate nella Terra di Mezzo, motivo principale della fama a livello mondiale raggiunta da Tolkien, mentre lo scrittore era ancora vivente sono stati pubblicati due romanzi: * ''Lo Hobbit'', 1973 (''The Hobbit'', 1937) * ''Il Signore degli Anelli'', 1970 (''The Lord of the Rings'', 1954-55) === Pubblicazioni postume === Alla morte del professore, il figlio terzogenito Christopher Tolkien ha compiuto un'opera di trascrizione e revisione critica del materiale rimasto inedito, che è stato tutto pubblicato postumo. Si ricordano: *''Il Silmarillion'', 1978 (''The Silmarillion'', 1977) *''Racconti incompiuti'', 1981 (''Unfinished Tales of Númenor and Middle-earth'', 1980) *''The History of Middle-earth'' i cui primi due volumi sono i ''Racconti ritrovati'' e ''Racconti perduti'', gli unici editi in lingua italiana. *''I figli di Húrin'', 2007 (''The Children of Húrin'', 2007) *''Beren e Lúthien'', 2017 (''Beren and Lúthien'', 2017) *''La caduta di Gondolin'', 2018 (''The Fall of Gondolin'', 2018) Si segnala anche l'epistolario: * ''Lettere (1914-1973)'', 1990 (''The Letters of J. R. R. Tolkien'', 1981), una raccolta delle lettere scritte da Tolkien a amici, parenti ed editori, contenenti moltissimi riferimenti alla Terra di Mezzo e alla sua creazione. Si rammentano poi: * ''Il medioevo e il fantastico'', 1983 * ''Antologia'', 1991 * ''Roverandom. Le avventure di un cane alato'', 1998 *''La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi'', 2008 che raccoglie alcuni saggi di Tolkien apparsi su quattro differenti numeri della rivista statunitense ''Vinyar Tengwar'': "''Ósanwe-kenta'': indagine sulla comunicazione del pensiero", "Note su ''Óre''", "''Mani, dita e numeri Eldarin'' e scritti correlati" oltre ad altri brevi testi. *''La leggenda di Sigurd e Gudrún'', 2009 che narra vicende eroiche del mito di Sigfrido nello stile dell'''Edda'' poetica norrena, di cui l'autore era molto appassionato. *''La storia di Kullervo'', 2010 *''La caduta di Artù'', 2013 *''Beowulf'', 2014 Tolkien, infine, tradusse anche il libro di Giona in ottimo Inglese. A proposito di quest'ultimo, va comunque precisato che si trattò di un lavoro collettivo: il testo fu redatto da Tolkien, ma stile, grammatica e vocabolario furono curati da un editor. Tomba di Tolkien e di sua moglie Edith. Sulla lapide si possono leggere i nomi ''Beren'' e ''Lúthien'', protagonisti di uno dei racconti dell'autore. A partire dalla sua pubblicazione, si è parlato tanto del messaggio politico trasmesso da ''Il Signore degli Anelli'' e dalle altre opere dello scrittore. In realtà si tratta di un falso problema: Tolkien non era un attivista politico, né uno scrittore politico. Egli stesso si oppose a interpretazioni del genere, ed ebbe a dichiarare che ''Il Signore degli Anelli'' «non ha intenzioni allegoriche ... o morali, religiose o politiche» (Lettera 165, ''La realtà in trasparenza''), sebbene abbia scritto anche «solo l'Angelo custode di ognuno di noi, oppure Dio stesso, è in grado di svelare la vera relazione che c'è tra i fatti personali e le opere di un autore. Non certamente l'autore stesso (benché ne sappia più di qualsiasi investigatore), e certamente nemmeno i cosiddetti "psicologi"» (lettera 213, ''La realtà in trasparenza''). Questa opposizione sembra sussistere, anche se in forma minore, anche quando confessa apertamente la propria fede cattolica: «... sono un cristiano, anzi un cattolico. Quest'ultimo fatto forse non può essere dedotto dalle mie storie; benché un critico ... abbia affermato che le invocazioni di Elbereth e la figura di Galadriel nelle descrizioni dirette ... siano chiaramente collegate alla devozione cattolica a Maria. Un altro ha visto nel pane da viaggio (lembas) un ''viaticum'' e nel fatto che nutre la volontà ... e che è più efficace quando si è digiuni un riferimento all'Eucaristia. (Cioè: la gente indugia in cose molto elevate anche quando si occupa di cose meno elevate come una storia fantastica).» (lettera al padre gesuita Robert Murray). Egli sembra non disprezzare il metodo simbolico tipico delle parabole evangeliche, ossia il parlare di una verità utilizzando dei simboli: «Io pretenderei, se non pensassi che fosse presuntuoso da parte di una persona così mal istruita, di avere come obiettivo quello di dimostrare la verità e di incoraggiare i buoni principi morali in questo nostro mondo, attraverso l'antico espediente di esemplificarli attraverso personificazioni diverse, che alla fine tendono a farli capire». Inoltre, a tal proposito, afferma: «''Il Signore degli Anelli'' è fondamentalmente un'opera religiosa e cattolica; all'inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la "religione", oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l'elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo. Tuttavia detto così suona molto grossolano e più presuntuoso di quanto non sia in realtà. Perché a dir la verità io consciamente ho programmato molto poco: e dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato (da quando avevo otto anni) in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so.» (lettera al padre gesuita Robert Murray). Ovviamente, come tutti, anche Tolkien aveva delle idee politiche, ma queste non vanno ricercate nella sua produzione letteraria. L'unico modo in cui è forse possibile ricostruirle è attraverso la lettura di scritti più personali (e non pubblicati mentre era in vita), come la raccolta delle ''Lettere'' (edita in Italia col titolo di ''La realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973'', a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien, Rusconi, Milano 1990). Come ci riferisce il biografo Humphrey Carpenter, Tolkien ricordava la madre con grande affetto: "Mia madre è stata veramente una martire; non a tutti Gesù concede di percorrere una strada così facile, per arrivare ai Suoi grandi doni, come ha concesso a Hilary e a me, dandoci una madre che si uccise con la fatica e le preoccupazioni per assicurarsi che noi crescessimo nella fede". Ronald Tolkien scrisse queste parole nove anni dopo la morte di sua madre. Ci indicano come egli associasse alla madre la propria appartenenza alla Chiesa cattolica. Si potrebbe aggiungere che, alla morte della mamma, la religione prese nei suoi affetti il posto che lei aveva precedentemente occupato. La consolazione che gliene derivò fu sia emozionale sia spirituale.» Nelle ''Lettere'', Tolkien appare innanzitutto come un uomo profondamente cristiano e cattolico. Questa sua visione ispira indubbiamente la sua opera, e dal suo senso religioso discendono anche le sue idee politiche, che mai prendono esplicitamente posizione verso una particolare fazione. Oratorio di Birmingham, dove Tolkien era parrocchiano e chierichetto Nella lettera 52, scritta nel 1943, Tolkien scrive che le sue opinioni politiche «inclinano sempre più verso l'anarchia (intesa filosoficamente come abolizione di ogni controllo, non come uomini barbuti che lanciano bombe) - oppure verso una monarchia non costituzionale. Arresterei chiunque usi la parola Stato (intendendo qualsiasi cosa che non sia la terra inglese e i suoi abitanti, cioè qualcosa che non ha poteri né diritti né intelligenza); ...». Il suo è sostanzialmente uno sfogo, ma da alcune di queste lettere emerge un'insofferenza nei confronti dello stato moderno e della democrazia, e, più in generale, delle organizzazioni concepite, costruite e guidate da uomini che governano altri uomini: «L'occupazione più inadatta per qualsiasi uomo ... è governare altri uomini. Non c'è una persona su un milione che sia adatta e men che meno quelli che cercano di afferrare l'opportunità» (lettera 52). Allargando il discorso, Tolkien diffida fortemente di tutte le forme di "organizzazione" create dall'uomo, comprendendo in queste anche le istituzioni, gli eserciti e la tecnologia (Lettera 66). Anche alla base di queste affermazioni vi è un concetto religioso: è la presunzione umana che costruisce diavolerie senza disporre del senno per padroneggiarle; e arrogandosi il potere di "creare", che è invece riservato a Dio, mentre all'uomo rimane solo la potenzialità della sub-creazione artistica (Lettera 75). Per questo le sue simpatie vanno a coloro che cercano di sottrarsi agli schieramenti e alle conquiste dell'uomo: «agli staterelli che rimangono neutrali», alla Gallia libera e a Cartagine durante l'epoca romana. Ed egli stesso dichiara di appartenere «alla parte dei sempre sconfitti mai sottomessi» (lettera 77). Tolkien non ha mai dichiaratamente appoggiato un partito politico, né una nazione o un'alleanza fra nazioni. E in effetti i suoi commenti personali al riguardo sono quasi sempre critici. Alcune lettere (tratte da ''La realtà in trasparenza'') ne sono esempi illuminanti. Sul nazismo: Adolf Hitler viene citato diverse volte, come un «piccolo ignorante, ispirato da un diavolo pazzo» (lettera 45), o un «piccolo furfante volgare e ignorante» (lettera 81). Nella lettera 78 Tolkien afferma che «non c'è molta gente così corrotta da non poter essere redenta», ma ammette l'esistenza di persone «che sembrano incorreggibili a meno di uno speciale miracolo», e che «di queste persone esiste una concentrazione particolarmente elevata in Germania e Giappone». Su Stalin e il comunismo: Stalin è definito come «quel vecchio assassino assetato di sangue» (lettera 53), mentre per quanto riguarda la propaganda comunista Tolkien afferma: «persino i piccoli infelici Samoiedi, temo, hanno cibo in scatola e l'altoparlante del villaggio che racconta le favole di Stalin sulla democrazia e sui fascisti crudeli che mangiano i bambini e rubano i cani da slitta» (lettera 52). Sugli USA: Tolkien teme le "manie di massa" introdotte dagli statunitensi, tanto da dubitare che quelle portate dai soviet possano essere peggiori (Lettera 77). In ogni caso non si ritiene sicuro che «una vittoria statunitense a lunga scadenza si rivelerà migliore per il mondo nel suo complesso» (lettera 53). targhe blu commemorative di Tolkien, posta a The Plough and Harrow in Birmingham Un'altra delle targhe blu commemorative di Tolkien, posta a Sarehole Mill, in Birmingham Sulla Patria: Tolkien è patriota, ma nei confronti della sola Inghilterra, «non la Gran Bretagna e sicuramente non il Commonwealth - grr!» (lettera 53). Sulla seconda guerra mondiale: della guerra, nonostante i suoi libri ne parlino spesso, Tolkien pensa tutto il male possibile. La guerra «moltiplica per tre la stupidità e all'ennesima potenza» (lettera 61). Anche la guerra "giusta", dal momento che gli capita di commentare «stiamo tentando di conquistare Sauron utilizzando l'Anello» (lettera 66). Sul razzismo: nel 1938 una casa editrice tedesca che voleva pubblicare ''Lo Hobbit'' in Germania chiese a Tolkien se fosse di origine ariana. Tolkien ne fu molto seccato, e fu tentato - pur se in ristrettezze economiche - di «lasciare che la pubblicazione tedesca andasse a quel paese». A questo episodio sono totalmente dedicate le lettere 29 e 30, in cui Tolkien ribatte così all'editore tedesco: «Temo di non aver capito chiaramente cosa intendiate per ''arish''. Io non sono di origine ariana, cioè indo-iraniana; per quanto ne so, nessuno dei miei antenati parlava indostano, persiano, gitano o altri dialetti derivati. Ma se Voi volevate scoprire se sono di origine ebrea, posso solo rispondere che purtroppo non sembra che tra i miei antenati ci siano membri di quel popolo così dotato». ''Lo Hobbit'' fu dunque bandito in Germania fino al 1945. Ancora: nella lettera 61 scrive di provare orrore per l'apartheid sudafricano. Infine, sul razzismo in generale, la sua parola definitiva si trova nella lettera 81: «I tedeschi hanno lo stesso diritto di definire polacchi ed ebrei vermi da schiacciare, creature subumane, quanto noi di definire così i tedeschi: e cioè nessuno, qualunque cosa abbiano fatto». È indubbio che nei vari "stati" presenti nella Terra di Mezzo si possano riconoscere varie forme di "governo", ma Tolkien ha negato in varie occasioni ogni identificazione "politica" tra Terra di Mezzo e mondo contemporaneo. Nel 1961 sconfessò aspramente un critico letterario svedese che aveva ipotizzato che ''Il Signore degli Anelli'' fosse una parabola anticomunista, con Stalin nei panni del Signore Oscuro, ribadendo che l'opera fosse stata concepita ancor prima della Rivoluzione d'ottobre; quella che può sembrare l'analogia geografica più significativa, tra Mordor e Unione Sovietica, è smentita da Tolkien nella lettera 229 (''La realtà in trasparenza''): «La localizzazione di Mordor all'est è dovuta semplicemente alle necessità geografiche del racconto, all'interno del mio sistema mitologico. La fortezza originaria del Male era (come vuole la tradizione) a nord; ma dato che venne distrutta e sepolta sotto il mare, doveva esserci una nuova fortezza, lontana dai Valar, dagli elfi e dalla potenza marinara di Númenor». Alcuni ricercatori hanno, infine, evidenziato una tenue influenza o sottofondo gnostico (mai dichiarato apertamente) nel lavoro letterario di Tolkien. Tra gli insoliti hobby di Tolkien vale infine la pena ricordare ciò che descrisse nel suo saggio ''Il vizio segreto'' (''A Secret Vice'', pubblicato nella raccolta ''Il medioevo e il fantastico''), ovvero l'invenzione di nuovi linguaggi. ''Ah! come oro cadono le foglie al vento, lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi!'' L'inizio del poema Quenya Namárië scritto in tengwar e in caratteri latini. Tutto ebbe inizio quando il giovane Tolkien ascoltò per caso un gruppo di ragazzi parlare in "animalico" (o "animalese"), un linguaggio-gioco che si serviva esclusivamente di nomi di animali e numeri per comunicare qualsiasi tipo di informazione. Ad esempio "cane usignolo picchio quaranta" poteva voler dire "tu sei un somaro". Successivamente l'animalico venne dimenticato e sostituito da un nuovo idioma: il "Nevbosh", che storpiava in maniera irriconoscibile le parole inglesi sostituendole in alcuni casi con altre latine o francesi. Da allora l'interesse di Tolkien per le lingue non fece che aumentare. Nel suo saggio ''Inglese e gallese'' Tolkien ricorda il giorno in cui per la prima volta vide su una lapide le parole "Adeiladwyd 1887" ("Costruito nel 1887") e se ne innamorò. Il gallese divenne una fonte inesauribile di bei suoni e perfette costruzioni grammaticali, un linguaggio melodioso a cui poter attingere per le sue future invenzioni linguistiche. Infatti, dopo il gallese venne il finnico (suoni), e prima di esso il greco e l'italiano, e l'immaginazione prese il sopravvento. Bisogna infine ricordare che lo stesso Tolkien, scrisse in una delle sue lettere: Le storie della Terra di Mezzo erano quindi servite unicamente a dare una collocazione (seppure fittizia) alle parole dei suoi linguaggi. Non era stato dunque il contrario. Tra le decine di idiomi inventati da Tolkien possiamo citare: * L'Elfico primitivo (da cui tutto ebbe inizio) * Il Quenya (l'antica e cerimoniale lingua degli Elfi) * Il Sindarin (l'idioma elfico di uso comune) * Il Telerin (il linguaggio degli elfi Teleri) * L'Adûnaico (la lingua di Númenor) * L'Ovestron (la lingua comune) * Il Doriathrin (la lingua del Doriath) * Il Nandorin (la lingua degli Elfi Verdi) * Il Khuzdul (la lingua segreta dei Nani) * L'Entese (la lingua degli Ent) * Il Linguaggio nero (ideato da Sauron e parlato dagli Orchi) Di seguito una cronologia di J. R. R. Tolkien e delle sue opere. * 3 gennaio 1892: A Bloemfontein nasce John Ronald Reuel Tolkien * Primavera 1895: Tolkien, con la madre Mabel e il fratello minore Hilary, si trasferisce in Inghilterra * 15 febbraio 1896: muore Arthur Tolkien * Autunno 1900: Tolkien entra alla King Edward's School, che frequenta per due anni * Gennaio 1903: Tolkien torna alla King Edward's School grazie a una borsa di studio * Novembre 1904: Mabel Tolkien muore per complicanze dovute al diabete, i figli sono affidati a Padre Morgan, a Birmingham, prima di trasferirsi dalla zia Beatrice nel 1905 * 1908: i Tolkien si trasferiscono a Duchess Road; J. R. R. Tolkien incontra Edith Bratt * Autunno 1909: J. R. R. Tolkien non ottiene la borsa di studio per Oxford * 17 dicembre 1910: J. R. R. Tolkien ottiene una borsa di studio per Exeter College, Oxford * Marzo 1911: il poemetto ''The Battle of the Eastern Fields'' è pubblicato a stampa nella ''King Edward's School Chronicle'' * Ottobre 1911–Aprile 1915: studi ad Oxford; Tolkien apprende il finnico e approfondisce le sue competenze di filologo e linguista ** 1913: Tolkien ed Edith Bratt si fidanzano poco dopo il 21º compleanno del futuro scrittore ** Gennaio 1914: Edith Bratt si converte al cattolicesimo e diviene promessa sposa di John R. R. Tolkien ** 24 settembre 1914: stesura del primo frammento collegabile alla Terra di Mezzo: ''The Voyage of Éarendel the Evening Star'' ** 27 novembre 1914: revisione del poema che diverrà ''The Horns of Ylmir'' ** Aprile 1915: stesura dei poemi ''You & Me and the Cottage of Lost Play'' e ''Kôr''; laurea con lode di Tolkien * Dicembre 1915: Tolkien pubblica ''Goblin Feet'' in ''Oxford Poetry 1915'' * Gennaio-febbraio 1916: stesura del poema ''Over Old Hills and Far Away'', dove compare Tinfang Warble * 22 marzo 1916: Tolkien sposa Edith Bratt * 6 giugno 1916-9 novembre 1916: Tolkien presta servizio militare in Francia * Maggio 1917 (?): Tolkien vede Edith ballare e, ispirato, idea la storia di Lúthien e Beren * Prima del 13 agosto 1917: Tolkien è ricoverato all'Ospedale degli Ufficiali di Hull e lavora a ''The Tale of Tinúviel'', ''The Grey Bridge of Tavrobel'' e comincia a sistematizzare il lessico e la grammatica della lingua degli Gnomi * 16 novembre 1917: nasce John Tolkien, primogenito della coppia * Novembre 1918: la famiglia Tolkien torna a Oxford, dove John R. R. lavora all'''Oxford English Dictionary'' e forse comincia la stesura di ''The Music of the Ainur'' * Autunno 1920: Tolkien diviene Reader all'università di Leeds; il 22 ottobre nasce il secondogenito, Michael * Dicembre 1920: scrittura della prima delle ''Lettere di Babbo Natale'' (indirizzata a John) * 16 luglio 1924: Tolkien viene promosso Professor of English Language all'università di Leeds * 21 novembre 1924: nasce Christopher Tolkien * 23 aprile 1925: la Clarendon Press di Oxford pubblica l'edizione Tolkien - Gordon de ''Sir Gawain e il Cavaliere Verde'', su cui lavoravano dal 1921 * Autunno 1925: Tolkien diviene Rawlinson & Bosworth Professor of Anglo-Saxon a Oxford * 11 maggio 1926: primo incontro noto tra Tolkien e C. S. Lewis * 18 giugno 1929: nasce Priscilla Tolkien * 21 settembre 1937: viene pubblicato per la prima volta ''Lo Hobbit'' dalla Allen & Unwin *1939–1945: seconda guerra mondiale, il 1945 può essere interpretato come la fine della Sesta Era *1954–1955: vengono pubblicati tutti i volumi di ''Il Signore degli Anelli'' dalla ''Allen & Unwin'' *1966: vengono pubblicate ''Le avventure di Tom Bombadil''; la radio della BBC trasmette un adattamento di quattro ore de ''Lo Hobbit'' *1967: pubblicato ''Il fabbro di Wootton Major'' * 2 settembre 1973: J. R. R. Tolkien muore *1977: una versione animata di ''Lo Hobbit'' debutta sulla TV statunitense. *1977: viene pubblicato ''Il Silmarillion'' *1978: la United Artists produce un adattamento animato di ''La Compagnia dell'Anello'' e la prima parte di ''Le due torri'' *1980: vengono pubblicati i ''Racconti incompiuti'' di Númenor e della Terra di Mezzo. *1981: vengono pubblicate ''Le lettere di J. R. R. Tolkien'' *1983–1996: vengono pubblicati i dodici volumi di ''The History of Middle-earth''. In Italia sono stati pubblicati, a tutt'oggi, solo i primi due volumi: ''Racconti ritrovati'' e ''Racconti perduti''. *1985: esce il film sovietico ''Il viaggio favoloso del Signor Bilbo Baggins, lo Hobbit'' (Сказочное путешествие мистера Бильбо Беггинса, хоббита) per la tv di Leningrado. *2001: esce il film diretto da Peter Jackson: ''Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello'' *2002: esce il film ''Il Signore degli Anelli - Le due torri'' *2003: esce il film ''Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re'' * 29 febbraio 2004: ''Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re'' riceve 11 Oscar tra cui "miglior film" e "miglior regia" * 17 aprile 2007: pubblicato il primo inedito completo di Tolkien dopo "Il Silmarillion": ''I figli di Húrin''. * novembre 2008: pubblicato il volume ''La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi'', prima raccolta di frammenti inediti sulla Terra di Mezzo dopo l'interruzione della traduzione di ''The History of Middle-earth''. * 25 ottobre 2009: pubblicato ''La leggenda di Sigurd e Gudrún'', poema ispirato all'''Edda'' poetica norrena, corredato da ampie note e commenti da parte di Christopher Tolkien. *2010: viene pubblicato La storia di Kullervo, rielaborazione in prosa di Tolkien del mito proveniente dal ''Kalevala'' *2012: esce il film diretto da Peter Jackson ''Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato'' *2013: viene pubblicato ''The Fall of Arthur'' (La Caduta di Artù), poema ispirato alla storia di Re Artù, corredato da ampie note e commenti da parte di Christopher Tolkien. *2013: esce il film ''Lo Hobbit - La desolazione di Smaug'' *2014: esce il film ''Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate'' *2017: viene pubblicato ''Beren e Lúthien'', uno dei più famosi racconti del Silmarillion ed una delle tre storie in esso contenute considerate dallo stesso Tolkien meritevoli di avere forma autonoma. *2018: viene pubblicato ''La caduta di Gondolin'' corredata da materiale ed appunti inediti sotto la supervisione del figlio di John, Christopher. Considerata dallo stesso autore come una delle tre storie più rappresentative e notevoli de Il Silmarillion. *2019: esce il film ''Tolkien'', film biografico basato sulla vita dello scrittore inglese. Tolkien è interpretato dall'attore inglese Nicholas Hoult. === Omaggi === *A Tolkien è intitolato il cratere Tolkien su Mercurio. *I colles di Titano sono intitolati a personaggi delle opere di Tolkien. *I montes di Titano sono intitolati a vette e montagne della Terra di Mezzo.
Jolanda di Savoia (Italia)
'''Jolanda di Savoia''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna. Il comune è situato nei bassipiani tra il fiume Po e il Volano.
=== Territorio === Il territorio del comune di Jolanda di Savoia si estende nella parte orientale della pianura padana. All'interno del territorio comunale è situato quello che, in accordo con l'Istituto Geografico Militare, è il punto altimetricamente più basso d'Italia, posto nel luogo denominato ''Corte delle Magoghe'', in frazione Contane, a 3 metri e 44 centimetri sotto il livello del mare. Anche la sede comunale si trova sotto il livello del mare (a ), caratteristica che in Italia condivide col solo comune di Porto Viro, in provincia di Rovigo. === Clima === Jolanda di Savoia presenta un clima continentale; la classificazione climatica è "zona E, ". La storia di Jolanda abbraccia tempi piuttosto recenti; nel XIX secolo infatti, era un territorio ricoperto da acque e paludi, sotto l'amministrazione di Copparo. Fu fondata, con il nome di ''Le Venezie'', nel 1903, in una zona paludosa bonificata da un'opera di prosciugamento iniziata nel 1882 da parte della società Bonifiche Ferraresi; assunse il nome attuale nel 1911, in onore della principessa Jolanda, primogenita del Re d'Italia Vittorio Emanuele III che in quell'anno fece visita alla cittadina. Il comune di Jolanda di Savoia ha dato i natali al calciatore Rubens Fadini, giocatore del Grande Torino, perito nella tragedia di Superga. === Architetture religiose === Chiesa di San Giuseppe. * Chiesa di San Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria. La chiesa fu edificata a partire dal 1904 e venne completata nel 1914. === Evoluzione demografica === === Biblioteche === * Biblioteca Comunale === Eventi === Risaie nella campagna di Jolanda di Savoia * ''Le giornate del riso'', sagra dedicata alla valorizzazione del riso IGP del Delta del Po che si svolge ogni anno a fine agosto. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Judo
in kanji Il è un'arte marziale, uno sport da combattimento e un metodo di difesa personale giapponese formalmente nato in Giappone con la fondazione del Kōdōkan da parte del professor Jigorō Kanō , nel 1882. I praticanti di tale disciplina sono denominati judoisti o più comunemente . Il judo è in seguito divenuto ufficialmente disciplina olimpica a e ha rappresentato ai Giochi di il terzo sport più universale con atleti da 98 diversi Paesi, mentre a hanno partecipato 387 atleti da 135 diversi Paesi.
=== Contesto storico-politico in Giappone === Kyūzō Mifune (a sinistra) e Kanō Jigorō (a destra) Il contesto storico era particolare: Il 1853 aveva segnato una data importante per il Giappone: il commodoro Matthew C. Perry, della Marina Militare degli Stati Uniti d'America, entra nella baia di Tokyo con una flotta di quattro navi da guerra (le cosiddette Navi Nere) consegnando a dei rappresentanti dello shogunato Tokugawa un messaggio col quale si chiedeva l'apertura dei porti e trattati commerciali. Il Giappone, che fino a quel momento aveva vissuto in relativo isolamento dal resto del mondo (Sakoku), grazie alla Convenzione di Kanagawa, apre finalmente ufficialmente due porti alla marina mercantile americana. Dopo l'abdicazione dell'ultimo shogun Tokugawa Yoshinobu avvenuta nel 1867, il potere passava effettivamente non al Sovrano, ma al gruppo di oligarchi che avevano ispirato e attuato in concreto il Rinnovamento Meiji. La promulgazione dell'editto del 1876 col quale si proibiva il porto del Daishō decretava la scomparsa della casta dei samurai. Imperatore Meiji nel 1872. La sua politica di apertura alla cultura occidentale comportò profondi mutamenti nella vita dei giapponesi, tra cui l'accantonamento delle arti marziali tradizionali Scrive Armando Troni: «Agli ex daimyō il governo assegnò titoli nobiliari di varia classe, a seconda della importanza delle loro famiglie e una indennità pecuniaria proporzionale alle loro antiche rendite, in buoni del tesoro. Venne infine dichiarata la eguaglianza fra le quattro classi dei samurai, contadini, artigiani e mercanti. I corpi armati dei samurai vennero sciolti ... e si determinò una nuova divisione delle classi sociali che si distinsero infatti in: nobiltà, borghesia, e popolo. Fra le molte riforme ... bisogna ancora ricordare l'adozione del sistema metrico decimale e del calendario gregoriano». Vi furono importanti cambiamenti culturali nella vita dei giapponesi dovuti al contatto con la mentalità occidentale. Ciò provocò l'insorgere di una corrente di pensiero, denominata 旧物破壊 ''kyūbutsu hakai'', che ambiva al rigetto di tutto ciò che apparteneva al passato, compresa la cultura guerriera che tanto aveva condizionato la vita della nazione durante il periodo feudale. Il jū-jutsu, essendo parte integrante di questa cultura, lentamente scomparve quasi del tutto. Inoltre, le arti marziali tradizionali vennero ignorate anche a causa della diffusione delle armi da fuoco e molti dei numerosi Dojo allora esistenti furono costretti a chiudere per mancanza di allievi. === Lo sviluppo a livello mondiale === Il judo nei primi anni del Novecento conobbe una straordinaria diffusione in Giappone e parallelamente iniziò la sua diffusione nel resto del mondo grazie a coloro che avevano modo di entrare in contatto col Giappone, principalmente commercianti e militari, che una volta apprese le tecniche di base lo importarono poi nei loro paesi d'origine. Non meno importante fu la venuta in Europa intorno al 1915 di importanti maestri giapponesi, allievi diretti di Kano Jigoro, che diedero ulteriore impulso allo sviluppo del judo, tra cui Koizumi Gunji in Inghilterra nel 1920 e Kawaishi Mikonosuke in Francia. In Italia le prime testimonianze si riferiscono a un gruppo di militari appartenenti alla Regia Marina i quali nel 1905 tennero una dimostrazione di "lotta giapponese" davanti al Re d'Italia Vittorio Emanuele III. Gli ufficiali Moscardelli e Michele Pizzolla, in servizio a Yokohama ottennero, secondo quanto contenuto negli archivi della Marina, il 1º dan di judo già nel 1889. Bisognerà però aspettare la fine degli anni dieci perché si incominci a parlare di "judo", grazie all'opera di un altro marinaio, Carlo Oletti, che diresse i corsi di judo per l'Esercito istituiti appunto nel 1920. Fino al 1924 il judo in Italia resterà confinato nell'ambito militare, allorquando fu costituita la FILG (Federazione Italiana Lotta Giapponese), assorbita poi nel 1931 dalla FIAP (Federazione Italiana Atletica Pesante). === Nascita del Brazilian Jiu-Jitsu === Il maestro Mitsuyo Maeda Come appendice del Kōdōkan Jūdō, negli anni venti, il maestro Mitsuyo Maeda portò i fondamentali del ne-waza oltreoceano insegnandoli a Carlos Gracie e Luis França. Il Brazilian Jiu-Jitsu divenne poi un'arte marziale a sé stante attraverso sperimentazioni, pratica e adattamenti per opera del maestro Hélio Gracie e del fratello Carlos. === Morte di Kanō e secondo dopoguerra === Jigorō Kanō morì nel 1938, in un periodo in cui il Giappone, mosso da una nuova spinta imperialista, si stava avviando verso la seconda guerra mondiale. Dopo la disfatta, la nazione venne posta sotto il controllo degli USA per dieci anni e . Fu perciò proibita la pratica della disciplina e i numerosi libri e filmati sull'argomento vennero in gran parte distrutti. Il judo venne poi "riabilitato" grazie al CIO di cui Kanō Jigorō, primo membro asiatico, . === Il judo olimpico e la nascita dei movimenti tradizionalisti === A partire dal dopoguerra, con l'organizzazione dei primi Campionati Internazionali e Mondiali, e successivamente con la sua inclusione ai Giochi di , il judo si è sempre più avvicinato allo sport da combattimento e alle discipline di lotta occidentali, distaccandosi lentamente dalla tradizione tanto da assumere un'identità propria come pratica sportiva a sé stante. Nazioni per numero di judoka qualificati ai Giochi Olimpici di Pittogramma olimpico del judo Anche le metodologie di insegnamento e di allenamento sono mutate di conseguenza e difatti si è cominciato a privilegiare la ricerca del vantaggio minimo che permette di vincere la gara, a discapito della ricerca della tecnica magistrale che sì attribuisce la vittoria immediata ma che al contempo espone l'atleta a un maggiore rischio di subire un contrattacco. Tale percorso è stato possibile utilizzando tecniche derivate dalla lotta libera che per efficacia in gara e affinità biomeccanica ben si uniscono alle tecniche tradizionali del judo pur tradendone la vocazione e la genealogia marziale. Tale risvolto, inevitabile, si è acuito con l'entrata in scena negli anni ottanta degli atleti dell'ex URSS, spesso esperti di sambo, lotta che, epurata delle tecniche di colpo, ben si presta a un confronto agonistico e all'integrazione col judo. Altro notevole impulso all'espansione del judo si è avuta nel 1988 in concomitanza dei Giochi Olimpici di dove il judo femminile entra come sport dimostrativo, e poi ancora in occasione dei Giochi di dove il judo femminile viene incluso definitivamente nel programma olimpico. In conseguenza di ciò, tuttavia, negli anni si è sviluppata la tendenza a privilegiare un tipo di insegnamento che metta in condizione l'allievo-atleta di guadagnare immediatamente punti in gara, prediligendo talora posizioni statiche assolutamente contrarie alla filosofia judoistica classica. Inoltre, una delle conseguenze di tale impianto didattico è la scarsa considerazione degli aspetti educativi e formativi della disciplina, il che è spesso indice di scarsa preparazione dell'insegnante, che non comprende la necessità di fornire un'adeguata base tecnica e morale all'allievo prima di focalizzarsi sulla pratica agonistica. Il maestro Nicola Tempesta nel 1966, è stato il primo ''judoka'' italiano a vincere la medaglia d'oro ai Campionati Europei nel 1957 Nel 1974 la FIAP viene assorbita dalla FILPJ, (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo), che a sua volta, inglobando anche il karate, cambierà denominazione in FILPJK (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo Karate) nel 1995. Nel luglio del 2000 l'Assemblea Nazionale decide di scindere la FILPJK in FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) e FIPCF (Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica). In Italia particolare merito spetta, per la divulgazione del judo e per la costituzione in organizzazione federale, al Maestro Benemerito Tommaso Betti-Berutto, autore del testo – usato come riferimento da almeno due generazioni di insegnanti tecnici italiani, ma non certo indenne da gravi imperfezioni – "''Da cintura bianca a cintura nera''", al Maestro Benemerito Giovanni Bonfiglio, pioniere del judo e delle arti marziali in Sicilia e Calabria già dal 1946, e all'Avv. Augusto Ceracchini, cinque volte Campione d'Italia e co-istitutore dell'Accademia Nazionale Italiana Judo, al Maestro Benemerito Nicola Tempesta, 8º dan, padre della "scuola napoletana" di judo, nove volte Campione d'Italia e primo italiano Campione d'Europa, e al Maestro Cesare Barioli, autore di importanti testi sul judo sia di carattere tecnico, sia come metodo educativo e formativo. Ed è proprio grazie all'esempio del maestro Cesare Barioli, in disaccordo con la politica federale incentrata esclusivamente sulla promozione del judo sportivo, che dalla fine degli anni settanta, allo scopo di riaffermare il valore tradizionale del judo, si sono costituite associazioni sportive e culturali che tendono a far rivivere i principi espressi dal Fondatore, quantunque anch'esse si dedichino all'attività agonistica. Tali associazioni sono riunite all'interno di diversi enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI e associazioni sportive senza scopo di lucro; tra di esse le più importanti sono: AAdJ, Nihonden Judo®-ACSI, AICS, AIJ, AISE, CSEN, CSI, CUS, FIJT, UISP, ecc. In Giappone nel 2006 ha suscitato grande scalpore l'intervento del maestro Yasuhiro Yamashita, 8° dan del Kōdōkan, dal titolo "''In relazione al Judo Renaissance''", nel quale l'enfasi è su un maggiore e più efficace impegno da parte delle più importanti istituzioni mondiali nella promozione del judo come metodo educativo anziché soltanto come sport. Naturalmente nella sua globalità tale movimento tradizionalista non deve essere concepito come antonimia della pratica sportiva, bensì come complemento fondamentale a quest'ultima. Come scrive lo stesso Jigorō Kanō: «Anche nel periodo antico esistevano maestri che impartivano nozioni di tipo etico oltre che tecnico: si trattava di esempi illuminati ma che, tenendo fede al loro impegno di maestri, dovevano necessariamente privilegiare la tecnica. Nel judo invece gli insegnanti devono percepire la disciplina soprattutto come educazione, fisica e mentale.» Mentre invece, «per coloro che si dimostrassero particolarmente portati alla competizione è lecito interpretare sportivamente la disciplina, purché non si dimentichi che l'obiettivo finale è ben più ampio.» Il termine "jūdō" è composto da due kanji: e ; ed è quindi traducibile anche come: ''via dell'adattabilità''; esplicitando così il principio sul quale si basa il judo. '''Articolo non attendibile ''' Il judo del prof. Kanō è l'evoluzione del Jujutsu del Tenshin Shin'yō-ryū e del Kitō-ryū. === Jigorō Kanō e il jū-jutsu === Kanō Jigorō, il fondatore del judo Il diploma della Kitō-ryū rilasciato nell'ottobre 1886 a Jigorō Kanō La storia del judo e il judo stesso sono inseparabili dal fondatore, Kanō Jigorō. Nato nel 1860 in una famiglia agiata, nel 1877, ottenuto il permesso del padre al riguardo, il quale lo incoraggiava a portare a termine ciò che iniziava pur ritenendo lo studio del combattimento corpo a corpo superato nel contesto storico dell'epoca, entrò in contatto con il suo primo maestro Hachinosuke Fukuda della Tenshin Shin'yō-ryū tramite Teinosuke Yagi anch'egli un tempo jū-jutsuka dello stesso ryū. Inoltre, come spiega Maruyama Sanzo, il nome della scuola deriva da «''yo'', che significa "salice" e ''shin'' che significa "spirito". La scuola dello ''spirito come il salice'' si ispira alla flessibilità dell'albero», «questa scuola studiava ''atemi'', ''torae'' e ''shime'', principalmente in costume di città. Non dava importanza alle proiezioni.» In effetti, numerose delle 124 tecniche della scuola in oggetto contengono movimenti di proiezione. Nel 1879, Fukuda propose al giovane Kanō di partecipare all'esibizione di jū-jutsu per il Presidente degli Stati Uniti d'America Ulysses Simpson Grant, dove i maestri Iso e Fukuda avrebbero dato una dimostrazione del kata mentre Kanō e Godai Ryusaku del randori. Il Presidente fu molto colpito dall'esibizione e confidò allo stesso Fukuda che avrebbe voluto che il jū-jutsu divenisse più popolare negli Stati Uniti. Alla morte del cinquantaduenne maestro Fukuda, nove giorni dopo la famosa esibizione, e ricevuti formalmente dalla vedova di Fukuda i , Kanō divenne il maestro del dōjō. Dopo poco Kanō si iscrisse al dōjō di Iso Masatomo, discepolo di Iso Mataemon fondatore dello stile, che fu felice di prenderlo come suo assistente. Il maestro Iso insegnava principalmente i kata e gli atemi-waza. In seguito alla morte del maestro Iso e al raggiungimento della laurea in Lettere presso l'Università Imperiale di Tokyo nel 1881, Kanō si trovò nuovamente alla ricerca di un nuovo maestro. Chiese quindi dapprima al maestro Motoyama Masaki un rispettato maestro della Kitō-ryū, ma questi non essendo più in grado di insegnare data l'età, gli suggerì di fare richiesta al maestro Iikubo Tsunetoshi, amico di Motoyama ed esperto di kata e di nage-waza. Scrive Brian Watson: «Ci sono molte differenze degne di rilievo tra lo stile Tenjin Shin'yō e lo stile Kitō. Ad esempio, il Tenshin Shin'yō possiede un maggior numero di tecniche di strangolamento e di immobilizzazione rispetto al Kitō, mentre quest'ultimo ha sempre avuto tecniche di proiezione di maggior efficacia.» === Il Kōdōkan === Higashiueno, Taitō di Tokyo, anticamente conosciuto come Shitaya-kita Inarichō. Il tempio, meta di turisti e judoisti di tutto il mondo, è situato nei pressi dalla stazione Inarichō (Linea Ginza) Contestualmente all'incarico di docente al Gakushūin, il prof. Kanō aveva deciso che era giunto il momento di lasciare il suo alloggio studentesco e di fondare un proprio Dojo. Scrive Cesare Barioli: «Nel febbraio 1882 aveva affittato un alloggio nel tempio di Eishō, a Shitaya-kita, nel quartiere Umebori.» E Watson precisa: «In un quartiere di Tokyo conosciuto come Shitaya-kita Inarichō, trovò un tempio buddhista chiamato Eishōji che aveva a disposizione varie stanze vuote da prendere in affitto. Dopo aver visitato il tempio e contattato l'abate, un monaco di nome Asahi Shunpo, Jigorō decise di affittare tre stanze: la più piccola la tenne per sé, quella media la destinò all'accoglienza dei suoi allievi, e quella più grande la trasformò in un dōjō con un tatami costituito da dodici tappetini.» Per inciso, l'Eishōji secondo l'odierna toponomastica di Tokyo, si trova nel quartiere Higashiueno, Taitō, nelle vicinanze del Parco di Ueno, mentre l'attuale sede del Kōdōkan, costituita da ben otto piani e operativa dal 1958, è ubicata a Kasuga, Bunkyo-ku, sempre nell'area metropolitana di Tokyo. Il prof. Kanō riprese allora il termine "judo", che Terada Kan'emon, il quinto sōke della Kitō-ryū, aveva coniato quando aveva creato il proprio stile e fondato la sua scuola, la Jikishin-ryū, ma che, come lo stesso Kanō fa notare, «esisteva anche prima della Rinnovamento Meiji (un esempio ne è la scuola Chokushin-jūdō).» Lo stile venne conosciuto anche come "Kanō jūjutsu" o "Kanō jūdō", poi come "Kōdōkan jūdō" o semplicemente "jūdō". Nel primo periodo, venne anche chiamato "jū-jutsu", da cui sono derivate ambiguità persistenti soprattutto all'estero fino agli anni quaranta. A sostegno della scientificità del metodo Kanō, scrive Inoue Shun: Riguardo ai membri del primo Kōdōkan scrive ancora Watson: «Il primo allievo di Jigorō nel nuovo dōjō fu Tomita Tsunejirō, un giovane proveniente dalla penisola di Izu, nella prefettura di Shizuoka» e «il secondo allievo a essere ammesso al dōjō fu un ragazzo di nome Saigō Shirō, che in seguito sarebbe diventato uno dei migliori judoka della sua generazione. Tra gli altri allievi che si unirono alla scuola di Kanō vi furono vari colleghi universitari di Jigorō, studenti ed ex-studenti della Gakushūin, e alcuni suoi amici.» Inoltre i rapporti con il maestro Iikubo non si erano certo interrotti, anzi, Kanō accettava di buon grado le visite del sōke della Kitō-ryū sia dal punto di vista tecnico, in quanto gli allievi potevano apprendere direttamente da Iikubo i particolari del suo jū-jutsu, sia ovviamente dal punto di vista personale per la profonda stima che ognuno aveva dell'altro. Tuttavia il padrone del tempio, il signor Asahi, prete del Jōdo-shū, una delle più antich a causa dei rumori dovuti alla pratica, più volte dovette redarguire Kanō e i suoi, finché non si decise di costruire il primo vero e proprio dōjō esterno ai locali del tempio. Il judo quindi, strettamente all'arte del combattimento, venne completamente collaudato durante il periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il riconoscimento della sua eccellenza pratica e teorica nell'ambito del senz'armi contribuì a salvare molti altri e metodi dall'oblio, nonostante il periodo storico non certamente favorevole. Già nel 1905, infatti, gran parte delle vecchie scuole di jū-jutsu si era integrata con il Kōdōkan contribuendo così allo sviluppo e alla diffusione del metodo Kanō in tutto il mondo. === La filosofia del Kōdōkan judo === Statua di Jigorō Kanō Shihan all'entrata del Kōdōkan di Tokyo Nel 1882 Kanō Jigorō era docente di inglese ed economia alla Gakushūin. Dotato di straordinarie capacità pedagogiche, intuì l'importanza dell'attività motoria e dell'addestramento al combattimento, se insegnati adeguatamente per lo sviluppo fisico e intellettuale dei giovani. Quindi, Kanō Jigorō eliminò dal randori tutte le azioni di attacco armato e di colpo, che potevano portare al ferimento (talvolta grave) degli allievi: tali tecniche furono ordinate solo nei kata, in modo che si potesse praticarle senza pericoli. E infatti, una delle caratteristiche fondamentali del judo è la possibilità di effettuare una tecnica senza che i praticanti si feriscano. Ciò accade grazie alla concomitanza di diversi fattori quali l'abilità di uke nel cadere, la corretta applicazione della tecnica da parte di tori, e alla presenza del tatami che assorbe la caduta di uke. Nel combattimento reale, come può essere una situazione di pericolo contro un aggressore armato o no, una tecnica eseguita correttamente potrebbe provocare gravi menomazioni o finanche essere fatale. Difatti non bisogna mai dimenticare il retaggio marziale del judo: Kanō studiò e approfondì il nage-waza del Kitō-ryū, il katame-waza e gli atemi-waza di Tenjin Shin'yō-ryū e costituì un suo personale sistema di educazione al combattimento efficace e gratificante, supportato da forti valori etici e morali mirati alla crescita individuale e alla formazione di persone di valore. Scrive Barioli: «Questa è la diversità di concezione tra il ''jūjutsu'' e il ''judo''. Dalla tecnica e dalle esperienze del combattimento sviluppate nel periodo medievale, arrivare tutti insieme per crescere e progredire col miglior impiego dell'energia, attraverso le mutue concessioni e la comprensione reciproca.» Questa fu la vera evoluzione rispetto al jū-jutsu che si attuò anche attraverso la formulazione dei principî fondamentali che regolavano la nuova disciplina: e . Le qualità sulle quali si poggia il codice morale del fondatore e alle quali ogni judoista dovrebbe mirare durante la pratica e la vita di tutti i giorni si rifanno agli ideali del bushidō: , , , , , , . Il samurai Miyamoto Musashi, uno dei massimi esempi di dedizione al bushidō, mentre impugna due Per ottenere ciò, secondo gli insegnamenti del prof. Kanō, è necessario impiegare proficuamente le proprie risorse, il proprio tempo, il lavoro, lo studio, le amicizie, al fine di migliorare continuamente la propria vita e le relazioni con gli altri, conformando cioè la propria vita al compimento del principio del "miglior impiego dell'energia". Da ciò dunque l'alto valore educativo del judo. Il judo mira a compiere la sintesi tra le due tipiche espressioni della cultura giapponese antica e cioè ''Bun-bu'', la penna e la spada, la virtù civile e la virtù guerriera. Secondo il metodo d'insegnamento di Kanō, il Kōdōkan judo consiste fondamentalmente nell'esercitare la tecnica di combattimento e nella ricerca teorica. Il judo offre un ricco repertorio di tecniche di combattimento, categorizzato solitamente come di seguito. Queste tecniche comprendono l'applicazione del principio ju (non soltanto nel contesto dell'elasticità passiva intesa in senso buddhista, ma anche come principio attivo del contrattacco), enucleano i principi dell'attacco-difesa propri del metodo Kanō e ne dimostrano l'efficacia sia nel combattimento reale, sia nella competizione sportiva. === Tassonomia del ''waza'' === Le tecniche del judo del prof. Kanō, e oggi riconosciute ufficialmente dal Kōdōkan Jūdō Institute di Tokyo, sono così suddivise: * Nage-waza ** Tachi-waza *** Te-waza *** Koshi-waza *** Ashi-waza ** Sutemi-waza *** Ma-sutemi-waza *** Yoko-sutemi-waza * Katame-waza ** Osae-komi-waza ** Shime-waza ** Kansetsu-waza * Atemi-waza ** Ude-ate ** Yubisaki-ate *** Kobushi-ate *** Tegatana-ate *** Hiji-ate ** Ashi-ate *** Hiza-gashira-ate *** Sekitō-ate *** Kakato-ate ==== Nage-waza (tecniche di proiezione) ==== , uno dei più importanti ''koshi-waza'' Secondo la tassonomia tradizionale delle tecniche di judo, il gruppo preponderante è quello delle .Tali tecniche sono metodi di proiezione dell'avversario atti alla neutralizzazione della carica offensiva di quest'ultimo. L'apprendimento è strutturato secondo un sistema chiamato ''go-kyō-no-waza'' che ordina 40 tecniche in 5 di 8 tecniche, in base alla difficoltà di esecuzione e alla violenza della caduta. Il totale delle nage-waza ufficialmente riconosciute dal Kōdōkan Jūdō Institute e dall'IJF è di 67 tecniche. * All'interno delle nage-waza si distinguono le , ovvero le tecniche in cui tori proietta uke rimanendo in una posizione di equilibrio stabile, e le , ovvero le tecniche in cui tori proietta uke sacrificando il suo equilibrio. ** Le Tachi-waza a loro volta si suddividono in tre gruppi: , e . ** Le Sutemi-waza a loro volta si suddividono in due gruppi: e le . È tuttavia importante sottolineare che tale suddivisione biomeccanica ai fini dell'appartenenza o meno di un waza a un gruppo, considera l'uso ''prevalente'' di una parte del corpo di tori, e non l'uso ''esclusivo'' di tale parte. Alle nage-waza è dedicato il nage-no-kata. ==== Katame-waza (tecniche di controllo) ==== , uno dei più importanti ''kansetsu-waza'' Il secondo macrogruppo è costituito dalle . Tali tecniche possono essere eseguite nel in successione a un nage-waza, ovvero a seguito di un , oppure –in rari casi– come azioni propedeutiche a una proiezione. * I katame-waza si suddividono in , , e . Nel caso degli Osae-komi-waza si possono distinguere due sottogruppi anche se tale ulteriore suddivisione trascende la tassonomia tradizionale. Esistono quindi immobilizzazioni su quattro punti d'appoggio dette e le immobilizzazioni "diagonali" dette ; per quanto concerne gli Shime-waza, è anche possibile distinguere ulteriori sottoclassificazioni non ufficiali a seconda della posizione relativa di tori e uke, o alle prese di tori su uke, come nel caso dei ; mentre invece, per i Kansetsu-waza è possibile riconoscere due sottogruppi principali, il primo indicante le leve di distensione dette , e il secondo le leve di torsione degli arti dette . Ai katame-waza è dedicato il Katame no kata. ==== Atemi-waza (tecniche di colpo) ==== * L'ultimo gruppo di tecniche è chiamato e si divide in: e . ** Gli ude-ate a loro volta si suddividono in: , , , e . ** Gli ashi-ate a loro volta si suddividono in: , , e . Lo stesso Kanō Jigorō spiega gli effetti di tali tecniche: «Un attacco sferrato con potenza contro un punto vitale può dare come risultato dolori, perdita di coscienza, menomazioni, coma o addirittura morte. Gli atemi-waza vengono praticati solamente nei kata, mai nel randori.» === Ukemi === È molto importante per un judoka saper cadere senza farsi male, e infatti le sono le prime nozioni che vengono insegnate ai nuovi praticanti. Esistono quattro diversi tipi di ukemi: * . * , applicabile in due forme: e . * . * , applicabile sia a destra sia a sinistra. Il judo moderno tende a interpretare la caduta come una sconfitta, ma in realtà essa è a tutti gli effetti una tecnica per consentire al corpo di scaricare senza danni l'energia cinetica accumulata durante la proiezione. Se male eseguita, possono verificarsi infortuni come lussazioni della spalla, contusioni al capo, ai piedi, ecc. === Fasi dell'esecuzione del waza === ==== Kuzushi ==== La possibilità di eseguire con successo una tecnica di proiezione è fondata sull'ottenimento di uno squilibrio dell'avversario mediante azioni di spinta o trazione, ovvero tramite azioni ben calibrate atte al raggiungimento dello . Viene definito il sistema di classificazione delle direzioni di squilibrio per il quale è possibile spostare il baricentro del corpo dell'avversario rispetto allo nelle 8 direzioni principali disposte idealmente a mo' di rosa dei venti, ossia verso l'avanti, indietro, laterale (destra e sinistra) e in diagonale (destra e sinistra). ==== Tsukuri e kake ==== I concetti di tsukuri e di kake sono di fondamentale importanza nell'esecuzione delle tecniche. Il primo quindi si esplicita quando si è nella corretta posizione per effettuare la tecnica impiegando meno energia possibile, seguendo il principio del , mentre invece il secondo è traducibile come la realizzazione materiale del gesto tecnico, o talvolta, anche solo come la proiezione. Il maestro Mifune Kyūzō spiega così entrambi i principî: === Princìpi di esecuzione del waza === Secondo la didattica classica, i principi di esecuzione del ''waza'' sono tre: * . * . * . ==== Sen ==== Il principio ''sen'' è tutto ciò che riguarda l'attaccare l'avversario mediante tecniche dirette o . ''Sen'' si applica in primo luogo tramite azioni mirate a sviluppare l'azione mantenendo l'iniziativa, continuando a incalzare l'avversario con attacchi continui atti a portarlo in una posizione di squilibrio o comunque vulnerabile. ==== Go-no-sen ==== Il principio ''go-no-sen'' si attua con l'uso dei . Tali tecniche, applicabili prima, durante o dopo l'attacco da parte dell'avversario, sono generalmente etichettate a seconda della tipologia di contrattacco: , , . ==== Sen-no-sen ==== Ipotizzando che l'esecuzione del waza preveda in generale un tempo di preparazione (anche solo mentale) all'esecuzione pratica e considerando tale tempo parte dell'attacco, il principio ''sen-no-sen'' consiste nell'attaccare l'avversario quando quest'ultimo è in tale fase di preparazione. Solo l'assidua pratica nel permette di sviluppare la capacità di percezione delle azioni dell'avversario necessaria all'applicazione di tale principio. === Esercizi d'allenamento === * . * . * : esercizio che consiste nell'eseguire un gran numero di ripetizioni di una singola tecnica al fine di allenare il corpo a tale movimento. * : esercizio di affinamento della proiezione. * : scambio di tecniche in movimento con un compagno dove questi applica un'opposizione nulla o concordata. * : esercizio specifico di ruolo finalizzato all'allenamento delle strategie d'attacco (o di difesa). * . * . I sono costituiti da esercizi di tecnica e di concentrazione di particolare difficoltà e racchiudono in sé la sorgente stessa dei principî del judo. La buona esecuzione dei kata necessita di lunghi periodi di pratica e di studi approfonditi, al fine di apprenderne il senso profondo. Scrive inoltre Barioli: «Il signor Kanō riteneva di utilizzare le "forme" per conservare la purezza del judo attraverso il tempo e le interpretazioni personali. Ma il barone Ōura, primo presidente del Butokukai, ci vedeva la possibilità (1895) di proporre una base comune alle principali scuole di jū-jutsu, per presentare al mondo la tradizione di lotta del grande Giappone.» E infatti, come lo stesso Kanō scrive nelle sue memorie, sia il ''kime-no-kata'' sia il ''katame-no-kata'' e il ''nage-no-kata'' furono formalizzati dal Kōdōkan e ratificati (con qualche modifica) dal Dai Nippon Butokukai per un utilizzo su scala nazionale, e attualmente, su scala mondiale. Il Kōdōkan Jūdō Institute riconosce come ufficiali i seguenti kata: * . * . * . * * . * . Il maestro Tadashi Satō, 8° dan Kōdōkan, mentre dimostra il ''koshiki-no-kata'' all'EJU Kata Seminar di Roma, 2013. In foto * . * . L'insieme di nage-no-kata e Katame no kata viene anche definito poiché in essi vi sono i principî e le strategie in uso nel . Non ufficialmente riconosciuto dal Kōdōkan Jūdō Institute è il: * . Inoltre, non riconosciuti dal Kōdōkan Jūdō Institute in quanto creati ''ad hoc'' da maestri o ex-maestri del Kōdōkan in base alle proprie caratteristiche tecniche, sono: * . * . Panoramica del ''Dai Dōjō'' del Kōdōkan Jūdō Institute, Tokyo Il luogo dove si pratica il judo si chiama , termine usato anche nel buddhismo giapponese a indicare la camera adibita alla pratica della meditazione , e per estensione, indica un luogo ove il è requisito fondamentale. Nel Dojo, il judo viene praticato su un materassino chiamato . Il tatami in Giappone è fatto di paglia di riso, ed è la normale pavimentazione delle abitazioni in stile tradizionale. Fino agli anni settanta circa si è usato anche per la pratica del judo, ma oggi, per fini igienici ed ergonomici, si usano materiali sintetici: infatti per la regolare manutenzione del dōjō è importante che i tatami siano facili da pulire, e per consentire ai judoka di allenarsi confortevolmente, devono essere sufficientemente rigidi da potervi camminare sopra senza sprofondare e adeguatamente elastici da poter attutire la caduta. Schema dell'interno di un ''Dojo'' tradizionale Il dōjō ha una organizzazione definita in quattro aree principali disposte indicativamente secondo i punti cardinali: * Nord: , che rappresenta la saggezza, è riservato al titolare del dōjō alle spalle del quale è apposta l'immagine di Jigorō Kanō Shihan. * Est: , che rappresenta la virtù, è riservato ai , agli ospiti illustri, o in generale agli . * Sud: , che rappresenta l'apprendimento, è riservato ai . * Ovest: , che rappresenta la rettitudine, è generalmente vuoto, ma all'occorrenza è occupato dai 6ⁱ ''kyū''. L'ordine da rispettare è sempre quello per cui, rivolgendo lo sguardo a ''kamiza'', i praticanti si dispongono dai gradi inferiori a quelli superiori, da sinistra verso destra. Il capofila di ''shimoza'', usualmente il più esperto tra i ''mudansha'', di norma è incaricato del rispetto del ''reihō''. In particolare è incaricato di avvisare i compagni di pratica riguardo: l'assunzione del in ginocchio, del e del suo termine , del saluto al fondatore , del saluto al maestro , del saluto a tutti i praticanti , e del ritorno alla posizione eretta . Nei dōjō tradizionali, inoltre, vi è usualmente uno spazio adiacente alla parete dove vi sono conservate le armi per la pratica dei kata: , , , e ; e il , dove sono affissi in ordine di grado i nomi di tutti i judoka appartenenti al Dojo. I judoka vestono una divisa chiamata composta dagli di cotone bianco rinforzato soprattutto alle ginocchia e da una anch'essa bianca di cotone rinforzato, tenuti insieme da una colorata. Introdotto da Jigorō Kanō nel judo per la prima volta, l'uso del colore della cintura serve per il riconoscimento del grado e dunque presumibilmente dell'esperienza del judoka. Durante le competizioni i contendenti indossano una obi bianca o rossa, generalmente da sola oppure più raramente in aggiunta alla propria (e solo se codesta è nera), allo scopo di essere distinti chiaramente ed evitare errori nell'attribuzione dei punteggi di gara. Nelle competizioni internazionali si diversifica il colore del ''jūdōgi'' anziché quello della cintura, per rendere ancora più distinguibili i contendenti sia per l'arbitro sia per il pubblico, specialmente televisivo. === Kōdōkan === ==== 10ⁱ dan ==== * Yoshitsugu Yamashita (Giappone, 1865–1935, conosciuto anche come ''Yoshiaki Yamashita'') promosso postumo nel 1935. Pioniere del judo negli Stati Uniti, è stato il primo judoka a essere riconosciuto ''jūdan''. * Hajime Isogai (Giappone, 1871–1947) promosso nel 1937. * Hidekazu Nagaoka (Giappone, 1876–1952) promosso nel 1937. * Kyūzō Mifune (Giappone, 1883–1965) promosso nel 1945. È considerato il più grande esperto di judo dopo Jigorō Kanō. * Kunisaburō Iizuka (Giappone, 1875–1958) promosso nel 1946. * Kaichirō Samura (Giappone, 1880–1964) promosso nel 1948. * Shotarō Tabata (Giappone, 1884–1950) promosso nel 1948. * Kotarō Okano (Giappone, 1885–1967) promosso nel 1967. * Matsutarō Shoriki (Giappone, 1885–1969) promosso nel 1969. È conosciuto anche come il padre del baseball professionistico giapponese. * Shōzō Nakano (Giappone, 1888–1977) promosso nel 1977. * Tamio Kurihara (Giappone, 1896–1979) promosso nel 1979. * Sumiyuki Kotani (Giappone, 1903–1991) promosso il 27 aprile 1984. * Ichirō Abe (Giappone, 1923–) promosso l'8 gennaio 2006. Ex direttore generale della All-Japan Judo Federation. * Toshirō Daigō (Giappone, 1926–) promosso l'8 gennaio 2006. Due volte campione degli All-Japan Judo Championship ed ex manager della nazionale giapponese di judo. È attualmente il direttore degli insegnanti del Kōdōkan. Il suo soprannome è "''Mr. Kōdōkan''". * Yoshimi Ōsawa (Giappone, 1927–) promosso l'8 gennaio 2006. Grande promotore del judo femminile. ==== 9ⁱ dan ==== ===== ===== * Haruki Uemura (Giappone, 1951–) promosso nel 2007. Campione del Mondo a Vienna nel 1975 e campione olimpico a . È l'attuale presidente del Kōdōkan Jūdō Institute. * Saburō Matsushita. * Hiroyuki Hasegawa. * Hiroshi Nishioka. * Kiyoshi Kobayashi. * Eihachirō Okamoto. * Yoshizō Matsumoto. * Teizō Kawamura. * Fusatarō Sakamoto, allievo di Torajiro Yagi della Tenshin Shin'yō-ryū. * Shiro Yamamoto 1934 (promosso nel 2013). * Keiko Fukuda (Giappone/Stati Uniti, 1913–2013) promossa l'8 gennaio 2006. Nipote di Hachinosuke Fukuda ed espatriata negli Stati Uniti. È l'unica donna al mondo mai insignita di tale grado. === IJF === ==== 10ⁱ dan ==== Il Judo comprende dieci gradi, DAN, della cintura nera. * Charles Palmer (Inghilterra, 1930–2001) promosso dall'IJF nel 1996. * Anton Geesink (Paesi Bassi, 1934–2010) promosso dall'IJF nel 1997. * George Kerr (Scozia, 1937–) promosso dall'IJF nel 2010. * Franco Capelletti (Italia, 1938) promosso dall'JIF nel 2017 ==== 9ⁱ dan ==== * Ken Noritomo Otani (Giappone/Italia, 1920–2017) promosso dall'IJF il 26 marzo 2000. * Franco Capelletti (Italia, 1938) promosso dall'IJF nel 2007. * Shoji Sugiyama (Giappone / Italia 4 aprile 1933 - 3 marzo 2017). Promosso dall'FIJLKAM il 15.2.2017 e dal Kodokan Judo Institute, Tokyo, Japan. ''Allievo diretto del Maestro Minoru Mochizuki'' === Federazioni nazionali === ==== 10ⁱ dan ==== * Mikonosuke Kawaishi (Giappone/Francia, 1899–1969) promosso dalla FFJDA il 1º gennaio 1957. * Philip S. Porter (Stati Uniti, 1925–2011) promosso dalla USMA il 1º gennaio 2005. * Henri Courtine (Francia, 1930–) promosso dalla FFJDA il 10 dicembre 2007. * Jeremy L. Glick (Stati Uniti, 1970–2001), promosso dalla USJA il 17 settembre 2008. * Jaap Nauwelaerts de Agé (Paesi Bassi, 1917–), promosso dalla JBN il 15 novembre 2008. * George Lee Harris (Stati Uniti 1933–2011): promosso postumo dalla USJA il 15 gennaio 2011. * Yoshihirō Uchida (Stati Uniti, 1920–) promosso dall'USA Judo il 19 luglio 2013. * Franco Capelletti (Italia 1938 -) La IJF gli ha riconosciuto il 10° dan che gli è stata consegnata dal Presidente Marius Vizer nella serata di gala del 27 agosto 2017, ai Campionati Mondiali Seniores tenuti a Budapest (HUN). * Keiko Fukuda (Giappone/Stati Uniti, 1913–2013) promossa dall'USA Judo il 28 luglio 2011 e dalla USJF il 10 settembre 2011.
John Maynard Keynes
Le sue idee sono state sviluppate e formalizzate nel dopoguerra dagli economisti della scuola keynesiana; a quest'ultima viene spesso contrapposta la scuola monetarista , che si originò nel secondo dopoguerra dalle teorie liberiste di Milton Friedman, e la scuola austriaca . I suoi contributi alla teoria economica, espressi nel saggio ''Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta'', hanno dato origine infatti alla cosiddetta "''rivoluzione keynesiana''" che, in contrasto con la teoria economica neoclassica, ha sostenuto la necessità dell'intervento pubblico statale nell'economia con misure di politica di bilancio e monetaria, qualora un'insufficiente domanda aggregata non riesca a garantire la piena occupazione nel sistema capitalista, in particolare nella fase di crisi del ciclo economico, promuovendo dunque una forma di economia mista.
=== Famiglia e studi === Alfred Marshall: finanziò il lettorato di Keynes a Cambridge Figlio dell'economista di Cambridge John Neville Keynes e della scrittrice attivista per i diritti civili Florence Ada Brown, John Maynard Keynes (chiamato semplicemente Maynard dai familiari, per non confonderlo con il padre, chiamato da tutti John) frequenta l'elitaria scuola di Eton, distinguendosi in ogni ambito dei suoi inusitatamente vasti interessi. Viene in seguito ammesso al King's College, presso l'Università di Cambridge, al corso di matematica; il suo interesse per la politica lo conduce però presto a passare al campo dell'economia che studia, sempre a Cambridge, sotto la guida di Alfred Marshall e Arthur Cecil Pigou. Arthur Cecil Pigou, esponente della "economia del benessere", professore universitario di Keynes === Gli anni dall'università alla conferenza di pace di Versailles === In cerca di una fonte di reddito, Keynes pospone la scrittura della tesi a Cambridge e partecipa al concorso per l'ammissione al ''civil service'', qualificandosi secondo. Paradossalmente, consegue la votazione peggiore nella sezione dell'esame dedicata all'economia; commenterà in seguito questo risultato affermando che "gli esaminatori presumibilmente ne sapevano meno di me". Keynes accetta dunque un posto presso l''India Office'', i cui impegni sono di entità tanto modesta che – affermò più tardi – il suo tempo si divide tra la lettura dei giornali e la corrispondenza privata. Nello stesso periodo lavora alla stesura della tesi per l'università. Questa non sarà accettata, con la conseguenza che la ''fellowship'' vitalizia per Cambridge che normalmente ne deriverebbe non gli è assicurata. Accetta comunque un posto di lettore, finanziato personalmente in parte da Alfred Marshall e in parte da suo padre John Neville Keynes. Da tale posizione comincia a costruire la propria reputazione di economista. Dal 1912 è direttore dell''Economic Journal'', la principale rivista accademica economica dell'epoca. Secondo una serie di aneddoti riportati da Gans e Shepherd (1994), diversi economisti che avrebbero in seguito acquisito una considerevole fama si vedono rifiutare la pubblicazione, apparentemente a causa di una valutazione troppo frettolosa dei loro contributi da parte di Keynes. È presto assegnato alla ''Royal Commission on Indian Currency and Finance'', una posizione che gli consente di mostrare il suo considerevole talento nell'applicare la teoria economica a problemi di ordine pratico. La sua provata abilità in tal senso, con particolare riferimento alle questioni riguardanti le valute e il credito, gli consente di diventare, alla vigilia della Prima guerra mondiale, consigliere del Cancelliere dello Scacchiere e del Ministero del Tesoro per le questioni economiche e finanziarie. Tra le sue responsabilità rientra la definizione dei rapporti di credito tra la Gran Bretagna e i suoi alleati continentali durante la guerra, nonché l'acquisizione di valute rare. Il "polso e la maestria di Keynes divennero leggendari", nelle parole di Robert Lekachman; ad esempio in una circostanza Keynes riesce, con difficoltà, a mettere insieme un quantitativo di ''pesetas'' spagnole e a venderle tutte, con un effetto dirompente sul mercato: funziona, e le ''pesetas'' diventano meno scarse e costose. Questi successi gli fruttano un incarico che avrà un enorme impatto sullo sviluppo della sua vita e della sua carriera, quello di rappresentante economico del Tesoro alla Conferenza di pace di Versailles del 1919. Egli si dimise dall'incarico diplomatico per protesta contro il trattato, che riteneva troppo punitivo verso la Germania e portatore di future guerre (come accadrà): === Il primo dopoguerra === Il presidente degli USA Franklin Delano Roosevelt, che adottò in parte la politica economica keynesiana nel cosiddetto ''New Deal'' È in seguito a tale esperienza che pubblica ''Le conseguenze economiche della pace'' (''The Economic Consequences of the Peace'', 1919), nonché ''Per una revisione del Trattato'' (''A Revision of the Treaty'', 1922), in cui sostiene che le pesanti riparazioni imposte alla Germania dai paesi vincitori avrebbero portato alla rovina l'economia tedesca a causa degli squilibri da esse determinati. Questa previsione viene confermata durante la repubblica di Weimar: solo una piccola parte delle riparazioni viene pagata ai vincitori: il sostegno finanziario degli Stati Uniti, con i "piani" Dawes e Young permetteranno alla Germania, almeno fino al 1931, di rispettare gli obblighi imposti a Versailles, sviluppando una potenza industriale di tutto rispetto. Inoltre, l'iperinflazione del 1923 e la dilagante disoccupazione causano un forte scontento che prepara la strada all'avvento del nazismo. Queste due opere ebbero una grande diffusione (furono tradotte anche in tedesco) e accrebbero notevolmente la fama di Keynes di osservatore attento del dibattito economico. Nel 1920 pubblica il ''Treatise on Probability'' (''Trattato sulla probabilità''), contributo di notevole spessore per il sostegno filosofico e matematico alla teoria della probabilità. Fondamentale per la stesura di quest'opera è il saggio settecentesco di Charles François Bicquilley ''Du calcul des probabilités'', incentrato sul lancio dei dadi, il gioco delle carte e la speranza matematica. Con il ''Trattato sulla riforma monetaria'' (''A Tract on Monetary Reform'', 1923) attacca le politiche deflazioniste britanniche degli anni venti, sostenendo l'obiettivo della stabilità dei prezzi interni e proponendo tassi di cambio flessibili. La Gran Bretagna negli anni venti fu colpita da una forte disoccupazione, il che indusse Keynes a proporre la svalutazione della moneta per favorire l'aumento dei posti di lavoro, grazie alla migliore competitività dei prodotti britannici. Sostenne persino un aumento della spesa per lavori pubblici. Fu contrario al ritorno al "gold standard", la base aurea della moneta. Ciononostante, il Cancelliere dello Scacchiere, Winston Churchill, nel 1925 decise di ripristinare il "gold standard", provocando gli effetti depressivi sull'industria britannica previsti dal grande economista. A ciò Keynes reagì con la pubblicazione del saggio polemico: "Le conseguenze economiche di Mr Churchill" ("The Economic Consequences of Mr Churchill"), e continuò a perorare la causa dell'uscita dal "gold standard" fino a che ciò non avvenne, nel 1931. Nel ''Trattato sulla moneta'' (''Treatise on Money'', 1930), in 2 volumi, sviluppa ulteriormente la sua teoria del ciclo del credito di stampo wickselliano. Oltre ai saggi, Keynes è molto attivo nella collaborazione a quotidiani anche statunitensi, quali il New York Times, e molti altri tra cui anche - curiosamente - con la rivista Vanity Fair, dove cura uno spazio. Fino al 1936 si occupa dell'affinamento delle sue teorie per combattere la dilagante disoccupazione nel Regno Unito, discutendo con numerosi accademici e uomini politici, spesso convincendoli della validità delle proprie idee - ma non convinse del tutto il presidente statunitense Roosevelt, con cui ebbe un incontro privato di un'ora nel 1934, altrimenti non si capirebbe il grave errore, dal punto di vista keynesiano, commesso nel 1937. Convinto che ormai la depressione fosse finita, Roosevelt decise di tagliare la spesa pubblica per tornare al pareggio di bilancio, causando quattro nuovi milioni di disoccupati. L'autorevole biografo R. Skidelsky, infatti, sostiene che le idee di Keynes vennero completamente apprezzate, negli USA, solo a partire dal 1939. Nel 1936 si dedicò anche alla stesura della "Teoria generale". Tra i suoi interlocutori vi è anche Friedrich von Hayek (con cui mantiene una corrispondenza per un ventennio), uno dei maggiori esponenti della scuola austriaca, le cui teorie vengono spesso contrapposte a quelle di Keynes nel dibattito economico del secondo dopoguerra. === La ''Teoria generale'' === John Maynard Keynes dopo la seconda guerra mondiale La sua opera principale è la ''Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta'' (''The General Theory of Employment, Interest and Money'', 1936), un volume che ha un notevole impatto sulla scienza economica, e costituisce il primo nucleo della moderna macroeconomia. In esso Keynes pone le basi per la teoria basata sul concetto di domanda aggregata, spiegando le variazioni del livello complessivo delle attività economiche così come osservate durante la Grande depressione. Il reddito nazionale sarebbe dato dalla somma di consumi e investimenti; in uno stato dunque di coesistenza di diffuse sotto-occupazione e capacità produttiva inutilizzata, sarebbe dunque possibile incrementare l'occupazione e il reddito soltanto passando tramite un aumento della spesa per consumi o con investimenti. L'ammontare complessivo di risparmio sarebbe, inoltre, determinato dal reddito nazionale. È questo infatti proprio il quadro che si prospetta negli anni centrali della Grande Depressione: una "elevata disoccupazione a fronte di una capacità produttiva inutilizzata". ==== L'interventismo statale nel sistema capitalista ==== La sua posizione è che appunto lo Stato debba intervenire in quegli investimenti necessari affinché gli attori di mercato possano tornare ad essere efficaci per garantire la piena occupazione. Nella ''Teoria generale'', Keynes afferma che sono giustificabili le politiche destinate a incentivare la domanda in periodi di disoccupazione, ad esempio tramite un incremento della spesa pubblica. Poiché Keynes non ha piena fiducia nella capacità del mercato lasciato a se stesso di esprimere una domanda di piena occupazione, ritiene necessario che in talune circostanze sia lo Stato a stimolare la domanda, se necessario persino "facendo scavare a degli operai dei buchi nel terreno, per poi ricoprirli di nuovo". Questa frase, spesso citata, in realtà è un po' diversa: "Se il ministero del Tesoro dovesse far riempire delle bottiglie di banconote, seppellirle in alcune miniere in disuso per ricoprirle completamente di immondizia (...), non ci sarebbe più disoccupazione e, con l'aiuto delle ripercussioni, il reddito reale della comunità e il suo stesso patrimonio aumenterebbero di un bel po'. Sarebbe certo più ragionevole far costruire delle case o cose del genere; ma se ci sono delle difficoltà politiche o di ordine pratico, quanto sopra sarebbe meglio di niente." Queste argomentazioni trovano alcune conferme nei risultati della politica del ''New Deal'', varata negli stessi anni dal presidente Roosevelt negli Stati Uniti d'America in seguito alla grande depressione, salvo l'errore commesso nel 1937, riferito in precedenza. La teoria macroeconomica, con alcuni perfezionamenti negli anni successivi, giunge ad una serie di risultati di rilievo nelle politiche economiche attuali. ===Keynes, libero scambio e protezionismo=== ==== Il punto di svolta della Grande Depressione ==== All'inizio della sua carriera, Keynes era un economista marshallese profondamente convinto dei benefici del libero scambio. A partire dalla crisi del 1929, constatando l'impegno delle autorità britanniche a difendere la parità aurea della sterlina e la rigidità dei salari nominali, aderì gradualmente a misure protezionistiche . Il 5 novembre 1929, ascoltato dal Comitato MacMillan per portare l'economia britannica fuori dalla crisi, Keynes indicò che l'introduzione di tariffe sulle importazioni avrebbe aiutato a riequilibrare la bilancia commerciale. Il rapporto della commissione afferma, in una sezione intitolata "controllo delle importazioni e aiuti alle esportazioni", che in un'economia dove non c'è piena occupazione, l'introduzione di tariffe può migliorare la produzione e l'occupazione. Così, la riduzione del deficit commerciale favorisce la crescita del paese. Nel gennaio 1930, nel l'Economic Advisory Council , Keynes propose l'introduzione di un sistema di protezione per ridurre le importazioni. Nell'autunno del 1930, propose una tariffa uniforme del 10% su tutte le importazioni e sussidi dello stesso tasso per tutte le esportazioni. Nel ''Trattato sulla moneta'', pubblicato nell'autunno del 1930, riprese l'idea di tariffe o altre restrizioni commerciali con l'obiettivo di ridurre il volume delle importazioni e riequilibrare la bilancia commerciale. Il 7 marzo 1931, nel New Statesman e Nation, scrisse un articolo intitolato ''Proposta per un'entrata tariffaria''. Egli sottolinea che la riduzione dei salari porta a una diminuzione della domanda nazionale che limita i mercati. Egli propone invece l'idea di una politica espansiva associata a un sistema tariffario per neutralizzare gli effetti sulla bilancia commerciale. L'applicazione delle tariffe doganali gli sembrava "inevitabile, chiunque sia il Cancelliere dello Scacchiere". Così, per Keynes, una politica di recupero economico è pienamente efficace solo se il deficit commerciale è eliminato. Propose una tassa del 15% sui prodotti manifatturieri e semilavorati e del 5% su alcuni prodotti alimentari e materie prime, con altre necessarie per le esportazioni esentate (lana, cotone). Nel 1932, in un articolo intitolato ''The Pro- and Anti-Tariffs'', pubblicato su The Listener, prevedeva la protezione degli agricoltori e di alcuni settori come l'industria automobilistica e siderurgica, considerandoli indispensabili alla Gran Bretagna. ====La critica della teoria dei vantaggi comparati==== Nella situazione post-crisi del 1929, Keynes considerò irrealistici i presupposti del modello di libero scambio. Egli critica, per esempio, l'assunzione neoclassica dell'aggiustamento dei salari. Già nel 1930, in una nota al Economic Advisory Council, dubitava dell'intensità del guadagno dalla specializzazione nel caso dei manufatti. Mentre partecipava al Comitato MacMillan, ammise di non "credere più in un grado molto alto di specializzazione nazionale" e rifiutò di "abbandonare qualsiasi industria che non è in grado, per il momento, di sopravvivere". Criticò anche la dimensione statica della teoria del vantaggio comparato che, secondo lui, fissando definitivamente i vantaggi comparati, porta in pratica ad uno spreco di risorse nazionali. Nel Daily Mail del 13 marzo 1931, ha definito l'ipotesi di una perfetta mobilità settoriale del lavoro "un'assurdità", poiché afferma che una persona messa fuori dal lavoro contribuisce ad una riduzione del tasso di salario finché non trova un lavoro. Ma per Keynes, questo cambio di lavoro può comportare dei costi (ricerca di lavoro, formazione) e non è sempre possibile. In generale, per Keynes, i presupposti della piena occupazione e del ritorno automatico all'equilibrio screditano la teoria dei vantaggi comparati. Nel luglio 1933, pubblicò un articolo sul New Statesman e Nation intitolato ''National Self-Sufficiency'', criticando l'argomento della specializzazione delle economie, che è alla base del libero scambio. Propone quindi la ricerca di un certo grado di autosufficienza. Invece della specializzazione delle economie sostenuta dalla teoria ricardiana del vantaggio comparato, preferisce il mantenimento di una diversità di attività per le nazioni. In esso confuta il principio del commercio di pace. La sua visione del commercio è diventata quella di un sistema in cui i capitalisti stranieri competono per la conquista di nuovi mercati. Difende l'idea di produrre sul suolo nazionale quando possibile e ragionevole, ed esprime simpatia per i sostenitori del protezionismo. Egli nota in ''National Self-Sufficiency'' : Scrive anche in ''National Self-Sufficiency'' : Più tardi, Keynes ebbe una corrispondenza scritta con James Meade che si concentrava sulla questione delle restrizioni alle importazioni. Keynes e Meade hanno discusso la scelta migliore tra quote e tariffe. Nel marzo 1944 Keynes entrò in una discussione con Marcus Fleming dopo che quest'ultimo aveva scritto un articolo intitolato "Quote contro svalutazione". In questa occasione, vediamo che ha definitivamente preso una posizione protezionista dopo la Grande Depressione. In effetti, riteneva che le quote potessero essere più efficaci del deprezzamento della moneta per affrontare gli squilibri esterni. Così, per Keynes, il deprezzamento della moneta non era più sufficiente e le misure protezionistiche divennero necessarie per evitare i deficit commerciali. Per evitare il ritorno delle crisi dovute a un sistema economico autoregolato, gli sembrava essenziale regolare il commercio e fermare il libero scambio (deregolamentazione del commercio estero). Egli sottolinea che i paesi che importano più di quanto esportano indeboliscono le loro economie. Quando il deficit commerciale aumenta, la disoccupazione aumenta e il PIL rallenta. E i paesi con un surplus hanno una "esternalità negativa" sui loro partner commerciali. Si arricchiscono a spese degli altri e distruggono la produzione dei loro partner commerciali. John Maynard Keynes credeva che i prodotti dei paesi in surplus dovessero essere tassati per evitare squilibri commerciali. Così non crede più nella teoria del vantaggio comparato. (su cui si basa il libero scambio) che afferma che il deficit commerciale non ha importanza, poiché il commercio è reciprocamente vantaggioso. Questo spiega anche la sua volontà di sostituire la liberalizzazione del commercio internazionale (libero commercio) con un sistema di regolamentazione volto ad eliminare gli squilibri commerciali in queste proposte per gli accordi di Bretton Woods. === Gli anni quaranta e la seconda guerra mondiale === Il Mount Washington Hotel, sede della Conferenza di Bretton Woods Nel 1942 Keynes, ormai celebre, ottiene il titolo di baronetto, diventando il primo barone Keynes di Tilton. Durante la Seconda guerra mondiale, Keynes sostiene con ''Come pagare la guerra: un piano radicale per il Cancelliere dello Scacchiere'' (''How to Pay for the War: A Radical Plan for the Chancellor of the Exchequer''), che lo sforzo bellico dovrebbe essere finanziato con un maggiore livello di imposizione fiscale, piuttosto che con un bilancio negativo, per evitare spinte inflazioniste. Con l'approssimarsi della vittoria alleata, Keynes è nel 1944 alla guida della delegazione del Regno Unito a Bretton Woods, negoziando l'accordo finanziario tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d'America, nonché a capo della commissione per l'istituzione della Banca Mondiale. Keynes (primo a sinistra) alla firma del trattato di mutua cooperazione anglo-statunitense(1945) Non riesce tuttavia a raggiungere i suoi obiettivi. Keynes sa che il sistema di cambi fissi stabilito dagli accordi può essere mantenuto nel tempo, in presenza di economie molto diverse quanto a tassi di crescita, inflazione e saldi finanziari, solo a patto di costringere gli USA, destinati ad avere una bilancia commerciale e finanziaria positiva, a finanziare i paesi con saldi finanziari negativi. Ma incontra l'opposizione statunitense verso la predisposizione di fondi, che Keynes avrebbe voluto essere assai ingenti, destinati a tale scopo. I fondi vengono predisposti ma sono, per volere americano e grazie all'azione del negoziatore statunitense Harry Dexter White, di dimensioni contenute. Risulteranno insufficienti a finanziare i saldi finanziari negativi dei paesi più deboli e a fronteggiare la speculazione sui cambi che, nel corso del tempo, e in particolare dopo che la crisi petrolifera degli anni settanta avrà riempito di dollari le casse dei paesi produttori di petrolio, diventa sempre più aggressiva. Il sistema di Bretton Woods resisterà fino alla prima metà degli anni settanta, quando le pressioni sulle diverse monete causeranno la fine dei cambi fissi ed il passaggio ad un regime di cambi flessibili, ad opera del presidente degli Stati Uniti d'America Richard Nixon. Tra le altre opere di Keynes, meritano di essere ricordate le raccolte ''Essays in Byography'' e ''Essays in Persuasion''; nella prima, Keynes presenta ritratti di economisti e notabili; la seconda raccoglie alcune delle argomentazioni di Keynes volte a influenzare l''establishment'' politico ed economico negli anni della Grande depressione. === Supporto all'eugenetica === Keynes, come molti altri studiosi e intellettuali dell'epoca, fu un fervido sostenitore delle teorie eugenetiche (da non confondere con l'eugenetica nazista, che è una derivazione particolare); fu direttore della British Eugenics Society dal 1937 al 1944. Non più tardi del 1946, prima della sua morte, Keynes dichiarò che l'eugenetica sarebbe stata «la più importante, significativa e, vorrei aggiungere, originale branca della sociologia che esista». === Vita privata e ultimi anni === Keynes e la moglie Lidija Lopuchova. Keynes era molto alto per gli standard dell'epoca (circa ). Egli era bisessuale, e nella prima metà della sua vita ebbe diverse esperienze omosessuali: una delle prime fu con uno dei fondatori della psicoanalisi britannica, John Strachey, traduttore di Sigmund Freud. Ebbe in seguito un'importante relazione con il pittore Duncan Grant del Bloomsbury group, di cui lo stesso Keynes era membro, tra il 1908 e il 1911; Keynes avrebbe continuato ad assistere finanziariamente Grant per il resto della sua vita. Keynes e Duncan Grant Nel 1918, Keynes fece la conoscenza della nota ballerina russa Lidija Lopuchova; a dispetto del passato omosessuale di lui, i due convoleranno a nozze; sarà, secondo i principali testimoni, un matrimonio felice. Keynes fu inoltre un investitore di successo e riuscì a mettere insieme un ingente patrimonio, pari a circa 16,5 milioni di dollari del 2009, sebbene all'epoca del crollo di Wall Street avesse rischiato la rovina. Amava inoltre collezionare libri, e nel corso della sua vita collezionò e custodì numerosi lavori di Isaac Newton, tra cui numerosi manoscritti di alchimia che gli fecero coniare per lo scienziato inglese la definizione di "ultimo dei maghi". Keynes fu inoltre un collezionista d'arte (comprò dipinti di Paul Cézanne, Edgar Degas, Amedeo Modigliani, Pablo Picasso e altri) filantropo e membro del Partito Liberale del Regno Unito. Era grande amico di Arthur Pigou, suo docente universitario e noto economista dell'epoca, nonché suo antagonista in campo economico, in quanto autorevole esponente della scuola "neoclassica". Sebbene i due avessero visioni diverse, la loro amicizia non fu mai a rischio. Anzi, lo stesso Pigou finanziò Keynes durante la stesura della ''Teoria generale''. Morì di infarto all'età di 62 anni, probabilmente a causa delle tensioni accumulate lavorando nell'ambito delle istituzioni finanziarie internazionali nel secondo dopoguerra. Dopo il funerale di Stato anglicano (benché fosse agnostico) all'abbazia di Westminster, il suo corpo venne cremato e le ceneri sparse nella campagna di Tilton, la sua tenuta e residenza di campagna nei pressi di Firle. Gli sopravvissero entrambi i genitori (morti rispettivamente nel 1949 e nel 1958). Suo fratello sir Geoffrey Keynes (1887-1982) fu un noto chirurgo, studioso e, come il fratello, bibliofilo. I suoi nipoti furono Richard Keynes (1919-2010), fisiologo, e Quentin Keynes (1921-2003), avventuriero e anch'egli bibliofilo come il padre e lo zio. === Keynes investitore === I brillanti risultati di Keynes come investitore sono testimoniati dai dati, disponibili pubblicamente, su un fondo che amministrò personalmente per conto del King's College a Cambridge. Tra il 1928 e il 1945, nonostante una caduta rovinosa durante la Crisi del 1929, il fondo amministrato da Keynes genera un rendimento medio del 13,2% annuo, contro il magro risultato del mercato britannico in generale, che negli stessi anni mostra un declino medio dello 0,5% annuo. Keynes nel 1915, seduto tra Bertrand Russell e Lytton Strachey L'approccio generalmente adottato da Keynes nei suoi investimenti è stato riassunto brevemente come segue: * Selezione di un numero ridotto di investimenti, con attenzione alla loro economicità in relazione al valore intrinseco effettivo probabile e potenziale, per un periodo di anni in futuro, e in rapporto a possibili investimenti alternativi; * Mantenimento delle posizioni assunte nel tempo, anche per anni, finché esse non hanno mantenuto le loro promesse, o finché non è evidente che l'acquisto è stato un errore; * Una posizione di investimento bilanciata: assumere, ossia, una varietà di rischi, nonostante le singole posizioni possano anche essere rilevanti, e possibilmente rischi contrapposti (ad esempio, detenere una posizione nell'oro e nelle azioni, dal momento che i corsi delle due attività possono tendere a muoversi in direzioni opposte, compensandosi, in caso di fluttuazioni del mercato). Keynes sostiene che "È un errore pensare di limitare il rischio spalmandolo su diverse attività, delle quali si conosce poco, e nelle quali non si ha motivo di riporre alcuna fiducia... La conoscenza e l'esperienza personali sono limitate, e raramente ci sono più di due o tre imprese, in ogni istante di tempo, cui darei piena fiducia". Secondo alcuni, il parere di Keynes sulla speculazione sarebbe che egli la ritenesse immorale: Rivedendo le bozze di un importante contributo sugli investimenti azionari, Keynes ebbe a commentare che "le compagnie industriali ben gestite, di regola, non distribuiscono per intero agli azionisti i propri profitti. Negli anni migliori, se non tutti gli anni, trattengono una parte di tali profitti e la reinvestono nella propria attività. C'è una sorta di interesse composto che opera a favore di un solido investimento industriale". L'economista e demografo Thomas Malthus Dichiaratamente Keynes sviluppa il proprio lavoro sulla base, e come critica costruttiva, dell'opera degli economisti classici. Egli fu in particolare un grande estimatore del lavoro di Thomas Malthus, di cui contribuì a rivalutare l'opera e i contributi. Gli economisti Alfred Marshall e Arthur Cecil Pigou, coi quali lavora a Cambridge, ebbero inoltre una rilevante influenza sullo sviluppo del suo pensiero, oltre a divenire l'oggetto di critiche molto severe nella sua opera maggiore, la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. === Keynes e Smith === Keynes, sostenitore di un'economia di mercato, fu comunque critico nei confronti del pensiero di Adam Smith sul libero mercato o liberismo e in generale del laissez faire puro, sviluppando a partire da tale concetto buona parte del suo pensiero economico: secondo Keynes infatti il sistema economico lasciato libero all'interesse privato genera distorsioni del sistema stesso (nonostante la tendenza all'equilibrio economico generale attraverso la cosiddetta mano invisibile) soprattutto in termini di occupazione e redistribuzione della ricchezza da cui la necessità dell'intervento statale per riequilibrare il sistema quando necessario. Tale concetto è alla base di gran parte dell'economia keynesiana promotrice dunque di una forma di economia mista. === Keynes e Marx === Karl Marx Controverso e particolare è stato il rapporto tra Keynes e Marx. Keynes giudicò sempre Marx e la sua dottrina in modo alquanto critico. Ne ''La fine del laissez-faire'' (1926), criticando il liberismo economico, Keynes osserva incidentalmente: Del disprezzo (o comunque della poca stima) nutrito da Keynes nei confronti della dottrina marxista vi è traccia anche nella sua corrispondenza. Così, come recentemente notato da Marcuzzo nel 2005, in una lettera inviata a Sraffa, che gli aveva consigliato la lettura del Capitale, Keynes ha scritto: Nonostante il palese disprezzo di Keynes, molti autori rintracciano in Marx alcune anticipazioni del pensiero keynesiano. Così, ad esempio, la possibilità di crisi da sottoconsumo e la critica radicale della legge di Say. === Autori che sono stati influenzati da Keynes === Le teorie di Keynes hanno dato un nuovo impulso alla disciplina economica, creando un vero e proprio filone di studiosi "keynesiani", che nel dibattito successivo sono spesso contrapposti ai "monetaristi" e/o ai "neo-classici". Tra i primi entusiasti delle teorie keynesiane ci sono tra gli altri James Tobin e Paul Samuelson, e successivamente Franco Modigliani e Paul Krugman tra i molti. Tra gli economisti post-keynesiani si segnalano Michał Kalecki, Joan Robinson, Nicholas Kaldor, Bill Mitchell e Warren Mosler (padre della Teoria della Moneta Moderna nella sua formulazione denominata ''Mosler Economics''). Nelle sue ''Memorie di guerra'' (1936) così David Lloyd George tratteggiò la personalità di Keynes: "Era un consigliere decisamente troppo mercuriale e impulsivo per una grande emergenza. Saltava alle conclusioni con disinvoltura acrobatica. E non migliorava certo le cose il fatto che corresse difilato a conclusioni opposte con la medesima agilità. Keynes è un economista da salotto, le cui brillanti ma superficiali dissertazioni in materia di finanza e di politica economica costituiscono sempre, qualora non vengano prese sul serio, una fonte di svago innocente per i suoi lettori. Non essendo particolarmente dotato di senso dell'umorismo, tuttavia, il Cancelliere dello Scacchiere Reginald M'Kenna non cercava uno svago, bensì una guida in questa alquanto stravagante controfigura di Walter Bagehot; e in un momento critico fu perciò portato fuori strada. Keynes fu per la prima volta insediato dal Cancelliere dello Scacchiere nella scranna girevole di un oracolo ''for the first time lifted into the rocking-chair of a pundit'', e si pensò che la sua semplice firma apposta a un documento finanziario gli conferisse peso. Ciò sembra alquanto assurdo ora, quando neppure i suoi amici - e men che mai i suoi amici - non hanno più la benché minima fiducia nei suoi giudizi finanziari. Fortunatamente Bonar Law e io sapevamo bene quale valore attribuire ad ogni parere proveniente dalla fonte d'ispirazione del Cancelliere; e perciò trattammo la fantasiosa previsione della bancarotta britannica "entro la primavera" del 1916 con la dose di considerazione dovuta al volubile profeta responsabile d'un simile presagio di sventura". === Opere === * ''La Moneta e le Finanze dell'India'' (''Indian Currency and Finance'', 1913) * ''Le conseguenze economiche della pace'' (''The Economic Consequences of the Peace'', 1919) * ''Treatise on Probability'' (1921) * ''Saggio sulla Riforma Monetaria'' (''A Tract on Monetary Reform'', 1923) * ''Le Conseguenze Economiche di Winston Churchill'' (''The Economic Consequences of Mr. Churchill''), 1925 * ''La Fine del laissez-faire'' (''The End of Laissez-Faire'', 1926) * ''Trattato sulla moneta'' (''A Treatise on Money'', 1930) * ''Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta'' (''The General Theory of Employment, Interest and Money'', 1936) * ''Come pagare il costo della guerra'' (''How to Pay For the War. A Radical Plan for the Chancellor of the Exchequer'', 1940) === Britanniche === === Straniere ===
John Herschel
John Herschel John Herschel fu il primo a utilizzare il calendario giuliano nell'astronomia, portò importanti contributi al miglioramento dei procedimenti fotografici del periodo , scoprendo la proprietà del tiosolfato di sodio, al tempo iposolfito di sodio, nel fissaggio dell'immagine. Coniò inoltre i termini ''fotografia'', ''negativo'' e ''positivo''.
''Description of a machine for resolving by inspection certain important forms of transcendental equations'', 1832 John Herschel era figlio di William Herschel e inizialmente fu un giurista. Successivamente si dedicò, come il padre, all'astronomia, riprendendone pure l'osservatorio. Scoprì che le nubi di Magellano sono formate da stelle, pubblicò diversi cataloghi e introdusse la data giuliana nell'astronomia. Nel 1834 scoprì l'ammasso NGC 2018 all'interno delle nubi di Magellano. Nel 1848 venne nominato presidente della Royal Astronomical Society e nel 1850 coniatore di Sua Maestà. * * * * * * * * Nel 1831 ottenne il titolo nobiliare. Ha ricevuto la Medaglia Copley due volte, nel 1821 e nel 1847 . Gli è stato dedicato un cratere lunare, il cratere J. Herschel.
Jugoslavia
La '''Iugoslavia''' o '''Jugoslavia''' , fu uno Stato esistito tra il 1929 e il 2003 passando per diversi assetti istituzionali, che hanno amministrato il territorio della Penisola balcanica occidentale nel corso del XX secolo. Negli ultimi anni, gli Stati ex-iugoslavi stanno rinsaldando sempre più i legami economici, politici e sociali, formando quella che oggi è definita Iugosfera.
Alla fine della prima guerra mondiale, alcuni politici e intellettuali slavi della Slovenia, della Croazia, della Bosnia ed Erzegovina e della Voivodina, fino ad allora appartenenti all'Impero austro-ungarico, dichiararono l'indipendenza delle loro terre da Vienna e si costituirono in un'entità denominata Stato degli Sloveni, Croati e Serbi, che però non ebbe alcun riconoscimento internazionale. Chiesero, allora, al Regno di Serbia di costruire insieme una nuova realtà statuale; a questa richiesta aderì anche il Regno del Montenegro, e il 1º dicembre 1918 fu fondato il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Il 6 gennaio 1929 il re Alessandro I, con un colpo di Stato, avocò a sé tutti i poteri per sedare i dissidi interni ai diversi partiti politici e ai gruppi etnici, e cambiò il nome del Paese in Regno di Jugoslavia, portando avanti una politica di accentramento amministrativo e culturale, cercando di annichilire tutte le differenze culturali dei popoli che componevano lo Stato. === Suddivisioni amministrative === Prima del 1929, il regno era suddiviso in 33 contee (o comitati: ''županije'') che ricalcavano confini storici ed erano etnicamente definite. Con l'istituzione del Regno di Jugoslavia, le contee furono soppresse e vennero create 9 regioni (banati, in lingua originale al plurale: ''banovine'') che prendevano il nome dai fiumi che le attraversavano e che erano abitate da più gruppi etnici: # Banato della Drava (''Dravska Banovina''), con capitale Lubiana # Banato della Sava (''Savska Banovina''), con capitale Zagabria # Banato del Vrbas (''Vrbaska Banovina''), con capitale Banja Luka # Banato del Litorale (''Primorska Banovina''), con capitale Spalato # Banato della Drina (''Drinska Banovina''), con capitale Sarajevo # Banato della Zeta (''Zetska Banovina''), con capitale Cettigne # Banato del Danubio (''Dunavska Banovina''), con capitale Novi Sad # Banato della Morava (''Moravska Banovina''), con capitale Niš # Banato del Vardar (''Vardarska Banovina''), con capitale Skopje La città di Belgrado, insieme con Zemun e Pančevo fu costituita come unità amministrativa separata. A capo delle ''banovine'' fu posto un governatore di nomina statale. Il 25 marzo 1941, il principe reggente Paolo Karađorđević fece aderire la Jugoslavia al Patto tripartito a fianco dell'Italia fascista e della Germania nazista. Per questo l'erede al trono Pietro II, con un colpo di Stato, detronizzò lo zio e assunse la corona, rompendo l'alleanza con le forze dell'Asse. La Germania invase la Jugoslavia, il cui territorio fu conquistato e annesso a Germania, Italia, Ungheria, Albania e Bulgaria o costituito in diversi stati-fantoccio. Il Regno d'Italia partecipò alle fasi dell'invasione partendo dalle proprie basi in Venezia Giulia e Istria, da Zara, e dall'Albania. A nord era schierata la 2ª Armata (9 divisioni di fanteria, 4 motorizzate e 1 corazzata) sotto il comando del Generale Vittorio Ambrosio, con obiettivo Lubiana e la discesa lungo la costa dalmata. A Zara vi era una guarnigione di uomini, al comando del Generale Emilio Grazioli, che allo scoppio delle ostilità si diresse su Sebenico e Spalato per giungere a Ragusa (Dubrovnik) il 17 aprile; infine dall'Albania vennero impegnate 4 divisioni della 9ª Armata sotto il comando del Generale Alessandro Pirzio Biroli. All'Italia fu annessa la città di Lubiana e la parte meridionale della Banovina della Drava, con cui fu costituita la Provincia di Lubiana, e la parte nord-occidentale della Banovina di Croazia, che andò ad ampliare la Provincia di Fiume. Gli stati-fantoccio costituiti furono: * Stato Indipendente di Croazia, governato da Ante Pavelić e che aveva come re Tomislavo II, al quale fu annessa anche la Bosnia ed Erzegovina; * Governo di Salvezza Nazionale in Serbia, con a capo Milan Nedić, ma governato direttamente da Berlino; * Regno del Montenegro, di cui Vittorio Emanuele III d'Italia assunse la corona. Josip Broz Tito Durante la seconda guerra mondiale, fu costituito il Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia che il 29 novembre 1943 decise di ricostituire uno Stato all'interno dei confini del vecchio regno, con l'aggiunta del Litorale sloveno (che già nel settembre del 1943 era stato proclamato dal Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno parte integrante della Slovenia) e dell'Istria, che fu denominato Jugoslavia Democratica Federale in attesa che, con un referendum, il popolo doveva scegliere se ripristinare la monarchia o creare una repubblica. Josip Broz Tito venne nominato primo ministro. Finita la guerra e liberati i territori dall'occupazione nazifascista, furono indette elezioni in cui la Lega dei Comunisti di Jugoslavia ottenne la maggioranza dei voti. Il 29 novembre 1945 la monarchia venne definitivamente abolita e nacque la Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, nome che mantenne fino al 1963 quando venne denominata Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il maresciallo Tito, capo del governo, intraprese una politica di alleanza con l'Unione Sovietica e instaurò un regime di stampo socialista retto dalla Lega dei Comunisti di Jugoslavia. Dopo il 1948 ebbe inizio un progressivo allontanamento da Stalin, per poter governare liberamente l'economia del proprio paese e farla sviluppare. Dopo diversi dissidi con Mosca sulla politica estera e su quella interna, nel 1948 la Jugoslavia fu espulsa dal Cominform e ne restò fuori per sempre, uscendo definitivamente dall'orbita di influenza sovietica. La Jugoslavia di Tito rimase un paese a economia pianificata, anche se nel 1950 Tito inaugurò una politica di autogestione dei lavoratori che fu alla base del sistema produttivo jugoslavo. Sul piano internazionale, Tito fondò nel 1956, col presidente egiziano Nasser e il primo ministro indiano Nehru, il Movimento dei paesi non allineati, criticò l'invasione della Cecoslovacchia e dell'Ungheria da parte degli eserciti del Patto di Varsavia e si propose come mediatore nel conflitto arabo-israeliano. La politica interna fu caratterizzata da un forte accentramento del potere volto a stroncare ogni sussulto nazionalista e ogni riforma a livello locale, anche se, col passare degli anni, in Jugoslavia venivano fatti timidi passi verso un'economia più liberale, fino alla costituzione del 1974 che concesse larghissime autonomie alle repubbliche federate. === Suddivisione amministrativa === La Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia era divisa in 6 repubbliche e 2 province autonome: '''Nome''' '''Capitale''' '''Bandiera''' '''Stemma''' 1. Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina Sarajevo 70px 2. Repubblica Socialista di Croazia Zagabria border 3. Repubblica Socialista di Macedonia Skopje border 4. Repubblica Socialista di Montenegro Titograd border 5. Repubblica Socialista di Serbia : 5a. Provincia Socialista Autonoma del Kosovo : 5b. Provincia Socialista Autonoma della Voivodina Belgrado : Pristina : Novi Sad border 6. Repubblica Socialista di Slovenia Lubiana border Franjo Tuđman Milan Kučan Il maresciallo Tito morì il 4 maggio 1980. Nel frattempo, la situazione economica si andava deteriorando, alimentando il divario tra le repubbliche di Slovenia e Croazia più ricche e il resto del Paese. Questa separazione economica incominciò a diventare una spinta verso una volontà indipendentista ispirata dai dirigenti politici locali. Nel 1981 in Kosovo si sviluppò un movimento che chiedeva la trasformazione della provincia autonoma in repubblica federata, richiesta fatta dalla maggioranza albanese e osteggiata dalla popolazione serba. Slobodan Milošević Nel 1990, a séguito del malcontento generale della popolazione dell'intera Jugoslavia, furono indette elezioni multipartitiche nelle sei repubbliche: in Croazia venne eletto il nazionalista Franjo Tuđman e in Slovenia il socialdemocratico Milan Kučan che appoggiarono immediatamente le rivendicazioni indipendentiste dei loro popoli; in Bosnia ed Erzegovina fu eletto il nazionalista musulmano Alija Izetbegović che auspicava un allentamento dei legami politici con la Jugoslavia; in Macedonia venne eletto il comunista Kiro Gligorov, favorevole a una futura indipendenza, e in Serbia fu confermato presidente il comunista Slobodan Milošević contrario al disfacimento della federazione e che revocò lo statuto di autonomia del Kosovo e della Voivodina per fermare le spinte centrifughe. Nel 1991, Slovenia e Croazia si dichiararono indipendenti. Dal 26 giugno al 7 luglio venne combattuta una guerra tra l'esercito jugoslavo e l'armata territoriale slovena, che vide la resa dell'esercito federale. Dal 1991 al 1995 durò il conflitto tra l'esercito croato e la popolazione serba della Croazia, appoggiata dall'esercito jugoslavo, che si concluse con la vittoria croata. Nel 1992 anche la Bosnia-Erzegovina si dichiarò indipendente, e fino al 1995 la repubblica fu sconvolta da diversi conflitti che videro opposti musulmani e croati contro i serbi di Bosnia e musulmani contro croati di Bosnia, conclusisi con l'accordo di Dayton che sancì la creazione di una repubblica indipendente su base federale. Nel settembre del 1991 anche la Macedonia si era dichiarata indipendente senza che ne scaturisse alcuna azione bellica, ma alla quale seguirono battaglie tra albanesi e macedoni. Dopo la proclamazione dell'indipendenza di Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia, lo Stato jugoslavo era limitato ai soli territori della Serbia e del Montenegro che decisero di rimanere uniti, dando vita, il 27 aprile 1992 alla Repubblica Federale di Jugoslavia. Nel 1996 le tensioni nella provincia serba del Kosovo tra la maggioranza di etnia albanese e la minoranza serba si inasprirono. Fino al 1999 fu combattuto un conflitto tra l'organizzazione indipendentista terrorista albanese UÇK e la polizia appoggiata da forze paramilitari serbe, che si concluse, dopo quasi tre mesi di bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia, con l'Accordo di Kumanovo che sancì il ritiro dell'esercito federale dalla provincia e la sua sostituzione con la forza internazionale KFOR, il mantenimento della sovranità jugoslava e l'amministrazione dell'ONU tramite l'UNMIK. Il 3 settembre 2003 la Repubblica Federale di Jugoslavia cambiò denominazione in Unione Statale di Serbia e Montenegro. La federazione restò in vigore fino al 21 maggio 2006 quando venne sciolta dando vita ai due stati indipendenti di Serbia e Montenegro. === Mappe storiche === File:Banovine Jugoslavia.png|Suddivisione del Regno di Jugoslavia File:Croatia-41-45.gif|Divisione della Jugoslavia dopo la sua invasione da parte delle Potenze dell'Asse. File:Yi-map.png|RF Jugoslava tra il 1992 e il 1999 File:Flag-map of Yugoslavia (Neutral).svg|Jugoslavia neutrale File:Flag-map of Kingdom of Yugoslavia.svg|Regno di Jugoslavia File:Flag-map of Yugoslavia.svg|Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia File:Flag map of Serbia and Montenegro 1992-2006.svg|Repubblica Federale di Jugoslavia con il Kosovo File:Flag map of Serbia and Montenegro 1992-2006 (without Kosovo).svg|Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia/Serbia e Montenegro senza il Kosovo File:Former Yugoslavia Flag Map (Without Kosovo).png|Ex Jugoslavia senza il Kosovo File:Former Yugoslavia Flag Map (With Kosovo).png|Ex Jugoslavia con il Kosovo Disintegrazione della Jugoslavia: '''Nome''' '''Bandiera''' '''Stemma''' Regno dei Serbi, dei Croati e degli SloveniRegno di Jugoslavia 70px Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia 70px Repubblica Federale di JugoslaviaSerbia e Montenegro 70px Dopo le guerre e i rivolgimenti politici che hanno portato al dissolvimento della Jugoslavia, l'area dei Balcani e della regione geografica dell'Adria è suddivisa nei seguenti 7 Stati sovrani (o parzialmente sovrani): '''Numero''' '''Nome''' '''Capitale''' '''Bandiera''' '''Stemma''' 1 Bosnia ed Erzegovina Sarajevo 70px 2 Croazia Zagabria border 3 Macedonia del Nord Skopje border 4 Montenegro Podgorica border 5 Serbia Belgrado border 6 Slovenia Lubiana border 7 ''Repubblica del Kosovo'' (territorio conteso) Pristina border
Giovanni Keplero
Professore di materie scientifiche in diverse università della Germania e dell'Austria e protetto dell'imperatore Rodolfo II, Keplero, contemporaneo di Galileo Galilei , fu un convinto sostenitore del sistema copernicano.
Nato in una famiglia di umili origini, venne avviato dai genitori alla carriera ecclesiastica. Infatti, il 16 ottobre 1584 entrò nel seminario di Adelberg, trasferendosi il 26 novembre 1586 nel seminario superiore a Maulbronn. Nel 1588 cominciò i suoi studi presso l'università di Tubinga, seguendo due anni di istruzione generale, con lezioni di etica, dialettica, retorica, greco, ebraico, astronomia e fisica. Nel 1592 intraprese lo studio della teologia a Tubinga, università protestante dove insegnavano alcuni seguaci del copernicanesimo; tra questi vi era Michael Maestlin, che convinse Keplero della validità delle teorie di Niccolò Copernico. Nel 1594 Keplero dovette interrompere gli studi teologici, perché gli venne affidato l'insegnamento di matematica presso la Scuola Evangelica di Graz (Austria) e successivamente divenne matematico territoriale degli Stati di Stiria. Tra i suoi compiti vi era l'obbligo di insegnare presso l'università di Graz, redigere carte astrali e com'era uso nel tempo fare previsioni astrologiche. Nel suo primo ''Calendarium & Prognosticum'' per l'anno 1595 previde un inverno molto rigido, le rivolte contadine e la guerra con i Turchi. Monumento a Brahe e Keplero, sulla collina di Praga Nel 1596 pubblicò l'opera ''Mysterium Cosmographicum'', nella quale tentò una prima descrizione dell'ordine dell'Universo. Nell'aprile 1597 sposò Barbara Mühleck, che morì prematuramente nel 1611 dopo avergli dato cinque figli (due dei quali morti in giovane età). Verso la fine del 1599 Tycho Brahe gli offrì un posto come suo assistente, che Keplero accettò, sfuggendo così anche agli editti contro i luterani che venivano emanati in Austria dai sovrani Ferdinando II d'Austria e Massimiliano III d'Austria, entrambi ferventi controriformatori. Il 4 febbraio 1600, Keplero si aggiunse alla squadra di assistenti di Brahe. Nel 1601, dopo la morte di Brahe, ne divenne il successore nell'incarico di matematico, astronomo e astrologo imperiale a Praga. Nel 1604 osservò una supernova che ancora oggi è nota col nome di Stella di Keplero. Nel 1606 scrisse il pronostico per stabilire la data dell'anno di nascita di Gesù Cristo, che nel 1614 fissò all'anno 5 a.C., quando si era verificata la congiunzione massima di Saturno e Giove in cuspide del segno cardinale dell'Ariete, che secondo l'astrologia indica il cambiamento millenario. Le basi per le sue scoperte astronomiche furono gettate nel 1609, quando pubblicò il suo capolavoro ''Astronomia nova'', in cui formulò le sue prime due leggi. Alla morte dell'imperatore Rodolfo II (1612), il nuovo imperatore Mattia (fratello di Rodolfo II) approvò che Keplero ricoprisse la carica di "matematico territoriale" (''Landschaftsmathematiker'') a Linz (Austria), pur mantenendo la nomina di matematico imperiale e quindi l'obbligo di portare avanti l'elaborazione delle ''Tabulae Rudolphinae''. L'Università di Linz prende il nome da Giovanni Keplero. Il 30 ottobre 1613 Keplero si sposò per la seconda volta, con la ventiquattrenne Susanna Reuttinger, dalla quale ebbe altri sei figli, tre dei quali morti durante l'infanzia. Il 15 maggio 1618 Keplero scoprì la terza legge che prende il suo nome, che rese nota l'anno dopo nell'opera ''Harmonices Mundi''. Nell'agosto 1620 la madre di Keplero venne arrestata dopo essere stata accusata di stregoneria dalla Chiesa protestante e rilasciata solo nell'ottobre 1621; il processo durò sei anni e Keplero assunse la sua difesa. Lo scienziato, in disgrazia e in povertà, morì nel 1630 a 58 anni a Ratisbona, e venne qui sepolto presso il Cimitero di San Pietro. La sua tomba si perse nel 1632 quando le truppe di Gustavo Adolfo (impegnate nell'invasione della Baviera durante la guerra dei trent'anni) distrussero il cimitero; rimane però l'epitaffio da lui stesso composto: ''"Mensus eram coelos, nunc terrae metior umbras. Mens coelestis erat, corporis umbra iacet"'' ("Misuravo i cieli, ora fisso le ombre della terra. La mente era nella volta celeste, ora il corpo giace nell'oscurità"). Nel 1634 uscì postumo il ''Somnium'' a cura del figlio Ludwig, un racconto fantascientifico scritto in gioventù da Keplero, che lo aveva arricchito di note negli ultimi vent'anni della sua vita. Lo scopo principale del ''Mysterium Cosmographicum'' non è quello di difendere il sistema copernicano, ma piuttosto quello di dimostrare che per la creazione del mondo e la disposizione dei cieli, Dio si è ispirato ai cinque solidi regolari che hanno goduto di così grande fama da Pitagora e Platone in poi: il cubo, il tetraedro, il dodecaedro, l'icosaedro, l'ottaedro. Keplero si interroga circa le cause del numero, delle dimensioni e dei moti delle orbite, e sostiene che questa ricerca sia fondata sulla corrispondenza tra i tre "corpi" immobili dell'Universo (Sole, stelle fisse, spazio intermedio) e Padre, Figlio e Spirito Santo (la Trinità). Le leggi della struttura del cosmo vengono ricavate circoscrivendo e inscrivendo le orbite dei pianeti nelle varie figure solide, a partire dalla Terra, che è l'unità di misura di tutte le orbite. Sistema solare secondo Keplero nel ''Mysterium Cosmographicum'' (1596). Con il proseguire dei suoi studi astronomici, in seguito Keplero abbandonò questo modello. Nell'''Astronomia nova'' Keplero enuncia due delle tre leggi che portano il suo nome. La terza compare nel ''Harmonices mundi libri quinque'' del 1619. Le tre leggi di Keplero rappresentano un modello di descrizione del moto dei pianeti del sistema solare: #L'orbita descritta da ogni pianeta nel proprio moto di rivoluzione è un'ellisse di cui il Sole occupa uno dei due fuochi. #Durante il movimento del pianeta, il raggio che unisce il centro del Pianeta al centro del Sole (raggio vettore) descrive aree uguali in tempi uguali. (Nel 1966 Koyrè, percorrendo i calcoli tortuosi di Keplero, concluse che questa legge è stata derivata da una premessa errata, e cioè che la velocità della Terra sia inversamente proporzionale alla sua distanza dal Sole, e con calcoli errati. Inoltre stabilì che questa legge venne ricavata prima della legge delle orbite ellittiche. La legge comunque è esatta ed è una semplice conseguenza della conservazione del momento angolare). #Il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta è proporzionale al cubo della sua distanza media dal Sole. Keplero ereditò da Tycho Brahe una gran quantità dei più precisi dati mai raccolti sulle posizioni dei pianeti. Il problema era dare loro un senso. I movimenti orbitali e gli altri pianeti sono visti dal punto vantaggioso della Terra, che orbita a sua volta intorno al Sole. Questo fa sì che i pianeti sembrino muoversi disegnando strane curve. Keplero volle concentrarsi sull'orbita di Marte anche se prima avrebbe dovuto studiare accuratamente l'orbita della Terra. Per far questo ebbe bisogno di una linea di base da topografo. Con un colpo di genio usò come linea di base il Sole e una delle due intersezioni dell'orbita di Marte con il piano dell'eclittica. Marte era particolarmente adatto allo scopo proprio perché la sua orbita ha la massima inclinazione con tale piano. Usando tale base poté calcolare le posizioni della Terra e ricavare poi l'intera orbita di Marte. Egli fu inoltre capace di dedurre le sue leggi sui pianeti senza conoscere le esatte distanze dei pianeti dal Sole, poiché le sue analisi geometriche richiedevano solo il rapporto tra le rispettive distanze dal Sole. Mappa mondiale in: "Tabulae Rudolphinae: quibus astronomicae...." di Giovanni Keplero. Secondo Keplero, luce, calore, moto, armonia dei moti sono la perfezione del mondo e hanno un analogo nelle facoltà dell'anima. Le stelle fisse funzionano come una "pelle" protettiva che trattiene il calore del Sole. Questi è la causa del moto dei pianeti, poiché ruotando su di sé, trascina gli altri corpi. La potenza vegetativa dell'etere corrisponde alla nutrizione di animali e piante, alla facoltà vitale corrisponde il calore, a quella animale il movimento, alla sensitiva la luce e alla razionale l'armonia. Keplero, a differenza di Tycho Brahe, appoggiò il modello eliocentrico del sistema solare e partendo da questo per vent'anni provò a dare un senso ai suoi dati. Alla fine giunse a formulare le sue tre leggi sui movimenti planetari che enunciò nelle ''Tavole rudolfine'', così chiamate in onore di Rodolfo II d'Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero. In tali tavole introdusse anche i logaritmi neperiani per agevolare i calcoli astronomici. ''Epitome astronomiae copernicanae'', 1618 Mentre le prime due leggi furono enunciate in un classico libro di astronomia, la terza, invece, fu inserita in un testo che si occupava anche di musica e di astrologia e che era denso di temi pitagorici. Keplero, convinto che Dio non fosse solo geometra ma anche un musico, sostenne l'idea che la musica e il sistema solare fossero manifestazioni della stessa armonia; quasi come se le posizioni dei vari pianeti, similmente ai tasti di un pianoforte, dovessero corrispondere alle note. La straordinaria importanza delle scoperte di Keplero non fu immediatamente riconosciuta. Fortemente interessato a tematiche mistiche e metafisiche di natura platonica e pitagorica, la sua "modernità" consiste nella ricerca delle variazioni quantitative delle forze che agiscono nello spazio e nel tempo e nel parziale abbandono del punto di vista animistico in favore di un meccanicismo allo stato embrionale. La terza legge permette di stabilire la velocità del corpo celeste una volta stabilita l'orbita e viceversa. Si era scoperta una legge che non regolava semplicemente i moti dei pianeti nelle proprie orbite, ma si stabiliva un rapporto tra la velocità dei corpi che si muovono in orbite differenti. Galilei si congratulò con lui per avere accolto il Copernicanesimo ma non si pronunciò sul resto, aggiungendo che alcuni dei suoi pensieri fossero "piuttosto a diminuzione della dottrina del Copernico che a stabilimento" (Galilei). Bacone, pur essendo molto legato alla tradizione ermetica, lo ignorò e Cartesio lo riconobbe come il suo primo maestro di ottica, non considerando il resto come degno di attenzione. Solo dopo che Newton si servì delle leggi di Keplero, queste vennero accettate dalla comunità scientifica, ma non prima degli anni sessanta del Seicento. ''Astronomiae pars optica'' * * * * * * * * * * * * La comunità scientifica gli ha dedicato l'asteroide 1134 Kepler, un cratere lunare di 31 km di diametro, un cratere sul pianeta Marte di 233 km di diametro, una cresta di 15 km di lunghezza su Fobos (uno dei due satelliti di Marte) e Kepler-22 b, il pianeta più simile alla Terra scovato finora nell'Universo, che orbita attorno a Kepler-22, una stella nana gialla situata nella costellazione del Cigno e il telescopio spaziale Kepler della NASA.
Joan Crawford
Considerata una fra le più celebri star del periodo d'oro di Hollywood, iniziò la sua carriera negli anni venti, all'epoca del muto, ma ottenne il grande successo soprattutto negli anni Trenta e Quaranta, in film come ''Grand Hotel'' , ''La danza di Venere'' e ''Donne'' in cui impersonò una nuova generazione di giovani donne americane, ambiziose, autonome e determinate, diventando una delle dive più popolari e pagate della sua epoca. Dopo un periodo di minor fortuna, nella seconda parte della sua carriera si distinse in ruoli più drammatici e maturi, regalando altre interpretazioni memorabili in film come ''Il romanzo di Mildred'' , che le valse il premio Oscar alla miglior attrice protagonista nel 1946, ''Johnny Guitar'' , e il ''cult movie Che fine ha fatto Baby Jane?'' . L'American Film Institute ha inserito la Crawford al decimo posto tra le più grandi star della storia del cinema.
=== L'infanzia e gli inizi con la danza (1904-1926) === 222x222px Nata come Lucille Fay LeSueur a San Antonio, in Texas, era la più giovane e terza figlia di Thomas E. LeSueur, un lavandaio e Anna Bell Johnson. La madre era di origini inglesi, francesi ugonotte, svedesi e irlandesi. I fratelli maggiori di Crawford erano la sorella Daisy LeSueur, che morì prima della nascita di Lucille, e il fratello Hal LeSueur. Il padre di Joan abbandonò la famiglia pochi mesi prima della sua nascita, riapparendo nel 1930 ad Abilene, in Texas, dove a quanto si dice lavorava come operaio edile. Dopo l'abbandono del padre, la madre di Crawford sposò Henry J. Cassin. Il matrimonio è elencato nel censimento come primo matrimonio della madre della Crawford. Joan viveva con sua madre, il patrigno e i fratelli a Lawton, in Oklahoma. Lì, il patrigno era un piccolo impresario, gestiva la Ramsey Opera House, lavorando con artisti diversi e noti come Anna Pavlova e Eva Tanguay. A quel tempo, Joan era all'oscuro del fatto che Cassin, che lei chiamava "papà", non era il suo padre biologico fino a quando suo fratello Hal non le disse la verità. Cassin, secondo i racconti della Crawford, iniziò ad abusare sessualmente di lei quando aveva undici anni; l'abuso continuò fino a quando lei andò all'Accademia di S. Agnese, una scuola cattolica. Crawford preferì il soprannome di "Billie" da bambina e si divertiva ad assistere a spettacoli di vaudeville e ad esibirsi sul palcoscenico del teatro del patrigno. L'instabilità economica della famiglia influenzò negativamente l'infanzia e l'istruzione di Joan, impedendole di proseguire gli studi oltre la scuola elementare. La prima ambizione artistica di Joan era di diventare una ballerina. Un giorno, tuttavia, nel tentativo di sfuggire alle lezioni di piano per poter giocare con gli amici, saltò fuori dalla veranda di casa sua e si tagliò gravemente il piede su una bottiglia del latte rotta. Di conseguenza, subì tre interventi chirurgici e non fu in grado di frequentare la scuola elementare o continuare con lezioni di ballo per 18 mesi. Mentre risiedeva ancora a Lawton, il patrigno fu accusato di appropriazione indebita. Nonostante fosse stato assolto, venne inserito nella lista nera di Lawton e la famiglia si trasferì a Kansas City, nel Missouri, verso il 1916. A seguito del loro trasferimento, Cassin, cattolico, iscrisse Joan all'Accademia di St. Agnes a Kansas City. Quando sua madre e il suo patrigno si separarono, Joan rimase a St. Agnes come studentessa lavoratrice, dove trascorse molto più tempo a lavorare come cuoca e domestica, che a studiare. Successivamente frequentò la Rockingham Academy, anche qui come studentessa lavoratrice, e intraprese la sua prima relazione sentimentale seria, con il trombettista Ray Sterling. Nel 1922 si iscrisse allo Stephens College Columbia, nel Missouri, indicando come anno di nascita 1906. Frequentò la Stephens solo per alcuni mesi prima di ritirarsi dopo essersi resa conto che non era pronta per il college. Sotto il nome di Lucille LeSueur, Crawford iniziò a ballare in compagnie itineranti e fu notata a Detroit dal produttore Jacob J. Shubert, che la scritturò come ballerina di fila per il suo spettacolo del 1924, ''Innocent Eyes'', al Winter Garden Theatre, Broadway, New York City. Mentre appariva in ''Innocent Eyes'', Crawford incontrò il sassofonista James Welton. Probabilmente i due si sposarono nel 1924 e vissero insieme per diversi mesi, anche se questo presunto matrimonio non fu mai menzionato dalla Crawford. Desiderosa di ottenere maggiori ingaggi, Joan si avvicinò alla catena di teatri Loews di Nils Granlund, che le assicurò una posizione di rilievo con il cantante Harry Richman e le fece fare un provino cinematografico che inviò al produttore Harry Rapf a Hollywood. Secondo voci mai confermate, per aumentare il suo reddito Joan sarebbe comparsa in gioventù in spettacoli di addio al celibato e in film di genere soft-pornografico, anche se queste circostanze sono fortemente contestate dagli studiosi e furono sempre respinte dalla Crawford stessa. Il 24 dicembre 1924 Rapf notificò a Granlund che la Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) aveva offerto a Crawford un contratto di $ 75 a settimana. Tornata nel frattempo a casa di sua madre a Kansas City, Joan rispose alla chiamata di Grunland, prese in prestito $ 400 per le spese di viaggio e lasciò Kansas City il 26 dicembre 1924, arrivando a Culver City, in California, il 1º gennaio 1925. Accreditata come Lucille LeSueur, apparve nel suo primo film, ''Lady of the Night'', come comparsa della più famosa star femminile della MGM, Norma Shearer. Nello stesso anno apparve anche in ''The Circle'' e ''La mosca nera'' (entrambi nel 1925), con l'attrice comica ZaSu Pitts. Si seguirono altri piccoli ruoli non accreditati in altri due film del 1925, ''The Only Thing'' e ''La vedova allegra''. Pete Smith, responsabile della pubblicità della MGM, riconobbe le possibilità di Joan di diventare una grande star, a patto di cambiare nome; disse al capo dello studio Louis B. Mayer che il cognome LeSueur, gli ricordava una fogna (in inglese ''sewer''). Smith organizzò un concorso chiamato "Name the Star" sulla rivista ''Movie Weekly'', per consentire ai lettori di selezionare il nuovo nome d'arte, dietro premio in denaro. La scelta iniziale fu "Joan Arden" ma, dopo che un'altra attrice era stata ribattezzata con tale cognome, il cognome alternativo "Crawford" divenne la scelta finale. Joan in seguito disse che voleva che il suo nome fosse pronunciato "Jo-Anne", e odiava il cognome Crawford perché suonava come "pesce persico", ma ammise anche che le piaceva il senso di sicurezza che evocava tale nome. === L'arrivo a Hollywood (1926-1932) === Sentendosi sempre più frustrata per la consistenza e la qualità delle parti che le venivano assegnate, Joan intraprese una campagna di auto-promozione. La sceneggiatrice della MGM Frederica Sagor Maas ha ricordato: «Nessuno ha deciso di far diventare Joan Crawford una star, Joan Crawford è diventata una star perché Joan Crawford ha deciso di diventare una star. Ha iniziato a partecipare a gare di ballo nei pomeriggi e nelle sere negli hotel nei dintorni di Hollywood, dove ha vinto spesso gare di ballo con le sue esibizioni di Charleston e Black Bottom». La sua strategia funzionò e la MGM le offrì una parte rilevante nel film ''Sally, Irene and Mary'' (1925), che impressionò favorevolmente il pubblico. Dall'inizio della sua carriera, Crawford considerava Norma Shearer, l'attrice più popolare dello studio, la sua nemesi professionale. Shearer era sposata con il produttore Irving Thalberg e aveva quindi la prima scelta sulle sceneggiature e un forte controllo creativo. Si diceva che Joan avesse detto: «Come posso competere con Norma? Dorme con il capo!» Nel 1926 Joan fu nominata una delle ''WAMPAS Baby Stars'' insieme a Mary Astor, Dolores del Río, Janet Gaynor e Fay Wray. Nello stesso anno, recitò in ''Paris'', con Charles Ray. Nel giro di pochi anni, divenne la romantica coprotagonista femminile di molte delle migliori star maschili della MGM, tra cui Ramón Novarro, John Gilbert, William Haines e Tim McCoy. La Crawford apparve inoltre in ''Lo sconosciuto'' (1927), interpretato da Lon Chaney nel ruolo di Alonzo, un lanciatore di coltelli senza braccia. Joan interpretò la giovane e avvenente assistente di Alonzo, desiderosa di sposarlo. Dichiarò di aver imparato di più dalla recitazione guardando il lavoro di Chaney che da chiunque altro nella sua carriera. "Fu allora," disse, "per la prima volta mi resi conto della differenza tra stare di fronte a una telecamera e recitare". Sempre nel 1927, apparve accanto al suo amico intimo, William Haines, in ''Spring Fever'', che fu il primo di tre film realizzati dalla coppia. Nel 1928, Joan recitò al fianco di Ramón Novarro in ''Amore e mare'', ma fu il ruolo di Diana Medford in ''Le nostre sorelle di danza'' (1928) ad assicurarle la celebrità e a fare di lei il nuovo simbolo di una femminilità moderna dei ruggenti anni 20, una sorta di risposta della MGM a Clara Bow, la ''It Girl'' originale della Paramount. Seguendo il filone aperto con ''Le nostre sorelle di danza'', la Crawford apparve in altri due film del genere incarnando per i fan (molti dei quali erano donne) una visione idealizzata della ragazza americana libera e spigliata. Il 3 giugno 1929 Crawford sposò Douglas Fairbanks Jr. presso la chiesa cattolica di Saint Malachy (nota come "la cappella degli attori" a causa della sua vicinanza ai teatri di Broadway) a Manhattan, sebbene nessuno dei due fosse cattolico. Fairbanks era il figlio di Douglas Fairbanks e il figliastro di Mary Pickford, che erano considerati i reali di Hollywood. Fairbanks Sr. e Pickford erano contrari al matrimonio e - negli otto mesi successivi alla cerimonia - non invitarono la coppia nella loro residenza, Pickfair. I rapporti tra Joan e Fairbanks Sr. alla fine migliorarono; lei lo chiamava "Zio Doug" e lui la chiamava "Billie", il soprannome della sua infanzia. Lei e Mary Pickford, tuttavia, continuarono a disprezzarsi a vicenda. In seguito al primo invito, Crawford e Fairbanks Jr. divennero ospiti più frequenti a Pickfair. Mentre i due Fairbanks giocavano a golf insieme, Joan veniva lasciata con la Pickford, che si ritirava nei suoi alloggi, o semplicemente lasciava Joan da sola a passare il tempo lavorando a maglia. Joan Crawford negli anni 30 === Il successo e il declino (1932-1943) === Per liberarsi del suo accento del sud-ovest, Joan si esercitò instancabilmente in dizione. Dopo l'uscita di ''Il cantante di jazz'' nel 1927 - il primo lungometraggio con alcuni dialoghi sonori - i film parlati stavano diventando di gran moda, benché il passaggio dal muto al sonoro avesse messo a dura prova l'industria cinematografica; molte star del cinema muto si trovarono disoccupate a causa delle loro voci inadatte, degli accenti difficili da capire o semplicemente per il loro rifiuto di passare al sonoro. Molti studi e stelle evitarono il più a lungo possibile di affrontare la transizione, specialmente la MGM, che fu l'ultimo studio a passare al suono. ''Hollywood che canta - La grande festa'' (1929) fu uno dei primi film sonori, che mostrò tutte le star della MGM (tranne Greta Garbo) nel tentativo di dar prova della loro abilità nel passaggio dal muto al sonoro. Joan era tra le stelle MGM incluse nel film, nel quale cantò il motivo ''Got a Feeling for You'' durante la prima parte della pellicola. Joan passò con successo al sonoro. Il suo primo ruolo da protagonista in un lungometraggio fu in ''L'indomabile'' nel 1929, con Robert Montgomery. Nonostante il successo del film al botteghino, ricevette recensioni contrastanti da parte della critica, che notò come l'attrice sembrasse nervosa nel compiere il passaggio, ma che in ogni caso stava diventando una delle attrici più popolari al mondo. ''Un marito fuori posto'' (1930), dove Joan interpretò una ragazza viziata domata nel selvaggio West, la affiancò a Johnny Mack Brown e Ricardo Cortez. Anche se il film ebbe problemi con la censura, ottenne un grande successo al momento della sua uscita. ''Ragazze che sognano'' (1930), con Robert Montgomery e Anita Page, fu l'ultimo film del cosiddetto filone'' Our Dancing Daughters'' e rappresentò il maggior successo fino ad allora ottenuto da Joan, sia dal punto di vista critico che finanziario, rispetto ai suoi precedenti film parlati, diventando anche uno dei suoi film preferiti. Il film rappresentava anche il tramonto della generazione della maschietta anni '20. Nel settembre 1930 iniziò la lavorazione di ''Great Day'', un musical di Vincent Youmans, tratto da un lavoro in scena a Broadway. Joan era stata proposta da Irving Thalberg, che credeva nella possibilità di fare di lei una star del musical, ma Joan non ne era affatto convinta. Stanca di interpretare ruoli da ingenua, fece visionare i giornalieri a Mayer stesso, che fu d'accordo con la diva di accantonare il progetto del film, che fu poi proposto per Jeanette MacDonald, ma non venne mai realizzato. Joan voleva passare al dramma vero e proprio, senza musica e danze sfrenate. Il suo successivo film fu ''Debito d'odio'' (1930), con Robert Armstrong, che costituì un cambiamento netto rispetto al passato, malgrado Mayer fosse poco convinto di affidare una parte così audace a Joan, ma alla fine dovette cedere in quanto Norma Shearer, destinata per il ruolo, era incinta. Il film si rivelò un grande successo al botteghino, affermando Joan come interprete sofisticata e drammatica. Nel 1931, la MGM la ingaggiò per cinque film. Tre di loro la videro al fianco della più grande stella maschile dello studio, il “re di Hollywood” Clark Gable. ''La via del male'', uscito nel febbraio del 1931, fu il primo film della coppia Crawford e Gable e si rivelò un grande successo al botteghino. Mayer intuì che il successo non era dovuto solo alle scene del bagno notturno con una Crawford in biancheria intima, ma dalla chimica tra Gable e Crawford. Il loro secondo film insieme, ''Laughing Sinners'', uscito nel maggio del 1931, fu diretto da Harry Beaumont e co-interpretato da Neil Hamilton. Gable fu inserito all'ultimo minuto, e furono girate delle nuove scene con la coppia. Il più grande successo della coppia Crawford-Gable fu ''L'amante'', il loro terzo film insieme, uscito in ottobre e diretto da Clarence Brown. Il film definì il personaggio che la Crawford avrebbe interpretato in molti successivi film, la giovane lavoratrice che raggiunge il benessere economico e la stabilità sentimentale. ''L'amante'' risentiva anche della libertà della produzione realizzata in epoca antecedente all'entrata in vigore del Codice Hays; nel film veniva infatti mostrata una coppia non unita nel vincolo del matrimonio, ma che viveva liberamente il rapporto sentimentale. Per questo motivo il film ebbe problemi con la censura in Inghilterra. Questi film furono immensamente popolari presso il pubblico e vennero generalmente ben accolti dalla critica, rendendo Joan una delle migliori stelle femminili del decennio della MGM, insieme a Norma Shearer, Greta Garbo e Jean Harlow. Il suo unico altro film degno di nota del 1931, ''This Modern Age'', uscì ad agosto e, nonostante le recensioni sfavorevoli, fu un discreto successo. La MGM la scritturò per il film ''Grand Hotel'', diretto da Edmund Goulding. In questa prima produzione all-star dello studio, la Crawford recitò, tra gli altri, al fianco di Greta Garbo, John Barrymore e Wallace Beery. Interpretava una stenografa della classe media per il direttore generale di controllo Beery. Crawford in seguito dichiarò di essere stata nervosa durante le riprese del film, perché lavorava con "star molto grandi", e che era delusa dal fatto che non avesse scene con la "divina Garbo". ''Grand Hotel'' uscì nell'aprile 1932 con successo di critica e commerciale. Fu uno dei film di maggior successo dell'anno e vinse l'Oscar come ''Miglior film''. Joan continuò con successo la sua carriera con ''Ritorno'' (1932). Poco dopo l'uscita di questo film, una causa di plagio costrinse la MGM a ritirare la pellicola che, per molti anni, non fu mai trasmesso in televisione, né reso disponibile su home video ed è quindi considerato il film "perduto" di Joan. L'abito con le grandi maniche a volant, disegnato da Adrian, che Crawford indossava nel film, divenne un modello molto popolare, e fu persino copiato da Macy's. In prestito alla United Artists, Crawford interpretò la prostituta Sadie Thompson in ''Pioggia'' (1932), una versione cinematografica della commedia del 1923 di John Colton. Il personaggio era già stato interpretato sul palcoscenico da Jeanne Eagels e Gloria Swanson lo aveva interpretato sullo schermo nella versione cinematografica del 1928. Il fu accolto sfavorevolmente dalla critica e dal pubblico, e Joan riceveva lettere da fan indignati delusi del ruolo “dozzinale” e “volgare”. Delusa, Joan si prese una vacanza con Fairbanks Jr., una sorta di seconda luna di miele per recuperare il rapporto con il marito. Il film ''Pioggia'' fu in seguito rivalutato dagli studiosi e dalla critica, che definì l'interpretazione come la più impegnativa della carriera di Joan, evidenziando un lavoro profondo sul personaggio. Nel 1932, l'uscita di ''Top Ten Money Making Stars Poll'' spinse Crawford al terzo posto al botteghino, dietro a Marie Dressler e Janet Gaynor. Nel maggio del 1933, Crawford divorziò da Douglas Fairbanks Jr. per "crudeltà mentale", sostenendo che Fairbanks aveva "un atteggiamento geloso e sospettoso" nei confronti dei suoi amici e che avevano "atteggiamenti violenti su questioni banali" che duravano "fino a tarda notte". Dopo il divorzio, fu nuovamente affiancata da Clark Gable, insieme a Franchot Tone e Fred Astaire, nel film di successo ''La danza di Venere'' (1933). Fu il primo film in coppia con Tone, attore teatrale di New York, con il quale i rapporti furono inizialmente ostili, ma Tone rimase colpito dall'intelligenza e dal fascino di Joan. Tone e Joan erano apparsi per la prima volta insieme in ''Rivalità eroica'' (1933), ma la Crawford era esitante a intraprendere una nuova relazione così presto dopo la sua separazione da Fairbanks. Successivamente l'attrice interpretò il ruolo principale in ''Tormento ''(1934) al fianco di Tone e Gene Raymond. Recitò con Clark Gable per la quinta volta in ''Incatenata'' (1934) e per la sesta volta in ''La donna è mobile'' (1934). I film di Joan di quest'epoca furono i film più popolari e di maggior incasso della metà degli anni Trenta. Nel 1935, Crawford sposò Franchot Tone, che pianificò di utilizzare i suoi guadagni cinematografici per finanziare il suo gruppo teatrale. La coppia costruì un piccolo teatro nella casa della Crawford a Brentwood e mise in scena produzioni di classici per gruppi selezionati di amici. Tone intuiva che Joan aveva un grande talento e avvicinò la moglie al mondo della radio, recitando insieme in alcuni spettacoli radiofonici classici del teatro, da ''Lucrezia Borgia'' ad ''Antonio e Cleopatra''. Il marito cercò di convincere Joan a salire su un palcoscenico, ma l’attrice era troppo timorosa di affrontare il pubblico dal vivo. Prima e durante il loro matrimonio, Joan lavorò per promuovere la carriera di Hollywood di Tone, i cui ruoli erano generalmente quelli del secondo corteggiatore sconfitto nei film della moglie. L'attore non era comunque così interessato ad essere una star del cinema, i suoi rapporti con Mayer erano ostili (Tone aveva simpatie comuniste), e preferiva il teatro. Dopo che Tone cominciò a bere e divenne fisicamente violento, Crawford chiese il divorzio, che fu concesso nel 1939. Crawford e Tone molto più tardi ricostruirono la loro amicizia e Tone le propose nel 1964 di risposarlo. Quando morì nel 1968, Crawford ordinò che venisse cremato e le sue ceneri sparse a Muskoka Lakes, in Canada. Joan continuò la sua carriera ai vertici della popolarità fino alla metà degli anni Trenta. ''No More Ladies'' (1935), cointerpretato con Robert Montgomery e l'allora marito Franchot Tone, fu un successo. Crawford aveva a lungo pregato il capo della MGM, Louis B. Mayer, di affidarle ruoli più drammatici e, sebbene fosse riluttante, il produttore la scelse per il sofisticato dramma comico ''Io vivo la mia vita'' (1935), diretto da W. S. Van Dyke. Nel film, ispirato al successo di ''Accadde una notte'', Joan interpreta una viziata ereditiera che importuna un cinico archeologo interpretato Brian Aherne. Il film si rivelò un grande successo, anche se non aggiungeva nulla di nuovo alla produzione di quell'anno, e in più Joan non si rivelò adatta al genere della screwball comedy. Successivamente recitò in ''Troppo amata'' (1936), con Robert Taylor, Lionel Barrymore e Tone, un successo di critica e di botteghino, uno dei maggiori di Crawford del decennio. Unico film in costume di Joan Crawford, fu apprezzato dalla critica, che però trovò l’interpretazione della Crawford troppo sofistica, rispetto alla realtà del personaggio storico da lei interpretato. Su questo film girarono molti pettegolezzi maligni, tra cui la Crawford che si era portata a letto l'intero cast maschile, sotto gli occhi di Tone. ''Amore in corsa'' (1936), una commedia romantica diretta da W.S. Van Dyke, fu il suo settimo film con Clark Gable. Al momento della sua uscita, venne definito "un sacco di sciocchezze felici" dalla critica, ma fu comunque un successo finanziario. Anche se Joan è rimasta una rispettata attrice della MGM e i suoi film hanno comunque guadagnato al botteghino, la sua popolarità è diminuita alla fine degli anni Trenta. Nel 1937, la Crawford fu proclamata la prima "regina dei film" dalla rivista ''Life''. Inaspettatamente scivolò dal settimo al sedicesimo posto al botteghino quell'anno, e anche la sua popolarità pubblica cominciò a calare. Recitò nel dramma comico di Richard Boleslawski ''La fine della signora Cheyney'' (1937) al fianco di William Powell nel loro unico film insieme. Il film è stato anche l'ultimo successo al botteghino di Joan prima dell'inizio del suo periodo "Box-Office Poison". Ha recitato al fianco di Franchot Tone per la settima e ultima volta in ''La sposa vestiva di rosa'' (1937). Il film è stato generalmente recensito in modo sfavorevole dalla maggior parte dei critici, un critico lo definisce "la solita storia risciacquata" che Joan aveva fatto per anni. Ha anche subito una perdita finanziaria, diventando uno dei più grandi fallimenti dell'anno. Joan lavorò con l’unica regista femminile di Hollywood Dorothy Arzner; il film all'origine era molto diverso, fu inizialmente scelta Luise Rainer che poi abbandonò la parte senza un motivo chiaro, e raccontava la storia di redenzione di una prostituta. Joan era motivata nell'interpretare la parte, ma Mayer per tutelare la sua favorita, fece cambiare la trama rendendolo un film standard alla Joan Crawford, lasciando senza parole Joan e la regista. ''La donna che voglio'' aveva il compito, come dichiarato dal ''New York Times'', di "ripristinare Joan al suo trono come regina delle ragazze lavoratrici". Fu affiancata a Spencer Tracy, i rapporti tra i due non furono dei migliori. Tracy recitò senza particolare interesse, ma risultò agli occhi della critica il più convincente e spontaneo. La maggior parte delle altre recensioni sono state positive e il film è riuscito a generare un piccolo profitto, ma non ha fatto rivivere la popolarità di Joan. Frank S. Nugent scrisse sul ''New York Times'': “Abbiamo avuto l’impressione che gli sceneggiatori avessero invertito i ruoli e cioè che Mr Tracy fosse il bravo ragazzo lavoratore e Miss Crawford la plutocrate” Il 3 maggio 1938, la Crawford - insieme a Greta Garbo, Norma Shearer, Luise Rainer e John Barrymore, Katharine Hepburn, Fred Astaire, Dolores del Río e altri - fu soprannominata "Box Office Poison" in una lettera aperta nell'''Independent Journal''. La lista è stata presentata da Harry Brandt, presidente della Independent Theatre Owners Association of America. Brandt ha dichiarato che mentre queste stelle avevano abilità drammatiche "indiscusse", i loro alti stipendi non riflettevano le vendite dei loro biglietti, ferendo così gli attori cinematografici coinvolti. Il suo film successivo, ''Ossessione del passato'' (1938), interpretato da Margaret Sullavan e Melvyn Douglas, e scelto dalla stessa Crawford durante un viaggio a New York alla ricerca di parti interessanti nei teatri di Broadway, ebbe la possibilità di scegliere il cast originale dello spettacolo, è stato ben accolto dalla critica, ma è stato un flop al botteghino. Joan fu valutata per interpretare Rossella O’Hara in ''Via col vento.'' Selznik pensava di puntare sulla chimica Gable e Crawford. Ma alla fine Joan non fece mai un provino per la parte. George Cukor, grande amico di Joan, la volle nel 1939 con il ruolo Crystal Allen in ''Donne''; nel film avrebbe affrontato la sua nemesi professionale, Norma Shearer. Fu il primo film con un cast completamente femminile. Mayer, preoccupato che il personaggio ne uscisse completamente sconfitto, impose una riscrittura della scena finale, con una battuta finale d’effetto per Joan. Joan non aveva le simpatie del pubblico in questo film, ma le risate per la battuta finale “Tra l’altro ci sarebbe un nome per voi signore, ma non si usa nell'alta società... ma nelle vaccherie” consolò Mayer. Un anno dopo ha interpretando un ruolo non glamour in ''L'isola del diavolo'' (1940), il suo ottavo e ultimo film con Clark Gable. Il film su caratterizzato da una disputa fuori dal set tra Gable e Crawford per chi dovesse avere il primo nome sul cartellone. I rapporti tra i due erano diventati molti freddi già dopo il matrimonio di Gable con la Lombard, ma anche quando Gable le propose un ruolo in ''Parnell'', Joan si era rifiutata di essere il secondo nome in cartellone. Alla fine la disputa venne risolta da Mayer, Gable ebbe il cartellone e Joan i titoli di testa. Donne'' (1939)|sinistra|190x190px In seguito recitò come ricattatrice sfigurata in ''Volto di donna'' (1941), un remake del film svedese ''En kvinnas ansikte'' recitato dalla Bergman nel ruolo principale tre anni prima. Mentre il film era solo un moderato successo al botteghino, la sua performance è stata apprezzata da molti critici e Joan attribuì il successo della sua interpretazione a George Cukor. Nel 1942 aveva recitato in ''Tutti baciarono la sposa'', della Columbia, nel ruolo assegnato a Carole Lombard che però morì prematuramente in un incidente aereo. Joan decise di devolvere il suo compenso a varie opere di carità in memoria della Lombard. Ma l’interpretazione risentì dello stato d’animo di Joan, una donna in carriera che tende più alla strega castrante che non alla femminista comica e irruente come avrebbe voluto probabilmente la Lombard. Seguirono i film ad ambientazione bellica, ''La grande fiamma'' (1942) con John Wayne, rappresentando l’occupazione nazista a Parigi, seguito da ''Al di sopra di ogni sospetto'' (1943) con Fred MacMurray, in cui i due interpretano una coppia coinvolta dal servizio segreto britannico in una missione spionistica in Germania. Il film ebbe problemi con la censura, in quanto veniva mostrata la morte di un agente nazista e il crimine rimaneva “impunito”. La reazione della censura mostrava l’atteggiamento di Hollywood nei confronti della guerra. Dopo diciotto anni, il contratto con la MGM è stato risolto di comune accordo il 29 giugno 1943. Al posto dell'ultimo film rimasto sotto il suo contratto, MGM ha pagato $ 100.000 come buona uscita. Durante la seconda guerra mondiale è stata membro dei servizi volontari delle donne americane. Joan ha adottato il suo primo figlio, una bambina, nel 1940. Poiché era nubile, la legge della California le ha impedito di adottare la bambina, quindi ha organizzato l'adozione tramite un'agenzia a Las Vegas. La bambina fu temporaneamente chiamata Joan finché Crawford non cambiò il suo nome in Christina. Joan sposò l'attore Phillip Terry il 21 luglio 1942 dopo un corteggiamento di sei mesi. Insieme, la coppia adottò un figlio che chiamarono Christopher, ma la sua madre naturale reclamò il bambino. Christina in ''Mammina cara'' raccontò quel poco che ricordava di quel momento, in particolar modo le urla di rabbia di Joan contro la madre naturale del bambino. La coppia adottò successivamente un altro bambino, che chiamarono Phillip Terry, Jr. Dopo che il matrimonio terminò nel 1946, la Crawford cambiò il nome del bambino in Christopher Crawford. === L'Oscar e il rilancio (1945-1959) === Mildred Pierce'' (1945), con cui vinse il suo unico premio Oscar Per $ 500.000, la Crawford firmò con la Warner Brothers per un contratto di tre film e fu messa sul libro paga il 1º luglio 1943. Il suo primo film per lo studio fu ''Hollywood Canteen'' (1944), un film all-star a sostegno delle truppe americane, e unì con molte altre stelle del cinema del momento. La Crawford dichiarò che uno dei motivi principali per cui firmò per la Warner Brothers era perché voleva interpretare il personaggio "Mattie" in una versione cinematografica del romanzo di Edith Wharton ''Ethan Frome'' (1911). Joan aveva desiderato di fare il film insieme a Bette Davis, ma la Davis rifiutò categoricamente di fare la parte della vecchia moglie tradita. Il film non venne mai prodotto. Joan aveva mostrato interesse per il ruolo principale de ''Il romanzo di Mildred'' (1945), ma Bette Davis fu la prima scelta dello studio. Tuttavia, Davis rifiutò il ruolo. Il regista Michael Curtiz non voleva che la Crawford recitasse la parte, esercitando pressioni per Barbara Stanwyck. La Warner Bros. andò contro Curtiz e ingaggio la Crawford per il film. Durante tutta la produzione del film, Curtiz criticò la Crawford, dicendo a Jack L. Warner: "Viene qui con le sue arie e le sue maledette spalline... perché dovrei sprecare il mio tempo dirigendo il passato?". Curtiz chiese a Crawford di dimostrare la sua idoneità facendo un provino. Lei era d'accordo. Dopo il provino, Curtiz accettò Joan Crawford. ''Il romanzo di Mildred è'' stato un clamoroso successo critico e commerciale, riassumendo lo stile visivo noir e la sensibilità del dramma femminile che ha definito i film della Warner Bros. della fine degli anni Quaranta. Con questo film, Joan vinse il premio Oscar per la migliore attrice in un ruolo principale. Il successo di ''Il romanzo di Mildred'' rianimò la carriera cinematografica di Joan, diventando la preferita di Jack Warner. Joan aveva i copioni migliori a discapito di Bette Davis. Bette iniziò un declino qualitativo dei film fino alla rinascita con ''Eva contro Eva''. Joan per diversi anni ha recitato in quelli che sono stati definiti "una serie di melodrammi di prim'ordine". Il suo successivo film è stato ''Perdutamente'' (1946), interpretato con John Garfield, un dramma romantico su una storia d'amore tra un giovane violinista e una donna dell’alta società. Il film fu molto apprezzato dalla critica per la regia e la fotografia. La scena finale è descritta come “impregnata di morte e dignità” Ha recitato accanto a Van Heflin in ''Anime in delirio'' (1947), per il quale ha ricevuto una seconda nomination all'Oscar, anche se non ha vinto. In ''L'amante immortale ''(1947) apparve al fianco di Dana Andrews e Henry Fonda, in ''Viale Flamingo'' (1949) il suo personaggio ha una faida mortale con uno sceriffo del sud corrotto interpretato da Sydney Greenstreet. Ha fatto un cameo in ''L'amore non può attendere'' (1949), prendendo in giro la propria immagine cinematografica. Nel 1950, recitò nel film noir ''I dannati non piangono'' e in ''Sola col suo rimorso.'' Dopo il completamento di ''Perdono'' (1952), un film che definì il "peggiore", chiese lo scioglimento del suo contratto con la Warner Brothers. In quel momento sentì che la Warner stava perdendo interesse per lei e decise che era ora di andare avanti. Joan decise di non legarsi con una casa di produzione, iniziando una carriera come attrice freelance. Nello stesso anno, ha ricevuto la sua terza e ultima nomination agli Oscar per ''So che mi ucciderai ''della RKO Radio Pictures. La Crawford adottò altri due bambini nel 1947, due ragazze che chiamò Cindy e Cathy, soprannominate “le gemelle” === Verso il tramonto (1960-1970) === Joan Crawford nel film ''Che fine ha fatto Baby Jane?'' (1962), il suo ultimo successo di pubblico La Crawford sposò il suo quarto e ultimo marito, Alfred Steele, al Flamingo Hotel di Las Vegas il 10 maggio 1955. La Crawford e Steele si incontrarono a una festa nel 1950 quando Steele era un dirigente della PepsiCo. Si sono rincontrati a una festa di Capodanno nel 1954. Steele a quel tempo era diventato presidente della Pepsi Cola. Alfred Steele sarebbe stato in seguito nominato presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Pepsi Cola. La Crawford viaggiò molto per conto della Pepsi dopo il matrimonio. Ha stimato di aver percorso oltre 100.000 miglia per la compagnia. Quando Steele morì di infarto nell'aprile del 1959, inizialmente la Crawford fu avvisata che i suoi servizi non erano più necessari. Dopo aver raccontato la storia a Louella Parsons, la Pepsi cambiò la sua decisione e la Crawford fu eletta per occupare il posto vacante nel consiglio di amministrazione. Joan Crawford divenne il volto pubblicitario e pubblico dell’azienda. Ricevette il sesto "Pally Award" annuale, che aveva la forma di una bottiglia di bronzo Pepsi, premio che veniva assegnato al dipendente che aveva dato il contributo più significativo alle vendite dell'azienda. Nel 1973, la Crawford fu costretta a ritirarsi dalla compagnia per volere del dirigente della compagnia Don Kendall. Anche se la Crawford si ritirò dalla Pepsi, continuò a ricevere uno stipendio simbolico. Dopo la sua nomination all'Oscar nel 1952 per ''So che mi ucciderai'', la Crawford ha continuato a lavorare costantemente per il resto del decennio. Dopo un'assenza di dieci anni, è tornata alla MGM per recitare in ''La maschera e il cuore'' (1953), un dramma musicale incentrato sulla vita impegnativa di una stella del palcoscenico che si innamora di un pianista cieco, interpretato da Michael Wilding. I rapporti con il co-protagonista non furono molto cordiali e la Crawford non apprezzava l’humour inglese di Wilding. Anche se il film è stato molto pubblicizzato come il grande ritorno di Joan Crawford, alla fine è stato un fallimento critico e finanziario, noto per essere l’unico film in cui portava i capelli rossi. Nel 1954, ha recitato nel film cult western ''Johnny Guitar'', co-interpretato da Sterling Hayden e Mercedes McCambridge; i diritti del romanzo furono comprati dalla stessa Crawford, il film fu finanziato dalla Republic Pictures specializzata in film western. Il film fu un discreto successo negli Stati Uniti, ma in Europa e in particolare modo in Francia divenne uno dei film prediletti della Nuovelle Vague per l’estetica visiva del regista Nicholas Ray, citato anche da Truffaut. Ha anche recitato in ''Delitto sulla spiaggia'' (1955) con Jeff Chandler e in ''L'ape regina'' (1955) al fianco di John Ireland. ''L'ape regina'', un melodramma ambientato nel sud, riscosse un discreto successo. Christina Crawford nel romanzo disse che in questo film sua madre recitò sé stessa, una donna subdola e manipolatrice. L'anno seguente recita al fianco di un giovane Cliff Robertson in ''Foglie d'autunno'' (1956), un film troppo audace che mostra un amore tra una donna matura e un giovane uomo. Ha interpretato un ruolo da protagonista in ''La storia di Esther Costello'' (1957), con protagonista Rossano Brazzi. Joan, che era rimasta quasi senza un soldo dopo la morte di Alfred Steele accettò un piccolo ruolo in ''Donne in cerca d'amore'' (1959). Sebbene non fosse la protagonista del film, ricevette recensioni positive. In seguito la Crawford lo avrebbe definito uno dei suoi ruoli preferiti. Tuttavia, all'inizio degli anni sessanta, le offerte di lavoro erano notevolmente diminuite. La Crawford ha recitato nei panni di Blanche Hudson, una vecchia star del cinema costretta su una sedia a rotelle, che vive nella paura della sorella psicotica Jane, nel thriller psicologico di grande successo ''Che fine ha fatto Baby Jane?'' (1962). Nonostante le tensioni tra le due attrici durante la lavorazione, fu la Crawford a suggerire Bette Davis per il ruolo di Jane. Le due stelle sostenevano pubblicamente che non c'era nessuna faida tra di loro. Il regista, Robert Aldrich, ha spiegato che Davis e Crawford erano consapevoli dell'importanza del film per le rispettive carriere e ha commentato: "È giusto dire che si sono davvero detestate a vicenda, ma si sono comportate in modo assolutamente perfetto" Dopo che le riprese furono completate, i loro commenti pubblici l'una contro l'altra le spinsero ad una faida che durerà per tutta la vita. Il film ha riscosso un enorme successo, recuperando i costi entro 11 giorni dalla sua uscita nazionale e ripristinando temporaneamente la carriera di Joan. Davis fu nominata per un Academy Award per la sua interpretazione di Jane Hudson. La Crawford contattò segretamente tutti gli altri candidati all'Oscar nella categoria (Katharine Hepburn, Lee Remick, Geraldine Page e Anne Bancroft, tutte attrici della East Coast), per far sapere a loro che se non potevano partecipare alla cerimonia, lei sarebbe stata felice di accettare l'Oscar per loro conto; tutti furono d'accordo. Sia Davis che Crawford erano nel backstage quando Anne Bancroft fu annunciata come vincitrice, e la Crawford accettò il premio per suo conto. Davis ha sostenuto per il resto della sua vita che la Crawford aveva fatto una campagna contro di lei, un'accusa che Joan ha sempre negato. Nello stesso anno, Crawford interpretò Lucy Harbin nel film horror di William Castle ''5 corpi senza testa'' (1964). Robert Aldrich ha ingaggiato la Crawford e Davis in ''Piano... piano, dolce Carlotta'' (1964). Dopo una presunta campagna di molestie da parte della Davis in Louisiana, Bette Davis per accettare di recitare di nuovo con la Crawford chiese di essere produttore esecutivo del film. La Crawford tornò a Hollywood ed entrò in un ospedale, secondo il racconto, quando scoprì che un suo monologo fu tagliato. Dopo una prolungata assenza, durante la quale la Crawford fu accusata di fingere una malattia, Aldrich fu costretto a sostituirla con Olivia de Havilland. La Crawford ha affermato di essere stata devastata dalla notizia, dicendo: "Ho sentito la notizia della mia sostituzione alla radio, sdraiata nel mio letto d'ospedale... ho pianto per nove ore". Crawford nutrì rancori contro Davis e Aldrich per il resto della sua vita, dicendo di Aldrich: "È un uomo che ama le cose cattive, orrende e vili", al che Aldrich rispose: "Se la scarpa si adatta, indossala, e io sono molto affezionato a Miss Crawford." Nonostante sia stata sostituita, un breve filmato di Joan Crawford è entrato nel film, quando è vista seduta in un taxi in un campo largo. Nel 1965 interpretò Amy Nelson in ''Gli occhi degli altri'' (1965), altro film di William Castle. Ha interpretato Monica Rivers nel film thriller dell'orrore di Herman Cohen, ''Il cerchio di sangue ''(1967). Dopo l'uscita del film, è stata guest star in ''The Lucy Show''. L'episodio, "Lucy and the Lost Star", è stato trasmesso per la prima volta il 26 febbraio 1968. Crawford ha faticato durante le prove il suo alcolismo nel corso del tempo era peggiorato, la protagonista della serie Lucille Ball suggerì di sostituirla con Gloria Swanson. Tuttavia, Crawford era sobria per il giorno dello spettacolo, si esibì nel Charleston, e ricevette due standing ovation dal pubblico dello studio. Nell'ottobre del 1968, la figlia di Crawford, Christina (che allora recitava a New York nella soap opera della CBS ''The Secret Storm''), necessitava di cure mediche immediate per un tumore ovarico. Nonostante il personaggio di Christina avesse 28 anni e la Crawford avesse sessant'anni, Joan si è offerta di interpretare il suo ruolo fino a quando Christina non si sarebbe ristabilita, e il produttore Gloria Monty ha prontamente accettato. Sebbene Crawford abbia fatto delle prove eccellenti, durante la registrazione, come racconta Christina, era “ubriaca fradicia”. Fece l’apparizione nel film televisivo del 1969 ''Night Gallery'' (che servì da pilota per la serie che seguì), segnò uno dei primi lavori di regia per Steven Spielberg. Ha fatto un'apparizione cameo nel primo episodio di ''The Tim Conway Show'', in onda il 30 gennaio 1970. Ha recitato sul grande schermo un'ultima volta, interpretando il Dr. Brockton nel film horror di fantascienza di Freddie Francis ''Il terrore di Londra'' (1970), completando una carriera che durava da 45 anni e più di ottanta film. La Crawford fece altre tre apparizioni televisive, come Stephanie White in un episodio del 1970 ("The Nightmare") di ''The Virginian'' e come Joan Fairchild (la sua performance finale) in un episodio del 1972 ("Cara Joan: stiamo per spaventarti a morte") di ''The Sixth Sense''. === Gli ultimi anni e la morte (1970-1977) === Nel 1970 la Crawford presentò il Cecil B. DeMille Award con John Wayne ai Golden Globes, trasmesso da Coconut Grove presso l'Ambassador Hotel di Los Angeles. Ha anche parlato allo Stephens College, dove era stata studentessa per due mesi nel 1922. Nel 1962 Joan Crawford pubblicò la sua autobiografia, ''A Portrait of Joan'', co-scritta con Jane Kesner Ardmore per la casa editrice Doubleday. Il successivo libro di Crawford, ''My Way of Life'', è stato pubblicato nel 1971 da Simon & Schuster. Quelli che si aspettavano un eccitante racconto sono rimasti delusi, anche se i meticolosi modi di Joan Crawford si sono rivelati nei consigli sulla toeletta, sul guardaroba, sull'esercizio fisico e persino sulla conservazione di cibo. L’uscita della serie tv ''Feud'' e il suo relativo successo hanno portato alla ristampa dei libri dell’attrice, mettendoli per la prima volta a disposizione in formato digitale per ebook. Alla sua morte furono trovate fotografie dell'appartamento di John F. Kennedy, per il quale aveva votato nelle elezioni presidenziali del 1960. Nel settembre del 1973, Crawford si trasferì dall'appartamento 22-G in un appartamento più piccolo accanto (22-H) presso l'Imperial House, 150 East 69th Street. La sua ultima apparizione pubblica fu il 23 settembre 1974, durante una festa in onore del suo vecchia amica Rosalind Russell alla Rainbow Room di New York. La Russell soffriva a quel tempo di cancro al seno e artrite. Quando la Crawford vide le foto poco lusinghiere che apparvero sui giornali il giorno dopo, disse: "Se è così che mi vedono, allora non mi vedranno più". La Crawford cancellò tutte le apparizioni pubbliche, iniziò a declinare le interviste e uscì dal suo appartamento sempre meno. Le problematiche legate all'odontoiatria, compresi alcuni interventi che le avevano reso necessarie cure infermieristiche 24 ore su 24, la afflissero dal 1972 fino alla metà del 1975. Durante questo periodo divenne dipendente dagli antibiotici e tale circostanza, aggiungendosi al problema dell'alcolismo, nell'ottobre del 1974 le causò uno svenimento, in cui scivolando colpì la faccia. L'incidente la spaventò abbastanza da farla smettere di bere, ma insisteva che la sua decisione fosse dovuta al suo ritorno alla Christian Science. L'incidente è registrato in una serie di lettere inviate alla sua compagnia di assicurazioni detenute nei file di stack al 3º piano della New York Public Library for the Performing Arts; è stato anche documentato da Carl Johnnes nella sua biografia sull'attrice, ''Joan Crawford: The Last Years''. Quando si trattava di politica personale, la Crawford si era schierata come democratica che sosteneva e ammirava molto le amministrazioni di John F. Kennedy e Franklin D. Roosevelt. Nella vita privata Joan Crawford non parlava di politica, non esponeva in maniera aperta opinioni sulla guerra e i diritti civili. Christina Crawford in ''Mammina cara'' raccontò che era molto difficile parlare di politica con la madre e, per molto tempo, non seppe se fosse democratica o repubblicana. L'8 maggio 1977, Crawford regalò la sua amata Shih Tzu "Princess Lotus Blossom", essendo troppo debole per prendersi cura di lei. La Crawford morì due giorni dopo nel suo appartamento di New York per un infarto. Il funerale fu tenuto a Campbell Funeral Home, New York, il 13 maggio 1977. Nel suo testamento, firmato il 28 ottobre 1976, la Crawford lasciò in eredità alle due figlie più piccole, Cindy e Cathy, 77.500 dollari ciascuna da lei e $ 2,000,000 di proprietà. Ha diseredato esplicitamente i due primogeniti, Christina e Christopher: "È mia intenzione non fare alcuna disposizione per mio figlio, Christopher, o mia figlia, Christina, per ragioni che sono ben note a loro". Ella non lasciò in eredità nulla a sua nipote, Joan Lowe (1933-1999, all'anagrafe Joan Crawford LeSueur, l'unica figlia del fratello Hal). La Crawford ha lasciato dei soldi alle sue opere di beneficenza preferite: l'USO di New York, la Motion Picture Home, l'American Cancer Society, la Muscular Dystrophy Association, l'American Heart Association e la Wiltwyck School for Boys. Il 16 maggio 1977, presso la chiesa unitaria di All Souls in Lexington Avenue a New York, si tenne una cerimonia commemorativa alla quale partecipò, tra gli altri, la sua vecchia amica di Hollywood Myrna Loy. Un'altra cerimonia commemorativa, organizzata da George Cukor, si tenne il 24 giugno nel Samuel Goldwyn Theatre, presso l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences a Beverly Hills. La Crawford fu cremata e le sue ceneri furono collocate in una cripta con il suo quarto e ultimo marito, Alfred Steele, nel cimitero di Ferncliff, Hartsdale, New York. Le impronte delle mani e dei piedi di Joan Crawford sono immortalate nel piazzale del Grauman's Chinese Theatre su Hollywood Boulevard a Hollywood. Ha una stella sulla Hollywood Walk of Fame al 1752 Vine Street per i suoi contributi all'industria cinematografica. ''Playboy'' ha elencato Joan Crawford come #84 delle "100 donne più sexy del XX secolo". La Crawford è stata anche votata come decima maggior protagonista femminile del cinema americano classico dall'American Film Institute. * WAMPAS Baby Stars 1926; * National Board of Review Award alla miglior attrice 1945 per ''Il romanzo di Mildred''; === Premio Oscar === * Oscar alla miglior attrice 1946 per ''Il romanzo di Mildred''. * Nomination all'Oscar alla miglior attrice 1948 per ''Anime in delirio'' * Nomination all'Oscar alla miglior attrice 1953 per ''So che mi ucciderai'' Donne'' (1939), di George Cukor Con Franchot Tone nel film ''La danza di Venere'' * ''Orgoglio'' (''Proud Flesh''), regia di King Vidor (1925) * ''La mosca nera'', regia di Monta Bell (1925) (con il nome di Lucille Le Sueur) * ''Schiava della moda'' (''A Slave of Fashion''), regia di Hobart Henley (1925) (non accreditata) * ''La vedova allegra'' (''The Merry Widow''), regia di Erich von Stroheim (1925) (non accreditata) * ''The Circle'', regia di Frank Borzage (1925) * ''Old Clothes'', regia di Edward F. Cline (1925) * ''The Only Thing'', regia di Jack Conway (1925) (non accreditata) * ''Sally, Irene and Mary'', regia di Edmund Goulding (1925) * ''Ben Hur'' (''Ben Hur: A Tale of the Christ''), regia di Fred Niblo (1925) (non accreditata) * ''Di corsa dietro un cuore'' (''Tramp, Tramp, Tramp''), regia di Harry Edwards (1926) * ''The Boob'', regia di William A. Wellman (1926) * ''Paris'', regia di Edmund Goulding (1926) * ''Winners of the Wilderness'', regia di W. S. Van Dyke (1927) * ''The Taxi Dancer'', regia di Harry F. Millarde (1927) * ''The Understanding Heart'', regia di Jack Conway (1927) * ''Lo sconosciuto'' (''The Unknown''), regia di Tod Browning (1927) * ''Twelve Miles Out'', regia di Jack Conway (1927) * ''Spring Fever'', regia di Edward Sedgwick (1927) * ''L'allievo di West Point'' (''West Point''), regia di Edward Sedgwick (1927) * ''Il bandito solitario'' (''The Law of the Range''), regia di William Nigh (1928) * ''Rose-Marie'', regia di Lucien Hubbard (1928) * ''Amore e mare'' (''Across to Singapore''), regia di William Nigh (1928) * ''Quattro mura'' (''Four Walls''), regia di William Nigh (1928) * ''Le nostre sorelle di danza'' (''Our Dancing Daughters''), regia di Harry Beaumont (1928) * ''Adriana Lecouvreur'' (''Dream of Love''), regia di Fred Niblo (1928) * ''The Duke Steps Out'', regia di James Cruze (1929) * ''Tide of Empire'', regia di Allan Dwan (1929) * ''Ragazze americane'' (''Our Modern Maidens''), regia di Jack Conway (1929) * ''L'indomabile'' (''Untamed''), regia di Jack Conway (1929) * ''Hollywood che canta'' (''The Hollywood Revue of 1929''), regia di Charles Reisner (1929) * ''Great Day'', regia di Harry Beaumont e Harry A. Pollard (1930) * ''Un marito fuori posto'' (''Montana Moon''), regia di Malcolm St. Clair (1930) * ''Ragazze che sognano'' (''Our Blushing Brides'') (1930) * ''Debito d'odio'' (''Paid''), regia di Sam Wood (1930) * ''La via del male'' (''Dance, Fools, Dance''), regia di Harry Beaumont (1931) * ''Laughing Sinners'', regia di Harry Beaumont (1931) * ''This Modern Age'', regia di Nick Grinde (1931) * ''L'amante'' (''Possessed''), regia di Clarence Brown (1931) * ''I gioielli rubati'' (''The Stolen Jools, The Slippery Pearls''), regia di William C. McGann (1931) * ''Grand Hotel'', regia di Edmund Goulding (1932) * ''Ritorno'' (''Letty Lynton''), regia di Clarence Brown (1932) * ''Pioggia'' (''Rain''), regia di Lewis Milestone (1932) * ''Rivalità eroica'' (''Today We Live''), regia di Howard Hawks e Richard Rosson (1932) * ''La danza di Venere'' (''Dancing Lady''), regia di Robert Z. Leonard (1933) * ''Tormento'' (''Sadie McKee''), regia di Clarence Brown (1934) * ''Incatenata'' (''Chained''), regia di Clarence Brown (1934) * ''La donna è mobile'' (''Forsaking All Others''), regia di W.S. van Dyke (1934) * ''No More Ladies'', regia di Edward H. Griffith (1935) * ''Io vivo la mia vita'' (''I Live My Life''), regia di W.S. Van Dyke (1935) * ''Troppo amata'' (''The Gorgeous Hussy''), regia di Clarence Brown (1936) * ''Amore in corsa'' (''Love on the Run''), regia di W.S. Van Dyke (1936) * ''La fine della signora Cheyney'' (''The Last of Mrs. Cheyney''), regia di Richard Boleslawski (1937) * ''La sposa vestiva di rosa'' (''The Bride Wore Red''), regia di Dorothy Arzner (1937) * ''La donna che voglio'' (''Mannequin''), regia di Frank Borzage (1937) * ''Ossessione del passato'' (''The Shining Hour''), regia di Frank Borzage (1938) * ''Follie sul ghiaccio'' (''The Ice Follies of 1939''), regia di Reinhold Schünzel (1939) * ''Donne'' (''The Women''), regia di George Cukor 1939) * ''L'isola del diavolo'' (''Strange Cargo''), regia di Frank Borzage (1940) * ''Peccatrici folli'' (''Susan and God''), regia di George Cukor (1940) * ''Volto di donna'' (''A Woman's Face''), regia di George Cukor (1941) * ''Quando le signore si incontrano'' (''When Ladyes Meet''), regia di Robert Z. Leonard (1941) * ''Tutti baciarono la sposa'' (''They All Kissed the Bride''), regia di Alexander Hall (1942) * ''La grande fiamma'' (''Reunion in France''), regia di Jules Dassin (1942) * ''Al di sopra di ogni sospetto'' (''Above Suspicion''), regia di Richard Thorpe (1943) * ''Ho baciato una stella'' (''Hollywood Canteen''), regia di Delmer Daves (1944) * ''Il romanzo di Mildred'' (''Mildred Pierce''), regia di Michael Curtiz (1945) * ''Perdutamente'' (''Humoresque''), regia di Jean Negulesco (1946) * ''Anime in delirio'' (''Possessed''), regia di Curtis Bernhardt (1947) * ''L'amante immortale'' (''Daisy Kenyon''), regia di Otto Preminger (1947) * ''Viale Flamingo'' (''Flamingo Road''), regia di Michael Curtiz (1949) * ''I dannati non piangono'' (''The Damned Don't Cry''), regia di Vincent Sherman (1950) * ''Sola col suo rimorso'' (''Harriet Craig''), regia di Vincent Sherman (1950) * ''Festa di laurea'' (''Goodbye, My Fancy''), regia di Vincent Sherman (1951) * ''Perdono'' (''This Woman Is Dangerous''), regia di Felix E. Feist (1952) * ''So che mi ucciderai'' (''Sudden Fear''), regia di David Miller (1952) * ''La maschera e il cuore'' (''Torch Song''), regia di Charles Walters (1953) * ''Johnny Guitar'', regia di Nicholas Ray (1954) * ''Delitto sulla spiaggia'' (''Female on the Beach''), regia di Joseph Pevney (1955) * ''L'ape regina'' (''Queen Bee''), regia di Ranald MacDougall (1955) * ''Foglie d'autunno'' (''Autumn Leaves''), regia di Robert Aldrich (1956) * ''La storia di Esther Costello'' (''The Story of Esther Costello''), regia di David Miller (1957) * ''Donne in cerca d'amore'' (''The Best of Everything''), regia di Jean Negulesco (1959) * ''Che fine ha fatto Baby Jane?'' (''What Ever Happened to Babe Jane?''), regia di Robert Aldrich (1962) * ''Donne inquiete'' (''The Caretakers''), regia di Hall Bartlett (1963) * ''5 corpi senza testa'' (''Strait-Jacket''), regia di William Castle (1964) * ''Della'', regia di Robert Gist (1964) * ''Gli occhi degli altri'' (''I Saw What You Did''), regia di William Castle (1965) * ''Il cerchio di sangue'' (''Berserk''), regia di Jim O'Connolly (1967) * ''Gli assassini del karate'' (''The Karate Killers''), regia di Barry Shear (1967) * ''Mistero in galleria'' (''Night Gallery'') - serie TV - 1 episodio Night Gallery (Pilota), regia di Steven Spielberg (1969) * ''Il terrore di Londra'' (''Trog''), regia di Freddie Francis (1970) === Film e documentari su Joan Crawford === * ''Hollywood: Style Center of the World'', regia di Oliver Garver - filmati di repertorio (1940) * ''Le dee dell'amore'' (''The Love Goddesses'') documentario, regia di Saul J. Turell - filmati di repertorio (1965) * ''Mammina cara'' (''Mommie Dearest''), regia di Frank Perry (1981), interpretata da Faye Dunaway - film basato sul controverso libro di memorie scritto dalla figlia Christina * ''The Casting Couch'', regia di John Sealey - video con filmati di repertorio (1995) * ''Feud - Bette & Joan'', regia di Ryan Murphy (2017), interpretata da Jessica Lange - miniserie TV incentrata sulla sua storica rivalità con Bette Davis durante la lavorazione del film ''Che fine ha fatto Baby Jane?'' * Il suo volto ha ispirato quello della strega Grimilde del film Disney ''Biancaneve e i sette nani'' e Crudelia De Mon nel film ''La carica dei cento e uno''. * I Blue Öyster Cult le hanno dedicato la canzone ''Joan Crawford''. * La band statunitense Sonic Youth ha intitolato una canzone ''Mildred Pierce'' (contenuta nell'album ''Goo'' del 1990), come il celebre film della Crawford; nel videoclip si vede anche la sua stella e le sue impronte sull'Hollywood Walk of Fame e una modella truccata come la diva americana. * La prima stagione della serie televisiva americana ''Feud'' racconta la storia della leggendaria rivalità tra Bette Davis e Joan Crawford sul set del film ''Che fine ha fatto Baby Jane?''. * Tina Lattanzi in ''L'isola del diavolo'', ''Ossessione del passato'', ''Viale Flamingo'', ''Tutti baciarono la sposa'', ''Quando le signore si incontrano'', ''Il romanzo di Mildred'', ''Perdutamente'', ''Peccatrici folli'', ''Anime in delirio'', ''La maschera e il cuore'', ''Al di sopra di ogni sospetto'', ''I dannati non piangono'', ''La danza di Venere'', ''Sola col suo rimorso'', ''Delitto sulla spiaggia'', ''Donne'', ''Ho baciato una stella'', ''Perdono'' * Lydia Simoneschi in ''So che mi ucciderai'', ''Foglie d'autunno'', ''Donne in cerca d'amore'', ''L'ape regina'', ''La storia di Esther Costello'', ''Che fine ha fatto Baby Jane?'', ''Gli occhi degli altri'', ''Johnny Guitar'', ''Donne inquiete'', ''5 corpi senza testa'', ''Il cerchio di sangue'' e negli spezzoni di ''Tormento'' mostrati in ''Che fine ha fatto Baby Jane?'' * Rosina Galli in ''La via del male'', ''Ritorno'', ''Volto di donna'' * Nella Maria Bonora in ''La grande fiamma'' * Adriana De Roberto ne ''Il terrore di Londra'' * Gemma Griarotti in ''Grand Hotel'' (ridoppiaggio 1952) * Vittoria Febbi in ''La donna è mobile'' (ridoppiaggio), ''L'isola del diavolo'' (ridoppiaggio) * Elettra Bisetti in ''Rivalità eroica'' (ridoppiaggio) * Claudia Giannotti in ''La donna che voglio'' (ridoppiaggio) * Fabrizia Castagnoli in ''Anime in delirio'' (ridoppiaggio non più utilizzato) * Daniela Gatti in ''L'amante immortale'' (ridoppiaggio 1983)
Jacques Anquetil
Vincitore di cinque Tour de France, è anche uno dei soli sette corridori ad essere riuscito ad imporsi in ciascuno dei tre maggiori giri nazionali . Vinse anche nella stessa stagione il Giro d'Italia e il Tour de France, impresa prima di lui riuscita al solo Fausto Coppi, divenendo inoltre dodici mesi prima il primo a trionfare al Tour e alla Vuelta nello stesso anno.
Fu uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi. Professionista dal settembre del 1953 (a soli 19 anni) al 1969 con 205 vittorie. Châteaufort (Yvelines, Francia) Viene considerato dagli esperti uno dei più forti ''cronoman'' della storia del ciclismo, essendosi messo in luce fin dal giorno che, ancora diciannovenne, partecipò nel settembre 1953 al Grand Prix des Nations, gara di 140 km a cronometro, e vinse con più di 6 minuti di vantaggio sul secondo classificato. Egli fece sua ben nove volte (le prime sei consecutivamente, dal 1953 al 1958) questa prova, che allora era considerata un informale campionato del mondo a cronometro. In tutto, ha vinto nella sua carriera ben 60 prove a cronometro contro avversari tra i più qualificati. La sua evidente potenza nel mulinare i lunghi rapporti è stata alla base di molte delle 26 vittorie nelle gare a tappe che fanno parte del suo bottino. È indubbia la sua caratteristica di corridore tattico, e talvolta poco spettacolare, che gli ha consentito di vincere più volte nei grandi Giri. Egli in genere ha costruito le sue maggiori vittorie con una costante supremazia, a volte schiacciante, nelle tappe a cronometro. Tuttavia spesso ha vinto o ha fatto registrare grandi ''performance'' anche in tappe di montagna molto selettive, per cui in definitiva la sua arma migliore è stata la sua regolarità su tutti i terreni. Miguel Indurain è forse il ciclista che più si è approssimato al suo profilo nei decenni successivi. La sua specializzazione nelle gare a tappe ha frenato la ricerca della vittoria nelle classiche di un giorno, cosicché soltanto le prestigiose classiche Gand-Wevelgem, Liegi-Bastogne-Liegi e Bordeaux-Parigi fanno spicco nel suo ''palmarès''. Anquetil nel 1956 lanciò la sfida al record dell'ora di Fausto Coppi. La prima volta fallì, ma al secondo tentativo diventò primatista con km 46,159. Anquetil fu a sua volta superato qualche mese più tardi da Ercole Baldini, con km 46,393. Non essendo un velocista né un fondista, non conquistò mai la maglia di campione del mondo, anche se ci andò vicino nel 1966, anno in cui arrivò secondo battuto dal tedesco Rudi Altig. Fu decorato con la Legion d'Onore il 5 ottobre dello stesso anno. Erede di Louison Bobet, fu antagonista di Fausto Coppi, ormai anziano, e di Charly Gaul e Federico Bahamontes, specialisti della salita. A cavallo degli anni sessanta, la sua popolarità dovette fare i conti con corridori più spettacolari provenienti dall'Italia, Francia e Belgio, come Ercole Baldini, André Darrigade e Rik Van Looy. Suo grande rivale in Francia è stato Raymond Poulidor, "l'eterno secondo", con il quale ha intavolato memorabili duelli. Quello più famoso e drammatico ebbe luogo al Tour del 1964, che vide Anquetil prevalere su Poulidor dopo alterne vicende, per soli 55". Importantissimo fu il suo sodalizio con Raphaël Géminiani, un grande campione degli anni cinquanta, che in qualità di direttore tecnico lo seguì dal 1962 al 1969, illuminandolo nelle tattiche di gara e nelle scelte della carriera. Forse avrebbe potuto cogliere ancora più successi, ma era incline alle distrazioni e agli eccessi: certamente non lo agevolarono una vita privata piuttosto movimentata e abitudini alimentari molto diverse da quelle abitualmente adottate dagli sportivi. Finita la carriera da ciclista, è stato commissario tecnico della nazionale francese ai mondiali. Un cancro allo stomaco mise fine prematuramente alla sua vita. Jacques Anquetil morì nel 1987 e venne sepolto nel cimitero di Quincampoix. === Strada === * 1953 (La Française, quattro vittorie) :Grand Prix des Nations (cronometro) :2ª tappa Tour de la Manche (Avranches, cronometro) :Classifica generale Tour de la Manche :Gran Premio Vanini - Lugano (cronometro) * 1954 (La Perle, tre vittorie) :Grand Prix des Nations (cronometro) :5ª tappa Parigi-Nizza (Cannes > Nizza, cronometro) :Gran Premio Vanini - Lugano (cronometro) * 1955 (La Perle, due vittorie) :Grand Prix des Nations (cronometro) :Gran Premio Martini (cronometro) * 1956 (Bianchi & Helyett, due vittorie) :Grand Prix des Nations (cronometro) :Gran Premio Martini (cronometro) * 1957 (Bianchi & Helyett, dieci vittorie) :Grand Prix des Nations (cronometro) :Grand Prix des Oeuvres sociales-Daumesnil :5ª tappa, 1ª semitappa Parigi-Nizza (Alès > Uzès, cronometro) :Classifica generale Parigi-Nizza :3ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Caen > Rouen) (cronometro) :9ª tappa Tour de France (Besançon > Thonon-les-Bains) :15ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Circuito del Montjuïc) (cronometro) :20ª tappa Tour de France (Bordeaux > Libourne) :Classifica generale Tour de France :Gran Premio Martini (cronometro) * 1958 (Helyett, otto vittorie) :Grand Prix des Nations (cronometro) :5ª tappa, 1ª semitappa Parigi-Nizza (Uzès > Vergèze, cronometro) :4ª tappa Quatre Jours de Dunkerque (Dunkerque > Dunkerque, cronometro) :Classifica generale Quatre Jours de Dunkerque :Grand Prix de Rousies :Classifica generale Grand Prix Marvan :Gran Premio Martini (cronometro) :Gran Premio Campari - Lugano (cronometro) * 1959 (Helyett, sette vittorie) :5ª tappa, 1ª semitappa Parigi-Nizza (Saint-Mamert > Vergèze, cronometro) :4ª tappa Quatre Jours de Dunkerque (Dunkerque, cronometro) :Classifica generale Quatre Jours de Dunkerque :2ª tappa Giro d'Italia (Salsomaggiore Terme, cronometro) :19ª tappa Giro d'Italia (Torino > Susa, cronometro) :Gran Premio Martini (cronometro) :Gran Premio Campari - Lugano (cronometro) * 1960 (Helyett, sei vittorie) :4ª tappa, 2ª semitappa Tour de Romandie (Morges > Nyon) (cronometro) :9ª tappa, 2ª semitappa Giro d'Italia (Carrara > Cave di Carrara, cronometro) :14ª tappa Giro d'Italia (Seregno > Lecco, cronometro) :Classifica generale Giro d'Italia :Trofeo Tendicollo Universal (cronometro) :Gran Premio Campari - Lugano (cronometro) * 1961 (Helyett, undici vittorie) :Critérium National de la Route (cronometro) :Grand Prix des Nations (cronometro) :6ª tappa, 1ª semitappa Parigi-Nizza (Beaucaire > Vergèze, cronometro) :Classifica generale Parigi-Nizza :Trofeo Tendicollo Universal (cronometro) :2ª tappa, 2ª semitappa Tour de Romandie (Bulle > Friburgo, cronometro) :9ª tappa Giro d'Italia (Castellana Grotte > Bari, cronometro) :1ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Versailles > Versailles, cronometro) :19ª tappa Tour de France (Bergerac > Périgueux, cronometro) :Classifica generale Tour de France :Gran Premio Campari - Lugano (cronometro) * 1962 (Saint-Raphaël, quattro vittorie) :8ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Luçon > La Rochelle, cronometro) :20ª tappa Tour de France (Bourgoin > Lione, cronometro) :Classifica generale Tour de France :Trofeo Baracchi (cronometro, con Rudi Altig) * 1963 (Saint-Raphaël, tredici vittorie) :2ª tappa, 2ª semitappa Critérium National de la Route (cronometro) :Classifica generale Critérium National de la Route :6ª tappa, 1ª semitappa Parigi-Nizza (Montpellier > Vergèze, cronometro) :Classifica generale Parigi-Nizza :1ª tappa, 2ª semitappa Vuelta a España (Mieres > Gijón, cronometro) :Classifica generale Vuelta a España :6ª tappa, 1ª semitappa Critérium du Dauphiné Libéré (Avignone > Bollène, cronometro) :Classifica generale Critérium du Dauphiné Libéré :6ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Angers, cronometro) :10ª tappa Tour de France (Pau > Bagnères de Bigorre) :17ª tappa Tour de France (Val d'Isère > Chamonix) :19ª tappa Tour de France (Arbois > Besançon, cronometro) :Classifica generale Tour de France * 1964 (Saint-Raphaël, nove vittorie) :1ª tappa Critérium National de la Route :Gand-Wevelgem :5ª tappa Giro d'Italia (Parma > Busseto, cronometro) :Classifica generale Giro d'Italia :9ª tappa Tour de France (Briançon > Monaco) :10ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Hyères > Tolone, cronometro) :17ª tappa Tour de France (Peyrehorade > Bayonne, cronometro) :22ª tappa, 2ª semitappa Tour de France (Versailles > Parigi, cronometro) :Classifica generale Tour de France * 1965 (Ford France, quattordici vittorie) :2ª tappa, 2ª semitappa Critérium National de la Route (Revel, cronometro) :Classifica generale Critérium National de la Route :Grand Prix des Nations (cronometro) :Bordeaux-Parigi :6ª tappa, 1ª semitappa Parigi-Nizza (Pont-Saint-Esprit > Bagnols-sur-Cèze, cronometro) :Classifica generale Parigi-Nizza :Le Mont Faron – Chrono :3ª tappa Critérium du Dauphiné Libéré (Saint-Étienne > Oyonnax) :5ª tappa Critérium du Dauphiné Libéré (Thonon-les-Bains > Chambéry) :7ª tappa, 2ª semitappa Critérium du Dauphiné Libéré (Saint-Marcellin > Romans-sur-Isère, cronometro) :Classifica generale Critérium du Dauphiné Libéré :Gran Premio di Castrocaro Terme (cronometro) :Gran Premio Cynar - Lugano (cronometro) :Trofeo Baracchi (cronometro, con Jean Stablinski) * 1966 (Ford France, sei vittorie) :Classifica generale Giro di Sardegna :Liegi-Bastogne-Liegi :Grand Prix des Nations (cronometro) :8ª tappa Parigi-Nizza (Antibes > Nizza) :Classifica generale Parigi-Nizza :6ª tappa, 2ª semitappa Volta Ciclista a Catalunya (Sant Feliu de Llobregat > Lloret de Mar, cronometro) * 1967 (Bic, quattro vittorie) :Critérium National de la Route (cronometro) :Circuit de la forêt de la Joux :7ª tappa, 2ª semitappa Volta Ciclista a Catalunya (cronometro) :Classifica generale Volta Ciclista a Catalunya * 1968 (Bic, due vittorie) :Gran Prix du Petit Varois :Trofeo Baracchi (cronometro, con Felice Gimondi) * 1969 (Bic, una vittoria) :Classifica generale Vuelta al País Vasco ==== Altri successi ==== * 1954 (La Perle) :Plonéour-Lanvern (Criterium) :Brasschaat (Criterium) * 1955 (La Perle) :Critérium des Boulevards (Criterium) :Bol d'or des Monédières/Tulle (Criterium) * 1956 (Bianchi & Helyett) :Record dell'ora (46,159 km) :Rouen-les-Essarts (Criterium) :Sallanches (Criterium) :Nantua (Criterium) :Chateau-Chinon-Ville (Criterium) * 1957 (Bianchi & Helyett) :Algeri (Criterium) :Challenge Sedis :Huy (Criterium) :Langon (Criterium) * 1958 (Helyett) :Decize (Criterium) :Rousies (Criterium) :Chateau-Chinon-Ville (Criterium) * 1959 (Helyett) :Azencriterium (Criterium) :Yvetot (Criterium) :Saint-Servan (Criterium) :GP Ouagadougou (Criterium) * 1960 (Helyett) :Évreux (Criterium) :Azencriterium (Criterium) :Les Avenières (Criterium) :Romans-sur-Isère (Criterium) :Sallanches (Criterium) :Trophée Gentil :Chateau-Chinon-Ville (Criterium) * 1961 (Helyett) :Annemasse (Criterium) :Moulins-Engilbert (Criterium) :Tolone (Criterium) :Challenge Pernod * 1962 (Saint-Raphaël) :Circuit de l'Aulne (Criterium) :Bol d'or des Monédières/Tulle (Criterium) :Ronde Mayennaise (Criterium) :Quimper (Criterium) :Vichy (Criterium) :Vienne (Criterium) * 1963 (Saint-Raphaël) :Circuit d'Auvergne (Criterium) :Azencriterium (Criterium) :Ferrière-la-Grande (Criterium) :Sallanches (Criterium) :Trophée Gentil :Chateau-Chinon-Ville (Criterium) :Bussières (Criterium) :Challenge Pernod * 1964 (Saint-Raphaël) :Évreux (Criterium) :Alençon (Criterium) :Commentry (Criterium) :Graignes (Criterium) :La Châtaigneraie (Criterium) :Oradour-sur-Glane (Criterium) :Quiberon (Criterium) :Saussignac (Criterium) * 1965 (Ford France) :Arras (Criterium) :Châteaugiron (Criterium) :Challenge Sedis (Criterium) :Azencriterium (Criterium) :Gouesnou (Criterium) :La Limouzinière (Criterium) :Meaux (Criterium) :G.P. de Saint-Hilaire-du-Harcouët/Circuit Moulin de Virey (Criterium) * 1966 (Ford France) :Boulogne-sur-Mer (Criterium) :La Limouzinière (Criterium) :Miramas (Criterium) :Pléaux (Criterium) :G.P. de Saint-Hilaire-du-Harcouët/Circuit Moulin de Virey (Criterium) * 1967 (Bic) :Auxerre (Criterium) :Censeau (Criterium) :Brette-les-Pins (Criterium) :Flers-de-l'Orne (Criterium) * 1968 (Bic) :Circuit de l'Aulne (Criterium) :Ronde d'Aix-en-Provence (Criterium) :La Rochelle (Criterium) :Circuit des genêts verts (Criterium) :Saint-Claud (Criterium) :Soissons (Criterium) :GP Petit Varois (Criterium) :Prix de la Libération (Criterium) :Périers (Criterium) * 1969 (Bic) :Bourg (Criterium) :Bourg-en-Bresse (Criterium) :Châteaugiron (Criterium) :Route Bretonne (Criterium) :Londinières (Criterium) :Rouen (Criterium) :Saint-Just (Criterium) :Saint-Thomas-de-Cônac (Criterium) :Sarreguemines (Criterium) :Vayrac (Criterium) :Curac (Criterium) :La Clayette (Criterium) :Flers-de-l'Orne (Criterium) === Pista === * 1957 :Sei giorni di Parigi * 1958 :Sei giorni di Parigi === Grandi Giri === * Giro d'Italia :1959: 2º :1960: '''vincitore''' :1961: 2º :1964: '''vincitore''' :1966: 3º :1967: 3º * Tour de France :1957: '''vincitore''' :1958: ''non partito'' (23ª tappa) :1959: 3º :1961: '''vincitore''' :1962: '''vincitore''' :1963: '''vincitore''' :1964: '''vincitore''' :1966: ''ritirato'' (19ª tappa) * Vuelta a España :1962: ''ritirato'' (17ª tappa) :1963: '''vincitore''' === Classiche monumento === * Milano-Sanremo :1956: 12º :1957: 17º :1958: 10º :1960: 23º :1961: ''ritirato'' :1963: ''ritirato'' * Giro delle Fiandre :1960: 14º * Parigi-Roubaix :1954: 53º :1955: 15º :1956: 31º :1957: 18º :1958: 14º :1959: 24º :1960: 8º :1961: 60º :1962: 31º :1965: 16º :1967: ''ritirato'' * Liegi-Bastogne-Liegi :1966: '''vincitore''' :1968: 4º * Giro di Lombardia :1957: 23º :1958: 12º :1959: 21º :1960: 34º :1961: 17º :1965: 8º :1966: 4º === Competizioni mondiali === * Campionati del mondo su strada :Solingen 1954 - In linea: 5º :Frascati 1955 - In linea: 6º :Waregem 1957 - In linea: 6º :Reims 1958 - In linea: ''ritirato'' :Zandvoort 1959 - In linea: 9º :Karl-Marx-Stadt 1960 - In linea: 9º :Berna 1961 - In linea: 13º :Salò 1962 - In linea: 15º :Ronse 1963 - In linea: 14º :Sallanches 1964 - In linea: 7º :San Sebastián 1965 - In linea: ''ritirato'' :Nurburgring 1966 - In linea: 2º :Imola 1968 - In linea: 11º :Zolder 1969 - In linea: 40º * Campionati del mondo su pista :Copenaghen 1956 - Inseguimento individuale: 2º * Giochi olimpici :Helsinki 1952 - In linea: 12º :Helsinki 1952 - Cronosquadre: 3º * ''Trophée Edmond Gentil'' nel 1953, 1969 e 1963 * ''Medaglia d'oro'' dell'Accademia dello Sport nel 1957 * ''Super Prestige Pernod'' International nel 1961, 1963, 1965 e 1966 * ''Sportivo internazionale'' della BBC nel 1963 * ''Campione di Francia'' de L'Equipe nel 1963 * ''Premio Henry Deutsch de la Meurthe'' dell'Accademia dello Sport nel 1963 * Iserito tra le ''Gloires du cyclisme'' * Inserito nel ''Gloire du Sport'' * Inserito nella ''Top 25 della Cycling Hall of Fame''
Jesolo
'''Jesolo''' è un comune italiano di abitanti della città metropolitana di Venezia in Veneto. È una delle maggiori spiagge italiane e una delle principali destinazioni turistiche del Paese.
