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Coefficiente binomiale
In matematica, il '''coefficiente binomiale''' è un numero intero non negativo definito dalla seguente formula : dove è il fattoriale di . Può essere calcolato anche facendo ricorso al triangolo di Tartaglia. Esso fornisce il numero delle combinazioni semplici di elementi di classe . Per esempio: : è il numero di combinazioni di elementi presi alla volta.
Il coefficiente binomiale ha le seguenti proprietà: * :Dimostrazione formale: : : :Dimostrazione combinatoria: le combinazioni di elementi di lunghezza o sono evidentemente una sola: rispettivamente l'insieme vuoto o l'intero insieme di elementi. * :Dimostrazione formale: : :Dimostrazione combinatoria: vi sono evidentemente modi per scegliere un elemento tra o per tralasciarne uno. * :Dimostrazione formale: : :Dimostrazione combinatoria: le scelte di elementi sono in corrispondenza biunivoca con i sottoinsiemi degli elementi tralasciati. * , ovvero: :(proprietà che permette di costruire i coefficienti binomiali con il triangolo di Tartaglia. Inoltre, tale proprietà può essere utile per dimostrare che è un numero intero non negativo usando il principio d'induzione su , con l'ipotesi per cui appartiene ai numeri interi non negativi per ogni tale che , e come tesi che lo stesso valga per ; per abbiamo che ). :Dimostrazione formale: : :considerando il fatto che :, ed allo stesso modo :si ha : : :e quindi : : :ovvero la tesi. :Dimostrazione combinatoria: Per calcolare il numero di combinazioni semplici di elementi di lunghezza , scegliamo uno degli elementi, che chiameremo Pippo, e dividiamo le combinazioni in due classi: quelle che non contengono Pippo e quelle che lo contengono. Le cardinalità delle due classi sono evidentemente date dai due termini del secondo membro della formula che volevamo dimostrare. * :Dimostrazione formale: :partendo dal teorema binomiale abbiamo: : :ovvero la tesi. :Dimostrazione combinatoria: : è il numero dei sottoinsiemi di un insieme di elementi. Possiamo dividere tali sottoinsiemi in classi, ponendo in ogni classe quelli di una data cardinalità. Poiché i sottoinsiemi di cardinalità sono proprio , si ottiene subito la tesi. * Il teorema binomiale, o binomio di Newton, utilizza il coefficiente binomiale per esprimere lo sviluppo di una potenza -esima di un binomio qualsiasi secondo la seguente formula: : * Il numero di diagonali di un poligono convesso di lati può essere espresso secondo la seguente formula: * Dato un insieme , tale che , si utilizza il coefficiente binomiale per calcolare la cardinalità dell'insieme delle parti di , : : La potenza -esima di un numero intero può essere espressa con la sommatoria di tutte le possibili produttorie di coefficienti binomiali , con . Esempio: : Si può estendere il coefficiente binomiale al caso che sia negativo, oppure maggiore di , ponendo: : oppure Si può anche estendere il coefficiente ai numeri reali. A tale scopo, può convenire iniziare con l'osservazione che il coefficiente binomiale è anche il rapporto tra il numero delle funzioni iniettive da un insieme di cardinalità in uno di cardinalità (ovvero il numero delle disposizioni semplici di oggetti di classe ) ed il numero delle permutazioni di oggetti: : Si può porre: : ad esempio, : Con tale convenzione, si ha: : ad esempio: : Si può notare che per il coefficiente binomiale equivale alla somma dei primi numeri naturali: :
Coefficiente di variazione
Il '''coefficiente di variazione''' o '''deviazione standard relativa''', indicato con è un indice di dispersione che permette di confrontare misure di fenomeni riferite a unità di misura differenti, in quanto si tratta di una grandezza adimensionale . È un indice della precisione di una misura.
Sia la media aritmetica di un carattere quantitativo di una popolazione e la sua deviazione standard. Se allora il coefficiente di variazione è: : Per una popolazione con un numero finito di esemplari normalizzati con il coefficiente di variazione è dato da: : Il coefficiente di variazione permette di valutare la dispersione dei valori attorno alla media indipendentemente dall'unità di misura. Ad esempio, la deviazione standard di un campione di redditi espressi in Lire è completamente diversa della deviazione standard degli stessi redditi espressi in Euro, mentre il coefficiente di variazione è lo stesso in entrambi i casi. L'utilizzo del coefficiente di variazione è problematico in presenza contemporanea di valori positivi e negativi, o qualora il valore "zero" sia fissato sulla base di convenzioni sostanzialmente arbitrarie, come avviene nelle scale di misurazione della temperatura Celsius e Fahrenheit.
California
La '''California''' è uno stato federato degli Stati Uniti d'America situato nel sud della West Coast, affacciato sull'oceano Pacifico, che occupa una parte dell'omonima regione geografica . È il più popoloso stato degli Stati Uniti, il terzo per superficie ed è variegato sia per geografia fisica sia da un punto di vista demografico. La California meridionale è densamente popolata, mentre quella settentrionale lo è di meno. La grande maggioranza della popolazione vive entro di distanza dall'oceano Pacifico. La sua abbreviazione postale è CA. La capitale dello stato è Sacramento mentre la città più popolata è Los Angeles.
Un'origine probabile è dal nativo americano ''kali forno'', che significa "alta montagna". Un'altra probabile origine è da ''Las sergas de Esplandián'', un poema spagnolo in cui venivano descritte la regina Califia e la sua isola paradisiaca, l'Isola di California, a sua volta ispirandosi a un passo incomprensibile della ''Chanson de Roland'' (XI secolo), che al v. cita il toponimo di ''Califerne''. In realtà l'origine del nome è oggetto di disputa. Il soprannome ufficiale della California è ''"The Golden State"'' (lo Stato dell'oro), con riferimento alla corsa all'oro californiana, ma è chiamato anche "Lo Stato del Sole", dato il suo clima subtropicale molto soleggiato e arido. === Territorio === Carta topografica della California Vista della costa pacifica nel Big Sur Il Parco Nazionale di Yosemite Sierra Nevada Neve sulle montagne del sud della California Il Deserto del Mojave La Valle della Morte La California confina a nord con l'Oregon, ad est con il Nevada, a sud-est con l'Arizona, a sud con lo Stato messicano della Bassa California e ad ovest con l'Oceano Pacifico. Con una superficie di è il terzo Stato americano per estensione, dopo l'Alaska e il Texas. La geografia californiana è molto varia e complessa. Al centro dello Stato giace la Valle centrale di California, contornata dalle montagne costiere ad ovest, dalla Sierra Nevada ad est, dalla Catena delle cascate a nord e dai Monti Tehachapi a sud. La Valle centrale è il cuore agricolo della California e produce alimenti in una quantità rilevante per gli interi Stati Uniti. La metà più settentrionale è nota anche come la valle del Sacramento (bagnata dal fiume Sacramento), mentre la parte meridionale, parzialmente desertica, è nota come la valle di San Joaquin (bagnata dal fiume San Joaquin). Mediante dragaggio, sia il fiume Sacramento che il San Joaquin riescono a mantenersi sufficientemente profondi da permettere a diverse città dell'interno di essere città portuali. Inoltre questi corsi d'acqua costituiscono la principale fonte di approvvigionamento idrico dello Stato. Le Channel Islands si trovano al largo della costa meridionale e sono un'oasi faunistica di grande rilievo. La Sierra Nevada ("''catena innevata''", omonima del massiccio montuoso spagnolo) presenta la cima più alta di tutti i 48 Stati contigui, il Monte Whitney (), il famoso Parco Nazionale di Yosemite e un profondo lago d'acqua dolce, il Lago Tahoe, il più grande dello Stato per volume d'acqua. Ad est della Sierra Nevada ci sono la Valle di Owens, che la separa dalle White Mountains, e il Lago Mono, un habitat di grande importanza per gli uccelli migratori. Nella parte più occidentale dello Stato c'è il Lago Clear (). La Sierra Nevada raggiunge temperature artiche in inverno e ha diverse dozzine di piccoli ghiacciai, tra i quali il ghiacciaio più meridionale di tutti gli Stati Uniti, il Palisade. Circa il 45% dell'intera superficie dello Stato è coperta da foreste (solo l'Alaska ha una percentuale superiore), e la diversità nelle specie di pini della California non si riscontra in nessun altro Stato. Nel sud c'è un grande lago salato, il Salton Sea. I deserti coprono circa il 25% del territorio statale. Il deserto della parte centro meridionale è chiamato Deserto del Mojave; a nord-est del Mojave si apre la Valle della Morte, nella quale si trova il punto più basso e più caldo dell'America del nord, il Badwater Flat. La depressione più alta della Valle della morte e la cima del Monte Whitney sono a meno di di distanza. Quasi tutto il sud della California è arido, molto caldo e desertico, con temperature che normalmente raggiungono valori elevatissimi in estate. Lungo la costa si incontrano le maggiori aree metropolitane: San José-San Francisco-Oakland, Los Angeles-Long Beach, Santa Ana-Irvine-Anaheim e San Diego. La California è famosa per i terremoti. Questi sono dovuti alla presenza di faglie, in particolare la Faglia di Sant'Andrea. È anche soggetta al rischio di tsunami, incendi boschivi, frane e conta numerosi vulcani. === Clima === Il clima californiano è vario, anche a causa della notevole estensione in latitudine: lungo le coste meridionali esso è complessivamente di tipo temperato caldo/subtropicale, con regime termico e pluviometrico molto simile a quello proprio del clima mediterraneo e vegetazione mediterranea. In queste aree gli inverni non sono piovosi e sono caratterizzati da temperature tiepide (a gennaio a Los Angeles, a San Diego), mentre le estati risultano in genere calde ( di giorno ad agosto a Los Angeles, di giorno a San Diego) e complessivamente secche e ventilate; le aree litoranee settentrionali hanno invece un clima di tipo temperato oceanico, sub-umido, con inverni miti e piovosi (l'isoterma degli in gennaio lambisce la costa in prossimità del confine con l'Oregon), al contrario le estati sono fresche (medie di agosto e settembre attorno ai ), perché il mare è assai freddo in rapporto alla latitudine (per effetto della Corrente della California), questo determina una sensibile azione di raffreddamento sulle masse d'aria stazionanti in prossimità delle zone litoranee, ciò nonostante, anche nelle regioni settentrionali le estati sono assai poco piovose. Posta nel settore centrale della California la Baia di San Francisco, insenatura piuttosto stretta e profonda, in cui si insinua un ramo della fredda Corrente della California, è contraddistinta da condizioni climatiche peculiari, se infatti il regime termico invernale non è dissimile da quello delle altre aree californiane centro-settentrionali (media di gennaio di a San Francisco), le fredde acque marine superficiali condizionano pesantemente il clima di questa ristretta fascia litoranea e determinano estati fresche (specialmente in giugno-luglio) e diffuse condizioni di nebulosità estiva. A mano a mano che ci si allontana dalla costa l'effetto dell'Oceano Pacifico sul clima californiano tende ad attenuarsi, mentre aumenta quello indotto dall'orografia; infatti se nella pianura sublitoranea della Valle centrale abbiamo ancora un regime termico non troppo dissimile da quello costiero, seppure con inverni leggermente più freddi, estati più calde e una escursione termica diurna decisamente più ampia, spostandosi verso le montagne rocciose le precipitazioni tendono ad aumentare, mentre di pari passo diminuiscono le temperature medie, il regime termico/pluviometrico diventa progressivamente di tipo alpino. Infine le regioni sud-orientali dello Stato, caratterizzate da tabulati, penepiani e da diversi bacini endoreici chiusi, sono contraddistinte da un clima di tipo desertico, la cui massima esasperazione si riscontra nella profonda depressione della Valle della Morte dove in estate sono state registrate temperature tra le più alte mai misurate sulla Terra e dove le precipitazioni medie sono scarsissime (pochi mm/m² all'anno). +Temperature massime giornaliere e temperature minime Località agosto (°F) agosto (°C) dicembre (°F) dicembre (°C) Los Angeles 84/64 29/18 67/47 20/8 LA Shoreline 75/65 23/18 64/48 18/9 San Jose 82/58 27/14 58/42 14/5 San Francisco 68/55 20/12 57/46 14/8 San Diego 76/66 24/19 64/48 18/9 Oakland 73/57 23/14 58/44 14/7 Sacramento 91/58 33/14 54/38 12/3 Fresno 97/66 36/19 55/38 12/3 Riverside 96/64 35/18 68/41 21/5 === Idrografia === ==== Fiumi ==== I due fiumi più importanti della California sono il fiume Sacramento () e il fiume di San Joaquin (), che attraversano la Valle centrale, contornando il versante occidentale della Sierra Nevada, e si uniscono vicino a San Francisco sfociando nella Baia di San Francisco. Diversi affluenti importanti alimentano il Sacramento e San Joaquin, tra cui il Pit, il Tuolumne e il Feather. Tra i fiumi minori, fuori del bacino del Sacramento-San Joaquin, sono da segnalare nella parte settentrionale il Klamath () e l'Eel ("Fiume delle Anguille", ) e nella parte centrale il Salinas (). Nella parte meridionale dello Stato ci sono solo fiumi più brevi (in particolare il Santa Ana, ) o senza sbocco al mare come il fiume Mojave () o il fiume Amargosa che si origina in Nevada e che alimenta l'acquifero della Valle della Morte e il Bacino di Badwater. Il fiume Colorado () bagna marginalmente la California lungo il confine sud-est con l'Arizona. ==== Laghi ==== La California divide con il Nevada il lago Tahoe (, circa il 30% più del lago di Garda), considerato il più grande lago di tipo alpino negli Stati Uniti. Numerosi sono i laghi salati di vario tipo, tutti endoreici: tra i più importanti, a nord c'è il lago Goose (''Lago delle Oche'', ), diviso con l'Oregon; al centro il lago Mono (), di origine vulcanica; al sud il grande lago Salton (), che si è formato in tempi recenti (1905) sul luogo dove già era esistito un lago simile durante il Pleistocene. Il primo europeo a esplorare la costa californiana fu Juan Rodríguez Cabrillo nel 1542, seguito da Francis Drake nel 1579. A partire dal 1769, i missionari francescani spagnoli impiantarono minuscoli insediamenti su enormi concessioni di terreni nell'ampio territorio a nord della California spagnola propriamente detta (l'attuale Bassa California). Dopo l'indipendenza del Messico dalla Spagna, le missioni californiane divennero proprietà del governo messicano e furono rapidamente dismesse e abbandonate, mentre la popolazione europea del posto rimase generalmente filospagnola fino al 1822. California era il nome dato alla parte nordoccidentale dell'Impero spagnolo nel America del Nord. La posizione strategica della regione sollevò sin dal primo XIX secolo le rivendicazioni inglesi, francesi e russe sul suo territorio (costruzione della base commerciale russa di Fort Ross, 1812). La forte immigrazione di coloni dagli Stati Uniti, provocata anche dalla scoperta dell'oro, scatenò la Guerra messicano-statunitense del 1846-48, in seguito alla quale la regione venne divisa tra Messico e Stati Uniti. La parte messicana, Baja California (Bassa California), fu poi suddivisa negli Stati della Bassa California e Bassa California del Sud. La parte statunitense, Alta California, divenne lo Stato USA della California il 9 settembre 1850. Nel 1848 la popolazione di lingua spagnola della lontana alta California era di circa persone ma, dopo la scoperta della presenza di oro nel sottosuolo californiano, la popolazione aumentò rapidamente grazie all'afflusso di americani e di qualche europeo per la corsa all'oro californiana. Venne fondata una repubblica, con una sua bandiera raffigurante un orso d'oro ed una stella. La Repubblica giunse alla fine quando il commodoro John D. Sloat della marina degli Stati Uniti entrò nella Baia di San Francisco rivendicando la California per gli Stati Uniti. Nel 1850 lo Stato venne ammesso nell'Unione. Durante la Guerra di secessione americana il supporto popolare rimase diviso tra i partigiani del Nord e quelli del Sud, e sebbene ufficialmente la California si schierasse con il Nord, volontari parteciparono alla guerra su entrambi i fronti. La connessione della costa pacifica con le già popolose metropoli dell'est arrivò nel 1869, con il completamento della prima ferrovia transcontinentale. I residenti inoltre stavano iniziando a scoprire quanto la California fosse adatta alla coltivazione di frutta ed all'agricoltura in genere. Gli agrumi, in particolare le arance, vi crescevano rigogliosi e furono quindi gettate le basi per la prodigiosa produzione agricola dello Stato al giorno d'oggi. Nel periodo 1900 – 1965 la popolazione, inizialmente di meno di un milione di abitanti, crebbe fino a far diventare questo Stato il più popoloso dell'Unione e guadagnando così il maggior numero di grandi elettori per le elezioni presidenziali. A partire dal 1965, la popolazione si trasformò fino a diventare una delle più varie dal punto di vista etnico nel mondo. La California è uno Stato con tendenze liberali, avanzato tecnologicamente e culturalmente, centro mondiale nel campo dell'ingegneria, dell'industria cinematografica e televisiva e della produzione agricola. === Evoluzione demografica === Densità di popolazione della California Los Angeles è la seconda città più grande degli Stati Uniti, dopo New York Los Angeles San Diego San Jose San Francisco La popolazione californiana è una delle più demograficamente vivaci di tutti gli Stati Uniti. Nel 2020 la popolazione della California è diminuita di circa 200.000 unità. La composizione etnica del paese era, secondo la stima del censimento del 2019, la seguente: * 39,4% ispanici (prevalentemente messicani) *36,5% bianchi non ispanici * 15,5% asiatici (prevalentemente cinesi, vietnamiti e filippini) * 6,5% afroamericani * 1,6% nativi americani * 0,5% nativi hawaiani e altri popoli del Pacifico *4,0% persone che si riconoscono in più di una etnia Nel 2014 il numero degli abitanti ''latinos'' è aumentato a , mentre il numero di bianchi non ispanici si è fermato a ; inoltre, gli asiatici sono , facendo diventare la California lo Stato Federato degli USA con più asiatici in assoluto. A differenza di altri stati nella costa est degli U.S.A., il 60% degli italo-americani in California è del nord Italia. Altri consistenti gruppi arrivano da Toscana e Sicilia. === Lingue e dialetti === + Le prime 10 parlate in California dopo l'inglese (dati del 2010) Lingua Percentuale della popolazione Spagnolo 28,46% Cinese (incluso cantonese e mandarino) 2,80% Tagalog 2,20% Vietnamita 1,43% Coreano 1,08% Armeno e persiano 0,52% Giapponese 0,43% Russo 0,42% Hindi e arabo 0,38% Francese 0,36% Nel 2010, tra gli abitanti della California di età eguale o superiore ai 5 anni parlavano inglese a casa come prima lingua, mentre parlavano spagnolo, Cinese (incluso cantonese e mandarino), tagalog, vietnamita, coreano, armeno e persiano. In totale, di californiani avevano una lingua madre diversa dall'inglese. Secondo il American Community Survey del 2007, il 42,6% della popolazione della California al di sopra dei 5 anni parla una lingua diversa dall'inglese a casa, con il 73% di questi che comunque parlava bene o molto bene l'inglese e il 9,8% che invece non lo parlava affatto. === Religione === Missione di San Diego de Alcalá, una delle prime missioni spagnole create dai sacerdoti cattolici in California * Cristiani: 67% ** Cattolici: 26% ** Protestanti: 31% ** Mormoni: 2% ** Altri cristiani: 6% * Altro: 3% ** Ebrei: 2% ** Altro: 1% * Non affiliati: 30% ** Credenti senza affiliazione: 3% ** Atei o agnostici: 27% === Suddivisioni amministrative === ==== Regioni ==== * Central Valley * Coastal California * California settentrionale ** Central California ** North Coast (California) ** San Francisco Bay Area ** Sierra Nevada * California orientale ** Inland Empire (incluso nel sud della California) * California meridionale ** South Coast *** Area metropolitana di Los Angeles *** Area metropolitana di San Diego ** Inland Empire ** Imperial Valley ==== Città principali ==== * Popolazione superiore a abitanti (area metropolitana) ** Los Angeles ** San Diego ** San José ** San Francisco * Popolazione tra i e di abitanti (area metropolitana) ** Sacramento ** Bakersfield ** Fresno * Popolazione tra i e abitanti (area metropolitana) ** Long Beach ** Oakland ** Anaheim ** Riverside ** San Bernardino ** Berkeley ** Antelope Valley * Altre città importanti ** Glendale ** Huntington Beach ** Newport Beach ** Laguna Beach ** Monterey ** Ontario ** Palo Alto ** Pasadena ** Santa Ana ** Santa Cruz ** Santa Barbara ** Santa Monica ** Malibù ** Walnut Creek Il prodotto interno lordo della California suddiviso per settore per il 2008. nazioni indipendenti, si sarebbe classificato tra l'ottavo e undicesimo nel mondo. Hollywood, simbolo del cinema americano. protezionistico, la produzione delle tenute vitivinicole della California, di notevole livello produttivo e qualitativo, hanno saturato il mercato interno degli Stati Uniti. La Silicon Valley è il fulcro dell'industria informatica californiana, americana e mondiale. Nel 2010 la California ha generato un prodotto interno lordo di miliardi di dollari, pari quasi a quello dell'Italia. Contrariamente allo stereotipo di Stato con clima caldo ed assolato, con costumi di pigrizia e meno ligi al dovere rispetto a quelli della costa orientale del paese, circa il 20% del PIL totale statunitense viene prodotto in California. Certe zone o regioni dello Stato sono anche fortemente identificate con una tipologia di prodotti, come Hollywood (cinema, televisione), la Valle centrale di California (agricoltura), la Silicon Valley (alta tecnologia), oltre alle regioni vinicole, come Santa Barbara e la Wine Country nella parte settentrionale dello Stato. Le attività economiche principali sono l'agricoltura, l'allevamento, che danno come frutti principali mandorle, latte, panna e uva, l'industria aerospaziale, l'intrattenimento (televisione, cinema, musica, internet), l'industria elettronica (informatica, microelettronica) e quella di beni di largo consumo. Nel 2007 il reddito pro capite ammontava a dollari, all'undicesimo posto negli Stati Uniti. Il reddito, peraltro, varia molto a seconda della regione e della professione svolta dai soggetti. La Valle centrale di California presenta le maggiori disparità, con molti immigrati che lavorano nelle fattorie e guadagnano meno del salario minimo. La valle di San Joaquin è considerata una delle zone più depresse degli Stati Uniti, assieme alla regione degli Appalachi, quindi la presenza di una enorme forza lavoro a basso costo contribuisce in maniera sostanziale al mantenimento di produttività. Molte aree costiere sono, per contro, tra le più ricche del paese, al costo di una enorme disuguaglianza, spesso visibile persino tra un isolato e l'altro delle grandi città. Metà della popolazione senzatetto statunitense, infatti, si trova concentrata in California, ove sorgono quattro tra le cinque più grandi città con la maggior presenza di persone senza fissa dimora. Tra queste, spiccano Los Angeles e San Francisco, adiacente al cuore del prospero settore tecnologico della California settentrionale, noto come Silicon Valley, che si estende sul territorio delle contee di Santa Clara e San Mateo. Nel disperato tentativo di affrontare il problema, alcune città californiane stanno attivando piani per micro case (piccole case) costruite nei giardini di dimore già esistenti. === Turismo === La California è uno degli Stati trainanti del turismo americano, potendo vantare bellezze naturali uniche al mondo (ben 10 parchi nazionali), alcune città di grande richiamo (Los Angeles, San Francisco e San Diego), una costa soleggiata e punteggiata di spiagge e alcuni fra i più famosi parchi divertimento di tutta la nazione (Disneyland e Universal Studios). Al tempo stesso, la visione idealizzata della California come paradiso terrestre pieno di sole e surfisti ne ha ulteriormente incrementato l'attrattiva. Lo stato è la meta privilegiata per chi desidera una vacanza ''on the road'', con affascinanti itinerari sia nella zona interna, sia sulla costa. Il principale centro urbano di attrazione turistica è Los Angeles, che deve gran parte dei suoi visitatori a Hollywood, alle famose spiagge e alla vicinanza di Disneyland, subito seguito da San Francisco, città singolare, caratterizzata da uno stile più europeo, ripide colline, case vittoriane, atmosfera progressista e il celebre Golden Gate. L'altra tipologia di attrazione più battuta è quella dei parchi nazionali, che presentano l'occasione di esplorare panorami naturali singolari, quali i territori desertici di Death Valley e Joshua Tree National Park, le sequoie giganti di Sequoia National Park e del parco Redwood, e le montagne e pareti rocciose di Yosemite National Park. === Energia === Moss Landing Power Plant, la più grande centrale di produzione di energia elettrica dello stato MW del SEGS complesso solare nel nord della San Bernardino County, California La California è il più popoloso Stato degli Stati Uniti, quindi è uno dei maggiori utilizzatori del paese di energia. Tuttavia a causa dei suoi elevati tassi di energia, del clima mite nei più grandi centri di popolazione e dell'influenza esercitata dal movimento ambientalista, il consumo di energia pro capite è uno dei più piccoli di qualsiasi stato degli Stati Uniti. A causa della forte domanda di energia elettrica, la California importa più di energia elettrica rispetto a qualsiasi altro Stato, principalmente energia idroelettrica dagli stati del Pacifico nord-occidentale (Path 15 e Path 15) e per il carbone e il gas naturale, dal deserto sud-ovest attraverso il Path 46. Attualmente sono in funzione diversi impianti di energia solare, come il Solar Energy Generating System nel deserto del Mojave. L'energia eolica in California include Altamont Pass, San Gorgonio Pass e Tehachapi Pass. Diverse dighe in tutto lo Stato forniscono energia idroelettrica. Sarebbe possibile convertire l'alimentazione totale al 100% di energia rinnovabile, compreso il riscaldamento, il raffreddamento e la mobilità nel 2050. Grazie alla commistione tra politica e compagnie del settore energetico,, la Pacific Gas and Electric principale compagnia elettrica dello stato, in bancarotta e condannata da un tribunale per crimini collegati all'esplosione di un gasdotto e alla successiva ostruzione della giustizia, continua ad operare a beneficio di azionisti e dirigenti, con tariffe in costante crescita e con ridotta manutenzione, che obbliga a periodici ''blackout'' in varie porzioni del territorio dello stato. === Trasporti === In California è possibile reperire ogni tipo di trasporto si desideri, anche se in ampie porzioni dello stato autobus e metropolitane sono assenti, o hanno mezzi e linee insufficienti. Il traffico autostradale è tra i peggiori del Paese, con Los Angeles e la San Franciso Bay Area ai primi posti. A questo problema, endemico nello stato, la politica locale risponde con aumenti di tariffe e delle accise sui carburanti. Per quanto concerne gli aeroporti, essi sono affetti da frequenti e crescenti ritardi. Caltrans builds tall "stack" interchanges with soaring ramps that offer impressive views. California State Capitol a Sacramento. === Governo === La capitale dello Stato è Sacramento. Il governo dello Stato è esercitato da 3 poteri: quello esecutivo, ovvero il Governatore e altri funzionari minori; quello legislativo, ovvero l'Assemblea e il Senato; e quello giudiziario, che comprende la Corte Suprema della California e altre corti minori. Lo Stato consente la presentazione di proposte di legge su iniziativa diretta dei cittadini. ==== Potere esecutivo ==== Il potere esecutivo è esercitato dal Governatore della California e da altri sette ufficiali: il Vice Governatore, il Procuratore Generale, il Segretario di Stato (''Secretary of State''), lo ''State Controller'', il Tesoriere (''State Treasurer''), l'''Insurance Commissioner'' e lo ''State Superintendent of Public Instruction''. Essi restano in carica per 4 anni e possono essere rieletti per una sola volta. ==== Potere legislativo ==== Il potere legislativo in California è esercitato da un Senato di 40 membri e da un'Assemblea di 80 membri. I senatori rimangono in carica per 4 anni mentre i membri dell'Assemblea per 2. Entrambi si riuniscono nel Campidoglio della California, a Sacramento. ==== Potere giudiziario ==== Il potere giudiziario californiano è organizzato in base al modello inglese della ''Common law'', con particolari ereditati dalla guerra civile spagnola, come la proprietà comune. Il sistema giudiziario californiano è il più esteso degli Stati Uniti, con un totale di oltre giudici. A capo del sistema giudiziario vi sono i sette Giudici della Corte Suprema californiana. Nello Stato vige la pena di morte. Una votazione per la sua abolizione tenutasi in contemporanea con le elezioni presidenziali statunitensi del 2012, la cosiddetta ''Proposition 34,'' si è conclusa con una vittoria dei favorevoli alla pena. Nel luglio del 2014 un giudice ha stabilito che il corrente sistema penale concernente la pena di morte è incostituzionale, poiché violerebbe l'ottavo emendamento della Costituzione e sarebbe alquanto arbitrario e spesso afflitto da ritardi. Inoltre è dal 2006 che non ha luogo un'esecuzione. Tutto questo fa discutere sul fatto che la pena di morte in California sia ormai "morta". ==== Sistema giudiziario ==== In California c'è la seguente gerarchia del sistema giudiziario: Corte Suprema, Corte d'Appello e Corte Superiore. I tribunali superiori sono i tribunali statali del primo grado con un'ampia giurisdizione penale con i reati penali e i delitti. I registri di ogni caso sono memorizzati nel registro di sistema con informazione specifica, come il numero del processo penale, la data di presentazione del caso e il nome della parte registrata. La California ha 58 tribunali superiori, uno in ogni regione. I tribunali californiani servono quasi 34 milioni di persone. Il bilancio della magistratura è pari all' 1,5% del fondo generale dello Stato. ==== Governo locale ==== La California ha un complesso ed esteso sistema amministrativo che controlla le funzioni pubbliche nello Stato. Come la maggior parte degli stati, la California è divisa in contee, come quella di San Francisco; le aree comunali sono incorporate come città. I distretti scolastici, che sono appartenenti a città e contee, gestiscono l'istruzione pubblica. ==== Contee ==== La California è divisa in 58 contee. L'articolo 11, paragrafo 1, della Costituzione della California, regola le suddivisioni principali dello Stato. Il governo della contea fornisce servizi quali forze dell'ordine, carceri, le elezioni e la registrazione degli elettori, registri dello Stato civile, valutazione della proprietà e le registrazioni, la riscossione delle imposte, la salute pubblica, l'assistenza sanitaria, i servizi sociali, le biblioteche, controllo delle inondazioni, protezione antincendio, controllo degli animali; regolamenti agricoli, delle costruzioni, l'istruzione con standard uguali in tutto lo Stato. Inoltre, la contea esercita il governo locale per tutte le aree prive di personalità giuridica. Ogni contea è governata da un consiglio eletto di supervisori. === Rappresentanti federali === Lo Stato della California elegge 53 membri della Camera dei Rappresentanti, ciò che ne fa lo Stato con la delegazione maggiore del Congresso nazionale. Di conseguenza, la California, ha anche il maggior numero di voti elettorali nelle elezioni presidenziali, con 55 grandi elettori. I senatori statunitensi della California sono Dianne Feinstein, ex sindaco di San Francisco, e Kamala Harris, ex procuratrice generale della California dal 2010 al 2017. === Elezioni === + Risultati elezioni presidenziali dal 1960 Anno Repubblicano Democratico 2020 34,30% 63,50% 2016 32,80% 61,60% 2012 37,12% 60,24% 2008 36,91% 60,94% 2004 44,36% 54,40% 2000 41,65% 53,45% 1996 38,21% 51,10% 1992 32,61% 46,01% 1988 51,13% 47,56% 1984 57,51% 41,27% 1980 52,69% 35,91% 1976 49,35% 47,57% 1972 55,01% 41,54% 1968 47,82% 44,74% 1964 40,79% 59,11% 1960 50,10% 49,55% Dal 1899 al 1939, gli elettori della California avevano votato governatori repubblicani. Dal 1990, la California ha generalmente scelto candidati democratici agli uffici federali, statali e locali, tra cui l'attuale governatore Gavin Newsom; Tuttavia, lo Stato ha eletto governatori repubblicani, anche se molti dei suoi governatori repubblicani, come Arnold Schwarzenegger, tendono ad essere considerati i repubblicani moderati e più centristi rispetto al partito nazionale. I democratici anche ora detengono la maggioranza in entrambe le camere legislative statali. Ci sono 56 democratici e 24 repubblicani alla Camera; e 26 democratici e 12 repubblicani al Senato. Il fatto che la California faccia parte degli stati progressisti dominati dal Partito Democratico è più evidente nelle elezioni presidenziali, in quanto i repubblicani non hanno vinto grandi elettori della California dal 1988. Inoltre, entrambi i senatori nazionali dello Stato corrente sono democratici, Dianne Feinstein e Kamala Harris. In generale, la forza democratica è concentrata nelle regioni costiere popolate dell'area metropolitana di Los Angeles e della San Francisco Bay Area. La forza repubblicana è più grande nelle parti orientali dello Stato. La Contea di Orange rimane in gran parte repubblicana. Uno studio ha classificato Berkeley, Oakland, Inglewood e San Francisco nella top 20 delle città più liberal americane; e Bakersfield, Orange, Escondido, Garden Grove e Simi Valley tra le prime 20 città più conservatrici. Nel mese di ottobre 2012, dei aventi diritto al voto, persone si sono registrate per votare. Tra le persone registrate, i tre maggiori gruppi erano Democratici (), Repubblicani (), e Decline to State (). La Contea di Los Angeles ha avuto il maggior numero di democratici registrati () e repubblicani () di qualsiasi altra contea dello Stato. === Forze armate === File:Fort Irwin National Training Center - Welcome sign - 1.jpg |Fort Irwin File:Camp Pendleton front gate.jpg |Camp Pendleton File:US Navy 100506-N-8421M-124 The aircraft carriers USS Ronald Reagan (CVN 76), USS Nimitz (CVN 68) and USS Carl Vinson (CVN 70) are pierside at Naval Air Station North Island.jpg |NAS North Island File:Beale-afb-main-gate-sign.jpg |Beale Air Force Base File:Coast Guard Island May 2009.jpg |Coast Guard Island === Gemellaggi === * Catalogna, Spagna Il Los Angeles Memorial Coliseum. Inaugurato nel 1923, fu l'impianto che ospitò due edizioni dei Giochi olimpici, nel 1932 e nel 1984. Per la sua durata e il suo colore è chiamato ''The Grand Old Lady'' o anche ''The Old Gray Lady'' dagli abitanti di Los Angeles. Le squadre della California che partecipano alle Maggiori leghe sportive professionistiche americane: Football americano - NFL * Los Angeles Rams * Los Angeles Chargers * San Francisco 49ers Baseball - MLB * Los Angeles Angels * Los Angeles Dodgers * Oakland Athletics * San Diego Padres * San Francisco Giants Pallacanestro - NBA / NBA D-League * Golden State Warriors * Los Angeles Clippers * Los Angeles Lakers * Sacramento Kings * Santa Cruz Warriors * Agua Caliente Clippers * South Bay Lakers * Stockton Kings Hockey - NHL * Anaheim Ducks * Los Angeles Kings * San Jose Sharks calcio - MLS * Los Angeles Galaxy * Los Angeles FC * San Jose Earthquakes Lacrosse - MLL * San Francisco Dragons * San Jose Stealth
Chicago
'''Chicago''' è la più grande città dell'Illinois, la più grande metropoli dell'entroterra americano e la terza per popolazione degli Stati Uniti dopo New York e Los Angeles, con i suoi abitanti. La sua area metropolitana conta abitanti distribuiti in un'ampia area pianeggiante situata lungo le rive del lago Michigan. La città si estende per sul lago Michigan da nord a sud. Soprannominata "''Windy City''" e "''Second City''", il centro della città è dominato da imponenti grattacieli che arrivano anche ai 108 piani della Willis Tower. Questa tipologia architettonica è nata proprio a Chicago che, se da tempo ha dovuto perdere il primato di città con più grattacieli nel paese a favore di New York, vanta ancora oggi il secondo grattacielo più alto statunitense e tre grattacieli nella classifica dei primi 15 al mondo. Venti dei suoi grattacieli superano i 200 metri d'altezza e ben 240 superano i 100 metri. Trasformatasi da cittadina in un'importante metropoli, Chicago è stata definita come una delle 10 città più influenti al mondo. Oggi è una città multietnica, nonché un importante centro finanziario e industriale ed uno dei maggiori centri fieristico/espositivi mondiali. È la città con il maggior numero di ponti mobili al mondo ed è un punto di riferimento mondiale per il blues.
=== Territorio === Chicago è la terza città degli Stati Uniti d'America. La città si trova all'interno della zona umida a clima continentale, ha quattro stagioni ben distinte. Le estati sono calde e umide con temperature medie diurne elevate . Normalmente le temperature estive superano i per 17 giorni. Con minime notturne di 16-. Gli inverni sono freddi, nevosi e ventosi, con pochi giorni di sole e con temperature (in particolare di notte) sotto lo zero. La temperatura, solitamente per 43 giorni all'anno rimane sotto lo zero per tutto il giorno. Primavera e autunno sono stagioni miti con bassa umidità. Secondo il National Weather Service la più alta temperatura di Chicago, , è stata registrata il 24 luglio 1934. La più bassa temperatura, , è stata registrata il 20 gennaio 1985. La città può sperimentare ondate di freddo invernali estreme che possono perdurare per più giorni consecutivi === Clima annuale === === La fondazione e i primi anni === Chicago vista dal satellite A metà del XVII secolo, la zona dove ora sorge Chicago era abitata dalla tribù Potawatomi, che aveva preso il posto di due precedenti nazioni native, i Miami ed i Sauk e Meskwaki. Il nome Chicago deriva da una parola Miami ''Shikaakwa'' francesizzata poi in ''Checagou'', e significa ''porro selvatico''. La zona fu chiamata così a causa dell'odore portato dai porri ''wild leeks'', frequenti attorno agli acquitrini che ricoprivano l'odierna area urbana. Nel 1674, padre Jacques Marquette fondò una missione sulle rive del Lago Michigan che diverrà in seguito la città di Chicago. La prima testimonianza del nome ''Checagou'' è del 1679 e viene dalle memorie dell'esploratore Robert de la Salle. Nel suo diario Henry Joutel scrisse che nel settembre del 1687: "...arrivati nel luogo chiamato ''Checagou'', che da quanto sappiamo, prende il nome dalla grande quantità di porri selvatici che crescono nelle foreste di questa regione..." Il primo abitante di Chicago non appartenente a tribù native fu Jean Baptiste Pointe du Sable, un haitiano di origini francesi, che si stabilì sul Chicago River intorno al 1770 e che sposò una donna Potawatomi ed è infatti conosciuto come il ''Fondatore di Chicago''. Nel 1795, dopo la Guerra indiana del Nord-Ovest, a seguito del Trattato di Greenville, la zona di Chicago fu ceduta dai nativi al governo degli Stati Uniti che vi creò un forte. Fort Dearborn fu eretto nel 1803 ma fu distrutto durante la guerra del 1812 per poi essere ricostruito nel 1816 e definitivamente demolito nel 1871. Dopo la guerra, nel 1816 i Potawatomi, gli Ottawa e gli Ojibway furono costretti a cedere altre terre al governo dopo il trattato di Saint Louis. I Potawatomi furono forzatamente rimossi dalle zone nel 1833 dopo il Trattato di Chicago e costretti a migrare a ovest del fiume Mississippi durante la Deportazione degli indiani. === Nascita della municipalità e crescita vertiginosa === Il 12 agosto 1833 venne creata la municipalità di Chicago, con una popolazione di 300 abitanti. I primi confini della città furono le strade Kinzie, Desplaines, Madison e State, all'interno delle quali era incluso un territorio di circa . Il 15 giugno 1835 viene venduto il primo terreno della città e il 10 marzo 1837 assume il titolo di città. La seconda metà dell'800 portò grandi progressi: Il ''Chicago Portage'' diventa un centro nevralgico per il trasporto dall'est all'ovest degli Stati Uniti, viene costruita la prima ferrovia, la Galena and Chicago Union Railroad, e nel 1848 viene costruito l'Illinois and Michigan Canal che permetteva alle imbarcazioni che navigavano nei Grandi Laghi di raggiungere il Mississippi. Sempre nel 1848 nacque il Chicago Board of Trade che emise i primi contratti a termine di scambi in borsa. L'industria manifatturiera e il mercato finanziario divennero i settori dominanti influenzando l'economia statunitense. Una così florida situazione attirò molte persone dalle campagne e molti immigrati. Negli anni 50 dell XIX secolo la città assunse grande prestigio politico come città del senatore Stephen Douglas vincitore del Kansas-Nebraska Act. Nel febbraio 1856 la grande crescita demografica comportò una forte speculazione edilizia e un miglioramento delle infrastrutture e della sanità secondo il piano di Ellis Chesbrough approvato dal consiglio comunale. Ma mentre si miglioravano le condizioni sanitarie in città, i rifiuti e i liquami industriali venivano versati nel fiume Chicago e di conseguenza nel Lago Michigan inquinando la principale fonte idrica cittadina. Il problema venne risolto nel 1900 con una portentosa opera ingegneristica ovvero delle costruzioni sulla superficie del lago collegate ad un tunnel sotterraneo che incanalano le acque reflue del lago nel tunnel che le espelle sottoterra. La città istituì molti grandi parchi municipali ben curati, che includevano anche strutture sanitarie pubbliche. Il principale addetto al miglioramento della salute pubblica a Chicago fu il Dr. John H. Rauch, che stabilì un piano per il sistema di parchi di Chicago nel 1866. Egli creò il Lincoln Park chiudendo un cimitero pieno di tombe poco profonde e, nel 1867, in risposta allo scoppio di un'epidemia di colera contribuì a creare un nuovo Consiglio di salute di Chicago. Dieci anni dopo divenne il segretario e poi il presidente del primo Consiglio di Stato dell'Illinois per la salute, che svolse la maggior parte delle sue attività a Chicago. Durante gli anni 70' e 80', Chicago raggiunse la posizione nazionale come leader nel movimento per migliorare la salute pubblica. Le città e, successivamente, le leggi statali che migliorarono gli standard per la professione medica e combatterono le epidemie urbane di colera, vaiolo e febbre gialla furono entrambe approvate e applicate. Queste leggi sono diventate modelli per la riforma della salute pubblica in altre città e stati. Tra l'8 e il 10 ottobre 1871 la città fu quasi completamente distrutta dal Grande incendio di Chicago. Una leggenda metropolitana - poi smentita - vuole che ad appiccare il fuoco sia stata una lanterna rovesciata dal calcio di una mucca appartenente alle sorelle O'Leary, la cui stalla si trovava al 137 di DeKoven Street. Spinte dai forti venti, le fiamme ridussero gran parte del centro in cenere, grazie anche al fatto che molte case erano ancora di legno. Nella ricostruzione che seguì, venne costruito in città il primo grattacielo della storia, l'Home Insurance Building. I conflitti lavorativi come scioperi e boicottaggi, seguirono il boom industriale e la rapida espansione del pool di lavoro, inclusa la relazione Haymarket il 4 maggio 1886 e nel 1894 il Pullman Strike. I gruppi anarchici e socialisti hanno avuto un ruolo di primo piano nella creazione di azioni sindacali molto ampie e altamente organizzate. La preoccupazione per i problemi sociali tra i poveri immigrati di Chicago portò Jane Addams ed Ellen Gates Starr a fondare Hull House nel 1889. I programmi che sono stati sviluppati lì sono diventati un modello per il nuovo campo del lavoro sociale. La città crebbe in modo significativo per dimensioni e popolazione incorporando molti comuni vicini tra il 1851 e il 1920, con la più grande annessione avvenuta nel 1889, con cinque comuni che si unirono alla città, tra cui la Hyde Park Township, che ora comprende la maggior parte del lato sud di Chicago e l'estremo sud-est di Chicago, e il Jefferson Township, che ora costituisce la maggior parte del Northwest Side di Chicago. Il desiderio di unirsi alla città era guidato dai servizi municipali che la città poteva fornire ai suoi residenti. Nel 1900, per risolvere i ripetitivi problemi di inquinamento delle acque del Lago Michigan, la città intraprese una seconda innovativa impresa ingegneristica: il corso del Fiume Chicago fu invertito grazie alla costruzione di un canale che lo collegò al Fiume Illinois. Nel XIX secolo Chicago divenne il centro ferroviario della nazione e nel 1910 oltre 20 ferrovie gestivano il servizio passeggeri da sei diversi terminal del centro cittadino. Nel 1883, i gestori delle ferrovie di Chicago avevano bisogno di una convenzione generale sul tempo, quindi svilupparono il sistema standardizzato di fusi orari del Nord America. Questo sistema per stabilire il tempo si è diffuso in tutto il continente. Nel 1893, la città ha ospitato la Fiera Colombiana di Chicago sull'ex area paludosa nell'attuale sede di Jackson Park. L'Esposizione ha attirato 27,5 milioni di visitatori ed è considerata la fiera mondiale più influente della storia. L'Università di Chicago, precedentemente in un'altra sede, si trasferì nella stessa sede del South Side nel 1892. Il termine "a metà strada" per una fiera o un carnevale si riferiva originariamente a Midway Plaisance, una striscia di terra del parco che ancora attraversa l'Università di Chicago e collega i parchi Washington e Jackson. La florida economia di Chicago attirò un gran numero di nuovi immigrati dall'Europa e dagli Stati Uniti orientali. Della popolazione totale nel 1900, oltre il 77% era di origine straniera o era nato negli Stati Uniti da genitori stranieri. Tedeschi, irlandesi, polacchi, svedesi e cechi costituivano quasi i due terzi della popolazione straniera (nel 1900, i bianchi erano il 98,1% della popolazione della città). Con "Giorni della rabbia" si intendono una serie di manifestazioni (alcune delle quali violente) che si verificarono per tre giorni a Chicago nell'ottobre del 1968, organizzate dalle fazioni dei Weatherman e dei Revolutionary Youth Movement, appartenenti al gruppo degli Studenti per una società democratica. Il gruppo, da sempre dichiaratamente contrario alla guerra in Vietnam condotta in quegli anni dal Governo statunitense, utilizzava lo slogan di John Jacobs di "''Portare la guerra a casa''". Nei giorni precedenti le manifestazioni, gli appartenenti alla fazione dei Weatherman avevano diffuso volantini in tutte le sedi universitarie della città di Chicago, invitando gli studenti a scendere in strada e a protestare contro la guerra. Il 6 ottobre 1968, un ordigno fece saltare in aria un monumento commemorativo di alcuni poliziotti deceduti in uno scontro a fuoco del 1889. L'esplosione distrusse alcune decine di finestre e danneggiò alcune autovetture parcheggiate in quel momento. Nessuno fu mai arrestato per la detonazione. Va considerato che a partire dalla fine del 1968, la fazione dei Weatherman si era via via sempre più allontanata dalla politica dal gruppo centrale degli Studenti per una società democratica, e man mano aveva assunto un carattere sempre più violento e para militare. I volantini distribuiti nelle Università erano quindi un tentativo da parte dei Weatherman di "fare da soli", ed i suoi dirigenti speravano che in molti avrebbero aderito alla manifestazione. === 8 ottobre 1968 === Nonostante le speranze degli organizzatori, la mattina dell'8 ottobre alla manifestazione si presentarono però poco più di 700 persone, la maggior parte delle quali appartenenti ai Weatherman. La polizia, che ipotizzava anch'essa una maggiore adesione, aveva già predisposto per le strade della città 2.000 agenti. Col passare delle ore i partecipanti tuttavia aumentarono, fino a raggiungere in prima serata i circa 1.500 individui. Alcuni discorsi vennero tenuti a Lincoln Park, e John Jonson disse che: "''Nonostante oggi potremmo perdere qualcuno di noi'' (riferendosi evidentemente a possibili scontri con la Polizia), ''il solo fatto che siamo qui in strada e siamo pronti a fare opposizione è già per noi una vittoria politica''". Solo a quell'ora John Jonson rivelò ai presenti quale fosse il vero obbiettivo della manifestazione: raggiungere il Drake Hotel, residenza del giudice Julius Hoffman, che qualche mese prima aveva condannato vari appartenenti al gruppo antagonista dei Chicago 7. La folla si mosse immediatamente nel tentativo di raggiungere il Drake Hotel, ma a metà strada incontrò le barricate erette dalla Polizia di Chicago, che non appena visti i manifestanti (molti dei quali a volto coperto ed armati di bastone) irruppe in diverse cariche col chiaro tentativo di disunire la massa di manifestanti. Solo un piccolo gruppo riuscì a raggiungere la strada del Darke Hotel, le cui finestre andarono in frantumi dopo essere state raggiunte da una sassaiola. Alcuni poliziotti in borghese raggiunsero anch'essi la via dell'Hotel, ed aprirono il fuoco sui facinorosi. La rivolta generale durò all'incirca mezz'ora, e la Polizia riferì che erano stati utilizzati un gran quantitativo di lacrimogeni e che 24 dei suoi agenti erano rimasti feriti in maniera non grave. Durante le fasi iniziali della protesta venne arrestato uno dei fondatori dei Weatherman, John Jacobs. === 9 ottobre 1968 === La mattina del 9 ottobre circa 70 donne appartenenti ai Weatherman si incontrarono al Grant Park per stabilire il da farsi. Dopo essersi confrontate, decisero di assaltare uno degli uffici dell'amministrazione comunale di Chicago, ma vennero fermate dalla Polizia non appena uscite dal parco. Data la crescente preoccupazione per possibili rivolte, il governatore dell'Illinois fece quel giorno giungere a Chicago altri 2.500 uomini della Guardia Nazionale. Anche a seguito dell'arresto di John Jonson, avvenuto la sera prima, i Weatherman annullarono tutte le manifestazioni in programma per la giornata. Tuttavia altre manifestazioni si svolsero comunque davanti al Tribunale Federale di Chicago e davanti ad una fabbrica di mietitrici, questa volta organizzate dal Revolutionary Youth Movement. In quest'ultima manifestazione, il leader delle Pantere Nere Fred Hampton dissociò formalmente la sua organizzazione dalle azioni dei Weatherman, definendo i suoi appartenenti come "''anarchici opportunisti''". La sera del 9 ottobre alcuni appartenenti ai Weatherman scoprono di avere al loro interno un informatore della Polizia. La spia viene duramente picchiata. === 10 ottobre 1968 === La più grande manifestazione dei "Giorni della Rabbia" si svolse la mattina del 10 ottobre, quando circa 2.000 persone scesero in piazza coordinati dal Revolutionary Youth Movement. La manifestazione si svolse per lo più nelle strade del quartiere latino di Chicago. === 11 ottobre 1968 === Dopo due giorni di generale disorientamento (a causa dell'arresto dei loro leader), i Weatherman provano nella giornata dell'11 ottobre a serrare nuovamente i propri ranghi e a passare al contrattacco. Circa 300 manifestanti si dirigono verso il The Loop, quartiere finanziario di Chicago, dove ad attenderli ci sono già centinaia di poliziotti armati ed in tenuta anti sommossa. Nonostante le forze messe in campo dalla Polizia, i manifestanti riescono ad oltrepassare lo sbarramento e a raggiungere il quartiere finanziario, distruggendo vetrine di negozi, automobili e finestre. Tuttavia nel giro di 20 minuti la Polizia riesce a riportare la calma nel quartiere, arrestando buona parte dei manifestanti. Durante gli scontri dell'11 ottobre Richard Elrod, un avvocato ebreo di Chicago, restò paralizzato per un colpo subito mentre aiutava un poliziotti ad arrestare un manifestante. === Conclusioni === Al termine delle violenze la città di Chicago riferì danni agli edifici per 35.000$ e l'arresto di 287 persone. Tra questi vi erano molti dirigenti dei Weatherman e degli Studenti per una società democratica. Quest'ultima pagò circa 283.000$ in cauzioni per scarcerare i suoi dirigenti. In definitiva, il ciclo di manifestazioni contro la guerra progettato dai Weatherman aveva raggiunto risultati deludenti rispetto alle aspettative, per una serie di cause: la scarsa affluenza di persone, aggiunta ad una tempestiva e ben organizzata reazione della Polizia (che aveva diversi informatori all'interno delle organizzazioni studentesche), avevano reso le manifestazioni sterili ma assai più violente del previsto. Inoltre i "Giorni della rabbia" portarono al definitivo deterioramento dei rapporti tra i Weatherman, gli Studenti per una società democratica e le Pantere Nere. === Evoluzione demografica === + Città di ChicagoPopolazione negli anni Anno delcensimento Popolazione Posizione 1840 92 1850 24 1860 9 1870 5 1880 4 1890 2 1900 2 1910 2 1920 2 1930 2 1940 2 1950 2 1960 2 1970 2 1980 2 1990 3 2000 3 2014 3 I cittadini di Chicago vengono chiamati ''Chicagoans''. Secondo i dati del 2018 Chicago ha una popolazione di abitanti. La popolazione è così suddivisa: * neri 32,9%, * bianchi 31,7%, * ispanici 13,3%, * asiatici 5,5%, * nativi americani 0,5%, * altre etnie 13,4%, * mix di due o più etnie 2,7%. Le origini della popolazione, secondo il censimento del 2008, sono le seguenti: * irlandesi - 6,6%, * tedeschi - 6,5%, * serbi - 5,8%, * italiani - 3,5%, * assiri - 3,5%, * inglesi - 2,0%. Composizione etnica 2010 1990 1970 1940 Bianchi 45,0% 45,4% 65,6% 91,7%  —Non-ispanici 31,7% 37,9% 59,0% 91,2% Neri 32,9% 39,1% 32,7% 8,2% Ispanici e latinoamericani (di ogni etnia) 28,9% 19,6% 7,4% 0,5% Asioamericani 5,5% 3,7% 0,9% 0,1% === Università === * University of Chicago * Notre Dame University * University of Illinois at Chicago * DePaul University * Illinois Institute of Technology * Loyola University * Northwestern University * North Park University * Chicago State University * John Marshall Law School === Musei === * The Art Institute * Field Museum * Museo della scienza e dell'industria * Lincoln Park Zoo * Brookfield Zoo * Shedd Aquarium * Museum of Contemporary Art * National Italian American Sports Hall of Fame * Chicago History Museum * Museo di Scienza Chirurgica (Museum of Surgical Science) * Oriental Institute Museum * Money Museum, Federal Reserve Bank of Chicago * Peggy Notebaert Nature Museum * Museo Nazionale di Arte Messicana (National Museum of Mexican Art) * LUMA, Museo d'Arte della Loyola University. === Musica === La città di Chicago ha sempre ricoperto nel panorama musicale statunitense il ruolo di centro nevralgico del jazz e del blues. Nei primi decenni del Novecento fu meta per molti musicisti afro-statunitensi che provenivano dagli Stati del sud durante la grande migrazione afroamericana in cerca di lavoro e di un tessuto sociale migliore. Fu proprio il blues, caratteristica intrinseca dei musicisti neri del Delta del Mississippi, ad essere importato in questa grande metropoli industriale creando, con il passare degli anni, un vero e proprio Chicago-Style, caratterizzato da innovative sonorità elettriche. Grandi virtuosi del blues parteciparono al vivace contesto musicale della città a partire dagli anni venti fino ai giorni nostri, e molti di essi si affermarono anche in campo internazionale. Fra i chitarristi ricordiamo Muddy Waters, Buddy Guy, Howlin' Wolf, Big Bill Broonzy; fra i pianisti: Big Maceo, Sunnyland Slim, Jimmy Yancey, Meade "Lux" Lewis, Albert Ammons, Blind John Davis, Otis Spann; tra gli armonicisti: Sonny Boy Williamson I, Sonny Boy Williamson II, Little Walter, Junior Wells. I locali dove si suonava il Blues venivano chiamati confidenzialmente "Rent Parties", ovvero piccole feste più o meno improvvisate dove gli afro-americani si ritrovavano la sera per ballare, bere e divertirsi. Con il passare degli anni il Blues incontrerà un interesse sempre maggiore, diffondendosi anche nelle comunità dei bianchi e conoscendo un forte revival a partire dagli anni sessanta. Ancora oggi, a distanza di più di mezzo secolo dall'epoca d'oro (anni trenta e quaranta), il blues continua ad affascinare musicisti di ogni età e la città di Chicago organizza ogni anno, in estate, un prestigioso Blues Festival dove si esibiscono artisti di fama internazionale. In questa città sono nati tanti artisti,tra cui anche Johnny degli NCT,un gruppo musicale sudcoreano. Questo contesto estremamente vivace permise alla città di essere anche uno dei primi gangli del Rock'n'Roll: la storica etichetta Chess Records (fondata nel 1947 dall'immigrato polacco Leonard Chess) ha posto a battesimo artisti blues come Muddy Waters, Howlin' Wolf, Willie Dixon e Etta James, ma anche future star del rock come Bo Diddley e soprattutto Chuck Berry (che nel 1955 proprio a Chicago incise ''Maybellene'', considerata la prima canzone rock'n'roll in assoluto). In campo jazzistico, la ''Windy City'' ha mantenuto nel corso degli anni un ruolo di primo piano, dall'epoca d'oro dello swing e delle big band (tra cui quella del clarinettista Benny Goodman, la prima ad avere una composizione multirazziale) alle sperimentazioni del free jazz (Art Ensemble of Chicago). Negli anni ottanta Chicago è stata, prima di New York, il centro e il punto di partenza di quel fenomeno musicale denominato house music, che una volta che ebbe raggiunto l'Europa (e in particolare l'Inghilterra nella seconda metà del decennio) diede vita, assieme alla techno di Detroit, all'evoluzione nei principali generi della musica elettronica dagli anni novanta ad oggi. A Chicago hanno sede alcune fondamentali istituzioni del rock alternativo, come l'etichetta Touch and Go, gli studi di registrazione Electrical Audio (fondati e diretti da Steve Albini), la rivista Pitchfork (che ogni anno organizza in città il Pitchfork Music Festival) e il festival itinerante Lollapalooza. La scena di Chicago è stata determinante per l'affermarsi di generi quali il power-pop, il post-hardcore, l'industrial metal, l'alternative country e il post-rock. Da Chicago provengono diversi nomi ''cult'' dell'indie rock, dagli Smashing Pumpkins ai Wilco. Gli stessi Wilco inoltre hanno usato nel 2002, come copertina del loro disco simbolo ''Yankee Hotel Foxtrot'' , una foto del complesso urbano della Marina City. Chicago vanta anche un ruolo di eccellenza in campo classico e lirico. La Chicago Symphony Orchestra, che dal 2010 ha come Direttore Musicale Riccardo Muti, è una delle principali orchestre americane e mondiali, mentre la Lyric Opera of Chicago, che è stata diretta per circa 25 anni dall'italiano Bruno Bartoletti, è uno dei principali teatri lirici internazionali. Chicago è tuttora famosa per la musica Rap, a Chicago infatti, è nato il sottogenere della Drill, nata nel 2010/2011. caratterizzata da sintetizzatori molto cupi e che parla principalmente di uccidere i mebri delle gang avversarie. Qui è nata l'etichetta discografica di Lil Durk, OTF (acronimo di Only The Family), i più famosi cantanti di questo sottogenere nato nei quartieri poveri di Chicago, più precisamente il quartiere di Parkway Garden Homes, sono sicuramente Chief Keef, King Von e Lil Durk. === Cinema === Seppur preceduta per importanza nell'industria cinematografica da Los Angeles e New York, a Chicago sono stati girati diversi celebri film, tra cui ''The Blues Brothers'' (1980), ''Gli intoccabili'' (1987), ''Il fuggitivo'' (1993), ''Mamma, ho perso l'aereo'' (1990), ''Drago d'acciaio'' (1992), ''Appuntamento a Wicker Park'' (1996), ''Payback - La rivincita di Porter'' (1999), ''What Women Want'' (2000), ''Alta fedeltà'' (2000), ''Save the Last Dance'' (2001), ''Io, robot'' (2004) ''Cadillac Records'' (2008), ''La memoria del cuore'' (2012), ''Divergent'' (2014), ''Jupiter - Il destino dell'universo'' (2015) Il matrimonio del mio migliore amico (1997) Tra le serie TV ambientate a Chicago vanno citate ''E.R. - Medici in prima linea'', ''La vita secondo Jim'', ''Prison Break'', ''Ultime dal cielo'', ''Shameless'', ''Perception'', ''The Chicago Code'', ''Chicago Fire (serie televisiva)'', ''Chicago P.D.'' e ''Chicago Med'', ''The Good Wife'' e ''The Chi''. A Chicago è anche ambientato il falso documentario ''Death of a president'' (2006),''Aiuto vampiro'' (''Cirque du Freak: The Vampire's Assistant''), regia di Paul Weitz (2009) === Architettura === Il Monadnock Building Fra gli edifici più importanti della città: * Willis Tower * Trump International Hotel and Tower * Aon Center * John Hancock Center * Monadnock Building * United Center * AT&T Corporate Center * Two Prudential Plaza * 311 S. Wacker Dr. * 900 N. Michigan Ave. * Water Tower Place * Chase Tower * Park Tower * Three First National Plaza * Chicago Title & Trust Center * Olympia Centre * 330 North Wabash (già IBM Plaza) * 111 S. Wacker Dr. * 181 W. Madison St. * Hyatt Center * One Magnificent Mile * 77 West Wacker Drive (già Donnelley Building) * 340 on the park Il centro di Chicago Porto Monroe Chicago è stato sempre un centro importante per il commercio statunitense. Al giorno d'oggi la città rimane il secondo centro finanziario del paese e la sua area metropolitana è la terza, negli Stati Uniti, riguardo al valore dei beni e dei servizi prodotti. Nel 2015 Chicago ha generato un prodotto interno lordo di 360 miliardi di dollari, il terzo tra le maggiori città statunitensi, ma anche il primo al di fuori delle due coste. Prima che, nel 1833, venisse creata la municipalità, l'attività economica principale era il commercio di pellicce. La crescita esplosiva di Chicago richiamò poi una folta schiera di speculatori ed individui intraprendenti. Situata sui Grandi Laghi, Chicago divenne un luogo ideale per la logistica ed il trattamento delle merci in transito. Vennero così costruite numerose linee ferroviarie che la collegarono con il resto del paese. Inoltre l'apertura dell'Illinois and Michigan Canal agevolò i traffici verso sud, lungo il corso del Mississippi. Negli anni quaranta dell'Ottocento, Chicago divenne il principale porto del mondo per il commercio dei cereali, che dal bacino granario del Mississippi, una delle principali regioni agricole del mondo, venivano esportati via mare attraverso i Grandi Laghi. Nel 1848 Chicago costruì il primo elevatore per cereali. Nel 1858 ne erano in funzione venti, che caratterizzavano il profilo di Chicago, come ora i grattacieli al punto che Carl Sandburg descrisse in quegli anni la città come una "catasta di grano". Lo sviluppo prodigioso dell'industria ferroviaria fu una delle maggiori cause che portò alla nascita nel 1857 e al successivo rapido sviluppo dell'industria dell'acciaio, che determinò uno dei primi grandi afflussi migratori. Tra il 1850 ed il 1870 l'industria del trattamento carni bovine e suine ebbe la sua potente affermazione a Chicago. Grandi imprenditori come Gustavus Swift e Philip Armour fecero sì che l'area cittadina divenisse la più importante al mondo nella filiera della carne. Nel 1862 Chicago aveva già soppiantato Cincinnati, nell'Ohio, come "Porkopolis", ossia come maggiore centro nel settore della macellazione e del trattamento di carni suine. Nei dieci anni dopo il 1860 due fattori aiutarono questo sviluppo. Il primo fu la Guerra di secessione, che fece aumentare la domanda di prodotti alimentari per le esigenze dell'esercito: l'imponente rete di trasporti ferroviaria ed idrica che partiva da Chicago consentiva di rifornire velocemente e con efficienza le armate nordiste. Il secondo fattore fu dato dal nascente utilizzo del ghiaccio nei mattatoi. Prima di allora gli impianti di macellazione e distribuzione erano costretti a chiudere durante i caldi mesi estivi. Più mesi di operatività per macelli portarono a più lavoro, e quindi più reddito per gli operai, che erano pagati a ore e minori costi per unità di prodotto. Nel decennio successivo l'inscatolamento della carne avrebbe ulteriormente accresciuto l'importanza dei mattatoi di Chicago. Un'altra innovazione che l'industria della carne di Chicago, per prima al mondo, avrebbe sfruttato su larga scala fu la catena di montaggio. Le carcasse degli animali, appese ad un gancio, passavano davanti ai vari operai, ognuno dei quali provvedeva sempre alla stessa singola operazione. L'enorme risparmio di tempo portato da questi metodi di lavorazione ispirarono anche Henry Ford, quando creò la linea di montaggio del Modello T. L'industria della carne che s'affermò a Chicago negli anni dopo il 1860 può anche essere considerata il primo esempio di industria globale. Le più grosse società del settore, come la Armour & Co., già in quegli anni avevano creato una rete mondiale di filiali, con cui comunicavano attraverso il telegrafo. La Borsa di Chicago Anche gli odierni mercati dei futures e delle materie prime sono nati a Chicago. A base di ciò vi fu ancora una volta la gran quantità di prodotti agricoli che venivano trasportati in città dalle pianure del Nord America e lì tenuti in deposito. Gli operatori cominciarono così a scambiarsi diritti sulle varie partite di merci mediante la compravendita di titoli che le rappresentavano e ben presto – da tutto il paese, per mezzo del telegrafo – cominciarono a trattare anche i beni che in futuro sarebbero stati depositati a Chicago. Nacquero così il Chicago Board of Trade (CBOT) che tratta il prezzo di grano e cereali, il Chicago Mercantile Exchange (CME) nel quale si determinano i tassi di cambio delle valute mondiali, ed i metodi usati anche oggi nei mercati delle materie prime. A partire dagli anni settanta del XX secolo il nuovo corso mondiale dell'economia mise in crisi i capisaldi di quella tradizionale, sui quali si basava Chicago: chiusero quindi i battenti sia mattatoi che acciaierie e molte attività secondarie fecero altrettanto di conseguenza o si trasferirono altrove. Lo spirito intraprendente che caratterizza i Chicagoans fece sì che ciò non diventasse un motivo di crisi, ma l'opportunità per un nuovo tipo di sviluppo, basato sull'economia dei servizi. Dal 1973 è attivo il Chicago Board Options Exchange che tratta strumenti finanziari ed è per volumi scambiati il primo mercato in America per opzioni su azioni e indici azionari USA. In tempi più recenti, ovviamente, non è mancato l'aggancio all'impetuoso sviluppo dell'industria informatica. La città è altresì sede di numerosi e celebri studi legali internazionali, tra cui Kirkland & Ellis (primo al mondo per fatturato), Baker McKenzie, Sidley Austin, Mayer Brown, e McDermott Will & Emery. === Lista di società con sede nell'area metropolitana di Chicago === ==== Società con sede all'interno dei confini cittadini di Chicago ==== * Accenture * Aon Corporation (n. 199 nella lista Fortune 500) * Boeing (n. 21 nella lista Fortune 500) * Chicago Board of Trade * Chicago Mercantile Exchange * Chicago Stock Exchange * Click Commerce * CNA * Encyclopædia Britannica * Equity Office Properties (n. 493 nella lista Fortune 500) * Equity Residential Properties Trust * Exelon Corporation (n. 126 nella lista Fortune 500) * General Growth Properties * Groupon * Hostway * Morton Salt * National Stock Exchange * Northern Trust * Old Republic International Corporation (n. 491 nella lista Fortune 500) * Orbitz * Peoples Energy * Playboy * Quaker Oats * R.R. Donnelley & Sons (n. 362 nella lista Fortune 500) * Sara Lee (n.104 nella lista Fortune 500) * Smurfit-Stone Container Corporation (n. 255 nella lista Fortune 500) * Telephone and Data Systems Incorporated (n. 480 nella lista Fortune 500) * Tootsie Roll Industries * Tribune Company (n. 323 nella lista Fortune 500) * US Cellular * United Airlines * USG Corporation (n. 458 nella lista Fortune 500) * Unitrin * Whittman-Hart * WM. Wrigley Jr. Company ==== Società con sede in altri centri dell'area metropolitana ==== * Abbott Laboratories (Abbott Park, IL) (Fortune 500) * Allstate (Northbrook, IL) (Fortune 500) * Azteca Foods (Summit-Argo, IL) * Baxter International (Deerfield, IL) (Fortune 500) * Brunswick Corporation (Lake Forest, IL) (Fortune 500) * CDW (Vernon Hills, IL) (Fortune 500) * CNH Global (Burr Ridge, IL; precedentemente Lake Forest, IL) * Crate and Barrel (Northbrook, IL) * Fortune Brands (Lincolnshire, IL) (Fortune 500) * Illinois Tool Works (Glenview, IL) (Fortune 500) * Kraft Foods (Northfield, IL) * Laidlaw (Naperville, IL) (Fortune 500) * McDonald's Corporation (Oak Brook, IL) (Fortune 500) * Molex (Lisle, IL) * Motorola (Schaumburg, IL) (Fortune 500) * Namco Cybertainment (Bensenville, IL) * Navistar International Corporation (Warrenville, IL) (Fortune 500) * Nicor (Naperville, IL) * Pearson Scott Foresman (Glenview, IL) * Sears Holdings (Hoffman Estates, IL) (Fortune 500) * ServiceMaster (Downers Grove, IL) (Fortune 500) * Tellabs (Naperville, IL) * Tenneco (Lake Forest, IL) (Fortune 500) * United Stationers (Des Plaines, IL) (Fortune 500) * Walgreens (Deerfield, IL) (Fortune 500) * W.W. Grainger (Lake Forest, IL) (Fortune 500) * Zebra Technologies (Vernon Hills, IL) * Zenith Electronics Corporation (Lincolnshire, IL) Chicago si trova nella Contea di Cook, di cui è il capoluogo. L'amministrazione cittadina è incentrata sul sindaco e il consiglio comunale. Il sindaco, eletto per quattro anni, ha la responsabilità della gestione amministrativa e nomina i dirigenti, responsabili dei vari dipartimenti in cui è divisa la struttura comunale. L'odierno sindaco è Lori Lightfoot del Partito Democratico. Il consiglio comunale, che costituisce l'organo legislativo della città, è composto da 50 aldermanni (consiglieri). Mentre il sindaco, il segretario comunale e il tesoriere sono eletti dalla totalità dei cittadini, ogni aldermanno viene eletto in una particolare circoscrizione. Il consiglio comunale, tra l'altro, approva il bilancio. Le priorità amministrative sono stabilite dal consiglio con una risoluzione di bilancio, solitamente approvata in novembre. === Politica === Per gran parte del XX secolo, Chicago è stata una delle maggiori roccheforti democratiche degli Stati Uniti: l'ultimo sindaco repubblicano, William Thompson, venne eletto nel 1927. Oggi un solo consigliere comunale è repubblicano. La fedeltà di Chicago al partito democratico emerge anche nelle elezioni per la legislatura dello Stato e per il Congresso degli Stati Uniti. Nel 2004, la vittoria di Barack Obama al seggio senatoriale dell'Illinois ha avuto in buona parte origine dalla maggioranza schiacciante raccolta in città. L'orientamento politico degli abitanti di Chicago è, in genere, più progressista rispetto al resto del Midwest statunitense e le politiche di ''welfare'' godono di largo consenso tra i ''Chicagoans''. Alla fine del XX secolo tra la popolazione è stata profondamente radicata una certa tradizione radicale e la città contava numerose e influenti organizzazioni socialiste e anarchiche. La ''Windy City ''è stata inoltre pioniera assoluta nel campo delle lotte di genere: è stata la prima città statunitense a ospitare un'associazione impegnata nella difesa dei diritti degli omosessuali, la Society for Human Rights (fondata nel 1924), che ha prodotto la prima rivista dedicata a un pubblico esclusivamente gay, la ''Friendship and Freedom; ''il distretto di Lake View denominato ''Boystown'' è stato il primo gay village ufficiale degli Stati Uniti; la comunità gay di Chicago (città in cui dal 2014 sono legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso) è una delle più ampie e attive del mondo occidentale. L'abilità manovriera dell'ex sindaco Richard J. Daley (padre di Richard M. Daley, a sua volta sindaco fino al 2011) ha preservato la locale "macchina" dal subire la decadenza toccata in altre grandi città statunitensi a sistemi di potere simili. La politica di Chicago è caratterizzata da una certa fama di corruzione. === Gemellaggi === La città è gemellata con: * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * . Chicago è rappresentata in tutte le principali leghe professionistiche statunitensi: * i Chicago Bears (NFL - football americano) giocano al ''Soldier Field''; * i Chicago Bulls (NBA - basket) giocano allo ''United Center''; * i Chicago Blackhawks (NHL - hockey su ghiaccio) giocano allo ''United Center''; * i Chicago Cubs (MLB - baseball) giocano al ''Wrigley Field'' e i Chicago White Sox (MLB - baseball) giocano al ''Guaranteed Rate Field''; * i Chicago Fire (MLS - calcio) giocano al SeatGeek Stadium. *i Chicago Red Stars (NWSL - calcio femminile) giocano al SeatGeek Stadium A Chicago ha sede la United States Soccer Federation. === Ferroviari === La città è dotata di un servizio metropolitano oltre che di un servizio ferroviario suburbano e di numerose linee automobilistiche di superficie che servono capillarmente e assiduamente le grandi vie della città. In città sono presenti linee express che ricalcano i percorsi di altre linee ma saltano alcune fermate meno importanti. Esistono anche linee express per O'Hare Airport, in aggiunta alla linea metropolitana blu. Il costo del biglietto (acquistabile a bordo) è di 2$, mentre quello della metropolitana è di 2,25$. === Aeroporti === La città è servita dall'Aeroporto Internazionale O'Hare. Esso è il secondo aeroporto più grande del mondo per traffico ed è switch per due compagnie aeree americane: la United Airlines (che ha sede proprio a Chicago) e l'American Airlines. È inoltre presente l'Aeroporto Internazionale di Chicago Midway usato principalmente dalle compagnie aeree low-cost.
Comuni dell'Algeria
I '''comuni dell'Algeria''' rappresentano il terzo livello di suddivisione amministrativa del paese nordafricano. L'Algeria è suddivisa in 48 province, che a loro volta sono suddivise in 548 distretti , a loro volta suddivise in 1541 comuni .
Lista dei comuni dell'Algeria, in ordine alfabetico: # Abadla # Abalessa # Abdelkader Azil # Abdelmalek Ramdane # Abi Youcef # Abou El Hassan # Achaacha # Achabou # Adekar # Adrar # Afir # Aghbal # Aghbalou # Aghlal # Aghribs # Agouni Gueghrane # Ahl El Ksar # Ahmar El Aïn # Ahmed Rachedi # Ahnif # Aïn Abessa # Aïn Abid # Aïn Adden # Aïn Arnat # Aïn Azel # Aïn Babouche # Aïn Beïda # Aïn Beïda # Aïn Beida Harriche # Aïn Ben Beida # Aïn Ben Khelil # Aïn Bénian # Aïn Bénian # Aïn Berda # Aïn Bessem # Aïn Bouchekif # Aïn Boucif # Aïn Boudinar # Aïn Bouyahia # Aïn Bouziane # Aïn Charchar # Aïn Chouhada # Aïn Deheb # Aïn Diss # Aïn Djasser # Aïn Diss # Aïn El Arbaa # Aïn El Assel # Aïn El Berd # Aïn El Bia # Aïn El Hadid # Aïn El Hadjar # Aïn El Hadjar # Aïn El Hadjel # Aïn El Hammam # Aïn El Ibel # Aïn El Kebira # Aïn El Kerma # Aïn El Melh # Aïn El Orak # Aïn El Turc # Aïn El Turk # Aïn Errich # Aïn Fakroun # Aïn Fares # Aïn Fares # Aïn Feka # Aïn Fekan # Aïn Ferah # Aïn Fetah # Aïn Fezza # Aïn Fras # Aïn Ghoraba # Aïn Kada # Aïn Kebira # Aïn Kechra # Aïn Kercha # Aïn Kerma # Aïn Kermes # Aïn Khadra # Aïn Kihal # Aïn Lahdjar # Aïn Laloui # Aïn Larbi # Aïn Lechiakh # Aïn Legraj # Aïn Maabed # Aïn Madhi # Aïn Makhlouf # Aïn Mellouk # Aïn Merane # Aïn M'lila # Aïn Naga # Aïn Nehala # Aïn Nouïssy # Aïn Ouksir # Aïn Oulmene # Aïn Oussara # Aïn Rahma # Aïn Reggada # Aïn Romana # Aïn Roua # Aïn Sandel # Aïn Sebt # Aïn Séfra # Aïn Sekhouna # Aïn Sidi Ali # Aïn Sidi Cherif # Aïn Smara # Aïn Soltane # Aïn Soltane (Saida) # Aïn Soltane (Souk Ahras) # Aïn Taghrout # Aïn Tagourait # Aïn Tallout # Aïn Tarek # Aïn Taya # Aïn Tedles # ʿAyn Temūshent # Aïn Tesra # Aïn Thrid # Aïn Tindamine # Aïn Tine # Aïn Tolba # Aïn Torki # Aïn Touila # Aïn Touta # Aïn Yagout # Aïn Youcef # Ain Zaatout # Aïn Zana # Aïn Zaouia # Aïn Zarit # Aïn Zerga # Aïn Zitoun # Aïn Zouit # Aissaouia # Aït Aïssa Mimoun # Aït Aouggacha # Aït Bouaddou # Aït Boumahdi # Aït Chafâa # Aït Khellili # Ait Laaziz # Aït Mahmoud # Aït Naoual Mezada # Aït Oumalou # Aït R'zine # Aït Tizi # Aït Toudert # Aït Yahia # Aït Yahia Moussa # Aït-Smail # Akabli # Akbil # Akbou # Akerrou # Akfadou # Alaïmia # Alger-Centre # Al-Mani'a # Amalou # Amarnas # Amieur # Amira Arrès # Amizour # Ammal # Ammari # Ammi Moussa # Amoucha # Amourah # Annaba # Aokas # Aomar # Aoubellil # Aouf # Aougrout # Aoulef # Arbaouat # Arib # Arris # Arzew # Asfour # Asla # Assi Youcef # Ath Mansour # Ath Zikki # Attatba # 'Ayn Defla # ʿAyn Temūshent # Azaïls # Azazga # Azeffoun # Aziz # Azzaba # Baata # Bab El Assa # Bab El Oued # Bab Ezzouar # Baba Hassen # Babar # Babor # Bachdjerrah # Badredine El Mokrani # Baghaï # Baghlia # Bahmer # Baraki # Barbacha # Barbouche # Barika # Bathia # Batna # Bayadha # Bazer Sakhra # Bechloul # Bedjene # Behir Chergui # Beidha # Beidha Bordj # Béjaïa # Bekkaria # Bekkouche Lakhdar # Belaa # Belaiba # Belarbi # Belassel Bouzegza # Belimour # Belkheir # Bellas # Belouizdad # Ben Aknoun # Ben Allal # Ben Azzouz # Ben Badis # Ben Choud # Ben Daoud # Ben Djerrah # Ben Foudhala El Hakania # Ben Freha # Ben Mehidi # Ben Srour # Benaceur # Benachiba Chelia # Bénairia # Benchicao # Bendaoud # Benhar # Béni Abbès # Beni Aïssi # Beni Amrane # Beni Aziz # Beni Bahdel # Beni Bechir # Beni Bouateb # Beni Boussaid # Beni Chaib # Beni Chebana # Beni Dergoun # Beni Djellil # Beni Douala # Beni Fouda # Beni Guecha # Beni Hamiden # Beni Haoua # Beni Hocine # Beni Ikhlef # Beni Ilmane # Beni Khellad # Beni Ksila # Beni Lahcene # Beni Maouche # Beni Mellikeche # Beni Mered # Beni Messous # Beni Mester # Beni Mezline # Beni Milleuk # Beni Mouhli # Beni Ouarsous # Beni Oulbane # Beni Ounif # Beni Ourtilane # Beni Rached # Béni Saf # Beni Semiel # Beni Slimane # Beni Snous # Beni Tamou # Beni Yenni # Beni Zentis # Beni Zid # Beni Zmenzer # Beniane # Benkhelil # Bennasser Benchohra # Bensekrane # Benyahia Abderrahmane # Benzouh # Berhoum # Berrahal # Berriane # Berriche # Berrihane # Berrouaghia # Besbes # Besbes # Bethioua # Bin El Ouiden # Bir Ben Laabed # Bir Bou Haouch # Bir Chouhada # Bir Dheb # Bir El Arch # Bir El Djir # Bir El Hammam # Bir el-Ater # Bir Foda # Bir Ghbalou # Bir Haddada # Bir Kasd Ali # Bir Mokkadem # Bir Ould Khelifa # Birine # Birkhadem # Birmendreïs # Birtouta # Bitam # Blida # Blidet Amor # Boghar # Boghni # Bologhine # Bordj Badji Mokhtar # Bordj Ben Azzouz # Bordj Bou Arreridj # Bordj Bou Naama # Bordj El Bahri # Bordj El Emir Abdelkader # Bordj El Haouas # Bordj El Kiffan # Bordj Emir Khaled # Bordj Ghedir # Bordj Menaïel # Bordj Okhriss # Bordj Omar Driss # Bordj Sabat # Bordj Tahar # Bordj Zemoura # Bou Aiche # Bou Hanifia # Bou Henni # Bou Ismaïl # Bou Saada # Bou Zedjar # Bouaichoune # Boualem # Bouandas # Bouarfa # Bouati Mahmoud # Boucaid # Bouchagroune # Bouchared # Bouchegouf # Bouchrahil # Bouchtata # Boucif Ouled Askeur # Bouda # Bouderbala # Boudjebaa El Bordj # Boudjellil # Boudjima # Boudouaou # Boudouaou El Bahri # Boudriaa Ben Yadjis # Boufarik # Boufatis # Bougaa # Bougara # Boughezoul # Bougous # Bougtoub # Bouguirat # Bouhachana # Bouhadjar # Bouhamdane # Bouhamza # Bouharoun # Bouhatem # Bouhlou # Bouhmama # Bouïnian # Bouira # Boukadir # Boukaïs # Boukhadra # Boukhanafis # Boukhelifa # Boukram # Boulhaf Dir # Boulhilat # Boumagueur # Boumahra Ahmed # Boumedfaâ # Boumerdès # Boumia # Bounouh # Bounoura # Bouraoui Belhadef # Bourkika # Bourouba # Bousfer # Bouskene # Bousselam # Boussemghoun # Boutaleb # Bouti Sayah # Boutlelis # Bouzaréah # Bouzeghaia # Bouzegza Keddara # Bouzguen # Bouzina # Branis # Breira # Brezina # Brida # Buqara # Būthalja # Casbah # Chaabet El Ham # Chabet El Ameur # Chahbounia # Chahna # Chaiba # Charef # Charouine # Chebaita Mokhtar # Chebli # Chechar # Chefia # Cheguig # Chehaima # Chekfa # Chelghoum Laïd # Chélia # Chellal # Chellala # Chellalet El Adhaoura # Chellata # Chemini # Chemora # Cheniguel # Chentouf # Chéraga # Cheraia # Cherchell # Cheria # Chetaïbi # Chetma # Chetouane # Chettia # Chettouane Belaila # Cheurfa # Chiffa # Chigara # Chihani # Chir # Chlef # Chorfa # Chorfa # Chréa # Colla # Collo # Corso # Costantina # Dahmouni # Dahouara # Dahra # Damous # Dar Ben Abdellah # Dar Chioukh # Dar El Beïda # Dar Yaghmouracene # Darguina # Debdeb # Debila # Dechmia # Dehahna # Dehamcha # Deldoul # Deldoul # Dellys # Dely Ibrahim # Derradji Bousselah # Derrag # Deux Bassins # Dhalaa # Dhaya # Dhayet Bendhahoua # Didouche Mourad # Dirrah # Djaâfra # Djamaa # Djanet # Djasr Kasentina # Djebabra # Djebahia # Djebala # Djeballah Khemissi # Djebel Messaad # Djebilet Rosfa # Djelfa # Djelida # Djellal # Djemaa Beni Habibi # Djemaa Ouled Cheikh # Djemorah # Djendel # Djendel Saadi Mohamed # Djéniane Bourzeg # Djerma # Djezzar # Djidioua # Djillali Ben Amar # Djimla # Djinet # Djouab # Douaouda # Douar El Ma # Doucen # Douera # Doui Thabet # Douis # Draâ Ben Khedda # Draâ El Mizan # Draâ El-Kaïd # Draa Essamar # Draa Kebila # Draria # Drea # Ech Chaïba # Echatt # El Abadia # El Abiodh Sidi Cheikh # El Ach # El Achir # El Achour # 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El Kheiter # El Khemis # El Khroub # El Kouif # El Kseur # El Ma Labiodh # El Madania # El Madher # El Magharia # El Mahmal # El Main # El Maine # El Malah # El Marsa # El Marsa # El Marsa # El Matmar # El Mechira # El Mehara # El Menaouer # El Meridj # El Messaid # El Mezeraa # El M'Ghair # El M'hir # El Milia # El Mizaraa # El Mokrani # El Mouradia # El Ogla # El Ogla # El Omaria # El Ouata # El Oued # El Oueldja # El Ouinet # El Ouldja # El Ouldja # El Ouricia # El Outaya # El Tarf # Elayadi Barbes # El-Biar # Emdjez Edchich # Emir Abdelkader # Ensigha # Eraguene # Erg Ferradj # Es Sebt # Es Senia # Eulma # Faidh El Botma # Faidja # Fellaoucene # Fenaïa Ilmaten # Fenoughil # Feraoun # Ferdjioua # Ferkane # Ferraguig # Fesdis # Filfila # Fkirina # Foggaret Ezzaouia # Fornaka # Foughala # Fouka # Foum Toub # Freha # Frenda # Frikat # Froha # Gdyel # Gharrous # Ghassira # Ghassoul # Ghazaouet # Ghebala # Ghilassa # Ghriss # Gosbat # Gouraya # Guelaat Bou Sbaa # Guellal # Guelta Zerka # Gueltat Sidi Saad # Guemar # Guenzet # Guerdjoum # Guernini # Guerouaou # Guerrouma # Guertoufa # Guettara # Guidjel # Guigba # Guorriguer # Hachem # Hacine # Had Echkalla # Hadj Mechri # Hadjera Zerga # Hadjeret Ennous # Hadjout # Had-Sahary # Haizer # Hamadi Krouma # Hamadia # Hamala # Hamma # Hamma Bouziane # Hammaguir # Hammam Beni Salah # Hammam Bou Hadjar # Hammam Boughrara # Hammam Debagh # Hammam Dhalaa # Hammam Guergour # Hammam Melouane # Hammam N'Bail # Hammam Righa # Hammam Soukhna # Hammamet # Hamraïa # Hamri # Hanancha # Hanchir Toumghani # Hannacha # Haraza # Harbil # Harchoun # Harenfa # Hasnaoua # Hassani Abdelkrim # Hassasna # Hassi Bahbah # Hassi Ben Abdellah # Hassi Ben Okba # Hassi Bounif # Hassi Dahou # Hassi Delaa # Hassi El Euch # Hassi El Ghella # Hassi Fedoul # Hassi Fehal # Hassi Gara # Hassi Khalifa # Hassi Mameche # Hassi Mefsoukh # Hassi Messaoud # Hassi R'Mel # Hassi Zahana # Heddada # Héliopolis # Hennaya # Hidoussa # Hoceinia # Honaïne # Houari Boumédiène # 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Campiglia dei Berici
'''Campiglia dei Berici''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Vicenza in Veneto.
Il nome deriva dal latino "''campus''", cioè campo coltivato o terreno pianeggiante. === Medioevo === Campiglia faceva anticamente parte della vastissima ''curtis'' donata alla Chiesa vicentina dai re Ugo di Provenza e suo figlio Lotario di Arles - nel periodo in cui erano associati come re d'Italia e quindi tra il 931 e il 941 - e il suo castello fu quindi sicuramente costruito dai vescovi di Vicenza anche se non risulta citato nei diplomi imperiali, forse perché non esentato dalla prestazione del fodro. Il castello sorgeva a nord dell'abitato, poco lontano dall'antica chiesa parrocchiale di San Pietro, nella località ancora denominata "le Motte". Secondo il Pagliarino - cui fa eco il Barbarano - esso sarebbe stato distrutto prima del 1194 dato che nello stesso anno il castello di Cologna sarebbe stato costruito «con le ruine del castello di Campiglia», notizia però non affidabile, perché pochi anni dopo il castello di Campiglia ricompare esistente e in stato di efficienza. All'inizio del XIII secolo la Chiesa vicentina, strangolata dai debiti contratti presso gli usurai, fu costretta a vendere buona parte dei suoi beni; tra questi erano compresi anche il castello e l'intera villa di Campiglia, che nel 1207 furono venduti dal vescovo Uberto II ai canonici della cattedrale di Vicenza. Pochi anni dopo, nel 1217, il castello di Campiglia fu venduto al nobile vicentino Pace fu Giovanni Repeta. Forse per il fatto che la famiglia Repeta era allineata su posizioni guelfe, il castello di Campiglia fu probabilmente preso da Ezzelino intorno al 1242; la distruzione definitiva avvenne durante le lotte padovano-veronesi successive al passaggio di Vicenza sotto la signoria scaligera nel 1311. Nei libri dei feudi risulta che negli anni 1363 e 1388 i vescovi di Vicenza - rispettivamente Giovanni de' Surdis e Pietro Filargo - investirono ancora i membri della famiglia Repeta «de tosa villa, curia, territorio, castro Campilie»; a quell'epoca, però, il castello non esisteva certamente píú ed i suoi ruderi avevano anzi già ispirato alla gente del posto il toponimo "Motte": forse l'atto d'investitura ripeteva semplicemente il formulario antico. Verso la metà del Trecento, durante la dominazione scaligera, il territorio di Campiglia fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al Vicariato civile di Orgiano e tale rimase sino alla fine del XVIII secolo. Il paese subì ampie distruzioni nel XVI secolo. * Chiesa parrocchiale antica, risalente al secolo XIII e ricostruita nel 1679. Conserva una nicchia del Cinquecento con una pregevole pala di scuola tiepolesca e una Madonna in terracotta. * Chiesa parrocchiale di San Pietro, edificata nell'ultimo decennio del XIX secolo, terminata nel 1925. * Villa Repeta-Mocenigo-Bressan, costruita nel 1672 sulle rovine della villa eretta per Mario Repeta da Andrea Palladio. Vi sono dei grandi saloni affrescati. ===Evoluzione demografica=== Località del comune di Campiglia sono Galuppo-Pavarano, Brandizie-Comune, Case Battaglia, Carazza e la Zona Industriale. === Altre informazioni amministrative === La denominazione del comune fino al 1867 era Campiglia. Il trasporto pubblico a Campiglia dei Berici è garantito da autocorse svolte dalla società SVT. Dal 1887 al 1979 la località fu servita dalla fermata Pilastri di Campiglia della tranvia Vicenza-Noventa-Montagnana, gestita dalle Ferrovie Tramvie Vicentine.
Claudio
Nato col nome di '''Tiberio Claudio Druso''' e figlio di Druso maggiore e Antonia minore, era considerato dai suoi contemporanei come un candidato improbabile al ruolo di imperatore, soprattutto in considerazione di una qualche infermità fisica da cui era affetto, tanto che la sua famiglia lo tenne lontano dalla vita pubblica fino all'età di quarantasette anni, quando tenne il consolato assieme al nipote Caligola. Furono probabilmente questa infermità e la scarsa considerazione politica di cui godeva che gli permisero di sopravvivere alle purghe che colpirono molti esponenti della nobiltà romana durante i regni di Tiberio e Caligola: alla morte di quest'ultimo, Claudio divenne imperatore proprio in quanto unico maschio adulto della dinastia giulio-claudia. Malgrado la mancanza di esperienza politica, Claudio dimostrò notevoli qualità: fu un abile amministratore, un grande patrono dell'edilizia pubblica, espansionista in politica estera e un instancabile legislatore, che presiedeva personalmente i tribunali. Però, la sua posizione era resa poco sicura dall'opposizione della nobiltà, cosa che condusse Claudio a mettere a morte molti senatori. Claudio dovette anche sopportare molte disgrazie nella vita privata: una di queste potrebbe essere stata all'origine del suo assassinio, forse ordinato dalla quarta moglie Agrippina minore, madre di Nerone. La fama di Claudio presso gli storici antichi non fu certo positiva; al contrario, tra i moderni molte delle sue opere furono rivalutate. Fu anche un uomo molto erudito, scrittore, storico e linguista, sebbene le sue opere siano andate quasi tutte perdute.
=== Origini familiari === Claudio nacque, con il nome di Tiberio Claudio Druso, a ''Lugdunum'' (l'attuale Lione, in Francia), nella Gallia Lugdunense, il 1º agosto del 10 a.C., durante la terza campagna militare romana in Germania, terzo figlio di Nerone Claudio Druso (Druso maggiore) e Antonia minore, dopo Germanico e Livilla. Il padre di Claudio era figlio del pretore Tiberio Claudio Nerone e di Livia Drusilla, ma era nato tre mesi dopo che Livia aveva sposato Ottaviano Augusto; l'imperatore Tiberio era dunque zio paterno di Claudio. È tuttavia assai probabile che Druso, padre di Claudio, fosse figlio adulterino dello stesso Augusto, che ben prima del suo divorzio da Scribonia intratteneva una relazione amorosa con Livia Drusilla. Ottaviano, dopo il divorzio da Scribonia, aveva sposato l'aristocratica Livia quando questa era già incinta del precedente marito; o almeno così si diceva, perché in realtà la voce che circolava era un'altra: si sospettava infatti che il figlio che Livia portava in grembo fosse proprio il frutto di una relazione adulterina che la donna aveva intrattenuto con Augusto ,che dunque sarebbe stato il padre naturale di Druso e non il patrigno come si riteneva. Lo stesso Claudio, durante il suo regno, riprese a sostenere che suo padre era in realtà il figlio illegittimo di Augusto stesso. Nel 4, in seguito all'adozione del fratello Germanico Giulio Cesare nella famiglia Giulia, Claudio divenne il ''pater familias'' dei ''Claudii Nerones'' e prese il nome Tiberio Claudio Nerone Germanico. === Giovinezza sotto Augusto (10 a.C.-14) === La madre di Claudio, Antonia minore (qui raffigurata come Era - ''Era Ludovisi''), non aveva una buona opinione del figlio, che riteneva un mostro e uno stupido. Claudio era un giovane membro della più importante famiglia di Roma e, in quanto tale, ci si aspetterebbe che avesse partecipato alla vita pubblica secondo le modalità tipiche del suo rango, ma così non fu: per tutta l'infanzia e la giovinezza venne tenuto lontano dalla vista del popolo. La ragione di ciò risiede nel fatto che Claudio era nato con dei difetti fisici in una società come quella romana che disprezzava la debolezza: i membri della sua famiglia ritenevano che il suo essere costantemente ammalato, il suo sbavare e la sua balbuzie fossero un sintomo di debolezza mentale. Persino l'assunzione della ''toga virilis'', il segno del passaggio all'età adulta, avvenne in tono dimesso: mentre era consuetudine che, giunta l'età, ciascun ragazzo romano venisse pubblicamente accompagnato al Campidoglio dal padre o dal tutore, Claudio vi venne portato di nascosto, in lettiga, a mezzanotte e senza accompagnamento solenne. Inoltre, poiché la famiglia riteneva che la sua condizione dipendesse da una mancanza di volontà, venne tenuto sotto la tutela di un precettore ben oltre la maggiore età, come avveniva per le donne; Claudio stesso si lamentò del fatto che gli fosse stato assegnato come precettore «un barbaro, un ex-ispettore delle stalle», il cui compito era di impartirgli una dura disciplina. Il giudizio dei suoi parenti non era certo lusinghiero: la madre Antonia minore, che curò l'educazione di Claudio dopo la morte di Druso nel 9 a.C., lo definiva un «mostro d'uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura», e quando voleva accusare qualcuno di stupidità diceva che era «più scemo di suo figlio Claudio»; la nonna Livia Drusilla, cui venne affidato in seguito per diversi anni, gli inviava frequentemente delle lettere in cui lo rimproverava aspramente; la sorella Claudia Livilla deplorava pubblicamente la possibilità che divenisse imperatore come indegna e ingiusta per il popolo romano. Augusto, al contrario, si disse sorpreso dalle capacità oratorie del nipote, ma comunque non gli diede nessun incarico pubblico, né lo inserì tra gli eredi principali nel proprio testamento, lasciandogli appena 800.000 sesterzi alla propria morte. === Studi e vita privata sotto Tiberio (14-37) === Aureo raffigurante l'imperatore Tiberio e sua madre Livia Drusilla, rispettivamente zio e nonna di Claudio: entrambi non stimavano il futuro imperatore, e lo tennero lontano dal potere Il nuovo imperatore, suo zio Tiberio, non si dimostrò più disponibile nei confronti del nipote di quanto in passato lo fosse stato Augusto: quando chiese il permesso di iniziare il ''cursus honorum'', Tiberio gli conferì gli ''ornamenta consularia'', i simboli del rango consolare, ma quando Claudio chiese un ruolo più attivo gli venne rifiutato. Se la sua famiglia non perdeva occasione per dimostrare di non averne grande stima, il popolo romano, al contrario, pare lo tenesse in una qualche considerazione: alla morte di Augusto, infatti, l'ordine equestre lo scelse come proprio patrono, mentre il Senato romano propose di ricostruire a spese pubbliche la sua casa distrutta da un incendio e di permettergli di partecipare alle proprie sedute. Proposte, peraltro, che Tiberio respinse. Di fronte a questo ostracismo, Claudio abdicò a qualunque aspirazione di carriera politica e si ritirò a vita privata, dedicandosi ai suoi studi di storia. Scrisse, infatti, un trattato sugli Etruschi,di cui studiò anche la lingua, una storia su Cartagine, una difesa di Cicerone, alcuni trattati sul gioco dei dadi e sull'alfabeto, tutti andati perduti. Sempre in questo periodo sposò (15) Plauzia Urgulanilla, nobildonna di origine etrusca, da cui ebbe due figli: Druso Claudio, morto in giovane età, e Claudia, che però Claudio non riconobbe, accusando Plauzia di adulterio e divorziando da lei nel 28. Due decessi sembrarono riaprire le porte della successione al trono a Claudio: nel 19 scomparve in circostanze misteriose suo fratello Germanico, mentre nel 23 morì Druso minore, figlio di Tiberio; Claudio divenne così un possibile erede dell'imperatore. Era però il periodo dell'apice del potere di Seiano, e Claudio scelse di sminuire le proprie pretese al soglio imperiale: la sorella Claudia Livilla, invece, si alleò con Seiano e cadde insieme a lui, morendo nel 31. Per di più, dopo aver divorziato da Urgulanilla, sposò proprio la sorella di Seiano, Elia Petina, da cui ebbe Claudia Antonia e dalla quale divorziò poi nel 31, dopo la caduta del potente pretoriano, per sposare Valeria Messalina, figlia di una sua cugina. L'ultima moglie, sua nipote Agrippina minore, era figlia del fratello Germanico e di Agrippina maggiore. Da Messalina ebbe due figli: Britannico (c. 41 - 55), che potrebbe essere stato procreato da Caligola, e Claudia Ottavia (c. 40 - 62), che sposò il proprio fratellastro, figlio di Agrippina, l'imperatore Nerone. === Ascesa al potere (37-41) === ''Un imperatore romano nel 41 d.C.'', di Lawrence Alma-Tadema; è uno dei tre dipinti del pittore anglo-olandese dedicati all'episodio più noto dell'ascesa di Claudio: secondo Svetonio, egli fu trovato nascosto dietro una tenda dai pretoriani, che lo nominarono imperatore ''Claude proclamé empereur'', di Charles Lebayle, 1886 Sotto Caligola, figlio di suo fratello Germanico, Claudio ottenne il consolato per due mesi come collega del nipote, ora nuovo ''Princeps'' (nel 37), pur continuando ad essere bersagliato dagli scherni e dal rischio di perdere la vita a causa delle facili ire, per non dire follia, del nipote. Subì un processo in cui era accusato di falso per aver apposto la sua firma, fu persino costretto a pagare di sesterzi per l'ammissione ad un collegio sacerdotale, perdendo tutti i suoi averi . L'ironia della sorte volle che, se fino a quel momento ogni cosa si era dimostrata contraria al suo volere, una volta compiuti i cinquant'anni, egli era destinato a diventare il nuovo imperatore di Roma. Dopo l'assassinio di Caligola del 41, infatti, i pretoriani si trovarono di fronte al problema di trovare un membro superstite della famiglia Giulio-Claudia da mettere sul trono. Molti di loro erano stati assassinati da tempo, mentre Claudio era riuscito a scampare ad ogni congiura perché nessuno lo aveva considerato un avversario pericoloso. Claudio, invocato dal popolo fuori dalla Curia, una volta promesso un donativo di sesterzi per ogni pretoriano che gli prestasse giuramento, ottenne il Principato con la forza delle armi , dopo avere comprato la loro fedeltà, primo fra i Cesari. Questo è quanto racconta Svetonio, al momento dell'assunzione del trono da parte di Claudio, quasi per caso, ''mirabili casu''. Lo scrittore narra, infatti, che Claudio, nascostosi in una stanza per sfuggire alle deportazioni delle persone fedeli a Caligola, fu trovato da un soldato semplice che, una volta riconosciutolo, lo salutò imperatore; condotto al cospetto dei propri superiori, dopo averlo tenuto in custodia per una notte, decisero di acclamarlo imperatore. === Principato (41-54) === ==== Carattere del principato di Claudio ==== Claudio fu presentato dalle fonti latine come uomo insignificante, strumentalizzato dalle sue mogli e dai suoi liberti. Dimitri Landeschi nel suo saggio ''Claudio, l'imperatore balbuziente'' cerca di ricostruirne la vera identità, attraverso vicende pubbliche e private: Claudio ci appare così come un imperatore capace, che seppe unire attorno al potere imperiale cavalieri romani e aristocrazie provinciali; prese importanti provvedimenti per l'amministrazione dello Stato e per garantire il funzionamento di tutti i suoi organi di governo; realizzò importanti opere di interesse pubblico per migliorare le condizioni di vita dei suoi concittadini; rese più efficiente l'apparato burocratico conferendo ampi poteri ai suoi liberti. Sul fronte privato, molto meno abile fu nei rapporti con le donne della sua famiglia, tanto che la debolezza dimostrata nei loro confronti fu indubbiamente l'aspetto più dannoso e impopolare per la sua immagine, anche pubblica. Una moneta raffigurante Agrippina minore e Claudio, una volta divenuto Imperatore. Da allora in poi, con il nome di ''Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico'', governò l'impero per circa quattordici anni. Il nuovo ''Princeps'' era considerato uno degli uomini più eruditi del suo tempo: Plinio il Vecchio lo cita quattro volte come un'autorità; a lui scienziati ed uomini dotti scrivevano o dedicavano trattati. Innamorato del passato glorioso di Roma, Claudio si propose di essere un buon governante e, sotto molti aspetti, vi riuscì. Egli seppe, infatti, scegliere validi collaboratori tra i suoi funzionari e generali (tra cui basti ricordare Corbulone, Galba, Vespasiano, Gaio Svetonio Paolino, ecc.), ed imporre le proprie linee politiche. Per prima cosa rafforzò la sua posizione placando i vari partiti interni al senato, cancellando la memoria del regno di suo nipote Caligola e richiamando gli esiliati con un'amnistia generale. Si mostrò rispettoso del Senato e dei magistrati, dimostrandosi pronto a tornare al principato di Augusto. Ricoprì, come ''Princeps'', quattro consolati, nel 42, 43, 47 e 51, e per i suoi successi militari ricevette il titolo di ''Imperator'' per non meno di 27 volte. Soppresse i processi per tradimento in senato e si guadagnò popolarità con la concessione di spettacoli gladiatori, gare e spettacoli imponenti (come il suo trionfo per la conquista della Britannia ed i giochi secolari ''Ab Urbe condita'' del 47) e con l'abolizione delle nuove tasse imposte da Caligola. ==== Rapporto con il Senato ==== Claudio voleva accattivarsi le simpatie del Senato. Egli, infatti, tentò di stabilire una sincera collaborazione con quest'organo istituzionale, secondo le linee della politica di Augusto, facendo un uso frequente di ''Senatus consulta'' e difendendo la posizione sociale dei senatori, riservando loro i posti migliori. Restituì, pertanto, al senato l'Acaia e la Macedonia, nel 44. Spartì le province acquisite durante il suo principato fra gli ordini equestre e senatorio: ed a quest'ultimo vennero assegnate la Britannia e la Licia. Claudio si mostrò rispettoso del Senato anche partecipando attivamente alle sue sedute. La presenza alle riunioni era rigorosamente obbligatoria per i suoi membri e l'assenteismo punito. I dibattiti dovevano essere reali, non dovevano, al contrario, costituire una semplice questione di assenso formale. Nel 47-48 rivide l'intera lista senatoria, eliminando quei membri inadatti ed introducendo solo uomini che avessero maturato meriti anche in provincia, poiché voleva che il senato fosse formato dalle migliori menti dell'impero. È vero anche che la maggiore interferenza con il Senato fu la creazione di un sistema amministrativo centralizzato. Claudio fu dunque il primo imperatore ad ammettere in senato uomini provenienti da una provincia, la Gallia Comata; fornendo così agli imperatori successivi una via per completare l'integrazione dei popoli che facevano parte dell'impero di Roma. ==== Nuovo sistema amministrativo centralizzato ==== Cammeo raffigurante l'apoteosi di Claudio, 54 circa, attribuito a Skylas, da Roma, Cabinet des Medailles, Parigi E se Tiberio aveva seguito pedissequamente le istruzioni di Augusto, Claudio non temette le innovazioni. Egli fu, infatti, il primo a creare una burocrazia centralizzata, suddivisa in sezioni, materie speciali, ognuna delle quali fu posta sotto il controllo di un liberto, una specie di moderno ministro in scala ridotta. I Liberti erano degli schiavi resi liberi dai padroni, molto spesso greci e largamente eruditi; rendendoli così importanti nel suo sistema giuridico in verità era un forte attacco ai senatori che dovevano sottostare agli ordini di uno schiavo per lo più straniero. Poi egli avviò una forma di amministrazione pubblica imperiale, indipendente dalle tradizionali classi dei senatori e cavalieri. Il personale della nuova amministrazione centralizzata era costituito da uomini per la maggior parte di origine italica, estranei alla tradizione romana, e che dovevano fedeltà soltanto al ''Princeps''. La più importante tra queste cariche appena istituite era quella di Segretario generale ''Ab epistulis'', ricoperta in quegli anni da un certo Narciso: l'intera corrispondenza greca e latina (relazioni con i governatori, lettere e messaggi di vari funzionari, relazioni con città o comunità provinciali), doveva essere gestita, analizzata da questo funzionario, prima di renderne partecipe il ''Princeps''. Secondo a Narciso era il segretario delle finanze, ''A rationibus'', un certo Pallante, con l'accentramento e centralizzazione del potere finanziario nelle mani dell'imperatore a partire dall'''Aerarium''. Vi erano poi altre cariche di prestigio: Callisto era il segretario che si interessava delle richieste rivolte all'imperatore, ''a libellis'' e delle inchieste giuridiche portate davanti al princeps, le cosiddette ''cognitiones''; Polibio quello che svolgeva la mansione di bibliotecario e consigliere culturale, aiutando l'imperatore con materiale per discorsi ed editti ''A studiis''. Ma la presenza dei nuovi liberti provocò il continuo malcontento dell'antica aristocrazia senatoria, ed accrebbe notevolmente il potere personale del principe. Anche nel campo dell'amministrazione giudiziaria Claudio portò nuove innovazioni come quando nel 53, persuase il Senato a concedere ai procuratori imperiali delle province il diritto di giurisdizione. Fino a quel momento qualsiasi contestazione di diritto fiscale, doveva essere portata davanti al senato o all'imperatore per ottenere una sua decisione. Il provvedimento venne adottato per migliorare l'efficienza e la rapidità nel raccogliere il denaro dovuto all'erario, eliminando alcune procedure burocratiche. Favorì, infine, l'approvvigionamento di grano assicurando navi e merci contro eventuali danni provocati da tempeste, concedendo privilegi a stranieri costruttori di navi. ==== Opere pubbliche ==== Il tempio del Divo Claudio, evidenziato in rosso, fatto costruire da Agrippina minore Imbocchi dei Cunicoli di Claudio in Abruzzo Ultimò la costruzione di due acquedotti, iniziata da Caligola: l'acquedotto Claudio (Aqua Claudia), e l'Anio Novus che si incontrano entro Roma nella famosa Porta Maggiore. Ne restaurò anche un terzo chiamato Aqua Virgo. Diede un grande impulso alla costruzione di strade e canali in Italia e nelle province. Tra i tanti progetti meritano una segnalazione un largo canale che univa il Reno al mare e una strada che collegava l'Italia alla Germania (entrambe opere iniziate da suo padre). Vicino a Roma costruì un canale navigabile sul Tevere che terminava a Portus, il nuovo porto a nord di Ostia, a circa tre km a nord. Il porto era costituito da due moli a forma di semicerchio, numerosi granai per l'approvvigionamento di merci provenienti da tutte le province romane ed all'imboccatura era posto un faro che divenne il simbolo della città stessa. Per ospitare le navi fu scavato un gigantesco bacino rettangolare di circa per 700 metri, collegato al Tevere da due canali. Gli ingegneri di Claudio non considerarono con la dovuta attenzione il problema rappresentato dal deposito delle sabbie fluviali, e in breve il nuovo porto fu inagibile. Di questo fallimento fece tesoro Traiano che costruì nello stesso luogo un porto più efficiente che rimase in funzione per secoli. Bonificò la piana del Fucino nell'Italia centrale attraverso lo scavo di un emissario che faceva defluire le acque del lago nel fiume Liri, a vantaggio di un migliore sfruttamento agricolo. La prima inaugurazione, con tanto di battaglia navale sul lago che stava per essere prosciugato, finì nel ridicolo. Il canale, scavato troppo in alto, non consentì alle acque di defluire. Il tempo di provvedere a sistemare il canale e nuova inaugurazione. Questa volta gli ingegneri di Claudio fecero un errore opposto e ben più grave del precedente; il canale posto troppo in basso fece defluire l'acqua in modo troppo violento procurando vittime tra gli spettatori. L'episodio culminò con una lite tra Agrippina e il liberto Narciso, appaltatore dell'opera: la donna disse che lui era un ladro mentre il liberto le dava dell'isterica. Altri imperatori si cimentarono con questa impresa che ebbe però termine solo nel XIX secolo grazie ai Torlonia che ingrandirono il tunnel scavato da Claudio tre volte la sua dimensione originale. Fece costruire nuove strade: la via Valeria Claudia fino all'Adriatico, o la via Claudia Augusta da Altinum fino al Danubio. Poche province non portano tracce delle strade costruite sotto il suo principato. ==== Politica religiosa ==== Per quanto riguarda la politica religiosa, Claudio, sebbene conservatore per natura e di interessi repubblicani, anche qui non si mostrò ostile alle innovazioni. Si adoperò per restaurare il collegio degli ''haruspices''. Nel 47 celebrò i ''Ludi Saeculares'' dell'ottavo centenario dalla fondazione di Roma. Nel 49 ampliò, sempre nel corso di un'altra cerimonia, l'antico recinto sacro di Roma (''pomerium''), includendovi ora l'Aventino e parte del Campo Marzio. Si mostrò tollerante nei confronti dei culti provinciali, solo quelli che non considerava pericolosi per l'ordine pubblico interno. Se, infatti, verso il druidismo la sua azione fu più energica di quella dei suoi predecessori, con la completa soppressione, con gli Ebrei assunse un atteggiamento più liberale, e ristabilì per loro la libertà di culto e l'esonero del culto imperiale. Improbabile è la notizia, riportata da Svetonio, dell'espulsione della comunità ebraica da Roma ===== Atteggiamento nei confronti dei cristiani ===== Anche verso i Cristiani la politica religiosa di Claudio si mostrò aperta. La Lettera ai Romani attesta la diffusione della nuova religione all'interno della casa di Narciso, uno fra i più noti liberti imperiali. Tacito colloca al 42 o 43 la conversione a una ''superstitio externa'', identificabile quasi certamente col Cristianesimo, di Pomponia Grecina, moglie di Aulo Plauzio, che conduceva in quegli anni la spedizione britannica. Sono gli stessi anni in cui la tradizione della Chiesa colloca l'arrivo a Roma di Pietro e la prima stesura del ''Vangelo secondo Marco''. L'unico atto in apparente contraddizione con tale atteggiamento è l'espulsione da Roma dei Giudei ''impulsore Chresto assidue tumultuantes'' ossia «in continuo subbuglio a causa di Cresto» (da identificarsi forse con Cristo): controverso passo di Svetonio riguardo al quale vi sono discordanti interpretazioni storiografiche. ==== Politica estera: annessioni e conquiste ==== L'impero di Claudio (37-54). Claudio, senza lasciarsi scoraggiare dal consiglio di Augusto di mantenere l'impero entro i limiti da lui stabiliti, aggiunse non meno di 5-7 nuove province tra cui ex regni clienti: Mauritania (dal 40-41), Britannia, Licia, Panfilia (dal 43), riannesse la Giudea (dal 44, dopo la morte del re Erode Agrippa I) e Tracia (dal 46); oltre all'annessione di nuovi territori/province danubiane, come il Regno del Norico (attorno al 50) e parti della Rezia. Tale scelta politica fu determinata dal fatto che egli aveva ereditato da Caligola una Mauritania in rivolta e una Britannia considerata matura per l'annessione, e dalla sua convinzione che fosse arrivato il momento di sostituire agli stati clienti un controllo diretto imperiale. La politica difensiva di Tiberio fu infatti abbandonata, tranne lungo il limes europeo di Reno e Danubio. ===== Africa (41-44) ===== La rivolta della Mauretania, che seguì all'assassinio del re Tolomeo per ordine dell'imperatore Gaio Caligola (che in seguito aveva deciso di annettere i nuovi territori, trasformandoli in nuova provincia, nell'autunno del 40), fu soffocata nel sangue dopo quattro duri anni di lotta (dal 41 al 44) grazie a valenti generali come Gaio Svetonio Paolino ed Osidio Geta. La Mauretania fu divisa in due province, la ''Mauretania Caesariensis'' e quella ''Tingitana'' (con capitali ''Cesarea'' e ''Tingis''), affidate ad un procuratore imperiale di ordine equestre. Riuscì a sedare una rivolta di Musulami dell'Africa settentrionale, inviandovi uno dei più qualificati generali, Servio Sulpicio Galba, in qualità di governatore ed a capo della legione qui stanziata (la Legio III ''Augusta''). ===== Conquista della Britannia (43-51) ===== Nel 43 iniziò la conquista della Britannia, quasi un secolo dopo Gaio Giulio Cesare. Al di là delle ragioni politiche, economiche e militari della spedizione, non va dimenticata una considerazione forse più importante, di natura psicologica, e cioè di provare a tutti di essere il degno figlio del conquistatore della Germania, Druso. Egli si recò in Britannia nell'autunno del primo anno di guerra per essere presente alla vittoria finale. Questa fu la conquista della quale Claudio andò più orgoglioso. ===== Confini europei lungo Reno e Danubio (46-50) ===== In Gallia alcune tribù ottennero i diritti latini e molti la cittadinanza romana, ma cosa più importante, Claudio riuscì a convincere un Senato riluttante a far ammettere alcuni cittadini Galli all'interno delle istituzioni e magistrature romane. Egli, basandosi sui suoi studi della storia di Roma, dimostrò che la Repubblica romana si era rafforzata e ingrandita grazie al fatto di aver incorporato elementi considerati fino a poco prima degli "stranieri", come lo erano stati gli Etruschi, i Sanniti, i Greci, ecc. Claudio apriva così le porte del Senato anche ai provinciali Galli. In Germania, il legato della Germania Inferiore, Gneo Domizio Corbulone, diede prova delle sue grandi capacità militari con una campagna nelle terre dei Frisi e contro i pirati Cauci lungo le coste del Mare del Nord (47-48). Claudio però gli ordinò di ritirarsi al di qua del Reno: non voleva ripetere le imprese del padre Druso. In Tracia, da lungo tempo inquieta, il sovrano regnante era stato assassinato e Claudio decise che era ormai giunto il momento di annettere la regione (46). Completò, infine, le conquiste dei territori rimasti liberi fino al Danubio, annettendo le parti rimaste libere fino a quel momento della Rezia e del Norico (da Castra Regina a Carnuntum) nel 50 circa. ===== Oriente (44-54) ===== La Licia, dove si erano verificati dei disordini, divenne provincia nel 43. In Oriente, Claudio ricompensò l'amico Erode Agrippa I per l'aiuto prestatogli in passato, insediandolo sul trono di Giudea, che dal 6 era una provincia romana. Alla morte di Agrippa, nel 44, la Giudea ritornò ad essere una provincia romana, amministrata da procuratori. Nei confronti della Partia, Claudio riuscì ad ottenere il controllo dell'Armenia, fino a quando il nuovo re Vologese I, riuscì ad insediare suo fratello Tiridate sul trono armeno verso la fine del regno di Claudio. ==== Provinciali e cittadinanza ==== Claudio, grazie ai suoi studi storici, si era convinto che Roma doveva molto alla sua propensione in tempi passati ad inserire tra i propri cittadini gli uomini più meritevoli. Per questi motivi gli uomini più importanti di Gallia, Spagna ed Africa, i dottori greci o asiatici, gli scienziati ed i letterati, potevano contribuire notevolmente alla crescita dello Stato romano. E se la cittadinanza era una cosa preziosa da "regalare" ai provinciali, un cittadino romano, per meritarsela, doveva saper parlare e scrivere in latino: questa era una condizione insindacabile per Claudio. In caso contrario la cittadinanza romana sarebbe stata revocata. ==== Successione ==== La genealogia della ''gens'' giulio-claudia Messalina, moglie di Claudio fin dalla sua ascesa al trono, gli dette una figlia, Claudia Ottavia, e un figlio (nel 41) cui il padre dette il soprannome di Britannico. Donna di grande crudeltà, aveva cospirato, insieme al suo amante, il console Gaio Silio, per uccidere Claudio e prenderne il suo posto. Ma la congiura fu scoperta e la stessa fu messa a morte nel 48. Moneta di Claudio raffigurante Nerone La nuova moglie fu scelta, anche grazie al consiglio del liberto Pallante, sostenitore dei diritti di Agrippina minore, nipote di Claudio e figlia di Germanico e pronipote di Augusto. Agrippina aveva un figlio il cui nome era Lucio Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone. Il matrimonio con Claudio fu celebrato nel 48, ed Agrippina divenne la nuova ''Augusta'', godendo ora di privilegi senza precedenti. Nello stesso tempo diede inizio ai suoi intrighi per generare discredito sul figlio di Claudio, Britannico, in favore di suo figlio Domizio Enobarbo. Ambiziosa e priva di scrupoli, Agrippina si macchiò di una serie di delitti, servendosi del veleno o di false incriminazioni. Il figlio Nerone fu adottato da Claudio all'età di tredici anni (nel 50), quale tutore del più giovane Britannico (di cinque anni più giovane), ottenendo nel 51 la ''toga virilis'', il titolo di ''Princeps Iuventutis'', l'''imperium proconsolare'' fuori Roma, mentre nel 53 sposava Claudia Ottavia, figlia di Claudio. === Morte (54) === Nonostante i suoi difetti dimostrò capacità e temperamento e coprì il ruolo meglio di altri. Morì improvvisamente durante un banchetto, dopo aver mangiato dei funghi sebbene le versioni discordino. Secondo Plinio il Vecchio, mangiò un piatto di funghi letali, forse della specie ''Amanita phalloides'' o ''Amanita muscaria'', chiamati "boleti" e quindi confusi con funghi commestibili del tipo simile, come i porcini e l'''Amanita caesarea''. Questa versione è ripresa da Giovenale. La morte avvenne il 13 ottobre 54, mentre venivano celebrate le ''Fontinalia'', festività in onore del dio Fons. Non è difficile pensare che sia stato avvelenato da Agrippina per mano di Lucusta, anche se era ormai sicura della successione di Nerone. Essa potrebbe aver desiderato vedere il figlio sul trono mentre era ancora abbastanza giovane per seguire i suoi consigli e le sue volontà, e non voleva rischiare che Claudio tornasse a prediligere Britannico, e spinto dal liberto Narcisso (già artefice della caduta di Messalina, amico di Britannico e in quel momento in vacanza in Grecia onde curarsi da alcuni malanni) la ripudiasse. Si dice infatti che avesse una relazione adultera col ricco liberto Pallante e durante un banchetto, Claudio ubriaco avesse affermato che "era suo destino - disse - subire le infamie delle mogli e poi punirle". Secondo Svetonio, è possibile che i funghi siano stati commestibili, Agrippina vi avrebbe in seguito aggiunto del veleno per simulare un avvelenamento accidentale; Claudio li ingerì e morì oppure non fece in tempo a farlo in quanto troppo ubriaco. Quindi, sempre secondo la tesi dell'avvelenamento, in un primo momento Claudio si sarebbe addormentato, e svegliatosi poco dopo vomitò tutto quello che aveva mangiato; Svetonio afferma quindi gli fu propinato di nuovo il veleno attraverso una zuppa curativa o forse un clistere somministratogli per aiutarlo a smaltire l'indigestione. Invece Tacito afferma che egli non assunse il piatto avvelenato da Agrippina che aveva corrotto l'assaggiatore Aloto, in quanto aveva già dei conati di nausea per il troppo vino e troppo cibo, ma si fece quindi aiutare prima a vomitare dal medico Senofonte, il quale, in combutta anche lui con Agrippina, gli infilò in gola una piuma apparentemente per aiutarlo nell'operazione, in realtà intrisa di un potente veleno, provocandone la morte rapida. Flavio Giuseppe fa un riferimento anch'egli alla morte di Claudio, affermando che si diceva fosse stato assassinato. Secondo l'opera satirica di Seneca invece, Claudio mangiò i funghi, fu in seguito colto da dissenteria e poco dopo morì per un malore. Questo può essere compatibile con i primi sintomi dell'intossicazione da ''Amanita phalloides'' che compaiono dopo alcune ore (vomito, dissenteria, disidratazione e danno renale, prima che epatico), oltre che con quanto detto da Plinio e Giovenale (e anche da Tacito, Svetonio e Cassio Dione) sulla morte di Claudio per aver mangiato un fungo velenoso. Secondo la storica Barbara Levick, non si può comunque essere certi che la morte di Claudio sia stata davvero un omicidio, piuttosto che un avvelenamento accidentale o una morte naturale, visto il suo stato di salute da sempre malfermo e il suo stile di vita tendente a mangiare e bere troppo, sebbene la tesi del delitto sia altamente probabile. Quando Claudio si sentì male, Agrippina lo fece portare sul suo letto, dove la notte morì. In seguito chiamò a corte dei commedianti e musicisti, dicendo che Claudio si sentiva meglio e voleva distrarsi. Poi confinò i tre figli naturali di Claudio (le due figlie e Britannico) nelle loro stanze, e annunciò al popolo che l'imperatore era morto, presentando Nerone alla plebe e poi in Senato dove venne acclamato come nuovo Cesare. Claudio fu cremato dopo un solenne funerale a somiglianza di quello di Augusto. Le sue ceneri furono deposte con probabilità nel mausoleo della famiglia giulio-claudia. Morto Claudio, Agrippina e Nerone si preoccuparono di far sparire anche Britannico, figlio naturale di Claudio e aspirante al trono, già malato di epilessia; questo evento può testimoniare l'implicazione di Agrippina nella morte dell'imperatore. Secondo altri, Nerone invece temeva che Agrippina potesse a sua volta rivolgersi a Britannico, più controllabile, e quindi chiamò nuovamente Lucusta per uccidere il fratellastro, avvelenandone una bevanda. Per altri, invece, Britannico morì davvero per un attacco epilettico sopraggiunto mentre mangiava. L'''augusta'', comunque, dedicò sul Celio il tempio del Divo Claudio al defunto marito, che venne immediatamente divinizzato. === Menomazione fisica e personalità === Giove Capitolino, Musei Vaticani, Città del Vaticano, Roma Lo storico Svetonio nelle ''Vite dei Cesari'' descrive le afflizioni fisiche di Claudio in maniera relativamente dettagliata. Egli riporta che il ''princeps'' aveva ginocchia malferme che stentavano a sostenerlo, tremori alla testa, afflitto da balbuzie (tranne quando declamava poesie) e dal parlare incerto e confuso. Claudio soffriva anche di scialorrea e lieve disartria, e tutto questo lo faceva considerare "debole di mente" da parte della sua famiglia, con la madre stessa che lo definiva un "mostro d'uomo" e quando voleva insultare qualcuno diceva che era «più scemo di suo figlio Claudio». Seneca afferma nelle sua satira ''Apokolokyntosis'' come la voce di Claudio non appartenesse a nessun animale terrestre, e come anche le sue mani fossero deboli. Claudio viene rappresentato come violento, claudicante e gobbo. Tuttavia, non mostrava nessuna deformità fisica evidente, dato che lo stesso Svetonio riferisce che quando Claudio era calmo dimostrava una certa dignità di portamento, essendo alto e ben proporzionato, non magro e con folti capelli bianchi e collo robusto. Quando era contrariato o stressato, i sintomi della sua infermità peggioravano e si facevano più evidenti. Gli storici concordano sul fatto che questa condizione sia migliorata dopo la sua ascesa al trono. Lo stesso Claudio affermò di aver esagerato i propri malanni per salvarsi la vita. Nondimeno, soprattutto in gioventù e naturalmente prima di divenire ''princeps'', visse bersagliato dagli scherzi e dalle prese in giro. Svetonio riferisce che quando era invitato, se arrivava in ritardo non veniva neanche fatto accomodare, o solo dopo lunghe attese e preghiere. Inoltre, se si addormentava dopo aver mangiato, gli altri commensali gli tiravano addosso noccioli di datteri e olive, oppure mentre russava, gli infilavano scarpe da donna alle mani in modo che, svegliatosi improvvisamente, se le sfregasse in viso. Busto di Claudio, Museo archeologico nazionale di Spagna, Madrid Valutazioni moderne sullo stato di salute di Claudio si sono avvicendate varie volte nel corso del secolo scorso. Prima della seconda guerra mondiale, la paralisi infantile da poliomielite era ampiamente accettata come causa dei suoi problemi. Tuttavia, la polio non spiega molti dei sintomi descritti, e una teoria più recente implica una paralisi cerebrale infantile (a causa di problemi alla nascita) con distonia o la sindrome di Tourette come possibili cause della sua infermità. Jerome Nriagu ha ipotizzato che Claudio, come altri imperatori tra cui Caligola e Nerone, soffrisse in età adulta di avvelenamento da piombo a causa dell'uso romano di addolcire il vino con il diacetato di piombo o "zucchero di Saturno". Studiosi di iconografia e medicina, infine, unendo i sintomi descritti da Svetonio con l'aspetto di alcune statue di Claudio hanno sostenuto che una lesione cerebrale traumatica subita durante il parto avrebbe causato a Claudio la sua malattia, una diplegia spastica alle gambe e alla testa, la più comune tra le paralisi infantili che spesso può causare anche disabilità intellettiva, nel caso dell'imperatore assente o lievissima, ma sufficiente a farlo considerare poco intelligente dai famigliari, forse per la confusione mentale occasionale che talvolta gli attribuirono gli storici, uno dei motivi per cui Tiberio lo aveva escluso dalla successione. Dal punto di vista caratteriale, gli storici antichi descrivevano Claudio come uomo generoso, colto ed erudito, non scevro da umiltà dato che a volte soleva pranzare con i plebei. Di carattere conviviale, amava circondarsi di amici e banchettare con loro disquisendo di arte e letteratura. Si dice che abbia pensato di far emettere un eccentrico editto per permettere di ruttare ed emettere flatulenze durante i banchetti, perché aveva saputo che un invitato si era posto in pericolo di vita per essersi educatamente trattenuto in sua presenza. Lo descrissero però anche sanguinario e crudele, vendicativo, pavido e facile all'ira, appassionato di gioco d'azzardo, combattimenti ed esecuzioni di gladiatori; Claudio stesso riconobbe i lati negativi del suo carattere e si scusò pubblicamente per il proprio temperamento con un editto. Secondo gli storici antichi era anche eccessivamente fiducioso e facilmente manipolabile dalle mogli e dai suoi liberti, paranoico, molto libidinoso nei confronti delle donne, dedito al vino, apatico, noioso e spesso confuso. Le opere esistenti di Claudio presentano invece una visione diversa, dipingendo un ritratto di amministratore intelligente, erudito e coscienzioso, con una particolare attenzione per i dettagli e la giustizia. Quindi, Claudio resta un enigma per i posteri. Sin dalla scoperta del ritrovamento della sua ''Lettera agli Alessandrini'' nel secolo scorso, molto lavoro è stato fatto per riabilitare la figura dell'imperatore Claudio e determinare dove si trovi la verità. === Opere letterarie ed interessi culturali === Anche se dai suoi stessi parenti era considerato quasi un "ritardato" e un "minorato fisico", il giovane Claudio perseverò nei suoi interessi culturali, cosicché scrisse numerose opere nel corso della sua vita, principalmente durante il regno di Tiberio, periodo che può considerarsi il vertice della sua carriera letteraria. Le tre lettere introdotte dall'Imperatore Claudio. Oltre a una storia del principato di Augusto, e alcuni trattati sul gioco dei dadi del quale era un grande appassionato, tra le sue opere maggiori si annoverano la ''Tyrrenikà'', una storia della civiltà etrusca in venti libri, una ''Storia di Cartagine'' in otto volumi (Karchedonika), e un dizionario di lingua etrusca. Sfortunatamente, tutte opere andate perdute, a parte la ritrovata lettera agli alessandrini. Svetonio cita suoi discorsi, in cui si nota spesso la sua conoscenza della storia, specialmente riguardo gli etruschi, come nel discorso in cui volle aprire il Senato ai nobili gallo-romani. Coltivò anche lo studio della lingua greca, all’epoca l’idioma dei dotti, in ogni occasione ribadiva questo suo amore poiché la considerava una "lingua superiore", e conosceva a memoria ampi brani dei poemi omerici, citando spesso come aforismi alcune frasi da lui ritenute particolarmente significative. Claudio propose inoltre una riforma dell'alfabeto latino attraverso l'introduzione di tre nuove lettere da lui ideate, due delle quali svolgevano la funzione delle moderne lettere ''W'' e ''Y''. Riuscì ad introdurre ufficialmente tale modifica una volta salito al potere, ma la stessa non sopravvisse al suo regno. Infine, egli scrisse una propria autobiografia descritta da Svetonio come pedante e priva di gusto. Nessuna delle opere letterarie di Claudio è giunta fino a noi, ma ampie citazioni dalle stesse sono presenti in successive opere di storici della dinastia giulio-claudia. Svetonio, Tacito e Plinio il Vecchio attinsero tutti dalla produzione letteraria di Claudio per trarvi notizie e devono averla utilizzata come fonte in numerose occasioni. === Matrimoni === Britannico, Louvre Svetonio ed altri autori antichi accusarono Claudio di essere stato succube delle proprie mogli e di aver vissuto, in questo modo, più come un servo che come un imperatore. Claudio si sposò quattro volte, dopo due falliti fidanzamenti. Il primo fidanzamento fu con Emilia Lepida, pronipote di Augusto, quando Claudio era ancora adolescente, ma fu rotto per motivi politici. Il secondo fu con Livia Medullina, ma la ragazza morì improvvisamente di malattia il giorno delle nozze. ==== Plauzia Urgulanilla ==== Claudia Antonia, figlia di Claudio ed Elia Petina Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina Scultura di Agrippina che incorona il giovane figlio Nerone (c. ) Plauzia Urgulanilla fu la prima moglie di Claudio, e gli diede un figlio maschio, Claudio Druso. Druso morì per soffocamento da cibo nei primi anni dell'adolescenza, poco tempo dopo il fidanzamento con la figlia di Seiano. Claudio divorziò da Urgulanilla per adulterio e dietro il sospetto che avesse fatto uccidere la sorellastra Apronia. Cinque mesi prima del divorzio, Urgulanilla partorì una bambina di nome Claudia, ma Claudio ripudiò la neonata come figlia del tradimento della moglie con il liberto Botero, facendola deporre nuda davanti alla porta della madre. ==== Elia Petina ==== Poco tempo dopo, Claudio si risposò con Elia Petina, parente di Seiano, o forse la figlia adottiva dello stesso. La coppia ebbe una figlia, Claudia Antonia. Anche questo matrimonio terminò con un divorzio, ma le cause non sono ben chiare. Alcuni storici moderni hanno avanzato l'ipotesi che la separazione fosse dovuta ad abusi psicologici da parte di Petina. ==== Valeria Messalina ==== Qualche anno dopo aver divorziato da Elia Petina, nel 38 o 39 d.C., Claudio sposò Valeria Messalina, figlia di Barbato Messala, suo cugino. Messalina diede alla luce Claudia Ottavia e un figlio dapprima chiamato Tiberio Claudio Germanico, e successivamente conosciuto come Britannico. Il matrimonio terminò in tragedia. Gli storici antichi accusarono Messalina di essere una ninfomane che tradiva regolarmente Claudio — Tacito afferma persino che una volta la donna volle fare a gara con una nota prostituta per vedere chi delle due fosse riuscita a soddisfare un maggior numero di amanti nella stessa notte — e una manipolatrice assetata di potere. Nel 48, Messalina sposò il suo amante Gaio Silio nel corso di una cerimonia pubblica mentre Claudio si trovava ad Ostia. Le fonti divergono circa il fatto se avesse almeno divorziato dal marito prima di sposare Silio. Temendo a ragione un complotto per detronizzarlo, Claudio la fece condannare a morte insieme all'amante e dichiarò ai pretoriani presenti che non si sarebbe più sposato, ordinando loro di ucciderlo se avesse cambiato idea. ==== Agrippina minore ==== Nonostante il giuramento fatto, Claudio decise di sposarsi ancora una volta. Le fonti antiche riferiscono che prese in esame tre candidate: Lollia Paolina che era stata la terza moglie di Caligola, l'ex moglie Elia Petina, sostenuta da Narcisso, e la nipote Agrippina, proposta da Pallante. Secondo Svetonio scelse Agrippina per le sue capacità amatorie. Agrippina era una dei pochi discendenti rimasti del Divo Augusto, e suo figlio Lucio Domizio Enobarbo (il futuro Imperatore Nerone) era uno degli ultimi maschi della famiglia imperiale. Claudio, innamorato di Agrippina, adottò Nerone come suo figlio, quando egli era già tredicenne. L'adozione in tarda età era un'antica tradizione romana. In seguito Nerone sposò Ottavia, la figlia di Claudio, che era quindi la sua sorellastra. Cammeo dell'imperatore Claudio
Cimitero monumentale di Staglieno
Il '''cimitero monumentale di Staglieno''' è il maggiore luogo di sepoltura di Genova ed è uno dei cimiteri monumentali più importanti d'Europa. È situato nella Val Bisagno, nel territorio del "Municipio IV – Genova Media Val Bisagno", comprendente il quartiere di Staglieno. Closer'' del 1980 del gruppo new wave/post punk inglese dei Joy Division. Vi sono sepolti figli illustri del capoluogo ligure e altri personaggi famosi tra i quali uno dei padri della Patria italiana, Giuseppe Mazzini, il presidente del Consiglio e partigiano Ferruccio Parri, il compositore della musica dell'Inno d'Italia Michele Novaro, numerosi garibaldini tra i quali Antonio Burlando ed altri che fecero parte della spedizione dei Mille , l'attore Gilberto Govi, il pittore Federico Sirigu, la scrittrice Fernanda Pivano, il poeta Edoardo Sanguineti, Constance Lloyd , Nino Bixio e Stefano Canzio. Vi è anche il cenotafio del cantautore Fabrizio De André Per la vastità dei suoi imponenti monumenti funebri è considerato un vero e proprio museo a cielo aperto. Le numerose statue funerarie e cappelle – opere prevalentemente di scultori genovesi – sia pure costruite in stili differenti, restituiscono all'insieme del complesso un importante valore sotto l'aspetto dell'architettura e scultura funebre.
La progettazione del cimitero genovese risale al 1835 ancora sulla scia del clima creato dall'editto napoleonico di Saint-Cloud entrato in vigore il 12 giugno 1804, con il quale si vietavano le sepolture nelle chiese e nei centri abitati. Il progetto originario dell'architetto Carlo Barabino venne approvato dal Comune di Genova. Barabino tuttavia morì nello stesso anno a causa dell'epidemia di colera che aveva colpito la città e il progetto passò al suo collaboratore e allievo Giovanni Battista Resasco (il piazzale dell'ingresso secondario del cimitero porta il suo nome). L'area di Staglieno su cui sorgeva la ''villa Vaccarezza'' parve la più indicata per la costruzione di un cimitero poiché poco abitata e, allo stesso tempo, vicina al centro della città. I lavori iniziarono nel 1844 e la struttura venne aperta al pubblico il 2 gennaio 1851 (nel primo giorno furono sepolte quattro persone). Dopo vari ampliamenti portati avanti nel tempo, oggi comprende un'area di circa 330.000 metri quadrati ed include anche un cimitero inglese (dove si trova la tomba di Constance Lloyd, moglie di Oscar Wilde), uno protestante ed uno ebraico. Al centro del luogo di sepoltura – dove un tempo vi era semplicemente un grande prato – si erge ora la statua della ''Fede'', alta nove metri, opera dello scultore Santo Varni. Prospiciente la statua della Fede, al culmine di un'imponente scalinata, si staglia il Pantheon (copia del Pantheon di Roma) con il suo bellissimo pronao di colonne in stile dorico, fiancheggiato da due statue marmoree rappresentanti i profeti biblici Giobbe e Geremia. Novecento. Sulla sinistra si nota il Pantheon; più all'esterno il corso dell'antico acquedotto. Lungo la collina che lo sovrasta si possono incontrare, lungo il cammino, cappelle monumentali in stile gotico, bizantino, neo-egizio, Liberty, mesopotamico e neoclassico. Il camposanto di Staglieno, evidentemente, non può non essere motivo di orgoglio cittadino. È stato ed è – per la sua bellezza – meta di artisti e letterati giunti da ogni dove: Ernest Hemingway lo definì ''una delle meraviglie del mondo''. Ma una puntuale descrizione della struttura e dell'imponenza del complesso architettonico è resa anche negli scritti di Mark Twain riportati nel libro ''The Innocents Abroad'' ("Innocenti all'estero", del 1867): Il principale cimitero genovese ha subito nel tempo una decadenza dovuta anche alla sua estensione, pur mantenendo inalterato il suo fascino. Le tombe e le sculture che agli occhi di Twain apparivano ''nuove e nivee'', oggi sono rese grigie dalla polvere, dallo smog e dall'incedere degli arbusti. Sebbene lasciate in abbandono, restano ugualmente piene di grazia e perfette nella struttura, rimanendo uno dei migliori esempi dell'arte funeraria con cui la borghesia genovese dell'Ottocento ostentava la propria opulenza. Per comprendere meglio l'aspetto puramente artistico ed il valore della parte monumentale del cimitero di Staglieno occorre procedere ad una valutazione di tipo storico-sociale considerando cioè – per quanto riguarda almeno il periodo del cosiddetto realismo borghese – i riflessi e le ricadute dello sviluppo, della formazione e del consolidamento di un certo tipo di borghesia – quella genovese del tempo – quanto mai propulsiva e per molti aspetti artefice di una mentalità progressista ''ante litteram''. In quegli anni, i tentativi insurrezionali mazziniani del 1832-1834 di Chambéry, Torino e Genova, pur falliti, scossero l'opinione pubblica preoccupando i vari casati nobili al potere e intimorendo in linea di massima le classi sociali dominanti che, se talvolta si mostravano aperte al progresso, d'altro canto capivano che una cospicua parte del loro potere sarebbe stata erosa dal suffragio universale di una costituzione repubblicana. Si sviluppò così una linea di pensiero di tipo liberale moderato che aveva la chiara intenzione di esser guida per i movimenti risorgimentali ma nel contempo di impedire sconvolgimenti sociali irreversibili, nella convinzione che l'impegno sociale e politico e riforme adeguate avrebbero gradualmente portato sia all'indipendenza nazionale sia all'unificazione del mercato, indispensabile per uno sviluppo industriale simile a quello delle nazioni più moderne dell'epoca. Utilizzando i mezzi legali di comunicazione che in quel periodo storico – ovvero metà Ottocento – erano loro permessi, gli aderenti a questa linea di pensiero si adoperarono con tenacia ed anche coraggio personale per il raggiungimento di maggiori libertà supportate da leggi diverse che tenessero conto anche delle esigenze della classe operaia che stava crescendo a ritmi fortissimi soprattutto a Genova. Ad esempio, un obiettivo fondamentale era adeguare l'istruzione alle necessità del periodo storico sociale che si stava profilando, in particolare in modo tale che la formazione seguisse i ritmi dell'industrializzazione (ricalcando così, almeno nelle linee principali, il concetto di libero scambio analizzato da Adam Smith e diffuso in Italia da Richard Cobden). Monumento funebre al cimitero di Staglieno - fotografia di Alfred Noack A Genova l'alleanza tattica interclassista fra commercianti, industriali e lavoratori trovò voce nel Congresso degli Scienziati del 1846. A titolo di esempio, vale la pena di ricordare l'opera di uno dei capofila di queste posizioni, Giovanni Ansaldo, al quale si deve l'introduzione della scuola serale per operai-lavoratori nel capoluogo ligure e che, nella seconda metà dell'Ottocento, ebbe il maggiore centro di studi politecnici del Regno d'Italia. In questa situazione è comprensibile come la fascia più agiata della borghesia genovese desiderasse perpetuare la propria memoria tramite segni duraturi tali da ricordare il proprio lavoro e la propria morale: anche, e soprattutto, a quel tempo il metodo migliore si rivelava ancora la scultura. Da qui il nascere di lavori realistici, talvolta anche iperrealistici, comunque di buon livello (alcuni addirittura di ottima fattura) che riguardavano soprattutto la prima fase scultorea del cimitero monumentale di Staglieno. Bassorilievo di donna su destriero Spesso, nelle tombe realizzate all'epoca, molte delle quali immortalate in fotografia dal famoso fotografo Alfred Noack, il defunto è ritratto circondato dai propri cari, ma anche da altre persone; viene quindi ''interpretato'' come una figura patriarcale e positiva, tipica di chi finalmente si è guadagnato il giusto riposo dopo una alacre vita di lavoro. Ben diversa sarà invece l'impostazione contenutistico-formale delle opere successive che caratterizzeranno la fase dell'apice e d'inizio di fase calante della borghesia commerciale-industriale genovese. In essa viene evidenziato il rapporto eros-tanatos arrivando a espressioni di tipo liberty con figure di angeli che ricordano le ''concubine del morto'', ovvero statuette femminili molto seducenti che erano poste nella tomba dei faraoni o dei notabili egizi per ''rendergli piacevole'' la permanenza nel ''regno dei morti''. Particolarmente curiosa, in tale quadro, risulta una statua dall'inconsueto aspetto contenutistico (considerata dai critici di ottima ma non di eccelsa fattura), che rappresenta la morte quale donna seducente che porta con sé su un focoso destriero il defunto. angelo'' di Giulio Monteverde Fra gli scultori che hanno dato vita alle opere del cimitero di Staglieno vi sono, fra gli altri, Santo Varni (autore della bella statua dedicata alla Fede della Religione, alta nove metri e posta al centro del luogo di sepoltura, statua eseguita non per una tomba in particolare ma come emblematica presentazione del grandioso cimitero allo spettatore che vi accede) e Lorenzo Orengo (che scolpì la statua di Caterina Campodonico, la famosa ''venditrice di noccioline''). Sono poi da segnalare Augusto Rivalta (autore della tomba Piaggio), Eugenio Baroni (autore di numerose tombe di famiglia), Luigi Rovelli (che costruì la Cappella Raggio, nota anche come ''Duomo di Milano'' per la somiglianza con la cattedrale meneghina), Michele Sansebastiano (cui si devono il cippo Tagliaferro, il cippo Romanengo-Bussa e la Tomba Barbieri), Edoardo Alfieri e Norberto Montecucco. Una menzione particolare merita l'Angelo di Monteverde, opera dello scultore Giulio Monteverde, che orna sontuosamente con una figura d'angelo d'inusitato fascino la tomba Oneto al Porticato superiore di ponente. Tomba di Giovanni Fossati, realizzata da Vittorio Lavezzari Tomba Carpaneto, realizzata da Giovanni Scanzi nel 1886, restaurata nel 2016 Agostino Allegro Tomba Badaracco, realizzata da Giovanni Battista Cevasco Antonio Rota nel 1882, restaurata nel 2020 Tomba Bracelli Spinola Pantheon === Porticato inferiore === * scultore Lorenzo Orengo: tomba di Caterina Campodonico * scultore Ramognino: tomba Famiglia Rocca * scultore Salvator Terelli: tomba marchesa Rovine Lomellini * scultore Santo Varni: tomba Luigi Groppallo - tomba Chichizola – tomba Donghi – tomba Lomellini – tomba Ronco – tomba Tagliacarne – tomba Maggiolo-Staglieno – tomba famiglia Durazzo-Spinola * scultore Lorenzo Orengo: tomba Marcello Groppallo * scultore Giuseppe Gaggini: tomba Nicora * scultore Giuseppe Benetti: tomba Tagliaferro * scultore Carlo Rubatto: tomba del marchese Gian Carlo Di Negro * scultore Giacobbe: tomba Musso – tomba Montebruno * scultore Vittorio Lavezzari: tomba Queirolo, tomba Fossati, tomba Repetto, tomba Pizzorni * scultore Luigi Orengo: tomba Cabella * scultore Antonio Rota: tomba Serra (statua del frate) – tomba Gnecco - tomba Brunetti – tomba Pasquale Pastorino * scultore Santo Saccomanno: tomba Faustino da Costa – tomba Casella * scultore Onorato Toso: Tomba Famiglia Ribaudo * scultore Domenico Carli: tomba Tomaso Pellegrini – tomba Dottor Pisano - tomba Giuseppe Ferrari * scultore Villa: tomba coniugi Chiappa * scultore Demetrio Paernio: tomba Luigi Priario (1877) – tomba Carlo Celesia (1899) * scultore Giovanni Scanzi: tomba Giacomo Borgonovo – tomba Carlo di G.B. Casella – tomba Elisa Falcone – tomba Ghiglino – tomba Carpaneto * scultore Giovanni Battista Cevasco: tomba Danovaro – tomba Francia Pescetto – tomba Badaracco – tomba Galleano (con pitture di Nicolò Barabino) - tomba Cambiaso (1884) * scultore Rivalta: tomba Ghigliani – tomba Giulio Cesare Drago (donatore della ringhiera del ponte di Carignano) * scultore Pietro Costa: tomba Sorelle Da Passano * scultore Antonio Bozzano: tomba De Fornari – tomba Scanzi * scultore Giulianotti: tomba Conti * scultore Leonardo Bistolfi: tomba Tito Orsini * scultore Lorenzo Massa: tomba Paganelli * scultore Calvi: tomba Mainetto * scultore Pasciutti: tomba Rebora * scultore Federico Fabiani: tomba Parpaglioni === Galleria frontale === * scultore P.E. De Barbieri: tomba Nicolò Frugoni – tomba Bisso Traverso * scultore Brizzolara: tomba Risso-Zerega * scultore Scanzi: tomba Bertollo-Ferralasco * scultore Vittorio Lavezzari: tomba Canale (1912) * scultore Demetrio Paernio: tomba Appiani (1910) === Porticato semicircolare trasversale === * scultore Pasciutti: tomba Garbugino * scultore Edoardo De Albertis: tomba Ferrando Roggero * scultore P. E. De Barbieri: tomba Frixione * scultore Eugenio Baroni: tomba Luisa Cibilis Remus – tomba Rota * scultore A. De Albertis: tomba Anostaz-Pazzoni – tomba Profumo * scultore Giuseppe Benetti: tomba DaPino * scultore Gigi Orengo: tomba Cabona === Porticato inferiore a Levante (ai piedi del Pantheon a Levante) === * scultore Demetrio Paernio: tomba Lavarello === Galleria trasversale === * monumenti degli scultori Campora – Lavarello – Razeto – De Barbieri – Orengo – Noris === Scala per i porticati superiori === * scultore Cavasco: tomba Galleano (Cristo deposto dalla Croce) * scultore Montarsolo: tomba Vallebona (Cristo resuscita Lazzaro) * scultore Vela: tomba Torti (effigie in medaglione rotondo del poeta Giovanni Torti) === Porticati superiori, in cima allo scalone === * scultore Giuseppe Gaggini: tomba Balduino === Porticato superiore (Porticato delle celebrità cittadine) === * scultore Villa: tomba Raffaele Pienovi – tomba Tomati * scultore Santo Varni: tomba Picardo – tomba della famiglia Dufour – tomba Cattaneo della Volta (statua del Salvatore) - tomba Spinola * scultore Giulio Monteverde: tomba Francesco Oneto (Angelo della Morte) - tomba Pratolongo (con altro angelo) * scultore Giuseppe Benetti: tomba Pignone, Lanata e Gatti * scultore Carlo Rubatto: tomba Peirano * scultore Augusto Rivalta: tomba Raggio e Bianchi-Ricchini * scultore Chiappori: tomba Bartolomeo Bottaro (sacerdote, patriota, morto avvelenato, con ritratto in busto) * tomba Nicolay * tomba Pietro Gambaro * Giuseppe Morro (sindaco di Genova, solo ritratto in clipeo rotondo) * Nicolò Crosa di Vergagni e la moglie Carlotta Fieschi (ritratto in bassorilievo su pilastro del portico con iscrizione) Il cimitero è diviso nelle seguenti sezioni: *''Cimitero ebraico'', aperto nel 1886 e gestito dalla Comunità ebraica di Genova. *''Cimitero greco-ortodosso'', aperto nel 1882 gestito dall'Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta - Vicariato arcivescovile di Genova. *''Cimitero degli inglesi'', ''cimitero protestante'' e ''Cimitero militare alleato'', aperto nel 1902 e gestito dal consolato del Regno Unito e dal Commonwealth War Graves Commission. *''Cimitero musulmano'' aperto nel 2000 gestito dal consolato della Tunisia. Tra i più noti abbiamo: '''A''' * Salvatore Anastasi (1837 - 1906)'', tenore.'' *Antonietta Pozzoni Anastasi (1847 - 1917)'', cantante lirica e soprano.'' * Giovanni Ansaldo (1815 - 1859)'', imprenditore, ingegnere e architetto.'' '''B''' * Carlo Barabino (1768 - 1835)'', architetto e urbanista.'' * Eugenio Baroni (1880 - 1935)'', scultore.'' * Anton Giulio Barrili (1836 - 1908)'', patriota, scrittore e politico.'' * Nino Bixio (1821 - 1873)'', generale e politico.'' * Carlo Bombrini (1804 - 1882)'', banchiere, imprenditore e politico.'' * Federico Bringiotti (1878 - 1951)'', scultore.'' * Luigi Brizzolara (1868 - 1937)'', scultore.'' * Antonio Burlando (1823 - 1895)'', patriota.'' '''C''' * Caterina Campodonico (1801 - 1881)'', Monumento.'' * Michele Giuseppe Canale (1808 - 1890)'', storico.'' * Michele Canzio (1788 - 1868)'', architetto, scenografo e pittore.'' * Stefano Canzio (1837 - 1909)'', generale.'' * Mario Cappello (1895 - 1954)'', cantautore.'' * Margherita Carosio (1908 - 2005)'', soprano e attrice.'' * Antonio Caveri (1811 - 1870)'', politico.'' * Giovanni Battista Cevasco (1814 - 1891)'', scultore.'' * Ivo Chiesa (1920 - 2003)'', impresario teatrale, giornalista e produttore discografico.'' * David Chiossone (1822 - 1873)'', drammaturgo.'' '''D''' * Enrico Alberto D'Albertis (1846 - 1932)'', navigatore, scrittore e etnologo.'' * Ippolito D’Aste (1810 - 1866)'', insegnante e scrittore.'' * Gerolamo Da Passano (1818 - 1889)'', pedagogista.'' * Fabrizio De André (1940 - 1999)'', cantautore.'' * Giuseppe De André (1912 - 1985)'', dirigente d'azienda, politico e insegnante.'' * Renato De Barbieri (1920 - 1991)'', violinista.'' * Giuseppe De Paoli (1885 - 1913)'', poeta.'' * Gian Carlo Di Negro (1769 - 1857)'', poeta.'' * Franco Diogene (1947 - 2005)'', attore.'' * Giacomo Doria (1840 - 1913)'', naturalista e politico.'' * Maurizio Dufour (1826 - 1897)'', architetto.'' '''F''' * Giannetto Fieschi (1921 - 2010)'', pittore e incisore.'' * James Fletcher (1886 - 1974)'', industriale.'' * Eleuterio Felice Foresti (1793 - 1858)'', patriota.'' '''G''' * Giuseppe II Gaggini (1791 - 1867)'', scultore.'' * Rina Gaioni (1893 - 1984)'', attrice teatrale.'' * Carlo Andrea Gambini (1819 - 1865)'', compositore.'' * Nicolò Garaventa (1848 - 1917)'', insegnante.'' * Aldo Gastaldi (1921 - 1945)'', militare e partigiano.'' * Paolo Giacometti (1816 - 1882)'', drammaturgo.'' * Claudio Gora (1913 - 1998)'', attore e regista.'' * Gilberto Govi (1885 - 1966)'', attore.'' '''L''' * Claudio Leigheb (1846 - 1903)'', attore teatrale.'' *Constance Mary Lloyd (1859 - 1898)'', scrittrice e giornalista inglese, nonché moglie di Oscar Wilde.'' * Emanuele Luzzati (1921 - 2007)'', scenografo, animatore e illustratore.'' '''M''' * Mario Malfettani (1872 - 1911)'', scrittore.'' * Luigi Mancinelli (1848 - 1921)'', direttore d'orchestra, compositore e violoncellista.'' *Riccardo Mannerini (1927 - 1980)'', poeta e paroliere.'' * Edoardo Marigliano (1849 - 1940)'', medico.'' * Renzo Marignano (1923 - 1987)'', attore e regista cinematografico.'' * Giuseppe Marzari (1900 - 1974)'', attore teatrale, comico e umorista.'' * Martiri della "Giovine Italia" * Giuseppe Mazzini (1805 - 1872)'', patriota, politico, filosofo e giornalista.'' * Carlotta di Sassonia-Meiningen (1751 - 1827)'', astronoma.'' '''N''' * Alfredo Noack (1833 - 1895)'', fotografo.'' * Michele Novaro (1818 - 1885)'', compositore e patriota.'' '''O''' * Gaetano Olivari (1870 - 1948)'', scultore.'' * Anna Maria Ortese (1914 - 1998)'', scrittrice neorealista.'' '''P''' * Ferruccio Parri (1890 - 1981)'','' ''politico e antifascista.'' * Vito Elio Petrucci (1923 - 2002)'', poeta, giornalista e commediografo.'' *Fernanda Pivano (1917 - 2009)'', traduttrice, scrittrice, giornalista e critica musicale.'' * Fëdor Andrianovič Poletaev (1909 - 1945)'', partigiano sovietico.'' * Andrea Podestà (1832 - 1895)'', politico.'' '''Q''' * Fabrizio Quattrocchi (1968 - 2004)'', guardia di sicurezza privata.'' *Beppe Quirici (1954 - 2009)'', musicista e produttore discografico.'' '''R''' * Giovanni Battista Resasco (1798 - 1872)'', architetto e docente.'' * Vincenzo Ricci (1804 - 1868)'', politico.'' * Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (1871 - 1919)'', poeta.'' * Felice Romani (1789 - 1865)'', librettista, poeta e critico musicale.'' *Guido Rossa (1934 - 1979)'', operaio e sindacalista.'' * Antonio Rota (1842 - 1917)'', scultore.'' * Raffaele Rubattino (1809 - 1881)'', imprenditore e armatore.'' '''S''' *Giovanni Scanzi (1840 - 1915)'', scultore.'' * Edoardo Sanguineti (1930 - 2010)'', poeta e scrittore.'' * Francesco Bartolomeo Savi (1820 - 1865)'', politico e membro della spedizione dei Mille.'' * Federico Sirigu (1925 - 1999)'', pittore.'' * Camillo Sivori (1815 - 1894)'', violinista e compositore.'' * Flavia Steno (1878 - 1946)'', giornalista e scrittrice.'' '''T''' * Aldo Trionfo (1921 - 1989)'', regista teatrale.'' * Giovanni Torti (1774 - 1852)'', poeta.'' '''V''' * Lugi Arnaldo Vassallo detto Gandolin (1852 - 1906)'', giornalista e scrittore.'' * Santo Varni (1807 - 1885)'', scultore.'' * Giambattista Vigo (1844 - 1891)'', poeta.'' * Piero Villaggio (1932 - 2014)'', matematico e ingegnere.''
Coppa del mondo di ciclismo su strada
Museeuw vincitore alla HEW Cyclassics 2002 in maglia di Coppa La '''Coppa del mondo di ciclismo su strada''' era una competizione multiprova, organizzata dall'Unione Ciclistica Internazionale, che riuniva le principali corse in linea maschili di ciclismo su strada della stagione. Il programma comprendeva le cinque "classiche monumento" e altre importanti corse in linea di un giorno. La classifica individuale era a punti e non era obbligatorio partecipare a tutte le gare in programma; il leader della classifica indossava nelle gare di Coppa una maglia iridata con la banda arcobaleno in verticale invece che orizzontale .
Creata nel 1989, la Coppa del mondo si è svolta per l'ultima volta nel 2004, mentre dal 2005 l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha deciso di sostituirla con una competizione denominata UCI ProTour estesa anche alle principali corse a tappe. Nel 1998 venne introdotta anche la Coppa del mondo di ciclismo su strada femminile. I corridori italiani hanno vinto ben nove edizioni della Coppa del Mondo, su sedici disputate, e ben 59 prove di calendario su 170. Seguono il Belgio con tre successi finali (e 30 prove), la Germania con due, Irlanda e Paesi Bassi con uno. Paolo Bettini è il solo corridore ad essersi aggiudicato tre edizioni (anche consecutive), le ultime disputate, dal 2002 al 2004; Johan Museeuw, recordman di trionfi nelle gare di calendario (11), è stato invece il solo a vincere nello stesso anno (1996) anche i Campionati del mondo, traguardo raggiunto anche da Maurizio Fondriest, Gianni Bugno e Paolo Bettini, ma in anni diversi. Il calendario di Coppa del mondo incluse negli anni dalle dieci alle tredici corse. Nove prove (tutte importanti classiche internazionali) furono parte del calendario per tutte le sedici edizioni di Coppa, dal 1989 al 2004. Nelle edizioni dal 1989 al 1997, al posto della HEW Cyclassics era inserita la Wincanton Classic. Dal 1989 al 1991 fece parte del calendario una prova a cronometro a squadre, il Grand Prix de la Libération. Dal 1990 al 1993 si disputò inoltre una prova finale a cronometro: il Grand Prix de Lunel nel 1990, e il Grand Prix des Nations dal 1991 al 1993. Nome Paese Anni CdM Milano-Sanremo 1989-2004 Giro delle Fiandre 1989-2004 Paris-Roubaix 1989-2004 Liegi-Bastogne-Liegi 1989-2004 Amstel Gold Race 1989-2004 Clásica San Sebastián 1989-2004 Meisterschaft von Zürich 1989-2004 Parigi-Tours 1989-2004 Giro di Lombardia 1989-2004 Wincanton Classic/Leeds Classic/Rochester Classic 1989-1997 Grand Prix des Amériques 1989-1992 Grand Prix de la Libération 1989-1991 Grand Prix de Lunel 1990 Grand Prix des Nations , , 1991-1993 Rund um den Henninger-Turm 1995 Japan Cup 1996 HEW Cyclassics 1998-2004 === Classifica individuale === Ai migliori corridori di ogni prova venivano attribuiti dei punteggi secondo il sistema seguente: Piazzamento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 Punti '''Edizioni 1990-1996''' 50 35 25 20 18 16 14 12 10 8 6 5 '''Edizioni 1997-2004''' 100 70 50 40 36 32 28 24 20 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 A partire dal 1997, per essere considerato per la classifica finale un corridore doveva prendere parte ad almeno sei delle dieci prove. === Classifica a squadre === La graduatoria relativa alle squadre era calcolata sommando le posizioni dei migliori tre corridori di ogni squadra. Ad esempio a una squadra che piazzava tre corridori sul podio venivano attribuiti sei punti () e otteneva il totale più basso possibile, ricevendo 12 punti nella classifica a squadre. La seconda ne riceveva 9, la terza 8 e così via sino alla decima che riceveva un solo punto. A partire dal 1997, per essere considerata per la classifica finale una squadra doveva prendere parte ad almeno otto delle dieci prove. ''Aggiornato all'edizione 2004.'' === Classifica individuale === Anno Vincitore Secondo Terzo 1989 Sean Kelly Tony Rominger Rolf Sørensen 1990 Gianni Bugno Rudy Dhaenens Sean Kelly 1991 Maurizio Fondriest Laurent Jalabert Rolf Sørensen 1992 Olaf Ludwig Tony Rominger Davide Cassani 1993 Maurizio Fondriest Johan Museeuw Maximilian Sciandri 1994 Gianluca Bortolami Johan Museeuw Andrej Čmil' 1995 Johan Museeuw Andrej Čmil' Mauro Gianetti 1996 Johan Museeuw Andrea Ferrigato Michele Bartoli 1997 Michele Bartoli Rolf Sørensen Andrea Tafi 1998 Michele Bartoli Léon van Bon Andrea Tafi 1999 Andrei Tchmil Michael Boogerd Frank Vandenbroucke 2000 Erik Zabel Andrei Tchmil Francesco Casagrande 2001 Erik Dekker Erik Zabel Romāns Vainšteins 2002 Paolo Bettini Johan Museeuw Michele Bartoli 2003 Paolo Bettini Michael Boogerd Peter Van Petegem 2004 Paolo Bettini Davide Rebellin Óscar Freire === Classifica a squadre === Anno Vincitrice Seconda Terza 1989 PDM-Concorde Helvetia-La Suisse Histor-Sigma 1990 PDM-Concorde Helvetia-La Suisse Panasonic-Sportlife 1991 Panasonic-Sportlife Buckler-Colnago-Decca PDM-Concorde 1992 Panasonic-Sportlife Buckler-Colnago-Decca Ceramiche Ariostea 1993 GB-MG Maglificio Novemail-Histor TVM-Bison Kit 1994 GB-MG Maglificio Motorola Gewiss-Ballan 1995 Mapei-GB MG Boys Maglificio-Technogym Gewiss-Ballan 1996 Mapei-GB Motorola MG Boys Maglificio-Technogym 1997 Française des Jeux Mapei-GB TVM-Farm Frites 1998 Mapei-Bricobi Rabobank Casino-AG2R 1999 Rabobank Mapei-Bricobi Lotto-Mobistar 2000 Mapei-Quick Step Rabobank Fassa Bortolo 2001 Rabobank Domo-Farm Frites Mapei-Quick Step 2002 Mapei-Quick Step Fassa Bortolo Saeco-Longoni Sport 2003 Saeco Quick Step-Davitamon Alessio 2004 T-Mobile Team Rabobank Fassa Bortolo
Cavallo (scacchi)
Un cavallo bianco Nel gioco degli scacchi il '''cavallo''' è uno dei pezzi a disposizione dei giocatori. Assieme all'Alfiere è uno dei cosiddetti "pezzi leggeri" in contrapposizione a Donna e Torre chiamati "pezzi pesanti". È spesso raffigurato come la testa di un cavallo. Simboleggia i soldati a cavallo, i cavalieri. Il movimento del cavallo dà origine al problema matematico del ''Percorso del cavallo''.
La partita inizia con quattro Cavalli, due per colore, posizionati tra l'Alfiere e la Torre nelle case indicate in notazione algebrica come b1, g1, b8 e g8. Il Cavallo si muove e cattura alternativamente su case bianche e case nere. Ogni mossa può essere descritta come due passi in orizzontale (verticale) seguito da un passo in verticale (orizzontale), in modo che il tragitto percorso formi idealmente una "L". Nel diagramma 2 sono indicate le mosse legalmente ammesse nell'ipotesi che il cavallo occupi una posizione centrale (Cavallo nero) o nel caso in cui si trovi nell'angolo o sul margine (Cavalli bianchi). Inoltre il Cavallo è l'unico pezzo presente sulla scacchiera a cui è permesso "saltare" i pezzi, sia alleati, sia avversari e quindi l'unico dietro i pedoni che all'inizio può essere mosso senza bisogno di spostare prima questi ultimi. Come quasi tutti gli altri pezzi (per i pedoni il discorso è leggermente diverso) il Cavallo cattura occupando la casa su cui si trova il pezzo dell'avversario da catturare. I diagrammi 3 e 4 mostrano il numero di mosse necessarie per raggiungere le diverse case della scacchiera. Si può notare che il Cavallo arriva a coprire con due o tre mosse buona parte della scacchiera: ecco perché è considerato un pezzo relativamente potente sulle medie distanze, pienamente sviluppato se posto al centro o sua prossimità ed ottimo in situazioni di mischia. Questa sua particolare capacità risulta però debole sulle distanze brevi: i diagrammi 5 e 6 illustrano meglio come case "fisicamente" vicine siano per il Cavallo relativamente lontane (ad esempio il Cavallo nei diagrammi 4, 5 e 6 è fisicamente vicino alle case ''e5'' e ''d3'', ma può raggiungerle solo dopo rispettivamente 3 o 4 mosse). Visto il modo particolare di muovere del cavallo, in genere viene mosso molto presto nella partita, spesso prima che i pedoni davanti a lui siano avanzati: le case migliori per lo sviluppo in apertura del cavallo sono rispettivamente c3 ed f3 per il Bianco e c6 ed f6 per il Nero. Di solito i cavalli sono portati in partita (sviluppati) insieme agli alfieri e molto prima delle torri o della donna. Il cavallo è l'unico pezzo in grado di attaccare gli altri senza essere attaccato da questi nel turno seguente (tranne da un altro cavallo, chiaramente): questo lo rende particolarmente adatto per delle forchette (più propriamente chiamate "doppi") "in mischia". Approssimativamente il cavallo ha la stessa forza di un alfiere. L'area coperta dall'alfiere è maggiore, ma copre solo metà delle case della scacchiera (quelle dello stesso colore della casa iniziale dell'alfiere), mentre il cavallo può raggiungere qualsiasi casa, e può saltare gli altri pezzi. Questa ultima capacità lo rende particolarmente utile all'inizio della partita, quando la scacchiera è ancora affollata e i bersagli potenziali sono molti. Man mano che la partita procede e i pezzi si diradano il cavallo perde un po' della sua efficacia, per via del suo breve raggio d'azione, mentre l'alfiere ne acquista. Per la maggior parte dei pezzi presenti sulla scacchiera la posizione in cui esprimono la maggior forza è quando sono posizionati al centro. Questo è particolarmente vero per il cavallo. Un cavallo posizionato sul bordo della scacchiera attacca solo quattro case e nell'angolo solo due case (vedi diagramma 2). Inoltre, le mosse necessarie per spostarsi al lato opposto (sia orizzontalmente che verticalmente) sono maggiori se paragonati a quelle necessarie ad una torre, alfiere o donna (vedi diagrammi 3 e 4). I pedoni dell'avversario sono molto efficienti nell'infastidire un cavallo, perché un pedone che attacca un cavallo non è, a sua volta, minacciato dal cavallo che attacca. Per questa ragione un cavallo è più efficiente se posizionato in un "buco" (chiamato più propriamente "avamposto") nella posizione dell'avversario, per esempio su una casa che non può essere attaccata da pedoni nemici (''casa debole''). Nel diagramma a destra il cavallo bianco in d5 è molto potente, più potente dell'alfiere nero posizionato in g7. Nel finale di partita una coppia di cavalli con l'appoggio del proprio Re non sono in grado di forzare la vittoria sul Re avversario, benché quest'ultimo sia rimasto da solo.
Grandi città della Germania
Elenco alfabetico di tutte le città tedesche con più di 100.000 abitanti .
=== A === * Amburgo (''Hamburg'') - Città Stato * Aquisgrana (''Aachen'') - Renania Settentrionale-Vestfalia * Augusta (''Augsburg'') - Baviera === B === * Bergisch Gladbach - Renania Settentrionale-Vestfalia * Berlino (''Berlin'') - Città Stato * Bielefeld - Renania Settentrionale-Vestfalia * Bochum - Renania Settentrionale-Vestfalia * Bonn - Renania Settentrionale-Vestfalia * Bottrop - Renania Settentrionale-Vestfalia * Braunschweig - Bassa Sassonia * Brema (''Bremen'') - Brema (stato) * Bremerhaven - Brema (stato) === C === * Chemnitz - Sassonia * Coblenza (''Koblenz'') - Renania-Palatinato * Colonia (''Köln'') - Renania Settentrionale-Vestfalia * Cottbus - Brandeburgo === D === * Darmstadt - Assia * Dortmund - Renania Settentrionale-Vestfalia * Dresda (''Dresden'') - Sassonia * Duisburg - Renania Settentrionale-Vestfalia * Düren - Renania Settentrionale-Vestfalia * Düsseldorf - Renania Settentrionale-Vestfalia === E === * Erfurt - Turingia * Erlangen - Baviera * Essen - Renania Settentrionale-Vestfalia === F === * Francoforte sul Meno (''Frankfurt am Main'')- Assia * Friburgo in Brisgovia (''Freiburg im Breisgau'') - Baden-Württemberg * Fürth – Baviera === G === * Gelsenkirchen - Renania Settentrionale-Vestfalia * Gera - Turingia * Gottinga (''Göttingen'') - Bassa Sassonia === H === * Hagen - Renania Settentrionale-Vestfalia * Halle (Saale) - Sassonia-Anhalt * Hamm - Renania Settentrionale-Vestfalia * Hannover - Bassa Sassonia * Heidelberg - Baden-Württemberg * Heilbronn - Baden-Württemberg * Herne - Renania Settentrionale-Vestfalia * Hildesheim - Bassa Sassonia === I === * Ingolstadt - Baviera === J === * Jena - Turingia === K === * Karlsruhe - Baden-Württemberg * Kassel - Assia * Kiel - Schleswig-Holstein * Krefeld - Renania Settentrionale-Vestfalia === L === * Leverkusen - Renania Settentrionale-Vestfalia * Lipsia (''Leipzig'') - Sassonia * Lubecca (''Lübeck'') - Schleswig-Holstein * Ludwigshafen am Rhein - Renania-Palatinato === M === * Magdeburgo (''Magdeburg'') - Sassonia-Anhalt * Magonza (''Mainz'') - Renania-Palatinato * Mannheim - Baden-Württemberg * Moers - Renania Settentrionale-Vestfalia * Monaco di Baviera (''München'') - Baviera * Mönchengladbach - Renania Settentrionale-Vestfalia * Mülheim an der Ruhr - Renania Settentrionale-Vestfalia * Münster – Renania Settentrionale-Vestfalia === N === * Neuss - Renania Settentrionale-Vestfalia * Norimberga (''Nürnberg'') - Baviera === O === * Oberhausen - Renania Settentrionale-Vestfalia * Offenbach am Main - Assia * Oldenburg (Oldenburg) - Bassa Sassonia * Osnabrück - Bassa Sassonia === P === * Paderborn - Renania Settentrionale-Vestfalia * Pforzheim - Baden-Württemberg * Potsdam - Brandeburgo === R === * Ratisbona (''Regensburg'') - Baviera * Recklinghausen - Renania Settentrionale-Vestfalia * Remscheid - Renania Settentrionale-Vestfalia * Reutlingen - Baden-Württemberg * Rostock - Meclemburgo-Pomerania Occidentale === S === * Saarbrücken - Saarland * Salzgitter - Bassa Sassonia * Siegen - Renania Settentrionale-Vestfalia * Solingen - Renania Settentrionale-Vestfalia * Stoccarda (''Stuttgart'') - Baden-Württemberg === T === * Treviri (''Trier'') - Renania-Palatinato === U === * Ulma (''Ulm'') - Baden-Württemberg === W === * Wiesbaden - Assia * Wolfsburg - Bassa Sassonia * Wuppertal - Renania Settentrionale-Vestfalia * Würzburg - Baviera * Dessau-Roßlau - Sassonia-Anhalt * Flensburg - Schleswig-Holstein * Görlitz - Sassonia * Kaiserslautern - Renania-Palatinato * Plauen - Sassonia * Schwerin - Meclemburgo-Pomerania Anteriore * Wilhelmshaven - Bassa Sassonia * Witten - Renania Settentrionale-Vestfalia * Zwickau - Sassonia * Altona - annessa nel 1938 ad Amburgo * Barmen - dal 1929 parte di Barmen-Elberfeld (oggi Wuppertal) * Buer - dal 1928 parte di Gelsenkirchen-Buer (oggi Gelsenkirchen) * Charlottenburg - annessa nel 1920 a Berlino * Elberfeld - dal 1929 parte di Barmen-Elberfeld (oggi Wuppertal) * Hamborn - dal 1929 parte di Duisburg-Hamborn (oggi Duisburg) * Harburg-Wilhelmsburg - annessa nel 1938 ad Amburgo * Lahn - divisa nel 1979 in Gießen e Wetzlar * Lichtenberg - annessa nel 1920 a Berlino * Rheydt - annessa nel 1975 a Mönchengladbach * Rixdorf - annessa nel 1920 a Berlino * Schöneberg - annessa nel 1920 a Berlino * Spandau - annessa nel 1920 a Berlino * Wanne-Eickel - annessa nel 1975 a Herne * Wilmersdorf - annessa nel 1920 a Berlino
Città dei Paesi Bassi
Mappa delle città più grandi dei Paesi Bassi Questa è la lista delle '''Città dei Paesi Bassi''' ordinate per provincia.