Il territorio di Jesolo si estende lungo la costa veneziana, su un territorio pianeggiante affacciato sul mare Adriatico e orlato dalla laguna di Jesolo (22 km²), dai fiumi Sile e Piave, e alle foci di questo dall'antistante laguna del Mort. La valle di Dragojesolo è, insieme con quella di Grassabò, la più estesa della laguna Nord di Venezia. La fascia costiera è bassa e sabbiosa, costituita da un'ininterrotta spiaggia lunga circa 12 chilometri e di ampiezza variabile tra i 30 e i 100 metri. La stragrande maggioranza delle aree urbanizzate della città si trovano su una sorta di "isola", delimitata dai fiumi: Piave nuovo (a est), Piave Vecchio a ovest, con le acque del Sile da Caposile e nel letto del vecchio Piave, e dal canale artificiale Cavetta, che parte dal centro di Jesolo paese e si inoltra verso Cortellazzo. Panorama notturno La spiaggia Uno stabilimento balneare Il nome antico di Jesolo era ''Equilium'' (dal latino ''equus'' o dal venetico ''ekvo''), cioè città dei cavalli. Il nome richiama l'allevamento del cavallo per il quale erano celebrati gli antichi Veneti. Il nome attuale ''Jesolo'' deriva probabilmente da una serie di errori di trascrizione di quello più antico (Equilo, Esulo, Lesulo, Jexulo, Jexollo, Jesolum, Giesolo). Dal Cinquecento fino al 1930 Jesolo era chiamata ''Cavazuccherina'': questo nome derivava dall'omonimo canale (in veneziano Cava), aperto il 20 aprile 1499 e costruito da Alvise Zucharin (Zuccherina). Negli anni Venti del Novecento, in piena epoca fascista, nel tentativo di ripristinare l'antica denominazione della città e di risemantizzarla ideologicamente in chiave cristiana, il toponimo "Jesolo" è stato erroneamente ricondotto al termine latino ''Jesus'' (Gesù), rivestendolo di un significato religioso che gli era in origine totalmente estraneo: questa paretimologia si deve al giornalista torinese Lino Mirko Pacchioni, che proprio alla città di Jesolo dedicò un breve scritto. La metonomasia del toponimo della città, nel corso dei secoli, si può perciò così brevemente riassumere: 1) Equilium / Jesulum; 2) Cavazuccherina; 3) Jesolo. La grafia ufficiale è Jesolo. === Le origini === In epoca pre-romana e romana la laguna di Venezia si estendeva dall'odierna Chioggia fino a Grado e c'erano molte isole. Tra queste ce n'era una chiamata Equilio ed era un ''vicus'' abitato inizialmente da Veneti, che vivevano di pesca e di allevamento. === La caduta di Roma e la nascita di Venezia === In seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente ci furono invasioni barbariche nell'Italia e anche nell'entroterra veneto. Ebbe inizio una migrazione dalle città romane come Altino verso le isole lagunari più sicure. Con la riconquista bizantina nella zona lagunare venne creato prima il distretto di Venetikà dell'Esarcato d'Italia e poi del Ducato di Venezia. Equilio fu una delle città fondatrici di questo ducato e seguì successivamente le vicende della Repubblica di Venezia. La città divenne un centro fiorente e fu sede di una diocesi. In seguito, una serie di avvenimenti (come lo spostarsi del patriziato a Venezia e l'interramento della laguna e il peggioramento delle condizioni ambientali) portò a una lenta decadenza, culminata nel 1466 con la soppressione della diocesi. Nel 1211 la città cambiò nome in "San Giovanni", toponimo nato dalla presenza di un monastero dedicato al Battista, gestito da monache alle quali il vescovo Andrea diede l'uso del Battistero della Cattedrale come chiesa, che fu chiamato Chiesa di S. Giovanni. === La rinascita: Cavazuccherina === La lenta ripresa avvenne grazie ai patrizi veneziani Soranzo, proprietari di molte terre nella zona, che fecero costruire, a proprie spese, una nuova chiesa, poi dedicata a San Giovanni Battista ed eretta a parrocchia nel 1495, . Attorno alla nuova chiesa si ricostituì il villaggio per favorire l'abitabilità della zona. La Repubblica di Venezia attuò vari interventi di diversione fluviale, miranti principalmente ad allontanare i fiumi Piave e Sile. Il più importante venne realizzato nel 1499 con la costruzione di un canale che collegava il vecchio alveo del Piave (ora Sile) a quello attuale. Questo canale (cava), che passava per il nuovo paese, fu realizzato dall'ingegnere Alvise Zucharin e diede nome al nuovo abitato, Cavazuccherina. === XIX secolo === Con la campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte e la successiva Caduta della Repubblica di Venezia anche Jesolo entrò prima nell'orbita francese e dopo il Trattato di Campoformio e il Congresso di Vienna divenne territorio dell'Impero austriaco. In questo periodo di confusione però sono da ricordare che con la nuova suddivisione amministrativa del territorio, Cavazuccherina divenne comune autonomo di III classe il 22 dicembre 1807. Con l'avvento degli austriaci venne costituito un consorzio per favorire il miglioramento dei territori lagunari, ormai ridotti a palude ("Consorzio Passarella") e venne la prima tumulazione del camposanto. === XX secolo === L'annessione al Regno d'Italia non migliorò la situazione preesistente. Stando infatti alla tavoletta IGM del 1892, l'intero territorio comunale si presentava paludoso, eccettuate solo le dune sabbiose del litorale, in particolare verso est (Valloni e Motteroni dell'Uva, alti fino a 6 m); nei nomi delle paludi di allora si riconosce la toponomastica attuale (Palude Pesara, delle Mura, Fornera, del Molinato, Posteselle). Ancora nella tavoletta del 1908, la situazione appare invariata, se si eccettua uno stabilimento balneare, fondato nel 1895 sul luogo del futuro "Albergo Bagni e Miramare" (ora "Condominio Bagni e Miramare"). Era tuttavia imminente la bonifica integrale delle paludi a nord del Sile e del Canale Cavetta: già nella tavoletta del 1910 questo territorio appare bonificato e diviso in lotti agricoli. Durante la prima guerra mondiale la popolazione di Cavazuccherina fu costretta a evacuare il paese. Mentre gli italiani allagavano la zona di Caposile, verso le foci del Piave, gli austriaci presidiavano il territorio paludoso, dove la malaria e l'influenza spagnola (febbre di origine virale), mietevano vittime. Nel primo dopoguerra i "Consorzi di Bonifica del Basso Piave" predisposero la cosiddetta "Grande bonifica". I lavori furono attuati tra il 1920 e il 1930 dal quinzanese Tomaso Nember (cui è intitolata una piazza all'estremità occidentale del litorale) e dal gabianese Giovanni Gorio. Gorio e Nember acquistarono le paludi alle spalle del litorale, ne diressero la bonifica e fondarono l'azienda agricola di "Ca' Porcia", situata nell'entroterra dell'attuale Piazza Marina e affidata a centinaia di braccianti della Bassa Bresciana. Furono così introdotte le coltivazioni di frumento, granoturco e barbabietola da zucchero, alle quali si aggiunsero le piantagioni di alberi da frutto e i vigneti. Il latte qui prodotto veniva poi trasportato alla latteria di Caposile, pure creata e diretta da Nember (attuale "Latteria Soligo"). Ma la "Grande bonifica" permise soprattutto la prima valorizzazione turistica del litorale, coi primi stabilimenti per le cure elioterapiche, i primi alberghi e i primi ristoranti. Nella parte centrale del litorale (località "Marina Bassa" e "Spiaggia") sorse nel 1927 il "Lido di Treviso", per opera dell'ingegnere trevigiano Enrico Silvestri: qui fu eretto nello stesso anno l'Istituto elioterapico "DUX", rinominato dopo la caduta del Fascismo in "Istituto Marino", ora Ospedale. Per la parte occidentale del litorale, Tomaso Nember si rivolse all'ingegner Giuseppe Alberti, di Brescia: a lui si dovette nel 1928 la sistemazione del "Lido dei Lombardi". Il litorale orientale rimase invece occupato dai "Valloni" e dai "Motteroni dell'Uva", che verranno spianati gradatamente nel secondo dopoguerra. Il 28 agosto 1930 Cavazuccherina fu rinominata con l'antico nome di Jesolo e il Lido di Treviso fu denominato Lido di Jesolo. Lo sviluppo segnò una battuta d'arresto con lo scoppio della Seconda guerra mondiale ma, tornata la pace, la ripresa partì a ritmo sempre più veloce. Jesolo Lido ha ospitato negli anni ottanta, in una struttura della Croce Rossa Italiana, un centinaio cittadini polacchi che avevano richiesto asilo politico e negli anni novanta circa 1400 profughi provenienti dalla ex-Jugoslavia. Nel biennio 2007-2008 la struttura è stata utilizzata dalla Croce Rossa Italiana per corsi di aggiornamento e, durante il periodo estivo, per ospitare gli agenti di Polizia che vengono distaccati presso la città per mantenere l'ordine pubblico. Dall'estate del 2007 la struttura ha nuovamente ospitato dei profughi provenienti da alcuni paesi del continente africano. Il 28 e il 29 aprile 2007, Jesolo ha ospitato il 27º Raduno degli Artiglieri d'Italia, organizzato dall'Associazione nazionale artiglieri d'Italia. === Simboli === Lo stemma e il gonfalone di Jesolo furono concessi con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 settembre 1934. Lo scudo si fregiava all'epoca, come tutti gli stemmi concessi nel periodo fascista, del capo del Littorio. Non si hanno documenti precisi sull'origine del simbolo del drago. Una possibile interpretazione lo fa derivare dal nome di un'area della laguna nord di Venezia denominata Valle Dragojesolo, che faceva parte del territorio dell'antica Jesolo, trasformata dalla Serenissima in zona per la caccia e la pesca dei nobili veneziani. In veneziano "cacciare" si diceva ''trar'', da cui deriverebbe il toponimo riportato su alcune carte del XVI secolo: ''Valle del Traco Jexolo'', trasformato in ''Valle del Draco Gexolo'', quindi in ''Valle del Drago Jexolo'', fino all'odierna ''Valle Dragojesolo''. Il 31 marzo 1983 viene concesso a Jesolo il titolo di Città con Decreto del presidente della Repubblica Sandro Pertini, per "riconoscere e premiare l'impegno degli jesolani nella vita economica e sociale nella zona". === Chiese === * Chiesa di San Giovanni Battista, a Jesolo, costruita nella prima metà del XX secolo * Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, a Lido di Jesolo * Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, a Lido di Jesolo * Chiesa dei SS. Liberale e Mauro, a Lido di Jesolo *Chiesa del Cuore Immacolato di Maria "Capitana da Mar", a Lido di Jesolo *Chiesa di Santa Teresa, a Lido di Jesolo (Pineta) * * Chiesa di San Giuseppe Lavoratore, a Cortellazzo * Chiesa di Santa Maria Assunta, a Passarella di Sotto * Chiesa di San Giuseppe, a Ca' Fornera *Chiesa di Sant'Antonio Abate, a Ca' Pirami *Chiesa del Cristo Re, in località Salsi La chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù a Lido di Jesolo === Siti archeologici === * Area archeologica Antiche Mura *Torre Caligo === Aree naturali === * Le valli da pesca della Laguna di Venezia * La Laguna del Mort === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Al 31 dicembre 2015 gli stranieri residenti nel comune sono , ovvero l'11,22% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: #Romania, 773 #Bangladesh, 497 #Albania, 337 #Moldavia, 179 #Marocco, 170 #Ucraina, 154 #Cina, 103 #Polonia, 67 #Macedonia del Nord, 61 #Serbia, 60 === Istruzione === ==== Musei ==== *Museo civico di storia naturale, con circa 15 000 reperti che rappresentano la fauna più significativa dell'area europea e paleartica. * Museo Storico Militare "Vidotto", una raccolta permanente di reperti, uniformi, armi e mezzi appartenenti alle forze armate e di polizia da fine '800 ad oggi. === Eventi === * Nel 2015 si svolge la 22ª edizione del Concours Mondial de Bruxelles, prestigiosa competizione enologica internazionale, che ogni anno assegna giudizi di qualità su migliaia di vini provenienti da tutto il mondo. * Dal 2013 le finali nazionali del concorso Miss Italia si svolgono al Pala Arrex con diretta su Rai 1. * " Jesolo Air Extreme", La Città di Jesolo ospita dal 1998, durante la stagione balneare, lo spettacolo acrobatico “Air Extreme”. La manifestazione aerea è caratterizzata dalla presenza della Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce Tricolori e diversi team civili e militari. * "Festival Internazionale Sculture di Sabbia", esposizione di sculture monumentali di sabbia. Jesolo è stata la pioniera dal 1997. Sculture di sabbia a Jesolo * Presepe di sabbia - Sand Nativity", esposizione di sculture monumentali di sabbia ispirate al tema della natività. Dal 2002 in Piazza Marconi si svolge durante il periodo natalizio questa manifestazione il cui incasso viene devoluto ad associazioni impegnate in azioni di aiuto delle popolazioni povere del mondo. Alla manifestazione partecipano alcuni dei più noti scultori di sabbia del mondo. * Festa patronale con il "Palio Remiero delle Contrade", gara di mascarete a due remi, e lo spettacolo pirotecnico in riva al Sile. * "Incontro col passato", mercato di antiquariato dal 1988 (piazza Torino) e "Giovedì antiquario e del collezionista", dal 1994, ogni giovedì da giugno ad agosto, prima in piazza Brescia ora in piazzetta Casabianca. === Cinema === * Il Lido di Jesolo è stato set televisivo degli episodi 15-18 della serie televisiva italiana ''Love Me Licia'' (1986): tra le location utilizzate vi sono piazza Mazzini e un'ex-discoteca all'epoca ancora attiva, il Mister Charlie, che nel corso degli anni ha cambiato svariati nomi. * Sempre il Lido di Jesolo è stato set cinematografico per il film ''Americano rosso'' del 1990. Gran parte del film è girato all'interno dello storico hotel Casa Bianca che per lo stile liberty e l'architettura anni venti ben si confaceva all'ambientazione storica del film. La città di Jesolo si estende su una superficie urbana di circa 15 chilometri quadrati, suddivisa tra il centro storico (comunemente chiamato "Jesolo Paese") e la città balneare vera e propria (Jesolo Lido), estesa lungo la costa per circa 13 chilometri con una profondità variabile tra 300 metri e due chilometri. La zona del Lido si articola in una lunga serie di piazze, ognuna facente da baricentro a un quartiere, che fanno da punto di riferimento per la vita di residenti e turisti. Le principali sono piazza Drago (il baricentro geografico della città, e sede per decenni della stazione degli autobus), piazza Mazzini (il perno della vita notturna jesolana), piazza Milano (baricentro della zona Est). La peculiare demografia di Jesolo è stata studiata dettagliatamente in occasione del Master Plan di Tange. Sebbene gli abitanti di Jesolo siano solo 26.000 circa, la città è dimensionata per ospitare comodamente altri 140.000 turisti. Secondo le stime più comuni Jesolo raggiunge nel picco delle due settimane centrali di agosto una popolazione di circa 300.000 persone. Ogni fine settimana estivo vede decine se non centinaia di migliaia di pendolari raggiungere la località dove trascorrono la giornata. I residenti si distribuiscono abbastanza equamente a metà tra il capoluogo (11.275 abitanti) e il Lido (11.155 abitanti). Decisamente meno popolate le frazioni di Cortellazzo (1980 abitanti) e Passarella di Sotto (901 abitanti). === Gli anni duemila e lo sviluppo verticale === Grattacielo Merville Le torri di Piazza Drago G-tower di Piazza Marina A partire dalla seconda metà degli anni novanta, l'amministrazione comunale, ha lanciato un ambizioso programma di rilancio urbanistico, comunemente noto come "Master Plan", realizzato da Kenzō Tange. A partire dal 2000 molti alberghi sono stati riconvertiti in residence e moltissime aree, prima ad uso agricolo, sono state convertite ad uso residenziale, permettendo così la costruzione di decine di nuove strutture ricettive a bassa densità (villaggi turistici), o in alcuni casi ad alta densità, con una verticalizzazione degli edifici (comunemente chiamati "torri") senza precedenti in nessun'altra grande spiaggia italiana. La Torre Aquileia in costruzione Tra i progetti già realizzati, molti progettati da architetti di fama internazionale (le cosiddette archistar), vale la pena citare: * Torre Aquileia (22 piani fuori terra per 94 metri di altezza alla sommità dell'antenna): progettata da Carlos Ferrater, con il suo tetto a vela è diventata uno degli edifici più alti del nordest italiano; * Torri di Piazza Drago (due torri di 22 piani fuori terra ciascuna per 87 metri circa di altezza): caratterizzate da guglie illuminate la notte da fari multicolori, sono diventate ormai due tra i simboli di Jesolo; * Torre Merville - Casa Nel Parco (25 piani fuori terra per 84 metri d'altezza): progettata da Gonçalo Byrne, questa torre rivestita di pareti a specchio azzurre domina la ''skyline'' della zona Pineta; *''Wave Towers'' (17 e 14 piani fuori terra): di recente costruzione, queste nuove torri alle spalle di piazza Trieste sono anch'esse riconoscibili da balconi illuminati al neon; *Golf Club Jesolo: campo da golf a 18 buche, la cui espansione a 27 buche è stata recentemente approvata; * Bafile 360 (10 piani); * Jesolo Lido Village, progetto di Richard Meier. Già precedentemente la ''skyline'' città vedeva la presenza di altre strutture verticali adiacenti alla costa, già a partire dalla fine degli anni settanta, con tre ''residence'' ed un hotel alti rispettivamente 20 (Residence Pineta costruito nel 1964, nelle vicinanze di piazza Europa), 17 (Residence Palace), 16 (Hotel Caravelle) e 13 piani (Residence Airone) piani fuori terra. Numerosi altri progetti sono stati approvati o sono in fase di realizzazione, tra cui: *Oriente 35, progetto di Aurelio Galfetti; * Laguna Tower, una torre di 16 piani fuori terra a destinazione mista museale-residenziale, che sorgerà all'interno del parco commerciale Laguna Shopping; * Residenza Bafjle, un edificio residenziale di 12 piani in fase di costruzione nella zona di piazza Trieste; * Residenze Podium, un complesso commerciale-residenziale in costruzione sul sito in cui sorgeva la vecchia scuola elementare "Giosuè Carducci"; *Un nuovo complesso turistico del valore di 80 milioni di euro, denominato Jesolo Lido Design District, che includerà una torre di 26 piani fuori terra, un hotel, un auditorium e una spa, nella zona precedentemente occupata dalla colonia marina Stella Maris, progettato da C+S Architetti; * Lam Tower, la torre in legno più alta d'Europa (12 piani); * Jesolo Magica, un mega-centro commerciale (53.000 m²) progettato dalla scomparsa Zaha Hadid. === L'isola pedonale più lunga d'Europa === Jesolo vanta quella che è conosciuta come l'isola pedonale più lunga d'Europa. La via commerciale è popolata da oltre 1200 tra negozi, ristoranti, bar e locali di tendenza. Il tratto principale (da piazza Manzoni al camping Internazionale) è lungo 6 chilometri. Il tratto secondario, lungo le via Levantina e Altinate nella zona Est, si sviluppa per circa 2.1 chilometri. === Frazioni === Lo Statuto comunale all'art. 3 c. 2 riconosce le seguenti frazioni: * Cortellazzo, sorge presso la foce del Piave; comprende anche Jesolo Pineta, estremità orientale del Lido * Lido di Jesolo, località a vocazione turistica, posta approssimativamente tra il Sile, il mare, il Piave e le vie Corer, Pazienti, Roma Destra. È suddiviso in tre parrocchie: S. Cuore, corrispondente al vecchio ''Lido dei Lombardi''; S. Maria Ausiliatrice, sul litorale centrale; Ss. Liberale e Mauro, sul litorale orientale. * Passarella di Sotto, situata al confine con il comune di San Donà di Piave (dove si trova Passarella di Sopra). È presente una chiesa del XIX secolo. * Valle di Lio Maggiore, località al confine con il comune di Cavallino-Treporti e adiacente alla laguna di Venezia. È presente un oratorio settecentesco dedicato a S. Antonio da Firenze o S. Antonino (con una scultura lignea quattrocentesca). Vi sono poi i resti di una torre, detta Torre Caligo, di epoca romana con funzioni doganali. L'economia è basata sulla pesca. === Altre località === * Ca' Fornera, a circa 3 km dal capoluogo comunale. La sua chiesa, del 1995, dipende dalla parrocchia di S. Giovanni Battista a Jesolo. La località comprende un castello di fine sec. XIX, detto La Castellana. * Ca' Nani, a circa 2 km dal capoluogo, l'unica zona comunale all'interno della Diocesi di Treviso e non del Patriarcato di Venezia. Comprende un oratorio del 1737, ora diroccato. * Ca' Pirami, bonificata negli anni venti del XX secolo (in tempi antichi era stata una zona paludosa), questa località a vocazione originariamente agricola (frutteti) ora ha un carattere residenziale. Rientra nella parrocchia di S. Giovanni Battista a Jesolo. * La Bassa, nuova zona artigianale, posta approssimativamente tra le vie La Bassa, Ferrari, Roma Destra e Aleardi. * Piave Nuovo, centro abitato lungo la sponda del Piave, tra il Ponte di Eraclea e Passarella di Sotto. Rientra nella parrocchia della Passarella di Sotto. L'economia si basa essenzialmente sulle attività turistiche, sviluppate lungo tutta la costa. L'offerta ricettiva del comune consiste di circa posti letto. La spiaggia di Jesolo lunga circa 15 km è tra le più estese d'Italia, nel 2016 secondo ISTAT le presenze turistiche sono state . === Strade === Le principali vie d'accesso a Jesolo sono la SR 43 "del mare" Portegrandi - Jesolo e la SP 42 "Jesolana" Punta Sabbioni - San Michele al Tagliamento. È stata ultimato a fine gennaio 2013 il primo lotto di una circonvallazione esterna al capoluogo con lo scopo di indirizzare parte del traffico verso la meno congestionata zona Est del Lido. === Mobilità urbana === I trasporti urbani e interurbani di Jesolo vengono svolti con servizi regolari di autobus gestiti dalla società ATVO. === Gemellaggi === * * Le associazioni artistiche delle due città (Circolo Artistico di Jesolo e Kunstverein Velden) sono gemellate culturalmente. La cerimonia è avvenuta a Velden, alla presenza dei rappresentanti dei due Circoli Artistici cittadini e delle principali autorità politiche delle due località. ;Ginnastica artistica In città si svolge il Trofeo Città di Jesolo di Ginnastica Artistica organizzato dalla S.G.A. Gymnasium di Treviso, la più importante gara amichevole internazionale di ginnastica artistica femminile. Nel comune ha luogo la Moonlight Half Marathon, una mezza maratona internazionale misurata e certificata, inserita nel calendario FIDAL. Nel 2011, dal 7 al 9 ottobre, si è svolta presso lo stadio Armando Picchi la 38ª edizione dei Campionati Italiani di Atletica Leggera Individuali e per Regioni categoria Cadetti/e. ;Calcio A Jesolo esistono due società calcistiche, la prima a è l'A.C.D. Jesolo, in Prima Categoria, con alle spalle diverse stagioni in Serie D, la seconda è il ''Calcio Futuro Jesolo 2013'', che milita in Terza Categoria. Inoltre a Jesolo era presente un'altra società, l'Unione Sportiva Città di Jesolo, fondata nel 1969, che ha giocato in Serie C2 che ha cessato l'attività. Lo Stadio Picchi nel 1986 ha ospitato il "Mundialito Femminile", torneo internazionale nel quale la Nazionale femminile di calcio italiana vinse il titolo di "Campione del Mondo". ;Ciclismo Jesolo è stata varie volte arrivo di tappa del Giro d'Italia. Nel 1955 la 16ª tappa vide la vittoria di Rino Benedetti; nel 1970 un'altra 16ª tappa del 1970 si concluse con la vittoria di Dino Zandegù. Nel 1987 vi fu la vittoria di Paolo Cimini alla 14ª tappa; mentre l'anno successivo Paolo Rosola vinse la 20ª tappa. Nel 2015 la 13ª tappa è stata vinta da Sacha Modolo. ;Pallacanestro La città ha avuto dal 1968 fino al 2004 una propria rappresentativa, la ''B.C. Jesolo Basket''; nel 2004 si è unita con la squadra della vicina San Donà di Piave, facendo nascere la Jesolosandonà Basket. La squadra partecipa alla Serie A Dilettanti e gioca al PalaCornaro di Jesolo. ;Pallamano Nel 2008 la città è stata la sede principale del Campionato mondiale universitario di pallamano ;Pallavolo L'Unionvolley gareggia in serie B2 del campionato di volley femminile ;Rugby La squadra della città è lo Jesolo Rugby. Milita nel campionato di Serie B. Nasce nel 1987 e partecipa nella stagione 1987/1988 al Campionato di C2 Triveneto. Lo stadio Picchi ha ospitato nel 2007 la Finale di Coppa Italia di Rugby. ;Tutti gli sport Nel 2007 si sono tenuti i 61º Campionati Nazionali Universitari === Impianti sportivi === * Stadio "Armando Picchi": calcio, rugby e atletica. L'impianto può ospitare 2 000 spettatori. * Palazzo del Turismo: ospita vari incontri delle società sportive Benetton Basket e Sisley Treviso. * Arena Beach: ha ospitato la finale campionato maschile di beach volley.
Jean-Pierre Léaud
Raggiunta la celebrità già come attore bambino per la sua interpretazione nel film ''I 400 colpi'' di François Truffaut, nella sua lunga carriera si è affermato come uno dei volti più noti del cinema francese.
Figlio dell'attrice Jacqueline Pierreux e dello sceneggiatore e assistente alla regia Pierre Léaud, iniziò a recitare come attore bambino a tredici anni nel 1958 con un piccolo ruolo nel film ''Agli ordini del re'' di Georges Lampin, e successivamente nel primo lungometraggio di François Truffaut, ''I 400 colpi'' (1959), interpretando il ruolo di un adolescente, Antoine Doinel, che si scontra con l'incomprensione degli adulti. La sua matura interpretazione lo proiettò a livello internazionale tra i più celebrati attori bambini del tempo. L'ammirazione fu tale che registi famosi come Jean Cocteau (in ''Il testamento di Orfeo'') e Julien Duvivier (in ''Boulevard'') gli offrirono immediatamente altre parti di rilievo. Attore caratterizzato da una particolare dizione e da non pochi manierismi, primo tra tutti il suo modo di passarsi la mano tra i capelli, negli anni Sessanta divenne uno dei volti più noti, se non il più noto, tra gli attori della cosiddetta Nouvelle Vague francese, utilizzato, in particolare da Truffaut e Jean-Luc Godard, come "attore feticcio". Truffaut, che in Léaud riconobbe un vero e proprio ''alter ego'', darà seguito alla saga di Antoine Doinel, dedicandogli altri quattro lavori: ''Antoine e Colette'', episodio de ''L'amore a vent'anni'' (1962), e, con Claude Jade, ''Baci rubati'' (1968), ''Non drammatizziamo... è solo questione di corna'' (1970) e ''L'amore fugge'' (1979). Durante la sua pluridecennale carriera Léaud ha recitato, spesso da protagonista, in molti film di altri registi di elevata caratura tra i quali Jerzy Skolimowski in ''Il vergine'' (1967), Pier Paolo Pasolini in ''Porcile'' (1969), Agnès Varda in ''Jane B. par Agnès V.'' (1988), Aki Kaurismäki in ''Ho affittato un killer'' (1990), ''Vita da bohème'' (1992) e ''Miracolo a Le Havre'' (2011), Olivier Assayas in ''Contro il destino'' (1991) e ''Irma Vep'' (1996), Bertrand Blier in ''Mon homme'' (1996). Ha interpretato uno dei ruoli principali in ''Ultimo tango a Parigi'' (1972) di Bernardo Bertolucci, ma lui e Marlon Brando non si sono mai incontrati di persona: il film non prevedeva infatti scene di compresenza dei due attori, dunque per ottimizzare i tempi le scene di Léaud vennero girate di sabato, giorno in cui Brando rifiutava di lavorare. In ''The Dreamers - I sognatori'' (2003), Bertolucci monta le immagini in bianco e nero di un documentario del 1968, che riprende un giovane e veemente Léaud mentre legge la protesta degli intellettuali contro il Governo, reo di avere sollevato dall'incarico il direttore della ''Cinématheque Francaise'' Henri Langlois, con le immagini a colori di un Léaud maturo, ma ancora deciso a urlare al mondo che ''"la libertà non è un privilegio che si concede, ma che si prende"''. *''Agli ordini del re'' (''La Tour, prends garde!''), regia di Georges Lampin (1958) *''I 400 colpi'' (''Les Quatre Cents Coups''), regia di François Truffaut (1959) *''Il testamento di Orfeo'' (''Le Testament d’Orphée ou ne me demandez pas pourquoi''), regia di Jean Cocteau (1960) *''Boulevard'', regia di Julien Duvivier (1960) *''Antoine e Colette'' (''Antoine et Colette''), episodio di ''L'amore a vent'anni'' (''L'Amour à vingt ans''), regia di François Truffaut (1962) *''L'Amour à la mer'', regia di Guy Gilles (1964) *''Mata-Hari, agente segreto H21'' (''Mata-Hari, agent H 21''), regia di Jean-Louis Richard (1964) *''Agente Lemmy Caution: missione Alphaville'' (''Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution''), regia di Jean-Luc Godard (1965) - cammeo, non accreditato *''Il bandito delle 11'' (''Pierrot le fou''), regia di Jean-Luc Godard (1965) - cammeo, non accreditato *''Il maschio e la femmina'' (''Masculin féminin: 15 faits précis''), regia di Jean-Luc Godard (1966) *''Le Père Noël a les yeux bleus'', regia di Jean Eustache (1966) *''Una storia americana'' (''Made in U.S.A.''), regia di Jean-Luc Godard (1966) *''L'amore nel 2000'' (''Anticipation, ou l'Amour en l'an 2000''), episodio di ''L'amore attraverso i secoli'' (''Le Plus Vieux Métier du monde''), regia di Jean-Luc Godard (1967) *''Il vergine'' (''Le Départ''), regia di Jerzy Skolimowski (1967) *''La cinese'' (''La Chinoise''), regia di Jean-Luc Godard (1967) *''Week End - Una donna e un uomo da sabato a domenica'' (''Week End''), regia di Jean-Luc Godard (1967) *''Baci rubati'' (''Baisers volés''), regia di François Truffaut (1968) *''The Twenty-Years-Old'', episodio di ''Dialóg 20-40-60'', regia di Jerzy Skolimowski (1968) *''La Concentration'', regia di Philippe Garrel (1968) *''Paul'', regia di Diourka Medveczky (1969) *''La gaia scienza'' (''Le Gai Savoir''), regia di Jean-Luc Godard (1969) *''Porcile'', regia di Pier Paolo Pasolini (1969) *''Os Herdeiros'', regia di Carlos Diegues (1970) *''Non drammatizziamo... è solo questione di corna'' (''Domicile conjugal''), regia di François Truffaut (1970) *''Il leone a sette teste'' (''Der Leone Have Sept Cabeças''), regia di Glauber Rocha (1970) *''Une aventure de Billy le Kid'', regia di Luc Moullet (1971) *''Out 1'', regia di Jacques Rivette (1971) *''Le due inglesi'' (''Les Deux Anglaises et le Continent''), regia di François Truffaut (1971) *''Ultimo tango a Parigi'', regia di Bernardo Bertolucci (1972) *''Effetto notte'' (''La Nuit américaine''), regia di François Truffaut (1973) *''La Maman et la Putain'', regia di Jean Eustache (1973) *''Umarmungen und andere Sachen'', regia di Jochen Richter (1975) *''Les Lolos de Lola'', regia di Bernard Dubois (1976) *''L'amore fugge'' (''L'Amour en fuite''), regia di François Truffaut (1979) *''Nervi a pezzi'' (''Parano''), regia di Bernard Dubois (1980) *''Aiutami a sognare'', regia di Pupi Avati (1981) *''La Cassure'', regia di Ramón Muñoz (1981) *''Rebelote'', regia di Jacques Richard (1984) *''Rue Fontaine'', episodio di ''Paris vu par... vingt ans après'', regia di Philippe Garrel (1984) *''Detective'' (''Détective''), regia di Jean-Luc Godard (1985) *''Csak egy mozi'', regia di Pál Sándor (1985) *''L'isola del tesoro'' (''L'Île au trésor''), regia di Raúl Ruiz (1985) *''Corps et Biens'', regia di Benoît Jacquot (1986) *''Boran - Zeit zum Zielen'', regia di Daniel Zuta (1987) *''Les Keufs'', regia di Josiane Balasko (1987) *''Ossegg oder Die Wahrheit über Hänsel und Gretel'', regia di Thees Klahn (1987) *''Jane B. par Agnès V.'', regia di Agnès Varda (1988) *''Vergine taglia 36'' (''36 fillette''), regia di Catherine Breillat (1988) *''La Couleur du vent'', regia di Pierre Granier-Deferre (1988) *''Bunker Palace Hôtel'', regia di Enki Bilal (1989) *''Ho affittato un killer'' (''I Hired a Contract Killer''), regia di Aki Kaurismäki (1990) *''Contro il destino'' (''Paris s'éveille''), regia di Olivier Assayas (1991) *''C'est la vie'', regia di Daniel Cohn-Bendit e Peter Franz Steinbach (1991) *''Vita da bohème'' (''La Vie de bohème''), regia di Aki Kaurismäki (1992) *''La nascita dell'amore'' (''La Naissance de l'amour''), regia di Philippe Garrel (1993) *''Personne ne m'aime'', regia di Marion Vernoux (1994) *''Cento e una notte'' (''Les Cent et Une Nuits de Simon Cinéma''), regia di Agnès Varda (1995) *''Mon homme'', regia di Bertrand Blier (1996) *''Le Journal du séducteur'', regia di Danièle Dubroux (1996) *''Irma Vep'', regia di Olivier Assayas (1996) *''Per scherzo'' (''Pour rire!''), regia di Lucas Belvaux (1997) *''Innocent'', regia di Costa Natsis (1999) *''Un affare di gusto'' (''Une affaire de goût''), regia di Bernard Rapp (2000) *''L'Affaire Marcorelle'', regia di Serge Le Péron (2000) *''Che ora è laggiù?'' (''Nǐ nà biān jǐ diǎn''), regia di Tsai Ming-liang (2001) *''Le Pornographe'', regia di Bertrand Bonello (2001) *''La Guerre à Paris'', regia di Yolande Zauberman (2002) *''The Dreamers - I sognatori'' (''The Dreamers''), regia di Bernardo Bertolucci (2003) *''Folle Embellie'', regia di Dominique Cabrera (2004) *''J'ai vu tuer Ben Barka'', regia di Serge Le Péron (2005) *''Visage'', regia di Tsai Ming-liang (2009) *''Fred Vargas: Crime Collection'' (''Fred Vargas Collection'') - serie TV, un episodio (2009) *''Miracolo a Le Havre'' (''Le Havre''), regia di Aki Kaurismäki (2011) *''Camille redouble'', regia di Noémie Lvovsky (2012) *''La morte di Louis XIV'' (''La Mort de Louis XIV''), regia di Albert Serra (2016) *''M'', regia di Sara Forestier (2017) *''Le lion est mort ce soir'', regia di Nobuhiro Suwa (2017) *''Alien Crystal Palace'', regia di Arielle Dombasle (2018) *''C'è tempo'', regia di Walter Veltroni (2019) - cammeo * Premio BAFTA ** 1961 - Candidatura al miglior attore esordiente per ''I 400 colpi'' * Festival di Berlino ** 1966 - Orso d'argento per il miglior attore per ''Il maschio e la femmina'' * Festival di Cannes ** 2001 - Premio FIPRESCI (Settimana della critica) per ''Le Pornographe'' ** 2016 - Palma d'oro onoraria * Premio César ** 1988 - Candidatura al migliore attore non protagonista per ''Les Keufs'' ** 2000 - Premio César onorario * Premio Lumière ** 2017 - Miglior attore per ''La morte di Louis XIV'' Nelle versioni in lingua italiana dei suoi film, Jean-Pierre Léaud è stato doppiato da: * Massimo Turci in ''L'amore a vent'anni'', ''Ultimo tango a Parigi'', ''Effetto notte'' * Oreste Lionello in ''Week End - Una donna e un uomo da sabato a domenica'' * Stefano Benassi in ''The Dreamers - I sognatori''
Johnny Cash
Fu definito "The Man in Black" in virtù della sua preferenza per gli abiti neri, e da ciò il titolo di un suo album e della sua prima autobiografia. Tradizionalmente iniziava i concerti con la semplice frase: ''«Hello, I'm Johnny Cash»'' seguita dall'esecuzione di ''Folsom Prison Blues''. È stato uno dei pochissimi cantanti ad avere venduto più di novanta milioni di dischi. Sebbene sia principalmente ricordato come un'icona della musica country, il suo repertorio spaziava attraverso generi quali rock and roll, rockabilly, blues, folk, e gospel. Questa poliedricità di stili valse a Cash il raro onore di essere introdotto nella Country Music Hall of Fame and Museum, nella Rock and Roll Hall of Fame e nella Gospel Music Hall of Fame. Le sue canzoni trattavano tematiche quali il dolore, l'afflizione morale e il riscatto, specialmente nell'ultima parte di carriera. Alcuni dei suoi brani più celebri sono ''I Walk the Line'', ''Folsom Prison Blues'', ''Ring of Fire'', ''Get Rhythm'', e ''Man in Black''. Nonostante l'immagine austera ed autorevole, incise anche alcuni pezzi dal taglio umoristico come ''One Piece at a Time'' e ''A Boy Named Sue''; duetti con la futura moglie June Carter e, nell'ultima parte di carriera, sorprendenti reinterpretazioni di brani di artisti rock contemporanei, come ''Hurt'' dei Nine Inch Nails, ''Personal Jesus'' dei Depeche Mode, ''Rusty Cage'' dei Soundgarden e ''One'' degli U2. Cash era una figura atipica nella musica popolare americana del XX secolo, pur essendo un cristiano dalle convinzioni evangeliche tradizionali, era rispettato e riverito da icone della cultura alternativa oltre che da importanti figure della cultura dominante. Morto nel 2003, venne sepolto accanto alla moglie nel cimitero Hendersonville Memory Gardens a Hendersonville, nel Tennessee.
=== Infanzia e giovinezza === Benvenuti a Dyess, città di Johnny Cash. Nato quarto di sette figli (oltre a lui: Jack, per la cui tragica morte Johnny soffrirà molto, Joanne, Louise, Reba, Roy, e Tommy, anche quest'ultimo artista country di successo) da Ray Cash (1897-1985) e Carrie Cloveree (1904-1991) da una numerosa e povera famiglia contadina dell'Arkansas, Cash aiuta da bambino i genitori nella coltivazione del cotone in un piccolo appezzamento di terreno fornito dal governo in seguito al New Deal a Dyess (Arkansas). Cash riferirà di avere sangue indiano nelle vene, fatto mai provato. Nel 1944, l'amato fratello maggiore Jack Cash resta ucciso in un incidente con una sega elettrica all'età di quindici anni. Il padre, distrutto dal dolore, arriverà a incolpare Johnny dell'accaduto, dicendogli che avrebbe preferito fosse morto lui. L'evento lo porta a una sempre maggiore introspezione, introducendolo al piacere di scrivere storie e, soprattutto, di suonare la chitarra. Si appassiona alla musica attraverso i canti della chiesa e l'ascolto della musica country e blues alla radio. Il 7 luglio 1950 si arruolò nell'United States Air Force e effettuò il servizio alla Lackland Air Force Base e poi alla Brooks Air Force Base, sempre in Texas. A San Antonio (Texas) venne assegnato all'United States Air Force Security Service con il compito di intercettare le informazioni morse trasmesse dai sovietici; nel frattempo conobbe Vivian Liberto, all'epoca studentessa liceale conosciuta il 18 luglio 1951. Compie una parte del servizio militare in Germania a Landsberg am Lech (Baviera) dove acquista una chitarra e inizia ad imparare a suonarla da autodidatta e fonda il suo primo gruppo, ''The Landsberg Barbarians''. In quel periodo terrà una fitta corrispondenza con Vivian, che sposerà il 7 agosto 1954, dopo il congedo terminato il 3 luglio 1954. Il matrimonio finirà nel 1967 a causa dei problemi legati alla dipendenza dalle droghe di Cash e del suo comportamento libertino. Dal matrimonio con la Liberto ebbe quattro figli (Rosanne, Kathy, Cindy e Tara). Leggenda vuole che il giovane Cash abbia scatenato una furibonda rissa in un ufficio postale di Memphis a causa di una sgarbata risposta ricevuta dall'impiegato delle poste. === Primo contratto con la Sun Records === Johnny Cash a inizio carriera in una foto pubblicitaria della Sun Records Johnny Cash and the Tennessee Three nel 1961 Nel 1954, Cash e Vivian si trasferiscono a Memphis, Tennessee, dove Johnny vende elettrodomestici porta a porta mentre studia per diventare annunciatore radiofonico. Alla sera si ritrova con il chitarrista Luther Perkins e con il bassista Marshall Grant per suonare gospel in sessioni informali. Insieme a Perkins e Grant forma la band "Johnny Cash and the Tennessee Two", successivamente ribattezzati "Tennessee Three" dopo l'arrivo del batterista W.S. Holland. Ottiene il primo contratto discografico nel 1955 con la Sun Records di Memphis, per cui incide i primi singoli, tra cui ''Cry, Cry, Cry'' (sua prima incisione) e ''Folsom Prison Blues'' che contiene il celebre verso: ''«I shot a man in Reno, just to watch him die»'' ("Sparai ad un uomo a Reno, solo per vederlo morire"). Nel 1957 è il primo solista dell'etichetta Sun a pubblicare un long playing, ''Johnny Cash with His Hot and Blue Guitar''. La sua voce basso-baritonale, profonda nonostante la giovane età, lo stile di scrittura che pur restando ancorato alla tradizione country, riusciva ad interessare anche il pubblico del rock and roll grazie a sonorità spesso vicine al rockabilly e a testi che trattavano di contrasti generazionali, amori impossibili e malinconici e ribelli senza causa, ne decretano il successo in patria che esplode clamoroso. Il 4 dicembre 1956, qualche tempo dopo il suo passaggio alla RCA Records, Elvis Presley si recò a salutare il produttore Sam Phillips ai Sun Studio mentre Carl Perkins stava registrando nuove canzoni, con Jerry Lee Lewis che lo accompagnava al pianoforte. Anche Cash si trovava nello studio e i quattro diedero inizio ad una jam session improvvisata. Phillips non si lasciò scappare l'occasione di registrare la sessione che riuniva insieme le quattro giovani stelle e le registrazioni, circa metà delle quali consistevano in esecuzioni di brani gospel, furono pubblicate anni dopo con il titolo ''Million Dollar Quartet''. Dalle registrazioni, della durata complessiva di circa 70 minuti, la voce di Johnny Cash non è quasi mai riconoscibile; alcune fonti dicono perché Cash abbandonò quasi subito la seduta ma lo stesso Cash, nella sua autobiografia, afferma di essere stato presente a tutta la registrazione ma di aver cantato lontano dal microfono e in una tonalità più alta del suo solito per accordarsi a quella di Elvis. Nel 1960 il passaggio alla Columbia dove incide un album gospel, ''Hymns by Johnny Cash'', progetto che aveva in mente di realizzare alla Sun Records ma che Phillips gli aveva sconsigliato. Il successo ha un impatto devastante sulla sua fragile psiche: la frenetica attività porta Cash a fare uso di stimolanti e anfetamine per reagire allo stress dei tour e di conseguenza a sonniferi per riuscire a dormire. Non capiterà di rado che il musicista debba annullare numerosi concerti a causa di questi abusi. A ciò si aggiungono problemi familiari, dipendenza da droghe e guai giudiziari. === Immagine da "ribelle fuorilegge" === Johnny Cash nel 1969. Con il procedere della carriera negli anni cinquanta, Cash iniziò a bere alcolici in maniera smodata e sviluppò una dipendenza da anfetamine e barbiturici. Per un breve lasso di tempo, divise un appartamento a Nashville con Waylon Jennings, anch'egli dipendente dalle anfetamine. Cash ricorreva alle anfetamine per restare sveglio durante le tournée e per sopportare gli stressanti ritmi del mondo del music business. Conoscenti ed amici scherzavano circa il suo comportamento "nervoso" ed "erratico", ma ignoravano che dipendesse dal crescente consumo di droghe. Anche se si trovava spesso in uno stato di perdita del controllo, la frenetica creatività di Cash in questo periodo non subì rallentamenti e gli fornì diversi successi da classifica. La sua versione di ''Ring of Fire'' raggiunse la vetta delle classifiche country ed entrò nella Top 20 dei singoli pop statunitensi. Nel giugno 1965, il suo camper prese fuoco mentre si trovava a pesca con il nipote Damon Fielder in California, e l'incendio bruciò circa 283 ettari di parco e quasi lo uccise. Cash dichiarò che l'incendio era scaturito da un guasto meccanico al tubo di scappamento del camper, ma le autorità locali lo accusarono di aver incautamente acceso un fuoco per riscaldarsi e che la situazione gli fosse sfuggita di mano. Venne condannato a pagare una multa di 125.172 dollari poi ridotta a 82.001 dollari. Johnny Cash nel 1969 Sebbene Cash coltivasse consapevolmente la propria "romantica immagine da fuorilegge", non scontò mai una pena detentiva in carcere. Finì in cella per ubriachezza molesta o possesso di droga svariate volte, ma non ci rimase mai più di una notte. Il problema più grave con la legge lo ebbe durante il tour del 1965, quando il 4 ottobre venne arrestato dalla squadra narcotici a El Paso, Texas. Gli agenti sospettavano che stesse importando eroina dal Messico, invece gli trovarono 688 pastiglie di Dexedrina (anfetamine) e 475 tavolette di Equanil (sedativi e tranquillanti) nascoste nella custodia della chitarra. Gli agenti della dogana federale lo arrestarono e lo rinchiusero nel carcere locale. Il giorno dopo Cash apparve di fronte al giudice e fu accusato di aver intenzionalmente introdotto droga nel Paese. Fu rilasciato dietro pagamento di una cauzione di 1,500 dollari in attesa del processo. Dopo l'udienza in tribunale venne scortato con le manette ai polsi da due poliziotti in borghese, un fotografo scattò una foto e Cash gli sferrò un calcio dalla rabbia. Due mesi dopo, si ripresentò a El Paso per dichiararsi colpevole di detenzione illegale di droghe. Un secondo arresto avvenne l'11 maggio 1965 a Starkville, Mississippi, per vagabondaggio ed essere entrato in una proprietà privata senza autorizzazione, nell'atto di cogliere fiori di notte nel giardino di una abitazione privata (l'incidente in questione gli fornì l'ispirazione per la canzone ''Starkville City Jail''). Nella metà degli anni sessanta, la sua dipendenza dalle droghe raggiunse l'apice, e il conseguente comportamento distruttivo portò al divorzio dalla prima moglie che lo accusò di "crudeltà mentale". L'ultimo arresto subito da Johnny Cash ebbe luogo nel 1967 a Walker County, Georgia, dopo che era rimasto coinvolto in un incidente d'auto mentre trasportava una borsa piena di tranquillanti. Cash cercò di corrompere l'agente di polizia accorso sul posto, che però rifiutò il denaro e lo arrestò per tentata corruzione di un pubblico ufficiale. Trascorse la notte in carcere a LaFayette (Georgia), venendo rilasciato il giorno seguente dopo una "ramanzina" da parte dello sceriffo locale circa i pericoli delle sostanze stupefacenti e su quanto stesse sprecando il suo talento. Johnny Cash con la sua seconda moglie June Carter Nel 1968, dopo aver tentato il suicidio mentre era sotto l'effetto della droga, ebbe una sorta di "risveglio spirituale" e decise di farla finita con pillole ed alcol. Nel tentativo di disintossicarsi gli fu d'aiuto la vicinanza di June Carter, con la quale si sposò il 1º marzo 1968, e della di lei famiglia. Nello stesso periodo riscoprì anche la propria fede in Dio, frequentando assiduamente la chiesa del reverendo Jimmie Rodgers Snow (figlio della leggenda country Hank Snow) a Nashville. Secondo l'amico di lunga data Marshall Grant, nel 1968 Cash non smise completamente di assumere droghe, tuttavia ridusse di molto il consumo delle stesse e, a partire dal 1970, restò "pulito" per sette anni di fila. Nel 1977 ricadde nel consumo di anfetamine. Nel 1983, divenuto nuovamente tossicodipendente, si ricoverò nella Clinica Betty Ford per disintossicarsi. Restò in seguito fuori dalla droga per alcuni anni, ma nel 1989 dovette ancora ricoverarsi al "Cumberland Heights Alcohol and Drug Treatment Center" di Nashville. === Attivismo per i nativi americani === Nel 1965, Cash e June Carter apparvero allo show televisivo di Pete Seeger, ''Rainbow Quest'', nel quale spiegarono il loro attivismo a favore dei Nativi americani: La Columbia, etichetta con la quale Cash era sotto contratto, si era opposta all'idea di includere tale brano nel prossimo album dell'artista, considerandolo "troppo radicale per il pubblico". Il fatto che Cash cantasse canzoni sulla tragedia del popolo nativo americano e sulla violenza contro di esso contrastava vivamente con l'ambiente mainstream della musica country degli anni cinquanta. Nel 1964, grazie al successo riscosso dal precedente album ''I Walk The Line'', Cash poté finalmente permettersi di registrare e pubblicare l'album ''Bitter Tears: Ballads of the American Indian''. Il disco contiene canzoni che parlano di varie tribù indiane, e della violenze commesse contro di esse dai conquistatori bianchi: Pima (''The Ballad of Ira Hayes''), Navajo (''Navajo''), Apache (''Apache Tears''), Lakota (''Big Foot''), Seneca (''As Long as the Grass Shall Grow''), e Cherokee (''Talking Leaves''). Cash scrisse tre delle canzoni da solo ed una insieme a Johnny Horton, ma la maggior parte delle canzoni di protesta furono composte dall'artista folk Peter La Farge (figlio dell'attivista e premio Pulitzer Oliver La Farge), che aveva conosciuto a New York negli anni sessanta. Il singolo estratto dall'album, ''The Ballad of Ira Hayes'', non venne trasmesso dalle stazioni radio "di destra" e la casa discografica non fece nessuna promozione al disco data la natura "contestataria" del brano. In risposta a questa sorta di boicottaggio, il 22 agosto 1964, il cantante pubblicò una lettera aperta su ''Billboard Magazine'', definendo l'industria discografica "codarda": Cash si occupò personalmente della promozione del singolo ed utilizzò la sua influenza personale presso i vari disc jockey così da permettere alla canzone di raggiungere la seconda posizione nella classifica del country. In seguito, anche al ''The Johnny Cash Show'', continuò a raccontare storie sull'oppressione dei nativi americani, attraverso canzoni e filmati. Nel 1966, a conferma suo attivismo dalla parte dei nativi, il cantante divenne membro onorario della Nazione Seneca. Nel 1968 tenne un concerto nella riserva indiana Rosebud, posta nei pressi del luogo storico del massacro di Wounded Knee, al fine di raccogliere fondi per la costruzione di una scuola. === Concerti in prigione e matrimonio con June Carter === San Quintino Verso la fine degli anni sessanta si trasferisce a Nashville, dove tenta di cambiare vita e dove sposa nel 1968 June Carter, che nel 1963 aveva scritto insieme a Merle Kilgore la canzone ''Ring of Fire'', brano poi registrato da Anita Carter, sorella di June. Cash l'ascoltò e dichiarò in una radio che se entro sei mesi dall'uscita non avesse riscosso il meritato successo l'avrebbe reinterpretata e modificata in quanto riteneva che la canzone fosse molto pregevole. ''Ring of Fire'' è oggi ritenuto uno dei suoi più grandi successi. Due anni più tardi la coppia avrà un figlio, John Carter Cash. La versatilità nell'interpretare ballate, gospel, blues, country e rockabilly e l'incisività delle sue composizioni, ispirate alla vita e al lavoro quotidiano, fanno di Cash un vero e proprio punto di congiunzione tra la tradizione, il country moderno e il pop commerciale. A quegli anni risale la collaborazione con il cantante Bob Dylan, nata da stima e ammirazione reciproca, con cui incide 20 canzoni che appariranno nel bootleg ''Big River, The Nashville Session'' tra cui il brano ''Girl from the North Country'' che apparirà nell'LP ''Nashville Skyline'' di Dylan. Nel biennio 1968-69 pubblica i celebri album ''Johnny Cash at Folsom Prison'' (1968) e ''Johnny Cash at San Quentin'' (1969). Entrambi gli album dal vivo, registrati all'interno di carceri di massima sicurezza di fronte a un pubblico di detenuti, riscuotono enorme successo di critica e pubblico. ''At San Quentin'' include il singolo di successo ''A Boy Named Sue'', che raggiunge la vetta della classifica country e la seconda posizione nella classifica pop statunitense. La versione della canzone pubblicata su singolo, venne censurata eliminando alcuni termini ritenuti "sconvenienti". Dal punto di vista commerciale, nel 1969 Cash eclissa addirittura i Beatles negli Stati Uniti vendendo 6.5 milioni di copie di dischi. Nel 1972 Cash si esibisce nella prigione di Österåker in Svezia. L'album live ''På Österåker'' viene pubblicato nel 1973, ma non riscuote il successo dei suoi predecessori. Nel 1976, un ulteriore concerto in carcere, questa volta presso la "Tennessee Prison", viene filmato per la trasmissione televisiva. Il concerto verrà pubblicato postumo dopo la morte di Cash con il titolo ''A Concert Behind Prison Walls'' nel 2003. === ''The Johnny Cash Show'' === Il Ryman Auditorium, sede storica del ''Grand Ole Opry'', dove ebbero luogo le riprese del ''Johnny Cash Show'' dal 1969 al 1971. Dal 1969 al 1971, Cash conduce il suo personale show televisivo, il ''Johnny Cash Show'', sul canale ABC. In ogni puntata aprono per lui gli Statler Brothers; la Carter Family e la leggenda rockabilly Carl Perkins sono anch'essi parte dell'abituale entourage del programma. Inoltre, puntata dopo puntata, Cash invita allo show svariati nomi celebri del music business in qualità di ospiti, inclusi Neil Young, Stevie Wonder, Louis Armstrong, Neil Diamond, Joni Mitchell, Kenny Rogers (che partecipa quattro volte), James Taylor, Ray Charles, Roger Miller, Roy Orbison, Derek and the Dominos, e Bob Dylan. Durante questo periodo, contribuisce alla colonna sonora del film ''Lo spavaldo'' (''Little Fauss and Big Halsy''), nel quale recitano Robert Redford, Michael J. Pollard, e Lauren Hutton. ''The Ballad of Little Fauss and Big Halsey'', scritta da Carl Perkins per il film, riceve una nomination ai Golden Globe. Altro artista che beneficiò dell'esposizione mediatica allo show fu Kris Kristofferson, che all'epoca stava iniziando a farsi un nome come cantautore. Durante un'esecuzione dal vivo del pezzo di Kristofferson ''Sunday Mornin' Comin' Down'', Cash si rifiutò di cambiare le parole del testo come da indicazione dei dirigenti del network, e cantò il brano senza omettere i riferimenti alla marijuana: In questo periodo Cash inizia a modificare il proprio aspetto, smette di imbrillantinarsi i capelli e se li cotona; inoltre comincia ad indossare completi meno sobri ed austeri diversificando il suo guardaroba in funzione della nuova veste di star televisiva. Lo show venne cancellato nel 1971. L'ultima puntata andò in onda il 31 marzo. Nonostante i risultati più che dignitosi, il programma venne cancellato perché la ABC, su pressione degli sponsor, era alla ricerca di un pubblico maggiormente sofisticato, e decise di focalizzare l'attenzione su show dall'ambientazione più giovane, moderna ed urbana. Per fare spazio a queste nuove produzioni, tutti i programmi a tema campestre furono cancellati in contemporanea. L'operazione divenne nota con il nome "purga rurale". === "The Man in Black" === Johnny Cash negli anni settanta All'inizio degli anni settanta, "cristallizzò" la propria immagine pubblica come "The Man in Black" ("l'uomo in nero"). Nei concerti si esibiva regolarmente vestito di nero, indossando un lungo cappotto anch'esso nero. Questo modo di vestire era in netto contrasto con gli sgargianti costumi colorati e i cappelli da cowboy indossati dalla maggior parte dei cantanti country dell'epoca. Nel 1971 scrisse a proposito la canzone ''Man in Black'', per spiegare il suo stile d'abbigliamento: A parte le ragioni politiche, Cash disse anche che semplicemente gli piaceva il nero e che era il colore più pratico da indossare sul palco, soprattutto quando si esibiva spesso in chiesa agli inizi di carriera. Nel 1971 interpreta ''A Gunfight'', (''Quattro tocchi di campana''), film western con Kirk Douglas; poi partecipa a ''The Gospel Road'', pellicola imperniata sulla figura di Gesù Cristo e compare nella serie televisiva del ''Tenente Colombo'' con Peter Falk in un memorabile episodio dal titolo ''Swan Song'', in Italiano ''Il canto del cigno'', dove impersona un cantante country-folk dal nome Tommy Brown che ha molto della sua biografia. Qualcuno disse: Tommy Brown "è" Johnny Cash. Anche la produzione musicale è di alto livello e mantiene Cash ai vertici delle classifiche con album come ''What Is Truth'', ''Man in Black'' e ''Flesh and Blood''. Pubblica un'autobiografia nel 1975, ''Man in Black'', che ottiene una vendita di 1.300.000 copie (una seconda autobiografia compare nel 1998, ''Cash: The Autobiography''). Sul finire degli anni settanta, la popolarità di Cash e il numero dei suoi successi iniziarono a diminuire. Apparve in spot televisivi che pubblicizzavano compagnie petrolifere e un'azienda produttrice di modellini di treni. Johnny Cash nel 1977 Grazie alla sua amicizia di lunga data con il predicatore Billy Graham, fu questo un periodo di grande fervore religioso per Cash nel quale egli continuò a proporre regolarmente brani gospel e canzoni religiose durante i concerti e in molti dei suoi dischi dell'epoca, sebbene nel 1979 la Columbia si rifiutò di pubblicare il doppio album gospel ''A Believer Sings the Truth'', che finì per essere distribuito dalla Cachet Records, etichetta sussidiaria della Columbia. Anche se il suo show era stato cancellato dalla programmazione nel 1971, Cash continuò ad apparire in televisione, presentando speciali natalizi sulla CBS fino agli inizi degli anni ottanta. Nel corso degli anni stabilì rapporti di amicizia con svariati presidenti in carica degli Stati Uniti, da Richard Nixon e Jimmy Carter, a Ronald Reagan e George W. Bush. Quando venne invitato alla Casa Bianca per la prima volta nel 1970, i collaboratori di Nixon gli chiesero di suonare ''Okie from Muskogee'' (una canzone satirica di Merle Haggard sulla gente che biasimava i movimenti giovanili antimilitaristi), ''Welfare Cadillac'' (di Guy Drake), e ''A Boy Named Sue''. Cash accettò di eseguire solo quest'ultima, ed aggiunse invece ''The Ballad of Ira Hayes'' (brano che racconta la storia di un nativo americano veterano di guerra disprezzato al suo ritorno a casa in Arizona), ''What Is Truth'' e ''Man in Black''. === Declino artistico e fisico === Johnny Cash nel 1972 alla Casa Bianca con Richard Nixon discute della riforma carceraria Nel 1980, all'età di 48 anni diviene l'artista vivente più giovane ad essere introdotto nella Country Music Hall of Fame, ma negli anni ottanta ha inizio il declino artistico, nonostante lo circondi la stima di colleghi e appassionati: resta comunque in classifica specialmente con l'album ''Johnny 99,'' album di cover che include due brani di Bruce Springsteen tra cui ''Johnny 99'', da cui il titolo. Nel 1984 pubblica un'autoparodia di se stesso con la canzone ''The Chicken in Black'', che narra la storia del cervello di Cash che viene trapiantato in un pollo mentre lui in cambio riceve quello di un rapinatore di banche di nome Manhattan Flash. Nel 1988 avrebbe poi ammesso a Bill Flanagan della rivista ''Musician'' che la canzone era veramente orribile: Il biografo Robert Hilburn, nel libro ''Johnny Cash: The Life'' del 2013 smentisce però l'ipotesi che Cash abbia scelto intenzionalmente di incidere una canzone così ridicola come forma di protesta per il trattamento che stava ricevendo dalla sua casa discografica storica, la Columbia. Al contrario, Hilburn avanza l'ipotesi che sia stata la Columbia stessa a proporre la canzone a Cash, che memore dei successi precedenti ottenuti con brani dai risvolti comici come ''A Boy Named Sue'' e ''One Piece at a Time'', accettò entusiasticamente, suonando la canzone dal vivo e girando un videoclip comico dove appare vestito da supereroe rapinatore di banche. Sempre secondo Hilburn, l'entusiasmo di Cash per il brano sfumò quando Waylon Jennings gli disse che sembrava un "buffone" nel video, e quindi Cash chiese alla Columbia di ritirare il video e il singolo dai negozi. Tra il 1981 e il 1984, registrò numerose sessioni con il produttore Billy Sherrill che rimasero inedite fino al 2014, quando videro la luce su etichetta Legacy Recordings pubblicate nell'album ''Out Among the Stars''. Dopo una serie di ulteriori insuccessi nel periodo 1984-85, Cash lasciò la Columbia per accasarsi alla Mercury Records, per la quale pubblicò l'album ''Johnny Cash Is Coming to Town'' senza però riscuotere particolari consensi. A partire dal 1985 incide dischi e gira in tour con Waylon Jennings, Willie Nelson, e Kris Kristofferson nel supergruppo country The Highwaymen, pubblicando tre album (''Highwayman'' nel 1985 che raggiunge il 1º posto nella classifica country, ''Highwayman 2'' nel 1990, e ''The Road Goes on Forever'' nel 1995). Dei quattro membri del gruppo, Cash era l'unico a non essere texano. Nel 1986, Cash fece ritorno negli studi della Sun Records a Memphis per incidere insieme a Roy Orbison, Jerry Lee Lewis, e Carl Perkins l'album nostalgico ''Class of '55''. Verso il finire del decennio, iniziarono per lui gravi problemi di salute. Il 16 maggio 1987, durante un concerto nell'Iowa, Cash fu costretto ad interrompere l'esibizione per problemi cardiaci, inizialmente imputati alla stanchezza. Nel dicembre 1988 venne ricoverato al Baptist Hospital di Nashville per sottoporsi ad un intervento di doppio bypass coronarico. Nel gennaio del 1990, a seguito dell'estrazione di un dente malato, subì un serio infortunio alla mandibola. Le ripetute operazioni per porre rimedio all'infortunio e il danno ai nervi della mandibola alterarono il suo aspetto. Il lato inferiore sinistro del volto apparve d'ora in poi permanentemente gonfio. Negli anni seguenti sarà afflitto anche da polmonite, diabete, peritonite, perdita parziale della vista, e da un imprecisato disturbo nervoso degenerativo (probabilmente una disautonomia) che lo porterà ad avere problemi motori costringendolo, nell'ultimissimo periodo di vita, su una sedia a rotelle. Nel 1993 partecipa all'album ''Zooropa'' degli U2 dove canta il brano di chiusura del disco, ''The Wanderer'', canzone che appare nel medesimo anno con un missaggio leggermente diverso anche sulla colonna sonora del film ''Così lontano così vicino'' di Wim Wenders. === Resurrezione artistica: American Recordings === Johnny Cash in concerto nel 1993 Il produttore discografico Rick Rubin, che "resuscitò" la carriera di Cash a partire dagli anni novanta facendo conoscere la sua musica alle nuove generazioni Nel 1994, con il nuovo contratto con la American Recordings di Rick Rubin, avviene la resurrezione di Johnny Cash. Rubin, da sempre suo grande ammiratore, introduce Cash a una nuova generazione di pubblico, rinverdendone la fama e sottolineando ai più giovani la sua statura artistica e di leggenda vivente. Il primo disco, ''American Recordings'' (1994), album prettamente acustico costituito da canzoni del suo repertorio e da reinterpretazioni di brani di artisti contemporanei scelti da Rubin, è accolto trionfalmente (e vince il premio Grammy nella categoria Best Contemporary Folk Album), e così i seguenti ''Unchained'' (1998), ''American III: Solitary Man'' (2000) e ''American IV: The Man Comes Around'' (2002), il suo ultimo album, che esce quasi in contemporanea con un album-tributo che gli dedicano colleghi di tutte le generazioni. Sempre per la serie "American", usciranno poi postumi due album: ''American V: A Hundred Highways'' (2006) e ''American VI: Ain't No Grave'' (2010), contenenti le ultime registrazioni del grande cantautore, raccolte da Rubin. === La morte a breve distanza da quella di June === La stella dedicata a Johnny Cash Il 15 maggio 2003, a poco meno di 74 anni, muore la moglie June. Nel settembre dello stesso anno Cash viene ricoverato nel Baptist Hospital di Nashville per complicazioni diabetiche, e vi muore il 12 settembre all'età di 71 anni. Viene sepolto accanto alla moglie nel cimitero Hendersonville Memory Gardens a Hendersonville, nel Tennessee. Una delle ultime collaborazioni di Cash con il produttore Rick Rubin, l'album ''American V: A Hundred Highways'', esce postumo il 4 luglio 2006. Il disco debutta in vetta alla classifica ''Billboard'' Top 200 nella settimana del 22 luglio. Il 23 febbraio 2010, tre giorni prima di quello che sarebbe stato il 78º compleanno di Cash, viene pubblicato il secondo album postumo, intitolato ''American VI: Ain't No Grave''. L'artista è ricordato nella Hollywood Walk of Fame. La tomba di Johnny Cash. Cash venne cresciuto dai genitori secondo la fede cristiana battista della Southern Baptist Convention. Fu battezzato nel 1944 nel fiume Tyronza come membro della Central Baptist Church di Dyess, Arkansas. Problematico, travagliato, ma devoto cristiano, Cash è stato definito una sorta di "lente di ingrandimento attraverso la quale osservare le contraddizioni e le sfide della nazione americana". Studioso di testi biblici, negli anni settanta scrisse un romanzo cristiano intitolato ''Man in White'' sulla vita di San Paolo, e nell'introduzione dello stesso riportò l'aneddoto a proposito di un giornalista che, interessato alle sue credenze religiose, gli aveva chiesto se il romanzo era scritto dal punto di vista di un battista, di un cattolico, o di un ebreo. Cash si rifiutò di rispondere al quesito affermando: «Sono cristiano. Non mi mettere in altre categorie». Nel 1973 Johnny Cash fu autore della sceneggiatura di una pellicola rappresentante la vita del personaggio storico di Gesù, intolata “Gospel Road: A Story Of Jesus”. Una volta Johnny Cash dichiarò di ritenersi "il più grande peccatore di tutti, un uomo sopravvalutato e pieno di contraddizioni". Prese l'abitudine di vestirsi sempre di nero perché suonando assiduamente in chiesa, lo riteneva il colore più adatto. Nel 1977 si laureò in teologia presso la Scuola Cristiana Internazionale di Teologia e fu consacrato "Ministro di culto". A Cash viene attribuita la conversione al Cristianesimo dell'attore e cantante John Schneider. Nonostante le sue profonde credenze religiose, Cash non fu però mai considerato un bigotto reazionario; nel corso di un'intervista disse di se stesso: === Il film biografico === Nel novembre 2005 debutta nelle sale cinematografiche statunitensi ''Quando l'amore brucia l'anima'' (''Walk the Line''), film su Cash interpretato da Joaquin Phoenix, diretto da James Mangold e con Reese Witherspoon nella parte di June Carter, che riceverà il premio Oscar (Academy Award) come miglior attrice protagonista 2006. === L'incendio della casa "storica" === La casa dei Cash/Carter a Hendersonville (sul lago Old Hickory, 30 km a nord-est di Nashville) fu costruita su tre piani nel 1967 in legno, pietra e mattoni rossi da Braxton Dixon. I Cash vi abitarono dal 1968. La dimora - i cui interni compaiono anche nell'ultimo video, ''Hurt'' (premiato postumo nel 2004 con il Grammy Award), in cui Cash esegue la canzone dei Nine Inch Nails - è andata distrutta in un incendio il 10 aprile 2007 mentre erano in corso gli ultimi lavori di ristrutturazione. Dal 2006 l'abitazione è di proprietà di Barry Gibb, leader del gruppo dei Bee Gees, che si era detto impegnato a conservarla in onore del cantante country. Sarebbe dovuta diventare la casa estiva del nuovo proprietario, alla ricerca di un ''buen retiro'' in cui rifugiarsi a comporre nel periodo degli uragani di Miami. Johnny e June Carter possedevano anche una casa in Giamaica e una terza in Tennessee, ma consideravano quella di Hendersonville la loro dimora principale, celebrata anche dalla figlia di Cash, Rosanne Cash, nella canzone ''House on the Lake'' dell'LP ''Black Cadillac''. *Il nome Johnny Cash viene citato nel film ''Apollo 13''. *Nella serie ''Stargate Atlantis'' il protagonista della serie, John Sheppard, ha un poster di Cash nella propria stanza nella città di Atlantide. *Il 5 giugno 2013 venne messo in vendita un francobollo in edizione limitata con l'effige di Johnny Cash. Il francobollo mostra una foto promozionale di Cash risalente al 1963 scattata in occasione della pubblicazione dell'album ''Ring of Fire: The Best of Johnny Cash''. *Fu utilizzata la versione di Cash del brano ''Ain't No Grave'' per la promo dell'incontro tra The Undertaker e Triple H a WrestleMania XXVII. *Nel 2015, una nuova specie di tarantola nera venne identificata nei pressi della prigione di Folsom, e fu denominata Aphonopelma johnnycashi in suo onore. *Nel 2013 viene citato nella serie TV gallese ''Hinterland'' (''Y Gwyll''). Nel corso della prima puntata il detective Tom Mathias, giunto sull scena di un crimine vede un uomo vestito con un lungo cappotto nero e chiede a un suo collaboratore: "Who's Johnny Cash?". === Album in studio === *1957 – ''Johnny Cash with His Hot and Blue Guitar'' (Sun Records) *1958 – ''The Fabolous Johnny Cash'' (Sun Records) *1958 – ''Sings the Songs That Made Him Famous'' (Columbia Records) *1959 – ''Greatest!'' (Sun Records) *1959 – ''Hymns by Johnny Cash'' (Columbia Records) *1959 – ''Songs for our Soil'' (Columbia Records) *1960 – ''Johnny Cash Sings Hank Williams'' (Sun Records) *1960 – ''Ride This Train'' (Columbia Records) *1960 – ''Now, There Was a Song!'' (Columbia Records) *1961 – ''Now Here's Johnny Cash'' (Sun Records) *1961 – ''The Lure of the Grand Canyon'' (Columbia Records) *1962 – ''Hymns from the Heart'' (Columbia Records) *1962 – ''The Sound of Johnny Cash'' (Columbia Records) *1963 – ''Blood, Sweat and Tears'' (Columbia Records) *1963 – ''The Christmas Spirit'' (Columbia Records) *1964 – ''The Original Sun Sound of Johnny Cash'' (Sun Records) *1964 – ''Bitter Tears: Ballads of the American Indian'' (Columbia Records) *1965 – ''Orange Blossom Special'' (Columbia Records) *1965 – ''Sings the Ballads of the True West'' (Columbia Records) *1966 – ''Everybody Loves a Nut'' (Columbia Records) *1966 – ''Happyness is You'' (Columbia Records) *1967 – ''Carryin' On with Johnny Cash and June Carter'' (Columbia Records) *1968 – ''From Sea to Shining Sea'' (Columbia Records) *1969 – ''The Holy Land'' (Columbia Records) *1970 – ''Hello, I'm Johnny Cash'' (Columbia Records) *1971 – ''Man in Black'' (Columbia Records) *1972 – ''A Thing Called Love'' (Columbia Records) *1972 – ''America: A 200-Year Salute in Story and Song'' (Columbia Records) *1972 – ''The Johnny Cash Family Christmas'' (Columbia Records) *1973 – ''Any Old Wind That Blows'' (Columbia Records) *1973 – ''Johnny Cash and His Woman'' (Columbia Records) *1974 – ''Ragged Old Flag'' (Columbia Records) *1974 – ''The Junkie and the Juicehead Minus Me'' (Columbia Records) *1975 – ''The Johnny Cash Children's Album'' (Columbia Records) *1975 – ''Sings Precious Memories'' (Columbia Records) *1975 – ''John R. Cash'' (Columbia Records) *1975 – ''Look at Them Beans'' (Columbia Records) *1976 – ''One Piece at a Time'' (Columbia Records) *1976 – ''The Last Gunfighter Ballad'' (Columbia Records) *1977 – ''The Rambler'' (Columbia Records) *1978 – ''I Would Like To See You Again'' (Columbia Records) *1978 – ''Gone Girl'' (Columbia Records) *1979 – ''Silver'' (Columbia Records) *1980 – ''Rockabilly Blues'' (Columbia Records) *1980 – ''Classic Christmas'' (Columbia Records) *1981 – ''The Baron'' (Columbia Records) *1982 – ''The Adventures of Johnny Cash'' (Columbia Records) *1983 – ''Johnny 99'' (Columbia Records) *1986 – ''Rainbow'' (Columbia Records) *1987 – ''Johnny Cash Is Coming to Town'' (Mercury Records) *1988 – ''Water from the Wells of Home'' (Mercury Records) *1989 – ''Boom Chicka Boom'' (Mercury Records) *1991 – ''The Mystery of Life'' (Mercury Records) *1994 – ''American Recordings'' (American Recordings) *1996 – ''Unchained'' (American Recordings) *2000 – ''American III: Solitary Man'' (American Recordings) *2002 – ''American IV: The Man Comes Around'' (American Recordings) *2002 – ''Johnny Cash and Friends'' (American Recordings) *2003 – ''Unearthed'' (American Recordings) *2004 – ''My Mother's Hymn Book'' (American Recordings) *2006 – ''American V: A Hundred Highways'' (American Recordings) *2010 – ''American VI: Ain't No Grave'' (American Recordings) *2014 – ''Out Among the Stars'' (Legacy Recordings) === Video === *2003 - ''A Concert Behind Prison Walls'' *2005 - ''Live at Montreux 1994'' *2005 - ''CBS TV Anniversary Special: The First 25 Years'' *2005 - ''Live from Austin, TX'' *2006 - ''Live in Denmark'' *2006 - ''Johnny Cash in Ireland'' *2008 - ''Cash for Kenya: Live in Johnstown, PA'' * ''Five Minutes to Live'', regia di Bill Karn (1961) * ''The Road to Nashville'', regia di Will Zens (1967) * ''Quattro tocchi di campana'' (''A Gunfight''), regia di Lamont Johnson (1971) * ''The Gospel Road'', regia di Robert Elfstrom (1974) * ''Una vera amicizia'' (''Thaddeus Rose and Eddie''), regia di Jack Starrett (1978) * ''Gli ultimi giorni di Frank e Jesse James'' (''The Last Days of Frank and Jesse James''), regia di William A. Graham (1986) * ''Il canto del cigno (1974), Colombo'' episodio 3x07 * ''La casa nella prateria'' episodio 3x01 (1976) * ''La signora del West'' episodio 1x05-2x05-3x09-5x16 (1993-1997) * ''Renegade'' episodio 4x22 (1996) * ''I Simpson'' episodio 8x09 (1997)
JPEG
'''JPEG''' è l'acronimo di '''J'''oint '''P'''hotographic '''E'''xperts '''G'''roup, un comitato di esperti ISO/CCITT che ha definito il primo standard internazionale di compressione dell'immagine digitale a tono continuo, sia a livelli di grigio sia a colori. La stessa combinazione di caratteri indica anche il diffusissimo algoritmo di compressione a perdita di informazioni, che è disponibile in formato aperto e a implementazione libera. Si noti tuttavia che parlare di "file in formato jpg" è concettualmente errato, in quanto non esiste un "formato di file jpg": il file ''contenitore'' può essere di vario tipo , ed è solo l'immagine ''contenuta'' ad essere effettivamente in formato jpg. Si tratta dello stesso ordine di concetti relativo ad esempio ai file video avi o mkv, che possono contenere file compressi con una moltitudine di algoritmi estremamente vari. JPEG è divenuto il più diffuso standard di compressione delle immagini fotografiche.
La specifica JPEG originale pubblicata nel 1992 implementa i processi di vari precedenti documenti di ricerca e brevetti citati dal CCITT (ora ITU-T ) e dal Joint Photographic Experts Group. La base principale per l'algoritmo di compressione con perdita di dati di JPEG è la trasformata discreta di coseno (DCT), proposta per la prima volta da Nasir Ahmed come tecnica di compressione delle immagini nel 1972. Ahmed ha sviluppato un algoritmo DCT pratico con T. Natarajan della Kansas State University e KR Rao della University of Texas nel 1973. Il loro documento fondamentale del 1974 è citato nelle specifiche JPEG, insieme a diversi articoli di ricerca successivi che hanno ulteriormente lavorato su DCT, tra cui un articolo del 1977 di Wen-Hsiung Chen, CH Smith e SC Fralick che descriveva un veloce algoritmo DCT, , nonché un articolo del 1978 di NJ Narasinha e SC Fralick, e un articolo del 1984 di BG Lee. La specifica cita anche un articolo del 1984 di Wen-Hsiung Chen e WK Pratt come influenza sul suo algoritmo di quantizzazione, e l'articolo del 1952 di David A. Huffman per il suo algoritmo di codifica Huffman . La specifica JPEG cita brevetti di diverse aziende. I seguenti brevetti hanno fornito le basi per il suo algoritmo di codifica aritmetica . * IBM ** Brevetto USA 4.652.856 - 4 febbraio 1986 - Kottappuram MA Mohiuddin e Jorma J. Rissanen - Codice aritmetico multi-alfabeto senza moltiplicazione ** Brevetto USA 4.905.297 - 27 febbraio 1990 - G. Langdon, JL Mitchell, WB Pennebaker e Jorma J. Rissanen - Sistema di codifica e decodifica aritmetica ** Brevetto USA 4.935.882 - 19 giugno 1990 - WB Pennebaker e JL Mitchell - Adattamento della probabilità per programmatori aritmetici * Mitsubishi Electric ** JP H02202267 ( 1021672 ) - 21 gennaio 1989 - Toshihiro Kimura, Shigenori Kino, Fumitaka Ono, Masayuki Yoshida - Sistema di codifica ** JP H03247123 ( 2-46275 ) - 26 febbraio 1990 - Fumitaka Ono, Tomohiro Kimura, Masayuki Yoshida e Shigenori Kino - Apparecchi di codifica e metodo di codifica La specifica JPEG cita anche altri tre brevetti di IBM. Altre società citate come titolari di brevetti includono AT&T (due brevetti) e Canon Inc. Assente dall'elenco è il brevetto USA 4.698.672 , depositato da Wen-Hsiung Chen e Daniel J. Klenke di Compression Labs nell'ottobre 1986. Il brevetto descrive un Algoritmo di compressione delle immagini basato su DCT, che sarebbe poi causa di polemiche nel 2002 (vedi ''polemiche sui brevetti di'' seguito). Tuttavia, la specifica JPEG citava due precedenti lavori di ricerca di Wen-Hsiung Chen, pubblicati nel 1977 e nel 1984. === Caratteristiche del formato jpeg === JPEG specifica solamente come una immagine possa essere trasformata in una sequenza di byte, ma non come questa possa essere incapsulata in un formato di file. I due aspetti sono spesso confusi ed il termine "jpeg" viene utilizzato come sinonimo di "file contenente un'immagine compressa con jpeg". Lo standard JPEG definisce due metodi di compressione di base, uno basato sull'uso della trasformata discreta del coseno (DCT-''Discrete Cosine Transformì'') con "compressione di tipo lossy" cioè con perdita di informazione, l'altro sull'uso di un metodo predittivo con compressione di tipo "lossless" cioè senza perdita di informazione. TAC addominale L'algoritmo base del JPEG di tipo "lossy" viene detto "baseline"; inoltre sono state definite delle estensioni opzionali del metodo "lossy" per la compressione di tipo gerarchico e progressivo. Le estensioni di file più comuni per i file che utilizzano la compressione JPEG sono '''.jpg'''e '''.jpeg''', tuttavia .jpe, .jfife .jifsono anche utilizzate. È anche possibile che i dati JPEG vengano incorporati in altri tipi di file: i file codificati TIFF spesso incorporano un'immagine JPEG come anteprima dell'immagine principale o contengono direttamente immagini compresse con JPEG; i file MP3 possono contenere un file JPEG di copertina nel tag ID3v2 . === Estensioni dei file compressi con jpeg === L'estensione più comune per i file contenenti immagini in questo formato è .jpg, ma sono anche usate .jpeg, .jfif, .JPG, .JPE. I file contenenti immagini compresse con JPG possono essere diversi, anche se presentano la medesima estensione. Un file denominato ".jpg" può infatti essere strutturato sia come JFIF/jpeg (''JPEG File Interchange Format'', il formato standardizzato creato da ''Independent JPEG Group'' che specifica come produrre un file appropriato per la memorizzazione su computer di uno stream JPEG), sia come Exif/jpeg (''Exchangeable image file format'', un formato NON standardizzato ma molto diffuso creato dalle industrie produttrici di fotocamere digitali). Inoltre, ci sono altri formati di file basati su JPEG, come ad esempio JPEG Network Graphics (JNG), mentre altri ancora possono talvolta contenere stream jpeg (TIFF). === Conversione immagine da bitmap a JPEG === Essenzialmente il JPEG opera in 4 passi fondamentali per trasformare un'immagine bitmap in una JPEG e viceversa. Tali passi sono: L'immagine, vista come matrice di dimensioni NxN generiche, viene suddivisa in blocchetti di 8x8 pixel (se i blocchi di dati fossero di dimensioni più grandi, l'elaborazione risulterebbe troppo pesante e lenta; se più piccoli, non conterrebbero sufficiente informazione). Per ogni blocchetto si hanno le seguenti elaborazioni in sequenza: * Rappresentazione in ambito frequenziale tramite DCT (trasformata discreta del coseno) se opera in modalità lossy, uso dei predittori in modalità lossless. * Quantizzazione effettuata tramite opportune matrici, che, di solito, danno maggior peso ai coefficienti di ordine più basso (che rappresentano le basse frequenze spaziali), in quanto, per le proprietà della DCT, sono più importanti ai fini della sintesi dell'immagine, in quanto il sistema visivo umano percepisce meglio le basse frequenze spaziali rispetto alle alte frequenze. * Codifica entropica ed eliminazione delle ridondanze di tipo statistico tramite codifica RLE e codici di Huffman; la componente continua della DCT, invece, è codificata in DPCM (''Differential pulse-code modulation''). Il ''fattore di compressione'' che si può raggiungere è determinato essenzialmente da un parametro di scalature per le matrici di quantizzazione. Tanto più piccolo è questo parametro, tanto peggiore è la qualità. Si può ottenere un fattore di compressione 15:1 senza alterare visibilmente la qualità dell'immagine. Esempio di immagine compressa con l'algoritmo standard a diverse qualità: JPEG qualità 10% - 3,2 KB JPEG qualità 50% - 6,7 KB JPEG qualità 90% - 30,2 KB JPEG qualità 100% - 87,7 KB Immagine compressa in jpeg, in cui è possibile vedere la graduale variazione di qualità grafica con l'aumento della compressione (da sinistra a destra) Come si può notare, il miglior rapporto qualità/dimensione si ha con valore intorno al 90%. È inoltre immediatamente osservabile come, all'aumentare del livello di compressione, compaiano artefatti sempre più evidenti dal punto di vista visivo. Tra questi, il più tipico per il formato JPEG (come per tutti i formati che si basano sulla DCT) è la quadrettatura, o "blocking"; oltre ad esso si verificano fenomeni di "ringing" (fenomeno di Gibbs) e "blurring", o "blur" (sfocatura). === Utilizzo === JPEG è l'algoritmo più diffuso per la memorizzazione di fotografie. È inoltre molto comune su World Wide Web. Non è invece adatto per disegni geometrici, immagini al tratto e a colori uniformi, testo o icone, impieghi per i quali sono di impiego più comune i formati Portable Network Graphics (PNG) e Graphics Interchange Format (GIF). Non possiede la possibilità di generare immagini animate === Altri formati di compressione "lossy" === Nuovi metodi lossy, in particolare quelli basati sulle DWT (Discrete Wavelet Transform), garantiscono migliori risultati in alcuni casi. Il comitato JPEG ha creato un nuovo standard basato su wavelet, JPEG 2000, con la prospettiva di sostituire nel tempo lo standard JPEG.
John Wilder Tukey
Svolse un ruolo importante nello sviluppo della statistica di metà Novecento. Ebbe una forte attitudine a collaborare con colleghi, cosicché molti dei suoi studi lo vedono coautore.
Figlio unico di Ralph H. e Adah M. (Tasker) Tukey, ricevette un'educazione privata a casa, approfittando del fatto che entrambi i genitori erano insegnanti. L'insegnamento fuori casa cominciò soltanto con il suo ingresso nella Brown University di Providence, Rhode Island, dove studiò matematica e chimica, laureandosi in chimica. Proseguì gli studi cominciando nel 1937 il dottorato in matematica presso l'Università di Princeton, che conseguì nel 1939 con la tesi ''Denumerability in topology'', pubblicata successivamente (nel 1940) con il titolo ''Convergence and uniformity in topology''. Accettò l'incarico di insegnamento e in questo periodo i suoi sforzi erano concentrati su temi della matematica astratta. Durante la seconda guerra mondiale lavorò al Fire Control Research Office (diretto da Merrill Flood) dove venne coinvolto in argomenti di statistica che lo appassionarono alla scienza. Approfittò pure del fatto che a Princeton ci fossero altri statistici di fama – come Charles P. Winsor, George W. Brown, Wilfrid Dixon, Paul Dwyer, Samuel Stanley Wilks e William G. Cochran – coinvolti in ricerche riguardanti gli sforzi bellici. Alla fine della guerra gli venne proposto da Wilks – che era consapevole del talento di Tukey – un posto come statistico presso il dipartimento di matematica di Princeton. Posto che Tukey accettò, lavorando però pure per gli AT&T Bell Laboratories. Il primo notevole contributo alla statistica fu l'introduzione di tecniche moderne per la stima dello spettro nelle serie storiche. Nel 1965 pubblica con James William Cooley su ''Mathematics in Computation'' un articolo sull'algoritmo per la ''Fast Fourier Transform''. Si occupò pure di filosofia della statistica, nonché dei metodi grafici per l'analisi dei dati, introducendo in quell'ambito tra l'altro il Box-and-Whisker Plot e il diagramma Stem-and-Leaf. Contribuì pure con quella che oggi viene chiamata ''Tukey's Paired Comparisons'' e all'analisi della varianza. Anche il Test di Siegel-Tukey porta il suo nome. Nel 1965 gli è stato assegnato il Premio Samuel S. Wilks. * ''Denumerability in topology'', tesi di dottorato in matematica, 1939, pubblicata nel 1940 con il titolo ''Convergence and uniformity in topology'' * ''Generalized "sandwich" theorems'' in ''Duke Math.'', 1942, coautore Arthur Harold Stone * ''Statistical problems of the Kinsey report'' (coautori F.Mosteller e William G. Cochran, ''American Statistical Association'', 1954) * ''Bias and confidence in not-quite large samples'', in ''The Annals of Mathematical Statistics'', 1958 * ''A nonparametric sum of ranks procedure for relative spread in unpaired samples'', in ''Journal of the American Statistical Association'', 1960 (coautore Sidney Siegel) * Approximate behavior of the distribution of Winsorized t, in Technometrics, 1968, coautore Wilfrid J. Dixon
JavaScript
In informatica '''JavaScript''' è un linguaggio di programmazione orientato agli oggetti e agli eventi, comunemente utilizzato nella programmazione Web lato client per la creazione, in siti web e applicazioni web, di effetti dinamici interattivi tramite funzioni di script invocate da ''eventi'' innescati a loro volta in vari modi dall'utente sulla pagina web in uso . Originariamente sviluppato da Brendan Eich della Netscape Communications con il nome di '''Mochan''' e successivamente di '''LiveScript''', in seguito è stato rinominato "''JavaScript''" ed è stato formalizzato con una sintassi più vicina a quella del linguaggio Java di Sun Microsystems . Standardizzato per la prima volta il 1997 dalla ECMA con il nome '''ECMAScript''', l'ultimo standard, di giugno 2017, è ECMA-262 Edition 8 ed è anche uno standard ISO .
Le funzioni di script, utilizzati dunque nella ''logica di presentazione'', possono essere opportunamente inserite in file HTML, in pagine JSP o in appositi file separati con estensione ''.js'' poi richiamati nella ''logica di business''. Ultimamente il suo campo di utilizzo è stato esteso alle cosiddette ''Hybrid App'' (app ibride), con le quali è possibile creare app per più sistemi operativi utilizzando un unico codice sorgente basato appunto su JavaScript, HTML e CSS. === Java, JavaScript e JScript === Il cambio di nome da LiveScript a JavaScript si ebbe più o meno nel periodo in cui Netscape stava includendo il supporto per la tecnologia Java nel suo browser Netscape Navigator. La scelta del nome si rivelò fonte di grande confusione. Non c'è una vera relazione tra Java e JavaScript; le loro somiglianze sono soprattutto nella sintassi (derivata in entrambi i casi dal linguaggio C); le loro semantiche sono piuttosto diverse, e in particolare i loro ''object model'' non hanno relazione e sono notevolmente incompatibili. Dato il successo di JavaScript come linguaggio per arricchire le pagine web, Microsoft sviluppò un linguaggio compatibile, conosciuto come ''JScript''. La necessità di specifiche comuni fu alla base dello standard ECMA 262 per ECMAScript, di cui sono state pubblicate otto edizioni da quando il lavoro iniziò, nel novembre 1996. === Aspetti strutturali === Le caratteristiche principali di JavaScript sono: * essere un linguaggio interpretato: il codice non viene compilato, ma eseguito direttamente; in JavaScript lato client, il codice viene eseguito dall'interprete contenuto nel browser dell'utente. * la sintassi è relativamente simile a quella dei linguaggi C, C++ e Java. * definisce le funzionalità tipiche dei linguaggi di programmazione ad alto livello (strutture di controllo, cicli, ecc.) e consente l'utilizzo del paradigma object oriented. * è un linguaggio debolmente tipizzato. * è un linguaggio debolmente orientato agli oggetti. Ad esempio, il meccanismo dell'ereditarietà è più simile a quello del Self e del NewtonScript che a quello del linguaggio Java, fortemente orientato agli oggetti. Gli oggetti stessi ricordano più gli array associativi del linguaggio Perl che gli oggetti di Java o C++. Altri aspetti di interesse: in JavaScript lato client, il codice viene eseguito direttamente sul client e non sul server. Il vantaggio di questo approccio è che, anche con la presenza di script particolarmente complessi, il web server non rischia sovraccarichi dato che il lavoro viene svolto dal client. Un rovescio della medaglia è che, nel caso di script particolarmente grandi, il tempo per il trasferimento dalla rete può diventare eccessivamente lungo. Inoltre ogni informazione che presuppone un accesso a dati memorizzati in una base di dati remota deve essere rimandata a un linguaggio che effettui materialmente la transazione, per poi restituire i risultati ad una o più variabili JavaScript; operazioni del genere richiedono un nuovo caricamento della pagina stessa. Questi limiti sono però stati superati in buona parte con la nascita di AJAX. Alcune altre caratteristiche di JavaScript degne di nota: * Può usare caratteri Unicode * Può valutare le espressioni regolari (introdotte nella versione 1.2; supporto da parte dei browser: a partire da Netscape Navigator 4 e Internet Explorer 4) * Le espressioni JavaScript contenute in una stringa possono essere valutate usando la funzione eval. === Incompatibilità === Le varie implementazioni di JavaScript, come già accaduto per HTML, spesso non sono conformi agli standard, ma piuttosto sono costruite per funzionare con uno specifico browser web e con un insieme di versioni specifiche degli stessi. L'attuale standard ECMAScript dovrebbe essere teoricamente la base di tutte le implementazioni JavaScript, ma in pratica i browser Mozilla (e Netscape) usano ''JavaScript'', Microsoft Internet Explorer usa ''JScript'', e altri browser come Opera e Safari usano altre implementazioni ''ECMAScript'', spesso con ulteriori caratteristiche non standard per permettere la compatibilità con JavaScript e JScript. JavaScript e JScript contengono molte caratteristiche che non sono parte dello standard ufficiale ECMAScript, e possono anche essere privi di diverse caratteristiche. In tal modo, sono in parte incompatibili, il che porta gli autori di script a dovere sopperire a tali problemi durante la scrittura del software. Tra i due, JavaScript è più conforme allo standard: ciò significa che uno script redatto secondo gli standard ECMA funzionerà con la maggior parte dei browser, soprattutto se in versioni recenti. Un altro effetto è che ciascun browser potrebbe trattare lo stesso script in modo diverso, e ciò che funziona in un browser potrebbe non funzionare in un altro, o in una diversa versione dello stesso browser. Come con l'HTML, è quindi raccomandabile scrivere codice conforme agli standard. Naturalmente negli anni sono state realizzate varie librerie e framework che possono essere usate per semplificare la scrittura di codice JavaScript che funzioni correttamente indipendentemente dal browser usato. Una delle librerie più conosciute e diffuse per semplificare la scrittura di semplici script all'interno di pagine HTML o PHP è jQuery, mentre esistono numerosi framework per scrivere applicativi in JavaScript anche estremamente sofisticati (lato client e/o lato server) ignorando del tutto la necessità di dovere riconoscere quale browser utilizzerà l'utente finale. ==== Contromisure ==== Esistono due tecniche principali per gestire le incompatibilità: ''browser sniffing'' (letteralmente "annusare il browser") e ''object detection'' ("rilevazione dell'oggetto"). Quando esistevano solo due browser che supportavano lo scripting, ovvero Netscape e Internet Explorer, il browser sniffing era la tecnica più diffusa. Controllando un certo numero di proprietà del client, che restituivano informazioni su piattaforma, browser e versione, era possibile per il codice discernere esattamente in quale browser veniva eseguito. in seguito le tecniche di ''sniffing'' divennero più difficili da implementare, dato che Internet Explorer cominciò a dissimulare le proprie informazioni, per esempio fornendo informazioni sul browser sempre più inaccurate (i motivi per questo comportamento della Microsoft sono da tempo oggetto di disputa). Più tardi ancora, il browser sniffing divenne una sorta di complicata forma d'arte, quando cioè altri browser dotati di scripting entrarono nel mercato, ciascuno con proprie informazioni su piattaforma, client e versione. L'object detection si basa sul controllo dell'esistenza della proprietà di un oggetto. function set_image_source(imageName, imageURL) { // Test per verificare se l'oggetto 'document' ha una proprietà 'images' if (document.images) { // eseguito solo se esiste un vettore 'images' document.images imageName .src = imageURL; } } Un esempio più complesso si basa sull'uso di test booleani collegati: if (document.body && document.body.style) In questo caso, l'espressione "document.body.style" normalmente causerebbe un errore in un browser che non ha la proprietà "document.body", ma l'uso dell'operatore "&&" assicura che "document.body.style" non venga mai chiamato se "document.body" non esiste. Il test sfrutta questa particolarità della valutazione di espressioni logiche, chiamata ''lazy evaluation'' (lett. "valutazione pigra"). Oggi, una combinazione di browser sniffing, object detection, e conformità agli standard come le specifiche ECMAScript e i CSS sono usati in varie misure per provare ad assicurare che un utente non incontri mai un errore JavaScript. === Uso === A differenza di altri linguaggi, quali il C o il C++, che permettono la scrittura di programmi completamente stand-alone, JavaScript viene utilizzato soprattutto come linguaggio di scripting, integrato, ovvero all'interno di altro codice. L'idea di base è che il ''programma ospite'' (quello che ospita ed esegue lo script) fornisca allo script un'API ben definita, che consente l'accesso ad operazioni specifiche, la cui implementazione è a carico del ''programma ospite'' stesso. Lo script, quando eseguito, utilizza riferimenti a questa API per richiedere (al ''programma ospite'') l'esecuzione di operazioni specifiche, non previste dai costrutti del linguaggio JavaScript in sé. Tale meccanismo viene adottato anche in linguaggi quale il C o Java, nel quale il programma si affida a delle librerie, non previste dal linguaggio in sé, che permettono di effettuare operazioni quali l'I/O o l'esecuzione di chiamate a funzioni di sistema. L'esempio tipico (e, forse, il più noto e comune) di ''programma ospite'' per uno script JavaScript è quello del browser. Un browser moderno incorpora normalmente un interprete JavaScript. Quando viene visitata una pagina web che contiene codice JavaScript, quest'ultimo viene eseguito dall'interprete contenuto nel browser. Le interfacce che consentono a JavaScript di rapportarsi con un browser sono chiamate DOM (''Document Object Model'' in italiano ''Modello a Oggetti del Documento''). Molti siti web usano la tecnologia JavaScript lato client per creare potenti applicazioni web dinamiche. Un uso principale del JavaScript in ambito Web è la scrittura di piccole funzioni integrate nelle pagine HTML che interagiscono con il DOM del browser per compiere determinate azioni non possibili con il solo HTML statico: controllare i valori nei campi di input, nascondere o visualizzare determinati elementi, ecc. Sfortunatamente, gli standard DOM imposti dal W3C non sempre vengono rispettati in modo consistente ed omogeneo da tutti. Browser diversi, a seconda del loro motore di rendering, espongono diversi oggetti o metodi allo script, perciò spesso è necessario implementare controlli aggiuntivi ad una funzione JavaScript, per garantirne la compatibilità con ciascun browser e persino in funzione delle varie versioni del medesimo browser. Al di fuori del Web, interpreti JavaScript sono integrati in diverse applicazioni. Adobe Acrobat e Adobe Reader supportano JavaScript nei file PDF. La piattaforma Mozilla, che è alla base di molti diffusi browser Web, usa JavaScript per implementare l'interfaccia utente e la logica di transazione dei suoi vari prodotti. Gli interpreti JavaScript sono integrati anche nelle applicazioni proprietarie prive di interfacce programmabili via script. Infine la tecnologia Windows Script Host di Microsoft supporta JavaScript (via JScript), un linguaggio di scripting per i sistemi operativi. Ciascuna di queste applicazioni fornisce il proprio modello a oggetti che dà accesso all'ambiente ospite, con il nucleo del linguaggio JavaScript che rimane per lo più invariato in ciascuna applicazione. Ci sono diverse implementazioni del nucleo del linguaggio JavaScript, tra le quali: * KJS * Rhino * SpiderMonkey * Narcissus * NJS * NGS * Resin * FESI * SEE * DMDScript * V8 * JägerMonkey * Chakra ==== Utilizzo in HTML ==== ===== Tag ''script'' (HTML) ===== Per inserire uno script in una pagina HTML, è necessario l'utilizzo del tag ''script''. Questo tag non è parte del linguaggio JavaScript in sé, serve solo come "contenitore" all'interno di una pagina HTML. // Un documento può presentare in più parti la definizione del tag script. Tramite questo tag si può rappresentare la versione utilizzata e a seconda del browser si avrà l'interpretazione della parte di codice appropriata. Le definizioni possono essere le seguenti: ... ===== Esempio: Hello world! ===== Il seguente esempio visualizza un messaggio di avviso con all'interno scritto "Hello world". alert('Hello world'); Per "scrivere" direttamente nella pagina HTML: document.write('Hello world'); Il tipo MIME per il codice sorgente JavaScript source code è application/javascript, ma è più usato text/javascript, anche se non standard. Per integrare del codice JavaScript in un documento HTML, bisogna farlo precedere da: e seguire da: Browser più vecchi tipicamente richiedono che il codice inizi con: I segnalatori di commento sono necessari per assicurare che il codice non venga visualizzato come testo da browser molto vecchi che non riconoscono il tag nei documenti HTML, mentre LANGUAGE è un attributo HTML (il cui uso è ormai sconsigliato) che può essere richiesto da vecchi browser. Comunque, i tag nei documenti XHTML/XML non funzionano se commentati, dato che i parser conformi agli standard XHTML/XML ignorano i commenti e possono anche incontrare problemi con i simboli --, e > negli script (per esempio, confondendoli con gli operatori di decremento degli interi e di confronto). I documenti XHTML dovrebbero quindi includere gli script come sezioni CDATA dell'XML, facendoli precedere da // e facendoli seguire da //> (I simboli '//' all'inizio di una linea segnalano l'inizio di un commento JavaScript, per impedire che e > vengano analizzati dallo script.) Gli elementi HTML possono contenere eventi intrinseci che possono essere associati a gestori specificati da uno script. Per scrivere del codice HTML 4.01 valido, il server web dovrebbe restituire un 'Content-Script-Type' con valore 'text/JavaScript'. Se il server web non può essere configurato a tale scopo, l'autore del sito web può inserire la seguente dichiarazione nella sezione di intestazione del documento ==== Usi frequenti nei web browser ==== JavaScript può essere usato per ogni aspetto dello scripting lato ''client'' di un web browser, ma alcuni usi si sono diffusi più di altri. Tra gli esempi ricorrenti vi sono la sostituzione di immagini, la creazione di finestre ''pop-up e'' la convalida dei dati inseriti in ''form''. Nella maggior parte dei browser, il seguente frammento di codice XHTML mostra un modo con cui un'immagine può essere sostituita con un'altra quando l'utente muove il cursore su di essa. Tale effetto è chiamato spesso ''rollover'' o ''mouse over''. Comunque comportamenti simili possono essere ottenuti anche usando solo i CSS. ==== Filiazioni ==== Un nuovo esempio di uso di JavaScript sono i Bookmarklet, piccole sezioni di codice all'interno dei ''segnalibri'' o ''Preferiti'' dei browser web. Il linguaggio di programmazione usato in Macromedia Flash (chiamato ActionScript) ha una forte somiglianza con JavaScript, dovuta alla loro relazione condivisa con ECMAScript. ActionScript ha quasi la stessa sintassi di JavaScript, ma il modello a oggetti è decisamente diverso. ''JavaScript for OSA'' (JavaScript OSA, or JSOSA), è un linguaggio di scripting per Macintosh basato sull'implementazione JavaScript 1.5 di Mozilla. È un componente freeware reso disponibile da Late Night Software. L'interazione con il sistema operativo e con le applicazioni di terze parti è gestita tramite un oggetto ''MacOS''. A parte ciò, il linguaggio è virtualmente identico all'implementazione Mozilla. È stato proposto come alternativa al più usato linguaggio AppleScript. === Variabili === Le variabili sono in genere tipizzate dinamicamente ovvero sono definite semplicemente assegnando loro un valore oppure usando il comando let; quelle dichiarate fuori da qualunque funzione sono in visibilità "globale" ovvero accessibili dall'intera pagina web; quelle dichiarate dentro una funzione sono invece locali ovvero interne per quella funzione. Per passare variabili da una pagina all'altra, uno sviluppatore può impostare un cookie o usare un frame nascosto o una finestra in background per memorizzarli. === Oggetti === Ogni cosa in JavaScript è o un valore primitivo o un oggetto. Gli oggetti sono entità dotate di unicità (sono uguali solo a sé stessi) e che associano nomi di proprietà a valori. Ciò significa che un oggetto è un vettore associativo simile agli hash in Perl e Ruby, o ai dizionari in Python, PostScript e Smalltalk. JavaScript ha diversi generi di oggetti predefiniti, in particolare ''Array'', ''Boolean'' (booleani), ''Date'' (oggetti contenenti una data e un'ora), ''Function'' (funzioni), ''Math'' (oggetto contenente funzioni di uso nel calcolo matematico), ''Number'' (numeri), ''Object'' (oggetti), ''RegExp'' (espressioni regolari) e ''String'' (stringhe). Altri oggetti sono gli "oggetti ospiti", definiti non dal linguaggio ma dall'ambiente di esecuzione. In un browser, i tipici oggetti ospite appartengono al DOM: ''window'' (finestra), ''form'' (maschera), ''link'' (collegamento) ecc. File:JSDOM.gif Definendo un costruttore, è possibile definire oggetti. JavaScript è un linguaggio orientato a oggetti basato su prototipi. Ciò significa che l'eredità è fra oggetti, non fra classi (JavaScript non ha classi). Gli oggetti ereditano le proprietà dai loro prototipi. Si possono aggiungere ulteriori proprietà o metodi ai singoli oggetti dopo che sono stati creati. Per far questo per tutte le istanze create da un singolo costruttore, si può usare la proprietà prototype del costruttore per accedere all'oggetto prototipo. Esempio: Creazione di un oggetto // costruttore function MyObject(attributeA, attributeB) { this.attributeA = attributeA this.attributeB = attributeB } // crea un Oggetto obj = new MyObject('red', 1000) // accede ad un attributo di obj alert(obj.attributeA) // accede ad un attributo con la notazione del vettore associativo alert(obj"attributeA") ==== Simulare l'ereditarietà ==== La gerarchia degli oggetti in JavaScript può essere emulata. Per esempio: function Base() { this.Override = _Override; this.BaseFunction = _BaseFunction; function _Override() { alert("Base::Override()"); } function _BaseFunction() { alert("Base::BaseFunction()"); } } function Derive() { this.Override = _Override; function _Override() { alert("Derive::Override()"); } } Derive.prototype = new Base(); d = new Derive(); d.Override(); d.BaseFunction(); risulterà nell'output: Derive::Override() Base::BaseFunction() ==== Oggetti predefiniti ==== Oltre a permettere la definizione di oggetti, JavaScript mette a disposizione tutta una serie di oggetti che possono essere utilizzati per i propri script: * Anchor * Applet * Area * Array * Base * Basefont * Body * Button * Checkbox * Date * Document * Event * File * FileUpload * Form * Frame * Frameset * Function * Hidden * History * Iframe * Image * Layer * Link * Location * Math * Meta * Navigator * Number * Object * Option * Password * Radio * RegExp * Reset * Screen * Select * Style * String * Submit * Table * TableData * TableHeader * TableRow * Text * Textarea * Window === Array === Un array è un'associazione tra interi e valori di tipo arbitrario. In JavaScript, tutti gli oggetti possono associare interi e valori, ma gli array sono un tipo speciale di oggetti che hanno dei comportamenti specifici e metodi specializzati per l'uso degli indici interi (per es., join, slice, e push). Gli array hanno una proprietà length che è garantita essere sempre maggiore dell'indice più grande usato nel vettore. È automaticamente aggiornata se si crea una proprietà con un indice ancora maggiore. Scrivere un numero più piccolo nella proprietà length rimuove gli indici più grandi. Questa proprietà è l'unica caratteristica speciale dei vettori, che li distingue dagli altri oggetti. Con gli elementi degli array si può utilizzare la normale notazione per accedere alle proprietà degli oggetti: myArray1 myArray"1" Queste due notazioni sono equivalenti. Non è possibile usare la notazione a punto o le stringhe con una rappresentazione alternativa del numero: myArray.1 (errore di sintassi) myArray(1) (sintassi errata, ammessa unicamente da Internet Explorer) myArray"01" (non è lo stesso di myArray1) La dichiarazione di un vettore può usare o una notazione esplicita o il costruttore Array: myArray = 0,1,,,4,5; (vettore di lunghezza 6 con 4 elementi) myArray = new Array(0,1,2,3,4,5); (vettore con lunghezza 6 e 6 elementi) myArray = new Array(365); (vettore vuoto con lunghezza 365) Gli ''Array'' sono implementati in modo che solo gli elementi definiti usino memoria; sono "vettori sparsi". Impostare myArray10 = 'qualcosa' e myArray57 = 'qualcosaltro' usa solo lo spazio per questi due elementi, come per ogni altro oggetto. La lunghezza dell'array verrà sempre riportata come 58. === Strutture di controllo e condizionali === ==== if ... else ==== La struttura di controllo IF corrisponde in italiano a SE L'istruzione contenuta all'interno delle parentesi graffe verrà eseguita solo e soltanto se la condizione restituisce il valore true (vero),altrimenti verrà eseguita l'istruzione contenuta nell'ELSE. '''if''' (condizione) { istruzioni; } '''if''' (condizione) { istruzioni; } '''else''' { istruzioni; } ==== Ciclo while ==== '''while''' (condizione) { istruzioni; } ==== Ciclo do ... while ==== '''do''' { istruzioni; } '''while''' (condizione); ==== Ciclo for ==== '''for''' (espressione iniziale; condizione; espressione di incremento) { istruzioni; } ==== Ciclo for ... in ==== Questo ciclo percorre tutte le proprietà di un oggetto (o gli elementi di un vettore). '''for''' (variabile '''in''' oggetto) { istruzioni; } ==== Ciclo for ... of ==== Questo ciclo percorre tutti i valori di un oggetto (o gli elementi di un vettore). '''for''' (variabile '''of''' oggetto) { istruzioni; } ==== Istruzione switch ==== '''switch''' (espressione) { '''case''' valore1: istruzioni; '''break'''; '''case''' valore2: istruzioni; '''break'''; '''default''' : istruzioni; } === Funzioni === Una funzione è un blocco di istruzioni, dotato di una lista di argomenti (eventualmente vuota) e che può avere un nome (anche se non è necessario). Una funzione può restituire un valore tramite l'istruzione '''return'''. '''function'''(può essere vuoto) { istruzioni; '''return''' espressione; } Il numero degli argomenti passati quando si chiama una funzione non deve necessariamente essere uguale al numero degli argomenti della definizione della funzione (in altre parole, il numero di '''''parametri formali''''' non deve necessariamente essere rispettato all'atto dell'invocazione della funzione cioè nella specifica dei ''parametri attuali''). All'interno della funzione ci si può riferire alla lista degli argomenti anche tramite il vettore arguments (quest'ultimo possiede la proprietà callee rappresentante un puntatore alla funzione stessa). Ogni funzione è un'istanza di ''Function'', un tipo di oggetto base. Le funzioni possono essere create e assegnate come ogni altro oggetto: '''var''' myFunc1 = '''new''' Function("alert('Hello')"); '''var''' myFunc2 = myFunc1; myFunc2(); produce come output: Hello === Interazione con l'utente === Tra le altre tecniche con le quali uno script JavaScript può interagire con l'utente all'interno di una pagina Web, ci sono le seguenti: * elementi ''form'' HTML, modificabili accedendo al DOM HTML; * ''Alert dialog box'' (finestra di avviso) * ''Confirm dialog box'' (finestra di conferma) * ''Prompt dialog box'' (finestra di richiesta input) * Barra di stato del browser * ''Standard output'' ("console") '''Nota:''' i dialog box non funzionano col browser Opera; non vi è nessun errore, semplicemente non vengono eseguite. ==== Metodi di scrittura a video (Standard Output) ==== Per scrivere a video (cioè nella pagina in cui si trova lo script) è possibile utilizzare il metodo document.write(); le stringhe da visualizzare possono essere concatenate utilizzando l'operatore di concatenazione '+': Questo è normale HTML, a differenza di quello generato dal codice sopra. === Eventi === Gli elementi di testo possono essere la fonte di vari eventi che possono avviare un'azione se è stato registrato un gestore di eventi ECMAScript. Nell'HTML, questi gestori di eventi sono spesso funzioni definite come anonime direttamente all'interno del tag HTML. La sintassi per richiamare un evento in uno script è la seguente: Oggetto.evento = handler; Esistono varie categorie di eventi: # Eventi attivabili dai tasti del mouse # Eventi attivabili dai movimenti del mouse # Eventi attivabili dal trascinamento del mouse (drag and drop) # Eventi attivabili dall'utente con la tastiera # Eventi attivabili dalle modifiche dell'utente # Eventi legati al "fuoco" # Eventi attivabili dal caricamento degli oggetti # Eventi attivabili dai movimenti delle finestre # Eventi legati a particolari bottoni # Altri e nuovi tipi di eventi ==== Eventi attivabili dai tasti del mouse ==== Lista eventi: # ''onClick'': attivato quando si clicca su un oggetto; # ''onDblClick'': attivato con un doppio click; # ''onMouseDown'': attivato quando si schiaccia il tasto sinistro del mouse; # ''onMouseUp'': attivato quando si alza il tasto sinistro del mouse precedentemente schiacciato; # ''onContextMenu'': attivato quando si clicca il tasto destro del mouse aprendo il ContextMenu. Il doppio click è un evento che ingloba gli altri e, per la precisione, attiva in successione onmousedown, onmouseup, onclick. ===== Tag di applicazione ===== A, ADDRESS, APPLET, AREA, B, BDO, BIG, BLOCKQUOTE, BODY, BUTTON, CAPTION, CENTER, CITE, CODE, DD, DFN, DIR, DIV, DL, DT, EM, EMBED, FIELDSET, FONT, FORM, HR, I, IMG, INPUT type=button, INPUT type=checkbox, INPUT type=file, INPUT type=image, INPUT type=password, INPUT type=radio, INPUT type=reset, INPUT type=submit, INPUT type=text, KBD, LABEL, LEGEND, LI, LISTING, MAP, MARQUEE, MENU, NEXTID, NOBR, OBJECT, OL, P, PLAINTEXT, PRE, RT, RUBY, S, SAMP, SELECT, SMALL, SPAN, STRIKE, STRONG, SUB, SUP, TABLE, TBODY, TD, TEXTAREA, TFOOT, TH, THEAD, TR, TT, U, UL, VAR, XMP ==== Eventi attivabili dai movimenti del mouse ==== Lista eventi: # ''onMouseOver'': attivato quando il mouse si muove su un oggetto; # ''onMouseOut'': attivato quando il mouse si sposta da un oggetto; # ''onMouseMove'': si muove il puntatore del mouse, ma poiché questo evento ricorre spesso (l'utilizzo del mouse è frequente), non è disponibile per default, ma solo abbinato con la cattura degli eventi, che si spiegherà in seguito. ===== Tag di applicazione ===== A, ADDRESS, APPLET, AREA, B, BDO, BIG, BLOCKQUOTE, BODY, BUTTON, CAPTION, CENTER, CITE, CODE, DD, DFN, DIR, DIV, DL, DT, EM, EMBED, FIELDSET, FONT, FORM, HR, I, IMG, INPUT type=button, INPUT type=checkbox, INPUT type=file, INPUT type=image, INPUT type=password, INPUT type=radio, INPUT type=reset, INPUT type=submit, INPUT type=text, KBD, LABEL, LEGEND, LI, LISTING, MAP, MARQUEE, MENU, NEXTID, NOBR, OBJECT, OL, P, PLAINTEXT, PRE, RT, RUBY, S, SAMP, SELECT, SMALL, SPAN, STRIKE, STRONG, SUB, SUP, TABLE, TBODY, TD, TEXTAREA, TFOOT, TH, THEAD, TR, TT, U, UL, VAR, XMP ==== Eventi attivabili dal trascinamento del mouse (drag and drop) ==== Lista eventi: # ''onDragDrop'': evento attivato quando un utente trascina un oggetto sulla finestra del browser o quando rilascia un file sulla stessa; # ''onMove'': attivato quando un oggetto muove una finestra o un frame; # ''onDragStart'': evento attivato appena l'utente inizia a trascinare un oggetto; # ''onDrag'': attivato quando il mouse trascina un oggetto o una selezione di testo nella finestra dello stesso browser o anche di un altro o anche sul Desktop; # ''onDragEnter'': attivato appena l'utente trascina un oggetto su un obiettivo valido dello stesso o di un altro browser; # ''onDragOver'': attivato quando l'utente trascina un oggetto su un obiettivo valido ad ospitarlo, ed è simile all'evento precedente, ma viene attivato dopo quello; # ''onDragLeave'': attivato quando l'utente trascina un oggetto su un obiettivo adatto per ospitarlo, ma non vi viene rilasciato; # ''onDragEnd'': attivato quando l'utente rilascia l'oggetto al termine del trascinamento. # ''onDrop'': attivato quando il mouse si alza il tasto del mouse in seguito ad un'operazione di trascinamento; ===== Tag di applicazione ===== A, ADDRESS, APPLET, AREA, B, BDO, BIG, BLOCKQUOTE, BODY, BUTTON, CAPTION, CENTER, CITE, CODE, DD, DFN, DIR, DIV, DL, DT, EM, EMBED, FIELDSET, FONT, FORM, HR, I, IMG, INPUT type=button, INPUT type=checkbox, INPUT type=file, INPUT type=image, INPUT type=password, INPUT type=radio, INPUT type=reset, INPUT type=submit, INPUT type=text, KBD, LABEL, LEGEND, LI, LISTING, MAP, MARQUEE, MENU, NEXTID, NOBR, OBJECT, OL, P, PLAINTEXT, PRE, RT, RUBY, S, SAMP, SELECT, SMALL, SPAN, STRIKE, STRONG, SUB, SUP, TABLE, TBODY, TD, TEXTAREA, TFOOT, TH, THEAD, TR, TT, U, UL, VAR, XMP ==== Eventi attivabili dall'utente con la tastiera ==== Lista Eventi: # ''onKeyPress'': evento attivato quando un utente preme e rilascia un tasto o anche quando lo tiene premuto; # ''onKeyDown'': attivato quando viene premuto il tasto; # ''onKeyUp'': evento attivato quando un tasto, che era stato premuto, viene rilasciato; # ''onHelp'': attivato quando un utente preme il tasto F1; ==== Eventi attivabili dalle modifiche dell'utente ==== ===== onChange ===== Attivato quando il contenuto di un campo di un form o modulo è modificato o non è più selezionato. Viene utilizzato anche con gli oggetti FileUpload, Select, Text, TextArea. Esempio: this.myForm.userEmail.focus(); this.myForm.userEmail.select(); function validateInput() { userInput = new String(); userInput = this.myForm.userEmail.value; if (userInput.match("@")) alert("Thanks for your interest."); else alert("Please check your email details are correct before submitting"); } ===== onCellChange ===== Attivato quando si modifica un elemento in una base di dati, per questa sua caratteristica ha un uso non propriamente legato a JavaScript; ===== onPropertyChange ===== Evento attivato quando cambia la proprietà di un elemento; ===== onReadyStateChange ===== Evento attivato quando lo stato del caricamento di un elemento cambia, l'evento è utile, ad esempio, per verificare che un elemento sia stato caricato. ===== Tag di applicazione ===== A, ADDRESS, APPLET, AREA, B, BDO, BIG, BLOCKQUOTE, BODY, BUTTON, CAPTION, CENTER, CITE, CODE, DD, DFN, DIR, DIV, DL, DT, EM, EMBED, FIELDSET, FONT, FORM, HR, I, IMG, INPUT type=button, INPUT type=checkbox, INPUT type=file, INPUT type=image, INPUT type=password, INPUT type=radio, INPUT type=reset, INPUT type=submit, INPUT type=text, KBD, LABEL, LEGEND, LI, LISTING, MAP, MARQUEE, MENU, NEXTID, NOBR, OBJECT, OL, P, PLAINTEXT, PRE, RT, RUBY, S, SAMP, SELECT, SMALL, SPAN, STRIKE, STRONG, SUB, SUP, TABLE, TBODY, TD, TEXTAREA, TFOOT, TH, THEAD, TR, TT, U, UL, VAR, XMP ==== Eventi legati al "fuoco" ==== ===== onFocus ===== Questo handler è l'opposto di onBlur per cui si attiva quando l'utente entra in un campo; ===== onBlur ===== Viene attivato quando il puntatore del mouse o il cursore esce dalla finestra corrente utilizzando il mouse o il carattere TAB. Applicato ai moduli, invece, tale handler si avvia se si esce dal campo il cui tag contiene il controllo; Esempio Enter email address function addCheck() { alert("Please check your email details are correct before submitting") } ===== onSelect ===== Attivabile quando si seleziona del testo all'interno di una casella di testo sia col mouse sia tenendo premuto SHIFT e selezionando con i tasti Freccia; ===== onSelectStart ===== Si attiva quando si inizia a selezionare un evento; ===== onbeforeEditFocus ===== Si attiva con un doppio click o con un click su un oggetto che ha già la selezione, quando questo è in DesignMode; ===== onLoseCapture ===== Si attiva quando un oggetto perde la cattura del mouse. ===== Tag di applicazione ===== A, ADDRESS, APPLET, AREA, B, BDO, BIG, BLOCKQUOTE, BODY, BUTTON, CAPTION, CENTER, CITE, CODE, DD, DFN, DIR, DIV, DL, DT, EM, EMBED, FIELDSET, FONT, FORM, HR, I, IMG, INPUT type=button, INPUT type=checkbox, INPUT type=file, INPUT type=image, INPUT type=password, INPUT type=radio, INPUT type=reset, INPUT type=submit, INPUT type=text, KBD, LABEL, LEGEND, LI, LISTING, MAP, MARQUEE, MENU, NEXTID, NOBR, OBJECT, OL, P, PLAINTEXT, PRE, RT, RUBY, S, SAMP, SELECT, SMALL, SPAN, STRIKE, STRONG, SUB, SUP, TABLE, TBODY, TD, TEXTAREA, TFOOT, TH, THEAD, TR, TT, U, UL, VAR, XMP ==== Eventi attivabili dal caricamento degli oggetti ==== ===== onLoad ===== Questo handler funziona nel caricamento di oggetti, per lo più finestre e immagini; ===== onUnload ===== È l'opposto del precedente e funziona quando si lascia una finestra per caricarne un'altra o anche per ricaricare la stessa (col tasto refresh); ===== onAbort ===== L'Handler dell'evento onAbort permette di specificare del codice nel caso in cui l'utente blocchi il caricamento di un oggetto, o che si blocchi il caricamento di un'immagine. Questo handler usa le seguenti proprietà dell'evento. Esempio ===== onError ===== Si attiva quando il caricamento di un oggetto causa un errore, ma solo se questo è dovuto ad un errore di sintassi del codice e non del browser così funziona su un link errato di un'immagine della pagina, ma non su un link errato di caricamento di una pagina intera. Opera non gestisce questo evento, ormai obsoleto: per una corretta gestione degli errori si utilizza il costrutto try ... catch; ===== onBeforeUnload ===== Questo handler funziona allo stesso modo di onUnload ma si carica in un momento prima; ===== onStop ===== Questo handler funziona quando si ferma il caricamento della pagina con il tasto stop del browser e dovrebbe funzionare anche allo stesso modo di onUnload caricandosi prima di questo ma dopo onBeforeUnload. ===== Tag di applicazione ===== # onLoad Questo gestore è usato con i tag e e da JavaScript 1.1anche con mentre in Explorer occorre aggiungere anche i tag , , , . In JavaScript 1.2 in Netscape si aggiunge anche il tag . # onUnload Questo gestore è usato con i tag e anche in Internet Explorer. # onAbort Questo gestore è usato solo con il tag anche in Internet Explorer. # onError Questo gestore è usato solo con il tag e con Window mentre in Internet Explorer anche con e . # onBeforeUnload Questo gestore è usato con i tag anche in Internet Explorer. # onStop Questo gestore è usato con i tag anche in Internet Explorer. ==== Eventi attivabili dai movimenti delle finestre ==== Lista Eventi: # onResize: Questo handler si attiva quando l'utente rimpicciolisce o ingrandisce una finestra o un frame o, in caso particolare per Explorer, un oggetto a cui siano stati fissati l'altezza e la larghezza o anche la posizione, come ad esempio un layer; # onScroll: attivato quando si effettua lo scrolling della pagina sia col mouse con i tasti PGUP e PGDOWN o anche con il metodo doScroll. ===== Tag di applicazione ===== A, ADDRESS, APPLET, B, BIG, BLOCKQUOTE, BUTTON, CENTER, CITE, CODE, custom, DD, DFN, DIR, DIV, DL, DT, EM, EMBED, FIELDSET, FORM, FRAME, Hn, HR, I, IMG, INPUT type=button, INPUT type=file, INPUT type=image, INPUT type=password, INPUT type=reset, INPUT type=submit, INPUT type=text, ISINDEX, KBD, LABEL, LEGEND, LI, LISTING, MARQUEE, MENU, OBJECT, OL, P, PRE, S, SAMP, SELECT, SMALL, SPAN, STRIKE, STRONG, SUB, SUP, TABLE, TEXTAREA, TT, U, UL, VAR, window, XMP ==== Eventi legati a particolari bottoni ==== # onSubmit: Questo handler è attivato dal click su tasto di Invio di un form; # onReset: questo handler è attivato dal click su tasto di Annulla di un form. ===== Tag di applicazione ===== Handler applicabile solamente all'oggetto Form. === Gestione degli errori === Le versioni più nuove di JavaScript (a partire da quelle usate in Internet Explorer 5 e Netscape 6) incorporano la possibilità di un costrutto try... catch per la gestione degli errori. Il costrutto try ... catch ... finally intercetta le eccezioni generate da un errore o da un'istruzione throw. La sua sintassi è la seguente: try { // Istruzioni in cui possono essere lanciate delle eccezioni } catch (error) { // Istruzioni da eseguire in caso di eccezione } finally { // Istruzioni da eseguire successivamente in entrambi i casi } Inizialmente, vengono eseguite le istruzioni all'interno del blocco try. Se viene lanciata un'eccezione, il flusso di controllo dello script viene passato immediatamente alle istruzioni del blocco catch, con l'eccezione che viene resa disponibile come argomento error. In caso contrario, il blocco catch viene saltato. Una volta che il blocco catch è concluso, o il blocco try viene eseguito fino alla fine senza che sia lanciata alcuna eccezione, vengono eseguite le istruzioni nel blocco finally. Con la nascita di HTML5 JavaScript ha acquisito diverse novità: === Riconoscimento vocale === L'utente può parlare all'interno di un form anziché scrivere: var recognition = new SpeechRecognition(); var speechRecognitionList = new SpeechGrammarList(); === Notifiche === Esempio di notifica Aggiornamenti di un sito web visibili anche con il browser chiuso: Notifica! function notifyMe() { if (!("Notification" in window)) { alert("Aggiorna il tuo browser"); } else if (Notification.permission === "concesso") { var notification = new Notification("Ciao!"); } else if (Notification.permission !== "negata") { Notification.requestPermission().then(function (permission) { if (permission === "ok") { var notification = new Notification("Ciao!"); } }); } } === Contenuto editabile === Possibilità per l'utente di modificare la pagina web come se si trovasse all'interno di un editor WYSIWYG, anche se le modifiche non saranno salvate nella reale pagina web remota ma solo visibili nel browser dell'utente: Questo testo è editabile dall'utente. document.execCommand("defaultParagraphSeparator", false, "p"); === Drag out === Trascinamento di file da una pagina web al computer o altro dispositivo: download var files = document.querySelectorAll('.dragout'); for (var i = 0, file; file = filesi; ++i) { file.addEventListener('dragstart', function(e) { e.dataTransfer.setData('DownloadURL', this.dataset.downloadurl); }, false); } === File System API === Scrivere in modo asincrono un file in un file system in modalità sandbox utilizzando JavaScript: window.requestFileSystem(window.TEMPORARY, 1024 * 1024, function(fs) { fs.root.getFile('log.txt', {create: true}, function(fileEntry) { fileEntry.createWriter(function(writer) { . writer.onwrite = function(e) { ... }; writer.onerror = function(e) { ... }; var bb = new BlobBuilder(); bb.append('Hello World!'); writer.write(bb.getBlob('text/plain')); }, opt_errorHandler); } }, opt_errorHandler); === Geolocalizzazione === Possibilità per l'utente di dichiarare a un'applicazione o una pagina web la propria posizione: if (navigator.geolocation) { navigator.geolocation.getCurrentPosition(function(position) { var latLng = new google.maps.LatLng( position.coords.latitude, position.coords.longitude); var marker = new google.maps.Marker({position: latLng, map: map}); map.setCenter(latLng); }, errorHandler); } === Device Orientation === Riportare dati che indicano cambiamenti all'orientamento del dispositivo in relazione all'attrazione di gravità. In particolare, i dispositivi portatili come i telefoni cellulari possono utilizzare queste informazioni per ruotare automaticamente il display in modo da rimanere in posizione verticale, presentando una vista a tutto schermo del contenuto web quando il dispositivo viene ruotato in modo che la sua larghezza sia maggiore della sua altezza. window.addEventListener('deviceorientation', function(event) { var a = event.alpha; var b = event.beta; var g = event.gamma; }, false); === Local Storage, Application Cache e Quota API === Possibilità di navigare in pagine web visualizzate in precedenza anche senza connessione internet: saveButton.addEventListener('click', function () { window.localStorage.setItem('value', area.value); window.localStorage.setItem('timestamp', (new Date()).getTime()); }, false); textarea.value = window.localStorage.getItem('value'); window.applicationCache.addEventListener('updateready', function(e) { if (window.applicationCache.status == window.applicationCache.UPDATEREADY) { window.applicationCache.swapCache(); if (confirm('A new version of this site is available. Load it?')) { window.location.reload(); } } }, false); === Web SQL Database === Nuove funzioni integrate con SQL: var db = window.openDatabase("DBName", "1.0", "description", 5*1024*1024); //5MB db.transaction(function(tx) { tx.executeSql("SELECT * FROM test", , successCallback, errorCallback); }); === Indexed DB === Questa API utilizza gli indici per abilitare le ricerche ad alte prestazioni dei dati. Sebbene l'archiviazione web sia utile per archiviare quantità minori di dati, è meno utile per archiviare quantità maggiori di dati strutturati. IndexedDB fornisce una soluzione. var idbRequest = window.indexedDB.open('Database Name'); idbRequest.onsuccess = function(event) { var db = event.srcElement.result; var transaction = db.transaction(, IDBTransaction.READ_ONLY); var curRequest = transaction.objectStore('ObjectStore Name').openCursor(); curRequest.onsuccess = ...; }; webkitStorageInfo.queryUsageAndQuota(webkitStorageInfo.TEMPORARY, function(used, remaining) { console.log("Used quota: " + used + ", remaining quota: " + remaining); } ); webkitStorageInfo.requestQuota(webkitStorageInfo.PERSISTENT, 10 * 1024 * 1024, function(used) { console.log("Used quota: " + used + ", remaining quota: " + remaining); } ); === Web Workers === Aumentano le prestazioni della pagina web: var worker = new Worker('task.js'); worker.onmessage = function(event) { alert(event.data); }; worker.postMessage('data'); task.js: self.onmessage = function(event) { // Do some work. self.postMessage("recv'd: " + event.data); }; === Web Socket === Comunicazione bidirezionale full-duplex sul Web: sia il server che il client possono inviare dati in qualsiasi momento o anche contemporaneamente. Vengono inviati solo i dati stessi, senza il sovraccarico delle intestazioni HTTP, riducendo drasticamente la larghezza di banda. var socket = new WebSocket('www.sito.it'); socket.onopen = function(event) { socket.send('Ciao'); }; socket.onmessage = function(event) { alert(event.data); } socket.onclose = function(event) { alert('chiuso'); } === Pagine web a tutto schermo === if (elem.webkitRequestFullScreen) { elem.webkitRequestFullScreen(Element.ALLOW_KEYBOARD_INPUT); } else if (elem.mozRequestFullScreen) { elem.mozRequestFullScreen(); } else if (elem.requestFullScreen){ elem.requestFullScreen(); } :full-screen-ancestor:root { overflow: hidden; } :full-screen-ancestor { z-index: auto; transform: none; transition: none; } pre:full-screen { background-color: white; } === Nuovi selettori (API DOM) === var el = document.getElementById('section1'); el.focus(); var els = document.getElementsByTagName('div'); els0.focus(); var els = document.getElementsByClassName('section'); els0.focus(); var els = document.querySelectorAll("ul li:nth-child(odd)"); var tds = document.querySelectorAll("table.test > tr > td"); var el = document.querySelector("table.test > tr > td"); === Attributi personalizzabili === var el = document.querySelector('#out'); el.setAttribute('data-foo', 'bar'); var html = ; for (var key in el.dataset) { html.push(key, ': ', el.datasetkey, ''); } el.innerHTML = html.join(''); Output: id: good name: joe screenName: user1 foo: bar === Element.classList === L'utilizzo classListè un'alternativa all'accesso all'elenco di classi di un elemento come stringa delimitata da spazi tramite element.className. var el = document.querySelector('#main').classList; el.add('highlight'); el.remove('shadow'); el.toggle('highlight'); console.log(el.contains('highlight')); // false console.log(el.contains('shadow')); // false console.log(el.classList.toString() == el.className); //output: === History API === Offre la possibilità di modificare l'URL di un sito Web senza un aggiornamento completo della pagina. Ciò è utile per caricare parti di una pagina con JavaScript in modo tale che il contenuto sia notevolmente diverso e garantisca un nuovo URL. link.addEventListener('click', function(event) { history.pushState('Contact Page Form', 'Contact Page', '/contact'); }); window.addEventListener('popstate', function(event) { document.querySelector('h1').innerHTML = event.state; }); webkitStorageInfo.queryUsageAndQuota(webkitStorageInfo.TEMPORARY, function(used, remaining) { console.log("Used quota: " + used + ", remaining quota: " + remaining); } ); webkitStorageInfo.requestQuota(webkitStorageInfo.PERSISTENT, 10 * 1024 * 1024, function(used) { console.log("Used quota: " + used + ", remaining quota: " + remaining); } ); === JS nel web 3D === JavaScript comprende librerie e framework per creare interfacce 3D sul web. Esempio di WebGL function main() { const canvas = document.querySelector("#glCanvas"); const gl = canvas.getContext("webgl"); if (gl === null) { alert("Aggiorna il tuo browser"); return; } gl.clearColor(0.0, 0.0, 0.0, 1.0); gl.clear(gl.COLOR_BUFFER_BIT); } window.onload = main; Con la nascita di HTML 5 e CSS 3 alcune possibilità come la creazione di: * gallerie/slide di immagini e video * tooltip * menu di navigazione a tendina, a tabulazione, ''accordion'' e toggle * effetti zoom sulle immagini * effetti al passaggio del mouse sul testo, sui link e sulle immagini * effetti di transizione e ''lightbox'' (visualizzare immagini e video riempiendo lo schermo e oscurando il resto della pagina web, detto anche ''shadowbox'') * Testo troncato * Bottoni di caricamento file da parte dell'utente, di ''call-to-action'' ("invia", "iscriviti", "compra"...) e altro * Navigazione "sticky" (si può permettere ad un elemento di rimanere fisso anche se la pagina scorre) * Scorrimento orizzontale dei contenuti senza le barre di scorrimento del browser *Ridimensionamenti di oggetti *Auto-completamento e suggeritori nei form *Barre di caricamento progressive *Widget *Selettori di date, colori e altro nei form ("Color picker" e "Color checker") * Scorrimento fluido della pagina intera dall'header al footer (o viceversa) con un solo click * Modalità scura della pagina (rende una pagina meno luminosa senza che l'utente debba agire sulla luminosità del monitor) * drag and drop * Calcolatrici possono essere attuate senza l'utilizzo di JavaScript, cosa che con HTML 4 e CSS 2 era spesso impossibile fare. File:Javascript-menu.png|alt=Menu JS a tendina|Menu JS a tendina File:Javascript-gallery-polaroid.png|alt=Galleria di immagini JS Drag and Drop stile Polaroid|Galleria di immagini JS Drag and Drop stile Polaroid File:Javascript-tooltip.png|alt=Tooltip JS|Tooltip JS
Jean-Baptiste de Lamarck
Introdusse verso la fine del XVIII secolo il termine "biologia" ed elaborò la prima teoria dell'evoluzione degli organismi viventi basata sull'adattamento e sulla ereditarietà dei caratteri acquisiti, conosciuta come lamarckismo.
Partecipò alla Guerra dei sette anni nell'armata al comando del duca de Broglie. Rientrato in Francia, si stabilì a Parigi, dove si dedicò allo studio della biologia, della meteorologia e della botanica. Dopo aver abbandonato gli studi in medicina si dedicò allo studio della botanica sotto la supervisione di Bernard de Jussieu. Cominciò a farsi conoscere col catalogo descrittivo ''La flore française'', compilato con un metodo da lui introdotto. Fece quindi un viaggio attraverso l'Europa come accompagnatore del figlio di Buffon. Al ritorno lavorò alla ''Encyclopédie methodique'' continuando il lavoro di Diderot e D'Alembert. Ebbe poi la cattedra di "zoologia dei vermi e degli insetti", diventata poi "zoologia degli invertebrati", al ''Muséum national d'histoire naturelle''. Da allora concentrò i suoi interessi sulla zoologia, dedicandosi in particolare ai molluschi, viventi e fossili. A lui si devono il riordinamento, le divisioni e le suddivisioni degli animali, la suddivisione in vertebrati e invertebrati e i termini biologia e ambiente, di cui rende conto nella grande ''Encyclopédie,'' subentrando al posto di D'Alembert. Con Cuvier fu uno dei fondatori della paleontologia. Durante la Prima Rivoluzione Francese (1789-1799) si schierò dalla parte dei repubblicani, andando contro la nobiltà di cui faceva lui stesso parte. Il pensiero scientifico di Lamarck si fondava su tre presupposti: * le cause dei fenomeni vitali vanno cercate nella composizione chimica della materia vivente * la scienza riguarda processi continui regolati da leggi * la scienza persegue la causalità deterministica. Morì cieco e in povertà nel 1829 e venne sepolto nel cimitero di Montparnasse a Parigi. Con la pubblicazione, nel 1809, dell'opera ''Philosophie zoologique'', Lamarck giunse alla conclusione che gli organismi, così come si presentavano, fossero il risultato di un processo graduale di modificazione che avveniva sotto la pressione delle condizioni ambientali. Nel tentativo di dare una spiegazione a quella che era la prima teoria evoluzionista, egli si basò su tre idee: * La''' varietà di viventi''': poche specie erano riuscite a rimanere immutate nel tempo. * L''''uso e il non uso degli organi (arti, ...)''': le specie avevano con il tempo sviluppato gli organi del loro corpo che permettevano di sopravvivere adattandosi all'ambiente. Per spiegare questa idea ricorse all'esempio delle giraffe: in un primo momento, secondo Lamarck, sarebbero esistite solo giraffe con il collo corto; queste ultime, per lo sforzo fatto per arrivare ai rami più alti, sarebbero riuscite a sviluppare collo e zampe anteriori e quindi ad avere organi adatti alle circostanze. Per converso, il non-uso di determinati organi portava alla loro perdita. * L''''ereditarietà dei caratteri acquisiti per uso e disuso''': le specie trasmettevano ai discendenti i caratteri acquisiti (il collo e le zampe più lunghi nel caso delle giraffe). Elabora due teorie evoluzionistiche: l'evoluzione stessa si evolve. '''Evoluzione I: '''è valida per gli organismi più semplici fino alla tenia. Viene affrontata passivamente. Qualsiasi modificazione ambientale determina cambiamenti fisiologici e poi anatomici. I discendenti ricevono alla nascita le modificazioni acquisite dai genitori. '''Evoluzione II: '''è valida dalla pulce in su e viene affrontata attivamente. Qualsiasi modificazione ambientale provoca un cambiamento dei bisogni vitali, in particolare quelli alimentari, e in seguito cambiamenti comportamentali. Di conseguenza c'è una modificazione fisio-anatomica che porta ad una modificazione comportamentale, dei bisogni, per poi tornare all'ambiente stesso. L'evoluzionismo successivo ha abbandonato la teoria lamarckiana per quanto riguarda l'ereditarietà dei caratteri acquisiti: lo sviluppo della genetica e della genomica ha permesso di comprendere che gli adattamenti conseguiti da un organismo nel corso della sua vita non si possono trasmettere ereditariamente, a meno che non modifichino il patrimonio genetico dell'individuo che sarà poi trasmesso alla progenie. Questo è impossibile per gli organismi pluricellulari a riproduzione sessuata, tuttavia per un ristretto gruppo di organismi, soprattutto microrganismi, che si riproducono per riproduzione asessuata e quindi possono più facilmente trasferire le proprie modificazioni alla progenie, la teoria può considerarsi valida. Ad oggi le teorie di Lamarck stanno avendo nuova luce sotto l'insegna dell'epigenetica. Lamarck fu il primo scienziato a propugnare una teoria evoluzionista empiricamente controllabile che affermava la mutazione delle specie nel corso del tempo (idea che sarà ripresa da Charles Darwin). In questo modo Lamarck portò la biologia fuori dal creazionismo e fondò una dinamica della storia della natura.
Kōan
Un autoritratto di Hakuin Ekaku del 1764 . Hakuin, grande maestro di scuola Zen Rinzai fu anche un grande maestro della meditazione sui ''kōan''. '''Kōan''' è la pronuncia giapponese dei caratteri cinesi 公案 . Il ''Kōan'' è un termine proprio del Buddhismo Zen e, nei suoi corrispettivi linguistici, della scuola cinese da cui è derivato, il Buddhismo Chán, e delle rispettive scuole coreane e vietnamite anch'esse derivate dal Buddhismo Chán. Questo termine indica lo strumento di una pratica meditativa, denominata 看話禪 propria di queste scuole, consistente in una affermazione paradossale o in un racconto usato per aiutare la meditazione e quindi "risvegliare" una profonda consapevolezza. Di solito narra l'incontro tra un maestro e il suo discepolo nel quale viene rivelata la natura ultima della realtà.
Il significato originario del termine in lingua cinese è "avviso pubblico" o "ordinanza di legge" emesso da un ufficio del Governo imperiale cinese. In senso generale acquisisce il significato di esempio che vuole essere di guida per la vita. L'utilizzo della pratica del ''kōan'' appare in modo sporadico nel IX secolo in Cina. Il primo ad utilizzare detta pratica sembrerebbe essere stato Huìyóng (慧顒, 860 - 930), maestro buddhista di scuola Chán di terza generazione nel lignaggio di Línjì (臨濟, ?-867). Con il diffondersi di questa pratica, nei monasteri chán si iniziarono a raccogliere i ''kōan'' all'interno di opere sistematiche, il cui primo esempio sembrerebbe essere stato il ''Boze Songgu'' di Xuědòu Chóngxiǎn (雪竇重顯, 980-1052), raccolta che un secolo dopo fu ampliata e sistemata da Yuánwù Kèqín ( 圓悟克勤, 1063 - 1135) acquisendo quindi il titolo di ''Bìyán lù'' (碧巖錄, Raccolta della Roccia blu). Altro importante sostenitore della meditazione sui kōan e vero e proprio fondatore del ''kànhuà chán'' fu il discepolo di Yuánwù Kèqín, Dàhuì Zōnggǎo (大慧宗杲, giapp. Daie Shūkō, 1089 - 1163) il quale, tuttavia, preoccupato dell'involuzione intellettualistica di questa pratica giunse a distruggere tutte le copie del ''Bìyán lù''. Il carattere che indica il ''Wú!'' (in giapponese: ''Mu''), ovvero la risposta del maestro Zhàozhōu riportata nel primo caso del ''Bìyán lù'', la cui corretta interpretazione è il tema della meditazione sul ''kōan''. Da notare che questo carattere è composto dal carattere 灬 ovvero "fuoco" posto sotto un covone di grano 無. Ciò indicherebbe la non esistenza di qualcosa, ma in ambito della dottrina buddhista zen la sua più corretta accezione è "né esistenza, né non-esistenza". La pratica del ''kōan'' consiste in un tema affidato dal maestro zen al discepolo cui chiede la soluzione. Uno dei più conosciuti ''kōan'' è quello del maestro Zhàozhōu Cóngshěn (趙州從諗, giapp. Jōshū Jūshin, 778 - 897): La risposta ''wú'' (無 giapp. ''mu''), che non rappresenta comunque la negazione della natura del Buddha nel cane, è l'elemento principale del ''kōan'', ed è l'oggetto di meditazione, denominato 話頭 (cin. ''huàtóu'', giapp. ''watō''), che impegnerà il discepolo zen in ogni sua attività quotidiana. Durante un colloquio con il maestro, solitamente quotidiano e denominato 獨參 (cin. ''dúsān'', giapp. ''dokusan''), l'allievo zen offre la sua risposta al ''kōan'' (nel caso dell'esempio cosa significasse la risposta ''wú'' pronunciata dal maestro Zhàozhōu) che testimonierà la sua o meno realizzazione della "visione dell'essenza" o "comprensione della realtà" denominata 見性 (cin ''jiànxìng'', giapp. ''kenshō''). Oggi le uniche scuole buddhiste che utilizzano questa tecnica meditativa sono le scuole giapponesi Zen Rinzai e Sambō Kyōdan, quella coreana Sŏn (nella quale viene spesso praticato un singolo ''kōan'' per tutta la vita) e quella vietnamita Thiên. Esistono tre importanti raccolte di kōan tutte di origine cinese: * il ''Wúmén guān'' (無門關, giapp. ''Mumon kan'', Il passo di frontiera di Wúmén, raccolta di quarantotto ''gōng'àn'', T.D. 2005.48.292c - 299c) composto in 1 fascicolo dal monaco cinese Wúmén Huìkāi (無門慧開, 1183-1260) nel 1228; * il ''Bìyán lù'' (碧巖錄, giapp. ''Hekigan roku'', Raccolta della Roccia blu, una raccolta di cento ''gōng'àn'', T.D. 2003.48.139a - 292a) sistemato nel 1125 da Yuánwù Kèqín ( 圓悟克勤, 1063 - 1135); * il ''Cóngróng lù'' (從容録, giapp. ''Shōyōroku'', conosciuto come il Libro della serenità) opera del monaco Hóngzhì Zhèngjué (宏智正覺, 1091 - 1157). Nel Buddhismo Zen l'uso dei kōan è tenuto in massima considerazione presso la scuola dello Zen Rinzai, rifacendosi in particolar modo, per questo ambito, agli insegnamenti del maestro Hakuin Ekaku (白隠慧鶴, 1686-1769). L'uso del ''kōan'' fu proprio anche della scuola Zen Sōtō e, ad esempio, il maestro di questa scuola Keizan Jōkin (瑩山紹瑾, 1268 - 1325) e i suoi successori, ne fecero ampio uso. Peraltro il suo utilizzo non fu né promosso né sconsigliato dal fondatore della scuola Sōtō, Dōgen (道元, 1200-1253). Fu solo a partire dal XVIII secolo che tale scuola abbandonò questo metodo ponendo l'accento sulla meditazione in posizione seduta (''zazen'') nella modalità detta ''shikantaza'' (只管打坐). === Le cinque classificazioni dei ''kōan'' nello Zen Rinzai === A partire da Hakuin la scuola giapponese Zen Rinzai promosse una classificazione progressiva di studio dei ''kōan'' suddivisa in cinque livelli: # ''Hossin-kōan'' (法身, o kōan del dharma-kaya), atti a realizzare l'unità di tutto il reale; # ''Kikan-kōan'' (機關, o kōan a proposito), atti a realizzare le differenziazioni nell'unicità; # ''Gonsen-kōan'' (言詮, o kōan di chiarimento), atti a realizzare la comprensione profonda delle parole dell'insegnamento per superarle; # ''Nantō-kōan'' (難透 o kōan difficile soluzione), atti ad integrare una intuizione profonda all'interno di ogni singola attività quotidiana; # ''Go-i kōan'' (五位, kōan dei cinque livelli) fondati sui cinque livelli di illuminazione proposti dal monaco cinese Dòngshān Liángjiè (洞山良价, giapp. Tōzan Ryōkai, 807-869).
Karl Pearson
Con i suoi lavori influenzò notevolmente la teoria statistica, in particolare è ricordato per l'introduzione dell'indice che porta il suo nome per lo studio della correlazione di dati. È padre di Egon Pearson, anch'egli statistico di fama.
Ha una formazione in matematica che conclude nel 1879 durante la quale ha avuto come docenti personaggi dal calibro di James Clerk Maxwell, George Gabriel Stokes, Arthur Cayley e Isaac Todhunter. Continua gli studi con il diritto ed nel 1881 diventa avvocato. Soggiorna successivamente a Heidelberg (Germania) interessandosi sia di fisica che di metafisica, storia delle religioni e diritto romano. Nel 1884 occupa la cattedra di matematica applicata presso l'''University College'' di Londra, ma si interessa pure di fisica, storia e filosofia. La sua prima opera (''The New Werther'', 1880) è ampiamente autobiografica, ma già a 33 anni, nel 1889, si indirizza chiaramente verso la statistica in seguito alla lettura di scritti di Francis Galton (''Natural Inheritance'', 1889) e all'amicizia con lo zoologo W.F.R.Weldon che gli fornisce dati che lo stimolano a riflessioni di tipo statistico. Karl Pearson ha contribuito alla teoria statistica in diversi ambiti: * studio delle curve di densità: Pearson cerca di costruire un sistema di curve di densità basato su parametri ottenuti con il metodo dei momenti (vedasi:Principio ristretto di equivalenza in variabilità). Inoltre introduce il termine ''deviazione standard'' e la notazione ''σ'' tuttora usati. * la correlazione: studia il coefficiente '''r''' e le sue generalizzazioni, basandosi sui lavori di Galton * criteri per valutare l'approssimazione dei dati ad una distribuzione teorica, in modo particolare il noto Chi quadrato. In questo ambito è stato influenzato da Edgeworth. Pearson è stato inoltre editore di alcune riviste: ''Annals of Eugenics'', ''Drapers' Company Research Memoirs'' e soprattutto ''Biometrika'', finanziata da Galton. Divenne il primo titolare della cattedra di eugenetica creata dal suo amico e maestro Francis Galton (''Galton Chair of National Eugenics''). Si è preoccupato di costruire le tavole statistiche con lo scopo di fornire uno strumento di lavoro a statistici e biometrici, tavole usate ancora oggi. Questa attività venne proseguita da suo figlio. Il suo laboratorio di biometria venne fuso con l'''Eugenics Record Office'' di Galton, diventando il Laboratorio Galton. Il suo approccio agli aspetti sociali (p.es. socialismo, emancipazione della donna) e alla scienza (metodi statistici applicati allo studio dell'evoluzione) non fu sempre in sintonia con il pensiero del suo tempo e nemmeno con quello di altri importanti statistici come Ronald Fisher, al punto che poco prima della sua morte il suo dipartimento venne diviso in due: il primo gestito da Fisher, l'altro dal figlio di Karl, Egon. * ''The New Werther'' (1880) * ''The Trinity, A Nineteenth Century Passion Play'' (1882) * ''Die Fronica'' (1887) * '' The Ethic of Freethought'' (1886) * '' The Grammar of Science'' (1892) * '' A History Of The Theory Of Elasticity And Of The Strength Of Materials vol. 1'' (1993) (con Isaac Todhunter) * '' A History Of The Theory Of Elasticity And Of The Strength Of Materials vol. 2'' (1893) * ''On the dissection of asymmetrical frequency curves'' (1894) * ''Skew variation in homogeneous material'' (1895) * ''Contributions to the Mathematical Theory of Evolution. II. Skew Variation in Homogeneous Material'', in ''Philosophical Transactions of the Royal Society of London'' (1895) * ''Regression, heredity and panmixia'' (1896) * ''On the criterion that a given system of deviations from the probable in the case of a correlated system of variables is such that it can be reasonably supposed to hove arisen from random sampling'' Phil. Mag. '''6''', p. 157-175 (1900): articolo di riferimento per il Chi quadrato) (χ²) * '' Tables for Statisticians and Biometricians'' ((1914)) * ''Tables of Incomplete Beta Function'' (1934) * '' The life, letters and labours of Francis Galton'' (3 volumi: 1914, 1924, 1930): biografia di Francis Galton, molto ammirato da Karl Pearson
Andrej Nikolaevič Kolmogorov
Tra i più importanti e influenti matematici del XX secolo, compì importanti progressi in diversi campi accademici, tra cui la teoria delle probabilità, la topologia, la logica intuizionista, la turbolenza, la meccanica classica e la complessità computazionale. A dispetto della considerevole importanza della sua Scuola matematica per lo sforzo bellico durante la seconda guerra mondiale, fu uno dei matematici sovietici esclusi dalla ricerca scientifica in ambito militare; infatti dal 1929 ebbe a dividere una casa col matematico e compagno di una vita Pavel Aleksandrov. Si devono a lui l'introduzione della definizione di insieme limitato e gli assiomi del calcolo probabilistico.
Nato da genitori non sposati, fu sua zia Vera Jakovlena ad occuparsi della sua educazione, dato che la madre morì tragicamente durante il parto. Cresciuto a Tunošna, nel 1920 entrò nell'Università di Mosca dove non si occupò solo di matematica, ma anche di metallurgia e storia della Russia. Nel 1922 trovò una serie di Fourier che diverge quasi ovunque, che gli valse la fama nel mondo. Nel 1925 conseguì la laurea e, iniziate le ricerche sotto la supervisione di Luzin, pubblicò 8 articoli tra cui quello che diverrà la pietra miliare del calcolo delle probabilità. Nel 1929 completò il suo dottorato con ben 18 pubblicazioni. Eseguì una serie di studi sulle catene di Markov e nel 1931 divenne professore a Berlino. Nello stesso anno pubblicò gli importanti risultati sull'equazione retrospettiva e sull'equazione prospettica. Nel 1933 pubblicò ''Concetti fondamentali del Calcolo delle Probabilità'', sviluppando la ricerca che era ormai cristallizzata sul dibattito fra quanti consideravano la probabilità come limiti di frequenze relative (cfr. impostazione frequentista) e quanti cercavano un fondamento logico della stessa. La sua impostazione assiomatica si mostrava adeguata a prescindere dall'adesione a una o all'altra scuola di pensiero. Questi risultati gli valsero una cattedra a Mosca (1938) e l'accoglimento a membro dell'Accademia delle Scienze dell'URSS (1939). Ottenne il Premio Lenin nel 1941 e l'Ordine di Lenin in ben 6 occasioni. Di interesse - sempre negli anni trenta - sono i suoi studi sulle relazioni tra matematica classica e intuizionismo di cui fu precursore. Dopo il secondo conflitto mondiale si dedicò alla teoria dell'informazione. In particolare si occupò dell'interpretazione di un segnale in presenza di interferenze disturbatrici. Kolmogorov ottenne nel 1962 il Premio Balzan e la laurea ad honorem in molte università (Parigi, Varsavia, Stoccolma). Nel 1987 fu insignito del Premio Lobačevskij. Morì lo stesso anno il 20 ottobre a Mosca. Kolmogorov definì tre assiomi: # A ogni evento casuale corrisponde un certo numero , chiamato "probabilità di ", che soddisfa la disuguaglianza . # La probabilità dell'evento certo è 1. # La probabilità dell'unione di un numero finito o infinito numerabile di eventi mutuamente esclusivi è pari alla somma delle probabilità di questi eventi. A partire da questi tre assiomi, sono stati in seguito formulati vari teoremi e varie leggi che costituiscono la base della moderna teoria della probabilità. Per i suoi risultati Kolmogorov è anche noto come il padre del calcolo delle probabilità. * Sia data una successione di variabili aleatorie indipendenti tali che e varianza di . Se: la successione soddisfa la legge forte dei grandi numeri. * Sia una successione di variabili aleatorie indipendenti identicamente distribuite. La condizione necessaria e sufficiente perché converga con probabilità 1 a è che esista e sia uguale a . * Legge 0-1 di Kolmogorov: Sia una successione di variabili aleatorie indipendenti. Se allora vale oppure * Teorema delle tre serie di Kolmogorov * Concetti fondamentali del Calcolo delle Probabilità (''Grundbegriffe der Wahrscheinlichkeitsrechnung'', 1933) * con Sergej V. Fomin, ''Elementi di teoria delle funzioni e di analisi funzionale'', Edizioni Mir, Mosca, 1980
Kim Eric Drexler
Ricercatore all'Institute for Molecular Manufacturing, è anche presidente del Foresight Institute. Ha scritto molto sulle nanotecnologie e coniato il termine "nanomacchina".
* ''Motori di Creazione'' (''Engines of Creation. The Coming Era of Nanotechnology'', 1986). Testo originale , Traduzione italiana (pdf) a cura di Vincenzo Battista * ''Unbounding the Future'', 1991 (con Chris Peterson e Gayle Pergamit). Testo originale * ''Nanosystems: Molecular Machinery, Manufacturing and Computation'', 1992 * ''Engines of Creation 2.0: The Coming Era of Nanotechnology'' (edizione rivista ed espansa), 2007
Kundalini
'''Kundalini''' è un termine della lingua sanscrita adoperato originariamente in alcuni testi delle tradizioni tantriche per indicare quell'aspetto della Śakti presente nel corpo umano, l'energia divina che si ritiene risiedere in forma quiescente in ogni individuo. Disegno schematico che rappresenta i ''chakra'' e la Kundalini quiescente nel corpo umano
Sebbene la nozione di un corrispettivo dell'energia divina nel corpo umano e delle pratiche relative per gestirla si trovi già espressa e discussa in alcuni testi del ''corpus'' dei ''Bhairava tantra'', quali ad esempio il ''Netra Tantra'', il ''Kubjikāmata Tantra'' e il ''Vijñānabhairava Tantra'', sembra che la prima menzione del termine compaia nel ''Tantrasadbhāva'', altro testo del medesimo ''corpus'', risalente all'VIII secolo circa. Il passo è citato dal filosofo kashmiro Kṣemarāja (X-XI sec.) nel suo commento agli ''Śivasūtra'': I ''Bhairava tantra'' sono un insieme di opere, 64 per l'esattezza, che la tradizione vuole rivelate dal Dio Śiva nel suo aspetto Bhairava. Questi testi espongono una dottrina monista (''ā-dvaita'', "non-dualista"), cioè una visione metafisico-religiosa nella quale ogni aspetto nel cosmo, individui compresi, sono una manifestazione, un'espansione dell'Assoluto, Śiva. Molti di questi testi non ci sono pervenuti, ma ne abbiamo menzioni e citazioni sia in quelli attualmente conosciuti sia nei numerosi commenti che ne sono seguiti. Occorre qui ricordare che la concezione di una relazione fra l'umano e il divino non è certo una prerogativa delle tradizioni in oggetto, tradizioni essenzialmente tantriche, ma risale, nella letteratura, a un'epoca antecedente, quella del brahmanesimo. Nella ''Chāndogya Upaniṣad'' (IX-VII secolo a.C.), ma anche in altre ''Upaniṣad'', troviamo già espresso il concetto dell'identità fra l'essenza individuale e quella divina, fra ''ātman'' e ''brahman'': «Quello sei tu». I testi del ''Bhairava tantra'' costituiscono il ''corpus'' canonico di opere sacre cui fanno riferimento alcune tradizioni religiose popolari per lo più sorte nella regione indiana del Kashmir, e confluite poi in quel sistema esegetico etichettato come Shivaismo del Kashmir come è stato formulato da Abhinavagupta. Queste tradizioni e scuole sostengono l'identità fra gli individui, l'universo e Dio, che, come già detto, è qui identificato con Śiva o una sua ipostasi (come Bhairava, per esempio): Śiva è qui considerato causa materiale ed efficiente dell'universo, e il suo riflesso nel mondo è Śakti, l'energia divina che gli esseri e le cose nel mondo sperimentano come causa di ogni trasformazione. Sostantivo femminile, ''śakti'' è termine il cui significato è proprio "energia", "forza", e indica generalmente il potere, o l'insieme dei poteri di un dio (''deva''), quelli che agiscono nel mondo fenomenico e sono la causa di ogni trasformazione, creazione e distruzione. Nella mitologia, questa ''śakti'' è spesso personificata come dea (''devi'') e variamente denominata, oggetto di culto nelle correnti devozionali. Come Pārvatī, la "Figlia della montagna", per esempio, raffigurata come sposa di Śiva; o come Kālī, "Colei che domina il tempo". Da questo punto di vista, Kuṇḍalinī non è che uno dei nomi della ''śakti'', della Dea cioè: uno degli aspetti, in ultima analisi, di Dio. Così, prima di entrare nel dettaglio delle pratiche, si rivolge alla Dea Kuṇḍalinī il filosofo kashmiro Abhinavagupta (X-XI sec.), sistematore di queste tradizioni: Il passo dal ''Tantrasadbhāva'' sopra citato procede lasciando intendere che il nome Kuṇḍalinī derivi da ''kuṇḍalī'', generalmente tradotto con "ricurva", o anche con "attorcigliata": Il nome deriverebbe quindi dallo stato in cui normalmente si trova questa energia; "dormiente", "addormentata", "quiescente", "inattiva", "sopita", "inconscia": sono questi i termini che generalmente si trovano in letteratura per riferirsi alla ''kuṇḍalinī'' di cui non si è ancora preso coscienza tramite una delle pratiche canoniche. Il riferimento al serpente come immagine simbolica della ''kuṇḍalinī'' rende bene l'idea di qualcosa che normalmente è in stato di riposo, arrotolato su sé stesso come spesso il serpente giace fintanto che non venga stimolato o non si muova in cerca di cibo. Illustrazione del XIX secolo raffigurante nel corpo fisico un complesso costituito da tredici ''cakra'' del corpo yogico, le tredici tappe del percorso yogico di Kuṇḍalinī verso Śiva. È altresì rappresentata Kuṇḍalinī stessa in forma di serpente bianco arrotolato attorno alla vita. Il seguace di queste tradizioni, che come si è detto sono spiccatamente tantriche, il ''tāntrika'', ovvero l'adepto che guidato dal suo guru segue un percorso spirituale vòlto al conseguimento della liberazione (''mokṣa'') dal ciclo delle rinascite (''saṃsāra''), è ritenuto possedere una struttura complessa che convive col corpo fisico. Si tratta di un corpo immateriale, una struttura somatica inaccessibile ai sensi che l'adepto crea immaginandola e visualizzandola attraverso una serie di pratiche complesse. Nella letteratura critica moderna a questo corpo è stato dato il nome di "corpo sottile", per distinguerlo dal corpo fisico, che per contrasto è spesso detto "grossolano". Il termine non è soltanto adoperato per le dottrine in oggetto, ma lo si usa anche per rendere concetti simili pertinenti ad altre tradizioni, sia religiose sia no, come quelle esoteriche. André Padoux, indologo francese esperto di tantrismo, fa però notare che questo termine, "corpo sottile", è improprio, perché è la traduzione letterale di ''sukṣmaśarīra'', che si riferisce invece al corpo trasmigrante: il "corpo sottile" è quello che sopravvivendo alla morte è destinato a reincarnarsi (se non c'è stata liberazione). Padoux utilizza pertanto il termine "corpo yogico". Similmente, Gavin Flood utilizza il termine "corpo tantrico". David Gordon White usa anche il termine "corpo alchemico". Letteralmente ''Yoga'' significa "unione", qui fa riferimento all'unione di Kuṇḍalini con Śiva attraverso un ''viaggio'' di Kuṇḍalini stessa nel corpo dell'adepto, dal punto in cui giace come addormentata, alla base della colonna vertebrale, fino alla sommità del capo, dove si unisce appunto a Śiva, donando la beatitudine della liberazione. La comprensione reale di questo corpo da parte di noi occidentali, prosegue Gavin Flood, di cosa esso realmente significhi e di come sia vissuto dal ''tāntrika'', dei suoi rapporti col cosmo in ultima analisi, è impresa velleitaria. Il corpo tantrico è fondamentalmente un testo nel senso lato del termine, cioè uno strumento per concettualizzare l'universo, le divinità, la lingua sanscrita e il linguaggio, la tradizione scritta stessa: qualcosa che la cultura di massa moderna al di fuori della tradizione certo non può comprendere né rendere. La visione del corpo tantrico da parte della civiltà occidentale è cosa emblematica, e rappresenterebbe un argomento in sé. Gli elementi principali di questo corpo sono i "canali" (''nāḍī''), i "centri" o "ruote" (''cakra''), i "punti" (''bindu''), il soffio vitale (''vāyu''). Va subito detto che non esiste una fisiologia univoca per il corpo yogico: il numero, le caratteristiche e le funzioni dei suoi componenti variano da tradizione a tradizione, da testo a testo. È in questo corpo che Kuṇḍalinī ''vive'' e si ''muove''. La fisiologia più diffusa per il sistema di ''cakra'' e ''nāḍī'' è quella che deriva dalle tradizione tantrica che fa riferimento alla dea Kubjikā, la Dea gobba, tradizione attestatasi nell'XI secolo. In questa sono descritti sette ''cakra'', collocati rispettivamente nelle zone del: perineo (''mūlādhāracakra''), genitali (''svādhiṣṭhānacakra''), plesso solare (''maṇipuracakra''), cuore (''anāhatacakra''), gola (''viśuddhacakra''), fronte (''ājñācakra''), sommità del capo (''sahasrāracakra'') Le ''nāḍī'' principali sono tre: una centrale, la ''suṣumnā'', e due laterali: ''iḍā'' e ''piṅgalā''. Kubjikā è raffigurata nell'apparenza di una vecchia donna incurvata dagli anni: ''kubjika'' significa "curva"; questa Dea è infatti associata con Kuṇḍalinī. La tradizione in oggetto è la cosiddetta tradizione kaula occidentale, originaria dell'Himalaya occidentale, e attestata con certezza nel XII secolo in Nepal, dove ancora sopravvive. Il ''Kubjikāmata Tantra'' è il testo più antico nel quale si trova menzione del sistema dei sei ''cakra'', quello attualmente più noto e diffuso: testi precedenti menzionano un numero differente di ''cakra'' variamente collocati nel corpo sottile. Statua di Esculapio presso il Teatro di Epidauro, Grecia. Esculapio era il dio della medicina; il serpente, attorcigliato attorno a un bastone, animale a lui sacro e simbolo di rinnovamento. Simbolo ctonio, il serpente è il più usato per rappresentare la ''kuṇḍalini'', associazione suggerita dagli stessi testi indiani appartenenti alla tradizione, come il sopra citato ''Tantrasadbhāva''. In quanto abitatore del sottosuolo, questo animale simboleggia una forza occulta, misteriosa e pericolosa. Ma, come spesso avviene nel mito, le cose pericolose, quando conosciute, perdono quest'aspetto per svelarne un altro opposto, benefico. La ''kuṇḍalinī'', quando riposa è come un serpente raccolto su sé stesso, pronto a scattare per mordere e così iniettare il suo veleno; ma quando è risvegliata è come il serpente dritto sulla punta della coda, rigido come un bastone, inoffensivo. Questo simbolismo del serpente come energia cosmico-divina trova analogia in quello ravvisato nell'analisi di Carl Gustav Jung per l'energia psichica, la libido: Fin dall'antichità, il serpente è stato considerato simbolo di trasformazione grazie alla sua capacità di mutare pelle, ed è stato associato al benessere fisico, spirituale e all'illuminazione. Il Bastone di Asclepio, simbolo della moderna medicina, e il Caduceo di Hermes, messaggero degli dèi (cioè mediatore fra l'umano e il divino), presentano rispettivamente uno e due serpenti che si avvolgono attorno a un bastone. Quest'associazione fra bastone e serpente, senza tuttavia riferirsi al concetto della kundalini, compare anche in altre narrazione mitologiche, come quella descritta nell'Antico Testamento: Sculture in pietra rinvenute presso templi del Sud dell'India, che testimoniano la sopravvivenza, in epoca più recente, dell'antico culto dei serpenti. Il culto dei serpenti era, in India come altrove, diffuso già prima del V secolo p.e.v. I Nāga erano un popolo di esseri metà uomo metà serpente, depositari di un'antica conoscenza, e tuttora sopravvivono, presso alcuni templi indiani, raffigurazioni di questi esseri mitologici. Gli stessi Asura, una classe di dèi vedici erano raffigurati anche come dèi-serpente. Śiva è sempre raffigurato come ornato di serpenti; ma anche Viṣṇu è associato al serpente cosmico Śeṣa. L'iconografia canonica del filosofo buddhista Nāgārjuna lo vuole assorto in meditazione all'ombra di un serpente (''nāgā'') a una o più teste. Nell'antica Creta il culto dei serpenti rivestiva un aspetto importante, e così pare anche in alcuni culti dionisiaci. Il serpente, come simbolo variamente significato, compare in molte altre civiltà e manifestazioni a carattere religioso, e a tutt'oggi se ne trovano ancora esempi, come nella festa di San Domenico di Sora in Abruzzo. In Occidente, l'immagine del serpente come simbolo della ''kuṇḍalini'' è molto diffusa e la si deve a Sir John Woodroffe, magistrato britannico presso la Corte suprema del Bengala e appassionato di tantrismo che, con lo pseudonimo di Arthur Avalon, pubblicò nel 1919 un testo sull'argomento dal titolo ''Il potere del serpente''. A lui si deve la diffusione di massa di questo fondamentale argomento delle tradizioni tantriche, così come di altri, quali i ''cakra'': nel medesimo testo, infatti, egli presenta una parziale traduzione di due testi, lo ''Ṣatcakranirūpaṇa'' e il ''Pādukāpañcaka'', il primo sul sistema dei sei ''cakra'', il secondo sulla struttura a cinque strati del corpo tantrico. A lui va l'indiscusso merito di aver presentato questi argomenti alla cultura occidentale e di aver così suscitato interesse verso quell'insieme di variegati e controversi aspetti dell'induismo che, in occidente stesso, è stato etichettato come "tantrismo", termine inesistente nella cultura hindu. La decontestualizzazione di questi concetti, la ''kuṇḍalini'' e il suo risveglio, i ''chakra'', il corpo sottile, ma anche i mantra e forse soprattutto le pratiche sessuali tipiche di alcune tradizioni tantriche, ha però creato, cosa inevitabile, una serie di fraintendimenti, favorendo di riflesso la diffusione di manipolazioni e letture personalizzate. La Società Teosofica prima e i movimenti New Age poi, si sono appropriati dell'argomento ''kuṇḍalini'', rivestendolo di aspetti impropri. Ma la ''kuṇḍalini'' ha interessato anche studiosi quali lo psicoanalista Carl Jung, che ha cercato paralleli con la struttura e il funzionamento dell'inconscio, trovando corrispondenze dei suoi concetti di ''anima'' e ''animus'' con Kuṇḍalini e Śiva rispettivamente. Jung, che aveva letto il testo di Avalon nel 1930, seguito i seminari dell'indologo tedesco Wilhem Hauer sullo Yoga, e si era già espresso affermando di aver trovato interessanti corrispondenze fra la propria visione e quella dello Yoga stesso, ebbe però un atteggiamento ambivalente nei confronti della ''kuṇḍalinī'', ravvisando, nelle tecniche di risveglio della stessa, il pericolo di essere sommersi dalle forze dell'inconscio, qualcosa che quindi si opponeva alla realizzazione della personalità. Interessante è la sua visione della disposizione anatomica dei ''cakra'': il primo ''cakra'', quello dove riposa Kuṇḍalinī, il ''mūlādhāra'', dovrebbe essere situato in alto, e l'ultimo in basso. Anche Massimo Scaligero, appartenente al movimento antroposofico, riteneva che gli antichi metodi per far risalire kundalini fossero ormai divenuti anacronistici se non dannosi, e che nell'epoca intellettualistica odierna occorresse semmai far discendere dalla testa la luce del pensiero conoscitivo, riconoscendone la sua origine pre-cerebrale nell'autocoscienza. Disegno moderno che simbolizza il ''mūlādhāracakra'', nel quale Kuṇḍalini riposa. Al centro, il mantra monosillabico (''bījamantra'') associato al ''cakra'' in scrittura devanagari: LAṂ, corrispondente all'elemento grosso "terra". Come accennato, nelle tradizioni tantriche la liberazione dal ciclo delle rinascite è vista come il "risveglio" di Kundalini seguito dalla relativa ascesa (''śat chakra bedhana'') nel corpo sottile fino all'ultimo chakra, dove stabilmente deve permanere in unione con Śiva. In questo stadio l'adepto ha definitivamente abbandonato il suo ego individuale (''ahmakara'') per identificarsi col Soggetto universale (''aham''). Questo percorso è vissuto dall'adepto come "attivazione", "apertura" dei chakra interessati, che ordinariamente si trovano "inattivi", come "chiusi". Il simbolismo dei fiori di loto illustra bene questo meccanismo: i petali si dischiudono al passaggio di Kundalini e successivamente si richiudono, col risultato però di aver cambiato di stato. Kundalini stessa subisce cambiamenti di stato: in alcuni testi si preferisce distinguere tre aspetti: ''śaktikuṇḍalinī'' ("energia arrotolata"), per indicare Kundalini che risiede inerte nel primo chakra, il ''mūlādhāracakra''; ''prāṇakuṇḍalinī'' ("energia dei soffi vitali"), per designare Kundalini che circola nel corpo sottile; ''parakuṇḍalinī'' ("energia assoluta"), Kundalini pronta per fondersi con Śiva nell'ultimo chakra (il ''dvādaśānta'' o il ''sahasrāracakra'', a seconda dei testi). La prassi per il "risveglio" e la "risalita" di Kundalini segue strade differenti a seconda della tradizione e quindi dei testi adottati. L'indologa francese Lilian Silburn che si è occupata teoricamente e attivamente di questo argomento distingue fra i metodi che derivano dalle tradizioni del Kula e quelli molto più tardi che fanno capo a testi quali la ''Haṭhayoga Pradīpikā'', la ''Gheraṇḍa Saṃhitā'' e la ''Śiva Saṃhitā'' (scritti all'incirca dopo il XV secolo). Questi ultimi prevedono un impegno continuo basato molto sul lavoro sul corpo fisico e sottile: stiamo parlando dello Hatha Yoga. I testi tantrici precedenti fanno invece riferimento a metodi che sono assimilabili alla mistica, metodi che coinvolgono la spiritualità intrinseca in elementi quali la parola, il pensiero, la consapevolezza, la meditazione. === La via dello Hatha Yoga === Disegno che raffigura una tecnica di respirazione a narici alternate, tipica dello Hatha Yoga per la "pulizia" delle ''nāḍī.'' La manipolazione di Kundalini non è possibile se prima non si è provveduto a purificare il sistema dei canali energetici del corpo sottile, le ''nāḍī''. L'adepto deve preliminarmente dedicarsi a operazioni finalizzate a tale scopo, le ''nāḍīśodhana''. Queste prevedono posizioni specifiche (''āsana'') accompagnate da tecniche di respirazione controllata e recitazioni di mantra. Va evidenziato che i risultati non sono affatto subito evidenti: il praticante vi si dovrà dedicare quotidianamente per diversi mesi. Stando alla ''Śiva Saṃhitā'', al termine il corpo fisico si presenterà più armonioso, profumato, dotato di una voce ben risonante. Sono tre le ''nāḍī'' principali: ''suṣumṇā'', ''iḍā'' e ''piṅgalā'': queste ultime sono come avvolte attorno alla prima, che invece è dritta, ergendosi dalla zona del perineo fino al cranio. La ''suṣumṇā'' è la via maestra di risalita di Kundalini: le tecniche di purificazione hanno anche e soprattutto lo scopo di evitare che Kundalini risalga seguendo ''iḍā'' e ''piṅgalā''. Infatti è anche possibile che Kundalini si risvegli e risalga in modo anomalo, come nel caso precedente, o anche spontaneamente: queste occasioni non conducono alla liberazione, anzi possono causare problemi. Così un maestro del XIV sec.: === Le vie dello Shivaismo del Kashmir === In quel sistema teologico-filosofico successivamente etichettato come Shivaismo del Kashmir sono descritti altri metodi per manipolare la kundalini e quindi ottenere la liberazione in vita. L'indologa Lilian Silburn elenca i seguenti metodi: distruzione del pensiero dualizzante; interruzione del soffio; frullamento dei soffi; contemplazione delle estremità; espansione della via mediana. A questi vanno considerati aggiunti metodi di intervento "esterni", quali la cosiddetta "pratica del bastone" e l'iniziazione mediante penetrazione.
Kosha
Una visualizzazione dei cinque koshas, ma non devono essere pensati come guaine concentriche, ma come interpenetrando a diversi livelli di sottigliezza, dal grossolano al più sottile. Secondo la filosofia Vedānta, l'essenza spirituale dell'uomo è rivestita da cinque involucri o guaine, chiamati '''Kosha'''. Essi sono i corpi di cui è composto l'"io" fenomenico, che separano la coscienza dal Brahman indifferenziato. I cinque Kosha sono presenti in tutti i piani , partendo da quello più materiale per arrivare a quello più spirituale. Questo riflette la volontà Advaita che non distingue fra fisica e metafisica, ma li considera gradazioni di un tutto.
La prima guaina ''Annamayakosa'' è quella del corpo grossolano ed è così descritta: La sua esistenza dipende dal ''prana'' (energia) assunto sotto forma di cibo, acqua e da ''prana'' più sottile assunto attraverso l'aria che respira. Il prana assunto attraverso la respirazione è la forma di energia più importante al corpo materiale, infatti senza cibo la sua sopravvivenza è possibile fino e oltre 6 settimane, senza acqua 3 giorni, senza aria, invece, la vita del corpo materiale cessa dopo soltanto 6 minuti. Il corpo fisico può essere armonizzato anche attraverso la pratica di posizioni mirate dette ''āsana''. La seconda guaina ''Pranamayakosa'' è quella dell'energia vitale. Nella filosofia vedantina, con il termine ''prana'' si intende il soffio-energia vitale. Il cibo grossolano, come detto, è una sorta di ''prana'' cristallizzato. Questo corpo è simile per dimensione e forma a quello fisico e, come quello fisico ha una sua struttura fisiologica gestita da "centrali energetiche" dette chakra dalle quali scorre l'energia attraverso una sorta di rete sottile di "canali di collegamento", le nadi, la cui funzione è quella di distribuire il prana attraverso le varie strutture umane. Non esiste una sola particella dell'essere umano che non funzioni come organo di ricezione, trasformazione e trasmissione dell'energia sottile. Il corpo eterico, pur essendo puramente energetico, può essere influenzato dalle tecniche yoga di respirazione (''prāṇāyāma''). Il terzo involucro ''Manomayakosa'' è quello che concerne il mentale ed in proposito è scritto: Tutto l'universo di nomi e forme non è altro che il frutto di Manomayakosa. In altre parole, quello che noi chiamiamo "mondo reale" è frutto della proiezioni della mente esattamente come lo è il mondo onirico durante il sonno. Naturalmente entrambi i tipi di proiezione risultano reali fintantoché la conoscenza non sarà sufficientemente risvegliata. Un elemento di particolare interesse lega quanto detto al ciclo di morte-rinascita ''(Saṃsāra)''. Infatti per la metafisica Vedānta la trasmigrazione avviene per l'identificazione della coscienza con il mondo dei nomi e delle forme. L'identificazione con la realtà grossolana crea un moto che permette all'individualità di generare una forza che rende schiavi delle cose pur vivendo nell'illusione di possederle. Questa forza tenta disperatamente di sopravvivere, trasmigrando nei vari mondi, subendo il relativo karma di merito-demerito, attenuandosi e spegnendosi solo quando cessa quel moto di identificazione. Fintanto che questo viene alimentato il ciclo morte-rinascita (e con esso la schiavitù metafisica) non sarà mai spezzato. La quarta guaina ''Vijnanamayakosa'' è detta guaina dell'intelletto. Quello che rappresenta questo involucro è la cosiddetta ''buddhi''. Potremmo intendere questo termine come la più alta facoltà discriminativa che l'individuo possegga, l'intelligenza sintetica capace di contemplare gli archetipi universali. Benché molto vicina al Ātman riflettendone il , nonostante sia percezione intuitiva e discernimento immediato essa resta pur sempre un veicolo del sé ed è pertanto soggetta a trasmigrazione. Pertanto se questa resta vincolata al complesso mentale e sensoriale favorisce l'espansione dell'ego; se viceversa risulta svincolata dal desiderio egoico essa favorisce l'amore e la comprensione universale. L'ultima guaina e quella più interna ''Anandamayakosa'' è quella della beatitudine. Di essa si dice essere attiva nel sonno profondo mentre negli altri stati (veglia e sogno) lo è solo parzialmente. È sede della facoltà intuitiva ove si fa esperienza della divinità che vive nel profondo di ogni essere umano. Tale unità di coscienza rifrange senza riflettere la pura beatitudine dell'Ātman, in assenza di qualsiasi dualità. Questa guaina è composta di beatitudine non generata da alcun eccitamento né da stimoli sensoriali quindi non dipende da alcun condizionamento formale. Anche questo corpo causale va superato; esso non può essere il supremo sé in quanto ne è pur sempre rivestimento come lo sono le altre guaine-corpi. Compresi e risolti i cinque involucri ovvero i tre corpi quello che resta è solo il ''testimone'', il supremo ''Ātman''. Categoria:Anatomia occulta Categoria:Discipline spirituali Categoria:Advaita Vedānta
Katharine Hepburn
Nella sua carriera, durata più di settant'anni, recitò in una vasta gamma di generi cinematografici, dalla ''Screwball comedy'' ai film drammatici. Ottenne dodici candidature al premio Oscar alla miglior attrice, vincendone quattro e risultando la persona con più vittorie in tale categoria nella storia. Nel 1999 l'American Film Institute l'ha classificata al primo posto fra le più grandi ''star'', ritenendola la più grande attrice di tutti i tempi. Cresciuta in Connecticut, Katharine Hepburn incominciò a recitare mentre studiava al Bryn Mawr College. Dopo quattro anni di teatro, le recensioni favorevoli del suo lavoro a Broadway la portarono all'attenzione di Hollywood. I suoi primi anni nel mondo del cinema furono segnati dal successo e dal premio Oscar per il suo terzo film, ''La gloria del mattino'' , ma in seguito fu protagonista di una serie di film che fecero fiasco al botteghino, tanto che nel 1938 venne etichettata come «veleno per il botteghino». L'attrice fu artefice della propria rimonta, riscattando il suo contratto con la RKO Radio Pictures e comprando i diritti cinematografici di ''Scandalo a Filadelfia'', che vendette a condizione di interpretare il ruolo della protagonista, che la consacrò nuovamente a Hollywood. Nel 1940 venne ingaggiata dalla Metro-Goldwyn-Mayer, dove lavorò a fianco di Spencer Tracy, suo partner cinematografico in nove film e segretamente compagno nella vita fuori dal set. Nella seconda parte della sua carriera apparve in produzioni teatrali shakespeariane e affrontò una serie di ruoli letterari. Vinse altri tre premi Oscar per le sue interpretazioni in ''Indovina chi viene a cena?'' , ''Il leone d'inverno'' e ''Sul lago dorato'' . Nel 1970 iniziò a comparire in film per la televisione, ove proseguì la sua carriera fino in età avanzata. Nel 1976 vinse anche un Premio Emmy, sempre come miglior attrice protagonista per ''Amore tra le rovine'', al fianco di Laurence Olivier. Abbandonò le scene nel 1994, all'età di 87 anni, dopo aver recitato in ''Love Affair - Un grande amore''. Dopo un periodo di inattività e cattiva salute, morì nel 2003 a 96 anni. Oltre a quelli citati, tra i suoi film più famosi si ricordano: ''Febbre di vivere'' , ''Piccole donne'' , ''Susanna!'' , ''La donna del giorno'' , ''La costola di Adamo'' , ''La regina d'Africa'' , ''Lui e lei'' , ''Tempo d'estate'' , ''Il mago della pioggia'' , ''Improvvisamente l'estate scorsa'' , ''Il lungo viaggio verso la notte'' , ''La pazza di Chaillot'' e ''Le troiane'' . Oltre ai quattro Oscar , la Hepburn vinse due premi BAFTA, un NYFCC Award, un David di Donatello, una Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia e un prix al Festival di Cannes.