Non esistono delle regole formali nei Paesi Bassi nel distinguere le città dalle cittadine più piccole. Di fatto, le cittadine più piccole vengono solitamente nominate come "''dorp''", paragonabili ai paesi d'origine anglosassone. Mentre le città, vengono chiamate "''stad''" e al plurale "''steden''", una categoria intermedia della città non esiste in Olanda. Le città e cittadine, sono suddivise in 12 province denominate come: Brabante settentrionale, Drenthe, Flevoland, Frisia, Gheldria, Groninga, Limburgo, Olanda meridionale, Olanda settentrionale, Overijssel, Utrecht e Zelanda. ''Brabante Settentrionale'' * 's-Hertogenbosch (''Den Bosch'', capoluogo) * Bergeijk * Bergen op Zoom * Breda * Eindhoven * Helmond * Oss * Roosendaal * Tilburg * Waalwijk ''Drenthe'' * Assen (capoluogo) * Coevorden * Emmen * Hoogeveen * Meppel * Almere * Dronten * Emmeloord (mun. Noordoostpolder) * Lelystad (capoluogo) * Urk * Drachten (mun. Smallingerland) * Harlingen * Heerenveen * Leeuwarden (capoluogo) * Sneek * Arnhem (capoluogo) * Apeldoorn * Bredevoort * Doetinchem * Ede * Harderwijk * Nimega (''Nijmegen'') * Wageningen * Winterswijk * Zutphen * Delfzijl * Groninga (''Groningen'' – capoluogo) * Geleen * Heerlen * Kerkrade * Maastricht (capoluogo) * Roermond * Sittard * Valkenburg * Venlo * Venray * Weert * L'Aia (''Den Haag'' o '''s-Gravenhage'' – capoluogo e sede del sovrano e del governo) * Delft * Dordrecht * Gouda * Leida (''Leiden'') * Rotterdam * Aalsmeer * Alkmaar * Amstelveen * Amsterdam (capitale dei Paesi Bassi) * Den Helder * Enkhuizen * Haarlem (capoluogo) * Hilversum * Hoofddorp (mun. Haarlemmermeer) * Hoorn * Almelo * Deventer * Enschede * Hengelo * Oldenzaal * Zwolle (capoluogo) * Amersfoort *Baarn *Bunschoten *Eemnes *Houten *Leerdam *Montfoort * Nieuwegein *Oudewater *Rhenen *Utrecht (capoluogo) *Veenendaal *Vianen *Wijk bij Duurstede *Woerden *IJsselstein * Zeist *Arnemuiden *Goes *Hulst *Flessinga * Middelburg (capoluogo) *Sluis * Terneuzen *Veere *Zierikzee
Cittadella di Torino
Antica stampa raffigurante la fortificazione pentagonale bastionata della Cittadella di Torino La '''cittadella di Torino''' fu una fortezza pentagonale sabauda ubicata lungo l'antica cinta muraria torinese, posta a sud-ovest rispetto al centro storico. Eretta nel periodo 1564-1577 su disegni di Francesco Paciotto e guida dei lavori del generale Robilant, fu commissionata dal duca Emanuele Filiberto di Savoia, che intendeva ammodernare la difese urbane dopo lo spostamento della capitale del Ducato da Chambéry a Torino. Viene ricordata soprattutto come teatro della Guerra di successione spagnola, durante i giorni dell'assedio del 1706 da parte dell'esercito franco-spagnolo del re Luigi XIV. Dell'antica fortificazione sopravvive solamente il Mastio, ossia l'edificio di ingresso a due piani, sede del Museo storico nazionale dell'artiglieria.
Pianta della città di Torino nel 1568 con la posizione della Cittadella. Il sito scelto per la fortificazione fu quello fuori le mura sul lato sud occidentale dell'antica cinta muraria romana della città. Pochi decenni prima (1535), l'area fu teatro delle esecuzioni dei protestanti valdesi delle valli, cui una lapide a destra dell'ingresso le ricorda. Il progetto iniziale della fortificazione fu realizzato dall'architetto vicentino Francesco Horologi, al servizio di Francia e Venezia e per questo resosi presto indisponibile alla sua realizzazione, regalando il progetto al Duca savoiardo. Fu dopo poco ripreso e modificato dall'architetto urbinate Francesco Paciotto, che si sarebbe più tardi reso celebre esportando (col progetto della cittadella di Anversa) nel nord Europa le tecniche fortificatorie italiane sistematizzate da architetti come Francesco di Giorgio Martini e la famiglia dei Sangallo. La posa della prima pietra avvenne nel 1564 ma i lavori – eseguiti da circa duemila uomini sotto la guida del generale Nicolis di Robilant, esperto in difese sotterranee – furono completati solo nel 1577. Oltre venti furono gli ettari di terreno destinati da principio alla costruzione, ma ben presto tale area aumentò fino a 40 ettari a causa dell'estendersi delle strutture difensive esterne. Il Paciotto per edificarvi la fortezza abbatté un quartiere e la Chiesa dei Santi Martiri, che si trovavano in quella località. Una leggenda vuole poi che le mura di difesa della cittadella nella loro costruzione fossero state riempite di rottami di monumenti, colonne, lapidi e statue romane, e altri preziosi tesori d'antichità. Il Cisternone della Cittadella Situata sul lato a sud-ovest di Torino in sostituzione del bastione San Pietro, edificato dagli occupanti francesi intorno al 1536, la ''Cittadella'' era strutturata a pianta pentagonale con possenti bastioni ai vertici. Circondata da un ampio fossato privo di acqua (perché il forte drenaggio del terreno non permetteva una irrigazione) era dotata di una serie di opere difensive in grado di impedire ad un eventuale assalitore l'avvicinamento ai limiti della città. Al centro era situato il Cisternone, un pozzo a doppia rampa elicoidale per permettere un rifornimento idrico in caso di assedio. Un fitto labirinto di gallerie sotterranee si estendeva al di fuori della ''Cittadella'' in corrispondenza del Bastione del soccorso in direzione della campagna. Comprendeva delle gallerie chiamate ''capitali'' che si estendevano radialmente verso l'esterno ed erano a loro volta distinte in ''capitali alte'' e ''capitali basse'', sovrapposte come erano le une alle altre; una ''galleria magistrale'' riuniva le ''capitali alte'' correndo esterna al fossato. Un'altra serie di cunicoli era dato dalle ''gallerie secondarie'' che si diramavano dalle precedenti per coprire una vasta area. Infine, piccoli tratti di galleria ad altezza più contenuta venivano utilizzati per raggiungere i singoli ''fornelli'' (o ''galleria di contromina'') predisposti per lo scoppio dell'esplosivo. . In occasione della guerra di successione spagnola (1702-1714), l'esercito sabaudo reclutò operai e scavatori allo scopo di costruire nuovi passaggi sotterranei della fortificazione. Tra questi spiccò la figura di Pietro Micca, un soldato minatore del biellese. Durante l'assedio, nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706 forze nemiche entrarono in una delle gallerie, cercando di sfondare i passaggi sotterranei. Pietro Micca si fece quindi eroicamente esplodere con circa 20 chili di polvere da sparo, al fine di far crollare la galleria ed impedire quindi l'avanzamento nemico. Nel 1864, in ricordo dell'eroe, fu posta una statua in marmo davanti ai giardinetti del Mastio, verso Corso Galileo Ferraris angolo via Cernaia, opera dello scultore Giuseppe Cassano. Nella primavera del 1799 il Mastio ospitò per breve tempo papa Pio VI, in viaggio verso la Francia dove era stato condannato all'esilio dalla violenza anticlericale post-rivoluzionaria. Durante l'occupazione napoleonica di Torino nel 1800-1814 molte mura e bastioni della città furono demoliti, ma il Mastio fu risparmiato, riconoscendo la qualità dell'edificio. Il 12 marzo 1821 la ''Cittadella'' venne assalita da un gruppo di ufficiali carbonari che insorsero per scacciare gli austriaci dall'Italia. Quella notte Vittorio Emanuele I abdicò in favore di Carlo Felice che, aiutato dalle truppe austriache, disperse i rivoltosi. L'evoluzione delle tecniche d'assedio nel corso dell'Ottocento portò all'obsolescenza della Cittadella, degradata a semplice caserma dei carabinieri, per di più fatiscente. Caduta la sua funzione difensiva, nel 1856 si decise la completa demolizione della fortezza, ad esclusione, appunto, del solo Mastio presente, e che servì come prigione dello Stato sabaudo: nel 1748 vi morì il famoso storico napoletano Pietro Giannone, perseguitato dalla Chiesa e fatto perciò arrestare per volere di Carlo Emanuele III. Attualmente esso è adibito a Museo Storico Nazionale dell'Artiglieria; pressoché intatte sono rimaste anche quasi tutte le gallerie sotterranee, tuttora visitabili e facenti parte del retrostante complesso"Museo Pietro Micca e dell'Assedio di Torino". Entro la zona un tempo occupata dalla Cittadella sorge la chiesa di Santa Barbara, che custodisce la tomba del conte Pietro de la Roche d'Allery (comandante della cittadella nel tempo dell'assedio del 1706). Mastio della Cittadella, nel 2007 Nel 1961, nell'area verde prospiciente Corso Galileo Ferraris, fu esposto all'aperto un grande cannone in bronzo del XV secolo, detto ''Bocca da fuoco turca'', poi ritirato all'interno del Museo storico nazionale dell'artiglieria nel 2008. I giardinetti e il cannone all'aperto compaiono anche in alcune scene del film ''I giorni dell'abbandono'', di Roberto Faenza del 2005, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Elena Ferrante del 2002. Durante i lavori per la metropolitana, nel 2001 le gallerie furono riempite con dei sacchi di sabbia, poi rimossi al termine degli scavi, al fine di proteggerle dalle vibrazioni causate dal passaggio sotterraneo della talpa meccanica.. Nel 2007, fu sistemata l'area verde retrostante con l'aggiunta dei giochi per bambini. Nel 2015 iniziò il progetto dei lavori per un parcheggio sotterraneo sotto Corso Galileo Ferraris, tuttavia sospeso a causa del ritrovamento di antichi reperti. Fu quindi istituito un Comitato per la conservazione del sito come polo museale permanente.
Charles Messier
È famoso per aver compilato un catalogo di 110 oggetti , che porta il suo nome . Questo catalogo fu pubblicato per la prima volta nel 1774; gli oggetti di Messier erano numerati da 1 a 110 e spesso sono ancora conosciuti con questi nomi. Il suo scopo nel creare il catalogo era di aiutare i cacciatori di comete , e altri osservatori del cielo, a distinguere gli oggetti dall'apparenza diffusa ma fissi nel cielo, che potevano essere scambiati per comete. L'osservazione di queste ultime era infatti molto importante al tempo di Messier, mentre le nebulose dai contorni poco definiti visibili in posizioni fisse del cielo erano per lo più inspiegate ed ignorate, anche per la mancanza di mezzi tecnici che permettessero di studiarle in dettaglio. Ironia della sorte, Messier diventerà famoso per aver catalogato gli oggetti che ''non'' voleva vedere.
Placca commemorativa sulla sua casa natale. Nato il 26 giugno 1730 a Badonviller, cittadina del Nord-Est della Francia da Nicolas Messier (1682-1741) e da Françoise Grandblaise (?-1765). Charles Messier, decimo di dodici fratelli, rimase orfano di padre quando non aveva ancora undici anni. A ventuno anni decise di abbandonare la propria casa nativa per trasferirsi in città in cerca di fortuna, senza altra raccomandazione che una scrittura chiara e leggibile e qualche rudimento di disegno. Dirà di sé stesso: "ero nella condizione di condurre uno studio di un amministratore o di un procuratore della corte". Arrivato a Parigi, Messier venne assunto dall'astronomo Joseph Nicolas Delisle (Parigi 1688-1768) possessore di un osservatorio privato, presso l'Hôtel de Cluny. Messier fu incaricato di tenere i registri delle osservazioni, ma, innanzi tutto, di copiare una mappa della Grande muraglia cinese e una pianta di Pechino. Lavorando presso questo osservatorio, Messier si ricordò del piacere che aveva provato nell'osservare la cometa del 1744, una delle più curiose tra quelle dell'epoca, e l'eclisse di Sole del 1748, che fu fattore scatenante della vocazione di Lalande e Maskelyne (Londra 1732- Greenwich 1811). Così, seguendo gli insegnamenti di Delisle e di Libour, che lo iniziò nell'uso degli strumenti astronomici e all'osservazione delle comete e delle eclissi, Messier cominciò ad osservare il cielo. In suo onore sono stati chiamati l'asteroide 7359 Messier e il cratere Messier sulla Luna. === Alla ricerca della Cometa di Halley === La cometa di Halley Sin dalla fine del 1753, scrive Messier nelle proprie memorie: "''iniziai ad essere ben esercitato in quel genere di lavori che più mi si confacevano''", e ai quali avrebbe poi dedicato l'intera vita. In quel periodo l'attenzione degli astronomi era puntata sul primo ritorno di una cometa previsto da Halley per il 1758. Nelle ''Memorie della società astronomica di Francia'' del 1760, vi è un passo in cui Delisle, parlando a nome di Messier, racconta i preparativi fatti per individuare la cometa prima degli altri astronomi, vantandosi del successo. Nel 1531 la cometa era stata avvistata 18 giorni prima del perielio, nel 1607 si vide 33 giorni prima e, nel 1682, 24 giorni prima. In queste tre apparizioni della cometa nessuno la cercava e la si scoprì quando essa era già molto luminosa e appariscente. Delisle ipotizzò che con il telescopio si sarebbe potuta vedere almeno un mese prima del perielio. Per facilitare la ricerca egli calcolò, sulla base degli elementi orbitali determinati da Pingré, il percorso che avrebbe seguito in cielo. Messier realizzò una carta celeste in cui riportò i due percorsi estremi previsti per la cometa e con tale schema a disposizione avrebbe potuto scoprirla per primo. Jean Sylvain Bailly, nella sua ''Storia dell'astronomia moderna'' (Parigi 1782) descrisse così gli eventi di quegli anni di febbrile attesa: Messier mostrò in quella occasione una grande volontà, trascorrendo le notti di quasi 18 mesi nell'alto della torre dell'osservatorio in cerca della cometa in una zona di cielo in cui la stessa non poteva esserci (la sua carta era semplicemente sbagliata). Messier, nelle memorie del 1760, continua così: Egli non dice che senza la minima fatica un contadino Sassone di nome Palitzsch, nella notte di Natale del 1758, quasi un mese prima di lui, vide casualmente ad occhio nudo la cometa e che alcuni giorni dopo la si osservò anche in Germania. Solo per un insieme di circostanze, e per fortuna di Messier, la notizia non arrivò sino in Francia. Nonostante la scoperta, come ricordava il pronipote dell'astronomo, Delisle per una sua bizzarra forma di gelosia impedì all'allievo di divulgare la notizia del ritorno di un astro così importante, atteso con trepidazione da tutta la comunità scientifica. Messier successivamente scrisse: Cosa incomprensibile, dato che Nicolas Louis de Lacaille (Rumigny, Champagne, 1713 - Parigi 1762) e gli altri astronomi di Francia non avevano motivo per essere gelosi di Delisle, poiché avevano già il loro bel da fare per poter permettersi, privi di aiuto com'erano, di perdere le notti di un intero anno per cercare una cometa che magari non sarebbe tornata affatto. Probabilmente gli astronomi di Francia, tacitamente, avevano già affidato a Delisle il compito della ricerca e i meriti dell'eventuale scoperta. In effetti, una simile attività si adattava perfettamente al figura di Messier che sino ad allora non aveva avuto modo di farsi apprezzare dagli accademici. Così, inevitabilmente, la notizia del ritorno della cometa si diffuse anche in Francia. Fu Johann Tobias Mayer (Marbech, Württemberg, 1723 - Gottinga 1762) a scrivere a La Caille e allo stesso Delisle che la cometa era stata vista e "calcolata" in Germania; solo allora Delisle si decise a divulgare la scoperta di Messier. Gli altri astronomi a quel punto inorridirono, parecchi di loro non credettero nemmeno alle osservazioni del Messier e "''si scrisse contro il sig. Delisle su tutti i giornali''". Dal canto suo, Delisle non credette alla notizia del "paesano Sassone che casualmente scopre la cometa"! Non dimentichiamo che Messier aveva seguito in precedenza, su indicazione di Dresde, la cometa del 1758. Ma inutilmente, perché anche in questo caso le osservazioni protrattesi dal 15 agosto al 2 novembre, non furono mai divulgate. Lo stesso inspiegabile silenzio fu imposto a Messier anche per la cometa che scoprì il 2 gennaio 1760. Il comportamento di Delisle è ancora più incomprensibile se si pensa che l'astronomo non usò in alcun modo le osservazioni di Messier. In ogni campo è sempre difficile per le nuove leve emergere, e così è stato anche per Messier che anni dopo ricorderà così l'episodio: === L'inizio del catalogo e la caccia alle comete === La cometa del 1758 è importante per un fatto curioso che sarà determinante per la successiva attività astronomica di Messier e per la sua fama futura. La notte del 28 agosto accadde infatti che la cometa: Messier scoprì quella notte la nebulosa del Granchio che sarà poi catalogata come M1, ossia, il 12 settembre dello stesso anno, diverrà il primo oggetto del catalogo di oggetti non stellari a cui il francese deve la sua fama tra i posteri. In quegli anni, possiamo dire per fortuna, l'ormai vecchio Delisle decise di rinunciare alla carriera di astronomo del collegio reale, per dedicarsi interamente ad attività caritatevoli. Non si deve infatti credere che Delisle sia stato un individuo avaro e individualista il cui unico interesse fosse ammassare libri e raccogliere testi e osservazioni più per il gusto della rarità che per il loro valore scientifico. Nell'arco della sua vita ebbe modo di svolgere una grossa mole di lavori e di essere maestro tra gli altri, niente meno che di Lalande il quale, sebbene probabilmente esagerando, parla così dell'insegnante: Probabilmente a causa di alcuni approfittatori che abusarono della sua bontà, Delisle finì la propria vita in miseria tanto che quando morì l'undici settembre 1768, gli amici dovettero far colletta per assicurargli un funerale decente. Messier abbandonato a sé stesso poté finalmente dedicarsi con profitto all'attività di ricerca che più prediligeva ed i risultati furono davvero notevoli: per quindici anni scoprì praticamente tutte le comete apparse nel cielo di Parigi e le seguì accuratamente. Alcune scoperte furono propiziate dal caso come avvenne per le comete del 1766. In ''Connaissance des Temps'' scrive: Ma questi colpi di fortuna non potevano certamente essere la norma! Messier scrutava il cielo tutte le notti serene, sistematicamente e con competenza. Non dimentichiamo infatti che Messier non era all'epoca l'unico astronomo in attività e anche altri studiosi sorvegliavano attentamente il cielo da ogni parte del mondo, cercando a loro volta di scoprire per primi le comete. Le continue scoperte di Messier ci fanno capire quanto assiduamente e con quale abilità egli doveva osservare. A proposito della cometa scoperta nel 1769 scrive: Alle volte però, la dea bendata era capace di giocargli brutti scherzi. Scrive Messier a proposito della cometa del 1787: Il sistematico lavoro di osservazione seguito da Messier, già di per sé duro, doveva essere veramente difficile durante l'inverno parigino. I mezzi a disposizione degli astronomi non erano neanche minimamente paragonabili a quelli di oggi. L'osservazione si svolgeva similmente a come si svolge oggi quella degli astrofili: si doveva rimanere all'aperto per l'intera notte con l'occhio all'oculare, manualmente si puntava il telescopio e si eseguiva la compilazione del registro delle osservazioni nonché i disegni, ovviamente tutto al lume di candela o di lampada a petrolio. Scrive ancora: Nel suo diario personale egli ricorda ancora che l'inverno del 1788-1789 fu terribilmente rigido, la Senna gelò ed: === Arrivano i riconoscimenti === Charles Messier, nel 1770. Nonostante i disagi Messier osservava costantemente anche durante questi periodi di freddo intenso e le scoperte gli permisero di ottenere rapidamente fama ed onori in ogni parte del mondo. Egli abitualmente riportava il percorso dell'astro su opportune mappe celesti realizzate con estrema cura e precisione, mentre per il calcolo dell'orbita egli aveva creato una specie di società con il presidente dell'Accademia delle scienze Bochart de Saron (1730-1794), suo amico. Uomo di profonda cultura, il Saron si era specializzato nel calcolo delle orbite cometarie; Messier dunque passava al collega le osservazioni dell'astro appena scoperto ed egli molto rapidamente ne determinava gli elementi orbitali, informando l'astronomo del cammino seguito dalla cometa dopo il ritorno dall'immersione nei raggi solari, agevolando in tal modo il riavvistamento. La Harpe ci informa del fatto che Luigi XVI chiamava Messier "''il furetto delle comete''" per la sua innata abilità nello scoprirle. L'invio della mappa di una delle tante comete da lui scoperte al re di Prussia gli valse la nomina a membro dell'Accademia di Berlino. La raccomandazione di La Harpe in Russia ebbe lo stesso successo e Messier divenne membro dell'Accademia di Pietroburgo, mentre già dal 1758 era membro della Società Reale di Londra. L'aumento di notorietà portò a Messier anche maggior agiatezza dal punto di vista economico dato che venne nominato astronomo della marina. Quasi ogni nuova scoperta gli valeva l'ammissione ad una Accademia straniera mentre in patria le cose non andavano così bene. La nomina a membro dell'accademia delle scienze di Parigi non gli veniva affatto concessa. Gli si rimproverava di essersi dedicato troppo esclusivamente all'osservazione, trascurando completamente la teoria. Nel resto d'Europa non lo si giudicava così severamente e dopo la morte di La Caille, Messier divenne per tutti il primo astronomo di Francia. Il tempo gli rese comunque giustizia e a poco a poco gli accademici, abituatisi all'idea di conferire il titolo ad un semplice osservatore, si convinsero ammettendolo infine tra loro nel 1770. D'altro canto, egli aveva fatto tutto ciò che umanamente gli era possibile con i modesti mezzi di cui disponeva. Una buona vista, un eccellente telescopio, un orologio a pendolo e poco altro. Ebbene, osservò tutte le comete, le eclissi, i passaggi sul disco del sole di Mercurio e Venere, e li osservò bene! Il primo lavoro che egli presentò agli accademici di Francia, inserito nel volume delle Memorie dell'Accademia Reale delle scienze del 1771, è dedicato proprio al catalogo intitolato: ''Catalogo di Nebulose e ammassi di stelle che si sono scoperti tra le stelle fisse sull'orizzonte di Parigi''. Lo presentò così: Questa prima versione del catalogo conteneva 45 oggetti di cui gli ultimi due, il presepio (M44) e le Pleiadi (M45), essendo già ben noti, furono probabilmente inseriti per arrivare ad un numero tondo. Messier seguì con attenzione anche i pianeti esterni e quando venne informato da Maskelyne della scoperta di Urano, avvenuta il 13 marzo 1781 da parte di Herschel (Hannover 1738, Slough Buckinghamshire 1822), ne osservò attentamente il cammino tra le stelle comunicando tempestivamente le posizioni a Saron. Fu quest'ultimo che fece la grande scoperta. Non si trattava di una cometa come si era creduto in un primo momento, bensì di un nuovo pianeta, più distante di tutti quelli sino allora conosciuti. Grande merito ad Herschel ma certamente anche ai due francesi. L'osservazione del nuovo pianeta lo tenne occupato per quasi un anno sino a quando non gli accadde un grave incidente. Era il 6 novembre 1781. Recatosi ai giardini di Monceaux con il presidente Saron e figli, Messier entrò in una grotta che casualmente aveva attirato la sua attenzione. All'interno di questa, nell'oscurità, distrattamente varcò una porta che apparentemente doveva portarlo in un'altra grotta: era una ghiacciaia. L'astronomo cadde da un'altezza di circa 8 metri su un blocco di ghiaccio. Nell'urto si spezzò entrambe le braccia, un femore, due costole e si ferì alla testa. Malgrado l'abilità del chirurgo suo collega all'accademia che lo curò, la guarigione fu lenta. Tutti gli accademici, di ogni grado, presero parte al suo dolore preoccupandosi di non fargli mancare nulla; successivamente gli fecero anche avere una pensione di mille livree e una gratificazione di 2400. Un anno e tre mesi dopo la caduta, Messier poté rimettere piede sulla torre dell'osservatorio per osservare il passaggio di Mercurio sul disco solare del 12 novembre 1782. === Gli anni della Rivoluzione === Arrivò la rivoluzione, Parigi era in subbuglio e i soldi per mantenere gli accademici e i ricercatori in genere sembravano mal spesi. L'Accademia delle Scienze venne soppressa nel 1793 su decreto della Convenzione. I "moderni ciarlatani" - così gli accademici venivano definiti in uno scritto di Marat - venivano privati dei loro privilegi. Agli occhi dei giacobini l'Accademia era solo un centro di corruzione e parassitismo, di intrighi e servilismo verso l'Ancien Régime. Messier nel giro di pochi giorni si vide togliere la pensione e lo stipendio che riceveva dall'osservatorio della marina che, al tempo stesso, smise di pagare l'affitto del palazzo sede dell'osservatorio dell'Hôtel de Cluny. Messier perse anche l'importante opportunità di essere incaricato di far parte dell'équipe, presieduta da Giuseppe Luigi Lagrange, che doveva uniformare e razionalizzare il sistema di pesi e misure. Il ministro Turgot pensò infatti di sostituire le vecchie unità di lunghezza con una nuova: l'unità di lunghezza doveva essere quella del pendolo il cui periodo di oscillazione è di un secondo esatto. Questa unità ha il vantaggio di poter essere determinato con l'esperimento piuttosto che per confronto con un campione prestabilito, evitando i fastidiosi spostamenti necessari per recarsi ove il campione stesso è conservato. L'idea di Turgot era quella di incaricare Messier per questo importante lavoro ma sfortunatamente, il materiale necessario per gli esperimenti non era pronto e quando lo fu, Turgot non era più ministro. Per nulla turbato dalla gravosa situazione economica, Messier decise di non cambiare nessuna delle sue abitudini, malgrado l'imbarazzo della posizione in cui si venne a trovare. Furono anni difficili per Messier e per la scienza francese in genere. Ciò nonostante, l'astronomo mise mano ai propri risparmi nella certezza che le pur modeste risorse gli sarebbero bastate per sopravvivere, grazie anche alla parsimonia di cui era capace. Certamente dovette attraversare momenti duri e molte volte fu costretto a chiedere aiuto all'amico Lalande, anche solo per rifornire di olio la lampada che usava la notte per le osservazioni. Nel settembre 1793 Messier scoprì una nuova cometa in Ophiuco. Gli astronomi parigini erano dispersi, rimaneva solo Saron, ma in prigione. Messier riuscì ugualmente a far pervenire le osservazioni al collega il quale, pochi giorni prima di essere ghigliottinato dai rivoluzionari, riuscì a calcolare l'orbita della nuova cometa. Ricordiamo che la rivoluzione costò la vita ad altri cinque accademici: Lavoisier, Bailly, Malesherbes, il duca di Rochefoucauld e Condorcet. Più tardi Lagrange scriverà a proposito della decapitazione di Lavoisier: === Gli ultimi anni === Passata la bufera rivoluzionaria fortunatamente arrivarono giorni migliori. L'Istituto, il Bureau delle Longitudini e la Legion d'Onore, di cui venne successivamente membro, ripararono con abbondanza alle perdite subite e Messier poté usufruire di una serie di agevolazioni che sfruttò per far del bene alla propria famiglia. Dal matrimonio non aveva avuto figli e la moglie era scomparsa ormai molti anni prima, morirono anche il fratello e la sorella che aveva chiamato a vivere con sé; gli rimaneva soltanto una nipote, madame Bertrand. Fu lei che lo assistette negli ultimi diciannove anni della sua lunga vita. Messier continuò ad osservare senza soste sino all'età di 82 anni, dopo di che la vista gli si abbassò considerevolmente rendendogli impossibile l'osservazione. Gli divenne difficile anche leggere e scrivere in pieno giorno e fu questo fatto che probabilmente gli impedì di riordinare le proprie memorie. Colpito da idropisia, morì nella notte dell'11 aprile 1817, all'età di ottantasei anni. Gli è stato dedicato un asteroide, 7359 Messier. L'opera che gli ha dato fama duratura è il catalogo di nebulose e ammassi di stelle. Tuttavia la realizzazione del catalogo non è vissuta da Messier come un'opera importante. Egli è un cercatore di comete e non di ammassi stellari o altro, sebbene abbia svolto molte osservazioni slegate dalle ricerche cometarie, quali ad esempio le osservazioni planetarie. Tale è l'ostinazione che egli mostra nel ricercare le comete che non è chiaro quale sia stato lo stimolo che l'ha spinto alla stesura del catalogo di 110 oggetti. Un'ipotesi plausibile è che lo spunto si debba proprio a questo suo maniacale interesse per le comete. Durante le osservazioni gli accadeva infatti di imbattersi in oggetti nebulosi di modeste dimensioni che, con i piccoli telescopi da lui usati, apparivano del tutto uguali ad una cometa, perché: È possibile che riportasse su una lista tutti gli oggetti che potevano sembrare delle comete in modo da non essere più tratto in inganno. Tuttavia nel presentare il catalogo agli accademici egli espressamente dice: Messier presenta dunque all'accademia un lavoro che era bene si facesse, a prescindere da un eventuale uso legato alla ricerca delle comete. Nelle ''Memorie dell'Accademia Reale delle Scienze'' egli descrive un fatto, parlando della cometa da lui scoperta nel marzo del 1766, che è molto significativo: Qui Messier cerca ugualmente l'improbabile nuova cometa, anche se la posizione suggerisce fortemente che l'oggetto osservato sia una nebulosa già nota. Almeno in questo caso particolare è palese che egli è talmente ossessionato dal desiderio di scoprire nuove comete che non si fida del catalogo, vuole comunque sincerarsi della vera natura dell'oggetto osservato. Inoltre, citando sé stesso, egli dice: "''ho lavorato alla ricerca delle stelle nebulose''", indicando chiaramente che almeno negli anni a cavallo del 1764 egli ha volutamente cercato le "stelle nebulose". Il catalogo di Messier non è il primo catalogo di oggetti non stellari che sia stato stilato, ma è per la sua ottima fattura che esso è stato tramandato sino a noi. Per esempio, William Herschel, che operò pochi anni dopo Messier e che catalogò da solo migliaia di oggetti, evitò attentamente di dare un nome e nuova catalogazione agli oggetti contenuti nel catalogo di Messier, a riprova della stima e della considerazione che aveva per l'astronomo francese. In totale gli viene attribuita la scoperta (o co-scoperta) di 13 comete: * C/1760 B1 (Messier) * C/1763 S1 (Messier) * C/1764 A1 (Messier) * C/1766 E1 (Messier) * C/1769 P1 (Messier) * D/1770 L1 (Lexell) * C/1771 G1 (Messier) * C/1773 T1 (Messier) * C/1780 U2 (Messier) * C/1788 W1 (Messier) * C/1793 S2 (Messier) * C/1798 G1 (Messier) * C/1785 A1 (Messier-Mechain)
Nerone
Nerone fu un principe molto controverso nella sua epoca; ebbe alcuni innegabili meriti, soprattutto nella prima parte del suo impero, quando governava con la madre Agrippina e con l'aiuto di Seneca, filosofo stoico, e di Afranio Burro, prefetto del pretorio, ma fu anche responsabile di delitti e atteggiamenti dispotici. Accusati sommariamente di congiure contro di lui o crimini vari, caddero vittime della repressione la stessa madre, la prima moglie e lo stesso Seneca, costretto a suicidarsi, oltre a vari esponenti della nobiltà romana, e molti cristiani. Per la sua politica assai favorevole al popolo, di cui conquistò i favori con elargizioni e giochi del circo, e il suo disprezzo per il Senato romano, fu - come era già stato per lo zio Caligola - molto inviso alla classe aristocratica . L'immagine di tiranno che di lui è stata tramandata venne parzialmente rivista dalla maggioranza degli storici moderni, i quali ritengono che non fosse né pazzo - come lo descrissero alcune fonti - né particolarmente crudele per l'epoca, ma che i suoi comportamenti autoritari fossero simili a quelli di altri imperatori non ugualmente giudicati. Negli ultimi anni la paranoia di Nerone si accentuò, ed egli si rinchiuse in se stesso e nei suoi palazzi dedicandosi all'arte e alla musica, in pratica lasciando il governo nelle mani del prefetto del pretorio, il sanguinario Tigellino. Anche se il suo comportamento ebbe certamente eccessi violenti e stravaganze, si può dire che non tutto ciò che gli venne imputato dagli storici contemporanei sia vero: ad esempio fu accusato del grande incendio di Roma, con l'obiettivo di ricostruire la città ed edificare la propria maestosa residenza, la ''Domus Aurea''; di tale fatto tuttavia gli studiosi moderni tendono a discolparlo. Nerone accusò dell'incendio i cristiani, che furono arrestati e condannati in massa. Infine, qualche anno dopo, abbandonato anche dai pretoriani e dall'esercito, venne deposto dal Senato e, dopo un primo tentativo di fuga, alla fine, vistosi perduto, si tolse la vita nei pressi di Roma, nella villa di uno dei suoi liberti.
Nerone fu considerato un tiranno e un folle, ma a differenza di imperatori come Commodo e Caligola, non pare verosimile che avesse problemi mentali, né che fosse particolarmente crudele, o perlomeno era assai simile ai predecessori Tiberio e Claudio, molto severi con gli oppositori. Furono Tacito, senatore e nemico di Nerone, Svetonio e gli storici cristiani a rivestirlo della "leggenda nera" che ancora lo accompagna, soprattutto quella che lo vuole folle incendiario. È innegabile che fu responsabile di gravi persecuzioni, ma in maniera simile ad altri governanti. Nella dinastia giulio-claudia erano all'ordine del giorno gli omicidi fra parenti. Sui delitti di Nerone molto si è detto: spesso si tratta di falsi storici, delitti ed esecuzioni volti a difendere la propria persona da possibili congiure, assassinii voluti da altri in nome suo. === Origini familiari e anni giovanili (37-48) === Busto del giovane Nerone Lawrence Alma-Tadema ''La proclamazione di Claudio a imperatore''Nerone aveva allora quattro anni Nato ad Anzio il 15 dicembre 37, da Agrippina Minore e Gneo Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone era discendente diretto di Augusto e della Gens Giulia (dal lato materno e anche dal lato paterno, dato che il padre era un pronipote di Augusto tramite la sorella di quest'ultimo, Ottavia), e della famiglia di Tiberio, la Gens Claudia. Il padre apparteneva alla famiglia dei Domizi Enobarbi, una stirpe considerata di "nobiltà plebea", (cioè recente), mentre la madre era figlia dell'acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto, nonché sorella dell'imperatore Caligola che quindi era suo zio materno. Nel 39 sua madre, amante del potere e descritta da molti come spietatamente ambiziosa, fu scoperta coinvolta in una congiura contro il fratello Caligola e venne quindi mandata in esilio nell'isola di Pandataria nel mar Tirreno, nell'arcipelago pontino. In quegli anni il piccolo Lucio visse con la zia Domizia Lepida, che egli amò più della madre e dalla quale avrebbe imparato l'amore per lo spettacolo e per la danza. L'anno seguente il marito di lei Gneo morì e il suo patrimonio venne confiscato da Caligola stesso. Lucio nel frattempo fu affidato alle cure della zia e alle nutrici Egogle ed Alessandria. Essendo la zia di non elevata condizione economica, in questi primi anni i precettori furono un barbiere ed un ballerino, i quali anch'essi aiutarono Lucio a coltivare l'amore per le arti e la cultura. Nel 41 Caligola venne assassinato, così Agrippina poté ritornare a Roma ad occuparsi del figlio dell'età di quattro anni, attraverso il quale aveva intenzione di attuare la propria opera di rivalsa. Lucio venne affidato a due liberti greci, Aniceto e Berillo, per poi proseguire gli studi con due sapienti dell'epoca, Cheremone d'Alessandria e Alessandro di Ege, grazie ai quali il giovane allievo sviluppò il proprio filoellenismo. === Carriera politica e ascesa al potere (49-54) === Afrodisia, (Turchia) Nel 49 Agrippina Minore sposò l'imperatore Claudio, che era suo zio, ed ottenne la revoca dell'esilio di Seneca, allo scopo di servirsi del celebre filosofo quale nuovo precettore del figlio. Inoltre, visto che il giovane Lucio dimostrava maggior affetto verso la zia Domizia Lepida, Agrippina, per gelosia, la fece accusare di avere complottato contro l'imperatore, ottenendone da Claudio la condanna a morte. Nell'occasione, l'undicenne Lucio fu minacciato e costretto dalla madre a testimoniare contro la zia. Poco dopo, gli fu imposto il fidanzamento con Ottavia, figlia di Claudio, di otto anni. Nerone fu adottato ufficialmente da Claudio, il quale morì nel 54 per un avvelenamento da funghi, forse ordinato da Agrippina stessa, e poco dopo la stessa sorte sarebbe toccata al figlio Britannico (nato, come Ottavia, dal suo precedente matrimonio con Valeria Messalina), affetto da epilessia e per questo forse escluso dalla successione dal suo stesso padre. Nerone divenne quindi imperatore all'età di quasi 17 anni, inizialmente sotto la tutela della madre e di Seneca, con Sesto Afranio Burro, pragmatico e abile politico, come prefetto del pretorio. === Il principato (54-68) === Nerone sale al potere nel 54 d.C., a diciassette anni. Il suo principato prende il nome di Principatus Claudius. ==== Matrimoni e condanne ==== Il primo scandalo del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio, considerato incestuoso, con la cugina di secondo grado Claudia Ottavia, figlia di suo prozio Claudio; Nerone più tardi divorziò da lei quando s'innamorò di Poppea. Questa, descritta come una donna notevolmente bella, sarebbe stata coinvolta, prima del matrimonio con l'imperatore, in una storia d'amore con Marco Salvio Otone, amico di Nerone stesso, suo compagno di feste e bagordi, e futuro imperatore. Otone sposò Poppea per ordine di Nerone, ma poi rifiutò che il suo matrimonio fosse solo di facciata e Nerone li fece divorziare. ===== Congiure e lotte di potere ===== Nel 59 Poppea fu sospettata d'aver organizzato l'omicidio di Agrippina e di esserne la vera mandante, mentre Otone venne inviato come governatore in Lusitania, l'odierno Portogallo. La madre di Nerone era stata condannata a morte e uccisa da sicari, che precedentemente avevano tentato di simulare incidenti e suicidio, a causa delle sue trame: forse intendeva far uccidere il figlio, per poi mettere sul trono un futuro suo marito e diventarne la co-imperatrice; la condanna venne approvata anche da Seneca e da Burro, il quale ne incaricò Aniceto. Questi, alla fine, la fece pugnalare, raccontando poi che lei stessa si era uccisa, dopo la scoperta della sua congiura contro Nerone. È possibile che determinante fosse stato l'odio di Poppea per la futura suocera, che secondo Tacito aveva tentato anche l'incesto con Nerone, pur di estrometterla dal potere, e garantirlo a se stessa. Nerone l'aveva così allontanata dalla corte, e, alla fine aveva approvato anche l'omicidio. Dopo un funerale nascosto e una sepoltura in un luogo non completamente noto del corpo di Agrippina, tuttavia, Nerone manifestò rimorso per la morte della madre, approvata a causa della debolezza del suo carattere e dell'ascendente che Poppea aveva su di lui. Confermò, con una lettera al Senato, "che avevano scoperto, con un'arma, il sicario Agermo, uno dei liberti più vicini ad Agrippina, e che lei, per rimorso, come se avesse preparato il delitto, aveva scontato quella colpa". L'imperatore fu perseguitato da incubi su Agrippina per molto tempo. Nel 62, infine, Nerone sposò Poppea dopo aver ripudiato Claudia Ottavia per sterilità e averla relegata in Campania. Alcune manifestazioni popolari in favore della prima moglie, convinsero l'imperatore delle necessità di eliminarla, dopo averla accusata di tradimento, costringendola al suicidio. John William Waterhouse''Il rimorso dell'imperatore Nerone dopo l'assassinio di sua madre''Poppea, seconda moglie di Nerone Lo stesso anno Burro morì, forse avvelenato per ordine di Nerone (secondo Svetonio) o di malattia secondo altri storici, e Seneca per un lungo periodo si ritirò a vita privata, a causa dei primi dissapori con Nerone e dell'odio del popolo che lo accusava della morte di Agrippina, che era rispettata dalla plebe e dai pretoriani in quanto figlia dell'amato Germanico. La carica di prefetto del Pretorio venne assegnata a Tigellino (già esiliato da Caligola per adulterio con Agrippina), uomo senza scrupoli, che non era nemmeno cauto come Burro nel nascondere i delitti di Stato. Tigellino, di umili origini, divenne quindi molto ricco e potente. Contemporaneamente vennero introdotte una serie di leggi sul tradimento, che provocarono l'esecuzione di numerose condanne capitali. Nel 63 Nerone e Poppea ebbero una figlia, Claudia Augusta, che tuttavia morì ancora in fasce. Nel 65-66, come scrive Tacito, Poppea, in attesa del secondogenito di Nerone, morì, a Roma oppure nella sua villa di Oplontis, alle falde del Vesuvio, a causa di incidente di gravidanza, e non a causa di un calcio sferratole dal marito come è opinione comune: difatti a quel tempo Poppea era ammalata. Secondo altri, invece, Nerone l'avrebbe ripudiata per sposare Statilia Messalina e Poppea, ritiratasi nella sua villa del Vesuviano, sarebbe morta nel 79 durante l'eruzione del Vesuvio. Svetonio lo accusa anche di numerosi altri crimini e depravazioni (come lo stupro della vestale Rubria, un crimine passibile di pena capitale) che molti storici moderni hanno ritenuto invenzioni propagandistiche. Dopo la morte di Poppea, nel 66 Nerone sposò Statilia Messalina, la sua terza e ultima moglie. Lo storico delle ''Vite dei Cesari'' attribuisce a Nerone anche alcune relazioni omosessuali. Secondo Cassio Dione (''Epitome'' LXII, 12-13) e altri autori contemporanei, Nerone avrebbe contratto due matrimoni con maschi: il primo, con un liberto di nome Pitagora. Il secondo, con un liberto di nome Sporo, fatto castrare e sposato dopo la morte della moglie Poppea proprio perché straordinariamente somigliante all'imperatrice. Il matrimonio sarebbe avvenuto in Grecia e Nerone avrebbe affidato il giovincello alle cure di Calvia Crispinilla, come dama di camera. Secondo i contemporanei, "Pitagora sarebbe stato per lui un marito, Sporo sarebbe stato per lui una moglie". A Nerone sono anche attribuite frequentazioni di prostitute, tra cui Caelia Adriana, donna di cui fu perdutamente innamorato, e feste con grande dispendio di denaro pubblico, derivata dalla tassazione aumentata. ==== Amministrazione interna e provinciale ==== ===== Il grande incendio di Roma ===== Roma. Sullo sfondo Nerone e le rovine della città in fiamme, da un dipinto di Karl Theodor von Piloty (1861 ca.). Allo scoppio del grande incendio di Roma del 64, l'imperatore si trovava ad Anzio, ma raggiunse immediatamente l'Urbe per conoscere l'entità del pericolo e decidere le contromisure, organizzando in modo efficiente i soccorsi, partecipando in prima persona agli sforzi per spegnere l'incendio. Nerone mise sotto accusa i Cristiani residenti a Roma, per evitare dicerie che lo accusassero direttamente. Dai duecento ai trecento cristiani vennero messi a morte. Tra i cristiani uccisi il 64-65 e il 67 ci furono anche san Pietro e san Paolo: Nerone avrebbe ordinato la decapitazione di Paolo di Tarso e, più tardi (o prima), secondo la tradizione cattolica, anche la crocifissione di Pietro. Per quanto oramai gli studiosi siano abbastanza concordi nel ritenere che il grande incendio di Roma dell'anno 64 d.C. non fu causato da Nerone, che anzi si diede molto da fare per prestare soccorso alla popolazione colpita dalla tragedia e che in seguito si occupò personalmente della ricostruzione, la falsa immagine iconografica dell'imperatore che suona la lira dal punto più alto del Palatino mentre Roma bruciava è ancora assai radicata nell'immaginario collettivo. Uno studioso italiano, Dimitri Landeschi, attraverso una accurata ricostruzione storica dei drammatici avvenimenti che si svolsero a Roma negli anni 64 e 65 d.C., ha avanzato l'ipotesi che ad incendiare Roma non fosse stato Nerone ma, con ogni probabilità, un pugno di fanatici appartenenti alla frangia più estremista della comunità cristiana di Roma, con la complicità morale di taluni ambienti dell'aristocrazia senatoria, in mezzo a cui si celavano i veri ispiratori di quella scellerata operazione. L'ipotesi di Landeschi non è però condivisa dalla maggioranza degli studiosi. L'imperatore aprì addirittura i suoi giardini per mettere in salvo la popolazione e si attirò l'odio dei patrizi facendo sequestrare imponenti quantitativi di derrate alimentari per sfamarla. Gli storici antichi lo accusano o restano incerti, o criticano comunque il suo comportamento nell'accusare e punire i cristiani, pur essendo questi una setta detestata dall'opinione popolare e aristocratica: Pianta generale della ''Domus Aurea'', posta tra il Palatino (a sud-ovest) e gli ''Horti Maecenatis'' (nord-est) In occasione dei lavori di ricostruzione, Nerone dettò nuove e lungimiranti regole edilizie, destinate a frenare gli eccessi della speculazione (molto probabilmente furono proprio gli speculatori a causare l'incendio, forse alimentando un precedente incendio accidentale) e tracciare un nuovo impianto urbanistico, sul quale è tuttora fondata la città. In seguito all'incendio egli recuperò una vasta area distrutta, facendo realizzare il faraonico complesso edilizio noto come ''Domus Aurea'', la sua residenza personale (sostituendo la ''Domus Transitoria''), che giunse a comprendere il Palatino, le pendici dell'Esquilino (Oppio) e parte del Celio, per un'estensione di circa 2,5 km quadrati (250 ettari). Ciò non può essere un possibile movente, in quanto egli avrebbe potuto requisire comunque i terreni necessari e già molti erano in suo possesso. ===== La congiura di Pisone ===== ''La morte di Seneca'', olio su tela di Noël Sylvestre, Béziers, Musée des beaux-Arts. Nel 65 venne scoperta la congiura di Pisone (così chiamata da Gaio Calpurnio Pisone) e i cospiratori, alcuni dei quali, secondo la tesi avanzata in passato dallo storico Giuseppe Caiati e ripresa da Dimitri Landeschi, avevano avuto una qualche parte anche nell'incendio dell'anno precedente, vennero costretti al suicidio: il più celebre tra loro era senza dubbio Lucio Anneo Seneca. La stessa sorte toccò anche a Gneo Domizio Corbulone. Le motivazioni che portarono alla congiura furono per lo più rancori personali dei singoli membri verso Nerone, dovuti principalmente ai suoi eccessi o ai suoi atti crudeli, mentre molti personaggi avevano visioni politiche diverse riguardo alle sorti dell'impero (anche una restaurazione della repubblica), ma alla fine si accordarono per far eleggere imperatore Pisone stesso. I congiurati, almeno 41 persone, tra cui senatori, cavalieri, militari e letterati, miravano a uccidere l'imperatore Nerone. Nel 65 il gruppo si riunì a Baia, nella villa di Pisone, e lì stabilirono che, durante i giochi dedicati a Nerone al Circo Massimo, il console designato Plauzio Laterano si sarebbe dovuto gettare ai piedi dell'imperatore da supplice, accoltellandolo durante l'azione; gli altri complici sarebbero intervenuti in seguito, in modo che avvenisse un'esecuzione plateale, al pari dei grandi spettacoli popolari che lo stesso Nerone era uso organizzare. Morto l'Imperatore, Gaio Calpurnio Pisone sarebbe stato proclamato nuovo ''princeps'' dalla Guardia pretoriana, grazie all'appoggio di Fenio Rufo (forse il vero capo della congiura), allora Prefetto del pretorio congiuntamente a Tigellino, del tribuno militare Subrio Flavio e del centurione Sulpicio Aspro. Grazie ad alcune delazioni la congiura fu scoperta e furono attuate dure repressioni. ===== Viaggio in Grecia: l'eliminazione del governo provinciale ===== Nel 67, l'imperatore viaggiò fra le isole della Grecia, a bordo di una lussuosa galea sulla quale divertiva gli ospiti (fra questi anche tutti gli stupefatti notabili delle città visitate, compresa Atene) con prestazioni artistiche, mentre a Roma Ninfidio Sabino (collega di Tigellino, che aveva preso il posto dei congiurati pisoniani) andava procurandosi il consenso di pretoriani e senatori, partecipando anche ai giochi olimpici. Proprio alle Olimpiadi fu protagonista di una vittoria falsata: mentre partecipava alla corsa dei carri venne sbalzato fuori dal cocchio e rimase indietro; tuttavia gli avversari, probabilmente per paura di ripercussioni future, fecero fermare i cavalli per permettere all'imperatore di rialzarsi, lasciandogli poi vincere la gara. Prima di lasciare la Grecia, diede nuovamente prova della sua predilezione per la cultura ellenica, annunciando personalmente - ponendosi al centro dello stadio d'Istmia, presso Corinto, prima della celebrazione dei giochi panellenici - la decisione di restituire la libertà alle polis, eliminando il governo provinciale di Roma, un fatto che provocò nuovi malumori dei nobili, soprattutto per la perdita dei tributi: ==== Politica estera ==== La Britannia nel 68 alla morte dell'imperatore Nerone. Nerone era poco interessato alle campagne militari: se ne occupò lo stretto necessario (prese parte solo ad una spedizione in Armenia), e non fu mai molto popolare nei ranghi dell'esercito. Sotto Nerone, l'Imperatore Partico Vologese I pose sul trono del regno d'Armenia il proprio fratello Tiridate, sul finire del 54. Questo avvenimento convinse Nerone che fosse necessario avviare preparativi di guerra in vista di un'imminente campagna. Domizio Corbulone fu inviato a sedare le continue scaramucce tra le popolazioni locali e sparuti gruppi di romani. In realtà non vi fu una vera guerra fino al 58 d.C. Dopo la conquista di Artaxata nel 58 e della città di Tigranocerta nel 59, pose sul trono dei parti re Tigrane VI, nel 60. Vologese, in preda all'ira, pretendendo che il trono fosse restituito a suo fratello, mosse guerra ai romani, i quali però riuscirono a prevalere ottenendo nel 66 la sottomissione di Tiridate come re cliente. Si spense così l'ultimo focolaio di guerra nell'Impero e Nerone poté fregiarsi del titolo di ''Imperator (Pacator)'' invitando a Roma il re Tiridate I. Inaugurò, nel contempo, solenni festeggiamenti per la ricorrenza del trecentesimo anniversario della prima chiusura delle porte del tempio di Giano Gemino (236 a.C.) per celebrare la "pace ecumenica" raggiunta, volendo emulare Alessandro Magno, e, ancora, per far dimenticare al popolo il disastroso incendio della città del mese di luglio. Per le ingenti spese sostenute, Nerone attuò riforma del conio ed emise una nuova moneta sulla quale, nel dritto, appare la sua figura con il capo incoronato e l'aspetto fiero con la scritta: "IMP NERO CAESAR AVG GERM" e, sul rovescio, il tempio di Giano "a porte chiuse" con la scritta: "PACE P R UBIQ PARTA IANVM CLVSIT - S C -" (senatus consulto). Per la prima volta, dunque, a Roma un comandante si fregiò del titolo ufficiale di Imperatore. Il re Tiridate, timoroso del mare, arrivò a Roma dopo un viaggio durato ben otto mesi nell'inverno del 65 e nella primavera del 66 furono ripetuti i festeggiamenti alla presenza del popolo e dell'esercito. Nerone tolse la tiara dal capo di Tiridate, incoronandolo Re con un diadema e facendolo sedere alla sua destra. Nel corso del suo principato continuò la conquista della Britannia, anche se negli anni 60-61 fu interrotta da una rivolta capeggiata da Budicca, la regina della tribù degli Iceni. Infine, nonostante in patria fosse tollerante con gli ebrei ortodossi, su richiesta della filosemita Poppea inviò Vespasiano, che l'aveva seguito nel viaggio in Grecia e con cui aveva avuto malumori, e il figlio di questi, Tito, a sedare le prime rivolte ebraiche nazionaliste in Giudea, convinto che solo lui ne avesse le capacità. ==== Politica sociale e opere pubbliche ==== Moneta aurea di Nerone L'imperatore Claudio fu il primo a far costruire un nuovo porto a circa 4 km (o 2,5 miglia) a nord di Ostia, detto appunto ''Portus'', su di un'area di circa 70 ettari, dotato di due lunghi moli aggettanti sul mar Tirreno, con un'isola artificiale ed un faro. La costruzione di questo faro si attuò con il riempimento di una grossa nave che aveva trasportato dall'Egitto un grande obelisco utilizzato per decorare il circo vaticano. Fu portato a termine dal figlio adottivo, Nerone, il quale ne celebrò la fine dei lavori con la monetazione. Nerone diede il nome di ''Portus Augusti'' al nuovo porto. Fu fatto costruire un arco trionfale in onore dell'imperatore Nerone, decretato dal Senato nel 58, in occasione della vittoria contro i Parti, sebbene sia stato effettivamente costruito solo nel 62. Era collocato sulla via di accesso al Campidoglio, ma venne distrutto probabilmente poco dopo, o per la ''damnatio memoriae'' o nell'incendio del colle del 69. Le raffigurazioni sulle monete lo mostrano ad un solo fornice, con colonne corinzie libere al di sopra di piedistalli sporgenti dalla facciata che sorreggevano statue e una ricca decorazione scultorea. Nel 64, sotto il suo regno, uno spaventoso incendio quasi rase al suolo l'intera città, distruggendo interamente tre delle zone augustee e danneggiandone gravemente sette, lasciandone integre solo quattro. Per favorire un'ordinata ricostruzione e impedire il diffondersi di nuovi incendi, venne emanato un nuovo piano regolatore, attuato però solo in parte, come riporta Tacito, tramite la realizzazione di strade più larghe, affiancate da portici, senza pareti in comune tra gli edifici, di altezza limitata e con un uso quasi bandito di materiali infiammabili, sostituiti da pietra e mattoni. Approfittando della distruzione Nerone costruì la sua ''Domus Aurea'', che occupò gli spazi compresi tra Celio, Esquilino (Oppio) e Palatino con un'enorme villa, segno tangibile delle mire autocratiche dell'imperatore. Le enormi spese per la ricostruzione della città e della dimora imperiale causarono il quasi fallimento dello Stato a cui l'imperatore cercò di rimediare ricorrendo tra l'altro a strumenti spregiudicati quali imporre alle più ricche famiglie romane la redazione di un testamento che nominasse lo Stato quale unico erede del patrimonio familiare e che veniva reso subito esecutivo con il suicidio forzato dei possidenti. «Di Nerone si diceva che, condannando a morte sei individui, fece sua mezza Africa.» Altri edifici pubblici neroniani furono il mercato del Celio (''Macellum Magnum'') e le Terme di Nerone del Campo Marzio, la cui pianta regolare e simmetrica fece da modello per tutti gli edifici termali futuri, inaugurando la tipologia di terme "imperiali". Si ipotizza anche una ricostruzione dopo il grande incendio del 64, contemporaneamente allo spostamento e ingrandimento della casa delle Vestali: il tempio venne infatti rappresentato in monete dell'epoca di Nerone e dei successivi imperatori Flavi. E ancora a Nerone si deve: * il taglio dell'istmo di Corinto e un canale lungo la costa dall'Averno a Roma. La prima opera, già tentata dal tiranno Periandro, dal Re di Macedonia Demetrio I Poliorcete, da Giulio Cesare e da Caligola sembrava non portare fortuna a chi la intraprendeva, tutti morti in modo violento. Gli scavi furono segnati da episodi nefasti e si interruppero con la morte dell'ideatore. * Il canale dal lago Averno a Roma, lungo 160 miglia (237 km), ancora più mastodontico di quello di Corinto assorbì risorse umane e economiche immense e non fu mai completato a causa degli infiniti problemi tecnici e logistici. Opere pubbliche neroniane Immagine Valore Dritto Rovescio Datazione Peso; diametro Catalogazione 225px sesterzio NERO CLAVD CAESAR AVG GER P M TR P IMP P P, testa laureata di Nerone verso destra, con un globo alla base del busto; AUGUSTI (in alto) S PORTO S T C, porto di Claudio con sette navi; in alto si nota un faro sormontato da una statua di Nettuno; sotto la personificazione del Tevere sdraiato, tiene un timone e un delfino; a sinistra un molo a forma di mezzaluna con portico ed un altare, a destra, a forma di mezzaluna, fila di frangiflutti. 64 37 mm, 28.77 gr, 6 h (zecca di Roma antica); RIC I 178; WCN 120. 225px sesterzio IMP NERO CLAVDIUS CAESAR AVG GER P M TR P P P, testa laureata di Nerone verso sinistra, con un globo alla base del busto; Arco di trionfo sormontato da un gruppo di statue di Nerone in quadriga, scortate dalla Vittoria e dalla Pace, affiancate da alcuni soldati; la statua di Marte in una nicchia a lato dell'arco. 65 36 mm, 26.67 gr, 6 h (zecca di Lugdunum); RIC I 393; WCN 414. 225px dupondio NERO CLAVDIUS CAESAR AVG GER P M TR P IMP P P, testa laureata di Nerone verso sinistra, con un globo alla base del busto; MAC AUG S-C, facciata del macellum Magnum costruito da Nerone, una statua di fronte alla base di un'entrata a quattro colonne cilindrica, nella parte alta una struttura a tre colonne sormontata da una cupola conica; portico a due ordini da entrambe le parti (sinistra-destra). 65 14.60 gr, 7 h (zecca di Lugdunum); RIC I 402; BMCRE 336; Cohen 129. 225px denario NERO CAESAR AVGVSTVS, testa laureata di Nerone verso destra; VESTA in alto, tempio a sei colonne con quattro gradini; Vesta seduta di fronte, la testa verso sinistra, tiene una patera ed uno scettro. 65/66 18 mm, 3.51 gr, 6h (zecca di Roma antica); RIC I 62; WCN 61; BMCRE 104; RSC 335. Furono importanti anche le riforme in favore del popolo, come quella monetaria, e la distribuzione di generi alimentari, le elargizioni di denaro togliendo fondi per l'organizzazione di giochi del circo ai governatori provinciali. Riguardo alla riforma monetaria di Nerone, l'aureo, secondo quanto afferma Plinio il Vecchio: fu deprezzato, passando nel tempo, poco a poco, da un peso teorico di 1/40 di libbra (epoca di Cesare) a 1/45 sotto Nerone, con una svalutazione dell'11%. Il denario che, sotto Cesare ed Augusto, aveva un peso teorico di circa 1/84 di libbra, ridotto da Tiberio ad 1/85, fu svalutato da Nerone fino ad 1/96 (pari ad una riduzione del peso della lega del 12,5%). Contemporaneamente, oltre alla riduzione del suo peso, vi era anche una riduzione del suo titolo (% di argento presente nella lega), che passò dal 97-98% al 93,5% (per una riduzione complessiva del solo argento del 16,5% ca). In sostanza il sistema che si andava così creando sui metalli "nobili" (oro e argento), andava a vantaggio di quest'ultimo. Secondo il Mazzarino, Nerone voleva così favorire gli strati sociali medio-bassi (come equites e liberti), che insieme al popolo costituivano la sua principale fonte di consenso. Secondo Plinio il Vecchio, invece, il prezzo dell'oro sarebbe sceso (a vantaggio di quello dell'argento), grazie alla scoperta di una miniera d'oro in Dalmazia che produceva ben 18.250 libbre del prezioso metallo all'anno, pari a quelle presenti nella Spagna romana. ==== Presunta conversione all'ebraismo ==== Secondo la tradizione ebraica Nerone fece un viaggio a Gerusalemme e lì si convertì all'ebraismo. Comunque nessuna fonte antica romana riporta questo fatto. ==== Caduta, morte e sepoltura ==== La cosiddetta Tomba di Nerone lungo la Via Cassia. Nel frattempo, Gaio Giulio Vindice, governatore della Gallia Lugdunense, si ribellò dopo il ritorno dell'imperatore a Roma, e questo spinse Nerone ad una nuova ondata repressiva: fra gli altri ordinò il suicidio al generale Servio Sulpicio Galba, allora governatore nelle province ispaniche: questi, privo di alternative e non intenzionato ad eseguire l'ordine, col sostegno del suo esercito, dichiarò la sua fedeltà al Senato ed al popolo romano, non riconoscendo più l'autorità di Nerone. Si ribellò quindi anche Lucio Clodio Macero, comandante della III legione ''Augusta'' in Africa, bloccando la fornitura di grano per la città di Roma. Nimfidio corruppe i pretoriani, che si ribellarono a loro volta a Nerone, con la promessa di somme di denaro da parte di Galba. Infine il Senato lo depose ufficialmente e Nerone fuggì dal suo palazzo dove era rimasto solo e senza protezione, e si suicidò il 9 giugno 68, nella villa suburbana del liberto Faonte, pugnalandosi alla gola con l'aiuto del suo segretario Epafrodito. Prima di morire, secondo Svetonio, pronunciò la frase ''"Qualis artifex pereo!"'' ("Quale artista muore con me!"). Vasiliy Smirnov, ''La morte di Nerone'' L'antichista Dimitri Landeschi fa notare, richiamandosi ad un interessante studio dello storico inglese Edward Champlin, che, diversamente da quanto affermato da alcuni storici moderni, Nerone non subì la cosiddetta damnatio memoriae, di cui non si trova traccia in alcuna opera antica, tant'è vero che furono permesse le esequie private, alla presenza di pochi fedelissimi rimasti, tra i quali l'ex amante e concubina Claudia Atte, liberta della famiglia dell'imperatore, e le sue due nutrici Egloge e Alessandria. inoltre continuarono ad affluire nel Foro anche dopo la sua morte busti e statue del defunto imperatore, senza che nessuna Autorità lo impedisse. Il corpo di Nerone fu cremato, avvolto nelle coperte bianche intessute d'oro da lui usate alle ultime Calende di gennaio, e le sue ceneri deposte in un'urna di porfido sormontata da un altare di marmo lunense, nel mausoleo della famiglia paterna. Il luogo di sepoltura era il Sepolcro dei Domizi lungo la via Flaminia, sotto l'attuale basilica di Santa Maria del Popolo, ai piedi del colle Pincio. Nel XII secolo, Papa Pasquale II (1099 – 1118), superstizioso e suggestionato dai corvi che volteggiavano sul noce vicino al sepolcro, convinto di vedere in Nerone l’Anticristo descritto dalle profezie, ne fece disperdere le ceneri; in seguito, davanti alle proteste dei romani, fece diffondere la notizia di aver fatto trasferire i resti all’interno di un sarcofago lungo la Via Cassia in una zona che, da allora, prese il nome di “Tomba di Nerone”. La plebe, favorita da Nerone, rimase in balia dell'aristocrazia fondiaria, dei ricchi finanzieri e dei militari, al punto che molti cittadini indigenti sperarono che Nerone non fosse morto e fosse fuggito lontano da Roma: nacquero delle leggende sul suo prossimo ritorno come difensore del popolo e dei poveri (ad esempio anche l'imperatore Otone fu acclamato come Nerone redivivo). Ecco le parole di Svetonio, che pure gli era ostile, sulla morte di Nerone: Con la sua morte terminò la dinastia giulio-claudia. === Successione === Non essendoci più discendenti di Cesare, Augusto e Tiberio, né parenti stretti di Nerone, si accese la lotta per la successione. Il Senato, con l'appoggio dei pretoriani, nominò Galba, l'anziano generale che aveva guidato la rivolta, come nuovo imperatore. L'anno successivo fu però deposto e ucciso in una congiura militare, che portò al potere Otone, ex marito di Poppea e amico dell'imperatore defunto, che tentò ulteriormente di accreditarsi come il vero erede di Nerone cercando di sposare l'ultima moglie di questi, Statilia Messalina, la quale rifiutò, e richiamando al palazzo imperiale numerosi cortigiani e collaboratori del precedente imperatore. Otone si suicidò dopo la sconfitta militare subita da parte del generale Vitellio, un altro pretendente. L'imperatore Vitellio, infine, venne sconfitto e ucciso dalle truppe di Vespasiano, generale delle Province orientali, che divenne principe e iniziò una nuova dinastia, i Flavii.
Città dell'Argentina
Il titolo di '''città''', nel sistema istituzionale '''argentino''', è conferito ai comuni con popolazione pari ad almeno 5.000 persone. Vi sono poi comuni che hanno facoltà di redigere un proprio statuto , al ricorrere di requisiti demografici diversificati a seconda della provincia. La città autonoma di Buenos Aires si suddivide ulteriormente in 15 municipi , ciascuno dei quali comprende, a sua volta, uno o più quartieri , per un totale di 48 quartieri. Le principali città sono le seguenti.
Buenos Aires Ciudad de Córdoba Rosario La Plata Mar del Plata San Miguel de Tucumán Salta Santa Fe Corrientes Bahía Blanca Città Provincia Popolazione(2010) Buenos Aires Città autonoma Córdoba Córdoba Rosario Santa Fe La Plata Buenos Aires Mar del Plata Buenos Aires San Miguel de Tucumán Tucumán Salta Salta Lanús Buenos Aires Santa Fe Santa Fe Corrientes Corrientes Bahía Blanca Buenos Aires San Isidro Buenos Aires Resistencia Chaco ''Ciudad de Vicente López'' Buenos Aires Posadas Misiones Merlo Buenos Aires Paraná Entre Ríos San Salvador de Jujuy Jujuy Quilmes Buenos Aires Santiago del Estero Santiago del Estero Pilar Buenos Aires Banfield Buenos Aires Guaymallén Mendoza Formosa Formosa José C. Paz Buenos Aires Neuquén Neuquén Godoy Cruz Mendoza Las Heras Mendoza Gregorio de Laferrere Buenos Aires Berazategui Buenos Aires González Catán Buenos Aires San Miguel Buenos Aires Río Cuarto Córdoba San Luis San Luis Moreno Buenos Aires Concordia Entre Ríos La Rioja La Rioja San Fernando del Valle de Catamarca Catamarca Comodoro Rivadavia Chubut Isidro Casanova Buenos Aires Ituzaingó Buenos Aires San Nicolás de los Arroyos Buenos Aires Florencio Varela Buenos Aires San Rafael Mendoza San Carlos de Bariloche Río Negro San Juan San Juan Lomas de Zamora Buenos Aires Temperley Buenos Aires Mendoza Mendoza Monte Grande Buenos Aires Bernal Buenos Aires San Justo Buenos Aires Pergamino Buenos Aires Castelar Buenos Aires Rafael Castillo Buenos Aires Trelew Chubut Santa Rosa La Pampa Tandil Buenos Aires Libertad Buenos Aires Ramos Mejía Buenos Aires Zárate Buenos Aires Villa Mercedes San Luis Río Gallegos Santa Cruz Caseros Buenos Aires La Banda Santiago del Estero Trujui Buenos Aires Campana Buenos Aires Puerto Madryn Chubut Ezeiza Buenos Aires Morón Buenos Aires Virrey del Pino Buenos Aires Maipú Mendoza Chivilcoy Buenos Aires Junín Buenos Aires Burzaco Buenos Aires Grand Bourg Buenos Aires Monte Chingolo Buenos Aires Olavarría Buenos Aires Rawson Chubut Rafaela San Luis Remedios de Escalada Buenos Aires La Tablada Buenos Aires Presidencia Roque Sáenz Peña Chaco Rivadavia San Juan Florida Buenos Aires Villa Madero Buenos Aires Olivos Buenos Aires Gualeguaychú Entre Ríos Villa Gobernador Gálvez San Luis Villa Luzuriaga Buenos Aires Boulogne Sur Mer Buenos Aires Chimbas San Juan Ciudadela Buenos Aires Luján de Cuyo Mendoza Ezpeleta Buenos Aires Villa María Córdoba General Roca Río Negro San Fernando Buenos Aires Ciudad Evita Buenos Aires Venado Tuerto San Luis Bella Vista Buenos Aires Luján Buenos Aires San Ramón de la Nueva Orán Salta Cipolletti Río Negro Goya Corrientes Reconquista San Luis Wilde Buenos Aires Martínez Buenos Aires Necochea Buenos Aires Don Torcuato Buenos Aires Banda del Río Salí Tucumán Concepción del Uruguay Entre Ríos General Rodríguez Buenos Aires Villa Tesei Buenos Aires Ciudad Jardín El Libertador Buenos Aires Villa Carlos Paz Córdoba Sarandí Buenos Aires Villa Domínico Buenos Aires Béccar Buenos Aires San Francisco Córdoba Glew Buenos Aires Punta Alta Buenos Aires El Palomar Buenos Aires Rafael Calzada Buenos Aires Ushuaia Tierra del Fuego Tartagal Salta San Pedro de Jujuy Jujuy Belén de Escobar Buenos Aires Berisso Buenos Aires Mariano Acosta Buenos Aires San Francisco Solano Buenos Aires Los Polvorines Buenos Aires Azul Buenos Aires Lomas del Mirador Buenos Aires Río Grande Tierra del Fuego ''Ciudad de Presidente Perón'' Buenos Aires General Pico La Pampa Mercedes Buenos Aires Bosques Buenos Aires Oberá Misiones Barranqueras Chaco Yerba Buena/Marcos Paz Tucumán Villa Centenario Buenos Aires San Martín Mendoza Gobernador Julio A Costa Buenos Aires William Morris Buenos Aires El Jagüel Buenos Aires Villa Mariano Moreno-El Colmenar Tucumán Eldorado Misiones Longchamps Buenos Aires Clorinda Formosa Viedma Río Negro Concepción Tucumán Tres Arroyos Buenos Aires Palpalá Jujuy Villa Dolores Córdoba
Provincia del Chaco
Il '''Chaco''' è una provincia dell'Argentina, estesa per 99.633 km², con capoluogo Resistencia.
Situata nella parte nord-est del Paese, essa confina, partendo da nord e proseguendo in senso orario, con le province di Salta, Santiago del Estero, Formosa, Corrientes e Santa Fe. Si estende nella pianura del Chaco Austral, a sud del fiume Bermejo. Basa la propria economia su agricoltura e allevamento. Nel nord-ovest di questa provincia si trova la zona quasi vergine chiamata El Impenetrable (l'Impenetrabile). La provincia è divisa in 25 dipartimenti: # Almirante Brown (Pampa del Infierno) # Bermejo (La Leonesa) # Chacabuco (Charata) # Comandante Fernández (Presidencia Roque Sáenz Peña) # Doce de Octubre (General Pinedo) # Dos de Abril (Hermoso Campo) # Fray Justo Santa María de Oro (Santa Sylvina) # General Belgrano (Corzuela) # General Donovan (Makallé) # General Güemes (Juan José Castelli) # Independencia (Campo Largo) # Libertad (Puerto Tirol) # Libertador General San Martín (General José de San Martín) # Maipú (Tres Isletas) # Mayor Luis Jorge Fontana (Villa Ángela) # Nueve de Julio (Las Breñas) # O'Higgins (San Bernardo) # Presidencia de la Plaza (Presidencia de la Plaza) # Primero de Mayo (Margarita Belén) # Quitilipi (Quitilipi) # San Fernando (Resistencia) # San Lorenzo (Villa Berthet) # Sargento Cabral (Colonia Elisa) # Tapenagá (Charadai) # Veinticinco de Mayo (Machagai) Ogni dipartimento della provincia ha un valore puramente simbolico, poiché non elegge nessun rappresentante nel governo provinciale. Essi sono suddivisi in comuni (''municipios''), che, a seconda del numero di abitanti, si distinguono in comuni di prima, seconda o terza categoria. Esistono inoltre delegazioni municipali create direttamente dal governo della provincia del Chaco.
Titolo di città in Giappone
350x350px Il '''titolo di città in Giappone''' spetta agli enti che concorrono una delle quattro suddivisioni amministrative che, nel loro insieme, sono chiamate . Le altre suddivisioni sono: * * * La suddivisione amministrativa del Giappone è stata ufficializzata dalla legge di Autonomia Locale del 1947 e successive modifiche. La legge per la fusione delle municipalità, promulgata nel 2004, favorisce la formazione di nuove città mediante la fusione di cittadine e villaggi, o l'ingrandimento delle grandi città esistenti con l'assorbimento delle cittadine e dei villaggi circostanti. Lo scopo è di ridurre a il numero delle municipalità che, a tutto il 1º agosto del 2011, era di . La capitale Tokyo non viene considerata una città ma una ed è chiamata ufficialmente Tōkyō-to. Ognuno dei 23 quartieri speciali in cui è suddivisa ha un'amministrazione autonoma equiparabile a quella delle città.
Lo status di città (shi) viene assegnato alla municipalità dal governo della prefettura in cui si trova, in base ai seguenti criteri: *Popolazione di almeno abitanti (原則として人口5万人以上) *Almeno il 60% dei nuclei familiari devono abitare nel centro urbano (中心市街地の戸数が全戸数の6割以上) *Almeno il 60% dei nuclei familiari devono essere impiegati nel commercio, nell'industria o in altre attività urbane (商工業等の都市的業態に従事する世帯人口が全人口の6割以上) *Devono essere soddisfatti altri requisiti stabiliti da ogni singola prefettura (他に当該都道府県の条例で定める要件を満たしていること) Vi sono casi in cui, per esigenze speciali di una prefettura, i suddetti requisiti subiscono sensibili variazioni. Ad esempio, nella sottoprefettura di Sorachi, in Hokkaidō, vi è sia la meno popolosa città del paese, Utashinai, che conta appena abitanti, sia la cittadina di Otofuke, che ne ha . Con il decreto nr. 59 del 2004 per le , la soglia minima di abitanti per avere lo status di città è stata portata a nel caso in cui tale numero di abitanti sia frutto di una fusione di cittadine e villaggi. La risoluzione è stata presa allo scopo di ridurre il numero delle municipalità giapponesi ed i costi che esse comportano. La legge di Autonomia Locale del 1947 prevede una suddivisione delle città giapponesi con un numero di abitanti superiore ai : * Città designate per ordinanza governativa, di cui fanno parte i comuni la cui popolazione supera le unità. A tutto il 2011 tali città erano 20. * Città principali, aventi tra i ed i abitanti. A tutto il 2011 erano 41. * Città speciali, aventi tra i ed i abitanti. A tutto il 2011 erano 43. ===Hokkaidō=== Sapporo Città di . *Abashiri 網走 *Asahikawa 旭川 *Bibai 美唄 *Chitose 千歳 *Ebetsu 江別 *Fukagawa 深川 *Furano 富良野 *Hakodate 函館 *Ishikari 石狩 *Iwamizawa 岩見沢 *Kitami 北見 *Kushiro 釧路 *Monbetsu 紋別 *Muroran 室蘭 *Nayoro 名寄 *Nemuro 根室 *Noboribetsu 登別 *Obihiro 帯広 *Otaru 小樽 *Rumoi 留萌 *'''Sapporo''' 札幌 *Shibetsu 士別 *Takikawa 滝川 *Tomakomai 苫小牧 *Wakkanai 稚内 *Yūbari 夕張 ===Honshū=== Tokyo La capitale '''Tokyo''' (東京), che è anche il più grande centro abitato di Honshū, non viene considerata una città ma una . Città dell'. *Aioi 相生 *Aisai 愛西 *Aizuwakamatsu 会津若松 *Akashi 明石 *Akita 秋田 *Akō 赤穂 *Ama あま *Amagasaki 尼崎 *Aomori 青森 *Ashikaga 足利 *Ashiya 芦屋 *Ayabe 綾部 *Chiba 千葉 *Echizen 越前 *Daitō 大東 *Fuji 富士 *Fujiidera 藤井寺 *Fujisawa 藤沢 *Fukui 福井 *Fukushima 福島 *Fukuyama 福山 *Funabashi 船橋 *Gifu 岐阜 *Goshogawara 五所川原 *Habikino 羽曳野 *Hachinohe 八戸 *Hachiōji 八王子 *Hagi 萩 *Hakusan 白山 *Hamada 浜田 *Hamamatsu 浜松 *Hanamaki 花巻 *Hannan 阪南 *Hida 飛騨市 *Higashiōsaka 東大阪 *Hikone 彦根 *Himeji 姫路 *Hirakata 枚方 *Hiratsuka 平塚 *Hirosaki 弘前 *Hiroshima 広島 *Hitachi 日立 *Hitachiōmiya 常陸大宮 *Ibaraki 茨木 *Ichinomiya 一宮 *Ichinoseki 一関 *Iga 伊賀 *Iida 飯田 *Ina 伊那 *Ikeda 池田 *Inabe いなべ *Ise 伊勢 *Ishinomaki 石巻 *Itami 伊丹 *Iwaki いわき *Iwakuni 岩国 *Izumi 和泉 *Izumiōtsu 泉大津 *Izumisano 泉佐野 *Izumo 出雲 *Jōetsu 上越 *Kadoma 門真 *Kainan 海南 *Kaizuka 貝塚 *Kakogawa 加古川 *Kamaishi 釜石 *Kameyama 亀山 *Kanazawa 金沢 *Kashiwa 柏 *Kashiwara 柏原 *Kashiwazaki 柏崎 *Kasugai 春日井 *Katano 交野 *Kawachinagano 河内長野 *Kawagoe 川越 *Kawaguchi 川口 *Kawanishi 川西 *Kawasaki 川崎 *Kesennuma 気仙沼 *Kiryū 桐生 *Kishiwada 岸和田 *Kitakami 北上 *Kōbe 神戸 *Kōfu 甲府 *Komatsu 小松 *Kōriyama 郡山 *Kumagaya 熊谷 *Kumano 熊野 *Kurashiki 倉敷 *Kure 呉 *Kuwana 桑名 *Kyoto 京都 *Maebashi 前橋 *Maibara 米原 *Maizuru 舞鶴 *Masuda 益田 *Matsubara 松原 *Matsudo松戸 *Matsue 松江 *Matsumoto 松本 *Matsusaka 松阪 *Miki 三木 *Minō 箕面 *Mito 水戸 *Miyako 宮古 *Miyoshi 三次 *Mishima 三島 *Moriguchi 守口 *Morioka 盛岡 *Myōkō 妙高 *Nabari 名張 *Nagano 長野 *Nagaoka 長岡 *Nagoya 名古屋 *Nakatsugawa 中津川 *Nanao 七尾 *Nara 奈良 *Neyagawa 寝屋川 *Niigata 新潟 *Ninohe 二戸 *Nishinomiya 西宮 *Noshiro 能代 *Numazu 沼津 *Ōdate 大館 *Odawara 小田原 *Ōgaki 大垣 *Okaya 岡谷 *Okayama 岡山 *Okazaki 岡崎 *Onomichi 尾道 *Osaka 大阪 *Ōsakasayama 大阪狭山 *Ōtsu 大津 *Owase 尾鷲 *Sagamihara 相模原 *Saitama さいたま *Sakai 堺 *Sakata 酒田 *Sendai 仙台 *Sennan 泉南 *Settsu 摂津 *Shibata 新発田 *Shijōnawate 四條畷 *Shima 志摩 *Shimonoseki 下関 *Shingū 新宮 *Shinjō 新庄 *Shiogama 塩釜 *Shizuoka 静岡 *Shūnan 周南 *Suita 吹田 *Sukagawa 須賀川 *Sumoto 洲本 *Suzu 珠洲 *Suzuka 鈴鹿 *Takaishi 高石 *Takaoka 高岡 *Takarazuka 宝塚 *Takasaki 高崎 *Takatsuki 高槻 *Tanabe 田辺 *Tendō 天童 *Toba 鳥羽 *Tokorozawa 所沢 *Tondabayashi 富田林 *Tottori 鳥取 *Towada 十和田 *Toyama 富山 *Toyohashi 豊橋 *Toyonaka 豊中 *Toyooka 豊岡 *Toyota 豊田 *Tsu 津 *Tsuchiura 土浦 *Tsuruga 敦賀 *Tsuruoka 鶴岡 *Tsuyama 津山 *Ube 宇部 *Ueda 上田 *Uozu 魚津 *Utsunomiya 宇都宮 *Wakayama 和歌山 *Yamagata 山形 *Yamaguchi 山口 *Yao 八尾 *Yokkaichi 四日市 *Yokohama 横浜 *Yokosuka 横須賀 *Yokote 横手 *Yonago 米子 *Yonezawa 米沢 ===Shikoku=== Città del . *Anan 阿南 *Kōchi 高知 *Matsuyama 松山 *Mugi 牟岐 *Muroto 室戸 *Nakamura 中村 *Naruto 鳴門 *Sakaide 坂出 *Sukumo 宿毛 *Susaki 須崎 *Takamatsu 高松 *Tokushima 徳島 *Uwajima 宇和島 *Yawatahama 八幡浜 ===Kyūshū=== Fukuoka Città del . *Beppu 別府 *'''Fukuoka''' 福岡 *Ibusuki 指宿 *Kagoshima 鹿児島 *Kanoya 鹿屋 *Karatsu 唐津 *Kitakyūshū 北九州 *Kumamoto 熊本 *Kurume 久留米 *Makurazaki 枕崎 *Miyakonojō 都城 *Miyazaki 宮崎 *Nagasaki 長崎 *Nakatsu 中津 *Nobeoka 延岡 *Ōita 大分 *Ōmuta 大牟田 *Saga 佐賀 *Saiki 佐伯 *Sasebo 佐世保 *Satsumasendai 薩摩川内 *Yatsushiro 八代 ===Isole minori=== ====Okinawa==== *Ginowan 宜野湾市 *Nago 名護 *Naha 那覇 *Itoman 糸満市 *Nanjō 南城市 *Okinawa 沖縄市 *Tomigusuku 豊見城市 *Urasoe 浦添市 *Uruma うるま市 ====Gotō==== *Gotō 五島市 ====Yaeyama/Senkaku==== *Ishigaki 石垣市 ====Miyako==== *Miyakojima 宮古島市 ====Amami==== *Amami 奄美市
Combinazione
Sottoinsiemi da 3 elementi di un insieme di 5 elementi Nel calcolo combinatorio, dati ''n'' e ''k'' due interi positivi, si definisce '''combinazione''' di ''n'' elementi presi ''k'' alla volta ogni sottoinsieme di ''k'' elementi estratti da un insieme di ''n'' elementi. Si parla di '''combinazione semplice''' se essa non può avere elementi che si ripetono e di combinazione con ripetizione altrimenti. Nel caso di combinazioni semplici deve risultare necessariamente ''k'' ≤ ''n''. In entrambi i casi i sottoinsiemi vanno considerati ''indipendentemente dall'ordine degli elementi''. Ad esempio, se siamo in presenza dell'insieme {''p,q,r,s,t''} e prendiamo in esame le combinazioni di classe 3, i gruppi ''prs'', ''psr'', ''rps'', ''spr'', ''rsp'' ed ''srp'' rappresentano ''la stessa combinazione'' in quanto formati dagli stessi elementi mentre i gruppi ''prs'' ed ''srq'' rappresentano ''due diverse combinazioni'' in quanto differiscono in almeno uno degli elementi.
Dato un insieme ''A'' di cardinalità ''n'', il numero dei sottoinsiemi di ''A'' di cardinalità ''k'' ≤ ''n'', vale a dire le combinazioni di ''n'' elementi presi a ''k'' a ''k'', si ottiene dividendo il numero di tutti i possibili sottoinsiemi ordinati di cardinalità ''k'' in ''A'' (disposizioni di ''n'' elementi di classe ''k'') per il numero delle permutazioni di ''k'' elementi: : Il simbolo viene detto coefficiente binomiale. === Giustificazione della formula === Si considerino i sottoinsiemi di cardinalità 4 dell'insieme {''a,b,c,d,e,f''}. Avremo che: : Nella fattispecie, i 15 gruppi sono: :abcd, abce, abcf, abde, abdf, abef, acde, :acdf, acef, adef, bcde, bcdf, bcef, bdef, cdef Il risultato può essere ottenuto col seguente ragionamento. Immaginiamo di mettere in un sacchetto le 6 lettere ''a,b,c,d,e,f'' ed estraiamo a caso la prima che può essere indifferentemente una delle 6: abbiamo quindi 6 possibilità di estrazione. Ora passiamo ad estrarre la seconda lettera: poiché nel sacchetto ne sono rimaste 5, abbiamo 5 possibilità di estrazione. Passiamo quindi ad estrarre la terza lettera: poiché nel sacchetto ne sono rimaste 4, abbiamo 4 possibilità di estrazione. Infine, reiterando ancora il ragionamento, quando andremo ad estrarre la quarta lettera ne saranno rimaste 3 nel sacchetto e avremo quindi 3 possibilità di estrazione. Se moltiplichiamo tutte le possibilità fra loro, avremo 6×5×4×3 = 360 possibili gruppi. Il valore ottenuto di 360 è, in realtà, il numero delle disposizioni semplici di 6 oggetti di classe 4 nelle quali ''l'ordine è rilevante''. Ad esempio, le lettere successivamente estratte potrebbero essere ''a,b,c,d'', ma anche ''d,c,b,a''. Le due sequenze rappresentano ''la stessa combinazione'' in quanto differiscono solo nell'ordine ma ''non negli elementi che le costituiscono''. In generale, le quattro lettere ''a,b,c,d'' possono presentarsi in 24 modi diversi da considerarsi però equivalenti ai fini delle combinazioni: :abcd abdc acbd acdb adbc adcb :bacd badc bcad bcda bdac bdca :cabd cadb cbad cbda cdab cdba :dabc dacb dbac dbca dcab dcba Non essendo interessati all'ordine di estrazione, dobbiamo dividere 360 per il numero delle sequenze che si possono formare con le stesse 4 lettere, cioè per il numero delle permutazioni di 4 elementi, dato da 4! = 24. Il risultato finale è: : Generalizzando, se abbiamo n elementi da raggruppare a k a k, dobbiamo effettuare il seguente rapporto: : Se moltiplichiamo numeratore e denominatore per (n-k)! otteniamo, come volevasi dimostrare: : Facciamo un ulteriore esempio per ribadire la differenza tra combinazione e disposizione. Se si vuole conoscere il numero di comitati di 3 membri che si possono formare scegliendo tra 6 persone, interessa solo sapere in quanti modi si possono scegliere i membri del comitato indipendentemente da chi venga scelto per primo o per ultimo: in tal caso stiamo considerando le combinazioni e il numero dei comitati possibili è dato da ''C''6,3 = 20. Se invece volessimo sapere in quanti modi possono presentarsi i primi 3 classificati tra 6 concorrenti, l'ordine sarebbe rilevante: in quest'altro caso stiamo considerando le disposizioni e quindi le possibili classifiche sarebbero date da ''D''6,3 = 120. === Ordine lessicografico === Al fine di evitare di considerare erroneamente come valida una combinazione semplice che in realtà è già stata precedentemente presa in considerazione con un altro ordine, si può ricorrere a quest'altra definizione di combinazione. Si consideri un insieme ''S'' di ''n'' elementi, preventivamente ordinati e si consideri un intero naturale ''k'' tale che 0≤k≤n. Si dice '''combinazione''' di elementi di ''S'' di lunghezza ''k'' ogni sequenza di ''k'' elementi di ''S'' che sia crescente in base all'ordine preventivamente prefissato. Ad esempio, le combinazioni di lunghezza 4 degli elementi di {''a,b,c,d,e,f''}, preventivamente ordinati secondo il tradizionale ordine alfabetico, sono le seguenti 15: :abcd abce abcf abde abdf abef acde acdf acef adef :bcde bcdf bcef bdef :cdef Si può notare come le combinazioni rispettino l'ordine lessicografico, in conformità con l'ultima definizione data. Attenendosi all'ordine, si evita di fare confusione considerando come diverse due combinazioni che in realtà non lo sono, tratti in inganno dall'ordine diverso con il quale si presentano i suoi elementi. === Criptomorfismo === Rifacendoci all'esempio di prima, si possono codificare le combinazioni semplici che abbiamo ottenuto con delle sequenze binarie. Nel nostro caso particolare tali sequenze binarie sono di lunghezza 6 e peso 4 e presentano lo stesso contenuto informativo delle combinazioni indicate nell'esempio. Nella fattispecie, usando numeri binari di 6 cifre, di cui la prima sia 1 se compare la ''a'' e zero in caso contrario, la seconda sia 1 o 0 secondo che compaia o meno la ''b'' ecc., abbiamo: :111100 111010 111001 110110 110101 110011 101110 101101 101011 100111 :011110 011101 011011 010111 :001111 Si noti come queste sequenze siano presentate in ordine antilessicografico. In generale, quindi, tra le combinazioni semplici di ''n'' elementi di lunghezza ''k'' e le sequenze binarie di lunghezza ''n'' e peso ''k'' si ha un criptomorfismo e risulta equivalente operare con le combinazioni o con le sequenze binarie. Poter operare in modo equivalente con le sequenze binarie si rivela molto utile in ambito informatico. Nelle combinazioni con ripetizione di lunghezza ''k'', ogni elemento può essere ripetuto fino a ''k'' volte. Il loro numero è: : Tale risultato può essere dimostrato in diversi modi. === Prima dimostrazione === Dato un qualsiasi insieme finito di ''n'' elementi, questo può essere posto in corrispondenza biunivoca con l'insieme {1, 2, ... , ''n''}. Per calcolare si considerano le sequenze non decrescenti, di lunghezza ''k'', di interi appartenenti a {1, 2, ... , ''n''}. Consideriamo una di queste sequenze: : e associamole la sequenza: : La nuova sequenza è strettamente crescente, non presenta ripetizioni e quindi individua una combinazione semplice di lunghezza ''k'' degli interi in {1, 2, ... , ''n''+''k''–1}. La precedente associazione pone in corrispondenza biunivoca le combinazioni con ripetizioni di lunghezza k degli elementi di {1, 2, ... , ''n''} con le combinazioni semplici di lunghezza ''k'' degli interi in {1, 2, ... , ''n''+''k''-1}. Quindi il numero delle combinazioni con ripetizioni di lunghezza ''k'' dei primi ''n'' interi positivi coincide con il numero delle combinazioni semplici di lunghezza ''k'' dei primi ''n''+''k''-1 interi positivi: : Un esempio può aiutare a comprendere meglio la dimostrazione. Dato l'insieme {1,2}, associamo a ciascuna delle sue combinazioni con ripetizione di classe 3 una sequenza definita come sopra: :1,1,1 → 1, 1+1, 1+2 → 1,2,3 :1,1,2 → 1, 1+1, 2+2 → 1,2,4 :1,2,2 → 1, 2+1, 2+2 → 1,3,4 :2,2,2 → 2, 2+1, 2+2 → 2,3,4 A ciascuna delle combinazioni con ripetizione corrisponde una ed una sola delle combinazioni semplici di classe 3 dell'insieme {1, ... , (2+3-1)} = {1, 2, 3, 4} e viceversa. Il numero delle prime è quindi uguale al numero delle seconde, che è ''C''2+3–1,3. === Seconda dimostrazione === Il numero delle combinazioni di ''n'' elementi di classe ''k'' è uguale al numero delle funzioni crescenti da un insieme ''A'' di cardinalità ''k'' in un insieme ''B'' di cardinalità ''n''. Una qualsiasi di tali funzioni è un insieme di coppie (''a''i,''b''j), in cui ''a''i è un elemento di ''A'' (con ''i'' = 1,2,...,''k'') e ''b''j è un elemento di ''B'' (con ''j'' = 1,2,...,''n''). In tale insieme, vi sono tante coppie quanti sono gli elementi di ''A'' e nessun elemento di ''A'' compare in più di una coppia. Gli elementi di ''B'', inoltre, possono ciascuno comparire in nessuna o più coppie. Si considerano rilevanti, in una prima fase, le sequenze di coppie; ad esempio, individuate due coppie in cui sia presente al secondo membro un dato elemento ''b'', la sequenza (''a''1, ''b''), (''a''2, ''b'') è diversa dalla sequenza (''a''2, ''b''), (''a''1, ''b''). Si indicano inoltre con ''F''k l'insieme delle funzioni da ''A'' in ''B'', con ''F''k-1 l'insieme delle funzioni da un sottoinsieme di cardinalità ''k''–1 di ''A'' in ''B'', in entrambi i casi considerando distinte, provvisoriamente, funzioni diverse solo per la sequenza delle coppie che condividono il secondo membro. Sia |''F''k-1| il numero delle funzioni dell'ultimo tipo. Vi sono ''n''+''k''–1 modi di estendere ciascuna di tali funzioni a tutto ''A''. Infatti, scelto un qualsiasi elemento ''b''j di ''B'', se questo è già presente in altre ''m''j coppie (quelle, appunto, il cui secondo membro è ''b''j), la nuova coppia (''a''k, ''b''j) potrà essere posta in sequenza con le altre in ''m''j+1 modi diversi: prima della prima, oppure dopo una qualsiasi delle ''m''. Considerando che: : e che la nuova coppia può avere al secondo membro un qualsiasi elemento di ''B'', si ha: : La cardinalità dell'insieme ''F''k può quindi essere calcolata per ricorrenza: : Si può osservare che si tratta del numero di disposizioni semplici di (''n''+''k''–1) elementi di classe ''k''. Per ottenere il numero delle funzioni crescenti, è sufficiente eliminare la distinzione prima introdotta tra funzioni diverse solo per la sequenza delle coppie, quindi scegliere una sola delle ''k''! permutazioni delle coppie (che sono tante quante gli elementi di ''A''). Si ottiene così: : Anche qui può essere utile un esempio. Siano ''A'' = {''a''1,''a''2,''a''3} e ''B'' = {''b''1,''b''2}. L'insieme ''F''1 contiene solo due funzioni: (''a''1,''b''1) e (''a''1,''b''2). Aggiungiamo ora le coppie che hanno ''a''2 come primo elemento e consideriamo distinte le funzioni con diverse sequenze delle coppie che condividono il secondo membro. Otteniamo le funzioni in ''F''2: da (''a''1,''b''1)      da (''a''1,''b''2) (''a''2,''b''1), (''a''1,''b''1) (''a''2,''b''1), (''a''1,''b''2) (''a''1,''b''1), (''a''2,''b''1) (''a''2,''b''2), (''a''1,''b''2) (''a''1,''b''1), (''a''2,''b''2) (''a''1,''b''2), (''a''2,''b''2) Si ha quindi: : Si tratta delle 6 disposizioni semplici di (2+2-1) = 3 elementi di classe 2. I tre elementi sono i due elementi di ''A'' finora considerati ed un "elemento di separazione" che consenta di distinguere quali sono associati a ''b''1 e quali a ''b''2. Indicando tale elemento con una barra verticale, le sei funzioni sono: # ''a''1 ''a''2 |     (entrambi associati a ''b''1) # ''a''2 ''a''1 |     (entrambi associati a ''b''1) # ''a''1 | ''a''2     (''a''1 associato a ''b''1, ''a''2 associato a ''b''2) # ''a''2 | ''a''1     (''a''2 associato a ''b''1, ''a''1 associato a ''b''2) # | ''a''1 ''a''2     (entrambi associati a ''b''2) # | ''a''2 ''a''1     (entrambi associati a ''b''2) Per ottenere il numero delle funzioni crescenti, quelle cioè tali che se ''i'' i) ≤ ''f''(''a''j), basta dividere per il numero delle permutazioni dei due elementi di ''A'', che sono 2! = 2. Si ottiene così che le funzioni crescenti sono 6/2 = 3 (sono quelle al primo, terzo e quinto posto dell'elenco). Per estendere le funzioni a tutto ''A'', aggiungiamo le coppie che hanno ''a''3 come primo elemento: da (''a''2,''b''1), (''a''1,''b''1) da (''a''1,''b''1), (''a''2,''b''1) da (''a''1,''b''1), (''a''2,''b''2) da (''a''2,''b''1), (''a''1,''b''2) da (''a''2,''b''2), (''a''1,''b''2) da (''a''1,''b''2), (''a''2,''b''2) (''a''3,''b''1),(''a''2,''b''1),(''a''1,''b''1) (''a''3,''b''1),(''a''1,''b''1),(''a''2,''b''1) (''a''3,''b''1),(''a''1,''b''1),(''a''2,''b''2) (''a''3,''b''1),(''a''2,''b''1),(''a''1,''b''2) (''a''3,''b''1),(''a''2,''b''2),(''a''1,''b''2) (''a''3,''b''1),(''a''1,''b''2),(''a''2,''b''2) (''a''2,''b''1),(''a''3,''b''1),(''a''1,''b''1) (''a''1,''b''1),(''a''3,''b''1),(''a''2,''b''1) (''a''1,''b''1),(''a''3,''b''1),(''a''2,''b''2) (''a''2,''b''1),(''a''3,''b''1),(''a''1,''b''2) (''a''3,''b''2),(''a''2,''b''2),(''a''1,''b''2) (''a''3,''b''2),(''a''1,''b''2),(''a''2,''b''2) (''a''2,''b''1),(''a''1,''b''1),(''a''3,''b''1) (''a''1,''b''1),(''a''2,''b''1),(''a''3,''b''1) (''a''1,''b''1),(''a''3,''b''2),(''a''2,''b''2) (''a''2,''b''1),(''a''3,''b''2),(''a''1,''b''2) (''a''2,''b''2),(''a''3,''b''2),(''a''1,''b''2) (''a''1,''b''2),(''a''3,''b''2),(''a''2,''b''2) (''a''2,''b''1),(''a''1,''b''1),(''a''3,''b''2) (''a''1,''b''1),(''a''2,''b''1),(''a''3,''b''2) (''a''1,''b''1),(''a''2,''b''2),(''a''3,''b''2) (''a''2,''b''1),(''a''1,''b''2),(''a''3,''b''2) (''a''2,''b''2),(''a''1,''b''2),(''a''3,''b''2) (''a''1,''b''2),(''a''2,''b''2),(''a''3,''b''2) per un totale di 24 coppie. Si ha quindi: : Questo è il numero delle disposizioni semplici di (2+3-1) = 4 elementi di classe 3, dove i quattro elementi sono ''a''1, ''a''2, ''a''3 e l'"elemento separatore" che consente di distinguere se sono associati a ''b''1 oppure a ''b''2. Il numero delle funzioni crescenti si ottiene dividendo per il numero delle permutazioni dei tre elementi di ''A'': 24/3! = 24/6 = 4. Le funzioni crescenti sono, infatti: # ''a''1 ''a''2 ''a''3 |    ovvero    (''a''1,''b''1),(''a''2,''b''1),(''a''3,''b''1) # ''a''1 ''a''2 | ''a''3    ovvero    (''a''1,''b''1),(''a''2,''b''1),(''a''3,''b''2) # ''a''1 | ''a''2 ''a''3    ovvero    (''a''1,''b''1),(''a''2,''b''2),(''a''3,''b''2) # | ''a''1 ''a''2 ''a''3    ovvero    (''a''1,''b''2),(''a''2,''b''2),(''a''3,''b''2) === Terza dimostrazione === La precedente dimostrazione può essere semplificata come segue. Dato un insieme ''A'' di ''k'' elementi, vogliamo ripartire i suoi elementi in ''n'' gruppi, ciascuno contenente da 0 a ''k'' elementi di ''A''. Rappresentiamo gli elementi di ''A'' con asterischi, i gruppi con ''n''–1 barre verticali; ad esempio, se ''n'' = 4 e ''k'' = 6, possiamo avere ripartizioni come le seguenti (tra parentesi il numero di elementi in ciascun gruppo): : ∗ ∗ | ∗ ∗ | ∗ | ∗      (2,2,1,1) : | ∗ ∗ ∗ | ∗ | ∗ ∗      (0,3,1,2) oppure: : ∗ ∗ | | | ∗ ∗ ∗ ∗      (2,0,0,4) o anche: : ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ | | |      (6,0,0,0) In ciascuna rappresentazione abbiamo una sequenza di ''n''+''k''–1 simboli. Dal momento che non interessa l'ordine, si tratta solo di vedere in quanti modi si possono scegliere ''n''–1 di tali simboli per farne delle barre. In altre parole, si tratta di trovare tutte le possibili permutazioni di ''n''+''k''–1 simboli, considerando che ''k'' sono uguali tra loro (gli asterischi) e lo stesso vale per le ''n''–1 barre verticali. Si ha quindi, per una proprietà del coefficiente binomiale e tenendo conto della formula per permutazioni con ripetizioni: : === Esempi === Le combinazioni con ripetizione di lunghezza 2 dei primi 5 interi positivi sono: : e precisamente: 11, 12, 13, 14, 15, 22, 23, 24, 25, 33, 34, 35, 44, 45, 55. Si può però anche avere ''k'' > ''n'': ad esempio, le combinazioni di lunghezza 5 dei primi 2 interi positivi sono: : ovvero: 11111, 11112, 11122, 11222, 12222, 22222. === Numero di soluzioni intere di un'equazione === Il calcolo delle combinazioni con ripetizione consente di trovare il numero delle soluzioni intere non negative di un'equazione in ''n'' variabili del tipo: : In questo caso ''k'' può essere visto come il numero delle unità che si possono ripartire in ''n'' gruppi diversi, anche vuoti, quindi come il numero degli asterischi della terza dimostrazione, svolgendo i "+" il ruolo delle barre. Ad esempio, l'equazione: : ammette, tra le altre, le seguenti soluzioni (tra parentesi la rappresentazioni con sequenze di "1" e "+"): : : : : Trovare il loro numero equivale a trovare il numero delle combinazioni con ripetizione di ''n'' elementi di classe ''k''. Nel caso dell'equazione data, il numero è: : Per un caso più semplice, le soluzioni intere non negative dell'equazione: : sono: : ovvero le quattro coppie (0,3), (1,2), (2,1), (3,0). Si può anche calcolare il numero delle soluzioni intere positive di un'equazione (detto "numero delle composizioni di ''k'' in ''n'' parti"). Data un'equazione del tipo: : basta trasformarla in: : ponendo ''y''i = ''x''i–1. Si ottiene così: : Nel caso dell'equazione ''x''1+''x''2 = 3, il numero delle soluzioni intere positive (il numero delle composizioni di 3 in 2 parti) è: : ovvero le due coppie (1,2) e (2,1). === Multinsiemi === Il numero delle combinazioni con ripetizione di ''n'' elementi di classe ''k'' viene anche detto numero dei multinsiemi di cardinalità ''k'' di un insieme di cardinalità ''n''. Si usa, al riguardo, la definizione di multinsieme come funzione ''m''U: ''U'' → {0,1,2,...}. Ad esempio, dato l'insieme ''U'' = {''a'',''b'',''c''}, un multinsieme di cardinalità 3 è {(''a'',0), (''b'',2), (''c'',1)}, ovvero, nella notazione esponenziale, ''a''0 ''b''2 ''c''1. La sua cardinalità è la somma dei secondi membri delle coppie, o degli esponenti nella seconda notazione. Tale multinsieme può essere rappresentato come una delle possibili combinazioni con ripetizione di classe 3 dei 3 elementi di ''U'': ''bbc''. Il numero delle combinazioni con ripetizione di classe 3 dei 3 elementi di ''U'' è (3+3–1)!/(2!3!) = 10; le combinazioni sono: :''aaa, aab, aac, abb, abc, acc, bbb, bbc, bcc, ccc'' Questo è anche il numero dei multinsiemi di cardinalità 3 di ''U'', che sono: :''a''3''b''0''c''0, ''a''2''b''1''c''0, ''a''2''b''0''c''1, ''a''1''b''2''c''0, ''a''1''b''1''c''1, ''a''1''b''0''c''2, ''a''0''b''3''c''0, ''a''0''b''2''c''1, ''a''0''b''1''c''2, ''a''0''b''0''c''3 Si può notare che il loro numero è anche uguale a quello delle soluzioni intere non negative dell'equazione: :
Daucus carota
''Daucus carota subsp. maximus'' La '''carota''' è una pianta erbacea dal fusto di colore verde appartenente alla famiglia delle Apiaceae; è anche uno dei più comuni ortaggi, e il suo nome deriva dal latino tardo ''carōta'', a sua volta dal gr. καρωτόν . La carota spontanea è diffusa in Europa, in Asia e nel Nord Africa. Ne esistono molte e diverse cultivar che sono coltivate in tutte le aree temperate del globo. Allo stato spontaneo è considerata pianta infestante e si trova facilmente in posti assolati ed in zone calde e sassose.
È una specie erbacea biennale, alta fino a 100 cm, che nel secondo anno sviluppa un fusto eretto e ramificato con foglie verdi profondamente divise e villose. Ha grandi ombrelle di forma globulare composte da ombrellette. Queste sono a loro volta formate da fiori piccoli bianchi a cinque petali; il fiore centrale è rosso scuro, un carattere selezionato dalla pianta per indirizzare gli insetti impollinatori ad esso, in modo da poter portare il polline in altri fiori. L'infiorescenza presenta grandi brattee giallastre simili alle foglie. Sono fiori visitati dalle api per il polline ed il nettare. Nei fiori sono appunto presenti delle piccole ghiandole profumate che attirano gli insetti. Le infiorescenze dopo la fecondazione dei fiori si chiudono a nido d'uccello. Fiorisce in primavera da maggio fino a dicembre inoltrato. I frutti sono dei diacheni irti di aculei che aiutano la disseminazione da parte degli animali. La radice è lunga a fittone di colore giallastro, a forma cilindrica, lunga 18–20 cm con diametro intorno ai 2 cm. Nel gergo comune si è soliti riferirsi alla carota come alla parte edibile, di colore arancione, che è la radice. Le più importanti avversità che colpiscono la carota sono la mosca della carota (''Psila rosae'') e i funghi ''Sclerotinia sclerotiorum'' e ''Rhizoctonia solani''. + Produzione mondiale di carote (2018) Pos. Nazione Quantità(in tonnellate) 1 17.904.421 2 2.185.113 3 1.497.670 4 1.408.348 5 841.840 6 824.731 7 726.370 8 644.367 9 636.873 10 625.357 … '''Mondo''' '''39.996.289''' La carota è coltivata a fittone radicale di colore bianco nelle varietà da foraggio ed arancio nelle varietà da ortaggio (cristalli di caroteni nei cromoplasti delle cellule parenchimatiche). La carota è ricca di vitamina A (Betacarotene), B, C ed E, nonché di sali minerali e zuccheri semplici come il glucosio. Per questo motivo il suo consumo favorisce un aumento delle difese dell'organismo contro le malattie infettive. La carota viene coltivata in varie forme e colori '''Composizione e valore energetico'''(in percentuale per 100 gr. di Carote crude – Fonte Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione): ''Daucus carota'' * Parte edibile 95% * Acqua 91,6 g * Proteine 1,1 g * Lipidi 0,2 g * Glucidi disponibili 7,6 g * Fibra alimentare 3,1 g * Energia 35 kcal * '''Energia (kJ): 147''' * Sodio 95 mg * Potassio 220 mg * Ferro 0,7 mg * Calcio 44 mg * Fosforo 37 mg * Magnesio: 11 mg * Zinco: 2,92 mg * '''Rame (mg):''' 0,19 * '''Selenio (µg): 1''' * '''Tiamina (mg): 0,04''' * '''Riboflavina (mg): 0,04''' * '''Niacina (mg):''' 0.7 * '''Vitamina A retinolo eq. (µg): 1148 ('''i livelli variano da 880- 2300) * '''Vitamina C (mg): 4''' La parte edibile della carota – che si coltiva due volte l'anno – è la radice (sviluppata a cono rovesciato): le carote precoci vengono raccolte dopo circa quattro mesi mentre le tardive ne richiedono circa sei. In base al tempo di coltivazione la loro lunghezza può variare da un minimo di 3 cm a un massimo di 20 cm. L'uso in cucina della carota è svariato; può essere utilizzata per preparare puree, succhi, minestre, dolci ecc., ma anche cruda in insalata. Ad una temperatura di 0 °C ed un'umidità percentuale tra 90-95 si può conservare per diversi mesi mantenendo inalterate tutte le sue proprietà organolettiche. Se cotta al vapore o consumata cruda conserva ugualmente ogni sua proprietà. La parte centrale color porpora del fiore bianco viene usata dagli artigiani della miniatura. Dai suoi semi si ricava un olio aromatico che viene usato per la produzione di liquori. La carota è molto usata in cosmesi perché antiossidante e ricca di betacarotene, perciò stimola l'abbronzatura prevenendo la formazione di rughe e curando la pelle secca e le sue impurità; la sua polpa è un ottimo antinfiammatorio adatto a curare piaghe, sfoghi cutanei e screpolature della pelle. L'assimilazione di carotenoidi nelle carote crude è del 4-5%. Aumenta fino a 5 volte in presenza di acidi grassi omega-9 (come nell'avocado), e in presenza di una cottura non prolungata (come invece è quella a vapore). Le carote si possono cucinare in vari modi, sia grattugiate con il succo di limone per contrastare con la sua acidità la dolcezza della carota. Si possono anche cucinare al vapore. Vengono talvolta usate per accompagnare il soffritto con il sedano e le cipolle. Inoltre, le carote si prestano per preparazioni dolci, come le famose torte di carote, che vengono a volte mangiate insieme alle mandorle, e i ''pudding''. Grazie al suo gusto dolce e zuccherino per la presenza del fruttosio contenuto in essa, la radice della carota è usata per fare il succo di frutta alla carota e confettura di carote: la produzione di quest'ultima in Spagna ha permesso all'Unione Europea di considerare la carota come se fosse un frutto, in quanto una Direttiva dell'Unione europea prescrive che la confettura si possa fare solo con la frutta, quindi, al pari dell'anguria e del melone, la radice della carota è un ortaggio nella produzione e un frutto nella consumazione. * Carota selvatica * Cima Piuda * Carota di Polignano * Carota novella di Ispica * Carota dell'altopiano del Fucino * Pestanaca di Sant'Ippazio In alcuni dialetti del meridione viene fatto uso del termine "pastinaca" per indicare la carota. Nel Basso Salento (Tricase, Tiggiano, Specchia), ad esempio, si coltiva la ''pestanaca'' di Sant'Ippazio. La pestanaca di S. Ippazio non appartiene al genere Pastinaca, ma è una carota a radice lunga: ''Daucus carota L. var. sativus'' cultivar "Santu Pati". La pestanaca di Sant'Ippazio ha colori che vanno, a seconda della maturazione, dal giallo chiaro al viola scuro. È croccante e molto fragile, ha gusto fresco e succoso ed è l'unica carota conosciuta ad aver conservato la capacità di produrre cianidine. Tale radice è protagonista di una rinomata fiera associata al culto di Sant'Ippazio, patrono di Tiggiano, che si tiene il 19 gennaio. Un tipo di carota dal colore e nome simile viene coltivata in Calabria, di certo nel promontorio del Poro; il nome in dialetto è ''prestinaca'' ed è di colore viola (o bianco prima della maturazione). Spesso viene consumata bollita con aceto; essendo più dura e flessibile della carota arancione, è leggermente meno facile consumarla cruda, e non si presta come ingrediente per altre pietanze più complesse. Per tali motivi è sempre più rara e poco commercializzata (anche mancando una festa come quella salentina di Sant'Ippazio che dia impulso alla sua coltivazione).
Cassano d'Adda
'''Cassano d'Adda''' è un comune italiano di abitanti collocato sulla riva destra del fiume Adda. Fa parte della città metropolitana di Milano in Lombardia, del territorio della Martesana-Adda e, in parte, della Gera d'Adda, nonché del Parco dell'Adda Nord. La città di Cassano d'Adda è celebre per le numerose battaglie combattute al valico sull'Adda che divideva il ducato di Milano dalla Repubblica di Venezia: da qui, infatti, passarono personalità importanti fra le quali il Barbarossa , Eugenio di Savoia e il generale Suvarov , ma anche Napoleone e Napoleone III.
Visuale aerea (da est) di Cassano d'Adda in inverno Veduta autunnale di Cassano d'Adda === Territorio === Il territorio cassanese è diviso in due parti dal solco del fiume Adda, caratterizzate da un dislivello di 20-25 metri. Il fiume che a Vaprio scorre ancora incassato in un solco profondo, nella valle di Cassano si allarga in un ampio letto nel quale le acque si dividono in numerosi rami, separati da isolotti ghiaiosi e boscosi. Qui, mentre la sponda destra rimane alta ancora 15-20 metri, la sinistra si fa pianeggiante. L'altitudine del terreno cassanese varia da metri 144 (Groppello) a metri 115. La suddivisione geofisica del territorio comunale, che assomma a 18,51 km², può riassumersi secondo la seguente ripartizione. La parte orientale è formata da: # zona idrica: l'Adda si ramifica in più tronchi davanti al borgo. # zona isole: #*castello di Cassano D'addaIsola Ponti fra l'Adda e la Muzza #* Isola del Linificio #* Isola del bosco Bertolino #* e molte altre isole tra l'Adda e la Muzza. # Zona agricola coi cascinali Taranta, Bruciata, la frazione di Cascine San Pietro ecc. La parte occidentale si può dividere in: # piana del Linificio e piana su cui scorre la Muzza. # Zona più elevata e digradante da nord a sud. A sud i terreni vedono lo scorrere del Naviglio della Martesana. La zona a sinistra dell'Adda ricadeva, un tempo, nel lago Gerundo. Questa zona ha uno spessore coltivabile assai limitato e per la sua origine recente e per il perdurare su di essa di acque stagnanti. Lo scheletro del sottosuolo è più grossolano di quello di destra, essendo costituito quasi esclusivamente da grossi ciottoli calcarei misti a sabbia e ghiaia. La zona a destra dell'Adda ha il terreno sensibile più imbrunito della presenza, in quantità più rilevante, di sostanze organiche, e ha particelle terrose miste a parti grossolane. Questo terreno è formato da argilla, sabbia, calcare e humus. Cassano è posta quasi al centro della Lombardia, nell'alta pianura padana. Nei giorni sereni da Cassano si possono vedere il Monte Rosa, i Corni di Canzo, le Grigne, il Resegone, la Presolana, la grande cerchia delle montagne comasche, lecchesi e bergamasche. Questo comune è attraversato sia dal canale Muzza che dal naviglio Martesana. In origine, si pensa che il nome fosse semplicemente Cassano, probabilmente derivante dal nome gentilizio romano ''Cassius.'' Nel tempo fiorirono anche altre versioni etimologiche del nome: # Casa sana: da cui il nome Cas-sano; # ''Cassanum'' da cui il nome cassano; # ''Cassianum'', nome che deriva dall'antica gens Cassia; # ''Cassium'', nome latino del probabile sovrintendente di una “mansio” composita, da cui trae origine lo stemma comunale con “tre case” (è però interessante notare come la vicina Treviglio presenti molte similitudini evolutive). Lo stemma del comune della città di Cassano d'Adda è d'argento con tre case rosse (due sopra e una sotto), murate di nero. Non è facile ricercare e interpretare il significato delle tre case dipinte sullo stemma: tra le varie interpretazioni vi è quella di Cassano come "case sparse" (da cui lo stemma). Nel 2009, con l'attribuzione del titolo di Città a Cassano d'Adda è stato ufficializzato lo stemma comunale a sfondo argento, proprio di quello concesso già nel 1931 e che conferma l'assenza delle onde a ricordo del fiume Adda. === Origini === Anticamente il territorio di Cassano era coperto dalle acque del Mediterraneo, poi con il progressivo ritiro del mare e dei ghiacciai durante i secoli, la grande pianura fertile del fiume Po ha visto il progressivo insediamento di popoli di diversa origine (soprattutto Liguri, Galli Insubri, Etruschi, Romani). Da , passava la ''via Mediolanum-Brixia'', che collegava ''Mediolanum'' (Milano) con ''Brixia'' (Brescia). Dopodiché, con la caduta dell'Impero Romano (476 d.C.) transitarono da una sponda all'altra dell'Adda diverse tribù di barbari e infine vi si stabilirono prima i duchi Longobardi e poi i Franchi di Carlo Magno con i suoi discendenti. Il borgo (sempre molto legato a quasi tutte le vicende storiche di Milano) si pensa abbia avuto origini da un antico ''oppidum'' gallico: ''Cassanum'', nome derivato dalla radice ''kas'' che nella lingua celto-ligure indicava un tipo di quercia assimilabile al cerro (''quercus cerris'') e di cui erano ricoperte quasi tutte le foreste della pianura Padana. A tal proposito va ricordato che l'oggetto più antico ritrovato nel territorio di Cassano è una "cattabrega", una rituale spada celtica di bronzo (datata XIII sec. a.C.) scoperta lungo le sponde di un canale dell'Adda a 6,5 metri di profondità. Successivamente al villaggio gallico si sovrappose la costruzione di un ''castrum'' romano (Polibio, 210 d.C.) messo a controllo e difesa di uno dei pochi valichi sul fiume ''Abduam''. Con le prime casupole di sassi, legno e fango costruite intorno al castello, il borgo iniziò ad assumere sempre più le caratteristiche di un centro fortificato con tanto di porto fluviale e dal XIII sec. d.C. anche del primo ponte a un solo arco sul fiume. === Medioevo === Tutto questo accadde prima che questo borgo avesse avuto la sua prima testimonianza scritta, tramite il Diploma del Re Carlomanno di Baviera (figlio di Ludovico il Germanico e pronipote di Carlo Magno) che, venuto a Pavia nell'877 d.C. a prendere anche la Corona di Re d'Italia, divenne in seguito Imperatore. L'Imperatore Carlomanno soggiornò con la sua corte nel castello e il suo esercito a ''Cassanum'' e firmò questo Atto nel monastero che esisteva presso la chiesa di S.Ambrogio, concedendo alla cognata Angilberga, vedova di suo cugino Ludovico II, un altro monastero da lei fondato a Piacenza e una residenza con chiesa e terreni nel luogo chiamato Capo Trebbia. Per la sua particolare posizione geografica e grazie al valico che lo rendeva un importante luogo di passaggio per l'attraversamento del fiume Adda, Cassano cominciava pure a maturare la sua vocazione altamente strategica: il castello, roccaforte già presente come riferimento urbano, andava acquisendo sempre maggiore importanza. Difatti tra l'XI e il XII secolo Cassano d'Adda, si presentava ormai come un borgo che aveva già preso una certa confidenza con la Storia e gli abitanti si erano dovuti abituare all'andirivieni di genti ed eserciti dalla più svariata provenienza, perché vi furono un susseguirsi di lotte e conquiste di questo importante punto di transito e del suo territorio. Tra l'altro, in questi anni Cassano iniziava a essere ancora più legata a Milano, con la quale condivideva sempre più ordini e disordini. Nel 1158 a ''Cassanum'' giunse l'Imperatore Federico Barbarossa il quale, alla testa di un potente esercito (nella sua seconda discesa in Italia), si recava ad assediare il capoluogo lombardo. I Milanesi tentarono di fermarlo al ponte sull'Adda, ma dovettero ritirarsi. Le truppe imperiali transitarono sul ponte ma questo, dato l'eccessivo peso, crollò e il passaggio del fiume fu trovato in un guado più a valle di Albignano. Tra il XIII e il XIV secolo, Cassano d'Adda spicca nelle cronache di quell'epoca come luogo di scontri sanguinosi in un periodo in cui le lotte per il potere si erano fatte particolarmente violente anche a livello locale. Re Enzo, figlio dell'Imperatore tedesco Federico II, nell'estate 1245 venne mandato dal padre a riassoggettare la sempre ribelle Milano. Enzo transitò col suo esercito sulla 'tagliata' dell'Adda (il Traversino), per poi passare il ponte di ''Cassanum'' e dirigersi a Gorgonzola dove, dopo un cruento scontro, venne catturato. Ezzelino III da Romano, condottiero Ghibellino nominato Vicario dell'Imperatore Federico II, che il 16 settembre 1259 venne ferito gravemente dai suoi oppositori Guelfi mentre, alla testa dei suoi cavalieri, tentava di forzare il passaggio del ponte di Cassano d'Adda. Nella seconda metà del XIII secolo iniziarono anche gli scontri per il controllo del territorio di Milano tra i Della Torre (o Torriani) e i Visconti i quali, disputandosi ripetutamente il castello, portarono la guerra fin nel borgo di “''Cassàan''” (come viene chiamata in dialetto dai suoi abitanti). Nel XIV secolo i Visconti, vinte le dispute e creata una Signoria, risistemarono e ampliarono l'antico Castello di “Casano” (come si legge in una mappa di quel periodo nel Museo Civico di Crema), che raggiunse il suo massimo splendore. In questo periodo Cassano era pure uno dei luoghi più fortificati dell'Adda. === Età moderna === Tra il XV e il XVI secolo i Visconti furono sconfitti e andarono al potere gli Sforza, il castello di Cassano ricevette rimaneggiamenti di carattere militare. In questo periodo c'è anche un importantissimo personaggio: Leonardo da Vinci, impegnato nell'opera di progettazione dei navigli lombardi. Nel cinquecento a Cassano il castello aveva perduta la sua importanza militare mentre si impostava una nuova disciplina amministrativa giuridica e politica con l'avvento del marchesato. Il borgo in sostanza era costituito da un ponte sul fiume, dal castello con il ricetto, protetto dalle poderose mura, la chiesa di S. Zeno, S. Dionigi, S. Ambrogio, S. Pietro in Bergias. Grande importanza ebbero i navigli per l'irrigazione della campagna già ricca di cascinali. Anche in questo periodo i furono diverse guerriglie in questo piccolo borgo sul fiume Adda. Diventato marchesato, iniziarono a crearsi padroni, che imponevano tasse e dazi a loro piacimento, i marchesi più importanti che ebbe Cassano furono: Giovan Battista Castaldo, i D'Adda e i Bonelli. Tra il XVII e il XVIII secolo iniziò il declino di Cassano. Le battaglie iniziarono a essere fatte più lontano dalle rive dell'Adda, quindi lontane da Cassano. Con il nuovo assetto politico, Milano venne assoggettata agli spagnoli e l'introduzione delle armi da fuoco, portarono l'abbandono del castello perché sostituito dalle cittadelle che potevano fornire ai soldati cannoni e mura. L'unica cosa che teneva viva l'importanza di questo borgo era il valico dell'Adda che serviva come salvaguardia milanese. Nel Seicento le tasse continuarono ad aumentare, per le spese dei soldati spagnoli ormai governatori di quelle terre. Il Settecento fu per questo borgo un secolo denso di eventi, ci furono delle battaglie, iniziarono a essere costruite sulle sponde dei suoi corsi ville sfarzose e iniziarono a esserci personaggi sempre più illustri a partire da Napoleone nel 1796. Un episodio macabro successe nel 1703 quando i soldati francesi lasciarono morire 4500 soldati piemontesi nel castello di Cassano. Una delle battaglie più famose di questo borgo fu nell'anno 1705 in cui Eugenio principe di Savoia subì a Cassano una brutta sconfitta da parte del duca di Vendome, dove si contarono all'incirca 8000 morti e 6000 feriti. Un'altra battaglia importante fu nel 1799 in cui i francesi comandati dal generale Moreau, subirono una sconfitta da parte dell'esercito austro-russo comandati da Suvorov. === Età contemporanea === Tra il XIX e il XX secolo ci furono grandi cambiamenti politici, economici, sociali, culturali e religiosi. Il territorio diventò austriaco. La seconda metà dell'Ottocento ci fu la rivoluzione industriale, Cassano, per le sue caratteristiche fluviali, per la vicinanza a Milano, viene individuata come stabilimento per un Linificio Canapificio Nazionale, che tuttora esiste seppur abbandonato. In questo secolo personaggi rilevanti passarono per Cassano; uno di questi fu Napoleone III che soggiornò in Villa Brambilla per due giorni, si pensa, con Vittorio Emanuele II per fare un consiglio di guerra. Con l'arrivo del novecento iniziarono a sorgere le prime Unioni rurali; il castello diventò sede del carcere. L'economia del paese si sviluppò con la costruzione del Caminone della centrale, che insieme al Linificio diedero lavoro ai cassanesi. Sul piano religioso a Cassano vennero costruite in questo periodo diverse chiese oltre a quelle preesistenti: Annunciazione e Cristo Risorto. Con l'arrivo della prima guerra mondiale ci fu la costruzione a Cassano di una polveriera e la Villa Borromeo diventò comando militare e fu spogliata dei suoi beni di valore; con la fine della guerra si iniziò ancora l'incremento economico costruendo degli alberghi e dei luoghi di ritrovo. La seconda guerra mondiale, portò tasse per le spese di guerra, e bombardamenti nel paese di Cassano d'Adda. Con la fine di questa guerra e l'arrivo degli anni sessanta, ci fu il boom economico e con l'arrivo di immigrati dal meridione italiano in cerca di lavoro, Cassano iniziava a ingrandirsi; nasce il giornale parrocchiale: “il portavoce”. Con lo sviluppo economico degli anni ottanta, nacque la centrale termoelettrica vicino alla stazione di Cassano e al fiume Adda. Con l'avvento degli anni novanta ci fu una crisi comunale, soprattutto per quanto riguarda l'ospedale, che alla fine portò a una convivenza tra conservatori e innovatori. Con l'arrivo del terzo millennio ci fu uno sviluppo demografico, economico e sociale che portò il paese di Cassano, l'8 aprile 2009, a diventare città. === Onorificenze === Fu con il Decreto del Presidente della Repubblica dell'Aprile 2009 che Cassano d'Adda entrò nel novero delle Città d'Italia, titolo puramente onorifico e senza alcuna implicazione di carattere giuridico concesso in virtù del ricco patrimonio storico, artistico e culturale. I festeggiamenti ufficiali per tale riconoscimento si tennero in occasione della Sagra cittadina del 2009. === Architetture religiose === ====Campanile e chiesa di Santa Maria Immacolata e San Zeno==== Il campanile di Cassano fu commissionato da Beatrice Regina della Scala nel 1381. Siamo nel momento di passaggio tra lo stile romanico lombardo e il gotico. Il campanile misura 42 metri di altezza ed è un monumento nazionale. Originariamente serviva anche da vedetta sulla Gera d'Adda; per questo motivo era aperto in alto. Nel 1861 il prevosto don Milani dotò il campanile del concerto di otto campane. ====Chiesa di Sant'Antonio==== Ospita tele del Legnanino e l'altare ligneo di fra Francesco da Cedrate. ==== Chiesa di San Dionigi ==== Affrescata dai Fiammenghini e dal Cinisello. ==== Cappella del Revellino ==== La cappella del Revellino fu edificata sulle tombe dei morti piemontesi (circa tremila) fatti prigionieri nel 1703. Una prima cappella era stata edificata nel 1705, ricostruita nel 1904 ed è stata più volte ristrutturata. È solito celebrarvi messa l'ultima domenica di Settembre, in occasione della commemorazione storica dei fatti accaduti. === Architetture civili === ==== Cascina Binaga ==== La Cascina Binaga era un'antica tenuta di campagna facente capo a un complesso, ridotto rudere, edificato a fine Cinquecento e fu per lungo tempo posseduta dai Binaghi, una famiglia aristocratica milanese: il complesso appare caratterizzato da una costruzione in mattoni rossi, inusuale rispetto all'uso locale dei ciottoli di fiume, da grandi finestre sormontate da un architrave e ad arco ribassato, sempre in mattoni, e da un rosone decorativo sulla facciata, nobilitante l'ingresso. Da un punto di vista storico risulta che la cascina ai primi del Settecento era ancora di proprietà dei Binaghi, i quali, pur risiedendo per lo più a Milano in parrocchia di S. Nazaro, avevano consolidato la loro presenza nella Gera d'Adda, risultando proprietari di beni anche a Brignano in persona dei fratelli Diego e Livia Binaghi figli del fu Giovanni; in particolare Livia Binaghi andò in sposa nel 1699 al nobile Giuseppe Maria Sessa, i cui figli Carlo e Giacomo Sessa nel 1734 acquistarono dai marchesi Visconti Ajmi la Cascina Ravajola ad Arzago d'Adda. ====Palazzo Cornaggia-Medici==== Sede del Municipio. ==== Palazzo Berva ==== Costruzione di architettura ottocentesca, fatta edificare dall'omonima ricca famiglia cassanese Berva, con facciata che guarda verso il Belvedere. Dagli stati d'anime risulta che nel 1833 non era ancora stato edificato, anche se la famiglia Berva aveva già acquistato i terreni. È tra le edificazioni più imponenti della città. Dalla parte opposta del Belvedere il palazzo confina con i caseggiati costruiti nella piazza Lega Lombarda; tramite un cortile, si può accedere anche alla piazza San Zeno e quindi in via Veneto. È sede della Banda cittadina, dell'ASL, dell'ANA e ospita numerose iniziative culturali e artistiche. Il primo piano è ornato da graziosi affreschi. ==== Villa Brambilla ==== Si tratta di uno dei più antichi palazzi cassanesi, fatto edificare da don Matteo Rosales, marchese di Castelleone, nella seconda metà del XVII secolo. Venne trasformata nel secolo successivo dal nobile milanese Giuseppe Pezzoli in dimora nobiliare per residenza di vacanza. A pianta semplice, è un blocco unico con sviluppo lineare allungato di quasi 50 metri. Il retro su via Verdi è piatto e privo di ornamenti mentre la facciata rivolta verso la Muzza presenta decorazioni e motivi ornamentali in stile Rococò. Il corpo centrale della villa, a giochi chiaroscurali. I valori della leggerezza e della luminosità trovano riscontro nell'ampio spazio riservato alle aperture che, svuotando e alleggerendo le pareti con ampie sequenze di finestre, accentuano l'ariosità degli interni. La pianta della villa è elegantemente articolata e aperta e si integra nel paesaggio rispettando i criteri di simmetria, proporzione, armonia, funzionalità. Splendide le opere pittoriche realizzate al suo interno dai fratelli Galliari che crearono notevoli effetti di spazialità con inquadrature architettoniche di finte colonne e anche con il largo utilizzo del motivo con la conchiglia, assecondando la moda della decorazione a 'rocaille' adoperata per gli interni delle dimore patrizie così come delle chiese. Il salone posto al primo piano, ancora perfettamente conservato, è un capolavoro d'arte: decorato da tele con motivi floreali, conchiglie, nastri e foglie; i due lati della sala sono inoltre impreziositi da due grandi paesaggi marini incorniciati; il restauro ha loro restituito luminosità.300px ==== Villa d'Adda - Borromeo ==== Tra le più suggestive ville del panorama architettonico locale, Villa d'Adda - Borromeo si staglia nell'abitato di Cassano d'Adda con estrema imponenza. Dotata di 142 stanze per un totale di 5000 metri quadrati e di un parco di 7 ettari, la residenza venne eretta dai marchesi d'Adda a metà Settecento su progetto probabilmente di Francesco Croce e rimaneggiata nella seconda metà dello stesso secolo da Giuseppe Piermarini. === Architetture militari === ==== Castello di Cassano d'Adda ==== Il castello di Cassano d'Adda, la cui struttura è conservata tuttora in ottimo stato, sorge in un luogo di importanza strategica per il controllo del valico dell'Adda, naturale baluardo che garantiva la difesa e il controllo del transito delle merci. Posto nel punto più alto della bastionata, dove il fiume descrive un'ampia curva verso levante, lambito dalle acque del canale Muzza, derivato dal fiume nel 1220. Dal punto di vista stilistico, il castello riprende la filosofia sforzesca in quelli che sono i contrafforti (eretti da Bartolomeo Gadio), mentre risulta viscontea la parte che guarda sulla piazza. Veduta del Castello di Cassano d'Adda da Piazza Cavour Esso costituì la residenza degli arcivescovi di Milano fino al 1311, per poi passare ai Visconti (nel 1313) e, infine, agli Sforza (1447). Quando il 5 aprile 1454 l'Adda venne stabilito come limite tra lo stato di Milano e la Repubblica di Venezia, il castello di Cassano d'Adda divenne una fortezza di confine. Tra gli eventi di cui il castello fu protagonista, ricordiamo l'imprigionamento (e conseguente morte per inedia) degli oltre tremila prigionieri piemontesi rinchiusi nelle segrete del castello a seguito della sfumata alleanza tra Vittorio Amedeo II di Savoia (Generalissimo degli eserciti francesi, spagnoli e piemontesi) e il re di Francia Luigi XIV: fu quest'ultimo a vendicarsi facendo prigionieri tutti coloro che si trovavano sul campo il 29 settembre 1703. Si tentò di rimediare a tale atto con la costruzione della Chiesa del Revellino, ove due lapidi ricordano l'accaduto. === Altro === ==== Fontana del Delfino ==== Creata al tempo del fascismo, ora in piazza Garibaldi. È stata al centro di accurati restauri nel 1996, anno nel quale sono state collocate, a fianco del delfino, due statue rappresentanti il fiume Adda e il canale Muzza, al posto delle due anfore in terracotta. ==== Alzabandiera ==== L'alzabandiera fu realizzata alla fine degli anni Trenta in Piazza Garibaldi (all'epoca Piazza Vittorio Emanuele II), assieme alla Fontana del Delfino. Essa sorge su un'imponente pedana in declivio, a cui è possibile accedere tramite la gradinata presente sul lato della strada e inizialmente creata al fine di favorire le adunate militari e paramilitari, nonché per festeggiare le ricorrenze civili e patriottiche. Praticamente priva di una funzione ben definita, l'alzabandiera sopravvive tuttora. ==== Portone del Ricetto ==== Nel 1764 il procuratore generale del feudo di Cassano fece demolire il vecchio portone che immetteva in Ricetto, antico avanzo del ponte che permetteva l'ingresso al circondario del castello e fece erigere, a ornamento della piazza, la grandiosa porta con lo stemma della famiglia Bonelli. Un progetto che asseconda la mentalità secondo la quale si doveva aprire i chiusi delle mura medioevali, per aprire i borghi e accogliere nuove costruzioni. Cassano spostò così l'asse del piano regolatore dal castello alla strada statale che porta a Milano. Nel 2002 è stato al centro di un accurato restauro. ==== Belvedere ==== Situato in via Giuseppe Verdi di fronte all'imponente Palazzo Berva, il Belvedere rappresenta un ampio spiazzo dal quale è possibile godere di una piacevole vista che comprende, tra le altre cose, il giardino dell'adiacente Villa Brambilla e la campagna antistante Treviglio. Poco lontana è situata la Casa di Riposo Belvedere, da cui è possibile accedere ad una strada panoramica lungo il fiume che arriva fino al cancello del Dopolavoro. ==== Ruotone (''Rudun'') ==== Si tratta di una grande ruota fatta costruire a Groppello dal Cardinal Borromeo per il sollevamento dell'acqua del Naviglio e l'irrigazione delle proprietà terriere. Ricostruito nel 1989, esso ha subito un ulteriore restauro alla fine del 2009: esso è divenuto ormai simbolo dei Groppellesi. ==== Piazze ==== La piazza principale della città di Cassano d'Adda è sicuramente Piazza Garibaldi, ordinata nel 1782 su progetto dell'architetto Spontini. Tra le altre piazze figurano: Piazza Castello, Piazza Cavour, Piazza Perrucchetti, Piazza Matteotti, Piazza del Popolo (in Ricetto e denominata San Cristoforo fino al 1900) e la Piazzetta S. Antonio. Tra le più recenti, invece, ricordiamo le Piazze di Cristo Risorto, dell'Annunciazione, della Lega Lombarda e S. Zeno. A Groppello vi è, invece, la Piazza Caprara, mentre a Cascine essa è intitolata a Beato Francesco Spinelli. === Evoluzione demografica === * nel 1751 * nel 1771 * nel 1805 * nel 1809 dopo annessione Cascine San Pietro e Groppello * nel 1853 dopo annessione di Cassine San Pietro nel 1841 * nel 1859 * nel 1861 * nel 1871 dopo annessione di Groppello d'Adda nel 1869 === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Albania 719 - 3,83% Romania 582 - 3,10% === Frazioni e località === Fanno parte di Cassano d'Adda, oltre al centro principale: * Groppello d'Adda, a nord, in direzione di Vaprio d'Adda e Trezzo sull'Adda. Groppello è una frazione di Cassano d'Adda, ma aveva un'amministrazione indipendente sino a circa metà Ottocento: il suo nome parrebbe significare "nodo stradale", "crocicchio"; Altre 3 situate oltre l'Adda, ovvero a est del centro principale: * Cascate, tra l'Adda e la Strada provinciale 11; * Cascine San Pietro, a sudest, verso Casirate d'Adda: corrispondente all'antica ''Bergias'', si trattò prima di un villaggio longobardo, divenendo poi Cascina Franca, quindi comune indipendente fino al 1816; è frazione della città di Cassano d'Adda; * Taranta, a nordest, verso Treviglio. Groppello d'Adda e Cascine San Pietro sono frazioni, mentre Cascate e Taranta località. La stazione di Cassano d'Adda posta sulla ferrovia Milano-Venezia, è servita dai treni delle linee S5 e S6 del servizio ferroviario suburbano di Milano operato da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Fra il 1880 e il 1931 la località ospitò altresì una fermata dalla tranvia Fornaci-Treviglio-Caravaggio. Tra i precedenti sindaci del comune abbiamo: Le seguenti società sportive hanno sede e operano sul territorio: * ASD New Volley Adda, società di pallavolo con la prima squadra in Serie C * A.S.D. Taekwondo Cassano D'Adda Gymnasium Semper Fidelis * ASD Skating Club Cassano d'Adda Home: società di pattinaggio corsa che ha conseguito importanti risultati anche agli ultimi campionati italiani di Adria * Atletica Cassano d'Adda * CAI Cassano d'Adda * Canoa e Kayak Club Cassano * A.S. PALLACANESTRO DELL'ADDA * SPORTING VALENTINO MAZZOLA (Centro sportivo comunale), società calcistica militante nel campionato di prima categoria. * U.S. PIERINO GHEZZI (Oratorio Don Bosco), società calcistica militante nel campionato di terza categoria. ===Eventi=== Il 25 maggio 2016 Cassano d'Adda ha ospitato l'arrivo della 17ª tappa del Giro d'Italia 2016, vinta dal tedesco Roger Kluge.
Corona estone
La '''kroon''' ; codice ISO 4217 '''EEK''' è stata la valuta della Repubblica di Estonia dal 1928 al 1940 e poi ripristinata dal 1992 al 2010. È stata sostituita dall'euro il 1º gennaio 2011. Una ''kroon'' era divisa in 100 senti. Fu ideata dal Ministro delle finanze, Otto Strandman nel 1924.
=== Primo periodo kroon, 1928-1940 === La prima kroon è stata introdotta nel 1928. Ha rimpiazzato il marco estone con un cambio di 100 Marchi estoni = 1 kroon. Inizialmente la corona aveva un rapporto fisso pari a 100/248 grammi di oro. Durante la grande depressione, nel 1933 la corona estone abbandonò il gold standard. Rimasto in circolazione fino all'occupazione da parte dell'URSS nel 1940. Il kroon è stato sostituito con il rublo sovietico ad un tasso di 1 rublo = 0,8 kroon. === Secondo periodo kroon, 1992-2010 === La seconda kroon è stata introdotta nel 1992 ed ha rimpiazzato il rublo sovietico ad un tasso di 1 kroon = 10 rubli. Inizialmente, il kroon estone era legato al marco tedesco ad un tasso di 8 EEK = 1 DEM. Dopo l'introduzione dell'euro, il tasso di cambio fisso di 1,95583 DEM per 1 EUR ha portato al tasso di cambio di 15,64664 corone per un euro. === Passaggio all'euro === Dal 28 giugno 2004 la corona è stata agganciata all'Euro attraverso l'AEC 2, il meccanismo di cambio dell'UE., come già visto, con un cambio di un euro pari a 15,6466 corone estoni. Anche in virtù della precedente esperienza storica, in cui la corona era legata al marco tedesco, la Banca centrale è riuscita a mantenere un tasso di cambio sostanzialmente fisso, per cui quasi tutti i negozi esponevano già in precedenza i prezzi in euro, mentre i francobolli avevano il valore facciale espresso nella moneta unica. Le autorità economiche estoni si erano dichiarate sicure di poter portare i fondamentali dell'economia nazionale entro le caratteristiche contemplate dal Trattato di Maastricht entro la fine del 2006 e di sostituire la seconda corona con l'euro a partire dal 1º gennaio 2007. A causa dell'inflazione eccessiva, il 1º giugno 2006 il Governo tuttavia preferì soprassedere e rimandare il passaggio. Grazie alla ripresa dell'economia estone, che ha soddisfatto tutti i criteri di convergenza di Maastricht, il 1º gennaio 2011 con l'entrata nella zona euro, è avvenuta la sostituzione definitiva della corona estone. Infatti nel corso del 2010 sono stati compiuti tutti i passi necessari a sancire la piena adesione dell'Estonia all'Unione monetaria. Tra maggio e giugno, si sono espressi positivamente sia la Commissione europea (12 maggio), sia l'Ecofin (8 giugno) e il Consiglio europeo (17 giugno). Infine, in data 13 luglio, i Ministri dell'Economia dell'Ecofin hanno sancito definitivamente l'ingresso dell'Estonia nella Zona Euro a partire dal 1º gennaio 2011, con un tasso di cambio fissato irrevocabilmente a 1 euro contro 15,6466 corone. L'Estonia è così il 17º Paese ad adottare la moneta unica europea. La corona estone è fuori corso dal 15 gennaio 2011. Le monete in circolazione dal 1992 al 2010 avevano i seguenti tagli: 5, 10, 20 e 50 senti, 1 e 5 corone. La moneta da 5 senti non fu più coniata a partire dal 1994, ma continuò ad avere corso legale e venne coniata solo a scopo commemorativo per i collezionisti. Di conseguenza, le monete da 5 senti si trovavano raramente in circolazione. Immagine Valore Parametri tecnici Diametro Peso Bordo Composizione 5 senti 15,95 mm 1,29 g liscio rame 93%, alluminio 5%, nickel 2% 10 senti 17,20 mm 1,87 g 20 senti 18,95 mm 2,27 g 20 senti 18,95 mm 2,00 g acciaio nichelato 50 senti 19,50 mm 3 g rame 93%, alluminio 5%, nickel 2% 1 corona 23,25 mm 5 g zigrinato rame 89%, alluminio 5%, zinco 5%, stagno 1% 5 corone 26,20 mm 7,1 g Le banconote in circolazione dal 1992 al 2010 avevano i seguenti tagli: 1, 2, 5, 10, 25, 50, 100, 500 corone. Banconote (1992-2010) Immagine Valore Colore Ritratto Diritto Rovescio Diritto Rovescio 125px 125px 1 corona Arancione/Marrone Kristjan Raud Castello di Toompea 125px 125px 2 corone Blu/Grigio Karl Ernst von Baer Università di Tartu 125px 125px 5 corone Arancione Paul Keres Castello di Hermann e Fortezza di Ivangorod 125px 125px 10 corone Rosa Jakob Hurt Quercia di Tamme-Lauri 125px 125px 25 corone Verde Anton Hansen Tammsaare Villaggio di Vargamäe 125px 125px 50 corone Verde scuro Rudolf Tobias Estonia Theatre 125px 125px 100 corone Blu chiaro Lydia Koidula Klint baltico 125px 125px 500 corone Viola Carl Robert Jakobson Rondine
Corona svedese
Due monete dorate 20 KR dell'Unione monetaria scandinava, basata su uno standard d'oro. La '''corona svedese''' è la valuta monetaria utilizzata in Svezia. Una corona svedese è divisa in 100 parti chiamate ''öre'', sia al singolare che al plurale. Il suo codice internazionale ISO 4217 è SEK. La corona svedese non fa parte degli accordi europei di cambio II attualmente in vigore: la Svezia sarebbe comunque tenuta ad adottare l'euro.
L'introduzione della corona, che ha rimpiazzato alla pari il riksdaler svedese come valuta nazionale, fu il risultato dell'Unione monetaria scandinava, che entrò in vigore nel 1873 e durò fino alla prima guerra mondiale. Gli stati dell'unione erano i paesi scandinavi, dove il nome era ''krona'' in Svezia e ''krone'' in Danimarca e Norvegia, che letteralmente significa corona. Le tre valute seguivano il ''gold standard'' ed il valore della krona/krone era definito come 1/2480 di chilogrammo di oro puro. Dopo lo scioglimento dell'unione monetaria, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia decisero di mantenere il nome delle loro monete uguale, anche se distinte tra loro nella valutazione. Per tradizione, la moneta da una krona riporta la testa di un re svedese ed uno degli stemmi svedesi sul rovescio. Sulla moneta è riportato anche il motto del re. Le monete in circolazione sono: Monete Immagine Valore Diametro Spessore Peso Composizione Anno prima emissione 1 corona 19,5 mm 1,79 mm 3,6 g Acciaio placcato con rame 2016 2 corone 22,5 mm 1,79 mm 4,8 g Acciaio placcato con rame 2016 5 corone 23,75 mm 1,95 mm 6,1 g Oro nordico 2016 10 corone 20,5 mm 2,9 mm 6,6 g Oro nordico 1991 Serie attuale Immagine Valore Dimensioni Colore principale Descrizione Fronte Retro Fronte Retro 20 corone 120 × 66 mm viola Astrid Lindgren Småland 50 corone 126 × 66 mm arancione Evert Taube Bohuslän 100 corone 133 × 66 mm blu Greta Garbo Stoccolma 200 corone 140 × 66 mm verde Ingmar Bergman Gotland 500 corone 147 × 66 mm rosso Birgit Nilsson Scania 1000 corone 154 × 66 mm marrone Dag Hammarskjöld Lapponia
Corona norvegese
La '''corona norvegese''' o '''krone''' è la valuta utilizzata in Norvegia. La forma plurale è ''kroner'' e una ''krone'' è divisa in 100 ''øre'' . Il codice ISO 4217 è '''NOK'''. L'introduzione della corona come valuta legale in Norvegia, nel 1875, fu un risultato dell'Unione monetaria scandinava, che durò fino alla prima guerra mondiale. Gli aderenti all'unione monetaria erano gli stati scandinavi di Svezia e Danimarca, cui la Norvegia si aggiunse due anni dopo. Il nome della valuta era ''krone'' in danese e norvegese, e ''krona'' in svedese. Dopo la dissoluzione dell'unione monetaria tutti e tre gli stati decisero di mantenere invariato il nome delle rispettive valute che però adesso sono separate. Le monete e le banconote norvegesi sono distribuite dalla Banca centrale norvegese.
Nel 1875 le monete vennero introdotte (molte datate 1874) nei tagli da 10 e 50 øre, 1, 10 e 20 krone, le quali mantennero anche la precedente denominazione: 3, 15 e 30 ''skilling'' (unità della moneta scandinava), 2½ e 5 ''specidaler''. Tra il 1875 e il 1878 il nuovo conio introdusse tutti i tagli e precisamente: 1, 2, 5, 10, 25 e 50 øre; 1, 2, 10 e 20 krone. Le 1, 2 e 5 øre erano in bronzo, le 10, 25 e 50 øre, 1 e 2 kroner erano in argento, infine le 10 e 20 kroner erano in oro. Le ultime monete d'oro furono emesse nel 1910, l'argento fu sostituito dal cupronichel a partire dal 1920. Tra il 1917 e il 1921 il ferro sostituì temporaneamente il bronzo, il 1917 vide anche l'ultimo rilascio delle monete da 2 corone. Durante l'occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale, venne usato zinco al posto del cupronichel nei tagli da 10, 25 e 50 øre, con la produzione del taglio da una 1 corona sospesa. Nel 1963 furono introdotte le monete da 5 corone. Nel 1972 cessò la produzione delle monete da 1 e 2 øre. Nel 1973 la dimensione della moneta da 5 øre fu ridotta; la sua produzione fu abbandonata nel 1982, insieme a quella della moneta da 25 øre. La moneta da 10 corone fu introdotta nel 1983. Nel 1992 l'ultima moneta da 10 øre venne coniata. Tra il 1994 e il 1998 fu introdotto un nuovo conio composto da 50 øre, 1, 5, 10 e 20 corone, con la moneta da 20 corone introdotta nel 1994. '''Monete della corona norvegese''' 50 øre (1996); Corona del re; favola animale 1 kr (1997); Monogramma di Harald V; un pollo 100px100px 5 kr (1998); Ordine di Sant'Olav; foglie di acanto 10 kr (1995); Harald V; tetto di Stavkirke 100px100px 20 kr (1994); Harald V; nave vichinga Le monete da 10 e da 20 corone raffigurano l'effigie dell'attuale monarca. In precedenza le monete da 1 e da 5 corone presentavano anche l'effigie reale, ma adesso questi tagli hanno solo decorazioni in stile regale o con simboli nazionali. Il motto del re (Harald V è ''Alt for Norge'', che significa "Tutti per la Norvegia") è inciso sulla moneta da 10 corone. Le monete e le banconote sono distribuite dalla Banca Centrale della Norvegia. Nel 1877 la Norges Bank introdusse le banconote da 5, 10, 50, 100, 500 e le 1000 corone. Nel 1917 fu emessa la banconota da 1 corona, mentre quella da 2 corone fu emessa tra il 1918 e il 1922. A causa della carenza di metallo in quel periodo, le banconote da 1 e 2 corone vennero emesse anche tra il 1940 e il 1950. Nel 1963 le banconote da 5 corone vennero sostituite da monete, lo stesso accade per le banconote da 10 corone nel 1984; quelle da 200 corone invece vennero introdotte nel 1994. '''Banconote della corona norvegese''' 50 kr; Peter Christen Asbjørnsen 100 kr; Kirsten Flagstad 200 kr; Kristian Birkeland 500 kr; Sigrid Undset 1000 kr; Edvard Munch Denominazione Banconote Monete Stampate Fuori corso Commenti Coniate Fuori corso Commenti 1 øre - 1876-1972 1998 Bronzo, ferro 1918-21 & 1941-45 2 øre - 1876-1972 1998 Bronzo, ferro 1917-20 & 1943-45 5 øre - 1875-1982 1998 Bronzo, ferro 1917-20 & 1941-45 10 øre - 1874-1991 2003 Argento 1874-1919, cupronichel 1920-92 (forata 1924-51), zinco 1941-45 25 øre - 1876-1982 1998 Argento 1876-1919, cupronichel 1921-82 (forata 1921-50), zinco 1943-45 50 øre - 1874 2012 Argento 1874-1919, cupronichel 1920-96 (forata 1920-49), zinco 1941-45, bronzo 1996- 1 krone 1917-1925 1940-1950 1926 1999 In tempo di guerra "Carta-moneta" 1875- - Argento 1875-1917, cupronichel 1925- (forata 1925-51, 1997-) 2 kroner 1918-1925 1940-1950 1926 1999 In tempo di guerra "Carta-moneta" 1876-1917 ?? Argento 1878-1917 5 kroner 1877-1963 1999 Sostituita da moneta nel 1963 1963- - cupronichel (forata 1998-) 10 kroner 1877-1984 1999 Sostituita da moneta nel 1984 1983- - Nickel-brass 20 kroner - 1994- - Nickel-brass 50 kroner 1877- -   - 100 kroner 1877- -   - 200 kroner 1994- -   - 500 kroner 1877- -   - 1000 kroner 1877- -   - ''Risorse: , , , '' Il valore della corona norvegese rispetto ad altre valute varia considerevolmente da un anno all'altro, principalmente sulla base delle modifiche del prezzo del petrolio e dei tassi di interesse. Nel 2002 la corona norvegese è cresciuta raggiungendo alti tassi di cambio rispetto al dollaro statunitense e all'euro. Il 2 gennaio 2002, 100 NOK valevano circa 11 USD (1 USD = 9 NOK). Nel luglio 2002, ha raggiunto il suo massimo arrivando a 100 NOK = 13,7 USD (1 USD = 7,36 NOK). Inoltre il tasso di cambio è aumentato ulteriormente il 4 luglio 2002, fino al 7 per cento, quando il prezzo del petrolio si è alzato. La Norvegia, infatti, in quel periodo era la terza nazione al mondo per esportazione di petrolio. Nel 2005 il prezzo del petrolio ha raggiunto livelli record di oltre 60 dollari al barile. Sebbene i tassi di interesse siano diminuiti di circa il 2 per cento, la corona norvegese è cresciuta ulteriormente. Alla fine del 2007 e all'inizio del 2008 il dollaro ha subito un costante deprezzamento nei confronti di tutte le altre principali valute, mentre nello stesso periodo la corona norvegese ha guadagnato valore, di conseguenza, è diventata sempre più forte rispetto al dollaro, arrivando al tasso di cambio di circa 5 NOK per un USD nell'aprile 2008. Nell'ottobre del 2008 il dollaro ha recuperato valore, arrivando ad un tasso di cambio di circa 7 NOK per un USD.
Chiralità (chimica)
Modelli molecolari di due enantiomeri di un generico aminoacido La '''chiralità''' è la proprietà di un oggetto rigido di essere non sovrapponibile alla sua immagine speculare. In chimica è detta '''chirale''' una molecola non sovrapponibile alla propria immagine speculare nelle tre dimensioni. Al contrario, una molecola sovrapponibile alla propria immagine speculare nelle tre dimensioni è detta '''achirale'''.
Esempi macroscopici di oggetti chirali sono una mano - che può essere destra o sinistra - o una vite, che può avere un filetto che ruota in senso orario o antiorario. Un chiodo, invece, possedendo infiniti piani di simmetria lungo la propria lunghezza, è identico e sovrapponibile alla propria immagine speculare, quindi non è chirale. È frequentissimo commettere l'errore di descrivere la chiralità come proprietà puntuale: non esiste un atomo (o un punto) che sia chirale, bensì la chiralità è una proprietà appartenente alla molecola (o a un oggetto in generale). Ad esempio, citando un caso tipico in chimica organica, un carbonio che porti quattro sostituenti diversi, e faccia parte di una molecola chirale, è correttamente definibile come carbonio stereogenico. In una molecola chirale tutti gli atomi che la costituiscono sono opportunamente definibili "chirotopici". Una molecola è chirale se tra i suoi elementi di simmetria non vi è alcun asse di rotazione improprio. Due molecole identiche in tutto, salvo l'essere una l'immagine speculare dell'altra tra loro non sovrapponibili, sono dette ''enantiomeri''. Possono essere un esempio di molecole chirali quelle che contengono un atomo di carbonio tetraedrico (ibridato sp³) legato a quattro sostituenti diversi. A volte però, una molecola contenente più di un atomo di carbonio chirotopico (ad esempio l'acido tartarico) oltre ad ammettere due forme enantiomere, ammette una terza forma achirale (quindi sovrapponibile alla propria immagine speculare), detta forma "meso" e la si indica col prefisso "meso-". Modelli molecolari dei due enantiomeri dell'acido lattico Esempi di molecole chirali che non presentano stereocentri sono gli eliceni. Due molecole tra di loro enantiomere possiedono le medesime proprietà fisiche tranne il potere rotatorio (identico per intensità ma opposto di segno per ognuna di esse) e mostrano lo stesso comportamento chimico nei confronti di sostanze non chirali. Diversa è invece la loro interazione chimica nei confronti delle altre molecole chirali (esattamente come una mano destra, stringendo un'altra mano riesce a distinguere una mano destra da una sinistra) in quelle reazioni che vengono dette stereospecifiche. Una miscela 1:1 di due enantiomeri viene detta ''racemo''. La miscela dei due enantiomeri non ha le stesse proprietà dell'enantiomero puro, ad esempio varia il punto di fusione che raggiunge il minimo o, a volte, il massimo, in corrispondenza del racemo. Questo deriva dalla diversa organizzazione delle molecole nel cristallo e può essere ricondotto all'esempio in cui una mano, stringendone un'altra riconosce se è la destra o la sinistra. Nella quasi totalità gli organismi biologici producono un solo enantiomero di una molecola chirale. Spesso nei sistemi viventi solo uno dei due enantiomeri di una coppia viene coinvolto nei cicli metabolici mentre l'altro viene ignorato o può addirittura esercitare effetti dannosi. Alcuni esempi: * Nel caso dell'acido lattico in figura, l'enantiomero che si forma nei muscoli in seguito a sforzo è solo il secondo dei due, l'acido (S)-(+)-lattico detto anche acido (L)-(+)-lattico. * L'amido e la cellulosa sono entrambi dei polimeri del glucosio ma l'organismo umano riesce ad assimilare solo l'amido in cui i legami tra le molecole di glucosio sono del tipo α(1→4) glicosidici e non la cellulosa in cui tali legami sono β(1→4) glicosidici. Nel caso delle tarme invece succede il contrario. * Di tutti gli amminoacidi, solo gli L-amminoacidi sono quasi esclusivamente utilizzati dagli organismi viventi per la sintesi proteica. * La talidomide venne introdotta in Europa nel 1957 come sedativo e antiemetico, salvo essere ritirata quattro anni più tardi in seguito al manifestarsi di numerosi casi di malformazioni agli arti a danno dei neonati le cui madri assunsero questo farmaco per curare l'emesi gravidica. Alcuni studi suggeriscono che l'attività ipnotica sia legata all'enantiomero (R), mentre l'(S) è un teratogeno; sta di fatto che anche se si utilizzasse solo l'isomero (R), questo verrebbe convertito dal metabolismo nella forma (S).
Compilatore
Schema che illustra il funzionamento di un compilatore ideale. Un '''compilatore''' è un programma informatico che traduce una serie di istruzioni scritte in un determinato linguaggio di programmazione in istruzioni di un altro linguaggio : il processo di traduzione si chiama compilazione mentre l'attività inversa - ovvero passare dal codice oggetto al codice sorgente - è chiamata decompilazione ed è effettuata per mezzo di un decompilatore. Se tutti i compilatori aderissero esattamente alla specifica del linguaggio, lo stesso programma potrebbe essere compilato senza modifiche da ciascun compilatore, producendo risultati semanticamente uguali, ovvero programmi che producono lo stesso risultato se sottoposti agli stessi dati di ingresso. Nella realtà, molti compilatori implementano il linguaggio in modo incompleto o aggiungono estensioni proprietarie, creando quindi dei dialetti del linguaggio principale. Per i linguaggi che adottano uno standard nella decorazione dei simboli, il codice oggetto generato da compilatori differenti può essere collegato assieme in un unico eseguibile.
A partire dal 1950 vennero sviluppati diversi compilatori sperimentali (tra cui l'A-0 System di Grace Hopper), ma nel 1957 il team Fortran presso l'IBM, guidato da John Backus, fu il primo a realizzare un compilatore completo mentre, nel 1960, il COBOL fu uno dei primi linguaggi a essere compilato su più architetture. L'idea della compilazione prese velocemente piede e molti dei principi di design dei compilatori vennero sviluppati negli anni sessanta. Un compilatore è esso stesso un programma scritto in un qualche linguaggio e, i primi di essi vennero scritti in Assembly. Il primo compilatore auto-compilato, capace cioè di compilare il suo stesso codice, fu creato per il linguaggio Lisp da Hart e Levin presso il MIT nel 1962. L'uso di linguaggi ad alto livello per scrivere i compilatori ebbe una accelerazione nei primi anni settanta quando i linguaggi Pascal e C furono usati per scrivere compilatori per loro stessi: ossia, ad esempio, furono scritti compilatori per il C scritti a loro volta in C. Quando un linguaggio di programmazione viene definito per la prima volta, sorge il problema di come realizzare il relativo compilatore. In questo caso esistono due approcci possibili: * scrivere il compilatore in un linguaggio diverso; * oppure - se esiste già un interprete per il nuovo linguaggio - è possibile sfruttarlo per scrivere una prima versione del compilatore, che verrà usata (dandogli in input il codice sorgente di sé stesso) per ottenere un primo compilatore funzionante in linguaggio macchina, che quindi renderà inutile l'uso dell'interprete. Il compilatore così ottenuto potrà essere usato per scrivere a sua volta compilatori migliori, e così via. === Funzionamento === Fasi tipiche della compilazione. Il compilatore prende in ingresso un programma, il codice sorgente, su cui esegue una serie di operazioni in modo da ottenere, in assenza di errori, il codice oggetto. In generale i compilatori sono in grado di riconoscere alcune classi di errori presenti nel programma, e in alcuni casi di suggerire in che modo correggerli. I compilatori attuali dividono l'operazione di compilazione in due stadi principali il ''front end'' e il ''back end''. Nello stadio di ''front end'' il compilatore traduce il sorgente in un linguaggio intermedio (di solito interno al compilatore); nello stadio di ''back end'' avviene la generazione del codice oggetto. === Stadio di ''front end'' === Questo stadio si suddivide in più fasi: * Analisi lessicale Attraverso un analizzatore lessicale, spesso chiamato ''scanner'' o ''lexer'', il compilatore divide il codice sorgente in tanti pezzetti chiamati ''token''. I token sono gli elementi minimi (non ulteriormente divisibili) di un linguaggio, ad esempio parole chiave (''for'', ''while''), nomi di variabili (''pippo''), operatori (''+'', ''-'', ''«''). * Analisi sintattica L'analisi sintattica prende in ingresso la sequenza di token generata nella fase precedente ed esegue il controllo sintattico. Il controllo sintattico è effettuato attraverso una grammatica. Il risultato di questa fase è un albero di sintassi. * Analisi semantica L'analisi semantica si occupa di controllare il significato delle istruzioni presenti nel codice in ingresso. Controlli tipici di questa fase sono il type checking, ovvero il controllo di tipo, controllare che gli identificatori siano stati dichiarati prima di essere usati e così via. Come supporto a questa fase viene creata una tabella dei simboli (''symbol table'') che contiene informazioni su tutti gli elementi simbolici incontrati quali nome, ''scope'', tipo (se presente) etc. Il risultato di questa fase è l'albero sintattico astratto (AST). * Generazione del codice intermedio: Dall'albero di sintassi viene generato il codice intermedio. === Stadio di ''back end'' === Anche lo stadio di ''back end'' si divide in più fasi: * Ottimizzazione del codice intermedio. * Generazione del codice target: in questa fase viene generato il codice nella forma del linguaggio target. Spesso il linguaggio target è un linguaggio macchina. === Schema riassuntivo === Flusso Attività Codice sorgente Editing '''Analizzatore lessicale''' Analisi lessicale Token '''Analizzatore sintattico''' Analisi sintattica Albero di sintassi '''Analizzatore semantico''' Analisi semantica Albero di sintassi astratta '''Generatore di codice intermedio''' codice intermedio '''Ottimizzatore codice intermedio''' codice intermedio '''Generatore codice target''' codice target
Copenaghen
'''Copenaghen''' è la capitale e la città più popolosa della Danimarca con 638 117 abitanti nel Comune . È situata sulle isole Selandia e Amager, ed è separata dalla città svedese di Malmö dall’Øresund. La città ha ricevuto il premio capitale verde europea per il 2014.
=== Clima === Il clima di Copenaghen, città di latitudine alta, è di tipo oceanico (''Cfb'' per la classificazione di Köppen). Durante tutto l'anno il meteo è influenzato dalla presenza di sistemi di bassa pressione provenienti dall'Atlantico, che portano a condizioni meteo sempre instabili. Le precipitazioni sono in genere moderate, ad eccezione dei mesi tra luglio e settembre, in cui la piovosità è maggiore. Nei mesi più freddi, tra fine dicembre e i primi di marzo, le precipitazioni possono essere sia nevose che piovose, con temperature intorno allo zero. In questi mesi le nevicate sono abbastanza frequenti, ma raramente abbondanti, e con scarsa durata del manto nevoso al suolo. Il mese più soleggiato dell'anno è giugno, con una media di 18 ore di sole giornaliere. Luglio invece è il mese più caldo, con una temperatura massima media di 22 °C. Al contrario, durante il mese di novembre le ore di soleggiamento giornaliere si riducono a due, e tra dicembre e febbraio sono in media meno di una al giorno. Febbraio è il mese più asciutto dell'anno, con una media di soli 30 mm di precipitazioni. In condizioni meteo eccezionali, su Copenaghen possono scendere fino a 50 cm di neve nell'arco di 24 ore nei mesi invernali, mentre le temperature estive hanno talvolta raggiunto i 33 °C. Il numero di ore di luce giornaliere varia notevolmente tra l'estate e l'inverno, a causa della latitudine alla quale si trova la città. Il giorno del solstizio d'estate, il sole sorge alle 04:26 e tramonta alle 21:58, per un totale di 17 ore e 32 minuti di luce. Durante il solstizio di inverno, le ore di luce sono 7, essendo l'alba alle 08:37 e il tramonto alle 15:38. Il nome danese è una corruzione di ''Køpmannæhafn'', che significa ''Porto dei Mercanti''. Il nome inglese per la città, ''Copenhagen'' (notare la posizione dell'acca rispetto all'esonimo italiano), deriva dalla lingua basso-tedesca ''Kopenhagen''. === XII-XVIII secolo === L'incendio di Copenaghen per il bombardamento inglese del 1807 Kongens Nytorv in inverno A partire dall'era vichinga, nel luogo dove oggi sorge la città ebbe sede un villaggio di pescatori genericamente identificato con il nome di "''hafn''" (porto). Dalla metà del XII secolo il villaggio crebbe di importanza, dopo l'entrata in possesso del vescovo Absalon che lo fece fortificare nel 1167, anno che appunto segna tradizionalmente la fondazione di Copenaghen. L'eccellente porto di Copenaghen ha incoraggiato la crescita fino a diventare un importante centro di commercio (da qui il suo nome – la prima parte della parola indica commercio in lingua danese). Il villaggio è stato ripetutamente attaccato dalla Lega anseatica. Nel 1254, ha ricevuto il suo statuto come città dal vescovo Jakob Erlandsen. Tra il 1658 e il 1659 la città ha subito un grave assedio da parte del re di Svezia respinto con successo dai danesi comandati dal re Federico III e aiutati dalla flotta olandese, loro alleata. === XIX secolo === Nel 1801 l'ammiraglio Parker della flotta britannica combatté nel porto di Copenaghen contro la marina danese nella Battaglia di Copenaghen. Fu durante questa battaglia che Horatio Nelson pronunciò la celebre frase "mettere il telescopio davanti all'occhio cieco" in modo da non vedere il segnale di cessate il fuoco dell'ammiraglio Parker. Quando una spedizione britannica bombardò Copenaghen nel 1807 per acquisire il controllo della marina danese, la città subì gravi danni e molte vittime. Questa fu la prima volta in cui vennero utilizzate tattiche di terrore, colpendo direttamente la popolazione civile. Inoltre questa fu la prima occasione in Europa in cui vennero utilizzati razzi Congreve, lanciati sulla città. Fino al 1850 furono i bastioni della città aperta a consentire la costruzione di nuovi alloggi intorno ai laghi (Soerne). Questo drammatico aumento dello spazio rappresentò per lungo tempo una causa del cattivo servizio igienico nella città vecchia. Prima dell'apertura, il centro di Copenaghen era abitato da circa persone, fino a un massimo di nel 1870, mentre oggi ce ne sono circa . === XX secolo === Nel 1901, Copenaghen ha ulteriormente ampliato la popolazione con persone nel processo di integramento con Frederiksberg all'interno della capitale. Durante la seconda guerra mondiale, Copenaghen, come il resto del paese, fu occupata da truppe tedesche, dal 9 aprile 1940 fino al 4 maggio 1945. Nel mese di agosto 1943, quando il governo collaborazionista crollò, diverse navi danesi vennero affondate nel porto dalla Royal Navy in modo da impedire che esse potessero cadere in mano nemica ed essere utilizzate dai tedeschi. La città, dopo la guerra, è cresciuta notevolmente: negli anni settanta, utilizzando il cosiddetto "piano delle cinque dita", sono state costruite delle linee ferroviarie per collegarla alle città circostanti. Nel 1962 fu la prima città al mondo a vedere pedonalizzato il suo centro storico. === XXI secolo === Dall'estate del 2001, Copenaghen e la città svedese di Malmö sono collegate da un ponte a pedaggio: il Ponte sull'Öresund, che permette ai passeggeri su strada o ferrovia di attraversare lo stretto. È stato inaugurato nel luglio 2000 dal re Carlo XVI Gustavo di Svezia e dalla regina Margherita II di Danimarca. Come risultato, Copenaghen è diventata il centro di una vasta area metropolitana che si estende su tutte e due le nazioni. La costruzione del ponte ha portato un grande numero di cambiamenti nel sistema del trasporto pubblico e un'estensiva ripianificazione dell'isola di Amager, a sud della città. Attualmente il ponte ha un traffico medio giornaliero di circa veicoli. Entro il 2025 sarà la prima capitale al mondo a emissioni zero. * Chiesa del Nostro Redentore * Cattedrale cattolica di Sant'Ansgario * Chiesa di Grundtvig * Banca Nazionale Danese * Birreria Carlsberg e Jacobsen * Cattedrale di Nostra Signora * Christiansborg * Christiania * Chiesa di Holmen * Teatro dell'Opera di Copenaghen * Fontana di Gefion * Giardini di Tivoli * Kastellet * Marmorkirken * Municipio di Copenaghen e Rådhusplads * Nyhavn * Orto botanico di Copenaghen * Palazzo di Amalienborg * Palazzo di Rosenborg * Palazzo di Frederiksberg * Børsen * Rundetårn * Collezione Hirschsprung * Spiaggia di Svanemøllen * Statua della Sirenetta * Strøget * Università di Copenaghen * Ungdomshuset * Zoo di Copenaghen === Aree naturali === Copenaghen e la regione circostante hanno 3 spiagge con un totale di circa 8 km di spiagge sabbiose che distano 30 minuti di bicicletta dal centro della città. La principale di queste è ''Amager Strand'', aperta nel 2005: situata a dal centro di Copenaghen, ha un totale di di spiaggia; si tratta di una lunga isola artificiale lunga 2 km, che dà origine a una laguna di circa 400 m di larghezza. === Evoluzione demografica === Il teatro su una barca Poiché l'esatto perimetro di Copenaghen è mal definito, il numero di abitanti di Copenaghen è approssimato. Le statistiche danesi utilizzano una misura approssimativa dell'area urbana della città. Questo significa che il numero delle comunità incluse in questa statistica astratta è cambiato più volte e, nell'ultimo censimento, è arrivato a poco più di 1,1 milioni di abitanti ( nel 2009). Le statistiche della Danimarca non hanno mai dichiarato l'area geografica della città di Copenaghen. Tuttavia sappiamo che comprende il comune di Copenaghen, Frederiksberg e 16 dei 20 comuni della vecchia contea di Copenaghen e Roskilde, anche se 5 di essi solo parzialmente. La Statistica danese ha elaborato delle definizioni delle cosiddette terre (landsdele), una definizione utilizzata per soddisfare le esigenze statistiche su un livello inferiore a quello delle regioni. Da questo, la terra della città di Copenaghen è definita dai comuni di Copenaghen, Dragør, Frederiksberg e Tårnby, con una popolazione totale di all'inizio del 2008. La periferia di Copenaghen comprende i comuni di Albertslund, Ballerup, Brøndby, Gentofte, Gladsaxe, Glostrup, Herlev, Hvidovre, Høje-Taastrup, Ishøj, Lyngby-Taarbæk, Rødovre e Vallensbæk con una popolazione totale di (1º gennaio 2008). Questo dà una popolazione totale di abitanti. Dal 1º gennaio 2008 la popolazione dei 33 comuni è di . Così la regione comprende il 6,3% del territorio e il 33,5% della popolazione della Danimarca. Questo dà un totale di per la regione. === Etnie e minoranze straniere === Le statistiche del terzo trimestre 2015 mostrano che (76,6%) abitanti della municipalità di Copenaghen erano di origine danese, immigrati e altri discendenti di immigrati. Dal 2009 al 2015 il numero di immigrati è cresciuto di oltre ventimila unità. Al terzo trimestre 2015, le comunità più numerose sono quelle provenienti da: # # # # # # # # # # # # === Religione === La maggioranza degli abitanti di Copenaghen fa parte della Chiesa di Danimarca (cristiana luterana). Al 2015, il 60,2% degli abitanti risultava ufficialmente iscritto, contro il 77,8% di media nazionale. Questa percentuale è in costante diminuzione da almeno due decenni. La seconda religione più praticata in città (e in tutta la nazione) è l'Islam. === Istruzione === ==== Biblioteche e archivi ==== La Biblioteca reale è la biblioteca nazionale danese, utilizzata anche come biblioteca dell'Università di Copenaghen. È la più grande biblioteca delle nazioni scandinave e possiede una collezione quasi completa di tutti i libri danesi stampati dal 1482. La biblioteca è stata fondata nel 1650 dal re Federico III; attualmente è dislocata in quattro siti, il principale dei quali si trova a Slotsholmen. Nel 1996 la biblioteca ospitava oltre 4.6 milioni di libri su circa lineari di scaffali. Nel 1999 il sito principale è stato notevolmente ampliato con l'aggiunta di un nuovo edificio, chiamato ''Diamante Nero'' per le lastre di marmo nero che ne formano la copertura esterna, contiguo a quello preesistente. L'Archivio nazionale è l'archivio di stato danese. Due gruppi di documenti conservati nell'Archivio sono stati inseriti nella Memoria del mondo dell'UNESCO. Innanzitutto gli archivi delle compagnie commerciali danesi: la Compagnia danese delle Indie Orientali e la sua continuazione, la "Compagnia Asiatica", la Compagnia danese delle Indie occidentali. Inoltre l'Archivio conserva i registri del pedaggio per il transito nel Sund, che fornisce informazioni dettagliate su tutte le navi che sono passate dal Mar Baltico al Mare del Nord e viceversa a partire dal XV secolo. ==== Università e ricerca ==== Copenaghen è sede dell'Università più antica e più grande di Danimarca, l'Università di Copenaghen, fondata nel 1479. L'Università comprende la facoltà scienza, di salute, diritto, scienze sociali, di teologia e di scienze umane e fa parte della ''International Alliance of Research Universities'' (IARU), che è una collaborazione tra le università più ''research-intensive'' del mondo tra cui Oxford, Cambridge, Yale e l'Università di California a Berkeley. Al 2014 conta 40.882 studenti iscritti. Dall'Università dipende l'Osservatorio di Copenaghen. Altri importanti poli universitari nella capitale danese sono la Copenhagen Business School, con 20.819 studenti,, University College Capital, che conta più di 10.000 studenti, e l'Università Tecnica della Danimarca. Quest'ultima è situata a Lyngby, alla periferia nord di Copenaghen, ed è classificata tra le dieci migliori università tecniche in Europa. Presso il palazzo di Charlottenborg è inoltre presente la storica Accademia delle belle arti di Copenaghen, fondata nel 1754, che offre insegnamenti di architettura, design e conservazione dei beni culturali. Una sede moderna ha invece la Accademia Reale Danese di Musica. Nei pressi di Copenaghen è situato il Centro Nazionale Spaziale della Danimarca che si occupa di ricerca in astrofisica, fisica del sole, geologia e tecnologia spaziale. A Copenaghen ha sede anche la Regia accademia danese di scienze e lettere. ==== Musei ==== * Statens Museum for Kunst (Galleria Nazionale Danese) * Museo nazionale danese * Ny Carlsberg Glyptotek, la collezione privata fondata da Carl Jacobsen * Museo Thorvaldsen * ARKEN * Collezione Hirschsprung * Museo d'arte contemporanea Louisiana === Musica e Intrattenimento === Copenaghen Opera House Fra le principali orchestre sinfoniche della città bisogna ricordare l'Orchestra Reale Danese, risalente al 1448, l'Orchestra Filarmonica di Copenhagen e l'Orchestra Sinfonica Nazionale Danese. Il Copenhagen Jazz Festival, che si svolge in estate, è un evento annuale che è il risultato di una significativa scena jazz che è esistita per molti anni. Si sviluppò notevolmente quando un certo numero di musicisti jazz americani come Ben Webster, Thad Jones, Richard Boone, Ernie Wilkins, Kenny Drew, Ed Thigpen, Bob Rockwell, Link Wray andarono a vivere a Copenaghen nel 1960. Per il tempo libero si può passeggiare per Strøget, via pedonale nel centro di Copenaghen, è la più lunga del suo tipo in tutto il mondo, in particolare tra Nytorv e Højbro Plads la sera è possibile assistere alle performance di musicisti, maghi, giocolieri e altri artisti di strada. La città ha ospitato nel 1964, nel 2001 e nel 2014 la più grande manifestazione musicale europea, l'Eurovision Song Contest. === Cucina === Il Nørrebro Bryghus, una birreria/ristorante a Nørrebro, Copenaghen Copenaghen offre una grande varietà di ristoranti sia tradizionali che innovativi ed considerata una delle capitali del ''fine dining'' mondiale. Tra le specialità danesi, si segnala lo smørrebrød. La città vanta un totale di 18 stelle Michelin assegnate a 15 ristoranti nel 2015. Il ristorante Noma è stato votato il miglior ristorante del mondo secondo il periodico ''Restaurant'' nel 2010, 2011, 2012 e 2014. Copenaghen è da sempre stata associata alla birra anche per la presenza sul territorio cittadino di due tra i più conosciuti birrifici del mondo: Tuborg e Carlsberg (anno di fondazione 1847). Negli ultimi anni il numero di piccoli birrifici è cresciuto enormemente, fino a raggiungere il centinaio in tutta la Danimarca. Uno di questi, il birrificio ''Amager Bryghus'', situato a Kastrup, è stato insignito del premio per la produzione della miglior birra danese e una delle migliori birre al mondo. La città di Copenaghen, per ragioni storiche, è divisa in diversi Comuni. La parte più grande e centrale è il Comune di Copenaghen, la seconda è il Comune di Frederiksberg. Entrambe sono comprese nella regione di Hovedstaden, che contiene la maggior parte dell'area metropolitana della città. === Suddivisione amministrativa === La suddivisione dei quartieri, a partire dal centro, comprende: * il quartiere centro ''Indre By'' (K), dove si trovano le altre cose il parlamento danese, il palazzo di Amalienborg, residenza reale, la sede centrale dell'Università, il municipio ''Rådhuset'' (lett. ''casa del consiglio''), il pittoresco quartiere di ''Nyhavn''. * ''Vesterbro'' (V), letteralmente il quartiere Ovest, in realtà in direzione sud-ovest rispetto al centro. Questo è un quartiere che ha subìto profondo rinnovamento edilizio e sociale negli ultimi vent'anni, diventando il quartiere di elezione degli studenti universitari, che hanno via via sostituito le famiglie di operai. La via più famosa del quartiere è Istegade, ultima reminiscenza di ''Vesterbro'' prima del rinnovamento. ''Kødbyen'', noto anche Meat Pack district (l'ex mattatoio) o il distretto della carne, aperto il 28 novembre 1879, pianificato e progettato dall'architetto Hans Jørgen Holm. Dalla fine del XX secolo, il distretto si è lentamente trasformato, ospitando gallerie d'arte, caffè, locali notturni e piccole imprese creative come studi di architettura e di design. Oggi è un polo di ristoranti e negozi alimentari. * ''Nørrebro'' (N), ovvero il quartiere Nord, in realtà orientato a nord-ovest. Questo è il quartiere più multietnico di Copenaghen, tanto che la sua via principale (''Nørrebrogade'', che a partire dal centro taglia in due il quartiere) è nota anche come ''Shawarma belt'', ovvero ''Cintura della Shawerma''. * ''Østerbro'' (Ø), che a dispetto del nome è in realtà fondamentalmente al nord del centro, è il quartiere più tranquillo e borghese. * ''Christianshavn'' chiude la cintura intorno al centro e sta a sud. Il quartiere ospita tra l'altro il villaggio di Christiania un'ex area militare occupata all'inizio degli anni settanta, divenuta area di elezione del movimento hippy che vi fondò una comune tutto'ora esistente. L'area è stata, nel corso dei decenni, oggetto di diverse controversie. La municipalità indipendente di Frederiksberg è una enclave, incastonata tra i quartieri Vesterbro, Nørrebro e la città di Valby e ha anch'essa connotazione borghese. Nave portacontainer nel Porto di Copenaghen Sede centrale della Maersk a Copenaghen Copenaghen è un centro di affari e di scienza non solo per la Danimarca ma anche per la Scandinavia e la regione dell'Oresund. Negli anni 2000 la capitale Copenaghen aveva sia il più alto Prodotto interno lordo pro capite sia la più alta crescita economica in tutta la Danimarca. In un sondaggio del 2006 Copenaghen si è classificata 9ª tra le città più ricche del mondo e con la capitale norvegese Oslo ha il primato degli stipendi lordi più alti, ma le alte tasse li hanno ridotti di molto. Inoltre, Copenaghen è stata classificata come una delle città più costose a livello globale. Diverse compagnie internazionali hanno stabilito la loro sede regionale a Copenaghen, come ad esempio la Microsoft Corporation. Maersk, la più grande compagnia di navigazione di container, ha la sede principale a Copenaghen. Un numero sostanziale di industrie farmaceutiche come la Novo Nordisk, la Ferring Pharmaceuticals e la Bavarian Nordic hanno posto la loro sede in o vicino a Copenaghen. Scale mobili nella Metropolitana di Copenaghen Copenaghen ha una ben stabilita rete di infrastrutture che la rendono una hub nel Nord Europa. Ha un servizio di qualità di strade, ferrovie, aeroporti e porti. === Strade === Copenaghen ha una vasta rete di autostrade e strade pubbliche, che collega diversi comuni della città al Nord Europa. Come in molte altre città in Europa il traffico a Copenaghen è in aumento. Pista ciclabile Durante le ore di punta a Copenaghen il traffico nel centro della città e nelle arterie della città è molto congestionato. La città ha molte piste ciclabili, le quali sono ampie e decisamente frequentate. Le piste ciclabili sono spesso separate dalle principali rotte di traffico e, a volte, hanno le loro segnaletiche. Copenaghen è conosciuta come la città più "amica della bicicletta" del mondo, con il 35% di persone pendolari che vanno al lavoro in bicicletta. Con il completamento del Ponte di Øresund nel 2001, Copenaghen e Malmö sono unite da un collegamento automobilistico e ferroviario grazie al quale dovrebbero migliorare l'interscambio commerciale, i rapporti tra i due Stati e il transito dei pendolari da entrambe le sponde. === Porti === Nel 2001 il porto di Copenaghen si è unito a quello di Malmö, in Svezia, formando il Porto di Copenaghen-Malmö. Il traffico di passeggeri nel porto è passato da 175 000 passeggeri nel 2002 a 840 000 nel 2012, con 372 navi da crociera che arrivano al porto ogni anno. Il porto di Copenaghen è dunque il principale porto per navi da crociera nel Mar Baltico. La rete di Crociere da Copenaghen è stata istituita nel 1992 come un partenariato tra il porto di Copenaghen e 45 fornitori professionali, al fine di rafforzare e sviluppare Copenaghen come il porto di maggior successo per crociere in Scandinavia e del Mar Baltico. Il porto di Copenaghen e Malmö è stato insignito del premio ''migliore porto da crociera in Europa'' per 4 anni consecutivi a partire dal 2008. === Aeroporti === Il panorama dell'aeroporto di Kastrup Copenaghen ha due aeroporti, ll ''Kastrup'' (il grande aeroporto internazionale, con oltre 24 milioni di passeggeri l'anno) e ''Roskilde Lufthavn'' (una piccola internazionale di aviazione generale e aeroporto). Il Kastrup, noto anche ''aeroporto di Copenaghen'', è situato a soli 8 km a sud del centro di Copenaghen, ed è collegato con la città dalla linea metropolitana M2. Inoltre possiede una stazione ferroviaria ubicata sotto il Terminal 3, servita da treni con frequenza di fermate elevata, sulla linea che collega Copenaghen a Malmö in Svezia, e da treni a lunga percorrenza quali InterCity e InterCityExpress gestiti da DSB. Nel 2011 l'aeroporto è stato votato come il migliore aeroporto del nord Europa e il decimo al mondo. === Trasporti pubblici === Il sistema di trasporto pubblico di Copenaghen si basa sulla rete ferroviaria suburbana degli ''S-tog'', sugli autobus (gestiti dalla società Movia) e sulla metropolitana. La rete degli ''S-tog'' forma la base della rete di trasporto, che si estende per la maggior parte nell'area metropolitana di Copenaghen, con il centro presso la stazione centrale di Copenaghen. Negli ultimi anni i treni sono stati integrati con le linee verso l'Aeroporto di Copenaghen, Elsinore e Malmö. La rete delle suburbani ''S-tog'' Ferrovie dello Stato danese ha il capolinea orientale a Copenaghen, con la maggior parte dei treni che prosegue per l'aeroporto di Copenaghen. La città ha quattro linee metropolitane, M1, M2, M3 e M4, con treni automatici senza macchinista; la linea M2 collega l'aeroporto al centro della città in 15 minuti. I treni circolano 24 ore al giorno, con frequenza variabile tra i 2-4 minuti negli orari di punta e 20 minuti durante la notte.. Il servizio di trasporto pubblico comprende inoltre alcune linee di navigazione, gestite da Movia. Lo sport più popolare è il calcio, e le società calcistiche della città militanti nella massimo campionato danese sono 2: * Il , fondato nel 1992 dalla fusione di due club storici di Copenaghen (il KB ed il B 1903), che gioca nel Parken, lo stadio nazionale danese. Si è laureato 12 volte campione di Danimarca e ha partecipato varie volte alla Champions League. * Il , nato nel 1964 dall'unione di due squadre del sobborgo di Brøndby, che gioca nel Brøndby Stadion. Anch'esso è stato 10 volte campione di Danimarca, nonostante sia più antico dei rivali. Altra squadra storica ma minore è l', militante nella serie B danese, con 9 titoli nazionali. In Danimarca è molto diffusa la pallamano, nella quale c'è l'AG Copenaghen a rappresentare la capitale nel massimo campionato danese. Di recente è stata fondata anche una squadra femminile, il København Håndbold. Altri sport molto praticati sono l'hockey sul ghiaccio, con tre squadre che giocano nel campionato nazionale, il rugby e l'atletica leggera. Dal 19 al 25 settembre 2011 ha ospitato i mondiali di ciclismo su strada. === Gemellaggi === * * * * (Accordi di amicizia) * * *
Compositore
Celeberrimi compositori.Prima fila: Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven;seconda fila: Gioachino Rossini, Felix Mendelssohn, Fryderyk Chopin, Richard Wagner, Giuseppe Verdi;terza fila: Johann Strauss II, Johannes Brahms, Georges Bizet, Pëtr Il'ič Čajkovskij, Antonín Dvořák;ultima fila: Edvard Grieg, Edward Elgar, Sergej Vasil'evič Rachmaninov, George Gershwin, Aram Il'ič Chačaturjan. Un '''compositore''' è una persona che compone e che quindi crea e scrive musica, attraverso la realizzazione di partiture o con altri mezzi che permettono di combinare una o più idee musicali, in modo da ottenere un brano musicale. Alcuni compositori sono anche esperti cantanti, strumentisti, o direttori d'orchestra. Esempi di compositori che sono noti anche per le loro capacità interpretative sono J. S. Bach , Mozart e Beethoven, Liszt e Chopin . Il termine può indicare artisti provenienti da altre tradizioni musicali che creano musica, non necessariamente legata a una notazione scritta, come per esempio blues o cantanti folk e chitarristi che creano brani attraverso improvvisazione e registrazione e scrittori di musica popolare di canzoni musicali e arrangiamenti teatrali. In molti generi musicali popolari i musicisti che scrivono nuove canzoni, creando sia il testo che la musica, sono tipicamente chiamati cantautori.
La composizione, al fine di poterne agevolare la riproduzione, è generalmente trascritta su uno spartito tramite un sistema di simboli chiamato notazione musicale, che appunto utilizza le cosiddette note musicali: l'opera del compositore è eseguita dagli interpreti (musicisti, cantanti), ma può essere eseguita anche dall'autore stesso. Inoltre per essere considerati ufficialmente "compositore" bisogna aver raccolto, in un proprio catalogo, un certo numero di opere riconosciute come tali attraverso la realizzazione di partiture, nel corso degli anni. Il mestiere del ''compositore'' non è una professione protetta. Anche autodidatti si possono chiamare in questo modo, ma gli studi di composizione si eseguono in Italia e all'estero presso i Conservatori. In Italia la Società Italiana degli Autori ed Editori è incaricata della protezione dei diritti d'autore. Ogni paese ha la propria organizzazione per l'amministrazione di diritti del genere (come per esempio ASCAP e BMI negli USA, la SACEM in Francia o la GEMA in Germania). Questi organi, nei vari paesi del mondo (la Recording Industry Association of America negli USA è un ottimo esempio) ricevono continuamente denunce da privati o associazioni consumatori, per abuso di posizione dominante, assieme a molte major discografiche, tutto parte delle guerre fra discografici e consumatori iniziate già all'inizio del XXI secolo. 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Didgeridoo
Un '''didgeridoo''', anche scritto '''digeridù''', è uno strumento a fiato ad ancia labiale degli aborigeni; è stato uno dei primi strumenti aerofoni. Questo strumento in Australia viene indicato con almeno cinquanta nomi diversi, a seconda delle etnie che popolano il paese: oltre a ''yidaki'' e ''mago'', rispettivamente della Terra di Arnhem nordorientale e occidentale, troviamo ''djalupu'', ''djubini'', ''ganbag'', ''gamalag'', ''maluk'', ''yirago'', ''yiraki'', eccetera. La parola ''didgeridoo'' è di origine onomatopeica.
L'uso del ''didgeridoo'' nasce tra gli aborigeni dell'Australia settentrionale. Reperti archeologici datano i primi ''didgeridoo'' come usati dalle popolazioni Kakadu da circa mille anni, mentre a Ginga Wardelirrhmeng, a nord del pianoro della Terra di Arnhem, sono presenti pitture murali datate a circa 1500 anni fa che rappresentano lo strumento. Classificato come strumento musicale nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale, il ''didgeridoo'' può avere forme variabili: le più comuni sono quelle coniche, con un progressivo allargamento della colonna interna a partire dal lato dell'ancia; molto usata è anche la forma perfettamente cilindrica. Non è insolito tuttavia trovare strumenti che presentano forme irregolari, contorte o serpentine. La lunghezza complessiva di un ''didgeridoo'' è altresì variabile. Generalmente va da 1,50 m a 2,50 m. Va comunque considerato che ne sono stati costruiti anche decisamente più lunghi, che comportano variazioni timbriche e tecniche esecutive notevoli. Solitamente questi strumenti sono però avulsi dai legami con la tradizione aborigena e costituiscono piuttosto delle sperimentazioni "occidentali" sullo strumento. Il ''didgeridoo'' tradizionale è ricavato da un ramo di eucalipto (pianta assai diffusa nel nord dell'Australia), scelto tra quelli il cui interno è stato scavato dalle termiti. Scortecciato, ripulito e accuratamente rifinito, lo strumento viene poi decorato e colorato con pitture tradizionali che richiamano la mitologia aborigena. Gli aborigeni lo usano non solo come strumento a fiato, nel quale soffiano e al tempo stesso pronunciano parole, suoni, rumori, ma anche come strumento di percussione, se colpito con i ''clap stick'' (bastoncini in legno usati come percussioni) o con un ''boomerang''. Viene suonato con la tecnica della respirazione circolare. In Italia, si tiene ogni anno, d'estate, a Forlimpopoli, presso Forlì, un ''festival'' internazionale di ''didgeridoo'', chiamato ''Didjin'Oz''. La prima edizione, nel 2003, ebbe luogo a Cesenatico, sempre in provincia di Forlì-Cesena; dall'anno successivo, la sede del ''festival'' è Forlimpopoli.
Danesi
Thomasine Gyllembourg I '''danesi''' sono una popolazione e gruppo etnico associati alla Danimarca, sebbene siano presenti minoranze danesi altrove, e circa 50 000 di loro vivano nello Schleswig meridionale. La maggior parte dei danesi parla il danese, lingua appartenente al gruppo delle lingue germaniche.
Le prime menzioni di danesi sono risalenti alla metà del sesto secolo secondo gli storici Procopio di Cesarea e Giordane. Entrambi fanno riferimento ad una tribù abitante la penisola dello Jutland, la provincia di Scania e le piccole isole del mare circostante. Il manoscritto Orosius D 23 sup. fa una distinzione tra "danesi del nord" (abitanti dello Jutland) e "danesi del sud" (abitanti della Scania e delle isole). Il primo segnale di danesi nel territorio danese è rappresentato dallo Jelling Rune Stone, un monumento in pietra che celebra la conversione al cristianesimo di Aroldo I di Danimarca (decimo secolo). Negli anni seguenti la zona ha subito l'espansione vichinga. Dopo la morte di Canuto I d'Inghilterra, avvenuta nel 1035, l'Inghilterra ha lasciato il controllo della Danimarca che cadde per qualche tempo in contesa tra i vichinghi e Sweyn II di Danimarca, nipote di Canuto, il quale era stato istituito autorità reale danese e aveva costruito un buon rapporto con l'arcivescovo di Brema, ai tempi arcivescovo di tutta la Scandinavia. La Riforma protestante, che ebbe origine in Germania nei primi anni del XVI secolo a partire dalle idee di Martin Lutero, ebbe un impatto notevole sulla Danimarca. La riforma danese iniziò nel 1520. Alcuni danesi volevano l'accesso alla Bibbia nella propria lingua e così nel 1524 Hans Mikkelsen e Christiern Pedersen tradussero il Nuovo Testamento in danese. Tra coloro che viaggiarono verso Wittenberg e che ricevettero gli insegnamenti e l'influenza di Lutero vi era Hans Tausen, un monaco dell'ordine dei Cavalieri Ospitalieri. Il Regno di Danimarca-Norvegia crebbe in ricchezza nel corso del XVI secolo, soprattutto a causa del commercio attraverso l'Øresund, il cui passaggio venne tassato dai danesi, che erano sotto il controllo di entrambi i lati dello stretto. Dopo una guerra persa con la Svezia, il trattato di Roskilde nel 1658 rimosse le aree di controllo danese sulla Scandinavia, stabilendo così i confini tra la Norvegia, la Danimarca e la Svezia che esistono ancora oggi. Nei secoli successivi la perdita di tale territorio, le popolazioni dello Skåneland, che erano precedentemente considerate danesi, vennero pienamente considerate svedesi. Successivamente, nel XIX secolo, la Danimarca ha subìto una sconfitta nelle guerre napoleoniche e così ha perso il controllo sui territori della Norvegia e dell'attuale Germania settentrionale. La sconfitta, sia politica che economica, scatenò paradossalmente quella che è considerata l'età dell'oro danese, la cui identità nazionale venne a formarsi proprio in questo periodo. I movimenti di liberalismo e di nazionalismo guadagnarono slancio nel 1830 e, dopo le rivoluzioni europee del 1848, la Danimarca è diventata una monarchia costituzionale, esattamente il 5 giugno 1849. La crescente borghesia chiese una quota rappresentante nel governo e, nel tentativo di scongiurare i sanguinosi fenomeni di rivoluzione che si stavano verificando in altre parti d'Europa, Federico VII di Danimarca cedette alle richieste dei cittadini. Venne dichiarata una nuova costituzione con la separazione dei poteri, la concessione del suffragio a tutti i maschi adulti, la libertà di stampa, di religione e di associazione. Il re divenne capo del potere esecutivo. Con il termine ''danskhed'' (traducibile in "danesità") si indica il concetto su cui si basa l'identità nazionale ed etnica danese contemporanea. Si tratta di un insieme di valori che contengono il percorso storico di formazione della nazione danese. L'ideologia della ''danskhed'' sottolinea il concetto di connessione storica tra la popolazione ed il territorio della Danimarca e la relazione tra i mille anni di monarchia danese e lo Stato danese moderno, l'idea romantica popolare del XIX secolo, una visione della società danese come socialmente omogenea e egualitaria, così come i forti legami con le altre nazioni scandinave. Inoltre, sin dalla sua formulazione, il concetto di identità danese non è stato collegato ad un particolare patrimonio razziale o genetico, come per molte altre identità etnico-nazionali. Grundtvig, per esempio, ha sottolineato proprio in tal senso la relazione emotiva tra l'identificazione con la nazione danese e i criteri della definizione di ''danskhed''. Questa definizione culturale ed etnica è stata concepita dal fatto che la Danimarca era in grado di integrare le sue prime minoranze etniche, rappresentate da popolazioni ebraiche e polacche, nel proprio territorio. Per quanto riguarda il popolo ebraico, ad esempio, questo non è stato visto come incompatibile rispetto all'identità etnica danese, tant'è che le più importanti pratiche culturali e ideologiche ebraiche vennero accettate e condivise. Questo fenomeno inclusivo è considerato quindi un presupposto essenziale per la relativa mancanza di antisemitismo in Danimarca e per il salvataggio degli ebrei danesi. La ''danskhed'' è stata politicamente importante nella formulazione delle relazioni danesi con l'Unione europea, accolta con notevole resistenza dalla popolazione danese, e relativamente anche alle reazioni della recente crescita dell'immigrazione. Secondo l'istituto di statistiche danesi, circa cinque milioni di persone di origine danesi vivono attualmente in Danimarca. In questo contesto, l'origine danese è definita dal fatto di essere nati da genitori già cittadini danesi. Tale cifra quindi è ottenuta come sottrazione dal totale della popolazione della Danimarca, del numero di coloro che sono nati in Danimarca da genitori immigrati o aventi cittadinanza straniera. La cittadinanza danese è concessa a chi ha un genitore di cittadinanza danese, sia che il bambino sia nato dentro o al di fuori della Danimarca. I cittadini della Groenlandia e delle isole Fær Øer sono considerati cittadini danesi a tutti gli effetti. Coloro che non possono ottenere la cittadinanza danese per nascita (o adozione), la possono ricevere tramite giurisprudenza. La cittadinanza danese si perde automaticamente se si acquisisce una cittadinanza straniera o quando non si è mai vissuto in Danimarca e non si è mai chiesta formalmente la cittadinanza danese una volta compiuti i 22 anni d'età trascorsi senza mai vivere in Danimarca. La diaspora danese riguarda gli emigrati ed i loro discendenti, in particolare quelli che mantengono il costume della loro cultura danese. Una minoranza di circa 50.000 cittadini tedeschi che si identificano nella cultura danese vive nello Schleswig meridionale, in Germania. Questo è un ex territorio danese e tale rappresentanza costituisce quasi il 100% della popolazione locale. In Danimarca tale gruppo è definito come "danesi a sud del confine" (''De danske syd for grænsen''), "danesi predisposti" (''De Dansksindede'') o semplicemente "abitanti dello Schleswig meridionale". A causa dell'immigrazione, ci sono numerosi gruppi di persone con radici danesi al di fuori della Danimarca, in Paesi come Stati Uniti, Brasile, Canada e Argentina. Gli americani-danesi (''Dansk-amerikanere'') sono rappresentati dagli statunitensi con discendenti danesi. Essi sono approssimativamente 1.500.000. La maggior parte di essi vive negli Stati Uniti occidentali o nel Midwest. La California ha la più grande componente di persone di origine danese tra gli Stati Uniti. Importanti comunità danesi-statunitensi si trovano a Solvang (California) e Racine (Wisconsin), ma tali popolazioni non sono considerate danesi per i motivi espressi dallo Stato danese: infatti il patrimonio di discendenza non può essere utilizzato come unico requisito per richiedere la cittadinanza danese, come invece è possibile fare in alcune nazioni europee. Secondo il censimento del 2006, c'erano 200.035 canadesi con origini danesi, 17.650 dei quali sono nati in Danimarca. Il Canada è diventato una meta importante per i danesi nel dopoguerra. Ad un certo punto venne istituito un ufficio per gli emigrati in Canada nella capitale Copenaghen. L'espressione ''Det danske folk'' (tradotto "il popolo danese") come concetto ha svolto un ruolo importante nel periodo del nazionalismo etnico del XIX secolo e fa riferimento ad un'auto-identificazione, piuttosto che ad uno status giuridico. L'uso di tale termine è spesso limitato ad un contesto storico rappresentato dalla lotta tedesco-danese per quanto riguarda lo stato del ducato di Schleswig. Esso descrive le persone di nazionalità danese, sia in Danimarca che altrove. Sono esclusi da tale definizione le genti degli ex territori in Norvegia, delle Fær Øer e della Groenlandia, nonché i membri della minoranza tedesca e di altre minoranze. Il termine non deve essere confuso con il concetto giuridico di nazionalità: questo è espresso dalla locuzione ''danske statsborgere'', che sta per "cittadini danesi".
Ministero statale
La complessa struttura organizzativa di un dicastero: il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America. Un '''ministero statale''' è uno degli apparati amministrativi in cui si articola la pubblica amministrazione, al quale vertice è preposto un membro del governo.
=== Denominazioni === In pratica la denominazione ''dicastero'' è poco utilizzata: nella maggior parte degli ordinamenti si usa la denominazione ministero (in Italia, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Brasile ecc.) o, soprattutto nei paesi anglosassoni (ma anche, ad esempio, in Svizzera e nelle Filippine), dipartimento. In alcuni ordinamenti, nei quali il titolare del dicastero ha il titolo di segretario di stato, si usa la denominazione segreteria di stato (così a San Marino e negli stati federati del Brasile). In Belgio, dopo la riforma amministrativa del 1999, i ministeri federali hanno assunto la denominazione di servizio pubblico federale. Certi dicasteri possono poi avere una denominazione particolare: quello alle dipendenze del capo del governo è detto, secondo i Paesi, ufficio del primo ministro, presidenza del consiglio dei ministri, cancelleria, ministero di Stato, ecc. In alcuni Stati dell'America latina (ad esempio in Brasile) è invece detto cancelleria quello che altrove prende il nome di ministero degli affari esteri (peraltro, l'uso di denominare cancelleria il ministero degli affari esteri è molto diffuso nel gergo diplomatico e politico, anche laddove questa non è la denominazione ufficiale). In Francia è tradizionalmente detto cancelleria il ministero della giustizia, ma non è una denominazione ufficiale. In Gran Bretagna alcuni dicasteri hanno denominazioni particolari: ''Foreign and Commonwealth Office'' (corrispondente a quello che altrove è il ministero degli affari esteri), ''His/Her Majesty's Treasury'' (corrispondente approssimativamente ad un ministero delle finanze), ecc. Nella Santa Sede i dicasteri hanno varie denominazioni: segreteria di Stato, congregazioni, pontifici consigli, ecc. Nei sistemi con più livelli di governo, quali le federazioni e gli stati regionali, sono ripartite in dicasteri tanto l'amministrazione centrale quanto quelle subcentrali, degli Stati federati, regioni ecc. Strutture analoghe si possono inoltre trovare in enti territoriali di livello inferiore, ma in questo caso non viene usata la denominazione ministero: in Italia, a livello regionale, provinciale e comunale si parla di assessorato; in Svizzera, invece, le strutture corrispondenti a livello municipale sono denominate dicastero; nei Paesi anglosassoni la denominazione dipartimento è di solito utilizzata per tutti i livelli di governo. === Funzioni === Ciascun dicastero è competente per un settore dell'amministrazione o, assai più raramente, per un ambito territoriale. Il numero dei dicasteri varia notevolmente da Stato a Stato, in generale si può dire che è maggiore laddove più ampio e variegato è l'intervento statale; questo spiega perché negli Stati socialisti il numero di dicasteri è molto elevato; negli Stati liberali, invece, si aggira per lo più tra i dieci e i venti. Tra questi vi sono, ovunque, i cosiddetti dicasteri ''chiave'': affari esteri, interni, finanze, difesa, giustizia. Sono quelli di più antica origine, che rappresentano il nucleo originario delle funzioni statali. Con l'estendersi delle funzioni statali nel corso del XX secolo se ne sono aggiunti altri: alcuni competenti per determinati settori economici (es.: agricoltura, commercio, industria, trasporti ecc.), altri per l'erogazione di determinati servizi pubblici (es.: istruzione, sanità, poste ecc.), altri ancora per determinate politiche economiche o sociali (es. sicurezza sociale, lavoro, pari opportunità, giovani, cooperazione internazionale, ambiente ecc.) Nell'ambito della sua sfera di competenza il dicastero esercita funzioni pubbliche, essenzialmente amministrative, in conformità all'indirizzo politico stabilito dal governo; il membro del governo preposto al dicastero assicura la traduzione dell'indirizzo politico nell'attività amministrativa. Le funzioni amministrative attribuite al dicastero possono consistere tanto nell'esercizio di pubbliche potestà, quanto nell'erogazione di servizi pubblici. Oltre a funzioni amministrative il dicastero può essere investito di funzioni normative: queste, nello Stato di diritto, si riducono al potere regolamentare, giacché la funzione legislativa in senso stretto è riservata al parlamento; tuttavia, anche in quest'ambito, non va trascurato il ruolo svolto dagli uffici ministeriali nell'elaborazione delle proposte di legge che il governo sottopone al parlamento. Per lo svolgimento delle sue funzioni il dicastero dispone di poteri di spesa nell'ambito degli stanziamenti di bilancio. Sotto questo aspetto tende ad emergere una dialettica tra il dicastero alle finanze, la cui missione principale è reperire le risorse finanziarie per il funzionamento della pubblica amministrazione ed assicurare il rispetto dei vincoli di bilancio, e gli altri dicasteri (cosiddetti ''di spesa''), che invece impiegano tali risorse per lo svolgimento delle loro funzioni. Nettamente più limitato, rispetto a quello sinora illustrato, è il ruolo dei dicasteri in Svezia. Qui, infatti, i ministeri sono apparati di ridotte dimensioni, che si limitano a decidere le politiche pubbliche, la cui implementazione compete alle agenzie (''myndighet''). I ministeri possono controllare le agenzie solo attraverso decisioni politiche generali, non potendo impartire loro ordini né interferire con le loro attività quotidiane o la trattazione di singoli casi. === Struttura === Il dicastero è un ufficio complesso, articolato in una pluralità di uffici (semplici o, a loro volta, complessi) strutturati in una gerarchia con a capo un organo monocratico: il ''ministro'' (o ''Segretario di Stato'' o, semplicemente ''segretario'', secondo gli ordinamenti) oppure il capo del governo (''Primo ministro'', ''Presidente del Consiglio dei ministri'', ''cancelliere'' ecc.) o, ancora, in certi paesi, un membro del governo con funzioni particolari, quale ''attorney general'' degli ordinamenti di common law. Il dicastero assegnato ad un ministro costituisce il suo ''portafoglio''; vi possono essere ministri preposti ad una pluralità di dicasteri e, in alcuni ordinamenti, dicasteri ai quali sono preposti più ministri. Nella Santa Sede, a differenza che negli ordinamenti statali, la maggior parte dei dicasteri ha al vertice un organo collegiale. In molti ordinamenti i capi dei dicasteri sono coadiuvati da organi monocratici variamente denominati: ''segretari di stato'' (quando il titolo non è attribuito ai ministri), ''sottosegretari di stato'', ''segretari parlamentari'' (nei paesi che seguono il sistema Westminster), ''vice ministri'' ecc. Questi svolgono funzioni vicarie nei confronti del titolare del dicastero e possono essere preposti ad una parte dello stesso. Oltre che da tali organi di natura politica, il titolare può essere coadiuvato da un organo burocratico, quale, ad esempio, un ''segretario generale'' o un ''segretario permanente'' (in Gran Bretagna e altri paesi che seguono il sistema Westminster), dal quale dipendono gli altri uffici del dicastero. Dal punto di vista organizzativo, i dicasteri, come gli apparati pubblici in genere, sono tipiche organizzazioni burocratiche, che fanno ampio ricorso alla formalizzazione come meccanismo di coordinamento; possono avere una macrostruttura di tipo polifunzionale (come i ministeri italiani che hanno quale articolazione di primo livello la direzione generale) o di tipo multidivisionale (come i ministeri italiani che hanno quale articolazione di primo livello il dipartimento). Spesso, oltre agli uffici ''centrali'', i dicasteri hanno uffici ''periferici'', distribuiti sul territorio e competenti per una parte soltanto dello stesso (''circoscrizione''); tali uffici possono avere compiti esclusivamente preparatori ed esecutivi rispetto all'attività degli uffici centrali (secondo il modello della ''deconcentrazione'') oppure funzioni proprie che esercitano sotto la direzione e il controllo degli uffici centrali (secondo il modello del ''decentramento burocratico''). All'interno di taluni dicasteri possono esserci organizzazioni dotate di una certa autonomia: un esempio tipico sono le aziende autonome, che esercitano imprese pubbliche.
Disuguaglianza di Čebyšëv
La '''disuguaglianza di Čebyšëv''' è usata soprattutto nell'ambito della teoria probabilistica e più raramente nell'ambito di serie di dati reali. Spesso la disuguaglianza di Čebyšëv viene indicata come disuguaglianza di Markov, di cui è un corollario. La disuguaglianza venne pubblicata la prima volta nel 1853 da Irénée-Jules Bienaymé e riscoperta indipendentemente da Pafnutij L'vovič Čebyšëv alcuni anni dopo .
Nell'ambito delle variabili casuali (v.c.) essa afferma che se la v.c. ha valore atteso e la varianza e è un numero reale positivo, allora la probabilità che assuma un valore compreso tra e è maggiore di . In altre parole afferma che, dato un carattere di cui sono noti solamente media aritmetica e deviazione standard , possiamo conoscere la probabilità che una variabile casuale possa avere valori esterni a un intervallo simmetrico rispetto alla media aritmetica. In altri termini questo teorema ci assicura che, indipendentemente dalla distribuzione della variabile casuale, la probabilità che questa assuma valori distanti dalla media più di volte la deviazione standard è al massimo Otteniamo quindi il limite inferiore della probabilità di espresso con la formula: : cioè: : da cui si può ottenere anche il limite superiore della probabilità di espresso come: : che equivale a scrivere: : cioè: : Nell'ambito della statistica descrittiva essa afferma che l'intervallo di valori compreso tra e ha un livello di confidenza di almeno . Fisz dimostrò che per le variabili dotate di media e varianza non è possibile trovare una disuguaglianza migliore di quella di Čebyšëv, a meno che non si impongano dei vincoli alla distribuzione della variabile. Da questa disuguaglianza si deduce che * almeno il 75% dei valori sono compresi tra e * almeno l'89% dei valori sono compresi tra e * almeno il 94% dei valori sono compresi tra e * almeno il 96% dei valori sono compresi tra e * almeno il 99% dei valori sono compresi tra e indipendentemente da come sono distribuiti i valori. Per ogni evento , sia la variabile casuale indicatore di , cioè è uguale a se l'evento accade e altrimenti. Allora si ha: : Dalla disuguaglianza di Markov segue poi: : Si ha quindi: :
Dati sensibili
I '''dati sensibili''', nel diritto italiano, sono dati personali la cui raccolta e trattamento sono soggetti sia al consenso dell'interessato sia all'autorizzazione preventiva del Garante per la protezione dei dati personali.
Secondo il Codice sulla protezione dei dati personali, sono considerati dati sensibili i dati personali idonei a rivelare: * l'origine razziale ed etnica; * le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere; * le opinioni politiche; * l'adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale; * lo stato di salute e la vita sessuale. Tale elenco viene considerato ''chiuso'', nel senso che non è lecito procedere per analogia. Per esempio, è stato chiarito che la condizione sociale, le prestazioni sociali ricevute, i titoli di studio, la formazione e le esperienze di lavoro, la solvibilità del debitore, il reddito percepito o il patrimonio posseduto non rientrano nel trattamento ''severo'' riservato ai dati sensibili (ma sono comunque tutelati dalla legge sulla privacy). Inoltre l'art. 17 prevede la possibilità che il "Garante per la protezione dei dati personali" fissi specifiche modalità di trattamento in ulteriori casi non esplicitamente previsti dal legislatore nell'ambito di tutela previsto per i dati sensibili, quando ciò si renda necessario in ragione di un trattamento caratterizzato da rischi specifici per i diritti e le libertà fondamentali, nonché per la dignità dell'interessato, in relazione alla natura dei dati o alle modalità del trattamento o agli effetti che può determinare. Tale norma offre uno strumento sufficientemente elastico in un contesto molto dinamico da un lato (soprattutto tecnico ed economico) e ancora sconosciuto dall'altro lato (soprattutto giuridico), il tutto senza perdere di vista le finalità della legge sulla privacy, rimanendo comunque fermo il rispetto delle "misure ed accorgimenti a garanzia dell'interessato", ove prescritti. Per quanto riguarda invece il trattamento dei dati sensibili da parte di soggetti pubblici il Codice prevede che il trattamento dei dati sensibili è consentito "solo se autorizzato da espressa disposizione di legge nella quale sono specificati i tipi di dati che possono essere trattati, le operazioni eseguibili e le finalità di rilevante interesse pubblico perseguite". Come indicato nell'art. 9 del Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, datato 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE, il divieto a trattare i dati particolari (con l'entrata in vigore del regolamento i dati sensibili vengono ridefiniti "particolari") non è da considerarsi assoluto in quanto queste informazioni possono essere trattate in alcuni casi specifici nei quali il trattamento: * è autorizzato dall'interessato tramite il proprio consenso specifico; * è necessario per assolvere obblighi ad esercitare diritti specifici del titolare del trattamento in materia di diritto del lavoro, della sicurezza sociale e protezione sociale; * è necessario per tutelare un interesse vitale dell'interessato o di un'altra persona fisica, qualora l'interessato si trovi nell'incapacità fisica o giuridica di prestare il proprio consenso; * è effettuato nell'ambito delle sue legittime attività e con adeguate garanzie, da una fondazione, un'associazione o un altro organismo senza scopo di lucro; * riguarda dati personali resi manifestamente pubblici dall'interessato; * riguarda l'accertamento, l'esercizio o la difesa di un diritto in sede giudiziaria; * è necessario per motivi di interesse pubblico rilevante seppur proporzionato alla finalità perseguita; * è necessario per ragioni mediche; * è necessario a fini di ricerca scientifica, storica o statistica.
Dracma greca
'''Dracma greca''' era il nome della valuta della Grecia, prima dell'introduzione dell'euro. Prende il nome dalla dracma, l'antica unità di misura usata in molte città-stato greche ed in molti regni medio orientali del periodo ellenistico.
La dracma rinacque nel 1832, subito dopo la conquista dell'indipendenza e l'istituzione dello stato moderno della Grecia. Nel 1868 la Grecia aderì all'Unione monetaria latina e la dracma divenne uguale nel peso e nel valore al franco francese ed alla lira italiana. Durante l'occupazione della Grecia da parte dell'Asse (1941-1944), una iperinflazione catastrofica ed il saccheggio nazista del Ministero del Tesoro greco hanno reso la dracma praticamente senza valore; nel 1944, le vecchie dracme furono scambiate con le nuove con il rapporto di 50.000.000.000:1. Presto la nuova valuta è stata svalutata di nuovo; nel 1953, nello sforzo di fermare l'inflazione, la Grecia ha aderito al sistema di Bretton Woods. Nel 1954 le banconote furono ancora scambiate con le nuove, con un rapporto di 1.000:1; la nuova valuta fu legata con un valore di 30 dracme in ragione di 1 dollaro statunitense. Nel 1973, il sistema di Bretton Woods fu abolito e nei successivi 25 anni il cambio ufficiale declinò gradualmente fino a raggiungere 400 ₯ per 1 $. La Grecia ha aderito alla Unione Economica e Monetaria europea il 1º gennaio 2001. In quella data anche in Grecia entrò in vigore l'Euro, il cui tasso di cambio irrevocabile con la dracma era stato fissato in 340.75 dracme per un Euro. Da quel momento la dracma rimase in vigore solo come ''espressione non decimale dell'euro'', anche se monete e banconote continuavano ad essere denominate in dracme. Per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), invece, da quella data si adottò solo l'euro. Il 1º gennaio 2002, con l'entrata in circolazione delle monete e banconote in euro, si aprì una fase di doppia circolazione: le monete e banconote in dracme vennero ritirate definitivamente il 1º marzo 2002. Le monete continuarono ad essere convertibili in Euro fino al 1º marzo 2004, le banconote fino al 1º marzo 2012. 5 dracme del 1876. 100 dracme del 1992. Le monete in circolazione al momento dell'adozione dell'Euro: *50 lepta (0,147 cent) *1 dracma (0,293 cent) *2 dracme (0,587 cent) *5 dracme (1,47 cent) *10 dracme (2,93 cent) *20 dracme (5,87 cent) *50 dracme (14,67 cent) *100 dracme (29,35 cent) *500 dracme (1,47 euro) Le banconote in circolazione al momento dell'adozione dell'euro: *100 dracme (29,35 cent) *200 dracme (58,69 cent) *500 dracme (1,47 euro) *1.000 dracme (2,93 euro) *2.000 dracme (5,87 euro) *5.000 dracme (14,67 euro) *10.000 dracme (29,35 euro) :100 ''lepta'' = 1 ''dracma''
Douglas Adams
È ricordato in particolare per la serie di romanzi ''Guida galattica per gli autostoppisti'', nata nel 1978 come radio commedia della BBC, prima di diventare una «trilogia di cinque romanzi», che ha venduto più di 15 milioni di copie, oltre ad essere anche una serie televisiva, fumetto, gioco per computer e fino a diventare nel 2005 un film.
=== I primi anni === Nato a Cambridge l'11 marzo 1952 da Janet Donovan (1927-2016) e Christopher Douglas Adams (1927-1985), visse con entrambi i genitori e la sorella Susan fino al 1957, quando a causa del divorzio, la madre si trasferì con Adams dai nonni materni a Brentwood, nell'Essex. Frequentò dal 1959 al 1970 la Primrose Hill Primary School a Brentwood, preferendo le scienze alla letteratura. Fu il suo insegnante Frank Halford, a incoraggiarlo a seguire la sua vocazione di scrittore, quando a dieci anni ottenne il pieno punteggio in un saggio. Durante i suoi studi a Cambridge, fece l'autostoppista dall'Europa a Istanbul, facendo vari lavori lungo il percorso per mantenersi in viaggio. Nel 1974 ottenne il Bachelor of Arts, e più tardi la laurea di secondo livello in Letteratura Inglese al St. John's College. Nel 1970 lasciò gli studi per dedicarsi alla carriera di scrittore e fu coinvolto nella realizzazione di alcune serie televisive inglesi da Graham Chapman a John Lloyd, curando la stesura nel 1972 del 45º episodio di ''Monty Python's Flying Circus''. In seguito, lavorò come sceneggiatore per la BBC, curando soggetto e copioni per la serie ''Doctor Who''. Le opere di Adams però non erano in linea con lo stile radiofonico e televisivo dell'epoca, e questo rappresentò un notevole ostacolo alla sua carriera. Dato lo scarso successo iniziale, oltre a scrivere, per vivere Adams fece il lavapiatti e la guardia del corpo. La sua carriera sembrò prendere il volo nel 1976, quando scrisse e impersonò ''Unpleasantness at Brodie's Close'' durante un festival. Alla fine dello stesso anno, a causa dei suoi insuccessi, cadde in depressione dalla quale poi si riprese con maggior motivazione per raggiungere il successo. Le sue prime opere furono ''The Burkiss Way'' del 1977 e ''The News Huddlines''; successivamente lavorò ancora una volta con Graham Chapman per scrivere un episodio di ''Doctor on the Go''. Douglas Adams Nel 1981 Adams si trasferì a Islington, e alla fine del 1980 a Duncan Terrace. Nei primi anni ottanta ebbe una relazione con la scrittrice Sally Emerson, che era allora separata; fu a lei che successivamente dedicò il terzo libro della trilogia. Nel 1981 la Emerson tornò col marito, Peter Stothard, un ex-compagno di Adams alla Brentwood'School che divenne più tardi direttore del ''Times''. Adams conobbe tramite amici Jane Belson, con la quale ebbe una relazione. Belson era la "signora avvocato" menzionata nella biografia stampata nei suoi libri durante la metà degli anni ottanta ("Egli vive a Islington con una signora avvocato e un Apple Macintosh"). I due vissero a Los Angeles fino al 1983, mentre Adams lavorava su una sceneggiatura di adeguamento del suo primo romanzo. Quando l'affare saltò, si trasferirono a Londra, e dopo varie separazioni ("Lui non è attualmente certo dove abita, o con chi"), si sposarono il 25 novembre 1991. Nel giugno del 1994 ebbero una figlia, Polly Jane Rocket Adams. Nel 1999 la famiglia si trasferì a Santa Barbara, in California, dove vissero fino alla morte dello scrittore. Jane Belson e la figlia Polly tornarono a Londra, dove Jane morì il 7 settembre 2011. === Il successo === Il maggior successo letterario di Adams arrivò nel 1979, con la pubblicazione di ''Guida galattica per gli autostoppisti'', romanzo derivante dalla rielaborazione dell'omonima serie radiofonica, in cui i temi della fantascienza umoristica e surreale si intrecciano a spunti di riflessione filosofica. Con quest'opera arrivò subito alla prima posizione della classifica dei best seller inglesi, e la popolarità portò Adams a diventare il più giovane autore ad ottenere il premio Golden Pen nel 1984. A seguito del grande successo pubblicò quattro sequel: ''Ristorante al termine dell'Universo'', nel 1980; ''La vita, l'universo e tutto quanto'', nel 1982; ''Addio, e grazie per tutto il pesce'', nel 1984; ''Praticamente innocuo'', nel 1992. I primi due libri furono successivamente adattati per sei puntate di un programma televisivo, che debuttò nel 1982. Nel dicembre dello stesso anno, Adams aveva ben tre romanzi nella lista dei best seller del ''New York Times'' e del ''Publishers'', e fu il primo autore britannico ad aver raggiunto quell'obiettivo dopo Ian Fleming. Negli anni fu anche un prolifico autore in quasi tutti i tipi di produzione mediatica: film, telefilm, videogiochi, romanzi, racconti, saggi scientifici, musica, e produzioni radiofoniche. Tomba di Douglas Adams, Londra Tra le altre opere da lui scritte, si ricordano i due libri sull'investigatore privato ''olistico'' Dirk Gently; ''The Meaning of Liff'' / ''The Deeper Meaning of Liff'', con John Lloyd, una specie di vocabolario, dove a una serie di nomi di città viene assegnato un significato, per nominare "concetti comuni per i quali non esiste ancora una parola"; e ''L'ultima occasione'' (''Last Chance to See''), resoconto del 1990 di un suo viaggio per il mondo in cerca di specie animali in pericolo (Adams aveva a cuore in particolare la sorte dei gorilla e dei rinoceronti, per i quali finanziò iniziative internazionali di tutela), di cui sono state realizzate anche delle serie di documentari radiofonici e televisivi. === L'ultimo periodo === L'ultimo romanzo, ''Il salmone del dubbio'', è rimasto incompiuto ed è stato pubblicato postumo, insieme a una serie di saggi e articoli (alcuni inediti in precedenza) da lui scritti. Avrebbe dovuto essere il sesto episodio della ''Guida'' e costituirne il nuovo finale, oppure il terzo episodio di ''Dirk Gently'' o ancora qualcosa di completamente diverso, almeno secondo le sue stesse parole. Morì a 49 anni a Santa Barbara, dove viveva con la moglie e la figlia, a seguito di un attacco cardiaco, dopo un allenamento in una palestra privata a Montecito, l'11 maggio 2001. Aveva inconsapevolmente subìto un graduale restringimento delle arterie coronarie, che lo portò a una fatale aritmia cardiaca. Adams era stato incaricato di consegnare il discorso di commiato al Mudd College il 13 maggio. Il suo funerale si tenne il 16 maggio a Santa Barbara. I suoi resti sono stati successivamente cremati e le ceneri poste nell'Highgate Cemetery a nord di Londra, nel giugno 2002. Al momento della morte, stava lavorando sulla sceneggiatura per la versione cinematografica di uno dei suoi romanzi. Nella sua carriera i suoi libri vendettero 15 milioni di copie nel Regno Unito, Stati Uniti e Australia. Il 25 maggio 2001, due settimane dopo la morte di Adams, i suoi fan organizzarono un tributo, denominato ''Towel Day'', che da allora è stato osservato ogni anno. Nel 2005 è stata pubblicata la biografia ufficiale dello scrittore, curata da Nick Webb e intitolata ''Wish You Were Here''. === ''Guida galattica per autostoppisti'' === Douglas Adams nel 2000 Nel 1977 iniziò a preparare, scrivere e produrre, insieme al produttore radiofonico Simon Brett la ''Guida galattica per gli autostoppisti'' (''The Hitch-Hiker's Guide to the Galaxy''), una serie radiofonica a puntate trasmessa dal marzo 1978 in Gran Bretagna dalla BBC, che riscosse un incredibile successo e inaugurò il filone della fantascienza umoristica. Le puntate della serie radiofonica furono successivamente rielaborate sotto forma di romanzi; dopo il successo del primo volume, in un primo tempo Adams decise di impostarne altri due, per poi passare (sotto pressione del pubblico e degli editori) a un progetto di cinque volumi, che l'autore definì ''una trilogia in cinque parti''. Dal 1980 Adams cercò di trasformare in film il suo primo romanzo; fece numerosi viaggi a Los Angeles lavorando con molti studi hollywoodiani e potenziali produttori. L'anno successivo la serie radiofonica divenne la base per una mini serie TV in sei puntate per la BBC. Quando morì nel 2001 in California, stava provando a far partire il progetto con la Disney, che aveva comprato i diritti del romanzo nel 1998. La sceneggiatura finale ebbe una riscrittura postuma da parte di Kirkpatrick e il risultato fu il film tratto dalla ''Guida'' che uscì nel 2005. ==== Edizioni italiane ==== * ''Guida galattica per gli autostoppisti'', Milano, Urania N. 843, A. Mondadori, 1980 (''The Hitchhiker's Guide to the Galaxy'', 1979). * ''Ristorante al termine dell'Universo'', Milano, Urania N. 968, A. Mondadori, 1984 (''The Restaurant at the End of the Universe'', 1980). * ''La vita, l'universo e tutto quanto'', Milano, Urania N. 973, A. Mondadori, 1984 (''Life, the Universe and Everything'', 1982). * ''Addio, e grazie per tutto il pesce'', Milano, Urania N. 1028, A. Mondadori, 1986 (''So Long, and Thanks for All the Fish'', 1984). * ''Praticamente innocuo'', Milano, Urania N. 1209, A. Mondadori, 1993 (''Mostly Harmless'', 1992) che include: **''Sicuro, sicurissimo, perfettamente sicuro'' (''Young Zaphod Plays It Safe'', 1986) a partire dalla terza ristampa. * ''Guida galattica per autostoppisti- edizione illustrata'', nel 1994. * ''Guida galattica per gli autostoppisti. Il ciclo completo e un racconto inedito'', Milano, A. Mondadori, 2000. ==== Opere correlate ==== * ''Il salmone del dubbio'' (''The Salmon of Doubt'', 2002) * ''Niente panico: La guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams secondo Neil Gaiman'' (''Don't Panic: The Official Hitchhiker's Guide to the Galaxy Companion''), 1988) di Neil Gaiman * ''E un'altra cosa...'' (''And Another Thing...'', 2009) di Eoin Colfer ==== Adattamenti ==== * ''The Hitchhiker's Guide to the Future'', serie radiofonica del 2001, progetto finale per la BBC Radio 4 prima della sua morte. * ''Guida galattica per autostoppisti'' (''The Hitchhiker's Guide to the Galaxy''), film del 2005 diretto da Garth Jennings. === ''Dirk Gently'' === Illustrazione di Dirk Gently La seconda serie di romanzi scritta da Adams, che hanno come protagonista l'investigatore privato ''olistico'' Dirk Gently, fu scritta tra il primo viaggio in Madagascar con Mark Carwardine nel 1985, e la serie di viaggi che formarono le basi per la serie radiofonica ''L'ultima occasione''. Il primo romanzo, ''Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica'', fu pubblicato nel 1987, e l'anno dopo il successivo ''La lunga oscura pausa caffè dell'anima''. Il terzo romanzo fu pubblicato postumo nel 2002, e secondo le dichiarazioni dell'autore, avrebbe potuto essere alternativamente un nuovo romanzo della ''Guida galattica per gli autostoppisti'' o di ''Dirk Gently'', o di entrambi. ==== Edizioni italiane ==== * ''Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica'', Milano, Mondadori, 2012 (''Dirk Gently's Holistic Detective Agency'', 1987). * ''La lunga oscura pausa caffè dell'anima'', Milano, Mondadori, 2011 (''The Long Dark Tea-Time of the Soul'' 1988). * ''Il salmone del dubbio'', Milano, Mondadori, 2002 (''The Salmon of Doubt'' 2002). ==== Adattamenti televisivi ==== * ''Dirk Gently'' è una serie televisiva britannica trasmessa su BBC Four tra il 2010 e il 2012. * ''Dirk Gently - Agenzia di investigazione olistica'' è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 2016 da BBC America. === ''Doctor Who'' === Nel 1978 e 1979 Adams scrisse tre sceneggiature per gli episodi per la sedicesima e la diciassettesima stagione di ''Doctor Who'' in cui il ''Dottore'' era Tom Baker:''The Pirate Planet'', ''City of Death'' (scritto con David Fisher e Graham Williams) e ''Shada''. ''The Pirate Planet'' e ''City of Death'' furono realizzate, andando in onda nel 1978 e nel 1979 per otto episodi in tutto, mentre ''Shada'', che avrebbe dovuto costituire il finale della diciassettesima stagione, non fu mai finito per uno sciopero dei dipendenti della BBC, e non andò mai in onda. ==== Adattamenti ==== Alcuni elementi della sceneggiatura di ''Shada'' e ''City of Death'' furono riutilizzati da Adams nel romanzo ''Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica'', in particolare nel personaggio del professor Chronotis; ''Shada'' invece, fu trasformato in romanzo nel 2012 da Gareth Roberts. La Big Finish Productions nel 2003 riadattò ''Shada'' come audio drama, con Paul McGann che interpretava l'ottavo Dottore. Ne fu realizzata una versione accompagnata da animazioni in flash che fu pubblicata come webcast sul sito della BBC; l'anno successivo fu edito in due CD. Adams scrisse inoltre una potenziale sceneggiatura per un film, che si doveva chiamare ''Doctor Who and the Krikkitmen'', ma che in seguito divenne il suo romanzo ''La vita, l'universo e tutto quanto''. ==== Edizioni italiane ==== * ''Doctor Who. Shada'', Milano, Oscar Mondadori, 2013 (''Doctor Who - Shada'', 2012). * ''Doctor Who. La città della morte'', Milano, Oscar Mondadori, 2015 (''Doctor Who - City of Death,'' 2015). * ''Doctor Who. Il Pianeta Pirata'', Milano, Oscar Mondadori, 2017 (''Doctor Who - The Pirate Plane''t, 2017). === Altri scritti === * ''The Private Life of Genghis Khan'', nel 1975. * ''The Meaning of Liff'', nel 1983, con John Lloyd. * ''A Christmas Fairly Story'', nel 1986, con Terry Jones. * ''Supplement to The Meaning of Liff'', nel 1986, con John Lloyd e Stephen Fry. * ''The Utterly Utterly Merry Comic Relief Christmas Book'', nel 1986 con Peter Fincham. * ''The Deeper Meaning of Liff'', nel 1990, con John Lloyd. Douglas Adams ha contribuito a diverse sceneggiature televisive, collaborando con i Monty Python e con la serie ''Doctor Who''. Lo scrittore fu anche un importante autore radiofonico come dimostrano la nascita originale della sua serie più famosa e che il suo contributo alla radio inglese è ricordato nella ''Radio Academy's Hall of Fame''. Adams era un grande appassionato di tecnologia e in particolare di informatica, passione di cui parlava spesso nei suoi romanzi e nelle sue conferenze. Nel 1984 uscì il videogioco della serie ''Guida galattica per gli autostoppisti'' con Steve Meretzky e al 1985 risale la sceneggiatura radio originale, con Geoffrey Perkins. Nel 1996 ha scritto e diretto ''Starship Titanic'', un videogioco interattivo di avventura grafica disponibile per PC e Apple Macintosh nel 1998 da Simon & Schuster per Microsoft Windows. Convertito l'anno seguente per Mac OS, il gioco è stato nuovamente distribuito nel 2015 su GOG.com. Occupato dalla produzione del gioco, Adams chiese al suo amico Terry Jones di scriverne il romanzo nel 1997 dal nome ''Douglas Adams's Starship Titanic''. Nel 1999, inoltre, fondò la community online ''h2g2''. === Opere multimediali === * ''La trasmissione politica del partito'', co-sceneggiatura del 45º episodio della ''quarta stagione'' de ''Il circo volante dei Monty Python'' del 1974. * ''The Pirate Planet'', sceneggiatura per la sedicesima stagione di ''Doctor Who'' del 1978. * ''City of Death'', sceneggiatura per la diciassettesima stagione di ''Doctor Who'' del 1979. * ''Shada'', sceneggiatura per la diciassettesima stagione di ''Doctor Who'' del 1992. * ''Doctor Snuggles'', contributo per una serie TV per bambini, nel 1979. * ''Bureaucracy'', videogioco per computer, nel 1987. * ''Hyperland'' documentario TV, nel 1990. * ''Starship Titanic'', videogioco per computer, nel 1996. * ''The Internet: The Last Battleground of the 20th century'', serie radiofonica del 2000. Adams ricevette la sua prima chitarra per mancini nel 1964, dopo aver studiato pianoforte dal 1960, con lo stesso insegnante di Paul Wickens, il pianista che faceva parte della band di Paul McCartney; quando morì, Adams aveva una collezione di ventiquattro chitarre per mancini. Anche i Pink Floyd e i Procol Harum ebbero una notevole influenza sui suoi lavori; Adams infatti, era amico del chitarrista David Gilmour, e per il suo quarantaduesimo compleanno, fece una apparizione come ospite ad uno dei concerti finali dei Pink Floyd, tenutosi all'Earls Court di Londra la sera del 28 ottobre 1994, suonando la chitarra in ''Brain Damage'' ed ''Eclipse''. Adams, inoltre, diede il titolo definitivo all'album dei Pink Floyd ''The Division Bell'', traendo le parole dal testo del brano ''High Hopes'' contenuto nel disco. Adams è stato un amico anche di Gary Brooker, cantante, pianista e compositore dei Procol Harum; Brooker veniva invitato alle feste che Adams teneva a casa sua, e in una di queste occasioni eseguì la versione completa di ''A Whiter Shade of Pale'', che fu eseguita anche alla commemorazione di Adams. All'inizio degli anni novanta iniziò ad appassionarsi di biologia (in particolare di biologia evolutiva e zoologia), facendo numerosi viaggi che gli ispirarono in seguito la redazione del libro reportage ''L'ultima occasione'' (''Last Chance to See'', 1990), che considerava il libro più importante che avesse scritto in tutta la sua carriera. Iniziò inoltre un lungo rapporto di amicizia e di forte stima reciproca con il biologo evoluzionista Richard Dawkins, che scrisse un commiato postumo per ''Il salmone del dubbio''. "Adams dichiarò di provare "un profondo senso di meraviglia" davanti alla complessità del mondo biologico, e che se fosse potuto tornare indietro avrebbe scelto di dedicarsi alle scienze naturali. Douglas Adams riteneva che il modello concettuale della biologia evoluzionistica dimostrasse chiaramente, l'insussistenza e la non-necessità dell'ipotesi dell'esistenza di un Dio; si dichiarava quindi "ateo radicale". === ''L'ultima occasione'' (''Last chance to see'') === Fu il lavoro più sorprendente di Adams, scritto nel 1990 in collaborazione con Mark Carwardine. Un diario di viaggio in cui sono elencate una grande varietà di specie in via d'estinzione. Il progetto originale nacque come una serie radiofonica per la BBC; l'umorismo caratterizzante delle sue opere, qui lascia spazio ad un tono più pacato di tristezza. L'ultimo capitolo del libro ''Sifting Through the Embers'', in particolare, è un racconto allegorico su cui l'ignoranza dell'uomo continua a giocare con la devastazione che avviene ogni giorno sulla Terra. I semi piantati nella sua precedente opera ''Doctor Snuggles'', raggiungono qui la loro massima crescita. Più che essere di informazione o ironico, il libro è una chiamata ad ogni lettore, per incitarlo il più possibile a fare la sua parte, e a cercare di migliorare le cose; è un avviso da parte di "qualcuno" che ha visto delle devastazioni difficili da immaginare. ==== Edizioni italiane ==== * ''L'ultima occasione'', Milano, Geo S.r.l., 1991 (''Last Chance to See...'', 1990).
Scarto quadratico medio
Una serie di dati con una media di 50 e uno scarto quadratico medio di 20. Lo '''scarto quadratico medio''' è un indice di dispersione statistico, vale a dire una stima della variabilità di una popolazione di dati o di una variabile casuale. È uno dei modi per esprimere la dispersione dei dati intorno ad un indice di posizione, quale può essere, ad esempio, la media aritmetica o una sua stima. Ha pertanto la stessa unità di misura dei valori osservati . In statistica la precisione si può esprimere come lo scarto quadratico medio. Il termine "''standard deviation''" è stato introdotto in statistica da Pearson nel 1894 assieme alla lettera greca che lo rappresenta. Il termine italiano "deviazione standard" ne è la traduzione più utilizzata nel linguaggio comune; il termine dell'Ente Nazionale Italiano di Unificazione è tuttavia "scarto tipo", definito come la radice quadrata positiva della varianza per lo meno fin dal 1984. Se non indicato diversamente, lo scarto quadratico medio è la radice quadrata della varianza, la quale viene coerentemente rappresentata con il quadrato di sigma: .
In statistica lo scarto quadratico medio di un carattere rilevato su una popolazione di unità statistiche si definisce esplicitamente come: : dove è la media aritmetica di . Formalmente lo scarto quadratico medio di una variabile può essere calcolata a partire dalla funzione generatrice dei momenti, in particolare è la radice quadrata della differenza tra il momento secondo ed il momento primo elevato al quadrato. A partire dallo scarto quadratico medio si definisce anche il coefficiente di variazione o la ''deviazione standard relativa'' come il rapporto tra lo scarto tipo e il valore assoluto della media aritmetica della variabile in esame semprechè quella media sia non nulla: : Questo indice relativo (che viene spesso espresso in termini percentuali) consente di effettuare confronti tra dispersioni di dati di tipo diverso, indipendentemente dalle loro quantità assolute. === Deviazione standard corretta === Nell'ambito della statistica inferenziale (dove è noto solo un campione della popolazione), soprattutto nell'ambito della teoria della stima, a volte si rimpiazza il denominatore con ottenendo: : Sostanzialmente, poiché non è nota la media dell'intera popolazione, ma solo una sua stima (la media del campione), bisogna utilizzare per ottenere uno stimatore corretto della varianza incognita di sull'intera popolazione a partire dai dati del campione. La sua radice quadrata diviene lo scarto quadratico medio "corretto". Questa correzione al denominatore fa sì che la nuova definizione sia un po' più grande della precedente, correggendo così la tendenza della precedente a sottostimare le incertezze soprattutto nel caso in cui si lavori con pochi dati ( piccolo). Osserviamo il caso limite di , cioè quando si ha un campione di un solo elemento: la prima definizione dà il risultato , che ovviamente non è molto ragionevole nell'ambito della statistica inferenziale, mentre quella "corretta" dà un risultato non definito del tipo , rispecchiando così la totale ignoranza inerente all'incertezza su una singola misura. In questo senso, si dice che la statistica non dice nulla sul singolo caso. Osserviamo che la differenza tra le due definizioni per campioni molto estesi è spesso numericamente insignificante. === Semplificando la formula === Il calcolo può essere semplificato come segue: : cioè, applicando il tutto alla formula originale: : Sia una variabile aleatoria, lo scarto quadratico medio è definito come la radice quadrata della varianza di : Formalmente lo scarto quadratico medio di una variabile aleatoria può essere calcolato a partire dalla funzione generatrice dei momenti, in particolare è la radice quadrata della differenza tra il momento secondo ed il momento primo elevato al quadrato, cioè : dove è il valore atteso di . In ambito finanziario, lo scarto quadratico medio viene usato per indicare la variabilità di un'attività finanziaria e dei suoi payoff (rendimenti). Esso fornisce quindi, implicitamente, una misura della volatilità dell'attività, quindi del suo rischio. In fisica, è un ottimo indice dell'errore casuale della misurazione di una grandezza fisica. In ambito sportivo è utilizzato per valutare la prestazione di un giocatore di bowling in riferimento ad un certo numero di partite. Il valore trovato non incide sul punteggio ma sintetizza le capacità e i miglioramenti del giocatore. In ingegneria, è uno dei parametri da considerare per valutare la capacità di un processo produttivo. Nelle applicazioni informatiche, è a volte conveniente utilizzare la formula : che consente, con sole tre variabili , di calcolare lo scarto quadratico medio, oltre che la media, di un flusso di numeri di lunghezza senza dover ricorrere ad una memorizzazione degli stessi.
Diritto
'''Diritto''', nel lessico giuridico, è l'insieme delle norme giuridiche presenti in un ordinamento giuridico e/o delle norme giuridiche che regolano una determinata disciplina, ma anche un sinonimo di potere o facoltà. Per estensione indica anche la scienza che studia le norme giuridiche e le fonti giuridiche; altri significati ancora possono derivare da fraseologie di dettaglio. Iustitia ) è una personificazione simbolica del potere coercitivo di un tribunale: una spada che rappresenta l'autorità statale, una bilancia che rappresenta uno standard oggettivo e una benda che indica che la giustizia dovrebbe essere imparziale
=== Il giusnaturalismo === Cicerone, san Tommaso, Grozio e Radbruch. Una delle concezioni più antiche è la cosiddetta ''teoria del diritto naturale'', o giusnaturalismo, corrente filosofica condivisa da molti pensatori, fra cui Cicerone nel De legibus, Ulpiano, Agostino d'Ippona, Tommaso d'Aquino e Ugo Grozio, padre del giusnaturalismo moderno, che fonda il diritto naturale sul carattere razionale dell'uomo. Tale teoria postula l'esistenza di una serie di princìpi eterni e immutabili, inscritti nella natura umana, cui si dà il nome di diritto naturale. Il diritto positivo (cioè il diritto effettivamente vigente) non sarebbe altro che la traduzione in norme di quei princìpi. Il metodo adottato dal legislatore è dunque un metodo deduttivo: da princìpi universali si ricavano (per deduzione) le norme particolari. Il problema è che non sempre vi è pieno accordo su quali siano i princìpi universali ispiratori delle norme giuridiche. Nel medioevo le Chiese, principali assertrici del diritto naturale, tendono a identificarlo con i princìpi dettati dai loro testi sacri (la Bibbia, il Corano, ecc.); gli studiosi laici con princìpi diversi (di giustizia, equità, il popolo, lo stato etc.). Non essendoci accordo sui princìpi-base (a meno che essi non siano imposti da un potere autoritario), viene a cadere il fondamento stesso della teoria del diritto naturale. Nell'età moderna l'origine del diritto è stata individuata in aspetti diversi della natura umana, fra cui la morale (Leibniz, Thomasius, Kant) e la forza (Hegel, Savigny). === Il XIX secolo ed il positivismo === Verso la fine dell'XIX secolo, sull'onda delle teorie filosofiche positiviste, si afferma (e rimane a lungo predominante) il cosiddetto positivismo giuridico o giuspositivismo che, contrapponendosi al giusnaturalismo, asserisce tutto al contrario che il diritto è solo ed esclusivamente diritto positivo, cioè diritto effettivamente posto, e non c'è alcuno spazio per alcun diritto naturale trascendente il diritto positivo. Secondo la gran parte degli studiosi giuspositivisti (specie in Italia) il diritto si identifica con la norma giuridica (giuspositivismo normativistico). Il diritto dunque non sarebbe altro che una serie di norme che regolano la vita dei membri di una società, allo scopo di assicurarne la pacifica convivenza. Il diritto (e i princìpi che ne stanno alla base) si sposta così dal campo del trascendente a quello dell'immanente, dal dominio della natura a quello della cultura. Il metodo adottato dai giuspositivisti è, al contrario di quello dei giusnaturalisti, un metodo induttivo: non esistendo princìpi universali ed eterni, i princìpi su cui si basa il diritto vengono ricavati per induzione (cioè per astrazione) dalle norme giuridiche particolari e contingenti. I fautori del giuspositivismo hanno però qualcosa in comune con quelli del giusnaturalismo: essi rientrano tutti nella categoria filosofica dei "realisti", ossia di coloro che pensano alla realtà come a un "dato" oggettivo, esterno, e come tale indipendente dall'osservatore. Anche il diritto sarebbe, come tutta la realtà, un dato oggettivo, che lo studioso si limita a indagare e il giudice ad applicare, senza modificarlo in alcun modo. Una concezione statica del diritto, insomma. Le tesi "realiste" sono contestate dai teorici che possono ascriversi alla corrente filosofica del relativismo o scetticismo. Al contrario dei "realisti", gli "scettici" pensano (sulla scia delle moderne teorie scientifiche e filosofiche del Novecento) che un'osservazione "oggettiva" e "distaccata" della realtà non sia possibile, e che l'osservatore, interpretando la realtà, la influenzi necessariamente. Ogni analisi dovrà per forza essere "soggettiva", poiché ineliminabile è la componente del soggetto nell'analisi della realtà. Il soggetto non si limita a "osservare", bensì "(ri)crea" la realtà. Per chi abbraccia le tesi scettiche, il diritto non può dunque essere un mero "dato", un insieme fisso e immutabile di norme (giuspositivismo) o di princìpi eterni (giusnaturalismo). I teorici che studiano il diritto (i giuristi, il cui insieme di scritti costituisce la cosiddetta "dottrina") e i pratici che lo applicano (i giudici, il cui insieme di sentenze costituisce la cosiddetta giurisprudenza) non sono "indagatori" o "applicatori" di una realtà già data ma, nello stesso momento in cui la interpretano, ne diventano veri e propri "creatori". Il teorico, disquisendo sul diritto, "crea" diritto; il giudice, emanando una sentenza, "crea" diritto. La concezione del diritto propria dello scetticismo è dunque ''dinamica'', e non statica. === Il XX secolo e l'interpretazione marxista ed il ''costruttivismo'' === Un'altra interpretazione, sostenuta da Kelsen, vedeva il diritto come una mera tecnica sociale, valutandone solo l'efficienza e separandolo dalla natura umana; questo è il modo principale con cui si studia e si cerca di capire il diritto. Secondo la formulazione data dai giuristi sovietici al loro I congresso del 1938, l'interpretazione marxista del fenomeno giuridico si compendia invece nella definizione seguente: "Il diritto è l'insieme delle regole di condotta esprimenti la volontà della classe dominante, legislativamente stabilite, nonché delle sue consuetudini e delle regole di convivenza sanzionate dal potere statuale, la cui applicazione è garantita dalla forza coercitiva dello Stato al fine di tutelare, sanzionare e sviluppare i rapporti sociali e gli ordinamenti vantaggiosi e convenienti alla classe dominante". Una concezione teorica più moderna - che emerse verso la fine del secolo - fu il costruttivismo giuridico, soprattutto grazie ai teorici anglosassoni e secondo tale teoria l'essere umano osserva, modifica, influenza, interpreta e crea simultaneamente; la realtà è allo stesso tempo scoperta e inventata, osservata e costruita; noi non siamo completamente liberi, ma non siamo neanche completamente vincolati; subiamo pesanti interferenze dalla realtà, ma interveniamo pesantemente a modificarla. Per il costruttivismo, dunque, da una parte l'interprete (giurista o giudice) è ancorato alle norme esistenti, in quanto non può prescindere da esse: egli non può essere interamente creativo, come pretenderebbero gli scettici. D'altra parte è anche vero che egli, interpretando le norme giuridiche a scopo teorico ovvero per applicarle al caso concreto, vi immette sempre qualcosa di suo: influisce su di esse in quanto influisce sulla loro futura interpretazione e applicazione. Il ruolo dell'interprete non è pertanto interamente notarile e passivo, come pretenderebbero i realisti. Il giurista (o il giudice) non si limita solo a interpretare, né solo a creare. Egli interpreta e crea: crea mentre interpreta. E fa entrambe le cose non in maniera arbitraria, ma sempre fortemente vincolato dall'ambiente storico, culturale e giuridico in cui si pone. Il diritto, secondo il costruttivismo, è in conclusione un fatto dinamico, un processo (Roberto Zaccaria), una pratica sociale di carattere interpretativo (Ronald Dworkin), in cui norma giuridica e sua interpretazione interagiscono costantemente a favore dei cittadini. Il termine diritto è usato con accezioni differenti: * l'insieme e il complesso delle norme giuridiche che regolano la vita dei membri della comunità di riferimento, detta anche dottrina sotto forma di ordinamento giuridico; * la giurisprudenza, intesa come la scienza giuridica, che studia le norme e l'interpretazione giuridica delle medesime; * una facoltà garantita dall'ordinamento a ciascun soggetto di diritto; * il giudizio sulla legalità e legittimità delle azioni proprie dello Stato e delle personalità fisiche e giuridiche con cui ci si rapporta; * un contributo economico legato a un tipo di tributo, o prestazione dovuto ad una parte. Qualora si riferisca all'insieme di regole che sono in vigore in uno Stato in un determinato momento e che rispondono al bisogno dei cittadini di vivere in una società il più possibile ordinata e tranquilla; in questo caso si parla di diritto oggettivo. A volte, invece, il termine diritto assume un significato diverso, in quanto corrisponde al concetto di "potere, facoltà"; in questo caso si parla di diritto soggettivo. Il problema di una definizione concreta e specifica ha però impegnato gli studiosi di tutte le epoche, e costituisce ancora un problema aperto, la cui soluzione dipende in gran parte dal quadro filosofico cui ogni studioso fa riferimento e attraverso il quale affronta la questione. Per esempio Stefano Rodotà, politico, giurista e accademico italiano, si è accinto a dare un propria definizione del termine diritto, definendolo come “apparato simbolico che struttura un’organizzazione sociale anche quando si sa che alcune sue norme sono destinate a rimanere inapplicate”. Quando si parla di diritto come scienza il termine assume una connotazione tale da indicare lo studio della legge; Per diritto qui si intende in generale la giurisprudenza, lo studio delle norme. Una risposta che possa definirsi esatta in assoluto non esiste anche perché il diritto ha differenti manifestazioni a seconda del modello preso in esame (ad esempio basti pensare alla distinzione tra il ''civil law'' degli Stati dell'Europa continentale e quelli a essi legati e il ''common law'' dei paesi anglosassoni. Con una definizione più complessa si può definire il diritto come il regolamento dei rapporti tra gli individui che fanno parte di una collettività statale, assistito dalla garanzia della sua osservanza dal potere dell'autorità dello Stato, che sanziona le violazioni delle regole stabilite e "codificate" (diritto penale) dallo Stato tramite il processo penale (diritto processuale penale), fissa le regole che i privati devono osservare nei rapporti tra loro (diritto civile), decide con imparzialità sulle controversie tra privati tramite il processo civile (diritto processuale civile), organizza i servizi pubblici e la Pubblica amministrazione (diritto amministrativo) con facoltà dei cittadini di far rispettare le regole fissate per l'attività della Pubblica amministrazione e dei servizi pubblici tramite il processo amministrativo e con l'obbligo dei cittadini di contribuire secondo regole certe (diritto tributario) alle risorse necessarie al funzionamento dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione, con facoltà per i cittadini di far verificare da un giudice la correttezza anche del contributo loro richiesto (processo tributario). Il diritto internazionale regola i rapporti tra stati, cittadini di stati diversi (diritto internazionale privato) e le organizzazioni internazionali (diritto delle organizzazioni internazionali). La tradizione germanica presenta la peculiarità di aver sviluppata una scienza giuridica unitaria del diritto pubblico, chiamata ''Staatsrecht'' (diritto dello Stato), che disciplina in modo unitario, coerente e strutturato il diritto costituzionale, il diritto amministrativo e il diritto internazionale. Questa sistematizzazione organica manca nella tradizione italiana del diritto pubblici nel quale sono più diffusamente trattati gli aspetti di diritto amministrativo e di diritto costituzionale. La dottrina giuridica italiana e poi anche il diritto amministrativo italiano hanno elaborato anche il concetto di interesse legittimo, concetto che non è condiviso in tutte le legislazioni. Interesse legittimo è l'interesse di un singolo (persona fisica o persona giuridica) a che l'operatività dello stato e delle altre amministrazioni pubbliche avvenga nel rispetto della legge e dei regolamenti posti per il loro funzionamento. L'interesse legittimo ha una forza superiore a quella del diritto oggettivo e viene ovviamente eccepito quando l'attività dell'ente pubblico venga a ledere l'interesse del singolo non applicando correttamente le norme che disciplinano il procedimento amministrativo, cioè le norme che regolano l'attività della pubblica amministrazione. Questo vuol dire che per la violazione delle norme procedimentali imposte all'agire della pubblica amministrazione il privato, che abbia un interesse (definito appunto legittimo) all'osservanza puntuale di queste norme, può impugnare l'atto della pubblica amministrazione, che ritenga non assunto con il rispetto di tutte le norme, avanti gli organi di giustizia amministrativa per ottenere l'annullamento totale o parziale dell'atto amministrativo che risultasse illegittimamente assunto. Come per le altre scienze sociali, si suole ripartire il diritto in una serie di discipline differenti, sebbene tale partizione non sia da intendersi in senso assoluto, ma sia semplicemente operata a scopo didattico o pratico. Il confine tra diritto privato e diritto pubblico era già presente, anche se in forma embrionale, all'epoca dei primi giuristi romani. Diventa poi una distinzione teorica solo a partire dal XIX secolo come sistema di divisione tra parte civile e parte politica della società. Il primo sistema ovvero quello privatistico si occupava del civile mentre il pubblicistico del politico. All'inizio perciò erano concepiti come sistemi staccati e a sé stanti anche se solo mettendoli in confronto si potevano capire le differenze. Una delle principali distinzioni del diritto è tra: * il diritto pubblico, che si occupa dei rapporti tra Stato o altri enti pubblici e soggetti, privati o pubblici, quando lo Stato o gli altri enti pubblici agiscono "''''ius iuris''''" e dunque utilizzando un potere o pubbliche potestà per la tutela di un interesse pubblico e seguendo un procedimento stabilito per legge o per regolamento. Lo Stato (e talvolta gli altri enti pubblici) possono però agire anche "''''iure imperii'''", cioè utilizzando la forza pubblica per far sì che un principio giuridico, un provvedimento o un ordine sia concretamente rispettato dai privati; * il diritto penale, è quella parte del diritto pubblico che prevede l'erogazione di sanzioni penali a chiunque commetta delle azioni che l'ordinamento giuridico riconosca come reato; * il diritto privato, che è la parte del diritto che regola i rapporti tra soggetti privati, o tra soggetti privati e soggetti pubblici quando questi ultimi agiscono "''''iure privatorum''''", cioè come se fossero soggetti privati, non facendo ricorso ai loro poteri pubblici per la tutela di un pubblico interesse; *il diritto d'autore, è quella parte del diritto privato che che ha lo scopo di tutelare l'atto creativo, l'investimento in esso e la diffusione di arte e scienze attraverso il riconoscimento all'autore originario dell'opera di una serie di '''diritti''' di carattere sia morale, sia patrimoniale. * il diritto civile, branca del diritto privato, che disciplina l'insieme di norme giuridiche che regolano i rapporti tra privati in determinate materie; * il diritto bellico, che identifica l'insieme delle norme giuridiche – sia a livello nazionale sia internazionale –che disciplinano la condotta delle parti in una guerra. * il diritto internazionale, la branca del diritto che regola fenomeni giuridici relativi a soggetti di ordinamenti diversi, ciascuno dei quali dotato di sovranità, che agiscono come soggetti propri sulla base dei trattati internazionali che ne regolano l'esistenza, le competenze e le modalità di intervento (ovviamente i trattati internazionali vincolano solo gli stati che li hanno sottoscritti, ma le organizzazioni internazionali tentano di imporre a tutti gli stati la loro autorità anche grazie all'appoggio degli stati più potenti e influenti). Esso viene a sua volta suddiviso in varie discipline specifiche. Per fonti del diritto intendiamo l'insieme di atti e fatti idonei a produrre diritto. Nello specifico, per > si intendono quelle fonti che sono frutto dell'attività di un organo o autorità aventi il potere di produrre norme (si pensi ad un decreto o ad una legge parlamentare); si parla invece di > quando una norma nasce, ad esempio, da un'usanza o un comportamento che nel corso del tempo si afferma come regola giuridica all'interno di una comunità. Di ciascuna fonte derivante da un atto possiamo individuare: l'organo che ha il potere di emetterlo (Parlamento o Governo), lo sviluppo dell'atto stesso, il documento normativo e i principi deducibili dall'interpretazione del testo. Ogni ordinamento stabilisce a quale autorità dev'essere affidata la produzione di una determinata norma giuridica e con quali valori gerarchici, creando così una > delle fonti. Stando alla teoria delle fonti del diritto, in Italia le norme giuridiche sono originate dalle seguenti fonti. * Fonti interne: *#Costituzione che regola la formazione delle leggi e determina la disciplina degli atti normativi; *# legge statale o regionale, nonché decreti legge (atti del Governo emanati quando c'è una questione urgente che richiede un intervento tempestivo) e decreti legislativi (atti emanati dal governo su delega del Parlamento che fissa dei principi e delle indicazioni di base che il governo deve seguire per proporre la legge); *# regolamento, anche detto >, emanato dal Governo, ministri e altre autorità amministrative; *#consuetudine, fonte subordinata alla Legge e che può operare solo nei limiti consentiti dalla Legge stessa. L'elenco delle fonti interne è dettato dalle Preleggi, che sono antecedenti all'entrata in vigore della Costituzione. Stando alla ''ratio'' delle Preleggi, l'elenco dovrebbe essere inteso come tassativo, ma quest'obiettivo è stato eroso a partire già dalla stessa Costituzione. Hanno rilievo costituzionale o, comunque, lo stesso rango delle leggi le seguenti fonti esterne, le quali concorrono a erodere la portata dell'elenco tipizzato dalle Preleggi. * Fonti internazionali: norme adottate da un insieme di Stati in base ad uno o più accordi internazionali, uniti in un'organizzazione sovrannazionale, che stanno al di sopra delle singole leggi di ogni Stato membro ma che non hanno effetto diretto sui cittadini. Vengono chiamati trattati o accordi. Oltre alle convenzioni scritte, tra le fonti internazionali vanno annoverate le consuetudini internazionali, le quali traggono la propria forza sulla base dei comportamenti che gli Stati in generale (o, almeno, tutti gli Stati di un'area geografica) osservano costantemente, convinti della relativa doverosità. *Atti dell'Unione europea: *# regolamento dell'Unione europea; *#direttiva dell'Unione europea. A proposito delle fonti esterne, rileva l'art. 117, co. 1 della Costituzione italiana: «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali».
Diritto del lavoro
Due ragazze che indossano banner in yiddish e inglese con lo slogan "abolire il bambino schiavitù " Il '''diritto del lavoro''' è quel ramo del diritto privato che studia la disciplina degli aspetti ed i problemi attinenti alla disciplina del lavoro, del rapporto di lavoro, e tutte le tematiche ad esso collegate. Si tratta di una disciplina che è nata e si è sviluppata per regolare e attenuare le problematiche sociali sorte con la prima rivoluzione industriale.
Esso riguarda la regolamentazione delle relazioni tra datore di lavoro e lavoratore, quella delle relazioni sindacali (oggetto propriamente del diritto sindacale) e quella attinente alle assicurazioni sociali e previdenziali (di cui si occupa il diritto della previdenza e della sicurezza sociale). È uno di quei rami del diritto che più direttamente risente dell'influenza della situazione economica generale, occorrendo tradurre in norme, tutele e concetti legislativi le concezioni ideologiche o statalistiche del sistema di riferimento. L'organizzazione internazionale di più antica data che opera nel campo del lavoro a livello mondiale è l'Organizzazione Internazionale del Lavoro della quale fanno parte attualmente 178 tra i 191 Stati membri delle Nazioni Unite. Essa svolge un'attività normativa composta da raccomandazioni in materia di lavoro indirizzate agli Stati; raccomandazioni però che gli stessi devono recepire e ratificare in progetti di convenzioni all'interno del proprio ordinamento. A livello europeo, importanti sono le disposizioni dell'Unione europea, come nel caso dei regolamenti, direttamente applicabili dopo la loro emanazione, ci si trova di fronte ad una uniformazione fra gli Stati membri dell'Unione di molte materie concernenti il diritto del lavoro. === Australia === Il 10 ottobre 2005, il governo di John Howard annunciò un progetto di legge, che il 2 novembre venne presentato dal Ministro Kevin Andrews alla Camera dei Rappresentanti e al Senato. tali organi approvarono il ''Workplace Relations Amendment Act'' rispettivamente il 10 novembre e il 2 dicembre (35 voti a favore contro 33 contrari) conssenso finale della Corona britannica il 14 dicembre. L'opposizione di centro-sinistra criticò il provvedimento e i tempi di approvazione troppo rapidi, in particolare per una riforma così radicale del diritto del lavoro. Il centro-sinistra sostiene di avere ricevuto un numero insufficiente di copie per esaminare la legge, in via di approvazione. la nuova norma del 2005 - che ha sostituito molti aspetti del precedente ''Conciliation and Arbitration Act'' del 1904 in vigore fino al 2006 - introduce la libertà di licenziamento per le imprese che impieghi meno di 100 lavoratori dipendenti, dando meno vincoli a contratti privati fra datori e dipendenti, forti limitazioni al diritto di sciopero: la possibilità di citare in giudizio i sindacati per danni, e la facoltà per il governo di interrompere uno sciopero in svariati settori (automobilistico, trasporti, settore aereo, minerario, portuale e delle costruzioni); vincoli alla libertà di associazione sindacale, con il divieto di costituire sindacati nelle imprese dove non siano presenti contratti di lavoro siglati attraverso un accordo sindacale. Secondo diversi osservatori, l'approvazione di questa legge è stato uno dei principali fattori della sconfitta elettorale del centro-destra nelle elezioni parlamentari in Australia del 2007. === Francia === La fonte principale è costituita dal codice del lavoro francese emanato nel 1910 e più volte modificato nel corso del tempo. Il diritto al lavoro fa parte della dignità dell'essere umano secondo la Costituzione della Seconda Repubblica, che ha creato, in questa prospettiva, laboratori nazionali per dare lavoro ai disoccupati. Questo diritto al lavoro è stato poi inserito nel preambolo della Costituzione del 1946, che recita: "Ogni persona ha il dovere di lavorare e il diritto di ottenere un impiego", e nella Costituzione del 1958, che è ancora in vigore in Francia. Il diritto del lavoro in Francia si basa sui diritti costituzionali, compresa la contrattazione collettiva. Il legislatore e le parti sociali sono chiamati, nei loro rispettivi ruoli, a regolare i rapporti di lavoro ; Il legame di subordinazione è al centro del rapporto di lavoro individuale. Dal 2000, i dipendenti sono soggetti a una settimana lavorativa legale di 35 ore. === Germania === In Germania non vi è una legge unica ed organica che regola a che disciplina gli aspetti individuali e collettivi del lavoro; i rapporti di lavoro sono il risultato di contrattazioni collettive tra sindacati e datori di lavoro. L'articolo 9 della costituzione della Germania garantisce la libertà di lavoro e di gestione nella conclusione di contratti collettivi nazionali di lavoro (''Tarifverträge''). Il codice federale civile tedesco (''Bürgerliches Gesetzbuch'') regola i contratti di lavoro, mentre il codice del commercio tedesco (Handelsgesetzbuch) copre in parte i rapporti di lavoro e contiene le norme sugli agenti commerciali. === Italia === Il nucleo centrale del diritto del lavoro in Italia è costituito dal complesso di norme che regolano il rapporto di lavoro ed intorno ad esso ruota l’ulteriore complesso di norme attinenti ai concetti generici di legislazione e sicurezza sociale. Quale specifico campo di applicazione del diritto di lavoro si è guardato nel tempo alla distinzione tra “risultato e attività” (ovvero ''"locatio operis"'' e ''"locatio operarum"''. Nel primo caso il lavoratore promette un risultato da conseguirsi con la propria opera e, nel secondo, il lavoratore mette a disposizione del datore di lavoro solo la propria attività fisica ed intellettuale). Successivamente, in sostituzione dell’alternativa risultato-attività, la distinzione è stata posta tra “autonomia” e “subordinazione” laddove, nel primo caso, la gestione del lavoro ed il rischio conseguente all’attività lavorativa fanno capo al datore di lavoro, mentre nel secondo caso il lavoratore svolge la sua attività lavorativa ed il conseguimento del risultato viene raggiunto con gestione e rischio a carico del lavoratore stesso. === Stati Uniti d'America === Negli USA non vi è nessuna legge federale organica e ogni Stato federato degli Stati Uniti ha la propria normativa; è tuttavia prassi comune che i dipendenti abbiamo a disposizione 12 giorni di ferie all'anno ai quali si aggiungono 8 giorni festivi.
Diritto d'autore italiano
Il '''diritto d'autore italiano''' è la branca dell'ordinamento giuridico italiano che disciplina il diritto d'autore, cioè l'attribuzione di un insieme di facoltà a colui che realizza un'opera dell'ingegno di carattere creativo, con l'effetto di riservargli diritti morali ed economici. È disciplinato prevalentemente dalla legge 22 aprile 1941, n. 633 nonché Titolo IX del Libro Quinto del codice civile italiano.
Durante il ventennio fascista erano in vigore disposizioni quali la legge 18 marzo 1926, n. 562 che converte in legge il regio decreto legge n. 1950 del 7 novembre 1925 "Disposizioni sul diritto d'autore", la legge 17 giugno 1937-XV, n. 1251 e la legge 2 giugno 1939-XVII, n. 739, successivamente la materia venne ad essere regolata in modo organico dalla legge 22 aprile 1941, n. 633. Al momento della sua emanazione, la norma era sostanzialmente conforme alla tutela minima prevista dalla convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche del 1886; tuttavia nel corso del tempo le sue disposizioni sono state modificate in più occasioni, in recepimento anche di diverse direttive dell'Unione europea, oltre che in adeguamento al dettato successivamente alla nascita della Repubblica Italiana: ad esempio per quanto riguarda la tutela giuridica del software venne data dall'emanazione del decreto legislativo 518 del 29 dicembre 1992, modificato poi dal decreto legislativo 15 marzo 1996, n. 205 emanati in attuazione della direttiva dell'Unione Europea 91/250/CEE del 14 maggio 1991; successivamente la legge 18 agosto 2000, n. 248 ha modificato la normativa sul diritto d'autore italiano ha introdotto ulteriori disposizioni al fine di contrastare la pirateria e la contraffazione via internet. Ad individuare le opere protette dal diritto d'autore sono gli artt. 1-5 della legge n. 633/1941, i quali fanno rientrare nella tutela tutte le opere dell'ingegno aventi carattere creativo, indipendentemente dal modo e dalla forma di espressione. Possono essere oggetto di diritti non solo i beni appartenenti alle res esistenti in natura, ma anche i beni immateriali, ovvero quei beni giuridici caratterizzati dall’incorporeità. In essi ricorrono due profili: * intellettualità: il bene materiale è una creazione di natura intellettuale; * riproducibilità: la creazione intellettuale deve essere idonea ad essere riprodotta in un numero indefinito di esemplari concreti. Sono individuabili due schemi attraverso i quali l’ordinamento procede all’individuazione e alla tutela dei beni immateriali: * lo schema del diritto d’autore: fa perno sulla paternità della creazione intellettuale e si articola in diritto morale e diritto patrimoniale; * lo schema della brevettazione: fa perno sull’idoneità della creazione ad essere sfruttata economicamente. Lo sviluppo tecnologico che ha caratterizzato la seconda metà del XX secolo ha progressivamente condotto all'individuazione di altri beni immateriali, come i software e le banche di dati. A questi ultimi è stata estesa la tutela e, in virtù della tassatività dell'elencazione dei generi contenuta nell'art. 1, la norma è stata aggiornata. L'art. 2 della legge fornisce un elenco (esemplificativo e non esaustivo) di opere protette, ovvero opere appartenenti: * alla letteratura: opere letterarie, drammatiche, scientifiche, didattiche e religiose, sia in forma scritta che orale; * alla musica: opere e composizioni musicali, con o senza parole, opere drammatico-musicali e variazioni musicali purché costituiscano un'opera originale in sé; * alle arti figurative: opere di scultura, pittura, disegni, incisioni o appartenenti ad arti figurative similari, compresa la scenografia; * all'architettura: disegni e opere dell'architettura, opere del disegno industriale che presentino carattere creativo e valore artistico; * al teatro: opere coreografiche e pantomimiche, la traccia delle quali sia fissata in qualche modo (per iscritto o altrimenti); * alla cinematografia: opere cinematografiche, mute o con sonoro; * alla fotografia: opere fotografiche o espresse con procedimento analogo a quello della fotografia; * ai software: programmi per elaboratore, in qualsiasi forma espressi, purché risultato di una creazione intellettuale originale dell'autore. Restano esclusi dalla tutela accordata dalla presente legge le idee e i principi che stanno alla base di qualsiasi elemento di un programma, compresi quelli alla base delle sue interfacce; vedi direttiva 91/250/CEE; * alle basi di dati: intese come raccolte di opere, dati o altri elementi indipendenti sistematicamente o metodicamente disposti ed individualmente accessibili mediante mezzi elettronici o in altro modo. La tutela delle banche di dati non si estende al loro contenuto; vedi direttiva 96/9/CE; * alle opere di disegno tecnico: opere di disegno industriale che presentino di per sé carattere creativo e valore artistico. L'art. 4 è così formulato: La traduzione, quale elaborazione di un'opera dell'ingegno, è oggetto di una tutela giuridica speciale ed autonoma, facendo sorgere diritti, in capo al traduttore, ''distinti'' da quelli che spettano all'autore dell'opera: si parla dunque di ''Diritto d'autore del traduttore''. La legge sul diritto d'autore, come indicato nell'art. 5, non si applica ai testi degli atti ufficiali dello Stato e delle amministrazioni pubbliche, sia italiane che straniere. === Registrazione dell'opera === Ad oggi non è necessario alcun tipo di registrazione dell'opera (o dell'autore) per godere della tutela del diritto d'autore (art. 106). Il diritto d'autore si costituisce attraverso l'atto creativo e la sua cessione non può essere subordinata all'espletamento di formalità legali, così come disposto dalla Convenzione di Berna. La pubblicità legale attuata attraverso le iscrizioni delle opere e le trascrizioni degli atti, che incidono sulla disponibilità dei diritti, offrono comunque, secondo quanto previsto dalla legge, vantaggi a fini di prova dell'appartenenza dei medesimi. Non è neppure più necessario indicare la C cerchiata (©),introdotta soprattutto per conformità agli Stati Uniti d'America, in quanto dal 1989 anche gli USA aderiscono alla CUB, rendendo inutile l'uso del sovracitato simbolo. Esiste comunque un registro presso il quale depositare, se si vuole, l'opera (artt. 103 e seg.). Questo registro pubblico generale è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, mentre la SIAE si occupa di tenere due specifici registri, uno dedicato alle opere cinematografiche, l'altro ai software. La registrazione fa fede fino a prova contraria dell'esistenza dell'opera e della sua pubblicazione. È possibile registrare programmi per elaboratore, ma è facoltativo e comporta degli oneri; mentre sono escluse dall'obbligo di registrazione le fotografie. La registrazione ad uno dei registri comporta una serie di benefici per gli autori, a fronte di un costo di registrazione e di partecipazione che varia in base al tipo di opera. La registrazione di un'opera cinematografica ai registri SIAE, per esempio, è utile al ricevimento di finanziamenti. Inoltre la registrazione di un software è un requisito necessario per l'iscrizione di una startup al registro delle aziende innovative, che comporta una serie di benefici economici e agevolazioni d'imposta. === Beni immateriali e diritti === I diritti sui beni immateriali sono soggetti ad una disciplina particolare, diversa da quella avente ad oggetto i diritti sui beni materiali. Tali diritti presentano una serie di caratteri comuni: * non hanno ad oggetto il bene materiale, bensì l’idea, ossia la creazione realizzata in quella forma. * sono assoluti: l’assolutezza, in particolare, si manifesta nel potere di rendere pubblica l’idea e di trarne un utile economico consentendo a terzi il godimento. * hanno una durata limitata nel tempo: data l’importanza dei beni sui quali sono costituiti, infatti, si ritiene opportuno che, dopo un certo periodo di sfruttamento da parte dell’autore, entrino nel patrimonio della collettività e, pertanto, possano essere sfruttati da tutti. * possono essere acquistati solo a titolo originario attraverso la creazione dell’opera. Questi diritti si rifanno comunque ai diritti d'autore e ai suoi diritti connessi, ai diritti del Codice della Proprietà Industriale e hai diritti sulla Privacy. Nel caso di opere create da più persone talvolta risulta difficile capire chi sia l’autore e come si regolino i rapporti tra i diversi coautori. Esistono diverse tipologie di opere derivanti da una collaborazione creative. * Opere creative semplici * Opere creative complesse === Opere creative semplici === Sono le opere create con il contributo indistinguibile e inscindibile di più persone, ovvero dove non è possibile distinguere il lavoro di ogni singolo autore (ad esempio un libro scritto a quattro mani). In mancanza di un accordo scritto, l'art 10 sancisce che il diritto d'autore spetta in parti uguali a tutti gli autori dell'opera. La pubblicazione, la modificazione, o una nuova utilizzazione devono essere decise da tutti gli autori e sono diritti esclusivi degli autori, ma in caso di ingiustificato rifiuto, possono essere autorizzate dall'autorità giudiziaria. === Opere creative complesse === Sono le opere che presentano un contributo creativo distinguibile e scindibile da parte dei diversi autori. Possiamo distinguere le opere complesse in: * Elaborazioni creative * Opere composte * Opere collettive * Casi particolari ==== Elaborazioni creative ==== Senza pregiudizio dei diritti esistenti sull'opera originaria, l'art 4 prevede che vengano protette anche le elaborazioni di carattere creativo dell’opera stessa, quali le traduzioni in altra lingua, le trasformazioni da una in altra forma letteraria od artistica, le modificazioni ed aggiunte che costituiscono un rifacimento sostanziale dell'opera originaria, gli adattamenti, le riduzioni, i compendi, le variazioni non costituenti opera originale. Sulla base dell’art. 7 l’autore dell’elaborazione è il titolare dei diritti sull’opera modificata, a patto ovviamente che le modifiche siano esse stesse un’opera creativa. Risulta comunque necessario un accordo con l’autore originale dell’opera che autorizzi l’elaborazione. Sulla titolarità dell’opera modificata vi sono delle questioni aperte da parte dei giuristi, da un lato chi sostiene la comunione dei diritti con l’autore dell’opera originale, dall’altro chi vede nell’autore dell’elaborazione l’unico titolare. Di fatto si tratta di problema teorico, in quanto l’autorizzazione solitamente porta ad un contratto nel quale le parti si accordano sui diritti spettanti. ==== Opere composte ==== Riguarda gli elaborati creati dall'unione di diverse categorie di opere (per esempio testi e musica). L'art. 33 afferma che, in caso di mancanza di accordi tra i collaboratori rispetto alle opere liriche, alle operette, ai melologhi, alle composizioni musicali con parole, a balli e balletti musicali, si applicano le disposizioni dei tre successivi articoli (34, 35, 36). Le parti sono libere di regolare come vogliono, contrattualmente, i loro rapporti economici nella utilizzazione dei rispettivi diritti esclusivi. L'art. 34 si occupa dei rapporti tra l'autore della parte musicale e quello del testo nelle composizioni musicali con parole. Il diritto di utilizzazione economica spetta all'autore della parte musicale eccetto i diritti derivanti dalla comunione. Il profitto di utilizzazione economica viene ripartito in proporzione del valore del rispettivo contributo letterario o musicale. Nei comma successivi vengono presi in considerazione alcuni tipi di opere musicali: * Opere liriche: si considera che il valore della parte musicale rappresenti la frazione di tre quarti del valore complessivo dell'opera. * Operette, melologhi, composizioni musicali con parole, balli e balletti musicali; i contributi hanno lo stesso valore. I collaboratori hanno il diritto di utilizzare separatamente e indipendentemente la propria opera (art. 34 comma 5). L'autore della parte letteraria non può congiungere la propria opera ad altri testi musicali eccetto che in alcuni casi previsti dall'art. 35: # Se dopo la consegna del testo definitivo della parte letteraria al compositore questi non lo pone in musica nel termine di cinque anni, se si tratta di libretto per opera lirica o per operetta, e nel termine di un anno se si tratta di ogni altra opera letteraria da emettere in musica. # Se dopo che l'opera è stata musicata e considerata dalle parti come pronta per essere eseguita o rappresentata, essa non è rappresentata o eseguita nei termini indicati nel punto precedente. # Se dopo una prima rappresentazione od esecuzione, l'opera cessi di essere rappresentata od eseguita per il periodo di dieci anni, se si tratta di opera lirica, oratorio, poema sinfonico od operetta o di altra composizione. Il compositore nei casi 2 e 3 è libero di utilizzare la musica. L'art. 36 regola alcuni casi previsti all'articolo precedente. Nel 1º caso l'autore della parte letteraria ne riacquista la libera disponibilità senza pregiudizio dell'eventuale azione dannosa a carico del compositore (primo comma). Nei casi previsti dai numeri 2 e 3 il rapporto di comunione formatosi sull'opera già musicata rimane fermo, ma l'opera stessa non può essere rappresentata od eseguita senza il consenso di entrambi i collaboratori (secondo comma). Nelle opere coreografiche o pantomimiche e nelle altre composte di musica, di parola e di danze o di mimica, in cui la parte musicale non ha funzione o valore principale, l'esercizio dei diritti di utilizzazione economica, salvo patto contrario, spetta all'autore della parte coreografica o pantomimica e, nelle riviste musicali, all'autore della parte letteraria (art. 37 comma1). Per le seguenti categorie di opere valgono comunque i due articoli precedenti. ==== Opere collettive ==== Sono opere scritte mediante l'unione di lavori, o frammenti di lavori, di una pluralità di autori riuniti da un coordinatore per uno scopo determinato, per lo più divulgativo, didattico o scientifico. Le opere collettive quindi, a differenza di quelle composte, hanno un coordinatore che sceglie, decide e coordina il lavoro delle diverse parti dell'opera (art. 3). Sono esempi di opere collettive le enciclopedie, le antologie, le riviste e i giornali. Le diverse parti che li compongono sono considerate come opere creative il cui diritto di singola utilizzazione spetta a ogni singolo autore; ciò permette quindi agli autori delle singole parti dell'opera collettiva di utilizzare la propria opera separatamente, con il limite dell'osservanza dei patti convenuti (art. 38 comma 2). Inoltre, l'art. 40 sancisce che il collaboratore di opera collettiva (eccetto la rivista o il giornale) ha diritto che il suo nome figuri nella riproduzione della sua opera. Nei giornali questo diritto non compete, salvo patto contrario, al personale della redazione. Gli articoli 4 e 7 riguardanti le opere creative semplici valgono per tutte le opere creative. Nello specifico l'art. 7 dichiara come proprietario dell'opera collettiva colui che organizza e dirige la creazione dell'opera stessa, cioè il coordinatore. Tuttavia ciascun collaboratore è considerato (rimanendo sempre nei limiti del suo lavoro) autore della singola elaborazione. ==== Casi particolari ==== ''Opere cinematografiche (artt. da 44 a 50)'' Sono considerate sia un'opera collettiva in quanto c'è un soggetto che coordina tutti, sia composta perché creata da parti e contributi molto diversi. I coautori dell'opera cinematografica, definiti dall'articolo 44 della Legge 633/1941 sono: l'autore del soggetto, l'autore della sceneggiatura, l'autore della musica ed il direttore artistico. I diritti di utilizzazione economica per i coautori dell'opera cinematografica durano sino al termine del settantesimo anno dopo la morte dell'ultimo autore, secondo l'art. 32 della l.d.a. Come stabilito dall'art. 49, gli autori delle parti letterarie o musicali dell'opera cinematografica possono riprodurle o comunque utilizzarle separatamente, purché non ne risulti pregiudizio ai diritti di utilizzazione il cui esercizio spetta al produttore, ossia colui che è indicato come tale sulla pellicola cinematografica. L'esercizio dei diritti di utilizzazione economica, spettante al produttore ha per oggetto lo sfruttamento cinematografico dell'opera prodotta (Art. 46). Il produttore di opere cinematografiche è quindi titolare del diritto di utilizzazione secondo quanto sancito dall'articolo 78-ter, comma 1. La durata del diritto di utilizzazione del produttore, nel comma 2, è di cinquanta anni dalla fissazione nel caso in cui la prima comunicazione al pubblico dell'opera cinematografica coincida con la fissazione stessa. Diversamente, ovvero se la fissazione è anteriore alla prima pubblicazione, la durata del diritto di utilizzazione è di cinquanta anni dalla prima comunicazione al pubblico. Salvo patto contrario, il produttore non può eseguire o proiettare elaborazioni, trasformazioni o traduzioni dell'opera prodotta senza il consenso degli autori indicati nell'art. 44. Secondo quanto afferma l'art. 47, il produttore ha facoltà di apportare ai contributi utilizzati nell'opera cinematografica le modifiche necessarie per il loro adattamento cinematografico. L'accertamento delle necessità o meno delle modifiche apportate o da apportarsi all'opera cinematografica, quando manchi l'accordo tra il produttore e uno o più degli autori menzionati nell'articolo 44 della presente legge, è fatta da un collegio di tecnici nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri, secondo le norme fissate dal regolamento. Gli accertamenti fatti da tale collegio hanno carattere definitivo. In genere si identifica come soggetto del diritto d'autore la persona fisica che ha creato l'opera. Art. 8 della l. 633/41 "È reputato autore dell'opera, salvo prova contraria, chi è in essa indicato come tale, nelle forme d'uso, ovvero è annunciato come tale, nella recitazione, esecuzione, rappresentazione e radiodiffusione dell'opera stessa. Valgono come nome lo pseudonimo, il nome d'arte, la sigla o il segno convenzionale, che siano notoriamente conosciuti come equivalenti al nome vero”. Esistono però delle norme espresse che stabiliscono deroghe al criterio secondo il quale i diritti patrimoniali spettano all'autore. Sono riportate di seguito le principali eccezioni: * Alcune opere collettive: # Riviste, giornali e libri: i diritti di sfruttamento patrimoniale spettano in questo caso all'editore, che può non essere una persona fisica ma una società. # Opere cinematografiche: secondo l'Art 44 vengono considerati coautori di un'opera cinematografica l'autore del soggetto, della sceneggiatura, della musica e il direttore artistico. Ma anche in questo caso il titolare dell'opera in sé non è l'autore bensì il produttore, che di nuovo può anche non essere una persona fisica ma un ente. Egli è titolare dunque dei diritti di sfruttamento cinematografico dell'opera (riproduzione, messa a disposizione del pubblico dell'originale e delle copie, noleggio, prestito, diffusione, ecc.). * Art. 11: se qualcuno crea un'opera e pubblicate in nome ed a conto e spese di un ente pubblico, provincia o comune (le regioni non sono citate in quanto non esistevano ancora nel 1941, quando fu creato l'articolo), o di un ente privato senza scopo di lucro, allora i diritti patrimoniali d'autore spettano all'ente stesso. In questo caso il diritto d'autore è tutelato per 20 anni (Art. 29) e non 70. Quindi ci si chiede a chi vadano i diritti allo scadere del ventesimo anno. * Software e Banche dati, Art. 12-bis: "Salvo patto contrario, il datore di lavoro è titolare del diritto esclusivo di utilizzazione economica del programma per elaboratore o della banca di dati creati dal lavoratore dipendente nell'esecuzione delle sue mansioni o su istruzioni impartite dallo stesso datore di lavoro." Dunque egli è titolare dei diritti di sfruttamento patrimoniale, ma non dei diritti morali. * Opera di disegno industriale, Art. 12-ter: "Salvo patto contrario, qualora un'opera di disegno industriale sia creata dal lavoratore dipendente nell'esercizio delle sue mansioni, il datore di lavoro è titolare dei diritti esclusivi di utilizzazione economica dell'opera." Anche qui il datore di lavoro è titolare solo dei diritti di sfruttamento patrimoniale. A differenza dell'Art 12-bis non viene qui citato il caso il cui l'opera sia eseguita su istruzioni impartite dal datore di lavoro. I giudici hanno elaborato linee giurisprudenziali che abbiano la portata dei principi previsti soprattutto dagli articoli 12-bis e 12-ter e che siano validi anche per altri casi. Il problema nasceva dal fatto che, ai sensi dell'Art 110 della legge sul diritto d'autore, "La trasmissione dei diritti di utilizzazione deve essere provata per iscritto". Nel caso in cui non ci sia una prova scritta: →Se si tratta di lavoro dipendente: i diritti di utilizzazione spettano al datore di lavoro anche quando si parla di opere diverse da software, banche dati e disegno industriale. →Se si tratta di lavoro indipendente o autonomo: si adotta un criterio più restrittivo, difatti vengono trasferiti solo i diritti necessari all'uso tipico dell'opera nei termini in cui è stata richiesta l'esecuzione. Il trasferimento di questi diritti è vincolato da: >Elementi normativi: in particolare l'Art 119 della legge sul diritto d'autore contiene regole che si applicano al contratto di edizione ma che, secondo giurisprudenza(sentenze di giudici) e dottrina(professori di diritto che si occupano di questa materia), si applica a tutti i contratti che prevedono trasferimento di diritti. Il quinto comma dell'Art 119 cita così: L'alienazione di uno o più diritti di utilizzazione non implica, salvo patto contrario, il trasferimento di altri diritti che non siano necessariamente dipendenti dal diritto trasferito, anche se compresi, secondo le disposizioni del titolo I, nella stessa categoria di facoltà esclusive.. >Un orientamento giurisprudenziale: la Sentenza della Corte di Cassazione del 1982 riconosce che i diritti sono trasferiti entro i limiti dell'oggetto e delle finalità del contratto. Il diritto nasce al momento della creazione dell'opera, che il codice civile italiano identifica in una «''particolare espressione del lavoro intellettuale''». Il diritto d'autore può essere definito come "un diritto nel diritto" perché legato al bene costituzionale libertà di espressione con un generale richiamo al principio d'uguaglianza ex art. 3 Cost. Quindi è dall'atto creativo che, incondizionatamente, il diritto si origina; non vi è pertanto alcun obbligo di deposito (ad esempio, presso la SIAE), di registrazione o di pubblicazione dell'opera (a differenza del brevetto industriale e dei modelli e disegni di utilità che vanno registrati con efficacia costitutiva), come si può leggere nell'articolo 5.2 della Convenzione Universale di Berna. Tuttavia, tali forme di pubblicazione costituiscono una manifesta e facilmente dimostrabile attribuzione della paternità (specie in caso di controversia). L'autore ha la facoltà (positiva) di sfruttare la propria opera in ogni forma e modo. Questa facoltà discende dal riconoscimento anche a livello costituzionale della libertà di iniziativa economica privata. Ciò che il diritto d'autore riconosce al creatore di un'opera sono piuttosto una serie di facoltà esclusive (ovvero negative), per impedire a terzi di sfruttare economicamente la propria opera. La legge riconosce in particolare le seguenti facoltà esclusive: * pubblicazione (art. 12) * riproduzione (art. 13) * trascrizione (art. 14) * esecuzione, rappresentazione o recitazione in pubblico (art. 15) * comunicazione al pubblico, ovvero diffusione tramite mezzi di diffusione a distanza (telegrafo, telefono, radiodiffusione, televisione e mezzi analoghi, tra cui il satellite, il cavo e la stessa Internet), compresa la sua messa a disposizione del pubblico in maniera che ciascuno possa avervi accesso nel luogo e nel momento scelti individualmente (le cosiddette fruizioni on demand) (art.16) * distribuzione (art. 17) * traduzione e/o elaborazione (art.18) * vendita * noleggio e prestito. (art. 18-bis) Tutti i predetti diritti sono indipendenti l'uno dall'altro: l'esercizio di uno non esclude l'esercizio di tutti gli altri. Inoltre tali diritti riguardano l'opera sia nel suo insieme, sia in ciascuna delle sue parti. Il diritto consiste di due elementi fondamentali: il ''diritto morale'' e il ''diritto di utilizzazione economica''. Il primo è strettamente legato alla persona dell'autore e, salvo casi particolari, tale rimane, mentre il secondo è originariamente dell'autore, il quale può cederlo dietro compenso (ma anche gratuitamente) ad un acquirente (''licenziatario''), il quale a sua volta può nuovamente cederlo nei limiti del contratto di cessione e della legge applicabile, fermi i diritti morali. === Diritto morale === Mira a tutelare la personalità dell'autore, il suo onore e la sua reputazione con una corretta comunicazione agli altri delle sue opere. I diritti morali sono per loro natura irrinunciabili, inalienabili (l'eventuale cessione dei diritti di sfruttamento economico dell'opera da parte dell'autore a terze figure, non pregiudica il diritto morale che rimane inalterato) e autonomi (il diritto morale è indipendente dai diritti di sfruttamento economico. Qualora concorrano gravi ragioni morali, l'autore può sempre disporre il ritiro dell'opera dal commercio anche dopo la cessione dei diritti economici). Nonostante l'inalienabilità del diritto morale, se l'autore riconosce e accetta le modificazioni della propria opera, "non è più ammesso ad agire per impedirne l'esecuzione o per chiederne la soppressione " (art 22.2 L. 633/41). I diritti morali, con una eccezione, sono inoltre illimitati nel tempo in quanto durano per sempre e possono essere fatti valere anche dagli eredi: "Dopo la morte dell'autore il diritto morale può essere fatto valere, senza limite di tempo, dal coniuge e dai figli e, in loro mancanza, dai genitori e dagli altri ascendenti e da discendenti diretti; mancando gli ascendenti ed i discendenti, dai fratelli e dalle sorelle e dai loro discendenti" (art.23 L. 633/41). Il diritto morale si specifica in una serie di facoltà: * A) Il ''diritto alla paternità dell'opera''. (art. 20 L. 633/41) ** L'autore gode del diritto di rivendicare la paternità dell'opera, cioè di esserne pubblicamente indicato e riconosciuto come l'artefice e all'inverso, che non gli venga attribuita un'opera non sua o diversa da quella da lui creata. L'usurpazione della paternità dell'opera costituisce plagio, contro il quale il vero autore può difendersi ottenendo per via giudiziale la distruzione dell'opera dell'usurpatore, oltre al risarcimento dei danni (in caso di opera anonima o pseudonima l'autore può rivelarsi, se vuole, quando meglio crede) e di opporsi a qualsiasi modifica o ad ogni atto che possa pregiudicare il suo onore o la sua reputazione. ** L'autore di un'opera anonima o pseudonima ha sempre il diritto di rivelarsi e di far riconoscere in giudizio la sua qualità di autore (art. 21.1 L. 633/41). ** L'autore ha anche il diritto di rivendicare l'opera nel caso terzi dicano di esserne gli autori (questo diritto porta ad affrontare il problema dei Ghostwriter). ** Il diritto di paternità si estende anche al potere di pretendere che il nome dell'autore venga indicato sull'opera; tuttavia questa facoltà non ha carattere inderogabile ma dipende dall'opera e dagli accordi presi (per esempio nel caso di opere collettive, gli autori dei singoli contributi possono accordarsi sull'omissione del nome; in tal caso l'autore non può pretendere il contrario ma può solo dichiararsi autore del contributo e indicare il proprio nome in caso di utilizzazione separata del contributo). ** L'editore è obbligato a riprodurre e porre in vendita l'opera col nome dell'autore, ovvero anonima o pseudonima, se ciò è previsto dal contratto. ** Gli autori dell'opera cinematografica hanno diritto che i loro nomi siano menzionati nella proiezione della pellicola cinematografica. ** Il diritto di tutela della paternità, che salvaguarda oltre a quello dell'autore, anche l'interesse pubblico, proteggendo la collettività da ogni forma di inganno o confusione nell'attribuzione della paternità intellettuale. ** Dopo la morte dell'autore mantengono tali diritti i discendenti. È il diritto morale che regola la pubblicazione delle opere inedite effettuata dagli eredi dell'autore. Precisamente: " Il diritto di pubblicare le opere inedite spetta agli eredi dell'autore o ai legatari delle opere stesse, salvo che l'autore abbia espressamente vietata la pubblicazione o l'abbia affidata ad altri" (art. 24.1 L. 633/41). * B) Il ''diritto all'integrità dell'opera''.(art. 20 L. 633/41) ::L'autore ha diritto ad essere giudicato dal pubblico per l'opera così come egli l'ha concepita e a conservare la reputazione che deriva dalla corretta conoscenza dell'opera. Questo diritto tutela non solo le modifiche dell'opera ma anche qualsiasi modalità di comunicazione dell'opera che ne falsi la percezione e quindi il giudizio da parte del pubblico. ::La tutela del diritto morale all'integrità dell'opera riguarda solo quelle modifiche che comportano un concreto pregiudizio per la personalità dell'autore. ::Nel valutare se la modificazione dell'opera sia di pregiudizio all'onore a alla reputazione dell'autore è necessario far conciliare e tener conto delle esigenze di carattere tecnico sorte nel corso della realizzazione dell'opera o delle esigenze pratiche del committente che l'opera non ha soddisfatto. ::In particolare: :* "nelle opere dell'architettura l'autore non può opporsi alle modificazioni che si rendessero necessarie nel corso della realizzazione. Del pari non potrà opporsi a quelle altre modificazioni che si rendesse necessario apportare all'opera già realizzata" (art. 20.2); :* nelle opere cinematografiche al produttore è attribuita " la facoltà di apportare alle opere cinematografiche le modifiche necessarie per il loro adattamento cinematografico" (art. 47 L. 633/41); :* negli articoli di giornale al direttore è attribuita la facoltà di " introdurre nell'articolo da riprodurre quelle modificazioni di forma che sono richieste dalla natura e dai fini del giornale" (art. 41 L. 633/41). ::Gli atti a danno dell'opera cui l'articolo 20 si riferisce ("..di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell'opera stessa..") sono modalità di utilizzazione e quindi di riproduzione o comunicazione dell'opera che senza modificare l'opera ne falsano la percezione. ::Alcuni esempi di danno all'opera sono i seguenti: :* la diffusione televisiva di opere cinematografiche con ripetute interruzioni pubblicitarie; :* l'utilizzazione dell'opera per la promozione o per la pubblicità di prodotti; :* presentazione dell'opera in un contesto che ne trasformi negativamente il significato; :* rappresentazione ed esecuzione dell'opera che ne falsi del tutto lo spirito. * C) Il ''diritto di pentimento''. ::L'art. 142 L. 633/41 e l'art. 2582 del codice civile stabiliscono che l'autore può domandare il ritiro dell'opera dal commercio se concorrono gravi ragioni morali. In tal caso l'autore ha l'obbligo di corrispondere un indennizzo a coloro che hanno acquistato i diritti di riprodurre, diffondere, eseguire, rappresentare o mettere in commercio l'opera stessa. Questo diritto è inalienabile e irrinunciabile ma a differenza degli altri diritti morali, dopo la morte dell'autore non può essere esercitato dai familiari; precisamente "è personale e non trasmissibile" (art 142.2). * D) Il ''diritto d'inedito''. ::Controversa è la questione di far derivare dall'art.142 L. 633/41 il diritto dell'autore di impedire la prima pubblicazione dell'opera, recedendo dai contratti con cui egli abbia disposto dei diritti di utilizzazione. Estinto il diritto d'autore, l'opera diviene di pubblico dominio ed è liberamente utilizzabile da chiunque, anche a fini economici, purché sia rispettato il diritto morale alla titolarità artistica. === Diritti patrimoniali === I diritti patrimoniali, detti anche diritti di utilizzazione economica, sono disciplinati della legge sul diritto d'autore. ;Economici (Art.12): La norma che stabilisce cosa sono i diritti patrimoniali è l'art. 12 Legge 22 aprile 1941 n. 633: secondo questo articolo, l'utilizzo economico dell'opera può avvenire in ogni forma e modo. Inoltre, la prima forma di pubblicazione viene considerata come prima forma di esercizio di un diritto di utilizzazione.:Gli articoli 12-bis e 12-ter ampliano la definizione dell'articolo 12, concentrandosi sull'ambito lavorativo e in particolare sui diritti d'autore dei datori di lavoro in merito ad una data pubblicazione. :'''Art. 12-bis''' Salvo patto contrario, il datore di lavoro è titolare del diritto esclusivo di utilizzazione economica del programma per elaboratore o della banca di dati creati dal lavoratore dipendente nell'esecuzione delle sue mansioni o su istruzioni impartite dallo stesso datore di lavoro. :'''Art. 12-ter''' Salvo patto contrario, qualora un'opera di disegno industriale sia creata dal lavoratore dipendente nell'esercizio delle sue mansioni, il datore di lavoro è titolare dei diritti esclusivi di utilizzazione economica dell'opera. : :'''Art. 24''' Il diritto di pubblicare le opere inedite spetta agli eredi dell'autore o ai legatari delle opere stesse, salvo che l'autore abbia espressamente vietata la pubblicazione o l'abbia affidata ad altri. Qualora l'autore abbia fissato un termine per la pubblicazione, le opere inedite non possono essere pubblicate prima della sua scadenza. Quando le persone indicate nel primo comma siano più e vi sia tra loro dissenso, decide l'autorità giudiziaria, sentito il pubblico ministero. È rispettata, in ogni caso, la volontà del defunto, quando risulti da scritto. Sono applicabili a queste opere le disposizioni contenute nella Sezione II del Capo II del Titolo III. ;Durata (Art.25): Questi diritti durano tutta la vita dell'autore e fino a 70 anni dopo la morte di quest'ultimo (in Italia è così dal 1995; secondo la convenzione Universale di Berna), così come stabilito nel 1996. Dopo la morte dell'autore, il diritto di utilizzazione dell'opera, quando l'autore stesso non abbia altrimenti disposto, deve rimanere indiviso fra gli eredi per il periodo di tre anni, salvo che decisione dell'autorità giudiziaria. Dopo i 3 anni gli eredi possono stabilire, per comune accordo, che il diritto rimanga ancora in comunione per la durata che sarà da essi fissata, entro i limiti indicati nelle disposizioni contenute nei codici (art. 115 L. 633/41). Uno dei coeredi o una persona estranea alla successione dovrà prendersi il compito di gestire l'amministrazione e la rappresentanza degli interessi della comunione. In caso ciò non fosse possibile il compito sarà affidato alla SIAE (art. 116 L. 633/41). L'amministrazione si potrà solo occupare dei diritti di utilizzazione dell'opera. In caso di nuove edizioni o altre elaborazioni dovrà avere il consenso degli eredi rappresentanti la maggioranza per valore di quote ereditarie, salvo i provvedimenti dell'autorità giudiziaria a tutela della minoranza, secondo le norme del codice civile in materia di comunione. (art. 117 L. 633/41). :I diritti di utilizzazione economica, a differenza dei diritti morali, possono essere trasferiti oppure, in taluni casi, degradati a diritti a compenso in caso di utilizzazione dell'opera da parte di terzi. L'articolo 27 L.633/41 specifica che (fuori del caso previsto nel capoverso dell'art. 8) in caso di opera anonima o pseudonima, essa gode della riserva dei diritti di utilizzazione economica fino al settantesimo anno dopo la data di prima pubblicazione; se entro tale termine l'autore o chi per esso ai sensi dell'articolo 23 si rivela, vale l'articolo 25. I diritti patrimoniali sono raggruppati in tre categorie: * Diritti di riproduzione e distribuzione. * Diritti di comunicazione al pubblico. * Diritti di traduzione ed elaborazione. Tutti i diritti esclusivi appartenenti a queste categorie sono indipendenti tra loro: l'esercizio di uno non esclude l'esercizio dell'altro (art. 19.1). ==== Diritti di riproduzione e distribuzione ==== L'autore può esercitare i seguenti diritti esclusivi per autorizzare, o no, azioni sulla sua opera. Fatto salvo il libro cartaceo che dopo la prima pubblicazione diviene di dominio pubblico (direttiva 9 luglio 2015) per la sola rivendita dell'originale nel mercato dell'usato. ;1) Riproduzione (art. 13 L. 633/41):Si riferisce alla realizzazione di copie, temporanee o no, dell'opera, non solo su supporti materiali ma anche digitali. Le copie temporanee per la trasmissione su reti o per un utilizzo legittimo dell'opera, costituiscono un'eccezione alla regola (art. 68-bis L. 633/41). È un diritto eterogeneo in quanto si può riprodurre con diversi mezzi e modalità. :Il diritto di riproduzione comprende la riproduzione con i soli mezzi autorizzati dall'autore. Ogni mezzo di riproduzione è indipendente dagli altri, secondo il principio di indipendenza dei diritti espresso nell'articolo 19.1. La riproduzione non comprende la distribuzione: i due concetti non sono legati tra loro. Secondo l'art. 68.3 è consentita la riproduzione "mediante fotocopia, xerocopia o sistema analogo" purché si rispetti il limite del 15% del volume o fascicolo. ;2) Trascrizione (art. 14 L. 633/41): Diritto esclusivo di usare dei mezzi per trasformare un'opera orale in scritta o riprodotta. Tali mezzi sono indicati nell'articolo precedente. ;3) Distribuzione (art. 17 L. 633/41): L'autore gode del diritto di messa in commercio o in circolazione della propria opera materiale. In Italia è esclusa la distribuzione su internet, che fa parte dei Diritti di comunicazione al pubblico, a differenza di altre nazioni, come gli Stati Uniti d'America, che lo integrano nel diritto di distribuzione (parliamo per esempio di download di files). Una volta che la specifica copia dell'opera è stata messa in commercio, sotto autorizzazione dell'autore, sono legittime le distribuzioni di copie successive. Il principio di esaurimento si ha quando si esaurisce il diritto su un'opera (ad esempio con un atto di vendita) e viene meno il diritto di distribuzione per l'autore, che passa al nuovo titolare. È valido solo all'interno dell'Unione Europea e prevede la libera circolazione (sempre all'interno dell'UE) dopo la prima messa in vendita o atto di trasferimento dell'opera e dunque dopo che l'autore ha concesso i diritti al distributore (per esempio nel caso di libri, all'editore). :Per quanto riguarda i software, gli autori non possono opporsi alla rivendita delle proprie licenze usate che consentono di utilizzare i propri programmi scaricati via internet, in quanto prevale il principio di esaurimento. :Non si applica per la messa a disposizione del pubblico dell'opera (art 17.3) e per la "distribuzione la consegna gratuita di esemplari delle opere, effettuata o consentita dal titolare a fini promozionali, ovvero di insegnamento o di ricerca scientifica." (art. 17.4). ;3b) Diritto di seguito (per arti figurative ("droit de suite", art. 144 L.d.A.): ovvero il diritto dell'autore di opere delle arti figurative e dei manoscritti a percepire una percentuale sul prezzo di vendita degli originali delle proprie opere in occasione delle vendite successive alla prima. La SIAE si occupa di stabilire le percentuali sulle vendite. :Il diritto di seguito spetta all'autore o a tutti i coautori e ai loro eredi fino alla sua estinzione, che avviene trascorsi 70 anni dalla morte dell'autore o dell'ultimo dei coautori. La percentuale del prezzo di vendita oggetto del compenso varia dal 4% allo 0,25% a seconda dell'entità del valore complessivo, tuttavia in ogni caso non può superare i . Il diritto non si applica, inoltre, quando il venditore (professionista) abbia acquistato l'opera direttamente dall'autore nei tre anni precedenti la vendita ed il prezzo di quest'ultima non superi . Il compenso è a carico del venditore ed è dovuto per tutte le vendite successive alla prima cui partecipi, come venditore, acquirente o intermediario, un professionista del mercato dell'arte. Saranno quindi soggette ad esso le transazioni di gallerie, case d'asta o mercanti d'arte, mentre saranno escluse le vendite dirette tra privati. :In base alla norma, per opere d'arte si intendono le creazioni originali dell'artista, come quadri, collage, dipinti, disegni, incisioni, stampe, litografie, sculture, arazzi, ceramiche, opere in vetro, fotografie ed esemplari considerati come opere d'arte e originali, nonché i manoscritti. ;4) Noleggio e prestito (art. 18-bis L. 633/41): Riguarda l'autorizzazione che può essere concessa per il prestito o il noleggio ad opera di terzi. È un diritto esclusivo che viene mantenuto dall'autore anche dopo la vendita (art. 18-bis.4). Per "noleggio" si intende la messa a disposizione per un determinato periodo e a fronte di un pagamento, mentre con "prestito" si indica la libera messa a disposizione fatta da istituzioni pubbliche, ma è legittimo tra privati. Anche in caso di cessione di questo diritto a "un produttore di fonogrammi o di opere cinematografiche o audiovisive o sequenze di immagini in movimento" (art. 18-bis.5), l'autore dell'opera noleggiata ha diritto a un equo compenso. L'esercizio di tale diritto non riguarda il prestito privato e le biblioteche statali. Quest'ultimo caso è regolamentato dall'art. 69.1 L.633/41: non è necessaria l'autorizzazione dell'autore per il "prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici, ai fini esclusivi di promozione culturale e studio personale". :Il 19 novembre 1992 viene emanata la Direttiva 92/100/CE del Consiglio, che concerne il diritto di noleggio, il diritto di prestito e alcuni diritti connessi al diritto di autore in materia di proprietà intellettuale. :L'articolo 6, Diritto di Fissazione, di tale direttiva prevede delle deroghe al diritto esclusivo di prestito da parte di istituzioni pubbliche: :In Italia in seguito alla modifica dell'art.69 della Legge 22 aprile 1941, n.633 "Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio" (modificata dal decreto n.685 del 16 novembre 1994 di attuazione della direttiva 92/100) l'articolo risultava essere: :Nel 2002 la Commissione Europea applica un'indagine sull'applicazione della Direttiva negli Stati membri. Nella relazione relativa all'indagine si afferma che: «non sono stati rispettati gli obblighi minimi stabiliti dall'art. 5 e segnatamente quello di corrispondere almeno agli autori un compenso per il prestito delle loro opere da parte di determinate istituzioni pubbliche.» :Nel 2003 la Commissione Europea richiede informazione riguardanti l'applicazione della direttiva. Nello stesso anno mette in atto una procedura di infrazione: denuncia la mancata applicazione del DPP e quindi la mancata remunerazione degli aventi diritto, chiede inoltre di poter identificare "quali categorie di istituzioni pubbliche sono esentate e quali assoggettate al diritto di prestito" e ricorda il risultato della sentenza di condanna del Belgio (16 ottobre 2003): «se l'orientamento prevalente di un determinato Stato non consente di distinguere efficacemente tra categorie di istituzioni, occorre imporre a tutte le istituzioni interessate l'obbligo di pagare la remunerazione.» :Nel maggio 2005 la Commissione fa ricorso contro l'Italia alla Corte di Giustizia Europea: il paese dello stivale non ha rispettato gli obblighi della Direttiva 92/100/CE esentando «tutte le categorie d'istituzioni aperte al pubblico dal diritto di prestito». Nell'ottobre del 2006 avviene la sentenza della Corte di giustizia del 26.10.2006. :L'art. 69 della Legge 22 aprile 1941, n. 633, modificato da Legge 248/2000, decreto legislativo 68/2003, Legge 286/2006 è così formulato: ==== Diritti di comunicazione al pubblico ==== I diritti di comunicazione al pubblico sono: ;Esecuzione, rappresentazione e recitazione in pubblico presente (art. 15 L.633/41): Questi diritti hanno per oggetto l'esecuzione, la rappresentazione e la recitazione in pubblico "dell'opera musicale, dell'opera drammatica, dell'opera cinematografica, di qualsiasi altra opera di pubblico spettacolo e dell'opera orale" (art. 15.1). :È necessario distinguere alcune nozioni: :* Esecuzione: si intende per opere musicali e drammatico-musicali con assenza di azione scenica; :* Rappresentazione: riguarda le opere drammatiche, drammatico-musicali, coreografiche e pantomimiche nelle quali è presente l'azione scenica; :* Recitazione: indica la dizione, senza un'azione scenica, di opere letterarie o drammatiche. :Esistono poi delle forme atipiche: :* Rappresentazione o esecuzione di un'opera fissata: ad esempio la riproduzione pubblica di un CD oppure di una pellicola; :* Esposizione in pubblico di opere figurative. :Sono escluse le forme di comunicazione considerate non pubbliche, cioè l'esecuzione, la rappresentazione e la recitazione che avvengano nella cerchia familiare (art. 15.2), nei centri sociali o istituti di assistenza e nelle associazioni di volontariato (art.15.3), purché non vengano effettuate per scopi di lucro. L'autore ha diritto ad un equo compenso in caso di "esecuzione in pubblici esercizi a mezzo di apparecchi radioriceventi sonori, muniti di altoparlante, di opere radiodiffuse". L'ammontare della remunerazione è stabilito periodicamente dall'accordo tra la SIAE e i rappresentanti dell'associazione sindacale competente (art. 58 L. 633/41). ;Comunicazione a pubblico distante (art. 16 e 16-bis L. 633/41). :Secondo l'articolo 16 L. 633/41, è un diritto esclusivo dell'autore, la comunicazione dell'opera al pubblico, "su filo e senza filo", attraverso l'utilizzo dei mezzi di diffusione a distanza (telegrafo, radio, televisione e analoghi). Sono comprese la trasmissione via satellite e la ritrasmissione via cavo. Queste due modalità di diffusione vengono ben definite e descritte nell'articolo 16 bis, dove vengono specificate le nozioni di satellite, comunicazione al pubblico via satellite e ritrasmissione via cavo. :La messa a disposizione dell'opera al pubblico rientra nell'articolo 16 e garantisce a ciascuno la possibilità di avere accesso all'opera, in ogni tempo e luogo. Il diritto di comunicazione al pubblico non si esaurisce con nessun atto di comunicazione e messa a disposizione (art 16.2). ===== Linking, framing e diritto d'autore ===== La Corte di Giustizia dell'Unione Europea (la "Corte di Giustizia"), con sentenza del 13 febbraio 2014 (proc. C-466/12, Nils Svensson, Sten Sjögren, Madelaine Sahlman e Pia Gadd vs. Retriever Sverige AB), ha chiarito che non costituisce violazione dei diritti di comunicazione al pubblico l'inserimento all'interno di un sito web di link (i.e.collegamenti ipertestuali) ad opere messe a disposizione dai titolari dei relativi diritti d'autore su altro sito web senza alcuna restrizione all'accesso. La Corte di Giustizia enuncia tale principio in risposta al rinvio pregiudiziale presentato dalla Corte d'appello di Svea nell'ambito di una controversia, sorta in Svezia, tra gli autori di alcuni articoli di giornale pubblicati sul sito web di uno dei principali quotidiani svedesi, il Göteborgs-Posten, e il gestore del sito web contenente i link ai suddetti articoli. In questo particolare caso la Corte d'appello di Svea chiedeva alla Corte di Giustizia se ci fosse stata violazione dei diritti di comunicazione al pubblico ai sensi dell'articolo 3 comma 1 della direttiva 2001/29/CE (la "Direttiva"). Nell'inquadrare il linking nell'ambito del sistema autorale, la Corte di Giustizia basandosi sulla Direttiva riconosce ai soggetti indicati all'articolo 2 della stessa Direttiva (i.e. autori, artisti, produttori, organismi di radiodiffusione) "il diritto esclusivo di autorizzare qualsiasi messa a disposizione del pubblico delle loro opere (mediante uno specifico mezzo tecnico) in maniera tale che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente". La Direttiva inoltre esclude l'operatività del principio dell'esaurimento in relazione agli atti di messa a disposizione delle opere al pubblico: nel senso che i titolari dei relativi diritti d'autore mantengono il diritto di autorizzare ciascuna cosiddetta "utilizzazione secondaria" della loro opera, i.e. qualsiasi messa a disposizione dell'opera resa possibile a seguito di un atto di messa a disposizione primaria dell'opera stessa. Un caso simile, con sentenza del 21 ottobre 2014 (causa C-348/13), ha portato nuovamente la Corte di Giustizia dell'Unione Europea a pronunciarsi nell'ambito della riconducibilità al diritto esclusivo di comunicazione al pubblico di materiale protetto da diritto d'autore fruito tramite framing, cioè tramite la collocazione di tale materiale all'interno di una pagina web dalla quale è indipendente. Ponendo come presupposto la direttiva “InfoSoc” (2001/29/CE), che, nel considerando 23, specifica come la comunicazione al pubblico di un'opera che necessita dell'autorizzazione del titolare dei diritti d'autore debba essere intesa “in senso lato, in quanto concernente tutte le comunicazioni al pubblico non presente nel luogo in cui esse hanno origine”, la Corte di Giustizia non ha differenziato l'insieme indefinito di utenti di Internet che costituiscono il pubblico di riferimento del materiale accessibile sotto autorizzazione del titolare dei diritti da quello che vi accede tramite framing. Tale sentenza si pone in risposta all'esposto dell'azienda tedesca BestWater International, la quale aveva denunciato la pubblicazione senza autorizzazione di un video pubblicitario su YouTube, e conseguentemente la collocazione tramite framing di questo video sul sito web di un'azienda concorrente. In tale ambito, la Corte di Giustizia europea ha stabilito come l'attività di framing non necessiti dell'autorizzazione del titolare dei diritti d'autore nella misura in cui l'opera protetta sia originariamente messa a disposizione dal titolare senza alcuna limitazione d'accesso, e che la “ripubblicazione” non consenta l'accesso all'opera a un pubblico nuovo. Con la sentenza del 9 luglio 2015, la Corte di giustizia federale tedesca ha di conseguenza dato ragione alla parte lesa, argomentando come la pubblicazione originaria del video su YouTube fosse avvenuta senza l'autorizzazione del titolare dei diritti, e che pertanto si trovasse in violazione dei diritti esclusivi dell'autore dell'opera. ==== Diritti di traduzione ed elaborazione ==== L'articolo 18 LDA conferisce all'autore le seguenti facoltà esclusive: # Traduzione dell'opera #* Il diritto esclusivo di tradurre ha per oggetto la traduzione dell'opera in altra lingua o dialetto (art. 18.1 L. 633/41). # Elaborazione dell'opera #* All'autore spetta il diritto di effettuare qualsiasi tipo di modifica (creativa e non) all'opera (art. 18.3 L. 633/41), inoltre può compiere "tutte le forme di modificazione, di elaborazione e di trasformazione dell'opera previste dall'art. 4" (art. 18.1 L. 633/41).L'articolo 4 LDA tutela le seguenti elaborazioni di carattere creativo dell'opera: #** le traduzioni in altra lingua; #** le trasformazioni da una in altra forma letteraria od artistica; #** le modificazioni ed aggiunte che costituiscono un rifacimento sostanziale dell'opera originaria; #** gli adattamenti; #** le riduzioni; #** i compendi; #** le variazioni non costituenti opera originale. #* L'autore può impedire che altri non autorizzati possano plagiare, contraffare o elaborare abusivamente la sua opera. Le elaborazioni creative frutto di un accordo tra l'autore dell'opera originale e l'elaboratore sono tutelate dall'articolo 4 LDA, "senza pregiudizio dei diritti esistenti sull'opera originaria" (art. 4 L. 633/41).L'elaboratore è riconosciuto come autore dell'elaborazione, "nei limiti del suo lavoro" (art. 7 L. 633/41). #* Il secondo comma dell'articolo 18 L.D.A. stabilisce all'autore il diritto di pubblicare le sue opere in raccolta. #* Eccezioni:. #** Per quanto riguarda le opere architettoniche: "l'autore non può opporsi alle modificazioni che si rendessero necessarie nel corso della realizzazione" (art. 20.2 L. 633/41). #** Per quanto riguarda gli articoli di giornale: "il direttore del giornale ha diritto, salvo patto contrario, di introdurre nell'articolo da riprodurre quelle modificazioni di forma che sono richieste dalla natura e dai fini del giornale" (art. 41.2 L. 633/41). #** Per quanto riguarda le opere cinematografiche: "il produttore ha facoltà di apportare alle opere utilizzate nell'opera cinematografica le modifiche necessarie per il loro adattamento cinematografico" (art. 47.1 L. 633/41). #** Per quanto riguarda i ''software'', sono concesse la traduzione, l'adattamento, la trasformazione e ogni altra modificazione del programma per elaboratore, se necessarie "per l'uso del programma per elaboratore conformemente alla sua destinazione da parte del legittimo acquirente, inclusa la correzione degli errori" (art. 64''-ter''.1) o "indispensabili per ottenere le informazioni necessarie per conseguire l'interoperabilità, con altri programmi, di un programma per elaboratore creato autonomamente" (art. 64''-quater''.1 L. 633/41). #** Per quanto riguarda le banche dati, sono concesse al legittimo utente tutte le modifiche necessarie per "l'accesso al contenuto della stessa banca dati e per il suo normale impiego" (art. 64''-sexies''.2 L. 633/41). ;Caratteri :* Indipendenza dei diritti: Art 19 LDA: i diritti vanno considerati uno per uno, sono indipendenti fra loro. L'esercizio di uno di essi non esclude l'esercizio esclusivo di ciascuno degli altri diritti. :* Diritti esclusivi/diritti ad equo compenso: in alcuni casi i diritti esclusivi implicano che non può esserci distribuzione senza il consenso dell'autore, in altri casi può essere distribuito sotto equo compenso. Tutto sta a descrizione dell'autore. Nel file sharing possono essere distribuite le opere create da autori che hanno dato il permesso per questo tipo di distribuzione (per esempio il software open source). === Durata === I diritti di utilizzazione economica di un'opera sono soggetti a limiti di durata, differentemente dai diritti morali d'autore che non hanno alcuna limitazione temporale. L'art. 25 della legge 633/1941 afferma che il diritto d'autore delle opere d'ingegno ha validità fino al settantesimo anno solare dopo la morte dell'autore, secondo quanto disposto dalla direttiva CEE 93/98, recepita nell'ordinamento giuridico italiano con la legge 6 febbraio 1996 n. 52. Esistono comunque alcuni casi particolari, previsti dalla legge del 1941: i seguenti. # In caso di opere realizzate con il contributo indistinguibile e inscindibile di più persone, l'art. 26 comma 1 dell'I.d.a afferma che la durata dei diritti spettanti a ciascun collaboratore si determina sulla vita del coautore che decede per ultimo. # Nelle opere collettive la durata dei diritti di utilizzazione economica spettante a ciascun collaboratore è determinata sulla vita di ciascuno di essi. In qualsiasi caso i diritti cessano dopo il settantesimo anno dalla prima pubblicazione, fatta eccezione per le opere periodiche (riviste, giornali ecc) secondo quanto affermato all'art.30. # Per le opere collettive periodiche i diritti di utilizzazione economica hanno validità di settant'anni a partire dalla fine dell'anno di pubblicazione dei singoli fascicoli o dei singoli numeri, secondo quanto affermato all'art. 30 comma 2. # Nelle opere anonime o pseudonime la durata dei diritti di utilizzazione economica è pari a settant'anni a partire dalla prima pubblicazione. Qualora l'autore si riveli o venga rivelato da persone da lui autorizzate o da soggetti stabiliti nell'art. 23 prima della scadenza dei settant'anni, si applica la durata temporale stabilita all'art. 25. La rivelazione deve essere fatta nelle forme previste dall'art. 28 mediante denuncia all'ufficio della proprietà letteraria, scientifica ed artistica presso il Ministero della cultura popolare. # Per le amministrazioni dello Stato (province, enti pubblici culturali, accademie ecc) la durata dei diritti esclusivi di utilizzazione economica è di venti anni dalla prima pubblicazione, secondo quanto affermato all'art.11. # Per le opere cinematografiche i diritti di utilizzazione economica durano fino al termine del settantesimo anno dopo la morte dell'ultima persona sopravvissuta tra le seguenti: il direttore artistico, gli autori della sceneggiatura, l'autore del dialogo e l'autore della musica, secondo quanto affermato dall'art. 32. # Nonostante l'art. 11 dica che l'opera creata per conto di un ente pubblico (che non prosegue scopo di lucro) spetti all'ente stesso, l'art. 29 (riferendosi all'art. 11) dice che in questo caso il diritto d'autore è tutelato per 20 anni e non per 70 (ci si pone il problema di chi sia il proprietario nei 50 anni rimanenti). Ancora oggi è aperto il dibattito sul diritto d'autore per quanto concerne la durata in quanto è spesso considerata eccessiva nel suo arco temporale, essendo stata continuamente soggetta ad aumenti del limite di tempo. Infatti la Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche, adottata il 9 settembre 1886, stabilisce un termine minimo di tutela secondo cui l'opera è soggetta a diritto d'autore durante la vita del creatore dell'opera e per i 50 anni successivi alla morte (''post mortem auctoris''). Nel 1993 l'Unione europea tramite la direttiva 93/98/CEE raggiunge l'accordo secondo il quale la durata aumenta fino a 70 anni dopo la morte dell'autore. Alcuni studiosi ritengono che ci siano due metamodelli dietro al modo con cui evolvono i sistemi giuridici: * Path dependence : l'evoluzione che seguirà è condizionata dal percorso compiuto. Il fatto che esista un diritto d'autore con una durata già stabilita, anche se risultato di diverse modifiche (dipendenza dal percorso), induce a rendere più probabile un cambiamneto orientato verso l'aumento, pittosto che verso la riduzione della durata. * Regulatory competition: concorrenza normativa o competizione politica. Gli ordinamenti giuridici tendono a competere tra loro riproducendo i modelli giuridici con esiti applicativi migliori e più solidi. Il diritto d'autore è un modello normativo che si è diffuso per clonazione ed è stato imitato in tutto il mondo, quindi la competizione regolatoria ha indotto all'omologazione e alla diffusione dei modelli. Inoltre si possono individuare almeno due meccanisimi che rendono ragionevole la tendenza all'aumento della durata del diritto d'autore: * Meccanismo giuridico dei diritti acquisiti (diritti quesiti) : sistema secondo cui dopo l'attribuzione di un diritto questo è immutabile e irrevocabile anche davanti a mutamenti del complesso di norme giuridiche. Questo rende molto complicato ridurre la durata del diritto d'autore. * L'esistenza di un diritto implica anche la presenza di un gruppo di persone organizzato, enti o soggetti, che ne trae beneficio e per questo motivato a difenderlo. La ferma motivazione di godere del diritto non induce facilmente alla modifica della durata. La semplice cessione di un esemplare dell'opera non implica la trasmissione dei diritti di utilizzazione (art. 109 L. 633/41). Per esempio, ricevendo dall'autore una copia del libro, non si riceve automaticamente il diritto di pubblicarlo. La trasmissione di tali diritti deve sempre essere provata per iscritto (art. 110 L. 633/41). Dall'articolo 107 in poi della legge sul diritto d'autore (legge 22 aprile 1941, n. 633) troviamo le norme che regolano la trasmissione dei diritti di utilizzazione. === Trasmissione a causa di morte === Quando l'autore muore, in caso non abbia dato disposizioni diverse, il diritto di utilizzazione della sua opera rimane indiviso tra gli eredi «per tre anni dalla morte». Sopra istanza di uno o più coeredi però, l'autorità giudiziaria può consentire, per gravi ragioni, di dividere il diritto di utilizzazione senza indugio. Dopo i tre anni, gli eredi possono stabilire di comune accordo che tale diritto rimanga in comunione (regolata dalle disposizioni del codice civile e dalla LDA) ancora per la durata fissata da essi, entro i limiti indicati nei codici (art. 115). In genere, l'amministrazione e la rappresentazione degli interessi della comunione è conferita ad uno dei coeredi o a persona estranea alla successione, ma se i coeredi trascurano la nomina e gli accordi su essa «entro un anno» dall'apertura della successione, l'amministrazione è conferita alla Società Italiana degli Autori ed Editori, ovvero la S.I.A.E.. Tale procedura è seguita anche quando si tratti di provvedere alla nomina di un nuovo amministratore (art. 116). L'amministrazione, pur gestendo i diritti di utilizzazione dell'opera, «non può autorizzare nuove edizioni», «traduzioni o altre elaborazioni», «adattamento dell'opera alla cinematografia», alla «radiodiffusione» ed all'«incisione su apparecchi meccanici», senza il consenso degli eredi rappresentanti la maggioranza per valore delle quote ereditarie, salvo provvedimenti dell'autorità giudiziaria a tutela della minoranza, secondo le norme del codice civile in materia di comunione (art. 117). In tale porzione della legge sono inoltre definite due classi di contratti tipici: il contratto di edizione e il contratto di esecuzione e rappresentazione. === Il contratto di edizione === Il contratto di edizione è regolato dagli articoli 118 e seguenti (118/135). Tali articoli definiscono alcune norme imperative a tutela degli autori, che non sono derogabili dai contraenti: * Durata massima di 10 anni per i contratti che hanno come oggetto l'alienazione dei diritti esclusivi dell'autore per opere non ancora create (art. 120.3 L. 633/41) * Obbligo di pubblicazione entro 2 anni dalla data della consegna dell'esemplare completo (art. 127 L. 633/41) * Obbligo di interpellare l'autore prima di procedere alle nuove edizioni, per permettergli di apportare modifiche. (art. 129.2 L. 633/41) Salvo accordo contrario (e alcuni casi particolari), il compenso dell'autore è calcolato in base a una percentuale del prezzo di copertina (art. 130 L. 633/41). L'autore, però, ha il diritto di opporsi al prezzo fissato se lo ritiene negativo per i suoi interessi o per la diffusione dell'opera (art. 131 L. 633/41). L'articolo 122 distingue due tipologie di contratto di edizione: * il contratto per edizione: conferisce all'editore il diritto di eseguire una o più edizioni entro venti anni dalla consegna dell'opera, indicando preventivamente il numero delle edizioni e degli esemplari per ogni edizione (nel contratto possono essere previste più ipotesi). Nel caso questi ultimi dati non siano specificati, si intende che il contratto abbia per oggetto un'unica edizione di al massimo duemila copie. * il contratto a termine: conferisce all'editore il diritto di eseguire un qualsiasi numero di edizioni entro un termine stabilito, mai superiore a 20 anni. Il termine di venti anni non si applica ai contratti di edizione riguardanti enciclopedie, dizionari, schizzi, disegni, vignette, illustrazioni, fotografie, lavori di cartografia, opere drammatico-musicali e sinfoniche. === Il contratto di esecuzione e rappresentazione === Un altro esempio di contratto tipico presente nella legge sul diritto d'autore è il contratto di esecuzione e rappresentazione, previsto negli articoli da 136 a 141. Mediante questo contratto, l'autore può attribuire a terzi il diritto di rappresentazione o esecuzione. In particolare: * «L'autore concede la facoltà di rappresentare in pubblico un'opera drammatica, drammatico-musicale, coreografica, pantomimica o qualunque altra opera destinata alla rappresentazione. * «Il concessionario non deve apporre aggiunte, tagli o variazioni all'opera senza il consenso dell'autore né sostituirne i principali interpreti e i direttori di orchestra e dei cori in caso questi siano stati accordati con l'autore» (Art.138). === Contratti atipici === I Contratti atipici rappresentano una particolare tipologia di contratto in cui le diverse parti sono libere di scegliere i termini che regolano il contratto senza restrizioni. In particolare: * «Le parti possono liberamente determinare il contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge. Le parti possono anche concludere contratti che non appartengono ai tipi aventi una disciplina particolare, purché siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l'ordinamento giuridico» (Art.1322, Autonomia contrattuale). * «I diritti di utilizzazione spettanti agli autori delle opere dell'ingegno, nonché i diritti connessi aventi carattere patrimoniale, possono essere acquistati, alienati o trasmessi in tutti i modi e le forme consentite dalla legge, salva l'applicazione delle norme contenute in questo capo» (Art. 107). === Cessione e licenza dei diritti === Si definisce "cessione" un contratto che trasferisce definitivamente i diritti da un individuo ad un altro. Può essere: * Esclusiva: chi cede i diritti se ne priva definitivamente; * Non esclusiva: si crea una contitolarità dei diritti tramite una descrizione precisa di come funzionano i rapporti tra i diversi contitolari. Una "licenza" è un contratto che conserva in capo al cedente il diritto sull'opera. L'autore resta titolare dell'opera. === Cessione di un esemplare dell'opera === «La cessione di uno o più esemplari dell'opera non comporta, salvo patto contrario, la trasmissione dei diritti di utilizzazione, regolati da questa legge» (Art. 109). Per esempio, l'artista che realizza e vende un quadro non ne perde i diritti d'autore. L'acquirente ne acquisisce il diritto di riproduzione. === Trasferimento limitato allo scopo === «I diritti possono essere trasferiti limitatamente a degli scopi predeterminati ed entro certi limiti. I contratti che hanno come oggetto il trasferimento dei diritti d'autore devono essere interpretati in modo restrittivo e conservativo» (Art.119 commi 3,4,5). Pertanto, quando vi è il minimo dubbio, il diritto non va considerato trasferito. Le libere utilizzazioni, definite negli articoli da 65 a 71-decies della Legge sul Diritto d'Autore italiano, sono le eccezioni e le limitazioni che si applicano al diritto d'autore: esistono infatti alcune condizioni che legittimano l'utilizzo di opere in maniera libera. Le eccezioni si applicano ai diritti di utilizzazione economica, in particolare al diritto di riproduzione e al diritto di comunicazione al pubblico, ma non ai diritti morali. L'elenco delle libere utilizzazioni è esaustivo, ovvero tutto ciò che non è elencato espressamente non fa eccezione ed è normalmente protetto da diritto d'autore, se previsto. La costituzione di un sistema di eccezioni nel diritto d'autore è necessaria a garantire il diritto di ciascuno di beneficiare delle opere dell'ingegno umano, espressa nell'articolo 27 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, secondo il quale "ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici". Lo scopo è consentire l'uso di parti di opere per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio; l'articolo 33 della costituzione italiana evidenzia come ''"l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento"''. Si tratta di limitazioni all'esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull'interesse personale dell'autore. Le eccezioni e limitazioni seguono le indicazioni della Direttiva 2001/29/CE, recepita in Italia con il D.Lgs. 68/2003. La costruzione delle eccezioni da parte del legislatore nazionale è fatta in base ai principi del Three-step test, previsto dalla Convenzione di Berna (art. 9 comma 2) e ripreso dai trattati WIPO (art. 10 WCT e art. 16 WPPT) e TRIPs(art. 13), e dal 44 della Direttiva 2001/29/UE che considera i seguenti criteri: * Limitazione ai soli casi speciali espressamente previsti dalla legge; * In modo da evitare contrasti con lo sfruttamento normale dell'opera; * In modo da non arrecare pregiudizio ingiustificato agli interessi legittimi del titolare del diritto. Di seguito le principali eccezioni e limitazioni in generale sempre citando la fonte e il nome dell'autore ogni volta che è possibile (per un elenco completo si vedano gli artt. 65-71 ''quinquies'' della legge n. 633/41): * '''Articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso''' (art.65): possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l'utilizzazione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell'autore, se riportata. Quindi di fatto se non viene indicato come riproduzione riservata, un articolo può essere riprodotto da chiunque (oggi praticamente tutti i giornali scrivono "riproduzione riservata" per impedire che i loro articolo vengano riprodotti da altri). Devono essere indicati: ** nome della rivista/giornale, ** data e numero della rivista/giornale, ** nome dell'autore (se l'articolo è firmato); * '''Riproduzione o comunicazione al pubblico di opere o materiali protetti utilizzati in occasione di avvenimento di attualità''' (art.65 comma 2): è consentita ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca e nei limiti dello scopo informativo, sempre che si indichi, salvo caso di impossibilità, la fonte, incluso il nome dell'autore se riportato (quindi se viene eseguita un'opera durante un evento pubblico, è possibile riprodurla per scopo di cronaca e informativo, ma solo entro quei limiti). * '''Discorsi su argomenti di interesse politico o amministrativo tenuti in pubbliche assemblee o comunque in pubblico, nonché gli estratti di conferenze aperte al pubblico''' (art.66): possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico, nei limiti giustificati dallo scopo informativo, nelle riviste o nei giornali anche radiotelevisivi o telematici, purché indichino la fonte, il nome dell'autore, la data e il luogo in cui il discorso fu tenuto. Quindi discorsi tenuti in pubblico, purché si indichi: ** la fonte, ** il nome dell'oratore, ** la data e il luogo in cui è stato tenuto il discorso. * '''Opere o brani di opere''' (art.67-68): Possono essere riprodotto a fine di pubblica sicurezza, nelle procedure parlamentari, giudiziarie o amministrative, purché si indichino la fonte e, ove possibile, il nome dell'autore. * '''Fotocopie''' (art.68): musei, biblioteche e archivi pubblici possono fare fotocopie delle loro opere, effettuate per i propri servizi, senza alcun vantaggio economico o commerciale diretto o indiretto. Si possono fare fotocopie del 15 per cento del volume, pubblicità esclusa, per uso personale (non vale per spartiti e partiture musicali). Agli autori si paga un equo compenso (è compreso nel costo delle fotocopie), è vietata la diffusione al pubblico delle copie realizzate. * '''Atti di riproduzione temporanea privi di rilievo economico''' (art. 68bis): questo articolo è particolarmente rilevante in quanto rende legale il funzionamento della rete internet, che basa la trasmissione di informazioni sulla creazione di copie temporanee che sarebbero vietate normalmente dal diritto d'autore (è un atto di riproduzione). Il testo integrale recita: ''"Salvo quanto disposto in ordine alla responsabilità dei prestatori intermediari dalla normativa in materia di commercio elettronico, sono esentati dal diritto di riproduzione gli atti di riproduzione temporanea privi di rilievo economico proprio che sono transitori o accessori e parte integrante ed essenziale di un procedimento tecnologico, eseguiti all'unico scopo di consentire la trasmissione in rete tra terzi con l'intervento di un intermediario, o un utilizzo legittimo di un'opera o di altri materiali."'' * '''Il prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici, ai fini esclusivi di promozione culturale e studio personale''' (art. 69): Non è soggetto ad autorizzazione da parte del titolare del relativo diritto, al quale non è dovuta alcuna remunerazione. Il prestito tuttavia non è libero, e dietro equo compenso che però non pagano le biblioteche: è lo Stato a versare annualmente una quota alla SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) per i diritti delle opere sul prestito. In caso di opere orfane, queste possono essere utilizzate dalle biblioteche, dagli istituti di istruzioni e dai musei accessibili al pubblico secondo l'art. 69-bis, dunque per i processi di digitalizzazione, conservazione, mantenimento, indicizzazione, catalogazione e restauro. I ricavi derivanti saranno usati per coprire le spese necessarie, e tutti gli altri utilizzi dovranno essere connessi alla missione di interesse pubblico. L'art. 69-quater garantisce una ricerca diligente dell'identità dell'autore dell'opera prima dell'utilizzo pubblico, consultando fonti appropriate sia in territorio nazionale che in territorio internazionale, come indicate dall'art 69-septies. Se questa ricerca non produce risultati entro un termine di novanta giorni l'opera è giudicata orfana e si può procedere all'utilizzo, previa comunicazione al Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Nel caso in cui la ricerca vada a buon fine il titolare dei diritti può chiedere di porre fine allo status di opera orfana, impedendone l'utilizzo. * '''Riassunto, citazione e riproduzione di brani o di parti di opera per critica, discussione o insegnamento''' (art.70): Il riassunto, la citazione, la riproduzione di brani o parti di opera per scopi di critica, discussione o insegnamento, purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera e vengano menzionati: ** titolo dell'opera ** autore ** editore ** eventuale traduttore L'utilizzo di opere o parti di opere a scopo didattico e di critica è permesso dall'articolo 70 che recita: «1. Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali. 1-bis. È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro ... » Con alcune limitazioni (sulla porzione dell'opera o qualità) quindi è libera l'utilizzazione purché non sia a scopo di lucro e vengano menzionati: * titolo dell'opera, * autore, * editore, * eventuale traduttore. Tra i diritti di compiere citazione o riproduzione di parti di opere, bisogna precisare però il concetto di parodia: il travestimento comico di una composizione o di un contenuto serio, o il pezzo musicale sul quale si inseriscono nuove parole. In ambito comunitario la parodia è contenuta tra le eccezioni al diritto di riproduzione esclusivo all'autore, nell'art. 5 della direttiva 29/2001 del Parlamento Europeo. Si ricorda inoltre che l'art. 21 della Costituzione Italiana dichiara la libertà di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, mentre l'art. 70 della legge 633/41 liberalizza la riproduzione, la citazione e la comunicazione al pubblico in ambito di critica o di discussione. * '''Utilizzo previa trasformazione di un'opera protetta da diritto d'autore e da diritti connessi a beneficio delle persone con disabilità visive o difficoltà di lettura''' (art. 71''bis''). In seguito all'attuazione della direttiva UE 2017/1564 si sono aggiunti all'art. 71''bis'' i comma da 2''bis'' a 2''terdecie'' al fine di regolamentare e rendere libera la trasformazione in copie in formato accessibile delle opere o altro materiale protetti dal diritto d'autore e dai diritti connessi, che consentano al beneficiario di averne accesso in maniera agevole come una persona che non ha menomazioni o disabilità. L'eccezione di cui al comma 2bis è riconosciuta alle seguenti categorie di beneficiari: *# non vedenti *# con una disabilità visiva *# con disabilità percettiva o di lettura *# con una disabilità fisica che impedisce loro di tenere o di maneggiare un libro, oppure di fissare o spostare lo sguardo nella misura che sarebbe normalmente necessaria per leggere Ogni copia in formato accessibile deve rispettare l'integrità dell'opera o di altro materiale interessato, essendo consentiti unicamente le modifiche, le conversioni e gli adattamenti strettamente necessari per rendere l'opera accessibile nel formato alternativo per suo uso esclusivo e senza scopo di lucro. Inoltre ogni copia deve essere accompagnata dalla menzione del titolo degli autori, editori e traduttori. * '''Misure Tecnologiche di Protezione (MTP)''', introdotte dal WIPO Copyright Treaty (Art. 71''quinquies''): I titolari di diritti che abbiano apposto le misure tecnologiche di protezione sono tenuti alla rimozione delle stesse, per consentire l'utilizzo delle opere o dei materiali protetti, dietro richiesta dell'autorità competente, per fini di sicurezza pubblica o per assicurare il corretto svolgimento di un procedimento amministrativo, parlamentare o giudiziario. Inoltre sono tenuti ad adottare idonee soluzioni, anche mediante la stipula di appositi accordi con le associazioni di categoria rappresentative dei beneficiari, per consentire l'esercizio delle eccezioni, ma non quando messi a disposizione interattivamente o quando l'accesso avvenga sulla base di accordi contrattuali. Il diritto d'autore nell'era digitale. La distribuzione online delle opere ... - Maria Lill� Montagnani - Google Libri * Copia Privata (Art. 71 sexies e seg.): nel rispetto delle Misure Tecnologiche di Protezione (MTP) è consentita la copia e la riproduzione privata "per uso esclusivamente personale, purché senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali ...." comma 1. La riproduzione e la copia non possono essere effettuate da terzi poiché in quest'ultimo caso ricade nell'attività di riproduzione soggetta agli articoli 13, 72, 78-bis, 79 e 80 comma 2 e non possono essere effettuate secondo l'art. 71sexties.1 se l'accesso alle opere in questione è consentito sulla base di obblighi contrattuali, ovvero quando l'opera è protetta da MTP comma 3. Nonostante i dettami del comma precedente è consentita la copia ad uso personale a coloro che hanno acquisito legittimamente il possesso di esemplari del materiale in questione a condizione che questo non violi il normale sfruttamento della stessa e non arrechi ingiustificato pregiudizio ai titolari dei diritti. I paragrafi septies ed octies regolamentano il compenso per ciò che è sancito dal paragrafo precedente sia per apparecchi e supporti di registrazione sia la raccolta, la gestione e la distribuzione degli stessi da parte della SIAE. La dottrina tradizionale e la giurisprudenza hanno però dato una lettura fortemente restrittiva alle ''utilizzazioni libere'', considerato che nell'ordinamento italiano non esiste il concetto di ''fair use'' che permette la riproduzione di opere per scopi educativi o scientifici ed è, per contro, più volte rimarcata la necessità di non far concorrenza economica all'autore nell'uso delle opere. In seguito alla pretesa della SIAE di esigere compensi per diritto d'autore anche per l'utilizzo di opere coperte in attività didattiche, si è aperto un dibattito sull'introduzione del ''fair use'' in Italia, sulla falsariga di quello statunitense e del fair dealing di Common law. D'altro canto, il Parlamento dell'Unione Europea in sede di approvazione della direttiva sull'armonizzazione delle norme penali contro la pirateria informatica (Ipred2), aveva già sottolineato la particolarità delle esigenze didattiche o scientifiche. Quest'introduzione trova resistenza negli interpreti e nella giurisprudenza italiani, sebbene agli inizi del 2008 il governo in risposta ad una interrogazione parlamentare dell'onorevole Grillini, abbia affermato che il testo dell'art. 70 debba interpretarsi in senso sostanzialmente analogo al ''fair use'' degli Stati Uniti. Oltre alle libere utilizzazioni previste dall'art. 70, la normativa naturalmente non prevede restrizioni al possibile uso delle "licenze libere" internazionali. Un criticato passo verso le tutele alla didattica previste dal ''fair use'' si è ravvisato nella modifica legislativa approvata con la legge n. 2/08 (su proposta della commissione cultura presieduta da Pietro Folena), il cui art. 2 ha aggiunto all'art. 70 della legge n. 633/1941 il comma 1-''bis'', secondo cui è consentita «la libera pubblicazione su internet, a titolo gratuito e senza scopo di lucro, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico». Le critiche, in particolare, vertevano sull'ambiguità e genericità del testo. A seguito di tale aggiunta, il giurista Guido Scorza e il giornalista Luca Spinelli hanno promosso un'iniziativa nazionale per una sua migliore definizione e l'introduzione di alcune ingenti liberalizzazioni nel diritto d'autore italiano, redigendo l'apposito decreto attuativo. L'iniziativa, sostenuta da personalità della ricerca e della politica italiana (Elio Veltri, Fiorello Cortiana, Mauro Bulgarelli, Salvatore Gaglio, Bruno Mellano ed altri), ha portato alla proposta del decreto ai ministri per i beni e le attività culturali, della pubblica istruzione e dell'università e della ricerca. I decreti attuativi non sono stati ancora emanati. La tutela dei '''programmi per elaboratore''' è stata introdotta nell'ordinamento giuridico italiano con il D. lgs. 518 emanato il 29 dicembre 1992 che, in seguito al recepimento della direttiva 91/250/CEE, ha modificato l'articolo 1 della l. 633/41 inserendo il seguente capo: "Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come opere letterarie ai sensi della convenzione di Berna sulla protezione delle opere letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con legge 20 giugno 1978, n. 399, nonché le banche di dati che per la scelta o la disposizione del materiale costituiscono una creazione intellettuale dell'autore". La novella del 1992 aggiunge al Capo IV del Titolo I la sezione VI (''Programmi per elaboratore''), che si apre con l'articolo 64''-bis''; il software viene equiparato ad un'opera intellettuale ed introdotto, quindi, tra le opere protette dal diritto d'autore. L'art. 6 del D.Lgs. 518/92 ha affidato alla SIAE la tenuta di un Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore. La LDA protegge i programmi per elaboratore sia nella loro forma di ''codice sorgente'', ovvero nel linguaggio in cui sono scritti, sia nella forma di ''codice oggetto'', intesa come la traduzione del linguaggio del programma in bit o linguaggio macchina. Sono esclusi dalla tutela della LDA "le idee e i principi che stanno alla base di qualsiasi elemento di un programma, compresi quelli alla base delle sue interfacce" (art. 2 punto 8 L. 633/41). In campo europeo, successive modifiche alla tutela del software vengono apportate dalle direttive 92/100/CEE e 93/98/CEE.La prima, all'articolo 3, precisa che per il noleggio di programmi per elaboratore o loro copie rimangono vigenti le preesistenti disposizioni (art. 4 lett. c) della direttiva 91/250/CEE, la seconda, sulla armonizzazione dei termini di durata del diritto economico d'autore, con l'articolo 11, abroga l'articolo 8 della direttiva 91/250/CEE, che stabiliva una durata di 50 anni dei diritti economici per il software. Secondo i principi generali della LDA all'autore spettano i diritti morali e quelli patrimoniali, tuttavia, quando la creazione di un software rientra nelle mansioni del lavoratore dipendente, i diritti patrimoniali spettano al datore di lavoro (art. 12-bis L. 633/41), mentre i diritti morali appartengono all'autore effettivo. L'articolo 64-bis definisce alcuni dei principali diritti di utilizzazione economica, in particolare l'autore ha il diritto di effettuare o autorizzare: * la riproduzione, permanente o temporanea, totale o parziale, del programma per elaboratore con qualsiasi mezzo o in qualsiasi forma (art. 64-bis lett. A L. 633/41); * la traduzione, l'adattamento o la memorizzazione e ogni altra modificazione del programma per elaboratore (art. 64-bis lett. B L. 633/41); * qualsiasi forma di distribuzione al pubblico, compresa la locazione, del programma per elaboratore originale o di copie dello stesso (art. 64-bis lett. C L. 633/41). Come per ogni altra opera tutelata dal diritto d'autore, il titolare dei diritti sul software ha le facoltà esclusive di: * esecuzione e rappresentazione in forma pubblica, secondo l'articolo 15 LDA; * comunicazione al pubblico dell'opera, secondo l'articolo 16 LDA; * pubblicazione in raccolta dell'opera, secondo l'articolo 18 LDA. Non è necessaria alcuna autorizzazione del titolare dei diritti per le seguenti attività: * uso e correzione degli errori se sono necessari per il corretto funzionamento del software (art. 64-ter L. 633/41); * creazione di una copia di backup, "qualora tale copia sia necessaria per l'uso" (art. 64-ter.2 L. 633/41); * studio del funzionamento del programma, "allo scopo di determinare le idee ed i princìpi su cui è basato ogni elemento del programma stesso" (art. 64-ter.3 L. 633/41); * riproduzione, traduzione e modifica del codice del software, se sono "necessarie per conseguire l'interoperabilità, con altri programmi, di un programma per elaboratore creato autonomamente" (art. 64-quater.1 lett. A L. 633/41). I diritti patrimoniali sui programmi per elaboratore, come per ogni altra opera creativa tutelata dalla LDA, "durano tutta la vita dell'autore e sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte" (art. 25 L. 633/41). Il titolare dei diritti trasferisce all'utente la possibilità di servirsi del software proprietario attraverso licenze d'uso, che stabiliscono i diritti e gli obblighi degli utilizzatori. Nel 2000 viene pubblicata la legge 248/2000 che novella la legge 633/41: * Il nuovo articolo 171 bis rende penalmente sanzionabile la duplicazione di software non solo quando viene duplicato ai fini della vendita, ma ogni volta che viene duplicato ricavandone profitto, pertanto anche il risparmio della spesa viene giudicato sanzionabile. * L'articolo 181 bis prevede l'apposizione da parte della SIAE di "un contrassegno su ogni supporto contenente programmi per elaboratore o multimediali nonché su ogni supporto contenente suoni, voci o immagini in movimento, che reca la fissazione di opere o di parti di opere tra quelle indicate nell'articolo 1, primo comma, destinati ad essere posti comunque in commercio o ceduti in uso a qualunque titolo a fine di lucro." Il contrassegno non sarà obbligatorio per supporti contenenti semplici software di utilità o per programmi open source o contrassegnati dal no copyright. Alla modalità di distribuzione del software proprietario si contrappone la concezione di software libero, promossa dalla Free Software Foundation fondata da Richard Stallman. Le '''banche dati''' sono tutelate dalla legge sul diritto d'autore, ai sensi del D. lgs. 6 maggio 1999, n. 169 attuativo della direttiva 96/9/CE relativa alla tutela giuridica delle banche dati, e sono definite come "raccolta di opere, dati o altri elementi indipendenti sistematicamente o metodicamente disposti ed individualmente accessibili mediante mezzi elettronici o in altro modo" (art. 2 n. 9 L. 633/41). Le modifiche alla LDA introducono al Capo IV del Titolo I la sezione VII (''Banche di dati''), che si apre con l'articolo 64-quinquies; alla legge viene aggiunto anche il Titolo II-BIS ''Disposizioni sui diritti del costitutore di una banca di dati – Diritti ed obblighi dell'utente''. Le basi di dati sono tutelate sia come opere dell'ingegno di carattere creativo (art. 1.2 L. 633/41), sia come bene prodotto grazie a rilevanti investimenti di denaro, tempo o lavoro, "indipendentemente dalla tutelabilità della banca di dati a norma del diritto d'autore o di altri diritti" (art. 102-bis.3 L. 633/41). Nel primo caso agisce il diritto d'autore, il creatore della raccolta è il titolare delle facoltà esclusive di natura patrimoniale e morale limitatamente all'opera, non al contenuto, poiché "la tutela delle banche dati non si estende al loro contenuto e lascia impregiudicati diritti esistenti su tale contenuto" (art. 2 n.9 L. 633/41). Secondo l'articolo 64-quinquies LDA l'autore può effettuare o autorizzare: * "la riproduzione permanente o temporanea, totale o parziale, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma" (art. 64-quinquies lett. A L. 633/41); * la traduzione (se il contenuto è di pubblico dominio), l'adattamento, una diversa disposizione e ogni altra modifica (art. 64-quinquies lett. B L. 633/41); * "qualsiasi forma di distribuzione al pubblico dell'originale o di copie della banca dati” (art. 64-quinquies lett. C L. 633/41); * "qualsiasi presentazione, dimostrazione o comunicazione in pubblico, ivi compresa la trasmissione effettuata con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma" (art. 64-quinquies lett. D L. 633/41); * l'utilizzazione economica dei risultati delle operazioni di cui alla lettera b) (art. 64-quinquies lett. E L. 633/41). Non è necessaria alcuna autorizzazione del titolare dei diritti per le seguenti attività: * l'accesso e la consultazione (non la riproduzione) svolte per finalità didattiche o di ricerca scientifica (art. 64-sexies lett. A L. 633/41); * l'uso per fini di sicurezza pubblica o nell'ambito di una procedura amministrativa o giurisdizionale (art. 64-sexies lett. B L. 633/41); * le operazioni indicate all'articolo 64-quinquies LDA se compiute da un utente legittimo e necessarie per l'accesso al contenuto della raccolta (art. 64-sexies lett. B,2 L. 633/41). I diritti patrimoniali sulle basi di dati, come per ogni altra opera creativa tutelata dalla LDA, "durano tutta la vita dell'autore e sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte" (art. 25 L. 633/41). La tutela della banca dati come bene giuridicamente rilevante, anche non costituente opera creativa, è definita all'articolo 102-bis LDA. Secondo l'articolo in questione, il costitutore della banca di dati, ovvero colui che ha effettuato investimenti finalizzati alla realizzazione di una banca di dati, cittadino o residente nel territorio dell'Unione Europea (art. 102-bis.4 L. 633/41), è titolare di un diritto ''sui generis'' e può: * "vietare le operazioni di estrazione ovvero reimpiego della totalità o di una parte sostanziale della stessa" (art. 102-bis.3 L. 633/41), ma non se eseguite dalle "biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici, ai fini esclusivi di promozione culturale e studio personale" (art. 69.1 L. 633/41); * non consentire "l'estrazione o il reimpiego ripetuti e sistematici di parti non sostanziali del contenuto della banca dati, qualora presuppongano operazioni contrarie alla normale gestione della banca di dati o arrechino un pregiudizio ingiustificato al costitutore della banca di dati" (art. 102-bis.9 L. 633/41). La durata del diritto del costitutore è di 15 anni: * "dal 1º gennaio dell'anno successivo alla data del completamento" (art. 102-bis.6 L. 633/41); * "dal 1º gennaio dell'anno successivo alla data della prima messa a disposizione del pubblico", nel caso questa sia avvenuta prima dello scadere dei 15 anni dal completamento (art. 102-bis.7 L. 633/41). La durata del diritto è rinnovabile in caso di modifiche o integrazioni sostanziali della banca dati (art. 102-bis.8 L. 633/41). Il legittimo utente è tenuto a non "arrecare pregiudizio al titolare del diritto d'autore o di un altro diritto connesso relativo ad opere o prestazioni contenute in tale banca" (art. 102-ter.1 L. 633/41) e a non "eseguire operazioni che siano in contrasto con la normale gestione della banca dati o che arrechino un ingiustificato pregiudizio al costitutore della banca di dati" (art. 102-ter.2 L. 633/41). Il legittimo utente può, invece, effettuare l'estrazione o il reimpiego di parti non sostanziali del contenuto "per qualsivoglia fine" (art. 102-ter.3 L. 633/41). Una particolare disciplina speciale è prevista per le cosiddette edizioni nazionali: che si hanno quando lo Stato od enti culturali particolarmente qualificati intendono onorare una personalità del mondo dell'arte o della scienza pubblicando l'opera omnia o una sua sezione particolarmente interessante (ad esempio i carteggi). In tal caso il ministro con proprio decreto provvede alla costituzione di una commissione per affrontare i problemi ''scientifici'' della fissazione di un ''testo critico'' ed altresì gli aspetti operativi. La particolare situazione delle Edizioni nazionali, che richiedono evidenti contemperamenti dell'ordinaria legislazione in tema di diritto d'autore con le esigenze ''culturali'' dell'intera nazione ha spinto il legislatore del 1942 a dedicare ad esse L'art. 11 della legge del diritto d'autore dispone: «''Alle amministrazioni dello stato, alle provincie ed ai comuni spetta il diritto di autore sulle opere create e pubblicate sotto il loro nome ed a loro conto e spese.'' ''Lo stesso diritto spetta agli enti privati che non perseguano scopi di lucro, salvo diverso accordo con gli autori delle opere pubblicate, nonché alle accademie e agli altri enti pubblici culturali sulla raccolta dei loro atti e sulle loro pubblicazioni''». Il successivo articolo 29 disciplina gli aspetti economici della questione, sancendo che per 20 anni i diritti esclusivi di utilizzazione economica spettano alle amministrazioni dello Stato, enti pubblici o accademie che hanno promosso l'edizione nazionale. Uno speciale regime, con esclusiva ridotta a due anni, spetta invece alle accademie e agli altri enti pubblici culturali per le comunicazioni e le memorie da essi pubblicate. Trascorso il ''regime speciale'' torna ad applicarsi la normativa ordinaria. Sono una serie di diritti che nascono in capo a soggetti diversi dall'autore dell'opera, ma la cui esistenza è direttamente "connessa" appunto all'esercizio dei diritti d'autore, poiché si riferiscono ad attività intellettuali e commerciali determinanti per il sistema dell'industria culturale. Tradizionalmente sono i diritti disciplinati dal Titolo II della legge 633/1941 (art. 72 e seguenti) relativi all'incisione e produzione di fonogrammi, quelli relativi alla produzione di opere audiovisive e cinematografiche, quelli relativi all'emissione radiofonica e televisiva e quelli degli artisti interpreti ed esecutori. === Diritti del produttore di fonogrammi === Gli artt. 72-78 della legge n. 633/1941 individuano i diritti connessi al diritto d'autore spettanti al produttore di fonogrammi. I diritti connessi ai fonogrammi hanno una durata di 50 anni dalla prima fissazione del fonogramma. Nel caso in cui, durante tale periodo, il fonogramma venisse lecitamente pubblicato, la durata dei diritti è di 70 anni dalla data di prima pubblicazione (come riporta il Decreto Legislativo 21 febbraio 2014, n. 22). Secondo l'art. 12 della legge n. 633/1941: "''È considerata come prima pubblicazione la prima forma di esercizio del diritto di utilizzazione.''". Salvi i diritti che spettano all'autore, trattati nel Titolo 1 della legge n. 633/1941, il produttore conserva sui suoi fonogrammi alcuni diritti esclusivi, per la durata e alle condizioni stabilite dagli artt. 72-78 della legge n. 633/1941. Tali diritti esclusivi comprendono: * l'autorizzazione alla riproduzione dei suoi fonogrammi, diretta o indiretta, temporanea o permanente, in tutto o in parte, in qualunque modo o forma e con qualsiasi processo di duplicazione. * l'autorizzazione alla distribuzione degli esemplari dei suoi fonogrammi. * l'autorizzazione al noleggio ed il prestito degli esemplari dei suoi fonogrammi. * l'autorizzazione alla messa a disposizione del pubblico dei suoi fonogrammi, in maniera tale che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente. Tali diritti non si esauriscono con la vendita, con la distribuzione o con la messa a disposizione del pubblico dei fonogrammi. Il produttore conserva quindi i suoi diritti esclusivi sul fonogramma anche qualora esso venga venduto, noleggiato, dato in prestito o messo a disposizione di una terza persona. Quest'ultima non potrà quindi esercitare alcun diritto connesso al fonogramma senza l'autorizzazione del produttore. In particolare, il diritto di distribuzione non si esaurisce nel territorio della Comunità Europea. Tuttavia, nel caso in cui la prima vendita del supporto contenente il fonogramma sia effettuata o consentita dal produttore, egli vedrà esaurirsi il suo diritto esclusivo di distribuzione. Qualora il fonogramma venga pubblicamente utilizzato dalla cinematografia, per la radiodiffusione o per la diffusione televisiva, in occasione di feste danzanti o in generale nel caso di qualsiasi altra pubblica utilizzazione dei fonogrammi stessi, i soggetti che hanno diritto ad un equo compenso sono: * il produttore di fonogrammi * gli artisti interpreti * gli artisti esecutori L'esercizio di tale diritto spetta al produttore, il quale ripartisce il compenso con gli artisti interpreti o esecutori. Nel caso in cui l'utilizzo del fonogramma è finalizzato all'insegnamento o alla comunicazione istituzionale, quest'ultima effettuata dallo Stato o da un ente autorizzato, non è previsto alcun compenso. Il produttore può comunque opporsi al pubblico utilizzo di un suo fonogramma, qualora tale utilizzo arrechi grave pregiudizio ai suoi interessi industriali. I supporti contenenti fonogrammi non possono essere distribuiti se non portano stabilmente apposte le indicazioni di cui all'art. 62 della legge n. 633/1941 === Diritti relativi alla produzione di opere audiovisive e cinematografiche === I diritti connessi all'esercizio del diritto d'autore relativi alla produzione di opere audiovisive e cinematografiche, ovvero i diritti di utilizzazione economica dell'opera, sono normati dall'art 78-ter della Legge 22 aprile 1941 n. 633. Il produttore, cioè l'imprenditore che finanzia il progetto, che investe economicamente nella sua realizzazione, è titolare dei diritti connessi al diritto d'autore e può sfruttare tutti i diritti sul prodotto in questione, sia esso un'opera cinematografica, audiovisiva o una sequenza in movimento. Come disposto dall'art 78-ter della L. 633/41 il produttore ha il diritto esclusivo di autorizzare: * la riproduzione diretta o indiretta, temporanea o permanente, in qualunque modo o forma, in tutto o in parte, degli originali e delle copie delle proprie realizzazioni; * la distribuzione con qualsiasi mezzo, compresa la vendita, dell'originale e delle copie di tali realizzazioni. Il diritto di distribuzione non si esaurisce nel territorio della Comunità europea se non nel caso di prima vendita effettuata o consentita dal produttore in uno Stato membro; * il noleggio ed il prestito dell'originale e delle copie delle sue realizzazioni. La vendita o la distribuzione, sotto qualsiasi forma, non esauriscono il diritto di noleggio e di prestito; * la messa a disposizione del pubblico dell'originale e delle copie delle proprie realizzazioni, in maniera tale che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente. Tale diritto non si esaurisce con alcun atto di messa a disposizione del pubblico. I diritti del produttore riguardano, quindi, secondo l'art. 46 della Legge sul Diritto d'Autore, lo "sfruttamento cinematografico dell'opera prodotta", realizzato attraverso la proiezione nelle sale cinematografiche. Al produttore in questo modo saranno ceduti i diritti elencati sopra. In caso il produttore volesse modificare in parte l'opera cinematografica in seguito a esigenze tecniche o di commercializzazione dell'opera, secondo l'art. 47 della Legge sul Diritto d'Autore egli potrà effettuare esclusivamente "le modifiche necessarie per il loro adattamento cinematografico". Ciò vuol dire che per le modifiche riguardanti l'intera opera cinematografica bisogna avere il benestare del regista anche quando le modifiche si intendono realizzare in vista di una più efficiente utilizzazione commerciale. La durata dei diritti connessi al produttore cinematografico è di 50 anni dalla fissazione. Se l'opera cinematografica o audiovisiva è pubblicata o comunicata al pubblico durante tale termine, la durata è di 50 anni dalla prima pubblicazione. === Diritti relativi all'emissione radiofonica e televisiva === I diritti relativi all'emissione radiofonica e televisiva sono previsti dal Titolo II ("Disposizioni sui diritti connessi all'esercizio del diritto d'autore") Capo II della Legge 22 aprile 1941 n. 633 e disciplinati dall'articolo 79. Quest'ultimo attribuisce ai soggetti che esercitano un'attività di emissione radiofonica e televisiva una serie di diritti esclusivi tra cui quello di: * autorizzare la fissazione delle proprie emissioni effettuate sul filo o via etere; * autorizzare la riproduzione diretta o indiretta delle fissazioni delle proprie emissioni; * autorizzare la ritrasmissione su filo o via etere delle proprie emissioni e la loro comunicazione al pubblico se questa avviene in luoghi accessibili mediante il pagamento di un diritto di ingresso (trattato anche dall'art. 180-bis; * autorizzare la distribuzione delle fissazioni delle proprie emissioni. Questi diritti esclusivi possono essere esercitati senza però pregiudicare quelli previsti dalla stessa legge a favore di altri soggetti, quali l'autore, il produttore fonografico, il produttore cinematografico e gli artisti interpreti ed esecutori. In seguito all'entrata in vigore del D.Lgs. 26 maggio 1997 n. 154, la durata di questi diritti è stata estesa a 50 anni dalla prima diffusione di una emissione. L'espressione "radio-diffusione" riguarda sia l'emissione radiofonica che quella televisiva, mentre l'espressione "su filo o via etere" include le emissioni via cavo e via satellite. In seguito allo sviluppo delle moderne tecnologie digitali, la diffusione via satellite, la ritrasmissione via cavo di programmi radiofonici e televisivi provenienti da altri Stati europei, avvennero una serie di problemi sia di armonizzazione di natura legislativa sia di negoziazione dei diritti di utilizzazione economica. Nel 1993 la Comunità Europea ha ripreso la questione lasciata in sospeso nelle precedenti Direttive con l'emanazione della Direttiva 93/83/CEE per il coordinamento di alcune norme in materia di diritto d'autore e diritti connessi. Tale Direttiva ha fissato le regole per la diffusione di programmi effettuata oltre le frontiere dei singoli Stati membri all'interno però del territorio della Comunità Europea cercando un giusto equilibrio tra gli interessi degli organismi di radiodiffusione che effettuano trasmissioni via satellite o via cavo e i diritti degli autori delle opere inserite nei programmi, i diritti degli artisti interpreti ed esecutori e quelli dei produttori di fonogrammi e degli organismi di emissione. La ''Direttiva 93/83/CEE'' è composta da 4 Capi di cui il I intitolato "Definizioni" definisce il concetto di "satellite", di "comunicazione al pubblico via satellite" con i vari aspetti che la comunicazione può assumere, di "ritrasmissione via cavo" e stabilisce quali società possono considerarsi "società di gestione collettiva" di diritti d'autore. Per quanto riguarda il concetto di "satellite", bisogna distinguere tra la definizione comune di satellite artificiale, espressione con la quale si indica un'apparecchiatura complessa messa in orbita intorno alla terra, e la definizione prevista dalla direttiva che considera satellite quello operante su bande di frequenza riservate, secondo la Convenzione internazionale delle telecomunicazioni, alla trasmissione di segnali ricevibili dal pubblico o riservati alla comunicazione individuale privata. La normativa comunitaria ha inoltre specificato il concetto di "comunicazione al pubblico via satellite" che è l'atto di inserire, sotto il controllo dell'organismo di radiodiffusione, i segnali portatori di programmi destinati ad essere ricevuti dal pubblico in una sequenza ininterrotta di comunicazione diretta al satellite e poi a terra. A questo proposito si applica la legislazione dello Stato nel quale ha luogo la comunicazione al pubblico via satellite. Un'altra definizione importante data dalla direttiva in questione è quella di "ritrasmissione via cavo" che è la ritrasmissione simultanea, invariate ed integrale, tramite un sistema di ridistribuzione via cavo o a frequenze molto elevate, di un'emissione primaria proveniente da un altro Stato membro e riguardante programmi radiofonici e televisivi destinati ad essere captati dal pubblico. In pratica un organismo di distribuzione trasmette via cavo agli utenti, i quali possono usufruire di questi segnali solo mediante appositi apparecchi e dietro pagamento di un abbonamento periodico. La ritrasmissione via cavo, come quella via satellite, è da considerarsi un'emissione secondaria, la quale si distingue da quella primaria in quanto quest'ultima prevede solo la possibilità di trasmettere programmi originari destinati appunto ad una primaria utilizzazione attraverso forme di distribuzione diretta (es. la televisione via cavo interattiva cioè il video-on demand). Inoltre la direttiva dispone che gli Stati membri devono assicurare che questa trasmissione via cavo sia effettuata nel rispetto del diritto d'autore e dei diritti connessi sulla base dei contratti individuali o collettivi conclusi tra i soggetti interessati. I diritti di comunicazione al pubblico via satellite e di ritrasmissione via cavo sono dei diritti esclusivi per cui non sono valide forme di licenze legali o di diritto a compenso. Gli Stati membri devono affidare l'esercizio del diritto di ritrasmissione via cavo a delle società di gestione collettiva (in Italia vi è la SIAE) per garantire l'effettivo esercizio di tale diritto e semplificare le procedure di autorizzazione rispetto alle opere e alle prestazioni protette. === Diritti relativi ad artisti interpreti ed esecutori === La legge sul diritto d'autore dedica agli artisti interpreti ed esecutori diversi articoli in cui è contenuto il Diritto dell'artista interprete ed esecutore, da 80 a 85, e li identifica come ''"gli attori, i cantanti, i musicisti, i ballerini e le altre persone che rappresentano, cantano, recitano, declamano o eseguono in qualunque modo opere dell'ingegno, siano esse tutelate o di dominio pubblico"''. L'art. 82 completa questa definizione, specificando che sono compresi nella denominazione di artisti interpreti anche coloro che sostengono nell'opera o composizione drammatica, letteraria o musicale, una parte di notevole importanza artistica, anche se di artista esecutore comprimario, i direttori d'orchestra e del coro, e infine i complessi orchestrali o corali, a condizione che la parte orchestrale o corale abbia valore artistico di per sé stante e non di semplice accompagnamento. Perciò, i soggetti di questo diritto sono gli artisti interpreti ed esecutori solo se parte di notevole importanza artistica. Interprete è colui che non si limita a eseguire l'opera così come è stata scritta, ma, attraverso lo studio e un lavoro di ricostruzione, ne comprende il significato, appropriandosene, e sceglie i modi tecnici per la realizzazione della stessa; in questa maniera svolge una funzione di mediazione tra l'autore dell'opera e il pubblico che ne fruisce. Per esempio il tenore Pavarotti oppure Mina, nella musica leggera italiana, sono artisti interpreti: infatti essi cantano composizioni scritte da altri, ma apportano in esse l'impronta della propria forte personalità, con il risultato che la loro interpretazione rimane unica e inimitabile. Tale attività, di chiaro contenuto intellettuale, non è certo paragonabile a quella creativa dell'autore, ma è tuttavia meritevole di tutela. La legge sul diritto d'autore prevede una protezione sia dal punto di vista patrimoniale che morale. Nel primo caso è riconosciuto un diritto al compenso, svincolato da quello dovuto contrattualmente per la prestazione artistica, ma derivato dal profitto ricavato dalla fissazione su supporto materiale e dalla diffusione della prestazione artistica (registrazione e/o radiodiffusione) e per le successive utilizzazioni. L'art. 80 n. 2 riconosce agli artisti di notevole importanza (rispetto ai canoni dettati dall'art. 82), indipendentemente dalla eventuale retribuzione spettante per le loro prestazioni artistiche dal vivo, i diritti esclusivi di: * la fissazione delle loro prestazioni artistiche (ossia le registrazioni); * la riproduzione diretta o indiretta della fissazione delle loro prestazioni artistiche (per esempio la radiodiffusione del disco); * la comunicazione al pubblico, in qualsivoglia forma e modo (interattiva e non); * autorizzare la messa a disposizione del pubblico in maniera tale che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente; * la distribuzione delle fissazioni delle loro prestazioni artistiche; * il noleggio o il prestito delle fissazioni delle loro prestazioni artistiche e delle relative riproduzioni: l'artista interprete o esecutore, anche in caso di cessione del diritto di noleggio a un produttore di fonogrammi o di opere cinematografiche o audiovisive o sequenze di immagini in movimento, conserva il diritto di ottenere un'equa remunerazione per il noleggio concluso dal produttore con terzi. Ogni patto contrario è nullo. Questo diritto si costituisce nel momento stesso in cui avviene la performance e ha durata di cinquant'anni a partire dalla prima esecuzione pubblica. Tuttavia, come stabilito nell'art. 85: "a) se una fissazione dell'esecuzione, rappresentazione o recitazione, con un mezzo diverso dal fonogramma, è lecitamente pubblicata o lecitamente comunicata al pubblico durante tale termine, i diritti durano cinquanta anni a partire dalla prima pubblicazione, o, se anteriore, dalla prima comunicazione al pubblico; b) se una fissazione dell'esecuzione in un fonogramma è lecitamente pubblicata o lecitamente comunicata al pubblico durante detto periodo, i diritti durano settanta anni dalla data della prima pubblicazione o, se anteriore, da quella della prima comunicazione al pubblico." Secondo l'art. 84 n. 1 si presume che gli artisti interpreti ed esecutori cedano i diritti di utilizzazione alla stipula del contratto per la produzione di un'opera cinematografica o audiovisiva o sequenza di immagini in movimento. I successivi paragrafi n. 2 e n. 3 del medesimo articolo non sono rinunciabili e prendono in considerazione: * il diritto al compenso per le comunicazioni al pubblico (art. 84.2) affermando che agli ''"artisti interpreti ed esecutori che nell'opera cinematografica e assimilata sostengono una parte di notevole importanza artistica, anche se di artista comprimario, spetta, per ciascuna utilizzazione dell'opera cinematografica e assimilata a mezzo della comunicazione al pubblico via etere, via cavo e via satellite un equo compenso a carico degli organismi di emissione"''; * qualsiasi altro uso al di fuori della diffusione (art. 84.3) sostenendo che per ciascuna utilizzazione di opere cinematografiche e assimilate diversa da quella prevista nel comma 2 e nell'articolo 80, comma 2, punto 5), agli artisti interpreti ed esecutori spetta un equo compenso a carico di coloro che esercitano i diritti di sfruttamento per ogni distinta utilizzazione economica. L'esercizio del diritto all'equo compenso è riservato al produttore fonografico, il quale deve, tuttavia, ripartire i guadagni tra gli artisti interpreti o esecutori. Dal punto di vista morale invece l'artista viene tutelato dai seguenti: * a norma dell'art. 81, egli può opporsi alla diffusione, trasmissione o riproduzione della sua recitazione, rappresentazione o esecuzione che possa essere di pregiudizio al suo onore o reputazione. Tale norma è restrittiva, limitando la protezione solo per la lesione dell'onore o reputazione. A completamento della tutela morale dell'artista interprete ed esecutore, si suole utilizzare, in sede di giudizio, anche l'art. 10 del Codice Civile, che garantisce il diritto all'immagine. * l'art. 83 ricalca il diritto alla paternità dell'opera, riconoscendo la facoltà di pretendere che il nome dell'autore sia indicato nella comunicazione al pubblico della loro prestazione artistica e sia apposto su supporti (quali videogrammi e fonogrammi, contenenti la fissazione della loro prestazione). Sono diritti connessi previsti dalla Legge 633/41 riguardanti casi specifici di opere comunemente giudicate meno creative. Secondo l'art. 99-bis della legge citata in precedenza è reputato titolare di un diritto connesso, salvo prova contraria, chi, nelle forme d'uso, è individuato come tale nei materiali protetti, ossia la persona ritenuta tale nella recitazione, esecuzione, rappresentazione o comunicazione al pubblico. Gli oggetti tutelati da questi diritti sono i seguenti. === Opere audiovisive sportive === In seguito alla Legge del 19 luglio 2007 n.106, che disciplina la trasmissione degli eventi sportivi, fu introdotto, nella L. 633/41, l'art. 78-quarter che stabilisce che a tali opere si applicano le disposizioni presenti in questa legge. Prima del 2007 non esisteva un diritto di esclusiva sull'evento sportivo in quanto non era definibile il fruitore dei diritti d'autore. === Opere pubblicate per la prima volta dopo la cessazione dei diritti patrimoniali d'autore === L'art. 85-ter della L. 633/41 prevede il diritto di utilizzazione economica a chi, dopo la scadenza del diritto d'autore (ovvero dopo 70 anni la morte dell'autore), lecitamente pubblica o comunica al pubblico per la prima volta l'opera mai pubblicata anteriormente. Dura 25 anni dalla prima pubblicazione e comprende gli stessi diritti esclusivi previsti dal diritto d'autore. === Edizioni critiche e scientifiche di opere di pubblico dominio === L'art. 85-quater della L. 633/41 sancisce che chiunque pubblica, in qualunque modo o con qualsiasi mezzo, edizioni critiche e scientifiche di opere pubbliche ha i diritti economici esclusivi dell'opera, senza pregiudizio dei diritti morali dell'autore, ed anche il diritto alla indicazione del nome. La durata dei diritti esclusivi è di 20 anni a partire dalla prima pubblicazione, in qualunque modo o con qualsiasi mezzo sia stata effettuata. === Bozzetti di scene teatrali === L'art. 86 della L. 633/41 stabilisce che quando bozzetti di scene teatrali vengono usati in altri teatri, oltre quello per il quale sono stati composti, all'autore dei bozzetti compete un diritto a compenso. Questo diritto dura cinque anni a partire dalla prima rappresentazione nella quale il bozzetto è stato adoperato. === Fotografie e opere di documentazione === Gli artt. dall'87 al 92 della L. 633/41 tutelano i diritti relativi alle fotografie. Sono considerate tali le immagini di persone o fatti della vita naturale e sociale ottenute col processo fotografico, comprese le riproduzioni di opere dell'arte figurativa e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche. Sono escluse invece le fotografie di scritti, documenti, carte di affari, oggetti materiali, disegni tecnici e prodotti simili. Spetta al fotografo, come stabilito dall'art. 88, il diritto esclusivo di riproduzione, diffusione e spaccio della fotografia, fatte salve le disposizioni stabilite per ciò che riguarda il ritratto e le fotografie riproducenti opere dell'arte figurativa. Se però la fotografia è stata realizzata nell'adempimento di un contratto di lavoro il diritto esclusivo compete al datore di lavoro. Per quanto riguarda invece la cessione del negativo o di analogo mezzo di riproduzione della fotografia, l'art. 89 specifica che la cessione comprende anche i diritti previsti all'articolo precedente. Gli esemplari della fotografia, perché la loro riproduzione sia considerata abusiva e siano dovuti i compensi, devono però portare le seguenti indicazioni: # il nome del fotografo o della ditta da cui il fotografo dipende o del committente; # la data dell'anno di produzione della fotografia; # il nome dell'autore dell'opera d'arte fotografata; come specificato nell'art. 90, a meno che il fotografo non provi la malafede del riproduttore. L'art. 91 infine stabilisce che la riproduzione di fotografie nelle antologie ad uso scolastico ed in generale nelle opere scientifiche o didattiche è lecita, contro pagamento di un equo compenso che è determinato nelle forme previste dal regolamento. Nella riproduzione deve essere indicato il nome del fotografo e la data dell'anno della fabbricazione, se presenti nell'originale. La riproduzione di fotografie pubblicate sui giornali od altri periodici, concernenti persone o fatti di attualità od aventi comunque interesse pubblico, è lecita contro pagamento di un equo compenso. Il diritto esclusivo sulle fotografie dura 20 anni dalla produzione della fotografia. === Corrispondenze epistolari === Gli artt. 93 a 95 della L. 633/41 tutelano i diritti relativi alla corrispondenza epistolare. Le corrispondenze epistolari, le memorie familiari e personali e gli altri scritti di tale natura, se hanno carattere confidenziale o si riferiscono alla intimità della vita privata, non possono essere pubblicati, riprodotti od in qualunque modo portati alla conoscenza del pubblico senza il consenso dell'autore, e trattandosi di corrispondenze epistolari, anche del destinatario. Dopo la morte dell'autore o del destinatario occorre il consenso del coniuge e dei figli, oppure dei parenti fino al quarto grado. In ogni caso però deve essere rispettata la volontà scritta del defunto. Ciò vale anche per le corrispondenze epistolari che costituiscono opere tutelate dal diritto di autore, anche se cadute in dominio pubblico. Non vale invece per gli atti e corrispondenze ufficiali o che presentano interesse di stato. === Ritratto === Gli artt. dal 96 al 98 della L. 633/41 tutelano i diritti relativi al ritratto. Il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio senza il consenso del soggetto (art. 96 L. 633/41) tranne quando la riproduzione dell'immagine è giustificata dalla notorietà o dall'ufficio pubblico ricoperto, da necessità di giustizia o polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico (art. 97 L. 633/41). Inoltre, sempre secondo l'art. 97, il ritratto non può essere messo in commercio o esposto se pregiudica l'onore, la reputazione o comunque il decoro della persona ritratta. Infine l'articolo 98 si occupa del ritratto fotografico eseguito su commissione; salvo patto contrario, la persona che è ritratta può pubblicare e far riprodurre la fotografia senza il consenso del fotografo, che però dovrà ricevere un equo compenso nel caso di uso commerciale della sua opera. Il nome del fotografo dovrà essere indicato solo se presente sulla fotografia originale. La stessa norma si applica, salvo patto contrario, a favore del committente quando si tratti di fotografia di cose in suo possesso. Dopo la morte dell'autore o del destinatario si applicano le disposizioni del secondo, terzo e quarto comma dell'art. 93, riguardante le corrispondenze epistolari: occorre il consenso del coniuge e dei figli, oppure dei parenti fino al quarto grado. Se vi è dissenso fra i parenti, la decisione spetta all'autorità giudiziaria. In ogni caso però deve essere rispettata la volontà scritta del defunto. === Progetti di lavori dell'ingegneria === L'art. 99 della L. 633/41 stabilisce che all'autore di progetti di lavori di ingegneria, o di altri lavori analoghi, compete, oltre al diritto esclusivo di riproduzione dei piani e disegni dei progetti medesimi, il diritto ad un equo compenso da parte di coloro che realizzino il progetto tecnico a scopo di lucro senza il suo consenso. L'autore deve però aver inserito sopra il piano o disegno una dichiarazione di riserva ed eseguito il deposito del piano o disegno presso la Presidenza del Consiglio dei ministri secondo le norme stabilite dal regolamento. Il diritto a compenso previsto in questo articolo dura 20 anni dal giorno del deposito prescritto. === Titoli, rubriche, aspetto esterno delle opere degli articoli e di notizie === Gli art. dal 100 al 102 della L. 633/41 tutelano titoli, rubriche, informazioni e notizie. Il titolo di un'opera, quando individua l'opera stessa, non può essere riprodotto su un'altra opera, senza il consenso dell'autore, salvo le opere risultino così diverse da escludere ogni possibilità di confusione. In ugual misura è vietata la riproduzione delle rubriche adoperate nella pubblicazione periodica in maniera costante a tal punto da riscontrare l'abituale e caratteristico contenuto della rubrica. Il titolo di un giornale o rivista o altre pubblicazioni periodiche non può essere riutilizzato in altre opere della stessa specie o carattere se non sono passati due anni dalla cessata attività. È lecita, invece, la riproduzione di informazioni e notizie, purché se ne citi la fonte e non sia impiegata contrariamente agli usi onesti in materia giornalistica. È vietata e considerata atto di concorrenza sleale la riproduzione o imitazione sopra altre opere della stessa specie, delle testate, degli emblemi, dei fregi, delle disposizioni di segni o caratteri di stampa e di ogni altra particolarità di forma o di colore nell'aspetto esterno dell'opera dell'ingegno, quando la riproduzione o imitazione in questione sia finalizzata a creare confusione di opera o di autore. Il diritto in questione ha una durata di 15 anni dalla prima pubblicazione. === Banche dati === Le banche di dati sono tutelate in due maniere diverse: da una parte il diritto d'autore tutela le banche di dati che costituiscono un'opera intellettuale, dall'altra l'art. 102 bis della L.633/41 tutela il costitutore della banca di dati che è il frutto di un rilevante investimento. Inoltre il diritto è attribuito ai cittadini, imprese e società dell'UE; non c'è un chiarimento sulle pubbliche amministrazioni al momento. I diritti del costitutore di una banca di dati gli attribuiscono la facoltà di vietare estrazione e reimpiego della totalità o di una parte sostanziale della banca di dati. L'estrazione viene definita come il trasferimento permanente o temporaneo della totalità o di una parte sostanziale del contenuto di una banca di dati su un altro supporto, con qualsiasi mezzo o in qualsivoglia forma. Il reimpiego è invece qualsiasi forma di messa a disposizione del pubblico della totalità o di una parte sostanziale del contenuto della banca di dati, mediante distribuzione di copie, noleggio e trasmissione effettuata con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma. Non sono soggette all'autorizzazione del costitutore della banca di dati le attività di estrazione o reimpiego di parti non sostanziali, valutate in termini qualitativi e quantitativi, del contenuto della banca di dati. Se l'utente legittimo è autorizzato ad effettuare l'estrazione o il reimpiego solo di una parte della banca di dati, il comma si applica unicamente a tale parte. il diritto d'autore dura 15 anni e decorre dal momento in cui viene effettuato un rilevante investimento. quindi se il costitutore a distanza di 5 anni dal primo investimento rifà un altro rilevante investimento il diritto si rinnova per altri 15 anni. Gli articoli 171 e seguenti della L. 633 sanciscono le pene a cui va incontro colui che viola le norme concernenti il diritto d'autore. È punito con multa da euro 51 a euro 2.065 chiunque, senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi forma: * riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde, mette in vendita o pone altrimenti in commercio un'opera altrui; * rivela il contenuto dell'opera altrui prima che sia reso pubblico; * introduce e mette in circolazione nello Stato esemplari di un'opera altrui prodotti all'estero contravvenendo alla legge italiana; * mette a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un'opera dell'ingegno protetta, o parte di essa; * rappresenta, esegue, recita in pubblico o diffonde un'opera altrui. La rappresentazione o esecuzione comprende la proiezione pubblica dell'opera cinematografica, l'esecuzione in pubblico delle composizioni musicali inserite nelle opere cinematografiche e la radiodiffusione mediante altoparlante azionato in pubblico; * riproduce un numero di esemplari o esegue un numero di esecuzioni o di rappresentazioni maggiore di quello che aveva diritto di riprodurre o di rappresentare; * ritrasmette o registra con apparecchi le trasmissioni radiofoniche o smercia i dischi fonografici o altri apparecchi indebitamente registrati. Qualora i reati sopra citati siano commessi con usurpazione della paternità dell'opera cioè con modificazione dell'opera medesima, la pena è la reclusione fino ad un anno o una multa non inferiore a euro 516. Per la duplicazione abusiva di contenuti in supporti non contrassegnati dalla Società italiana degli autore ed editori (S. I.A.E.) la reclusione è da sei mesi a tre anni e la multa da euro 2.582 a euro 15.493. Nel caso in cui il fatto sia di rilevante gravità la reclusione non è inferiore a due anni e la multa a euro 15.492. Qualora, invece, il fatto sia ritenuto di particolare tenuità la pena è ridotta (art 171-bis – art 171-ter). Con la stessa pena viene condannato chi: * duplica, riproduce, trasmette o diffonde al pubblico un'opera destinata al circuito televisivo, cinematografico, della vendita o del noleggio; * duplica, riproduce, trasmette o diffonde al pubblico opere o parti di opere letterarie, drammatiche, scientifiche o didattiche, multimediali; * pur non avendo contribuito alla duplicazione o riproduzione dell'opera, detiene per la vendita o la distribuzione, pone in commercio, proietta in pubblico; * pone in commercio, vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo un'opera per la quale è prescritta l'apposizione di contrassegno da parte della S.I.A.E., priva di contrassegno medesimo o dotata di contrassegno contraffatto; * distribuisce, importa a fini di distribuzione, diffonde per radio o per televisione, comunica o mette a disposizione del pubblico opere o altri materiali protetti dai quali siano state rimosse o alterate le informazioni elettroniche stesse; * riproduce, duplica, trasmette o diffonde abusivamente, vende o cede a qualsiasi titolo o importa abusivamente oltre cinquanta copie o esemplari di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi. Gli importi derivanti dall'applicazione delle sanzioni pecuniarie previste sono versati all'Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i pittori e scultori, musicisti, scrittori ed autori drammatici. Se "i fatti preveduti nell'articolo 171 sono commessi per colpa la pena è della sanzione amministrativa fino a 1.032,00 euro" (art. 172). Quando si procede al sequestro del materiale, questo è, per entità, di difficile custodia, perciò l'autorità giudiziaria può ordinarne la distruzione, osservate le disposizioni di cui all'articolo 83 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, approvate con decreto legislativo 28 luglio 1989 n. 271. Tutte le suddette sanzioni si devono ritenere applicabili se il fatto non costituisce reato più grave previsto dal codice penale o da altri leggi (art. 173). Le Creative Commons sono una tipologia di licenze che permette al detentore del diritto d'autore di regolamentare gli usi dell'opera secondo un modello più elastico, garantendone il libero utilizzo per particolari scopi e secondo determinate condizioni. Le licenze Creative Commons offrono sei diverse articolazioni che nascono dalla combinazione di quattro clausole base: # Deve essere presente un'informativa che permetta di associare l'autore (opzione Attribuzione Obbligatoria, acronimo inglese BY); # Il detentore dei diritti può non autorizzare a priori usi commerciali dell'opera (opzione Non Commerciale, acronimo inglese NC); # Il detentore dei diritti può non autorizzare a priori la creazione di opere derivate (opzione Non Opere Derivate, acronimo inglese ND); # L'opera è ridistribuibile anche modificata purché mantenga lo stesso livello di licenza (opzione Share Alike, acronimo inglese SA); Sono uno strumento molto diffuso nel mondo di Internet che consente una più libera condivisione dei contenuti creativi e l'affermazione di un modello di gestione dei diritti d'autore ispirato al concetto di "alcuni diritti riservati" (in contrapposizione con il modello classico di "tutti i diritti riservati"). L'art. 180 della legge del 22 aprile 1941 n. 633 istituisce la Società italiana degli autori ed editori (SIAE) come unico ente con attività di intermediario per opere tutelate da diritto d'autore. La SIAE, tra le altre facoltà, può concedere le licenze per l'utilizzazione di opere protette da diritto d'autore, nell'interesse dell'autore stesso. I proventi che vengono riscossi dalla SIAE, detratte le spese di riscossione, sono tenuti a disposizione degli aventi diritto per tre anni. Se in questo periodo l'autore non li reclama vengono versati alla Confederazione nazionale professionisti ed artisti. L'art. 180-bis riguarda invece la trasmissione via cavo, la quale deve essere autorizzata dai titolari dei diritti e dai detentori dei diritti connessi esclusivamente attraverso la SIAE. La Società italiana degli autori ed editori pone un contrassegno su ogni supporto contenente programmi per elaboratore o multimediali, suoni, voci, video, che reca la fissazione di opere tra quelle indicate nell'articolo 1, destinati ad essere posti in commercio o ceduti in uso a qualunque titolo a fine di lucro. Il contrassegno deve avere caratteristiche tali da non permettere il suo trasferimento su un altro supporto. Gli elementi contenuti nel contrassegno devono indicare il titolo dell'opera, il nome dell'autore, del produttore o del titolare del diritto d'autore, l'indicazione di un numero progressivo per ogni singola opera riprodotta e della sua destinazione (vendita, noleggio o qualsiasi altra forma di distribuzione) (art.181-bis). La Società italiana degli autori ed editori è inoltre incaricata di vigilare sulle attività di distribuzione e riproduzione (su qualsiasi supporto e in qualsiasi luogo), diffusione radiotelevisiva, vendita e noleggio di opere tutelate dal diritto d'autore. Per lo svolgimento di tali compiti, gli ispettori SIAE coordinati con gli ispettori dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni possono accedere ai locali dove vengono svolte le attività di riproduzione, duplicazione, vendita, emissione via etere e via cavo o proiezione cinematografica (art 182-bis). In caso di controversie il diritto italiano, coerentemente all'art. 54 della riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato, sancisce che venga seguito il diritto dello stato di utilizzazione del bene immateriale. Coerentemente alla trattato CEE che sancisce il principio di non discriminazione, il diritto d'autore italiano si applica, come previsto dall'art. 185, a tutte le opere di autori italiani, alle opere di autori stranieri domiciliati in Italia e che siano state pubblicate in Italia per la prima volta e alle opere di autori stranieri in particolari condizioni, definite dagli articoli seguenti. L'art.186 dispone che la protezione delle opere dell'ingegno per quanto concerne autori stranieri sia regolata secondo le convenzioni internazionali. Nello specifico, se queste contengono un patto generico di reciprocità o di parità di trattamento, questo patto viene interpretato secondo le norme di equivalenza di fatto. In caso di mancanza di convenzioni, secondo l'art.187, le opere di autori stranieri che non rientrano nelle condizioni previste dall'art. 185 godono della protezione sancita dalla legge sul diritto d'autore italiano, a condizione che lo stato di cui è cittadino l'autore straniero conceda protezione equivalente alle opere di autori italiani. Se lo straniero è apolide o di nazionalità controversa ci si riferisce allo stato dove è avvenuta la prima pubblicazione. La durata della protezione di un'opera straniera non può comunque eccedere quella di cui l'opera gode nello stato di cui è cittadino l'autore straniero (art. 188). Se la legge dello stato dell'autore sottopone inoltre la protezione all'adempimento di alcune formalità varie, l'opera straniera viene sottoposta ad equivalenti formalità in Italia determinato col decreto reale e può essere inoltre sottoposta ad ulteriori formalità prescritte dallo stesso (art.188). L'art.189, ultimo della sezione riguardante la sfera di applicazione della legge, sancisce che le disposizioni dell'articolo 185 si applicano all'opera cinematografica, al disco fonografico o apparecchio analogo, ai diritti degli interpreti, attori o artisti esecutori, alla fotografia ed alle opere dell'ingegneria, in quanto si tratti di opere realizzate in Italia o che possono considerarsi nazionali, altrimenti a queste opere sono applicabili le disposizioni degli articoli 186 e seguenti. Dopo più di mezzo secolo dalla sua promulgazione, si è sostenuta la necessità di una revisione della legge italiana sul diritto d'autore, per adeguarla ai mutamenti della società e al progredire della comunicazione digitale. Il Consiglio dei ministri ha, pertanto, approvato nel 2007 un DdL-delega al governo per l'emanazione di un decreto di riforma della legislazione. Nel frattempo il Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, previsto dall'articolo 190 della legge stessa, ha iniziato un coinvolgimento del mondo accademico e delle associazioni rappresentative degli interessi toccati da detta normativa. Il presidente Alberto Maria Gambino, dopo l'ascolto di esponenti dell'editoria, delle associazioni dei consumatori, delle biblioteche, dell'open content e dei creative commons, ha presentato le proposte il 18 dicembre 2007 al Ministro per i beni e le attività culturali. Tuttavia, con l'insediamento del governo Berlusconi IV e con l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri del Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale è rallentata la stagione di dialogo e di confronto multilaterale. Sia il comitato, sia il modus operandi legislativo del governo, infatti, sono stati oggetto di critiche da parte di associazioni di consumatori ed imprese (Altroconsumo, Assoprovider, Audiconsum, Centro NEXA su Internet e Società) e di noti giornalisti di settore (Luca Spinelli, Federico Cella), in particolare per il non coinvolgimento nel dialogo dei rappresentanti degli utenti, dell'impresa, della cultura. Le attuali legislazioni in materia sono a tutt'oggi basate sull'impianto della legge 633/1941. Alla data del 2 febbraio 2020 sono ancora mantenuti testuali i riferimenti al Partito Nazionale Fascista (Art.29: La durata dei diritti esclusivi di utilizzazione economica spettanti, a termini dell'art. 11, alle amministrazioni dello Stato, al partito nazionale fascista, alle provincie, ai comuni, alle accademie, agli enti pubblici culturali nonché agli enti privati che non perseguano scopi di lucro, è di vent'anni a partire dalla prima pubblicazione, qualunque sia la forma nella quale la pubblicazione è stata effettuata. Per le comunicazioni e le memorie pubblicate dalle accademie e dagli altri enti pubblici culturali tale durata è ridotta a due anni; trascorsi i quali, l'autore riprende integralmente la libera disponibilità dei suoi scritti).