Katharine Hepburn nacque a Hartford, capitale del Connecticut, il 12 maggio 1907, seconda di sei fratelli. I suoi genitori furono Katherine Martha Houghton, nativa di Corning (New York), una femminista a capo dell'associazione statale delle suffragette, e Thomas Norval Hepburn, urologo, nato in Virginia e discendente di una famiglia inglese, strenuo assertore della profilassi pubblica e della necessità di informare la gente sui rischi delle malattie veneree, argomento del quale all'epoca nessuno parlava. La madre fu una suffragetta e sostenitrice della contraccezione, e fondatrice, con Margaret Sanger, di Planned Parenthood, associazione per la promozione dell'aborto e della maternità responsabile e pianificata. La stessa Hepburn raccontava, nella sua autobiografia, di aver più volte, da bambina, aiutato la madre nella sua causa, partecipando a varie manifestazioni e distribuendo in giro palloncini con lo slogan "Il voto alle donne". Katharine Hepburn nella foto dell'annuario al Bryn Mawr College (1928). Durante il college, decise di intraprendere la carriera di attrice. La casa degli Hepburn era, quindi, un ambiente privo di argomenti-tabù, in cui si affrontavano serenamente davanti ai figli argomenti di carattere sociale, politico o sessuale. Nel corso della sua vita adulta, Katharine Hepburn avrebbe in più occasioni riconosciuto ai suoi genitori il merito di averla fatta crescere libera da pregiudizi, indipendente e con la curiosità di fare sempre nuove esperienze. Avviata allo sport dal padre, si impegnò nel nuoto, nell'equitazione, nel golf e nel tennis, tra l'altro vincendo la medaglia di bronzo a una gara di pattinaggio artistico al Madison Square Garden di New York e raggiungendo le semifinali di un torneo giovanile femminile di golf del Connecticut. Il suo sport preferito però fu il nuoto: da ragazza aveva l'abitudine di tuffarsi nel freddo specchio di mare di fronte casa sua, e non perse l'abitudine di mantenersi in forma nuotando fino agli anni ottanta, come si vede in una scena del film ''Sul lago dorato'' (1981). La sua infanzia fu funestata da un episodio che ebbe conseguenze a lungo termine anche nella sua vita adulta: un giorno trovò il fratello Tom impiccato a una corda pendente da una trave. Sebbene le circostanze facessero pensare al suicidio, i genitori rigettarono questa ipotesi, ritenendo piuttosto che Tom fosse rimasto vittima di qualche esperimento condotto maldestramente e finito tragicamente. Indipendentemente dalla ragione della morte di suo fratello, la Hepburn cadde in depressione e vi rimase per molto tempo, evitando di frequentare i ragazzi della sua età e studiando a casa. Per molti anni usò come propria la data di nascita di Tom (8 novembre) e rivelò la vera data solo nella sua autobiografia ''Io'' (tit. or.: ''Me: Stories of my Life''). Nel 1924 entrò al Bryn Mawr College, che frequentò principalmente per compiacere la madre, che aveva studiato lì, e ricordò l'esperienza con antipatia. Era la prima volta che tornava a scuola dopo diversi anni, ed era a disagio con i suoi compagni di classe. Lottò contro le regole scolastiche dell'università, venendo sospesa una volta perché aveva fumato in camera. Si dimostrò portata per la recitazione, ma i ruoli nelle rappresentazioni del college erano subordinati ai risultati scolastici. Una volta migliorati i propri voti, iniziò a esibirsi regolarmente. Interpretò il ruolo di protagonista in una produzione di ''The Woman in the Moon'' nel suo anno da senior, e la risposta positiva ricevuta rafforzò i suoi piani di proseguire nella carriera teatrale. Si laureò in storia e filosofia nel giugno 1928. Al 1928 risale il matrimonio con l'uomo d'affari Ludlow Ogden Smith, al quale la Hepburn chiese di invertire il cognome per non doversi confondere con la cantante Kathe Smith. Tra alti e bassi il matrimonio andò avanti fino al 1934, anno del divorzio avvenuto in Messico e riformalizzato negli Stati Uniti nel 1942. Nonostante il fallimento del matrimonio, la Hepburn riconobbe sempre a suo marito il sostegno morale e finanziario datole durante i primi anni della sua carriera di attrice. === Morte === Tomba di Katherine Hepburn Morì il 29 giugno 2003 all'età di 96 anni, a Old Saybrook, nella casa di famiglia. Nel rispetto delle sue volontà non ricevette funerali religiosi. In suo onore vennero però oscurate per un'ora tutte le luci di Broadway, a ricordo della sua intensa attività teatrale. Venne sepolta nel Cedar Hill Cemetery ad Hartford, sua città natale. Nel 2004, come indicato nel suo testamento, i suoi effetti personali vennero messi all'asta da Sotheby's a New York. Tra di essi, fotografie e un busto di Spencer Tracy, da lei personalmente scolpito, e alcuni dipinti a olio. Il ricavato della vendita, diversi milioni di dollari, fu devoluto a parenti e amici. === Gli esordi a teatro === Nel 1928 fece il suo esordio a Broadway nella commedia teatrale ''Night Hostess'', dopo anni di apprendistato nei teatri di Baltimora. Fu poi chiamata a sostituire l'attrice protagonista di ''The Big Pond'' in scena al Great Neck di New York, licenziata a pochi giorni dalla prima teatrale. La Hepburn si trovò all'improvviso sulla scena e non diede una prova convincente, tanto che fu tolta dal cast e destinata a produzioni minori. Venne poi licenziata poco prima di andare in scena con ''Art and Mrs. Bottle'', ma siccome la produzione non trovò un'altra attrice disponibile, dovette riassumerla. Nel 1932 si fece però notare per la sua interpretazione di Antiope nel dramma ''The Warrior's Husband'', una moderna rivisitazione di ''Lisistrata''. La ''pièce'' ebbe recensioni favorevoli e di Katharine Hepburn si iniziò a parlare anche a Hollywood, non più solo a New York. === I primi anni a Hollywood === Katharine Hepburn e David Manners in ''Febbre di vivere'' (1932). L'agente hollywoodiano Leland Hayward vide una performance della Hepburn in ''The Warrior's Husband'', e le chiese di fare un provino per la parte di Sydney Fairfield in ''Febbre di vivere'', film in produzione alla RKO Pictures. Il regista George Cukor rimase impressionato da quello che vide: «C'era questa strana creatura», ricordò, «diversa da qualsiasi cosa avessi mai sentito». Apprezzò particolarmente il modo in cui lei posò un bicchiere: «Ho pensato che ci fosse molto talento in quella azione». Per il ruolo, la Hepburn chiese 1.500 $ a settimana, un compenso spropositato per un'attrice sconosciuta. Cukor incoraggiò la casa di produzione ad accettare le sue richieste e la giovane attrice firmò un contratto a tempo determinato con una garanzia di tre settimane. La venticinquenne Hepburn arrivò in California nel luglio 1932. Recitò in ''Febbre di vivere'' con John Barrymore, non mostrando alcun segno di soggezione. Anche se lottò per adattarsi alla recitazione cinematografica, rimase affascinata dal settore fin dall'inizio. Il film fu un successo e l'attrice ricevette recensioni positive. Mordaunt Hall del ''The New York Times'' definì la performance «eccezionalmente buona» precisando che «la caratterizzazione della sig.na Hepburn è una delle più belle viste sul grande schermo». Dopo il successo di ''Febbre di vivere'', la RKO firmò con l'attrice un contratto a lungo termine e il regista George Cukor strinse una duratura amicizia e un sodalizio professionale con lei (avrebbero girato altri nove film insieme). Il secondo film della Hepburn fu ''La falena d'argento'', la storia di un'aviatrice e la sua relazione con un uomo sposato. Non fu un successo commerciale, ma le recensioni sulla sua interpretazione furono positive. Regina Crewe scrisse sul ''New York Journal'' che, sebbene i suoi manierismi fossero irritanti, «costringono all'attenzione e affascinano il pubblico. È una personalità distinta, definita e positiva». Il terzo film della Hepburn la consacrò come una delle principali attrici di Hollywood: per la interpretazione dell'aspirante attrice Eva Lovelace, ruolo inizialmente destinato a Constance Bennett, ne ''La gloria del mattino'' vinse il suo primo Oscar alla miglior attrice. La Hepburn aveva visto il copione sulla scrivania del produttore Pandro S. Berman e, convinta di essere nata per interpretare quella parte, insistette per ottenerla. L'attrice decise di non partecipare alla cerimonia di premiazione degli Oscar, scelta che continuerà per tutta la durata della sua carriera, ma fu entusiasta della propria vittoria. Katharine Hepburn come Jo March in ''Piccole donne'', grande successo dell'epoca, per il quale vinse la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Il suo successo proseguì con il ruolo di Jo March in un adattamento cinematografico di ''Piccole donne'' (1933) diretta da George Cukor. Il film fu un nuovo successo, uno dei più grandi dell'industria cinematografica fino ad allora, e la Hepburn vinse la Coppa Volpi alla 2ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. ''Piccole donne'' fu uno dei film preferiti dell'attrice e rimase sempre orgogliosa della propria performance, affermando in seguito: «Sfido chiunque a essere una Jo brava quanto me». Alla fine del 1933 Katharine Hepburn era un'attrice cinematografica rispettata, ma desiderava imporsi anche a Broadway. Jed Harris, produttore teatrale che stava attraversando una crisi di carriera, le propose di apparire nello spettacolo ''The Lake'', che lei accettò di fare anche con un basso stipendio. Nel frattempo la RKO le chiese di recitare in ''Argento vivo'', nel ruolo di Trigger Hicks, una ragazza di montagna dai modi bruschi. Il film, considerato uno dei suoi peggiori, fu un disastro al botteghino e l'interpretazione dell'attrice ricevette recensioni negative. La Hepburn mantenne una foto di Hicks nella sua camera da letto per tutta la sua vita come ammonimento a mantenere l'umiltà. L'anteprima di ''The Lake'' fu a Washington, dove ci fu una grande vendita di biglietti, ma la Hepburn aveva perso fiducia nella regia di Harris e lottò per proseguire le prove. Nonostante questo, Harris spostò lo spettacolo a New York senza fare ulteriori prove, andando in scena presso il Martin Beck Theatre il 26 dicembre 1933. La Hepburn fu sonoramente stroncata dai critici newyorkesi. Dorothy Parker, all'epoca critico teatrale per il ''New Yorker'', scherzando scrisse la memorabile frase: «Katharine Hepburn è capace di recitare tutta la gamma delle emozioni dalla A alla B» Già legata a un contratto di dieci settimane, l'attrice dovette sopportare l'imbarazzo del rapido calo delle vendite di biglietti al botteghino. Harris decise di spostare lo spettacolo a Chicago, dicendo all'attrice che l'unico interesse che aveva per lei era il denaro che gli poteva fruttare. La Hepburn rifiutò e pagò Harris 14.000 $ per chiudere la produzione. Più tardi definì Harris come «la persona più diabolica che abbia mai incontrato» e sostenne che questa esperienza le insegnò a prendere con maggiore responsabilità la propria carriera. === "Veleno per il botteghino" === Katharine Hepburn interpreta Maria Stuart in ''Maria di Scozia'' (1936) Dopo il fallimento di ''Argento vivo'' e ''The Lake'', la RKO la fece recitare in ''Amore tzigano'' (1934) di Richard Wallace, tratto da un romanzo vittoriano di J. M. Barrie, nel tentativo di ripetere il successo di ''Piccole donne'', ma il film fu un flop. Il dramma romantico ''Quando si ama'' (1935), con Charles Boyer, ebbe recensioni mediocri e fu un fallimento commerciale. Dopo tre film da dimenticare, la Hepburn tornò al successo con ''Primo amore'' (1935) di George Stevens, la storia di una ragazza alla ricerca di affermazione sociale. La Hepburn amava il libro e fu ben felice del ruolo. Il film, tra i favoriti dell'attrice, fu un successo e le valse la seconda candidatura agli Oscar. Ricevette il secondo maggior numero di voti dopo la vincitrice Bette Davis. In seguito l'attrice recitò in un nuovo progetto di George Cukor, ''Il diavolo è femmina'' (1935), in cui lavorò per la prima volta in coppia con Cary Grant. Le furono tagliati corti i capelli poiché il suo personaggio si mascherava come un ragazzo per gran parte del film. La pellicola non piacque alla critica né al pubblico e lei la definì «un fiasco completo». Interpretò Maria Stuart nel film ''Maria di Scozia'' (1936) di John Ford, nonostante non fosse interessata al personaggio: «Non mi aveva mai interessato ..., la ritenevo fondamentalmente un'oca. Avrei preferito fare un film su Elisabetta». Il film si rivelò un fiasco al botteghino, anche perché il regista, non convinto del soggetto, se ne disinteressò. Tuttavia la Hepburn ricorda nella sua autobiografia che fece il suo esordio alla regia, dirigendo una piccola parte del film. Seguì ''Una donna si ribella'' (1936) di Mark Sandrich, un dramma vittoriano in cui il personaggio della Hepburn sfidava le convenzioni sociali avendo un figlio fuori dal matrimonio: «un'antesignana del femminismo ..., che la Hepburn avrebbe interpretato per onorare le idee della propria madre» scrive Paolo Mereghetti. Anche la successiva commedia ''Dolce inganno'' di George Stevens non ebbe successo, il che significava che aveva recitato in quattro film rivelatisi un flop dopo l'altro. Ai problemi dati da una serie di film impopolari, si aggiunse l'atteggiamento della Hepburn. Ebbe un rapporto difficile con la stampa, con la quale a volte era rude e provocatoria. Si divertiva a spiazzare ammiratori e giornalisti con risposte apparentemente senza senso, che avevano il solo scopo di mettere alla berlina la curiosità di conoscere i particolari della vita privata dei personaggi pubblici. Non rilasciava interviste e si negava alle richieste di autografi, il che le valse il soprannome di "Katharine l'arrogante". Il pubblico rimaneva sconcertato dal suo comportamento e dal suo eccentrico modo di vestire, che la rendevano ulteriormente impopolare. Sentendo il bisogno di lasciare Hollywood, tornò sull'East Coast a recitare in un adattamento teatrale di ''Jane Eyre''. Malgrado il successo della tournée e incerta sulla sceneggiatura, non volle rischiare il fallimento dopo il disastro di ''The Lake'' e decise di non prendere parte allo spettacolo a Broadway. Verso la fine del 1936, fu una delle molte attrici che ambirono al ruolo di Rossella O'Hara in ''Via col vento'', ma il produttore David O. Selznick si rifiutò di offrirle la parte, perché disse che non aveva sex appeal e perché non riusciva a vedere lei e Rhett Butler inseguirsi per dodici anni. Katharine Hepburn e Cary Grant in una foto pubblicitaria di ''Susanna!''. Il film all'uscita fu un insuccesso, ma adesso è considerato un classico della commedia. Nel 1937 apparve accanto a Ginger Rogers in ''Palcoscenico'' di Gregory La Cava, in un ruolo che rispecchiava la sua vita, quella di una ragazza dell'alta società con l'intenzione di diventare attrice. La Hepburn fu elogiata per la sua interpretazione nel film, che fu candidato come miglior film ai premi Oscar 1938, ma che non fu il successo al botteghino che la RKO aveva sperato. Gli esperti del settore incolparono la Hepburn per il basso profitto, ma lo studio continuò a impegnarsi per far risorgere la sua popolarità. Fu rilanciata nella screwball comedy ''Susanna!'' di Howard Hawks, insieme con Cary Grant e un famoso leopardo addomesticato. La Hepburn si impegnò molto e si fece consigliare sui tempi comici dalla sua costar Walter Catlett. Il film fu acclamato dalla critica, ma risultò comunque infruttuoso al botteghino. Visto che sia il genere di film sia Grant erano molto popolari in quel momento, il biografo A. Scott Berg ritiene che la colpa del flop fosse il rifiuto degli spettatori per l'attrice. Dopo l'uscita di ''Susanna!'', la Hepburn fu inclusa in un elenco di attori considerati "Veleno per il botteghino". La sua reputazione era al ribasso e quando l'attrice si vide proporre dalla RKO un B-movie di scarse prospettive, rifiutò il ruolo, scegliendo invece di riscattare il proprio contratto per 75.000 dollari. Molti attori avevano paura di lasciare la stabilità dello ''studio system'', ma data la sua ricchezza personale, la Hepburn poteva permettersi di essere indipendente. Nel 1938 girò ''Incantesimo'', prodotto dalla Columbia Pictures, per la terza volta al fianco di Cary Grant. La commedia fu ben accolta dalla critica, ma non riuscì a richiamare molto pubblico. Per la sceneggiatura successiva, la Hepburn si vide offrire un compenso di 10.000 dollari, meno di quanto avesse ricevuto all'inizio della sua carriera cinematografica. Riflettendo su questo cambiamento di sorte, Andrew Britton scrive di lei: «Nessun'altra stella è emersa con maggiore rapidità o con acclamazione più estatica. Nessun'altra stella è diventata così impopolare in maniera così rapida per tanto tempo». === La rinascita === Katharine Hepburn e James Stewart in ''Scandalo a Filadelfia'' (1940). L'attrice disse a proposito: «Ho dato la vita e mi ha dato indietro la mia carriera». A seguito del declino della sua carriera cinematografica, la Hepburn tentò nuove occasioni di rilancio. Lasciò Hollywood per cercare un progetto teatrale e firmò per recitare nella nuova commedia di Philip Barry, ''Scandalo a Filadelfia''. Nello spettacolo interpretava il personaggio della capricciosa ereditiera Tracy Lord, una miscela di umorismo, aggressività, nervosismo e vulnerabilità. Howard Hughes, partner della Hepburn all'epoca, intuendo che la commedia potesse essere il suo biglietto per tornare fra le stelle di Hollywood, le comprò i diritti cinematografici prima ancora dell'esordio sul palcoscenico. La prima tournée di ''Scandalo a Filadelfia'' negli Stati Uniti ebbe recensioni positive, anche alla rappresentazione del teatro Shubert di New York, il 29 marzo 1939. Fu un grande successo sia a livello critico sia finanziariamente, che proseguì anche con una seconda tournée. Molte delle più importanti case di produzione avvicinarono la Hepburn per produrre la versione cinematografica della commedia di Barry. Alla fine lei scelse di vendere i diritti alla Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) a varie condizioni: interpretare la protagonista, affidare la regia a George Cukor) e scegliere i coprotagonisti. Poiché Clark Gable e Spencer Tracy erano entrambi non disponibili, Louis B. Mayer le promise James Stewart e 150.000 $ per chiunque altro avesse voluto. L'attrice scelse il suo amico Cary Grant. Berg, biografo della Hepburn, descrive come il personaggio di Tracy sia stato realizzato perché il pubblico «ridesse di lei, ma che in ultima analisi, simpatizzasse con lei» e che la Hepburn sentì fondamentale per "ricreare" la sua immagine pubblica. ''Scandalo a Filadelfia'' fu uno dei più grandi successi del 1940 e cambiò l'atteggiamento del pubblico nei confronti della Hepburn, decretandone il successo per gli anni a venire. Le recensioni dell'epoca dichiararono: «Torniamo indietro Katie, tutto è perdonato», il Variety: «È il film di Katharine Hepburn ... la storia senza di lei è quasi inconcepibile». La Hepburn fu candidata al terzo premio Oscar alla miglior attrice e vinse il New York Film Critics Circle Award alla miglior attrice protagonista. Spencer Tracy e Hepburn in ''La donna del giorno'' (1942) Al film che seguì, ''La donna del giorno'' (1942) di George Stevens, è legato l'episodio che segnò una svolta nella vita sentimentale della Hepburn. Un anno prima il regista e produttore Joseph L. Mankiewicz le aveva presentato l'attore Spencer Tracy, che avrebbe dovuto recitare con lei sul set; l'attrice, che quel giorno indossava tacchi alti, lo salutò dicendogli: ''«Temo di essere troppo alta per lei, signor Tracy…»''. Mankiewicz intervenne dicendo: ''«Non preoccuparti, ti accorcia lui»''. Fu l'inizio di una lunga relazione professionale e personale: essi duettarono (e spesso duellarono) sia sulla scena sia nella vita fino al 1967, anno della morte di lui. Un connubio singolare, la Hepburn atea dichiarata e Tracy che, nonostante tale relazione, non divorziò mai dalla legittima consorte perché cattolico. Katharine Hepburn e Spencer Tracy in ''La costola di Adamo'' (1949). Nel 2003, come epitaffio, il ''Daily Telegraph'' scrisse: «Katharine e Spencer erano tanto più seducenti quanto più le loro schermaglie verbali erano affilate. Difficile dire se essi trovassero più soddisfazione l'una nell'altro o nella battaglia». Comunque sia, la coppia non convisse mai e condusse vita discreta, perché il pubblico non avrebbe apprezzato una relazione extraconiugale da parte di Tracy, che era sposato. Furono nove i film in cui i due apparvero insieme, tra cui ''La costola di Adamo'' e ''Indovina chi viene a cena?'', l'ultimo film di Spencer Tracy. Spencer Tracy non fu l'unico personaggio pubblico con il quale Katharine Hepburn ebbe una relazione. Degli anni trenta è una difficile storia con il miliardario e aspirante aviatore Howard Hughes, la cui vita (e la cui relazione sentimentale con l'attrice) sarebbero state messe in scena nel film ''The Aviator'' (2004); qui viene interpretata da Cate Blanchett che per il ruolo ha ricevuto un Oscar alla miglior attrice non protagonista. Ebbe anche una breve storia con John Ford, benché tutti siano concordi nell'affermare che l'unica vera storia d'amore sia stata quella con lo stesso Tracy. === Gli anni cinquanta === Katharine Hepburn e Humphrey Bogart in ''La regina d'Africa'' (1951) Gli anni cinquanta videro Katharine Hepburn cimentarsi in una serie di sfide professionali, a un'età in cui la maggior parte delle altre attrici cominciava a ritirarsi. Il biografo dell'attrice Scott A. Berg definisce il decennio come «il cuore del suo vasto patrimonio» e il periodo in cui si mise veramente in luce. Nel gennaio del 1950, si avventurò nell'interpretazione di ruoli shakespeariani, portando sulle scene la Rosalinda da ''Come vi piace''. Sperava di dimostrare che poteva interpretare anche ruoli di grande impegno e disse che era «meglio cercare qualcosa di difficile e di possibile insuccesso piuttosto che puntare sempre sul sicuro». Lo spettacolo andò in scena al Cort Theatre a New York e registrò un quasi tutto esaurito per 148 repliche e una successiva tournée. Le recensioni sulla Hepburn furono contrastanti, ma si fece notare come l'unica star hollywoodiana in grado di recitare ruoli di grande impegno sul palcoscenico. Un'altra celebre interpretazione fu quella di Rose Sayer in ''La regina d'Africa'' di John Huston, suo primo film a colori: suo partner sul set fu Humphrey Bogart, nella parte di un capitano tanto coraggioso quanto alcolista, che viene convinto da una missionaria ed attempata zitella (la Hepburn), ad affondare con la sua modesta barca una nave ammiraglia tedesca nelle acque di un lago africano nel 1914. Le riprese del film furono molto laboriose e costellate di problemi, tanto che la Hepburn (come numerosi altri componenti della troupe) si ammalò di dissenteria sul set africano, inconveniente che la svuotò di energie per mesi: in realtà, e a dispetto del fatto di essere la figlia di un urologo, l'attrice bevve acqua del posto (nonostante le scorte giungessero in bottiglie sigillate); gli unici a restare indenni furono gli stessi Bogart e Huston, entrambi forti bevitori di alcolici. A questo episodio, e all'intera avventurosa lavorazione del film, l'attrice nel 1984 dedicò un libro intitolato ''La regina d'Africa: ovvero come sono finita in Africa con Bogart, Bacall e Huston e per poco non ho perso la ragione'', il cui successo fece di lei un'autrice di ''best seller'' a 77 anni. Distribuito alla fine del 1951, il film fu un grande successo di pubblico e di critica e fece guadagnare alla Hepburn la sua quinta candidatura come miglior attrice protagonista ai premi Oscar 1952. Fu il suo primo film di successo ottenuto senza essere affiancata da Spencer Tracy come coprotagonista sin dai tempi di ''Scandalo a Filadelfia'', e ciò dimostrò che poteva gestire anche da sola la propria popolarità. Di nuovo al fianco di Tracy, la Hepburn recitò poi nella briosa commedia a sfondo sportivo ''Lui e lei'' (1952) di George Cukor, scritta appositamente per la coppia da Garson Kanin e Ruth Gordon: entrambi descrissero l'amore per gli sport che la Hepburn mostrava con orgoglio sin dagli anni della prima giovinezza, e ne fecero la loro primaria ispirazione per il film, nel quale apparvero brevemente anche veri campioni sportivi dell'epoca; si trattò di uno dei film più popolari e acclamati della coppia Kanin/Gordon, e anche il preferito della Hepburn tra i nove girati insieme a Tracy. La sua performance le fece ottenere una candidatura al Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale. Nell'estate del 1952 la Hepburn apparve al West End di Londra per lo spettacolo ''La miliardaria'' di George Bernard Shaw, che rimase in replica per dieci settimane. I suoi genitori le avevano letto Shaw da bambina, il che rese quella occasione in teatro un'esperienza speciale per l'attrice. Due anni di intenso lavoro l'avevano lasciata esausta, tanto che l'amica Constance Collier scrisse che la Hepburn era «su sull'orlo di una crisi di nervi». Apprezzata, ''La miliardaria'' fu portata a Broadway. Nel mese di ottobre di quello stesso anno fu messa in scena al Teatro Shubert, dove nonostante una risposta critica tiepida, lo spettacolo fu sold out per dieci settimane. L'attrice successivamente cercò di ottenere l'adattamento cinematografico del testo teatrale: il copione venne scritto da Preston Sturges e lei stessa si offrì di pagare un regista e di lavorare senza compenso, ma nessuno studio di produzione approvò allora il progetto, anche se nel 1960 ne venne tratto un film diretto da Anthony Asquith e interpretato da Sophia Loren. In seguito l'attrice indicò questa come la più grande delusione della sua carriera. Katharine Hepburn in ''Tempo d'estate'' (1955). Il personaggio di Jane Hudson fu uno dei suoi più popolari ruoli da "zitella" degli anni cinquanta. ''Lui e lei'' fu l'ultimo film previsto dal contratto della Hepburn con la MGM, rendendola libera di scegliere i propri progetti. Trascorse due anni a riposarsi e a viaggiare, per poi impegnarsi nel film romantico ''Tempo d'estate'' (1955) di David Lean. Girato a Venezia, e con la partecipazione anche di Isa Miranda, racconta la fugace storia d'amore tra una zitella statunitense di provincia, interpretata appunto dalla Hepburn, e un fascinoso ma già sposato antiquario italiano interpretato da Rossano Brazzi. L'attrice disse che lavorare con Lean era stata «un'esperienza affascinante». Su sua insistenza, la Hepburn eseguì una scena in cui doveva cadere in un canale e in seguito a ciò sviluppò un'infezione cronica agli occhi. Il ruolo le fece guadagnare un'altra candidatura agli Oscar ed è citato come uno dei suoi migliori lavori sia per la critica sia soprattutto per il pubblico. David Lean in seguito disse che quello era il preferito tra i film che aveva girato e che la Hepburn era la sua attrice preferita. L'anno seguente la Hepburn trascorse sei mesi in tour in Australia con la compagnia teatrale Old Vic, interpretando Porzia in ''Il mercante di Venezia'', Caterina ne ''La bisbetica domata'', e Isabella ne ''Misura per misura''. Il tour ebbe successo e l'attrice fu applaudita per il suo lavoro. La Hepburn ricevette un'altra candidatura all'Oscar, per il secondo anno consecutivo, per ''Il mago della pioggia'' (1956) di Joseph Anthony, interpretando un ruolo già portato in teatro nel 1953 dalla più giovane Geraldine Page. Anche in questo caso interpretò una romantica zitella che grazie al vibrante personaggio interpretato da Burt Lancaster riscopre l'amore. In quegli anni l'attrice dimostrò una particolare bravura nelle interpretazioni di "zitelle alla ricerca d'amore", apprezzate da pubblico e critica, e affermò che "nei ruoli di Lizzie Curry de ''Il mago della pioggia'', Jane Hudson di ''Tempo d'estate'' e Rosie Sayer de ''La regina d'Africa'' Interpretavo me stessa. Non è stato difficile per me impersonare queste donne, perché sono la zia nubile". Il successivo film ''La sottana di ferro'' (1957) di Ralph Thomas, con Bob Hope, una rielaborazione della commedia ''Ninotchka'', fu invece un passo falso. La Hepburn interpretò la parte di un pilota sovietico dal cuore di ghiaccio, una performance che Bosley Crowther definì «orribile». Fu un fallimento commerciale e di critica e la Hepburn lo considerò il peggior film sul suo curriculum. Tracy e la Hepburn tornarono insieme sullo schermo per la commedia ''La segretaria quasi privata'' (1957) di Walter Lang, ove vennero affiancati da Joan Blondell, Dina Merrill e Neva Patterson. In quella occasione Berg fece notare che il film era come un ibrido tra i loro precedenti successi delle commedia sentimentali e il nuovo personaggio da zitella interpretato dall'attrice, ma si trattò di un insuccesso al botteghino. Quell'estate la Hepburn tornò a recitare Shakespeare a Stratford, nel Connecticut, all'American Shakespeare Theatre, dove reinterpretò Porzia ne ''Il mercante di Venezia'' e portò sulle scene Beatrice di ''Molto rumore per nulla''. Gli spettacoli furono accolti positivamente. === Gli anni sessanta === Improvvisamente l'estate scorsa'' (1959). Dopo due anni di lontananza dagli schermi, la Hepburn recitò nell'adattamento cinematografico del controverso e particolarmente audace, per l'epoca, dramma teatrale di Tennessee Williams ''Improvvisamente l'estate scorsa'' (1959) di Joseph L. Mankiewicz, con Elizabeth Taylor e Montgomery Clift. Il film fu girato a Londra e fu giudicato una «esperienza completamente infelice» per la Hepburn. Si scontrò varie volte con il regista durante le riprese, anche per il modo giudicato irrispettoso con cui veniva trattato Clift, e il tutto culminò con un suo sputo in faccia all'uomo. Il film fu tuttavia un ennesimo successo e la sua interpretazione della raccapricciante zia Violet Venable le procurò la sua ottava candidatura all'Oscar. Williams era molto soddisfatto della prestazione dell'attrice: «Kate è l'attrice da sogno di un drammaturgo» ammirando come riuscisse a rendere al meglio i dialoghi. Il drammaturgo scrisse per lei anche la piece teatrale ''La notte dell'iguana'', ma l'attrice, sia pure lusingata, sentì di essere fuori parte e la rifiutò (il ruolo fu poi interpretato per alcuni mesi nel 1961 da Bette Davis e nel 1964 al cinema da Ava Gardner). La Hepburn tornò a Stratford nell'estate del 1960 per interpretare Viola ne ''La dodicesima notte'' e Cleopatra in ''Antonio e Cleopatra''. Il ''New York Post'' della sua Cleopatra disse che «la Hepburn offre una prestazione altamente versatile ... per i suoi famosi manierismi sempre affascinanti da guardare». La stessa Hepburn era orgogliosa del ruolo. Il suo già notevole repertorio migliorò ulteriormente quando apparve in ''Il lungo viaggio verso la notte'' (1962) di Sidney Lumet, trasposizione sul grande schermo della omonima piece di Eugene O'Neill. Fu una produzione a basso budget e l'attrice, pur di parteciparvi, si accontentò di un decimo del compenso stabilito, tuttavia lo definì «una commedia molto bella e il personaggio della madre è tracciato con una tale sensibilità che interpretarlo è veramente una cosa che ispira. ... Bastava riflettere, concentrarsi e leggere le battute». Pensò pure che la sua performance nel film fosse la migliore della sua carriera. Per questa interpretazione guadagnò un'altra candidatura agli Oscar e vinse il Prix d'interprétation féminine al 15º Festival di Cannes; lo stesso premio, per la categoria maschile, venne assegnato anche ai suoi comprimari Ralph Richardson, Jason Robards e Dean Stockwell, caso fino ad allora unico nella storia del Festival. Dopo il film di Lumet del 1962, che pur amato dalla critica circolò poco nelle sale, la Hepburn si concesse una consistente pausa dalla carriera e dalle apparizioni in pubblico per prendersi cura di Spencer Tracy, ragione per cui, tra l'altro, non prese parte al film ''La nave dei folli'' (1965) di Stanley Kramer, in un ruolo poi assegnato a Vivien Leigh. Infatti non lavorò più fino all'inizio del 1967, quando iniziarono le riprese di ''Indovina chi viene a cena?'' di Stanley Kramer, il suo nono film con Tracy. La pellicola, piuttosto audace per l'epoca e molto attesa alla sua uscita, tratta con toni semi-brillanti il tema dell'integrazione razziale e dei matrimoni "misti", e nell'occasione la Hepburn impersonò il ruolo dell'energica madre di Katharine Houghton, della quale, nella vita reale, era la zia. In quel periodo Tracy, già piuttosto anziano, era gravemente malato di cuore, e la Houghton ricordò in seguito che la zia era «estremamente tesa» durante la lavorazione del film: Tracy infatti morì di infarto nel giugno di quell'anno, 17 giorni dopo la ripresa della sua ultima scena. Katharine Hepburn in ''Indovina chi viene a cena?'' (1967), per il quale vinse il suo secondo premio Oscar. Il film segnò il trionfale ritorno sulle scene per la Hepburn e un nuovo grande successo anche per la sua immagine pubblica. Per questa interpretazione vinse il suo secondo premio Oscar alla miglior attrice, 34 anni dopo il primo. L'attrice ha sempre pensato che quella vittoria le sia stata attribuita anche per onorare la memoria di Tracy. Con sorpresa di molti, l'attrice tornò presto a recitare dopo la morte di Tracy. Ricevette numerose sceneggiature giudicate interessanti, ma scelse di interpretare la regina Eleonora d'Aquitania in ''Il leone d'inverno'' (1968) di Anthony Harvey, un ruolo che definì «affascinante» e per il quale si documentò molto per la preparazione del personaggio, vissuto nel XII secolo. Le riprese ebbero luogo presso l'Abbazia di Montmajour nella Francia meridionale, e l'attrice apprezzò l'esperienza al fianco del più giovane collega britannico Peter O'Toole, recatosi di persona in volo a Los Angeles per proporle il film e convincerla a parteciparvi. Entusiasta dell'attrice, con cui avrebbe lavorato ancora nel 1984, il regista disse al termine delle riprese che girare un film con lei era "come andare a Parigi a 18 anni e trovarvi esattamente tutto quello che si era immaginato prima". John Russell Taylor su ''The Times'' scrisse che la parte di Eleonora era «la performance della sua carriera» e che aveva dimostrato che era tuttora in «crescita» e «un'attrice ancora sorprendente». Il film fu candidato in tutte le principali categorie ai Premi Oscar 1969, e per il secondo anno consecutivo la Hepburn vinse l'Oscar per la migliore attrice (ex aequo con Barbra Streisand per ''Funny Girl''). Per questa interpretazione, in combinazione con la sua performance in ''Indovina chi viene a cena?'', ricevette anche il primo premio BAFTA alla migliore attrice protagonista da parte della British Film Academy. La sua successiva apparizione fu in ''La pazza di Chaillot'' (1969) di Bryan Forbes, che venne girato a Nizza subito dopo la fine delle riprese della pellicola di Harvey, e inizialmente con la regia di John Huston, ma fu accolto freddamente tanto dal pubblico quanto dalla critica, che definì il film troppo bizzarro e la Hepburn sostanzialmente fuori parte. Dal dicembre 1969 all'agosto 1970 la Hepburn recitò nel musical di Broadway ''Coco'', basato sulla vita di Coco Chanel. Ammise che prima di partecipare allo spettacolo non era mai andata a vedere un musical teatrale. Non essendo una grande cantante, prese lezioni di canto sei volte a settimana. Era nervosa ad ogni esibizione e ricordò di essersi domandata spesso "cosa diavolo ci facessi lì." Le recensioni furono mediocri, ma la sua interpretazione venne elogiata e lo spettacolo risultò popolare. In seguito riferì che con ''Coco'' le sembrò per la prima volta che il pubblico non fosse contro di lei, ma che in realtà sembrava amarla. Per questo lavoro venne candidata a un Tony Award alla miglior attrice protagonista in un musical. === Gli ultimi anni === Negli anni settanta prese parte al western ''Torna "El Grinta"'' (1975) di Stuart Millar, nel ruolo di una missionaria quacchera che riesce a ingentilire l'anziano e rude cowboy interpretato da John Wayne. Di quel periodo rimarchevoli furono anche le sue partecipazioni ai film ''Le troiane'' (1971) di Michael Cacoyannis, per il quale vinse il premio come migliore attrice del Kansas City Film Critics Circle Awards, e ''Un equilibrio delicato'' (1973) di Tony Richardson. Nel 1972 avrebbe dovuto recitare nel film ''In viaggio con la zia'' di George Cukor, ma il suo ruolo venne poi assegnato a Maggie Smith. Nel 1976 vinse un Premio Emmy come miglior attrice protagonista per il film televisivo ''Amore tra le rovine'' di George Cukor, interpretato insieme a Sir Laurence Olivier. Ottima la sua prova, diretta ancora da Cukor, anche nel film televisivo ''Il grano è verde'' (1979), ove ripropose un personaggio reso celebre sul grande schermo nel 1945 da Bette Davis, e per il quale ottenne una ennesima candidatura Premio Emmy per la miglior attrice. Malgrado le numerose candidature e il record di premiazioni, Katharine Hepburn apparve per la prima volta alla cerimonia degli Academy Awards solo nel 1974, quando era già stata candidata undici volte e premiata tre: si presentò con giacca da camera, pantaloni e dolcevita in segno di protesta contro la falsità di superficie dell'Academy, fu accolta da una ''standing ovation'' da parte del pubblico e consegnò il Premio alla memoria Irving G. Thalberg al produttore Lawrence Weingarten. Non avrebbe mai più partecipato alla cerimonia. Durante un periodo di riposo durato due anni l'attrice vide uno spettacolo a Broadway intitolato ''Sul lago dorato'', tratto da un soggetto di Ernest Thompson, e rimase colpita dalla raffigurazione di una coppia di coniugi anziani che deve far fronte alle difficoltà della vecchiaia. Jane Fonda aveva acquistato i diritti cinematografici per suo padre, l'attore Henry Fonda, e la Hepburn cercò di ottenere il ruolo della coprotagonista, l'eccentrica Ethel Thayer. ''Sul lago dorato'' (1981) di Mark Rydell fu un successo commerciale, il secondo film campione di incassi del 1981. Il film le fece vincere un secondo premio BAFTA e il quarto Oscar alla miglior attrice, facendola diventare l'attrice più premiata dall'Academy. Homer Dickens, nel suo libro sulla Hepburn, fa notare che venne ampiamente considerato una vittoria sentimentale: «un omaggio alla sua carriera duratura». Nel 1984, diretta per la seconda volta da Anthony Harvey, recitò accanto a Nick Nolte nel film ''Agenzia omicidi''. La sua ultima apparizione al cinema, in un ruolo non più da protagonista, fu nel 1994 in ''Love Affair - Un grande amore'' di Glenn Gordon Caron. L'attrice si spense il 23 giugno 2003 all'età di 96 anni. Sempre attiva nel sociale, Katharine Hepburn sostenne molte battaglie civili, principalmente quella sulla pianificazione familiare. Nel 1985 ricevette l'Humanist Arts Award dalle mani del suo amico, e presidente onorario dell'Associazione Umanista Americana, il filantropo Corliss Lamont. Oltre al collega e compagno di una vita Spencer Tracy, la Hepburn ebbe anche relazioni sentimentali con Leland Hayward, Howard Hughes e John Ford. Margaret "Peg" Perry è stata l'ultima sorella di Katharine, morta il 13 febbraio 2006, all'età di 85 anni: lavorò come bibliotecaria a Canton, Connecticut. Robert Hepburn, l'ultimo fratello di Katharine, è morto il 26 novembre 2007: medico come il padre, il dottor Thomas Hepburn, fu a capo del dipartimento di urologia all'''Hartford Hospital'' per più di 30 anni. La Hepburn affermò che, pur condividendo i principi cristiani, non credeva nella religione o nell'aldilà. Il nonno paterno, Sewell Snowden Hepburn, era un pastore episcopale, ma sul tema della religione l'attrice dichiarò a un giornalista nell'ottobre del 1991: La Hepburn iniziò ad avere successo proprio in un periodo in cui, con gli uomini partiti per la guerra, nei primi anni ’40, le donne iniziavano ad avere un ruolo più incisivo nella società americana. E lei, con la sua personalità così spiccata e la sua ironia, non poté che esserne un esempio lampante. Nel tempo libero usava indossare pantaloni palazzo a vita alta e camicie da uomo.“''Ciò che le donne indossano oggi è stato incommensurabilmente influenzato dalla forza della personalità di Katharine Hepburn e dall’insistenza nell’indossare ciò che voleva''“, disse Jean Druesedow, direttrice del Kent State University Museum. ''“ Quel suo precorrere i tempi, indossando spesso e volentieri i pantaloni (ed anche l’allestimento esalta questo suo modo di essere, presentando in maniera ironica e inusuale questi indumenti), e non perdendo nulla in femminilità, ma anzi imponendo una nuova visione anche di questo termine, che sapesse unire e tradurre, anche nel vestire, una sensualità che partisse dalla testa. E tutto ciò si riflette nel modo di vestire, sia nella vita privata, sia in scena dove, pur in situazioni più tradizionali, anche a livello di costumi, si avverte una sua influenza, fosse anche solo nel modo di indossare questi abiti. Vestiti ai quali la Hepburn, dunque, con il suo stile conferiva sempre qualcosa di particolare”''. Il suo anticonformismo e la sua modernità di pensiero si infransero soltanto di fronte al tabù dell’epoca. Fra la carriera e i figli, lei scelse la carriera: «Sarei stata una madre terribile, sono troppo egoista». Per onorare la Hepburn, è stato costruito un teatro a Old Saybrook, in Connecticut (Katharine Hepburn visse e morì a Old Saybrook). Nell'ottobre 2007, la città di Old Saybrook ricevette un assegno di 200.000 dollari da parte della Commissione del Connecticut per la cultura e il turismo, per il restauro di questo teatro, per un totale di un milione di dollari ricevuto in sovvenzioni per il progetto. Durante la primavera del 2009, il Katharine Hepburn Cultural Arts Center e il teatro sono stati aperti. L'8 e il 9 settembre 2006, il Bryn Mawr College e l'Alma Mater Hepburn hanno aperto lo Houghton Katharine Hepburn Center, dedicato sia all'attrice che a sua madre. Alla celebrazione d'apertura erano presenti Lauren Bacall e Blythe Danner. Katharine Hepburn prestò il suo nome ad alcune cause politiche e sociali, in particolare per la pianificazione familiare. Nel 1985 ricevette il "Premio Arte Umanista della Humanist Association", presentato dal suo amico Corliss Lamont. Per celebrare il 100º anniversario della sua nascita, nel maggio 2007, il canale via cavo Turner Classic Movies ha dedicato una settimana di trasmissioni serali ai suoi film e ai documentari sulla sua vita. === Cinema === * ''Febbre di vivere'' (''A Bill of Divorcement''), regia di George Cukor (1932) * ''La falena d'argento'' (''Christopher Strong''), regia di Dorothy Arzner (1933) * ''La gloria del mattino'' (''Morning Glory''), regia di Lowell Sherman (1933) * ''Piccole donne'' (''Little Women''), regia di George Cukor (1933) * ''Argento vivo'' (''Spitfire)'', regia di John Cromwell (1934) * ''Amore tzigano'' (''The Little Minister''), regia di Richard Wallace (1934) * ''Quando si ama'' (''Break of Hearts''), regia di Philip Moeller (1935) * ''Primo amore'' (''Alice Adams''), regia di George Stevens (1935) * ''Il diavolo è femmina'' ''(Sylvia Scarlett''), regia di George Cukor (1935) * ''Maria di Scozia'' (''Mary of Scotland''), regia di John Ford (1936) * ''Una donna si ribella'' (''A Woman Rebels''), regia di Mark Sandrich (1936) * ''Dolce inganno'' (''Quality Street''), regia di George Stevens (1937) * ''Palcoscenico'' (''Stage Door''), regia di Gregory La Cava (1937) * ''Susanna!'' (''Bringing Up Baby''), regia di Howard Hawks (1938) * ''Incantesimo'' (''Holiday''), regia di George Cukor (1938) * ''Scandalo a Filadelfia'' (''The Philadelphia Story''), regia di George Cukor (1940) * ''La donna del giorno'' (''Woman of the Year'') regia di George Stevens (1942) * ''Prigioniera di un segreto'' (''Keeper of the Flame''), regia di George Cukor (1942) * ''La taverna delle stelle'' (''Stage Door Canteen''), regia di Frank Borzage (1943) * ''La stirpe del drago'' (''Dragon Seed''), regia di Harold Bucquet e Jack Conway (1944) * ''Senza amore'' (''Without Love''), regia di Harold S. Bucquet (1945) * ''Tragico segreto'' (''Undercurrent''), regia di Vincente Minnelli (1946) * ''Il mare d'erba'' (''The Sea of Grass''), regia di Elia Kazan (1947) * ''Canto d'amore'' (''Song of Love''), regia di Clarence Brown (1947) * ''Lo stato dell'Unione'' (''State of the Union''), regia di Frank Capra (1948) * ''La costola di Adamo'' (''The Adam's Rib''), regia di George Cukor (1949) * ''La regina d'Africa'' (''The African Queen''), regia di John Huston (1951) * ''Lui e lei'' (''Pat and Mike''), regia di George Cukor (1952) * ''Tempo d'estate'' (''Summertime''), regia di David Lean (1955) * ''Il mago della pioggia'' (''The Rainmaker''), regia di Anthony Mann (1956) * ''La sottana di ferro'' (''The Iron Petticoat''), regia di Ralph Thomas (1956) * ''La segretaria quasi privata'' (''Desk Set''), regia di Walter Lang (1957) * ''Improvvisamente l'estate scorsa'' (''Suddenly Last Summer''), regia di Joseph L. Mankiewicz (1959) * ''Il lungo viaggio verso la notte'' (''A Long Day's Journey into Night''), regia di Sidney Lumet (1962) * ''Indovina chi viene a cena?'' (''Guess Who's Coming to Dinner''), regia di Stanley Kramer (1967) * ''Il leone d'inverno'' (''The Lion in Winter''), regia di Anthony Harvey (1968) * ''La pazza di Chaillot'' (''The Madwoman of Chaillot''), regia di Bryan Forbes e John Huston (1969) * ''Le troiane'' (''The Trojan Women''), regia di Michael Cacoyannis (1971) * ''Un equilibrio delicato'' (''A Delicate Balance''), regia di Tony Richardson (1973) * ''Torna "El Grinta"'' (''Rooster Cogburn''), regia di Stuart Millar (1975) * ''Olly, Olly, Oxen Free'', regia di Richard Colla (1978) * ''Sul lago dorato'' (''On Golden Pond''), regia di Mark Rydell (1981) * ''Agenzia omicidi'' (''The Ultimate Solution of Grace Quigley''), regia di Anthony Harvey (1984) * ''Love Affair - Un grande amore'' (''Love Affair''), regia di Glenn Gordon Caron (1994) === Televisione === * ''Lo zoo di vetro'' (''The Glass Menagerie''), regia di Anthony Harvey - film TV (1973) * ''Amore tra le rovine'' ''(Love Among Ruins''), regia di George Cukor - film TV (1975) * ''Il grano è verde'' (''The Corn Is Green''), regia di George Cukor - film TV (1979) * ''Soli contro tutti'' (''Mrs. Delafield Wants to Marry''), regia di George Schaefer - film TV (1986) * ''Laura Lansing ha dormito qui'' (''Laura Lansing Slept Here''), regia di George Schaefer - film TV (1988) * ''L'evaso e la signora'' (''The Man Upstairs''), regia di George Schaefer - film TV (1993) * ''Un amore senza età'' (''This Can't Be Love''), regia di Anthony Harvey - film TV (1994) * ''Fiocchi di neve per Buddy'' (''One Christmas''), regia di Tony Bill - film TV (1994) La strada a Los Angeles dedicata a Katharine Hepburn. * ''These Days'' (1928) * ''Art and Mrs. Bottle'' (1930) * ''La disfatta delle amazzoni'' (1932) * ''The Lake'' (1933) * ''The Philadelphia Story'' (1939) * ''Without Love'' (1942) * ''Come vi piace'' 1950) * ''The Millionairess'' (1952) * ''Coco'' (1969) * ''A Matter of Gravity'' (1976) * ''The West Side Waltz'' (1981) * '''Premio Oscar''' ** 1934 - '''Miglior attrice''' per ''La gloria del mattino'' ** 1936 - Candidatura alla miglior attrice per ''Primo amore'' ** 1941 - Candidatura alla miglior attrice per ''Scandalo a Filadelfia'' ** 1943 - Candidatura alla miglior attrice per ''La donna del giorno'' ** 1952 - Candidatura alla miglior attrice per ''La regina d'Africa'' ** 1956 - Candidatura alla miglior attrice per ''Tempo d'estate'' ** 1957 - Candidatura alla miglior attrice per ''Il mago della pioggia'' ** 1960 - Candidatura alla miglior attrice per ''Improvvisamente l'estate scorsa'' ** 1963 - Candidatura alla miglior attrice per ''Il lungo viaggio verso la notte'' ** 1968 - '''Miglior attrice''' per ''Indovina chi viene a cena?'' ** 1969 - '''Miglior attrice''' per ''Il leone d'inverno'' ** 1982 - '''Miglior attrice''' per ''Sul lago dorato'' * '''Golden Globe''' ** 1953 - Candidatura alla miglior attrice in un film commedia o musicale per ''Lui e lei'' ** 1957 - Candidatura alla miglior attrice in un film drammatico per ''Il mago della pioggia'' ** 1960 - Candidatura alla miglior attrice in un film drammatico per ''Improvvisamente l'estate scorsa'' ** 1963 - Candidatura alla miglior attrice in un film drammatico per ''Il lungo viaggio verso la notte'' ** 1968 - Candidatura alla miglior attrice in un film drammatico per ''Indovina chi viene a cena?'' ** 1969 - Candidatura alla miglior attrice in un film drammatico per ''Il leone d'inverno'' ** 1982 - Candidatura alla miglior attrice in un film drammatico per ''Sul lago dorato'' ** 1993 - Candidatura alla miglior attrice in una mini-serie o film per la televisione per ''L'evaso e la signora'' * '''Screen Actors Guild Awards''' ** 1980: Premio alla Carriera ** 1995: Candidatura come Migliore attrice in una miniserie o film per la televisione per ''Fiocchi di neve per Buddy'' * '''BAFTA Award''' ** 1953: Candidatura come Miglior attrice straniera per ''La regina d'Africa'' ** 1956: Candidatura come Miglior attrice straniera per ''Tempo d'estate'' ** 1958: Candidatura come Miglior attrice straniera per ''Il mago della pioggia'' ** 1969: Miglior attrice protagonista per ''Indovina chi viene a cena?'' e Il leone d'inverno'' ** 1983: Miglior attrice protagonista per ''Sul lago dorato'' * '''David di Donatello''' ** 1968: Miglior attrice straniera per ''Indovina chi viene a cena?'' (ex aequo con Faye Dunaway) * '''Emmy Award''' ** 1974: Candidatura come Miglior attrice protagonista in una serie tv drammatica per ''Lo zoo di vetro'' ** 1975: Miglior attrice protagonista in un programma speciale drammatico o commedia per ''Amore tra le rovine'' ** 1979: Candidatura come Miglior attrice protagonista in una miniserie o un programma speciale per ''Il grano è verde'' ** 1986: Candidatura come Miglior attrice protagonista in una miniserie o un programma speciale per ''Soli contro tutti'' ** 1986: Candidatura come Premio speciale per ''The Spencer Tracy Legacy: A Tribute by Katharine Hepburn'' ** 1993: Candidatura come Premio speciale per ''Katharine Hepburn: All About Me'' * '''Tony Award''' ** 1970: Miglior attrice in un musical per ''Coco'' ** 1981: Candidatura come Miglior attrice protagonista in uno spettacolo per ''The West Side Waltz'' * '''People's Choice Awards''' ** 1983: Attrice dell'anno (ex aequo con Jane Fonda) ** 1983: Attrice dell'anno * '''American Comedy Awards''' ** 1989: Premio alla Carriera * '''American Movie Awards''' ** 1982: Miglior attrice per ''Sul lago dorato'' * '''Golden Apple Awards''' ** 1975: Star dell'anno ** 1981: Star dell'anno * '''Hasty Pudding Theatricals Award''' ** 1958: Donna dell'anno * '''Kansas City Film Critics Circle Awards''' ** 1973: Migliore attrice per ''Le troiane'' (ex aequo con Cicely Tyson) * '''Laurel Awards''' ** 1960: Candidatura come Miglior performance drammatica femminile per ''Improvvisamente l'estate scorsa'' ** 1963: Candidatura come Miglior performance drammatica femminile per ''Il lungo viaggio verso la notte'' ** 1970: Miglior performance drammatica femminile per ''Il leone d'inverno'' ** 1970: Miglior star femminile ** 1971: Miglior star femminile * '''Festival del cinema di Venezia''' ** 1934: Miglior interpretazione femminile per ''Piccole donne'' === Altri riconoscimenti === * Hollywood Walk of Fame ** 1960: Cinema - 6284 Hollywood Boulevard Nelle versioni in italiano dei suoi film, Katharine Hepburn è stata doppiata da: * Wanda Tettoni in ''Canto d'amore'', ''La costola di Adamo'', ''Senza amore'', ''Lui e lei'', ''Il mare d'erba'', ''Prigioniera di un segreto'', ''La stirpe del drago'', ''Lo stato dell'Unione'', ''Scandalo a Filadelfia'', ''Love Affair - Un grande amore'' * Anna Miserocchi in ''Il lungo viaggio verso la notte'', ''Indovina chi viene a cena?'', ''Il leone d'inverno'', ''La pazza di Chaillot'', ''Lo zoo di vetro'', ''Agenzia omicidi'' * Lydia Simoneschi in ''Maria di Scozia'', ''Palcoscenico'', ''Tempo d'estate'', ''Il mago della pioggia'' * Gianna Piaz in ''Un equilibrio delicato'', ''Amore tra le rovine'', ''Il grano è verde'' * Andreina Pagnani in ''La regina d'Africa'', ''Improvvisamente l'estate scorsa'' * Rina Morelli in ''La sottana di ferro'', ''La segretaria quasi privata'' * Lia Orlandini in ''Susanna!'' * Lilla Brignone in ''Le troiane'' * Fiorella Betti in ''Verdi dimore'' * Rosalba Oletta in ''Torna "El Grinta"'' * Isa Bellini in ''Sul lago dorato'' * Alina Moradei in ''L'evaso e la signora'' * Vittoria Febbi nei ridoppiaggi di ''Primo amore'', ''Dolce inganno'', ''La stirpe del drago'', ''La donna del giorno'' * Maria Pia Di Meo nei ridoppiaggi di ''Il diavolo è femmina'' e ''Susanna!'' * Livia Giampalmo nei ridoppiaggi di ''Incantesimo'' e ''Scandalo a Filadelfia'' * Cinzia De Carolis nei ridoppiaggi di ''Piccole donne'' e ''Argento vivo'' * Paola Mannoni ne ''Lo stato dell'Unione'' (ridoppiaggio) * Roberta Greganti in ''Quando si ama'' (ridoppiaggio) * Sonia Scotti ne ''La falena d'argento'' (ridoppiaggio) * Aurora Cancian in ''Amore tzigano'' (ridoppiaggio) * Rossella Acerbo in ''Febbre di vivere'' (ridoppiaggio)
Aleksandr Fëdorovič Kerenskij
Avvocato di professione, svolse un ruolo di primo piano nel rovesciamento del regime zarista in Russia durante la rivoluzione russa di febbraio del 1917. A capo del governo provvisorio fu in grado di sventare il colpo di Stato reazionario di Kornilov, ma non riuscì a evitare la rivoluzione d'ottobre in cui i bolscevichi presero il potere. Morì in esilio negli Stati Uniti nel 1970.
=== Inizi === Aleksandr Kerenskij nacque a Simbirsk (l'odierna Ul'janovsk, la stessa città in cui nacque Lenin) nel 1881. Figlio di un professore, Fëdor Mykhaylovych Kerenskij (1838-1910), si laureò in giurisprudenza all'università di Pietroburgo nel 1904: tra i suoi colleghi, sebbene in anni diversi, ci fu anche Vladimir Lenin, che sarebbe diventato un suo rivale politico qualche anno dopo. Nel 1887 ''Saša'' (diminutivo di Aleksandr con cui veniva familiarmente chiamato Kerenskij), si ammalò di tubercolosi e dovette trascorrere sei mesi lontano dai suoi coetanei. La malattia ne aumentò la socialità e l'introspezione e lo introdusse alle opere di Lev Tolstoj, dove le descrizioni dei poveri e degli oppressi lasciarono il segno nella sua giovane mente. Successivamente, il padre fu promosso ispettore capo delle scuole del Turkestan russo e quindi tutta la famiglia si trasferì a Tashkent nel 1889. La città, di circa 150.000 abitanti con un quarto di russi, aveva ancora l'aria di una città di confine. Durante il soggiorno a Tashkent, la famiglia ricevette le visite del capitano Lavr Kornilov, di ritorno da una missione di ricognizione in Persia, e del funzionario finlandese Carl Mannerheim, reduce dall'Asia centrale. Dopo la laurea, avendo abbandonato il tradizionalismo della provincia per San Pietroburgo, Kerenskij decise di non cercare lavoro nella amministrazione imperiale, ma di andare a lavorare in una organizzazione privata che offriva assistenza legale. trudovik'' nei giardini della Duma (1916)|thumb Manifestò fin dal principio il proprio orientamento politico, con le sue frequenti difese dei moti rivoluzionari contro lo Zar. Nel 1905, dopo il massacro della "Domenica di Sangue", ruppe definitivamente con il regime autocratico, venne coinvolto in attività rivoluzionarie e fu arrestato dalle autorità. Il soggiorno in carcere formò ancora di più le sue idee politiche, intrise di populismo e nazionalismo. Dopo il suo rilascio nel 1906, decise di abbandonare le attività sovversive clandestine e di concentrarsi sull'opposizione legale al regime. Ricorse al suo innato talento per l'oratoria per trattare celebri casi di cronaca dell'epoca come il "Massacro della Lena", che dimostrò l'insensibilità delle autorità zariste e fece guadagnare a Kerenskij fama in tutto il paese. === Prima guerra mondiale === Fu eletto alla Quarta Duma nel 1912 come membro dei Trudovichi; nello stesso anno fu iniziato in Massoneria nella loggia ''Piccola orsa''. Rimase in politica durante la prima guerra mondiale, rifiutandosi di votare a favore dei crediti di guerra, sostenuti dal governo, posizione supportata anche dai deputati socialdemocratici. Allo stesso tempo, però, mosso da patriottismo, si dichiarò per la difesa del territorio russo. Nel 1915 riprese la sua opposizione al governo prima che le battute d'arresto militari rivelassero il fallimento del governo nella politica di guerra. Quell'anno la polizia segreta individuò in lui la figura rivoluzionaria più importante delle varie correnti rivoluzionarie contro l'autocrazia. Durante l'inverno e la primavera del 1916, un complicato intervento chirurgico ai reni tenne isolato Kerenskij dalla scena politica; tuttavia egli mantenne la sua influenza all'interno della Duma. Convinto dell'imminenza della rivoluzione, incitò i socialrivoluzionari a raddoppiare gli attacchi contro lo zar e la famiglia imperiale, incoraggiando nel contempo la Duma a guidare la lotta contro l'autocrazia. Inoltre, ebbe contatti con le organizzazioni dei lavoratori e con il presidio militare presenti nella capitale. === Rivoluzione di febbraio === Allo scoppio della rivoluzione di febbraio, Kerenskij era uno dei suoi leader più in vista; venne eletto vice-rettore del Soviet di Pietrogrado. Durante le prime fasi della rivoluzione fu estremamente popolare presso le masse, guidò le truppe insorte alla Duma per cercare di coinvolgere questa alla rivolta, ordinò l'arresto di ministri del governo zarista a nome del Parlamento e adibì alcune sale del Palazzo di Tauride come sede del nuovo Soviet di Pietrogrado. Il 12 marzo 1917 entrò a far parte del Comitato Provvisorio della Duma come membro del Partito Socialista Rivoluzionario. A dispetto delle difficoltà, riuscì a ricoprire la carica di vice-rettore del Soviet di Pietrogrado. === Governo provvisorio === palazzo Mariinskij Quando il Governo provvisorio venne formato, dopo la crisi di aprile che aveva causato le dimissioni di Pavel Miljukov come ministro degli Esteri del governo borghese e la formazione del primo gabinetto di coalizione borghese-socialista, Kerenskij fu nominato ministro della giustizia e in maggio divenne ministro della guerra. Entrando ufficialmente a far parte del governo, violò il divieto dei socialisti sovietici di partecipare al Consiglio dei Ministri che, secondo le direttive di partito, doveva essere formato solo da ministri dei partiti borghesi. La sua fu un'iniziativa personale apparentemente insubordinata, ma in seguito egli ottenne il pieno sostegno del Soviet. Tra i pochi dirigenti socialisti in grado di gestire gli affari del governo al più alto livello in quel momento, era convinto della necessità di collaborazione tra socialisti e liberali ai fini della rivoluzione. Cercò di diventare una sorta di figura super partes, mantenendo una posizione intermedia tra i partiti socialisti e la borghesia. Per questo venne spesso accusato di bonapartismo dagli avversari. Le sue azioni come ministro, spesso prese senza coordinamento con il Soviet di Pietrogrado, a volte erano poco più che effetti drammatici. I capi menscevichi, che controllavano la maggioranza del Soviet, in pratica, non si fidavano affatto di Kerenskij. Grande oratore in grado di attrarre numerosi seguaci, era convinto che, una volta a capo del governo, liberali e socialisti si sarebbero riconciliati, riconoscendo in lui il "leader necessario" per liberare il paese dai suoi problemi. A seguito dell'abdicazione dello zar, diede il suo apporto alla formazione del governo il 7 luglio. === Offensiva Kerenskij === left Kerenskij tiene un discorso ai soldati al fronte (maggio 1917) Kerenskij esorta le truppe come ministro della guerra del governo provvisorio Nel periodo nel quale ricopriva la carica di Ministro della Guerra del Governo provvisorio russo, Aleksandr Kerenskij decise di mettere in atto una grossa offensiva militare che, secondo i suoi piani, avrebbe dovuto risollevare le sorti della Russia nella prima guerra mondiale. Tale offensiva fu guidata dal generale Brusilov. Iniziando il 1º luglio, le truppe russe attaccarono le forze tedesche ed austro-ungariche in Galizia, spingendole verso Leopoli. Le operazioni coinvolsero la 7ª, l'8ª e l'11ª Armata russa, che si contrapposero alla Südarmee austro-tedesca, alla 3ª ed alla 7ª Armata austro-ungarica. La decisione di lanciare questa manovra militare non tenne conto del forte desiderio di pace che, a partire dalla rivoluzione di febbraio, si era man mano instillato nelle menti del popolo e, specialmente, in quelle dei soldati russi, le cui capacità e volontà di combattere stavano rapidamente scemando. Di conseguenza, l'offensiva si rivelò un fallimento su tutti i fronti, compromettendo ancor di più la situazione del paese. Dal 3 al 5 luglio si ebbe una sollevazione popolare che venne repressa e, a seguito di essa, i bolscevichi (ritenuti responsabili di aver fomentato le masse) furono messi fuorilegge, la sede della ''Pravda'' venne devastata e Lenin dovette continuare l'attività politica clandestinamente, rifugiandosi in un villaggio sperduto al confine con la Finlandia. Il governo provvisorio decise quindi di adottare misure speciali imposte dall'emergenza in essere, e il 12 luglio Kerenskij firmò un decreto che reintroduceva nell'esercito la pena di morte in tempo di guerra per reati gravi, abolita solo pochi mesi prima. A seguito del fallito colpo di stato del generale Lavr Kornilov in agosto e delle dimissioni dei ministri, si nominò comandante in capo e proclamò la Repubblica russa (14 settembre 1917). Inizialmente Kerenskij aveva cercato di accordarsi con Kornilov, al fine di stendere un piano di riforma comune anti-bolscevica che avrebbe incluso la proclamazione di una dittatura militare. Solo quando si rese conto che un piano del genere avrebbe potuto influire sulla sua posizione di potere, decise di schierarsi dalla parte dei rivoluzionari. Quindi, durante il tentativo di golpe di destra, Kerenskij si schierò, insieme ai bolscevichi, con la classe operaia di Pietrogrado. Più tardi, nel mese di ottobre, la maggior parte di questi lavoratori sarebbe confluita proprio tra le file dei bolscevichi. Lenin era determinato a rovesciare il governo Kerenskij prima che avesse la possibilità di legittimarsi dopo le elezioni previste dall'Assemblea Costituente, e i bolscevichi presero il potere in quella che divenne nota come la seconda rivoluzione o Rivoluzione d'ottobre. Nell'emergenza della situazione, Kerenskij annunciò la formazione di un nuovo governo di coalizione social-borghese con alcuni socialisti di spicco. Impotente nel fermare la disgregazione delle forze armate e l'entità delle rivolte sul campo, fu costretto ad osservare i chiari preparativi dei bolscevichi per la presa del potere senza essere in grado di impedirla. Un ultimo disperato tentativo di neutralizzare Lenin e compagni fallì e durante la rivoluzione d'ottobre Kerenskij dovette forzatamente lasciare la capitale la notte del 6 novembre 1917. === Rivoluzione di ottobre ed esilio === Quando i bolscevichi presero il potere il 25 ottobre 1917, Kerenskij fuggì a Pskov e tentò di rovesciare il nuovo governo ad egemonia bolscevica: le truppe sotto il suo comando conquistarono Carskoe Selo il 28 ottobre, ma furono sconfitte il giorno successivo a Pulkovo. Dopo tale disfatta, il 13 novembre fu aiutato a fuggire dal palazzo di Carskoe Selo da Abraham Gotz e Nikolai Avxentiev, travestito da marinaio (sebbene lo storico sovietico Medvedev abbia scritto che Kerenskij fuggì "travestito da donna") e, dopo alcune settimane di latitanza, lasciò la Russia per la Francia. Kerenskij era a Pietrogrado, quando venne convocata la prima ed unica sessione dell'Assemblea Costituente russa il 18 gennaio 1918. Egli chiese il permesso del Comitato Centrale del PSR, avendo intenzione di andare a consegnare il potere nelle mani dell'Assemblea, ma la commissione non diede alcuna risposta. Durante la guerra civile russa non sostenne nessuna delle due parti, opponendosi sia al regime bolscevico che ai Bianchi. Stabilitosi a Parigi, fu uno scrittore prolifico sul suo periodo rivoluzionario. Kerenskij tiene un discorso dall'esilio a Washington nel 1938. Nel 1940, dopo che la Germania hitleriana aveva occupato Parigi, si trasferì negli Stati Uniti d'America, dove visse fino alla sua morte, salvo un breve soggiorno a Brisbane, in Australia, dove conobbe colei che sarebbe diventata sua moglie, Lydia Tritton. Quando Hitler invase l'Unione Sovietica nel 1941, Kerenskij offrì il suo supporto a Stalin, ma non ricevette riscontro. Tuttavia effettuò trasmissioni radio in russo, sostenendo lo sforzo bellico. Alla fine della Seconda guerra mondiale Kerenskij fondò, insieme ad un gruppo di amici, un movimento politico-militare chiamato "Unione per la liberazione della Russia", che tuttavia fu costretto a sciogliere poco dopo in quanto riuscì ad attirare pochissimi militanti. Prima di trasferirsi stabilmente a New York, lavorò in molte università statunitensi, in particolare in California alla Stanford University, dove insegnò storia russa. Nel 1945 conobbe Ayn Rand. Scrisse anche molte opere, tra cui ''Russia and History's Turning Point'' (1965). Kerenskij morì serenamente nella sua abitazione nel 1970: la Chiesa ortodossa statunitense rifiutò di accogliere le sue ceneri nei propri cimiteri, ritenendolo il politico maggiormente responsabile della vittoria dei bolscevichi; anche la Chiesa ortodossa serba non diede ospitalità alla sua tomba e pertanto Kerenskij fu seppellito a Londra. Kerenskij, repubblicano, mantenne tuttavia un atteggiamento protettivo nei confronti della famiglia imperiale durante la rivoluzione che lo portò al potere, fatto che influì significativamente sulle accuse di inclinazione monarchica da parte dei membri di altri partiti politici. Dissuase il granduca Michele dall'accettare il trono prima della decisione della Costituente. Propose di mandare i membri della famiglia Romanov in esilio in Gran Bretagna, ma non ebbe l'appoggio del suo partito o del soviet e il governo abbandonò il progetto. In questo preciso momento storico, ebbe l'opportunità di interagire a stretto contatto con lo zar Nicola II, che aveva abdicato, ed era imprigionato con la famiglia presso Carskoe Selo. Manifestò di apprezzare la famiglia Romanov e il monarca decaduto, cercando di mettere in atto segretamente per loro delle procedure di esilio all'estero tramite il Cancelliere del governo provvisorio, Pavel Miljukov, noto monarchico. Tali tentativi ebbero però esito negativo, visto che la seconda rivoluzione era in corso. Tuttavia, considerando che la famiglia imperiale rischiava di essere giustiziata, aver mandato lo zar in esilio a Tobolsk in Siberia secondo Kerenskij era un modo per tenere i Romanov lontano dai pericoli. Il membro direttivo del Soviet Jakov Michajlovič Sverdlov, saputolo, mise il proprio veto a Kerenskij, proibendo ogni ulteriore favoritismo allo zar. Kerenskij si sposò con Ol'ga L'vovna Baranovskaja e la coppia ebbe due figli, Oleg e Gleb, entrambi diventati ingegneri. Kerenskij ed Olga divorziarono nel 1939 e poco tempo dopo egli sposò in seconde nozze Lydia Ellen (Nell) Tritton (1899-1946). Era amico della scrittrice Ayn Rand, che lo ammirava molto, e della giornalista Dorothy Day: conobbe entrambe le donne nel 1945. Il nipote Oleg Jr. lo interpretò nel film ''Reds'' del 1981.
Kayak
Cacciatore inuit di foche su un kayak Foto del 1930 all'isola di Nunivak, Alaska Il '''kayak''' , meno comunemente '''caiac''', '''caiaco''' o '''caiacco''', è un tipo di canoa originariamente utilizzata dagli Inuit. Si differenzia dalla canoa propriamente detta per essere concepita per l'uso in propulsione e manovra di una ''pagaia a doppia pala'', mentre la canoa canadese viene spinta e manovrata con l'uso della pagaia a pala singola. La parola "kayak" significa "barca degli uomini", e si contrappone a umiak, "barca delle donne". I primi kayak erano fatti di legno ricoperto da pelli di foca ed erano costruiti su misura direttamente dagli uomini che intendevano utilizzarli. Nel mondo occidentale moderno il kayak è prevalentemente una imbarcazione turistica o sportiva. Nelle località turistiche costiere è spesso possibile utilizzare il kayak marino per brevi escursioni senza motore. Negli sport raggruppati sotto il nome di "canoa/kayak", il kayak è utilizzato per gare di discesa, velocità e altre varianti, individuali o di squadra.
L'auto-costruire il proprio kayak/canoa nasce da molto lontano e si perde nella notte dei tempi, quando i popoli dei ghiacci nell'estremo nord si costruivano i tradizionali ''skin on frame'', kayak cuciti per il proprio pilota, come un vestito, con un metodo di misurazione che sfrutta le parti del corpo come avambracci o spanne ecc. Questi kayak servivano per garantire la sopravvivenza e usati prima di tutto per la caccia e per gli spostamenti, erano costruiti con il legno che il mare riportava a riva forgiato e lavorato duramente fino a formare un telaio che poi veniva rivestito con la pelle di foca e impregnato con lo stesso grasso. Venivano praticamente cuciti usando quello che le prede offrivano ovvero nervi, ossa, pelle ecc. Oggi questa costruzione esiste ancora e se ne fanno repliche fedeli adoperando però materiali che imitano quelli di un tempo, nylon, cotone ecc. Altre tecniche: * compensato cucito * listelli profilati * legno modellato Il disegno dei diversi tipi di kayak disponibili si fonda su tre compromessi: tra direzionalità e manovrabilità, tra stabilità primaria e secondaria e infine tra velocità generale e stabilità laterale. === Lunghezza === In linea generale, un kayak lungo risulta più veloce mentre un kayak corto può virare molto più velocemente - la velocità massima potenziale di un kayak lungo è determinata dalla minore sezione trasversa dell'opera viva (la parte immersa dello scafo). I kayak costruiti per coprire lunghe distanze, come i kayak da mare o lago, sono più lunghi, generalmente tra i 4,90 e i 5,80 metri. La lunghezza massima ammessa dalla ICF per un kayak da acqua piatta K1 è 5,20 metri. I kayak da "acqua bianca" (cosiddetti perché progettati per l'uso nell'alto corso dei fiumi e dei torrenti con rapide di alta difficoltà), che nelle condizioni d'uso normali sono spinti dalla corrente, sono piuttosto corti affinché possano offrire la massima manovrabilità. Raramente superano i 2,50 metri di lunghezza e alcuni kayak particolari, come quelli da gioco "''free style''", arrivano a misurare appena 1,85 metri di lunghezza. Il design dei kayak da turismo "all round" si basa sul compromesso tra stabilità, direzionalità e manovrabilità, mantenendo inoltre i costi entro termini ragionevoli: la loro lunghezza normalmente varia da un minimo di 2,75 metri a un massimo di 4,50 metri. === Curvatura dello scafo === La lunghezza da sola non consente di prevedere la manovrabilità di un kayak ma deve essere abbinata alla curvatura del kayak dalla prua alla poppa (o ''rocker''). Un kayak decisamente curvato presenta una superficie di contatto con l'acqua molto inferiore rispetto a quella di un kayak privo di curvatura. Per esempio, un kayak di 5,48 metri privo di curvatura sarà interamente in acqua da prua a poppa. Al contrario, la prua e la poppa di un kayak di pari lunghezza ma con una certa curvatura potrà avere una superficie di contatto con l'acqua di una lunghezza pari solo a 4,87 metri. La curvatura si mostra più evidente agli estremi e per certi versi influisce sulla maneggevolezza. Analogamente, sebbene i kayak da acqua bianca siano relativamente più corti rispetto agli altri kayak, il fatto stesso che la curvatura di questi sia accentuata fa sì che la loro superficie di contatto risulti decisamente inferiore a tutto vantaggio della manovrabilità. === Forma dello scafo === Kayak in legno. Il disegno dello scafo si suddivide in diverse categorie basate sulla forma da prua a poppa e sulla forma della chiglia in sezione laterale. Nella prima categoria si distingue in scafo: * Simmetrico: la parte più larga del kayak è a metà tra poppa e prua * A pesce: la parte più larga è prima del punto centrale, dunque verso prua * A rapa: la parte più larga è dopo il punto centrale, dunque verso poppa. L'assenza o presenza di un fondo modellato a V, anche solo parzialmente, incide sulla stabilità direzionale (intesa come capacità di mantenere una traiettoria rettilinea) e per converso sulla manovrabilità del kayak. Con un fondo a V la direzionalità di un kayak migliora ma si riduce la manovrabilità. Alcuni kayak moderni presentano chiglie spiccatamente a V in coincidenza della poppa e della prua che divengono poi blande o inesistenti nel mezzo. La forma della chiglia si caratterizza per la rotondità (o piattezza) del fondo e per l'assenza o presenza, unitamente alla sua ampiezza, dell'angolo della chiglia. La scelta di progettazione dei suddetti fattori incide sulla stabilità primaria e su quella secondaria. Per stabilità primaria si intende la resistenza del kayak al rollio mentre per secondaria la resistenza al ribaltamento. Sebbene tutti i kayak ondeggino, i kayak più ampi, che hanno le linee di galleggiamento più lontane rispetto all'asse centrale, presentano maggior resistenza al rollio e, quindi, sembrano aver meno probabilità di ribaltarsi rispetto a kayak più stretti con linee di galleggiamento più prossime all'asse centrale. Le barche a fondo piatto trasmettono la sensazione di esser più stabili rispetto a quelle a fondo arrotondato o a V che, di contro, presentano un galleggiamento più uniforme. La stabilità secondaria si riferisce alla resistenza finale al ribaltamento nel momento in cui il kayak si trova nel massimo punto di sbilanciamento consentito. Nel momento in cui sono sbilanciate, le barche dal fondo arrotondato offrono all'acqua una maggior superficie al contrario di quelle a fondo piatto. Mentre i kayak dal fondo piatto hanno una maggiore stabilità primaria, di solito presentano una stabilità secondaria inferiore: nel momento in cui iniziano a rollare e raggiungono il punto di ribaltamento, si ribaltano velocemente e improvvisamente. Le barche dal fondo arrotondato, invece, si comportano all'opposto: minore stabilità primaria ma maggiore stabilità secondaria. La conformazione dell'angolo della chiglia (ove presente) può, talvolta, migliorare la stabilità secondaria poiché aumenta la superficie della canoa a contatto con l'acqua durante la fase di squilibrio. I kayak da mare, disegnati per affrontare il mare aperto e condizioni dure, sono generalmente più stretti (54-64 cm) con maggior stabilità secondaria rispetto agli altri kayak che sono normalmente più larghi (66-76+ cm) con fondo più piatto e, dunque, maggior stabilità primaria. I kayak con moderata stabilità primaria ma eccellente secondaria sono considerati più idonei in mare, soprattutto in condizioni difficoltose. Fino a poco tempo fa, i kayak da acque bianche avevano fondi molto arrotondati unitamente a scafi molti curvati, ma recenti cambiamenti nella filosofia costruttiva hanno creato kayak con fondi molto piatti che consentono di avere una seduta coincidente con la linea di galleggiamento anziché sotto di essa. Tra i vari kayak esiste anche il kayak marino, adatto a brevi o lunghe escursioni o campeggio nautico. La sua diffusione ha consentito lo sviluppo di forme e prestazioni molto diverse tra loro: infatti è usato non solo per scopo agonistico ma anche per escursioni più o meno impegnative. I materiali di costruzione vanno dalla vetroresina al polietilene fino al carbonio e kevlar. Esiste anche il kayak autocostruito, in legno. La differenza più evidente tra il kayak marino e il kayak olimpico sta nella larghezza, che è maggiore per quello marino.
Kernel
Astrazione dal software all'hardware passando per il ''kernel'' Un '''kernel''' , in informatica costituisce il '''nucleo''' o '''core''' di un sistema operativo, ovvero il software che fornisce un accesso sicuro e controllato dell'hardware ai processi in esecuzione sul computer. Dato che possono eventualmente esserne eseguiti simultaneamente più di uno, il kernel può avere anche la responsabilità di assegnare una porzione di tempo-macchina e di accesso all'hardware a ciascun programma .
Un kernel non è strettamente necessario per far funzionare un computer. I programmi possono essere infatti direttamente caricati ed eseguiti sulla macchina, a patto che i loro sviluppatori ritengano necessario fare a meno del supporto del sistema operativo. Questa era la modalità di funzionamento tipica dei primi computer, che venivano resettati prima di eseguire un nuovo programma. In un secondo tempo, alcuni programmi accessori come i program loader e i debugger venivano lanciati da una memoria a sola lettura, o fatti risiedere in memoria durante le transizioni del computer da un'applicazione all'altra: essi formarono la base di fatto per la creazione dei primi sistemi operativi. Un'altra situazione in cui l'assenza di sistema operativo è auspicabile è l'esempio dei microcontrollori minimalisti. L'accesso diretto al kernel da parte di un utente/amministratore può avvenire in modalità user mode o kernel mode. Confronto tra i diversi kernel L'accesso diretto all'hardware può essere anche molto complesso, quindi i kernel usualmente implementano uno o più tipi di astrazione dall'hardware, il cosiddetto ''livello di astrazione dell'hardware'' (''hardware abstraction layer'' o ''HAL''). Queste astrazioni servono a "nascondere" la complessità e a fornire un'interfaccia pulita e uniforme all'hardware sottostante, in modo da semplificare il lavoro degli sviluppatori. I kernel si possono classificare in quattro categorie, in base al grado di astrazione dell'hardware: * ''Kernel monolitici'', che implementano direttamente una completa astrazione dell'hardware sottostante. * ''Microkernel'', che forniscono un insieme ristretto e semplice di astrazione dell'hardware e usano software (chiamati device driver o server) per fornire maggiori funzionalità. * ''Kernel ibridi'' (o ''microkernel modificati''), che si differenziano dai microkernel puri per l'implementazione di alcune funzioni aggiuntive al fine di incrementare le prestazioni. * ''Esokernel'', che rimuovono tutte le limitazioni legate all'astrazione dell'hardware e si limitano a garantire l'accesso concorrente allo stesso, permettendo alle singole applicazioni di implementare autonomamente le tradizionali astrazioni del sistema operativo per mezzo di speciali librerie. === Kernel monolitici di primo tipo === Rappresentazione grafica di un kernel monolitico L'approccio monolitico definisce un'interfaccia virtuale di alto livello sull'hardware e software, con un set di primitive o chiamate di sistema per implementare servizi di sistema operativo come ''gestione dei processi'', ''multitasking'' e ''gestione della memoria'', in diversi moduli che girano in ''modalità supervisore''. Anche se ogni modulo che serve queste operazioni è separato dal resto, l'integrazione del codice è molto stretta e difficile da fare in maniera corretta e, siccome tutti i moduli operano nello stesso spazio, un bug in uno di essi può bloccare l'intero sistema. Tuttavia, quando l'implementazione è completa e sicura, la stretta integrazione interna dei componenti rende un buon kernel monolitico estremamente efficiente. Il più considerevole svantaggio dei kernel monolitici è tuttavia che non è possibile aggiungere un nuovo dispositivo hardware senza aggiungere il relativo modulo al kernel, operazione che richiede la ricompilazione del kernel. In alternativa è possibile compilare un kernel con tutti i moduli di supporto all'hardware, al costo di aumentarne molto la dimensione. Tuttavia i kernel monolitici più moderni come il kernel Linux e FreeBSD possono caricare moduli in fase di esecuzione, se sono previsti in fase di configurazione (la fase di configurazione è la fase che precede quella di compilazione, durante la quale si può scegliere quali feature o driver debbano far parte del nuovo kernel), permettendo così l'estensione del kernel quando richiesto, mantenendo al contempo le dimensioni del codice nello spazio del kernel al minimo indispensabile. Esempi di kernel monolitici: * I tradizionali kernel UNIX, quali ad esempio i kernel BSD. * Il kernel Linux. * Kernel di ricerca come AGNIX. === Microkernel === Rappresentazione grafica di un microkernel L'approccio microkernel consiste nel definire un kernel principale che fornisce esclusivamente un set di ''primitive'' o chiamate di sistema per implementare servizi minimali del sistema operativo quali gestione dei thread, spazi di indirizzamento o comunicazione interprocesso. Sopra tale kernel minimale (da cui il prefisso "micro") vengono innestati dei server, ovvero programmi separati dal kernel che comunicano con questo tramite le suddette chiamate di sistema per implementare le varie funzionalità del sistema. L'obiettivo principale è la separazione delle implementazioni dei servizi di base dalle strutture operative del sistema. Per esempio, il processo di blocco (locking) dell'input/output può essere implementato come modulo server a livello utente. Questi moduli a livello utente, usati per fornire servizi di alto livello al sistema, sono modulari e semplificano la struttura e la progettazione del kernel. Un servizio server che smette di funzionare non provoca il blocco dell'intero sistema, e può essere riavviato indipendentemente dal resto. Vi sono alcuni tipi di microkernel che non possono essere definiti esattamente come tali, perché non implementano alcune funzioni sotto forma di server, sebbene siano caratterizzati da altre prerogative che definiscono i microkernel. Il più noto di essi è Exec, abbreviazione di Executive Multitasking (e il suo diretto successore ExecSG) che è il kernel di AmigaOS. Esempi di microkernel e Sistemi operativi basati su microkernel: Logo AIX (sistema operativo), sistema operativo, basato su microkernel BeOS, altro sistema operativo basato su microkernel * AIX * Amoeba * BeOS e il suo successore Haiku * Chorus microkernel * EROS * FreeRTOS * K42 * KeyKOS (a nanokernel) * LSE/OS (a nanokernel) * The L4 microkernel family * Mach * MERT * Minix * MorphOS * QNX * RadiOS *Redox * Spring operating system * Symbian OS * VSTa * HarmonyOS === Kernel monolitici e microkernel: confronto === I kernel monolitici sono spesso preferiti ai microkernel a causa del minor livello di complessità nel controllo dei codici di controllo in uno spazio di indirizzamento. Per esempio XNU, il kernel di macOS, è basato su un kernel Mach 3.0 e componenti BSD nello stesso spazio di indirizzamento in modo da abbattere i tempi di latenza tipici dei microkernel. XNU risulta così un kernel dalle notevoli prestazioni poiché basato in parte su una soluzione ibrida e non può in ogni caso essere considerato un microkernel. Nella documentazione ufficiale di Apple si fa chiaro riferimento a XNU come Kernel Monolitico Modulare. A partire dai primi anni novanta i kernel monolitici sono considerati obsoleti. Il kernel Linux come kernel monolitico anziché come microkernel è stato uno degli argomenti della famosa ''guerra di religione'' fra Linus Torvalds (il creatore di Linux) e Andrew Tanenbaum (celebre docente di sistemi operativi, autore di Minix) - in rete sono disponibili maggiori dettagli. In realtà vi sono ragioni da entrambe le parti. DragonFly I kernel monolitici tendono ad essere più semplici da progettare correttamente, e possono quindi evolversi più rapidamente di un sistema basato su microkernel. Ci sono storie di successi in entrambi gli schieramenti. I microkernel sono spesso usati in sistemi embedded in applicazioni mission critical di automazione robotica o di medicina, a causa del fatto che i componenti del sistema risiedono in aree di memoria separate, private e protette. Ciò non è possibile con i kernel monolitici, nemmeno con i moderni moduli caricabili. A parte il kernel Mach, che è il più noto microkernel di uso generico, molti altri microkernel sono stati sviluppati con scopi specifici. Kernel L3 in particolare è stato creato per dimostrare che i microkernel non sono necessariamente lenti. La famiglia di microkernel L4, successori di L3, dispongono di una implementazione chiamata Fiasco in grado di eseguire il kernel Linux accanto agli altri processi di L4 in spazi di indirizzamento separati. QNX è un sistema operativo presente sulle scene dai primi anni ottanta e dispone di una implementazione a microkernel davvero minimalista. Questo sistema ha avuto molto più successo di Mach nel raggiungere gli obiettivi del paradigma a microkernel. È usato in situazioni in cui al software non è concesso di sbagliare, ad esempio nei bracci robotici dello space shuttle o in macchine che lavorano il vetro dove un errore anche piccolo può costare centinaia di migliaia di Euro. === Kernel ibridi === Rappresentazione grafica di un kernel ibrido I kernel ibridi sono essenzialmente dei microkernel che hanno del codice "non essenziale" al livello di spazio del kernel in modo che questo codice possa girare più rapidamente che se fosse implementato ad alto livello. Questo fu un compromesso adottato da molti sviluppatori di sistemi operativi prima che fosse dimostrato che i microkernel puri potevano invece avere performance elevate. Molti sistemi operativi moderni rientrano in questa categoria: Microsoft Windows è l'esempio più noto. Anche XNU, il kernel di Mac OS X, è di fatto un microkernel modificato, per via dell'inclusione di codice BSD in un kernel basato su Mach. DragonFly BSD è stato il primo sistema BSD non basato su Mach ad adottare l'architettura a kernel ibrido. Non si confonda il termine "kernel ibrido" con i kernel monolitici che possono caricare moduli dopo il boot, poiché "ibrido" implica che il kernel in questione condivide concetti architetturali e meccanismi tipici sia dei kernel monolitici che dei microkernel, specialmente il passaggio di messaggi e la migrazione di porzioni di codice "non essenziale" a più alto livello, mantenendo a livello kernel solo il codice necessario per ragioni di prestazioni. Esempi di kernel ibridi: * Microsoft Windows NT che è usato su tutti i sistemi basati su NT * XNU kernel del macOS * DragonFly BSD * Quark, il kernel di MorphOS * Haiku === Esokernel === Rappresentazione grafica di un Exokernel Gli esokernel, o Exokernel, conosciuti anche come "sistemi operativi verticali", sono un approccio radicalmente differente alla progettazione dei sistemi operativi. L'idea centrale è "separare la protezione dalla gestione". Nessuno meglio di uno sviluppatore sa come rendere efficiente l'uso dell'hardware disponibile, quindi l'obiettivo è dargli la possibilità di prendere le decisioni. Gli esokernel sono estremamente piccoli e compatti, poiché le loro funzionalità sono volutamente limitate alla protezione e al multiplexing delle risorse. I kernel "classici" (sia monolitici che microkernel) astraggono l'hardware, nascondendo le risorse dietro a un ''livello di astrazione dell'hardware''), o dietro a server "sicuri". In questi sistemi "classici", se ad esempio viene allocata della memoria, il programma non può sapere in quale pagina fisica questa verrà riservata dal sistema operativo, e se viene scritto un file non c'è modo di sapere direttamente in quale settore del disco è stato allocato. È questo il livello di astrazione che un esokernel cerca di evitare. Esso permette ad un'applicazione di richiedere aree specifiche di memoria, settori specifici su disco e così via, e si assicura solamente che le risorse richieste siano disponibili e che le applicazioni vi possano accedere. Dato che un esokernel fornisce un'interfaccia davvero a basso livello all'hardware, mancando di qualsiasi funzionalità di alto livello tipica degli altri sistemi operativi, esso è accompagnato da un ''sistema operativo-libreria'' (in gergo libOS) che si interfaccia con l'esokernel sottostante fornendo quindi agli sviluppatori di applicazioni le funzionalità di un sistema operativo completo. Tutto ciò ha un'importante implicazione: è possibile avere diversi libOS sul sistema. Se, per esempio, si installa un libOS che esporta un'API Unix e uno che esporta un'API Windows, è possibile eseguire simultaneamente applicazioni compilate per UNIX e per Windows. Lo sviluppo dei libOS avviene a livello utente, senza reboot, debug su console e in piena protezione della memoria. Al momento gli esokernel sono più che altro dei progetti di ricerca e non sono usati in sistemi operativi commerciali. Un esempio di sistema basato su esokernel è Nemesis, sviluppato dall'Università di Cambridge, dall'Università di Glasgow, da Citrix Systems e dall'Istituto Svedese di Informatica. Anche il MIT ha sviluppato diversi sistemi basati su esokernel. === No Kernel === Il software cosiddetto "no kernel" non ha l'obbligo di essere limitato ad un unico entry point che sia oltretutto centralizzato. Un esempio è dato da progetti come TUNES e UnununiumOS, che intendevano creare un sistema operativo privo di kernel (entrambi i progetti sono stati interrotti).
Katakana
Origine del katakana Sillabario Katakana Il è un sistema di scrittura utilizzato nella scrittura giapponese. Assieme al lo , costituisce la scrittura autoctona fonetica, detta kana, mentre i sono caratteri ideografici di origine cinese, generalmente non dissimili da quelli utilizzati nel continente.
Il sillabario giapponese, ''katakana'', è facilmente distinguibile dallo hiragana per le sue forme rigide e spigolose, ben diverse dai tratti arrotondati dell'altro sillabario: scritti con i rispettivi sistemi, avremo ''katakana'' カタカナ e ''hiragana'' ひらがな. "Katakana" significa "carattere prestato di frammento", con riferimento all'origine dagli ideogrammi, prendendo una sola parte dell'ideogramma completo. Nel ''katakana'', come nello hiragana, ogni carattere non corrisponde esattamente ad un fonema vocalico o consonantico, come avviene in molte lingue occidentali scritte con alfabeti, ma a un'intera sillaba. Vi sono sillabe formate da una sola vocale, o da consonante e vocale; si dividono tradizionalmente in sillabe pure, impure, semipure, contratte. Le sillabe pure ''seion'' sono formate da una sola vocale, da una consonante che precede una vocale, e dalla ''n'' sillabica. Facendo seguire dal segno diacritico ''dakuten'' ゛(anche detto ''nigori'' "impurità") quelle sillabe pure la cui consonante è sorda, si ottengono le corrispondenti sillabe impure ''dakuon'' nelle quali la consonante iniziale è sonora: per esempio, カ ''ka'' diventa ガ ''ga'', シ ''shi'' diventa ジ ''ji'', ヘ ''he'' diventa ベ ''be''. Facendo seguire le sillabe che cominciano per ''h'', inclusa ''fu'', dal segno diacritico ''handakuten'' ゜(anche detto ''maru'' "cerchio"), si ottengono le sillabe semipure ''handakuon'' che hanno come consonante iniziale ''p'': quindi ヘ ''he'' diventa ペ ''pe''. La combinazione fra due caratteri permette molte volte di rappresentare una terza sillaba: si tratta delle sillabe contratte ''yōon'', nelle quali una delle sillabe ''ya, yu, yo'' (ャ, ュ, ョ) è scritta in piccolo dopo una sillaba che ha come vocale ''i''. La consonante della sillaba risultante sarà palatalizzata: avremo, ad esempio, ニャ ''nya'', リュ ''ryu'', ジョ ''jo''. Il sillabario katakana, al pari dello hiragana, è propriamente composto dai 48 caratteri che rappresentano le sillabe pure, e spesso è detto – arrotondando il numero – ''gojūon'' "i cinquanta suoni"; ma a questi si aggiungono le 20 sillabe impure, le 5 sillabe semipure e le 36 sillabe contratte: in tutto 109 sillabe. Ma esistono nel katakana anche molte altre sillabe di più recente introduzione, formate in maniera simile a quelle contratte e utilizzate per la trascrizione di parole straniere. Nell'uso corrente, il sillabario katakana è soprattutto impiegato nella trascrizione di parole straniere, sia di parole prese in prestito da altre lingue – in massima parte dall'inglese – e usate oggi in giapponese (dette ''gairaigo''), sia di nomi propri intraducibili. In entrambi i casi è inevitabile un'approssimazione dei suoni, con un adattamento della parola al sistema fonetico del giapponese: "computer" diviene コンピュータ (''konpyūta''), "television" diviene, con abbreviazione, テレビ (''terebi''), "business" diviene ビジネス (''bijinesu''); "William Shakespeare" è reso ウィリアム・シェイクスピア (''Wiriamu Sheikusupia''), "Guglielmo Marconi" è reso グリエルモ・マルコーニ (''Gurierumo Marukōni''). Il katakana è anche usato per la rappresentazione di parole onomatopeiche, come ワンワン ''wanwan'' ("bau bau", l'abbaiare del cane); l'uso enfatico di un termine nella frase può essere espresso con la scrittura in katakana, così come avviene nelle indicazioni stradali, o nella pubblicità. In ambito scientifico è comune scrivere in katakana i nomi specialistici di piante, animali e minerali. Il katakana è anche usato spesso, ma non sempre, nella trascrizione di nomi di aziende giapponesi. Per esempi, Suzuki è scritto スズキ, e Toyota è scritto トヨタ. Il katakana è anche usato per enfatizzare, specialmente nel caso della segnaletica, pubblicità e dei tabelloni. Per esempio, è comune vedere ココ koko ("qui"), ゴミ gomi ("rifiuti"), oppure メガネ megane ("occhiali"). Parole che lo scrivente desidera evidenziare in una frase sono qualche volta scritte in katakana, rispecchiando l'uso europeo del carattere italico. Il katakana era stato usato per la telegrafia in Giappone prima del 1988, e per i sistemi informatici - prima della introduzione dei caratteri multibyte - negli anni '80. Molti elaboratori di quell'era usavano il katakana invece del kanji o del hiragana per la stampa e visualizzazione. Nonostante parole prestate dal cinese antico siano usualmente scritte in kanji, le parole prestate dai dialetti cinesi moderni, se sono usate direttamente, usano il katakana piuttosto che la grafia on'yomi cino-giapponese. È molto comune usare il katakana per scrivere parole che, se scritte in kanji, sarebbero difficili da leggere. Questo fenomeno si riscontra spesso nella terminologia medica. Per esempio, nella parola 皮膚科 hifuka ("dermatologia"), il secondo kanji, 膚, è considerato difficile da leggere, e perciò la parola hifuka è comunemente scritta 皮フ科 oppure ヒフ科, mescolando kanji e katakana. Similmente, il kanji difficile da leggere come 癌 gan ("cancro") è spesso scritto in katakana ガン oppure hiragana がん. Il katakana è anche usato per la notazione musicale tradizionale, come nel Tozan-ryū del shakuhachi, e nei gruppi sankyoku con koto, shamisen, e shakuhachi. Se il vostro computer ha i font per le lingue orientali potrete vedere la seguente tabella con i caratteri katakana assieme alla loro romanizzazione in stile Hepburn. I kana scritti in rosso sono obsoleti ア ''a'' イ ''i'' ウ ''u'' エ ''e'' オ ''o'' カ ''ka'' キ ''ki'' ク ''ku'' ケ ''ke'' コ ''ko'' キャ ''kya'' キュ ''kyu'' キェ ''kye'' キョ ''kyo'' サ ''sa'' シ ''shi'' ス ''su'' セ ''se'' ソ ''so'' シャ ''sha'' シュ ''shu'' シェ ''she'' ショ ''sho'' タ ''ta'' チ ''chi'' ツ ''tsu'' テ ''te'' ト ''to'' チャ ''cha'' チュ ''chu'' チェ ''che'' チョ ''cho'' ナ ''na'' ニ ''ni'' ヌ ''nu'' ネ ''ne'' ノ ''no'' ン ''n'' ニャ ''nya'' ニュ ''nyu'' ニェ ''nye'' ニョ ''nyo'' ハ ''ha'' ヒ ''hi'' フ ''fu'' ヘ ''he'' ホ ''ho'' ヒャ ''hya'' ヒュ ''hyu'' ヒェ ''hye'' ヒョ ''hyo'' マ ''ma'' ミ ''mi'' ム ''mu'' メ ''me'' モ ''mo'' ミャ ''mya'' ミュ ''myu'' ミェ ''mye'' ミョ ''myo'' ヤ ''ya'' イィ ''yi'' ユ ''yu'' イェ ''ye'' ヨ ''yo'' ラ ''ra'' リ ''ri'' ル ''ru'' レ ''re'' ロ ''ro'' リャ ''rya'' リュ ''ryu'' リェ ''rye'' リョ ''ryo'' ワ ''wa'' ヰ ''wi'' ウゥ ''wu'' ヱ ''we'' ヲ ''wo'' ガ ''ga'' ギ ''gi'' グ ''gu'' ゲ ''ge'' ゴ ''go'' ギャ ''gya'' ギュ ''gyu'' ギェ ''gye'' ギョ ''gyo'' ザ ''za'' ジ ''ji'' ズ ''zu'' ゼ ''ze'' ゾ ''zo'' ジャ ''ja'' ジュ ''ju'' ジェ ''je'' ジョ ''jo'' ダ ''da'' ヂ ''dji'' ヅ ''dzu'' デ ''de'' ド ''do'' ヂャ ''dja'' ヂュ ''dju'' ヂェ ''dje'' ヂョ ''djo'' バ ''ba'' ビ ''bi'' ブ ''bu'' ベ ''be'' ボ ''bo'' ビャ ''bya'' ビュ ''byu'' ビェ ''bye'' ビョ ''byo'' パ ''pa'' ピ ''pi'' プ ''pu'' ペ ''pe'' ポ ''po'' ピャ ''pya'' ピュ ''pyu'' ピェ ''pye'' ピョ ''pyo'' ヴァ ''va'' ヴィ ''vi'' ヴ ''vu'' ヴェ ''ve'' ヴォ ''vo'' ヴャ ''vya'' ヴュ ''vyu'' ヴィェ ''vye'' ヴョ ''vyo'' スィ ''si'' ズィ ''zi'' ティ ''ti'' トゥ ''tu'' テュ ''tyu'' ディ ''di'' ドゥ ''du'' デュ ''dyu'' ツァ ''tsa'' ツィ ''tsi'' ツェ ''tse'' ツォ ''tso'' ファ ''fa'' フィ ''fi'' フェ ''fe'' フォ ''fo'' フャ ''fya'' フュ ''fyu'' フィェ ''fye'' フョ ''fyo'' ウィ ''wi'' ウェ ''we'' ウォ ''wo'' クァ ''kwa'' クィ ''kwi'' クェ ''kwe'' クォ ''kwo'' グァ ''gwa'' グィ ''gwi'' グェ ''gwe'' グォ ''gwo'' === Pronuncia in dettaglio === Nella tabella sottostante si spiega la pronuncia in giapponese, suono per suono, tale per cui i suoni sono poi combinabili tra loro. Sotto la tabella si forniscono alcune informazioni sugli allungamenti vocalici, sui dittonghi arcaici e su alcuni accomodamenti dal Primo Cinese Medio. + Lettera/ dittongo (roomaji) Hiragana Katakana Trascriz. IPA Spiegazioni a あ ア /a/ È una "a" di '''a'''lbero, come in italiano. i い イ /i/ È una "i" di '''i'''nterno, come in italiano. Questa vocale deriva dall'assimilazione di due diverse tipologie di vocali dall'Old Japanese, trascritte come i1 e i2. Su che suoni rappresentassero queste vocali è ancora attivo un dibattito molto acceso. Queste distinzioni valgono solo in alcune sillabe. u う ウ /ɯ/ え エ /e/ È una "e" di '''e'''vento, come in italiano. Anche questa vocale deriva dall'assimilazione di due diverse tipologie di vocali dall'Old Japanese, e1 e e2. o お オ /o/ È una "o" di '''o'''cchio, chiusa e arrotondata e come in italiano. Anche questa vocale deriva dall'assimilazione di due diverse tipologie di vocali dall'Old Japanese, o1 e o2. ya や ヤ /ja/ È una "ia" di g'''ià''', come in italiano: è un dittongo. In generale, la /j/ semivocalica non si raddoppia: la confusione può derivare per un'interferenza con l'italiano (e.g. con parole come "aglio", diversa da "ahio". Peraltro, il suono in questione non è nemmeno /j/, ma /ʎ̩/ tensificato/raddoppiato/geminato). La /j/ semivocalica in roomaji (il sistema più diffuso in assoluto è il sistema Hepburn, dal nome del missionario che lo inventò) si scrive con la "y". ye 𛀁 '''/''' いぇ イェ /je/ È una "ie" di '''ie'''na, come in italiano: è un dittongo che si reperisce in prestiti. Ufficialmente, esiste solo la versione in katakana. In hiragana il dittongo, largamente in disuso, si ottiene affiancando due vocali. Una seconda versione di scrittura è una sillaba rarissima, 𛀁, che deriva dalla stilizzazione di 江, un sinogramma e kanji che indica il concetto di "grande fiume" (radicale dell'acqua 水 e, come chiave di lettura, la squadra da carpentiere 工). yu ゆ ユ /jɯ/ よ ヨ /yo/ È una "io" di sc'''io'''lto, arrotondata. wa わ ワ /ɰa/ ゐ ヰ /ɰi/ ゑ ヱ /ɰe/ を ヲ /ɰo/ か ka, き ki, く ku ''(non arrotondata)'', け ke, こ ko; きゃ kya, きゅ kyu ''(non arr.)'', きょ kyo. カ ka, キ ki, ク ku ''(non arr.)'', ケ ke, コ ko; キャ kya, キュ kyu ''(non arr.)'', キェ kye, キョ kyo. g '''-''' '''-''' /g/ È una "g" di '''g'''alera/"gh" di '''gh'''iro; a differenza di /k/, la consonante è sonora (coinvolge cioè la vibrazione delle corde vocali: si metta il palmo della mano intorno alla gola e si pronunci prima "ffff" e poi "mmm"). Si ottiene aggiungendo due trattini in alto alle sillabe con k-. Il doppio trattino in alto si chiama "dakuten" o "nigori", cioè "impurità", e fa nascere le sillabe "impure", che sono sonore a prescindere. Prima del Periodo Edo (corrispondente allo shogunato Tokugawa/Primo Giapponese Moderno), in scrittura non era usanza comune disambiguare l'impurità. La /g/ si palatalizza di fronte alla /i/ e /j/ semivocalica, diventando /gʲ/. la /g/, se pronunciata in una parlata veloce, colloquiale e poco curata può ridursi in /ɣ/, cioè una "g" di ''g''alera senza contatto tra organi., come in spagnolo sia castigliano che latinoamericano. Le combinazioni in hiragana e katakana con roomaji sono: が ga, ぎ gi, ぐ gu, げ ge, ご go''';''' ぎゃ gya, ぎゅ gyu, ぎょ gyo. ガ ga, ギ gi, グ gu, ゲ ge, ゴ go''';''' ギャ gya, ギュ gyu, ギェ gye, ギョ gyo. s '''-''' '''-''' /s/ ''di base'' È una "s" di '''s'''enza, sorda. Davanti alla /i/ e /j/- semivocalica, si palatalizza in /ɕ/. Cioè, si pronuncia una "sc" di ''sc''ienza ma con la lingua già in posizione di "gn" di ''gn''omo (/ɳ/), senza esagerare. in passato, non si palatalizzava: era */si/. La palatalizzazione è stata poi assunta anche di fronte alla /e/, poi caduta. La "s" palatalizzata cambia grafia in "sh-", grafia unica. Le combinazioni in hiragana e katakana con roomaji sono: さ sa, し shi, す su, せ se, そ so''';''' しゃ sha, しゅ shu, しょ sho. サ sa, シ shi, ス su, セ se, ソ so''';''' シャ sha, シュ shu, シェ she, ショ sho. z '''-''' '''-''' /d͡z/ È una "z" di '''z'''ero, sonora, come si pronuncia nel Nord Italia. Davanti a /i/ e /j/- semivocalica, si palatalizza in /d͡ʑ/, cioè una "g" di '''g'''ioco pronunciata con a lingua già in posizione di "gn" di ''gn''omo. In passato, non si palatalizzava: era */d͡zi/. La versione palatalizzata cambia grafia in "j-", grafia unica. Le combinazioni in hiragana e katakana con roomaji sono: ざ za, じ ji, ず zu, ぜ ze, ぞ zo''';''' じゃ ja, じゅ ju, じょ jo. ザ za, ジ ji, ズ zu, ゼ ze, ゾ zo''';''' ジャ ja, ジュ ju, ジェ je, ジョ jo. t '''-''' '''-''' /t/ ''di base'' È una "t" di '''t'''avolo, sorda. Di fronte alla /i/ e /j/- semivocalica, si palatalizza in /t͡ɕ/, cioè una "c" di ''c''iao ma con la lingua già in posizione di "gn" di ''gn''omo; la romanizzazione poi cambia in "ch-", grafia unica. In più, davanti a /ɯ/ non arrotondata, si lenisce diventando /t͡s/, cioè una "z" di zero, stavolta sorda; cambia pure la latinizzazione della sillaba: "tsu" (た ta, ち chi, つ tsu, て te, と to''';''' ちゃ cha, ちゅ chu, ちょ cho. タ ta, チ chi, ツ tsu, テ te, ト to''';''' チャ cha, チュ chu, チェ che, チョ cho. d '''-''' '''-''' /d/ ''di base'' È una "d" di '''d'''ente, sonora. Di fronte alla /i/ e /j/- semivocalica, si palatalizza in /d͡ʑ/, cioè una "g" di gioco pronunciata con a lingua già in posizione di "gn" di gnomo. Per non confondere la grafia con "ji" じ だ da, ぢ (d/ji, づ (d)zu, で de, ど do''';''' ぢゃ (d)ja, ぢゅ (d)ju, ぢょ(d)jo. ダ da, ヂ (d)ji, ヅ (d)zu, デ de, ド do''';''' ヂャ (d)ja, ヂュ (d)ju, ヂェ (d)je, ヂョ (d)jo. h '''-''' '''-''' /h/ は ha, ひ hi, ふ fu, へ he, ほ ho''';''' ひゃ hya, ひゅ hyu, ひょ hyo. ハ ha, ヒ hi, フ fu, ヘ he, ホ ho''';''' ヒャ hya, ヒュ hyu, ヒェ hye, ヒョ hyo. In giapponese, は ha usato come particella indicante il tema/topic di cui si parla si pronuncia e latinizza come "wa": la grafia, di contro, rispecchia la pronuncia arcaica, /ha/. Lo stesso vale per へ "e", che indica il moto da luogo: anticamente si pronunciava /he/. La terza e ultima irregolarità è presente, come detto in precedenza, nella particella del complemento oggetto diretto, "wo" /o/ ば ba, び bi, ぶ bu, べ be, ぼ bo''';''' びゃ bya, びゅ byu, びょ byo. バ ba, ビ bi, ブ bu, ベ be, ボ bo''';''' ビャ bya, ビュ byu, ビェ bye, ビョ byo. p '''-''' '''-''' /p/ È una "p" di '''p'''allone, sorda. Si ottiene aggiungendo un cerchiolino in alto alle sillabe in "h"- al posto dell'impurità, Il pallino si chiama "handakuten/maru". Anch'esso prima del Primo Giapponese Moderno non si disambiguava in scrittura. Le combinazioni in hiragana e katakana con roomaji sono: ぱ pa, ぴ pi, ぷ pu, ぺ pe, ぽ po''';''' ぴゃ pya, ぴゅ pyu, ぴょ pyo. パ pa, ピ pi, プ pu, ペ pe, ポ po''';''' ピャ pya, ピュ pyu, ピェ pye, ピョ pyo. n '''-''' '''-''' /n/ È una "n" di '''n'''ave, sonora. Di fronte a /i/ e /j/- semivocalica, si palatalizza in "gn" di ''gn''omo /ɳ/. Le combinazioni in hiragana e katakana con roomaji sono: な na, に ni, ぬ nu, ね ne, の no''';''' にゃ nya, にゅ nyu, にょ nyo. ナ na, ニ ni, ヌ nu, ネ ne, ノ no''';''' ニャ nya, ニュ nyu, ニェ nye, ニョ nyo. m '''-''' '''-''' /m/ È una "m" di '''m'''ano, sonora. Le combinazioni in hiragana e katakana con roomaji sono: ま ma, み mi, む mu, め me, も mo''';''' みゃ mya, みゅ myu, みょ myo. マ ma, ミ mi, ム mu, メ me, モ mo''';''' ミャ mya, ミュ myu,ミ ェ mye, ミョ myo. r '''-''' '''-''' /ɹ/ ら ra, り ri, る ru, れ re, ろ ro''';''' りゃ rya, りゅ ryu, りょ ryo. ラ ra, リ ri, ル ru, レ re, ロ ro''';''' リャ rya, リュ ryu, リェ rye, リョ ryo. -n ん ン -/n/ ''di base'' È una codina nasale che si può inserire a fine sillaba e che, storicamente, deriva dall'influsso del Primo Cinese Medio nell'Old Japanese, che a fine sillaba non ammetteva altri suoni nemmeno nei primi prestiti sino-giapponesi. La codina compare a fine sillaba senza modifiche nelle dimensioni. '''-'''Se la sillaba in "-n" (romanizzazione unica e invariabile) non è seguita da nulla (e.g. "Yamashita-san!"), si pronuncia /'''N'''/, cioè una "n" pronunciata con la radice della lingua in zona uvulare, dove cioè si pronuncia la "r" tedesca e francese o la "q" araba (q.g. qalam, qamuus). La vocale viene quindi colpita da una forte nasalizzazione, come in francese o portoghese. '''-'''Se dentro la frase, di base si sente /'''n'''/ di nave, che di fatto è la pronuncia tipica e basilare. '''-'''Se succeduta dai suoni bilabiali /b/ e /p/, esattamente come in italiano, si assimila in /'''m'''/. '''-'''Se succeduta dai suoni velari /k/ e /g/, si assimila in /'''ŋ'''/, come nell'italiano "pa''nc''a, pa''nch''ina, fa''ng''o" o nell'inglese "ki''ng''". In più, se sono palatalizzate, anche /ŋ/ si palatalizza leggermente, diventando /ŋʲ/. '''-'''Diventa "gn" di gnomo /'''ɳ'''/ se seguita da "ji", "(d)ji" e "chi", anche con i dittonghi. '''-'''Infine il cluster "-nn-" si assimila in /'''nn'''/ come in "no''nn''o" e il cluster "-nm-" nella pronuncia rapida ha un esito analogo (e.g. "ranma" らんま, "confusione"). Un esempio di scrittura è la sillaba "kan" ガン, がん. Infine, riguardo specificatamente alle origini di -/n/, serviva ai giapponesi per accomodare la -n finale del Primo Cinese Medio, conservata tuttora in cinese moderno, e anche la codina nasale *-m, assimilatasi alle -n tra il Primo Mandarino e il Mandarino Medio (khanato mongolo e Dinastia Ming). La *-m è ritenuta in coreano, dialetto cantonese e vietnamita (vedi hanja e chu nom) A questi suoni, si aggiunge la nozione di allungamento vocalico: quando due vocali identiche sono scritte di fila, si pronuncia un'unica vocale che dura leggermente di più: ああ aa /a:/, いい ii /i:/, うう uu /ɯ:/, ええ ee /e:/, おお oo /o:/. Volendo, nel sistema Hepburn l'allungamento vocalico si può anche indicare con un trattino orizzontale detto "macron" sopra una singola vocale: ā, ē, ī, ō, ū. Un ultimo e diffusissimo allungamento vocalico è presente nella combinazione -おう: おう, どう, とう, こう, ごう, もう, のう, ろう, そう, ぞう, ほう, ぼう, ぽう, きょう, ぎょう, ちょう, みょう, にょう, しょう, ひょう, びょう, ぴょう, りょう . La combinazione "ou" si romanizza ō/oo e si pronuncia /o:/. la -u finale deriva dall'accomodamento finale di -/ŋ/ in cinese (conservato tuttora dal Primo Cinese Medio e Old Chinese), reso come */ũ/ nasalizzato, poi /ɯ̃/ e infine assimilatosi. Un esempio famoso è il nome dell'odierna capitale del Giappone, Tōkyō 東京 とうきょう, anticamente detta "Edo" 江戸. Oppure, deriva dalla mutazione di "-au" e "-eu" in "-oo", tale per cui l'accomodamento della pronuncia cinese si allontana da quella originale. Questo allungamento, insieme a "ū/uu", è l'allungamento vocalico più diffuso in giapponese. Il secondo, "uu" (うう, ゆう), si trova facilmente nei kanji (esattamente come "oo"), cioè i sinogrammi presi a prestito dai giapponesi, e deriva dall'accomodamento dello stop senza rilascio udibile di suono *-p del Primo Cinese Medio: fu adattato come -fu, dopodiché la consonante è caduta ed è rimasta solo a "u", che in svariati casi forma questo allungamento vocalico. La *-p è individuabile in coreano, cantonese, vietnamita e in svariati dialetti cinesi onservativi come il cantonese (famiglia Yue) e svariati Minnan (e.g. l'Amoy Hokkien, il taiwanese, il Teochew, il Quanzhou, lo Shangtou e l'Hakka). Altri allungamenti vocalici presenti in parole native giapponesi derivano da cadute di consonanti, sillabe interne o semivocali durante l'evoluzione della lingua. Molti altri suoni che sono diventati sillabe derivano da accomodamenti della pronuncia del Primo Cinese Medio in giapponese (*-t, *-k) e sono reperibili nei kanji, ma non costituiscono casi particolari da prendere in analisi. Tutti i dittonghi che iniziano con w-, se reperiti nei kanji, sono pure accomodamenti dal Primo Cinese Medio ed esistevano già durante l'Old Japanese (la pronuncia della vocale era unica). Oggi, in tutto il vocabolario giapponese, questi dittonghi sono spariti eccetto per "wa". In katakana, degli esempi di sillabe con questi dittonghi arcaici, utili per fare paragoni con le lingue sino-xeniche, per ricostruire il Primo Cinese Medio o per sbrogliare delle mancate corrispondenze nella pronuncia tra giapponese e lingue sino-xeniche, sono グワ(ン) gwa(n), クワ(ン) kwa(n), グヱ(ン) gwe(n), クヱ(ン) kwe(n), ヱ(ン) we(n), ヰン wi(n). Questa tabella mostra i sinogrammi che hanno originato, tramite delle stilizzazioni a volte estreme, le sillabe del katakana, usato per traslitterare i prestiti in giapponese. Di ogni carattere viene spiegato il significato, per poter capire cosa rappresenta sia lui sia la sillaba katakana che ne deriva. Il lavoro è di stampo filologico, ma può aiutare nella memorizzazione dell'alfabeto. In conclusione, siccome il katakana è formato da caratteri cinesi o loro pezzi, uno studente di giapponese dovrebbe riconoscere dei loro pezzi nei kanji. Di contro, un conoscitore dei sinogrammi che si avvicina per la prima volta al katakana dovrebbe riconoscere dei pezzi di sinogrammi e fare ipotesi e collegamenti. Si ricorda infine che i due kana sono nati nell'800 d.C. circa: prima non esisteva nessun alfabeto giapponese e si scriveva solo con i sinogrammi o per scrivere in cinese classico (wényán) o per rendere a orecchio il suono delle sillabe giapponesi (utilizzo "man'yogana"). I kana sono stati inventati per scrivere le particelle grammaticali giapponesi e la morfologia verbale, per trascrivere le parole straniere e per trascrivere la pronuncia dei kanji (utilizzo "furigana" se le sillabe sono affiancate accanto ai kanji scritti in verticale). + Katakana Hanzi Roomaji Pinyin Spiegazione ア 阿 a a1 È la parte sinistra del suddetto sinogramma, originariamente 阜, che da sola rappresenta una collina. È anche uno dei 214 radicali Kangxi (康熙部首 こうきぶしゅ), usati anche in cinese, coreano e vietnamita. Un apprendente alle prime armi potrebbe facilmente scambiarlo per il carattere 了. イ 伊 i yi1 È la parte sinistra del sinogramma, 人, che quando si usa come radicale Kangxi si semplifica in 亻. Rappresenta una persona in piedi. ウ; ヴ 宇 u; vu yu3 In primo cinese medio *hjuX (ricostruzione e notazione Baxter; la X indica l'intonazione crescente nel cinese medio), è la parte alta del suddetto sinogramma, che rappresenta un tetto. Si può notare come sia imitata la grafia arcaica del tetto, che è tuttora presente in caratteri come 向. È anche un radicale Kangxi. エ 江 e jiang1 In cinese medio *kaewng /kæwŋ/ (se senza indicazioni, si indica un'intonazione piana/flat tone), è la parte destra del suddetto carattere, 工, che rappresenta una squadra da carpentiere e ha anche contribuito a formare caratteri come 壬 e 巨. È anche uno dei radicali Kangxi. オ 於 o yu2 In cinese medio *'jo con lo stacco glottale/colpo di glottide/glottal stop, è la parte sinistra del suddetto sinogramma, 方, che in questo preciso contesto rappresenta una mano stilizzata. Una variante del carattere, molto rara, è 扵 ed è la versione originale . Un apprendente alle prime armi potrebbero scambiarlo per 才. ヤ 也 ya ye3 In cinese medio *yaeX, è la parte alta del suddetto sinogramma, che rappresenta un serpente, presente anche in 它. Il significato originale si conserva nel carattere 蛇. ユ 由 yu you2 In cinese medio *yuw, sarebbe un'anfora da cui cola una goccia visibile in alto. I due tratti sono presi dalla parte bassa del carattere, dove c'è la base dell'anfora. Questa interpretazione viene peraltro collegata al carattere 油, che indica l'olio. ヨ 與 yo yu3 In cinese medio *yoX, sono due coppie di mani (una in alto, una in basso) che reggono un oggetto, oggi 与. Per la precisione, ヨ è un pezzo di parte destra del carattere. Un apprendente alle prime armi potrebbe scambiarlo per 彐, che rappresenta il grugno di un maiale come radicale e una mano in svariati caratteri. La sillaba "ye" non esiste in hiragana e in katakana si scrive come イェ. ワ 和 wa he2 È un pezzo di parte destra del carattere, 口, che rappresenta una bocca spalancata in passato sorridente e oggi squadrata. I giapponesi hanno costruito questa sillaba dalla versione non arcaica del carattere, che altrimenti sarebbe 稐 o 龢. (ヰ) (井) (wi) (jing3) È un suono oggi in disuso ma utile qualora si faccia filologia o si studi fino a fondo l'alfabeto. È un pezzo di parte destra del suddetto carattere, che rappresenta la bocca di un pozzo inquadrata dall'alto. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il componente in basso nei caratteri 降 e 韋. (ヱ) (恵) (we) (hui4) È un suono oggi in disuso ed è la stilizzazione della parte alta del suddetto carattere, in cinese 惠. Rappresenta un fuso, 叀, che si può roteare (si pensi al carattere 專/专, un fuso roteato da una mano, e al carattere 轉 in cui si intuisce la presenta delle ruote di un carro che girano). Il carattere, con sotto il cuore, indica la magnanimità e benevolenza e probabilmente si riferisce all'atto filiale delle figlie femmine di dedicarsi ai mestieri domestici. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per una stilizzazione di 亟 o 函. ヲ 乎 wo hu1 È la stilizzazione dei tre tratti in alto del suddetto carattere, che raffigura uno sbuffo d'aria. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il componente in alto nel carattere 登. - ン 尓 -n er3 In cinese medio *nejX, sono i due tratti in alto del suddetto carattere, poi dislocati nella stilizzazione. In cinese semplificato è 尔, che deriva da 爾, un telaio pieno di fili intrecciati. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 冫. カ; ガ 加 ka; ga jia1 In cinese medio *kae, è la parte sinistra del suddetto carattere, 力, che rappresenterebbe una zappa. Per quanto esistano altre interpretazioni, il suo significato a prescindere è quello di "forza". Si ricorda che si può ottenere la versione sonora della consonante se in alto a destra si aggiunge la nigori, che indica la vibrazione delle due corde vocali. Viceversa, se si toglie la nigori si ottiene la consonante sorda. キ; ギ 幾 ki; gi ji3 In cinese medio *kj+jX /kjɨj/, è la stilizzazione della parte alta del carattere, che rappresenta un paio di bozzoli di seta con in mezzo un'ascia 戍. Oggi, in lingua cinese, indica una piccola quantità. ク; グ 久 ku; gu jiu3 In cinese medio *juwX, è la parte superiore del suddetto carattere, che rappresenta un corpo sdraiato con un bastone di moxa poggiato sopra, visibile in basso. Oggi il carattere che si riferisce alla moxibustione si scrive 灸. Il significato attuale è quello di un lungo periodo di tempo. ケ; ゲ 介 ke; ge jie4 In cinese medio *keaiH /kɛj/ (La "H" indica l'intonazione discendente), è la stilizzazione di gran parte del suddetto carattere, che rappresentava una persona 人 circondata da due coppie di punti per indicare una protezione esterna addosso. Di questi quattro, due sono rimasti e si sono allungati nei due tratti in basso. コ; ゴ 己 ko; go ji3 In cinese medio *kiX, è la parte superiore del suddetto carattere, che rappresenta una corda sinuosa (oggi squadrata) con alcuni punti annodati per contare. Il senso originario resta nel carattere 纪. In caratteri come 改 e 配 è un falso amico perché rappresenta rispettivamente un bambino inginocchiato e una persona inginocchiata. Non va confuso con 已, che rappresenta un feto appena nato e oggi significa grossomodo "terminare". サ; ザ 散 sa; za san4 È la parte in alto a sinistra del suddetto carattere, che rappresenta due fasce di vegetali (come in 麻), a cui poi si è aggiunta la carne, mentre vengono battuti da un bastone in una mano destra, oggi stilizzato e presente in questa forma anche in molti altri caratteri (ex. 改, 教, 傲). Probabilmente la carne sta ad indicare la carne battuta e intenerita. È presente nel vocabolo 松散, "friabile", e oggi in cinese significa anche camminare. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 艹 . シ; ジ 之 shi; ji/zi zhi1 È la stilizzazione del suddetto carattere, che rappresenta una radice. In passato, la sillaba si poteva pronunciare anche senza palatalizzazione (/si/ e /d͡zi/), oggi inserita a prescindere. ス; ズ 須 su; zu xu1 È la parte bassa del componente a destra del suddetto carattere, che in cinese si scrive 须. Il componente 頁/页 rappresenta una faccia stilizzata (un ciuffo di peli con sotto il naso). セ; ゼ 世 se; ze shi4 È la parte interna nel carattere suddetto, che aveva anche una variante arcaica, 丗. Indica il mondo e, secondo quello che scrive Xu Shen (许慎) nello Shuowen Jiezi (说文解字), sarebbe un carattere simile a 卅 sa4, che indica il numero trenta (tre volte 十 interconnesso). Il dieci significa innumerevole, quindi l'insieme di innumerevoli e innumerevoli cose della realtà forma il mondo intero. Un'altra interpretazione collega il carattere alla parte superiore di 枼 in 葉 ye4, che indica le foglie (oggi 叶, carattere che gia esisteva come sinonimo di 协, "armonioso" o 协议 "accordo/intesa"). Il carattere 葉 infatti sarebbe il radicale dell'erba, aggiunto successivamente, con sotto un ramo con foglie stilizzato e un albero. Così come le foglie nascono, crescono e muoiono, nel mondo gli uomini e oggetti seguono un ciclo simile. ソ; ゾ 曽 so; zo ceng2 È la parte alta del carattere suddetto, che in cinese si scrive 曾. È il disegno di un coperchio di pentola forato in bambù, qui stilizzato come 田, da cui escono degli sbuffi di vapore 八 durante la cottura. Il significato arcaico resta nel vocabolo 甑. タ 多 ta; da duo1 È la parte alta del carattere suddetto, 夕. Rappresenta una falce di luna. チ 千 chi; d(j)i qian1 È il carattere che indica il migliaio, con una stilizzazione calligrafica del tratto verticale. Per indicare il migliaio, i cinesi usano il numero dieci 十 sormontato da un tratto obliquo. Secondo un'altra interpretazione, è una persona 人 con in mezzo un tratto verticale. In origine indicava l'atto di muoversi, significato conservato in 迁. Poi, già al tempo di Xu Shen significava "cento". Anticamente, si indicava fino a cinque migliaia se in questo carattere si sostituiva la sbarra con i numeri 一、二、三、亖 (oggi 四)、五. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 手 nella suaversione arcaicheggiante, contenuta nel sinogramma 拜. In passato, la sillaba si pronunciava /ti/ e /di/, senza palatalizzazione. ツ 川 tsu; d(z)u chuan1 In cinese medio *tsyhwen /t͡ɕʰwen/, una stilizzazione del carattere suddetto, che indica la corrente di un fiume disegnata con inquadratura dall'alto. La sillaba è stata formata dalla versione meno arcaica del carattere, che altrimenti sarebbe stato 巛. La sillaba in passato si pronunciava senza palatalizzazione. Era quindi /tu/ e /du/ con la vocale procheila/arrotondata (oggi ha perso l'arrotondamento). テ 天 te; de tian1 In cinese medio *then, la stilizzazione del carattere suddetto, che indica il cielo: è un tratto orizzontale (in passato una forma quadrata) con sotto la persona in piedi con le braccia distese, 大. ト 止 to; do zhi3 È la parte alta del carattere suddetto, che indica un piede in posizione statica. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 卜. ナ 奈 na nai4 È la parte alta del carattere suddetto, che si usa per scrivere il nome di Nara (奈良), un'antica capitale del Giappone e il nome di un periodo storico in cui la capitale era proprio a Nara, prima di essere spostata a Heian 平安 (oggi Kyoto 京都). Il carattere, secondo Xu Shen, era sinonimo di 果 e quindi rappresenta un albero da frutto, scritto in origine come 柰, un albero con la chiave di lettura 示. Nella parola 柰子 indica la mela asiatica, detta pure 沙果. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il disegno della mano sinistra, presente per esempio in 布. ニ 仁 ni ren4 In cinese medio *nyin /ɳin/, è il componente a destra del suddetto carattere, 二. Rappresenta il numero due. ヌ 奴 nu nu4 È il componente a destra del carattere suddetto, 又. Rappresenta la mano destra, di cui sono riconoscibili le dita e un tratto obliquo in basso, verso destra, che rappresenta il braccio. ネ 祢 ne mi2 È il componente a sinistra del suddetto carattere, 示, che si semplifica in 礻se usato come radicale Kangxi. Rappresenta un altare sacrificale a tre gambe. La versione tradizionale e originale del carattere è 禰 . È un carattere molto raro che, secondo Xu Shen, significa 親廟, ossia un tempietto votivo per i propri familiari defunti, in particolare per il proprio padre. ノ 乃 no nai3 In cinese medio *nojX, è il tratto obliquo a sinistra nel suddetto carattere, che indica una corda sinuosa in origine scritta come ㄋ e ancora presente anche come radicale Kangxi in caratteri come 建. Anticamente, era stato preso come prestito per dire "tu" (pronome personale). Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per un semplice pie3, il tratto obliquo verso sinistra, 丿. ハ; バ; パ 八 ha; ba; pa ba1 In cinese medio *peat (la consonante in fondo è uno stop senza rilascio di suono che interrompe la vocale), è un carattere che arcaicamente significava "tagliare, dividere", esattamente come suggerisce la sua grafia. Mentre il suo significato originale resta in caratteri come 分, il suo significato attuale è "otto". Si ricorda che se si aggiunge il "mari" (cerchiolino) alla sillaba, si ottiene il suono /p/, sordo. ヒ; ビ; ピ 比 hi; bi; pi bi3 In cinese medio *pjijX, è il componente a destra del suddetto carattere , 匕. Tutto il carattere indica due persone vicine. Originariamente significava "essere vicini", poi il significato si è evoluto a quello di "confrontarsi" e "paragonare", tale per cui due persone devono essere vicine. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il radicale Kangxi 匕, che indica un pugnale o un cucchiaio, di cui è ben visibile il manico. フ; ブ; プ 不 fu; bu; pu bu4 In cinese medio *pjuw, secondo un'interpretazione è un paio di tratti a sinistra nel carattere suddetto. Indica un seme, oggi sparito, sotto al terreno (一) e tre radici che si diramano. È quindi un seme che germoglia, che si ritrova anche nel carattere 胚, che indica il feto o embrione. Oggi indica la negazione, insieme a caratteri come 非. ヘ; ベ; ペ 部 he; be; pe bu4 In cinese medio *buwX, è la stilizzazione del componente a destra del carattere, che si scriveva 邑 e indicava la città: in alto c'è una zona recintata o dotata di mura, mentre in basso c'è 巴, che in questo preciso contesto raffigura un uomo fermo e inginocchiato, per indicare un posto in cui si risiede in pianta stabile. Non ha nulla in comune con ア. ホ; ボ; ポ 保 ho; bo; po bao3 In cinese medio *pawX, è il componente in basso a destra del carattere suddetto. 呆 in isolamento indica una persona con la bocca spalancata e indica lo stare fermi attoniti o una persona stupida. In questo preciso contesto, rappresenta un bambino (altrove si stilizza 子 o, se messo al rovescio, 育 in cima) e tutto il carattere significa "proteggere, garantire": è una persona che sta vicina ad un bambino. Un apprendente alle prime armi potrebbe scambiare il carattere per una versione stilizzata di 木 presente nel carattere 茶. マ 末 ma mo4 In cinese medio *mat, è una stilizzazione estrema dell'interno del carattere suddetto, che indica la cima di un albero, evidenziata con un punto poi assottigliato in un lungo tratto orizzontale. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per la parte superiore del carattere 通. ミ 三 mi san3 È una stilizzazione sinuosa del carattere suddetto, che indica il numero tre: i tratti sono tutti verso la stessa direzione di 三. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 彡 ribaltato. ム 牟 mu mou2 È la parte alta del carattere suddetto, 厶. In questo preciso contesto, indica in questo preciso contesto uno sbuffo d'aria o una bocca poi stilizzata sopra un bue. Tutto il carattere significava "muggire" e si ritrova nel carattere 哞. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il radicale Kangxi 厶. メ 女 me nü3 È la parte in basso del carattere suddetto, che è anche un radicale Kangxi. Rappresenta una donna inginocchiata. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 乂. モ 毛 mo mao2 È la semplificazione del carattere suddetto, che indica un ciuffo di peli. È anche un radicale Kangxi. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 乇. ラ 良 ra liang2 È lo spigolo in alto del carattere suddetto, che è il disegno dall'alto di una veranda con una stradina in alto e una in basso. Questo significato si conserva ancora in caratteri come 郎/廊. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per la parte in basso del carattere 今. リ 利 ri li4 È il componente a destra del carattere suddetto, 刂, che è la stilizzazione di una lama (per esteso, 刀). Un disegno simile si trova anche nei caratteri 班 e 辨. Nel cinese semplificato, è anche presente nella semplificazione di 師 e 帥, rispettivamente 师 e 帅, ma rappresenta probabilmente delle dune di terra per indicare un accampamento: è quindi un falso amico. ル 流 ru liu2 È la parte nell'angolo in basso a destra del carattere suddetto, che è 川. È quindi un paio di flutti d'acqua in cui è immerso un bambino (子) disegnato sottosopra. Uno studente alle prime armi potrebbe scambiarlo per il carattere 儿. レ 礼 re li3 In cinese medio lejX, è il componente a destra nel carattere suddetto, la cui versione originale è 禮. Indica il rituale ed è un altare a tre gambe con accanto un vaso sacrificale con dentro un paio di piante di grano o un paio di fili a cui sono legati dei dischetti circolari forati di ambra. Tutto il componente a destra si è semplificato anche in cinese in un lungo tratto vagamente simile ad un gancio molto arcuato. ロ 呂 ro lü3 È il componente in alto del suddetto carattere, 口. È una variante di 吕, che secondo Xu Shen indica una coppia di vertebre; secondo un'altra interpretazione, sono due bocche l'una sull'altra per indicare il cantare insieme. Sono presenti anche nel carattere 哥, che oggi indica il fratello maggiore e da cui deriva 歌, la canzone (accanto si riconosce uno sbuffo d'aria sopra una persona). Ad ogni modo, indica il concetto di coppia, che si ritrova pure nel carattere 侣. === Vocaboli stranieri diffusi in giapponese e scritti in katakana === La tabella contiene dei vocaboli stranieri traslitterati in katakana e accompagnati dalla romanizzazione. In cima ci sono i vocaboli dei primi quattro livelli di JLPT, in basso ci sono alcuni vocaboli extra sparsi, appartenenti perlopiù al campo semantico delle tecnologie moderne, gastronomia, musica e geografia. Molte di queste parole sono inglesi e adattate al giapponese e sono dette 和製英語, wasei-eigo. Tutte queste parole si possono considerare esempi concreti di katakana. + Vocabolo Roomaji ローマ字 Traduzione Equivalente Livello JLPT アパート apaato appartamento apartment 1 エレベーター erebeetaa ascensore elevator 1 カップ kappu tazzina cup 1 カレー karee curry curry 1 カレンダー karendaa calendario calendar 1 ギター gitaa chitarra guitar 1 キロ(グラム) kiro(guramu) chilogrammo kilogram 1 キロ(メートル) kiro(meeturo) chilometro kilometer 1 クラス kurasu classe class 1 グラム guramu grammo gram 1 コート kooto cappotto coat 1 コーヒー koohii caffè coffee 1 コップ koppu bicchiere (di vetro) glass 1 コピー(する) kopii(.suru) copiare; copia copy; to copy 1 シャツ shatsu maglietta shirt 1 シャワー shawaa doccia shower 1 スカート sukaato gonna skirt 1 ストーブ sutoobu riscaldatore, stufa elettrica stove ''>heater'' 1 スプーン supuun cucchiaio spoon 1 スポーツ supootsu sport sport 1 ズボン zubon pantaloni jupon ''(francese; in più,'' ''la parola è onomatopeica'' ''in giapponese)'' 1 スリッパ surippa pantofole slippers 1 セーター seetaa maglione sweater 1 ゼロ zero zero zero 1 テープ teepu tape/nastro tape 1 テーブル teeburu tavolo table 1 テープ レコーダー teepu rekoodaa registratore a nastro tape recorder 1 テスト tesuto test test 1 デパート depaato grande magazzino department (store) 1 テレビ terebi tv, televisione television 1 ドア doa porta ''stile occidentale'' door 1 トイレ toire bagno, toilette toilet 1 ナイフ naifu coltello knife 1 ニュース nyuusu notizia, news news 1 ネクタイ nekutai cravatta necktie 1 ノート nooto taccuino; notebook note(book) 1 パーティー paatii festa, party party 1 バス basu bus, autobus, pullman bus 1 バター bataa burro butter 1 パン pan pane pan ''=bread'' 1 ハンカチ hankachi fazzoletto handkerchief 1 フィルム firumu film film 1 プール puuru piscina (swimming) pool 1 フォーク fooku forchetta; folk fork; folk ''(music/song)'' 1 ページ peeji pagina page 1 ベッド beddo letto bed 1 ペット pettoo animale da compagnia pet 1 ボールペン boorupen penna a sfera ball(-point) pen 1 ポケット poketto tasca pocket 1 ポスト posuto buca delle lettere; post post 1 ボタン botan bottone button 1 ホテル hoteru hotel, albergo hotel 1 マッチ macchi match, gara match 1 メートル meetoru metro metre 1 ラジオ rajio radio radio 1 ラジ(オ)カセ(ット) rajikase (rajiokasetto) lettore di cassette radio cassette (player) 1 レコード rekoodo registrazione record 1 レストラン resutoran ristorante restaurant 1 ワイシャツ waishatsu camicia white shirt 1 アクセサリー akusesarii accessorio accessory 2 アジア Ajia Asia Asia 2 アナウンサー anaunsaa annunciatore announcer 2 アフリカ Afurika Africa Africa 2 アメリカ Amerika America America 2 アルコール arukooru alcol alcohol 2 アルバイト arubaito lavoro part-time part-time job ''Arbeit= lavoro'' 2 エスカレーター esukareetaa scala mobile escalator 2 オートバイ ootobai motocicletta motorbike 2 カーテン kaaten tenda curtain 2 ガス gasu gas gas 2 ガソリン gasorin benzina petrol/gasoline 2 ガソリンスタンド gasorin sutando stazione di benzina petrol/gasoline station ''"gasoline stand"'' 2 ガラス garasu vetro glass (pane) 2 ケーキ keeki torta cake 2 コンサート konsaato concerto concert 2 コンピュータ(ー) konpyuuta(a) computer computer 2 サラダ sarada insalata salad 2 サンダル sandaru sandalo sandal 2 サンドイッチ sandoicchi panino, sandwich sandwich 2 ジャム jamu marmellata jam 2 スーツ suutsu suit, tuxedo, smoking suit 2 スーツケース suutsukeesu valigia suitcase 2 スクリーン sukuriin schermo, screen screen 2 ステーキ suteeki bistecca steak 2 ステレオ sutereo stereo stereo 2 ソフト sofuto morbido soft 2 タイプ taipu tipo type ''=style'' 2 チェックする chekku.suru controllare check 2 パート paato part-time part (time) 2 パソコン pasokon ''(abbrev.)'' personal computer personal computer 2 ハンドバッグ handobaggu valigetta handbag 2 ビル biru tassa, tariffa bill 2 ファックス fakkusu fax fax 2 プレゼント purezento regalo present 2 ベル beru campana bell 2 レジ reji la cassa register 2 レポート '''/''' リポート repooto; ripooto rapporto, report report 2 ワープロ waapuro word processor, elaboratore di testi word pro(cessor) 2 アイスクリーム aisukuriimu gelato ice-cream 3 アイロン airon filo elettrico (electric) iron 3 アウト auto fuori, out out 3 アルバム arubamu album album 3 インク inku inchiostro ink 3 ウイスキー uisukii whisky; whiskey (se americano) whisky 3 エネルギー enerugii energia Energie ''>energy'' 3 エンジン enjin motore engine 3 オーバー oobaa cappotto, soprabito over(coat) 3 オフィス ofisu ufficio office 3 カード kaado carta/card, tessera card 3 キャプテン kyaputen capitano captain 3 キャンプ kyanpu campo camp 3 クラシック kurasshiku classico classic(s) 3 グラス gurasu bicchiere (di vetro) glass 3 グランド gurando ghiandola; terreno gland; grand; ground 3 クリーム kuriimu crema cream 3 クリスマス Kurisumasu Natale Christmas 3 グループ guruupu gruppo group 3 ケース keesu caso case 3 ゲーム geemu gioco game 3 コーチ koochi allenatore, coach coach 3 コード koodo codice; corda; accordo code; cord; chord 3 ゴール gooru goal/rigore goal 3 コピー kopii fotocopia (photo)copy 3 サービス saabisu servizio service/support 3 サイン sain firma; autografo sign ''firma o autografo'' 3 ジーンズ jiinzu jeans jeans 3 ジェット機 jettoki jet jet 3 ジュース juusu succo juice 3 スイッチ suicchi interruttore switch 3 スープ suupu zuppa soup 3 スキー sukii sciare skiing 3 スケート sukeeto skateboard skate(board) 3 スター sutaa star/stella, divo star 3 スタイル sutairu stile style 3 スタンド sutando stand/palco stand 3 スピーチ supiichi discorso speech 3 セット setto set set 3 センター sentaa centro center 3 ソファー sofaa divano, poltrona sofa 3 タイプライター taipuraitaa macchina da scrivere typewriter 3 ダイヤ daiya tintore dyer 3 タオル taoru tovaglia (hand) towel 3 ダンス dansu danza dance 3 チーズ chiizu formaggio cheese 3 チーム chiimu team, squadra team 3 チャンス chansu possibilità/chance chance 3 デート deeto appuntamento romantico date 3 デモ demo dimostrazione, demo demo(nstration) 3 テント tento tenda tent 3 トップ toppu cima, punta top 3 ドライブ doraibu guidare drive 3 トラック torakku camion truck 3 ドラマ dorama drama drama 3 トランプ toranpu giocare a carte trump ''=play cards'' 3 ドレス doresu vestito da donna dress 3 トンネル tonneru tunnel tunnel 3 ノック nokku knock knock ''anche in baseball'' 3 パーセント paasento percento percent 3 バイオリン baiorin violino violin 3 ハイキング haikingu escursione, hiking hiking 3 パイプ paipu tubo pipe 3 パイロット pairotto pilota pilot 3 パス pasu passare un livello; sentiero pass ''(livelli ecc.)''; path 3 パスポート pasupooto passaporto passport 3 バッグ baggu borsa; bug bag; bug 3 バン ban camper, van, caravan; Value Added Network (VAN) van, caravan; VAN 3 ハンサム hansamu affascinante ''(per persone)'' handsome 3 ビール biiru birra beer 3 ピクニック pikunikku picnic picnic 3 ビデオ bideo video video 3 ピン pin spillo pin 3 プラス purasu plus plus 3 プラン puran piano plan 3 ブレーキ bureeki freno brake 3 プロ puro professionale, "pro" pro(fessional) 3 ベルト beruto cintura belt 3 ペンキ penki dipinto Pek ''>paint'' ''(non è inglese)'' 3 ベンチ benchi panchina bench 3 ボーイ booi ragazzo boy 3 ボート booto barca ''(di solito a motore)'' boat 3 ホーム hoomu casa home 3 ボール booru palla; boccia ball; bowl 3 マーケット maaketto mercato market 3 マイク Maiku; maiku Mike; microfono Mike; mike/mic(rophone) 3 マスター masutaa proprietario; il master master ''proprietario o titolo'' 3 ママ mama mamma mama 3 ミス Misu Miss..., Signora... Miss 3 ミルク miruku latte milk 3 メモ memo memorandum memo(randum) 3 メンバー menbaa membro member 3 ユーモア yumoa humor humor 3 ヨーロッパ Yooroppa Europa Europe 3 ヨット yotto yacht yacht 3 ライター raitaa accendino; scrittore; rider, fattorino lighter; writer; rider 3 ラケット raketto racchetta racket 3 レポート repooto rapporto, report report 3 ロケット roketto lucchetto; razzo locket; rocket 3 ワイン wain vino wine 3 アイデア '''/''' アイディア aidea; aidia idea idea 4 アクセント akusento accento ''accentazione'' accent 4 イコール ikooru uguale equal 4 インタビュー intabyuu intervista interview 4 ウーマン uuman donna woman 4 ウール uuru lana wool 4 ウェイトレス weitoresu cameriera waitress 4 エチケット echiketto etichetta etiquette ''(francese)'' 4 エプロン epuron grembiule apron 4 オイル +エンジン オイル oiru +enjin oiru olio; lozione +olio del motore oil; engine oil 4 オーケストラ ookesutora orchestra orchestra 4 オートメーション ootomeeshon automazione automation 4 オーバーコート oobaakooto soprabito overcoat 4 オルガン orugan organo ''(strumento)'' organ 4 カーブ kaabu curva ''(anche in baseball)'' curve (ball) 4 カセット kasetto musicassetta cassette (tape) 4 カバー kabaa cover (musica); copertina, cover cover 4 ガム gamu gomma da masticare, chewing gum (chewing) gum 4 カラー karaa collare; colore collar; colour 4 カロリー karorii caloria calorie 4 ギャング gyangu gang gang 4 キャンパス kyanpasu campus, città studi campus 4 クーラー kuuraa condizionatore; frigo portatile cooler 4 クリーニング kuriiningu servizio pulizie cleaning (service) 4 コース koosu corso course 4 コーラス koorasu coro chorus 4 コック kokku cucinare; rubinetto cook; cock/faucet/spigot 4 ゴム gomu gomma per cancellare gum/eraser/rubber 4 コンクール konkuuru contest, sfida concours (francese) 4 コンクリート konkuriito cemento concrete 4 コンセント konsento consenso; concentrico consent; concentric 4 サークル saakuru circolo sportivo circle sport club 4 サイレン sairen sirena ''allarme'' siren 4 サラリーマン sarariiman impiegato salary man 4 サンプル sanpuru campione sample 4 シーズン shiizun stagione sportiva/televisiva season 4 シーツ shiitsu lenzuolo sheet 4 ジャーナリスト jaanarisuto giornalista journalist 4 シャッター shattaa imposta/serranda shutter 4 カーペット kaapetto tappeto carpet 4 ショップ shoppu negozio, shop shop 4 シリーズ shiriizu serie series 4 スカーフ ''(a volte'' フーラード) sukaafu (fuuraado) foulard ''(non è la sciarpa)'' scarf (foulard) 4 スケジュール sukejuuru programma/tabella di marcia schedule 4 スタート sutaato inizio, start start 4 スチュワーデス suchuwaadesu hostess stewardess 4 ステージ suteeji stage/palcoscenico stage 4 ストッキング sutokkingu calze autoreggenti stockings 4 ストップ sutoppu stop stop 4 スピーカー supiikaa speaker/altoparlante, cassa stereo speaker 4 スマート sumaato smart smart (+stylish) 4 スライド suraido slide, diapositiva slide 4 ゼミ zemi seminario seminar 4 セメント semento cemento cement 4 センチ senchi centimetro centi(meter) 4 タイア taia gomma/pneumatico tyre 4 ダイヤグラム daiyaguramu diagramma diagram 4 ダイヤモンド daiyamondo diamante diamond 4 ダイヤル daiyaru quadrante ''(di telefono'' ''che si gira col dito o di'' ''lucchetto o di orologio)'' dial 4 ダブル (e.g. ダブルチェック) (e.g. ダブルデッカー) daburu (daburu chekku) (daburu dekkaa) doppio, double (doppio controllo) (bus londinese a due piani) double (double check) (double decker) 4 ダム damu diga dam 4 チップ chippu mancia; chip tip; chip 4 チョーク chooku gessetto chalk 4 テーマ teema tema/topic Thema ''(tedesco)'' 4 テニス コート tenisu kooto campo da tennis tennis court 4 テンポ tenpo tempo ''(di brano musicale)'' tempo 4 トレーニング toreeningu allenamento, training training 4 ナイロン nairon nylon nylon 4 ナンバー nanbaa numero number 4 ネックレス nekkuresu collana necklace 4 バイバイ baibai ciao ciao, bye bye bye bye 4 バケツ baketsu secchio bucket 4 バック bakku schiena back 4 バランス baransu bilancia balance 4 パンツ pantsu mutande (under)pants 4 バンド bando complesso (e.g. rock), band band 4 ハンドル handoru manopola handle 4 ピストル pisutoru pistola, rivoltella pistol 4 ビニール biniiru (disco in) vinile vinyl 4 ビルディング birudingu edificio building 4 ピンク pinku rosa pink 4 ファスナー fasunaa cerniera fastener 4 フライパン furaipan padella per friggere fry pan 4 ブラウス burausu blusa blouse 4 ブラシ burashi spazzola brush 4 プラスチック purasuchikku plastica plastic 4 プラットホーム purattohoomu piattaforma platform 4 フリー furii libero free 4 プリント purinto stampare print 4 ブローチ buroochi spilla brooch 4 プログラム puroguramu programma ''(anche software)'' program 4 ベテラン beteran veterano veteran 4 ヘリコプター herikoputaa elicottero helicopter 4 ペン pen penna pen 4 ペンチ penchi pinze pinchers ''=pliers'' 4 ボーナス boonasu bonus bonus 4 ポスター posutaa poster, cartellone poster 4 マイナス mainasu meno minus 4 マスク masuku mascherina ''(sanitaria)'' mask 4 マフラー mafuraa sciarpa muffler 4 マラソン marason ''/θ/'''>'''/s/'' maratona marathon 4 マンション manshon palazzo mansion 4 ミシン mishin macchina da cucire (sewing) machine 4 ミリ(メートル) miri(meetoru) millimetro milli(metre) 4 メーター meetaa contachilometri meter (clock) 4 メニュー menyuu menù menu 4 モーター mootaa motore motor 4 モダン modan moderno modern 4 モデル moderu modello/a model 4 モノレール monoreeru la monorotaia monorail 4 ラッシュ アワー rasshu awaa ora di punta rush hour 4 ランチ ranchi cena; lancio launch; lunch 4 ランニング ranningu corsa/jogging running 4 リズム rizumu ritmo rhythm 4 リットル rittoru litro litre 4 リボン ribon nastro; fiocchetto ribbon 4 レインコート reinkooto impermeabile raincoat 4 レクリェーション rekuryeeshon intervallo, ricreazione recreation 4 レジャー rejaa tempo libero leisure 4 レベル reberu livello level 4 リポート ripooto rapporto, report rapporto, report 4 レンズ renzu lenti ''(a contatto, di'' ''fotocamera e di occhiali)'' lens 4 ローマじ roomaji romanizzazione; lettere romane roma(nization) 4 ロッカー rokkaa armadietto locker 4 ロビー robii lobby; loggia/lounge lobby 4 ワンピース wanpiisu vestito da donna; One-Piece one-piece (dress) 4 ピアノ piano piano piano + シネマ shinema cinema cinema + 物のインターネット mono no intaanetto Internet delle Cose, Internet of Things Internet of Things, IoT + ウェブサイト webusaito sito web website + スマートフォン sumaatofon smartphone smartphone + プロセッサー purosessaa processore processor + サーバ saaba server server + ブロックチェーン burokkucheen blockchain blockchain + ビットコイン bittokoin bitcoin bitcoin + レーザ reeza laser 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L'uniforme conta poi le scarpe nere senza lacci (slip-on shoes) e i gambaletti pesanti in lana o cotone di colore bianco o nero. Come il nome suggerisce, il gambaletto pesante è una calza femminile che arriva fino al ginocchio. Il negozio che vende queste uniformi dunque viene detto "il negozio di vestiti da marinaretta".
Kurt Gödel
Ritenuto uno dei più grandi logici di tutti i tempi insieme ad Aristotele e Gottlob Frege, le sue ricerche ebbero un significativo impatto, oltre che sul pensiero matematico e informatico, anche sul pensiero filosofico del XX secolo. Firma
Gödel nacque in Moravia, secondo figlio di Rudolf August e Marianne Handschuh, in una famiglia di lingua tedesca operante nell'industria tessile nella città allora chiamata Brünn, sotto l'impero austro-ungarico. Il padre aveva svolto studi commerciali e grazie a una grande applicazione nel lavoro riuscì a raggiungere il grado di dirigente e comproprietario di un'importante azienda e poté mandare i suoi figli in una scuola privata tedesca. Sin da giovane Gödel mostrò alcuni aspetti del suo carattere che lo contraddistinsero per tutta la vita: una curiosità insaziabile, una brillantezza negli studi, un'introversione preponderante e una salute cagionevole; a otto anni si ammalò di febbre reumatica, che suscitò in lui l'eccessiva preoccupazione sia per la sua salute (ipocondria), sia per i pericoli insiti negli alimenti. Nel 1918 divenne cittadino cecoslovacco. Nel 1924 si iscrisse all'Università di Vienna, prima con l'intenzione di studiare fisica teorica e poi occupandosi di matematica e filosofia. Frequentò il Circolo di Vienna fondato dal filosofo Moritz Schlick impregnato dall'opera di Ludwig Wittgenstein ed entrò in contatto con il filosofo della scienza Rudolf Carnap con cui condivise la passione per la parapsicologia. Studiò Bertrand Russell e seguì una conferenza di David Hilbert circa le questioni di completezza e consistenza dei sistemi matematici tenuta al congresso internazionale di Bologna nel 1928. Concentrò quindi i suoi interessi sulla logica matematica e nel 1929, dopo essere diventato cittadino austriaco, ottenne il dottorato con una dissertazione di cui fu relatore Hans Hahn e con cui dimostrò la completezza del calcolo dei predicati del primo ordine, stabilendo che è possibile dimostrare gli enunciati veri per ogni interpretazione dei simboli. Nel 1933, invitato da John von Neumann e Oswald Veblen, si trasferì negli Stati Uniti, dove per un anno fu membro visitatore dell'''Institute for Advanced Study'' (IAS) di Princeton, divulgando il suo teorema di incompletezza. Sia durante la permanenza in America sia nei soggiorni viennesi di questi anni soffrì di esaurimenti nervosi che si manifestavano in una ossessione per la dieta, per i ritmi intestinali e per una fobia sugli avvelenamenti alimentari, ossessione che lo trascinò a evitare il cibo fino alla denutrizione. Nel 1936 fu profondamente colpito dall'assassinio di Moritz Schlick per mano di uno studente nazista sulle scale dell’Università di Vienna e subì una nuova crisi nervosa. Successivamente trascorse un anno negli USA dove strinse amicizia con Albert Einstein. Nel settembre del 1938 sposò Adele Porkert, ballerina viennese incontrata in un locale notturno, sei anni più anziana, cattolica già divorziata, che lo sostenne fino all'ultimo giorno. Nello stesso anno, in seguito all'annessione nazista dell'Austria, diventò automaticamente cittadino della Germania. Nel 1940, in seguito all'abolizione del titolo di ''Privatdozent'' e temendo di essere chiamato alle armi, si trasferì negli Stati Uniti passando per la Russia, servendosi della ferrovia transiberiana, e il Giappone. Quando arrivò in USA i transfughi gli chiesero notizie della Germania nazista. Rispose: «Il caffè è cattivo». Tomba di Kurt Gödel e della moglie nel cimitero di Princeton, New Jersey Tornò nuovamente all'''Institute for Advanced Study'' ove rimase sino alla morte. Nel 1948 diventò cittadino statunitense. Diventò membro permanente dell'IAS nel 1946, professore ordinario nel 1953 e professore emerito nel 1973. Frequentò tutti i giorni Einstein che lo conduceva in passeggiate e conversazioni quotidiane. L'ultimo suo articolo risale al 1958. Nel 1972 ricevette la laurea ''honoris causa'' dalla Rockefeller University e tre anni dopo la ''National Medal of Science''. Col peggioramento dei suoi problemi psichici, Gödel si ridusse a mangiare solo quel che gli preparava la moglie, che tuttavia negli ultimi mesi del 1977 fu ricoverata sei mesi per problemi di salute. Il suo disturbo ossessivo-compulsivo era ormai degenerato in un delirio paranoico: il matematico si rifiutava quasi sempre di mangiare, convinto che il cibo fosse avvelenato. Nei primi giorni del 1978 Gödel fu ricoverato all'ospedale di Princeton per malnutrizione e inedia, causate da una grave forma di anoressia che lo aveva portato a pesare 29 chilogrammi. Morì il 14 gennaio 1978. Fu sepolto nel cimitero della città, seguito dalla moglie Adele nel 1981. Pur pubblicando pochi articoli, Gödel si occupò di quasi tutti i settori della logica moderna; l'impatto delle sue opere fu enorme e si diffuse anche fuori dal mondo accademico matematico. Gödel pubblicò il suo più famoso risultato nel 1931 a venticinque anni - dopo averlo presentato al pubblico l'anno precedente al "Secondo Congresso di Epistemologia delle Scienze Esatte" di Königsberg - quando lavorava presso l'Università di Vienna. Questo lavoro conteneva i famosi due teoremi di incompletezza che da lui presero il nome, che stabiliscono che ogni sistema assiomatico consistente e in grado di descrivere l'aritmetica dei numeri interi è dotato di proposizioni che non possono essere dimostrate né confutate sulla base degli assiomi di partenza. Parafrasando: se un sistema formale S è consistente (privo di contraddizioni), allora è possibile costruire una formula F sintatticamente corretta, ma indimostrabile in S, che quindi risulta “incompleto”. Per cui se un sistema formale è logicamente coerente, la sua non contraddittorietà non può essere dimostrata stando all'interno di quel sistema logico. I teoremi di Gödel nascevano in relazione alle ricerche volte a realizzare il programma di Hilbert, che chiedeva di trovare un linguaggio matematico che potesse provare da solo la propria consistenza o coerenza. Gödel dimostrò invece che la coerenza di un sistema è tale proprio perché non può essere dimostrata. Molti non compresero le affermazioni di Gödel, ritenendo che il suo teorema avesse definitivamente distrutto la possibilità di accedere a verità matematiche di cui avere assoluta certezza. Gödel invece era convinto di non avere affatto dissolto la consistenza dei sistemi logici, da lui sempre considerati come funzioni reali dotati di pieno valore ontologico, e che anzi il suo stesso teorema di incompletezza aveva una valenza di oggettività e rigore logico. Oltretutto, spiegava Gödel, la presenza di un enunciato che affermi di essere indimostrabile all'interno di un sistema formale significa appunto che esso è vero, dato che non può essere effettivamente dimostrato. E proseguiva dicendo: Nonostante ciò, i teoremi di incompletezza hanno avuto un interesse crescente del pubblico, grazie anche alle possibili interpretazioni extra matematiche - pur non affatto implicate dai teoremi stessi - che per molti costituiscono un'autentica critica alla ragione formale, dimostrando un limite intrinseco a tale modalità conoscitiva. I due teoremi, il primo in particolare, furono invece interpretati da Gödel come una conferma del platonismo, corrente filosofica che affermava l'esistenza di formule vere non dimostrabili (''episteme''), e dunque l'irriducibilità della nozione di verità a quella di dimostrabilità. In accordo con questa filosofia, era convinto che la verità, essendo qualcosa di oggettivo, cioè indipendente dalle costruzioni effettuate nelle dimostrazioni dei teoremi, non può essere posta a conclusione di alcuna sequenza dimostrativa, ma solo all'origine. Gödel fu anche autore di un celebre lavoro sull'ipotesi del continuo. Riuscì a dimostrare che essa non può essere confutata dagli assiomi della teoria degli insiemi, pur essendo accettata fino a quel momento, . Questa ipotesi fu poi ampliata da Paul Cohen che ne provò l'indipendenza, illustrando come sia indimostrabile a partire dagli stessi assiomi. Gödel vedeva nella teoria degli insiemi e nella matematica in genere una forma di conoscenza "reale" e non puramente astratta o concettuale, sebbene prescinda dall'esperienza dei sensi e si basi esclusivamente sull'intuizione mentale. Similmente a Parmenide, egli concepiva la logica "formale" come unita indissolubilmente a un contenuto "sostanziale": Elaborò anche, tramite l'interpretazione cosmologica della sua metrica (una soluzione esatta alternativa delle equazioni di campo di Einstein, diversa dalla metrica di Friedmann - Lemaître - Robertson - Walker), la teoria di un universo rotante su sé stesso, diverso sia dall'universo statico in voga all'epoca sia dal Big Bang, che bilancia la gravità con la forza centrifuga anziché con una costante cosmologica repulsiva intrinseca allo spaziotempo come nel modello standard; questa teoria è nota come universo di Gödel, ma non è stata universalmente accettata dalla comunità scientifica in quanto non prende in considerazione la legge di Hubble. Un altro risultato a cui giunse fu la dimostrazione nel 1970 dell'esistenza di Dio, inteso come ente che assomma tutte le qualità positive di un dato insieme. Questo teorema deriva dal concetto di ultrafiltro e ha poco a che vedere con la teologia tradizionale, sebbene nascesse anche da esigenze di carattere esistenziale e religioso. Per comprendere la sua ''Ontologischer Gottesbeweis'', ovvero la sua prova ontologica di Dio, occorre tener presente come Gödel avesse sempre avvertito l'urgenza di trovare un ordine logico-matematico da porre a fondamento dell'esistenza dell'universo. Un tale ordine gli sembrava fosse garantito solo dalla necessità logica dell'esistenza di Dio, ossia dalla dimostrazione di un Essere che assommi in sé le qualità positive di tutti gli enti reali. Come nel primo teorema di incompletezza, Dio doveva rappresentare quella Verità che non dipende da calcoli umani ed è perciò assoluta e non relativa. Riemerge qui l'impostazione platonica di Gödel, nonché la sua forte stima per il filosofo tedesco Gottfried Leibniz, di cui riprende la prova ontologica e la definizione di Dio come la somma perfetta di «ogni qualità semplice che sia positiva e assoluta». La dimostrazione gödeliana, concepita come un teorema logico-formale assolutamente analogo a quelli suoi precedenti, risulta dal fatto che non è logicamente plausibile ammettere la possibilità di un unico Essere provvisto di tutte le "proprietà positive", tra cui la stessa esistenza, senza attribuirgli una realtà effettiva, perché ciò sarebbe una palese contraddizione in termini. Il passaggio dal piano razionale a quello reale avviene per l'impossibilità di salvaguardare la coerenza del discorso logico qualora si negasse a Dio un'esistenza fattuale. E conclude quindi affermando che «Dio esiste necessariamente, come volevasi dimostrare». A differenza dell'amico Albert Einstein, che concepiva Dio alla stregua di un'entità impersonale da cogliere con la sola ragione, Gödel era animato anche da sentimenti di venerazione religiosa. Cresciuto nella fede luterana, egli si descriveva come un teista, credente in un Dio cristiano e personalistico come quello di Leibniz e non panteista alla maniera di Spinoza e Einstein. La prova ontologica di Dio non fu mai resa nota dall'autore, probabilmente per timore di essere frainteso; essa rimase sconosciuta fino alla pubblicazione postuma negli Stati Uniti, nove anni dopo la sua morte, in una raccolta contenente altri scritti inediti del matematico moravo. * ''Über formal unentscheidbare Sätze der Principia Mathematica und verwandter Systeme'', «Monatshefte für Mathematik und Physik», vol. 38, 1931 (disponibile traduzione in inglese di Martin Hirzel, 2000, qui). * ''The Consistency of the Axiom of Choice and of the Generalized Continuum Hypothesis with the Axioms of Set Theory'', Princeton University Press, Princeton, NJ., 1940. * ''Ontologischer Beweis'' (''Prova ontologica''), pubblicata postuma nel 1987 (trad. it.: ). * ''Collected Works'', New York, Oxford University Press, 1986-2006, 5 volumi, testi in tedesco con traduzione inglese a fronte. * ''My philosophical viewpoint'', c. 1960 in Hao Wang, ''A Logical Journey: from Gödel to Philosophy'', Cambridge, USA, The MIT Press, 1996, p. 316. * ''The modern development of the foundations of mathematics in the light of philosophy'', in ''Collected Works'', Volume III, 1961, pp. 375–387. === Edizioni in italiano === * ''Opere'', vol. 1 (1929-1936), Torino, Bollati Boringhieri, 1999. * ''Opere'', vol. 2 (1938-1974), Torino, Bollati Boringhieri, 2002. * ''Opere'', vol. 3, saggi inediti e conferenze, Torino, Bollati Boringhieri, 2006. * ''Opere'', vol. 4, corrispondenza A-G, Torino, Bollati Boringhieri, 2009. * ''Opere'', vol. 5, corrispondenza H-Z, Torino, Bollati Boringhieri, 2009.
Letteratura
Scultura commemorante Johannes Gutenberg, Berlino Omero, ''Iliade'', Libro VIII, versi 245-253 - da un manoscritto greco di fine V secolo o inizio VI secolo. La '''letteratura''' di una certa lingua è l'insieme delle opere scritte e pervenute fino al presente. Tale definizione non è affatto scontata e va precisata sotto diversi aspetti. Da un lato, le definizioni che sono state date del termine, sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche o filosofiche, sono diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili. Assai varia è anche la misura del "campo" della letteratura e incerta la definizione di ciò che letteratura non è, tanto che vi è stato chi ha affermato che letteratura è ciò che viene chiamato letteratura, chi ha trovato nell'impossibilità della definizione la sola definizione possibile, o chi, sottolineando "la polivalenza e ambiguità del fenomeno letterario", sostiene tuttavia che "non tutto ciò che è scritto è letteratura, per diventarlo, un testo scritto dev'essere mosso da un'intenzionalità precisa e da una conseguente logica strutturante". È tuttavia vero che la letteratura di una nazione costituisce una ''"sintesi organica dell'anima e del pensiero d'un popolo"'', ovvero uno specchio della rispettiva società in un tempo definito e che varia di opera in opera.
Il termine latino ''litteratura'' (da ''littera'', "lettera") indicava lo stesso tracciare lettere, lo scrivere. Nel I secolo d.C. prese ad indicare l'insegnamento della lingua (corrispondendo così alla parola ''grammatica'', ossia la greca ''grammatiké téchne'', da ''gramma'', "lettera"). Un passaggio importante sul tema è la riflessione del retore latino Quintiliano, che estese il termine ''litteratura'' fino a comprendere tutte le tecniche dello scrivere e del sapere, affermando il valore disinteressato degli studi sulla lingua. Un altro termine latino, l'aggettivo ''litteratus'', indicava inizialmente ciò che era "scritto con lettere", ma poi il suo uso si spostò sullo scrivente, per indicarne la capacità, la cultura, l'istruzione. Appare comunque evidente, da questi usi antichi del termine, il profondo legame tra letteratura e scrittura: se inizialmente "letteratura" è lo studio e la conoscenza della lingua scritta, attraverso un iter piuttosto obliquo il termine finì per indicare l'insieme della lingua scritta. La cultura scritta era comunque appannaggio di pochissimi e la conoscenza delle lettere segno di un'esperienza fuori del comune, del tutto distinta da quella comune, legata com'era quest'ultima alle esigenze più immediate e basilari della vita. L'atto di una nuova scrittura si collegava immancabilmente con la letteratura precedente (in sostanza, i documenti che erano sopravvissuti al tempo), ma fu l'invenzione della stampa a caratteri mobili a fondare il concetto moderno di letteratura: ne risultò infatti l'elaborazione di codici e forme specificatamente letterari e, soprattutto, una gerarchia che distingueva forme propriamente letterarie "dall'universo vario e caotico delle altre scritture". Si costituisce così la letteratura come "istituzione", che si tramanda in qualità di "tradizione". In ambito occidentale, si è via via affermato un significato di letteratura distinto dagli scopi pratici della scrittura in specifiche discipline (testi scientifici, filosofici ecc.): il termine "letteratura" venne associato alle scritture di tipo "artistico" e "creativo", che sono oggetto di studio dell'estetica. Si determinò così un intreccio semantico con la più antica parola "poesia", un termine del latino medievale che deriva da ''poësis'' (a sua volta dal greco ''poíēsis'', da ''poiêin'', "fare") e che indicava eventi e oggetti "fatti" con le parole. La ''poesia'' era dunque l'arte di creare realtà fittizie, mondi immaginari a imitazione dell'unico reale, in analogia con la pittura (Orazio usò la formula ''ut pictura poësis'', "la poesia come la pittura"). Il termine "poesia" tese a identificarsi con la produzione in versi, ma le forme originarie del verso (come testimoniano diverse tradizioni popolari sopravvissute fino ai tempi moderni) prescindevano del tutto dalla scrittura, facendosi piuttosto accompagnare dal canto, nel contesto di una tradizione letteraria orale. Indipendentemente dalla forma, in versi o in prosa, tuttavia un testo viene generalmente considerato letterario, quando nel costruirlo e nel leggerlo si usa una lingua che orienta verso la "funzione poetica", cioè per quella funzione che, come ha insegnato Roman Jakobson, pone al centro del sistema di comunicazione il messaggio in quanto tale, quindi la sua intertestualità rispetto ad altri testi e la capacità in termini di costruzione linguistica e comprensione estetica di riferirsi a un sistema di forme canoniche che in qualche modo lo precede e produce (anche in caso di rottura verso questo canone). In questo senso si parla di "uso letterario del linguaggio". Il componimento verbale può essere sia orale sia scritto. Mentre la poesia, spesso considerata la forma più elevata di letteratura, si manifesta inizialmente, come detto, solo in forma orale, l'elaborazione artistica della forma in prosa può avvenire solo con l'avvento e lo sviluppo della cultura scritta. Resta che il carattere di arte fu spesso attribuito indifferentemente al verso e alla prosa e, in particolare, i termini "poesia" e "poetico" venivano associati anche a forme in prosa, per distinguere appunto scrittura artistica da scrittura non artistica. In questo contesto, può essere interessante confrontarsi con la riflessione di Benedetto Croce e la sua insistita distinzione fra "poesia" e "non poesia" e fra "poesia" e "letteratura". La modernità tende a considerare "letteratura" solo l'insieme dei componimenti verbali scritti, ma sono numerose le culture che hanno avuto e hanno tuttora una ricca letteratura orale, la cui conservazione e trasmissione è stata affidata a figure istituzionali. Ad esempio, gli ''amusnaw'' della letteratura berbera della Cabilia, gli aedi e i rapsodi dell'antica Grecia o i druidi della letteratura celtica. Come si vede, le opposizioni "oralità"/"scrittura" e "poesia"/"prosa" sono profondamente interlacciate. Piuttosto distante dalla prospettiva crociana è quella del formalista russo Roman Jakobson, che ha caratterizzato la funzione poetica a partire da una considerazione tecnico-formale dei componimenti: la "letterarietà" di un testo è individuabile a partire dalla sua struttura e la poesia è quel componimento che utilizza un linguaggio orientato al messaggio stesso, cioè in qualche modo bastante a se stesso. Con lo sviluppo della borghesia, a partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo, quando si comincia ad abbandonare l'uso del termine "eloquenza", l'accezione più comune del termine letteratura è quella che riguarda la produzione di testi scritti da parte di un autore per essere letti da un pubblico. Tale fruizione si amplia di molteplici motivi: godimento estetico, immedesimazione psicologica, spirito critico e conoscitivo. Vengono, al contempo, promossi a rango di letteratura anche le opere nate per il giornalismo o per il teatro. La parola "poesia" va specializzandosi e l'accezione del termine "letteratura" si centra nel suo essere in rapporto con un pubblico e con la sua immaginazione. Jean-Paul Sartre diceva che la letteratura "si fa nel linguaggio ma non è mai data nel linguaggio; essa è un rapporto fra gli uomini ed un appello alla loro libertà". Oltre e più che essere "oggetto", la letteratura è "relazione". Il testo letterario, come dice Cesare Segre, compie una "introiezione dei riferimenti contestuali", producendo senso all'interno di una cerimonia formale. Con la secondà metà del XX secolo, di fatto, la letteratura viene spesso considerata parente dello spettacolo, sia nelle rubriche dei giornali e nelle recensioni, sia con il proliferare di molti festival, letture pubbliche e incontri con gli autori. Entrambi poi sembrano partecipare alle regole del mercato e il linguaggio letterario, da sempre in cerca di una propria definizione, sembra cadere nell'anamorfosi che lo vuole mero prodotto. In base alla forma del componimento verbale la letteratura si distingue in: * poesia * prosa * teatro Se il componimento verbale è in versi si parla di ''poesia''. Se invece il componimento verbale non è in versi si parla di ''prosa''. Dopo l'avvento del verso libero e la caduta della normativa metrica, la distinzione sembra ridursi al solo meccanismo tipografico dell'andare a capo, ma la costruzione formale della poesia resta legata alla musica. In questo senso si può anche parlare di "prosa poetica" e "poesia in prosa". Il ''teatro'' invece è un testo letterario "per la rappresentazione" (anche quando dato alla sola lettura) e se può fondere insieme poesia e prosa può unirvi, ma dall'esterno, anche la musica, e quindi si può considerarla una forma d'espressione a parte. Molto spesso con la parola letteratura si definisce un complesso di opere che trattano una materia o un argomento particolare. Si può pertanto parlare di letteratura scientifica, letteratura economica, letteratura religiosa, letteratura militante, letteratura artistica (letteratura musicale, letteratura cinematografica, letteratura teatrale, letteratura erotica, letteratura industriale, ovvero industria e letteratura, letteratura dell'orrore, letteratura di spionaggio ecc..). Ma con il termine letteratura si può intendere anche una particolare attività intellettuale volta alla creazione di opere scritte, sempre frutto dell'ingegno umano, oppure a quella disciplina rivolta allo studio delle opere letterarie di un determinato popolo o di una determinata età. Si avrà così - all'interno di una letteratura antica oppure moderna o contemporanea, una letteratura latina, una letteratura italiana, una letteratura inglese, una letteratura tedesca, una letteratura francese, una letteratura spagnola, una letteratura russa e così via. Le varie nazioni possono avere diverse letterature, come corporazioni letterarie, scuole filosofiche o periodi storici. Viene generalmente considerata come letteratura di una nazione, per esempio, la collezione di testi che sono stati creati in quella nazione, vi si riferiscono e offrono un territorio comune, e in cui spesso la nazione stessa si identifica. La ''Bibbia'', l''Iliade'' e l''Odissea'' e la ''Costituzione'' coincidono con questa definizione di letteratura. Più in generale, una letteratura è equiparata a una collezione di storie, poemi e racconti che parlano di particolari argomenti. In questo caso, le storie, poemi o racconti possono avere o non avere dei riscontri nazionalistici. Ogni paese ha sviluppato la sua letteratura anche se in tempi differenti e con caratteristiche nazionalistiche che, peraltro molto spesso, sono state assorbite da altre letterature. Il carattere distintivo che ci permette di parlare di una letteratura (latina, italiana, americana, inglese, francese, spagnola e via dicendo) è la lingua. La letteratura si differenzia in vari generi, sorta di "quadri precostituiti", che opere specifiche sono riuscite a condensare a partire da una varietà di codici, di possibilità tematiche e formali, e a offrire come modelli. Alcuni hanno preso forma come tali nell'evo antico: essendo quelli di più lunga durata, sono intesi come "macrogeneri", anche perché si cercò con essi di trovare una corrispondenza categoriale con le forme basiche della concreta esperienza umana. A partire dalle prime iniziative di netta codificazione, tra l'uno e l'altro sono stati registrati momenti di confronto, di sperimentazione, di miscela e anche di completa chiusura.. Popolarmente, i più antichi vengono percepiti come generi classici (anche nel senso di "nobili"), mentre alcuni generi moderni parrebbero avere una connotazione e un uso più commerciale (a questi ci si riferisce con il termine "letteratura di genere"). I generi classici sono: * l'epica * la lirica * il dramma Il dramma, a sua volta, viene fin dall'inizio distinto in tragedia e commedia. Generi di ambito più circostanziato sono, ad esempio: * l'elegia * l'epigramma * l'idillio * il dialogo Ci sono stati molti tentativi di classificazione. Da Platone che prima parla di genere serio (epopea e tragedia) e genere faceto (commedia e giambica), poi nella ''Repubblica'' fa la tripartizione tra genere mimetico o drammatico (tragedia e commedia), espositivo o narrativo (ditirambo, nòmo, poesia lirica) e misto (epopea) facendo variare la classe di appartenenza secondo un diverso rapporto con la realtà. In età alessandrina fioriscono le categorizzazioni con i sottogeneri. Per esempio per Dionisio Trace la melica (o lirica), se dedicata agli dèi si divide in inno, prosodio, peana, ditirambo, nòmi, adonidio, iobacco e iporchema; se dedicata ai mortali in encomio, epinicio, scolio, canto amoroso, epitalamio, imeneo, sillo, threnos ed epicedio. Più tardi contribuiscono alla distinzione di genere tragedia, commedia, elegia, epos, lirica, threnos, idillio e pastorale. Nel medioevo si aggiungono romanzo e novella, epica o ''chanson de geste'', cantare in ottavo, romanzo cavalleresco, secondo i temi trattati oltre che le forme (con la fortuna italiana dell'ottava), spesso confusi tra loro. Se la classificazione non ha prodotto norma rigida, nonostante, per esempio, Nicolas Boileau nella sua ''Art poétique'' (1674) si ostini a non voler riconoscere il melodramma, non è nemmeno un esercizio sterile di intellettuali e con Goethe o Schelling la riflessione sui generi si confonde con dichiarazione poetica e volontà stilistica. Con Hegel i generi sono tre: epica, lirica e dramma, ma la loro distinzione è basata sull'antitesi tra soggettivo e oggettivo. L'epopea è oggettiva, la lirica soggettiva e il dramma è la loro sintesi, cosa che diventa nella critica dell'età vittoriana una distinzione tra totalità (epica), pluralità (dramma) e unità (lirica), con conseguente collegamento alle voci verbali. André Jolles, negli anni trenta del novecento, parla di "gesti verbali" e individua nove forme semplici: leggenda, saga, mito, enigma, detto, caso, memoria, fiaba e scherzo (rispettivamente in tedesco ''Legende, Sage, Mythe, Rätsel, Spruch, Kasus, Memorabile, Märchen'' e ''Witz''), come forme che nascono dal linguaggio stesso, in modo indipendente da visione e volontà del poeta o narratore. Northrop Frye cerca ancora un criterio oggettivo distinguendo secondo la parola, che viene recitata (dramma), detta (epica), cantata (lirica) o letta (fiction). È vero come dice Maria Corti, che i generi non sono altro che possibili tecniche discorsive che l'aspettativa del lettore (o fruitore di letteratura, qualunque cosa si intenda) lega a possibili contenuti. Forse aveva ragione Giordano Bruno a reagire a ogni classificazione applicata all'arte dicendo che generi e specie di letteratura sono tanti quante le opere stesse. ===Narrativa di genere=== La letteratura di genere, visto che si tratta in particolare di opere di narrativa, viene spesso indicata come narrativa di genere. Premessa una certa aleatorietà, i generi e sottogeneri della narrativa (considerata di genere o non) sono dunque: * azione/avventura * erotico * fantastico ** fantascienza ** fantasy ** horror * giallo ** noir ** poliziesco ** hard boiled ** thriller legale ** thriller medico ** spionaggio * romantico o rosa * western * storico * picaresco * psicologico * Bildungsroman (romanzo di formazione) * epistolare * utopico * diaristico ** diario di bordo ** diario di viaggio ** diario personale o intimo * biografico ** agiografia ** biografia ** autobiografia *postmoderno * metaromanzo ecc. Nei confronti della serialità, anche la letteratura, come altre forme di "fiction", può presentarsi a episodi o a puntate (ovvero ogni sezione narrativamente sospesa o conclusa), con ripresa (come ''Vent'anni dopo'' rispetto a ''I tre moschettieri''), con i conseguenti concetti di sequel e prequel, come ricalco (omaggio, remake, plagio ecc.) e in altre forme seriali, ma è soprattutto un universo di testi che si influenzano continuamente tra loro, così che ogni lettura si districa in mezzo alle altre e, tra prima e dopo, nell'interruzione e nella ripresa delle pagine, anche laddove non cambia il testo, cambia la sua interpretazione nella testa del lettore.
Linguistica
Mappa delle famiglie linguistiche nel mondo. La '''linguistica''' è lo studio scientifico del linguaggio verbale umano e delle sue strutture. Essa include lo studio della fonetica, della grammatica, del lessico, della morfologia, della sintassi e della testualità. È una disciplina scientifica, in quanto si basa su approcci empirici e oggettivi. Un '''linguista''' è una persona specializzata in linguistica.
La linguistica ha come scopo comprendere e definire le caratteristiche del linguaggio verbale umano (la facoltà mentale dell'uomo di comunicare attraverso una lingua) attraverso l'analisi delle lingue del mondo: un linguista indaga e descrive quindi le strutture delle lingue per capire come sono quest'ultime e cerca di spiegare perché queste sono come sono (e perché non sono in altro modo). L'obiettivo di un linguista quindi non è quello di studiare le lingue per imparare a parlarle, cioè a comunicare con i parlanti di quelle lingue. La linguistica è una scienza empirica in quanto legata a fenomeni osservabili (foni e grafemi). Tali fenomeni non valgono però di per sé: essi vengono prodotti e compresi come fenomeni semiotici, in quanto rinviano ad altro da sé (per i filosofi medievali, ''aliquid stat pro aliquo'', 'qualcosa sta per qualcos'altro'). Si parla di '''linguistica generale''' per evidenziare un approccio che mette a confronto lingue diverse e affinità e differenze tra esse. Denominazioni analoghe a "linguistica generale" sono "linguistica teorica", "linguistica sincronica", "linguistica descrittiva". === Sincronia e diacronia === La linguistica indaga le lingue secondo due aspetti: quello sincronico e quello diacronico. Una lingua o, più in particolare, un fenomeno linguistico possono essere studiati nella loro evoluzione storica, ossia nel loro mutare nel tempo: tale approccio, nonché metodo di analisi linguistica, è chiamato diacronico. La linguistica storica è quella branca della linguistica che si occupa dello studio diacronico delle lingue. Quando invece si osserva e si analizza una lingua o una sua caratteristica in un preciso momento storico (sia esso presente o passato), senza interessarsi del suo aspetto diacronico, si conduce un'analisi sincronica. Quest'ultima è condotta dalla linguistica sincronica. Ogni livello di una lingua (dalla fonologia alla semantica e alla pragmatica) può essere studiato sia sincronicamente che diacronicamente: ad esempio, è possibile studiare il sistema nominale del latino (ossia le declinazioni: quali sono e come sono strutturate) per come ci è stato conservato nei testi letterari di un determinato periodo (studio sincronico); oppure possiamo ricostruire i mutamenti che hanno portato al sistema nominale latino come lo osserviamo, seguendo la sua storia dal protoindoeuropeo fino al latino (studio diacronico). === Discipline === La linguistica è un campo di ricerca ampio che include varie discipline, alcune delle quali collegate alle varie parti che compongono il sistema lingua. Le principali sottodiscipline della linguistica (che corrispondono in linea di massima ai livelli che compongono un sistema lingua) sono: * la fonetica e la fonologia, che riguardano il sistema di suoni delle lingue * la morfologia, che studia la struttura interna delle parole * la sintassi, la quale si occupa della struttura delle frasi * la semantica, che interessa il significato * la pragmatica, che studia le proprietà degli atti comunicativi * e la lessicologia. A seconda dei punti di vista dai quali il linguaggio viene studiato, è possibile inoltre distinguere altre sottodiscipline: * la linguistica descrittiva, che si occupa di documentare e descrivere le lingue del mondo * la linguistica storica, che consiste nell'analizzare i fenomeni linguistici da un punto di vista storico * la sociolinguistica, la dialettologia, la geolinguistica e l'etnolinguistica, che si occupano dei vari aspetti sociali e di variazione geografica e dialettale * la psicolinguistica, la neurolinguistica e linguistica cognitiva, che si occupano delle caratteristiche psico-cognitive e neurologiche del linguaggio * la tipologia linguistica (o linguistica tipologica) e la linguistica comparata, il cui obiettivo primario è quello di confrontare le lingue del mondo e individuare le strutture ricorrenti e darne una spiegazione attraverso motivazioni funzionali * la linguistica applicata, la linguistica computazionale e la linguistica forense * la logopedia e la foniatria, che si occupano dei disturbi e patologie legati al linguaggio. ===Approcci=== Ferdinand de Saussure proponeva la linguistica generale come lo studio della lingua come un sistema equilibrato di significato e forma. ====Umanistici==== Il principio fondamentale della linguistica umanistica è che la lingua è un'invenzione creata dalle persone. Una tradizione semiotica della ricerca linguistica considera il linguaggio come un sistema di segni che nasce dall'interazione del significato e della forma. L'organizzazione delle strutture linguistiche è considerata computazionale. La linguistica è essenzialmente vista come relativa alle scienze sociali e culturali perché lingue diverse sono modellate nell'interazione sociale dalla comunità linguistica. Le scuole di pensiero che rappresentano la visione umanistica del linguaggio includono, tra gli altri, la linguistica strutturale. Analisi strutturale significa sezionare ogni strato: fonetico, morfologico, sintattico e discorso, alle unità più piccole. Questi sono raccolti in inventari (ad es. fonema, morfema, classi lessicali, tipi di frase) per studiarne l'interconnessione all'interno di una gerarchia di strutture e strati. L'analisi funzionale aggiunge all'analisi strutturale l'assegnazione di ruoli semantici e altri ruoli funzionali che ciascuna unità può avere. Ad esempio, un sintagma nominale può funzionare come soggetto o oggetto grammaticale della frase, o come agente o paziente semantico. La linguistica funzionale, o grammatica funzionale, è una branca della linguistica strutturale. Nel contesto umanistico, i termini strutturalismo e funzionalismo sono legati al loro significato in altre scienze umane. La differenza tra strutturalismo formale e funzionale sta nella loro risposta alla domanda perché le lingue hanno le proprietà che hanno. La spiegazione funzionale implica l'idea che il linguaggio sia uno strumento per la comunicazione, o che la comunicazione sia la funzione primaria del linguaggio. Le forme linguistiche vengono di conseguenza spiegate in relazione al loro valore funzionale, o utilità. Altri approcci strutturalisti assumono la prospettiva che la forma derivi dai meccanismi interni del sistema linguistico bilaterale e multistrato. ====Biologici==== Approcci come la linguistica cognitiva e la grammatica generativa studiano la cognizione linguistica con l'obiettivo di scoprire le basi biologiche del linguaggio. Nella grammatica generativa si sostiene che queste basi derivino da una conoscenza grammaticale innata. Pertanto, una delle preoccupazioni centrali dell'approccio è scoprire quali aspetti della conoscenza linguistica sono genetici. La linguistica cognitiva, al contrario, rifiuta la nozione di grammatica innata e studia come la mente umana crea costruzioni linguistiche da schemi di eventi e l'impatto dei vincoli e dei pregiudizi cognitivi sul linguaggio umano. Analogamente alla programmazione neurolinguistica, il linguaggio viene avvicinato attraverso i sensi. I linguisti cognitivi studiano l'incarnazione della conoscenza cercando espressioni che si riferiscano a schemi sensomotori. Un approccio strettamente correlato è la linguistica evolutiva che include lo studio delle unità linguistiche come replicatori culturali. È possibile studiare come il linguaggio si replica e si adatta alla mente dell'individuo o della comunità linguistica. La grammatica delle costruzioni è un framework che applica il concetto di meme allo studio della sintassi. L'approccio generativo e l'approccio evolutivo sono talvolta chiamati formalismo e funzionalismo. Questo riferimento è tuttavia diverso dall'uso dei termini nelle scienze umane. === Teorie descrittive ed esplicative === Una seconda tipologia di classificazione, parallela alla precedente è stata proposta, ed è quella secondo la quale le teorie linguistiche sono divisibili in teorie descrittive e teorie esplicative. Le teorie descrittive sono teorie che riguardano la descrizione delle lingue, cioè come sono strutturate le lingue. Diversamente, le teorie esplicative sono teorie che spiegano perché le lingue sono in un modo piuttosto che un altro. Descrizione e spiegazione sono quindi intese come due concetti separati, al contrario di quanto generalmente affermato dalle teorie generative: secondo queste infatti, una teoria può e deve essere descrittiva e al contempo permettere di spiegare i fenomeni considerati. Secondo questa visione, non è possibile concepire una "linguistica teorica" in opposizione ad una "linguistica descrittiva", dato che la distinzione non è appunto tra "teorico" e "ateorico/descrittivo", bensì tra descrittivo ed esplicativo. In altre parole, la descrizione non potrà mai essere "ateorica", ma dovrà necessariamente rifarsi ad una teoria (di tipo descrittivo). === Universalismo e particolarismo categoriale === Le teorie linguistiche possono essere ulteriormente suddivise a seconda di come concepiscono le categorie linguistiche delle lingue. Le teorie che affermano l'universalismo categoriale si propongono di individuare categorie universali, pertinenti a tutte le lingue, e spiegarne le caratteristiche: per esempio, cercano di individuare la categoria «passivo» in tutte le lingue del mondo, osservandone il comportamento e definendone delle caratteristiche universali che permettano il riconoscimento della categoria stessa in tutte le lingue osservate. Le teorie che invece seguono il particolarismo categoriale sostengono che ogni lingua possegga le sue categorie (di qui il termine «particolarismo») e che non sia possibile equiparare una categoria di una lingua con la stessa di un'altra lingua. === L'Ottocento === L’inizio della ‘linguistica moderna’ si colloca nei primi decenni del XIX secolo, dopo la scoperta di alcune lingue che presentavano delle somiglianze notevoli nonostante fossero molto distanti geograficamente, temporalmente e culturalmente. Per spiegare ciò si pensò che in passato esistesse una lingua madre da cui tutte queste lingue derivarono. Le lingue prese in esame erano il sanscrito, il greco, il latino, e altre ancora, appartenenti alla famiglia indoeuropea; in seguito, si scoprì che la stessa situazione si presentava per altre lingue del mondo e si individuarono altre famiglie linguistiche: sino-tibetana, austronesiana, afroasiatica, niger-congo, dravidica. Attraverso lo studio delle singole lingue di una stessa famiglia nel tempo, si scoprì il carattere ‘naturale’ del linguaggio che comporta due aspetti: il primo è che il mutamento linguistico è un fenomeno universale, ogni lingua cambia nel tempo sia a livello sintattico che fonologico che lessicale; il secondo aspetto è che le lingue mutano in modo regolare, tanto che fu possibile descrivere il mutamento linguistico, specialmente quello fonologico, in termini di ‘leggi’, ossia generalizzazioni esplicite, un po’ come si fa per il mondo fisico. Pertanto, la riflessione linguistica entrò nell’ambito “scientifico”, e perciò divenne soggetto al criterio di verificabilità empirica. Questa corrente linguistica, denominata ‘Grammatica comparata’, fu dominante per tutto il XIX secolo e per gran parte della prima metà del XX. Tra gli esponenti più significativi di questo periodo emergono Rasmus Rask e Franz Bopp. === Il Novecento === Negli anni ’30 del Novecento, Ferdinand de Saussure dimostrò che bisognava studiare le lingue anche dal punto di vista ‘sincronico’ e cioè come sistemi esistenti in un dato momento, dando importanza allo studio delle lingue non soltanto come riflesso storico. Egli influenzò notevolmente la grammatica del tempo, denominata ‘strutturalista’, dimostrando che la grammatica tradizionale, modellata sul latino, non era in grado di spiegare le categorie morfo-sintattiche che presentavano lingue esotiche e gli elementi con gli ordini di frase inediti. Perciò i linguisti iniziarono a sperare di ottenere l’elaborazione di metodi descrittivi per trasformare i dati in grammatiche. Questa corrente di studi non produsse risultati significativi nello studio della sintassi ad eccezione della ‘Grammatica valenziale’ di Lucien Tesnière. La novità è che il verbo sia il centro della frase, in quanto ogni verbo seleziona un numero di partecipanti a ciascuno dei quali assegna un ruolo diverso nell’azione che esprime. Da qui la distinzione tra elementi necessari per dare a una frase ‘un senso compiuto’ e cioè gli attori selezionati dal verbo, e gli elementi accessori, indipendenti dal verbo e facoltativi, che hanno la funzione di modificare un altro elemento della frase. Va aggiunto, però, che Tesnière concepiva la sua grammatica come olistica, ritenendo che si potesse fare a meno di tutte le altre categorie sintattiche, come le funzioni grammaticali di soggetto o oggetto. Nel 1957 il linguista americano Noam Chomsky pubblicò un libretto intitolato ''Syntactic Structures'' (‘Le strutture della sintassi’) che rivoluzionò il settore della sintassi. Egli dimostrò che una grammatica per essere adeguata deve rispecchiare la proprietà fondamentale della sintassi delle lingue naturali, la creatività, ovvero la capacità di produrre un numero infinito di frasi da un numero finito di parole. Questo significa che la grammatica deve disporre di regole con le seguenti caratteristiche: ricorsività e contestualità. La sintassi generativa si può suddividere in tre fasi: # nella prima fase la sintassi generativa produsse delle descrizioni molto dettagliate delle regole sintattiche di varie lingue, a cominciare dall’inglese; # nella seconda fase, cominciata sul finire degli anni ’70, ci si è soffermati su come il bambino disporrebbe già alla nascita di un istinto che gli consente di apprendere qualsiasi lingua umana; questo istinto, a sua volta, implica che debba esistere una grammatica universale a tutte le lingue umane, vale a dire un tema comune di cui ciascuna lingua umana è una variazione; # nella terza fase, cominciata poco prima della metà degli anni ’90 e tuttora in corso, si evidenzia il tentativo di risolvere quello che potrebbe essere denominato il ‘Problema di Darwin’: come si può derivare la Grammatica Universale in termini evolutivi?
Dichiarazione di Alma Ata
La '''dichiarazione di Alma Ata sull'assistenza sanitaria primaria''' venne adottata alla conferenza internazionale sull'assistenza sanitaria primaria tenuta il 6-12 settembre 1978 ad Alma Ata, nell'ex-Unione Sovietica. Per quanto riguarda la politica della salute internazionale, fu l'evento più importante degli anni '70. La conferenza fu organizzata dall'OMS, dall'Organizzazione panamericana della salute, dall'UNICEF e patrocinata dalla Unione Sovietica. La dichiarazione di Alma Ata sottolinea l'importanza dell'attenzione primaria alla salute come strategia per ottenere un miglior livello di salute della popolazione. Il suo motto fu: "Salute per tutti entro il 2000". La conferenza espresse la necessità urgente di azioni da parte di tutti i governi, degli operatori della salute e della comunità internazionale, per proteggere e promuovere il modello di attenzione primaria alla salute, per tutti gli individui del mondo. A questa conferenza parteciparono 134 paesi e 67 organizzazioni internazionali, con l'assenza importante della Repubblica Popolare Cinese.
La conferenza internazionale formulò la seguente dichiarazione. # La conferenza ribadisce con forza che la salute, stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia o infermità, è un diritto umano fondamentale e riafferma che il raggiungimento del maggior livello di salute possibile è un risultato sociale estremamente importante in tutto il mondo, la cui realizzazione richiede il contributo di molti altri settori economici e sociali in aggiunta a quello sanitario. # L'enorme disparità esistente nello stato di salute delle persone, in modo particolare tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo ma anche all'interno delle nazioni, è inaccettabile dal punto di vista politico, economico, sociale e rappresenta una preoccupazione comune a tutti i paesi. # Lo sviluppo economico e sociale, basato su un nuovo ordine economico internazionale, è di importanza fondamentale per raggiungere appieno la salute per tutti e per ridurre il divario tra lo stato di salute dei paesi in via di sviluppo e quello dei paesi sviluppati. La promozione e la tutela della salute delle persone è indispensabile per un intenso sviluppo economico e sociale e contribuisce a una miglior qualità della vita e alla pace mondiale. # Le persone hanno il diritto e il dovere di partecipare individualmente e collettivamente alla progettazione e alla realizzazione dell'assistenza sanitaria di cui hanno bisogno. # I governi sono responsabili della salute dei propri cittadini: essa può essere raggiunta solo mettendo a disposizione adeguate misure sanitarie e sociali. Nei prossimi decenni un obiettivo sociale essenziale dei governi, delle organizzazioni internazionali e dell'intera comunità mondiale dovrebbe essere il raggiungimento, entro l'anno 2000, di un livello di salute che permetta a tutti i popoli del mondo di condurre una vita socialmente ed economicamente produttiva. L'assistenza sanitaria primaria è la chiave per conseguire questo risultato dentro la cornice dello sviluppo in uno spirito di giustizia sociale. # L'assistenza sanitaria primaria è costituita da quelle forme essenziali di assistenza sanitaria che sono basate su tecnologie e metodi pratici, scientificamente validi e socialmente accettabili, che sono rese accessibili a tutti gli individui e alle famiglie nella comunità grazie alla loro piena partecipazione, che sono realizzate a un costo che la comunità e la nazione possono sostenere in ogni fase del proprio sviluppo in uno spirito di autonomia e di autodeterminazione. L'assistenza sanitaria primaria è una parte integrante sia del sistema sanitario di un paese, del quale rappresenta la funzione centrale e il punto principale, sia del completo sviluppo sociale ed economico della comunità. Essa rappresenta la prima occasione di contatto degli individui, della famiglia e della comunità con il sistema sanitario nazionale, portando l'assistenza sanitaria il più vicino possibile ai luoghi di vita e di lavoro, e costituisce il primo elemento di un processo continuo di assistenza sanitaria. # L'assistenza sanitaria primaria: #* riflette e si sviluppa dalle condizioni economiche e dalle caratteristiche socioculturali e politiche di un paese e delle sue comunità; essa si fonda sull'applicazione dei risultati significativi ottenuti dalla ricerca sociale, biomedica e nei servizi sanitari e sull'esperienza maturata in sanità pubblica; #* affronta i principali problemi di salute nella comunità, fornendo i necessari servizi di promozione, prevenzione, cura e riabilitazione; #* comprende almeno: l'educazione sui principali problemi di salute e sui metodi per prevenirli e controllarli; la promozione di un sistema di approvvigionamento alimentare e di una corretta alimentazione; un'adeguata disponibilità di acqua sicura e il miglioramento delle condizioni igieniche fondamentali; l'assistenza sanitaria materna e infantile, compresa la pianificazione familiare; l'immunizzazione contro le principali malattie infettive; la prevenzione e il controllo delle malattie endemiche locali; un appropriato trattamento delle malattie e delle lesioni più comuni; la fornitura dei farmaci essenziali; #* coinvolge, oltre al settore sanitario, tutti gli altri settori e aspetti dello sviluppo nazionale e della comunità che sono collegati, in particolare l'agricoltura, la zootecnica, la produzione alimentare, l'industria, l'istruzione, l'edilizia, i lavori pubblici, le comunicazioni e altri settori; inoltre necessita del coordinamento delle attività tra tutti questi settori; #* richiede e promuove al massimo l'autonomia dell'individuo e della comunità e la partecipazione alla progettazione, organizzazione, funzionamento e controllo dell'assistenza sanitaria primaria stessa, usando appieno le risorse locali, nazionali e le altre disponibili; per questo fine sviluppa, attraverso un'adeguata educazione, la capacità delle comunità a partecipare; #* dovrebbe essere sostenuta da sistemi di riferimento integrati, funzionali e di supporto reciproco che portano a un progressivo miglioramento dell'assistenza sanitaria globale per tutti e danno priorità a coloro che sono maggiormente nel bisogno; #* a livello locale e ai livelli di riferimento l'assistenza sanitaria primaria dipende dagli operatori sanitari, comprendendo di volta in volta i medici, gli infermieri, le ostetriche, il personale ausiliario e gli operatori di comunità, come pure dalle figure professionali tradizionali quando necessario: essi devono essere adeguatamente preparati, dal punto di vista sociale e tecnico, a lavorare come una squadra per la salute e a rispondere ai bisogni di salute espressi della comunità. # Tutti i governi dovrebbero formulare a livello nazionale politiche, strategie e piani d'azione per diffondere e sostenere l'assistenza sanitaria primaria come parte dell'intero sistema sanitario nazionale e in modo coordinato con gli altri settori. A questo scopo, sarà necessario esercitare una volontà politica, mobilitare le risorse del paese e usare razionalmente le risorse esterne disponibili. # Tutte le nazioni dovrebbero agire in uno spirito di stretta cooperazione e di servizio per garantire a ciascuno l'assistenza sanitaria primaria, dal momento che il raggiungimento della salute da parte delle persone di un qualsiasi paese interessa direttamente e rappresenta un beneficio per tutte le altre nazioni. In questo contesto il rapporto congiunto sull'assistenza sanitaria primaria curato dall'OMS e dall'UNICEF costituisce una solida base per lo sviluppo e le attività ulteriori dell'assistenza sanitaria primaria in ogni parte del mondo. # Un accettabile livello di salute per tutte le persone del mondo può essere raggiunto entro l'anno 2000 grazie a un migliore e più completo uso delle risorse mondiali, una parte considerevole delle quali è oggi destinata agli armamenti e ai conflitti militari. Un'autentica politica di indipendenza, di pace, di distensione e di disarmo potrebbe e dovrebbe liberare risorse aggiuntive che potrebbero essere ben destinate a scopi pacifici e in particolare all'accelerazione dello sviluppo sociale ed economico: all'assistenza sanitaria primaria, come parte essenziale di tale sviluppo, dovrebbe essere assegnata una quota adeguata delle risorse rese disponibili. La conferenza internazionale sull'assistenza sanitaria primaria richiede un'urgente ed efficace azione nazionale e internazionale per sviluppare e implementare l'assistenza sanitaria primaria in ogni parte del mondo e in particolare nei paesi in via di sviluppo, secondo uno spirito di cooperazione tecnica e in accordo con un nuovo ordine economico internazionale. La Conferenza esorta i governi, l'OMS, l'UNICEF e le altre organizzazioni internazionali, le agenzie multilaterali o bilaterali, le organizzazioni non governative, le agenzie di finanziamento, tutti gli operatori sanitari e l'intera comunità mondiale a sostenere l'impegno nazionale e internazionale a favore dell'assistenza sanitaria primaria e a dedicarle un crescente supporto tecnico e finanziario, particolarmente nei paesi in via di sviluppo. La conferenza si appella a tutti gli organismi appena citati perché collaborino a introdurre, sviluppare e mantenere l'assistenza sanitaria primaria in maniera coerente con lo spirito e il contenuto di questa dichiarazione. La dichiarazione di Alma Ata sull'assistenza sanitaria primaria non conseguì la meta della salute per tutti entro l'anno 2000, in quanto, a detta dei detrattori, mancarono la volontà medica, politica ed ideologica. con la creazione di un sistema di salute mista: per la classe povera il sussidio statale, molte volte deficitario, e per le classi alte, l'alternativa privata. Non ultimo non è posta sufficiente attenzione alla integralità della salute, si preferiscono benefici parziali a basso costo, (ad esempio vaccinazione per tutti, pianificazione famigliare, monitoraggio dell'accrescimento dei bambini, attenzione all'allattamento materno, ...) tralasciando la salute in toto, o peggio ancora si dà più attenzione alla salute riparativa.
Lingua inglese
L''''inglese''' è una lingua indoeuropea appartenente al ramo occidentale delle lingue germaniche, assieme all'olandese, all'alto e basso tedesco e al frisone. Conserva ancora un'evidente parentela col basso-tedesco continentale. Secondo alcuni studiosi scandinavi, l'inglese, almeno dalla sua fase media, è invece più affine alle lingue germaniche settentrionali che non a quelle continentali. Ogni Paese o territorio in cui l'inglese è parlato come lingua madre viene detto anglofono. È la lingua più parlata al mondo per numero di parlanti totali ed è la terza per numero di parlanti madrelingua totali .
EN: inglese simboleggiato dal codice della lingua ISO 639-1 Dal punto di vista del lessico, diversamente dalle altre lingue germaniche, contiene molti termini di origine non germanica, in particolare di origine latina per tramite di una mediazione francese durante l'occupazione normanna dell'Inghilterra dopo il 1066 (quando i duchi di Normandia conquistarono l'Inghilterra anglo-sassone con la battaglia di Hastings), ma anche, nel Rinascimento, per influsso del latino nel gergo scientifico. Per questa ragione, una delle caratteristiche più evidenti del lessico inglese è la quantità di coppie di sinonimi, dei quali l'uno di origine germanica, l'altro di origine latina, per indicare uno stesso concetto, ma spesso con sfumature diverse, per esempio: ''freedom'' e ''liberty'', ''pig'' e ''pork'', ''spear'' e ''lance'', ''first'' e ''prime'', ''opening'' e ''aperture'', ''surname'' e ''family name''. Tra le lingue di grande diffusione, l'inglese è verosimilmente la più aperta all'ingresso di nuovi vocaboli di origine straniera, sia a causa del suo ampio uso come lingua franca mondiale sia, probabilmente, anche grazie all'estrema semplificazione della grammatica, caratterizzata dalla scomparsa di declinazioni e desinenze di verbi e sostantivi (caratteristica che invece era presente nell'inglese antico). === Espansione === Nel corso del XX secolo, dopo la seconda guerra mondiale, l'inglese è divenuto la lingua franca per eccellenza, abbattendo la precedente supremazia del francese, che a sua volta aveva sostituito il latino a fini di comunicazione diplomatica e scientifica. Dopo il secondo conflitto mondiale, a seguito della conseguita supremazia economica e politica degli Stati Uniti e la portata dell'impero britannico a livello globale l'inglese è divenuta la lingua più studiata nel mondo, nonché la più importante in ambito economico, strumento per la comunicazione fra etnie prive di connessioni culturali, scientifiche o politiche (non senza critiche). Si calcola che i parlanti inglese come lingua madre (''English as a native language'', ENL) siano circa 430 milioni, mentre sono circa 300 milioni coloro che lo parlano accanto alla lingua nazionale o nativa (''English as a second language'', ESL). Sono infine circa 200 milioni quelli che lo hanno appreso a scuola (''English as a foreign language'', EFL), in paesi dove questa lingua non è in uso. Il numero di coloro che usano l'inglese come lingua seconda o straniera supera dunque quello di coloro che lo parlano dalla nascita. Conoscenza della lingua inglese nell'Unione europea Attualmente è la lingua più parlata nel mondo e terza lingua madre dietro alla lingua cinese e alla spagnola. === Distribuzione geografica === L'inglese occupa una posizione del tutto particolare, non solo rispetto alle lingue germaniche, ma anche all'interno del gruppo linguistico indoeuropeo: ha talmente semplificato e alterato la propria struttura da avvicinarsi ormai a una lingua isolante piuttosto che a una lingua flessiva quale era. L'inglese è usato come '''madrelingua''' (ufficiale o di fatto) nei seguenti paesi (ex domini e colonie inglesi): * in '''Europa''' ** nelle Isole britanniche: *** nelle Isole del Canale (assieme al francese e alle sue varianti locali) *** in Galles (assieme al gallese) *** in Inghilterra *** in Irlanda del Nord (assieme al gaelico irlandese e all'Ulster scots) *** in Irlanda (assieme al gaelico irlandese) *** nell'Isola di Man (assieme al gaelico mannese) *** in Scozia (assieme al gaelico scozzese e allo scots) ** Malta (assieme al maltese) ** Akrotiri e Dhekelia (assieme al greco) ** Gibilterra (assieme allo spagnolo) * in '''Oceania''' e nel '''Pacifico''': ** Australia ** Nuova Zelanda (assieme al māori) * in '''Africa''': **Liberia (assieme a lingue del gruppo Niger-Congo) ** Sudafrica (assieme all'afrikaans, alle lingue bantu e alle lingue khoisan) **Nigeria (assieme a varie lingue locali non ufficiali) **Gambia (assieme a veri lingue locali non ufficiali) * nelle '''Americhe''' e nell''''Atlantico''': ** Anguilla ** Antigua e Barbuda ** Ascensione ** Bahamas ** Barbados ** Belize ** Bermuda ** Canada (assieme al francese) ** Dominica ** Isole Falkland ** Isole Vergini americane ** Isole Vergini britanniche ** Giamaica (assieme alla sua variante autoctona) ** Grenada ** Guyana ** Montserrat ** Saint Kitts e Nevis ** Sant'Elena ** Saint Lucia (assieme alla lingua creola delle Antille) ** Saint Vincent e Grenadine ** Stati Uniti d'America ** Trinidad e Tobago È impiegato come lingua ufficiale in: Botswana, Bangladesh, Isole Cook, eSwatini, Figi, Filippine, Gambia, Ghana, Hong Kong, India, Kenya, Kiribati, Lesotho, Malawi, Malta, Mauritius, Namibia, Nauru, Pakistan, Palau, Papua Nuova Guinea, Porto Rico, Samoa Occidentali, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Sudan, Sudan del Sud, Isole Salomone, Tuvalu, Tanzania, Uganda, Vanuatu, Zambia e Zimbabwe. A seguito della supremazia economico-politica degli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, l'inglese si è imposto di fatto come lo standard anche per la comunicazione scientifica, venendo utilizzato per la pubblicazione di contributi nelle principali riviste scientifiche di qualsiasi settore e, quindi, come lingua preferenziale per lo scambio di informazioni tecnico-scientifiche tra persone di lingue differenti. Nel suo lungo sviluppo, l'inglese si è notevolmente alterato. Convenzionalmente si divide l'evoluzione diacronica della lingua in cinque fasi: * anglosassone (AS); * inglese antico (AI, ''Old English''), opera di riferimento: ''Beowulf;'' * medio inglese (MI, ''Middle English''), opera di riferimento: ''I racconti di Canterbury'', per la pronuncia: ''Ormulum;'' * primo inglese moderno (PIM, ''Early Modern English''), opere di riferimento: quelle di Shakespeare e Marlowe; * inglese moderno (IM, ''Modern English''). È possibile estrapolare delle date approssimative tra le molte proposte, e dire che: * l'AS va dall'invasione della Britannia ad opera di Sassoni, Juti e Angli (V secolo d.C.) fino alla più massiccia e seconda fase di cristianizzazione dell'isola; * l'AI prende così il posto dell'AS, anche in virtù della supremazia del dialetto sassone occidentale su quello anglico, dovuto al rafforzarsi della situazione economica e politica degli stati del sud dell'Inghilterra rispetto a quella del nord (zona dei cinque regni) sino all'invasione normanna; *il MI si può far terminare intorno all'inizio del XVI secolo; *il PIM copre un periodo di tempo che va da Shakespeare sino alla metà del Settecento; *l'IM inizia a metà Settecento, con la comparsa di romanzi quali Robinson Crusoe di Defoe, sino ai giorni nostri. === Anglosassone ed antico inglese (Old English) === Secondo il resoconto del Venerabile Beda, le stirpi germaniche degli Angli, dei Sassoni e degli Juti, partite dallo Jutland, dalla Germania settentrionale e dalla futura Danimarca, si insediarono in quella regione della Britannia che è oggi l'Inghilterra nel 499 d.C. Gli Juti si stabilirono nel ''Cantium'' (Kent), gli Angli nell'Anglia orientale, nelle Midlands e in Northumbria, i Sassoni nell'Essex, nel Middlesex e nel Wessex – cioè rispettivamente regno dei Sassoni orientali, di mezzo ed occidentali. Sotto la spinta dei nuovi venuti i Celti in parte si spostarono a ovest (North Walas, West Walas o Galles, Sûth Walas o Cornovaglia). A partire dal X secolo le atone brevi ''a'', ''e'', ''o'', ''u'' tendono a confluire nel suono indistinto scevà/schwa così frequente nell'inglese moderno. L'AI, a differenza dell'IM, possiede una ricca flessione, sia nominale che verbale. I generi sono tre, maschile, femminile e neutro. Come in tedesco, il nome nell'AI presenta quattro casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo. === Medio inglese (Middle English) === Il '''medio inglese (MI)''', o '''''Middle English''''', è il nome dato alla lingua storica che ha come origine le diverse forme di inglese parlato nel periodo compreso tra l'invasione normanna e il tardo Rinascimento inglese. Grazie a Geoffrey Chaucer il Medio inglese emerse come una lingua letteraria, soprattutto grazie alla sua più celebre opera, i ''Canterbury Tales''. Viene suddiviso in primo inglese medio (Early Middle English) e tardo inglese medio (Late Middle English). Con Giovanni Senzaterra pressoché tutti i possedimenti francesi andarono perduti (tranne le Isole del Canale, ultimo brandello del Ducato di Normandia). A partire dalla guerra dei cent'anni i legami con la Francia, quindi, si affievolirono. Il vecchio proverbio "''Jack wold be a gentilman if he cold speke Frensk''" cominciò a perdere molto del suo significato. In Inghilterra cominciò a delinearsi un nuovo standard, basato sul dialetto di Londra e delle ''Home Counties''. === Inglese moderno (Modern English) === L'introduzione della stampa in Inghilterra ad opera di William Caxton nel 1476 contribuì alla fissazione dell'ortografia ma, poiché ebbe luogo prima che si concludesse il grande spostamento vocalico, determinò il primo grande divario tra scrittura e pronuncia.Dopo la nascita della Chiesa d'Inghilterra nacque l'esigenza di una versione inglese della Bibbia. Nel 1611 fu data alle stampe l'''Authorized Version''. La stampa, la Riforma e l'affermazione del ceto medio ("''middle class''") ebbero come conseguenza la diffusione di quella che si andava affermando come lingua standard. L'espansione coloniale dell'Inghilterra diffuse la parlata in vasti territori dell'America del Nord, dell'Africa, dell'Asia e dell'Oceania.L'indipendenza degli Stati Uniti corrispose alla formazione di una varietà d'inglese, diversa dallo standard britannico, che si sarebbe affermata a livello mondiale nel XX secolo. ==== Il grande spostamento vocalico (Great Vowel Shift) ==== Il grande spostamento vocalico o ''Great Vowel Shift'' (GVS) è la più importante alterazione fonetica della storia della lingua inglese. Si può affermare che esso portò l'inglese alla sua pronuncia attuale. Il GVS non ebbe luogo nella stessa epoca nelle diverse regioni (in alcune, particolarmente al Nord, è assente nelle parlate locali del ventunesimo secolo); si può comunque porre il suo inizio al XV secolo e considerarlo compiuto alla fine del XVI. Il GVS riguarda le vocali lunghe e segna l'inizio della separazione tra pronuncia e scrittura. Tra i dittonghi e confluiscono in (''mute''). tende a semplificarsi in dopo ''l, r'', e (''rude, chew, June''). passa a (''law''). Le spiranti allungano il suono di una ''a'' che le preceda: ''mass'' , ''bath'' , ''staff'' . La ''r'', peraltro destinata a scomparire dopo vocale, impedisce il GVS introducendo uno scevà: ''door'' , ''clear'' . Scompaiono i suoni e , tranne in prestiti come lo scozzese ''loch'' o nei grecismi (ad esempio ''chemistry'' ). Il ''gh'' che li rappresentava perde ogni suono causando l'allungamento della vocale precedente e conseguente dittongazione (''bright'', ''night'') ( > > , > > ) oppure, specie in fine di parola, diventa (''cough''). Caso particolare è il pronome di prima persona ''I'', che deriva dall'antico *igh (cfr. tedesco ''ich''), ma nel passaggio dal MI all'inglese moderno, oltre al GVS subito dalla vocale lunga , ha visto cadere anche nello scritto il digramma gh. diventa (tranne che al Nord) ma si mantiene la grafia ''wh''. tende a fondersi con la consonante precedente: ''ocean'' > , ''measure'' > , ''future'' > , ecc. Uno dei fatti più importanti è la scomparsa della ''r'' postvocalica. Questa è una caratteristica tipica del Sud, assente dalle Midlands verso nord e in Scozia. È assente negli Stati Uniti tranne che nella Nuova Inghilterra orientale e nel Sud. ==== Sostantivo ==== Il plurale in ''-s'' si afferma decisamente. Restano alcune forme con apofonia (''foot'' > ''feet'') e alcuni plurali in nasale (''oxen''). ==== Aggettivi ==== Gli aggettivi sono normalmente invariabili, ma ci sono casi in cui il genere della lingua antica si è preservato: ''blond'' cambia a ''blonde'' con sostantivi femminili. ==== Verbi ==== Diminuiscono notevolmente i verbi forti (ormai chiamati "irregolari"). All'interno di questa categoria scompare spesso la distinzione tra ''simple past'' (passato remoto) e ''perfect participle (participio passato''), come in ''cling'', ''clung'', ''clung''.Il congiuntivo si riduce fin quasi a scomparire. È infatti indistinguibile dall'indicativo tranne nei rari casi in cui ha una forma diversa: terza pers. sing. adesinenziale (''he do''), forme ''be'' e ''were'' del verbo essere. La desinenza della terza persona singolare oscilla fra ''-(e)th'' (meridionale) e ''(e)s'' (settentrionale). Sarà quest'ultima forma a prevalere. La forma progressiva (''to be...ing'') diventa regolare. La costruzione del ''present perfect'' con ausiliare essere (''I am come'') diventa molto rara, mentre si afferma la costruzione con ausiliare avere (''I have come''). Inoltre, al ''simple past'' e al ''perfect participle'', i verbi regolari terminano con il suono d, t o id (esempio: "''danced''" t, "''changed''" d, "''started''" id). === Influenza delle lingue romanze sull'inglese === La lingua germanica delle isole britanniche, per quanto sia difficile parlare di un antico inglese unitario, subì una notevole latinizzazione in due fasi principali: # l'arrivo dei monaci al seguito di Agostino di Canterbury (primate della Chiesa cattolica in Inghilterra nel 601), che predicavano e scrivevano in latino # la sconfitta, nel 1066, di Aroldo II, ultimo re anglosassone, da parte di Guglielmo il Conquistatore, pretendente al trono inglese che devastò ed espropriò tutte le terre e i beni del paese che passarono ai vassalli e vescovi normanni a lui fedeli, tutti francofoni: questo momento terribile, in cui Wulfstan, l'arcivescovo di York volle vedere la fine del mondo ("Pentitevi, ché il Giorno del Signore è alle porte"), era destinato a cambiare per sempre il volto delle Isole britanniche. ==== Mutazioni semantiche dei lemmi francesi ==== Di solito, quando una parola straniera è introdotta in una lingua essa subisce ciò che Baugh e Cable, adattando un termine dalla botanica, chiamano "sviluppo interrotto". In inglese è possibile trovare molte parole francesi nella forma in cui furono importate in Inghilterra nel Medioevo: si confronti en. ''default'' con fr. ''défaut'', en. ''subject'' con fr. ''sujet''. Dopo un travaso, la pianta non cresce più per un certo periodo, mentre un'altra della stessa età continua a svilupparsi normalmente: le parole francesi, quando non rimaneggiate dagli umanisti nel XVI secolo, hanno quindi conservato la forma con la quale erano state introdotte nel Medioevo in quanto isolate in un contesto linguistico a loro estraneo. A differenza della forma, il significato delle parole mutuate del francese (che in Francia rimase sostanzialmente immutato), dovette invece adattarsi nell'inglese a causa della concorrenza di altre parole anglosassoni con il medesimo significato, spesso cambiandolo o portando all'estinzione del termine. Così, ad esempio, mentre ''courir'' non attecchì per la maggiore frequenza di ''run'', le parole che si riferivano alla vita dell'alta società (francofona) ebbero la meglio, come ''court'' (fr. moderno ''cour'') e ''chivalry'' (nel senso di "cavalleria"). Ed ancora: per "maiale" esistono due parole diverse: ''pig'' è la bestia viva, che diventava ''pork'' quando era cucinata dai ricchi normanni (i contadini anglosassoni non potevano permettersi di mangiare molta carne di maiale, però lo allevavano per i proprietari normanni). Ma esistono diverse altre coppie sinonimiche, in cui il termine corrente è di radice germanica (anglosassone) mentre quello alto ha radice latina (francese). Si tratta di un fenomeno tipico della lingua inglese, non certo limitato agli alimenti, ma esteso anche a concetti metafisici, dove l'accezione elevata tende sempre a sviluppare il termine da radici latino-francesi (a differenza, per esempio, di quanto avviene in tedesco). Ne sono esempi: *''ox'' "bue", ''cow'' "mucca", ''calf'' "vitello"; ''beef'' "carne di manzo" (dal francese ''bœuf'', "manzo"); *time "tempo (cronologico)"; tense "tempo (verbale)" (dal francese ''temps''); *''freedom'' "libertà"; ''liberty'' "idea di libertà"; *''strength'' "forza"; ''force'' "forza (in fisica)". In altri casi ancora è difficile rinvenire accezioni ben distinte nei due termini sinonimi, quello germanico e quello latino, come accade per esempio con ''wedding, marriage, matrimony, espousal'', tutti "matrimonio". Questo complesso scenario in cui le parole di origine romanza lottano per la sopravvivenza contro quelle anglosassoni, riflette il conflitto ben più drammatico tra civiltà anglosassone e normanna. Dopo il distacco politico dell'Inghilterra dalla Francia (XIII secolo) il francese perse, però, vigore: spassosa testimonianza ne è il personaggio della Monaca nei ''Racconti di Canterbury'', che parla maccheronicamente provocando l'ilarità della gente. ==== L'età moderna ==== Diverse furono le parole eliminate sia nell'anglosassone sia nella fase franco-normanna. Nell'età elisabettiana si (re)introdussero termini francesi in forma più moderna e molti lemmi italiani prima sconosciuti (si pensi solo all'influenza delle forme letterarie come il sonetto, la commedia dell'arte, la musica italiana e la tragedia senechiana mutuate su modelli italiani). Il teatro elisabettiano sfruttò tra l'altro la presenza di una folta compagnia di attori e letterati italiani. === Vocali === Le vocali dell'inglese variano molto da dialetto a dialetto; pertanto, le vocali si possono trascrivere con simboli diversi a seconda della diversa articolazione. ==== Monottonghi ==== + Monottonghi di Received Pronunciation Anteriore Centrale Posteriore lunga breve lunga breve lunga breve Chiusa Media Aperta + Monottonghi dell'inglese australiano Anteriore Centrale Posteriore lunga breve lunga breve lunga breve Chiusa Media Aperta I monottonghi del General American variano da quelli della Received Pronunciation in alcuni modi: # Le vocali si differenziano più per qualità che lunghezza. # La vocale centrale della parola ''n'''ur'''se'' è rotacizzata o occupa il nucleo sillabico . # I parlanti fanno una distinzione tra la rotica e la non rotica . # Nessuna distinzione è presente tra e . Molti parlanti non distinguono neanche . Le vocali ridotte esistono in alcune sillabe atone. La quantità di distinzioni esistente varia da dialetto a dialetto. In alcuni dialetti le vocali atone sono vocali centrali, ma sono altrimenti distinte, mentre in Australia e molte varietà dell'inglese americano tutte le vocali atone convergono nello scevà . Nella Received Pronunciation esiste una distinta vocale centrale chiusa. Il dizionario OED la trascrive . * : ros'''e'''s (converge in in inglese australiano) * : Ros'''a''''s, runn'''er''' * : bott'''le''' * : butt'''on''' * : rhyth'''m''' ==== Dittonghi ==== +Dittonghi dell'inglese RP Australiano Nordamericano GA Canadese ''l'''ow''''' ''l'''ou'''d'' ''l'''ou'''t'' 1 ''l'''ie'''d'' ''l'''igh'''t'' 1 ''l'''a'''ne'' ''l'''oi'''n'' ''l'''eer''''' ³ ''l'''air''''' ² ² ³ ''l'''ure''''' ² ³ # In inglese canadese esistono allofoni di e . Questo fenomeno (chiamato Canadian raising) esiste (specialmente per ) in molte varietà dell'inglese americano, notevolmente nel Nordest, così come in alcune varietà dell'Inghilterra orientale. In alcune zone, specialmente nel nordest degli Stati Uniti, ) diventa . # Nella Contemporary Received Pronunciation, le vocali di ''leer'' e ''lair'' sono molto spesso pronunciate come monottonghi , rispettivamente, mentre la vocale di ''lure'' è pronunciata da alcuni e da altri. Nell'inglese australiano ''lair'' è e ''lure'' può diventare . # Negli accenti rotici, le vocali di parole come ''pair'', ''poor'' e ''peer'' si possono analizzare come dittonghi, anche se alcune descrizione le considerano vocali con la in posizione coda sillabica. === Consonanti === La tabella seguente contiene i fonemi consonantici presenti nella maggior parte delle varietà inglesi. Dove le consonanti appaiono a coppie, quella a destra rappresenta una consonante sonora, mentre quella a sinistra è sorda. +Fonemi consonantici dell'inglese   Bilabiale Labio-dentale Dentale Alveolare Post-alveolare2 Palatale Velare Glottale Nasale1 Occlusiva Affricata Fricativa Approssimante 1, 2, 5 4 Laterale 1, 6 # Consonanti nasali e liquide possono costituire nucleo sillabico in posizione atona, anche se può essere analizzato come . # Consonanti postalveolari vengono normalmente labializzate (e.g., ), così come /r/. Questo fenomeno si trascriva raramente. # La fricativa velare sorda si trova solo in alcune varietà, come l'inglese scozzese. In altre varietà, questo fono viene sostituito da . # La sequenza /hw/, l'approssimante labiovelare sorda , è talvolta considerata un fonema distinto. Per molti parlanti, parole che contengono questa sequenza si pronunciano con ; il fonema è ancora presente, per esempio, nella maggior parte del sud degli Stati Uniti e in Scozia. # Dipendendo dall'accento, può essere un'alveolare , un'approssimante post-alveolare, o un'approssimante labiodentale. # Molte varietà hanno due allofoni di , la L "chiara" e "scura" o velarizzata. In alcune varietà, la può essere sempre l'una o sempre l'altra. '''p'''it '''b'''it '''t'''in '''d'''in '''c'''ut '''g'''ut '''ch'''eap '''j'''eep '''f'''at '''v'''at '''th'''in '''th'''en '''s'''ap '''z'''ap '''sh'''e mea'''s'''ure lo'''ch''' '''w'''e '''m'''ap '''l'''eft '''n'''ap '''r'''un (anche , ) '''y'''es '''h'''am ba'''ng''' La grammatica inglese esibisce una quantità minima di inflessione rispetto ad altre lingue indoeuropee. Per esempio, l'inglese contemporaneo, diverso dal tedesco, il nederlandese e le lingue romanze, manca di genere grammaticale e concordanza aggettivale. I casi sono tutti scomparsi ma in parte sopravvivono nei pronomi. La distinzione tra verbi forti (a volte chiamati "irregolari" per es. ''speak/spoke/spoken'') e quelli deboli (chiamati "regolari" per es. ''call/called/called'') di origini germaniche è diminuita nell'inglese contemporaneo, e le forme declinate (per es. plurali irregolari) sono diventate più regolari. Parallelamente, la lingua inglese è diventata più analitica, e l'uso di verbi modali e l'ordine delle parole per comunicare significati diversi è diventato più importante. Verbi ausiliari segnalano le domande, la negatività, la polarità, la voce passiva e i tempi progressivi. Nel corso dei secoli, il vocabolario inglese è cambiato in modo considerevole. Come in molte lingue indoeuropee, gran parte delle parole più comuni hanno origine nel protoindoeuropeo (PIE) tramite il protogermanico. Tali parole includono i pronomi come ''I'' ("io"), dall'inglese antico ''ic'', (cf. ''ich'' tedesco, ''ik'' gotico, ''egō'' latino, ἐγώ greco, ''aham'' sanscrito), ''me'' (cf. ''mich, mir'' tedesco, ''mik, mīs'' gotico, ''me'' latino, ἐμέ greco, ''mam'' sanscrito), i numeri (''one'' ("uno"), ''two'' ("due"), ''three'' ("tre"), cf. ''een'', ''twee'', ''drie'' nederlandesi, ''ains'', ''twai'', ''þreis'' gotici, ''ūnus, duo, trēs'' latini, ''oinos'' "ace (uno nei dadi)", δύο, τρεῖς greci), relazioni famigliari come ''mother'' ("madre"), ''father'' ("padre"), ''brother'' ("fratello"), ''sister'' ("sorella"), ecc. (cf. ''moeder'' nederlandese, μήτηρ greco, ''māter'' latino, ''matṛ'' sanscrito; che vogliono dire ''madre''), i nomi degli animali (cf. ''Maus'' tedesco, ''muis'' nederlandese, ''mus'' sanscrito, μῦς greco, ''mūs'' latino; ''mouse'', "topo"), e molti verbi comuni (cf. ''knājan'' dell'alto tedesco antico, ''knā'' del norreno, γιγνώσκω del greco, ''noscō'' del latino, ''kanes'' dell'ittita; ''to know'', "sapere, conoscere"). Le parole di origini germaniche (generalmente le parole provenienti dall'antico inglese o dal norreno) tendono ad essere più brevi delle parole di origini latine e comprendono quasi tutti i pronomi, le preposizioni, le congiunzioni, i verbi modali, ecc. che formano la base della sintassi e grammatica inglese. La brevità delle parole germaniche è dovuta alla sincope nel medio inglese (per es., ''hēafod'' antico inglese > inglese moderno ''head'', ''sāwol'' antico inglese > inglese moderno ''soul'') e la perdita delle sillabe finali dovuta all'accento tonico (eg. ''gamen'' ant. inglese > ''game'' inglese moderno, ''ǣrende'' ant. inglese > ''errand'' inglese moderno), dunque non suggerisce che le parole germaniche siano inerentemente più corte di quelle latine. Le parole più lunghe e di alto registro dell'antico inglese furono dimenticate dopo la sottomissione dell'inglese dopo la conquista normanna, e la maggior parte del lessico dell'antico inglese dedicato alla letteratura, le arti e le scienze smise di essere produttiva quando cadde in disuso. Spesso si ritiene che le parole di origine latina siano più eleganti o erudite. Quindi, i parlanti dell'inglese possono scegliere, in alcuni casi, tra sinonimi di origini germaniche e altri di origini latine: ''come'' e ''arrive'' ("arrivare"); ''sight'' e ''vision'' ("visione, vista"); ''freedom'' e ''liberty'' ("libertà"). In alcuni casi, capita la scelta tra una parola germanica (''oversee''), una latina (''supervise''), e un'altra di origine francese (''survey'') che deriva essenzialmente dalla stessa parola latina. Esistono anche parole provenienti dal normanno (''warranty'', "garanzia") e dal francese (''guarantee'', sempre "garanzia"). In più, esistono sinonimi di origini diverse e multiple: ''sick'' (antico inglese), ''ill'' (norreno), ''infirm'' (francese), ''afflicted'' (latino) che vogliono dire "ammalato". Tali sinonimi introducono una varietà di sinonimi diversi che permettono ai parlanti di esprimere sfumature diverse e precise. Una buona conoscenza delle etimologie di tali sinonimi può dare ai parlanti dell'inglese controllo sul proprio registro. === Origini delle parole === A causa delle influenze francesi-normanne, è possibile, in un certo senso, dividere il vocabolario in parole di origine germanica e di origine latina. Quelle latine derivano o direttamente dal latino o dal franco-normanno. La maggioranza (il 57%) delle 1000 parole inglesi più comuni, e il 97% delle 100 più comuni, ha origini germaniche. Al contrario, la maggioranza complessiva delle parole ha origini latine (anche tramite il francese). Nel 1973, in ''Ordered Profusion'' di Thomas Finkenstaedt e Dieter Wolff, fu pubblicata un'indagine condotta su quasi 80.000 parole del dizionario ''Shorter Oxford Dictionary'' (3ᵃ ed.) che stimava per le parole le seguenti origini: Influenze sul vocabolario inglese * Le lingue d'oïl, incluso il francese e il normanno quindi anche il norreno: 28,3% * Il latino, inclusi termini scientifici moderni e termini tecnici: 28,24% * Le lingue germaniche, incluso l'antico inglese: 25% * Il greco: 5,32% * Nessuna etimologia conosciuta: 4,03% * Parole derivanti da nomi propri: 3,28% * Tutte le altre lingue: meno di 1% Un'indagine fatta da Joseph M. Williams in ''Origins of the English Language'' di parole prese da migliaia di lettere commerciali ha calcolato le seguenti percentuali: * Il francese (le lingue d'oïl): 41% * Parole inglesi "native": 33% * Il latino: 15% * Il norreno: 2% * Il nederlandese: 1% * Altre lingue: 10% ==== Origini nederlandesi e basso-tedesche ==== Molti vocaboli riguardanti la marina militare, le navi, e altri oggetti e attività dell'ambiente marino hanno origini olandesi. Esempi includono ''yacht'' (''jacht''), ''skipper'' (''schipper'') e ''cruiser'' (''kruiser'', "incrociatore"). Altre parole si riferiscono alle arti o alla vita quotidiana: ''easel'' (''ezel'', "cavalletto"), ''etch'' (''etsen'', "incidere"), ''slim'' (''slim'', "snello"), e ''slip'' (''slippen'', scivolare). Tra le parole derivate dal basso-tedesco vi sono ''trade'' (''trade'', "mestiere"), ''smuggle'' (''smuggeln'', "contrabbandare"), e ''dollar'' (''daler/thaler'', "dollaro"). ==== Origini francesi-normanne ==== Una grande quantità di vocaboli di origini francesi entrarono nella lingua inglese tramite l'anglo-normanno parlato dai nobili inglesi nei secoli dopo la conquista normanna. Tra le parole di origini francesi vi sono: ''competition'', ''mountain'', ''art'', ''table'', ''publicity'', ''police'', ''role'', ''routine'', ''machine'', ''force'' e migliaia di altre. Tali parole vennero generalmente anglicizzate per accordarle alle regole di fonetica, pronuncia e ortografia inglese, con alcune eccezioni (per es., ''façade'', "facciata"; ''affaire de cœur'' "relazione amorosa"; e ''coup d'état'' "colpo di Stato"). === L'inglese della Gran Bretagna === ==== La Received Pronunciation ==== L'accento britannico noto come "Received Pronunciation" ha le seguenti caratteristiche: * È una pronuncia '''non-rotica''', cioè la ''r'' non è mai pronunciata dopo una vocale a meno che non sia seguita da un'altra vocale (anche iniziale di una parola successiva). * La ''l'' è velarizzata in fine di sillaba (''mill'' ), chiara in tutte le altre posizioni. * Non c'è distinzione tra ''w'' e ''wh'' . * La ''o'' lunga (''m'''o'''de'') si pronuncia come uno scevà seguito da /ʊ/, . * La ''u'' breve (''b'''u'''t''), trascritta tradizionalmente con , ha un suono molto chiuso, praticamente . ==== Altre varietà britanniche ==== La pronuncia dialettale settentrionale (dallo Staffordshire, Leicestershire e Lincolnshire verso nord) è caratterizzata dai seguenti fatti fonetici: * GVS assente: ''cloud'' si pronuncia , ''house'' , ''night'' . * Una vocale derivata da ''â'' dell'AI si pronuncia : ''stone'' . * dell'AI è conservato: ''lang'' = ''long'' dello standard. * Il gruppo ''wh'' è generalmente pronunciato . * La ''u'' breve si pronuncia : ''butter'' invece di . * ''Path, grass, laugh'', ecc. si pronunciano , , anziché ecc. * La pronuncia è ''rotica'' (''r'' pronunciata in tutte le posizioni). Nel Sud: * Il gruppo ''path, grass,'' ecc. si pronuncia , , ecc. * ''h'' generalmente non è pronunciata. * I dialetti occidentali (Dorset, Somerset, Devon) sono rotici e conservano la desinenza ''-eth'' alla terza persona sing. dei verbi. * Nei dialetti orientali (Kent, Dorset) le fricative sorde in inizio di parola sono sonorizzate: ''farm'' , ''sea'' . * A Londra e nelle Home Counties tende a diventare o : ''they'' . In Scozia: *L'inglese scozzese è un accento rotico, ossia il fonema è pronunciato anche in coda di sillaba. * e hanno anch'essi un contrasto, dunque ''shore'' e ''sure'' hanno una pronuncia differente, e così ''pour'' e ''poor''. * Aiuto:IPA|x è comune in nomi e parole gaeliche (lingua celtica) o scots (lingua germanica, ma ben diversa dall'inglese nella sua evoluzione), tanto da essere spesso insegnato ai visitatori, soprattutto per il "ch" di ''loch''. Alcuni parlanti lo impiegano anche in prestiti dal greco, esattamente come accade nel greco moderno e nella koinè, tuttavia il fonema corrispondeva a Aiuto:IPA|kʰ in lingua greca antica. * La quantità vocalica non è normalmente distintiva, nonostante la presenza della regola della quantità vocalica scozzese (Scottish vowel length rule), per cui alcune vocali come /i/, /u/, e /æ/) sono solitamente lunghe ma brevi davanti a consonanti nasali ed occlusive sonore. Questo non accade tra morfemi, quindi c'è una distinzione tra coppie come ''crude'' e ''crewed'', ''need'' e ''kneed'' e ''side'' e ''sighed''. * ''Cot'' e ''caught'' in quasi tutte le varietà centrali sono omofoni. === L'inglese irlandese === L'Irlanda si può suddividere, dal punto di vista linguistico in tre aree: La costa orientale (o English Pale), con Dublino al centro, in cui l'inglese si è affermato già nel XVII secolo. L'inglese parlato in questa regione, denominato appunto inglese irlandese o ''Hiberno English'', conserva molti dei tratti portati nell'isola dai coloni inglesi. La frangia occidentale (o Gaeltacht), in cui il gaelico irlandese è ancora nell'uso quotidiano. Tra le due si trova l'area centrale, in cui l'inglese si è affermato tra il XVII e il XX secolo. L'inglese parlato in Irlanda ha subito poche variazioni a livello di pronuncia mantenendosi per alcuni aspetti molto conservativo. Perfino nel ventunesimo secolo l'influsso dello standard britannico non si fa sentire molto al di fuori di Dublino. A livello fonetico l'inglese irlandese è caratterizzato dai seguenti fenomeni: * I dittonghi e tendono a confondersi, e si realizzano, a seconda della regione, come o . * I dittonghi e si presentano come e : ''face'' , ''load'' . * La derivata da si presenta come : ''meat'' . * La ''r'' si pronuncia sempre. * La ''l'' è sempre chiara, mai velarizzata. * tende a diventare e . Non si distinguono parole come ''thorn'' e ''torn'', ''then'' e ''den''. * e davanti a consonante vengono spesso realizzate come "sh" e "zh" , specialmente al sud. ''Fist'' si legge "fisct". *Nel lessico si riscontrano, come avviene in Scozia, termini peculiari di origine gaelica, per es. ''slean'', vanga, che quindi vengono pronunciati seguendo le regole fonetiche gaeliche. === L'inglese americano === L'inglese americano è un insieme di varianti della lingua inglese parlate negli Stati Uniti d'America. Circa i due terzi dei madrelingua inglesi vivono negli Stati Uniti. L'accento più neutrale dell'inglese americano si chiama General American. Si basa sugli accenti del Midwest e ha le seguenti caratteristiche: * È una pronuncia '''rotica''', cioè la /r/ si pronuncia in tutte le posizioni. Per alcuni parlanti, la /r/ si realizza come l'approssimante retroflessa, , invece del fono tipico inglese, l'approssimante alveolare, . * Le sequenze /ər/ (''butt'''er''''') e /ɜr/ (''b'''ir'''d'') hanno come realizzazione vocali rotacizzate indicate con i simboli ɚ oppure ɝ. * Il ''father-bother merger'' è prevalente; i fonemi /ɑː/ e /ɒ/ hanno tutti e due la realizzazione ɑ. * Alcuni accenti subiscono il ''caught-cot merger'' dove i fonemi /ɑ/ e /ɔ/ hanno la stessa realizzazione: ɑ. * La presenza del ''tapping'' dei fonemi /t/ e /d/ in posizione intervocalica rende la realizzazione di entrambi fonemi uguale: , una singola vibrazione della ''r'' italiana. Per esempio, ''bu'''tt'''er'' . * La ''l'' è sempre velarizzata (''mill'' ). === Altre varietà === * Cockney * L'inglese americano presenta a sua volta diverse varietà, che sono caratterizzate da un altro tipo di pronuncia. Tra queste, le più importanti: ** Inglese californiano ** Inglese afro-americano vernacolare **Inglese del Nord-Ovest del Pacifico * Inglese australiano ** Inglese aborigeno * Inglese canadese * Inglese giamaicano * Inglese neozelandese * Inglese sudafricano * Inglese indiano
LyX
'''LyX''' è un software libero con interfaccia grafica per elaborare testi. Viene descritto dagli sviluppatori non come un ''word processor'' ma come un ''document processor'' in quanto permette di concentrarsi sulla struttura del testo invece che sul suo layout. La fase di stampa viene gestita producendo codice , con il quale è possibile una stampa di qualità elevata. Gli sviluppatori ci tengono a sottolineare che si tratta di un editore WYSIWYM e non WYSIWYG . È particolarmente adatto all'elaborazione di testi scientifici, ma si sta diffondendo in ambito umanistico e in generale accademico, grazie anche alla possibilità di gestire database bibliografici , ed è spesso usato per la scrittura di romanzi, specialmente eBook. Si pone come alternativa a nel senso che pur producendo codice evita di doverlo scrivere, il che è particolarmente vantaggioso in documenti con formule matematiche o tabelle. Gli sviluppatori in realtà non gradiscono troppo la definizione di «''front end'' di », giustificando ciò con il fatto che non memorizza il documento con codice ma con un proprio formato, e anche dal fatto che si possono esportare i documenti anche in altri formati, come ad esempio DocBook. La presenza di è comunque indispensabile ed è innegabile che LyX trovi i suoi utenti in particolar modo tra utilizzatori di . Infatti in diversi siti personali, di persone anche esterne al progetto LyX, il programma viene praticamente sempre citato in ambito . Lo stesso vale per le diverse recensioni che si possono trovare nelle riviste o, più raramente, nei libri. È disponibile soprattutto per sistemi operativi con X11 , ma esistono anche versioni binarie per Win32 e Mac OS X.