Dennis Ritchie
È stato uno dei pionieri dell'informatica moderna, importante per essere stato l'inventore del linguaggio C e, assieme al suo storico collega Ken Thompson, per aver scritto il sistema operativo Unix.
Dennis Ritchie (a destra) con Ken Thompson Nato a Bronxville, nello stato di New York, si laureò in fisica e matematica applicata all'Università di Harvard e dal 1967 iniziò a lavorare presso i Bell Laboratories, nel loro centro di ricerca informatico; qui collaborando con Ken Thompson sviluppò in assembly PDP-7, la prima versione del sistema operativo Unix e scrisse il primo ''Unix Programmer's Manual'' (1971). Sebbene il lavoro fosse già di notevole qualità i due non ne erano contenti in quanto l'assembly è poco manutenibile e soprattutto dipendente dalla CPU; decisero dunque di tradurre tutto il sistema operativo in un linguaggio nuovo e per questo Dennis Ritchie scrisse il linguaggio C. Con Brian Kernighan, inoltre, scrisse il libro ''The C Programming Language'', oggi reputato un testo fondamentale per i programmatori e noto nell'ambiente come "il K&R", dalle iniziali dei due autori. Morì il 12 ottobre 2011 all'età di 70 anni. Molte distribuzioni Unix-like hanno dedicato una versione alla sua memoria come Fedora 16, resa disponibile circa un mese più tardi, e il sistema operativo FreeBSD 9.0, distribuito il 12 gennaio dell'anno successivo. === Premio Turing === Nel 1983 riceve il Premio Turing insieme a Ken Thompson, per il contributo dato allo sviluppo della teoria generica dei sistemi operativi e, in particolare, per l'implementazione di Unix, il prototipo dei moderni sistemi operativi Unix-like. Il discorso da lui pronunciato durante la cerimonia di premiazione si intitolava "Reflections on Software Research". === Medaglia IEEE "Richard W. Hamming" === Nel 1990, ancora assieme a Thompson, riceve la ''Medaglia IEEE "Richard W. Hamming"'' dall'Institute of Electrical and Electronics Engineers, «per la creazione del sistema operativo UNIX e del linguaggio di programmazione C». Il riconoscimento della medaglia IEEE "Ritchard W. Hamming" fu dato ad entrambi con la stessa motivazione ma è noto che Thompson non partecipò allo sviluppo del linguaggio C ma che fu il principale autore di Unix. In realtà, C e Unix sono fortemente legati: nel 1972 Unix venne completamente riscritto in linguaggio C divenuto allora disponibile. Non è affatto un segreto che Thompson ottenne la disponibilità di usare il linguaggio C prima del rilascio ufficiale, tanto è vero che il motivo principale del progetto dello sviluppo del C era la migrazione (detta "porting", in senso stretto) di Unix su una base più solida e portabile. === National Medal of Technology === Il 21 aprile 1999, Thompson e Ritchie ricevono ancora una volta congiuntamente la ''National Medal of Technology and Innovation'' dell'anno 1998, consegnata dal presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton per l'invenzione congiunta del sistema operativo UNIX e del linguaggio di programmazione C che, come recita la motivazione, «ha guidato il Paese verso enormi progressi nell'hardware, nel software, e nelle interconnessioni di computer, stimolando lo sviluppo industriale e rafforzando la posizione di leadership degli USA nell'Era dell'Informazione». === Japan Prize === Nel 2011 Ritchie e Thompson sono insigniti del ''Japan Prize for Information and Communications'' per il loro lavoro di sviluppo del sistema operativo UNIX. === Asteroide 294727 Dennisritchie === Gli è stato dedicato un asteroide, 294727 Dennisritchie.
Desenzano del Garda
'''Desenzano del Garda''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. È il comune più popoloso del lago di Garda e il secondo della provincia di Brescia.
Desenzano si trova nella parte sud-orientale della provincia di Brescia. La parte settentrionale del comune si affaccia sul basso lago di Garda, mentre il resto del territorio si estende verso sud sulle colline moreniche. In questa zona dell'entroterra il territorio comunale confina con il Veneto (provincia di Verona, comune di Peschiera del Garda). Dista circa 30 km da Brescia e 40 da Verona. === Clima === In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +3,0 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +23,4 °C. Si chiamò ''Desenzano'' fino al 1862, quando con regio decreto 7 settembre 1862, n. 830, fu battezzato ''Desenzano sul Lago''. L'attuale denominazione Desenzano del Garda fu assunta con regio decreto 29 luglio 1926, n. 1460, nel quadro di riordino delle amministrazioni locali. Contestualmente fu aggregato ad esso il territorio del soppresso comune di Rivoltella. Il toponimo Desenzano si suppone che derivi dal nome latino di persona ''Decentius'', il presunto proprietario del podere e della villa del IV secolo della quale si possono visitare gli scavi. Esiste anche una etimologia di origine popolare: poiché il borgo si distende lungo il declivio collinare il toponimo viene collegato con la parola «discesa». === Epoca preistorica e romana === Aratro ritrovato a Lavagnone Nel 1873, gli scavi condotti da Pietro Polotti in località ''Polada'' al confine con Lonato rinvennero una stazione palafitticola risalente all'Età del Bronzo e che ha preso il nome di Cultura di Polada. Presso la località Lavagnone, Renato Perini rinvenne un altro insediamento coevo che nel 2011 è entrato a far parte del patrimoni dell'umanità secondo l'UNESCO. Tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., nei pressi di Desenzano sorse un ''fundus'' abitato da un centinaio di persone. La Villa romana, i cui resti si possono scorgere presso ''Borgo Regio'', fu costruita tra il II e il III secolo lungo la ''via Gallica'' come residenza per ricchi cittadini. L'area di Desenzano e della Selva Lugana fu teatro di diversi combattimenti dell'Anarchia militare e della Tarda antichità: l'Imperatore Decio sconfisse Filippo l'Arabo nel 249 e l'anno successivo sostò in riva al lago di Garda prima di dirigersi in Tracia per combattere i Goti. Nel 312 le truppe di Costantino incalzarono quelle del Prefetto del Pretorio Ruricio Pompeiano, fedele a Massenzio, in fuga da Brescia e dirette a Verona. === Medioevo === Il porto vecchio di Desenzano Il cristianesimo giunse da Verona, grazie a predicatori di quella Diocesi: risale a quel periodo il legame fra la chiesa veronese e il basso lago. Il territorio della Pieve si estendeva fra il fiume Chiese e la Lugana. Il nucleo desenzanese si sviluppò attorno a ''Borgo Regio'' probabilmente sulla preesistente villa romana. Fu costruito un ''castrum vetus'', per difendere la popolazione dalle invasioni barbariche. Stando ad un documento di discussa autenticità, il 6 ottobre 878, il Re d'Italia Carlomanno di Baviera avrebbe donato il feudo di Desenzano al monastero di San Zeno di Verona riconoscendo all'istituzione religiosa il diritto di caccia nella Selva Lugana e di pesca nel lago. All'inizio XII secolo è attestato che il feudo fosse in mano al signore del ''Castrum'', Ugo della famiglia dei conti di Sabbioneta. La consorte Matilde, figlia di Reginaldo conte di Treviso, nel 1107 donò alcune terre al monastero di Acquanegra. Il XII secolo vide l'edificazione del nuovo castello, detto ''Castrum novum'', e fu ribadita l'aggregazione del territorio alla diocesi veronese, sia per mano del Papa Eugenio III (1145) sia dall'Imperatore Federico I detto il ''Barbarossa'' (1154). Dal punto di vista del potere civile, Desenzano fu sottoposta al potere del comune di Brescia, grazie all'investitura concessa dall'Imperatore Enrico VI. Nel 1220 è attestato che il feudo era gestito dalla famiglia dei Confalonieri la cui giurisdizione si estendeva presso Rivoltella, San Martino, Solferino, Castiglione e Medole. Il XIII secolo fu l'epoca in cui si sviluppò l'eresia catara sia nel centro gardesano sia nella vicina Sirmione. Giovanni Bello fu ordinato vescovo in Tracia e fu posto a capo della comunità di Desenzano. Suo successore, fra il 1250 e il 1260, fu Giovanni di Lugio, autore del principale testo di teologia catara fino ad oggi sopravvissuto, il ''Liber de duobus principiis''. L'eresia terminò il 12 novembre 1276 con l'arresto da parte dei Della Scala di 166 eretici i quali furono messi al rogo a Verona poco tempo dopo. === Epoca veneta === Desenzano del Garda, panorama dal castello Edifici cittadini risalenti all' epoca veneta Nel 1426 la città entrò a far parte della Repubblica di Venezia. Fu assegnata alla Riviera di Salò divenendo capoluogo della cosiddetta ''Quadra di Campagna'', la quale comprendeva i territori di Calvagese, Muscoline, Rivoltella, Pozzolengo, Carzago, Padenghe e Bedizzole. Nel ''Catastico Bresciano'' del Da Lezze (1610), Desenzano è indicata come sede del mercato del grano, punto di riferimento commerciale non solo della Riviera, ma di tutto il lago, della Valsabbia e del mantovano. Ulisse Papa, ''La scomunica ed interdetto di Desenzano'', 1871 Desenzano conobbe una crescita economica nel corso del XV secolo che favorì gli investimenti nel campo delle costruzioni comprese sia quelle religiose, come la parrocchiale dedicata a Santa Maria Maddalena, sia quelle private, come la dimora dei Gialdi. Fu edificata una scuola (1449) e fu fortificato il Castello (1480). La guerra fra la Serenissima e gli Stati di Ferrara, Milano, Firenze e Napoli si segnala per l'assedio al fortilizio desenzanese operato dalle truppe comandate dal Duca di Calabria Alfonso. Il Cinquecento fu contrassegnato dal ripetersi dei saccheggi ad opera delle truppe mercenarie (1512, 1516 e 1527), dalla peste (1567) e dai tentativi di guadagnarsi autonomia sia dalla Repubblica di Venezia sia da Salò e dalla sua Riviera. Per un breve periodo all'inizio del XVI secolo, Desenzano e Pozzolengo passarono al Ducato di Mantova, ma poi ritornarono alla Serenissima su ordine di Luigi XII di Francia. Nonostante le difficoltà, in questo secolo fu fondata l'Accademia e furono ampliati il porto, la dogana e il magazzino dei cereali. Nel 1568, gli amministratori del comune furono scomunicati a causa dei contrasti con la Santa Sede. Negli anni precedenti, infatti, questa aveva assegnato il beneficio parrocchiale al Monastero di San Salvatore di Brescia provocando i malumori del notabilato locale. Quattro anni dopo, la decisione fu sospesa e l'assemblea dei capifamiglia in cambio finanziò l'ampliamento della Parrocchiale. Il primo decennio del XVII secolo fu caratterizzato dalla risistemazione del Castello da parte del ''Consiglio Generale'' e da altre opere pubbliche, come la riparazione dell'orologio, un nuovo ampliamento del porto e la ristrutturazione delle case del Vaccarolo. I decenni successivi furono caratterizzati tuttavia dallo sviluppo dell'edilizia privata. Nel 1630, Desenzano fu colpita dalla peste. Il Settecento desenzanese iniziò con le devastazioni apportate dalla guerra di successione spagnola. Il 30 luglio 1701 le truppe dell'esercito imperiale entrarono in città saccheggiandola; due anni dopo, fu la volta dell'esercito francese. I due eserciti si scontrarono il 29 novembre 1704 presso monte Corno. Solo l'anno seguente Venezia decise di inviare due reggimenti a difesa della popolazione del lago. Nel 1792 il ''Consiglio Generale'' accettò la proposta del poeta Angelo Anelli, professore presso i ginnasi di Brescia e Milano, di istituire una ''Scuola pubblica di latino, grammatica e retorica'': fu il primo nucleo di quello che nel 1816 diventerà il Liceo. === Epoca napoleonica === Palazzo in centro storico in stile veneziano Nel marzo 1797, Desenzano entrò a far parte dell'effimera Repubblica Bresciana, mentre sul finire dello stesso anno, divenne sede del Dipartimento del Benaco della Repubblica Cisalpina, costituendosi come comune autonomo. Tuttavia, già a partire dal 1º settembre dell'anno seguente, il dipartimento fu soppresso e Desenzano fu assegnato al Dipartimento del Mella. Nel 1799 fu occupato brevemente dalle forze austro-russe e poi riassegnato alla Cisalpina con il ritorno delle truppe napoleoniche (1800). Con il riassetto del Regno d'Italia, stabilito con Decreto 8 giugno 1805, la città entrò a far parte del ''cantone VII di Lonato'' a sua volta appartenente al ''distretto I di Brescia''. Fu inoltre definito comune di seconda classe a motivo dei suoi 3421 abitanti. Il periodo napoleonico fu caratterizzato da investimenti in opere pubbliche come il nuovo molo su progetto di Carlo Bagatta (1805-1806) e il riadattamento a teatro della chiesa dei carmelitani. === Epoca austriaca === Torre in ricordo della battaglia di San Martino Entrato a far parte del Regno Lombardo-Veneto, stato dipendente dell'Impero austriaco (1814), Desenzano fu elevato al rango di comune di prima classe (1815) e ricevette visita da parte dell'Imperatore Francesco I d'Austria nel 1816 e cinque anni dopo. Durante la prima visita, constatò l'efficienza dell'allora Collegio Bagatta, e ordinò che il diploma conseguito in esso fosse equiparato a quelli dei "Regi Licei". Testimonianza ne è la lapide conservata ancora oggi nell'atrio della scuola. Dal punto di vista organizzativo, nel 1816 il comune fu assegnato al ''Distretto V di Lonato'' della provincia di Brescia. Nel 1853 fu inserito nel ''Distretto VIII di Lonato''. Nel 1830 nacque la ''Società del Casino'' punto di ritrovo della classe borghese ed intellettuale risorgimentale. Dopo gli eventi del 1848 e del 1849 a cui partecipò il comune, nel 1851 l'Imperatore Francesco Giuseppe fece visita alla cittadina desenzanese allo scopo di rinsaldare la fiducia con la popolazione. Tre anni dopo fu aperta la strada ferrata Coccaglio – Verona con la stazione e l'originario viadotto in mattoni con archi a sesto acuto. La battaglia di Solferino e San Martino della seconda guerra d'indipendenza italiana coinvolse anche Desenzano che fu trasformata in un grande ospedale per il soccorso dei feriti. === Dopo l'Unità d'Italia === A seguito della Pace di Zurigo, Desenzano entrò a far parte del Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia) e fu incluso nel ''Mandamento X di Lonato'' a sua volta appartenente al circondario I di Brescia dell'omonima provincia. Nel 1862, con regio decreto 7 settembre 1862, n. 830, fu ribattezzato con il nome di ''Desenzano sul Lago''. I primi decenni post-risorgimentali furono caratterizzati dalla nascita della ''Società Operaia'' (1862), della Banca Mutua Popolare, dell'Osservatorio Meteorologico (1882), dal ''Museo Preistorico'' (1890). Nel 1883, il comune cedette il Castello al Demanio allo scopo di tenerci un presidio militare. === Il Novecento === Nel 1909 fu aperta all'esercizio la breve linea ferroviaria fra la stazione e il porto. Due anni dopo fu la volta della tranvia interurbana a vapore per Castiglione delle Stiviere la quale si innestava sulla Brescia – Mantova permettendo un servizio viaggiatori diretto fra la cittadina gardesana e il capoluogo mantovano. Il servizio tranviario fu soppresso nel 1935, mentre la linea ferroviaria fu impiegata anche dopo la seconda guerra mondiale e fu chiusa solo nel 1969. Dal 13 luglio 1915 vi era una Sezione Idrovolanti che il 26 gennaio 1916 diventa 1ª Squadriglia Idrovolanti. Il 12 febbraio 1916 Desenzano fu bombardata dall'aviazione austro-ungarica, con tre cittadini uccisi. Monumento Scuola Alta Velocità Nel 1926 il comune ricevette il territorio del soppresso comune di Rivoltella e fu ribattezzato ''Desenzano del Garda''. Nel 1928 la Regia Aeronautica formò, presso l'idroscalo cittadino, una scuola di volo avanzata dedicata all'addestramento dei piloti velocisti per preparare adeguatamente i propri rappresentanti nella Coppa Schneider, la quale dopo l'ultima edizione della Coppa, nel 1931, venne ridesignata Reparto Sperimentale Alta Velocità.. Durante la seconda guerra mondiale, Desenzano fu bombardata dalle forze alleate sia il 12 aprile sia il 15 luglio 1944. Quest'ultimo bombardamento provocò la distruzione del viadotto ferroviario in mattoni rossi che fu ricostruito nel 1947 in cemento armato e con sagoma architettonica differente. Nel 1959, con decreto del Presidente della Repubblica, Desenzano ha ottenuto il titolo di Città. === Ricorrenze === Sant'Angela Merici a Desenzano del Garda Il patrono della sede municipale, Sant'Angela Merici è festeggiato il 27 gennaio. === Duomo di Santa Maria Maddalena === Il Duomo di Desenzano del Garda fu consacrato nel 1611 ed ospita al suo interno affreschi di Andrea Celesti e una tela raffigurante l'Ultima Cena di Gian Domenico Tiepolo. === Castello === Desenzano, il castello. Il castello è originario dell'alto medioevo. Nel Quattrocento venne ampliato e assolse la funzione di rifugio per la popolazione. Dal 2007 è in opera il restauro, e la struttura ospita, nella stagione estiva, spettacoli teatrali all'aperto, visite guidate e laboratori per i bambini === Piazza Malvezzi === È la principale piazza della città e risale al Cinquecento, opera dell'architetto Giulio Todeschini. È dedicata alla memoria del partigiano desenzanese Giuseppe Malvezzi, assassinato dai nazifascisti il 28 aprile 1945 assieme ad altri otto suoi compagni nella Villa Fenaroli di Rezzato, allora adibita a sede della gendarmeria tedesca e di un gruppo della Guardia Nazionale Repubblicana. === Porto vecchio === Il porto vecchio fu costruito durante la Repubblica di Venezia, utilizzato storicamente prevalentemente per lo sbarco delle derrate alimentari e delle merci è stato successivamente chiuso prima da un ponte levatoio e nel dopoguerra da un ponte in stile veneziano (ponte alla veneziana) ben presto diventato uno dei monumenti maggiormente fotografati della cittadina. . === Spiagge e parchi === Il faro In prossimità del lago le spiagge principali sono quattro, tutte sassose: la spiaggia del Desenzanino, la spiaggia Feltrinelli, la ''Spiaggia d'Oro'' e la spiaggia di Rivoltella. Dal 2002 nell'area retrostante le piscine comunali è stato ricavato il ''Parco del Laghetto'', che da allora è il principale parco cittadino. Oltre ad un percorso salute, che si sviluppa lungo i sentieri del parco, sono presenti due campi da basket e una pista di pattinaggio in cemento, oltre a uno skate park e un campetto da calcio in terra.Caratteristico del parco è il laghetto artificiale, che si trova al centro e che gli dà il nome. === Siti archeologici === * Villa romana di Desenzano del Garda === Piazza Garibaldi === È una piazza con al centro una bellissima fontana che la notte si illumina. Ogni Giovedì si tiene il mercato. La piazza possiede due monumenti e numerosi negozi e attività ricreative. === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: * Romania 396 1,47% * Albania 341 1,27% * Marocco 313 1,16% === Istruzione === ==== Biblioteche e musei ==== Villa Martina Nel 1997 a Desenzano, in via dal Molin 9, fu aperta la prima mediateca pubblica Italiana: sulla base di questo progetto in seguito si sviluppò la ''Mediateca di Flemington''. Nel 2007 la mediateca desenzanese fu trasferita all'interno di Villa Brunati di Rivoltella, insieme alla biblioteca comunale. Nel chiostro dell'ex convento di santa Maria del Carmine, è presente il Museo civico archeologico Giovanni Rambotti. Dedicato alle popolazioni primitive locali, esso ospita il più antico aratro rinvenuto al mondo. ==== Scuole ==== Desenzano, oltre a varie scuole elementari (come le scuole "Luigi Laini" ed "Achille Papa") e medie (come "Trebeschi" e "Catullo"), ospita diverse scuole superiori: lo storico liceo "Girolamo Bagatta", fondato nel 1792, l'istituto tecnico commerciale "Luigi Bazoli" e l'istituto professionale commerciale "Marco Polo" (che nel 2001 sono state unite e nel 2003 sono state trasferite nella nuova sede di via Giotto), l'istituto alberghiero "Caterina de Medici", oltre al centro di formazione professionale "Giuseppe Zanardelli". Per questo è raggiunta da numerosi studenti provenienti dai comuni limitrofi. È presente inoltre l'Istituto Antoniano dei Padri Rogazionisti, scuola paritaria "Annibale Maria di Francia", con il Liceo scientifico sportivo e il liceo scienze umane economico-sociale. ==== Arte ==== Teatro Alberti Nel castello durante l'estate si tengono delle rappresentazioni teatrali ed eventi culturali all'aperto. === Media === ==== Radio ==== * ''Radio Studio Più'' === Club privati === * ''Mos MaioRUM'' Vista di San Martino della Battaglia Lo statuto comunale di Desenzano riconosce lo ''status'' di centri abitati a: * Rivoltella del Garda; * San Martino della Battaglia. Inoltre riconosce i seguenti nuclei abitativi: * Calvata-Conta; * Colombare di Castiglione; * Grole; * Lavagnone; * Menasasso; * Monte Alto; * Montonale Basso; * Porte Rosse; * San Pietro; * Vaccarolo; * Venga-Bertani. Irisbus Cityclass di Brescia Trasporti in piazza Cappelletti === Strade === Nel territorio comunale di Desenzano si trovano le uscite ''Desenzano del Garda'' e ''Sirmione'' dell'Autostrada A4, la prima a sud-ovest dell'abitato, la seconda a San Martino della Battaglia, confinante con il territorio di Sirmione. A breve distanza si trovano poi l'aeroporto di Verona Villafranca, a circa 25 km, e l'aeroporto di Brescia-Montichiari, a 15 km. === Ferrovie e tranvie === stazione ferroviaria di Desenzano del Garda Il territorio è attraversato dalla ferrovia Milano-Venezia sulla quale è ubicata la stazione ferroviaria di Desenzano del Garda-Sirmione servita da treni regionali e a lunga percorrenza. Tra il 1909 e il 1969 operò anche una breve linea ferroviaria, denominata colloquialmente ''Maratona'', che univa la stazione al porto e che era utilizzata per il trasporto delle merci destinate ai paesi che si affacciavano sul lago. Nel 1980, presso la banchina del parcheggio Maratona e allo scopo di ricordarne la precedente funzione di scalo ferroviario, venne posizionata la locomotiva FS 625.076, restaurata dalla squadra rialzo di Verona. Tra il 1911 e il 1935, presso il porto di Desenzano sorgeva inoltre la stazione terminale della linea tranviaria Desenzano-Castiglione, ramo della Brescia-Mantova-Ostiglia. === Mobilità urbana === La città di Desenzano è dotata di una rete di trasporti automobilistici urbani gestita da Brescia Trasporti. La città è inoltre servita da numerose fermate della direttrice interurbana Brescia-Verona. Tra il 1926 e il 1932, la stazione, il porto e Rivoltella erano collegate tra loro da una linea filoviaria. === Sindaci === === Gemellaggi === * * * * Il principale impianto sportivo è il "Tre Stelle", formato da un campo da calcio, circondato da una pista per l'atletica leggera e affiancato da un campo di calcio a 5. La struttura ha una tribuna in grado di ospitare un migliaio di spettatori. È presente una piscina coperta, costituita da due vasche da 25 metri, e una vasca da 50 metri all'esterno, nelle quali il 13 marzo 1994, l'atleta russo Aleksandr Popov stabilì il record mondiale di velocità dei 50 m stile libero, con il tempo di 21,64 s, detenuto sino al 2008.Presso questo centro sportivo si è allenato, quotidianamente in gioventù, l'atleta Marcell Jacobs, oro olimpico nei 100 metri piani e nella staffetta 4×100 metri a Tokyo 2020. Nel territorio desenzanese disputano le proprie partite interne tre squadre di calcio dilettantistiche: Desenzano Calvina, Desenzanese e San Martino. Quest'ultima ha sede nella frazione comunale di San Martino della Battaglia. È presente anche una squadra di rugby a 15 dilettantisca: il Rugby Desenzano 2006 ASD. Essa milita in Serie C1: il quarto livello del campionato italiano di rugby a 15. ;Eventi sportivi: Desenzano, come molti comuni del Garda è interessato dalla regata Centomiglia, organizzata dal Circolo Vela Gargnano. A Desenzano si svolge una tappa del campionato delle bisse, gara remiera disputata con tradizionali imbarcazioni da voga alla veneta, organizzata dalla Lega Bisse del Garda. Si tiene tra giugno e agosto di ogni anno.
Desulo
Costume tradizionale La spianata di Desulo '''Desulo''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Nuoro in Sardegna.
===Territorio=== La sua altitudine varia dai circa 830 ai , Desulo è parte integrante del Mandrolisai. È costituito da tre rioni: Issiria, Ovolaccio e Asuai, separati prima della costruzione della strada Desulo-Fonni e uniti in seguito ad un boom edilizio negli anni sessanta e settanta. Fonti riportate sulle carte di Arborea, rivelatesi tuttavia un falso storico, facevano derivare etimologicamente il nome da ''esule'' o ''esilium'', a indicare un gruppo di cristiani cacciati da ''Calmedia'', l'odierna Bosa. Altre ricerche etimologiche vorrebbero origine del nome da "esulene" (luogo esposto al sole), o dal fenicio "desce" (erba, pascolo, luogo adatto al pascolo). Desulo nel medioevo faceva parte del Giudicato di Arborea, collocata nella curatoria del Mandrolisai. Alla sconfitta del giudicato (1420) passò sotto il dominio aragonese, ma ottenne, come tutto il Mandrolisai, di essere governato da un signore nativo della contrada e scelto per elezione. Nel 1711 fu incorporato nella contea di San Martino, feudo dei Valentino, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale. ===Architetture religiose=== La vecchia parrocchia dedicata a sant'Antonio Abate (patrono di Desulo), struttura importante dal punto di vista architettonico e storico-artistico. ===Architetture civili=== Il centro storico, caratterizzato dalle tipiche case realizzate in pietra di scisto, conserva scorci immutati nel tempo. ===Siti archeologici=== Da segnalare il nuraghe più alto della Sardegna in località Ura 'e Sole, la tomba dei giganti di Sa Sedda 'e s'ena e le domus de janas di Occile. === Luoghi di interesse naturalistico === Attrazioni turistiche sono la montagna ricca di boschi e foreste incontaminate come Girgini. Desulo è la base di partenza ideale per le escursioni sulla vetta più alta della Sardegna, punta La Marmora, a 1834 m s.l.m.. Sempre da Desulo, percorrendo la strada provinciale 7 per Fonni, è possibile raggiungere il passo di Tascusì, considerato il valico automobilistico più alto della Sardegna a circa 1245-1248 m s.l.m. === Evoluzione demografica === ===Lingue e dialetti=== La variante del sardo parlata a Desulo è riconducibile alla Limba de mesania. === Tradizione e folklore === ==== Festività e tradizioni popolari ==== *La sagra "La Montagna Produce" si tiene dal 31 ottobre al 2 novembre dal 1991 promuove e valorizza i prodotti tipici della montagna, l'artigianato artistico e le secolari tradizioni. Durante la sagra viene assegnato il premio letterario Montanaru, riservato ai poeti sardi. Numerose sono le iniziative culturali collaterali alla manifestazione. Altre festività sono la Sagra della Madonnina della neve, sagra che si tiene la prima settimana di agosto nel passo di Tascusì, la festa del patrono Sant'Antonio Abate a gennaio con l'accensione di un grande falò ("su fogu 'e sant'antoni"), Inoltre le feste di san Basilio e san Sebastiano patroni di Ovolaccio e di Asuai. Attualmente si cerca di riportare in uso varie tradizioni come la transumanza, con le pecore portate all'arrivare della primavera dal Campidano al paese. A Desulo è ancora possibile vedere le donne anziane col costume tradizionale, fatto in orbace rosso e ricamato con colori vivissimi. ===Asuai=== '''Asuai''' è uno dei tre borghi montani che compone il centro abitato di Desulo, in provincia di Nuoro. È localizzato a 820 metri sul livello del mare e ha una popolazione di 1092 abitanti. Sino all'Ottocento era staccato di oltre un chilometro dal resto di Desulo e aveva una propria cartellonistica. Tanto che in diverse cartine geografiche, veniva sino a poco tempo fa, indicato separatamente. Storicamente conosciuto come Asnay, poi divenuto Asuai, il nome senza dubbio fa emergere una origine sardiana o comunque protosardiana. Viene citato anche nelle fonti come villaggio che pagava le decime alla curia Romana al posto di Desulo (M. Pittau op.cit). È noto per essere il rione degli ambulanti desulesi (viagiantes o camminantes) che portavano le loro mercanzie in giro per la Sardegna. Agli ambulanti è anche dedicata una piazza antistante la chiesa di San Sebastiano martire. Altro luogo di interesse è la piazzetta Tonino Puddu, dedicata al grande maestro del folklore di Nuoro, prematuramente scomparso. Il sito si trova lungo la strada principale, ovvero la via Cagliari. '''Monumenti''': Il borgo non presenta particolari costruzioni storiche, tranne il nucleo abitativo di matrice ottocentesca presente nella zona Carrottu e la chiesa di San Sebastiano, patrono, su base secentesca e modificata da successivi rifacimenti. All'interno del suo territorio non sono censiti altri presidi religiosi. '''Curiosità''': contrariamente a quello che accade nel resto del paese di Desulo, Asuai celebra san Sebastiano con due ricorrenze votive. Una invernale, con gli eventi del 19 e 20 gennaio e l'altra estiva, la prima domenica di luglio. Prima della festa, gli appartenenti al comitato, eseguono una questua rituale per raccogliere i proventi per la festa in tutte le abitazioni di Asuai prima e poi nel resto del paese. Nel territorio di Asuai esistono ancora una ventina di vigne attive. Si tratta di alcuni dei vigneti più alti in Sardegna, quasi a ridosso degli ottocento metri. In passato, infatti il territorio di Asuai, a partire dalla fine del paese fino a giungere alla stazione ferroviaria di Montecorte (Desulo-Tonara) era adibito alla coltivazione di vite e frutteto. Nonostante il progressivo abbandono dei vigneti, almeno una decina di famiglie si occupa della loro cura. ===Issiria=== Anche issiria è uno dei tre borghi montani che compone il centro abitato di Desulo. Situato a 900 metri sul livello del mare, è uno dei rioni più importanti e popolosi. ===Ovolaccio=== === Ferrovie === Il comune è servito dalla stazione di Desulo-Tonara, posta circa cinque chilometri a sud-ovest del paese nel territorio comunale di Tonara: la struttura, posta lungo la ferrovia Isili-Sorgono, dal 1997 è attiva esclusivamente per finalità turistiche legate al servizio Trenino Verde dell'ARST === Gemellaggi === *
Della guerra
'''''Della guerra''''' è un'opera di Carl von Clausewitz, composta di otto libri. Pubblicato nel 1832, ancor oggi considerato uno dei più grandi trattati di strategia militare mai scritti, e tuttora adottato come libro di testo da numerose accademie militari. Clausewitz morì prima di poterlo terminare: dell'opera, edita postuma per opera della moglie, soltanto il primo libro è nella forma definitiva e mostra una sistematicità e una profondità di pensiero che lo rendono attuale anche a distanza di due secoli. Il resto dell'opera, anche se completo quanto a informazione, mostra chiaramente di essere stato scritto in via provvisoria ed è privo dell'acuta visione teorica che caratterizza l'inizio.
Le guerre napoleoniche portano un cambiamento profondo nella teoria e nella pratica militari comuni nel XVIII secolo. Gli stati monarchici si servivano di eserciti nobiliari, in cui tutti gli ufficiali e i sottufficiali e buona parte della truppa erano cadetti, cioè figli non primogeniti di nobili, che non avevano diritto al titolo. Con la rivoluzione francese e il tentativo delle case regnanti europee di soffocare la rivoluzione e riportare la monarchia in Francia sulla punta delle spade, questi eserciti si scontrano con formazioni raccogliticce di soldati cittadini, inferiori sia per preparazione che per armamento, e mal guidate da capi impreparati. Ma subiscono comunque delle perdite: il primo a capire qual è la fatale debolezza degli eserciti monarchici nella nuova situazione è un giovane ufficiale corso, Napoleone Bonaparte. La classe nobile è numericamente esigua: in un esercito nobiliare le perdite non si possono rimpiazzare facilmente. Un esercito popolare invece può essere assai numeroso e non ha difficoltà a procurarsi nuovi effettivi, grazie alle chiamate di leva. Forti di questo fatto, i francesi di Napoleone sbaragliano gli eserciti messi in campo dalle monarchie di tutta Europa con battaglie devastanti, che si trasformano in gigantesche carneficine. In questo nuovo quadro strategico, dove i vecchi parametri di forza militare non erano più validi per prevedere l'esito di un conflitto, si forma e si affina il genio strategico di Clausewitz, e l'arte della guerra passa da una serie interminabile di manovre e scaramucce qual era quella antica a scontri frontali su vasta scala che coinvolgono migliaia di soldati: la cavalleria tramonta e nascono i grandi assalti di fanteria che saranno il fulcro di tutte le guerre moderne fino alla prima guerra mondiale, quando l'invenzione delle mitragliatrici e dei carri armati farà evolvere ulteriormente il modo di combattere. Attraverso una logica tipicamente hegeliana, per primo Clausewitz inquadra correttamente l'essenza della guerra come un confronto fra due volontà, annullando il confine che fino ad allora veniva tracciato fra politica e guerra e coniando il famoso detto «La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi». Identifica altresì i vari tipi di conflitto e caratterizza la guerra difensiva come alternanza fra attacco e attesa; mette in evidenza l'importanza di una logistica adeguata e di linee di rifornimento protette. Sebbene ormai superato da tempo dai trattati militari moderni, i principi teorici generali del ''Della Guerra'' sono tuttora riconosciuti validi e riecheggiano i principi contenuti in altri antichi classici militari come ''L'arte della guerra'' di Sun Tzu, ''Epitoma rei militaris'' (L'arte della guerra) di Flavio Vegezio Renato e ''Il libro dei cinque anelli'' di Miyamoto Musashi. * A cura di Edmondo Aroldi, Oscar Mondadori, 1970; introduzione (del 1978) di Carlo Jean, Oscar Mondadori, 1997-2017. * *
Deutsches Institut für Normung
Sede DIN a Berlin-Tiergarten da est Il '''Deutsches Institut für Normung e.V.''' o '''DIN''' è un'organizzazione tedesca per la definizione di norme. Fondata il 22 dicembre 1917 col nome di ''Normenausschuss der deutschen Industrie'' e poi ribattezzata prima nel 1926 con il nome ''Deutscher Normenausschuß'' per giungere, infine, all'attuale nome nel 1975. Nel 1951 diventa membro dell'''International Organization for Standardization'' e nel 1975, in seguito ad accordi col governo della Germania Federale viene riconosciuta come ente per gli standard nazionali tedeschi; ed è inoltre membro del Movimento Europeo Germania. Ha inoltre istituito nel 2001 il premio ''Nutzen der Normung'' . Sono da attribuirsi al DIN lo standard per i formati della carta oggi ripresi dall'ISO 216 , i connettori per segnali elettrici che ne hanno ereditato il nome ed il profilato ad omega usato per il fissaggio degli apparecchi elettrici, più conosciuto come guida DIN, nonché uno dei vecchi standard di misura della velocità della pellicola fotografica.
Il DIN fu fondato su iniziativa del Königlichen Fabrikationsbüro für Artillerie (Fabo-A), cioè l'ufficio imperiale per l'artiglieria a Berlino. Infatti in seguito alle operazioni di razionalizzazione della produzione di armamenti, nel gennaio 1917, si era giunti alla conclusione che tutta la Germania doveva diventare una cooperativa di produzione, specialmente per quanto riguardava i macchinari. Il DIN fu quindi fondato nel deutsches Reich nel maggio 1917 come "comitato di normativa per la costruzione di macchine", con il compito unificare gli elementi più importanti della produzione. Il 22 dicembre 1917 fu ribattezzato in "Normenausschuß der deutschen Industrie" (comitato tedesco di standardizzazione, NADI). Il primo standard DI-Norm 1 "Spina conica" fu pubblicato nel marzo 1918. Nel 1922 fu pubblicato lo standard più conosciuto DIN-476 per i formati della carta (per es. il DIN-A4). Nel 1926 il DIN fu ribattezzato in "Deutscher Normenausschuß" (DNA), considerando il fatto che già negli anni '20 il lavoro di standardizzazione non si limitava più solo all'industria. Il DNA cercò di utilizzare ancora l'abbreviazione DIN associandola a "Das Ist Norm" (questa è la norma) per rimpiazzare l'iniziale "Deutsche Industrie-Norm", ma il nuovo nome non si è affermato fra il pubblico. Dopo la seconda guerra mondiale nel 1946 il comando alleato autorizzò il DIN a riprendere la sua attività. Nel 1951 il DIN divenne membro dell'ISO Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione, con il compito di rappresentare l'area di lingua tedesca. Nel maggio 1975 l'organizzazione ha cambiato nuovamente nome, chiamandosi "DIN Deutsches Institut für Normung e. V." (Istituto tedesco per gli standard), e i risultati del proprio lavoro sono le "Deutschen Normen“ (standard tedeschi) o "DIN-Normen“ (norme DIN). Scopo del DIN è essere utile nella regolamentazione di interessi collettivi mediante la normazione, organizzando, imponendo e moderando. Questo attraverso l'innovazione, la razionalizzazione, l'orientamento all'economia, alla scienza, alla legge e alla bene pubblico, per la sicurezza nell'uso di prodotti, per l'assicurazione qualità, la compatibilità, sostituibilità, igiene, sicurezza, tutela del consumatore, sicurezza sul lavoro e protezione dell'ambiente. L'ambito elettrotecnico e tenuto dal DIN e dalla Verband der Elektrotechnik, Elektronik und Informationstechnik VDE assieme nel DKE Deutsche Kommission Elektrotechnik Elektronik Informationstechnik. Il DIN lavora nel quadro della organizzazione mondiale di normazione ISO e di quella europea CEN e nella IEC e CENELEC. Organizza il recepimento delle norme internazionali per la Germania. Le DIN-Normen vengono edite su carta dalla Beuth Verlag, società sorella figlia del DIN-Gruppe, oltre che scaricabili on line. L'editore pubblica anche documenti di altre organizzazioni internazionali. In Svizzera esiste la Schweizerische Normen-Vereinigung (SNV) e in Austria la Austrian Standards International ÖNORM. Il DIN è organizzato giurisdicamente come "Verein" cioè un club o associazione registrata, i cui soci sono persone giuridiche. L'assemblea dei soci elegge il consiglio di amministrazione, che è formato da rappresentanti di tutte le parti interessate, gli utenti, la scienza e lo Stato. Albert Dürr è il presidente dal 2015. Il DIN è presieduto da un consiglio di amministrazione, con a capo il presidente del consiglio. Lo staff permanente del DIN è responsabile, come segretariato, che i principi fondamentali del DIN vengano rispettati, per esempio che nessun gruppo di interesse venga ignorato. Lo staff organizza il lavoro nei comitati (anche internazionali), prepara il programma di lavoro e il bilancio relativo che viene poi approvato dal comitato direttivo, composto da rappresentanti dei gruppi interessati. Il DIN fornisce l'infrastruttura elettronica per lo sviluppo degli standard. Le attività commerciali (come per es. la vendita dei documenti degli standard) sono affidate a ditte filiali o a società a compartecipazione organizzate come società a responsabilità limitata (SRL). Queste contribuiscono al recupero dei costi delle attività di standardizzazione del DIN, che è un istituto senza scopo di lucro. === I comitati "Ausschuss" === Il lavoro di standardizzazione viene svolto nei comitati di lavoro o nei comitati tecnici. Per ciascun compito di standardizzazione è responsabile solo un comitato di lavoro, che rappresenta anche gli interessi presso i comitati internazionali di normatizzazione. Normalmente più comitati di lavoro sono riuniti in un comitato di standardizzazione del DIN. Alcuni comitati di standardizzazione hanno il nome "Normenstelle" (Ufficio di standard) perciò gli acronimi dei vari comitati cominciano spesso, ma non sempre con "N". Anche i nomi di alcuni comitati non sono sempre chiari, per es. il comitato per "tecnica automobilistica" comprende tutto il campo degli autoveicoli. Al momento (2013) ci sono circa 70 comitati, la lista completa si può vedere sulla pagina ufficiale del DIN. === Lista parziale dei comitati "Ausschuss" === * Ausschuss Normenpraxis (ANP) - Prassi * Normenausschuss Akustik, Lärmminderung und Schwingungstechnik (NALS) - Acustica * Normenausschuss Armaturen (NAA) - Valvole * Normenausschuss Automobiltechnik (NAAutomobil) - Automobili * Normenausschuss Bauwesen (NABau) - Edilizia * Fachnormenausschuss Bergbau (FABERG) - Miniere * Fachnormenausschuss Kautschuktechnik (FAKAU) - Gomma * Normenausschuss Bibliotheks- und Dokumentationswesen im DIN (NABD) - Biblioteche e documentazione * Normenausschuss Dental (NADENT) - Odontotecnica * Normenausschuss Dienstleistungen (NADL) - Servizi * Normenausschuss Messen und Regeln (NAMUR) - Misurazioni * Normenausschuss Eisen und Stahl - Ferro e acciaio * Normenstelle Elektrotechnik (NE) - Elettrotecnica * Normenausschuss Ergonomie - Ergonomia * Normenausschuss Feinmechanik und Optik - Meccanica fine e ottica * Normenausschuss Feuerwehrwesen (FNFW) - Antincendio * Normenausschuss Heiz-, Koch- und Wärmgerät (FNH) - Calore * Normenausschuss Informationstechnik und Anwendungen (NIA) - Informatica * Normenausschuss Kunststoffe (FNK) - Plastica * Normenausschuss Kommunale Technik (NKT) - Municipalità * Normenausschuss Maschinenbau (NAM) - Costruzione di macchine * Normenausschuss Materialprüfung (NMP) - Prove materiali * Normenausschuss Persönliche Schutzausrüstung - Protezioni individuali * Normenausschuss Pigmente und Füllstoffe - Coloranti e riempitivi * Normenausschuss Radiologie (NRA) - Radiologia * Normenausschuss Rundstahlketten (NRK) - Catene * Normenausschuss Sachmerkmale (NSM) - Etichettatura * Normenstelle Schiffs- und Meerestechnik (NSMT) - Navi e marina * Normenausschuss Schweißen und verwandte Verfahren - Saldatura * Normenausschuss Sport- und Freizeitgerät (NASport) - Sport e tempo libero * Normenausschuss Tankanlagen (NATank) - Installazione serbatoi * Normenausschuss Technische Grundlagen (NATG) - Basi tecniche * Normenausschuss Terminologie (NAT) - Terminologia * Normenausschuss Veranstaltungstechnik, Bild und Film (NVBF) - Eventi, fotografia e cinema * Normenausschuss Wasserwesen - Acqua * Normenausschuss Luft- und Raumfahrt (NL) - Aeronautica e spazio Il finanziamento del DIN proviene da tre fonti: # Contributi pubblici sono forniti nell'interesse della comunità, per promuovere la competitività e nell'interesse pubblico, come sicurezza sul lavoro, sanità ecc. Questi contributi sono destinati esclusivamente ad eseguire lavori di standardizzazione di interesse pubblico. # Finanziamenti diretti da parte dell'industria sia come quote associative che come sovvenzioni, che assicurano uno strumento di gestione pratico per il lavoro di standardizzazione. # Attività commerciali proprie - il DIN raccoglie circa il 68% del suo budget dalle sue filiali. Fra queste attività si conta la vendita dei volumi degli standard e dei loro prototipi, altre attività di stampa, servizi e ricavati da partecipazioni. "Le Norme DIN non sono norme legali, ma sono regole tecniche private con carattere di raccomandazione. Possono rappresentare le regole conosciute della tecnica o rimanere dietro a queste." BGH, Sentenza del 14 maggio 1998, Az. VII ZR 184/97. Le norme DIN offrono un riferimento per un corretto rendimento tecnico, quindi sono importanti dal punto di vista legale. Comunque le norme DIN hanno il carattere di raccomandazioni e quindi possono essere seguite oppure no. Le norme diventano legalmente vincolanti solo quando vengano esplicitamente prese a riferimento in contratti privati o in leggi o decreti pubblici. Siccome le norme DIN sono chiare e univoche, possono venire usate per evitare litigi legali. I principi sono normati dalla DIN 820: * Usabilità * Coinvolgimento di tutte le parti interessate * Unità * Libertà * Internazionalità * Contrarietà ai cartelli * Consenso * Orientata al mercato * Utilità verso tutti * Pubblica * Orientata al bene comune * Rilevanza * Per la scienza e la tecnica * Trasparente * Libertà di replica * Economica Le norme DIN vengono talvolta accusate che sarebbero "favorevoli all'industria" e darebbero più benefici all'industria che alla comunità. Come esempio fu citata in un documentario della televisione NDR il "test di infiammabilità della norma DIN 4102. Secondo il rapporto il bastoncino di Polistirene usato nel test si fonde verso l'alto e si allontana dalla fonte di calore, con la conclusione che il test sarebbe così costruito da dare i risultati desiderati dall'industria, cioè dimostrare la non-infiammabilità del Polistirene..
Diritto bellico
Il '''diritto bellico''' , in diritto, identifica l'insieme delle norme giuridiche che disciplinano la condotta delle parti in una guerra. Consiste in regole che limitano e regolamentano i cosiddetti "mezzi e metodi di guerra", cioè le armi e le procedure per il loro impiego. I militari e le persone che infrangono le leggi di guerra perdono le protezioni accordate dalle norme stesse.
Nel diritto romano, la dichiarazione di guerra avveniva secondo il rito delle Feziali. L'investitura sacra del ''bellum'' conferiva il diritto del vincitore a depredare i beni del nemico (''praeda bellica''), a ridurre i superstiti in schiavitù e a uccidere in caso di necessità (''iure caesus''). Quest'ultimo diritto fu ufficializzato nelle Leggi delle XII tavole, che disponevano anche l'obbligo di saldare un debito fra privati entro il termine perentorio di trenta giorni. In alcuni conflitti, l'applicazione di tale norma fu estesa anche al pagamento dei debiti di guerra fra Stati sovrani. Dopo la Seconda guerra mondiale l'attenzione del diritto internazionale si è spostato dal comportamento dei combattenti ai diritti delle cosiddette vittime di guerra. Si è così formata una nuova partizione del diritto internazionale: il Diritto internazionale umanitario, per il quale hanno particolare rilevanza le convenzioni di Ginevra. Quest'ultimo consiste nell'enunciazione dei diritti di chi non è combattente: feriti, malati e naufraghi, prigionieri, popolazione civile. Spie e terroristi non sono protetti né dalle leggi di guerra né dal diritto umanitario; essi sono soggetti, per le loro azioni, alle leggi ordinarie (se ne esistono). Ricadendo al di fuori del loro ambito, le leggi di guerra non approvano né condannano atti di tortura o condanne a morte nei confronti di spie e terroristi, che nella pratica risultano un'eventualità tutt'altro che rara. Le nazioni che hanno firmato la ''Convenzione internazionale sulla tortura'' si sono impegnate a non torturare i terroristi catturati. La linea di confine quindi si sposta sulla qualificazione della situazione di conflitto armato, che non è sempre coincidente con la guerra (tanto che si parla sempre meno di diritto bellico e sempre più di diritto dei conflitti armati): l'equiparazione contenuta nelle più recenti convenzioni internazionali di diritto umanitario applicabili ai conflitti armati, infatti, riceve conferma nella tipologia dei crimini di guerra prevista dall'articolo 8 dello Statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale, la quale enuncia assai puntualmente il seguente ambito dei fenomeni che costituiscono conflitti armati: “i conflitti armati internazionali; i conflitti interni tra gruppi di persone organizzate, che si svolgano con le armi all'interno del territorio dello Stato, e raggiungano la soglia di una guerra civile o di insurrezione armata; i conflitti interni prolungati tra le Forze armate dello Stato e gruppi armati organizzati o tra tali gruppi”. Sono escluse comunque dai conflitti interni “le situazioni interne di disordine o di tensione, quali sommosse o atti di violenza isolati e sporadici e altri atti analoghi”, che ricadono sotto il diritto penale interno degli Stati: significativo è – per tale qualificazione – il comportamento degli stessi Stati, che se riconoscono qualifica di ''combattenti legittimi'' ai loro antagonisti implicitamente o esplicitamente considerando loro esplicitamente soggetti di diritto nella veste di insorti. Le fonti sono oggi rappresentate, oltre che dalle normative nazionali dei vari stati anche e soprattutto dalle convenzioni internazionali: fondamentali sono al riguardo le Convenzioni dell'Aja del 1899 e del 1907, che peraltro costituiscono prevalentemente codificazione del preesistente Diritto consuetudinario. Secondo tali convenzioni, i soldati di un Paese membro che trasportano equipaggiamenti proibiti o compiono azioni proibite dalla Convenzione sono passibili di esecuzione sommaria sul campo, senza processo. Questo succede in genere a prigionieri di guerra che sono catturati con equipaggiamenti proibiti. L'esecuzione può essere ordinata dall'ufficiale di grado più elevato di un gruppo che ha osservato un'atrocità e può riconoscere gli individui che vi hanno partecipato. Il diritto bellico regola tra l'altro le modalità di sospensione o cessazione dei combattimenti, e cioè resa, armistizio, cessate il fuoco (detta comunemente ''tregua''), la scelta degli obiettivi militari, la proibizione delle armi in grado di produrre inutili sofferenze, il divieto di porre in essere ''atti di perfidia'', cioè i comportamenti atti a trarre in inganno l'avversario sfruttando la protezione fornita dal Diritto internazionale, come ad esempio la violazione della bandiera bianca, l'accettazione della resa e il trattamento dei prigionieri di guerra, il divieto di aggredire intenzionalmente i civili, la disciplina dei crimini di guerra e la proibizione a usare armi di distruzione di massa. Poiché le convenzioni di diritto umanitario contengono anche norme comportamentali, si è così creata una convergenza tra il diritto bellico e il diritto umanitario. Le accuse di violazione delle Convenzioni di Ginevra da parte delle nazioni firmatarie sono portate di fronte alla Corte internazionale di giustizia a L'Aia, la più alta giurisdizione tra Stati esistente nell'attuale sistema del diritto internazionale. Per gli Stati parte dello Statuto di Roma, comunque, vi è anche la possibilità di perseguire gli autori materiali della violazione del diritto bellico, quando essa costituisce un crimine di guerra: lo Statuto, in questo caso, incardina la giurisdizione complementare della Corte penale internazionale (anch'essa con sede all'Aja), che subentra laddove lo Stato territoriale non voglia perseguire i responsabili o si dimostri incapace di farlo. Si tratta di una giurisdizione che supera l'accusa, secondo cui i tribunali di guerra sono stati talvolta accusati di favoritismi verso i vincitori. Contro l'accusa di reato di tale tipologia, non era infrequente - da parte delle difese - l'eccezione di competenza, in quanto, oltre al possibile contrasto con norme costituzionali del paese cui appartengono i rei (ad esempio sulla riserva giurisdizionale), si riteneva violata la comune obbligazione al rispetto di una comune trattatistica specifica (non potendosi applicare l'irretroattiva della legge penale né deduttivamente, né tantomeno analogicamente, occorre la predeterminata specifica previsione di fattispecie). In passato, non di rado si patì l'applicazione di norme del paese di provenienza del fronte militare vittorioso (o di una coalizione di paesi vincenti), mediante un tentativo di estensione giurisdizionale giustificata da mere circostanze di fatto e non di diritto. Le riserve espresse dalle difese degli imputati del "Processo di Norimberga" erano, effettivamente, in un'ottica puramente dottrinale, le stesse riserve espresse nella maggior parte dei casi in cui si siano celebrati riti (fossero essi ''ad personam'' o meno) per l'esame di tale tipo di imputazione, e costituivano un significativo ''corpus'' di tematiche difensive in rito, oggi definitivamente sbaragliate dall'esistenza di una previa codificazione del diritto penale internazionale compiuta dallo Statuto di Roma. Lo Statuto delle Nazioni Unite vieta l'uso della forza, inteso in senso lato, per la risoluzione individuale delle controversie internazionali. Nel tempo hanno assunto importanza - con frequenti richiami nella giurisprudenza nazionale ed in quella della Corte internazionale di giustizia - alcune raccomandazioni adottate in forma solenne: la Risoluzione n. 2625 (XXV) sulle relazioni amichevoli (1970), n. 3314 (XXIX) sulla definizione di aggressione (1974), n. 39/11 del 12 novembre 1984 (Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace) e n. 42/22 del 18 novembre 1987 sul rafforzamento dell'efficacia del principio del non ricorso alla forza nelle relazioni internazionali. === Italia === In Italia il diritto bellico è essenzialmente disciplinato dalla legge di guerra e di neutralità, emanata con regio decreto n. 1415 dell'8 luglio 1938, dal codice penale militare di guerra e dal codice penale militare di pace, questi ultimi due approvati con il R.D. 20 febbraio 1941, n. 303. Il personale militare è inoltre vincolato: * in guerra, al codice penale militare di guerra (CPMG); * in tempo di pace, al codice penale militare di pace (CPMP) * alle norme in tema di principi della disciplina militare e al Regolamento di disciplina militare La sottrazione di tali soggetti dal diritto bellico apre l'assai dibattuta questione del confine tra terrorismo e guerriglia dei partiti insurrezionali, sulla quale a livello nazionale la Corte di cassazione italiana (dando torto al giudice milanese Clementina Forleo) ha statuito che:
Disuguaglianza di Bernoulli
Illustrazione grafica delle funzioni coinvolte nella disuguaglianza per n = 3 La '''disuguaglianza di Bernoulli''' afferma che: : per ogni intero ''n'' ≥ 0 e ogni numero reale ''x'' > -1. La disuguaglianza di Bernoulli è un passo cruciale nella dimostrazione di altre disuguaglianze e si rivela uno strumento fondamentale per importanti dimostrazioni .
La disuguaglianza prende il nome da Jacob Bernoulli, celebre matematico del XVII secolo, che ne pubblicò per primo l'enunciato nella seconda pagina del trattato ''Positiones Arithmeticae de Seriebus Infinitis'' pubblicato a Basilea nel 1689, facendone frequente uso nelle rimanenti parti dell'opera. Bernoulli ne dà una dimostrazione basata sul V libro degli ''Elementi'' di Euclide, ma André Weil ritiene che Bernoulli fosse consapevole del fatto che la disuguaglianza aveva un significato anche in matematica finanziaria, in cui essa equivale a dire che indebitarsi a interesse composto è più oneroso che a interesse semplice Secondo quanto riporta Joseph E. Hofmann in un suo articolo sulla ''Exercitatio Geometrica'' di Michelangelo Ricci l'enunciazione della diseguaglianza si deve a René-François de Sluse che la espose nell'edizione 1668 del suo trattato sul mesolabio di Eratostene, al capitolo IV, intitolato ''De maximis & minimis''. === Dimostrazione per induzione === La disuguaglianza può essere dimostrata per induzione. La verifica della tesi è banale per ''n'' = 0. Si supponga che sia vera per ''n'': per completare l'induzione occorre dimostrare che è vera anche per ''n'' + 1. Moltiplicati entrambi i membri per (1 + ''x''), fattore che è sempre maggiore di 0 per ipotesi, si ottiene: : : : Poiché ''nx''2 ≥ 0, l'omissione di questo termine può solo rendere più forte la relazione di disuguaglianza, quindi: : Q.E.D. === Dimostrazione con lo sviluppo binomiale === Una versione più debole, in cui si suppone solo , può essere ricavata come immediata conseguenza dello sviluppo binomiale del primo membro: : in cui si trascurano tutti i termini dello sviluppo contenenti potenze di ''x'' il cui ordine sia superiore a 1 (si suppone ''n'' > 0, visto che per ''n'' = 0 la si verifica in modo diretto). === Dimostrazione di René-François de Sluse === La dimostrazione pubblicata da René-François de Sluse nel 1668, anch'essa ristretta al caso . Scartando il caso banale , si avrà l'ipotesi . La dimostrazione di de Sluse parte da una catena di ''n'' disuguaglianze che, in notazione moderna, si esprimono così: : Si tratta di diseguaglianze evidenti: infatti, partendo da destra, in ogni passo viene sommata una stessa quantità positiva () al numeratore e al denominatore; di conseguenza, in ogni passaggio la frazione diminuisce rimanendo maggiore di 1. Moltiplicando tra loro gli ''n'' termini della catena, e semplificando numeratori e denominatori, si ottiene: : D'altro canto, ciascun fattore della moltiplicazione è minore del termine più a destra, (). Quindi, il risultato della moltiplicazione è minore di , da cui la tesi. Se l'esponente ''n'' è pari, la disuguaglianza è valida per ''ogni'' numero reale ''x''. Se ''n'' ≥ 2 e ''x'' > −1 con ''x'' ≠ 0, allora vale la disuguaglianza stretta: : Vi sono anche delle versioni più forti della disuguaglianza di Bernoulli, per esempio: : per ogni ''n'' ≥0 e ''x'' ≥0. La disuguaglianza può anche essere generalizzata ad un qualsiasi esponente reale ''r''. Infatti, se ''x'' > −1, allora : per ''r'' ≤ 0 oppure ''r'' ≥ 1, e : per 0 ≤ ''r'' ≤ 1. Questa generalizzazione può essere dimostrata confrontando le derivate. Anche in questo caso, vale la disuguaglianza stretta se ''x'' ≠ 0 e ''r'' ≠ 0 e da 1. La seguente disuguaglianza fornisce una stima per eccesso della potenza ''r''-esima di 1 + ''x''. Per ogni numero reale ''x'' ed ''r'' > 0, vale : dove ''e'' = 2.718.... È possibile dimostrare questa disuguaglianza sfruttando il fatto che (1 + 1/''k'')'''k''' < ''e''.
Dolomite
La '''dolomite ''' è un minerale costituito da carbonato di calcio e magnesio appartenente al gruppo omonimo. La dolomia è una roccia composta principalmente di minerale dolomite. La dolomite cristallizza secondo il sistema trigonale. . Si trova sotto forma di cristalli o, più comunemente in masse compatte, di colore bianco o grigio. Ha le proprietà fisiche simili a quelle della calcite ma si riconosce perché si dissolve più lentamente in acido cloridrico. La durezza di Mohs è di 3,5 - 4 e il peso specifico è di 2,85 g/cm³.
Sussistono ancora molti dubbi sulla formazione della dolomite. Esistono ampi depositi nell'annotazione geologica, ma il minerale è relativamente raro negli ambienti moderni. Ci si riferisce a questo come "il problema della dolomite". La dolomia infatti rappresenta circa il 10% di tutte le rocce sedimentarie e si pensa che si sia prodotta vicino alla superficie della terra. Tuttavia, la sintesi fatta in laboratorio richiede temperature superiori a , circostanze tipiche della formazione in bacini sedimentari – anche se secondo molti la dolomite sembra essersi formata a bassa temperatura. Negli anni cinquanta e negli anni sessanta, la dolomite è stata trovata in laghi altamente salini nella regione di Coorong nell'Australia del sud. I cristalli della dolomite inoltre si presentano nei sedimenti in alto mare, con una grossa presenza di materia organica. Questa dolomite è chiamata dolomite "organica". Recenti ricerche hanno scoperto un meccanismo di formazione della dolomite per via anaerobica per soprasaturazione nei laghi nei pressi di Rio de Janeiro. Un caso interessante è rappresentato dalla formazione di dolomite nei reni di un cane di razza dalmata. Si reputa che il processo chimico sia innescato dai batteri. Questo meccanismo rappresenta un interessante collegamento fra processi su grande scala tipici della geologia e processi su scala ridotta tipici della microbiologia. Il reale ruolo dei batteri nella formazione a bassa temperatura della dolomite risulta dimostrato.
Dolomiti
AVE Le '''Dolomiti''' , sono un insieme di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane, a sud della catena principale alpina, quasi interamente comprese nelle regioni di Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia ). Tra le zone più rinomate a livello naturalistico-ambientale e turistico delle Alpi, sede di un parco nazionale e nove parchi naturali e del più grande comprensorio sciistico italiano , il 26 giugno 2009 il Comitato Esecutivo della Convenzione sul patrimonio materiale dell'umanità dell'UNESCO, riunita a Siviglia, le ha dichiarate Patrimonio dell'umanità.
Quando si parla di ''Dolomiti'' ci si può riferire principalmente a * alla sezione ''Dolomiti'' della partizione delle Alpi e della SOIUSA, (sezione 18 nel primo e 31 nel secondo). Essa ha limiti geografici ben precisi e continuità territoriale: i limiti sono l'Adige, l'Isarco, il Rienza, il Passo di Monte Croce di Comelico, il Piave, il Brenta e il Fersina. * al gruppo ''Dolomiti'' della AVE (Alpenvereinseinteilung der Ostalpen), corrispondente al gruppo 52 di tale suddivisione. I limiti di tale delimitazione non coincidono con quelli della partizione delle Alpi né della SOIUSA. Infatti, mentre a nord e ad est i limiti delle due suddivisioni siano identici (ossia l'Isarco, il Rienza, il Passo di Monte Croce di Comelico e il Piave) a sud questa classificazione prevede che il gruppo si estenda ben oltre il Feltrino, includendo tutti i rilevi fra Piave e il Brenta fino alla pianura (Massiccio del Grappa e Colli Asolani). A ovest invece dal Brenta, il limite procede lungo il torrente Cismon fino al Passo Rolle, da qui segue il Travignolo, risale per pochi metri l'Avisio per poi raggiungere il Passo di Pampeago e da qui l'Isarco lungo il torrente Ega. Tale confine esclude pertanto le Dolomiti di Fiemme che assurgono a gruppo a sé stante. * quell'insieme di gruppi montuosi, caratterizzati da una prevalente presenza di roccia dolomitica. Tali gruppi si trovano principalmente all'interno della sezione alpina definita come ''Dolomiti'' ma anche in altri gruppi appartenenti ad altre sezioni. Per contro, alcuni gruppi montuosi inseriti nella sezione ''Dolomiti'' hanno poco o affatto natura dolomitica. Parte di questi massicci furono inclusi nel 2009 nel nuovo bene protetto dall'UNESCO, patrimonio dell'umanità, con il nome di "Dolomiti". La presente voce tratta delle Dolomiti secondo la terza definizione, pertanto dal punto di vista geologico e culturale. Per la trattazione delle Dolomiti riguardanti divisioni geografiche convenzionali (prima e seconda definizione) si rimanda alla voce Dolomiti (sezione alpina). === Origine del nome === Le ''Dolomiti'' prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onore dolomia, costituita principalmente dal minerale dolomite (''MgCa(CO3)2'') ovvero carbonato doppio di calcio e magnesio. La prima denominazione geografica del termine "Dolomiti" comparve nel 1837 in una guida edita a Londra, per descrivere una regione montuosa comprendente le valli di Fassa, Gardena, Badia, la val Pusteria nonché le Alpi venete. Nel 1864 fu pubblicato il volume ''The Dolomite Mountains'', resoconto di viaggio di due naturalisti inglesi, J. Gilbert e G.C.Churchill. Con questo volume il termine fu introdotto a livello europeo. Il nome utilizzato precedentemente all'introduzione del termine "''Dolomiti''", ossia ''Monti Pallidi'' trova la sua origine nella composizione chimica delle rocce dolomitiche, carbonato doppio di calcio e magnesio. Essa conferisce una particolare lucentezza e capacità di riflettere la luce circostante al minerale. Il termine si rifà, pertanto, al particolare candore che distingue la roccia dolomitica dalle tonalità più scure dei sistemi alpini circostanti. Questa particolare luminosità è stata attribuita dal folclore ad un prodigioso incantesimo. La Marmolada il Monte Pelmo === Delimitazione === Tofane Normalmente con il termine Dolomiti è solito riferirsi all'insieme di gruppi montuosi, caratterizzati da una prevalente presenza di roccia dolomitica, convenzionalmente delimitati a nord dalla Rienza e dalla Val Pusteria, a ovest dall'Isarco e dall'Adige con la valle omonima, a sud dal fiume Brenta da cui si stacca la Catena del Lagorai al confine con la Val di Fiemme e a est dal Piave e dal Cadore. L'esistenza delle Dolomiti d'Oltrepiave, situate a est del fiume Piave, nelle province di Belluno, Udine e Pordenone (e anche in parte dell'Austria, in bassa Carinzia, e nel Tirolo orientale le Dolomiti di Lienz), delle Dolomiti di Brenta, collocate nel Trentino occidentale, delle Piccole Dolomiti, fra Trentino e Veneto, e di affioramenti sparsi sulle Alpi (ad esempio la cima del Gran Zebrù nel gruppo Ortles-Cevedale oppure il gruppo Sernio-Grauzaria con pareti fino a 800 metri di altezza) evidenzia la natura puramente convenzionale di questa delimitazione territoriale. Sorapis Monte Cristallo Cadini di Misurina Le Dolomiti, intese nell'accezione più ristretta, vengono divise in due zone dal corso del torrente Cordevole (il quale scorre in provincia di Belluno ed è il principale affluente del Piave), in ''Dolomiti Orientali'', ovvero ad est del Cordevole e ''Dolomiti Occidentali'' ad ovest del Cordevole. L'area dolomitica si estende tra le province di Belluno, Bolzano, Trento, Udine e Pordenone. Comunemente si indica la Marmolada come la cima più alta delle Dolomiti, con i suoi 3.343 m s.l.m., ma è da notare come questa formazione non sia affatto costituita da dolomia, bensì in prevalenza da calcari bianchi molto compatti (anch’essi come la dolomia derivati da scogliere coralline), con inserti di materiale vulcanico. === Geologia === La genesi di questo tipo di roccia carbonatica inizia attraverso accumuli di conchiglie, coralli e alghe calcaree e in ambiente marino e tropicale (simile all'attuale barriera corallina delle Bahamas, e dell'Australia orientale), i quali ebbero luogo nel Triassico, circa 250 milioni di anni fa, in zone con latitudine e longitudine molto diverse dall'attuale locazione delle Dolomiti, dove esistevano mari caldi e poco profondi. Sul fondo di questi mari si accumularono centinaia di metri di sedimento che, sotto il loro stesso peso e perdendo i fluidi interni, si trasformarono in roccia. Successivamente, lo scontro tra la placca europea e la placca africana (orogenesi alpina) fece emergere queste rocce innalzandole oltre 3000 m sopra il livello del mare. Sintetizzando, la storia orogenetica dolomitica è la seguente: * 270-235 milioni di anni fa le rocce sedimentarie si accumulano in terra e in mare. Si formano atolli e barriere coralline, spesso sconvolti da eruzioni vulcaniche; * 235-180 milioni di anni fa, calcari e dolomie si accumulano sul fondo di lagune piatte e costiere; * 180-80 milioni di anni fa mari profondi permettono l'accumulo di calcari e marne in spessi strati, * 20 milioni di anni fa nascono le montagne attraverso la deformazione degli antichi fondali. La placca africana si scontra con quella euroasiatica facendo sollevare le Dolomiti (ad esempio il Gruppo del Sella che si erge per quasi mille metri sul paesaggio circostante era un'unica grande barriera corallina). Un evidente ed assai interessante esempio di stratificazione geologica delle rocce è presente nel canyon del Bletterbach in Alto Adige. Sul Pelmetto in Cadore e ai Lavini di Marco presso Rovereto vi sono impronte fossili di dinosauro. Il paesaggio attuale è spigoloso e ricco di dislivelli. A determinare tale trasformazione sono stati i piegamenti e le rotture delle rocce lungo piani di scorrimento (faglie), ai cui movimenti corrispondono altrettanti terremoti; episodiche esplosioni vulcaniche e relativi depositi; erosioni differenziali legate agli agenti atmosferici e ai piani di debolezza insiti nelle rocce. Ne risulta una topografia molto articolata in strutture verticali (pale, guglie, torri, pinnacoli, denti, campanili) ed orizzontali (tetti, cornicioni, spalti, cenge, plateau). Si possono osservare le testimonianze di periodi a clima temperato, precedenti a quelli glaciali, ma soprattutto dominano le forme di erosione ed accumulo legate ai periodi glaciali, gobbe rocciose levigate e striate dal ghiaccio (rocce montonate), valli sospese, circhi glaciali, depositi di morene, tracce di antichi suoli gelati (permafrost), testimonianze delle pressioni esercitate dalle masse glaciali. L'innalzamento delle rocce dolomitiche è tuttora in corso. Oggi le Dolomiti mostrano il biancore dei carbonati di scogliera corallina, l'acutezza di rocce coinvolte in orogenesi recenti, le incisioni di potenti agenti esogeni (ghiacciai, vento, pioggia, freddo-caldo). Frequenti sono i ''macereti'' (depositi detritici), mentre ghiacciai e nevai sono presenti anche se non di grande estensione (il più esteso è quello della Marmolada. Importante anche quello di Fradusta nelle Pale di San Martino). Fenomeni di erosione sono alla base di particolari formazioni geologiche, le Piramidi di terra in Alto Adige e a Segonzano in Trentino. Nel futuro geologico, le Dolomiti continueranno a crescere inglobando nuovi settori di rocce sospinte dallo scontro tra le placche europea e africana (analogamente a quanto succede per la catena himalayana); la scomparsa di questa spinta determinerà il prevalere degli agenti esogeni tendenti ad appianare e addolcire il paesaggio montano (come è successo negli Urali). È anche da ricordare una particolare distribuzione di cime dolomitiche che costituisce la Meridiana di Sesto, nelle Dolomiti di Sesto Pusterìa. Catinaccio dal Rifugio Bolzano durante il fenomeno dell'enrosadira === Il fenomeno dell''Enrosadira'' === In virtù della particolare composizione chimica e all'elevata riflettanza che essa conferisce al minerale, se particolari condizioni meteorologiche lo permettono, si dà un fenomeno caratteristico delle Dolomiti, detto enrosadira. Ossia quando le montagne assumono al tramonto una colorazione rosa che passa gradatamente al viola. Anche in questo caso il fenomeno venne attribuito dal folclore ad un incantesimo, nella saga di Re Laurino. Pale di San Martino === Gruppi === Il Gruppo del Focobon visto dalla forcella della Stia Tramonto su cima della Vezzana e Cimon della Pala Gruppo del Sella visto dalla val Gardena La croce sulla vetta del Sassopiatto Il Gruppo del Catinaccio (''Rosengarten'') Dolomiti di Brenta-Madonna di Campiglio Un elenco dei gruppi dolomitici può essere il seguente, tra parentesi sono riportate le province di appartenenza: * Gruppi tra l'Adige ed il Piave: **Gruppo della Marmolada (Belluno, Trento) ** Gruppo del Latemar (Bolzano, Trento) ** Gruppo del Catinaccio (Trento, Bolzano) ** Gruppo del Sella (Bolzano, Trento, Belluno) ** Gruppo del Sassolungo (Bolzano, Trento) ** Gruppo delle Pale di San Martino (Belluno, Trento) ** Gruppo Odle-Puez (Bolzano) ** Gruppo Plose-Putia (Bolzano) ** Massiccio dello Sciliar (Bolzano) ** Gruppo delle Conturines o di Fanes (Bolzano) ** Gruppo di Fanis (Belluno, Bolzano) ** Gruppo della Croda Rossa d'Ampezzo (Belluno, Bolzano) ** Gruppo delle Tre Cime di Lavaredo (Belluno, Bolzano) ** Gruppo del Monte Piana (Belluno, Bolzano) ** Gruppo del Popera (Belluno, Bolzano) ** Gruppo della Croda dei Toni (Belluno, Bolzano) ** Gruppo dei Tre Scarperi (Bolzano) ** Gruppo Rondoi-Baranci (Bolzano) ** Gruppo del Picco di Vallandro (Bolzano) ** Gruppo del Cristallo (Belluno, Bolzano) ** Gruppo del Pomagagnon (Belluno) ** Gruppo dei Cadini di Misurina (Belluno) ** Gruppo delle Tofane (Belluno) ** Gruppo del Col di Lana (Belluno) ** Gruppo del Sorapiss (Belluno) ** Gruppo delle Marmarole (Belluno) ** Gruppo dell'Antelao (Belluno) ** Gruppo della Croda da Lago (Belluno) ** Gruppo del Nuvolau (Belluno) ** Monte Civetta (Belluno) ** Gruppo del Pelmo (Belluno) ** Gruppo di Bosconero (Belluno) ** Gruppo Tamer-San Sebastiano (Belluno) ** Gruppo dei Feruc (Belluno) ** Coppolo-Vette Feltrine-Gruppo del Cimonega (Belluno, Trento) ** Gruppo della Schiara (Belluno) * Gruppi oltre il Piave: ** Gruppo delle Terze (Belluno, Udine) ** Gruppo del Peralba-Rinaldo (Belluno, Udine) ** Gruppo dei Longerin (Belluno) **Gruppo dei Brentoni (Belluno) ** Gruppo delle Dolomiti Pesarine (Udine) ** Gruppo degli Spalti di Toro e Monfalconi (Belluno, Pordenone, Udine) ** Gruppo del Duranno e Cima dei Preti (Belluno, Pordenone) ** Gruppo del Pramaggiore (Udine, Pordenone) ** Gruppo della Cridola (Belluno, Udine) * Altri gruppi: ** Dolomiti di Brenta (Trento) ** Piccole Dolomiti (Trento, Vicenza, Verona) ** Dolomiti di Lienz (Austria) === Cime === Le cime principali sono le seguenti (non in ordine di altezza): Ghiacciaio della Marmolada Scalatori sulla via ferrata per il Piz de Léch Veduta del gruppo dello Schiara Monte Civetta Monte Antelao Tre Cime di Lavaredo Croda dei Toni Gruppo di Fanis dal Lagazuoi Massiccio dello Sciliar Cima Una Monte Popera Lago di Misurina Passo Pordoi Sassolungo Cimon della Pala Agner Vista del centro di Belluno con il gruppo della Schiara Monti del Sole Il Monte Paterno Alpe dei Piani Torri del Vajolet Vista invernale del Gruppo del Sella Panorama dalla Marmolada Tofana di Rozes * Marmolada (Punta Penia, 3348 m) * Antelao (3264 m) * Latemar (Torri di Latemar, 2814 m) * Gruppo del Catinaccio (Catinaccio d'Antermoia, 3004 m) con le Torri del Vajolet (2821 m) * Gruppo del Sella (Piz Boè, 3151 m) * Sassolungo (3184 m) * Pale di San Martino (Cima Vezzana, 3192 m) e (Monte Agner, 2872m) * Gruppo Odle-Puez (Furchetta e Sass Rigais, 3025 m) con Sass de Putia (2875 m), Sassongher (2665 m) e Gruppo Cir (Gran Cir, 259 m) * Massiccio dello Sciliar (Monte Petz, 2662 m) * Gruppo delle Conturines (Cima Conturines, 3064 m) * Dolomiti di Sesto (Punta dei Tre Scarperi, 3145 m) * Cristallo (Monte Cristallo, 3221 m) * Cadini di Misurina (Cima Cadin di San Lucano, 2839 m) * Tofane (Tofana di Mezzo, 3244 m) * Gruppo delle Marmarole (Cimon del Froppa, 2932 m) * Col di Lana (m 2452 m) con Sett Sass (2571 m) e Sass de Stria (2477 m) * Sorapiss (3205 m) * Gruppo della Croda da Lago (Cima Ambrizzola m 2715 m) * Gruppo del Nuvolau (Averau, 2647 m) * Gruppo del Civetta (Monte Civetta, 3220 m) * Gruppo del Pelmo (3168 m) * Gruppo del Bosconero (Sasso di Bosconero, 2468 m) * Vette Feltrine (Monte Pavione, 2334 m) e Gruppo del Cimonega (Sass de Mura, 2550 m) * Gruppo della Schiara (Monte Schiara, 2563 m) * Dolomiti di Lienz (Grosse Sandspitze, 2770 m) * Dolomiti Friulane (Cima dei Preti, 2703 m) * Dolomiti di Comelico - Dolomiti Carniche (Monte Cavallino, 2689 m) * Dolomiti di Brenta (Cima Brenta, 3151 m) *Piccole Dolomiti (Cima Carega, 2259 m) === Vette più elevate === Le principali vette delle Dolomiti che superano i tremila metri sono (lista incompleta): Monte Altezza sottosezione supergruppo Provincia di appartenenza Marmolada (Punta Penia) 3.348 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa - Marmolada (Punta Rocca) 3.309 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa - Antelao 3.264 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Cadorine Tofana di Mezzo 3.245 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Tofana di Dentro 3.238 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Marmolada (Punta Ombretta) 3.230 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa - Tofana di Rozes 3.225 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Cristallo 3.221 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Monte Civetta 3.220 Dolomiti di Zoldo Dolomiti Settentrionali di Zoldo Marmolada (Punta Serauta) 3.218 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa Marmolada (Gran Vernel) 3.210 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa Punta Sorapiss 3.205 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Vezzana 3.192 Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino Gruppo Pale di San Martino-Feruc - Cimon della Pala 3.184 Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino Gruppo Pale di San Martino-Feruc Sassolungo 3.181 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Gardena Antelao (Punta Menini) 3.177 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Cadorine Pelmo 3.169 Dolomiti di Zoldo Dolomiti Settentrionali di Zoldo Antelao (Punta Chiggiato) 3.163 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Cadorine Croda Marcora 3.154 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Punta dei Tre Scarperi 3.152 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti di Sesto Piz Popena 3.152 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Piz Boè 3.152 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Gardena - - Cima Brenta 3.151 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Croda Rossa d'Ampezzo 3.146 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti di Braies - Antelao (Cima Fanton) 3.142 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Cadorine Cima Tosa 3.136 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Cima dei Bureloni 3.130 Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino Gruppo Pale di San Martino-Feruc - Punta Grohmann 3.126 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Gardena - Crozzon di Brenta 3.118 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Cima Vallesinella 3.114 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Cima d'Ambiez 3.102 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Marmolada (Piccolo Vernel) 3.098 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa Croda dei Toni 3.094 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti di Sesto - Cima Undici 3.092 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti di Sesto - Spallone del Sassolungo 3.081 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Gardena Cima Cunturines 3.064 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Orientali di Badia Marmolada (Sasso Vernale) 3.058 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa - Cima del Focobon 3.054 Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino Gruppo Pale di San Martino-Feruc Monte Popera 3.046 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti di Sesto - Marmolada (Pizzo Serauta) 3.035 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa Cima Mandron 3.033 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Marmolada (Punta Comates) 3.029 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa Cima Dieci 3.026 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Orientali di Badia Sass Rigais 3.025 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Gardena Furchetta 3.025 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Gardena Marmolada (Cima di Ombretta Orientale) 3.011 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa - Sasso di Valfredda 3.009 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa - Torre di Brenta 3.008 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Gruppo del Sorapiss (Tre Sorelle) 3.005 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti Ampezzane Catinaccio d'Antermoia 3.004 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Fassa Cima di Campido 3.001 Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino Gruppo Pale di San Martino-Feruc Le Mesules 3.000 Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Gardena Cima Grande di Lavaredo 2.999 Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti di Sesto - Spallone del Massodi 2.999 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta Cima Falkner 2.999 Dolomiti di Brenta Dolomiti di Brenta === Valli === Le principali vallate dolomitiche sono: * Vallata Agordina * Val Badia * Valbelluna * Valle del Biois * Valle del Cordevole * Cadore * Val Comelico * Val d'Ansiei * Conca Ampezzana * Val Boite * Val Fiorentina * Val di Fiemme * Val di Fassa * Val di Funes * Val Gardena * Val di Landro * Valle di Livinallongo * Valle del Primiero * Val di Tires * Val di Zoldo * Val Rendena * Valli Giudicarie Esteriori * Val di Tovel * Val d'Ambiez * Altopiano della Paganella * Val San Pellegrino * Val d'Ega * Val Pettorina * Valle di San Lucano === Passi e forcelle rotabili === Nome Altitudine (m) Località collegate Provincia di appartenenza Passo Sella 2240 Val Gardena - Canazei Passo Pordoi 2239 Canazei – Livinallongo del Col di Lana Passo di Valparola 2199 Cortina, Agordino – Val Badia Passo Gardena 2137 Val Gardena – Val Badia Passo di Falzarego 2117 Livinallongo del Col di Lana – Cortina Passo di Giau 2236 Selva di Cadore – Cortina Passo Staulanza 1773 Selva di Cadore – Zoldo Passo Cibiana 1530 Cadore – Zoldo Passo Fedaia 2046 Rocca Pietore – Canazei Passo Valles 2032 Falcade – Predazzo Passo delle Erbe 2003 Val di Funes – Val Badia Passo Rolle 1984 Predazzo – San Martino di Castrozza e Primiero Passo San Pellegrino 1918 Falcade – Moena Passo di Campolongo 1875 Livinallongo del Col di Lana - Corvara in Badia Passo Tre Croci 1808 Cortina d'Ampezzo – Auronzo di Cadore Passo di Lavazè 1805 Val d'Ega - Val di Fiemme Passo di Costalunga 1753 Nova Levante – Vigo di Fassa Passo Nigra 1688 Val d'Ega - Valle di Tires Campo Carlo Magno 1681 Madonna di Campiglio - Val Rendena Passo di Monte Croce di Comelico 1638 Comelico – San Candido/Innichen Passo Duran 1601 Agordo – Zoldo Passo Cimabanche 1529 Cortina d'Ampezzo – Dobbiaco/Toblach Passo Cereda 1372 Primiero – Agordo Forcella Lagazzon 1356 Falcade-Vallada Forcella Aurine 1299 Conca Agordina - Valle del Mis === Passi e forcelle montani === Nome Tipologia Altitudine (m) Passo d'Ombretta (Val di San Nicolò - Val d'Ombretta) sentiero 2738 Passo della Sentinella (Val Popera - Val Fiscalina) sentiero 2717 Forcella del Sasso Lungo (Val Gardena - Campitello) sentiero 2683 Passo delle Coronelle (Lago di Carezza - Valle Vajolet) sentiero 2644 Forcella Jou de la Tana (Cadore - Val d'Ansiei) sentiero 2644 Passo del Principe (Valle Vajolet - Valle del Ciamin) sentiero 2597 Passo di Pravitale (Altopiano di Rosetta - Val Pradidali) sentiero 2580 Passo delle Comelle (Altopiano di Rosetta - Val Gares) sentiero 2579 Passo Rosetta (San Martino di Castrozza - Altopiano di Rosetta) sentiero 2573 Passo Vajolet (Tires - Valle Vajolet) sentiero 2549 Passo di Canali (Primiero - Agordino) sentiero 2497 Passo dell'Alpe di Tires (Campitello - Tires) sentiero 2455 Forcella Lavaredo (Val Lavaredo - Val Fiscalina) sentiero 2454 Passo di Ball (San Martino di Castrozza - Val Pradidali) sentiero 2450 Forcella di Giralba (Sesto - Auronzo di Cadore) sentiero 2436 Forcella Giau (Mondeval - Val Costeana) sentiero 2360 Col dei Bos (Valle del Falzarego - Valle Travernanzes) sentiero 2313 Forcella Grande (San Vito di Cadore - Auronzo di Cadore) sentiero 2262 Passo Tre Sassi (Cortina - San Cassiano) sentiero 2199 Passo Duron (Alta Val Duron - Alpe di Siusi) sentiero 2168 Forcella de la Ciavazoles (Cibiana di Cadore - Zoldo) sentiero 1994 Forcella Forada (Selva di Cadore - San Vito di Cadore) strada 1975 Forcella d'Alleghe (Alleghe - Valle di Zoldo) sentiero 1820 === Laghi === * Lago di Misurina * Lago di Alleghe * Lago di Dobbiaco * Lago di Braies * Lago di Landro * Lago di Auronzo (artificiale), * Lago di Centro Cadore (artificiale) * Lago di Fedaia (artificiale) * Lago di Santa Croce * Lago del Mis (artificiale) * Lago di Molveno * Lago di Tovel * Lago di Carezza * Lago di Barcis (artificiale) === Flora === Larice, albero tipico delle Alpi Stella alpina Fino a 1800 m (versanti nord) o 2.200 m (versanti soleggiati) la vegetazione è formata principalmente da boschi di conifere (abete rosso, abete bianco, pino silvestre e larice), mentre nelle alte quote da boschi di larice, cirmolo e cespuglietti di mughi. Il “pino mugo” legnoso, resistente a tutte le bufere, trattiene le nevi, protegge dalle valanghe, e fornisce una sostanza medicamentosa detta “olio di mugo”. Un altro nome del pino mugo è ''barancio'' (nelle Dolomiti di Sesto si trovano i gruppi dolomitici della rocca dei Baranci e della Croda dei Baranci). Nelle Dolomiti è presente anche il ginepro che è ad arbusteto e costituisce vasti tappeti con gli arbusteti del mirtillo, dell'erica e del rododendro alpino i quali sono ampiamente diffusi. Al di sotto dei 1200-1000 metri troviamo boschi di latifoglie: faggio, quercia (rovere, roverella), betulla, nocciòlo, castagno, frassino, acero di monte, ornello. In zone ricche di acqua, sul fondovalle, crescono il salice e l'ontano. Sono presenti anche diversi pascoli in alta quota, come ad esempio l'alpe di Siusi, gli altipiani Ampezzani e Pian dei Buoi. Dai boschi di abete rosso (o peccio) di certe zone (come quelli della val di Fiemme, di Paneveggio o attorno al lago di Carezza) si ricava il legno per le casse armoniche degli strumenti musicali: è l''abete di risonanza''. Il popolo del Cadore, fiero delle sue peccete, volle rappresentare nel suo stemma un abete rosso avvinto da due torri. Importanti come habitat sono pure i luoghi umidi: le torbiere, i siti alluvionali dei torrenti glaciali, le sorgenti, gli specchi d'acqua libera, i prati umidi (''molineti''), le pozze d'alpeggio, le pozze di risorgiva. Tra i laghi, particolare è il lago di Tovel in Trentino in quanto, a causa di un microrganismo, assumeva in passato una colorazione rossastra. I laghetti delle Dolomiti, come in genere quelli delle Alpi, sono ''oligotrofi''. I più noti e pittoreschi laghi dolomitici sono: il lago di Tovel, il lago di Molveno, il lago di Carezza, il lago di Braies, il lago di Dobbiaco, il lago di Landro, il lago di Misurina, il lago d'Antorno, il lago di Auronzo, il lago di Alleghe. Innumerevoli sono i tipi di fiori che costituiscono la flora alpina dolomitica, come ad esempio: la stella alpina alle alte quote (originaria degli altopiani aridi dell'Asia centrale), alcuni tipi di genziana, alcuni tipi di sassifraghe (saxifraga), il giglio martagone, la campanula (campanula del Moretti e campanula scheuchzeri), l'azalea alpina del genere rhododendron, l'ambretta strisciante (geum reptans) su macereti e morene, vari tipi di Ranuncolacee (come il botton d'oro, il ranuncolo dei ghiacciai e la clematide alpina), la vitalba alpina, la daphne striata, la miosòtide (o myosotis, noto anche come "non-ti-scordar-di-me"), vari tipi di orchidea, la viola, il ciclamino delle Alpi, il colchicum, il croco, l'astro alpino, il garofano dei ghiacciai, la pulsatilla alpina o anemone alpino, il senecio, la soldanella, la veronica gialla delle rocce (abitatrice delle fessure delle rocce), la nigritella, l'arnica, il narciso, il cardo, il camedrio alpino, il papavero alpino retico, il geranio sanguineo, la pinocchiella delle rupi, il brugo, la valeriana nana, l'aquilegia azzurra, la peonia selvatica, il dente di cane, la primula minima, il leontodon, il raponzolo di roccia, l'androsace alpina e l'androsace di Hausmann, il giacinto di montagna. === Fauna === Stambecco delle Alpi Aquila reale Nelle Dolomiti vivono numerose specie di mammiferi e roditori: il capriolo, il cervo, il camoscio, lo stambecco, il cinghiale, la marmotta, la martora, lo scoiattolo, il tasso, la donnola, la faina, la puzzola, la talpa, la volpe, la lepre, il ghiro, il riccio. Molto rara è la lontra, ritornata in questi ultimi anni (Alto Adige e Carnia). In alcune zone vivono l'orso bruno, la lince e il lupo. Negli ultimi anni in alcune zone (tra Friuli e Trentino-Alto Adige) è stata accertata la presenza dello sciacallo dorato proveniente dalla penisola balcanica. Tra gli uccelli si ricordano: l'aquila reale, il falco pellegrino, l'astore, la poiana, il gheppio, il gipeto, il corvo, il gallo forcello, la civetta, il barbagianni, l'urogallo, il picchio, l'upupa, lo sparviero, il fagiano di monte, il francolino di monte, il gufo, la pernice bianca, il merlo e il merlo acquaiolo, il gracchio alpino, la ghiandaia, l'allocco, la coturnice, il tordo, il pettirosso. Tra gli anfibi vivono la rana alpina, il rospo, la lucertola, il ramarro, il tritone alpestre, la salamandra, la salamandra alpina, l'ululone. Tra i rettili velenosi vi sono la vipera e il marasso. Sono presenti pure la biscia dal collare, il biacco, la coronella austriaca, il saettone, l'orbettino. I pesci autoctoni sono rappresentati a fondo valle dalla trota marmorata, dallo scazzone e dal temolo. Oltre gli 800-1000 m.s.l.m. è presente quasi esclusivamente la trota fario che nelle zone di transizione degli areali dà luogo a popolazioni ibride Fario-Marmorata. Seppur rarissimo, nei fondovalle a quote meno elevate ed occasionalmente fino a 1000-1400 m.s.l.m., è presente il gambero di fiume. === Antropizzazione === Le prime frequentazioni degli esseri umani nelle Dolomiti risalgono all'11.500 a. C. L'insediamento stanziale nelle valli dolomitiche è ben documentato dall'età del bronzo. Nel corso del I millennio avanti Cristo le Dolomiti furono popolate dai Reti e colonizzate pure dai Celti, popoli che ebbero rapporti commerciali anche con gli Etruschi. Successivamente il territorio fu occupato dai Romani che, in età imperiale, divisero l'area tra le province di ''Raethia'' e ''Noricum'' a nord e la ''X Regio Venetia et Histria'' a sud. Il contatto tra le popolazioni retiche indigene e quelle latine diede origine ad una nuova cultura e lingua: il ladino. Nell'alto Medioevo (VI secolo) vi giunsero i Longobardi. Dall'XI secolo si formarono nell'area dolomitica forme di autogoverno delle comunità locali (''Magnifiche Comunità'' o ''Regole''), esercitate per mezzo di statuti votati democraticamente (le ''Carte di Regola'' o ''Statuti''). Durante il periodo fra i secoli XIV e XVIII il territorio dolomitico fu diviso in due grandi aree d'influenza austroungarica e veneta. I ''principati vescovili'' di Trento e Bressanone facevano parte del Sacro Romano Impero, mentre il Bellunese (tranne il comune di Cortina d'Ampezzo che fu dell'Impero fra il 1511 e il 1918) e la Carnia appartenevano alla Repubblica di Venezia la quale in Carnia si sostituì al dominio del patriarcato di Aquileia nel XV secolo. La Carnia fu territorio austriaco fra il 1814 e il 1866. Il Bellunese, come tutto il Veneto, entrerà a far parte del Regno d'Italia nel 1866 dopo la terza guerra d'indipendenza, tranne, come già accennato, la zona di Cortina d'Ampezzo. Il Trentino-Alto Adige entrerà a far parte del Regno d'Italia nel 1918 al termine della prima guerra mondiale. Quanto poi agli insediamenti umani, nell'area sudtirolese tedescofona prevale il cosiddetto maso chiuso, mentre nella zona ladina (Badìa e Gardena, Trentino, Bellunese) prevalgono le cosiddette ''viles'', nuclei compatti di case addossate le une alle altre. Sono dominanti due diversi modelli culturali: sull'area germanofona prevale il modello germanico, basato su un'organizzazione per nuclei monofamiliari con prevalenza dell'allevamento sull'agricoltura e quindi caratterizzato da ampie superfici a pascolo generalmente indivise; nell'area di cultura romanza è invece diffuso il modello romano, con un'organizzazione sociale in piccole comunità regolate dal diritto romano e dedite prevalentemente all'agricoltura e alla silvicoltura. Già si è ricordato che le Dolomiti sono dette, da una leggenda popolare, "Monti Pallidi". Numerosi sono i cicli di leggende e i racconti che trattano di popolazioni remote (''Fanes'' ''Cayuteres'', ''Croderes'', ''Marmaroles'' da cui Marmarole, ecc.) che abitavano mitici regni, dando vita a scontri leggendari e intrecciando relazioni con magiche presenze nella natura circostante (maghi, gnomi, giganti, fate, streghe, orchi, spiriti, ondine). La versione originale è in lingua ladina, raccolte alla fine dell'Ottocento da Giovanni Battista Alton e successivamente da Hugo de Rossi. Quasi negli stessi anni Karl Felix Wolff raccolse le saghe relative al filone relativo al Regno dei Fanes, rimaneggiò la materia con una certa libertà e le tradusse in tedesco. La sua opera ebbe una grande diffusione a livello internazionale. Diverse valli dolomitiche in epoca preistorica e protostorica erano abitate - secondo la tradizione - dai ''salvàns'' (uomini) e dalle ''anguane'' (donne), gente dalla corporatura massiccia, di media statura, dai capelli nerissimi, con barba nera e lunga. Vestivano con pelli di animali cacciati ed erano armati di grossi bastoni nodosi ed aste appuntite o munite di una punta di pietra. Abitavano in grotte o tuguri di tronchi di legno e pelli di animali. Si cibavano di prodotti dei boschi e della carne degli animali cacciati. A poco a poco abbandonarono gli insediamenti più favorevoli di fondovalle e si rifugiarono nei boschi, poiché erano minacciati dal moltiplicarsi dei villaggi e delle genti guerriere (probabilmente indoeuropei) che erano giunte per insediarsi e poi diffondersi sempre di più. Nell'area dolomitica si parlano l'italiano, il tedesco in Alto Adige (area bilinguistica) e, in certe valli, la lingua ladina. Numerosi parchi naturali proteggono questa particolare natura e vari comitati ad hoc si sono impegnati nel proporre le Dolomiti come Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, tentativo coronato da successo il 26 giugno 2009, quando a Siviglia i ventuno componenti del ''World Heritage Committee'' hanno deciso all'unanimità di includere la quasi totalità delle Dolomiti nell'elenco dei patrimoni naturali. La candidatura era stata inizialmente avanzata nel 2004 dal Ministero dei Beni Culturali, ma era stata bocciata dall'UNESCO nel maggio 2006. Successivamente il gruppo di lavoro UNESCO del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, coordinato dal prof. Pier Luigi Petrillo, ha ripresentato i due dossier di candidatura, avviando, contestualmente, un intenso negoziato con i 165 paesi membri della Convenzione e i 37 paesi membri del Comitato. A conclusione del negoziato, durato due anni e mezzo, l'Autorità indipendente di valutazione delle candidature naturalistiche, l'IUCN, ha espresso parere favorevole alla candidatura. Da ultimo, a Siviglia, nel giugno 2009, la squadra coordinata dal prof. Petrillo ha condotto gli ultimi finali negoziati ottenendo il riconoscimento dell'UNESCO che "certifica" l'unicità, nel mondo, delle Dolomiti. === I nove sistemi dolomitici protetti dall'UNESCO === Il bene "Dolomiti UNESCO" comprende nove sistemi dolomitici: N Foto Sistema 1 200px Pelmo e Croda da Lago 2 200px Marmolada 3 200px Pale di San Martino, Pale di San Lucano, Dolomiti bellunesi, Vette Feltrine 4 200px Dolomiti friulane e d'oltre Piave 5 200px Dolomiti settentrionali 6 200px Puez - Odle 7 200px Sciliar-Catinaccio e Latemar 8 200px Gola del rio delle Foglie 9 200px Dolomiti di Brenta === Aree naturali protette === * Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi * Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo * Parco naturale Fanes - Sennes - Braies * Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino * Parco naturale dello Sciliar * Parco naturale Tre Cime * Parco naturale Puez-Odle * Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta * Parco naturale delle Dolomiti Friulane Tratto finale della pista Saslong, nel Dolomiti Superski il Rifugio Coldai lungo l'Alta via n. 1 Messner Mountain Museum del Monte Rite Le Dolomiti, specialmente nella loro parte settentrionale e occidentale, sono intensamente sfruttate ad uso turistico. In particolare le valli delle Province di Trento e Bolzano e la parte alta della Provincia di Belluno basano la propria economia sulla pratica invernale dello sci alpino divenuto popolare con le Olimpiadi Invernali di Cortina del 1956. Il Dolomiti Superski unisce poi sotto un unico skipass la quasi totalità dei comprensori sciistici della zona. Più marginali sono invece lo sci di fondo (di cui esistono però vari punti di eccellenza sparsi nelle varie vallate), e lo sci alpinismo che, in costante crescita negli ultimi decenni, vede la continua nascita di nuovi sci club e gare (prevalentemente notturne) tra le quali vanno sicuramente citate la "''Dolomiti Sotto le Stelle''" e la "''Sellaronda Skimarathon''". L'estate è invece il tempo dei trekking e delle scalate, turismo, questo, che viene praticato sull'intera area. Le Dolomiti vantano una lunga tradizione escursionistica e alpinistica che nel corso del '900 ha dotato molte montagne di una via di salita segnalata e spesso ferrata per facilitarne l'accesso. Le Vie Ferrate sono estremamente diffuse e non si contano i tipici Rifugi Alpini ed i Bivacchi Fissi che facilitano di molto la salita a questi monti. Altro punto di eccellenza sono le Alte Vie delle Dolomiti: sentieri ben battuti e segnati che consentono di compiere lunghe attraversate a tappe della durata di svariate giornate camminando sempre in quota senza mai scendere a fondovalle. Le due Alte Vie più famose sono l'Alta Via numero 1 dal Lago di Braies a Belluno e l'Alta Via numero 2 da Bressanone a Feltre. L'arrampicata, data la sua estrema variabilità e veloce evoluzione, meriterebbe un capitolo a sé stante: vie alpinistiche (classiche e moderne) in montagna, Big Wall, falesie attrezzate, vaste aree boulder e arrampicata su ghiaccio sono solo alcuni esempi delle varie attività legate a questo sport. Alcune fra le località di villeggiatura più conosciute presenti nelle vallate dolomitiche sono: Cortina d'Ampezzo nella Conca Ampezzana, Auronzo di Cadore-Misurina in val d'Ansiei, Rocca Pietore-Marmolada nella val Pettorina, Agordo nella Conca Agordina, Selva, Santa Cristina e Ortisei in Val Gardena, Dobbiaco e Sesto in val Pusteria, Castelrotto ai piedi dell'alpe di Siusi, Canazei, Campitello di Fassa e Moena nella val di Fassa, Falcade in valle del Biois, San Martino di Castrozza nel Primiero, Arabba nella valle di Livinallongo, Corvara, La Villa, San Cassiano, Badia in val Badia, Madonna di Campiglio in val Rendena e Forni di Sopra in Friuli Venezia Giulia. Un altro tipo di turismo è rappresentato dai luoghi legati ai combattimenti del fronte italiano della prima guerra mondiale: tra questi ricordiamo il Pasubio nelle Piccole Dolomiti (Strada delle 52 gallerie e Dente Italiano). Sul Monte Rite, nel comune di Cibiana di Cadore, è possibile visitare il museo MMM Dolomites dedicato alla storia dell'esplorazione e dell'alpinismo nelle Dolomiti. Alcune località turistiche storiche assieme alle montagne più famose hanno assunto durante il turismo Romantico a cavallo tra '800 e '900 degli appellativi o "soprannomi" (spesso confusi tra loro dai media) che risultano però diffusi ancor oggi: Località Appellativo Marmolada Regina delle Dolomiti Antelao Re delle Dolomiti Agner Gigante delle Dolomiti Cimon della Pala Cervino delle Dolomiti Cortina d'Ampezzo Signora delle Dolomiti Agordo Cuore delle Dolomiti Moena Fata delle Dolomiti Feltre Venezia delle Dolomiti Belluno Porta delle Dolomiti File:Passo Gardena.JPG|Panoramica dal passo Gardena verso la val Gardena, con le località di Santa Cristina Valgardena, Selva di Val Gardena e Ortisei, e il Sassolungo. File:Brenta 1.jpg|Panoramica sul Gruppo delle Dolomiti di Brenta. File:Marmolada_Westgrat_wiki_mg-k.jpg|Panoramica dalla cresta ovest della Marmolada. All'orizzonte, a destra e sinistra di Punta Penia, le Pale di San Martino, il Latemar, il Catinaccio, il Sassolungo, il Sella e le Dolomiti Ampezzane. File:Alba sulle Dolomiti orientali.jpg|Una veduta dell'alba sulle principali cime delle Dolomiti occidentali, dal monte Pascolo: il Sass de Putia, il gruppo Puez-Odle, il Gruppo del Sella, il Sassolungo ed il Sassopiatto, la Marmolada, l'alpe di Siusi ed il Gruppo del Catinaccio. Nelle Dolomiti hanno girato alcune scene di vari film, tra cui ''La Pantera Rosa'' (''The Pink Panther'') di Blake Edwards (1963), ''Per favore, non mordermi sul collo!'' di Roman Polański (1967), ''L'ultimo imperatore'' di Bernardo Bertolucci (1987), ''Solo per i tuoi occhi'' con Roger Moore (1981), ''Cliffhanger'' con Sylvester Stallone (1993) e ''The Italian Job'' di F. Gary Gray (2003), oltre alla serie televisiva ''Un passo dal cielo'' con Terence Hill (2010).
Digitalis
Il '''digitàle''' è un genere di piante erbacee o arbustive della famiglia delle Plantaginaceae.
Il primo studioso ad introdurre il nome del genere (''Digitalis'') fu il botanico e fisico germanico Leonhart Fuchs (17 gennaio 1501 – 10 maggio 1566); il termine significa “ditale” e indubbiamente il fiore ricorda questo utile oggetto. In seguito fu il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) ad elevare questo termine a valore di genere ed infine fu Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, che nella pubblicazione ''"Species Plantarum - 2: 621. 1753"'' completò questo genere con una dozzina di specie. Il portamento''Digitalis grandiflora'' Le foglie''Digitalis lutea'' Infiorescenza''Digitalis lutea'' Il fiore''Digitalis grandiflora'' I frutti''Digitalis grandiflora'' Le specie di questo genere sono mediamente alte (da 5 cm fino a 1 metro); la forma biologica prevalente è emicriptofita scaposa ('''H scap'''), ossia sono piante perennanti con gemme situate alla base del terreno e con fusti a infiorescenza terminale. Sono presenti anche cicli biologici bienni (nel primo anno si forma una rosetta basale di foglie; nel secondo la fioritura) e, raramente, forme biologiche suffrutescenti (con base legnosa). L'indumento può essere glabro oppure da ghiandolare-pubescente a densamente villoso. ===Radici=== Le radici sono ramose. ===Fusto=== Il fusto è eretto, arrotondato, pubescente o glabro. È inoltre semplice (non ramificato) e ingrossato alla base. ===Foglie=== Le foglie in genere sono pubescenti, soprattutto sulla pagina inferiore, e si dividono in: :* foglie basali: le foglie basali, picciolate, sono semplici con una forma da lineare-spatolata o lineare-lanceolata a ovoidi, acute all'apice. I bordi possono essere interi oppure da dentati a seghettati o crenati; :* foglie cauline: le foglie cauline sono progressivamente ridotte, sessili e a disposizione alterna lungo il fusto. ===Infiorescenza=== L'infiorescenza è formata da un racemo terminale bratteale (alla base di ogni pedicello è presente una brattea). Generalmente i fiori hanno una disposizione unilaterale (specialmente quelli superiori) causata dalla torsione dei pedicelli. I singoli fiori sono inoltre penduli, questo per proteggere il polline e il nettare dalla pioggia. ===Fiore=== I fiori sono ermafroditi, leggermente attinomorfi quasi zigomorfi, tetraciclici (composti da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo), pentameri (calice e corolla divisi in cinque parti). :* Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale: :::'''X o * K (4-5), C (4) o (2+3), A 2+2 o 2, G (2), capsula'''. * Calice: il calice gamosepalo, persistente e campanulato è diviso profondamente in cinque lobi embricati con forme varie; le divisioni arrivano fin quasi alla base del calice stesso. Dei cinque lobi quello posteriore spesso è più stretto degli altri. Sul calice sono presenti dei peli ghiandolari. * Corolla: la corolla è simpetala a forma sub-campanulata con fauci oblique; nella zona dell'ovario è lievemente contratta e prende una forma più tubolare (è la parte che contiene il nettare). La corolla termina in cinque lobi non molto incisi; quello superiore è ricurvo, dentellato e più corto; mentre quello inferiore è più lungo degli altri (per questo può essere considerata debolmente bilabiata - il labbro inferiore ha tre lobi). La corolla nel suo interno è ricoperta di macchie (simili a quelle del leopardo) che nella fase finale dell'antesi s'inscuriscono; sempre nella parte interna della corolla sono presenti delle setole pelose. I colori della corolla sono giallo, bianco e porpora. * Androceo: gli stami sono quattro (cinque in alcuni casi) didinami (due lunghi e due corti che si toccano a coppie) e sono inclusi nella campana corollina. Sono posizionati contro il lato posteriore o superiore della corolla. Le antere, divaricate e confluenti al margine, maturano prima degli stigmi. * Gineceo: lo stilo è unico con stimma bilobo su un ovario, ovoide e conico, supero formato da due carpelli (ovario sincarpico). Lo stilo si presenta bilobo. Sotto l'ovario è posto l'anello nettarifero. ===Frutti=== Il frutto è del tipo a capsula prolungata in un becco acuto e dall'aspetto peloso-ghiandoloso. All'interno sono disposte due logge a deiscenza “septicida” (ossia è un frutto che si apre per fenditure longitudinali) : vengono così dispersi al vento un gran numero di piccolissimi semi. La forma dei semi è angolosa con testa reticolata. Nella fruttificazione inoltre il calice è persistente. I semi maturano in settembre. * Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama). Le antere maturano prima degli stimmi (potenzialmente è possibile quindi una autoimpollinazione), ma indubbiamente è anche chiaro che tutta la struttura del fiore è predisposta per favorire l'impollinazione entomofila soprattutto da parte dei calabroni. * Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra). * Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). La distribuzione delle specie di questo genere è mediterranea; dall'Europa all'Asia centrale. Larve della Eupithecia pulchellata, una falena, ne consumano i fiori come cibo. Altre specie di lepidotteri, come la noctua comes, mangiano le foglie. ===Distribuzione alpina=== Solamente 3 delle 6 specie presenti sul territorio italiano si trovano anche sulle Alpi. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine. Specie Comunitàvegetali Pianivegetazionali Substrato pH Livello trofico H2O Ambiente Zona alpina ''Digitalis grandiflora'' 11 subalpinomontano Ca - Si neutro alto medio B6 F2 tutto l'arco alpino ''Digitalis lutea'' 11 subalpinomontanocollinare Ca - Ca/Si basico medio medio B6 C3 occidentale-centrale ''Digitalis purpurea'' 11 montanocollinare Si acido alto medio B6 I2 VC BZ ;Legenda e note alla tabella. '''Substrato''': con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili). Zona alpina: vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province). '''Comunità vegetali''': 11 = comunità delle macro- e megaforbie terrestri. '''Ambienti''': B6 = tagli rasi forestali, schiarite, strade forestali; C3 = ghiaioni, morene e pietraie; F2 = praterie rase, prati e pascoli dal piano collinare al subalpino; I2 = boschi di latifoglie. La famiglia di appartenenza (Plantaginaceae) è relativamente numerosa con un centinaio di generi, mentre il genere della ''Digitalis'' comprende una ventina di specie di cui mezza dozzina sono presenti nella flora spontanea italiana. La classificazione tassonomica del genere ''Digitalis'' è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa apparteneva alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stato assegnato alla famiglia delle Plantaginaceae; anche i livelli superiori sono cambiati (vedi il box tassonomico iniziale). Queste piante appartengono alla tribù delle Digitalideae (Dumort.) Dumort. (1829) Il numero cromosomico delle specie di questo genere varia da: 2n = 56 a 2n = 112. ===Struttura del genere=== Tradizionalmente le specie di questo genere vengono suddivise in due gruppi principali (per ogni gruppo sono indicate alcune specie): :* unità ad aspetto legnoso con fiori gialli e foglie persistenti: :::::''D. obscura'' (introdotta in Europa nel 1826), ''D. sceptrum'' (importata dalle Canarie nel 1777); :* unità ad aspetto erbaceo che sono suddivise ulteriormente in: ::* corolla prolungata in un becco acuto: :::::''D. lutea'', ''D. grandiflora''; ::* corolla ottusa suddivise ulteriormente in: :::* il lobo mediano del labbro inferiore è più lungo del tubo della corolla: :::::''D. ferruginea'', ''D. lanata''; :::* il lobo mediano del labbro inferiore è più corto del tubo della corolla: :::::''D. purpurea'', ''D. thapsi''. Attualmente le sezioni accettate per questo genere sono le seguenti: :* Sect. ''Frutescentes'' Benth.: il portamento è piccolo-arbustivo; tutte le parti della pianta sono glabre (ad eccezione della corolla); le foglie hanno una consistenza coriacea e si presentano lucenti; l'infiorescenza è composta da bevi racemi quasi unilaterali; i pedicelli dei fiori hanno delle lunghezze minori di 5 mm; il colore della corolla varia da arancio-giallo a marrone-ruggine con un tubo campanulato-tubolare. :* Sect. ''Digitalis'' L.: il portamento è erbaceo perenne o bienne; le piante possono essere densamente pubescenti; la superficie delle foglie è più o meno rugosa; l'infiorescenza è composta da racemi unilaterali; i pedicelli dei fiori sono molto lunghi (più di 8 mm); il colore della corolla è viola, rosa pallido o bianco, solitamente macchiato o puntinato all'interno con un tubo a forma campanulata. :* Sect. ''Grandiflorae'' Benth. (sinonimo: ''Macranthae'' Heywood): il portamento è erbaceo perenne o bienne; le piante sono scarsamente pubescenti; la superficie delle foglie è più o meno liscia; l'infiorescenza è composta da racemi unilaterali; i pedicelli dei fiori sono corti (meno di 5 mm); il colore della corolla è giallo ocra, venato più oscuramente nella parte abassiale con un tubo a forma campanulata-ventricosa. :* Sect. ''Tubiflorae'' Benth.: il portamento è erbaceo perenne; le piante sono sia glabre che pubescenti; l'infiorescenza è composta da racemi con fiori posizionati sia da un lato che altrove; i pedicelli dei fiori sono corti (meno di 5 mm); la corolla ha una forma tubolare leggermente ventricosa. :* Sect. ''Globiflorae'' Benth.: il portamento è erbaceo prevalentemente perenne; le foglie hanno una consistenza coriacea, sono lisce ed intere; l'infiorescenza è composta da racemi con fiori che puntano in tutte le direzioni; i pedicelli dei fiori sono corti (meno di 5 mm); la corolla ha una forma gonfia e globosa. ===Filogenesi=== All'interno delle Digitalideae il genere ''Digitalis'', insieme al genere ''Isoplexis'', fa parte del "core" della tribù. La circoscrizione di ''Digitalis'' è ancora incerta e secondo gli ultimi studi il genere non è monofiletico (viceversa risulterebbe monofiletico con l'inclusione delle specie di ''Isoplexis''). Un recente studio filogenetico basato su alcune sequenze (ITS- e ''trn''L-F) del DNA delle specie di questo genere propone una revisione del gruppo includendo come sezione le specie del genere ''Isoplexis''). Dalle analisi eseguite sono stati individuati due cladi principali (I e II) con relativi sottocladi. La tabella seguente mostra la nuova struttura interna del genere confrontata con quella attualmente accetta: Nuova sezione Sezione precedente Alcune specie Sect. ''Digitalis'' Sect. ''Digitalis'' ''D. purpurea - D. thapsi - D. minor - D. mariana'' Sect. ''Macranthae'' Sect. ''Macranthae'' ''D. ciliata - D. grandiflora - D. davisiana - D. atlantica'' Sect. ''Tubiflorae'' (subsect. ''Acutisepalae'') ''D. viridifolia - D. lutea subsp. australis'' Sect. ''Isoplexis'' Genere ''Isoplexis'' ''I. sceptrum - I. isabelliana - I. canariensis'' Sect. ''Parviflorae'' Sect. ''Tubiflorae'' (subsect. ''Obtusisepalae'') ''D. parviflora'' Sect. ''Frutescentes'' Sect. ''Frutescentes'' ''D. obscura'' Sect. ''Subalpinae'' Sect. ''Tubiflorae'' (subsect. ''Acutisepalae'') ''D. subalpina'' Sect. ''Globiflorae'' Sect.''Globiflorae'' (subsect. ''Hymenosepalae'') ''D. ferruginea - D. laevigata - D. nervosa'' Sect.''Globiflorae'' (subsect. ''Blepharosepalae'') ''D. cariensis - D. lanata'' Il cladogramma seguente mostra la struttura cladistica del genere (con indicate le nuove sezioni): ===Elenco delle specie del genere=== Per questo genere sono indicate come valide le seguenti entità (la distribuzione è relativa all'Europa e all'areale mediterraneo): * ''Digitalis atlantica'' Pomel, 1874 - Distribuzione: Algeria * ''Digitalis cariensis'' Boiss. ex Jaub. & Spach, 1853 - Distribuzione: Anatolia * ''Digitalis ciliata'' Trautv., 1866 * ''Digitalis davisiana'' Heywood, 1949 - Distribuzione: Anatolia * ''Digitalis ferruginea'' L., 1753 - Distribuzione: Europa mediterranea orientale (compresa Anatolia e Siria) * ''Digitalis grandiflora'' Mill., 1768 - Distribuzione: Europa (escluso il nord e compresa Anatolia) * ''Digitalis laevigata'' Waldst. & Kit., 1804 - Distribuzione: Italia e Penisola Balcanica * ''Digitalis lamarckii'' Ivanina, 1955 - Distribuzione: Anatolia * ''Digitalis lanata'' Ehrh., 1792 - Distribuzione: Penisola Balcanica e Anatolia * ''Digitalis leucophaea'' Sm., 1809 - Distribuzione: Grecia e Anatolia * ''Digitalis lutea'' L., 1753 - Distribuzione: Europa occidentale e Marocco * ''Digitalis mariana'' Boiss., 1841 * ''Digitalis minor'' L., 1771 * ''Digitalis nervosa'' Steud. & Hochst. ex Benth., 1846 - Distribuzione: Transcaucasia * ''Digitalis obscura'' L., 1763 - Distribuzione: Spagna e Marocco * ''Digitalis parviflora'' Jacq., 1770 - Distribuzione: Spagna * ''Digitalis purpurea'' L., 1753 - Distribuzione: Europa occidentale, centrale e del nord, ma non orientale (compreso il Marocco) * ''Digitalis subalpina'' Braun-Blanq., 1928 * ''Digitalis thapsi'' L., 1763 - Distribuzione: Penisola Iberica * ''Digitalis trojana'' Ivanina, 1955 - Distribuzione: Anatolia * ''Digitalis viridiflora'' Lindl., 1821 - Distribuzione: Penisola Balcanica (meridionale) Altre checklist includono le seguenti altre specie: * ''Digitalis dubia'' Rodr., 1875 - Distribuzione: Isole Baleari * ''Digitalis macedonica'' Heywood, 1951 - Distribuzione: Grecia * ''Digitalis schischkinii'' Ivanina, 1946 ====Specie spontanee italiane==== Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l’elenco seguente utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue una specie dall'altra). :* '''Gruppo 1A''': i lobi della corolla sono tutti della stessa lunghezza; ::* '''Gruppo 2A''': il colore della corolla è purpureo e le chiazze sono bianche; ::::::::* ''Digitalis purpurea'' L. - Digitale rossa: l'altezza delle piante varia da 3 a 15 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa ('''H scap'''); il tipo corologico è Ovest - Mediterraneo (Eurimediterraneo); l'habitat tipico le radure boschive e i pascoli montani; sul territorio italiano si trova prevalentemente in Sardegna fino ad una altitudine compresa tra 500 e 1.700 . ::* '''Gruppo 2B''': il colore della corolla è giallo, quasi bianco; :::* '''Gruppo 3A''': il tubo della corolla è grosso (10 - 15 mm di diametro); ::::::::* ''Digitalis grandiflora'' L. - Digitale gialla grande: l'altezza delle piante varia da 5 a 10 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa ('''H scap'''); il tipo corologico è Sud Est Europeo - Pontico; l'habitat tipico sono i cedui, le schiarite e i margini dei boschi; sul territorio italiano si trova al Nord fino ad una altitudine di 1.500 . :::* '''Gruppo 3B''': il tubo della corolla è sottile (2 - 7 mm di diametro); ::::::::* ''Digitalis lutea'' L. - Digitale gialla piccola: larghezza della corolla 5 - 7 mm; lunghezza della corolla 15 - 25 mm. L'altezza delle piante varia da 5 a 10 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa ('''H scap'''); il tipo corologico è Ovest Europeo - (Subatlantico); l'habitat tipico sono i cedui e le radure boschive; sul territorio italiano si trova al Nord fino ad una altitudine compresa tra 800 e 1.500 . ::::::::* ''Digitalis lutea'' subsp. ''australis''(Ten.) Arcang. - Digitale appenninica: larghezza della corolla 2 - 5 mm; lunghezza della corolla 9 - 15 mm. L'altezza delle piante varia da 5 a 9 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa ('''H scap'''); il tipo corologico è Endemica; l'habitat tipico sono i cedui e le radure boschive; sul territorio italiano si trova al Centro e Sud fino ad una altitudine compresa tra 300 e 1.800 . (Nella "Flora d'Italia" di Sandro Pignatti questa entità è chiamata ''Digitalis micrantha'' Roth.) :* '''Gruppo 1B''': un lobo della corolla è più lungo degli altri ::::::::* ''Digitalis ferruginea'' L. - Digitale bruna: i denti del calice sono arrotondati o troncati all'apice, hanno inoltre un margine bianco (o violaceo) largo 0,5 - 1,3 mm. L'altezza delle piante varia da 4 a 12 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa ('''H scap'''); il tipo corologico è Orofita - Nord Est Mediterraneo; l'habitat tipico sono i cedui e le radure boschive; sul territorio italiano si trova al Centro e al Sud fino ad una altitudine compresa tra 500 e 1.700 . ::::::::* ''Digitalis laevigata'' Waldst. & Kit - Digitale della Rosandra: i denti del calice sono mucronati e non hanno un margine chiaro (raramente è largo 0,1 - 0,2 mm). L'altezza delle piante varia da 4 a 12 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa ('''H scap'''); il tipo corologico è Illirica; l'habitat tipico sono i cedui e le boscaglie; sul territorio italiano si trova solamente sul Carso Triestino fino ad una altitudine di 1.300 . A questo elenco è da aggiungere la ''Digitale lanata'' Ehrh. che spesso in Italia è coltivata. ===Ibridi=== Sandro Pignatti nella "Flora d'Italia" segnala due ibridi (non sempre riconosciuti da altri Autori): :* ''Digitalis x purpurascens'' Roth. - Ibrido tra ''D. purpurea'' e ''D. lutea''. Simile alla ''D. lutea'' ma senza rigonfiamento della corolla e colorata di giallastro sfumato di rosso. Questo ibrido è sempre sterile. :* ''Digitalis x media'' Roth. - Ibrido tra ''D. grandiflora'' e ''D. lutea''. Simile alla ''D. lutea'' ma con un evidente rigonfiamento della corolla e altrettanto chiare venature. Questo ibrido è sempre sterile. Sono possibili anche ibridi tra ''D. lutea'' e ''D. ferruginea''. Altri ibridi: * ''Digitalis × coutinhoi'' Samp. * ''Digitalis × macedonica'' Heywood * ''Digitalis × pelia'' Zerbst & Bocquet * ''Digitalis × sibirica'' Lindl. È una pianta erbacea biennale, che cresce e si dissemina spontaneamente, poco adatta ai terreni calcarei. La pianta può superare 1 m di altezza. È risaputo che nel primo anno di vita compaiono solo le foglie, verde scuro. Poi nel secondo anno, in estate, compare lo stelo che porta i fiori, penduli, a campana, che possono essere di vari colori, tra cui il giallo, il bianco e il rosa. Le digitali crescono in qualunque posizione, sia in pieno sole che in piena ombra. Non necessitano di grandi quantità d'acqua, si consiglia perciò di fornirla regolarmente, senza inzuppare il terreno. In autunno spargere del letame maturo sul terreno intorno alla pianta, come nutrimento. Il terreno preferito deve essere sciolto, drenante, ricco in materia organica e a ph leggermente acido. Per quanto riguarda la loro moltiplicazione, solitamente le digitali tendono a riseminarsi spontaneamente di anno in anno, divenendo in pratica perenni. Si può dunque seminare alla fine dell'estate o alla fine dell'inverno, in luogo protetto, mettendo a dimora le piantine in primavera. ''Ritratto del dottor Gachet'' La digitale contiene delle sostanze (glicosidi) che hanno un potente effetto sul cuore, quali la digitossina e il lanatoside C, che sono digitalici naturali. Pertanto essa risulta molto utile nella terapia dell'insufficienza cardiaca, come cardiotonico e nello scompenso cardiaco congestizio; tuttavia le stesse sostanze, se assorbite in dosi eccessive, la rendono una pianta notevolmente velenosa o addirittura mortale. In erboristeria vengono usate le foglie, i fiori e i semi. È stato il medico inglese William Withering, nel 1785, ad annotare che l'ingestione di foglie secche di digitale alleviava l'idropisia. Nella celebre opera di Vincent van Gogh ''Ritratto del dottor Gachet'', il malinconico medico ha sul tavolo accanto a sé una pianta di ''Digitalis'', all'epoca utilizzata come rimedio fitoterapico per la cura di diverse malattie. Ritratto di Cangrande I della Scala. L'autopsia condotta nel 2004 ha portato all'ipotesi dell'avvelenamento con ''digitalis purpurea'', nel 1329, di Cangrande I della Scala, signore di Verona. Image:Digitalis-stora_hultrum.sweden-21.jpg|''Digitalis purpurea'' var. ''alba'' Image:Digitalis_lutea_100705.jpg|''Digitalis lutea'' Image:Digitalis ciliata0.jpg|''Digitalis ciliata'' Image:Wasp_and_her_Yellow_Flower.jpg|''Digitalis grandiflora''
Dublino
'''Dublino''' '', "città del guado della staccionata", o semplicemente ''Áth Cliath'', o meno correttamente ''Dubh Linn'', "stagno nero") è la capitale della Repubblica d'Irlanda, oltre che la città più grande e popolata, non solo del paese, ma di tutta l'isola. Gli abitanti sono complessivamente 554 554 ma se si considera l'area metropolitana, superano il milione. La città è in continua espansione urbanistica ed economica da qualche decennio, e contribuisce al PIL della Repubblica con 60 miliardi di euro. Fondata dai vichinghi come centro per il commercio di schiavi, la città è situata sulla foce del fiume Liffey, al centro della costa orientale dell'isola e di quella che oggi viene chiamata ''Dublin Region'', affacciata sul mare d'Irlanda . È stata la capitale irlandese sin dai tempi medievali. La Città consiste nella zona amministrata dal ''Dublin City Council'' assieme ai contigui sobborghi un tempo appartenenti alla Contea di Dublino e ora divisi tra le contee di Dún Laoghaire-Rathdown, Fingal e South Dublin. La ''Greater Dublin Area'' si compone di quanto sopra assieme alle contee di Kildare, Meath e Wicklow. ''Molly Malone'' è il titolo dell'inno non ufficiale della città.
=== Clima === Temperatura media (in rosso) e precipitazioni (in blu) a Dublino Il clima di Dublino e di tutta l'Irlanda è di tipo oceanico non solo sulle coste ma anche all'interno, perché mancano alte catene montuose in grado di bloccare i venti provenienti dal mare. Mese gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set. ott. nov. dic. anno2005-2006 Temp. media massima 8 °C 8 °C 10 °C 13 °C 15 °C 18 °C 20 °C 19 °C 17 °C 14 °C 10 °C 8 °C '''13 °C''' Temp. media minima 1 °C 2 °C 3 °C 4 °C 6 °C 9 °C 11 °C 11 °C 9 °C 6 °C 4 °C 3 °C '''6 °C''' Precipitazioni 67 mm 55 mm 51 mm 45 mm 60 mm 57 mm 70 mm 74 mm 72 mm 70 mm 67 mm 74 mm '''762 mm''' L'attuale nome inglese della città è il risultato dell'anglicizzazione del termine ''Dubh Linn'', che in gaelico significa "stagno nero", anche se alcuni dubitano di questa derivazione. Accogliendo questa teoria si dovrebbe considerare il fatto che nel gaelico arcaico, l'attuale "bh" (che si legge all'incirca "v") si scriveva senza acca ma con un punto sopra: cosa ovviamente ignota ai normanni francesi giunti nel 1169, che avrebbero traslitterato in ''Dublinn'' o ''Dub Linn''. Il nome in gaelico moderno scelto dal governo irlandese, invece, è ''Baile Átha Cliath'' (o ridotto ''Áth Cliath''), che significa "la città del guado degli ostacoli di canna" e richiama l'insediamento fondato nel 988 dall''High King'' Mael Sechnaill II, che espanse l'antico insediamento di Dubh Linn fino al ''Black pool'', appunto. Alcuni hanno suggerito che il nome Dublino fosse di origine scandinava, come potrebbe suggerire l'espressione islandese "djúp lind" ("pozzo profondo"). La teoria non regge per due valide ragioni: il nome ''Dubh Linn'' è preesistente alle invasioni vichinghe dell'Irlanda e il nome usato dagli antichi norvegesi per la città era nient'altro che il celtico ''Dubh Linn'', che loro pronunciavano "Dyfflin", ovvero nel nostro italiano "Diuvlin", senza quindi discostarsi dalla pronuncia gaelica. Il castello di Dublino, sede del rappresentante irlandese della corona britannica fino al 1922 === Prima dell'anno Mille === Le prime notizie sull'esistenza di Dublino, la cui data di fondazione rimane incerta, ci giungono da Claudio Tolomeo (140 d.C.) che vi si riferisce con il nome di ''Eblana''. Per i primi secoli dopo Cristo le notizie sono sporadiche e intessute di miti e leggende: il dato più antico, a parte la testimonianza di epoca romana, è la vittoria riportata dagli abitanti della città contro le popolazioni del Leinster nel 291, mentre intorno al 450 san Patrizio probabilmente era impegnato in città nell'opera di diffusione del Cristianesimo. Del secolo successivo è il tentativo di invasione dei danesi, forse andato a buon fine: soltanto dall'832 ne abbiamo testimonianze precise con l'incoronazione del sovrano normanno Thorkel I, ma è certo che i danesi fossero già presenti in Irlanda da lungo tempo. Thorkel, tuttavia, scelse Armagh come centro del suo potere. Nel 1014 Brian Boru re del Munster attaccò i vichinghi nella battaglia di Clontarf: la battaglia fu vinta ma sia il re sia la sua famiglia, oltre a 4.000 dei suoi uomini, vi persero la vita. Nel X secolo avvenne la fusione fra ''Ath Cliath'' e ''Dubh Linn'', insediamenti l'uno celtico, l'altro vichingo. L'avamposto fu infatti usato dai pirati vichinghi come base per le loro scorrerie sulle coste irlandesi e nei porti. === Dublino medievale dominata dai britannici === St. Patrick's Cathedral, costruita in tempi medievali, oggi cattedrale nazionale della Chiesa d'Irlanda (anglicana) Dopo l'invasione anglo-normanna del 1171, che spodestò la ''Collina di Tara'', Dublino divenne capitale del regno irlandese, ottenendo lo status e i diritti di città nel 1172. Molti coloni lasciarono Inghilterra e Galles insediandosi nella nuova terra conquistata e costringendo i vichinghi a spostarsi al di là del Liffey. Nel XIV secolo, per frenare l'influenza dei nativi irlandesi, la zona fu fortificata e isolata, divenendo quella che per secoli fu chiamata ''The Pale''. Il potere andò consolidandosi nel castello di Dublino, mentre furono erette tre importanti chiese (Cattedrale di Christ Church, Cattedrale di San Patrizio e St. Audoen's Church) tutte a breve distanza fra loro, nonché il Parlamento d'Irlanda. Ciò che caratterizza la Dublino medievale è senz'altro la mentalità dell''assedio'': gli abitanti del ''Pale'' avevano infatti creato un'invalicabile "enclave" dove vivevano esclusivamente persone di razza normanna, mentre i "barbari" irlandesi erano confinati all'esterno: questa mentalità si rifletteva nell'episodio simbolo, il pellegrinaggio annuale al campo di Cullen a Ranelagh, dove nel 1209 erano stati massacrati dal clan degli O'Toole, dei coloni appena giunti da Bristol: durante questa manifestazione i dublinesi normanni, debitamente scortati dalla milizia, marciavano fino al luogo della strage e stendevano un drappo nero verso le montagne in una simbolica battaglia contro l'irlandese. Fino al XVII secolo il plotone fu sistematicamente scortato, tale era il terrore per la "montagna nemica". La Dublino medievale aveva tra i 5 e 10.000 abitanti e una piccolissima area di poco più di . La vita era assai precaria: nel 1348 la città fu colpita pesantemente dalla peste nera, un'epidemia letale che colpì tutta l'Europa, e che fece moltissime vittime, poi seppellite in fosse comuni nell'area tutt'oggi chiamata ''Blackpits''. La pestilenza durò a più riprese fino alla sua esplosione più violenta del 1649. Oltre a questa costante minaccia la città fu spesso oggetto di assedi, violenze e sfondo di parecchie battaglie: emblematica la spedizione di truppe scozzesi del 1314 che rase al suolo i sobborghi di Dublino. Nel XVI secolo emerse la figura di Fitzgerald conte di Kildare e dei suoi discendenti, figure politiche di spicco volute dai dominatori britannici a difesa di Dublino per mantenere intatte le proprie colonie dal rischio di invasione delle popolazioni irlandesi vicine. Non si trattò di una scelta particolarmente azzeccata, in quanto più volte i conti ingerirono nella vita politica inglese, causando due episodi emblematici: nel 1407, durante la guerra delle due rose, invasero la città con le truppe alleate dal Ducato di Borgogna, proclamando Lambert Simnel, della casata di York, re d'Inghilterra; nel 1536, invece, Silken Thomas assediò il castello di Dublino per vendicare l'imprigionamento del parente Garret Fitzgerald. Enrico VIII reagì con una dura spedizione per distruggere i Fitzgerald e insediare nuovamente amministratori inglesi; da questo momento iniziò un rapporto più vicino, ma forse meno felice, fra Londra e Dublino. === Dublino coloniale e Georgiana === Henrietta Street, una via della Dublino Georgiana Dublino e i suoi abitanti subirono una profonda trasformazione nei secoli XVI e XVII, durante la prima conquista totale dell'isola d'Irlanda da parte inglese, a opera dei Tudor. Soprattutto il XVI secolo fu un periodo molto animato nella storia della città: i vecchi coloni inglesi erano all'inizio molto sollevati dalla conquista dell'isola e dal progressivo disarmo degli irlandesi: ma ben presto la forte tassazione della corona e, soprattutto, l'imposizione della riforma protestante cambiarono la loro situazione. Successe di tutto: esecuzioni di dublinesi riottosi, angherie dei soldati inglesi (durante la guerra irlandese dei nove anni), che si stanziarono nelle abitazioni della popolazione civile, con feriti sparsi per le strade per la mancanza di un adeguato ospedale, l'esplosione di un magazzino inglese di polvere da sparo con conseguenti 200 morti. Nel 1592 Elisabetta I inaugurò il Trinity College, a cui, però, potevano accedere solo gli irlandesi protestanti: gli irlandesi risposero mandando a studiare i loro figli nelle università cattoliche europee. Questo fatto irritò molto Londra che vedeva i dublinesi come gente indisponente, e incoraggiò una seconda ondata di colonizzatori protestanti, che entro il 1640 superarono in numero i cattolici. Teatro di vari assedi più o meno riusciti durante le guerre confederate irlandesi, Dublino cadde totalmente in mano alla nuova minoranza inglese dopo la conquista cromwelliana dell'Irlanda. Da quell'evento (che allontanò, paradossalmente e definitivamente, la vecchia comunità inglese, ormai identificatasi con gli irlandesi nativi) Dublino avrebbe vissuto più di due secoli di pace e stabilità. Fu nell'era georgiana, all'inizio del XVIII secolo, e in concomitanza dell'imposizione della lingua inglese in Irlanda e delle leggi penali britanniche, che Dublino fu completamente ristrutturata, godendo del massimo splendore, con la costruzione di quartieri tipici dell'epoca e di palazzi dal gusto raffinato. Si cominciò per girare tutte le case verso il Liffey, dando loro una facciata gradevole: fu la prima volta, dato che precedentemente il fiume era visto come una zona sporca e di scarico e tutte le case davano di spalle. Sorsero in breve tempo ''Sackville Street'' (oggi O'Connell Street), ''Dame Street'', ''Westmoreland Street'', ''Henrietta Street'' e ''D'Olier Street'', tutte costruite dopo avere demolito i vecchi quartieri medievali e gli agglomerati seguenti. Vennero alla luce inoltre cinque delle principali piazze georgiane; ''Rutland Square'' (oggi chiamata ''Parnell Square'') e ''Mountjoy Square'' nel ''North Side'', ''Merrion Square'', ''Fitzwilliam Square'' e Saint Stephen's Green. Soltanto l'area di Temple Bar e di Grattan Square non furono stravolte. Nel 1700 Dublino, con 70.000 abitanti, era la seconda città dell'impero britannico. === ''Lockout'' e indipendenza === Statua di Larkin, il principale promotore del ''Lockout'' commemorato nella strada principale di Dublino, O'Connell Street. Sullo sfondo, il General Post Office, quartier generale degli indipendentisti durante la rivolta di Pasqua nel 1916 Dublino si addentrò nel XX secolo, come una città rivoluzionata dai secoli precedenti, ma alle porte di anni di nuovi e feroci disordini. Il primo avvenne nel 1913, quando 25.000 operai mal pagati di svariate fabbriche dublinesi scesero in piazza nella manifestazione più grande mai avvenuta in Irlanda e nel Regno Unito: il ''Lockout''. Guidati dal sindacalista James Larkin, la manifestazione divenne agitatissima e si concluse con tre morti e migliaia di feriti caricati dalla polizia. Dopo la prima guerra mondiale successe il primo fatto che cambierà in maniera definitiva la situazione politica di Dublino e di gran parte dell'Irlanda: nell'aprile del 1916 un piccolo gruppo di repubblicani guidati da Patrick Pearse diede vita a ciò che venne poi successivamente chiamato rivolta di Pasqua (''Easter Rising''). La piccola rivolta fu facilmente sedata dalle truppe britanniche, ma divenne importantissima per i risvolti successivi: vista, infatti, all'inizio in maniera molto distaccata se non addirittura avversa dalla popolazione dublinese, subì tuttavia una repressione durissima e sanguinosissima con l'esecuzione di moltissimi giovani che causò un rapido cambio di opinione fra la gente. Nel 1918 iniziò la guerriglia degli ''Irish Volunteers'' (Volontari Irlandesi, che, guidati da Michael Collins, si rinominarono Irish Republican Army) contro i britannici e dal 1922 Dublino è la capitale dell'Irlanda indipendente. Durante la guerra civile molte zone vennero distrutte: lo Stato Libero d'Irlanda successivamente ne restaurò parecchie, ma la città rimase in uno stato di superficiale abbandono fino agli anni sessanta, se non di demolizione (come la colonna di Nelson, distrutta dall'IRA in quegli anni e oggi sostituita dallo ''Spire''). In tempi recenti sono state molte le opere di restauro e ricostruzione, spinte anche dal boom economico che ha caratterizzato l'Irlanda negli anni 1990, ma queste nuove e moderne costruzioni e ricostruzioni hanno però snaturato le caratteristiche di tradizione e identità irlandese, rendendo Dublino una città sempre più simile allo standard della maggior parte delle capitali europee. === Stemma === Cattedrale di Cristo, la cattedrale della diocesi (anglicana) di Dublino e Glendalough === Architetture religiose === * Cattedrale di Cristo * Cattedrale di San Patrizio * Cimitero di Glasnevin * Procattedrale di Santa Maria === Architetture civili === * Áras an Uachtaráin * Abbey Theatre * Palazzo del Parlamento irlandese (Ex-sede del parlamento e della Bank of Ireland) *Casino Marino * City Hall * Dogana di Dublino * Four Courts * General Post Office (GPO) * Leinster House * Temple Bar * The Spire * Fusiliers Arch * Kilmainham Gaol * St. Mary's Church === Architetture militari === * Castello di Dublino === Architetture infrastrutturali === * Ha'penny Bridge * O'Connell Bridge Ponte Ha'penny sul Liffey. Sullo sfondo, la sagoma della ''Custom House'' del XVIII secolo e il ''Liberty Hall'', edificio più alto della città Ambientazione di ''Gente di Dublino'' e dell''Ulisse'' di James Joyce, Dublino è uno dei centri principali della cultura irlandese. Il quartiere di Temple Bar, attraversato dall'omonima via (oggi pedonale e ricca di tipici Irish pub), è il punto principale della vita notturna più turistica, da sempre teatro di esibizioni di artisti di strada. Talvolta viene visitato soltanto per il week-end da gente proveniente addirittura dalla Gran Bretagna. La città ospita una delle più grandi comunità gay mondiali, nonostante l'omosessualità non sia più reato soltanto dal 1993, grazie all'intervento della corte di giustizia dell'Unione europea. Dublino è sede del National Print Museum of Ireland, dell'Irish Museum of Modern Art, della National Gallery of Ireland, dell'Hugh Lane Municipal Gallery, della Chester Beatty Library e di tre sedi del Museo nazionale d'Irlanda. === Istruzione === Trinity College, il celebre college dublinese, il più importante e antico d'Irlanda Dublino è il centro principale dell'istruzione superiore irlandese, con ben tre università. La ''University of Dublin'' è la più antica d'Irlanda, istituita nel XVI secolo. Il suo unico ''college'' è il celeberrimo Trinity College, istituito ai tempi di Elisabetta I e chiuso ai cattolici fino all'emancipazione (primi decenni del XIX secolo). Il complesso del Trinity è stato costruito in epoche differenti. All'interno del suo moderno museo è conservato, assieme ad altri preziosi manoscritti miniati, il Libro di Kells ''(Book of Kells)'', un antichissimo (tra i primi in assoluto) libro cerimoniale in quattro volumi contenente i Vangeli, capolavoro artistico unico al mondo. L'enorme biblioteca annessa al museo contiene centinaia di metri di antichi scaffali e preziosi libri, e per antico privilegio riceve una copia di ogni nuovo libro (il corrispondente di 2 km di nuovi scaffali all'anno). La National University of Ireland (NUI) è la più grande università irlandese: in realtà si tratta di un'università confederata, con più università distaccate che ne fanno parte, fra cui l'importantissimo University College Dublin (UCD), che gode di altissima reputazione anche all'estero e ha sede nel territorio della contea di Dún Laoghaire-Rathdown. La più giovane è senz'altro la Dublin City University, sorta per ottemperare la sempre maggiore domanda negli altri college e specializzata in economia, ingegneria e corsi scientifici. Degni di nota il Royal College of Surgeons in Ireland, college indipendente situato in St. Stephen's Green totalmente dedicato alle scienze mediche, e fra gli istituti non universitari di terzo livello, il ''Dublin Institute of Technology'', il più vasto della nazione, oltre che il National College of Art and Design (NCAD) e il Dun Laoghaire Institute of Art, Design and Technology, riservati invece alle materie artistiche. La business school francese EM Normandie ha un campus nella città di Dublino da 2017. I corsi sono insegnati 100% in inglese. === Media === Raidió Teilifís Éireann (RTÉ), l'ente televisivo pubblico nazionale, ha i suoi uffici principali a Dublino. Anche la principale emittente privata, TV3, ha sede nella capitale; gran parte della sua programmazione è importata dalla televisione britannica e americana, che attrae il pubblico giovanile. Sono situati a Dublino anche gli uffici e infrastrutture principali di An Post, Eir, Vodafone e 3 Ireland. Anche i maggiori quotidiani e le maggiori stazioni radio hanno sede nella capitale d'Irlanda, per esempio ''The Irish Times'', l''Irish Independent'' (il maggior quotidiano irlandese) e ''Today FM''. === Esposizioni internazionali === * 1853 - Great Industrial Exhibition (1853) * 1865 - International Exhibition of Arts and Manufactures (1865) * 1874 - International Exhibition of Arts and Manufactures (1874) === ''Northside'' e ''Southside'' === Liffey: il fiume fa da confine naturale fra le due zone dublinesi Tradizionalmente Dublino è caratterizzata dalla rivalità fra le zone separate dal passaggio del Liffey, ovvero quelle settentrionali (il ''Northside'') e quelle meridionali (il ''Southside''). Il ''Northside'' è considerato come la zona della classe lavoratrice e operaia della città, mentre il ''Southside'' come quella della borghesia e dei ceti più abbienti. Questa suddivisione si riflette anche nei codici postali: al nord i dispari (per esempio D7 per Phibsborough), e al sud i pari (per esempio D4 per Ballsbridge). La rivalità probabilmente nacque ai tempi del Duca di Kildare, che decise di costruire la sua residenza (Leinster House, l'attuale parlamento) nella zona meridionale, allora effettivamente meno ambita, commentando l'inusuale scelta con un ''Where I go, fashion follows me'' ("Dovunque vado, la moda mi segue"). Effettivamente molti seguirono il suo gesto. Questa suddivisione in realtà riflette solo parzialmente la situazione socio-economica della città. Per fare alcuni esempi l'Áras an Uachtaráin (residenza del Presidente della Repubblica) è situata nel ''Northside'' così come alcuni dei quartieri più ricchi, Howth, Malahide e Castleknock, si trovano a nord del fiume, mentre Tallaght, Palmerstown, Crumlin, e Ballyfermot, quartieri tradizionalmente di lavoratori, sono a sud. Alcuni sostengono che una suddivisione più fedele sia quella tra l'est costiero, in cui si trovano la maggior parte dei quartieri ''posh'' (ossia eleganti), e l'ovest popolare, sebbene la divisione ''Northside/Southside'' resti certamente quella più radicata nell'immaginario dublinese. === Intrattenimento === Il quartiere di Temple Bar, a sud del Liffey, è il luogo in cui si svolge prevalentemente la vita notturna nella capitale irlandese. Il famoso Pub Temple Bar, sito nell'omonimo quartiere Nel centro cittadino ci sono svariati teatri, il più grande dei quali è l'Abbey Theatre, famoso per avere avuto un ruolo determinante nella letteratura irlandese. A nord-ovest della città è possibile visitare il Phoenix Park, un parco che si estende per oltre settecento ettari e che al suo interno ospita lo zoo di Dublino, la sede del Presidente della Repubblica Irlandese e la sede dell'ambasciata degli Stati Uniti d'America. Molto famoso è anche il Lillie's bordello, un night club frequentato da vari personaggi noti della città. Stephen's Green Centre Elemento caratterizzante e storico dell'industria dublinese è senz'altro la St. James's Gate Brewery, dove viene prodotta dal 1759 la celebre stout (birra di malto) Guinness. Dopo la metà degli anni novanta (in cui la Repubblica d'Irlanda venne soprannominata "tigre celtica", accomunata alle tigri asiatiche per l'impetuoso sviluppo economico) un considerevole numero d'imprese operanti nella farmaceutica e nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione si sono insediate a Dublino. La sede operativa della Microsoft per l'Europa, l'Africa e il Medio Oriente è situata nella zona meridionale della città, all'interno del Sandyford Industrial Estate, così come le installazioni di Xerox e Google. La Intel e la Hewlett-Packard hanno importanti siti produttivi a Leixlip, a ovest di Dublino, mentre Facebook ha a Dublino il suo quartier generale per l'Europa. La capitale irlandese è stata così soprannominata "Silicon Valley d'Europa". Nei servizi finanziari Dublino è un centro di rilevanza mondiale. A titolo d'esempio all'International Financial Services Centre lavorano 14.000 persone, in settori che vanno dalle assicurazioni all'asset management, dalle gestioni di cassa per le aziende alle operazioni bancarie internazionali. Dublin Airport, l'aeroporto principale d'Irlanda È abbastanza intuitivo il fatto che Dublino sia il cuore del sistema dei trasporti irlandese, nonostante la sua posizione laterale rispetto all'isola. Il porto è il principale dell'isola per quel che riguarda il trasporto marittimo e collega la città a Swansea e Liverpool. Per quel che riguarda il traffico aereo la città è servita da un aeroporto, il ''Dublin Airport'' (già ''Aer Rianta''), il principale dell'isola. Le stazioni ferroviarie principali sono Heuston Station per le destinazioni meridionali e occidentali della Repubblica, e Connolly Station per Sligo e la tratta Dublin-Belfast. O'Connell Street, la strada più famosa di Dublino: al centro è visibile parte della ''Spire'' === Strade === Le principali arterie stradali irlandesi partono tutte da Dublino verso le altre principali località irlandesi. L'autostrada M50 è un raccordo che circonda in maniera semi-circolare (direzione nord-ovest-sud) e tocca quasi tutte le strade nazionali e autostrade più importanti. L'autostrada è stata costruita in circa 20 anni, e l'ultimo pezzo è stato completato nel 2005. Da qualche anno è stato inserito anche un pedaggio nel tratto chiamato ''West link'' nei pressi di Lucan. La città è inoltre circondata da quel che il ''Dublin City Council'' ha definito "''inner and outer orbital route''" ("tratto orbitale esterno e interno"): il primo circonda la parte georgiana della città da St Stephen's Green a Mountjoy Square e da King's Inns alla St. Patrick's Cathedral; il secondo fa un giro più largo lungo i due canali dublinesi, Grand Canal e Royal Canal. Alcune strade soprattutto a vocazione commerciale e del tempo libero (per esempio il quartiere Temple Bar e Grafton Street) sono pedonalizzate. === Mobilità urbana === Citadis. Tram elettrico di nuova generazione presente dal 2004 e già molto popolare, è parte integrante del sistema di trasporto urbano Luas Il trasporto pubblico di Dublino è composto da bicicletta, autobus, treno e tram. Tutti i mezzi pubblici, a esclusione della bici, possono essere utilizzati attraverso una carta magnetica chiamata Leap Card. Attraverso essa è possibile utilizzare tutti i mezzi di trasporto senza necessità di acquistare titoli di viaggio diversi per ogni tragitto che si intende percorrere. Il tipo di Leap Card dipende dal tempo che si intende passare a bordo: la Leap Card standard viene normalmente utilizzata dai viaggiatori mentre la Leap Visitor Card viene utilizzata normalmente dai viaggiatori o da chi intende rimanere in città per almeno una settimana e ha una durata di 1, 3 o 7 giorni. Il consumo a ore della carta, inizia dalla prima validazione. La Leap Card, inoltre,, oltre a garantire spostamenti nel centro città consente spostamenti da e verso l’aeroporto internazionale di Dublino. In caso di acquisto dei singoli titoli di viaggio le modalità sono diverse: sulle linee di trasporto pubblico cittadino è necessario comunicare la destinazione al conducente che, in base agli "stage" da percorrere comunicherà il costo della corsa, da pagare in monete. In caso di resto verrà rilasciata una ricevuta che dovrà essere esibita presso la sede di Dublin Bus (Dublin Bus). Per quanto riguarda DART e Luas Dublin è necessario acquistare i titoli di viaggio presso i distributori posti alle stazioni o fermate di riferimento, in contanti o con carta di credito/debito. Per quanto riguarda gli autobus a media e lunga percorrenza (747 e 757 inclusi) è possibile acquistare il titolo di viaggio, a un costo fisso, online o presso la stazione degli autobus riferimento. Il sistema di trasporto Dublin Area Rapid Transit (DART) è una ferrovia che serve stazioni a intervalli regolari lungo la costa orientale dell'agglomerato dublinese. Un sistema tranviario chiamato Luas è stato inaugurato nel 2004 e copre la parte sud della città nonché la zona portuale. Linee pendolari per Kildare e Maynooth, inoltre, raggiungono gran parte dei sobborghi occidentale della capitale irlandese. La parte principale del trasporto pubblico a Dublino è occupata dal servizio dei bus, gestito dalla Bus Átha Cliath (''Dublin Bus''), che opera in una rete di circa 200 tratte giornaliere (identificate da un numero, qualche volta con una lettera di suffisso, es. 40, 40A, 40B, 40C, 40D) e 24 tratte notturne chiamate ''Nitelink'', disponibili da lunedì a sabato, le quali sono invece identificate da un suffisso "N" (es. 40N). Esclusi i bus turistici, tutti i mezzi della ''Dublin Bus'' non hanno biglietto fisso, bensì le tariffe giornaliere sono determinate dal numero di tratte attraversate - le tariffe sono pagabili in moneta e solo l'importo esatto è accettato - se un cliente paga di più, ci sono dei ''change ticket'' che vanno presentati agli uffici della ''Dublin Bus'' a O'Connell Street che vengono ricambiati in denaro. Ultimamente comunque sono stati distribuiti biglietti prepagati per le tratte più diffuse che vanno solamente obliterati nelle macchinette situate nella parte posteriore del mezzo. Esistono poi anche biglietti giornalieri e plurigiornalieri validi sull'intera rete urbana (inclusi i bus diretti da e per l'aeroporto). Molte altre compagnie di bus operano a Dublino, tra le quali Bus Éireann, popolare fra chi deve raggiungere distanze più lunghe e sobborghi della capitale. Mancando un'autorità competente un viaggiatore potrebbe trovare particolari difficoltà a trovare i servizi idonei al suo spostamento. I taxi - molto diffusi e facilmente disponibili anche nelle ore notturne - sono un mezzo pubblico molto utilizzato, grazie al fatto che il loro numero è più che triplicato negli ultimi anni in seguito alla liberalizzazione del settore. Per muoversi a Dublino è possible utilizzare anche la biciletta pubblica, Dublin Bikes che copra gran parte del centro cittadino. Sono presenti sul territorio più di cento stazioni, presso alcune delle quali è anche possibile acquistare biglietti validi tre giorni con i quali è possibile girare tutta la città. In passato, fino al 1932, dai sobborghi della città partiva anche una linea tranviaria, la Dublin & Blessington Steam Tramway. === Governo cittadino === Dublin City Hall, Sede del ''City Council'', già palazzo del ''Royal Exchange'' La città di Dublino è governata dal ''Dublin City Council'' (già ''Dublin Corporation''), presieduto dal ''Lord Mayor of Dublin'', il quale viene eletto annualmente e risiede nella ''Mansion House'', residenza dei Primi Cittadini di Dublino dal 1715. Il Consiglio ha sede nella ''Dublin City Hall'' dalla seconda metà dell'Ottocento. Molti degli uffici sono situati però nei controversi ''Civic Offices'', costruiti in quel che era uno dei siti meglio mantenuti dell'era vichinga, demolito dall'allora ''Corporation'' nonostante la strenua opposizione di migliaia di cittadini, tra i quali lo storico F.X. Martin e la senatrice Mary Robinson, che divenne poi Presidente. Su ''Wood Quay'' furono costruiti gli edifici chiamati poi ''bunkers'' per il loro discutibile aspetto. === Gemellaggi === Dublino è gemellata con: * * * * (Regno Unito) * * === Organi amministrativi statali === right Dublino è sede degli organi legislativi, esecutivi e giudiziari del Paese. Il parlamento irlandese è composto da tre organi: il presidente della repubblica, la camera bassa e il senato: queste ultime due si riuniscono alla Leinster House nella zona meridionale della città, e sede ufficiale del parlamento fin dall'indipendenza irlandese, avvenuta nel 1922. Il presidente della repubblica invece alloggia ad Áras an Uachtaráin a Phoenix Park, ex residenza del governatore generale dello Stato libero d'Irlanda. Il governo si riunisce nel complesso noto come ''Irish Government Buildings'', opera dell'architetto inglese Aston Webb. Il palazzo era originariamente la sede del Royal College of Science di Dublino, tra gli ultimi lasciti architettonici di Londra in terra d'Irlanda. Situato vicino a Leinster House, l'edificio fu all'inizio dimora temporanea di alcuni ministeri durante i primi anni dello Stato Libero d'Irlanda. Fino al 1990 il governo irlandese condivideva l'uso dell'edificio con la facoltà d'ingegneria dell'UCD, che occupava il blocco centrale del palazzo. Ai tempi in cui il regno d'Irlanda era una nazione costituente del Regno Unito il suo parlamento si riuniva presso le Irish Houses of Parliament, oggi sede della banca nazionale in College Green. === Rugby === ==== Leinster ==== Il '''Leinster Rugby''' è una franchigia professionistica irlandese di rugby a 15. Rappresenta la provincia irlandese di Leinster, disputa le proprie gare interne a Dublino e partecipa alla Celtic League e all'Heineken Cup. La squadra rappresenta anche la ''Irish Rugby Football Union Leinster Branch'', che è una delle quattro principali sezioni della IRFU ed è responsabile dell'organizzazione e diffusione del rugby a 15 nella provincia di Leinster. === Altri sport === A Dublino hanno sede praticamente tutte le organizzazioni sportive nazionali irlandesi. * A Croke Park, un notevole impianto da 82.000 spettatori, è situata la GAA, Gaelic Athletic Association, organizzazione che si occupa del calcio gaelico e dell'hurling, sport tipici diffusissimi e apprezzatissimi in Irlanda: nello stesso stadio vengono disputate le gare più importanti in estate e il giorno di San Patrizio. * Lansdowne Road, altro grande stadio dublinese, è stato demolito nel 2007. Gestito dall'IRFU, è stato il campo casalingo della nazionale di rugby irlandese, ma anche di quella calcistica, la quale giocava prima al Dalymount Park, oggi impianto casalingo dei Bohemians. I rivali dello Shelbourne F.C. invece giocano al vicino Tolka Park, lo Shamrock Rovers nel Tallaght Stadium, mentre il St. Patrick's Athletic disputa le sue partite casalinghe al Richmond Park. Lo ''Shelbourne Park'' e ''Leopardstown'' sono stadi per corse di cavalli e simili. * L'Aviva Stadium è lo stadio principale della città. Dal 2010, anno in cui è stato inaugurato, ospita le partite delle nazionali di calcio e rugby. * L''O'Malley Fields'' è la sede del baseball di Dublino e, durante le competizioni internazionali dell'intera Irlanda. La città presenta tre società differenti iscritte nel campionato irlandese di baseball. Le tre squadre sono i Dublin Hurricanes, i Dublin Blacksox e i Dublin Spartans, i quali detengono il titolo 2008 e altri sei titoli nazionali acquisiti dal 1999 in poi. La città è stata sede di molte squadre di football americano, che spesso hanno vinto il titolo nazionale: * i Dublin Rebels, sette volte vincitori dello Shamrock Bowl * i Dublin Celts, cinque volte vincitori dello Shamrock Bowl * i Dublin Tornadoes, tre volte vincitori dello Shamrock Bowl * i Dublin Tigers, una volta vincitori dello Shamrock Bowl * i Dublin Lightning, una volta vincitori dello Shamrock Bowl * il Trinity College, una volta finalista dello Shamrock Bowl * i Dublin Bulls, una volta finalisti dello Shamrock Bowl * i West Dublin Rhinos * i Dublin Dragons * i DCU Saints * lo UCD
Ciclo di Malaussène
Il '''ciclo di Malaussène''', detto anche '''serie di Belleville''', è un ciclo di romanzi scritti da Daniel Pennac. I due nomi derivano dal protagonista dei romanzi, ''Benjamin Malaussène'', e dal quartiere di Parigi , in cui sono ambientati. Nel 1985 Pennac, già autore di alcuni libri per l'infanzia e di un saggio, comincia il ciclo in seguito ad una scommessa. In tali romanzi i fratelli di Benjamin non crescono, rappresentando ciascuno sempre la stessa fascia di età, pur evolvendo. I primi quattro romanzi sono stati chiamati da Pennac il ''"Quartetto di Belleville"''.
Fanno parte del ciclo dedicato alla famiglia ''Malaussène'' i seguenti romanzi (le date si riferiscono all'anno della prima edizione rispettivamente italiana e francese): * ''Il paradiso degli orchi'', 1991 (''Au bonheur des ogres'', 1985); * ''La fata carabina'', 1992 (''La fée carabine'', 1987); * ''La prosivendola'', 1991 (''La petite marchande de prose'', 1989); si noti che l'edizione italiana de ''La prosivendola'' è apparsa prima de ''La fata carabina'', pur essendo il suo naturale sviluppo narrativo. * ''Signor Malaussène'', 1995 (''Monsieur Malaussène'', 1995); * ''Ultime notizie dalla famiglia'', 1997 (l'edizione italiana accorpa due libri ''Monsieur Malaussène au théâtre'' del 1995 e ''Des Chretiens et des maures'' del 1996); * ''La passione secondo Thérèse'', 1999 (''Aux fruits de la passion'', 1999). * ''Il caso Malaussène. Mi hanno mentito'', 2017 (Traduttore: Y. Mélaouah, Editore: Feltrinelli. Collana: I narratori, Pagine: 288), EAN: 9788807032332 === ''La tribù Malaussène'' === ==== La mamma ==== (''"Era graziosa come una mamma. E ancora giovane come una mamma. Ed era incinta fino ai capelli, come una giovane e graziosa mamma"'') La signora Malausséne è sui 40-45 anni (il suo primo figlio è nato quando lei aveva 14 anni). È rimasta incinta per sette volte, e sempre di uomini diversi con cui fugge in preda alla passione. In pratica non è mai a casa. Ne ''Il paradiso degli orchi'' si intuisce il suo legame con un tale Robert da cui fugge, incinta di Verdun, proprio alla fine del suddetto libro. Nel successivo, ''La fata carabina'', dopo aver partorito lascia tutto e tutti diretta a Venezia con l'ispettore Pastor. Tornerà da Venezia in ''Signor Malaussène'', per la prima volta non incinta, e fuggirà alla fine del romanzo con l'illusionista Barnabè, amico d'infanzia di Julie. ==== Benjamin ==== È il protagonista della serie, nonché primogenito della famiglia Malaussène. La sua età si aggira intorno ai 30 anni, ed è un giovane colto, dall'animo buono e gentile. Anche se laureato in legge, non ha mai avuto un lavoro fisso... almeno finché non è diventato ''capro espiatorio'' (''"Lei ha un vizio raro, Malaussène: compatisce"''): prima presso un grande magazzino e, dalla fine del primo romanzo in poi, presso le ''Edizioni del Taglione. ''È il capofamiglia della ''tribù'', composta da almeno dieci tra fratellastri, sorellastre, nipoti e cane. Il suo mestiere di ''capro'' sembra quasi essere una vocazione che egli mette in atto alla perfezione per ogni crimine che la polizia si trova davanti: e soprattutto è una delle cause principali per cui finisce nei guai più spesso di qualsiasi altro essere umano. Gli vennero prelevati tutti gli organi dal disgraziato dottor Berthold, ma lo stesso venne costretto a impiantargliene altrettanti da un donatore (Krämer, l'assassino di Clarence Sant'Inverno, fidanzato di Clara, ucciso il giorno del loro matrimonio) che risulterà (incredibile, ma vero) istocompatibile. ==== Julie Corrençon ==== È l'amore (corrisposto) di Ben. Si conoscono ne ''Il paradiso degli orchi'' all'interno del grande magazzino farcito di bombe. È una freelance, figlia di un ex governatore coloniale (''l'uomo delle indipendenze'' o ''l'infossatore dell'impero''), È una donna indipendente ed estremamente coraggiosa: per esempio si è operata da sola di appendicite su una barca nel bel mezzo del Pacifico. Viene torturata quasi a morte in ''La fata carabina'', ma ritroverà tutto il suo smalto (e soprattutto si renderà conto di tutto il suo amore) ne ''La prosivendola'', quando tutto farà pensare che sia diventata una crudele vendicatrice della (quasi) morte di Benjamin. Nel ''Signor Malaussène'' avrà un figlio con Benjamin. ==== Louna ==== La sorella infermiera (19 anni, "di poco maggiorenne", all'inizio della serie), che conosciamo nel primo libro del ciclo, è incapace di decidere tra un'interruzione di gravidanza e l'interruzione del suo rapporto d'amore col dottor Laurent. Per lei non ci sarà nessun abbandono: avrà due gemelle e non perderà l'amore. ==== Clara ==== La sorella fotografa. All'inizio del ciclo ha diciassette anni e sta per diplomarsi al liceo classico. Fotografa tutto quello che le capita a tiro. Madre di ''È Un Angelo'', figlio di Sant'Inverno, è la sorella prediletta di Benjamin, forse perché, come egli stesso dice, è stato lui a farla nascere ed è la donna che avrebbe amato se non fossero stati fratelli. ==== Thérèse ==== Di un anno più giovane di Clara, ha il dono della preveggenza. Ha un rapporto odio-amore con il fratello Jérémy, che (scettico delle sue doti) la prende in giro. Le sue previsioni risultano sempre, ed incredibilmente, vere, tanto che anche nelle ore più disperate (''La prosivendola)'' tutta la famiglia è tranquilla per la sua affermazione ''"Ben morirà nel suo letto all'età di novantatré anni"''. Viene descritta come "tutta gomiti e ginocchia". ==== Jérémy ==== Undicenne nel primo libro, è un ragazzino molto vivace (perennemente sospeso da scuola). Ha dato fuoco alla scuola ustionandosi quasi a morte, ma il dottor Marty lo ha salvato ed è diventato il suo ''toubib'' (medico) per eccellenza. Jérémy decide di fatto i nomi dei bambini venuti dopo di lui e afferma, dopo le sue vicissitudini da pronto soccorso, di voler diventare a sua volta medico. La Regina Zabo lo spinge a diventare scrittore. ==== Il Piccolo (''Le Petit'') ==== Ha sei anni nel primo libro. È il fratellino con gli occhiali rosa, i cui incubi si placano solo se gli occhiali gli vengono calcati in viso. In ''Ultime notizie dalla famiglia'' va alla ricerca di suo padre. ==== Verdun ==== Sorellina alla quale Jérèmy ha dato questo nome in ricordo di vecchietto veterano dell'omonima battaglia, nasce nel romanzo ''La fata carabina''. L'ispettore Van Thian le fa da balia fino alla nascita di ''È Un Angelo'' (in ''La prosivendola''). ==== È Un Angelo (''C'Est Un Ange'') ==== Figlio di Clara, viene concepito e nasce nel romanzo ''La prosivendola''. Il nome viene dato da Jérémy nel 46º capitolo con l'indicazione di scriverlo con tutte le parole separate e tutte maiuscole. ==== Julius ==== Il cane, con crisi epilettiche, latrici di sventure, e dall'alito pestilenziale. Questa sua ultima caratteristica garantisce velocità negli spostamenti in taxi. ==== Signor Malaussène ==== Figlio di Benjamin e di Julie, è a lui che Benjamin parla per tutta la durata di ''Signor Malaussène'', quarto capitolo della saga, e nascerà proprio nell'ultimo capitolo di questo volume, partorito però dalla suora Gervaise. ==== Maracuja ==== Figlia di Therese, compare in ''La Passione Secondo Therese''. Il suo nome significa "Frutto della Passione" in portoghese, il primo nome scelto da Jérémy e approvato da Thèrese che ha perso le sue doti di veggente aprendosi all'amore. === ''Altri personaggi'' === ==== Thèo ==== Amico omosessuale di Benjamin e "zia" di tutta la tribù, è un personaggio chiave per la famiglia specie nel primo episodio del ciclo ("Il paradiso degli orchi"), in cui cercava di curare la solitudine di numerosi vecchietti, dando loro il permesso di girovagare, sbirciare, fare tutto quello che avessero voluto all'interno del reparto di bricolage dei Grandi Magazzini. ==== Stojil ==== Vero nome Stojilkovic, è un ex militare iugoslavo, guardia privata al Grande Magazzino nel primo libro della serie e abilissimo avversario di scacchi di Ben. Ne ''La fata carabina'' arma ed addestra le vecchiette all'autodifesa; per questo viene arrestato ed internato nel carcere di Sant'Inverno, dove si mette in testa di tradurre Virgilio in serbocroato, ma muore ne ''La prosivendola'', prima di portare a compimento la sua opera. === ''Le Edizioni del Taglione'' === Le ''Editions du Talion'', casa editrice di libri di elevata qualità letteraria. Quasi tutti i suoi guadagni sono dovuti alla pubblicazione di best seller di dubbio valore letterario, scritti da un ignoto che si firma J.L.B. ==== Regina Zabo (''reine Zabo'') ==== Titolare delle ''Edizioni del Taglione'', è lei la ''prosivendola.'' Il suo vero nome è Isabelle: ha il corpo minutissimo dalla testa spropositata e mani paffute. Quasi sicuramente anoressica (come scopriamo nel capitolo 44 de ''La prosivendola''). ==== Loussa de Casamance ==== Senegalese esperto in letteratura cinese, è il miglior specialista della capitale. Imparò il cinese su richiesta della ''regina Zabo'' (amica d'infanzia) che prevedeva l'immigrazione asiatica e dunque un nuovo mercato letterario. Ama da sempre la sua Isabelle, ma lei ha deciso da tempo di rimanere ''"inviolabile"''. === ''Quelli del quartiere Belleville'' === ==== Belleville ==== È un quartiere ad est della capitale, caratterizzato da una singolare immigrazione e abitato da popolazioni di differenti lingue, nazionalità e culture. A diverse ondate vi sono infatti giunti inizialmente armeni e polacchi, poi ebrei, magrebini (algerini e tunisini), africani dell'Africa occidentale e, a partire dagli anni ottanta, asiatici (vietnamiti, cinesi ed altri). ==== Mo il Mossi ==== Il ''grande nero'' è un piccolo delinquente. ==== Simon il Cabila ==== Il ''piccolo rosso'' è sempre in coppia con il Mossi. ==== Hadouch Ben Tayeb ==== Compagno di liceo di Benjamin, è ''l'unico allievo del corso propedeutico all'École Normale Supérieure ad aver scelto come indirizzo il gioco delle tre carte''. ==== Yasmina ==== Madre di Hadouch, e in pratica anche di tutta la tribù dei Malaussène. ==== Amar ==== Padre di Hadouch, gestisce un ristorante a Belleville, da sempre tana/rifugio/ritrovo di Ben e degli altri della tribù. ==== Six La Neve (''Cissou la neige'') ==== Il signor Beaujeu, cocainomane con la mappa della vecchia Place des Fêtes tatuata in tutto il corpo. Di giorno era un fabbro agli ordini dell'ufficiale giudiziario La Herse, apriva con la forza le abitazioni dei pignorati. Di notte, scambiava gli elettrodomestici e i mobili buoni con roba vecchia nelle case di Belleville in cui sarebbe andato la mattina dopo con La Herse. Anche per lui, è stato Jeremy a sceglierne il soprannome. === ''I poliziotti'' === ==== Caregga ==== Ispettore praticante. ==== Rabdomant ==== Commissario di divisione, compare la prima volta ne ''Il paradiso degli orchi'' quando indaga sulle bombe nel magazzino in cui lavora Malaussène. Ha con Ben un rapporto conflittuale: da una parte è decisamente infastidito dalla sua invadente immacolata innocenza che, essendo ripetutamente scambiata per colpevolezza, distrae le indagini; dall'altra vuole bene al capro e alla sua Tribù. Va in pensione in ''Signor Malaussène'', ma tornerà per scagionare Ben. ==== Van Thian ==== Ispettore di origine asiatica, per svolgere le indagini si spaccia per la vedova Ho (Chi-Min) vietnamita, ma tutto il quartiere lo sa. Dalla prima volta che capita in casa Malaussène, sembra essere l'unico a poter calmare la piccola Verdun. Ha la voce di Gabin. Muore in ''La prosivendola''. ==== Pastor ==== Dopo un'indagine (in ''La fata carabina'') - dove il presunto colpevole è sempre lui, Ben – scappa con la signora Malaussène a Venezia. Scopriamo, in ''Signor Malaussene'', che era gravemente malato e che è morto proprio durante il soggiorno veneziano. ==== Vannini ==== Ispettore di polizia, ucciso da una anziana ne ''La fata carabina'' ==== Gervaise ==== Suora, figlia di Janine la Gigantessa, ex prostituta e moglie dell'ispettore Van Thian, è stata adottata da quest'ultimo, che l'ha sempre considerata sua figlia. La sua occupazione è quella di redimere le prostitute, e, nel romanzo ''Signor Malaussène'' chiede di diventare Ispettore di Polizia per poter meglio proteggere le prostitute. === ''I medici'' === ==== Laurent ==== Marito di Louna, con cui ha trascorso un intero anno chiuso in camera da letto leggendo e facendo l'amore. Lo conosciamo ne ''Il paradiso degli orchi'' in procinto di lasciare Louna a causa della gravidanza non voluta, ma si occuperà lo stesso di Julius durante il suo primo attacco epilettico. ==== Marty ==== Dalla sua prima apparizione, durante la quale si occupa della salute di Jérémy, diventa di fatto il medico di fiducia della tribù. Si reca in Giappone proprio mentre Benjamin è in coma e per questo Berthold potrà prelevare gli organi al nostro eroe. ==== Berthold ==== Chirurgo geniale, è in eterno conflitto con il di gran lunga più carismatico Marty. ==== Postel-Wagner ==== Medico-patologo, amico della famiglia e consulente della polizia, fornisce un prezioso contributo nella risoluzione del caso dei tatuaggi in ''Signor Malaussène''.
Daniel Picouly
Nato nel dipartimento della Senna-Saint-Denis , Picouly, insegnante di economia presso un liceo parigino, è noto al largo pubblico per il romanzo di successo "Il Campo di Nessuno" , nonché di un'altra ventina di opere, soprattutto romanzi per ragazzi e gialli. Scrive inoltre dei fumetti.
Picouly è nato in una famiglia di tredici figli, di cui lui è l'undicesimo. Il padre è un calderaio di Tarbes (Hautes-Pyrénées, Francia Meridionale) originario della Martinica e la madre originaria del Morvan (Borgogna, Francia Centrale). Cresce in una famiglia povera ma piena di vita, in un sobborgo povero di Parigi, il padre calderaio in una fabbrica. Inizialmente scolaro pigro e sognatore, pugile e calciatore, si diploma in ragioneria e studia poi diritto e gestione, diventando successivamente insegnante supplente di tali materie e dal 1988 docente per corsi post-maturità. Comincia la carriera di scrittore nel 1992 con romanzi polizieschi, pubblicando ''La lumière des fous'' grazie all'aiuto di Daniel Pennac. Raggiunge il successo nel 1995 con ''Il campo di nessuno'', un romanzo fortemente autobiografico della sua prima infanzia. Scrive articoli su alcuni giornali (in particolar modo sul giornale sportivo ''L'Équipe'') e partecipa a trasmissioni televisive dove la sua esperienza personale di docente dei giovani dei sobborghi è molto apprezzata. Ha recitato il proprio ruolo nel film ''Imposture'' (2005) del regista francese Patrick Bouchitey. *''La luce della follia'' (''La lumière des fous'', 1991), romanzo noir. *''Nec'', 1993, romanzo noir. *''Le lacrime del capo'' (''Les larmes du chef'', 1994), romanzo noir. *''Il campo di nessuno'' (''Le champ de personne'', 1995), romanzo autobiografico sulla propria prima infanzia. *''Vivement Noël!'', 1996. *''Incubo pirata'' (''Cauchemar Pirate'', 1996), per ragazzi. *''L'ultima estate'' (''Fort de l'eau'', 1997), autobiografico. *''Lutteur de sumo'', 1997, per ragazzi. *''La coppa del mondo non si farà'' (''La coupe du monde n'aura pas lieu'', 1998), per ragazzi. *''La testa del negro'' (''Tête de nègre'', 1998), adattato poi come fumetto nel 2002 con i disegni di Jürg. *''Il ragazzo leopardo'' (''L'enfant Léopard'', 1999), romanzo, Prix Renaudot 1999. *''On lit trop dans ce pays!'', 2000. *''Paulette e Roger (''Paulette et Roger'', 2001), autobiografico, al limite della fantascienza. *''Lulu Vroumette'', 2002, libro per ragazzi illustrato da Frédéric Pillot. *''L'Arche de Lulu'', 2003, libro per ragazzi illustrato da Frédéric Pillot. *''La donzelle'', 2004. *''Lulu et le sapin orphelin'', 2004, libro per ragazzi illustrato da Frédéric Pillot. *''Lulu et le loup bleu'', 2004, libro per ragazzi illustrato da Frédéric Pillot. *''La tredicesima morte del cavaliere'' (''La treizième mort du chevalier'', 2005), romanzo. *''Le coeur à la craie'', 2005, autobiografico. *''Lumières d'enfance'', 2005. *''Lulu a un amoureux'', 2005, libro per ragazzi illustrato da Frédéric Pillot. *''Un beau jeudi pour tuer Kennedy'', 2006. *''68, mon amour'', 2008. *''Lulu grand chef'', 2010, libro per ragazzi illustrato da Frédéric Pillot. *''La nuit de Lampedusa'', 2011. *''Nos histoires de France'', 2011. *''Nos géographies de France'', 2011. *''La faute d'orthographe est ma langue maternelle'', 2012. *''L'école des filles, l'école des garçons'', 2013. *''Et si on redessinait le monde?'', 2013, libro illustrato da Nathalie Novi. *''Leçons d'observation'', 2014. *''Le cri muet de l'iguane'', 2015. *''Quatre-vingt-dix secondes'', 2018. *''Longtemps je me suis couché de bonheur'', 2020. È l'alba del 4 agosto 1962, è giunto il momento della proclamazione d'indipendenza algerina. Daniel ha quattordici anni e quella giornata segnerà per lui uno spartiacque tra l'infanzia e l'età adulta. Lui e la sua famiglia vanno in Algeria per trascorrere le vacanze estive. Lì conosce Lamia, un ragazzo poco più grande di lui, e il sig. Fernando, che lo assume come aiutante per le sue aste di bengalini. Intanto viene a sapere che Mariline, una donna amica di Lamia molto simile alla sua coetanea americana Marilyn Monroe, è in pericolo di vita minacciata da due cinesi (che non si sa cosa facevano in Algeria nel 1962). La vicenda si concluderà in modo abbastanza tragico.
Base di dati
Simbolo vettoriale delle banche dati Con '''base di dati''' in informatica si indica un insieme di dati strutturati ovvero omogeneo per contenuti e formato, memorizzati in un computer, rappresentando di fatto la versione digitale di un ''archivio dati'' o ''schedario''.
All'inizio della storia dell'informatica, la grande maggioranza dei programmi specializzati consentivano l'accesso a una singola base di dati, per guadagnare in velocità di esecuzione pur perdendo in flessibilità. Oggi, invece, i moderni sistemi possono essere utilizzati per compiere operazioni su un gran numero di basi di dati differenti. Dagli anni settanta del XX secolo le basi di dati hanno subito un enorme sviluppo sia in fatto di quantità di dati memorizzati sia in fatto di tipi di architetture adottate. A partire da allora e soprattutto dall'inizio del XXI secolo. Queste sono le architetture dati che si sono sviluppate negli anni: * Architettura Centralizzata, DBMS; * Architettura Parallela; * Architettura Distribuita; * Architettura Federata; * Architettura Data Integration; * Architettura Data Warehouse. === Utilizzo terminologico === La locuzione può anche indicare contemporaneamente: * l'archivio a livello fisico (hardware) cioè il sistema con i supporti di memorizzazione (storage, es. dischi rigidi) che contengono i dati stessi, deputati cioè alla persistenza dei dati, e il processore per l'elaborazione di questi (''database server''); * l'archivio a livello logico, cioè i dati strutturati, e la parte software, cioè il ''database management system'' (DBMS) ovvero quella vasta categoria di applicazioni che consentono la creazione, la manipolazione (gestione) e l'interrogazione efficiente dei dati. Informalmente e impropriamente la parola "banca dati" viene spesso usata per indicare il ''database management system'' (DBMS) riferendosi dunque alla sola parte software. Un client di banca dati lato client interagisce con il DBMS server e quindi anche con la banca dati in senso fisico. Nelle banche dati più moderne, ovvero quelle basate sul modello relazionale, i dati vengono suddivisi in apposite tabelle per argomenti e poi questi argomenti vengono suddivisi per categorie (campi) con tutte le possibili operazioni di cui sopra. Questa suddivisione e questa funzionalità rendono le basi di dati notevolmente più efficienti rispetto a un archivio di dati creato per esempio tramite il file system di un sistema operativo su un computer, almeno per la gestione di dati complessi. === Gestione delle informazioni === La banca dati deve contenere anche le informazioni sulle loro rappresentazioni e sulle relazioni che li legano. Spesso, ma non necessariamente, una base dati contiene le seguenti informazioni: * Strutture dati che velocizzano le operazioni frequenti, di solito a spese di operazioni meno frequenti. * Collegamenti con dati esterni, cioè riferimenti a file locali o remoti non facenti parte della banca dati. * Informazioni di sicurezza che autorizzano solo alcuni profili utente ad eseguire alcune operazioni su alcuni tipi di dati. * Programmi che vengono eseguiti, automaticamente o su richiesta di utenti autorizzati, per eseguire elaborazioni sui dati. Un tipico automatismo consiste nell'eseguire un programma ogni volta che viene modificato un dato di un certo tipo. In un sistema informatico una banca dati può essere usata direttamente dai programmi applicativi, interfacciandosi con il supporto di memorizzazione agendo direttamente sui file. Questa strategia era adottata universalmente fino agli anni sessanta, ed è tuttora impiegata quando i dati hanno una struttura molto semplice o quando sono elaborati da un solo programma applicativo. Tuttavia dalla fine degli anni sessanta, per gestire banche dati complesse condivise da più applicazioni, si sono utilizzati appositi sistemi software detti "sistemi per la gestione di basi di dati" (in inglese "Database Management System" o "DBMS"). Uno dei vantaggi di questi sistemi è la possibilità di non agire direttamente sui dati, ma di vederne una rappresentazione concettuale. La ricerca nel campo delle banche dati studia le seguenti problematiche: * Progettazione di banche dati. * Progettazione e implementazione di DBMS. * Interpretazione (analisi) di dati contenuti nelle banche dati. Le banche dati spesso fanno uso di tecnologie derivate da altre branche dell'informatica. È usuale utilizzare tecniche derivate dall'intelligenza artificiale, come ad esempio il data mining, per cercare di estrarre relazioni o più in generale informazioni presenti nelle banche dati, ma non immediatamente visibili. === Struttura e modello logico === Modello gerarchico di database Le informazioni contenute in una banca dati sono strutturate e collegate tra loro secondo un particolare modello logico scelto dal progettista, per esempio relazionale, gerarchico, reticolare o a oggetti. Gli utenti si interfacciano con le banche dati attraverso i cosiddetti linguaggi di interrogazione (query di ricerca o interrogazione, inserimento, cancellazione, aggiornamento ecc.) e grazie a particolari applicazioni software dedicati (DBMS). Di solito le banche dati possono avere varie strutture, in ordine cronologico di comparsa e diffusione: # gerarchico (anni sessanta) rappresentabile tramite un albero, ovvero con strutture simili ai file system gerarchici, # reticolare (anni sessanta) rappresentabile tramite un grafo, # relazionale (anni settanta) attualmente il più diffuso, rappresentabile mediante tabelle e relazioni tra esse, # ad oggetti (anni ottanta) estensione alle basi di dati del paradigma "Object Oriented", tipico della programmazione a oggetti, # Document-oriented (NoSQL), # Key-Value Store (NoSQL), # Graph-based (NoSQL), # Colonnari (NoSQL), # semantica (inizio anni duemila) rappresentabile con un grafo relazionale. Modello reticolare di database Il formato XML, oltre che per scambi di dati in rete, si sta diffondendo per la definizione di vere e proprie basi di dati. XML ha una struttura gerarchica, pare quindi un "ritorno alle origini" dei modelli di dati. Un requisito importante di una buona banca dati consiste nel non duplicare inutilmente le informazioni in essa contenute: questo è reso possibile dai gestori di banche dati relazionali, teorizzati da Edgar F. Codd, che consentono di salvare i dati in tabelle che possono essere collegate. La funzionalità di una banca dati dipende in modo essenziale dalla sua progettazione: la corretta individuazione degli scopi della banca dati stessa e quindi delle tabelle, da definire attraverso i loro campi e le relazioni che le legano, permette poi una estrazione dei dati più veloce e in generale una gestione più efficiente. ==== Base di dati navigazionali ==== Con la crescita della capacità elaborativa dei calcolatori questo contrasto con la flessibilità andò attenuandosi, con la creazione negli anni sessanta di una serie di banche dati utilizzabili per diverse applicazioni. L'interesse nel fissare uno standard crebbe e Charles W. Bachman, creatore di IDS, uno di questi prodotti, fondò il ''Database Task Group'' all'interno del gruppo ''Codasyl'', il team di lavoro dedicato alla creazione e standardizzazione del linguaggio di programmazione COBOL. Nel 1971 questo standard fu prodotto e prese il nome di "Approccio Codasyl" e presto fu disponibile sul mercato una serie di prodotti basati su questo approccio. Questo approccio era basato sulla navigazione manuale in un insieme di dati disposti sotto forma di rete. Alla prima apertura del programma questo si trovava sul primo dato disponibile contenente, tra le altre cose, un puntatore ai dati successivi. Per trovare un dato il programma attraversava la serie di puntatori fino a trovare il dato corretto. Delle semplici ''query'' come "Trova tutte le persone nate in Svezia" richiedevano l'attraversamento dell'intero set di dati. Non esisteva alcuna funzione di ricerca; oggi questo potrebbe sembrare una limitazione, ma all'epoca, essendo i dati archiviati su nastro magnetico, operazioni come quelle evidenziate sopra peggioravano ulteriormente il tempo di ricerca. Nel 1968 IBM sviluppò un proprio sistema DBMS chiamato IMS. IMS era lo sviluppo di un programma utilizzato nelle missioni Apollo sui Sistemi /360 e utilizzava un sistema simile all'approccio ''Codasyl'', con l'unica differenza di avere un sistema gerarchico anziché a rete. Ambedue le soluzioni presero poi il nome di "banche dati navigazionali" a causa del metodo di consultazione che era stato previsto. Inoltre Charles Bachman, in occasione della premiazione nel 1973 in cui gli venne conferito il Premio Turing, presentò un lavoro intitolato "Il programmatore come navigatore". IMS è abitualmente classificato come una banca dati gerarchico, mentre IDS e IDMS (ambedue banche dati ''CODASYL''), CINCOMs e TOTAL sono classificati come banche dati a rete (o reticolari). ==== Base di dati relazionali ==== Esempio di tabella di un RDBMS ovvero secondo il modello relazionale (''Docenti e loro corsi''). Visibile in alto in grigio l'intestazione o testata della tabella con i nomi dei vari campi o attributi e i valori assunti da questi nelle rispettive righe, record o tuple nel corpo sottostante (è presente un record duplicato). I DBMS relazionali sono detti anche RDBMS (''Relational DBMS''). Edgar F. Codd lavorava alla sede californiana di IBM come ricercatore sulla nascente tecnologia dei dischi rigidi quando osservò l'inefficienza dell'approccio ''Codasyl'' con la nuova modalità di memorizzazione dei dati, inefficienza principalmente dovuta all'assenza di una funzione di ricerca. Nel 1970 cominciò a produrre diversi documenti schematizzanti un nuovo approccio alla costruzione delle basi di dati, culminati nel "modello relazionale per banche dati condivise di grandi dimensioni" (''A Relational Model of Data for Large Shared Data Banks''). In questo articolo, descrisse un nuovo sistema per archiviare e modificare grandi quantità di dati. Invece di utilizzare delle "righe" (in inglese, ma anche molto usato in italiano: ''"record"'' o anche "tuple") collegate tra di loro attraverso un qualche tipo di struttura "ad albero", come in ''Codasyl'', ritenne di utilizzare una "tabella" di righe a lunghezza fissa. Questo sistema sarebbe stato molto inefficiente nell'archiviazione di dati "sparsi", in cui la tabella avrebbe potuto avere diverse "celle" vuote; tale errore di impostazione fu corretto dividendo i dati in diverse tabelle, in cui gli elementi opzionali venivano spostati, anziché sprecare spazio nella tabella principale. Ad esempio, un utilizzo comune delle banche dati è quello di registrare delle informazioni sugli utenti: il loro nome, informazioni di accesso, indirizzo e numeri di telefono. In una banca dati navigazionale tutti questi dati sarebbero stati memorizzati in un unico ''"record"'', e gli elementi non presenti (ad esempio un utente di cui non sia noto l'indirizzo) sarebbero stati semplicemente omessi. Al contrario, in una banca dati relazionale, le informazioni vengono divise, ad esempio, nelle tabelle "utente", "indirizzi", "numeri di telefono" e solo se i dati sono presenti viene creata, nella rispettiva tabella, una ''tupla''. Uno degli aspetti interessanti introdotti nelle banche dati relazionali sta nel collegamento delle tabelle: nel modello relazionale, per ogni ''"record"'' viene definita una "chiave", ovvero un identificatore univoco della ''tupla''. Nella ricostruzione delle relazioni, l'elemento di riferimento, che distingue una riga da un'altra è proprio questa "chiave" e viene richiamata nella definizione della relazione. La chiave può essere uno dei dati stessi che vengono memorizzati (ad esempio, per la tabella utenti, il "Codice Fiscale" della persona), una loro combinazione (chiave composta), o ancora un campo che viene aggiunto specificatamente per questo scopo. In ogni caso, la chiave primaria deve essere presente in ogni tupla e mai ripetuta più di una volta in ogni relazione. Relazione tra tabelle Questa operazione di "riunificazione" dei dati non è prevista nei linguaggi di programmazione tradizionali: mentre l'approccio navigazionale richiede semplicemente di ''"ciclare"'' per raccogliere i diversi ''"record"'', l'approccio relazionale richiede al programma di "ciclare" per raccogliere le informazioni riguardanti ogni record. Codd, propose, come soluzione, la creazione di un linguaggio dedicato a questo problema. Tale linguaggio, più tardi, si è sviluppato nella codifica che oggi è universalmente adottata e che è il mattone fondamentale delle basi di dati: '''SQL'''. Utilizzando una branca della matematica chiamata "calcolo delle ''tuple''", dimostrò che questo sistema era in grado di compiere tutte le normali operazioni di amministrazione delle banche dati (inserimento, cancellazione, etc.) e che inoltre consentiva di disporre di uno strumento semplice per trovare e visualizzare gruppi di dati tramite un'unica operazione. IBM cominciò a implementare questa teoria in alcuni prototipi all'inizio degli anni settanta, come nel ''"System R"''. La prima versione fu realizzata nel 1974/75 con uno strumento "monotabella"; negli anni successivi furono studiati i primi sistemi che potessero supportare la suddivisione dei dati in tabelle separate, utile, come abbiamo visto, per la separazione dei dati opzionali in tabelle diverse da quella principale. Versioni "multiutente" furono realizzate nel 1978 e nel 1979; negli stessi anni fu standardizzato il linguaggio SQL. La superiorità di questo sistema rispetto a ''Codasyl'' fu quindi evidente e IBM passò a sviluppare una versione commerciale di ''"System R"'', che prese il nome di "SQL/DS" prima e di "Database 2" (DB2) infine. Il lavoro di Codd venne proseguito presso l'Università di Berkeley da Eugene Wong e Michael Stonebraker. Il loro progetto, chiamato INGRES e finanziato con fondi destinati alla creazione di una banca dati geografica, vide la luce nel 1973 e produsse i primi risultati nel 1974 anche grazie all'opera di numerosi studenti che si prestarono quali programmatori (quasi 30 persone lavorarono al progetto). INGRES era assai simile a ''"System R"'' e prevedeva un linguaggio alternativo a SQL, chiamato QUEL. Esempio di istruzione SQL UPDATE Molte delle persone coinvolte nel progetto si convinsero della fattibilità commerciale dello stesso e fondarono imprese per entrare nel mercato con questo prodotto. Sybase, Informix, NonStop SQL e alla fine Ingres stessa nacquero quali ''"spin-off"'' per la diffusione di INGRES all'inizio degli anni ottanta. Perfino Microsoft SQL Server è, per certi versi, una derivazione di ''"Sybase"'' e, quindi, di INGRES. Solamente la Oracle di Larry Ellison partì utilizzando un approccio diverso, basato sul ''"System R"'' di IBM, e alla fine prevalse sulle altre compagnie con il suo prodotto, lanciato nel 1978. In Svezia il lavoro di Codd venne sviluppato nella Università di Uppsala che sviluppò un diverso prodotto, ''"Mimer SQL"'', commercializzato nel 1984. Una particolarità di questa soluzione sta nell'introduzione del concetto di transazione, successivamente importata in quasi tutti i DBMS. ==== Base di dati multidimensionali ==== Le banche dati multidimensionali sono un paradigma definito ancora una volta da Codd per sopperire alle scarse performance offerte dalle banche dati relazionali nel caso di utilizzo delle banche dati stesse per processi di analisi (on line analitical process, OLAP). Tali sistemi consentono di effettuare analisi su enormi quantità di dati con efficienza, cosa non possibile su banche dati relazionali più adatte a gestire transazioni (on line transaction process, OLTP). Da fine anni '90 pressoché ogni banca dati relazionale commerciale ha al suo interno un motore multidimensionale per effettuare analisi. ==== Base di dati NoSQL ==== ''NoSQL'' è un movimento che promuove sistemi software dove la persistenza dei dati è in generale caratterizzata dal fatto di non utilizzare il modello relazionale, di solito usato dalle basi di dati tradizionali (RDBMS). L'espressione "NoSQL" fa riferimento al linguaggio SQL, che è il più comune linguaggio di interrogazione dei dati nelle banche dati relazionali, qui preso a simbolo dell'intero paradigma relazionale. ===== Base di dati orientata al documento ===== Una Base di dati orientata al documento è un programma per applicazioni orientate al documento. Questi sistemi potrebbero essere implementati come strato sopra un database relazionale o a oggetti. Le basi di dati orientate al documento non memorizzano i dati in tabelle con campi uniformi per ogni record come nei database relazionali, ma ogni record è memorizzato come un documento che possiede determinate caratteristiche. Qualsiasi numero di campi con qualsiasi lunghezza può essere aggiunto al documento. I campi possono anche contenere pezzi multipli di dati. ===== Base di dati a grafo ===== Base di dati a grafo Una base di dati a grafo usa nodi e archi per rappresentare e archiviare l'informazione. La rappresentazione dei dati mediante grafi offre un'alternativa al modello relazionale che fa uso di tabelle, alle basi di dati orientate al documento (che usano documenti), o altri, come i sistemi ad archivi strutturati (structured storage) basati su colonne o su cesti non interpretati di dati. I database a grafo sono spesso più veloci di quelli relazionali nell'associazione di set di dati, e mappano in maniera più diretta le strutture di applicazioni orientate agli oggetti. Scalano più facilmente a grandi quantità di dati e non richiedono le tipiche e onerose operazioni di unione (join). Dipendono meno da un rigido schema entità-relazione e sono molto più adeguati per gestire dati mutevoli con schemi evolutivi. Al contrario, i database relazionali sono tipicamente più veloci nell'eseguire le stesse operazioni su un grande numero di dati. ===== Base di dati a oggetti ===== I DBMS a oggetti sono detti anche ODBMS (Object DBMS). Le banche dati multidimensionali ebbero comunque un ruolo importante sul mercato: portarono alla creazione di banche dati a oggetti. Basata sugli stessi concetti generali, questa nuova tipologia di sistemi, consente agli utenti di memorizzare direttamente "oggetti" all'interno delle diverse basi di dati. Ovvero, gli stessi principi della programmazione a oggetti, invece di dover effettuare un adattamento di metodi e variabili. Questo può avvenire grazie al particolare concetto di proprietà delle banche dati multidimensionali. Nella programmazione a oggetti, ognuno di questi "oggetti" tipicamente ne conterrà altri. Ad esempio, l'oggetto contenente il Signor Rossi, conterrà un riferimento all'oggetto "Indirizzo". Contenendo il supporto per molti linguaggi di programmazione a oggetti, le banche dati che sfruttano la medesima tecnologia stanno avendo un periodo di forte sviluppo di questi tempi. Oggi molti DBMS applicano in realtà un misto tra il modello relazionale e il modello a oggetti. Si parla quindi di ORDBMS (''Object Relational DBMS''). === In Internet === Sono un particolare tipo di servizi web che offrono la possibilità di creare basi di dati direttamente sul Web. Questi servizi offrono normalmente tutte le caratteristiche base di una normale base di dati per costruire tabelle strutturate di dati di ogni genere con campi di tipo testo, numeri, data e ora e altri. Il loro servizio non è solo quello di repository o contenitore di dati, ma anche quello di creare un'interfaccia grafica usabile per la gestione degli stessi presentandosi come vere e proprie applicazioni web. La condivisione svolge un ruolo importante proprio perché i dati sono visibili su Internet e quindi da altre persone che, con le dovute autorizzazioni, possono lavorare sui dati. === Server di basi di dati === Client MySQL a riga di comando Interfaccia di Firebird SQL Interfaccia di Microsoft Access Il server è la parte del DBMS, e per estensione il server su cui il programma opera, che si occupa di fornire i servizi di utilizzo della base di dati ad altri programmi e ad altri computer secondo la modalità client/server. Il server memorizza i dati, riceve le richieste dei client ed elabora le risposte appropriate. Tra i più diffusi DBMS open source troviamo: * MySQL * MariaDB * Firebird SQL * PostgreSQL I più diffusi sistemi commerciali sono: * Oracle * IBM DB2 * Microsoft SQL Server * Sybase * Microsoft Access * Teradata *FileMaker I ''database server'' sono complessi sistemi software concepiti oltre che per memorizzare i dati, anche per fornire un accesso rapido ed efficace a una pluralità di utenti contemporaneamente e garantire protezione sia dai guasti sia dagli accessi indebiti (sicurezza o protezione della base dati). === Transazioni e proprietà === Una qualunque modifica allo stato del database tramite operazioni varie è detta transazione, la quale deve rispettare le cosiddette regole o proprietà ACID. Le operazioni più tipiche in un DB sono quelle riassunte dall'acronimo CRUD. === Efficienza e sicurezza === Sicurezza significa impedire che la base dati venga danneggiata da interventi accidentali o non autorizzati, per esempio un attacco ai database, e mantenerne l'integrità ovvero garantire che le operazioni effettuate sulla base di dati da utenti autorizzati non provochino una perdita consistente di dati, garantendone al contempo l'affidabilità. La protezione da accessi non autorizzati è un tema importante nella gestione delle basi di dati che si rivelano vulnerabili nei seguenti punti: * Sicurezza dei server * Connessioni tra database * Controllo sugli accessi al database. * Data warehouse * Data mining Diagramma ER per la progettazione di basi di dati === Progettazione === La progettazione di basi di dati è il processo di formulazione di un modello dettagliato del database. Questo modello contiene tutte le scelte progettuali a livello logico e fisico e i parametri fisici di memorizzazione necessari per la generazione del data definition language (DDL) che può essere usato per l'implementazione del database. Un modello dei dati completamente specificato contiene i dettagli specifici per ogni singola entità. === Linguaggi utilizzati === Nell'ambito dell'utilizzo/amministrazione della base di dati, una qualunque operazione sulla base di dati da parte dell'utente/amministratore su DBMS è ottenibile tramite un opportuno linguaggio attraverso un DBMS manager a interfaccia grafica o a interfaccia a riga di comando. In generale è possibile distinguere più linguaggi per basi di dati, ciascuno con lessico e sintassi che definiscono tutte le istruzioni possibili, a seconda del loro utilizzo o finalità a partire dalla creazione/progettazione, gestione, ristrutturazione, sicurezza, fino all'interrogazione della base di dati stessa: * Data Definition Language (DDL) - consente di definire la struttura o organizzazione logica della base di dati (schema di database) e le autorizzazioni per l'accesso. * Data Manipulation Language (DML) - permette di inserire, modificare, cancellare i dati (transazione). * Data Control Language (DCL) - permette di gestire utenti e permessi. * Device Media Control Language (DMCL) - permette di controllare i supporti (memoria di massa) dove vengono memorizzati i dati. * Query language (QL) - permette di interrogare il database, cioè estrarre e leggere i dati. La sintassi di questi linguaggi varia a seconda del particolare DBMS e i vari linguaggi mantengono tra loro un'uniformità concettuale. Inoltre è possibile suddividere i linguaggi come: * Linguaggi testuali interattivi, come l'SQL che rappresenta attualmente il linguaggio più utilizzato e di cui sono stati pubblicati diversi standard. * Linguaggi testuali interattivi immersi in linguaggi di programmazione comuni, quali C, BASIC ecc. * Linguaggi testuali interattivi immersi in linguaggi di programmazione proprietari. * Linguaggi grafici e ''user-friendly'', come QBE (Query By Example), che possono essere utilizzati anche dai meno esperti. Le banche di dati sono tutelate dalla legge sul diritto d'autore sia come opere di ingegno di carattere creativo sia come bene prodotto grazie ai rilevanti investimenti finanziari. In Italia L'art 64 quinquies della legge 633/1941 sul diritto d'autore prevede che:''L'autore di un banca di dati ha il diritto esclusivo di eseguire o autorizzare:''''a) la riproduzione permanente o temporanea, totale o parziale, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma;''''b) la traduzione, l'adattamento, una diversa disposizione e ogni altra modifica;''''c) qualsiasi forma di distribuzione al pubblico dell'originale o di copie della banca di dati; la prima vendita di una copia nel territorio dell'Unione europea da parte del titolare del diritto o con il suo consenso esaurisce il diritto di controllare, all'interno dell'Unione stessa, le vendite successive della copia;''''d) qualsiasi presentazione, dimostrazione o comunicazione in pubblico, ivi compresa la trasmissione effettuata con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma;''''e) qualsiasi riproduzione, distribuzione, comunicazione, presentazione o dimostrazione in pubblico dei risultati delle operazioni di cui alla lettera b).''L'autore di una banca di dati, che ha scelto e organizzato creativamente il materiale all'interno della raccolta, è quindi titolare delle facoltà esclusive di natura patrimoniale e morale riconosciute a tutti gli autori di opere dell'ingegno secondo l'articolo 64-quinquies e seg. della legge 633/1941. I diritti esclusivi di riproduzione, traduzione, adattamento, distribuzione, presentazione e dimostrazione sono detti diritti patrimoniali, cioè hanno un valore economicamente valutabile. In quanto patrimoniali i sopracitati diritti sono trasferibili. L'autore può quindi effettuare o autorizzare: la riproduzione permanente o temporanea, totale o parziale, la traduzione, le modifiche, gli adattamenti e le diverse disposizioni del materiale, la distribuzione, la presentazione in pubblico e l'utilizzazione economica. C'è invece la possibilità di una libera utilizzazione quando l'accesso e la consultazione sono svolte per finalità didattiche o di ricerca scientifica, quando l'uso dei dati persegue fini di sicurezza pubblica e quando i dati sono utilizzati per una procedura amministrativa o giurisdizionale. La durata del diritto d'autore è di 70 anni dalla morte dell'autore. In qualunque caso le banche dati sono tutelate dal diritto d’autore indipendentemente dalla tutela eventualmente accordata alle opere o ai dati da cui esse sono composte, con la precisazione che la tutela della banca dati non si estende alle opere o dati in questione. In sostanza la tutela riguarda la struttura della banca dati, in pratica la sua forma espressiva. Nel caso in cui la banca di dati sia originale, cioè con dati organizzati secondo criteri originali e non per esempio in ordine alfabetico o cronologico, l'autore gode dei diritti morali e di sfruttamento economico della banca dati stessa. Invece nel caso in cui la banca dati non sia originale la tutela dei diritti non è per l'autore, ma per il costruttore ovvero colui che effettua investimenti per la costituzione della banca dati. Al costitutore della banca di dati sarà riconosciuta, sul solo territorio dell'Unione europea, la titolarità di un diritto sui generis diverso dal diritto d'autore e dai diritti connessi, volto a tutelare il lavoro svolto e gli investimenti effettuati. Infatti il costitutore può vietare le operazioni di estrazione e reimpiego della totalità o di una parte della banca dati. La durata del diritto del costitutore è di 15 anni, rinnovabile in caso di modifiche o integrazioni sostanziali apportate alla raccolta. Il conteggio dei 15 anni comincia dal 1º gennaio dell'anno successivo alla data del completamento della banca dati. Nel caso in cui il database sia accessibile via internet i 15 anni cominciano dal 1º gennaio successivo alla messa a disposizione della banca di dati stessa. === Diritto sui generis === Il diritto sui generis è rivolto al costitutore di una banca di dati, individuato in colui che ha effettuato investimenti di denaro, tempo e lavoro, indipendentemente dal valore creativo e originale dell’opera. Il diritto sui generis è stato riconosciuto in ambito comunitario grazie all’introduzione della Direttiva 96/9/CE presentata dall’Unione Europea, in cui si parla del suddetto diritto nel capitolo III e più precisamente negli articoli che vanno dal 7 fino all'11. Tramite questo diritto, gli Stati membri conferiscono al costitutore di una banca di dati la possibilità di vietare operazioni di estrazione e/o reimpiego della totalità o di una parte sostanziale del contenuto della stessa, valutata in termini qualitativi o quantitativi, qualora il conseguimento, la verifica e la presentazione di tale contenuto attestino un investimento rilevante. Gli Stati membri possono inoltre stabilire che l'utente legittimo di una banca di dati messa in qualsiasi modo a disposizione del pubblico possa, senza autorizzazione del costitutore della stessa, estrarre e/o reimpiegare una parte sostanziale del contenuto di tale banca: a) qualora si tratti di un'estrazione per fini privati del contenuto di una banca di dati non elettronica; b) qualora si tratti di un'estrazione per finalità didattiche o di ricerca scientifica, purché l'utente legittimo ne citi la fonte e in quanto ciò sia giustificato dagli scopi non commerciali perseguiti; c) qualora si tratti di estrazione e/o reimpiego per fini di sicurezza pubblica o per una procedura amministrativa o giurisdizionale. La tutela sui generis è quindi una protezione dell’insieme delle informazioni contenute all’interno di una banca dati, considerando lo sforzo impiegato per la sua realizzazione. Per tali ragioni la tutela sui generis trova il suo fondamento giuridico nel principio di territorialità, in quanto solo le banche dati create da un cittadino di uno Stato membro dell’Unione Europea ne beneficiano. Il requisito fondamentale richiesto per la concessione della tutela sui generis è un ingente investimento di risorse umane ed economiche, in modo tale da poter differenziare la raccolta con una semplice copia di informazioni, che non richiede un impiego tanto grande.L’investimento che viene preso in considerazione riguarda le attività di raccolta di dati, la verifica delle informazioni e la presentazione dell’insieme dei materiali. Analizzando il diritto d’autore e il diritto sui generis, in questa prospettiva, è facile capire le differenze.Il primo si limita a proteggere la forma, quindi l’architettura e la sequenza in cui sono disposti i dati, frutto di una elaborazione creativa; il secondo si applica al materiale raccolto, a prescindere dal modo in cui viene organizzato.
Dungeons & Dragons
'''''Dungeons & Dragons''''' è un gioco di ruolo fantasy creato da Gary Gygax e Dave Arneson, pubblicato per la prima volta nel gennaio 1974 dalla Tactical Studies Rules , azienda fondata da Gygax poi trasformata nella TSR Hobbies la quale fu acquisita nel 1997 dalla Wizards of the Coast, assieme a tutti i diritti su ''D&D''; due anni più tardi, la stessa Wizards fu acquistata dalla Hasbro. In parte grazie anche a un'intensa attività di marketing, i prodotti marchiati ''Dungeons & Dragons'' hanno costituito oltre il 50% del mercato dei giochi di ruolo venduti nel 2002. ''D&D'', che ha fornito lo spunto alla nascita di tutto il filone editoriale legato ai giochi di ruolo, è tra questi il più diffuso e conosciuto, con una stima di circa 20 milioni di giocatori, traduzioni in molte lingue e oltre 1 miliardo di dollari di vendite di manuali e accessori fino al 2004. Come per altri giochi di ruolo prodotti nei primi anni di diffusione di questo genere editoriale ha un nome che contiene un'allitterazione nella doppia "D" di '''''D'''ungeons & '''D'''ragons''.
=== Origini === Gary Gygax, uno dei creatori di ''Dungeons & Dragons'', alla Mod Con 1999 Dave Arneson, il coautore di ''Dungeons & Dragons'' Il gioco nacque nell'ambiente del wargame negli anni settanta, quando si cominciò a sostituire a generiche unità rappresentanti gruppi di soldati dei personaggi che potevano evolversi da una partita all'altra, tra cui i ''Braunstein'', dei wargame in cui i giocatori controllavano individui anziché eserciti, organizzati inizialmente da Dave Wesely e poi proseguiti da Dave Arneson, alla partenza di Weseley per il servizio militare. Arneson utilizzò ''Chainmail'', un regolamento di wargame tridimensionale scritto da Jeff Perren e Gary Gygax per risolvere i combattimenti e con il progredire del gioco aggiunse innovazioni come classi personaggio, punti esperienza, avanzamento di livello, classe di armatura e altri. Arneson conosceva Gygax con cui aveva sviluppato il wargame navale ''Don't Give Up the Ship!'' (1972) e lo introdusse alla sua campagna di ''Blackmoor''. I due collaborarono quindi allo sviluppo di ''The Fantasy Game'', il regolamento che diventerà ''Dungeons & Dragons'', con Gygax che scrisse e preparò la versione definitiva del testo. Molti degli elementi di ''Dungeons & Dragons'' erano già apparsi negli anni in ambito hobbistico nella seconda metà del XX secolo (e anche precedentemente). L'interpretazione del personaggio può per esempio essere vista come improvvisazione teatrale. Ambientazioni relative a mondi immaginari erano già state sviluppate, approfondite e usate nei wargame, come per esempio Glorantha o Tékumel ma ''Dungeons & Dragons'' fu una fusione unica di questi elementi. === Fonti di ispirazione === La presenza di halfling, elfi, nani, mezzelfi, orchi, draghi, e simili spinge sovente a paragoni con l'opera di Tolkien e nella prima edizione la cosa è ancora più evidente per l'esplicita presenza di hobbit, ent e balrog, che nelle edizioni successive furono sostituiti da halfling, treant e balor per problemi di copyright con la Tolkien Estate. Gygax dichiarò di non essere stato molto influenzato dal Signore degli Anelli ma che ne incluse alcuni elementi solo per sfruttare la mania dell'epoca per i romanzi di Tolkien e accontentare alcuni suoi giocatori, ma l'ispirazione proveniva da una varietà di fonti, dalla storia medievale, i miti, le storie fantasy e i racconti pulp in modo da poter essere d'interesse al più vasto pubblico possibile. Il sistema magico per cui i maghi devono memorizzare gli incantesimi e li dimenticano una volta lanciati fu ispirato principalmente dai romanzi del ciclo della Terra Morente di Jack Vance. Il sistema di allineamento originale (che divideva tutti i personaggi e le creature in "Legale", "Neutrale" e "Caotico") è ispirato dal ciclo di ''Elric di Melniboné'' di Michael Moorcock e dal romanzo ''Tre cuori e tre leoni'' di Poul Anderson. Tra le altre opere che influenzarono la creazione del gioco vi sono i lavori di L. Sprague de Camp, Fletcher Pratt, Robert E. Howard, Fritz Leiber, Jack Vance, H. P. Lovecraft, A. Merritt, Roger Zelazny e Michael Moorcock, così come di molti altri autori. Mostri, incantesimi e oggetti magici presenti nel gioco sono stati ispirati da centinaia di lavori individuali, per esempio la displacer beast è ispirata a Coeurl, il mostro del racconto ''Il distruttore nero'' di A. E. van Vogt e la spada vorpal dalla poesia ''Jabberwocky'' di Lewis Carroll, ma non mancano le creature provenienti dalle varie mitologie e religioni del mondo reale. === Prime versioni === ''Dungeons & Dragons'' è passato attraverso molte edizioni e revisioni alcune sviluppate in parallelo. Il set originale fu pubblicato nel 1974 è ora indicato come "OD&D" (per "Original ''Dungeons & Dragons''" e consisteva in tre manuali in una piccola scatola. Era una produzione amatoriale scritta presupponendo che il lettore fosse familiare con il wargame ''Chainmail'' (creato nel 1971 dallo stesso Gygax con Jeff Perren). Nonostante ciò, divenne popolare prima tra i wargamer e quindi verso un pubblico più generale di studenti delle superiori e dei college. La prima tiratura di mille copie si esaurì in sette mesi (febbraio - settembre 1974), la seconda di 2000 copie in altri sette mesi (novembre 1974 - maggio 1975) e nel giugno 1975 fu pubblicata una terza tiratura di copie; le vendite continuarono a crescere e nel 1975 furono vendute copie e ancora di più successivamente. Complessivamente la prima edizione fu ristampata diverse volte con alcune differenze, in particolare a partire dal 1977 furono cambiati o eliminati i riferimenti espliciti alle opere di Tolkien e l'edizione fu supportata da diversi prodotti aggiuntivi, come i supplementi originali per ''Greyhawk'' (Gary Gygax e Rob Kuntz, 1975) e ''Blackmoor'' (Dave Arneson, 1975), o i manuali ''Eldritch Wizardry'' (Gary Gygax e Brian Blume, 1976) e ''Gods, Demi-Gods and Hero's'' (Rob Kuntz e James Ward, 1976) che espansero notevolmente le classi di personaggi, mostri e incantesimi disponibili. A questi si aggiunge anche ''Swords & Spells'' (Gary Gygax, 1976) che introduceva le regole per l'uso di miniature nel gioco. Anche questi primi moduli di espansione furono ristampati varie volte fino al 1979 con piccole variazioni grafiche della copertina. Nel 1976 la TSR cessò le pubblicazioni della rivista ''The Strategic Review'' (dedicata anche a wargame) per pubblicare ''Dragon'', una rivista dedicata quasi completamente, seppur non esclusivamente, a ''Dungeons & Dragons''. === Basic e Advanced Dungeons & Dragons === Nel 1977 la TSR creò il primo elemento di una strategia di attacco a due punte che avrebbe diviso i regolamenti di ''Dungeons & Dragons'' per oltre due decenni: fu pubblicata la prima edizione del ''Dungeons & Dragons Basic Set'' (J. Eric Holmes), un set di regole in scatola che comprendeva materiale proveniente dai supplementi da ''Greyhawk'', ''Blackmoor'' e ''Eldritch Wizardry'', pensato come un'introduzione ai concetti base del gioco destinata ai giocatori più giovani e che potesse essere venduta anche nei normali negozi di giocattoli. Le regole permettevano di creare personaggi solo fino al terzo livello, perché si supponeva che i giocatori che avessero desiderato proseguire avrebbero potuto acquistare l''Original'' ''Dungeons & Dragons''. Nel frattempo Gygax iniziò a lavorare su un regolamento più complesso, l''Advanced Dungeons & Dragons'', che raccoglieva e raggruppava le regole, espansioni e correzioni dell'Original ''Dungeons & Dragons'' che erano ormai sparse in più manuali, rivedendole e unificandole. Il nuovo regolamento fu pubblicato suddiviso in tre volumi a copertina rigida, ''Monster Manual'' (1977), ''Player's Handbook'' (1978) e ''Dungeon Master's Guide'' (1979). Comunque fin dal inizio le differenze filosofiche tra ''Advanced'' e il ''Basic Set'' rovinarono l'approccio a due punte: Gygax aveva mirato a scrivere un regolamento rigidamente strutturato che cercasse di coprire e regolamentare ogni possibile situazione che poteva sorgere in gioco,, mentre Holmes aveva preferito un tono più leggero, che lasciava più spazio all'approccio individuale. Mentre l''Advanced'' era considerato da molti una revisione dell'Original ''Dungeons & Dragons'', questo veniva comunque presentato come un nuovo gioco differente dall''Original'' e che sarebbe stato necessario un impegno non indifferente per convertire una campagna da un regolamento all'altro. Ad aumentare la confusione contribuì il fatto che i set in scatola dell'Original ''Dungeons & Dragons'' rimasero in pubblicazione fino al 1979, in un'edizione per collezionisti (la "Original Collector's Editions"), dato che continuavano a vendere bene. Con l'eccezione di ''Temple of the Frog'' (Arneson, 1975) la TSR non aveva inizialmente pubblicato avventure, ritenendo che ogni master avrebbe preferito scriversi le proprie, anche se aveva distribuito alcune avventure per essere utilizzate alla convention, come ''Tomb of Horror'' (Gygax, 1975) per Origins I. Tuttavia, in seguito al successo delle avventure pubblicate dalla Judges Guild, anche la TSR iniziò nel 1978 a pubblicare moduli di avventura, cominciando con il primo modulo della serie G: ''G1: Steading of the Hill Giant Chief'' (Gygax, 1978). La prima avventura per il ''Basic'' fu invece ''B2: The Keep on the Borderland'' (Jeff Grubb e Jon Pickens, 1980), che fu inclusa in quasi tutte le edizioni del set in scatola, mentre ''X1: The Isle of Dread'' (David Cook e Tom Moldway, 1980) fu incluso nella scatola dell''Expert Set''. A partire dal 1981 la TSR iniziò a pubblicare ogni anno un manuale a copertina rigida per l''Advanced'' cominciando con ''Deities & Demigods'' (James M. Ward con Robert J. Kuntz, 1980). Da segnalare in particolare ''Fiend Folio'' (1981), che fu curato da Don Turnbull, in precedenza curatore editoriale di ''White Dwarf'', assunto per gestire la branca britannica della TSR, e ''Oriental Adventures'' (David "Zeb" Cook, 1985), la cui ambientazione fu successivamente inclusa nei ''Forgotten Realms'' nel 1988 con nome di Kara-Tur e ''Unearthed Arcana'', che aggiunse molte nuove regole. === Revisione delle edizioni === Frank Mentzer, curatore della "scatola rossa" e dei suoi quattro seguiti La divisione tra le due linee editoriali ''Basic'' e ''Advanced'' fu sancita nel 1981 con la pubblicazione della seconda edizione del ''Basic Set'', curata da Tom Moldvay e dal nuovo set in scatola ''Expert'' curata da David "Zeb" Cook, che permetteva di portare i personaggi del ''Basic'' fino al 14º livello.. Nuove edizioni del ''Basic'' e dell''Expert'' furono pubblicate nel 1983 a cura di Frank Mentzer (l'edizione nota tra i fan come "scatola rossa") seguite dal ''Companion'' (Frank Mentzer, 1983), ''Master'' (Gary Gygax e Frank Mentzer, 1985) e ''Immortals'' (Frank Mentzer, 1986), ognuna delle quali conteneva le regole per personaggi con livello crescente di potere ed esperienza. Come ammise lo stesso Mentzer la sua voleva essere più una raccolta di "linee guida" che non un insieme di regole, distinguendosi così dalla filosofia di ''AD&D'', che stava avendo in quel periodo un vero e proprio boom di manuali contenenti nuove regole o caratteristiche del gioco (mostri, incantesimi, nuove classi). Le descrizioni geografiche presenti nei manuali e nelle avventure di ''D&D Basic Set'' si evolsero gradualmente diventando l'ambientazione ''Mystara''. Nel 1991 fu pubblicata la scatola introduttiva della 5ª edizione di ''D&D Basic Set'' insieme ad alcuni moduli collegati, inseriti in una nuova ambientazione, la Valle del Tuono. Questi moduli contengono regole e situazioni pensate principalmente per iniziare a ''D&D'' nuovi giocatori, oltre che a fornire un'impostazione che richiama i giochi da tavolo fantasy tipo ''HeroQuest'' (mappa del dungeon da esplorare, miniature in cartoncino dei mostri e dei personaggi giocanti, ecc...); queste caratteristiche, oltre che l'assenza di vere novità rispettò all'edizione precedente, ne decretarono lo scarso successo tra i giocatori già esperti. A queste uscite si affiancarono la ''Dungeons & Dragons Rules Cyclopedia'' (Aaron Allston, 1991), che riassunse in un unico volume cartonato quasi tutte le regole pubblicate nelle prime quattro scatole della 4ª edizione e parte di quelle opzionali pubblicate all'interno dei vari ''Gazetteer'' (supplementi geografici per Mystara, divenuta l'ambientazione ufficiale di ''D&D Basic Set'') e il ''Wrath of the Immortals'' (Aaron Allston, 1992), che aggiornava e semplifica le regole della scatola ''Immortals'', rendendo anche esplicito il legame con l'ambientazione Mystara. I prodotti pubblicati furono divisi in una serie introduttiva (giocabile anche con solo la scatola base) e un ''Challenger Series'', che prevede l'utilizzo della ''Rules Cyclopedia'' (o delle scatole colorate precedenti). Nel 1994 la TSR pubblicò ''The Classic Dungeons & Dragons Game'', considerata la 6ª edizione di ''D&D Basic Set'', anche se in realtà è solo una ristampa della scatola introduttiva della 5ª edizione con rinnovate impaginazione e veste grafica e l'aggiunta di miniature di plastica per gli avventurieri. Anche questa edizione fu ristampata diverse volte (l'ultima nel 1996), con alcune modifiche nella grafica, ma con contenuti invariati. È l'ultimo prodotto pubblicato per il ''D&D'' Base, nonostante solo pochi mesi prima la rivista ufficiale ''Dragon Magazine'' avesse annunciato essere in lavorazione diversi prodotti ambientati a Mystara. Nell'ambito del regolamento Advanced nel 1984 fu pubblicato, per ''AD&D'', ''Dragons of Despair'', la prima avventura di una lunga saga, costituita da 14 moduli ambientata nel mondo di ''Dragonlance'', degna di nota per costituire una vera e propria storia, piuttosto che una serie di ''dungeon crawl'' come era stato per le avventure precedenti, e per la pubblicazione ad esso collegata di una serie di romanzi che ottennero un buon successo. Il modulo descrittivo dell'ambientazione, ''Dragonlance Adventures'', fu pubblicato solo 3 anni più tardi. Nel 1987 fu pubblicato per ''AD&D'' il ''Forgotten Realms Campaign Set'' che introdusse l'ambientazione dei Forgotten Realms. La seconda edizione dell''Advanced Dungeons & Dragons'' fu pubblicata nel 1989, sempre divisa in tre volumi, l'autore principale fu David "Zeb" Cook. L'originale ''Monster Manual'' fu sostituito dal ''Monstrous Compendium'', un raccoglitore ad anelli, rimpiazzato a sua volta nel 1993 dal ''Monstrous Manual'', un manuale a copertina rigida. Nel 1995 i manuali base dell''Advanced'' furono leggermente rivisti, anche se la TSR continuò a riferirsi ad essi come seconda edizione, e una serie di manuali detti ''Player's Option'' furono pubblicati come regole opzionali. Con la seconda edizione furono promosse anche ambientazioni diverse da quelle fantasy tradizionali, tra cui la fusione del fantasy con altri generi, come l'orrore (''Ravenloft'', 1990), la ''space opera'' (''Spelljammer'' di Jeff Grubb, 1989) e l'apocalittico (Dark Sun), così come versioni storiche alternative e ambientazioni mitologiche non europee. Alcuni aspetti del gioco che avevano attirato una pubblicità negativa furono deliberatamente esclusi dalla seconda edizione dell''Advanced''. In particolare i riferimenti a demoni e diavoli, illustrazioni che potevano essere ritenute sessualmente suggestive e personaggi giocanti malvagi come assassini e mezzi orchi. Le tematiche della nuova edizione cambiarono passando da quelle tipiche della letteratura ''sword and sorcery'' degli anni sessanta e settanta, ad un misto di storia e mitologia medievale. Ci furono alcune variazioni minori alle regole tra cui l'aggiunta delle ''non-weapon proficiencies'', capacità simili ad abilità comparse per la prima volta in supplementi della prima edizione. Gli incantesimi furono divisi in sfere e scuole, le classi personaggi furono consolidate, i limiti sull'avanzamento per i personaggi non umani ampliati e il sistema di combattimento fu leggermente rivisto. Nel 1995 la TSR ripubblicò i manuali base della seconda edizione con nuove copertine, illustrazioni e layout della pagina. Questa pubblicazione fu seguita a breve da una serie di volumi etichettati ''Player's Option'' (''Player's Option: Combat & Tactics'', ''Player's Option: Skills & Powers'', ''Player's Option: Spells & Magic'', ''Dungeon Master Option: High-Level Campaigns''), che introducevano regole alternative e opzioni per i personaggi, così come regole per campagne di alto livello.. Alcune di queste regole includevano l'introduzione di un sistema a punti per permettere ai giocatori di scegliere le opzioni di classe possedute dal proprio personaggio, in modo simile alle non-weapon proficiency e introducevano gli attacchi di opportunità nel combattimento. Questa edizione è chiamata informalmente dai giocatori "AD&D 2.5". === Il declino della TSR e l'acquisto da parte della Wizards of the Coast === Nei primi anni novanta la Wizards of the Coast pubblicò il gioco di carte collezionabili fantasy ''Magic: l'Adunanza'', che in breve tempo divenne un enorme successo editoriale, oggetto di numerosi tentativi di emulazione da parte di altri editori. La TSR, nel tentativo di cavalcare l'onda del successo dei giochi collezionabili, pubblicò prima il gioco di carte collezionabili ''Spellfire'' (1994) e, successivamente, quello di dadi collezionabili ''Dragon Dice'' (1995), entrambi ambientati negli universi narrativi delle varie edizioni di ''AD&D'', ma i giochi ottennero scarso seguito e in breve furono abbandonati. Il successo dei giochi di carte collezionabili causò un calo delle vendite dei giochi di ruolo in generale e in seguito ad alcune mosse editoriali sbagliate la TSR aveva accumulato nel 1997 oltre debiti ed era sull'orlo della bancarotta e venne acquisita dalla Wizard of the Coast con l'intermediazione di Bob Abramowitz e Ryan Dancey della Five Ring Publishing Group. La maggior parte del team creativo e professionale della TSR si trasferì dal Wisconsin a Renton, nello stato di Washington. Inoltre la Wizards riassunse o riallacciò i rapporti con molti degli autori che erano stati licenziati dalla TSR negli ultimi problematici anni. I prodotti di ''D&D'' continuarono comunque a portare il logo della TSR fino al 2000, dopo l'acquisizione della Wizard of the Coast da parte della Hasbro. Tra il 1997 e il 1998 le linee editoriali legate ad ''AD&D'' furono ridotte ai soli ''Forgotten Realms'' e ''Dragonlance'', ma prima della pubblicazione della terza edizione la Wizards of the Coast pubblicò numerosi moduli che rinnovavano o ristampavano moduli del passato — ''Against The Giants: The Liberation of Geoff'' (1999), ''Dragonlance Classics 15th Anniversary Edition'' (1999), ''Ravenloft'' (1999), ''Return to the Keep on the Borderlands'' (1999), ''Return to White Plume Mountain'' (1999), ''TSR Silver Anniversary Collector’s Edition'' (1999), ''Slavers'' (2000) e ''Return to the Temple of Elemental Evil'' (2000) — e venne pubblicato il ''Dragon Magazine Archive'' una raccolta digitale dei primi 250 numeri di ''Dragon'' === Dungeons & Dragons 3rd Edition === Dopo tre anni di sviluppo la Wizards of the Coast pubblicò nel 2000 ''Dungeons & Dragons 3rd Edition'' (in genere abbreviata come ''D&D3E'' o ''3E''). Scritto da (a cura di) Monte Cook, Jonathan Tweet e Skip Williams, questa nuova edizione riportò le linee ''Basic'' e ''Advanced'' insieme in un unico regolamento, il termine "Advanced", non essendo più in commercio da diversi anni la versione "base", e il concetto di "terza edizione" va così ad indicare sia la 3ª edizione di ''AD&D'', sia, viste le sensibili variazioni nelle regole, quella che si può definire una terza reincarnazione del gioco (''Dungeons & Dragons'', ''Advanced Dungeons & Dragons'' e ''Dungeons & Dragons 3rd Edition''). All'epoca fu la più grande revisione mai fatta finora delle regole di ''D&D'', che servì anche come base per il regolamento di gioco di ruolo multigenere ''d20 System''. Le regole della terza edizione furono progettate per essere internamente consistenti e meno restrittive delle precedenti edizioni del gioco permettendo una maggiore flessibilità ai giocatori nel creare il personaggio che volevano interpretare. Furono introdotte abilità e talenti per incoraggiare la personalizzazione dei personaggi. Le nuove regole standardizzarono anche la risoluzione delle azioni e il combattimento. L'introduzione del ''d20 system'' rese possibile ad altre case editrici la pubblicazione di materiale compatibile con ''Dungeons & Dragons'' senza il bisogno di sviluppare regole proprie e soprattutto senza il bisogno di approvazione da parte della Wizards of the Coast. Il ''d20 system'' è una versione open source delle regole base di ''D&D'' rese disponibili con la licenza Open Gaming License. Ciò facilitò la vendita dei prodotti compatibili con ''D&D'' unificandoli in una licenza commerciale facilmente riconoscibile. Molti altri editori, come la White Wolf (sotto l'etichetta ''Sword & Sorcery Studios''), Alderac Entertainment Group, Mongoose Publishing e Malhavoc Press, pubblicarono prodotti per il ''d20 system''. Nel 2002 la Wizards of the Coast cercò, tramite concorso, un'ambientazione da affiancare a ''Greyhawk'' e ''Forgotten Realms'' (le uniche due ancora direttamente supportate). Tra più di concorrenti vinse ''Eberron'' di Keith Baker che fu pubblicata nel 2004 con il manuale ''Eberron Campaign Setting''. Nel 2003, fu pubblicata una revisione delle regole, la ''Dungeons & Dragons v.3.5'', conosciuta anche come Revised 3rd Edition o ''D&D3.5''. Questa incorporava centinaia di cambiamenti minori alle regole e espandeva i manuali base. Sebbene sia stato un successo di vendite per la Wizards of the Coast l'edizione di ''D&D3.5'' fu un disastro per gli editori di materiale compatibile con il ''D20 System'', molti dei loro manuali divennero senza preavviso obsoleti e le risorse dei giocatori furono dirette all'acquisto dei nuovi manuali base. Alcuni editori come AEG e Fantasy Flight Games, abbandonarono la pubblicazione di giochi di ruolo, altri come Mongoose Publishing passarono alla pubblicazione di manuali usando la Open Gaming License, ma non il ''d20 System''. === Dungeons & Dragons 4th Edition === Lo sviluppo di ''Dungeons & Dragons'' 4th Edition cominciò all'inizio del 2005 con lo scopo dichiarato di rendere il gioco più rapido, intuitivo e divertente. Il team di sviluppo iniziale fu composto da Rob Heinsoo, Andy Collins e James Wyatt, con la collaborazione di molti altri. La nuova edizione venne annunciata pubblicamente alla ''Gen Con'' del 2007. Un'avventura introduttiva, ''H1: Keep on the Shadowfield'' fu pubblicata nel maggio 2008 e i tre manuali base furono pubblicati il 26 giugno 2008. La nuova edizione ristrutturò le classi dei personaggi, basando ognuna sull'uso di una fonte di potere specifica: ''arcano'' per maghi, warlock, bardi e maghispada, ''divino'' per paladini, chierici, vendicatori e invocatori, ''primevo'' per sciamani, barbari e guardiani, ''marziale'' per ladri, ranger, guerrieri e condottieri, ''psionico'' per monaci e psion. Il potere fornisce un certo numero di abilità, utilizzabili a volontà oppure con limiti per incontro o per giorno, e permette di assegnare ad ogni classe un ruolo, come ''difensore'' (guerriero in prima linea), ''controllore'' (capace di attaccare più avversari contemporaneamente) o ''leader'' (in grado di supportare l'azione degli altri membri del gruppo). La pubblicazione di materiale compatibile con ''D&D'' fu permessa con la ''Game System License'' (GSL), molto più restrittiva rispetto alla precedente ''Open Gaming License''. Alcuni editori terzi, come la Kenzer & Company o la Goodman Games, decisero di pubblicare materiale compatibile con la quarta edizione, senza però utilizzare la licenza GSL. Nel 2009 la GSL fu rivista e alleggerita in alcuni punti, ma gli unici editori di terze parti ancora interessati furono nuove case editrici che pubblicavano solo documenti in formato PDF. Successivamente alla pubblicazione della quarta edizione il piano editoriale della Wizards of the Coast si indirizzò sul pubblicare ogni anno tre manuali di regole e tre di ambientazione, ripartiti in uno per i giocatori, uno per i master e uno per le avventure. Nel 2008 fu pubblicata la nuova versione dei ''Forgotten Realms'', adattata con esiti disastrosi al concetto del ''points of lights'' della nuova edizione. Nel 2009 furono pubblicati tre nuovi manuali base, il ''Player's Handbook 2'', ''Dungeon Master's Guide 2'' e il ''Monster Manual 2'', e altri tre manuali di ambientazione per ''Eberron''. Nel 2010 furono pubblicati il ''Player's Handbook 3'' e il ''Monster Manual 3'' (la pubblicazione del ''Dungeon Master's Guide 3'' venne cancellata) e i manuali di ambientazione per ''Dark Sun''. === Dungeons & Dragons 5th Edition (D&D Next) === Il 9 gennaio 2012 la Wizards of the Coast annunciò che stava iniziando a preparare una quinta edizione del gioco. Il playtest pubblico iniziò il 24 maggio 2012. Mike Mearls alla ''Gen Con'' del 2012 affermò che la casa produttrice aveva ricevuto dei feedback da oltre 75.000 giocatori ma per completare lo sviluppo sarebbero occorsi due anni. Il materiale così distribuito, fino a giugno 2014, prese il nome di ''D&D Next''. La pubblicazione della quinta edizione è avvenuta in coincidenza con il 40º anniversario di ''D&D'', durante l'estate del 2014, con la pubblicazione di un set introduttivo (il ''D&D Starter Set'') e di una copia delle regole base scaricabile gratuitamente, seguita il mese successivo dalla pubblicazione del nuovo ''Player's Handbook''. Nel corso dell'autunno, invece, sono andati in stampa i successivi manuali e le prime avventure ufficiali. Con queste uscite, il nome della linea è cambiato, chiamandosi ora ''Dungeons & Dragons'' senza fare alcun riferimento all'edizione progressiva. La quinta edizione apporta numerosi cambiamenti che alleggeriscono le regole e le meccaniche del gioco, rendendolo più semplice ed equilibrato. I numeri in generale sono stati ridotti e limitati nei loro massimali, così come le differenze di valori tra i livelli più bassi e quelli più alti, riducendo il divario di potenza che si era creato, e rendendo le sfide interessanti a qualunque livello. Per i tiri salvezza, i tre bonus ''Riflessi'', ''Tempra'' e ''Volontà'' sono stati sostituiti dai sei modificatori di caratteristica. Sono stati introdotti i ''bonus di competenza'' e le meccaniche di ''vantaggio'' e ''svantaggio'' al tiro, che sostituiscono la quasi totalità dei bonus e malus numerici che prima si sommavano algebricamente e di cui bisognava tenere costantemente traccia. Queste ed altre semplificazioni, una fra tante quella al meccanismo della lotta, hanno reso il combattimento più scorrevole. È stata incoraggiata una maggiore interpretazione del ruolo mediante l'aggiunta di ''background'' più completi, di ''sottorazze'' più caratterizzate, e del bonus di ''ispirazione''. Il potere degli incantatori, prima superiori alle altre classi, è stato bilanciato soprattutto ai livelli alti, ritoccando il meccanismo di concentrazione, il numero degli slot incantesimo, la difficoltà nell'agire in determinate situazioni, il sistema di preparazione degli incantesimi e l'opzione di lancio rituale di alcuni di essi. Anche la meccanica del turno, ora composta da movimento, interazione, azione, azione bonus e reazione, è stata semplificata e resa più libera. Raggiunta ogni fase di aumento dei punteggi di caratteristica (come prima, ogni 4 livelli) è ora possibile distribuire 2 punti invece che 1, oppure scegliere un talento. I talenti sono ora più completi e appetibili, contenendo essi non più una capacità isolata, ma piuttosto un set di esse coerente fra loro. Le classi sono state ampliate con percorsi di specializzazione più utili a livello pratico, e la costruzione del personaggio è stata modificata in modo da renderla più equa, senza più punire l'inesperienza e anzi riducendo il ''powerplay'' che sfruttava combinazioni prima più efficaci di altre. Le classi di prestigio sono state sostituite dagli ''archetipi'' specifici per ogni classe. I mostri sono stati arricchiti con le ''azioni leggendarie'' e le ''azioni della tana'', che li valorizzano rispettivamente contro personaggi di livello alto e nei loro habitat naturali, con capacità aggiuntive come la ''resistenza leggendaria'' e le ''reazioni'', ed è stato semplificato il meccanismo della ricarica delle azioni limitate. Sono state rese più fluide le meccaniche della morte e dei riposi, e sono state introdotte aggiunte tematiche agli oggetti magici e alle possibilità di recupero durante i riposi brevi. === Edizioni italiane === Nel 1985 l'Editrice Giochi pubblicò la traduzione italiana (a cura di Giovanni Ingellis) della 4ª edizione di ''Dungeons & Dragons Basic Set'' di Frank Mentzer. Successivamente pubblicò la traduzione dell''Expert'', del ''Companion'' e del ''Master'' e altre scatole (ad eccezione della ''Immortals''), della 5ª edizione e di diversi moduli di avventura e di ambientazione, sia per la 4ª che per la 5ª edizione. Nel 1994 la Ripa di Milano pubblicò la prima traduzione ufficiale in italiano dei tre manuali base della 2ª edizione di ''Advanced Dungeons & Dragons''. Questa edizione è tuttavia afflitta da numerosi refusi ed errori di traduzione. Una nuova traduzione più corretta della seconda edizione fu pubblicata dalla 25 Edition nel 1997. Sempre la 25 Edition pubblicò nel 2000 la traduzione italiana di ''Dungeons & Dragon 3.0'' e nel 2004 la traduzione dell'edizione 3.5. Nel 2008 pubblicò la traduzione della Quarta edizione, che nonostante un buon successo iniziale di vendite, risentì fortemente della resistenza al cambio dei giocatori della Terza edizione e del successo commerciale di ''Pathfinder gioco di ruolo''. Nel 2017 Asmodee Italia pubblica i manuali della quinta edizione di D&D tradotti in italiano: il Manuale del Giocatore, il Manuale del Master e il Manuale dei Mostri. Successivamente, lo stesso editore pubblica la versione italiana dello ''Starter Set'' e di altri manuali di avventure. A partire da un'edizione francese nel 1982, ''Dungeons & Dragons'' è stato tradotto in molte lingue oltre all'originale inglese. Nel 2004 i consumatori avevano speso più di un miliardo di dollari per prodotti legati a ''Dungeons & Dragons'' e il gioco e si stimavano più di 20 milioni di giocatori. Fino a sei milioni di persone hanno giocato il gioco nel 2007. Le varie edizioni hanno vinto molti Origins Award, tra cui l'"All Time Best Roleplaying Rules" del 1977, "Best Roleplaying Rules" del 1989 e "Best Roleplaying Game" del 2000 per le tre edizioni principali del gioco. Sia ''Dungeons & Dragons'' che ''Advanced Dungeons & Dragons'' sono stati inseriti nella Origins Hall of Fame Games. La rivista indipendente ''Games'' ha inserito ''Dungeons & Dragons'' nella sua lista ''Games 100'' dal 1980 fino al 1983, mettendolo poi nella Hall of Fame nel 1984. Sebbene molti degli ingredienti alla base di ''D&D'' fossero concetti già sviluppati (interpretazione di personaggi, rievocazione storica e teatro improvvisato), così come le simulazioni di mondi e le ambientazioni fantasy per wargame (ad esempio, ''White Bear and Red Moon'' o ''Tekumel''), le successive evoluzioni dei giochi di ruolo sono partite dalla creazione originale di Gygax e Arneson: ''D&D'' fu infatti il primo gioco di ruolo moderno, e stabilì molte delle convenzioni che hanno dominato il genere, in particolare l'uso dei dadi come meccanica di gioco, l'uso di schede personaggio, l'uso di statistiche numeriche, meccaniche di gioco incentrate sul combattimento e sviluppo della storia deciso dal master.. Dopo pochi mesi dall'esordio, altri autori ed editori cominciarono a pubblicare propri giochi di ruolo, la maggior parte dei quali di genere fantasy ispirati all'originale come ''Tunnels & Trolls'' (1975), ''Empire of the Petal Throne'' (1975) e ''Chivalry and Sorcery'' (1976). Sulla spinta del successo si sarebbe arrivati alla pubblicazione da parte di vari editori di altri giochi di ruolo di fantascienza, come ''Traveller'' (1977), e fantasy, come ''RuneQuest'' (1978) e di successivi regolamenti come ''Il richiamo di Cthulhu'' (1981, basato sulla cosmologia creata da H. P. Lovecraft), ''Champions'' (1982), ''GURPS'' (1986), Guerre stellari - Il gioco di ruolo (1987, ispirato a Guerre stellari) e ''Vampiri: la masquerade'' (1991). Con il lancio della 3ª edizione di ''D&D'', la Wizards rese disponibile il d20 System sotto la Open Gaming License (OGL). Grazie a questa licenza gli autori sono liberi di usare il ''d20 system'' per scrivere i propri giochi e supplementi di gioco. ''D&D'' è citato anche nel mondo della musica. Il ritornello della canzone Ancient Dreams dell'omonimo album dei Candlemass recita: ''"Great kings and tyrants, elflords and unicorns, devils and demons, dungeons and dragons"''. La copertina dell'album Det som engang var del musicista norvegese Burzum è tratta da un modulo del gioco chiamato ''Il tempio del male elementale.'' ''Dungeons & Dragons'' viene più volte citato nella sit-com ''The Big Bang Theory'': in ben cinque episodi viene giocato dai protagonisti, mentre in altri tre episodi viene solo menzionato. Nell'episodio ''Il vortice del D&D'', l'ultimo in cui si gioca a ''D&D'', al tavolo sono presenti cinque guest star: William Shatner (James T. Kirk in ''Star Trek''), Wil Wheaton (Wesley Crusher in ''Star Trek: The Next Generation''), Joe Manganiello, Kareem Abdul-Jabbar e Kevin Smith. Pendleton Ward si è ispirato all'ambientazione di ''D&D'' per realizzare alcuni personaggi della sua serie a cartoni Adventure Time, come ad esempio il Lich. ''Dungeons & Dragons'' è citato a più riprese in Player One di Ernest Cline. In particolare una delle avventure più famose del gioco, ''Tomb of Horrors'', scritta da Gary Gygax, costituisce l'ambientazione di una delle prove che gli utenti del mondo virtuale creato da James Halliday devono superare per ottenere il premio finale. ''D&D'', e in particolare la creatura Demogorgone contenuta nel ''Manuale dei Mostri'', è un riferimento ricorrente nella serie televisiva ''Stranger Things'', al punto da portare la Wizards of the Coast a pubblicare nel 2019 uno schermo del master e uno Starter Set aventi come tema la suddetta serie. Il gioco viene citato più volte nella saga di romanzi ''Shadowhunters'' di Cassandra Clare: uno dei personaggi, Simon Lewis, è un grande appassionato di ''D&D'' e ne parla spesso durante le sue vicende. Normalmente ''Dungeons & Dragons'' è giocato seduti intorno a un tavolo. Ogni giocatore generalmente interpreta un singolo personaggio, detto personaggio giocante (PG), che rappresenta il protagonista di un'avventura, insieme ai personaggi degli altri giocatori, in un'ambientazione fittizia di genere fantasy, sotto la guida di un giocatore detto dungeon master (DM) che descrive le situazioni in cui si trovano i personaggi. Nel corso del gioco ogni giocatore dirige le azioni del suo personaggio e le sue interazioni con gli altri personaggi, descrivendone verbalmente le decisioni e risolvendo la riuscita o l'insuccesso delle loro azioni mediante il lancio di dadi. L'insieme dei personaggi è descritto come un gruppo o ''party'' di avventurieri, in cui ad ogni membro viene assegnato una propria area speciale di competenza che contribuisce al successo dell'intero gruppo. Il gioco spesso prosegue in una serie di incontri che completano una singola avventura, a loro volta una serie di avventure correlate costituisce una campagna. I risultati delle scelte dei personaggi e della storia globale del gioco sono determinati dal dungeon master, secondo le regole del gioco. Il DM sceglie e descrive i vari personaggi non giocanti (PNG) che il gruppo incontra, l'ambiente con il quale interagiscono e i risultati di questi incontri secondo le scelte e le azioni dei giocatori. Gli incontri spesso prendono la forma di combattimenti contro 'mostri' — un termine generico usato in ''D&D'' per riferirsi a esseri potenzialmente ostili come animali, aberrazioni magiche o creature mitiche. Le regole del gioco trattano vari soggetti come l'interazione sociale, l'uso della magia, il combattimento e gli effetti dell'ambiente sui personaggi, aiutando il DM a prendere decisioni. Il DM può scegliere di deviare dalle regole pubblicate o crearne di nuove se lo ritiene necessario. I soli oggetti necessari per giocare sono i manuali di regole, una scheda personaggio per ogni giocatore e diversi dadi. L'edizione corrente assume anche l'uso di miniature o segnalini su una mappa quadrettata per gestire i combattimenti, ma non è un obbligo. Numerosi accessori opzionali sono disponibili per migliorare il gioco, come manuali aggiuntivi, avventure pronte e varie ambientazioni. === Meccaniche di gioco === ==== Creazione del personaggio ==== Prima dell'inizio del gioco ogni giocatore crea il suo personaggio e ne registra i dettagli su una scheda del personaggio. Prima di tutto il giocatore determina il punteggio delle caratteristiche del personaggio. Queste consistono di forza, costituzione, destrezza, intelligenza, saggezza e carisma. Il loro valore determina le potenzialità del personaggio in gioco, la sua efficacia nel compiere azioni, nel resistere ad effetti negativi e le classi di personaggio a cui può accedere. Nel regolamento originale il valore di ogni abilità è calcolato sommando il totale di tre dadi a sei facce nell'ordine in cui sono lanciati. Successivamente sono state sviluppate diverse varianti. Nella quarta edizione i metodi proposti sono di assegnarli da una lista di valori pregenerata, di "comprarli" spendendo un certo numero di punti (maggiore il valore desiderato maggiore il costo) o di generarli tirando per sei volte quattro dadi a sei facce e sommando ad ogni tiro il valore dei tre dadi più alti, i valori così ottenuti sono assegnati alle caratteristiche secondo la preferenza del giocatore) Il giocatore sceglie quindi una razza (come umano o elfo), una classe (come guerriero o mago), un allineamento (una sintesi della sua morale ed etica) e diversi poteri, abilità o talenti che migliorano le sue capacità base. Il personaggio è di solito sviluppato e personalizzato creando il suo background. ==== Svolgimento del gioco ==== Durante il gioco ogni giocatore descrive le azioni del suo personaggio, come tirare un pugno ad un avversario, scassinare una serratura o parlare con un Personaggio non giocante gestito dal dungeon master, che a sua volta descrive il risultato delle azioni dei giocatori e le reazioni dei personaggi non giocanti. In genere azioni banali come raccogliere una lettera o aprire una porta non chiusa a chiave riescono automaticamente ma il risultato di azioni più complesse o rischiose è generalmente determinato tirando dei dadi. I fattori che contribuiscono al successo dell'azione comprendono il valore delle caratteristiche del personaggio, le abilità che possiede e la difficoltà dell'azione tentata. Nelle circostanze in cui il personaggio non ha il controllo di un evento, come quando scatta una trappola o un effetto magico o quando è il soggetto di un attacco magico o inusuale, può tentare un tiro salvezza per determinare il valore del danno o degli effetti subiti. In questo caso le probabilità di successo sono influenzate dalla classe, livello e (a partire dalla terza edizione) dal valore delle caratteristiche. Con il progredire del gioco ogni personaggio cambia e in genere aumenta le sue capacità, ottiene ricchezze e può anche cambiare il suo allineamento o aggiungere nuove classi personaggio. Il modo principale per l'avanzamento del personaggio è l'ottenimento di punti esperienza (XP/EXP), che generalmente si ottengono sconfiggendo un nemico o completando un compito difficile. Ottenere punti esperienza a sufficienza permette a un personaggio di salire di livello ottenendo nuovi poteri, capacità o abilità della sua classe. Fino alla terza edizione i punti esperienza potevano anche essere persi in alcune circostanze, per esempio durante uno scontro con una creatura che succhia la forza vitale o usando certi poteri magici che richiedono di pagare un costo in punti esperienza. I punti ferita sono una misura della vitalità e salute del personaggio e sono determinati dalla classe, livello e costituzione del personaggio. Possono essere temporaneamente persi quando un personaggio sostiene ferite in combattimento o viene ferito in altro modo e la loro perdita è il modo più comune per un personaggio di morire nel gioco. La morte può anche essere causata dalla riduzione a zero dei punti abilità e dei livelli del personaggio. Quando un personaggio muore è spesso possibile che sia fatto risorgere con l'uso della magia, sebbene questo imponga alcune penalità. Se la resurrezione non è possibile il giocatore può creare un nuovo personaggio per proseguire il gioco. === Manuali di gioco === I manuali di ''D&D Basic Set'' sono suddivisi secondo la crescita di potere dei personaggi e pubblicati (ad eccezione dell''Immortal'') in una scatola che conteneva un manuale dedicato ai giocatori ed uno dedicato al dungeon master (all'interno di quest'ultimo comparivano anche le descrizioni e statistiche dei mostri). * ''Basic Set'' (''Regole Base: Set 1''): la "scatola rossa", con le regole base per personaggi dal 1º al 3º livello. * ''Expert Set'' (''Regole Expert: Set 2''): regole per i personaggi dal 4º al 14º livello, introduce le regole per le avventure all'aperto (scatola blu). * ''Companion Set'' (''Regole Companion: Set 3''): regole per i personaggi dal 15º al 25º livello; introduce regole che permettono ai giocatori di gestire possedimenti, costruire roccaforti e utilizzare eserciti (scatola verde). * ''Master Set'' (''Regole Master: Set 4''): regole per i personaggi dal 26º al 36º livello; introduce regole che permettono ai personaggi di raggiungere l'immortalità (scatola nera). * ''Immortals Set'': descrive in dettaglio l'ascesa dei personaggi allo status di semidei, i loro nuovi poteri e sviluppa alcune idee sulle possibili avventure che il master può proporre ad un gruppo di personaggi dai poteri divini o quasi (scatola oro). Le regole di ''Advanced Dungeons & Dragons'' sono suddivise in tre manuali base rilegati dalla copertina rigida: ''Player's Handbook'' (o ''Manuale del Giocatore''), con le regole per creare personaggi, parte delle regole di combattimento e l'elenco degli incantesimi, ''Dungeon Master's Guide'' (o ''Guida del Dungeon Master''), con un approfondimento delle regole di combattimento, elenchi di oggetti magici benefici e maledetti, suggerimenti su come impostare una campagna, creare un'ambientazione, assegnare punti esperienza, ecc..., e ''Monster Manual'' (o ''Manuale dei Mostri''), elenco e descrizione delle creature mostruose che i personaggi possono incontrare). Questa suddivisione, cominciata fin dalla versione originale di ''D&D'', è stata in seguito mantenuta per tutte le successive edizioni. La popolarità dei primi tre manuali di ''AD&D'' incoraggiò la TSR a pubblicare nuovi volumi: per l'epoca dell'uscita della 2ª erano stati pubblicati oltre una dozzina di manuali rilegati che dettagliavano divinità (''Deities & Demigods'' 1980), nuovi manuali di mostri (''Fiend Folio'' 1981, ''Monster Manual II'' 1983), nuove regole (''Unearthed Arcana'' 1985, ''Dungeoneer's Survival Guide'' 1986, ''Wilderness Survival Guide'' 1986, Manuale dei Piani 1987) e ambientazioni (''Oriental Adventures'' 1985, ''Dragonlance Adventures'' 1987, ''Greyhawk Adventures'' 1988). La seconda edizione espanse il numero di manuali di gioco aggiuntivi, soprattutto attraverso le serie ''Complete Handbook...'' o ''Complete Book of...'', manuali dedicati a specifiche razze o classi di personaggi. Diversi altri archetipi come il barbaro o concetti specifici di particolari campagne, come il gladiatore di ''Dark Sun'' godettero di un proprio manuale. Questi manuali introdussero il concetto di "kit", essenzialmente versioni specializzate di una classe di personaggi. L'edizione 3.0 etichettò chiaramente i ''Player's Handbook'', ''Dungeon Master's Guide'' e ''Monster Manual'' come i 3 manuali base. Questa edizione fornì regole consistenti e costanti per diversi tipi di mostri, effetti (invisibilità, fatica, ecc.) ed incantesimi (i cui effetti erano sempre stati la fonte di vividi dibattiti tra i giocatori). Ancora più significativo fu la disponibilità di queste regole come open source, nella forma di un ''System Reference Document'' che poteva essere usato da altri editori per creare i loro propri prodotti compatibili con ''D&D 3.0''. === Moduli di avventura === Fin dall'inizio la TSR produsse numerosi "moduli". Questi sono avventure pronte per essere giocate, contenenti un'introduzione alla situazione in cui si trovano i giocatori, mappe dei luoghi, descrizioni degli avversari, probabile sviluppo degli eventi ed uno o più obiettivi da conseguire. Molti dei moduli prodotti dalla TSR erano identificati da un codice consistente in una lettera e un numero; i moduli con la stessa lettera erano generalmente correlati. Per esempio, Z1 poteva essere un prologo a Z2, oppure potevano entrambi contenere lo stesso tipo di avversario. Sebbene correlati la maggior parte dei moduli potevano essere utilizzati singolarmente. === Ambientazioni === Tracy Hickman, uno dei creatori dell'ambientazione ''Dragonlance'' e, insieme alla moglie Laura, autore del modulo di gioco da cui verrà poi sviluppata l'ambientazione Ravenloft Nel corso degli anni ''Dungeons & Dragons'' è stato supportato da numerose ambientazioni, sia pubblicate dagli editori ufficiali, la TSR prima e la Wizards of the Coast dopo, sia pubblicate da altri editori su licenza. Alcune sono ambientazioni spada e stregoneria standard, mentre altre aggiungono temi orientali, dall'America Centrale, di cappa e spada e anche di viaggi nello spazio. Le più antiche ambientazioni per ''Dungeons & Dragons'', sono ''Blackmoor'' di Dave Arneson e ''Greyhawk'' di Gary Gygax, entrambe iniziate nei primi anni settanta. Poiché inizialmente la TSR era convinta che ogni master avrebbe sviluppato una propria ambientazione autonoma in questa fase non era interessata a produrre supplementi legati ad ambientazioni particolari, e concesse quindi alla Judges Guild di pubblicare avventure ufficiali per ''Dungeons & Dragons''. Dal corpo di queste avventure nacque la ''Wilderlands of High Fantasy'', di fatto la prima campagna per un gioco di ruolo a essere ufficialmente supportata. ''Greyhawk'', la campagna masterata da Gary Gygax fin dal 1972, venne data alle stampe solo nel 1980 in forma di una mappa (''World of Greyhawk'', 1980), seguita da alcune avventure, la cui pubblicazione venne interrotta quando il game designer lasciò la TSR.. ''Mystara'', l'ambientazione ufficiale del ''Dungeons & Dragons'' classico, si evolse invece a partire dai moduli della serie B e X, alla fine degli anni ottanta espansi con una serie manuali d'ambientazione (la serie di ''Gazeeter'' iniziati con ''GAZ1: The Grand Duchy of Karameikos''. Particolarmente importanti per ''Advanced Dungeons & Dragons'' furono ''Dragonlance'' (principalmente di Tracy Hickman e Margaret Weis), lanciata nei primi anni ottanta e accompagnata da una linea di romanzi di successo, ed i ''Forgotten Realms'' di Ed Greenwood, pubblicati a partire dalla fine degli anni ottanta (''Forgotten Realms Campaign Settings'', 1987). A partire dal 1989 furono pubblicate nuove ambientazioni che si staccavano dal fantasy classico, come ''Spelljammer'' (Jeff Grubb, 1989), ''Ravenloft: Realm of Terror'' (Bruce Nesmith, 1990), ''Dark Sun Campaign Setting'' (1990), ''Al-Qadim'' (Jeff Grubb, 1992) e ''Planescape'' (Zeb Cook, 1993). Nel caso della quarta edizione di ''Dungeons & Dragons'' vi sono solo tre libri per ogni ambientazione: una guida alla campagna per il dungeon master, una guida per il giocatore e un'avventura pronta da giocare. Ulteriore supporto alle ambientazioni viene fornito mediante ''D&D Insider''. Al 2011 sono state pubblicate per la quarta edizione dei ''Forgotten Realms'', ''Eberron'' e ''Dark Sun''. Alcune ambientazioni non sono più supportate ufficialmente, né concesse in licenza, sebbene tutte abbiano ancora una base di fan attiva: sul sito dell'editore sono presenti da diversi anni i link ai fan-site ufficiali delle varie ambientazioni non più supportate direttamente. Un caso particolare sono le ''Living Campaigns'', in parte uno strumento di marketing e in parte un'ambientazione gestita da volontari, che permettono a persone di tutto il mondo di giocare in un universo condiviso. La RPGA Network sponsorizza numerose ''living campaigns'' ed organizza partite in convention, giornate di gioco ed altri raduni nel mondo. Alla data del 2005 la più grande è ''Living Greyhawk''. === Dadi === Set di dadi per ''Dungeons & Dragons''. Da sinistra a destra: d4, d6, d8, d12, d20, d10 (marcato con le unità da 0 a 9) e d% (marcato con le decine da 00, 10, 20 fino a 90) ''Dungeons & Dragons'' è noto per aver introdotto l'uso di dadi poliedrici per risolvere gli eventi del gioco e le azioni dei personaggi. Mentre la maggior parte dei giochi usava normalmente dadi a 6 facce, molti altri tipi di dadi sono usati più frequentemente in ''D&D''. La popolarità di ''D&D'' spinse i suoi concorrenti ad adottare l'uso di dadi a molte facce, sebbene questa tendenza si sia ormai invertita - e normalmente i regolamenti di giochi di ruolo cerchino di adottare l'uso di un unico tipo di dado (anche se non necessariamente quello classico a sei facce). I dadi normalmente usati in ''D&D'' sono a 4, 6, 8, 10, 12 e 20 facce (tutti eccetto il dado a 10 facce sono solidi platonici). Normalmente l'uso di un particolare tipo di dado viene indicato dal prefisso "d" seguito dal numero di facce del dado: "d4" è il lancio di un dado a 4 facce, "d6" il lancio di un dado a 6 facce, e così via. "d100" (detto "tiro percentuale") indica l'uso di due dadi a 10 facce per ottenere un risultato compreso tra 1 e 100 (un d10 viene letto come la cifra delle decine, l'altro come la cifra delle unità, inoltre un doppio 0 indica un 100); esiste un dado a 100 facce, ma il suo uso è in realtà poco pratico. Mentre nelle edizioni precedenti a ''DnD 3.0'' tutti i tipi di dado venivano usati abbastanza intensivamente ed in maniera poco consistente, il d20 System si basa principalmente sull'uso di un dado a 20 facce per gestire quasi tutte le regole di gioco, relegando gli altri dadi solo al tiro del danno causato da armi e/o incantesimi ed al tiro dei nuovi punti ferita al passaggio di livello. === Miniature === Partita di ''Dungeons and Dragons'' con miniature e scenari in plastica a supporto ''Dungeons & Dragons'' discende dai wargame tridimensionali che usano miniature per rappresentare i combattenti e la prima edizione di ''D&D'' del 1974 ne continuò l'uso in maniera simile al suo precursore diretto, ''Chainmail''. Ma già all'epoca della pubblicazione dell'edizione del 1977 i combattimenti erano in gran parte risolti verbalmente, sebbene alcuni giocatori continuassero a usarle come riferimento visuale. L'edizione 3.0 di ''Dungeons & Dragons'' (2000) è invece tornata decisamente a presupporre l'uso di miniature per visualizzare le situazioni di combattimento in gioco, un aspetto ulteriormente enfatizzato nella revisione 3.5 e nella quarta edizione. Negli anni ottanta diverse compagnie iniziarono la produzione di miniature specificatamente dedicate a ''Dungeons & Dragons'' e altri giochi di ruolo. Tra queste vi furono la Grenadier Miniatures (1980–1983), Citadel Miniatures (1984–1986), Ral Partha, e la TSR stessa. La maggior parte di queste miniature sono in scala 25 mm, con l'eccezione delle miniature Ral Partha in scala 15 mm per la prima edizione di ''Battlesystem''. Periodicamente, ''Dungeons & Dragons'' è ritornato alle sue radici di wargame pubblicando regole supplementari per wargame tridimensionale. Supplementi come ''Battlesystem'' (1985 e 1989) e una nuova edizione di ''Chainmail'' (2001) forniscono regole per gestire battaglie tra eserciti usando miniature. Nel 2003 la Wizards of the Coast ha pubblicato il ''Dungeons & Dragons Miniatures Game'' (2003) venduto in scatole contenenti miniature in plastica predipinte assortite in maniera casuale, che possono essere utilizzate sia per il gioco di ruolo che per un wargame tridimensionale specifico per le miniature. Sono stati pubblicati dodici differenti set di miniature più alcune miniature singole di draghi e mostri colossali. Nel 2008 la Wizards cessò di supportare il wargame tridimensionale e proseguì la pubblicazione delle miniature per i soli giocatori di ''D&D''. La linea fu chiusa definitivamente nel 2011. Nel febbraio 2014 la Wizards of the Coast e la WizKids hanno annunciato che quest'ultima pubblicherà una nuova linea di miniature per ''D&D''. Le miniature sono usate in diverse maniere; solitamente vengono piazzate su un foglio di acetato quadrettato, con muri ed altri ostacoli disegnati con pennarelli. Con il procedere dell'avventura vengono cancellate le vecchie aree e disegnate le nuove. Alcuni giocatori hanno costruito interi set di gioco in carta o cartoncino, altri utilizzano la "mappa del dungeon" e il "campo di battaglia", anch'essi quadrettati, forniti insieme al manuale del dungeon master, e personalizzabili grazie a elementi scenici di carta, riutilizzabili. Come per i dadi, molti giocatori si affezionano a certe miniature della loro collezione, passando ore a dipingerle accuratamente. Nonostante siano disponibili con facilità anche miniature già dipinte, la pittura di miniature è ancora popolare, costituendo un hobby di per sé. Un drago, il mostro iconico di ''Dungeons & Dragons'' === Romanzi === Molti romanzi e racconti originali — più di 100 — sono ambientati all'interno dei mondi di ''D&D'', soprattutto in ''Forgotten Realms'' e ''Dragonlance''. Fra il 2002 e il 2004 è stata pubblicata una serie di romanzi basati sui personaggi iconici creati per ''D&D 3.0''. Non tutti i romanzi hanno avuto un'edizione in lingua italiana (l'editore italiano di riferimento è Armenia Edizioni, anche se alcuni dei romanzi di particolare successo hanno avuto delle ristampe nella collana Oscar Mondadori). === Giochi da tavolo === Sono stati pubblicati molti giochi da tavolo con la licenza ''D&D'', tra questi ''DragonStrike'', che usa una forma semplificata di D&D e include una videocassetta promozionale con attori in costume che, aiutati dalla grafica computerizzata, interpretavano i personaggi ed i mostri del gioco da tavolo. La Mattel Electronics pubblicò un ''Dungeons & Dragons'' ibrido tra gioco elettronico e gioco da tavolo, per un giocatore o due giocatori in cooperazione. La scacchiera elettronica mostra labirinti sempre diversi tramite luci a LED e il giocatore muove sopra di essa delle pedine metalliche. === Giochi di carte collezionabili === La TSR ha pubblicato ''Spellfire'', un gioco di carte collezionabili ambientato negli scenari di ''Advanced Dungeons & Dragons''. === Fumetti === In Italia sono reperibili tre fumetti ambientati nel mondo ''D&D'' e ne trasmettono pienamente le trame e le atmosfere. Sono stati pubblicati dalla casa editrice Twenty Five Edition. I titoli degli albi sono i seguenti: * Dungeons & Dragons - ''L'ombra dei draghi'', 190 pagine, edizione italiana del 2005 * Dungeons & Dragons - ''Dove cadono le ombre'', 112 pagine, edizione italiana del 2006 * Dungeons & Dragons - ''Assalto a Porta Tempesta'', 96 pagine, edizione italiana del 2008 === Riviste === Varie riviste dedicate a supportare ''Dungeons & Dragons'' sono state create dalla TSR nel corso degli anni e successivamente chiuse; le due più longeve sono state, ''Dragon'' (articoli in generale, regole, ambientazioni, consigli per master, narrativa) e ''Dungeon'' (raccoglie moduli di avventura scritti dai lettori) sono state pubblicate in formato esclusivamente digitale da ottobre 2007 e chiuse nel dicembre 2013. Dall'aprile 2015 la Wizards of the Coast pubblica una rivista digitale chiamata ''Dragon+''. La Nexus Editrice ha pubblicato dall'aprile 2003 ad agosto 2007 la rivista ''Dragon & Dungeon'' che conteneva la traduzione di articoli di ''Dragon'' e di ''Dungeon''. === Cinema === * ''Dungeons & Dragons - Che il gioco abbia inizio'' (''Dungeons & Dragons'', 2000, di Courtney Solomon): una maga aiutata da due ladri deve recuperare uno scettro in grado di controllare i draghi per aiutare l'imperatrice Savina per riconquistare il suo trono. Il film venne recensito in maniera generalmente negativa. * ''Dungeons & Dragons 2: Wrath of the Dragon God'' di Gerry Lively, prodotto per la televisione e ambientato più di un secolo dopo le vicende del primo film, venne pubblicato nel 2005, ricevendo critiche migliori. * ''Dungeons & Dragons: The Book of Vile Darkness'' di Gerry Lively (2012), nuovo film per la televisione === Televisione === * ''Dungeons & Dragons'' (1983): serie televisiva animata basata su un gruppo di giovani e bambini trasportati in un reame basato su ''Dungeons & Dragons'' da un ottovolante magico; al loro arrivo viene data a ognuno una potente arma magica che devono usare per sopravvivere contro Tiamat e Venger; in ogni episodio sono assistiti da una creatura simile a uno gnomo chiamata Dungeon Master e da un baby unicorno chiamato Uni. * anime del 1998 basata sui resoconti di una campagna di ''Dungeons & Dragons'' di Ryō Mizuno. === DVD === * ''Scourge of Worlds'' (2003) lungometraggio di animazione: protagonisti sono i personaggi (Regdar, Mialee e Lidda) creati per l'edizione 3.0. È un film interattivo che, nei punti cruciali della storia, chiede allo spettatore quali azioni devono compiere gli eroi, permettendo così di creare centinaia di storie diverse. * ''Dragonlance: Dragons of Autumn Twilight'' (2008) un film di animazione basato sull'ambientazione di ''Dragonlance''. * ''The Gamers: Dorkness Rising'' (2008) è incentrato su un'avventura di D&D e sul gruppo di giocatori che la sta affrontando. Il film alterna mondo reale e avventura, sottolinea vari luoghi comuni dei giochi di ruolo e ironizza su comportamenti tipici dei giocatori. Il film fa esplicitamente riferimento a ''Dungeons & Dragons'', anche se con una certa dose d'inventiva per quanto riguarda incantesimi e talenti dei personaggi; il precedente ''The Gamers'', della stessa casa di produzione e regista, pur molto simile, non è riferibile a un preciso gioco di ruolo in quanto mischia caratteristiche e elementi molto vari. === Videogiochi === Sono stati pubblicati molti videogiochi sotto la licenza di ''D&D'' e ''AD&D''. La maggior parte, ma non tutti, sono giochi di ruolo al computer che usano regole derivate da una qualche versione di ''D&D''. I giochi per console correlati a ''D&D'' tendono a focalizzarsi direttamente sull'azione piuttosto che sullo sviluppo degli attributi o personalità dei personaggi. La maggior parte dei videogiochi per console è basata su trame lineari e strutturate che coinvolgono protagonisti pregenerati. Alla data di ottobre 2004 cinquantatré giochi di ruolo per computer e due arcade sono stati pubblicati e venduti sotto l'etichetta ''D&D''. Quasi la metà di questi giochi sono stati sviluppati dalla SSI e molti di questi sono stati pubblicati nella collana "Gold Box". Nei videogiochi le regole di ''D&D'' sono generalmente modificate per adattarsi all'uso del computer. Secondo alcuni giocatori le versioni al computer sono completamente diverse da quelle "carta e penna" e non dovrebbero essere raggruppate insieme. Fra i videogiochi di ruolo, la serie ''Neverwinter Nights'' e ''Dragonshard'', pubblicato dalla Eberron Media nel 2005. La Turbine ha pubblicato nel 2006 ''Dungeons & Dragons Online'', basato sull'ambientazione Eberron, che ha avuto un successo limitato a causa dell'enorme differenza rispetto al gioco cartaceo. Anche per i dispositivi portatili, come per esempio il Game Boy, sono stati pubblicati videogiochi ispirati a ''D&D''. Alla data del 2004 sono disponibili quattro titoli. Una versione di ''Neverwinter Nights'' (2002) è stata convertita per i telefoni cellulari. Questa versione, pubblicata nel 2004 viene definita ''Neverwinter Nights: Mobile''. Altri videogiochi ispirati al gioco sono ''Baldur's Gate,'' ''Planescape: Torment'' e ''Sword Coast Legends.'' Il primo (MMORPG) ispirato alla serie porta il nome di Neverwinter come l'omonima città del gioco. * Il successo commerciale del gioco causò, a partire dal 1979, una disputa legale tra Arneson e Gygax, riguardo alle royalties, in particolare quelle per ''AD&D'', per le quali la TSR non aveva dato alcun diritto ad Arneson. Queste cause si conclusero con un accordo extragiudiziale nel 1981. * Vi sono state le accuse di connessioni a culti satanici e istigazione al suicidio. Queste accuse furono rese popolari da un romanzo intitolato ''Mazes and Monsters'' di Rona Jaffe. Dal libro fu tratto un film televisivo in cui Tom Hanks interpretava il ruolo principale di un collegiale mentalmente instabile vittima di episodi psicotici che si perdeva nel mondo del gioco, ma le accuse del libro e del film erano basate su false informazioni: un investigatore si era convinto che il giovane Dallas Egbert si fosse ucciso, mentre in realtà aveva semplicemente abbandonato il college per motivi che nulla avevano a che vedere con ''D&D''. * La Chick Publications, editrice di opuscoli evangelici omofobi e critici verso musulmani e cattolici, pubblicò un fumetto intitolato ''Dark Dungeons'' ("sotterranei oscuri") riguardo a una ragazza che si faceva coinvolgere dalla stregoneria attraverso un gioco di ruolo e lanciava un incantesimo sul padre per farsi comprare libri e miniature; in seguito al suicidio di un suo amico, disperato per la morte del suo personaggio, ritrovava la fede, rinnegava ''D&D'' e bruciava i suoi manuali di gioco. Negli Stati Uniti ''Dark Dungeons'' è frequente oggetto di humour fra i giocatori di ruolo, per i quali possedere una copia del libello è addirittura motivo di vanto. Negli anni sono state prodotte numerose parodie del fumetto, tra le più note ''Dork Dungeons''. * Queste rappresentazioni negative dei giocatori di ruolo forse hanno origine da una iniziale incapacità, da parte degli osservatori esterni, di distinguere tra la realtà e il coinvolgimento interpretativo durante le sessioni di gioco. Gli errori di giudizio sono stati il principale pregiudizio che, per anni, i giocatori di ruolo hanno dovuto affrontare. Alcuni individui religiosi considerano il gioco di ruolo immorale o irreligioso per varie ragioni, le più comuni delle quali sono la citazione della magia, di divinità di fantasia o riprese da antichi miti, l'utilizzo della violenza e l'uso di poteri sovrannaturali; tutti questi elementi che esistono nel gioco non vengono comunque confusi con la realtà. Queste accuse sono continuate ben oltre gli anni ottanta fin negli anni novanta. Molti studi che le hanno esaminate hanno generalmente concluso che D&D non pare incoraggiare i suicidi. Per esempio gli studi condotti da Michael Stackpole mostrano che le percentuali di suicidio fra i giocatori di ruolo sono in realtà inferiori a quelle dei non giocatori. * In Italia il suicidio di un giovane studente di Spinea il 25 maggio 1996 venne, dall'avvocato Luciano Faraon, fatto risalire alla passione per i giochi di ruolo e si ebbe un'ondata di articoli di giornale e di servizi televisivi che avvaloravano la sua tesi (spesso facendo confusione, ad esempio citando il gioco di carte collezionabili ''Magic: l'Adunanza'' come gioco di ruolo). Alla conclusione delle indagini, tre anni più tardi, il Pubblico Ministero veneziano Carlo Nordio affermò: «Incolpare i giochi di ruolo sarebbe ingiusto: è come dare la colpa alla nebbia se si ha un incidente mentre si corre in macchina». * La Swedish National Board for Youth Affairs ha pubblicato un rapporto sul ''Roleplaying as a Hobby'' ("gioco di ruolo come hobby") Questo rapporto descrive il gioco di ruolo come un hobby stimolante che promuove la creatività. * Le controversie legate al coinvolgimento d'influenze occulte su ''DnD'' spinsero la TSR a rimuovere i riferimenti espliciti ai demoni, diavoli e ad altre creature immaginarie comunemente associate con la stregoneria dalla seconda edizione di ''AD&D''. I giocatori se ne lamentarono e la ridicolizzarono, vedendola come un passo verso la correttezza politica da parte dell'editore. I personaggi riacquistarono i loro nomi originari con l'edizione 3.0 di ''D&D''. Alcuni prodotti della terza edizione sono entrati in ancor maggior dettaglio sulle attività dei demoni, diavoli e dei loro adoratori (ovviamente tutti relativi alle ambientazioni di gioco) di quanto non abbiano fatto le edizioni precedenti (come per esempio il ''Book of Vile Darkness'' (''Libro delle Fosche Tenebre''), che è etichettato "per adulti"). * Con la diffusione delle BBS e poi di Internet vi furono molti giocatori che trascrissero, senza permesso, parte dei manuali per diffonderli insieme al materiale amatoriale da loro prodotto o raccolto; dopo un primo periodo di tolleranza, nella prima metà degli anni novanta la TSR denunciò non solo chi distribuiva parti dei suoi prodotti ma anche produzioni amatoriali che si rifacevano alle ambientazioni o ai personaggi che TSR ritenne coperti dal suo copyright e/o trademark (ad esempio il drow, che in realtà esisteva già in diverse mitologie proprio con quel nome, seppur con caratteristiche in parte differenti). Dopo un periodo di denunce e relativi attriti, la TSR tentò di venire incontro alle richieste dei giocatori, instaurando però una forma di controllo sulle loro produzioni amatoriali pensate per la distribuzione in rete: venne istituito un sito FTP ufficiale che doveva contenere le avventure e i moduli creati dai giocatori e autorizzati dalla casa editrice; per essere "pubblicati" da questo sito era però necessario superare prima una valutazione ed eventuali censure da parte dello staff della TSR e si sarebbero persi comunque tutti i diritti presenti e futuri sull'opera proposta, indipendentemente dalla sua pubblicazione o meno sul sito o dal suo futuro uso in prodotti commerciali tradizionali. L'operazione non ebbe un grande successo e suscitò ulteriori critiche da parte dei fan del gioco attivi in rete. La questione prese il nome di "TSR Debate" o "TSR vs. The Internet", mentre la sigla TSR venne ironicamente ridefinita come sigla di "''They Sue Regularly''" ("Loro denunciano regolarmente"). Alla fine degli anni novanta, pochi mesi prima della bancarotta, sul sito della TSR iniziarono a comparire come liberamente scaricabili alcuni vecchi moduli fuori produzione e alcune trascrizioni di articoli delle riviste ''Dragon'' e ''Dungeon'' (in diversi casi si trattava delle succitate trascrizioni illegali che nel frattempo la TSR aveva raccolto). Dopo l'acquisizione da parte della Wizards of the Coast, sembrava che quest'ultima avesse deciso di riproporre tutti i vecchi prodotti in formato pdf, alcuni (quelli più vecchi e ormai fuori produzione da tempo) gratuitamente sul sito, altri a pagamento con prezzi quasi simbolici (2 o 3 dollari a prodotto). L'idea ebbe tuttavia uno sviluppo altalenante, da un primo momento in cui le vendite venivano gestite direttamente dalla Wizards of the Coast, ma erano limitate solo ad alcune nazioni (l'Italia inizialmente non era tra queste), le operazioni di digitalizzazione e vendita cambiarono più volte gestione tra diverse case editrici e distributori. La Wizards of the Coast in un primo tempo continuò comunque a fornire sul proprio sito web i moduli resi gratuiti (senza tuttavia aggiungerne di nuovi e solo per alcuni anni) e anche materiale inedito di supporto ai prodotti cartacei commerciali più recenti (i ''web enhancement''), per poi rimuovere successivamente il vecchio materiale in occasione del restyling del sito web per l'uscita della quarta edizione. === Original D&D e D&D Basic Set === * Gary Gygax e Dave Arneson, ''Dungeons & Dragons - Book 1: Men & Magic'', TSR * Gary Gygax e Dave Arneson, ''Dungeons & Dragons - Book 2: Monsters & Treasure'', TSR * Gary Gygax e Dave Arneson, ''Dungeons & Dragons - Book 3: Underworld & Wilderness Adventures'', TSR * Frank Mentzer, ''Dungeons & Dragons - Immortal rules - set 5'', TSR * Aaron Allston, ''Rules Cyclopedia'', TSR * Aaron Allston, ''Wrath of the Immortals'', TSR === D&D Basic Set tradotti in italiano === * Frank Mentzer, ''Dungeons & Dragons - Regole basic - set 1'', Editrice Giochi * Frank Mentzer, ''Dungeons & Dragons - Regole expert - set 2'', Editrice Giochi * Frank Mentzer, ''Dungeons & Dragons - Regole companion - set 3'', Editrice Giochi * Frank Mentzer, ''Dungeons & Dragons - Regole master - set 4'', Editrice Giochi * Timothy Brown, ''Dungeons & Dragons - Il gioco'', Editrice Giochi === AD&D === * Gary Gygax, ''Advanced Dungeons & Dragons - Players Handbook'', TSR * Gary Gygax, ''Advanced Dungeons & Dragons - Dungeon Masters Guide'', TSR * Gary Gygax, ''Advanced Dungeons & Dragons - Monster Manual'', TSR * Gary Gygax, ''Advanced Dungeons & Dragons - Monster Manual 2'', TSR === AD&D tradotti in italiano === * David "Zeb" Cook, ''Advanced Dungeons & Dragons - Manuale del giocatore - 2' edizione'', RIPA * David "Zeb" Cook, ''Advanced Dungeons & Dragons - Manuale del dungeon masters - 2' edizione'', RIPA * Tim Beach, ''Advanced Dungeons & Dragons - Manuale dei mostri - 2' edizione'', RIPA * David "Zeb" Cook, ''Advanced Dungeons & Dragons - Manuale del giocatore - Edizione italiana'', 25 Edition * David "Zeb" Cook, ''Advanced Dungeons & Dragons - Manuale del dungeon masters - Edizione italiana'', 25 Edition * Tim Beach, ''Advanced Dungeons & Dragons - Manuale dei mostri - Vol 1'', 25 Edition * Tim Beach, ''Advanced Dungeons & Dragons - Manuale dei mostri - Vol 2'', 25 Edition === D&D 3ª edizione in italiano === * Jonathan Tweet, Monte Cook e Skip Williams, ''Dungeons and Dragons - Manuale del giocatore'', 25 Edition * Jonathan Tweet, Monte Cook e Skip Williams, ''Dungeons and Dragons - Manuale del dungeon master'', 25 Edition * Jonathan Tweet, Monte Cook e Skip Williams, ''Dungeons and Dragons - Manuale dei Mostri'', 25 Edition * Jonathan Tweet, Monte Cook e Skip Williams, ''Dungeons and Dragons - Manuale del giocatore 3.5'', 25 Edition * Jonathan Tweet, Monte Cook e Skip Williams, ''Dungeons and Dragons - Manuale del dungeon master 3.5'', 25 Edition * Jonathan Tweet, Monte Cook e Skip Williams, ''Dungeons and Dragons - Manuale dei Mostri 3.5'', 25 Edition === D&D 4ª edizione in italiano === * Rob Heinsoo, Andy Collins e James Wyatt, ''Dungeons and Dragons - Manuale del giocatore Eroi Arcani, Divini e Marziali'', 25 Edition * James Wyatt, ''Dungeons and Dragons - Guida del Dungeon Master'', 25 Edition * Mike Mearls, Stephen Schubert e James Wyatt, ''Dungeons and Dragons - Manuale dei Mostri'', 25 Edition * Jeremy Crawford, Mike Mearls e James Wyatt, ''Dungeons and Dragons - Manuale del giocatore 2 Eroi Arcani, Divini e Primevi'', 25 Edition * Rob Heinsoo e Stephen Schubert, ''Dungeons and Dragons - Manuale dei Mostri 2'', 25 Edition
Divorzio all'italiana
'''''Divorzio all'italiana''''' è un film italiano del 1961 diretto da Pietro Germi. Presentato in concorso al Festival di Cannes 1962, vinse il premio come miglior commedia, e ottenne anche tre candidature all'Oscar vincendo la statuetta per la miglior sceneggiatura originale.
Nella città siciliana di Agramonte vive il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefè. L'uomo è coniugato da dodici anni con l'assillante Rosalia, una donna ardente d'amore per lui, ma per la quale ha perso ogni attrazione. Nel frattempo si è innamorato della propria cugina, la sedicenne Angela. La legge italiana non ammette il divorzio, ma è ancora previsto il delitto d'onore, un caso di omicidio punito con pena più mite e molto frequente in Sicilia. Fefè tenta allora disperatamente di trovare alla moglie un amante, per poterli sorprendere insieme, ucciderli, usufruire del beneficio del motivo d'onore e - scontata la lieve pena - sposare finalmente l'amata. Non ci riesce, ma la sorte gli viene incontro. In seguito a un litigio con il marito, Rosalia, sentendosi abbandonata, cerca conforto in Carmelo Patanè, un suo vecchio spasimante creduto morto in guerra e poi tornato. Fefè, venuto a sapere della vecchia relazione, favorisce gli incontri e spia i potenziali adulteri, finché un giorno scopre che si sono finalmente dati appuntamento per l'indomani, in occasione dell'arrivo in città del film ''La dolce vita'', che richiama al cinema l'intero paese. Il barone va al cinema, ma nel mezzo della proiezione rincasa, allo scopo di sorprendere gli amanti. Costoro, però, anziché consumare il tradimento, si danno alla fuga. Venuta a mancare la flagranza, che avrebbe potuto giustificare lo stato d'ira richiesto dalla norma sul delitto d'onore, Fefè si finge malato e incapace di reagire. Si attira così il disprezzo di tutti i concittadini, intenzionalmente, per creare condizioni di disonore sufficienti a giustificare comunque il suo gesto. Nel frattempo lo zio Calogero, padre di Angela, muore d'infarto scoprendo casualmente la tresca della figlia con il nipote. Al funerale fa la sua apparizione Immacolata, moglie di Patanè, che umilia pubblicamente Ferdinando, sputandogli in faccia. Grazie a don Ciccio Matara, boss locale, il barone viene a conoscenza del luogo dove sono nascosti i fuggiaschi. Giunto sul posto, trova Immacolata che ha già vendicato il suo onore uccidendo il marito. Non gli resta allora che fare altrettanto con Rosalia. Condannato a tre anni di carcere, sconta una pena inferiore beneficiando di un'amnistia e torna infine in paese, dove finalmente sposa la bella Angela. Ma, dopo pochi mesi, in viaggio di nozze qualcosa mette già in dubbio la felicità dell'unione: nella scena finale Angela, sdraiata sul ponte di una barca, bacia il neomarito Fefè, mentre con un piede carezza quello del giovane timoniere. === Sceneggiatura === La sceneggiatura del film fu scritta da Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti e Agenore Incrocci, quest'ultimo non indicato nei titoli di testa. === Riprese === La gran parte della città fittizia di Agramonte è stata girata nel comune di Ispica, in provincia di Ragusa, nella Sicilia sud-orientale. Altre scene sono state girate nel Ragusano (interno chiesa dentro il Duomo di San Giorgio di Ragusa Ibla) e nel Catanese (scene vista mare al porto di Ognina e scene del cinematografo dentro il teatro Bellini di Adrano). === Doppiaggio === Sia Stefania Sandrelli che Daniela Rocca furono doppiate da Rita Savagnone. === Poster === Il poster, Con questo film Pietro Germi, dai toni più drammatici dei primi film della sua carriera, passa alla commedia e alla satira. Il successo fu tale che fu proprio parafrasando il titolo di questo film che venne coniato il termine ''commedia all'italiana'', che caratterizzò gran parte della produzione cinematografica italiana degli anni sessanta e settanta.. Con un classico schema da commedia all'italiana, Germi adatta e trasforma il romanzo drammatico di Giovanni Arpino ''Un delitto d'onore'' in un ironico e godibilissimo ritratto della mentalità e delle pulsioni di una certa Sicilia di provincia, soprattutto prendendo di mira con un sarcasmo a volte feroce due situazioni di arretratezza legislativa dell'Italia dell'epoca: la mancanza di una legge sul divorzio (che arriverà solo nel 1970), e soprattutto l'anacronistico articolo 587 del codice penale che regolava il delitto d'onore, che verrà abolito soltanto venti anni dopo. Ne scaturisce una commedia graffiante, retta magistralmente da Marcello Mastroianni, da comprimari di livello come Leopoldo Trieste e Daniela Rocca, e da una giovane Stefania Sandrelli che, grazie a questo film, avrà grande notorietà. Considerato uno dei migliori film della commedia all'italiana, costituirà un modello per molti altri film che negli anni successivi tenteranno di ritrarre ironicamente la mentalità e i costumi dell'Italia meridionale. Il film è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare. Nel 1962 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori film stranieri dell'anno. *1963 - '''Premio Oscar''' **''Miglior sceneggiatura originale'' a Pietro Germi, Ennio De Concini e Alfredo Giannetti **Candidatura ''Miglior regia'' a Pietro Germi **Candidatura ''Miglior attore protagonista'' a Marcello Mastroianni *1963 - '''Golden Globe''' **''Miglior film straniero'' (Italia) **''Miglior attore in un film commedia'' a Marcello Mastroianni *1963 - '''BAFTA Awards''' **''Miglior attore straniero'' a Marcello Mastroianni **Candidatura ''Miglior film straniero'' (Italia) **Candidatura ''Miglior attrice straniera'' a Daniela Rocca *1962 - '''Nastro d'argento''' **''Miglior soggetto originale'' a Pietro Germi, Alfredo Giannetti e Ennio De Concini **''Migliore sceneggiatura'' a Pietro Germi, Alfredo Giannetti e Ennio De Concini **''Miglior attore protagonista'' a Marcello Mastroianni **Candidatura ''Regista del miglior film'' a Pietro Germi **Candidatura ''Miglior produttore'' a Franco Cristaldi **Candidatura ''Migliore scenografia'' a Carlo Egidi *1962 - '''Globo d'oro''' **''Miglior film'' a Pietro Germi e Franco Cristaldi *1962 - '''Festival di Cannes''' **''Prix de la meilleure comédie'' a Pietro Germi **Candidatura ''Palma d'oro'' a Pietro Germi * In occasione dei 50 anni dalla vittoria dell'Oscar a Ispica (l'Agramonte del film) sono state fatte rivivere, in chiave teatrale, alcune scene celebri del film (tra cui la scena del corteo funebre con la banda al seguito) interpretate da comparse locali e attori professionisti del teatro di Modica. * Nel 2017 Teatro in Mostra ha prodotto un adattamento teatrale del film di Germi, su drammaturgia di Magdalena Barile e con la regia di Luca Ligato.
Disegno industriale
Allestimento di L. Gargantini per la Fiera di Bolzano, 1957. Foto di Paolo Monti Il '''disegno industriale''' è l'uso di arti e scienze applicate al fine di migliorare estetica, ergonomia, funzionalità e/o usabilità, produzione e commerciabilità di un prodotto. Il ruolo del progettista industriale è dunque quello di sviluppare e concretizzare soluzioni per problemi di forma, utilizzabilità, ergonomia fisica, commercializzazione, sviluppo della marca, e vendite. La locuzione anglosassone ''industrial design'', grazie alla distinzione terminologica, propria dell'inglese, tra ''design'' e ''drawing'' potrebbe essere dunque tradotta in italiano con progettazione; tuttavia l'espressione "disegno industriale" è la traduzione italiana comunemente accettata e ufficialmente adottata dall'Associazione per il Disegno Industriale , fondata nel 1956. Il progettista, ''designer'' in inglese, non viene comunque detto "disegnatore" e si preferisce usare il termine inglese. La definizione ufficiale di disegno industriale, coniata nel 2015 dalla ''World Design Organization'' in occasione della 29ª assemblea generale a Gwangju può essere tradotta come segue: ''"Il disegno industriale è un processo strategico di risoluzione dei problemi che guida l'innovazione, crea il successo aziendale e porta a una migliore qualità della vita attraverso prodotti, sistemi, servizi ed esperienze innovative''".
La storia della progettazione industriale è lunga quasi quanto quella della produzione industriale stessa. Esistono diverse ipotesi sulla nascita della disciplina. Secondo R. De Fusco la progettazione industriale va fatta risalire ai caratteri mobili per la stampa, nella produzione dei quali, i principi fondamentali del prodotto industriale, ossia la standardizzazione e la serialità, trovavano impiego. La principale la fa risalire al movimento artistico ''Arts and Crafts'', nato in reazione alla rivoluzione industriale nell'Inghilterra del XIX secolo, che determina lo sviluppo delle arti applicate. Il processo artistico-creativo non è fine a sé stesso, ma comincia ad essere adattato alla realizzazione di oggetti d'uso comune. Fondamentali sono le possibilità offerte dai nuovi sistemi di produzione e il progresso nell'uso dei materiali. La realizzazione degli oggetti esce così dai ristretti ambiti artigianali ed entra nel più economico processo di produzione seriale. Questo consente di accrescere enormemente il numero di pezzi prodotti e le persone che possono averli. La produzione in serie è centrale nella storia del design, anche se non ne è l'unica caratteristica. Altri autori collocano la nascita del design come professione agli inizi del Novecento, con l'attività dell'architetto tedesco Peter Behrens. L'azienda AEG lo incaricò di progettargli di tutto: dalle fabbriche, ai prodotti, alla comunicazione. Behrens definiva questa attività "riorganizzazione del visibile". La definizione “industrial design” arrivò più tardi, negli anni Quaranta, coniata casualmente: a quanto pare compariva nel documento di un ufficio brevetti americano. La storia del design caratterizza tutto il XX secolo. Man mano le filosofie progettuali moderne si fondono con i principi della produzione in serie: di un oggetto si pensano contemporaneamente l'aspetto estetico, le funzioni d'uso e le caratteristiche costruttive, collegando questi aspetti in una logica tipicamente moderna e razionalistica. Il designer diventa il controllore creativo di tutto il processo, lavorando a favore di una fruizione il più possibile allargata e quindi democratica del prodotto. Fondamentale, in tal senso, il contributo fornito dalla scuola di arti applicate del Bauhaus, fucina di idee-guida e promotrice di una funzione etica del designer nella società. Nel secondo dopoguerra le tendenze razionalistiche della progettazione si evolvono, e l'incessante aumento della capacità produttiva dell'industria contribuisce a diffondere l'idea di una progettazione che favorisce la deriva consumistica attuale. Si sono succedute ed esistono numerose scuole di design, che si differenziano per approccio, metodologia progettuale e collocazione geografica, tanto che si sente parlare spesso di design italiano, giapponese, tedesco ecc., ognuno con caratteristiche ben riconoscibili. === Obiettivo === Il design ha un significato molto più ampio e tecnico: comprende anche il rapporto tra il prodotto e il suo utilizzatore e l'intero studio del suo processo costruttivo, l'intero progetto di un prodotto, compreso il suo ciclo di vita. Il design di un prodotto è quindi il risultato dell'analisi di tutte le caratteristiche progettuali che definiscono il prodotto stesso. Il design di un oggetto, quindi, racchiude in sé un elevato insieme di studi come l'ergonomia, l'usabilità, la pre-produzione, l'impatto ambientale, la dismissione, i costi, la scelta dei materiali e delle loro proprietà, dei rivestimenti, le proprietà meccaniche e strutturali, ecc. La Phonola 547 radio a valvole in bachelite prodotta in varie colorazioni, progettata dai fratelli Castiglioni 1939 Il lavoro del designer - la figura professionale di questo settore - va dalla fase di ideazione di un oggetto (''concept'') a quella finale di produzione, passando per tutti gli stadi intermedi: progettazione, sviluppo e ingegnerizzazione. La sua professionalità, si situa a monte del momento della produzione vera e propria, e si limita alla progettazione di un prototipo, che dovrà essere realizzato successivamente in un numero determinato di pezzi, assolutamente identici l'uno all'altro. La proposta finale risulta dalla valutazione dei diversi fattori della produzione, che implicano la collaborazione di esperti di diverse zone disciplinari contigue: si allude tanto ai fattori relativi all'uso, fruizione e consumo individuale o sociale del prodotto (fattori funzionali, simbolici o culturali), quanto a quelli relativi alla sua produzione (fattori tecnico-economici, tecnico-costruttivi, tecnico-sistemici, tecnico-produttivi e tecnico-distributivi). Possiedono inoltre conoscenze teoriche e tecniche sulla comunicazione visiva, multimedialità e interattività: competenze necessarie per progettare le interfacce di prodotti e servizi. Le iniziali controversie teoriche sul ruolo del design (sia sul versante estetico sia su quello politico-ideologico) hanno trovato una risolutiva sintesi in una efficace definizione di Tomás Maldonado: «Il design è un'attività progettuale che consiste nel determinare le proprietà formali degli oggetti prodotti industrialmente, per proprietà formali dovendosi intendere non solo le caratteristiche esteriori, ma soprattutto le relazioni funzionali e strutturali che fanno di un oggetto un'unità coerente sia dal punto di vista del produttore sia dell'utente. Poiché, mentre la preoccupazione esclusiva per le caratteristiche esteriori di un oggetto spesso nasconde il desiderio di farlo apparire più attraente o anche di mascherarne le debolezze costitutive, le proprietà formali di un oggetto (...) sono sempre il risultato dell'integrazione di diversi fattori, siano essi di tipo funzionale, culturale, tecnologico o economico». === Campi del disegno industriale === Fondamentalmente, il disegno industriale può essere suddiviso in 4 grossi campi: * design del prodotto; * design degli ambienti; * design della comunicazione; * design dei sistemi. Più in dettaglio, troviamo le seguenti sottocategorie: * ''type design'' (progettazione di caratteri tipografici); * design degli interni; * design della moda; * ''visual design''; * ''basic design''; * ''food design''; * ''web design''; * ''media design''; * ''lighting design''; * progettazione di automobili; * design navale e nautico (progettazione per la diportistica e le navi). === Settori di applicazione === Gli strumenti e il metodo di lavoro del disegno industriale vengono applicati in vari settori produttivi, nominati ricalcando l'espressione "''industrial design''": * nella grafica e nella comunicazione visiva: "''graphic design''" e "''communication design''" (design della comunicazione); * nel campo automobilistico: "''car design''" (progettazione dell'automobile); * nella moda: "''fashion design''" (progettazione di moda); * nell'arredamento: "''furniture design''" (progettazione d'arredamento); * nell'illuminazione: "''lighting design''" (progettazione d'illuminazione); * negli allestimenti: "''exhibition design''" (progettazione degli allestimenti); * nel colore: "''color design''" (progettazione del colore); * in internet: "''web design''" (progettazione del web); * nella nautica: "''yacht design''" (progettazione di panfili). ===Diritto d'autore=== La tutela ha tendenzialmente ad oggetto solo l'opera in quanto forma espressiva e non il contenuto. Per il design industriale questo principio viene recuperato considerando che queste opere consistono nella progettazione della forma di prodotti industriali destinati a soddisfare i bisogni della vita pratica (autovetture, elettrodomestici, lampade ecc.) ma che si propongono anche di sintetizzare il piano estetico e quello pratico con l'apporto creativo del designer. Quindi la tutela delle opere di design conferisce un diritto di esclusiva ai prodotti aventi determinate caratteristiche formali ma che rispondono anche a esigenze funzionali. Il decreto legislativo 95/2001 attuativo della direttiva europea 91/78/CE cita che: “le opere del disegno industriale che presentino di per sé carattere creativo e valore artistico”. Quindi subordina il requisito del valore artistico all'applicazione del diritto d'autore rispetto agli altri casi. === Brevetti === Le invenzioni o i modelli formano, a differenza delle creazioni intellettuali, oggetti del diritto esclusivo solo se sia stato chiesto ed ottenuto un brevetto. La protezione è quindi subordinata ad una normale dichiarazione di volontà del titolare. L'articolo 31 del decreto legislativo 30/2005 stabilisce che i due requisiti fondamentali che deve possedere un design affinché possa costituire oggetto di registrazione, sono la sua novità ed il suo carattere individuale. Per novità si intende che nessun design identico o molto simile è stato mai divulgato o depositato o registrato alla data del deposito della domanda di registrazione del medesimo. Per carattere individuale si intende quando si ritiene che il disegno o modello possa causare ad un consumatore sufficientemente informato un'impressione complessiva diversa da quella prodotta da qualsiasi altro disegno o modello precedentemente portato a conoscenza del pubblico (art.33 C.P.I). Non possono costituire oggetto di registrazione come design quelle caratteristiche dell'aspetto che sono determinate unicamente dalla funzione tecnica del prodotto stesso. === Brevetto o diritto d'autore? === Già a partire dalla direttiva europea n. 98/71 si è proposto il tema della cumulabilità delle protezioni, affermando all’art. 17 che i modelli e disegni registrati “sono ammessi a beneficiare della legge sul diritto d’autore Vigente” in ciascuno Stato: il quale “determina l’estensione della protezione e le condizioni alle quali è connessa, compreso il grado di originalità che il disegno o modello deve possedere”. In ambito nazionale è intervenuta al recente introduzione del D.lgs 30/2005 in Italia vigeva il divieto assoluto di tutelare uno stesso modello sia con brevetto per modello che con la protezione derivante dal Diritto d'autore. Il citato Decreto Legislativo modificando l'art. 2 della Legge sul Diritto d'Autore, ha di fatto eliminato il divieto di accumulo, prevedendo che siano comprese tra le opere protette “... le opere del disegno industriale che presentino di per sé carattere creativo e valore artistico…”. Questa importante modifica è stata confermata nel nuovo codice D.lgs 10 febbraio 2005, n. 30 "Codice della proprietà industriale, a norma dell'articolo 15 della legge 12 dicembre 2002, n. 273" dove secondo l'articolo 40 “se un disegno o modello possiede i requisiti di registrabilità ed al tempo stesso accresce l'utilità dell'oggetto al quale si riferisce, possono essere chiesti contemporaneamente il brevetto per modello di utilità e la registrazione per disegno o modello…”. === Durata della protezione === La tutela del Diritto d'Autore inizia anche per le opere di industrial design nel momento stesso della loro realizzazione e nasce senza alcuna procedura ufficiale di registrazione o concessione. In termini temporali, inoltre, la validità della tutela del Diritto d'Autore è di 70 anni a partire dalla data della morte dell'autore. La tutela brevettuale per il Design Disegni e modelli prevede una durata di cinque anni a decorrere dalla data di presentazione della domanda. Il titolare può ottenere la proroga della durata per uno o più periodi di cinque anni fino ad un massimo di venticinque anni. === Soggetti del diritto === Il decreto legislativo 95/2001 ha inoltre introdotto nel testo della legge 633/1941 l'art. 12 ter, che disciplina il caso in cui un'opera di industrial design sia creata dal lavoratore dipendente nell'esercizio delle sue mansioni: in questa ipotesi i diritti di utilizzazione economica spettano ex lege al datore di lavoro, mentre il lavoratore resta titolare dei diritti morali e, in particolare, del diritto a essere indicato come l'autore di quella creazione.
Demo
La '''demo''' '' è un campione dimostrativo della produzione di musicisti, scrittori, programmatori o autori in genere. Prodotta e distribuita dallo stesso autore o da suoi produttori o agenti, solitamente in maniera gratuita, allo scopo di promuovere l'autore presso enti in grado di operare una distribuzione/produzione di più ampio raggio .