LyX nasce nel 1995 come tesi di laurea di Matthias Ettrich, iniziatore e attuale coordinatore del più famoso progetto KDE. Lo scopo iniziale era un programma che permettesse di fare dei "documenti belli". Il progetto nasce con il nome LyriX in ambiente Unix, sui calcolatori dell'Università di Tübingen, dove l'iniziatore era studente di informatica. Dopo pochi mesi Ettrich rende pubblico il proprio progetto, distribuendolo a partire dalla versione lyrix-1.03 del 7 luglio 1995 con la licenza GPL. In un lungo thread svoltosi nei mesi di giugno e luglio 1995 nel gruppo di discussione comp.os.linux.misc, vengono discussi i primi progetti di wordprocessor WYSIWYG per GNU/Linux e il 29 giugno compare il primo riferimento a LyriX, primo nome di LyX. Dalla discussione che ne segue si vede che LyriX benché dichiarato dall'autore ancora in fase alpha, è considerato abbastanza maturo per essere usato. Nel 1996 — nell'ambito del nuovo progetto KDE — Ettrich crea KLyX, una versione di LyX per KDE, che si basa sulle librerie Qt della Trolltech. Dalla versione 1.3 il frontend Qt viene integrato nella distribuzione standard di LyX, fino a quando con la versione 1.5 le Xforms usate in precedenza vengono abbandonate del tutto, risolvendo definitivamente dei problemi legati alla licenza di distribuzione. LyX può essere usato sotto diverse piattaforme Unix (GNU/Linux, macOS, BSD, Irix, Solaris e altre), OS/2 e Windows. Non tutte le funzionalità sono supportate da tutte le piattaforme. In particolare, il LyX-server non è supportato da Win32 in quanto utilizza caratteristiche della gestione dei file inesistenti sotto Windows. LyX può essere scaricato dal sito ufficiale e da suoi mirror, sia il sorgente che le versioni compilate; inoltre è incluso in tutte le principali distribuzioni Linux, in cui è possibile installarlo direttamente dal gestore di pacchetti. === Le forme di comunicazione e informazione === LyX, come d'altronde la stragrande maggioranza dei prodotti opensource, non viene pubblicizzato in senso convenzionale. La sua diffusione è dunque legata ad altre forme di informazione. Una è la presenza stessa nelle distribuzioni GNU/Linux, in quanto il software di queste è organizzato in pacchetti. LyX viene compreso ad esempio nel pacchetto dedicato a e viene presentato come un "''wordprocessor WYSIWYG basato su ''". Il target in questo caso sono le persone interessate a e non persone alla ricerca generica di un programma per videoscrittura. Un'ulteriore forma per aumentare la popolarità di LyX sono articoli su riviste o libri. Si tratta di riviste e testi dedicate a GNU/Linux o . A parte le 25 pagine nel libro di Kofler, per il resto si tratta di una presentazione più o meno ampia del programma, indicando a volte il sito Internet oppure includendo il programma nel CD allegato. Inoltre esistono articoli o citazioni pubblicate su Internet da parte di siti specializzati in notizie e dunque visitati da utenti che di per sé possono persino ignorare l'esistenza di . Il sistema di ipertesto permette a tali articoli di rinviare direttamente al sito di LyX o ad altre risorse collegate. Gli articoli trovati risultavano nella stragrande maggioranza presenti in siti specializzati per GNU/Linux. Esiste pure la possibilità che una persona utilizzi un motore di ricerca ricercando un programma o altro, senza conoscere l'esistenza di LyX. Interrogando i motori di ricerca si è visto che una ricerca riguardante e WYSIWYG porta ottimi risultati per LyX, ma anche una ricerca per un wordprocessor sotto GNU/Linux ha buone probabilità di indicare LyX. A queste forme di pubblicità bisogna aggiungere un'ultima risorsa direttamente controllabile dal LyX-Team: i gruppi di discussione, in particolar modo comp.os.linux.announce. Intervistando gli utilizzatori di LyX è risultato che le succitate modalità sono state effettivamente la fonte per la scoperta di LyX, alle quali bisogna aggiungere il passaparola tra amici o colleghi. Le due modalità principali risultano essere Internet, specialmente con i motori di ricerca, e la presenza di LyX dentro le distribuzioni GNU/Linux. Per concludere si possono citare le occasioni nelle quali singoli collaboratori del progetto presentano LyX a convegni o incontri riguardanti l'Open Source in genere e GNU/Linux in particolare. === La genesi del progetto === ==== Gli inizi ==== LyX nasce nel 1995 come tesi di laurea di Matthias Ettrich. Già dal primo anno cominciano le prime collaborazioni, alcune delle quali durano fino alle attuali versioni. Nel 1998 compaiono raccolte di software su CD che includono per la prima volta anche LyX. Tra il 1997 e il 1998 si sviluppa una discussione su quali librerie grafiche utilizzare. Di fatto vengono proposte le librerie Qt e gtk+, la prima non ancora libera, l'altra nata già GPL. In quest'ambito Ettrich porta LyX verso il progetto KDE creando KLyX, ma la scelta della libreria Qt porta a discussioni sul fatto che non essendo tali librerie libere, di fatto veniva violata la licenza GPL con la quale veniva distribuito LyX. D'altronde anche l'utilizzo delle librerie xforms violava la GPL. Da qui la scelta di licenziare LyX con una GPL modificata. KLyX esce in marzo 1998, ma non ha tra gli sviluppatori il successo sperato, in quanto gli sviluppatori di LyX non passano al nuovo progetto e la collaborazione tra i due non è intensa. Questa biforcazione del codice mette però in evidenza l'utilità di sviluppare LyX in modo tale da rendersi indipendenti dall'interfaccia grafica (GUII — GUI Independence). L'idea e la speranza era di trovare una sufficiente collaborazione sia in campo KDE che in campo Gnome e, in attesa di raggiungere l'indipendenza dalla GUI, mantenere le xforms come una delle possibili implementazioni. I tempi si rivelano più lunghi del previsto, anche se nel 2001 l'indipendenza sembra vicina al successo. Comunque sia, una delle prime conseguenze della decisione a favore della GUI è che si separa lo sviluppo del kernel dallo sviluppo riguardante l'interfaccia grafica. ==== La prima svolta di progettazione ==== In seguito alle discussioni svoltesi tra gli sviluppatori all'inizio del 1998, anche in seguito alla distribuzione di KLyX, venne deciso di sviluppare LyX in modo tale, da separare il codice di LyX in senso stretto (''LyX core'' o kernel) dal codice necessario per comunicare con l'utente. Questa separazione è cominciata di fatto con la versione (non stabile) 0.13. La Graphical User Interface (GUI) è composta, oltre che dalla finestra principale che permette di vedere e scrivere il testo, dai menù, dalla barra degli strumenti, il minibuffer, i popup e quant'altro venga usato per comunicare con l'utilizzatore. In LyX, idealmente, la parte GUI è tutto ciò che non serve quando si usa LyX per processi batch. L'indipendenza dalla GUI implica che gli sviluppatori possono ignorare il lavoro svolto da chi implementa l'interfaccia con l'utente (che potenzialmente potrebbe essere anche di tipo testo e non grafico), mentre gli sviluppatori della GUI possono usare un frontend 7 di proprio piacimento, senza conoscere i dettagli del LyX core. La parte che mette in contatto i due aspetti è il cosiddetto ''back end''. Tale indipendenza permette così di avere lo stesso programma, LyX, con interfacce diverse, evitando in questo modo il rischio di forking che si concretizzò con KLyX e che avrebbe potuto rendersi necessario con il progetto CJK-LyX. La scelta di separare il più possibile il kernel dall'interfaccia utente rende più facile il port verso sistemi operativi diversi da Unix e GNU/Linux, come ad esempio OS/2 e Windows, aprendo la possibilità ad un port nativo 8. Gli sviluppatori di LyX non hanno seguito completamente la soluzione scelta dal progetto opensource Mozilla, in quanto ritenuto tra l'altro troppo lento, pur considerandolo un punto di riferimento. L'intenzione è di rendere l'indipendenza il più trasparente possibile dal punto di vista del LyX core. Inoltre dovrebbe rendere possibile lo sviluppo multi-toolkit, in modo che possano esistere diverse versioni di LyX che si distinguono soltanto per l'interfaccia con l'utente, integrandosi meglio con l'ambiente scelto dai porter: KDE piuttosto che Gnome in ambito GNU/Linux, ma anche OS/2 piuttosto che Windows per quanto riguarda i più noti sistemi operativi grafici proprietari. La GUI non è ancora completa, si tratta infatti di modificare il codice un modo graduale. Non è stato neanche completata una GUI che non usi le xforms che rimangono di fatto l'implementazione di riferimento. Diversi gruppi lavorano alle seguenti librerie come alternativa alle xforms: Gtk/Gnome, Qt/KDE e Qt2. Da quanto pubblicato sul sito si può notare come i diversi gruppi lavorino con priorità simili ma non uguali, in quanto alcune parti sono state implementate da tutti e tre i gruppi, altre invece solo da uno o due di loro. Trattandosi di un progetto che per definizione coinvolge un numero imprecisato di sviluppatori, il LyX-Team ha scritto un'ampia documentazione destinata agli altri (potenziali) sviluppatori. ==== Le versioni ==== Nell'arco di quasi cinque anni le linee di codice sono sestuplicate. Al crescere della complessità è corrisposta una equivalente organizzazione dei file i quali mantengono nel tempo certe caratteristiche: sono formati mediamente da 80-90 linee di codice ciascuno, corrispondenti a 20-25 istruzioni elementari con una media di 4 linee di codice per ogni istruzione. Un decimo del codice è formato da commenti. Al crescere del numero di file nei quali è stato scomposto il codice complessivo, non corrisponde una crescita della complessità. Infatti si registrano mediamente 5-6 #include pro file, sia per le versioni di più modeste dimensioni come la 0.12.0 che per quelle maggiori come la 1.1.6. Stabile pure il rapporto tra istruzioni elementari e l'ammontare di variabili definite, che passa però da una media di 100 istruzioni pro variabile nelle versioni tra la 0.12.0 e la 1.1.4 ad una media di 70 istruzioni pro variabile nelle versioni successive. Quanto detto indica che al crescere del progetto la complessità è aumentata in modo quasi lineare. Il repentino cambiare di alcuni indicatori mostra come i passaggi dalla versione 0.12 alla versione 1.0 e poi dalla versione 1.1.4 alla versione 1.1.5 siano stati i più intensi per quanto riguarda la programmazione. La versione stabile pubblicata il 20 maggio 2010 è la 1.6 revisione 6 mentre nove giorni dopo è stata resa disponibile la versione 1.6.6.1 con un importante bugfix allo spellchecker che non rilevava gli errori rimanenti nel documento dopo una correzione. Altri rilasci si sono susseguiti con vari bugfix fino alla versione 1.6.10. L'8 maggio 2011, dopo il rilascio di diverse release candidate, gli sviluppatori sono fieri di presentare una nuova versione del programma, la 2.0.0: questa comprende numerose nuove caratteristiche e nuovi strumenti che ne facilitano l'utilizzo. Il 5 settembre 2011, viene rilasciato un nuovo aggiornamento di manutenzione che porta il software alla versione 2.0.1. LyX è tuttora in sviluppo e sul sito web ufficiale è possibile visionare la roadmap delle versioni pianificate per immediato futuro. === L'organizzazione del progetto === Non esiste un'organizzazione aziendale che si occupa dello sviluppo e la distribuzione di LyX. Si tratta invece di un'organizzazione informale, dove alcune decine di persone collaborano al progetto in modo gratuito e senza impegni formali. Complessivamente quasi un centinaio di persone, da tutti e cinque continenti ma in prevalenza europei, con più di quarant'anni di differenza tra il più anziano e il più giovane ma soprattutto tra i 25 e i 35 anni, hanno contribuito o contribuiscono tuttora ad alcune parti del progetto. Praticamente l'unica lingua di comunicazione è l'inglese. ==== I gruppi ==== Ci sono tre gruppi principali: * gli sviluppatori o il developer team. * coloro che si occupano della documentazione (per gli utenti) o documentation-team. * i traduttori e chiunque si occupi dell'internazionalizzazione di LyX. Una singola persona può senz'altro contribuire ai lavori di più di un gruppo, come effettivamente avviene. I vari gruppi procedono in modo autonomo. I contatti sono dovuti più che altro al fatto che coloro che effettuano la documentazione necessitano di saperne di più da parte degli sviluppatori, e, analogamente, coloro che traducono i "manuali" hanno bisogno di informazioni supplementari da parte di chi cura la documentazione. === Il Developer Team === È formato da una ventina di programmatori, di cui una manciata sono coloro che vi lavorano con più impegno, da più tempo e pertanto vi svolgono anche il ruolo di "coordinatori" o di "decisori" di un certo rilievo. ==== Il gruppo centrale degli sviluppatori ==== Lars Gullik Bjonnes era, prima dell'introduzione del CVS, il patch-mantainer, nel senso che le varie patches venivano spedite a lui, che le metteva poi insieme. Questa responsabilità gli derivava dal passaggio delle consegne avvenuto in seguito all'impegno di Ettrich a favore del progetto KDE. Con l'introduzione del CVS Bjonnes è colui che ne gestisce i diritti di scrittura. È inoltre lui che cura l'hardware (e il software) che ospita il sito principale www.lyx.org (compresi i sottodomini). Gli viene riconosciuto di fatto un ruolo maggiore sia perché partecipa al progetto fin dagli inizi, sia per le sue capacità, pur rifiutando l'etichetta di "capoprogetto". Alcuni sviluppatori come Jean-Marc Lasgouttes, Jürgen Vigna e, per alcuni ambiti particolari, Angus Leeming e Allan Rae, hanno un particolare peso quando devono essere prese decisioni che riguardano più parti del codice o il progetto nel suo complesso (vedasi oltre, sui processi decisionali). Un'altra decina di sviluppatori collaborano in modo continuativo al progetto ed hanno diritti di scrittura su alcune o tutte le directory del CVS. Altri ancora, pur ricevendo gli annunci tramite una mailinglist riservata, non possono parteciparvi (vedasi oltre, sui metodi di comunicazione). Infine vi sono sviluppatori che offrono sporadicamente contributi o patches, ma che non si può dire appartengano al gruppo LyX vero e proprio. Quando si vede che uno di questi collaboratori invia in modo più assiduo dei contributi ritenuti validi, gli viene proposto di entrare nella lista riservata degli sviluppatori oppure gli si assegnano i diritti di scrittura su una directory del CVS. Come si può vedere nel riquadro nella pagina seguente, il gruppo principale degli sviluppatori è formato da persone che di professione si occupano di informatica o di matematica. L'età va dai 25 ai 35 anni, quattro sono sposati. Salvo RAE, l'unico di madrelingua inglese, parlano tutti correntemente almeno una lingua straniera, alcuni anche più di una. Lingua principale di comunicazione è l'inglese, parlato da tutti correntemente. Salvo Pönitz e Rae, tutti gli altri hanno conosciuto LyX già ai suoi inizi, anche se non tutti hanno cominciato a contribuire al progetto fin dall'inizio, ma comunque da prima del 1999. ==== I processi decisionali ==== Non esistendo di fatto una vera e propria gerarchia, le decisioni vengono prese tramite consenso che si basa sul tacito e reciproco riconoscimento delle competenze dei colleghi. Solitamente colui che mantiene una directory del CVS può agire in piena libertà fin quando le sue decisioni non incidono sul lavoro altrui. Anche in questi casi però i suoi colleghi possono fare le osservazioni che ritengono opportune, sia riguardo all'implementazione del codice che alla sua leggibilità. Di fatto la responsabilità della decisione da prendere rimane sempre a colui che mantiene la directory. Decisioni di più ampio respiro vengono discusse pubblicamente sulla mailing list, ove sia i pareri positivi che quelli negativi vengono motivati. La continua discussione fa in modo che venga presa la decisione ritenuta dai più la migliore. Coloro che la pensano diversamente accettano, dissentendo, tale decisione. Non si tratta di una decisione a maggioranza vera e propria, in quanto i pareri dei singoli vengono in qualche modo "pesati" dall'esperienza e competenza e dall'"autorità" di chi li esprime. I contributi di "esterni" vengono o immediatamente accettati, per esempio in quanto si tratta di patches precise, oppure ne viene discussa l'utilità o meno del contributo, oltre che l'eventuale implementazione. Qualora il contributo non fosse interessante, la discussione si zittisce per mancanza di interesse. Il singolo programmatore, quando vuole implementare una nuova funzione o effettuare modifiche più o meno ampie al proprio codice, può crearsi una propria sottodirectory all'interno della directory principale del CVS, testare il proprio codice e quando ritiene che questo funzioni, proporlo per un test agli altri e includerlo nella directory principale del CVS (cancellando solitamente la sottodirectory che creò provvisoriamente). ==== La condivisione del codice ==== Trattandosi di un progetto open source, è evidente che chiunque possa vedere il codice, a maggior ragione gli sviluppatori stessi. Questo non vuol dire però che chiunque abbia i diritti di scrittura su qualsiasi directory del CVS e anche in questi casi, il tacito accordo tra gli sviluppatori è che eventuali modifiche riguardanti codice "altrui" vengano proposte a colui che ne mantiene la directory.
Linux
'''Linux''' e in svedese è una famiglia di sistemi operativi open source di tipo Unix-like, pubblicati in varie distribuzioni, aventi la caratteristica comune di utilizzare come nucleo il kernel Linux: oggi molte importanti società nel campo dell'informatica come Google, Microsoft, IBM, Oracle Corporation, Hewlett-Packard, Red Hat, Canonical, Novell e Valve sviluppano e pubblicano sistemi Linux. Un esempio molto conosciuto è Chrome OS di Google.
=== Linus Torvalds e gli esperimenti con Minix === Linus Torvalds Richard Stallman Il primo nucleo del kernel Linux fu creato il 25 agosto 1991 dal giovane studente finlandese di informatica Linus Torvalds che, appassionato di programmazione, era insoddisfatto del sistema operativo Minix (sistema operativo unix-like destinato alla didattica, scritto da Andrew S. Tanenbaum, professore ordinario di Sistemi di rete all'università di Amsterdam), poiché supportava male la nuova architettura i386 a 32 bit, all'epoca tanto economica e popolare. Così Torvalds decise di creare un kernel unix con lo scopo di divertirsi e studiare il funzionamento del suo nuovo computer, che era un 80386. Il sistema operativo basato sul kernel programmato da Torvalds, chiamato Linux, per girare utilizzava inizialmente, oltre al kernel di Torvalds, lo userspace di Minix. Successivamente, Linus decise di rendere il sistema indipendente da Minix, anche perché non ne gradiva la licenza che lo rendeva liberamente utilizzabile solo a fini didattici, e decise quindi di sostituire quella parte del sistema operativo col software del progetto GNU. Per fare ciò, Torvalds cambiò la licenza e adottò la GPL, che tra l'altro considerava buona per il suo sistema operativo a prescindere dal software GNU stesso. Linux era all'inizio un semplice emulatore di terminale scritto in C e assembly, e non aveva bisogno di appoggiarsi a un sistema operativo. L'emulatore di terminale avviava e gestiva due thread: uno per mandare segnali alla porta seriale e uno per riceverli; quando poi Linus ebbe bisogno di leggere e scrivere file su disco, questo emulatore fu esteso in modo che potesse gestire un file system. Lentamente, questo programma si trasformò in un intero kernel in grado di gestire un sistema operativo e Linus iniziò a documentarsi sulle specifiche POSIX, chiedendo assistenza sul newsgroup. La prima versione del kernel Linux, la 0.01, fu pubblicata su Internet il 17 settembre 1991 e la seconda nell'ottobre dello stesso anno. Torvalds preferiva chiamare ''Freax'' il kernel a cui stava lavorando, ma Ari Lemmke, assistente alla Helsinki University of Technology che gli aveva offerto lo spazio FTP per il progetto (''ftp.funet.fi''), preferì assegnare alla subdirectory dedicata il nome alternativo di lavorazione ''Linux.'' Sin dalla versione 0.01 si poteva compilare e far partire la shell GNU Bash. Fino alla versione 0.10 era richiesto un computer con Minix per configurare, compilare e installare Linux perché quest'ultimo usava il filesystem del sistema sul quale si appoggiava; dalla versione 0.11 poteva essere compilato da Linux stesso. Presto i sistemi Linux superarono Minix in termini di funzionalità: Torvalds e altri sviluppatori della prima ora di Linux adattarono il loro kernel perché funzionasse con i componenti GNU e i programmi in user-space per creare un sistema operativo completo, pienamente funzionante e libero. Il 12 marzo 1994 il 16º livello di patch del kernel 0.99 divenne Linux 1.0. Fu lo stesso Linus Torvalds a presentare la prima versione ''stabile'' all'Università di Helsinki. === L'implementazione di X Window System === X Window System Nella primavera del 1992 l'hacker Orest Zborowski riuscì a rendere eseguibile il server X sulla versione 0.12 di Linux. Per far ciò, Orest dovette implementare tutta la struttura degli ''Unix Domain Socket'' indispensabili a X Window e quindi un primo livello ''socket'' sul quale venne poi costruita tutta l'infrastruttura di rete di Linux. In realtà, il tutto era imbastito in maniera caotica e non era ben integrato all'interno del kernel, ma Linus accettò comunque la patch perché con essa era possibile sia utilizzare X, sia utilizzare tale infrastruttura per dotare Linux di uno stack di rete. Entusiasta della novità, Linus rilasciò, dopo la versione 0.13, la versione 0.95, senza pensare a tutti i problemi di sicurezza che la rete avrebbe comportato. Per rimediare alla leggerezza, nei due anni che trascorsero dalla 0.95 alla 1.0, Linus dovette utilizzare sia un ulteriore numero per indicare il ''livello di patch'' sia le lettere dell'alfabeto (sino alla versione 0.99.15Z, 0.99 15º livello di patch, ''revisione'' Z). === Gli ambienti desktop e gli anni 2000 === Desktop KDE SC 4.10 Nel 1996 fu scelto come logo ufficiale di Linux un pinguino disegnato da Larry Ewing, chiamato Tux come abbreviazione di '''T'''orvalds '''U'''ni'''x'''. Il compito di fornire un sistema integrato, che combini tutte le componenti di base con le interfacce grafiche (come per esempio GNOME o KDE, basate a loro volta sulla presenza dell'X Window System) e con il software applicativo, è svolto dalle distribuzioni GNU/Linux. Per quanto riguarda il kernel vero e proprio, Torvalds già nel settembre 2009 dichiarò che esso è diventato "gonfio e grosso", non così veloce e scattante come quando l'aveva progettato. Riconosce, però, che questo "ingrassamento" non va visto solo come una cosa negativa, perché significa che Linux ha molta più compatibilità rispetto al passato. Nel luglio del 2011, per festeggiare il 20º anniversario della nascita di Linux, Torvalds decise di rilasciare il kernel Linux, passando ad un sistema di numerazione a 2 cifre, pubblicando la versione 3.0 del kernel. L'ultima release della serie 2.6 è stata la 2.6.39. Il 12 aprile 2015 è stata pubblicata la versione 4.0 che oltre a risoluzioni di bug aggiunge supporto a nuovo hardware (come intel quark) e le live patching, ovvero la possibilità di aggiornare il kernel e i punti critici del sistema senza riavviare, questa feature è dovuta anche alla collaborazione di RedHat e SUSE. L'ultima versione stabile del kernel Linux è la 5.9.8; il suo sviluppo è sostenuto dalla Linux Foundation, un'associazione senza fini di lucro nata nel 2007 dalla fusione di Free Standards Group e Open Source Development Labs. === La definizione ''GNU/Linux'' === Desktop GNOME 2.20 Con la nascita di GNU (il sistema operativo unix-like ideato nel 1984 da Richard Stallman) e dopo la successiva creazione di Linux (il kernel ideato da Linus Torvalds nel 1991) sono nate accese controversie su come definire qualcosa basato sull'unione di entrambe le tecnologie. Nonostante la maggior parte delle persone chiami il sistema operativo semplicemente "Linux", la Free Software Foundation ha promosso fortemente la diffusione del termine GNU/Linux, per ragioni riassumibili in: ;Semantica: Parlare di "sistemi Linux" può trarre in inganno sulla natura di Linux: Linux non è un sistema operativo unix-like, bensì un kernel per sistemi unix-like. È stato fatto un parallelismo fra dire «sistema operativo Linux» e dire «auto guidata dal carburatore». ;Credito tecnico: Utenti inesperti possono arrivare a dare credito a Linux anche quando non è utilizzato, ad esempio utilizzando sistemi Debian GNU/kFreeBSD o Debian GNU/Hurd. Viceversa gli utenti di "sistemi Linux" possono non venire a conoscenza di GNU, pur utilizzandolo. ;Credito per ragioni storiche:Prima che Linus Torvalds cominciasse a scrivere il suo kernel, lo scopo del progetto GNU era quello di iniziare a sviluppare un sistema operativo completo libero, sviluppando la maggior parte dei componenti principali e la visione di base. Gli utenti di "sistemi Linux" potrebbero non entrare a conoscenza di queste origini. Inoltre la parola "Linux" ha ragioni storiche meno profonde, dato che non fu inventata da Linus Torvalds (che al contrario aveva scelto il nome ''Freaks'' per il suo progetto), bensì dall'amministratore di rete Ari Lemmke, che preferì assegnare a Torvalds la directory FTP chiamata pub/OS/Linux. Ulteriori motivazioni sulla promozione del termine GNU/Linux e sulla vasta diffusione del semplice termine "sistema Linux" anche in acronimi come "LAMP" sono approfondibili nella pagina dedicata alla controversia sul nome GNU/Linux. Caricamento del kernel Linux 2.6.24.4 su Knoppix 5.3.1 GRUB Filesystem Hierarchy Standard Grazie alla portabilità del kernel, data dalla presenza dei moduli, sono stati sviluppati sistemi operativi per un'ampia gamma di dispositivi: * personal computer * cellulari * tablet computer e console * mainframe * supercomputer Esistono inoltre sistemi Linux installabili anche come server, router e sistemi embedded. Attualmente Linux è molto usato, soprattutto come sistema operativo su server, in ambienti di produzione o in dispositivi embedded (PVR, telefoni ecc.), e ha una discreta diffusione in ambiente desktop (circa il 3% dei PC). Anche l'iniziale ampia diffusione sui netbook ha lasciato il passo a Windows, pur mantenendo una quota di penetrazione significativamente superiore a quella dei pc desktop/notebook. === Kernel Linux === Il kernel Linux, uno dei più riusciti esempi di software open source, costituisce il nucleo dei sistemi operativi della famiglia di Linux. Fu inizialmente creato nel 1991 da alcuni studenti di informatica finlandesi tra cui Linus Torvalds, il capogruppo. Successivamente aumentarono in modo repentino i suoi sviluppatori e i suoi utilizzatori che aderivano al progetto del software libero e contribuivano allo sviluppo del nuovo sistema operativo. Rilasciato, liberamente scaricabile e modificabile sotto la licenza libera GNU GPL (insieme ad alcuni firmware con varie licenze), è continuamente e liberamente sviluppato da collaboratori di tutto il mondo attraverso la relativa community, con lo sviluppo che ogni giorno avviene sfruttando la relativa mailing list, in modo del tutto analogo in cui sono sviluppati i protocolli di Internet. Il ramo di sviluppo principale del kernel Linux prevede che esso contenga anche alcune parti non-libere, offuscate od oscurate come ad esempio alcuni driver. Il progetto Linux-libre si propone come variante completamente libera di Linux, da cui sono nate diverse distribuzioni completamente libere. === Boot loader === Linux come boot loader su MBR utilizza LILO in vecchie versioni e GRUB nelle versioni più moderne. === File system === Il file system utilizzato dai sistemi Linux fa riferimento al Filesystem Hierarchy Standard, uno standard per file system per sistemi Unix e Unix-like di tipo ad albero gerarchizzato. === Utilizzo e applicazioni pratiche === Il kernel Linux gira su svariate architetture: dai cellulari ai PC, ai supercomputer. Speciali distribuzioni esistono per piccole architetture per mainstream. Il fork del kernel ELKS può girare su un Intel 8086 o su un Intel 80286 con microprocessore a 16-bit, mentre il fork del kernel µClinux può girare su sistemi senza MMU. Il kernel gira anche su architetture che erano state progettate per utilizzare il proprio sistema operativo, come i computer Macintosh della Apple (con architetture PowerPC e Intel), PDA, console, lettori MP3 e telefoni cellulari. Oltre che su postazioni host ovvero desktop computer, Linux è ampiamente utilizzato su postazioni server tramite apposite distribuzioni ottimizzate per la destinazione d'uso, potendo gestire facilmente un gran numero di accessi contemporanei sia lato intranet sia lato internet (server pubblici) e dove i vantaggi in termini di stabilità e affidabilità sono ancor più apprezzati. === Amministrazione === CLI di Linux (Ubuntu) L'amministrazione, da parte di un utente o un sistemista, di un sistema Linux può avvenire per via grafica attraverso un pannello di controllo oppure direttamente da riga di comando o terminale virtuale tramite ricorso ad un serie di comandi. Quest'ultima modalità è tipica delle distribuzioni server che per motivi di semplicità e di carico non presentano interfaccia grafica (per l'elenco e descrizione dei comandi vedi fondo voce). === Vantaggi e svantaggi === Numerose distribuzioni sono completamente gratuite, per l'utente privato e per le aziende. Esistono società (Red Hat, Canonical, SUSE e altre) che, dietro compenso, forniscono supporto tecnico e altri servizi per le proprie distribuzioni commerciali. A questo si aggiunge la possibilità di modificare il sistema migliorando in proprio il codice sorgente, fornito con la licenza GPL, e di distribuirlo liberamente e legalmente, sotto forma di nuove versioni. Il dibattito sui vantaggi e svantaggi di Linux è spesso ricompreso all'interno della comparazione tra Microsoft Windows e Linux, molto nota agli addetti ai lavori; perché alcune software house, come ad esempio Adobe, non vogliono fare il porting su varie distribuzioni. Red Hat Linux, la più famosa e importante distribuzione Linux Non esiste un'unica versione di Linux, ma esistono diverse distribuzioni (chiamate anche ''distro''), solitamente create da comunità di sviluppatori (community) o società, che scelgono, preparano e compilano i pacchetti da includere. Tutte le distribuzioni sono sviluppate in maniera indipendente a partire dal kernel Linux comune (sia pur in versioni diverse e spesso personalizzate), e si differenziano tra loro per il cosiddetto "parco software", cioè i pacchetti preparati e selezionati dagli sviluppatori per la distribuzione stessa, per il sistema di gestione del software, i repository e per i servizi di assistenza e manutenzione offerti. Esistono distribuzioni eseguibili direttamente da CD o chiave USB: sono chiamate distribuzioni ''live'' o ''desktop CD''. Una distribuzione live su CD o USB consente di provare la distribuzione ed eventualmente procedere all'installazione del sistema sul proprio computer. === Linux Foundation e Linux Standard Base === Logo Linux Foundation Linux Standard Base La Linux Foundation è un'organizzazione formata dai maggiori produttori di software e hardware il cui obiettivo è di migliorare l'interoperabilità tra le diverse distribuzioni. Allo scopo, essa ha proposto uno standard aperto e gratuito, chiamato Linux Standard Base (ufficializzato con lo standard ISO/IEC 23360) che definisce una comune ABI (Interfaccia Binaria per le Applicazioni), un unico sistema di pacchettizzazione e una struttura per il file system che preveda le stesse convenzioni sui nomi e le stesse directory basilari in ogni sistema Linux. Molte aziende famose sono entrate nella Linux Foundation tra le quali: Cisco, Huawei, Microsoft, HP, IBM, intel, NEC, Fujitsu, Qualcomm e Samsung. Esso al momento costituisce lo standard con maggiore ''appeal'', al quale tutte le maggiori distribuzioni si stanno adeguando. Le distribuzioni possono essere specializzate per differenti utilizzi: supporto a particolari architetture, sistemi embedded, stabilità, sicurezza, localizzazione per una particolare regione o lingua o il supporto per le applicazioni in sistema real-time. In più, alcune distribuzioni includono solamente software libero. Attualmente, oltre trecento distribuzioni sono sviluppate attivamente, con circa una dozzina di esse che sono più famose per l'utilizzo giornaliero. === I LUG === Ruolo importante al riguardo è svolto dai Linux user group (Gruppi di utenti Linux), anche detti LUG, gruppo formato da sostenitori e promotori del sistema operativo GNU/Linux, che spesso organizzano manifestazioni pubbliche attraverso le quali fanno conoscere Linux e il suo funzionamento a tanti potenziali utenti, aiutando chi si è appena avvicinato all'utilizzo di questo sistema operativo nell'installazione e nella configurazione dei propri computer. I LUG sono spesso organizzati come associazioni senza scopo di lucro e la loro principale missione è contribuire alla diffusione del software libero e in particolare dei sistemi operativi basati sul kernel Linux. === Linux Day === Logo ufficiale del Linux Day I LUG italiani ogni anno promuovono e organizzano il Linux Day, una manifestazione che ha lo scopo di promuovere il sistema operativo Linux e il software libero, e avvicinare e aiutare i nuovi utenti, con un insieme di eventi contemporanei organizzati in diverse città d'Italia. La Italian Linux Society (ILS) stabilisce la data del Linux Day e, a volte, fornisce proprio materiale pubblicitario. La responsabilità dei singoli eventi locali è lasciata ai rispettivi gruppi organizzatori, che hanno libertà di scelta per quanto riguarda i dettagli delle iniziative locali, nel rispetto delle linee guida generali definite da ILS. Giornate tematiche sul software libero e l'open source erano già state sperimentate in Italia sin dal 1999, grazie alle iniziative del gruppo ErLug (Emilia-Romagna Linux User Group). Fu grazie a queste esperienze, e i dibattiti che ne seguirono, che vennero definite le linee guida dei LinuxDay, successivamente gestite da ILS sul territorio nazionale. Le prime manifestazioni in questa nuova veste vennero proposte a partire dal 2001, per iniziativa di Davide Cerri di ILS, con lo scopo di valorizzare la rete dei LUG italiani organizzando una manifestazione di portata nazionale ma allo stesso tempo delocalizzata sul territorio. Il ruolo di ILS, tuttavia, è stato sempre secondario rispetto allo sforzo profuso dai LUG, veri artefici della manifestazione. La prima edizione del Linux Day si è tenuta il 1º dicembre 2001 in circa quaranta città sparse su tutto il territorio nazionale. Il Linux Day è divenuto il principale evento italiano no profit dedicato a Linux e al software libero. === Riviste dedicate === * ''Linux & C.'' in italiano * ''Linux Magazine'' in italiano * ''Linux Magazine'' in inglese Linux ha come principali concorrenti Windows e MacOS. Ogni sistema operativo ha pro e contro, in base alle proprie esigenze. '''LINUX''' '''WINDOWS''' '''MacOS''' PRO CONTRO PRO CONTRO PRO CONTRO Open Source Incompatibilità di alcuni software Pieno supporto dei software più usati e diffusi Proprietario Performance molto alte in caso di progetti pesanti come video e 3D Proprietario Vasta scelta di software Free Driver video disponibili in ritardo rispetto a Windows e MacOS Pieno supporto dei Driver A pagamento Supporto costante agli aggiornamenti Non è installabile su qualsiasi hardware Supporto anche di hardware datato Sviluppo nell'ambito Gaming limitato Pieno supporto nell'ambito Gaming Più vulnerabile di Linux e MacOS Software di editing video, audio e foto molto evoluti Costi alti sull'hardware Sicurezza In caso di problemi il supporto è quasi solo online e non sempre immediato Ampio supporto tecnico Performance non sempre alte in caso di progetti pesanti come video e 3D Sicurezza Sviluppo nell'ambito Gaming limitato File:GNOME 3.32.1.png|GNOME File:KDE Plasma 5.16.png|KDE Plasma 5 File:Cinnamon 4.2.3 screenshot.png|Cinnamon File:Ubuntu Mate 18.04.1 with MATE 1.20.1.png|Mate File:VirtualBox Elementary OS 5.1.7 21 03 2021 21 17 03.png|Pantheon File:Budgie Desktop Environment.png|Budgie File:XFCE-4.12-Desktop-standard.png|Xfce File:Ubuntu 16.04 Desktop.png|Unity (fuori produzione) File:Lubuntu 13.04 English.png|LXDE File:LXQt 0.10 - Ambiance.png|LXQt File:I3-gaps-wiki.png|i3-gaps File:E17 bw screenshot.png|Enlightenment File:Fluxbox.png|Fluxbox File:Sugar-home-view-0.82.jpg|Sugar File:Screenshot of Trinity Desktop Environment (TDE) R14.0.5 Development.png|Trinity
LaTeX
'''LaTeX''' è un linguaggio di marcatura per la preparazione di testi, basato sul programma di composizione tipografica ; la versione attuale è chiamata LaTeX2ε, mentre LaTeX3 è in corso di sviluppo.
LaTeX venne creato nel 1985 da Leslie Lamport (adesso è mantenuto dal LaTeX project team) ed è divenuto il principale metodo di utilizzo di — l'uso diretto di base per la redazione di documenti è una circostanza rara. === Caratteristiche === Fornisce funzioni di desktop publishing programmabili e mezzi per l'automazione della maggior parte della composizione tipografica, inclusa la numerazione, i riferimenti incrociati, tabelle e figure, organizzazione delle pagine, bibliografie e molto altro. Oltre a documenti stampabili può inoltre produrre presentazioni della stessa resa grafica grazie alla classe Beamer. È distribuito con una licenza di software libero e questo lo ha reso disponibile per praticamente qualsiasi architettura: ne esistono pertanto versioni funzionanti per tutti i sistemi operativi, tra cui anche Microsoft Windows, macOS e le varie distribuzioni Linux. === WYSIWYM in contrapposizione a WYSIWYG === Al contrario di editor (o word processor) più conosciuti quali ad esempio Microsoft Word, WordPerfect, Works, Writer della suite LibreOffice (o OpenOffice.org), che si basano sul paradigma WYSIWYG (''What You See Is What You Get'', cioè ''ciò che vedi è quello che ottieni''), con LaTeX si scrive un testo preoccupandosi essenzialmente del contenuto (della ''struttura'') e non della forma. Il testo del documento conterrà anche delle istruzioni (direttive di LaTeX): per ottenere l'output finale è necessario che tale sorgente sia poi compilato. Questo approccio viene anche definito WYSIWYM (''What You See Is What You Mean'', cioè ''ciò che vedi è quello che intendi''): con LaTeX l'autore inizialmente può occuparsi delle convenzioni da usare, ma una volta fissate queste, si può concentrare soltanto sul contenuto del testo. L'impaginazione, l'indice (generale e analitico), l'inserimento delle figure e delle tabelle sarà semi-automaticamente curato da LaTeX. Il file prodotto da LaTeX era, in passato, esclusivamente in formato DVI (''DeVice Indipendent''). Grazie al contributo degli sviluppatori della comunità ''open source'' ora LaTeX è in grado di produrre un file nel più comune e diffuso standard PDF (''Portable Document Format'') ed anche in HTML (le eventuali formule matematiche in esso presenti verranno incluse in formato grafico come se fossero immagini, se non in MathML). È anche possibile, partendo da un file prodotto da LaTeX, ottenere un qualsiasi altro formato, anche ''.doc'' di Microsoft Word oppure un ''.odt'' (OpenDocument, usato da OpenOffice.org, LibreOffice...) o altro. === Le classi === I documenti redatti con LaTeX possono essere scritti utilizzando diverse ''classi'' (che sono formati standard per alcuni tipi di documento): * book, per realizzare libri * article, per articoli, soprattutto scientifici * letter per lettere * report * slides per creare presentazioni Oltre alle classi standard qui sopra elencate, la comunità ha oggi a disposizione un numero enorme e costantemente in crescita di nuove classi scritte per andare espressamente incontro ad una specifica esigenza editoriale: classi per redigere un curriculum vitæ, per pubblicare un articolo scientifico su una specifica rivista, per realizzare presentazioni di elevata qualità estetica (ad esempio con la classe Beamer), ecc. LaTeX lavora per ''ambienti'' e ''comandi''; essi sono definiti sia dalle classi standard sia dai vari ''pacchetti'' (packages - moduli aggiuntivi che è possibile caricare al volo, ''on the fly'') che si trovano sui siti dedicati che compongono la ''Comprehensive Archive Network'' (CTAN). Ognuna di queste classi ha (alcuni) comandi propri che sono incompatibili con le altre. Ad esempio, la direttiva \chapter{...} (che indica l'inizio di un capitolo) è propria della classe book ed è incompatibile con article e letter, che non hanno capitoli, ma soltanto sezioni (direttiva \section{...}). Alcune altre istruzioni sono invece d'ordine generale e possono essere usate senza problemi in ogni classe (ad esempio, istruzioni di enfasi (rilievo) come \emph{...}). === Utilizzo e diffusione === Viene usato soprattutto da economisti, ingegneri, fisici, matematici, informatici, chimici ed accademici (oltre ad avere un impiego commerciale). Ha trovato un'ampia diffusione nel mondo accademico, grazie all'ottima gestione dell'impaginazione delle formule matematiche (anche il motore di Wikipedia utilizza LaTeX per il rendering delle formule) ed alla gestione dei riferimenti bibliografici resa possibile dal progetto gemello BibTeX. Una digressione su LaTeX e il suo macrolinguaggio non ha senso in queste pagine, perché si tratta di un linguaggio che richiede una certa pratica, impossibile da acquisire in poco tempo: per approfondimenti si rinvia al manuale LaTeX che è indicato più sotto. === Una formula in LaTeX === Di seguito è riportato un esempio di scrittura di formula matematica. Per ottenere l'espressione precedente occorre scrivere: \ \int_0^\infty f(x)\,dx \approx \sum_{i=1}^n w_i e^{x_i} f(x_i) \ In rete esiste un'amplissima documentazione sulle direttive LaTeX, anche in italiano. LaTeX è inoltre lo standard nella scrittura di testi matematici e formule chimiche. Si possono inoltre preparare spartiti musicali grazie a macrolinguaggi basati su LaTeX come, ad esempio, ''MusiX''. === Un esempio più complesso === Soltanto per dare un'idea di com'è strutturato un documento in LaTeX, qui sotto è un esempio di sorgente per LaTeX scritto per ottenere un articolo standard: \documentclassa4paper,12pt{article} % Prepara un documento per carta A4, con un font di dimensione 12pt \usepackagefrench,italian{babel} % Adatta LaTeX alle convenzioni tipografiche italiane, % e ridefinisce alcuni titoli in italiano, come "Capitolo" al posto di "Chapter", % se il vostro documento è in italiano % l'opzione linguistica 'french' è necessaria per l'abilitazione della % successiva istruzione > \usepackageT1{fontenc} % Riga da togliere se si compila con PDFLaTeX \usepackageutf8{inputenc} % Consente l'uso caratteri accentati italiani \frenchspacing % forza LaTeX ad una spaziatura uniforme, invece di lasciare più spazio % alla fine dei punti fermi come da convenzione inglese: richiede opzione linguistica 'french' \title{Esempio di documento in \LaTeX} % \LaTeX è una macro che compone il logo "LaTeX" % I commenti (introdotti da %) vengono ignorati \author{Mario Rossi} \date{8 aprile 2002} % in alternativa a \date il comando \today introduce la data di sistema. \begin{document} \maketitle % Genera il titolo sulle istruzioni \title, \author e \date \begin{abstract} % Questo è l'inizio dell'ambiente "abstract". % L'ambiente abstract è fatto per contenere un riassunto del contenuto. Breve dimostrazione dell'uso di \LaTeX. \end{abstract} % Qui termina l'ambiente ''abstract'' \tableofcontents % Prepara l'indice generale \section{Testo normale} % È possibile scrivere il testo dell'articolo normalmente, ed \emph{enfatizzare} alcune parti del discorso. % Una riga vuota nel testo indica la fine di un paragrafo. Quindi questo è un nuovo paragrafo. \section{Formule} % La forza di \LaTeX\ sono però le formule, sia in linea (ad esempio \(y=x^2\)) che messe in bella mostra in un'area propria: \y=\sqrt{x+y}\ \section{Poesia} % L'ambiente ``verse'' è usato per comporre tipograficamente le poesie: \begin{verse} La vispa Teresa avea tra l'erbetta\\ % la doppia barra inversa forza a capo al volo sorpresa gentil farfalletta. \end{verse} \end{document} Il documento generato dal file di input dell'esempio avrà questo aspetto. Come si può notare, un documento si compone di due parti principali: il ''preambolo'' ed il ''corpo'' del documento vero e proprio. Nel preambolo sono contenute le istruzioni principali che verranno processate, ma non produrranno alcun output specifico: sono le istruzioni relative alla struttura del documento (la lingua, il formato della pagina, il numero di colonne, ...). Segue il corpo del documento vero e proprio, che è tutta la parte di testo compresa fra le istruzioni \begin{document} e \end{document}. Il simbolo % introduce un ''commento'', cioè una nota per il redattore che non viene inserita nel documento generato. I commenti possono iniziare in qualunque punto del documento, e terminano al primo carattere di "ritorno a capo" incontrato. === La "compilazione" === Il file sorgente, pur essendo un file di testo puro, è per convenzione salvato con il suffisso .tex (oppure, più raramente, .ltx) come, ad esempio, miodocumento.tex. Una volta scritto, il sorgente deve essere ''processato'' per creare il file PDF formattato. Si possono usare programmi con GUI, come LyX, oppure usare la riga di comando. Per mezzo del comando (il simbolo $ indica il ''prompt dei comandi'') $ latex miodocumento.tex Oltre a vari altri file, quali .aux, .log, .idx, viene generato anche un file .dvi (in formato DVI). Questo può essere letto direttamente tramite il programma Unix ''xdvi'' (oppure ''Yap'' o ''Windvi'' sotto Windows). Se si desidera invece ottenere un file PostScript, bisogna, dopo aver prodotto il DVI, impartire il comando $ dvips -t -f miodocumento.dvi -o miodocumento.ps che permette di ottenere il file PostScript miodocumento.ps (è necessario aver installato un interprete PostScript quale Ghostscript) — l'opzione -t è necessaria se il documento contiene pagine in formato ''landscape''. Per visualizzare il file PostScript si può utilizzare il programma Unix ''gv''. Per ottenere un documento in formato PDF bisogna processare il file sorgente con il comando $ pdflatex miodocumento.tex Se nel file sono presenti delle figure, esse devono, per essere processate correttamente con PDFLaTeX, essere salvate con il suffisso .png, .jpg oppure .pdf e non con il suffisso .ps o .eps, come invece è necessario per ottenere un file in PostScript. Qualora siano stati introdotti errori (nella scrittura direttive), il processo di compilazione si blocca alla riga in cui compare l'errore: può avvenire, come nella programmazione, che l'errore non si trovi in quella riga ma si ''ripercuota'' su quella, e quindi è necessario cercarlo all'interno del sorgente. LaTeX è software libero, coperto dalla LaTeX Project Public License (LPPL), una licenza incompatibile con la GNU General Public License, poiché richiede che le versioni modificate usino un nome di file modificato; questo è stato fatto per far sì che i file non vengano danneggiati da modifiche inattese o da prodotti di terze parti. Una nuova versione della licenza LPPL compatibile con la GPL è in preparazione. La LPPL è conforme alle ''linee guida per il free software di Debian'' dalla versione 1.3 in avanti.
Lingua yiddish
La '''lingua yiddish''', '''jiddisch''' o '''giudeo-tedesco''' è una lingua germanica occidentale parlata dagli ebrei aschenaziti. È utilizzata da numerose comunità in tutto il mondo ed è scritta con i caratteri dell'alfabeto ebraico.
La lingua trae le sue origini dalla cultura degli ebrei aschenaziti, sviluppatasi nell'XI secolo in Renania, e poi diffusasi in Italia settentrionale, nei Paesi Bassi, nell'Europa centrale e orientale, nelle Americhe, in Sud Africa, Australia e Israele. Tra i primi nomi dello yiddish vi sono ''loshn ashkenaz'' (לשון-אשכנז) e ''taytsh'', per distinguerla dall'ebraico biblico e dall'aramaico, generalmente definiti entrambi come לשון־קודש (''loshn-koydesh'' = "lingua sacra"). Sono attestati nei secoli XVIII, XIX e XX anche i nomi ''jargon'' e ''mame-loshn'' (מאַמע־לשון = "lingua materna"). Il termine "yiddish" non fu molto usato per definire la lingua e la sua letteratura: compare la prima volta solo nel XVIII secolo. È probabile che tale lingua sia sorta per evitare le persecuzioni, soprattutto "ad imitazione" delle altre lingue giudaiche: è innegabile comunque la "coniazione" di nuove parole diffuse poi anche in quelle; la stessa Qabbalah della tradizione ebraica non nega la credenza in similitudini tra tutte lingue che, secondo la Torah, derivano dall'ebraico, indirettamente o direttamente, malgrado le difficoltà semantiche o fonologiche. La gematria ne presenta un esempio anche se quanto qui espresso riguarda un approccio differente, assai complesso. Si potrebbe altresì ammettere anche l'esistenza di parole in yiddish rivelate, quasi similmente al termine onomatopeico e/o all'ispirazione nella musica. È stato anche proposto che l'origine del substrato germanico dello yiddish sia di fatto il gotico, che dai secoli IV al XVII sopravvisse in Crimea (gotico di Crimea, parlata dai Goti di Crimea). L'elemento ebraico sarebbe entrato nello yiddish al tempo della conversione all'ebraismo dei cazari, dominatori di quell'area geografica fino al XIII secolo, avvenuta verso il V-VI secolo, ma questa teoria non è accettata dalla maggior parte degli studiosi. Un'altra teoria è che lo yiddish derivi dalla parlata degli abitanti slavi e baltici dell'area polacca, i quali si convertivano o si spacciavano per ebrei per non venire rapiti e venduti come schiavi, cosa non rara in quelle zone durante tutto il Medioevo. Attualmente la lingua yiddish presenta due principali varianti: * yiddish occidentale (codice ISO 639-3 yih), parlato dagli ebrei dell'Europa germanofona, in Italia settentrionale (secoli XV–XVII), in Terra d'Israele e in Egitto. * yiddish orientale (codice ISO 639-3 ydd), parlato dagli ebrei dell'Europa orientale. Autori classici del yiddish orientale nel XIX secolo sono Mendele Moicher Sforim, Isacco Leyb Peretz e Sholem Aleichem, però il più noto autore in quella lingua è il premio Nobel per la letteratura Isaac Bashevis Singer. La differenza più marcata tra le due è l'inclusione di numerosi termini dalle lingue slave nello yiddish orientale. Mentre lo yiddish occidentale è ormai poco parlato, lo yiddish orientale è ancora largamente diffuso. Nell'alto tedesco medio si svilupparono in ambito germanofono diversi dialetti tedeschi che venivano utilizzati prevalentemente dalle comunità ebraiche per comunicare tra di loro. Nella maggior parte di questi casi i dialetti parlati contenevano numerosi influssi della lingua ebraica e della lingua aramaica, a partire dall'alfabeto ebraico che veniva utilizzato per scrivere, mentre resta a tutt'oggi ignoto se anche la sintassi abbia risentito di quella utilizzata nella lingua ebraica. A causa delle persecuzioni che avvennero nel XIV secolo ed in particolare dopo la pestilenza del 1348, ci furono diversi cambiamenti demografici di rilievo che videro lo spostamento di molte delle comunità ebraiche dall'Europa occidentale in quella orientale, in particolare verso quelle zone che fanno oggi parte della Polonia e della Lituania. La conseguenza fu che la lingua parlata da queste comunità si sviluppò in modo indipendente da quella che veniva parlata da coloro che rimasero nell'Europa occidentale. Di rilievo in questo periodo fu lo sviluppo che vide la lingua yiddish all'interno delle comunità rimaste nelle aree germanofone, in particolare quelle che comprendono l'odierna Germania. Mentre lo yiddish occidentale si sviluppò prevalentemente in contemporaneo con la lingua tedesca, risentendo in modo maggiore degli influssi del tedesco, lo yiddish parlato in est Europa rimase per lo più inalterato e risentì solo in maniera marginale dell'influsso delle lingue slave, conservando quindi ampiamente molti degli influssi gotici. Questo processo di evoluzione della lingua yiddish in due maniere distinte fu alla base della odierna distinzione presente tra lo yiddish occidentale e lo yiddish orientale. Con le ondate di emigrazione da parte di molti membri della comunità ebraica a partire dai primi decenni del XIX secolo verso gli Stati Uniti la lingua yiddish si diffuse anche in aree dove si parlava prevalentemente l'inglese. Oggigiorno infatti molte delle comunità ebraiche che utilizzano la lingua yiddish risiedono negli Stati Uniti. Tipicamente però la lingua yiddish viene utilizzata prevalentemente dalle comunità ortodosse e ultraortodosse. In Israele le comunità di chassidim e quelle dei prushim, ebrei lituani discendenti dai discepoli del Gaon di Vilna, parlano yidish nella vita quotidiana. Lo yidish è la lingua principale di interi quartieri di Gerusalemme tra cui Mea Shearim, Gheula e Kfar Belz. Il XIX secolo viene ritenuto da molti come l'epoca d'oro della lingua yiddish, specialmente dal punto di vista letterario. Grazie alla rinascita della letteratura yiddish in questo periodo e alla espansione delle comunità ebraiche nel mondo occidentale, molti termini di questa lingua sono stati assimilati sotto diversa forma nella lingua inglese ed in quella tedesca. La prima grammatica di yiddish risale alla seconda metà dell'Ottocento e fu scritta da Ludwik Lejzer Zamenhof, un ebreo di Białystok (attualmente in Polonia) noto principalmente per aver creato la lingua internazionale esperanto. Negli anni venti e trenta del secolo scorso la lingua yiddish fu per qualche periodo utilizzata come lingua ufficiale accanto al russo e al bielorusso nelle regioni della odierna Bielorussia, che all'epoca faceva ancora parte dell'Unione Sovietica. Con la seconda guerra mondiale, a causa della persecuzione e dello sterminio degli ebrei, la lingua yiddish è stata completamente cancellata dall'Europa orientale: in Polonia ad esempio fino al 1939 c'erano ancora circa due milioni di parlanti, ma dal dopoguerra non ne è rimasto praticamente nessuno. La letteratura è essenzialmente divisa in tre periodi. Dal 1100 al 1780 circa (fatta in genere di commenti a testi religiosi e qualche raro testo di epica e narrativa per lo più anonimo), dal 1780 al 1890 (con i racconti del chassidismo e le parabole di Nachman di Breslov e all'opposto i movimenti dell'haskalah) e dal 1864 Il padre della letteratura yiddish moderna viene considerato Mendele Moicher Sforim, accanto a Sholem Aleichem e Isacco Leyb Peretz. Altri esponenti sono Abraham Goldfaden, Semën An-skij, Sholem Asch, Israel Joshua Singer e il fratello Isaac Bashevis Singer (quest'ultimo nel 1978 insignito del Premio Nobel per la letteratura, ma anche la sorella Esther Kreitman scrisse in yiddish). Altri nomi: Halpern Leivick, Uri Zvi Grinberg, Pinchus Kahanovich (che scriveva con lo pseudonimo di Der Nister), Moyshe Kulbak, Peretz Hirschbein, Mani Leib, Jacob Glatstein, Chaim Grade, Abraham Sutzkever, Abraham Cahan, David Bergelson, Peretz Markish, Itzik Feffer, Leib Kvitko, Shira Gorshman, Itzik Manger, Joseph Opatoshu, Yehiel De-Nur, Chava Rosenfarb, Michael Lev, David Hofstein ecc. Nel Novecento si è fatta largo anche una letteratura (e poesia) yiddish al femminile. Ricordiamo, fra le altre: Kadye Molodowsky, Anna Margolin, Malka Heifetz Tussman e Rochl Korn. La letteratura yiddish conta molti eredi che però non scrivono in lingua, tra i quali Bernard Malamud, Philip Roth, Marek Halter, Nathan Englander e Jonathan Safran Foer. Anche il famoso pittore novecentesco Marc Chagall si cimentò nell'ambito poetico scrivendo componimenti non solo in russo e in francese, ma anche in yiddish. Il teatro yiddish consiste in opere teatrali scritte ed eseguite principalmente da ebrei in yiddish, la lingua della comunità ebraica ashkenazita dell'Europa centrale. La gamma del teatro yiddish è ampia: operetta, commedia musicale e riviste satiriche o nostalgiche; melodramma; dramma naturalista; drammi espressionisti e modernisti. Al suo apice, la sua portata geografica era relativamente ampia: dalla fine del XIX secolo fino a poco prima della seconda guerra mondiale, il teatro yiddish professionale poteva essere trovato in tutte le aree maggiormente ebraiche dell'Europa centro-orientale e orientale, ma anche a Berlino, Londra, Parigi, Buenos Aires e New York. Le radici del teatro yiddish comprendono le rappresentazioni spesso satiriche tradizionalmente eseguite durante la festa religiosa del Purim (note come ''Purim spiels''); altre mascherate come la Danza della Morte; il canto dei cantori nelle sinagoghe; il canto laico ebraico e improvvisazione drammatica; esposizione alle tradizioni teatrali di vari paesi europei e alla cultura letteraria ebraica che era cresciuta sulla scia dell'illuminazione ebraica (Haskalah). Israil Bercovici scrisse che è attraverso il teatro yiddish che "la cultura ebraica è entrata in dialogo con il mondo esterno", sia mettendosi in mostra sia importando pezzi teatrali di altre culture. Temi come immigrazione, povertà, integrazione e forti legami ancestrali possono essere trovati in molte produzioni teatrali yiddish. * Isaac Bashevis Singer (1978, / ) La serie tv israeliana ''Shtisel'', ambientata nel quartiere di Geula a Gerusalemme popolato per lo più da ebrei ortodossi charedì è girata in lingua ebraica e lingua yiddish. La serie mette in scena la diglossia e il bilinguismo della comunità charedì, dove gli anziani parlano quasi solo yiddish mentre bambini e ragazzi parlano quasi solo ebraico e non capiscono l'yiddish. La serie tv internazionale ''Unorthodox'', ambientata nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn, ruota intorno a una comunità ebraica ultra-ortodossa chassidi che parla yiddish e inglese.
Lingue retoromanze
Le '''lingue retoromanze''' sono un raggruppamento di lingue neolatine unite da strette affinità e parlate da circa 900.000 persone nella parte centro-orientale dell'arco alpino. Le lingue riconosciute che ne fanno parte sono il romancio, il ladino ed il friulano; nel complesso queste tre lingue costituiscono l'intero gruppo .
Il termine «ladino» (e il suo corrispettivo tedesco ''Ladinisch'') originariamente era diffuso per indicare le parlate romanze della Val Badia all'interno del contesto austriaco, mentre successivamente si è naturalmente esteso alle contigue aree ladinofone delle Dolomiti. Fu per primo il glottologo Graziadio Isaia Ascoli ad analizzare sistematicamente i comuni caratteri delle parlate friulane, dolomitiche e romance, a raggrupparle in un unico gruppo (il retoromanzo, per l'appunto) e a formulare la teoria dell'unità Ladina secondo la quale queste parlate avrebbero un comune antico substrato, più antico della loro matrice latina, che lo stesso Ascoli identificava in un ipotetico protolinguaggio retico ; fu inoltre con tale teoria che il termine «ladino» acquistò una seconda accezione, più ampia di quella tradizionale, tesa a indicare la totalità delle parlate retoromanze. , tuttavia questo uso genera ambiguità dal momento che la stessa espressione ''ladino'' è usata per indicare il ladino dolomitico o più semplicemente ladino, lingua che fa parte del gruppo retoromanzo ma come già detto non ne è unica appartenente. Ulteriore ambiguità è generata dal fatto che la stessa parola «ladino» è utilizzata anche relativamente alla lingua giudaico-spagnola, che a dispetto del nome non ha prossimi rapporti di parentela con le lingue retoromanze. Le parlate retoromanze, in epoca alto medioevale, non dovevano differenziarsi dalle restanti parlate romanze dell'Alta Italia. Queste differenziazioni si fecero marcate nel Basso Medioevo, con l'italianizzazione (o meglio toscanizzazione) delle principali parlate gallo-italiche. Gli stati regionali furono, dal Trecento in poi, sempre più attratti dalla parlata fiorentina, tanto è che progressivamente andarono sostituendo il latino, quale lingua della cancelleria e dell'insegnamento, non con i dialetti locali, bensì con il toscano, cosicché anche il dialetto si andò "italianizzando" fino a perdere le S finali del plurale e delle coniugazioni e acquisendo termini toscani. Ciò non avvenne in aree più marginali, prive di grandi centri urbani e di cultura, come appunto l'area reto-romanza, che conservò fenomeni linguistici in declino nel resto dell'area gallo-italiana. Le popolazioni retoromanze intorno all'anno mille occupavano un'area molto estesa nelle Alpi centro-orientali, che andava dalla Svizzera (Canton Ticino e Canton Grigioni) fino alle Alpi Giulie (attuale Slovenia occidentale). Contrazione dell'area delle lingue retoromanze Sulla genesi di queste popolazioni esistono diverse teorie. Secondo una di queste, il ladino delle Alpi orientali deriva dall'idioma parlato dalle popolazioni del Norico rifugiatesi nelle vallate delle Alpi orientali a partire dal V secolo, fuggendo dalle invasioni dei Rugi, degli Avari e degli Slavi. Questi gruppi, unitisi alle preesistenti etnie celtiche (breoni), erano indicati dalle popolazioni di lingua tedesca come ''Welsch'' (opponendoli a sé stessi e ai ''Windisch'', gli Slavi), mentre essi stessi si autodefinivano ''latini'' (da cui il termine dialettale ''ladin''). Il termine si diffuse a partire dal XVIII secolo anche negli ambienti tedeschi (''Ladinisch'') per designare le popolazioni in via di germanizzazione soggette al Tirolo. Secondo lo studioso Carlo Battisti le valli del Sella vennero colonizzate da contadini neolatini soltanto due o tre secoli dopo il 1000 d. C., inviati in quelle valli dal potere religioso-feudale di Bressanone, Novacella e Castel Badia. Oggi però l'ipotesi comunemente accettata è una continuità insediativa nelle valli alpine sin dall'epoca romana. Con la conquista delle Alpi da parte di Roma, la lingua ufficiale latina si impose sui diversi sostrati linguistici delle popolazioni alpine celtiche, retiche e noriche, dando vita a parlate latine volgari a carattere regionale. Da queste basi regionali emersero le tre aree neolatine nelle quali viene suddiviso oggi il mondo retoromanzo: il romancio dei Grigioni, il ladino dolomitico, e il friulano. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente la regione di parlata retoromanza si estendeva ininterrotta dagli attuali Grigioni al Friuli. Nei secoli seguenti le popolazioni alpine, frammentate e prive di strutture politiche e sociali comuni, rimasero però soggette a forti pressioni demografiche, culturali e linguistiche da parte delle popolazioni circumalpine. Nel V secolo sotto la protezione degli Ostrogoti gli Alemanni si insediarono nella provincia Raetia Secunda, tra il lago di Costanza ed il Reno. Gli Alemanni cercarono ripetutamente di espandere la loro presenza oltre i confini dei territori attribuiti loro da Teodorico il Grande, entrando in conflitto con le popolazioni romaniche, che però riuscirono a mantenere la loro identità culturale. Nel territorio dell'odierno Alto Adige invece i Baiuvari colonizzarono le principali valli alpine, imponendo la loro presenza alle popolazioni locali. L'inclusione delle aree alpine nel regno dei Franchi e poi nell'impero carolingio cambiò ulteriormente l'assetto politico e sociale della regione. Il potere politico venne centralizzato e dato in feudo ad aristocratici di origine germanica. Cominciò così un lento processo di assimilazione che porterà, attraverso i secoli, ad una graduale riduzione dell'area retoromanza. Nel territorio dell'odierno Alto Adige l'uso delle lingue germaniche si espanse dal primo medioevo in poi, a partire dalle valli principali, giungendo a una sostanziale compattezza linguistica germanofona sin dal XII e XIII secolo. Ancora nel XVII secolo però alcune zone periferiche, come una parte dell'Alta Val Venosta, confinante con i Grigioni, risultano solo parzialmente germanizzate. L'idioma romanzo sopravvisse nelle valli ladine. La prevalenza della lingua tedesca non escluse continui contatti e presenze di persone e piccoli gruppi di lingua neolatina. Nei primi secoli dopo il 1000 l'area retoromanza viene ulteriormente ridotta dall'avanzata delle lingue neolatine dell'Italia peninsulare. La parlata trentina/lombardo/veneta si espanse verso nord, a danno delle parlata ladina lungo la val di Fiemme, mentre la lingua veneta si afferma nel Bellunese e fa sentire i suoi influssi fin nel cadorino, ampezzano e nell'alto Cordevole. Fino al Settecento questo processo di cambiamento della parlata degli strati popolari (la stragrande maggioranza della popolazione) fu una assimilazione culturale spontanea, slegata da ancora inesistenti implicazioni di carattere nazionalistico. Mappa distributiva delle lingue retoromanze Le parlate retoromanze si dividono in tre gruppi: ''romancio'', ''ladino dolomitico'' (o più semplicemente ''ladino'') e ''friulano''. === Grigioni: il Romancio === Il romancio grigionese o romancio (ISO 639-2: ''roh'') è parlato nel cantone svizzero dei Grigioni, è la quarta lingua nazionale della Svizzera dal 1937. Si divide in: a) gruppo Renano, parlati nelle aree occidentali e centrali del Grigioni (Val Surselva e Val Sursette): * sursilvano o soprasilvano (''sursilvan''), parlato nella val Surselva; *sottosilvano (''sutsilvan''); * surmirano (con i suoi dialetti ''surses'' e ''sutses''); b) gruppo Ladino, parlati nelle aree orientali del Grigioni (Engadina e Val Monastero): * alto engadino (''putér''), parlato in Alta Engadina * basso engadino ''(vallàder)'', parlato in Bassa Engadina * jauer, Val Monastero (''Val Müstair''), in passato diffuso nell'Alta Val Venosta. Parlate affini a quelle del gruppo engadinese furono in passato presenti nelle contigue aree della val Venosta (oggi in Italia), con influssi da parte del ladino dolomitico. === Dolomiti: il Ladino === Il Ladino (''ladin'') è parlato principalmente nelle comunità dolomitiche: * gardenese, parlato in Val Gardena (''Gherdëina''), * fassano, parlato in Val di Fassa, * badioto-marebbano, diffuso in Val Badia e in val Marebbe (''Mareo''), * fodomo, diffuso a Livinallongo (''Fodom''), nell'alto Cordevole (Rocca Pietore/''Ròcia'') e nel comune di Colle Santa Lucia (''Cól''), * noneso-solandro, parlato in Val di Non, val di Sole, val di Pejo, val di Rabbi (non riconosciuto legalmente), * låger, parlato in Bassa Atesina, Alto Adige (generalmente ritenuto una variante del fassano, tuttavia con una maggiore influenza sudtirolese), * ampezzano, diffuso a Cortina d'Ampezzo (''Anpezo'') dove risente del confine culturale ladino-cadorino, * comeliano, diffuso nel Comelico; è il più conservativo tra i dialetti orientali, * cadorino, parlato in Cadore, fino a Perarolo (escluso), * agordino, risente fortemente dell'influenza veneta soprattutto nelle località di fondovalle (Agordo, La Valle Agordina), più conservativo in altre località (Cencenighe, Alleghe, San Tomaso, Falcade, Gosaldo), * zoldano parlato nella sola valle di Zoldo, molto vicino al ladino-veneto dell'agordino, presenta concordanze con il ladino dolomitico centrale (del Sella) e con il cadorino. Influenze venete maggiori nella parte alta della valle (verbo andare: "dzì" a Forno di Zoldo, "andà" a Zoldo Alto). Nello zoldano si incontrano anche numerosi termini di chiara derivazione tedesca, ad esempio: " sluck, sgnápa, smìr, slimeck, rúela, làta, présa, rusàck" * ladino friulano di Erto e Cimolais, dai più ritenuto un antico dialetto di transizione tra ladino dolomitico e friulano, da altri ritenuto semplicemente una variante peculiare (e con molti arcaismi) di friulano, è in ogni caso oggi isolato rispetto all'area dolomitica ma ancora contiguo a quella friulanofona. In Provincia di Bolzano (''Bulsan'') e di Trento è ufficialmente riconosciuto come lingua e la minoranza ladina viene tutelata con diverse norme riguardanti tra le altre cose l'insegnamento nelle scuole pubbliche. Infatti nelle scuole delle località ladine dell'Alto Adige la "lingua ladina" è lingua d'insegnamento assieme al tedesco e italiano. Recentemente è stato concluso il progetto SPELL che mira alla creazione di una lingua ladina standard. === Friuli: il Friulano === La lingua friulana (friulano/furlan), (ISO 639-2: ''fur'') si è formata, come tale, più o meno intorno all'anno Mille, ed ha mantenuto durante i secoli un'originalità tutta sua che la rende, ancora oggi, diversa dall'italiano e dagli altri idiomi parlati nei territori limitrofi (veneto, istroveneto). Il friulano è parlato nelle province di Gorizia, Pordenone e Udine e nella provincia di Venezia (parte orientale del Mandamento di Portogruaro) da circa persone. Nella parte orientale, tra l'Isonzo e il Timavo, lo spopolamento alto-medioevale con successive immigrazioni venete ma anche morlacche e slave, ha portato a una forma ibrida friulano-veneta (dialetto bisiaco). Ancora nel Rinascimento la valle dell'Isonzo fino ad Idria parlava il ladino con caratteristiche friulane. Se ne individuano alcune varianti principali, caratterizzate principalmente da una diversa terminazione vocalica di alcune forme nominali (sostantivi, aggettivi ed articoli), che investe in particolar modo la declinazione del femminile, e dalla loro demarcazione geografica: * Friulano centro-orientale (la varietà che nella pronuncia risulta la più "vicina" all'ortografia ufficiale), esteso nella stragrande maggioranza della provincia di Udine (a nord della linea delle risorgive e a sud delle Alpi e prealpi carniche e giulie, fra il Tagliamento e l'Isonzo); * friulano carnico (l'insieme di dialetti -piuttosto diversi tra loro- parlati nella parte settentrionale della provincia di Udine. Sono caratterizzati da un marcato conservatorismo). Di questi dialetti, il più peculiare è quello del canal di Gorto, caratterizzato dalla terminazione in -o dei vocaboli femminili, come probabilmente accadeva in tutto il Friuli in epoca volgare e medievale; * Friulano occidentale o Concordiese, esteso nella provincia di Pordenone (eccetto le aree di parlata veneta), in alcuni comuni della provincia di Venezia (appartenenti al Friuli Storico) ed in alcune valli occidentali dell'alta Carnia; * Friulano orientale, esteso nella provincia di Gorizia (eccetto alcune zone del Monfalconese di parlata bisiaca) ed in alcune zone confinanti della provincia di Udine (zona di Cividale e zona di Cervignano), è una variante avente le stesse terminazioni vocaliche della variante Concordiese ma affine alla variante Orientale/Collinare per gli altri principali fenomeni di pronuncia, e comunque geograficamente isolata dalla variante Concordiese; I linguisti sono concordi nel definire come lingue autonome (e pertanto non come dialetti o varianti di una stessa lingua) i tre idiomi romancio, ladino dolomitico e friulano. Anche a livello politico ed istituzionale, questi idiomi hanno avuto riconosciuto il rango di "Lingua" in Svizzera (il Romancio è quarta Lingua Nazionale) e in Italia (Ladino e Friulano sono riconosciute come distinte lingue minoritarie) e vengono pertanto insegnate nelle scuole ed utilizzate negli atti pubblici, oltre che nella cartellonistica ufficiale. La legislazione italiana riconosce il Ladino dolomitico con la denominazione più semplice di ''Ladino''. Il gruppo retoromanzo ha tratti in comune con le lingue romanze occidentali, p.es. la lenizione – talvolta fino alla scomparsa – delle intervocaliche (''latinu'' > ''ladin'') e il plurale in ''-s'' anziché in ''-i'', ''-e'', ma a volte se ne discosta (la ''c'' dinanzi a ''e'' e ''i'' non passa a ʦ > s ma diventa ʧ come nel gruppo orientale (italiano centro-meridionale, romeno) (''romanice'' > ''rumantsch'' ruˈmanʧ). Un esempio di puter. Un popolare proverbio grigionese: :''Voust entrer cun buna glüna'' :''Bainvegnieu sarost adünna.'' :''Vo da l'otra vart il vent'' :''Fo il bain e sto davent.'' :(Se vieni di buonumore sei benvenuto. Altrimenti, per favore, resta fuori) Un esempio di una leggenda in ladin dolomitan / standard: :''Duc i Ladins sá che l lé (o lech) dl ergabuan è l Lé de Careza. Chest è conesciú lonc y lerch per si biei colours che muda demeztroi dal vert-fresch al cuecen-scarlat, y dal blé dl ciel al ghel-or; per chesta mudazion de colours él vegnú batié "Lé dl Ergabuan", dai colours dla irida/cogola dl uedl. An conta che chel lé fova n iade abité da na "gana" che ova l corp da pesc y l cef da persona, desche an se imaginova da zacan na ninfa. N salvan che abitova te cheles selves, che scluj ite chest pice lé desche na perla, se ova inamoré da perde l cef te chesta bela muta-ninfa; ma dut debant! Per la tré a sé, se ova l salvan pensé de fé n gran ergabuan con i colours plu biei che se destenova fora da la piza dl Latemar enfin ju tl lech; ma la ninfa ne se ova empone lascé pié. Dal gran senn, l Salvan, che ova fat con tant de fadia sie beliscim laour, ova n dí tout l ergabuan, l ova desfat en tant de fruzies y l ova spo sciulé tl lech. Da chel moment á l lé giaté duc chi biei colours che al à enfin aldidancuei.''' Altri esempi: Ladin Dolomitan Ladin Nones Ladin Solandro Friulano collinare Friulano Cimoliano Vallader Pere nost, che te ies en ciel, al vegne santifiché tie inom, al vegne tie regn, al vegne fat tia volonte, coche en ciel enscí sun la tera. Pare Nos, che es en tel ziel, el sibia santificjà el to inom, el vegnia el to regn, el sibia fat el to voler, come en ziel enzí sun la tera. Pàre nòs chje ses intal ciel, sià santifichjà 'l to' nòm, fa' chje vègna 'l to' rèign, chje 'l to' voler 'l sia semper respetà, com 'n ciel ausì 'n la tèra. Pari nestri, che tu sês tal cîl, ch'al sedi santifiât il tô non, ch'al vegni il to ream, ch'e sedi fate la tô volontât, sicu in cîl, cussì in tiere. Pare nostre, che te suò in tal thel, che a sea benedet al to njuom, che a vegna al to ream, che a sea fat al to volè, in tal thel e anc tala tera. Bap nos, tü chi est in tschel, fat sonch vegna teis nom, teis reginam vegna nanpro, tia vöglia dvainta sco in tschel eir sün terra. Per il mutare della situazione politico-normativa negli anni a cavallo tra il XX e XXI secolo si assiste ad una grande produzione di testi normativi nelle varie lingue e dialetti retoromanzi. Il Cantone dei Grigioni provvede a tradurre nel ''romancio grigionese'' standard molte leggi federali. Per il ladino la strada scelta è quella di utilizzare per i testi normativi i singoli dialetti: si hanno pertanto testi in badioto e gardenese in provincia di Bolzano, in fassano in provincia di Trento. In Friuli con legge regionale approvata nel 1996 la grafia è stata normalizzata. Viene usata obbligatoriamente nei testi ufficiali, nella toponomastica e nelle scuole. La grafia unica normalizzata è utilizzata anche per le varianti della lingua friulana.
Laives (Italia)
'''Laives''' è un comune italiano di abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige, che è divenuto città dal 1985.
Laives vista dal passo della Mendola con i laghi di Monticolo Si trova a meno di 10 chilometri a sud di Bolzano, sul versante orientale della Valle dell'Adige, in corrispondenza della confluenza tra Adige e Isarco, a 250–270 m s.l.m. ===Corsi d'acqua=== Il capoluogo comunale è attraversato dal Rio Vallarsa e lambito dal Fosso Landgraben. La frazione di Pineta è attraversata dal Rio Dolce e dal Rio Lusina. Nel territorio comunale scorre anche la Fossa di Laives, che a sud dell'abitato prende il nome di Fossa di Bronzolo, che ha per affluente lo stesso Rio Vallarsa. Laives dall'argine dell'Adige Il toponimo è attestato come ''Leiuers'' nel 1237, come ''Livers'' e ''Leivers'' nel 1295 e come ''Leiffers'' e ''Leyfers'' nel 1404 e 1406 e deriva probabilmente dal latino ''clivus'' ("pendio") o dal retoromanzo ''liver'' ("libero") ovvero area originariamente non coltivata e libera. Già dal 1333 i documenti riportano, a Bolzano, il cognome di provenienza ''Leiferser'' (persona da Laives). Nella zona attorno a Laives non si erano insediati solo cavalieri prepotenti che esigevano le gabelle a ogni passaggio, ma la bellezza e la fertilità della terra hanno fatto sì che principi e castellani scegliessero di dimorarvi, e i monasteri vi coltivassero i loro vigneti. Nonostante le paludi che fino a 140 anni fa ricoprivano la Valle dell'Adige, la regione si popolò ben presto, specialmente nelle zone circostanti. Alcuni scavi effettuati a Castel Varco (ted. ''Laimburg''), vicino a Vadena, Bronzolo e Laives, hanno riportato alla luce degli interessanti reperti risalenti al 900 a.C., gran parte dei quali (urne cinerarie, fermagli per capelli in bronzo e ferro, gioielli e monete, queste ultime concentrate nel tesoretto di ''Reif'') sono ora custoditi al Museo archeologico dell'Alto Adige, insieme a Ötzi, l'uomo venuto dal ghiaccio, dove possono essere ammirate anche alcune ricostruzioni di antichi insediamenti. Un'ulteriore testimonianza di abitato preistorico, è rappresentata dal fortilizio, circondato da un vallo, di ''Trens Birg'' (1200 m) sul Montelargo (''Breitenberg'') sopra Laives. Di tale stanziamento, dell'età della pietra più recente, sono tuttora visibili resti di mura e di abitazioni. Anche la dorsale del Monte di Mezzo a sud del valico di Kreith, è designata come zona preistorica, in seguito ai diversi ritrovamenti presso le rovine di Castelchiaro (ted. ''Leuchtenburg''), le ''Rosszähne'' (Denti di cavallo) ed il ''Gmundener Kopf'' (Monte di Ora). I resti della capanna retica nel parco di via Galizia Risalgono invece all'età del ferro (a partire dal VII secolo a.C.), i ritrovamenti più antichi di un villaggio retico nell'attuale abitato, nella zona di via Galizia, mentre a qualche secolo dopo risalgono i resti di un altro villaggio retico posto più a monte. I resti di una delle capanne del nucleo più antico, la cosiddetta "Casa 2" emersa durante gli scavi di un condominio nel 1993, è stata smontata e poi rimontata in un parco pubblico poco distante dall'area di ritrovamento, dov'è visibile. Le prime notizie certe della località di Laives risalgono al 1189, quando per la prima volta viene citata in documenti ufficiali di cui si ha menzione storica. Affinché la Bassa Atesina acquistasse sempre maggiore importanza, come collegamento principale tra nord e sud, vi si trasferirono ben presto diversi nobili. Sorsero così numerosi castelli e fortificazioni, in parte ancor oggi esistenti: la Torre sulla Tinzlleiten nella vicinanze di San Giacomo, la chiesetta di San Pietro sopra Laives, dove anticamente sorgeva Castel Liechtenstein, le rovine di Castel Varco e Castelchiaro sul Monte di Mezzo (''Mitterberg'') a sud di Vadena, nonché altri 58 ruderi di manieri disseminati a sud di Bolzano. Come Comune autonomo, Laives appare per la prima volta soltanto nel 1819, e fino al 1948 era servito dal tram per la città di Bolzano. Situato com'è vicino alla città capoluogo, grazie all'offerta di servizi residenziali più economici, Laives negli ultimi decenni ha attirato migliaia di residenti dai dintorni, con il conseguente rapido sviluppo da borgo agricolo a città satellite, con cospicui investimenti realizzati in infrastrutture necessarie alla crescita cittadina. Nel 1985 Laives è stata insignita del titolo di "città" (''Stadt''), ed è quindi la più "giovane" città dell'Alto Adige. È il quarto centro urbano della Provincia per numero di abitanti, dopo Bolzano, Merano e Bressanone. === Stemma === Lo stemma è costituito da una pila d'argento, con i lati ricurvi in campo azzurro e una cappella posta su un monte rosso. L'insegna, simile a quella dei Conti di ''Liechtenstein'' che dimoravano nel castello sul monte ''Köfele'', raffigura la chiesetta di ''Peterköfele''. Lo stemma è stato adottato nel 1970. Essendo stata la casata dei Liechtenstein proprietaria del castello e amministratrice di Cornedo all'Isarco dal 1385 al 1595 lo sfondo di dello stemma di Laives coincide con quello di Cornedo. Il promontorio che sovrasta Laives su cui sorge la ''Peterköfele'' ''Peterköfele'' Chiesa parrocchiale di Laives === Architetture religiose === * Chiesa di Sant'Antonio Abate e San Nicolò. Posta nel centro di Laives la parrocchiale, nella sua forma recente, risale agli anni 1852-1853 quando la costruzione storica fu trasformata in abside del nuovo tempio. Il campanile risale al 1250. Dal 1787 vi è custodita la Pietà di Pietralba, una statuetta di alabastro di 16 cm dell'addolorata Maria. Dal 2000 al 2003 la chiesa fu ampliata con un modernissimo e originale corpo architettonico, per opera degli architetti ''Höller & Klotzner'' di Merano. Risale al 2011 la fine dei lavori di ristrutturazione dell'edificio antico. * Nella frazione di San Giacomo (''St. Jakob'') troviamo una chiesa a forma gotica, che però oggi è chiusa per la costruzione della nuova Chiesa Parrocchiale. * Chiesa di Beato Enrico da Bolzano a La Costa * Chiesetta Peterköfele, che risale al 1300, costruita su uno sperone roccioso che sovrasta Laives, all'inizio del vecchio sentiero che porta a Pietralba. La Chiesetta conserva anche i resti del ''castel Liechtenstein'', che sorgeva poco al di sopra del capoluogo comunale. * Cappella del cimitero nuovo a Laives città. * Chiesa parrocchiale di San Giuseppe artigiano a Pineta. === Architetture civili === ==== Maso Gutleben ==== A Laives sorge l'imponente maso ''Gutleben'' (''Gutlebenhof''), risalente al Medioevo. Nel 2011 diventa oggetto di speculazione edilizia. ==== Maso Renner ==== Nella frazione di Pineta si trova uno dei più prestigiosi masi dell'Alto Adige: il ''Maso Renner (Rennerhof)''. Il maso è sotto tutela e sembra risalire al XVI secolo a proposito della meridiana murale che appare sulla facciata di un edificio presente; non si possono escludere però origini più remote. Questo maso è circondato da molteplici leggende su draghi e creature mitiche. Gli abitanti del maso sono da sempre chiamati i ''Renneri''. Gli attuali proprietari sono la famiglia dell'ing. Piergiorgio Gazzini, che negli ultimi trent'anni hanno provveduto al restauro di diverse opere d'arte e alla coltivazione delle piantagioni. ===Monumenti naturali=== acero americano piantato nel 1908 di fronte alla chiesa parrocchiale, e tutelato dal 2001 Tre sono i monumenti naturali tutelati a livello provinciale siti nel comune di Laives. Si tratta di due monumenti botanici (tre grandi castagni a maso Tschuegg e l'acero americano presso la chiesa parrocchiale) e uno geologico (le gole della Vallarsa). Per tutti e tre, la tutela risale al 2001. Lo stesso acero americano è altresì stato inserito dal ministero delle politiche agricole nell'elenco degli alberi monumentali d'Italia sin dalla prima stesura nel 2017. === Appartenenza linguistica === Gli abitanti di Laives, durante il censimento del 2011, si sono dichiarati per oltre due terzi di madrelingua italiana e per meno di un terzo di madrelingua tedesca: Gli attuali residenti nella città possono essere suddivisi, in base alla lingua e all'origine, principalmente in cinque gruppi: * ll tradizionale gruppo linguistico tedesco; * il tradizionale gruppo di lingua italiana, storica minoranza di lingua italiana nella Bassa Atesina; * il gruppo linguistico tedesco immigrato negli ultimi decenni, in particolare dal resto dell'Alto Adige; * parte del gruppo di lingua italiana immigrata negli ultimi anni, intorno a Bolzano; * i nuovi cittadini provenienti da altre parti del mondo, in primis Albania e Marocco. Ripartizione linguistica 1991 2001 2011 Madrelingua italiana 69,34% 70,42% 71,50% Madrelingua tedesca 30,16% 29,07% 27,99% Madrelingua ladina 0,50% 0,51% 0,51% Secondo il censimento austroungarico del 1900, la popolazione di Laives era a maggioranza italiana. === Evoluzione demografica === Al 31 dicembre 2015 il comune contava residenti, di cui maschi e femmine. === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente era di persone, 346 provenienti da Paesi dell'UE e extracomunitari, pari al 9,44% degli abitanti. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano: # Albania: 285 # Marocco: 224 # Romania: 183 # Pakistan: 136 L'ingresso del Teatro dei Filodrammatici "Gino Coseri" ===Carnevale di Laives=== Tra il capoluogo comunale e la frazione di Pineta si svolge annualmente il Carnevale di Laives, uno dei maggiori a livello regionale. ===Musei=== Laives ha ospitato il Piccolo museo navale, la più grande raccolta in Europa di modelli in grande scala di navi da guerra del XX secolo tragicamente affondate. Nel 2002 il museo ha chiuso e i modelli sono stati venduti al Museo storico italiano della guerra di Rovereto. ===Teatro=== La compagnia teatrale amatoriale Filodrammatica di Laives, nacque per iniziativa di don Luigi Simoni nel 1947 come filodrammatica oratoriale, per trasformarsi dapprima in compagnia teatrale dialettale maschile e infine in compagnia dialettale mista. Quattro sono i teatri nel territorio comunale: due nel capoluogo, il ''Teatro dei Filodrammatici Gino Coseri'' e il ''Teatro Auditorium'' del Centro Don Bosco, uno nella frazione di San Giacomo, il ''Nuovo Teatro'', e uno nella frazione di Pineta, il ''Teatro Delle Muse''. Veduta di Pineta in basso e Laives in alto === Frazioni === Il comune di Laives comprende quattro nuclei urbani separati: * Laives città (''Stadt Leifers''), 11 651 abitanti * Pineta (''Steinmannwald''), 2 183 abitanti * San Giacomo (''Sankt Jakob''), 3 629 abitanti * La Costa (''Seit''), 92 abitanti Degli ultimi tre, le prime due costituiscono, ai sensi dell'articolo 3 dello statuto, una frazione, mentre La Costa è una località, ma è spesso considerata una frazione anche nella documentazione comunale. Laives e i meleti vicino ai centri abitati di Bronzolo e Vadena Laives dispone di una piccola stazione ferroviaria, posta fuori dal centro, sulla ferrovia del Brennero. Vi fermano i treni regionali di Trenitalia per Bolzano e per Verona. Tre linee collegano il capoluogo comunale a Bolzano, passando per Pineta e San Giacomo; una di queste prosegue per Bronzolo. Una linea interna collega la stazione ferroviaria della cittadina al centro, mentre una seconda collega la frazione di Pineta al capoluogo comunale, per poi proseguire per Bronzolo e Vadena. Tutte le linee sono gestite dalla SASA, società pubblica di proprietà dei comuni di Bolzano, Merano e Laives. I collegamenti extraurbani sono offerti anche dalla SAD, che collega la città a Bolzano, Ora, Egna, Prato all'Isarco e la Val di Fiemme. Dal 2005 è sindaco l'avvocato Giovanni Polonioli, con una coalizione di centro-sinistra formata da UDC, PD, Verdi e SVP. L'opposizione inizialmente comprendeva Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lista Civica di Centro, Rifondazione Comunista e Indipendenti Democratici, per un totale di 10 seggi su 30, mentre la maggioranza poteva contare su 20 seggi. Nel 2006, con la formazione del ''Progetto Alto Adige'', tre consiglieri hanno lasciato la maggioranza e sono affluiti in questo nuovo soggetto politico, schierandosi nell'opposizione. Un ulteriore consigliere ha deciso di uscire dalla maggioranza nel maggio 2007 per dichiararsi indipendente. Dal 2015 è sindaco Christian Bianchi (sostenuto dalla Lega Nord, da Forza Italia, dal Movimento 5 stelle e da altre liste civiche locali).
Latino (mitologia)
''Enea alla corte del re Latino'' , olio su tela di Ferdinand Bol . '''Latino''' era il re eponimo dei Latini, l'antico popolo italico pre-romano dell'Italia centrale. Si sposò con Amata, da cui ebbe Lavinia, futura sposa di Enea.
=== Le origini === Sulla sua genealogia le tradizioni sono molto intricate e parecchio contraddittorie; tuttavia numerosi mitografi, tra questi soprattutto Virgilio, si sono impegnati a conferire a questo re un carattere indigeno. Di conseguenza esistono due versioni riguardanti la sua nascita. La cosiddetta versione "ellenizzante" pone comunque diverse ipotesi: * Una lo vuole figlio di Ulisse e di Circe; *Un'altra versione afferma che era figlio di Ulisse e della ninfa Calipso * C'è chi afferma che Latino era non un figlio, ma un nipote di Ulisse, quindi figlio di Telemaco e di Circe; * In altri autori lo si considera figlio di Telegono e Penelope, * Secondo una tradizione molto più antica era fratello gemello di Greco, uno dei figli di Zeus e della prima donna, Pandora. La versione ideata da Virgilio e riportata nell'''Eneide'' fa di Latino un figlio di Fauno, dio locale indigeno, e della dea di Minturno, chiamata Marica. Ma anche questa tradizione è finita per dare spazio ad un'altra. Secondo la leggenda legata al culto del dio Ercole, Latino era frutto di uno dei suoi amori con una fanciulla del Lazio, a seconda delle versioni: * Palanto, una prigioniera Iperborea che l'eroe aveva ricevuto come ostaggio dal padre di lei. Essa sarebbe l'eponima del colle Palatino. * la moglie del re Fauno, che il dio aveva concesso all'eroe; * la figlia del dio, secondo un'ulteriore versione. === Latino in ''Ab Urbe Condita'' === Tito Livio riporta due diverse versioni dell'incontro tra il re Latino ed Enea, avvenuto dopo che gli esuli troiani erano sbarcati nel territorio di Laurentum. Per una ci fu uno scontro con gli abitanti del posto, vinto dai troiani, in seguito al quale il re Latino fece la pace con i troiani. Per un'altra versione, il re Latino, con gli eserciti già schierati, volle sapere dal comandante avversario, chi fossero e quale fosse la loro storia. Venuto a conoscenza della loro identità e della loro storia, pieno di ammirazione, tese la mano ad Enea in segno di pace. Al patto pubblico, il trattato di alleanza tra il re Latino ed Enea, segue un patto privato, per il quale Latino concede, in moglie ad Enea, sua figlia Lavinia. Il matrimonio tra Enea e Lavinia scatenò la rabbia di Turno, re dei Rutuli, cui, precedentemente lo sbarco dei troiani, era stata promessa Lavinia. Pertanto Turno entrò in guerra contro sia Enea sia Latino contemporaneamente. I Rutuli furono vinti, ma nello scontro il re Latino morì. === Latino nelle ''Antichità romane'' di Dionigi === Per la versione di Dionigi, il re, Latino già impegnato in una guerra contro i Rutuli, e temendo la forza degli ''invasori'' troiani schieratisi alla ''greca'' all'apparire dei Latini, dopo aver parlamentato con Enea, gli propose un'alleanza, per la quale i Troiani sarebbero stati alleati dei Latini nella guerra contro i Rutuli, in cambio delle terre necessarie per fondare una propria colonia. Nel racconto di Dionigi, il re Latino morì due anni dopo l'arrivo di Enea, quattro anni dopo la presa di Troia, prima che si arrivasse allo scontro definitivo con i Rutuli. === Latino nell'''Eneide'' === Secondo l'''Eneide'' di Virgilio, poema che esalta il nuovo Impero Romano e in particolare Augusto, Latino accoglie Enea in fuga da Troia, quando approda sul litorale dell'attuale Lazio (dalla regione deriverebbe pertanto il nome). Per creare un'alleanza con l'eroe troiano gli offre la mano della figlia Lavinia, suscitando il risentimento di Turno, un principe locale, cui la fanciulla era stata promessa in sposa. La causa scatenante della guerra nel Lazio è però l'uccisione di Almone, giovane cortigiano del re, durante una rissa scoppiata tra Latini e Troiani.
Latini
I '''Latini''' furono un antico popolo italico di lingua indoeuropea, storicamente stanziato, a partire dalla seconda metà del II millennio a.C., lungo la costa tirrenica della Penisola italica, nella regione del ''Latium''. Politicamente frazionati, i Latini condividevano lingua e cultura. Diedero un contributo determinante alla formazione del popolo di Roma, città che nel corso del I millennio a.C. avrebbe esteso la lingua e la cultura latina all'intero bacino del Mediterraneo e a buona parte dell'Europa. Per tale ragione il termine "latino" è spesso impiegato anche come sinonimo di "romano". Nell'Impero bizantino, prevalentemente di lingua greca, tutti gli europei occidentali venivano chiamati "latini".
Secondo un'interpretazione, l'etnonimo deriverebbe dal latino ''Latus'', ovvero ''esteso'', in riferimento al territorio pianeggiante abitato, messo a confronto con l'andamento prevalentemente collinare e montuoso dell'Italia centrale; se l'interpretazione fosse corretta, ne consegue che i Latini fossero gli ''Abitanti della pianura'', distinti dagli abitanti delle limitrofe zone montane, come la Sabina. === Le origini latine === ==== Le tradizioni storico-letterarie ==== ''Fuga di Enea da Troia'', (1598) di Federico Barocci, Galleria Borghese, Roma Esiodo, nella ''Teogonia'', si occupa della figura di Latino, sovrano di un popolo del Tirreno, i Latini, che per la prima volta sono citati come abitanti del Latium. I primi a stabilire una connessione tra il Latium e una città dell'Asia minore, Troia, attraverso la figura di Enea, furono due scrittori greci del V secolo a.C., Ellanico di Lesbo e Damaste di Sigeo. Oltre un secolo più tardi lo storico siciliano Timeo di Tauromenio, tra i primi storici greci a interessarsi al mondo Roma e alle sue istituzioni, fa menzione dell'origine troiana dei Penati custoditi in un santuario di Lavinium, città sacra per le genti latine. Fabio Pittore, Tito Livio, Dionisio di Alicarnasso, Appiano di Alessandria e Cassio Dione accreditano tutti la versione di Ellanico, Damaste e Timeo. Nella sua ''Storia di Roma'', Livio scrive: «fondano una città, Enea le dà il nome, da quello della moglie, di Lavinium». In quegli stessi anni tale narrazione troverà spazio nell'''Eneide'' di Virgilio. Secondo gli storici antichi, e dello stesso Virgilio, dopo la morte del re Latino e, più tardi, dello stesso Enea, la popolazione autoctona si fuse con i Troiani e diede origine al ''popolo latino'' (XII secolo a.C.). ==== Le ipotesi della storiografia moderna ==== Secondo la teoria maggiormente accettata, diversamente dall'ipotesi della storiografia greco-romana di un'origine dall'Asia minore, i Latini, appartenenti alle genti indoeuropee, discesero in Italia nel corso del II millennio a.C., provenienti forse dall'Europa centrale danubiana, anche se Secondo Theodor Mommsen, che formulò la propria tesi soprattutto su basi linguistiche, la migrazione latina avvenne via terra, seguendo il percorso naturale dato dalla dorsale appenninica da nord a sud, seguendo il versante occidentale della penisola. La migrazione del gruppo latino si sarebbe estesa dal Lazio fino all'attuale Calabria. In seguito ai successivi arrivi di Sanniti e Greci, la presenza di popolazioni latine si sarebbe contratta, fino a coincidere con il Latium Vetus (o Latium Priscum), che grosso modo era delimitato dal Tevere a nord, dai Monti Prenestini e da un breve tratto del fiume Trerus a est, dai Monti Lepini e i Monti Ausoni a sud, e dal mar Tirreno a occidente. La presunta presenza di genti latine nelle terre a sud del Lazio è comunque definita dal Mommsen non documentabile. Per lo storico tedesco la presenza di genti latine in Campania (tra i quali lo studioso annovera gli Ausoni), si desume dal nome di alcune località campane come Nola (città nuova) o Volturnus (dal latino volvere), che attesterebbero la presenza di genti latine prima dell'arrivo dei Sanniti e dei Greci. Per quanto riguarda la presenza di genti latine nelle terre che poi sarebbero state occupate dai Lucani e Bruzi, è definita dal Mommsen probabile, anche se non documentabile. Anche le altre popolazioni italiche di epoca storica, quali Umbri, Volsci, Piceni, Marsi e Sabini, appartenevano al gruppo di popolazioni di lingua indoeuropea, stanziatesi in Italia a seguito di migrazioni via terra, lungo la dorsale appenninica, seguendo un percorso da nord a sud, successive a quella dei Latini. Invece le prime evidenze archeologiche ascrivibili a una popolazione di lingua indoeuropea, distinta da una precedente cultura appenninica, risalgono a non prima del XIII a.C. L'archeologia rileva che dalla fine dell'età del bronzo il territorio a sud del Tevere fu caratterizzato dalla cosiddetta ''facies laziale'' o cultura laziale (X-VI secolo a.C.), regionalizzazione della precedente cultura protovillanoviana (collegabile con la civiltà dei campi di urne dell'Europa centrale) che uniformò l'area tirrenica della Toscana e del Lazio fra il XII e il X secolo a.C. sovrapponendosi alla cultura appenninica che dominava la regione nei secoli precedenti. Secondo David W. Anthony, queste popolazioni di cultura protovillanoviana erano originarie della regione dell'attuale Ungheria orientale, mentre secondo l'archeologo Kristian Kristiansen, queste originavano dalla regione compresa tra la Moravia e l'Austria. Alla cultura laziale viene associata la formazione dell'''ethnos'' latino che sul finire del secondo millennio a.C. si era già costituito in una serie di comunità (menzionate da Plinio il Vecchio) che avevano come centro principale ''Alba «Longa»'' === Dal XII all'VIII secolo a.C. === principali centri abitati È ormai generalmente accertato che una popolazione, diversa da quella precedentemente residente, sia arrivata nel ''Latium'' in epoca protostorica. Tale popolo, sulla base di considerazioni di tipo linguistico e di una serie di rinvenimenti archeologici, viene identificato coi Latini. Tra i reperti archeologici più antichi, risalenti a un periodo che va dall'XI al IX secolo a.C., quelli di Gabi e della vicina necropoli dell'Osa, di Lavinium e di Ficana. Ne fa fede l'improvvisa comparsa di sepolcri che utilizzavano il rito dell'incenerazione, laddove invece i sepolcri di epoche precedenti utilizzavano esclusivamente il rito dell'inumazione. I primi sepolcri contraddistinti da questo nuovo rito sono databili attorno al X secolo a.C., e comparvero prima nella zona dei Colli Albani, a sud dell'attuale Grottaferrata, per poi diffondersi in altre parti del ''Latium'', Roma compresa. Sulla base di queste considerazioni, troverebbe riscontro la tradizione romana che indicava in questo gruppo collinare il fulcro della nazione latina. In questa prima età del ferro, la forma di popolamento dei Latini si articolava in una serie di raggruppamenti rurali autonomi, con spesso al centro un borgo fortificato (''oppidum''), e strettamente collegati fra di loro. Profondamente sentito era all'epoca il senso di un'origine, di un'appartenenza e di culti comuni, che indusse molte di queste entità a dare vita a delle vere e proprie federazioni o leghe. Queste, pur avendo originariamente un carattere religioso, col tempo riuscirono a darsi degli ordinamenti comuni che disciplinavano la difesa del territorio, il commercio ed altre materie di interesse generale. La Lega albense fu forse la più antica fra le federazioni del ''Latium vetus'': era costituita da una trentina di centri, i cosiddetti ''populi albenses'', ricordati da Plinio il Vecchio. Centro di questo ampio raggruppamento urbano era la città di Alba Longa, rasa al suolo attorno alla metà del VII secolo a.C. da Roma (al tempo di Tullo Ostilio), che si sostituì ad essa nella direzione della Lega. Ancora il quarto re di Roma, Anco Marzio, li vinse. Alla fine di questo stesso secolo e in quello successivo, molti altri centri latini furono assorbiti nello stato romano. Dionisio di Alicarnasso, Strabone e Plinio si sono soffermati, nelle loro opere, sulle comunità più antiche del Latium Vetus, molte delle quali erano già scomparse da secoli quando i tre scrittori si accinsero a descriverle. Di alcune non si riesce neppure a stabilirne esattamente l'esatta ubicazione e fra queste la stessa Alba Longa. Secondo la storiografia tradizionale uno sviluppo propriamente urbano di Roma e del Latium si era iniziato a delineare solo nel periodo fra la fine del VII secolo a.C. e la prima metà del secolo successivo. Negli ultimi tre decenni tale impostazione è stata messa in discussione dalle ricerche, dai ritrovamenti e dagli importanti contributi dottrinari di un gruppo di archeologi e storici, non solo italiani, con alla testa Andrea Carandini. Nel 1988 venne scoperta la prima cinta muraria di Roma databile attorno al 725 a.C., mentre ancor prima erano già venute alla luce significative testimonianze, dell'VIII secolo a.C., relative alle città di Praeneste e Tibur, i due massimi centri, dopo Roma, del mondo latino, fino almeno all'assorbimento del Latium Vetus nello Stato romano. È difficile stabilire una linea netta di demarcazione fra fenomeno urbano e protourbano, purtuttavia è evidente che già a partire dal 750 a.C. circa, alcuni centri, per struttura e dimensioni, potevano essere equiparati a delle vere e proprie città sul modello di quanto era già avvenuto in Etruria un paio di generazioni prima e nel sud peninsulare con i primi stanziamenti ellenici. Questi ultimi sembrano essere addirittura posteriori a quelli etruschi o latini che quindi potrebbero essere sorti in forma autonoma, perseguendo cioè un modello di sviluppo del tutto autoctono. === Dal VII al VI secolo a.C. === Negli ultimi decenni del VII secolo a.C. ed ancor più nel corso del VI secolo a.C., si era andato affermando in tutto il territorio latino, in quasi tutta la Campania, ed in parte della pianura padana, la supremazia etrusca che si protrasse fino alla fine del VI secolo a.C. e che a Roma corrispose, secondo la tradizione, agli ultimi tre re appartenenti alla dinastia dei Tarquini (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo). Sappiamo, inoltre, che Servio Tullio fece costruire un tempio a Diana a Roma, quale santuario federale dei Latini. In questa città, sempre secondo gli storici latini e greci, il periodo monarchico etrusco ebbe termine nel 509 a.C. Con la battaglia di Aricia (504 a.C.), i Latini, grazie anche all'appoggio di un contingente cumano, sconfissero gli Etruschi di Chiusi, che miravano a prendere il posto della spodestata dinastia dei Tarquini o, secondo un'altra teoria, prestare loro aiuto. Il provvidenziale intervento degli alleati latini permise a Roma di conservare gli ordinamenti repubblicani, che si era da poco dati, per altri cinque secoli, e nel contempo infranse, e per sempre, le mire espansionistiche etrusche nel Latium centro-meridionale. Successivamente nel Latium Vetus si scatenarono cruente lotte fra Roma ed i più importanti centri della regione, Tusculum in particolare, per il controllo del territorio. Nonostante Tusculum godesse dell'appoggio della maggior parte delle città latine, Roma riuscì, con la battaglia del Lago Regillo (496 a.C.), a sconfiggere le rivali e ad imporre loro la sua egemonia, sancita, qualche anno più tardi (493 a.C.), dal ''Foedus Cassianum''. Questo trattato, che prese il nome dal console romano Spurio Cassio Vecellino, regolò le relazioni fra Roma e le altre città latine per oltre un secolo e mezzo, fino a quando venne sostituito da una serie di rapporti bilaterali fra l'Urbe ed i vari centri del Latium nel quadro di una politica di definitivo assorbimento della regione nello Stato romano (338 a.C.). === V secolo a.C. === Lingue italiche dell'Italia centrale all'inizio del V secolo a.C. Agli albori dell'età repubblicana iniziò anche quel grande movimento colonizzatore del popolo romano-latino, che, spesso sotto altre forme, ma con finalità non troppo dissimili, accompagnò l'espansione di Roma fino a tarda età imperiale. La spinta iniziale fu dovuta con ogni probabilità al sostenuto tasso d'accrescimento della popolazione del Latium Vetus in epoca etrusca, che comportò un forte surplus demografico non assorbibile in ambito regionale. I primi centri in cui vennero dedotte colonie latine furono Cora (501 a.C.) e Signia (495 a.C.), cittadine di più antica ed incerta origine. Entrambe erano poste in zona di occupazione volsca. Seguì un anno più tardi Velitrae, anche essa contesa ai volsci (494 a.C.), come Anzio, la cui colonizzazione (467 a.C.) fu effimera, perché una decina d'anni più tardi tornava in possesso dei suoi precedenti abitatori volsci. La crisi politica, economica e demografica del V secolo impedì nuovi stanziamenti fino al 416 a.C. quando venne dedotta una colonia a Labici, in un territorio però già saldamente latino. Il definitivo ritiro degli Etruschi a nord del Tevere, seguito a breve distanza dalla dura sconfitta subita nella battaglia navale di Cuma (474 a.C.) ad opera dei siracusani, determinò un improvviso ripiegamento in sé stesso di questo popolo ed un abbandono della sua politica di grande potenza nel Mediterraneo centrale. La Campania etrusca cadde in potere dei Sanniti e dei loro alleati pochi decenni più tardi ed il Latium Vetus, tassello importante della politica dei Tirreni in Italia centro-meridionale, ed esso stesso parte integrante del loro mondo da oltre un secolo, dovette affrontare una grave situazione politica esterna, oltre che interna (lotte sociali), che rischiò di comprometterne per sempre lo sviluppo, attentando alla sua stessa esistenza. Nel corso del V secolo a.C., il Latium e le regioni limitrofe del Piceno, del Sannio e della Campania, furono sconvolte dall'espansione di alcuni popoli italici, primi fra tutti i Sanniti, gli Equi ed i Volsci. Questi ultimi costituivano una nazione fiera ed aggressiva stanziata fra i Monti Lepini ed il Liri e, fin dai primi decenni del V secolo a.C., riuscirono ad impegnare la Lega Latina e Roma, in una serie interminabile di guerre di logoramento. La roccaforte volsca di Anzio fu espugnata ed occupata dai romani nel 468 a.C., ma persa una decina d'anni più tardi, mentre le colonie latine di Signia e Norba latina, sui monti Lepini, furono costrette a patire un perenne stato d'assedio. In questi conflitti i Volsci furono spesso appoggiati dagli Equi, altro popolo estremamente bellicoso le cui sedi erano situate fra l'alto corso dell'Aniene, i Monti Ernici ed il lago Fucino, a cavallo fra le attuali regioni del Lazio e dell'Abruzzo. Gli Equi, durante alcuni anni riuscirono persino ad occupare la seconda città latina per importanza, Praeneste, spingendosi fino alle propaggini orientali dei Colli Albani, sul monte Algido (458 a.C.). Qui furono fermati, da un dittatore entrato nella leggenda: Lucio Quinzio Cincinnato. A rendere ancor più drammatico questo già fosco quadro ci pensarono i Sabini che, fra il 495 a.C. ed il 449 a.C., scesero anch'essi ripetutamente in armi contro i Latini. L'importante e potente centro etrusco di Veio infine, da sempre rivale di Roma, mantenne durante tutto il V secolo a.C. una costante pressione militare sulle frontiere settentrionali del ''Latium Vetus'' che, in almeno tre occasioni sfociò in aperto conflitto: nel 485 a.C.-475 a.C. circa, nel 438 a.C.-425 a.C. ed infine nel 405 a.C.-396 a.C., conclusosi quest'ultimo con la distruzione della città ad opera di Roma. Con ben quattro fronti bellici quasi costantemente aperti, a nord quello etrusco, ad est quello sabino, a sud-est quello equo ed a sud quello volsco, sembrava che il popolo latino e con esso la città di Roma, dovessero perire ed uscire per sempre dalla grande storia. Il forte sentimento di appartenenza a una stessa stirpe, unitamente alla consapevolezza di poter essere travolti e sterminati dai popoli limitrofi, spinsero tuttavia i Latini a trovare le forze per liberare la propria terra dagli invasori. Nel 431 a.C. con la celebre battaglia del Monte Algido, gli Equi vennero ricacciati dal Latium Priscum; nel 426 a.C. fu la volta di Fidenae, città alleata di Veio, espugnata e distrutta da un esercito romano. L'appoggio degli Ernici, che fin dal 486 a.C. avevano aderito al ''Foedus Cassianum'', permise a Roma ed alla Lega Latina, nell'anno 406 a.C., la realizzazione di un'impresa epica: la conquista della volsca Anxur, situata ad oltre cinquanta chilometri dalle frontiere meridionali del Latium Vetus. Dieci anni più tardi (396 a.C.) grazie al genio militare di Furio Camillo, la resistenza di Veio ebbe termine, la città venne rasa al suolo ed il suo territorio incorporato nello stato romano. Con Veio cadde uno dei centri etruschi più importanti e prestigiosi dell'epoca, fulcro civilizzatore dell'intero Lazio. Le offensive condotte dal popolo latino negli ultimi decenni del V secolo a.C. avevano fortemente ridimensionato le mire espansioniste di Etruschi, Sabini, Equi e Volsci sul ''Latium vetus''. Pochi anni più tardi tuttavia, un'orda celtica che aveva valicato l'Appennino seminando terrore e distruzione al suo passo, si diresse verso Roma. === IV secolo a.C. - dal 400 al 350 a.C. === L'Italia antica nel 400 a.C. Nel corso del V secolo a.C. alcuni popoli di origine celtica, chiamati dai Latini Galli, avevano occupato gran parte delle prealpi e della pianura padana. Nel 390 a.C. una spedizione di Galli capitanata da un certo Brenno, superato l'Appennino Tosco-Emiliano era penetrata in Etruria da dove marciò su Roma. Un esercito inviato dall'Urbe per arrestare gli invasori venne sconfitto sull'Allia, poche miglia più a nord del Tevere. A Roma donne, vecchi e bambini furono evacuati nelle città vicine mentre i difensori si rifugiarono nell'arx capitolina. Le insegne sacre furono invece inviate a Caere, importante centro etrusco alleato di Roma nell'ultimo, decisivo conflitto con Veio. La città latina, rimasta deserta, venne saccheggiata ed incendiata e solo il pagamento di un forte riscatto e la fermezza di Furio Camillo riuscirono ad allontanare l'orda che si diresse verso sud, in Apulia. In seguito alla grave sconfitta della Battaglia del fiume Allia e al Sacco di Roma che ne seguì, i romani modificarono radicalmente l'armamentario dei soldati e le tattiche di guerra. Erano stati arroganti, rifiutando di punire gli ambasciatori (della gens Fabia) che avevano ucciso un capo senone (violando il voto di non toccare armi), invece di risolvere la diatriba tra Etruschi e Senoni; erano stati presuntuosi, i tribuni militari schierarono l'esercito «senza aver scelto in anticipo uno spazio per il campo, senza aver costruito una trincea che potesse fungere da riparo in caso di ritirata, dimentichi, per non dire degli uomini, anche degli dèi, non essendosi minimamente preoccupati di trarre i dovuti auspici e di offrire sacrifici augurali», ma furono capaci di trarre insegnamento dai propri errori (che quasi avevano portato alla distruzione di Roma) e di capire i limiti del loro esercito e di provvedere in merito. L'invio delle sacre vestimenta a Caere, e non in un'altra città latina, nel corso dell'incursione galla, può essere interpretato in vario modo ma certo è che nel 386 a.C. Praeneste denunciò il ''Foedus Cassianum'' sostenendo apertamente prima i Volsci poi gli Equi che, con i Falisci e gli etruschi di Tarquinia si levarono nuovamente in armi contro Roma. Anche Tusculum, pur non partecipando direttamente alla contesa, permise che un nutrito gruppo di suoi volontari si integrasse nell'esercito prenestino. I tempi della solidarietà latina sembravano svaniti per sempre. Dopo un ennesimo tentativo dei Volsci di penetrare in territorio romano respinto da Furio Camillo, un esercito formato da Prenestini, Equi e volontari di Tuscolo si mosse contro Roma (383 a.C.). L'Urbe era allora impegnata a soccorrere la città alleata di Sutrium, cinta d'assedio dagli Etruschi di Tarquinia e dai loro alleati Falisci. Nonostante la scarsità di forze romane presenti in città, i prenestini vennero messi in fuga nei pressi di Porta Collina. La pace che seguì rispettò le libertà di Praeneste, ma non di Tusculum, città che venne definitivamente assorbita nello Stato romano (381 a.C.). Fra il 362 a.C. ed il 358 a.C. la guerra divampò sulle sponde del Trerus: gli Ernici si ribellarono, e soltanto a prezzo di un notevole sforzo accompagnato da lunghe trattative diplomatiche, furono riportati all'obbedienza da Roma. Tibur, terza città latina per importanza, ne approfittò per scendere in guerra contro l'Urbe, dopo aver assoldato mercenari Galli (361 a.C.). Due nuovi conflitti, prima contro i Volsci, che vennero sconfitti (357 a.C.), e poi contro gli Etruschi di Tarquinia, obbligò Roma ad attendere ben sette lunghi anni prima di riuscire a piegare definitivamente la resistenza di Tibur, cui fu offerta una pace onorevole (354 a.C.). Nel 353 a.C. Caere passò definitivamente nella zona di influenza romana che si estese così, da quell'anno, sul miglior porto dell'Etruria meridionale. Ma ormai l'Urbe aveva perso molti dei suoi alleati latini nella lotta contro i propri nemici tradizionali: solo pochi centri relativamente popolosi (Norba e Signia in particolare), e un certo numero di nuclei minori del Latium, erano restati al suo fianco. Gli avvenimenti che sconvolsero il Latium nella prima metà de IV secolo e che abbiamo cercato di sintetizzare nel precedente capitolo meritano una spiegazione. Perché dopo una serie ininterrotta di vittorie combattute e vinte da Roma e dai suoi alleati della Lega negli ultimi tre decenni del V secolo a.C. esplose nella regione una vera e propria guerra civile fra Latini? Quali furono le motivazioni che spinsero tanti prestigiosi centri del Latium Vetus a rinunciare a un grande progetto collettivo di espansione in Italia centrale e a levarsi in armi contro Roma e le città restatele fedeli? La conquista di Veio del 396 a.C. aveva ulteriormente consolidato la posizione di assoluta supremazia che Roma godeva nella Regione. Sembrava ormai profilarsi per molte città latine il rischio di venire definitivamente assorbite dal potente Stato romano. La presa ed il saccheggio di Roma (ma non della rocca capitolina) da parte dei Galli nel 390 a.C. fu certo un evento luttuoso nella sua storia, ma si trattò di una breve parentesi e la ricostruzione della città procedette ad un ritmo così sostenuto da indurci a credere che l'incendio tramandatoci dalla storiografia antica dovette interessare solo alcune zone dell'Urbe. Un importante studioso di questo periodo ritiene che agli inizi del IV secolo a.C. la popolazione di Roma tornò con ogni probabilità ai livelli della fine dell'età monarchica (509 a.C.), fissati da Tito Livio, Dionisio di Alicarnasso ed Eutropio in circa 80.000 abitanti. Anche allora, agli albori della Repubblica, le città della Lega avevano cercato di liberarsi dell'ingombrante tutela di Roma, ma senza successo. Dopo la crisi del V secolo a.C., che, mettendo in pericolo la sopravvivenza stessa del Latium Vetus, aveva in qualche modo ricompattato il mondo latino, Roma era tornata ad essere più potente e florida che mai. Con la conquista di Veio, come si è già rilevato, i rapporti di forza fra Roma e i suoi alleati vennero ulteriormente modificati a favore dell'Urbe. Le città più importanti del Latium (Praeneste e Tibur), temettero di perdere le proprie libertà e si armarono contro Roma. In loro aiuto accorsero anche altri importanti centri del Latium Vetus, fra cui Tusculum, severamente punito da Roma con la perdita delle libertà civiche. Nella prima metà del IV secolo a.C. l'Urbe fu in grado non solo di respingere con successo gli attacchi delle città latine, ma anche tutte le offensive sferrate ripetutamente contro di essa da Etruschi, Falisci, Volsci ed Equi. Attorno al 350 a.C., subito dopo l'ultima guerra contro Tarquinia, che permise a Roma di consolidare la sua influenza sull'Etruria meridionale e di assorbire nel suo Stato l'importante porto di Caere, il destino dei Latini appariva ormai segnato. === IV secolo a.C. - dal 350 al 300 a.C. === Santa Maria Capua Vetere, Anfiteatro Capuano Sul finire degli anni quaranta del IV secolo a.C. le due potenze egemoni in Italia centrale, Roma da una parte, e la Federazione sannita dall'altra, si affrontarono per il possesso della Campania settentrionale. La guerra (343 a.C.-341 a.C.), che si concluse con un nulla di fatto, permise però ai romani di inserirsi nelle contese interne di una regione ricca e popolosa e di entrare in possesso di Capua, la maggiore e più florida città campana del tempo, consegnatasi ai romani tramite l'istituto della ''deditio'' (343 a.C.). Capua era in quell'epoca al centro di una fitta rete di alleanze e di rapporti commerciali con molte città limitrofe che passarono tutte nell'orbita romana. I Latini, preoccupati di questa nuova espansione di Roma verso Sud, decisero di passare in azione e, con l'appoggio di alcune città campane che mal sopportavano l'egemonia dell'Urbe nella loro regione, arruolarono un esercito che penetrò in Campania attraverso la valle del Trerus (340 a.C.). Le forze latino-campane vennero sconfitte nella battaglia del Vesuvio da un esercito romano, rafforzato, con ogni probabilità, da un contingente sannita. I superstiti furono costretti a ripiegare oltre il fiume Garigliano ma andarono incontro a una nuova disfatta presso Trifano. Nei Campi Fenectani, in territorio appartenente al Latium Adiectum si consumò l'ultimo atto della tragedia: un esercito costituito dai Latini di Prenestae, Tibur ed altri centri minori, venne interamente decimato da Romani (338 a.C.). Da quel momento le città del Latium Vetus cessarono di esistere come entità politiche autonome e la loro storia confluì per sempre in quella di Roma, espressione massima di quella stessa civiltà sviluppata dal popolo latino in tanti secoli di storia. Data l'esiguità della propria base territoriale (non superiore ai 2.000 km²), la popolazione latina non poteva, in epoca preromana, superare le 60.000 o 70.000 unità. Tale popolazione si articolava originariamente, come si è già accennato, in ''populi'', comunità per lo più di modeste dimensioni che nell'età di Tarquinio il Superbo raggiunsero il numero di quarantasette, distribuite in diciannove o venti "distretti", entità territoriali unite spesso fra di loro in federazioni. I ''populi'' fin dagli inizi dell'età del ferro, diedero vita a dei centri urbani o protourbani governati da re locali e dalle forti aristocrazie autoctone. Il potere di queste ultime, sviluppatosi a partire dall'VIII secolo a.C. non fu solo un fenomeno laziale, ma coinvolse anche l'Etruria meridionale tirrenica: originato dalla nascita della proprietà privata terriera e dalla lotta fra le aristocrazie locali per l'accaparramento fondiario si basava «...sulla dipendenza di vasti gruppi di clientes, forza-lavoro agricola e militare composta da non consanguinei e annessa alla ''familia'' allargata...». Una società aristocratica, contraddistinta da «...segni del potere sempre più vistosi e sempre più largamente attinti dallo strumentario del fasto regale orientale...» si consolidò nel corso dei secoli successivi dando luogo a profonde divisioni sociali, che nella città di Roma si sarebbero protratte per buona parte dell'età repubblicana. Tale società divenne anche il motore di sviluppo di organismi statali, fra cui quello romano, che, sebbene non poggiati su basi razziali ed aperti a nuovi apporti etnici, si incentravano su un comune sistema di valori aventi originariamente, come punti di riferimento, la virtù individuale in tutte le sue manifestazioni ed una visione aristocratica della vita che permeava di sé l'intera collettività. Le credenze religiose del Latium arcaico erano prevalentemente legate alla natura animata (animali e piante) ed inanimata (il fuoco, l'acqua, il vento ecc.) o alle forze soprannaturali che presiedevano l'esistenza umana (la saggezza, la morte, il concepimento e la nascita ecc.). Fra gli animali erano sacri il ''piculus'' (picchio), capace di predire il futuro, il ''serpens'' o ''draco'' (serpente, oggetto di culto nel tempio di ''Juno'' a Lanuvio), l'''aper'' (cinghiale) ed il ''lupus'' (lupo). Il fuoco trovava una doppia incarnazione in Vesta e in ''Vulcanus'' (Vulcano), mentre la vitalità della natura selvatica era racchiusa nel Dio ''Faunus'' (Fauno). Particolare oggetto di culto erano la terra (''Terra mater''), il cielo (''Juppiter'', ovverosia Giove) e la donna giovane in grado di generare e riprodurre la stirpe (''Juno'', Giunone, da jun di juvenis, giovane). Grande importanza avevano tutte le divinità legate all'agricoltura, e che assicuravano il sostentamento umano: Flora (la dea che presiede la fioritura del grano), ''Mater Matuta'' (la dea che protegge la maturazione del frumento), Cerere, ecc. Anche alcuni luoghi fisici, evocanti la storia del ''nomen'' latino potevano essere oggetto di culto, come ''Tiber'' (Tevere). Particolare devozione, infine, era riservata agli dei protettori del focolare e della stirpe come i ''Lares'' ed i ''Penates'' (Lari e Penati). Statua di Giove tonante, dall'originale di Leocare, al Museo del Prado La religione non solo condizionava la vita sociale dei Latini, ma anche quella politica. La comunanza religiosa costituiva infatti, insieme a quella linguistica, il legame più forte che univa fra di loro le tante realtà territoriali ed umane in cui si articolava, all'epoca, il Latium Vetus. Spesso la credenza negli stessi riti, divinità, luoghi di culto, spingeva gruppi di villaggi e, più tardi, di città, a costituire delle vere e proprie Federazioni o Leghe. Celebre a questo proposito fu la Lega albense, cui abbiamo fatto precedentemente accenno, raccolta attorno al santuario di ''Juppiter'' sul ''Mons Albanus'', la quale servì successivamente da archetipo alla Lega latina. I Latini si caratterizzarono sempre per un'accentuata e rigida concezione legalitaria che si rifletteva in ogni ambito della vita pubblica e privata. In epoca arcaica le liti e le controversie venivano risolte tramite un'azione individuale che però doveva conformarsi a determinate consuetudini e godere del necessario consenso sociale. Con lo sviluppo delle prime città-stato la giustizia passò ad essere amministrata dall'autorità pubblica, personificata frequentemente dallo stesso ''rex'' che spesso era anche guida spirituale della comunità e suo pontifex maximus cioè sommo sacerdote. Spettava a lui legiferare e designare le persone, o gli organi collegiali, che lo coadiuvassero in questa sua funzione. Nel corso della prima metà del V secolo a.C. venne viepiù avvertita l'esigenza di una codificazione scritta del diritto che impedisse abusi ed interpretazioni arbitrarie della normativa soprattutto a detrimento delle classi sociali più deboli. Alcuni storici inquadrano questo fenomeno nell'ambito di una progressiva democratizzazione della società latina del tempo e nella lotta da parte delle classi popolari per assicurarsi quegli strumenti di tutela (e di certezza) giuridica necessari alla propria emancipazione sociale ed economica. Nel 451 a.C.-450 a.C. la città latina più potente e popolosa, Roma, si diede un suo primo ordinamento giuridico scritto, attingendo ampiamente a quelle che erano le antiche tradizioni e le concezioni etiche della nazione latina. Si avverte in questo codice, universalmente conosciuto come ''Leggi delle XII Tavole'', il forte senso di integrità e austerità tipico del popolo latino e la sua profonda avversione per tutto ciò che attentasse alle regole dell'onore e della fedeltà, sia verso lo Stato, che nei confronti della propria famiglia. Tutti i cittadini erano inoltre tenuti al rispetto della proprietà privata ed alla correttezza nei rapporti economici: esemplari erano le pene previste per il debitore insolvente. Le ''Leggi delle XII Tavole'' hanno un'importanza storica enorme: con esse era stato posto infatti il primo tassello di quello che sarebbe stato il futuro ordinamento giuridico romano, base indiscussa della moderna giurisprudenza di tanta parte del mondo contemporaneo. In epoca protostorica domina in tutto il Latium Vetus un'economia di tipo primario piuttosto diversificata: agricoltura (farro, orzo, miglio e fave in particolare ma anche cipolle e finocchi), ed allevamento (bovini e suini), in pianura, pastorizia transumante preferentemente, ma non solo, sui rilievi. Le colture della vite e dell'olivo furono introdotte non prima del VII secolo a.C., quando già noccioli, peri e meli erano presenti da tempo sul territorio. La caccia doveva inizialmente occupare un posto non trascurabile nell'alimentazione latina data la ricchezza nel territorio della fauna selvatica (lepri e colombi in particolare, più rari i cervidi). Le attività manifatturiere presenti in zona erano di tipo metallurgico, legate in particolare all'agricoltura (utensili vari: zappe, asce, vomeri ecc.) ed all'attività bellica (armi). Col tempo si sviluppò anche una forma di artigianato locale tesa a soddisfare richieste meno primarie: vasellame in particolare, ma anche oggetti di pasta vitrea ed ambra rilevati in molti insediamenti (Colle della Mola, Narce ecc.). Per quanto riguarda le attività commerciali, con ogni probabilità conobbero una notevole espansione in età etrusca e cioè a partire dal VII-VI secolo a.C. con lo sviluppo urbano di Roma, Praeneste, Tibur ed altri importanti nuclei abitati latini. Ricordiamo che il ''Latium Vetus'' era all'epoca un importante punto di transito fra l'Etruria propriamente detta, le importanti città campane cadute sotto l'influenza etrusca (Capua, Pompei ecc.) ed i ricchi centri italioti del Tirreno (Neapolis, Cuma, ecc.). Lingua dei Latini, della città di Roma e del suo Impero, fu il latino, idioma di origine indoeuropea forse distaccatosi da un precedente ceppo italo-celtico, e conosciuto nella prima fase del suo sviluppo come proto-latino. Il latino delle origini costituiva, insieme al falisco e ad altre lingue affini, una lingua a sé stante rispetto agli altri idiomi italici ugualmente indoeuropei che, diffusi nell'Italia continentale e raggruppati in massima parte nella grande famiglia osco-umbra, erano stati introdotti nella Penisola in epoca successiva a quella riscontrabile per le lingue latino-falische. Il latino presentava caratteristiche grammaticali, sintattiche e lessicali che lo imparentavano, da una parte, con gli idiomi celtici e germanici, dall'altra con le aree indoeuropee più orientali (di lingua tocaria e indoaria). La prima iscrizione rinvenuta in protolatino è contenuta nella fibula praenestina, monile fabbricato attorno alla metà del VII secolo a.C. e rinvenuto a Palestrina (l'antica ''Preneste'') nell'Ottocento; mentre una letteratura propriamente latina iniziò a svilupparsi solo in età romana, a partire dal III secolo a.C. === Le origini della civiltà latina === In epoca arcaica (XII secolo a.C.-VIII secolo a.C.) l'etnia latina presentava un livello di sviluppo sociale e civile paragonabile a quello di altre popolazioni appenniniche da cui ben poco si differenziava, almeno a giudicare dalla scarsa documentazione in nostro possesso. Tipica del mondo latino del tempo era la forma di insediamento che si articolava in villaggi di piccole dimensioni (generalmente al di sotto dei 20 ettari), e contraddistinti da un tipo di economia stanziale di carattere agropecuario. Come abbiamo già rilevato precedentemente, le manifatture esistenti, tutte di modestissime dimensioni, erano specializzate nella fabbricazione di utensili agricoli, armi, o oggetti domestici di ceramica o di metallo con ben scarse pretese artistiche. Le abitazioni dei primi Latini erano generalmente costituite da capanne o altre modeste edificazioni in legno, che solo partire dalla fine del VII secolo a.C. verranno sostituite da case in pietra o laterizi. La società doveva strutturarsi su base patriarcale o tribale in cui il capo tribù svolgeva anche la funzioni sacerdotali. La religione, prima dell'impatto con le civiltà etrusca ed ellenica, era di tipo naturalistico, e svolse un ruolo importante di aggregazione fra i vari villaggi in cui si articolava il Latium, i quali si riconoscevano in divinità, credenze e riti comuni. Una forte spinta all'elaborazione di una cultura e di strutture sociali più articolate ed evolute fu dovuta, nel corso dell'VIII secolo a.C. a una prima fioritura di nuclei urbani (o protourbani) nel Latium Vetus ed alla fondazione delle prime colonie greche nell'Italia meridionale ed in Sicilia. In ogni caso l'impronta ellenica sul Lazio iniziò ad essere chiaramente percepibile negli ultimi decenni di questo stesso secolo (VIII secolo a.C.) con l'inizio del movimento coloniale che ebbe come epicentro le coste dell'Italia meridionale tirrenica e ionica e della Sicilia (la fondazione di Siracusa è del 734 a.C.). === Latini, Greci e Punici === La costituzione delle prime colonie greche in Campania attorno alla metà dell'VIII secolo ebbe una grande importanza storica non solo per la nazione latina, ma anche per molti altri popoli stanziati nell'Italia peninsulare, che ricevettero dai contatti con la civiltà ellenica un forte impulso al proprio sviluppo. Sono degli ultimi decenni di questo secolo i primi oggetti di lusso di produzione greca ritrovati a Roma ed in altre città latine che stimolarono oltretutto una produzione locale riscontrabile in molti centri del Latium vetus (Praeneste, Tibur, Satricum ecc.). Tale produzione, generalmente di imitazione, fu in un primo tempo di livello nettamente inferiore ai modelli originali. Già nel corso del VII secolo a.C., tuttavia, era riuscita ad affinarsi notevolmente dando vita a una fiorente produzione artigianale. Rovine di Cartagine I Greci non si limitarono però ad introdurre in alcune parti d'Italia la propria arte o nuove tecniche di lavorazione manifatturiera, ma anche le proprie istituzioni politiche e militari ed uno strumento che rivoluzionerà la storia del popolo latino anche se si diffuse nel Latium Vetus attraverso l'intermediazione etrusca: la scrittura. In quegli stessi anni, tra il IX e VIII secolo iniziava in Sicilia e Sardegna la penetrazione commerciale fenicia che qualche secolo più tardi si sarebbe tradotta, tramite Cartagine, in un rapporto che legava le città delle Isole anche politicamente (per quanto riguarda la Trinacria l'occupazione punica interessò solo la sua parte occidentale). Secondo eminenti archeologi i Sardi godevano di privilegi che di seguito saranno rispettati pure con la colonizzazione punica. La differenza tra dominati e alleati è stata ipotizzata attraverso gli oggetti trovati in contesti funebri. === Latini ed Etruschi === In un momento storico non facilmente determinabile ma che dovette prodursi negli ultimi due o tre decenni del VII secolo a.C. Roma e tutto il Latium Vetus iniziarono a ruotare nell'orbita etrusca. L'evoluto popolo degli Etruschi, all'apogeo della propria potenza, dischiuse ai Latini le porte di una civiltà nuova e raffinata. Grande è il debito che essi contrassero nei confronti di questo importante gruppo etnico, debito spesso misconosciuto dagli stessi storici latini. Gli Etruschi introdussero nel Latium molte delle proprie credenze religiose (fra cui le pratiche divinatorie degli aruspici ed il culto dei morti), proprie istituzioni politiche di tipo oligarchico, alcune delle quali sopravvissero anche in età repubblicana, e un'amministrazione efficiente. L'alfabeto etrusco (di derivazione greco-occidentale) pur se modificato per potersi adattare ad un idioma indoeuropeo come il latino, fu adottato da tutte le città del ''Latium Vetus'', Roma compresa. Furono etrusche le tecniche costruttive che permisero a Roma, a Praeneste e a Tibur, di sostituire le proprie capanne ed altre abitazioni fatiscenti, con delle case in pietra ricoperte di tegole, acquistando delle inequivocabili connotazioni urbane (ma tale trasformazione dovette, con ogni probabilità, prodursi ancor prima che iniziasse una vera e propria egemonia etrusca sul Latium Vetus). Cartina della civiltà etrusca Il Lazio "etrusco" divenne anche un grande consumatore di beni di lusso ed artistici. Gli sfarzosi arredi funerari scoperti a Praeneste, testimoniano l'improvviso imporsi nella regione, non solo di un'arte nuova, ma di una prosperità materiale sconosciuta fino ad allora. Nacque in questo periodo, ma si sviluppò soprattutto nei secoli successivi, un'arte latina di ispirazione italico-etrusca contraddistinta da un accentuato realismo e che sopravvisse, soprattutto nella ritrattistica, fino ad età imperiale. Popolarissima fra le classi medie, verrà definita dagli studiosi, senza nessuna accezione spregiativa, arte plebea o popolare. Il dominio etrusco, forse esercitato più strettamente a Roma che non in altri importanti centri latini, durò oltre un secolo ed ebbe termine sul finire del VI secolo a.C. === La fine della civiltà latina === Il tramonto dell'egemonia etrusca sul Latium Vetus determinò un'improvvisa emarginazione della regione che venne tagliata fuori dalle grandi correnti di traffico internazionale che ne avevano determinato lo sviluppo nei decenni precedenti. A partire dal 470 a.C. circa e per quasi un secolo (fino almeno al 390 a.C.-385 a.C.), assistiamo così ad un progressivo impoverimento materiale del popolo latino che si rifletté, oltre che sul piano economico, anche su quello culturale. Per Roma, la cui situazione è senz'altro meglio documentata che per le altre città, non si conoscono, di questo periodo, grandi realizzazioni civili o militari. È significativo che l'Urbe, come ha fatto notare un grande archeologo italiano, Ranuccio Bianchi Bandinelli, non possedesse all'epoca, fra le associazioni artigiane esistenti, né tagliapietre, né pittori, né scultori.. Solo dopo l'incursione gallica (390 a.C.) il Latium Vetus tornò a prosperare: ne fanno fede i corredi e gli arredi tombali, più raffinati che in passato, e in taluni casi artisticamente pregevoli.
Licenza artistica
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Licenza open source
Una '''licenza ''open source''''' è una licenza – concessa dal detentore di un diritto d'autore – utilizzata prevalentemente sul software informatico, che può tuttavia riguardare qualsiasi altro ambito nel quale si applica la normativa sul diritto d'autore. La particolarità delle licenze open source è che gli autori invece di vietare, permettono non solo di usare e copiare, ma anche di modificare, ampliare, elaborare, vendere e quant'altro. E tutto questo senza imporre obblighi a ricompensare economicamente gli autori. L'esempio più lampante sono le centinaia di distribuzioni GNU/Linux: un sistema operativo completo di migliaia di applicativi anche di elevatissimo valore, spesso allegate a riviste ad un costo limitato, a sola copertura dei costi di produzione e distribuzione del supporto, e/o liberamente scaricabili dai siti ufficiali su Internet. La GNU Free Documentation License, l'unica licenza originariamente utilizzata da Wikipedia, è un esempio di licenza open source.
Lo '''scopo primario''' delle licenze open source non è la gratuità del software, ma '''la sua sopravvivenza''' ovvero la certezza che vi sia la possibilità per chiunque e in qualunque momento, anche futuro, di apportare miglioramenti o comunque modifiche al programma, e di installarlo senza alcuna limitazione. Per alcuni esponenti della comunità del software libero, come Stallman, lo scopo primario è '''la libertà''' del software in sé, in quanto più importante rispetto agli aspetti tecnologici. Secondo Stallman, il ''software'' dovrebbe essere liberamente utilizzabile prima di tutto perché non è etico brevettarlo, e, solo in secondo luogo, perché è di migliore qualità. ===Storia=== Il termine "open source" venne coniato agli inizi del 1998 su iniziativa di Bruce Perens, Eric S. Raymond, Hall, Tim O'Reilly, Linus Torvalds e altri importanti sviluppatori della ''comunità Free Software'', come allora veniva chiamata. L'obiettivo principale era quello di rendere l'idea del software libero più accettabile all'ambiente commerciale, evitando le posizioni intransigenti di Stallman e contemporaneamente evitare l'equivoco generato dalla parola "free" in inglese (che significa sia ''gratuito'' che ''libero''). La parola "source" stava a sottolineare il fatto che un software non è tanto il programma eseguibile, quanto il suo punto di partenza, il sorgente appunto. Molto attivo fu soprattutto il Raymond, che cercava la licenza migliore in occasione della distribuzione pubblica del codice sorgente di Netscape Navigator. L'obiettivo era proprio quello di rendere il prodotto accettabile nelle aziende evitando l'uso della ristrettiva licenza GPL. ===Definizione=== La Open Source Definition definisce quali licenze possono essere considerate open source. Questa definizione è stata fatta dalla fondazione Open Source Initiative (OSI) che tuttora gestisce il marchio creato ''ad hoc''. La definizione deriva dalle regole (dette Debian Free Software Guidelines) che si era dato il progetto Debian per scegliere quali software includere nella propria distribuzione GNU/Linux. Secondo questa definizione è evidente che perché una licenza sia open source non si deve soltanto di avere accesso al codice sorgente, ma anche il permesso a chiunque di mettere mano al codice sorgente e contemporaneamente il permesso di ridistribuirlo, il tutto senza che alcuno possa pretendere anche il minimo compenso, però senza impedire di chiedere un compenso a chi è disposto a pagarlo. Secondo la Open Source Definition affinché si possa parlare di una licenza open source è necessario che tale licenza soddisfi contemporaneamente tutte le condizioni sotto indicate. *'''Ridistribuzione libera.''' La licenza non può impedire ad alcuna parte in causa la vendita o la cessione del software. Chiunque deve poter fare tutte le copie che vuole, venderle o cederle, e non deve pagare nessuno per poter fare ciò. *'''Codice sorgente.''' Il programma deve includere il codice sorgente. Codice deliberatamente offuscato non è ammesso. Questo in quanto il codice sorgente è necessario per modificare o riparare un programma. *'''Opere derivate.''' La licenza deve permettere modifiche e opere derivate e deve consentire la loro distribuzione sotto i medesimi termini della licenza del software originale, in quanto il software serve a poco se non si può modificare per fare la manutenzione ad esempio per la correzione di errori o il porting su altri sistemi operativi. *'''Integrità del codice sorgente dell'autore.''' La licenza può proibire che il codice sorgente venga distribuito in forma modificata solo se la licenza permette la distribuzione di pezze ("patch file") con il codice sorgente allo scopo di migliorare il programma al momento della costruzione. *'''Nessuna discriminazione contro persone o gruppi.''' La licenza deve essere applicabile per tutti, senza alcuna discriminazione per quanto nobile possa essere l'obiettivo della discriminazione. Ad esempio non si può negare la licenza d'uso neanche a forze di polizia di regimi dittatoriali. *'''Nessuna discriminazione di settori.''' Analogamente alla condizione precedente, questa impedisce che si possa negare la licenza d'uso in determinati settori, per quanto questi possano essere deplorevoli. Non si può dunque impedire l'uso di tale software per produrre armi chimiche o altri strumenti di distruzione di massa. *'''Distribuzione della licenza.''' I diritti relativi al programma devono applicarsi a tutti coloro ai quali il programma sia ridistribuito, senza necessità di esecuzione di una licenza aggiuntiva. *'''La licenza non dev'essere specifica a un prodotto.''' I diritti relativi a un programma non devono dipendere dall'essere il programma parte di una particolare distribuzione di software. *'''La licenza non deve contaminare altro software.''' La licenza non deve porre restrizioni ad altro software che sia distribuito insieme a quello licenziato. *'''La licenza deve essere tecnologicamente neutra.''' Nessuna clausola della licenza deve essere proclamata su alcuna singola tecnologia o stile di interfaccia. La OSI ha una lista di licenze open source. Perché una licenza vada in questa lista deve rispettare la Open Source Definition e deve seguire un processo di approvazione. La Free Software Foundation (FSF) ha a sua volta una lista di licenze ritenute libere (nella lista ci sono anche licenze ritenute da alcuni erroneamente libere e la spiegazione del perché non lo sono), per ognuna c'è scritto se è compatibile o no con la GNU General Public License. La lista delle licenze open source (secondo la definizione OSI) e la lista delle licenze libere (secondo la definizione della FSF) sono quasi coincidenti, ma ci sono alcune eccezioni (vedi Comparazione di licenze libere). In generale le licenze open source non sono a priori reciprocamente compatibili. Il titolare dei diritti d'autore può comunque distribuire il proprio codice con diverse licenze, sia open source che commerciali. Questo vale sia per l'iniziatore del progetto che per gli autori che contribuiscono al progetto, ciascuno per il proprio codice. Questa possibilità, detta pure dual-licensing o dual-system viene effettivamente praticata, p.es. dalla Sun per la propria Suite Star Office, ma anche da Larry Wall per l'interprete Perl. Nel novembre del 2001, Netscape ha deciso di rendere pubblico il codice del proprio browser anche sotto la licenza GPL - cosicché il progetto Mozilla viene distribuito con le licenze NPL, MPL, GNU GPL e GNU LGPL - per venire incontro alla comunità degli sviluppatori di progetti open source soggetti alla GPL. Il risultato attuale è che parti del codice sorgente sono soggette a una o più di queste licenze; lo staff di Mozilla lavora per cercare di distribuire tutto il codice sotto la triplice licenza MPL/LGPL/GPL.
Licenza di software libero
Una '''licenza di software libero''' è una licenza libera, un testo legale caratterizzato da un aspetto contrattuale o para-contrattuale, che si applica ad un software per garantirne la libertà d'utilizzo, di studio, di modifica e di condivisione, ovvero per renderlo software libero. La nascita del concetto di licenza applicata ad un software per renderlo libero combacia in parte con la nascita di GNU, il primo sistema operativo completamente libero ideato da Richard Stallman nel 1983. Tutt'oggi il progetto GNU e la Free Software Foundation patrocinano attivamente il software distribuito sotto licenze libere e, in generale, la libertà digitale degli utenti. La GNU General Public License, la licenza Apache e la licenza MIT sono alcune fra le licenze libere più adottate.
L’idea di licenza libera si sviluppa con la nascita del software libero la cui storia inizia a partire dal 1980. Tra gli avvenimenti principali che portano allo sviluppo di queste tematiche troviamo: * Bayh-Dole Act in America: una nuova legge che permette di privatizzare i risultati ottenuti per mezzo di attività di ricerca svoltesi in ambito accademico, a patto che si verifichino specifiche condizioni (ad esempio la collaborazione con enti privati). * Frammentazione dell’At&T: una società telefonica americana che fino a quel momento deteneva il monopolio della telefonia. In quanto azienda monopolista, nella fornitura dei servizi di telefonia, era soggetta ai limiti imposti dall’autorità anti-trust statunitense. Quest’ultima aveva imposto ad AT&T diversi obblighi, tra cui l’obbligo di non fornire prodotti o servizi diversi dalla telefonia. AT&T aveva ad un certo punto sviluppato un sistema operativo, ovvero Unix, ma non poteva venderlo. Per questo motivo lo metteva a disposizione gratuitamente nei laboratori di ricerca delle università americane. Unix era, fino al 1980, il software libero utilizzato nel sistema di ricerca nelle università americane. Nel momento in cui la società viene frazionata in più società minori, vengono meno i divieti sottoposti dall’attività anti-trust statunitense. Unix diventa così un possibile oggetto possibile di commercializzazione. * '''USA Software Digital Act''': prima del 1980 il tema dell’applicabilità al software del diritto d’autore era molto dibattuto. Negli Stati Uniti il primo atto normativo che rende possibile questa applicabilità è del 1976, ma nel 1980 viene adottato un ulteriore atto normativo: USA Software Copyright Act. Arriva quindi in modo definitivo la tutela del diritto d’autore applicata al software. Nella storia del software è importante focalizzarsi su alcuni diritti, soprattutto parlando dei software degli anni ‘80. Nel 1980 erano importanti 3 facoltà: ● Diritto di riprodurre (Art. 64-bis lett. a ed art. 13 LdA), cioè il diritto di moltiplicare in copie il programma ● Diritto di modificare (Art. 64-bis lett. b ed art. 18 LdA), cioè autorizzare le modifiche del programma ● Diritto di distribuire (Art. 64-bis lett. C ed art 17 LdA), che negli anni ‘80 era la circolazione di copie fisiche In quegli anni si discuteva su come proteggere il software, se con i diritti d’autore o con i brevetti. La scelta cadde sul diritto d’autore soprattutto perché la lobby delle aziende trovava conveniente adottare il diritto d’autore in quanto meno costoso, mentre il brevetto deve essere concesso (c’è bisogno di una domanda di brevetto che deve essere valutata da professionisti esperti) e ciò necessita di cifre molto importanti. Il valore economico era inizialmente nell’hardware piuttosto che nel software, solo in seguito si inizia a percepire che c’è del valore anche nel software (con l’avvento di linguaggi di programmazione come C). A partire dal 1980 si diffondono quindi sostanziali cambiamenti, primo tra i quali la diffusione del software privato con forti limitazioni riguardanti la riproduzione, la distribuzione e la modificale libera del codice sorgente. Nel 1981 a seguito della sentenza ''Diamond v.'' ''Diehr'', 450 US 175 (1981) venne riconosciuta per la prima volta la natura brevettuale dei programmi per elaboratore. In seguito a questi avvenimenti cominciò ad essere sempre più utilizzato e diffuso il concetto di proprietà intellettuale, concetto che in principio generò non poche difficoltà in quanto era sempre stato associato all’aspetto materiale di un prodotto. Infatti fino agli anni 90 questa espressione non era molto usata, ma diventa una moda quando viene rinominata l’organizzazione mondiale che si occupa di queste materie, chiamata WIPO. Il primo difetto di questa espressione è che mette insieme diritti molto diversi tra di loro, il che risulta molto confusionario. Il secondo difetto è che si usa l’espressione “proprietà” che nel sentir comune ricorda un diritto che applichiamo agli oggetti materiali, un diritto esclusivo ed escludente. I beni materiali come le opere dell’ingegno non funzionano così, perché la ragione dell’uso esclusivo funziona in modo diverso. Ed è proprio in questo contesto che nascono le prime linee di pensiero in contrapposizione alle limitazioni che si stavano sviluppando. Tra i primi ad opporsi alle nuove disposizioni ci fu Richard Stallman, ideatore della definizione di software libero nonché fondatore del GNU Project (Gnu’s Not Unix). Stallman inizia il progetto con lo scopo di rifare un sistema operativo che avesse qualità simili a quelle del sistema operativo Unix, ma che fosse comunque diverso. L’idea che sta alla base della licenza libera del software è motivata da istanze etiche riguardanti la libera diffusione e la cooperazione. Nella prima metà degli anni ‘90, alcuni sviluppatori si convinsero che l’enfasi sugli aspetti etici fosse d’intralcio alla diffusione del software libero in ambito industriale e iniziarono a dubitare anche dell’espressione “free software” che risulta essere un po’ ambigua (in quanto si può anche tradurre "free" come "gratis"). Quindi questo gruppo di sviluppatori pensò di fare re-branding dell’idea di software libero, creando la Open source Initiative ed evolvendo il concetto in quello di Open Source Definition, una definizione simile all’espressione di software libero nella sostanza, ma molto diversa nella forma. Questa definizione è articolata in 10 punti. Negli anni sono state create molte licenze di software libero diverse. Il codice contenuto nel software, a livello giuridico, viene trattato dalle leggi sul diritto di autore. Nell'ambito del software si è introdotto, un contratto, '''la licenza''', il cui scopo è spesso quello di limitare ulteriormente i diritti di chi ne fruisce. Il software ha solitamente un proprietario che è colui che detiene i diritti di autore sul software stesso, cioè colui che possiede il copyright. L'uso del software può essere concesso gratuitamente o a pagamento, per le operazioni sancite dal contratto di licenza, o in sua mancanza per quanto stabilito dalla legge. Quando si parla di licenza libera (o aperta) del software, così come intesa nell’Art. 69 del CAD, si fa riferimento ad una licenza che garantisca all’utente di un ''software'' 4 libertà: * libertà di eseguire il programma ad ogni scopo ('''libertà 0'''); * libertà di poter studiare il funzionamento del programma con possibilità di accesso al codice sorgente per potervi apportare delle modifiche qualora ce ne fosse necessità ('''libertà 1'''); * libertà di ridistribuire copie in linea con il concetto di condivisione nei confronti di chi necessiti del programma ('''libertà 2'''); * libertà di apportare migliorie al programma e ridistribuire la versione aggiornata in modo che questo possa giovare alla comunità ('''libertà 3'''). Le libertà 1 e 3 richiedono l’accesso al codice sorgente. In generale è possibile individuare due macro-gruppi di licenze libere: ;Forte:È la tipologia definita anche ''conservativa'', secondo cui qualsiasi modifica ad un'opera dovrà conservare la licenza o i diritti di partenza (copyleft forte).Richiede una forte struttura normativa più complessa e stringente poiché essendo più "restrittivo" impone condizioni più stringenti e effettive al fine di mantenere la libertà del software, in modo che resista a chi cerca di evitarlo. Creare una licenza di copyleft forte è molto difficile.:Esempi di licenze forti: GNU General Public License, GNU Affero General Public License. ;Debole:Non presenta politiche ''conservative'': un'opera derivata da un'altra potrà essere distribuita anche con una licenza diversa da quella di partenza (rischiando quindi di rendere il prodotto finale non più libero). Come idea il copyleft debole opera a livello di file, per cui se uno sviluppatore appone le proprie modifiche a quel file, esso rimane sotto la stessa licenza. Spesso infatti le licenze di copyleft debole sono usate per files destinati a essere incorporati in altri file, tipicamente librerie (ad esempio LGPL). :Esempi di licenze deboli: Licenza MIT, licenze BSD, licenza Apache. Sorge per cui il problema dell'''incompatibilità'' fra licenze: opere sotto licenze ''più deboli'' possono generalmente ''avanzare'' a licenze ''più forti'', ma spesso il contrario non può avvenire. Ad esempio un software sotto licenza Apache può avanzare alla licenza GNU GPL poiché quest'ultima è "più forte", mentre il contrario non è possibile poiché significherebbe ignorare diversi punti della GNU GPL. Fra le altre cose, la Free Software Foundation cataloga le maggiori licenze libere descrivendone le rispettive compatibilità. Oltre ai due macro-gruppi individuati è possibile descrivere una sottocategoria chiamata "licenze non copyleft": il codice sviluppato può' essere preso, modificato, rilicenziato, senza che il codice così risultante possa soggiacere alla stessa licenza. Le licenze che seguono questo paradigma vedono anche dette "ultraliberali". In Italia abbiamo due articoli che disciplinano l’uso del software libero nella pubblica amministrazione(PA): Art 68 del CAD: prevede l’obbligo della valutazione comparativa; il comma 1bis spiega quali siano i criteri da considerare nella valutazione comparativa; il comma 1ter spiega che la valutazione comparativa va fatta seguendo una metodologia scritta nelle linee guida dell’AGID. Inoltre prevede l’obbligo di preferenza del software libero nelle pubbliche amministrazioni quando possibile. Art 69 del CAD: parla del concetto di riuso del software sviluppato per una PA a favore delle altre PA. Il secondo comma definisce cosa debba fare una PA per poter distribuire il software con licenza libera, in particolare tratta il motivo per cui le PA debbano essere '''titolari del diritto di distribuzione con licenza libera''' per poter utilizzare questo tipo di licenza. === Valutazione Comparativa === Viene svolta seguendo dei criteri quali: * Costo Complessivo * Livello di utilizzo di formati di dati aperti * Garanzie riguardo la sicurezza e la protezione dei dati personali Le modalità di tale valutazione sono definite dalle ''' Linee Guida''' dell'AgID. * '''Macro fase 1''': individuazione delle esigenze * '''Macro fase 2''': analisi delle soluzione a riuso delle Pubbliche Amministrazione e delle soluzioni Open Source :Vanno verificate: :* Conformità alle regole sull'interoperabilità :* Conformità alle normative sulla protezione dei dati personali :* Conformità ai livelli di minima sicurezza previsti per le Pubbliche Amministrazioni : È necessario anche calcolare il valore della soluzione attraverso ulteriori parametri, tra i quali: :* Percentuale di copertura dei requisiti :* Presenza di un manutentore del codice :* Presenza e grado di competenza delle risorse interne della Pubblica Amministrazione :* Numero e tipologia di altre pubbliche amministrazioni che usano lo stesso progetto open source :* Sostenibilità del progetto open source secondo i seguenti indicatori: :#frequenza delle modifiche :#frequenza dei rilasci :#comunità degli utenti :#longevità del progetto : Va anche calcolato il costo complessivo tenendo conto degli eventuali costi aggiuntivi per: :* Installazione :* Formazione :* Personalizzazione :* Integrazione : Sono da stimare anche i tempi necessari per la messa in produzione. *'''Macro Fase 3''': analisi di altre soluzioni Esistono delle limitazioni legate al diritto d’autore di default che si applica anche alle banche di dati, per questo motivo anche in quest’ambito è necessario utilizzare delle licenze ad hoc per favorire il riuso e la condivisione delle banche di dati. Da qui parliamo di licenze Open Data, ovvero licenze che regolano il riutilizzo e la distribuzione dei dati tenendo conto del riconoscimento della paternità di chi ha licenziato la base di dati. È importante però tenere sempre conto del fatto che se i dati contenuti riguardano persone sono soggetti alla privacy e di conseguenza non possono circolare in modo del tutto libero. Avanzamento alla GNU GPL ;GNU GPL: La '''GNU General Public License''' ('''GNU GPL''', attualmente alla sua terza versione) è una delle licenze libere più adottate. Secondo tale licenza l'autore conserva i diritti morali sull'opera, ma ne permette la redistribuzione e la modifica con condizioni volte a garantire che tutte le versioni derivate continuino a conservare le stesse libertà. In altre parole se un software sotto GNU GPL viene modificato anche il derivato eredita a sua volta una licenza GNU GPL a prescindere dalla quantità e qualità di ciascuna delle parti. Ideata da Richard Stallman (fondatore della Free Software Foundation) in aiuto con il professore di legge Eben Moglen, fu storicamente la prima licenza libera forte. Può capitare che un software sotto licenza debole ''avanzi'' a licenze più forti, fino ad arrivare alla GNU GPLv3+ che è una delle licenze libere più forti. ;GNU AGPL: La '''GNU AGPL''' ('''GNU Affero General Public License''' o ''Affero GPL'') è sostanzialmente la GNU GPLv3 con un paragrafo aggiuntivo che permette agli utenti che interagiscono tramite l'output di un software lato server di ricevere il codice sorgente di quel software. La Free Software Foundation consiglia agli sviluppatori di considerare l'uso della GNU AGPL per software destinato ad essere utilizzato via rete. ;GNU LGPL: La '''GNU Lesser General Public License''' (''GNU LGPL'') è una licenza copyleft come la ''GNU GPL'' con la possibilità di effettuare ''linking'' da software con diverse licenze. :La LGPL è usata in particolar modo per librerie software e talvolta anche da applicativi come Mozilla Firefox e LibreOffice. ;MIT La licenza MIT, chiamata anche "license X" o "license X11", è una licenza di software libero creata dal Massachusetts Institute of Technology (MIT). È una licenza permissiva, la quale permette il riutilizzo nel software proprietario con la condizione che la licenza sia distribuita con tale software. Non pone vincoli all'utilizzo del software modificato, infatti a differenza della licenza GPL, con il software licenziato con essa si può creare software proprietario. MIT è anche GPL-compatibile, cioè è possibile combinare e ridistribuire software GPL con codice che usa la licenza MIT. La licenza è simile alla licenza BSD, tranne per il fatto che quest'ultima contiene una nota che proibisce l'utilizzo del nome del detentore del copyright per fini pubblicitari. ;BSD: In principio venne utilizzata per distribuire il sistema operativo Unix ''Berkeley Software Distribution''. Si tratta di una licenza debole, per cui da essa può derivare anche software non libero. Uno dei suoi punti di forza è che rimane compatibile con la GNU GPL in quanto, in caso di riutilizzazione di codice sorgente appartenente a quest'ultima, cede le sue credenziali in favore della GNU GPL. :Si può quasi sostenere che questa licenza software sia "realmente" libera, in quanto all'utente è consentito di distribuire il software da lui modificato o ampliato come libero o no. :Gli sviluppatori GNU GPL sottolineano però come questa licenza non contribuisca allo sviluppo di altro software libero e ritengono che la licenza BSD è più libera di una licenza GNU GPL se e solo se si crede che un Paese che consenta la schiavitù sia più libero di uno che non la consente. ;Apache:La '''Licenza Apache''', sviluppata dalla Apache Software Foundation, non è una licenza copyleft pertanto versioni modificate del software possono essere oggetto di software proprietario, ma impone di includere un'informativa sul fatto che si sta usando software licenziato secondo i termini della Licenza Apache. La licenza è utilizzabile da qualsiasi sviluppatore interessato, anche in caso non fosse associato ad ASF. Il vincolo più importante imposto da questa licenza è la necessità di dare credito all'autore originale in ogni progetto derivato. :La versione 2.0 della licenza è compatibile con la GNU GPLv3, ma non con le versioni precedenti. ;MPL: La '''Mozilla Public License''' favorisce una collaborazione efficace permettendo di unire software libero e non libero. Il codice sorgente copiato o modificato sotto la licenza MPL deve rimanere sotto MPL, fattore che la rende ovviamente incompatibile con la GNU GPL (fatte le dovute eccezioni) nonostante sia meno permissiva della licenza BSD. La ''NPL'' (''Netscape Public License'', prima versione della MPL) fu la prima a curarsi di alcuni punti che non furono mai presi in considerazione dalle licenze BSD e GNU GPL: poter combinare codice sotto MPL con codice proprietario rende questa licenza molto appetibile anche dal punto di vista commerciale. Nello spettro delle licenze di software libero può essere considerata adiacente alla licenza BSD, ma ristretta. ;EUPL:L''''European Union Public Licence''' è una licenza copyleft approvata dalla Commissione europea in lingua Inglese, Francese e Tedesca il 9 gennaio 2007, mentre il 9 gennaio 2008 è stata approvata in tutte le restanti lingue ufficiali dell'Unione europea. Dal gennaio 2009 la Commissione ha adottato la versione 1.1. La presente licenza si applica a tutte le opere sotto le condizioni previste dall'EUPL. Secondo la Free Software Foundation (FSF) la licenza impone un copyleft forte e non è compatibile con la GPL. Essendo compatibile con licenze copyleft debole permette di avere effetti legali diversi non voluti dagli sviluppatori originali.:Risulta compatibile con alcune licenze indicate nella licenza stessa, ma non è riportata la GNU GPLv3. Viene usata prevalentemente nell'ambito della Pubblica Amministrazione dei paesi membri dell'Unione Europea. In molte regioni italiane la preferenza per il software libero è prevista anche da prima del 2012 attraverso varie leggi regionali: ● art. 4, comma 1, lett. i), L1/2004 Regione '''Toscana''' ● art. 3 e 4, L11/2006 Regione '''Umbria''' ● art. 1, comma 1, lett. c), L19/2008 Regione '''Veneto''' ● art. 6, comma 2, L.9/2009 Regione '''Piemonte''' ● art. 10, L.20/2012 Regione '''Puglia''' All’estero solo dopo il 2012 (ad esempio in Ecuador e Francia) viene introdotta una norma che impone la preferenza nelle pubbliche amministrazioni per il software libero.
Guida galattica per gli autostoppisti (serie)
Una bandiera con la scritta «Niente panico / DNA N47°16' E11°23'» ad Innsbruck La '''''Guida galattica per gli autostoppisti''''' nacque come serie radiofonica di fantascienza creata dallo scrittore britannico Douglas Adams e venne successivamente adattata in forma di romanzo, serie televisiva, videogioco e, quindi, film per il cinema.
La ''Guida'' citata nel titolo è, in realtà, un "libro nel libro": nel racconto i protagonisti fanno spesso riferimento ad una specie di enciclopedia, la ''Guida Galattica'', appunto, che fornisce loro suggerimenti - spesso bizzarri, secondo il registro surreale del romanzo - su ''"la vita, l'universo e tutto quanto"''. Per anni si era parlato di una possibile riduzione cinematografica dell'opera, ma il progetto - fortemente voluto dall'autore stesso - non ha potuto vedere la luce che nel 2005, anno di uscita del film omonimo ''Guida galattica per autostoppisti'', postumo di oltre 4 anni la morte del suo ideatore: un lungometraggio basato proprio sulla sceneggiatura scritta anni prima da Adams stesso, che non riuscì a realizzare in prima persona il suo sogno. Della Guida sono state realizzate diverse versioni telematiche, con numerose citazioni tratte dal romanzo; la BBC stessa cura un sito che è stato definito ''"almost but not quite completely unlike Wikipedia"'', ovvero ''"quasi ma non del tutto diverso da Wikipedia"''. Nelle parole di Adams, i libri costituivano una "trilogia in cinque parti", ed hanno tuttora un vasto seguito di cultori e appassionati. La forza della Guida risiede nell'ironia che pervade il racconto, nell'umorismo sottile - che non risparmia le critiche di costume - e nei personaggi assolutamente bizzarri che abitano il romanzo. Nella versione originale si può anche apprezzare il particolare lessico dell'autore, con le sue invenzioni linguistiche diventate memorabili, un vero e proprio gergo che contribuisce all'atmosfera umoristica dei libri. Una per tutte è il significato del numero 42. Così geniali e in anticipo coi tempi, alcune delle trovate di Adams sono state effettivamente abbracciate dalla tecnologia moderna, prendendo a prestito i nomi coniati dall'autore. Ad esempio il ''pesce di Babele'', una specie di simbionte traduttore universale, a cui si è ispirato il traduttore di AltaVista, ''Babelfish'', il computer scacchistico ''Deep Thought'' della IBM (primo computer capace di battere un Grande maestro internazionale in un match, il cui nome deriva da Pensiero Profondo, un supercomputer presente nel racconto), il programma di messaggistica istantanea Trillian, chiamato come la protagonista femminile della serie. Nella primissima incarnazione, la Guida è uno sceneggiato radiofonico, trasmesso dalla BBC a puntate a partire dal 1978. La serie originale comprendeva sette episodi; altri cinque vennero trasmessi nel 1980, dopo di che le trasmissioni cessarono e il romanzo, adattamento dei primi episodi, acquistò vita indipendente. La popolarità della serie radio e dei romanzi portò alla nascita di una miniserie televisiva, trasmessa nel 1981 - ulteriore adattamento delle versioni precedenti. Fu originariamente trasmessa nel Regno Unito dalla BBC, e fu riproposta di lì a poco in tutto il mondo in onde corte dalla BBC World Service, nel 1978. Nel marzo 1981, la National Public Radio la trasmise negli Stati Uniti (fu una delle sue prime trasmissioni in stereofonia) e la replicò a settembre. L'anno successivo la serie della BBC fu trasmessa dalla CBC Radio (Canadian Broadcasting Corporation). Un episodio pilota fu commissionato nel marzo 1977, e registrato verso la fine del successivo giugno. Una seconda serie fu commissionata nel 1979 e trasmessa nel 1980. Gli episodi della prima serie furono ri-registrati per l'uscita in LP e audiocassette. Dopo la trasmissione della seconda serie in radio, la prima fu adattata per la televisione. Quest'ultima contiene materiale scritto originariamente da Adams per l'adattamento scenico e per il già menzionato adattamento in LP. Fin dagli esordi in radio, venne utilizzato quale tema musicale il brano strumentale degli Eagles ''Journey to the Sorcerer'', per scelta diretta di Adams che lo ritenne particolarmente adatto allo lo scopo. Adams pensò di scrivere una terza serie per la radio, basata sul libro ''La vita, l'universo e tutto quanto'' nel 1993, ma il progetto non prese il via che dieci anni dopo, postumo. Dirk Maggs, con cui Adams aveva discusso le nuove serie nel 1993, 1997 e 2000, diresse e co-produsse la serie radiofonica adattata da quel libro e dai due successivi, ''Addio, e grazie per tutto il pesce'' e ''Praticamente innocuo'', che divennero rispettivamente la quarta e la quinta serie radiofonica. La terza serie fu registrata nel 2003 e trasmessa tra settembre e ottobre dell'anno successivo, mentre invece la quarta e la quinta furono registrate a cavallo tra il 2004 e il 2005 e trasmesse tra il maggio e il giugno 2005. Le registrazioni di tutte e cinque le serie sono state distribuite su audiocassetta e compact disc; la terza è stata pubblicata in DVD nel 2006, dopo più di un rinvio. Nel 1984 venne pubblicata una riduzione in videogioco, un'avventura testuale ispirata alle vicende di Arthur Dent, curata da Adams stesso e da Steve Meretzky della Infocom. In tempi recenti, i fan della serie hanno creato una comunità online - non dissimile da Wikipedia - nota come ''H2G2'', dal titolo originale del romanzo. Nel 1992 la "trilogia" si arricchì di un quinto romanzo, scritto da Adams in un momento di profondo disagio e posto come finale temporaneo del racconto. Nel 2000 Adams completò la prima stesura della trasposizione cinematografica della Guida contenente nuovi personaggi ed elementi della trama. Il film, le cui riprese sono iniziate il 19 aprile 2004, negli Stati Uniti è uscito il 6 maggio 2005; in Italia, invece, pur essendo stato pubblicizzato nei mesi precedenti l'uscita con dei trailer nei cinema, è uscito il successivo 12 agosto in sole 20 sale cinematografiche senza essere stato pubblicizzato, ed è rimasto in cartellone per un solo fine settimana. Nel 2001 Adams stava curando un sesto libro, intitolato ''Il salmone del dubbio'', inizialmente pensato come terza puntata delle avventure di Dirk Gently, ma morì prima di completare l'opera. Con questo titolo, venne pubblicato nel 2002 un libro contenente articoli e interviste dell'autore, più una bozza del racconto, incompleto. Nel 2004 è stata proposta la terza fase della Guida, con una nuova serie di sei episodi, trasmessi dalla fine di settembre da BBC Radio4, che riprende quanto scritto nel terzo libro della saga. Nel 2005 sono programmate anche le fasi quarta e quinta, sempre su BBC Radio4, che vedranno la luce a partire dal 3 maggio, disponibili via radio e tramite il portale web di BBC. Il 17 settembre 2008 è stato annunciato che Eoin Colfer, autore della popolare serie ''Artemis Fowl'', è stato incaricato di scrivere il sesto libro della serie, con il consenso della vedova di Douglas. Il romanzo, che si chiama ''And an Other Thing...'' ("E un'altra cosa..."), è stato pubblicato nel Regno Unito e negli Stati Uniti nell'ottobre 2009 e tradotto in italiano nel 2010 per Mondadori. * ''Guida galattica per gli autostoppisti'', Urania N. 843, 1980 (''The Hitchhiker's Guide to the Galaxy'', 1979). * ''Ristorante al termine dell'Universo'', Urania N. 968, 1984 (''The Restaurant at the End of the Universe'', 1980). * ''La vita, l'universo e tutto quanto'', Urania N. 973, 1984 (''Life, the Universe and Everything'', 1982). * ''Addio, e grazie per tutto il pesce'', Urania N. 1028, 1986 (''So Long, and Thanks for All the Fish'', 1984). * ''Praticamente innocuo'', Urania N. 1209 (''Mostly Harmless'', 1992). ===Opere correlate=== * ''Sicuro, sicurissimo, perfettamente sicuro'' (''Young Zaphod Plays it Safe'', 1986) * ''Il salmone del dubbio'' (''The Salmon of Doubt'', 2002) * ''Niente panico: La guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams secondo Neil Gaiman'' (''Don't Panic: The Official Hitchhiker's Guide to the Galaxy Companion''), 1988) di Neil Gaiman * ''E un'altra cosa...'' (''And Another Thing...'', 2009) di Eoin Colfer * Arthur Dent * Ford Prefect * Zaphod Beeblebrox * Tricia McMillan, detta ''Trillian'' * Marvin l'androide paranoico (robot della serie CPV - "Caratteristiche Persona Vera") * Fenchurch
Comparazione di licenze di software libero
Elenco comparativo di alcune licenze di software libero. Sia la Open Source Initiative che la Free Software Foundation hanno valutato con propri criteri le licenze utilizzate per la distribuzione di software libero.
Come si può vedere nella tabella seguente, non tutte le licenze approvate esplicitamente dalla OSI sono considerate ''libere'' (''free'') dalla FSF, la quale considera ''libere'' e persino compatibili con la GPL alcune licenze non approvate dalla OSI. Quest'ultima differenza è dovuta verosimilmente al fatto che le licenze vengono approvate dalla OSI dietro richiesta di chi le ha scritte, mentre il giudizio sulle licenze non scritte dalla FSF è stato dato da questa su propria iniziativa, per fare chiarimento rispetto alla compatibilità con la propria licenza GPL e anche per ribadire il proprio concetto di "libero". Nella colonna "Approvata OSI" viene indicato con "OS" se tale licenza può essere considerata "open source". Nella colonna "Giudizio della FSF" vengono indicate con "GPL" le licenze ritenute dalla FSF compatibili con la licenza GNU General Public License scritta dalla FSF stessa. Con "free" vengono indicate le licenze giudicate libere dalla FSF. Un esplicito giudizio di "not free" è stato contrassegnato con un "no". === Licenze approvate dalla OSI o giudicate free dalla FSF === Licenza ApprovataOSI Giudiziodella FSF GNU General Public License (GPL) OS GPL GNU Lesser General Public License (LGPL) OS GPL license of the iMatix Standard Function Library GPL licenza BSD originale free licenza BSD modificata GPL licenza MIT OS GPL Qt Public License OS free Expat license (MIT License) OS GPL Standard ML of New Jersey Copyright License GPL Cryptix General License GPL license of ZLib, libpng OS GPL license of Guile GPL GNU Ada compile GPL Licenza PHP 2.02 free Licenza PHP 3.01 OS free license of Python 1.6a2 and earlier versions OS GPL license of Python 2.0.1, 2.1.1, and newer versions OS GPL license of Python 1.6b1 and later versions, through 2.0 and 2.1 OS free license of Perl GPL Original Artistic License OS no Clarified Artistic License GPL Artistic License 2.0 GPL LaTeX Project Public License free Arphic Public License free Apache License 1.0 OS free Apache License 1.1 OS free Zope Public License free license of xinetd free OpenLDAP License 2.3 free Intel Open Source License OS GPL Ricoh Source Code Public License OS Nokia Open Source License OS free IBM Public License 1.0 OS free Apple Public Source License OS no Apple Public Source License v.2.0 free Common Public License 0.5 OS free Eiffel Forum License OS GPL (compatibile solo dalla v2) Phorum License 1.2 free license of Netscape JavaScript GPL Sun Industry Standards Source License 1.0 OS free Sun Public License OS free Sun Community Source License no Sun Solaris Source Code (Foundation Release) License 1.1 no Netscape Public License free Mozilla Public License OS free Mozilla Public License 1.1 OS GPL per casi particolarirelativi alla sezione 13 Netizen Open Source License 1.0 free W3C Software Notice and License OS GPL Interbase Public License 1.0 free Berkeley Database License (Sleepycat Software Product License) OS GPL Motosoto License OS Vovida Software License 1.0 OS Jabber Open Source License 1.0 OS free FreeType license free Open Compatibility License free MITRE Collaborative Virtual Workspace License OS Nethack General Public License OS X.Net License OS Open Group Test Suite License OS === Licenze commentate dalla FSF in quanto ritenute da alcuni "libere" === Licenza ApprovataOSI Giudiziodella FSF Plan 9 License no Open Public License no YaST License no Daniel Bernstein's licenses no Aladdin Free Public License no Scilab license no === Licenze riguardanti documentazione o raccolte di dati === Licenza ApprovataOSI Giudiziodella FSF GNU Free Documentation License (FDL) FDL FreeBSD Documentation License FDL Apple's Common Documentation License 1.0 free Open Publication License 1.0 free Open Content License 1.0 no Open Directory License (dmoz.org License) no Design Science License GPL
La ricchezza delle nazioni
'''''La ricchezza delle nazioni''''' o per esteso '''''Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni''''' , è la principale opera di Adam Smith, ritenuto il fondatore dell'economia politica. Scritta tra il 1767 e il 1773 a Kirkcaldy, dopo un viaggio in Europa come precettore di un giovane aristocratico durante il quale l'autore ebbe occasione di conoscere gli intellettuali del tempo e contestualizzata storicamente nel periodo che precede la guerra d'indipendenza americana , fu completata a Londra, dove fu pubblicata il 9 marzo 1776, l'anno della Dichiarazione d'indipendenza. Nella quarta edizione del libro del 1786, Smith dedica questo ad Henry Hope, banchiere di Amsterdam.
Adam Smith Il monopolio dell'industria manifatturiera (inglese) fu una delle cause scatenanti il conflitto con l'Inghilterra che non voleva la nascita di un'industria sul suolo americano. L'autore assume in merito una posizione contraria all'intervento statale: infatti l'affermazione del laissez faire nel caso americano avrebbe comunque significato il mantenimento delle importazioni dalla madrepatria inglese. A tale politica economica la teoria smithiana forniva inoltre anche un fondamento teorico e in quest'opera comparve infatti per la prima volta la metafora della mano invisibile. L'opera formalmente è composta da cinque Libri: # ''Delle cause del progresso nelle capacità produttive del lavoro, e dell'ordine secondo cui il prodotto viene naturalmente a distribuirsi tra i diversi ceti della popolazione'' tratta gli effetti della divisione del lavoro ed è esposta in dettaglio la teoria smithiana del valore e della distribuzione del reddito; # ''Della natura, dell'accumulazione e dell'impiego dei fondi'' tratta del ruolo svolto dalla moneta e la teoria dell'accumulazione del capitale; # ''Del diverso progresso della prosperità nelle diverse nazioni'', contiene un'esposizione critica della storia economica dalla caduta dell'impero romano; # ''Dei sistemi di economia politica'' è un piccolo trattato di storia del pensiero economico e contiene la critica radicale della dottrina mercantilista e fisiocratica; # ''Del reddito del sovrano e della repubblica'' analizza il ruolo dello Stato e delle finanze statali nello sviluppo economico. === Il lavoro come fonte della ricchezza delle nazioni === Frontespizio dell'edizione originale della Ricchezza delle Nazioni, Londra, 1776 Smith individua nel lavoro svolto "''il fondo da cui ogni nazione trae in ultima analisi tutte le cose necessarie e comode della vita''". Tali beni sono o il prodotto immediato di tale lavoro, oppure il risultato di uno scambio di questi ultimi con quelli cercati. Tuttavia, nota Smith, la quantità della produzione sarà il risultato di due cause distinte: * "l'arte, la destrezza e l'intelligenza con cui vi si esercita il lavoro", che sono le determinanti della capacità produttiva dello stesso; * il rapporto tra coloro che sono impiegati in lavori produttivi e coloro che non lo sono, quelli che Smith chiama ''lavoratori improduttivi''. In Smith la ricchezza di una nazione non deriva quindi dalla quantità di risorse naturali o metalli preziosi di cui essa può disporre, come ritenevano i mercantilisti, né è generata solo dalla terra, l'unica risorsa capace di produrre un sovrappiù per i fisiocratici, ma dal lavoro produttivo in essa svolto, e dalla capacità produttiva di tale lavoro. === La divisione del lavoro === ''Inquiry into the nature and causes of the wealth of nations'', 1922 Nel Capitolo I Smith passa all'individuazione dei fattori che influiscono su tale produttività. A tale proposito afferma: A tale affermazione segue la celebre descrizione dei vantaggi della divisione del lavoro nella manifattura degli spilli: Smith osserva poi che i vantaggi della divisione del lavoro sono massimi nella manifattura, mentre nelle attività agricole, dato il carattere di tali attività, sebbene vantaggi possano essere ottenuti, questi saranno necessariamente limitati. L'accentuato incremento della produttività collegato alla divisione del lavoro è per Smith il risultato di tre cause distinte: *la maggior destrezza (''dexterity'') dell'operaio nello svolgere le attività che gli sono affidate, dovuta alla semplificazione delle stesse; *il risparmio di tempo che si perde di solito nel passare da un tipo di lavoro ad un altro; *la possibilità di meccanizzazione del processo, reso più semplice dalla suddivisione del processo in attività elementari. Riguardo all'ultimo fattore Smith rileva che la divisione del lavoro, non solo migliora l'applicabilità al processo di macchine già esistenti, ma agevola l'invenzione di nuove macchine. La divisione del lavoro opera sia all'interno della singola manifattura, sia a livello più generale come ''divisione sociale del lavoro'': Per Smith la divisione del lavoro non è tuttavia il risultato di una "consapevole intenzione degli uomini", ma piuttosto la "conseguenza necessaria" dell'inclinazione naturale di questi al commercio. Il baratto o lo scambio del prodotto del proprio lavoro con quello degli altri si realizza nel mercato. Poiché dunque per Smith la possibilità di scambiare è il ''primum movens'' della divisione del lavoro, quest'ultima risulta "limitata dall'ampiezza del mercato". Poiché la possibilità di servirsi di mercati internazionali è stata comunque sempre impedita dall'esistenza di barriere di natura sia legale che istituzionale, un posto di rilievo nello sviluppo delle nazioni hanno rivestito i mercati interni. Per Smith la prosperità degli antichi Egizi, come dei Cinesi, nonostante queste civiltà abbiano incoraggiato il commercio estero, è dovuta in larga parte all'ampiezza dei mercati interni. Se da un lato l'ampiezza del mercato stimola la divisione del lavoro; dall'altro una crescente divisione del lavoro aumenta la dimensione dei mercati generando circoli virtuosi. === Valori e prezzi === Dopo una breve interessante analisi dell'origine e delle funzioni della moneta, Smith distingue le due accezioni con cui il termine valore può essere utilizzato in riferimento ad un bene: *''valore d'uso'', in relazione all'utilità del bene; *''valore di scambio'', in relazione al potere d'acquistare altre cose che il possesso di quel bene comporta. A tale proposito egli osserva: A questa affermazione fa seguito il celebre esempio del ''paradosso dell'acqua e del diamante'', che costituì anche il punto di partenza per lo sviluppo della teoria soggettiva del valore sviluppata dai marginalisti e centrata sul concetto dell'utilità marginale dei beni. Osserva Smith: === Il lavoro comandato come misura del valore "reale" === Nelle società moderne, in cui la divisione del lavoro si è pienamente affermata, la maggior parte delle cose di cui un uomo ha bisogno le trae dal lavoro di altri. La quantità di lavoro che la merce riesce a comprare, o comandare (il cosiddetto ''lavoro-comandato''), è dunque per Smith la misura del valore della merce. Poiché il lavoro è l'origine della ricchezza delle nazioni, questo diventa anche la misura ultima del valore. Tuttavia, nota Smith, nonostante il lavoro sia la misura reale del valore di scambio delle merci, non è Tra le merci, con la progressiva evoluzione dei commerci, alcune, come l'oro e l'argento, sono state scelte come mezzo di scambio privilegiato e sono diventate moneta. Ciononostante, anche l'oro e l'argento, come qualsiasi altra merce cambiano nello spazio e nel tempo il loro valore. Al contrario, per Smith, il valore del lavoro per il lavoratore è tendenzialmente lo stesso in ogni tempo e luogo, perché uguale valore per il lavoratore hanno i beni che egli deve sacrificare per compierlo: Subito dopo però Smith nota che, nonostante il valore del lavoro per colui che lo presta sia tendenzialmente sempre uguale, per colui che lo utilizza il suo valore può cambiare, ma ciò dipende dalla produttività media del lavoro stesso, che fa più o meno care le merci che esso produce. Così, il valore del lavoro, quando come numerario sono scelte le merci che esso produce, varia perché a variare è il valore del numerario prescelto. Questo è il motivo per cui il 'prezzo' del lavoro in oro o argento (il salario) cambia continuamente. Inoltre, poiché la possibilità di disporre di lavoro è legata alla possibilità di garantire la sussistenza del lavoratore, quelle merci, come il grano, nell'acquisto delle quali i lavoratori spendono la maggior parte del loro reddito (le cosiddette ''merci-salario''), tenderanno a mantenere relativamente costante nel tempo e nello spazio il loro valore reale, cioè la quantità di lavoro che riescono a comandare. Anche se, nota Smith subito dopo, Tuttavia, la suddetta stabilità del valore reale del grano, se è vera per confronti molto lontani nel tempo ("da un secolo all'altro"), non risulta più vera nel breve periodo: Questo accade perché l'esatta misura del valore di scambio nominale di tutte le merci è la moneta ed il prezzo reale e quello nominale di tutte le merci sono tra di loro, "nello stesso tempo e luogo", in un rapporto ben determinato. ===Il Capitolo VI del Libro I: Delle parti componenti il prezzo delle merci=== Il Capitolo VI del Libro I della Ricchezza delle Nazioni si apre con la celebre esposizione della ''teoria del lavoro-incorporato'': Tuttavia per Smith: Per Smith dunque il profitto, proporzionale al capitale anticipato per mezzi di produzione, materie prime e salari, in seguito all'accumulazione dei fondi entra necessariamente a far parte del prezzo delle merci. Egli osserva che questo è riconosciuto per il rischio sopportato da chi impiega i fondi, e non va confuso con il compenso spettante per il lavoro di direzione o ispezione, in quanto è dovuto anche se tale attività è di fatto affidata a terzi. Dopo l'accumulazione dei fondi si crea così una scissione tra il lavoro contenuto ("la quantità di lavoro comunemente impiegata per procurarsi o produrre una merce") e il lavoro comandato ("la quantità di lavoro che essa può comunemente comprare, o comandare, o ricevere in cambio"). Inoltre, dopo che tutta la terra di un paese è stata appropriata ("non appena la terra di un paese diventa tutta proprietà privata"), per Smith nel prezzo della merce deve di necessità entrare anche un'altra componente che remuneri il proprietario della terra utilizzata nel processo produttivo: la rendita. Dunque il prezzo di una merce (finale e intermedia) risulta dalla somma delle tre componenti di reddito: salari, profitti e rendite. Ciononostante il lavoro rimane la misura del valore reale di tutte e tre le componenti: Smith giunge a questo attraverso una serie di passaggi logici, a volte soltanto impliciti. Da un lato quello con cui risolve il prezzo di ogni merce nella somma delle tre componenti di reddito e in un insieme di merci utilizzate nella sua produzione; queste ultime a loro volta ridotte nella somma di salari, profitti e rendite e in un insieme di quantità fisiche di mezzi di produzione. L'operazione è ripetuta diminuendo a ciascun passaggio il residuo di mezzi di produzione prodotti, fino a quando rimangono solo salari, profitti e rendite. Dall'altro quello in cui ogni merce prodotta è collegata alla quantità di lavoro direttamente necessaria a produrla e ad un insieme di mezzi di produzione; questi a loro volta ridotti a quantità di lavoro e ad altri mezzi di produzione. L'operazione è ripetuta arrivando a vedere il sistema economico come un insieme di settori che collegano i beni di consumo finali a quello che per Smith è l'unico fattore produttivo originario: il lavoro. Smith nota infine: ===Prezzo naturale e prezzo di mercato=== Per Smith in ogni società o ambiente esistono saggi ordinari o ''naturali'' di salari, profitti e rendita. Tali saggi dipendono da: *le "condizioni generali della società, dalla sua ricchezza o povertà e dalla situazione di progresso, di stasi o di regresso"; *la natura specifica dei diversi possibili impieghi per salari e profitti, e dalla fertilità della terra per la rendita. Il prezzo naturale può essere diverso dal prezzo effettivo di vendita della merce, cioè il prezzo di mercato. Quest'ultimo è regolato dal rapporto tra la quantità effettivamente offerta e la domanda di coloro che sono disposti ed in grado di pagare il prezzo naturale della ''domanda effettuale'' o ''domanda effettiva'' (''effectual demand''), diversa dalla domanda assoluta. Nota Smith: Se la domanda effettuale eccede l'offerta contingente del bene il prezzo di mercato tenderà a superare quello naturale. Il contrario accadrà se è l'offerta ad eccedere la domanda effettuale. Maggiore è la deperibilità dei beni maggiori saranno le oscillazioni dei prezzi di mercato. Ciononostante il prezzo naturale tenderà a ristabilirsi nel lungo periodo se non esistono impedimenti (naturali o istituzionali) e non vi sono ulteriori "accidenti", questo perché: Tra gli impedimenti naturali Smith considera l'assenza di terra o di risorse naturali con particolari caratteristiche richieste per la produzione di una data merce. Così, ad esempio, il saggio di rendita della terra messa a coltura per la produzione di vino in Francia può essere molto al di sopra del saggio naturale della rendita, questo perché, dopo che tutta la terra utilizzabile a tale scopo in Francia viene utilizzata nella produzione di vino, ancora residua una domanda insoddisfatta. Tra gli impedimenti di natura ''lato sensu'' istituzionale, Smith considera l'esistenza di monopoli, derivanti sia da "segreti" circa i metodi di produzione sia da regolamenti e statuti governativi (statuti di apprendistato, corporazioni). Smith passa poi ad analizzare le singole componenti del reddito e le condizioni che ne regolano i saggi naturali. ====Il salario==== Sia il profitto che la rendita sono "deduzioni del prodotto del lavoro". In seguito all'accumulazione dei fondi e alla proprietà privata sulla terra, che sostituisce la "situazione originaria...in cui tutto il prodotto del lavoro appartiene al lavoratore", Minatori degli inizi del 900. La ripartizione della quota spettante al lavoratore e di quella spettante al proprietario dei fondi è dunque tendenzialmente conflittuale. Entrambi tendono a coalizzarsi per aumentare la loro quota, ma Smith lucidamente a tale proposito osserva: Il limite minimo del salario è determinato da quel livello strettamente necessario alla sussistenza del lavoratore e della sua famiglia. Vi è poi l'affermazione di quella che costituirà la base della cosiddetta teoria del fondo-salari: A proposito del saggio di variazione del salario Smith osserva: Così, ad esempio, la Cina, che è stata a lungo uno dei paesi più ricchi del mondo, essendo rimasta stazionaria per tanto tempo, non mostrava all'epoca di Smith un salario reale medio elevato. Invece l'America, che al contrario era in forte espansione, mostrava incrementi salariali costanti, e tali da agevolare l'immigrazione di europei. Questo accade perché un incremento della produzione aumenta quanto destinato al mantenimento dei lavoratori e quindi stimola la domanda di lavoro, generando tendenze all'aumento del salario. Tuttavia, l'aumentato salario, superando i livelli di stretta sussistenza, porterà ad un incremento della popolazione e quindi ad un aumento dell'offerta di lavoro. Se il tasso di crescita della produzione non è costante e tale da far aumentare ulteriormente la domanda di lavoro, l'aumentata offerta riporterà il salario ai livelli di sussistenza. Questa sembra per molti versi l'anticipazione della cosiddetta ''legge bronzea dei salari'', cardine della teoria distributiva degli economisti classici ed esposta in dettaglio da Thomas Robert Malthus nel ''Saggio sul principio della popolazione'' (1798). Tuttavia vi sono alcune significative differenze tra Malthus e Smith che meritano di essere sottolineate, perché mettono in risalto la profondità del pensiero di Smith: *Smith osserva che "la povertà, sebbene indubbiamente scoraggi il matrimonio, non sempre lo impedisce. ''Sembra persino che sia favorevole alla procreazione.''" Egli dunque rileva come un aumento della prosperità possa essere associato ad una diminuzione del tasso di natalità. Tuttavia, osserva poi, la diminuzione del tasso di mortalità, soprattutto infantile, che fa seguito ad un miglioramento delle condizioni di vita, necessariamente porterà ad un aumento della popolazione; *Smith non assume, contrariamente a Malthus, che il tasso di crescita della popolazione sia sempre necessariamente superiore a quello dei mezzi di sussistenza, ma semplicemente che vi sia una sorta di adeguamento dell'offerta di lavoro alla domanda di lavoro che è tale da far discendere il salario se la domanda di lavoro non cresce costantemente; *infine Smith osserva che "la remunerazione liberale del lavoro incoraggia la moltiplicazione della gente comune (a causa degli eventuali aumenti dei salari) e ''ne aumenta l’operosità e l’efficienza''.". Così, l'aumento della produttività del lavoro che fa seguito all'aumento della produzione agisce da ulteriore forza atta a controbilanciare le tendenze alla diminuzione del salario reale. Smith nota che, supponendo costante l'offerta di lavoro, il livello dei salari monetari è correlato positivamente con: * la domanda di lavoro; * il prezzo dei beni salario, cioè di quei beni nell'acquisto dei quali il salario è speso. Questi due fattori, controbilanciandosi, tendono a stabilizzare i salari monetari, che subiscono oscillazioni minori del prezzo dei viveri. Infatti, in periodi di abbondanza, mentre il prezzo dei viveri scende comportando pressioni al ribasso dei salari, l'accresciuta domanda di lavoro esercita pressioni al rialzo. Il contrario accade in tempi di carestia. Smith osserva poi:
Luiz Inácio Lula da Silva
È stato il trentacinquesimo Presidente della Repubblica Federale del Brasile. Dal 7 aprile 2018 all'8 novembre 2019 è stato detenuto a Curitiba, scontando la pena a 12 anni e un mese per corruzione e riciclaggio. Versando in stato di detenzione per una condanna penale, sia pure non ancora definitiva, gli è stato impedito di partecipare alla vita pubblica per tutta la durata della pena. L'8 novembre 2019 è stato rilasciato dopo 580 giorni di prigionia: la decisione della Corte suprema, che lo riguarda, ha determinato che gli imputati di cui ancora non è stata accertata la colpevolezza possono rimanere in libertà fino alla decisione definitiva. Il 7 marzo 2021 viene prosciolto da ogni accusa dal Tribunale Supremo Federale del Brasile, tornando quindi eleggibile e riacquisendo i suoi diritti politici.