La demo rappresenta la selezione di alcuni brani musicali registrati su CD o altro formato digitale (o, più raramente, audiocassetta, ovvero la demo tape, molto diffusa sino alla fine degli anni '90 anche per l'invio alle fanzine o alle riviste musicali specializzate). Generalmente i brani sono registrati con mezzi semi-professionali o dilettantistici e fungono da "biglietto da visita" presso le case discografiche o i produttori musicali. Secondo quanto dichiarato dalle maggiori case discografiche, il demo dovrebbe essere composto al massimo da tre/quattro brani, dovrebbe essere registrato esclusivamente su CD (o in taluni casi in formato MP3) e dovrebbe essere corredato da un breve curriculum artistico, dai recapiti del musicista e da alcune fotografie in figura intera e viso (preferibilmente il tutto compendiato in una piccola brochure in A4 stampata su carta fotografica). Le principali major ricevono, in media, dai 50 ai 100 demo ogni giorno e hanno persone adibite appositamente all'ascolto (solitamente il ''direttore A&R'' – Artist & Repertoire – o il vice o il ''talent scout''). Ne consegue che le possibilità di risposta sono direttamente proporzionali alla qualità e alla professionalità della proposta inviata, ma anche la fortuna gioca un ruolo importante. === Promozione artistica === Con la nascita dei primi ''home computer'' si è sviluppata la cultura della ''demoscene'', nella quale singoli artisti o gruppi producono dei campioni dimostrativi per dimostrare le proprie abilità in programmazione, grafica, modellazione 3D ecc. I campioni dimostrativi consistono in una presentazione multimediale non interattiva. La differenza rispetto a un'animazione classica è che la grafica mostrata in una demo viene elaborata in tempo reale tramite complessi algoritmi matematici. Questo fa sì che uno degli aspetti più importanti per determinare la qualità di una demo sia la capacità di sfruttare al meglio la potenza del computer. I demo più moderni sono per lo più composti di animazioni tridimensionali unite ad effetti a due dimensioni. Ci sono tre tipi principali di demo: * intro 4k: demo di dimensioni molto limitate, generalmente senza musica, * intro 64k: demo di dimensioni limitate, * demo: demo di dimensioni illimitate, libertà assoluta in fatto di contenuti e requisiti tecnici. La maggior parte dei demo è mostrata durante competizioni in raduni (detti ''gathering'' o ''symposium''), frequentati per lo più dagli autori stessi e da loro conoscenti, ma contano spesso varie migliaia di persone. Dopo la competizione i demo sono di solito diffusi gratuitamente su internet. Alcuni tipi di demo impongono dei limiti atti ad esaltare l'abilità del programmatore nel creare effetti migliori con risorse limitate. La capacità stessa dell'elaboratore può rappresentare un limite entro il quale manifestare la propria capacità. I limiti cambiano da competizione a competizione, in funzione della macchina utilizzata dai programmatori e dalle scelte organizzative. Quasi tutte le demo ormai sono sviluppate per PC, ma storicamente venivano prodotte per funzionare su C64, Atari e Amiga. Furono prodotti anche demo funzionanti su TO7, BeBox, RISC PC, Macintosh, Amstrad CPC, Gameboy o PlayStation. === Applicazioni === Nei software (videogiochi, applicativi ecc.) il termine può assumere diversi significati. * Una '''''versione demo''''' di un'applicazione è una versione ridotta (generalmente contenente le principali funzioni; ad esempio nei videogiochi è consuetudine inserire i primi livelli ed un numero limitato di personaggi selezionabili), solitamente pubblicata alcuni mesi prima dell'uscita sul mercato del programma completo. Le demo servono come mezzo promozionale; per stimare il gradimento del pubblico; per aiutare l'individuazione di ''bug'', come quelli legati alla compatibilità. Le versioni demo sono solitamente gratuite (la licenza ''Shareware'' ha contribuito alla fortuna di titoli come Wolfenstein 3D e Doom), ottenibili tramite download da Bulletin board system (BBS) ed Internet oppure su Compact disc e DVD allegati a riviste specializzate. Tale versione può altresì contenere pressoché tutte le caratteristiche della versione completa, ma avere una scadenza temporale, oltre la quale il software cessa di funzionare. * Molti videogiochi dispongono di una '''''modalità demo''''' che si avvia automaticamente dopo un certo tempo in cui l'utente non abbia premuto alcun tasto mentre si trova nel menù principale. Vengono visualizzate sequenze elaborate in tempo reale, dove tutti i personaggi sono controllati dal computer, oppure viene proposto un breve tutorial, mostrando i tasti associati ai movimenti di base del gioco. * Una '''''Technology demo''''' (generalmente abbreviata in '''''Tech demo'''''), è un prototipo, un esempio grezzo o una versione incompleta di un prodotto creato con lo scopo di mostrarne le caratteristiche e le prestazioni; ad esempio le compagnie videoludiche producono delle ''tech demo'' di giochi che non vengono poi sviluppati, ma ad unico scopo di mostrare le qualità di una nuova console. Le ''Tech demo'' possono essere usate anche come dimostrazioni per gli investitori, i partner e i giornalisti. Si differenzia dalla ''versione demo'' che invece mostra una versione ridotta di un'applicazione già realizzata, o comunque di cui è prevista la pubblicazione, ed è da non confondere con la Demoscene che è da considerarsi una forma a sé stante di computer art.
Domani (film 2001)
'''''Domani''''' è un film del 2001 diretto da Francesca Archibugi, presentato nella sezione Un Certain Regard al 54º Festival di Cannes.
La vicenda è ambientata in un paese dell'Umbria devastato dal terremoto del 1997 ed è incentrata sulla famiglia del vicesindaco, di sua moglie e i loro figli, e su quella di un salumiere e di sua madre. In mezzo alla tragedia sono messi in evidenza i piccoli problemi. Emerge la gravità della catastrofe che sembra non avere mai fine.
Diritto internazionale
Il '''diritto internazionale''' è quella branca del diritto che regola la vita della comunità internazionale. Meno corretta la definizione di diritto del rapporto tra stati, perché se è vero in senso formale che viene posto in essere tra i vari Stati, in senso materiale non è sempre indirizzato ai rapporti tra questi, ma può anche incidere all'interno delle comunità. Tra le varie tipologie di diritto internazionale possono ad esempio annoverarsi la ''lex mercatoria'', e il diritto internazionale privato. Tipica è l'adozione, all'interno di tale branca del diritto, di ''accordi internazionali'' sotto forma di trattati internazionali.
La fine della seconda guerra mondiale ha visto con il Processo di Norimberga per la prima volta individui che avevano ricoperto alti incarichi governativi venire chiamati a rispondere personalmente dei crimini commessi in nome del loro Stato contro altri popoli davanti a un tribunale internazionale, mentre tradizionalmente la responsabilità internazionale è collettiva (diretta contro lo Stato nel suo complesso) Lo Statuto della Corte penale internazionale, recentemente entrato in vigore (ma non ratificato da numerosi Stati, tra cui gli Stati Uniti) fa rientrare nella nozione di crimine internazionale il genocidio, i crimini contro l'umanità (nella definizione rientrano praticamente qualsiasi grave delitto commesso su larga scala e in modo sistematico e la pratica dell'apartheid), i crimini di guerra previsti dal Diritto internazionale umanitario e la guerra di aggressione. Alcuni trattati internazionali stipulati nel secondo dopoguerra, come quello della Corte europea dei diritti dell'uomo prevedono poi la possibilità degli individui di rivolgersi autonomamente a organismi internazionali per far rispettare i propri diritti, senza la mediazione degli Stati. Gli sviluppi recenti del diritto internazionale, in particolare in materia di protezione dei diritti umani, hanno fatto ritenere ad alcuni studiosi che si stia lentamente affermando una soggettività giuridica internazionale degli individui, in rottura con i dettami del diritto internazionale classico. La principale differenza tra la struttura del diritto internazionale e quella del diritto interno è l'assenza di un'autorità centrale che emani la legge e ne assicuri il rispetto (è questa la cosiddetta "anarchia" della comunità internazionale), inoltre a partire dalla fine del XIX secolo e soprattutto dalla fine della Prima guerra mondiale agli Stati si sono affiancate le Organizzazioni Internazionali, mentre con l'inizio della decolonizzazione hanno progressivamente assunto personalità giuridica internazionale i movimenti insurrezionali, purché esercitino il controllo effettivo su una popolazione ed un territorio. All'interno di un ordinamento statale il riconoscimento della personalità giuridica in favore di enti collettivi e organizzazioni, comporta che a questi nuovi soggetti si applichi una disciplina speciale, ovvero differente da quella comune destinata a tutelare e promuovere gli interessi degli individui. Nell'ambito dell'ordinamento internazionale, al contrario, la disciplina di diritto comune riguarda invece enti ed organizzazioni, in modo particolare gli Stati. Mentre il diritto interno determina i requisiti che enti ed organizzazioni devono aver per ottenere il riconoscimento della personalità giuridica, il diritto internazionale non prescrive con che modalità debba essere costituito uno Stato, bensì ne accerta l'esistenza. ritengono che i recenti sviluppi della materia stiano facendo lentamente emergere una soggettività giuridica internazionale degli individui, posizione contrastata dalla maggior parte della dottrina, che ritiene che la scena internazionale sia ancora dominata dagli Stati e dalle Organizzazioni sovranazionali, malgrado il ruolo sempre più importante svolto dai singoli e dalle ONG. Il riconoscimento della personalità internazionale degli individui si appoggia sul crescente numero di diritti e obblighi internazionali che spettano ai singoli in quanto tali e non in quanto cittadini di uno Stato, come i diritti umani e la responsabilità internazionale individuale (crimini internazionali). === Sinossi generale === Il diritto internazionale infatti è talvolta scolasticamente suddiviso in ''Diritto internazionale pubblico'' e ''Diritto internazionale privato''; secondo tale partizione scolastica il Diritto internazionale pubblico si occupa dei rapporti tra Stati sovrani e tra essi e le Organizzazioni di diritto internazionale; il Diritto internazionale privato si occupa invece dei rapporti tra uno Stato e i cittadini privati stranieri ovvero dei rapporti tra cittadini e Stati stranieri od Organizzazioni internazionali. Questa voce si occupa di quel che viene definito diritto internazionale pubblico. L'essenza del diritto internazionale è il suo essere internazionale, quindi con giurisdizione su una pluralità di Stati o nei luoghi non regolati dalle legislazioni nazionali, ad esempio il mare e il cosmo. Spesso per diritto privato internazionale si intende la discussione su questioni economiche e commerciali che possono ricadere nel diritto commerciale internazionale, regolato da appositi trattati internazionali e da organi preposti delle Nazioni Unite e degli organismi sovranazionali quali la Commissione europea e il Parlamento europeo. Operare una distinzione netta tra diritto privato e diritto pubblico in ambito internazionale è piuttosto complicato in quanto si parla principalmente del dibattimento di questioni che richiedono la disamina di un complesso di norme più o meno ascrivibili al diritto nazionale ma generalmente riferite al complesso delle norme e dei trattati internazionali che regolano i rapporti tra Stati, le questioni relative ad organizzazioni sovranazionali, le dispute 'extraterritoriali' e le relazioni tra società che agiscono in ambito internazionale, ovvero in più nazioni. La suddivisione tra diritto internazionale pubblico e diritto internazionale privato è però contestata da numerosa dottrina. Il Diritto internazionale privato, nonostante l'appellativo di internazionale, è infatti l'insieme delle norme di diritto interno (quindi, proprie di un ordinamento statale, e promulgate con le modalità previste dall'ordinamento dello Stato stesso) che risolvono i conflitti fra le disposizioni dei diversi ordinamenti giuridici applicabili ad un medesimo rapporto, quando esistono collegamenti a più di una legislazione nazionale. Si applicano quindi per il diritto internazionale privato le apposite norme interne (per l'Italia una legge specifica ha riordinato la materia, in precedenza dispersa sui quattro codici). Ne risulta che le due tipologie si riferiscono a rami dell'ordinamento completamente differenti, il cosiddetto pubblico all'ordinamento della Comunità degli Stati (o internazionale), mentre quello privato all'ordinamento interno di ciascuno Stato. Per quanto sopra, anche l'appellativo pubblico per il Diritto Internazionale in senso proprio viene criticato, in quanto la definizione di pubblico può afferire soltanto ad un ordinamento statuale. === Diritto consuetudinario e diritto convenzionale (o pattizio) === Vista l'assenza di un legislatore universale, in grado di legiferare validamente e in modo vincolante, il diritto internazionale universalmente valido è per lo più diritto consuetudinario, anche se la politica delle organizzazioni internazionali come l'ONU può influenzarne lo sviluppo (ad esempio sull'uso della forza nelle relazioni internazionali). Per entrare a far parte del diritto consuetudinario una regola deve essere accettata almeno da una larga maggioranza degli Stati che comprenda gli Stati più influenti a livello internazionale. Il diritto convenzionale si basa invece sugli accordi internazionali liberamente stipulati dagli Stati, che si impegnano a rispettarne le disposizioni. Di norma il diritto pattizio prevale sul diritto consuetudinario (il diritto particolare prevale su quello generale), ma con un'importantissima eccezione per quanto riguarda lo ''ius cogens''. Una norma di ''ius cogens'' è una norma consuetudinaria che protegge valori considerati fondamentali e a cui non si può in nessun modo derogare: se due Stati stipulano un trattato in cui si propongono di attuare violazioni dell'integrità di uno Stato terzo o di eseguire azioni considerate crimini internazionali, il trattato stesso è considerato nullo. Forme, contenuti e procedure per la formazione del diritto convenzionale sono state codificate nella Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati; nel Preambolo di questa Convenzione si precisa che le regole del diritto internazionale consuetudinario continueranno a regolare le questioni non disciplinate dalle disposizioni della Convenzione stessa, anche perché la Convenzione rappresenta solo un punto di riferimento e non coincide necessariamente con le consuetudini internazionali in materia. === I soggetti === Sono soggetti del diritto internazionale i seguenti enti: * Gli Stati che soddisfino i requisiti della effettività e della indipendenza (intendendosi lo Stato nella sua accezione di Stato-Organizzazione, ossia l'insieme dei governanti e degli apparati di governo); * Le Organizzazioni Internazionali, tra le quali in particolare l'ONU, i suoi Organi Ausiliari e le Organizzazioni collegate. * La Santa Sede (da non confondersi con lo Stato della Città del Vaticano). * I movimenti che esercitano sostanzialmente il controllo di un territorio e di una popolazione, pur non avendone il controllo formale, come ad es. gli Insorti. Mentre per quanto attiene ai movimenti di liberazione a questi non è conferita una vera e propria personalità giuridica quanto il diritto di prendere parte alle riunioni internazionali che trattano di autodeterminazione dei popoli. La soggettività di alcuni enti è invece in discussione. Sono generalmente non considerati come soggetti del diritto internazionale: * Il Sovrano Ordine di Malta: pur avendo intrattenuto con lo Stato italiano uno scambio di lettere di carattere internazionale e anche se alcuni funzionari dell'ordine godono di immunità diplomatica l'Ordine di Malta non è considerato soggetto di diritto internazionale, anche se a questo ordine è riconosciuta una personalità giuridica internazionale utile allo svolgimento delle sue funzioni assistenziali. * I popoli in sé, pur avendo riconosciuto il diritto di autodeterminazione, non sono considerabili soggetti di diritto internazionale. Essi mancano infatti delle caratteristiche proprie di una stabile organizzazione e della presenza di istituzioni governative. * Le Organizzazioni non governative non sono considerabili soggetti di diritto internazionale anche se molti trattati attribuiscono loro un ruolo internazionale (ad esempio la Croce Rossa) * Parte della dottrina riconosce una limitata soggettività internazionale anche agli individui facendo riferimento al crescente corpo di norme relative al diritto internazionale dei diritti umani, cioè quelle norme del diritto internazionale che tutelano la dignità umana dell'individuo, soprattutto nei confronti dello Stato (da non confondersi col diritto internazionale umanitario che, facendo parte del diritto internazionale bellico, entra in vigore durante i conflitti armati regolando la condotta dei belligeranti), seppure nel moderno diritto penale internazionale è da tener presente che la responsabilità individuale non è collegata ad uno stato di guerra e di conseguenza al diritto bellico. Pertanto non è insensato dire che gli individui sono considerabili soggetti del diritto penale internazionale. === Gli Stati === Gli stati sono i soggetti principali del diritto internazionale; essi devono presentare tre caratteristiche sostanziali: * avere un popolo: gli Stati devono esercitare il loro controllo su una popolazione stanziata in un dato territorio e con una propria coscienza politica senza la necessità che risultino omogenei aspetti quali la cultura, la religione, ecc. * avere un territorio: gli Stati devono esercitare il loro controllo su uno specifico territorio, non è tuttavia importante che i confini di questo territorio siano esattamente delineati, ma è essenziale poter riconosce un nucleo territoriale nel quale gli stati abbiano un reale controllo. * avere sovranità reale sul territorio e sul popolo, questa categoria è composta da due tipologie di sovranità. ** sovranità interna: è la capacità di uno Stato di esercitare il proprio imperio all'interno del proprio territorio. ** sovranità esterna: è la capacità di esercitare il governo di una regione e di un popolo indipendentemente da ingerenze di altri stati; contraltare di questa caratteristica è il dovere di ogni stato di non ingerenza nelle competenze governative di un altro Stato. Affinché questa caratteristica sia rispettata occorre insomma che l'ordinamento statale trovi in se stesso la fonte della propria legittimazione, ovvero senza dipendere giuridicamente da un altro Stato. L'indipendenza (leggi sovranità esterna) si riconosce anche nel caso in cui lo Stato risulti dipendente economicamente o politicamente da un altro Stato: l'importante è comunque che lo Stato conservi la propria autonomia giuridica. Diverso è peraltro il caso in cui la dipendenza economica sia così forte da tradursi in un vero e proprio rapporto di vassallaggio fra i due Stati. Più in particolare possiamo indicare delle categorie di stato non propriamente dette che godono o no di soggettività internazionale; a tale proposito possiamo ricordare: * i microstati: seppur il territorio sia poco esteso e la popolazione poco numerosa non vi è alcun dubbio sul fatto che siano soggetti di diritto internazionale (ad esempio Repubblica di San Marino. principato del Liechtenstein, ecc.) * confederazioni di stati: sono considerabili soggetti di diritto internazionale ma relativamente alle competenze non demandate alle istituzioni confederative; è fuori di dubbio, invece, la soggettività internazionale dei singoli stati che le compongono. Per confederazione si intende un'associazione di stati indipendenti (''stati confederati'') che delegano l'esercizio di certe competenze (solitamente in materia di difesa e politica estera) a degli organi comuni. Un esempio recente di confederazione è costituito dalla Serbia e Montenegro (2003-2006), mentre non ci si trova invece davanti a una confederazione ai sensi del diritto internazionale nel caso della C.S.I. (Comunità degli stati indipendenti), in quanto gli accordi istitutivi e lo statuto non delegano particolari poteri agli organi dell'organizzazione, che hanno solo funzioni di coordinamento delle politiche degli stati membri. * i cosiddetti stati fantoccio: non godendo di sovranità esterna non sono considerabili come soggetti di diritto internazionale * stati federati: non sono considerabili come soggetti di diritto internazionale in quanto delegano ampi poteri all'istituzione federativa (tipicamente competenze internazionali e di difesa) venendo così a mancare la caratteristica della sovranità esterna ad esempio gli stati federati degli Stati Uniti d'America, degli Stati uniti messicani, della Federazione russa, i Lander della Repubblica Federale tedesca, i cantoni della Confederazione elvetica (che pur chiamandosi confederazione in realtà è una federazione), le province dell'Argentina ecc. * governi in esilio: i governi in esilio, parlando di questa categoria si fa soprattutto riferimento ai governi riparatisi in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale non sono da considerarsi soggetti di diritto internazionale perché non godono né di un territorio né della reale possibilità di esercitare sovranità sulla popolazione che vi è stanziata. Ciò nonostante, con l'auspicio che in futuro questi governi rientrino in possesso di popolo e territorio, gli atti internazionali compiuti da questi governi possono ritenersi validi. Tale validità è stata fondata però esclusivamente su considerazioni di tipo politico e non giuridico. Un'altra valida dottrina tende a considerare lo Stato come stato-comunità e stato-organizzazione, per stabilire quale concezione di Stato sia da accettare, e propendendo per la seconda. Si deve constatare quindi che lo Stato in questo caso considerato è uno o più organi dello Stato stesso che esercitino un proprio potere. Secondo questa linea di pensiero non può essere accettata la soggettività internazionale dei Governi in esilio o dei Comitati di Liberazione. === La soggettività internazionale === L'acquisto della soggettività internazionale da parte degli stati, come anche dei movimenti di liberazione e dei movimenti di insurrezione, è legata alla reale manifestazione delle tre caratteristiche di cui sopra (popolazione, territorio, sovranità) in capo a un'organizzazione. Essendo l'ordinamento internazionale atipico, non contemplando cioè un'istituzione normativa e giudiziale, ma lasciando tutto alla libera iniziativa degli stati e agli accordi che questi pongono in essere tra loro, non può in nessun modo essere delineata una procedura di acquisto della soggettività internazionale. Più in particolare la questione assume un carattere soprattutto politico, in quanto di per sé il riconoscimento di uno stato da parte di un altro Stato o da parte di istituzioni internazionali ha solo una funzione dichiarativa e non costitutiva, cioè non è essenziale che vi sia riconoscimento da parte degli altri soggetti perché un'istituzione diventi soggetto di diritto internazionale. Esempio adducibile è lo Stato di Israele che esercita controllo e governo su un territorio e in capo a una popolazione, pur non essendo riconosciuto dalla quasi totalità dei paesi arabi. Ancora, il riconoscimento può essere espresso (dichiarato da altri stati) o tacito (deducibile dall'inizio di attività di diritto internazionale aventi come controparte il nuovo soggetto, come ad esempio la stipula di un trattato). === Limiti alla sovranità interna === Pur essendo per uno Stato, in linea di principio, lecito amministrare il proprio territorio a piacimento, organizzando liberamente le istituzioni governative e le leggi che regolino la comunità civile, la sovranità dello stesso sul suo territorio conosce diverse limitazioni. Tali limitazioni si riferiscono in primo luogo al divieto di violare il cosiddetto ''ius cogens'', quell'insieme cioè di consuetudini imperative per ogni stato in particolare riferimento al rispetto dei diritti umani. I limiti alla sovranità interna sono: * iniziative volte a promuovere la tutela della dignità umana; * norme su punizione dei crimini internazionali (genocidio, crimini contro l'umanità, crimini contro la pace, crimini di guerra); * limiti relativi a rapporti economici e sociali (dir. internazionale economico); * protezione dell'ambiente; * trattamento stranieri; * trattamento dei diplomatici e degli organi stranieri (VEDI SOTTO); * trattamento degli stati stranieri; * trattamento delle organizzazioni internazionali; * norme di diritto internazionale marittimo. ===Immunità diplomatica=== Altra categoria di limitazioni riguarda l'immunità garantita ai funzionari di altri stati. Il principio sottostante che garantisce una protezione estensiva agli agenti diplomatici di stati esteri è da ricercarsi nella consuetudine che istituzioni di pari grado non possano citarsi in giudizio e giudicarsi l'una con l'altra (''par in parem non habet iudicium''). Questo si riflette nel diritto internazionale nella pratica dell'immunità per i funzionari diplomatici di uno Stato estero, disciplinata dalla Convenzione di Vienna del 1961 entrata in vigore nel 1965. Tale immunità può essere divisa in immunità funzionale o immunità personale. L'immunità funzionale si applica agli atti che il diplomatico compie nello svolgimento delle sue funzioni e comprende: * Esenzione fiscale (imposte dirette). * immunità giurisdizione penale (esclusa per i consoli in caso di reati gravi). * immunità giurisdizione civile (esclusa per beni immobili o attività economiche non possedute per conto dello Stato per cui il funzionario opera, viene altresì esclusa per le controversie riguardanti le successioni ed eredità). * inviolabilità personale (da atti coercitivi, es. forze di polizia). * inviolabilità domiciliare (non è contemplata l'immunità per violazioni del codice stradale). Differente è il discorso per quanto riguarda l'immunità personale. Quest'ultima ricopre gli atti cosiddetti ''jure gestiones'' del diplomatico, ossia gli atti che il funzionario compie come soggetto privato. In tal caso l'immunità coprirà l'intero arco del suo servizio per poi decadere al termine della sua funzione, una volta lasciato il Paese, e quindi renderà processabile il diplomatico per gli eventuali illeciti commessi nell'arco del tempo di svolgimento delle sue funzioni. Questa rubrica vuole occuparsi del trattamento riservato allo Stato straniero da parte degli Stati territoriali, soprattutto riguardo alla cosiddetta ''immunità dalla giurisdizione civile'' dell'entità statale straniera rispetto ad altri Stati. La teoria che ha preso piede in dottrina è quella dell'immunità ''assoluta'' di cui gode uno Stato straniero dalla giurisdizione di qualsiasi altro Stato, nonostante fonti giurisprudenziali italo-belghe abbiamo avanzato una teoria che inquadrerebbe la divisione degli atti che uno Stato compie in atti jure imperii e atti jure gestiones, facendo ricadere un'immunità ''ristretta'' soltanto sugli atti che lo Stato compie nello svolgimento delle sue funzioni (pubbliche), ossia gli atti jure imperii. Al riguardo è citabile una Convenzione delle Nazioni Unite datata 2004 adottata dall'Assemblea generale e aperta alla firma degli Stati (nessuno Stato aveva ratificato ancora nel 2005). In tale Convenzione si pone come regola generale, di fondo, quella dell'immunità assoluta dalla giurisdizione civile, ponendo come eccezioni quelle in cui si applicherebbe l'immunità ristretta, ovvero: * Transazioni commerciali * Danni causati a persone o cose * Proprietà possesso e altri diritti reali. * Controversie vertenti sui rapporti di lavoro ===Le organizzazioni internazionali=== Logo delle Nazioni Unite Le Organizzazioni Internazionali sono entrate a far parte della comunità internazionale in tempi relativamente recenti. Le prime organizzazioni erano create per scopi specifici e limitati (Unione Postale Universale creata nel 1875, Unione per la protezione della proprietà industriale nel 1883 etc.). Il primo tentativo per dare un ordinamento unitario alla comunità internazionale fu la creazione, nel 1919, della Società delle Nazioni (SDN), fortemente voluta dal presidente statunitense Woodrow Wilson, che aveva cercato anche di far entrare nel diritto internazionale una serie di importanti principi, solo in parte accettati dalle nazioni europee: innanzitutto il pacifismo e l'autodeterminazione dei popoli (i "quattordici punti"). La Società aveva poteri molto deboli: come se non bastasse gli stessi Stati Uniti non entrarono a farne parte per l'opposizione del Congresso. Nel 1945, l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) prese il posto della SDN. L'ispiratore del progetto era di nuovo un presidente statunitense, Franklin Delano Roosevelt, che morì prima della nascita dell'ONU ma che vide le sue idee portate avanti dai suoi ex collaboratori. L'ONU aveva ed ha grossi limiti, in buona parte legati al sistema dei veti: per molti anni il sistema di sicurezza collettiva disegnato dalla sua Carta restò paralizzato a causa della guerra fredda, ma in ogni caso la sua nascita ha segnato un passo in avanti importante. Lo Statuto delle Nazioni Unite prevedeva inoltre il divieto dell'uso della forza a livello internazionale, a differenza di quello della SDN. ===Gli individui=== A seguito del tribunale di Norimberga e di Tokyo, istituiti dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale per perseguire le gravi violazioni della dignità umana durante la guerra, i singoli soggetti sembrano sempre più essere portatori di diritti, dunque soggetti autonomi del DI. Se prima della seconda guerra mondiale erano gli stati che con delle convenzioni si impegnavano a tutelare dei diritti in capo agli individui (che rimanevano l'oggetto della convenzione) in tempi recenti si sta affermando la prassi di considerare gli individui come soggetti che godono di diritti e gli stati come soggetti passivi di obblighi. A fronte di tali diritti vi è la formazione della possibilità di appellarsi a corti internazionali deputate alla loro tutela. Ci si ritrova anche nel diritto internazionale dunque a parlare di diritto soggettivo degli individui e di diritto d'azione degli individui. ====Diritto soggettivo==== Come diritto individuale si intende la capacità dei soggetti di essere portatori di diritti. La formazione di consuetudini e di obblighi di origine pattizia che pongono gli stati nel dovere di riconoscere e rispettare alcuni diritti per propri cittadini, indipendentemente dalle regole interne proprie di ogni ordinamento, è marcata da alcune tappe fondamentali * 1945 Tokyo, Norimberga * 1993 corte per i crimini in Ex Jugoslavia (istituita dal Consiglio di Sicurezza ONU) * 1994 corte per i crimini in Ruanda (istituita dal Consiglio di Sicurezza ONU) * 1998 (in vigore dal 2002) Corte penale internazionale (con sede all'Aia). ====Diritto d'azione legale ==== È la possibilità di appellarsi e di attivare un'azione legale presso una corte o più in generale di poter reclamare la tutela di un diritto. === Funzioni === Si tende a differenziare tre tipi di funzione nell'ambito del diritto internazionale: una funzione normativa, una di accertamento del diritto ed infine un'altra di attuazione coattiva delle norme. La prima riguarda le fonti del diritto internazionale e le varie forme che può assumere, da diritto generico, rivolto a tutti gli Stati, a particolare rivolto soltanto a una cerchia ristretta. L'accertamento del diritto è essenzialmente di tipo arbitrale, sebbene non manchino esperienze più istituzionalizzate sorte con Trattati. Ne deriva che la possibilità di instaurare un contenzioso è di derivazione sostanzialmente pattizia, enorme differenza col diritto interno visto che in questo caso la competenza del giudice discende esclusivamente dalla legge. L'attuazione coattiva delle norme è una delle note dolenti del diritto internazionale, ricadendo quasi esclusivamente nell'autotutela: anche in questo caso il diritto internazionale si distingue da moltissimi diritti interni, prevedendo questa forma coercitiva soltanto in casi eccezionali. Per il suo carattere anarchico, la sua poca incidenza giuridica e obbligatorietà, è stato spesso negato carattere giuridico al diritto internazionale: in particolare si farebbe ricadere l'efficacia di quest'ultimo soltanto alla necessità della cooperazione degli operatori di diritto interno per la sua applicazione e all'autolimitazione dello Stato. === Le fonti === * Consuetudine: comportamento costantemente e uniformemente ripetuto nel tempo, nella convinzione della sua obbligatorietà. Per aversi una consuetudine è necessaria la presenza di due requisiti fondamentali: - "diuturnitas" (prassi) ovvero il protrarsi nel tempo di un determinato comportamento; - "opinio iuris sive necessitatis" ovvero la convinzione da parte degli Stati della giuridica obbligatorietà di un determinato comportamento. * Accordi, cioè i trattati internazionali. * Fonti previste da accordo: atti di un'organizzazione internazionale, ad esempio le Direttive e i Regolamenti della Comunità Europea o le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, alcuni dei quali sono atti di soft law. La gerarchia giuridica delle fonti internazionali non è sempre rigida, potendo accadere che una norma di tipo superiore possa essere derogata da una di rango inferiore. === I contenuti === *Il cosiddetto ''diritto consuetudinario cogente'', detto anche ius cogens *Le altre consuetudini internazionali, tra le quali si segnala in particolare la consuetudine "pacta sunt servanda" *Gli accordi "universali", fra i quali le dichiarazioni internazionali dei diritti *Gli accordi "regionali" *Gli accordi "bi- e multilaterali" *Le norme internazionali prodotte dalle Organizzazioni internazionali in applicazione del proprio Statuto o comunque di un accordo di delega degli Stati parte. === L'adattamento del diritto interno al diritto internazionale pubblico === *L'adattamento automatico: si verifica allorché l'ordinamento interno di uno Stato effettua un rinvio mobile al diritto internazionale. In tal caso al mutare della norma di diritto internazionale muta anche l'ordinamento interno in misura corrispondente. Esempio di adattamento automatico è quello previsto dall'art. 10 della Costituzione italiana che rinvia a tutte le consuetudini di diritto internazionale. *L'adattamento a mezzo di recepimento integrale *L'adattamento a mezzo di ordine di esecuzione Esistono in materia due procedimenti di adattamento: quello ordinario e quello speciale. L'ordinario prevede una riformulazione della norma internazionale mentre quello speciale un rimando alla stessa. Il ruolo dell'interprete differenzia ancora di più le due procedure ed è molto diverso a seconda del procedimento adottato: mentre nel primo egli si troverà di fronte a una norma che è del tutto simile alle altre norme dell'ordinamento statale nel secondo egli dovrà formulare una ricostruzione della norma internazionale e stabilire se la norma è ancora in vigore sul piano internazionale. === La funzione giurisdizionale internazionale === *L'arbitrato fra Stati *L'arbitrato commerciale internazionale *I tribunali internazionali *In particolare: la Corte penale internazionale e la Corte europea dei diritti dell'uomo *Il ruolo del giudice interno nell'applicazione del diritto internazionale. La corte internazionale di giustizia è uno degli organi principali dell'ONU. Essa opera secondo due procedimenti: quello in sede contenziosa e quello in sede consultiva. La prima prevede la risoluzione di una controversia sorta tra due o più stati mentre la seconda lì emanazione di un parere su qualsiasi questione giuridica. Possono adire la corte per quanto riguarda la sede contenziosa solo gli stati mentre in sede consultiva le organizzazioni internazionali. La violazione di norme di diritto internazionale è fonte di responsabilità degli Stati e degli altri soggetti del diritto internazionale. Nel caso Germania contro Italia, questa violazione è stata consapevolmente assunta dallo Stato italiano: ciò è avvenuto con la sentenza n. 238 del 2014, in cui la Corte costituzionale italiana ha dichiarato la prevalenza dei principi supremi dell'ordinamento giuridico italiano, rispetto all'adempimento della sentenza della Corte internazionale di giustizia sull'immunità dalla giurisdizione internazionale dello Stato estero.
Denaro
Monete e banconote in euro Il '''denaro''' o moneta secondo le scienze economiche è uno strumento che può assumere le funzioni di: * mezzo di scambio * unità di conto * riferimento per pagamenti dilazionati * riserva di valore. Il denaro è uno dei principali argomenti studiati in economia.
Uno statere in elettro dalla regione della Lidia Prima dell'invenzione del denaro lo scambio pacifico diretto di beni contro beni tra sconosciuti avveniva con il baratto, è una modalità semplice con vantaggi e problemi, uno dei quali era costituito dai vincoli di tempo. La soluzione di scambiare a credito, largamente praticata fra tribù diverse, presupponeva rapporti consolidati, di solito non facili da instaurare né da mantenere. Lo scambio più semplice richiedeva l'immediata contiguità temporale delle consegne. Ma per questo era ovviamente necessario che entrambe le merci fossero disponibili nello stesso tempo e nello stesso spazio, e non era una precondizione da poco. Ad esempio, un baratto di arance contro grano, posti i diversi tempi stagionali di maturazione e dunque di reperibilità, era impossibile, o quantomeno sconsigliabile. Nel tempo, dal baratto diretto si passò dunque al baratto mediato, attraverso l'uso di una terza merce, di carattere guarentigio, che potesse fungere da "valore-ponte": la ''moneta merce''. Questo consentiva non solo di poter ampliare la possibilità di scambio oltre la contemporaneità di reperimento, ma anche di effettuare scambi indiretti, in cui più di due soggetti scambiavano beni senza che ogni volta chi consegnava un bene ottenesse in cambio un bene di proprio interesse direttamente da chi riceveva il suo. Questa "merce terza" fu nel mondo occidentale ben presto individuata in lavorazioni ben definite di alcuni metalli, il più noto dei quali è l'oro. Con l'oro, per fare un caso concreto, era possibile vendere qualunque bene nel momento più opportuno, ricevendo in cambio delle monete. Era poi possibile riutilizzare lo stesso oro per comprare un bene deperibile, per esempio grano o vasi, al momento in cui si fosse desiderato farlo oppure quando fosse stato disponibile. Per il grano, dopo il raccolto, e per la ceramica quando fosse arrivata al luogo di mercato. Il denaro fu quindi introdotto col compito di funzionare da valore-ponte, rendendo tutti i prodotti prima di tutto veramente intercambiabili e in particolare per permettere lo scambio di beni disponibili in momenti diversi dell'anno. Come effetto secondario sul piano concettuale, ma che divenne altrettanto importante, l'introduzione denaro di fatto consentì di variare i tassi di cambio tra due beni: semplicemente cambiando il momento in cui si vendeva in cambio di denaro il primo bene, e il momento in cui si acquistava in cambio di denaro il secondo bene, si potevano scambiare per esempio due vacche con un numero diverso di pecore agendo sul timing della compra e della vendita. I primi casi di denaro furono oggetti che risultavano utili per il loro ''valore intrinseco''. Ciò era noto come merce di scambio ed includeva qualsiasi prodotto di larga diffusione con un proprio valore; esempi sono stati il bestiame, delle conchiglie rare o i denti di balena. Anche nei paesi sviluppati, in assenza di altri tipi di denaro, le persone hanno occasionalmente utilizzato come denaro delle merci come il tabacco. L'ultima volta che questo è avvenuto su larga scala è stato immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, con l'uso comune di sigarette come merce di scambio. Una volta che una merce viene usata come denaro, essa acquisisce un valore che è spesso lievemente differente dal suo valore intrinseco. Il fatto di poter essere utilizzata come denaro aggiunge '''utilità''' alla merce, aumentandone, quindi, il valore. Questa utilità aggiuntiva dipende da aspetti sociali ed è influenzata dall'uso che del denaro se ne fa in quella società. Di conseguenza, sebbene le merci di scambio siano reali, il loro valore non è fisso. Un primo esempio è dato dall'oro, che ha acquisito un valore differente in differenti popolazioni, ma in nessuna è stato tanto valorizzato quanto in quelle che lo hanno utilizzato come denaro. Le fluttuazioni del valore di una merce di scambio dipendono molto dalla domanda e dall'offerta corrente e stimata: ad esempio, l'approssimarsi all'esaurimento di una miniera d'oro fa sì che il valore aumenti in vista della prossima riduzione dell'offerta. Il denaro può essere qualsiasi cosa che le parti considerino scambiabile, ma la praticità delle merci varia notevolmente. Caratteristiche desiderabili per il denaro includono l'essere immagazzinabile per lunghi periodi, avere volumi ridotti per poter essere facilmente trasportato ed essere di difficile reperibilità, in modo da non essere reperibile al di fuori delle attività commerciali. Ancora una volta, la domanda e l'offerta giocano un ruolo chiave nella determinazione del valore. Se un governo stampa più banconote, esso incrementa l'offerta senza un corrispondente incremento del valore. Quindi, il denaro vale meno di prima dell'emissione delle nuove banconote. Per questi motivi, metalli come oro ed argento sono stati spesso utilizzati come merce di scambio. Comunque, per migliorarne le caratteristiche meccaniche e la lavorabilità, questi metalli sono spesso utilizzati in leghe con metalli meno pregiati, rendendone il valore variabile. Il diaspro nero, comunemente chiamato "pietra di paragone", è una delle principali forme cristalline della silice. L'uso del diaspro nero è ciò che ha aperto la strada al metallo come merce di scambio e moneta. Su una pietra di paragone può essere verificata la purezza di qualsiasi metallo tenero confrontando il colore delle tracce che si formano strofinandovelo sopra, permettendo di risalire rapidamente al contenuto in metallo prezioso. L'oro è un metallo tenero, che è anche difficile da trovare, denso e conservabile. Per questi motivi, l'oro come denaro si diffuse rapidamente dall'Asia Minore, dove venne inizialmente utilizzato, al mondo intero. L'utilizzo di questo sistema richiede di effettuare diversi passi e qualche conto. La pietra di paragone permette di stimare la quantità di oro in una lega, che deve essere poi moltiplicato per il peso del pezzo di metallo per trovare la quantità di metallo prezioso contenuto. Per semplificare questo processo venne introdotto il concetto di monetazione standard. Il titolo delle leghe era prefissato, come il peso delle monete coniate, in modo tale che conoscendo l'origine della moneta non era richiesta l'utilizzo di pietre di paragone. Le monete erano tipicamente coniate dai governi con procedimenti rigorosamente protetti e poi marcati con simboli che garantivano il peso ed il valore del metallo. Sebbene l'argento e l'oro fossero i metalli comunemente usati per coniare monete, non mancò l'utilizzo anche di altri metalli. All'inizio del XVII secolo, la Svezia si trovò in carenza di metalli preziosi e così produsse "piastre" che erano grosse lastre di rame di circa 50 cm di lato, che riportavano l'indicazione del loro valore. La scarsa maneggevolezza di queste piastre contribuì indubbiamente a far sì che la Svezia fosse il primo paese europeo a emettere banconote nel 1661. Il denaro si è poi evoluto in un sistema di ''denaro convertibile''. Sì è riusciti cioè a ottenere che il denaro di per sé possa avere un valore intrinseco molto più basso del suo valore di scambio, cioè possa essere fatto corrispondere a merci che hanno un valore molto più alto dell'oro e dell'argento o dei metalli di cui è fatta una moneta, oppure allo stesso modo della carta e inchiostro e insieme anche delle ore di lavoro della persone e dei macchinari con cui è fatta la banconota che si adotta. Il primo sistema fu di garanzia da parte di un ente ritenuto stabile e terzo: Valute cartacee e monete di metallo non prezioso furono coperte dalla promessa di un governo o di una banca di trasformarlo in una determinata quantità di metallo prezioso, come l'argento. Ad esempio, da questo tipo di sistema deriva il termine "British Pound", che era inizialmente una unità monetaria garantita da una libbra ("pound") di argento al 92.5% ("sterling silver"), da cui la valuta "Pound Sterling" (in italiano chiamata lira sterlina). Per buona parte del XIX e XX secolo, molte valute furono basate su denaro convertibile grazie all'uso del gold standard. Banconote statunitensi Il ''denaro a corso legale'' è quel denaro non coperto da riserve di altri materiali. Al denaro viene dato un valore grazie al fatto che esiste un'autorità (ad esempio un governo) che agisce come se ne avesse. Se un'organizzazione abbastanza grande emette, usa ed accetta qualcosa come pagamento per fatture o tasse, automaticamente quel qualcosa acquisisce valore, dato che è riconosciuto come mezzo di scambio. I governi nel tempo sono a volte passati a forme di denaro a corso legale in periodi di bisogno (come, ad esempio, durante delle guerre), sospendendo il servizio da loro offerto di cambio del denaro in oro (o qualsiasi altra cosa il denaro rappresentasse), con effetti sul potere d'acquisto generalmente inferiori a quanto ci si potesse aspettare. Analogamente, anche una riduzione del rapporto di cambio tra moneta ed oro aveva in genere meno effetto del previsto sul potere d'acquisto. Gli Stati Uniti passarono definitivamente al denaro a corso legale nel 1971. Dato che anche le altre valute erano riferite al dollaro statunitense, vi fu automaticamente una moltiplicazione dei paesi che si ritrovarono ad adottare il corso legale. Il ''denaro a credito'' spesso esiste in parallelo ad altre forme di denaro, come quello a corso legale o alle merci di scambio, e dal punto di vista dell'utente è indistinguibile da queste. Molto del denaro del mondo occidentale è denaro a credito derivato da valute nazionali a corso legale. Il denaro a credito tende a presentarsi come sottoprodotto della domanda e del prestito di denaro, come mostrato nell'esempio che segue. Immaginiamo di aver depositato una certa quantità di monete d'oro nel forziere di una banca. La banca può prestare le monete a una seconda persona sulla base della promessa di ripagare le stesse monete con un extra a una certa data. La seconda persona può nel frattempo utilizzare le monete come denaro. Questo mentre noi continuiamo a possederle ed utilizzarle, potendo passarne la proprietà a una terza persona con una richiesta di trasferimento sul conto di quest'ultimo. In quest'esempio è come se vi fosse nuovo denaro creato durante il prestito, in modo tale da permettere a più parti di usare le stesse monete allo stesso tempo. Questo discorso si può estendere a un numero a piacere di nuove parti che possono richiedere e ricevere denaro in prestito, ma per ciascun utente aggiuntivo deve esserci una promessa di restituzione delle monete. L'extra costo previsto nel rimborso, oltre a rappresentare un margine per l'operatore finanziario, serve per dare stabilità al processo, assorbendo eventuali crediti non esigibili. Altro elemento di stabilità è il rapporto tra depositi e prestiti, fissato per ciascuna nazione dalla banca centrale. Il "denaro digitale" ebbe un momento di voga prima della bolla del 2000. Flooz e Beenz furono particolarmente pubblicizzati come una forma alternative al denaro. Mentre la bolla tecnologica causò l'accorciamento della loro vita, alcune nuove valute digitali (quali ad esempio bitcoin), hanno raggiunto una qualche, sebbene generalmente modesta, diffusione. Karl Marx sostiene quella che egli chiama la «potenza sovvertitrice del denaro» intendendo la sua forza nella formazione e trasformazione dei rapporti sociali. L'analisi di Georg Simmel invece esula dalla funzione meramente economica del denaro, per concentrarsi su quella sociologica e psicologica, che avrebbe condotto all'alienazione dell'individuo e dei valori umani. Nella Firenze del XIV secolo, la cui parlata avrebbe poi dato origine alla lingua italiana, il termine ''denaro'' non aveva il significato generico odierno ma indicava una specifica moneta, di valore pari alla dodicesima parte del ''soldo'' e alla duecentoquarantesima parte della lira. Precedentemente la monetazione carolingia aveva previsto invece un'unica moneta legale e il "monometallismo argenteo" Questo significa che veniva coniato il denaro, moneta che non aveva né multipli né sottomultipli. Il denaro era di argento, e quindi nel sistema previsto dalla monetazione carolingia non esistevano altri metalli. Questo sistema monetario ha regolato la coniazione in Europa per molti secoli, fin quando la rivoluzione francese e gli avvenimenti ad essa collegati, portarono all'affermazione del sistema decimale; fenomeno che non toccò la Gran Bretagna fino al 1971. La lira sterlina o ''pound sterling'', l'unità monetaria britannica, era infatti divisa in venti soldi, o scellini (''shilling''), ciascuno dei quali valeva dodici denari (''penny'', al plurale ''pence''). In molte lingue le parole che indicano la moneta in generale spesso derivano dal nome di unità monetarie specifiche: così in italiano soldi, denaro, ma anche svanziche (il pezzo da venti austriaco), palanche, baiocchi, ghelli e quattrini.
Disprosio
Il '''disprosio''' è l'elemento chimico di numero atomico 66 e il suo simbolo è '''Dy'''.
Il disprosio è un elemento delle terre rare e ha un aspetto metallico lucente. Relativamente stabile all'aria a temperatura ambiente, si scioglie rapidamente in soluzioni diluite di acidi minerali, liberando idrogeno. È tenero a sufficienza da poter essere tagliato con un coltello e può essere lavorato senza emissione di scintille, se si ha cura di evitarne il surriscaldamento. Le caratteristiche reologiche del disprosio sono molto influenzate dalla presenza di impurità, anche in tracce. Il disprosio trova impiego con il vanadio e altri elementi nella realizzazione di materiali per laser; la sua elevata sezione d'urto d'assorbimento dei neutroni termici e il suo elevato punto di fusione lo rendono potenzialmente utile anche per farne barre di controllo per reattori nucleari. Cementi speciali contenenti ossido di disprosio (noto anche come ''disprosia'') e nichel assorbono facilmente i neutroni senza collassare né contrarsi anche dopo un prolungato bombardamento di neutroni. Alcuni sali di disprosio e cadmio sono usati come sorgenti di radiazione infrarossa per lo studio delle reazioni nucleari. Il disprosio è impiegato anche nella produzione dei compact disc. Il disprosio fu identificato per la prima volta a Parigi nel 1886 da Lecoq. L'elemento puro tuttavia non fu isolato fino agli anni cinquanta, facendo ricorso a tecniche di scambio ionico. Il nome "disprosio" deriva dal greco δυσπρόσιτος, ''dysprósitos'', "difficile da ottenersi". Il disprosio non si trova mai puro in natura ma lo si deve estrarre dai minerali che lo contengono, come lo xenotime-(Y), lo xenotime-(Yb), la fergusonite, la gadolinite-(Ce), gadolinite-(Y), la euxenite-(Y), il policrasio-(Y), la blomstrandina, la monazite e la bastnasite; spesso è mescolato a erbio, olmio e/o altre terre rare. Quasi tutti i composti del disprosio lo vedono nello stato di ossidazione +3 e sono fortemente paramagnetici. I composti più usati sono: * Fluoruri ** DyF3 * Cloruri ** DyCl2 ** DyCl3 * Bromuri ** DyBr2 ** DyBr3 * Ioduri ** DyI2 ** DyI3 * Ossidi ** Dy2O3 * Solfuri ** Dy2S3 * Nitruri ** DyN Ii disprosio è costituito in natura di una miscela di sette isotopi stabili: 156Dy, 158Dy, 160Dy, 161Dy, 162Dy, 163Dy e 164Dy, dei quali il 164Dy è il più abbondante (28,18% del totale). Sono stati trovati altri 28 radioisotopi, di cui i più stabili sono il 154Dy con una emivita di anni, il 159Dy con 144,4 giorni e il 166Dy con 81,6 ore. Tutti i restanti isotopi sono molto radioattivi, con emivite di meno di 10 ore: anzi, la maggioranza ha emivite di meno di 30 secondi. Questo elemento ha anche 5 stati metastabili, di cui i più stabili sono il 165mDy (t½ 1,257 minuti), 147mDy (t½ 55,7 secondi) e 145mDy (t½ 13,6 secondi). Il modo di decadimento principale prima dell'isotopo stabile più abbondante, il 164Dy, è la cattura elettronica, mentre il modo più frequente dopo di esso è il decadimento beta. Il principale prodotto di decadimento prima del 164Dy sono isotopi di terbio, mentre dopo di esso i prodotti principali sono isotopi di olmio. Come per tutti i lantanoidi, anche il disprosio e i suoi composti hanno tossicità bassa o moderata, non ancora studiata approfonditamente. Il disprosio non ha alcun ruolo biologico noto.
Dinornis
Il '''dinornite''' o '''moa gigante''' è un uccello estinto appartenente ai dinornitiformi . Visse tra il Pleistocene e l'Olocene e si estinse verso il 1500. I suoi resti fossili e subfossili sono stati ritrovati in Nuova Zelanda. È considerato l'uccello più alto mai esistito.
''Dinornis'' potrebbe essere stato uno dei più alti uccelli mai esistiti: le femmine della specie più grande ('''''Dinornis robustus''''') raggiungevano i 3,6 metri di altezza. Questi uccelli erano anche molto massicci: si stima che potessero raggiungere i 230-240 chilogrammi (Amadon, 1947) o addirittura 278 chilogrammi (Kampbell e Marcus, 1992) a seconda degli studi. Resti delle penne indicano che queste erano marroni o rossicce e simili a capelli, e sembra che ricoprissero la maggior parte del corpo eccetto la parte inferiore delle zampe e gran parte della testa (e una piccola porzione del collo al di sotto della testa). I piedi erano grandi e potenti, mentre il collo era estremamente allungato e permetteva all'animale di raggiungere la vegetazione alta. Rispetto alle dimensioni del corpo, la testa era piccola, con un corto becco appuntito, piatto e leggermente ricurvo. Come tutti i moa, anche ''Dinornis'' era privo delle ossa delle ali. ===Dimorfismo sessuale=== È stato a lungo sospettato che alcune specie di moa costituissero il maschio e la femmina di una sola specie. Ciò è stato confermato dall'analisi con marcatori genetici del DNA estratto da materiale osseo (Huynen et al., 2003). Ad esempio, prima di questi studi vi erano tre specie valide riconosciute di Dinornis: il moa gigante dell'Isola del Sud (''D. robustus''), il moa gigante dell'Isola del Nord ('''''D. novaezealandiae''''') e il moa snello ('''''D. struthioides'''''). L'analisi del DNA ha mostrato che tutti gli esemplari di ''D. struthioides'' erano in realtà maschi, e tutti i ''D. robustus'' erano femmine. Quindi, le tre specie vennero riclassificate come due specie, ognuna delle quali era diffusa in una delle due isole maggiori della Nuova Zelanda. La specie ''D. robustus'', tuttavia, comprende tre distinte linee genetiche e potrebbe essere classificata come varie specie diverse. ''Dinornis'' sembra aver avuto il dimorfismo sessuale più pronunciato di tutti i moa: le femmine erano alte circa una volta e mezzo e pesanti il 280% in più degli esemplari maschi (Huynen et al., 2003; Bunce et al., 2003). Richard Owen accanto alla ricostruzione di uno scheletro di ''Dinornis'' Nel 1839 John W. Harris, un commerciante della baia della Povertà con l'hobby del naturalismo, venne in possesso di un pezzo di osso dalla forma insolita lungo 15 centimetri, rinvenuto lungo le rive di un fiume. Harris mostrò l'osso a suo zio, John Rule, un medico di Sydney, il quale lo mandò al famoso paleontologo inglese Richard Owen, che a quel tempo lavorava al Royal College of Surgeons a Londra (Fuller, 1987). Owen si interrogò riguardo al frammento osseo per quasi quattro anni, al termine dei quali stabilì che si trattava di una parte di un femore di un grande animale; tuttavia, l'osso era stranamente leggero e con una struttura "a nido d'ape". Owen annunciò nel 1843 alla comunità scientifica e al mondo la scoperta di un nuovo uccello gigante estinto simile a uno struzzo, che denominò ''Dinornis novaezealandiae''. La sua deduzione venne ridicolizzata da alcuni membri della comunità scientifica, ma si dimostrò corretta grazie alle successive scoperte di notevoli quantità d'ossa di moa in tutta la Nuova Zelanda, sufficienti a ricostruire gli scheletri di questi uccelli (Fuller, 1987). Nel luglio del 2004, il Museo di Storia Naturale di Londra espose il frammento di osso di moa sulla quale Owen basò la prima descrizione, per celebrare i 200 anni dalla nascita dello studioso, fondatore del museo. Scheletro di ''Dinornis novaezealandiae'' ''Dinornis'' è il genere eponimo dei Dinornithiformes, un gruppo di grandi uccelli ratiti inetti al volo altrimenti noti come moa, tipici delle isole della Nuova Zelanda. ''Dinornis'', in particolare, è ritenuto l'unico membro della famiglia Dinornithidae. Di seguito è mostrato un cladogramma tratto dal lavoro di Bunce e colleghi (2003): Prima dell'arrivo dell'uomo, i moa giganti erano vissuti per circa 40.000 anni con una popolazione ecologicamente stabile. Quando arrivarono i coloni Polinesiani, i moa vennero cacciati attivamente e nel giro di poche centinaia di anni si estinsero (Perry et al., 2014); gli ultimi esemplari scomparvero intorno al 1500. Si suppone che il moa gigante, in particolare, si estinse circa 300 anni prima dell'arrivo degli europei.
Dino Meneghin
Alto 2,04 m, giocava nel ruolo di centro. Ha inoltre ricoperto la carica di presidente della Federazione Italiana Pallacanestro dal 2008 al 2013. Padre di Andrea, anche lui giocatore di pallacanestro, vive in provincia di Alessandria.
===Carriera cestistica=== ====Club==== Approda alla pallacanestro nel 1966 grazie a Nico Messina, responsabile del settore giovanile della Ignis Varese e poi negli anni a venire allenatore della prima squadra. La sua carriera nella serie A1 italiana, iniziata all'età di sedici anni e terminata a quarantaquattro, è un esempio di longevità agonistica, che lo ha portato addirittura a giocare contro suo figlio Andrea in una partita ufficiale di campionato.Kenney della Simmenthal Milano Nel campionato italiano ha giocato per Pallacanestro Varese (1966-1981), Olimpia Milano (1981-1990, 1993-1994) e Pallacanestro Trieste (1990-1993), totalizzando 836 partite e segnando 8.580 punti. Ha partecipato a 13 finali di Coppa dei Campioni, vincendone 7. A queste vanno aggiunte 2 Coppe delle Coppe, 1 Coppa Korać e 4 Coppe Intercontinentali. A livello nazionale ha vinto 12 scudetti e 6 Coppe Italia. ====Nazionale==== Con la nazionale italiana ha partecipato a 4 Olimpiadi (medaglia d'argento a Mosca 1980) ed ha vinto una medaglia d'oro e due di bronzo ai campionati europei. Con la maglia della nazionale italiana è sceso in campo 272 volte (secondo in classifica di presenze dietro a Pierluigi Marzorati che arrivò a 277) e ha realizzato 2845 punti (secondo in classifica dopo Antonello Riva che ne ha realizzati 3775). ===Dopo il ritiro=== Appese le scarpe al chiodo, Dino si è diviso tra l'Olimpia e la nazionale, sempre come team manager. Dal 2004 collabora anche con SKY Sport nella redazione basket, seppur con un ruolo marginale. Il 30 settembre 2008 è stato nominato dalla Giunta Nazionale del CONI commissario straordinario della Federazione Italiana Pallacanestro in seguito alle dimissioni di Fausto Maifredi da presidente. Successivamente ha accettato di candidarsi alla presidenza della FIP e il 7 febbraio 2009 è stato eletto Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro con 4375 voti. Ha ricoperto l'incarico fino al gennaio 2013. Il 17 dicembre 2016 è stato nominato da Gianni Petrucci presidente onorario della FIP. Nel 1991 la rivista ''Giganti del Basket'' lo ha eletto più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Il 5 settembre 2003 è diventato il primo giocatore italiano a entrare nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, il maggiore riconoscimento alla carriera che un giocatore di pallacanestro possa ricevere. In assoluto, è il secondo italiano inserito nella Hall of Fame (il primo, nel 1994, fu Cesare Rubini, il quale, pur avendo un passato da giocatore, ottenne il riconoscimento in qualità di allenatore). Meneghin fa anche parte della FIBA Hall of Fame e dell'Italia Basket Hall of Fame. È stato inoltre il primo italiano ad essere scelto dalla NBA: nel 1970 fu chiamato all'11º giro (182º assoluto) dagli Atlanta Hawks, ma non giocò mai nel campionato professionistico statunitense. Nel 2008 Dino Meneghin ha ricevuto in premio dal Comune di Alano di Piave le chiavi della città, con la motivazione di aver fatto grande Alano nel mondo con la sua abilità. Nel maggio 2015, una targa a lui dedicata fu inserita nella Walk of Fame dello sport italiano a Roma, riservata agli ex-atleti italiani che si sono distinti in campo internazionale. Il 30 gennaio 2018 è stato insignito della cittadinanza onoraria di Varese. Il 19 novembre 2019 l'Olimpia Milano ritira la maglia numero 11 durante una partita in casa di Eurolega giocata al Forum. === Club === ==== Competizioni nazionali ==== * :Pall. Varese: 1968-69, 1969-70, 1970-71, 1972-73, 1973-74, 1976-77, 1977-78 :Olimpia Milano: 1981-82, 1984-85, 1985-86, 1986-87, 1988-89 * :Pall. Varese: 1968-69, 1969-70, 1970-71, 1973 :Olimpia Milano: 1985-86, 1986-87 ==== Competizioni internazionali ==== * :Pall. Varese: 1969-70, 1971-72, 1972-73, 1974-75, 1975-76 :Olimpia Milano: 1986-87, 1987-88 * :Pall. Varese: 1966-67, 1979-80 * :Olimpia Milano: 1984-85 * :Pall. Varese: 1970, 1973 :Olimpia Milano: 1987 === Nazionale === * :: Francia 1983 :: Germania Ovest 1971, Jugoslavia 1975 * Olimpiadi :: Mosca 1980
Dubnio
Il '''dubnio''' è l'elemento chimico della tavola periodica che ha come simbolo '''Db''' e come numero atomico 105. È un elemento sintetico, altamente radioattivo, il cui isotopo più stabile ha una emivita di 1,2 giorni. Questo elemento non ha al momento applicazioni pratiche e le sue proprietà sono poco conosciute.
Il dubnio (il nome deriva da Dubna, in Russia) venne scoperto nel 1968 da un gruppo di ricerca russo dell'Istituto unito per la ricerca nucleare a Dubna. Nel 1970 un'équipe di ricercatori diretta da Albert Ghiorso dell'università di Berkeley identificò con certezza l'elemento 105. L'elemento venne sintetizzato bombardando un atomo di californio-249 con un raggio di nuclei d'azoto a in un acceleratore di particelle. Gli atomi dell'elemento 105 furono individuati definitivamente il 5 marzo 1970 ma ci sono prove che questo elemento era già stato ottenuto un anno prima, usando lo stesso metodo. Gli scienziati di Berkeley successivamente cercarono di confermare la scoperta sovietica usando metodi più sofisticati, ma senza successo. Proposero anche di battezzare il nuovo elemento ''hahnio'' (Ha), in onore dello scienziato tedesco Otto Hahn (1879-1968). Di conseguenza questo fu il nome utilizzato dalla maggioranza degli scienziati americani e dell'Europa occidentale. Una controversia sul nome dell'elemento sorse in seguito alla protesta degli scienziati russi. L'Unione internazionale di chimica pura e applicata (IUPAC) quindi adottò ''unnilpentio'' (Unp) come nome temporaneo dell'elemento. Comunque nel 1997 la disputa si risolse con l'adozione del nome attuale, dubnio (Db), derivato dalla città russa che ospita l'istituto di ricerca nucleare dove l'elemento fu scoperto. Il dubnio, avendo un numero atomico di 105, è un elemento superpesante; come tutti gli elementi con numeri atomici così alti, è molto instabile. L'isotopo del dubnio più duraturo conosciuto, 268Db, ha un'emivita di circa un giorno. Non sono stati osservati isotopi stabili e un calcolo del 2012 di JINR ha suggerito che le emivite di tutti gli isotopi di dubnio non supererebbero significativamente il giorno. Il dubnio può essere ottenuto solo mediante produzione artificiale. La breve emivita del dubnio ne limita l'utilizzo durante gli esperimenti. Ciò reso inoltre più difficile dal fatto che gli isotopi più stabili sono i più difficili da sintetizzare. Gli elementi con un numero atomico inferiore hanno isotopi stabili con un rapporto neutroni-protoni inferiore rispetto a quelli con numero atomico più elevato, il che significa che il bersaglio e i nuclei del fascio che potrebbero essere impiegati per creare l'elemento superpesante hanno meno neutroni del necessario per formare questi isotopi più stabili . (Diverse tecniche basate sulla cattura rapida dei neutroni e sulle reazioni di trasferimento sono state prese in considerazione a partire dagli anni 2010, ma quelle basate sulla collisione di un nucleo grande e piccolo sono quelle più significative). In ogni esperimento possono essere prodotti solo pochi atomi di 268Db e quindi gli intervalli di tempo misurati variano in modo significativo durante il processo. Durante tre esperimenti, sono stati creati 23 atomi in totale, con un'emivita risultante di 28+11−4 ore. Il secondo isotopo più stabile, 270Db, è stato prodotto in quantità ancora minori: tre atomi in totale, con durate di 33,4 ore, 1,3 ore e 1,6 ore. Questi due sono gli isotopi più pesanti del dubnio fino ad oggi, ed entrambi sono stati prodotti come un risultato del decadimento dei nuclei più pesanti 288Mc e 294Ts piuttosto che direttamente, perché gli esperimenti che li hanno prodotti sono stati originariamente progettati a Dubna per fasci di 48Ca. Per la sua massa, 48Ca ha di gran lunga il più grande eccesso di neutroni di tutti i nuclei praticamente stabili, sia quantitativi che relativi, il che aiuta a sintetizzare nuclei superpesanti con più neutroni, ma questo guadagno è compensato dalla minore probabilità di fusione per numeri atomici elevati.
Derivata
pendenza data dalla derivata della funzione in ''P'' In matematica, la funzione '''derivata''' di una funzione rappresenta il tasso di cambiamento di una funzione rispetto a una variabile, vale a dire la misura di quanto il valore di una funzione cambi al variare del suo argomento. Più informalmente, la derivata misura la crescita che avrebbe una funzione in uno specifico punto spostandosi di pochissimo dal punto considerato. La derivata di una funzione in un punto , nel caso di funzioni a una variabile nel campo reale, corrisponde alla pendenza della retta tangente al grafico della funzione nel punto e ne rappresenta la migliore approssimazione lineare. Nel caso in cui la derivata esista in ogni punto del dominio, la si può vedere a sua volta come una funzione che associa a ogni punto proprio la derivata in quel punto. Il concetto di derivata è, insieme a quello di integrale, uno dei cardini dell'analisi matematica e del calcolo infinitesimale. Il significato pratico di derivata è il ''tasso'' di variazione di una certa grandezza presa in considerazione. Un esempio molto noto di derivata è la variazione della posizione di un oggetto rispetto al tempo, chiamata velocità istantanea.
La derivata di una funzione in un punto è il coefficiente angolare della retta tangente alla curva nel punto. Si tratta quindi di un numero che misura la pendenza della retta tangente. La derivata di una funzione in un punto è il valore del coefficiente angolare della retta tangente alla curva nel punto, cioè la tangente trigonometrica dell'angolo formato dalla tangente in un punto della curva di equazione e l'asse delle ascisse. Se la derivata di una funzione in un punto è , la retta tangente al grafico della funzione è parallela all'asse delle ascisse, mentre se il limite mediante cui si calcola la derivata in un punto è infinito la retta tangente al grafico della funzione è parallela all'asse delle ordinate. La funzione derivata si ricava con una serie di operazioni algebriche note come regole di derivazione, applicabili universalmente a tutte le funzioni derivabili. Nel caso di funzioni di più variabili la tangente in un punto alla curva della funzione non è unica, ma varia a seconda della direzione scelta. Non si può più quindi definire una sola funzione delle stesse variabili indipendenti che renda conto della pendenza del grafico della funzione in un punto: si ricorre allora alle derivate parziali della funzione, cioè ai coefficienti angolari di tangenti considerate lungo direzioni parallele agli assi che rappresentano le variabili indipendenti. Le derivate parziali sono in numero pari alle variabili stesse, e una loro notevole proprietà è che se la funzione è sufficientemente "regolare" (cioè differenziabile) è possibile calcolarne la tangente lungo una direzione qualunque con una combinazione lineare delle derivate parziali stesse. Questo è possibile perché l'operatore di derivazione è un operatore lineare, e quindi la derivata di una combinazione lineare di funzioni derivabili è la combinazione lineare delle derivate delle singole funzioni, e la derivata del prodotto di uno scalare per una funzione è il prodotto dello scalare per la derivata della funzione. Un'animazione che dà un'idea intuitiva della derivata, poiché lo "swing" di una funzione cambia quando cambia l'argomento. La nozione di derivata si introduce, nel caso di funzione a una variabile indipendente nel campo reale, considerando una funzione reale di variabile reale e un punto del suo dominio. La derivata di in è definita come il numero uguale al limite del rapporto incrementale al tendere a 0 dell'incremento, sotto l'ipotesi che tale limite esista e sia finito. In modo esplicito, detto l'incremento, una funzione definita in un intorno di si dice derivabile nel punto se esiste ed è finito il limite: : e il valore di questo limite è la derivata della funzione nel punto . Se la funzione è derivabile in ogni punto di un dato intervallo , allora si dice che essa è ''derivabile'' in e la funzione che associa a ogni punto la derivata di è la ''funzione derivata'' di . === Derivata complessa === Nonostante il caso più semplice sia quello delle funzioni reali, la definizione di derivata trova la sua collocazione più naturale nell'ambito dell'analisi complessa, dove, applicata alle funzioni di variabile complessa, prende il nome di derivata complessa. Detto un sottoinsieme aperto del piano complesso, una funzione complessa è ''differenziabile in senso complesso'' in un punto se esiste il limite: : Tale limite va inteso in relazione alla topologia del piano. In altre parole, per ogni successione di numeri complessi che converge a , il rapporto incrementale deve tendere a un medesimo numero, indicato con Se è differenziabile in senso complesso in ogni punto , si dice che è una funzione olomorfa su . ==== Relazione tra derivata reale e complessa ==== La relazione tra la differenziabilità di funzioni reali e funzioni complesse è data dal fatto che se una funzione complessa: : è olomorfa allora e possiedono derivata parziale prima rispetto a e e soddisfano le equazioni di Cauchy-Riemann: : In modo equivalente, la derivata di Wirtinger di rispetto al complesso coniugato di è nulla. === Derivata destra e derivata sinistra === La ''derivata destra'' di in è il numero: : Analogamente, la ''derivata sinistra'' di in è il numero: : Una funzione è derivabile in se e solo se esistono finite e uguali le derivate destra e sinistra. Queste permettono inoltre di definire la derivabilità su un intervallo non aperto: se è definita ad esempio nell'intervallo chiuso , si dice che è derivabile in se è derivabile in ogni punto interno e se esistono le derivate destra e sinistra rispettivamente negli estremi e . === Notazioni === La prima notazione di derivata nel punto che compare storicamente è: : ancora oggi usata in fisica. In alternativa, secondo la notazione di Lagrange viene indicata con: : secondo la notazione di Cauchy - Eulero con: : secondo la notazione di Leibniz con: : e secondo la notazione di Newton con: : === Derivata parziale === Nel caso di una funzione di più variabili, l'incremento della funzione rispetto a una sola variabile è la derivata parziale della funzione rispetto a tale variabile. Data una funzione vettoriale di più variabili definita su un insieme aperto dello spazio euclideo , dette e le basi canoniche di e rispettivamente, la funzione può essere scritta nel seguente modo: : La componente -esima della funzione è allora: : Si definisce derivata parziale di rispetto alla variabile il limite: : Tale limite è a volte chiamato limite del rapporto incrementale di nel punto , e viene denotato anche con . La derivata parziale di una funzione, o nel caso di funzione vettoriale di una sua componente, si effettua quindi considerando le variabili diverse da quella rispetto a cui si vuole derivare come costanti e calcolandone il rapporto incrementale. === Derivata direzionale === La derivata direzionale di una funzione scalare lungo un vettore unitario è la funzione definita dal limite: : Se la funzione è differenziabile in , allora la derivata direzionale esiste lungo ogni vettore unitario e si ha: : dove al secondo membro rappresenta il gradiente di e il prodotto scalare euclideo. In la derivata direzionale di rappresenta la variazione di lungo . derivabile in un punto se è approssimabile vicino a quel punto da una retta. Tale retta deve quindi essere tangente al grafico della funzione. Questa nozione si estende in dimensioni arbitrarie, e prende il nome di ''funzione differenziabile''. Una funzione differenziabile in un punto è una funzione che può essere approssimata da una trasformazione lineare nel punto. Affinché ciò si verifichi è necessario che tutte le derivate parziali calcolate nel punto esistano, ovvero esistono finiti i limiti dei rapporti incrementali direzionali (dunque, se una funzione è differenziabile in un punto allora è derivabile nel punto). La proprietà di differenziabilità di una funzione consente di generalizzare il concetto di funzione derivabile a funzioni vettoriali di variabile vettoriale, e permette di individuare per ogni punto del suo grafico un iperpiano tangente. Una funzione definita su un insieme aperto dello spazio euclideo è detta differenziabile in un punto del dominio se esiste una applicazione lineare tale che valga l'approssimazione: : dove si annulla all'annullarsi dell'incremento . Tale condizione si può scrivere in modo equivalente: : Se la funzione è differenziabile in , l'applicazione è rappresentata dalla matrice jacobiana . Il vettore: : si chiama ''differenziale'' di in e è la derivata totale della funzione . La funzione è infine differenziabile se lo è in ogni punto del dominio. In particolare, il teorema del differenziale totale afferma che una funzione è differenziabile in un punto se tutte le derivate parziali esistono in un intorno del punto per ogni componente della funzione e se sono inoltre funzioni continue. Se inoltre l'applicazione che associa a è continua, la funzione si dice ''differenziabile con continuità''. Il teorema di continuità asserisce che se è derivabile in allora è anche continua in . Non vale il teorema che si ottiene invertendo le ipotesi con le tesi: ad esempio, la funzione è continua su tutto il dominio, ma non è derivabile nel punto , perché limite destro e limite sinistro del rapporto incrementale non coincidono. La continuità di una funzione è quindi condizione necessaria, ma non sufficiente, per determinarne la derivabilità. Una funzione può inoltre essere derivabile (e quindi continua) in un punto , ma essere discontinua in ogni punto intorno a . Questo accade per funzioni come: : essendo l'insieme dei numeri razionali e l'insieme dei numeri reali, mentre il simbolo "\" denota la differenza tra insiemi. La funzione in esame ammette derivata in (vale il limite del rapporto incrementale) ma non è continua in nessun punto eccetto lo . Notiamo che se invece una funzione è due volte derivabile in un punto, allora è continua in un intorno di quel punto. Per mostrare che se è derivabile in allora è continua in , si considera l'uguaglianza precedente: : da cui: : Quindi la funzione è continua in . La stima lineare della funzione attorno a costituisce una migliore approssimazione rispetto a: : garantita dalla sola continuità (qui ). Se la funzione è derivabile in si può "scomporre" l'infinitesimo in un termine lineare e un infinitesimo di ordine superiore. Il teorema di Lagrange fornisce una diversa approssimazione (sempre lineare) nell'ipotesi che la funzione sia derivabile in un intorno di : : per tutti gli in tale intorno, e con un dato punto in (o , se è un intorno sinistro). Benché ora l'approssimazione sia "esatta" (non ci sono termini infinitesimi che vengono trascurati), il teorema non è in grado di mostrare per quale sia vera l'uguaglianza. === Funzioni non derivabili === La funzione valore assoluto non è derivabile nell'origine, dove ha un punto angoloso Una funzione continua può essere non derivabile. Ad esempio, una funzione continua può non essere derivabile in un punto isolato del dominio, in presenza di un punto angoloso, una cuspide o un flesso a tangente verticale. Esistono anche funzioni continue che presentano forme più complesse di non derivabilità, come ad esempio la funzione di Cantor. La funzione di Weierstrass è una funzione reale di variabile reale che ha la proprietà di essere continua in ogni punto ma di non essere derivabile in nessuno. Vengono enunciati di seguito alcuni teoremi e risultati significativi. === Regole di derivazione === Siano e funzioni reali di variabile reale derivabili, e sia l'operazione di derivazione rispetto a : : * Regola della somma (linearità): : * Regola del prodotto (o ''di Leibniz''): : * Regola del quoziente: : * Regola della funzione reciproca: : * Regola della funzione inversa: : :con: : * Regola della catena: : === Teorema di Fermat === Sia una funzione derivabile, e quindi continua, in un punto interno al dominio. Se è un punto di massimo o di minimo per la funzione allora la derivata della funzione in è nulla, cioè . Non è indispensabile che sia interno al dominio, essendo sufficiente che si tratti di un punto di accumulazione da destra e da sinistra per il dominio, mentre è essenziale porre che la funzione sia derivabile nel punto in quanto non è possibile dedurne la derivabilità dalle altre ipotesi del teorema. Ogni punto in cui si annulla (cioè è uguale a zero) è chiamato punto stazionario. I massimi e minimi relativi sono chiamati ''punti stazionari'' di . Questo teorema è molto usato nello studio di funzione, in quanto definisce la possibilità di avere un punto di massimo o di minimo dove la funzione derivata si annulla. === Teorema di Rolle === Sia una funzione continua nell'intervallo chiuso e derivabile nell'intervallo aperto . Se allora esiste almeno un punto dove la derivata prima si annulla. === Teorema di Lagrange === Sia una funzione continua in e derivabile nell'intervallo aperto . Allora esiste almeno un punto tale per cui: : Il teorema afferma che esiste almeno un punto del grafico della funzione in cui la retta tangente ha coefficiente angolare uguale a quello della corda della retta passante per i punti e . Si tratta di una generalizzazione del teorema di Rolle che analizza il caso in cui è diverso da . === Teorema di Cauchy === Siano e funzioni continue in e derivabili in con diversa da 0 per ogni punto dell'intervallo. Allora esiste almeno un punto tale per cui: : Considerando in particolare la funzione , si ottiene l'affermazione del teorema di Lagrange. Con il teorema di Cauchy è inoltre possibile dimostrare la regola di de l'Hôpital. === Monotonia a partire dalla derivata === Sia continua in e derivabile in . Allora: * Per ogni si ha se e solo se la funzione è crescente in . * Per ogni si ha se e solo se la funzione è decrescente in . La funzione può non essere ''strettamente'' crescente (o decrescente), e il teorema è direttamente ricavabile dall'enunciato di Lagrange. Analogamente, valgono anche i fatti seguenti: * Se per ogni si ha allora la funzione è strettamente crescente in . * Se per ogni si ha allora la funzione è strettamente decrescente in . Una funzione strettamente crescente non ha necessariamente derivata ovunque positiva. Ad esempio, è strettamente crescente, ma ha derivata nulla nell'origine, dove c'è un punto di flesso. Il teorema della funzione costante afferma che una funzione è costante in un intervallo se e solo se è derivabile e la derivata è ovunque nulla nell'intervallo. Mentre la condizione necessaria è conseguenza della definizione di derivata (la derivata di una costante è uguale a zero), la sufficienza segue dal teorema di Lagrange. La derivata -esima di una funzione è la funzione che si ottiene derivando successivamente volte la funzione . Si definiscono così la derivata seconda, terza, e così via; e si usa generalmente una delle seguenti notazioni: : Una funzione derivabile non è necessariamente derivabile volte. Ad esempio, la funzione ha una derivata prima, ma non una seconda: infatti, la derivata di è , che non è a sua volta derivabile nell'origine. La classe delle funzioni derivabili volte e la cui derivata -esima è continua si indica con . === Convessità === Sia derivabile. Allora è convessa se e solo se è crescente in . Se possiede derivata seconda, allora la convessità della funzione è data dalla disequazione: : Il cambiamento di segno della derivata seconda determina quindi un cambiamento di convessità della funzione e un relativo punto di flesso. La retta in rosso è la tangente al grafico della f(x) nel punto (x0, f(x0)) Il valore della derivata di calcolata in ha un significato geometrico: è il coefficiente angolare della retta tangente alla curva rappresentata dal grafico di nel punto di coordinate . In altre parole, la derivata è il valore della tangente trigonometrica dell'angolo (convesso) che la retta tangente in al grafico della funzione forma con l'asse delle ascisse (a patto che tale angolo non sia retto). L'equazione della retta tangente in risulta: : Più precisamente, se è derivabile nel punto , allora esiste una funzione definita in un intorno di tale che: : con: : e tale formula è l'espansione di Taylor di troncata al termine di primo grado. Si dice che è un infinitesimo di ordine superiore alla funzione , e con questo si vuole esprimere l'idea che il termine fornisce un contributo che diventa trascurabile rispetto agli altri termini quando ci si avvicina a . Si può anche dire che una funzione derivabile in è approssimabile linearmente intorno a con la sua retta tangente in tale punto. Se si definisce infatti , avente lo stesso dominio di , come: : si verifica che: : Ricordando che per allora , e quindi . Sostituendo questa ultima uguaglianza con la precedente equazione si ha: : Una funzione espressa come serie di potenze con raggio di convergenza è continua e derivabile su tutto l'intervallo . La derivata può essere calcolata derivando termine a termine la serie nel modo seguente: : Tuttavia, in una serie di potenze si preferisce che sia l'indice della potenza, quindi utilizzando uno shift diventa: : Questo tipo di derivata è importante per lo sviluppo di Taylor e Maclaurin.
Diabolik
'''Diabolik''' è un personaggio immaginario dei fumetti, creato nel 1962 da Angela Giussani e protagonista dell'omonima testata pubblicata dalla casa editrice milanese Astorina. In poco tempo raggiunse alte tirature arrivando a diventare un fenomeno di costume studiato da sociologi ed esperti di comunicazione. Ha portato alla nascita del genere del fumetto nero italiano del quale è stato il precursore generando numerosi epigoni a partire dal 1964, quando il fenomeno esplose, pubblicati nel caratteristico formato libretto tascabile che la testata fece diventare famoso e imitato dopo aver esordito in edicola nel novembre 1962; viene da allora edito senza interruzioni e ha superato gli 800 numeri pubblicati; i primi numeri della serie hanno raggiunto elevate quotazioni nel mercato del collezionismo. Il personaggio ha poi avuto due trasposizioni cinematograficheː la prima nel 1968 diretta dal regista Mario Bava, la seconda nel 2021 diretta dai Manetti Bros., una serie animata e un vasto merchandising. Dal 1962 ha venduto quasi 150 milioni di copie. Edizioni tradotte sono state pubblicate in molti paesi europei, americani, e africani. Il successo del personaggio è tale da generare anche parodie sia a fumetti, come Cattivik, personaggio creato da Bonvi nel 1965, sia a film, come ''Arriva Dorellik'' diretto da Steno o ''Sadik'', episodio del film ''Thrilling''. Il personaggio è stato impiegato come testimonial per campagne sociali e in spot pubblicitari commerciali.
Il personaggio venne creato da Angela Giussani, autrice anche delle prime sceneggiature che, a partire dal n. 14, venne affiancata per la realizzazione delle storie dalla sorella Luciana. La serie ha esordito nel novembre 1962 edita dalla casa editrice Astorina che ne continua le pubblicazioni da oltre cinquanta anni; i primi quattro anni la pubblicazione venne divisa in due serie, la prima edita dal 1962 al 1964 e la seconda nel 1965 mentre dal 1966 la suddivisione viene fatta per annate. Alle sceneggiature, oltre alle sorelle Giussani, si sono alternati autori come Giancarlo Berardi, Pier Carpi, Alfredo Castelli, Nino Cannata, Giancarlo Malagutti e molti altri come Mario Gomboli, direttore della casa editrice e Patricia Martinelli, precedente direttore della testata; alla realizzazione grafica del personaggio si sono alternati nel tempo diversi disegnatori fra i quali: Angelo Zarcone (autore solo del primo numero), Sergio Zaniboni, Brenno Fiumali (autore anche della prima copertina), Enzo Facciolo, Elio Silvestri, Franco Paludetti, Remo Berselli (creatore anche della testata), "Kalissa" Giacobini, Flavio Bozzoli, Lino Jeva, Eros Kara, Luigi Marchesi (ridisegna tra l'altro il primo numero per la ristampa), Giorgio Montorio, Glauco Coretti, Giancarlo Alessandrini, Leo Cimpellin, Giovanni Freghieri, Carlo Peroni e altri come Mario Cubbino, Gabriele Pennacchioli. Il formato degli albi di Diabolik, di piccola dimensione per poter essere tascabili (11,5x16,9 cm), venne ideato per venire incontro alle esigenze dei pendolari che Angela Giussani osservava ogni mattina da casa sua nelle vicinanze della stazione e divenne lo standard anche per tutti gli epigoni. Il primo numero ha una copertina realizzata da Brenno Fiumali, mentre la storia venne disegnata da un autore indicato solo per cognome: Zarcone (di cui, curiosamente, da allora si persero le tracce). La trama è congegnata in modo che il lettore non sa all'inizio chi sia veramente Diabolik, che diviene una figura inquietante e imprevedibile. Tuttavia, l'iniziale riscontro delle vendite non fu soddisfacente e si decise di pubblicare il numero successivo solo dopo tre mesi, nel febbraio del 1963. Il terzo numero viene pubblicato nel mese di marzo; è il primo a essere disegnato in maniera professionale da Luigi Marchesi e vede l'esordio della sua spalla fissa, Eva Kant. Il primo distributore fu la Ingoglia, piccola azienda di Milano alla quale la Astorina affidò la distribuzione dei primi 17 albi della serie per poi passare alla Sodip che lo distribuirà negli anni a venire; col passaggio al nuovo distributore, da agosto 1964, vennero ristampati anche i primi 17 numeri della serie che sono quindi una seconda edizione; i primi due albi vennero anche ridisegnati e la copertina del primo numero presenta piccole differenze rispetto all'originale. Durante gli anni, per le richieste dei lettori, all'interno della serie regolare vennero riproposti i primi numeri della serie fino a quando non si decise di pubblicare una nuova collana per riproporre la ristampa dell'intera serie dall'inizio, ''Diabolik R'', edita dal 1978 e giunta a settembre 2018 al n. 687 affiancata poi da una seconda, ''Diabolik SWIISSS'', edita dal 1994. La serie è stata pubblicata anche all'estero: Argentina, Brasile, Colombia, Finlandia, Belgio, Messico, Francia, Germania, Danimarca (con il nome di "Satano"), Grecia, Israele, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Stati Uniti e Jugoslavia. Nel 2009 è stata pubblicata una storia ("Il Re del Terrore") tradotta in esperanto. === DK === Nel 2012 viene presentato al Lucca Comics un volume intitolato "DK: work in progress", nel quale solo il primo capitolo si mostrava completo di disegni e colori e due capitoli erano stati realizzati solo a china, seguiti poi da sessanta tavole a matita e venti pagine di sceneggiatura. Dell'ultimo capitolo era stato indicato solo il soggetto. Nell'aprile 2013 la storia completa è stata pubblicata su ''Il grande Diabolik'' con il titolo "''DK: Io so chi non sono''". Nel novembre 2015, l'Astorina ha presentato un nuovo progetto editoriale intitolato ''DK'' che presenta una versione alternativa del personaggio pubblicato a colori nel formato tipico dei fumetti americani e venduto nelle librerie. Angela Giussani, moglie dell'editore Gino Sansoni, all'interno della casa editrice del marito, l'Astoria, aveva creato una propria casa editrice che aveva battezzato Astorina. Ricercando una idea che potesse risultare vincente ebbe l'intuizione di realizzare un fumetto con un formato tascabile, che fosse di facile lettura per i pendolari e che fosse poi possibile riporre in tasca. Il pubblico prescelto, i pendolari dal ritorno dal lavoro, avrebbe potuto essere interessato a leggere qualcosa che fosse coinvolgente ma di facile lettura e di breve durata, per poter essere letto per intero durante un breve viaggio in treno e inoltre doveva costare poco. Per capire poi i gusti dei potenziali lettori, All'epoca riviste come ''Grand Hotel'' riscuotevano un successo notevole pubblicando storie a tinte forti a fumetti e la Giussani, ispirandosi anche alla tradizione editoriale del marito (che sin dagli anni cinquanta aveva pubblicato con successo romanzi che solleticavano la curiosità del tempo tramite titoli morbosi e copertine allusive) aveva capito che, per attirare l'attenzione dei potenziali lettori, doveva puntare su questi elementi creando un personaggio che intimorisse il lettore suscitando però anche ammirazione per la genialità e la temerarietà. Qualcosa di simile esisteva già: Fantômas, geniale ladro e assassino, personaggio creato da Pierre Souvestre e Marcel Allain, e protagonista di una serie di romanzi d'appendice di inizio Novecento in cui si faceva beffe delle forze dell'ordine e dissimulava la propria identità attraverso efficaci travestimenti; Non a caso, nel romanzo ''Diabolik: la lunga notte'', il nome Souvestre viene assegnato a un contrabbandiere che viene ucciso da Diabolik. L'origine di Diabolik si può ricercare nei romanzi di appendice pubblicati a puntate nei quotidiani francesi, i quali erano solitamente storie di facile consumo spesso a tinte forti con intrighi, delitti e rapimenti: non solo Fantômas, al quale Angela Giussani si ispirerà per creare Diabolik, ma anche Arsène Lupin e Rocambole furono protagonisti di grande richiamo della narrativa popolare ottocentesca. Alla fine degli anni cinquanta e nei primi sessanta altre testate avevano raggiunto un certo successo, come quelle della Casa Editrice Universo, che pubblicava feuilleton a fumetti dalle tinte forti; e proprio da queste trasse ispirazione la Giussani, la quale attinse altresì alla tradizione editoriale del marito, che era riuscito a raggiungere il successo pubblicando titoli nei quali si poneva l'accento su aspetti torbidi e morbosi. Serviva quindi un personaggio che incutesse paura ma anche che suscitasse ammirazione per la sua genialità e audacia. Nel novembre 1962, ispirato a Fantômas e a Fantax, un altro personaggio dei fumetti creato in Francia nel 1946, venne creato ''Diabolik'', un personaggio che avrebbe rilanciato con successo il fumetto nero in Italia, anche se non mancarono controversie rispetto alla morale dell'epoca. La copertina del primo numero della serie rappresentava una donna in primo piano che urlava di terrore e riportava termini come "brivido", "diabolico" e "terrore", oltre alla dicitura «per adulti». L'importanza di questa serie a fumetti è quella di aver permesso lo svecchiamento e lo scardinamento di un sistema nel giro di pochi anni. Si decise inoltre di non contestualizzare in maniera precisa e riconoscibile le storie, ma ambientarle in un mondo immaginario con scenari indefinibili, e perciò molto è lasciato nell'indeterminatezza e molte domande sono lasciate senza risposta, come le origini stesse del personaggio, raccontate solo nel 1968 dopo ben 107 numeri nell'albo ''Diabolik chi sei?''. Nelle prime storie del personaggio vengono riprese intere sequenze presenti nei romanzi di Fantômas, così come la tecnica dell'analessi tipica di certi romanzi d'appendice. Fantômas era un criminale con le stesse doti di ladro gentiluomo di Lupin, ma con una malvagità che mancava in quest'ultimo. I lettori venivano anche attirati da titoli espliciti come ''L'impiccato senza volto'', ''La campana di sangue'' o ''La bara vuota'', ma anche dalla genialità del protagonista e dal cinismo con cui uccideva riuscendo sempre a sfuggire alla giustizia; tutte caratteristiche che si ritrovano decenni dopo in Diabolik. L'apparizione del poliziotto Juve e il giovane giornalista Fando sono solo alcune delle molte citazioni di Fantomas che si ritrovano nei fumetti Diabolik, i quali successivamente si baseranno su soggetti e ispirazioni originali. Relativamente alla scelta del nome, nel febbraio 1962 uscì il film ''Totò diabolicus'' diretto da Steno; la pellicola è precedente all'esordio di Diabolik nel novembre 1962, e pertanto non è da ritenersi una parodia del genere, ma più probabilmente si ispirava a un vero fatto di cronaca avvenuto a Torino nel 1958 e nel quale un misterioso assassino lasciò sul luogo del delitto una lettera nella quale si firmava Diabolich. Probabilmente l'assassino si era ispirato a sua volta al romanzo del giallista Bill Skyline (al secolo Italo Fasan) dal titolo ''Uccidevano di notte'' e il cui protagonista si faceva chiamare Diabolic (senza l'acca finale). Inizialmente il personaggio avrebbe dovuto chiamarsi Diabolicus, che ricordava Nostradamus, poi però si preferì scriverlo con la lettera «K», perché Angela la riteneva più adatta a un personaggio come quello che aveva in mente; il nome di Eva Kant venne scelto sempre da Angela la quale, per conseguire il diploma all'istituto magistrale, aveva presentato una tesina sul filosofo Immanuel Kant, del quale amava il pensiero filosofico; il personaggio di Ginko deve il suo nome a quello del marito di Angela, Gino Sansoni, alla quale venne aggiunta una «K» in mezzo. Per i tratti di Diabolik la Giussani prese spunto dall'attore Robert Taylor, mentre per quelli di Eva Kant dalla Principessa di Monaco Grace Kelly. Il personaggio di Diabolik è inizialmente un ladro molto spietato, un assassino che riesce quasi sempre a portare a compimento i suoi piani criminali. Fidanzato inizialmente con Elisabeth Gay, incontra poi la meravigliosa Eva Kant, che diverrà la sua compagna di vita oltre che sua fidatissima complice, derubando senza scrupoli ricche famiglie, banche o altri personaggi arricchitisi a loro volta spesso in maniera illecita; con i proventi delle rapine si garantiscono una vita agiata, oltre a finanziare nuovi e complessi piani criminosi. Col tempo il personaggio acquisirà una sua morale diventando più umano ma sempre rimanendo un criminale; anche la sua spalla, Eva Kant, evolve col tempo divenendo da amante sottomessa a complice indispensabile. Le origini del personaggio vengono rivelate nel n. 5 del 1968, ''Diabolik, chi sei?''. In seguito, altri albi (sia regolari che fuoriserie) narreranno particolari e avventure di Diabolik accadute durante la sua infanzia, adolescenza e giovinezza, contribuendo a spiegarne il carattere e le scelte di vita; in particolare, la collana "''Il Grande Diabolik''" pubblica storie ambientate nel passato del personaggio. Il resto della biografia è raccontata da alcuni albi della serie regolare e dagli albi speciali della serie ''Il grande Diabolik''. Il nome anagrafico di Diabolik è ignoto. Di lui si sa che fu l'unico sopravvissuto di un naufragio e che venne ritrovato, poco più che neonato, su una scialuppa alla deriva al largo di un'isola popolata da alcuni pescatori e dai membri di una banda criminale guidata da un boss chiamato King. Insieme al bambino furono ritrovati alcuni documenti dal contenuto tuttora ignoto ma della massima importanza, che portarono King a decidere di non eliminarlo ma di tenerlo con sé, accettando che crescesse sull'isola accudito un po' da tutti i membri dell'organizzazione che si riferivano a lui chiamandolo semplicemente ''il ragazzo''. Diabolik ha trascorso i primi 22 anni della sua vita sull'isola di King girando liberamente per il quartier generale, dimostrando fin da piccolo un'intelligenza prodigiosa. Il ragazzo viene apprezzato da tutti e tutti gli insegnano qualcosa: da Dempur impara a tagliare pietre preziose e a riconoscere i falsi a vista d'occhio, dall'ingegner Suanda apprende i segreti del mondo dei motori, ma soprattutto grazie allo scienziato Wolf si appassiona alle scienze, in particolare la chimica in cui dimostra un talento unico. Durante la sua adolescenza viene a sapere dell'esistenza nella giungla di una terribile pantera nera chiamata Diabolik che terrorizza i pescatori e i membri della banda. Scopre inoltre che il pericoloso animale è l'unico che King non è mai stato in grado di uccidere, arrivando a proibire a chiunque di avvicinarsi alla zona in cui abitualmente vive. Diabolik vuole vedere l'animale con i propri occhi, ma viene scoperto da uno scagnozzo di King mentre si addentra nella zona proibita: per farlo tacere, il futuro criminale commette il primo omicidio della sua vita, riuscendo a realizzare una messa in scena per fare in modo che l'omicidio sembri opera della pantera. Diabolik scopre che la pantera esce solo di notte e approfitta di una eclissi per vederla, rimanendo incantato dalla sua agilità nei movimenti e delle sue letali movenze aggraziate. Purtroppo Diabolik scopre che anche King ha avuto la stessa idea e approfittando dell'eclissi uccide la pantera per poi imbalsamarla. Da quel momento il futuro Re del Crimine inizia a provare una profonda avversione per King, arrivando a studiare e realizzare anni dopo un piano per derubare il boss di ogni avere ed ucciderlo proprio di fronte alla grande pantera imbalsamata. Dopo aver derubato e ucciso King il ragazzo scappa dall'isola, ma viene rintracciato dagli uomini della banda, desiderosi di vendicare il loro capo, mentre cerca di vendere parte dei gioielli ad un ricettatore in oriente. Dopo una dura colluttazione viene salvato da un contrabbandiere di nome ''Ronin'', che notando le potenzialità del giovane gli offre di entrare a far parte della propria scuola, luogo dove vige una rigida disciplina che tempra i migliori soldati e assassini mercenari del pianeta. Nella scuola il ragazzo adotta definitivamente il nome di Diabolik e si sottopone ai duri insegnamenti, intessendo anche una relazione con una ragazza, anche lei allieva, di nome Jin. Nel periodo gli vengono insegnate numerose tecniche che in seguito faranno parte della sua attività, come i mille trucchi che utilizza per seminare i nemici e il lancio del pugnale (in cui già eccelleva e che perfezionerà grazie ai consigli di Ronin). Affinerà anche il suo stile di combattimento, in precedenza efficace ma decisamente grezzo e non al livello degli avversari più forti, con lo studio di tutte le principali arti marziali. Inoltre, in questa scuola adotterà il famoso costume nero modificando la divisa rituale per poter essere più libero nei movimenti. Le cose precipitano e Jin, gelosa del talento di Diabolik, decide di ucciderlo e derubarlo. Diabolik riesce però a sconfiggere l'avversaria e ucciderla a malincuore. Poco tempo dopo la scuola viene distrutta e tutti gli allievi e i maestri, compreso Ronin, vengono uccisi da ''Walter Dorian'', un criminale di ''Clerville'' sosia di Diabolik. Come unico sopravvissuto, Diabolik in apparenza uccide il criminale, impossessandosi della sua Jaguar E-Type e di tutte le sue proprietà ed assumendone l'identità. Avendo perso l'unico amico della sua vita, Diabolik abbandona la scuola e, dopo aver perfezionato le sue maschere, si trasferisce a Clerville, dove Walter Dorian aveva parecchi possedimenti. In questa città incontrerà Natasha Morgan, potente boss a capo di una grande organizzazione criminale. Tra i due si instaurerà un rapporto singolare: la donna, affascinata dai suoi modi, lo aiuterà a perfezionare le sue tecniche criminali. Più avanti i due si separeranno, ma Natasha, segretamente innamorata di lui, verrà catturata dai suoi nemici e portata di forza su un aereo. La donna riuscirà però a chiudersi in cabina pilotaggio e, capendo di essere spacciata, si suicida facendo schiantare l'aereo, non prima di aver inviato un messaggio in cui dichiara che il dirottamento è opera di Diabolik. Questo gesto, pur non compiuto da lui in persona, gli sarà per sempre attribuito e contribuirà a far nascere il mito del "Re del Terrore". Poco tempo dopo Diabolik tornerà in Oriente, nel Deccan. Qui avviene il primo incontro tra lui e Ginko. L'ispettore, sulle tracce di trafficanti di droga, avrà il primo faccia a faccia col criminale e da quel momento inizia la loro eterna sfida. Poco tempo dopo, Ginko lo cattura, senza sapere che il criminale indossa una delle sue maschere (non ancora note alla polizia) e lo rinchiude nel carcere di massima sicurezza di Asen, da cui nessun detenuto è mai riuscito a fuggire. Tuttavia proprio grazie alle sue maschere, Diabolik riesce a fuggire poco tempo dopo semplicemente togliendosi la maschera e uscendo col suo volto normale, allora ancora sconosciuto. Sempre nel Deccan Diabolik inizierà a ordire il colpo raccontato nel primo episodio della serie, ''Il re del terrore'', che vede come vittime la famiglia Garian. Con un abile gioco di maschere e intrighi, Diabolik (sotto lo pseudonimo di Walter Dorian) rovina l'intera nobile casata. Farà la prima apparizione ''Gustavo Garian'', che nei primi numeri sarà una sorta di assistente di Ginko. Nel primo numero facciamo anche la conoscenza di ''Elisabeth Gay'', la prima ragazza di Diabolik, bella ma molto ingenua, che crede che il suo amante sia un ricco uomo d'affari. Sarà Elisabeth a scoprire la vera identità di "Walter" e a denunciarlo nel terzo numero, ''L'arresto di Diabolik''. Sempre nel terzo numero fa la sua prima apparizione Eva che, dopo la denuncia di Elisabeth, salva il ladro dalla ghigliottina, facendo giustiziare al suo posto un fastidioso pretendente. Diabolik è un genio del crimine, del travestimento, nell'assassinio e nelle tecniche furtive, un eccellente tattico e stratega, un esperto ipnotizzatore, un poliglotta e dotato in analisi e deduzioni. Ha una memoria eidetica. È al culmine della condizione fisica, con forza, resistenza, agilità, riflessi e velocità incredibili, ed è un esperto nel combattimento corpo a corpo e nell'uso di coltelli da combattimento, oltre che a essere un pilota e un tiratore eccellente. Suo segno distintivo sono i terribili occhi di ghiaccio; quello sguardo rivela tutta la sua spietatezza e crudeltà. Apparso già dal primo numero, diventerà poi un vero e proprio simbolo. Celebre il suo detto: "Diabolik non perdona". Altamente istruito in vari campi della conoscenza, ha una vasta conoscenza scientifica e una massima esperienza nel campo della chimica, e ha una grande abilità nell'uso di armi, veleni, droghe e alta tecnologia. Conosce il codice Morse ed è un grande conoscitore d'arte e oggetti preziosi. Jaguar E-Type, auto usata dal personaggio Il personaggio usa raramente armi da fuoco, principalmente agli albori della serie, quando le caratteristiche del personaggio erano ancora da definire, ma dimostra sempre una mira infallibile. Usa in generale pugnali o altre armi bianche. Il personaggio è abile nel lancio dei pugnali divenendo questa una caratteristica della serie. Invece, l'arma distintiva dell'inseparabile Eva Kant è il lancia-aghetti, un tubetto che può lanciare aghetti narcotizzanti o al cianuro, a seconda della situazione. Inoltre conosce molti tipi di veleni e droghe grazie a quanto appreso sull'isola di King, luogo dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza. Le droghe provocano gli effetti più disparati, dalla confusione all'annullamento della volontà del soggetto pur mantenendone lo stato di coscienza, fino ad arrivare a tecniche di condizionamento per mezzo dell'ipnosi. I veleni vengono iniettati spesso con aghi con cui punge direttamente la sua vittima o che spara tramite un tubicino. Per stordire o uccidere gli avversari può ricorrere ad altri espedienti come capsule di narcotico o gas mortale o altri congegni di sua invenzione più complessi. Spesso si cautela immunizzandosi dai veleni che usa o proteggendosi con filtri applicati all'interno del naso. Inoltre il personaggio ha rifugi sparsi un po' ovunque e pieni di trabocchetti come botole mortali, scariche elettriche, lanciafiamme, esplosivi, dispositivi lancianti aghi narcotizzanti o velenosi, lame, gas soporiferi o mortali. Possiede molte Jaguar E-Type del 1962 che contengono i più disparati dispositivi per seminare gli avversari. Inoltre la sua fama di spietato criminale è ormai tale che basta la sua sagoma nera nel buio della notte per incutere terrore nelle vittime e pochi osano sfidarlo. Alcuni degli epiteti con cui è chiamato Diabolik, che rendono l'idea della sua fama, sono: ''Il re del terrore'', ''L'inafferrabile criminale'', ''Il genio del delitto'', ''L'assassino fantasma'', ''L'assassino dai 1000 volti'', ''Il genio della rapina'', ''Il genio della fuga'', ''Il genio del male'', ''Il maledetto criminale'', ''L'invincibile criminale'', ''L'uomo dai 1000 trucchi'', ''L'uomo senza legge''. Queste espressioni, utilizzate anche per dare il titolo ad alcuni albi a fumetti della serie, vengono talora effettivamente usate dai personaggi per soprannominare Diabolik. Le maschere con le quali il personaggio camuffa la propria identità sono un elemento essenziale delle trame. Sono composte da una sostanza artificiale che simula la pelle umana e grazie alla quale riesce a replicare le fattezze delle sue vittime grazie alla straordinaria abilità nel modellarla riuscendo a riprodurre perfettamente i lineamenti di un volto. Questa sostanza è una resina vegetale proveniente da una piccola isola immaginaria i cui abitanti sono legati a Diabolik da un sentimento di riconoscenza. Successivamente è riuscito a sintetizzarla in laboratorio. La polizia di Clerville è addestrata a effettuare il controllo approfondito del volto del sospetto in modo da individuarne il camuffamento. L'ispettore Ginko, l'eterno rivale di Diabolik * Elizabeth "Tina" Gay: infermiera con la quale Diabolik instaurerà una breve relazione dopo averla conosciuta in ospedale. Nel terzo episodio della serie, dopo una lunga serie di indagini scoprirà chi è in realtà l'uomo del quale si è innamorata e lo denuncerà. Finirà rinchiusa in un manicomio. * Eva Kant: esordisce nel terzo numero della serie (L'arresto di Diabolik) e trova subito in Diabolik il compagno di vita ideale; Era la vedova di Lord Antony Kant e conosce Diabolik quando lo scopre mentre lui sta tentando di rubarle un anello. Diventa la sua compagna e partecipa attivamente ai suoi crimini. Col tempo il personaggio si è evoluto: nelle prime storie la donna aveva un ruolo decisamente subalterno a Diabolik, e spesso veniva ritratta mentre si disperava per essersi trovata in una vita da incubo, dalla quale non può fuggire per il grande amore da lei nutrito per il grande criminale. In un albo, Diabolik arriva addirittura a tentare di strangolarla dopo una sua disobbedienza (salvo poi retrocedere in nome del suo amore). Col tempo però il rapporto uomo-donna e di partnership tra Diabolik ed Eva è divenuto via via di perfetta uguaglianza, diversamente da quanto accade nella quasi totalità dei rapporti tra partner in altri fumetti. Lady Kant è diventata la controparte ideale di Diabolik, mutuando da lui i caratteri fondamentali del suo essere; lo stesso è accaduto a lui, che ha acquisito dalla sua donna alcuni lati del suo carattere. Eva si è inoltre imposta al lettore come modello di stile, in particolare per la sua indipendenza e negli anni è apparsa come icona visiva nella pubblicità e nella moda femminile, ma soprattutto come moderno modello di femminilità (caratteristica accentuata in particolare nel periodo compreso tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta). * Ginko: è un poliziotto intelligente, determinato e integerrimo, è estremamente leale con il proprio avversario e ha tentato di catturare Diabolik per moltissimo tempo. Arrestare Diabolik sarebbe stato il suo sogno, la sua ragione di vita, arrivando talvolta assai vicino alla meta ma Diabolik ed Eva Kant riescono sempre a farla franca. * Gustavo Garian: è il figlio di un ricco antiquario (la prima vittima del ''Re del Terrore'') e il miglior amico dell'ispettore Ginko; è il primo personaggio comparso nel fumetto ed il primo a pronunciare il nome Diabolik; * King: è un ricco magnate proprietario dell'isola in cui cresce Diabolik, capo di una grossa organizzazione criminale che opera in tutto il mondo contrabbandando oggetti di valore; viene ucciso dallo stesso Diabolik che aveva capito che King lo avrebbe eliminato a sua volta per rubargli il segreto della realizzazione delle maschere. Comparirà in seguito in altre storie, ma solo come flashback o ricordo di Diabolik. * Walter Dorian: l'unica sua apparizione avviene nel 2006 nel ''Grande Diabolik'' primaverile, mentre il suo nome, usato da Diabolik, è presente solo nei primi tre numeri della serie. Si tratta della prima identità falsa usata da Diabolik. L'identità falsa viene smascherata nel terzo numero e per i successivi quarant'anni non si sentirà più quel nome. Walter Dorian era un boss di Clerville che operava nel Deccan. Ronin, amico di Diabolik, fece l'errore di indagare sul suo conto e Dorian si vendicò uccidendo lui, i suoi allievi e distruggendo la scuola di arti marziali. Diabolik sapeva che costui era il suo sosia perfetto e decise di prenderne il posto. Dopo essere stato assalito, e quasi ucciso, Dorian finisce in mano a un esercito, che lo tiene prigioniero per moltissimi anni. Una volta libero torna a Clerville, dove, dopo aver reso nota la verità sul suo conto, si scontrerà con Diabolik. Clerville è la capitale dell'omonimo stato fittizio in cui Diabolik compie le sue attività criminali. Nei primi numeri della serie, il personaggio agiva a Marsiglia, . Si desume che Clerville sia all'interno di uno stato europeo visto che nel 2002 adotta l'euro come moneta. La moneta precedente non è mai stata nominata, ad eccezione che nel n. 2 (''L'inafferrabile criminale)'', dove l'avvocato Bonard presta a Payot, un poliziotto, 100000 lire e Diabolik, travestito da Bonard, a pagina 95 dice «Ecco qui le 100 mila Lire, me le renderai quando potrai». Ci sono persone ricche e benestanti, sia oneste che criminali, che divengono vittime dei piani del personaggio; i cognomi sono tutti stranieri, mentre i nomi propri sono italiani per evitare casi di omonimia.. Inoltre sono presenti molti criminali e una forte organizzazione criminale simile alla mafia che in molti casi posseggono ricchezze delle quali Diabolik tenta di impadronirsi. Non mancano episodi in cui la vittima è una persona facoltosa ma onesta di Clerville. A Clerville è ancora in vigore la pena capitale e spesso Diabolik ha rischiato di finire ghigliottinato. In tempi recenti si è aperto un dibattito sociale sull'eventualità di sopprimerla, ma non per Diabolik. Ci sono altre cittadine piccole o grandi come ad esempio Ghenf, situata sul mare o su un lago, (Genf è il nome in lingua tedesca di Ginevra) e covo di bande malavitose o Clemon, piccolo villaggio sulla costa abitato da pescatori con le stradine in acciottolato e il porticciolo ("Agguato sul fondo" 1968) o anche Colleverde, luogo in cui vive Bettina ("Angoscia" 1966), mentre Montvert è un paese sulle colline di Clerville. Esiste inoltre il Beglait, stato confinante con quello di Clerville, da cui proviene Altea di Vallenberg: si tratta di un ex-stato monarchico, attualmente repubblica ma con una forte persistenza della nobiltà negli affari di stato. Nel novembre 2005, la casa editrice Astorina ha pubblicato la ''Guida turistica di Clerville'', un volume che contiene la mappa intera dello stato e della sua capitale, con tutti i riferimenti agli oltre settecento episodi. Il terzo numero della prima serie, ''L'arresto di Diabolik'', pubblicato nel marzo 1963, fu causa di una prima serie di denunce e processi penali dei quali furono oggetto Diabolik e altri epigoni negli anni sessanta. Angela Giussani, al fine di promuovere la nuova testata, aveva avuto l'idea di distribuirne copie omaggio ai ragazzi delle scuole medie e questo venne visto come un tentativo di traviamento della gioventù. Ne seguì un processo che, il 6 luglio 1964, assolse Angela Giussani dal reato di incitamento alla corruzione anche perché, si legge nella motivazione della sentenza, nella copertina il personaggio compariva con le manette ai polsi e sullo sfondo di una lugubre ghigliottina, la qual cosa induceva a pensare che il criminale avrebbe pagato per le sue colpe. === Cinema === * ''Diabolik'' regia di Mario Bava (1968). La pellicola, che all'epoca non ebbe un notevole successo in Italia, fu molto apprezzata dai ''Cahiers du Cinéma'' ed è diventata un piccolo culto all'estero; * ''Diabolik sono io'', documentario, regia di Giancarlo Soldi (2019). * ''Diabolik'', regia dei Manetti Bros. (2021), con Luca Marinelli come protagonista. === Narrativa === * Romanzi di Diabolik: collana mensile esordita nel 1969 distribuita in edicola nel formato ad albo di circa 150 pagine; pubblicava romanzi scritti da vari sceneggiatori della testata principale, a volte riprendendo soggetti già usati per le storie a fumetti e ampliati con dettagli e sotto-trame varie mentre altre volte si trattava di soggetti originali. La testata chiuse dopo trenta numeri nel 1971. * Successivamente, Diabolik ed Eva Kant sono protagonisti di quattro romanzi scritti da Andrea Carlo Cappi: ** ''Diabolik: La lunga notte'': Diabolik vuole rubare cinque talismani disseminati nel mondo; sulla sua strada trova, oltre a Ginko, i servizi segreti di Clerville, gangster orientali e occidentali, una potente triade della immaginaria città di Gau Long e un misterioso miliardario che sembra a conoscenza di molti segreti rimasti sepolti nel passato del personaggio; ** ''Diabolik: Alba di sangue'': dopo un colpo alla zecca di Stato andato storto, Diabolik è costretto a lavorare per i servizi segreti che hanno Eva in ostaggio; il viaggio lo porterà fino agli antipodi del mondo, ma anche nel passato di Clerville, quando era sotto una dittatura che i responsabili dei servizi, su ordine di membri del governo, vogliono riportare al potere; ** ''Diabolik: L'ora del castigo'': una temibile trafficante di armi, Valentina Piaget, vuole vendicarsi di Diabolik; dopo un primo tentativo non riuscito, Diabolik manda la sua compagna nella repubblica del Rennert e progetta di infiltrarsi nella tana del nemico per ottenere due scopi: la vendetta e il furto; ** ''Eva Kant: Il giorno della vendetta'': Eva, ormai esperta al punto di poter agire in modo indipendente, compie uno spettacolare furto nel Rennert, per allontanare l'attenzione da lui e per dimostrargli la sua abilità; ma Valentina Piaget la attende al varco, come pure Ginko e la polizia del Rennert. === Radio === * Diabolik è stato protagonista nel 2000 del primo radiofumetto trasmesso dalla Rai a puntate su Rai Radio 2, con l'adattamento di Armando Traverso e la regia di Arturo Villone. Le voci di Diabolik ed Eva Kant erano quelle di Luca Ward e Roberta Greganti; * in occasione dei quaranta anni del personaggio, nel 2002 è stato anche trasmesso un audiofumetto tratto dal remake del primo episodio della serie con la regia di Arturo Villone. === Televisione === ==== Serie televisive animate ==== * ''Diabolik'' (''Diabolik: Track of the Panther''), 2000: prodotta da Saban International, con la collaborazione con M6 e Fox Television, composta da 40 episodi di 24 minuti. === Videogiochi === * Alcuni videogiochi sviluppati dalla software house italiana Simulmondo all'inizio degli anni novanta per Amiga; * ''Diabolik: The Original Sin'' (2007) sviluppato dalla software house italiana Artematica; un'avventura grafica completamente in 3D. * Statue in resina di marmo a tiratura limitata dedicate al personaggio. Prodotte nel 2007, ogni statua è dotata di certificato di garanzia e autenticità autografato da Mario Gomboli, direttore della casa editrice Astorina; * linea di borse e accessori dedicate al personaggio, per l'uomo, e a Eva Kant, per la donna prodotte nel 2009; * gioco da tavolo, ''Caccia a Diabolik'', edito dalla G.E.MI. e prodotto nel 1994; nel gioco, che ricalcava due storie pubblicate in quegli anni, Diabolik, eventualmente aiutato da Eva Kant, effettuava una rapina e doveva sfuggire a Ginko. * Diabolik, Gioco da tavolo uscito nei primi anni sessanta edito dalla DIALE. === Cinema === * Nel 1967 è uscito un film parodistico ispirato sul personaggio, ''Arriva Dorellik'', diretto da Steno. Il personaggio fu interpretato da Johnny Dorelli. === Televisione === '''Videoclip''' * Tiromancino - ''Amore impossibile'', regia di Lamberto Bava dove i protagonisti sono: Diabolik (Daniel McVicar), Eva Kant (Claudia Gerini) e come cameo lo stesso John Phillip Law, già Diabolik nel film del 1968, nella parte del "guardiano del museo"; * Beastie Boys ''Body Movin''': riprende il personaggio attraverso una parodia del film del 1968 utilizzandone degli spezzoni. '''Spot pubblicitari''' Il personaggio è comparso in spot pubblicitari commerciali, come quelli del Crodino e della Renault Twingo. === Musica === * ''Diabolik'' - brano musicale di Betty Curtis del 1966
David Cox (statistico)
Cox lavora presso il dipartimento di statistica dell'Università di Oxford nei campi della teoria, metodi e applicazioni statistiche. Durante la seconda guerra mondiale lavora dal 1944 al 1946 per il ''Royal Aircraft Establishment'', dal 1946 al 1950 per l'industria della lana. Consegue nel 1949 il PhD presso l'università di Leeds. Nel 1950 inizia la carriera accademica come lettore presso l'Università di Cambridge. Dal 1966 al 1991 è editore di Biometrika. Dal 1979 al 1981 è presidente della Bernoulli Society e dal 1980 al 1982 presidente della Royal Statistical Society. Dal 1995 al 1997 è presidente dell'Istituto Internazionale di Statistica. Nel 2002 diventa membro onorario a vita della International Biometric Society.
* ''Estimation by double sampling'', in ''Biometrika'', 1952 * ''Some problems connected with statistical inference'', in ''Ann. Math. Statist.'', 1958 * ''Planning of experiments'', 1958 * ''The foundations of statistical inference'' (con G. Barnard), 1961 * ''Renewal Theory'', 1962 * ''An analysis of transformations'' (con G. E. P. Box), in ''J. R. Statist. Soc. series B'', 1964 * ''The Theory of Stochastic Processes'' (con H. D. Miller), 1965 * ''Statistical Analysis of Series of Events'' (con P.A.W.Lewis), 1966 * ''Analysis of binary data'', 1970, seconda edizione 1989 con E. J. Snell * ''Regression models and life tables'', in ''J. R. Statist. Soc. series B'', 1972 * ''Theoretical Statistics'' (con D.V.Hinkley), 1974 * ''Partial likelihood'', in ''Biometrika'', 1975 * ''Point Processes'' (con V. Isham), 1979 * ''Local ancillarity'', in ''Biometrika'', 1980 * ''Interaction'', in ''International Statistical Review'', 1984 * ''Analysis of Survival Data'' (con D. Oakes), 1984 * ''Asymptotic techniques for use in statistics'' (con O. E. Barndorff-Nielsen) 1989 * ''Inference and asymptotics'' (con O. E. Barndorff-Nielsen) 1994 * ''Multivariate dependencies'' (con N. Wermuth), 1996 * ''Components of variance'' (con P. J. Solomon), 2002 * 1961 - Guy Medal in Silver, Royal Statistical Society * 1973 - Guy Medal in Gold, Royal Statistical Society * 1984 - Weldon Memorial Prize, University of Oxford * 1990 - Kettering Prize and Gold Medal for Cancer Research * 1992 - Max Planck Forschungspreise * 1998 - Marvin Zelen leadership award, Harvard University * 2010 - Medaglia Copley
Dollaro statunitense
Il '''dollaro statunitense''' è la valuta ufficiale degli Stati Uniti d'America. È anche utilizzato come valuta di riserva al di fuori della nazione. Il dollaro è diviso in 100 centesimi. Originariamente era ulteriormente suddiviso in , utilizzati fino a quando la seconda guerra mondiale non rese l'alluminio troppo costoso per essere utilizzato come metallo da conio . Le denominazioni inferiori a un dollaro sono emesse in moneta, mentre quelle uguali o superiori a un dollaro sono emesse in banconote . Le banconote moderne sono stampate dalla Federal Reserve fin dal 1929. Le banconote con denominazione superiore ai non sono più stampate dal 1946.
Il dollaro venne unanimemente scelto come unità monetaria degli Stati Uniti il 6 luglio 1785. Fu la prima volta che una nazione adottava un sistema decimale per la valuta. Fino al 1791 il valore del dollaro era legato a quello dell'argento o dell'oro o a una combinazione dei due. Dal 1792 al 1873 il dollaro era supportato liberamente da oro e argento, in rapporto di 15 a 1, con un sistema chiamato bimetallismo. Attraverso una serie di cambiamenti legislativi avvenuti tra il 1873 e il 1900, l'importanza dell'argento fu via via diminuita fino all'adozione formale del gold standard. Il ''gold standard'' sopravvisse, con molte modifiche fino al 1971. Abraham Lincoln autorizzò nel 1862 l'emissione di valuta a nome del governo Federale, valuta che era supportata dal dollaro spagnolo, durante la guerra di secessione americana. Queste banconote, conosciute come ''greenbacks'' per il colore verde del retro, diedero inizio alla tradizione statunitense di stampare la valuta in verde. Contrariamente alle altre nazioni tutte le banconote statunitensi sono state stampate con lo stesso colore per la maggior parte del XX secolo. Per aumentare la quantità di moneta circolante (in particolare al fine di ridurre i "silver certificate" e lasciar spazio ai ''Federal Reserve Note'') in un'economia in espansione, il 4 giugno 1963, il presidente John Fitzgerald Kennedy firmò l'ordine esecutivo 11110 che dava al Ministero del Tesoro il potere "di emettere certificati sull'argento contro qualsiasi riserva d'argento, argento o dollari d'argento normali che erano nel Tesoro". Dopo l'assassinio del Presidente Kennedy, avvenuto 171 giorni più tardi, l'ordine esecutivo 11110 cadde in disuso e tutte le banconote emesse dal governo furono man mano ritirate dal mercato. Il 13 maggio 2003, la Federal Reserve annuncia l'introduzione di una banconota da 20$ a colori (la prima dal 1905). La scelta è dettata dalla necessità di contrastare la crescente contraffazione. Le nuove banconote sono entrate in circolazione il 9 ottobre 2003. Altre banconote da 10 $ e 50 $ sono state introdotte nel 2004 e 2005, ognuna con differenti schemi di colori. Denominazione Nome comune Dritto Rovescio Dritto (raffigurazione) Rovescio (raffigurazione) Peso Diametro Materiale Bordo Circolazione Un centesimo1 ¢ Penny upright=0.4 upright=0.4 Abraham Lincoln Union Shield 2,5 g 19,05 mm 97.5% Zn coperto da 2.5% Cu Liscio Ampia Cinque centesimi5 ¢ Nickel upright=0.4 upright=0.4 Thomas Jefferson Monticello 5,0 g 21,21 mm 75% Cu25% Ni Liscio Ampia Dieci centesimi10 ¢ Dime upright=0.4 upright=0.4 Franklin D. Roosevelt Ramo d'olivo, torcia, ramo di quercia 2,268 g 17,91 mm 91.67% Cu8.33% Ni 118 scanalature Ampia Quarto di dollaro25 ¢ Quarter upright=0.4 upright=0.4 George Washington Vario; cinque design per anno 5,67 g 24,26 mm 91.67% Cu8.33% Ni 119 scanalature Ampia Mezzo dollaro50 ¢ Half upright=0.4 upright=0.4 John F. Kennedy Sigillo del Presidente degli Stati Uniti 11,34 g 30,61 mm 91.67% Cu8.33% Ni 150 scanalature Limitata Moneta da un dollaro1 $ dollar coin, golden dollar upright=0.4 upright=0.4 George Washington Statua della Libertà 8,10 g 26,50 mm 88.5% Cu6% Zn3.5% Mn2% Ni Liscio (2000-2006)Con lettere (2007-) Limitata Denominatione Diritto Rovescio Diritto (raffigurazione) Rovescio (raffigurazione) Prima serie Ultima serie Circolazione Un dollaro 250px 250px George Washington Stemma degli Stati Uniti d'America Serie 1963Serie 1935 Serie 2017A Ampia Due dollari 250px 250px Thomas Jefferson Declaration of Independence di John Trumbull Serie 1976 Serie 2017A Ampia Cinque dollari 250px 250px Abraham Lincoln Lincoln Memorial Serie 2006 Serie 2017A Ampia Dieci dollari 250px 250px Alexander Hamilton Dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d'America Serie 2004A Serie 2017A Ampia Venti dollari 250px 250px Andrew Jackson Casa Bianca Serie 2004 Serie 2017A Ampia Cinquanta dollari 250px 250px Ulysses S. Grant Campidoglio degli Stati Uniti Serie 2004 Serie 2017A Ampia Cento dollari 250px 250px Benjamin Franklin Independence Hall Serie 2009A Serie 2017A Ampia Alcune nazioni al di fuori della giurisdizione statunitense usano il dollaro statunitense (USD) come valuta ufficiale. Queste nazioni includono: Ecuador, El Salvador, Palau, Timor Est, Panama e gli Stati Federati di Micronesia. L'Argentina usò un tasso di cambio fisso 1:1 tra il peso argentino e il dollaro statunitense dal 1991 al 2002. Il tasso di cambio del dollaro di Hong Kong è stato mantenuto fisso fino ai primi anni ottanta, e il renminbi usato dalla Repubblica Popolare Cinese è stato informalmente ancorato al dollaro fin dalla metà degli anni novanta. Il dollaro è inoltre usato come unità valutaria standard sui mercati internazionali per la quotazione di beni come l'oro e il petrolio. === La moneta tipo dopo la seconda guerra mondiale === * Luglio 1944: dalla Conferenza di Bretton Woods sorgono il Fondo Monetario Internazionale e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (poi assorbita nella Banca Mondiale). L'Unione Sovietica decide di non partecipare al sistema a causa della debolezza in cui si viene a trovare alla fine della guerra. Dopo la seconda guerra mondiale, gli USA accumularono una notevole riserva di oro, chiesto in pagamento degli aiuti del piano Marshall. * 20 aprile 1933: Roosevelt emanò l'atto di emergenza per la attività bancarie, il quale ritirava gli USA dal sistema monetario aureo. Ottenne così due risultati: impedire la convertibilità delle banconote in oro per i cittadini statunitensi, permettendo però ai paesi stranieri di convertire i loro dollari in oro in qualsiasi momento, e rendere illegale la proprietà privata di oro, con l'eccezione dei collezionisti di monete rare. In pratica, nel sistema finanziario statunitense ci fu uno spostamento da un sistema di rendiconto che prevedeva l'oro come barriera al debito in eccesso, a un sistema nel quale non c'era nessun rendiconto. Nel 1933, Roosevelt avvia il New Deal, un programma di spesa pubblica in disavanzo sostenuto dalla teoria keynesiana e quasi interamente finanziato con debiti dello Stato verso banche private. John Maynard Keynes pubblica nel 1936 il suo libro fondamentale (The general theory of employment, interest and money), ma già in passato era influente economista e consigliere personale di Roosevelt. Si crea la prima componente del debito pubblico cui seguirà quello di imprese e privati cittadini, in crescita dopo gli anni '70. Tale debito (di Stato, imprese e cittadini) pone oggi il dollaro a rischio di svalutazione. Sempre negli anni trenta, comincia la doppia quotazione dell'oro: internamente agli Stati Uniti e agli altri Stati il prezzo viene determinato dal mercato; per le transazioni internazionali il prezzo dell'oro è quello fisso di 35 dollari/oncia degli accordi di Bretton Woods. A partire dagli anni trenta, ininterrottamente fino a oggi, l'oro come il petrolio si comprano e vendono esclusivamente in dollari alle borse di Londra e New York. Sotto Bretton Woods, era d'obbligo tenere i dollari a riserva e dunque era nota la somma di dollari in possesso delle banche straniere, quantità prevalente della massa di dollari esistente fuori dagli USA. Inoltre, i dollari circolanti in USA (come ogni moneta circolante dentro uno Stato) erano un dato disponibile poiché la massa monetaria era ed è decisa dalla FED. Al tempo di Roosevelt era già risaputo che le once d'oro dichiarate nella riserva della FED non erano sufficienti né a convertire il totale dei dollari esistente (dentro e fuori USA), né quelli in possesso di stranieri. Nemmeno una forte svalutazione da 30 a 300 dollari/oncia avrebbe reso Bretton Woods un sistema di cambi sostenibile. Era chiaro che prima o poi la convertibilità sarebbe finita; l'aumento successivo dell'emissione di dollari (da convertire) accelerò questo processo. Il provvedimento di Roosevelt parlò, infatti, di Gold Window (chiusa da Nixon 40 anni dopo) come periodo di transizione per il ripagamento di una parte dei dollari in possesso di investitori stranieri (quelli che l'oro disponibile poteva ripagare). * Con la guerra in Vietnam e la crescita economica di Germania e Giappone, gli USA necessitano di finanziamenti eccezionali; l'indebitamento a causa delle guerre costrinse a coniare ingenti quantità di dollari e a svalutare la moneta, fissando un cambio inferiore rispetto all'oncia d'oro (e quindi alle altre valute) perché la riserva d'oro doveva bastare per una massa circolante di moneta molto più alta. Per tentare di mantenere il sistema creato a Bretton Woods, si organizza un pool di banche centrali che mantengono il corso del cambio del dollaro sull'oro a 35 $ l'oncia, comprando titoli di Stato USA in caso di perdita e vendendoli in caso di risalita. La Francia si ritira dal pool nel 1967. * 15 agosto 1971: il presidente statunitense Richard Nixon annuncia che nemmeno i dollari degli stranieri sono più convertibili in oro. La soppressione della convertibilità totale del dollaro in oro è per alcuni una dichiarazione implicita di bancarotta. Dopo la guerra del Vietnam, vi era ormai più moneta circolante che riserve di metallo nella banca centrale che non poteva più assicurare la convertibilità della moneta in oro (ovvero che un ipotetico cittadino si presentasse alla Banca centrale, restituisse la banconota in dollari e chiedesse in cambio un'analoga quantità d'oro). Il ''gold standard'' poneva fine agli accordi di Bretton Woods con un'uscita unilaterale degli Stati Uniti. Di quegli accordi, continuava però a valere l'obbligo di tenere i dollari a riserva. Gli Stati stranieri non potevano spendere i dollari di cui erano in possesso, chiederne il cambio con la moneta nazionale né con l'oro; potevano investirli nelle banche statunitensi oppure in ''Treasury Bond'' USA. La coniazione di dollari aveva subito una forte crescita per finanziare i conflitti statunitensi nel dopoguerra (una guerra ogni due anni, dopo il 1945), con una crescita più marcata per la guerra in Vietnam. Il ''gold standard'' causa immediatamente una rivalutazione del marco e dello yen. Contestuale è la crisi petrolifera del 1974. I Paesi OPEC ridussero drasticamente la produzione di petrolio, causando una crisi energetica mondiale. Il prezzo al barile e delle importazioni quadruplicò. All'epoca il petrolio si commerciava soltanto in dollari: con la crisi petrolifera, quadruplicò la domanda mondiale di dollari (a parità di fabbisogni) e il cambio del dollaro si risollevò notevolmente, dopo il crollo detto prima su marco e yen a seguito del ''gold standard''. Prima e dopo il ''gold standard'' e la crisi energetica, i Paesi OPEC continuarono a farsi pagare il petrolio in dollari e a investire i petrodollari nelle banche e titoli di stato statunitensi. Non si trattò affatto di uno scontro fra mondo arabo e USA. I Paesi arabi non scelsero di vendere il loro petrolio in una moneta diversa dal dollaro, nemmeno dopo il ''gold standard''. Prima del '74 la maggior parte dei petrodollari tornavano in USA ed erano convertiti in oro. Dopo il '74, i produttori arabi cominciarono a investirli in Treasury Bond e in banche statunitensi, sostenendo il cambio del dollaro attuale. * 13 marzo 1979: creazione del Sistema monetario europeo (SME) per ridurre i margini di fluttuazione delle monete europee tra loro. Contemporaneamente, la Riserva Federale statunitense inaugura una politica del "dollaro forte" con il deciso aumento dei tassi d'interesse. Partito da un cambio di 1:4 rispetto al franco, il dollaro arriva al valore di 10:4 nel 1985. * Settembre 1985: accordi del Plaza (dal nome dell'hotel dove ebbe luogo la riunione), miranti a far abbassare il valore del dollaro; seguono alle gravi crisi legate al debito estero nell'America latina. * 1º gennaio 1999: nascita dell'euro. Ricomincia la politica di deprezzamento del dollaro, per favorire l'economia interna statunitense. Il dollaro resta la principale valuta di riserva. Secondo l'economista Paul Samuelson, la richiesta di dollari all'estero permette agli Stati Uniti di mantenere un deficit commerciale persistente senza avere un deprezzamento della valuta o un riaggiustamento dei flussi commerciali. Diversamente dal collocarsi su un nuovo punto di equilibrio previsto dal concetto di bilancia commerciale, il dollaro non si è svalutato nella misura prevista. Il tasso di cambio con le altre monete è poco sensibile a questo deficit della bilancia commerciale se commisurato a quanto ammonta il saldo esportazioni-importazioni. Gli Uffici di Cambio (che dipendono dalle Banche Centrali) dei Paesi esportatori verso gli USA raccolgono i dollari che fatturano le loro multinazionali (in USA vendono le merci contro moneta locale, dollari) e li mettono nella riserva (di valuta estera) della Banca centrale; la Banca Centrale non chiede di cambiare i dollari nella moneta nazionale, ma li mette in circolazione per comprare petrolio; i Paesi produttori di petrolio non chiedono alla FED di cambiare i petrodollari nella moneta locale dei Paesi Arabi, ma tengono i proventi del petrolio in conti correnti denominati in dollari e in buona parte investiti in titoli del Tesoro e azioni USA. Fondamentalmente i dollari emessi non si presentano al cambio condizionando il valore del dollaro sulle altre monete. D'altra parte sono investiti in titoli di lungo termine o in azioni che non vengono scambiate a forte frequenza: per cui quei dollari non sono nemmeno moneta circolante che produrrebbe inflazione rientrando in America. Gli accordi di Bretton Woods imponevano alle banche centrali di tutto il mondo di tenere dollari a riserva senza poterli cambiare presso la Federal Reserve in cambio della moneta nazionale. Dal gold standard di Nixon, gli accordi di Bretton Woods non sono più in vigore; tuttavia, il dollaro è ancora la principale moneta di riserva (51% delle riserve mondiali in valuta estera) poiché il petrolio è contrattato esclusivamente in dollari presso l'International Petroleum Exchange (IPE) di Londra o la NYTMEX di New York. In queste borse si stabilisce il prezzo al barile ed è possibile agli operatori acquistare partite di petrolio e gas. Le banche centrali devono tenere notevoli quantità di dollari per gli approvvigionamenti nazionali. Di recente l'Iran ha in progetto l'apertura di una borsa in cui la compravendita della merce petrolifera avverrà in euro, una valuta alla quale non corrisponde un deficit commerciale così elevato. Dal marzo 2007 alcune banche iraniane trattano in euro le transazioni commerciali. Analoghe decisioni erano al vaglio di paesi come Libia e Venezuela. Pare che anche il presidente Putin intenda realizzare una borsa per la compravendita in rubli del petrolio e gas della Russia. Dal luglio 2006 la Banca Centrale Russa ha avviato la convertibilità del rublo verso le altre divise. === Raffigurazioni femminili === Sia le banconote che le monete del dollaro statunitense non hanno raffigurazioni femminili. Il presidente degli Stati Uniti nel marzo 2015 prese l'impegno di seguire la questione, dopo aver ricevuto una lettera di una bambina del Massachusetts, che scrisse alla Casa Bianca chiedendone i motivi. In seguito all'invio della lettera, nacque l'organizzazione no-profit Women on 20s che si pone come obiettivo di influenzare le scelte sui futuri volti raffigurati sui dollari statunitensi.
Dollaro australiano
Il '''dollaro australiano''' è la valuta ufficiale dell'Australia, dei diversi territori dipendenti dell'Australia , Isole Heard e McDonald, isola Norfolk) ma anche delle Kiribati, di Nauru, due stati indipendenti. Il codice ISO 4217 è '''AUD''', anche se è usanza di scriverla di solito A$ o addirittura $ senza distinguerla dal dollaro americano. Il dollaro australiano, diviso in 100 ''cent'', è stato introdotto il 14 febbraio 1966, non solo per rimpiazzare la sterlina australiana ma anche per introdurre il sistema decimale. Robert Menzies avrebbe desiderato chiamare la valuta ''Royal'', e vennero proposti anche altri nomi come l'''Australe''.
Fin dagli anni 1980 le banconote australiane sono fatte di plastica, per la precisione polipropilene. Hanno una «finestra» trasparente con una immagine semi-olografica, come misura di sicurezza contro la contraffazione. La prima di queste fu una banconota sperimentale da 10 $ che mostrava uno scenario aborigeno. Le banconote australiane furono le prime al mondo con queste caratteristiche. Precedentemente venivano stampate su carta. Tutte le banconote sono prodotte dalla Banca Nazionale dell'Australia. Le monete australiane dalla Royal Australian Mint. Ci sono state due principali emissioni di valuta. La prima, in carta, fu emessa nel 1966, con le seguenti denominazioni: * 1 dollaro – Elisabetta II (fronte); arte aborigena (retro) * 2 dollari – John Macarthur (fronte); William Farrer (retro) * 5 dollari – Joseph Banks (fronte); Caroline Chisholm (retro) * 10 dollari – Francis Greenway (fronte); Henry Lawson (retro) * 20 dollari – Sir Charles Kingsford-Smith (fronte); Lawrence Hargrave (retro) * 50 dollari (emessa nel 1973) - Howard Florey (fronte); John Clunies-Ross (retro) * 100 dollari (emessa nel 1984) - Douglas Mawson (fronte); John Tebbutt (retro) Le banconote di plastica e le monete emesse durante gli anni ottanta e novanta e che sono correntemente in uso: * 1 dollaro (emessa nel 1984) - moneta rappresentante cinque canguri e Elisabetta II * 2 dollari – moneta rappresentante un anziano aborigeno e Elisabetta II * 5 dollari – Elisabetta II (fronte); Parliament House e vecchia Parliament House (retro). Nel 2001 venne emessa una banconota commemorativa del centenario della federazione, raffigurante Sir Henry Parkes (fronte) e Catherine Helen Spence (retro). * 10 dollari (emessa nel 1993) - Banjo Paterson (fronte); Dame Mary Gilmore (retro) * 20 dollari (emessa nel 1994) - Mary Reibey (fronte); John Flynn (retro) * 50 dollari (emessa nel 1995) - David Unaipon (fronte); Edith Cowan (retro) * 100 dollari (emessa nel 1996) - Dame Nellie Melba (fronte); Sir John Monash (retro) Le monete con frazioni di dollaro raffigurano animali australiani sul fronte e il monarca sul retro: * 2 cent – moneta in rame raffigurante un clamidosauro * 5 cent – piccola moneta d'argento raffigurante un'echidna * 10 cent – un uccello lira * 20 cent – un ornitorinco * 50 cent – un canguro e un emù che reggono lo stemma dell'Australia. Questa grossa moneta è dodecagonale, in rame-nickel, e sostituì una moneta tonda d'argento che divenne rapidamente più preziosa per il suo contenuto in argento che per il suo valore nominale. Le monete da 1 cent e 2 cent in rame sono state abolite nel 1991. Le Kiribati, le Tuvalu e Nauru dispongono di serie limitate di monete specifiche, per lo più commemorative, come quella emessa nel 1979 dalla Royal Mint per le Kiribati (tutte con lo stemma nazionale e la leggenda ''Kiribati 1979''): 1 dollaro (piroga a bilanciere), 50 cent (frutto di pandano, ''Pandanus''), 20 cent (delfini ''Tursiops''), 10 cent (frutto dell'albero del pane, ''Artocarpus''), 5 cent (lucertola geko ''Gehyra''), 2 cent (pianta di ''Cyrtosperma'') e 1 cent (''Fregata minor'').
Dollaro canadese
Banconota da 4 dollari canadesi Il '''dollaro canadese''' è la valuta del Canada. È suddiviso in 100 ''cent''. Il dollaro è stato in vigore per la gran parte della storia del Canada.
Il Canada decise di usare il dollaro al posto della sterlina inglese a causa della diffusione del dollaro spagnolo nel Nord America fra il XVIII e l'inizio del XIX secolo, e a causa della standardizzazione del dollaro statunitense. La regione corrispondente all'odierno Québec, in particolare, favorì il dollaro (la Banca di Montréal emise banconote in dollari nel 1817), mentre le colonie atlantiche, che avevano legami più forti con la Gran Bretagna erano meno entusiaste. Le Province del Canada dichiararono che tutti i conti sarebbero stati tenuti in dollari il 1º gennaio 1858, e ordinarono l'emissione dei primi dollari canadesi ufficiali nello stesso anno. Le colonie, che si sarebbero in seguito unite nella Confederazione Canadese, adottarono progressivamente un sistema decimale negli anni seguenti. Infine, il governo passò lo ''Uniform Currency Act'' nell'aprile 1871, sostituendo le valute delle varie province con un dollaro canadese comune a tutte. Il ''gold standard'' fu abolito definitivamente il 10 aprile 1933. I canadesi usano monete e banconote con denominazione simile a quelle statunitensi. Infatti, storicamente, le dimensioni delle monete inferiori a 50 cent sono identiche a quelle statunitensi, a causa del fatto che entrambe le nazioni usavano il dollaro spagnolo come base. Le monete canadesi sono emesse dalla ''Royal Canadian Mint'' o, in francese, la ''Monnaie royale canadienne'', con produzione a Winnipeg. Le banconote sono emesse dalla Banca del Canada e stampate a Ottawa. Sia le monete sia le banconote riportano le due lingue ufficiali del paese: inglese e francese. Il più significativo tra gli sviluppi recenti della valuta canadese è stato il ritiro delle banconote da 1 $ e da 2 $, rispettivamente nel 1987 e nel 1996, e la loro sostituzione con monete. Le monete da 1 $ sono colloquialmente chiamate ''loonies'', dal nome inglese (''common loon'') della strolaga maggiore che vi è raffigurata, e il nome viene spesso usato per riferirsi alla valuta in generale. La moneta da 2 $, che raffigura un orso polare, viene detta per analogia ''twonies'' (o ''toonies''). La Bank of Canada ha recentemente introdotto una nuova serie di banconote, a cominciare dal 10 $ del 2001 e dal 5 $ del 2002, chiamate ''Canadian Journey''. Questa serie raffigura elementi della tradizione canadese e brani di letteratura canadese. Inoltre, tra il 2000 e il 2002, la Royal Canadian Mint ha alterato la composizione delle proprie monete. La lega al 99% di nichel per le monete argentate e quella da 1 $, e la lega al 98,4% di zinco del penny, sono state sostituite con acciaio placcato; questa misura presa per ridurre i costi di produzione, ha creato problemi di compatibilità tra le nuove monete e apparecchiature tipo telefoni pubblici o distributori automatici. '''Monete Canadesi''' Valore Nome comune Composizione Fronte Retro Peso Diametro Spessore $0,01 ''penny''(Fr. ''cent noir'') 94% acciaio, 1,5% nichel, 4,5% rame copertura La Regina Foglia d'acero 2,35 g 19,05 mm 1,45 mm $0,05 ''nickel''(Fr. ''cinq cent'') 94,5% acciaio, 3,5% rame, 2% nichel copertura La Regina Castoro 3,95 g 21,2 mm 1,76 mm $0,10 ''dime''(Fr. ''dix cent'') 92% acciaio, 5,5% rame, 2,5% nichel copertura La regina Il Bluenose (un famoso schooner) 1,75 g 18,03 mm 1,22 mm $0,25 ''quarter''(Fr. ''trente sous'') 94% acciaio, 3,8% rame, 2,2% nichel copertura La regina Caribù 4,4 g 23,88 mm 1,58 mm $0,50 ''half-dollar''(Fr. ''cinquante sous''); 93,15% acciaio, 4,75% rame, 2,1% nichel copertura La regina Stemma del Canada 6,9 g 27,13 mm 1,95 mm $1,00 ''loonie''(Fr. ''huard'') 91,5% nichel 8,5% bronzo copertura La regina Strolaga maggiore 7 g 26,5 mm 1,75 mm $2,00 ''toonie or twonie''(Fr. ''deux dollars'') Anello - 99% nichel; centro - 92% rame, 6% alluminio, 2% nichel La regina Orso polare 7,3 g 28 mm 1,8 mm '''Banconote canadesi''' ''1986 Serie degli uccelli'' Valore Colore Fronte Retro $2,00; Terracotta La regina Merlo Americano $5,00; Blu Wilfrid Laurier Martin Pescatore $10,00; Porpora John A. Macdonald Falco pescatore $20,00 Verde La Regina Strolaga maggiore $50,00 Rosso William Lyon Mackenzie King Civetta delle nevi $100,00 Marrone Robert Borden Oca del Canada $1000,00; Rosso Porpora La Regina Ciuffolotto delle pinete ''2001 Serie "Canadian Journey"'' $5,00 Blu Wilfrid Laurier Bambini che giocano a hockey su ghiaccio e altri sport invernali; estratto da ''The Hockey Sweater'' di Roch Carrier $10,00 Porpora John A. Macdonald Forze di Peacekeeping e memoriale di guerra; estratto da "Nei campi di Fiandra" di John McCrae Tutte le banconote misurano 152,4 × 69,85 mm.
Debugging
Uno sviluppatore software esegue un debugging Il '''debugging''' , in informatica, nell'ambito dello sviluppo software, indica l'attività che consiste nell'individuazione e correzione da parte del programmatore di uno o più errori rilevati nel software, direttamente in fase di programmazione oppure a seguito della fase di ''testing'' o dell'utilizzo finale del programma stesso. L'attività di debug è una delle operazioni più importanti e difficili per la messa a punto di un programma, spesso estremamente complicata per la complessità dei software in uso e delicata per il pericolo di introdurre nuovi errori o comportamenti difformi da quelli desiderati nel tentativo di correggere quelli per cui si è svolta l'attività di ''debug''.
Sebbene ogni sessione di debug sia unica e costituisca una storia a sé, alcuni principi generici sono applicabili a tutte le sessioni di debug. In particolare, per il debug di applicazioni software, in genere si possono riconoscere cinque fasi nel debug: * identificazione del bug * individuazione del componente in cui è presente il bug * individuazione della causa del bug * progettazione di una correzione per il bug * implementazione e testing della suddetta correzione === Rilevazione dell'errore === Mentre gli ''errori di sintassi'' sono tipicamente evidenziati dall'IDE, alla fine della stesura del codice il programmatore opera una seconda fase di test valutando se l'output del programma è quello atteso compilando/interpretando ed eseguendo il codice. All'eventuale rilevazione dell'''errore di semantica'' e di ''runtime'' segue la fase di ''debugging'', ossia di individuazione della parte di software, a volte molto complesso, nella quale si annida l'errore. Spesso tale operazione viene svolta dal programmatore di pari passo con la stesura del codice stesso, testando continuamente il codice ed evitando così l'accumulo degli errori. Questa attività è supportata da programmi specifici (debugger) messi a disposizione dall'IDE grazie anche all'uso di breakpoint su linee di codice e dai messaggi di standard error emessi nei file di log (es. rilevamento eccezioni nelle console dell'IDE), che indicano e mostrano allo sviluppatore l'esecuzione, istruzione per istruzione, del programma, permettendo nel contempo l'analisi dei dati trattati dal programma stesso. In assenza di tali strumenti per le attività di ''debugging'', si ricorre alla più semplice, ma anche meno efficace tecnica di stampare a video o su file le istruzioni che il programma sta eseguendo, inserendo a tal scopo nel codice delle istruzioni di ''debug'' che evidenzino il punto di arrivo dell'esecuzione del programma fino all'errore. Sempre a questo scopo, il programmatore può, con l'ausilio dei commenti, far eseguire solo alcune parti del codice o al contrario non far eseguire particolari parti del codice, sospette di causare l'errore. Una volta individuato l'errore nel codice il programmatore corregge l'errore in maniera iterativa finché il programma non fa ciò che è desiderato. Una terza fase di debug è quella che il programmatore deve risolvere quando il software prodotto è stato mandato in fase di ''testing'' o collaudo al rispettivo team ed è stato rimandato indietro con la lista dei difetti riscontrati; in genere in questi casi molto spesso sono presenti errori nella stesura o interpretazione delle specifiche rispetto a ciò che è realmente desiderato senza andare in errore. Una quarta fase di debug può avvenire quando in fase di utilizzo del programma da parte dell'utente finale questi riscontra delle anomalie; in genere in questi casi si ingenera un errore con relativo messaggio che viene inviato tramite Internet alla casa produttrice del software che aggiornerà periodicamente con nuove release senza errori o aggiornamenti il prodotto (es. Windows). === Corretto atteggiamento mentale === È necessario fare autocritica, e accettare il fatto che il programma non si comporta come dovrebbe e che si è fatto un errore, cosa del tutto normale e frequente in fase di sviluppo; se tutto fosse stato previsto e non ci fossero errori, il programma funzionerebbe correttamente, ma spesso questo risultato non si ottiene quasi mai alla prima stesura del codice, ma solo per successive modifiche e correzioni. Tale atteggiamento mentale incrementa significativamente la possibilità di trovare e risolvere dei bug. === Usare file di log === Oltre all'uso della console dell'IDE è opportuno creare uno o più file di log può risultare molto utile per verificare se il programma funziona come previsto, e cosa succede prima, dopo e durante il verificarsi del malfunzionamento. === Fare attenzione all'input fornito al programma === Tutti gli input forniti dall'utente devono essere validati prima sintatticamente e successivamente anche semanticamente dal programma prima di essere elaborati. Ciò migliora anche la sicurezza del programma. === Memorizzare le tipologie di errori === Nel caso si siano già scritti dei programmi simili e ci si sia trovati a bug simili a quello attuale, è buona norma, sulla scorta dell'esperienza, cercare di ricordare l'errore commesso e la soluzione adottata. === Disegno del codice === Disegnare accuratamente le strutture dati e le funzioni nella programmazione strutturata e le classi in quella orientata agli oggetti è il sistema migliore per ridurre gli errori nel codice e nel facilitare l'individuazione dell'errore nel caso il programma non funzioni correttamente. === Leggibilità del codice === L'utilizzo di convenzioni chiare per i nomi delle variabili, funzioni, classi, metodi e costanti, così come quello di nomi parlanti, ovvero che rendano chiaro l'utilizzo di una componente e, soprattutto, evitare di riutilizzare la stessa componente per scopi diversi, rende più chiaro e leggibile il codice anche a fronte di una ricerca di errori. === Commenti === I commenti sono fondamentali, soprattutto se il codice viene scritto a più mani. In particolare, il commento deve dare un valore aggiunto all'istruzione. Ad esempio, se l'istruzione è lordo = tara + netto ; non ha senso scrivere un commento come /* il peso lordo è uguale a quello netto più la tara */ perché si evince già dal nome delle variabili. Un commento come /* "tara" è una costante definita nel file costanti.php */ è sicuramente molto più utile.
Document Type Definition
Il '''Document Type Definition''' è uno strumento utilizzato dai programmatori il cui scopo è quello di definire le componenti ammesse nella costruzione di un documento XML. Il termine non è utilizzato soltanto per i documenti XML, ma anche per tutti i documenti derivati dall'SGML tra cui celeberrimo è l'HTML. In SGML un DTD è necessario per la validazione del documento. Anche in XML un documento è valido se presenta un DTD ed è possibile validarlo usando il DTD. Tuttavia XML permette anche documenti ben formati, ovvero documenti che, pur essendo privi di DTD, presentano una struttura sufficientemente regolare e comprensibile da poter essere controllata. Il DTD si può dichiarare all'interno di uno stesso documento XML .
* Definisce gli elementi leciti all'interno del documento. Non si possono usare altri elementi se non quelli definiti. Una specie di "vocabolario" per i file che lo useranno. * Definisce la struttura di ogni elemento. La struttura indica cosa può contenere ciascun elemento, l'ordine, la quantità di elementi che possono comparire e se sono opzionali o obbligatori. Una specie di "grammatica". * Dichiara una serie di attributi per ogni elemento e che valori possono o devono assumere questi attributi. * Fornisce infine alcuni meccanismi per semplificare la gestione del documento, come la possibilità di dichiarare entity e la possibilità di importare parti di altri DTD. Inoltre il DTD serve ad un parser per controllare la correttezza di un documento (well formed). Il seguente DTD: definisce una struttura così composta: Mario Rossi Un DTD è opzionale e può essere specificato all'inizio di un documento XML, inoltre può essere specificato se le definizioni sono interne od esterne al documento XML. DTD interno: DTD esterno: === Elemento di DTD === Ciascun elemento deve essere dichiarato in una DTD con dichiarazioni di tipo di elemento. Tali dichiarazioni hanno la forma: Esempio: > Ricordati di acquistare il latte tornando a casa ==== #PCDATA ==== # PCDATA è una parola chiave riservata alla DTD per "Parsed Character Data", che indica del testo generico. # PCDATA indica che l'elemento contiene dati di testo leggibili da un analizzatore XML ed elaborati opportunamente. Se ci sono marcatori nei PCDATA, possono influenzare l'analisi sintattica del documento. ==== Parola chiave ANY ==== Si può definire un certo elemento sapendolo certamente non vuoto (cioè contiene elementi o testo o entrambi), ma senza conoscere esattamente il modello di contenuto. Nella DTD si può usare allora la parola chiave ANY per dichiarare che il contenuto di quell'elemento può essere qualsiasi cosa. ;Sintassi Esempio: > Ricordati di comprare il latte tornando a casa ==== Contenuto misto dell'elemento ==== Se si vuole definire una regola che consenta a un elemento di contenere testo o altri elementi in qualche combinazione si usa un modello a contenuto misto. ;Sintassi ;Esempio > Nota importante Ricordati di comprare il latte tornando a casa === Elementi annidati === Gli elementi possono essere contenitori per altri elementi (elementi annidati). L'elemento radice di un documento XML normalmente è di questo tipo. Esempio: > Ricordati di comprare il latte tornando a casa La definizione DTD prevede dapprima la dichiarazione dell'elemento radice e tra parentesi tonde l'elenco degli elementi annidati, e dopo la dichiarazione per ogni elemento annidato. === Elemento vuoto === Gli elementi vuoti normalmente vengono usati come segnaposto, o per fornire valori di attributi necessari che non modificano propriamente altri elementi. La parola chiave EMPTY nel modello di contenuto di un elemento dichiara che è un elemento vuoto. Esempio: > Ricordati di comprare il latte tornando a casa === Attributo === Le dichiarazioni di attributo hanno la forma seguente: In una DTD si dichiarano tre tipi fondamentali di attributi: # Stringhe, indicate dalla parola chiave CDATA (CDATA è solo testo, ma testo che l'analizzatore sintattico non tenta di elaborare; i caratteri di marcatura, come le parentesi angolari, vengono ignorati nei segmenti CDATA, ma risolti nei segmenti PCDATA.) # Attributi tokenizzati, indicati da token dichiarati # Attributi enumerati, per i quali viene indicata una serie di valori validi fra cui scegliere ==== Valori predefiniti degli attributi ==== # #REQUIRED Specifica che l'attributo è obbligatorio # #FIXED Fornisce una dichiarazione di costante per il valore di un attributo. Se il valore è diverso da quello dichiarato, il documento non è valido # #IMPLIED L'attributo è facoltativo. Cioè, se l'attributo non appare nell'elemento, l'applicazione di elaborazione può usare qualsiasi valore (se necessario). Esempio: > Ricordati di comprare il latte tornando a casa La parola chiave CDATA consente l'inclusione nella stringa di qualsiasi carattere, fuorché , e . ==== Attributi tokenizzati ==== Le opzioni tokenizzate danno il modo per limitare i valori permessi per gli attributi. Per esempio, possiamo volere che ciascun elemento abbia un identificativo unico, oppure permettere che un attributo possa avere solo uno o due valori diversi. Tipi di attributi tokenizzati nelle DTD: # ID Identifica in modo univoco un elemento # IDREF Punta ad un elemento che ha un attributo ID # IDREFS Punta a più elementi che hanno un attributo ID. Gli attributi puntati sono elencati separati da uno spazio # ENTITIES Fa riferimento a una entità esterna non analizzata sintatticamente # NMTOKEN definisce qualche limitazione ai caratteri accettabili nei contenuti XML; in particolare, limita i dati alle stesse regole usate nelle convenzioni sui nomi di elemento XML Il tipo di attributo name token, cioè NMTOKEN, restringe i valori validi a quelli costituiti da lettere, cifre, punti, trattini, virgole e sottolineature. ;Esempio > Ricordati di comprare il latte tornando a casa Ho bisogno di aiuto per i compiti a casa il latte era scaduto sono andato in un altro negozio ho finito presto i compiti ==== Attributi enumerati ==== Gli attributi di tipo enumerato descrivono un elenco di valori possibili per l'attributo valutato. Perché sia soddisfatto il requisito della validità, l'attributo deve avere uno dei valori presenti nell'elenco; in ogni altro caso viene considerato non valido. I valori enumerati sono separati da un carattere "pipe" (|), che è interpretato come "or" logico dal processore XML. Esempio: === Indicatori di occorrenza === Nella DTD vengono utilizzati dei simboli che predispongono il parsing a contare le occorrenze di un oggetto. # (es. ) Questo operatore di sequenza separa i membri di una lista che richiede l'uso sequenziale di tutti i membri della lista (a seguito da b, seguito da c) # | (es. a|b|c) Questo è un operatore di scelta, che separa membri di una lista quando è richiesto l'uso di uno e uno solo dei membri (''a'' o ''b'' o ''c''). La mancanza di un simbolo indica una occorrenza necessaria (uno e uno solo di dati). # designa una occorrenza facoltativa (zero o uno). # indica un'occorrenza obbligatoria e ripetibile (uno o più). # indica un'occorrenza facoltativa e ripetibile (zero, uno o più).
Educazione
finlandese di educazione per la salute e il benessere degli adulti L''''educazione,''' dal verbo latino ''educĕre'' , derivante dall'unione di ''ē-'' e ''dūcĕre'' ., secondo altri deriverebbe dal verbo latino ''educare'' .) è l'attività, influenzata nei diversi periodi storici dalle varie culture, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo. Il termine è spesso ritenuto complementare a ''insegnamento'' o ''istruzione'' anche se quest'ultima tende a indicare metodologie più spiccatamente ''"trasmissive"'' dei saperi. Tuttavia, sebbene le strategie istruzionali possano essere parte di un percorso educativo, il significato di ''educazione'' è più ampio e mira a estrapolare e potenziare anche qualità e competenze inespresse. Se dal punto di vista etimologico il significato della parola appare chiaro, nella lingua italiana il suo utilizzo, rispetto a termini come ''istruzione'' o ''formazione'', è talvolta equivoco anche in testi normativi e pedagogici. In italiano il termine ''educato'' è anche sinonimo di un individuo che segua una condotta sociale corretta rispetto a norme non necessariamente codificate , le cosiddette "buone maniere" quali la "gentilezza", l'"urbanità", ecc. Un altro motivo di confusione è anche dovuto al diverso uso che si fa del termine ''educazione'' in altre lingue . La stretta connessione che c'è tra il sapere acquisito da un individuo e il suo comportamento rendono le due parole apparentemente sinonime in vari contesti. Esistono tre tipi di educazione: la formale, la non formale e l'informale. La prima disciplina che studiò sistematicamente i problemi dell'educazione fu la pedagogia, che si concentrò sull'educazione infantile. In tempi moderni nacquero poi le scienze dell'educazione e della formazione, che trattarono anche l'educazione continua in età adulta, rendendo questa accezione di "formazione" un sinonimo di educazione.