* '''Silva''': il cognome di Lula è Silva, il cognome più comune in Brasile. In portoghese, la particella ''da'' o ''de'' non è considerata parte del cognome, ma semplicemente una particella che lega il nome al cognome. Il cognome esatto è quindi '''Silva''' e non '''da Silva'''. * '''Luiz Inácio da Silva''': questo è il nome completo di Lula, che ha usato dal 1945 al 1982. * '''Lula''': questo è il suo soprannome dall'infanzia; è una ripetizione della consonante del suo nome ''Luiz'' e in portoghese significa anche ''calamaro''. Lula è conosciuto con questo nome da quando, lavorando in un'industria metallurgica, è diventato uno dei sindacalisti principali della scena nazionale. È conosciuto con questo nome fin dagli albori della sua carriera politica. * '''Luiz Inácio Lula da Silva''': è il nome completo per legge dal 1982. Nello stesso anno, candidatosi a governatore dello stato di San Paolo, Lula ha cambiato il suo nome legale, aggiungendo il soprannome, con cui era conosciuto in tutto il paese. Secondo le leggi elettorali brasiliane, si può solo usare il proprio nome legale per candidarsi a cariche pubbliche. Se si fosse candidato col nome Luiz Inácio, molti elettori non lo avrebbero riconosciuto. I giornali brasiliani lo chiamano in maniera formale col suo nome per esteso (Luiz Inácio Lula da Silva), oppure in maniera meno formale con il solo soprannome (Lula). Incontro con papa Benedetto XVI, nel suo viaggio in Brasile il 9 maggio 2007 Lula nacque da una famiglia povera e analfabeta a Caetés (una frazione del comune di Garanhuns fino al 1964) nello Stato brasiliano di Pernambuco. Allo stato civile, la sua data di nascita risulta essere il 6 ottobre 1945, anche se Lula preferisce utilizzare la data che ricordava sua madre, il 27 ottobre. Nelle aree rurali del Brasile, questa discrepanza nella data di nascita risultante nell'atto di stato civile è comune. Subito dopo la nascita di Lula, suo padre si trasferì nella città costiera di Santos (nello Stato di San Paolo). La madre di Lula e i suoi otto figli lo raggiunsero nel 1952, dopo un difficoltoso viaggio di 13 giorni. Anche se il loro tenore di vita migliorò rispetto a Pernambuco, la loro vita era ancora molto difficile. Lula ricevette poca educazione formale; infatti lasciò la scuola dopo la quarta elementare. La sua vita lavorativa cominciò a 12 anni, come lustrascarpe e venditore di strada. A 14 anni trovò il suo primo lavoro regolare in una fabbrica di lavorazione del rame. Quindi proseguì gli studi, e ricevette un diploma equivalente al conseguimento della scuola superiore. Nel 1956 la sua famiglia si trasferì nella città di San Paolo, che offriva maggiori opportunità. Lula, sua madre e i suoi sette fratelli vissero in una piccola stanza nel retrobottega di un bar. A 19 anni perse il mignolo della mano sinistra in un incidente, mentre lavorava come operatore di una pressa in una fabbrica di componenti automobilistici. È intorno a quel periodo che cominciò a interessarsi delle attività del sindacato, all'interno del quale ricoprì diversi importanti ruoli. La dittatura brasiliana si oppose fortemente alle attività del sindacato e, per reazione, la visione politica di Lula si indirizzò a sinistra. Nel 1969 sposò Maria de Lourdes, che morì di parto, col loro bambino nel 1971. Nel 1974 si risposò, questa volta con Marisa Letícia Rocco Casa (italo-brasiliana), da cui ebbe tre bambini. Ebbe una figlia nata fuori dal matrimonio lo stesso anno, con Miriam Cordeiro. Nel 1978 fu eletto presidente del sindacato dei lavoratori dell'acciaio (Sindicato dos Metalurgicos do ABC) di São Bernardo do Campo e Diadema, le città dove si trova la stragrande maggioranza delle industrie automobilistiche e componentistiche (tra cui Ford, Volkswagen, Mercedes-Benz e altre) e tra le aree più industrializzate del Paese. Prima di ciò, tuttavia, Lula aveva già ricoperto diversi ruoli nello stesso sindacato, ed è grazie a ciò che, nei primi anni settanta, viaggiò negli Stati Uniti, proprio durante la dittatura militare del Brasile, per seguire un corso sui sindacati, sponsorizzato dall'AFL-CIO e da ICFTU-ORIT, l'organizzazione regionale per le Americhe dei sindacati anticomunisti della Confederazione Internazionale per il libero scambio. L'aver avuto stretti contatti con i sindacati nordamericani creò qualche imbarazzo a Lula quando intraprese vie più estremiste anni dopo. Verso la fine degli anni settanta, Lula collaborò in diverse attività dei principali sindacati, tra cui alcuni enormi scioperi. Fu incarcerato per un mese, ma fu rilasciato in seguito a proteste. Gli scioperi terminarono lasciando scontenti sia le forze sindacali sia le fazioni filo-governative. Il 10 febbraio 1980, nel pieno della dittatura militare, un gruppo di professori universitari, dirigenti sindacali e intellettuali, tra cui Lula e Chico Mendes, fondarono il ''Partido dos Trabalhadores'' (PT), ovvero Partito dei Lavoratori, un partito di sinistra e con idee progressiste. Nel 1982 aggiunse il soprannome Lula al suo nome legale. Nel 1983 partecipò alla creazione dell'associazione sindacale Central Única dos Trabalhadores (CUT). Nel 1984 il PT e Lula parteciparono alla campagna politica ''Diretas Já'', che chiedeva un voto popolare diretto per le successive elezioni presidenziali. Secondo la Costituzione brasiliana del 1967, i presidenti erano eletti dai due rami del Congresso in seduta comune, più dei rappresentanti di tutte le Legislazioni Statali, ma questo era largamente considerata una buffonata in quanto, dal colpo di Stato militare, solo ufficiali militari di alto livello (tutti generali in pensione), scelti dopo una consultazione militare interna, venivano "eletti". Come risultato della campagna politica e dopo anni di lotte civili, le elezioni del 1989 furono le prime a eleggere direttamente un presidente dopo 29 anni. === Elezioni === Lula e il presidente russo Vladimir Putin il 24 settembre 2003. Lula si candidò a una carica pubblica per la prima volta nel 1982, come governatore dello Stato di San Paolo. Perse, ma aiutò il suo partito a ottenere un numero sufficiente di voti, tali da sopravvivere. Nelle elezioni del 1986, Lula conquistò un seggio al Congresso brasiliano. Il Partido dos Trabalhadores partecipò alla redazione della Costituzione post-dittatoriale; riuscirono a ottenere forti garanzie costituzionali ai diritti dei lavoratori, ma non ottennero una redistribuzione delle aree agrarie. Nonostante avessero partecipato al suo sviluppo, Lula e il suo partito si rifiutarono di firmare la nuova Costituzione. Nel 1989, quando era ancora deputato, Lula si candidò alla presidenza, come rappresentante del PT. Nonostante fosse molto apprezzato da una grossa fetta della società brasiliana, non piaceva agli imprenditori e ai banchieri. Di conseguenza, fu preso di mira dai media (famosissimo il dibattito presidenziale contro Collor, pesantemente censurato da Rede Globo), e penalizzato da alcuni brogli durante le elezioni: per esempio, mancarono improvvisamente sezioni di voto in quartieri prevalentemente poveri, dove Lula era ampiamente favorito. Tutto ciò contribuì notevolmente alla sua sconfitta. I ricchi brasiliani non si fidarono del PT soprattutto perché questo si dipingeva come il primo partito movimento della classe operaia organizzato dalla base: il PT era infatti formato da una blanda coalizione di gruppi di sindacalisti, attivisti della base, cattolici di sinistra, socialdemocratici di centro-sinistra e piccoli gruppi trotskisti. Al contrario, il Partito Laburista Brasiliano di Vargas era fondamentalmente una massiccia organizzazione costruita attorno ai vertici della burocrazia dei sindacati governativi. Lula decise di non candidarsi nuovamente al seggio di deputato nel 1990, preferendo lavorare al miglioramento dell'organizzazione del PT nel Paese. Nel 1992 Lula partecipò alla campagna per deporre il presidente Fernando Collor de Mello, che lo aveva sconfitto nel 1989, dopo una serie di scandali legati a finanziamenti pubblici. Hugo Chávez, Néstor Kirchner e Lula a Brasilia il 19 gennaio 2006. Fu nuovamente candidato alla presidenza nel 1994 e nel 1998. Nelle elezioni del 1994, Lula fronteggiò Fernando Henrique Cardoso, ex Ministro delle Finanze e responsabile per il ''piano real'', che portò l'inflazione brasiliana sotto controllo, dopo decenni di crescita a due cifre. Forte di questo risultato, Cardoso vinse le elezioni al primo turno. Nel 1998, Cardoso si ripresentò, grazie al passaggio di un emendamento costituzionale che permetteva al presidente di ricandidarsi, e vinse nuovamente al primo turno. === Presidenza === Nella campagna elettorale del 2002, Lula abbandonò sia il suo abbigliamento informale sia il suo progetto di condizionare il pagamento dell'ingente debito estero a una verifica. Quest'ultimo punto aveva preoccupato molti economisti, imprenditori e banchieri, che temevano che anche solo un ''default'' parziale, congiunto al contemporaneo fallimento argentino, avrebbe avuto un effetto devastante sull'economia mondiale. Lula divenne presidente dopo aver vinto il ballottaggio, nelle elezioni del 2002, contro il candidato di centro José Serra del Partito della Social Democrazia Brasiliana (PSDB). Lula fu eletto alle elezioni presidenziali il 27 ottobre 2002, al ballottaggio, con il 61% dei voti; ottenne 52,4 milioni di voti, ovvero il più alto numero di voti della recente storia democratica del Brasile. Assunse la carica il 1º gennaio 2003. Il suo vicepresidente, con cui fu eletto, era José Alencar, proveniente dal partito liberale brasiliano, e attualmente appartenente al Partito Repubblicano Brasiliano. Il 29 ottobre 2006 Lula è riconfermato presidente, con oltre il 60% dei voti al ballottaggio, sconfiggendo il candidato del PSDB Geraldo Alckmin. Al primo turno si era fermato poco sopra il 48%, non riuscendo quindi a centrare subito la vittoria. Dall'inizio della sua carriera politica fino a oggi, Lula ha cambiato alcune delle sue idee originali e ha moderato le sue posizioni. Invece dei drastici cambiamenti sociali che ha proposto in passato, il suo governo ha scelto una linea riformista, approvando la nuova legislazione sulla pensione, la tassa, il lavoro e la giustizia, e discutendo sulla riforma universitaria. Pochissime delle riforme proposte sono state effettivamente attuate durante il mandato di Lula. Alcune ali del Partito dei Lavoratori in disaccordo con la crescente moderazione messa in atto dalla fine degli anni ottanta hanno lasciato il partito per formare ali dissidenti come il Partito Socialismo e Libertà. ==== Politiche sociali: ''Fome Zero'' e ''Bolsa Família'' ==== Lula ha posto i programmi sociali in cima alla sua agenda politica. Sin dall'inizio il suo programma principale era quello di sradicare la fame, seguendo la guida di progetti già messi in pratica dall'amministrazione Fernando Henrique Cardoso, ma ampliati dal nuovo programma ''Fome Zero'' ("Fame Zero"). Questo programma riunisce una serie di programmi con l'obiettivo di porre fine alla fame in Brasile, compresa la costruzione di cisterne per l'acqua nella regione semi-arida del Brasile di Sertão, oltre ad azioni per contrastare la gravidanza adolescenziale, rafforzare l'agricoltura familiare, distribuire una quantità minima di denaro per i poveri e molte altre misure. ''Fome Zero'' ha un budget governativo e accetta donazioni dal settore privato e da organizzazioni internazionali. Il più grande programma sociale, tuttavia, è stato ''Bolsa Família'', basato sul precedente programma ''Bolsa Escola'', subordinato alla frequenza scolastica, introdotta per la prima volta nella città di Campinas dall'allora sindaco José Roberto Magalhães Teixeira. Non molto tempo dopo, altri comuni e stati hanno adottato programmi simili. Il presidente Fernando Henrique Cardoso ha successivamente federalizzato il programma nel 2001. Nel 2003, Lula ha costituito la Bolsa Família combinando la Bolsa Escola con quote aggiuntive per il cibo e il gas da cucina. Ciò è stato preceduto dalla creazione di un nuovo ministero: il Ministero per lo Sviluppo Sociale e la Lotta alla Fame. Questa fusione ha ridotto i costi amministrativi e la complessità burocratica sia per le famiglie coinvolte sia per l'amministrazione del programma. Il programma ''Bolsa Família'' è stato elogiato a livello internazionale per i suoi risultati, nonostante le critiche interne che lo accusano di essersi trasformato in un'arma elettorale. Durante la sua presidenza, grazie a nuove politiche di welfare, milioni di brasiliani hanno sensibilmente migliorato la propria condizione di vita. Il ceto medio brasiliano è così arrivato a raggiungere il 54% della popolazione nel 2013 (presidenza Rousseff). Il ''Programa Bolsa Família'', l'allargamento del Sistema unico di salute (Sus) e il programma ''Brasil Sem Miseria'' (Brasile senza povertà), che eroga sussidi a milioni di famiglie, garantendo sostentamento e scolarità gratuita, hanno contribuito a sottrarre milioni di persone dalla fame e dall'indigenza. L'indice di sviluppo umano è così aumentato del 36% nel 2013 rispetto al 1980. Insieme con progetti come ''Fome Zero'' e ''Bolsa Família'', il programma di punta dell'amministrazione di Lula è stato il ''Programa de Aceleração do Crescimento'' (PAC, Programma di accelerazione della crescita). Il programma ''ProUni'' fornisce sostegno agli studenti provenienti da famiglie a basso reddito e la durata media della scolarizzazione è aumentata da 6,1 anni (nel 1995) a 8,3 anni nel 2010. ==== Politiche economiche ==== Mentre Lula si rafforzò nella corsa alle elezioni del 2002, il timore di misure drastiche e il paragone con Hugo Chávez del Venezuela aumentarono le speculazioni sul mercato interno. Ciò ha portato a qualche isteria di mercato, contribuendo a una diminuzione del valore del real e a un abbassamento del rating del credito del Brasile. All'inizio del suo primo mandato, il ministro delle finanze scelto da Lula era Antonio Palocci, un medico ed ex attivista trotskista che aveva ritrattato le sue opinioni d'estrema sinistra mentre serviva come sindaco di Ribeirão Preto, centro dell'industria di lavorazione della canna da zucchero, nello stato di São Paulo. Lula ha anche scelto Henrique Meirelles del Partito della Social Democrazia Brasiliana, un eminente economista orientato al mercato, a capo della Banca centrale brasiliana. Come ex amministratore delegato del BankBoston era noto al mercato. Meirelles fu eletto alla Camera dei Deputati nel 2002 come membro del PSDB avversario, ma si dimise da deputato per diventare Governatore della Banca Centrale. Silva e il suo gabinetto seguirono in parte la guida del precedente governo, rinnovando tutti gli accordi con il Fondo monetario internazionale, che furono firmati dal momento in cui l'Argentina andò in default nel 2001. Il suo governo raggiunse un soddisfacente saldo di bilancio primario nei primi due anni, come previsto dall'accordo con il FMI, superando l'obiettivo per il terzo anno. Verso la fine del 2005, il governo ha ripagato il suo debito con l'FMI per intero, due anni prima del previsto. Tre anni dopo le elezioni, Lula aveva lentamente ma con fermezza guadagnato la fiducia del mercato, e gli indici di rischio sovrani sono scesi a circa 250 punti. L'economia brasiliana non è stata generalmente influenzata dallo Scandalo del mensalão, che si riferiva all'acquisto di voti nel Congresso brasiliano. All'inizio del 2006, tuttavia, Palocci ha dovuto rassegnare le dimissioni da Ministro a causa del suo coinvolgimento in uno scandalo di abuso di potere. Lula quindi nominò Guido Mantega, un membro del PT e un economista di professione, come Ministro delle Finanze. Mantega, un ex marxista che aveva scritto una tesi di dottorato (in sociologia) sulla storia delle idee economiche in Brasile da un punto di vista di sinistra, era noto per le sue critiche agli alti tassi di interesse, qualcosa che rivendicava interessi bancari soddisfatti. Mantega sosteneva anche un più alto livello di occupazione da parte dello stato. Poco dopo l'inizio del suo secondo mandato, il governo di Lula ha annunciato il già nominato ''Programa de Aceleração do Crescimento'' (PAC, Programma di accelerazione della crescita), un programma di investimenti per risolvere molti dei problemi che hanno impedito all'economia brasiliana di espandersi più rapidamente. Le misure comprendevano investimenti nella creazione e nella riparazione di strade e ferrovie, la semplificazione e la riduzione della tassazione e la modernizzazione della produzione energetica del paese per evitare ulteriori carenze. L'obiettivo era rafforzare le infrastrutture del Brasile e, di conseguenza, stimolare il settore privato e creare più posti di lavoro. Il denaro impegnato per essere speso per questo programma è stato considerato pari a circa 500 miliardi di real (oltre 250 miliardi di dollari) per quattro anni. Prima di entrare in carica, Lula era stato un critico della privatizzazione. Nel suo governo, tuttavia, la sua amministrazione ha creato concessioni di partenariato pubblico-privato per sette strade federali. Il PAC aveva un budget totale di 646 miliardi di real (353 miliardi di dollari) entro il 2010 ed era il principale programma di investimento dell'amministrazione Lula. Il settore delle infrastrutture sociali e urbane avrebbe ricevuto 84,2 miliardi di real (46 miliardi di dollari). Dopo decenni con il maggiore debito estero tra le economie emergenti, il Brasile è diventato un creditore netto per la prima volta nel gennaio 2008. A metà del 2008, sia Fitch Ratings sia Standard & Poor's avevano elevato la classificazione del debito brasiliano da speculativo a ''investment grade''. Le banche hanno realizzato profitti record sotto il governo di Lula. Il secondo mandato di Lula fu molto più sicuro essendo non solo il padrone indiscusso dell'affetto popolare, come il primo presidente a portare un modesto benessere a molte persone, ma anche a controllare completamente la propria amministrazione. I suoi due ministri principali erano spariti. Palocci non era più necessario per calmare i nervi degli investitori stranieri e Lula non aveva mai voluto o in qualche modo temuto José Dirceu, un esperto del freddo calcolo politico e intrigo coinvolto anche nello Scandalo del mensalão. La loro eliminazione congiunta ha stabilito Lula come unica guida a Brasilia. Quando, a metà del suo secondo mandato, arrivò un momento di grave crisi dovuta alla crisi di Wall Street nel 2008, lo gestì con disinvoltura. Il Brasile ha goduto di buona salute economica per combattere la crisi finanziaria globale con un grande stimolo economico durato fino alla crisi del 2014. Le politiche economiche dell'amministrazione Lula hanno anche contribuito a migliorare significativamente il tenore di vita, con la percentuale di brasiliani appartenenti alla classe media consumistica saliti dal 37% al 50% della popolazione. Sta attuando il programma ''Fome Zero'' ("Fame Zero"), che fornisce alle famiglie povere l'accesso ai prodotti alimentari di base attraverso l'assistenza sociale. Durante il primo mandato di Lula, la malnutrizione infantile è diminuita del 46 per cento. Nel maggio 2010, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite ha conferito a Lula da Silva il titolo di "campione del mondo nella lotta contro la fame". ==== Politiche ambientali ==== Tra il 2004 e il 2012, grazie alle politiche della presidenza Lula, la deforestazione amazzonica è diminuita da all'anno a all'anno. ==== Politiche energetiche: ''Luz Para Todos'' ==== Le questioni relative al settore delle miniere e dell'energia nella piattaforma programmatica del candidato Lula furono discusse in riunioni coordinate dal fisico e ingegnere nucleare Luiz Pinguelli Rosa. Dilma Rousseff fu invitata da Pinguelli a partecipare al gruppo nel giugno del 2001; qui si distinse per la sua buona conoscenza del settore. Per tutti, nel gruppo, era scontato che Pinguelli sarebbe stato il Ministro delle Miniere e dell'Energia in caso di vittoria di Lula alle elezioni del 2002. Fu grande la sorpresa quando Lula, una volta eletto, scelse Rousseff per quel ruolo. Lula dichiarò: "''Nel 2002 arriva una compagna con un piccolo computer portatile in mano. Cominciamo a discutere e subito mi resi conto che lei aveva una marcia in più rispetto agli altri che erano lì con lei, perché lei portava con sé la pratica dell'esperienza come Segretaria per le Miniere e per l'Energia di Rio Grande do Sul. Per questo pensai subito: credo di aver già trovato qui un mio ministro.''" Il suo lavoro al ministero fu caratterizzato dal rispetto degli impegni presi da chi l'aveva preceduta, dall'introduzione di un modello elettrico meno concentrato nelle mani dello Stato, al contrario di quello che avrebbero voluto Luiz Pinguelli Rosa e Ildo Sauer. Per quanto riguarda il libero mercato dell'energia, Dilma lo mantenne e lo ampliò. Convinta della necessità di investimenti urgenti nel campo dell'energia elettrica per evitare il rischio di un black out già nel 2009, Dilma trovò una strenua avversaria nel ministro dell'ambiente, Marina Silva, preoccupata per l'impatto ambientale di molte opere proposte dalla Rousseff. Josè Dirceu, all'epoca ministro capo della Casa Civile, una sorta di ministro dell'interno con poteri di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dovette dar vita a un'equipe di collaboratori che mediassero tra le posizioni dei due ministri per tentare di risolvere le molte dispute. Amico di Lula, Pinguelli fu nominato presidente della Eletrobrás, (azienda fornitrice di energia elettrica che coordina l'attività di tutte le imprese private brasiliane del settore) ed ebbe, durante il suo mandato, significative divergenze con la ministra Dilma, arrivando a mettere il suo incarico a disposizione di Lula e poi a lasciare il governo. Mauricio Tolmasquim, che aveva una visione del settore più vicina a quella di Dilma, fu proposto da quest'ultima come sottosegretario esecutivo del ministero. Tolmasquim dichiarò che, man mano che la Rousseff e il suo sottosegretario cominciavano a conoscersi meglio, Dilma fu protagonista di feroci scenate contro lo stesso Tolmasquim: "''È il suo modo di fare. Non è niente di personale. E nel giro di cinque minuti torna tutto tranquillo''”. Anche Ildo Sauer ebbe vari dissensi con il ministro, che avrebbe respinto le idee di Sauer in materia di statalizzazione, tanto che fu necessario l'intervento diretto dello stesso Lula. Secondo Luciano Zica, ex deputato federale, che si trovò spesso a dissentire con Dilma riguardo a questioni inerenti al problema dell'energia elettrica, "''Dilma è la persona più democratica del mondo, a patto che si concordi al 100% con lei''". Dilma propose di accelerare l'obiettivo dell'universalizzazione dell'accesso all'energia elettrica, la cui scadenza era prevista per l'anno 2015, impegnandosi affinché 1,4 milioni di case rurali fossero raggiunte dall'energia elettrica nel 2006. Nel governo precedente era stato lanciato il programma "Luce nel campo" (in portoghese ''Luz no Campo''), con l'obiettivo di incentivare l'agrobusiness. Meta prevista da quel programma era raggiungere un milione di famiglie, ma fino all'inizio del 2003 solo poco più della metà risultavano effettivamente raggiunte. Secondo Dilma, tale programma aveva ottenuto risultati solo negli stati nei quali i governi locali avevano sostenuto la popolazione e propose un programma alternativo, finanziato dal governo. Il finanziamento, inoltre, doveva essere destinato al consumatore finale, non alle imprese. Il programma fu lanciato nel novembre 2003 con il nome "Luz Para Todos" (''Luce per tutti'') e mise al centro le regioni a basso indice di sviluppo umano e le famiglie a basso reddito. Obiettivo del programma era raggiungere entro il 2008 due milioni di famiglie. Nell'aprile 2008 il governo aggiornò il programma, prevedendo, entro il 2010, di beneficiare ancora 1,17 milioni di famiglie. Nell'ottobre del 2008, Dilma dovette riconoscere che il governo non sarebbe riuscito a raggiungere la meta in tempo, visto che restavano ancora famiglie per l'anno 2009. ==== Politica estera ==== Conducendo uno stato agricolo ampio e competitivo, Lula si è generalmente opposto e ha criticato i sussidi agricoli, e questa posizione è stata vista come una delle ragioni per l'abbandono dei paesi in via di sviluppo e il successivo crollo dei colloqui dell'Organizzazione mondiale del commercio a Cancún nel 2003 rispetto ai sussidi agricoli del G8. Il Brasile ha svolto un ruolo importante nei negoziati riguardanti i conflitti interni in Venezuela e Colombia e ha concentrato molti sforzi per rafforzare il Mercosur. Durante l'amministrazione Lula, il commercio estero brasiliano è aumentato drasticamente, passando da deficit a diverse eccedenze dopo il 2003. Nel 2004 l'eccedenza è stata di 29 miliardi di dollari, a causa di un sostanziale aumento della domanda globale di materie prime. Il Brasile fornì inoltre truppe alle Nazioni Unite e condusse una missione di ''peace-keeping'' a Haiti. Secondo ''The Economist'' del 2 marzo 2006, Lula aveva una politica estera pragmatica, vedendosi come un negoziatore, non un ideologo, un leader abile nel riconciliare gli opposti. Di conseguenza, fece amicizia con il presidente venezuelano Hugo Chávez e con il presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Lula ha anche guadagnato una statura crescente nell'emisfero australe attraverso la crescita economica in Brasile. Nel 2008, si dice che sia diventato un "uomo di punta per la guarigione delle crisi regionali", come nell'escalation delle tensioni di quell'anno tra Colombia, Venezuela ed Ecuador. Ha viaggiato in oltre 80 paesi durante la sua presidenza. Uno degli obiettivi della politica estera di Lula era che il paese ottenesse un seggio come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In questo non ha avuto successo. Il 9 maggio 2007 il Presidente Lula ha ricevuto Papa Benedetto XVI in visita ufficiale in Brasile, arrivato per proclamare santo il francescano Frei Galvão. Il caso internazionale suscitato dalla condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani per il reato di adulterio, con una sentenza di esecuzione per lapidazione, ha portato a chiedere l'intervento di Lula a suo nome. Sulla questione, Lula ha commentato: "''Ho bisogno di rispettare le leggi di un paese straniero. Se la mia amicizia con il presidente dell'Iran e il rispetto che ho per lui valgono qualcosa, se questa donna è diventata una seccatura, la riceverà il Brasile''". Il governo iraniano, tuttavia, declinò l'offerta. Le azioni e i commenti di Lula hanno suscitato polemiche. Mina Ahadi, politica comunista iraniana, ha accolto l'offerta di asilo di Lula per Ashtiani, ma ha anche ribadito un appello per la fine della lapidazione e chiedendo la cessazione del riconoscimento e del sostegno al governo iraniano a tale pratica. Jackson Diehl, direttore editoriale del ''Washington Post'', ha definito Lula "''il miglior amico dei tiranni nel mondo democratico''" e ha criticato le sue azioni. Shirin Ebadi, attivista iraniana per i diritti umani e vincitore del Premio Nobel per la Pace, ha osservato l'intervento di Lula in una luce più positiva, definendolo un "potente messaggio alla Repubblica Islamica". === Passaggio di testimone === Nel giugno del 2010, quattro mesi prima della fine del suo secondo mandato, non potendosi candidare per un terzo mandato consecutivo, ha indicato la politica ed economista Dilma Rousseff, ministro della Casa Civil nel suo governo, per il ruolo di candidata del PT alla presidenza della repubblica. Durante la campagna per le elezioni presidenziali dell'ottobre 2010, si è speso in prima persona per sostenere la Rousseff e l'ha accompagnata in molte manifestazioni ufficiali del partito. Prima di passare il testimone alla nuova Presidente si oppone all'estradizione dell'ex terrorista italiano Cesare Battisti, condannato all'ergastolo, con sentenza passata in giudicato, per quattro omicidi. A fine ottobre del 2011 viene rivelato che Lula soffre di un tumore alla laringe e che si sarebbe perciò sottoposto a trattamenti chemioterapici. Nel 2016 Lula viene coinvolto nella Operação Lava Jato (Operazione Autolavaggio), con l'accusa di aver ricevuto denaro dalla Petrobras, oltre a favori da parte di imprese, come la costruzione di un ranch e di un appartamento fronte mare. La presidente Dilma Rousseff ha tentato di nominare Lula ministro, secondo alcuni per sottrarlo all'inchiesta, ma la nomina è stata bloccata dalla giustizia. Il 4 marzo 2016 è stato fermato e interrogato per tre ore nell'ambito di un'inchiesta sui rapporti di Petrobras: Lula ha respinto le accuse di corruzione. A giudizio dopo un anno, Lula è stato ritenuto colpevole di aver accettato tangenti del valore di 3,7 milioni di reais (1,2 milioni di dollari), venendo condannato il 12 luglio 2017 dal giudice Sérgio Moro, in primo grado, a nove anni e mezzo di prigione, ma rimanendo libero in attesa dell'appello. Quando questo è stato deciso, in secondo grado la pena è stata aumentata a 12 anni e la Corte suprema ha respinto il suo appello contro la provvisoria esecutività della sentenza. Il 7 aprile 2018, dopo aver tenuto un discorso di fronte al Sindacato dei Lavoratori Metallurgici dell’ABC a São Bernardo do Campo, Lula si consegna spontaneamente alla Polizia Federale per rispettare il suo mandato d'arresto e viene condotto a Curitiba a scontare la pena inflittagli. In ragione della condanna, i suoi diritti politici risultano sospesi in conformità con la "Legge Fedina Pulita": "la sua candidatura è virtualmente nulla, perché la legislazione brasiliana impedisce che i condannati in seconda istanza, come il suo caso, possano presentarsi a cariche elettive"; la Corte Suprema ha poi negato anche la sua scarcerazione temporanea. Secondo i sondaggi Lula avrebbe potuto vincere largamente le elezioni presidenziali, poi vinte dal candidato di destra Jair Bolsonaro su Fernando Haddad. I sostenitori del PT hanno accusato gli avversari di aver ordito un golpe giudiziario contro Lula e Rousseff. In quanto non condannato in via definitiva, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che Lula avrebbe dovuto poter candidarsi alle elezioni. Nel novembre 2018 ha ricevuto una nuova incriminazione, ma il 7 novembre 2019 il Tribunale supremo federale ha deciso, per 6 voti a 5, che i detenuti condannati in secondo grado devono essere scarcerati in attesa di sentenza definitiva, decisione che è stata applicata anche a Lula. Il 29 gennaio 2019 è morto il fratello Genival Inácio da Silva, "Vavá", ex metallurgico, a causa di un cancro al polmone, e i giudici negano a Lula il permesso di partecipare alle esequie. Il fratello era stato oggetto di intercettazioni e perquisizioni domiciliari da parte della Polizia Federale nell'ambito di un'inchiesta sulle irregolarità delle macchine da gioco truccate, riguardo alla quale il Pubblico Ministero escluse il rinvio a giudizio per insufficienza di prove. A causa di una meningite fulminante, il nipote Arthur, figlio di Sandro Luís, viene improvvisamente a mancare il 1º marzo 2019 all'età di sette anni. La notizia è stata comunicata su Twitter dalla Presidente del Partito dei Lavoratori, Gleisi Hoffmann, mentre Lula si trova in carcere e i suoi avvocati hanno presentato istanza di permesso speciale per partecipare al rito funebre. Lula con Ronaldinho prima di Brasile- del 1º giugno 2007 Noto tifoso del Corinthians, nel novembre 2004 nominò Kaká ambasciatore contro la fame del PAM, il programma alimentare mondiale dell'ONU. Nell'autunno 2008, durante una visita in Italia, il presidente rossonero Berlusconi lo accolse facendogli incontrare i calciatori brasiliani che - all'epoca - facevano parte della squadra. === Onorificenze brasiliane === === Onorificenze straniere ===
L'innocente Casimiro
'''''L'innocente Casimiro''''' è un film del 1945 diretto da Carlo Campogalliani.
Marcella Corra, rampolla di una famiglia dell'alta borghesia, ha un debole per l'ingenuo Casimiro Pelagatti, insegnante di storia nel collegio cui è stata affidata. Per attirare la sua attenzione, non trova soluzione migliore che rivelare al preside dell'istituto di essere alle prese con una gravidanza di cui il professore sarebbe responsabile. Il Pelagatti, espulso con ignominia dall'istituto, deve anche promettere di recarsi dalla famiglia di Marcella, con una lettera del preside, in cui si illustra l'accaduto, e di proporre un eventuale matrimonio riparatore. Casimiro alle prese coi due lati del suo subcosciente Strada facendo, l'intraprendente giovane ha già provveduto, a insaputa dell'insegnante a modificare il contenuto della missiva cosicché, all'arrivo dei due nella lussuosa villa Corra, Casimiro, in compagnia del cagnetto Vercingetorige, viene calorosamente accolto come il tutore che dovrà seguire Marcella negli studi, durante un'interruzione dell'attività scolastica dovuta a un'epidemia di "morbillo cerebrale". Egli si trova così a dover familiarizzare con la strana fauna di cui è composta la famiglia Corra: il capofamiglia distratto e burlone, la zia, dedita alle frequentazioni spiritiche di Shakespeare ed altri spiriti eccelsi, Guido, fratello di Marcella, vacuo e perditempo ed un enigmatico maggiordomo. Con l'alleanza del medico di famiglia, Marcella riesce, inoltre, a far credere a Casimiro di essere sonnambulo e di aver compiuto il misfatto inconsapevolmente, spinto dalle pulsioni del suo inconscio. Poi la casa si affolla. Casimiro è raggiunto da Paola, sua cugina e fidanzata che diviene subito preda delle attenzioni di Guido mentre dal collegio arrivano le compagne di Marcella. Infatti la storia dell'epidemia si è propagata, costringendo il collegio a chiudere davvero; preludio questo alla minacciosa entrata in scena del direttore. Nel convulso finale, insieme alla rivelazione della dabbenaggine del preside e di un matrimonio, restato segreto a tutti, tra la zia e il maggiordomo, dovuto ai buoni uffici dello spirito di Shakespeare, fiori d'arancio per Guido e Paola e, naturalmente, per Marcella e Casimiro. Tratto dalla commedia musicale di Mario Amendola, ''Scandalo al collegio'', di cui inizialmente doveva conservare il titolo, il film fa da battistrada alla successiva massiccia produzione di film derivati dalla rivista e dall'avanspettacolo. Nel teatro leggero si è formata Lea Padovani e dal teatro, dove avevano trovato rifugio dalle incertezze e difficoltà produttive del periodo bellico, ritornano al cinema Erminio Macario e Alberto Sordi. Con ''Roma città aperta'' e ''La resa di Titì'', altra commedia, diretta da Giorgio Bianchi – è uno dei pochi film in lavorazione nei convulsi mesi che precedono la Liberazione. La convenzionalità del soggetto, una "commedia di collegio" alla Mattoli, è parzialmente riscattata dalla comicità "stravagante e clownesca" di Macario, mentre un elemento di novità, rispetto al repertorio del periodo fascista, è stato individuato nei riferimenti alla psicologia. Esce nell'ottobre 1945, distribuito dalla Lux Film. Incasso accertato a tutto il 31 dicembre 1952 £ 34.500.000
Lugano
'''Lugano''' è un comune svizzero di 67 082 abitanti del Canton Ticino. Palmizi sul Lungolago di Paradiso Nona città svizzera per popolazione, principale centro urbano cantonale e della Svizzera italiana con abitanti nel suo ''hinterland'', si estende dalle pendici del San Salvatore al Monte Brè fino alla cima del Gazzirola; su circa di superficie ad un'altezza che varia dai sulla riva del lago di Lugano, ai dell'alta Val Colla. Località turistica molto frequentata, Lugano si è inoltre affermata mondialmente come piazza bancaria internazionale di primo piano, al terzo rango in Svizzera dopo Zurigo e Ginevra. È la più grande città di lingua italiana al di fuori del territorio della Repubblica Italiana, se si eccettua Rijeka , in cui la lingua italiana è ''de facto'' coufficiale insieme con il croato ed è conosciuta da una percentuale consistente della popolazione, seppur parlata come madrelingua soltanto dall’1,9%; del resto, la locale comunità degli Italiani vanta circa 7.400 iscritti, numero superiore a coloro che si dichiarano di madrelingua italiana)
=== Territorio === === Clima === Lugano è caratterizzata da un clima continentale influenzato dalle correnti alpine, con un tempo molto variabile a seconda della stagione. Gli inverni sono rigidi ma mitigati dal lago nei quartieri della pianura, mentre le estati presentano periodi di caldo secco ed altri di afa. L'autunno a Lugano può essere molto variabile, normalmente nei primi giorni di settembre correnti più fredde e umide irrompono nella vallata, portando ad un abbassamento marcato delle temperature e all'arrivo di periodi di pioggia prolungati. Le temperature cominceranno man mano a scendere, non mancano comunque giornate tiepide in settembre e talvolta in ottobre. Le prime gelate si registrano mediamente in novembre, o occasionalmente in ottobre, i primi fiocchi di neve cadono in pianura verso fine novembre, o anche dopo. La temperatura maggiore mai registrata a Lugano è , mentre la minore corrisponde a , registrati nel febbraio 1994 in zona Viganello. La temperatura è molto diversa nelle varie zone: nel centro e nei quartieri in pianura le temperature minime sono più miti, mentre nelle zone dell'alta Val Colla le temperature possono attestarsi anche a parecchi gradi sotto zero. Le nevicate sono possibili da novembre ad aprile e si conta quasi sempre almeno una nevicata l'anno. La primavera è tiepida e ventosa, nel mese di maggio è molto sentita la presenza del favonio che soffia con raffiche che possono superare in certi casi i . Durante l'arco dell'anno si contano mediamente 28 giorni di gelo. I giorni di ghiaccio sono possibili durante l'inverno ma non così frequenti. Secondo la classificazione dei climi di Köppen Lugano corrisponde a ''Cfb'', quindi a climi temperati, miti e umidi. Negli ultimi anni la città ha subito pesantemente gli effetti del riscaldamento globale facendo scendere drasticamente i giorni di gelo e di ghiaccio, nonostante ciò nella città e nella periferia durante periodi freddi le temperature possono precipitare di parecchi gradi sotto lo zero. Gli ultimi episodi di freddo intenso si contano nel febbraio 1994 dove la temperatura nella piana cittadina precipitò fino a , il 2001 portò un ''blizzard'' che investì in pieno la zona con forti nevicate e temperature attestate decisamente sotto lo zero, nel febbraio 2012 durante un periodo di freddo intenso la temperatura precipitò oltre dieci gradi sotto zero alle rive del lago e intorno ai nelle zone collinari e della periferia, nel gennaio 2017 una forte incursione fredda portò il fiume Cassarate a gelare quasi completamente e il fiume Vedeggio completamente, portando lastre di ghiaccio nello stesso Lago di Lugano, lo stesso accadde nel febbraio e marzo 2018, dove la foce del fiume ghiacciò completamente dopo che le temperature precipitarono oltre . Sull'origine del toponimo ''Lugano'' vi sono diverse teorie: # dal nome del dio celtico Lugus, protettore delle acque # dal latino ''lucus'', bosco sacro, selva # dall'acronimo della "'''L'''egio '''V''' (quinta) '''G'''aunica '''A'''uxiliares", una legione ausiliaria dell'impero romano, da cui sarebbe derivato poi anche lo stemma della città, tuttavia la ricerca filologica più aggiornata la ritiene cervellotica e destituita di ogni fondamento #dal latino medioevale ''Lakvannus'', ovvero abitanti sul lago. === Primi insediamenti ed i romani === Le sponde del Lago di Lugano sono state abitate sin dall'età della pietra. Entro i confini della città moderna (Breganzona, Castagnola, Davesco e Gandria) sono state rinvenute numerose macine. Nella zona di Lugano sono stati rinvenuti reperti dell'età del rame e dell'età del ferro. Ci sono monumenti etruschi a Davesco-Soragno (dal V al II secolo a.C.), Pregassona e Viganello (dal III al II secolo a.C.). Tombe con gioielli e oggetti per la casa sono state trovate ad Aldesago, Davesco, Pazzallo e Pregassona insieme a denaro celtico a Viganello. La regione intorno al Lago di Lugano fu colonizzata dai Romani nel I secolo a.C.. C'era un'importante città romana a nord di Lugano, a Bioggio. Ci sono meno tracce dei romani a Lugano, ma diverse iscrizioni, tombe e monete indicano che alcuni romani vivevano in quella che sarebbe diventata Lugano. In epoca romana Lugano, il cui nome romano era ''Luganum'', era il terminale della ''via Varesina'', che metteva in comunicazione Milano con Lugano passando da Varese, da cui il nome della strada. === Le origini ed il Medioevo === Già nel 724 il borgo di Lugano veniva nominato nella donazione che re Liutprando fece alla Basilica di San Carpoforo di Como. I primi documenti indicanti l'esistenza della città moderna sono datati all'875, altri documenti, risalenti all'804 e all'844, si riferiscono al Lago di Lugano come "Laco Luanasco", e un atto del 984 indica Lugano come città di mercato. Nel medioevo, per secoli, Lugano come le altre terre dell'attuale Cantone Ticino seguirono le vicende delle lotte, tra guelfi e ghibellini, dei vicini Comuni lombardi di Como e Milano, i cui conflitti ebbero spesso come campo di battaglia proprio la regione che costituisce ora la Svizzera italiana, cadendo dal XIII al XIV secolo sotto la dominazione comasca della famiglia Rusca. Del secolo XIV sono i primi Statuti, a noi solo in parte noti, redatti sulla falsariga di quelli di Como del 1335, ci sono invece pervenuti integralmente gli statutari luganesi del 1441, redatti sotto la dominazione milanese, basati su quelli anteriori. Nel 1449, quando il borgo ricadde per breve tempo sotto la signoria di Como, quest'ultima si affrettò tuttavia ad imporre nuovamente la propria legislazione. Tali contese si chiusero con l'avvento del definitivo predominio di Milano, sotto la signoria dei Visconti, nel 1335, dopo il lungo dominio della famiglia Rusca. Allo stesso tempo si rafforza il legame tra il paese e la valle, nel 1405-1406 i documenti attestano l'esistenza di una ''vallis comunitas Lugani et'', un organo di governo indipendente. La nuova comunità comprendeva le parrocchie di Lugano, Agno, Riva San Vitale e Capriasca. Nel 1416 il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, conquistò definitivamente la regione di Lugano e la valle della Rusca e ne fece un feudo. La città è stata in grado di assicurarsi la completa indipendenza solo dopo la redazione degli statuti del 1441, pur appartenendo al ducato milanese. === Il rinascimento, la conquista francese e la dominazione confederata === Tra il 1433 e il 1438 il duca di Milano, Aloisio Sanseverino, sedeva come feudatario su Lugano, risarcendo la famiglia Rusca con la proprietà di Locarno. Sotto il regno dei suoi eredi nei decenni successivi scoppiarono ribellioni e rivolte, che durarono fino all'invasione francese del 1499, guidata da Mondragon. La città fu occupata dalla Confederazione elvetica nel 1512, che la strapparono ai francesi. Dunque, dopo più di cento anni di dominio da parte delle potenti città lombarde, in concomitanza con la perdita dell'indipendenza del Ducato di Milano e con le invasioni straniere in Italia, s'instaurò il quasi trisecolare governo dei Confederati. La città era fortificata e dove oggi sorgono il Palacongressi e Villa Ciani si poteva scorgere un castello costruito dai comaschi nel 1286, ricostruito da Ludovico il Moro nel 1498 e consegnato dai francesi ai confederati il 26 gennaio 1513 dopo un assedio durato sei mesi. La costruzione fu definitivamente abbattuta dagli svizzeri (prevalentemente per motivi di costi di manutenzione) dopo la conquista del territorio luganese. A tale lungo periodo, durante il quale la città di Lugano era un baliaggio dei 13 Cantoni dell'allora Confederazione elvetica pose fine l'invasione napoleonica, in particolare fu significativa per il Ticino l'entrata di Napoleone Bonaparte in Lombardia nel maggio del 1796 e la creazione della Repubblica Cisalpina. La mattina del 15 febbraio 1798, infatti, i Cisalpini sbarcarono a Lugano, essi incontrarono però la resistenza dei Volontari del Borgo, una guardia costituita fra la popolazione locale su iniziativa dei rappresentanti dei cantoni sovrani. Seguì una convulsa giornata di scontri, al termine della quale i Cisalpini, malgrado un iniziale successo, furono respinti. Gli elementi più aperti della borghesia luganese approfittarono tuttavia degli eventi per realizzare la sospirata indipendenza della città al motto di "liberi e svizzeri". A determinare la svolta verso l'adesione alla Repubblica Elvetica piuttosto che alla Repubblica Cisalpina contribuirono sia l'affrancamento dei baliaggi decretata dal Canton Basilea, rapidamente imitato da altri Cantoni, sia la nuova costituzione della Repubblica Elvetica. Quest'ultima, costituendo i due Cantoni di Lugano e Bellinzona, troncò le resistenze degli altri Cantoni confederati, per niente disposti a concedere la libertà ai territori d'oltralpe. Il periodo della Repubblica Elvetica fu per Lugano, come per il resto del paese, un'epoca di continui rivolgimenti e sommosse popolari, causati principalmente dal malcontento delle popolazioni rurali per la politica del nuovo Stato unitario. Lo stesso Napoleone dovette prenderne atto e con l'Atto di Mediazione del 1803 sancì la nascita del Canton Ticino, unendo il Cantone di Lugano con quello di Bellinzona per fondare una Repubblica formalmente sovrana e indipendente all'interno della riformata Confederazione Svizzera. Con la caduta di Napoleone nel 1815,q il Congresso di Vienna confermò l'indipendenza dei nuovi Cantoni e nacque così la Svizzera dei 22 Cantoni. Per il Canton Ticino la nuova Costituzione - di tendenza restauratrice - risolse in modo salomonico la questione della capitale cantonale con l'alternanza ogni sei anni delle città di Bellinzona, Locarno e Lugano; quest'ultima, quindi, nel XIX secolo funse anche da capitale del Canton Ticino. === Risorgimento italiano e Lugano === Foto della città nel 1905 Nel XIX secolo Lugano svolse un ruolo rilevante nelle vicende del Risorgimento italiano, in quanto sulle rive del Ceresio hanno trovato rifugio molti e importanti esuli italiani. Vi ha vissuto Carlo Cattaneo, precisamente nel quartiere di Castagnola, dove si era ritirato dopo il fallimento della rivolta delle Cinque Giornate di Milano e qui morì il 16 febbraio 1869. A Villa Tanzina ha soggiornato Giuseppe Mazzini per diversi anni, ospite di Sara Nathan, amica carissima anche del Cattaneo. Qui si era trasferito anche il patriota Abbondio Chialiva dopo aver fatto fortuna nelle Americhe, e qui aveva acquistato la villa, dove ospitava patrioti italiani e intratteneva rapporti con diversi intellettuali. A Lugano aveva riparato anche Maurizio Quadrio che aveva organizzato l'insurrezione della Val d'Intelvi insieme al Mazzini nel 1848. Fu Lodovico Frapolli, patriota italiano rifugiato a Lugano dal 1849 al 1853, che si interessò alla creazione del Liceo cantonale. === La crescita della "Nuova Lugano" === File:Karte Gemeinde Lugano.png|Lugano dopo il 4 aprile 2004 File:Karte Gemeinde Lugano 2008.png|Lugano dopo il 20 aprile 2008 File:Karte Gemeinde Lugano 2013.png|Lugano dopo il 14 aprile 2013 Il 15 dicembre 2002 è stato approvato in votazione dalla popolazione il progetto ''Nuova Lugano'', ossia dell'aggregazione alla città di Lugano di diversi comuni limitrofi. Il 4 aprile 2004 vennero aggregati i comuni di Breganzona, Cureggia, Davesco-Soragno, Gandria, Pambio Noranco, Pazzallo, Pregassona e Viganello. Il 20 aprile 2008 vennero aggregati i comuni di Barbengo, Carabbia e Villa Luganese. Il 20 novembre 2011 i comuni di Bogno, Cadro, Certara, Cimadera, Sonvico e Valcolla votarono per l'aggregazione alla città, e l'11 marzo 2012 fece lo stesso il comune di Carona.. Le aggregazioni sono operative dal 14 aprile 2013. === Stemma === 100px Sul significato della sigla ''LVGA'' e della grafica dello stemma esistono molteplici ipotesi, ma non esistono interpretazioni ufficiali. La testimonianza più antica a colori dello stemma della città (sfondo rosso e la croce argentata con la sigla ''LVGA'') risale al 1588 e la si trova su un attestato di benservito rilasciato dalla città al balivo (capitano reggente o landfogto) Sebastian von Beroldingen, originario del Canton Uri, documento visibile al museo di Altdorf. L'uso della '''V''' in luogo della '''U''', secondo l'uso delle iscrizioni romane, fa credere che l'origine sia romana, quasi ad indicare effettivamente una legione. Un'altra interpretazione faceta indicherebbe che la sigla '''LVGA''' sia l'acronimo di "La Vera Giustizia Antica". La versione corrente dell'Amministrazione comunale, comprovata da alcune copie di documenti datati 1208 e 1209 (gli originali sono andati persi) depositati nell'Archivio della Diocesi di Lugano, è che '''LVGA''' non sia nient'altro che l'abbreviazione del nome della città stessa. Questa interpretazione è stata avanzata fin dal 1861 dal Consigliere di Stato ticinese Pietro Peri in un suo scritto in materia araldica sui comuni ticinesi. === Giudici di pace 2009 === Circolo di Lugano Ovest * Eletto in forma tacita * Giudice di pace (PLR) Giovanni Gherra (nato il 1º febbraio 1953, Lugano – Castagnola) * Eletta in forma combattuta * Supplente Giudice di pace (PPD) Maddalena Ermotti-Lepori (nata il 24 agosto 1957, Lugano) * Circolo di Lugano Est * Eletto in forma combattuta * Giudice di pace (PLR) Giuseppe Cassina (nato il 1º settembre 1952, Lugano – Cureggia) * Eletto in forma combattuta * Supplente Giudice di pace Ivan Vitalini (nato il 28 dicembre 1963, Lugano – Davesco-Soragno) === Il patriziato === * Patriziato di Lugano (entro i confini amministrativi del 1972): l'ufficio patrizialeè presieduto dall'avvocato Giorgio Foppa * Patriziato di Bogno (entrato a far parte di Lugano in seguito all'aggregazione di Val Colla nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Adriano Reali *Patriziato di Brè (in seguito all'aggregazione di Brè-Aldesago nel 1972): l'ufficio patriziale è presieduto da Fabrizio Demarchi *Patriziato di Cadro (in seguito all'aggregazione del 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Tiziano Frigerio *Patriziato di Carona (in seguito all'aggregazione del 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Ares Bernasconi *Patriziato di Castagnola (in seguito all'aggregazione nel 1972): l'ufficio patriziale è presieduto da Andrea Ender *Patriziato di Certara (in seguito all'aggregazione di Val Colla nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Roberto Moresi *Patriziato di Cimadera (in seguito all'aggregazione di Val Colla nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Edy Campana *Patriziato di Colla (in seguito all'aggregazione di Val Colla nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Joseph Moresi * Patriziato di Davesco-Soragno (in seguito all'aggregazione nel 2004): l'ufficio patriziale è presieduto da Arnaldo Fassora *Patriziato di Insone-Corticiasca (in seguito all'aggregazione di Val Colla nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Alberto Rossini *Patriziato di Piandera (in seguito all'aggregazione di Val Colla nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Sergio Moresi *Patriziato di Scareglia (in seguito all'aggregazione di Val Colla nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Angelo Petralli *Patriziato di Sonvico (in seguito all'aggregazione nel 2013): l'ufficio patriziale è presieduto da Vico Malfanti *Patriziato di Villa Luganese (in seguito all'aggregazione nel 2008): l'ufficio patriziale è presieduto da Marco Francesco Bulani ==== Le famiglie patrizie attuali di Lugano ==== * Airoldi, Alleoni, Anastasi, Bariffi, Bellasi, Beretta, Beretta-Piccoli, Bernasconi (due ceppi), Bianchi, Bossi, Brentani, Camuzzi, Conti (due ceppi), Crivelli, De Carli, De Filippis, Domeniconi Foppa, Gorini, Laghi, Lepori, Lurati, Luvini, Moroni-Stampa, Morosini, Perlasca, Riva (due ceppi), Salmini, Solari, Soldini, Torricelli, Vegezzi e Viglezio. ==== Le famiglie patrizie attuali di Brè-Aldesago ==== * Aprile, Caratti, Danesi, Demarchi, Gianini, Gilardi, Malacrida, Monti, Navoni, Pedrotta, Prati, Raselli, Sabbioni, Sala, Scopazzini, Taddei, Zeppi. '''Le famiglie patrizie estinte di Brè''' * Gedra, Molinari, Snaghi, Talleri. === Gemellaggi === * La città di Lugano è suddivisa in 21 quartieri. La città è impegnata in numerosi grandi progetti che ne stanno cambiando radicalmente il volto. Tra questi figurano: * Il polo culturale della Svizzera italiana ''LAC - Lugano Arte e Cultura'' con teatro, sala concerti e museo sul lungolago della città che ha aperto le porte al pubblico nel settembre 2015. * Il collegamento ferroviario Lugano-Mendrisio-Varese-Gallarate-Malpensa (entrato in servizio nel corso del 2017) permette di unire più efficacemente i poli di Lugano, Varese e Como-Chiasso e - da metà 2018 - di garantire un accesso ferroviario diretto all'aeroporto di Malpensa. * Stazione ferroviaria: la città di Lugano è la principale fermata della Svizzera italiana per i treni a lunga percorrenza che dal 2016 sfruttano la nuova ferrovia transalpina e la galleria ferroviaria più lunga del mondo (progetto Alptransit). Con la costruzione di AlpTransit, Zurigo e Lugano distano appena un'ora e cinquanta minuti. Inoltre, dal 2020, con l'apertura della galleria del Monte Ceneri, anche i collegamenti interni al Cantone si sono accorciati: tra Bellinzona e Lugano a 12 minuti invece di 22-33 attuali; tra Locarno e Lugano a 20-25 minuti invece di 48. Il progetto per la ristrutturazione della stazione di Lugano prevede il recupero di un'area pregiata, l'insediamento di servizi e il miglioramento dei collegamenti tra il centro e la parte in collina della città. La città e la sua architettura hanno un carattere prettamente ticinese, ospita il palazzo della Curia vescovile della diocesi di Lugano. Negli ultimi cinquant'anni, dal 1950 al 2000 circa, la speculazione edilizia ha trasformato il volto cittadino con la perdita di numerose residenze, case, ville e palazzi risalenti ai secoli XVI-XIX. === Architettura religiosa === ==== Centro storico ==== ==== Galleria d'immagini ==== File:Lugano San Lorenzo esterno.jpg|Cattedrale di San Lorenzo File:Lugano San Lorenzo Portale.jpg|Portale di San Lorenzo File:27Cattedrale.jpg|San Lorenzo, facciata File:Lugano San Rocco.JPG|Chiesa di San Rocco File:San.Rocco.jpg|San Rocco, facciata File:Lugano Chiesa riformata.jpg|Chiesa evangelica luterana ==== Quartiere di Molino Nuovo ==== * L'oratorio di San Maurizio, documentato per la prima volta nel 1203 * L'attiguo cimiterino voluto dalla contessa Carolina Maraini Sommaruga per accogliere le spoglie del marito, progettato da Mario Chiattone (1891-1957) nel 1935. Vista da ovest della zona popolare residenziale di Lugano ==== Quartiere di Pazzallo ==== * L'oratorio di San Barnaba, nel quartiere di ''Pazzallo'', è documentato dal 1523 * Il privato neoromanico oratorio di Santa Maria Ausiliatrice, eretto a ''Senago'' nel 1925 * L'oratorio privato di San Vincenzo de' Paoli, a ''Morchino''. ==== Quartiere di Breganzona ==== * Chiesa parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta * Oratorio di San Sebastiano, del 1595 ==== Ruvigliana e Cavallino ==== * L'oratorio di San Michele sotto il quartiere di ''Ruvigliana'', dove sorgeva un castello attestato già nel secolo XII * L'oratorio di San Carlo Borromeo, nella località di ''Cavallino'' ==== Quartiere di Loreto ==== La chiesa di santa Maria di Loreto sorge su un poggio oltre la valletta del riale Tassino. Villa La Tanzina - oggi demolita - era situata in territorio di Loreto. Abbondio Chialiva, esule italiano che aveva realizzato una cospicua fortuna in Sud America, divenne proprietario della villa, che prendeva il nome dal primo proprietario, il nobiluomo milanese Franco Tanzi. Il Chialiva fece realizzare il busto di George Washington nel 1859: al momento della demolizione della villa, il busto fu spostato ove si trova attualmente, sul Lungolago. Successivamente, la villa passò a Sara Nathan Levi, che vi ospitò Giuseppe Mazzini e altri patrioti italiani. ==== Galleria d'immagini ==== File:Santa Maria di Loreto (Lugano) - 14.jpg|Chiesa di Santa Maria di Loreto File:Santa Maria di Loreto (Lugano) - 01.jpg|S. Maria di Loreto, laterale File:Santa Maria di Loreto (Lugano) - 12.jpg|Chiesa di Santa Maria di Loreto File:Santa Maria di Loreto (Lugano) - 11.jpg|Il porticato === Architettura civile === ==== Il centro storico ==== ==== Galleria d'immagini ==== File:Piazza riforma.JPG|Piazza della Riforma File:Piazza della riforma lugano switzerland.jpg|Piazza della Riforma File:Courtyard town hall lugano switzerland.jpg|Cortile di Palazzo Civico File:BancadelGottardo(Botta).JPG|Banca del Gottardo File:Triade Lugano.jpg|Triade nel Parco Ciani File:Durchgang in Lugano.jpg|I portici di via Nassa File:Lugano - Pensilina TPL.jpg|Mario Botta: La pensilina dei bus File:Lugano - Palazzo dei Congressi.jpg|Il Palazzo dei congressi File:Lugano sud est.jpg|Lugano est File:LAC Lugano Art e Cultura.jpg|alt=Grand Palace Lugano|Grand Palace e museo LAC ==== Quartieri a nord del centro storico ==== ==== Quartieri ad ovest del centro storico ==== * La stazione delle FFS sull'omonima piazza, eretto nel biennio 1875-1876 in forme neorinascimentali su piani di Adolf Göller * Nella Salita Bossoli la ''Casa d'appartamenti Pax'', edificata dall'architetto Augusto Guidini junior nel 1934 * L''Hotel Bristol'' (palazzo d'appartamenti), edificato da Paolito Somazzi per Vincenzo Fedele negli anni 1900-1903 * In via Motta la ''Casa d'appartamenti Solatia'', realizzata dall'architetto Rino Tami nel biennio 1950-1951 * In via Massagno l'ex ''albergo Arizona'' (casa d'appartamenti) edificato da Tita Carloni negli anni 1957-1959 ==== Montarina ==== Il quartiere fu realizzato in gran parte dall'architetto Americo Marazzi nel 1910 circa * Il Belvedere, in via Montarina, forse costruita nel 1855 per il commerciante Davide Enderlin * Il Villino, in via Borromini, edificato da Americo Marazzi per Giovanni Lüthy negli anni 1910-1912 circa. ==== Quartieri a sud del centro storico ==== * La Riva Vela si trova nel punto d'incontro con Riva Caccia: giardino pubblico con sculture di artisti ticinesi e internazionali del XX secolo * Il ''Monumento a Giorgio Washington'', in Riva Caccia, eseguito da Angelo Bruneri, fatto innalzare nel 1859 da Abbondio Chialiva * La ''Villa Malpensata'', sede del Museo delle culture * L''Hotel Splendide Royal'', originariamente Villa Merlina ==== Quartiere di Loreto ==== ==== Cassarina ==== * Il Palazzo residenziale e commerciale (Pensionato Franklin College), in via Calloni, progettato da Americo Marazzi negli anni 1925-1930 circa. * La Villa in via Domenico Fontana, progettata da Arnoldo Ziegler per Carlo Bossi nel 1928. ==== Quartiere di Besso ==== ==== Galleria d'immagini ==== File:Centro San carlo facciata ala-est.JPG|La sede della Fonoteca Nazionale Svizzera File:Centro San Carlo entrata.JPG|Ingresso della Fonoteca Nazionale ==== Quartiere di Castagnola-Cassarate ==== * La Villa Heleneum, di proprietà della Città di Lugano, è affittata per eventi privati * La Villa Helios, ==== A Caprino ==== La località, situata sulla riva sud-ovest del Lago di Lugano sotto il Monte Caprino in faccia al centro storico della città, è nota soprattutto per le sue "cantine" ricavate nella roccia fin dal secolo XVII da famiglie patrizie luganesi e ora in gran parte ristrutturate. * Due case di vacanza sono state realizzate dall'architetto Peppo Brivio (nato nel 1923) nel biennio 1962-1963. === Architettura contemporanea === Degni di nota sono: * la Biblioteca cantonale, eretta dall'architetto Rino Tami nel biennio 1940-1941, situata vicino al Palazzo degli Studi * il Palazzo dei Congressi, opera dell'architetto Rolf Georg Otto degli anni 1965-1975; molteplici sono le costruzioni dell'architetto Mario Botta * la Biblioteca del convento della Santissima Trinità * la BSI in viale Stefano Franscini, ex sede principale della Banca del Gottardo (1988) * il Palazzo Ransila in pieno centro città * la pensilina della stazione degli autobus, nonché alcuni palazzi amministrativi o commerciali * il nuovo Casinò-Kursaal sul lungolago davanti alla rivetta Tell * LAC Lugano Arte e Cultura, il nuovo centro culturale facilmente raggiungibile a piedi dal centro storico della città percorrendo il lungo lago * la zona ad alta densità abitativa di Pregassona ovest. === Galleria d'immagini === File:Lugano - Biblioteca cantonale.jpg| La biblioteca cantonale vista dal parco Ciani File:Lugano - Pensilina - TPL Interno.jpg| La pensilina della vecchia stazione degli autobus: interno File:Lugano, panorama.JPG| Il panorama di Lugano d'inverno === Parco Ciani === Il Parco Ciani è il polmone verde della città; è un vasto parco con una variata flora primaverile ed estiva e numerosi alberi ad alto fusto, tra cui alcuni molto rari; al lago la darsena è ispirata ai cottage inglesi con elementi dell'architettura ottomana. La sua superficie nel tempo è stata dimezzata per far luogo alla costruzione del Palazzo degli studi, della relativa mensa-palestra, della biblioteca cantonale e del Palazzo delle scienze. Esso circonda l'omonima Villa Ciani (ora Museo di Belle Arti), una delle più belle residenze ticinesi ottocentesche, eretta per Giacomo Ciani e Filippo Ciani dall'architetto Luigi Clerichetti nel 1840. Qui i fratelli Ciani, durante le lotte per il Risorgimento italiano, diedero ospitalità a parecchi fuoriusciti tra cui Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Questi si accasò definitivamente a Castagnola nel villino di caccia di Pietro Peri. === Galleria d'immagini === File:Villa Ciani, Lugano, Switzerland - 20100210.jpg| Villa Ciani File:Parco Ciani (Lugano) IV.jpg| Giardini File:Lugano - Parco Ciani cancellata.jpg| Cancellata di accesso al lago File:Lugano - Parco Ciani.jpg| Una vista del parco File:Lugano - Parco Ciani - Statua lignea.jpg| Statua lignea di Ugo Giacometti intitolata "I due guardiani" - Anno 2002 === Parco Tassino === Il Parco Tassino è posto in prossimità della stazione ferroviaria in posizione panoramica, infatti si può godere della vista sul lago di Lugano. Nel punto più alto vi è la ''Torre Enderlin'', dipinta di rosa. Grazie alla posizione, vi crescono piante come magnolie e rose a cespuglioe vi è anche una colonia di daini e mufloni. Infatti il parco era in passato una piccola riserva di caccia della famiglia Enderlin. Passato poi ad alberghi come il Métropole e il Majestic, diventò proprietà delle Ferrovie Federali Svizzere, che poi lo vendettero alla Città di Lugano nel 1970. === Galleria d'immagini === File:Lugano - Parco Tassino - Panorama con torre.jpg| Vista del parco con la torre Enderlin File:Lugano - Parco Tassino - Torre.jpg|La torre Enderlin e le immediate vicinanze File:Lugano - Parco Tassino - Grotticelle.jpg| Un angolo caratteristico del parco === Parco San Michele === Situato nel quartiere di Castagnola, si adagia sui pendii del Monte Brè come una terrazza panoramica in posizione privilegiata e può essere raggiunto partendo da Cassarate. I suoi romantici sentieri, coperti di fronde di palme e fiancheggiati da cipressi, da fontane e da sculture di pietra grigia, conducono nel cuore di una flora tipicamente meridionale, ricca di glicini, di ibischi e oleandri che costituiscono il parco vero e proprio, ampio , nel quale sorge la Cappella dedicata a San Michele, edificata sulle fondamenta di un antico castello. Dietro la cappella si estende la terrazza principale panoramica del parco dalla quale si gode una vista notevole; vi si trovano anche quattro colonne che rappresentano, sotto forma di figure sedute, modellate in sabbia rossa, quattro dei nostri sensi: l'udito, la vista, il tatto e il gusto. E proprio come in questa rappresentazione delle statue, il visitatore, attraverso la varietà e la bellezza della natura, ha la percezione concreta dei propri sensi. La città sottostante e il suo traffico paiono cosa insignificante a confronto degli orizzonti e dei frastagliati crinali che lo sguardo può abbracciare. Da qui il golfo di Lugano, con i suoi porticciuoli, il Lido e l'arcuato lungolago si offrono alla vista nella loro interezza: lo scenario è chiuso dal Monte San Salvatore che da questa angolazione rivela tutta la sua imponenza. In lontananza emergono le cime delle catene alpine in una fantasmagorìa di forme e di colori che al tramonto si fanno incandescenti. Sulla sinistra l'occhio può spaziare fino alla pianura padana dopo aver accarezzato le località di Melide, Campione d'Italia, Bissone, gli approdi sulla riva opposta ed i fianchi del Monte San Giorgio e della Sighignola. La sensazione che se ne trae è suggestiva: si è di fronte ad un angolo di terra privilegiata ammirabile da una delle più fortunate terrazze panoramiche che è preludio alle montagne più soleggiate d'Europa. Nel 1963 il parco fu acquistato dall'ex Comune di Castagnola che non era ancora unito a quello della Città di Lugano; l'aggregazione risale al 1972. Un negozio di alimentari vicino a piazza Cioccaro Lugano, oltre che sul turismo, basa le sue risorse sulle numerose banche e sul settore finanziario in generale che non cessa di accrescersi. La capitale finanziaria luganese ospita anche altre industrie quali, ad esempio, le fabbriche di macchinari, i resti di quella che era una florida industria di lavorazione del tabacco, la fabbricazione di cioccolata. Merita di essere segnalata anche la produzione di carta. Lugano è inoltre azionista di maggioranza del casinò cittadino, sala da grandi giochi con ristorante. === Evoluzione demografica === Anno Totale Lugano Barbengo Breganzona Carabbia Cureggia Davesco-Soragno Gandria Lugano Centro Pambio Noranco Pazzallo Pregassona Viganello Villa Luganese 1591 35 110 330 110 1643 205 1670 245 464 1696 143 182 1769 155 1783 238 1801 227 62 194 147 244 1850 552 399 143 53 299 235 170 131 464 319 264 1860 490 443 131 44 299 239 153 129 488 287 222 1870 484 482 126 47 303 247 141 141 478 328 225 1880 510 459 113 39 322 241 215 147 519 352 216 1888 558 483 118 35 334 257 220 174 543 411 211 1900 481 521 138 47 356 235 298 154 652 634 229 1910 496 696 159 54 424 266 433 248 808 194 1920 444 658 150 49 449 209 339 268 774 188 1930 448 708 146 43 456 197 387 247 894 207 1941 480 745 128 33 427 209 381 227 219 1950 503 883 122 24 456 227 438 297 233 1960 492 110 33 545 256 423 310 209 1970 611 188 53 677 297 402 546 203 1980 632 307 78 707 221 314 848 244 1990 404 103 179 610 897 332 2000 512 112 207 570 467 === Popolazione residente === === Il problema dei molinari === Si tratta dell'autogestione giovanile iniziata come esperienze aggregative sull'onda del 68 all'occupazione degli ex Molini Bernasconi nel 1996 a Viganello (il nome Molinari deriva da quest'occupazione). L'occupazione si è poi sviluppata negli spazi all'interno dell'ex macello comunale di Lugano (lungo il fiume Cassarate). Questo tipo di movimenti sono presenti anche a Zurigo sotto il nome di ''besetzer''''.'' La gestione di questi spazi ha occupato il dibattito politico cittadino creando non poche tensioni per circa venti anni. La questione ha ripreso corpo durante il 2021 quando è stata emessa dal comune un'istanza di sgombero a seguito del fallimento delle trattative con i rappresentanti dei molinari. La questione raggiunge l'apice durante il mese di maggio 2021 quando, durante una manifestazione cittadina, i molinari hanno effettuato l'occupazione dimostrativa dell'ex istituto Vanoni. In risposta a queste azioni il Municipio di Lugano procede allo sgombero, come preannunciato negli scorsi mesi e in quella che RSI definisce 'La notte di Lugano' decide di abbattere lo stabile precedentemente sede dell'occupazione. Università della Svizzera italiana: facoltà di informatica === Istruzione === A Lugano ha sede l'Università della Svizzera italiana con le facoltà di Scienze della comunicazione, Scienze economiche e Scienze informatiche. Nello stesso campus – anche se amministrativamente separata dall'Università della Svizzera italiana – si trova la Facoltà di teologia. Lugano (zona Trevano) è anche la sede principale della SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana) che propone il modello formativo delle University of Applied Sciences e rappresenta l'unica università di questo tipo in lingua italiana al mondo. Nel quartiere di Lugano-Viganello sorgerà inoltre un nuovo campus universitario, destinato ad accogliere il Dipartimento tecnologie innovative (DTI) della SUPSI, la Facoltà di informatica dell'USI e altre strutture complementari e comuni. I nuovi edifici saranno costruiti in prossimità dell'attuale Campus universitario USI, in una vasta area centrale della Città, posta sulla sponda sinistra del fiume Cassarate. Nel quartiere di Cornaredo ha pure sede (dal 2012, in precedenza la struttura era ubicata a Manno) il CSCS, Centro Svizzero di Calcolo Scientifico, un'organizzazione nazionale con il compito di mettere a disposizione della comunità accademica – come pure della ricerca e del settore industriale – soluzioni tecnologiche avanzate nell'ambito del calcolo ad alte prestazioni. Il Centro è amministrativamente affiliato al Politecnico federale di Zurigo ed è dotato, sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1992, di computer fra i più potenti d'Europa. === Cultura e spettacolo === Nonostante la folta presenza a Lugano di diversi artisti e magnati, la città non sempre ha seguito una politica culturale brillante. Infatti ha perso diversi pezzi artistici importanti come la Collezione Thyssen-Bornemisza che è stata trasferita a Madrid al Museo Reina Sofia, di fronte al Museo del Prado, costruito appositamente, e destino simile hanno rischiato in passato altre collezioni. Negli ultimi periodi si sta cercando di recuperare il patrimonio artistico come la stessa Villa Favorita, che in passato conteneva la collezione Thyssen (). Spaccato del modello ligneo della chiesetta di San Carlino alle Quattro Fontane (Roma) del Borromini realizzato da Mario Botta (ora smontato) In occasione dell'anniversario borrominiano l'architetto Mario Botta ha fatto erigere davanti alla Rivetta Tell lo spaccato del modellino della chiesetta di San Carlino alle Quattro Fontane a Roma. Per alcuni anni, nel quartiere di Viganello, presso la sede in disuso dei Molini Bernasconi, aveva trovato sede un centro sociale (detto "Il Molino"), che ha proposto attività sociali e culturali nel quartiere. La presenza del centro è stata osteggiata da una parte della popolazione per questioni legate all'ordine pubblico. Contro la presenza del centro è stata fondata l'associazione ARDOS. Nel giugno del 1997 un incendio doloso brucia la struttura e sulle sue ceneri nel 2006 verrà edificato il nuovo centro commerciale Coop. Il centro sociale trova oggi spazio dentro le strutture dell'ex macello comunale. Nell'attuale scena, composita dal profilo sia organizzativo che stilistico (teatro di prosa, teatro di marionette, teatro-danza, teatro-multimediale) si possono ricordare: I Teatranti di Pietro Ajani, il Teatro Pan, il Teatro Sunil, Luganoteatro, la Markus Zohner Theater Compagnie, il Teatro delle Radici, il Teatrodanza Margit Huber, ecc. Per il cinquantesimo dell'ASSI (Associazione degli scrittori della Svizzera italiana) nel 1995 è stato indetto il concorso letterario denominato Premio Internazionale Due Laghi. In occasione del centenario della pubblicazione di ''Piccolo mondo antico'' nel 1995 venne indetto il ''Concorso Antonio Fogazzaro'' in collaborazione col comune di Valsolda. Ogni autunno Lugano propone la tradizionale festa d'autunno – festa della vendemmia (prima settimana di ottobre). Una visita artistico/culturale di sicuro interesse è quella del quartiere di Brè-Aldesago Il nucleo del paese, sparso di opere d'arte offre angoli suggestivi creati dalle sue caratteristiche costruzioni in sasso. Per l'amante dell'arte, le vie del paese, in acciottolato, offrono un percorso artistico di sicuro interesse sia per la presenza di "nomi" di rilevanza nazionale che internazionale, sia per l'accostamento arte/ambiente. Soffermarsi in questi luoghi dona senz'altro un'energia magica e benefica per il corpo e la mente. === Musei === * LAC - Lugano Arte Cultura * MASILugano * Museo cantonale di storia naturale di Lugano * Museo delle culture *Torchio delle Noci di Sonvico: www.amicideltorchio.ch === Musica === RSI Lugano è sede della Fonoteca nazionale svizzera, l'archivio sonoro nazionale e parte della Biblioteca nazionale svizzera, e del Conservatorio della Svizzera italiana. Vi sono diverse manifestazioni musicali. Uno dei maggiori eventi estivi è il LongLake Festival, della durata di un mese, che si compone di 7 diversi festival, tra cui il noto ''Estival Jazz'' (prime settimane di luglio). Vi sono poi anche il "Blues To Bop" (tra agosto e settembre), il "Progetto Martha Argerich", la "Primavera Concertistica" o "Palco ai giovani". LAuditorio Stelio Molo (della RSI) offre durante l'anno una lunga serie di concerti (soprattutto jazz, musica classica e musica da camera ma non solo). Numerosi sono i gruppi ticinesi che spaziano in diversi generi musicali. Si può dire che la scena musicale non manca certo di componenti anche se molti musicisti, ormai da anni, rivendicano maggiori spazi in cui potersi esibire. Famosa anche la cultura Hip hop tra i giovani. Luoghi ed eventi ad esempio il Club Metrò di Molino Nuovo e il Palco Ai Giovani in centro hanno interessato molte persone nella città. Cantanti conosciuti di Lugano sono: Maxi B; Karma Krew; Free Word; Havana Clab; Lowa Man; Ciemme. A Lugano ebbe luogo, nel 1956, la prima edizione del primo Eurovision Song Contest. Inoltre, sempre restando nell'ambito musicale, vi sono anche i Dreamshade, gruppo Melodic Death Metal formato sempre a Lugano nel 2006. === Arte e teatro === LAC Lugano Arte e Cultura è il nuovo centro culturale della Città di Lugano inaugurato nel 2015 e dedicato alle arti visive, alla musica e alle arti sceniche. Il centro offre un ricco programma che spazia dalle mostre agli eventi, dalle stagioni musicali alle rassegne di teatro e danza e alle attività per famiglie e bambini. Nel LAC ha sede il Museo d’Arte della Svizzera italiana nato dall’unione tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte della città di Lugano. Inoltre, al primo piano è presente una sala concertistica e teatrale da 1000 posti, costruita interamente in legno e dotata di una speciale conchiglia acustica modulare e rimovibile, aperta al pubblico durante le stagioni di LuganoInScena e di LuganoMusica. Questa è anche la sede della Compagnia Finzi Pasca e dell’Orchestra della Svizzera italiana (OSI). Distribuzione delle varietà principali della lingua lombarda. === Lingue === La lingua più diffusa nella città di Lugano è l'italiano, lingua ufficiale del Canton Ticino. Come nel resto del cantone, la seconda lingua è il lombardo, parlato in diglossia con l'italiano; il dialetto locale è di tipo occidentale ed appartiene - così come gli altri dialetti parlati nel Sottoceneri - alla varietà comasca. Secondo i dati del 2015 dell'Ufficio federale di statistica, le principali lingue parlate dalla popolazione residente a Lugano sono l'italiano (87%), il tedesco o svizzero tedesco (8,8%), l'inglese (5,4%) e il francese (5,3%) (possibilità di esprimere più lingue come principali). Lugano è storicamente una città sportiva le cui formazioni hanno sempre primeggiato a livello nazionale, diversi anni come il 2014 la città può vantare ben 4 titoli nazionali (Pallavolo, Pallacanestro, Pallanuoto, Hockey femminile): === Squadre cittadine === ==== Hockey ==== L'Hockey Club Lugano (HCL), si è laureato campione svizzero sette volte: nel 1986, 1987, 1988, 1990, 1999, 2003 e 2006. A livello europeo, l'HCL è giunto due volte terzo nella Continental Cup, una volta quarto nella European Hockey League ed ha partecipato due volte alla fase finale della Coppa dei Campioni. La squadra femminile ha vinto 6 titoli svizzeri, nel 2006, nel 2007, nel 2009, nel 2010, nel 2014 e nel 2015. ==== Calcio ==== Il Football Club Lugano è la principale società calcistica della città di Lugano e la più titolata del Canton Ticino. Nel corso della sua storia il FC Lugano ha conquistato tre Campionati svizzeri (1938, 1941, 1949) e tre Coppe svizzere (1931, 1968, 1993), ha inoltre partecipato a più riprese alle competizioni europee. Attualmente milita in Super League, massima serie del campionato svizzero, vi è ritornato il 25 maggio 2015 dopo un'assenza di 13 anni. Lo Stadio di Cornaredo, sede degl'incontri casalinghi del FC Lugano, è stato inaugurato nel 1951. Il 20 giugno 1954 ha ospitato una partita dei Mondiali di calcio (Italia-Belgio 4-1). Il 13 Agosto sono stati sottoscritti i contratti per la cessione della totalità del capitale azionario della società alla Walden Football LLC, facente capo al magnate italo-americano Joe Mansueto. '''Sci''' Sci Club Sasso Grande Sonvico Home (sciclubsassogrande.ch) ==== Pallanuoto ==== Vi ha sede la squadra della Lugano Pallanuoto, 17 volte campione svizzero, l'ultimo titolo nel 2018. La squadra di pallanuoto è la squadra cittadina che annovera più titoli nazionali in bacheca e la seconda società svizzera per titoli nazionali vinti in questo sport. La squadra milita, al momento, in NWL, la massima lega svizzera e gioca le partite casalinghe nella suggestiva cornice del Lido. Annovera tra le sue fila numerosi giovani ticinesi ed anche alcuni giocatori con un prestigioso passato nelle competizioni internazionali. ==== Rugby ==== Dal 2007 esiste la squadra Rugby Lugano, essa è stata creata da uno spin-off del Rugby Ticino. La squadra partecipa al campionato della LNA. ==== Futsal ==== Lugano è rappresentata nel Futsal (anche chiamato Calcio a 5) da maggio 2010 dal Lugano Pro Futsal, che milita nel campionato di Lega Nazionale A Svizzera e disputa le proprie partite casalinghe presso il Palamondo di Cadempino. ==== Pallacanestro ==== A Lugano ha sede la squadra del Lugano Tigers, campione svizzero per 8 volte. Nel 2010-11 ha partecipato alla fase a gruppi di Eurochallenge. ==== Pallavolo ==== Vi hanno sede la squadra della Pallavolo Lugano che milita nella massima serie maschile, vincitrice di due titoli nazionali (2013, 2014), e la squadra del Volley Lugano che milita in LNA, la massima serie femminile, dal 2015. ==== Football australiano ==== A Lugano ha sede l'Aussie Rules Lugano prima squadra di football australiano fondata in Svizzera. Partecipa ai campionati organizzati dall'All Italia. ==== Hockey su prato ==== La squadra di hockey su prato è stata due volte campione svizzero di lega nazionale B e campione in coppa svizzera nel 1981. ==== Unihockey ==== La squadra dell'Unihockey Club Lugano è la prima squadra nata in Ticino e milita nel campionato di terza lega. Ha conquistato 1 campionato ticinese, 6 secondi posti e 1 terzo posto, 1 coppa Ticino, 1 titolo regionale di prima lega, 1 di seconda lega, 1 titolo regionale juniori C, 2 titoli regionale juniori D, 1 stagione in Lega Nazionale B, 1 semifinale di coppa svizzera. ==== Arti marziali ==== La palestra ''Fight Gym'' di Canobbio offre varie discipline quali Pugilato, Savate, Kick Boxing, Grappling, ju jitsu, MMA. I suoi membri possono vantare numerosi titoli in campo nazionale ed internazionale. === Eventi sportivi === ==== Tennis ==== A Lugano si è disputato dal 1999 al 2010 un importante torneo ATP Challenger Series a livello mondiale. Ha vinto il premio come miglior Challenger ed è stato premiato da Marat Safin. === Eventi sportivi occasionali === ==== Tiro a segno ==== Dall'11 al 14 settembre 1997 si è disputata la Finale di Coppa del Mondo di Tiro a segno. Tutte le discipline olimpiche erano rappresentate (pistola e carabina) alle distanze di 10, 25 e 50 m. Alla manifestazione erano qualificati diversi campioni olimpici. ==== Olimpiadi ==== Il 30 gennaio 2006 la fiaccola olimpica, sulla strada dei Giochi olimpici invernali di Torino è transitata da Lugano con una manifestazione seguita da un grande pubblico. Tedofori famosi hanno portato la fiaccola: una tra i tanti Michela Figini, vincitrice della medaglia d'oro nella discesa libera alle Olimpiadi invernali di Sarajevo del 1984. ==== Ciclismo ==== Nel 1953 con la vittoria di Fausto Coppi e nell'ottobre del 1996 con la vittoria di Johan Museeuw (e col secondo posto di Mauro Gianetti) a Lugano si sono svolti i Campionati del mondo di ciclismo su strada. Il 6 giugno 1998 la 21ª tappa del Giro d'Italia 1998, una cronometro individuale, si è conclusa a Lugano con la vittoria dell'ucraino Serhij Hončar. Nel 2003 Lugano ha ospitato il Campionato del mondo di mountain bike, sulla pendici del Monte Tamaro. Dopo il Gran Premio Insubria vinto dal toscano Francesco Ginanni il 28 febbraio, il 1º marzo 2009 si è tenuto il Gran Premio di Lugano per professionisti – vinto da Remy Pauriol – quale prologo al Campionato mondiale di ciclismo su strada 2009 che si è tenuto sul circuito di Mendrisio. === Medicina === L'Ospedale regionale di Lugano si suddivide in due sedi, ubicate in zone diverse della città: l'Ospedale Civico e l'Ospedale italiano. Il nosocomio ha il compito di assicurare al distretto di Lugano l'assistenza ospedaliera di base e una serie di servizi specialistici di dimensione regionale e cantonale. A Lugano ha inoltre sede il Cardiocentro Ticino, uno dei più importanti centri specializzati a livello svizzero e internazionale. Gestito da una fondazione privata, ma integrato nel servizio sanitario cantonale, il Cardiocentro Ticino è una struttura all'avanguardia nelle specializzazioni di Cardiologia, Cardiochirurgia e Cardioanestesia. È un ospedale acuto, cioè garantisce cure di primissimo intervento, ma dispone anche di un servizio di Day Hospital. La Fondazione non ha scopo di lucro ed è stata espressamente concepita per fini di pubblica utilità, in particolare a favore dei pazienti ticinesi. L'interno ospita numerose opere scultoree e pittoriche dell'artista Ivo Soldini di Mendrisio. I trasporti pubblici cittadini sono garantiti dalla TPL SA che offre linee di bus in città. L'ARL SA gestisce la rete di bus per alcuni quartieri e comuni della periferia cittadina e i collegamenti con il resto del cantone sono assicurati dal sistema della rete celere del Canton Ticino. Le relazioni internazionali con l'Italia e oltre-Gottardo sono garantite dalle Ferrovie Federali Svizzere. In passato vi erano quattro ferrovie nella regione: la Ferrovia Lugano-Ponte Tresa, che è l'unica ancora in servizio, la Ferrovia Lugano-Cadro-Dino (LCD), la Ferrovia Lugano-Tesserete (LT) e la rete tranviaria urbana. Tra il 1954 e il 1959 il tram, che verrà messo di nuovo in circolazione forse entro il 2025, è stato gradualmente sostituito da filobus, il quale a sua volta, dopo essere stato trascurato e dopo che alcuni veicoli avevano addirittura perso il diritto a circolare, è stato tolto dal servizio il 30 giugno 2001 e sostituito da bus diesel. Nel 2014 è stato approvato il progetto di reintroduzione del tram a Lugano, che circolerà dal centro alla periferia. A nord della città c'è la Galleria Vedeggio-Cassarate che porta allo svincolo autostradale A2 di Lugano Nord Le cime del Monte San Salvatore e del Monte Brè sono raggiungibili grazie alle due funicolari, la prima con partenza a Paradiso, la seconda a Cassarate. Binario della vecchia stazione di Lugano Dal 1º dicembre 2016 è stata rimessa in funzione la storica Funicolare Lugano-Stazione FFS. === Aeroporti === Aeroporto di Lugano-Agno La città è servita dall'Aeroporto di Lugano, situato a ovest della città nel territorio del comune di Agno. L'aeroporto è un noto scalo di voli commerciali e privati. === Ferrovie === La stazione di Lugano è situata a nord della città. Vi operano le FFS e i TILO. Sempre dalla stazione è possibile raggiungere la città di Ponte Tresa per mezzo della S60, della FLP, oppure il centro di Lugano per mezzo di una funivia di TPL che garantisce ogni quattro minuti di raggiungere il centro città. Dal dicembre 2020, con l'apertura della Galleria di base del Monte Ceneri, è garantito il collegamento diretto fino all'Aeroporto di Zurigo.
L'uomo senza passato (film 2002)
'''''L'uomo senza passato''''' è un film del 2002 diretto da Aki Kaurismäki, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria e del premio per la migliore interpretazione femminile al 55º Festival di Cannes.
Un operaio giunge di notte in treno a Helsinki. Mentre riposa su una panchina, viene aggredito da tre delinquenti che, dopo averlo tramortito con una mazza da baseball, lo derubano e poi lo bastonano pesantemente. Portato in ospedale pare che debba morire ma malgrado l'elettrocardiogramma sia piatto, si risveglia, si sistema il naso sotto le bende, si riveste e viene ritrovato in riva del mare da due bambini figli di baraccati. Medicato e accolto da questa famiglia povera, scopre di aver perso la memoria. Trova alloggio in un altro container, per il quale deve pagare una cifra esosa ad un guardiano corrotto il quale possiede un cane che dovrebbe essere ferocissimo ma che si rivelerà invece particolarmente mansueto. Grazie all'aiuto e alla complicità di altri diseredati, si installa nel container sistemandolo alla meglio. Una sera va "fuori a cena", alla mensa dell'Esercito della Salvezza, e si infatua di Irma, una delle volontarie. Trova così lavoro presso il magazzino dell'Esercito della Salvezza e fa conoscere alla loro band, che accompagna la distribuzione dei pasti, il rock and roll e la musica ritmica. Casualmente, scopre che probabilmente nella sua vita passata era stato un saldatore, ma per essere assunto nel cantiere navale deve aprire un conto in banca, possibilmente "cifrato, come in Svizzera", visto che non ricorda il proprio nome. Durante tale operazione viene coinvolto in una rapina di un imprenditore fallito e con il conto bloccato per colpa della disonestà della banca, la quale sta per chiudere i battenti. Da testimone si ritrova così in prigione, accusato per non aver fornito le proprie generalità, ma grazie alle brillanti argomentazioni dell'avvocato dell'Esercito della Salvezza, viene liberato prima che le cose finiscano male. Non appena esce, viene contattato dal rapinatore, che gli chiede di distribuire i soldi ai suoi operai che non avevano avuto gli arretrati a causa del fallimento dell'azienda. Sempre per via della rapina, la foto del nostro personaggio senza nome finisce sui giornali dove viene riconosciuta dalla moglie. Egli è pronto a tornare, suo malgrado, a quella vita che non gli appartiene più e che non riesce a ricordare, ma quando incontra la moglie scopre di essere divorziato e torna a Helsinki dalla sua amata Irma. Mentre sta rientrando nella sua baracca, viene di nuovo affrontato dai tre aggressori dell'inizio, ma questa volta gli vengono in soccorso gli altri diseredati del porto, che le suonano di santa ragione ai tre teppisti. * La cantante finlandese Annikki Tähti interpreta la direttrice del mercatino dell'usato e canta nel gruppo dell'Esercito della Salvezza. * Il parlamentare Matti Wuori interpreta l'avvocato, professione che ha realmente svolto nella vita. * Festival di Cannes 2002: Grand Prix Speciale della Giuria, premio per la migliore interpretazione femminile (Kati Outinen), Premio della giuria ecumenica * Nomination Oscar al miglior film straniero * Nordic Council Film Prize 2002 Al film è dedicata una storia pubblicata nel numero 3210 del settimanale ''Topolino'', intitolata ''Il papero senza passato''. La parodia disneyana porta la firma dello sceneggiatore finlandese Kari Korhonen e del disegnatore Giorgio Cavazzano.
Letteratura per ragazzi
fiabe del XIX secolo. L'espressione '''letteratura per ragazzi''' o '''letteratura per l'infanzia''' si riferisce a un vasto insieme di opere e generi letterari che, in qualche modo, si ritengono adatti per un pubblico di bambini o ragazzi. Per esempio si possono intendere come opere letterarie per ragazzi: * opere pensate esplicitamente per la lettura da parte di ragazzi * opere giudicate adatte ai minori da parte di una autorità riconosciuta come competente * opere notoriamente apprezzate dai ragazzi Queste tre definizioni sono correlate, ma non necessariamente equivalenti. Per esempio la valutazione da parte di autorità competenti prende tipicamente in esame i contenuti morali delle opere per rilevare messaggi potenzialmente diseducativi, valutazione evidentemente non univoca e potenzialmente in contrasto con le intenzioni degli autori. Opere come ''Il principe e il povero'' o ''Le avventure di Huckleberry Finn'' di Mark Twain, molto apprezzate dal pubblico dei più giovani, erano pensate per gli adulti; ''Alice nel Paese delle Meraviglie'', al contrario, fu concepito come storia per bambini, ma viene generalmente considerato più adatto a un pubblico adulto. Dunque, l’insieme di tutti i testi pensati e pubblicati per un pubblico di bambini e ragazzi fa riferimento a un insieme complesso, variegato e contradditorio tanto che è difficile definire univocamente questa disciplina. Sono molte le strade che si possono percorrere per operare un discorso critico su questa letteratura. Essa è comunque da considerarsi come letteratura ''tout court'', che, per essere compresa, ha bisogno di strumenti e conoscenze che si rifanno alla critica letteraria, alle conoscenze storiche, filologiche, pedagogiche e artistiche. Non sono necessari soltanto strumenti educativi e pedagogici per studiarla e comprenderla, ma è fondamentale un’impalcatura critica e artistica che la consideri come letteratura e arte a tutti gli effetti. La letteratura per l’infanzia abbraccia un panorama multidisciplinare da non considerarsi minoritario rispetto alla letteratura più in generale, spesso considerata come destinata esclusivamente agli adulti. In Italia ha assunto particolare importanza il Premio Andersen che a partire dal 2001, anno della sua prima edizione, rappresenta una delle più importanti occasioni di fornire riconoscimenti sia ad autori italiani che stranieri nel campo della letteratura per ragazzi.
Alcuni generi letterari si possono considerare ''intrinsecamente'' adatti ai ragazzi; vi compaiono certamente il romanzo o racconto educativo, la fiaba, la favola e ancor più la filastrocca. Altri sono considerati ''generalmente'', ma non necessariamente, adatti ai ragazzi: un esempio sono i romanzi d'avventura. In linea di principio, tuttavia, la maggior parte dei generi letterari (dal romanzo di formazione, al romanzo storico, al fantasy e così via) possono essere reinterpretati nel contesto della letteratura per bambini, spesso attraverso una contaminazione di generi. Un esempio può essere il ciclo di Redwall di Brian Jacques, che utilizza molti elementi del genere fantasy (di scrittori come Tolkien o Terry Brooks, che sono più adatti a un pubblico adulto) in storie con animali del bosco come protagonisti (contaminazione con la fiaba o la favola). Un altro esempio è la serie ''Piccoli brividi'' di Robert Lawrence Stine, che riprende temi e ambientazioni del giallo e dell'horror. Questo fenomeno di contaminazione, sempre più frequente anche nelle nuove pubblicazioni, contribuisce a definire una serie di nuovi sottogeneri ("fantasy per ragazzi", "fantascienza per ragazzi", "horror per ragazzi") e così via. Un concetto correlato è quello di adattamento per ragazzi, una rielaborazione per ragazzi di un testo per adulti (per esempio allo scopo di semplificarne il linguaggio o la trama): con questo mezzo si può riformulare un poema epico (per esempio l'''Odissea'' o la Divina Commedia) come romanzo di avventura. Intere collane di libri per ragazzi, come la serie de La Scala d'oro dell'UTET edita negli anni trenta del secolo scorso, si basavano su adattamenti di classici letterari. Si parla invece di adattamento a fumetti quando un testo letterario, per ragazzi o per adulti, viene trasposto nel linguaggio del fumetto. Oltre all’adattamento, si può far riferimento alla riscrittura e alla riduzione: una riduzione è >. In ogni caso, le riscritture, gli adattamenti e le riduzioni, spesso destinate ai grandi classici della letteratura, per l’infanzia e non, sono da considerarsi come vero e proprio genere letterario, capace di continuare a dare voce e diffusione alle grandi opere, di salvare e dare nuova vita alle storie del passato. La letteratura per bambini può essere divisa in quattro grandi categorie: # Poesie # Letteratura popolare come fiabe, miti, leggende # Romanzi # Biografie e opere divulgative === Poesie === Il vecchio Re Cole illustrato da W.W. Denslow. Il primo contatto dei bambini con la letteratura è costituito dall'ascolto delle ninnananne cantate dalle madri o dalle balie. Esse sono la forma più antica di letteratura infantile; costituite da rime semplici, musicali, ridondanti, adatti a placare l'animo bizzoso dell'infante per calmarlo e/o addormentarlo. Molte volte queste filastrocche sono prive di senso compiuto o narrano eventi improbabili, tuttavia, data la loro facile memorizzazione, possono essere ricordate anche dopo molti anni, costituendo uno dei primi ricordi del fanciullo. Alcune rime come ''"Il vecchio Re Cole"'' sono ispirate a fatti realmente accaduti, altre come ''"Humpty Dumpty"'' hanno solitamente una morale o un insegnamento. Innumerevoli sono i volumi di rime infantili apparsi fino a oggi. Uno di questi, pubblicato nel 1899, è ''Il libro di Papà Oca'' di L. Frank Baum, illustrato da W.W. Denslow. Molte poesie per bambini sono di argomento umoristico. L'inglese A. A. Milne pubblicò nel 1924 e nel 1927 due raccolte di poesie per bambini ''Quando eravamo molto giovani'' e ''Now we are six''. Molte di queste poesi avevano come protagonista il figlio di Milne, Christopher Robin, che diverrà poi famoso come personaggio delle avventure di Winnie Pooh, sempre create da Milne. Molti autori provarono a immedesimarsi nelle figure di bambini da loro conosciuti e cercavano di ricreare nelle loro poesie un mondo osservato dal punto di vista dei fanciulli. Robert Louis Stevenson, oltre ai romanzi di avventura, scrisse anche una celebre raccolta nel 1885 ''A Child's Garden of Verses''. In Italia un maestro di questo stile fu negli anni cinquanta e sessanta del XX secolo lo scrittore Gianni Rodari. Egli diffuse un nuovo canone di poesia per l’infanzia, basato sul piacere dello sperimentalismo linguistico, sulla cura estetica e sull’impegno sociale, dando valore alla dimensione ludica, giocosa e formativa. Negli anni Ottanta e Novanta, in Italia, si distingue la figura di Roberto Piumini, il quale compie una scelta non didattica o educativa, ma formale ed estetica. Sia Rodari che Piumini desideravano con la loro poesia “dare la parola” ai bambini, ma in due sensi diversi: per Rodari dare la parola significava dare voce ai bambini, permettere loro di esprimersi; per Piumini la parola diventava nutrimento fondamentale, incarnato nell’esperienza artistica da far vivere ai più giovani attraverso la poesia. Le opere poetiche più ricche di Roberto Piumini sono: ''C’era un bambino profumato di latte'', ''Io mi ricordo'', ''Non piangere, cipolla'' e ''Sole, scherzavo''. Nel panorama contemporaneo, si distingue la poesia di Bruno Tognolini, autore attento alla forma e all’equilibrio tra suono e senso, incarnato nell’uso sapiente delle rime. Opere importanti di questo autore sono: ''Rima rimani'', ''Tiritere'' e ''Mammalingua. Ventuno filastrocche per neonati e per la voce delle mamme'', opera ispirata alle tiritere, alle prime lallazioni e alle ninnenanne, che fa emergere un linguaggio speciale, ispirato al linguaggio materno, che mette in connessione intima la madre con il figlio. === Fiabe, miti e leggende === I fratelli Grimm La letteratura popolare delle fiabe e delle favole risale alla preistoria e venne trasmessa, almeno fino al XVIII secolo, prettamente in forma orale. Sebbene molti di questi racconti non furono creati direttamente per i ragazzi, essi, sono molto adatti a un pubblico infantile per lo stile semplice in cui sono narrati e le situazioni fantastiche presentate. Negli ultimi anni molti di questi racconti come i miti antichi sono stati accostati all'insegnamento scolastico tradizionale per spiegare ai bambini come le popolazioni dei secoli passati vedevano il mondo e cercavano di spiegare fenomeni naturali a loro misteriosi come il fuoco, i fulmini, le tempeste e i venti. Molte di queste leggende inoltre sono preziosi strumenti storici per studiare, oltre alle credenze e alle superstizioni, i valori etici e morali del popolo che le ha prodotte. Sebbene non propriamente per ragazzi, sono spesso considerate tali anche le favole di Esopo e Fedro dal forte contenuto didattico e moralista. Secondo una definizione ormai accettata si suole definire la fiaba come un racconto fantastico in cui interagiscono personaggi umani, animali e comprimari dotati di poteri magici come maghi, streghe, fate; la favola è invece una breve storia, con protagonisti solitamente degli animali antropomorfi, che ha in sé una morale o un insegnamento finale. La leggenda e il mito sono dei racconti fantastici utilizzati per spiegare un fatto o un evento misterioso altrimenti inspiegabili. La fiaba e il desiderio del fiabesco si legano al desiderio e al piacere umano della narrazione, al bisogno del meraviglioso e del fantastico, proprio di ogni uomo, donna o bambino. Questo fa della fiaba un racconto intramontabile e immortale, radicato nel passato e destinano a persistere nel futuro, perché insito nella natura umana. La fiaba è il luogo del possibile e delle ipotesi, delle risposte alle domande dell’esistenza, luogo dove si possono vivere più vite. Tramite la fiaba si può dire l’indicibile, comprendere il bene e il male del mondo e degli uomini. I temi e i motivi principali che si riscontrano nella fiaba sono il viaggio, incarnato nel percorso di formazione, cammino di crescita e maturazione; il bosco, passaggio verso l’Altrove, territorio sconosciuto, che porta allo smarrimento e al rischio; la presenza della magia e di personaggi, spesso protagonisti fragili, comuni, coraggiosi e resilienti, che compiono il loro viaggio iniziatico alla ricerca della propria identità, andando incontro al lieto fine. Le raccolte di fiabe sono numerosissime e sono solitamente definite o per paese o per gli autori che le catalogarono come i fratelli Grimm in Germania, Italo Calvino in Italia, Aleksandr Nikolaevič Afanas'ev in Russia. Una delle prime raccolte di racconti è l'orientale ''Mille e una notti,'' tradotte in francese da Antoine Galland nel 1704. Tuttavia non mancano autori che crearono proprie storie basandosi su racconti popolari: il più famoso di questi è Hans Christian Andersen, danese, autore di fiabe come ''Il brutto anatroccolo'', ''La sirenetta'' o ''Pollicina.'' Le favole furono un genere molto popolare nell'antichità, con autori come il greco Esopo o il latino Fedro. Fu ripreso con successo dal francese Jean de La Fontaine nel XVII secolo. I miti antichi e le leggende sono oggi presentati in numerose raccolte tematiche. Il genere epico vanta un discreto successo presso il pubblico infantile più maturo come i due poemi omerici o il ciclo arturiano. === Romanzi === Illustrazione da un'edizione inglese del 1907 di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Il romanzo occupa una vasta categoria della letteratura per ragazzi. Tale categoria può essere ulteriormente suddivisa in sottocategorie a seconda del genere delle storie. Esiste così il romanzo fantastico, uno dei generi più famosi, che narra storie ambientate in luoghi immaginari, popolati da personaggi fantasiosi e magici, con molte influenze dalle fiabe e dai racconti popolari classici. Tre esempi celebri di questo genere sono il capolavoro britannico ''Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie'' (1865) di Lewis Carroll, il bestseller americano ''Il meraviglioso mago di Oz'' (1900) di L. Frank Baum, e il successo relativamente recente ''La storia infinita'' (1979) del tedesco Michael Ende. Un altro genere molto affermato nella letteratura infantile è il romanzo avventuroso che ha come suoi autori principali lo scozzese Robert Louis Stevenson, il francese Jules Verne e l'italiano Emilio Salgari. Molto apprezzati sono anche i romanzi con protagonisti animali come ''Il libro della jungla'' di Rudiard Kipling, ''Il vento fra i salici'' di Kenneth Grahame, ''La collina dei conigli'' di Richard Adams, o Winnie Pooh di A. A. Milne. Popolarissimo è il genere giallo e investigativo, dal capostipite Sir Arthtur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes, fino al moderno successo delle indagini del topo antropomorfo Geronimo Stilton, creato da Elisabetta Dami, passando per le investigazioni di Hercule Poirot e Miss Marple, creati da Agatha Christie. È anche possibile proporre una serie di specializzazioni locali nella letteratura per ragazzi, pur in presenza di numerose eccezioni: gli autori statunitensi, ad esempio, hanno tradizionalmente preferito racconti dal forte sapore morale e didattico, come nel caso di Louisa May Alcott o dell'americana di adozione Frances Hodgson Burnett. Nel Regno Unito e nei paesi nordici si sono spesso privilegiati forti elementi fantastici, folclorici e favolistici, come fanno, tra gli altri, James Matthew Barrie, Clive Staples Lewis, Hans Christian Andersen e, più recentemente, J. K. Rowling. L'avventura sembra prevalere nei paesi latini, con autori come Jules Verne in Francia e Emilio Salgari in Italia. La vena umoristica, invece, è geograficamente trasversale, se si considerano maestri come l'inglese Lewis Carroll, gli italiani Carlo Collodi, Dino Buzzati e Luigi Bertelli detto Vamba, il francese Charles Perrault, la svedese Astrid Lindgren e gli statunitensi Mark Twain e Lyman Frank Baum. Anche il tono patetico è universalmente diffuso, sebbene in netto calo a partire dalla seconda metà del XX secolo, ma molto diffuso nel secolo precedente, come ancora testimoniano i libri di Edmondo De Amicis in Italia, Hector Malot in Francia e Ferenc Molnár in Ungheria. === Opere divulgative === L'enciclopedia per bambini I Quindici (1969-1975). La divulgazione per ragazzi è da molto tempo ormai considerata un genere letterario. Esso include saggi su svariati argomenti storici, scientifici, tecnologici o sociali ma anche biografie di personaggi famosi o racconti di epoche o guerre particolarmente importanti. Nella prima metà del secolo scorso molti regimi totalitari sfruttarono il genere divulgativo per inculcare alle giovani generazioni il culto della patria e del combattimento; un esempio di ciò è il volume ''Guerra e Fascismo spiegato ai ragazzi'' di Leo Pollini. Negli Stati Uniti la divulgazione per ragazzi ha subito una grande crescita soprattutto dagli anni quaranta, con le prime pubblicazioni in merito. Molto successo hanno riscosso le enciclopedie per bambini, come l'italiana I Quindici, traduzione ampliata di un'opera inglese: ''Childcraft''. Dalla seconda metà del XX secolo il settore si è ulteriormente sviluppato, abbracciando tematiche come l'educazione sessuale o il problema dell'uso di sostanze stupefacenti, fino ad allora considerate tabù nella letteratura infantile. Recentemente l'attenzione è stata posta sempre più sul gravoso problema dell'inquinamento atmosferico e del riscaldamento globale. Il genere divulgativo ha poi preso un taglio umoristico, come dimostrano le moderne collane di titoli divulgativi come le Brutte Scienze di Nick Arnold o le Brutte Storie di Terry Deary. Molti grandi studiosi come lo storico neozelandese Ronald Syme o l'astrofisica italiana Margherita Hack o il matematico inglese Stephen Hawking si sono dedicati con successo alla divulgazione per ragazzi. Quando si parla di letteratura per l'infanzia e l'adolescenza, è fondamentale sottolineare il rapporto che essa ha avuto e ha con la traduzione. Le opere per l'infanzia e l'adolescenza tradotte, infatti, rappresentano i primi libri con cui vengono a contatto i bambini. La traduzione permette dunque a bambini provenienti da ogni parte del mondo di accostarsi a culture differenti dal proprio contesto nazionale. Paul Hazard, autore di ''Les livres, les enfants et les hommes.'' IBBY:International Board on Books for Young People. La traduzione di tale tipo di letteratura come ambito traduttologico ha assunto valore solo recentemente, nonostante da tempo si fosse constatata la complessità di tale tipo di traduzione. Soltanto negli ultimi trent'anni ci sono stati degli studi specifici relativi alla traduzione di libri per l'infanzia e l'adolescenza.I primi studi su tale tipo di letteratura in traduzione, che risalgono agli anni sessanta, riflettono una credenza tipica dell'immediato dopoguerra, secondo cui un futuro pacifico avrebbe potuto essere garantito da una corretta educazione delle giovani generazioni. Poiché le traduzioni trascendono i confini tra le culture, esse erano viste come un modo per far progredire la comprensione internazionale.Già Paul Hazard, con la sua opera del 1932 ''Les livres, les enfants et les hommes'', riteneva che tale tipo di letteratura avrebbe favorito la comprensione a livello internazionale. Egli considerava ogni libro per bambini tradotto come un messaggero che va oltre le montagne e i fiumi, oltre i mari, fino ai confini del mondo alla ricerca di nuove amicizie. Anche Jella Lepman nella sua opera autobiografica ''A bridge of Children's Book''s del 1969 ha fatto emergere gli stessi aspetti positivi di tale tipo di letteratura e ha portato nel periodo della riconciliazione successiva alla seconda guerra mondiale alla nascita di IBBY, un'organizzazione senza scopo di lucro creata in Svizzera nel 1953 per facilitare l'incontro tra libri, bambini e ragazzi. I primi studi relativi alla traduzione della letteratura per l'infanzia e l'adolescenza emergono negli anni sessanta e settanta e sono di tipo prescrittivo, ovvero si occupano del come si debba tradurre, comparatista e straniante. Negli anni ottanta si assiste alla pubblicazione di due importanti monografie: ''Children’s Books in Translation: The Situation and the Problems'' di Göte Klingberg e ''Poetics of Children’s Literature'' di Zohar Shavit. La prima opera si è occupata della traduzione dei riferimenti culturali e ha proposto di mantenere la culturalità del testo source. La seconda, invece, si è occupata di indagare la manipolazione che veniva fatta sulle opere rivolte a bambini e ragazzi sulla base di pregiudizi relativi a cosa fosse giusto insegnare a un bambino nella cultura di arrivo, e sulla base dell'idea che il bambino avesse delle abilità di comprensione inferiori. Con il ''Cultural turn'' degli anni ottanta, ci si rende conto che quando si traduce un testo lo si deve tradurre tenendo conto del contesto culturale ed emerge quindi come tali considerazioni possano andare ad interessare anche la letteratura per l'infanzia e l'adolescenza. Alcuni critici hanno potuto constatare come proprio gli elementi culturali, i quali permettevano ai bambini di venire a contatto con culture differenti, siano stati soggetti ad interventi, poiché si credeva che i bambini non fossero in grado di capirli, o che i bambini avrebbero imparato cose sbagliate. Negli anni novanta vengono pubblicati studi come quelli di O’Sullivan, Riita Oittinen e Tiina Puurtinen. A segnare un cambiamento nello studio delle opere per l'infanzia e l'adolescenza sono stati sicuramente due contributi: ''Translating for Children'' di Riitta Oittinen e ''Comparative Children’s Literature'' di O’Sullivan''.''Con la monografia di Oittinen si assiste ad un passaggio da un paradigma prescrittivo a uno addomesticante e funzionalista basato sulla Skopos-Theorie di Katharina Reiss e Hans Vermeer. Ciò significa che il testo va tradotto prendendo in considerazione la situazione e lo scopo di arrivo. L’adattamento delle opere può essere quindi possibile, ma è auspicabile rimanendo leale nei confronti del lettore bambino o adolescente. La monografia di ‘O Sullivan si occupa invece di sondare la presenza di adattamenti come il risultato della voce del traduttore che può farsi sentire oppure no. A livello internazionale, la traduzione della letteratura per l'infanzia e l'adolescenza ha assunto rilievo grazie alla diffusione negli ultimi anni di riviste, ricerche e convegni che la mettono al centro. Numerose sono state le riviste che sono state create riguardanti la letteratura per l'infanzia e l'adolescenza e che, pur non concentrandosi sulla traduzione, trattano vari aspetti del processo traduttivo. Alcune di queste riviste sono: ''The Journal of Children’s Literature Studies, Bookbird: A Journal of International Children’s Literature,'' la quale è legata a IBBY, ''Routledge Children’s Literature and Culture Series'' e ''Children’s Literature in Education,'' così come la rivista di IRSCL''International Research in Children's Literature (IRCL''). Della traduzione della letteratura per l'infanzia e l'adolescenza si sono occupati anche alcuni numeri di riviste traduttologiche come Meta, Palimpsestes e Équivalences. A testimoniare l'importanza che ha assunto la traduzione di libri per l'infanzia e l'adolescenza sono stati anche i convegni organizzati sul tema. I più importanti sono stati: II ''Congreso Internacional de Traducción, Literatura Infantil-Juvenil y Didáctica'' tenutosi a Las Palmas nel 2003 e nel 2005, un convegno a Bruxelles nel 2004, ''Scrivere e tradurre per l’infanzia:voci, immagini e parole'' del 2006 a Forlì, così come altri due convegni tenuti nella stessa città romagnola nel 2013 e nel 2017. A questi si aggiungono altre conferenze: a Parigi nel 2007, a Rouen nel 2013, a Bruxelles/Anversa nel 2017. Nella Bologna Children’s Book Fair, la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, inoltre, è nato il Centro Traduttori/Translators Café, luogo d'incontro di traduttori, studiosi di traduttologia ed editori, che ha portato anche alla creazione del premio ''In altre parole'', concorso dedicato alla traduzione di opere letterarie per l’infanzia e l’adolescenza. Negli ultimi anni, figura importante negli studi di Letteratura per l'infanzia è stata Angela Articoni, scrittrice di numerosi saggi e autrice di ''La sua barba non è poi così blu... Immaginario collettivo e violenza misogina nella fiaba di Perrault'' (2014, tradotto in spagnolo ''Su barba no era tan azul''), libro vincitore del primo premio internazionale CIRSE 2015, assegnato dal Centro Italiano per la Ricerca Storico Educativa il 26 febbraio 2016 a Bologna, e di ''Arte bambina'' (2017). === Classici del genere avventura === * Richard Adams ** ''La collina dei conigli'' * Louisa May Alcott ** ''Piccole donne'' ** ''Piccole donne crescono'' ** ''Piccoli uomini'' ** ''I ragazzi di Jo'' ** ''Una ragazza fuori moda'' * Hans Christian Andersen ** Fiabe * James Matthew Barrie ** ''Peter Pan nei Giardini di Kensington'' ** ''Peter e Wendy'' * Lyman Frank Baum ** ''Il meraviglioso mago di Oz'' * Frances Hodgson Burnett ** ''Il piccolo Lord'' ** ''Il giardino segreto'' ** ''La piccola principessa'' * Dino Buzzati ** ''La famosa invasione degli orsi in Sicilia'' * Lewis Carroll ** ''Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie'' ** ''Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò'' * Carlo Collodi ** ''Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino'' * James Oliver Curwood ** ''The Grizzly King'' * Roald DahlGGG o Matilda. ** ''James e la pesca gigante'' ** ''La fabbrica di cioccolato'' ** ''Matilda'' **''Il GGG (il Grande Gigante Gentile)'' **''Il grande Ascensore di cristallo'' **''Le streghe'' * Daudet - ''Tartarino'' * Edmondo De Amicis ** ''Cuore'' * Michael Ende ** ''La storia infinita'' ** ''Momo'' **''Il segreto di Lena e altri racconti'' * Francis J. Finn ** ''Tom Playfair'' * Kenneth Grahame ** ''Il vento tra i salici'' * Fratelli Grimm ** Le fiabe del focolare * Heinrich Hoffmann ** ''Pierino Porcospino'' * William Henry Giles Kingston ** ''Peter the Whaler'' * Rudyard Kipling ** ''Il libro della giungla'' ** ''Kim'' ** ''Capitani coraggiosi (romanzo)'' ** ''Storie proprio così'' * Clive Staples Lewis ** ''Le cronache di Narnia'' * Astrid Lindgren ** La scrittrice svedese Astrid Lindgren, autrice di Pippi Calzelunghe.''Pippi Calzelunghe'' * Selma Lagerlöf ** ''Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson'' * Jack London ** ''Zanna Bianca'' ** ''Il richiamo della foresta'' * Hector Malot ** ''Senza famiglia'' * Herman Melville ** ''Moby Dick'' * Alan Alexander Milne ** ''Winnie Puh'' ** Altri libri di Winnie the Pooh * Ferenc Molnár ** ''I ragazzi della via Pál'' * Charles Perrault ** ''I racconti di Mamma Oca'' * Gianni Rodari * Emilio Salgari ** ''I misteri della jungla nera'' (1895) ** ''Le tigri di Mompracem'' (1900) ** ''I pirati della Malesia'' (1896) ** ''Le due tigri'' (1904) ** ''Il Re del Mare'' (1906) ** ''Alla conquista di un impero'' (1907) ** ''La rivincita di Yanez'' (1913) ** ''Il Corsaro Nero'' (1898) ** ''La regina dei Caraibi'' (1901) ** ''Jolanda, la figlia del Corsaro Nero'' (1905) ** ''Il figlio del Corsaro Rosso'' (1908) ** ''Gli ultimi filibustieri'' (1908) * Richard Scarry * Lemony Snicket ** ''Una serie di sfortunati eventi'' * Johanna Spyri ** ''Heidi'' * Robert Louis Stevenson ** ''La freccia nera'' ** ''L'isola del tesoro'' ** ''Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde'' * Mark Twain ** ''Il principe e il povero'' ** ''Le avventure di Tom Sawyer'' ** ''Le avventure di Huckleberry Finn'' * Vamba ** ''Il giornalino di Gian Burrasca'' * Jules Verne ** ''Il giro del mondo in 80 giorni'' ** ''Ventimila leghe sotto i mari'' ** ''Viaggio al centro della Terra'' ** Tutta la serie dei Viaggi straordinari ** ''Michele Strogoff'' * Elwyn Brooks White ** ''Le avventure di Stuart Little'' * ''Charles Dickens'' ** ''La piccola Dorrit'' * Daniel Defoe ** ''Robinson Crusoe'' ===Altre opere=== * Giovanni Boccaccio ** ''Decameron'' * Autori vari ** ''Le mille e una notte'' * Giulio Cesare Croce e Adriano Banchieri ** ''Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno'' * Eleanor H. Porter ** ''Pollyanna'' ** ''Pollyanna cresce'' * Emilio Salgari ** ''La favorita del Mahdi'' * Rudyard Kipling ** ''Il libro della giungla'' ** ''Il secondo libro della giungla'' * T. H. White ** ''La spada nella roccia'' * Alexandre Dumas ** ''I tre moschettieri'' ** ''Vent'anni dopo'' ** ''Il visconte di Bragelonne'' * Lucy Maud Montgomery ** ''Anna dai capelli rossi (romanzo)'' === Autori e opere contemporanee === * Henriette Bichonnier ** ''Il mostro peloso'' ** ''Camilla e la matita magica'' * Eoin Colfer ** ''Artemis Fowl'' * Brian Jacques ** il ciclo di Redwall * Erich Kästner ** ''Emilio e i detectives'' ** ''Carlottina e Carlottina'' * Alberto Manzi ** ''Orzowei'' * Ewn Garabandal ** ''Feha Gìbuss e il Libro della Profezia'' * Walter Moers ** ''Le 13 vite e mezzo del capitano Orso Blu'' ** ''Ensel e Krete'' * Christine Nöstlinger ** ''Il bambino sottovuoto'' * Christopher Paolini ** ''Ciclo dell'Eredità'' * Bianca Pitzorno ** ''Sette Robinson su un'isola matta'' ** ''Clorofilla dal cielo blu'' ** ''L'amazzone di Alessandro Magno'' ** ''L'incredibile storia di Lavinia'' ** ''La bambola dell'alchimista'' ** ''Parlare a vanvera'' ** ''Ascolta il mio cuore'' ** ''Polissena del Porcello'' ** ''Diana, Cupìdo e il Commendatore'' ** ''La voce segreta'' ** ''Tornatrás'' ** ''La bambinaia francese'' ** ''Il nonno selvaggio'' ** ''Violante & Laurentina'' * J. K. RowlingLa popolare scrittrice per ragazzi J.K. Rowling. ** La serie di Harry Potter * Anna Russo ** ''Pao alla conquista del mondo'' ** ''La bambina Babilonia'' ** ''Caro Hamid, fratello lontano'' ** ''Ibrahim, il bambino del campo'' ** ''Chuang Tse e il primo imperatore'' ** ''Il baffo del dittatore'' * Robert Lawrence Stine ** La serie di ''Piccoli brividi'' * Geronimo Stilton ** La serie delle Storie da Ridere * Silvana Gandolfi * Lia Levi * Elisa Puricelli Guerra * Moony Witcher ** ''La bambina della Sesta Luna'' * Silvana De Mari ** ''La bestia e la bella'' ** ''L'ultimo elfo'' * Markus Zusak ** ''Storia di una ladra di libri'' ** ''Io sono il messaggero'' * Antoine de Saint-Exupéry ** ''Il piccolo principe'' * Italo Calvino ** ''I nostri antenati'' ** ''Marcovaldo'' ** ''Le cosmicomiche'' ** ''Se una notte d'inverno un viaggiatore'' * Dino Buzzati ** ''Il deserto dei Tartari''
Lingua scots
Lo '''scozzese''', nota anche con il nome nativo di '''''scots''''' , è la lingua germanica occidentale, del ramo anglo-frisone, in uso nella Scozia, nell'Ulster e nella zona di confine della Repubblica d'Irlanda , affine all'inglese ma profondamente diversa dal gaelico scozzese. Viene anche definito ''Lowland Scots'' in contrapposizione al gaelico scozzese, limitato storicamente alle Highlands, le Ebridi e il Galloway. Il nome italiano della lingua è semplicemente ''scozzese''; tuttavia, al fine di evitare confusioni con la lingua gaelica scozzese e con l'inglese scozzese, variante dell'inglese parlata in Scozia, viene spesso usato il nome nativo di ''lingua scots''. Per la consistenza del gruppo di utilizzatori, e per la sua nettamente marcata caratterizzazione, lo scots viene considerato lingua a sé, distinta dalla lingua inglese, sebbene la strutturazione di fondo ne sia la medesima e la capacità di comunicazione fra parlanti delle due lingue sia più che sufficiente. Lo scozzese trae origine dalla lingua germanica degli Angli che abitavano a nord del fiume Humber, con influssi provenienti dall'inglese moderno. In effetti ha molti punti di contatto con l'inglese dialettale del nord, con cui, in passato, condivideva una certa area di transizione. Presenta, al contrario, caratteristiche che lo differenziano dai dialetti inglesi dell'Inghilterra meridionale e dall'inglese standard.
L'inglese antico, o lingua anglosassone, era già diffuso nella Scozia sud-orientale nel VII secolo, essendo la regione parte del regno anglosassone di Northumbria. L'anglosassone rimase confinato a questa regione fino al XIII secolo, rimanendo una lingua di uso comune mentre il gaelico era la lingua della Corte Scozzese. La variante della lingua inglese media parlato nel sud-est della Scozia, anche conosciuta come scots antico, cominciò a divergere da quello della Northumbria nel XII e nel XIII secolo. Altre influenze sullo sviluppo dello scots furono da lingue romanze come il latino, utilizzato in ambito ecclesiastico e legale, il francese diffusosi grazie alla Auld Alliance e l'olandese grazie al commercio e all'immigrazione proveniente dai Paesi Bassi. Lo scots include prestiti linguistici in seguito al contatto con il gaelico. Antichi documenti legali medievali includono termini legali e amministrativi di origine gaelica. Al giorno d'oggi i prestiti dal gaelico sono principalmente caratteristiche geografiche e culturali, come ''ceilidh, loch e clan''. Dal XIII secolo lo scots antico si diffonde ulteriormente in Scozia tramite i Burghs, istituzioni urbane stabilite per la prima volta da re Davide I di Scozia. L'aumento del prestigio dello scots antico nel XIV secolo, e il declino del francese in Scozia, rese lo scots la lingua di prestigio della maggior parte della Scozia meridionale e orientale. Dal XVI secolo lo Scots Medio aveva stabilito delle regole ortografiche e norme letterarie indipendenti da quelle che si stavano sviluppando in Inghilterra ed era diventata la lingua letteraria della Scozia. Dal 1610 al 1690, durante la colonizzazione dell'Ulster, una grande quantità di parlanti di Scots – 200.000 per la precisione – si stabilì nel nord dell'Irlanda, dando origine al dialetto scozzese dell'Ulster. Il termine ''scots moderno'' è usato per descrivere la lingua dopo il 1700 quando l'inglese moderno fu adottato come lingua letteraria e lo scots rimase il vernacolo. Christine parla shetlandico Lo scozzese si suddivide in almeno cinque dialetti: * ''Scots del nord'', parlato a nord di Dundee, spesso suddiviso a sua volta in ''North Northern'', ''Mid Northern'' (conosciuto anche come Scots del nord-est o dialetto dorico) e ''South Northern'', e nella contea di Caithness. * ''Scots centrale'', parlato da Fife e Perthshire a Lothian e Wigtownshire; spesso suddiviso in ''Scots centrale del nord-est'', ''Scots centrale del sud-est'', ''Scots centrale dell'ovest'' e ''Scots centrale del sud-ovest''. * ''Scots del sud'' o semplicemente ''lingua di confine'' o ''dialetto di confine'', parlato nelle aree di confine con l'Inghilterra. * ''Scots insulare'', parlato nelle isole Orcadi e Shetland. * ''Ulster Scots'', parlato da discendenti di immigrati scozzesi (ma anche da discendenti di irlandesi ed immigrati inglesi) in Irlanda del Nord e a County Donegal nella Repubblica irlandese; qualche volta viene indicato con il neologismo ''Ullans'', una contrazione di Ulster e ''Lallans'' (un sinonimo di ''Lowlands''). Comunque in un recente articolo Caroline Macafee, autrice del ''The Concise Ulster Dictionary'', ha dichiarato che l'''Ulster Scots'' è "chiaramente un dialetto dello Scots centrale". Dialetti dello Scozzese. * Il suono x, scomparso in inglese, è reso con ''ch'' (''loch'' lox, lago, mare). * Il suono ʍ è reso ''quh'' (''quhyte'', white). * La a: dell'AI è rimasta immutata (è diventata o: in inglese) (''laird'', lord). * La lunghezza di una vocale è indicata da una ''i'' o da una ''y'' (''heid'', head; ''laird'', lord). * ''k'' corrisponde all'inglese ''ch'' (''breeks'', breeches; ''kirk'', church). * Le vocali non sono alterate da ''r'' seguente (bird bird, word ward). * Il suono y è scritto ui (''Guid mornin'', buon giorno). * Sono numerose le differenze lessicali (''bonnie'', beautiful; ''how are you keepin?'', come stai?; ''the back of nine'', poco dopo le nove, etc.). Come esempio di scozzese, ecco una celebre poesia di Robert Burns: O ye, wha are sae guid yoursel, Sae pious and sae holy, Ye've nought to do but mark and tell Your neebours' fauts and folly! Whose life is like a weel-gaun mill, Supplied wi store o water; The heapet happer's ebbing still. An' still the clap plays clatter! ''Wha'', who; ''sae'', so; ''guid'', good; ''whase'', whose; ''weel-gaun'', well going; ''heapet happer'', heaped hopper.
Linguaggio di programmazione
Codice sorgente di un programma scritto in linguaggio BASIC Un '''linguaggio di programmazione''', in informatica, è un linguaggio formale che specifica un insieme di istruzioni che possono essere usate per produrre dati in uscita: esso è utilizzabile per il controllo del comportamento di una macchina formale o di un'implementazione di essa ovvero in fase di programmazione di questa attraverso la scrittura del codice sorgente di un programma ad opera di un programmatore: un linguaggio di programmazione è considerato a tutti gli effetti tale se è Turing-completo.
Esempio di Linguaggio assembly Logo linguaggio Java Il primo linguaggio di programmazione della storia è il linguaggio meccanico adoperato da Ada Lovelace per la programmazione della macchina di Charles Babbage, al quale fu seguito il Plankalkül di Konrad Zuse, sviluppato da lui nella Svizzera neutrale durante la seconda guerra mondiale e pubblicato nel 1946. Plankalkül non venne mai realmente usato per programmare. La programmazione dei primi elaboratori veniva fatta invece in short code, da cui poi si è evoluto l'assembly, che costituisce una rappresentazione simbolica del linguaggio macchina. La sola forma di controllo di flusso è l'istruzione di salto condizionato, che porta a scrivere programmi molto difficili da seguire logicamente per via dei continui salti da un punto all'altro del codice. La maggior parte dei linguaggi di programmazione successivi cercarono di astrarsi da tale livello basilare, dando la possibilità di rappresentare strutture dati e strutture di controllo più generali e più vicine alla maniera (umana) di rappresentare i termini dei problemi per i quali ci si prefigge di scrivere programmi. Tra i primi linguaggi ad alto livello a raggiungere una certa popolarità ci fu il Fortran, creato nel 1957 da John Backus, da cui derivò successivamente il BASIC (1964): oltre al salto condizionato, reso con l'istruzione IF, questa nuova generazione di linguaggi introduce nuove strutture di controllo di flusso come i cicli WHILE e FOR e le istruzioni CASE e SWITCH: in questo modo diminuisce molto il ricorso alle istruzioni di salto (GOTO), cosa che rende il codice più chiaro ed elegante, e quindi di più facile manutenzione. Dopo la comparsa del Fortran nacquero una serie di altri linguaggi di programmazione storici, che implementarono una serie di idee e paradigmi innovativi: i più importanti sono il Lisp (1959) e l'ALGOL (1960) . Tutti i linguaggi di programmazione oggi esistenti possono essere considerati discendenti da uno o più di questi primi linguaggi, di cui mutuano molti concetti di base; l'ultimo grande progenitore dei linguaggi moderni fu il Simula (1967), che introdusse per primo il concetto (allora appena abbozzato) di ''oggetto'' software. Nel 1970 Niklaus Wirth pubblica il Pascal, il primo linguaggio strutturato, a scopo didattico; nel 1972 dal BCPL nascono prima il B (rapidamente dimenticato) e poi il C, che invece fu fin dall'inizio un grande successo. Nello stesso anno compare anche il Prolog, finora il principale esempio di linguaggio logico, che pur non essendo di norma utilizzato per lo sviluppo industriale del software (a causa della sua inefficienza) rappresenta una possibilità teorica estremamente affascinante. Con i primi mini e microcomputer e le ricerche a Palo Alto, nel 1983 vede la luce Smalltalk, il primo linguaggio realmente e completamente ad oggetti, che si ispira al Simula e al Lisp: oltre a essere in uso tutt'oggi in determinati settori, Smalltalk viene ricordato per l'influenza enorme che ha esercitato sulla storia dei linguaggi di programmazione, introducendo il paradigma object-oriented nella sua prima incarnazione ''matura''. Esempi di linguaggi object-oriented odierni sono Eiffel (1986), C++ (che esce nello stesso anno di Eiffel) e successivamente Java, classe 1995. === Concetti fondamentali === programmazione Tutti i linguaggi di programmazione esistenti sono definiti da un lessico, una sintassi e una semantica e possiedono: * Istruzione: un comando oppure una regola descrittiva: anche il concetto di istruzione è molto variabile fra i vari linguaggi. A prescindere dal particolare linguaggio però, ogni volta che un'istruzione viene eseguita, lo stato interno del calcolatore (che sia lo stato reale della macchina oppure un ambiente virtuale, teorico, creato dal linguaggio) cambia. Alcuni concetti sono poi presenti nella gran parte dei linguaggi: * Variabile e costante: un dato o un insieme di dati, noti o ignoti, già memorizzati o da memorizzare; a una variabile corrisponde sempre, da qualche parte, un certo numero (fisso o variabile) di locazioni di memoria che vengono ''allocate'', cioè riservate, per contenere i dati stessi. Molti linguaggi inoltre attribuiscono alle variabili un tipo, con differenti proprietà (stringhe di testo, numeri, liste, ''atomi'' ecc.) che può essere assegnato in maniera ''forte'' (tipizzazione forte) o in maniera ''debole'' (tipizzazione debole). Vi sono linguaggi di programmazione, come unlambda, che invece non utilizzano variabili. Alcuni linguaggi supportano l'uso dei cosiddetti puntatori a variabili. Esempio di diagramma di flusso di un algoritmo * Espressione: una combinazione di variabili e costanti, unite da operatori; le espressioni sono state introdotte inizialmente per rappresentare le espressioni matematiche, ma in seguito la loro funzionalità si è estesa. Un'espressione viene '''valutata''' per produrre un valore, e la sua valutazione può produrre "effetti collaterali" sul sistema e/o sugli oggetti che vi partecipano. Casi particolari di espressione sono le cosiddette espressioni regolari. * Strutture dati, meccanismi che permettono di organizzare e gestire dati complessi. * Strutture di controllo, che permettono di governare il flusso di esecuzione del programma, alterandolo in base al risultato o valutazione di un'espressione (che può ridursi al contenuto di una variabile, o essere anche molto complessa) (cicli iterativi quali ad esempio ''for'', ''do'', ''while'' e strutture condizionali quali ad esempio ''if'', ''switch-case''). * Sottoprogramma: un blocco di codice che può essere richiamato da qualsiasi altro punto del programma. In tale ambito quasi tutti linguaggi offrono funzionalità di riuso di codice accorpando cioè sequenze di istruzioni all'interno di funzioni richiamabili secondo necessità all'interno di programmi o all'interno di librerie richiamabili in ogni programma. * Funzionalità di input dati da tastiera e visualizzazione dati in output (stampa a video) attraverso i cosiddetti canali standard (standard input, standard output). * Possibilità di inserire dei commenti sul codice scritto, sintatticamente identificati e delimitati, che ne esplichino le funzionalità a beneficio della leggibilità o intelligibilità. === Codice sorgente === Esempio di codice sorgente Programmare in un dato linguaggio di programmazione significa generalmente scrivere uno o più semplici file di testo ASCII, chiamato ''codice sorgente'' che esprime l'algoritmo del programma tradotto nel linguaggio di programmazione. I font, i colori e in generale l'aspetto grafico sono irrilevanti ai fini della programmazione in sé: per questo i programmatori non usano programmi di videoscrittura, ma degli ''editor'' di testo (come ''emacs'' e ''brief'') che invece offrono funzioni avanzate di trattamento testi (''espressioni regolari'', sostituzioni condizionali e ricerche su file multipli, possibilità di richiamare strumenti esterni ecc). Se un dato editor è in grado di lavorare a stretto contatto con gli altri strumenti di lavoro (compilatore, linker, interprete ecc.: vedi più avanti) allora più che di semplice editor si parla di '''IDE''' o ambiente di sviluppo integrato. Va notato che alcuni linguaggi di programmazione recenti consentono anche una forma mista di programmazione, in cui alla stesura di codice sorgente ASCII si associano anche operazioni di programmazione visuale, attraverso le quali il programmatore descrive alcuni aspetti del programma ''disegnando'' a video attraverso il mouse; un'applicazione tipica di quest'ultima forma di programmazione è il disegno interattivo della GUI del programma (finestre, menù, e così via). Per essere eseguito dal processore il codice sorgente deve essere tradotto in linguaggio macchina che è il linguaggio in cui opera la macchina a livello fisico, e questo è possibile attraverso due possibili tecniche: la compilazione e l'interpretazione. Il codice sorgente, contenente le istruzioni da eseguire e (spesso) alcuni dati noti e costanti, può essere poi eseguito passandolo ad un interprete che eseguirà le istruzioni in esso contenute, il che è la prassi normale per i linguaggi di scripting; oppure può venire compilato, cioè tradotto in istruzioni di linguaggio macchina da un programma compilatore: il risultato è un file binario 'eseguibile' (codice eseguibile) che non ha bisogno di altri programmi per andare in esecuzione, ed è anche molto più veloce di un programma interpretato. In passato, la compilazione è stata la norma per tutti i linguaggi di programmazione di uso generale; attualmente vi sono numerosi linguaggi interpretati e di uso generale, come il linguaggio Java o quelli della piattaforma .NET, che applicano un approccio ibrido fra le due soluzioni, utilizzando un compilatore per produrre del codice in un linguaggio ''intermedio'' (detto bytecode) che viene successivamente interpretato. La differenza di prestazioni tra i linguaggi interpretati e quelli compilati è stata ridotta con tecniche di compilazione just-in-time, sebbene si continui ad utilizzare i linguaggi compilati (se non addirittura l'assembly) per le applicazioni che richiedono le massime prestazioni possibili. === Compilazione === Schema tipico di un compilatore ideale La compilazione è il processo per cui il programma, scritto in un linguaggio di programmazione ad alto livello, viene tradotto in un codice eseguibile per mezzo di un altro programma detto appunto compilatore. La compilazione offre numerosi vantaggi, primo fra tutti il fatto di ottenere eseguibili velocissimi nella fase di run (esecuzione) adattando vari parametri di questa fase all'hardware a disposizione; ma ha lo svantaggio principale nel fatto che è necessario compilare un eseguibile diverso per ogni sistema operativo o hardware (piattaforma) sul quale si desidera rendere disponibile l'esecuzione ovvero viene a mancare la cosiddetta portabilità. === Interpretazione === Un codice Python Il grosso difetto di questi linguaggi è la lentezza dell'esecuzione; però hanno il grosso pregio di permettere di usare lo stesso programma senza modifica su più piattaforme. Si dice in questo caso che il programma è portabile. La perdita di prestazioni che è alla base dei linguaggi interpretati è il doppio lavoro che è affidato alla macchina che si accinge ad elaborare tale programma. Al contrario di un programma compilato, infatti, ogni istruzione viene controllata e interpretata ad ogni esecuzione da un interprete. Si usano linguaggi interpretati nella fase di messa a punto di un programma per evitare di effettuare numerose compilazioni o invece quando si vuole creare software che svolgono operazioni non critiche che non necessitano di ottimizzazioni riguardanti velocità o dimensioni, ma che traggono più vantaggio dalla portabilità. I linguaggi di scripting e tutti quelli orientati al Web sono quasi sempre interpretati. PHP, Perl, Tcl/Tk e JavaScript e molti altri sono esempi concreti di interazione non vincolata alla piattaforma. Ci sono vari tentativi per rendere i compilatori multipiattaforma creando un livello intermedio, una sorta di semi-interpretazione, come nel caso sopra menzionato di Java; d'altro canto per i linguaggi interpretati ci sono tentativi per generare delle compilazioni (o semi-compilazioni) automatiche specifiche per la macchina su cui sono eseguiti. Esistono anche strumenti per automatizzare per quanto possibile la compilazione di uno stesso programma su diverse piattaforme, ad esempio GNU autoconf/automake, che permette di realizzare una distribuzione del codice sorgente che può essere configurata e compilata automaticamente su diverse piattaforme, in genere almeno tutti gli Unix. === Collegamento (linking) === Se il programma, come spesso accade, usa delle librerie, o è composto da più moduli software, questi devono essere 'collegati' tra loro. Lo strumento che effettua questa operazione è detto appunto linker ("collegatore"), e si occupa principalmente di risolvere le interconnessioni tra i diversi moduli. Esistono principalmente due tipi differenti di collegamento: '''dinamico''' e '''statico'''. ==== Collegamento statico ==== Tutti i moduli del programma e le librerie utilizzate vengono incluse nell'eseguibile, che risulta grande, ma contiene tutto quanto necessario per la sua esecuzione. Se si rende necessaria una modifica a una delle librerie, per correggere un errore o un problema di sicurezza, tutti i programmi che le usano con collegamento statico devono essere ricollegati con le nuove versioni delle librerie. ==== Collegamento dinamico ==== Le librerie utilizzate sono caricate dal sistema operativo quando necessario (''linking dinamico''; le librerie esterne sono chiamate "DLL", ''Dynamic-link libraries'' nei sistemi Microsoft Windows, mentre "SO" ''Shared Object'' nei sistemi Unix-like). L'eseguibile risultante è più compatto, ma dipende dalla presenza delle librerie utilizzate nel sistema operativo per poter essere eseguito. In questo modo, le librerie possono essere aggiornate una sola volta a livello di sistema operativo, senza necessità di ricollegare i programmi. Diventa anche possibile usare diverse versioni della stessa libreria, o usare librerie personalizzate con caratteristiche specifiche per il particolare host. Nella realizzazione di un progetto software complesso, può succedere che alcune parti del programma vengano realizzate come librerie, per comodità di manutenzione o per poterle usare in diversi programmi che fanno parte dello stesso progetto. La complicazione aggiunta è che quando si installa un programma con collegamento dinamico è necessario verificare la presenza delle librerie che utilizza, ed eventualmente installare anche queste. I sistemi di package management, che si occupano di installare i programmi su un sistema operativo, di solito tengono traccia automaticamente di queste dipendenze. In genere si preferisce il collegamento dinamico, in modo da creare programmi piccoli e in generale ridurre la memoria RAM occupata, assumendo che le librerie necessarie siano già presenti nel sistema, o talvolta distribuendole insieme al programma. === Confronto tra compilazione e interpretazione === Un esempio di codice sorgente in Python. L'evidenziazione di alcune parti di codice è uno strumento comune fra i programmatori per orientarsi fra il codice. Questi due metodi di creazione ed esecuzione di un programma presentano entrambi vantaggi e svantaggi: il maggior vantaggio della compilazione è senz'altro l'efficienza nettamente superiore in termini di prestazioni, al prezzo del restare vincolati a una '''piattaforma''' (combinazione di architettura hardware e sistema operativo) particolare; un linguaggio interpretato invece non ha, in linea di massima, questa dipendenza ma è più lento e richiede più memoria in fase di esecuzione. === Bytecode e P-code === Una soluzione intermedia fra compilazione e interpretazione è stata introdotta nelle prime versioni di Pascal (compresa quella realizzata nel 1975 dal suo inventore, Niklaus Wirth) e successivamente adottata nei linguaggi Java e Python, con il bytecode, e nei linguaggi Visual Basic e .NET di Microsoft con il P-code. In tutti e due questi casi il codice sorgente dei programmi non viene compilato in linguaggio macchina, ma in un codice intermedio "ibrido" destinato a venire interpretato al momento dell'esecuzione del programma: il motivo di questo doppio passaggio è di avere la portabilità dei linguaggi interpretati ma anche, grazie alla pre-compilazione, una fase di interpretazione più semplice e quindi più veloce. Nel caso del bytecode di Java siamo di fronte a un vero linguaggio assembly, che in origine doveva essere implementato in un modello di processore reale, poi mai realizzato; alcuni microprocessori moderni, come gli ARM con Jazelle implementano nativamente molte istruzioni bytecode e sono quindi in grado di eseguire bytecode Java come fosse assembly. Tuttavia il codice intermedio è più facile sia da interpretare che da compilare: per questo motivo sia per Java che per i linguaggi .NET sono stati sviluppati i compilatori JIT (Just In Time), che al momento del lancio di un programma Java o .NET compilano al volo il codice intermedio e mandano in esecuzione un codice macchina nativo, eliminando completamente la necessità dell'interprete e rendendo i programmi scritti in questi linguaggi veloci quasi quanto i corrispondenti programmi compilati. === Ambienti di sviluppo e di esecuzione === IDE La piattaforma Java, tipico esempio di ambiente di esecuzione Con ambiente di sviluppo si intendono l'insieme degli strumenti atti allo sviluppo del codice sorgente del programma, mentre con ambiente di esecuzione si intende tipicamente il complesso delle librerie software, detta anche piattaforma software, utilizzate dal programma stesso per poter funzionare correttamente. In generale esistono circa 2500 linguaggi di programmazione più o meno noti e diffusi. Questi in primis vengono classificati, a seconda del livello di astrazione a partire dal linguaggio macchina fin verso il linguaggio logico umano, in linguaggi a basso livello e ad alto livello (negli anni novanta si distinguevano anche quelli ad altissimo livello). A loro volta i linguaggi possono essere classificati in linguaggi ''compilati'' e ''interpretati'' come visto sopra. Normalmente i linguaggi vengono poi distinti in tre grandi famiglie basate sul paradigma di programmazione di riferimento: i linguaggi '''imperativi''', quelli '''funzionali''' e quelli '''logici'''. === Imperativi === Nei linguaggi imperativi l'istruzione è un comando esplicito, che opera su una o più variabili oppure sullo stato interno della macchina, e le istruzioni vengono eseguite in un ordine prestabilito. Scrivere un programma in un linguaggio imperativo significa essenzialmente occuparsi di cosa la macchina deve fare per ottenere il risultato che si vuole, e il programmatore è impegnato nel mettere a punto gli algoritmi necessari a manipolare i dati. Le strutture di controllo assumono la forma di ''istruzioni di flusso'' (GOTO, FOR, IF/THEN/ELSE ecc.) e il calcolo procede per iterazione piuttosto che per ricorsione. I valori delle variabili sono spesso assegnati a partire da costanti o da altre variabili (assegnamento) e raramente per passaggio di parametri (istanziazione). Tipici linguaggi imperativi: * APL * Assembly * ALGOL * B * BASIC * BCPL * C * COBOL * FORTRAN * Forth * Hot soup processor * PL/I * POP ==== Strutturati ==== La programmazione strutturata è una tecnica il cui scopo è di limitare la complessità della struttura del controllo dei programmi. Il programmatore è vincolato ad usare solo le strutture di controllo canoniche definite dal Teorema di Böhm-Jacopini, ovvero la ''sequenza'', la ''selezione'' e il ''ciclo'', evitando le istruzioni di salto incondizionato. * Ada * Fortran 90/95 * Modula-2 * Oberon * Pascal ==== Orientati ad oggetti ==== La programmazione a oggetti è basata su un'evoluzione del concetto di tipo di dato astratto caratterizzata da incapsulamento, ereditarietà, polimorfismo. Oltre a linguaggi specializzati che implementano completamente i principi di tale metodologia (come Smalltalk o Java), molti linguaggi moderni incorporano alcuni concetti della programmazione a oggetti. * Ada95 * Attack * BETA * Clarion * CLOS * C++ * C# * D * DataFlex * Delphi * Eiffel * Fortran 2003 * Java * Linden Scripting Language * Modula-3 * mShell * Objective C * OCaml * OpenGenera * PHP * Python * PowerBuilder * REALbasic * REBOL * Ruby * Scala * Scriptol * Simula * Smalltalk * Visual Basic * Visual Basic .NET === Funzionali === I linguaggi funzionali sono basati sul concetto matematico di funzione. In un linguaggio funzionale puro l'assegnazione esplicita risulta addirittura completamente assente e si utilizza soltanto il passaggio dei parametri. Tipicamente in tale modello il controllo del calcolo è gestito dalla ricorsione e dal ''pattern matching'' (l'azione di controllo della presenza di un certo motivo - ''pattern'' - all'interno di un oggetto composito), mentre la struttura dati più diffusa è la lista, una sequenza di elementi. Il più importante esponente di questa categoria è senz'altro il Lisp (LISt Processing). * Clarion * Clean * Clojure * Curry * Haskell * Lisp * Scala * Scheme * Standard ML * Caml * OCaml * C++11 * F# === Dichiarativi (o logici) === Nei linguaggi logici l'istruzione è una ''clausola'' che descrive una relazione fra i dati: programmare in un linguaggio logico significa descrivere l'insieme delle relazioni esistenti fra i dati e il risultato voluto, e il programmatore è impegnato nello stabilire in che modo i dati devono evolvere durante il calcolo. Non c'è un ordine prestabilito di esecuzione delle varie clausole, ma è compito dell'interprete trovare l'ordine giusto. La struttura di controllo principale è rappresentata dal '''cut''', che è detto ''rosso'' se modifica il comportamento del programma o ''verde'' se rende solo più efficiente il calcolo, che procede per ricorsione e non per iterazione. Le variabili ricevono il loro valore per istanziazione o da altre variabili già assegnate nella clausola (''unificazione'') e quasi mai per assegnamento, che è usato solo in caso di calcolo diretto di espressioni numeriche. Affinché sia possibile usarli in un programma dichiarativo, tutti i normali algoritmi devono essere riformulati in termini ricorsivi e di ''backtracking''; questo rende la programmazione con questi linguaggi un'esperienza del tutto nuova e richiede di assumere un modo di pensare radicalmente diverso, perché più che calcolare un risultato si richiede di dimostrarne il valore esatto. A fronte di queste richieste, i linguaggi dichiarativi consentono di raggiungere risultati eccezionali quando si tratta di manipolare gruppi di enti in relazione fra loro. * Curry * Mercury * Prolog === Linguaggi debolmente o fortemente tipizzati === Un'altra classificazione vuole dal punto di vista dei tipo di dato espresso vuole la suddivisione in linguaggi a tipizzazione forte o a tipizzazione debole. === Linguaggi esoterici === * Befunge * Brainfuck * COW * FALSE * HQ9+ * HQ9++ * INTERCAL * Malbolge * Whitespace * LOLCODE === Linguaggi paralleli === I moderni supercomputer e - ormai - tutti i calcolatori di fascia alta e media sono equipaggiati con più CPU. Come ovvia conseguenza, questo richiede la capacità di sfruttarle; per questo sono stati sviluppati dapprima il multithreading, cioè la capacità di lanciare più parti dello stesso programma contemporaneamente su CPU diverse, e in seguito alcuni linguaggi studiati in modo tale da poter individuare da soli, in fase di compilazione, le parti di codice da lanciare in parallelo. * Occam * Linda * Axum === Linguaggi di scripting === I linguaggi di scripting sono nati come ''linguaggi batch'', per automatizzare compiti lunghi e ripetitivi da eseguire, appunto, in modalità batch. Invece di digitare uno ad uno i comandi per realizzare un certo compito, essi sono salvati in sequenza in un file, utilizzabile a sua volta come comando composto. I primi linguaggi di scripting sono stati quelli delle shell Unix; successivamente, vista l'utilità del concetto, molti altri programmi interattivi hanno cominciato a permettere il salvataggio e l'esecuzione di file contenenti liste di comandi, oppure il salvataggio di registrazioni di comandi visuali (le cosiddette '''macro''' dei programmi di videoscrittura, per esempio). Il passo successivo, è stato in molti casi l'estensione dei linguaggi con l'associazione di simboli a valori, cioè l'uso di variabili, con i comandi di gestione del flusso, ovvero i costrutti di salto condizionato, le istruzioni di ciclo o di ricorsione, rendendoli così linguaggi completi. Recentemente molti programmi nati per scopi ben diversi dalla programmazione offrono agli utenti la possibilità di programmarli in modo autonomo tramite linguaggi di scripting. La sintassi di molti linguaggi di scripting, come PHP o i dialetti di ECMAScript, è simile a quella del C, mentre altri, come Perl o Python, ne adottano invece una progettata ex novo. Visto che molto spesso i linguaggi di scripting nascono per l'invocazione di comandi o procedure esterne, altrettanto spesso essi sono interpretati, cioè eseguiti da un altro programma, come il programma madre, del quale il linguaggio di scripting è un'estensione, o un apposito interprete. * AutoIt * Applescript * ActionScript * Game Maker Language (vedi Game Maker) * Hybris * HyperTalk * JavaScript * JScript (Implementazione Microsoft di JavaScript) * mIRC scripting * Lingo * Lua * Perl * PHP * Python * QBasic * Rexx * Ruby * Tcl * thinBasic * Visual Basic for Applications (VBA) * VBScript ===Altri linguaggi=== Altri tipi di linguaggi sono i linguaggi di programmazione ad altissimo livello utilizzato da professionisti e i linguaggi di programmazione visuali che non richiedono particolari conoscenze avanzate in fatto di programmazione. Non ha senso, in generale, parlare di linguaggi migliori o peggiori, o di linguaggi migliori in assoluto: ogni linguaggio nasce per affrontare una classe di problemi più o meno ampia, in un certo modo e in un certo ambito. Però, dovendo dire se un dato linguaggio sia adatto o no per un certo uso, è necessario valutare le caratteristiche dei vari linguaggi. === Caratteristiche intrinseche === Sono le qualità del linguaggio in sé, determinate dalla sua sintassi e dalla sua architettura interna. Influenzano direttamente il lavoro del programmatore, condizionandolo. Non dipendono né dagli strumenti usati (compilatore/interprete, IDE, linker) né dal sistema operativo o dal tipo di macchina. * '''Espressività''': la facilità e la semplicità con cui si può scrivere un dato algoritmo in un dato linguaggio; può dipendere dal tipo di algoritmo, se il linguaggio in questione è nato per affrontare certe particolari classi di problemi. In generale se un certo linguaggio consente di scrivere algoritmi con poche istruzioni, in modo chiaro e leggibile, la sua espressività è buona. * '''Didattica''': la semplicità del linguaggio e la rapidità con cui lo si può imparare. Il BASIC, per esempio, è un linguaggio facile da imparare: poche regole, una sintassi molto chiara e limiti ben definiti fra quello che è permesso e quello che non lo è. Il Pascal non solo ha i pregi del BASIC ma educa anche il neo-programmatore ad adottare uno stile corretto che evita molti errori e porta a scrivere codice migliore. Al contrario, il C non è un linguaggio didattico perché pur avendo poche regole ha una semantica molto complessa, a volte oscura, che lo rende molto efficiente ed espressivo ma richiede tempo per essere padroneggiata. * '''Leggibilità''': la facilità con cui, leggendo un codice sorgente, si può capire cosa fa e come funziona. La leggibilità dipende non solo dal linguaggio ma anche dallo stile di programmazione di chi ha creato il programma: tuttavia la sintassi di un linguaggio può facilitare o meno il compito. Non è detto che un linguaggio leggibile per un profano lo sia anche per un esperto: in generale le abbreviazioni e la concisione consentono a chi già conosce un linguaggio di concentrarsi meglio sulla logica del codice senza perdere tempo a leggere, mentre per un profano è più leggibile un linguaggio molto prolisso. A volte, un programma molto complesso e poco leggibile in un dato linguaggio può diventare assolutamente semplice e lineare se riscritto in un linguaggio di classe differente, più adatta. * '''Robustezza''': è la capacità del linguaggio di prevenire, nei limiti del possibile, gli errori di programmazione. Di solito un linguaggio robusto si ottiene adottando un controllo molto stretto sui tipi di dati e una sintassi chiara e molto rigida; la segnalazione e gestione di errori comuni a runtime dovuti a dati che assumono valori imprevisti (overflow, underflow) o eccedono i limiti definiti (indici illegali per vettori o matrici) controllo dei limiti; altri sistemi sono l'implementare un garbage collector, limitando (a prezzo di una certa perdita di efficienza) la creazione autonoma di nuove entità di dati e quindi l'uso dei puntatori, che possono introdurre bug molto difficili da scoprire. L'esempio più comune di linguaggio robusto è il Pascal, che essendo nato a scopo didattico presuppone sempre che un'irregolarità nel codice sia frutto di un errore del programmatore; mentre l'assembly è l'esempio per antonomasia di linguaggio totalmente libero, in cui niente vincola il programmatore (e se scrive codice pericoloso o errato, non c'è niente che lo avverta). * '''Modularità''': quando un linguaggio facilita la scrittura di parti di programma indipendenti (moduli) viene definito ''modulare''. I moduli semplificano la ricerca e la correzione degli errori, permettendo di isolare rapidamente la parte di programma che mostra il comportamento errato e modificarla senza timore di introdurre conseguenze in altre parti del programma stesso. Questo si ripercuote positivamente sulla '''manutenibilità''' del codice; inoltre permette di riutilizzare il codice scritto in passato per nuovi programmi, apportando poche modifiche. In genere la modularità si ottiene con l'uso di sottoprogrammi (subroutine, procedure, funzioni) e con la programmazione ad oggetti. * '''Flessibilità''': la possibilità di adattare il linguaggio, estendendolo con la definizione di nuovi comandi e nuovi operatori. I linguaggi classici come il BASIC, il Pascal e il Fortran non hanno questa capacità, che invece è presente nei linguaggi dichiarativi, in quelli funzionali e nei linguaggi imperativi ad oggetti più recenti come il C++ e Java. * '''Generalità''': la facilità con cui il linguaggio si presta a codificare algoritmi e soluzioni di problemi in campi diversi. Di solito un linguaggio molto generale, per esempio il C, risulta meno espressivo e meno potente in una certa classe di problemi di quanto non sia un linguaggio specializzato in quella particolare nicchia, che in genere è perciò una scelta migliore finché il problema da risolvere non esce da quei confini. * '''Efficienza''': la velocità di esecuzione e l'uso oculato delle risorse del sistema su cui il programma finito gira. In genere i programmi scritti in linguaggi molto astratti tendono ad essere lenti e voraci di risorse, perché lavorano entro un modello che non riflette la reale struttura dell'hardware ma è una cornice concettuale, che deve essere ricreata artificialmente; in compenso facilitano molto la vita del programmatore poiché lo sollevano dalla gestione di numerosi dettagli, accelerando lo sviluppo di nuovi programmi ed eliminando intere classi di errori di programmazione possibili. Viceversa un linguaggio meno astratto ma più vicino alla reale struttura di un computer genererà programmi molto piccoli e veloci ma a costo di uno sviluppo più lungo e difficoltoso. * '''Coerenza''': l'applicazione dei principi base di un linguaggio in modo uniforme in tutte le sue parti. Un linguaggio coerente è un linguaggio facile da prevedere e da imparare, perché una volta appresi i principi base questi sono validi sempre e senza (o con poche) eccezioni. === Caratteristiche esterne === Oltre alle accennate qualità dei linguaggi, possono essere esaminate quelle degli ambienti in cui operano. Un programmatore lavora con strumenti software, la cui qualità e produttività dipende da un insieme di fattori che vanno pesati anch'essi in funzione del tipo di programmi che si intende scrivere. * '''Diffusione''': il numero di programmatori nel mondo che usa il tale linguaggio. Ovviamente più è numerosa la comunità dei programmatori tanto più è facile trovare materiale, aiuto, librerie di funzioni, documentazione, consigli. Inoltre ci sono un maggior numero di software house che producono strumenti di sviluppo per quel linguaggio, e di qualità migliore. * '''Standardizzazione''': un produttore di strumenti di sviluppo sente sempre la tentazione di introdurre delle variazioni sintattiche o delle migliorie più o meno grandi ad un linguaggio, originando un ''dialetto'' del linguaggio in questione e fidelizzando così i programmatori al suo prodotto: ma più dialetti esistono, più la comunità di programmatori si frammenta in sottocomunità più piccole e quindi meno utili. Per questo è importante l'esistenza di uno standard per un dato linguaggio che ne garantisca certe caratteristiche, in modo da evitarne la dispersione. Quando si parla di ''Fortran 77'', ''Fortran 90'', ''C 99'' ecc. si intende lo standard sintattico e semantico del tale linguaggio approvato nel tale anno, in genere dall'ANSI o dall'ISO. * '''Integrabilità''': dovendo scrivere programmi di una certa dimensione, è molto facile trovarsi a dover integrare parti di codice precedente scritte in altri linguaggi: se un dato linguaggio di programmazione consente di farlo facilmente, magari attraverso delle procedure standard, questo è decisamente un punto a suo favore. In genere tutti i linguaggi "storici" sono bene integrabili, con l'eccezione di alcuni, come lo Smalltalk, creati più per studio teorico che per il lavoro reale di programmazione. * '''Portabilità''': la possibilità che portando il codice scritto su una certa '''piattaforma''' (CPU + architettura + sistema operativo) su un'altra, questo funzioni subito, senza doverlo modificare. A questo scopo è molto importante l'esistenza di uno standard del linguaggio, anche se a volte si può contare su degli standard ''de facto'' come il C ''K&R'' o il Delphi.
Lagosanto
monumento al fiocinino '''Lagosanto''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna. Fa parte dell'Unione Delta del Po.
=== Clima === * Classificazione climatica: zona E, 2268 GR/G La storia di Lagosanto si perde nei tempi, ad ogni modo il comune nacque nel 1013, dalla concessione di un territorio alla comunità laghese da parte dell'allora potente Abbazia di Pomposa, nel 2013 infatti il comune ha compiuto i suoi mille anni. Sino agli anni venti del Novecento, anni in cui il regime fascista fece le bonifiche nel basso ferrarese, Lagosanto era circondato per tre quarti dalle valli (Valle Pega, Ponti e Trebba), valli legate indissolubilmente alla vita ed alla storia di Lagosanto: lo dimostra il ''monumento al fiocinino'' in piazza Vittorio Veneto, simbolo dell'importante tradizione laghese legata alla pesca, anche di frodo nelle valli di Comacchio. Dagli anni trenta in poi Lagosanto si è trasformato in un paese a vocazione agricola, come da prevalenza nel basso ferrarese, vocazione palesata nella locale sagra della fragola. Un tempo parte delle valli tra Lagosanto e Comacchio erano laghesi, ma il cosiddetto ''rogito Giletti'' stipulato tra delegazione francese napoleonica e Comacchio vendette tutte le valli al comune di Comacchio, che di conseguenza ne divenne l'unico legittimo proprietario. Dopo la caduta di Napoleone I, nel 1814, la comunità laghese ha intentato una causa nei confronti di Comacchio, da loro accusata di appropriazione indebita e di essere stata trattata con favoritismi da parte dei francesi assetati di denaro. Suddetta causa durò per più di 100 anni e si concluse nel 1927 con un lodo arbitrario nel quale venne data ragione a Comacchio e Lagosanto venne relegata negli angusti confini in cui ancora oggi si ritrova. Questo ha determinato la famosa rivalità che c'è tuttora tra i due paesi. ===Evoluzione demografica=== 5013 abitanti nel 2012 === Istituzioni, enti e associazioni === ==== Ospedale del Delta ==== Dal 2001 è stato inaugurato l'Ospedale del Delta, che è stata la prima struttura sanitaria nel 2004 ad ottenere l'accreditamento istituzionale in Emilia-Romagna per gli standard accertati e verificati ed è compreso tra gli istituti IRCCS. La struttura ha come bacino di utenza tutto il territorio provinciale legato all'area del Delta del Po. === Eventi === Nel primo fine settimana di agosto si svolge l'Antica Fiera d'Agosto, che dura solitamente dal venerdì al martedì. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Lingua finlandese
La '''lingua finlandese''' o '''finnica''' è l'idioma più parlato in Finlandia. Il finnico appartiene alla famiglia delle lingue uraliche . Le peculiarità del finnico possono essere sintetizzate come segue: * la grammatica è basata sulla declinazione delle singole parole; * la posizione delle parole nella frase è generalmente basata sull'importanza del messaggio informativo di ogni singolo termine; * la forma base di costruzione della frase è comunque SVO . Il finnico è una lingua agglutinante, definizione con cui si intende una lingua che ricorre più spesso a suffissi e declinazioni, anziché a preposizioni o posposizioni distinte dal vocabolo base. Ad esempio: * ''kirja'': libro * ''kirjani'': il mio libro * ''kirjassa'': nel libro * ''kirjassani'': nel mio libro * ''kirjassanikin'': anche nel mio libro Il finnico è parlato da circa sei milioni di persone. La maggior parte di esse vive in Finlandia , ma antiche minoranze di locutori si trovano anche nella Svezia settentrionale , in Norvegia e in Ingria. Di tale regione fa parte l'attuale Carelia, in cui circa 70.000 persone parlano il dialetto finnico del careliano, e che ha status di lingua ufficiale nella Repubblica russa della Carelia. Gruppi di recente formazione di locutori finnici si trovano in America settentrionale e in Europa. Il più grande gruppo di locutori finnici al di fuori della Finlandia si trova comunque in Svezia, dal momento che, oltre alla minoranza linguistica del ''meänkieli'', numerosa è la presenza di finlandesi nel sud della Svezia a causa dell'emigrazione avvenuta durante gli anni sessanta e settanta dello scorso secolo.
Il protofinnico, ovvero la forma originaria del finnico, appartenente al gruppo di lingue baltofinniche, era parlato su entrambe le rive del Golfo di Finlandia (ovvero nell'attuale Finlandia meridionale e in Estonia) già nel periodo avanti Cristo. Il protofinnico e le lingue sami possono essere a sua volta riunite in un'unica forma originaria, chiamata finnico primitivo oppure lingua finnosami originaria. Le lingue baltofinniche e le lingue sami hanno incominciato a differenziarsi intorno al 1500-1000 a.C. Tale differenziazione è avvenuta lentamente, poiché i sami residenti nel sud della Finlandia erano assimilati agli antenati finlandesi. I dialetti baltofinnici della parte settentrionale del Golfo di Finlandia hanno incominciato a dare origine alla lingua finnica solo intorno al 1200, quando il nuovo confine di Novgorod tra Svezia e Russia separò i protolocutori del careliano dai protolocutori dei dialetti finnici orientali. Il finnico scritto si è formato, durante un periodo che va dal XVI al XIX secolo, sulla base del dialetto sudoccidentale della regione dell'attuale Turku, mentre il popolo continuava a parlare i propri dialetti. Anche oggigiorno sono abbastanza marcate le differenze dialettali, sebbene molto lontane dalla differenziazione linguistica presente in Italia. ''Abckiria'', ovvero "il libro dell'Abc". Prima del 1500, nel periodo del protofinnico, la lingua non era praticamente usata in forma scritta; si sono infatti conservati solo alcuni nomi, parole e frammenti di frase. La nascita ufficiale del finnico avviene infatti con la riforma religiosa del XVI secolo. Grazie al vescovo Mikael Agricola vedono la luce i primi libri stampati in finnico (l'''Abckiria'', ovvero il "libro dell'Abc" nel 1543, e ''Se Wsi Testamenti'', ovvero "Il nuovo testamento", nel 1548). L'ortografia di Agricola era basata sul modello della lingua latina, tedesca e svedese, per cui, ad esempio, la scrittura delle vocali lunghe e la distinzione tra la ''ä'' e la ''e'' erano contraddittorie. A partire da questi libri, e per i successivi tre secoli, la lingua finnica scritta si è sviluppata e logicizzata, sebbene il suo utilizzo fosse circoscritto, per lo meno fino all'Ottocento, alla cerchia ecclesiastica e dell'insegnamento elementare. In finnico vennero scritti principalmente libri religiosi e importanti testi amministrativi (ad esempio, le ordinanze statali alla popolazione), e la popolazione stessa sapeva generalmente leggere, ma raramente scrivere. I cambiamenti politici del XIX secolo (il cosiddetto "periodo dell'autonomia", coincidente con il periodo della dominazione russa), e le idee del romanticismo nazionalista portarono a un forte e veloce sviluppo del finnico scritto. Nacque anche un conflitto letterario a causa dell'uso scritto preponderante dei dialetti finnici sudoccidentali a scapito di quelli orientali, che si concluse con un compromesso tale per cui la lingua scritta non doveva rappresentare nessun dialetto in particolare. La terminologia venne rapidamente sviluppata costruendo numerosi neologismi, oppure modificando termini dialettali per altri usi; ad esempio ''juna'' (treno) deriva originariamente da ''jono'' (fila). Finalmente nel 1863 vide luce il primo decreto sulla lingua, in cui si specificava che la lingua finnica avrebbe assunto ruolo di lingua ufficiale, affiancandosi allo svedese, nel giro dei successivi venti anni. Ciò costrinse anche a incrementare l'istruzione della popolazione; non a caso proprio in quel periodo venne incominciata la pubblicazione regolare di riviste di letteratura non religiosa in finnico. Il periodo del finnico contemporaneo viene fatto incominciare intorno al 1870, contemporaneamente alla pubblicazione del primo romanzo in lingua, ''Sette fratelli'' (''Seitsemän veljestä'') del maggiore scrittore finlandese Aleksis Kivi. Da allora fino ai giorni nostri la lingua finnica comune non ha più subito repentini cambiamenti, se si eccettua l'introduzione di neologismi. I cambiamenti più evidenti di questi ultimi decenni non sono legati alla lingua comune, bensì al suo uso: oggigiorno infatti è accettato l'uso del finnico parlato anche in contesti ufficiali. Le differenze tra la lingua parlata e quella scritta sono legati principalmente all'uso di termini dialettali; per esempio i pronomi personali "io" e "tu" sono usati nella forma parlata ''mä'' e ''sä'' anziché in quella scritta ''minä'' e ''sinä'', oppure l'uso delle forme passive dei verbi viene preferito all'uso della prima persona plurale dell'indicativo (''me mennään'', cioè "noi si va" in luogo di ''me menemme'', "noi andiamo"). Dopo il periodo del protofinnico, periodo distinto nell'evoluzione della lingua finnica, il lessico si è rinnovato in parte autonomamente — formazione di derivati e agglutinazione di più termini in parole composte — e in parte in forma di prestiti linguistici. === Prestiti linguistici === , mentre i prestiti più comuni vengono, per motivi storici, dallo svedese. Anche termini paneuropei quali ''aasi'' (asino), ''öylätti'' (ostia), sono giunti in Finlandia con il tramite della lingua svedese. Influenze della lingua russa sono presenti nei dialetti più orientali, e sono passati nel XIX secolo a uso scritto, parte a causa della loro presenza nel poema epico finnico Kalevala e parte a causa del fatto che la maggior parte dei finlandesi ignorava la loro origine straniera. Alcuni esempi di prestiti dal russo sono ''leima'' (timbro), ''rotu'' (razza), ''viesti'' (messaggio). Durante la strutturazione della lingua finnica scritta sono stati elimitati neologismi nati in forma orale da prestiti linguistici, e sostituiti con parole derivate da termini finnici. Così da ''kirja'' (libro) si è costruito ''kirjasto'' (biblioteca) al posto del prestito svedese ''biblioteekki'', ''puhe'' (parola, il parlare) → ''puhelin'' (telefono) al posto di ''telefooni'', ''oppi'' (sapere, conoscenza) → ''yliopisto'' (università) al posto di ''universiteetti'', ''muovata'' (foggiare, sagomare) → ''muovi'' (plastica) al posto di ''plastiikki''. Molti neologismi sono comunque andati persi, e sostituiti da prestiti stranieri: ''sätiö'' → ''radio'', ''kärkky'' → ''bakteeri'' (batterio), ''äänikkö'' → ''magnetofoni'' (magnetofono), ''jalopeura'' → ''leijona'' (leone), ''paukkumaissi'' → ''popcorn'', ''joukkoistuin'' → ''sohva'' (divano). Oggigiorno i prestiti sono abbastanza evidenti, anche a causa dell'internazionalizzazione di molti termini tecnici e dall'influenza sempre più marcata della lingua inglese. Generalmente i prestiti stranieri nella lingua finnica sono modificati in modo da poter accordarsi con le regole grammaticali (''tape'' → ''teippi'', scotch), oppure traducendoli alla lettera (scheda madre → ''emolevy''). === Dizionari e grammatiche di lingua finnica === ''Suomalaisen Sana - Lugun Coetus'', il primo dizionario finnico. La prima grammatica finnica, dal nome latino di ''Linguae Finnicae brevis institutio'' risale al 1649 a cura di Aeschillus Petraeus, mentre il primo dizionario, chiamato ''Suomalaisen Sana – Lugun Coetus'', è del 1745 e a cura di Daniel Juslenius, contenente circa 16.000 parole, e anche provvisto di un piccolo elenco di termini svedesi. I dizionari di finnico più usati oggigiorno sono il ''Nykysuomen sanakirja'' (dizionario di finnico corrente) stampato dalla WSOY e giunto nel 2002 alla sua quindicesima edizione (la prima risale alla fine degli anni venti) e il ''Suomen kielen perussanakirja'' (dizionario base della lingua finnica), pubblicato dal Kotimaisten kielten tutkimuskeskus (centro di ricerca delle lingue nazionali), sia in formato cartaceo sia elettronico. La lingua finnica è scritta con l'alfabeto finlandese, ossia con l'alfabeto latino nella sua forma usata anche in Svezia, ovvero comprendente le lettere speciali ''ä'', ''ö'' e ''å''. I termini della lingua finnica sono divisi nelle seguenti categorie: sostantivi (''substantiivit''), aggettivi (''adjektiivit''), pronomi (''pronominit''), numerali (''numeraalit''), verbi (''verbit'') e particelle (''partikkelit''). Sostantivi e aggettivi non si flettono in base ai generi grammaticali, che in finnico sono inesistenti. Questa lingua non possiede alcun tipo di articolo === I casi === In finnico i sostantivi, gli aggettivi, i pronomi, i numerali e le parti nominali dei verbi vengono declinate, oltre che in base al numero (singolare o plurale), anche in base a 15 casi: * Nominativo: è il caso del soggetto ('''''Kirja'' on pieni''' – ''Il libro'' è piccolo). :Risponde alle domande: ''kuka?'' (chi?), ''mikä?'' (che cosa?). :Il plurale si forma aggiungendo la desinenza ''-t'' al morfema debole del tema * Accusativo: corrisponde generalmente al complemento oggetto ('''Maria ostaa ''kirjan''''' – Maria compra ''un libro''). :È uguale al genitivo nella forma singolare e al nominativo nella forma plurale. Fanno eccezione i pronomi personali, che vengono declinati con la desinenza ''-t'' (es. ''minut'', me). * Genitivo: è il caso del complemento di specificazione ('''''Kirjan'' kansi on punainen – La copertina ''del libro'' è rossa).''' :Risponde alle domande: ''kenen?'' (di chi?), ''minkä?'' (di che cosa?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-n'' al singolare, le desinenze ''-en'', ''-ten'', ''-den/-tten'' al plurale, quindi è identico all'accusativo. * Partitivo: indica la parte di una cosa o una quantità indefinita, è anche il complemento diretto delle frase negative ('''En näe ''kirjaa''''' Non vedo il libro). :Risponde alle domande: ''ketä?'' (chi?), ''mitä?'' (che cosa?). :Si forma aggiungendo le desinenze ''-a/-ä, -ta/-tä, -tta/-ttä'' al singolare, le desinenze ''-a/-ä, -ta/-tä'' al plurale. * Inessivo: è il caso del complemento di stato in luogo interno ('''Mario on ''autossa''''' – Mario è ''nella macchina''). :Risponde alla domanda: ''missä?'' (dove?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-ssa/-ssä'' * Elativo: è il caso del complemento di moto da luogo interno o la provenienza ('''Mario tuli ulos ''autosta''''' – Mario è uscito ''dalla macchina'' ). Inoltre è anche il caso del complemento di argomento ('''Mario puhuu autostaan''' - Mario parla della sua macchina). :Risponde alla domanda: ''mistä?'' (da dove?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-sta/-stä'' * Illativo: è il caso del complemento di moto a luogo interno ('''Mario istuu ''autoon''''' – Mario si siede ''nella macchina''). :Risponde alla domanda: ''mihin?'' (verso dove?). :Si forma aggiungendo le desinenze ''-Vn'', ''-hVn'', ''-seen'' al singolare e ''-hin'', ''-siin'' al plurale * Adessivo: è il caso del complemento di stato in luogo esterno ('''Kirja on ''pöydällä''''' – Il libro è ''sul tavolo''), oppure il mezzo con cui si svolge un'azione o il modo in cui si compie ('''Mario opiskelee ''kirjalla''''' – Mario studia ''con un libro''). Inoltre indica il possessore nell'espressione: io ho ('''''Minulla'' on kirja''' – ''Io ho'' un libro). :Risponde alla domanda: ''millä?'' (dove? in che modo? a chi?), ''millä paikalla?'' (in che posto?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-lla/-llä'' * Ablativo: è il caso del complemento di moto da luogo esterno. Indica separazione o provenienza ('''Mario ottaa kirjan ''pöydältä''''' – Mario prende il libro ''dal tavolo''). :Risponde alla domanda: ''miltä?'' (come? da dove?), ''miltä paikalta?'' (da che posto?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-lta/-ltä'' * Allativo: è il caso del complemento di moto a luogo esterno (Il libro è caduto ''sul pavimento''), oppure del complemento di termine ('''Mario on kirjoittanut ''Luigille''''' – Mario ha scritto ''a Luigi''). :Risponde alla domanda: ''kenelle?'' (a chi?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-lle'' * Essivo: indica lo stato/la situazione in cui si trova una persona o una cosa. ('''''Lääkärinä'' Mario tekee paljon töitä''' – ''Come medico / In quanto medico'', Mario lavora tanto). :Risponde alla domanda: ''minä?'' (in qualità di cosa?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-na/-nä'' * Translativo: esprime una trasformazione ('''Mario valmistui ''lääkäriksi''''' – Mario è diventato ''medico''). :Risponde alla domanda: ''miksi?'' (come?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-ksi'' * Istruttivo: è il caso del complemento di mezzo ('''Näin sen ''omin silmin''''' – L'ho visto ''con i miei occhi''). :Risponde alla domanda: ''miten?'' (come?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-n'' e si declina solo al plurale. * Comitativo: è il caso del complemento di compagnia, abbastanza raro nel finnico parlato ('''Mario tuli vaimoineen – Mario è venuto ''con sua moglie'').''' :Risponde alle domande: ''kenen kanssa?'' (con chi?), ''minkä kanssa?'' (con cosa?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-ne,'' sempre preceduta dalla desinenza -''i''. * Abessivo: esprime la mancanza di qualcosa, molto raro nel finnico parlato ('''Mario on ''kirjatta''''' – Mario è ''senza libri''). :Risponde alla domanda: ''mitä ilman?'' (senza che cosa?). :Si forma aggiungendo la desinenza ''-tta/-ttä'' Con la sola eccezione del nominativo plurale, che ha una propria desinenza (-t), per il plurale degli altri casi le desinenze indicate sono sempre precedute dalla vocale -i, che muta in -j quando sia l'ultima lettera della radice del nome che la prima lettera della desinenza di caso sono vocali. Tale modificazione occorre solo per i nomi che terminano in vocale che al plurale non cade e per casi i cui suffissi constano di una vocale o iniziano con una vocale. Quindo il partitivo plurale e il genitivo plurale di ''kirjasto'' (libreria) sono rispettivamente ''kirjastoja'' e ''kirjastojen.'' L'abessivo, l'instruttivo e il comitativo sono rari e solitamente appaiono in espressioni avverbiali (''paljain jaloin'', a piedi nudi). Più raro ancora è il prolativo, che si forma con l'aggiunta della desinenza ''-tse'' (''maitse'', ''meritse'', ''sähköpostitse'', rispettivamente "via terra", "via mare", "via posta elettronica"). ll caso particolare della desinenza ''-t'' dei pronomi personali del caso accusativo è usata in alcuni dialetti anche per i nomi propri di persona (''otetaan Matit ja Maijat mukaan ja lähetään kylälle'', passiamo a prendere Matti e Maija e andiamo in paese). === Suffisso possessivo === I sostantivi si declinano anche in funzione della persona, a essi cioè può essere legato anche un suffisso possessivo. Tali suffissi vengono inseriti dopo la desinenza del caso utilizzato. * ''-ni'' (prima pers. sing.) * ''-si'' (seconda pers. sing.) * ''-nsa'', ''-nsä'' oppure ''-Vn'' (terza pers. sing.) * ''-mme'' (prima pers. pl.) * ''-nne'' (seconda pers. pl.) * ''-nsa'', ''-nsä'' oppure ''-Vn'' (terza pers. pl.) Per i casi nominativo, genitivo e illativo, singolare e plurale, si impiega sempre -nsa, -nsä. Per gli altri casi si impiega -Vn: ma per il partitivo singolare si impiega -nsa, -nsä quando la radice della parola termina con vocale breve -a,-ä. * En ottanut hänen lippuaan / lippuansa, Non ho preso il suo biglietto. * En ottanut hänen junaansa, Non ho preso il suo treno. L'uso del suffisso possessivo è obbligatorio nella lingua finnica scritta, in aggiunta può essere utilizzato, come attributo del sostantivo, anche il pronome di persona al genitivo (''minun autoni'' oppure ''autoni'', "la mia auto"). Nella terza persona, l'usare o meno il pronome di persona indica, rispettivamente, la forma non riflessiva o riflessiva della frase: * ''Pekka näki autonsa'', "Pekka ha visto la sua propria auto" * ''Pekka näki hänen autonsa'', "Pekka ha visto la sua auto" (di un'altra persona). Nella lingua parlata i suffissi possessivi vengono usati raramente. Generalmente il loro utilizzo si limita alle forme di possesso riflessivo (''mä löysin kirjani'', "trovai il mio libro"), oppure in senso rafforzativo o in linguaggio volutamente forbito. A prescindere dal loro uso o meno, essi sono completamente comprensibili anche nella forma parlata. I suffissi possessivi sono utilizzati anche abbinati ai pronomi riflessivi (''itselleni'', "a me stesso", ''toisilleen'' "a un altro"), e anche con le forme infinite dei verbi (''kerroin tulevani huomenna'', "dissi che sarei arrivato domani"). Lo sviluppo della lingua finnica suggerisce una diminuzione progressiva dell'uso suffissi possessivi, che sono sostituiti semplicemente dall'attributo al genitivo, così come accaduto nella lingua estone, che ha perso completamente tali suffissi. === Verbi === Le forme dei verbi vengono divise in due categorie: * Forma finita. Sono le forme coniugabili in funzione della persona (6 forme personali più il passivo); i verbi in forma finita vengo usati nella forma canonica di predicato * Forma infinita o forma nominale. In questa forma i verbi vengono declinati alla stregua dei sostantivi (casi, singolare/plurale e suffissi possessivi), e usati pertanto anche in forma sostantivata. I modi dei verbi in forma finita sono sei: indicativo, imperativo, condizionale e potenziale. Raramente sono utilizzati i vecchi modi eventivo e ottativo. I tempi sono anch'essi quattro: presente, imperfetto, perfetto e piuccheperfetto. Altri tempi usati nel passato sono caduti in disuso. Interessante notare come nella lingua finnica non esista un tempo futuro. I verbi in forma nominale si dividono in infinitivi e participi. La forma infinitiva è usata all'interno della frase allo stesso modo dei sostantivi, e può presentarsi in alcune forme declinate. Ad esempio il verbo ''syödä'' (mangiare) diventa ''syömässä'' ("a mangiare", "mangiando", stato in luogo), ''syömästä'' ("dal mangiare", moto da luogo), ''syömään'' ("a mangiare", moto a luogo), ''syömättä'' ("senza mangiare", "senza aver mangiato", abessivo). In forma infinitiva i verbi possono anche avere il suffisso possessivo (''mennessämme'', "nel nostro andare", "mentre stiamo/stavamo andando", ''nähdäkseni'', "per vedermi"). I participi, nel loro declinarsi e nella loro sintassi, si comportano come aggettivi, ovvero possono declinarsi in tutti i casi, e in tutti i modi comparativi. Ad esempio il primo participio (participio presente) del verbo ''tehdä'' (fare) è ''tekevä'' (facente, colui che fa), e può assumere la forma comparativa relativa ''tekevämpi'' e comparativa assoluta ''tekevin'', difficilmente traducibili direttamente in italiano senza l'uso di circonlocuzioni. Così come nel modo infinitivo, anche i participi hanno forme attive e passive. Il citato verbo ''syödä'' ha come participio presente ''syövä'' (mangiante) nella forma attiva e ''syötävä'' (mangiabile) nella forma passiva, mentre il participio passato è ''syönyt'' (mangiato) nella forma attiva e ''syöty'' (stato mangiato) in quella passiva. Un'altra peculiarità del finnico, presente anche in altre lingue uraliche, è il verbo di negazione, che si coniuga in funzione della persona. All'indicativo le sei forme personali sono ''en'', ''et'', ''ei'', ''emme'', ''ette'', ''eivät'', all'imperativo è presente nella seconda e terza persona singolare (''älä'' e ''älköön'') e in tutte e tre le forme plurali (''älkäämme'', ''älkää'', ''älkööt''). Dei modi nominali del verbo di negazione è rimasto, nel finnico corrente, solo la forma del participio presente (primo participio) che è ''epä'' ed è spesso utilizzato come prefisso di negazione in molti aggettivi (es. ''epävirallinen'', non ufficiale, ufficioso). La negazione dei verbi si ottiene dunque inserendo il verbo di negazione tra il soggetto e il verbo, ovvero come un vero e proprio verbo ausiliare. Ad esempio, ''sinä olet lukenut'' (tu hai letto) diventa ''sinä et ole lukenut'' (tu non hai letto). Nella forma interrogativa, è il verbo a spostarsi all'inizio della frase e ad assumere la particella interrogativa ''-ko'' o ''-kö'': ''oletko lukenut'' (hai letto?), ''etkö sinä ole lukenut'' (non hai letto?). === Alterazioni fonetiche morfologiche o relative alla declinazione === A differenza delle lingue agglutinanti canoniche, nella lingua finnica la radice (il tema lessicale) e la desinenza dei termini possono avere numerose varianti. Questo comportamento è legato agli sviluppi fonetici della lingua risalenti alle lingue baltofinniche o ancora a tempi antecedenti. I cambiamenti nel tema lessicale sono causati dai seguenti fattori: * Cambiamento del morfema vocalico e consonantico. La maggior parte dei sostantivi terminano, in forma nominativa, con una vocale (es. ''veri'', sangue), oppure il tema, a cui viene aggiunta la desinenza, termina con una vocale (es. nominativo: ''hevonen'', genitivo: ''hevose-n'', "cavallo"). Ma nel caso di altre desinenze, soprattutto del partitivo, una consonante viene aggiunta al tema (''variante del tema'') privato della vocale terminale (ad es. il partitivo singolare degli esempi sopra citati è ''ver-ta'' e ''hevos-ta''). * Alternanza consonantica: nei termini che presentano nel tema consonanti occlusive (''k'', ''p'', ''t''), esse cambiano a seconda che la sillaba successiva (generalmente la desinenza) sia chiusa (terminante con una consonante) oppure aperta (es. nominativo: ''kukka'', genitivo ''kuka-n'', partitivo ''kukka-a'', "fiore"). L'alternanza consonantica è sintatticamente un fenomeno così importante che si estende anche ai nuovi prestiti stranieri, a termini di uso esclusivo della lingua parlata, e anche a consonanti non storicamente presenti nella lingua finnica. Ad esempio, il neologismo ''dubata'', "doppiare (un film)" diventa alla terza persona singolare dell'indicativo ''dubbaa'' * Variazioni del tema lessicale con vocali terminali ''e'' e ''i'': nelle parole in cui il tema termini con la vocale ''e'', la forma del nominativo singolare termina in ''i'' (gen. ''vere-n'' : nom. ''veri'', "sangue", gen. ''lapse-n'' : nom. ''lapsi'', "bambino"). Le parole aventi tema terminante in ''i'', e il cui nominativo termina anch'esso in ''i'', sono da un punto di vista della declinazione termini a tema vocalico, e sono generalmente parole derivate come ''kasvi'' (pianta) o prestiti stranieri come ''lasi'' (bicchiere). * Cambiamenti di ''t'' e ''s'': anticamente (già prima del periodo del protofinnico), la ''t'' si è trasformata in ''s'' davanti alla vocale ''i'', per cui nelle parole antiche in cui il morfema vocalico ''i'' si trasforma in ''e'' e aventi davanti a esso una ''t'' (o alla sua consonante alternativa ''d''), quest'ultima cambia in ''s''. Ad esempio la parola "acqua" è ''vesi'' al nominativo, ''vettä'' al partitivo e ''veden'' al genitivo. Esempi di tipi di temi lessicali: * ''valo'' (luce) ** tema vocalico invariabile ''valo-'': ''valon'' (gen.), ''valoa'' (part.) * ''takka'' (camino, focolare) ** tema vocalico forte ''takka-'': ''takkaan'' (illativo) ** tema vocalico debole ''taka-'': ''takassa'' (inessivo) * ''keihäs'' (lancia) ** tema vocalico ''keihää-'': ''keihäät'' (nom. pl.) ** tema consonantico ''keihäs-'': ''keihästä'' (part. sing.) * ''opas'' (guida) ** tema vocalico (di grado forte) ''oppaa-'': ''oppaana'' (essivo) ** tema consonantico (di grado debole) ''opas-'': ''opasta'' (part.) * ''vesi'' (acqua) ** tema vocalico forte ''vete-'': ''vetenä'' (essivo) ** tema vocalico debole ''vede-'': ''vedestä'' (elativo) ** tema consonantico ''vet-'': ''vettä'' (part.) === Sistema fonetico === Nel finnico il sistema vocalico è alquanto ampio. Esso è composto da: * Cinque vocali anteriori ** arrotondate: vocale semialta ''ö'' e alta ''y'' (pronunciata come la tedesca ''ü'') ** non arrotondate: alta ''i'', semialta ''e'' e ampia ''ä'' * Tre vocali posteriori ** arrotondate: semialta ''o'' e alta ''u'' ** non arrotondate: ampia ''a''. Le vocali si presentano in forma lunga e breve (la forma lunga è rappresentata dalla stessa vocale scritta due volte). Inoltre esistono numerosi dittonghi o unioni di vocali (vocali consecutive pronunciate con una breve pausa tra di esse). A un'ampia scelta di vocali corrisponde un limitato sistema consonantico. Esso è composto da: * le occlusive sorde ''p'', ''t'', ''k'' e l'occlusiva sonora ''d'' (la ''d'' è presente solamente nelle parole che hanno una ''t'' come corrispondente nel morfema debole del tema) * la sibilante ''s'' * le nasali ''m'', ''n'' e ''ng'' (quest'ultima talvolta simile al ''gn'' italiano di ''gnomo'', ma in forma meno marcata) * le liquide ''l'' e ''r'' * le fricative ''v'' e ''j'' (quest'ultima con pronuncia fricativa molto debole, praticamente semivocale) e la debole fricativa ''h'' (equivalente alla ''c'' toscana in ''la casa''). In aggiunta a queste consonanti, sono presenti prestiti consonantici stranieri, quali ''b'' e ''d'' (in posizioni diverse dal caso sopra specificato), ''g'', ''f'', e ''š''. Le consonanti (eccetto la ''h'') possono presentarsi in forma breve o lunga. La ''j'' è raddoppiata solo con aggiunta di una ''i'', mentre la ''v'' solo dopo un dittongo terminante in ''u'', ma non viene raddoppiata nella forma scritta. Le parole aventi occlusive nel tema lessicale sono caratterizzate dall'alternanza consonantica. === Armonia vocalica === Armonia vocalica nella lingua finlandese. Come nel turco e nell'ungherese, nella lingua finnica (almeno per le parole originarie) esiste un'armonia vocalica: in una stessa parola possono coesistere solo le vocali anteriori ''y'', ''ä'', ''ö'' oppure le posteriori ''a'', ''o'', ''u''; la ''e'' e la ''i'' sono considerate ''vocali neutre'' e sono presenti anche con vocali posteriori. Questo influisce anche sulle desinenze, che devono contenere vocali che mantengano l'armonia velare: ''kala-ssa'', (nel pesce), ''kylä-ssä'' (nel paese), ''levo-ttom-uus'' (inquietudine), ''työ-ttöm-yys'' (disoccupazione). Se sono presenti solo vocali neutre queste valgono come vocali anteriori. (es. '' Helsingi-ssä-kö'', "a Helsinki?") L'armonia vocalica non è presente nelle parole composte dall'agglutinazione di due termini distinti (''kesäloma'', "vacanze estive", ''aamuyö'', "le ore piccole"). Stesso discorso vale per parole aventi suffissi esterni (es. ''tällainen'', "simile") e parole composte che abbiano un morfema identificativo del limite tra le due parole (''laihan-länta''). === Struttura e accento delle parole === Le parole finniche possono essere divise in sillabe, che possono incominciare con una vocale o al massimo con una consonante. Anche per questa ragione i termini originari finnici possono avere al massimo una consonante all'inizio, e nei vecchi prestiti stranieri il morfema iniziale è semplificato in base a questa regola (es. ''ranta'', "spiaggia", dal germanico ''strand''). I termini che incominciano per vocale (che può essere breve, lunga o un dittongo) sono seguiti da 0-2 consonanti; la sillaba più breve è pertanto costituita da una vocale breve (es. ''o-lo'', "l'essere", "lo stare", ''i-sä'', "padre"). I termini finnici di radice antica sono generalmente bisillabici e a tema lessicale con terminazione vocalica (''kala'', "pesce", ''muna'', "uovo", ''mene-'', tema del verbo ''mennä'', "andare", ''otta-'', tema del verbo ''ottaa'', "prendere"), monosillabici sono solo il verbo di negazione (''ei'', ''e-''), alcuni temi di pronomi (''se'', "esso", ''tuo'', "quello", ''tä-'', tema del pronome ''tämä'', "questo", ''ku-'', tema del pronome ''kuka'', "chi") e un piccolo gruppo di parole bisillabiche che hanno perso una consonante interna (es. ''jää'', ghiaccio, ''kuu'', luna, ''pää'', testa). Ovviamente in coda al tema possono essere aggiunte desinenze e suffissi, oltre alla possibilità di costruire parole composte, cosicché le parole finniche possono essere anche molto lunghe. L'accento nelle parole finniche è, senza eccezioni, sulla prima sillaba. Questa è una tipica particolarità del finnico, tant'è che l'accento non è affetto né dalla durata della sillaba, né dal suono: suoni (vocali) lunghi e brevi possono presentarsi indifferentemente sulla sillaba accentata o su altre. Nella lingua parlata l'accento più marcato può essere spostato su altre sillabe (es. ''hetkiNEN'', "un attimo!"), ma solo nei casi in cui la parola vuol essere enfatizzata. Nell'ambito della frase alcune parole brevi possono restare senza accento, come ad esempio le parole incomincianti per ''on-''. Oltre all'accento principale, nelle parole composte da almeno quattro sillabe, è possibile avere un accento secondario. Emil Nestor Setälä, in un suo scritto del 1930 ha definito gli accenti secondari come segue: Nelle parole composte l'accento secondario è importante per distinguere le parole singole. === Ortografia === L'ortografia della lingua finnica è nella gran parte fonologica, ovvero a ogni suono corrisponde una lettera. Le eccezioni maggiori sono: * il suono ''äng'', ovvero una ''n'' velare, che viene scritto come ''ng'' (''kengät'', scarpe) * il fenomeno ''sandhi'', ovvero i cambiamenti di pronuncia tra due parole consecutive, tra cui il più comune è la geminazione di frontiera La geminazione di frontiera si presenta in quei termini che hanno perso una consonante finale (generalmente ''-k'' o ''-h''); se a una parola di questo tipo segue un termine incominciante per consonante, questa consonante viene foneticamente raddoppiata. La geminazione di frontiera non viene generalmente scritta; nei trattati linguistici viene spesso contrassegnata dal simbolo x. Esempi della geminazione di frontiera sono i seguenti: * Dopo il verbo coniugato tramite l'uso del verbo di negazione: ''en ota sitä en otas sitä'' (non lo prendo) * Nella seconda persona singolare del modo imperativo dei verbi: ''ota se otas se'' (prendilo), ''älä tule tänne älä tulet tänne'' (non venire qui) * Nella forma del primo infinito dei verbi (corrispondente all'infinito italiano): ''en tahdo ottaa sitä en tahdo ottas sitä'' (non voglio prenderlo) * Nei sostantivi declinati nel caso allativo: ''äidille pitää soittaa äidillep pitää soittaa'' (si deve chiamare la mamma) * In alcuni avverbi che (così come nel caso dei termini all'allativo o dei verbi all'infinito) avevano nella loro forma antica una ''-k'' terminale: ''tänne tulo tännet tulo'' (l'arrivo qua) * termini (originari o prestiti) anticamente terminanti per ''-(e)k-'' e ''-(e)h-'', la cui forma nominativa dei derivati moderni termina generalmente in ''e''; ad esempio la parola ''herne'', pisello, derivante dal baltico ''herneh'': ''hernekeitto hernekkeitto'', "zuppa di piselli", oppure ''puhe'' ("parola", "parlata", dal verbo ''puhua'', parlare), da cui ''puhemies puhemmies'', "portavoce", "presidente". I problemi nella scrittura e nella pronuncia nascono spesso nel caso di prestiti linguistici. In alcuni casi, infatti, si è mantenuta la scrittura originaria, o comunque non modificata secondo le regole di pronuncia finnica. Ad esempio, il prestito latino ''invalidi'' (invalido), è scritto con una sola ''i'', e così dovrebbe essere pronunciato dal momento che nella versione latina della parola tale ''i'' era breve; in realtà in pratica la pronuncia della ''i'' viene raddoppiata seguendo la regola linguistica di altre parole aventi la stessa sequenza di vocali e consonanti (es. ''invaliidi'', ''Balttia''). La sibilante ''š'' presenta lo stesso tipo di indeterminazione di scrittura: per i prestiti che presentavano tale vocale viene talvolta consigliato l'uso di una normale ''s'' (''sakaali'', sciacallo, ''sampoo'', sciampo, ''snautseri'', schnauzer, ''sokki'', shock, ''attasea'', addetto, ''hasis'', hashish, ''klisee'', cliché, ''montaasi'', montaggio, ''reportaasi'', reportage, ''sabotaasi'', sabotaggio, ''kollaasi'', collage, ''saali'', scialle, ''samppanja'', champagne, ''sekki'', ma anche ''šekki'', scacchi, ''sifonki'', chiffon, ''sortsit'', ma anche ''šortsit'' e ''shortsit'', calzoncini corti, ''brosyyri'', brochure, ecc.), mentre l'uso della ''š'' viene consigliato nelle parole ''šaahi'', scià, ''šamaani'', sciamano ''šeikki'', sceicco, ''šeriffi'', sceriffo, ''šillinki'', scellino, ''geiša'', geisha, ''šakki'', scacchi, ''tšekki'', Cechia, ''Tšehov'', Čechov, ''šovinismi'', sciovinismo, ''bolševikki'', bolscevico, ''kašmir'', cachemire, ''pašša'', pascià, e comunque nella traslitterazione dei nomi russi (es. ''Hovanštšina,'' ''Tšehov, Tšaikovski, Gorbatšov, Tšetšenia''). La forma ''sh-'' viene usata raramente in prestiti inglesi (es. ''sherry'', ''show''), oppure nel caso in cui, per ragioni tecniche, non si possa usare la lettera ''š''. === Parole e frasi di uso comune === * ''Kyllä'': sì (si usa ''Joo'' nella lingua parlata) * ''Ei'': no * ''En/et/ei/emme/ette/eivät'': non (cambia a seconda della persona) * ''Hei!'': ciao! (si usa anche ''Moi'' nella lingua parlata) * ''Terve!'': salve! * ''Tervetuloa!'': benvenuto/a/i/e! * ''Hyvää huomenta!'': buon giorno! (al mattino presto) * ''Hyvää päivää!'': buon giorno! * ''Hyvää iltaa!'': buona sera! * ''Hyvää yötä!'': buona notte! * ''Näkemiin!''/''Terveisiä!'': arrivederci! (si usano spesso anche "Hei hei!", "Heippa!" e "Hej då!" ) * ''Kiitos'': grazie * ''Mutta'': ma * ''Ja'': e (congiunzione) * ''Paljon kiitoksia/kiitos paljon'': molte grazie * ''Ole/Olkaa hyvä(ä)'': prego (letteralmente "sii/siate buono/i") * ''Eipä kestä'': di niente, Prego * ''Mitä kuuluu?/Miten menee ?'': come stai?/come va? * ''Anteeksi'': scusa/i * ''Kuinka...?'': come/in che modo? * ''Kuinka paljon...(se maksaa)?'': quanto...(costa)? * ''Kuinka monta...?'': quanti/e...? * ''Mikä...?'': che (cosa)...? * ''Kuka...?'': chi...? * ''Missä...?'': dove...? (stato) * ''Mihin...?'': dove...? (moto) *Mist''ä''...?: da dove? * ''Milloin...?'': quando...? *''Miksi''...?: perché? * ''Puhutko suomea/italiaa/englantia/ranskaa/saksaa?'': parli finnico/italiano/inglese/francese/tedesco? *Min''ä en ymmärrä/en puhu suomea.: io non capisco/non parlo il finlandese.'' * ''suomeksi/italiaksi/englanniksi/ranskaksi/saksaksi'': in finnico/italiano/inglese/francese/tedesco * ''Oletko suomalainen/italialainen?'': sei finlandese/italiano? * ''Mitä kello on?'': che ore sono? *Kello on + ora (es. kaksi)''.: sono le + ora (es. due).'' *''Kuinka sitä sanottaan se suomeksi/italiaksi/italiaksi/englanniksi/ranskaksi /saksaksi? : come si dice in finnico/...'' *Mik''ä sinun nimi on?: come ti chiami?'' '''Curiosità:''' in finlandese non esiste una vera e propria parola che possa significare "per favore". Per esprimere richieste in maniera cortese si coniuga il verbo il questione con quello che corrisponde al nostro condizionale in italiano. es: Voitko...?: Puoi...? - forma cortese: Voisitko...?: Potresti...:? === Numeri cardinali === '''Numeri da zero a dieci''' * zero: ''nolla'' * uno: ''yksi'' * due: ''kaksi'' * tre: ''kolme'' * quattro: ''neljä'' * cinque: ''viisi'' * sei: ''kuusi'' * sette: ''seitsemän'' * otto: ''kahdeksan'' * nove: ''yhdeksän'' * dieci: ''kymmenen'' '''Numeri da undici a mille''' * undici: ''yksitoista'' * ... * venti: ''kaksikymmentä'' * ... * cento: ''sata'' * ... * mille: ''tuhat'' === Giorni della settimana === * ''maanantai'': lunedì * ''tiistai'': martedì * ''keskiviikko'': mercoledì (letteralmente "metà settimana") * ''torstai'': giovedì * ''perjantai'': venerdì * ''lauantai'': sabato * ''sunnuntai'': domenica === Nomi dei mesi === * ''tammikuu'': gennaio (lett.: "(il) mese della quercia") * ''helmikuu'': febbraio (lett.: "(il) mese della perla") * ''maaliskuu'': marzo (lett.: "(il) mese della terra") * ''huhtikuu'': aprile (lett.: "(il) mese del debbio") * ''toukokuu'': maggio (lett.: "(il) mese della semina") * ''kesäkuu'': giugno (lett.: "(il) mese dell'estate") * ''heinäkuu'': luglio (lett.: "(il) mese del fieno") * ''elokuu'': agosto (lett.: "(il) mese del raccolto") * ''syyskuu'': settembre (lett.: "(il) mese dell'autunno") * ''lokakuu'': ottobre (lett.: "(il) mese del fango") * ''marraskuu'': novembre (lett.: "(il) mese del morente") * ''joulukuu'': dicembre (lett.: "(il) mese del Natale") === Voci geografiche === * ''Suomi'': Finlandia * ''Englanti'': Inghilterra * ''Espanja'': Spagna * ''Etelä-Afrikka'': Sudafrica * ''Hollanti'': Paesi Bassi * ''Islanti'': Islanda * ''Italia'': Italia * ''Kreikka'': Grecia * ''Norja'': Norvegia * ''Ranska'': Francia * ''Ruotsi'': Svezia * ''Saksa'': Germania * ''Sveitsi'': Svizzera * ''Tanska'': Danimarca * ''Venäjä'': Russia * ''Viro'': Estonia * ''Yhdysvallat'': Stati Uniti * ''Eurooppa'': Europa * ''Napapiiri'': Circolo polare * ''Välimeri'': Mar Mediterraneo === Presente indicativo del verbo essere (''olla'') === * ''(minä) olen'': io sono * ''(sinä) olet'': tu sei * ''(Te) olette'': Lei è * ''hän on'': lui/lei è * ''se'''' on'': esso è * ''(me) olemme'': noi siamo * ''(te) olette'': voi siete * ''he ovat'': loro/essi/esse sono * ''ne'''' ovat'': essi/esse sono === Il verbo avere in finnico === La lingua finnica non ha un vero e proprio verbo avere. Per questo motivo si usa un'espressione particolare formata dal verbo ''olla'' sempre al singolare e dal possessore al caso adessivo, che ha come desinenza -lla/-llä. La cosa posseduta va all'accusativo o al partitivo. Ecco un esempio: * ''Minulla on kaksi koiraa'': io ho due cani * ''Sinulla on kaksi koiraa'': tu hai due cani * ''Hänellä on kaksi koiraa'': lui/lei ha due cani * ''Meillä on kaksi koiraa'': noi abbiamo due cani * ''Teillä on kaksi koiraa'': voi avete due cani * ''Heillä on kaksi koiraa'': loro hanno due cani La distribuzione dei dialetti finnici: Nonostante il basso numero di locutori del finnico (circa sei milioni), esistono numerose variazioni dialettali. Molti dialetti hanno radici antiche, praticamente più antichi della nascita della lingua finnica vera e propria. Prima del Medioevo non esisteva una definizione vera e propria, ma esisteva una distinzione tra dialetti etnici baltofinnici; da quelli rimasti all'interno dei confini della Svezia del tempo, quando si è iniziato a costruire la lingua finnica. La lingua finnica attuale non è figlia di un singolo dialetto, bensì frutto di compromesso di unificazione dei vari dialetti effettuato durante il XIX secolo. I dialetti non vengono più parlati nelle loro forme originarie, e si può dire che stanno lentamente morendo. In alcune regioni, comunque, il dialetto si è mantenuto forte e conta numerosi locutori; si può in ogni caso affermare che i dialetti originari siano stati sostituiti dalla locale lingua parlata. Negli ultimi decenni è nato un nuovo interesse nei dialetti, per cui oggigiorno esiste una nutrita pubblicazione di libri scritti nei vari dialetti locali, arrivando addirittura a pubblicare fumetti (ad es. Paperino) nei vari slang. I dialetti finnici sono tradizionalmente divisi in due gruppi: i dialetti occidentali e quelli orientali. Le differenze sostanziali sono le seguenti: * Variazione della ''t'' nella forma debole del tema lessicale. Essa si trasforma in ''d'' nel finnico scritto, nei dialetti occidentali spesso diventa ''r'' o ''l'', mentre in quelli orientali viene completamente rimossa, oppure sostituita da un fonema di transizione, * Trasformazione delle vocali lunghe in dittonghi (nei dialetti orientali): ad es. ''moa'' invece di ''maa'' (terra), ''peä'' invece di ''pää'' (testa) * Differenze nell'uso dei vocaboli. Ad esempio il fascio di rametti di betulla che si usa in sauna è chiamato ''vihta'' nei dialetti occidentali, mentre ''vasta'' in quelli orientali. Alcune parole assumono significati diversi, come ''tuima'', che nei dialetti occidentali significa forte, pungente, mentre in quelli orientali significa insipido, insapore. === Dialetti occidentali === I dialetti occidentali vengono suddivisi tra i dialetti del sud-ovest, parlati nelle regioni del Varsinais-Suomi e della Satakunta, e il gruppo dei dialetti denominati hämäläismurteet, dai quali i dialetti contemporantei del sud-ovest hanno origine, e parlati principalmente della regione dell'Häme. I dialetti dell'Ostrobotnia meridionale sono parlati nelle regioni dell'Ostrobotnia meridionale, mentre i dialetti dell'Ostrobotnia centrale e settentrionale ovviamente delle regioni dell'Ostrobotnia centrale e settentrionale. I dialetti finnici parlati in Lapponia sono generalmente chiamati dialetti della Lapponia meridionale. Lo stesso meänkieli (lett. "la nostra lingua"), parlato nel Tornedalen può essere considerato un dialetto della Lapponia, sebbene si sia diviso dagli altri dopo il 1809, anno in cui la Finlandia è passata sotto la dominazione russa, mentre i locutori del meänkieli sono rimasti in Svezia. Stesso discorso vale per la lingua kven, parlata nel Finnmark norvegese. I dialetti occidentali che hanno subito poche influenze nel corso dei secoli sono solo i dialetti del sud-ovest e quelli del gruppo degli hämäläismurteet. I vari dialetti dell'Ostrobotnia hanno subito influenze dai dialetti orientali, sempre più marcate più a nord ci spostiamo. Per questa ragione molti studiosi stanno pensando di riclassificare i dialetti in tre gruppi: occidentali, orientali e settentrionali. === Dialetti orientali === I dialetti orientali sono principalmente divisi nei dialetti del Savo e nei dialetti del sud-est. Alcuni ricercatori sostengono che tali dialetti siano più vicini alla lingua careliana che ai dialetti occidentali. La regione dei dialetti del Savo è geograficamente l'area dialettale finnica più vasta, poiché i contadini originari del Savo si sono trasferiti – durante il Medioevo e anche successivamente – in altre aree dialettali, ma difficilmente in centri già abitati, evitando così influssi da altri dialetti. I dialetti del Savo sono dunque anche parlati nella Carelia settentrionale, nella regione del Päijät-Häme a est del lago Päijänne, nella Finlandia centrale, nel Kainuu, nel Koillismaa e anche nell'Ostrobotnia, nelle enclavi linguistiche dei distretti di Keuruu ed Evijärvi. Inoltre il dialetto dei Finlandesi delle foreste, parlato nel Värmland svedese e nell'adiacente regione norvegese fino all'inizio del XX secolo, ha origine come dialetto del Savo. I dialetti del sudest sono o sono stati parlati nella Carelia meridionale, nell'Istmo di Carelia e dal XVII secolo in Ingria (la regione in cui giace l'odierna San Pietroburgo). I dialetti parlati nelle regioni di confine della Carelia e nelle regioni a nord-est del Lago Ladoga non sono direttamente legati alla lingua finnica, bensì a quella della Carelia, sebbene nelle regioni di confine siano perfettamente comprensibili dai finlandesi. * Finglish, forma di slang in cui sono presenti numerosi prestiti dalla lingua inglese * Dialetto di Rauma, dialetto parlato principalmente nella città di Rauma, appartenente al gruppo dei dialetti del sud-ovest, ma con forti distinzioni quali l'accorciamento delle parole, una propria intonazione e molti prestiti germanici. * Stadin slangi (letteralmente "slang di Helsinki"), forma dialettale nata a Helsinki all'inizio del XX secolo e praticamente basata sull'uso di numerosi prestiti svedesi. Tale dialetto nacque come sorta di lingua franca per permettere la comunicazione tra finlandesi di lingua svedese e finnico. * Frans Eemil Sillanpää (1939, )
Laika
200x200px '''Laika''' è uno dei nomi con cui è nota la cagnolina che il 3 novembre 1957 fu imbarcata a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2. Il suo vero nome era '''Kudrjavka''', "ricciolina", anche se in ambito anglosassone viene spesso nominata con il nome di ''Muttnik'' . Il nome con cui è nota in Occidente deriva da un fraintendimento tra un giornalista occidentale e una responsabile della missione. Il giornalista chiese quale fosse il nome del cane, ma l'intervistata capì che la domanda si riferisse alla razza, e rispose "Laika". I laika sono cani siberiani simili agli husky, e fu scelta questa razza perché molto resistente alle condizioni estreme, specialmente alle basse temperature. La capsula Sputnik 2 era attrezzata per il supporto vitale e portava cibo e acqua, ma non prevedeva il rientro, quindi la sorte di Laika era segnata fin dall'inizio della missione. La capsula era inoltre attrezzata con sensori tali da permettere il monitoraggio dei segnali vitali del passeggero come pressione sanguigna, battiti cardiaci e frequenza respiratoria.