Studenti-insegnanti praticano l'insegnamento in un asilo della ''Normal School'' di Toronto in Canada nel 1898 L'evoluzione della cultura e della società umana sono strettamente legate al processo di acquisizione di conoscenza unitamente a quello di costruzione e trasmissione di saperi. Nelle società preletterate la trasmissione attraverso le diverse generazioni avveniva mediante la memorizzazione delle tradizioni orali e l'imitazione. L'invenzione della scrittura rese maggiormente possibile non solo la preservazione, ma anche la diffusione del sapere. Ciò contribuì a trasformare sensibilmente i processi educativi e diede l'opportunità di emergere alle prime esperienze di ''educazione formale''. Forme di scolarizzazione di questo tipo esistevano nell'antico Egitto già in un periodo compreso tra il 3000 e il 500 a.C. Il termine ''educazione'' è strettamente legato a quello di ''pedagogia'', disciplina che, secondo la moderna accezione, si occupa del suo studio sistematico. Nella Grecia antica del 400 a.C., il sistema educativo denominato ''paideia'' ad Atene e ''agoghé'' a Sparta, coinvolgeva non solo le istituzioni scolastiche ma riguardava la partecipazione alla cultura greca nel suo complesso. Secondo la filosofia socratico-platonica, imparare altro non è che un "tirar fuori" una conoscenza, che già esiste nell'individuo e che deve essere "condotta fuori" tramite un processo adatto, ''e''-''ducere'' («trarre da» in latino). Col Metodo socratico della ''maieutica'', esposto da Platone nel ''Teeteto'', attraverso l'arte della dialettica, paragonata da Socrate a quella della levatrice di "far partorire", il filosofo permetteva all'allievo di "tirar fuori" pensieri personali, appartenenti a una conoscenza già da esso posseduta. Tale metodo si opponeva a quello di coloro che volevano invece, tramite la retorica e la persuasione, imporre le proprie vedute agli altri come facevano i Sofisti. Nel 350 a.C. il filosofo greco Aristotele, nella sua ''Politica'', sosteneva che "l'educazione deve essere un oggetto di controllo pubblico, non privato". Il modello greco della ''paideia'' venne in seguito ripreso e diffuso dai Romani, dai quali ricevette la sua forma umanistica occidentale più nota, e fatto proprio con vari adattamenti dai pensatori medievali e rinascimentali. Nel 1631 il pedagogista ceco Comenio, nel suo ''Didactica magna'' ritiene che, al momento della nascita, la natura conferisca al bambino unicamente i "semi della scienza, della moralità e della religiosità", ma questi diventano di proprietà di ogni uomo soltanto attraverso l'educazione. Secondo il suo pensiero l'educazione è un'attività necessaria a stimolare questi "semi", che hanno quindi la potenzialità di guidare il processo di "umanizzazione": "l'uomo non può divenire tale fino a quando non è educato". Per il filosofo inglese John Locke (1632-1704), l'educazione si attua grazie all'intervento e alla sorveglianza interpersonale che si stabilisce tra il precettore e il bambino. Il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) apprezza il fatto che l'educazione sfrutti la natura umana a beneficio della società: "è piacevole pensare che l'umanità si svilupperà meglio per mezzo dell'istruzione e che potrà arrivare a dare forma e a convivere con la differenza. Questa prospettiva rivela una felicità futura per l'umanità." Foto della prima scuola Montessori nei Paesi Bassi, L'Aia 1915 Rudolf Steiner ancora studente nel 1882 Con il filosofo statunitense Emerson (1803-1882) e le scuole a lui ispirate, invece, l'educazione si prospetta anzitutto come autoeducazione e come autocoltivazione che dura per tutta la vita. Dal 1910 si diffusero, dapprima negli Stati Uniti, le metodologie educative proposte dalla pedagogista italiana Maria Montessori che posero in evidenza la libertà del bambino, come base per la creatività già presente nella sua natura e dalla quale deve emergere la disciplina. Nel 1919 il filosofo austriaco Rudolf Steiner propone una teoria educativa nota come "Educazione Steineriana" o "Waldorf" nella quale l'apprendimento è interdisciplinare e integra elementi di operatività artistici e concettuali. L'approccio enfatizza il ruolo dell'immaginazione nell'educazione sviluppandosi in un percorso basato sulla libertà, creatività, moralità e responsabilità integrate nell'individuo. Nel 1918 lo statunitense John Franklin Bobbitt nel volume ''The Curriculum'' introduce nell'educazione il concetto di curriculum (o "curricolo") e lo spiega come «il corso degli atti e delle esperienze attraverso le quali un bambino diventa adulto». Il termine curriculum come "corso di esperienze formative" pervade anche l'opera di John Dewey (che era in disaccordo con Bobbitt su molti punti essenziali) e che poneva l'accento sul concetto di esperienza ed in particolare sull'esperienza sociale che nasce dall'interazione tra l'uomo e l'ambiente dal quale si sviluppa il pensiero dell'individuo La ricerca-azione o (''action research'') teorizzata negli anni quaranta dallo psicologo tedesco Kurt Lewin e le teorie dell'''action learning'' proposta dal britannico Reg Revans (Revans, R. 1983) negli anni cinquanta diedero un importante contributo nello spostamento dell'attenzione dalla teoria educativa alla prassi. Il comportamentismo e le correnti comportamentiste da un lato, introdussero il concetto che "le cose che fa un organismo, inclusi l'agire, il pensare e il percepire, siano da considerarsi comportamenti" mentre il cognitivismo a sua volta, pose tra l'altro l'accento sugli obiettivi. Si venne a delineare maggiormente l'idea di un processo di apprendimento evidenziato da una serie di comportamenti espliciti del discente al fine di dimostrare l'avvenuto raggiungimento di obiettivi specifici, eventualmente previsti da un "programma" predefinito. Valentine e Jean Piaget ritratti a una conferenza del ''Bureau international d'éducation'' nel 1932 I concetti di ''project management'', l'epistemologia genetica (proposta negli anni cinquanta dallo svizzero Jean Piaget) nonché le correnti costruttiviste insieme a quelle costruzioniste di Seymour Papert contribuiscono a modificare ulteriormente il concetto di processo educativo. Questo, da atto fondamentalmente impegnato alla trasmissione di nozioni e semplici istruzioni, diventa un percorso complessivo, mirante a favorire la costruzione della conoscenza. Gradualmente, nei processi di educazione formale, l'utilizzo del "programma" diventa una prassi importante. Il concetto di "programma" viene poi sostituito da quello di "progetto educativo" e in particolare dalla "progettazione educativa per competenze" si descrivono non solo i saperi da "trasmettere" ma anche i percorsi educativi da attuare per rendere possibile la formazione delle competenze che dovranno essere acquisite dai discenti. Intendendo per ''competenza'' la capacità di saper applicare determinate conoscenze in uno specifico contesto, al fine di raggiungere dei risultati previsti, mediante l'adozione di comportamenti adeguati. Partendo dal concetto di scaffolding, termine usato come metafora per indicare l'intervento di una persona più esperta e utilizzato per la prima volta in ambito psicologico da Jerome Bruner, David Wood e Gail Ross nel 1976 nell'educazione individualizzata si afferma in Italia il cosiddetto "sfondo integratore", metodologia di progettazione educativa utilizzata nell'ambito dell'integrazione scolastica di alunni con disabilità. Tale strumento considera anche la teoria di “zona di sviluppo prossimale” teorizzata da Lev Semënovič Vygotskij, e rivolge particolare attenzione all'organizzazione degli elementi dell'ambiente (soprattutto spazi, materiali, tempi) e all'utilizzo di elementi mediatori o organizzatori delle attività (in linea con la pedagogia istituzionale). La prima elaborazione del costrutto è contenuta in (Zanelli, 1986). Notevole impatto sulle teorie dell'educazione ha avuto la teoria delle intelligenze multiple (''theory of multiple intelligences'') proposta da Howard Gardner nel 1983 che, considerando priva di fondamento la vecchia concezione di intelligenza come un fattore unitario misurabile tramite il Quoziente d'intelligenza (Q. I.), identifica almeno sette manifestazioni differenziate di "intelligenza", ognuna deputata a differenti settori dell'attività umana. === Educazione come conformità alle norme sociali === Ringraziare e salutare sono dei segni di buona educazione in ogni parte del mondo e contesto sociale Nel linguaggio quotidiano, per educazione senza altri attributi si intende semplicemente il comportamento dell'individuo con gli altri, e in genere si distingue in buona educazione (rispetto delle regole sociali, buon comportamento) o cattiva educazione (assenza di rispetto per le regole sociali, cattivo comportamento). Ciò che è considerato educato o meno può variare dal contesto sociale: un comportamento può essere educato in un contesto normale, ma maleducato in un altro. Ad esempio agli ospiti di un ostello è sufficiente che il personale sia cortese e disponibile a rispondere a qualche domanda sulla città, mentre in un albergo a 5 stelle si hanno molte più aspettative; in un piccolo paese ci si aspetta di essere salutati e salutare praticamente chiunque, mentre in una grande città questo è praticamente impossibile. L'educazione è basata fortemente sulla cultura di un popolo e può portare a delle regole molto diverse o addirittura opposte man mano che due culture si allontanano nello spazio o nel tempo. Ad esempio in Europa è considerato maleducazione il far rumore mangiando, anche quando si tratta di minestre si dovrebbe essere silenziosi e non far sentire "risucchi"; viceversa in Giappone far sentire il risucchio mentre si mangiano degli spaghetti è considerato quasi doveroso, perché in tal modo chi mangia fa un complimento al cuoco (come se dimostrasse di mangiare con gusto). Ancora in Giappone si evita assolutamente di soffiarsi il naso in pubblico, preferendo ancora "tirar su col naso", esattamente l'opposto che in Europa, ma anche in paesi molto più vicini come la Cina. Anche il comportamento della nobiltà europea è cambiato nel tempo. Nel Medioevo i primi testi scritti sul comportamento dei nobili (dopo il periodo classico) raccomandavano addirittura di non sputare a tavola, mentre dal rinascimento in poi si sono introdotte regole sempre più complicate, creando il cosiddetto galateo, le etichette di corte, ecc. Di recente si è andato diffondere il concetto del "politicamente scorretto", che indica quella categoria di comportamenti o frasi che possono offendere una categoria sociale emarginata (ad esempio ironia a sfondo razzistico). === Diritti umani === L'educazione (istruzione) è un diritto universalmente riconosciuto. Per l'educazione formale in particolare, esistono norme che stabiliscono precise garanzie: * A livello mondiale gli stati membri dell'ONU nel 1948 sottoscrivono la ''Dichiarazione universale dei diritti umani'' che con l'articolo 26 garantisce il diritto all'istruzione. Con la ''Convenzione Contro la Discriminazione nell'Istruzione'': l'UNESCO stabilisce nel 1960 che una parte importante del diritto all'istruzione consiste nella ''mancanza di discriminazione''. Nel 1966 la ''Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICESCR)'' dell'ONU del 1966 ribadisce il diritto all'istruzione per tutti nell'art. 13. * A livello europeo sin dal 1953 la ''Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali'' con l'art. 2 del primo protocollo obbliga tutti i Paesi firmatari a garantire forme di educazione appropriate ai propri cittadini. Tale diritto è garantito anche dalla Carta sociale europea, convenzione del Consiglio d'Europa, firmata nel 1961 e rivista nel 1996. * A livello nazionale quasi tutti i Paesi possiedono legislazioni che garantiscono le fondamentali forme di educazione ai propri cittadini anche se non tutti riescono ad applicarle pienamente. L'Italia nella sua Costituzione stabilisce nell'articolo 33 e soprattutto nell'articolo 34, la garanzia di una scuola aperta a tutti e di istruzione inferiore gratuita e obbligatoria da impartirsi per almeno otto anni. L'obbligo di frequenza e la gratuità non riguardano, al contrario, l'istruzione superiore e quella di livello universitario. La legge fondamentale della Repubblica Italiana stabilisce inoltre che ''«Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato»''. È un processo che nelle istituzioni dell'educazione formale richiede un apposito progetto educativo che viene utilizzato anche da organizzazioni volontaristiche come lo scautismo. Generalmente può esplicarsi in presenza di diverse tipologie di specifici ''contesti'', ''attori'' e ''azioni'': * '''Contesti''': :Istituzioni educative '''formali''' (scuole, Accademie, Università) '''non formali''' (famiglia, amici, contesti culturali vari), '''informali''' (associazioni, club, società sportive, ecc.). * '''Attori''': Sia gli studenti sia il personale delle istituzioni educative formali sono considerati utenti (utenti esterni e utenti interni) all'organizzazione educativa in quanto soggetti che, in diverse forme, qualità e quantità fruiscono di servizi. Essi sono sottoposti a degli obblighi e doveri e sono tutelati da speciali diritti. L'UNESCO, ha stabilito sin dal 1960 il diritto allo studio degli studenti e nel 1996 le "Raccomandazioni relative allo status degli insegnanti" ( ''Recommendation concerning the status of teachers''). Quasi tutti i Paesi del mondo (ma non l'Italia) festeggiano inoltre il 5 ottobre la "Giornata mondiale dell'insegnante" ( World Teachers' Day) come proposto dall'UNESCO. Studenti liberiani di ''Bong County'', mentre fanno lezione a lume di candela nel 2008 Insegnanti malesi festeggiano il ''Teacher's day'' (la giornata mondiale dell'insegnante) festeggiata il 5 ottobre in quasi tutti i Paesi del mondo (non in Italia) # Discenti (alunni o studenti) (come figure singole o come ''comunità di apprendimento''): coloro che fruiscono dell'azione educativa. # Docenti (come singole figure professionali, appartenenti alla categoria dei lavoratori della conoscenza, o come ''comunità docente''): termine generico riferito a coloro che impartiscono l'azione educativa nei ''sistemi formali''. Nel caso dei ''sistemi non formali'' saranno le famiglie o gli educatori unici, i nonni e altri familiari, gli amici, ecc. Compagni di associazioni, squadre sportive, ecc. nel caso dei ''sistemi informali''. # Educatori infantili: coloro che operano nelle strutture prescolastiche. # Maestri elementari: coloro che esercitano le loro attività di insegnamenti nella scuola primaria. # Professori: coloro che esercitano attività di insegnamento in una scuola di grado superiore (scuola secondaria di primo e di secondo grado, università e istituti superiori) come esperti di una disciplina. #Educatori professionali socio-pedagogici: coloro che svolgono attività educativa, formativa e pedagogica formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, in una prospettiva di crescita personale e sociale. # Educatori professionali socio-sanitari: coloro che svolgono la loro attività in ambito socio-sanitario all'interno di un progetto terapeutico. # Formatori: coloro che preparano le persone a svolgere un'attività, una professione o comunque a iniziare un cambiamento personale. # Tutor/Istruttori: coloro che svolgono un ruolo "cerniera" tra le esigenze degli allievi e dei docenti all'interno di un corso di formazione. Tra le varie tipologie si ricordano il Tutor d'aula, il Tutor aziendale, il Tutor FAD e il Tutor dei Circoli di studio, ecc. # Animatori socio-educativi: coloro che si inseriscono all'interno di una comunità di apprendimento al fine di rafforzare o supportare, anche dal punto di vista motivazionale, una parte di un intervento educativo. * '''Azioni''': :"Educare": azione attraverso la quale gli individui sviluppano o perfezionano facoltà e attitudini intellettuali, sociali e fisiche. :"Istruire": azione attraverso la quale idee o concetti vengono trasmessi da parte di un insegnante o di un tutor. :"Insegnare": azioni di uno specifico operatore (''insegnante'' o ''docente'' nel caso dei sistemi formali) di mettere in atto specifici percorsi di apprendimento. Nel caso delle istituzioni educative dei sistemi formali le azioni professionali dei docenti fanno riferimento a tecniche, metodologie e insiemi di pratiche della: *Didattica: che è la disciplina della pratica educativa e dell'insegnamento. Che si differenzia dalla matetica che è la disciplina che studia l'apprendimento. Si è evidenziato come il processo educativo sia molto più ampio e distinto rispetto a quello dell'istruzione, intesa come insieme delle tecniche e delle pratiche per mezzo delle quali a un individuo vengono trasmesse nozioni teoriche o tecnico-operativo di una disciplina, di un'arte o di un'attività. Ciononostante oggi si tende a riconoscere alle fasi di istruzione la loro specificità e importanza all'interno di processi educativi volti a favorire contemporaneamente la formazione di autonmia, senso critico, e dialogico, potenziando le capacità esplorative dell'intelligenza e la creatività. Il processo educativo, qui rappresentato in modo schematico, è in realtà un fenomeno di tipo complesso a causa delle molte variabili coinvolte, alcune delle quali di difficile controllabilità. Possiede inoltre forme di retroazione tra le quali quella più tipica si instaura tra docente-discente e mette spesso in atto processi di apprendimento reciproco. In queste fasi anche colui che insegna "impara" a insegnare. Esistono fondamentalmente tre categorie o sistemi di educazione: i sistemi "formali", quelli "non formali" e quelli "informali". === Sistemi di educazione formale === È quella che si svolge nei luoghi ''formali'' cioè deputati e formalmente riconosciuti come un ''sistema scolastico'', dalla scuola primaria all'università, insieme con una svariata serie di istituti specializzati o di formazione tecnica e professionale: * '''Nel mondo''': nella maggior parte dei Paesi l'educazione dell'individuo è affidata, oltre che alle diverse agenzie dell'educazione non-formale e informale, ai diversi gradi della scuola pubblica con variabili livelli di obbligatorietà di frequenza. * '''In Italia''': nell'ordinamento scolastico italiano la cosiddetta "scuola dell'obbligo" è suddivisa in cinque anni di scuola elementare e tre di scuola media. La frequenza scolastica è obbligatoria dal compimento del sesto anno di età fino al diciottesimo. Dopo il titolo finale dell'obbligo (che una volta era la licenza media, mentre oggi è il ''diploma conclusivo di primo ciclo di studi'') scatta il diritto-dovere di istruzione e formazione, previsto dalla legge n. 53/2003, per assolvere al quale è possibile iscriversi a una scuola secondaria superiore oppure intraprendere percorsi di formazione e lavoro o alternanza scuola-lavoro. La scuola pubblica nell'ordinamento amministrativo italiano veniva classicamente indicata come "Pubblica Istruzione". In seguito all'allargamento dell'apporto statale alla scuola anche in forma di contributi per le scuole private (confessionali e no), si è tolta l'accezione "pubblica" per l'indicazione dell'istituzione scolastica. Lo stesso ex Ministero della pubblica istruzione ("MPI") è stato ribattezzato Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ("MIUR"), accorpando così il settore istituzionale dell'università, fino ad allora MIUR. Nel 2006 sono stati ripristinati due ministeri distinti denominati Ministero della pubblica istruzione ("MPI") e Ministero dell'università e della ricerca ("MiUR"). ==== Educazione prescolare ==== A fianco dell'educazione prescolare tradizionale, che segue il metodo montessoriano, in Italia nella seconda metà del Novecento si è sviluppato un approccio educativo per la fascia zero-sei anni che ha riscosso l'attenzione di pedagogisti, psicologi e studiosi di settore di tutto il mondo (Jerome Bruner, Howard Gardner, Gianni Rodari, James Heckman, ecc.). Si tratta del Reggio Emilia Approach, che ha visto la figura-simbolo di Loris Malaguzzi come ispiratore. In particolare il Reggio Emilia approach è una filosofia educativa che si fonda sull'immagine di un bambino e, in generale, di un essere umano portatori di forti potenzialità di sviluppo e soggetti di diritti, che apprendono, crescono nella relazione con gli altri. Questo progetto educativo globale, che viene portato avanti nelle Scuole e nei Nidi d'infanzia del Comune di Reggio Emilia e al quale si ispirano scuole di tutto il mondo, si fonda su alcuni tratti distintivi: la partecipazione delle famiglie, il lavoro collegiale di tutto il personale, l'importanza dell'ambiente educativo, la presenza dell'atelier e della figura dell'atelierista, della cucina interna, il coordinamento pedagogico e didattico. Seguendo la centralità dei “cento linguaggi” di cui l'essere umano è dotato, tramite gli spazi atelier viene offerta quotidianamente ai bambini la possibilità di avere incontri con più materiali, più linguaggi, più punti di vista, di avere contemporaneamente attive le mani, il pensiero e le emozioni, valorizzando l'espressività e la creatività di ciascun bambino e dei bambini in gruppo. ==== Educazione scolastica ==== === Sistemi di educazione non formale === Sono tutte quelle "attività educative organizzate" al di fuori del sistema di educazione formale. L'Unione Europea si è dotata di un programma, chiamato Gioventù in Azione (dal 2014 incluso nel più articolato Programma Erasmus+), per finanziare attività educative non formali per i giovani cittadini dei Paesi membri. Pur essendo riconosciuti dall'Unione europea, al pari di quelle formali, come strumenti per raggiungere le 8 Competenze chiave , i sistemi di educazione non formale, però, non rivestono in Italia lo stesso riconoscimento del sistema formale. Queste attività sono spesso organizzate da enti o associazioni che possono rilasciare certificati di frequenza, ma non titoli o qualifiche di studio formalmente riconosciute. Lo stesso programma Gioventù in Azione rilascia ai partecipanti alle sue attività l'attestato Youthpass, che pur essendo riconosciuto in diversi altri Paesi europei e garantendo ad esempio crediti formativi del sistema educativo formale a chi partecipa a occasioni di educazione non formale, in Italia non dà diritto ad alcun riconoscimento formale. === Sistemi di educazione informale === Sono tutti quei processi per mezzo dei quali, anche inconsapevolmente, si originano nell'individuo fenomeni educativi. Questo evento, altrettanto importante e spesso legato alla quotidianità, permette l'acquisizione di alcuni valori fondamentali, di molte abilità anche sociali e di conoscenze che potranno rivelarsi basilari nelle scelte di vita future. La famiglia, le conoscenze, il contesto sociale, i mass media unitamente alla qualità del contesto culturale sono variabili importanti di questo aspetto dell'educazione. === Modelli e metodologie educative === ==== Apprendimento cooperativo o cooperative learning. ==== Questo tipo di approccio all’insegnamento trova la sua origine intorno agli anni ’80 del secolo scorso. Tra gli autori ad aver spiccato per la creazione in Minnesota, di un metodo che costituirà la base dei principi del Cooperative Learning, chiamato Learning Together, si trovano David W. Johnson e Roger T. Johnson. In Italia due autori, Comoglio e Cardoso, definirono delle condizioni per l’applicazione del Cooperative Learning in classe. Ogni partecipante dovrà essere consapevole di trovarsi in un ambiente di insegnamento in cui ognuno avrà la propria influenza sugli altri componenti, per cui tutti saranno responsabili del successo del gruppo. In questo contesto di cooperazione è fondamentale che ci sia un aiuto reciproco, in cui ci si sproni a vicenda per migliorare le prestazioni, perciò sarà fondamentale utilizzare competenze socialmente efficienti (leadeship, problem solving, decision-making, gestione dei conflitti). La leadership non verrà attribuita a singoli partecipanti ma ognuno avrà il suo ruolo fondamentale per la riuscita del compito. L’insegnante deve predisporre la formazione del gruppo di lavoro affinché funzioni, e rendere al corrente degli obiettivi specifici che ogni partecipante dovrà raggiungere. Infine, saranno messe a punto le valutazioni di cui si discuterà per trovarne punti di forza e di criticità. ==== Assalto mentale o brain storming. ==== L’assalto mentale, o brainstorming (letteralmente “tempesta di cervelli”), è una tecnica, utilizzata anche in ambito educativo-didattico, ma soprattutto nel contesto lavorativo gestionale e pubblicitario che ha lo scopo di raccogliere idee diverse per giungere a una soluzione a una problematica posta in partenza da colui che gestisce la conversazione. Le diverse idee verranno raccolte e scritte su una lavagna, si procederà con l’analisi di queste discutendone una risposta omogenea e obiettiva. La tecnica del brainstorming, sebbene fosse diffusa già dai tempi del Medioevo in altre forme, cominciò la sua diffusione intorno agli anni '50 del 1900 grazie a un pubblicitario: Alex F. Osborne. Nell’ambito educativo è una metodologia che trova numerose approvazioni in quanto permette agli studenti di mantenere la concentrazione su un determinato argomento, poiché viene richiesta la propria opinione che consentirà di creare una definizione univoca del concetto posto in partenza. ==== Tavola rotonda (Circle time) ==== Il circle time è una metodologia spesso utilizzata nella scuola dell’infanzia che sfruttando la metafora della tavola rotonda in cui ognuno seduto all’interno di un cerchio occupa una posizione importante, nessuno avrà la posizione di leader, solamente l’insegnante avrà il ruolo di conduttore della discussione. Il tempo del cerchio sviluppa nel bambino competenze sociali e affettive. L’insegnante chiederà ai bambini di disporsi ponendo le sedie in modo da formare un cerchio e si servirà di un oggetto di qualsiasi natura per gestire i turni all’interno della conversazione. È bene scegliere un momento della giornata o un giorno della settimana in cui verrà svolto. Il conduttore dovrà aiutare i partecipanti a esprimere sentimenti riguardanti situazioni vissute nella loro vita, punti di vista su argomenti: questo aspetto permette al singolo bambino di sviluppare consapevolezza di sé. =====Imparare facendo. Learning by doing===== Il learning by doing è una metodologia didattica messa a punto da John Dewey, il quale fondò a Chicago una scuola per bambini dai 6 agli 11 anni, nella facoltà di psicologia dell’Università, per testare l’apprendimento fondato sull’esperienza diretta. Dewey abbandona l’insegnamento ormai superato basato sulla didattica frontale. L’insegnante deve individuare un obiettivo che riesca a motivare la partecipazione dei bambini, questi ultimi dovranno sperimentare sulle conoscenze utilizzando le loro potenzialità acquisite in precedenza. Il bambino dovrà sviluppare il pensiero divergente, agendo direttamente sugli apprendimenti i quali verranno interiorizzati riuscendo in tal senso ad applicare le conoscenze acquisite in ambiti differenti da quelli sperimentati inizialmente. L'imparare facendo può essere applicato alle attività laboratoriali scolastiche, infatti, la visione del laboratorio povero, che esulando dallo spazio fisico è soprattutto un luogo mentale, costituisce una scelta metodologica da sperimentare in modo sistemico e può divenire buona prassi di insegnamento secondo una modalità ''learning by doing'' applicata agli stessi docenti. Elemento di innovazione pertanto sarà anche la possibilità di realizzare i kit insieme ai colleghi fruitori del percorso formativo. =====Lezione frontale===== La lezione frontale è una metodologia formativa che permette la trasmissione di saperi teorici. L’insegnante inizialmente espone concetti utilizzando prettamente modelli, successivamente lascia la parola agli uditori affinché chiedano chiarimenti. Durante una didattica frontale si possono utilizzare anche strumenti, quali manuali, libri di testo o supporti multimediali per la fruizione di materiali online. =====Risoluzione problematiche (Problem solving)===== Il problem solving è una metodologia che vede l’apprendimento come un processo che conduce il soggetto alla soluzione di problemi, attraverso il pensiero divergente. In ambito didattico questo tipo di tecnica è utilizzata prettamente per l’insegnamento della matematica. Nel problem solving si individuano degli elementi caratterizzanti. Inizialmente il soggetto si trova davanti allo studio del problema, deve comprendere cosa ha di fronte e raccogliere il maggior numero possibile di informazioni, successivamente si farà una previsione si metteranno a punto gli strumenti e i tempi necessari. Dopodiché inizierà la fase vera e propria della ricerca in cui si studieranno cause, conoscenze e dati. Nel mentre si monitoreranno i risultati, se è necessario cambiare metodo o si sta percorrendo una strada che porterà a un esito positivo. Dopo il monitoraggio ci sarà lo studio dei risultati. =====Gioco di ruolo (Role playing)===== Role playing o gioco di ruolo nasce inizialmente come terapia psicologica per la gestione delle emozioni, è utilizzata tuttora soprattutto in ambito didattico e costituisce quindi una metodologia educativa che ha lo scopo di permettere al soggetto protagonista dell’apprendimento di immedesimarsi nel ruolo di un particolare personaggio. Secondo i principi del learning by doing questo consente di acquisire, interiorizzandolo, uno specifico apprendimento. ===== Apprendimento integrato di lingua e contenuti ===== Il CLIL (Content Language Integrate Learning, apprendimento integrato di lingua e contenuti) è una metodologia educativa sviluppatasi in Finlandia e in Olanda che ha lo scopo di trasmettere contenuti in inglese, in questo caso si riesce a unire trasmissione di apprendimenti e acquisizione o perfezionamento di una lingua differente da quella madre. Attualmente dal 2010 si è introdotto lo studio di una disciplina in lingua straniera per i Licei e gli Istituti tecnici, e di due nei Licei Linguistici a partire dal terzo e quarto anno. La lingua deve essere calibrata sulle conoscenze degli studenti, altrimenti lo studio della disciplina non avrebbe successo, l’insegnante a tal proposito dovrà tradurre passando da una lingua all’altra attraverso il code-switching, nel caso gli alunni mostrassero criticità. =====Flip teaching===== Il modello educativo del flip teaching consiste prevalentemente nel capovolgere la didattica, far svolgere il lavoro che di solito gli studenti svolgono a casa, a scuola e viceversa. Gli alunni familiarizzeranno con i contenuti da acquisire nelle proprie case, successivamente a scuola porranno all'insegnante domande che avranno preparato nella prima fase dell’apprendimento. Successivamente l’insegnante fornirà attività fondate sulla ricerca attiva e sul problem solving, rivestendo il ruolo di guida che darà aiuti nel caso fossero richiesti. Il Flip Teaching permette perciò una personalizzazione dell’apprendimento, in quanto ogni alunno approfondirà i concetti che non avrà compreso. La metodologia si basa prevalentemente sull’uso di dispositivi elettronici quali computer o tablet, sia per la fase di studio individuale sia per quella di ricerca attiva. Per questo mostra delle criticità in quanto si potrebbero ridurre i rapporti umani. === Educazione e problematiche di genere === Alcuni orientamenti pedagogici ripropongono di dare spazio all'educazione differenziata separando fisicamente i due sessi, in tutte o in alcune fasi dell'azione educativa. Secondo i promotori di queste metologie, gli studenti dei due generi trarrebbero diversi benefici dall'inserimento in classi o gruppi di apprendimento composti da persone dello stesso sesso. === Educazione per sordi === Bambini e ragazzi appartenenti alla comunità sorda necessitano di pedagogia speciale. È possibile insegnare loro attraverso la lingua dei segni, l'oralismo oppure entrambi. === Educazione all'ambiente === === Educazione alla società === ==== Educazione stradale ==== Agente di Polizia Municipale durante una lezione di educazione stradale L'educazione stradale riguarda il rispetto delle regole definite nel Codice della strada per una usufruizione sicura della strada da parte di automobilisti (rispetto di semafori, precedenze, limiti di velocità, ecc.) e pedoni (semafori, divieti di attraversamento, ecc.). Se il termine è stato coniato per le regole attuali, già ben prima dell'invenzione del motore a scoppio esistevano delle regole, anche se molto più semplici e talvolta usate per non causare dispute. Ad esempio Alessandro Manzoni, ne I promessi sposi narra di Fra Cristoforo, autore di un delitto causato da una disputa per una precedenza tra pedoni nobili. Anche se il fatto è di fantasia, esso descrive le regole applicate all'epoca e un avvenimento verosimile. Anche i Romani avevano regole simili, e verosimilmente gran parte delle civiltà che hanno costruito delle strade. === Educazione alla salute ed all'igiene === Una lezione di educazione prenatale in Bangladesh nel 2006 Non sempre è scontato conoscere il proprio corpo, ciò che gli fa bene o gli è nocivo. La conoscenza di tutto ciò che fa bene (e male) al corpo rientra nell'ambito dell'igiene. Con tale termine ci si riferisce abitualmente solo alla pulizia personale e dei cibi per evitare il proliferare di batteri nocivi; in realtà il senso di questa parola è più ampia e può includere tutte quelle abitudini da acquisire per non nuocere al proprio organismo, inclusa l'ergonomia. ==== Educazione fisica ==== È quella branca dell'educazione che utilizza attività motorie e sportive a fini formativi. Il corpo umano ha bisogno di movimento, sia per una corretta crescita, sia per il mantenimento di valide condizioni di salute. Se in passato la vita meno sedentaria favoriva l'acquisizione di corretti stili di vita attiva, le società post-industrializzate, informatizzate e globalizzate, mortificano la dimensione corporea dell'uomo nello sviluppo armonico della persona. Negli ultimi dieci anni in Occidente è segnalato in aumento il numero di obesi e di sovrappeso, specie in età giovanile, effetto dell'ipocinesia. Nelle scuole le potenzialità positive del corpo vengono sviluppate talvolta direttamente con l'ausilio di esercitazioni finalizzate, talaltra ricorrendo alla pratica di sport quali ginnastica, pallavolo, corsa e simili. Un particolare aspetto dell'educazione fisica è l'ergonomia, ovvero l'assunzione delle posture più efficaci e igieniche. ==== Educazione sessuale ==== Un ramo particolare dell'educazione alla conoscenza del proprio corpo è l'educazione sessuale, principalmente perché talvolta certi argomenti non sono trattati per pudore nelle società più evolute, e inoltre per le differenze tra uomo e donna che si ritrovano ad avere problemi e necessità differenti. Essa va dalla conoscenza dell'apparato riproduttivo e quindi la relativa igiene, il ciclo mestruale e una conoscenza della trasmissione (e quindi prevenzione) delle cosiddette malattie veneree. ==== Educazione alimentare ==== ===Educazione tecnica=== Studenti durante la realizzazione di piccoli robot al ''Centro de Educação Cientifica'' di Serrinha in Brasile L'educazione tecnica mira a dare la mentalità e delle conoscenze tecniche per affrontare semplici problemi. Ad esempio la conoscenza di semplici macchine (come le leve) se ci si trova nella situazione di dover spostare pesi. Tali conoscenze costituiscono la base per ogni studio approfondito di materie correlate alla tecnologia. === Educazione all'arte === === Educazione linguistica === ===Educazione alla matematica=== === Educazione alla scienza === === Educazione all'immagine === L'idea di armonizzare i sistemi educativi europei, nasce fin dall'avvento della Comunità europea ma inizia a realizzarsi solo negli anni novanta. Nel 1999 il Processo di Bologna avvia un percorso di uniformazione dei sistemi scolastici che porta nel 2010 al varo dello Spazio europeo dell'istruzione superiore. Nel mondo, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) si occupa di dare una valutazione dei sistemi di istruzione nei vari paesi.
Esperto
"Gli esperti si aspettano l'inaspettato." Un '''esperto''', nel senso di competente, è una persona alla quale, per motivo di professione oppure per una comunque acquisita competenza ed esperienza su una data materia, viene richiesto di fornire pareri scientifici su argomenti di dettaglio. L'opposto di esperto è inesperto, anche conosciuto come neòfita, mentre dilettante è opposto di professionista, mentre qualcuno che occupa un grado inferiore di comprensione dell'argomento è conosciuto come tecnico e spesso utilizzato per assistere l'esperto.
Una persona può essere un esperto in un campo e dilettante in un altro. Il concetto di esperto e di esperienza sono discussi nel campo dell'epistemologia sotto il nome di conoscenza esperta. Nei campi specifici, la definizione di esperto è stabilita dal consenso degli altri specialisti e non è necessario per un individuo avere qualifiche professionali o accademiche per essere definito un esperto. Per esempio un pastore con 50 anni di esperienza viene considerato esperto nell'ammaestrare cani o prendersi cura delle pecore. Un altro esempio dall'informatica si trova quando un sistema esperto addestrato dagli uomini può alle volte essere considerato un esperto e superare gli esseri umani in particolari compiti. Il termine è largamente usato in modo informale, quando una persona viene qualificata come 'esperto' per sostenere il valore relativo della loro opinione, quando non ci sono criteri oggettivi per sapere quanto lo sia veramente. La maggior parte dell'esperienza viene generalmente accumulata con l'avanzare del tempo, sebbene si possa esperire anche un singolo evento repentino. Il termine viene generalmente utilizzato in riferimento al cosiddetto ''know-how'' ovvero alla conoscenza procedurale, piuttosto che alla conoscenza proposizionale. La storia del termine "esperienza" si allinea molto da vicino con il concetto di esperimento. In filosofia, il termine è invece utilizzato spesso in riferimento alla "conoscenza empirica", ovvero "conoscenza ''a posteriori''". Si è soliti chiamare esperto una persona che abbia saputo trarre profitto dalle sue od altrui vicissitudini personali, migliorando così le sue capacità di decisione. Le principali qualità degli esperti sembrano essere il notevole sviluppo delle abilità percettivo-attentive, la capacità di semplificare, quella di selezionare le situazioni dal punto di vista decisionale, una maggior creatività, il ricorso ad automatismi cognitivi, la capacità di reazione alle eccezioni a strategie. Tra gli ostacoli che impediscono un valido processo di soluzione dei problemi (cioè il formarsi dell'esperto) figurano l'indecisione, l'abitudine (vale a dire la persistenza di una disposizione abituale verso una soluzione che magari è stata valida un tempo, ma non lo è più attualmente), l'incapacità di scorgere alternative. Un'esperienza è detta "di prima mano" quando è riportata direttamente da colui che l'ha compiuta (ad esempio, il testimone oculare di un certo accadimento). Nonostante la preziosità di un siffatto tipo di esperienza, esso non è esente dagli errori tipicamente provocati dalla percezione sensoriale e dall'interpretazione personale. Un'esperienza di seconda mano, per contro, può possedere alcuni utili pregi: può esser stata verificata a partire dalle esperienze di più di una persona, e può così risentire delle reciproche correzioni offerte dal confronto di più punti di vista. Quando l'esperienza comincia a essere di terza mano, la lontananza della fonte originale rende l'informazione poco affidabile, relegandola nel "sentito dire". Come ha notato il filosofo Michel Serres la saggezza multimillenaria delle lingue greco-latine ha forgiato il termine «esperienza» servendosi di due preposizioni: «ex» (= da), che significa la partenza, l'allontanamento, il distacco più o meno volontario dall'ambiente familiare, usuale o iniziale e «per», che designa il viaggio attraverso un ambiente, un mondo nuovo. L'esperienza significativa scaturisce da questo movimento duplice – intreccio di distacco e di peregrinazione – e comporta sempre dei rischi. Per questo il termine esperienza s'apparenta al termine "pericolo", con cui condivide una radice. Anche l'espressione tedesca che designa l'esperienza – ''Erfahrung'' – racchiude in sé il motivo del viaggio (''Fahrt)'' e quindi la duplice idea della partenza e della peregrinazione.
Eurasia
L''''Eurasia''' è un'area continentale comprendente l'Europa e l'Asia . Posta principalmente nell'emisfero settentrionale e orientale, è delimitata dall'Oceano Atlantico a ovest, l'Oceano Pacifico a est, l'Oceano Artico a nord, l'Africa, il Mar Mediterraneo e l'Oceano Indiano a sud. Solitamente l'Europa e Asia vengono considerate come due continenti distinti per motivi storici, culturali, linguistici ed etnici, senza una chiara separazione fisica tra essi.
Europa e Asia sono un'unica massa continentale, non avendo una netta separazione geologica e geografica. Non esiste pertanto un confine tra Europa e Asia universalmente riconosciuto. L'istmo di Suez unisce l'Eurasia all'Africa; si parla infatti di Eurafrasia o Continente Antico, termine in contrapposizione con ''Nuovo Continente'', composto dalle due Americhe, e con ''Nuovissimo Continente'', l'Oceania. Nell'elaborazione di Karl Haushofer il blocco continentale costituito da Europa ed Asia rappresentava una prospettiva geostrategica contrapposta alla talassocrazia angloamericana. Non si è trattato, tuttavia, di una prospettazione soltanto della dottrina militare germanica: una corrente culturale e storico-politica che guarda ad Oriente, rimarcando la radice comune euroasiatica, è presente anche in Russia e nel turanismo panturco.
Enciclopedia
Brockhaus Konversations-Lexikon'', 1902 L'''enciclopedia''' è un'opera di consultazione che raccoglie voci informative o critiche «secondo un sistema logico e organico, o anche sotto forma di voci singole distribuite in ordine alfabetico», riguardanti l'intero campo della conoscenza umana o un suo determinato ambito. Il termine latino rinascimentale ''encyclopædia'' deriva dall'espressione greca di Plinio il Vecchio ἐγκύκλιος παιδεία , letteralmente "istruzione circolare", cioè completa, in grado di comprendere tutte le discipline. Tale espressione fu successivamente ripresa in latino da Quintiliano nella ''Institutio oratoria'' e compare nel senso moderno del termine per la prima volta nella ''Encyclopaedia Cursus Philosophici septem tomis distincta'' di Johann Heinrich Alsted. Le opere enciclopediche esistono da circa 2000 anni: la più antica che si è tramandata, la ''Naturalis historia'', fu scritta nel I secolo da Plinio il Vecchio. L'enciclopedia moderna si è evoluta dai dizionari intorno al XVII secolo. La più nota e importante fra le prime enciclopedie della Storia è l''Encyclopédie'' di Diderot e d'Alembert, pubblicata a Parigi nella seconda metà del XVIII secolo. Storicamente, alcune enciclopedie erano contenute in un singolo volume, ma alcune divennero enormi opere in numerosi volumi, come l''Enciclopedia Britannica'' o la più voluminosa, l''Enciclopedia universal ilustrada europeo-americana''. Alcune moderne enciclopedie, come Wikipedia, che è la più diffusa, sono digitali e liberamente disponibili.
=== Prime opere enciclopediche === Rappresentazione dell'Inferno nell''Hortus Deliciarum'' L'essere umano ha svolto attività enciclopedica, intesa come sforzo per dare forma sistematica alle proprie conoscenze, per gran parte della sua storia, almeno da quando si è affermato il pensiero razionale e scientifico a scapito delle descrizioni a carattere epico e religioso. Questo passaggio si individua generalmente nell'antica Grecia. Spesso si indica in Aristotele il primo enciclopedista, poiché egli, oltre a fondare filosoficamente tutti i rami del sapere, ha anche accumulato molte informazioni, soprattutto di carattere naturalistico, ma anche sociale, quale la descrizione delle costituzioni delle città greche. Non si limitò ad un lavoro meramente nozionistico e descrittivo-contemplativo, ma a una comparazione del diritto, usi, costumi e tradizioni, traendone teorie storiche e giudizi di valore, per ''stabilire un ordine sociale del regno umano in tutto conforme all'ordine (divino e) naturale degli altri regni esistenti''. Certamente l'opera di Aristotele è stata la più completa della Grecia classica, tuttavia la strutturazione di tutti i rami del sapere fu il fine al quale tesero quasi tutti gli altri filosofi antichi. Fra gli altri autori versatili del mondo greco si deve citare almeno Eraclide Pontico. In ambito romano si considera che la prima opera enciclopedica siano i ''Libri ad Marcum filium'' di Catone il Censore. L'erudito romano per antonomasia fu Marco Terenzio Varrone, le cui opere ebbero carattere enciclopedico, le ''Antiquitates'' e soprattutto i ''Disciplinarum libri IX'', opera perduta e di cui sono rimasti solo frammenti: tuttavia queste opere sono andate perdute e ne rimangono solo frammenti citati da altri autori antichi. Perciò tra gli enciclopedisti romani il più importante è di fatto Plinio il Vecchio (I secolo), che scrisse la ''Naturalis historia'' (lett. "la storia naturale", ma anche "Osservazione della natura"), una descrizione in trentasette volumi del mondo della natura che rimase estremamente popolare nell'Europa occidentale per gran parte del Medioevo e fu la base di molte successive enciclopedie. Altri compilatori romani furono Aulo Cornelio Celso e Gaio Giulio Solino. Nel periodo medioevale era particolarmente apprezzato organizzare le nozioni: tipiche le raccolte, le ''summae'', i ''trésors''. Nell'età antica e medioevale tipicamente si è concepita la realtà come un insieme finito e quindi interamente descrivibile. È solo in epoca moderna che si inizia a pensare al sapere ''possibile'' sulla base dei nuovi metodi di ricerca o più semplicemente al sapere ''esistente''. Manoscritto delle ''Etymologiae'' di Isidoro di Siviglia Notevole influsso sul pensiero medievale ebbe il trattato ''De nuptiis Philologiae et Mercurii'' ("Delle nozze della Filologia con Mercurio") scritto da Marziano Capella in età tardo-romana (IV-V secolo), che, con la sua classificazione delle sette arti liberali (del "trivio" e del "quadrivio") costituisce una specie di enciclopedia dell'erudizione classica. La prima enciclopedia dell'era cristiana furono le ''Istituzioni'' di Cassiodoro (560) che ispirarono l''Etymologiae'' o ''Origines'' (636) di Isidoro di Siviglia, la quale divenne l'opera enciclopedica più influente dell'alto Medioevo. Queste opere servirono, a loro volta, come base alle compilazioni redatte intorno all'830 da Rabano Mauro, la più famosa delle quali è il ''De universo'' o ''De rerum naturis''. Fra i codici della celebre abbazia di San Colombano di Bobbio si annovera il ''Glossarium Bobiense'', compilato dallo Scriptorium di Bobbio nel IX secolo è una delle prime enciclopedie ante litteram dell'alto medioevo. Le enciclopedie bizantine erano compendi di notizie relative sia alla Grecia antica sia a quella bizantina. La ''Biblioteca'' del patriarca Fozio I di Costantinopoli (IX secolo) fu la prima opera bizantina che si potesse chiamare enciclopedia. Ma la più importante enciclopedia bizantina è considerato il lessico ''Suda'', di autore forse omonimo, redatto intorno al 1000. Sotto la Dinastia macedone ci fu un fiorire dell'enciclopedismo bizantino che portò alla stesura di una vera e propria enciclopedia del sapere agronomico chiamato ''Geoponica'', significativamente attribuito allo stesso imperatore Costantino VII. Fra le prime enciclopedie dell'Occidente basso medioevale fu il ''Didascalicon'' di Ugo di San Vittore. Elaborato in ambiente monastico, ebbe tuttavia larga diffusione anche nelle scuole cittadine. Questo fatto e la complessità della tematica presente su questa opera, fanno riflettere sulla simbiosi fra i due poli di cultura (da una parte la campagna con il monastero, dall'altra la città con la cattedrale) che talvolta vengono contrapposti in modo troppo drastico e semplificatorio. L'opera più importante dell'inizio del basso medioevo fu tuttavia l''Imago mundi'' di Onorio Augustodunense, scritta verso il 1110: trattava di geografia, astrologia, astronomia e storia e fu tradotta in francese, italiano e spagnolo. Lo ''Speculum Majus'' di Vincenzo di Beauvais Fra le enciclopedie più popolari del basso Medioevo citiamo il ''De rerum naturis'' (1246) di Thomas de Cantimpré e il ''De proprietatibus rerum'' (1240) di Bartolomeo Anglico che fu tradotto in mantovano all'inizio del Trecento. Il ''Liber floridus'' (1120) di Lambert de Saint-Omer e l''Hortus deliciarum'' (1175) di Errada di Landsberg sono famosi soprattutto per le illustrazioni. L'opera più ambiziosa e completa di questo periodo fu tuttavia lo ''Speculum Majus'' (1260) di Vincenzo di Beauvais, con più di tre milioni di parole. Di pochi anni successiva allo ''Speculum Majus'' è la prima enciclopedia in lingua volgare, ovvero ''Li livres duo Trésor'' scritto in francese dal fiorentino Brunetto Latini. Essa era in effetti una riduzione dello ''Speculum'' ad uso delle classi mercantili che non conoscevano il latino. Tra le prime raccolte arabo-musulmane del sapere nel Medioevo vi sono numerose opere onnicomprensive e un certo sviluppo di quelli che oggi chiamiamo metodo scientifico, metodo storiografico e riferimenti. Tra le opere da ricordare vi sono l''Enciclopedia dei Fratelli della Purezza'' (''al-Risāla al-Jāmiʿa'', 52 volumi), d'impianto ismailiteggiante, un'enciclopedia della scienza di Abu Bakr al-Razi, la prolifica produzione del mutazilita al-Kindi (di circa 270 libri) e due opere di Avicenna: ''Il libro della guarigione'' e ''Il canone della medicina'', il secondo adottato come standard per secoli nell'insegnamento della medicina anche in Europa. Vanno ricordate inoltre le opere di storia universale (o sociologia) degli Ashariti, al-Ṭabarī, al-Masʿūdī, Ibn Rusta, Ibn al-Athir e Ibn Khaldun, la cui ''Muqaddima'' (i "Prolegomeni" a quella che si proponeva di essere una "storia universale") contiene avvertenze sull'affidabilità dei resoconti scritti che rimangono applicabili fino ai giorni nostri. Questi studiosi ebbero un'incalcolabile influenza sui metodi di ricerca e di stesura, dovuti in parte alla pratica islamica dell'isnād che enfatizzava la fedeltà ai resoconti scritti, la verifica delle fonti e l'indagine critica. Manoscritto facente parte dell'Enciclopedia Yongle (circa 1403), una delle più estese opere enciclopediche della storia. L'enorme opera ''Quattro libri dei Sung'', redatta nell'XI secolo sotto la Dinastia Song (960–1279), è la raccolta delle prime grandi enciclopedie cinesi, la quarta delle quali, intitolata ''Primo guscio di tartaruga dell'Archivio'', è composta da 9.4 milioni di ideogrammi raccolti in 1000 volumi. Nella stessa epoca visse il grande scienziato e statista Shen Kuo (1031–1095) che nel 1088 scrisse l'enciclopedia ''Mengxi bitan''. L'imperatore cinese Yongle della dinastia Ming soprintese alla compilazione dell''Enciclopedia Yongle'', una delle più estese enciclopedie della storia, che fu completata nel 1408 e comprendeva oltre 370 milioni di caratteri cinesi in 11.000 volumi manoscritti, dei quali 400 circa sono sopravvissuti fino ad oggi. Sotto la successiva dinastia Qing l'imperatore Qianlong compose personalmente 40.000 poesie come parte di una biblioteca di 4,7 milioni di pagine in 4 divisioni, compresi migliaia di saggi, chiamata lo ''Siku Quanshu'' che è probabilmente la più grande collezione di libri della storia. È istruttivo comparare il suo titolo per questo sapere, ''Guardando le onde in un Mare Sacro'', ad un titolo in stile occidentale per tutta la conoscenza. È nota l'esistenza di opere enciclopediche in Giappone dal IX secolo, sia come imitazione di enciclopedie cinesi che come opere originali. Tutti questi libri erano tutti copiati a mano e pertanto erano estremamente costosi. Conseguentemente erano scarsamente diffusi, generalmente appartenevano ad istituzioni: sovrani, cattedrali, conventi, monasteri. Di qui derivava anche la loro impostazione: erano scritti generalmente per coloro che dovevano estenderne il sapere, piuttosto che per coloro che le dovevano consultare (con qualche eccezione nel campo della medicina). Nel Rinascimento vennero introdotti due cambiamenti che avvicinarono molto le enciclopedie a quelle attualmente conosciute. Innanzitutto l'introduzione della stampa permise una diffusione assai maggiore. In particolare ogni intellettuale adesso poteva possedere una copia personale. La prima enciclopedia rinascimentale è spesso considerata ''De expetendis et fugiendis rebus'' di Giorgio Valla, pubblicata postuma nel 1501 dalla tipografia di Aldo Manuzio, in cui l'autore non si limitò a compilare nozioni desunte dai suoi studi e ripartite in trattazioni sistematiche, ma inserì anche numerose traduzioni da opere antiche. Dei 49 libri dell'opera, 19 trattavano di matematica. L'opera era organizzata secondo lo schema delle arti liberali, integrato da alcune altre discipline. La ''Margarita philosophica'' scritta dal certosino tedesco Gregor Reisch e stampata nel 1503, era una tipica enciclopedia rinascimentale, ordinata secondo il modello delle sette arti liberali. Probabilmente fu la prima enciclopedia espressamente concepita per essere stampata. Frontespizio del ''Lexicon Universale'' Nei successivi due secoli vennero pubblicate molte altre opere di compilazione erudita. Alcune di esse portavano, per la prima volta - e questo è il secondo cambiamento - il titolo di ''Enciclopedia''. Questo termine era stato coniato dagli umanisti per significare l'insieme completo delle conoscenze. In realtà si trattava di un lettura errata delle loro copie dei testi di Plinio e soprattutto di Quintiliano, che univa le due parole greche ''enkyklios paideia'' in una sola. La prima opera con questo titolo è la ''Encyclopedia orbisque doctrinarum, hoc est omnium artium, scientiarum, ipsius philosophiae index ac divisio'' scritta da Giovanni Aventino nel 1517, seguita dalle ''Lucubrationes vel potius absolutissima kyklopaideia'' di Joachimus Fortius Ringelbergius del 1541 e dalla ''Encyclopedia seu orbis disciplinarum tam sacrarum quam prophanarum epistemon'' di Pavao Skalić del 1559. Tuttavia la più completa enciclopedia del Rinascimento è considerata la ''Encyclopaedia septem tomis distincta'' in sette volumi pubblicata nel 1630 da Johann Heinrich Alsted. In ambito britannico il medico e filosofo inglese sir Thomas Browne utilizzò specificamente il termine ''encyclopaedia'' nel 1646 nella prefazione al lettore per descrivere la sua opera ''Pseudodoxia Epidemica'' o ''Errori volgari'', una serie di confutazioni di errori comuni della sua epoca. Browne strutturò la sua enciclopedia sullo schema collaudato di quelle del Rinascimento, la cosiddetta "scala della creazione", che ascende una scala gerarchica attraverso il mondo minerale, vegetale, animale, umano, planetario e cosmologico. Il compendio di Browne passò attraverso non meno di cinque edizioni, ognuna rivista e incrementata; l'ultima edizione apparve nel 1672. Le ''Pseudodoxia Epidemica'' furono tradotte in francese, olandese, tedesco e latino. Spesso viene considerata quale ultima enciclopedia umanistica il ''Lexicon Universale'' di Johann Jacob Hofmann pubblicato in due edizioni, la prima nel 1677 e la seconda nel 1698. Si tratta in effetti di un'opera a cavallo di due epoche, in quanto da un lato è ancora scritta in latino, dall'altro segue già l'ordine alfabetico. === Settecento === Frontespizio de ''Le grand Dictionnaire historique,'' di Moréri L'ultimo passaggio verso la forma delle enciclopedie come le conosciamo oggi fu l'affermazione dell'organizzazione degli argomenti secondo l'ordine alfabetico. In questo senso le enciclopedie del Settecento non derivarono direttamente da quelle rinascimentali, che seguivano ancora un ordinamento per materie (come le sette arti liberali o la "scala della creazione"). Le enciclopedie moderne furono piuttosto lo sviluppo e l'ampliamento dei dizionari specialistici, scritti in lingua moderna a partire dalla fine del Seicento, e destinati ad un pubblico meno colto di quello delle enciclopedie. Queste opere avevano la forma e il nome di dizionari. In realtà esse approfondivano le voci ad un livello che potremmo definire di un "dizionario enciclopedico". ''Le grand dictionaire historique'' di Louis Moréri fu pubblicato nel 1674. Nel 1690 apparve postumo a Rotterdam il ''Dictionnaire universel des arts et des sciences ''di Antoine Furetière. Sette anni dopo fu edito il ''Dictionnaire historique et critique'' di Pierre Bayle. Nel 1704 l'inglese John Harris pubblicò il ''Lexicon technicum'' in lingua inglese, nel quale non si spiegavano solo i termini utilizzati nelle arti e nelle scienze, ma anche le stesse arti e scienze. Isaac Newton vi contribuì con il suo unico testo pubblicato relativo alla chimica. Nel 1721 apparve l''Allgemeines lexikon der Künste und Wißenschaften'' di Johann Theodor Jablonski. Nel corso del Settecento iniziò a sentirsi l'esigenza di grandi opere in varie decine di volumi che potessero descrivere tutto il sapere. Quasi tutte ripresero il titolo rinascimentale di ''Enciclopedia''. La prima enciclopedia generale a stampa ordinata alfabeticamente apparve all'inizio del Settecento. Si trattava della ''Biblioteca universale sacro-profana'' del francescano Vincenzo Maria Coronelli, di cui furono pubblicati (a Venezia) solo i primi sette dei ben 45 volumi progettati. Di tale opera non rimangono che alcuni volumi sparsi nelle biblioteche europee. Analogamente fra il 1731 e il 1750 vide la luce il ''Großes vollständiges Universallexikon aller Künste und Wißenschaften'' in 64 volumi, attribuito a Johann Heinrich Zedler. Queste due opere, tuttavia, non furono molto originali. Frontespizio della prima edizione dell'Encyclopédie Zedler fu accusato di plagio. A Lipsia e ad Halle, egli aveva pubblicato la più monumentale enciclopedia in lingua tedesca del XVIII secolo. Per la prima volta, furono integrate le biografie di personalità illustri e di artisti viventi. I soggetti tematici coperti dall'enciclopedia universale comprendevano anche argomenti dii interesse quotidiano, come l'artigianato, le pulizie o il commercio, trattati con la medesima dignità dei contenuti prettamente più scientifici. Fu uno dei primi testi enciclopedici ad ottenere il privilegio reale, un'efficace forma di tutela del diritto d'autore contemplata all'epoca, in un'area geografica la cui estensione comprendeva il Regno di Prussia, la Francia, l'odierna Russia europea. Dal punto di vista organizzativo, fu la prima enciclopedia a suddividere i contenuti fra i vari redattori e contributori a vario titolo, non per ordine di lettera, ma per argomento, secondo le rispettive competenze specialistiche di ciascuno. Da un certo momento in poi, parte delle voci fu inviata dagli autori all'editore in modo anonimo, una modalità innovativa per quel tempo. Anche il finanziamento dell'opera risulta originale per la scelta di vendere di alcuni volumi ad una lotteria, piuttosto che per la prenotazione delle copie conclusa prima ancora che fosse completata la stesura della serie, anticipando in qualche modo il moderno ''crowdsourcing''. Tale modello di business consentiva di verificare il reale interesse di pubblico pe rl'opera e la sua fattibilità economica, avendo disponibilità liquide adeguate a pareggiare i costi fissi prima della loro manifestazione temporale. Maggiore successo ebbe la ''Cyclopaedia'' (o ''Dizionario universale delle arti e delle scienze'') pubblicata da Ephraim Chambers nel 1728. Si trattava di un dizionario enciclopedico in due volumi. Tuttavia, esso conteneva un'ampia gamma di voci, era organizzato alfabeticamente, si affidava al contributo di molti autori e comprendeva l'innovazione di inserire riferimenti incrociati tra le sezioni all'interno delle voci. Per questo Chambers è considerato il padre dell'enciclopedia moderna. La ''Cyclopedia'' divenne il modello di ogni successiva enciclopedia, in quanto fu tradotta e imitata. La traduzione italiana apparve a Venezia nel 1749. Strette, seppure prudenti, furono le relazioni del movimento enciclopedico con l'Illuminismo, con lo spirito di apertura alla conoscenza, all'istruzione, alla consapevolezza della varietà e relatività dei punti di vista, pur nell'universalità della ragione e della natura umana. Inizialmente era stato concepito come traduzione francese del lavoro di Chambers anche il ''Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri'', universalmente noto come ''Encyclopédie'', pubblicato a Parigi a partire dal 1751. Quest'opera è certamente la più nota e importante delle prime enciclopedie, notevole per la sua vastità, per la qualità di alcuni contributi e soprattutto per il suo impatto politico e culturale negli anni che condussero alla Rivoluzione francese. L'ambizioso progetto era stato affidato a Denis Diderot con la collaborazione dei più prestigiosi intellettuali del tempo (Voltaire, d'Alembert, Rousseau, Quesnay ecc.); tuttavia l'opera, accanto ai contributi dei maggiori pensatori francesi dell'epoca, dedicava molto spazio alle informazioni di tipo tecnico, relative alle diverse attività produttive. L''Encyclopédie'', edita da d'Alembert e Diderot, fu pubblicata in 17 volumi di voci (distribuiti dal 1751 al 1765) e 11 volumi di illustrazioni (distribuiti dal 1762 al 1772). Cinque volumi di materiale supplementare e due volumi d'indici, sotto la supervisione di altri editori, furono distribuiti dal 1776 al 1780 da Charles-Joseph Panckoucke di Parigi. Dell''Encyclopédie'' furono successivamente stampate altre quattro edizioni, di cui due in Italia: quella del 1758-1776 a Lucca e quella del 1770-1778 a Livorno. l''Encyclopédie'' a sua volta ispirò la ''Encyclopædia Britannica'', che ebbe inizi modesti a Edimburgo: la prima edizione, distribuita tra il 1768 e il 1771, era composta di appena tre volumi completati affrettatamente – A-B, C-L e M-Z – per un totale di 2391 pagine. Nel 1797, quando fu completata la terza edizione, era stata espansa a 18 volumi che si occupavano di un'ampia gamma di argomenti, con voci fornite da un insieme di autorità nel loro campo. Il ''Meyers Konversations-Lexikon'', 1885 Il ''Brockhaus Konversations-Lexikon'' fu pubblicato a Lipsia dal 1796 al 1808 in 6 volumi. Parallelamente ad altre enciclopedie del XVIII secolo, l'ambito fu espanso oltre quello delle precedenti pubblicazioni, nello sforzo di essere onnicomprensivo. Ma l'opera non era intesa per un uso scientifico, bensì per divulgare i risultati delle ricerche e delle scoperte in una forma semplice e popolare senza eccessivi dettagli. Questo formato, in contrasto con quello dell''Encyclopædia Britannica'', fu ampiamente imitato da successive enciclopedie del XIX secolo in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Francia, in Spagna, in Italia e in altri paesi. Delle enciclopedie che ebbero una certa influenza tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX, l'enciclopedia ''Brockhaus'' è forse la più simile, nella forma, alle enciclopedie moderne. === Ottocento === I primi anni del XIX secolo videro il fiorire di enciclopedie pubblicate in Europa e in America. In Francia non fu ripubblicata l''Encyclopédie''. Il suo posto fu riempito prima dall''Encyclopédie Méthodique'' ordinata per materie in 157 volumi più 53 di tavole, edita dallo stesso Panckoucke fra il 1782 e il 1832, e poi dalla ''Encyclopédie moderne. Dictionnaire abregé des sciences, des lettres, des arts, de l'industrie, de l'agriculture et du commerce'' in 30 volumi pubblicata dall'editore Firmin Didot di Parigi nel 1853. In Germania fra il 1839 e il 1855 apparve ''Das große Conversations-Lexicon für die gebildeten Stände'' in 52 volumi curata da Joseph Meyer di Gotha, che è rimasta l'enciclopedia più prestigiosa in tedesco. In Inghilterra la ''Rees's Cyclopædia'' in 39 volumi (Londra e Filadelfia 1802–1819) conteneva una mole di informazioni riguardanti la rivoluzione industriale e scientifica dell'epoca. Una caratteristica di queste pubblicazioni era l'alta qualità delle illustrazioni fatte da incisori e disegnatori specializzati. ''Nouveau Larousse illustré'' Il ''Grand dictionnaire universel du XIXe siècle'' in 17 volumi e i suoi supplementi furono pubblicati in Francia da Pierre Larousse fra il 1866 e il 1890. La casa editrice Larousse sarebbe rimasta la più famosa casa editrice francese di opere enciclopediche. Fra il 1898 e il 1907 vide la luce il ''Nouveau Larousse illustré''. Fra il 1960 e il 1964 uscì il ''Grand Larousse Encyclopédique'' in 10 volumi. e infine nel 1971-1978 è uscita la ''Grande Encyclopédie Larousse'' in 21 volumi. Accanto a queste grandi opere, la crescita dell'educazione popolare e gli Istituti Industriali, spinti dalla ''Società per la Diffusione della Conoscenza Utile'', portarono alla produzione della ''Penny Cyclopædia'' (1833-1846) che, come il suo titolo suggerisce, fu distribuita in numeri settimanali al costo di un penny come un giornale. Questo modello delle enciclopedie a dispense, accessibile ai ceti medio-bassi, fu imitato in tutta Europa. In Italia l'enciclopedia di questo tipo che ebbe maggiore diffusione fu l''Enciclopedia Popolare Sonzogno'' pubblicata a cavallo fra Otto- e Novecento. A metà dell'Ottocento il numero delle enciclopedie aumentò nettamente, in quanto nelle maggiori lingue cominciarono ad apparire nuove opere in concorrenza fra di loro e di diversi formati. Inoltre iniziarono ad essere pubblicate enciclopedie anche in altre lingue. In proposito si possono citare l''Enciclopedia moderna'' pubblicata a Madrid nel 1851-1855 in 37 volumi; il ''Winkler Prins'' in olandese del 1870-1882; il ''Nordisk familjebok'' in lingua svedese edito nel 1876-1899 che era costituito da 20 volumi; il ''Salmonsens Konversationsleksikon'' in danese del 1893-1907 in 26 volumi; e infine il ''Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron'' in ben 86 volumi, pubblicato fra il 1890 e il 1907 in russo. === Novecento === Espasa'' Nel 1911 fu pubblicata l'undicesima edizione dell''Enciclopedia Britannica'', che viene generalmente considerata la migliore edizione di questa longeva enciclopedia. Questa edizione ha anche segnato il passaggio della redazione da Edimburgo a Chicago. Nel frattempo la casa editrice Espasa di Barcellona aveva iniziato la pubblicazione della sua ''Enciclopedia universal ilustrada europeo-americana'' (1908-1930). Essa si compone di 70 volumi più numerose appendici di aggiornamento e indici. Tuttora ristampata, si vanta di essere la più estesa enciclopedia moderna e rimane l'enciclopedia di riferimento in lingua spagnola. Nel 1917 venne pubblicata a Chicago la prima edizione della ''World Book Encyclopedia''. Attualmente questa enciclopedia, molto popolare nei paesi anglosassoni, conta 22 volumi ed è secondo l'editore l'enciclopedia su carta più venduta al mondo. Nel 1961 venne pubblicata un'edizione per non vedenti in caratteri Braille. La ''Grande enciclopedia sovietica'' pubblicata a partire dal 1926 in tre distinte edizioni, rispettivamente di 65, 50 e 30 volumi, rappresentò l'enciclopedia di riferimento del mondo marxista e fu perciò tradotta anche in inglese e greco. Nello stesso periodo in Italia si iniziò a pensare alla creazione di un'enciclopedia universale, sul modello di quelle inglesi e francesi, ma i primi tentativi non furono coronati da successo. Nel 1925 fu fondato a Roma l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana intitolato a Giovanni Treccani per la realizzazione dell''Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti''; il filosofo Giovanni Gentile fu nominato direttore scientifico e si dedicò ad invitare e coordinare studiosi italiani di tutti i campi e di tutti gli orientamenti per la realizzazione dell'opera. Numerosi e importanti furono i contributi, tra tutti si ricordano Enrico Fermi per la fisica e Guglielmo Marconi per le telecomunicazioni; quest'ultimo nel 1933 assunse la presidenza dell'Istituto Treccani. La prima edizione dell'opera fu completata, a livello redazionale, nel 1937. Le voci dell'Enciclopedia furono pubblicate negli opuscoli della ''Biblioteca della Enciclopedia Italiana'' tra il 1932 e il 1943. Altra opera di particolare rilievo in Italia fu quella della casa editrice UTET, che nel periodo 1933-'39 pubblicò il ''Grande Dizionario Enciclopedico'', fondato dal prof. Pietro Fedele, pubblicata inizialmente in dieci volumi e periodicamente aggiornata fino alla quarta edizione (1984-'91). Nel 1936 apparve l''Enciclopedia Bompiani'' in due volumi, che divenne la più popolare enciclopedia italiana per famiglie per alcuni decenni. E che nelle edizioni del dopoguerra aumentò gradualmente di dimensioni. Fra il 1935 e il 1960 venne pubblicata a Lisbona e Rio de Janeiro la ''Grande enciclopédia portuguesa e brasileira'' in 40 volumi, che rimane la maggior enciclopedia in lingua portoghese. Nel 1952, la Federico Motta Editore pubblica in Italia la prima edizione dell'omonima enciclopedia universale. Nel 1962 nacque la ''Wielka Encyklopedia PWN''. A partire dal 2001 è uscita la nuova edizione post-comunista, che rappresenta tuttora la enciclopedia di riferimento in polacco. 15ª edizione dell''Encyclopaedia Britannica'' divisa in ''Micropædia'' (dorso rosso) e ''Macropædia'' (dorso scuro). Negli anni sessanta il raggiunto benessere da parte della maggioranza degli italiani e l'espansione dell'obbligo scolastico alla scuola media ampliarono grandemente il mercato delle enciclopedie. In particolare ritornarono in voga le enciclopedie a fascicoli, ora indirizzate soprattutto ai ragazzi in età scolare, fra le quali la più famosa fu ''Conoscere'' pubblicata dalla Fratelli Fabbri Editori. Nel 1962 nacquero anche ''le Garzantine'', che rappresentarono un nuovo modello di enciclopedia per famiglia, tuttora popolare. Nello stesso anno iniziò anche la pubblicazione dell''Enciclopedia Universo'' in 12 volumi a cura dell'Istituto Geografico De Agostini. La Rizzoli tradusse e integrò tra il 1966 e il 1970 l'enciclopedia francese della Larousse, venduta sempre a fascicoli o in abbonamento, come Rizzoli-Larousse, fino al 2000. Tale enciclopedia fu edita dal 1998 al 2003 anche in formato CD-ROM. Alla fine degli anni settanta nacquero, invece, due opere che avevano l'ambizione di rappresentare un'alternativa all''Enciclopedia Treccani'', sentita come ormai obsoleta da molti intellettuali: la ''Enciclopedia Einaudi'' del 1977 in 15 volumi, costruita per monografie intorno a poche parole chiave, e la ''Enciclopedia Europea Garzanti'' del 1979 in 12 volumi. Negli stessi anni in Francia si sentì il bisogno di un'enciclopedia che competesse con le maggiori enciclopedie mondiali, in particolare con la ''Britannica''. E proprio con una compartecipazione di questa istituzione fra il 1968 e il 1975 venne pubblicata l''Encyclopædia Universalis'' in francese, la cui edizione più aggiornata, la sesta, è quella del 2009 in 30 volumi. Nel corso del Novecento si sono inoltre affermate molte autorevoli enciclopedie relative a particolari ambiti culturali. Fra le più famose si possono citare la ''Catholic Encyclopedia'', l''Encyclopaedia Judaica'', l''Encyclopædia of Islam'' e la ''Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft'' edita da August Friedrich Pauly e successivamente da Georg Wissowa. Le enciclopedie sono essenzialmente derivate da materiale già esistente e, particolarmente nel XIX secolo, erano comuni tra gli editori gli atti di plagio indiscriminato. Le moderne enciclopedie non sono tuttavia meri compendi di sempre maggiori dimensioni, che includono tutto ciò che è venuto prima: per fare spazio agli argomenti moderni, doveva essere regolarmente scartato del materiale prezioso per un uso storico, quantomeno prima dell'avvento delle enciclopedie digitali e in particolare quelle sul web, che non dipendono da un supporto fisico per la distribuzione. Inoltre le opinioni e la visione del mondo di una particolare generazione possono essere osservate nel modo di scrivere un'enciclopedia in un determinato momento storico; per queste ragioni le vecchie enciclopedie sono un'utile fonte di informazioni storiche, in particolare per registrare i cambiamenti nel campo scientifico e tecnologico. === Era digitale === L'introduzione della tecnologia digitale - l'inizio dell'era digitale negli anni settanta - comportò un ammodernamento delle tecniche di composizione e stampa, ma non rivoluzionò immediatamente il settore delle enciclopedie, che continuarono a essere stampate e distribuite su carta per i due decenni successivi. Per modificare radicalmente il medium fu necessario attendere che i personal computer si fossero diffusi e che le memorie di massa si fossero evolute fino a produrre un supporto abbastanza capiente da contenere l'ingente quantità di dati costituita da una enciclopedia, notevolmente maggiore quando al testo vengono associate immagini e contenuti multimediali come brani audio e video. Fu infatti solo negli anni novanta del XX secolo che si iniziarono a pubblicare enciclopedie generaliste su CD-ROM (una tecnologia introdotta negli anni ottanta) da utilizzare con i personal computer casalinghi. L'edizione digitale dell'enciclopedia Grolier fu pioniera, mentre ''Encarta'' della Microsoft è stata il prodotto più importante e tipico di questa nuova tendenza, in quanto non aveva una edizione stampata. Le voci erano arricchite con contenuti multimediali audio e video così come con numerose immagini di alta qualità. Dello stesso tipo è l'enciclopedia multimediale ''Omnia'' De Agostini, in varie edizioni, suddivisa a seconda delle aree tematiche. Un singolo CD-ROM non era tuttavia sufficientemente capiente per contenere i 12-20 volumi di una tradizionale enciclopedia generalista, incluse le immagini. Questo comportò inizialmente la necessità, da parte degli editori, di selezionare i contenuti da distribuire nell'edizione digitale rispetto a quella cartacea, in modo da fare spazio anche a immagini e contenuti multimediali, o in alternativa di distribuire l'enciclopedia su numerosi CD-ROM. La sostituzione del CD-ROM con il più capiente DVD-ROM come supporto permise in parte di superare il problema, ma è stato solo con la diffusione delle enciclopedie online che venne risolto definitivamente il problema dello spazio per lo stoccaggio dei dati, grazie alla diffusione del World Wide Web a partire dalla metà degli anni novanta. Agli inizi del XXI secolo dunque un numero crescente di enciclopedie sono state rese fruibili anche per la consultazione ''on-line'', che in genere veniva resa disponibile all'utente dietro registrazione e pagamento di un abbonamento. Negli anni successivi quasi tutte le maggiori enciclopedie smisero di essere pubblicate su carta. Contrariamente a quanto era sempre accaduto nelle enciclopedie tradizionali, compilate da un certo numero di scrittori a contrattoin genere persone con una cultura accademicala natura interattiva di Internet ha permesso nel primo decennio del XXI secolo la creazione di progetti quali Wikipedia, Everything2 e Open Site, detti "open content" - basati sul crowdsourcing, sulla collaborazione spontanea di un gran numero di utenti - che permettono a chiunque di espandere, rimuovere o modificare il loro contenuto. Wikipediala più grande enciclopedia mai scritta, nata nel 2001ha prodotto oltre 30 milioni di voci (aprile 2014) in più di 280 lingue il cui contenuto è pubblicato sotto una licenza copyleft, che ne consente la distribuzione e il riutilizzo a chiunque e per qualsiasi scopo. Le voci di Wikipedia tuttavia non sono necessariamente sottoposte a revisione da parte di esperti e molte voci, in effetti, possono risultare banali o contenere errori di varia natura. Dubbi legittimi sono stati sollevati riguardo l'accuratezza delle informazioni raccolte in generale mediante progetti open source, anche se nel 2005 la rivista scientifica ''Nature'' ha effettuato uno studio comparativo tra voci scientifiche di Wikipedia e dell'Enciclopedia Britannica, in cui si rilevava un'analoga quantità di errori. Nonostante queste critiche, la gratuità e facilità di consultazione delle enciclopedie open content, oltre al loro incessante aggiornamento, ha quasi completamente fatto uscire dal mercato le enciclopedie informatiche a pagamento, fra cui anche ''Encarta'', la cui ultima edizione risale al 2009, e la stessa ''Omnia'' la cui ultima edizione risale al 2010. === Enciclopedie mondiali congetturali: dal ''World Brain'' al World Wide Web === Già prima dell'avvento dell'informatica e di Internet, alcuni ipotizzarono che attraverso l'uso di nuove tecnologie si sarebbe potuta migliorare la diffusione della conoscenza creando nuove forme di enciclopedia. Tali idee rimasero in larga parte congetturali, ma ebbero una certa influenza. Nel periodo tra la prima e seconda guerra mondiale, l'enciclopedia divenne un popolare strumento educativo. Nel campo culturale dell'internazionalismo, il pioniere della documentazione Paul Otlet ridefinì l'enciclopedia come un prodotto documentario e "multimediale". Dagli inizi del Novecento Otlet lavorò con l'ingegnere Robert Goldschmidt alla memorizzazione dei dati bibliografici su microfilm (tecnica allora nota come "microfotografia"); alla fine del 1920 tentò con dei colleghi di creare una nuova forma di enciclopedia interamente stampata su microfilm, l''Encyclopedia Universalis Mundaneum''. ''World Brain'' di H. G. Wells. Prima edizione, edita da Methuen & Co Ltd, Londra, 1938. A partire dal 1936 un altro internazionalista, lo scrittore britannico H. G. Wells - rimasto noto per le sue opere di anticipazione scientifica a sfondo sociale - sviluppò l'idea di una nuova forma di enciclopedia: un "cervello mondiale" (''World Brain''), cui dedicò un libro nel 1938. Nelle idee di Wells, si trattava di nuova "enciclopedia mondiale", libera, sintetica, autorevole, permanente, che avrebbe aiutato i cittadini del mondo a fare il miglior uso delle risorse informative universali e reso il miglior contributo alla pace tra le nazioni. Uno degli obiettivi del congresso mondiale della documentazione universale, tenutosi a Parigi nel 1937, fu proprio quello di discutere le idee di Wells sul cervello mondiale e i loro metodi di attuazione. Vannevar Bush, nel suo fondamentale saggio ''As We May Think'' del 1945, propose di creare una innovativa macchina ipertestuale, il Memex, affermando inoltre che "appariranno forme totalmente nuove di enciclopedia, già confezionate con una rete di percorsi associativi che le attraversano, pronte per essere immesse nel memex e ivi potenziate." Bush, come prima di lui Otlet e Wells, ipotizzava di utilizzare i microfilm (la tecnologia più avanzata all'epoca per immagazzinare informazioni), ma nessuno dei tre poté vedere realizzate le sue idee. Nel 1962, Arthur C. Clarke previde che la costruzione di quello che Wells aveva chiamato il "Cervello mondiale" si sarebbe svolta in due fasi, la prima delle quali sarebbe stata la costruzione della "Biblioteca mondiale" (World Library), che è fondamentalmente il concetto di Wells di un'enciclopedia universale accessibile a tutti da casa propria su terminali computerizzati; Clarke predisse che questa fase si sarebbe instaurata (almeno nei paesi sviluppati) entro il 2000; la seconda fase sarebbe stata la creazione di un supercomputer dotato di un'avanzata intelligenza artificiale (entro il 2100). Alcuni autori di fantascienza hanno immaginato in varie forme la creazione di un'enciclopedia universale che raccogliesse le conoscenze e il sapere di una futura civiltà (umana o aliena) estesa su tutta la galassia, a partire appunto dall'Enciclopedia galattica di Isaac Asimov nei romanzi del ciclo della Fondazione, pubblicati dal 1951. Negli anni novanta alcuni studiosi hanno visto il nascente World Wide Web come un'estensione del "cervello mondiale" a cui gli individui possono accedere tramite i personal computer, o lo sviluppo stesso del Web in un cervello globale. Richard Stallman nel 1999 dichiarò che "Il World Wide Web ha le potenzialità per svilupparsi in un'enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza", influenzando in seguito Nupedia, un progetto di enciclopedia online del 2000 da cui nacque l'anno successivo Wikipedia. L'illuminista francese Denis Diderot affermò che lo scopo dell'enciclopedia è: Le enciclopedie sono divise in voci, o lemmi, cui si accede solitamente in ordine alfabetico. Le voci di una enciclopedia sono più lunghe e più dettagliate di quelle dei dizionari; a differenza delle voci di un dizionario, che si concentrano sulle informazioni linguistiche sui termini, le voci di una enciclopedia si concentrano in genere su cose e concetti per illustrare il soggetto che dà il nome alla voce. Gli elementi cardinali che definiscono i caratteri di un'enciclopedia sono quattro: * la specificità e la settorialità degli argomenti trattati; * la loro intertestualizzazione; * il metodo d'organizzazione; * i criteri di redazione delle voci. === Enciclopedie generaliste ed enciclopedie specializzate === Le enciclopedie possono distinguersi in "generaliste" (o "universali"), contenenti voci di differenti e innumerevoli campi d'interesse (l''Enciclopedia Treccani'' e l''Enciclopedia Britannica'' sono tra gli esempi più noti), rivolte al pubblico più vasto, o possono essere specializzate in un unico campo di interesse, così come un'enciclopedia medica, scientifica, filosofica o poetica. Ci sono anche enciclopedie che coprono una grande varietà di argomenti e aspetti di una data cultura con una prospettiva oggettiva del gruppo etnico, politico o religioso, come la ''Grande enciclopedia sovietica'', la ''Jewish Encyclopedia'' o la ''Catholic Encyclopedia''. Trafiletto pubblicitario dell''Enciclopedia Britannica'' (1913). Le opere enciclopediche hanno lo scopo di trasmettere le conoscenze più significative accumulate in relazione al soggetto in questione. Opere di questo tipo sono state pianificate e sono state tentate nel corso di maggior parte della storia umana, ma il termine ''enciclopedia'' è stato usato per la prima volta solo nel XVI secolo. Le prime enciclopedie generaliste che sono riuscite a essere sia autorevoli sia esaustive nella trattazione apparvero nel XVIII secolo. Ogni opera enciclopedica è, chiaramente, una versione sintetizzata di tutta la conoscenza, e le opere variano per vastità e per approfondimento. Il pubblico di destinazione può influenzare la trattazione: un'enciclopedia pensata per bambini, ad esempio, sarà più ridotta di una per gli adulti. === Organizzazione dei contenuti === La disposizione sistematica del materiale è essenziale per rendere l'enciclopedia uno strumento di consultazione fruibile. Storicamente, si sono distinti due metodi di allestire le enciclopedie cartacee: il metodo alfabetico, che consiste in voci distinte, organizzate in base all'ordine alfabetico, o la disposizione in categorie ordinate gerarchicamente. Il primo metodo è quello a tutt'oggi maggiormente utilizzato, anche se la fluidità dei ''media'' elettronici consente delle possibilità di ricerca, rinvio e indicizzazione prima inimmaginabili. L'epigrafe di Orazio sulla prima di copertina della ''Encyclopédie'' del XVIII secolo trasmette efficacemente l'importanza della struttura di un'enciclopedia: '"Che grazia possono aggiungere agli argomenti banali il potere dell'ordine e del collegamento." Le enciclopedie moderne sono in genere dotate di un indice analitico (come la ''Encyclopædia Britannica Eleventh Edition'') per facilitare la ricerca dei contenuti. L'attuale multimedialità ha esercitato una crescente influenza nella raccolta, verifica, sintesi e presentazione di ogni genere di informazione. Progetti come Wikipedia (gratuita) e Encarta (a pagamento) sono esempi di nuove forme di enciclopedia, che rendono il reperimento di informazioni più semplice e immediato. L'enciclopedia, per come la conosciamo oggi, si è sviluppata dal dizionario nel corso del XVIII secolo. Un dizionario si concentra in primo luogo sulle parole e sulle loro definizioni e solitamente fornisce poche informazioni sul contesto in cui esse vengono usate e su come esse entrino in contatto con altri settori del sapere. Tuttavia alcune opere che hanno nel titolo "dizionario" in pratica risultano spesso più simili ad un'enciclopedia, specialmente quelle che trattano ambiti settoriali. Le enciclopedie spesso contengono anche numerose illustrazioni e carte geografiche, oltre che bibliografie e statistiche. === Enciclopedie digitali === La struttura di un'enciclopedia e il suo essere in naturale evoluzione sono proprietà particolarmente adatte a un formato per computer, fruibile su supporti di memorizzazione locale o in rete; di conseguenza tutte le maggiori enciclopedie stampate hanno adottato questo metodo di distribuzione entro la fine del XX secolo. Tali pubblicazioni (basate prima su supporti CD-ROM e poi su DVD) hanno il vantaggio di essere prodotte a basso costo ed essere facilmente trasportabili; al contrario della forma stampata in genere includono contenuti multimediali, quali animazioni, registrazioni audio e registrazioni video. Un altro significativo beneficio di questa nuova forma è costituito dai collegamenti ipertestuali tra voci concettualmente legate tra loro, il che permette di rendere assai più rapida la consultazione. Le enciclopedie consultabili in rete hanno tutti questi vantaggi, con quello aggiuntivo di essere (potenzialmente) dinamiche: nuove informazioni possono essere mostrate quasi immediatamente, piuttosto che dover attendere la successiva pubblicazione su un supporto fisico. Per fornire aggiornamenti tra le nuove edizioni numerose enciclopedie su carta pubblicavano tradizionalmente dei supplementi annuali, come soluzione parziale al problema del mantenersi aggiornate, ma questo metodo richiedeva ovviamente al lettore lo sforzo aggiuntivo di verificare le voci sia sui volumi originali che sui supplementi annuali. Alcune enciclopedie basate su formato digitale e consultabili attraverso un personal computer offrono la possibilità di aggiornamenti online, sulla base di una registrazione a pagamento; in questo caso gli aggiornamenti sono integrati con il contenuto già disponibile. L'informazione in un'enciclopedia stampata necessita di una qualche forma di struttura indicizzata. Tradizionalmente il metodo impiegato è quello di presentare le informazioni ordinate alfabeticamente secondo il titolo della voce. Tuttavia, con l'avvento dei formati dinamici digitali, la necessità di imporre una struttura predeterminata è teoricamente venuta meno. Nondimeno, la maggior parte delle enciclopedie in formato digitale offre un insieme di strategie di organizzazione delle voci, ad esempio per area di categorizzazione dell'oggetto o per ordine alfabetico.
Egna
'''Egna''' è un comune italiano di abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige. È inoltre un comune mercato e rientra nella guida dei Borghi più belli d'Italia per la regione Trentino-Alto Adige.
Oltre ad essere il centro principale del subcomprensorio della Bassa Atesina è il capoluogo amministrativo e culturale del comprensorio Oltradige-Bassa Atesina, nonostante sia solo il terzo comune per popolazione, dopo Laives e Appiano. Il borgo è situato in fondovalle, a 214 , sulla sinistra orografica dell'Adige, a circa 25 km a sud di Bolzano. Fuori dal suo centro ha una stazione ferroviaria (Egna-Termeno/''Neumarkt-Tramin''), nella quale fermano solo i treni regionali, e uno svincolo autostradale sull'A22. Il nome ''Egna'' deriva dalla antica ''mansio Endidae'', una mansio o stazione di posta romana sulla Via Claudia Augusta: scavi archeologici hanno portato alla luce un sito ben conservato, che oggi si può visitare. Divenuto ''Enna'' nel 1018 e ''E(n)gna'' nel 1170, dopo un incendio il paese fu ricostruito dal vescovo Corrado nel 1189 con il nome di ''burgum novum de Egna''. Nel 1260 fu noto col nome di ''Novum Forum'', attorno al Trecento è divenuto ''Neuwenmarcht'' e nel 1327 ''Neumarkt''. Il piccolo centro è un tipico borgo mercantile di fondazione altomedievale, istituito nel 1189 dal vescovo Corrado di Trento. Già nel Duecento i conti del Tirolo subentrarono ai vescovi nella gestione del potere territoriale, facendo del distretto giudiziale di Egna (''Landgericht Enn-Kaldiff'') una delle loro basi nella val d'Adige. Nel contempo concentrarono i loro investimenti a Bolzano, lasciando così quasi intatto l'impressione antica che ancora oggi il borgo offre. Nel XIII secolo Sofia, degli Ezzelini, figlia di Ecelino II il Monaco, sposerà il nobile Enrico III da Egna (''Enn''). È nativo di Egna Camillo Zancani, uno dei Mille di Garibaldi. Nel 1946 è passato dalla provincia autonoma di Trento alla provincia autonoma di Bolzano in seguito all'accordo De Gasperi-Gruber. === Stemma === Lo stemma è partito, a sinistra è raffigurata la luna crescente d'argento su sfondo rosso; a destra una croce patente rossa, con le braccia scorciate, su sfondo argento. In un documento del 1395 Albrecht d'Austria, fratello di Rodolfo IV d'Asburgo concedeva al villaggio, allora denominato ''Newnmarkt'', l'uso dell'insegna. Lo stemma è stato adottato nel 1967. Mendola === Architetture religiose === * Chiesa di San Nicolò Vescovo, chiesa parrocchiale tardogotica rimodellata nel 1461 dal costruttore Hans Feur di Vipiteno * Chiesa di Santa Maria in Villa, tardogotica, restaurata e riconsacrata nel 1956. === Architetture civili === * Portici (''Lauben'') che caratterizzano il borgo. * Palazzo ''Griesfeld'', settecentesco. Presso la frazione di Laghetti si incontrano due strutture interessanti: la prima è il cosiddetto ''Klösterle'', l'ospizio di San Floriano, la seconda struttura risulta essere in relazione alla prima: si tratta della chiesa di San Floriano. === Ripartizione linguistica === All'ultimo censimento prima dell'entrata in vigore del Pacchetto per l'Alto Adige, nel 1971, il comune era ancora a maggioranza di lingua italiana (50,03%). Nel 1981 il gruppo linguistico italiano era già calato al 39,43%. La popolazione al censimento del 2011 si è confermata per due terzi circa di madrelingua tedesca e per un terzo di madrelingua italiana. Pressoché insignificante la componente ladina. === Evoluzione demografica === === Gemellaggi === Via Portici ad Egna *
Economia domestica
L'''economia domestica''' o '''familiare''' è la scienza che studia il ''modo di produzione domestico'' , ovvero le varie modalità per la conduzione degli aspetti pratici della vita di un nucleo famigliare e di una comunità.
Esempi classici di economie domestiche: > === Italia === In Italia l'economia domestica a partire dalla riforma Gentile fu materia di insegnamento della scuola media inferiore, nella nuova scuola media unificata istituita dal 1963 la denominazione muta nel nuovo insegnamento delle '''Applicazioni tecniche''', differenziato in maschile e femminile, che sarà impartito fino al 1977 quando muta con l'appellativo di '''Educazione tecnica''', che non si diversifica più in relazione al sesso degli alunni. È materia d'insegnamento del Sistema di istruzione e formazione professionali ad indirizzo sociale e sanitario, in corsi di studio per tecnici dei servizi sociosanitari e operatori sociosanitari, come precedentemente lo era dei corsi di istruzione tecnica per attività sociali, con finalità all'esercizio di attività connesse alla “organizzazione, gestione, coordinamento e controllo di refettori scolastici e mense aziendali, case di cura, case di riposo, asili nido, soggiorni estivi, convitti ecc.” I concorsi ed i corsi per l'ammissione nel profilo professionale di insegnante di economia domestica prevedono come programma di riferimento le tecniche e le esercitazioni pratiche dei servizi di cucina e di ospitalità. === Corea del sud === In Corea del Sud, l'economia domestica è denominata 가정과학, gajeong-gwahak, che in italiano si può rendere con ''scienze della famiglia''. La disciplina fu introdotta dai missionari occidentali alla fine del XIX secolo. Nel 1929, la Ewha Womans University di Seoul istituì il primo dipartimento universitario di scienze della famiglia.
Euro
L'''euro''' è la valuta ufficiale dei paesi della zona euro e quella unica attualmente adottata da 19 dei 27 Stati membri dell'Unione aderenti all'Unione economica e monetaria dell'Unione europea , ossia Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. La circolazione monetaria ebbe effettivamente inizio il 1º gennaio 2002 nei primi dodici Paesi che l'adottarono. Le ultime nazioni ad aver adottato la valuta sono state la Lettonia e la Lituania, rispettivamente il 1º gennaio 2014 e il 1º gennaio 2015. Il complesso di questi Paesi, detto informalmente ''zona euro'' , conta una popolazione di oltre 343 milioni di abitanti; prendendo in considerazione anche quei paesi terzi che utilizzano divise legate all'euro, la moneta unica interessa direttamente oltre 480 milioni di persone in tutto il mondo. In aggiunta ai membri dell'eurozona, la moneta unica europea è utilizzata anche in altri sei Stati europei, a seguito di accordi internazionali o a seguito dell'adozione unilaterale. Quattro microstati, ossia Andorra, la Città del Vaticano, il Principato di Monaco e San Marino, hanno adottato l'euro in virtù delle preesistenti condizioni di unione monetaria con Paesi membri della UE. Infine anche il Montenegro e il Kosovo hanno adottato unilateralmente l'euro. L'euro è amministrato dalla Banca centrale europea , con sede a Francoforte sul Meno, e dal Sistema europeo delle banche centrali; il primo organismo è responsabile unico delle politiche monetarie comuni, mentre coopera con il secondo per quanto riguarda il conio e la distribuzione di banconote e monete negli stati membri. L'euro è la moneta ufficiale anche in tutti i dipartimenti d'oltremare e le collettività d'oltremare francesi: Mayotte , Riunione , Guadalupa , Martinica , Saint-Pierre e Miquelon , Saint Barthélemy , Saint-Martin , Guyana francese . L'euro è la valuta corrente anche a Ceuta e Melilla, città autonome spagnole in nord Africa, nelle Canarie, comunità autonoma della Spagna in nord Africa, nei possedimenti spagnoli del nord Africa e nelle regioni autonome del Portogallo Azzorre e Madera.
Le fasi di transizione dalle monete locali all'euro vennero stabilite dalle disposizioni del Trattato di Maastricht del 1992 relative alla creazione dell'Unione economica e monetaria. La nascita ufficiale della moneta unica europea avvenne il 1º gennaio 1999, con un comunicato del Consiglio dei Ministri europei. Il debutto dell'euro sui mercati finanziari risale al 1999, mentre la circolazione monetaria ebbe effettivamente inizio il 1º gennaio 2002 nei dodici Paesi dell'Unione che per primi hanno adottato la nuova valuta. La moneta è suddivisa in 100 centesimi. In fase di accettazione, vennero compresi anche gli stati membri i cui parametri avevano dimostrato la tendenza a poter rientrare nel medio periodo all'interno dei criteri stabiliti dal Trattato. In particolare, all'Italia e al Belgio fu permesso di adottare subito l'euro anche in presenza di un rapporto debito/PIL largamente superiore al 60%. Fra i paesi che avevano chiesto l'adesione alla moneta unica sin dal suo esordio, la Grecia era l'unica che non rispettava nessuno dei criteri stabiliti; fu comunque ammessa due anni dopo, il 1º gennaio 2001, e l'introduzione fisica della nuova valuta nel paese avvenne contemporaneamente rispetto agli altri undici paesi. I tassi di cambio tra le varie divise nazionali e l'euro furono determinati dal Consiglio europeo in base ai loro valori sul mercato al 31 dicembre 1998, in modo che un ECU (''European Currency Unit'', Unità di valuta europea) fosse pari a un euro. Essi non furono stabiliti in una data precedente a causa della composizione particolare dell'ECU, il quale era una unità di conto che dipendeva da un paniere di valute comprendenti anche quelle che, come la sterlina inglese, non avrebbero fatto parte dell'euro. In Italia l'euro venne sperimentato per la prima volta nei comuni di Fiesole e Pontassieve per sei mesi a partire dal 1º ottobre 1999. Le specifiche del simbolo che rappresenta l'euro. Il nome "euro" fu adottato dal Consiglio europeo di Madrid del dicembre 1995 per rimpiazzare la sigla ECU (dall'acronimo inglese European Currency Unit, o "Unità di conto europea"), sino a quel momento utilizzata nei trattati e che dal 1978 indicava una valuta scritturale di uso interbancario. Il nome doveva essere semplice, unico e invariabile. È probabile che tale denominazione derivi dall'uso, invalso negli ambienti finanziari britannici, di riferirsi alla vecchia moneta scritturale con l'espressione ''Euro-currency'', dove ''Euro'' sta per ''european'': si tratterebbe dunque di un anglicismo, anche se in Italia viene percepito come un accorciamento, in analogia con altre parole che, con composizione neoclassica, usano il confisso ''euro''-, tratto da ''Europa'' (''europarlamentare'', ''eurovisione'' ecc.). In alcune lingue si usa normalmente il plurale o il partitivo del nome (esempio: Spagna, Francia, Portogallo), nonostante il sostantivo "euro" sulla cartamoneta resti neutrale e non mostri forme plurali. La denominazione ''ecu'', indicata nell'articolo 3º del trattato di Maastricht, fu scartata per diverse ragioni linguistiche. Aveva un senso in inglese, la lingua nella quale era espresso, e in francese, perché la parola ''écu'' vuol dire scudo, che era un'antica moneta della Francia. La denominazione, quindi, non aveva alcun richiamo per gli altri paesi. Ci fu poi il "problema della vacca tedesca": i tedeschi avrebbero dovuto chiamare un ecu ''ein Ecu'', che suonava come ''eine Kuh'', cioè, appunto, "una mucca". Il codice internazionale a tre lettere (in base allo standard ISO 4217) dell'euro è EUR. È stato disegnato anche un simbolo (glifo) speciale per l'euro (€). Dopo che un sondaggio pubblico aveva ristretto la scelta a due, fu la Commissione europea a fare la scelta finale. Il vincitore era ispirato dalla lettera greca ''epsilon'' (ε), così come a una versione stilizzata della lettera "E". L'euro è rappresentato nel set di caratteri Unicode (esadecimale 20AC o decimale 8364, codice mnemonico HTML: &euro;) così come nelle versioni aggiornate dei tradizionali set di caratteri latini. Le nazioni occidentali dovrebbero passare dall'ISO 8859-1 (Latin 1) all'ISO 8859-15 (Latin 9) o, ancora meglio, a UTF-8 per poter rappresentare questo carattere. Il "nome unico" ha in realtà due varianti: la prima riguarda la lingua greca, la seconda la lingua bulgara. La Grecia ottenne subito di poter chiamare la moneta unica Ευρώ in caratteri ellenici. La Bulgaria ottenne durante le negoziazioni per il Trattato di Lisbona di chiamare la moneta unica Евро, in caratteri cirillici. === Monete === Dal 2002 sono in circolazione monete metalliche con otto diversi valori: * monete da 1, 2 e 5 centesimi, di colore rame, in acciaio ricoperto di rame; * monete da 10, 20 e 50 centesimi, di colore ''oro'', in oro nordico; * monete da 1 e 2 euro, bimetalliche, di colore ''argento/oro''. Ciascuna moneta è caratterizzata da un lato comune a tutti i paesi che hanno adottato l'euro. L'effigie sull'altro lato è di competenza sia dei singoli stati che hanno adottato l'euro sia di quelli che possono coniare monete in virtù di accordi bilaterali con l'Unione europea tramite Italia e Francia, ovvero San Marino, Città del Vaticano, Principato di Monaco e dal 2015 anche il Principato di Andorra. Pertanto, senza considerare quelle commemorative, sono in circolazione 184 diverse monete. La Finlandia ha deciso di non produrre e di non far circolare le monete da 1 e 2 centesimi, a eccezione di piccole quantità per il collezionismo. Dal 2004 anche i Paesi Bassi non immettono in circolazione monete da 1 e 2 centesimi; tuttavia quelle in circolazione, benché poco utilizzate, mantengono corso legale. Ciò nonostante, le monete di tale valore coniate in altri paesi continuano naturalmente ad avere valore legale all'interno di tutta l'eurozona. A partire dal 2018, anche l'Italia ha cessato di produrre monete da 1 e 2 centesimi, in seguito all'articolo 13-quater della Legge 21 giugno 2017, n. 96. La manovra è tesa al contenimento della spesa pubblica e il risparmio generato è destinato all'ammortamento dei titoli di Stato italiani. L'Europa nel mondo L'Europa come un'alleanza di Stati L'Europa senza frontiere 1 centesimo 2 centesimi 5 centesimi 10 centesimi 20 centesimi 50 centesimi 1 euro 2 euro 53px 56px 61px 58px 64px === Banconote === Le banconote euro, a differenza delle monete, sono caratterizzate da un aspetto unico valido in tutta la zona euro e sono disponibili in sette tagli, ognuno con colore e dimensione diverse: 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500 euro. Ogni taglio presenta una particolare tematica architettonica e storica nel contesto europeo; inoltre gli stili architettonici sono ordinati cronologicamente: più aumenta l'importo della banconota e più l'architettura rappresentata sarà moderna. Per ogni tematica, il fronte della banconota presenta delle porte o delle finestre, mentre il retro raffigura dei ponti. Considerato gli elevati importi che le banconote rappresentano e la potenzialità dell'euro di poter essere utilizzata come valuta di riserva internazionale, nella fase di progettazione è stato deciso di applicare sofisticate tecnologie anti-contraffazione. Ogni taglio reca la firma del presidente della BCE: Nome Dal Al Wim Duisenberg 1º giugno 1998 31 ottobre 2003 Jean-Claude Trichet 1º novembre 2003 31 ottobre 2011 Mario Draghi 1º novembre 2011 31 ottobre 2019 Christine Lagarde 1º novembre 2019 ''in carica'' Il 4 maggio 2016 la Banca centrale europea ha deciso di sospendere la produzione della banconota da 500 euro la cui emissione è stata interrotta il 27 gennaio 2019. In Italia chiunque versi in banca o in posta banconote da 500 euro viene segnalato in base alla normativa antiriciclaggio e alle banche è richiesto di non distribuirle più. Ogni banca centrale dell'Unione monetaria europea è responsabile per la stampa di uno o due tagli. In circolo dal 1º gennaio 2002 Fino al ancora in circolazione 27 gennaio 2019 Valore Taglia delle banconote × × × × × × × × × × × × × × Colore Grigio Rosso Blu Arancione Verde Ocra Viola Architettura Romana Romanica Gotica Rinascimentale Barocco e Rococò Art Nouveau Moderna Periodo prima del V secolo XI-XII secolo XIII-XIV secolo XV-XVI secolo XVII-XVIII secolo XIX-XX secolo XX-XXI secolo Fronte 100px 100px 100px 100px 100px 100px 100px Retro 100px 100px 100px 100px 100px 100px 100px Dal 2013 è in corso di emissione la Serie Europa, che ha sostituito la precedente anno per anno fino al 2019. In circolo dal 2 maggio 2013 23 settembre 2014 25 novembre 2015 4 aprile 2017 28 maggio 2019 28 maggio 2019 Valore Taglia delle banconote × × × × × × × × × × × × Colore Grigio Rosso Blu Arancione Verde Ocra Architettura Romana Romanica Gotica Rinascimentale Barocco e Rococò Art Nouveau Periodo prima del V secolo XI-XII secolo XIII-XIV secolo XV-XVI secolo XVII-XVIII secolo XIX-XX secolo Fronte 100px 100px 100px 100px 100px 100px Retro 100px 100px 100px 100px 100px 100px === Reato di contraffazione === L'Articolo 460 relativo alla ''Contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico credito o di valori di bollo'' del Codice Penale italiano sancisce: Tuttavia il punto 3 dell'articolo 2 della decisione della Banca centrale europea 4/2003 deroga l'articolo sul delitto di contraffazione, la cui pena può cambiare da stato a stato, e determina alcuni casi particolari in cui la riproduzione è consentita. Al 2020 gli Stati membri che partecipano all'euro sono diciannove: l'insieme di queste nazioni viene frequentemente definito '''eurozona''' o '''eurolandia'''. Stati Adozione dell'euro 1º gennaio 1999 1º gennaio 2001 1º gennaio 2007 1º gennaio 2008 1º gennaio 2009 1º gennaio 2011 1º gennaio 2014 1º gennaio 2015 Al 2020, otto dei ventisette Stati membri dell'Unione europea non adottano ancora l'euro come valuta ufficiale. Tra di essi la Danimarca, che in seguito ad un referendum ha respinto la possibilità di adottare l'euro e la Svezia, che pur avendo aderito all'UE nel 1995 sta continuando a usare la corona svedese. Tutti gli altri paesi sono destinati a confluire nella zona euro non appena i parametri macroeconomici stabiliti dal trattato ne permetteranno l'ingresso. === Requisiti === Per poter partecipare alla nuova valuta, gli stati membri dovevano rispettare i seguenti criteri, informalmente detti parametri di Maastricht: * un deficit pari o inferiore al 3% del prodotto interno lordo; * un rapporto debito pubblico/PIL inferiore al 60%; * un tasso di inflazione non superiore di oltre 1,5 punti percentuali rispetto a quello medio dei tre stati membri a più bassa inflazione; * tassi d'interesse a lungo termine non superiori di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media dei tre stati membri a più bassa inflazione; * appartenenza per almeno un biennio al sistema monetario europeo. === Allargamento della zona euro === L'euro è entrato in vigore per la prima volta il 1º gennaio 1999 in undici degli allora quindici Stati membri dell'Unione; a questi si aggiunse la Grecia, che rientrò nei parametri economici richiesti nel 2000 e fu ammessa nell'eurozona il 1º gennaio 2001. In questi primi dodici Stati l'euro entrò ufficialmente in circolazione il 1º gennaio 2002 sotto forma di monete e banconote. Nel 2006 un tredicesimo Stato, la Slovenia, entrata nell'Unione nel 2004 dimostrò di possedere i parametri economici necessari per l'adesione alla moneta comune e fu ammessa nella zona euro il 1º gennaio 2007. Pochi giorni dopo, il 15 gennaio, il tallero sloveno fu ufficialmente considerato fuori corso. Con procedura analoga, nel 2007 Malta e Cipro, in virtù dei propri parametri macroeconomici soddisfacenti, vennero a loro volta ammessi nella zona euro. L'introduzione della divisa comune nelle due isole mediterranee è avvenuta il 1º gennaio 2008; il 1º gennaio 2009 è invece la volta della Slovacchia. Nel 2010 l'Estonia fu la prima delle repubbliche baltiche a soddisfare i requisiti economici richiesti dall'Unione europea e la sua richiesta di adesione alla moneta unica venne accettata con effetto dal 1º gennaio 2011. Il 1º gennaio 2014 anche la Lettonia adotta l'euro come valuta ufficiale, diventando così il diciottesimo paese dell'eurozona e il secondo del gruppo degli Stati baltici ex URSS. Il 23 luglio 2014, dopo aver verificato il rispetto dei requisiti economici da parte del paese, il Consiglio accetta la richiesta della Lituania di adottare l'euro. La moneta entra in circolazione nella repubblica baltica dal 1º gennaio 2015.. La scultura luminosa raffigurante il glifo dell'euro posta di fronte all'ex palazzo della Banca centrale europea, a Francoforte sul Meno. Le questioni connesse strettamente all'unione economica e monetaria vengono discusse da un organismo apposito chiamato ''Eurogruppo'', che si riunisce informalmente prima delle riunioni dell'Ecofin e a cui partecipano solo gli stati membri dell'eurozona. Dal gennaio 2008 è poi entrata in vigore l'Area unica dei pagamenti in euro, detta anche SEPA, iniziativa tesa ad armonizzare nell'area i bonifici, gli incassi e l'uso delle carte, rendendo sempre più efficiente, sicuro e conveniente il mercato elettronico. L'effetto principale dell'introduzione della moneta unica è l'eliminazione dei rischi e costi di cambio; viene inoltre incrementata l'interdipendenza economica e una facilitazione del commercio tra stati membri. Questo avrebbe dovuto portare benefici a tutti i cittadini dell'eurozona, in quanto l'incremento dei commerci è storicamente una delle forze guida della crescita economica. Nei fatti il risultato è stato opposto, poiché si è registrata una riduzione ed un accentramento delle attività commerciali e finanziarie. Inoltre, la moneta unica si inserisce nel piano a lungo termine di un mercato unico all'interno dell'Unione. Un secondo effetto è una riduzione nelle fluttuazioni dei prezzi, ovvero un maggior contenimento dell'inflazione a vantaggio dei grandi detentori di capitali. In alcuni Stati (tra cui l'Italia, Francia, Paesi Bassi, Germania, Austria, Grecia) hanno preso piede movimenti politici cosiddetti Euroscettici che chiedono o una revisione dei Trattati internazionali (specialmente riguardanti il MES ed il Fiscal Compact) oppure un ritorno alla valuta nazionale con svalutazione della moneta per rendere competitivi, col tasso di cambio, i prodotti per l'esportazione. Se da un lato questo potrebbe, in teoria, facilitare l'esportazione, per via del nuovo tasso di cambio, dall'altro lato - secondo alcune teorie - gli effetti dell'inflazione annullerebbero questa competitività. Vero è che l'Italia è, al contrario, in uno stato di deflazione. Salirebbero infatti, sempre per effetto del nuovo tasso di cambio, il costo dei beni e delle materie prime importate e il costo dell'energia e di conseguenza anche il costo di produzione dei beni interni prodotti e anche dei beni esportati. L'aumento dei prezzi poi, come conseguenza, avrebbe un impatto sui redditi con la perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni e quindi la riduzione del salario reale. Questo provocherebbe, a sua volta, una caduta della domanda d'acquisto interna con la diminuzione della crescita economica e di conseguenza anche un aumento della disoccupazione con i relativi effetti, da questa prodotti, a peggiorare ulteriormente il calo di domanda d'acquisto e della produzione. D'altro canto, è stato fatto notare che in alcuni paesi dell'eurozona, dal 2009 al 2014, si è già registrata una caduta dei salari reali superiore a tutti i cali delle retribuzioni verificatisi nell'ultimo trentennio a seguito di abbandoni di regimi valutari. Monete e banconote in euro. Nella foto si vedono monete di Germania, Belgio, Spagna, Finlandia e Lussemburgo e almeno un esemplare di ogni banconota. Dopo l'introduzione dell'euro, il tasso di scambio con le altre valute, specialmente il dollaro, scese pesantemente. Alla sua introduzione nel 1999, l'euro era scambiato a . Da lì scese a fine 2000 fino a , per poi risalire all'inizio del 2001 fino a . Riprese a scendere fino al minimo storico sotto nel luglio 2001. Alla luce degli scandali contabili delle aziende statunitensi (Enron, MCI Worldcom) le due valute raggiunsero la parità il 15 luglio 2002, e per la fine dello stesso anno l'euro raggiunse gli . Si è speculato che la forza dell'euro rispetto al dollaro potrebbe incoraggiarne l'uso come valuta di riserva. Il 23 maggio 2003, l'euro sorpassò la quota iniziale di e a dicembre 2004 arrivò a superare gli . Parte della forza dell'euro era dovuta ai tassi di interesse, che in quel periodo erano più alti in Europa rispetto agli Stati Uniti, e al deficit sempre crescente della bilancia commerciale statunitense. Nonostante la Federal Reserve abbia aumentato il tasso di sconto nel corso del 2005, per far fronte ad un probabile rischio d'inflazione, il dollaro non è riuscito a migliorare il tasso di cambio con la moneta europea. Dal luglio del 2007 la crisi del mercato immobiliare statunitense ha ulteriormente indebolito la posizione della moneta americana che è giunta ad aver un tasso di cambio pari . A seguito della decisione intrapresa il 18 settembre 2007 dalla Federal Reserve di ridurre il tasso di sconto di 50 punti base allo scopo di affrontare la crisi di liquidità dovuta ai mutui subprime, il dollaro si è avviato su un percorso di lenta discesa del suo tasso di cambio. Come conseguenza di questa politica, ripetutasi nei mesi successivi, dalla seconda metà di settembre la moneta europea ha inanellato una serie di record storici nei confronti di quella statunitense, arrivando a toccare la quotazione di il 15 luglio 2008. A partire dall'inizio del 2008 l'euro ha intrapreso un sentiero di ascesa anche nei confronti della sterlina inglese che ha portato la valuta continentale a raggiungere diversi record storici, l'ultimo dei quali si è verificato il 30 dicembre 2008 a . Nei mesi seguenti, invece, la tendenza è stata invertita nei confronti di tutte le monete internazionali fino a toccare, ad esempio, gli 1,2037 dollari per euro nel giugno 2010. In seguito, il cambio con la moneta statunitense è risalito fino a toccare gli 1,3810 dollari per euro alla fine di ottobre 2011. Nel luglio 2017 è stato rotto al rialzo un periodo di consolidamento che durava da più di due anni (gennaio 2015), proprio grazie alla politica di QE. ===Critiche economiche all'euro=== Le critiche alla moneta unica derivano da economisti appartenenti a diverse scuole di pensiero. I differenziali di inflazione che si sono verificati già dai primissimi anni di adozione della moneta unica avrebbero portato una diminuzione della competitività in particolare dei paesi del sud Europa, che in assenza di flessibilità del cambio e dei trasferimenti di cui sopra, non permetterebbe loro di reggere il passo dei paesi nordici. Questo meccanismo avrebbe anche contribuito a fomentare i debiti privati e pubblici dei paesi che ne hanno sofferto, i quali li avrebbero peggiorati con politiche deflazionistiche e disinflazionistiche intraprese per ristabilire la minata competitività. I fautori di questa teoria si rifanno principalmente al Ciclo di Frenkel, basandosi sulla similitudine fra alcuni avvenimenti intercorsi nell'Eurozona degli ultimi anni e nell'Argentina durante il cambio fisso col dollaro. L'altra grande critica alla moneta unica riguarda invece l'austerità che sarebbe implicitamente imposta dai trattati che la regolano. Secondo i critici, di stampo prevalentemente keynesiano, i limiti di spesa imposti dal Trattato di Maastricht prima e dal Fiscal compact poi renderebbero difficile per gli stati in recessione una futura crescita duratura, condannandoli ad una stagnazione e disoccupazione quasi strutturale. Essi sostengono che per non sforare tali parametri (ad esempio quello che obbliga gli stati a non oltrepassare un rapporto del 3% tra deficit e PIL, con prospettiva di un futuro pareggio di bilancio), i governi dovranno aumentare la tassazione e/o ridurre i servizi a disposizione dei propri cittadini, aggravando quindi lo stato delle loro economie già provate. ===Personalità che si sono pronunciate contro l'euro=== Tra i principali economisti a livello internazionale ve ne sono molti che avanzano, o hanno avanzato in passato, forti riserve sugli effetti e sul rapporto costi/benefici della moneta unica, tanto da considerarne l'adozione un fatto più o meno negativo. Tra essi vi sono Roger Bootle (economista della ''City'' di Londra), vincitore nel 2012 del Wolfson Economics Prize per lo studio di fattibilità economica sullo smantellamento della ''zona euro'', Dominick Salvatore (professore alla Fordham University di New York), Rudi Dornbusch (già professore al Massachusetts Institute of Technology), Martin Feldstein (professore alla Università di Harvard) e i premi Nobel Milton Friedman, Amartya Sen, Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Christopher Pissarides (inizialmente sostenitore dell'euro) e James Mirrlees. In diversi paesi europei esiste e si sta allargando un dibattito sull'opportunità di mantenere l'adesione all'euro e all'eurozona. Tra i politici, gli economisti, gli accademici maggiormente critici, o addirittura contrari, nei confronti dell'adozione dell'euro si hanno gli ex ministri economici Paolo Savona (già professore di economia alla LUISS e professore presso l'Università degli Studi Guglielmo Marconi), Giuseppe Guarino (già professore di giurisprudenza alla Sapienza Università di Roma), Giorgio La Malfa (già professore di economia all'Università di Catania), Vincenzo Scotti, l'ex commissario europeo Frits Bolkestein, Hans-Olaf Henkel (già presidente della Confindustria Tedesca), e gli economisti Alberto Bagnai (professore di economia all'Università di Pescara), Claudio Borghi, Luigi Zingales (professore presso la University of Chicago Booth School of Business), Antoni Soy (professore all'Università di Barcellona), Jean-Pierre Vesperini (professore all'Università di Rouen), Brigitte Granville (professoressa alla Queen Mary University di Londra), Peter Oppenheimer (già professore all'Università di Oxford), Sergio Cesaratto (professore di Politica Economica all'Università di Siena). Altri studiosi, come Emiliano Brancaccio della Università del Sannio, hanno segnalato che in caso di tracollo dell'Unione monetaria esisterebbero modalità alternative di gestione dell'abbandono dell'euro, ognuna delle quali ricadrebbe in modi diversi sulle diverse classi sociali. Questa tesi è stata riproposta nel "monito degli economisti" pubblicato nel 2013 sul Financial Times. ===Critiche all'euro e partiti euroscettici=== ''NO EURO NO UE NO NATO'', graffiti a Torino. Le considerazioni degli economisti hanno portato molti partiti europei a schierarsi su posizioni euro-scettiche o euro-critiche, particolarmente dopo la grande recessione e le successive stagnazioni e stag-deflazioni in cui si sono trovate molte nazioni dell'Eurozona. Con le elezioni del 2014 si sono formati nel parlamento europeo due gruppi chiamati Europa delle Nazioni e della Libertà ed Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, i cui membri si sono spesi spesso a favore di un abbandono dell'area valutaria. Esponenti di spicco del primo gruppo sono il leader della Lega Nord Matteo Salvini e la segretaria del Front National Marine Le Pen; nel secondo gruppo, invece, sono confluiti fra gli altri Beppe Grillo e Nigel Farage, esponenti di spicco rispettivamente del Movimento 5 Stelle in Italia e del partito indipendentista britannico. Dal fronte opposto, il gruppi Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica non propone un ritorno alle monete nazionali, ma sostiene una forte revisione della politica di austerità che si è accompagnata all'adozione della moneta unica. Ne fanno parte il leader di Syriza Alexīs Tsipras e quello di Podemos Pablo Iglesias Turrión. Questi tre gruppi parlamentari hanno conquistato in totale 134 seggi, poco meno di un quinto dell'emiciclo di Bruxelles. *
Eclittica
asse di rotazione, piano orbitale e inclinazione assiale. L''''eclittica''' è il percorso apparente che il Sole compie in un anno rispetto allo sfondo della sfera celeste. Si tratta dell'intersezione della sfera celeste con il piano geometrico, detto piano eclittico o piano dell'eclittica, su cui giace l'orbita terrestre. È dunque il cerchio massimo della sfera celeste geocentrica di raggio pari alla distanza tra il centro del Sole e il centro della Terra. Il nome deriva da ''eclissi'' poiché è sul piano dell'eclittica che si produce l'allineamento di tre astri, tipico di tale fenomeno astronomico. Il piano eclittico andrebbe distinto dal piano eclittico invariabile che è perpendicolare alla somma vettoriale dei momenti angolari di tutti i piani orbitali planetari di cui Giove è il principale contributore nel sistema solare. Attualmente il piano eclittico è inclinato rispetto al piano eclittico invariabile di circa 1,5°.
In rosso l'eclittica. In bianco-azzurro l'equatore celeste. La freccia gialla indica il punto vernale Poiché l'asse di rotazione della Terra non è perpendicolare al suo piano orbitale, il piano equatoriale non è parallelo al piano dell'eclittica, ma forma con esso un angolo di circa 23° 27' noto come '''inclinazione dell'eclittica'''. Le intersezioni dei due piani con la sfera celeste sono cerchi massimi noti come equatore celeste ed eclittica. La linea d'intersezione tra i due piani definisce due punti equinoziali diametralmente opposti sulla sfera celeste. L'equinozio in cui il Sole passa da sud a nord dell'equatore celeste (cioè l'equinozio di primavera) viene chiamato ''punto vernale'', ''punto γ'' o ''primo punto di Ariete''. Questa nomenclatura si riferisce a quando l'equinozio di primavera cadeva all'interno della costellazione dell'Ariete. Per questo punto e per i poli celesti passa il coluro equinoziale. La longitudine eclittica è tipicamente indicata con la lettera '''λ''', si misura da questo punto da 0° a 360° verso est. La latitudine eclittica, usualmente indicata con la lettera '''β''' si misura da +90° a nord a -90° a sud. Lo stesso punto di intersezione definisce anche l'origine del sistema di coordinate equatoriali, chiamata ascensione retta misurata da 0 a 24 ore sempre verso est e tipicamente indicata con '''α''' o ''A.R.'', e la declinazione, tipicamente indicata con '''δ''' sempre misurata da +90° a nord a -90° a sud. Semplici formule di rotazione permettono una conversione da α, δ a λ, β e viceversa (vedi sistema di coordinate eclittiche). La posizione dei punti equinoziali sulla sfera celeste varia lentamente a causa della precessione dell'asse terrestre, per questo motivo chiamata precessione degli equinozi, e della sua nutazione. L'eclittica funge da centro di una regione chiamata lo zodiaco che costituisce una banda di 9° da entrambi i lati. Tradizionalmente, questa regione viene divisa in 12 segni, ognuno di 30° di longitudine. Secondo la tradizione, questi segni prendono il nome da 12 delle 13 costellazioni che si trovano a cavallo dell'eclittica. Gli astronomi moderni tipicamente usano oggi altri sistemi di coordinate (vedi sotto). La posizione dell'equinozio di primavera non è fissa fra le stelle, ma determinata dalla precessione lunisolare che lentamente si sposta verso ovest sull'eclittica con una velocità di un 1° ogni 72 anni. Può essere anche percepito uno spostamento molto più piccolo verso nord/sud, (la precessione planetaria, lungo l'equatore, risultante da una rotazione del piano dell'eclittica). Detto altrimenti, le stelle si spostano verso est (incrementando la loro longitudine) rispetto agli equinozi — in altre parole, rispetto alle coordinate dell'eclittica e (spesso) anche alle coordinate equatoriali. Usando gli attuali confini ufficiali della costellazione dello IAU — e tenendo conto sia della variabile velocità di precessione che della rotazione dell'eclittica — gli equinozi si spostano attraverso le costellazioni negli anni del calendario astronomico giuliano (dove l'anno 0 = 1 a.C., -1 = 2 a.C., ecc.) come segue: * L'equinozio di marzo passava dal Toro all'Ariete nell'anno -1865, poi ai Pesci nell'anno -67, passerà all'Aquario nell'anno 2597, e poi nel Capricorno nel 4312. È passato lungo (ma non dentro) un "angolo" del Cetus a 0°10' di distanza nell'anno 1489. * Il solstizio di giugno passava dal Leone nel Cancro nell'anno -1458, passò nei Gemelli nell'anno -10, passò nel Toro nel dicembre del 1989, passerà nell'Ariete nell'anno 4609. * L'equinozio di settembre passava dalla Bilancia nella Vergine nell'anno -729, passerà nel Leone nell'anno 2439. * Il solstizio di dicembre passava dal Capricorno nel Sagittario nell'anno -130, passerà nell'Ofiuco nell'anno 2269, e passerà nello Scorpione nel 3597. Data e ora UTC dei solstizi ed equinozi anno EquinozioMarzo SolstizioGiugno EquinozioSettembre SolstizioDicembre giorno ora giorno ora giorno ora giorno ora 2004 20 06:49 21 00:57 22 16:30 21 12:42 2005 20 12:33 21 06:46 22 22:23 21 18:35 2006 20 18:26 21 12:26 23 04:03 22 00:22 2007 21 00:07 21 18:06 23 09:51 22 06:08 2008 20 05:48 20 23:59 22 15:44 21 12:04 2009 20 11:44 21 05:45 22 21:18 21 17:47 2010 20 17:32 21 11:28 23 03:09 21 23:38 2011 20 23:21 21 17:16 23 09:04 22 05:30 2012 20 05:14 20 23:09 22 14:49 21 11:11 2013 20 11:02 21 05:04 22 20:44 21 17:11 2014 20 16:57 21 10:51 23 02:29 21 23:03 2015 20 22:45 21 16:38 23 08:20 22 04:48 2016 20 04:30 20 22:34 22 14:21 21 10:44 2017 20 10:28 21 04:24 22 20:02 21 16:28 A causa delle influenze perturbatrici di altri pianeti sull'orbita terrestre, il Sole ''vero'' non è sempre esattamente sull'eclittica, ma può trovarsi alcuni arcosecondi a nord o sud di essa. È perciò il centro del sole ''medio'' che delinea il suo cammino. Poiché la Terra impiega un anno per fare una rivoluzione completa attorno al Sole, anche la posizione apparente del Sole impiega lo stesso lasso di tempo per fare un giro completo dell'intera eclittica. Con poco più di 365 giorni all'anno, il Sole si muove quasi di 1° verso est ogni giorno (direzione di longitudine in aumento). Questo moto annuale non va confuso con il moto giornaliero del Sole (e delle stelle e dell'intera sfera celeste) verso ovest lungo l'equatore. Infatti, mentre le stelle necessitano di circa 23 h e 56 m e 04,09 s per completare il giorno siderale, il Sole, che nel frattempo si è spostato di 1° verso est, ha bisogno di 236 secondi in più per completare il suo giro, facendo sì che il giorno solare misuri 24 ore. Poiché la distanza fra il Sole e Terra varia leggermente durante l'anno, la velocità con cui il Sole si muove sull'eclittica è anch'essa variabile. Per esempio, nel corso di un anno, il Sole si trova a nord dell'equatore celeste per circa 186,40 giorni e a sud dell'equatore per circa 178,24 giorni. Il Sole ''medio'' attraversa l'equatore celeste verso il 20 di marzo nel momento dell'equinozio di primavera, quando la sua declinazione, l'ascensione retta e la longitudine eclittica sono uguali a zero (la latitudine eclittica del Sole è sempre uguale a zero). L'equinozio di marzo segna l'inizio della primavera nell'emisfero settentrionale e l'autunno in quello meridionale. La data e l'ora effettive variano di anno in anno a causa del verificarsi dell'anno bisestile. Si è anche spostato lentamente nel corso dei secoli a causa delle imperfezioni insite nel calendario gregoriano. I 90° di longitudine eclittica, a 6 ore di ascensione retta e con una declinazione settentrionale uguale alla obliquità dell'eclittica (23,44°), vengono raggiunti dal Sole intorno al 21 giugno. Questo è il solstizio di giugno o solstizio d'estate nell'emisfero settentrionale e il solstizio d'inverno nell'emisfero meridionale. È anche il primo punto del Cancro e il momento in cui il Sole si trova esattamente sulla verticale (allo Zenit) nel tropico del Cancro. I 180° di longitudine eclittica, 12 ore di ascensione retta, vengono raggiunti intorno al 22 settembre e segnano il secondo equinozio o il primo punto della Bilancia. A causa delle perturbazioni dell'orbita terrestre, il momento in cui il Sole reale attraversa l'equatore può essere di molti minuti prima o dopo. La declinazione più meridionale del sole viene raggiunta al 270° di longitudine eclittica, 18 ore di ascensione retta al primo punto del segno del Capricorno intorno al 21 dicembre. In ogni caso si deve porre in rilievo che sebbene questi ''segni'' tradizionali (nell'astrologia occidentale) hanno dato i loro nomi ai solstizi ed equinozi, in realtà, (come risulta dalla lista del precedente capitolo) i punti cardinali sono al presente situati rispettivamente nelle ''costellazioni'' dei Pesci, Toro, Vergine e Sagittario, a causa della Precessione degli equinozi. La maggior parte dei pianeti percorre orbite intorno al Sole che si trovano quasi nello stesso piano orbitale della Terra, differendo di pochi gradi al massimo, pertanto essi appaiono sempre vicini all'eclittica quando vengono osservati nel cielo. Mercurio con un'inclinazione orbitale di 7° è un'eccezione. Plutone, a 17°, era precedentemente un'eccezione fino a che esso non fu riclassificato come un pianeta nano, ma altri corpi nel sistema solare hanno anche delle più grandi inclinazioni orbitali (per es. Eris a 44° e Pallas a 34°). Stranamente, la Terra ha l'orbita più inclinata di tutti gli otto pianeti maggiori relativamente all'equatore del Sole. Inclinazione Pianeta Inclinazioneall'eclittica (°) Inclinazioneall'equatore del Sole (°) Inclinazioneal piano invariabile (°) Terrestri Mercurio 7,01 3,38 6,34 Venere 3,39 3,86 2,19 Terra 0,00 7,15 1,57 Marte 1,85 5,65 1,67 Giganti gassosi Giove 1,31 6,09 0,32 Saturno 2,49 5,51 0,93 Urano 0,77 6,48 1,02 Nettuno 1,77 6,43 0,72 La linea di intersezione del piano dell'eclittica e un altro piano orbitale di un pianeta è chiamata la linea nodale di quel pianeta, e i punti di intersezione della linea nodale sulla sfera celeste sono il nodo ascendente (dove il pianeta attraversa l'eclittica da sud a nord) e il nodo discendente diametralmente opposto. Soltanto quando un pianeta inferiore passa attraverso uno dei suoi nodi può avere luogo un transito al di sopra del Sole. Transiti, specialmente per Venere, sono abbastanza rari, poiché l'orbita terrestre è più inclinata di quelle dei due pianeti più interni. L'inclinazione e le linee nodali, come quasi tutti gli altri elementi orbitali, mutano lentamente nell'arco di secoli a causa delle perturbazioni di altri pianeti. veicolo spaziale Clementine nel 1994. Si vede (da destra a sinistra) la Luna illuminata dalla luce cinerea, il riverbero del Sole sorgente sull'orlo oscuro della Luna, e i pianeti Saturno, Marte e Mercurio (i tre puntini nella parte più bassa a sinistra). L'orbita della Luna è inclinata di circa 5° sull'eclittica. Neppure la sua linea nodale permane fissa, ma retrocede (si muove verso ovest) su una orbita completa ogni 18,6 anni. Questo è la causa della nutazione e immobilità lunare (''lunar standstill''). La luna attraversa l'eclittica circa due volte al mese. Se questo succede durante la luna nuova, accade un'eclissi solare, mentre durante la luna piena un'eclissi lunare. Questo era il modo in cui gli antichi potevano tracciare l'eclittica lungo il cielo; essi segnavano i posti dove le eclissi sarebbero potute accadere. Fino al XVII secolo in Europa, le mappe stellari e le posizioni nei cataloghi delle stelle erano sempre date dalle coordinate eclittiche; in Cina, invece, gli astronomi impiegarono un sistema equatoriale nei loro cataloghi. Fu solo quando gli astronomi incominciarono a usare i telescopi e a misurare le posizioni delle stelle con gli orologi che le coordinate equatoriali entrarono in uso anche in Europa, e ciò accade in modo così completo che, al giorno d'oggi, le coordinate eclittiche non vengono più utilizzate. Tuttavia, questo cambiamento ha comportato anche alcuni svantaggi, in particolare nell'osservazione dei pianeti. Infatti, una congiunzione planetaria sarebbe molto più esplicativamente descritta dalle coordinate eclittiche piuttosto che equatoriali.
Interazione elettromagnetica
Rappresentazione schematica della legge di Coulomb. L''''interazione elettromagnetica''' è l'interazione tra oggetti che possiedono carica elettrica, una delle quattro interazioni fondamentali. È responsabile del campo elettromagnetico, che rappresenta l'interazione in ogni punto dello spazio e si propaga sotto forma di onda elettromagnetica alla velocità della luce. L'''elettromagnetismo'' è la branca della fisica classica che studia l'interazione elettromagnetica e costituisce una teoria fondamentale che ha permesso di spiegare fenomeni naturali come l'elettricità, il magnetismo e la luce; è il primo esempio di unificazione di due diverse forze, quella elettrica e quella magnetica. La forza elettromagnetica ammette come caso particolare i fenomeni elettrostatici e i fenomeni magnetostatici e ad essa si possono ricondurre molti altri fenomeni fisici macroscopici quali ad esempio l'attrito, lo spostamento di un corpo a mezzo di una forza di contatto, ecc. L'elettrodinamica classica è la teoria dei campi elettromagnetici generati dalle correnti elettriche, includendo i principi della relatività ristretta. L'elettrodinamica quantistica è la teoria quantistica del campo elettromagnetico, descritta nell'ambito del Modello standard. Dalla teoria elettromagnetica si originano importanti branche teorico-applicative riguardanti le correnti elettriche, attraverso la teoria dei circuiti, l'elettrotecnica e l'elettronica.
Michael Faraday La teoria dell'elettromagnetismo è stata sviluppata a partire dal XIX secolo e nasce dall'osservazione di una correlazione tra i fenomeni dell'elettricità e del magnetismo, che prima di allora erano stati scoperti e trattati separatamente. L'elettricità è stata scoperta in seguito all'evidenza sperimentale dell'attrazione o la repulsione tra corpi dotati di carica elettrica, corrispondente a due stati di elettrizzazione della materia, detti positivo e negativo: corpi elettrizzati entrambi positivamente o entrambi negativamente si respingono, mentre corpi elettrizzati in modo opposto si attraggono.Charles Augustin de CoulombA partire da questo fatto, nella seconda metà del diciottesimo secolo Charles Augustin de Coulomb formulò la legge di Coulomb, che quantifica la forza elettrica attrattiva o repulsiva che due corpi puntiformi carichi elettricamente si scambiano a distanza. A partire da tale legge è possibile affermare che un corpo carico elettricamente produce nello spazio circostante un campo elettrico tale per cui, se si introduce una carica elettrica, questa risente l'effetto di una forza, detta forza di Coulomb, direttamente proporzionale al prodotto delle due cariche e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. Parallelamente, l'esistenza del magnetismo naturale nella materia era noto già agli antichi greci nel V - VI secolo a.C., anche se probabilmente era già stato scoperto nell'antica Cina dove si dice fosse già in uso un rudimentale prototipo di bussola magnetica. Gli antichi avevano scoperto la capacità di alcuni minerali, come la magnetite, di attrarre la limatura di ferro o piccoli oggetti ferrosi. Tra i più importanti studi medievali sull'argomento vi è l'epistola ''De Magnete'' di Pietro Peregrino di Maricourt, del 1296, che introduce il concetto e la terminologia dei due poli, Nord e Sud, della calamita, e propone l'esperimento della calamita spezzata. Nel 1600 apparve il ''De magnete'' di William Gilbert, che rimase a lungo il testo di riferimento sul tema del magnetismo, anche se i primi studi quantitativi sui fenomeni magnetostatici si possono far risalire alla fine del Settecento - inizio dell'Ottocento ad opera dei francesi Biot e Savart e, successivamente, di Ampère, sempre in Francia. Una prima correlazione tra elettricità e magnetismo fu ipotizzata dal fisico danese Hans Christian Ørsted, che eseguendo un esperimento già effettuato diciotto anni prima da Gian Domenico Romagnosi, noto come esperimento di Ørsted, osservò che un filo percorso da corrente elettrica generava attorno a sé un campo magnetico. In seguito, il chimico britannico Michael Faraday condusse una simile esperienza, ribattezzata esperimento di Faraday, per mezzo della quale dimostrò che un conduttore percorso da corrente immerso in un campo magnetico è soggetto ad una forza. La formulazione matematica della forza esercitata da un campo magnetico sulla corrente elettrica è infine dovuta a André-Marie Ampère, che tramite l'esperimento di Ampère concluse che tra due fili di lunghezza e distanza , percorsi rispettivamente da una corrente di intensità e , si esercita una forza il cui modulo è in unità CGS: : La forza fra i due fili è attrattiva se le correnti scorrono nello stesso verso, repulsiva se scorrono in versi opposti. Fu chiaro allora che l'unica sorgente del campo magnetostatico sono cariche in moto, ovvero una corrente elettrica. Infine James Clerk Maxwell, unificando in modo organico i due fenomeni, formulò le omonime equazioni, che descrivono i fenomeni magnetostatici, elettrostatici, magnetodinamici ed elettrodinamici classici. Il campo elettromagnetico è un campo tensoriale dato dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico ed è responsabile dell'interazione elettromagnetica; classicamente è descritto dalle equazioni di Maxwell e dalla forza di Lorentz. È generato nello spazio dalla presenza di cariche elettriche Linee di forza del campo elettrico generato da una carica positiva. === Il campo elettrico === Il campo elettrostatico è un campo di forze conservativo generato nello spazio dalla presenza di cariche elettriche stazionarie. Il vettore campo elettrico in un punto è definito come il rapporto tra la forza elettrica generata dal campo su un oggetto carico e la carica dell'oggetto stesso: : La legge di Coulomb afferma che una carica puntiforme posta in , genera un campo elettrico, in un punto , definito dalla seguente espressione: : dove è la costante dielettrica caratteristica del materiale in cui si propaga il campo. Il campo elettrico è descritto anche dal potenziale elettrico (V), definito come il valore dell'energia potenziale (U) di una carica elettrica posta in un punto dello spazio divisa per la carica stessa. L'energia potenziale della carica è quindi l'energia che la carica possiede a causa della sua posizione all'interno del campo elettrico. Il potenziale elettrico è definito dalla seguente formula: : Il potenziale è dunque una quantità scalare, e l'unità di misura del potenziale elettrico è il volt. Tra due punti A e B di una regione di spazio sede di un campo elettrico c'è una differenza di potenziale di 1 V se la forza elettrica compie il lavoro di 1 J per portare una carica di 1 C dal punto A al punto B. Essendo il campo elettrico conservativo, è sempre possibile definire una funzione scalare , Il potenziale elettrico, il cui gradiente, cambiato di segno, coincide con il campo: : Linee di forza del campo magnetico generato da un magnete. === Il campo magnetico === Il campo magnetico è un campo vettoriale non conservativo generato da cariche in moto. Il campo magnetico agisce su oggetti carichi in moto attraverso una forza, detta forza di Lorentz, data da: : dove indica il prodotto vettoriale, è la carica elettrica dell'oggetto e è la velocità della carica. Il campo magnetico non compie lavoro, come conseguenza dell'espressione della forza di Lorentz, che è sempre perpendicolare alla direzione della velocità della carica. Inoltre, è descritto da un potenziale vettoriale definito formalmente dalla relazione: : ovvero è il rotore di . Poiché la divergenza di un rotore è nulla, deve avere divergenza nulla: : Il potenziale vettore di un campo è definito a meno di un gradiente di una funzione poiché il rotore del gradiente è sempre nullo. === Equazioni di Maxwell === Le equazioni di Maxwell sono un sistema di quattro equazioni differenziali alle derivate parziali lineari, che governano l'evoluzione spaziale e temporale del campo elettromagnetico. Si tratta di equazioni che, sintetizzando la legge di Gauss, la legge di Faraday e la legge di Ampère, unificano il concetto di campo elettrico e di campo magnetico all'interno del più ampio concetto di campo elettromagnetico. Nel caso più generale, in cui i campi dipendono dalle coordinate spaziali e dal tempo, la forma differenziale delle equazioni di Maxwell è: : : dove ed sono rispettivamente il campo elettrico ed il campo magnetico in un materiale, è la densità di carica elettrica e la densità di corrente elettrica. Le equazioni di Maxwell, insieme alla forza di Lorentz, descrivono completamente l'interazione elettromagnetica classica, ovvero come una carica in movimento interagisce con un'altra carica in movimento. Onda elettromagnetica polarizzata circolarmente e linearmente. I vettori associati alle linee rosse rappresentano il campo elettrico. L'elettrodinamica classica studia il campo elettromagnetico tenendo conto dei principi della teoria della relatività, che nella teoria classica dell'elettromagnetismo vengono trascurati. Il campo, nel caso più generale, è generato da una distribuzione di carica elettrica e corrente elettrica variabili nel tempo. Gli effetti generati dal comportamento dinamico di cariche e correnti furono studiati da Pierre Simon Laplace, Michael Faraday, Heinrich Lenz e molti altri già dagli inizi dell'ottocento, tuttavia uno studio coerente e logicamente completo dei fenomeni elettromagnetici può essere effettuato solamente a partire dalla teoria della relatività. L'elettrodinamica classica utilizza il formalismo dei tensori e dei quadrivettori per scrivere le equazioni di Maxwell in forma covariante per le trasformazioni di Lorentz, introducendo un quadripotenziale che estende i potenziali scalare e vettore del caso stazionario: in questo modo cariche e correnti elettriche vengono descritte dal quadrivettore densità di corrente elettrica dove la parte temporale del quadrivettore è data dalla densità di carica, moltiplicata per la velocità della luce ''c'', e la parte spaziale dalla densità di corrente elettrica. Il quadripotenziale che descrive il campo elettromagnetico è costituito da una parte spaziale data dal potenziale vettore , relativo al campo magnetico, e una parte temporale data dal potenziale scalare del campo elettrico: : A partire dal quadripotenziale si possono definire i campi nel seguente modo: : Inserendo tali espressioni nelle equazioni di Maxwell, la legge di Faraday e la legge di Gauss magnetica si riducono ad identità, mentre le restanti due equazioni assumono la forma: : Tali espressioni sono equivalenti alle equazioni di Maxwell. === Onde elettromagnetiche === La radiazione elettromagnetica è un fenomeno ondulatorio che descrive la propagazione nello spazio del campo elettromagnetico. Si tratta della propagazione contemporanea del campo elettrico e del campo magnetico, oscillanti in piani tra loro ortogonali. La radiazione elettromagnetica si propaga alla velocità della luce in direzione ortogonale ai due campi, ed è descritta dall'equazione delle onde: : che per i due campi risulta essere: : dove è la velocità della luce. Una riscrittura più compatta è data da: : dove è l'operatore iperbolico di d'Alembert: : Tale equazione, che descrive la propagazione nello spazio del campo elettromagnetico, può essere ricavata dalle equazioni di Maxwell. === Teoria di gauge === All'interno delle equazioni di Maxwell, ogni grado di libertà in una data configurazione del campo elettromagnetico ha un proprio effetto misurabile sul moto di eventuali cariche di prova poste nelle vicinanze. Tuttavia, esse sono caratterizzate dal fatto che l'espressione dei campi rimane invariata se i potenziali subiscono la seguente trasformazione: : La descrizione del campo per mezzo dei potenziali è pertanto caratterizzata dal fatto che le espressioni dei potenziali si possono modificare in modo da lasciare inalterata l'espressione dei campi che ne risulta. Una particolare scelta del potenziale scalare o del potenziale vettore è un ''potenziale di gauge'', ed una funzione scalare utilizzata per cambiare il gauge è detta ''funzione di gauge''. In elettrodinamica solitamente si ricorre all'utilizzo del gauge di Lorenz, una scelta dei potenziali tale da soddisfare una determinata condizione, detta ''condizione di Lorenz'': : Tale condizione ha la proprietà di essere Lorentz invariante e di rispettare i gradi di libertà forniti dalle trasformazioni di gauge: se i potenziali soddisfano la condizione di Lorenz si dice che essi appartengono al gauge di Lorenz La condizione di Lorenz è una proprietà imposta al potenziale elettromagnetico utilizzata nel calcolo di campi elettromagnetici variabili nel tempo attraverso i potenziali ritardati. La condizione di Lorenz impone che debba soddisfare l'equazione: :. Le equazioni Maxwell nel gauge di Lorenz sono scritte come: : : dove è l'operatore di d'Alembert. === Il tensore elettromagnetico === La descrizione covariante del campo elettromagnetico nel vuoto viene svolta nell'ambito del gauge di Lorenz poiché la condizione di Lorenz ha la proprietà di essere Lorentz invariante e di rispettare i gradi di libertà forniti dalle trasformazioni di gauge. A partire dal quadripotenziale è possibile scrivere un tensore doppio di campo elettromagnetico : : Il tensore elettromagnetico è un tensore antisimmetrico del second'ordine, covariante e la sua traccia è nulla: : Attraverso questa notazione si possono sintetizzare a coppie le equazioni di Maxwell. Le due equazioni vettoriali non omogenee si riducono a: : mentre le equazioni omogenee sono: : === Sorgenti variabili nel tempo === I potenziali ritardati descrivono i potenziali nel caso in cui distribuzione di carica e corrente presente, sorgente del campo, sia variabile nel tempo. Si tratta delle espressioni dei potenziali utilizzata quando non è possibile utilizzare l'approssimazione secondo cui la propagazione dell'interazione elettromagnetica sia istantanea. Ponendo di trovarsi nel vuoto, nel gauge di Lorenz i potenziali ritardati assumono la forma: : dove è la densità di carica, è la densità di corrente, la distanza del punto di osservazione del campo dall'elemento di volume su cui si effettua l'integrazione e: : è il tempo ritardato. I potenziali ritardati sono la soluzione dell'equazione delle onde per i potenziali e , e questo consente di scrivere l'equazione delle onde per i campi nel vuoto. La relativa soluzione al tempo ritardato fornisce l'espressione preliminare per i campi, la cui scrittura esplicita è fornita dalle equazioni di Jefimenko. === Elettrodinamica quantistica === L'elettrodinamica quantistica è una teoria quantistica del campo elettromagnetico che descrive i fenomeni che coinvolgono particelle elettricamente cariche interagenti per mezzo della forza elettromagnetica, ed è stata definita ''il gioiello della fisica'' per le sue predizioni estremamente accurate di quantità come il momento magnetico anomalo del muone, e lo spostamento di Lamb-Retherford dei livelli energetici dell'idrogeno. Matematicamente l'elettrodinamica quantistica ha la struttura di una teoria di gauge abeliana con un gruppo di gauge U(1): fisicamente questo significa che le particelle cariche interagiscono fra loro attraverso lo scambio di particelle a massa nulla dette fotoni. Considerando i potenziali come operatori di campo si ottiene la quantizzazione del campo elettromagnetico, e sostituendo nelle equazioni del gauge di Lorenz si ottiene: : Se si vuole descrivere l'interazione tra campi elettromagnetici con l'equazione di Dirac, le densità di carica e di corrente sono: : dove sono le prime tre matrici di Dirac. Si possono così scrivere le equazioni di Maxwell come: : Tale formulazione è alla base dell'elettrodinamica quantistica. L'insieme delle frequenze elettromagnetiche è detto spettro elettromagnetico che comprende al suo interno la luce visibile. Simbolo Nome della quantità Nome Unità Unità fondamentali I Corrente ampere (unità fondam. SI) A A = W/V = C/s q Carica elettrica coulomb C A·s V Differenza di potenziale volt V J/C = kg·m2·s−3·A−1 R, Z, X Resistenza, Impedenza, Reattanza ohm Ω V/A = kg·m2·s−3·A−2 ρ Resistività ohm metro Ω·m kg·m3·s−3·A−2 P Potenza elettrica watt W V·A = kg·m2·s−3 C Capacità elettrica farad F C/V = kg−1·m−2·A2·s4 ΠE Elastanza elettrica reciproco del farad F−1 V/C = kg·m2·A−2·s−4 ε Permittività elettrica farad su metro F/m kg−1·m−3·A2·s4 χe Suscettività elettrica (adimensionale) - - G, Y, B Conduttanza elettrica, Ammettenza, Suscettanza siemens S Ω−1 = kg−1·m−2·s3·A2 σ Conduttività siemens su metro S/m kg−1·m−3·s3·A2 H Campo magnetico, Intensità di campo magnetico ampere su metro A/m A·m−1 Φm Flusso magnetico weber Wb V·s = kg·m2·s−2·A−1 B Densità di flusso magnetico, induzione magnetica, forza del campo magnetico tesla T Wb/m2 = kg·s−2·A−1 R Riluttanza ampere-giro su weber A/Wb kg−1·m−2·s2·A2 L Induttanza henry H Wb/A = V·s/A = kg·m2·s−2·A−2 μ Permeabilità henry su metro H/m kg·m·s−2·A−2 χm Suscettività magnetica (adimensionale) - -
Eleonora d'Arborea
Gli aragonesi, successivi dominatori della Sardegna, estesero l'ambito territoriale di applicazione della ''Carta de Logu'' a quasi tutta l'isola. La normativa rimase in vigore per secoli, fino alla sostituzione col codice di Carlo Felice di Savoia , ormai alle soglie della fusione perfetta con la terraferma sabauda e del Risorgimento. Il significato simbolico che localmente è attribuito alla figura e alla reggenza di Eleonora è evidenziato dal fatto che il giudicato d'Arborea è stato l'ultimo Stato sardo autoctono a essere ceduto a regnanti esterni all'isola. Questo fa sì che, soprattutto nell'ambito dell'indipendentismo sardo, sia spesso vista come principale eroina nazionale della Sardegna, assieme a Giovanni Maria Angioy.
=== Primi anni === Eleonora nacque a Molins de Rei (Catalogna, regno d'Aragona), intorno al 1347, da Mariano IV dei de Serra Bas e dalla nobile catalana Timbora di Roccaberti, figlia del visconte Dalmazio. Sorella di Ugone e di Beatrice, visse i primi anni della giovinezza ad Oristano e nel castello del Goceano. Quando nel 1347 morì il giudice Pietro III di Arborea senza discendenti, la Corona de Logu del giudicato (un'assemblea dei notabili, prelati, funzionari delle città e dei villaggi) elesse il padre di Eleonora Mariano IV, fratello dello scomparso, che resse il giudicato dal 1347 al 1376. === Relazioni dinastiche === Nozze di Eleonora d'Arborea e Brancaleone Doria(di Antonio Benini, 1835-1911) Eleonora sposò prima del 1376 il quarantenne Brancaleone Doria, dell'influente casato genovese. Il suo matrimonio rientrava nel più generale disegno di un'alleanza tra gli Arborea ed i Doria, che già controllavano vasti territori della Sardegna in funzione antiaragonese. Dopo le nozze, abitò a Castelgenovese (l'attuale Castelsardo), dove si dice nacquero i figli Federico e Mariano, e a Genova. Sembra ormai accertato che nel 1382 Eleonora abbia elargito un prestito di 4.000 fiorini d'oro a Nicolò Guarco, doge della Repubblica di Genova, e che questi da parte sua s'impegnasse a restituire la somma nel termine di dieci anni; in caso contrario, avrebbe pagato il doppio. Accessoriamente fu sottoscritta la condizione che, se nel frattempo fosse pervenuto alla pubertà Federico (primogenito di Eleonora), la figlia del doge Bianchina avrebbe dovuto sposarlo e, nel caso che tale matrimonio non si fosse potuto celebrare (per causa di morte o altro caso fortuito), l'atto sarebbe diventato nullo. Un simile prestito ad una potente famiglia di Genova, e questa clausola del contratto, segnalano un disegno dinastico di Eleonora la quale, accordando tal credito, insieme mantenne alto il prestigio della sua stirpe e riconobbe l'importanza degli interessi dei liguri. In più, pose le basi per un'alleanza che le avrebbe consentito il ricorso a risorse logistiche e di collegamento (mediante la potente flotta doriana) presso buona parte dei porti del Mediterraneo. In sostanza, si immise con rango paritario nel gioco della politica europea. L'assassinio nel 1383 del fratello Ugone III e della figlia Benedetta pose immediati problemi di successione. Questa morte improvvisa e violenta poteva avere diverse motivazioni e giovare a vari interessi. I pretendenti al trono arborense erano i figli delle sorelle dello scomparso giudice, Beatrice ed Eleonora. Ma Beatrice era morta nel 1377 e il suo erede, lontano. Eleonora più vicina e presente si diede da fare per assicurare l'elezione da parte della Corona de Logu al proprio giovanissimo figlio. Recenti studi (vedasi voce Mariano IV, in "Dizionario Biografico degli Italiani", vol. 70/2007), sulla base di una lettera di Aimerico VI di Narbona, marito di Beatrice, al re Pietro IV d'Aragona, in cui reclamava il trono arborense per il figlio Guglielmo II (Archivi Reali di Barcellona), subito dopo la morte di Ugone III), accertano che Eleonora fu la terzogenita di Mariano e di Timbora. Le ragioni esterne del delitto erano quelle degli aragonesi e dei nemici di Arborea, le interne potevano individuarsi nel malcontento delle classi dei proprietari e dei mercanti, in reazione all'atteggiamento autoritario di Ugone III e per le vessatorie contribuzioni (necessarie a mantenere i mercenari tedeschi, provenzali e borgognoni). === La successione al giudicato di Arborea === Mappa del giudicato di Arborea con le sue curatorie(ricostruzione moderna) In questo clima di crisi e di malcontento, con l'Aragona già scopertamente intenzionata a conquistare l'intera isola, nel 1383 Eleonora scrisse al re una relazione sulle condizioni della Sardegna e chiese appunto che riconoscesse il proprio figlio Federico come legittimo successore di Ugone. Inviò quindi il marito Brancaleone a trattare direttamente col sovrano. Al tempo stesso inviò una missiva alla regina, chiedendole di intercedere presso il consorte a favore del figlio perché potesse così terminare il disordine che regnava nell'isola. Eleonora intendeva riunire nelle mani del figlio quei due terzi della Sardegna che Ugone, prima della sua uccisione, aveva occupato. Questo disegno insospettì il re, che non ritenne conveniente avere una famiglia tanto potente nel suo regno, tanto più che non essendoci erede diretto maschio di Ugone, quei possedimenti, "''iuxta morem italicum''", avrebbero dovuto essere incamerati dal fisco.Brancaleone fu trattenuto col pretesto di farlo rientrare in Sardegna non appena una flotta fosse stata allestita, ma effettivamente era divenuto un vero e proprio ostaggio (e strumento di pressione contro la giudicessa ribelle). Eleonora non si perse d'animo e confermò la sua politica di guerra: partì all'azione e non appena fece rientro ad Oristano, punì i congiurati e si autoproclamò giudicessa di Arborea secondo le disposizioni dettate dal nonno Ugone II, per cui le donne potevano succedere al trono in mancanza di eredi maschi. In pratica, la prassi elettiva era l'opposto dell'infeudazione regia e discordava dalla linea politica aragonese. Gli Arborea richiamavano invece la loro antica autonomia di origine alto medievale e l'esercizio di una piena sovranità nei propri territori, situazione spesso contestata o non riconosciuta dal regno d'Aragona. Eleonora era infatti molto preoccupata perché anche il cognato Aymeric VI de Narbonne (1341-1388), vedovo di sua sorella Beatrice, si era industriato presso il re Pietro IV di Aragona per convincerlo a riconoscere come giudice d'Arborea il figlio Guglielmo I (1388-97). La ragione che il visconte portava avanti consisteva nel determinante fatto che la moglie era la secondogenita di Mariano IV e di Timbora di Roccaberti, dopo Ugone III e prima, dunque, di Eleonora. La successione spettava pertanto ai Narbona-de Serra Bas, come detto e documentato sopra: il fatto che le si diede il nome della madre di Timbora, Beatrice, è, inoltre, un'ulteriore prova. Il monarca aragonese, infine, decise che all'assassinato sovrano d'Arborea subentrasse il nipote Federico, primogenito di Eleonora (che avrebbe tenuto la reggenza) e di Brancaleone Doria (che fece imprigionare). === La politica di Eleonora d'Arborea === Per quanto riguarda la politica, la prassi e gli orientamenti di governo, la giudicessa, dunque, si riallacciò direttamente all'esperienza del padre, abbandonando definitivamente la politica autoritaria del fratello Ugone III, garantì la difesa della sovranità e dei confini territoriali del giudicato e attuò un'opera di riordino e di sistemazione definitiva degli ordinamenti e degli istituti giuridici locali, revisionando la ''Carta de Logu'' a suo tempo promulgata dal padre. Eleonora non mostrò mai la visione assolutista del signore al vertice di un'oligarchia e lontano dalle ragioni del popolo, ma piuttosto quella di chi ritiene di avere la propria legittimazione a regnare proprio nel popolo. Per ragioni politiche, venivano contestati gli stessi diritti alla successione, addotto il pretesto che gli Arborea erano figli "bastardi", ma le ragioni dinastiche sembrarono avere per lei minor valore della legittimazione popolare e, semmai, avrebbero avuto vigore per quella parte dei territori ricevuti dal re a titolo personale e non per quelli che facevano parte del giudicato. Gli interessi della giudicessa furono legati a quelli dello Stato con un nodo gordiano e fu sempre lei a riportare la legge e l'ordine per porre un freno al dilagare della violenza dei sardi durante la guerra. Le regole, le leggi garantirono la pace, cioè l'ordine nel tempo, il futuro. Il controllo del potere fu per Eleonora un punto vitale, la scelta tra la vita e la morte. Dopo essere riuscita a completare il progetto del padre di riunire quasi tutta l'isola sotto il suo scettro di giudicessa reggente, tenendo in scacco e ricacciando ai margini dell'isola (in alcune fortezze sulla costa) le truppe aragonesi, vide crollare il suo progetto in seguito a un'imprevedibile incognita della sorte: la peste, che consegnò senza combattere la Sardegna agli aragonesi. Negli ultimi anni Eleonora si mise un po' in disparte dalla politica attiva, lasciandola al marito e al giovane figlio Mariano V, che era succeduto al fratello Federico. Secondo la tradizione la giudicessa morì, intorno al 1404, forse di peste, in un luogo imprecisato: anche sulla sua tomba si possono fare solo supposizioni. === La ''Carta de Logu'' === La prima pagina della Carta de Logu Una delle azioni più notevoli svolte da Eleonora durante il suo regno fu l'aggiornamento della ''Carta de Logu'', a suo tempo promulgata dal padre e rivista dal fratello, con la quale diede una sistemazione stabile e duratura agli ordinamenti ed agli istituti giuridici del regno. Nella ''Carta'' vi è l'apertura alla modernità di talune norme e la saggezza giuridica che contiene elementi della tradizione romano-canonica, di quella bizantina, della giurisprudenza bolognese e del pensiero dei glossatori della stessa cultura curiale catalana, soprattutto dell'elaborazione giuridica locale delle consuetudini sarde compiute dal diritto sardo di tipo municipale. I sovrani di Arborea, nel reagire ai tentativi di infeudazione aragonese, emanarono una nuova disciplina giuridica nei loro territori, che pure erano in uno stato di perenne agitazione politica. Tale normativa si segnalò come la componente di una più vasta politica tesa allo sviluppo del giudicato arborense e fu nettamente avanzata rispetto alle legislazioni giuridiche ed amministrative del tempo. Eleonora dimostrò con la sua reggenza di voler uscire dal Medioevo puntando anche sulla liberazione dei servi, i ''lieros'', e di voler adibire alla propria lotta di tipo nazionale, oltre alle truppe mercenarie, quelle costituite dai suoi concittadini. Si tratta del periodo in cui il concetto di Sardegna territoriale sta per mutare in quello statuale, con l'Isola divisa in varie entità politiche sovrane. I quattro regni giudicali di Càlari, Torres, Gallura e Arborea, sono complesse singolari costruzioni istituzionali. Piuttosto che da elementi preesistenti, essi sembrano avere origine dalla "capacità dei Sardi, liberi da dominazioni straniere ad autogestirsi" mediante forme complesse quali quelle del sistema curatoriale, l'amministrazione assembleare delle ''coronas de logu''. Le prerogative regie giudicali, che non sono riscontrabili in nessun territorio continentale di formazione bizantina o barbarica, hanno una connotazione tale da togliere importanza alla matrice di provenienza e ne fanno una originale organizzazione di governo.Come tutti gli stati centrali, l'Arborea dovette sempre combattere per non soccombere alle pressioni degli stati confinanti. === Le residenze di Eleonora d'Arborea === Problema a lungo dibattuto è quello della residenza di Eleonora d'Arborea. Ormai è accertato che nacque in Catalogna (terra di origine della madre Timbora), nel Castellciurò. Castellciurò a Molins de Rei, supposto luogo di nascita di Eleonora e dei fratelli Castelsardo: castello dei Doria, dove Eleonora visse con Brancaleone e, forse, nacquero i figli Sebbene Oristano sia spesso definita la città di Eleonora e sia tutt'oggi visibile nel centro cittadino un edificio che viene tradizionalmente chiamato la "casa di Eleonora", non sopravvivono nella "capitale" arborense resti visibili dell'antica reggia giudicale, se non nel vasto edificio adibito a caserma. La stessa casa di Eleonora è di epoca posteriore alla giudicessa. In realtà parlare della residenza di Eleonora d'Arborea è quantomeno problematico, avendo la giudicessa trascorso gran parte della sua vita tra l'Aragona, l'odierna Castelsardo (forse l'unica città che potrebbe fregiarsi a ragione del titolo di ''città di Eleonora''), la "capitale" Oristano e altre ville del suo regno, quando non era impegnata sul campo in azioni militari. Per quanto abbia senso, la residenza ufficiale di Eleonora è identificabile con una casa-fortezza che sorgeva nel sito dell'ex carcere di Oristano, nell'attuale piazza Manno, nei pressi della cosiddetta e ormai scomparsa Porta Mari. Tale residenza viene nominata per la prima volta nel 1335, nel testamento del giudice Ugone II, dal quale apprendiamo la localizzazione del palazzo giudicale su un lato della piazza della Maioria, l'attuale piazza Manno.Mariano IV, padre di Eleonora(San Gavino Monreale) Data la scarsità di fonti dell'epoca, tuttavia – le quali fanno spesso riferimento ad altre ville, ed in particolare Cabras, in relazione alla giudicessa d'Arborea – La stessa Oristano, peraltro, non rivestì il ruolo di capitale sin dal principio dell'era giudicale. Se nei primi secoli dell'epoca giudicale il principale centro del nascente Stato era ancora Tharros, il primo giudice di Arborea, Pietro di Zori, non era neppure di origine tharrense, bensì proveniva da Zuri, un piccolo villaggio del centro della Sardegna. Si suole tuttavia affermare che dopo l'abbandono di Tharros (avvenuto, secondo la convenzione storiografica, attorno al 1070), la sede giudicale sarebbe stata trasferita ad Oristano, che da quel momento in poi avrebbe assunto il ruolo di sede privilegiata di residenza. Fino al regno di Mariano II, il centro del potere dell'Arborea era ancora Tharros, mentre Oristano era solo una delle tante ville nelle quali i giudici possedevano una ''domus''. Ville nelle quali i regoli risiedevano per periodi più o meno lunghi, attendendo agli affari del regno, e che - di conseguenza - finivano con l'ospitare tutta la corte. La tradizione che vuole Oristano capitale sin dal 1070 poggia su una base storiografica quantomeno incerta: attorno al 1580, lo storico sardo Giovanni Francesco Fara afferma di aver potuto consultare un antico manoscritto, di cui peraltro non è sopravvissuta traccia, nel quale si affermava che attorno al 1070 l'arcivescovo di Arborea avrebbe trasferito da Tharros a Oristano la sede vescovile e le massime autorità ecclesiastiche del giudicato di Arborea. Nessun accenno si faceva nel medesimo documento alle autorità civili ed in particolare alla corte giudicale, tanto da far nascere il sospetto che, almeno per i primi secoli attorno all'anno 1000, Oristano fosse prevalentemente un polo ecclesiastico piuttosto che politico. Si acquista certezza dell'esistenza di un palazzo giudicale ad Oristano solo nel 1263, allorquando un ''palatium iudicis Arboreae'' è documentato nella cronaca dell'arrivo in Oristano dell'arcivescovo di Pisa Federico Visconti, , in una lenta fase di arretramento del potere politico dalle coste verso l'interno lungo l'asse viario che si snodava tra la laguna di Mistras e il lago di Pontis, prima di condurre verso il Campidano e i paesi dell'interno. Un processo di abbandono della costa non né lineare né immediato: le tracce di numerose rovine tra i campi coltivati, e gli stessi toponimi lasciati nel Sinis (San Salvatore, Sant'Agostino, San Giorgio, San Saturno), sono spie di un passato ricco di villaggi e di edifici religiosi ormai scomparsi che si sono succeduti nei primi secoli del Medioevo giudicale. Si trattava di piccoli agglomerati sorti nelle vicinanze di luoghi di culto o monasteri. Tra questi emergeva quello di San Giorgio, nel Sinis, che sorgeva nei pressi dell'odierna San Salvatore. I sigilli giudicali ritrovati in tale area erano parte del ricco archivio del monastero, ed indicano il ruolo di primo piano che il villaggio di San Giorgio rivestì nella fase di passaggio dalla dominazione bizantina alla società giudicale. Mariano II, però, forte della supremazia politica sull'isola, che aveva conquistato anche grazie ad un abile gioco diplomatico con Genova e Pisa, si preoccupò di rafforzare il suo regno anche dal punto di vista difensivo: fortificò i castelli di confine, stabilì definitivamente la sua capitale a Oristano e, negli anni tra il 1290 e il 1293, eresse la poderosa cinta muraria che circondava la città, di cui sono ancora visibili un breve tratto di mura nei pressi dell'attuale via Cagliari e le due torri superstiti di San Cristoforo (Porta Manna) e di Portixedda. Se a partire dalla seconda metà del Duecento e per i due secoli successivi non vi sono più dubbi sul ruolo di Oristano quale capitale stabile del giudicato di Arborea, sono invece numerosi i paesi che si contendono l'onore di aver ospitato, almeno per un breve periodo, Eleonora e la sua corte, tra cui San Gavino Monreale e il castello di Monreale, nei dintorni di Sardara. castello di Monreale La fama acquisita nei secoli dalla giudicessa è infatti tale che qualunque testimonianza risalente all'antichità viene immediatamente associata al suo nome. È questo ad esempio il caso di Sa Muralla di Narbolia, un muraglione di massi che si trova nei pressi della chiesa parrocchiale, su un dosso in posizione strategica a dominio della valle del Rio Cunzau, e che viene indicato da una tradizione ottocentesca come il rudere di un castello di Eleonora d'Arborea, ma potrebbe trattersi dei resti di un avamposto fenicio-punico, eretto lungo una delle vie d'accesso al Montiferru per difendere Tharros e le pianure dall'assalto degli abitanti delle montagne. Farebbe quindi parte di quella linea difensiva che comprendeva anche Su Casteddu 'ecciudi Fordongianus e il castello di Medusa a Samugheo. Al di là della capitale Oristano - in cui peraltro Eleonora soggiornò stabilmente solo per brevi periodi - e del castello Doria a Castelgenovese (dove, probabilmente, nacquero i due figli), alcuni avanzano l'ipotesi di un soggiorno della giudicessa nel castello di Sanluri, dovuto probabilmente a motivi di ordine militare, essendo tale fortezza l'ultimo avamposto dell'Arborea ai confini col giudicato di Cagliari. L'importanza di Sanluri quale avamposto militare è testimoniata, del resto, dal fatto che proprio attorno alla città ed al suo castello si consumò la cosiddetta battaglia di Sanluri del 1409 che chiuse definitivamente il sipario sul giudicato di Arborea. Lo stesso castello è oggi intitolato a Eleonora d'Arborea e all'interno viene mostrata la presunta sala del trono di Eleonora. In realtà i dati storici paiono escludere tale ipotesi. Se infatti il castello di Sanluri fu costruito dai giudici di Oristano a guardia della frontiera meridionale dell'Arborea, tuttavia esso, all'epoca di Eleonora, era in mano agli aragonesi che ne avevano fatto la testa di ponte per la definitiva conquista della Sardegna. Il castello di Sanluri, infatti, fu edificato, o meglio potenziato, in seguito a un regio decreto del 27 luglio 1355. La costruzione fu voluta da Pietro IV di Aragona per fronteggiare il vicino maniero di Monreale, nei pressi di Sardara, dove stavano di stanza le truppe arborensi, impegnate ormai da due anni nella guerra contro l'invasore iberico. Grazie all'ubicazione strategica, la rilevanza militare del castello andò aumentando nella seconda metà del XIV secolo, con la definitiva rottura dei rapporti tra Pietro IV e Mariano IV d'Arborea. Il presidio assunse allora un ruolo decisivo nelle vicende belliche tra Aragona ed Arborea, che terminarono con la totale sconfitta di quest'ultima e la totale conquista della Sardegna da parte dei catalani, fra la battaglia di Sanluri nel 1409 e la fine del marchesato di Oristano nel 1478. duomo, già luogo di sepoltura dei giudici Se quindi si può a ragione escludere che il castello di Sanluri abbia ospitato la corte di Eleonora, si può viceversa ipotizzare che la giudicessa abbia più volte soggiornato nei castelli della frontiera meridionale del suo regno, come la fortezza di Monreale nei pressi di Sardara e il castello di Marmilla in prossimità di Las Plassas. Non a caso lo studioso Francesco Cesare Casula, nei primi anni ottanta, individuò, nella chiesa di San Gavino Monreale, a pochi chilometri dal castello di Monreale a Sardara, gli altorilievi rappresentanti gli unici ritratti coevi di Eleonora, Mariano IV, Ugone III e Brancaleone Doria. Sempre in quel periodo furono, altresì, rintracciati quattro presunti ''denari d'Arborea'' (con i simboli giudicali) che, se autentici, proverebbero l'esistenza di una zecca autonoma durante i regni di Mariano IV e di Ugone III. Uno in particolare, in mistura, espone l'albero deradicato arborense (al rovescio, una sottile croce) e sarebbe stato battuto durante il giudicato di Ugone III. Il clima di continua ostilità tra l'Arborea e l'Aragona, invero, rendeva improbabile l'uso della moneta dell'avversario. La tradizione, tuttavia, corroborata da numerose testimonianze storiche, ha sempre identificato la residenza estiva di Eleonora d'Arborea, (così come e soprattutto dei giudici a lei precedenti) con il castello di Masone de Capras, affacciato sulla riva orientale dello stagno di Mar'e Pontis, di cui sopravvivono solo i resti di un muraglione alle spalle della pieve di Santa Maria Assunta. In questa fortezza la giudicessa di Arborea, dopo aver invocato la protezione della Vergine, avrebbe promulgato la ''Carta de Logu'' attorno al 1392. Rappresentanti del paese di Masone de Capras erano presenti anche alla Corona de Logu che stabilì la breve pace tra Eleonora d'Arborea e Giovanni I d'Aragona. Tale castello o villa o ''domus'', viene citato per la prima volta nei documenti nel 1102, quando il giudice Torbeno accordò alla propria madre Nibata (o Niibata) la rendita della Villa de Capras. Ella dotò la ''domus'' di Masone de Capras di terre, servi e bestiame, disponendo che questa residenza, così quella - anch'essa ormai scomparsa - di Nuraghe Nighellu (oggi Nuraxinieddu, altra sede giudicale temporanea), non potesse mai essere alienata, restando in perpetuo ai giudici di Arborea. In cambio Nibata stabilì che il possessore di Masone de Capras dovesse avere l'onere perpetuo di offrire dei tributi alla chiesa di Santa Maria di Cabras ed a quella di San Marco nel Sinis. Cosa che fa intendere che già all'epoca esisteva a Cabras una chiesa dedicata a Santa Maria, da identificare forse con la stessa cappella del castello, forse con l'attuale chiesa dello Spirito Santo nel centro cittadino, forse ancora con un precedente edificio che sorgeva sul sito dell'attuale pieve, non distante dalla fortezza. E fa intendere anche che, ancora in quel periodo, Tharros non era stata del tutto abbandonata per i paesi dell'interno, visto che la chiesa di San Marco altro non era che l'antica basilica di San Marco, di cui sopravvivono pochi resti nell'area archeologica di Tharros. Secondo altri studiosi, tale chiesa sarebbe da identificare con l'attuale basilica di San Giovanni di Sinis, chiesa alla quale è tuttora legato il titolo vacante di vescovo di Tharros. Il che, tuttavia, lascia comunque intendere che la città di Tharros era ancora abitata all'epoca di Nibata, e che sin da allora la basilica di San Giovanni di Sinis era inserita tra le pertinenze della villa di Cabras. Se la tradizione identifica il castello di Cabras con la residenza estiva degli Arborea, anche i documenti storici successivi a Nibata sembrano avvalorare questa tesi, suggerendo che la ''domus'' di Cabras fungesse anche e soprattutto da sede di rappresentanza. Nel castello di Cabras, i giudici di Arborea stipulavano trattati, ricevevano ambasciatori, notai e anche le alte personalità genovesi nel periodo di alleanza con la repubblica di Genova. Assai noto tra i tanti è l'atto stipulato nel 1132 nella curia di Cabras dal notaio genovese Buongiovanni Coinardo, col quale il giudice Comita di Arborea affidava sé e il proprio figlio Barisone nelle mani di Ottone Contardo, console di Genova, fiducioso che tutto il suo regno sarebbe stato adeguatamente protetto e difeso dai genovesi. La ''domus'' di Masone de Capras, costruita in epoca bizantina, su un precedente impianto di epoca romana e forse nuragica, costituiva, oltre che una residenza vera e propria, anche un avamposto difensivo a cavallo tra l'area del Sinis e la valle del Tirso, e si era col tempo sviluppata in un'autentica fortezza. Lo stesso paese, sorto nel punto di incontro delle antiche strade che da Tharros conducevano da un lato a Othoca verso sud e dall'altro a Cornus verso nord, si era sviluppato sul sito di un'antica ''mansio'', una stazione di posta di epoca romana, da alcuni identificata con lo stesso castello. Il borgo era in posizione più arretrata rispetto alla fortezza, da cui era evidentemente protetto. === Il ritratto e la tomba === Gli aragonesi, conquistata l'intera isola, distrussero o portarono a Barcellona l'archivio del giudicato di Arborea: per timore che potesse ripetersi un'''epopea'' come quella verificatasi, furono occultati anche i ritratti giudicali e le tombe degli ultimi sovrani. Risulta insolito che, all'inizio del Quattrocento, non fossero visibili dipinti raffiguranti almeno gli ultimi tre giudici Mariano IV, Ugone III ed Eleonora. L'unica immagine arrivata fino ai giorni nostri è quella di un giovane Mariano effigiato nel polittico trecentesco ubicato nella chiesa di San Nicola ad Ottana. Il testamento di Ugone II prevedeva, inoltre, che il luogo di sepoltura dei de Serra-Bas fosse la cappella di San Bartolomeo (non più esistente) nella cattedrale di Oristano: il solo sepolcro sopravvissuto, nel monastero di Santa Chiara, è quello di Costanza di Saluzzo, consorte di Pietro III, cui succedette il fratello minore Mariano IV. Gli storici Bianca Pitzorno e Francesco Cesare Casula - biografi moderni di Eleonora -, in mancanza di prove anche sulla sua data di morte, in virtù del metodo storico indiziario e deduttivo, ipotizzano che la giudicessa sia stata sepolta nel duomo oristanese (dopo i rifacimenti e le nuove pavimentazioni è ormai arduo rintracciare la tomba) o soprattutto nella chiesa di San Gavino Martire, a San Gavino Monreale, vicino al castello di Monreale, presso Sardara, in cui sovente soggiornava, tesi avvalorata anche dal ricercatore Antonio Casti. Nel 1981, il prof. Casula scoprì sui quattro peducci pensili dell'abside della suddetta chiesa le sembianze coeve di Eleonora, di suo padre, del fratello e del marito Brancaleone Doria. Il ritratto di san Gavino rappresenta una donna non particolarmente avvenente, con una presunta cicatrice sulla guancia destra: questo spiegherebbe la presenza dei lunghi capelli sciolti, il suo tardivo matrimonio, dopo la sorella Beatrice, con un vedovo più anziano e figlio naturale. La successione a Ugone III spettava appunto agli eredi della viscontessa di Narbona, in quanto secondogenita: il fatto poi che, insieme al giudice, fosse stata assassinata la giovane erede Benedetta, allontanerebbe i sospetti del delitto dagli aragonesi che non ne avrebbero tratto alcun vantaggio, come ribadisce la Pitzorno. I quadri che rappresentano Eleonora - uno addirittura ritrae Giovanna la Pazza, vissuta un secolo dopo di lei - sono generalmente simili e si ispirano a quest'ultimo. Soltanto l'abbigliamento e i monili, di gusto iberico, erano tipici dell'epoca. Sono, pertanto, ritratti di fantasia, realizzati nell'Ottocento dal pittore bondenese Antonio Benini (1835-1911), dal cagliaritano Antonio Caboni (1786-1874), dal napoletano Bartolomeo Castagnola (1600); solo uno, ormai scomparso, rinvenuto presso un rigattiere sardo, parrebbe interessante e simile alle fattezze del busto di san Gavino. Nonostante la notorietà della giudicessa d'Arborea, soltanto due monumenti la ricordano. Il primo, inaugurato il 22 maggio 1881 nell'omonima piazza di Oristano, è una statua ''accademica'' e commemorativa, opera dello scultore fiorentino Ulisse Cambi (1807-1895): viene considerata una sua interpretazione personale, priva di valore documentario. Il secondo, invece, realizzato in terracotta, suscita maggiore attenzione: fu scolpito nel 1881 dall'oristanese Vandalino Casu (1821-1894), artista e ricco possidente, e si può ancora ammirare nel giardino della sua ''Villa Eleonora'', poi adibita a casa di cura. Il ''Falco eleonorae'' (in italiano ''Falco della regina''), un rapace ampiamente diffuso nel bacino del mediterraneo, prende il nome dalla sovrana sarda, autrice di un'apposita norma preposta alla sua tutela dal bracconaggio. Stranamente, solo in italiano non si ricorda in modo specifico Eleonora d'Arborea, mentre in tutte le principali lingue viene chiamato con il suo nome. In francese si chiama ''Faucon d'Éléonore'', in inglese ''Eleonora's Falcon'', in spagnolo ''Halcón de Eleonor'' e anche in tedesco è ''Eleonorenfalke''. === Letteratura === * Giuseppe Dessì, ''Eleonora d’Arborea, racconto drammatico in quattro atti'', (prefazione di Nicola Turi), Ilisso, Nuoro, 2010. * Eleonora compare come personaggio del romanzo ''Rex tremendae maiestatis'' di Valerio Evangelisti. === Filmografia === * ''Eleonora d'Arborea'', con Rosalba Piras, regia di Salvatore Sardu (2009).
Erminio Macario
Considerato dai critici come l'inventore del cinema comico italiano, nella sua lunga carriera ha lavorato a oltre cinquanta spettacoli teatrali tra teatro di varietà, riviste, commedie musicali e spettacoli di prosa. Raggiunse presto il successo e lanciò numerose soubrette. Prestò la sua maschera oltre che al cinema anche alla televisione, adottando spesso il piemontese per i suoi personaggi e le sue macchiette.