Dopo il successo dello Sputnik 1 fu subito chiaro che al lancio del primo satellite sarebbero subito seguiti degli altri e si ritenne indispensabile lanciare a breve termine anche degli esseri umani nello spazio. All'epoca infatti erano in via di completamento due satelliti del tipo Sputnik. Tuttavia nemmeno uno dei satelliti sarebbe stato pronto prima del 7 novembre 1957, e il progetto iniziale di lanciare uno di questi con un essere vivente a bordo il giorno del quarantesimo anniversario della Rivoluzione d'ottobre sarebbe fallito. Si decise pertanto di avviare la costruzione di un quarto satellite meno sofisticato che secondo i piani sarebbe stato pronto e lanciato entro il 7 novembre. Per quanto riguarda la scelta di Laika, invece, ben poco è stato reso noto. Ancora oggi non si sa quali considerazioni abbiano spinto alla decisione di utilizzare un cane come primo passeggero a bordo di un satellite, anche se è intuibile che le dimensioni ridotte dell'animale possano aver giocato un ruolo fondamentale nella scelta. I cani erano gli animali scelti nell'ambito del programma spaziale sovietico. Secondo la versione ufficiale la cagnetta Laika era un cane randagio trovato a Mosca, che all'epoca doveva avere all'incirca tre anni. Sempre secondo la stessa versione Laika sarebbe un cane meticcio, per metà Husky e per metà Terrier, anche se non poté essere mai stabilita con certezza la razza dei suoi genitori. Per quanto invece riguarda il metodo di selezione e i criteri con i quali si sia deciso di utilizzare proprio lei, non si ebbe mai nessuna dichiarazione ufficiale. Sia l'Unione Sovietica sia gli Stati Uniti d'America non avevano all'epoca alcuna esperienza nell'inviare esseri viventi nello spazio e ancor meno sapevano se il corpo di questi potesse sopravvivere per lunghi periodi in situazioni di assenza di gravità. Le uniche informazioni disponibili erano quelle ricavate da voli suborbitali ad altissima quota. Apparve quindi subito necessario raccogliere informazioni al riguardo del comportamento del corpo nello spazio prima di poter passare al lancio di navicelle con equipaggi umani a bordo. Per le missioni Sputnik si selezionarono in tutto tre cani: Albina, Muschka e Laika. Albina fu la prima ad assolvere un volo suborbitale e sarebbe stata usata in caso di necessità come sostituta di Laika, mentre Mushka venne usata per testare i sistemi vitali della capsula. Tutte e tre le cagnette furono sottoposte a un allenamento intensivo che venne diretto da Oleg Gazenko, colui che aveva scelto Laika come la predestinata al primo volo spaziale e responsabile del programma. Durante la fase di addestramento gli animali venivano abituati a spazi angusti e rimanevano anche per 20 giorni consecutivi in gabbie strettissime. Ciò fece sì che gli animali soffrissero notevolmente sotto un punto di vista psicologico e fisiologico, tanto che Laika cominciò a divenire sempre più irrequieta e per un certo periodo l'addestramento dovette essere sospeso. In una seconda fase gli animali ma soprattutto Laika vennero sottoposti a simulazioni di lancio in centrifughe, all'interno delle quali si riproducevano le vibrazioni e i rumori che avrebbero poi caratterizzato il lancio. Durante queste simulazioni si misurarono pressioni del sangue fino a 65 mmHg e un polso che batteva con frequenza quasi doppia. Infine secondo una versione non ufficiale la cagnetta sarebbe già stata messa a bordo del satellite tre giorni prima del lancio. Durante questo periodo l'animale sarebbe stato accudito da due tecnici che avrebbero garantito per il benessere dell'animale. Visto le basse temperature della stagione la capsula sarebbe stata quindi collegata con un impianto di riscaldamento, che avrebbe mantenuto una temperatura costante all'interno della capsula. Infine, prima del lancio, degli elettrodi sarebbero stati fissati sul corpo dell'animale per trasmettere alla centrale di controllo i segnali vitali, quali polso, pressione e respirazione. In tutto la capsula pesava 18 kg ai quali si dovevano aggiungere i sei chilogrammi di peso dell'animale. L'interno del satellite era foderato e lo spazio interno era sufficientemente ampio da permettere a Laika di stare sdraiata o in piedi. La temperatura interna era regolata sui 15 °C e un sistema di refrigeramento doveva proteggere l'animale da sbalzi termici eccessivi. A bordo si trovavano quindi ancora cibo e acqua preparati sotto forma di gel. Il razzo con a bordo Laika venne lanciato il 3 novembre 1957 alle 2:30 dal Cosmodromo di Bajkonur. Secondo i dati telemetrici inviati dal satellite si rilevò un polso notevolmente accelerato e si dovette aspettare che la forza di gravità incominciasse a ridursi per notare una diminuzione della frequenza cardiaca. Secondo quanto rivelato da fonti ufficiali si ricevette per circa sette ore un segnale prima di non captare più nessun segnale di vita dalla capsula. La versione ufficiale dell'epoca data dal governo sovietico è che Laika sopravvisse per "oltre quattro giorni". Il satellite rientrò in atmosfera 5 mesi più tardi, il 14 aprile 1958, dopo aver compiuto 2.570 giri intorno alla Terra. Un eventuale rientro in orbita terrestre non era possibile dal momento che la capsula non era in grado di rientrare in atmosfera, perché sprovvista di uno scudo termico: il satellite andò così completamente distrutto durante il rientro e, con esso, il corpo di Laika . Se da tale punto di vista il destino della missione era segnato già al momento del lancio, essa rappresentò però un successo dal punto di vista tecnico, considerando sia le conoscenze tecniche dell'epoca sia il poco tempo messo a disposizione ai progettisti per la costruzione della capsula. La missione di Laika non fu però l'ultima: dopo di essa altri cani furono lanciati nello spazio a bordo di satelliti e il 20 agosto 1960 le cagne Belka e Strelka furono le prime a rientrare sane e salve a terra da una missione spaziale a bordo del satellite Sputnik 5. Il lancio di Laika nello spazio fu come per il lancio dello Sputnik 1 un evento shock in occidente. L'Unione Sovietica aveva dimostrato con ciò di essere in notevole vantaggio per quanto riguarda la costruzione di satelliti e quindi anche con la costruzione dei vettori, che vantavano capacità di carico maggiori e pertanto anche gittate maggiori. Nonostante la costruzione in tempo record, lo Sputnik 2 poteva vantare una propulsione ancora maggiore del suo predecessore e fu in grado di raggiungere orbite più alte. Questo evento aveva dimostrato all'Occidente che l'Unione Sovietica disponeva sia dei mezzi sia delle tecnologie necessarie per poter portare in orbita testate nucleari, e di poter colpire indipendentemente dalla portata dei suoi bombardieri ogni paese sul globo, utilizzando uno dei suoi vettori. Gli USA accelerarono immediatamente il proprio programma spaziale costruendo un primo satellite che chiamarono Vanguard TV3. Ma il ritardo accumulato e la mancanza di conoscenze fecero sì che la missione fallisse, causando la perdita del satellite e del vettore nella primissima fase di lancio. Gli Stati Uniti sarebbero riusciti solo il 31 gennaio 1958 a mandare in orbita il loro primo satellite, l'Explorer 1, seguito poi il 17 marzo 1958 dal Vanguard 1. La presunta morte di Laika fu però anche causa di una serie di azioni di protesta nei confronti di ambasciate sovietiche in tutto il mondo, portando in primo piano la discussione sull'utilizzo di animali per scopi scientifici. Solo con la fine della Guerra Fredda alcune informazioni furono rese ufficiali. Nell'ottobre 2002 furono resi noti i risultati di nuove ricerche compiute da uno scienziato russo (Dmitrij Malashenkov), che rivelarono che Laika sopravvisse unicamente per un periodo compreso tra le 5 e le 7 ore dopo il decollo a causa degli sbalzi di temperatura caldo – freddo. Per quanto riguarda la vera e propria causa di morte dell'animale, furono rese pubbliche varie versioni in parte anche contrastanti fra loro. Secondo una prima versione resa ufficiale, l'animale sarebbe morto a causa degli sbalzi termici a bordo della navicella, mentre secondo una versione più recente la causa di morte fu data da asfissia a causa di un guasto all'impianto di aerazione. Secondo un'intervista fatta nel 1998 con Oleg Gazenko, responsabile della missione, lui stesso avrebbe espresso rammarico per la morte dell'animale, ritenendo che il lancio di Laika fu un sacrificio inutile. Infatti ben poche informazioni poterono essere raccolte da tale missione, e la probabile morte prematura dell'animale potrebbe aver compromesso la missione dal punto di vista scientifico. Durante la missione Mars Exploration Rover la NASA chiamò ufficiosamente questo suolo "Laika" La missione a bordo dello Sputnik 2 rese sicuramente Laika uno degli animali più famosi al mondo, tanto da essere ricordata tra i cosmonauti morti in missione e in numerosi omaggi nella cultura popolare: * Nel 1964 nasce l'azienda di caravan Laika in suo onore. * Nel 1987 un gruppo rock finlandese decise di chiamarsi Laika & The Cosmonauts. * Il gruppo britannico Laika si chiama così proprio in onore alla cagnetta. * Nel 1988 il gruppo spagnolo Mecano dedicò a Laika una canzone omonima. *Nel 1994, l'autore italiano Stefano Calabrese scrisse e interpretò una canzone omonima che ne narra la vicenda. * Nel 1997 l'istituto aerospaziale di Mosca dedicò a Laika una targa. Inoltre furono numerosi i francobolli a lei dedicati, e per un certo periodo anche prodotti come sigarette e cioccolato furono nominati in suo onore. *Il 1º luglio del 2002 La famosa Cartoon Band Gorillaz pubblicò in collaborazione con gli Space Monkeyz l'album ''Laika Come Home''. *Il 27 maggio 2002, con la pubblicazione dell'album Memoryhouse, il musicista Max Richter dedica il brano Laika's Journey al primo rappresentante dell'umanità nello spazio. *Nel 2004, il gruppo Arcade Fire include nell'album ''Funeral'' una canzone intitolata ''Neighborhood#2 (Laika)''. * ''Laika's Theme'' è un brano presente nel disco ''Absent Friends'' del 2004 di The Divine Comedy. * Il 9 marzo 2005 un piccolo fazzoletto di suolo marziano nei pressi del cratere Wostok su Marte, sul quale la sonda Opportunity stava effettuando dei prelievi, fu nominato (seppure in modo non ufficiale) "Laika". * Nel 2007 il musicista danese Trentemøller le dedica un video ''(Moan (Trentemoller Remix Radioedit))'' per un suo brano dall'album ''The Trentemoller Chronicles''. * Nel 2008 esce ''Laika'' (ed. Magic Press), un romanzo grafico dell'inglese Nick Abadzis, col quale ottiene il prestigioso Eisner Award. * Nel 2010 il cantautore Roberto Tardito dedica a Laika un brano del suo album ''Se fossi Dylan''. * Nel 2012 esce il libro ''Il bassotto e la regina'' dove viene citata Laika in una canzone. * Nel 2013 la band australiana Sticky Fingers pubblica l'album musicale ''Caress Tour Soul'' contenente una traccia omonima dedicata al cane. * Nel 2013 il gruppo valtellinese coXtola ha dedicato a Laika il suo brano ''Laik-a-dog'' dallo split coi Fune Di Fuga. * Nel 2015 Ascanio Celestini intitola ''Laika'' il suo nuovo spettacolo, che inizia con una riflessione sulla cagnolina nello spazio e Dio. *Nel 2018 esce il film ungherese "Lajka", in cui si ipotizza ironicamente che il primo essere ad andare nello spazio sia stato uno giovane Rom chiamato così. *Nel 2018 esce il brano "Laika" di Yota Damore, prodotto da Jack Sapienza. *Nel 2019 esce il video della canzone "We’ve Got to Try" del gruppo musicale The Chemical Brothers. Il video si ispira alla vicenda di Laika. *Nel 2019 viene realizzato un documentario fantascientifico in merito alle vicende di nome Space Dogs. *Nel 2021 viene lanciata una cryptovaluta in onore di Laika, chiamata LaikaCoin.
Legge dei grandi numeri
Legge dei grandi numeri La '''legge dei grandi numeri''' oppure '''teorema di Bernoulli''' , descrive il comportamento della media di una sequenza di prove di una variabile casuale, indipendenti e caratterizzate dalla stessa distribuzione di probabilità , al tendere ad infinito della numerosità della sequenza stessa . In altre parole, grazie alla legge dei grandi numeri, ''possiamo fidarci'' che la media sperimentale, che calcoliamo a partire da un ''numero sufficiente'' di campioni, sia ''sufficientemente vicina'' alla media vera, ovvero quella calcolabile teoricamente. Che cosa significhi "ragionevolmente sicuri" dipende da quanto vogliamo essere precisi nel nostro test: con dieci prove, avremmo una stima grossolana, con cento, ne otterremmo una molto più precisa, con mille, ancora di più, e così via: il valore di che siamo disposti ad accettare come sufficiente dipende dal grado di casualità che riteniamo necessario per il dato in questione. In termini generici, per la ''legge dei grandi numeri'' si può dire: *che la media della sequenza è un'approssimazione, che migliora al crescere di della media della distribuzione; *e che, viceversa, si può prevedere che sequenze siffatte mostreranno una media tanto più spesso e tanto più precisamente prossima alla media della distribuzione quanto più grande sarà . Un caso particolare di applicazione della legge dei grandi numeri è la previsione probabilistica della proporzione di successi in una successione di realizzazioni indipendenti di un evento ossia la frequenza di nelle misurazioni: per che tende a infinito, la proporzione di successi converge alla probabilità di
Se, data una successione di variabili casuali indipendenti e identicamente distribuite con media , si considera la media campionaria : la legge (forte) dei grandi numeri afferma che : ossia lo stimatore media campionaria converge quasi certamente al valore atteso comune delle . Se, data una successione di variabili casuali aventi la stessa media , la stessa varianza finita e indipendenti, si considera la media campionaria : la legge (debole) dei grandi numeri afferma che per ogni : : ossia la media campionaria converge in probabilità al valore atteso comune alle . Sia una successione di spazi di probabilità. Si consideri lo spazio prodotto e in esso una successione bernoulliana di eventi (stocasticamente indipendenti e con probabilità costante ) . Assegnato un elemento si definisce la frequenza di successo in prove , dove e indica il numero di successi ottenuti in prove. ===Dimostrazione della legge debole dei grandi numeri=== Nelle condizioni sopra enunciate, si vuole dimostrare che: . Fissato , si consideri la disuguaglianza di Bienaymé-Čebyšëv: : ; poiché è distribuito in modo binomiale, il suo valore atteso è : e la sua varianza è : abbiamo allora che il valore atteso e la varianza di sono, rispettivamente: : : Sostituendo nella disuguaglianza, si ottiene: : e, passando al limite per , : Ma la probabilità non può essere negativa: : da cui la tesi. ==== Osservazioni ==== La legge debole dei grandi numeri non assicura che, comunque scelto , quasi certamente a partire da un certo il valore si mantenga minore o uguale a , ossia che l'insieme : sia -trascurabile. Infatti, esplicitando la definizione di limite, si trova: : ma niente sembra assicurare che non diverga per . ===Dimostrazione della legge forte dei grandi numeri=== Ciò è invece assicurato, nelle medesime condizioni, dalla proposizione: : che, in effetti, implica sia : sia la legge debole dei grandi numeri. ; Dimostrazione delle due implicazioni: la legge forte può essere formulata, esplicitando la Definizione di limite e passando al complementare, come: : : che a sua volta è equivalente, trasformando il quantificatore esistenziale in un'unione, a: : : e per monotonia di : : : da cui, per confronto, la prima implicazione. : Trasformando anche gli altri due quantificatori in operazioni insiemistiche, si ha: : : : ma, si è in presenza dell'intersezione di una successione non crescente di insiemi, dunque per monotonia di , si ha: : : e ancora: : : da cui anche la seconda implicazione, ricordando che questo è valido per ogni . ; Dimostrazione della legge forte: si è già visto che l'asserto è equivalente a: : : Discretizzando, come consueto nel caso dei limiti, si ha: : : Per subadditività : : : Dunque, se quest'ultima espressione sarà nulla, si sarà dimostrata la legge forte. Essendo non negativa, si dovrà avere: : : si vuole mostrare che questo è vero considerando la sottosuccessione . Si vuole applicare il lemma di Borel-Cantelli, pertanto si verifica che converga l'espressione : : Per la disuguaglianza di Bienaymé-Čebyšëv si trova: : : da cui: : : Ma questa serie è notoriamente convergente. Pertanto, : : Si noti ora che ogni numero naturale ''n'' è compreso tra due quadrati consecutivi: : : da cui : : si noti ora che è la massima differenza possibile tra e , da cui: : : pertanto: : : ora però si ha , dunque: : : passando al limite ()e applicando il risultato ottenuto per , si ottiene che, quasi certamente: : : il che conclude la dimostrazione.
Lituania
La '''Lituania''' , ufficialmente '''Repubblica di Lituania''' , è uno Stato membro dell'Unione europea, confinante a nord con la Lettonia, a est con la Bielorussia, a sud con la Polonia e a sud-ovest con l'exclave russa dell'Oblast' di Kaliningrad, mentre a ovest è bagnata dal mar Baltico. Ha una superficie di e 2.793.397 abitanti. Fa parte dell'area geopolitica dei Paesi Baltici, di cui è lo Stato più meridionale e il più popoloso. Abitata per secoli da numerose tribù, la Lituania venne unificata nel XIII secolo da Mindaugas, costituendo prima un Regno e poi un Ducato. Ultima nazione europea ad abbandonare il paganesimo, tra XIV e XV secolo ebbe una rapida espansione territoriale, fino a diventare la nazione più estesa d'Europa, il cui controllo copriva anche l'odierna Bielorussia e le regioni occidentali dell'Ucraina. Nel 1569 il Granducato di Lituania formò una confederazione col vicino Regno di Polonia ed assieme a quest'ultimo subì, nella seconda metà del XVIII secolo, varie spartizioni territoriali, fino all'annessione all'Impero russo nel 1795. Tornata indipendente nel 1918, la Lituania, assieme alle confinanti Lettonia ed Estonia, venne occupata ed annessa all'Unione Sovietica nel 1940, in base a quanto previsto dal Patto Molotov-Ribbentrop, come RSS Lituania. Dopo l'occupazione tedesca, segnata dalla persecuzione degli ebrei e da vari eccidi, nel 1944 ritornarono le truppe sovietiche, contro le quali operò per quasi un decennio una resistenza armata. Nel 1990 fu la prima tra le repubbliche sovietiche a dichiarare la propria indipendenza. La Lituania è uno Stato membro dell'ONU, della NATO, del Consiglio d'Europa, dell'OCSE. Il 1º gennaio 2015 ha adottato l'euro, sostituendolo al litas. È una repubblica semipresidenziale, il cui attuale Presidente è Gitanas Nausėda, mentre il Ministro presidente è Ingrida Šimonytė.
Il nome "Lituania" comparve per la prima volta nel 1009 negli Annali di Quedlinburg. La sua etimologia è fonte di dibattito: una credenza popolare vuole che "Lietuva" derivi dalla parola "lietus" (pioggia), ma la presenza del suffisso ''-uva'' e la mancanza di prove convincenti rende tale spiegazione poco plausibile. Un'altra teoria vorrebbe il toponimo derivato dal Lietava, corso d'acqua della Lituania centrale; tuttavia le sue ridotte dimensioni renderebbero il passaggio da idronimo a toponimo altamente improbabile. I primi insediamenti nel territorio dell'odierna Lituania si formarono dopo l'ultima glaciazione nel decimo millennio a.C. I Proto-Indoeuropei, che arrivarono tra il terzo e il secondo millennio a.C., si mescolarono con la popolazione locale, formando così le tribù Baltiche. La prima menzione scritta del nome "Lituania" si trova in un manoscritto tedesco del monaco Bruno di Querfurt, ''Annali di Quedlinburg'', e risale al 9 marzo 1009. === La Lituania nel Medioevo === Atlante storico della Lituania (le aree indicate appartengono alla c.d. ''266x266pxInizialmente abitate da tribù baltiche frammentate, negli anni Trenta del XIII secolo le terre lituane furono unite da Mindaugas (si suole parlare di Ducato di Lituania), incoronato Re di Lituania il 6 luglio 1253. Dopo l'assassinio di Mindaugas nel 1263, la religione pagana della Lituania divenne un obiettivo delle crociate dei Cavalieri Teutonici e dell'Ordine livoniano. Nonostante un plurisecolare conflitto con tedeschi e danesi, il Granducato di Lituania si espanse notevolmente nei territori dell'Europa orientale, diventando infine lo stato europeo più esteso nel XV secolo. Si ricorda inoltre la potente regina Ingrida, che ascese al potere con le sue uniche forze e quindi venne molto amata dai sudditi lituani sia per la sua intelligenza che per la sua forza d'animo. === La Confederazione polacco-lituana === Nel XIV secolo fu cristianizzata in seguito al matrimonio del granduca Jogaila con la regina Edvige di Polonia e alla conseguente unione personale delle due corone. L'unione delle due corone si trasformò in confederazione con il trattato di Lublino nel 1569 assumendo il nome di ''Rzeczpospolita'' ("Repubblica") e successivamente quello di ''Rzeczpospolita Oboiga Narodów'' ("Repubblica dei Due Popoli") formando così la Confederazione polacco-lituana. I due paesi rimasero uniti fino alla spartizione della Polonia nel 1795, quando la Lituania fu annessa all'Impero russo. === Dominio russo e indipendenza === Con la rivolta di Novembre del 1830 contro i russi, si diede il via alla guerra russo-polacca, che finì nel 1831 con la vittoria russa e la definitiva occupazione zarista della Lituania. All'inizio del XX secolo iniziò a formarsi un movimento culturale che stimolava, soprattutto con la promozione dell'uso della lingua lituana, la formazione di una coscienza nazionale: tale periodo è noto come il Risveglio nazionale lituano. Contro tale spinta, le autorità russe risposero vietando la pubblicazione di opere in lingua lituana che utilizzassero l'alfabeto latino e reprimendo militarmente i movimenti di carattere indipendentista. Durante la prima guerra mondiale sotto il comando di Paul von Hindenburg e del capo di stato maggiore Erich Ludendorff, l'esercito tedesco invase la Lituania e respinse le truppe russe sulla loro frontiera negli anni 1914-15 e bloccò fino all'inizio del 1918 il fronte orientale in modo abbastanza stabile. Ciò permise l'istituzione di un'amministrazione militare in Lituania sotto la diretta tutela dell'comando tedesco col nome di Ober Ost, affidata a Ludendorff. Nel febbraio 1918 fu firmato il trattato di Brest-Litovsk, in cui l'URSS rinunciava a qualunque pretesa territoriale sui Paesi baltici, la Lituania si dichiarò indipendente il 16 febbraio 1918 con l'Atto d'Indipendenza redatto dal Consiglio della Lituania, e il 4 aprile 1919, terminata la prima guerra mondiale, si costituì in repubblica. Lo stato del primo dopoguerra fu egemonizzato dalla figura di Antanas Smetona. Dopo la dichiarazione d'indipendenza della Lituania (16 febbraio 1918), egli fu eletto presidente della Repubblica nel 1919, conservando tale carica fino al giugno 1920. Nel dicembre 1926, in seguito ad un colpo di Stato conservatore ed autarchico, venne eletto nuovamente presidente della Repubblica ed il mandato gli fu confermato nel 1930 e nel 1938. Il nuovo stato rifiutò l'ipotesi di ristabilire l'unione con la Polonia (proposta effettuata nell’ambito della contesa e controversa situazione determinata dalla costituzione della Lituania Centrale). La nominativa capitale - Vilnius - fu contesa con lo Stato polacco fino al 1939, quando i sovietici, invadendo la Polonia insieme ai tedeschi passarono parte della regione di Vilnius alla Lituania, mentre la regione di Klaipėda fu acquisita nel 1923 e successivamente ceduta ai tedeschi nel 1939 dopo un ultimatum. === L'occupazione sovietica === In base al patto Molotov-Ribbentrop del 1939, la Lituania fu assegnata alla sfera d'influenza tedesca, ma dopo pochi mesi, in cambio di una maggior porzione del territorio della Polonia occupato dall'Unione Sovietica, la Germania accettò l'occupazione della Lituania da parte dei sovietici, che occuparono il paese in seguito ad un ultimatum, fondando così la Repubblica Socialista Sovietica Lituana. Furono istituite nuove strutture politiche ed economiche secondo il modello comunista, affidate a un Partito Comunista Lituano sottoposto al ferreo controllo di Mosca. Gli Stati Uniti d'America, con la dichiarazione di Welles (23 luglio 1940), notificarono all'Unione Sovietica che essi non avrebbero mai riconosciuta come legittima tale annessione. Vennero collettivizzate le terre coltivabili e fondati grandi complessi industriali. Molti contadini vennero costretti a stabilirsi nei centri urbani. Le autorità occupanti provvidero a una sistematica politica di depauperamento della cultura lituana: ogni manifestazione esteriore dell'identità culturale lituana venne proibita, mentre il patrimonio artistico venne duramente danneggiato (molte chiese cattoliche, simbolo della devozione popolare lituana, vennero chiuse o spogliate delle loro opere d'arte o distrutte). Inoltre si verificò una massiccia immigrazione russa allo scopo di costituire un nucleo russofono delle strutture politico–economiche del Paese. Tali misure repressive provocarono conflitti tra le autorità e la popolazione: una testimonianza di tale periodo storico è il romanzo ''Avevano spento anche la luna'' di Ruta Sepetys. === L'invasione nazista === Il 22 giugno 1941 la Germania avviò l'Operazione Barbarossa; la Lituania, in quanto regione limitrofa, fu immediatamente coinvolta nell'invasione. La regione comprendeva circa 2 milioni di abitanti di etnia autoctona e circa 250 000 persone di etnia ebraica, che nei secoli si erano integrati nel tessuto sociale ed economico del paese. Vilnius fu una delle prime città ad essere conquistate: il 24 giugno 1941, le prime unità della Wehrmacht entrarono nella città. Nello stesso giorno, i tedeschi entrarono anche a Kaunas, da cui l'Armata Rossa si era ritirata il giorno precedente. Appena giunti, i tedeschi imposero immediate misure restrittive nei confronti della popolazione ebraica. Sui muri delle case apparve questa ordinanza: Ai tedeschi si unirono gruppi militari lituani che rivendicavano l'autonomia del paese baltico dall'URSS, e che si accanirono al pari dei tedeschi nei confronti degli ebrei. Tra il 25 e il 27 giugno i nazionalisti lituani, capeggiati da Algirdas Jonas Klimaitis, si macchiarono a Kaunas di alcune delle azioni più violente e brutali di tutta la storia della Shoah. A Ponary (oggi un quartiere occidentale di Vilnius) dal luglio '41 sino al '44 le truppe ausiliarie lituane, reclutate tra i volontari collaborazionisti, le Ypatingasis būrys (nome originale lituano della formazione), sotto sovrintendenza tedesca massacrarono, in fucilazioni di massa, circa 100 000 persone, di cui 60 o 70 000 erano ebrei, circa 20 000 erano esponenti della classe dirigente polacca. Le rimanenti vittime finirono a Ponary in quanto accusate di comunismo. Viceversa molti lituani invece rischiarono la vita o furono uccisi nel tentativo di aiutare gli ebrei come la dottoressa Elena Kutorgene-Buivydaite (proclamata nel dopoguerra Giusto tra le Nazioni) che mise a repentaglio la sua stessa vita per salvare molti ebrei. Il 15 agosto 1941, i nazisti istituirono il ghetto di Kaunas: situato nel quartiere di Slobodka, ospitava circa 32 000 prigionieri. Il 6 settembre 1941, venne istituito un ghetto anche a Vilnius. Inizialmente, gli ebrei furono dislocati in due quartieri, chiamati rispettivamente Ghetto I e Ghetto II. Il primo conteneva circa 30 000 persone, mentre il secondo ne racchiudeva circa 10 000. Durante l'occupazione tedesca, perirono circa 200 000 ebrei in parte fucilati e in parte uccisi nelle camere a gas dei campi di sterminio e fu quasi totalmente annientata la classe dirigente di Vilnius costituita sino ad allora dall'intellighenzia polacca. Alla sconfitta dei nazisti da parte dell'Armata Rossa centomila residenti di Vilnius, un terzo della popolazione della capitale, per la maggior parte ebrei, erano stati uccisi. Vilnius prima della guerra era detta la «Gerusalemme di Lituania» e si era trasformata in uno dei più importanti centri di cultura ebraica nel mondo. Anche tra i lituani non ebrei furono migliaia le uccisioni e decine di migliaia di giovani furono deportati in Germania per lavorare. === Periodo sovietico nel dopoguerra === Dal 1945 al 1956, piccole bande armate, aiutate dalla popolazione locale, proseguirono la guerriglia nei territori rurali contro le truppe regolari russe, in ottica indipendentista. Moltissimi cittadini baltici (nella fattispecie: 50.000 estoni, 60.000 lettoni e ben 120.000 lituani), ma anche ucraini, polacchi, ungheresi, romeni, bulgari, serbi e croati si diedero infatti alla macchia per cercare di combattere con le armi i nuovi regimi istituiti da Mosca nell’Europa dell’Est. Tali movimenti furono stroncati con interventi operativi del KGB e dell’NKVD: con il primo acronimo si fa riferimento alla polizia segreta sovietica, la quale continuò la sua attività fino al crollo dell'URSS nel 1991. Sulla base di statistiche molto parziali si calcola che nella sola Lituania, tra il primo gennaio e il 15 marzo 1945, siano state effettuate 2257 «operazioni di pulizia». Il risultato di tali operazioni fu la morte di oltre 6000 «banditi» e l'arresto di oltre 75.000 fra «banditi, affiliati ai gruppi nazionalisti e disertori». In seguito alle torture, alle esecuzioni e alle deportazioni in Siberia, centinaia di intellettuali, ecclesiastici cattolici, funzionari e giovani studenti lituani sparirono; le autorità sovietiche avevano in tal modo decimato l'élite autoctona, facilitando la propria egemonia sul paese. === Ritorno all'indipendenza lituana === Con l'inizio della glasnost l'11 marzo 1990, la RSS Lituana fu la prima repubblica baltica, occupata dai sovietici, a ritornare indipendente. Le truppe sovietiche tentarono di reprimere la ribellione, ma alla fine dovettero cedere. L'indipendenza lituana non venne ufficialmente riconosciuta sino al settembre 1991 (dopo il tentato colpo di Stato in Unione Sovietica). L'ultimo battaglione russo lasciò il Paese nel 1993. Il 29 marzo 2004 la Lituania è entrata a far parte della NATO. === Relazioni con l'Unione europea === * Il 12 giugno 1995 la Lituania firma l'accordo di associazione con la Comunità Europea ed i suoi stati membri * L'8 dicembre 1995 presenta la domanda di adesione. * Il 1º febbraio 1998 entra in vigore l'accordo di associazione. * Il 10 dicembre 1998 apre i negoziati d'adesione, terminati il 13 dicembre 2002 a Copenaghen durante il Consiglio europeo. * Il 14 aprile 2003 a Bruxelles il Consiglio europeo approva l'adesione della Lituania all'Unione europea. * Il 16 aprile 2003 ad Atene la Lituania firma il trattato di adesione all'Unione Europea, in vigore dal 1º maggio 2004. * L'11 settembre 2003 in un referendum popolare il 69% dei lituani approva il trattato di adesione. * Il 1º maggio 2004 entra a far parte dell'Unione europea. * Il 16 marzo 2006 la Lituania richiede che sia esaminata la sua subordinazione ai criteri di convergenza per l'adozione dell'euro. * Il 16 maggio 2006 la Banca centrale europea e la Commissione europea pubblicano le loro relazioni sul rispetto dei criteri di convergenza da parte della Lituania, nelle quali osservano che la Lituania rispetta tutti i criteri di convergenza escluso quello che riguarda la stabilità dei prezzi. * Il 21 dicembre 2007 la Lituania entra nell'area Schengen. * Il 1º gennaio 2015 la Lituania adotta l'euro come moneta nazionale. === Morfologia === La Lituania è bagnata a ovest dal mar Baltico, dove si trova la città di Klaipėda. Lungo la costa si trovano spiagge sabbiose e dune di sabbia. Verso est il paese ha un aspetto collinare con estesi boschi; il patrimonio boschivo è però meno esteso di quello della Lettonia e dell'Estonia, essendo maggiore lo sfruttamento del suolo per le attività agricole. === Idrografia === Il fiume più lungo della Lituania è il Nemunas, il quale nasce in Bielorussia, a sud-ovest di Minsk, e dopo aver attraversato la parte meridionale della Lituania forma il confine con l'exclave russa dell'Oblast' di Kaliningrad, per poi gettarsi nella laguna di fronte all'istmo di Curlandia (Mar Baltico), anch'esso diviso politicamente tra la Lituania e la Russia. La Lituania confina con la Polonia tra il lago di Galadusis. === Clima === Il clima in Lituania è di tipo continentale e freddo. Gli inverni sono generalmente rigidi, con temperature medie di -5 °C, che possono raggiungere facilmente i -20 °C. Gennaio e febbraio sono i mesi più freddi, mentre in estate la temperatura può raggiungere e spesso superare i 20 °C. Le nevi sono abbondanti tra novembre e marzo e sono in genere piuttosto copiose soprattutto nella parte centrale e orientale del paese. Lungo la costa, presso la città di Klaipėda e sulla penisola di Neringa, gli inverni sono più miti, mentre le estati sono solitamente più fresche. La Lituania è piuttosto piovosa. Le precipitazioni sono frequenti soprattutto in estate e lungo la costa. Raggiungono infatti i 720 mm durante l'anno sul litorale e i 500 mm nelle regioni interne. Le ore di luce sono scarse in inverno, mentre in estate, in particolare tra maggio e giugno, il sole tramonta dopo le 22, lasciando alla notte il chiarore tipico delle zone boreali. La giornata più lunga è quella della notte di San Giovanni, quando le città si svuotano e chi può si reca ai laghi a godere del chiarore della notte più breve dell'anno. Nelle repubbliche baltiche e in Finlandia, come in tutto il Nord Europa del resto, una delle feste più importanti dell'anno è proprio quella del Solstizio d'Estate (la notte di San Giovanni), quando la notte è brevissima e il cielo non diventa buio, ma appena blu. Rispetto alla vicina Lettonia, all'Estonia e all'Europa scandinava, la Lituania gode tuttavia di maggiore equilibrio nell'alternanza di giorno e notte grazie alla sua posizione più meridionale. Le notti boreali sono dunque un po' più brevi rispetto a quelle dei Paesi a loro vicini, mentre in estate, la luce del giorno dura un po' meno a lungo. === Demografia === Crescita demografica lituana dal 1992 al 2003 La popolazione lituana è scesa nel 2017 a soli 2.849.000 abitanti (da oltre 3,3 milioni nel 2006) in seguito alle emigrazioni massive e senza sosta dagli anni '90 e al tasso di suicidi, uno dei più alti del mondo. === Etnie === + '''Popolazione della Lituani in base al gruppo etnico 1959–2011''' Gruppoetnico censimento 19591 censimento 19702 censimento 19793 censimento 19894 censimento 20015 censimento 20115 Numero % Numero % Numero % Numero % Numero % Numero % Lituani 2.150.767 79,3 2.506.751 80,1 2.712.233 80,0 2.924.251 79,6 2.907.293 83,4 2.561.314 84,2 Polacchi 230.107 8,5 240.203 7,7 247.022 7,3 257.994 7,0 234.989 6,7 200.317 6,6 Russi 231.014 8,5 267.989 8,6 303.493 8,9 344.455 9,4 219.789 6,3 176.913 5,8 Bielorussi 30.256 1,1 45.412 1,5 57.584 1,7 63.169 1,7 42.866 1,2 36.227 1,2 Ucraini 17.692 0,7 25.099 0,8 31.982 0,9 44.789 1,2 22.488 0,6 16.423 0,5 Ebrei 24.667 0,9 23.538 0,8 14.691 0,4 12.390 0,3 4.007 0,1 3.050 0,1 Tartari 3.020 0,1 3.454 0,1 3.984 0,1 5.135 0,1 3.235 0,1 2.793 0,1 Tedeschi 11.166 0,4 1.904 0,1 2.616 0,1 2.058 0,1 3.243 0,1 2.418 0,1 Rom 1.238 0,1 1.880 0,1 2.306 0,1 2.718 0,1 2.571 0,1 2.115 0,1 Lettoni 6.318 0,2 5.063 0,2 4.354 0,1 4.229 0,1 2.955 0,1 2.025 0,1 Estoni 352 0,0 551 0,0 546 0.0 598 0,0 400 0,0 314 0,0 Caraiti 423 0,0 388 0,0 352 0,0 289 0,0 273 0,0 241 0,0 Altri o non specificato 4.425 0,2 6.004 0,2 10.327 0,3 12.727 0,3 40.136 1,2 39.279 1,3 Totale 2.711.445 3.128.236 3.391490 3.674.802 3.483.972 3.043.429 1 Fonte: . 2 Fonte: . 3 Fonte: . 4 Fonte: . 5 Fonte: . L'86,7% della popolazione è di etnia lituana e parla lituano (una delle due lingue baltiche ancora esistenti), unica lingua ufficiale dello stato. (Ultimo sondaggio non riportato sopra del 2015). Esistono inoltre numerose altre minoranze come quella russa (4,8%), quella polacca (5,6%) e quella bielorussa (1,3%), tutte parlanti le loro rispettive lingue. La Lituania è lo stato baltico con la minor presenza di popolazione di etnia russa, rispetto a Estonia (25% circa) e Lettonia (29,6%). I polacchi sono la minoranza più consistente e si concentrano nel sud-est (specialmente presso la regione di Vilnius). I russi si concentrano prevalentemente nelle città, in particolare a Vilnius, Klaipėda e Visaginas dove rappresentano rispettivamente il 14%, il 28% e il 52% della popolazione. In Lituania vivono anche circa 3 000 rom, specialmente nella capitale, a Kaunas e a Panevėžys. minoranza polacca in Lituania Sono presenti anche i Caraimi, popolazione originaria della Crimea, ormai ridotta a poche centinaia di persone, che vive in caratteristiche case nella cittadina di Trakai, vicino all'omonimo lago. Seguono le percentuali dei gruppi etnici secondo i dati del censimento non riportato del 2015: * Lituani 86,7% * Polacchi 5,6% * Russi 4,8% * Bielorussi 1,3% * Ucraini 0,7% * Ebrei 0,1% * Tedeschi 0,1% * Tatari 0,1% * Lettoni 0,1% * Rom 0,1% * altri (armeni, estoni, altri) 0,4% . === Religione === Ufficialmente si dichiarano cattolici il 79% dei lituani, atei e agnostici il 15%, ortodossi il 4%, protestanti il 2%. La Lituania è stata l'ultimo paese europeo ad essersi convertito al Cristianesimo nel 1387 e sono tuttora vive alcune tradizioni che risalgono al paganesimo. Per esempio, dopo aver festeggiato la Vigilia di Natale il tavolo non va sparecchiato (fatta eccezione per i coltelli), per lasciare cibo agli spiriti dei parenti deceduti, e appena finita la cena si dovrebbero fare tre giri intorno al tavolo prima di posare il cucchiaio. Nei pressi della città lituana di Šiauliai esiste un luogo di pellegrinaggio chiamato Collina delle Croci, meta di turisti. === Lingue === La lingua ufficiale è il lituano. Vi sono minoranze russe e polacche. Il capo di Stato della Lituania è il Presidente della Repubblica, eletto direttamente dai cittadini per un mandato di 5 anni rinnovabile una volta. Il suo incarico è in gran parte rappresentativo, con però anche importanti funzioni negli affari esteri e nella sicurezza nazionale; il Presidente è infatti il Comandante in capo delle forze armate. Il Presidente, con l'approvazione del parlamento unicamerale lituano, Seimas, nomina il Primo ministro e, successivamente, il resto del Gabinetto di governo. Il Presidente della Repubblica in carica è Gitanas Nausėda. Il Parlamento Lituano (''Seimas'') è formato da 141 deputati; circa metà dei membri (71) sono eletti nelle singole costituenti, mentre l'altra metà viene eletta a livello nazionale con sistema proporzionale. Per accedere al Parlamento, un partito deve ricevere almeno il 5% dei voti, e una coalizione multipartitica almeno il 7%. === Suddivisioni storiche e amministrative === La Lituania è costituita da 10 contee (''apskritys'', singolare - ''apskritis''), ognuna è chiamata con il nome del proprio capoluogo. Le contee sono a loro volta suddivise in 60 comuni. Questa suddivisione amministrativa fu introdotta nel 1994. * Contea di Alytus (''Alytaus apskritis'') * Contea di Kaunas (''Kauno apskritis'') * Contea di Klaipėda (''Klaipėdos apskritis'') * Contea di Marijampolė (''Marijampolės apskritis'') * Contea di Panevėžys (''Panevėžio apskritis'') * Contea di Šiauliai (''Šiaulių apskritis'') * Contea di Tauragė (''Tauragės apskritis'') * Contea di Telšiai (''Telšių apskritis'') * Contea di Utena (''Utenos apskritis'') * Contea di Vilnius (''Vilniaus apskritis'') === Città principali === Le principali città sono: * Vilnius, capitale del paese, (580 020 ab nel 2020), sorge alla confluenza dei fiumi Vilnia e Neris. * Kaunas (289 380 ab.), principale centro industriale del paese ed importante centro universitario, sorge sulle sponte dei fiumi Nemunas e Neris, a circa 100 km a ovest della capitale. * Klaipėda, in tedesco ''Memel'', (184 657 ab. nel 2010), importante porto sul breve canale che mette in comunicazione il Baltico con la laguna dei Curi, e separa la città dall'omonima penisola (o penisola di Neringa). * Šiauliai (133 900 ab nel 2010), situata a nord del paese, lungo l'autostrada E77 che collega Riga a Kaliningrad, e vicina alla Collina delle Croci, importante luogo di pellegrinaggio. * Panevėžys (113 653 ab. nel 2009), nella parte settentrionale del paese, sulle rive del fiume Nevėžis, a metà strada (circa 130 km) fra Riga e Vilnius. * Alytus (65 524 ab. nel 2010), centro storico della regione della Dzūkija, sulle sponde del fiume Nemunas, si trova a 72 km a sud di Kaunas e 110 km a sud-ovest di Vilnius. * Marijampolė (47 244 ab. nel 2007), nella parte sud del paese, 60 km a sud-ovest di Kaunas, verso il corridoio di Suwałki al confine con la Polonia. === Istituzioni === Il capo di Stato lituano è il presidente, che viene eletto direttamente con un mandato di cinque anni ed ha la responsabilità della politica estera e della sicurezza. Il presidente, con l'approvazione del parlamento, nomina il primo ministro e il resto del governo, come anche numerose altre alte cariche pubbliche e i giudici di tutte le corti inclusa quella costituzionale (''Konstitucinis Teismas''). Il parlamento unicamerale lituano (''Seimas''), ha 141 membri che vengono eletti con un mandato di quattro anni. Circa metà di essi vengono eletti in collegi elettorali (71), mentre l'altra metà (70) viene eletta a livello nazionale con un sistema proporzionale. Un partito deve ricevere almeno il 5% di voti nazionali per essere rappresentato nella Seimas. ==== Università ==== Nel 1579 venne fondata da re Stefano I Báthory l'Università di Vilnius, la più antica università della Lituania. Nel territorio lituano è presente un numero elevato di università e si trovano in città come, Vilnius, Kaunas, Utena, Klaipėda e Šiauliai. ==== Ordinamento scolastico ==== ==== Sistema sanitario ==== Il sistema sanitario in Lituania ė privato e pubblico. I maggiori ospedali sono presenti nelle città come Vilnius, Kaunas e Klaipėda. I medici offrono servizi di livello, ma l'unica problematica è legata alla scarsa conoscenza della lingua inglese. ==== Forze armate ==== Le Lietuvos kariuomenės Sausumos pajėgos costituiscono le forze armate della Lituania. L'economia lituana è cresciuta velocemente gli ultimi anni, tanto da meritare al paese la nomea di "Tigre del Baltico". Importanti settori economici sono i mobilifici, le industrie tessile e alimentare. Il recente ingresso del paese nell'Unione Europea (2004) ha contribuito ad accelerare questo processo, basato sulla privatizzazione delle aziende e la modernizzazione delle principali industrie. Superata la dipendenza commerciale ed energetica dell'URSS, oggi l'economia lituana punta molto sull'industria metallurgica, mineraria (torba, ferro e petrolio) e tessile, settori concentrati nei poli urbani di Vilnius e Kaunas. Molto importante l'industria alimentare (pesca) sviluppata nella città costiera di Klaipeda. L'economia agricola che ha caratterizzato il recente passato del paese è ancora ben radicata nel territorio, rilevanti sono le produzioni di segale e lino, l'allevamento bovino, la produzione di latticini e la silvicoltura. Nel 2003 la Lituania ebbe il più alto tasso di crescita fra i paesi candidati all'ingresso nell'Unione Europea, arrivando a quota 8,8% nel terzo quadrimestre dell'anno. La valuta nazionale dal 2015 è l'Euro. La Lituania svolge inoltre un'importante funzione di paese di transito per gli oleodotti. I settori produttivi della Lituania sono così divisi: primario 5,3%; secondario 35,3%; terziario 59,4%. === Trasporti === === Strade === Il paese ha una rete stradale sviluppata e svolge un importante ruolo come paese di transito tra l'Europa centrale e il NordEuropa e tra l'exclave russa di Kaliningrad e la Russia, nonché tra la Bielorussia e i paesi scandinavi. Viene attraversata dall'autostrada E67 "Via Baltica" che collega Varsavia con Helsinki via Kaunas, Riga e Tallinn, e dall'autostrada Vilnius-Kaunas-Klaipėda. === Ferrovie === Stazione di Vilnius La rete ferroviaria è gestita dalla ''Lietuvos geležinkeliai'', compagnia nazionale di proprietà statale. Il sistema ferroviario lituano adotta lo scartamento largo russo di 1520 mm, in analogia con le altre repubbliche baltiche. Nel periodo 2007-2020 è prevista la costruzione di una "ferrovia baltica" che interesserebbe le tre repubbliche baltiche. Per coprire le lunghe distanze le ferrovie rappresentano uno dei più importanti mezzi di trasporto in Lituania. La rete ferroviaria con scartamento largo russo permette il collegamento con la Russia, Bielorussia e Lettonia. La principale linea di collegamento tra la Russia e l'exclave russa di Kaliningrad passa in territorio lituano Kybartai. La lunghezza totale della linea è di 1905 km, la densità è di 29,2 km per 1000 km². Nel 1993, grazie all'adattamento alle normative comunitarie delle ferrovie lituane, al confine polacco presso la città di Šeštokai è stato aperto uno snodo di interscambio e cambio di scartamento con quello a scartamento standard da 1435 mm delle ferrovie polacche, e quindi con il resto dell'Europa. Quindi la Lituania ora conta 334 km di ferrovia sul cosiddetto "Corridoio di Creta" (Varsavia-Mockava-Šeštokai-Kaunas-Riga-Tallinn-Helsinki). Questo punto di transito sta acquisendo importanza, anche grazie all'entrata di Polonia e Lituania nell'UE, rispetto alle rotte alternative che passano per la Bielorussia. Le ferrovie lituane sono percorse da treni merci e passeggeri lettoni, estoni, russi, bielorussi e ucraini. La Lituania è collegata direttamente con la Russia, la Bielorussia, la Lettonia, la Polonia e la Germania. Gli scali maggiori sono Vilnius, Kaunas, Klaipėda, Šiaulai, Marijampolė, Ignalina, Varėna e Rukiškis. === Flora e fauna === In Lituania vivono 70 specie di mammiferi, tra cui alci, cinghiali e linci, e le zone umide del delta del Nemunas sono un'importante area di nidificazione di uccelli, come la cicogna. Il castoro, il bisonte e il cervo europeo sono stati reintrodotti. Nei parchi nazionali si riproduce il lupo; a Dzūkija striscia la biscia dal collare, mentre quasi dappertutto volano grandi comunità di pipistrelli. Di tanto in tanto, in un punto tranquillo di qualche incantevole lago lituano, la rara tartaruga d'acqua dolce depone le uova su una deserta spiaggia sabbiosa. Il 30% del territorio nazionale è ricoperto da foreste, in cui predominano il pino, l'abete rosso e la betulla. Non stupisce che gli alberi costituiscano una fonte di grande orgoglio per i lituani, che trattano i più antichi con molto rispetto e danno loro nomi come Kapinių pušis (Pino del cimitero) e Ragaonos uosis (Frassino della strega). Nell'era pagana si diceva che gli alberi ospitassero le anime dei morti e che i soldati morti in battaglia si trasformassero in alberi. Un secolo fa qualcuno ha intagliato degli alveari in cima ai tronchi di pino (in modo che gli orsi bruni non sottraessero il miele); se ne vedono ancora molti nel Parco Nazionale di Dzūkija. I parchi di Dzūkija e Žemaitija sono ricchi di fauna e proteggono entrambi più di 1000 specie animali. Nel Parco Nazionale di Aukštaitija si trovano fiori rari, tra cui la ninfea bianca, l'epipogio, l'hammarbia e l'astragalo peloso. La calcatreppola marittima è sempre più rara sulle dune della Penisola Curlandese per tutti coloro che la raccolgono per portarsela a casa. === Problemi ambientali === L'Unione europea sta investendo un'ingente quantità di denaro per la difesa dell'ambiente: tra il 2004 e il 2006 per la sola Lituania sono stati stanziati 307,05 milioni di euro in fondi di coesione e 32,8 milioni di euro in fondi strutturali. Per anni la questione più scottante è stata quella della centrale nucleare di Ignalina, 120 km a nord di Vilnius. Uno dei due reattori, simili nella progettazione a quello di Chernobyl in Ucraina, è stato disattivato nel dicembre del 2004; con la chiusura definitiva della centrale, nel 2009, si è posto il serio problema di come smantellare questa struttura con il minor costo per l'ambiente. L'operazione, tuttora in corso, costerà almeno 3,2 miliardi di euro, erogati in massima parte da Bruxelles. Resta la fondamentale questione di come produrre energia. Ancora nel 2009 solo il 3,7% dell'elettricità veniva ricavata da fonti rinnovabili (tra cui centrali idroelettriche ed eoliche), ma attualmente tale percentuale è salita al 27,9%. Le estrazioni petrolifere nel campo D-6 della regione di Kaliningrad, a 22 km dalla costa e 500 m a valle del confine tra la Lituania e la Russia, minacciano la Penisola Curlandese e il Mar Baltico. Alla fine degli anni '80, grazie a proteste pubbliche, si è riusciti a evitare che l'URSS speculasse su questo giacimento, stimato in 24 milioni di tonnellate di petrolio. Ma nel giugno del 2004 il gigante petrolifero russo Lukoil ha dato avvio alle perforazioni. Grandi manifestazioni di protesta nel 2005 hanno indotto il Consiglio d'Europa a intervenire: l'organismo ha riconosciuto che le pratiche operative della trivellazione sono corrette ma ha posto l'accento sull'enorme rischio che la prossimità dell'impianto pone alla penisola e ha chiesto alla Lituania e alla Russia di cooperare con maggiore impegno nella protezione della sua linea costiera, divisa tra i due paesi. Anche il trasporto del petrolio, al pari della sua estrazione, costituisce una minaccia ambientale per tutti e tre i paesi baltici. === Pittura e scultura === === Letteratura === La pubblicazione del primo libro in lingua lituana risale al 1547 quando Martynas Mažvydas scrisse e pubblicò nell'attuale Karaliaučius (Kionigsberg) un catechismo (''Catechismus prasti žadei''). Nei secoli seguenti la letteratura lituana è soprattutto di carattere religioso. Nel 1818 apparvero il poema nazionale lituano Le stagioni di Kristijonas Donelaitis e alcune liriche e poemi di Antanas Strazdas, divenuti in seguito canti popolari. Nell'epoca della dominazione russa Zarista fu chiusa l'università di Vilnius e lo zar Alessandro II proibì la pubblicazione di opere in caratteri latini. Ciò diede vita al fenomeno dei "portalibri", che importavano opere in lituano pubblicate nella vicina Prussia o negli Stati Uniti. Il principale poeta dell'epoca del risorgimento lituano fu Jonas Mačiulis, più noto come Maironis, e vicino allo stesso movimento fu anche il poeta lituano-polacco Adam Mickiewicz, aderente a gruppi irredentisti e autore di diverse opere dedicate alla causa lituana. Sempre alla stessa corrente apparteneva Jonas Basanavičius. Contemporaneamente vi fu anche un movimento realista, il cui esponente più noto fu Vincas Kudirka, l'autore dell'inno nazionale. Nell'epoca dell'indipendenza gli autori lituani si avvicinarono alle tendenze delle avanguardie europea (simbolismo, futurismo ed espressionismo) e Il fulcro della vita culturale si spostò a Kaunas. A questo periodo appartengono il poeta e traduttore Jurgis Baltrušaitis, che fu ambasciatore lituano a Mosca, il poeta Oskar Miłosz, che fu incaricato d'affari di Lituania in Francia e presso la Società delle Nazioni a Ginevra, e il romanziere e drammaturgo Vincas Mickevičius, autore di diversi drammi storici. Nel secondo dopoguerra e con l'occupazione sovietica e l'avvento del realismo socialista, diversi scrittori e letterati emigrarono al fine di allontanarsi dagli argomenti dell'ortodossia sovietica. Destinazione principale furono gli Stati Uniti, e a Chicago venne costituita una società letteraria e diversi giornali. Tra gli esponenti più noti vi sono lo storico dell'arte Jurgis Baltrusaitis, figlio dell'omonimo poeta, il semiologo Algirdas Greimas, il drammaturgo Jonas Grinius e i poeti Tomas Venclova e Jonas Aistis. Juozas Aputis, Birute Baltrušaityte, Marius Ivaskevicius, Saulius Tomas Kondrotas, Jurgis Kuncinas, Danielius Musinskas, Giedra Radvilaviciute, Bronius Radzevicius, Renata Serelyte sono solo alcuni degli scrittori più conosciuti del secondo Novecento, tradotti in italiano dalla Books & Company editore e raccolti nel libro ''Altre voci''. ===Teatro=== In campo teatrale è da ricordare la figura del regista Eimuntas Nekrošius (1952-2018), autore di diverse produzioni teatrali === Musica === Come anche gli altri stati baltici la Lituania ha una ricca tradizione di musiche popolari, la cui manifestazione più nota sono i ''dainos'', canti popolari di diverso argomento, tradizionalmente cantati dalle donne, che sono il fulcro dei numerosi festival di canti tradizionali. Canti popolari polivocali caratteristici sono detti ''sutartine''. Nel 2010, sono stati inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità stilata dall'UNESCO. La Lituania, insieme agli altri Paesi baltici, può essere considerata una delle culle della canto corale, in quanto vi si trovano numerosissimi cori polifonici di altissima levatura tecnico artistica. Il compositore lituano classico più noto è Mikalojus Konstantinas Čiurlionis (1875 - 1911), autore di oltre duecento opere musicali nonché pittore. Il grande soprano e mezzosoprano Violeta Urmana (Marijampole) è un'icona nazionale e star internazionale dell'opera lirica. Il paese ha dato inoltre i natali al gruppo rock Biplan. Da non dimenticare la nascita di uno dei più grandi violinisti del Novecento, Jascha Heifetz Tra le musiciste lituane del XX secolo spicca Clara Rockmore, mentre per il genere pop spicca Monika Marija e ancora per il genere pop e art rock ricordiamo Jurga Šeduikytė. ===Cinema=== Tra i registi cinematografici spiccano Šarūnas Bartas e Gytis Lukšas. Tra i film premiati ricordiamo Trys dienos (1991), di Šarūnas Bartas, premiato al Festival internazionale del cinema di Berlino e al Festival internazionale del cinema di Porto. === Architettura === Tra il XII e il XIII secolo la L. pagana subì l’influsso della cultura russo-bizantina. Castelli-fortezze a pianta poligonale furono costruiti dal XIII secolo (senza torri) al 14º-15º (con due o più torri) come difesa dai crociati e dai barbari. Con il cattolicesimo furono poi introdotti modi gotici nella costruzione delle chiese che pure mantennero caratteristiche locali (S. Anna a Vilnius, chiesa in «gotico lituano», XVI secolo). Elementi gotici si ritrovano anche in edifici privati e pubblici del XV-XVI secolo. L’architettura, la miniatura e l’incisione nel XVI secolo furono fortemente influenzate dal Rinascimento italiano, tedesco e dei Paesi Bassi. Tra le varie costruzioni barocche spicca la chiesa del monastero di Pažáislis (presso Kaunas), costruita dagli italiani L. Fredo e P. Puttini all’inizio del XVIII secolo, con affreschi dell’italiano Del Bene, primi esemplari pittorici di qualche rilievo (gli affreschi che ornavano le chiese ortodosse sono tutti andati perduti). L’architettura neoclassica (J.B. Knackfuss, L. Stuoka Gucevičius) dominò fino al primo quarto del XIX secolo. Pittura e scultura neoclassica ebbero il loro centro nella Scuola artistica di Vilnius con lo scultore K. Jelskis e il pittore P. Smuglevičius. Nella seconda metà del XIX secolo, accanto all’eclettismo architettonico, pittura e scultura si svolsero in senso romantico e realistico. Dal 1907 furono organizzate dall’Associazione artistica lituana mostre di arte nazionale (pittore significativo fu M.K. Čiurlionis). Dopo la Prima guerra mondiale il costruttivismo architettonico ebbe validi rappresentanti in V. Dubeneckis e V. Žemkalnis-Landsbergis, mentre la pittura continuava a seguire l’indirizzo realistico (scuola artistica di Kaunas, con J. Vienožinskis). Da ricordare poi il notevole sviluppo dell’arte popolare: croci di legno di tipo tutto particolare, cappelle votive, tessuti, ricami. Dopo la Seconda guerra mondiale un’intensa attività urbanistico-architettonica si è applicata in nuovi piani regolatori (Vilnius: arch. V. Mikučianis e K. Bučas; Klaipėda: arch. V.S. Revzin), in nuovi quartieri industriali, con case di abitazione di tipo intensivo, realizzati con largo impiego di elementi prefabbricati. L’architettura lituana del XX-XXI secolo è caratterizzata dall’attività di studi quali Paleko ARCH Studio o Vilnius Architectural Studio. Dagli anni 1950 molti artisti lituani si erano trasferiti negli Stati Uniti e in Europa; negli anni 1960 e 1970 erano emersi artisti formatisi all’estero, come il pittore K. Zapkus o lo scultore A. Brazdys, astrattisti. In relazione con le esperienze occidentali, si richiamano all’eredità culturale del paese i pittori A. Savickas e V. Kisarauskas e gli scultori T.K. Valaitis e V. Vildžiunas; nell’ambito dell’astrattismo opera K. Zimblytė, suggestioni simboliste informano la pittura di L. Katinas. Negli anni 1980 si assiste a uno sviluppo della scultura (G. Karalius, S. Kuzma, P. Mazuras, M. Navakas, V. Urbanavičius, K. Jaroševaitė). Negli anni 1990 le giovani generazioni di artisti prediligono forme espressive diverse, come arte oggettuale, installazioni, video, performances e azioni (gruppi Foglia verde; Post-Ars, costituito da artisti come lo scultore R. Antinis e il pittore A. Andriuškevičius; Z. Kempinas; D. Liškevičius). Si ricordano ancora M. Navakas (sculture di matrice concettuale e monumentali sculture-oggetto in spazi pubblici); E. Rakauskaite (videoinstallazioni con interesse per l’arte femminile contemporanea); D. Narkevičius (film e video su temi storico-politici). === Ceramica === Tra i settori più sviluppati vi è senza dubbio quello della ceramica. In particolare, la Lituania è famosa in tutto il mondo per la produzione di ceramica nera, una tradizione che affonda le sue radici nell'età della Pietra. === Scienza e tecnologia === ==== La Lituania nello spazio ==== * 9 gennaio 2014: vengono lanciati i satelliti LituanicaSAT-1 e LitSat-1, i primi due satelliti lituani === Pallacanestro === Normalmente, tra i vari sport, la pallacanestro (''krepšinis'') è considerato sport nazionale lituano. Infatti esso è popolare in Lituania tanto quanto nelle comunità lituane all'estero. Questo sport arrivò in Lituania attraverso le comunità lituano-americane negli anni trenta. Tale sport è praticato soprattutto in campo maschile: infatti, le rappresentative maschili di basket lituane sono state medaglia di bronzo ai Giochi olimpici del 1992, del 1996 e del 2000 (quando la squadra lituana arrivò vicinissima a battere in semifinale gli Stati Uniti, fallendo il sorpasso all'ultimo secondo per un errore su un tiro da tre punti di Šarūnas Jasikevičius). === Atletica leggera === Anche l'atletica leggera è praticata discretamente nella Lituania, e ha raggiunto un discreto successo soprattutto grazie al lanciatore di disco Virgilijus Alekna, vincitore di due medaglie d'oro olimpiche, rispettivamente a Sydney 2000 e ad Atene 2004, di altrettante medaglie d'oro mondiali, rispettivamente ai Campionati di Parigi 2003 e Helsinki 2005 e dell'oro a Göteborg 2006. Oltre a Virgilijus Alekna, un altro atleta lituano importante, anch'egli specializzato nel lancio del disco, è stato Romas Ubartas, vincitore dell'oro olimpico in tale specialità a Barcellona 1992, oltre ad un argento olimpico e un oro europeo conquistati sotto le insegne dell'Unione Sovietica. === Ciclismo === Il ciclismo su strada è discretamente praticato, soprattutto in ambito femminile. Protagoniste del ciclismo lituano tra anni 1990 e 2000 sono state Rasa Polikevičiūtė, Edita Pučinskaitė, Diana Žiliūtė (tutte e tre laureatesi campionesse del mondo), Jolanta Polikevičiūtė, sorella di Rasa, e la giovane Rasa Leleivytė. In campo maschile è invece Raimondas Rumšas ad aver ottenuto i principali risultati: terzo al Tour de France 2002 e primo al Giro di Lombardia 2000. === Nuoto === Ancor più sorprendente è la storia della nuotatrice Rūta Meilutytė che, a soli 15 anni, nell'edizione dei Giochi Olimpici di Londra 2012, si è laureata campionessa olimpica nella specialità dei 100 metri rana. ===Calcio=== La Nazionale di calcio della Lituania non ha ottenuto finora notevoli risultati in campo internazionale. In generale il calcio lituano deve confrontarsi spesso con la popolarità della pallacanestro, primo sport nazionale in Lituania. === Giochi olimpici === Il primo oro olimpico per la Lituania fu conquistato nel lancio del disco da Romas Ubartas, ai Giochi olimpici di Barcellona 1992. Data Nome Significato 16 febbraio Atto d'indipendenza della Lituania Festa nazionale: Giorno della Restaurazione dello Stato Lituano, nel 1918 11 marzo Atto di Restaurazione dello Stato di Lituania Ricorrenza nazionale: celebra la Dichiarazione d'indipendenza dall'URSS, nel 1990 6 luglio Giorno dello Stato Incoronazione del primo sovrano di Lituania, Mindaugas, nel 1253 === Altre festività === La festività di ''Joninės'' (conosciuta anche come ''Rasos'') è una festa nazionale tradizionale che si tiene il giorno del solstizio d'estate ed ha origini pagane. Il Martedì grasso (''Užgavėnės'') si festeggia il giorno prima del Mercoledì delle ceneri, e ha lo scopo di sollecitare l'inverno ad andarsene. Ci sono tradizioni nazionali di origine pagana anche per feste attualmente cristiane come la Pasqua ed il Natale. Venerato e protettore della popolo lituano è il gesuita polacco San Stanislao Kostka, e la sua memoria liturgica cade il 15 agosto. La cucina lituana prevede l'uso dei prodotti offerti dal suo clima settentrionale, fresco e umido: vengono coltivati orzo, patate, segale, barbabietole, ortaggi e funghi. I prodotti caseari sono una delle specialità del paese. Poiché condivide lo stesso clima e le stesse pratiche agricole dell'Europa orientale, la cucina lituana ha molto in comune con le cucine di questi paesi e con quella ebraica; tuttavia possiede proprie caratteristiche peculiari che hanno avuto origine da una grande varietà di influenze durante la sua storia. Avendo condiviso un lungo periodo con la Polonia, sono simili numerosi piatti e bevande: esistono versioni lituane e polacche simili di tortelli (''pierogi'' o ''koldūnai''), ciambelle (''pączki'' o ''spurgos''), e crêpe (''blini'' o ''blynai''). Anche le tradizioni tedesche hanno influenzato la cucina lituana, introducendo pietanze a base di maiale e patate, come lo sformato di patate (''kugelis'') e le salsicce di patate (''vėdarai''), così come la torta conosciuta come ''šakotis''. Sono inoltre presenti influenze dalla cucina orientale (''karaite''), e i piatti ''kibinai'' e ''čeburekai'' sono piuttosto popolari in Lituania. La torta Napoleone fu introdotta durante il passaggio di Napoleone attraverso la Lituania nel XIX secolo. L'occupazione sovietica ha sensibilmente alterato la cucina lituana. Come in qualsiasi altra zona dell'Unione Sovietica, per fortuna, alla popolazione fu concesso di mantenere i propri piccoli orti, che erano, e sono tuttora, amorevolmente curati. Dopo il riottenimento dell'indipendenza nel 1990, la valorizzazione dei cibi e della cucina tradizionale lituana è diventata uno dei modi di celebrare l'identità lituana. I ''cepelinai'', un piatto a base di patate grattugiate e poi cotte, è il più famoso piatto nazionale; è popolare fra i lituani in tutto il mondo. Altri piatti nazionali includono il pane nero di segale e la zuppa fredda di barbabietole (''borscht'' o ''šaltibarščiai''). La cucina lituana è generalmente sconosciuta al di fuori delle comunità lituane; la maggior parte dei ristoranti lituani al di fuori della Lituania è presente in aeree con una consistente minoranza lituana. I lituani, grazie alla loro dieta tradizionale, sono fra le popolazioni meno oppresse da problemi di obesità, e dalle complicazioni correlate, tra i paesi sviluppati del mondo. La birra prodotta localmente e il gira (una sorta di kvass), sono le bevande più popolari nel paese. La ''starka'' (acquavite di segale) è parte del patrimonio culturale lituano, ma non viene di fatto più prodotta.
Lettonia
La '''Lettonia''', ufficialmente '''Repubblica di Lettonia''' , è uno Stato membro dell'Unione europea ; situata nell'Europa nord-orientale, confina a nord con l'Estonia a est con la Russia , a sud-est con la Bielorussia e a sud con la Lituania , ed è bagnata a ovest dal Mar Baltico. La Lettonia è una repubblica parlamentare; la carica di primo ministro è attualmente ricoperta da Arturs Krišjānis Kariņš, dal 23 gennaio 2019, mentre l'attuale presidente è Egils Levits, dall'8 luglio 2019. La lingua ufficiale è il lettone. Dal primo gennaio 2014 la nazione baltica ha adottato l'euro, divenendo il diciottesimo Stato dell'area euro. L'euro ha sostituito il lats, precedente valuta ufficiale dello Stato.
Il nome lettone ''Latvija'' deriva dal nome degli antichi Letgalli, una delle quattro tribù baltiche indoeuropee (insieme ai Curi, Selonici e Semigalli), che formavano il nucleo etnico dei moderni lettoni insieme ai Livoni finnici. Enrico di Lettonia coniò le latinizzazioni del nome del paese, "Lettigallia" e "Lethia", entrambi derivati da ''Latgalians''. I termini ispirarono le variazioni del nome del paese nelle lingue romanze da "Letonia" e in diverse lingue germaniche da "Lettland". ''Lat-'' è una parte comune in molti idronimi baltici, e ''-gale'', ossia "terra", di origine baltica. === Le origini livoniche === Terra anticamente abitata da popoli nomadi dediti alla pesca e alla caccia, il territorio fu colonizzato dai livoni, popolo di ceppo ugrofinnico, ai quali si aggiunsero i lettoni, una popolazione indoeuropea. === L'Ordine Teutonico === L'Ordine Teutonico iniziò la conversione delle popolazioni locali al cristianesimo agli inizi del XIII secolo. Protagonista dell'evangelizzazione della Lettonia fu Alberto di Buxhövden, che fondò l'attuale capitale Riga insediando la sede vescovile e sottomettendo il popolo dei livoni con la collaborazione dei cavalieri dell'Ordine Teutonico. Nel 1207 la Livonia fu riconosciuta come feudo dell'impero e spartita tra la città di Riga, il vescovato e l'Ordine Teutonico. Nel 1236 l'intera regione passò totalmente sotto l'autorità dei Cavalieri, rimanendo parte dell'impero fino al 1561, quando il regno di Polonia congiunse le province di Letgallia e Livonia a nord del fiume Daugava, mentre le province di Curlandia e Semigallia furono unite nel Ducato di Curlandia, Stato indipendente sotto la sfera d'influenza della Polonia. === Il dominio svedese === La Svezia nel 1621 conquistò Riga e la provincia di Livonia, perdendole nel 1721, durante le guerre del Nord. La Lettonia finì così nella sfera d'influenza dell'Impero russo, che la sottopose a un intenso processo di russificazione mantenendo nella capitale il tedesco come lingua ufficiale. === Impero russo === A partire dal 1721 la Lettonia apparteneva ai cosiddetti Governatorati baltici dell'impero russo. Nel 1795, con la terza spartizione della Polonia, la Russia di Caterina II si assicurò il controllo dell'intero territorio dell'attuale Lettonia. Durante la prima guerra mondiale il territorio della Lettonia, ceduto dai russi con la pace di Brest-Litovsk, venne temporaneamente occupato dalla Germania, raggiungendo i territori dell'Ober Ost amministrati da Paul von Hindenburg e dal suo capo di Stato maggiore Erich Ludendorff. === La guerra di indipendenza lettone e l'indipendenza nel 1918 === Il 18 novembre 1918, poco dopo la resa della Germania, fu proclamata l'indipendenza. A questo punto i sovietici tentarono di riprendersi i territori ceduti con la loro resa durante la prima guerra mondiale, ma trovando una forte opposizione lettone ne scaturì la guerra d'indipendenza lettone. Dopo due anni di aspre battaglie per mantenere l'indipendenza, quest'ultima venne riconosciuta anche dalla Russia bolscevica l'11 agosto 1920. === Il regime di Ulmanis === In seguito all'indipendenza riconosciuta anche dalla Russia, il paese conobbe un periodo di democrazia che durò fino al 1934. In tale anno, Kārlis Ulmanis, che più volte aveva ricoperto la carica di Primo Ministro, sciolse il Saeima, il Parlamento lettone, e instaurò una dittatura. === L'occupazione durante la seconda guerra mondiale === Il 23 agosto 1939 la Germania nazista e l'URSS firmarono il patto Molotov-Ribbentrop, che poneva la Lettonia nella sfera d'influenza sovietica, mettendo fine alla dittatura di Ulmanis. Nell'agosto del 1940 il paese venne occupato dall'Armata rossa e la Lettonia, come gli altri Paesi baltici, divenne una delle repubbliche dell'Urss, la Repubblica socialista sovietica lettone. Gli Stati Uniti d'America, con la dichiarazione di Welles (23 luglio 1940), notificarono all'Unione Sovietica che essi non avrebbero mai riconosciuta come legittima tale annessione. L'anno successivo, Ulmanis venne arrestato dalle forze sovietiche, per poi morire in un carcere di Krasnovodsk. Nel 1941, con l'operazione Barbarossa, la Germania invase l'URSS e occupò la Lettonia. Nei tre anni di occupazione, si susseguirono vari eccidi di ebrei e rom. === Il periodo sovietico (fino al 1991) e l'indipendenza === Alla fine della seconda guerra mondiale l'Unione Sovietica rioccupò la Lettonia, che, nei cinque anni successivi al conflitto, venne sottoposta alle purghe del regime staliniano, perdendo la propria indipendenza. Intensa fu la politica di "russificazione" imposta da parte dei sovietici, che mise quasi a rischio l'identità nazionale. Il 4 maggio 1990 venne emanata una Dichiarazione di indipendenza transitoria, che divenne definitiva il 21 agosto 1991, data in cui il paese riconquistò la propria indipendenza dall'Unione Sovietica, al momento del suo crollo. L'URSS riconobbe la Lettonia come Stato indipendente il 6 settembre 1991. Dopo l'indipendenza la Lettonia avviò il cammino di integrazione europea, culminato nell'adesione all'Unione europea il 1º maggio 2004; in precedenza, il 20 settembre 2003 il 66,9% dei lettoni in un referendum approvò l'adesione all'Unione europea. Pochi giorni prima, il 29 marzo 2004, la Lettonia entrò a far parte della NATO. Dal 1º gennaio 2014 la Lettonia ha adottato la moneta unica europea: l'euro, divenendo così il 18º paese dell'area euro. Lettonia dal satellite È compresa fra i 55°40' e i 58°05' latitudine Nord e i 20°58' e 28°14' longitudine Est, e si affaccia sulla parte orientale del Mar Baltico tra l'Estonia e la Lituania. Fa parte della Regione biogeografica boreale. La Lettonia è costituita da quattro regioni tradizionali: Curlandia (''Kurzeme''), Livonia (''Vidzeme''), Semigallia (''Zemgale'') e Letgallia (''Latgale''). === Morfologia === Il territorio lettone è ricoperto per lo più da boschi (40% della superficie), con numerosi laghi di origine glaciale, (più di 3 000), torbiere e zone paludose. Il paese è bagnato dal Mar Baltico, la lunga costa (531 km) è prevalentemente sabbiosa e non possiede isole. L'elemento caratterizzante del litorale lettone è il golfo di Riga (o baia di Riga, in lettone ''Rīgas Jūras līcis'', in estone ''Liivi Laht''). L'area occupata dal golfo di Riga è di e la profondità massima è di . Il territorio è formato da pianure interrotte da colline che non superano i 300 m d'altezza. Il punto più elevato del Paese è il Gaiziņkalns, che raggiunge i 311 m d'altezza. === Idrografia === Il fiume principale è la Daugava/Dvina Occidentale (1 020 km). Altri fiumi che scorrono sul territorio lettone sono: * Gauja: 452 km * Venta: 346 km * Lielupe: 129 km * Abava: 119 km === Clima === Il clima è di tipo temperato freddo, moderatamente influenzato dal Mar Baltico. La temperatura media annua si attesta intorno ai 5/6 °C. In inverno le temperature rimangono sotto lo zero anche per intere settimane (la media di Riga nel mese più freddo, solitamente gennaio, è di -4,7 °C). Le estati sono generalmente miti, la media di luglio a Riga è di 16,9 °C. Non mancano comunque giornate calde con temperature che possono sfiorare e raggiungere i 30 °C. Evoluzione demografica dal 1950 al 2009 (cifre di Eurostat, 2009). Popolazione in milioni d'abitanti. === Etnie === + '''Popolazione della Lettonia per gruppo etnico 1925–2016''' Gruppoetnico Censimento 1925 Censimento 1935 Censimento 1959 Censimento 1970 Censimento 1979 Censimento 1989 Censimento 2000 Censimento 2011 Statistiche 2016 Numero % Numero % Numero % Numero % Numero % Numero % Numero % Numero % Numero % Lettoni 1.354.126 73,4 1.472.612 75,5 1.297.881 62,0 1.341.805 56,8 1.344.105 53,7 1.387.757 52,0 1.370.703 57,7 1.285.136 62,1 1.216.443 61,8 Russi 193.648 10,5 206.499 10,6 556.448 26,6 704.599 29,8 821.464 32,8 905.515 34,0 703.243 29,6 557.119 26,9 504.370 25,6 Bielorussi 38.010 2,1 26.867 1,4 61.587 2,9 94.898 4,0 111.505 4,5 119.702 4,5 97.150 4,1 68.202 3,3 65.999 3,4 Ucraini 512 0,0 1.844 0,1 29.440 1,4 53.461 2,3 66.703 2,7 92.101 3,5 63.644 2,7 45.798 2,2 44.639 2,3 Polacchi 51.143 2,8 48.949 2,5 59.774 2,9 63.045 2,7 62.690 2,5 60.416 2,3 59.505 2,5 44.772 2,2 41.528 2,1 Lituani 23.192 1,3 22.913 1,2 32.383 1,6 40.589 1,7 37.818 1,5 34.630 1,3 33.430 1,4 24.479 1,2 23.944 1,2 Ebrei 95.675 5,2 93.479 4,8 36.592 1,8 36.680 1,6 28.331 1,1 22.897 0,9 10.385 0,4 6.437 0,3 5.297 0,3 Rom 2.870 0,2 3.839 0,2 4.301 0,2 5.427 0,2 6.134 0,3 7.044 0,3 8.205 0,3 6.489 0,3 5.297 0,3 Tedeschi 70.964 3,8 62.144 3,2 1.609 0,1 5.413 0,2 3.299 0,1 3.783 0,1 3.465 0,1 3.042 0,1 2.605 0,1 Estoni 7.893 0,4 7.014 0,4 4.610 0,2 4.334 0,2 3.681 0,2 3.312 0,1 2.652 0,1 2.007 0,1 1.794 0,1 Livoni 1.268 0,1 944 0,0 185 0,0 48 0,0 107 0,0 135 0,0 180 0,0 250 0,1 171 0,0 Altri 5.504 0,3 3.398 0,2 8.648 0,4 13.828 0,6 16.979 0,7 29.275 1,1 24.824 1,1 26.640 1,3 57.325 2,8 Totale 1.844.805 1.950.502 2.093.458 2.364.127 2.502.816 2.666.567 2.377.383 2.070.371 1.968.957 I lettoni sono il principale e più numeroso gruppo etnico del paese. Seconda etnia è quella russa, concentrata nei distretti orientali. Seguono altre minoranze slave, quali i bielorussi, i polacchi, gli ucraini e quella baltica dei lituani. Infine in Lettonia sono presenti anche altre etnie di piccola consistenza: ebrei, rom, tedeschi del Baltico, estoni, tatari e altri ancora. I dati del 2011 (fonte: CIA Factbook) riportano le seguenti percentuali: * lettoni 62,1%; * russi 26,9%; * bielorussi 3,3%; * ucraini 2,2%; * polacchi 2,2%; * lituani 1,2%; * altri (ebrei, tedeschi, estoni, tatari, rom e altri) 2%. === Religione === Facciata della chiesa dei Vecchi credenti, a Rēzekne La maggior parte dei credenti sono luterani (, secondo i dati del 2003, pari al 24,3% della popolazione), con più piccole percentuali di cattolici (, pari al 18,8%) (vedi Chiesa cattolica in Lettonia) e di ortodossi orientali (, pari al 15,3%) (vedi Chiesa ortodossa lettone). In Lettonia c'è una comunità ebraica (9 883 aderenti, dati del 2005, pari allo 0,43% della popolazione) residua degli sterminii dell'occupazione nazista. La comunità ebraica lettone fu decimata durante la seconda guerra mondiale (secondo l'ultimo censimento ufficiale nel 1935 era formata da 93 479 ebrei, circa il 6,4% della popolazione totale).. Altre religioni sono la Dievturi, e la Romuva, la prima tradizionale, duramente repressa dal sistema sovietico, la seconda di più recente costituzione; sono religioni pagane politeistiche che hanno radici storiche basate sulla celebrazione della cultura nazionale, sulla mitologia del periodo pre-cristiano, la relazione con la natura e la venerazione degli antenati. === Lingue === La lingua ufficiale della Lettonia è il lettone che, come il lituano e l'estinto antico prussiano, appartiene al gruppo baltico della famiglia delle lingue indoeuropee. La lingua letgalla è diffusa nella Letgallia (''Latgale''; la maggior parte dei linguisti considera il ''letgallo'' un dialetto della lingua lettone). La lingua livone è oggi quasi estinta. Appartiene alle lingue baltofinniche, una sottobranca delle lingue uraliche. Il russo fu la lingua ufficiale imposta durante l'occupazione sovietica mentre durante l'impero russo la lingua ufficiale nella capitale Riga rimase il tedesco fino al 1891. Oggi la lingua russa è la lingua di minoranza più diffusa, parlata dal 40% della popolazione mentre il tedesco è praticamente scomparso. Il 18 febbraio 2012 si è svolto un referendum sullo status della lingua russa: con un'ampia maggioranza i cittadini in possesso dei requisiti giuridici si sono espressi contro la proposta di considerare il russo lingua ufficiale accanto al lettone, mentre non hanno potuto esprimersi i moltissimi ''nepilsoņi'' in maggioranza russofoni (persone, letteralmente "non cittadini", che pur abitando in Lettonia non hanno i requisiti per essere considerati cittadini non essendo riusciti o non avendo voluto superare un esame di lingua e cultura lettone). La Russia ha apertamente criticato le procedure di naturalizzazione, considerate troppo complicate. La Lettonia è una repubblica parlamentare. === Suddivisioni amministrative === Mappa dei distretti della Lettonia Nuovo Castello di Sigulda Doma laukums a Riga La Casa delle Teste Nere La Lettonia è suddivisa amministrativamente in 109 comuni detti ''novads'' (plurale - ''novadi''). Nove città sono a statuto speciale dette ''lielpilsēta'' (al singolare) e al plurale ''lielpilsētas''. === Perdite e rivendicazioni territoriali === Vi è poi la Regione di Abrene, che fa parte dell'area fisica lettone e fu parte dello Stato lettone fino al 1944, annessa unilateralmente dalla Russia durante la seconda guerra mondiale, venne poi rivendicata dalla Lettonia fin dal ritorno all'indipendenza nel 1991. Nel 2007, attraverso un trattato russo-lettone fu definitivamente riconosciuto come territorio russo. * === Città principali === La capitale è * Rīga (capitale 722 000 ab. - 01.01.2017); Le altre principali città sono: * Daugavpils (104 870 ab. - 01.01.2009), * Liepāja (85 149 ab. - 01.01.2009), * Jelgava (65 630 ab.), * Jūrmala (56 069 ab.), * Ventspils (43 088 ab.), * Rēzekne (35 625 ab.), * Valmiera (27 453 ab.), * Jēkabpils (26 578 ab.), * Ķekava (20 945 ab.) e * Cēsis (18 171 ab.). Le regioni portano lo stesso nome delle città. === Istituzioni === ==== Università ==== Il 14 ottobre 1862 fu fondata la più antica università tecnica della Lettonia: l'Università tecnica di Riga: il Politecnico di Riga fu, tra l'altro, il primo istituto politecnico dell'Impero russo. ==== Ordinamento scolastico ==== La Lettonia ha riformato il sistema della pubblica istruzione nel 1989 prevedendo un primo ciclo obbligatorio della durata di nove anni seguita da un secondo ciclo di tre anni oppure da una formazione professionale della durata variabile da uno a sei anni. Molta attenzione è rivolta allo studio della musica, soprattutto della musica corale e allo studio della lingua lettone. ==== Sistema sanitario ==== Nel 1992 nel paese vi erano 176 ospedali e 130 letti ogni 10 000 abitanti. La maggior parte degli ospedali è concentrata nelle aree urbane. Vi erano 41 medici per 10 000 abitanti, ma con scarsità di personale infermieristico e ausiliario. ==== Forze armate ==== Le forze armate nazionali sono costituite dalle Latvijas Sauszemes spēki e dalla Zemessardze (Guardia Nazionale). Dal 2007 sono organizzate come un esercito completamente professionale permanente. === Costituzione === La Costituzione della Lettonia è entrata in vigore il 7 novembre 1922. === Assetto istituzionale === La Lettonia è una Repubblica parlamentare. Il parlamento unicamerale (Saeima) è formato da 100 deputati eletti ogni 4 anni con sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento del 5%. Il Presidente della repubblica di Lettonia viene eletto dal Parlamento ogni 4 anni, emendato da un mandato triennale il 4 dicembre 1997. Il presidente viene eletto con ballottaggio segreto con una maggioranza di voti non inferiore al cinquanta più uno dei membri del Saeima. Il Presidente è il rappresentante della Lettonia nelle relazioni internazionali, nomina i rappresentanti diplomatici della Lettonia, e riceve anche i rappresentanti diplomatici degli altri Stati; ratifica le decisioni del Saeima riguardo alla stipula di accordi internazionali. Ha il potere di concedere la grazia ai condannati dopo che la sentenza della corte abbia prodotto i suoi effetti legali; è il Comandante in capo delle forze armate della Lettonia. In tempo di guerra il Presidente assume la carica di Comandante supremo delle forze armate. In base alle decisioni del Saeima, spetta al Presidente dichiarare guerra. La residenza ufficiale del Presidente della Lettonia è situata nel Castello di Riga. Il Primo ministro è nominato dal presidente della repubblica in base al risultato delle elezioni parlamentari. Il Primo ministro in seguito sceglie il Consiglio dei ministri che deve essere approvato dal Parlamento tramite un voto di fiducia. Le elezioni parlamentari si tengono il primo sabato di novembre. In Lettonia i consigli comunali, che sono costituiti da 7 a 60 membri a seconda delle dimensioni della municipalità, sono eletti tramite la rappresentanza proporzionale per un mandato di sette anni. === Rapporti con l'Unione europea === La Lettonia il * 12 giugno 1995, firma l'Accordo di Associazione, il quale entra in vigore solo il 1º febbraio 1998. * 10 dicembre 1999 vengono aperti i negoziati di adesione. Circa tre anni dopo, il 13 dicembre 2002, durante il Consiglio europeo, i negoziati di adesione vengono chiusi. * 14 aprile 2003, il Consiglio europeo approva l'adesione della Lettonia all'Unione europea. * 16 aprile 2003, firma il trattato di adesione; * 17 dicembre 2003, deposita presso il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana i propri strumenti di ratifica del trattato di adesione. * 1º maggio 2004, entrato in vigore il trattato, la nazione diventa membro dell'Unione europea. * 21 dicembre 2007, entra nello spazio Schengen. * 1º gennaio 2014 - a dieci anni dall'entrata nell'Unione europea, la nazione baltica, dimostrandosi virtuosa nonostante la pesante crisi economica europea, entra a far parte dell'area euro. La valuta corrente è l'euro, che ha sostituito il lats il 1º gennaio 2014. Il settore economico prevalente è l'industria meccanica e dei mezzi di trasporto. Ha importanza pure il settore della pesca, la costruzione di mobili e il tessile. Importanti partner commerciali sono gli altri paesi baltici. La Lettonia è uno Stato molto importante per gli scambi commerciali tra i Paesi baltici. La rete dei trasporti è ben sviluppata. Accanto alla strada e alla ferrovia ha importanza anche la navigazione sul Baltico. Porti importanti si trovano a Riga, Ventspils e Liepāja. Il sistema ferroviario lettone ha ereditato dal periodo di occupazione militare sovietico (come le altre repubbliche baltiche) lo scartamento largo russo (1 520 mm), quindi la connessione con la rete della Polonia e del resto dell'Europa, che adotta quello standard di 1 435 mm, per il momento resta problematica. Esistono tuttavia dei progetti futuri di riqualificazione del sistema ferroviario europeo che vedrà la Lettonia unirsi al resto del sistema ferroviario dell'Unione europea. La cultura lettone, un tempo solo popolare e locale, si afferma tra il XIX e il XX secolo in campo internazionale, non solo nella letteratura ma anche nelle radici culturali proprie della cultura baltica di cui il paese lettone fa parte. === Letteratura === La letteratura lettone si afferma con la lirica religiosa nel XVII secolo con Juris Mancelis. Nel XIX secolo si afferma il poema epico: lo scrittore Andrejs Pumpurs compone così il poema nazionale lettone Lacplesis di argomento mitico. Tra il XIX e il XX secolo spicca la figura dello scrittore e giornalista Rūdolfs Blaumanis e soprattutto dello scrittore e folklorista Krišjānis Barons (1835-1923), considerato in un recente sondaggio la più grande personalità lettone. Nel XX secolo il poeta Rainis, il più importante scrittore lettone, compone varie liriche sulla sua terra. ===Musica=== Nel campo musicale, tra gli altri, possiamo ricordare Marija Naumova, vincitrice dell'Eurovision Song Contest 2002 con la canzone I Wanna, e Aisha. Importante anche la figura di Andrejs Jurjāns (1856-1922), primo compositore professionista lettone. === Tasso di alfabetizzazione === Il tasso di alfabetizzazione, al 2009, è del 99,7% della popolazione, registrando un calo dello 0,3% dal 2000. === Quotidiani === I giornali maggiori della Lettonia sono "Diena", "Neatkarīgā Rīta avīze" e "Latvijas Avīze". === Radio === Le prime trasmissioni regolari della radio in Lettonia sono avvenute nel 1925 da parte della emittente nazionale Latvijas Radio. Solo nel 1993 è nata la prima stazione privata Radio SWH. === Televisione === La Lettonia è stata la prima repubblica dei tre Paesi baltici nella quale è stata creata la televisione. Le trasmissioni regolari della televisione hanno avuto inizio nel 1954 e sono state trasmesse dal primo canale nazionale Latvijas Televīzija. Dopo la fine della occupazione sovietica nel 1991 sono nati i primi canali televisivi privati come LNT e TV3. === Internet === In Lettonia l'uso di internet raggiunge circa il 70% della totale popolazione, ed è uno dei più alti nell'Europa, secondo alcune statistiche è il mezzo di comunicazione più importante nel paese. I portali con la maggiore popolarità sono Delfi.lv e Filebase.ws per le notizie e Draugiem.lv e Facebook come siti web di social network. L'elevato utilizzo di internet ha contribuito alla creazione, alla diffusione e alla popolarità di diverse start-up innovative del mondo della finanza, tra cui le piattaforme di social lending Mintos e Twino, in grado di raccogliere, in breve tempo, centinaia di milioni di euro da investitori provenienti da tutte le parti del mondo. === Lettonia nello spazio === * 23 giugno 2017: viene lanciato Venta-1, primo satellite artificiale terrestre lettone. Veduta del Parco Nazionale di Slītere === Flora e fauna === Il 44% del territorio della Lettonia è coperto di foreste. Le aree settentrionali del Vidzeme e del Kurzeme sono le parti più boscose del paese. La foresta più antica, nel Parco Nazionale di Slītere del Kurzeme, protetta fin dal 1921, è un bosco di latifoglie che ospita una torbiera eutrofica e diverse rare orchidee. Questo parco nazionale protegge da solo 23 tipi di foresta e tre tipi di zone umide. Anche il Parco Nazionale del Gauja ha un ricco ecosistema e ospita 900 specie diverse di piante. La Lettonia, insieme agli altri paesi della regione baltica, ospita più grandi mammiferi selvatici di qualsiasi altra nazione europea. Alci, cervi, cinghiali, lupi e perfino alcuni orsi abitano i boschi del paese in numero più o meno cospicuo. Lungo i corsi d'acqua interni vi sono i castori, mentre le coste sono popolate da foche. La Lettonia ospita anche una grande popolazione di lontre. Il Parco Nazionale del Gauja vanta 48 specie di mammiferi. A sud di Liepāja, la sede lettone del Worldwide Fund for Nature ha reintrodotto i cavalli konik, discendenti dei cavalli selvatici che un tempo vivevano liberi in Europa, in una tenuta abbandonata intorno al lago Pape. La Lettonia ospita anche una grande popolazione di cicogne bianche. Insieme alla Lituania accoglie più cicogne bianche dell'intera Europa occidentale. La rara cicogna nera nidifica nel Parco Nazionale del Gauja. === Problemi ambientali === Il rapido processo di industrializzazione durante l'occupazione sovietica e il mancato controllo dell'impatto ambientale di imprese come la costruzione di centri manifatturieri, impianti idroelettrici e dighe hanno fatto aumentare a dismisura i livelli di inquinamento idrico e atmosferico. Dall'indipendenza, il governo lettone e diverse organizzazioni nazionali hanno fatto della tutela dell'ambiente una priorità e finalmente il problema dell'inquinamento del paese è stato affrontato. Stranamente, alcune zone sono minacciate oggi ancor più che durante il regime sovietico: ne è un esempio tipico il litorale lettone nel Kurzeme settentrionale, un tempo posto di frontiera off-limits per la gente del luogo, oggi minacciato dal disboscamento e dallo sfruttamento edilizio. Il sostegno finanziario di Scandinavia e Germania ha contribuito a ridurre l'inquinamento prodotto da centri industriali come Daugavpils e Liepāja. Ventspils, che alla fine degli anni 1980 soffocava nelle polveri di carbonato di potassio, è stata oggetto di una vasta operazione di pulizia. Un nuovo sistema di alimentazione idrica finalizzato alla riduzione degli scarichi delle acque fognarie nel Mar Baltico, il monitoraggio dell'aria e la realizzazione di un nuovo sistema di riscaldamento per ridurre le emissioni di anidride solforosa e di biossido d'azoto sono tutte iniziative che fanno parte di un progetto ambientale della città a lungo termine del costo preventivo di 23 milioni di euro. Nonostante tutti questi sforzi, l'Agenzia Municipale per il Controllo della Qualità dell'Aria ha dichiarato che l'aria di Rīga è ancora poco salubre e che gli edifici storici della Città Vecchia continuano a subire danni a causa dell'inquinamento. L'impianto di trattamento delle acque di Rīga è stato migliorato, riducendo così il flusso di liquami nel fiume Daugava e rendendo meno pericolosa la balneazione nel golfo di Rīga. La Bandiera blu europea è stata assegnata alle spiagge di Jūrmala, Ventspils e Liepāja, ma la sicurezza e la pulizia delle altre aree balneari è tutta da dimostrare. La Lettonia si sta seriamente impegnando a utilizzare fonti di energia rinnovabili. Attualmente il 40% dell'energia del paese è ottenuto in questo modo, soprattutto grazie all'energia idroelettrica. L'ingresso della Lettonia nell'Unione europea nel 2004 ha comportato l'adesione a una serie di norme ambientali e il governo si è impegnato ad adeguarsi a tutte le direttive ambientali dell'Unione europea entro il 2010. La cucina lettone ha subito l'influenza, in particolare, tedesca e russa e si basa spesso sulla consumazione di tre pasti al giorno. Data Nome Significato 14 giugno Giornata commemorativa delle vittime del regime comunista Commemora la deportazione dei residenti lettoni nei campi penitenziari dell'URSS, nel 1941 18 novembre Giorno della proclamazione della Repubblica di Lettonia Festa nazionale: proclamazione della Repubblica lettone, nel 1918 === Ciclismo === Nella disciplina del ciclismo ricordiamo l'affermazione di Romāns Vainšteins, campione mondiale della prova in linea su strada, nel 2000. === Giochi olimpici === La prima medaglia d'oro olimpica per la Lettonia venne conquistata da Igors Vihrovs, nella ginnastica artistica, ai Giochi olimpici di Sydney 2000. === Motocross === Nel 2017 il pilota lettone Pauls Jonass vince il titolo mondiale di motocross nella categoria MX2 (mondiale under 23), divenendo così il primo lettone a vincere un mondiale in questa disciplina. ===Calcio=== La Nazionale di calcio della Lettonia ha vinto ben 13 edizioni della Coppa del Baltico e ha come attuale capocannoniere con 29 reti Māris Verpakovskis.
Larix
'''''Larix''''' è un genere di conifere appartenenti alla famiglia delle Pinaceae. Vi appartengono i larici, con l'unica specie europea presente in Italia: ''Larix decidua'' Miller. Nella flora spontanea italiana ed europea i larici sono le uniche conifere le cui foglie non sono persistenti , anche se nel mondo esistono altri generi di gimnosperme a foglie caduche.
Il genere comprende alberi decidui con un'altezza che può raggiungere anche i 50-60 metri (Larix occidentalis). Le foglie sono aghi brevi di colore verde tenue che, come nel genere Cedrus, sono raccolti in gruppi di 20-40 individui e portati su brachiblasti. La chioma è piramidale e rada, con rami portati orizzontalmente al tronco, anche se alcune specie li hanno caratteristicamente penduli. I fiori maschili (microsporofilli) sono conetti arancio-giallastri e cadono dopo l'impollinazione. I fiori femminili (macrosporofilli) sono coni sferici rosa-violacei articolati in squame e brattee e portati sullo stesso ramo dei fiori maschili, anche se in strutture diverse (piante monoiche a sessi separati sullo stesso individuo). Dopo la maturazione, che dura un anno, lignificano (e in questa fase sono chiamati strobili o pigne) e permangono sulla pianta attaccati ai rami per parecchi anni dopo aver disperso i semi alati. I larici sono alberi dal portamento snello, dall'ampio e profondo apparato radicale e dalla corteccia rugosa finemente screpolata in placche irregolari. Il legno è bicolore, con durame rosa salmone e alburno bianco giallastro. Il numero cromosomico è 2n = 24, simile a quello della maggior parte degli altri alberi della famiglia delle Pinaceae. === Distribuzione e habitat === Il genere ''Larix'' è presente in tutte le zone temperato-fredde dell'emisfero boreale, dal Nordamerica alla Siberia settentrionale passando per Europa, Cina montuosa e Giappone. I larici sono importanti componenti delle foreste di Russia, Europa centrale, Stati Uniti e Canada. Richiedono un clima fresco e abbastanza umido e per questo motivo si trovano nelle montagne delle zone temperate, mentre nelle aree boreali vegetano anche nel piano. Al genere ''Larix'' appartengono gli alberi che si spingono più a nord di tutti arrivando a lambire, in Nordamerica e Siberia, la tundra e ghiacci polari. I larici sono specie ricolonizzatrici frugali, poco esigenti nei confronti del suolo e molto longevi. Vivono in foreste pure o miste, assieme ad altre conifere o più raramente latifoglie. Sulle Alpi è diffuso il larice europeo o comune (''Larix decidua'' Miller) che cresce spontaneo in alta quota. Un'altra specie diffusa ma introdotta in Europa è il larice del Giappone (''Larix kaempferi'' Sargent), utilizzato in selvicoltura perché resistente al fungo che causa il cancro del larice (''Lachnellula willkommii''). In Italia il larice europeo costituisce un relitto glaciale, essendo sceso verso sud durante le glaciazioni e poi risalito in altitudine sulle montagne invece che in latitudine durante il successivo periodo post-glaciale. Sulle Alpi, infatti, quest'albero predilige le alte quote, raggiungendo e superando i 2300 metri sopra il livello del mare. Essendo l'unica conifera dell'arco Alpino a foglie caduche, l'affermazione di questa specie richiede l'assenza di cormofite concorrenti, che costituirebbero un ostacolo all'approvvigionamento idrico e luminoso. I lariceti, infatti, sono la naturale evoluzione ecologica, nel loro ambiente, dei terreni da poco smossi a seguito di eventi perturbativi particolarmente intensi (disturbi). Per questo motivo, il larice è considerata specie pioniera e ricolonizzatrice nelle successioni ecologiche, anche se è possibile trovarla in boschi misti o puri stabili (le cosiddette "successioni bloccate"). A seconda degli studi sono riconosciute 10 o 11 (15 a volte) specie, di cui una (L. czekanowskii) incerta. In passato la lunghezza delle brattee dei coni era considerata un buon criterio per dividere i larici in due sezioni (sect. ''Larix'' con brattee corte e sect. ''Multiserialis'' con brattee lunghe), ma recenti indagini genetiche non supportano questa divisione evidenziando piuttosto una rilevanza geografica in gruppi del Nuovo Mondo e del Vecchio Mondo che assume valore tassonomico. La lunghezza delle brattee dei coni costituirebbe semplicemente un adattamento alle condizioni climatiche. I più recenti studi molecolari hanno proposto tre gruppi all'interno del genere, con una prima divisione in specie nordamericane e specie euroasiatiche ed una seconda suddivisione all'interno delle specie di Europa e Asia. Rimane ancora incerta la posizione sistematica di ''Larix sibirica''. Di seguito l'elenco delle specie riconosciute attualmente a livello internazionale e suddivise secondo la più recente classificazione filogenetica: === Specie Nord Americane === * ''Larix laricina'' (Du Roi) K. Koch - Originario del Nord America, detto ''Tamarack''; larice diffusissimo nelle foreste del Nordamerica dall'Alaska a Terranova (Canada) e New England. * ''Larix lyallii'' Parl. – Larice subalpino; vive in zone d'alta quota degli Stati Uniti d'America nordoccidentali e del Canada sudoccidentale. * ''Larix occidentalis'' Nutt. – Larice occidentale o Larice del Pacifico; vive a quote più basse del precedente, raggiunge diametri e altezze considerevoli (fino a 65 m); si trova nel versante pacifico delle Montagne Rocciose e nella Catena delle Cascate dall'Oregon verso nord fino alla Columbia Britannica (Nord-ovest Pacifico). === Specie Euroasiatiche === ==== Specie Euroasiatiche settentrionali con brattee corte ==== * ''Larix decidua'' Mill. (syn. ''L. europaea'' D.C.) – Europa; il larice europeo, che presenta un ben definito areale con nuclei disgiunti sulle Alpi e in due piccole aree dell'Europa centrale fino ai Monti Tatra. * ''Larix sibirica'' Ledeb. – Il larice siberiano o russo, adattato a climi molto freddi; cresce nella parte occidentale della Siberia fino al fiume Enisej. * ''Larix gmelinii'' (Rupr.) Kuzen. (syn. ''L. dahurica'') – Siberia orientale; popola le foreste siberiane a est del fiume Enisej fino all'Oceano Pacifico. * ''Larix kaempferi'' (Lamb.) Carr. (syn. ''L. leptolepis'') - Larice giapponese. * ''Larix czekanowskii'' Szafer - Incerto. Di probabile origine ibrida ma attualmente accettato come specie a sé. ==== Specie Euroasiatiche meridionali con brattee lunghe ==== * ''Larix potaninii'' Batalin – Cina (Sichuan, Yunnan settentrionale). * ''Larix mastersiana'' Rehder & E.H.Wilson – Cina occidentale. * ''Larix griffithii'' Hook.f. (syn. ''L. griffithiana'') – Il più meridionale dei larici, si trova in zone montuose dell'Himalaya. I larici inoltre si ibridano facilmente tra loro e attualmente sono stati accettati e riconosciuti i seguenti ibridi: * ''Larix × lubarskii'' Sukaczev * ''Larix × maritima'' Sukaczev * ''Larix × polonica'' Racib. Un noto ibrido impiegato in selvicoltura è il larice di Dunkeld o ''Larix × marschlinsii '' (sin. '' L. × eurolepis ''), sorto più o meno simultaneamente in Svizzera e Scozia quando individui intermedi tra ''L. decidua'' e ''L. kaempferi'', contenenti le qualità di entrambi, furono notati a seguito dell’impiego delle due specie parentali in rimboschimenti promiscui. Quest’ibrido è stato largamente impiegato anche in Italia, sia sulle Alpi che in alcune zone dell'Appennino e delle Alpi Apuane. Larix x stenophylla Sukaczev è un altro probabile ibrido ancora tassonomicamente non definito. Il larice possiede un legno bicolore (rosa salmone o rossastro nel durame e bianco-giallastro nell'alburno) particolarmente resistente alle intemperie. Viene utilizzato soprattutto per uso strutturale, per mobili, manufatti e in edilizia per costruire i tetti delle case di montagna. Risulta anche un buon combustibile. Dalle radici si estrae il d-mannosio, un monosaccaride utilizzato in passato come rimedio naturale per combattere le cistiti da Escherichia coli, mentre dalla corteccia di larice occidentale si estraggono gli arabinogalattani, composti che hanno una funzione benefica sull'intestino e contro la tosse.
Longitudine
La '''longitudine''' è la coordinata geografica che specifica quanto la posizione di un punto sulla superficie terrestre si trovi ad est oppure ad ovest rispetto al Meridiano di Greenwich assunto come riferimento. Diversi gradi di longitudine. Rispetto a quest'ultimo, esiste pertanto una Longitudine orientale da 0 a 180° gradi e una Longitudine occidentale da 0 a 180° . In altri termini, la longitudine è la distanza angolare misurata in gradi, lungo l'arco di parallelo compreso tra il Meridiano fondamentale di Greenwich, e il meridiano passante per il punto considerato. Essa è definita in maniera analoga, ma riferita a differenti meridiani e piani di riferimento, anche in astronomia.
Talora la longitudine di un punto della superficie terrestre può essere espressa rispetto a un meridiano locale scelto come fondamentale, del quale però è perfettamente conosciuta a sua volta la longitudine rispetto al meridiano fondamentale, rendendo agevole il calcolo della longitudine del punto stesso rispetto a Greenwich. Gli antichi fissarono come meridiano fondamentale quello passante dall'isola di Ferro nelle Canarie (situato a 20° a ovest di Parigi). Nel 1885 una commissione riunitasi a Washington convenne di adottare il ''meridiano di Greenwich'' (situato a 2° 20' 14" da Parigi). In Italia si è spesso usato, anche in tempi recenti, il meridiano di Monte Mario (Roma), situato a 12° 27' 10",93 E in E.D. 1950 da Greenwich; sovente si possono trovare indicazioni leggermente diverse a seconda dell'ellissoide usato, per esempio viene riferita a 12° 27' 08",40 secondo il sistema italiano chiamato Roma 40. Dal meridiano fondamentale deriva anche l'UTC, o tempo coordinato universale. Una misura semplificata della longitudine si effettua con un orologio (o meglio un cronometro) e una meridiana. L'orologio deve segnare l'ora di Greenwich. Semplificando: leggendo l'ora locale dalla meridiana e calcolando la differenza con quella dell'orologio si trova la longitudine (15° per ogni ora). In realtà bisognerebbe correggere l'ora di osservazione della nostra meridiana con l'equazione del tempo ottenibile dalla consultazione delle Effemeridi cambiata di segno.
Leonard Woolley
Conosciuto per i suoi scavi a Ur, in Mesopotamia, Woolley è considerato uno dei primi archeologi moderni. Nel 1935 venne insignito del titolo di "Sir" per i suoi contributi all'archeologia.
Woolley nacque ad Upper Clapton, nel moderno borough di Hackney, a Londra, e frequentò il New College di Oxford. Nel 1905 divenne assistente all'Ashmolean Museum. Nel 1910 effettuò scavi a Karkemish, fra Siria e Turchia, dove sulle rive dell'Eufrate lavorò per conto del British Museum, avendo tra i propri collaboratori Lawrence d'Arabia. Nel 1914 esplorò Shivta. Portò a termine i maggiori scavi a Karkemish anticipando appena l'inizio della Grande Guerra. Il suo lavoro a Ur iniziò nel 1922, dove fece importanti scoperte durante gli scavi nei cimiteri reali, come lo Stendardo di Ur e le arpe e lire di Ur. Nel 1943 venne nominato ''Archaeological Adviser'' presso il ''War Office'', responsabile della tutela dei monumenti nelle zone di guerra controllate dall'esercito britannico.
Lingua vallona
Il '''vallone''' è una lingua romanza parlata in Vallonia . Altri luoghi in cui viene parlato il vallone sono: * in Francia nella zona denominata «Botte de Givet» , oltre a qualche piccolo centro del dipartimento del Nord ; * negli Stati Uniti in una piccola zona del Wisconsin , in ragione di una corrente migratoria del XIX secolo; * sempre in Belgio, da residenti valloni di Bruxelles; * nel granducato del Lussemburgo, in alcuni borghi quali Doncols e Sonlez. Mappa linguistica della Vallonia
Parlare di un periodo di nascita per il vallone non è semplice; da uno stretto punto di vista linguistico, Louis Remacle ha mostrato che numerose evoluzioni che consideriamo oggi come tipiche del vallone sono apparse tra il 700 e il 1200. Il vallone «era chiaramente e definitivamente individualizzato fin dal 1200 oppure fin dall'inizio del XIII secolo». Tuttavia, i testi "linguistici" dell'epoca non menzionano il vallone, mentre menzionano già, tra l'altro, il piccardo e il lorenese nello stesso campo linguistico d'oïl. Nel Quattrocento, gli scrittori della regione chiamano la loro lingua roman (romanza) quando vogliono distinguerla dalle altre. All'inizio del XVI secolo, troviamo la prima attestazione della parola "vallone" nel senso linguistico di oggi: nel 1510 o nel 1511 Jean Lemaire de Belges opera la transizione tra "rommand" (cioè romanza) e "vualon". Il termine "vallone" acquista così un senso più prossimo all'attuale: la lingua regionale della parte romanza dei Paesi Bassi e della regione di Liegi. L'epoca in cui si stabilisce l'egemonia della Borgogna unificatrice nella regione vallona è un momento importantissimo della storia del vallone. La nascita visibile d'una certa identità vallona al contrario delle regioni "thioises" (fiamminghe) dei Paesi Bassi consacra la parola "Valloni" per designare le popolazioni francofone. Lo stesso, un po' più tardi, la loro lingua regionale è percepita più chiaramente come distinta dal francese centrale e dalle altre lingue d'oïl circostanti, ciò che comporta l'abbandono del termine "romanzo" in senso vago a beneficio della parola "vallone", in cui l'estensione linguistica è sovrapposta al senso etnico e politico. In questo periodo in cui il francese termina di sostituirsi al latino in tutte le funzioni (Ordinanza di Villers-Cotterêts, 1539), si stabilisce come lingua d'insegnamento ed è l'oggetto di un'intensa politica di normalizzazione (La Pléiade): in un contesto in cui vivono insieme due lingue della stessa famiglia, l'una può solo definirsi contro l'altra. Attorno al 1600 vi è una conferma scritta dell'evoluzione del modo di esprimersi nel corso dei due secoli precedenti e si impone definitivamente il sistema grafico francese nella regione vallona. Risale a questo periodo la presa di coscienza della differenza tra una lingua vernacolare orale (il vallone) e la lingua scritta dei secoli precedenti, la "scripta", che era una lingua composta, tipicamente vallona, ma non riproduceva sistematicamente i tratti della parlata vernacolare dell'epoca. Il vallone scritto viene riservato alla letteratura satirica e buffonesca, mentre il francese rimane la lingua formale dei testi ufficiali. Ci sarebbero quattro grandi gruppi di dialetti: * vallone orientale; * vallone centrale; * vallone occidentale; * vallone meridionale. Il vallone orientale è il dialetto che ha la maggior percentuale di caratteristiche proprie del vallone, seguito dal vallone centrale, mentre l'occidentale ed il meridionale hanno dialetti più misti, dove si trovano più numerose influenze francesi, a volte caratteristiche più antiche che negli altri dialetti, ma anche caratteristiche che si ritrovano nelle lingue regionali vicine (piccardo a ovest e lorenese a sud). Da qui viene l'uso a volte dei nomi "vallo-lorenese" e "vallo-piccardo", anche se questi nomi possono sembrare esagerati. Solo i dialetti dell'estremo ovest (La Louvière ad esempio) e dell'estremo sud (Léglise ad esempio) possono essere considerati linguisticamente a cavallo tra due campi linguistici. Inoltre, molte caratteristiche del vallone occidentale non sono in comune con il piccardo in genere, ma più con i dialetti orientali del piccardo (il piccardo di Vallonia). Lo stesso ragionamento si può fare per il vallone meridionale, che ha caratteristiche comuni con i dialetti più settentrionali del lorenese (gomese) piuttosto che con il lorenese in generale. Sono quindi più spesso considerazioni extra-linguistiche che linguistiche che fondano "l'unità" dei gruppi dialettali, ad esempio l'influenza di un centro come Liegi ad est oppure l'identificazione fra Ardenne e vallone meridionale. Le quattro grandi divisioni dialettali citate sopra non sono pertanto ben nette. Vallone Francese Italiano Walon Wallon Vallone Diè wåde Adieu Addio Bondjoû Bonjour Buongiorno A Salut Ciao Djusk' a! Salut! Ciao! Oyi Oui Sì Neni Non No A rvey Au revoir Arrivederci (i gn a) rén avou ça De rien Di niente Cmint dit-st on Comment dit-on Come dite Coyî Cuillère Cucchiaio Cmint daloz? Comment allez-vous? Come sta? Dji va bén, èt vos? Je vais bien et vous? Sto bene, e Lei? Dji n' sais nén J'en sais rien (Io) Non ne so niente
Lingua sarda
Il '''sardo''' è una lingua parlata nell'isola della Sardegna e appartenente al ramo indoeuropeo che, per differenziazione evidente sia ai parlanti nativi, sia ai non sardi, sia agli studiosi di ogni tempo, deve essere considerata autonoma dai sistemi dialettali di area italica, gallica e ispanica e pertanto classificata come idioma a sé stante nel panorama neolatino. Dal 1997 la legge regionale riconosce alla lingua sarda pari dignità rispetto all'italiano. Dal 1999 la lingua sarda è anche tutelata dalla legge nazionale sulle minoranze linguistiche; fra i dodici gruppi in questione, quello sardo costituisce la comunità più robusta in termini assoluti benché in continua diminuzione nel numero di locutori. È classificata dall'UNESCO nei suoi principali dialetti come lingua in serio pericolo di estinzione , dal momento che la grande maggioranza dei sardi si è ormai da lungo tempo completamente assimilata alla lingua dello stato e meno del tredici per cento, all'interno della popolazione giovanile, ha ereditato competenze in quella isolana.
quello moderno fa parte a pieno titolo della compagine italoromanza, così come gli idiomi sardo-corsi). Il sardo è classificato come lingua romanza e viene considerato da molti studiosi come la più conservativa delle lingue derivanti dal latino; a titolo di esempio, lo storico Manlio Brigaglia rileva che la frase in latino pronunciata da un romano di stanza a Forum Traiani ''Pone mihi tres panes in bertula'' ("Mettimi tre pani nella bisaccia") corrisponderebbe alla sua traduzione in sardo corrente ''Ponemi tres panes in sa bèrtula''. La relativa prossimità della lingua sarda al latino era stata analizzata anche dal linguista italo-americano Mario Andrew Pei nel suo studio comparativo del 1949 e ancor prima notata, nel 1941, dal geografo francese Maurice Le Lannou nel corso del suo periodo di ricerca in Sardegna. Sebbene la base lessicale sia quindi in massima misura di origine latina, il sardo conserva tuttavia diverse testimonianze del sostrato linguistico degli antichi Sardi prima della conquista romana: si evidenziano etimi protosardi e, in misura minore, anche fenicio-punici in diversi vocaboli e soprattutto toponimi, che in Sardegna si sarebbero preservati in percentuale maggiore rispetto al resto dell'Europa latina. Tali etimi riportano a un sostrato paleomediterraneo che rivelerebbe relazioni strette col basco. In età medievale, moderna e contemporanea la lingua sarda ha ricevuto influenze di superstrato dal greco-bizantino, ligure, volgare toscano, catalano, castigliano e infine italiano. Caratterizzato da una spiccata fisionomia che risalta dalle più antiche fonti disponibili, il sardo è ritenuto da Tullio de Mauro e Fiorenzo Toso come parte di un gruppo autonomo e nettamente differenziato rispetto all'italoromanzo ed è stato rapportato da Max Leopold Wagner e Benvenuto Aronne Terracini all'ormai estinto latino d'Africa, con le cui varietà condivide diversi parallelismi e un qual certo arcaismo linguistico, nonché un precoce distacco dal comune ceppo latino; il Wagner (1951) annette il sardo alla Romània occidentale, mentre Matteo Bartoli (1903) e Pier Enea Guarnerio (1905) lo ascrivono a una posizione autonoma tra la Romània occidentale e quella orientale. Da altri autori ancora, il sardo è classificato come l'unico esponente ancora in vita di una branca un tempo comprensiva finanche della Corsica e della summenzionata sponda meridionale del Mediterraneo. Per quanto tale classificazione sia sottoposta a delle critiche da parte di alcuni autori, i dialetti della lingua sarda propriamente detta vengono tradizionalmente ricondotti a due ortografie standardizzate e reciprocamente comprensibili, l'una riferita ai dialetti centro-settentrionali (o logudoresi) e l'altra a quelli centro-meridionali (o campidanesi). Le caratteristiche che vengono solitamente considerate dirimenti sono l'articolo determinativo plurale (''is'' ambigenere in campidanese, ''sos'' / ''sas'' in logudorese) e il trattamento delle vocali etimologiche latine ''E'' e ''O'', che rimangono tali nelle varietà centro-settentrionali e sono mutate in ''I'' e ''U'' in quelle centro-meridionali; esistono però numerosi dialetti detti di transizione, o ''Mesanía'' (es. arborense, barbaricino meridionale, ogliastrino, ecc.), che presentano i caratteri tipici ora dell'una, ora dell'altra varietà. Tale percezione dualistica dei dialetti sardi, registrata per la prima volta dal naturalista Francesco Cetti nel Settecento e riproposta in seguito dall'editore del dizionario sardo-italiano di Giovanni Spano, piuttosto che segnalare la presenza di effettive isoglosse, costituisce la prova di un'adesione psicologica dei sardi alla suddivisione amministrativa dell'isola effettuata in epoca spagnola tra un ''Caput Logudori'' (''Cabu de Susu'', "Capo di Sopra") e un ''Caput Calaris'' (''Cabu de Jossu'', "Capo di Sotto") ed estesa poi alla tradizione ortografica in una varietà logudorese e campidanese illustre. Il fatto che tali varietà illustri astraggano dai dialetti effettivamente diffusi nel territorio, che invece si collocano lungo uno spettro interno o ''continuum'' di parlate reciprocamente intellegibili, fa sì che risulti difficile tracciare un confine reale tra le varietà interne di tipo "logudorese" e di tipo "campidanese", problematica comune nella distinzione dei dialetti delle lingue romanze. I dialetti sardi, pur accomunati da morfologia, lessico e sintassi fondamentalmente omogenei, presentano rilevanti differenze di carattere fonetico e talvolta anche lessicale; purtuttavia, queste non ne ostacolano la mutua comprensibilità. Viene tuttora parlata in quasi tutta l'isola di Sardegna da un numero di locutori variabile tra 1.000.000 e 1.350.000 unità, generalmente bilingue (sardo/italiano) in situazione di ''diglossia'' (la lingua sarda è utilizzata prevalentemente nell'ambito familiare e locale mentre quella italiana viene usata nelle occasioni pubbliche e per la quasi totalità della scrittura). Più precisamente, da uno studio commissionato dalla Regione Sardegna nel 2006 risulta che ci siano 1.495.000 persone circa che capiscono la lingua sarda e 1.000.000 di persone circa in grado di parlarla. In modo approssimativo i locutori attivi del campidanese sarebbero 670.000 circa (il 68,9% dei residenti a fronte di 942.000 persone in grado di capirlo), mentre i parlanti delle varietà logudoresi-nuoresi sarebbero 330.000 circa (compresi i locutori residenti ad Alghero, nel Turritano e in Gallura) e 553.000 circa i sardi in grado di capirlo. Nel complesso solo meno del 3% dei residenti delle zone sardofone non avrebbe alcuna competenza della lingua sarda. Il sardo è la lingua tradizionale nella maggior parte delle comunità sarde nelle quali complessivamente vive l'82% dei sardi (il 58% in comunità tradizionalmente campidanesi, il 23% in quelle logudoresi). In virtù delle emigrazioni dai centri sardofoni, principalmente logudoresi e nuoresi, verso le zone costiere e le città del nord Sardegna il sardo è, peraltro, parlato anche nelle aree storicamente non sardofone: * Nella città di Alghero, dove la lingua più diffusa, assieme all'italiano, è un dialetto del catalano (lingua che, oltre all'algherese, comprende tra le altre anche le parlate delle province di Barcellona, di Gerona, delle Isole Baleari e di Valencia), il sardo è capito dal 49,8% degli abitanti e parlato dal 23,2%. Il mantenimento plurisecolare del catalano in questa zona è dato da un particolare episodio storico: le rivolte anticatalane da parte degli algheresi, con particolare riferimento a quella del 1353, furono infruttuose poiché la città fu alfine ceduta nel 1354 a Pietro IV il Cerimonioso. Questi, memore delle sollevazioni popolari, espulse tutti gli abitanti originari della città, ripopolandola dapprima con soli catalani di Tarragona, Valencia e delle Isole Baleari e, successivamente, con indigeni sardi che avessero però dato prova di piena fedeltà alla Corona di Aragona. * A Isili il romaniska è invece in via d'estinzione, parlato solo da un sempre più ristretto numero di individui. Tale idioma fu importato anch'esso in Sardegna nel corso della dominazione iberico-spagnola, a seguito di un massiccio afflusso di immigrati rom albanesi che, insediatisi nel suddetto paese, diedero origine a una piccola colonia di ramai ambulanti. * Nell'isola di San Pietro e parte di quella di Sant'Antioco, dove persiste il tabarchino, dialetto arcaizzante del ligure. Il tarbarchino fu importato dai discendenti di quei liguri che, nel Cinquecento, si erano trasferiti nell'isolotto tunisino di Tabarka e che, per via dell'esaurimento dei banchi corallini e del deterioramento dei rapporti con le popolazioni arabe, ebbero da Carlo Emanuele III di Savoia il permesso di colonizzare le due piccole e inabitate isole sarde nel 1738: il nome del comune appena fondato, Carloforte, sarebbe stato scelto dai coloni in onore del sovrano piemontese. La permanenza compatta in una sola locazione, unita ai processi proiettivi di auto-identificazione dati dalla percezione che i tabarchini avrebbero avuto di sé stessi in rapporto agli indigeni sardi, hanno comportato nella popolazione locale un alto tasso di lealtà linguistica a tale dialetto ligure, ritenuto un fattore necessario per l'integrazione sociale: difatti, la lingua sarda è compresa da solo il 15,6% della popolazione e parlata da un ancor più esiguo 12,2%. * Nel centro di Arborea (Campidano di Oristano) il veneto, trapiantato negli anni trenta del Novecento dagli immigrati veneti giunti a colonizzare il territorio ivi concesso dalle politiche fasciste, è oggigiorno in regresso, soppiantato sia dal sardo sia dall'italiano. Anche nella frazione algherese di Fertilia sono predominanti, accanto all'italiano, dialetti di tale famiglia (anch'essi in netto regresso) introdotti nell'immediato dopoguerra da gruppi di profughi istriani su un preesistente sostrato ferrarese. Un discorso a parte va fatto per i due idiomi parlati nell'estremo nord dell'isola, linguisticamente gravitanti sulla Corsica e quindi la Toscana: l'uno a nord-est, sviluppatosi da una varietà del toscano (il còrso meridionale) e l'altro a nord-ovest, influenzato dal toscano/corso e genovese. La maggior parte degli studiosi li considera parlate geograficamente sarde ma, tipologicamente, facenti parte del sistema linguistico italiano di tipo còrso-toscano per sintassi, grammatica e in buona parte lessico. Secoli di contiguità hanno fatto sì che, tra il sardo e i dialetti sardo-corsi afferenti all'area italiana, vi fossero reciproche influenze sia fonetico-sintattiche sia lessicali, senza però che ciò comportasse l'annullamento delle differenze fondamentali tra i due sistemi linguistici. Nello specifico, i cosiddetti idiomi sardo-corsi sono: * il gallurese, parlato nella parte nord-orientale dell'isola, è di fatto una varietà del còrso meridionale, conosciuto dai linguisti con il nome di còrso-gallurese. L'idioma sorse verosimilmente a seguito dei notevoli flussi migratori che, procedenti dalla Corsica, investirono la Gallura dalla seconda metà circa del XIV secolo o, secondo altri, invece, a partire dal XVI secolo. La causa di tali flussi va probabilmente ricercata nello spopolamento della regione dovuto a pestilenze, incursioni e incendi; vi è però da considerare che Plinio il Vecchio, nella sua opera ''Naturalis Historia'', segnala la storica presenza di una tribù nuragica nel nord della Sardegna chiamata ''Corsi''. * il turritano o sassarese, parlato a Sassari, Porto Torres, Sorso, Castelsardo e nei loro dintorni, ebbe invece origine più antica (XII-XIII secolo). Esso conserva grammatica e struttura di base corso-toscana a riprova della sua origine comunale e mercantile, ma presenta profonde influenze del sardo logudorese in lessico e fonetica, oltre a quelle minori del ligure, del catalano e dello spagnolo. Nelle zone di diffusione del gallurese e del sassarese, la lingua sarda è capita dalla massima parte della popolazione (il 73,6% in Gallura e il 67,8% nel Turritano), anche se è parlata da una minoranza di locutori: il 15,1% in Gallura (senza la città di Olbia, dove la sardofonia ha un notevole rilievo, ma comprese le piccole enclavi linguistiche come Luras) e il 40,5% nel Turritano, grazie alle numerose isole linguistiche in cui i due idiomi convivono. === Competenza del sardo all'interno delle diverse aree linguistiche === La presente tavola sinottica è contenuta nel già citato rapporto di Anna Oppo (curatrice), ''Le Lingue dei Sardi. Una Ricerca Sociolinguistica'', commissionato dalla Regione Autonoma di Sardegna alle Università di Cagliari e di Sassari. Attiva Passiva Nessuna Totale Interv. Area logudoresofona 76,0% 21,9% 2,1% 100% 425 Area campidanesofona 68,9% 27,7% 3,4% 100% 919 Città di Alghero 23,2% 26,2% 50,6% 100% 168 Area sassaresofona 27,3% 40,5% 32,2% 100% 575 Città di Olbia 44,6% 38,9% 16,6% 100% 193 Area galluresofona 15,1% 58,5% 26,4% 100% 53 Carloforte e Calasetta 12,2% 35,6% 52,2% 100% 90 === Preistoria e storia antica === Le origini e la classificazione della lingua protosarda o paleosarda non sono al momento note con certezza. Alcuni studiosi, tra cui il linguista svizzero esperto degli elementi di sostrato Johannes Hubschmid, hanno creduto di potere riconoscere diverse stratificazioni linguistiche nella Sardegna preistorica. Queste stratificazioni, cronologicamente collocabili in un periodo molto ampio che va dall'età della pietra a quella dei metalli, mostrerebbero, a seconda delle ricostruzioni proposte dai diversi autori, similitudini con le lingue paleoispaniche (proto-basco, iberico), lingue tirseniche e l'antico ligure. Anche se la dominazione di Roma, iniziata nel 238 a.C., importò fin da subito nell'amministrazione locale la lingua latina, la romanizzazione dell'isola non procedette in maniera affatto spedita: si stima che i contatti linguistici con la metropoli continentale fossero probabilmente già cessati a partire dal I secolo a.C., e le lingue sarde, fra cui il punico, permasero nell'uso ancora per diverso tempo. Si reputa che il punico continuò a essere usato fino al IV secolo d.C., mentre il nuragico resistette fino al VII secolo d.C. presso le popolazioni dell'interno che, guidate dal capo tribale Ospitone, adottarono anch'esse il latino con la loro conversione al cristianesimo. La prossimità culturale della popolazione locale rispetto a quella cartaginese risaltava nel giudizio degli autori romani, in particolare presso Cicerone le cui invettive, nello schernire i sardi ribelli al potere romano, vertevano nel denunciarne la inaffidabilità per via della loro supposta origine africana avendone in odio i portamenti, la loro disposizione verso Cartagine piuttosto che Roma, nonché una lingua incomprensibile. Diverse radici paleosarde rimasero invariate e in molti casi furono incamerate nel latino locale (come ''Nur'', presumibilmente da Norace, che si ritrova in diversi toponimi quali ''Nurri'', ''Nurra'' e molti altri); la regione dell'isola che avrebbe derivato il suo nome dal latino ''Barbaria'' (in italiano "paese dei Barbari", lemma comune all'ormai desueto "Barberia") si oppose all'assimilazione romana per un lungo periodo: vedasi, a titolo di esempio, il caso di Olzai, in cui circa il 50% dei toponimi è derivabile dal sostrato linguistico protosardo. Oltre ai nomi di luogo, sull'isola sono presenti diversi nomi di piante, animali e terminologia geomorfica direttamente riconducibili agli antichi idiomi indigeni. Anche nel suo fondo latino il sardo presenta diverse peculiarità, dovute all'adozione di vocaboli sconosciuti e/o da tempo caduti in disuso nel resto della Romània linguistica. Durata del dominio romano e nascita delle lingue romanze. Per quanto lentamente, il latino sarebbe alla fine comunque diventato la lingua madre della maggior parte degli abitanti dell'isola. Come risultato di questo profondo processo di romanizzazione, l'odierna lingua sarda è oggi classificata come lingua romanza o neolatina, presentante caratteristiche fonetiche e morfologiche simili al latino classico. Alcuni linguisti sostengono che la lingua sarda moderna sia stata la prima lingua a dividersi dalle altre lingue che si stavano evolvendo dal latino. Il condaghe di San Pietro di Silki (1065-1180), scritto in sardo Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente e una parentesi vandalica di 80 anni, la Sardegna fu riconquistata da Bisanzio e inclusa nell'Esarcato d'Africa. Nonostante un periodo di quasi cinque secoli, la lingua greca dei bizantini non diede in prestito al sardo che alcune espressioni rituali e formali; significativo, d'altro canto, l'utilizzo dell'alfabeto greco per redigere testi in una lingua neolatina. Quando gli omayyadi si impadronirono del Nordafrica, ai bizantini non rimasero dei precedenti territori che le Baleari e la Sardegna; essendo Costantinopoli impegnata nella riconquista della Sicilia e del Meridione italiano, caduti nelle mani degli arabi, questa distolse la propria attenzione dall'isola che, quindi, procedette a dotarsi di competenze via via maggiori fino all'indipendenza. === Periodo giudicale === Il sardo, sviluppando le due varianti ortografiche logudoresi e campidanesi, costituì durante il periodo medioevale la lingua ufficiale e nazionale dei quattro Giudicati isolani, anticipando in emancipazione le altre lingue neolatine. L'eccezionalità della situazione sarda, che costituisce in tal senso un caso unico nell'intero panorama romanzo, consiste nel fatto che tali testi ufficiali furono redatti fin dall'inizio in sardo ed escludessero del tutto il latino, a differenza di quanto accadeva nel periodo coevo in Francia, Italia e Iberia; il latino, per quanto coufficiale, era infatti impiegato solo nei documenti concernenti rapporti con il continente. La coscienza linguistica sulla dignità del sardo era tale da giungere, nelle parole di Livio Petrucci, a un suo impiego «in epoca per la quale nulla di simile è verificabile nella penisola» non solo «in campo giuridico» ma anche «in qualunque altro settore della scrittura». La lingua sarda presentava allora un numero ancor maggiore di arcaismi e latinismi rispetto a quella attuale, l'utilizzo di caratteri oggi entrati in disuso nonché in diversi documenti una grafia della lingua scritta che risentiva degli influssi degli scrivani, spesso toscani, genovesi o catalani. Scarsa la presenza di lemmi germanici, giunti perlopiù attraverso lo stesso latino, e degli arabismi, importati a loro volta dall'influsso iberico. Nonostante le numerose spedizioni intraprese verso la Sardegna, infatti, gli arabi non sarebbero mai riusciti mai a conquistarla e a stabilirvisi, a differenza della Sicilia. Dante Alighieri nel suo De vulgari eloquentia (1303-1305) ne riferisce ed espelle criticamente i sardi, a rigore non italiani (''Latii'') per quanto a questi superficialmente accomunabili, in quanto agli occhi di Dante parlerebbero non una lingua neolatina, bensì in latino schietto imitandone la ''gramatica'' «come le scimmie imitano gli uomini: dicono infatti ''domus nova'' e ''dominus meus''». Tale asserzione è in realtà prova di quanto il sardo, ormai evolutosi autonomamente dal latino, fosse divenuto già in quell'epoca, nelle parole del Wagner, un'autentica e impenetrabile "sfinge", ovvero una lingua pressoché incomprensibile a tutti fuorché gli isolani. Famosi sono due versi del XII secolo attribuiti al trovatore provenzale Rambaldo di Vaqueiras, che nel suo poema ''Domna, tant vos ai preiada'' equipara il sardo per intelligibilità a due lingue del tutto escluse dallo spazio romanzo, quali il tedesco (un idioma germanico) e il berbero (un idioma afroasiatico): «''No t'entend plui d'un Todesco / Sardesco o Barbarì''» (lett. "Non ti capisco più di un tedesco / o sardo o berbero") e quelli del fiorentino Fazio degli Uberti (XIV secolo) il quale nel Dittamondo scrive dei sardi: «''una gente che niuno non la intende / né essi sanno quel ch'altri pispiglia ''» (lett. "una gente che nessuno capisce / né essi capiscono quel che gli altri bisbigliano"). Il geografo Muhammad al-Idrisi, che visse a Palermo nella corte del re Ruggero II, scrisse nella sua opera ''Kitab Nuzhat al-mushtāq fi'khtirāq al-āfāq'' ("Il libro dei viaggi piacevoli in terre lontane" o, semplicemente, "Il libro di Ruggero") che «i sardi sono di schiatta (latina d'Africa), berberizzanti; rifuggono dal consorzio di ogni altra nazione di : sono gente di proposito e e valorosa, che non lascia mai l'arme». In effetti, il sardo era percepito come piuttosto simile ai dialetti latini un tempo parlati dai berberi cristiani in Nord Africa, dando credito alla teoria che il latino volgare sia in Africa che in Sardegna mostrasse una significativa quantità di parallelismi non già solo per via di antiche affinità etniche, ma anche per il comune passato politico all'interno dell'Esarcato d'Africa. La comunanza sarda e africana di diverse parole alquanto rare se non assenti nel resto del panorama romanzo, come ''acina'' (uva), ''pala'' (spalla), o anche ''spanus'' nel latino africano e il sardo ''spanu'' ("rossiccio"), costituirebbe la prova, per J. N. Adams, del fatto che una discreta quantità di vocabolario fosse un tempo condivisa tra Africa e Sardegna. Sempre con riguardo al lessico, Wagner osserva come la denominazione sarda per la Via Lattea (''sa (b)ía de sa báza'' o ''(b)ía de sa bálla'', letteralmente "la via o il cammino della paglia") si discosti dall'intero panorama romanzo e si ritrovi piuttosto nelle lingue berbere. Il primo documento scritto in cui compaiono elementi della lingua sarda risale al 1065 e si tratta dell'atto di donazione da parte di Barisone I di Torres indirizzato all'abate Desiderio a favore dell'abbazia di Montecassino, noto anche come Carta di Nicita. Prima pagina della Carta de Logu arborense Altri documenti di grande rilevanza sono i Condaghi, la Carta di Orzocco (1066/1073), il Privilegio Logudorese (1080-1085) conservato presso l'Archivio di Stato di Pisa, la Prima Carta cagliaritana (1089 o 1103) proveniente dalla chiesa di San Saturnino nella diocesi di Cagliari e, assieme alla Seconda Carta Marsigliese, conservata negli Archivi Dipartimentali delle Bouches-du Rhone a Marsiglia, oltre a un particolare atto (1173) tra il Vescovo di Civita Bernardo e Benedetto, allor amministratore dell'Opera del Duomo di Pisa. Statuti Sassaresi Gli Statuti Sassaresi (1316) e quelli di Castelgenovese (c. 1334), scritti in logudorese, sono un altro importante esempio di documentazione linguistica della Sardegna settentrionale e della Sassari comunale; è infine d'uopo menzionare la ''Carta de Logu'' del Regno di Arborea (1355-1376), che sarebbe rimasta in vigore fino al 1827. Per quanto i testi a noi rimasti provenissero da zone alquanto lontane l'una dall'altra, quali il nord e il sud dell'isola, il sardo si presentava allora piuttosto omogeneo: benché le differenze ortografiche tra il logudorese e il campidanese cominciassero a intravedersi, il Wagner rinveniva in tale periodo «l'originaria unità della lignua sarda». Paolo Merci vi riscontra una «larga uniformità», così come Antonio Sanna e Ignazio Delogu, per il quale sarebbe stata la vita comunitaria a sottrarre l'ortografia sarda ai localismi. A detta di Carlo Tagliavini, nell'isola si andava formando una koinè illustre basata piuttosto sul modello ortografico logudorese. In seguito alla scomparsa del giudicato di Cagliari e di quello di Gallura nella seconda metà del XIII secolo, sarebbe stato il dominio dei Gherardesca e della Repubblica di Pisa sugli ex-territori giudicali a provocare, secondo Eduardo Blasco Ferrer, una prima frammentazione del sardo, con un considerevole processo di toscanizzazione della lingua locale. Nel settentrione della Sardegna, invece, furono i genovesi a imporre la propria sfera di influenza, sia mediante la nobiltà sardo-genovese di Sassari, sia attraverso i membri della famiglia Doria che, anche dopo l'annessione dell'isola da parte dei catalano-aragonesi, conservarono i propri feudi di Castelsardo e Monteleone in qualità di vassalli dei sovrani della Corona d'Aragona. Alla seconda metà del XIII secolo risale la prima cronaca redatta in ''lingua sive ydiomate sardo'', seguendo gli stilemi tipici del periodo. Il manoscritto, redatto da un anonimo e oggi conservato presso l'Archivio di Stato di Torino, reca il titolo di ''Condagues de Sardina'' e traccia le vicende dei Giudici succedutisi nel Giudicato di Torres; l'ultima edizione critica della cronaca sarebbe stata ripubblicata nel 1957 da Antonio Sanna. La politica estera del giudicato di Arborea, indirizzata a unificare il resto dell'isola sotto il suo regno e a preservare la propria indipendenza da ingerenze straniere, oscillò tra una posizione di alleanza con gli aragonesi in funzione antipisana a una, di senso contrario, antiaragonese, instaurando alcuni legami culturali con la tradizione italiana. La contrapposizione politica fra il giudicato di Arborea e i sovrani aragonesi, divenuti ormai egemoni in Sardegna, si manifestò anche con l'adozione di certe matrici culturali toscane, quali alcuni moduli linguistici nell'Oristanese e lo "Stile dell'Incarnazione pisana", architettura militare e religiosa. Ciononostante, in linea con la propria politica estera, il giudicato arborense si contraddistinse per diverse innovazioni, quali un proprio tipo di scrittura cancelleresca (la gotica cancelleresca arborense) e per una qual certa riluttanza a sottoporsi eccessivamente all'influsso di culture forestiere, maturata sulla consapevolezza di una propria identità autoctona, etnica, antropologica, culturale e linguistica. In ogni caso, una qual certa influenza italiana poté essere mantenuta nel giudicato arborense grazie alla presenza in loco di alcuni notai, giuristi e medici provenienti dalla suddetta penisola, nonché di alcuni uomini d'arme toscani a capo di milizie locali, fra cui Cicarello di Montepulciano e Giuliano di Massa. === Periodo iberico e aragonese-spagnolo === L'infeudamento della Sardegna da parte di papa Bonifacio VIII nel 1297, senza che questi avesse tenuto conto delle realtà statuali già presenti al suo interno, portò alla fondazione nominale del Regno di Sardegna. Una lunga guerra tra Arborea e Aragonesi, conclusasi con la definitiva vittoria di questi ultimi a Sanluri nel 30 giugno 1409 e la rinuncia dei diritti di successione arborensi da parte di Guglielmo III di Narbona, segnò la definitiva fine dell'indipendenza sarda; sarebbe stato sistematicamente neutralizzato ogni focolaio di ribellione antiaragonese, quali la rivolta di Alghero nel 1353, quella di Uras del 1470 e infine quella di Macomer nel 1478, in seguito alla quale l'isola fu arbitrariamente divisa in due Capi di pertinenza separata. L'assimilazione conseguente alla conquista dell'isola investì ogni aspetto della società; il catalano, la lingua più diffusa nella Corona d'Aragona, assunse infatti lo status di lingua egemone, in una condizione diglossica in cui il sardo (benché non scomparso dall'uso ufficiale: la stessa ''Carta de Logu'' fu estesa dal Parlamento al resto dell'isola nel 1421) venne comunque relegato, nella vita pubblica e intellettuale, a una posizione secondaria: i dialetti sardi parlati nel capo di sotto subirono una serie di prestiti dall'idioma dominante in numero tale da creare a Cagliari, dove il catalano subentrò interamente al sardo, espressioni idiomatiche quali "''No scit su catalanu''" ("Non sa il catalano") per indicare una persona che non sapeva esprimersi correttamente. L'avvocato Sigismondo Arquer, autore della ''Sardiniae brevis historia et descriptio'' (il cui paragrafo relativo alla lingua sarebbe stato grossomodo estrapolato anche da Conrad Gessner nel suo "Sulle differenti lingue in uso presso le varie nazioni del globo"), concorda con Giovanni Francesco Fara nel riferire che il catalano e lo spagnolo fossero parlati nelle città, in modo particolare presso i piccolo-borghesi e il clero, e il sardo nel resto del Regno. I Gesuiti, che fondarono dei collegi a Sassari (1559), Cagliari (1564), Iglesias (1578) e Alghero (1588), inizialmente promossero una politica linguistica a favore del sardo, salvo poi mutarla rapidamente a favore dello spagnolo. Contribuirono alla diffusione popolare del catalano le laude religiose in onore di Maria e dei santi, i ''goigs'' (donde il campidanese ''gocius''). L'influenza del toscano, fra il XIV e il XV secolo, si manifestò nel Logudoro, sia in alcuni documenti ufficiali, sia come lingua letteraria: l'internazionalizzazione del Rinascimento italiano, a partire dal XVI secolo, avrebbe infatti ravvivato in Europa l'interesse per la cultura italiana, manifestandosi anche in Sardegna soprattutto nell'impiego aggiuntivo di suddetta lingua presso alcuni autori, parallelamente al sardo e a quelle iberiche. In questi stessi secoli o in epoca immediatamente successiva, anche a causa della progressiva diffusione del corso in Gallura nonché in ampie zone della Sardegna nord-occidentale, cui si è fatto accenno in precedenza, il logudorese settentrionale assunse talune caratteristiche fonetiche (palatalizzazione e suoni fricativi-palatalizzati) dovute al contatto con l'area linguistica toscana (''sic''). In questo primo periodo iberico abbiamo una qual certa documentazione scritta della lingua sarda tanto in letteratura quanto in atti notarili, essendo l'idioma maggiormente diffuso e parlato, che però ben esplica l'influenza iberica. Antonio Cano (1400-1476) compose, nel XV secolo, il poema di carattere agiografico ''Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Prothu et Januariu'' (pubbl. 1557); è una delle opere letterarie più antiche in lingua sarda, nonché più rilevanti sotto l'aspetto filologico del periodo. Estratto de ''sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Prothu et Januariu'' (A. Cano, ~1400) O Deu eternu, sempre omnipotente, In s’aiudu meu ti piacat attender, Et dami gratia de poder acabare Su sanctu martiriu, in rima vulgare, 5. De sos sanctos martires tantu gloriosos Et cavaleris de Cristus victoriosos, Sanctu Gavinu, Prothu e Januariu, Contra su demoniu, nostru adversariu, Fortes defensores et bonos advocados, 10. Qui in su Paradisu sunt glorificados De sa corona de sanctu martiriu. Cussos sempre siant in nostru adiutoriu. Amen. Nel 1479 si ebbe l'unificazione fra il regno di Castiglia con quello di Aragona. Tale unificazione, di carattere esclusivamente dinastico, non comportò, sotto il profilo linguistico, cambiamenti di sorta, fino almeno agli inizi del XVII secolo. Il castigliano o spagnolo tardò infatti a imporsi come lingua ufficiale dell'isola e non oltrepassò i domini della letteratura e dell'istruzione: fino al 1600 gli editti ufficiali infatti si pubblicarono perlopiù in catalano e solo a partire dal 1602 si iniziò a utilizzare anche il castigliano, che sarebbe diventato una lingua ufficiale dell'isola nel 1643. Solo allora la Sardegna entrò pienamente nell'orbita linguistica spagnola. Lo spagnolo, o castigliano, si affermò pertanto tardivamente e sarebbe rimasto una lingua elitaria pertinente ai campi della letteratura e dell'istruzione, a differenza del catalano, la cui forza di propagazione fu tale da entrare nella massima parte delle contrade della Sardegna centrale e meridionale e in alcune aree di quella settentrionale (ma non certamente nel capitolo di Sassari, dove i contratti d'appalto iniziarono a privilegiare lo spagnolo dal 1610, gli atti ufficiali vennero scritti in sardo logudorese fino al 1649 e gli statuti di alcune prestigiose confraternite sassaresi in italiano; in aree quali Macomer, gli archivi parrocchiali impiegarono il sardo fino al 1623), resistendo tenacemente negli atti pubblici e nei libri di battesimo. Nonostante ciò, gli studiosi sardi dell'epoca conoscevano assai bene lo spagnolo e avrebbero scritto tanto in spagnolo quanto in sardo fino al XIX secolo; Vicente Bacallar Sanna, per esempio, fu uno dei fondatori della Real Academia Española. Nel XVI secolo, il sardo conobbe una prima rinascita letteraria. L'opera ''Rimas Spirituales'' del letterato Gerolamo Araolla, sassarese che scrisse in sardo, castigliano e italiano, si prefisse il compito di "''magnificare et arrichire sa limba nostra sarda''", allo stesso modo in cui i poeti spagnoli, francesi e italiani lo avevano fatto per la loro rispettiva lingua, seguendo schemi già collaudati (es. ''la Deffense et illustration de la langue françoyse'', ''il Dialogo delle lingue''): per la prima volta fu così posta la cosiddetta ''questione della lingua sarda'', poi approfondita da vari altri autori. L'Araolla è anche il primo autore sardo a stringere in nesso la parola "lingua" con "nazione", il cui riconoscimento non è direttamente espresso a chiare lettere ma dato per scontato, data la "naturalezza" con la quale gli autori di diverse nazioni si cimentano in una propria letteratura nazionale. Antonio Lo Frasso, poeta nato ad Alghero (città che ricorda con affetto in vari versi) e vissuto a Barcellona, fu probabilmente il primo intellettuale di cui abbiamo testimonianza a comporre in sardo liriche amorose, benché abbia scritto maggiormente in un castigliano pregno di catalanismi; si tratta in particolare di due sonetti (''Cando si det finire custu ardente fogu'' e ''Supremu gloriosu exelsadu'') e di un poema in ottave reali, facenti parte della sua opera principale ''Los diez libros de fortuna d'Amor'' (1573). Nel XVII secolo vi fu una produzione letteraria anche in italiano, per quanto limitata (nel complesso, secondo le stime della scuola di Bruno Anatra, circa l'87% dei libri stampati a Cagliari era in spagnolo). Nello specifico si trattava di alcuni scrittori plurilingui, come Salvatore Vitale, nato a Maracalagonis nel 1581, che accanto all'italiano utilizzò anche lo spagnolo, il latino e il sardo, Efisio Soto-Real (il cui vero nome fu Giuseppe Siotto), Eusebio Soggia, Prospero Merlo e Carlo Buragna, il quale aveva vissuto lungamente nel Regno di Napoli. Il sardo restò comunque l'unico e spontaneo codice della popolazione sarda, rispettato e anche appreso dai conquistatori. La situazione sociolinguistica era caratterizzata da una competenza, sia attiva sia passiva, nelle città delle due lingue iberiche e del sardo nei vari paesi, come riportano vari autori fra cui figurano l'ambasciatore e ''Visitador'' Martin Carillo (supposto autore dell'ironico giudizio sulla nobiltà sarda: ''pocos, locos y mal unidos''), l'anonimo del ''Llibre dels feyts d'armes de Catalunya'' (un cui passaggio recita: "''parlen la llengua catalana molt polidament, axì com fos a Catalunya''"), Anselm Adorno (originario di Genova ma residente a Bruges) che notò, nei suoi pellegrinaggi, come nonostante una cospicua presenza di stranieri i nativi dell'isola parlassero la propria lingua (''linguam propriam sardiniscam loquentes''), infine il rettore del collegio gesuita sassarese Baldassarre Pinyes che a Roma scriveva: "''per ciò che concerne la lingua sarda, sappia vostra paternità che essa non è parlata in questa città, né in Alghero, né a Cagliari: la parlano solo nelle ville''". La consistente presenza, nel capo di sopra, di feudatari valenzani e aragonesi, oltre che di soldati mercenari lì stanziati di guardia, rese i dialetti logudoresi più esposti alle influenze castigliane; inoltre, altri vettori di ingresso furono, per quanto concerne i prestiti linguistici, la poesia orale, le opere teatrali e i già menzionati ''gocius'' o ''gosos'' (vocabolo derivante da ''gozos'', stante per "inni sacri"). La poesia popolare si arricchì di altri generi, quali le ''anninnias'' (ninne nanne), gli ''attitos'' (lamenti funebri), le ''batorinas'' (quartine narrative), i ''berbos'' e ''paraulas'' (malefici e scongiuri) e i ''mutos'' e ''mutetos''. Si annoti che diverse testimonianze scritte del sardo permasero anche negli atti notarili, i quali pur subirono crudi castiglianismi e italianismi nel lessico e nella forma, e nell'allestimento di opere religiose a scopo di catechesi, quali ''Sa Dottrina et Declarassione pius abundante'' e ''Sa Breve Suma de sa Doctrina in duas maneras''. Il sardo era inoltre una delle poche lingue la cui conoscenza era richiesta per potere essere ufficiali dei tercios spagnoli. Potevano infatti fare carriera solo coloro che parlavano sardo, spagnolo, catalano o portoghese. Frattanto il parroco orgolese Ioan Mattheu Garipa, nell'opera ''Legendariu de Santas Virgines, et Martires de Iesu Christu'' che provvedette a tradurre dall'italiano (il ''Leggendario delle Sante Vergini e Martiri di Gesù Cristo''), pose in evidenza la nobiltà del sardo rapportandola al latino classico e attribuendole nel Prologo, come Araolla prima di lui, un'importante valenza etnico-nazionale. Secondo il filologo Paolo Maninchedda, tali autori, a partire dall'Araolla, «non scrivono di Sardegna o in sardo inserirsi in un sistema isolano, ma per iscrivere la Sardegna e la sua lingua – e con esse, se stessi – in un sistema europeo. Elevare la Sardegna ad una dignità culturale pari a quella di altri paesi europei significava anche promuovere i sardi, e in particolare i sardi colti, che si sentivano privi di radici e di appartenenza nel sistema culturale continentale». Nei primi anni del Settecento, nell'isola si impiantò l'Arcadia e si assistette a una grande varietà di generi poetici, che variavano dalla poesia epica di Raimondo Congiu a quella satirica di Gian Pietro Cubeddu e quella sacra di Giovanni Delogu Ibba. === Periodo sabaudo e italiano === L'esito della guerra di successione spagnola determinò la sovranità austriaca dell'isola, confermata poi dai trattati di Utrecht e Rastadt (1713-1714); pur tuttavia durò appena quattro anni giacché, nel 1717, una flotta spagnola rioccupò Cagliari e nell'anno successivo, per mezzo di un trattato poi ratificato all'Aia nel 1720, la Sardegna venne assegnata a Vittorio Amedeo II di Savoia in cambio della Sicilia. L'isola entrò così nell'orbita italiana dopo quella iberica. Tale trasferimento di autorità, in un primo tempo, non implicò per i sudditi isolani alcun cambiamento in fatto di lingua e costumi: i sardi seguitarono a usare il sardo e le lingue iberiche e persino i simboli dinastici aragonesi e castigliani sarebbero stati sostituiti dalla croce sabauda solo nel 1767. La lingua sarda, benché praticata in condizione di diglossia, non era finora mai stata ridotta al rango sociolinguistico di "dialetto", essendone comunque universalmente percepita l'indipendenza linguistica e parlata da tutte le classi sociali; lo spagnolo era invece il codice linguistico di prestigio conosciuto e adoperato dagli strati sociali di almeno media cultura, talché Joaquín Arce ne riferisce nei termini di un paradosso storico: il castigliano era ormai diventato lingua comune degli isolani nel secolo stesso in cui cessarono ufficialmente di essere spagnoli per diventare italiani. Constatata la situazione corrente, la classe dirigente piemontese, in questo primo periodo, si limitò a mantenere le istituzioni politico-sociali locali, avendo però cura di svuotarle allo stesso tempo di significato. Tale approccio, improntato al pragmatismo, era dovuto a tre motivi di ordine eminentemente politico: in primo luogo la necessità, nei primi tempi, di rispettare alla lettera le disposizioni del Trattato di Londra, firmato il 2 agosto del 1718, il quale imponeva il rispetto delle leggi fondamentali e dei privilegi del Regno appena ceduto; in secondo luogo, l'esigenza di non generare attriti sul fronte interno dell'isola, in larga parte filospagnolo; in terzo e ultimo luogo la speranza, covata dai regnanti sabaudi per qualche tempo ancora, di potersi disfare della Sardegna e riacquisire la Sicilia. Dal momento che l'imposizione di una nuova lingua, quale l'italiano, in Sardegna avrebbe infranto una delle leggi fondamentali del Regno, Vittorio Amedeo II sottolineò nel 1721 come tale operazione dovesse essere portata a termine "insensibilmente", ovvero in modo relativamente furtivo. Tale prudenza si riscontra ancora nel mese di giugno del 1726 e di gennaio del 1728, allorquando il Re espresse l'intenzione non già di abolire il sardo e lo spagnolo, ma solo di diffondere maggiormente la conoscenza dell'italiano. Lo smarrimento iniziale dei nuovi dominatori, subentrati ai precedenti, rispetto all'alterità culturale che riconoscevano al possedimento isolano è evinto da un apposito studio, da loro commissionato e pubblicato nel 1726 dal gesuita barolese Antonio Falletti, dal nome "''Memoria dei mezzi che si propongono per introdurre l'uso della lingua italiana in questo Regno''" in cui si raccomandava all'amministrazione sabauda di applicare il metodo di apprendimento "''ignotam linguam per notam expōnĕre''" ("presentare una lingua sconosciuta l'italiano attraverso una conosciuta lo spagnolo"). Nello stesso anno, Vittorio Amedeo II aveva manifestato la volontà di non poter più tollerare la mancata conoscenza dell'italiano presso gli isolani, dati i disagi che ciò stava comportando per i funzionari giunti in Sardegna dalla terraferma. Le restrizioni sui matrimoni misti tra donne sarde e ufficiali piemontesi, fino ad allora proibiti per legge, sarebbero state revocate e questi anzi incoraggiati allo scopo di meglio diffondere la lingua tra i nativi. La relazione tra il nuovo idioma e quello nativo, inserendosi entro un contesto storicamente contrassegnato da una marcata percezione di alterità linguistica, si pose fin da subito nei termini di un rapporto (ancorché ineguale) tra lingue fortemente distinte, piuttosto che tra una lingua e un suo dialetto come invece avvenne poi in altre regioni italiane; gli stessi spagnoli, costituenti la classe dirigente aragonese e castigliana, solevano inquadrare il sardo come una lingua distinta sia rispetto alle proprie sia all'italiano. La percezione dell'alterità del sardo era, però, pienamente avvertita anche dagli italiani che si recavano nell'isola e ne riportavano la loro esperienza coi nativi. L'italiano, nonostante venisse da taluni anche in Sardegna settentrionale ritenuto "non nativo" o "forestiero", aveva svolto in quell'angolo di Sardegna fino ad allora un proprio ruolo, provocando nelle parlate e nella tradizione scritta un processo di toscanizzazione iniziato nel XII secolo e consolidatosi successivamente; nelle zone sardofone, corrispondenti all'area centro-settentrionale e meridionale dell'isola, era invece pressoché sconosciuto alla grande maggioranza della popolazione, dotta e no. Purtuttavia, la politica del governo sabaudo in Sardegna, allora diretta dal ministro Bogino, di alienare l'isola dalla sfera culturale e politica spagnola in modo da allinearla all'italiano Piemonte, ebbe quale riflesso l'introduzione diretta dell'italiano per legge nel 1760 sulla scorta degli Stati di terraferma e in particolare del Piemonte, nei quali l'impiego dell'italiano era ufficialmente consolidato da secoli, nonché ulteriormente rinforzato dall'editto di Rivoli. Nel 1764, l'imposizione esclusiva della lingua italiana fu infine estesa a tutti i settori della vita pubblica quali anche l'istruzione, parallelamente alla riorganizzazione delle Università di Cagliari e Sassari, le quali videro l'arrivo di personale continentale, e a quella dell'istruzione inferiore, in cui si stabiliva l'invio di insegnanti provenienti dal Piemonte per supplire all'assenza di insegnanti sardi italofoni. Tale manovra ineriva soprattutto a un progetto di allacciamento della cultura sarda a quella della penisola e di rafforzamento geopolitico del dominio savoiardo sulla classe colta isolana, ancora molto legata alla penisola iberica, attraverso lo spossessamento linguistico-culturale e la neutralizzazione degli elementi recanti tracce del precedente dominio; ciononostante, lo spagnolo continuò a essere largamente impiegato, nei registri parrocchiali e atti ufficiali, fino al 1828, e l'effetto più immediato fu così solo l'emarginazione sociale del sardo, dal momento che per la prima volta anche i ceti abbienti della Sardegna rurale (i ''printzipales'') cominciarono a percepire la sardofonia come uno svantaggio. Il sistema amministrativo e penale di matrice francese introdotto dal governo sabaudo, capace di estendersi in maniera quanto mai articolata presso ogni villaggio della Sardegna, rappresentò per i sardi il principale canale di contatto diretto con la nuova lingua egemone; per le classi più elevate, la soppressione dell'ordine dei Gesuiti nel 1774 e la loro sostituzione con i filoitaliani Scolopi, nonché le opere di matrice illuministica, stampate nella terraferma in italiano, ricoprirono un ruolo considerevole nella loro italianizzazione primaria. Nello stesso periodo di tempo, vari cartografi piemontesi italianizzarono i toponimi dell'isola: benché qualcuno fosse rimasto inalterato, la maggior parte subì un processo di adattamento alla pronuncia italiana, se non di sostituzione con designazioni in italiano, che perdura tutt'oggi, spesso artificioso e figlio di un'erronea interpretazione del significato nell'idioma locale. Sul finire del Settecento, sulla scia della rivoluzione francese, si formò un gruppo di piccolo-borghesi, chiamato ''Partito Patriottico'', che meditava l'instaurazione di una Repubblica Sarda svincolata dal giogo feudale e sotto la protezione francese; si diffusero così nell'isola numerosi pamphlet, stampati prevalentemente in Corsica e scritti in lingua sarda, il cui contenuto, ispirato ai valori dei Lumi e apostrofato dai vescovi sardi come "giacobino-massonico", incitava il popolo alla ribellione contro il dominio piemontese e i soprusi baronali nelle campagne. Il prodotto letterario più famoso di tale periodo di tensioni, scoppiate il 28 aprile del 1794, fu il poema antifeudale de ''Su patriotu sardu a sos feudatarios'', quale testamento morale e civile nutrito degli ideali democratici francesi e contrassegnato da un rinnovato sentimento patriottico. Il primo studio sistematico sulla lingua sarda fu redatto nel 1782 dal filologo Matteo Madau, con il titolo di ''Il ripulimento della lingua sarda lavorato sopra la sua antologia colle due matrici lingue, la greca e la latina''. Lamentando egli in premessa il generale declino della lingua ("''La lingua della sarda nostra nazione, venerabile per la sua antichità, pregevole per l'ottimo fondo de' suoi dialetti, necessaria alla privata e pubblica società de' nostri compatrioti, giacque in somma dimenticanza in fino al dì d'oggi, dagli stessi abbandonata come incolta e dagli stranieri negletta come inutile''"), l'intenzione patriottica che animava Madau era quella di accreditare il sardo come lingua nazionale dell'isola, seguendo l'esempio di autori quali il già citato Araolla in periodo iberico; purtuttavia, il clima di repressione del governo sabaudo sulla cultura sarda avrebbe indotto il Madau a velare i suoi proponimenti con intenti letterari, rivelandosi alla fine incapace di tradurli in realtà. Il primo volume di dialettologia comparata fu realizzato nel 1786 dal gesuita catalano Andres Febres, noto in Italia con il falso nome di ''Bonifacio d'Olmi'', di ritorno da Lima in cui aveva pubblicato un libro di grammatica mapuche nel 1764. Trasferitosi a Cagliari, si appassionò al sardo e condusse un lavoro di ricerca su tre specifici dialetti; scopo dell'opera, intitolata ''Prima grammatica de' tre dialetti sardi'', era «dare le regole della lingua sarda» e spronare i sardi a «cultivare ed avantaggiare l'idioma loro patrio, con l'italiano insieme». Il governo di Torino, esaminata l'opera, decise di non permetterne la pubblicazione: Vittorio Amedeo III considerò un affronto il fatto che il libro contenesse una dedica bilingue rivoltagli in italiano e sardo, un errore che i suoi successori, pur richiamandosi alla "patria sarda", avrebbero poi evitato, premurandosi di fare uso del solo italiano. Nel clima di restaurazione monarchica seguito alla fallita rivoluzione angioiana, altri intellettuali sardi, tutti caratterizzati tanto da un atteggiamento di devozione nei confronti della propria isola quanto di comprovata fedeltà verso la Casa Savoia, posero infatti maniera ancora più esplicita la "questione della lingua sarda", usando però generalmente l'italiano quale lingua veicolare dei testi. Nel diciannovesimo secolo, in particolare, all'interno dell'intellettualità sarda si registrò una frattura tra l'aderenza a un sentimento nazionale sardo e la dimostrazione di lealtà nei confronti della nuova nazionalità italiana, per la quale infine la classe dirigente propendette come reazione alla minaccia rappresentata dalle forze sociali rivoluzionarie. A breve distanza dalla rivolta antipiemontese, nel 1811, si rileva la pubblicazione del sacerdote Vincenzo Raimondo Porru, la quale era però riferita alla sola variante meridionale (da cui il titolo di ''Saggio di grammatica del dialetto sardo meridionale'') e, per prudenza nei confronti dei regnanti, espressa soltanto in funzione dell'apprendimento dell'italiano, anziché di tutela del sardo. Degno di nota è il lavoro del canonico, professore e senatore Giovanni Spano, la ''Ortographia sarda nationale'' ("Ortografia nazionale sarda") del 1840; benché ufficialmente seguisse l'esempio del Porru, cui pure rinviava, esso elevò un dialetto del sardo su base logudorese a ''koinè'' illustre in virtù dei suoi stretti rapporti con il latino, in maniera analoga al modo in cui il dialetto fiorentino si era culturalmente imposto a suo tempo in Italia quale "lingua illustre". A detta del giurista Carlo Baudi di Vesme, la proscrizione e lo sradicamento della lingua sarda da ogni profilo privato e sociale dell'isola sarebbe stato auspicabile nonché necessario, quale opera di "incivilimento" dell'isola, perché fosse così integrata nell'orbita ormai spiccatamente italiana del Regno. L'istruzione primaria, offerta solo in italiano, contribuì dunque a una pur lenta diffusione di tale lingua tra i nativi, innescando per la prima volta un processo di erosione ed estinzione linguistica; il sardo venne infatti presentato dal sistema educativo come la lingua dei socialmente emarginati, nonché come ''sa limba de su famine'' o ''sa lingua de su famini'' ("la lingua della fame"), corresponsabile endogeno dell'isolamento e miseria secolare dell'isola, e per converso l'italiano quale agente di emancipazione sociale attraverso l'integrazione socioculturale con la terraferma continentale. Nel 1827 venne infine abrogata per sempre la Carta de Logu, lo storico corpus giuridico tradizionalmente noto come «''consuetud de la nació sardesca''», in favore delle più moderne "''Leggi civili e criminali del Regno di Sardegna''", pubblicate in italiano per espresso ordine del re Carlo Felice di Savoia. Cimitero storico di Ploaghe, nel quale si sono conservati 39 epitaffi scolpiti in sardo e 3 in italiano. Nelle qui presenti lapidi mortuarie, risalenti alla seconda metà dell'Ottocento, è possibile osservare il processo di deriva linguistica; si noti, a sinistra, la presenza di una lapide in lingua sarda con riferimento a prenomi storici del tutto assenti in quelle, più a destra, scritte invece in lingua italiana. La fusione perfetta del 1847 con la terraferma sabauda, nata sotto gli auspici di un «trapiantamento in Sardegna, senza riserve e ostacoli, della civiltà e cultura continentale», avrebbe determinato la perdita della residuale autonomia politica sarda nonché il definitivo declassamento del sardo rispetto all'italiano, marcando così il momento storico in cui, convenzionalmente, «la ‘lingua della sarda nazione’ perse il valore di strumento di identificazione etnica di un popolo e della sua cultura, da codificare e valorizzare, per diventare uno dei tanti dialetti regionali subordinati alla lingua nazionale». Nonostante queste politiche di acculturazione, l'inno del Regno di Sardegna sabaudo e del Regno d'Italia (composto da Vittorio Angius e musicato da Giovanni Gonella nel 1843) sarebbe stato ''S'hymnu sardu nationale'' finché, nel 1861, non venne anch'esso del tutto sostituito dalla Marcia Reale. Il canonico Salvatore Carboni pubblicò a Bologna, nel 1881, un'opera polemica intitolata ''Sos discursos sacros in limba sarda'', nel quale egli rimpiangeva che la Sardegna "''hoe provinzia italiana non podet tenner sas lezzes e sos attos pubblicos in sa propia limba''" ("oggi, da provincia italiana qual è, non può disporre di leggi e atti pubblici nella propria lingua") e, sostenendo che "''sa limba sarda, totu chi non uffiziale, durat in su Populu Sardu cantu durat sa Sardigna''" ("la lingua sarda, benché non ufficiale, durerà nel popolo sardo quanto la Sardegna"), si domandava alfine "''Proite mai nos hamus a dispreziare cun d'unu totale abbandonu sa limba sarda, antiga et nobile cantu s'italiana, sa franzesa et s'ispagnola?''" ("Perché mai dovremmo disprezzare con un totale abbandono la lingua sarda, antica e nobile quanto l'italiana, la francese e la spagnola?"). La politica di assimilazione culminò nel ventennio del regime fascista che determinò, infine, il decisivo ingresso dell'isola nel sistema culturale nazionale attraverso l'operato congiunto del sistema educativo e di quello monopartitico, in un crescendo di multe e divieti che condussero a un ulteriore decadimento sociolinguistico del sardo. Fra le varie espressioni culturali sottoposte a censura, il regime riuscì anche a bandire, dal 1932 al 1937 (1945 in alcuni casi), il sardo dalla chiesa e dalle manifestazioni del folklore isolano, quali le gare poetiche tenute nella suddetta lingua; paradigmatici sono l'alterco tra il poeta sardo Antioco Casula (noto come ''Montanaru'') e l'allora giornalista dell'Unione Sarda Gino Anchisi, il quale, riuscendo a fare bandire la presenza del sardo dai giornali isolani, affermò che «morta o moribonda la regione, morto o moribondo il dialetto (''sic'')», e il caso di un altro poeta, Salvatore Poddighe, che si suicidò per depressione in seguito al sequestro del suo magnum opus, ''Sa Mundana Cummedia''. È da Montanaru che, per la prima volta nel XX secolo, la questione della lingua è posta come una pratica di resistenza culturale endogena, il cui repertorio linguistico nelle scuole sarebbe stato necessario per riconquistare una dignità percepita come perduta. === L'età contemporanea === La consapevolezza del tema concernente la erosione linguistica entrò ben più tardi, nell'agenda politica, rispetto a quanto avvenuto in altre periferie europee contrassegnate da minoranze etnolinguistiche: al contrario, tale periodo fu contrassegnato dal rifiuto del sardo da parte dei ceti medi ormai italianizzati, essendo la lingua e la cultura sarda ancora inquadrate come simboli del sottosviluppo della regione. Buona parte della classe dirigente e intellettuale sarda, particolarmente sensibile ai richiami egemonici di quelle continentali, reputava infatti che la "modernizzazione" dell'isola fosse attuabile solo in alternativa ai suoi contesti socioculturali di tipo "tradizionale", quando non attraverso il loro «seppellimento totale». I sardi furono così indotti a sbarazzarsi di quanto percepivano recasse il timbro di un'identità stigmatizzata. Si è osservato, a livello istituzionale, un forte osteggiamento del sardo e nel circuito intellettuale italiano, concezione poi interiorizzata nell'immaginario comune nazionale, esso era (il più delle volte per ragioni ideologiche o come residuo, adottato per inerzia, di vecchie consuetudini date dalle prime) spesso ritenuto come una variante degenerata dell'italiano, contrariamente all'opinione degli studiosi e persino di alcuni nazionalisti italiani come Carlo Salvioni, subendo tutte le discriminazioni e i pregiudizi legati a una tale associazione, soprattutto l'essere ritenuto una forma bassa di espressione ed essere ricondotta a un certo "tradizionalismo". Al momento della stesura dello statuto autonomistico, il legislatore del 1948 decise di eludere a fondamento della specialità sarda riferimenti all'identità geografica e culturale, considerati pericolosi prodromi a rivendicazioni autonomiste più radicali quando non di ordine indipendentista, e limitandosi piuttosto al riconoscimento di alcune istanze socioeconomiche nei confronti della terraferma, quali la sollecitazione allo sviluppo industriale della Sardegna attraverso le installazioni militari e specifici "piani di rinascita" approntati dal centro. Un rapporto della commissione parlamentare d'inchiesta sul banditismo avrebbe messo in guardia da «tendenze isolazioniste particolarmente dannose per lo sviluppo della società sarda, che di recente si sono manifestate con la proposta di considerare il sardo come una lingua di una minoranza etnica». Lo statuto, così redatto dal legislatore, trovava ragione giustificativa nella particolare "arretratezza" economica della regione, alla luce della quale si auspicava il suddetto "piano di rinascita" industriale e in tempi brevi per l'isola: diversamente da altri statuti speciali, quello sardo non vi richiama la effettiva comunità destinataria nei suoi ambiti sociali e culturali, i quali erano piuttosto inquadrati all'interno di una sola collettività, ovvero quella nazionale italiana. Lungi dall'affermazione di un'autonomia sarda fondata sul riconoscimento di una specifica identità culturale, come avvenuto in Valle d'Aosta o Alto Adige, il risultato di tale stagione fu quindi «un autonomismo nettamente economicistico, perché non si volle o non si poté disegnare un’autonomia forte, culturalmente motivata, una specificità sarda che non si esaurisse nell’arretratezza e nella povertà economica». Nel mentre, ulteriori politiche di stampo assimilatore sarebbero state applicate anche nel secondo dopoguerra, con un'italianizzazione progressiva di siti storici e oggetti appartenenti alla vita quotidiana e un'istruzione obbligatoria che ha insegnato l'uso della lingua italiana, non prevedendo un parallelo insegnamento di quella sarda e, anzi, attivamente scoraggiandolo attraverso divieti e sorveglianza diffusa di chi lo promuovesse: i maestri disprezzavano infatti la lingua, ritenendola un rude dialetto e contribuendo a un ulteriore abbassamento del suo prestigio presso la comunità sardofona stessa. Secondo alcuni studiosi, i metodi adottati per promuovere l'uso dell'italiano, improntati a un'italofonia esclusiva e sottrattiva, avrebbero inciso negativamente sulle performance scolastiche degli studenti sardi. Fenomeni riscontrabili in maggiore concentrazione in Sardegna, quali i tassi di abbandono scolastico e delle ripetenze, analoghi a quelli di altre minoranze linguistiche, avrebbero solo negli anni Novanta messo in discussione la effettiva efficacia di un'istruzione strettamente monolingue, con nuove proposte volte a un approccio comparativo. Le norme statutarie così delineate si rivelarono, nel complesso, uno strumento inadeguato per rispondere ai problemi dell'isola; a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, inoltre, prese avvio il vero processo di sostituzione radicale e definitiva della lingua sarda con quella italiana, a causa della diffusione, sia sul territorio isolano sia nel resto del territorio italiano, dei mezzi di comunicazione di massa che trasmettevano nella sola lingua italiana. Soprattutto la televisione ha diffuso l'uso dell'italiano e ne ha facilitato la comprensione e l'utilizzo anche tra le persone che, fino a quel momento, si esprimevano esclusivamente in sardo. A partire dalla fine degli anni Sessanta, in coincidenza con la rinascita di un sardismo declinato sotto il segno di un "revivalismo linguistico e culturale", cominciarono a essere avviate numerose campagne a favore di un bilinguismo effettivamente paritario quale elemento di salvaguardia dell'identità isolana: per quanto già nel 1955 fossero state stabilite cinque cattedre di linguistica sarda, una prima richiesta effettiva venne sporta per mezzo di una delibera adottata all'unanimità dall'Università di Cagliari nel 1971, in cui si richiedeva all'autorità politica regionale e nazionale il riconoscimento dei sardi come minoranza etnica e linguistica e del sardo come idioma coufficiale dell'isola. Una prima bozza di legge sul bilinguismo fu redatta dal Partito Sardo d'Azione nel 1975. Famoso il richiamo patriottico espresso qualche mese prima di morire, nel 1977, da parte del poeta Raimondo Piras, che in ''No sias isciau'' invitava al recupero della lingua per opporsi alla dissardizzazione culturale delle generazioni successive. Nel 1978, una legge di iniziativa popolare per il bilinguismo raccolse migliaia di firme, ma non fu mai implementata in quanto incontrò la ferma opposizione della sinistra e in particolare del Partito Comunista Italiano, che a sua volta procedette a proporre un proprio progetto di legge "per la tutela della lingua e della cultura del popolo sardo" due anni più tardi. Negli anni Ottanta, all'attenzione del Consiglio regionale furono presentati così tre progetti di legge aventi contenuto simile alla delibera adottata dall'Università di Cagliari. Nel corso degli anni Settanta, si registrò nelle aree rurali un significativo processo di deriva linguistica verso l'italiano non solo nel Campidano, ma anche in aree geografiche un tempo reputate linguisticamente conservatrici, quali Macomer nella provincia di Nuoro (1979), ove si era costituita una classe operaia e una imprenditoriale di origine prevalentemente esogena; alla ridefinizione della struttura economico-sociale ancora in atto corrispose, infatti, un'accentuata mutazione del repertorio linguistico, che determinò a sua volta uno slittamento dei valori su cui si basavano l'identità etnica e culturale delle comunità sarde. Tale questione è stata oggetto di analisi sociologiche sui mutamenti occorsi nell'identità della comunità sarda, i cui atteggiamenti sfavorevoli nei confronti della sardofonia sarebbero significativamente influenzati da uno stigma di presunta "primitività" e "arretratezza" a lungo impressole dalle istituzioni, di ordine politico e sociale, favorevoli all'italianità linguistica. Il sardo avrebbe subito un arretramento senza sosta rispetto all'italiano, per via di un "complesso della minoranza" che spinse la comunità sarda a un atteggiamento fortemente svalutavivo nei confronti della propria lingua e cultura. Negli anni successivi, tuttavia, si sarebbe registrato un parziale cambio di atteggiamento: non solo la lingua sarebbe stata inquadrata come un positivo marcatore etnico/identitario, sarebbe anche stata il canale attraverso il quale avrebbe trovato espressione l'insoddisfazione sociale a fronte delle misure approntate a livello centrale, reputate incapaci di provvedere alla soddisfazione dei bisogni sociali ed economici dell'isola. Allo stesso tempo, però, si osservò come tale sentimento positivo nei confronti della lingua contrastasse con il suo uso effettivo, che procedette a calare sensibilmente. Nel gennaio del 1981 il giornale bilingue "Nazione Sarda" pubblicò un'inchiesta la quale riportava che, nel 1976, il Ministero dell'Istruzione aveva pubblicato una nota per richiedere informazioni sugli insegnanti che utilizzavano la lingua sarda nelle scuole, e che il Provveditorato di Sassari aveva pubblicato una circolare con oggetto "Scuole della Sardegna - Introduzione della lingua sarda" nella quale chiedeva ai presidi e ai direttori scolastici di astenersi da iniziative di quel tipo e di informare il provveditorato a riguardo di qualunque attività legata all'introduzione del sardo nei loro istituti. Nel 1981, il Consiglio Regionale dibatté e votò per l'introduzione del bilinguismo per la prima volta. In risposta alle pressioni esercitate da una risoluzione del Consiglio d'Europa sulla tutela delle minoranze nazionali, nel 1982 fu creata dal governo italiano un'apposita commissione per meglio indagare la questione; l'anno successivo fu presentato un disegno di legge al Parlamento, ma senza successo. Una delle prime leggi definitivamente approvate dal legislatore regionale, la "Legge Quadro per la Tutela e Valorizzazione della Lingua e della Cultura della Sardegna" del 3 agosto 1993, fu subito bocciata dalla Corte Costituzionale a seguito di un ricorso del governo centrale, che la riteneva "esorbitante per molteplici aspetti dalla competenza integrativa e attuativa posseduta dalla Regione in materia di istruzione". Come è noto, si sarebbero dovuti aspettare altri quattro anni perché la normativa regionale non fosse sottoposta a giudizio di costituzionalità, e altri due perché il sardo potesse trovare riconoscimento in Italia contemporaneamente ad altre undici minoranze etnolinguistiche. Infatti, la legge nazionale n.482/1999 sulle minoranze linguistiche storiche fu approvata solo in seguito alla ratifica, da parte italiana, della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa nel 1998. Una ricerca promossa da MAKNO nel 1984 rivelò che tre quarti dei sardi erano a favore tanto dell'educazione bilingue nelle scuole (il 22% del campione auspicava un'introduzione obbligatoria e il 54,7% una facoltativa) quanto di uno status di bilinguismo ufficiale come la Valle d'Aosta e l'Alto Adige (62,7% del campione a favore, 25,9% contrario e 11,4% incerto). Tali dati sono stati parzialmente corroborati da un'altra indagine demoscopica svolta nel 2008, in cui il 57,3% mostrava un atteggiamento favorevole verso la presenza del sardo in orario scolastico assieme all'italiano. Un'altra ricerca, condotta nel 2010, segnala un parere decisamente favorevole da parte della stragrande maggioranza dei genitori verso l'insegnamento della lingua a scuola, ma non il suo impiego come idioma veicolare. Chiesa del Pater Noster, Gerusalemme. Iscrizione del Padre Nostro (''Babbu Nostru'') in sardo Alcune personalità ritengono che il processo di assimilazione possa portare alla morte del popolo sardo diversamente da quanto avvenuto, per esempio, in Irlanda (isola in gran parte linguisticamente anglicizzata). Benché risultino in ordine alla lingua e cultura sarda profondi fermenti di matrice identitaria, ciò che si riscontra attraverso analisi pare sia una lenta ma costante regressione nella competenza sia attiva sia passiva di tale lingua, per motivi di natura principalmente politica e socioeconomica (l'uso dell'italiano presentato come una chiave di avanzamento e promozione sociale, stigma associato all'impiego del sardo, il progressivo spopolamento delle zone interne verso quelle costiere, l'afflusso di genti dalla penisola e i potenziali problemi di mutua comprensibilità fra le varie lingue parlate, ecc.): il numero di bambini che userebbe attivamente il sardo crolla a un dato inferiore al 13%, peraltro concentrato nelle zone interne quali il Goceano, l'alta Barbagia e le Baronie. Prendendo in esame la situazione di taluni centri logudoresi a economia tradizionale (come Laerru, Chiaramonti e Ploaghe) in cui il tasso di sardofonia dei bambini è comunque pari allo 0%, Mauro Maxia parla in merito di un autentico caso di "suicidio linguistico" in capo a ormai poche decine di anni. Purtuttavia, secondo le suddette analisi sociolinguistiche, tale processo non risulta affatto omogeneo, presentandosi in maniera ben più evidente nelle città che non nei paesi. Al giorno d'oggi, il sardo è una lingua la cui vitalità è riconoscibile in un'instabile condizione di diglossia e commutazione di codice, e che non entra, o non vi ha ampia diffusione, nell'amministrazione, nel commercio, nella chiesa, nella scuola, nelle università locali di Sassari e di Cagliari e nei mass media. Seguendo la scala di vitalità linguistica proposta da un apposito pannello dell'UNESCO nel 2003, il sardo fluttuerebbe tra una condizione di "sicuramente in pericolo di estinzione" (''definitely endangered'': i bambini non apprendono più la lingua), attribuitogli anche nel Libro Rosso, e una di "serio pericolo di estinzione" (''severely endangered'': la lingua è perlopiù usata dalla generazione dei nonni in su); secondo il criterio EGIDS (''Expanded Graded Intergenerational Disruption Scale'') proposto da Lewis e Simons, il sardo sarebbe in bilico tra il livello 7 (Instabile: la lingua non è più trasmessa alla generazione successiva) e il livello 8 (Moribonda: gli unici parlanti attivi della lingua appartengono alla generazione dei nonni), corrispondenti rispettivamente ai due gradi della scala UNESCO sopramenzionati. Il grado di progressiva assimilazione e penetrazione dell'italiano tra i sardofoni è confermato dalle ricerche dell'ISTAT, secondo le quali il 52,1% della popolazione sarda impiega ormai esclusivamente l'italiano in ambito familiare, mentre il 31,5% pratica alternanza linguistica e solo il 15,6% riporta di usare il sardo o altre lingue non italiane; al di fuori dell'ambiente privato e amicale, le percentuali sanciscono in maniera ancora più schiacciante l'esclusiva predominanza raggiunta dall'italiano nell'isola (87,2%) alle spese del sardo e altre lingue, tutte ferme al 2,8%. Gli anni '90 hanno conosciuto un rinnovamento delle forme espressive nel panorama musicale sardo: molti artisti, spaziando dai generi più tradizionali quali il canto (''cantu a tenore'', ''cantu a chiterra'', ''gosos'', ecc.) e il teatro (Mario Deiana) a quelli più moderni quale il rock (''Kenze Neke'', ''Askra'' e ''KNA'', ''Tzoku'', ''Tazenda'', ecc.) e addirittura rap e hip hop (''Dr. Drer & CRC posse'', ''Quilo'', ''Sa Razza'', ''Malam'', ''Su Akru'', ''Menhir'', ''Stranos Elementos'', ''Randagiu Sardu'', ''Futta'', ecc.) utilizzano infatti la lingua per promuovere l'isola e riconoscere i suoi vecchi problemi e le nuove sfide. Vi sono anche dei film (come ''Su Re'', parzialmente ''Bellas mariposas'', ''Treulababbu'', ''Sonetàula'', ecc.) realizzati in sardo con i sottotitoli in italiano, e altri ancora con i sottotitoli in sardo. A partire dalle sessioni d'esame tenute nel 2013, hanno suscitato sorpresa, data la mancata istituzionalizzazione ''de facto'' della lingua, dei tentativi da parte di alcuni allievi di presentare l'esame o parte di esso in lingua sarda. Sono inoltre sempre più frequenti anche le dichiarazioni di matrimonio in tale lingua su richiesta dei coniugi. Ha suscitato particolare scalpore l'iniziativa virtuale di alcuni sardi su Google Maps, in risposta a un'ordinanza del Ministero delle Infrastrutture che ordinava a tutti i sindaci della regione di eliminare i cartelli in sardo piazzati all'ingresso dei centri abitati: tutti i comuni avevano infatti ripreso il loro nome originario per circa un mese, finché lo staff di Google non decise di riportare la toponomastica nel solo italiano. Di rilevanza è l'impiego, da parte di alcune società sportive quali la Dinamo Basket Sassari e il Cagliari Calcio, della lingua nelle sue campagne promozionali. In seguito a una campagna di adesioni, è stata resa possibile l'inclusione del sardo fra le lingue selezionabili su Facebook. L'opzione di scelta è ora a tutti gli effetti attiva ed è possibile avere la pagina in lingua sarda; è anche possibile selezionare la lingua sarda su Telegram. Il sardo è presente quale lingua configurabile anche in altre applicazioni, quali F-Droid, Diaspora, OsmAnd, Notepad++, Stellarium, Skype, ecc. Nel 2016 è stato inaugurato il primo traduttore automatico dall'italiano al sardo, VLC media player per Android, Linux Mint Debina Edition 2 "Betsy", ecc. Anche il motore di ricerca DuckDuckGo è stato interamente tradotto in lingua sarda. Nel complesso, dinamiche quali il tardivo riconoscimento come minoranza linguistica, accompagnato da un'opera di graduale ma pervasiva italianizzazione promossa dal sistema educativo, da quello amministrativo e dai media, seguito dalla recisione della trasmissione intergenerazionale, hanno fatto sì che la vitalità odierna del sardo possa definirsi come gravemente compromessa. Vi è una sostanziale divisione tra chi crede che la legge in tutela della lingua sia giunta troppo tardi, ritenendo che il suo impiego sia stato oramai sostituito da quello dell'italiano, e chi invece asserisce che sia fondamentale per rafforzare l'uso corrente di questa lingua. Le considerazioni sulla frammentazione dialettale della lingua sono portate come argomento contrario a un intervento istituzionale per il suo mantenimento e valorizzazione: altri rilevano che questo problema sia già stato affrontato in diverse zone europee, come per esempio la lingua della Catalogna, la cui piena introduzione nella vita pubblica è stata possibile solo grazie a un processo di standardizzazione dei suoi eterogenei dialetti. In generale, la standardizzazione della lingua è controversa, essendo soggetta a polemiche o, nelle città, indifferenza. La comunità sardofona costituirebbe ancora, con circa 1,7 milioni di parlanti autodichiaratisi nativi (di cui 1.291.000 presenti in Sardegna), la più consistente minoranza linguistica riconosciuta in Italia benché sia paradossalmente, allo stesso tempo, quella cui è garantita meno tutela. Al di fuori dell'Italia, in cui al momento non è prevista pressoché alcuna possibilità di insegnamento strutturato della suddetta lingua minoritaria (l'Università di Cagliari si distingue per avere aperto per la prima volta un corso specifico nel 2017; quella di Sassari, di rimando, nel 2021 ha annunciato l'apertura di un curriculum parzialmente dedicato alla lingua sarda in filologia moderna), si tengono talvolta corsi specifici in paesi quali Germania (università di Stoccarda, Monaco, Tubinga, Mannheim, ecc.), Spagna (università di Gerona), Islanda e Repubblica Ceca (università di Brno); per un qual certo periodo di tempo, il prof. Sugeta ne teneva alcuni anche in Giappone all'università di Waseda (Tokyo). La estrema fragilità sociolinguistica del sardo è stata valutata dal gruppo di ricerca ''Euromosaic'', commissionato dalla Commissione europea con l'intenzione di tracciare un quadro delle minoranze etnolinguistiche nei territori europei; questi, posizionando il sardo al quarantunesimo posto su un totale di quarantotto lingue di minoranza europee, rilevando un punteggio pari al greco del sud Italia, conclude così il suo rapporto: Frequenza d'uso delle lingue regionali in Italia (ISTAT, 2015) Come spiega Matteo Valdes, «la popolazione dell’isola constata, giorno dopo giorno, il declino delle proprie parlate originarie, si fa complice di questo declino trasmettendo ai figli la lingua del prestigio e del potere ma, contemporaneamente, sente che la perdita delle lingue locali è anche perdita di se stessi, della propria storia, della propria specifica identità o diversità». Essendo il processo di assimilazione ormai giunto a compimento, il bilinguismo in gran parte sulla carta e mancando ancora misure concrete per un uso ufficiale anche solo all'interno della Sardegna, la lingua sarda continua dunque la sua agonia, seppur con minore velocità rispetto a qualche tempo fa, soprattutto grazie all'impegno di coloro che nei vari contesti ne promuovono la rivalutazione in un processo che, da alcuni studiosi, è stato definito come "risardizzazione linguistica". Nel mentre, l'italiano continua a erodere, nel tempo, sempre più spazi associati al sardo, ormai in stato di generale deperimento con la già menzionata eccezione di alcune "sacche linguistiche". Laddove la pratica linguistica del sardo è ora per tutta l'isola in netto declino, è invece comune nelle nuove generazioni di qualunque estrazione sociale, ormai monolingui e monoculturali italiane, quella dell'italiano regionale di Sardegna o IrS (spesso chiamato dai sardofoni, in segno di ironico spregio, ''italiànu porcheddìnu'', letteralmente "italiano maialesco"): si tratta di una parlata dialettale dell'italiano che, nelle sue espressioni diastratiche, risente grandemente degli influssi fonologici, morfologici e sintattici del sardo anche in quei parlanti che non hanno alcuna conoscenza di tale lingua. D'altra parte, si riscontra una propensione dei sardofoni esclusivamente per la pratica di commutazione di codice, piuttosto che per quella di commistione o commutazione intrafrasale (''code-mixing'') tra le due diverse lingue. In conclusione, fattori fondamentali per la riproduzione nel tempo del gruppo etnolinguistico, quali la trasmissione intergenerazionale della lingua, rimangono ad oggi estremamente compromessi senza che se ne potesse frenare la progressiva deriva linguistica, in stadio ormai avanzato. Al di là dello strato sociale già interessato dal suddetto processo e che risulta quindi ormai monolingue, persino tra molti sardofoni si riscontra ora una limitata padronanza attiva o anche solo esclusivamente passiva della loro lingua: l'attuale competenza comunicativa tra le coorti anagrafiche più giovani non andrebbe oltre la conoscenza di qualche formula stereotipata e neanche gli adulti sarebbero in grado di portare avanti un'intera conversazione nella lingua etnica. Le indagini demoscopiche finora effettuate sembrano indicare che il sardo venga considerato dalla comunità uno strumento di riappropriazione del proprio passato, piuttosto che di comunicazione per il presente e il futuro. A oggi si ritiene improbabile il rinvenimento in tempi brevi di una soluzione normativa alla questione linguistica sarda. Essendo il futuro della lingua sarda tutt'altro che sicuro, si può asserire che essa lascerà le sue tracce in quella ora prevalente, l'italiano e la sua variante regionale, sotto forma di sostrato. Il sardo tra le comunità linguistiche di minoranza riconosciute ufficialmente in Italia Segnaletica locale bilingue italiano/sardo Segnale di inizio centro abitato in sardo a Siniscola/Thiniscole Il sardo è riconosciuto come lingua dalla norma ISO 639 che le attribuisce i codici '''sc''' (ISO 639-1: Alpha-2 code) e '''srd''' (ISO 639-2: Alpha-3 code). I codici previsti per la norma ISO 639-3 ricalcano quelli utilizzati dal SIL per il progetto Ethnologue e sono: * sardo campidanese: "sro" * sardo logudorese: "src" * gallurese: "sdn" * sassarese: "sdc" La lingua sarda è stata riconosciuta con legge regionale n. 26 del 15 ottobre 1997 "Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna" come lingua della Regione autonoma della Sardegna dopo l'italiano (la legge regionale prevede la tutela e valorizzazione della lingua e della cultura, pari dignità rispetto alla lingua italiana con riferimento anche al catalano di Alghero, al tabarchino dell'isola di San Pietro, al sassarese e gallurese, la conservazione del patrimonio culturale/bibliotecario/museale, la creazione di Consulte Locali sulla lingua e la cultura, la catalogazione e il censimento del patrimonio culturale, concessione di contributi regionali ad attività culturali, programmazioni radiotelevisive e testate giornalistiche in lingua, uso della lingua sarda in fase di discussione negli organi degli enti locali e regionali con verbalizzazione degli interventi accompagnata dalla traduzione in italiano, uso nella corrispondenza e nelle comunicazioni orali, ripristino dei toponimi in lingua sarda e installazione di cartelli segnaletici stradali e urbani con la denominazione bilingue). La legge regionale applica e regolamenta alcune norme dello Stato a tutela delle minoranze linguistiche. Nessun riconoscimento è stato invece attribuito, nel 1948, alla lingua sarda dallo Statuto della Regione Autonoma, che è legge costituzionale: l'assenza di norme statutarie di tutela, a differenza degli storici Statuti della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige, fa sì che per la comunità sarda, nonostante rappresenti ex lege n. 482/1999 la più robusta minoranza linguistica in Italia, non si applichino le leggi elettorali per la rappresentanza politica delle liste in Parlamento, che pur tengono conto della specificità delle suddette minoranze. Si applicano invece al sardo (come al catalano di Alghero) l'art. 6 della Costituzione (''La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche'') e la legge n. 482 del 15 dicembre 1999 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" che prevede misure di tutela e valorizzazione (uso della lingua minoritaria nelle scuole materne, primarie e secondarie accanto alla lingua italiana, uso da parte degli organi di Comuni, Comunità Montane, Province e Regione, pubblicazione di atti nella lingua minoritaria fermo restando l'esclusivo valore legale della versione italiana, uso orale e scritto nelle pubbliche amministrazioni escluse forze armate e di polizia, adozione di toponimi aggiuntivi nella lingua minoritaria, ripristino su richiesta di nomi e cognomi nella forma originaria, convenzioni per il servizio pubblico radiotelevisivo) in ambiti definiti dai Consigli Provinciali su richiesta del 15% dei cittadini dei comuni interessati o di 1/3 dei consiglieri comunali. Ai fini applicativi tale riconoscimento, che si applica alle "''…popolazioni…parlanti…sardo''", il che escluderebbe a rigore gallurese e sassarese in quanto geograficamente sardi ma linguisticamente di tipo còrso, e sicuramente il ligure-tabarchino dell'isola di San Pietro. Cartello bilingue nel municipio di Villasor Il relativo Regolamento attuativo D.P.R. n. 345 del 2 maggio 2001 (''Regolamento di attuazione della legge 15 dicembre 1999, n. 482, recante norme di tutela delle minoranze linguistiche storiche'') detta regole sulla delimitazione degli ambiti territoriali delle minoranze linguistiche, sull'uso nelle scuole e nelle università, sull'uso nella pubblica amministrazione (da parte della Regione, delle Province, delle Comunità Montane e dei membri dei Consigli Comunali, sulla pubblicazione di atti ufficiali dello Stato, sull'uso orale e scritto delle lingue minoritarie negli uffici delle pubbliche amministrazioni con istituzione di uno sportello apposito e sull'utilizzo di indicazioni scritte bilingue ''…con pari dignità grafica'', e sulla facoltà di pubblicazione bilingue degli atti previsti dalle leggi, ferma restando l'efficacia giuridica del solo testo in lingua italiana), sul ripristino dei nomi e dei cognomi originari, sulla toponomastica (''…disciplinata dagli statuti e dai regolamenti degli enti locali interessati'') e la segnaletica stradale (''nel caso siano previsti segnali indicatori di località anche nella lingua ammessa a tutela, si applicano le normative del Codice della Strada, con pari dignità grafica delle due lingue''), nonché sul servizio radiotelevisivo. La bozza di atto di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d'Europa del 5 novembre 1992 (già sottoscritta, ma mai ratificata, dalla Repubblica Italiana il 27 giugno 2000) all'esame del Senato prevede, senza escludere l'uso della lingua italiana, misure aggiuntive per la tutela della lingua sarda e per il catalano (istruzione prescolare in sardo, educazione primaria e secondaria agli allievi che lo richiedano, insegnamento della storia e della cultura, formazione degli insegnanti, diritto di esprimersi in lingua nelle procedure penali e civili senza spese aggiuntive, consentire l'esibizione di documenti e prove in lingua nelle procedure civili, uso negli uffici statali da parte dei funzionari in contatto con il pubblico e possibilità di presentare domande in lingua, uso nell'amministrazione locale e regionale con possibilità di presentare domande orali e scritte in lingua, pubblicazione di documenti ufficiali in lingua, formazione dei funzionari pubblici, uso congiunto della toponomastica nella lingua minoritaria e adozione dei cognomi in lingua, programmazioni radiotelevisive regolari nella lingua minoritaria, segnalazioni di sicurezza anche in lingua, promozione della cooperazione transfrontaliera tra amministrazioni in cui si parli la stessa lingua). Si noti che l'Italia, assieme alla Francia e a Malta, non ha ratificato il suddetto trattato internazionale. In un caso presentato alla Commissione europea dal deputato Renato Soru in sede di parlamento europeo nel 2017, nel quale si denunciava la negligenza nazionale con riguardo alla sua stessa normativa rispetto alle altre minoranze linguistiche, la risposta della Commissione faceva presente all'Onorevole che le questioni di politica linguistica perseguita dai singoli stati membri non rientrano nelle sue competenze. Le forme di tutela previste per la lingua sarda sono pressoché assimilabili a quelle riconosciute per il friulano e in generale quasi tutte le altre minoranze etnico-linguistiche d'Italia (albanesi, catalane, greche, croate, franco-provenzali e occitane, ecc.), ma di gran lunga inferiori a quelle assicurate per le comunità francofone in Valle d'Aosta, a quelle slovene in Friuli-Venezia Giulia e, infine, a quelle ladine e germanofone in Alto-Adige. Pula Inoltre, le poche leggi a tutela del bilinguismo sin qui menzionate non sono applicate o applicate solo parzialmente. In tal senso il Consiglio d'Europa, che nel 2015 aveva aperto un'indagine sull'Italia per la situazione delle sue minoranze etnico-linguistiche (considerate nell'ambito della Convenzione-quadro come "minoranze nazionali"), ha denunciato l'approccio ''à la carte'' da parte dello stato nei confronti di esse, con la eccezione del già menzionato caso tedesco, francese e sloveno (lingue per la cui tutela l'Italia ha dovuto sottoscrivere accordi internazionali). Nonostante il formale riconoscimento statale, infatti, non vi è pressoché alcuna esposizione mediatica nella lingua di minoranze politicamente o numericamente più deboli come quella sarda, e le risorse allocate per progetti di rivitalizzazione linguistica quali l'insegnamento bilingue, limitato a singoli casi e per di più sperimentali, sono di gran lunga insufficienti "addirittura per rispettare le più basiche aspettative". Il sardo non è stato, infatti, ancora oggi introdotto nei programmi ufficiali rientrando perlopiù in alcuni progetti scolastici (moduli di ventiquattr'ore) senza alcuna garanzia di continuità. La revisione della spesa pubblica del governo Monti avrebbe abbassato ulteriormente il livello di tutela della lingua, già di per sé piuttosto basso se non nullo, attuando una distinzione fra le lingue soggette a tutela in base ad accordi internazionali e considerate ''minoranze nazionali'' perché "di lingua madre straniera" (tedesco, sloveno e francese) e quelle afferenti a comunità che non hanno una struttura statale straniera alle spalle, riconosciute semplicemente come ''minoranze linguistiche''. Tale disegno di legge, nonostante abbia destato una certa reazione da più parti del mondo politico e intellettuale isolano, è stato impugnato dal Friuli-Venezia Giulia ma non dalla Sardegna una volta tradotto in legge, la quale non riconosce alle minoranze linguistiche "''senza Stato''" i benefici previsti in tema di assegnazione degli organici per le scuole; con la sentenza numero 215, depositata il 18 luglio 2013, la Corte Costituzionale ha però successivamente dichiarato incostituzionale tale trattamento differenziato. La delibera della Giunta regionale del 26 giugno 2012 ha introdotto l'uso delle diciture ufficiali bilingui nello stemma della Regione Autonoma della Sardegna e in tutte le produzioni grafiche che contraddistinguono le sue attività di comunicazione istituzionale. Quindi, con la stessa evidenza grafica dell'italiano, viene riportata l'iscrizione equivalente a Regione Autonoma della Sardegna in sardo ovvero «Regione Autònoma de Sardigna». Il 5 agosto 2015 la Commissione Paritetica Stato-Regione ha approvato una proposta, inoltrata dall'Assessorato della Pubblica Istruzione, che trasferirebbe alla Regione Sarda alcune competenze amministrative in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, quali sardo e catalano algherese. Il 27 giugno 2018, il Consiglio Regionale ha infine varato il TU sulla disciplina della politica linguistica regionale. La Sardegna si sarebbe, in teoria, così dotata per la prima volta nella sua storia regionale di uno strumento regolatore in materia linguistica, con l'intento di sopperire all'originale lacuna del testo statutario: tuttavia, il fatto che la giunta regionale non abbia tuttora provveduto a emanare i necessari decreti attuativi fa sì che quanto è contenuto nella legge approvata non abbia ancora trovato alcuna applicazione reale. Il 2021 vede l'apertura di uno sportello in lingua sarda per la Procura di Oristano, qualificandosi come la prima volta in Italia in cui tale servizio sia offerto a una lingua minoritaria. Per l'elenco dei comuni riconosciuti ufficialmente minoritari ai sensi dell'art. 3 della legge n. 482/1999 e per i relativi toponimi ufficiali in lingua sarda ai sensi dell'art. 10 vedi Toponimi della Sardegna. === Fonetica === Vocali: /ĭ/ e /ŭ/ (brevi) latine hanno conservato i loro timbri originali e ; per esempio il latino ''siccus'' diventa ''siccu'' (e non come italiano ''secco'', francese ''sec''). Un'altra caratteristica è l'assenza della dittongazione delle vocali medie ( e ). Per esempio il latino ''potest'' diventa ''podet'' (pron. ), senza dittongo a differenza dell'italiano ''può'', spagnolo ''puede'', francese ''peut''. Esclusivi — per l'area romanza attuale — dei dialetti centro-settentrionali del sardo sono inoltre il mantenimento della e della velari davanti alle vocali palatali e (es.: ''chentu'' per l'italiano ''cento'' e il francese ''cent''). Una delle caratteristiche del sardo è l'evoluzione di nel fonema cacuminale (es. ''cuaddu'' o ''caddu'' per ''cavallo'', anche se questo non avviene nel caso dei prestiti successivi alla latinizzazione dell'isola - cfr. ''bellu'' per ''bello'' - ). Questo fenomeno è presente anche nella Corsica del sud, in Sicilia, in Calabria, nella penisola Salentina e in alcune zone delle Alpi Apuane. === Fonosintassi === Una delle principali complicanze, sia per chi si approcci alla lingua sia per chi, pur sapendola parlare, non la sa scrivere, è la differenza fra ''scritto'' (qualora si voglia seguire un'unica forma grafica) e ''parlato'' data da specifiche regole, fra le quali è importante menzionare almeno qualcuna nei due diasistemi e in questa voce nella generalità dei casi. ==== Sistema vocalico ==== ===== Vocale paragogica ===== Nel parlato generalmente non è tollerata la consonante finale di un vocabolo, quando però lasciata isolata in pausa o in chiusura di frase, altrimenti sì può essere presente anche nella pronuncia. La lingua sarda si caratterizza pertanto per la cosiddetta ''vocale paragogica'' o ''epitetica'', cui si appoggia la suddetta consonante; questa vocale è generalmente la stessa che precede la consonante finale, ma in campidanese non mancano esempi discostanti da questa norma, dove la vocale paragogica è la "i" pur non essendo quella che precede l'ultima consonante, come il caso di ''cras'' (''crasi'', domani), ''tres'' (''tresi'', tre), ecc. In questi casi la vocale finale può anche essere riportata nella lingua scritta, essendo appunto diversa dall'ultima della parola. Quando invece è uguale a quella precedente di norma non va mai scritta; eccezioni possono essere rappresentate da alcuni termini di origine latina rimasti inalterati rispetto all'originale, eccettuando appunto la vocale paragogica, che però si sono diffusi nell'uso popolare anche nella loro variante sardizzata (''sèmper'' o ''sèmpere'', ''lùmen'' o ''lùmene'') e, nel diasistema logudorese, dalle terminazioni dell'infinito presente della 2ª coniugazione (''tènner'' o ''tènnere'', ''pònner'' o ''pònnere''). Per quanto riguarda i latinismi, nell'uso attuale si preferisce non scrivere la vocale paragogica, quindi ''sèmper'', mentre nei verbi della seconda coniugazione è forse maggioritaria la grafia con la "e", seppur molto diffusa anche quella senza, perciò ''iscrìere'' piuttosto che ''iscrìer'' (scrivere), che peraltro è altresì corretto. I termini campidanesi vengono generalmente scritti con la "i" dai parlanti di questa variante, dunque ''crasi'', mentre in logudorese avremo sempre e comunque ''cras'', anche qualora nella pronuncia dovesse risultare ''crasa''. Così per esempio: * Si scrive ''semper'' ma si pronuncia generalmente ''sempere'' (LSC/log./nuo., in italiano "sempre") * Si scrive ''lùmen'' ma si pronuncia generalmente ''lumene'' (nuo., in LSC ''nùmene'' o ''nòmene'', in italiano "nome") * Si scrive ''però'' e si pronuncia generalmente ''però'' o ''peroe'' (LSC/log./nug. /camp., in italiano "però") * Si scrive ''istèrrere'' (LSC e log.) o ''istèrrer'' (log.) e si pronuncia generalmente ''isterrere'' (in italiano "stendere") * Si scrive ''funt'' ma si pronuncia generalmente ''funti'' (LSC e camp., in italiano "essi sono") * Si scrive ''andant'' ma si pronuncia generalmente ''andanta'' (LSC, camp. e log. meridionale, in italiano "vanno") ===== Vocale pretonica ===== Le vocali ''e'' e ''o'' stanti in posizione pretonica rispetto alla vocale ''i'', diventano mobili potendosi trasformare in quest'ultima. Così, per esempio, sarà corretto scrivere e dire: * ''erìtu'' o ''irìtu'' (log., in italiano "riccio"; in LSC, log. meridionale e camp. ''eritzu'') * ''essìre'' (LSC), ''issìre'' (log. ), ''bessire'' (log. meridionale) o ''bessiri'' (camp.) (in italiano "uscire") * ''drumìre o dromìre'' (log., in italiano "dormire"; in LSC ''dormire''; camp. ''dromìri'') * godìre (LSC) o ''gudìre'' (log., in LSC e log. anche ''gosare'', camp. ''gosai'', in italiano "godere") Vi sono delle rare eccezioni a questa regola, come dimostra l'esempio seguente: ''buddìre'' vuol dire "bollire", mentre ''boddìre'' vuol dire "raccogliere (frutti e fiori)". ==== Sistema consonantico ==== ===== Posizione mediana intervocalica ===== Quando si trovano in posizione mediana intervocalica, o per effetto di particolari combinazioni sintattiche, le consonanti ''b'', ''d'', ''g'' diventano fricative; sono tali anche se si presenta, fra vocale e consonante, un'interposizione della ''r''. In questo caso, la pronuncia della ''b'' è perfettamente uguale a quella della ''b/v spagnola'' in ''cabo'', la ''d'' è uguale alla ''d'' spagnola in ''codo''. Fra vocali, il dileguo della ''g'' è la norma. Così per esempio: * ''baba'' si pronuncia ''ba''β''a'' (in italiano "bava") * ''sa baba'' si pronuncia ''sa ''β''a''β''a'' (in italiano "la bava") * ''lardu'' si pronuncia ''lar''ð''u'' (in italiano "lardo") * ''gatu'': in singolare la ''g'' cade (''su gatu'' diventa ''su atu''), mentre in plurale quando precede /s/, si mantiene come fricativa (''sos gatos'' = ''so'/sor/sol ''ɣ''àtoso'') ===== Lenizione ===== Comune ai due diasistemi, cui fa eccezione la sottovarietà nuorese, è il fenomeno di sonorizzazione delle consonanti sorde ''c'', ''p'', ''t'', ''f'', qualora precedute da vocale o seguite da ''r''; le prime tre diventano anche fricative. * /k/ → ɣ * /p/ → β * /t/ → ð * /f/ → v Così per esempio: * Si scrive ''su cane'' (LSC e log.) o su ''cani'' (camp.) ma si pronuncia ''su ''ɣ''ane''/''-i'' (in italiano "il cane") * Si scrive ''su frade'' (LSC e log.) o su fradi (camp.) ma si pronuncia ''su ''v''rari'' (in italiano "il fratello") * Si scrive ''sa terra'', ma si pronuncia ''sa ''ð''erra'' (LSC/log./camp., in italiano "la terra") * Si scrive ''su pane'' (LSC e log.) o ''su pani'' (camp.) ma si pronuncia ''su ''β''ane''/''-i'' (in italiano "il pane") ===== Incontro di consonanti fra due parole ===== Reindirizziamo alle voci cui pertengono le differenti ortografie. ===== Pronuncia rafforzata di consonanti iniziali ===== Sette particelle, aventi vario valore, provocano un rafforzamento della consonante che a esse segue: ciò accade per effetto di una sparizione, solamente virtuale, delle consonanti che tali monosillabi avevano per finale nel latino (una di esse è italianismo di recente acquisizione). * NE ← (lat.) NEC = né (congiunzione) * CHE ← (lat.) QUO+ET = come (comparativo) * TRA ← (it.) TRA = tra (preposizione) * A ← (lat.) AC = (comparativo) * A ← (lat.) AD = a (preposizione) * A ← (lat.) AUT = (interrogativo) * E ← (lat.) ET = e (congiunzione) Perciò per esempio: * Nos ch'andamus a Nùgoro / nosi ch'andaus a Nùoro (pron. "noch'andammus a ''Nn''ugoro / nosi ch'andaus a Nnuoro") = Ce ne andiamo a Nuoro * Che maccu (pron. "che ''mm''accu") = Come un matto * Intra Nugoro e S'Alighera (pron. "intra ''Nn''ugoro e ''Ss'''Alighera") = Tra Nuoro e Alghero * A ti nde pesas? (pron. "a ''tt''i nde pesasa?") = Ti alzi? (esortativo) === Morfologia e sintassi === Nel suo insieme la morfosintassi del sardo si discosta dal sistema sintetico del latino classico e mostra un uso maggiore delle costruzioni analitiche rispetto ad altre lingue neolatine. # L'articolo determinativo caratteristico della lingua sarda è derivato dal latino ''ipse''/''ipsu(m)'' (mentre nelle altre lingue neolatine l'articolo è originato da ''ille''/''illu(m)'') e si presenta nella forma ''su''/''sa'' al singolare e ''sos''/''sas'' al plurale (''is'' nel campidanese e sia ''sos/sas'' sia ''is'' nella LSC). Forme di articolo con la medesima etimologia si ritrovano nel balearico (dialetto catalano delle Isole Baleari) e nel dialetto provenzale dell'occitano delle Alpi Marittime francesi (eccettuando il dialetto di Nizza): ''es''/''so''/''sa'' e ''es''/''sos''/''ses''. # Il plurale è caratterizzato dal finale in -s, come in tutta la Romània occidentale (). Es.: ''sardu''{sing.}-''sardos''/''sardus''{pl.}(sardo-sardi), ''puddu''{sing.}/''puddos/puddus''{pl.}, ''pudda''{sing.}/''puddas''{pl.} (pollo/polli, gallina/galline). # Il futuro viene costruito con la forma latina ''habeo ad''. Es: ''apo a istàre'', ''apu a abarrai'' o ''apu a atturai'' (io resterò). Il condizionale si forma in modo analogo: nei dialetti centro-meridionali usando il passato del verbo avere (''ai'') o una forma alternativa sempre di tale verbo (''apia''); nei dialetti centro-settentrionali usando il passato del verbo dovere (''dia''). # Il "perché" interrogativo è diverso dal "perché" responsivo: ''poita?'' o ''proite/poite?'' ''ca…'', così come avviene in altre lingue romanze (francese: ''pourquoi?'' ''parce que…'', portoghese: ''por que?'' ''porque…''; spagnolo ''¿por qué?'' ''porque…''; catalano per què? perquè… Ma anche in Italiano perché/poiché). # Il pronome personale tonico di prima e seconda persona singolare, se preceduto dalla preposizione ''cun''/''chin'' (con), assume le forme ''cun megus'' (LSC, log.)/''chin mecus'' (nug.) e ''cun tegus'' (LSC, log.)/''chin tecus'' (nug.) (cfr. lo spagnolo ''conmigo'' e ''contigo'' e anche il portoghese ''comigo'' e ''contigo'' e il napoletano ''cu mmico'' e ''cu ttico''), e questi dal latino ''cum'' e ''mecum''/''tecum''. Fino al 2001 non si disponeva di una standardizzazione ufficiale né scritta, né orale (quest'ultima non esiste ancor oggi) della lingua sarda. Dopo l'epoca medievale, nei documenti della quale si può osservare una certa uniformità nella scrittura, l'unica standardizzazione grafica, dovuta agli esperimenti dei letterati e dei poeti, era stata quella del cosiddetto "sardo illustre", sviluppato ispirandosi ai documenti protocollari medievali sardi, alle opere di Gerolamo Araolla, Giovanni Matteo Garipa e Matteo Madau e a quelle di una ricca serie di poeti. I tentativi di ufficializzare e diffondere tale norma erano però stati ostacolati dalle autorità iberiche e in seguito sabaude. Da questi trascorsi deriva l'attuale adesione di una parte della popolazione all'idea che, per ragioni eminentemente storiche e politiche ma non linguistiche, la lingua sarda sia divisa in due gruppi dialettali distinti ("logudorese" e "campidanese" o "logudorese", "campidanese" e "nuorese", con chi cerca pure di includere nella categorizzazione lingue legate a quella sarda ma differenti, quali il gallurese o il sassarese), per scrivere le quali sono state sviluppate una serie di grafie tradizionali, anche se con molti cambiamenti lungo il passare del tempo. Oltre a quelle comunemente definite "logudorese" e "campidanese", come già detto, sono state sviluppate anche la grafia nuorese, la grafia arborense e quelle dei singoli paesi, a volte normata con regole generali e comuni a tutti, quali quelle richieste dal Premio Ozieri. Spesso, però, il sardo viene scritto dai parlanti cercando di trascriverne la pronuncia e seguendo le abitudini legate alla lingua italiana. Per risolvere tale problema, e ai fini di consentire una effettiva applicazione di quanto previsto dalla Legge Regionale n. 26/1997 e dalla Legge n. 482/1999, nel 2001 la Regione Sardegna ha incaricato una commissione di esperti di elaborare una ipotesi di Norma di unificazione linguistica sovradialettale (la LSU: ''Limba Sarda Unificada'', pubblicata nel 28 di febbraio del 2001), che identificasse una lingua-modello di riferimento (basata sulla analisi delle varietà locali del sardo e sulla selezione dei modelli più rappresentativi e compatibili) al fine di garantire all'uso ufficiale del sardo le necessarie caratteristiche di certezza, coerenza, univocità, e diffusione sovralocale. Questo studio, pur scientificamente valido, non è mai stato adottato a livello istituzionale per vari contrasti locali (accusata di essere una lingua "imposta" e "artificiale" e di non avere risolto il problema del rapporto tra le varietà trattandosi di una mediazione tra le varietà scritte comunemente con una grafia logudorese, pertanto privilegiate, e non avendo proposto una valida grafia per le varietà solitamente scritte con la grafia campidanese) ma ha comunque, a distanza di anni, costituito la base di partenza per la redazione della proposta della LSC: Limba Sarda Comuna, pubblicata nel 2006, che partendo da una base di ''mesania'', accoglie elementi propri delle parlate (e quindi "naturali" e non "artificiali") di quella zona, ovvero l'area grigia di transizione della Sardegna centrale tra le varietà scritte solitamente con la grafia logudorese e quelle scritte con la grafia campidanese, al fine di assicurare alla grafia comune il carattere di sovradialettalità e sovramunicipalità, pur lasciando la possibilità di rappresentare le particolarità di pronuncia delle varietà locali. Purtuttavia, anche a questo standard non sono mancate critiche, sia da chi ha proposto degli emendamenti per migliorarlo, sia da chi ha preferito insistere con l'idea di suddividere il sardo in macrovarianti da regolare con norme separate. La Regione Sardegna, con delibera di Giunta regionale n. 16/14 del 18 aprile 2006 ''Limba Sarda Comuna. Adozione delle norme di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta in uscita dell'Amministrazione regionale'' ha adottato sperimentalmente la LSC come lingua ufficiale per gli atti e i documenti emessi dalla Regione Sardegna (fermo restando che ai sensi dell'art. 8 della Legge n. 482/99 ha valore legale il solo testo redatto in lingua italiana), dando facoltà ai cittadini di scrivere all'Ente nella propria varietà e istituendo lo sportello linguistico regionale ''Ufitziu de sa limba sarda''. Successivamente ha seguito la norma LSC nella traduzione di diversi documenti e delibere, dei nomi dei propri uffici ed assessorati, oltre al proprio stesso nome "Regione Autònoma de Sardigna", che figura oggi nello stemma ufficiale insieme alla dicitura in italiano. Oltre a tale ente, lo standard sperimentale LSC è stato utilizzato come scelta volontaria da diversi altri, dalle scuole e da organi di stampa nella comunicazione scritta, spesso in maniera complementare con grafie più vicine alla pronuncia locale. Per quanto riguarda tale utilizzo è stata fatta una stima percentuale, legata ai soli progetti finanziati o cofinanziati dalla Regione per l'utilizzo della lingua sarda negli sportelli linguistici comunali e sovracomunali, nella didattica nelle scuole e nei media dal 2007 al 2013. Il Monitoraggio sull'utilizzo sperimentale della Limba Sarda Comuna 2007-2013 è stato pubblicato sul sito della Regione Sardegna nell'aprile 2014 a cura del Servizio Lingua e Cultura Sarda dell'Assessorato della Pubblica Istruzione. Da tale ricerca risulta ad esempio, riguardo ai progetti scolastici finanziati nell'anno 2013, una netta preferenza delle scuole nell'utilizzo della ortografia LSC insieme ad una grafia locale (51%) rispetto all'utilizzo esclusivo della LSC (11%) o all'utilizzo esclusivo di una grafia locale (33%) Riguardo invece ai progetti finanziati nel 2012 dalla Regione, per la realizzazione di progetti editoriali in lingua sarda nei media regionali, si riscontra una presenza più ampia dell'utilizzo della LSC (probabilmente dovuto anche ad una premialità di 2 punti nella formazione delle graduatorie per accedere ai finanziamenti, assente invece dal bando per le scuole). Secondo tali dati risulta che la produzione testuale nei progetti dei media è stata per il 35% in LSC, per il 35% in LSC e in una grafia locale e per il 25% esclusivamente in una grafia locale. Infine gli sportelli linguistici coofinanziati dalla Regione nel 2012 hanno utilizzato nella scrittura per il 50% la LSC, per il 9% la LSC insieme ad una grafia locale e per il 41% esclusivamente una grafia locale. Una ricerca recente sull'utilizzo della LSC in ambito scolastico, svolta nel comune di Orosei, ha mostrato come gli studenti della scuola media locale non avessero alcun problema a utilizzare quella norma nonostante il fatto che il sardo da loro parlato fosse in parte differente. Nessun alunno ha rifiutato la norma o l'ha ritenuta "artificiale", il che ha dimostrato la sua validità come strumento didattico. I risultati sono stati presentati nel 2016 e pubblicati integralmente nel 2021. Si indicano di seguito alcune delle differenze più rilevanti per la lingua scritta rispetto all'italiano: * , , , , , come -a-, -e-, -i-, -o-, -u-, come in italiano e spagnolo, senza segnare la differenza tra vocali aperte e chiuse; le vocali paragogiche o epitetica (che in pausa chiudono un vocabolo terminante in consonante e corrispondono alla vocale che precede la consonante finale) non si scrivono mai (feminasa>feminas, animasa>animas, bolede>bolet, cantanta>cantant, vrorese>frores). * semiconsonante come -j- all'interno di parola (maju, raju, ruju) o di un nome geografico (Jugoslavia); nella sola variante nuorese come -j- (corju, frearju) corrispondente al logudorese/LSU -z- (corzu, frearzu) e all'LSC -gi- (corgiu, freargiu); nelle varianti logudorese e nuorese in posizione iniziale (jughere, jana, janna) che nella LSC viene sostituita dal gruppo (giughere, giana, gianna); * , come -p- (apo, troppu, pane, petza); * , come -b- in posizione iniziale (bentu, binu, boe) e intervocalica (abile); quando p>b si trascrive come p- a inizio parola (pane, petza) e -b- all'interno (abe, cabu, saba); * , come -bb- in posizione intervocalica (abba, ebba); * , come -t- (gattu, fattu, narat, tempus); quando th>t nella sola variante logudorese come -t- o -tt- (tiu, petta, puttu); Nella LSC e nella LSU viene sostituita dal gruppo (tziu, petza, putzu); * , come -d- in posizione iniziale (dente, die, domo) e intervocalica (ladu, meda, seda); quando t>d si trascrive come t- a inizio parola (tempus) e -d- all'interno (roda, bidru, pedra, pradu); la finale t della flessione del verbo può, a seconda della varietà, essere pronunciata d ma si trascrive t (narada>narat). * cacuminale, come -dd- (sedda); La d può avere suono cacuminale anche nel gruppo nɖ (cando). * , come -f- (femina, unfrare); * , come -f- in posizione iniziale (femina) e come -v- intervocalica (avvisu) e nei cultismi (violentzia, violinu); * velare, come -ca- (cane), -co- (coa), -cu- (coddu, cuadru), -che- (chessa), -chi- (chida), -c- (cresia); non si usa mai la -q-, sostituita dalla -c- (cuadru, camp.acua) * velare, come -ga- (gana), -go- (gosu), -gu- (agu, largu, longu, angulu, argumentu), -ghe- (lughe, aghedu, arghentu, pranghende), -ghi- (àghina, inghiriare), -g- (gloria, ingresu); * , nella sola varietà campidanese come -ce- (celu, centu), -ci- (becciu, aici); * , come -gia-, -gio-, -giu-. Nella LSC sostituisce il gruppo logudorese-nuorese ʣ della LSU e il del nuorese (fizu>figiu, azu>agiu, zogu/jogu>giogu, zaganu/jaganu>giaganu, binza>bingia, anzone>angione, còrzu/còrju>còrgiu, frearzu/frearju>freargiu). Il suono come in ''bingia'' è proprio delle varietà centrali e campidanesi. * sorda o aspra (ital. pezzo), come -tz- (tziu, petza, putzu). Nella LSC e nella LSU sostituisce il gruppo nuorese e il corrispondente logudorese (thiu/tiu>tziu, petha/petta>petza, puthu/puttu>putzu); nella scrittura tradizionale il digramma tz- non compariva mai a inizio parola. Compare inoltre nei termini di influenza e derivazione italiana (per esempio tzitade da cittade) di cui sostituisce la c sonora (suono non presente nel sardo originario, ma già da tempo proprio di alcune varietà centrali e campidanesi) al posto del suono velare nativo ormai scomparso (ant.kitade). Anche il suono tz è proprio delle varietà centrali e campidanesi. * , come -z- (zeru, ordiminzare). Nella variante logudorese/nuorese e nella LSU come -z- (fizu, azu, zogu, binza, frearzu); nella LSC viene sostituita dal gruppo (figiu, agiu, giogu, bingia, freargiu), come nelle varietà centro-meridionali. * e , come -s- e -ss- (essire); * , come -s- (rosa, pesare); * , nella sola variante nuorese come -th- (thiu, petha, puthu). Nella LSC e nella LSU viene sostituita dal gruppo (tziu, petza, putzu); * (franc. jour), nella sola variante campidanese, sempre come c- a inizio parola (celu, centu, cidru) e come -x- all'interno (luxi, nuraxi, Biddexidru); * , come -r- (caru, carru). LSC LSU Lugodorese Nuorese Campidanese LSC LSU Lugodorese Nuorese Campidanese Simbolo AFI Sempre ch / c ch / c ch / c ch / c ch / c t t t t t t t t t t th θ f f p p p p p p p p p p gh / g gh / g gh / g gh / g ɣ / g g g g g / gi g / gi r r r r r ɾ ɾ ɾ ɾ ɾ v v v v Ad inizio di parola gh / g g c / ci d d t (d) t (d) t (d) d ? d d d f f f v v v b b b b b / b b s s s s s s s s s s Intervocalica gh / g ɣ j j j j j j j j j j x s s s s s z z z / s z / s z / s d d d d d ð ð ð ð ð v v v v v v b b b b b b c / ci tʃ Doppie o combinazioni ll ll ll ll ll l l l l l rr rr rr rr rr r r r r r dd dd dd dd dd nn nn nn nn nn n n n n n bb bb bb bb bb b b b b b mm mm mm mm mm m m m m m nd ɳ ss ss ss ss ss s s ss ss ss tt t Finale t t t t t d d d d d La grammatica della lingua sarda si differenzia notevolmente da quella italiana e delle altre lingue neolatine, particolarmente nelle forme verbali. === Plurale === ll plurale viene ottenuto, come nelle lingue romanze occidentali, aggiungendo -''s'' alla forma singolare. ::Per esempio: log.òmin''e''/òmin''es'', camp.òmin''i''/òmin''is'' (uomo/uomini). Nel caso di parole terminanti in -''u'', il plurale viene formato nel logudorese in -''os'' e nel camp. in -''us''. ::Per esempio: log.cadd''u''/cadd''os'', camp.cuadd''u''/cuadd''us'' (cavallo/cavalli). === Articoli === ==== Determinativi ==== LSC Log. Camp. Sing. '''su''' / '''sa''' '''su''' / '''sa''' '''su''' / '''sa''' Plur. '''sos''' / '''sas / is''' '''sos''' / '''sas''' '''is''' Gli articoli determinativi presentano la forma "salata" derivata dal latino IPSE/IPSUM/IPSA attraverso la fase intermedia issu (isse)/issa, issos/issas (per la LSC e il log./nuor.) e issu/issa, issus/issas (per il camp.). Sono anche usati con il pronome relativo ''chi'' (che) nelle espressioni ''sos chi'' / ''is chi…'' (quelli che…), ''su chi…'' (quello che…) similmente alle lingue romanze occidentali (cfr. lo spagnolo ''los que…'', ''las que…'', ecc.), ma anche come in sassarese e gallurese; un altro uso li vede in combinazione con la preposizione ''de'' (di) in espressioni quali ''sos de Nugoro'' (quelli di Nuoro) / ''is de Casteddu'' (quelli di Cagliari), ecc. ==== Indeterminativi ==== Masch. Femm. sing. '''unu''' '''una''' pl. '''unos''' '''unas''' === Pronomi === ==== Pronomi personali soggetto (nominativo) ==== Singolare Plurale '''(d)eo'''/'''jeo'''/'''deu''' LSC '''deo''' nuor. '''(d)ego''' = io '''nois'''/'''nos'''/'''nosu''' = noi '''tue'''/'''tui''' = tu'''vosté'''/'''fostei''' o '''fusteti''' (uso formale, richiede la 3° persona sing., derivato dal ''vosté'' catalano, cfr. ''usted'' spagnolo, da ''vuestra merced'') = lei '''bois'''/'''bosàteros'''/'''bosatrus''' - '''bosàteras'''/'''bosatras''' = voi (nelle varianti centrali e meridionali si hanno in sardo due forme, maschile e femminile, per il voi plurale, come nello spagnolo peninsulare ''vosotros'' / ''vosotras'') '''bos''' (uso formale, persona grammaticale singolare ma da coniugare con un verbo nella 2ª persona plurale, come il ''vous'' francese; cfr. antico ''vos'' spagnolo, ancora in uso in Sudamerica per ''tú'') = voi (come tuttora in uso nell'italiano meridionale) '''issu''' ('''isse''') - '''issa''' = lui/lei '''issos'''/'''issus''' - '''issas''' = loro (essi/esse) Nel complemento diretto riferito a persona, esiste il cosiddetto accusativo personale con l'uso della preposizione ''a'': per esempio ''apu biu a Juanni'' (ho visto Giovanni) analogamente allo spagnolo (''he visto a Juan''). ==== Pronomi atoni indiretti e diretti (dativo e accusativo) ==== I pronomi atoni indiretti (in dativo) e diretti (in accusativo) si distinguono in sardo, come nelle altre lingue romanze, solo nella terza persona singolare e plurale. Nelle tabelle compare sempre prima la forma in LSC o nella grafia logudorese e poi quella campidanese. Per quanto riguarda la prima e la seconda persona plurale, le varianti ''nos'' e ''bos'' sono usate nella grafia logudorese, mentre quelle ''nosi'' e ''bosi'' nei dialetti centrali di transizione (Ghilarza, Seneghe, Paulilatino, Busachi, Sorgono, Milis, Samugheo, ecc.) e la forma ''si'' nel campidanese classico. I pronomi atoni diretti e indiretti possono essere combinati tra loro in frasi dove è presente sia un complemento oggetto sia un complemento di termine dando origine ai pronomi doppi. In questo caso, il sardo segue la regola generale delle lingue romanze, dove il complemento di termine precede quello oggetto. pronomi atoni indiretti pronomi atoni diretti pronomi atoni doppi (indiretti + diretti) '''mi''' '''mi''' '''mi lu/ddu, mi la/dda''' '''mi los/ddos, mi las/ddas''' '''ti''' '''ti''' '''ti lu/ddu, ti la/dda''' '''ti los/ddos, ti las/ddas''' '''li/ddi''' '''lu/ddu (m.) - la/dda (f.)''' '''bi lu (la, los, las) / si ddu (dda, ddos, ddas) /''' '''nuor. liu (lia,lios, lias)''' '''nos'''/'''nosi'''/'''si''' '''nos'''/'''nosi'''/'''si''' '''nos lu (la, los, las) / nosi ddu (dda, ddos, ddas)''' '''bos'''/'''bosi'''/'''si''' '''bos'''/'''bosi'''/'''si''' '''bos lu (la, los, las) / bosi ddu (dda, ddos, ddas)''' '''lis'''/'''ddis''' '''los/ddos (m.) - las/ddas (f.)''' '''bi lu (la, los, las) / si ddu (dda, ddos, ddas) /''' '''nuor. liu (lia, lios, lias)''' Se i pronomi doppi precedono il verbo (come è il caso con tutti i modi fatta eccezione per il gerundio e per la seconda persona sing. e plur. dell'imperativo, dove lo seguono sempre) in sardo vengono scritti sempre separatamente, come in spagnolo, in catalano e in italiano (fatta eccezione in questo caso per la terza persona sing. e plur. "glielo"): * nella prima e seconda persona singolare, a differenza dell'italiano, in sardo il pronome dativo non muta: '''mi lu das''' / '''mi ddu jas'''/'''donas''' = me lo dai; '''ti lu dao''' / '''ti ddu jao/donu''' = te lo do; * nella terza persona sing. il dativo '''li'''/'''ddi''' viene invece sostituito dalla forma '''bi''' in logudorese o da quella '''si''' in campidanese, similmente a quanto avviene in spagnolo con ''se'': '''bi lu dao''' / '''si ddu jao/donu''' (a issu / a issa) = glielo do (a lui / a lei). A differenza dell'italiano, in sardo i due pronomi non possono essere uniti in un'unica parola, eccetto in nuorese, dove invece si usano le forme specifiche ''liu/lia/lios/lias''; * per ciò che riguarda la prima e seconda persona plurale abbiamo: '''nos lu das''' / '''nosi/si ddu jas/donas''' = ce lo dai; '''bos lu dao''' / '''bosi/si ddu jao/donu''' = ve lo do. Nella pronuncia la "s" di ''nos'' e ''bos'' normalmente cade (''nolu'', bolu, ecc.) * la terza persona plur. è uguale alla terza sing., come in spagnolo, italiano, portoghese e catalano: '''bi lu dao''' / '''bosi/si ddu jao/donu''' (a issos / a issas) = glielo do (a loro). Se seguono il verbo, quindi dopo un gerundio o alla seconda persona sing. e plur. dell'imperativo, i pronomi doppi possono essere scritti in sardo in tre modi: # direttamente uniti al verbo, come in spagnolo e in italiano: '''dandemilu''' / '''jandemiddu/donendimiddu''' (dandomelo / ''dándomelo''), '''damilu''' / '''jamiddu/donamiddu''' (dammelo / ''dámelo''); # separati mediante un trattino: '''dande-mi-lu / jande-mi-ddu''', '''da-mi-lu / ja-mi-ddu'''. La forma con il trattino viene usata in catalano, portoghese e francese, ed è per questa ragione di facile apprendimento anche per molte persone non di madrelingua italiana che volessero studiare il sardo; # nella LSC è stato invece proposto di separarli mediante un puntino intermedio collocato alla stessa altezza del trattino. Questo sistema si trova anche nel catalano, per separare le due '''l''' della ''ela geminada'' (elle doppia). Ciò vuol dire che chi desidera scrivere al computer i pronomi doppi in sardo usando il puntino intermedio deve scaricarsi la tastiera catalana o creare un layout personalizzato, data l'assenza di una tastiera sarda, usare programmi appositi come ad es. Wincompose o utilizzare il codice ASCII (Alt+250, in Windows). Su Linux il puntino è ottenibile con "Altgr+.". Si noti che in sardo i pronomi personali atoni indiretti e diretti precedono anche l'infinito; tra le lingue romanze ritroviamo questa costruzione in francese e nel portoghese brasiliano: ''seo bènniu po ti bìere'' (sono venuto per vederti; franc. ''je suis venu pour te voir''; port. bras. ''vim para lhe ver'' (o ''para ver a você''), ''t'apo tzerriau po ti nàrrer una cosa'' (ti ho chiamato per dirti una cosa; franc. ''j'ai appelé pour te dire quelque chose''; port. bras. ''liguei para lhe dizer uma coisa''). Il pronome atono dativo in sardo viene usato anche per costruire la frase relativa. Nella lingua parlata la costruzione più frequente è infatti ''sa pitzoca '''chi ddi''' cherzo fàer s'arregalu est una cumpanza de Frantziscu'' (la ragazza a cui/alla quale (lett. che gli) voglio fare il regalo è una compagna di Francesco). Ci sono comunque altre due opzioni, meno frequenti ma altrettanto valide: ''sa pitzoca '''a chie/a sa cale''''' (a chi/alla quale) ''cherzo fàer s'arregalu est un'amiga mea''. In sardo, come in spagnolo, portoghese, catalano e anche in italiano (in alcuni esempi anche nella lingua scritta, in altri in quella parlata), è possibile raddoppiare sia il dativo sia l'accusativo; in questo modo otteniamo una costruzione con un pronome e un sostantivo oppure con due pronomi, uno atono e l'altro tonico. La particolarità nel sardo è che il raddoppiamento è sempre possibile, anche in frasi relative e, per quanto riguarda il doppio accusativo, anche se il sostantivo viene posposto. Per via dell'influsso del sardo questo uso è particolarmente frequente nell'italiano regionale della Sardegna. Esempi di doppio dativo sono ''dd'apo iau su libru a Mario'' (a Mario gli ho dato il libro), ''a mie mi praghet su licore 'e murta'' (a me mi piace il liquore di mirto), ''sa pitzoca chi dd'apo presentau a Juanni est un'istranza'' (la ragazza che gli ho presentato a Giovanni è straniera); il doppio accusativo lo troviamo in frasi come ''su libru dd'apo giai leau'' (il libro l'ho già comprato), ''non d'apo 'idu a Bustianu'' (non l'ho visto a Sebastiano; quest'ultimo uso, con il sostantivo posposto, oltre al sardo è riscontrabile anche nello spagnolo d'Argentina, ''no lo vi a Sebastián''; in altre lingue e nello spagnolo di Spagna si preferisce l'anteposizione del sostantivo, costruzione questa possibile anche in sardo: ''a Bustianu non d'apo 'idu'', ''Sebastiano non l'ho visto'', ''a Sebastián no lo he visto'', ecc.). ==== Pronomi tonici ==== I pronomi tonici in sardo nella prima e seconda persona singolare hanno una forma speciale se preceduti dalla preposizione '''a''', caso singolare tra le lingue romanze, e '''cun'''/'''chin''' (con), caratteristica che il sardo condivide con lo spagnolo, il portoghese e il napoletano. Anche in queste tabelle viene riportata per prima la forma logudorese e poi quella campidanese. Le forme della terza persona singolare e delle tre persone del plurale coincidono e non vengono per questo ripetute. Inoltre, tali forme sono anche uguali a quelle dei corrispondenti pronomi soggetto, come succede anche in spagnolo, catalano, portoghese, italiano e, con l'eccezione di ''lui'' al posto di ''il'', anche in francese. dopo le preposizioni ''pro''/''po'', ''dae''/''de'', ''intra''/''tra'', ''segundu'', ecc. dopo la preposizione ''a'' dopo la preposizione ''con/chin'' '''''(la variante chin è propria del nuorese)''''' '''mene''' '''(a mie''')/'''mei''' '''mie'''/'''mimi''' (nuor. '''mime''') '''cunmegus''' (nuor. '''chinmecus''') '''tene''' ('''a tie''')/'''tei''' '''tie'''/'''tui''' (nuor. '''tibe''') '''cuntegus''' (nuor. '''chintecus''') '''issu''' ('''isse''') - '''issa''' '''nois'''/'''nos'''/'''nosu''' '''bois'''/'''bosàteros'''/'''bosatrus''' - '''bosàteras'''/'''bosatras''' '''issos'''/'''issus''' - '''issas''' La preposizione '''''segundu''''' può essere apostrofata se seguita da vocale: ''segund'issu'' o ''segundu issu''. ==== Avverbi pronominali ==== Il sardo fa un uso molto abbondante di particelle pronominali in numerosi contesti: in alcuni casi questo uso è condiviso con il catalano, l'italiano e il francese, in altri casi è proprio del sardo, non ritrovandosi in queste lingue né, ovviamente, nello spagnolo o nel portoghese, visto che entrambe non fanno uso di avverbi pronominali. Come succede specularmente in italiano, francese e catalano, la particella '''nde''' (in campidanese '''ndi''') viene usata con verbi che, pur non essendo in sé riflessivi bensì transitivi, ammettono l'uso dei pronomi riflessivi in presenza di un complemento oggetto, come nell'esempio ''mi compro un paio di pantaloni''. Se l'oggetto non viene menzionato esplicitamente ecco che vengono usati gli avverbi pronominali. Tipici esempi di questo uso sono "prendere" e appunto "comprare", ma anche "vedere", "guardare", "leggere", "mangiare", "bere" e tanti altri: '''mi nde pigo/mi nde leo''', ''me ne prendo'', ''je m'en prend'', ''me n'agafo''. Abbiamo quindi questa costruzione con tutti i pronomi riflessivi: ''mi nde pigo/leo'', ''ti nde pigas/leas'', ''si nde pigat/leat'', ''nos nde pigamus/leamus'', ''bos nde pigàis/leàis'', ''si nde pigant/leant''. Il verbo ''pigare'' viene usato in gran parte della Sardegna con il significato di "prendere", però in Logudoro si preferisce ''leare'' (in quanto nel settentrione dell'isola ''pigare'' significa anche salire), verosimilmente dallo spagnolo ''llevar'', verbo che viceversa in altre parti significa "comprare". Ecco che quindi ''mi nde leo'' può essere "me ne prendo" o "me ne compro", ''ti nde leas'' "te ne prendi/compri", ecc. La combinazione pronome-avverbio pronominale va sempre scritta separata (eccetto se segue il verbo, caso possibile solo con gerundio e imperativo), anche nella prima e seconda persona plurale, nonostante in queste persone nella maggior parte delle varianti centro-settentrionali la "s" non si pronunci e risulti perciò "no'nde", "bo'nde". Nei dialetti centrali si pronuncia, e si può anche scrivere, ''nosi nde'', ''bosi nde'', mentre in quelli meridionali la differenza tra prima e seconda persona plurale può venire a cadere, risultando di conseguenza entrambi uguali alla terza singolare e plurale: ''si nde''. Anche l'uso degli avverbi pronominali con verbi intransitivi che denotano separazione da un luogo e che ammettono i pronomi riflessivi, come andare, partire, ecc., viene dal sardo condiviso con catalano, francese e italiano: ''mi nde ando'', apostrofato in '''mi nd'ando''' (''m'en vaig'', j''e m'en vais'', ''me ne vado''), ''ti nd'andas'', ''si nd'andat'', ''nos nd'andamus'', ''bos nd'andàis'', ''si nd'andant''. In questo caso, oltre a ''nde/ndi'', in logudorese possiamo avere anche '''che''' (di cui è diffusa anche la grafia '''ke'''): '''mi k'ando''' (mi ke ando), ti k'andas, ecc. Altrettanto frequente in queste quattro lingue è l'uso di queste particelle con verbi intransitivi che reggono il complemento di termine. Qui i pronomi con cui vengono combinati gli avverbi pronominali sono quelli atoni indiretti, in dativo, e in sardo alla terza persona singolare e plurale viene invertito il loro ordine, perciò l'avverbio pronominale precede il pronome dativo: '''nde ddi jao/nde li jao''' (gliene do). Le forme possibili sono: '''mi nde jas''' (me ne dai), ''ti nde jao'', ''nde ddi/nde li jao'', ''nos nde jas'', ''bos nde jao'', ''nde ddis/nde lis jao''. Il sardo usa però gli avverbi pronominali anche in altre due situazioni dove essi nelle maggiori lingue romanze non sono presenti: # con verbi riflessivi veri e propri. In questo caso i verbi che indicano separazione o distacco da un luogo usano ''nde:'' '''mi nde peso''' (me ne alzo = mi alzo), ''ti nde pesas'', ''si nde pesat'', ecc. La forma con ''ne'' è inoltre frequente nell'italiano regionale della Sardegna. I verbi che invece indicano avvicinamento a un certo luogo usano ''che'' (o ''ke''): '''mi ke corco''' (me ne = mi corico), ''ti ke corcas'', ''si ke corcat'', ecc. # con verbi transitivi, che reggono il complemento oggetto. In questo caso i pronomi di accompagnamento agli avverbi pronominali sono quelli atoni diretti, cioè in accusativo. Il verbo ''pigare'' può essere usato anche qui: '''mi nde pigas''' (me ne = mi prendi), ''ti nde pigo''. Nella terza persona sing. e plur. l'ordine viene invertito esattamente come per i verbi intransitivi, e l'avverbio pronominale va prima del pronome: '''''nde ddu''''' o '''''nde lu pigo''''', ''nde dda'' o ''nde la pigo''; questa forma è particolarmente difficile da usare per persone che non abbiano una buona conoscenza della lingua ed è anche difficile da tradurre letteralmente in altre lingue, volendo significare "lo prendo da lì (dove si trova)". Le forme del plurale sono ''nos nde'' (''nosi nde'') ''pigas'' (ce ne = ci prendi), ''bos nde'' (''bosi nde'') ''pigo'' e, esattamente come nella terza sing., ''nde ddos'' (''nde los'') ''pigo'', ''nde ddas'' (''nde las'') ''pigo''. In tutte queste combinazioni, sia con la particella ''nde/ndi'' sia con quella ''che'', gli avverbi pronominali appaiono sempre prima del nome, eccezion fatta quando sono con il gerundio e l'imperativo, dove appaiono dopo. In quest'ultimo caso, come per i pronomi indiretti e diretti, possiamo scrivere la combinazione verbo-pronome dativo-avverbio pronominale in tre modi: separati da un trattino, '''jande-nde-ddi''' (dandogliene), da un puntino, oppure uniti, ''jandendeddi''. Altri avverbi pronominali usati in sardo sono quelli che sostituiscono l'indicazione di un determinato luogo, come in italiano ''ci'' per "qui" o "lì", in francese ''y'' e in catalano ''hi'' con gli stessi usi. Nelle varianti logudoresi e campidanesi classiche viene usata la stessa particella sia che il luogo in questione sia distante, sia che sia vicino, rispettivamente '''bi''' e '''ci''', dove ''bi'' può essere apostrofata, mentre ''ci'' no: '''b'ando/ci andu''' (ci vado), '''b'enis''' (bi benis)'''/ci 'enis''' (ci vieni). Nelle varianti centrali o di mesania si usano però due forme, '''ddue''' per indicare un luogo lontano da chi parla, '''che''' (o '''ke''') per indicarne uno vicino, ed entrambe possono essere apostrofate: '''ddu'ando''', '''k'enis''' (ke benis). ''Ddue'' non deve essere confusa con il pronome atono diretto ''ddu'' (lo). ==== Relativi (forma valida in LSC in grassetto corsivo) ==== :'''''chi''''' (che) :'''''chie'''''/'''chini''' (chi, colui che) ==== Interrogativi ==== :'''''cale''?'''/'''cali?''' (quale?) :'''''cantu''?''' (quanto?) :'''''ite''?'''/'''ita?''' (che?, che cosa?) :'''''chie''?'''/'''chini?''' (chi?) === Pronomi e aggettivi possessivi === :'''''meu'''''/'''miu''' - '''''mea''''' o '''mia'''/'''mia''' :'''''tuo''''' o '''tou'''/'''tuu''' - '''tua''' :'''''suo''''' o '''sou'''/'''suu''' - '''sua; ''de vosté''/fostei; ''bostru''/bostu''' (de bos) :'''''nostru'''''/'''nostu''' :'''''bostru''''' (nuor. '''brostu)/de ''boisàteros''/bosàteros'''/'''bosatrus''' - '''de ''boisàteras''/bosàteras'''/'''bosatras''', :'''''issoro'''''/'''insoru''' :I pronomi possessivi vengono collocati sempre dopo il sostantivo di riferimento, caso questo piuttosto singolare nel panorama delle lingue romanze, slave o germaniche: ''sa màchina mia'', ''sa busça tua'', ''su traballu nostu'' (la mia macchina, la tua borsa, il nostro lavoro). :I nomi di parentela e altri sono usati senza l'articolo: ''babu tuo'' (tuo babbo/papà), ''tziu sou'' (suo zio), ''troga mea'' (mia suocera), ''ghermanu nostu'' (nostro cugino di secondo grado), ''ghermanitu 'e 'osàteros'' (vosto cugino in terzo grado), ma anche ''domo sua'' (casa sua), ''bidda nosta'' (il nostro paese), ecc. In sardo questo succede anche se tali sostantivi sono al plurale, uso che, in particolare se al femminile, è stato trasferito anche all'italiano regionale della Sardegna, fatta eccezione per il pronome ''loro'', visto che questo è l'unico che in italiano va sempre con l'articolo: ''sorres tuas'' ( (le) tue sorelle), ''fradiles meos'' ( (i) miei cugini), ''tzias issoro'' (le loro zie). :In sardo, dopo alcune preposizioni, vengono normalmente usati i pronomi possessivi: '''dae in antis de mene, dae segus a mene, in fatu de mene, in antis de mene, a pustis de mene,''' in LSC e alcune grafie o, in altre, anche '''denanti meu''', '''de fatu meu''', '''innantis meu''', '''apustis meu''' (davanti a me, dietro a me, prima di me, dopo di me; cfr. lo spagnolo ''delante mío'', ''detrás mío''). Le forme ''denanti de mene/a mie/mei'', ecc., sono pure comuni, benché possano anche essere dovute a un calco dall'italiano. === Pronomi e aggettivi dimostrativi === :'''''custu'',''custos'''''/'''custus''' - '''''custa'',''custas''''' (questo, questi - questa, queste) :'''''cussu''''', '''''cussos'''''/'''cussus''' - '''''cussa''''', '''''cussas''''' (codesto, codesti - codesta, codeste) :'''''cuddu''''', '''''cuddos'''''/'''cuddus''' - '''''cudda''''', '''''cuddas''''' (quello, quelli - quella,quelle) === Avverbi interrogativi === :'''''cando'''''/'''candu'''? (quando?) :'''''comente'''''/'''comenti'''? (come?) :'''''ue''?''' o '''ube?''' '''''in ue''?''' o '''in ube?'''; '''''a in ue''''' o '''a in ube?''' (direzione)/'''aundi?''', '''innui?''' (dove?; la forma sarda varia se si tratta di una direzione, cfr. lo spagnolo ''¿adónde?'') === Preposizioni === ==== Semplici ==== :'''''a''''' (a,in; direzione) :'''''cun''''' o '''chin''' (con) :'''''dae'''/'''de''''' (da) :'''''de''''' (di) :'''''in''''' (in,a; situazione) :'''''pro'''''/'''po''' (per) :'''''intra''''' o '''tra''' (tra) :'''''segundu''''' (secondo) :'''''de in antis''/denanti''' ('''''de''''') (davanti (a)) :'''''dae segus'''/'''de fatu''''' ('''''de''''') (dietro (a)) :'''''in antis''''' ('''''de''''') (prima (di)) :'''''a pustis''''' ('''''de'''''), '''''a coa''''' (dopo (di)) :Il sardo, come lo spagnolo e il portoghese, distingue tra ''moto a luogo'' e ''stato in luogo'': ''so'andande a Casteddu'' / ''a Ispagna''; ''soe in Bartzelona'' / ''in Sardigna'' ==== Articolate ==== Sing. Plur. '''''a su''''' (al) - '''''a sa''''' (alla) '''''a sos/a is''''' (ai) - '''''a sas'''/'''a is''''' (alle) '''''cun''''' o '''chin''' '''''su''''' (con il) - '''''cun''''' o '''chin''' '''''sa''''' (con la) '''''cun''''' o '''chin ''sos'''''''/'''cun is''''' (con i) - '''''cun''''' o '''chin ''sas'''''''/'''cun is''''' (con le) '''''de su''''' (del) - '''''de sa''''' (della) '''''de sos'''/'''de is''''' (dei) - '''''de sas'''/'''de is''''' (delle) '''''in su''''' (nel) - '''''in sa''''' (nella) '''''in sos/in is''''' (nei) - '''''in sas'''/'''in is''''' (nelle) '''''pro'''''/'''po''' '''''su''''' (per il) - '''''pro'''''/'''po''' '''''sa''''' (per la) '''''pro sos/pro''' '''is''''''''/po ''is''''' (per i) - '''''pro sas'''/'''pro is/''''' '''po is''' (per le) Nel parlato, quando ''in'' o ''cun'' si legano all'articolo indeterminativo ''unu'' / -''a'', si aggiunge per eufonia una -''d'' epentetica. Così per esempio: :''cantende ind unu tzilleri''. === Verbi === I verbi hanno tre coniugazioni ('''''-are,''' '''-ere''''' / '''-i(ri)''', '''''-ire''''' / '''-i(ri)'''). La morfologia verbale differisce notevolmente da quella italiana e conserva caratteristiche del tardo latino o delle lingue neolatine occidentali. I verbi sardi nel '''presente indicativo''' hanno le seguenti peculiarità: la prima persona singolare termina in '''-o''' nel logudorese (terminazione comune nell'italiano, nello spagnolo e nel portoghese; entrambe queste ultime due lingue hanno ciascuna quattro soli verbi con un'altra terminazione alla 1ª persona sing.) e in '''-u''' nel campidanese; la seconda persona sing. termina sempre in '''-s''', come in spagnolo, catalano e portoghese, terminazione derivata dal latino; la terza persona singolare e plurale ha le caratteristiche terminazioni in '''-t''', proprie del sardo tra le lingue romanze e provenienti direttamente dal latino; la prima persona plurale ha nel logudorese le terminazioni '''-amus''', '''-imus''', '''-imus''', simili a quelle dello spagnolo e del portoghese ''-amos'', ''-emos'', ''-imos'', che a loro volta sono uguali a quelle del latino; per quanto riguarda la seconda persona plurale, la variante logudorese ha nella seconda e terza declinazione la terminazione '''-ides''' (latino ''-itis''), mentre le varianti centrali e meridionali hanno nelle tre declinazioni rispettivamente '''-àis''', '''-èis''', '''-is''', terminazioni del tutto uguali a quelle spagnole ''-áis'', ''-éis'', ''-ís'' e a quelle portoghesi, lingua in cui la 2a persona pl. è però ormai in disuso. L'interrogativa si forma generalmente in due modi: # con l'inversione dell'ausiliare: ''Juanni '''tzucadu'''/tucau est?'' (è partito Giovanni?), '''''papadu'''''/''papau as?'' (hai mangiato?) # con l'inversione del verbo: '''''un'arantzu/''''' aranzu '''''lu cheres''''' o ''un'arangiu ddu bolis''? oppure con la particella interrogativa ''a'': per esempio ''a lu cheres un'aranzu?'' (un arancio, lo vuoi?). La forma con la particella interrogativa è tipica dei dialetti centro-settentrionali. Prendendo in considerazione i diversi tempi e modi, l'''indicativo passato remoto''' è quasi del tutto scomparso dall'uso comune (come nelle lingue romanze settentrionali della Gallia e del Nord Italia) sostituito dal passato prossimo, ma risulta attestato nei documenti medioevali e ancor'oggi nelle forme colte e letterarie in alternanza con l'imperfetto; la sua evoluzione storica nel tempo dal Medioevo alle forme colte attuali è stata rispettivamente per la terza persona singolare e plurale: ipsu cant-avit>-ait/-ayt>-isit/-esit>issu cant-esi/-eit; ipsos cant-arunt/-erunt>-aynt>-isin/-esin>issos cant-esi/-ein. In campidanese è stato completamente sostituito dal passato prossimo. Un uso ancora attuale del passato remoto si ha però nei dialetti centrali di transizione o "Mesanía", dove viene usato per il verbo èssere. Parimenti scomparso è l'''indicativo piuccheperfetto''', attestato in sardo antico (sc. ''derat'' dal lat. ''dederat'', ''fekerat'' da ''fecerat'', ''furarat'' dal lat. volgare *''furaverat'', etc.). L'''indicativo futuro semplice''' si forma mediante il verbo '''''àere'''''/''ài(ri)'' (avere) al presente più la preposizione ''a'' e l'infinito del verbo in questione: es. '''''deo apo a nàrrere'''''/''deu apu a na(rr)i(ri)'' (io dirò), ''tui as a na(rr)i(ri)'' (tu dirai) (cfr. tardo latino ''habere ad'' + infinito), ecc. Nella lingua parlata la prima persona ''apo/apu'' può essere apostrofata: "ap'a nàrrere". Nei dialetti centro-settentrionali, il '''condizionale presente''' si forma utilizzando una forma modificata del verbo ''dèpere'' (dovere) più la preposizione ''a'' e l'infinito: per esempio '''''deo dia nàrrere''''' (io direi), '''''tue dias nàrrere''''' (tu diresti), ecc. Nei dialetti di transizione e in quelli centro-meridionali, anziché ''dèpere'' si usa invece la forma dell'imperfetto del verbo ''ài(ri)'' (avere) più la preposizione ''a'' e l'infinito: ''deu emu o apia a na(rr)i(ri)'', ''tui apias o íast a na(rr)i(ri)'', ecc. L'''imperativo negativo''' si forma usando la negazione ''no/non'' e il congiuntivo: per esempio '''''no andes'''/no andis'' (non andare), '''''non còmpores''''' (non comprare), analogamente alle lingue romanze iberiche. Il '''gerundio''' ha in sardo numerose funzioni e diverse sfumature non presenti in italiano né in alcune altre lingue romanze; alcuni usi si rinvengono in spagnolo, catalano o portoghese, altri in inglese, altri ancora sono propri solo del sardo e si ritrovano anche nell'italiano regionale. Le sue funzioni principali sono: * condizionale: ''fininde oe, ando deretu a igue'' (lett. finendo oggi, vado diretto lì = se finisco oggi vado lì direttamente); * temporale: ''ghirande a Nùgoro apo bidu su fogu'' (tornando a Nuoro ho visto il fuoco = ho visto il fuoco mentre stavo tornando a Nuoro; cf. spagnolo ''regresando a Nuoro vi el fuego'', inglese ''i saw the fire (as I was) coming back to Nuoro''); quest'uso è possibile anche nel passato, seppure nella lingua parlata molto raro: ''essende essia dae 'omo, Maria est andada a bidda'' (essendo uscita da casa, Maria è andata in paese = dopo essere uscita da casa Maria è andata in paese); * concessiva: ''fintzas traballande meda non mi bastat'' (anche lavorando molto non mi basta = se pure lavoro tanto (i soldi) non mi bastano); * causale: ''sende tardu, non b'est chèrfiu andare'' (essendo tardi, non ci è voluto andare); * modale: ''at fatu tantu dinare traballande meda'' (ha fatto tanti soldi lavorando molto) * gerundio usato dopo i verbi di percezione sensoriale: ''apo bidu sa zente ballande'' (ho visto la gente ballare; lo stesso succede in inglese, ''I saw the people dancing'', in spagnolo e in portoghese, ''vi la gente bailando/vi a gente dançando''); * poiché il sardo non usa il participio presente, il gerundio può svolgere le sue funzioni. Per esempio ''abba buddinde'' può significare sia "acqua bollendo" sia "acqua bollente", come in spagnolo: ''dd'apo 'etau a s'abba 'uddinde'' (l'ho gettato nell'acqua bollente; spagn. ''lo eché al agua hirviendo''). La forma progressiva si forma con l'ausilare èssere più il gerundio: per esempio '''''so andande'''''/''seu andendi'' (sto andando), '''''fia faghende'''''/''fipo faghende/fui faende/femu faendi'' (stavo facendo), caratteristica comune alla lingua inglese, nonché al sassarese e al gallurese. Il sardo ha però in aggiunta un uso del tutto particolare di questa forma, infatti la estende anche ad azioni che non sono state ancora cominciate, ma che (si suppone che) verranno portate a termine in breve. Questo uso è del tutto comune anche nell'italiano regionale della Sardegna, dove è molto diffuso in tutti gli strati sociali della popolazione sarda. In questo caso l'ausiliare che regge il gerundio, ''èssere'' in sardo, ''stare'' in italiano, può anche essere omesso: ''ma tando, andas a mi lu fàchere su cumandu o nono? (seo) andande'' (''ma allora, vai a farmi la commissione oppure no? (sto) andando'' italiano regionale della Sardegna / ora vado italiano standard). Nell'italiano regionale sardo è anche possibile usare ''giai'' (già) con funzione di futuro: ''già sto andando/già vado'', quale calco del sardo ''giai seo andande''; questo uso esiste anche in spagnolo e portoghese (''ya voy/já vou''). L'uso del gerundio riferito a un'azione futura trova corrispondenza nell'inglese, ma non in altre lingue romanze né nel tedesco (ingl. ''I'm going now/I'm gonna go now''; spagn. ''ya voy/ahora voy/voy a ir ahora (mismo)''; port. ''já vou/vou mesmo/vou ir agora''; cat. ''ara vaig''; fran. ''je vais maintenant''; ted. ''ich gehe jetzt''). Anche in sardo è possibile aggiungere un avverbio che rafforzi l'idea dell'immediatezza dell'azione, come in spagn. ''mismo'' o in port. ''mesmo'' (stesso), per esempio ''etotu'' o ''matessi'', lasciandosi forse nell'uso comune preferire il primo giacché in sardo è specificamente "stesso" come avverbio, mentre il secondo lo è anche come aggettivo La frase risultante è difficilmente traducibile in italiano, quanto meno alla lettera: ''seo andande como etotu'' ("sto andando adesso stesso"). ==== Verbo ''èssere''/èssi(ri) (essere) ==== * '''Indicativo presente''': ''deo/deu so(e)''/''seo''/''seu'' ; ''tue/tui ses''/''sesi''; ''issu/isse est''/''esti'' ; ''nos/nois/nosu semus/seus'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus sezis/seis'' ; ''issos/issus sunt o funt'' . * '''Indicativo imperfetto''': ''deo/deu fi(p)o/fia o femu''; ''tue/tui fis/fìas(t)''; ''issu/isse fìat/fit''; ''nos/nois/nosu fimus/fia(m)us o femus'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus fizis/fia(z)is o festis'' ; ''issos/issus fint/fìant'' . '''''In LSC''''': deo fia; tue fias; issu/isse fiat, nois fìamus; bois o boisàteros fiais; issos fiant. * '''Indicativo passato prossimo''': ''deo/deu so(e)/seo ista(d)u o stètiu'' ; ''tue/tui ses ista(d)u o stètiu'' ; ''issu/isse est ista(d)u o stètiu'' ; ''nos/nois/nosu semus/seus ista(d)os o stètius'' ; ''bois/bosàteros/bosàtrus sezis/seis ista(d)os o stètius'' ; ''issos/issus sunt o funt ista(d)os o stètius'' . '''''In LSC''''': deo so istadu; tue ses istadu; issu/isse est istadu; nois semus istados; bois seis istados; issos sunt istados. * '''Indicativo trapassato prossimo imperfetto''': ''deo/deu fi(p)o/fia ista(d)u o femu stètiu'' ; ''tue fis/fìas ista(d)u o stètiu'' ; ''issu/isse fìat/fit ista(d)u o stètiu'' ; ''nos/nois/nosu fimus/fìa(m)us o femus ista(d)os o stètius'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus fizis/fia(z)is ista(d)os o stètius'' ; ''issos/issus fint/fìant ista(d)os o stètius'' . '''''In LSC''''': deo fia istadu; tue fias istadu; issu/isse fiat istadu; nois fìamus istados; bois fiais istados; issos fiant istados. * '''Indicativo passato remoto:''' il passato remoto, escludendo gli usi colti, è generalmente in disuso; ciononostante, le forme del verbo essere sono usate normalmente, al posto di quelle dell'imperfetto, nel Montiferru, Guilcier, Barigadu e in alcune zone del campidanese rustico (Trexenta) e dell'Ogliastra: ''deo/deu fui'' ; ''tue/tui fusti/fustis'' ; ''issu fuit/fut'' ; ''nois/nosu fumos/fumis/fumos/fuaus'' ; ''bois/bosatrus fuzis/fustiais'' ; ''issos/issus funt o fuant'' . * '''Indicativo futuro''': ''deo/deu apo/apu a èssere/essi'' ; ''tue/tui as a èssere/essi'' ; ''issu/isse at a èssere/essi'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a èssere/essi'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is/eis a èssere/essi'' ; ''issos/issus ant a èssere/essi'' . '''''In LSC''''': deo apo a èssere; tue as a èssere; issu/isse at a èssere; nois amus a èssere; bois ais a èssere; issos ant a èssere. * '''Indicativo futuro anteriore''': ''deo/deu apo/apu a èssere/essi ista(d)u o stètiu'' ; ''tue/tui as a èssere/essi ista(d)u o stètiu'' ; ''issu/isse at a èssere/essi ista(d)u o stètiu'' ; ''nos/nois a(m)us/eus a èssere/essi ista(d)os o stètius'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a èssere/essi ista(d)os o stètius'' ; ''issos/issus ant a èssere/essi ista(d)os o stètius'' . '''''In LSC''''': deo apo a èssere istadu; tue as a èssere istadu; issu/isse at a èssere istadu; nois amus a èssere istados; bois ais a èssere istados; issos ant a èssere istados. * '''Congiuntivo presente''': ''chi deo/deu sia''; ''chi tue/tui sias'' ; ''chi issu/isse siat'' ; ''chi nos/nois sia(m)us'' ; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus sia(z)is'' ; ''chi issos/issus sìant'' . '''''In LSC''''': chi deo sia; chi tue sias; chi issu/isse siat; chi nois siamus; chi bois siais; chi issos siant. * '''Congiuntivo passato''': ''chi deo/deu sia ista(d)u o stètiu'' ; ''chi tue/tui sias ista(d)u o stètiu'' ; ''chi issu/isse siat ista(d)u o stètiu'' ; ''chi nos/nois sia(m)us ista(d)os o stètius'' ; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus sia(z)is ista(d)os o stètius'' ; ''chi issos/issus siant ista(d)os o stètius'' . '''''In LSC''''': chi deo sia istadu; chi tue sias istadu; chi issu/isse siat istadu; chi nois siamus istados; chi bois siais istados; chi issos siant istados. * '''Condizionale presente''': ''deo/deu dia o apia o emu a èssere/essi'' ; ''tue/tui dias o apias a èssere/essi'' ; ''issu/isse diat o apiat a èssere/essi'' ; ''nos/nois diamus o apiàus a èssere/essi'' ; ''bos o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a èssere/essi'' ; ''issos/issus diant o apiant a èssere/essi'' . '''''In LSC''''': deo dia a èssere; tue dias a èssere; issu/isse diat a èssere; nois diamus a èssere; bois diais a èssere; issos diant a èssere. * '''Condizionale passato''': ''deo/jeo dia o apia o emu a èssere/essi ista(d)u o stètiu'' ; ''tue dias o apias a èssere/essi ista(d)u o stètiu'' ; ''issu/isse diat o apiat a èssere/essi ista(d)u o stètiu'' ; ''nos/nois diamus o apiàus a èssere/essi ista(d)os o stètius'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a èssere/essi ista(d)os o stètius'' ; ''issos/issus diant o apiant a èssere ista(d)os o stètius'' . '''''In LSC''''': deo dia a èssere istadu; tue dias a èssere istadu; issu/isse diat a èssere istadu; nois diamus a èssere istados; bois diais a èssere istados; issos diant a èssere istados. * '''Gerundio presente''': ''(es)sende/(es)sendi'' . '''''In LSC''''': essende. * '''Gerundio passato''': ''(es)sende ista(d)u'' o ''(es)sendi stètiu'' . '''''In LSC''''': essende istadu. ==== Verbo àere/ài(ri) (avere). ==== Il verbo '''''àere''/ài(ri)''' viene usato da solo unicamente nelle varianti centro-settentrionali; nelle varianti centro-meridionali è usato esclusivamente come ausiliare per formare i tempi composti, mentre con il significato dell'italiano avere viene sempre sostituito dal verbo '''''tènnere'''''/'''tènni(ri)''', esattamente come accade in spagnolo, catalano, portoghese (dove il verbo ''haver'' è quasi del tutto scomparso) e napoletano. Per questo motivo in questo schema vengono indicate unicamente le forme del presente e dell'imperfetto dei dialetti centro-meridionali, che sono le sole dove nei tempi composti appare il verbo '''''àere''/ài(ri)'''. * '''Indicativo presente''': ''deo/deu apo/apu'' ; ''tue/tui as'' ; ''issu/isse at'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is'' ; ''issos/issus ant'' ; '''''In LSC''''': deo apo; tue as; issu/isse at; nois amus; bois ais; issos ant. * '''Indicativo imperfetto''': ''deo/deu aìa o emu''; ''tue/tui aìas'' ; ''issu/isse aìat'' ; ''nos/nois/nosu aia(m)us o abamus'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus aia(z)is o abazes'' ; ''issos/issus aiant'' ; '''''In LSC''''': deo aia; tue aias; issu/isse aiat; nois aìamus; bois aìais; issos aiant. * '''Indicativo passato prossimo''': ''deo/deu apo/apu api(d)u''; ''tue/tui as api(d)u''; ''issu/isse at api(d)u''; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus api(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is api(d)u''; ''issos/issus ant api(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo àpidu; tue as àpidu; issu/isse at àpidu; nois amus àpidu; bois ais àpidu; issos ant àpidu. * '''Indicativo trapassato prossimo imperfetto''': ''deo/deu aìa o emu api(d)u''; ''tue/tui aìas api(d)u''; ''issu/isse aìat api(d)u''; ''nos/nois/nosu aiamus api(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus aia(z)is api(d)u''; ''issos/issus aiant api(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo aia àpidu; tue aias àpidu; issu/isse aiat àpidu; nois aìamus àpidu; bois aiais àpidu; issos aiant àpidu. * '''Indicativo passato remoto''' (in disuso nella lingua parlata e ormai presente solo nelle forme arcaiche e colte logudoresi): ''deo apesi''; ''tue apestis''; ''issu/isse apesit''; ''nois apemus''; ''bois apezis''; ''issos apesint''; * '''Indicativo futuro''': ''deo/deu apo/apu a àere/ài(ri)''; ''tue/tui as a àere/ài(ri)''; ''issu/isse at a àere/ài(ri)''; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a àere/ài(ri)''; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a àere/ài(ri)''; ''issos/issus ant a àere/ài(ri)'' ; '''''In LSC''''': deo apo a àere; tue as a àere; issu/isse at a àere; nois amus a àere; bois ais a àere; issos ant a àere. * '''Indicativo futuro anteriore''': ''deo/deu apo/apu a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''tue/tui as a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''issu/isse at a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''issos/issus ant a àere/ài(ri) àpi(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo a àere àpidu; tue as a àere àpidu; issu/isse at a àere àpidu; nois amus a àere àpidu; bois ais a àere àpidu; issos ant a àere àpidu. * '''Congiuntivo presente''': ''chi deo/deu apa''; ''chi tue/tui apas''; ''chi issu/isse apat''; ''chi nos/nois/nosu apa(m)us''; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus apa(z)is''; ''chi issos/issus apant'' ; '''''In LSC''''': chi deo apa; chi tue apas; chi issu/isse apat; chi nois apamus; chi bois apais; chi issos apant. * '''Congiuntivo passato''': ''chi deo/deu apa àpi(d)u''; ''chi tue/tui apas àpi(d)u''; ''chi issu/isse apat àpi(d)u''; ''chi nos/nois/nosu apa(m)us àpi(d)u''; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus apa(z)is àpi(d)u''; ''chi issos/issus apant àpi(d)u'' ; '''''In LSC''''': chi deo apa àpidu; chi tue apas àpidu; chi issu/isse apat àpidu; chi nois apamus àpidu; chi bois apais àpidu; chi issos apant àpidu. * '''Condizionale presente''': ''deo/deu dia o apia o emu a àere/ài(ri)''; ''tue/tui dias o apias a àere/ài(ri)''; ''issu/isse diat o apiat a àere/ài(ri)''; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a àere/ài(ri)''; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a àere; issos/issus diant o apiant a àere'' ; '''''In LSC''''': deo dia a àere, tue dias a àere, issu/isse diat a àere, nois diamus a àere, bois diais a àere; issos diant a àere. * '''Condizionale passato''': ''deo/deu dia o apia o emu a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''tue dias o apias a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''issu/isse diat o apiat a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a àere/ài(ri) àpi(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a aère/ài(ri) àpi(d)u''; ''issos/issus diant o apiant a àere/ài(ri) àpi(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo dia a àere àpidu, tue dias a àere àpidu, issu/isse diat a àere àpidu, nois diamus a àere àpidu, bois diais a àere àpidu; issos diant a àere àpidu. * '''Gerundio presente''': ''aende/aendi'' ; '''''In LSC''''': aende * '''Gerundio passato''': ''aende/aendi àpi(d)u'' . '''''In LSC''''': aende àpidu ==== Coniugazione in -''are''/-a(r)i : Verbo ''cantare''/canta(r)i (cantare) ==== * '''Indicativo presente''': ''deo/deu canto/cantu''; ''tue/tui cantas''; ''issu/isse cantat''; ''nos/nois/nosu canta(m)us''; ''bois o bosàteros/bosàtrus canta(z)is''; ''issos/issus cantant'' ; '''''In LSC''''': deo canto; tue cantas; issu/isse cantat; nois cantamus; bois cantades; issos cantant. * '''Indicativo imperfetto''': ''deo/deu cantaìa/cantamu''; ''tue/tui cantaias''; ''issu/isse cantaiat''; ''nos/nois/nosu cantaia(m)us''; ''bois o bosàteros/bosàtrus cantaia(z)is''; ''issos/issus cantaiant'' ; '''''In LSC''''': deo cantaia; tue cantaias, issu/isse cantaiat; nois cantaìamus; bois cantaiais; issos cantaiant. * '''Indicativo passato prossimo''': ''deo/deu apo/apu canta(d)u''; ''tue/tui as canta(d)u''; ''issu/isse at canta(d)u''; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus canta(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is canta(d)u''; ''issos/issus ant canta(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo cantadu; tue as cantadu; issu/isse at cantadu; nois amus cantadu; bois ais cantadu; issos ant cantadu. * '''Indicativo trapassato prossimo imperfetto''': ''deo/deu aia o emu canta(d)u''; ''tue/tui aias canta(d)u''; ''issu/isse aiat canta(d)u''; ''nos/nois/nosu aia(m)us canta(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus aia(z)is canta(d)u''; ''issos/issus aiant canta(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo aia cantadu; tue aias cantadu; issu/isse aia cantadu; nois aìamus cantadu; bois aiais cantadu; issos aiant cantadu. * '''Indicativo passato remoto''' (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): ''deo cante(s)i''; ''tue cantestis''; ''issu/isse cante(s)it''; ''nois cantèsimus''; ''bois cantezis''; ''issos cantesint o canterunt''; * '''Indicativo futuro''': ''deo/deu apo/apu a cantare/cantai''; ''tue/tui as a cantare/canta(r)i''; ''issu/isse at a cantare/canta(r)i''; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a cantare/canta(r)i''; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a cantare/canta(r)i''; ''issos/issus ant a cantare/canta(r)i'' ; '''''In LSC''''': deo apo a cantare; tue as a cantare; issu/isse at a cantare; nois amus a cantare; bois ais a cantare; issos ant a cantare. * '''Indicativo futuro anteriore''': ''deo/deu apo/apu a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''tue/tui as a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''issu/isse at a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''issos/issus ant a àere/ài(ri) canta(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo a àere cantadu; tue as a àere cantadu; issu/isse at a àere cantadu; nois amus a àere cantadu; bois ais a àere cantadu; issos ant a àere cantadu. * '''Congiuntivo presente''': ''chi deo/deu cante/canti''; ''chi tue/tui cantes/cantis''; ''chi issu/isse cantet/cantit''; ''chi nos/nois/nosu cante(m)us''; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus cante(z)is''; ''chi issos/issus cantent/cantint'' ; '''''In LSC''''': chi deo cante; chi tue cantes; chi isse cantet; chi nois cantemus; chi bois canteis; chi issos cantent. * '''Congiuntivo passato''': ''chi deo/deu apa canta(d)u''; ''chi tue/tui apas canta(d)u''; ''chi issu/isse apat canta(d)u''; ''chi nos/nois/nosu apa(m)us canta(d)u''; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus apa(z)is canta(d)u''; ''chi issos/issus apant canta(d)u'' ; '''''In LSC''''': chi deo apa cantadu; chi tue apas cantadu; chi issu/isse apat cantadu; chi nois apamus cantadu; chi bois apais cantadu; chi issos apant cantadu. * '''Condizionale presente''': ''deo/deu dia o apia o emu a cantare/canta(r)i''; ''tue/tui dias o apias a cantare/canta(r)i''; ''issu/isse diat o apiat a cantare/canta(r)i''; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a cantare/canta(r)i''; ''bois/bosàteros dia(z)is o apiàis a cantare/canta(r)i''; ''issos/issus diant o apiant a cantare/canta(r)i'' ; '''''In LSC''''': deo dia cantare, tue dias cantare; issu/isse diat a cantare; nois diamus a cantare; bois diais a cantare; issos diant a cantare. * '''Condizionale passato''': ''deo/deu dia o apia o emu a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''tue/tui dias o apias a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''issu/isse diat o apiat a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a àere/ài(ri) canta(d)u''; ''issos/issus diant o apiant a àere canta(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo dia àere cantadu, tue dias àere cantadu; issu/isse diat àere cantadu; nois diamus àere cantadu; bois diais àere cantadu; issos diant àere cantadu. * '''Gerundio presente''': ''cantande/cantende/cantendi'' ; '''''In LSC''''': cantende. * '''Gerundio passato''': ''aende/aendi canta(d)u'' . '''''In LSC''''': aende cantadu. ==== Coniugazione in -''ere''/-i(ri) : Verbo tìmere/tìmi(ri) (temere) ==== * '''Indicativo presente''': ''deo/deu timo/timu'' ; ''tue/tui times/timis'' ; ''issu/isse timet/timit'' ; ''nos/nois/nosu timimus o timèus'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus timideso timèis'' ; ''issos/issus timent/timint'' ; '''''In LSC''''': deo timo; tue times; issu/isse timet; nois timimus; bois timides; issos timent. * '''Indicativo imperfetto''': ''deo/deu timia'' ; ''tue/tui timias'' ; ''issu/isse timiat'' ; ''nos/nois/nosu timia(m)us'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus timia(z)is'' ; ''issos/issus timiant'' ; '''''In LSC''''': deo timia; tue timias; issu/isse timiat; nois timìamus; bois timiais; issos timiant. * '''Indicativo passato prossimo''': ''deo/deu apo/apu tìmi(d)u'' ; ''tue/tui as tìmi(d)u'' ; ''issu/isse at tìmi(d)u'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus tìmi(d)u'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is/ais tìmi(d)u'' ; ''issos/issus ant tìmi(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo timidu; tue as timidu; issu/isse at timidu; nois amus timidu; bois ais timidu; issos ant timidu. * '''Indicativo trapassato prossimo imperfetto''': ''deo/deu aiao emu tìmi(d)u'' ; ''tue/tui aias tìmi(d)u'' ; ''issu/isse aiat tìmi(d)u'' ; ''nois/nos aia(m)us tìmi(d)u'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus aia(z)is tìmi(d)u'' ; ''issos/issus aiant tìmi(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo aia timidu; tue aias timidu; issu/isse aia timidu; nois aìamus timidu; bois aiais timidu; issos aiant timidu. * '''Indicativo passato remoto''' (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): ''deo time(s)i'' ; ''tue timestis'' ; ''issu/isse time(s)it'' ; ''nois timè(si)mus'' ; ''bois timezis'' ; ''issos timèsint o timèrunt'' ; '''''In LSC''''': deo timei; tue timeis; issu/isse timeit; nois timemus; bois timeis; issos timeint. * '''Indicativo futuro''': ''deo/deu apo/apu a tìmere/tìmi(ri)'' ; ''tue/tui as a tìmere/timi(ri)'' ; ''issu/isse at a tìmere/timi(ri)'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a tìmere/timi(ri)'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a tìmere/timi(ri)'' ; ''issos/issus ant a tìmere/timi(ri)'' ; '''''In LSC''''': deo apo a tìmere; tue as a tìmere; issu/isse at a tìmere; nois amus a tìmere; bois ais a tìmere; issos ant a tìmere. * '''Indicativo futuro anteriore''': ''deo/deu apo/apu a àere/ài(ri) tìmi(d)u'' ; ''tue/tui as a àere/ài(ri) tìmi(d)u'' ; ''issu/isse at a àere/ài(ri) tìmi(d)u'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a àere/ài(ri) tìmi(d)u'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a àere/ài(ri) tìmi(d)u'' ; ''issos/issus ant a àere/ài(ri) tìmi(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo a àere tìmidu; tue as a àere tìmidu; issu/isse at a àere tìmidu; nois amus a àere tìmidu; bois ais a àere tìmidu; issos ant a àere tìmidu. * '''Congiuntivo presente''': ''chi deo/deu tima'' ; ''chi tue/tui timas'' ; ''chi issu/isse timat'' ; ''chi nos/nois/nosu tima(m)us'' ; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus tima(z)is'' ; ''chi issos/issus timant'' ; '''''In LSC''''': chi deo tima; chi tue timas; chi issu/isse timat; chi nois timamus; chi bois timais; chi issos timant. * '''Congiuntivo passato''': ''chi deo/deu apa tìmi(d)u'' ; ''chi tue/tui apas tìmi(d)u'' ; ''chi issu/isse apat tìmi(d)u'' ; ''chi nos/nois/nosu apa(m)us tìmi(d)u'' ; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus apa(z)is tìmi(d)u'' ; ''chi issos/issus apant tìmi(d)u'' ; '''''In LSC''''': chi deo apa tìmidu; chi tue apas tìmidu; chi issu/isse apat tìmidu; chi nois apamus tìmidu; chi bois apais tìmidu; chi issos apant tìmidu. * '''Condizionale presente''': ''deo/deu dia o apia o emu a tìmere/tìmi(ri)'' ; ''tue dias o apias a tìmere/timi(ri)'' ; ''issu/isse diat o apiat a tìmere/timi(ri)'' ; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a tìmere/timi(ri)'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a tìmere/timi(ri)'' ; ''issos/issus diant o apiant a tìmere/timi(ri)'' ; '''''In LSC''''': deo dia tìmere; tue dias tìmere; issu/isse diat tìmere; nois diamus tìmere; bois diais tìmere; issos diant tìmere. * '''Condizionale passato''': ''deo/deu dia o apia o emu a àere/ài(ri) timi(d)u'' ; ''tue dias o apias a àere/ài(ri) timi(d)u'' ; ''issu/isse diat o apiat a àere/ài(ri) timi(d)u'' ; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a àere/ài(ri) timi(d)u'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a àere/ài(ri) timi(d)u'' ; ''issos/issus diant o apiant a àere/ài(ri) timi(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo dia àere tìmidu; tue dias àere tìmidu; issu/isse diat àere tìmidu; nois diamus àere tìmidu; bois diais àere tìmidu; issos diant àere tìmidu. * '''Gerundio presente''': ''timende/timendi'' ; '''''In LSC''''': timende. * '''Gerundio passato''': ''aende/aendi tìmi(d)u'' ; '''''In LSC''''': aende tìmidu ==== Coniugazione in -''ire''/-i(ri) : Verbo ''finire''/fini(ri) (finire) ==== * '''Indicativo presente''': ''deo/deu fino/finu'' ; ''tue/tui finis'' ; ''issu/isse finit'' ; ''nos/nois/nosu fini(m)us'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus finides o fineis'' ; ''issos/issus finint'' ; '''''In LSC''''': deo fino; tue finis; issu/isse finit; nois finimus; bois finides; issos finint. * '''Indicativo imperfetto''': ''deo/deu finia'' ; ''tue/tui finias'' ; ''issu/isse finiat'' ; ''nos/nois/nosu finia(m)us'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus finia(z)is'' ; ''issos/issus finiant'' ; '''''In LSC''''': deo finia; tue finias; issu/isse finiat; nois finìamus; bois finiais; issos finiant. * '''Indicativo passato prossimo''': ''deo/deu apo/apu fini(d)u'' ; ''tue/tui as fini(d)u'' ; ''issu/isse at fini(d)u'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus fini(d)u'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is fini(d)u'' ; ''issos/issus ant fini(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo finidu; tue as finidu; issu/isse at finidu; nois amus finidu; bois ais finidu; issos ant finidu. * '''Indicativo trapassato prossimo imperfetto''': ''deo/deu aia o emu fini(d)u'' ; ''tue/tui aias fini(d)u'' ; ''issu/isse aiat fini(d)u'' ; ''nos/nois/nosu aia(m)us fini(d)u'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus aia(z)is fini(d)u'' ; ''issos/issus aiant fini(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo aia finidu; tue aias finidu; issu/isse aiat finidu; nois aìamus finidu; bois aiais finidu; issos aiant finidu. * '''Indicativo passato remoto''' (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): ''deo/deu fine(s)i'' ; ''tue/tui finestis'' ; ''issu/isse fine(s)it'' ; ''nois finè(si)mus'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus finezis'' ; ''issos finesint o finerunt'' ; '''''In LSC''''': deo finei; tue fineis; issu fineit; nois finemus; bois fineis; issos fineint. * '''Indicativo futuro''': ''deo/deu apo/apu a finire/fini(ri)'' ; ''tue/tui as a finire/fini(ri)'' ; ''issu/isse at a finire/fini(ri)'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a finire/fini(ri)'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a finire/fini(ri)'' ; ''issos/issus ant a finire/fini(ri)'' ; '''''In LSC''''': deo apo a finire; tue as a finire; issu/isse at a finire; nois amus a finire; bois ais a finire; issos ant a finire. * '''Indicativo futuro anteriore''': ''deo/deu apo/apu a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''tue/tui as a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''issu/isse at a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''issos/issus ant a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; '''''In LSC''''': deo apo a àere finidu; tue as a àere finidu; issu/isse at a àere finidu; nois amus a àere finidu; bois ais a àere finidu; issos ant a àere finidu. * '''Congiuntivo presente''': ''chi deo/deu fina'' ; ''chi tue/tui finas'' ; ''chi issu/isse finat'' ; ''chi nos/nois/nosu fina(m)us'' ; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus fina(z)is'' ; ''chi issos/issus finant'' ; '''''In LSC''''': chi deo fina; chi tue finas; chi issu/isse finat; chi nois finamus; chi bois finais; chi issos finant. * '''Congiuntivo passato''': ''chi deo/deu apa fini(d)u'' ; ''chi tue/tui apas fini(d)u'' ; ''chi issu/isse apat fini(d)u'' ; ''chi nos/nois/nosu apa(m)us fini(d)u'' ; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus apa(z)is fini(d)u'' ; ''chi issos/issus apant fini(d)u'' ; '''''In LSC''''': chi deo apa finidu; chi tue apas finidu; chi issu/isse apat finidu; chi nois apamus finidu; chi bois apais finidu; chi issos apant finidu. * '''Condizionale presente''': ''deo/deu dia o apia o emu a finire/fini(ri)'' ; ''tue/tui dias o apias a finire/fini(ri)'' ; ''issu/isse diat o apiat a finire/fini(ri)'' ; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a finire/fini(ri)'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o bosàteros/bosàtrus apiàis a finire/fini(ri)'' ; ''issos/issus diant o apiant a finire/fini(ri)'' ; '''''In LSC''''': deo dia finire; tue dias finire; issu/isse diat finire; nois diamus finire; bois diais finire; issos diant finire. * '''Condizionale passato''': ''deo/deu dia o apia o emu a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''tue/tui dias o apias a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''issu/isse diat o apiat a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''nos/nois/nosu dia(m)us o apiàus a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; ''issos/issus diant o apiant a àere/ài(ri) fini(d)u'' ; * '''Gerundio presente''': ''fininde/finende/finendi'' ; '''''In LSC''''': finende * '''Gerundio passato''': ''aende/aendi fini(d)u'' ; '''''In LSC''''': aende finidu ==== Verbi irregolari : Verbo ''fàghere''/fàere/fàghiri/fai (fare) ==== * '''Indicativo presente''': ''deo/deu fago o fatzu'' ; ''tue/tui fa(gh)es/fa(gh)is'' ; ''issu/isse fa(gh)et/fa(gh)it'' ; ''nos/nois/nosu faghimus o f(agh)eus'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus faghides o f(agh)èis'' ; ''issos/issus fa(gh)ent/fa(gh)int'' ; '''''In LSC''''': deo fatzo; tue faghes; issu faghet; nois faghimus; bois faghides; issos faghent. * '''Indicativo imperfetto''': ''deo/deu fa(gh)ia'' ; ''tue/tui fa(gh)ias'' ; ''issu/isse fa(gh)iat'' ; ''nos/nois/nosu fa(gh)ia(m)us'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus fa(gh)ia(z)is'' ; ''issos/issus fa(gh)iant'' ; '''''In LSC''''': deo faghia; tue faghias; issu/isse faghiat; nois faghìamus; bois faghiais; issos faghiant. * '''Indicativo passato prossimo''': ''deo/deu apo/apu fatu'' ; ''tue/tui as fatu'' ; ''issu/isse at fatu'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus fatu'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is fatu'' ; ''issos/issus ant fatu'' ; '''''In LSC''''': deo apo fatu; tue as fatu; issu/isse at fatu, nois amus fatu; bois ais fatu; issos ant fatu. * '''Indicativo trapassato prossimo imperfetto''': ''deo/deu aia o emu fatu'' ; ''tue/tui aias fatu'' ; ''issu/isse aiat fatu'' ; ''nos/nois/nosu aia(m)us fatu'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus aia(z)is fatu'' ; ''issos/issus aiant fatu'' ; '''''In LSC''''': deo aia fatu; tue aias fatu; issu/isse aiat fatu; nois aìamus fatu; bois aiais fatu; issos aiant fatu. * '''Indicativo passato remoto''' (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): ''deo faghe(s)i'' ; ''tue faghèstis'' ; ''issu/isse faghe(s)it'' ; ''nois faghè(si)mus'' ; ''bois faghezis'' ; ''issos faghesint o fagherunt'' ; * '''Indicativo futuro''': ''deo/deu apo/apu a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''tue/tui as a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''issu/isse at a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''issos/issus ant a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; '''''In LSC''''': deo apo a fàghere; tue as a fàghere; issu/isse at a fàghere; nois amus a fàghere; bois ais a fàghere; issos ant a fàghere. * '''Indicativo futuro anteriore''': ''deo/deu apo/apu a àere/ài(ri) fatu'' ; ''tue/tui as a àere/ài(ri) fatu'' ; ''issu/isse at a àere/ài(ri) fatu'' ; ''nos/nois/nosu a(m)us/eus a àere/ài(ri) fatu'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus a(z)is a àere/ài(ri) fatu'' ; ''issos/issus ant a àere/ài(ri) fatu'' ; '''''In LSC''''': deo apo a àere fatu; tue as a àere fatu; nois amus a àere fatu; bois ais a àere fatu; issos ant a àere fatu. * '''Congiuntivo presente''': ''chi deo/deu faga o fatza''; ''chi tue/tui fagas o fatzas''; ''chi issu/isse fagat o fatzat''; ''chi nos/nois/nosu fagamus o fatza(m)us''; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus fagazis o fatzàis''; ''chi issos fagant o fatzant'' ; '''''In LSC''''': chi deo fatza; chi tue fatzas; chi issu/isse fatzat; chi nois fatzamus; chi bois fatzais; chi issos fatzant. * '''Congiuntivo passato''': ''chi deo/deu apa fatu''; ''chi tue/tui apas fatu'' ; ''chi issu/isse apat fatu'' ; ''chi nos/nois/nosu apa(m)us fatu'' ; ''chi bois o bosàteros/bosàtrus apa(z)is fatu'' ; ''chi issos/issus apant fatu'' ; '''''In LSC''''': chi deo apa fatu; chi tue apas fatu; chi issu/isse apat fatu; chi nois apamus fatu; chi bois apais fatu; chi issos apant fatu. * '''Condizionale presente''': ''deo/deu dia o apia o emu a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''tue/tui dias o apias a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''issu/isse diat o apiat a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ; ''issos/issus diant o apiant a fà(gh)ere/fa(ghir)i'' ;'''''In LSC''''': deo dia fàghere; tue dias fàghere; issu/isse diant fàghere; nois diamus fàghere; bois diais fàghere; issos diant fàghere. * '''Condizionale passato''': ''deo/deu dia o apia o emu a àere/ài(ri) fatu'' ; ''tue/tui dias o apias a àere/ài(ri) fatu'' ; ''issu/isse diat o apiat a àere/ài(ri) fatu'' ; ''nos/nois/nosu diamus o apiàus a àere/ài(ri) fatu'' ; ''bois o bosàteros/bosàtrus dia(z)is o apiàis a àere/ài(ri) fatu'' ; ''issos/issus diant o apiant a àere/ài(ri) fatu'' ;'''''In LSC''''': deo dia a àere fatu; tue dias a àere fatu; nois diamus a àere fatu; bois diais a àere fatu; issos diant a àere fatu. * '''Gerundio presente''': ''fa(gh)ende/fendi'' ; '''''In LSC''''': faghende * '''Gerundio passato''': ''aende/aendi fatu'' ; '''''In LSC''''': aende fatu ===== Particolarità ===== È presente una categoria particolare di verbi che in logudorese e nuorese hanno l'infinito proprio della seconda coniugazione in ''-ere'', e che però secondo la loro origine appartengono alla terza, di cui hanno conservato alcune terminazioni nel presente indicativo. Appartiene a tale gruppo per esempio '''''bènnere''''' (venire), la cui coniugazione in presente è: '''''bèngio'''''/benzo, '''''benis''''', benit, '''''benimus'''''/benius, '''''benides'''''/benies/benìs, '''''benint'''''; oppure '''''apèrrere''''' (aprire): '''''apèrgio'''''/aperjo/aperzo/apegio, '''''aperis''''', '''''aperit''''', '''''aperimus'''''/aperius, '''''aperides'''''/aperies/aperìs, '''''aperint'''''. Vengono coniugati allo stesso modo '''''cumbènnere''''' (convenire; 1a persona '''''cumbèngio'''''/cumbenzo), '''''cobèrrere'''''/nuor. '''copèrrere''' (coprire un oggetto, montare un animale a un altro, volg. fornicare; '''''cobèrgio'''''/coberjo/coberzo/crobegio), '''''fèrrere''''' (colpire; ferire; '''''fèrgio'''''/ferjo/ferzo/fegio), '''''mòrrere''''' (morire; '''''mòrgio'''''/morjo/morzo/mogio), '''''iscobèrrere''/iscrobèrrere'''/nuor. '''iscopèrrere''' (scroprire; '''''iscobèrgio'''''/iscoberjo/iscoberzo/iscrobegio). ===== Verbi irregolari alla prima persona singolare del presente ===== Numerosi verbi hanno una coniugazione generalmente regolare, mantenendo però irregolare la prima persona sing. del presente: '''''bàlere''''' (valere; '''''bàgio'''''/bazo), '''''chèrrere''''' (volere; '''''chèrgio'''''/cherjo/cherzo/chegio), '''''dòlere''''' (fare male, dolere; '''''dògio'''''/dozo), '''''pàrrere''''' (sembrare, parere; '''''pàrgio'''''/parjo/parzo/pagio), '''''cumpàrrere''''' (comparire; '''''cumpàrgio'''''/cumparjo/cumparzo/cumpagio), '''''pòdere''''' (potere; '''''potzo'''''/potho), '''''pònnere''''' (mettere; '''''pòngio'''''/ponzo), '''''tènnere''''' (avere; '''''tèngio'''''/tenzo), '''''mantènnere''''' (mantenere; '''''mantèngio'''''/mantenzo). === Tabella di comparazione delle lingue neolatine === ''Latino'' ''Francese'' ''Italiano'' ''Spagnolo'' ''Occitano'' ''Catalano'' ''Aragonese'' ''Portoghese'' ''Romeno'' '''''Sardo''''' '''''Sassarese''''' '''''Gallurese''''' ''Còrso'' ''Friulano'' '''clave(m)''' ''clé'' ''chiave'' ''llave'' ''clau'' ''clau'' ''clau'' ''chave'' ''cheie'' '''''crae''/-i''' '''''ciabi''''' '''chiaj/ciai''' ''chjave/chjavi'' ''clâf'' '''nocte(m)''' ''nuit'' ''notte'' ''noche'' ''nuèit/nuèch'' ''nit'' ''nueit'' ''noite'' ''noapte'' '''''note''/-i''' '''notti''' '''notti''' ''notte/notti'' ''gnot'' '''cantare''' ''chanter'' ''cantare'' ''cantar'' ''cantar'' ''cantar'' ''cantar'' ''cantar'' ''cânta'' '''''cantare''/-ai''' '''cantà''' '''cantà''' ''cantà'' ''cjantâ'' '''capra(m)''' ''chèvre'' ''capra'' ''cabra'' ''cabra'' ''cabra'' ''craba'' ''cabra'' ''capră'' '''càbra/''craba''''' '''crabba''' '''capra/crabba'''(castellanese) ''capra'' ''cjavre'' '''lingua(m)''' ''langue'' ''lingua'' ''lengua'' ''lenga'' ''llengua'' ''luenga'' ''língua'' ''limbă'' '''''limba''/lìngua''' '''linga''' '''linga''' ''lingua'' ''lenghe'' '''platea(m)''' ''place'' ''piazza'' ''plaza'' ''plaça'' ''plaça'' ''plaza'' ''praça'' ''piață'' '''''pratza''''' '''piazza''' '''piazza''' ''piazza'' ''place'' '''ponte(m)''' ''pont'' ''ponte'' ''puente'' ''pònt'' ''pont'' ''puent'' ''ponte'' ''punte (pod)'' '''''ponte''/-i''' '''ponti''' '''ponti''' ''ponte/ponti'' ''puint'' '''ecclesia(m)''' ''église'' ''chiesa'' ''iglesia'' ''glèisa'' ''església'' ''ilesia'' ''igreja'' ''biserică'' '''''crèsia''/eccresia''' '''gesgia''' '''ghjesgia''' ''ghjesgia'' ''glesie'' '''hospitale(m)''' ''hôpital'' ''ospedale'' ''hospital'' ''espital'' ''hospital'' ''hespital'' ''hospital'' ''spital'' '''''ispidale''/spidali''' '''ippidari''' '''spidali/uspidali''' ''spedale/uspidali'' ''ospedâl'' '''caseu(m)'''lat.volg.''formaticu(m)'' ''fromage'' ''formaggio/cacio'' ''queso'' ''formatge'' ''formatge'' ''formache/queso'' ''queijo'' ''brânză/caș'' '''''casu''''' '''casgiu''' '''casgiu''' ''casgiu'' ''formadi'' === Alcuni vocaboli nella lingua sarda e in quelle alloglotte della Sardegna === Italiano Sardo Gallurese Sassarese Algherese Tabarchino la terra '''''sa terra''''' la tarra la terra la terra a têra il cielo '''''su chelu'''''/célu lu celu lu tzelu lu zeru lo cel l'acqua '''''s'abba'''''/àcua l'ea l'eba l'aigua l'aegua il fuoco '''''su fogu''''' lu focu lu foggu lo foc u fogu l'uomo '''''s'òmine'''''/ómini l'omu l'ommu l'home l'omu la donna '''''sa fèmina''''' la fèmina la fémmina la dona a dona mangiare '''''mandigare''''' o '''''papare'''''/papai manghjà magnà menjar mangiâ bere '''''bufare'''''/bufai o '''''bìbere''''' bì bì beure beive grande '''''mannu''''' mannu/grandi mannu gran grande piccolo '''''minore''''' o '''''piticu''''' minori/picculu minori petit piccin il burro '''''su botirru''''' lu butirru lu butirru la mantega buru il mare '''''su mare'''''/mari lu mari lu mari lo mar u mô il giorno '''''sa die'''''/dii la dì la dì lo dia u giurnu la notte '''''su note'''''/noti la notti la notti la nit a néùtte la scimmia '''''sa moninca'''''/'''''martinica''''' la scìmia la scimmia la muninca a scimia il cavallo '''''su caddu'''''/càdhu/cuàdhu lu cabaddu lu cabaddu lo cavall u cavallu la pecora '''''sa berbeghe'''''/brebèi la pècura la péggura l'ovella a pëgua il fiore '''''su frore'''''/frori lu fiori lu fiori la flor a sciùa la macchia '''''sa màcula''''' o '''''sa mantza'''''/mancia la tacca la mancia/maccia la taca a maccia la testa '''''sa conca''''' lu capu lu cabbu lo cap a tésta la finestra '''''sa bentana''''' o '''''su balcone''''' lu balconi lu balchoni la finestra u barcùn la porta sa janna/'''''ghenna'''''/genna la ghjanna/gianna la gianna (pron. janna) la porta a porta il tavolo '''''sa mesa''''' o '''''tàula''''' la banca la banca/mesa la mesa/taula a tòa il piatto '''''su pratu''''' lu piattu lu piattu lo plat u tundu lo stagno '''''s'istànniu'''''/'''''stàngiu''''' o staini lu stagnu l'isthagnu l'estany u stagnu il lago '''''su lagu''''' lu lagu lu lagu lo llac u lagu/lògu un arancio '''''un'arantzu'''''/aràngiu un aranciu un aranzu, cast. aranciu una taronja un çetrùn la scarpa '''''sa bota''''' o '''''su botinu''''' o '''''sa crapita''''' la botta la botta la bota a scarpa/scòrpa la zanzara sa t(h)íntula/'''''tzìntzula''''' la zinzula la zinzura la tíntula a sinsòa la mosca '''''sa musca''''' la musca la moscha, cast. muscha la mosca a musca la luce '''''sa lughe'''''/luxi la luci la luzi, cast. lugi la llumera a lüxe il buio '''''s'iscuridade'''''/iscuridadi o '''''su buju''''' o '''''s'iscurigore''''' lu bughju lu buggiu, cast. lu bughju la obscuritat scuur un'unghia '''''un'ungra'''''/unga un'ugna un'ugna una ungla un'ùngia la lepre '''''su lèpere'''''/lèpori lu lèparu lu lèpparu la llebre a léve la volpe '''''su matzone''''' o '''''su mariane'''''/margiàni o '''''su grodde'''''/gròdhe/gròdhi lu maccioni lu mazzoni, cast. maccioni lo guineot/matxoni a vurpe il ghiaccio '''''s'astragu''''' o '''''sa titia''''' o '''''su ghiàciu''''' lu ghjacciu lu ghiacciu lo gel u ghiacciu il cioccolato '''''su tziculate'''''/ciculati lu cioccolatu lu ciucculaddu la xocolata a ciculata la valle '''''sa badde'''''/badhe/badhi la vaddi la baddi la vall a valle il monte '''''su monte'''''/monti lu monti lu monti lo mont u munte il fiume '''''su riu''''' o '''''frùmene'''''/frùmini lu riu lu riu lo riu u riu il bambino '''''su pitzinnu'''''/picínnu o '''''piseddu'''''/pisedhu o pipíu lu steddu la criaddura/lu pizzinnu lo minyó u figgeu il neonato '''''sa criadura''''' la criatura/stiducciu la criaddura/lu piccinneddu la criatura u piccin il sindaco '''''su sìndigu''''' lu sindacu lu sindagu lo síndic u scindegu l'auto '''''sa màchina''''' o '''''sa vetura''''' la vittura/la macchina la macchina/la vettura la màquina/l'automòbil a vétüa/a machina la nave '''''sa nae''''' o navi/'''''su vapore''''' la nai lu vapori/la nabi la nau a nòve/vapùre la casa '''''sa domo'''''/domu la casa la casa la casa a câ il palazzo su palàt(h)u/'''''palatzu''''' lu palazzu lu parazzu lo palau u palàssiu lo spavento '''''s'assustu''''' o '''''assùconu''''' o '''''atzìchidu''''' l'assustu/scalmentu l'assusthu/assucconu/ippasimu, cast. assucunadda l'assusto u resôtu il lamento '''''sa mìmula''''' o '''''sa chèscia''''' lu lamentu/tunchju lu lamentu/mimmura, cast. mimula la llamenta u lamentu ragionare '''''arresonare'''''/arrexonai rasghjunà rasgiunà arraonar rajiunò parlare '''''faeddare'''''/fa(v)edhare/fuedhai faiddà fabiddà parlar parlà correre '''''cùrrere'''''/curri currì currì corrir caminò a gambe il cinghiale '''''su sirbone'''''/sirboni o '''''su porcrabu''''' lu polcarvu lu purchabru lo porc-crabo u cinghiole il serpente '''''sa terpe'''''/terpente o '''''sa colovra'''''/colora/su coloru su tzerpenti/colovru la salpi lu saipenti lo serpent adesso/ora '''''como''''' o '''''imoe'''''/imoi abà abà ara aùa io '''''deo'''''/(d)e(g)o/deu eu eu/eiu jo mì camminare '''''ambulare''''' o '''''caminare'''''/caminai caminà caminà caminar camminò la nostalgia sa nostalghía/'''''nostalgia''''' o sa '''''saudade'''''/saudadi la nostalghja la nostalgia la nostàlgia a nustalgia === I numeri - Sos nùmeros - Is nùmerus === Tra i numeri sardi troviamo due forme, '''maschile''' e '''femminile''', per tutti i numeri che terminano con il numero uno, escludendo l'undici, il centoundici e così via, per il numero due e per tutte le centinaia escludendo i numeri cento, millecento, ecc. Questa caratteristica è presente tale quale sia nello spagnolo sia nel portoghese. Abbiamo quindi in sardo per esempio (gli esempi sono nel sardo centrale o di mesania) '''''unu pipiu''' / '''una pipia''''' (un bambino/una bambina), '''''duos pitzinnos''' / '''duas pitzinnas''''' (due bambini, ragazzini/due bambine, ragazzine), '''''bintunu caddos''/cuaddos''' (ventuno cavalli) / '''''bintuna crabas''''' (ventuno capre), '''''barantunu libros''''' (quarantuno libri) / '''''barantuna cadiras''''' (quanrantuno sedie), '''''chentu e unu rios''''' (centouno fiumi), '''''chentu e una biddas''''' (centouno paesi), '''''dughentos òmines''''' (duecento uomini) / '''''dughentas domos''''' (duecento case). In sardo abbiamo, come in italiano, due diverse forme per mille, '''''milli''''', e duemila, '''duamiza/''duamìgia''/duamilla'''. ; Tabella dei numeri basata sulle varianti logudoresi del Marghine e del Guilcer e del nuorese, su quelle di transizione del Barigadu e su quelle campidanesi della Marmilla I numeri duecento, trecento e, unicamente in campidanese, seicento hanno una forma propria, '''''dughentos''''' e '''''treghentos''''' in LSC e in grafia logudorese, '''duxentus''', '''trexentus''' e '''sexentus''' in campidanese, dove il due, il tre e il numero cento sono modificati; questo fenomeno è presente anche in portoghese (''duzentos'', ''trezentos''); le altre centinaia invece vengono scritte senza modificare né il numero di base né '''''chentu''/centu''', perciò '''''bator''(o) ''chentos''/cuatrucentus''', '''''otochentos''/otucentus''', ecc. Il fonema "ch" di ''chentos'' in logudorese viene comunque sempre pronunciato '''g''', a eccezione del numero '''''seschentos''''', e la "c" del campidanese ''centus'' sempre come '''x''' ('''j''' francese di ''journal''). In nuorese "ch" viene invece pronunciato sempre '''k''', perciò tutti i numeri sono scritti con "ch" in questa variante. I numeri 101, 102, così come 1001, 1002, ecc., vanno scritti separatamente '''''chentu e unu''', '''chentu e duos''', '''milli e unu''', '''milli e duos''''', ecc. Anche in questo caso, questa caratteristica è condivisa con il portoghese. '''''Chentu''''' viene spesso apostrofato, chent'e unu, chent'e duos, più raramente anche '''''milli''''', mill'e unu, mill'e duos, ecc. I numeri che terminano con uno, a eccezione di undici, centoundici, ecc., vengono spesso anch'essi apostrofati, sia nella loro forma maschile sia in quella femminile, se la parola seguente inizia per '''vocale''' o per '''h''': '''bintun'òmines''' (ventuno uomini), '''bintun'amigas''' (ventuno amiche), ecc. Grafia LSC Grafia logudorese Grafia campidanese 1 unu, -a unu, -a unu, -a 2 duos/duas duos/duas duus/duas 3 tres tres tres 4 bator bàtor(o) cuatru 5 chimbe chimbe cincu 6 ses ses ses/sexi 7 sete sete seti 8 oto oto otu 9 noe noe/nuor. nobe noi 10 deghe deghe/nuor. deche dexi 11 ùndighi ùndighi/nuor.ùndichi ùndixi 12 dòighi doighi/nuor. doichi doxi/doixi 13 trèighi treighi/nuor. treichi trexi 14 batòrdighi batòrdighi/nuor. batòrdichi catòdixi 15 bìndighi bìndighi/nuor. bìndichi cuìndixi 16 sèighi seighi/nuor. seichi seixi 17 deghessete deghessete/nuor. dechessete dexasseti 18 degheoto degheoto/nuor. decheoto dexotu 19 deghenoe deghenoe/nuor. dechenobe dexanoi 20 binti binti/vinti binti 21 bintunu bintunu, -a bintunu, -a 30 trinta trinta trinta 40 baranta baranta coranta 50 chimbanta chimbanta cincuanta 60 sessanta sessanta sessanta 70 setanta setanta setanta 80 otanta otanta otanta 90 noranta noranta/nuor. nobanta noranta 100 chentu chentu centu 101 chentu e unu, -a chentu e unu, -a centu e unu, -a 200 dughentos, -as dughentos, -as/nuor. duchentos, -as duxentus, -as 300 treghentos, -as treghentos, -as/nuor. trechentos, -as trexentus, -as 400 batorghentos, -as bator(o)chentos, -as/nuor. batochentos, -as cuatrucentus, -as 500 chimbighentos, -as chimbichentos, -as, chimbechentos, -as/ cincucentus, -as 600 seschentos, -as seschentos, -as sexentus, -as 700 setighentos, -as setichentos, -as, setechentos, -as seticentus, -as 800 otighentos, -as otichentos, -as, otochentos, -as otucentus, -as 900 noighentos, -as noichentos, -as, noechentos, -as/nuor. nobichentos, -as noicentus, -as 1000 milli milli milli 1001 milli e unu, -a milli e unu, -a milli e unu, -a 2000 duamìgia duamiza duamilla 3000 tremìgia tremiza tremilla 4000 batormìgia bator(o)miza/nuor. batomiza cuatrumilla 5000 chimbemìgia chimbemiza cincumilla 6000 semìgia semiza semilla 7000 setemìgia setemiza setemilla 8000 otomìgia otomiza otumilla 9000 noemìgia noemiza/nuor. nobemiza noimilla 10000 deghemìgia deghemiza/nuor. dechemiza deximilla 100000 chentumìgia chentumiza centumilla 1000000 unu millione unu milione unu milioni === Le stagioni - ''Sas/Is istajones'' - Sas istazones - Is istajonis === Grafia LSC Grafia logudorese Grafia campidanese la primavera '''su beranu''' '''su beranu''' '''su beranu''' l'estate '''s'istiu''' '''s'istiu/''' nuor. '''s'estiu''', '''s'istadiale''' (s.m.) '''s'istadiali''' (s.m.), '''s'istadi''' (s.f.) l'autunno '''s'atòngiu''' '''s'atunzu/s'atonzu''' '''s'atongiu''' l'inverno '''s'ierru''' '''s'ierru/'''nuor. '''s'iberru''' '''s'ierru''' === I mesi - ''Sos/Is meses'' - Sos meses - Is mesis === Italiano Grafia LSC Grafia logudorese Grafia campidanese Gallurese Sassarese Algherese Tabarchino Gennaio Ghennàrgiu Bennarzu/Bennalzu/Jannarzu/Jannarju Ghennarzu/Ghennargiu Gennaxu/Gennargiu Ghjnnagghju Ginnaggiu Gener ("giané") Zenò Febbraio Freàrgiu Frearzu/Frealzu/Frearju Friarxu/Freargiu Friagghju Fribaggiu Febrer ("frabé") Frevò Marzo Martzu Marthu/Malthu/Martzu Martzu/Mratzu Malzu Mazzu Març ("malts") Mòrsu/Marsu Aprile Abrile Abrile/Aprile Abrili Abrili Abriri Abril Arvì Maggio Maju Màju Màju Magghju Maggiu Maig ("mač") Mazu Giugno Làmpadas Làmpadas Làmpadas Làmpata/Ghjugnu Lampada Juny ("jun") Zugnu Luglio Trìulas/Argiolas Trìulas/Trìbulas Argiolas Agliola/Trìula/Luddu Triura Juliol ("juriòl") Luggiu Agosto Austu Austu/Agustu Austu Austu Aosthu Agost Austu Settembre Cabudanni Cabidanni/Cabidanne/Capidanne Cabudanni Capidannu/Sittembri Cabidannu Cavidani ("cavirani)/ Setembre ("setembra") Settembre Ottobre Santugaine/Ladàmene Santu 'Aìne/Santu Gabine/Santu Gabinu Ledàmini Santu Aìni/Uttobri Santu Aìni Santuaìni/ Octubre ("utobra") Ottobri Novembre Santandria/Onniasantu Sant'Andria Donniasantu Sant'Andrìa/Nùembri Sant'Andrìa Santandria/ Novembre ("nuvembra") Nuvembre Dicembre Nadale/Mese de Idas (Mese de) Nadale (Mesi de) Idas/(Mesi de) Paschixedda Natali/Dicembri Naddari Nadal ("naràl")/ Desembre ("desémbra") Dejèmbre === I giorni - ''Sas/Is dies'' - Sas dies - Is diis === Grafia logudorese Grafia campidanese Sassarese Gallurese lunedì '''lunis''' '''lunis''' '''luni''' '''luni''' martedì '''martis''' '''martis''' '''marthi''' '''malti''' mercoledì '''mércuris/mérculis''' '''mércuris/mrécuris''' '''marchuri''' '''malculi''' giovedì '''jòbia/zòbia''' '''jòbia''' '''giobi''' '''ghjovi''' venerdì '''chenàbara/chenàpura''' '''cenàbara/cenàpura''' '''vennari''' '''vennari''' sabato '''sàbadu/sàpadu''' '''sàbudu''' '''sabaddu''' '''sabatu''' domenica '''dumìniga/domìniga/domìnica''' '''domìniga/domìnigu''' '''dumenigga''' '''dumenica''' === I colori - Sos/Is colores - Sos colores - Is coloris === '''''biancu'''''/ant. '''''arbu''''' bianco, '''''nieddu''''' nero, '''''ruju/arrùbiu''''' rosso, '''''grogu''''' giallo, '''''biaitu/asulu''''' blu, '''''birde''/birdi/bildi''' verde, '''''arantzu''/aranzu/colori de aranju''' arancione, '''''tanadu/viola/''biola''' Viola, '''''castàngiu''/castanzu/baju''' marrone. === Etimologia === Nel presente paragrafo si elenca, senza alcuna pretesa di esaustività in merito, parte di quella mèsse lessicale facente parte sia del substrato, che dei vari superstrati. Nei nomi con due o più varianti viene prima riportato il logudorese, quindi il campidanese. Varie ricerche hanno messo in luce il fatto che la competenza dei parlanti adulti del sardo non ammette un numero di prestiti, provenienti dalle varie lingue dominanti nei secoli, superiore al 15,5% del lessico posseduto. ==== Substrato paleosardo o nuragico ==== :CUC → cùcuru, cucurinu (cima di un monte, cocuzzolo; punta sporgente, come ''Cùcuru 'e Portu'' a Oristano; cfr. basco ''kukurr'', cresta del gallo) :GON- → Gonone, Gologone, Goni, Gonnesa, Gonnosnò (''altura'', ''collina'', ''montagna'', cfr. greco eolico ''gonnos'', colle) :NUR-/'UR- → ant. nurake → nuraghe/nuraxi, Nurra, Nora (''mucchio cavo'', ''ammasso''), Noragugume :NUG: Nug-or; Nug-ulvi (cfr. slavo ''noga'', piede o gamba; sia Nuoro sia Nulvi sono località ai piedi di un monte) :ASU-, BON-, GAL → Gallura ant. Gallula, Garteddì (Galtellì), Galilenses, Galile :GEN-, GES- → Gesturi :GOL-/'OL → Gollei, Ollollai, Parti Olla (''Parteolla''), golostri/golostru/golóstiche/ golóstise/golóstiu/golosti/'olosti (''agrifoglio'', si confronti lo slavo ''ostrь'', "spinoso"; il basco ''gorosti'', a cui si associa, è d'origine oscura e probabilmente paleoeuropea, cfr. infatti greco ''kélastros'', agrifoglio) :EKA-, KI-, KUR-, KAL/KAR- → Karalis → ant. Calaris (Cagliari), Carale, Calallai :ENI → ogl. eni (albero del tasso, cfr. albanese ''enjë'', albero del tasso); :MAS-, TUR-, MERRE (''luogo sacro'') → Macumere (Macomer); :GUS → Gusana (cfr. serbo ''guša'', gola) muvara/muvrone (''muflone''), toneri (''tacco'', ''torrione''), garroppu (''canyon''), chessa (''lentischio'') :THA-/THE-/THI-/TZI (''articolo'') → thilipirche (''cavalletta''), thilicugu (''geco''), thiligherta (''lucertola''), tzinibiri (''ginepro''), thinniga/tzinniga(''stipa tenacissima''), thirulia (''nibbio''); ==== Origine punica ==== :CHOURMÁ → kurma ‘ruta di Aleppo’ :CUSMIN → guspinu, óspinu ‘nasturzio’ :MS' → mitza/mintza ‘sorgente’ :SIKKÍRIA → camp. tsikkirìa ‘aneto’ :YAʿAR ‘bosca’ → camp. giara ‘altopiano’ :ZERAʿ ‘seme’ → *''zerula'' → camp. tseúrra ‘germoglio, piumetta embrionale del seme del grano’ :ZIBBIR → camp. tsíppiri ‘rosmarino’ :ZUNZUR ‘corregiola’ → camp. síntsiri ‘coda cavallina’ :MAQOM-HADAS → Magomadas ‘luogo nuovo’ :MAQOM-EL? ("luogo di dio")/MERRE? → Macumere (''Macomer'') :TAM-EL → Tumoele, Tamuli (''luogo sacro''); ==== Origine latina ==== :ACCITUS → ant.kita → chida/cida (''settimana'', derivata dai turni settimanali delle guardie giudicali) :ACETU(M) → ant. aketu>aghedu/achetu/axedu (''aceto'') :ACIARIU(M) → atharzu/atzarzu/atzargiu/atzarju (''acciaio'') :ACINA → ant. àkina, àghina/àxina (''uva'') :ACRU(M) → agru, argu (''aspro'', ''acido'') :ACUS → agu (''ago'') :AERA → aèra/àiri :AGNONE → anzone/angioni (''agnello'') :AGRESTIS → areste/aresti (''selvatico'') :ALBU(M) → ant. albu>arbu (''bianco'') :ALGA → arga/àliga (''spazzatura; alga'') :ALTU(M) → artu (''alto'') :AMICU(M) → ant.amicu → amigu (''amico'') :ANGELU(M) → anghelu/ànjulu (''angelo'') :AQUA(M) → abba/àcua (''acqua'') :AQUILA(M) → ave/àbbile/àchili (''aquila'') :ARBORE(M) → arbore/arvore/àrburi (''albero'') :ASINUS → àinu (''asino'') :ASPARAGUS → camp. sparau (''asparago'') :AUGUSTUS → austu (''agosto'') :BABBUS → babbu (''padre, babbo'') :BASIUM → basu, bàsidu (''bacio'') :BERBECE → berbeke/berbeghe/prebeghe/brebei (''pecora'') :BONUS → bonu (''buono'') :BOVE(M) → boe/boi (''bue'') :BUCCA → buca (''bocca'') :BURRICUS → burricu (''asino'') :CABALLUS → ant. cavallu/caballu → caddu/cuaddu/nuor. cabaddu (''cavallo'') :CANE(M) → cane/cani (''cane'') :CAPPELLUS → cappeddu, capeddu (''cappello'') :CAPRA(M) → cabra/craba (''capra'') :CARNE → carre/carri (''carne umana, viva'') :CARNEM SECARE → carrasegare/ nuor. carrasecare (carnevale; "tagliare la carne" nel senso di buttarla via, in quanto ormai prossimo l'inizio della Quaresima; l'etimologia del termie italiano ''carnevale'' ha lo stesso significato di origine, seppur una forma differente (da ''carnem levare''); la forma latina è a sua volta un calco del greco ''apokreos'') :CARRU(M) → carru (''carro'') :CASEUS → casu (''formaggio'') :CASTANEA → castanza/castanja (''castagna'') :CATTU(M) → gattu (''gatto'') :CENA PURA → chenàbura/chenàbara/cenàbara/nuor. chenàpura (''venerdì''; questo nome era originariamente una definizione diffusa tra gli ebrei dell'Africa settentrionale per indicare il venerdì sera, momento in cui veniva preparato il cibo per il sabato. Numerosi giudei nordafricani si insediarono in Sardegna dopo essere stati espulsi dalle loro terre da parte dei Romani. A loro si deve probabilmente la parola sarda per ''venerdì'') :CENTUM → chentu/centu (''cento'') :CIBARIUS → civràxiu, civraxu (tipico pane sardo) :CINQUE → chimbe/cincu (''cinque'') :CIPULLA → chibudda/cibudda (''cipolla'') :CIRCARE → chircare/circai (''cercare'') :CLARU(M) → craru (''chiaro'') :COCINA → ant.cokina → coghina/coxina (''cucina'') :COELU(M) → chelu/celu (''cielo'') :COLUBER → colovra/colora/coloru (''biscia'') :CONCHA → conca (''testa'') :CONIUGARE → cojuare/coyai (''sposare'') :CONSILIU(M) → ant.consiliu → cunsizzucunsigiu/cunsillu (''consiglio'') :COOPERCULU(M) → cropettore/cobercu (''coperchio'') :CORIU(M) → corzu/corju/corgiu (''cuoio'') :CORTEX → ant. gortike/borticlu → ortighe/ortiju/ortigu (''corteccia del sughero'') :COXA(M) → cossa/cosça (''coscia'') :CRAS → cras/crasi (''domani'') :CREATIONE(M) → criatura/criathone/criadura (''creatura'') :CRUCE(M) → ant. cruke/ruke → rughe/(g)ruxi (''croce'') :CULPA(M) → curpa (''colpa'') :DECE → ant.deke → deghe/dexi (''dieci'') :DEORSUM → josso/jossu (''giù'') :DIANA → jana (''fata'') :DIE → die/dii (''giorno'') :DOMO/DOMUS → domo/domu (''casa'') :ECCLESIA → ant. clesia → cheja/crèsia (''chiesa'') :ECCU MODO/QUOMO(DO) → còmo/imoi (''adesso'') :ECCU MENTE/QUOMO(DO) MENTE → comente/comenti (''come'') :EGO → ant.ego → deo/eo/jeo/deu (''io'') :EPISCOPUS → ant. piscopu → pìscamu (''vescovo'') :EQUA(M) → ebba/ègua (''giumenta'') :ERICIUS → eritu (''riccio'') :ETIAM → eja (''sì'') :EX-CITARE → ischidare/scidai (''svegliare'') :FABA(M) → ava/faa (''fava'') :FABULARI → faeddare/foeddare/fueddai (''parlare'') :FACERE → ant. fakere → fàghere/fai (''fare'') :FALCE(M) → ant.falke → farche/farci (''falce'') :FEBRUARIU(M) → ant. frearju → frearzu/frearju/friarju (''febbraio'') :FEMINA → fèmina (''donna'') :FILIU(M) → ant. filiu/fiju/figiu → fizu/figiu/fillu (''figlio'') :FLORE(M) → frore/frori (''fiore'') :FLUMEN → ant.flume → frùmene/frùmini (''fiume'') :FOCU(M) → ant. focu → fogu (''fuoco'') :FOENICULU(M) → ant.fenuclu → fenugru/fenugu (''finocchio'') :FOLIA → fozza/folla (''foglia'') :FRATER → frade/fradi (''fratello'') :FUNE(M) → fune/funi :GELICIDIU(M) → ghilighia/chilighia/cilixia (''gelo, brina'') :GENERU(M)→ ghèneru/ènneru/gèneru (''genero'') :GENUCULUM → inucru/benugu/genugu (''ginocchio'') :GLAREA → giarra (''ghiaia'') :GRAVIS → grae/grai (''pesante'') :GUADU → ant.badu/vadu → badu/bau (''guado'') :HABERE → àere/ai (''avere'') :HOC ANNO → ocannu (''quest'anno'') :HODIE → oe/oje/oi (''oggi'') :HOMINE(M) → òmine/òmini (''uomo'') :HORTU(M) → ortu (''orto'') :IANUARIUS, IENARIU(M) → ant. jannarju> bennarzu/ghennarzu/jennarju/ghennargiu/gennarju (''gennaio'') :IANUA → janna/genna (''porta'') :ILEX → ant.elike → elighe/ìlixi (''leccio'') :IMMO → emmo (''sì'') :IN HOC → ant. inòke → inoghe/innoi (''qui'') :INFERNU(M) → inferru/ifferru (''inferno'') :I(N)SULA → ìsula/iscra (''isola'') :INIBI → inie/innia (''là'') :IOHANNES → Juanne/Zuanne/Juanni (''Giovanni'') :IOVIA → jòvia/jòbia (''giovedì'') :IPSU(M) → su (''il'') :IUDICE(M) → ant. iudike → juighe/zuighe (giudice) :IUNCU(M) → ant. juncu → zuncu/juncu (''giunco'') :IUNIPERUS → ghinìperu/inìbaru/tzinnìbiri (''ginepro'') :IUSTITIA → ant. justithia/justizia → justìtzia/zustìssia (''giustizia'') :LABRA → lavra/lara (''labbra'') :LACERTA → thiligherta/calixerta/caluxèrtula (''lucertola'') :LARGU(M) → largu (''largo'') :LATER → camp. làdiri (''mattone crudo'') :LIGNA → linna (''legna'') :LINGERE → lìnghere/lingi (''leccare'') :LINGUA(M) → limba/lìngua (''lingua'') :LOCU(M) → ant. locu → logu (''luogo'') :LUTU(M) → ludu (''fango'') :LUX → lughe/luxi (''luce'') :MACCUS → macu (''matto'') :MAGISTRU(M) → maìstu (''maestro'') :MAGNUS → mannu (''grande'') :MALUS → malu (''cattivo'') :MANUS → manu (''mano'') :MARTELLUS → martheddu/mateddu/martzeddu (''martello'') :MERIDIES → merie/merì (''pomeriggio'') :META → meda (''molto'') :MULIER → muzere/cmulleri (''moglie'') :NARRARE → nàrrere/nai (''dire'') :NEMO → nemos (''nessuno'') :NIX → nie/nii/nuor. nibe (''neve'') :NUBE(M) → nue/nui (''nuvola'') :NUCE → ant. nuke → nughe/nuxi (''noce'') :OCCIDERE → ochidere, bochire/bociri (''uccidere'') :OC(U)LU(M) → ogru/oju/ogu/nuor. ocru (''occhio'') :OLEASTER → ozzastru/ogiastru/ollastu (''olivastro'') :OLEUM → oliu → ozu/ogiu/ollu (''olio'') :OLIVA → olia (''oliva'') :ORIC(U)LA(M) → ant.oricla → origra/orija/origa/nuor. oricra (''orecchio'') :OVU(M) → ou(''uovo'') :PACE → ant.pake →paghe/paxi/nuor. pake (''pace'') :PALATIUM → palathu/palàtziu/palatzu (''palazzo'') :PALEA → paza/pagia/palla (''paglia'') :PANE(M) → pane/pani :PAPPARE → camp. papai (''mangiare'') :PARABOLA → paraula (''parola'') :PAUCUS → pagu (''poco'') :PECUS → pegus (''capo di bestiame'') :PEDIS → pe/pei/nuor. pede (''piede'') :PEIUS → pejus/peus (''peggio'') :PELLE(M) → pedde/peddi (''pelle'') :PERSICUS → pèrsighe/pèssighe (''pesca'') :PETRA(M) → pedra/perda/nuor. preda (''pietra'') :PETTIA(M) → petha/petza (''carne'') :PILUS → pilu (''pelo''), pilos/pius (''capelli'') :PIPER → pìbere/pìbiri (''pepe'') :PISCARE → piscare/piscai (''pescare'') :PISCE(M) → pische/pisci (''pesce'') :PISINNUS → pitzinnu (''bambino, giovane, ragazzo'') :PISUS → pisu (''seme'') :PLATEA → pratha/pratza (''piazza'') :PLACERE → piàghere/pràghere/praxi (''piacere'') :PLANGERE → prànghere/prangi (''piangere'') :PLENU(M) → prenu (''pieno'') :PLUS → prus (''più'') :POLYPUS → purpu/prupu (''polpo'') :POPULUS → pòpulu/pòbulu (''popolo'') :PORCU(M) → porcu/procu (''maiale'') :POST → pustis (''dopo'') :PULLUS → puddu (''pollo'') :PUPILLA → pobidda/pubidda (''moglie'') :PUTEUS → puthu/putzu (''pozzo'') :QUANDO → cando/candu (''quando'') :QUATTUOR → battor(o)/cuatru (''quattro'') :QUERCUS → chercu (''quercia'') :QUID DEUS? → ite/ita? (''che/che cosa?'') :RADIUS → raju (''raggio'') :RAMU(M) → ramu/arramu (''ramo'') :REGNU → rennu/urrennu (''regno'') :RIVUS → ant. ribu → riu/erriu/arriu (''fiume'') :ROSMARINUS → ramasinu/arromasinu (''rosmarino'') :RUBEU(M) → ant. rubiu → ruju/arrùbiu (''rosso'') :SALIX → salighe/sàlixi (''salice'') :SANGUEN → sàmbene/sànguni (''sangue'') :SAPA(M) → saba (''sapa, vino cotto'') :SCALA → iscala/scala (''scala'') :SCHOLA(M) → iscola/scola (''scuola'') :SCIRE → ischire/sciri (''sapere'') :SCRIBERE → iscrìere/scriri (''scrivere'') :SECARE → segare/segai (tagliare) :SECUS → dae segus/a-i segus (''dopo'') :SERO → sero/ant.camp. seru (''sera'') :SINE CUM → kene/kena/kentza/sena/setza (''senza'') :SOLE(M) → sole/soli (''sole'') :SOROR → sorre/sorri (''sorella'') :SPICA(M) → ispiga/spiga (''spiga'') :STARE → istare/stai (''stare'') :STRINCTU(M) → strintu (''stretto'') :SUBERU → suerzu/suerju (''quercia da sughero'') :SULPHUR → tùrfuru/tzùrfuru/tzrùfuru (''zolfo'') :SURDU(M) → surdu (''sordo'') :TEGULA → teula (''tegola'') :TEMPUS → tempus (''tempo'') :THIUS → thiu/tziu (''zio'') :TRITICUM → trigu/nuor. trìdicu (''grano'') :UMBRA → umbra (''ombra'') :UNDA → unda (''onda'') :UNG(U)LA(M) → unja/ungra/unga (''unghia'') :VACCA → baca (''vacca'') :VALLIS → badde/baddi (''valle'') :VENTU(M) → bentu (''vento'') :VERBU(M) → berbu (''verbo, parola'') :VESPA(M) → ghespe/bespe/ghespu/espi (''vespa'') :VECLUS(AGG.) → betzu/becciu (''vecchio'') :VECLUS(S) → ant. veclu → begru/begu (''legno vecchio'') :VIA → bia (''via'') :VICINUS → ant. ikinu → bighinu/bixinu (''vicino'') :VIDERE → bìdere/bìere/biri (''vedere'') :VILLA → ant. villa → billa → bidda (''paese'') :VINEA(M) → binza/bingia (''vigna'') :VINU(M) → binu (''vino'') :VOCE → ant. voke/boke → boghe/boxi (''voce'') :ZINZALA → thìnthula/tzìntzula/sìntzulu (''zanzara''); ==== Origine greca bizantina ==== :AGROIKÓS → gr. biz. agrikó → gregori ‘terreno incolto’ :FLASTIMAO → frastimare/frastimai ‘bestemmiare’ :KAVURAS ‘granchio’ → camp. kavuru :KASKO → cascare ‘sbadigliare’ : *KEROPÓLIDA → kera/cera óbida ‘cera che sigilla il favo’ :KHÓNDROS ‘fiocchi d’avena; cartilagine’ → gr. biz. kontra → log. iskontryare :KLEISOÛRA ‘chiusa’ → krisura (krisayu, krisayone) ‘chiusa di un podere’ :KONTAKION → ant. condake → condaghe/cundaxi ‘raccolta di atti’ :KYÁNE(OS) ‘blu scuro’ → camp. ghyani ‘manto morello di cavallo (o di bue)’ :LEPÍDA ‘lama di coltello’ → leppa ‘coltello’ :Λουχὶα → ant. Lukìa → Lughìa/Luxia (Lucia) :MERDOUKOÚS, MERDEKOÚSE ‘maggiorana’ → centr. mathrikúsya, camp. martsigusa ‘ginestra’ :NAKE → annaccare (cullare) :PSARÓS ‘grigio’ → *''zaru'' → log. medioevale arzu :σαραχηνός → theraccu/tzeracu ‘servo’ :Στέφανε → Istevane/Stèvini ‘Stefano’ ==== Origine catalana ==== :ACABAR → acabare/acabai (finire, smettere; cf. spa. ''acabar'') :AIXÌ → camp.aici (così) :AIXETA → log. isceta (cannella della botte; rubinetto) :ALÈ → alenu (alito) :ARRACADA → arrecada (orecchino) :ARREU → arreu (di continuo) :AVALOT → avollotu (trambusto; cf. spa. ''alboroto'' (ant. ''alborote'')) :BANDA → banda (lato) :BANDOLER → banduleri (vagabondo; originariamente ''bandito''; cf. spa. ''bandolero'') :BARBER → barberi (barbiere; cf. spa. ''barbero'') :BARRA → barra (mandibola; insolenza, testardaggine) :BARRAR → abbarrare (nell'odierno catalano significa però ''sbarrare'', in sardo camp. ''rimanere'') :BELLESA → bellesa (bellezza) :(AL)BERCOC → luog. barracoca (albicocca; da una termine balearico passato poi anche all'algherese ''barracoc'') :BLAU → camp.brau (blu) :BRUT, -A → brutu, -a (sporco) :BURRO → burricu (asino; cf, spa. ''burro'' e ''borrico'') :BURUMBALLA → burrumballa (segatura, truciolame, per est. cianfrusaglia) :BUTXACA → busciaca/buciaca (tasca, borsa) :CADIRA / CARIA (vocabolo ancor presente in algherese) → camp. cadira (sedia); Caría (cognome sardo) :CALAIX → camp. calaxu/calasciu (cassetto) :CALENT → caente/callenti (caldo; cf. spa. ''caliente'') :CARRER → carrera/carrela (via) :CULLERA → cullera (cucchiaio) :CUITAR → coitare/coitai (sbrigarsi) :DESCLAVAMENT → iscravamentu (deposizione di Cristo dalla croce) :DESITJAR → disigiare/disigiai (desiderare) :ESTIU → istiu (estate; cf. spa. ''estío'', lat. ''aestivum (tempus)'') :FALDILLA → faldeta (gonna) :FERRER → ferreri (fabbro) :GARRÓ → garrone, -i (garretto) :GOIGS → camp. gocius (composizioni poetiche sacre; cf. gosos) :GRIFÓ → grifone, -i (rubinetto) :GROC → grogo, -u (giallo) :ENHORABONA! → innorabona! (in buon'ora!; cf. spa. ''enhorabuena'') :ENHORAMALA! → innoramala! (in mal'ora!) :ESMORZAR → ismurzare/ismurgiare/irmugiare/imrugiare (fare colazione) :ESTIMAR → istimare/stimai (amare, stimare) :FEINA → faina (lavoro, occupazione, daffare; già da una forma catalana medievale, da cui si è poi anche originato lo spagnolo ''faena'') :FLASSADA → frassada (coperta; cf. spa. ''frazada'') :GÍNJOL → gínjalu (giuggiola, giuggiolo) :IAIO, -A → jaju, -a (nonno, -a; cf. spa. ''yayo, -a'') :JUTGE → camp. jugi/log. zuzze (giudice) :LLEIG → camp. léggiu/log. lezzu (brutto) :MANDRÓ → mandrone, -i (pigro, nullafacente) :MATEIX → matessi (stesso) :MITJA → mìgia, log. miza (calza) :MOCADOR → mucadore, -i (fazzoletto) :ORELLETA → orilletas (dolci fritti) :PAPER → paperi (carta) :PARAULA → paraula (parola) :PLANXA → prància (ferro da stiro; prestito di origine francese, anteriore allo spagnolo ''plancha'') :PREMSA → prentza (torchio) :PRESÓ → presone, -i (prigione) :PRESSA → presse, -i (fretta) :PRÉSSEC → prèssiu (pesca) :PUNXA → camp. punça/log. puntza (chiodo) :QUIN, -A → camp. chini (in catalano significa "quale", in sardo "chi") :QUEIXAL → sardo centrale e camp. caxale/casciale, -i (dente molare) :RATAPINYADA → camp. ratapignata (pipistrello) :RETAULE → arretàulu (retablo, tavola dipinta) :ROMÀS → nuor. arrumasu (magro; originariamente in catalano "rimasto" → rimasto a letto → indebolito→ dimagrito, magro) :SABATA → camp.sabata (scarpa) :SABATER → sabateri (calzolaio) :SAFATA → safata (vassoio) :SEU → camp. seu (cattedrale, "sede del vescovo") :SÍNDIC → sìndigu (sindaco) :SíNDRIA → sìndria (anguria) :TANCAR → tancare/tancai (chiudere) :TINTER → tinteri (calamaio) :ULLERES → camp. ulleras (occhiali) :VOSTÈ → log. bostè/camp .fostei o fustei (lei, pronome di cortesia; da ''vostra merced'', vostra mercede; cf. spa. ''usted'') ==== Origine spagnola ==== Le voci di cui non viene indicata l'etimologia sono voci di origine latina di cui lo spagnolo ha modificato il significato originario che avevano in latino e il sardo ha preso il loro significato spagnolo; per le voci che lo spagnolo ha preso da altre lingue viene indicata la loro etimologia come riportata dalla Real Academia Española. :ADIÓS → adiosu (addio) :ANCHOA → ancioa (alice) :APOSENTO → aposentu (camera da letto) :APRETAR, APRIETO → apretare, apretu (mettere in difficoltà, costringere, opprimere; difficoltà, problema) :ARENA → arena (sabbia; cf. cat. ''arena'') :ARRIENDO → arrendu (affitto) :ASCO → ascu (schifo) :ASUSTAR → assustare/assustai (spaventare; in camp. è più diffuso ''atziccai'', che a sua volta viene dallo spagnolo ACHICAR) :ATOLONDRADO, TOLONDRO → istolondrau (stordito, confuso, sconcertato) :AZUL → camp. asulu (azzurro; parola arrivata allo spagnolo dall'arabo) :BARATO → baratu (economico) :BARRACHEL → barratzellu/barracellu (guardia campestre; parola questa che anche passata all'italiano regionale della Sardegna, dove la parola barracello indica appunto una guardia campestre facente parte della compagnia barracellare) :BÓVEDA → bòveda, bòvida (volta (nell'ambito della costruzione) ) :BRAGUETA → bragheta (cerniera dei pantaloni; il termine "braghetta" o "brachetta" è presente anche in italiano, ma con altri significati; con questo significato è diffuso anche nell'italiano regionale della Sardegna: cf. cat. ''bragueta'') :BRINCAR, BRINCO → brincare, brincu (saltare, salto; termine arrivato in spagnolo dal latino ''vinculum'', legame, parola che è poi stata modificata e ha assunto un significato completamente differente in castigliano e che poi con questo è passata al sardo, fenomeno condiviso da molti altri spagnolismi) :BUSCAR → buscare/buscai (cercare, prendere; cf. cat. ''buscar'') :CACHORRO → caciorru (cucciolo) :CALENTURA → calentura, callentura (febbre) :CALLAR → cagliare/chelare (tacere; cf. cat. ''callar'') :CARA → cara (faccia; cf. cat. ''cara'') :CARIÑO → carignu (manifestazione di affetto, carezza; affetto) :CERRAR → serrare/serrai (chiudere) :CHASCO → ciascu (burla) :CHE (esclamazione di sorpresa di origine onomatopeica usata in Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e in Spagna nella zona di Valencia) → cé (esclamazione di sorpresa usata in tutta la Sardegna) :CONTAR → contare/contai (raccontare; cf. cat. ''contar'') :CUCHARA → log. cocciari (cucchiaio) / camp. coccerinu (cucchiaino), cocciaroni (cucchiaio grande) :DE BALDE → de badas (inutilmente; cf. cat. ''debades'') :DÉBIL → dèbile, -i (debole; cf. cat. ''dèbil'') :DENGOSO, -A, DENGUE → dengosu, -a, dengu (persona che si lamenta eccessivamente senza necessità, lamento esagerato e fittizio; voce di origine onomatopeica) :DESCANSAR, DESCANSO → discansare/discantzare, discansu/discantzu (riposare, riposo; cf. cat. ''descansar'') :DESDICHA → disdìcia (sfortuna) :DESPEDIR → dispidire/dispidì (accomiatare, congedare) :DICHOSO, -A → diciosu, -a (felice, beato) :HERMOSO, -A → ermosu, -a / elmosu, -a (bello) :EMPLEO → impleu (carica, impiego) :ENFADAR, ENFADO → infadare/irfadare/iffadare, infadu/irfadu/iffadu (molestia, fastidio, rabbia; cf. cat. ''enfadar'') :ENTERRAR, ENTIERRO → interrare, interru (seppellire, seppellimento; cf. cat. ''enterrar'') :ESCARMENTAR → iscalmentare/iscrammentare/scramentai (apprendere dall'esperienza propria o altrui per evitare di commettere gli stessi errori; parola di etimologia originaria sconosciuta) :ESPANTAR → ispantare/spantai (spaventare; in campidanese, e in algherese, significa ''meravigliare''; cf. cat. ''espantar'') :FEO → log. feu (brutto) :GANA → gana (voglia; cf. cat. ''gana''; parola di etimologia originaria incerta) :GARAPIÑA → carapigna (bibita rinfrescante) :GASTO → gastu (spesa, consumo) :GOZOS → log. gosos/gotzos (composizioni poetiche sacre; cf. gocius) :GREMIO → grèmiu (corporazione di diversi mestieri; anche questa parola fa parte dell'italiano parlato in Sardegna, dove i gremi sono per esempio le corporazioni di mestieri dei Candelieri di Sassari o della Sartiglia di Oristano; oltre che in Sardegna e in spagnolo, la parola si usa anche in portoghese, ''gremio'', catalano, ''gremi'', tedesco, ''Gremium'', e nell'italiano parlato in Svizzera, nel Canton Ticino) :GUISAR → ghisare (cucinare; cf.cat. ''guisar'') :HACIENDA → sienda (proprietà) :HÓRREO → òrreu (granaio) :JÍCARA → cìchera, cìcara (tazza; parola originariamente proveniente dal náhuatl) :LÁSTIMA → làstima (peccato, danno, pena; qué lástima → ite làstima (che peccato), me da lástima → mi faet làstima (mi fa pena) ) :LUEGO → luegus (subito, fra poco) :MANCHA → log. e camp. mància, nuor. mantza (macchia) :MANTA → manta (coperta; cf. cat. ''manta'') :MARIPOSA → mariposa (farfalla) :MESA → mesa (tavolo) :MIENTRAS → camp. mentras (cf. cat. ''mentres'') :MONTÓN → muntone (mucchio; cf. cat. ''munt'') :OLVIDAR → olvidare (dimenticare) :PEDIR → pedire (chiedere, richiedere) :PELEA → pelea (lotta, lite) :PLATA → prata (argento) :PORFÍA → porfia (ostinazione, caparbietà, insistenza) :POSADA → posada (locanda, luogo di ristoro) :PREGUNTAR, PREGUNTA → preguntare/pregontare, pregunta/pregonta (domandare, domanda; cf. cat. ''preguntar, pregunta'') :PUNTAPIÉ (s.m.) → puntepé/puntepei (s.f.) (calcio, colpo dato con la punta del piede) :PUNTERA → puntera (parte della calza o della scarpa che copre la punta del piede; colpo dato con la punta del piede) :QUERER → chèrrer(e) (volere) :RECREO → recreu (pausa, ricreazione; divertimento) :RESFRIARSE, RESFRÍO → s'arrefriare, arrefriu (raffreddarsi, raffreddore) :SEGUIR → sighire (continuare; seguire; cf. cat. ''seguir'') :TAJA → tacca (pezzo) :TIRRIA, TIRRIOSO → tirria, tirriosu (cattivo sentimento; cf. cat. ''tírria'') :TOMATE (s.m.) → nuor. e centrale tamata/camp. e gall. tumata (s.f.) (pomodoro; parola originariamente proveniente dal náhuatl) :TOPAR → atopare/atopai (incontrare, anche per caso, qualcuno; imbattersi in qualcosa; voce onomatopeica; cf. cat. ''topar'') :VENTANA → log. e camp. ventana/log. bentana (finestra) :VERANO → log. beranu (estate) ==== Origine toscana/italiana ==== :ARANCIO → aranzu/arangiu :AUTUNNO → atonzu/atongiu :BELLO/-A → bellu/-a :BIANCO → biancu :CERTO/-A → tzertu/-a :CINTA → tzinta :CITTADE → ant. kittade → tzitade/citade/tzitadi/citadi (città) :GENTE → zente/genti :INVECE → imbètzes/imbecis :MILLE → milli :OCCHIALI → otzales :SBAGLIO → irballu/isbàlliu/sbàlliu :VERUNO/-A → perunu/-a (alcuno/-a) :ZUCCHERO → thùccaru/tzùccaru/tzùcuru Dalla lingua sarda derivano tanto i nomi storici di persona ('''''nùmene''''' / ''nomen'' / ''nomini''-''e'' / ''lumene'' o ''lomini'') e i soprannomi ('''''nomìngiu''''' / ''nominzu'' / o '''''paranùmene''' / paralumene'' / ''paranomen'' / ''paranomine''-''i''), che i sardi avrebbero conferito l'un l'altro fino all'epoca contemporanea, quanto buona parte dei cognomi ('''''sambenadu''''' / ''sangunau'') tuttora diffusi nell'isola.
Lingua corsa
Il '''còrso''' è un idioma appartenente alla famiglia indoeuropea ed è costituito dall'insieme dei dialetti italo-romanzi parlati in Corsica e nella Sardegna settentrionale, nelle varianti galluresi e turritane. Strettamente legato al toscano medievale e impiegato nei suoi dialetti come vernacolo locale a fianco dell'italiano, lingua ufficiale in Corsica fino al 1859, il corso era la parlata autoctona anche dell'isola di Capraia fino al XX secolo.
Complesso dei dialetti italiani centromeridionali. Il corso fa parte delle lingue italo-dalmate centro-meridionali ed è ritenuto imparentato al toscano, quando non parte integrante dello stesso idioma. Il dialetto cismontano (ossia del nord) si può considerare una continuazione insulare del toscano parlato a Capraia e ad Elba; condivide svariati aspetti col toscano medievale parlato ai tempi di Dante e Boccaccio, e ancor presente in aree della Toscana quali Lucca, la Garfagnana e il summenzionato arcipelago toscano. Quanto al corso meridionale, l'idioma più vicino a questo non è affatto, a dispetto della prossimità geografica, il sardo, che si configura piuttosto come una lingua distinta e non reciprocamente comprensibile, bensì il complesso dei dialetti italiani meridionali estremi e in particolar modo il calabrese centro-meridionale. Solo in origine si ritiene che in Corsica, prima della sua toscanizzazione, si parlassero varietà riferibili al dominio linguistico sardoromanzo o comunque affini a tale lingua romanza insulare. La corrispondenza tra corso moderno e toscano antico, infatti, concerne ogni aspetto della lingua, dalla fonologia alla morfologia, lessico e sintassi. L'affinità fra italiano e còrso è maggiore rispetto a quella presente fra l'italiano e quelle lingue d'Italia non riconosciute e tradizionalmente chiamate "dialetti"; l'italiano e il còrso sono infatti così simili che generalmente chi conosce l'uno dovrebbe riuscire a capire anche l'altro pur non avendolo mai studiato. Tale parentela linguistica ha origini storiche, stanti i profondi legami intessuti tra l'Isola della Bellezza e la penisola italiana dall'epoca medievale al XIX° secolo. Diversamente dalla Sardegna, in Corsica si osservò infatti per secoli una situazione di diglossia tra l'italiano (in posizione di prestigio) e la lingua locale tanto profonda da indurre gli isolani a considerare quest'ultima un diverso livello sociolinguistico della medesima lingua. Il corso e l'italiano agivano sulla struttura sociolinguistica dell'isola come un gradiente, la cui linea di demarcazione era talmente sfumata che occorreva poco più di un mutamento di registro perché gli isolani si rivolgessero in contesti ufficiali alle élite italofone; "toscanizzare" il corso o, come si soleva dire in ambiente urbano, "''parlà in crusca''" dava luogo a pratiche non già di commutazione di codice (''code-switching''), bensì di mistilinguismo (''code-mixing'') tuttora piuttosto comuni nei vari "dialetti" italiani continentali. Particolarmente citato è uno scambio tra Pasquale Paoli, allora in esilio a Londra, e Samuel Johnson; alle domande di quest'ultimo su una "lingua rustica, particolarmente diversa dall'italiano", Paoli ribatté che si trovava solo in Sardegna, essendo piuttosto l'italiano la lingua ufficiale della Corsica e il corso un suo vernacolo. Anche dopo l'acquisizione dell'isola da parte di Luigi XV di Francia, l'italiano avrebbe continuato a ricoprire per qualche tempo ancora il ruolo di lingua d'istruzione, letteratura, religione e locale amministrazione. La benestante gioventù corsa, fra cui lo stesso futuro Imperatore dei Francesi, continuò a recarsi in Italia per i propri studi (si stima che la presenza corsa a Pisa, nel biennio 1829-1830, ammontasse a un quarto della popolazione studentesca nell'Università) e i registri civili continuarono a essere redatti in italiano fino al 1855; il 9 maggio 1859 è la data in cui quest'ultimo sarebbe stato infine rimpiazzato dalla lingua francese in via ufficiale, anche se questa cominciò a radicarsi saldamente presso la popolazione corsa a partire dal 1882, anno in cui furono promulgate le leggi di Jules Ferry per incentivare l'alfabetizzazione in tutte le province francesi. Una letteratura corsa autoctona piuttosto che italiana faticò a prendere piede e, inizialmente, non recava comunque istanze culturali autonome. I più rinomati scrittori corsi, quali il magistrato di Bastia Salvatore Viale, provavano orgoglio per la loro affiliazione alla sfera italiana, reputando anzi il loro idioma «uno dei meno impuri dialetti d'Italia». La situazione cambiò radicalmente col fascismo italiano, le cui aggressive pretese territoriali, seguite poi da un'invasione e un periodo di occupazione, provocarono una diffusa reazione di rigetto nei confronti della lingua e cultura italiana, rinsaldando al contrario i legami con la Francia continentale e accelerando ancor di più il passaggio degli isolani alla lingua nazionale francese. Al momento della Liberazione francese dall'occupante nazifascista, ogni legame preesistente tra le varianti linguistiche corse e l'italiano era ormai stato reciso; attività mirate alla promozione del corso, elemento precedentemente politicizzato dai collaboratori col regime fascista, incontravano l'indifferenza popolare, quando non diffidenza e finanche sospetto di simpatie irredentiste. Fu a partire da allora che il corso, smarcandosi definitivamente dall'italiano, cercò di elevarsi al rango di lingua autoctona; in tale direzione procedette, a partire dagli anni Settanta, il movimento politico nazionalista e soprattutto quello culturale del ''riacquistu'', orientato alla progressiva riappropriazione della cultura regionale. Alla luce della storia linguistica corsa, la denominazione di "lingua romanza" nel senso di "autonomo gruppo linguistico" al pari di altri idiomi derivati direttamente dal latino volgare e non già da uno dei suoi discendenti potrebbe essere pertanto ritenuta controversa; nonostante tutto, il corso è tipologicamente un idioma italoromanzo. In effetti, nel momento in cui l'Assemblea Nazionale francese approvò la legge Deixonne del 1951 per la tutela delle lingue regionali e minoritarie, solo il bretone, il basco, il catalano e l'occitano furono riconosciuti, a differenza del corso, alsaziano e fiammingo che furono piuttosto considerati ''dialectes allogènes'' ("dialetti allogeni") di lingue straniere, rispettivamente dell'italiano, tedesco e olandese. Una sostenuta mobilitazione popolare portò l'Assemblea a riconoscere anch'essi come lingue regionali nel 1974, prevedendo a loro tutela l'insegnamento opzionale nelle scuole. In Francia il còrso è allora stato eretto, per ragioni eminentemente politiche, al rango di autonoma lingua neolatina (sottogruppo: lingue italo-romanze, codice ISO: co). francese e còrso a Calacuccia sulla D84 Francardo-Porto. Il còrso è attualmente parlato in diverse varianti nell'isola di Corsica, con l'eccezione di Bonifacio, dove è parlata (da un numero sempre minore di locutori) una variante ligure bonifacina. Anche a Calvi, un tempo come Bonifacio quasi completamente abitata da una popolazione di origine genovese, si parlava una variante ligure che tuttavia è oggi estinta, mentre a Cargese (Καργκέζε), già colonia di esuli greci prima trapiantati in Paomia nella seconda metà del XVII secolo, si parla un còrso che ha assimilato alcuni termini greci e la lingua greca è ormai utilizzata ai soli fini liturgici. Al di fuori dell'isola, a seguito di ingenti fenomeni di emigrazione e scambio iniziati fin dal Medioevo, nel nord della Sardegna si parlano varianti considerate da taluni come sarde, ma in maggioranza come còrse o afferenti a un gruppo linguistico di transizione: * il maddalenino: parlato esclusivamente nell'isola della Maddalena, presenta affinità con i dialetti di Bonifacio e Porto Vecchio, nonché un'importante influenza genovese; * il gallurese, parlato nella zona di Tempio Pausania in Gallura, particolarmente affine al còrso oltramontano; * il sassarese, parlato a Sassari, Porto Torres, pur accomunato nella struttura e grammatica al gallurese e al còrso oltramontano, deriverebbe direttamente dal toscano del XII secolo, e presenta diversi caratteri distintivi e autonomi, molti dei quali derivati dall'influenza del sardo logudorese nel lessico e nella pronuncia, più altre minori come quelle catalane, spagnole e liguri; (queste ultime più evidenti nel castellanese), la grande presenza di termini stranieri nei dialetti sassaresi è dovuta alla forte vocazione mercantile dell'area in cui essi si sono sviluppati. *Il castellanese, la cui estensione risulta limitata al territorio di Castelsardo, rappresenta una sorta di zona grigia di transizione tra gallurese e sassarese. Rispetto al sassarese presenta maggiore conservatività nella fonetica e nel lessico, mantenendo infatti una pronuncia più pura ed arcaica e più simile al gallurese comune; questa variante infatti si dimostra poco aperta ad innovazioni linguistiche, dimostrato dal fatto che molte parole e costruzioni proprie dell'antico còrso-toscano altrove perse nel borgo sono ancora in uso. Presenta interessanti similitudini con la variante della lingua còrsa parlata nella regione di Ajaccio. I dialetti di Valledoria, Tergu e Sedini, anche se inseriti nel gruppo castellanese, differiscono da esso in molti punti che li rendono più solidali ora con il gallurese ora col sassarese, oltre che presentare un maggior numero di sardismi. Il dialetto ormai estinto della vicina isola di Capraia nell'arcipelago toscano presentava inoltre diversi punti di contatto col còrso, a causa della forte vicinanza geografica, storica e culturale fra le due isole. Caratteri solo parzialmente simili mostra invece la parlata dell'isola d'Elba occidentale, che si conserva soprattutto nel circondario di Chiessi e Pomonte. Si stima che nel 2004 il còrso era parlato in Corsica da circa 90/100.000 locutori su 275.000 abitanti dell'isola, essendo molti di questi ultimi di madrelingua francese, ai quali devono comunque essere aggiunte le popolazioni emigrate nelle altre regioni della Francia continentale, per un totale di 133.000 individui, nonché in altre nazioni. Il numero dei locutori stimati per il gallurese ammonta invece a circa 80.000 unità, sui circa 120.000 abitanti della Gallura. Dal momento che nel 2016 la popolazione dell'isola di Corsica ha superato quota 330.000, Ethnologue fornisce un dato complessivo da 341.000 a 401.000 locutori della lingua còrsa. Non si hanno molte notizie su quale fosse stato il sostrato linguistico prelatino degli antichi abitanti della Corsica (le civiltà preistoriche e i torreani) antecedentemente alla conquista romana e alla sua latinizzazione. Quello che è noto sono alcune radici rimaste nei toponimi e nel lessico (KAL/KAR: Calanca, Calacuccia; KOR: Corsica, Corte; KUK: Calacuccia, TAL/TAR: Taravo, Tallano; TEP: teppa; TAV: Tavignano, Tavera) e che in periodo romano tribù còrse occupavano anche l'odierna Gallura nel nord della Sardegna (che presenta similitudini anche nei resti archeologici). Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente e la formazione dei primi volgari, la Corsica presentava caratteristiche linguistiche di tipo conservativo, di cui è rimasto un retaggio nelle parlate della zona meridionale dell'isola. Dall'XI secolo la situazione mutò fortemente, specie nella parte settentrionale dell'isola, per via del contatto diretto coi dialetti toscani, stabilito in seguito a ingenti tentativi di ripopolamento dei dominatori pisani, favoriti dalla notevole vicinanza geografica. Dal XIII al XVIII secolo i pisani vengono sostituiti dai genovesi, i quali insediano interi borghi di lingua ligure (Bonifacio e Calvi) ma, pur introducendo un notevole influsso genovese nei dialetti locali, di fatto proseguono nell'utilizzo del toscano illustre come lingua scritta e di cultura in Corsica. Questo spiega il motivo per cui, fino a quel momento, in Corsica l'unica lingua utilizzata nelle comunicazioni scritte è stata l'italiano, e prima di esso il latino. Nel XIV e XV secolo comunque diversi atti e testi redatti apparentemente in volgare toscano da personalità e scrittori còrsi rivelano in realtà la situazione linguistica dell'isola nel periodo: si vedano i ''Cartolari della diocesi del Nebbio'' della metà del XIV secolo in dialetto toscano "corsizzato": Anche la ''Deposizione del rettore della chiesa di San Nicolò di Spano'' di Iohanni Provintiale del 1400, uno dei più antichi testi in volgare còrso, la ''Lettera ai protettori delle compere del Banco di San Giorgio'' del vescovo di Ajaccio Jacopo Mancoso del 1480, la ''Lettera di prete Polino da Mela ai protettori del Banco di San Giorgio'' del 1489 e ''Lettera dall'esilio di Giovanpaolo Leca, conte di Cinarca, ai figli'' del 1506. Dal XIX secolo, a seguito dell'annessione alla Francia avvenuta nel 1769, sarebbe stato il francese a essere adottato come lingua ufficiale, spiazzando ufficialmente l'italiano nel 1859. Il còrso ha sempre avuto fondamentalmente trasmissione orale; la codificazione della stessa come lingua scritta avviene pertanto solo in epoca recente e risente pertanto di forti influssi, provenienti dall'italiano standard e poi dal francese. Il primo testo pubblicato in còrso sono le strofe di ''U sirinatu di Scappinu'' nel testo ''Dionomachia'' (1817) di Salvatore Viale (1787-1861). Nella seconda metà dell'Ottocento si susseguono le opere del vescovo di Ajaccio Paul-Matthieu de La Foata (''Poesie giocose, in lingua vernacola della Pieve d'Ornano''), le ''Cummediôle'' di Petru Lucciana (1832-1909) tra cui ''In campagna, cummediôla in 2 atti'', Francesco Domenico Falcucci con il ''Vocabolario dei dialetti della Corsica'' (pubblicato postumo solo nel 1915 e che introduce i gruppi ''ghj'' e ''chj'' a indicare le sonorità caratteristiche delle parlate còrse) e Santu Casanova (1850-1936) con la rivista ''A Tramuntana'' (1896-1914). Sorge evidente in questa fase il problema della normalizzazione dell'ortografia della lingua scritta che occuperà i linguisti còrsi per tutto il XX secolo. All'inizio del secolo le pubblicazioni periodiche ''A muvra'' (1920-39) e ''L'annu corsu'' (1923-36) poi rinominata ''L'Année Corse''(1937-39) e dopo la metà del Novecento ''U Muntese'' (1955-72). Tra gli scrittori del XX secolo che hanno maggiormente contribuito alla normalizzazione del còrso scritto si cita Pascal Marchetti (1925-2018) autore di ''Intricciate e cambiarine'', del manuale di lingua corsa ''Le corse sans peine/U corsu senza straziu'' e del dizionario còrso-francese-italiano ''L'usu corsu''. === Esempi di còrso letterario === Estratto da Serenata di Scappino (''U sirinatu di Scappinu'') (1817) di Salvatore Viale: (IV-XL) O Specchiu d'e zitelle di la pieve, O la miò chiara stella matuttina, Più bianca di lu brocciu e di la neve, Più rossa d'una rosa damaschina, Più aspra d'a cipolla, e d'u stuppone, Più dura d'una teppa, e d'un pentone. (IV-L) Bulentier lascierie d'esse Scapinu, Per esse u casacchin, ch'eo ti dunai, E stringhje lu tò senu alabastrinu; E or chi durmendu in lettu ti ne stai, Oh fussi u cavizzale, o u cuscinettu, O u lenzolu supranu d'u tò lettu! ''Ninna Nanna'' di Sartene: Quandu saréti majori currareti par li piani l'arbi turnarani fiori l'oliu currarà à funtani Turnarà bàlzamu fini tutta l'acqua di u mari Tutti li vostri antinati erani omi famosi erani lesti è gagliardi sanguinarii è curaghjosi M'aviani sempri all'appostu cutràchini è beddi così. Il còrso propriamente detto presenta una qual certa omogeneità morfologica ma si suddivide essenzialmente in due macrovarianti, seguendo la catena centrale dei monti e in funzione della conformazione geografica dell'isola (con una dividente che passa, grosso modo, lungo la linea che unisce Ajaccio e Calcatoggio, a nord di Bocognano, il Col de Vizzavona, a sud di Ghisoni sul Col de Verde e a sud di Ghisonaccia). Solitamente, gli studiosi posizionano le varianti settentrionali vicino al toscano e quelle meridionali vicino ai dialetti siculo-calabresi La discriminante è rappresentata fondamentalmente dal differente esito ''e/i'' intermedio (''pelu''/''pilu'', ''seccu''/''siccu'', ''questu''/''quistu''), ''e/i'' finale (''duttore''/''duttori'', ''oghje''/''oghji'', ''pane''/''pani'', ''cuntinentale''/''cuntinentali''), dalla variazione cacuminale almeno a fine parola per -''ll''- in -''dd''- (''fratellu''/''frateddu'', ''bellu''/''beddu'', ''ellu''/''eddu'', ''elli''/''eddi'', ''stalla''/''stadda''), il plurale femminile (''case''/''casi'', ''pere''/''peri''), dal comportamento verbale (''esse''/''essa'', ''cunnosce''/''cunnoscia'', ''vene''/''vena'', ''corre''/''corra'', ''parlate''/''parleti''), la mutazione fonetica nella pronuncia (''gabu''/''capu'', ''gane''/''cane'', ''gorsu''/''corsu'', ''cidà''/''cità'', ''vragigu''/''fracicu'') con la sonorizzazione o tensione delle consonanti (''face''-''fage''/''facce''-''face''), sulla nettezza della pronuncia dei gruppi -''ghj''- e -''chj''- (''gattu''/''ghjattu'', ''giurnale''/''ghjurnale'', ''cullegiu''/''culleghju'') sulla pronuncia della -''v''- (''binu''/''vinu'', ''bacca''/''vacca''). === Còrso cismontano === Còrso del Nord o '''cismontano''' (''cismontincu'' o ''supranu'' o ''supranacciu''), parlato nella zona nordoccidentale nei distretti di Bastia (''Bastia'') e Corte (''Corti''). Il dialetto di Bastia e quello del Capo Corso, per le loro caratteristiche, potrebbero rientrare tra i dialetti toscani, rappresentando - tra l'altro - la ''parlata'' più vicina all'italiano standard rispetto a qualunque dialetto italiano, a parte, naturalmente, il fiorentino. Sono indiscutibilmente cismontani i dialetti che oltre tutte le caratteristiche citate presentano, ad esempio, esito in ''chjamerebbe''/''i'' e quindi situati a nord di una linea che unisce Piana, Vico, Vizzavona, Ghisoni, Ghisonaccia (escludendole) e comprendono i sottogruppi del Capo Corso (''Capicursinu'') e di Bastia (''Bastiacciu'', ''i''>''e'': ''destinu'', ''ghjennaghju'', ''secondu'', ''bellezza''; ''a''>''e'': ''ferru'', ''apertu'', ''persona'', ''numeru'', ''mercuri'', ''canteraghju'') del dialetto di Cervioni (oltre a ''i''>''e'' ed ''a''>''e'', ''u''>''o'': ''ottanta'', ''momentu'', ''toccà'', ''continentale''; ''a''>''o'': ''oliva'', ''orechja'', ''ocellu''), nonché gli altri tra cui quello della Balagna (''Balaninu'') e di Corte (che mantengono le caratteristiche generali del còrso: ''distinu'', ''ghjinnaghju'', ''sicondu'', ''billezza'', ''apartu'', ''farru'', ''marcuri'', ''cantaraghju'', ''uttanta'', ''mumentu'', ''tuccà'', ''cuntinentale'', ''aliva'', ''arechja'', ''acellu''), il ''Niulincu''. === Zona di transizione === Ai margini (a nord e sud) di questa dividente vi è una zona intermedia di '''transizione''' nelle quali vi sono alcune caratteristiche assimilabili a ciascuno dei gruppi, nonché per altre particolarità locali. Sono di transizione tra quelli cismontani i dialetti della zona tra Piana a Calcatoggio e della Cinarca con Vizzavona (che presentano ad esempio esito verbale in ''chjamarìa'' come al sud), nonché quelli del Fiumorbo tra Ghisonaccia e Ghisoni (''fiumorbacciu'', che presenta la cacuminale) e tra quelli ''pomontinchi'' l''aiaccino'' (''aiaccinu'', vero crogiuolo di mescolanze, ma con una base ''pomontinca'' e il -''ll''→-''dd''- cacuminale in fine di parola, pronuncia netta di -''ghj''-, plurale femminile in -''i'', ''cane'' e ''accattà'' e non ''ghjacaru'' e ''cumprà'', ''ellu''/''ella'' e non ''eddu''/''edda''; piccole variazioni: ''sabbatu''>''sabbitu'', ''u li dà''>''ghi lu dà''; sillaba finale spesso troncata e accentata: ''marinari''>''marinà'', ''panatteri''>''panattè'', ''castellu''>''castè'', ''cuchjari''>''cuchjà'') e i dialetti della Gravona (che però almeno nella parte meridionale hanno carattere più spiccatamente pomontinco), il ''bastelicaccio'' (che sarebbe pomontinco ma presenta alcune particolarità con il suo tipico rotacismo: Basterga) e il dialetto di Solenzara (che non conserva le vocali -''i''- e -''u''- corte latine: ''seccu'', ''peru'', ''rossu'', ''croci'', ''pozzu''). === Còrso oltramontano === Il còrso del Sud o '''oltramontano''' (''pumontincu'' o ''suttanu'' o ''suttanacciu'') è la variante più arcaica e conservativa, parlata nei distretti di Sartene (''Sartè'') e Porto-Vecchio (''Portivechju''). In analogia con il sardo ed a differenza del còrso cismontano, conserva la distinzione delle vocali brevi latine ''ĭ'' e ''ŭ'' (es. ''pilu'', ''bucca''). È caratterizzata inoltre dalla presenza di suoni cacuminali in -''ll''→-''dd''- es. ''aceddu'' (uccello), ''beddu'' (bello), ''quiddu'' (quello), ''ziteddu'' (ragazzo). La lingua parlata ad Ajaccio (''Aiacciu'') presenta caratteristiche di transizione. Sono totalmente pomontinchi i dialetti del Taravese (''Taravesu'', -''dd''- cacuminale solo per -''ll''-: ''frateddu'', ''suredda'', ''beddu''; ma conservazione di -''gl''-: ''piglià'', ''famiglia'', ''figliolu'', ''vogliu''; ma non conserva le vocali -''i''- e -''u''- corte latine: ''seccu'', ''peru'', ''rossu'', ''croci'', ''pozzu''), del Sartenese (''Sartinesu'', conservativo, vocali -''i''- e -''u''- corte latine: ''siccu'', ''piru'', ''russu'', ''cruci'', ''puzzu''; modificazione -''rn''→-''rr''-: ''forru'', ''carri'', ''corru''; cacuminale anche per ''gl'': ''piddà'', ''famidda'', ''fiddolu'', ''voddu''; forme verbali in ''cantàvami'', ''cantàvani''; plurale maschile in -''i''>-''a'': ''l'ochja'', ''i poma''; ma con esito in ''eddu/edda/eddi''), dell'Alta Rocca (''Rucchisgianu'', tra i più conservativi e puri, con esito in ''iddu/idda/iddi'', la cacuminale -''dd''- anche per -''gl''-: ''piddà'', ''famidda'', ''fiddolu'', ''voddu'', -''i''- e -''u''- corte latine e con altre particolarità che lo accostano notevolmente al gallurese), e della regione meridionale tra Porto Vecchio (''Portivechjacciu'') e l'entroterra di Bonifacio (cacuminale in -''dd''- anche per -''gl''- come nell'Alta Rocca ma con -''u''>-''i'': ''fiumu'', ''paesu'', ''patronu''; evoluzione del plurale maschile -''i''>-''a'': ''i letta'', ''i solda'', ''i ponta'', ''i foca'', ''i mura'', ''i loca'', ''i balcona''; forme verbali in ''cantàiami'', ''cantàiani''; -''i''- e -''u''- corte latine, esito ''eddu/edda/eddi'' a Porto Vecchio ma ''iddu/idda/iddi'' a Figari). I dialetti pomontinchi sono quindi delimitati da una linea che passa a sud di Porticcio, Bastelica, del Col di Verde e di Solenzara (escludendoli). === Gallurese === Il '''gallurese''' (''gadduresu''), parlato nella regione storico-geografica della Gallura (Sardegna), è molto simile ai dialetti dell'Alta Rocca per le seguenti caratteristiche : * Vocali -''i''- e -''u''- corte latine: ''siccu'', ''piru'', ''cruci'', ''puzzu'' etc.; * Modificazione -''rn''→-''rr''-: ''forru'', ''carri'', ''corru'' etc.; * Cacuminale anche per ''gl'': ''piddà'', ''famidda'', ''fiddolu'', ''voddu'' etc.; === Castellanese === Parlato nel comune di Castelsardo in Sardegna, e come variante a Tergu e Sedini. L'origine dell'idioma risale all'incirca al XIII secolo in seguito all'arrivo di un grande numero di genti corse che finirono per rappresentare la maggioranza della popolazione, cui si aggiungevano liguri, toscani e sardi che insieme costituivano la variegata popolazione della città neo-fondata dai Doria . Questa variante rappresenta un esempio di ''koinè'' in quanto, in un contesto linguistico prettamente toscano-corso (presenta analogie con il corso parlato nella conca di Ajaccio, e in particolare con la variante della lingua corsa detta "taravesu"), si aggiungono elementi galloromanzi (liguri-genovesi) e molti termini sardi e di derivazione catalana/aragonese. Il castellanese presenta notevoli concordanze con la variante del corso detto Taravesu con il quale condivide moltissimi fonemi: pronomi personali eddu/edda/eddi, cacuminali solo per -ll, conservazione del gruppo -GL, passaggio del gruppo -RN a -RR, mantenimento della v intervocalica, sviluppo in -e/-o delle vocali brevi latine, Le caratteristiche più importanti del castellanese possono essere individuate in: * nettezza della pronuncia dei gruppi -''ghj''- e -''chj''- (''agghju'', ''magghju'') * pronuncia della -''v''- iniziale (''vinu'', ''vacca''.) * pronuncia della -''v''- intervocalica (eva, etc.) caratteristica presente nel corso (Ajaccino, Travesu, etc.) * conservazione di vocali brevi latine in molti termini (''mushca'' e non ''moshca'', ''infriddà'' e non ''infreddà'') caratteristica che lo affianca alla lingua corsa meridionale e al gallurese, mentre in molti si assite al singolare sviluppo in e/o come nel corso del nord e centro-meridionale e nel sopra citato "taravesu" e i dialetti della conca di Ajaccio. * cacuminali solo per -''ll''- * mutamento di -''ce''-,-''ci''- in -''ge''-,-''gi''-: ''lugi, vogi, pagi'' * Modificazione -''rn''→-''rr''-: ''forru'', ''carri'', ''corru'' etc.; * esiti ''eddu/edda/eddi'' * variegato lessico conservativo. === Sassarese === Il '''sassarese''' (''sassaresu''), Italiano standard: I passatempi 20px Elbano occidentale: I passatempi Capraiese: I passatempi Corso cismontano: I passatempi Corso oltramontano: I passatempi Tavarese: I passatempi 20px Gallurese: Li passatempi 20px Castellanese: Li passatempi Sassarese: Li passatempi ''Sono nato in Corsica e vi ho passato gli anni migliori della mia giovinezza. Ricordo, quando eravamo ragazzi, che le nostre mamme ci mandavano da soli a fare il bagno. Allora la spiaggia era piena di sabbia, senza scogli né rocce e si stava in mare delle ore fino a quando, paonazzi dal freddo poi ci andavamo a rotolare in quella sabbia bollente dal sole. Poi l'ultimo tuffo per levarci la sabbia attaccata alla pelle e ritornavamo a casa che il sole era già calato, all'ora di cena. Quando faceva buio noi ragazzi ci mandavano a fare granchi, con la luce, che serviva per mettere l'esca agli ami per pescare. Ne raccoglievamo in quantità poi in casa li mettevamo in un sacchetto chiuso in cucina. Una mattina in cui ci eravamo alzati che era ancora buio, quando siamo andati a prendere il sacchetto era vuoto e i granchi giravano per tutte le camere e c'è voluta più di mezz'ora per raccoglierli tutti.'' Sò nato in Corsica e c'hajo passato li méglio anni de la mi' giovinezza. Mi mentovo quand'èremo bàmboli che le nosse ma' ci mandàveno da ssoli a fa' 'l bagno. Allora la piaggia era piena di rena, senza scogli né greppe e stàvemo in mare fino a quando ingrozzichiti c'andàvemo a rivorta' 'n chidda rena bollente dal sole. Poi l'urtimo ciutto pe' levacci la rena attaccata a la pella e tornàvemo 'n casa che 'l sole era già ciuttato, a l'ora di cena. Quando veniva buio a no' bàmboli ci mandàveno a fa' granchi, colla luce, che ci voléveno pe' mette' l'ami pe' pescà. Ne aricogliévemo a guaro, po' 'n casa li mettévemo in de 'n sacchetto chiuso 'n cucina. Una matina che c'èremo levati ch'era sempre buio, quando simo andati a piglià 'l sacchetto era voto e li granchi giràveno pe' ttutte le càmmere e c'è voluto più di mezz'ora ad aricoglieli tutti. Sigghi natu in Corsica e g'hagghi passatu li mégghiu anni di la me ghiuvinézza. Ricordu quandu èrami zitèlli chi le nosse ma' ci mandèvani da ssòli a fa' u bagnu. Allora la piagghia ère piena di réna, senza scógghi né rocce e ci stève in mare dill'òre finu a quandu paunazzi da u freddu po' ci andèvami a rivòrtule in quella réna bullènte da u sole. Po' l'urtimu ciuttu pe' levacci la réna attaccata a la pella e riturnèvamì in casa chi u sole ère ghià calatu, a l'ora di cena. Quandu fève bugghiu a no'zitèlli ci mandèvani a fa' granchi, cu la lusa, chi ci vulèvani pe' annésche l'ami pe' pèsche. Ne ricugghièvami a mandilate piene po' in casa li mettivami in de un sacchéttu chiòsu in cusina. Una matìna chi c'èrami orzati chi ère sempre bugghiu, quandu simmi andati a pigghie u sacchéttu ère vòtu e li granchi ghirèvani pe' ttutte le càmmare e c'è vulutu più di mezz'ora a ricugghiàli tutti. Sò natu in Corsica è c'aghju passatu i più belli anni di a mio giuventù. M'arricordu quand'èramu zitelli chì e nostre mamme ci mandavanu soli à fà u bagnu. Tandu a piaghja era piena di rena, senza scogli né cotule é ci ne stàvamu in mare per ore fin'à quandu, viola per u freddu, dopu ci n'andavamu a vultulàcci in quella rena bullente da u sole. Po' l'ultima capiciuttata per levacci a rena attaccata à a pelle è vultavamu in casa chì u sole era digià calatu, à ora di cena. Quand'ellu facìa bughju à noi zitèlli ci mandàvanu à fà granchi, cù u lume, chì ci vulìa per innescà l'ami per a pesca. N'arricuglìamu à mandilate piene po' in casa i punìamu nu un sacchéttu chjosu in cucina. Una mane chì c'èramu arritti ch'èra sempre bughju, quandu simu andati à piglià u sacchettu ellu èra biotu è i granchi giravanu per tutte e camere è ci hè vulsuta più di méz'ora à ricoglieli tutti. Sòcu natu in Còrsica e v'agghju passatu i mèddu anni di a me ghjuvintù. M'ammentu quand'érami zitéddi chì i nosci mammi ci mandàiani da par no' a fàcci u bagnu. Tandu a piaghja ghjéra piena di rèna, senza scódda né ròcchi è si staghjìa in mari ori fin'a quandu, viola da u fritu andàghjìami a vultulàcci in quidda rèna buddènti da u soli. Dapo', l'ultima capuzzina pa' livàcci a réna attaccata a à péddi e turràiami in casa chì u soli era ghjà calatu, à l'ora di cena. Quandu facìa bughju à no' zitéddi ci mandàiani à fà granci, cù a luci, chi ci vulìa par inniscà l'ami pà piscà. N'arricuglivàmi à mandili pieni è dapoi in casa i mittìami drent'à un sacchettu chjusu in cucina. Una matìna chì ci n'érami pisàti chi ghjéra sempri bughju, quandu sèmu andati à piddà u sacchéttu iddu éra biotu è i granci ghjiràiani pà tutti i càmari e ci hè vuluta più di méz'ora pà ricapizzulàlli tutti. Socu natu in Corsica è v'aghju passatu i megliu anni di a me ghjuvantù. Mi rammentu quand'erami ziteddi chì i nosci mammi ci mandaiani da par no à fàcci u bagnu. Tandu a piaghja era piena di rena, senza scogli nè rocchi è si staia in mari ori fin'à quandu, viola da u fretu andaiami à vultugliàcci in quidda rena buddenti da u soli. Dapoi, l'ultima capuzzina pà livàcci a rena attaccata à a peddi è turraiami in casa chì u soli era ghjà calatu, à l'ora di cena. Quandu facìa bughju à no ziteddi ci mandaiani à fà granci, cù a luci, chì ci vulìa par inniscà l'ami pà piscà. N'arricugliìami à mandigli pieni è dopu in casa i mittìami drent'à un sacchettu chjusu in cucina. Una matina chì ci n'erami pisati chì era sempri bughju, quandu semu andati à piglià u sacchettu era biotu è i granci ghjiraiani pà tutti i cammari e ci hè vulsuta più d'una mez'ora pà ricapizzulà li tutti. Sòcu natu in Còssiga e v'agghju passatu li mèddu anni di la mè ciuintù. M'ammentu candu érami stéddi chi li nostri mammi ci mandàani da pal noi a fàcci lu bagnu. Tandu la piaghja éra piena di rèna, senza scóddi e né ròcchi e si stagghjìa in mari ori fin'a candu, biaìtti da lu fritu andaghjìami a vultulàcci in chidda rèna buddènti da lu soli. Dapoi, l'ultima capuzzina pa' bucàcci la réna attaccata a la péddi e turràami in casa chi lu soli éra ghjà calatu, a l'ora di cena. Candu facìa bugghju a noi stéddi ci mandàani a fa' granchi, cù la luci, chi vi vulìa pa' accindì(attivà) l'ami pa' piscà. N'accapitàami a mandili pieni e dapoi in casa li mittìami indrent'a un sacchéddu chjusu in cucina. Una matìna chi ci n'érami pisàti chi éra sempri lu bugghju, candu sèmu andati a piddà lu sacchéddu iddu éra bòitu e li granchi ghjràani pa' tutti li càmbari e v'è vuluta più di mez'ora pa' accapitàlli tutti. Soggu naddu in Còssiga e v'agghju passaddu li megli'anni di la mè ghjuivintù. M'ammentu cand'èrami piccinni chi li nosthri mammi ci mandavani da pal noi a fàcci lu bagnu . Tandu la spiagghja era piena di rena, senza scogli né rocchi e si sthaggia ori finz'a candu, biàtti da lu freddu andagiami a vultulacci in chidda rena buddendi da lu soli. Dabboi l'ultima cabucina pà buggacci la rena attaccadda a la pèddi e turravami in casa chi lu soli era ghjà caladdu, a l'ora di cena. Candu fagia bughju à noi piccinni ci mandavani a fà ganci, cù la lugi chi vi vulia pà inniscà l'àmi pà piscà. Ni pigliavami assai e daboi in casa li mittìami drent'a un saccheddu sarraddu in cucina. Un mangianu chi ci n'erami pisaddi chi era sempri bugghju, candu semmu andaddi à piglià lu sacchettu era boiddu é li ganci ghjiràvani pàl tutti li càmmari è v'é vuludda più di mezz'ora pà accuglinnili tutti. Soggu naddu in Còssiga e v'aggiu passaddu l'anni più beddi di la pitzinnìa mea. M'ammentu, cand'érami minori, chi li mammi nosthri tzi mandàbani a fatzi lu bagnu a la sora. Tandu l'ippiaggia era piena di rena, chena ischogliu né rocca e si isthazìa a mogliu ori fintz'a candu, biaìtti da lu freddu, andàziami a rudduratzi in chidda rena buddendi da lu sori. A dabboi l'ùlthimu cabutzoni pa bugganni la rena attaccadda a la peddi e turràbami a casa chi lu sori era già caraddu, a l'ora di tzinà. Candu si fazìa buggiu a noi pitzinni tzi mandàbani a piglià granchi, cu' la luzi chi vi vurìa pa innischà l'amu pa pischà. Ni pigliàbami unbè e dabboi in casa li punìami drentu a un sacchettu sarraddu i' la cuzina. Un manzanu chi tzi n'érami pisaddi chi era ancora buggiu, candu semmu andaddi a piglià lu sacchettu eddu era bioddu e li granchi giràbani pa tutti l'appusenti, e v'è vurudda più di mez'ora pa accuglinniri tutti. '''Articoli determinativi''' (sing./plur.): u/i, a/i (ant. lu/li, la/li) '''Articoli indeterminativi''': unu, una '''Pronomi personali''': eiu/eo, tu, ellu/ella/eddu/edda/iddu/idda, noi, voi, elli/eddi/iddi '''Pronomi e aggettivi possessivi''': meiu/meo/mo/me, toiu/to, soiu/so, nostru, vostru, soiu/so '''Pronomi e aggettivi dimostrativi''': questu/quistu-questi/quisti (questo-questi), quessu/quissu-quessi/quissi (codesto-codesti), quellu/quiddu-quelli/quiddi (quello-quelli) ;Verbi I verbi hanno fondamentalmente quattro coniugazioni ('''-à''', '''-é''', '''-e/-a''', '''-e/-ì''') delle quali la seconda e la terza presentano alcune caratteristiche comuni. Verbo '''esse/essa''' (essere): * ''Indicativo presente'': eiu/eo sò/socu, tu sè/sì, ellu/eddu/iddu hè, noi simu/semu, voi site/sete/seti, elli/eddi/iddi sò; * ''Indicativo imperfetto'': eiu/eo era/eru, tu ere/eri, ellu/eddu/iddu era, noi eramu/erami, voi erete/erate/erati, elli/eddi/iddi eranu/erani; * ''Indicativo passato remoto'': eiu/eo fui/fubbi, tu fuste/fusti, ellu/eddu/iddu fu/fubbe, noi fuimu/fubbimu, voi fustete/fuste/fusti, elli/eddi/iddu funu/funi/fubbenu; * ''Indicativo futuro'': eiu/eo seraghju/saraghju, tu serai/sarai/saré, ellu/eddu/iddu serà/sarà, noi seremu/saremu, voi serete/sarete/sareti, elli/eddi/iddi seranu/saranu/sarani; * ''Congiuntivo presente'': chì eo/eiu sia/sii, chì tù sie/sia/sìi, chì ellu/eddu/iddu sia/sii, chì noi sìamu/sìami, chì voi siete/sìate/sìati, chì elli/eddi sìanu/sìani; * ''Congiuntivo imperfetto'': chì eo/eiu fussi, chì tu fusse/fussi, chì ellu/eddu/iddu fussi, chì noi fussimu/fussimi, chì voi fussete/fussite/fussiti, chì elli/eddi/iddi fussinu/fussini; * ''Condizionale'': eo/eiu serebbi/sarìa, tu sereste/sarìsti, ellu/eddu/iddu serebbe/sarìa, noi serebbimu/sarìamu/sarìami, voi serèstete/sarìate/sarìati, elli/eddi/iddi serebbenu/sarìanu/sarìani; * ''Gerundio presente'': essendu; * ''Gerundio passato'': essendu statu; Verbo '''avè''' (avere): * ''Indicativo presente'': eo/eiu aghju, tu ai, ellu/eddu/iddu hà, noi avèmu/èmu, voi avète/avèti/èti, elli/eddi/iddi anu/ani; * ''Indicativo imperfetto'': eo/eiu avia/aviu, tu avie/avii, ellu/eddu/iddu avia, noi avìamu/avìami, voi avìete/avìate/avìati, elli/eddi/iddi avìanu/avìani; * ''Indicativo passato remoto'': eo/eiu ebbi/abbi, tu aveste/avesti/avisti, ellu/eddu/iddu ebbe/abbe, noi ebbimu/avetimu, voi avestete/aviste/avetiti, elli/eddi/iddi ebbenu/abbenu/avetenu; * ''Indicativo futuro'': eo/eiu averaghju/avaraghju, tu averai/avarai/avaré, ellu/eddu/iddu averà/avarà, noi averemu/avaremu, voi averete/avarete/avareti, elli/eddi/iddi averanu/avaranu/avarani; * ''Congiuntivo presente'': chì eo/eiu appii/abbia/aghjia, chì tu appie/abbii/aghji, chì ellu/eddu/iddu appii/abbia/aghja, chì noi àppiimu/àbbiamu/àghjimi, chì voi àppiete/àbbiate/àghjiti, chì elli/eddi/iddi àppiinu/àbbianu/àghjini; * ''Congiuntivo imperfetto'': chì eo/eiu avessi/avissi, chì tu avesse/avissi, chì ellu/eddu/iddu avessi/avissi, chì noi avèssimu/avissimu, chì voi avèssete/avissite/avissiti, chi elli/eddi/iddi avèssinu/avissinu/avissini; * ''Condizionale'': eo/eiu averebbi/avaria, tu avereste/avarìsti, ellu/eddu averebbe/avarìa, noi averèbbimu/avarìamu/avarìami, voi averèstete/avarìate/avarìati, elli/eddi/iddi averèbbenu/avarìanu/avarìani; * ''Gerundio presente'': avèndu; * ''Gerundio passato'': avendu avùtu; '''Coniugazione in -à''' – Verbo '''amà''' (amare): * ''Indicativo presente'': eo/eiu amu, tu ami, ellu/eddu/iddu ama, noi amèmu, voi amate/amèti, elli/eddi amanu/amani; * ''Indicativo imperfetto'': eo/eiu amàva/amaìa, tu amave/amàvi/amai, ellu/eddu/iddu amàva/amaìa, noi amavamu/amaìami, voi amavete/amavate/amaìati, elli/eddi/iddi amavanu/amaìani; * ''Indicativo passato remoto'': eo/eiu amai/ameti, tu amaste/amesti, ellu/eddu/iddu amò/amete/ameti, noi amaimu/ametimu/ametimi, voi amastete/amesti/ametiti, elli/eddi/iddi amonu/ametenu/ametini; * ''Indicativo futuro'': eo/eiu ameraghju/amaraghju, tu amerai/amarai/amaré, ellu/eddu/iddu amerà/amarà, noi ameremu/amaremu, voi amerete/amarete/amareti, elli/eddi/iddi ameranu/amaranu/amarani; * ''Gerundio presente'': amèndu; * ''Gerundio passato'': avendu amatu; '''Coniugazione in -è''' – Verbo '''vulè''' (volere): I rari verbi di questa coniugazione (''aé'', ''duvè'', ''parè'', ''pudè'', ''sapé'', ''valè'', ''vulé'') sono tutti irregolari. '''Coniugazione in -e/-a''' – Verbo '''teme/tema''' (temere): Comprende ad esempio i verbi ''crede/creda'' (credere), ''corre/corra'' (correre), ''rivede/riveda'' (rivedere); * ''Indicativo presente'': eo/eiu temu, tu temi, ellu/eddu/iddu teme/temi, noi temimu/timimu, voi temite/timite/timiti, elli/eddi/iddi temenu/temini; * ''Indicativo imperfetto'': eo/eiu temìa/timìa/timìu, tu temìe/timìi, ellu/eddu/iddu temìa/timìa, noi temìamu/timìamu/timiami, voi temìete/timìate/timìati, elli/eddi/iddi temìanu/timìanu/timìani; * ''Indicativo passato remoto'': eo/eiu temìi/timiti, tu temiste/timisti, ellu/eddu/iddu temì/timite/timiti, noi temìimu/timitimu/timitimi, voi temìstete/timitete/timititi, elli/eddi/iddi temìnu/timitinu/timititi; * ''Indicativo futuro'': eo/eiu temeraghju/timaraghju, tu temerai/timarai/timaré, ellu/eddu/iddu temerà/timarà, noi temeremu/timaremu, voi temerete/timarete/timareti, elli/eddi/iddi temeranu/timaranu/timarani; * ''Gerundio presente'': temendu/timèndu/timèndi; * ''Gerundio passato'': avendu temutu/timùtu; '''Coniugazione in -e/-ì''' – Verbo '''finisce/finì''' (finire): Comprende ad esempio i verbi ''dorme/durmì'' (dormire), ''copre/cuprì'' (coprire), ''dì'' (dire), ''scopre/scoprì'' (scoprire), ''more/morì'' (morire), ''vene/venì'' (venire), ''apparisce/apparì'' (apparire), ''costruisce/costruì'' (costruire), ''finisce/finì'' (finire); Tabella di comparazione delle lingue neolatine: ''Latino'' ''Francese'' '''''Còrso''''' ''Italiano'' ''Spagnolo'' ''Occitano'' ''Catalano'' ''Siciliano'' ''Portoghese'' ''Gallego'' ''Romeno'' ''Sardo'' ''Genovese'' ''Lombardo'' Veneto ''Toscano'' ''Napoletano'' '''clave''' ''clé/clef'' '''chjave/chjavi''' '''chiave''' ''llave'' ''clau'' ''clau'' ''chiavi'' ''chave'' ''chave'' ''cheie'' ''crae/crai'' ''ciave'' ''ciav'' ''ciàve'' ''chiàve'' ''chjave'' '''nox (gen. noctis)''' ''nuit'' '''notte/notti''' '''notte''' ''noche'' ''nuèt/nuèch/nuòch'' ''nit'' ''notti'' ''noite'' ''noite'' ''noapte'' ''notte/notti'' ''nötte'' ''nocc/not'' nòte ''notte'' ''notte'' '''cantare''' ''chanter'' '''cantà''' '''cantare''' ''cantar'' ''cantar'' ''cantar'' ''cantari'' ''cantar'' ''cantar'' ''cânta'' ''cantare/cantai'' ''cantar'' ''cantâ'' cantàr ''cantà/cantare'' ''cantà'' '''capra''' ''chèvre'' '''capra''' '''capra''' ''cabra'' ''cabra'' ''cabra'' ''crapa'' ''cabra'' ''cabra'' ''capră'' ''craba'' ''crava'' ''cavra'' cavra ''capra'' ''capra'' '''lingua''' ''langue'' '''lingua''' '''lingua''' ''lengua'' ''lenga'' ''llengua'' ''lingua'' ''língua'' ''lingua'' ''limbă'' ''limba/lìngua'' ''lengua'' ''lengua'' léngua ''lìngua'' ''léngua'' '''platea''' ''place'' '''piazza''' '''piazza''' ''plaza'' ''plaça'' ''plaça'' ''chiazza'' ''praça'' ''praza'' ''piață'' ''pratha/pratza'' ''ciassa'' ''piazza'' piàsa ''piazza'' ''pjazza'' '''pons''' ''pont'' '''ponte/ponti''' '''ponte''' ''puente'' ''pont'' ''pont'' ''ponti'' ''ponte'' ''ponte'' ''pod'' ''ponte/ponti'' ''punte/punti'' ''pont'' pónte ''ponte'' ''ponte'' '''ecclesia''' ''église'' '''ghjesgia''' '''chiesa''' ''iglesia'' ''glèisa'' ''església'' ''cresia'' ''igreja'' ''igrexa'' ''biserică'' ''cheja/cresia'' ''gexa'' ''giesa'' céxa ''chièsa'' ''chjésa'' '''hospitalis''' ''hôpital'' '''ospidale/spedale spidali/uspidali''' '''ospedale''' ''hospital'' ''hospital'' ''hospital'' ''spitali'' ''hospital'' ''hospital'' ''spital'' ''ispidale/spidali'' ''uspiâ'' ''ospedal'' ospedàl ''ospitàle'' ''spitale'' '''caseus'''lat.volg.''formaticum'' ''fromage'' '''casgiu/furmagliu / furmaghju''' '''formaggio o cacio''' ''queso'' ''formage'' ''formatge'' ''caciu'' ''queijo'' ''queixo'' ''brânză/caș'' ''casu'' ''caciu'' ''formai/gg'' formàjo ''cacio'' ''furmaggio/ccacio'' Diversi francesismi sono diffusamente presenti nel còrso (con l'ovvia esclusione di gallurese e sassarese, i quali invece hanno subìto vari sardismi e iberismi): ''usina'' (fabbrica, da ''usine''), ''caminu di farru'' (ferrovia, da ''chemin de fer''), ''mèria/mèru'' (sindaco, da ''mairie/maire''), ''nivellu'' (livello, da ''niveau''). Sempre nel còrso di Corsica sono impiegati - per lo più da giornalisti - termini creati artificialmente da alcuni professori dell'Università della Corsica. A volte tali termini tentano di sostituire parole esistenti e per questo non hanno successo presso i locutori comuni; uno degli esempi è costituito dalla parola ''scheleru'' che vorrebbe sostituire ''attentatu'', partendo dal latino ''scelus, sceleris'' (crimine). Va osservato che, oltretutto, la modifica di ''scelus, sceleris'' in ''scheleru'' non sembra rispettare la fonetica còrsa, che in perfetto accordo con quella italo-romanza ha generato ''tempu'' a partire da ''tempus, temporis''. Il còrso viene per quanto possibile scritto in maniera sovradialettale tralasciando le variazioni dialettali minori. Le regole generali di ortografia scritta non differiscono molto da quelle in uso nella lingua italiana (che del resto vi è stata per secoli l'unica lingua scritta), fatte salve alcune particolarità: * trascrizione raddoppiata delle consonanti rafforzate come in italiano: ''caru'' (caro) rispetto a ''carru'' (carro); * presenza del trittongo palato-linguale -''ghj''- che però non viene raddoppiato: ''aghju'' (ho), ''ghjesgia'' (chiesa), ''viaghju'' (viaggio), ''ghjuntu'' (giunto). Il gruppo iniziale spesso (dopo una vocale) non viene pronunciato (''iesgia'') ma viene comunque trascritto. In certe zone del nord dell'isola (Balagna), la forma -ghj- può virare a -gi- : ''ghjuventù/giuventù'' (gioventù) o sparire: ''ghjè/hè'' (è). In Gallura e a Castelsardo il suono viene invece usualmente trascritto raddoppiato quando rafforzato: ''agghju'', ''viagghju'', mentre nel Sassarese non è presente e vira a -''g''- (''aggiu'', ''gesgia'', ''biaggiu'', ''giuntu''); * presenza del dittongo palato-linguale ''chj'': ''chjodu'' (chiodo), ''ghjinochju'' (ginocchio). In Gallura e a Castelsardo il suono viene trascritto raddoppiato quando rafforzato (''ghjinocchju'') mentre nel Sassarese non è presente e vira a -''c''- (''ciodu'', ''ginocciu'') * particolarità nell uso degli accenti e delle ''hè'' (è), ''hà'' (ha), ''à'' (a, al), ''è'' (e), ''hanu'' (hanno), rispetto all'italiano; in gallurese e sassarese si utilizza la grafia italiana; * articoli in ''u''/ant. ''lu'' (il), '''a''/ant. ''la'' (la). Le forme arcaiche sono ancora in uso nel gallurese, a Castelsardo, nel sassarese, nel Capocorsino e sporadicamente nelle zone interne; * scrittura della ''v-'' sovradialettale: ''viaghju'' (pronuncia: ''biadju'' al nord e ''viadju'' al sud, in Gallura e a Castelsardo) anche in caso di elisione nella pronuncia: ''sùvaru'' (pronuncia: ''suuaru'' o ''sùaru''), ''ventu'' (pronuncia: ''uentu'' o ''entu''); anche in questo caso solo il gallurese trascrive ''sùaru'' e ''entu''. Poiché il còrso presenta diverse varianti, in alcuni casi le parole possono cambiare da zona a zona. ===Frasi e parole base=== ;Salutarsi :ciao: '''salutu''' :salve: '''salute''' :buongiorno: '''bonghjornu''' :buonasera: '''bonasera''' :buonanotte: '''bonanotte/bonanotti''' :come va?: '''cume/cumu site?/comu seti? ''' :come stai?: '''cume/cumu/comu stai?''' :allora?:''' tandu?/allura?''' :di che (cosa) state parlando:?: '''a vi discurrite?''' :tutto bene?: '''a ti passi?''' '''Scusarsi / Ringraziare''': :mi scusi/per favore: '''mi scusu''' :scusatemi: '''scusatemi'''/'''scusetimi''' :grazie / vi ringrazio: '''grazia'''/'''a ringrazziavvi''' :mi fa molto piacere: '''mi face assai piacè''' :sono stato io: '''sò statu eiu''' :mi vergogno: '''mi vargognu''' ;Conoscersi :di dove siete / da dove venite?: '''d'induve site/seti?'''/'''di quale ne site/seti?''' :sei bastiaccio?: '''site bastiacciu?''' :non sarete mica còrso?: '''ùn sariate micca Corsu?''' :sono ajaccino: '''eiù sò/socu Aiaccinu''' :dove sei nato?: '''induve si natu? / Induva sè natu ?''' :sono nato a Bonifacio: '''sò/socu natu in Bunifaziu''' ;Accettare, suggerire e proporre :sono d'accordo: '''hè detta ''' :va bene: '''va bè''' :faccio come dici: '''aghju da fà cum'è tù dici''' :facciamo una partita a dama?: '''a ci femu una dama?''' ;Chiedere qualcosa :posso venire con voi?: '''possu vene incu voi? / possu vena cu' voscu ?''' :posso mangiare?: '''manghjà, possu?''' ;Dare valutazioni :per quanto mi riguarda: '''in quant'è a mè... ''' :(io) penso che...: '''pensu chì...''' :(io) credo che: '''credu chì...''' :(io) sono sicuro e certo che...: '''sò / socu sicuru è certu chi...''' :(io) sono convinto che: '''sò/ socu scunvintu chì...''' ===Indicare qualcosa o qualcuno=== :miracolo! / per fortuna!: '''mirallu!''' :guarda!: '''feghja!/fideghjia! / fighjùla ! / guarda !''' :l'hai qui davanti : '''l'hai qui davanti!''' :la vedi questa donna?: '''a vedi sta donna?''' :lo vedi quest'uomo?: '''u vedi st'omu?''' :la vedi questa ragazza?: '''a vedi sta giuvanotta?/sta zitedda?''' :lo vedi questo ragazzo?: '''u vedi stu giuvanottu/stu ziteddu?''' :lo vedi questo/a bambino/a?: '''a/u vedi stu/a cininu/a/zitellucciu/a/zitedducciu/a?''' ;Parole in còrso cismontano e in còrso oltramontano Còrso cismontano Còrso oltramontano Italiano a giuventù a ghjuventù la gioventù ghjunghje ghjungna giungere manghjà magnà mangiare zitellu ziteddu bambino cavallu cavaddu cavallo collu coddu collo stella stedda / stidda stella pelle peddi pelle ellu / ella iddu / idda lui / lei piglià piddà prendere famiglia famidda famiglia paglia padda paglia fornu furru forno carne carri carne parlate parleti voi parlate pàrlanu pàrlani essi parlano simu semu noi siamo cane ghjàcaru cane sì / sè sì sì esse essa essere accende accenda accendere corre corra correre cunnosce cunnoscia conoscere induve induva dove u mare u mari il mare u pane u pani il pane a volpe a volpi la volpe ;Esempi Italiano Genovese Còrso Gallurese Sassarese Castellanese Toscano Occidentale (costiero) la terra a tæra a terra/a tarra la tarra la terra la terra la terra il cielo u çê u celu/i lu celi lu zeru lu celu 'l cèlo l'acqua l'ægua l'acqua l'ea l'eba l'eva l'acqua il fuoco u fögu u focu lu focu lu foggu lu foggu 'l fòo l'uomo l'ommu l'omu l'omu l'ommu l'ommu l'òmo la donna a donna a donna la fèmina la fémmina la fémmina la donna mangiare mangiâ manghjà / magnà manghjà/magnà magnà magnà mangià/desinà bere beive beie/bìa bì bì bì bé/bève grande grande grande/ maiò / maiori mannu/grendi/grandi mannu mannu grande piccolo piccin chjùcu/pìcculu/mischinu/minori / minutu minori/picculu minori minori pìccolo il burro u bitiru u butiru/a grètula lu buttirru lu buttirru lu buttiru 'l burro il mare u mâ u mare/u mari lu mari lu mari lu mari 'l mare il giorno u giurnu u ghjornu la dí/la ciurrata la dì la dì/ giulnadda 'l giorno il fiore a sciû u fiore/fiori lu fiori lu fiori lu fìori 'l fiore la scimmia a scimia a scimia la municca/la scimmia la muninca la scimmia la scimmia la macchia a maccia a tacca/a macula la tacca la mancia la mancia la macchia la testa a testa u capu lu capu lu cabbu lu cabbu 'l capo/ceppióne la finestra u barcun u purtellu/u purteddu lu balconi/lu pulteddu lu/la balchoni/vintana lu balchoni la finestra il tavolo a toua a tàvula / a tola la banca la banca/la mesa la banca 'l tàolo il piatto u tundu u piattu lu piattu lu piattu lu piattu 'l piatto lo stagno u stagnu u stagnu lu stagnu lu isthagnu l' isthagnu/ pogghju 'l bózzo il lago u lagu u lagu/lavu lu lagu lu lagu lu lagu il lago un arancio u çetrùn un aranciu / un citrò un aranciu un aranzu un aranciu un arancio la scarpa a scarpa u scarpu lu calzari/lu scalpu la botta la botta la scarpa la zanzara a sinsâa a zinzala la zínzula la zinzura la zinzula la zanzara la luce a lüxe a luce/a luci la luci la luzi la lugi la luce un'unghia un'ungia un'unghja un'unghja/un'ugna un'ugna un'ugna un'unghia la lepre a levre a lèvura/a levra/u lèparu lu lèparu lu lèpparu lu lèpparu la lepre la volpe a vurpe a volpe/a volpi lu maccioni lu mazzoni lu maccioni la górpe il ghiaccio a giassa u ghjacciu lu ghjacciu lu ghiacciu lu ghjacciu 'l diaccio il cioccolato a ciculata a cicculata lu cioccolatu lu ciccurati lu ciocculatu 'l cioccolato l'aereo l'aéreu l'aviò l'aereu /l'apparecchju l'apparecciu l'aereu l'aèrio la valle a valle a valle/a vaddi la vaddi la baddi la vaddi la valle il monte u munte u monte/u monti lu monti lu monti lu monti 'l monte il fiume u sciümme u fiume/u riu lu riu lu riu lu riu 'l fiume la strada u carrugiu a strada/u carrughju La stritta/la strada/la carrera la carrera/l' isthrinta la carrera//la strinta la strada il bambino u figgeu u zitellu/u ziteddu lu steddu lu pizzinnu lu piccinnu 'l bimbo/'l bamboro il neonato u ninnin u ciruculu/pargulettu/piuppiunellu la criatura/lu stidducciu la criaddura/lu pizzinneddu la criaddura/lu minoreddu 'l bimbino la ferrovia a ferruvia u caminu di farru/a ferruvia la ferruvia ferrandera la ferruvia la ferrovia il sindaco u scindegu u merru/u meru/u merre lu sìndacu lu sindaggu lu sindagu 'l sìndao il Comune a Cà du Comun a merria/a Casa Cumuna la Cumuna/la Casa Cumunali la Cumuna/lu Cumuni lu Comuni 'l comune la stazione a staçiun la gara/a stazioni la stazioni l'isthazioni la stazioni la stazione l'auto a vetüa/ a macchina a vittura la vittura/la macchina la macchina/la vettura/l'automobiri la macchina l'atomòbile la pecora a pëgua a pècura la pècura la péggura la pégura la péora ;I numeri 1 unu 2 dui 3 tre 4 quattru 5 cinque/cincu/zincu 6 sei 7 sette/setti 8 ottu 9 nove/novi/nobi 10 dece/deci/dezi 11 ondeci/ondici/ondizi 12 dodeci/dodici/dodizi 13 tredeci/tredici/tredizi 14 quattordeci/quattordici/quatthordizi 15 quindeci/quindici/quindizi 16 sedeci/sedici/sedizi 17 dicessette/dicissette/dizassetti 18 diciottu/dizottu 19 dicennove/dicinnovi/dizanobi 20 vinti/venti/vinti 21 vintunu 22 vintidui 23 vintitrè 24 vintiquattru 25 vinticinque/vinticincu/vintizincu 26 vintisei 27 vintisette/vintisetti 28 vintottu 29 vintinove/vintinovi/vintinobi 30 trenta 40 quaranta 50 cinquanta/zinquanta 60 sessanta/sissanta 70 settanta/sittanta 80 ottanta 90 nuvanta/novanta/nubanta 100 centu/centu/zentu 200 duiecentu / duie centu / duizentu 300 trecentu / trè centu / trizentu 400 quattrucentu / quattru centu / quattruzentu 500 cinquecentu / cinque centu / zincuzentu 1000 mille/milli 2000 duiemila / duimila / duimiria un milione/un millione un miliardo/un miliardu ;I giorni della settimana Italiano Còrso Gallurese Sassarese Castellanese Lunedì Luni Luni Luni Luni Martedì Marti Malti Marthi Malti Mercoledì Mercuri/Marcuri Màlcuri Marchuri Malcuri Giovedì Ghjovi/Ghiovi Ghjoi Giobi Ghjoi Venerdì Venneri/Vènnari/Veneri/Venari/Vendari/Venderi Vènnari Vènnari Vènnari Sabato Sàbbatu Sàbbatu Sàbbadu Sàbbadu Domenica Dumènica/Duminica Dumínica Duméniga Dumeniga ;I mesi Italiano Còrso Gallurese Sassarese Castellanese Gennaio Ghjennaghju / Ghjinnaghju Ghjnnagghju Ginnaggiu Ghjnnagghju Febbraio Ferraghju/Farraghju/ Friaghju Friagghju Fribaggiu Friagghju Marzo Marzu Malzu Mazzu Malzu Aprile Aprile/Aprili Abriri Abriri Abrili Maggio Maghju Magghju Maggiu/Maiu Magghju Giugno Ghjugnu Làmpata Làmpada Làmpada Luglio Lugliu/Luddu Agliola Triura Triula Agosto Aostu/Austu Austu Aosthu Aosthu Settembre Settembre/Sittembri Capidannu Cabidànnu Cabidannu Ottobre Ottobre/Uttovri/Uttrovi Santigaini Santuaìni Santuaini Novembre Novembre/Nuvembri Santandria Santandria Santandria Dicembre Decembre/Dicembri Natali Naddari Naddali In gallurese come anche in sassarese e castellanese, nel linguaggio comune, spesso le forme tradizionali ''làmpata/làmpada'', ''agliola/triura/triula'', ''capidannu/cabidanni'', ''santigaini/santuaini'', ''santandria'' e ''natali/naddari/naddali'' tendono a essere sostituite rispettivamente da ''ghjugnu/giugnu/ghjugnu'', ''luddu/lugliu/lugliu'', ''sittembri/settembre/sittembri'', ''uttobri/ottobre/uttobri'', ''nuembri/nubembri/nuvembri'' e ''dicembri/dizembri/dicembri''. ;Le stagioni Italiano Genovese Còrso Gallurese Sassarese Castellanese Toscano Primavera primaveia primavera/veranu/branu branu/primmaera primabèra/branu primmaera/branu Primaèra Estate stae/estae estate/istate/istati/istatina statiali/istiu isthiu/isthadiari isthiu/staddiali Estahe Autunno autunnu autunnu/vaghjimu vagghjimu/ottugnu attugnu attugnu/vagghjimu Atunno Inverno invernu invernu/invarru varru inverru inverru 'Nverno ;I pasti Italiano Còrso Gallurese Sassarese Castellanese Colazione '''Cullaziò'''/'''Cullazione''' Smulzu Immuzà/Immùzu Smulzu Pranzo '''Pranzu''' Gustari Gusthari Pranzu/Gustali Merenda '''Merenda'''/'''Mirenda''' Mirenda Merenda Mirenda Cena '''Cena''' Cena Zena Cena ;La cucina Italiano Còrso Gallurese Sassarese Castellanese Acqua '''Acqua''' Ea Eba Eva Vino '''Vinu''' Vinu Binu Vinu Birra '''Biera''' Birra Birra Birra Aceto '''Acetu''' Acetu Azeddu Ageddu Olio '''Oliu''' Ociu Ozu Occiu Latte '''Latte/i''' Latti Latti Latti Miele '''Mele/i''' Méli Meri Meli Uovo '''Ovu/a''' Oa Obu Ou Pane '''Pane/i''' Pani Pani Pani Riso '''Risu''' Risu Risu Risu Prosciutto '''Prisuttu''' Prusciuttu Prosciuttu Prusciuttu Salsiccia '''Salciccia''' Salticcia Salthiza Salticcia Zucchero '''Zùccaru''' Zùccaru Zùccaru Zùccaru Sale '''Sale/i''' Sali Sari Sali Patata '''Pomu''' Pomu Patatu Patatu Polenta '''Pulenda''' Pulenta Purenta Pulenta Formaggio '''Casgiu'''/'''Furmaghju''' Casgiu Casgiu Casgiu Caffè '''Caffè''' Caffè Caffè Caffè Pesce '''Pesce'''/'''Pesciu'''/'''Pisciu'''/'''Pisce''' Pesciu Pesciu Pesciu Carne '''Carne'''/'''Carri''' Carri Carri Carri Verdura/Ortaggi '''Ortaglia'''/'''Urtaglia'''/'''Ortame''' Ultalizia Virdhura/Urtharizia Ultalizia/vildura Pasta '''Pasta''' Pasta Pasta/maccarroni Pasta/maccaroni Pizza '''Pizza''' Pizza Pizza Pizza Focaccia '''Fucaccia''' Coccu/Fucaccia Cocca cuaccia Biscotto '''Biscottu''' Biscottu Bischottu Bischottu Torta '''Torta''' Tulta Turtha Tulta Tonno '''Tonnu''' Tonnu Tonnu Tunnu Zuppa '''Suppa'''/'''Minestra''' Minestra/Suppa Zuppa suppa Sogliola '''Sogliula''' Sogliula Sogliura Sogliula Nome italiano Nome corso Nome francese Aiaccio ''Aiacciu'' '''Ajaccio''' Aleria ''Aleria'' '''Aléria''' Bastia ''Bastia'' '''Bastia''' Bonifacio ''Bunifaziu'' '''Bonifacio''' Calvi ''Calvi'' '''Calvi''' Cervione ''Cervioni'' '''Cervione''' Corte ''Corti'' '''Corte''' Isola Rossa ''Lisula'' '''L'Île-Rousse''' Porto Vecchio ''Portivechju'' '''Porto-Vecchio''' Propriano ''Prupià'' '''Propriano''' Rogliano ''Ruglianu'' '''Rogliano''' San Fiorenzo ''San Fiurenzu'' '''Saint-Florent''' Sartene ''Sartè'' '''Sartène''' Vico ''Vicu'' '''Vico''' I nomi delle città corse sono praticamente tutti di origine italiana, poiché la ''lingua colta'' impiegata in Corsica era quella italiana sino all'imposizione per legge del francese nel 1859. Gran parte dei maggiori centri, inoltre, sono stati fondati o promossi al rango di città per iniziativa dei governi pisano e genovese. Anche dopo il passaggio sotto la sovranità francese solo pochi centri in Corsica hanno subito l'assimilazione nella lingua statale, la cosiddetta ''gallicizzazione'', ovvero Isola Rossa diventata ''L'Île-Rousse'' e San Fiorenzo diventato ''Saint-Florent''. Altre modifiche minori hanno riguardato Aiaccio, per la quale è stata utilizzata la forma italiana arcaica ''Ajaccio'' e Sartene, diventato ''Sartène'', oltre all'aggiunta di un trattino tra tutti i nomi doppi, ad esempio ''Porto-Vecchio'' per Porto Vecchio. La denominazione di Tox è invece antecedente all'annessione francese in quanto era già utilizzata come variante alternativa a ''Tocchisu'', identico ancora oggi come forma corsa. La versione corsa dei nomi delle città è comunque assai prossima a quella italiana. Dall'annessione alla Francia nel 1768 la lingua corsa è stata influenzata dal francese nella terminologia, ecco alcuni esempi: Italiano Corso Francese autista ''sciuffore'' ''chauffeur'' aeroplano ''aviò'' ''avion'' automobile, vettura ''vittura'', ''automobile'' ''voiture'' calcio ''ghjocu à ballò''/''ballò'' ''football'' benzina ''gasu'', ''essenza'' ''essence'', ''carburant'' cinema ''cinemà'', ''sinemà'', ''cinema'' ''cinéma'' computer ''urdinatori'', ''ordinadore'' ''ordinateur'' fabbrica ''usina'' ''usine'' ferrovia ''caminu di farru'', ''strada ferrata'' ''chemin de fer'' galleria ''tunellu'' ''tunnel'' livello ''livellu'', ''nivellu'' ''niveau'' lavoratore ''travagliadore'' ''travailleur'' municipio ''merria'', ''casa cumuna'' ''mairie'' pallone ''sfera'', ''pallò'', ''ballò'' ''sphère'' panettiere ''panatteru'' ''boulanger'' patata ''pomu'', ''patata'' ''pomme de terre'', ''patate'' sciopero ''greva'', ''disoperu'' ''grève'' sindaco ''merru'', ''meru'', ''merre'' ''maire'' stazione ''gara'' ''gare'' verdura ''ligume'' ''légume'' zuppa ''suppa'', ''minestra'' ''soupe'' Secondo un censimento dell'aprile del 2013 la lingua còrsa in Corsica ha un numero di locutori tra 86.800 e 130.200 su 309.693 abitanti, la fascia di popolazione che ha un livello buono di conoscenza della lingua oscilla tra un minimo del 25% nella fascia d'età tra i 25 e i 34 e il massimo del 65% nella fascia d'età oltre i 65 anni; quasi un quarto della popolazione tra i 25 e i 34 non capisce il corso mentre solo una ristrettissima minoranza di anziani non capisce il còrso, il 32% della popolazione della Corsica settentrionale lo parla abbastanza bene, come anche il 22% della popolazione della Corsica del Sud, mentre il 10% della popolazione della Corsica parla solo francese. Il 62% parla sia francese che còrso, invece solo l'8% dei còrsi sa scrivere correttamente in lingua corsa mentre circa il 60% della popolazione non sa scrivere in còrso, il 90% della popolazione còrsa è favorevole a un bilinguismo còrso-francese, il 3% vorrebbe che il còrso fosse l'unica lingua ufficiale in Còrsica e il 7% solo il francese. Il 17 maggio 2013 l'Assemblea della Corsica ha votato la co-ufficialità di còrso e francese con 36 voti a favore e 11 astenuti, mentre 4 erano assenti. Contro la co-ufficialità si è espresso il ministro degli interni Manuel Valls che ha affermato "il francese è la sola lingua ufficiale" e "nessuna co-ufficialità tra còrso e francese nell'isola", sostenendo che la norma verrà dichiarata anticostituzionale dal Consiglio costituzionale. Il presidente francese François Hollande durante la visita in occasione del 70º anniversario della liberazione dell'isola dai nazisti ha affermato "modificare la costituzione per la co-ufficialità è una cosa lunga", anche se non ha nascosto aperture future per cambiare la costituzione e rendere possibile il bilinguismo nelle varie regioni francesi. *Guglielmu Guglielmi (1644-1728), primo scrittore in lingua còrsa, nativo di Piazzali. *Ugo Francesco Peretti della Rocca detto ''Ugu Francescu Peretti della Rocca'' (1747-1838), nativo di Figari. *Lisandru Ambrosi detto ''Lisandru di u Rustinu'' o ''U Ziu Lisandru'' (1798-1842), nativo di Castineta. *Salvatore Viale (1787-1861), nativo di Bastia, scrisse in còrso e in italiano. *Antone Leonardu Massiani (1816-1888), nativo di Novella. *Paul-Matthieu de La Foata detto ''Monsignori di la Fuata'' (1817-1899), nativo di Azilone-Ampaza, vescovo di Ajaccio dal 1877 al 1899. *Pierre Lucciana detto ''Vattelapesca'' (1832-1909), nativo di Bastia. *Natale Sarocchi detto ''Natalellu di Rusiu'' (1839-1916), nativo di Rusio. *Ghjacumu Santu Versini (1867-1922), nativo di Marignana. *Ghjuvan Petru Lucciardi (1862-1928), nativo di Santo Pietro di Tenda. *Santu Casanova (1850-1936), nativo di Azzana, scrisse in còrso e in italiano. *Francescu Piazzoli (1895-1937), nativo di Valle d'Orezza. *Saveriu Paoli (1886-1941), nativo di Letia. *Dumenicantone Versini (1872-1950), nativo di Marignana. *Petru Giovacchini (1910-1955), nativo di Canale di Verde, scrisse in còrso e in italiano. *Carulu Giovoni (1879-1963), nativo di Zonza. *Petru Rocca (1887-1966), nativo di Vico. *Jean-Joseph Flori detto ''Peppu Flori'' (1899-1972), nativo di Galeria. *Don-Joseph Giansily detto ''Pampasgiolu di l'Acquale'' (1901-1974), nativo di Lozzi. *Anton Francesco Filippini (1908-1985), nativo di San Nicolao, scrisse in còrso e in italiano. *Rinatu Coti (n. 1944), nativo di Ajaccio. *Ghjacumu Thiers (n. 1945), nativo di Bastia. *Marcu Biancarelli (n. 1968), nativo di Porto Vecchio. === Riviste e giornali === *''A Tramuntana'', esistente dal 1896 al 1914, bilingue italiano-còrso *''A Cispra'', rivista letteraria còrsa fondata nel 1914 * ''A Muvra'', esistente dal 1920 al 1939, bilingue italiano-còrso *''L'annu corsu'', esistente dal 1923 al 1937 poi rinominata ''L'Année Corse'' dal 1937 al 1939 *''U Lariciu'', stampata a Marsiglia e esistente negli anni '30, bilingue francese-còrso *''U Muntese'', esistente dal 1955 al 1972 *''U Ribombu'', fondato a Nizza nel 1974, ora con sede a Bastia con posizioni vicine al nazionalismo corso, bilingue francese-còrso *''A Spannata'', fondata nel 1981 *''A Pian' d'Avretu'', fondata nel 1991 *''Bonanova'', rivista letteraria nata nel 1997 all'interno del Centro Culturale Universitario (''Centru Culturali Universitariu'') dell'Università della Corsica *''U Taravu'', fondata nel 2001 dallo scrittore ajaccino Rinatu Coti *''U Scoddu'', fondata nel 2005 *''A Nazione'', fondato nel 2007 *''A Piazzetta'', fondato nel 2009 * ''U Vagabondu'', rivista mensile studentesca nata grazie all'associazione ''Ghjuventù Vagabonda'' di Bastia nel novembre 2010 * ''U Zazu'', rivista mensile di enigmistica nata nel giugno 2011 === Radio === * Alta Frequenza dal 1981 * Corsica Radio dal 2006 * France Bleu Corse Frequenza Mora dal 2000, già Radio Corse Frequenza Mora dal 1984 al 2000, trasmette in còrso e francese * Frequenza Nostra dal 2006 * Radio Calvi Citadelle, dal 1983, già Radio Tao Citadelle dal 1979 al 2003, trasmette in còrso e francese * Radio Pays dal 1981, trasmette in còrso e francese * Radio Voce Nustrale dal 1983 === Programmi radiofonici === * Mediterradio programma d'informazione settimanale di France Bleu Corse Frequenza Mora in collaborazione con le sedi RAI di Palermo e Cagliari, trasmette in italiano e còrso. ===Televisione=== *France 3 Corse dal 1954, trasmette in còrso e francese *France 3 Via Stella, canale bilingue ricevibile via satellite, IPTV e sulla tv terrestre in Corsica *Télé Paese dal 2006, trasmette in còrso e francese * ''Accademia Corsa'', nata nel 1964 con sede a Nizza. * ''Association pour le Développement des Etudes Archéologiques, Historiques, linguistiques et Naturalistes du Centre-Est de la Corse'' (ADECEC), nata nel 1970 con sede a Cervione. * ''Associu di l'Insignanti di/in Lingua è Cultura Corsa'' (AILCC), associazione insegnanti di/in lingua corsa, nata nel 2009. * ''Cullettivu Parlemu Corsu'' con sede ad Ajaccio. Questo è l'elenco dei film e serie televisive recitate in parte o completamente in lingua corsa: * ''Forza Bastia'' (1978), regia di Jacques Tati e Sophie Tatischeff * ''Il bandito corso'' (L'Enquête corse) (2004), regia di Alain Berberian * ''Liberata'' (2005), regia di Philippe Carrese * ''Mafiosa, le clan'' (dal 2006), serie diretta da Hugues Pagan in onda su Canal+ * ''Sempre vivu!'' (2007), regia di Robin Renucci * ''Il profeta'' (Un prophète) (2009) di Jacques Audiard * ''I Tercani'' (2011), regia di Magà Ettori * ''Les Exilés'' (2014), regia di Renate Frassati ;'''Premio Paolo Zarzelli di letteratura di lingua corsa-gallurese''' (''Premiu Paulu Zarzelli di litteratura di lingua corsa-gadduresa'') La prima edizione si è tenuta a Santa Teresa di Gallura il 12 agosto 2012 organizzata dalla Collettività territoriale della Corsica, dalla Provincia di Olbia-Tempio (oggi soppressa), dal Consiglio generale della Corsica del Sud, dal comune corso di Peri, dalle Edizioni Cismonte & Pumonti/Matina Latina e dall'associazione Filu d'Amparera – Casa Pumuntinca di a Lingua. I giurati sono stati i corsi Marceddu Jureczek, Lisandru Bassani, Lisandru Marcellesi, Lisandro Muzy e Patrick Salvatorini, i galluresi Piero Bardanzellu, Andrea Muzzeddu e Giancarlo Tusceri, mentre il presidente della Giuria era Renato Codi.
Licio Gelli
È stato condannato per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano e per depistaggio delle indagini della strage di Bologna del 1980; secondo le indagini della procura di Bologna conclusesi nel 2020, è ritenuto uno dei mandanti della strage stessa. Dopo essere stato detenuto in Svizzera e Francia, ha vissuto ad Arezzo, a Villa Wanda, fino al giorno della sua morte.
=== Le origini e l'adesione al fascismo === Ultimo di quattro fratelli, Licio Gelli nacque a Pistoia il 21 aprile 1919 da Ettore, mugnaio montalese, e Maria Gori, vivendo con la famiglia in via Gorizia nº 7. A diciott'anni Gelli partì volontario nel 735º battaglione Camicie Nere per partecipare alla Guerra civile spagnola in aiuto delle truppe nazionaliste del generale Francisco Franco. Proprio nei combattimenti di Malaga morì il fratello maggiore Raffaello. Nel 1939 tornò a Pistoia e narrò a puntate la sua esperienza di guerra sul ''Ferruccio'', il settimanale della locale federazione fascista. Puntate che poi raccolse in un volume (dodici lire il prezzo di copertina, cinquecento copie in tutto) dal titolo ''Fuoco! Cronache legionarie della insurrezione antibolscevica di Spagna''. Diventò quindi impiegato del GUF, ma all'università non approdò mai (all'età di 16 anni fu espulso dalle scuole del Regno d'Italia dopo aver preso a schiaffi un professore). PNF (1941). Nel luglio 1942, in qualità di ispettore del Partito Nazionale Fascista, gli fu affidato l'incarico di trasportare in Italia il tesoro di re Pietro II di Iugoslavia, requisito dal Servizio Informazioni Militare: in tutto, 60 tonnellate di lingotti d'oro, 2 di monete antiche, 6 milioni di dollari, 2 milioni di sterline. Nel 1947, quando il tesoro venne restituito alla Iugoslavia, mancavano 20 tonnellate di lingotti: è stata fatta l'ipotesi, sempre smentita da Gelli, che lui li avesse trasferiti al tempo in Argentina e che parte di queste 20 tonnellate sarebbero tra i preziosi ritrovati nelle fioriere di villa Wanda. Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e conseguentemente divenne un ufficiale di collegamento fra il governo fascista e il Terzo Reich. Quando tuttavia la vittoria della guerra cominciò a rivelarsi impossibile per i nazi-fascisti, Gelli diede il via alla seconda fase della sua vita e cominciò a collaborare con i partigiani e fare il doppio-gioco, grazie ai contatti e le conoscenze abilmente acquisite mentre militava tra i fascisti. Trafugò e distribuì di nascosto ai partigiani i lasciapassare rossi della Kommandatura, e fornì ai suoi superiori informazioni fuorvianti per i rastrellamenti che erano in corso sugli Appennini. Insieme al partigiano pistoiese Silvano Fedi, che in seguito venne ucciso in circostanze poco chiare, partecipò alla liberazione di prigionieri politici dal carcere delle Ville Sbertoli, organizzata dal Fedi e dalla sua brigata, della quale facevano parte Enzo Capecchi e Artese Benesperi che furono gli artefici dell'azione). Il 16 dicembre 1944 sposò Wanda Vannacci (nata a Pistoia il 31 gennaio 1926 e morta il 14 giugno 1993) dalla quale ebbe quattro figli, Raffaello (nato a Pistoia il 28 giugno 1947), Maria Rosa (nata a Pistoia il 22 dicembre 1952), Maria Grazia (nata a Pistoia il 9 settembre 1956 e deceduta a Firenze il 21 giugno 1988) e Maurizio (nato a Pistoia il 25 ottobre 1959). === Il secondo dopoguerra e l'adesione alla massoneria === Il libretto di pensione di Gelli, rilasciato nel 1949. Gelli, dopo aver gestito senza fortuna una libreria, diventò nel 1956 direttore commerciale della Permaflex di Frosinone, in area di Cassa per il Mezzogiorno. Durante la sua direzione lo stabilimento diviene un via vai di politici, ministri, vescovi e generali. Dal 1948 al 1958, Gelli fu autista-segretario del deputato democristiano Romolo Diecidue, eletto nel collegio di Firenze-Pistoia. Iniziato in massoneria in Italia nel 1963, in breve tempo ne scalò i gradi principali, fino a diventare maestro venerabile della loggia Propaganda 2 (detta P2); tra il 1970 e il 1981 riuscì a iniziare alla P2 un consistente numero di soggetti titolari di cariche politiche ed amministrative, i nomi di alcuni dei quali sarebbero stati noti soltanto a («all'orecchio di») Gelli. Benché per molti si trattasse soltanto di un'ulteriore e ben frequentata sede di affarismo politico, nel corso degli anni settanta la P2 si sarebbe qualificata per aver concentrato i protagonisti di un disegno eversivo, di cui fu traccia il Piano di rinascita democratica redatto da Francesco Cosentino su istruzioni dello stesso Gelli. Questi nel 1970 avrebbe dovuto arrestare il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, nell'ambito del fallito Golpe Borghese: Gelli ha sempre smentito questa ipotesi. Si è ipotizzato che Gelli avesse avuto un ruolo preminente nell'organizzazione Gladio, una struttura segreta di tipo ''Stay-behind'', promossa dalla NATO e finanziata in parte dalla CIA allo scopo di contrastare l'influenza comunista in Italia, così come negli altri Stati europei. L'''affaire'' Gladio è stato affrontato (anche giudizialmente) senza collegamenti diretti alla questione P2. Gelli ripetutamente dichiarò in pubblico di essere stato uno stretto amico del leader argentino Juan Domingo Perón – e spesso ha affermato che tale amicizia è stata veramente importante per l'Italia, senza però aver mai spiegato perché – e proprio molti esponenti della camarilla di potere dell'ultimo peronismo, così come del golpismo uruguayano degli anni settanta, risultarono iscritti alla sua loggia massonica. Stemma concesso a Licio Gelli con il titolo di conte da Umberto II di Savoia nel 1980, tratto dall'Annuario della Nobiltà italiana, XXXIII edizione (2015-2020). Gelli fu creato conte sul cognome dall'ex re Umberto II d'Italia, con Regie Lettere Patenti di concessione del 10 luglio 1980. Gli venne concesso altresì il seguente stemma: «Trinciato, alla catena d'oro sulla partizione; di rosso all'elmo piumato d'oro; d'azzurro alla croce latina d'oro, accompagnato da tre stelle d'argento a quattro raggi, male ordinate» con il motto «Virtute progredior». === Lo scandalo della P2 === Il 17 marzo 1981, i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell'ambito di un'inchiesta sul finto rapimento del finanziere Michele Sindona, fecero perquisire la villa di Gelli ad Arezzo e la fabbrica di sua proprietà (la «Giole», a Castiglion Fibocchi), che portò alla scoperta di una lunga lista di alti ufficiali delle forze armate e di funzionari pubblici aderenti alla P2. La lista, la cui esistenza era presto divenuta celebre grazie agli organi d'informazione, includeva anche l'intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, parlamentari, industriali, giornalisti e personaggi facoltosi come il più volte Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (a quel tempo non ancora in politica), Vittorio Emanuele di Savoia, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Costanzo. Vi sono molti elementi, a partire dalla numerazione, che lasciano tuttavia ritenere che la lista rinvenuta fosse incompleta. In fuga, Licio Gelli scappò in Svizzera, dove fu arrestato, il 13 settembre 1982, mentre cercava di ritirare decine di migliaia di dollari a Ginevra, ma, il 10 agosto 1983, riuscì ad evadere dalla prigione. Fuggì quindi in Sudamerica, prima di costituirsi in Svizzera nel 1987. Lo scandalo nazionale conseguente alla scoperta delle liste fu quasi drammatico, dato che molte delle più delicate cariche della Repubblica italiana erano occupate da affiliati all'organizzazione di Gelli. La corte centrale del Grande Oriente d'Italia, con una sentenza del 31 ottobre 1981, decretò l'espulsione del Gelli dall'Ordine massonico. Il Parlamento italiano approvò in tempi rapidi una legge per mettere al bando le associazioni segrete in Italia e contemporaneamente (dicembre 1981), venne creata una commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta dalla deputata Tina Anselmi (DC), che chiuse i lavori nel 1984. Licio Gelli ai tempi della scoperta della P2. Nelle conclusioni della relazione di maggioranza di questa commissione sulla P2 e su Gelli si legge: L'8 maggio 2010 Licio Gelli diede mandato al direttore del periodico ''Il Piave'', Alessandro Biz, di contattare la Anselmi per organizzare un incontro al fine di «discutere in modo civile della loggia massonica P2» dopo quasi trent'anni, ma l'incontro non si rese possibile per le condizioni di salute dell'ex parlamentare dello Scudo Crociato. === Il coinvolgimento nella strage di Bologna === Con Stefano Delle Chiaie ed altri imputati è stato coinvolto nel processo per la strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, nella quale furono uccise 85 persone e 200 rimasero ferite. Imputato di associazione sovversiva e calunnia con finalità di depistaggio, fu condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione il 23 novembre 1995 per calunnia aggravata a 10 anni di carcere, insieme al faccendiere Francesco Pazienza (anch'egli condannato a 10 anni), al generale Pietro Musumeci e al colonnello Giuseppe Belmonte (rispettivamente condannati a 8 anni e 5 mesi, e a 7 anni e 11 mesi), mentre fu assolto dall'accusa di associazione sovversiva già nel processo di primo grado. L'11 febbraio 2020 la procura generale di Bologna lo ha indicato come uno dei 4 organizzatori e finanziatori della strage di Bologna insieme a Mario Tedeschi, Umberto Ortolani, e Federico Umberto D’Amato. === Lo scandalo del Banco Ambrosiano === Licio Gelli (al centro) con Giulio Andreotti (a destra) all'inaugurazione dello stabilimento Permaflex di Frosinone.Uno degli affiliati della P2 era il finanziere Michele Sindona, il quale nel 1972 aveva acquistato il controllo della Franklin National Bank di Long Island. Nel 1977, in seguito alla bancarotta delle sue banche, Sindona si rivolse a Gelli per elaborare piani di salvataggio della Banca Privata Italiana, la principale del gruppo Sindona; Gelli stesso interessò Giulio Andreotti, il quale gli riferì che «la cosa andava positivamente» e incaricò informalmente il senatore Gaetano Stammati (anch'egli affiliato alla loggia P2) e Franco Evangelisti di studiare il progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana, il quale venne però rifiutato da Mario Sarcinelli, vice direttore generale della Banca d'Italia. Nel 1979 Sindona attuò un tentativo estremo di salvataggio e si nascose in Sicilia, aiutato da esponenti massoni e mafiosi, simulando un rapimento: durante questo periodo mandò almeno due volte ad Arezzo il suo medico di fiducia Joseph Miceli Crimi (anch'egli affiliato alla P2) per convincere Gelli a continuare a fare pressioni ai suoi precedenti alleati politici, tra cui Giulio Andreotti, per portare a buon fine il salvataggio delle sue banche e recuperare il denaro sporco investito per conto dei boss mafiosi: in cambio Sindona avrebbe offerto a Gelli la cosiddetta «lista dei cinquecento», l'elenco di notabili che avevano esportato capitali illegalmente. Tuttavia tutti i tentativi di salvataggio fallirono. Nel 1986 morì due giorni dopo una sentenza di condanna a vita, in circostanze non del tutto chiare, anche se l'ipotesi del suicidio è quella più plausibile. Qualche anno dopo molti sospetti si sono concentrati su Gelli in relazione al fallimento finanziario del Banco Ambrosiano e al suo eventuale coinvolgimento nell'omicidio del banchiere milanese Roberto Calvi (affiliato pure alla P2), che era stato in carcere proprio per il crack dell'Ambrosiano e, dopo essere tornato in libertà, venne ritrovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge a Londra: infatti Gelli e Calvi avevano investito denaro sporco nello IOR e nel Banco Ambrosiano per conto del boss mafioso Giuseppe Calò, che curava gli interessi finanziari del clan dei Corleonesi. In ogni caso, Licio Gelli fu condannato nel 1994 a 12 anni di carcere, dopo essere stato riconosciuto colpevole della frode riguardante la bancarotta del Banco Ambrosiano nel 1982 (vi era stato trovato un buco di 1,3 miliardi di dollari) che era collegato alla banca del Vaticano, lo IOR. Affrontò inoltre una sentenza di tre anni relativa alla P2. Scomparve mentre era in libertà sulla parola, per essere infine arrestato sulla riviera francese a Villefranche sur Mer. La polizia rinvenne nella sua villa oltre 2 milioni di dollari in lingotti d'oro. È indiscutibile che la P2 abbia avuto un certo potere in Italia, dato il «peso» pubblico dei suoi affiliati, e molti osservatori ritengono che ancora oggi esso sia forte. Numerosi personaggi ancora oggi famosi in Italia erano iscritti alla P2: tra questi, Silvio Berlusconi, Maurizio Costanzo, Vittorio Emanuele di Savoia, l'editore Angelo Rizzoli, il segretario del PSDI Pietro Longo ed altri esponenti della politica, della magistratura e della finanza. Il 19 luglio 2005, Gelli è stato formalmente indiziato dai magistrati romani per la morte di Calvi. Gelli, nel suo discorso di fronte ai giudici, incolpò personaggi connessi con i finanziamenti di Roberto Calvi al movimento polacco Solidarność, presumibilmente per conto del Vaticano. Nel 2014 il GIP Simonetta D'Alessandro dispone l'archiviazione del procedimento per mancanza di prove, ma stabilisce che l'ipotesi storica dell’assassinio è difficilmente sormontabile. === I rapporti con la dittatura argentina === Licio Gelli aveva coltivato buoni rapporti con il generale e Presidente argentino Roberto Eduardo Viola e l'ammiraglio Emilio Massera, durante il periodo della dittatura. Durante questo periodo che va dal 1976 al 1983 ci furono 2.300 omicidi politici e tra le 10.000 e le 30.000 persone vennero uccise o «scomparvero» (''desaparecidos'') e molte altre migliaia vennero imprigionate e torturate. Gelli riceverà pure un passaporto diplomatico dell'Argentina. Massera pochi giorni dopo il ''golpe'', il 28 marzo 1976, scrisse a Gelli per esprimere «la sua sincera allegria per come tutto si fosse sviluppato secondo i piani prestabiliti» e augurargli «un governo forte e fermo sulle sue posizioni e nei suoi propositi che sappia soffocare l'insurrezione dei dilaganti movimenti di ispirazione marxista». I rapporti con i militari continueranno dopo il ritorno della democrazia in Argentina, nel 1983. Nel 1987 la tomba di Juan Perón fu profanata e furono asportate le mani dal corpo. Una ricerca giornalistica ha sostenuto che la P2 di Licio Gelli è stata coinvolta nella dissacrazione del corpo di Perón. Alcuni esponenti politici argentini sostennero che gli autori del gesto intendessero in tal modo prendere le impronte digitali di Perón, al fine di recuperare i valori depositati presso alcuni istituti bancari di Ginevra che il leader argentino avrebbe ottenuto dai militari nazisti in cambio di passaporti e visti. Lo stesso Gelli fu accusato di aver rubato venti tonnellate d'oro nel 1942, durante l'occupazione fascista della Jugoslavia, e che Gelli avrebbe più tardi trasferito in Argentina. === Gli ultimi anni e la morte === Dal 2001 fino alla morte, Licio Gelli è stato in detenzione domiciliare nella sua Villa Wanda di Arezzo, ubicata sulla collina di Santa Maria delle Grazie a ridosso del centro storico, dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta fraudolenta dell'Ambrosiano. Di sé stesso nel 2003 disse: In Arezzo il 2 agosto 2006 sposa in seconde nozze Gabriela Vasile, nata a Lupsa, in Romania, il 17 settembre 1958. Sempre nel 2006 la sua residenza Villa Wanda viene sequestrata e messa all'asta dallo Stato per il pagamento delle spese processuali del fallimento del Banco Ambrosiano (ammontanti a circa 1,5 milioni di euro); dopo vari tentativi d'asta andati deserti, l'immobile viene riacquistato dallo stesso Gelli ad un prezzo molto inferiore rispetto a quello di partenza. Nel 2008 ha partecipato al programma ''Venerabile Italia'' su Odeon TV intervistato dalla giornalista esperta di massoneria Lucia Leonessi. Nel febbraio 2011 ai giornalisti Raffaella Fanelli e Mauro Consilvio a Villa Wanda rivela di essere stato vicino a mettere in atto un golpe pacifico per eliminare il pericolo comunista a un anno dalla strage di Bologna aggiungendo: ''"Io avevo la P2, Francesco Cossiga aveva Gladio e Giulio Andreotti l'Anello ... si chiamava così perché gli iscritti portavano un anello"''. Un anello a simboleggiare la sua funzione di collegamento fra i servizi segreti usati in funzione anticomunista e la società civile. Quella di un superservizio segreto alle dipendenze informali della presidenza del Consiglio, che avrebbe agito dal dopoguerra alla metà degli anni Ottanta. Andreotti, interpellato, non replicherà alle rivelazioni di Gelli. Quella fu l'unica conferma dell'esistenza di un'organizzazione segreta parallela a Gladio e P2 e formata da ex ufficiali badogliani, ex repubblichini, imprenditori, faccendieri, giornalisti in grado di reclutare uomini della malavita e della criminalità organizzata. Gelli sminuisce poi la strage di Bologna: Ciò naturalmente constrasta con gli evidenti e numerosi depistaggi in relazione alle indagini sulla strage verificatisi negli anni successivi. Gelli nega inoltre che ci possa essere stato un progetto di sequestro ai suoi danni nell'inverno del 1978 come invece rivelato da Paolo Aleandri dieci anni più tardi durante il processo a 149 terroristi neri: Il 10 ottobre 2013 viene sequestrata Villa Wanda poiché Gelli è indagato dalla procura di Arezzo insieme ad alcuni familiari per reati fiscali per 17 milioni di euro. Licio Gelli muore nella sua residenza all'età di 96 anni il 15 dicembre 2015. Secondo quanto dichiarato dalla moglie poco dopo la sua scomparsa, le condizioni di salute sarebbero state precarie già da tempo. Il decesso è avvenuto dopo un netto peggioramento delle sue condizioni di salute registrate il 13 dicembre, data in cui la famiglia ha scelto di trasferirlo dall'ospedale San Donato di Arezzo a Villa Wanda, per fargli trascorrere gli ultimi momenti di vita circondato dai suoi cari e familiari. === Le condanne === Licio Gelli è stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati: * Procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato. * Calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Gherardo Colombo, Giuliano Turone e Guido Viola (reato prescritto in Cassazione). * Calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage alla stazione di Bologna, vicenda per cui è stato condannato a 10 anni. * Bancarotta fraudolenta (Banco Ambrosiano). Nel 1992 fu condannato per diffamazione nei confronti di Indro Montanelli: in un'intervista al periodico ''Gazzettino dell'Hinterland'' dichiarò di aver finanziato il quotidiano ''il Giornale'' con un finanziamento di 300 milioni, completamente gratuito, ma il direttore dimostrò, documenti bancari alla mano, che il finanziamento non fu gratuito (pagò il 22% di interessi) e avvenne senza la mediazione di Gelli, che fu condannato dal Tribunale di Monza a pagare 2 milioni di multa, 30 di risarcimento danni e 15 di riparazione pecuniaria. Per i giudici Gelli aveva «offeso dolosamente nella dignità professionale e nella reputazione» il giornalista. Nel 1993 venne indagato per offesa all'onore dell'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per un articolo pubblicato sul mensile trevigiano ''Il Piave'', e nel 1994 è stato condannato a 8 mesi: nell'articolo erano state fatte considerazioni sul passato di Scalfaro ed erano stati criticati alcuni suoi atteggiamenti di cattolico. === Le assoluzioni === La Procura di Roma iniziò un procedimento contro Licio Gelli e una ventina di altre persone, accusate di cospirazione politica, associazione per delinquere ed altri reati. Dopo un'inchiesta durata quasi dieci anni, nell'ottobre1991, il giudice istruttore presso il Tribunale penale di Roma chiese il rinvio a giudizio. Il processo durò un anno e mezzo e con sentenza in data 16 aprile 1994, depositata il successivo 26 luglio, la Corte pronunciò una sententa d'assoluzione di tutti gli imputati dal reato di attentato alla Costituzione mediante cospirazione politica perché il fatto non sussiste. L'appello, proposto, fu rigettato, e il 27 marzo 1996 la Corte d'appello confermò la sentenza assolutoria. L'11 febbraio 2006 Licio Gelli ha donato all'Archivio di Stato di Pistoia il proprio «archivio non segreto», nell'ambito di una cerimonia ufficiale, svolta sotto il patrocinio del Comune, ma alla quale gli amministratori comunali pistoiesi hanno preferito non prendere parte. Restano tuttora segreti, e nella sola disponibilità del Venerabile, i numerosi archivi distribuiti tra Montevideo, la Svizzera, villa Wanda, Castiglion Fibocchi, l'Argentina e Montecarlo. Della cosiddetta «rubrica dei 500» (426 fascicoli da Gelli intestati a uomini d'affari, politici, società, banche, ecclesiastici ecc.) Guardia di Finanza ed inquirenti non sono mai riusciti a reperire il contenuto. Gelli è stato uno dei personaggi più controversi del panorama politico-giudiziario italiano. Il dibattito intorno alla sua figura si è fatto ancor più arroventato in occasione di alcuni suoi articoli particolarmente pungenti pubblicati sul giornale mensile trevigiano ''Il Piave'': uno sull'informazione in Italia, l'altro sulla democrazia italiana, un altro ancora sulla magistratura. * Dopo la seconda guerra mondiale, si ipotizza che Gelli si sia arruolato nella CIA, su raccomandazione dei servizi segreti italiani (ma tale ipotesi non è stata verificata). Contemporaneamente veniva sospettato dal SIFAR di essere un collaboratore del PCI e di svolgere attività di spionaggio a favore degli Stati dell'Europa orientale (venendo descritto come un «personaggio capace di compiere qualunque azione»). In ogni caso, fu messo in stretta relazione da Edward Herman con Michael Ledeen, che è da molti ritenuto uno stretto collaboratore o un agente della CIA. Fu un collaboratore delle agenzie di ''intelligence'' britanniche e statunitensi. * Nel 1993 in pieno svolgimento dell'inchiesta ''mani pulite'' attaccò Antonio Di Pietro, pur essendo questi l'unico pubblico ministero al quale abbia mai fatto ammissioni di responsabilità sul Conto protezione. * ''Fuoco! Cronache legionarie della insurrezione antibolscevica di Spagna'', Pistoia, Tip. Commerciale, 1940. * ''Luce di stelle alpine'', Milano, Sansoni, 1971. * ''La verità'', Lugano, Demetra, 1989. * ''Come arrivare al successo'', Modena, APS, 1990, ISBN 88-85205-27-5. * ''Poesie del silenzio'', Marino Laziale, Flash, 1990. * ''L'albero delle poesie'', Crescentino, La Rosa, 1991. * ''Racconti e storie'', Crescentino, La Rosa, 1991. * ''A Wanda...'', Crescentino, La Rosa, 1992. * ''Il mulino delle poesie'', Crescentino, La Rosa, 1992. * ''Il ritorno di Gesù'', San Donà di Piave, Rebellato, 1992. * ''Il cassetto delle poesie'', Crescentino, La Rosa, 1993. * ''Incontri all'alba'', Crescentino, La Rosa, 1993. * ''Pensieri poetici'', Roma-Bari, Laterza, 1993. * ''Bagliori d'immagini'', con Maria Nencioli, Crescentino, La Rosa, 1994. * ''Canzone per Wanda'', Crescentino, La Rosa, 1994. * ''Conchiglie'', Roma-Bari, Laterza, 1994, ISBN 88-86243-10-3. * ''Lo strizzacervelli'', Crescentino, La Rosa, 1994. * ''Raggi di luce'', Roma-Bari, Laterza, 1994, ISBN 88-86243-18-9. * ''Uomini dal cielo'', Roma-Bari, Laterza, 1994, ISBN 88-86243-17-0. * ''Dossier Spagna. Gli italiani nella guerra civile, 1936-1939'', con Antonio Lenoci, Roma-Bari, Laterza, 1995, ISBN 88-86243-32-4. * ''Farfalle'', Roma-Bari, Laterza, 1995, ISBN 88-86243-41-3. * ''Gli ultimi cavalieri'', Cavagnolo, La rosa, 1995. * ''Frammenti di stelle'', Roma-Bari, Laterza, 1996, ISBN 88-86243-62-6. * ''Gocce di rugiada'', Roma-Bari, Laterza, 1995, ISBN 88-86243-37-5. * ''Come bionde sirene'', Cavagnolo, La Rosa, 1996. * ''Miti nella poesia'', Roma-Bari, Laterza, 1996, ISBN 88-86243-80-4. * ''Nel nome del Padre'', Bari, Laterza, 1996, ISBN 88-86243-70-7. * ''Perle del cielo'', Roma-Bari, Laterza, 1996. * ''Riccioli d'oro nel vento'', Roma-Bari, Laterza, 1996, ISBN 88-86243-72-3. * ''Trucioli di sogno'', Roma-Bari, Laterza, 1996, ISBN 88-86243-51-0. * ''Raggi di sole'', Caronno Pertusella, Solaris, 1996, ISBN 88-86436-11-4. * ''Canto dagli abissi'', Roma-Bari, Laterza, 1997. * ''Il tempo felice di quando soffrivo'', Roma-Bari, Laterza, 1997, ISBN 88-8231-014-0. * ''Miti nella poesia (Vol. II)'', Roma-Bari, Laterza, 1997, ISBN 88-86243-91-X. * ''Cantici'', Roma-Bari, Laterza, 1998, ISBN 88-8231-028-0. * ''Il tempo dell'amore'', Roma-Bari, Laterza, 1998, ISBN 88-8231-029-9. * ''Miti nella poesia (Vol. III)'', Roma-Bari, Laterza, 1998. * ''La linea de Il Piave'', Roma-Bari, Laterza, 1999, ISBN 88-8231-079-5. * ''Al nome di donna. Una poesia'', Roma-Bari, Laterza, 2000, ISBN 88-8231-114-7. * ''Lacrime d'oro'', Roma-Bari, Laterza, 2000, ISBN 88-8231-113-9. * ''Luna a colori'', Roma-Bari, Laterza, 2000, ISBN 88-8231-099-X. * ''Rose e spine'', Roma-Bari, Laterza, 2000, ISBN 88-8231-095-7. * ''Petali di margherita'', Roma-Bari, Laterza, 2001, ISBN 88-8231-148-1. * ''Poesie 1959-1999'', Roma-Bari, Laterza, 2001, ISBN 88-8231-135-X. * ''Stelle filanti'', Roma-Bari, Laterza, 2002, ISBN 88-8231-177-5. * ''Lacrime sofferte'', Roma-Bari, Laterza, 2003, ISBN 88-8231-237-2. * ''Rimembranze di primavere perdute'', Roma-Bari, Laterza, 2003, ISBN 88-8231-202-X. * ''Ho finito l'inchiostro'', Roma-Bari, Laterza, 2004, ISBN 88-8231-292-5. * * ''Catalogo della "donazione Licio Gelli" all'Archivio di Stato di Pistoia'', Roma-Bari, Laterza, 2005, ISBN 88-8231-360-3; 2006, ISBN 88-8231-366-2. * ''Frutti della sofferenza'', Roma, Pagine, 2005, ISBN 88-7557-101-5. * ''Il mio domani'', Roma-Bari, Laterza, 2006, ISBN 88-8231-372-7. * ''Spremute... al tramonto'', Roma-Bari, Laterza, 2007, ISBN 978-88-8231-406-4. * ''Dizionario poetico. Antologia composta da 2535 poesie. 1950-2008'', Lainate, A. Car, 2008. * ''Licio Gelli poeta. Antologia critica'', Montemerlo, Venilia, 2008, ISBN 978-88-87066-31-9. * ''Ricordi di memorie spente'', Lainate, A. Car, 2008, ISBN 978-88-89079-52-2. * ''L'abito del dolore'', Lainate, A. Car, 2009, ISBN 978-88-89079-97-3. * ''Le ultime poesie del maestro Licio Gelli'', Lainate, A. Car, 2010, ISBN 978-88-6490-026-1. * ''Scenografia d'un sogno'', Comiso, EventualMente, 2011, ISBN 978-88-96840-12-2. * Licio Gelli è stato impersonato dall'attore Camillo Milli nel film ''I banchieri di Dio - Il caso Calvi'' (2002) di Giuseppe Ferrara; il film narra le vicende dello scandalo del Banco Ambrosiano e gli ultimi mesi di vita di Roberto Calvi. * Licio Gelli è stato impersonato sotto lo pseudonimo di «Licio Belli» dall'attore Oreste Lionello nel film ''Attenti a quei P2'', film di satira politica e commedia all'Italiana. * ''Dossier Argentina'', (documentario TV) di Ruben H. Oliva, Enrico Deaglio. * ''Enzo Biagi: C'era una volta Licio Gelli'' (documentario) di Sarah Nicora. === Onorificenze === === Titoli === * Maestro venerabile dirigente di una Loggia massonica (in questo caso la Loggia P2). * Professore h.c. delle ''Relazioni Umane'' dell'Istituto Superiore Internazionale Americano – Delegazione di Buenos Aires. * Accreditato presso l'Ambasciata Argentina in Italia con le funzioni di Consigliere Economico e di Ministro Plenipotenziario per gli Affari Culturali ''Itinerante''. * Conte con Regie Lettere Patenti di Umberto II di Savoia (10 luglio 1980). * Dottore h.c. in Scienze Finanziarie – Università Pro Deo di New York. * Professore Associato dell'Università di Oradea (Romania). * Cittadino Onorario della Città di Kudjianda (Tagikistan) ha ricoperto cariche diplomatiche internazionali. * Accademico Emerito dell'Accademia ''Città eterna'' (Roma). * Accademia letteraria ''Gli Incamminati'' (Modigliana). * Membro h.c. a vita dell'''Unione Operatori Artisti Culturali'' (Marigliano). * Accademico dell'Accademia ''Il Richiamo'' (Foggia). * Accademia ''Oraziana'' di Lettere, Scienze ed Arti (Roma). * Presidente onorario dell'Accademia ''Il Tetradramma'' (Roma). * Accademico dell'Accademia Internazionale ''Pontzen'' (Roma). * Accademico Onorario dell'Accademia ''Artisti Europei'' (Salerno).
La leggenda del pianista sull'oceano
'''''La leggenda del pianista sull'oceano''''' è un film del 1998 scritto e diretto da Giuseppe Tornatore, tratto dal monologo teatrale ''Novecento'' di Alessandro Baricco.
Max Tooney, un musicista che aveva lavorato sul transatlantico ''Virginian'', entra in un negozio di dischi e strumenti musicali per vendere la sua tromba, ma prima chiede e ottiene il permesso dell'anziano proprietario di suonarla per l'ultima volta. Max suona il pezzo contenuto nell'unico disco inciso da Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, distrutto a suo tempo dal suo amico, ma che Max aveva subito recuperato e nascosto, all'insaputa di Novecento, nel pianoforte in prima classe del ''Virginian''. Il vecchio, che aveva trovato il disco dentro al piano, finito per caso nel suo negozio, riconosce la melodia e, rapito dalla bellezza della musica di Novecento, si fa raccontare da Max la storia di quel "pianista" che lui definisce il suo più grande segreto. La storia inizia il 1º gennaio 1900, quando Danny Boodman, un macchinista nero del transatlantico ''Virginian'', trova un neonato abbandonato in una cassa di limoni nella prima classe della nave. Danny battezza il bambino con il proprio nome (Danny Boodman appunto), aggiunge la scritta presente sulla cassetta in cui lo ha trovato, ''T.D. Lemon'' (spiegando che il significato di "T.D." era "''Thanks Danny''" e che quindi lui era destinato ad allevare il bambino), e il secolo in cui ha trovato il bambino, ''Novecento''. Danny Boodman T.D. Lemon Novecento sarà poi chiamato solamente con l'ultimo dei suoi appellativi. Il padre di Novecento, quindi, decide di allevarlo in segreto, per impedire che possano portarglielo via. Il bambino vive così i primi anni della sua infanzia nella sala macchine del piroscafo, salvo poi uscirne conoscendo e conquistandosi la simpatia dei membri dell'equipaggio. In seguito alla morte accidentale del padre adottivo, il bambino riesce a sottrarsi ai poliziotti che, dietro ordine del capitano Smith, dovevano prelevarlo e consegnarlo ad un orfanotrofio. Scompare per giorni interi, ma infine, con sorpresa di tutti, si fa ritrovare una notte in prima classe mentre suona il pianoforte con notevole bravura. Col passare degli anni diventa il pianista della nave, suonando per i passeggeri durante le serate e per conto proprio, in terza classe, con un altro pianoforte. Molti anni dopo, senza essere nel frattempo mai sceso dal transatlantico, conosce Max, con il quale suonerà per molti anni e stringerà una solida amicizia. La notizia della sua bravura come improvvisatore ed esecutore si diffonde, al punto da spingere il jazzista Ferdinand "Jelly Roll" Morton a sfidarlo in un duello, che sarà vinto da Novecento. Novecento non cede alle ripetute richieste dell'amico a scendere dalla nave ed andare incontro a fama e successo: un impresario aveva anche approntato una sala di registrazione sulla nave per incidere la sua musica, arrivando a generare una lacca che lo stesso Novecento poi distrugge opponendosi con tenacia all'idea di immortalare la musica su un disco, gesto dettato anche da una delusione amorosa nei confronti di una passeggera, alla quale aveva tentato invano di regalare l'unica copia. Una sera, intento a mangiare con il suo amico al ristorante, Novecento gli rivela che l'indomani, allo sbarco per New York, sarebbe sceso dalla nave. Max a questa rivelazione rimane stupito. Novecento spiega che lì c'è una cosa che deve vedere. Il giorno dopo, con la valigia e soprabito, si appresta a scendere dopo avere salutato tutto l'equipaggio. Fermatosi a metà del pontile rimane immobile per svariato tempo a fissare da lontano la città e la terra ferma. Lanciando infine il cappello si volta, ritornando sui propri passi e risalendo sulla nave. Per giorni Novecento non si fa vedere, rimanendo nascosto nella propria stanza a guardare il mare dagli oblò. L'equipaggio non riesce a comprendere il suo comportamento, tranne Max che ha percepito quale confusione sia dentro lui, sapendo quindi che è meglio lasciarlo solo, per il momento. Passati i giorni, Novecento si ripresenta, tornando a suonare con allegria e serenità, come se niente fosse successo. Max decise di non parlargli di quanto accaduto. Novecento resta così a bordo, anche quando Max lo lascia, all'alba della seconda guerra mondiale, per andare a cercare fortuna altrove, benché riluttante ad allontanarsi dall'amico. Diversi anni dopo, quando il transatlantico è in disarmo e ormai prossimo ad essere distrutto con la dinamite, Max vi ritrova l'amico Novecento, nei meandri deserti della nave: gli anni prima era rimasto a fare compagnia ai soldati ospiti della nave trasformata in un ospedale militare. Dopo un ultimo tentativo per convincerlo a scendere, Max capisce che Novecento è intenzionato a morire, affondando insieme alla nave. Gran parte del film è stata girata nella città di Odessa in Ucraina. Alcune scene sono state girate nell'ex mattatoio del rione Testaccio a Roma, dove la sagoma della nave è rimasta per mesi visibile da molti punti della città. Per realizzare gli esterni del ''Virginian'' si è tratta ispirazione dai progetti della RMS ''Lusitania'' e della sua nave gemella, la RMS ''Mauretania''. Il salone in cui Novecento suona il piano infatti ha una cupola simile a quella che la SS ''Mauretania'' aveva durante le proprie traversate oceaniche. La progettazione degli arredamenti è stata affidata a Bruno Cesari, vincitore dell'Oscar per la scenografia de ''L'ultimo imperatore''. È esistito davvero un transatlantico chiamato RMS ''Virginian'', varato nel 1905 e smantellato intorno al 1954. Aveva un solo fumaiolo, dipinto con i colori delle navi di linea della compagnia Allan (nera in cima, seguita da una striscia bianca, per il resto rossa). Svolse perfino un ruolo di primo piano nella vicenda dell'affondamento del ''Titanic'', nell'aprile del 1912: si trovava infatti in prossimità del disastro, e stabilì un contatto radio con la nave. === Cast === Per interpretare Jelly Roll Morton è stato scelto Clarence Williams III, nipote di un altro famoso compositore jazz contemporaneo di Morton, Clarence Williams. In una delle scene finali del film, nel negozio di musica, viene inquadrato un uomo che accorda un pianoforte: è Amedeo Tommasi, il jazzista che ha collaborato con Ennio Morricone alla realizzazione della colonna sonora del film, della quale ha composto il famoso ''Magic Waltz''. Sia Tim Roth che Clarence Williams III non hanno mai suonato veramente il pianoforte, nonostante l’interpretazione nel film. La colonna sonora del film, composta da Ennio Morricone (che ha impiegato quasi un anno nella stesura), è composta da almeno trenta brani, e nel 2000 è riuscita ad aggiudicarsi un Golden Globe per la migliore colonna sonora originale. Tim Roth e Clarence Williams III non hanno mai suonato veramente il pianoforte, come invece potrebbe sembrare nel film: la vera esecutrice di tutti i brani è Gilda Buttà. La tromba del tema d'amore principale, ''Playing Love'', è di Cicci Santucci, già prima tromba della Rai e storico jazzista italiano. Gli assoli di chitarra elettrica nel brano ''Lost Boys Calling'' sono eseguiti da Edward Van Halen. Una prima edizione estesa è stata pubblicata in Italia nel 1998. Brani registrati come ''Big Foot Ham'' e ''Fingerbreaker'', composti originariamente da Jelly Roll Morton, non sono però inclusi nell'album. ===Tracce (prima edizione)=== La colonna sonora originale in CD per il mercato internazionale, uscita nel 1999, è tuttavia costituita da appena 21 brani. ===Tracce (seconda edizione)=== * 2000 - '''Golden Globe''' ** ''Miglior colonna sonora'' a Ennio Morricone * 1999 - '''David di Donatello''' ** ''Miglior regia'' a Giuseppe Tornatore ** ''Miglior fotografia'' a Lajos Koltai ** ''Miglior colonna sonora'' a Ennio Morricone ** ''Miglior scenografia'' a Francesco Frigeri ** ''Migliori costumi'' a Maurizio Millenotti ** ''Premio David Scuola'' a Giuseppe Tornatore ** Nomination ''Miglior film'' a Giuseppe Tornatore ** Nomination ''Migliore sceneggiatura'' a Giuseppe Tornatore ** Nomination ''Miglior montaggio'' a Massimo Quaglia * 1999 - '''European Film Awards''' ** ''Miglior fotografia'' a Lajos Koltai * 1999 - '''Nastro d'argento''' ** ''Regista del miglior film'' a Giuseppe Tornatore ** ''Miglior produttore'' a Medusa Produzione ** ''Migliore sceneggiatura'' a Giuseppe Tornatore ** ''Miglior scenografia'' a Francesco Frigeri ** ''Migliori costumi'' a Maurizio Millenotti ** ''Nastro d'argento speciale'' a Ennio Morricone * 1999 - '''Satellite Award''' ** Nomination ''Miglior colonna sonora originale'' a Ennio Morricone ** Nomination ''Miglior scenografia'' a Francesco Frigeri e Bruno Cesari * 1999 - '''Ciak d'oro''' ** ''Miglior film'' ** ''Miglior regia'' a Giuseppe Tornatore ** ''Miglior scenografia'' a Francesco Frigeri ** ''Migliori costumi'' a Maurizio Millenotti * 1999 - '''Globo d'oro''' ** ''Miglior sceneggiatura'' a Giuseppe Tornatore * 1999 - '''Camerimage''' ** Nomination ''Rana d'oro'' a Lajos Koltai * 1999 - '''Efebo d'oro''' * 1999 - '''Toronto International Film Festival''' ** Nomination ''Premio del Pubblico'' a Giuseppe Tornatore * 2000 - '''Guild of German Art House Cinemas''' ** ''Miglior film straniero'' a Giuseppe Tornatore * 1999 - '''International Film Music Critics Award''' ** Nomination ''Colonna sonora dell'anno'' a Ennio Morricone * 2001 - '''Prêmio Guarani''' ** Nomination ''Miglior film straniero'' a Giuseppe Tornatore * 1999 - '''Sannio FilmFest''' ** ''Miglior film'' a Giuseppe Tornatore ** ''Migliori costumi'' a Maurizio Millenotti
Laion
'''Laion''' è un comune italiano di abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige. Si trova su un altopiano a circa .
Il capoluogo, Laion, si trova a di altitudine. Il punto più basso è Novale di Sotto (''Unterried''), a , il più alto Raschötz, a . Il toponimo è attestato tra il 985 e il 1005 come ''Legian'', nel 1142 come ''Laian'' e nel 1564 come ''Laien'' e deriva dal nome di persona latino ''Lagius'' o ''Legius'', col suffisso ''-anum'' e col significato di "terreno di Lagio". Scorcio del centro abitato Recenti sondaggi archeologici hanno permesso di individuare, nella zona ''Wasserbühel'', tracce di epoca retica e romana. Il villaggio vero e proprio risulta comunque essere nato attorno alla proprietà medioevale della chiesa vescovile di Frisinga che qui possedeva un vasto latifondo. Non è un caso la prima menzione del paese è dovuta a una transazione fra il vescovo Gottschalk di Frisinga e il capitolo del suo domo, avvenuta nel 985-1005. Anche la chiesa vescovile di Ratisbona era proprietaria di beni a Laion nel 1005-1015. I vasti possedimenti di chiese vescovili bavaresi a Laion nel primo medioevo sono da ricondursi sia all'antica appartenenza della Valle Isarco al ducato baiuvaro degli Agilolfingi sia all'importanza geostrategica che la zona rivestì grazie alla sua posizione lunga la tratta del Brennero. Nel XIX secolo, autorevoli esponenti della germanistica vollero vedere i natali del poeta Walther von der Vogelweide nel maso ''Vogelweider'', posto nel ''Lajener Ried'' (Novale), e spinsero all'erezione di un monumento al poeta a Bolzano, ove questo fu inaugurato nel 1889. Fino al giorno d'oggi non è però chiara la vera origine del poeta. === Simboli === Lo stemma del paese, raffigura nella prima partizione, in campo argento, un uccello rosso in una gabbia dorata. Tale simbolo è anche lo stesso che si osserva nell'insegna araldica di Walther von der Vogelweide, il più famoso e celebrato poeta medievale tirolese. * Chiesa di San Pietro, chiesa parrocchiale della frazione di San Pietro, consacrata nel 1767 ===Ripartizione linguistica=== La sua popolazione è in larga maggioranza di madrelingua tedesca: ===Evoluzione demografica=== Al 31 dicembre 2004 Laion contava 866 abitanti, Novale 711, San Pietro 318, Albions 267, Ceves 123, Tanurza 70 e Fraina 46. Il comune è servito dalla stazione di Ponte Gardena-Laion, sita sulla ferrovia del Brennero. Tra il 1916 e il 1960 anche la ferrovia della Val Gardena effettuava due fermate nel territorio di Laion, precisamente nelle frazioni di Novale e San Pietro.
Ludwig Boltzmann
È stato uno dei più grandi fisici teorici di tutti i tempi. La sua fama è dovuta alle ricerche in termodinamica e meccanica statistica, ad esempio, l'equazione fondamentale della teoria cinetica dei gas e il secondo principio della termodinamica. Diede importanti contributi anche in meccanica, elettromagnetismo, matematica e filosofia. Fu un personaggio controverso e le sue idee innovative furono spesso fraintese e osteggiate. In particolare, il suo amore per la matematizzazione più estrema gli valse il soprannome di "terrorista algebrico". A Ludwig Eduard Boltzmann la UAI ha intitolato un cratere lunare.
La tomba di Ludwig Boltzmann a Vienna (Zentralfriedhof) :1844 Nato a Vienna da un impiegato delle imposte e dalla figlia di un ricco mercante :1862 Ginnasio a Linz :1863 Università (fisica) a Vienna :1866 Dottorato con Josef Stefan :1867 Assistente di Josef Stefan :1869 Cattedra di Fisica a Graz :1873 Cattedra di Matematica a Vienna :1876 Matrimonio con Henriette von Aigentler (3 figlie + 2 figli) :1878 Preside di Facoltà :1885 Membro dell'Accademia Imperiale delle Scienze (Austria) :1887 Rettore a Graz :1888 Consigliere del Governo :1889 Consigliere di Corte :1890 Cattedra di Fisica Teorica a Monaco :1893 Cattedra di Fisica Vienna :1894 Dottore ''honoris causa'' a Oxford :1895 Socio straniero dell'Accademia dei Lincei :1899 Viaggio negli USA (laurea ''honoris causa'' nel Massachusetts) :1900 Cattedra di Fisica Teorica a Lipsia :1900 Cattedra di Fisica Teorica a Vienna :1901 Crociera nel Mediterraneo :1904 Visita l'Esposizione Internazionale di St. Louis (USA) :1906 Si impicca a Duino (Trieste), mentre era in vacanza estiva con la famiglia. I motivi del suicidio sono incerti. Tra quelli ipotizzati: disturbo bipolare, malattie (quasi cecità, gastroenteriti, mal di testa, asma), morte prematura del primogenito, superlavoro, oppositori scientifici (Ernst Mach). Fu sepolto a Vienna nel Zentralfriedhof. Sulla sua tomba è incisa l'epigrafe: "''S'' = ''k'' log ''W'' " (con ''S'' entropia, ''k'' la costante di Boltzmann, e ''W'' la molteplicità dei microstati). Nel 2014, nella ricorrenza del 170º anniversario della sua nascita, è stata apposta una targa all'esterno dell'edificio Ples di Duino (ora sede del Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico), dove il fisico si impiccò. Tra le persone che hanno influenzato o che sono state influenzate da Boltzmann ricordiamo: * ''Maestri'': Josef Stefan, James Clerk Maxwell (attraverso le opere) * ''Colleghi'': Robert Wilhelm Bunsen, Gustav Robert Kirchhoff, Hermann von Helmholtz, Carl von Linde, Franz Brentano, Hendrik Antoon Lorentz * ''Critici'': Ernst Mach, Wilhelm Ostwald, Max Planck, Ernst Zermelo, George Helm, Johann Josef Loschmidt, Lord Kelvin, Henri Poincaré, Karl Popper (postumo) * ''Allievi'': Paul Ehrenfest, Julius Robert von Mayer, Lise Meitner, Svante Arrhenius, Walther Nernst, Gustav Herglotz === Meccanica statistica === * Equazione cinetica di Boltzmann (1872) * Teorema H di Boltzmann * Distribuzione di Maxwell-Boltzmann === Termodinamica === * Legge di Stefan-Boltzmann === Elettromagnetismo === * Misura della costante dielettrica nei gas * Anisotropia della costante dielettrica nei cristalli === Viscoelasticità === * Principio di sovrapposizione di Boltzmann === Matematica === Della matematica, Boltzmann fu più un "utente" che un "creatore". Pur padroneggiando il calcolo infinitesimale, preferiva ragionare in termini di differenze finite e sommatorie, per poi usare derivate e integrali come strumenti tecnici. === Filosofia === In filosofia, Boltzmann si dichiarava un "materialista", nel senso che :''L'idealismo asserisce che esistono solo l'«Io» e le varie idee, cercando di spiegare la materia a partire da queste.'' :''Il materialismo parte dall'esistenza della materia e cerca di spiegare le sensazioni a partire da questa.'' Ammirava Darwin, alle cui teorie evoluzioniste attribuiva una valenza filosofica. L'equazione di Boltzmann è un'equazione della meccanica statistica che descrive il comportamento statistico, in particolare riguardo al trasporto, di un sistema in uno stato di non-equilibrio termodinamico: : Ove una funzione di densità di probabilità nello spazio di fase, ovvero il valore atteso di particelle a una data coppia di coordinate hamiltoniane. Il termine dipendente dai momenti coniugati descrive il ''trasposto convettivo'', mentre il termine dipendente dalle forze esterne descrive il ''trasporto diffusivo''. Questa equazione descrive la variazione temporale e spaziale della distribuzione di probabilità della posizione e del momento della densità di distribuzione per un insieme di punti nello spazio di stato a particella singola. Molto spesso per la loro difficoltà di risoluzione si ricercano soluzioni approssimate all'equazione di Boltzmann che dipendono sia dall'ambito di utilizzo che dalle condizioni del sistema considerato. L'equazione fu concepita nel 1872 per descrivere le dinamiche di un gas ideale, tuttavia, una delle applicazioni più rilevanti sono le equazioni di bilancio, di cui un caso particolare senza sorgente sono le equazioni di conservazione. ''Theorie der Gase mit einatomigen Molekülen, deren Dimensionen gegen die mittlere weglänge Verschwinden'', 1896 * * * * * * ''Fisica e probabilità'' (a cura di Massimiliano Badino), Edizioni Melquìades, Milano 2005. * ''Scritti divulgativi'' (a cura di Carlo Cercignani), Universale Bollati Boringhieri, 1999.
Lotta
Giacobbe che lotta con l'angelo, un'illustrazione di Gustave Doré . Statuette Karajà La '''lotta''' consiste nel combattimento corpo a corpo tra due avversari o anche la fase del combattimento in cui i due contendenti finiscono avvinghiati in contatto diretto. Il termine si riferisce in particolare a tecniche, movimenti e contromosse applicate al fine di ottenere un vantaggio fisico, come posizioni di dominanza, uscite e sottomissioni, o per infortunare un avversario. Viene studiata e praticata soprattutto per sport e competizioni agonistiche, ma anche nelle arti marziali, per difesa personale o per addestramento militare. Esistono molti stili di lotta ognuno con regole diverse sia tra gli sport tradizionali che tra le discipline di combattimento moderne; ognuna adotta un vocabolario ed una terminologia diversa anche in occasione delle stesse tecniche ed azioni, questo perché ognuno di essi possiede una propria storia ed ha risentito del condizionamento culturale della società in cui si è evoluto.
Dettagli di scene di lotta nella tomba 15 (Baqet III) a Beni Hasan. La lotta è una delle più antiche forme di combattimento. . Reperti archeologici babilonesi e egizi mostrano lottatori utilizzare gran parte delle tecniche note nelle competizioni sportive. Nell'antica Grecia, la lotta occupava un posto rilevante nella leggenda e nella letteratura; vi sono riferimenti già nell'Iliade, nella quale Omero racconta di scontri di lotta avvenuti nel contesto della guerra di Troia fra il XIII e il XII secolo a.C. Sotto certi aspetti brutali, la lotta greca era la disciplina principale negli antichi giochi olimpici. L'antica Roma attinse pesantemente dalla lotta greca, ma ne eliminò parte della sua brutalità e del suo carattere "sportivo" a favore di un approccio più orientato alla formazione psicofisica dei cittadini e dei soldati. Durante il Medioevo, la lotta rimase popolare a livello regionale e venne patrocinata da molte famiglie reali, incluse quelle francesi, giapponesi ed inglesi. Tecniche lottatorie sono descritte nei manuali di arti marziali europee del Rinascimento, come mezzo di difesa personale integrante l'uso di tecniche di scherma. In oriente, invece, l'addestramento militare, come per esempio quello delle guardie imperiali cinesi o dei samurai, comprendeva l'uso di tecniche corpo a corpo in caso si fosse perduta l'arma, come nello shuai jiao o nel jujutsu. Forme di lotta tradizionale si sviluppano in numerose parti del mondo, dalla Scandinavia all'India. Le prime colonie americane importarono una forte tradizione lottatoria dall'Inghilterra. I coloni trovarono forme di lotta anche fra i nativi americani. La lotta amatoriale fiorì attraverso i primi anni degli Stati Uniti e divenne un'attività popolare in fiere, festività, celebrazioni ed esercitazioni militari. Il primo torneo nazionale organizzato di lotta fu tenuto a New York nel 1888, mentre la prima competizione di lotta nei moderni Giochi Olimpici si tenne nel 1904 a Saint Louis. Nel 1912 viene fondata la Federazione Internazionale delle Lotte Associate (FILA), ad Anversa. Recentemente è stata rinominata in United World Wrestling. Nel corso del XX secolo si sono differenziate numerose nuove discipline sportive lottatorie (sia di tradizione occidentale, che orientale), come anche spettacoli puramente d'intrattenimento confluiti nel pro wrestling. La United World Wrestling, sotto la giurisdizione del Comitato Olimpico Internazionale, ha riconosciuto nell'ambito sportivo le seguenti specialità come stili internazionali ufficiali, stabilendone regole uniche e gestendone incontri sportivi a livello mondiale: * Lotta greco-romana; * Lotta stile libero; * Lotta femminile; * Lotta sulla spiaggia; * Pancrazio; * Grappling; * Belt wrestling. Esistono comunque numerosi stili folkloristici tradizionali che fanno parte della lotta popolare, nonché alcune arti marziali e sport da combattimento vari basati sulla lotta. Presa in vita nella lotta in piedi Ci sono molti differenti stili regionali di lotta sparsi nel mondo che sono praticati in una ristretta area geografica o nazione, come la malla-yuddha indiana o la s'istrumpa sarda. Altri stili di lotta come lo shoot wrestling, il catch wrestling, il submission grappling, il Brazilian jiu-jitsu, il judo, il sambo, la lotta libera e la lotta greco-romana hanno invece ottenuto popolarità a livello globale. Il judo, la lotta libera e la greco-romana hanno ottenuto lo status di sport olimpici, mentre il jiu-jitsu brasiliano e il sambo hanno i loro campionati mondiali. Altri tipi di lotta conosciuti sono la luta livre, lo shuai jiao, l'aikidō, l'hapkido e la lotta sulla spiaggia. In queste discipline, l'obiettivo è o di portare al suolo l'avversario e bloccarlo, oppure di afferrarlo con una presa specializzata per sottometterlo e costringerlo ad arrendersi mediante un segnale (in genere, battere una mano). Sostanzialmente le tecniche utilizzate sono le stesse (con eventuali varianti nelle prese a seconda dell'indumento usato), poiché il corpo umano rimane lo stesso così come i modi di manipolarlo, a differenziare le varie discipline è più che altro il regolamento nelle competizioni che influisce su quali utilizzare e su come giungere ad esse. Oltre che per l'eventuale fine (autodifesa o agonismo) gli stili di lotta trovano numerosi distinguo: i combattimenti si possono focalizzare sul controllo diretto e fisico dell'avversario, sul suo atterramento, ma possono essere specializzate in tecniche di sottomissione, o per il fatto che vengono combattute prevalentemente in piedi o a terra. Un'ulteriore differenziazione viene fatta in base all'abbigliamento con cui vengono praticate: la lotta olimpica viene praticata con uno specifico costumino o singlet, mentre le lotte provenienti dall'oriente si catalogano in "gi" o "no-gi" (se si veste o meno il budogi), ma ovviamente ogni altro stile di lotta possiede un abbigliamento proprio, caratteristico del folklore e della società di appartenenza. === Abbigliamento per lottare === Esistono grosso modo due modi per vestirsi nel praticare lotta, che possono influenzare la gamma di tecniche utilizzabili e il modo di esecuzione del confronto: in un caso si pratica con una giacca apposita, come per esempio il ''keikogi'' nelle discipline orientali o la kurtka nel sambo, o un pantaloncino in juta con le gambe arrotolate su cui si effettuano le prese nello Schwingen svizzero, un gilèt variopinto nella boke mongola, un particolare perizoma detto ''mawashi'' nel sumo, specifici bermuda in pelle nella lotta all'olio turca Kırkpınar e così via. In alternativa si può non utilizzare tale indumento per consentire prese. In questi casi l'abbigliamento viene utilizzato per eseguire le prese, mentre nelle discipline olimpiche che si rifanno alle lotte antiche (che venivano praticate nudi), si indossano costumi attillati (troppo leggeri per effettuarci delle tecniche) che quindi enfatizzano il controllo diretto del corpo usando solo le prese e gli agganci naturali; è chiaro che non esiste una regola univoca e in alcune forme di lotta si combatte a petto nudo. Anche le calzature comunque fanno parte delle "divise" dei lottatori si svaria dalla pratica a piede nudo, all'utilizzo di stivali, scarponi o scarpette sportive specifiche. La forma comprensiva di un giacchetto, spesso detta "gi" per estensione del termine usato nelle discipline di origine orientale, spesso utilizza prese sugli indumenti (in alcuni casi anche sulle cinture) per controllare il corpo dell'avversario, mentre le forme "no-gi", più proprie della tradizione occidentale, enfatizzano il controllo diretto di torso e testa usando solo le prese naturali del proprio corpo. Anche se l'uso di un giacchetto è obbligatorio nelle competizioni di judo, di sambo e gran parte di quelle di BJJ, così come in molte varietà di lotta popolare (o "folk wrestling") nel mondo, molti atleti si allenano anche senza, in genere per affinare la capacità di presa non avendo un indumento da afferrare. Non viene usato invece in discipline come la lotta olimpica o il submission grappling no-gi, dove gli atleti indossano al massimo tute aderenti come la ''rash guard'' o il ''singlet'', che non consentano di essere sfruttati per applicare tecniche. In alcune forme di wrestling si compete addirittura a petto nudo, indossando solo dei pantaloncini; nel sumo, si indossa solo un perizoma, detto mawashi. === Lotta in piedi e al suolo === ''Lottatori'', dipinto del 1912 di Károly Ferenczy. La distinzione più ricorrente per la lotta è relativa al suo essere applicata in piedi o a terra. Più specificatamente la '''lotta in piedi''', spesso impropriamente indicata con il termine inglese di ''clinching'' (che è un'azione che fa parte invece della lotta in piedi), è parte integrante di qualsiasi arte di lotta, considerando che di solito i due combattenti iniziano l'incontro da una posizione in piedi. L'obbiettivo della lotta in piedi varia quindi a seconda dell'arte marziale o dello sport da combattimento di riferimento. Una lotta in piedi difensiva concerne di per sé con l'applicazione di prese dolorose o lo scappare da esse, mentre una lotta in piedi offensiva include ''trapping'', proiezioni, lanci, intesi per infliggere seri danni o per spostare il combattimento al suolo. La lotta in piedi può essere anche impiegata sia offensivamente che difensivamente in combinazione con lo scambio di colpi, o per impedire all'avversario di ottenere una distanza sufficiente per poter lui stesso usare le percussioni. Nel judo, l'obbiettivo del ''ne-waza'' è di immobilizzare l'avversario schiena a terra, in alternativa si può effettuare uno strangolamento o una leva agli arti superiori. La '''lotta a terra''' si riferisce a tutte le tecniche di lotta applicate quando i due lottatori non si trovano più in una posizione in piedi. Gran parte di molte arti marziali e sport da combattimento che includono la lotta al suolo consiste nel posizionamento e nell'ottenere una dominanza sull'avversario. Questa situazione (di solito al di sopra di esso) consente al lottatore in posizione di vantaggio una vasta gamma di opzioni, come: cercare di fuggire rialzandosi, ottenere un'immobilizzazione per controllare e sfiancare l'opponente, eseguire una tecnica di sottomissione come una leva, o colpirlo velocemente. Il lottatore a terra, d'altra parte, si concentra principalmente nell'uscire dalla situazione e migliorare la sua posizione, di solito con un ribaltamento. In alcune discipline, in particolare quelle che utilizzano una posizione cosiddetta di guardia, il lottatore a terra può riuscire ad applicare una sottomissione a chi è situato sopra di lui. In ambito sportivo, la lotta in piedi di solito riguarda il proiettare efficacemente l'avversario. In alcune specialità come la glíma, il combattimento finisce appena l'avversario è caduto. In altre, l'incontro può continuare al suolo finché non vengono incontrate alcune condizioni (come una sottomissione o un'immobilizzazione): Per esempio, nella lotta olimpica si cerca di far poggiare l'avversario con la schiena a contatto con la superficie del tappeto o proiettarlo con grande ampiezza per vincere; nel judo lo scontro in piedi detto ''randori'' cerca una proiezione perfetta sull'avversario per ottenere la vittoria o ''ippon'', qualora egli finisca a terra ma senza schienata si può passare ad un lavoro a terra detto ''ne-waza'' in cui si cerca di immobilizzarlo schiena a terra per un determinato periodo di tempo o sottometterlo. Sportivamente esistono anche discipline di sola lotta a terra, o nelle quali si può ottenere la vittoria solo a terra, è il caso per esempio del Submission Grappling e del Brazilian jiu-jitsu, che si concentrano su tecniche di sottomissione. Per contro, la lotta greco-romana è la disciplina del ''clinching'' per eccellenza. === Lotta come dominio fisico o come sottomissione === La lotta può essere categorizzata anche in base al suo concentrarsi sul controllo fisico oppure sulla sottomissione. Questa distinzione era già nota nell'antichità, in epoca classica per esempio venivano definite come lotta ''canonica'' oppure ''pancreatoria''. Fra le discipline appartenenti al primo ambito ci sono il sumo, la lotta libera o la sua meno nota variante lotta sulla spiaggia (uno stile basato sulle tecniche della lotta libera ma a differenza di quest'ultima è vietato il combattimento a terra, l'intento delle federazioni che organizzano i tornei di lotta sulla spiaggia è quello di promuovere e diffondere il wrestling anche al di fuori delle palestre, sfruttando un ambiente di gara naturale e molto popolato). Sono competizioni in cui si ottiene la vittoria in genere schienando l'avversario o facendolo uscire da un'area delimitata, incoraggiando in genere proiezioni e lavoro di controllo. Fra le discipline appartenenti al secondo ambito, vi sono il Brazilian jiu-jitsu, la luta livre e il submission grappling, nei quali la vittoria è invece data dalla resa dell'avversario che subisce una sottomissione e incoraggiano un tipo di lavoro (soprattutto a terra, ma non necessariamente) finalizzato a conseguire ciò. Il sambo cerca di esplorare entrambi gli ambiti con diverse gradazioni, a seconda della specialità di sambo. Questa appena descritta si tratta di una distinzione che nella lingua italiana non viene definita, dato che si utilizza generalmente per tutto il solo termine "lotta" proveniente dal latino ''lucta''. Ma nei paesi anglosassoni (soprattutto Regno Unito e Stati Uniti), dove esiste una florida e datata tradizione di lotta, e dai quali provengono i principali atleti e campionati, si impiegano diversi termini utilizzati anche nei circuiti internazionali e che a volte possono generare confusione. Due lottatori liberisti in azione. Nella lingua inglese si utilizza in genere il famoso termine "wrestling" per definire quella parte della lotta consistente in ''clinching'', proiezioni, lanci, prese ed immobilizzazioni, dove due avversari ingaggiano una competizione fisica in cui cercano di ottenere e mantenere una posizione di dominanza. La parola si riferisce soprattutto alla lotta olimpica, che viene definita in genere "amateur wrestling", in Italia il termine viene associato in genere solo agli spettacoli del "professional wrestling" che sono una forma di show che non va confuso con le competizioni lottatorie propriamente dette. Il termine proviene dall'Inglese antico ed è una delle parole inglesi più remote nel tempo per descrivere il combattimento corpo-a-corpo. Il dizionario Merriam-Webster lo definisce come "uno sport o competizione in cui due individui disarmati combattono corpo-a-corpo per soggiogare o sbilanciare l'altro". Esiste però anche il termine "grappling", che in inglese indica la lotta in generale in ogni suo aspetto, ma che a volte (e soprattutto in Italia) viene inteso riferendosi alla sola parte della lotta consistente in tecniche di sottomissione (strangolamenti, soffocamenti, leve, chiavi e torsioni) e in tecniche operanti per poter applicare le prime (che non sono invece parte delle discipline di ''wrestling'', a parte alcune eccezioni come il catch wrestling che ne ha adottate alcune nelle proprie regole). A volte si associa impropriamente il termine ''wrestling'' alla lotta in piedi e erroneamente ''grappling'' a quella a terra, ma in realtà è possibile effettuare un "lavoro di wrestling" anche a terra così come leve o strangolamenti sono applicabili anche in piedi. Le tecniche di lotta possono essere suddivise in queste categorie: * '''lavoro in piedi''': ha luogo quando entrambi i competitori sono in piedi ed utilizzano prese applicate alla parte superiore del corpo dell'avversario, per condizionarne il comportamento o effettuare determinate altre tecniche. Consiste in prese e controlli di polsi, gomiti, e nuca, opposizioni con il petto, cintamenti e così via. Il lavoro in clinch è generalmente usato per preparare o per difendersi da proiezioni, ma in certe specialità anche per poter colpire l'avversario più efficacemente, oppure per cercare poi di afferrare l'avversario in una sottomissione. La lotta greco-romana è la disciplina del clinch per eccellenza. * '''Proiezioni''': una proiezione è utilizzata dal lottatore per manipolare l'avversario (sbilanciandolo o sollevandolo) generalmente da una posizione in cui sono entrambi in piedi ad una al suolo, tutte prevedono comunque che l'esecutore mantenga una posizione di vantaggio o relativo controllo rispetto all'avversario. Lo scopo delle proiezioni varia a seconda delle discipline a volte enfatizzando il potenziale di incapacitare direttamente l'avversario con la caduta (in questo caso la schienata viene considerata KO e determina la fine dell'incontro), oppure indirizzando verso la possibilità di ottenere una posizione di controllo, per esempio per applicare una sottomissione. Si considera una proiezione anche quando il lottatore solleva il suo avversario e lo manovra forzatamente in aria verso il suolo, anche lanciandolo; se l'esecutore rimane in piedi e non segue l'avversario a terra, il lancio viene di solito definito ''slam'', altrimenti ''throw'' secondo la terminologia inglese ma per la sua pericolosità è vietato in alcune discipline. Esistono anche sollevamenti e proiezioni applicabili da una posizione al suolo. * '''Immobilizzazioni e controlli''': con questi termini si definiscono aspetti notevolmente differenti da disciplina a disciplina perché sono influenzate dalle finalità di ciascuna di esse in alcune un'immobilizzazione implica il trattenere un avversario da una posizione in cui non può attaccare, in altre comporta una vittoria immediata se mantenuta per un certo periodo di tempo, in altri invece è considerata inattività e può comportare la ripresa dell'incontro da una posizione libera (con eventuale sanzione per chi manteneva la staticità) ma può anche essere considerata una posizione di dominanza ricompensata con punti. Altre tecniche di controllo sono utilizzate per mettere faccia a terra l'avversario di modo da evitare che possa scappare o attaccare, oppure per mantenere una posizione di guardia da una situazione svantaggiosa come quando si è al di sotto dell'avversario. In questo senso un tipo di controllo viene detto ''turnover'' e viene usato per muovere e spostare un avversario che è pancia a terra o chiuso su sé stesso al fine di ottenere punti, preparare una presa o ottenere una posizione di maggior vantaggio. * '''Sottomissione''': ne esistono di due tipi, le ''costrizioni'' e le ''manipolazioni''. Alle prime appartengono tutte quelle tecniche che possono potenzialmente strangolare o soffocare l'avversario, le compressioni di muscoli o tendini sulle ossa, oppure in generale ogni tecnica che penetra o schiaccia punti sensibili (muscoli, organi, ghiandole). Alle seconde appartengono quelle tecniche che possono potenzialmente arrecare danno ad una giuntura o ad un'articolazione come torsioni, chiavi e soprattutto leve. In competizioni sportive, ci si aspetta che chi subisce una sottomissione tramite segnali verbali o gestuali (come il battere con la mano) si arrenda, ammettendo così la sconfitta poiché trattenuto in una presa da cui non può scappare. Chi viene sottomesso e si rifiuta di "battere" rischia la perdita di sensi o un serio infortunio. In ambito di polizia o di difesa personale, si possono applicare prese di sottomissione per bloccare un soggetto pericoloso o impedire la fuga di un criminale; in questo caso, più che di sottomissione, si parla in genere di ''controllo doloroso'' o ''presa da capacitanza dolorosa'' ("pain compliance hold"). Queste tecniche possono causare dislocamenti, strappi, fratture, perdita di sensi e persino morte. * '''Fughe''': in senso generale, una fuga si ottiene muovendosi fuori da una situazione di rischio o da una posizione di inferiorità; per esempio quando un lottatore si trova al di sotto del suo avversario ma riesce ad uscire dalla posizione, oppure quando da terra riesce a rialzarsi, o quando sta per subire una sottomissione ma riesce a prevenirla e ad evitare la presa. * '''Ribaltamenti e spazzate''': in genere occorrono quando un lottatore che si trova al suolo al di sotto di un altro riesce ad eseguire una mossa che gli consente di ottenere una posizione di vantaggio sull'avversario. Le discriminanti nell'approccio alla lotta è ciò che gli studiosi definiscono “intelligenza cinestetica” e capacità propriocettiva. L'intelligenza cinestetica consiste nella capacità  di un individuo di saper gestire il proprio corpo e di controllarne i movimenti, manipolare oggetti trasformarli e riorganizzarli, o nel caso della lotta controllare il corpo di coloro con cui si entra in relazione, osservare situazioni e riprodurle, programmare sequenze di azioni anche a livello astratto. È un'intelligenza che permette l'apprendimento attraverso il movimento (toccando oggetti, muovendosi, interagendo con lo spazio). La '''propriocezione''' è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. La propriocezione assume un'importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento. La natura stessa impone dei tempi di apprendimento di queste due capacità che rientrano in quei processi fondamentali dell'età evolutiva e che quindi rimangono più ostiche nell'età adulta, ma soprattutto la natura ci impone la metodica di apprendimento che in tutti i mammiferi è la lotta (la principale attività dei cuccioli per lo sviluppo psico-motorio). È quindi sulla base di quanto scritto che in tutte le scuole professionistiche di sport di combattimento comprese quelle di MMA si attribuisce uno spazio molto ampio all'apprendimento delle tecniche lottatorie sia tra i professionisti che soprattutto nell'ambito giovanile ed infantile, come dichiarato poi dallo stesso Alessio Sakara in un suo intervento “consiglio ai giovani” (youtube). La Lotta intesa come la Lotta Olimpica risulta essere la disciplina più utile all'apprendimento in sicurezza di queste abilità che poi saranno indispensabili nella pratica anche di discipline più cruente. Lungi questo dal voler sostenere che la lotta sia la più efficace tra le discipline di combattimento, ma soltanto che i fondamentali inerenti questa specialità sono oltre che fondamentali anche più complessi e quindi da apprendere prematuramente. Il grado con cui le tecniche di lotta sono utilizzate nei differenti sistemi di combattimento varia. Alcune discipline, come il catch wrestling, il submission wrestling, il judo, il sumo, e il Brazilian jiu-jitsu sono esclusivamente arti di lotta e non contemplano l'esecuzione di colpi. Matt Larsen, creatore del Modern Army Combatives Program, mostra uno strangolamento ad un avversario in addestramento. Nel pancrazio antico invece la lotta era un tutt'uno con lo scambio di colpi e l'utilizzo delle mosse più efferate, comprese lo spezzamento delle dita o la possibilità di mordere. Odierni sport da combattimento come le arti marziali miste ed il Pancrazio moderno, sono le discipline che più si avvicinano a questa totalità consentendo agli atleti partecipanti di usare sia tecniche di lotta che percussioni, utilizzando l'una per poter applicare meglio le altre o viceversa le altre per giungere facilmente alla prima. I lottatori di lotta libera hanno conquistato il maggior numero di titoli in questa disciplina ibrida. La lotta non è comunque consentita in tutte le arti marziali e gli sport da combattimento; di solito allo scopo di concentrarsi su altri aspetti del combattimento come le tecniche pugilistiche, i calci o l'uso di armi. Gli avversari in questi tipi di incontro, tuttavia, possono ancora entrare brevemente in una fase di lotta o comunque di contatto diretto per fatica fisica o dolore; quando ciò avviene, l'arbitro può intervenire per separarli e far ripartire lo scontro, a volte dando un avvertimento ad uno o entrambi i competitori. Ciò avviene per esempio nel pugilato, nella kickboxing, nel taekwondo, nel karate e nella scherma. Una fase di ''grappling'' prolungata nella muay Thai comporterà anch'essa la separazione dei combattenti, ma l'arte studia intensamente l'utilizzo di tecniche di ''clinching'' attorno al collo. Le tecniche di lotta e la difesa dalle tecniche di lotta sono anche considerati importanti nella difesa personale e nelle applicazioni di polizia. Le più comuni tecniche insegnate hanno lo scopo di difendersi da prese o applicare prese dolorose. Khuresh, stile di lotta tradizionale di Tannu Tuva. D'altra parte, la lotta consente di controllare un avversario senza arrecargli danno. Per questo motivo, molte forze di polizia ricevono un certo grado di addestramento nella lotta. A maggior ragione, gli sport di lotta sono stati regolamentati di modo da permettere ai partecipanti di competere con tutti i loro sforzi fisici senza dover infortunare gli avversari. La lotta viene chiamata ''dumog'' nell'eskrima. Il termine ''chin na'' nelle arti marziali cinesi ha a che fare con l'uso della lotta per ottenere una sottomissione o incapacitare l'avversario (ciò può implicare l'uso dei punti di agopuntura). Alcun arti marziali cinesi, l'aikidō e diversi sistemi di eskrima, così come molte arti marziali europee medievali e rinascimentali, contemplano la lotta quando uno o entrambi i contendenti sono armati e ne studiano l'applicazione in sinergia con l'uso di armi. Per esempio, un bastone può essere impiegato anche per effettuare uno strangolamento dopo una fase di scambio di colpi. Questa pratica è significativamente più pericolosa della lotta disarmata e richiede generalmente un alto livello di allenamento. Alcuni artisti marziali, come i Dog Brothers, combinano la lotta con l'uso di armi. === Lotta "shoot" o "show" === Nei paesi anglosassoni, si distingue in genere fra la lotta praticata a livello agonistico, spesso identificata col collegiate wrestling e l'amateur wrestling (e che ricadono nell'ambito della lotta olimpica), e il "professional wrestling", che consiste in realtà in spettacoli d'intrattenimento, a volte seguenti anche un copione prestabilito. La lotta come "show" si è sviluppata in particolare nelle forme del pro wrestling, del puroresu e della lucha libre.
Lingue dell'Italia
'''Lingue romanze''' '''Lingue germaniche''' '''Lingue slave''' '''Altre lingue''' Le '''lingue dellItalia''' costituiscono uno dei più ricchi e variegati patrimoni linguistici all'interno del panorama europeo. Ad eccezione di taluni idiomi stranieri legati ai moderni flussi migratori, le lingue che vi si parlano sono esclusivamente di ceppo indoeuropeo e appartenenti in larga prevalenza alla famiglia delle lingue romanze: compongono il paesaggio linguistico, altresì, varietà albanesi, germaniche, greche e slave. La lingua ufficiale della Repubblica Italiana, l'italiano, discende storicamente dal toscano letterario, il cui uso in letteratura è iniziato con le cosiddette "Tre Corone" verso il XIII secolo, e si è in seguito evoluto storicamente nella lingua italiana moderna; questa, con l'eccezione di alcune aree di più tarda italianizzazione, sarebbe stata progressivamente adottata come il codice linguistico di prestigio presso i vari stati preunitari. Ciononostante, la lingua italiana era scritta da una minoranza della popolazione al momento dell'unificazione politica nel Regno d'Italia nel 1861, ma si è in seguito diffusa mediante l'istruzione obbligatoria esclusivamente in lingua italiana e il contributo, non meno determinante e più recente, della televisione che vede escluso, o molto limitato, l'uso dei dialetti e lingue di minoranza. Dal punto di vista degli idiomi locali preesistenti, ne consegue un processo di erosione linguistica e di minorizzazione, processo accelerato sensibilmente dall'ampia disponibilità di mass media in lingua italiana e dalla mobilità della popolazione, oltre ad una scarsa volontà politica di tutelare le minoranze linguistiche e riconoscere una valenza culturale ai dialetti . Questo tipo di cambiamenti ha ridotto sensibilmente l'uso degli idiomi locali, molti dei quali sono ormai considerati in pericolo di estinzione, principalmente a causa dell'avanzare della lingua italiana anche nell'ambito strettamente sociale e relazionale. Secondo Tullio De Mauro, il plurilinguismo "italiano + dialetti o una delle tredici lingue di minoranza" gioca un ruolo positivo in quanto «i ragazzi che parlano costantemente e solo italiano hanno punteggi meno brillanti di ragazzi che hanno anche qualche rapporto con la realtà dialettale».
Lingua Popolazione Note Regione Napoletano e altri dialetti meridionali intermedi 5 700 000 - 7 500 000 Lazio meridionale, Campania, Marche meridionali, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria settentrionale, Puglia settentrionale e centrale Siciliano e altri dialetti meridionali estremi 4 700 000 Sicilia, Calabria centro-meridionale e Salento Veneto 3 800 000 Veneto, Trentino, Friuli-Venezia Giulia Lombardo 3 600 000 Lombardia, Piemonte, Trentino occidentale, Canton Ticino, Canton Grigioni Sardo 1 000 000 Sardegna Piemontese 700 000 Piemonte, bassa Valle d'Aosta, alta Liguria Emiliano 3 000 000 Emilia, bassa provincia di Mantova, Oltrepò pavese, Veneto meridionale, Appennino toscano, Lunigiana, Liguria orientale Romagnolo 1 100 000 Romagna, Marche settentrionali, Romagna toscana Ligure 500 000 Liguria, basso Piemonte, aree appenniniche dell'Oltrepò Pavese, del Piacentino, del Parmense e dell'Oltrepò Pavese, isole del Sulcis in Sardegna Friulano 550 000 - 600 000 Friuli-Venezia Giulia (60%) e Veneto nell'ex Mandamento di Portogruaro Tedesco, Bavarese, dialetti sudtirolese, cimbro e mocheno 345 000 Alto Adige (69,15%), Friuli-Venezia Giulia, Trentino, Veneto Albanese d'Italia 100 000 Calabria, Sicilia, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e in piccola parte Abruzzo Francese 100 000 Valle d'Aosta Gallurese 100 000 Sardegna in Gallura Occitano 100 000 Piemonte nelle valli di Cuneo e Torino; Calabria a Guardia Piemontese Sassarese 100 000 Sardegna nel nord della Provincia di Sassari Sloveno 100 000 Friuli-Venezia Giulia a Trieste (9,6%), a Gorizia (8%), a Udine (3%) Francoprovenzale 70 000 Piemonte a Coazze, in Val Cenischia, nelle Valli di Lanzo, in alta Valle Orco e Val Soana; Valle d'Aosta; Puglia in Val Maggiore (a Faeto e Celle di San Vito) Gallo-italico di Sicilia 60 000 Sicilia Catalano algherese 44 000 Sardegna ad Alghero Greco d'Italia 20 000 Calabria nella città metropolitana di Reggio, Puglia nella Grecia salentina e in Sicilia a Messina Ladino 31 000 Trentino-Alto Adige a Bolzano (4,19%), a Trento (1,69%), Veneto a Belluno (10%) Walser 3 400 Valle d'Aosta, Piemonte Croato 1 000 Molise Esistono poi «lingue non territoriali», parlate in Italia ma non in un territorio definito: come gli idiomi dei nomadi Rom e Sinti, e la lingua dei segni italiana (LIS). Quest'ultima è parlata dalla comunità di persone sorde, diffusa in tutto il territorio italiano, e ha radici culturali, grammatica, movimento e morfologia, movimento spazio-tempo. La popolazione italiana dei sordi è composta da circa persone che utilizzano la LIS e degli Assistenti alla Comunicazione e degli Interpreti, ed è riconosciuta dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata in Italia nel 2009. Spesso queste lingue trovano tutela solo nella legislazione regionale, come altre regioni tra cui la Sicilia che ha promosso la diffusione della LIS, con la L.R. 23/2011, in Piemonte la L.R. 31/2012, in Basilicata la LR 30/2017, in Lombardia la LR 20/2016, in Lazio con la LR 6/2015. Esiste infine il metodo Malossi, una lingua tattile utilizzata dalle persone sordo-cieche e dai loro assistenti in varie parti d'Italia. Le lingue romanze in Italia e in Europa Gran parte delle lingue romanze e le loro varietà parlate entro i confini italiani ad esclusione della lingua italiana (e delle sue varietà) sono spesso chiamate "dialetti" nella letteratura specialistica italiana e comprendono diversi gruppi, qui di seguito brevemente descritti. Va notato che la categoria "dialetti italiani", come gruppo omogeneo che raggruppi le lingue italo-romanze d'Italia, ha poco senso dal punto di vista strettamente linguistico, data la grande differenza che può sussistere tra un dialetto e l'altro. Inoltre, i dialetti in questione, essendo una evoluzione indipendente della lingua latina, al pari dell'italiano, vanno considerati "lingue sorelle" di quest'ultima. Tuttavia, la dicitura dialetto milanese, dialetto napoletano, ecc. non è scorretta, data la diffusa accezione del termine in Italia nel senso alternativo di "lingua sociolinguisticamente subordinata a quella nazionale" o "lingua contrapposta a quella nazionale". === Lingue retoromanze === Questo gruppo linguistico, identificato nel suo insieme per la prima volta da Graziadio Isaia Ascoli, fu per molto tempo considerato un sottogruppo del gruppo italoromanzo; attualmente, però, è generalmente considerato un sistema autonomo nell'ambito delle lingue romanze. Le lingue riconosciute che ne fanno parte sono il romancio (parlato in Svizzera nel cantone Grigioni), il ladino ed il friulano; nel complesso queste tre lingue esauriscono l'intero gruppo. La '''lingua friulana''' è parlata nelle province di Gorizia, Pordenone, Udine e in alcuni comuni di quella di Venezia. Oltre alla tutela statale, è riconosciuta ufficialmente dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia quale "lingua della comunità regionale". La '''lingua ladina''' è parlata nell'area dolomitica (ladinia). È lingua coufficiale nella provincia autonoma di Bolzano, ha riconoscimento nella provincia autonoma di Trento e ne è stata recentemente introdotta la tutela anche nei comuni ladini della provincia di Belluno. Varie influenze linguistiche ladine sono presenti anche nel nones, parlato in Val di Non nella provincia autonoma di Trento, tanto che alcuni linguisti considerano questa parlata appartenente al gruppo linguistico ladino. === Lingue settentrionali === Altrimenti dette "altoitaliane" o "padane". Nella prima metà del Novecento i gruppi galloitalico e veneto erano considerati romanzi orientali, ora sono unanimemente considerati romanzi occidentali. È stata ipotizzata l'esistenza di una koiné lombardo-veneta, una lingua comune che nel Medioevo sarebbe arrivata ad un certo grado di assestamento, prima di retrocedere di fronte al toscano; con il quale, pare, competesse per il ruolo di lingua letteraria. Tra i tratti linguistici identificati come comuni nel diasistema italoromanzo Meyer-Lübke indica il passaggio da "cl" a "chi"; ma questo, come fa notare lo stesso Tagliavini, è valido solo per toscano e centromeridionale, mentre le lingue settentrionali palatizzano (cioè passano a "ci"), anche davanti ad "a". ==== Gruppo galloitalico ==== Il '''gruppo galloitalico''' presenta affinità con le lingue romanze occidentali ma per molti versi se ne discosta. Infatti alcuni tratti sono italoromanzi: nel gallo-italico e nel veneto è assente il plurale sigmatico, cioè terminante in -s (il plurale è vocalico al femminile, mentre al maschile è vocalico o adesinenziale), sono assenti le s come desinenze verbali (eccetto nel piemontese occidentale nella seconda persona singolare dei verbi ausiliari e del futuro), sono pressoché assenti le "s" come desinenze pronominali ed i nessi consonantici sono semplificati (ad esempio piassa per piazza, mentre le lingue neolatine occidentali ed in misura minore le lingue neolatine orientali balcanoromanze mantengono i nessi consonantici). Caratteristiche che si riconducono alla Galloromania presenti negli idiomi gallo-italici sono l'indebolimento delle sillabe atone (fortissimo soprattutto nell'emiliano), la sonorizzazione delle consonanti occlusive intervocaliche e la riduzione delle geminate nella stessa posizione (lenizione), la caduta in molti casi delle consonanti finali e la presenza in molte varianti di fonemi vocalici anteriori arrotondati (/y, ø/, in passato dette "vocali turbate"). Vari linguisti hanno messo in relazione la similarità con gli idiomi gallo-romanzi con il comune sostrato storico celtico, questa ipotesi è ancora materia di discussione e alcuni linguisti attribuiscono l'indebolimento sillabico e i fonemi /y, ø/ ad un'evoluzione locale indipendente. Altre caratteristiche proprie di questo sistema sono la risoluzione palatale del gruppo cl-, gl-   e, per alcuni autori, il mantenimento di ca- e ga- (caratteristica tipica dell'italoromanzo); altri autori, e fra questi il Pellegrini, sostengono che però anticamente vi fosse palatalizzazione di ca- e ga-, tratto questo rapidamente retrocesso ed infine, per influenza toscana, andato perduto. All'interno del gruppo gallo-italico possiamo riconoscere, grazie a più o meno rilevanti omogeneità linguistiche, sistemi più ristretti e distinti fra loro: ligure, piemontese, lombardo, emiliano, romagnolo, gallo-piceno, galloitalico di Sicilia, galloitalico di Basilicata. ==== Gruppo veneto ==== Il '''veneto''' presenta generalmente meno innovazioni dal latino, rispetto ai dialetti galloitalici: non ha l'indebolimento delle sillabe atone e anche le vocali finali reggono abbastanza bene, fuorché dopo sonorante. Le varianti principali sono il veneto centrale o meridionale (Padova, Vicenza, Rovigo), il veneto lagunare (Laguna di Venezia), il veneto orientale (Trieste, Venezia Giulia, Istria e Fiume), il veneto occidentale (Verona, Trento) che ha alcuni caratteri in comune con le parlate orobiche, il veneto centro-settentrionale (Treviso), il veneto settentrionale (Belluno), il veneto dalmata (Dalmazia), i dialetti di valle e pedemontani, come il feltrino. La caratteristica più vistosa è la struttura sillabica che non tollera geminate in nessuna posizione. === Varianti toscane === Il '''toscano''' è costituito dalle varietà toscane e, infine, da quelle parlate nell'isola francese della Corsica e in quella italiana della Sardegna settentrionale. Nonostante non sia una lingua appartenente alla Romània occidentale, presenta molti caratteri tipici della zona altoitaliana. L'italiano letterario è da considerarsi un'altra variante (sebbene molto influenzata da altri idiomi italoromanzi) del dialetto toscano. Il còrso settentrionale o di Cismonte e, in particolare, quello parlato nella regione storica del Capo Corso, è affine al toscano occidentale, dal quale però si differenzia per alcune forme lessicali e le finali in /u/. Il gallurese, parlato nel nord-est della Sardegna, presenta notevoli influenze della lingua sarda a livello di morfologia e sintassi, ma è strettamente imparentato col còrso meridionale o di Pumonte, nello specifico con quello sartenese che si presenta praticamente identico nell'arcipelago di La Maddalena. Il sassarese condivide un'origine simile al còrso, ma è distinta da quest'ultimo: è patrimonio delle popolazioni mercantili di differente origine (sarde, còrse, toscane e liguri) che nel XII secolo diedero impulso alla neonata città di Sassari, creando un dialetto mercantile che nel corso dei secoli si è esteso a diverse città limitrofe (tutta la costa del Golfo dell'Asinara da Stintino a Castelsardo), subendo inevitabilmente una profonda influenza da parte del sardo logudorese, dal catalano e dallo spagnolo. Lungo il crinale appenninico tra la Toscana e l'Emilia (Sambuca Pistoiese, Fiumalbo, Garfagnana e altre località) le persone più anziane usano ancora delle parlate di transizione tra il sistema toscano e il sistema gallo-italico dette parlate '''gallo-toscane'''. Tali parlate sono di grandissimo interesse per i linguisti perché formano un sistema linguistico di transizione sia tra la Romània orientale e quella occidentale, sia tra le parlate altoitaliane e quelle tosco-meridionali. === Lingue centrali === Appartengono al gruppo delle lingue centrali tutti i dialetti parlati in gran parte del Lazio (ad esclusione delle regioni più meridionali, dove i dialetti appartengono al cosiddetto gruppo "napoletano"), in Umbria, in alcune zone della provincia di Grosseto (in Toscana), e nelle province di Ancona, Macerata e Fermo nelle Marche. ==== Gruppo mediano ==== Il '''gruppo italiano mediano''' è quello di più difficile classificazione. Infatti le parlate si sono influenzate tra di loro in maniera considerevole e non lineare. Si distinguono i seguenti idiomi o sottogruppi: * Dialetti umbri, di difficile sistematizzazione perché completamente privi di ''koiné''. I dialetti dell'Umbria, tutti appartenenti al gruppo mediano, vengono generalmente catalogati per area geografica anche se, all'interno di una stessa area, le differenze, non solo lessicali, sono spesso notevoli. * Dialetti marchigiani; nelle Marche la frammentazione dialettale è ancor più accentuata che in Umbria. In regione sono infatti diffuse parlate riconducibili a tutti e tre i principali in cui si divide, sotto il profilo dialettale, l'Italia. Al gruppo mediano appartengono i dialetti marchigiani centrali, (nelle province di Ancona, di Macerata e di Fermo); nella rimanente parte della regione i dialetti non appartengono al gruppo mediano, ma a quello gallo-italico (il dialetto gallo-italico marchigiano, nella Provincia di Pesaro e Urbino), e a quello meridionale (il marchigiano meridionale, nella Provincia di Ascoli Piceno). * Dialetti della Tuscia viterbese con elementi di influsso del dialetto della Toscana meridionale e quelli mediani veri e propri. Questi dialetti, pur essendo molto simili tra di loro, presentano alcune classificazioni interne. * Cicolano-aquilano-reatino che presenta alcune influenze dei dialetti del gruppo meridionale. * Dialetto laziale centro-settentrionale, anch'esso influenzato da alcuni dialetti di tipo meridionale. I gruppi toscano e mediano sono comunque gruppi abbastanza conservativi: nel còrso non esiste nessun tipo di indebolimento consonantico, nel toscano e in parte dei dialetti umbri e marchigiani c'è la gorgia, altrove una lenizione non fonologica. Comune è la realizzazione fricativa delle affricate mediopalatali e nelle zone meridionali i raddoppiamenti di /b dZ/ semplici intervocalici. ==== Romanesco ==== Il Dialetto romanesco, diffuso quasi esclusivamente a Roma, risulta aver subito una considerevole influenza da parte del toscano diffusa in molti ambienti capitolini (legati in particolare alla Curia) nel XVI secolo e XVII secolo. Tale dialetto è molto diverso dall'antico dialetto di Roma che era invece «sottoposto a influenze meridionali e orientali». Per questa ragione, molti linguisti tendono a considerare tale dialetto indipendente e separato dai restanti dialetti mediani. === Lingue meridionali === ==== Gruppo meridionale ==== Il '''gruppo italiano meridionale''', o alto-meridionale, è caratterizzato dall'indebolimento delle vocali non accentate (atone) e la loro riduzione alla vocale indistinta (rappresentata dai linguisti come ə o talvolta come ë). A nord della linea Circeo-Sora-Avezzano-L'Aquila-Accumoli-Aso, le vocali atone sono pronunciate chiaramente; a sud di questa linea già si presenta il suono ə, che si ritrova poi fino ai confini meridionali con le aree in cui i dialetti sono classificati come meridionali estremi, ossia alla linea Cetraro-Bisignano-Melissa. ==== Gruppo meridionale estremo (Lingua siciliana) ==== Il '''gruppo meridionale estremo''' comprende il siciliano, il calabrese centro-meridionale ed il salentino. La caratteristica fonetica che accomuna i dialetti del gruppo siciliano è l'esito delle vocali finali che presenta una costante territoriale fortemente caratterizzata e assente nelle altre lingue e dialetti italiani: * da -A finale latina > ''-a'' * da -E, -I finali latine > ''-i'' * da -O, -Ọ finali preromanze > ''-u'' * da -LL- latina o altra > ''-ḍḍ-'' (trascritto nella letteratura come ḍḍ, dd, ddh, o ddr). In alcune zone della Calabria però, dal suono di una singola d, o una j (letta come semivocale i oppure come la j francese a seconda delle località). Assenza totale delle mute e dello scevà. È inoltre caratteristica principale e singolarità di molte varianti (ma non tutte), la presenza dei fonemi ''tr'', ''str'', e ''dd'', i quali possiedono un suono retroflesso probabilmente derivante da un sostrato linguistico probabilmente pre-indeuropeo. Il siciliano non è attualmente riconosciuto come lingua a livello nazionale. === Lingua sarda === La '''lingua sarda''' è costituita da un continuum di dialetti interni reciprocamente comprensibili e tradizionalmente ricompresi in due tradizioni ortografiche: quella logudorese, nella zona centro-settentrionale, e quella campidanese, in quella centro-meridionale. Attualmente la lingua sarda è ufficialmente riconosciuta dalla Regione Autonoma della Sardegna e, dallo Stato, come una delle sue dodici minoranze linguistiche storiche. Nel periodo corrente, è una lingua in pericolo di estinzione, minacciata dal processo di deriva linguistica verso l'italiano ufficialmente avviato nel diciottesimo secolo e ora in stadio piuttosto avanzato. Si caratterizza in quanto estremamente conservativa, tanto da essere considerata la lingua che nei secoli si sia meno discostata dal latino. La maggior parte degli studiosi ritiene che il gruppo sardo sia da considerarsi autonomo nell'ambito delle lingue romanze. Si ritiene che il sardo costituisca l'unico esponente ancora in vita di in un sistema linguistico romanzo "meridionale", insieme agli ormai estinti dialetti corsi cronologicamente precedenti alla toscanizzazione dell'isola e all'altrettanto estinta parlata latina dell'Africa settentrionale che, fino all'invasione araba, coesistette col berbero e il punico. === Idiomi albanesi === Diffusione della lingua albanese. In numerosi centri dell'Italia meridionale (continentale e insulare) esistono isole linguistiche storiche dove si parla l'albanese (''arbërisht''). Parlato in 50 comunità sparse in sette regioni italiane dai discendenti dai profughi albanesi dal XV secolo, e già diffuso in altrettante altre 50, per almeno 100 colonie originarie albanesi, la loro parlata è prettamente quella albanese nel variante tosco diffuso nel sud dell'Albania e nella regione dell’Epiro (Ciamuria). Queste comunità sono così diffuse in: Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria e Sicilia. Le comunità albanofone più numerose si trovano in Calabria (in provincia di Cosenza, Catanzaro, Crotone) e in Sicilia (in provincia di Palermo). Si stima che i parlanti albanofoni siano 100.000 circa. === Idiomi germanici === comunità cimbre; quelle con il puntino arancione sono tuttora esistenti. Oltre alla provincia autonoma di Bolzano, nei cui comuni vige il bilinguismo italiano-tedesco, in tutto il Triveneto sussistono alcune isole linguistiche germanofone, sparse nelle regioni prealpine e alpine. La lingua cimbra è un idioma di tipo bavarese, portato da un gruppo di migranti tedeschi che nel medioevo colonizzarono le zone al confine tra le provincie di Trento, Verona (Tredici Comuni) e Vicenza (Sette Comuni). Incalzato dai dialetti della lingua veneta, il cimbro è entrato in crisi già secoli fa e attualmente è parlato soltanto da poche centinaia di persone. La comunità più vivace è quella di Luserna (''Lusern'', TN), mentre sono ridotti a poche decine i parlanti di Giazza (''Ljetzan'', VR) e Roana (''Robaan'', VI). Praticamente scomparsa l'isola cimbra del Cansiglio (provincie di Belluno e Treviso), fondata all'inizio dell'Ottocento da un gruppo di roanesi. La lingua mochena è ancora parlata nei villaggi della Val Fersina (collaterale alla Valsugana) e ha origini affini al cimbro, ovvero deriva da uno stanziamento di coloni tedeschi in epoca antica. Isole germanofone si trovano anche in Carnia (Sauris, ''Zahre'', Timau, ''Tischlbong'' e Sappada, ''Plodn'') e hanno un'origine simile alle precedenti. Infine, il tedesco è diffuso su buona parte della Val Canale (''Kanaltal''), al confine con l'Austria. In Piemonte e Valle d'Aosta, al gruppo tedesco (precisamente alemanno) appartengono le parlate walser presenti in alcuni comuni e imparentate con quelle del vicino cantone svizzero del Vallese. === Idiomi greci === In alcuni centri dell'Italia meridionale esistono isole linguistiche dove si parla il greco antico. In particolare le comunità grecofone o grecaniche sono presenti in Salento ed in Calabria. Nel gennaio 2012 il Comune e la Provincia di Messina riconoscono ufficialmente la lingua greca moderna e grecanica di Calabria. === Idiomi indo-arii === Il romaní è parlato dai sinti e dai rom d'Italia in diverse forme dialettali influenzate dalle lingue dei paesi attraversati in passato, nonché dalle parlate regionali italiane con cui esse sono in contatto. === Idiomi slavi === In Friuli-Venezia Giulia esiste una comunità che parla lo sloveno in tutta la fascia confinaria delle province di Trieste, Gorizia e Udine. In provincia di Udine esiste inoltre la comunità slovena nella Val di Resia, parlante, secondo alcuni studiosi, una variante dialettale distinta dello sloveno: il resiano. Il dialetto resiano, molto simile ai dialetti sloveni della vicina Carinzia (Austria), è ritenuto a livello internazionale , un dialetto della lingua slovena e il comune di Resia si è dichiarato, ai sensi della L. 482/99, di lingua slovena, ottenendo annualmente i fondi per la tutela come "minoranza linguistica slovena". In Molise in alcuni centri esistono ancora comunità parlanti il ("na-našu"), antico dialetto slavo originario dell'entroterra dalmata, che discendono dagli slavi che arrivarono in Italia tra il XV-XVI secolo per sfuggire all'avanzata ottomana nei Balcani e si stanziarono nei paesi di Acquaviva Collecroce (''Kruč''), San Felice del Molise (''Sti Filić'') e Montemitro (''Mundimitar'') nell'attuale provincia di Campobasso; . Questi profughi e i loro discendenti venivano e vengono chiamati con la denominazione antica di Schiavoni (dal latino ''Sclaveni'' ovvero Slavi, da cui deriva anche ''sclavus'' ovvero schiavo), nome che è rimasto anche nella toponomastica del territorio. Stante la difficoltà di definire il confine tra dialetto e lingua, al primo gli studiosi di linguistica alternano anche l'espressione "varietà linguistiche", che assieme alla "varietà standard" formano un sistema linguistico (varietà + standard). Qualsiasi idioma ha una grammatica e un lessico, perché senza grammatica e lessico non esisterebbe alcun linguaggio umano comprensibile. I dialetti neolatini, nati dalla disgregazione del latino a partire dal V secolo d.C., dopo secoli di contributi letterari si sono dotati di una o più forme standard di riferimento. La "varietà standard" è il dialetto che di norma per prestigio letterario diventa in un territorio l'idioma di riferimento anche per i migliori letterati parlanti gli altri dialetti. Nonostante la mancata tutela dei "dialetti" da parte dello Stato (che anzi attuò diverse iniziative di contrasto verso manifestazioni linguistiche derubricate a "malerba dialettale") si è assistito a una rivalutazione di tali idiomi sul piano culturale. Dal punto di vista della linguistica, la discriminazione dei cosiddetti "dialetti" è ingiustificata, così come la presunzione di superiorità di alcune varietà rispetto ad altre. I dialetti presenti in Italia hanno infatti una loro grammatica, un loro lessico e spesso una letteratura. La stessa lingua italiana deriva dal dialetto toscano letterario di base fiorentina del XIV secolo, che dal XVI secolo venne progressivamente impiegato nella penisola italiana e in Sicilia come modello linguistico esemplare. Poiché per la linguistica tutti i dialetti e le lingue sono pertanto insiemi di segni e regole ordinati e funzionanti analogamente, secondo alcuni studiosi la distinzione avviene esclusivamente a livello politico e storico: ricorrendo al termine "lingua" molte culture fanno riferimento all'esistenza di un sistema riconosciuto dalle istituzioni, codificato e con a disposizione testi letterari e/o ufficiali scritti in quella lingua. È questo il caso del sardo e del friulano, che hanno anche ottenuto il riconoscimento statale di minoranze linguistiche per i propri parlanti. La minoranza linguistica friulana e quella sarda parlano due lingue che verosimilmente non appartengono al gruppo italo-romanzo e che sono generalmente classificate in maniera autonoma nell'ambito delle lingue romanze. Lo stesso Tullio De Mauro in un suo libro considera sardo, ladino e friulano come "formazioni autonome rispetto al complesso dei dialetti italoromanzi". Secondo Sergio Salvi, ascrivere la lingua friulana, come fanno alcuni linguisti italiani, al sistema dell'italiano "tout court" «è possibile soltanto allargando talmente la definizione della lingua italiana da trasformarla, più o meno, in... lingua romanza. Se il friulano è un dialetto italiano, non si vede perché non lo debba essere, per esempio, anche l'occitanico». Nel caso della lingua sarda e di quelle retoromanze (ladino e friulano), il legislatore italiano, con la legge 482/99 che riconosce lo status di minoranze linguistiche a ladini, friulani e sardi, ha preso atto di quanto già ampiamente postulato dalla linguistica, cui si aggiungono riconosciuti requisiti storici, antropologici e identitari. A prescindere dal loro riconoscimento politico, la maggioranza dei dialetti d'Italia non è comunque costituita da "corruzioni", deviazioni o alterazioni della lingua nazionale di base toscana, bensì da parallele continuazioni del latino e pertanto lingue “sorelle” dell'italiano. In questo senso, è improprio parlare di "dialetto della lingua ufficiale" in riferimento, ad esempio, al piemontese o al napoletano: essendo sì idiomi sviluppatisi dal latino, ma in modo indipendente dal toscano, non possono essere considerati varietà locali della lingua italiana. Più opportuno è allora parlare di dialetti italiani o dialetti d'Italia in riferimento alle varianti italo-romanze diffuse presso una regione, zona o città e non invece dialetti dell'italiano (ad esempio, si può affermare che il lombardo occidentale è un dialetto italiano perché parlato all'interno dei confini italiani, ma non è corretto dire che sia un dialetto dell'italiano, poiché è un dialetto della lingua lombarda). Tali parlate sono considerate dialetti romanzi primari, storicamente subordinate all'italiano solo da un punto di vista sociolinguistico a fronte di un'origine latina comune. Inoltre, per definire queste parlate si può fare ricorso appunto al termine varietà, che indica un sistema linguistico indipendentemente da riferimenti legati al prestigio, alla diffusione geografica e a tutte le equivocità veicolate dalla parola dialetto nell'uso comune. O ancora, in gergo scientifico, è possibile riferirsi ai singoli dialetti locali utilizzati in condizione di diglossia o di bilinguismo con la lingua ufficiale. Al contrario, si parla di "dialetti secondari" in riferimento alle manifestazioni linguistiche generate dalla diversificazione di un'unica lingua in vari territori, come nel caso dello spagnolo in America latina, dei vari dialetti arabi o del già citato inglese americano: non si tratta quindi di dialetti originati autonomamente dal latino o dal proto-germanico, ma varianti dello stesso sistema. I dialetti secondari dell'italiano sono quelli noti come "italiani regionali", cioè le varietà intermedie tra lingua standard nazionale e le altre varietà autonome. Tuttavia, l'accezione di dialetto inteso come "varietà della lingua nazionale" è ancora radicata, con ambiguità e relativismo semantici. In particolare dal punto di vista politico, legislativo e giurisprudenziale, il termine "dialetto" è usato in questa accezione per definire qualsiasi idioma storico, romanzo e talvolta anche non-romanzo, parlato in un'area geografica del paese e che non goda dello status di "lingua" in regime di ufficialità, coufficialità e/o bilinguismo. Nella categoria ricadono numerosi idiomi italiani dotati di storia propria, non intercomprensibili e spesso fregiati di una propria tradizione letteraria di rilievo, come, ad esempio, il veneto e tanti altri. Eppure, nonostante la presenza di un corpus letterario, essi continuano ad essere percepiti come "dialetti" o lingue orali dalla popolazione, gran parte della quale - compreso chi li parla - non è in grado di scriverli. Ciò è anche dovuto all'abitudine di ricorrere ad un'incompatibile ortografia italiana, che genera sistemi di scrittura variabili laddove questi idiomi vengano usati in forma scritta (internet, segnaletica e cartellonistica, messaggi). L'opinione alternativa, che sta incominciando a farsi strada anche tra alcuni linguisti di lingua italiana, rifiuta l'accezione di dialetto inteso come varietà della lingua nazionale preferendo quella di sistema linguistico indipendente dalla lingua nazionale. Ciò ha portato dunque a utilizzare il termine "lingua" in luogo di "dialetto" (ad esempio, lingua siciliana o lingua romagnola); questa posizione è stata condivisa, nel Parlamento Europeo, dal gruppo Verdi/ALE, in un convegno internazionale che ha avuto luogo nel 1999. Il Consiglio d'Europa nei suoi trattati non indica le lingue (e relative popolazione) da tutelare, né indica i criteri per distinguere una lingua da un dialetto, né riconosce ad alcun idioma lo status di lingua; tale competenza è sempre degli Stati, i quali hanno firmato e ratificato il trattato internazionale europeo. === Valore culturale dei dialetti in Italia === Tavolo interattivo sui dialetti in Italia (Museo M9, Mestre) Forti di una radicata tradizione verbale ma anche letteraria, le lingue italo-romanze non riconosciute, tradizionalmente chiamate dialetti, in Italia sono servite nel tempo da spunto per la realizzazione di molti lavori teatrali entrati poi stabilmente nel repertorio di uno specifico genere chiamato teatro dialettale. Un valore particolare ai dialetti è stato attribuito specialmente in tempi relativamente recenti, da quando si è avuta piena consapevolezza dell'ormai predominanza nella comunicazione della lingua nazionale sulle parlate regionali. Affinché i dialetti non scompaiano diventando ''lingue morte'', si è tentato e si tenta di studiare e recuperare appieno il significato storico e il senso culturale della parlata locale, anche in chiave di un recupero delle radici e dell'identità propri di ogni regione. All'interno di queste dinamiche si assiste recentemente ad un uso del dialetto nelle tifoserie di calcio, specie con l'esposizione di striscioni in dialetto che evidenziano un recupero dei dialetti con finalità di rivendicazione identitaria. Secondo i più recenti dati statistici il 45,9% degli italiani parla in modo esclusivo o prevalente l'italiano, il 32,2% lo alterna con un dialetto o lingua locale, il 14% si esprime esclusivamente nell'idioma locale, mentre il resto ricorre a un'altra lingua. Il noto linguista Tullio De Mauro, intervistato dal quotidiano La Repubblica il 29 settembre 2014, affermava che l'uso alternante di italiano e dialetto (con riferimento ai dialetti dell'Italia, non ai dialetti dell'italiano) arrivava allora al 44,1% e coloro che adoperano solo l'italiano erano il 45,5%. Secondo varie ricerche, i ragazzi userebbero quotidianamente "dialettismi", ovvero espressioni derivate da una lingua locale, in italiano; tra i vari motivi, i più importanti sono: il desiderio di creare un legame forte con la propria famiglia (67%), volontà di conoscere la storia di determinati termini ed espressioni (59%) o possibilità di arricchire il proprio parlato con espressioni colloquiali (52%) e lo spirito di appartenenza alla propria terra. === Legislazione statale === ==== Lingua ufficiale ==== Nella Repubblica Italiana la lingua ufficiale è l'italiano. Oltre alla consuetudine, il riconoscimento si può ricavare indirettamente dal fatto che la Costituzione è redatta solo in italiano, mentre un riconoscimento ''espresso'' si trova nello Statuto del Trentino-Alto Adige, che formalmente è una legge costituzionale dello Stato: Ulteriori riconoscimenti sono presenti nell'Art. 122 del codice di procedura civile, nell'Art. 109 del codice di procedura penale, e nell'Art. 1 della Legge 482/1999. ==== Minoranze linguistiche ==== La Costituzione prevede all'Art. 6 la tutela delle minoranze linguistiche, che ne riconosce i diritti linguistici. Per due minoranze in particolare su dodici, la tutela della lingua e della cultura - in forza di accordi internazionali - sono esplicitate negli statuti di autonomia: Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta. Comunità riconosciute dallo Stato italiano come minoranze linguistiche storiche. In seguito a un assai travagliato processo normativo, la Legge 482/1999 ha infine dato applicazione all'Art. 6 della Costituzione, riconoscendo la tutela della lingua e cultura di dodici popolazioni autoctone storicamente parlanti idiomi diversi dall'italiano (oltre ad avere altre caratteristiche che le distinguono) e elencate in due gruppi di sei: nel primo albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate, nel secondo francesi, francoprovenzali, friulane, ladine, occitane e sarde. La Repubblica ha inoltre firmato e ratificato nel 1997 la Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, e ha firmato la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie il 27 giugno del 2000, ma non l'ha ratificata per cui non trova ancora applicazione in Italia. Nella quotidianità non tutte le dodici lingue riconosciute a livello nazionale godono della stessa considerazione: ad esempio, l'Agenzia delle Entrate mette a disposizione il modello 730 e le relative istruzioni solo in tedesco e in sloveno, oltre che ovviamente in italiano. I siti governativi e parlamentari non hanno una versione, nemmeno ridotta, in queste lingue, salvo rare eccezioni come la versione in francese del sito della Camera dei deputati. Pur essendo vietato discriminare tra le dodici minoranze linguistiche che hanno pari diritti linguistici e costituzionali, solo tre di queste (minoranza francese della Valle d'Aosta; minoranza germanofona della provincia di Bolzano; minoranza slovena della provincia di Trieste) godono di una maggiore tutela, grazie a trattati internazionali stipulati prima della approvazione della L. 482/1999 e ratificati dal Parlamento italiano, avendo scuole pubbliche statali in cui la lingua curriculare è quella propria della minoranza, nonché un canale televisivo nella sola lingua della minoranza. === Legislazione regionale === Diverse regioni italiane hanno prodotto nel corso degli anni ulteriori leggi regionali a riconoscimento e tutela di vari idiomi, fra cui in ordine cronologico: * la regione Piemonte con la L.R. 26/1990, integrata dalla L.R. 37/1997, e con la legge statutaria del 7 marzo 2005, piemontese, occitano, franco provenzale e walser; la successiva L.r. nr. 11 del 7 aprile 2009 della regione Piemonte (che supera tutte le precedenti leggi Piemonte in materia) è stata dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta e l'idioma piemontese può essere solo valorizzato sul piano culturale mentre l'occitano, il franco-provenzale e il walser hanno anche tutela linguistica essendo tutelati dalla L. 482/99. * la regione Friuli-Venezia Giulia con la L.R. 15/1996 e L.R. 29/2007 il friulano, con la legge statale 38/2001 e la L.r. 26/2007 lo sloveno, con la L.R. 20/2009 il tedesco e infine con la L.R. 5/2010 la "valorizzazione dei dialetti di origine veneta parlati nella regione Friuli Venezia Giulia"; * la regione Sardegna assume l'identità culturale e linguistica del popolo sardo come bene primario da valorizzare (L.R. 26/1997, L.R. 22/18), in conformità ai principi della pari dignità e del pluralismo linguistico sanciti dalla Costituzione e dagli atti internazionali in materia, con particolare riguardo nei confronti della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie e della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali. Pertanto la Regione riconosce i quattro idiomi autoctoni dell'isola (lingua sarda, catalano di Alghero, gallurese, sassarese), nonché il ligure tabarchino, "patrimonio immateriale della Regione" e garantisce la tutela linguistica alla minoranza sarda e a quella catalana di Alghero. * la regione Veneto con la L.R. 8/2007 il veneto; la legge regione Veneto 13 dicembre 2016 nr. 28 (applicazione della convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali) è stata dichiarata interamente incostituzionale con la Sentenza della Consulta nr. 81/2018. * la regione Sicilia con la L.R. 9/2011 il siciliano; * la regione Puglia con la L.R. 5/2012 il greco salentino, arbëreshë e francoprovenzale. * la regione Lombardia con la L.R. 25/2016 la lingua lombarda. Tutti gli idiomi diversi dalle lingue parlate dalle "minoranze linguistiche storiche" riconosciute e tutelate ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana, elencate nell'art. 2 della legge 482/99, possono essere esclusivamente ''valorizzati sul solo piano culturale'' ai sensi dell'art. 9 della Costituzione italiana, quale ''patrimonio culturale immateriale regionale''. File:Dialetti e lingue in Italia.png|Quadro complessivo delle Lingue e Gruppi dialettali in Italia, prossimo al livello comunale. File:Linguistic_map_of_Italy.png|Mappa delle lingue e isole linguistiche in Italia e Francia (Corsica). File:Dialetti Italia 1939.png|Dialetti in Italia nel 1939 secondo Merlo e Tagliavini. File:Languages spoken in Italy.svg|Appellativi dei principali dialetti in Italia. File:Italy - Forms of Dialect.jpg|Illustrazione dei principali gruppi linguistici in Italia. File:Minoranze linguistiche it.svg|Minoranze etnico-linguistiche ufficialmente riconosciute. File:Use of regional languages.png|Distribuzione percentuale del bilinguismo in famiglia nelle regioni italiane (inchiesta Doxa del 1982 e dati di Coveri del 1984). File:Frequency of Dialect Use in Italy (2015).svg|Odierna frequenza d'uso delle lingue e dei dialetti d'Italia (dati ISTAT, 2015). Alcuni fonemi, pur non disponendo di un grafema univoco in una certa grafia, possono essere comunque presenti nei dialetti che, nella tabella qui di seguito, non hanno tali suoni raffigurati. Lingue non riconosciute come lingue minoritarie in Italia, ma riconosciute dall'Unesco. ===Vocali=== Fone­ma Ligure Pie­mon­tese Lom­bar­do Emili­ano Roma­gnolo Gallo­italico di Sicilia Veneto Sassa­rese Gallu­rese Corso Lingua Napole­tana Sici­liano Gardiol (Occitano Cala­brese) Provenzale Alpino (Occitano Piemon­tese) Faetar (Franco-proven­zale Pugliese) a – a breve '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à''' '''à / â / (á)''' '''à''' '''à''' '''à''' a: – a lunga '''â''' '''aa''' '''â''' '''ā''' æ – a ante­ri­ore '''ä''' ɒ – a poste­ri­ore '''å''' '''(a)''' ɐ – voca­le cent­rale qua­si aperta '''â''' ə – voca­le cent­rale '''ë''' '''ă''' ''''''' '''e / o''' '''(ä)''' '''ë''' '''â''' 'ɛ – e aper­ta breve '''è''' '''è''' '''è''' '''è''' '''è''' '''è''' '''è''' '''è''' '''è''' '''è''' '''è / ê / (é)''' '''è''' '''è''' ɛ: – e aper­ta lunga '''æ''' '''è / ê''' '''ë''' '''ĕĕ''' ɛə – e aper­ta cent­ra­liz­zata e – non accen­tata '''e''' (''aper­ta se sil­la­ba ter­mi­na per con­so­nante'') 'e – e chiu­sa bre­ve '''é''' '''é''' '''é''' '''é''' '''(e.)''' '''é''' '''é''' '''é''' '''é''' '''é''' '''é''' '''é''' '''é''' '''é''' e: – e chiu­sa lunga '''ê''' '''ee''' '''ē''' '''é''' ej – e chiu­sa ed i eə – e chiu­sa cent­ra­liz­zata '''ê''' ɔ – o aper­ta breve '''ò''' '''ò''' '''o''' '''(ò)''' '''ò''' '''ò''' '''ò''' '''ò''' '''ò''' '''ò''' '''ò / ô''' '''o''' '''ò''' '''(ò)''' ɔ: – o aper­ta lunga '''(ö)''' '''ò / ô''' '''ö''' ɔə – o aper­ta cent­ra­liz­zata œ – e aper­ta arro­ton­data '''œ''' '''(oe)''' o – o non accen­tata o – o chiu­sa breve '''(ò)''' '''(ó)''' '''ó''' '''(o.)''' '''ó''' '''ó''' '''ó''' '''ó''' '''ó''' '''ó''' '''ó''' o: – o chiu­sa lunga '''ö''' '''oo''' '''ō''' '''ó''' '''ō''' ow – o chiu­sa ed u oə – o chiu­sa cent­ra­liz­zata '''ô''' ø – e chiu­sa arro­ton­data '''eu''' '''eu''' '''ö''' '''ø''' '''eu''' '''uè''' '''oe''' ø: – e chiu­sa arro­ton­data lunga '''êu''' ɪ – i aperta '''ë''' '''(ë)''' ʊ – u aper­ta '''ö''' '''(ö)''' i – i breve '''í''' '''í''' '''í''' '''í''' '''ì''' '''í''' '''í''' '''í''' '''í''' '''í''' '''í''' '''ì / î''' '''í''' '''í''' '''í''' i: – i lunga '''î''' '''ii''' '''î''' '''ī''' '''ii''' '''ī''' u – u breve '''ó''' '''ó''' '''ú''' '''ú''' '''ù''' '''ú''' '''ú''' '''ú''' '''ú''' '''ú''' '''ú''' '''ù / û''' '''ou''' '''ó''' '''u''' u: – u lunga '''ô''' '''uu''' '''û''' '''ū''' y – i arro­ton­data '''ú''' '''ú''' '''ü''' '''ü''' '''ú''' '''ú''' '''ue''' y – i arro­ton­data lunga '''û''' '''üü''' ''apos­trofo'' '''-''' ===Consonanti=== Fonema Ligure Piemon­tese Lombardo Emiliano Roma­gnolo Gallo­ita­lico di Sicilia Veneto Sassarese Gallurese Corso Napole­tano Siciliano Gardiol (Occitano Cala­brese) Provenzale Alpino (Occi­tano) Faetar (Franco-provenzale Pugliese) s – s sorda '''ç / s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s''' '''s / ss / ç /''' '''c''' (+i/e) '''s''' ʂ – s retro­flessa sorda '''s''' '''s''' '''ṣ''' ɕ – s alveolo-palatale sorda '''ç''' – s palato­alveolare sorda '''sc''' (+i/e) '''sc''' (+i/e) '''sc''' (+i/e) '''š''' '''sc''' (+i/e) '''(š)''' '''x / š''' '''sh''' z – s retro­flessa sonora '''z / s''' '''z''' '''ʃ''' '''ṡ''' '''x (ṡ) / z''' '''ṡ''' '''ṡ''' '''ṡ / s(d)''' '''ṡ''' '''z''' '''z / s''' '''ṡ''' ʐ – s sonora '''ṡ''' '''ṡ''' '''ṛ''' ʑ – s alveolo-palatale sonora '''ṧ''' ʒ – s palato­alveolare sonora '''x''' '''ʃg''' (+i/e) '''sg''' (+i/e) '''x̌ (ṧ)''' '''sg''' (+i/e) '''(š)''' '''ẋ''' '''zh''' '''sg''' (+i/e) θ – s dentale sorda '''z''' '''ç (ẑ) / th''' '''ç''' ts – z sorda '''ts''' '''z''' '''zz''' '''ç (z) / ts''' '''(z)''' '''ẑ''' '''z''' '''ch''' '''ts''' ð – s dentale sonora '''ż''' '''ż / dh''' '''x''' dz – z sonora '''ds''' '''ż''' '''ż / dz''' '''z''' '''ż / (n)s''' '''ż''' '''dz''' '''dṡ''' th – t aspirata '''th''' sː – s lunga sorda ''''ss''' stʃ – dittongo s e tʃ '''s'c''' '''s'c''' '''s-c''' '''s-c''' zdʒ – dittongo z e dʒ '''ʃ'g''' ɽ – r retro­flessa '''ṛ''' r ɾ – r '''r''' ʎ – palatale laterale '''gli''' '''gli''' '''gli''' '''lh''' gl – dittongo g e l '''g-l''' ɲ – nasale palatale '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn''' '''gn / nh''' '''nh''' n – n davanti a s '''n''' '''nn''' '''n''' '''n''' '''n'''' ŋ – n davanti a g '''nn''' '''n-''' '''ṅ''' '''ngh''' '''n''' bv – dittongo b e v '''ṿ''' tʃ – c palatale '''c'''' '''ç''' '''ch''' '''c'''' dʒ – g palatale '''g'''' '''j / g''' (+i/e) '''j / g''' (+i/e) '''/ tj / tg''' (+i/e) '''g'''' k a fine di parola '''ch''' '''ch''' '''ch''' '''k''' '''qu''' '''qu''' '''cc''' (+a/o/u) g a fine di parola '''gh''' '''gh''' '''gh''' '''gu''' '''gu''' tʃ a fine di parola '''cc''' '''c'''' dʒ a fine di parola '''gg''' '''g'''' ɖ͡ʐ – z retro­flessa sonora '''ḍ''' d̪ – d '''d''' ɖ – d retro­flessa '''ḍ''' ɖɖ – d retro­flessa geminata '''dd''' '''dd''' '''dd''' '''ḍḍ''' ʈɽ – tr retro­flesso '''ṭṛ''' ʂɽ – ŝr retroflesso '''stṛ / ṣ‑ṛ''' ɬ:t – l frica­tiva sorda + t '''‑lth‑ /''' '''‑sth‑ /''' '''‑rth‑''' ɬ:k – l frica­tiva sorda + ch '''‑lch‑ /''' '''‑sch‑ /''' '''‑rch‑''' c – ch palatale '''chj''' '''chj''' '''chi''' ɟ – gh palatale '''ghj''' '''ghj''' '''ghi''' çxh – ch frica­tiva '''h''' ɣ – gh frica­tiva '''gh-''' ʔ – occlu­siva glottale '''-''' e̯ – e conso­nantica '''ƚ''' ʊ̯ – u aperta conso­nantica '''o''' j – i conso­nante '''i''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''j''' '''î''' '''lh''' '''(i)''' w – u conso­nante '''u''' '''v''' (''fine di pa­rola'') '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(ou)''' '''{u}''' '''(u)''' ɥ – i arro­ton­data conso­nante '''u''' '''(u)''' '''(ü)''' '''(u)''' '''(u)''' '''(ue)'''
L'albero delle pere
'''''L'albero delle pere''''' è un film del 1998 della regista Francesca Archibugi.
Siddharta è un quattordicenne che proviene da una famiglia problematica: la madre è una donna fragile mentre il padre è un regista sperimentale da cui la madre si è separata per convivere con Roberto. Inoltre ha una sorella più piccola, Domitilla, frutto della relazione tra la madre e Roberto. Un giorno la sorellina si punge con una siringa trovata nella borsa della madre, così Siddharta deve affrontare la cosa senza rivolgersi ai deboli e problematici adulti che gli stanno attorno. *55ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia: Premio Marcello Mastroianni a Niccolò Senni
La grande guerra
'''''La grande guerra''''' è un film del 1959 diretto da Mario Monicelli, prodotto da Dino De Laurentiis e interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman. È considerato uno dei migliori film italiani sulla guerra e uno dei capolavori della storia del cinema. Vincitore del Leone d'oro al Festival del Cinema di Venezia ex aequo con ''Il generale Della Rovere'' di Roberto Rossellini e nominato all'Oscar quale miglior pellicola straniera, si aggiudicò inoltre tre David di Donatello e due Nastri d'argento. Ottenne un enorme successo anche all'estero, soprattutto in Francia. Nel settembre 2009 il film è stato scelto per la pre-apertura della 66ª edizione del Festival del Cinema di Venezia. Nel gennaio 2011, come omaggio a Monicelli scomparso da poco, la Cineteca di Bologna organizzò una retrospettiva in suo ricordo, proiettando nel cinema Lumiére ''La grande guerra'' e altri lavori del regista. È stato successivamente inserito nella lista dei ''100 film italiani da salvare'', "100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978".
1916. Il romano Oreste Jacovacci e il milanese Giovanni Busacca si incontrano presso un distretto militare durante la chiamata alle armi. Il primo promette con l'inganno di far riformare l'altro in cambio di denaro. I due si incontrano nuovamente su una tradotta per il fronte: dopo l'ira iniziale di Giovanni, finiscono per simpatizzare e divenire amici. Seppure di carattere completamente diverso sono uniti dalla mancanza di qualsiasi ideale e dalla volontà di evitare ogni pericolo pur di uscire indenni dalla guerra. Attraversate numerose peripezie durante l'addestramento, i combattimenti e i rari momenti di congedo, in seguito alla disfatta di Caporetto vengono comandati come staffette portaordini, mansione molto pericolosa, che viene loro affidata perché considerati come i "meno efficienti". Una sera, dopo aver svolto la loro missione, si coricano nella stalla di un avamposto poco lontano dalla prima linea, ma una repentina avanzata degli austriaci li fa svegliare in territorio nemico. Sorpresi ad indossare cappotti dell'esercito austro-ungarico nel tentativo di fuga, vengono catturati, accusati di spionaggio e minacciati di fucilazione. Sopraffatti dalla paura ammettono di essere in possesso di informazioni cruciali sul contrattacco italiano sul Piave, e pur di salvarsi decidono di passarle al nemico. L'arroganza dell'ufficiale austriaco ed una battuta di disprezzo verso gli italiani ("fegato? questi conoscono solo quello alla veneziana con le cipolle") ridà però forza alla loro dignità, portandoli a mantenere il segreto fino all'esecuzione capitale, l'uno insultando spavaldamente il capitano nemico e l'altro che, dopo la fucilazione del compagno, finge di non essere a conoscenza delle informazioni e viene così fucilato poco dopo l'amico. La battaglia si conclude poco tempo dopo, con la vittoria dell'esercito italiano e la riconquista della postazione caduta in mano agli Austriaci, ignorando il sacrificio nobile di Busacca e Jacovacci, ritenuti fuggiaschi, i quali hanno optato per la fucilazione pur di non tradire i propri connazionali. Felice connubio di tragedia e commedia, l'opera è un affresco corale, ironico, struggente e toccante (in alcune scene), della vita di trincea durante la prima guerra mondiale. Le vicissitudini di un gruppo di commilitoni sul fronte italiano nel 1916 sono narrate con un linguaggio neorealista e romantico al tempo stesso, abbinando scansioni tipiche della commedia all'italiana ad una notevole attenzione verso i particolari storici. Le pregevoli scene di massa si accompagnano ad acute caratterizzazioni dei numerosi personaggi, antieroi umani ed impauriti, rassegnati e solidali, accomunati dalla partecipazione forzata ad una catastrofe che li travolgerà. Monicelli e gli sceneggiatori Age & Scarpelli e Vincenzoni raggiungono l'apice artistico della loro carriera combinando, con impareggiabile fluidità di racconto, comicità e toni drammatici, ed aprendo la strada ad un nuovo stile cinematografico nelle vicende di guerra. Memorabile il piano sequenza finale nel quale i due pavidi protagonisti si riscattano con un gesto coraggioso, sacrificandosi l'uno da “eroe spavaldo” e l'altro da “eroe vigliacco”. Quest'ultima figura viene qui concepita in maniera assai originale ed interpretata da un ispirato Alberto Sordi (vincitore del Nastro d'argento come miglior attore protagonista). La ricostruzione bellica dell'opera è, da un punto di vista storico, uno dei migliori contributi del cinema italiano allo studio del primo conflitto mondiale. Per la prima volta la sua rappresentazione venne depurata dalla propaganda retorica divulgata durante il fascismo e nel secondo dopoguerra, in cui persisteva il mito di una guerra favolosa ed eroica dell'Italia, e per questo la pellicola ebbe problemi di censura al momento dell'uscita nelle sale cinematografiche in Italia, e fu vietata ai minori di 16 anni. Fino a quel momento infatti i soldati italiani erano stati continuamente ritratti come valorosi disposti ad immolarsi per la patria. Emblematica ed indimenticabile in questo senso la scena dei festeggiamenti nel paese (subito trasformatisi in silenzioso dolore) e della retorica ostentata da autorità ed intellettuali al rientro delle truppe immediatamente prima della sconfitta di Caporetto. Il film denunciò inoltre l'assurdità e la violenza del conflitto, le condizioni di vita miserevoli della gente e dei militari, ma anche i forti legami di amicizia nati nonostante le differenze di estrazione culturale e geografica. La convivenza obbligata di questi regionalismi (e provincialismi), mai venuti a contatto in modo così prolungato, contribuì a formare in parte uno spirito nazionale fino ad allora quasi inesistente, in forte contrasto con i comandi e le istituzioni, percepite come le principali responsabili di quel massacro. In alcuni dialoghi del film, vengono usate per la prima volta nel cinema italiano, alcune parole definite "volgari" che passarono la censura dell'epoca. Molti reduci che si recarono nei cinema per vedere il film, ne uscirono prima piangendo senza riuscire a finire di vederlo perché, secondo loro, alcune scene rappresentavano fedelmente ciò che avevano vissuto durante la guerra. Durante il film, ci sono vari riferimenti puntuali alla cultura dell'Italia della fine dell'Ottocento e dell'inizio del Novecento. Uno dei soldati nel plotone dei protagonisti è innamorato di Francesca Bertini, celebre diva del cinema muto dell'epoca. Poco prima della famosa scena in cui la trincea italiana e quella austriaca si contendono una gallina, Alberto Sordi cita, come improbabile cuoco reggimentale, Pellegrino Artusi, il cui manuale di cucina era diffusissimo tra fine Ottocento e inizio Novecento. Nella scena in cui i soldati si riposano in paese dopo un violento attacco nemico, una ragazza recita ''Saluto italico'', una poesia patriottica di Giosuè Carducci raccolta nelle ''Odi barbare''. Sul set del film. Al centro in maglia bianca Mario Monicelli ''La grande guerra'' nacque da un'idea di Luciano Vincenzoni, influenzato dal racconto ''Due amici'' di Guy de Maupassant. Quando Monicelli portò il soggetto a Dino De Laurentiis, il produttore dimostrò subito grande interesse e accettò con l'idea di mettere insieme Vittorio Gassman (reduce dal grande successo de ''I soliti ignoti'') e Alberto Sordi. Anche se il regista dovette faticare prima di affidare il compito di scrivere la sceneggiatura ad Age & Scarpelli, perché De Laurentiis li riteneva legati alle commedie di Totò, e quindi poco adatti al film. La sceneggiatura integrava figure e situazioni provenienti da due libri famosi: ''Un anno sull'Altipiano'' di Emilio Lussu, e ''Con me e con gli alpini'' di Piero Jahier. Tra questi l'episodio della gallina, tratto dal libro di Lussu, che venne in origine tagliato dal regista, e incluso nel film nel 1964. Il giornalista e scrittore Carlo Salsa, che aveva combattuto realmente in quei luoghi, prestò la sua opera di consulente, arricchendo la trama, i dialoghi e lo sfondo di particolari vividi ed originali. Inizialmente Monicelli voleva dare l'idea di «una specie di grossa pentola in ebollizione, da cui ogni tanto veniva fuori un personaggio; una massa amorfa di umanità, di soldati, di operai, di braccianti, sbattuti nelle trincee in mezzo al fango, lungo i tratturi, da cui uscissero fuori qua e là dei tipi, dei momenti». Alla fine la presenza di Gassman e Sordi fece sì che questo non avvenisse. In effetti, anche scrivendo la sceneggiatura si diede ai due protagonisti un'importanza maggiore del previsto. Ci fu una polemica sulla parte finale del film, riguardante la fucilazione dei due protagonisti: De Laurentiis e i distributori avrebbero voluto un finale meno drammatico, più gioioso, avrebbero preferito che finisse con la loro liberazione, perché quel finale sembrava che in qualche modo rompesse gli schemi del film comico. Furono le associazioni d'arma a pretendere il finale drammatico che riscattasse la vigliaccheria dei due protagonisti con l'eroismo finale. === Riprese === Gassman, Mangano e Sordi durante le riprese Le prime riprese del film furono effettuate in Friuli: vennero scavate delle trincee e ricostruite le retrovie. Dopo alcuni giorni di riprese, Monicelli ricevette una telefonata da De Laurentiis che aveva visto i giornalieri della pellicola, dove i soldati e gli ufficiali apparivano laceri, sporchi (Monicelli faceva bagnare con delle pompe un largo tratto di terra, e poi diceva alle comparse di rotolarsi nel fango). Il produttore ritenne la rappresentazione esagerata e tentò in tutti i modi di dissuadere il regista, sostenendo che non poteva far vedere l'esercito in quelle condizioni e che il pubblico non avrebbe accettato. Ma, dopo varie discussioni, De Laurentiis alla fine diede ragione a Monicelli. Le scene per la maggior parte vennero girate in provincia di Udine, a Gemona del Friuli, a Venzone, a Sella Sant'Agnese, nei fossati delle mura di Palmanova e a Nespoledo di Lestizza, dal 25 maggio a metà giugno del 1959. Altre scene vennero girate a Civita di Bagnoregio (VT) e San Pietro Infine (CE). Lungo il torrente Galantina, tra i Comuni di Forano e Poggio Mirteto (RI), vennero girate tutte le scene della distruzione del ponte. La truppa, veri soldati di leva, erano ospitati nell'edificio scolastico d Poggio Mirteto. La scena della fucilazione e quella finale si svolsero presso il Castellaccio dei Monteroni a Ladispoli (Roma). === Doppiaggio === Silvana Mangano recitò in romano e successivamente si doppiò in veneto. Nino Rota Le musiche del film furono composte da Nino Rota, di seguito sono riportate le varie tracce: # ''La grande guerra'' - Titoli di testa (02:55) # ''Di qua, di là del Piave 1'' (00:53) # ''Reticolati'' (01:35) # ''Giovanni e Oreste'' (03:35) # ''Costantina e Giovanni'' (01:55) # ''Vita di trincea'' (02:35) # ''La moglie di Bordin'' (01:02) # ''Libera uscita'' (01:20) # ''Di qua, di là del Piave 2'' (00:52) # ''Le voci della guerra'' (08:41) # ''Finale'' (00:55) Ferruccio Amendola, Vittorio Gassman e Tiberio Murgia in una scena del film Presentato al Festival di Venezia il 5 settembre 1959, venne poi distribuito nelle sale il 28 ottobre dello stesso anno. Fu in seguito esportato nei seguenti paesi: * Francia: ''La grande guerre'', 4 maggio 1960 (Parigi) * Germania Ovest: ''Man nannte es den großen Krieg'', 2 agosto 1960 * Spagna: ''La gran guerra'', 24 novembre 1960 (Madrid) * Portogallo: ''A Grande Guerra'', 26 aprile 1961 * USA: ''The Great War'', 30 agosto 1961 (New York) * Danimarca: ''Den store krig'', 2 febbraio 1962 * Polonia: ''Wielka wojna'' * Finlandia: ''Suuri sota'' * Grecia: ''O megalos polemos'' * Argentina: ''La gran guerra'' * Brasile: ''A Grande Guerra'' * Ungheria: ''A nagy háború'' Sordi e Gassman nella scena finale del film Il film fu al centro di un'accesa polemica da parte di Goffredo Lombardo e Franco Cristaldi, che contestarono il fatto che fosse stato selezionato come film in concorso al Festival di Venezia con le riprese ancora in corso. Alla prima proiezione per la critica, alla Mostra di Venezia, il film non fu accolto benissimo, in particolare per l'eccessiva importanza data ai due comici. Anche altri registi, come Elio Petri, contestarono l'opera di Monicelli, che restò infatti molto amareggiato. Mentre alla seconda proiezione per il pubblico ottenne un successo strepitoso e ci fu un ripensamento anche da parte dei critici: tra i quali Maurizio Liverani (critico del "Paese Sera") che disse a Monicelli: «Ho rivisto il film, ci ho ripensato, avevo avuto un'impressione diversa...» Anche Sergio Amidei, amico del regista, si ricredette sulla pellicola, dichiarando però che era già stabilito che il vincitore del Leone d'oro fosse ''Il generale Della Rovere'' di Rossellini (di cui Amidei era co-sceneggiatore). Tutto si rovesciò negli ultimi due giorni, grazie anche all'intervento di René Clair (che disse a Monicelli che era un film straordinario), così nonostante il parere riluttante del presidente della giuria Luigi Chiarini, il quale aveva sempre avuto poca simpatia per il regista, i giurati furono costretti a dare il Leone d'oro ex aequo a quello di Rossellini. Ricordò Monicelli, a proposito della proiezione per il pubblico al Festival di Venezia: "Ci fu a Venezia, alla fine della proiezione, un applauso così lungo che lasciò esterrefatti gli attori, tutti quanti noi. Non pensavamo che il film avesse questo esito. Speravamo che andasse bene, ma che avesse un esito talmente trionfale... che poi evidentemente costrinse la giuria a darlo ex aequo a quello di Rossellini...". === Incassi === Il film fu il terzo maggior incasso in Italia della stagione cinematografica 1959-60 (superato solo da ''La dolce vita'' e ''A qualcuno piace caldo''), con un introito di 1.500.000.000 di lire dell'epoca. ''La grande guerra'' detiene ad oggi il diciottesimo posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre con spettatori paganti. === Critica === Monicelli e Rossellini ricevono il Leone d'oro al Festival del cinema di Venezia. Per Monicelli fu un grande riconoscimento, anche perché, come lui stesso dichiarò, essere affiancati a Rossellini era il massimo che si potesse pretendere. * 1959 - '''Festival di Venezia''' **''Leone d'oro al miglior film'' a Mario Monicelli **Premio speciale: ''"Per la sua interpretazione"'' a Alberto Sordi * 1960 - '''Premio Oscar''' **''Nomination Miglior film straniero'' (''Italia'') * 1960 - '''David di Donatello''' **''Miglior produttore'' a Dino De Laurentiis **''Migliore attore protagonista'' a Vittorio Gassman **''Migliore attore protagonista'' a Alberto Sordi *1960 - '''Globo d'oro''' **''Nomination Miglior film'' a Mario Monicelli * 1960 - '''Nastro d'argento''' **''Miglior attore protagonista'' a Alberto Sordi **''Migliore scenografia'' a Mario Garbuglia **''Nomination Regista del miglior film'' a Mario Monicelli **''Nomination Miglior produttore'' a Dino De Laurentiis **''Nomination Migliore soggetto'' a Mario Monicelli, Agenore Incrocci, Furio Scarpelli e Luciano Vincenzoni **''Nomination Migliore sceneggiatura'' a Mario Monicelli, Agenore Incrocci, Furio Scarpelli e Luciano Vincenzoni **''Nomination Miglior attore protagonista'' a Vittorio Gassman **''Nomination Migliori costumi'' a Danilo Donati **''Nomination Migliore fotografia'' a Giuseppe Rotunno
Litio
Batteria al litio Il '''litio ''' è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi indicato con il simbolo '''Li''' e con numero atomico '''3'''. Appartiene al primo gruppo . Il litio, nella sua forma pura, è un metallo tenero color argento, che si ossida rapidamente a contatto con l'aria o l'acqua. È il più leggero degli elementi solidi ed è usato principalmente nelle leghe conduttrici di calore, nelle batterie e come componente in alcuni medicinali.
142x142px Il litio è il più leggero dei metalli, con una densità (/cm³) pari a circa metà di quella dell'acqua. Come tutti i metalli alcalini, il litio reagisce facilmente con l'acqua e in natura non si trova allo stato metallico, a causa della sua notevole reattività. Ciononostante è meno reattivo del sodio, a dispetto della similitudine chimica, e per la relazione diagonale con il magnesio condivide con quest'ultimo elemento molte proprietà. Se riscaldato, produce una fiamma color cremisi, ma quando brucia intensamente, la fiamma diventa bianco brillante. È un elemento univalente. === Dilitio === Il '''dilitio''' Li2 è una molecola biatomica formata da due atomi di litio uniti da un legame covalente. Il dilitio è conosciuto in forma gassosa, ha ordine di legame di 1, con una separazione tra i due nuclei di circa e un'energia di legame di . Il litio può formare inoltre dei cluster molecolari, come ad esempio nelle molecole di Li6. In natura, il litio è presente sotto forma di due isotopi stabili 6Li e 7Li, con quest'ultimo che ammonta al 92,5% del totale. Sono stati ottenuti sette radioisotopi, dei quali i più stabili sono il 8Li con un tempo di dimezzamento di e il 9Li con 178,3 ms. I radioisotopi rimanenti hanno tempi di dimezzamento inferiori agli 8,5 ms o sconosciuti. 7Li è uno degli elementi primordiali (prodotto nella nucleosintesi del Big Bang). Gli isotopi di litio si frazionano durante un'ampia gamma di processi naturali, che includono: la formazione di minerali (precipitazione chimica), metabolismo, scambio ionico. Inoltre, gli ioni litio sostituiscono il magnesio e il ferro in siti ottaedrici di minerali argillosi, dove il 6Li e il 7Li portano ad un arricchimento dell'isotopo leggero nei processi di iperfiltrazione e alterazione delle rocce. Una piccola quantità di entrambi, 6Li e 7Li, è prodotta nelle stelle, ma si pensa che vengano consumati/bruciati tanto velocemente quanto più rapidamente si formano. Altre piccole quantità di litio sia 6Li che 7Li possono essere generate dal vento solare, dai raggi cosmici che colpiscono gli atomi più pesanti e dal decadimento di 7Be e 10Be. Johan August Arfwedson Nel 1800, in una miniera sull'isola di Uto in Svezia, fu scoperto dal chimico e statista brasiliano José Bonifácio de Andrada e Silva un minerale chiamato petalite (LiAlSi4O10). Inizialmente non si sapeva che tale minerale contenesse litio. Nel 1817 Johan August Arfwedson, mentre lavorava nel laboratorio del chimico Jöns Jakob Berzelius, analizzando attentamente un campione di tale minerale rilevò la presenza di un nuovo elemento che formava composti simili a quelli del sodio e del potassio, sebbene il suo carbonato e il suo idrossido fossero meno solubili in acqua e più alcalini. Berzelius diede a tale elemento il nome di ''lithion'', dalla parola greca λιθoς (traslitterato come ''lithos'', che significa "pietra"), per evidenziare il fatto che era stato scoperto all'interno di un minerale al contrario del potassio, che era stato scoperto in ceneri vegetali, e del sodio, del quale era nota la sua abbondanza nel sangue animale. In seguito Arfwedson dimostrò che questo stesso elemento era presente nei minerali spodumene e lepidolite. Nel 1818, Christian Gmelin fu il primo ad osservare che i sali di litio danno un colore ''rosso acceso'' al fuoco (''saggio alla fiamma''). Tuttavia, sia Arfwedson e Gmelin provarono a lungo e invano ad isolare l'elemento puro dai suoi sali. Nel 1821 William Thomas Brande isolò il litio ottenendolo per elettrolisi dall'ossido di litio, un processo che era stato precedentemente impiegato dal chimico Sir Humphry Davy per isolare i metalli alcalini potassio e sodio. Brande descrisse anche alcuni sali puri di litio, quali cloruro, e, stimando che il ''lithia'' (ossido di litio) conteneva circa il 55% metallo, stimò il peso atomico del litio intorno a 9,8 (il valore riconosciuto è ~6,94). Nel 1855, grandi quantità di litio furono prodotte attraverso l'elettrolisi di cloruro di litio da Robert Bunsen e Augustus Matthiessen. La scoperta di questa procedura portò inevitabilmente alla produzione commerciale del litio, a partire dal 1923, dalla società tedesca Metallgesellschaft AG, che eseguiva l'elettrolisi di una miscela liquida di cloruro di litio e cloruro di potassio per isolare l'elemento allo stato puro. La produzione e l'uso di litio hanno subito nel tempo diversi drastici cambiamenti. La prima grande applicazione del litio è stata la produzione di lubrificanti e saponi per motori aeronautici o simili nella seconda guerra mondiale e subito dopo. Quest'uso era dovuto al fatto che i saponi al litio hanno un punto di fusione superiore ad altri saponi alcalini e sono meno corrosivi dei saponi a base di calcio. Il modesto mercato di saponi di litio e grassi lubrificanti basati su di essi è stato sostenuto grazie a piccole miniere disseminate per lo più negli Stati Uniti. La domanda di litio aumentò notevolemente durante la guerra fredda, con la produzione di armi di fusione nucleare. Sia il litio-6 sia il litio-7 producevano trizio quando venivano bombardati con neutroni e sono pertanto utili per la produzione di trizio a sé, nonché una forma di combustibile solido usato all'interno bombe all'idrogeno in forma di deuteruro di litio. Gli Stati Uniti sono diventati il primo produttore di litio al mondo nel periodo compreso tra la fine degli anni cinquanta e la metà degli anni ottanta. Alla fine, le scorte di litio erano di circa di idrossido di litio. Il litio è stato accumulato impoverito in litio-6 del 75%, che è stato sufficiente a influenzare il peso atomico misurato di litio in molte sostanze chimiche standard, ed anche il peso atomico del litio in alcune "fonti naturali" di ioni di litio, che erano state invece "contaminate" in sali di litio, a rapporto isotopico alterato, scaricati dagli impianti di separazione degli isotopi che avevano raggiunto le acque sotterranee. Miniera di litio a Clayton Valley (Nevada). Il litio è stato utilizzato per diminuire la temperatura di fusione del vetro e per migliorare il comportamento alla fusione di ossido di alluminio quando si utilizza il processo Hall-Héroult. Questi due usi hanno dominato il mercato fino alla metà degli anni novanta. Dopo la fine della corsa agli armamenti la domanda di litio è diminuita e la vendita di scorte sul mercato da parte del Dipartimento di Energia statunitense ha visto un dimezzamento dei prezzi. Ma a metà degli anni '90, diverse aziende hanno iniziato a estrarre litio dalle soluzioni, un metodo che si è rivelato meno costoso e più rapido delle miniere sotterranee o anche a cielo aperto. La maggior parte delle miniere sono state chiuse o hanno spostato l'attenzione sull'estrazione di altri materiali. Ad esempio, le principali miniere degli Stati Uniti vicino a Kings Mountain, Carolina del Nord, furono chiuse prima della fine del XX secolo. L'utilizzo di batterie agli ioni di litio ha aumentato la domanda di litio ed è diventato l'uso dominante a partire dal 2007. Con l'aumento della domanda di litio nelle batterie del 2000, nuove società hanno ampliato gli sforzi di estrazione salina per soddisfare la crescente domanda internazionale. Il litio è prodotto per elettrolisi da una miscela di cloruro di litio e cloruro di potassio fusi (i rispettivi punti di fusione sono e circa 350 °C). Per questo processo si sfruttano delle celle in acciaio rivestito da materiale refrattario (cioè resistente alle alte temperature), con un anodo in grafite — dove si sviluppa il cloro — e un catodo in acciaio, dove si accumula il litio fuso. Il costo di questo metallo nel 1997 era di circa /kg. === Ceramiche e vetro === L'ossido di litio (Li2O) è un fondente ampiamente utilizzato per il trattamento di silice, in grado di ridurre il punto di fusione e la viscosità del materiale e di portare gli smalti a migliorate proprietà fisiche come bassi coefficienti di dilatazione termica. Gli ossidi di litio sono una componente di stoviglie. In tutto il mondo, questo è l'uso più ampio di composti di litio, come il carbonato di litio (Li2CO3) è generalmente utilizzato in questa applicazione: riscaldandolo si converte in ossido. === Elettronica === Negli ultimi anni del XX secolo, a causa del suo elevato potenziale di elettrodo, il litio divenne una componente importante dell'elettrolita e uno degli elettrodi nelle batterie. A causa della sua bassa massa atomica, ha una carica elevata e un rapporto potenza-peso alto. Una tipica batteria agli ioni di litio è in grado di generare circa per cella, contro i 2,1 V della batteria al piombo o gli 1,5 V per celle zinco-carbone. Le batterie a ioni di litio, ricaricabili e con un'alta densità di energia, non devono essere confuse con le batterie al litio, che sono usa e getta (pile primarie) con litio o suoi composti come anodo. Altre batterie ricaricabili che utilizzano litio includono la batteria di polimeri di ioni litio, la batteria al fosfato di litio ferroso e la batteria a nanofili. A causa del suo calore specifico (il più alto tra i solidi), il litio è usato in applicazioni per il trasferimento di calore. Grazie al suo alto potenziale elettrochimico il litio è inoltre un importante materiale anodico delle batterie agli ioni di litio nelle quali in genere compare sotto forma di sale, come il carbonato di litio (Li2CO3) e il perclorato di litio (LiClO4). Il niobato di litio è un cristallo piezoelettrico molto usato sin dagli anni '80 per i filtri ad onda acustica superficiale (SAW) con un grande mercato in quelli di media frequenza dei televisori analogici. === Grassi lubrificanti === Riguardano il terzo maggiore impiego del litio su vasta scala. L'idrossido di litio (LiOH) è una base forte e, riscaldata insieme ad un grasso, produce un sapone di stearato di litio. Questo sapone viene impiegato come addensante per oli e come lubrificante generico ad alte temperature. === Metallurgia === Quando viene utilizzato come un fondente per saldatura o brasatura, il litio metallico promuove la fusione dei metalli durante il processo ed elimina la formazione di ossidi assorbendo le impurità. La sua qualità di fusione è importante anche come un flusso per la produzione di ceramiche, smalti e vetro. Le leghe di metallo con alluminio, cadmio, rame e manganese sono usate come componenti di aeromobili ad alte prestazioni (vedi anche le leghe litio-alluminio). === Applicazioni in campo militare === ==== In campo bellico ==== Il litio metallico e i suoi idruri complessi, come LiAlH4, sono utilizzati come additivi ad alta energia per i propellenti dei razzi. L'idruro di alluminio-litio può essere utilizzato anche da solo in veste di combustibile solido. Il sistema di propulsione ad energia chimica immagazzinata Mark 50 Torpedo (SCEPS) utilizza un piccolo serbatoio di gas esafluoruro di zolfo, che viene spruzzato su un blocco di litio solido. La reazione genera calore, a sua volta usato per generare vapore. Il vapore spinge il siluro in un ciclo Rankine chiuso. L'idruro di litio contenente litio-6 è usato nelle bombe all'idrogeno. Nella bomba è collocato intorno al centro (''core'') di una bomba nucleare. ==== Nucleare ==== Deuteruro di litio usato nella bomba del test Castle Bravo. Il litio-6 è valutato come materiale di base per la produzione di trizio e come assorbitore di neutroni durante un processo di fusione nucleare. Il litio naturale contiene circa il 7,5% di litio-6 di cui grandi quantità sono state prodotte dalla separazione isotopica per l'uso di armi nucleari. L'isotopo litio-7 ha guadagnato interesse per l'uso nei refrigeranti dei reattori nucleari. Un uso per la produzione di trizio in futuro si potrebbe avere nell'impianto sperimentale DEMO. Il deuteruro di litio era il carburante fusione di scelta nelle prime versioni della bomba all'idrogeno. Quando bombardati da neutroni, sia 6Li che 7Li producono trizio (questa reazione, che non era del tutto chiara quando le bombe all'idrogeno sono state analizzate, è stato responsabile della resa di instabilità del test nucleare Castle Bravo). Il trizio fonde con il deuterio in una reazione di fusione che è relativamente facile da realizzare. Anche se i dettagli rimangono segreti, il deuteruro di litio-6 evidentemente gioca ancora un ruolo decisivo nelle armi nucleari moderne, come materiale di fusione soprattutto. Il fluoruro di litio (LiF), quando altamente arricchito con isotopo 7 di litio, costituisce la base costituente della miscela del sale fluoruro LiF-BeF2 utilizzato nei reattori nucleari a fluoruro liquido. Il fluoruro di litio è eccezionalmente stabile e le miscele di LiF-BeF2 hanno un basso punto di fusione. Inoltre, 7Li, Be, e F sono tra i pochi nuclidi in grado di non inquinare le reazioni di fissione all'interno di un reattore a fissione nucleare. In impianti di fusione nucleare in progettazione e/o in costruzione, il litio sarà utilizzato per produrre trizio nei reattori confinati magneticamente con deuterio e trizio come combustibile. In natura il trizio è estremamente raro e deve essere prodotto sinteticamente circondando il plasma reagente con una 'coperta' contenente litio, dove i neutroni, provenienti dalla reazione deuterio-trizio nel plasma, fissionino il litio per produrre altro trizio: ::6Li + n → 4He + 3T ::7Li + n → 4He + 3T + n Il litio è usato anche come fonte di particelle alfa, cioè nuclei di 4He. Quando il 7Li è bombardato da protoni accelerati si forma 8Be, che subisce fissione e va a formare due particelle alfa, cioè due nuclei di elio. Questa impresa, denominata "scissione dell'atomo", al momento è stata la prima reazione nucleare pienamente gestita dall'uomo. È stato ideata e condotta per la prima volta da Cockroft e Walton nel 1932. A dire il vero, alcune reazioni nucleari e la trasmutazione nucleare direttamente controllata dagli esseri umani erano già state compiute nel 1917, ma utilizzando il bombardamento radioattivo naturale con particelle alfa. Nel 2013 il Government Accountability Office ha detto che il litio-7 è fondamentale per il funzionamento di 65 reattori nucleari statunitensi su 100; tuttavia «sottopone la loro capacità di continuare a fornire energia elettrica a qualche rischio». Il problema deriva dal decadimento di infrastrutture nucleari degli Stati Uniti. Questi spensero la maggior parte dei propri impianti nel 1963, a causa di un ''surplus'' enorme. Il rapporto disse che ci sarebbero voluti cinque anni e tra i 10 e il 12 milioni di dollari per completare il processo di disattivazione di tali strutture. I reattori usano il litio per contrastare gli effetti corrosivi dell'acido borico, che viene aggiunto all'acqua per assorbire i neutroni in eccesso. === Medicina === Il litio è particolarmente utile per la cura del disturbo bipolare dell'umore, specialmente sotto forma di carbonato di litio o il citrato di litio. Essendo in grado di stabilizzare l'umore del soggetto, questi composti hanno impiego nella prevenzione della fase maniacale del disturbo, tanto da divenire il farmaco d'elezione nella cura del disturbo bipolare di tipo I. Ad ogni modo, il litio presenta anche delle controindicazioni, dovute alla tossicità dei sali in base al grado di concentrazione nel sangue. Devono quindi essere somministrati sotto attenta prescrizione medica specialistica. Si ritiene inoltre che possa contribuire all'insorgere della anomalia cardiaca di Ebstein nei bambini nati da donne che assumono litio durante il primo trimestre delle gravidanza (ulteriori complicazioni si hanno se l'assunzione di litio è prolungata nel tempo). Secondo alcune ricerche recenti, il litio potrebbe essere efficace nel trattare le cefalee a grappolo. === Purificazione dell'aria === Il cloruro di litio (LiCl) e il bromuro di litio (LiBr) sono igroscopici e sono utilizzati come disidratanti per i flussi di gas. L'idrossido di litio (LiOH, base forte) e il perossido di litio sono i sali più utilizzati in spazi confinati, come ad esempio a bordo di veicoli spaziali e sottomarini, per la rimozione di anidride carbonica e la purificazione dell'aria. L'idrossido di litio assorbe anidride carbonica dall'aria formando carbonato di litio ed è preferito rispetto ad altri idrossidi alcalini per il suo peso ridotto. Il perossido di litio (Li2O2) in presenza di umidità non solo reagisce con l'anidride carbonica per formare carbonato di litio (Li2CO3), ma rilascia anche ossigeno. La reazione è la seguente: : 2 Li2O2 + 2 CO2 -> 2 Li2CO3 + O2. Alcuni dei composti sopra citati, così come il perclorato di litio, sono utilizzati in candele ad ossigeno che riforniscono sottomarini di ossigeno. Queste possono includere anche piccole quantità di boro, magnesio, alluminio, silicio, titanio, manganese e ferro. === Ottica === Il fluoruro di litio, artificialmente coltivato come cristallo, è chiaro e trasparente e spesso utilizzato in ottica specializzati per applicazioni (UV vuoto) VUV IR e UV. Esso ha uno dei più bassi indici di rifrazione e la portata di trasmissione più lontana nel profondo UV di materiali più comuni. Finemente divisa, la polvere di fluoruro di litio è stata usata per i dosimetri a termoluminescenza (DTL in italiano, TDL in inglese che sta per ''thermoluminescent radiation dosimetry''). Quando un campione di tale composto viene esposto alle radiazioni, si accumula sotto forma di difetti di cristallo che, se riscaldati, si risolvono tramite un rilascio di luce bluastra la cui intensità è proporzionale alla dose assorbita, permettendo così di quantificare quest'ultima. Il fluoruro di litio è usato a volte nelle lenti focali dei telescopi. L'elevata non-linearità del niobato di litio lo rende utile in applicazioni ottiche. È ampiamente utilizzato in prodotti di telecomunicazione come telefoni cellulari e modulatori ottici, per tali componenti come i cristalli di risonanza. Il litio viene dunque adoperato in oltre il 60% dei telefoni cellulari in circolazione. === Chimica organica e chimica dei polimeri === I composti dell'organo-litio sono ampiamente utilizzati nella produzione di polimeri e di prodotti chimici raffinati. Nel settore dei polimeri, che è il consumatore dominante di questi reagenti, i composti alchili di litio sono catalizzatori/iniziatori nella polimerizzazione anionica di alcheni non-funzionali. Per la produzione di prodotti dei prodotti chimici raffinati, i composti dell'organo-litio funzionano da basi forti e come reagenti per la formazione di legami carbonio-carbonio e vengono preparati dal litio metallico e da alogenuri alchili. Molti altri composti di litio sono usati come reagenti per preparare i composti organici. Alcuni composti popolari includono l'idruro di litio alluminio (LiAlH4) e l'N-butillitio (C4H9Li), comunemente usati come basi estremamente forti chiamate ''superbasi''. === Altri usi === * I composti del litio sono adoperati come coloranti pirotecnici e quindi usati per i fuochi d'artificio. * L'idruro di litio può essere usato come accumulatore termico nelle batterie a fissione spontanea per applicazioni su cuore artificiale. === Astronomico === Secondo la teoria cosmologica moderna il litio — sotto forma dei suoi due isotopi più stabili litio-6 e litio-7 — era fra i 3 elementi sintetizzati nel Big Bang. Sebbene la quantità di litio prodotta dalla nucleosintesi del Big Bang dipenda dal numero di fotoni per barione, è possibile calcolare con una buona approssimazione l'abbondanza di tale elemento nell'universo. Sorprendentemente ci si rende conto che vi è una sorta di "discrepanza cosmologica" riguardo al litio: stelle più vecchie sembrano avere meno litio di quanto dovrebbero averne mentre le stelle più giovani ne presentano quantità superiori rispetto a quanto ci si aspetterebbe da loro. La mancanza di litio nelle stelle più anziane è apparentemente causata dal "mescolamento" continuo del litio nel nucleo stellare, dove alla fine viene trasformato in altro. Come già anticipato, inoltre, le stelle di generazione recente hanno livelli di litio più alti del normale, sebbene questo eccesso si tramuti facilmente in due atomi di elio a causa della collisione con un protone a temperature superiori ai 2,4 milioni di gradi Celsius, temperatura tipica dei nuclei stellari. Ad oggi non sono state ancora ben chiarite le cause di questo anomalo aumento di litio. Nonostante sia stato il terzo elemento (insieme a idrogeno ed elio) ad essere stato sintetizzato nel Big Bang, il litio, come anche il berillio e il boro, è nettamente meno abbondante rispetto agli altri elementi in posizioni vicine. Ciò si spiega considerando che bastano temperature relativamente basse per distruggere gli atomi di litio e mancano processi comuni in grado di riprodurlo. Il litio si trova anche in alcune nane brune e in stelle arancioni anomale. Poiché il litio è presente nelle più fredde e meno massicce nane brune ma è distrutto nelle più calde nane rosse, la sua presenza negli spettri delle stelle può essere utilizzata nel ''lithium test'' ("test al litio") per differenziare i due tipi di stella, in quanto entrambi più piccoli del Sole. Le stelle arancioni talvolta hanno un'elevata concentrazione di litio (come Centaurus X-4). Questo genere di stelle spesso orbita nei pressi di un corpo celeste con un intenso campo gravitazionale (stella di neutroni o buco nero) in grado di attirare in superficie il litio più pesante, permettendo agli astronomi di osservarne di più e di ottenere spettri diversi. === Terrestre === +Produzione di litio in miniera e riserve (in tonnellate) Nazione Produzione Riserve 45 000 6 400 000 19 300 9 600 000 10 800 5 100 000 6 300 19 300 000 2 400 470 000 1 200 500 000 Portogallo 900 270 000 200 2 900 000 ? 7 900 000 ? 21 000 000 ? 3 000 000 ? 2 700 000 ? 1 700 000 '''Nel mondo''' '''86 000''' '''86 000 000''' Il litio è il 25º elemento più abbondante nella crosta terrestre, con una concentrazione di per kg di crosta. Sebbene tale elemento sia largamente disponibile, non si trova in natura allo stato metallico: a causa della sua reattività, infatti, si presenta sempre legato ad altri elementi o composti. È presente in minima parte in quasi tutte le rocce ignee (specialmente il granito) ed anche in molte salamoie naturali. Il contenuto totale di litio nell'acqua di mare è molto grande ed è stimato intorno ai 230 miliardi di tonnellate, con una concentrazione relativamente costante di 0,14-0,25 ppm. Le concentrazioni più alte si avvicinano 7 ppm e si trovano nei pressi di sorgenti idrotermali. I minerali più ricchi di litio sono spodumene e petalite, le fonti più valide dal punto vista commerciale e la cui lavorazione è cominciata a seguito della Seconda guerra mondiale. Un altro minerale significativo di litio è la lepidolite, mentre più recentemente l'argilla hectorite e l'ambligonite sono state riconosciute come risorse di litio altrettanto importanti. La maggior parte delle riserve disponibili di litio e commercialmente sfruttabili si trova in Bolivia nella zona di Salar de Uyuni, con i suoi 5,4 milioni di tonnellate di litio. Lo US Geological Survey ha stimato, nel 2010, che il Cile ha riserve di gran lunga più elevate (circa 7,5 milioni di tonnellate) con una produzione annuale di circa 8 800 tonnellate. Altri fornitori principali a livello mondiale sono l'Australia, l'Argentina e la Cina. === Biologico === Il litio si trova in tracce in numerose piante, plancton ed invertebrati, a concentrazioni da 69 a 5 760 ppb. Nei vertebrati la concentrazione è leggermente inferiore e quasi tutti i vertebrati hanno una concentrazione di litio tra le 21 e le 763 ppb nei tessuti e nei liquidi corporei. Gli organismi marini tendono al bioaccumulo di litio più di quelli terrestri. Non è noto se il litio abbia un ruolo fisiologico in uno qualsiasi di questi organismi, ma studi nutrizionali nei mammiferi hanno indicato la sua importanza per la salute, che porta a suggerire che debba essere classificato come un elemento essenziale di una RDA di /giorno. Studi condotti in Giappone, riportati nel 2011, hanno suggerito che il litio naturalmente presente in acque potabili può aumentare la durata della vita umana. Come gli altri metalli alcalini, il litio nella sua forma pura è altamente infiammabile e leggermente esplosivo se esposto all'aria e soprattutto all'acqua, con la quale reagisce in maniera violenta (produzione di idrogeno). Questo metallo è anche corrosivo e deve essere maneggiato evitando il contatto con la pelle. Per quanto riguarda lo stoccaggio, deve essere conservato immerso in idrocarburi liquidi, come la nafta. Il litio è considerato leggermente tossico; lo ione litio è coinvolto negli equilibri elettrochimici delle cellule del sistema nervoso e viene spesso prescritto come farmaco nelle terapie per il trattamento di sindromi maniaco-depressive. L'intossicazione da sali di litio, più grave e frequente nei pazienti con compromissione della funzione renale, si tratta efficacemente con infusione di cloruro di sodio, urea ed acetazolamide o, in alternativa, con l'emodialisi.
Lantanio
Il '''lantanio''' è l'elemento chimico di numero atomico 57 e il suo simbolo è '''La'''.
Il lantanio è un elemento leggero, metallico, di colore bianco-argento, malleabile e duttile: è anche molto tenero, tanto che si può tagliare con un coltello. In reazione con l'acqua rilascia idrogeno gassoso. Ignifugo. Reagisce con gli ossidanti. Appartiene al gruppo 3 della tavola periodica e spesso viene considerato uno dei lantanoidi. Si trova in alcuni minerali di terre rare, di solito in combinazione con il cerio e altri lantanoidi. È uno dei più reattivi metalli delle terre rare: reagisce direttamente con carbonio, azoto, boro, selenio, silicio, fosforo, zolfo e con gli alogeni. Si ossida rapidamente se esposto all'aria o all'acqua calda, mentre in acqua fredda il processo è molto rallentato. Usi del lantanio: * Illuminazione a carboni, soprattutto nell'industria cinematografica per l'illuminazione di teatri di posa e proiezione di pellicole. * L'ossido di lantanio (La2O3) migliora la resistenza del vetro all'attacco degli alcali ed è usato nella manifattura di speciali vetri ottici, come: ** Vetro che assorbe la radiazione infrarossa. ** Lenti per occhiali, fotocamere e telescopi, per via dell'alto indice rifrattivo e della bassa dispersione dei vetri alle terre rare. * Piccole quantità di lantanio aggiunte all'acciaio ne migliorano la malleabilità, la duttilità e la resilienza. * Piccole quantità di lantanio aggiunte al ferro aiutano a produrre perlite. * Piccole quantità di lantanio aggiunte al molibdeno diminuiscono la durezza e la fragilità di questo metallo e la sua sensibilità agli sbalzi di temperatura. * Il mischmetal, una lega piroforica usata per esempio nelle pietre per accendini, contiene dal 25% al 45% di lantanio. * L'ossido e il boruro sono usati nelle valvole in elettronica. * La produzione di leghe che fungono da "spugne di idrogeno"; sono leghe capaci di adsorbire reversibilmente fino a 400 volte il loro volume di idrogeno gassoso (ad esempio LaNi5 e derivati) * Catalizzatori per il ''cracking'' del petrolio. * mantelli per lanterne a gas. * Composti per la lucidatura di vetri e marmi. * Datazione (lantanio-bario) di rocce e minerali. * Il nitrato di lantanio trova uso in vetri speciali, catalizzatori e trattamento delle acque. * Il lantanio è presente in misura dell'1,5% in alcuni tipi di elettrodo al tungsteno per la saldatura TIG. Il lantanio in sostituzione del torio (elettrodi "toriati") riduce i rischi presenti nelle operazioni di saldatura legati all'emissione di radiazioni ionizzanti e nelle operazioni di affilatura degli elettrodi poiché il lantanio è meno pesante del torio. L'elemento chimico lantanio è stato scoperto dallo svedese Carl Gustav Mosander nel 1839, quando decompose parzialmente un campione di nitrato di cerio riscaldandolo e trattando il sale risultante con acido nitrico diluito. Dalla soluzione risultante isolò una nuova terra rara che battezzò ''lantana''. Il lantanio fu isolato in forma relativamente pura nel 1923. L'origine del nome viene dal greco λανθάνειν, ''lanthànein'', il cui significato è "nascondere". Analogamente ad altri lantanoidi di inizio serie quali cerio, praseodimio e neodimio, il lantanio ha un ruolo biologico essenziale nell'ambito del metabolismo di alcuni batteri. Non ha alcun ruolo noto nella biochimica degli eucarioti e quindi anche dell'uomo. Questo elemento non viene assorbito dal sistema digerente e se iniettato nel sangue la sua eliminazione è molto lenta. In medicina viene molto usato il carbonato di lantanio ed il cloruro di sodio per la sua praticità (Foznol) per contrastare il parto del l'iperfosfatemia in pazienti con insufficienza renale all'ultimo stadio. Il cloruro di lantanio (LaCl3), come i cloruri di altre terre rare, ha proprietà anticoagulanti. La monazite (Ce, La, Th, Nd, Y)PO4, e la bastnasite (Ce, La, Y)CO3F, sono i principali minerali da cui si ricava il lantanio: vi si trova dal 25% al 38% di lantanio rispettivamente. Il lantanio in natura è composto di un isotopo stabile (139La) e uno radioattivo (138La) con emivita di anni; il 139La è il più abbondante dei due (99,91%). Sono stati creati altri 38 radioisotopi, di cui il più stabile è il 137La con emivita di 60 000 anni. Tutti gli altri isotopi sono radioattivi, con emivite di meno di 24 ore, e anzi la maggioranza di questi hanno emivite di meno di un minuto. Questo elemento ha anche tre stati meta. Gli isotopi di lantanio hanno peso atomico che va da 117 (117La) a 155 (155La). Il lantanio ha una tossicità che va da bassa a moderata e dovrebbe essere maneggiato con cura. Negli animali, l'iniezione di soluzioni di lantanio provoca un aumento della glicemia, un abbassamento della pressione sanguigna, degenerazione della milza e alterazioni epatiche.
Le vacanze di Monsieur Hulot
'''''Le vacanze di Monsieur Hulot''''' è un film del 1953 diretto da Jacques Tati, presentato in concorso al 6º Festival di Cannes.
Monsieur Hulot, a bordo del suo scoppiettante macinino (una Salmson AL3 del 1924), arriva in un villaggio balneare della costa bretone per trascorrere le sue vacanze in una pensione. Non essendoci una trama vera e propria, il film si svolge tra piccole gags in cui sono coinvolti i personaggi che popolano la spiaggia e la pensione: francesi, americani, giovani, anziani, bambini e camerieri. Hulot, con la sua mimica un po' goffa, i suoi pantaloni dall'orlo troppo corto, il suo cappelluccio e la sua pipa, borbotta in un linguaggio buffo. Alcune gags: un frustino nella mano di Hulot diventa una spada; mentre cambia la ruota di scorta alla sua auto sgangherata, le signore sedute nell'abitacolo si alzano in corrispondenza del movimento del crick; la camera d'aria della ruota, a cui si sono attaccate delle foglie, diventa una corona da morto ad un funerale; Hulot esce in barca a pescare e la sua canoa si spezza in due, "divorandolo"; Hulot partecipa a una partita di tennis e la sua mimica nel maneggiare la racchetta porta scompiglio nel gioco; situazioni tipiche di convivenza nella pensione vengono sconvolte da Hulot, che lascia le porte aperte e gli ospiti rimangono in balìa delle correnti d'aria, ed ascolta ad alto volume il giradischi, disturbando i presenti. Le giornate vengono scandite dalla mattina alla sera dal ciclico ripetersi di situazioni... la campana del gelataio... l'altoparlante della spiaggia. Gli esterni del film sono stati girati nel 1951 nella stazione balneare di Saint-Marc-sur-Mer, comune di Saint-Nazaire (dipartimento francese della Loira Atlantica). Tati ha filmato diversi luoghi del paese: la spiaggia, l'"Hôtel de la plage" (il cui ingresso è stato però modificato), il cimitero e la villa "Le Château", dove si svolge la partita di tennis. Anche gli abitanti di Saint-Marc-sur-mer hanno partecipato al film. Il nome del paese compare solo nel timbro postale dell'inquadratura finale del film. Nel 1963 Tati ha realizzato una diversa versione del film con un nuovo montaggio e una nuova colonna sonora; nel 1975 ha aggiunto una nuova sequenza di quattro minuti. Saint-Marc-sur-Mer. È un film delicato, dai toni garbati, pieno di serenità ma anche di un pizzico di malinconia da sabato del villaggio, allorché la vacanza termina e gli ospiti si salutano. È fatto di suoni, rumori e gesti che sono gli elementi con cui la trama viene narrata. Hulot, nel rito delle ferie e della spiaggia, è figura poetica, anarchica, ribelle nei confronti di riti collettivi e cose. Sconvolge ritmi, tempi, consuetudini, facendo riscoprire luoghi ed umanità: la poesia vera di chi sa fischiettare per la via. La mimica di Tati, basata sulla tecnica recitativa del Gramelot, trae la sua origine dai grandi del passato Buster Keaton e Charlie Chaplin ed è fonte d'ispirazione dei futuri Jerry Lewis, Peter Sellers, Mr. Bean (per quest'ultimo anche nell'idioma buffo) e anche l'italiano Dario Fo. * Nomination ai Premi Oscar 1956 per il miglior soggetto e sceneggiatura * Premio Louis-Delluc (1953) * Premio della critica internazionale al Festival di Cannes (1953) * Prix Femina, Bruxelles (1953) * Premio al Festival di Berlino (1953) * Golden Laurel Award al Festival di Edimburgo (1955) * Premio come miglior film dell'anno, Cuba (1956) Nel 1954 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori film stranieri dell'anno.