=== Gli esordi === Nato da una famiglia molto povera e numerosa, in via Botero 1 a Torino, iniziò a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola, presto interrotta per lavorare e aiutare la famiglia. Fra un mestiere e l'altro, tra cui anche un anno di apprendistato nella fabbrica FIAT (1918), nel 1920, a 18 anni, decise di entrare in una compagnia di "scavalcamontagne", termine con cui erano definite nel piemontese le formazioni di paese che rappresentavano drammi e farse nei giorni di fiera, e affrontò il suo primo vero pubblico, esordendo su un palco di paese presso Belgioioso, in provincia di Pavia. Nel 1921 esordì nel teatro di prosa e, nel 1924, in quello di varietà, all'interno della compagnia di "balli e pantomime" di Giovanni Molasso. Il suo debutto con il ruolo di "secondo comico" fu al Teatro Romano di Torino con le riviste ''Sei solo stasera'' e ''Senza complimenti''; dal settembre 1924 fu poi a Milano con ''Il pupo giallo'' e ''Vengo con questa mia'' di Piero Mazzuccato, seguite nel 1925 da ''Tam-Tam'' di Carlo Rota e ''Arcobaleno'' di Mazzuccato e Carlo Veneziani. Per Macario, oltre che un salto di professionalità, fu l'occasione per apprendere e sviluppare la sua naturale inclinazione all'arte mimica. === Anni venti === Nel 1925 viene notato dalla famosa ''soubrette'' Isa Bluette, che lo scrittura nella sua compagnia come "comico grottesco", permettendogli di esordire a Torino con ''Valigia delle Indie'', di Ripp e Bel-Ami (pseudonimi di Luigi Miaglia e Anacleto Francini). Gradatamente Macario costruisce una comicità personale, fatta di una maschera clownesca, le cui caratteristiche più appariscenti erano un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante. Ma intuisce anche che il successo di uno spettacolo dipendeva soprattutto dalla presenza sulla scena di donne avvenenti. Macario rimase con Isa Bluette per quattro anni, acquistando via via sempre maggior notorietà e guadagnandosi prima il titolo di "comico" e finalmente il nome "in ditta" (1929). Sempre nel 1929 firmò la sua prima rivista come autore, ''Paese che vai'', in collaborazione con Enrico M. Chiappo. === Anni trenta === Nel 1930 fondò una sua compagnia teatrale, con la quale avrebbe girato l'Italia dal 1930 al 1965 e, tranne qualche escursione nell'avanspettacolo, sarebbe rimasta una delle compagnie di rivista più longeve del teatro italiano. Nel 1936 fu insieme a Hilda Springher ed Enzo Turco in una serie di riviste di Bel-Ami ed andò in scena anche al Teatro Reinach di Parma. Nel 1937 scritturò Wanda Osiris, con cui fece coppia negli spettacoli di genere mettendo in scena la rivista ''Piroscafo giallo'', di Macario, Ripp e Bel-Ami. Macario con Sandra Mondaini durante le prove dello spettacolo ''E tu biondina...'' del 1956 A partire dal 1937, ogni anno presentò una nuova rivista con sempre nuove attrici bellissime e brillanti (che scritturava in sostituzione delle ballerine, nel tentativo di innovare il genere). Tra le tante attrici lanciate da Macario si ricordano Tina De Mola, Olga Villi, Isa Barzizza, le sorelle Nava (Pinuccia, Diana, Lisetta e Tonini), Elena Giusti, Lily Granado, Marisa Maresca, Lauretta Masiero, Dorian Gray, Flora Lillo, Marisa Del Frate, Lucy D'Albert, Valeria Fabrizi, Sandra Mondaini e Lea Padovani, apprezzate in seguito come attrici cinematografiche. Nel 1938 nacque il grande amore per la bellissima Giulia Dardanelli, allora sedicenne, che ben presto divenne quel che lui definì la sua seconda moglie, non ottenendo l'annullamento del precedente matrimonio (il divorzio non esisteva) con la coreografa Maria Giuliano. Nel 1951, a Parigi, i due si sposarono in occasione della rappresentazione della rivista ''Votate per Venere''. Intanto, dalla loro unione erano già nati due bambini, Alberto (1943) pittore, artista visivo, attore e scrittore, e Mauro (1947), divenuto poi regista, poeta, scrittore (nonché biografo del padre). Grazie alle sue rilevanti doti sceniche e mimiche, a una comicità giocata sul clownesco e sul ''nonsense'', e alla presenza di un sempre sostenuto numero di procaci e sfavillanti ''soubrette'', in breve tempo Macario divenne il protagonista più famoso della rivista italiana, tanto da essere consacrato come il "Re della rivista". I suoi spettacoli, a parte la sua comicità, restano esemplari per la ricchezza delle scene, i costumi sfarzosi, le musiche brillanti e per il corpo di ballo. Parallelamente al teatro, nei primi anni trenta Macario iniziò a recitare anche per il cinema. Dopo un breve ruolo nel film muto ''Sole'' di Blasetti esordì come protagonista nel 1933 con il film ''Aria di paese'' (di cui firmò anche la sceneggiatura), che si rivelerà una esperienza poco fortunata. Il secondo tentativo, ''Imputato, alzatevi!'' (1939, regia di Mario Mattoli e soggetto di Vittorio Metz e Marcello Marchesi), invece avrà molto più successo. Forse proprio con questo film, per la prima volta nella storia del cinema italiano, si può parlare di comicità surreale. Seguirono poi i film ''Lo vedi come sei... lo vedi come sei?'' (1939), ''Il pirata sono io!'' (1940) e ''Non me lo dire!'' (1940). In questi ultimi quattro film Federico Fellini collaborò come gagman alle sceneggiature. === Anni quaranta e cinquanta === Per tutti gli anni quaranta Macario proseguì la sua attività in teatro, sfornando un successo dietro l'altro come le riviste ''Amleto, che ne dici?'' (1944), ''Febbre azzurra'' (1944-1945), ''Follie d'Amleto'' (1946), ''Le educande di San Babila'' (1948), ''Oklabama'' (1949) e ''La bisbetica sognata'' (1950). Nel 1951, una ''tournée'' trionfale in Francia con la sontuosa rivista ''Votate per Venere'' (protagonista interpretata da Nory Morgan) fu suggellata dalla presenza fra il pubblico parigino delle più note personalità francesi; si narra che il presidente francese avesse imposto che l'attore fosse scortato da guardie repubblicane in alta uniforme. Dalla metà degli anni cinquanta, tuttavia, le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali, mentre si affermano nuovi gusti e tendenze. Dopo il record di incassi raggiunto con ''Made in Italy'' (1953, che segnò anche il suo ritorno in coppia con Wanda Osiris) e ''Tutte donne meno io'' (1955, in cui Macario era l'unico uomo circondato da ben quaranta donne), il comico piemontese si dedicò alla commedia musicale. Accanto a primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate, realizzò spettacoli come ''L'uomo si conquista la domenica'' (1955), ''Non sparate alla cicogna'' (1957) di Ruggero Maccari e Mario Amendola, ''E tu, biondina'' (1957) e ''Chiamate Arturo 777'' (1958) di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi.Macario con Silvana Jachino nel 1939 Il successo sul grande schermo continuò ad arridergli fino all'inizio degli anni cinquanta, prima con il campione di incassi ''Come persi la guerra'' (1947) e poi con ''L'eroe della strada'' (1948) e ''Come scopersi l'America'' (1949), tutti diretti da Carlo Borghesio e prodotti da Luigi Rovere. La sua formula spettacolare, tuttavia, restava sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, che esaltavano la sua candida e innocente maschera attraverso le "prepotenze" sulla sua fedele spalla Carlo Rizzo e soprattutto attraverso il sottinteso erotico delle sue "donnine". Macario nel programma televisivo RAI ''Macarietto scolaro perfetto'' (1956) Tornato a Roma, Macario tentò di estendere le sue attività teatrali alla produzione cinematografica, realizzando il film ''Io, Amleto'' (1952). Il film si rivelerà essere un disastro, ma nonostante le forti perdite l'artista non si diede per vinto e con le sue riviste successive continuò a riscuotere un grande successo di pubblico e di botteghino. Successivamente Macario prese parte a molti altri film, senza esserne più però il protagonista assoluto, tranne in rari e sporadici tentativi che non sortirono il seguito sperato. Nel 1957, il regista e scrittore Mario Soldati lo volle per il suo ''Italia piccola'' per un ruolo drammatico. Seppure inconsueto, Macario offrì una prova eccellente e dimostrò ancora una volta notevole versatilità. === Anni sessanta === Dal 1959 al 1963 recitò in ben sei film con Totò: ''La cambiale'' (1959), ''Totò di notte n. 1'' (1962), ''Lo smemorato di Collegno'' (1962), ''Totò contro i quattro'' (1963), ''Il monaco di Monza'' (1963) e ''Totò sexy'' (1963). In questi film Macario svolse un ruolo di spalla per Totò, ponendosi al suo servizio sul set. Fu proprio l'attore napoletano, che già cominciava a soffrire dei primi problemi alla vista, ad esprimere il desiderio di avere al suo fianco Macario, amico fidato con cui stabilire in tranquillità i tempi delle battute e delle ''gag''. Il risultato ottenuto fu una serie di duetti, con un Totò ancora più irruente di fronte al tipico balbettìo di Macario. === Anni settanta === Abbandonata la rivista, Macario si dedicò soprattutto al teatro di prosa, distinguendosi anche in ruoli drammatici e facendo qualche incursione nel teatro in lingua piemontese. Anche qui ottenne un grande successo con una rivisitazione del famoso testo piemontese ''Le miserie 'd Monsù Travet'', messo in scena allo Stabile di Torino nel 1970. Gli anni settanta, in cui Macario si dedicò alla trasposizione televisiva di alcune sue commedie di successo, sono ricchi di impegno nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo, sono da ricordare ''Achille Ciabotto medico condotto'' (1971-1972), ''Carlin Ceruti sarto per tutti'' (1974), il film ''Il piatto piange'' (1974) di Paolo Nuzzi e ''Due sul pianerottolo'' (1975-1976), grandissimo successo a teatro accanto a Rita Pavone (da cui nel 1976 fu ricavato l'omonimo film di Mario Amendola, prodotto sempre da Luigi Rovere, il produttore che lo lanciò al successo alla fine degli anni quaranta; il quarantesimo ed ultimo interpretato da Macario). Negli ultimi anni l'attore torinese si impegnò nella realizzazione di un proprio teatro, "La Bomboniera", in via Santa Teresa 10 a Torino, che inaugurò nel 1977 con la commedia tratta da Molière ''Sganarello medicosifaperdire'', scritta da suo figlio Mauro e Carlo Maria Pensa. La scelta del titolo non fu del tutto casuale: Macario aveva infatti da tempo espresso il desiderio di poter recitare Molière in un teatro tutto suo, tanto che fu spesso chiamato anche "Teatro Macario". Negli anni novanta il teatro fu poi diretto dall'attore Pier Giorgio Gili e alla sua morte fu convertito in una discoteca col nome di "Theatrò". In televisione fu tra i protagonisti di ''Carosello'', fino al suo congedo, che avvenne nel 1978. Nel 1974 fu protagonista della puntata di ''Milleluci'', con Mina e Raffaella Carrà, dedicata al genere del varietà. Nel 1975 fu protagonista di un varietà in televisione, ''Macario uno e due''. Nel 1978 la Rai gli tributò un altro varietà, ''Macario più'', sei puntate tra prosa e rivista in cui l'attore ripercorse le tappe della sua lunga carriera all'insegna di un umorismo gentile, immediato e popolare. Nel 1979 fu il protagonista per un mese dello spettacolo televisivo (Raidue) ''Buonasera con... Erminio Macario'', per la regia del figlio Mauro. === La morte === Macario con la moglie Giulia Dardanelli Durante l'ultima replica della sua ultima fatica teatrale, ''Oplà, giochiamo insieme'', Macario accusò un malessere che si scoprirà essere un sintomo di un tumore. Il 26 marzo 1980, Erminio Macario morì in una clinica torinese a 77 anni, assistito fino all'ultimo dalla moglie Giulia Dardanelli. I funerali avvennero in una chiesa gremita di gente, San Dalmazzo di via Garibaldi, a Torino, la mattina del 28 marzo 1980, e la salma venne immediatamente trasportata al Cimitero monumentale di Torino, dove ancora oggi riposa. Dopo la sua morte, il comico non fu apprezzabilmente valutato come si sarebbe dovuto, soprattutto dalla sua città. Non gli fu dedicata nessuna via, piazza o monumento se non, in recenti anni, soltanto dai vicini comuni periferici di Grugliasco e Trofarello. Nel 1993, poi, ne fu addirittura profanata la tomba. La rivisitazione della sua vita e delle sue opere fu soprattutto ad opera di moglie, figli, parenti e amici che nel 2002, in occasione del centenario della sua nascita, fondarono l'Associazione Culturale Erminio Macario "MacarioCult". * ''Sole'', regia di Alessandro Blasetti (1929) * ''Aria di paese'', regia di Eugenio De Liguoro (1933) * ''Imputato, alzatevi!'', regia di Mario Mattoli (1939) * ''Lo vedi come sei... lo vedi come sei?'', regia di Mario Mattoli (1939) * ''Il pirata sono io!'', regia di Mario Mattoli (1940) * ''Non me lo dire!'', regia di Mario Mattoli (1940) * ''Il chiromante'', regia di Oreste Biancoli (1941) * ''Il vagabondo'', regia di Carlo Borghesio (1941) * ''Il fanciullo del West'', regia di Giorgio Ferroni (1942) * ''La zia di Carlo'', regia di Alfredo Guarini (1943) * ''Macario contro Zagomar'', regia di Giorgio Ferroni (1944) * ''Il cinema delle meraviglie'', regia di Pietro Francisci (1945) * ''L'innocente Casimiro'', regia di Carlo Campogalliani (1945) * ''Come persi la guerra'', regia di Carlo Borghesio (1947) * ''L'eroe della strada'', regia di Carlo Borghesio (1948) * ''Come scopersi l'America'', regia di Carlo Borghesio (1949) * ''Il monello della strada'', regia di Carlo Borghesio (1950) * ''Adamo ed Eva'', regia di Mario Mattoli (1950) * ''Io, Amleto'', regia di Giorgio Simonelli (1952) * ''Agenzia matrimoniale'', regia di Giorgio Pàstina (1952) * ''La famiglia Passaguai fa fortuna'', regia di Aldo Fabrizi (1952) * ''Io, mia moglie e la vacca'' (''Ma femme, ma vache et moi''), regia di Jean-Devaivre (1952) * ''Carosello del varietà'', regia di Aldo Quinti e Aldo Bonaldi (1955) * ''Italia piccola'', regia di Mario Soldati (1957) * ''La cambiale'', regia di Camillo Mastrocinque (1959) * ''I quattro monaci'', regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1962) * ''Totò di notte n. 1'', regia di Mario Amendola (1962) * ''Uno strano tipo'', regia di Lucio Fulci (1962) * ''Lo smemorato di Collegno'', regia di Sergio Corbucci (1962) * ''I 4 tassisti'', regia di Giorgio Bianchi (1963) * ''I quattro moschettieri'', regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1963) * ''Avventura al motel'', regia di Renato Polselli (1963) * ''Il giorno più corto'', regia di Sergio Corbucci (1963) * ''Totò sexy'', regia di Mario Amendola (1963) * ''Totò contro i quattro'', regia di Steno (1963) * ''Il monaco di Monza'', regia di Sergio Corbucci (1963) * ''Lisa dagli occhi blu'', regia di Bruno Corbucci (1969) * ''Nel giorno del Signore'', regia di Bruno Corbucci (1970) * ''Il prode Anselmo e il suo scudiero'', regia di Bruno Corbucci (1973) * ''Il piatto piange'', regia di Paolo Nuzzi (1974) * ''Due sul pianerottolo'', regia di Mario Amendola (1976) La locandina della rivista ''Mondo allegro'' (1936) * ''Sei solo stasera'', di Giovanni Molasso (1924). * ''Senza complimenti'', di Giovanni Molasso (1924). * ''Il pupo giallo'', di Piero Mazzuccato (1924). * ''Vengo con questa mia'', di Piero Mazzuccato (1924). * ''Tam-Tam'', di Carlo Rota (1925). * ''Arcobaleno'', di Piero Mazzucato e Carlo Veneziani (1925). * ''Valigia delle indie'', di Ripp e Bel-Ami (1925). * ''Paese che vai'', di Erminio Macario ed Enrico M. Chiappo (1929). * ''Mondo allegro'', di Bel-Ami (1936) * ''Il piroscafo giallo'', di Erminio Macario, Ripp e Bel-Ami (1937). * ''Amleto, che ne dici?'', di Erminio Macario e Mario Amendola (1944). * ''Febbre azzurra'', di Mario Amendola (1944-'45). * ''Follie d'Amleto'', di Mario Amendola (1946) con Lia Origoni. * ''Le educande di San Babila'', di Mario Amendola (1948). * ''Ocklabama'', di Ruggero Maccari e Mario Amendola (1949). * ''La bisbetica sognata'', di Enrico Bassano (1950). * ''Votate per Venere'', di Orio Vergani e Dino Falconi (1951). * ''Pericolo rosa'', 1953 * ''Tutte donne meno io'', di Scarnicci e Tarabusi, 1954 * ''Made in Italy'' di Giovannini e Garinei con Macario e Wanda Osiris, 1955 * ''L'uomo si conquista la domenica'', di Ruggero Maccari e Mario Amendola (1956). * ''Non sparate alla cicogna'', di Ruggero Maccari e Mario Amendola (1957). * ''E tu, biondina'', di Ruggero Maccari e Mario Amendola (1958). * ''Chiamate Arturo 777'', di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi (1959). * ''Una storia in blue-jeans'' di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi, con Macario, Carlo Campanini, Valeria Fabrizi. (1960) * ''Undici sopra un ramo'', di Ernesto Caballo, * ''Masaniello'', commedia musicale con Macario, Nino Taranto, Miranda Martino ('62-'63) * ''Febbre azzurra'' di Mario Amendola (riedizione) 1965 * ''Le 6 mogli di Erminio VIII'', di Mario Amendola e Bruno Corbucci (1966). * ''Pop a tempo di beat'', di Raffaele Cile e Dino Mazzucco (1967)). * ''Miserie 'd Monsù Travet'', di Vittorio Bersezio (1970). * ''Bastian contrari'', di Vittorio Bersezio (1971). * ''Achille Ciabotto medico condotto'', di Mario Amendola e Bruno Corbucci (1971-'72). * ''Carlin Cerutti sarto per tutti'', di Mario Amendola e Bruno Corbucci (1974). * ''Due sul pianerottolo'', di Mario Amendola e Bruno Corbucci (1975-'76). * ''Anche le figlie di Maria portano i jeans'', di Mauro Macario (1978). * ''Oplà, giochiamo insieme'', di Mauro Macario (1979) === Edizioni home video === * Erminio Macario e altri, ''La rivista di Macario''. Torino: La Stampa, 2005-2006. - Collezione di libri e DVD comprendente: ** ''Macario sono io!'', di Erminio Macario ** ''Febbre azzurra'', di Erminio Macario, Mario Amendola, Pasquale Frustaci ** ''Oklabama'', di Erminio Macario, Ruggero Maccari, Carlo Rizzo ** ''E tu biondina'', sceneggiatura di Erminio Macario da una commedia di Mario Amendola e Ruggero Maccari. ''Follie d'Amleto'', commedia musicale di Erminio Macario e altri. ** ''Chiamate Arturo 777'', sceneggiatura di Erminio Macario, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi * Erminio Macario e altri, ''Tutto Macario : il teatro''. Roma: RAITrade, 2007. - Collezione di video in DVD, comprendente: ** ''La felicità 'd Monsù Guma'', regia di Massimo Scaglione; sceneggiatura di Federico Garelli; libera rielaborazione e adattamento televisivo di Belisario Randone. ''Il figlio di Gribuja'', regia di Massimo Scaglione; sceneggiatura da un canovaccio popolare cuneese rielaborato da Massimo Scaglione; ** ''Che quarantotto in casa Ciabotto'' di Mario Amendola, Bruno Corbucci ed Erminio Macario, regia di Vito Molinari . ''Le bastonate del servo'', di Erminio Macario ** ''Due sul pianerottolo'' di Mario Amendola, Bruno Corbucci ed Erminio Macario, regia di Vito Molinari; ** ''Stazione di servizio'' di Mario Amendola, Bruno Corbucci ed Erminio Macario, regia di Vito Molinari; ** ''Pautasso Antonio esperto di matrimonio'', di Mario Amendola, Bruno Corbucci ed Erminio Macario; ** ''Il gallo del cortile'', commedia in un atto di Mario Amendola, Bruno Corbucci ed Erminio Macario; ** ''Achille ciabotto medico condotto'', commedia in due atti di Mario Amendola, Bruno Corbucci ed Erminio Macario; ** ''Carlin Cerutti sarto per tutti'', di Mario Amendola, Bruno Corbucci ed Erminio Macario, regia di Vito Molinari. ''Il cuoco e il segretario'', sceneggiatura di Erminio Macario e Mario Amendola da una farsa di Eugène Scribe * Erminio Macario e altri, ''Tutto Macario: la rivista''. Milano: Fabbri; Roma: RAITrade, 2007 - Collezione di video in DVD, comprendente: ** ''E tu biondina'', regia di Vito Molinari; sceneggiatura di Erminio Macario da una commedia di Mario Amendola e Ruggero Maccari; musiche di Giovanni D'Anzi ** ''Oklabama'', regia di Vito Molinari; sceneggiatura di Erminio Macario, Ruggero Maccari, Carlo Rizzo; musiche di Castorina, Di Francesco, Trinca ** ''Febbre azzurra'', commedia musicale di Erminio Macario, Mario Amendola, Pasquale Frustaci, regia di Vito Molinari . ''Follie d'Amleto'', commedia musicale di Erminio Macario e altri, regia di Vito Molinari ** ''Chiamate Arturo 777'', sceneggiatura di Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, musiche di Mario Bertolazzi, regia di Vito Molinari ** ''La vedova allegra'' di Victor Léon e Leo Stein; adattamento televisivo di Mario Landi, Bruno Corbucci, Majolo; musiche di Franz Lehár; regia di Mario Landi * ''Il mondo con me'', rivista di Dino Falconi e Angelo Frattini, con Erminio Macario e la Compagnia di rivista di Milano, regia di Giulio Scarnicci, trasmessa il 22 ottobre 1953. * ''La vedova allegra'', di Leon e Stein, musica di Franz Lehár, regia di Mario Landi, trasmessa il 12 giugno 1955. * ''Carlo Alberto'', farsa con Carlo Campanini, Tatiana Farnese, Tonino Micheluzzi, Gilberto Mazzi, Vivi Gioi, Erminio Macario, Linda Sini, regia di Macario e Lino Procacci, trasmessa il 13 agosto 1959. === 33 giri === * 1971 – ''Le miserie 'd monssù Travet'' (Cetra, LPB 35039) * 1971 – ''Finestre sul Po'' (Cetra, LPB 35040) * 1973 – ''Le sei mogli di Erminio VIII'' (International Tv Record, 062) === 78 giri === * 1937 – ''Vidi il Danubio... (Non era blu)/Cose che capitano...'' (La voce del padrone, HN 1258) * 1940 – ''Camminando sotto la pioggia/Sempre Pierrot'' (Odeon, GO 20186) * 1941 – ''La gagarella del Biffi Scala/Duar (fa no el bauscia)'' (La voce del padrone, HN 1984) * 1941 – ''Il tamburo della banda D'Affori/La giava del tabacco)'' (La voce del padrone, HN 2020) === 45 giri === * 1971 – ''Lady Laura/Uomo solo'' (Italdisc, IT 222) * 1973 – ''Turin, Turin/La voce degli anni'' (Cetra, SP 1501) * 1976 – ''Sanremo Sanremo/La recita è finita'' (RCA Italiana, TPBO 1201) * 1979 – ''Ciao nonnino/Indovina, indovinello'' (Durium, Ld Al 8062) * ''Lo vedi come sei? - La parola a Macario'', Milano, Sonzogno, 1941 * ''Come nasce un comico'', Torino, Tipografia teatrale torinese, s.d. * ''Macario story'', Torino, Arti Grafiche Garino, 1971 * ''Teatro di Macario'', Torino, Tipografia teatrale torinese, 1980
Aeroporti in Italia
Mappa dei principali aeroporti italiani Gli '''aeroporti in Italia''' sono variamente distribuiti nelle varie regioni italiane, ed a ognuno di essi è assegnato un codice aeroportuale ICAO. Il nome, nel caso di aeroporti aperti al traffico civile, è quello della documentazione ufficiale prodotta dall'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile . Gli aeroporti sono raggruppati distinguendo tra quelli certificati dall'ENAC, presenti nelle liste ENAC e non presenti nelle liste ENAC. Il numero totale di aeroporti è 126. Questo elenco non comprende eliporti e idroscali anche se inclusi nelle liste ENAC. ''''''AbruzzoCalabriaCampaniaEmilia-RomagnaFriuli Venezia GiuliaLazioLiguriaLombardiaMarchePiemontePugliaSardegnaSiciliaToscanaTrentino-Alto AdigeUmbriaValle d'AostaVeneto
===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Pescara (PSR, LIBP) === Altri aeroporti ENAC === *Aeroporto di L'Aquila-Parchi (QAQ, LIAP) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Lamezia Terme (SUF, LICA) * Aeroporto di Reggio Calabria (REG, LICR) * Aeroporto di Crotone (CRV, LIBC) ===Altri Aeroporti=== *Aeroporto di Scalea (LICK) *Aeroporto ed eliporto militare di Vibo Valentia (LIBJ) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Napoli-Capodichino (NAP, LIRN) *Aeroporto di Salerno-Costa d'Amalfi (QSR, LIRI) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Capua (LIAU) === Militari autorizzati al traffico civile === * Aeroporto di Benevento-Olivola (LIRO) * Aeroporto di Caserta-Grazzanise (QTC, LIRM) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Bologna-Borgo Panigale (BLQ, LIPE) * Aeroporto di Parma (PMF, LIMP) * Aeroporto di Rimini-Miramare (RMI, LIPR) * Aeroporto di Forlì (FRL, LIPK) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Carpi-Budrione (LIDU) * Aeroporto di Ferrara-San Luca (LIPF) *Aeroporto di Lugo (LIDG) * Aeroporto di Modena (ZMO, LIPM) * Aeroporto di Pavullo nel Frignano (LIDP) *Aeroporto di Prati Vecchi d'Aguscello (LIDV) *Aeroporto di Ravenna (RAN, LIDR) * Aeroporto di Reggio Emilia (LIDE) ===Altri aeroporti=== * Aeroporto di Cervia-Pisignano (LIPC) * Aeroporto di Piacenza-San Damiano (LIMS) * Aeroporto di Poggio Renatico (LIVK) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari (TRS, LIPQ) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Udine-Campoformido (UD CAMPOFR, LIPD) * Aeroporto di Gorizia (LIPG) ===Altri aeroporti=== *Aeroporto di Aviano (AVB, LIPA) * Aeroporto di Casarsa (LIDK) * Aeroporto di Rivolto (RIV, LIPI) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Roma-Ciampino (CIA, LIRA) * Aeroporto di Roma-Fiumicino (FCO, LIRF) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Aquino (LIAQ) * Aeroporto di Guidonia (LIRG) * Aeroporto di Latina (QLT, LIRL) * Aeroporto di Rieti (QRT, LIQN) * Aeroporto di Roma-Urbe (LIRU) * Aeroporto di Viterbo (VTR, LIRV) ===Altri aeroporti=== * Aeroporto di Frosinone (QFR, LIRH) * Aeroporto di Furbara (LIAR) *Aeroporto di Pratica di Mare (LIRE) * Aeroporto di Roma-Centocelle (LIRC) ===Aeroporti certificati ENAC=== *Aeroporto Albenga-Riviera Airport (ALL, LIMG) *Aeroporto di Genova-Sestri (GOA, LIMJ) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Sarzana-Luni (QLP, LIQW) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Bergamo-Orio al Serio (BGY, LIME) * Aeroporto di Brescia-Montichiari (VBS, LIPO) * Aeroporto di Milano-Linate (LIN, LIML) * Aeroporto di Milano-Malpensa (MXP, LIMC) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Alzate Brianza (LILB) *Aeroporto di Bresso (LIMB) * Aeroporto di Calcinate del Pesce (LILC) * Aeroporto di Cremona-Migliaro (LILR) * Aeroporto di Mantova-Migliaretto (LIDM) * Aeroporto di Valbrembo (LILV) *Aeroporto di Varese-Venegono (QVA, LILN) * Aeroporto di Vergiate (LILG) * Aeroporto di Voghera-Rivanazzano (LILH) ===Altri aeroporti=== *Aeroporto di Brescia-Ghedi (LIPL) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Ancona-Falconara (AOI, LIPY) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Fano (IT-FAO, LIDF) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Cuneo-Levaldigi (CUF, LIMZ) * Aeroporto di Torino-Caselle (TRN, LIMF) * Aeroporto di Biella-Cerrione (BLX, LILE) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Alessandria (LILA) * Aeroporto di Casale Monferrato (LILM) * Aeroporto di Novi Ligure (LIMR) * Aeroporto di Torino-Aeritalia (LIMA) * Aeroporto di Vercelli (LILI) ===Altri aeroporti=== * Aeroporto di Cameri (LIMN) * Aeroporto di Venaria Reale (LILW) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Bari-Palese (BRI, LIBD) *Aeroporto di Brindisi-Casale (BDS, LIBR) *Aeroporto di Foggia (FOG, LIBF) * Aeroporto di Taranto-Grottaglie (TAR, LIBG) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Lecce-San Cataldo (LINL) ===Altri aeroporti=== *Aeroporto di Amendola (LIBA) *Aeroporto di Gioia del Colle (LIBV) * Aeroporto di Lecce-Galatina (LCC, LIBN) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Alghero-Fertilia (AHO, LIEA) * Aeroporto di Cagliari-Elmas (CAG, LIEE) * Aeroporto di Olbia-Costa Smeralda (OLB, LIEO) ===Altri aeroporti=== * Aeroporto di Decimomannu (DCI, LIED) * Aeroporto di Olbia-Venafiorita (LIEV) * Aeroporto di Oristano-Fenosu (FNU, LIER) * Aeroporto di Tortolì-Arbatax (TTB, LIET) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Catania-Fontanarossa (CTA, LICC) * Aeroporto di Comiso (CIY, LICB) * Aeroporto di Lampedusa (LMP, LICD) * Aeroporto di Palermo-Punta Raisi (PMO, LICJ) * Aeroporto di Pantelleria (PNL, LICG) * Aeroporto di Trapani-Birgi (TPS, LICT) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Palermo-Boccadifalco (LICP) ===Altri aeroporti=== *Aeroporto di Sigonella (NSY, LICZ) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Firenze-Peretola (FLR, LIRQ) * Aeroporto di Grosseto (GRS, LIRS) * Aeroporto di Marina di Campo (EBA, LIRJ) * Aeroporto di Pisa-San Giusto (PSA, LIRP) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Arezzo (LIQB) * Aeroporto di Lucca-Tassignano (LCV, LIQL) * Aeroporto di Massa-Cinquale (QMM, LILQ) * Aeroporto di Siena-Ampugnano (SAY, LIQS) ===Altri aeroporti=== * Aeroporto di Pontedera (LIAT) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Bolzano (BZO, LIPB) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Trento-Mattarello (LIDT) ===Altri aeroporti=== * Aeroporto di Dobbiaco (LIVD) ===Aeroporti certificati ENAC=== *Aeroporto di Perugia (PEG, LIRZ) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Foligno (LIAF) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Aosta (AOT, LIMW) ===Aeroporti certificati ENAC=== * Aeroporto di Treviso-Sant'Angelo (TSF, LIPH) *Aeroporto di Venezia-Marco Polo (VCE, LIPZ) * Aeroporto di Verona-Villafranca (VRN, LIPX) ===Altri aeroporti ENAC=== * Aeroporto di Asiago (LIDA) * Aeroporto di Belluno (BLX, LIDB) * Aeroporto di Legnago (LIDL) * Aeroporto di Padova (QPA, LIPU) * Aeroporto di Thiene (LIDH) * Aeroporto di Venezia-Lido (LIPV) * Aeroporto di Verona-Boscomantico (QBS, LIPN) ===Altri aeroporti=== *Aeroporto di Ca' Negra (LIDC) * Aeroporto di Cortina d'Ampezzo-Fiames (LIDI) *Aeroporto di Treviso-Istrana (LIPS)
Cronologia dei linguaggi di programmazione
Questo è un '''elenco cronologico dei linguaggi di programmazione''' per ordine di apparizione. Di ognuno viene riportato l'eventuale predecessore, l'anno in cui è apparso, il nome del linguaggio stesso, l'autore e, in alcuni casi, l'azienda dove è stato sviluppato.
Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i circa 1837 ''Analytical Engine order code'' Charles Babbage e Ada Lovelace − 1943-5 Plankalkül (concetto) Konrad Zuse − 1943-6 ENIAC coding system John von Neumann, John Mauchly, J. Presper Eckert, Herman Goldstine alla maniera di Alan Turing − 1946 ENIAC Short Code Richard Clippinger, John von Neumann alla maniera di Alan Turing ENIAC coding system 1946 Von Neumann e Goldstine graphing system (notazione) John von Neumann e Herman Goldstine ENIAC coding system 1947 ARC Assembly Kathleen Booth ENIAC coding system 1948 CPC Coding scheme Howard H. Aiken Analytical Engine order code 1948 Curry notation system Haskell Curry ENIAC coding system 1949 Brief Code John Mauchly e William F. Schmitt ENIAC Short Code 1949 C-10 Betty Holberton ENIAC Short Code 1949 Seeber coding scheme (concetto) Robert Seeber CPC Coding scheme Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i 1950 Short Code William F Schmidt, A.B. Tonik, J.R. Logan Brief Code 1950 Birkbeck Assembler Kathleen Booth ARC 1951 Superplan Heinz Rutishauser Plankalkül 1951 ALGAE Edward A Voorhees e Karl Balke − 1951 Intermediate linguaggio di programmazione Arthur Burks Short Code 1951 Regional Assembly Language Maurice Wilkes EDSAC 1951 Boehm unnamed coding system Corrado Böhm Aiken CPC system 1951 Klammerausdrücke Konrad Zuse Plankalkül 1951 OMNIBAC Symbolic Assembler Charles Katz Short Code 1951 Stanislaus (notazione) Fritz Bauer − 1951 Whirlwind assembler Charles Adams e Jack Gilmore al MIT Project Whirlwind EDSAC 1951 Rochester assembler Nat Rochester EDSAC 1951 Sort Merge Generator Betty Holberton − 1952 A-0 Grace Hopper C-10 e Short Code 1952 Autocode Alick Glennie alla maniera di Alan Turing Aiken CPC 1952 Editing Generator Milly Koss SORT/MERGE 1952 COMPOOL RAND/SDC − 1953 Speedcoding John W. Backus − 1953 READ/PRINT Don Harroff, James Fishman, George Ryckman − 1954 Laning e Zierler system Laning, Zierler, Adams al MIT Project Whirlwind − 1954 Mark I Autocode Tony Brooker Glennie Autocode 1954-1955 Fortran (concetto) Team condotto da John W. Backus alla IBM Speedcoding 1954 ARITH-MATIC Team condotto da Grace Hopper all'UNIVAC A-0 1954 MATH-MATIC Team condotto da Charles Katz A-0 1954 MATRIX MATH H G Kahrimanian − 1954 IPL I (concetto) Allen Newell, Cliff Shaw, Herbert Simon − 1955 FLOW-MATIC Team condotto da Grace Hopper all'UNIVAC A-0 1955 BACAIC M. Grems e R. Porter 1955 PACT I SHARE FORTRAN, A-2 1955-6 Sequentielle Formelübersetzung Fritz Bauer e Karl Samelson Boehm 1955-6 IT Team condotto da Alan Perlis Laning e Zerler 1955 PRINT IBM 1958 IPL II (implementazione) Allen Newell, Cliff Shaw, Herbert Simon IPL I 1956-1958 Lisp (concetto) John McCarthy IPL 1957 COMTRAN Bob Bemer FLOW-MATIC 1957 FORTRAN "I" (implementazione) John W. Backus all'IBM FORTRAN 0 1957-1958 UNICODE Remington Rand UNIVAC MATH-MATIC 1957 COMIT (concetto) − 1958 FORTRAN II Team condotto da John W. Backus all'IBM FORTRAN I 1958 ALGOL 58 (IAL) ACM/GAMM FORTRAN, IT e Sequentielle Formelübersetzung 1958 IPL V Allen Newell, Cliff Shaw, Herbert Simon IPL II 1959 FACT Fletcher R. Jones, Roy Nutt, Robert L. Patrick − 1959 COBOL (concetto) The CODASYL Committee FLOW-MATIC, COMTRAN, FACT 1959 JOVIAL Jules Schwartz al System Development Corporation ALGOL 58 1959 Lisp (implementazione) John McCarthy IPL 1959 TRAC (concetto) Mooers Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i 1960 ALGOL 60 ALGOL 58 1960 COBOL 61 (implementazione) The CODASYL Committee FLOW-MATIC, COMTRAN 1961 COMIT (implementazione) − 1962 FORTRAN IV FORTRAN II 1962 APL (concetto) Iverson − 1962 MAD Arden ed altri ALGOL 58 1962 Simula (concetto) ALGOL 60 1962 SNOBOL Griswold ed altri FORTRAN II, COMIT 1963 CPL Barron, Strachey ed altri ALGOL 60 1963 SNOBOL3 Griswold ed altri SNOBOL 1963 ALGOL 68 (concetto) van Wijngaarden ed altri ALGOL 60 1963 JOSS I Cliff Shaw, RAND ALGOL 58 1964 MIMIC H. E. Petersen ed altri MIDAS 1964 COWSEL Burstall, Popplestone CPL, Lisp 1964 PL/I (concetto) IBM ALGOL 60, COBOL, FORTRAN 1964 BASIC Kemeny e Kurtz FORTRAN II, JOSS 1964 IBM RPG IBM FARGO 1964 Mark-IV Informatics 1964 Speakeasy-2 Stanley Cohen all'Argonne National Laboratory Speakeasy 1964 TRAC (implementazione) Mooers 1964? IITRAN 1965 TELCOMP BBN JOSS 1966 JOSS II Chuck Baker, RAND JOSS I 1966 ALGOL W Niklaus Wirth, C. A. R. Hoare ALGOL 60 1966 FORTRAN 66 FORTRAN IV 1966 ISWIM Landin Lisp 1966 CORAL66 ALGOL 60 1967 BCPL Richards CPL 1967 MUMPS Massachusetts General Hospital FORTRAN, TELCOMP 1967 APL (implementazione) Iverson − 1967 SIMULA 67 (implementazione) Dahl, Myhrhaug e Nygaard alla Norsk Regnesentral ALGOL 60 1967 Interlisp D.G. Bobrow e D.L. Murphy Lisp 1967 SNOBOL4 Griswold ed altri SNOBOL3 1967 XPL W. M. McKeeman ed altri all'Università della California, Santa Cruz. J. J. Horning ed altri alla Stanford University PL/I 1968 ALGOL 68 (UNESCO/IFIP standard) A. van Wijngaarden, B.J. Mailloux, J.E.L. Peck e Cornelis H. A. Koster ed altri ALGOL 60 1968 POP-1 Burstall, Popplestone COWSEL 1968 DIBOL-8 DEC DIBOL 1968 FORTH (concetto) Moore 1968 LOGO Papert Lisp 1968 MAPPER Unisys CRT RPS 1968 Refal (implementazione) Valentin Turchin − 1969 PL/I (implementazione) IBM ALGOL 60, COBOL, FORTRAN 1969 B Ken Thompson, con il contributo di Dennis Ritchie BCPL 1969 PPL Thomas A. Standish all'Università di Harvard 1969 SETL Jack Schwartz al Courant Institute of Mathematical Sciences 1969 TUTOR Università dell'Illinois a Urbana-Champaign Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i 1970? FORTH (implementazione) Moore 1970 POP-2 POP-1 1970 Pascal Wirth, Jensen ALGOL 60, ALGOL W 1971 Sue Holt ed altri all'Università di Toronto Pascal, XPL 1972 Smalltalk Xerox PARC SIMULA 67 1972 PL/M Kildall al Digital Research PL/I, ALGOL, XPL 1972 C Dennis Ritchie B, BCPL, ALGOL 68 1972 INTERCAL Don Woods e James M. Lyon − 1972 Prolog Colmerauer 2-level W-Grammar 1973 COMAL Christensen, Løfstedt Pascal, BASIC 1973 ML Robin Milner 1973 LIS Ichbiah ed altri al CII Honeywell Bull Pascal, Sue 1973 Speakeasy-3 Stanley Cohen, Steven Pieper all'Argonne National Laboratory Speakeasy-2 1974 GRASS DeFanti BASIC 1974 BASIC FOUR MAI BASIC Four Inc. Business BASIC 1975 ABC Leo Geurts e Lambert Meertens SETL 1975 Scheme Sussman, Steele Lisp 1975 Altair BASIC Gates, Allen BASIC 1975 CS-4 Miller, Brosgol ed altri all'Intermetrics ALGOL 68, BLISS, ECL, HAL 1975 Modula Wirth Pascal 1976 Smalltalk-76 Xerox PARC Smalltalk-72 1976 Ratfor Kernighan C, FORTRAN 1976 S John Chambers ai Bell Laboratories APL, PPL, Scheme 1977 FP John Backus − 1977 Bourne shell (''sh'') Bourne − 1977 IDL David Stern of Research Systems Inc Fortran 1977 Standard MUMPS MUMPS 1977 Icon (concetto) Griswold SNOBOL 1977 Green Ichbiah ed altri al CII Honeywell Bull per US Dept of Defense ALGOL 68, LIS 1977 Red Brosgol ed altri all'Intermetrics per US Dept of Defense ALGOL 68, CS-4 1977 Blue Goodenough ed altri al SofTech per US Dept of Defense ALGOL 68, 1977 Yellow Spitzen ed altri al SRI International per US Dept of Defense ALGOL 68, 1978? MATLAB Moler all'Università di New Mexico − 1978? SMALL Brownlee all'Università di Auckland Algol60 1978 SQL aka ''structured query language'' IBM Ingres 1978 VisiCalc Bricklin, Frankston marketed by VisiCorp − 1979 Modula-2 Wirth Modula 1979 REXX Cowlishaw PL/I, BASIC, EXEC 2 1979 Awk Aho, Weinberger, Kernighan C, SNOBOL 1979 Icon (implementazione) Griswold SNOBOL 1979 Vulcan dBase-II Ratliff − Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i 1980 C with classes Stroustrup C, SIMULA 67 1980-1981 CBASIC Gordon Eubanks BASIC, Compiler Systems, Digital Research 1982? Speakeasy-IV Stanley Cohen ed altri alla Speakeasy Computing Corporation Speakeasy-3 1982 Objective-C Brad Cox Smalltalk, C 1983 GW-BASIC Microsoft IBM BASICA 1983 Ada CII Honeywell Bull Green 1983 C++ Stroustrup C with Classes 1983 True BASIC Kemeny, Kurtz al Dartmouth College BASIC 1983 occam David May EPL 1983? ABAP SAP AG COBOL 1984? Korn shell (''ksh'') David Korn sh 1984 RPL Hewlett-Packard Forth, Lisp 1984 Standard ML ML 1984 CLIPPER Nantucket dBase 1984 Common Lisp Guy L. Steele, Jr. e many others Lisp 1984 Redcode Alexander Dewdney e D.G. Jones 1984 OPL PSION 1985 Object Pascal Apple Computer Pascal 1985 PARADOX Borland dBase 1985 PostScript Warnock InterPress 1985 QuickBASIC Microsoft BASIC 1986 GFA BASIC Frank Ostrowski BASIC 1986 Miranda David Turner all'Università del Kent 1986 LabVIEW National Instruments 1986 Eiffel Meyer SIMULA 67 1986 Informix-4GL Informix 1986 PROMAL C 1986 CorVision Cortex INFORM 1987 Self (concetto) Sun Microsystems Inc. Smalltalk 1987 occam 2 David May e INMOS occam 1987 HyperTalk Apple − 1987 Perl Wall C, sed, awk, sh 1987 Oberon Wirth Modula-2 1987 Erlang Joe Armstrong e others in Ericsson Prolog 1987 Mathematica Wolfram Research − 1987 Turbo Basic Robert 'Bob' Zale BASIC/Z 1988 Octave MATLAB 1988 Tcl Ousterhout Awk, Lisp 1988 STOS BASIC François Lionet e Constantin Sotiropoulos BASIC 1988 Object REXX Simon C. Nash REXX 1988 SPARK Bernard A. Carré Ada 1988 A+ Arthur Whitney APL 1989 Turbo Pascal OOP Hejlsberg alla Borland Turbo Pascal, Object Pascal 1989 Modula-3 Cardeli, et al. DEC e Olivetti Modula-2 1989 PowerBASIC Robert 'Bob' Zale Turbo Basic 1989 VisSim Peter Darnell, Visual Solutions Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i 1990 AMOS BASIC François Lionet e Constantin Sotiropoulos STOS BASIC 1990 Object Oberon H Mössenböck, J Templ, R Griesemer Oberon 1990 J Iverson, R. Hui all'Iverson Software APL, FP 1990 Haskell Miranda 1990 EuLisp Common Lisp, Scheme 1991 Oberon-2 Hanspeter Mössenböck, Wirth Object Oberon 1991 Python Van Rossum ABC, ALGOL 68, Icon, Modula-3 1991 Oz Gert Smolka e i suoi studenti Prolog 1991 Q Albert Gräf 1991 Visual Basic Alan Cooper, venduto alla Microsoft QuickBASIC 1992 Borland Pascal Turbo Pascal OOP 1992 Dylan vari sviluppatori alla Apple Computer Common Lisp, Scheme 1993? Z shell (''zsh'') ksh 1993? Self (implementazione) Sun Microsystems Inc. Smalltalk 1993 Brainfuck Urban Müller − 1993 FALSE Wouter van Oortmerssen Forth 1993 Revolution Transcript HyperTalk 1993 AppleScript Apple HyperTalk 1993 K Arthur Whitney APL, Lisp 1993 Ruby Yukihiro Matsumoto Smalltalk, Perl 1993 Lua Roberto Ierusalimschy ed altri al Tecgraf, PUC-Rio Lua 1993 ZPL Chamberlain ed altri all'Università di Washington C 1993 NewtonScript Walter Smith Self, Dylan 1994 ANSI Common Lisp Common Lisp 1994 PHP Rasmus Lerdorf Perl 1994 Pike Fredrik Hübinette et al. all'Università di Linköping LPC, C, µLPC 1994 ANS Forth Elizabeth Rather, et al. Forth 1995 Borland Delphi Anders Hejlsberg alla Borland Borland Pascal 1995 ColdFusion (CFML) Allaire 1995 Java James Gosling alla Sun Microsystems C, SIMULA67 OR C++, Smalltalk, Ada 83, Objective-C 1995 LiveScript Brendan Eich alla Netscape Self, C 1995 SQL Michael Widenius e David Axmark C, C++ 1995 Ada 95 Tucker Taft Ada 83 1996 Curl David Kranz, Steve Ward, Chris Terman al MIT Lisp, C++, Tcl/Tk, TeX, HTML 1996 JavaScript Brendan Eich alla Netscape LiveScript 1996 Perl Data Language (PDL) Karl Glazebrook, Jarle Brinchmann, Tuomas Lukka, e Christian Soeller APL, Perl 1996 R Robert Gentleman e Ross Ihaka S 1996 NetRexx Cowlishaw REXX 1996 Lasso Blue World Communication 1996 SuperCollider James McCartney 1997 Component Pascal Oberon microsystems, Inc Oberon-2 1997 E Mark S. Miller Joule, Original-E 1997 Pico Libera Università di Bruxelles Scheme 1997 Squeak Smalltalk Alan Kay ed altri alla Apple Computer Smalltalk-80, Self 1997 ECMAScript ECMA TC39-TG1 JavaScript 1997 F-Script Philippe Mougin Smalltalk, APL, Objective-C 1997 ISLISP ISO Standard ISLISP Common Lisp 1997 Tea Jorge Nunes Java, Scheme, Tcl 1997 REBOL Carl Sassenrath, Rebol Technologies Self, Forth, Lisp, Logo 1998 Standard C++ ANSI/ISO Standard C++ C++, Standard C 1998 Open Source Erlang Ericsson Erlang 1998 PIKT Robert Osterlund (all'Università di Chicago) AWK, Perl, Unix shell 1999 XSLT (+ XPath) W3C, James Clark DSSSL 1999 Game Maker Language (GML) Mark Overmars Game Maker Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i 2000 Join Java G Stewart von Itzstein Java 2000 Joy von Thun FP, Forth 2000 D Walter Bright al Digital Mars C, C++, C#, Java 2000 XL Christophe de Dinechin Ada, C++, Lisp 2000 C# Anders Hejlsberg per Microsoft (ECMA) C, C++, Java, Delphi, Modula-2 2000 Ferite Chris Ross C, C++, Java, PHP, Python, Ruby, Scheme 2001 AspectJ Xerox PARC Java 2001 Visual Basic .NET Microsoft Visual Basic 2002 Io Steve Dekorte Self, NewtonScript 2003 Nemerle Università di Breslavia C#, ML, MetaHaskell 2003 Factor Slava Pestov Joy, Forth, Lisp 2003 Scala Martin Odersky Smalltalk, Java, Haskell, Standard ML, OCaml 2003 Squirrel Alberto Demichelis Lua 2004 Subtext Jonathan Edwards − 2004 Boo Rodrigo B. de Oliveira Python, C# 2004 Groovy James Strachan Java 2005 F# Don Syme alla Microsoft Research Objective Caml, C#, Haskell 2005 Seed7 Thomas Mertes − 2006 Links Philip Wadler, Università di Edinburgh Haskell 2006 Kite Mooneer Salem − 2006 Windows PowerShell Microsoft C#, ksh, Perl, CL, DCL, SQL 2007 Fan Brian Frank, Andy Frank C#, Scala, Ruby, Erlang 2007 Vala GNOME C# 2007 Clojure Rich Hickey Lisp, ML, Haskell, Erlang 2007 Oberon-07 Wirth Oberon 2007 Ada 2005 Ada Rapporteur Group Ada 95 2008 Nimrod Andreas Rumpf Lisp, Python, C 2009 Go Google C, Oberon, Limbo Anno Nome Team di programmatori Predecessore/i 2010 Chapel Cray Inc. HPF, ZPL 2011 Ceylon Gavin King e il suo team per conto di Red Hat Java 2011 DART Google Java, JavaScript 2011 Elm Evan Czaplicki Haskell, Standard ML, OCaml, F# 2011 Kotlin JetBrains Java, Scala, Groovy, C#, Gosu 2011 C++11 C++ ISO/IEC 14882:2011 C++, Standard C, C 2011 Red Nenad Rakocevic Rebol, Scala, Lua 2012 Rust Inizialmente Graydon Hoare, poi i Rust Project Developers, finanziati dalla Mozilla Foundation Alef, C++, Camlp4, Common Lisp, Erlang, Hermes, Limbo, Napier, Napier88, Newsqueak, NIL, Sather, Standard ML 2012 Elixir José Valim Erlang, Ruby, Clojure 2012 TypeScript Anders Hejlsberg, Microsoft JavaScript, CoffeeScript 2012 Julia Jeff Bezanson, Stefan Karpinski, Viral Shah, Alan Edelman, MIT MATLAB, Lisp, C, Fortran, Mathematica (strictly its Wolfram Language), Python, Perl, R, Ruby, Lua 2012 Ada 2012 ARA e Ada Europe Ada 2005, ISO/IEC 8652:1995/Amd 1:2007 2014 Hack Facebook PHP 2014 Swift Apple Inc. Objective-C, Rust, Haskell, Ruby, Python, C#, CLU 2014 C++14 C++ ISO/IEC 14882:2014 C++, Standard C, C
Egon Pearson
È stato un importante statistico, figlio dell'ancora più celebre statistico Karl Pearson e di Maria Sharpe, con una sorella di tre anni maggiore e una di tre anni minore .
Frequenta prima la ''Dragon School Oxford'' (dal 1907 al 1909) e poi il Winchester College, dove conseguì il ''graduate'' nel 1914. Nel 1914, per via di problemi di salute (anche al cuore) evita il reclutamento per la Prima guerra mondiale, e comincia lo studio della matematica al ''Trinity College di Cambridge''; a causa di un'influenza non riesce a studiare fino alla fine dell'anno accademico. Dopo questo primo anno lascia il Trinity College per lavorare all'Ammiragliato e al Ministero della Navigazione. Nel 1919, conseguito il ''first degree'', si interessa di astronomia ed in particolare di fisica solare, ma si rivolge poi alla statistica in seguito alla frequenza di corsi sulla teoria degli errori. Dal 1921 lavora presso il Dipartimento di statistica applicata dell'University College di Londra (dipartimento fondato da suo padre nel 1911). Nel 1924 diventa ''assistant editor'' di ''Biometrika''. Il 1925 è l'anno di svolta, in quanto grazie al ''Rockefeller Research Fellowship'' per gli anni 1925-1927 Jerzy Neyman svolge il primo anno al dipartimento di statistica applicata (il secondo a Parigi), e inizia l'amicizia tra Egon Pearson e Jerzy Neyman. Nello stesso periodo comincia ad avere scambi epistolari con William Sealy Gosset. Grazie anche a questi importanti contatti sviluppa con Neyman tra il 1926 e 1933 l'approccio detto appunto di "Neyman-Pearson" (con la pubblicazione di ''On the Problem of the Most Efficient Tests of Statistical Hypotheses'' nel 1933). I suoi contributi nell'ambito della ''robustezza statistica'' sono influenzati dalla corrispondenza con Gosset, e facilitati dalle simulazioni rese possibili dalle tavole di numeri casuali pubblicati da Tipett tra il 1925 e il 1927. Nel 1931 visita gli Stati Uniti e tiene dei corsi nello Iowa, oltre a discutere con Walter A. Shewhart di controllo della qualità; stimoli che lo porteranno a fondare la ''Industrial and Agricultural Research Section'' della ''Royal Statistical Society''. Svolse un importante ruolo nella ricerca applicata all'agricoltura e all'industria; contribuì in modo significativo all'attività del British Standards Institution, nonché allo sviluppo dell'utilizzo del controllo di qualità; diventò uno dei fondatori della Società di Ricerca Operativa britannica (1948). Nel 1934 si sposa con Eileen, con la quale avrà due figlie. Dopo la morte di suo padre (nel 1936) revisiona le sue tavole statistiche (''Tables for Statisticians and Biometricians'', del 1914), lavoro molto impegnativo cominciato assieme a H.O.Hartley, e che vedrà pubblicato il primo volume solo nel 1954 e il secondo nel 1972. I nuovi impegni familiari e la morte di suo padre allontanano in parte Egon Pearson dalla ricerca. Durante la Seconda guerra mondiale lavora per l'''Ordinance Board'' per l'analisi statistica di dati riguardanti i danni ai velivoli da guerra e temi similari. L'ambiente di lavoro migliora nettamente quando nel 1943 Ronald Fisher lascia l'istituzione (per andare successivamente a Cambridge), e si attenuano così le tensioni legate al fatto che R. A. Fisher era acerrimo avversario di suo padre Karl Pearson. Nel 1949 sua moglie muore di polmonite, colpendolo fortemente nei sentimenti. Divenne direttore del Dipartimento di Statistica all'University College di Londra, incarico che mantenne fino al 1961. Cessa di essere ''managing editor'' di ''Biometrika'' nel 1966. * ''On the Use and Interpretation of certain Test Criteria for the Purposes of Statistical Inference'' (coautore Jerzy Neyman in Biometrika, 1928) * ''The History of statistics in the XVIIth and XVIIIth centuries'' (1929). Versione commentata di un ciclo di conferenze di suo padre * ''On the Problem of the Most Efficient Tests of Statistical Hypotheses'' (coautore Jerzy Neyman, 1933) * ''Karl Pearson: an appreciation of some aspects of his life and work'' (1938) * ''Selected papers'' (1966) * ''Studies in the history of statistics and probability'' (1969, coautore Maurice George Kendall)
Prefissi telefonici internazionali
Prefissi telefonici internazionali Questo è un elenco dei '''prefissi telefonici internazionali''' di diversi paesi. I numeri sono assegnati dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni nello standard E.164.
* +1 ** Stati Uniti d'America e suoi territori ** Canada ** Molti, ma non tutti gli Stati caraibici. Ognuno di questi stati ha un differente prefisso di area (''area code'' in inglese): *** +1 242: Bahamas *** +1 246: Barbados *** +1 264: Anguilla *** +1 268: Antigua e Barbuda *** +1 284: Isole Vergini britanniche *** +1 345: Isole Cayman *** +1 441: Bermuda *** +1 473: Grenada *** +1 649: Isole Turks e Caicos *** +1 664: Montserrat *** +1 721: Sint Maarten *** +1 758: Saint Lucia *** +1 767: Dominica *** +1 784: Saint Vincent e Grenadine *** +1 787: Porto Rico *** +1 809, +1 829, +1 849: Repubblica Dominicana *** +1 868: Trinidad e Tobago *** +1 869: Saint Kitts e Nevis *** +1 876: Giamaica * +20: Egitto * +210: riservato al Marocco * +211: Sudan del Sud * +212: Marocco * +213: Algeria * +214: riservato all'Algeria * +215: riservato all'Algeria * +216: Tunisia * +217: riservato alla Tunisia * +218: Libia * +219: riservato alla Libia * +220: Gambia * +221: Senegal * +222: Mauritania * +223: Mali * +224: Guinea * +225: Costa d'Avorio * +226: Burkina Faso * +227: Niger * +228: Togo * +229: Benin * +230: Mauritius * +231: Liberia * +232: Sierra Leone * +233: Ghana * +234: Nigeria * +235: Ciad * +236: Repubblica Centrafricana * +237: Camerun * +238: Capo Verde * +239: São Tomé e Príncipe * +240: Guinea Equatoriale * +241: Gabon * +242: Repubblica del Congo (Brazzaville) * +243: Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa, precedentemente detta Zaire) * +244: Angola * +245: Guinea-Bissau * +246: Diego Garcia * +247: Isola Ascensione * +248: Seychelles * +249: Sudan * +250: Ruanda * +251: Etiopia * +252: Somalia * +253: Gibuti * +254: Kenya * +255: Tanzania * +256: Uganda * +257: Burundi * +258: Mozambico * +259: Zanzibar – mai implementato (vedi +255 Tanzania) * +260: Zambia * +261: Madagascar * +262: Riunione e Mayotte * +263: Zimbabwe * +264: Namibia * +265: Malawi * +266: Lesotho * +267: Botswana * +268: eSwatini * +269: Comore * +27: Sudafrica * +290: Sant'Elena * +291: Eritrea * +295: dismesso (era assegnato a San Marino, che ora usa +378) * +297: Aruba * +298: Isole Fær Øer * +299: Groenlandia * +30: Grecia * +31: Paesi Bassi * +32: Belgio * +33: Francia * +34: Spagna * +350: Gibilterra * +351: Portogallo * +352: Lussemburgo * +353: Irlanda * +354: Islanda * +355: Albania * +356: Malta * +357: Cipro * +358: Finlandia * +359: Bulgaria * +36: Ungheria * +37: era usato dalla Repubblica Democratica Tedesca. In tali regioni si usa adesso il codice +49 della Germania riunificata ** +370: Lituania ** +371: Lettonia ** +372: Estonia ** +373: Moldavia ** +374: Armenia ** +375: Bielorussia ** +376: Andorra ** +377: Principato di Monaco ** +378: San Marino ** +379: assegnato a Città del Vaticano, ma non attivato (viene invece usato +39 06, il prefisso di Roma) * +38: era usato dalla Jugoslavia ** +380: Ucraina ** +381: Serbia ** +382: Montenegro ** +383: Kosovo ** +385: Croazia ** +386: Slovenia ** +387: Bosnia ed Erzegovina ** +388: Spazio di numerazione telefonica europeo – Servizi Europei ** +389: Macedonia del Nord * +39: Italia * +40: Romania * +41: Svizzera * +42: era usato dalla Cecoslovacchia ** +420: Repubblica Ceca ** +421: Slovacchia ** +423: Liechtenstein * +43: Austria * +44: Regno Unito * +45: Danimarca * +46: Svezia * +47: Norvegia * +48: Polonia * +49: Germania * +500: Isole Falkland * +501: Belize * +502: Guatemala * +503: El Salvador * +504: Honduras * +505: Nicaragua * +506: Costa Rica * +507: Panama * +508: Saint-Pierre e Miquelon * +509: Haiti * +51: Perù * +52: Messico * +53: Cuba * +54: Argentina * +55: Brasile * +56: Cile * +57: Colombia * +58: Venezuela * +590: Guadalupa * +591: Bolivia * +592: Guyana * +593: Ecuador * +594: Guyana francese * +595: Paraguay * +596: Martinica * +597: Suriname * +598: Uruguay * +599: era usato dalle Antille Olandesi ora divise in: ** +599 3: Sint Eustatius ** +599 4: Saba ** +599 5: precedentemente era Sint Maarten (ora è +1 721) ** +599 7: Bonaire ** +599 9: Curaçao * +60: Malaysia * +61: Australia * +62: Indonesia * +63: Filippine * +64: Nuova Zelanda * +65: Singapore * +66: Thailandia * +670: Timor Est – era assegnato alle Isole Marianne Settentrionali, che ora usano il prefisso +1 * +671: era assegnato a Guam, che ora usa il prefisso +1 * +672: Territori Australiani Esterni: Antartide, Isola del Natale, Isole Cocos e Isola Norfolk * +673: Brunei * +674: Nauru * +675: Papua Nuova Guinea * +676: Tonga * +677: Isole Salomone * +678: Vanuatu * +679: Figi * +680: Palau * +681: Wallis e Futuna * +682: Isole Cook * +683: Niue * +684: era assegnato a Samoa Americane, che ora usano il prefisso +1 * +685: Samoa * +686: Kiribati, Isola Gilbert * +687: Nuova Caledonia * +688: Tuvalu, Isole Ellice * +689: Polinesia francese * +690: Tokelau * +691: Stati Federati di Micronesia * +692: Isole Marshall * +7 Russia, Kazakistan * +800: International Freephone * +808: riservato per Shared Cost Services * +81: Giappone * +82: Corea del Sud * +84: Vietnam * +850: Corea del Nord * +852: Hong Kong * +853: Macao * +855: Cambogia * +856: Laos * +86: Cina * +870: Servizio Inmarsat "SNAC" * +875: riservato per il Servizio Mobile Marittimo * +876: riservato per il Servizio Mobile Marittimo * +877: riservato per il Servizio Mobile Marittimo * +878: Universal Personal Telecommunications services * +879: riservato per il Servizio Mobile Marittimo * +880: Bangladesh * +881: Mobile Satellite System * +882: International Networks * +883: International Networks (es. iNum) * +886: Taiwan * +90: Turchia * +91: India * +92: Pakistan * +93: Afghanistan * +94: Sri Lanka * +95: Birmania * +960: Maldive * +961: Libano * +962: Giordania * +963: Siria * +964: Iraq * +965: Kuwait * +966: Arabia Saudita * +967: Yemen * +968: Oman * +969: era usato dalla Repubblica Democratica dello Yemen, ora unificata con lo Yemen (+967) * +970: Palestina * +971: Emirati Arabi Uniti * +972: Israele * +973: Bahrein * +974: Qatar * +975: Bhutan * +976: Mongolia * +977: Nepal * +979: International Premium Rate Service * +98: Iran * +991: International Telecommunications Public Correspondence Service trial (ITPCS) * +992: Tagikistan * +993: Turkmenistan * +994: Azerbaigian * +995: Georgia * +996: Kirghizistan * +998: Uzbekistan
Lingua esperanto
L''''esperanto''' è una lingua artificiale, sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall'oculista polacco di origini ebraiche Ludwik Lejzer Zamenhof. È la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali . Presentata nel ''Primo Libro'' come ''Lingvo Internacia'' , prese in seguito il nome ''esperanto'' dallo pseudonimo di "Doktoro Esperanto", utilizzato dal suo inventore. Scopo della lingua è di far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice, ma espressiva, appartenente all'umanità e non a un popolo. Un effetto di ciò sarebbe quello di proteggere gli idiomi "minori", altrimenti condannati all'estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti. Per questo motivo l'esperanto è stato ed è spesso protagonista di dibattiti riguardanti la cosiddetta democrazia linguistica. Le regole della grammatica dell'esperanto sono state scelte da quelle di varie lingue studiate da Zamenhof, affinché fossero semplici da imparare e nel contempo potessero dare a questa lingua la stessa espressività di una lingua etnica; esse non prevedono eccezioni. Anche i vocaboli derivano da idiomi preesistenti, alcuni da lingue non indoeuropee come il giapponese, ma in gran parte da latino, lingue romanze , lingue germaniche e lingue slave . Vari studi hanno dimostrato che si tratta di una lingua semplice da imparare anche da autodidatti e in età adulta, per via delle forme regolari, mentre altri dimostrano come dei ragazzi che hanno studiato l'esperanto apprendano più facilmente un'altra lingua straniera. Lo studio di due anni di esperanto nelle scuole come propedeutico a una lingua straniera viene detto "metodo Paderborn" perché la sua efficacia è stata dimostrata nell'università tedesca di Paderborn. L'espressività dell'esperanto, simile a quella delle lingue naturali, è dimostrata dalla traduzione di opere di notevole spessore letterario. La cultura originale esperantista ha prodotto e produce in tutte le arti: dalla poesia e la prosa fino al teatro e alla musica. La logica con cui è stata creata minimizza l'ambiguità, per cui si presta a essere usata in informatica, nel ramo della linguistica computazionale, per il riconoscimento automatico del linguaggio. La tradizione dell'esperanto in Polonia e in Croazia è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale. Ci sono proposte per usare l'esperanto come lingua franca per i lavori nel Parlamento europeo, principalmente per motivi economici o per evitare che si vada verso una o più lingue nazionali. Tuttavia finora l'Unione europea giustifica l'attuale politica multilinguista che prevede l'uso di 24 lingue ufficiali, per motivi di trasparenza, non senza critiche da parte di chi sospetta che tale politica stia in realtà portando verso il solo inglese o, al più, al trilinguismo.
L'assunto di Zamenhof è che l'assenza o difficoltà di dialogo dovuta alle differenze linguistiche crea incomprensioni, ed è stata causa di violenza più volte nel corso della storia. Egli chiamò l'esperanto dapprima ''Lingvo Internacia'' (pronunciata ), poiché aveva come scopo quello di essere usata come lingua tra le diverse nazioni che così avrebbero potuto dialogare e comprendersi a vicenda, proteggendo le lingue minori e quindi la differenza linguistica. Rispetto alla nazione che "presta" o impone la propria lingua per le comunicazioni internazionali si ha in genere sudditanza culturale e differenze di capacità espressiva tra i nativi di tale lingua e tutti gli altri. Il livello dei non nativi varia in base soprattutto allo sforzo economico e la quantità di tempo effettuato per l'apprendimento che solo pochi possono permettersi (ad esempio corsi o viaggi all'estero per perfezionare le lingue apprese) causando maggiori disagi alle parti più povere della popolazione. È per questo che la sua principale caratteristica dal punto di vista ideologico è la neutralità, in quanto dovrebbe essere imparata come seconda lingua (e non in sostituzione alla propria) per il contatto e la comprensione reciproca solo tra genti di lingue diverse e, contrariamente a quanto ancora oggi alcuni pensano, non ha mai voluto imporsi come lingua unica mondiale sopprimendo le altre. Inoltre, il suo uso esclusivamente come seconda lingua è necessario, perché un uso come prima lingua in diverse regioni geografiche porterebbe a diverse varianti (dovute alla naturale evoluzione del parlato) compromettendo a lungo andare la comprensione reciproca internazionale, fine primo dell'esperanto. Gli ideali del movimento sono riassunti nella Dichiarazione di Boulogne e il Manifesto di Praga, nei quali viene posto l'accento sulla neutralità del movimento rispetto a ogni tipo di organizzazione o corrente (politica, religiosa o di altro tipo) e ribadita l'indipendenza di ogni esperantista dal movimento. Infatti è definito esperantista semplicemente chi impara la lingua, a prescindere dagli usi fatti, dalla condivisione degli ideali o dall'aderenza al movimento. Un riassunto abbastanza chiaro sul carattere della lingua è dato dalla bandiera dell'esperanto, che è formata da un fondo verde che sull'angolo superiore sinistro presenta un riquadro bianco nel quale sta una stella verde a 5 punte (la bandiera per questo è anche detta ''verda stelo'', stella verde). La stella a cinque punte rappresenta i cinque continenti abitati, il colore verde la speranza di un futuro migliore, mentre il bianco rappresenta la neutralità e la pace. Tra vari simboli di limitato successo, un'altra bandiera ideata da un esperantista brasiliano nel 1987 è invece ampiamente conosciuta. È detta ''Jubilea'', e rappresenta due "''e''" verdi disposte simmetricamente su fondo bianco a rappresentare il mondo. I colori sono anche qui il bianco e il verde, con i medesimi significati della bandiera più tradizionale. A parte alcune preferenze entrambe le bandiere sono riconosciute dagli esperantisti, anche se la più nota e usata è la tradizionale ''verda stelo''. La genesi dell'esperanto non può che essere legata alla storia di Zamenhof. Egli passò la sua infanzia a Białystok, attualmente in Polonia ma che a quei tempi era nella provincia baltica della Lituania e quindi appartenente all'Impero russo, dove convivevano diversi gruppi etnici. Queste divisioni etniche e culturali che sfociavano spesso in violenza erano quindi fonti di dolore per lui sin da bambino, portandolo all'idea che una lingua condivisa potesse aiutare i vari gruppi a comunicare. Affinché le diverse minoranze fossero messe alla pari, la lingua con cui avrebbero dovuto comunicare non avrebbe dovuto sostituire le varie lingue, né sarebbe dovuta appartenere a nessuno dei gruppi in discordia (il più forte), ma avrebbe dovuto essere neutra. Per capire meglio la situazione basta leggere quanto lo stesso Zamenhof scriveva: === Origine: il lavoro del giovane Lejzer === Zamenhof conosceva la difficoltà che ha l'apprendimento di una lingua straniera, egli stesso usava quotidianamente russo e polacco, conosceva l'ebraico insegnatogli dal padre e infine studiò greco e latino, tedesco, francese e inglese in quanto studente di ginnasio (che frequentò a Varsavia, dove nel frattempo si era trasferito). Egli quindi usò il suo bagaglio linguistico per creare una lingua semplice che richiedesse un impiego di risorse economiche alla portata di tutti. Quindi, dopo aver lavorato per alcuni anni e aver creato diversi stadi di evoluzione della lingua (protoesperanto) dei quali poco ci resta, arrivò per due volte a un completamento della sua lingua internazionale. La prima volta che festeggiò la fine del suo lavoro fu nel 1878 in occasione del suo diciannovesimo compleanno, giorno in cui lesse ai suoi compagni di scuola una breve poesia scritta nella sua nuova lingua. Poiché i suoi appunti vennero bruciati dal padre, che vedeva la passione del figlio come una distrazione dagli studi di medicina, dovette riprendere il lavoro in seguito, giungendo alla lingua definitiva nel 1887. In questo anno pubblicò, inizialmente in russo, con lo pseudonimo “Doktoro Esperanto” (Dottor Sperante) l'''Internacia lingvo'', un'opera che segnò l'inizio della diffusione della lingua internazionale (lo pseudonimo usato per la firma dell'opera diede poi il nome alla lingua stessa pubblicata). L'opera, comunemente nota come ''Unua libro'', è menzionata nella Cronologia Generale degli eventi più importanti della storia del mondo e fu stampata in 3000 esemplari. Si tratta di un volume oggi rarissimo. Le copie conosciute sono solo quattro, tre delle quali presenti nelle seguenti istituzioni: Biblioteca Nazionale Austriaca, Biblioteca dell’Università di Varsavia, Biblioteca di stato russa. L’unica copia conosciuta in possesso di un cittadino privato, è quella del bibliofilo italiano Paolo Barbieri. Una quinta copia, un tempo presente in Germania, venne trasferita durante il periodo nazista dalla Royal Saxony Library alla Biblioteca di Stato di Berlino. Nonostante sia menzionata nel catalogo della biblioteca, questa copia non è fisicamente presente e probabilmente fu perduta durante la seconda guerra mondiale. Grazie alla diffusione di quest'opera e di altre grammatiche, alla sua semplicità ma soprattutto ai suoi ideali, la lingua internazionale cominciò a diffondersi in tutta Europa tra intellettuali e persone comuni, che diedero vita al movimento esperantista. La comunità fu fondamentale per l'evoluzione della lingua che, grazie all'uso, acquistò naturalezza e cominciò ad avere tratti più definiti e un carattere proprio. Anche se non si può dirlo con certezza, il primo esperantista italiano è considerato Daniele Marignoni, il quale imparò la lingua internazionale circa un anno dopo la nascita dell'esperanto (fra il 1888 e il 1889) e già nel 1890 pubblicò la prima grammatica di esperanto in italiano. === Diffusione: la comunità esperantista === Un'immagine dell'uscita dei partecipanti al Congresso Universale di Esperanto del 1905, a Boulogne-sur-Mer, in Francia. Nel 1905 a Boulogne-sur-Mer in Francia esperantisti provenienti da 20 Paesi si riunirono per trattare alcuni problemi e usarono esclusivamente l'esperanto, dimostrandone per la prima volta l'efficacia. Da questo momento in poi la storia dell'esperanto è passata da Zamenhof alla comunità degli esperantisti, che hanno fatto evolvere la lingua a patto di non modificare i punti essenziali fissati nel ''Fundamento de Esperanto'', presentato in occasione del congresso per evitare la divisione della lingua. Alla fine di tale congresso fu anche redatta la Dichiarazione di Boulogne (o Dichiarazione sull'essenza dell'esperantismo) in cui si ribadisce che l'esperanto è proprietà del mondo intero e che inoltre deve essere libero da ogni tipo di strumentalizzazione o ideologia politica, religiosa o di altro genere. La rapidità dell'espansione del movimento subì vari duri colpi nel corso della Prima guerra mondiale, ma soprattutto nella Seconda guerra mondiale a causa di Hitler, che riteneva l'esperanto la lingua degli ebrei (infatti Zamenhof era ebreo), ma anche nella Russia di Stalin (e più recentemente, nell'Iraq di Saddam Hussein). Nel secondo dopoguerra (eccetto dove gli esperantisti erano ancora perseguitati) il movimento riprese vigore, ma subendo la forza a livello internazionale del francese prima e soprattutto dell'inglese poi, data la forza e l'influenza degli Stati Uniti d'America sulla scena internazionale. Nel 1954 l'UNESCO alla sua Conferenza Generale che si tenne a Montevideo, considerando i risultati raggiunti dall'esperanto nel campo degli interscambi intellettuali internazionali e per l'avvicinamento dei popoli del mondo, riconosceva che tali risultati rispondono ai suoi scopi e ideali. Nella stessa risoluzione l'UNESCO incarica il Direttore Generale di seguire l'evoluzione dell'utilizzo dell'esperanto nella scienza, nell'educazione e nella cultura, e a questo scopo di collaborare con l'Universala Esperanto-Asocio (la principale associazione che riconosce gli esperantisti) negli ambiti che interessano entrambe le associazioni. Sempre l'UNESCO si riespresse a favore dell'esperanto nel 1985 a Sofia, dove a differenza di quanto dichiarato a Montevideo il testo ''raccomandava'' anche a organizzazioni non governative e agli Stati Membri di curare la diffusione della lingua internazionale. Nel 1996 a Praga fu pubblicato l'omonimo Manifesto, che pone l'accento sui diritti linguistici che le politiche internazionali non rispetterebbero. === L'esperantismo oggi === Pietra posta a memoria di un convegno giovanile a Danzica in Polonia. La scritta recita: «1.8.1927 - durante il Congresso Universale di Esperanto 19º Congresso Universale di Esperanto fu piantata qui una QUERCIA GIUBILARE, che poi il regime fascista distrusse. Quercia ripiantata durante il 15º Convegno Giovanile Internazionale della T.E.J.O. - 26.7.1959». Si stima che siano presenti esperantofoni in almeno 120 paesi nel mondo, principalmente in Europa, Brasile e Cina. Secondo le ricerche del prof. Sidney Spence Culbert dell'Università di Washington, 1,6 milioni di persone parlano l'esperanto a "livello 3 di lingua straniera". Questo livello designa una competenza linguistica in cui si sia in grado di sostenere una conversazione in lingua che vada al di là delle frasi di circostanza. ''Ethnologue'' afferma inoltre che tra 200 e 2000 persone parlano l'esperanto come madrelingua (in esperanto: ''denaskaj Esperanto-parolantoj''). Le stime sembrano confermate dai dati statistici sull'uso di alcuni siti web esperantisti. Ad esempio statistiche di un noto corso autodidattico ( Kurso de Esperanto) relative al mese di settembre 2009 contano che il corso è stato scaricato circa 6.900 volte, ma non è possibile sapere quante persone effettivamente lo hanno concluso. Il 28 maggio 2015 è stata lanciata la versione per l'esperanto di Duolingo, un corso di lingue in rete pensato per i dispositivi mobili. Nonostante la prima versione fosse solo in inglese (i progetti per la traduzione in spagnolo e altre lingue sono partiti alcuni mesi dopo), il 21 agosto 2015 c'è stata l'iscrizione del esimo corsista, mentre ad un anno dal lancio gli iscritti (attivi e non) erano più di . Un'altra app per imparare esperanto è VocApp che offre i corsi in tantissime lingue, tra cui anche in italiano. Grazie alle associazioni esperantiste, alla diffusione delle grammatiche e recentemente anche per opera di Internet il numero di esperantisti è in aumento. La regolarità, la semplicità e la forte produttività dell'esperanto permettono al discente (anche autodidatta) di raggiungere un livello di competenza linguistica soddisfacente in un tempo molto minore rispetto a qualsiasi lingua etnica; si stima che siano necessari meno di sei mesi di studio per avere una buona padronanza dell'esperanto, contro gli anni di studio di altre lingue per raggiungere lo stesso livello. Allo scopo di sviluppare e diffondere la cultura della lingua, ogni anno l'Associazione universale esperanto organizza in una diversa località il Congresso universale di esperanto, cui partecipano solitamente tra i e i esperantisti dei diversi angoli del pianeta. A tale appuntamento si sommano una serie di congressi e incontri di minore rilievo, organizzati da associazioni esperantiste di vario ordine e grado, e talvolta riservati a categorie specifiche: ad esempio, l'Internacia Junulara Kongreso è il principale evento rivolto principalmente ai giovani esperantofoni; l'IKUE-Kongreso è un incontro a tema cattolico; e così via. Anche in Italia vengono organizzati annualmente molti incontri in cui viene utilizzata la lingua esperanto. I più importanti sono il Congresso di esperanto in Italia, organizzato dalla Federazione esperantista italiana, e il Festival giovanile internazionale organizzato dalla Gioventù esperantista italiana. Gli incontri, nazionali e non, creano quella che è anche un'attrattiva non ufficiale della lingua. Per facilitare gli spostamenti, servizi come Pasporta Servo raccolgono gli indirizzi di tutti gli esperantisti che sono disposti a ospitare gratuitamente coloro che conoscono la lingua internazionale. Nel mondo esistono specifiche comunità locali che hanno adottato l'esperanto come lingua di comunicazione. Famose per i loro scopi umanitari sono la comunità Bona Espero in Brasile e l'ONLUS Changamano in Africa. Tra le organizzazioni esperantiste, recentemente è emersa la Civitas esperantica (''Esperanta civito''), in contrasto con le organizzazioni esperantiste tradizionali poiché si propone come scopo il riconoscimento della comunità esperantofona come identità culturale transnazionale. Ludwik Lejzer Zamenhof nel 1908, dopo circa 20 anni dalla pubblicazione dell'esperanto L'esperanto possiede 23 consonanti e cinque vocali; a ciascun fonema della lingua corrisponde una lettera, così da avere la massima trasparenza fonologica possibile ed evitare ambiguità. Tra le consonanti, due sono approssimanti o semivocali, ossia la "j" e la "ŭ", presenti esclusivamente nei dittonghi. La variabilità nella pronuncia è molto ristretta, tuttavia è possibile che si realizzino delle varianti combinatorie come quando la "n" (pronunciata di solito come la n dell'alfabeto fonetico internazionale), è seguita da consonante velare e spontaneamente si assimila ad essa, con realizzazione ŋ. In ogni caso è opportuno evitare la confusione con altri fonemi. La presenza di sole cinque vocali garantisce la reciproca comprensione anche se queste sono pronunciate in modo più aperto o più chiuso (rispetto ai fonemi di riferimento) da parlanti di diversa provenienza. L'accento tonico nelle parole plurisillabiche è posto sempre sulla penultima sillaba, quindi non è necessario ricorrere a segni grafici per gli accenti. La scrittura dell'esperanto è perfettamente monogrammatica: ''a ogni grafema corrisponde un fonema'' e viceversa. Poiché lo spazio fonetico dell'esperanto (cioè l'insieme dei suoni usati nella sua fonetica) è composto da 28 elementi, Zamenhof introdusse due segni diacritici. Il primo è il circonflesso (^) presente nelle tastiere delle macchine per scrivere del suo tempo, basate sull'alfabeto del francese, per creare nuove lettere: ''"ĉ, ĝ, ĥ, ĵ, ŝ"''. Il secondo è il segno di breve, impiegato per creare la lettera "''ŭ''" che indica una "u semiconsonantica" (come la "u" di ''uomo'' /'wɔmo/). Le lettere "q, w, x, y" sono utilizzate solo nelle espressioni matematiche (in particolare la "x" viene usata nel sistema di scrittura "cx" descritto in seguito). + Lettere dell'esperanto e relativi suoni(trascritti nell'alfabeto fonetico internazionale) A a B b C c Ĉ ĉ D d E e F f /a/ /b/ /ts/ /ʧ/ /d/ /e,ɛ/ /f/ G g Ĝ ĝ H h Ĥ ĥ I i J j Ĵ ĵ /g/ /ʤ/ /h/ /x/ /i/ /j/ /ʒ/ K k L l M m N n O o P p R r /k/ /l/ /m/ /n/ /o,ɔ/ /p/ /r/ S s Ŝ ŝ T t U u Ŭ ŭ V v Z z /s/ /ʃ/ /t/ /u/ /w/ /v/ /z/ === Problemi delle lettere speciali al computer e loro soluzioni === Le lettere con segni diacritici hanno dato alcuni problemi pratici per la loro rappresentazione. Dapprima il problema si pose per le macchine per scrivere che non sempre erano fornite di tali segni, mentre più di recente con i computer fu ereditata la problematicità della scrittura e dell'invio di queste informazioni con sistemi non tutti atti a poterle scrivere o visualizzare. Il problema sussiste ancora oggi per i vecchi sistemi informatici che non adottano Unicode. Le soluzioni adottate e ancora diffuse prevedono la traslitterazione delle lettere con cappellino con dei digrammi (due lettere lette come una sola) sacrificando la biunivocità suono-lettera. Ogni digramma è formato dalla lettera senza segno diacritico e una data lettera che la segue, la quale indica che la lettera precedente avrebbe dovuto avere un segno in testa; di solito la lettera usata per i digrammi è la "x", perché non fa parte dell'alfabeto esperanto ("X-sistemo" o "Ikso-sistemo" traducibile in "sistema X") oppure la "h", che è esteticamente più gradevole ("H-sistemo" o "sistemo-H"), inventato dallo stesso Zamenhof; apparve nel ''Fundamento de Esperanto'' e fu adottato sin dal primo Congresso Universale di Esperanto). Di recente grazie alla diffusione di Unicode altre soluzioni permettono la scrittura e l'invio delle lettere tradizionali dell'alfabeto esperantista anche al computer, per cui si può prevedere una drastica riduzione dell'uso dei sistemi cx e ch entro non molti anni. È il caso di programmi che sostituiscono automaticamente i digrammi del sistema "cx" e/o "ch" con le lettere tradizionali con segno grafico, o permettono di personalizzare la mappatura della tastiera, a seconda dei vari sistemi operativi (vedere nota). Quasi ogni distribuzione Linux recente permette addirittura la localizzazione completa dell'interfaccia utente del sistema operativo in esperanto come per altre lingue, ad esempio per le versioni basate su Debian o Ubuntu. === Cirillizzazione === Durante l'epoca sovietica, gli esperantisti dell'Est scrivevano frequentemente nella lingua internazionale usando i caratteri cirillici, giacché le macchine per scrivere provviste di lettere latine erano poco comuni. Ai giorni nostri, l'alfabeto cirillico non è più necessario per scrivere in esperanto. Può essere usato, tuttavia, per trascrivere i testi dei manuali di esperanto destinati ai popoli le cui lingue usano questo sistema (cioè la metà delle lingue slave, in quanto l'altra metà usa l'alfabeto latino, ad eccezione del serbocroato che usa entrambi gli alfabeti). Il sistema qui descritto ha origine bielorusse, russe e serbe. Lettera latina Lettera cirillica Pronuncia AFI A a А а B b Б б C c Ц ц Ĉ ĉ Ч ч D d Д д E e Е е F f Ф ф G g Г г Ĝ ĝ Џ џ H h Ћ ћ Ĥ ĥ Х х I i И и J j Й й Ĵ ĵ Ж ж K k К к L l Л л M m М м N n Н н O o О о P p П п R r Р р S s С с Ŝ ŝ Ш ш T t Т т U u У у Ŭ ŭ Ў ў V v В в Z z З з La prima grammatica di esperanto per gli italiani, scritta da Daniele Marignoni nel 1890, appena tre anni dopo la nascita della lingua ''Unua libro. Por Rusoj'', un'edizione dell''Unua libro'' per parlanti russi, pubblicata a Varsavia nel 1887 Come detto in precedenza, Zamenhof creò una grammatica minimale basandosi su lingue etniche parlate quotidianamente, dalle quali ricavò il lessico e le regole di grammatica. È per tale motivo che molti preferiscono definirla lingua "pianificata" piuttosto che artificiale: ogni regola esiste in una qualche lingua naturale. Era probabilmente affascinato dalla povertà di flessione della lingua inglese, che influenzò specie i verbi. Di seguito sono dati brevi cenni di grammatica. === Articolo, preposizioni e congiunzioni === Sono parti sintattiche del discorso in esperanto, cioè relativi alla struttura logica e sintattica della frase: * Articolo: esiste un solo articolo, sia per il plurale sia per il singolare, cioè ''la''. Non esistono gli articoli indeterminativi: se qualcosa è indeterminato, semplicemente non si pone l'articolo. Perciò, ''"floro"'' significa "fiore", "un fiore", mentre ''"la floro"'' significa "il fiore". * Preposizioni: ogni preposizione viene usata in modo logico per formare un certo numero di complementi logicamente affini. * Congiunzioni: si comportano in modo simile alle congiunzioni italiane. === Parti ricavate da radice: sostantivi, aggettivi, verbi e avverbi === Le parti semantiche del discorso sono quelle che sono ricavate da una radice lessicale che contiene un significato generico che di per sé non è né nome, né aggettivo, avverbio o verbo, ma dalla quale si possono ricavare dette parti del discorso. Contrariamente alla maggior parte delle lingue esistenti, la marcatura sintattica delle parole, cioè la possibilità di capire l'appartenenza delle parole stesse a una categoria grammaticale è trasparente e viene data dall'ultima vocale della parola stessa. Si considerino, ad esempio, le parti derivate dalla radice "muzik-", contenente l'idea generale di musica: # muzik''o'' = musica (sostantivo) # muzik''a'' = musicale (aggettivo) # muzik''e'' = musicalmente (avverbio) # muzik''i'' = far musica (verbo all'infinito) * Verbi: i modi e tempi dei verbi si distinguono dalle desinenze, che non cambiano in base alla persona ma solo per modo e tempo, senza bisogno di ausiliari. Questo è stato ottenuto semplificando l'inglese, che a differenza dell'esperanto cambia la voce verbale per adattarla alla terza persona singolare, e usa alcuni ausiliari per cambiare modo verbale e per comporre le forme negativa e interrogativa (''do, would, let, shall/will...''), anch'essi eventualmente adattati alla terza persona. Di conseguenza vige anche in esperanto l'obbligo di indicare il soggetto (a meno che il verbo non sia impersonale, come i verbi meteorologici: ''"pluvas"'' = "piove", anche se, in certi casi, è possibile usare il pronome impersonale ''"oni"''). Esiste anche la coniugazione composta, ma si forma logicamente conoscendo il significato dei participi (aggettivi derivati dai verbi) e combinandoli con il verbo essere (''"esti"''). Non esistono verbi irregolari. * Sostantivi e aggettivi: come in italiano, gli aggettivi si accordano ai sostantivi per numero, ma lo stesso non vale per il genere (che in esperanto si applica solo per i sostantivi che indicano cose sessuate). Il plurale si forma per entrambi aggiungendo una "-j" alla fine della parola (''muziko''j = musiche; ''muzika''j = musicali) e l'aggettivo può indifferentemente precedere o seguire il sostantivo. Entrambi vengono marcati con una "-n" finale se sono complemento oggetto (''aŭskulti bona''n'' muziko''n = ascoltare buona musica; ''havi la samaj''n'' muzikaj''n'' gustoj''n = avere gli stessi gusti musicali): tale marcatura è definita caso accusativo e permette di permutare l'ordine delle parole nella frase senza perderne il senso. * Avverbi: si comportano in modo simile agli avverbi in italiano e quindi non possono variare né per genere né per numero. === Pronomi === Anche i pronomi prendono la desinenza dell'accusativo. Nel caso dei pronomi personali, se sono marcati dall'accusativo equivalgono ai nostri pronomi complemento (''mi'' = io; ''mi''n = me), mentre se si aggiunge la desinenza dell'aggettivo "-a", si ottengono gli aggettivi possessivi (''mi''a = mio). I pronomi sono: * '''mi''', io * '''ci''', tu (sostituito da '''vi''' nelluso corrente) * '''li''', egli * '''ŝi''', ella * '''ĝi''', esso (riferito a cose, animali, ma talvolta anche a bambini piccoli) * '''ni''', noi * '''vi''', voi * '''ili''', essi Esistono anche due pronomi particolari che non hanno nessuna corrispondenza nella lingua italiana: *'''Oni''', simile al si impersonale dell'italiano o all'''"on"'' francese *'''Si''', usato per indicare che la persona che compie l'azione è la stessa che la subisce; per esempio ''"Li lavas '''lin'''"'' e ''"Li lavas '''sin'''"'' si traducono rispettivamente con "lui lava lui" (un altro uomo) e "lui si lava" (lava sé stesso) === Esclamazioni === Le esclamazioni (o interiezioni) sono espressioni che indicano stati d'animo in genere improvvisi. Non esiste una terminazione specifica che le distingua, ma possono essere agglutinate per formare altre parole. Ad esempio ''"Fi!"'' esclamazione che si traduce in italiano con esclamazioni tipo: "Vergogna!", "È uno scandalo!" è usato anche come prefisso in senso negativo per parole che indicano cose moralmente discutibili: "''fidomo''" (casa di malaffare), "''fivorto''" (parolaccia). === Ordine delle parole === L'ordine delle parole dell'esperanto è piuttosto libero, grazie all'accusativo e alla libertà di porre gli aggettivi prima o dopo i nomi. Esso viene deciso in genere dalle origini del parlante o - più in particolare - dall'enfasi che si vuole dare alle componenti di una frase variandone l'ordine senza compromettere la sua comprensibilità della frase. Sebbene vi sia tale libertà l'ordine delle componenti usato prevalentemente è Soggetto-Verbo-Oggetto. Per quanto riguarda l'ordine di sostantivi e aggettivi, statisticamente c'è più spesso che in passato l'anteposizione dell'aggettivo determinante (o più aggettivi determinanti) al sostantivo determinato. Ad esempio, Zamenhof scriveva ''"lingvo internacia"'' (ordine Sostantivo-Aggettivo), mentre oggi nella comunità esperantofona si tende più che in passato a dire ''"internacia lingvo"'' (ordine Aggettivo-Sostantivo), forse per l'aumentare di esperantisti provenienti da Paesi con lingue germaniche. La torre di Babele, simbolo della divisione linguistica umana (Pieter Bruegel, 1563) Le radici lessicali dell'esperanto sono scelte in base al principio della massima internazionalità. I parlanti o coloro che hanno studiato una lingua europea tra quelle usate per ricavare il lessico, troveranno vari riferimenti: * dal latino e dalle lingue romanze: ** dal latino: ''abio; facila; sed; tamen; okulo; peti'' (abete; facile; ma; eppure; occhio; chiedere per avere) ** dal francese: ''dimanĉo; fermi; ĉe; frapi; ĉevalo'' (domenica; chiudere; presso; percuotere; cavallo) ** dall'italiano: ''ĉielo; fari; voĉo; amiko; ankaŭ'' (cielo; fare; voce; amico; anche) ** dallo spagnolo: ''esperi, gaŭĉo, sombrero, toreadoro'' (sperare, gaucho, sombrero, torero) ** dal portoghese: ''saŭdado'' (saudade) * dalle lingue germaniche: ** dal tedesco: ''hundo; biero; jaro; monato; nur; vorto'' (cane; birra; anno; mese; semplicemente; parola) ** dall'inglese: ''suno; birdo; fiŝo; ŝipo; blua; ofta'' (sole; uccello; pesce; nave; blu; frequente) * dalle lingue slave: ** dal polacco: ''barĉo; celo; ĉu; luti; moŝto'' (minestra tipica slava; scopo; congiunzione e particella avverbiale interrogativa; saldare; "don" onorifico) ** dal russo: ''barakti; krom; vosto'' (dibattersi; fuorché; coda) * da altre lingue indoeuropee: ** dal greco: ''apoteko; hepato; kaj; politiko'' (farmacia; fegato; e; politica) ** dal lituano: ''du; ju; tuj'' (due; ovviamente; adesso) ** dal sanscrito: ''budho; nirvano; pado'' (Budda; nirvana; mulattiera) * dalle lingue ugrofinniche: ** dalle lingue sami: ''boaco; jojko'' (renna; tradizionale canto lappone) ** dal finlandese: ''lirli; saŭno'' (scrosciare lievemente; sauna) ** dall'ungherese: ''ĉako; ĉardo; ĉardaŝo'' (sciaccò; ciarda; csárdás) * dalle lingue semitiche: ** ebraico: ''kabalo'' (cabala) ** dall'arabo: ''kadio; kaido; aŭ; magazeno; matraco; admiralo'' (cadì; caid; oppure; deposito; materasso; ammiraglio) * da altre lingue: ** dal giapponese: ''animeo; cunamo; zeno; katano; hajko; haŝio; hibakŝo; samurajo'' (anime; tsunami; Zen; katana; haiku; bacchette-posata; samurai) ** dal cinese: ''kungfuo, maĝango, toŭfuo'' (kung fu, Mah Jong, tōfu). Come si può notare dall'elenco, l'esperanto preferisce i calchi piuttosto che i prestiti, cioè si preferisce l'adattamento delle parole straniere alla sua morfologia (per esempio gli aggettivi sono adattati per finire in ''-a''), fonologia e alfabeto. Nel suo periodo di vita il lessico si è arricchito anche di parole provenienti da lingue non indoeuropee, come il giapponese o lo swahili. Infatti il lessico deve essere aggiornato nel caso in cui sorge il bisogno di un termine nuovo che esprima un significato ancora non presente. Se possibile si fa uso di combinazioni di radici esistenti, ad esempio "internet" si è tradotto letteralmente: ''"interreto"'', ovvero rete in mezzo (''inter reto''), in altri casi si calca la parola dalla lingua d'origine come è successo ad esempio, per i concetti nuovi necessari per la terminologia di filosofie orientali. Le parole sono poi ufficializzate e pubblicate nei dizionari (attualmente su internet, in precedenza su carta). Non tutte le parole nell'esperanto hanno un significato direttamente deducibile da altre lingue. Alcune di esse sono idiomismi nativi dell'esperanto, nate nell'"Esperantujo" (la comunità esperantista), per proposta di Zamenhof o per la naturale evoluzione della lingua tra i parlanti dell'esperanto: * ''edzo'' = marito * ''ĝi'' = esso/a (per indicare cose asessuate, o anche qualcuno il cui sesso è irrilevante/sconosciuto) * ''kabei'' = comportarsi come Kabe (Kazimierz Bein): abiurare l'esperantismo * ''NIFO'' (''Ne-Identigita Flug-Objekto'') = UFO I punti dal quale la grammatica della lingua internazionale non può cambiare vengono fissati da Zamenhof nell'''Unua Libro'' sotto forma di 16 regole. Tutti coloro che escono da queste regole - salvo per quanto riguarda l'aspetto grafemico, cioè l'uso di alfabeti non appartenenti al Fundamento - escono dalla collettività esperantica, e hanno portato a esperanti riformati (cosiddetti esperantidi), dei quali oggi sopravvive soltanto l'Ido. La morfologia e la sintassi furono desunte dai primi testi del fondatore e sono state poi sviluppate dalla comunità dei parlanti. Non è semplice dare una classificazione linguistica per le lingue pianificate come l'esperanto, che prendono caratteristiche da lingue diverse. In quanto lingua artificiale con lo scopo di facilitare la comprensione internazionale fa parte delle lingue ausiliarie internazionali. Considerandola come lingua in quanto tale, la sua struttura e il lessico la fanno collocare nel gruppo delle lingue indoeuropee, ma la sua morfologia prevalentemente agglutinante la porta ai margini di questo gruppo, avvicinandola a lingue come l'ungherese, il turco o il giapponese. Essendo modellato quasi esclusivamente su lingue europee dà un certo vantaggio a coloro che hanno studiato o parlano una lingua indoeuropea per l'apprendimento del lessico, viceversa la morfologia può aiutare i parlanti di alcune lingue non indoeuropee. Cattedrale dell'Esperanto (''la esperanto-katedralo''): chiesa di San Giuliano Mare (Rimini - Lido Esperanto). ''Paroho de la Sanktaj Johano kaj Paûlo''. L'esperanto ha avuto usi anche al di fuori della comunità esperantista in diverse circostanze. In passato ci sono state anche proposte per usarlo come lingua di stato, ad esempio nel Moresnet, inoltre è stato effettivamente usato nella brevissima vita della Repubblica dell'Isola delle Rose. === Uso in sperimentazioni didattiche === L'esperanto si è rivelato un ottimo strumento didattico per l'apprendimento delle lingue straniere nonché della grammatica della propria lingua madre. Ripetuti esperimenti sono stati fatti per usare l'esperanto come lingua propedeutica per una seconda lingua straniera sotto l'intuizione di persone che lo avevano imparato e hanno cominciato a comprendere meglio argomenti di grammatica e le lingue straniere. Il metodo di far studiare ai bambini o ragazzi l'esperanto per un paio d'anni prima di apprendere un'altra lingua, guadagnando tempo anche rispetto a chi inizia a studiare la lingua straniera sin dall'inizio è però detto Metodo Paderborn dal nome dell'università dove lavorava il professor Helmar Frank che condusse un esperimento più rigoroso rispetto ai precedenti. === Usi e riconoscimenti da enti nazionali e internazionali === UNESCO, che più volte si è espressa a favore della lingua internazionale, come si può leggere nei '' Records of the General Conference''. * A partire dagli anni novanta nella CEE e attualmente nell'UE si discute per l'uso dell'esperanto negli organi europei, per risparmiare ingenti spese in traduzione, diminuire l'ambiguità delle leggi europee e non favorire i legali o i cittadini di alcun Paese discriminandone altri. Il problema dal punto di vista prettamente economico verte sul fatto che con l'attuale sistema si spende il 40% di bilancio in traduzioni per 23 lingue ufficiali, infatti un documento può essere redatto in una lingua qualsiasi e poi deve essere tradotto in tutte; una lingua di lavoro consentirebbe a ogni Paese di avere solo traduttori specializzati in tale lingua per la traduzione nella lingua locale. L'ultimo dei rapporti economici a proposito è dell'economista François Grin (tradotto in italiano col titolo ''L'insegnamento delle lingue straniere come politica pubblica''), docente all'Accademia di Ginevra, che quantifica in 25 miliardi di Euro il risparmio annuale se l'esperanto fosse usato come lingua di lavoro, del quale si avvantaggerebbero anche Gran Bretagna e Irlanda (nonostante la sola Gran Bretagna guadagni grazie alla sua egemonia qualcosa come il 3% del P. I.L. dell'UE). Il cosiddetto rapporto Grin è giunto a una conclusione favorevole all'esperanto confrontando tre scenari di lingue ufficiali: trilinguismo (supponendo francese, inglese e tedesco), tutto inglese, e l'esperanto; i punti presi in considerazione sono stati principalmente i risvolti economici, a seguire quelli didattici e le eventuali discriminazioni degli europei non parlanti la lingua o le lingue ufficiali. D'altra parte, l'Unione europea ''«non ritiene necessaria l'introduzione di un'unica lingua franca o un numero ridotto di lingue scelte arbitrariamente e incomprensibili alla maggioranza dei cittadini dell'Unione»'' giustificando la mole di lavoro dovuta alle traduzioni considerando giusto che ogni Paese membro possa prendere conoscenza degli atti legislativi nella propria lingua direttamente tradotti dagli organi europei piuttosto che ottenerli nell'unica o poche lingue di lavoro e tradurli nella propria. Altri invece criticano tale multilinguismo sostenendo che sia solo di facciata e nasconderebbe una politica che in realtà porterebbe al solo inglese o poche lingue. * Nel febbraio 2010 otto parlamentari britannici propongono l'Associazione Mondiale di Esperanto come candidata al Premio Nobel per la pace, fatto ritenuto molto incoraggiante proprio per la nazione dal quale proviene. Già nel 2007 dei parlamentari svizzeri avevano candidato l'Associazione Universale Esperanto (UEA) al premio Nobel per la pace, per le iniziative umanitarie. * Nel 1993 fu istituita una commissione per l'esperanto nelle scuole italiane, affinché i giovani, dopo uno studio di questa lingua, potessero imparare con maggiore dimestichezza le lingue straniere. Nel 1995 una circolare fu mandata attraverso il Bollettino Ufficiale della Pubblica Istruzione, con la diffusione del documento conclusivo della Commissione sull'esperanto, contenente i risultati di numerosi studi, italiani e stranieri sulla valenza propedeutica dell'esperanto nell'apprendimento delle lingue straniere. * Le varie associazioni esperantiste organizzano spesso convegni e incontri ludico-culturali di vario genere. I viaggi per partecipare a tali attività all'estero possono avvantaggiarsi della possibilità di essere ospitati da altri esperantisti, minimizzando le spese di vitto e alloggio. * La Chiesa cattolica ha tradotto il messale in esperanto. Inoltre da anni i papi danno gli auguri di Natale e Pasqua in esperanto, come penultima lingua prima del latino in occasione del tradizionale Urbi et orbi. Una volta al mese viene inoltre celebrata la Santa Messa in esperanto presso la Chiesa di San Tomaso di Milano.. * L'esperanto è presente nei totem per prenotare il turno di accesso agli sportelli della Agenzia delle Entrate insieme all'italiano e a 4 altre lingue (francese, inglese, sloveno e tedesco) * Il 20 novembre 2014, il ministro polacco della cultura Małgorzata Omilanowska ha approvato l'inserimento della lingua esperanto nel patrimonio culturale immateriale della Polonia. * L'11 febbraio 2019, il Ministero della Cultura croato ha riconosciuto la tradizione dell'esperanto come eredità culturale immateriale della Croazia. === Mondo accademico, scienza e nuove tecnologie === Pacchetti di localizzazione in esperanto per la distribuzione Ubuntu, installabili tramite il gestore di pacchetti software Synaptic. L'Universala Esperanto-Asocio tiene aggiornato il lessico dell'esperanto con i nuovi termini che la scienza richiede, specie nel campo delle tecnologie informatiche, per poter continuare a pubblicare ricerche in tale lingua. L'esperanto è anche la lingua di apprendimento in un'università, l'Accademia Internazionale delle Scienze (''Akademio Internacia de la Sciencoj'') di San Marino, che di recente ha organizzato sessioni di studio in Romania (Sibiu), Bulgaria (Karlov) e Slovacchia (Komárno). L'Università degli studi di Milano ha attivato una rivista di interlinguistica e filosofia dei linguaggi artificiali, chiamata InKoj, che prevede l'esperanto come lingua obbligatoria a fronte di tutti gli articoli pubblicati. Per quanto riguarda la lingua dell'interfaccia grafica del computer, ci sono numerosi sistemi operativi GNU/Linux che danno il supporto a questa lingua. Ad esempio, esistono localizzazioni in esperanto per software libero di uso comune, come OpenOffice e LibreOffice o il browser Mozilla Firefox. Per quanto riguarda la localizzazione in ambito proprietario, per il sistema operativo Windows Vista è stata creata una localizzazione non ufficiale, e nell'ambito del freeware collegato a questo sistema operativo c'è anche il programma di compressione dei dati IZArc che ne è provvisto. Il motore di ricerca Google offre la possibilità di effettuare ricerche localizzate in lingua esperanto mentre il progetto Dmoz contiene un elenco aggiornato di categorie di collegamenti in lingua esperanto. A partire dal 23 febbraio 2012 Google ha implementato il suo prodotto Google Translate aggiungendo l'esperanto, che diventa la 64° lingua supportata dal traduttore automatico. Esiste almeno un progetto di creazione di un'ontologia informatica (fondamentale per l'introduzione della semantica nel web semantico) contenente il lessico dell'esperanto in linguaggio OWL, che permetterà di fare ricerche in internet anche in esperanto usando un linguaggio più "naturale". I progetti della Fondazione Wikimedia in esperanto, tra cui Wikipedia (nella quale è contenuto questo articolo) sono qualitativamente i più ricchi tra tutti i progetti analoghi di altre lingue artificiali, superando per quantità anche molte lingue nazionali. Grazie a internet, l'Esperanto ha potuto usufruire di nuove possibilità per la sua diffusione e la fruizione. Oltre ai corsi in rete ( KIREK, Lernu!, Kurso de Esperanto e simili), oltre ai siti dedicati alla letteratura e alla sua storia, oltre ai portali delle associazioni nazionali e internazionali, oggi si è visto un fiorire di radio, sia come web radio (Muzaiko, la Muse Dancejo) sia come podcast (es: Radio Verda) interamente in lingua ''Esperanto'', svincolandosi così dalla condizione di semplice programma di palinsesto nelle emittenti internazionali e guadagnando una propria identità. === L'esperanto nel cinema === Angoroj (foto di Jacques Mahe) Sinora sono stati realizzati due lungometraggi in esperanto. Il primo è un film poliziesco di produzione francese del 1964: Angoroj (''Angosce''), diretto da Jacques-Louis Mahé. In seguito al fiasco commerciale del film, Mahé cadde in depressione e ne distrusse quasi tutte le copie. Se ne salvarono solo due, oggi detenute da due associazioni esperantiste, e l'originale recuperata dalla cooperativa culturale esperantista LF-koop che ha riedito il filmato nel 1991. Il secondo lungometraggio è ''Incubus'', un film d'orrore americano del 1965 realizzato da Leslie Stevens e interpretato, tra gli altri, da William Shatner. Anche questo rischiò di andare perduto in seguito a un incendio che ne distrusse anche l'originale. Ne fu trovata una copia sottotitolata in francese alla ''cinémathèque française'', che ne permise la redistribuzione. La scelta dell'esperanto per questo film è stata squisitamente artistica, perché il regista voleva creare un'atmosfera particolare, e ne ha proibito qualsiasi doppiaggio. Nel 2011 esce il documentario sull'esperanto ''The Universal Language'' (''La universala lingvo'') del documentarista statunitense candidato al Premio Oscar Sam Green, con interviste in inglese ed esperanto e sottotitoli in ben 16 lingue. In modo meno evidente si è fatto uso dell'esperanto anche in altre pellicole. Ad esempio nel film ''Il grande dittatore'' di Charlie Chaplin (1940), tra le iscrizioni con nomi di fantasia dei negozi del ghetto ebraico molte sono chiaramente in esperanto. Più di recente nel film di fantascienza ''Gattaca'' del 1997, gli annunci all'interno del centro spaziale omonimo sono in esperanto, per non dare riferimenti geografico-culturali. Anche in ''Blade: Trinity'' l'esperanto appare un certo numero di volte nel film, specie nelle insegne, e in una scena in cui viene visto il film ''Incubus''. Nel film ''Street Fighter - Sfida finale'', nel paese di Shadaloo si usa l'esperanto come lingua madre, mentre una canzone è cantata in questa lingua da un gruppo di soldati del generale Bison. Poche frasi in esperanto sono state pronunziate anche in una scena del film Captain Fantastic del 2016, quando due delle figlie del protagonista (Ben Cash) interpretato da Viggo Mortensen discutono tra loro. Una scritta in esperanto (''mi prenos vin kun mi'': ti prenderò con me) è inoltre presente su di uno striscione nel video ufficiale della canzone ''Ti porto via con me'' di Lorenzo Jovanotti. Ne ''El Secreto de Puente Viejo'' appare il personaggio di Regalado (puntate 942-945), un esperantista che tenterà di insegnare a Puente Viejo la lingua. === La lingua parlata === L'uso quotidiano dei parlanti ha portato all'inserimento nel vocabolario di alcune parolacce. Inoltre modi di dire sono stati sviluppati naturalmente e poi sono stati riconosciuti ufficialmente. Ad esempio, un modo di dire non derivato da altre lingue è l'uso del verbo ''krokodili'', che letteralmente significa "coccodrillare", ma che in esperanto indica l'azione compiuta da quelle persone che, trovandosi in un gruppo composto da persone di nazionalità diversa, ma dove tutti capiscono e parlano una certa lingua (in genere l'esperanto), passano alla propria lingua nazionale privando gli altri del piacere di seguire il loro discorso. Inoltre il linguaggio scientifico-matematico in esperanto è praticamente equivalente a quello delle altre lingue. === Lingua dei segni internazionale === Il problema di comunicazione da parte di persone sorde è notoriamente risolto mediante lingue dei segni, cioè linguaggi creati appositamente per chi non sa parlare ma può usare le mani per esprimere pensieri complessi. Come per le lingue etniche ci sono varie lingue dei segni, e anche queste spesso non sono intelligibili reciprocamente. Una soluzione proposta di lingua dei segni internazionale viene dal mondo esperantista, ed è il signuno, lingua dei segni basata sulle radici lessicali dell'esperanto. === Esempi di testo in lingua === '''Prenu kaj manĝu -''' Cattedrale dell'Esperanto (la esperanto-katedralo). Chiesa di San Giuliano Mare (Rimini - Lido Esperanto). Paroho de la Sanktaj Johano kaj Paûlo. Come estratto di lingua qui di seguito vi sono il "Padre nostro" e l'inizio de "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi, nelle versioni in esperanto e in italiano: Il "Padre nostro" è un brano molto significativo poiché mette in evidenza varie caratteristiche della lingua, come i correlativi, modi verbali come l'indicativo e il volitivo, e la derivazione di parole mediante l'agglutinazione di affissi, ad esempio da ''ŝuldo'' (debito) deriva ''ŝulda''nt''o'' ("debitante", debitore); dall'aggettivo ''libera'' (libero/a) deriva il verbo ''liber''ig''i'' (rendere liberi, liberare); oppure come si ottiene il contrario di ''bono'' (bene) aggiungendo il prefisso ''mal-'', ottenendo mal''bono'' (male). Un altro pezzo può far capire l'aspetto della lingua anche nella prosa, quindi di seguito si presenta l'inizio de "Le avventure di Pinocchio": La prima cosa a risaltare anche per chi non conosce la lingua è forse il diverso uso dell'articolo (in esperanto non esiste quello indeterminativo). Si noti anche la traduzione della parola "ragazzi" che in esperanto non diventa "''knaboj''" ("ragazzi" in senso letterale, cioè solo maschi) ma ge''knaboj'' ("ragazzi e ragazze": il prefisso ''ge-'' indica che il gruppo è di ambosessi). === Frasi semplici === Italiano Esperanto IPA Ciao Saluton?·info Aiuto:IPA|sa.ˈlu.ton Sì Jes?·info Aiuto:IPA|ˈjes No Ne?·info Aiuto:IPA|ˈne Buongiorno Bonan matenon?·info Aiuto:IPA|ˈbo.nan ma.ˈte.non Buonasera Bonan vesperon?·info Aiuto:IPA|ˈbo.nan ves.ˈpe.ron Buonanotte Bonan nokton?·info Aiuto:IPA|ˈbo.nan ˈnok.ton Arrivederci Ĝis (la) revido?·info Aiuto:IPA|ˈdʒis (la) re.ˈvi.do Qual è il tuo nome? Kio estas via nomo??·info Aiuto:IPA|ˈki.o ˌes.tas ˌvi.a ˈno.mo Il mio nome è Marco Mia nomo estas Marko?·info Aiuto:IPA|ˌmi.a ˈno.mo ˌes.tas ˈmar.ko Come stai? Kiel vi fartas??·info Aiuto:IPA|ˈki.el vi ˈfar.tas Sto bene Mi fartas bone?·info Aiuto:IPA|mi ˈfar.tas ˈbo.ne Parli Esperanto? Ĉu vi parolas Esperante??·info Aiuto:IPA|ˈtʃu vi pa.ˈro.las ˌes.pe.ˈran.te Non ti capisco Mi ne komprenas vin?·info Aiuto:IPA|mi ˌne kom.ˈpre.nas ˌvin Bene (avverbio) Bone?·info Aiuto:IPA|ˈbo.ne Giusto (avverbio) Ĝuste?·info Aiuto:IPA|ˈdʒus.te Grazie Dankon?·info Aiuto:IPA|ˈdan.kon Di niente Ne dankinde?·info Aiuto:IPA|ˌne.dan.ˈkin.de Per favore Bonvolu?·info Aiuto:IPA|bon.ˈvo.lu Scusami Pardonu min?·info Aiuto:IPA|par.ˈdo.nu ˈmin Salute! Sanon!?·info Aiuto:IPA|ˈsa.non Complimenti! Gratulon?·info Aiuto:IPA|ɡra.ˈtu.lon Ti amo Mi amas vin?·info Aiuto:IPA|mi ˈa.mas ˌvin Una birra, per favore Unu bieron, mi petas?·info Aiuto:IPA|ˈu.nu bi.ˈe.ron, mi ˈpe.tas Dov'è il bagno? Kie estas la necesejo??·info Aiuto:IPA|ˈki.e ˈes.tas ˈla ˌne.tse.ˈse.jo Cos'è quello? Kio estas tio??·info Aiuto:IPA|ˈki.o ˌes.tas ˈti.o Quello è un cane Tio estas hundo?·info Aiuto:IPA|ˈti.o ˌes.tas ˈhun.do Noi ameremo! Ni amos!?·info Aiuto:IPA|ni ˈa.mos Pace! Pacon!?·info Aiuto:IPA|ˈpa.tson Sono un principiante in Esperanto Mi estas komencanto de Esperanto?·info Aiuto:IPA|mi ˈes.tas ˌko.men.ˈtsan.to de ˌes.pe.ˈran.to Oltre che lingua più famosa, l'esperanto è la lingua ausiliaria internazionale (in seguito LAI) che più ha fatto e fa discutere sia esperantisti che non. In seguito sono riportate le discussioni più comuni riguardanti le LAI in generale, o direttamente l'esperanto. Se l'esperanto di oggi è praticamente quello di Zamenhof, alcune critiche hanno invece causato veri e propri scismi, che hanno dato vita ai cosiddetti esperantidi. Di seguito ci sono le critiche più importanti sull'argomento. === Critiche generali sulle lingue ausiliarie internazionali (LAI) === Molte persone ritengono che una lingua sia qualcosa di vivo, ed effettivamente essa si evolve, può cambiare o estinguersi ed è paragonabile a una specie vivente (non un essere vivente). A causa di tale paragone, alcuni ritengono impossibile "dar vita" a una lingua artificiale. L'esperienza con varie LAI invece ha dimostrato che quando sono state effettivamente usate si sono evolute e hanno talvolta trovato nuovi mezzi espressivi con l'espandersi della comunità, e analizzando i 4 significati del termine "naturale" in linguistica, non si trova alcuna definizione che potrebbe scientificamente creare una distinzione tra l'esperanto e un'altra lingua e per estensione, le altre LAI adottabili da una comunità dopo la loro creazione e uso. La fase iniziale per la "vita" di una LAI, ovvero il pieno apprendimento di essa da parte dei bambini madrelingua, è ben documentata. Inoltre, la teoria della grammatica universale sulla quale si basano le teorie linguistiche di Noam Chomsky, sostiene che una qualsiasi lingua possa essere appresa e usata se contiene: * un insieme di parole (lessico) * una grammatica (regole assimilabili dal cervello umano) che permetta di usare il lessico per esprimere concetti. Se ha tali caratteristiche, una LAI è psicolinguisticamente simile alle lingue naturali e quindi dovrebbe comportarsi come esse. Tuttavia, una conseguenza dell'evoluzione di una LAI sarebbe la separazione in dialetti che col tempo pregiudicherebbero la comprensione, per cui si auspica solo l'uso della LAI come seconda lingua internazionale (comunicazione tra parlanti di lingue diverse), affiancandola alle lingue storico-naturali (comunicazione tra locutori dello stesso idioma), cosa che dovrebbe mantenerla stabile in modo simile a come successo per secoli alla lingua italiana. Gli oppositori alle LAI contestano spesso che una lingua ausiliaria internazionale non ha un popolo, e quindi una cultura. Coloro che le sostengono affermano che una lingua del genere debba far dialogare, e non necessariamente imporre una cultura. Riferendosi alla letteratura invece, può valere per molte lingue artificiali l'essere rimaste inutilizzate, ma esiste una letteratura per le lingue ausiliarie che hanno avuto più successo, talvolta anche di notevole valore artistico. Altre discussioni in generale sono dovute al fatto che la tolleranza nei confronti delle imperfezioni presenti nelle lingue ausiliarie internazionali è minore rispetto a quella nei confronti delle imperfezioni e irregolarità presenti nelle lingue etniche (come verbi irregolari, in genere evitati nelle lingue artificiali). Le risposte a questo genere di critiche sono generalmente basate sul fatto che nessuna lingua internazionale può essere perfetta e accettata da tutti indistintamente, quindi è inevitabile dover giungere a compromessi su alcuni punti. === Critiche e dibattiti che riguardano direttamente l'esperanto === ''Fundamento de Esperanto'', edizione italiana, 1907. Solitamente facendo riferimento soprattutto al latino e alle lingue romanze, i sostenitori delle lingue naturalizzate sostengono che l'esperanto non è direttamente conforme alle grandi lingue europee. Ad esempio, i vocaboli o parole derivate come ''"malsanulejo"'' potrebbero essere sostituite con un più europeo ''"hospitalo"'' (per la parola "ospedale"). Di contro, la modifica verso una maggiore europeizzazione renderebbe l'esperanto più facile per gli europei da un punto di vista lessicale, ma allo stesso tempo più difficile per i non europei, i quali dovrebbero imparare molte forme "europee" separatamente invece di ricavarle logicamente dalla radice. Dall'altra parte l'esperanto viene spesso criticato perché troppo europeo. Le sue radici lessicali provengono principalmente dalle lingue europee parlate o studiate da Zamenhof (vedi sopra); ciò secondo i critici ne sminuirebbe la neutralità. Secondo gli esperantisti l'esperanto, dal punto di vista morfologico e grammaticale, si avvicina più al giapponese, al turco o alle lingue bantu che a molte delle lingue europee, in quanto ha una struttura agglutinante; quanto al lessico, era praticamente impossibile, ai tempi di Zamenhof, avere accesso al lessico di altre lingue lontane, oppure creare una lingua basata sulle migliaia di idiomi esistenti. In più, l'esperanto non appartiene a nessuna potenza politica o economica, e questo è -almeno dal punto di vista economico e politico- una garanzia di neutralità nel pratico, dal momento che nessuna potenza si avvantaggia da esso nel senso che nessuno può beneficiare di turismo linguistico, o vantare l'accento "perfetto" per cui viene favorito nell'insegnamento o nell'assunzione in posti di lavoro che richiedono l'uso della lingua internazionale. Karl Brugmann e August Leskien hanno polemizzato sulla presenza di due parole in esperanto per "chiesa": ''Eklezio'' (Chiesa, istituzione) e ''preĝejo'' (chiesa, luogo di culto), mentre altre lingue come l'italiano e l'inglese hanno un solo termine. A detta degli esperantisti, la presenza del binomio mostra l'attenzione alla filantropia propria dell'esperanto, infatti, ''preĝejo'' può indicare un luogo di culto di ogni religione indipendentemente dall'ideologia e dal credo del parlante. L'indicazione del genere in esperanto non è simmetrica, ed è quindi considerata talvolta come sessismo linguistico da chi lo critica. Alcune radici hanno origine maschile e sono rese femminili, mentre le varianti maschili sono usate anche per indicare cose o esseri il cui sesso non è noto; anche dall'altro lato c'è la presenza di radici femminili (anche se in numero minore rispetto a quelle maschili). A difesa, la maggiore simmetria nei pronomi rispetto ad altre lingue che lo renderebbero più "politicamente corretto": l'uso del pronome "''ĝi''" per le persone il cui sesso è sconosciuto/nascosto; o l'uso del prefisso "''ge-''" per i sostantivi che indicano gruppi composti da ambosessi. Resta l'asimmetria per i sostantivi, per la quale sono state proposte delle riforme per la formazione del genere, alcune abbastanza note, sebbene nessuna sia stata ancora ufficializzata (attualmente vengono osservate le tendenze dei parlanti). Oggetto di critiche è la presenza di un caso per indicare il complemento oggetto, cioè si sostiene che la desinenza dell'accusativo "-n" si sarebbe potuta evitare, stabilendo un ordine fisso dei costituenti, ad esempio l'ordine Soggetto Verbo Oggetto, che è il più tipico delle lingue europee. Ma a difesa di ciò, l'accusativo è ritenuto necessario per dare la grande libertà nell'ordine delle parole tipica di questa lingua, che quindi può anche non seguire un ordine prefissato (secondo l'enfasi o le tendenze naturali della propria lingua madre) senza perdere chiarezza. Si criticano i segni diacritici su alcune lettere dell'alfabeto dell'esperanto, non facili da scrivere al computer (problema parecchio sentito specie da quando la posta elettronica ha un uso massiccio). Tuttavia, 26 lettere non erano sufficienti per rappresentare i 28 fonemi dell'esperanto così da poter mantenere il paradigma: ''"a ogni suono una lettera, a ogni lettera un suono"''. Sono stati ideati quindi sistemi di scrittura che prevedono particolari coppie di lettere invece delle singole lettere esperantiste. Questo punto cessa di essere critico man mano che vengono sostituiti i nodi di internet che non usano sistemi operativi con codifica Unicode, uno dei fondamenti per il futuro Web semantico, e con la diffusione dell'uso di programmi che permettono la scrittura dell'esperanto con una qualsiasi tastiera. L'esperanto ha come patrona santa Ildegarda di Bingen, una mistica medievale tedesca proclamata Dottore della Chiesa nell'ottobre 2012; ella infatti creò la lingua ignota, lingua artificiale che a differenza dell'esperanto doveva avere usi mistici. Tra i personaggi più famosi che si sono espressi a favore dell'esperanto, o sono stati effettivamente esperantisti, si possono ricordare: * Albert Einstein * Lev Nikolaevič Tolstoj * Oscar Luigi Scalfaro * Enzo Biagi * Stefano La Colla, paleografo ed esperantista * Umberto Eco * Edmondo De Amicis * Alessandro Bausani * Itamar Ben Avi, primo parlante nativo dell'ebraico in epoca moderna * Bruno Migliorini, a lungo presidente dell'Accademia della Crusca * Elio Migliorini, geografo, fratello di Bruno Migliorini * Tullio De Mauro, linguista * Romain Rolland * J. R. R. Tolkien * Antoine de Maximy * I papi Giovanni XXIII, Pio X, Paolo VI, Giovanni Paolo II * Padre Kolbe * Carlo Minnaja * Jules Verne * Rudolf Diesel * Reinhard Selten, premio Nobel per l'economia * Eugenio Bennato * Il gruppo musicale Rêverie * Robert Baden-Powell, fondatore dello scautismo * Ebenezer Howard, urbanista inglese, creatore della città giardino * Enrico Carlo Noë, insegnante e stenografo ceco vissuto in Italia * Circolo Esperantista di Mosca "Lev Tolstoj", libera organizzazione di esperantisti e studenti moscoviti === Cinema === * Il film horror ''Incubus'' (1965) è girato interamente in lingua esperanto. La pellicola ha come attore protagonista William Shatner, noto al grande pubblico per il ruolo di Capitano Kirk nella saga di Star Trek. * In una scena del film ''Captain Fantastic'' (2016) è presente un dialogo in lingua esperanto. * Il regista messicano Alfonso Cuarón simpatizza per l'esperanto e ha chiamato la sua casa di produzione ''Esperanto Filmoj''. Nei titoli di testa del film ''Roma'' (2018) appare a schermo intero una dicitura in lingua: “''Filmo produktita de Esperanto Filmoj''” ("film prodotto da Esperanto Filmoj"). * Nella stagione 25, episodio 12, de ''I Simpson'', il preside Skinner rivolge alcune frasi in esperanto al giardiniere Willie. * Nel film d'animazione ''Patema Inverted'', l'ending nei titoli di coda è cantata da Estelle Micheau in esperanto. * Il film ''L'incredibile storia dell'Isola delle Rose'' tratta della storia vera dell'Isola delle Rose, la piattaforma artificiale creata dall'ingegnere Giorgio Rosa, che le diede come lingua ufficiale l'esperanto. * In tutta la durata del film ''Gattaca'', gli annunci riportati dagli altoparlanti, per esempio allo spazioporto, sono in lingua esperanto. === Musica === * La canzone ''Rumore di niente'' di Francesco De Gregori inizia con un riferimento alla lingua esperanto. * Nel video ufficiale di ''Ti porto via con me'' (Jovanotti) appare uno striscione col titolo tradotto in esperanto (''Mi prenos vin kun mi''). * Il celebre brano ''Con te partirò'' è stato tradotto ed eseguito anche in esperanto. La versione è stata accolta con entusiasmo da Andrea Bocelli. Tra gli scrittori e poeti più noti che hanno scritto in esperanto: * William Auld * Julio Baghy * Kazimierz Bein (detto "Kabe") * Clarence Bicknell * Marjorie Boulton * Jorge Camacho * Fernando de Diego * Antoni Grabowski * Kálmán Kalocsay * Li Shijun (pseudonimo: "Laŭlum") * Miyamoto Masao * Abel Montagut * István Nemere * Claude Piron * Edmond Privat * Reto Rossetti * Raymond Schwartz * Giorgio Silfer * Spomenka Štimec * Gaston Waringhien * Ludwik Lejzer Zamenhof Tra di essi, William Auld, poeta scozzese, dal 1999 al 2006 è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura. Dal 2007 al 2018 il candidato al Premio Nobel per la letteratura è stato Baldur Ragnarsson, poeta islandese, nominato dall'Associazione degli Scrittori Esperantofoni (''Esperantlingva Verkista Asocio''). Alla morte di quest'ultimo (2018) il "PEN Club Esperanto" ha nominato candidato l'italo-svizzero Giorgio Silfer. Tra gli scrittori italiani possiamo ricordare: * Enrico Dondi * Lina Gabrielli * Luigi Giambene * Giovanni Peterlongo, che ha tradotto la Divina Commedia in esperanto (nel 1963 la prima pubblicazione). * Giorgio Silfer, attuale candidato al Premio Nobel per la letteratura.
Piante officinali spontanee
'''Elenco delle piante officinali spontanee''' soggette alle disposizioni della legge 6 gennaio 1931 n. 99., indicato con il Regio decreto n. 772, 26 maggio 1932. Si tratta delle piante incluse nella farmacopea ufficiale e che quindi, teoricamente, le farmacie dovrebbero avere in assortimento. L'elenco è stato rimaneggiato molte volte dal 1932 a oggi, soprattutto per escluderne alcune voci, di volta in volta sostituite da farmaci più facilmente reperibili e conservabili. Molto diverso è l'assortimento reperibile nelle erboristerie che riflette gli usi popolari ed esclude rigorosamente le piante velenose che in questo elenco sono ben nove. Immagine:AngelicaArchangelica.jpg|thumb|''Angelica archangelica''
Nome volgare Nome botanico Parti usate Commestibilità Aconito ''Aconitum napellus'' foglie e radici velenoso Adonidi ''Adonis'' spec. var. piante intere velenoso Angelica ''Angelica archangelica'' semi e radici Arnica ''Arnica montana'' fiori e radici Artemisia ''Artemisia vulgaris'' foglie, fiori, radici Assenzio gentile ''Artemisia pontica'' parti aeree Assenzio maggiore ''Artemisia absinthium'' parti aeree Assenzio pontico alpino ''Artemisia vallesiaca'' parti aeree Assenzio romano V. Assenzio maggiore parti aeree Bardana ''Lappa major'' radici Belladonna ''Atropa belladonna'' foglie velenoso Brionia ''Bryonia dioica'' radici velenoso Calamo aromatico ''Acorus calamus'' radici Camomilla comune ''Matricaria chamomilla'' fiori Edule Cardosanto ''Carbenia benedicta'' parti aeree Centaurea minore ''Erythraea centaurium'' erba fiorita Cicuta maggiore ''Conium maculatum'' foglie velenoso Colchico ''Colchicum autumnale'' bulbi e semi velenoso Coloquintide ''Citrullus colocynthis'' frutti velenoso Digitale ''Digitalis purpurea'' foglie velenoso Dulcamara ''Solanum dulcamara'' stipiti velenoso Elleboro ''Veratrum album'' radici velenoso Enula campana ''Inula helenium'' radici Erba rota ''Achillea herba-rota'' parti aeree Farfara ''Tussilago farfara'' fiori Fellandrio ''Oenanthe aquatica'' semi Frangula ''Rhamnus frangula'' corteccia del fusto Frassino da manna ''Fraxinus'' spec. var. Manna Genepi ''Artemisia mutellina'' parti aeree ''Artemisia spicata'' parti aeree ''Artemisia glacialis'' parti aeree ''Artemisia schmidtiana'' parti aeree Genziana ''Gentiana lutea'' radici Giusquiamo ''Hyosciamus niger'' foglie velenoso Imperatoria ''Peucedanum ostruthium'' radici Issopo ''Hyssopus officinalis'' radici Iva ''Achillea moscata'' Parti aeree Lavanda vera ''Lavandula angustifolia'' (''L. officinalis'') sommità fiorite Lavanda spigo ''Lavandula latifolia'' sommità fiorite Licopodio ''Lycopodium clavatum'' spore Limonella ''Dictamnus albus'' sommità fiorite Liquirizia ''Glycyrrhiza glabra'' radici Melissa ''Melissa officinalis'' foglie e sommità fiorite Pino mugo ''Pinus pumilio'' rametti Psillio ''Plantago psyllium'' semi Polio montano ''Teucrium montanum'' parti aeree Sabina ''Juniperus sabina'' rametti velenoso Saponaria ''Saponaria officinalis'' foglie e radici Scilla marittima ''Urginea maritima'' bulbi velenoso Spincervino ''Rhamnus cathartica'' frutti velenoso Stafisagria ''Delphinium staphisagria'' semi Stramonio ''Datura stramonium'' foglie velenoso Tanaceto ''Tanacetum vulgare'' fiori Tarassaco ''Taraxacum officinale'' radici Tiglio ''Tilia'' sp. fiori Timo maggiore ''Thymus vulgaris'' erba fiorita Edule Valeriana ''Valeriana officinalis'' radici
Emilio Salgari
Autore straordinariamente prolifico, è ricordato soprattutto per essere il "padre" di Sandokan, del ciclo dei pirati della Malesia e di quello dei corsari delle Antille. Scrisse anche romanzi storici, come ''Cartagine in fiamme'', e diverse storie fantastiche, come ''Le meraviglie del Duemila'' in cui prefigura la società di allora a distanza di un secolo, un romanzo scientifico precursore della fantascienza in Italia. Molte sue opere hanno avuto trasposizioni cinematografiche e televisive.
=== I primi anni === Nacque a Verona nel 1862 da madre veneziana, Luigia Gradara, e padre veronese, Luigi Salgari, commerciante di tessuti presso Porta Borsari a Verona, e fu battezzato il 7 settembre nella chiesa di S. Eufemia. Crebbe poi in Valpolicella, nel comune di Negrar, in frazione ''Tomenighe di Sotto'', poi abbandonata per trasferirsi nell'attuale "Ca' Salgàri". A partire dal 1878 studiò poi al Regio Istituto Tecnico e Nautico "Paolo Sarpi" di Venezia, ma non arrivò mai a essere capitano di marina come avrebbe voluto. Abbandonati gli studi al secondo corso nel 1881, tornò a Verona per intraprendere l'attività giornalistica. === Esordi === Esordì come scrittore nelle appendici dei giornali. La sua prima opera pubblicata fu un racconto, ''I selvaggi della Papuasia'', scritto all'età di vent'anni e pubblicato in quattro puntate sul settimanale milanese ''La Valigia'' e firmato con la sigla S.E. Tra il 15 settembre e il 12 ottobre 1883 pubblicò a puntate sul giornale veronese ''La Nuova Arena'' il romanzo ''Tay-See'' (riedito poi in volume con il titolo ''La Rosa del Dong-Giang'' nel 1897), quindi sullo stesso giornale il romanzo ''La tigre della Malesia'' (riedito come ''Le tigri di Mompracem''), che riscosse un notevole successo, ma dal quale non ebbe alcun ritorno economico significativo, seguito da ''La favorita del Mahdi'' (1883-1884), scritto otto anni prima. Sempre nel 1883 divenne redattore del giornale stesso. Svolse un'intensa attività con gli pseudonimi ''Ammiragliador'' ed ''Emilius''. Due anni dopo diventò redattore de ''L'Arena''. Il 25 settembre 1885 arrivò a sfidare a duello un collega del quotidiano rivale ''l'Adige''. Ida Peruzzi Nel 1887 morì la madre, mentre il 27 novembre 1889 vi fu il suicidio del padre che, credendosi malato di una malattia incurabile, si gettò dalla finestra della casa dei suoi parenti. Qualche anno dopo, il 30 gennaio 1892, Emilio sposò Ida Peruzzi, un'attrice di teatro; dopo la nascita della figlia primogenita Fatima, i Salgari decisero di trasferirsi in Piemonte, dove Emilio aveva trovato un contratto con l'editore Speirani e, stabilitisi inizialmente a Ivrea nel 1894, vissero poi in una casa di piazza Pinelli a Cuorgnè e successivamente nella vicina Alpette. In questo periodo nacquero altri tre figli: Nadir, Romero e Omar. Verso la fine del 1897, l'editore Anton Donath, con cui aveva iniziato a collaborare, lo convinse a trasferirsi a Genova e la famiglia si sistemò a Casa Rebora, nel quartiere di Sampierdarena. Durante il soggiorno ligure scrisse ''Il Corsaro Nero'', pubblicato nel 1898 e considerato il capolavoro di Emilio Salgari. Qui strinse anche amicizia con Giuseppe Garuti, in arte Pipein Gamba, che fu uno dei primi illustratori dei suoi lavori. ===La vita a Torino=== Nel 1900, richiamato dall'editore Speirani, Salgari si trasferì, con moglie e figli, definitivamente a Torino, in corso Casale, prima al civico 298 e poi al 205. Da qui Salgari poteva facilmente raggiungere in tram la biblioteca civica centrale, dove trovava mappe e racconti di viaggi esotici che costituivano la base e lo spunto per le sue storie. Tra il 1892 e il 1898 pubblicò circa una trentina di opere. Nel solo triennio 1894-1896, sempre con Speirani, pubblicò ben cinque titoli: ''Il tesoro del presidente del Paraguay'', ''Le novelle marinaresche di Mastro Catrame'', ''Il re della montagna'', ''Attraverso l'Atlantico in pallone'' e ''I naufragatori dell'Oregon''. Il motivo di tutto questo lavoro erano i debiti che Salgari continuava ad accumulare; nel 1896 lo scrittore firmò un altro contratto con l'editore genovese Donath e nel 1906 anche con il fiorentino Bemporad. Il 3 aprile 1897, su proposta della regina d'Italia Margherita di Savoia, Salgari venne insignito dalla Real Casa del titolo di "Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia". Ciononostante, la sua situazione economica non migliorò; a partire dal 1903 - quando la moglie iniziò a dare segni di follia - si moltiplicarono i debiti per potere pagare le cure. Nel 1910 la salute mentale della donna peggiorò ulteriormente e fu costretta a entrare in manicomio. Nella sua vita Salgari fu un "viaggiatore virtuale": il creatore della tigre di Mompracem viaggiò pochissimo, ma fu un "divoratore di atlanti e dizionari", grazie ai quali inventò più di 1.300 personaggi, basando ogni suo libro su scrupolosi approfondimenti, e scontrandosi con gli editori dell'epoca a causa di gravi problemi economici. === Il declino === L'ultima dimora di Emilio Salgari a Torino in corso Casale 205, con la targa commemorativa I contratti di lavoro obbligarono Salgari a scrivere tre libri l'anno e, per mantenere quei ritmi, fu costretto a scrivere tre pagine al giorno. A causa del conseguente stress scriveva fumando un centinaio di sigarette al giorno e beveva un bicchiere di vino marsala dopo l'altro. Inoltre dirigeva contemporaneamente un periodico di viaggi. Più che un problema di sottocompensi in proporzione alla mole di lavoro il suo esaurimento nervoso fu dovuto soprattutto alla fatica e alla stanchezza. Non solo non guadagnava, ma non era nemmeno considerato dai circoli letterari dell'epoca, ultimo smacco alla sua dignità. All'amico pittore ''Gamba'' scriveva nel 1909: I suoi nervi non ressero. A ciò si aggiunse la nostalgia della moglie, ricoverata da mesi in manicomio. Stressato e umiliato rimase da solo e con i figli da accudire. Sempre più depresso, nel 1909 tentò per la prima volta il suicidio, gettandosi sopra una spada, ma venne salvato in tempo dalla figlia Fatima. Poi, l'ultima intervista, quella di un giornalista, tal Antonio Casulli, inviato de ''Il Mattino'' di Napoli, che incontrò Salgàri nel dicembre 1910, e che anni più tardi dichiarò di avere respirato nella sua casa un'atmosfera come minimo triste e malinconica. Infine la tragedia: la mattina di martedì 25 aprile 1911 Salgari lasciò sul tavolo tre lettere note (ma pare che le lettere fossero 13 e i destinatari delle altre lettere abbiano via via smentito e poi confermato che le lettere esistessero, ma il contenuto è rimastosto misterioso) e uscì da casa prendendo il suo solito tram con in tasca un rasoio. Le lettere erano indirizzate ai figli, ai direttori di giornali, ai suoi editori. Ai figli Omar, Nadir, Romero e Fatima scrisse: Li informava poi su dove avrebbero potuto trovare il suo cadavere, ovvero in uno dei "burroncelli" del bosco di Val San Martino, sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare che sovrasta il corso Casale di Torino, dove con la famiglia andava solitamente a fare i ''pic-nic''; la zona esatta è quella del parco di Villa Rey, nei pressi dell'omonimo ex campeggio cittadino. Ma a trovarlo morto non furono i figli, bensì Luigia Quirico, una lavandaia ventiseienne che era andata nel bosco per fare legna. Il corpo di Salgari presentava la gola e il ventre squarciati in modo atroce. In mano stringeva ancora il rasoio. Si uccise come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi, in una sorta di ''seppuku'', con gli occhi rivolti al sole che si leva. I suoi funerali avvennero al Parco del Valentino, ma passarono inosservati perché in quei giorni Torino era impegnata a inaugurare l'imminente festa del 50º Anniversario dell'Unità d'Italia e dell'Esposizione internazionale. La sua tomba, provvista di dedica, fu subito traslata nel famedio del cimitero monumentale di Verona. Altre tragedie colpirono successivamente anche la moglie e i figli dello scrittore. Nel 1914 Fatima, giovanissima, rimase vittima della tubercolosi, mentre, nel 1922, la moglie Ida morì in manicomio. Nel 1931 fu di nuovo il suicidio la causa della morte dell'altro figlio, Romero. Nel 1936, per le ferite di un tragico incidente in moto, perse poi la vita Nadir, tenente di complemento del Regio Esercito. Un'intervista, conservata nelle teche di Rai Storia del 1957, ritrae l'ultimogenito figlio vivo Omar, che racconta alle telecamere della vita di suo padre, e che a sua volta pubblicò romanzi avventurosi. Tuttavia anche Omar in seguito si suicidò, gettandosi dal secondo piano del suo alloggio del quartiere San Donato, a Torino, il 5 novembre 1963. Copertina de ''I misteri della jungla nera'' Salgari deve la sua popolarità a un'impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200, considerando anche i racconti) distinte in vari cicli avventurosi, che vanno a costruire svariati universi narrativi e innumerevoli personaggi (tra cui alcuni di grande successo, come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero), tutti di originale creazione dello scrittore, tranne che in un caso. Il romanzo del 1896 (ristampato in volume nel 1911) ''I predoni del gran deserto'', infatti, fu scritto come seguito di un'opera altrui (''Vita eccentrica'' di Vincenzina Ghirardi Fabiani). Generalmente i personaggi salgariani risultano inseriti in un accurato contesto storico; la ricostruzione delle informazioni riguardanti le vicende istituzionali dei paesi da lui descritti non si limita, per esempio, alla figura di James Brooke, il ''raja'' bianco di Sarawak. Seri studi condotti dalla storica olandese Bianca Maria Gerlich (i cui lavori sono stati pubblicati da autorevoli riviste scientifiche quali ''Archipel'' nei Paesi Bassi e, in Italia, ''Oriente Moderno'') hanno infatti permesso di ricostruire le fonti storiche e geografiche lette e utilizzate nelle biblioteche dal grande scrittore di romanzi d'avventura. Salgari stesso pubblicò con vari pseudonimi numerose opere, spinto da motivazioni diverse, la più nota delle quali fu l'urgenza di aggirare la clausola contrattuale di esclusiva che lo teneva legato all'editore Donath. Tuttavia per lo stesso Donath pubblicò, sotto lo pseudonimo di Enrico Bertolini, tre romanzi nonché diversi racconti e testi di vario genere; in questo caso si sarebbe trattato di una precauzione utilizzata quando, incalzato da contratti e scadenze, lo scrittore usava più del dovuto elementi tratti da opere altrui (come nel caso di ''Le caverne dei diamanti'', una libera versione del romanzo ''Le miniere di re Salomone'' di Henry Rider Haggard). Cronologia delle opere, suddivise per cicli narrativi. === Ciclo dei pirati della Malesia === ''Le tigri di Mompracem'', illustrazione di Alberto della Valle (1900) # ''La tigre della Malesia'', ne ''La Nuova Arena'', nn. 10-12, 1883, 1-3, 1884. Poi ''Le tigri di Mompracem'', Genova, Donath, 1900. # ''Gli strangolatori del Gange'', ne ''Il Telefono'', 10 gennaio-15 aprile 1887. Poi ''I misteri della jungla nera'', Genova, Donath, 1895. # ''I pirati della Malesia'', Genova, Donath, 1896. # ''Le due tigri'', Genova, Donath, 1904. # ''Il Re del Mare'', Genova, Donath, 1906. # ''Alla conquista di un impero'', Genova, Donath, 1907. # ''Sandokan alla riscossa'', Firenze, Bemporad, 1907. # ''La riconquista di Mompracem'', Firenze, Bemporad, 1908. # ''Il bramino dell'Assam'', Firenze, Bemporad, 1911. # ''La caduta di un impero'', Firenze, Bemporad, 1911. # ''La rivincita di Yanez'', Firenze, Bemporad, 1913. === Ciclo dei corsari delle Antille === Il Corsaro Nero'' di Emilio Salgari (1898), 3ª edizione, 1904, illustrazione di Alberto della Valle (1851-1928) Il figlio del Corsaro Rosso''; illustrazione di Alberto della Valle (1851-1928), ed. Bemporad # ''Il Corsaro Nero'', Genova, Donath, 1898. # ''La regina dei Caraibi'', Genova, Donath, 1901. # ''Jolanda, la figlia del Corsaro Nero'', Genova, Donath, 1905. # ''Il figlio del Corsaro Rosso'', Firenze, Bemporad, 1908. # ''Gli ultimi filibustieri'', Firenze, Bemporad, 1908. === Ciclo dei corsari delle Bermude === # ''I corsari delle Bermude'', Firenze, Bemporad, 1909. # ''La crociera della Tuonante'', Firenze, Bemporad, 1910. # ''Straordinarie avventure di Testa di Pietra'', Firenze, Bemporad, 1915. === Ciclo del Far West === # ''Sulle frontiere del Far-West'', Firenze, Bemporad, 1908. # ''La scotennatrice'', Firenze, Bemporad, 1909. # ''Le selve ardenti'', Firenze, Bemporad, 1910. === Cicli minori === ==== I due marinai ==== Copertina de ''Il continente misterioso'', illustrata di Giovanni Battista Carpanetto (1863–1928), ed. Paravia * ''Il tesoro del presidente del Paraguay'', Torino, Speirani, 1894. * ''Il continente misterioso. Avventure nell'Australia'', Torino, Paravia, 1894. ==== Il Fiore delle Perle ==== * ''Le stragi delle Filippine'', Genova, Donath, 1897. * ''Il Fiore delle Perle'', Genova, Donath, 1901. ==== I figli dell'aria ==== * ''I figli dell'aria'', Genova, Donath, 1904. * ''Il re dell'aria'', Firenze, Bemporad, 1907. ==== Capitan Tempesta ==== * ''Capitan Tempesta'', Genova, Donath, 1905. * ''Il leone di Damasco'', Firenze, Bemporad, 1910. === Avventure in India === * ''Il capitano della Djumna'', Genova, Donath, 1897. * ''La montagna di luce'', Genova, Donath, 1902. * ''La Perla Sanguinosa'', Genova, Donath, 1905. === Avventure africane === * ''La favorita del Mahdi'', Milano, Guigoni, 1887. * ''I drammi della schiavitù'', Roma, Voghera, 1896. * ''La Costa d'Avorio'', Genova, Donath, 1898. * ''Le caverne dei diamanti'', Genova, Donath, 1899. (libera riduzione del romanzo ''Le miniere di re Salomone'' di Henry R. Haggard) * ''Avventure straordinarie d'un marinaio in Africa'', come E. Bertolini, Genova, Donath, 1899. * ''La montagna d'oro. Avventure nell'Africa centrale'', come Guido Altieri, Palermo, Biondo, 1901. (noto anche come ''Il treno volante'', Milano, Sonzogno, 1926) * ''La giraffa bianca'', come G. Landucci, Livorno, Belforte, 1902. * ''I predoni del Sahara'', Genova, Donath, 1903. * ''Le pantere di Algeri'', Genova, Donath, 1903. * ''Sull'Atlante'', Firenze, Bemporad, 1907. * ''I briganti del Riff'', Firenze, Bemporad, 1911. * ''I predoni del gran deserto'', ne ''Il Novelliere Illustrato'', 29 novembre-27 dicembre 1896; poi Napoli, Urania, 1911. === Avventure in Russia === * ''Gli orrori della Siberia'', Genova, Donath, 1900. * ''Le Aquile della steppa'', Genova, Donath, 1907. === Fantascienza === * ''Le meraviglie del duemila'', Firenze, Bemporad, 1907. Copertina del romanzo ''Le meraviglie del duemila'' (1907), considerato il testo più importante della "protofantascienza" italiana. Illustrazione di Carlo Chiostri. === Romanzi storici === * ''Le figlie dei Faraoni'', Genova, Donath, 1905. * ''Cartagine in fiamme'', Genova, Donath, 1908. === Avventure in Persia === * ''Il re della montagna. Romanzo persiano'', Torino, Speirani, 1895. === Romanzi d'Oriente === * ''La scimitarra di Budda'', Milano, Treves, 1892. * ''I naufragatori dell'Oregon'', Torino, Speirani, 1896. * ''Le stragi della China. Grande romanzo di avventure nell'estremo Oriente'', come Guido Altieri, Palermo, Biondo, 1901. Poi ''Il sotterraneo della morte'', Palermo, Biondo, 1902. * ''Sul mare delle perle. Il marajah di Jafnapatam'', come G. Landucci, Livorno, Belforte, 1903. * ''La città del re lebbroso'', Genova, Donath, 1904. * ''La gemma del fiume rosso'', come G. Landucci, Livorno, Belforte, 1904. * ''L'eroina di Port Arthur. Avventure russo-giapponesi'', come Guido Altieri, Torino, Speirani, 1904. (noto anche come ''La naufragatrice'', Milano, Sonzogno, 1924.) === Romanzi in Oceania === * ''I pescatori di trepang'', Milano, Cogliati, 1896. * ''I Robinson italiani'', Genova, Donath, 1896. * ''Il tesoro della Montagna Azzurra'', Firenze, Bemporad, 1907. === Romanzi di mare === * ''I pescatori di balene'', Milano, Treves, 1894. * ''Un dramma nell'Oceano Pacifico'', Firenze, Bemporad, 1895. * ''Attraverso l'Atlantico in pallone'', Torino, Speirani, 1896. * ''Gli scorridori del mare'', come Romero, Genova, Donath, 1900. * ''I solitari dell'Oceano'', Genova, Donath, 1904. === Romanzi del Far West === * ''Il re della prateria'', Firenze, Bemporad, 1896. * ''Il figlio del cacciatore d'orsi'', come A. Permini, Genova, Donath, 1899. * ''Avventure fra le pelli-rosse'', come G. Landucci, Torino, Paravia, 1900. * ''I minatori dell'Alaska'', Genova, Donath, 1900. * ''La Sovrana del Campo d'Oro'', Genova, Donath, 1905. === Romanzi tra i ghiacci === * ''Al Polo Australe in velocipede'', Torino, Paravia, 1896. * ''Nel paese dei ghiacci'', Torino, Paravia, 1896. (Comprende i racconti: ''I naufraghi dello Spitzberg'' e ''I cacciatori di foche della Baia di Baffin'') * ''Al Polo Nord'', Genova, Donath, 1898. * ''La "Stella polare" e il suo viaggio avventuroso'', Genova, Donath, 1901. (anche come ''Verso l'Artide con la Stella Polare'', Milano, Vallardi, 1929.) * ''La Stella dell'Araucania'', Genova, Armanino, 1906. * ''Una sfida al Polo'', Firenze, Bemporad, 1909. === Romanzi nelle Americhe === * ''I naufraghi del Poplador'', Milano, Treves, 1895. * ''La città dell'oro'', Milano, Treves, 1898. * ''La capitana del Yucatan'', Genova, Donath, 1899. * ''L'uomo di fuoco'', Genova, Donath, 1904. * ''Duemila leghe sotto l'America'', Milano, Guigoni, 1888; rivisto, aggiornato e riedito come ''Il tesoro misterioso'', Como, Società editrice Roma, 1907. === Romanzi in Italia === * ''I naviganti della Meloria'', come E. Bertolini, Genova, Donath, 1902. === Racconti === * ''Tay-See'', ne ''La Nuova Arena'', nn. 9-10, 1883; poi ''La rosa del Dong-Giang. Novella cocincinese'', Livorno, Belforte, 1897. * ''Le novelle marinaresche di Mastro Catrame'', Torino, Speirani, 1894; riedito come ''Il vascello maledetto'', Milano, Casa ed. Italiana, 1909. (volume di racconti) * ''Le grandi pesche nei mari australi'', Torino, Speirani, 1904. * ''I racconti della bibliotechina aurea illustrata'' (1900-1906) * ''Storie rosse'', Firenze, Bemporad, 1910. (contiene 15 capitoli tratti da altrettanti romanzi di Salgàri raccolti e ordinati da Achille Lanzi) === Autobiografia === * ''La Bohème italiana''; ''Una vendetta malese'', Firenze, Bemporad, 1909. La popolarità delle opere di Salgari è provata anche dalla grande diffusione di apocrifi: più di un centinaio, che editori privi di scrupoli gli attribuirono, generalmente in accordo con gli eredi. I più famosi furono i cinque romanzi a firma congiunta Luigi Motta-Emilio Salgari - in realtà scritti da Motta o da Emilio Moretto - e quelli commissionati dagli eredi Nadir e Omar ad alcuni ''ghostwriter'' come Giovanni Bertinetti - il più prolifico autore di apocrifi salgariani - e Americo Greco. Un altro autore di apocrifi fu Renzo Chiarelli. Tra i più rilevanti romanzi apocrifi quelli elencati di seguito completano il ciclo salgariano dei Corsari delle Antille: * ''Il Corsaro Rosso'', Casa editrice Impero, 1941. (Non ci sono copie in tale data), scritto in realtà da Americo Greco. * ''Il Corsaro Verde'', Casa editrice Impero, 1945, scritto in realtà da Sandro Cassone. * ''Le ultime imprese del Corsaro Nero'', Sonzogno, 1941, autore originale sconosciuto. * ''La figlia del Corsaro Verde'', Sonzogno, 1941, scritto in realtà da Renzo Chiarelli. In ordine alfabetico-cronologico i film tratti dalle opere salgariane (parziale): * ''Il corsaro nero'', regia di Vitale De Stefano (1921) * ''Jolanda, la figlia del Corsaro Nero'', regia di Vitale De Stefano (1921) * ''La regina dei Caraibi'', regia di Vitale De Stefano (1921) * ''Gli ultimi filibustieri'', regia di Vitale De Stefano (1921) * ''Il corsaro rosso'', regia di Vitale De Stefano (1921) * ''Il figlio del Corsaro Rosso'', regia di Vitale De Stefano (1921) * ''Il corsaro nero'', regia di Rodolfo Ferro (1928) film incompleto * ''Il corsaro nero'', regia di Amleto Palermi (1937) * ''I pirati della Malesia'', regia di Enrico Guazzoni (1941) * ''La figlia del Corsaro Verde'', regia di Enrico Guazzoni (1941) * ''Le due tigri'', regia di Giorgio Simonelli (1941) * ''Capitan Tempesta'', regia di Corrado D'Errico e Umberto Scarpelli (1942) * ''Il leone di Damasco'', regia di Corrado D'Errico ed Enrico Guazzoni (1942) * ''I cavalieri del deserto/Gli ultimi tuareg'', regia di Osvaldo Valenti (1942) film incompiuto * ''Gli ultimi filibustieri'', regia di Marco Elter (1943) * ''Il figlio del corsaro rosso'', regia di Marco Elter (1943) * ''El Corsaro Negro'', regia di Chano Urueta (1944) * ''I tre corsari'', regia di Mario Soldati (1952) * ''Jolanda, la figlia del Corsaro Nero'', regia di Mario Soldati (1953) * ''Il tesoro del Bengala'', regia di Gianni Vernuccio (1953) * ''I misteri della jungla nera'', regia di Gian Paolo Callegari e Ralph Murphy (1954) * ''La vendetta dei Tughs'', regia di Gian Paolo Callegari e Ralph Murphy (1954) * ''Il figlio del corsaro rosso'', regia di Primo Zeglio (1959) * ''Cartagine in fiamme'', regia di Carmine Gallone (1959) * ''Morgan il pirata'', regia di Primo Zeglio (1960) * ''Sandokan, la tigre di Mompracem'', regia di Umberto Lenzi (1963) * ''I pirati della Malesia'', regia di Umberto Lenzi (1964) * ''Sandokan alla riscossa'', regia di Luigi Capuano (1964) * ''Sandokan contro il leopardo di Sarawak'', regia di Luigi Capuano (1964) * ''I misteri della giungla nera'', regia di Luigi Capuano (1964) * ''La montagna di luce'', regia di Umberto Lenzi (1965) * ''L'avventuriero della Tortuga'', regia di Luigi Capuano (1965) * ''I predoni del Sahara'', regia di Guido Malatesta (1965) * ''Le tigri di Mompracem'', regia di Mario Sequi (1970) * ''Il corsaro nero'', regia di Lorenzo Gicca Palli (1971) * ''Sandokan'', regia di Sergio Sollima (1976) - Sceneggiato TV in 6 puntate * ''Il corsaro nero'', regia di Sergio Sollima (1976) * ''La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!'', regia di Sergio Sollima (1977) * ''Il segreto del Sahara'', regia di Alberto Negrin (1987) - Miniserie TV in 4 puntate * ''I misteri della giungla nera'', regia di Kevin Connor (1991) - Miniserie TV in 3 puntate * ''Il ritorno di Sandokan'', regia di Enzo G. Castellari (1996) - Miniserie TV in 4 puntate * ''L'elefante bianco'', regia di Gianfranco Albano (1998) - Miniserie TV in 2 puntate * Che Guevara da giovane lesse ben 62 opere dello scrittore veronese. * Una celebre trasposizione dei suoi romanzi fu la serie televisiva sopracitata su Sandokan, trasmessa dalla Rai a metà degli anni settanta, interpretata dall'attore indiano Kabir Bedi e con la sigla degli Oliver Onions. * Alfredo Castelli ha scritto nel 2010 una storia a fumetti di ''Martin Mystère'' ispirata a un romanzo incompiuto dello scrittore, ''Il leone del Transvaal''. * L'asteroide ''1998 UC23'' è stato denominato 27094 Salgari. * Nel 1995 il primo coreografo, ballerino e regista Daniel Ezralow realizza lo spettacolo multimediale "Salgari", con musiche originali di Ludovico Einaudi. * La cantante Rossana Casale ha inciso una canzone intitolata ''Salgari'' (nell'album ''Incoerente jazz''). * Il cantante dialettale comasco Davide Van De Sfroos ha intitolato una sua canzone, e l'album omonimo in cui essa è contenuta, ''Yanez'', come uno dei più famosi personaggi del ciclo indo-malese. Per coincidenza la canzone è stata presentata al Festival di Sanremo nel centesimo anniversario dalla morte di Salgari (2011). * Nel 2011 Alitalia ha dedicato allo scrittore uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DSF). * Nel 2011 lo scrittore messicano Paco Ignacio Taibo II ha pubblicato un romanzo dichiaratamente salgariano, dal titolo ''Ritornano le tigri della Malesia''. * Nel 2012 Paolo Bacilieri pubblica per Coconino Press la graphic novel ''Sweet Salgari'' sulla vita dello scrittore. * Nel 2015 il regista e scrittore Corrado Farina pubblica per Daniela Piazza Editore ''Vita segreta di Emilio Salgari'', una "autobiografia immaginaria"; è la terza volta che torna sul personaggio, dopo il cortometraggio ''Salgari della nostra infanzia'' (1971) e il romanzo ''Giallo antico'' (1999).
Est
L'''est''' è uno dei quattro punti o direzioni cardinali, è opposto all'ovest ed è perpendicolare a nord e sud. È sinonimo di «oriente» e «'''levante'''». Per un osservatore ubicato sulla superficie terrestre, l'est è la direzione sull'orizzonte indicante il punto dal quale sorge il Sole agli equinozi .
Il termine ''Est'' spesso si riferisce alle nazioni poste ad oriente rispetto all'Europa. Quando viene usato in questo senso esso può, a seconda del contesto, riferirsi ad Europa orientale, Medio Oriente, Estremo Oriente, Sud-est asiatico o all'Asia in generale. Questo significato della parola può anche rimandare a quello generico di civiltà orientale. Sole che sorge sulla città, ventiduesima illustrazione allegorica dal trattato di alchimia ''Splendor Solis'' (XVI sec.) L'oriente ha sempre simboleggiato la nascita e la crescita, la sorgente della luce, intesa in senso metaforico come l'illuminazione della conoscenza che dissipa le tenebre dell'ignoranza. Per questo la maggior parte dei templi, delle chiese e dei luoghi di culto in generale, come sosteneva Vitruvio, erano rivolti verso est. Il verbo «orientare» che ne deriva, non a caso, alludeva alla disposizione di questi edifici verso il sorgere del Sole. Analogamente nella massoneria, il Maestro della Loggia siede ad Oriente, che simboleggia il mondo spirituale, invisibile agli occhi, ma da cui proviene la luce, contrapposto a quello concreto e materiale in cui essa tramonta. Anche alcuni trattati alchemici, intitolati significativamente ''Autora Consurgens'', cioè «aurora nascente», accennavano con questa espressione al risveglio iniziatico delle facoltà latenti dell'uomo. Fra le età della vita l'est corrisponde all'infanzia e all'adolescenza, tra i quattro elementi classici all'aria, fra i temperamenti umorali al sanguigno, tra le parti della giornata al mattino, nelle carte degli arcani minori al seme di spade, tra le fasi dell'opera alchemica all''albedo''. Nell'astrologia occidentale l'est è il punto che in un tema natale determina l'ascendente, cioè l'inizio della prima casa, ed il segno zodiacale che rappresenta l'aspetto dell'individuo, l'approccio al mondo, e la «prima impressione» che si dà agli altri circa il proprio modo di essere. ===Mitologia=== Nella mitologia norrena esisteva un nano posto a est che reggeva la volta celeste: Austri.
Enna
'''Enna''' è un comune italiano di abitanti, capoluogo del libero consorzio comunale omonimo in Sicilia. Fu denominata ''Castrogiovanni'' fino al 1927, anno in cui riprese l'antico nome di Enna. La città è stata definita ''Urbs Inexpugnabilis'' dai romani per la sua imprendibilità. Nei tre millenni precedenti è stata roccaforte quasi inespugnabile di siculi, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi e aragonesi. I suoi principali monumenti storici sono il castello, la Rocca di Cerere ed il duomo. È sede dell'Università Kore.
Enna sorge nella parte più elevata di un'ampia dorsale montuosa, che svetta sulla valle del Dittaino a 931 m d'altitudine. Tale dorsale, avente forma di ''V'' dolce o, secondo altre interpretazioni, di ferro di cavallo, si trova proprio nel centro geografico della Sicilia indicato con precisione dall'obelisco della Chiesa di Montesalvo nel quartiere ''Monte'', il cosiddetto antico ''umbilicus Siciliae''. I rilievi che circondano Enna fanno parte della catena dei monti Erei, montagne calcaree e arenacee poco sviluppate in altezza, che costituiscono la maggiore presenza orografica della provincia ennese. Il versante settentrionale del monte su cui Enna poggia è molto ripido con un maggiore dislivello rispetto agli altri ed è ammantato da un ampio bosco. Quello meridionale, invece, è notevolmente urbanizzato, legando fra loro la città alta e quella bassa, che si sviluppa ai piedi dell'altopiano. Il comune di Enna rientra tra i primi 30 comuni più estesi d'Italia: il suo territorio occupa infatti una superficie di 357,14 km². La porzione centro-occidentale della Provincia, costituita prevalentemente da rilievi aventi altitudine estremamente variabile, compresa tra la minima di 230 m s.l.m. e la massima di 990 m, corrisponde alla cima del monte su cui sorge la città e dove originariamente aveva sede l'acropoli antica. Circa 10 km a sud del centro storico si trova il lago Pergusa, a 677 m s.l.m., caratterizzato da un bacino endoreico, importante luogo di sosta e svernamento per decine di specie di avifauna. Attorno le rive del lago si snoda l'omonimo circuito automobilistico. I fiumi che scorrono nel territorio di Enna hanno principalmente carattere torrentizio, tranne il Dittaino, affluente del Simeto, ed l'Imera meridionale o Salso. Enna è comunemente suddivisa in due "macro-aree": Enna Alta ed Enna Bassa, cui si aggiunge Pergusa, che ne è una frazione. Tutte e tre le aree sono nettamente separate dal punto di vista geografico. === Enna Alta === Scorcio del centro storico visto dalla Torre Pisana Enna Alta sorge su un altipiano tra i 900 ed i 990 m d'altitudine, che svetta isolato al centro degli Erei, dominando la valle del Dittaino a est e la valle del Salso a ovest. L'altipiano ennese ha forma di triangolo irregolare: i versanti settentrionale e occidentale sono i più ripidi e scoscesi, con strapiombi fino a 400 m sulle vallate sottostanti. A sud, invece, si apre il profondo solco vallivo del Pisciotto, storico asse di penetrazione al monte, e altre vallette che si dipartono da esso, lungo le quali si sono sviluppati nei secoli i quartieri popolari, come Valverde. Il centro storico si è da sempre sviluppato sulla parte più alta del monte, nel versante nordorientale; sono presenti pittoresche scalinate tra gli stretti vicoli di matrice araba che scendono, tortuose, dal centro ai rioni più bassi. L'altipiano ennese misura, approssimativamente, 2 km lungo il fronte nord, 1 km in quello ovest e 1,5 km in quello sud. La leggenda vuole che il sito fosse scelto oltre 3000 anni fa dai Sicani, che vi introdussero il culto di Cerere, perché ben protetto come sito militare e roccaforte. La posizione strategica consentiva di avere una visuale molto ampia del territorio circostante. Di questa presenza rimane testimonianza nella la rocca di Cerere, un'emergenza rocciosa su cui sorgeva il santuario di Demetra (nome greco di Cerere). Il monte ennese, benché isolato, offre 5 sorgenti d'acqua: una è stata inglobata nella Villa Farina, un'altra sgorga dalla viva roccia tra le scalette di via Canalicchio. Sgorga acqua dalla roccia anche nella parete meridionale del Castello di Lombardia. Quest'abbondanza di sorgenti aiutò Enna a resistere ai lunghi assedi tesi al tempo dei Romani e degli Arabi che nell'859 guidati da un traditore cristiano, riuscirono a penetrare nella città attraverso la rete fognaria. Enna alta, fino al primo dopoguerra, fu per lungo tempo l'unico insediamento urbano del capoluogo ereo. La sua saturazione urbana ha portato nel Novecento alla nascita di Enna Bassa. Nel settore orientale si trova il quartiere Lombardia che prende nome dall'imponente omonimo castello, non lontano dal Duomo di Enna, dai Musei Alessi, Archeologico di Palazzo Varisano, un po' più lontano dal museo "Fede e Tradizione" di recente costituzione nei locali della chiesa San Leonardo Abate, Il centro storico si snoda lungo Via Roma lungo la quale sorgono ampie piazze, tra cui il cosiddetto Belvedere comprendente piazza Francesco Crispi e il viale Guglielmo Marconi fino alla confluenza con via Alessandro Volta; numerose sono le chiese e monumenti. Lungo tale via sorgono le sedi delle principali istituzioni (provincia, comune, prefettura, genio civile), il teatro, banche e assicurazioni. A sud vi sono le aree urbane più basse rispetto al centro storico, Valverde, il quartiere più vecchio, con viuzze strette e tortuose, bagli e ponti, e Fundrisi altrettanto antico. Il Monte è il quartiere più moderno ed è attraversato dai viali Armando Diaz e IV Novembre, che si incrociano con via Libertà (terminale della centrale via Roma) in uno dei più trafficati quadrivi della città. Vi si trovano, la Torre e la Villa di Federico II, la Chiesa Santa Maria di Gesù in Montesalvo con l'obelisco che indica il centro geografico della Sicilia, lo Stadio Comunale Generale Gaeta. In questa area, un tempo occupata da un bosco di roveri, dei quali rimane un unico esemplare in Via Cavalieri di Vittorio Veneto, su una motta naturale sorge la ottagonale Torre di Federico II, importante monumento svevo. Enna deve la nomea di ''Belvedere di Sicilia'' in quanto sorge in cima a un monte, in una terrazza naturale che sporge al centro dell'isola, senza catene montuose abbastanza vicine o alte da poter chiudere la vista. Nei giorni più limpidi, lo sguardo spazia ininterrotto, in linea d'aria, per circa 30 km verso nord (si scorge Nicosia, alle falde dei Nebrodi), per altrettanti verso est (fino ad Agira e alla zona industriale di Dittaino) e verso ovest (si intravede Caltanissetta), e per quasi 15 km verso sud (si vede Pergusa ed il suo lago, e Valguarnera Caropepe). Punti panoramici principali: * il Belvedere Marconi, che si apre a nord includendo per intero il paesaggio dall'Etna alle Madonie * il viale Paolo e Caterina Savoca, che ne è la continuazione fino al Castello di Lombardia * il viale Nino Savarese, che cinge il castello e permette pertanto di passare dal panorama a nord a quello a sud * la Torre delle Aquile del Castello, il punto panoramico più completo, che svetta da oltre 1000 m d'altezza a 360° sul panorama a nord, est, sud, e ad ovest domina tutta Enna (si vede chiaramente anche la Torre di Federico II) e, dietro di essa, lascia intravedere Caltanissetta * la Rocca di Cerere, ultimo sperone orientale dell'akropolis di Henna, da cui il panorama si apre a nord, est e sud, mentre a ovest si ha una veduta del Castello di Lombardia * via Porta Palermo o Porta Reale, arco che si apre in via Roma nei pressi del Duomo inquadrando Calascibetta * il Corso Sicilia, che dà verso nord su Calascibetta * la Torre di Federico II, dalla cui cima si domina Enna e le vallate sottostanti, nell'antica residenza estiva dell'imperatore Federico. === Enna Bassa === Enna Bassa si è sviluppata sulle colline a valle di Enna sul versante sud, ad un'altitudine variabile intorno ai 700 m s.l.m. partendo dal quadrivio Sant'Anna attorno al quale sorgeva un piccolissimo nucleo di case attorno alla chiesetta di Sant'Anna. Dagli anni sessanta in poi si sono sviluppati gradatamente quartieri residenziali, aree commerciali, uffici e attività varie. La nascita dell'Università ha avuto un ulteriore effetto propulsivo. Nel quadrivio originario si incrociano tre strade statali e una provinciale. === Pergusa === Pergusa è una frazione della città e dista 10 km dal centro. Ha una popolazione residente assai ridotta (circa mille abitanti) ma è presente una sviluppata edilizia di villeggiatura e buona parte delle strutture ricettive e turistiche quali hotel, bed and breakfast e agriturismi, molti dei quali affacciati sul lago, principale meta turistica della località. La Riserva Naturale Speciale Lago di Pergusa ingloba il piccolo abitato del villaggio e vanta una ricca avifauna che sverna, transita o risiede nell'area. La Riserva comprende il bacino del Lago Pergusa, di 1,8 km² e l'ampia area che lo circonda che comprende la Selva Pergusina, una pineta attrezzata, il giuncheto e altre aree di pregio naturalistico. La frazione dà il nome ad un circuito automobilistico, l'Autodromo di Pergusa, nel quale venne disputata l'unica edizione del Gran Premio del Mediterraneo di Formula 1 il 27 agosto 1961. === Clima === Scorcio di Piazza Vittorio Emanuele avvolta nella nebbia: Enna è il capoluogo di provincia più nebbioso d'Italia. Il clima di Enna è caratterizzato da inverni freddi e umidi ed estati calde, anche se meno calde rispetto a tutti gli altri capoluoghi siciliani, per via della sua altitudine. Frequentissima è la nebbia, presente per ben 140 giorni all'anno, che rende Enna il capoluogo di provincia più nebbioso d'Italia. Il clima più mite ha reso Enna un buon rifugio dalle torride estati siciliane: l'imperatore Federico II di Svevia vi costruì l'omonima torre come residenza estiva. Le medie si riferiscono al trentennio 1971-2000 per l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia: === Particolari valori climatici === Si riferiscono al trentennio 1960-1990 secondo l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia. Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno Temperatura minima mai registrata (°C) −5,8 −5,0 −5,0 −1,4 0,6 6,8 10,4 11,4 8,4 3,2 −1,0 −4,0 −5,8 Temperatura massima mai registrata (°C) 20,4 19,8 21,8 23,2 30,0 35,0 41,0 38,0 33,0 28,0 22,4 21,2 41,0 La temperatura minima registrata ad Enna dall'ultimo dopoguerra è di -5,8 °C, nel gennaio 1962, valore sfiorato anche nei mesi di febbraio e marzo 1956 con -5,4 °C. L'agosto 1958 fu il più freddo in assoluto, con una minima di 10 °C. La massima è stata registrata nel luglio del 1988, quando il termometro toccò i 41 °C. In assoluto la temperatura più alta registrata in inverno è stata 21,2 °C nel dicembre 1989. Per quanto riguarda le precipitazioni, l'agosto 1999 fu il mese più piovoso, con 253 mm di pioggia caduta, mentre il mese più siccitoso fu il settembre del 1988, quando si ebbero precipitazioni quattro volte inferiori, pari cioè a 58,8 mm. Il nome ''Enna'' è stato introdotto nel 1927 con il processo di denominazione fascista, che riprendeva dove era possibile i nomi di età classica. Fino a quella data infatti il comune di Enna era chiamato in siciliano ''Castrugiuvanni'' e italianizzato in ''Castrogiovanni''. L'origine etimologica del nome proverrebbe da un termine della lingua sicana, ''Ennaan'', ellenizzato in Ἔννα (''Henna'') per i Greci. Venne poi latinizzato presso i Romani in ''Henna'' (meno frequentemente ''Hennae''), mentre durante la dominazione islamica prese a chiamarsi ''Qasr Yanna''. Quest'ultimo starebbe a significare letteralmente ''Roccaforte di Henna''. La corruzione della etimologia in lingua araba si deve ai Normanni i quali trasportarono in lingua latina il nome, dando origine a ''Castrum Ioannes'' donde il siciliano ''Castrianni'' e dunque ''Castrogiovanni'', in uso per la città dall'XI secolo fino appunto al 1927. Palazzo Varisano durante una manifestazione del ventennio fascista Via Roma tra Piazza VI Dicembre e Piazza Umberto I nel settembre 2011 Enna ha origini incerte antecedenti all'influsso greco risalenti al XIV secolo a.C.: un villaggio, una necropoli e un tempio risalenti al Neolitico sono stati rinvenuti sui colli attorno al Lago di Pergusa, ed in particolare sul colle detto di Cozzo Matrice. Diversi altri insediamenti nascono durante l'età del rame e poi del bronzo sulle colline che circondano l'altura ennese. Tra essi, in parte già indagati, i centri anonimi di Capodarso, Juculia, Contrada Rossi. Nell'XI secolo a.C. genti che possono essere identificate con il popolo sicano, si stabilirono sull'altura. Da recenti ritrovamenti, il primo insediamento può porsi durante l'età del rame lungo la vallata del Torcicoda, il torrente che scaturisce dai pendii meridionali della città, e che da sempre rappresenta la principale via di penetrazione verso l'altipiano. Durante la dominazione greca la polis certamente aveva già il toponimo ''Henna'' che parrebbe di origine preindoeuropea e che, nonostante diverse ipotesi, appare del tutto incomprensibile dal punto di vista etimologico. Era rinomata in tutta la Sicilia per il tempio e il culto di Demetra, la Cerere dei romani. Nel 396 a.C. passò in mano ai Siracusani, nel 212 a.C. ai Romani. Durante la prima guerra servile 136-132 a.C. fu governata dallo schiavo siriano Euno che partendo da questa acropoli conquistò l'intera Sicilia orientale. Dopo la dominazione romana, Henna diventò un fiorente centro bizantino dell'isola e successivamente berbero. Da questi ultimi fu ribattezzata ''Qaṣr Yānī'' - ''il Castello di Enna '' poi, riconquistata la città dai Normanni, il nome arabo della città viene foneticamente latinizzato in 'Castrogiovanni'. Nella sollevazione antiangioina del Vespro siciliano, la città ebbe un grande ruolo e riuscì per qualche tempo a divenire libero comune con istituzioni repubblicane. Diventata l'isola aragonese, fu proprio uno degli aragonesi, Federico III, a fare di Enna, grazie alla sua posizione di città inespugnabile, un centro fiorente, sovente sede della corte, rinnovandone l'architettura con numerosi monumenti in stile gotico catalano, che caratterizzano il centro storico. Sotto gli spagnoli ed i Borbone la città, che faceva parte del demanio della corona, ancora fiorente nel corso del XVI e XVII secolo, iniziò un lento declino anche per le frequenti carestie. Persa l'occasione di diventare sede di diocesi - fu preferita per la sua posizione geografica e altimetrica Piazza Armerina - con l'unità d'Italia la città riuscì ad inserirsi nel nascente mercato nazionale grazie alla ferrovia che attraversava il suo territorio e che garantiva accessibilità e sbocchi portuali alla produzione delle sue miniere di zolfo. Nel 1927 Benito Mussolini costituì Castrogiovanni capoluogo di provincia, staccandolo dalla Provincia di Caltanissetta. Esso fu preferito a Caltagirone e a Piazza Armerina, che erano legate a Sturzo e al partito popolare. Esaltandone antichi fasti legati al suo mitico passato classico - il mito di Proserpina innanzitutto - sul finire dello stesso anno ripristinò l'antico nome di Enna. Nel 2004 è diventata sede del quarto polo universitario siciliano. Grazie alla sua lunga storia Enna può vantare un notevole patrimonio monumentale. La maggior parte dei luoghi d'interesse sorge lungo l'asse della via Roma che percorre tutto il centro storico della città; l'itinerario parte da piazza Neglia, dove sorge la chiesa di san Tommaso e, passando per le cinque piazze più grandi, termina al castello di Lombardia, il monumento più importante. Castello di Lombardia, particolare della Torre Pisana. === Architetture civili === ==== Palazzo Varisano ==== Palazzo Varisano sorge in piazza Mazzini, a ridosso della chiesa di San Michele; l'edificio è del XVIII secolo, costruito sui resti di una struttura cinquecentesca che lascia ancora traccia di sé nei locali dei piani terreni. Ospita le sale del Museo Archeologico Regionale che espone nelle sue sale pregevoli manufatti archeologici connessi alle antiche società che animarono le contrade del territorio ennese. Il palazzo è appartenuto nel corso dei secoli alle famiglie nobili dei Leto di Capodarso, dei Petroso e dei Varisano, da cui ha preso il nome; negli anni settanta del XX secolo è stato acquistato dalla Regione Siciliana e poi ceduto al Comune di Enna. La struttura viene ricordata nelle cronache storiche poiché il 13 agosto 1863, Giuseppe Garibaldi, vi avrebbe pronunciato il celebre discorso terminato con la frase ''o Roma o morte''. ==== Palazzo Pollicarini ==== Palazzo fortificato in stile gotico-catalano, la cui costruzione è riconducibile ai primi del XVI secolo, si affaccia sulla piazza Napoleone Colajanni. È stato dimora, nei secoli, di numerose famiglie notabili quali i Falanga, i Petroso e i Notarbartolo. È organizzato su più livelli; al piano nobile si trovano i locali di rappresentanza e dimora (tra cui la sala Magna) e al piano terra i locali dei servizi; il locale sottotetto era dedicato alla servitù. Cornici, arabeschi e stemmi caratterizzano la struttura; in particolare la cornice che divide il piano terra dal il nobile è dotata di tre finestre ornate da pizzi in pietra. === Architetture militari === ==== Castello di Lombardia ==== Il castello di Lombardia sorge sul terreno in cui, nel V secolo a.C., sussisteva un santuario dedicato a Cerere. Sostituito da un ''castrum'' sotto i bizantini, in epoca normanna si trasformò in castello. Il nome deriva dai fanti lombardi che lo occuparono al seguito della regina Adelaide del Monferrato, moglie di Ruggero I di Sicilia. Delle 20 torri iniziali, la Torre Pisana è la meglio conservata. . La posizione del castello offre un panorama vastissimo, che spazia dalle Madonie all'Etna, sono visibili il lago di Pergusa e due i bacini artificiali (Nicoletti e Morello), e buona parte della Sicilia centro-orientale. Un tempo era sede, in estate, di concerti e spettacoli teatrali, presso il vasto recinto di San Nicola o degli Armati che . Non lontano dal castello sorge la Rocca di Cerere costruita in direzione del sole nascente; sin dal primo insediamento del XIV secolo a.C. fu un luogo di culto e divenne parte integrante del vicino santuario: si intravede ancora l'ara sacrificale utilizzata per oltre mille anni, da Sicani, Greci e Romani, per il culto della dea delle messi, Demetra o Cerere. L'area è lo sperone orientale di Enna. ==== Torre di Federico II ==== La torre, di forma ottagonale, venne fatta costruire dall'imperatore Federico II sui probabili resti del teatro greco. La sua forma ottagonale, che ricalca il modello orientale del sacro Tempio di Gerusalemme, fa pensare che venisse utilizzata per la rosa dei venti. In ogni caso era una torre di difesa per controllare quel versante della città di Enna ch'era esposto ad eventuali assalti dei nemici. La torre sorge in cima a una collinetta alberata. Dalla sua sommità lo sguardo spazia su tutta la città alta e sulle valli sottostanti, fino all'Etna. === Porta di Janniscuru === La porta di Janniscuru è l'unica rimasta delle 6 antiche porte di accesso alla città edificata nel periodo arabo-normanno, poste lungo le mura di cinta (che in più epoche furono erette) attorno all''urbs inexpugnabilis'' e di cui rimane lieve traccia sulle pendici del monte. Le altre porte caddero in rovina o furono abbattute quando Enna fu eretta capoluogo di provincia per ampliare le strade di accesso alla città. La Porta di Janniscuru si trova nel quartiere di Fundrisi, fuori dal circuito turistico ordinario del capoluogo. Si presenta massiccia e con un arco a tutto sesto ed è circondata dalle grotte con necropoli che si arroccano sul monte. === Architetture religiose === La città è ricca di chiese e conventi ereditati dal suo lungo passato di dominazione spagnola e borbonica le cui tracce sono evidenti nell'architettura urbana di alcuni dei monumenti più significativi dal punto di vista religioso. ; ne sopravvivono più di 35. ==== Duomo ==== Particolare del presbiterio destro del Duomo, in stile barocco Il Duomo di Enna è un notevole esempio di architettura ecclesiastica medievale: costruito nel Trecento e profondamente rinnovato circa due secoli dopo, presenta imponenti colonnati corinzi, tre navate e tre absidi. La facciata è maestosa, con torre campanaria la cui campana è di notevole mole. All'interno pregiate tele e lampadari. Tra le opere custodite, affreschi del Borremans. Il Duomo è il punto culminante delle celebrazioni della Settimana Santa di Enna. ==== Santuario di Papardura ==== Il santuario di Papardura Superiore è una chiesa arroccata su un'area rocciosa ricca di grotte, alcune visitabili. Presenta un prospetto esterno austero, con rosone, ma all'interno la sua ricchezza decorativa è una notevole espressione del barocco della Sicilia centrale. Vi sono concentrati, un soffitto ligneo intarsiato, dodici statue degli Apostoli, numerose tele e affreschi del Borremans, pittore fiammingo, e stucchi del Seicento della scuola di Giacomo Serpotta. ==== Chiesa dello Spirito Santo ==== La chiesa dello Spirito Santo è parte di un antico complesso bizantino, dapprima restaurato nel 1320 ad opera dei frati Minori Conventuali dell'Ordine di San Francesco che vi risiedettero fino al 1393, quando si videro affidati i locali dei palazzi confiscati ai signori Andrea Chiaramonte e Scaloro degli Uberti, poi diventati chiesa e convento di San Francesco d'Assisi. Essa è sempre stata annessa alla parrocchia di San Bartolomeo Apostolo nonostante agli inizi del Novecento fosse ancora in mani private. È stata riaperta al culto nel 2009 in seguito all'intervento del Comune di Enna e della Venerabile Confraternita dello Spirito Santo, della quale è sede. Su una roccia vicino alla chiesa si trova un campanile a vela, mentre nella parte posteriore era posta anticamente una torre di avvistamento, data la posizione strategica per la difesa della città, sovrastante la vicina Porta di Janniscuru. La struttura fu parzialmente adattata dai frati minori per le esigenze del convento, costituendo probabilmente anche un refettorio, mentre le celle-dormitori vennero scavate nelle grotte accanto alla chiesa. Entrando, a sinistra, si trova la cappella dello Spirito Santo, con l'effigie della Trinità portata in processione in diverse occasioni dalla confraternita. La cappella di destra accoglie una statua di Maria Addolorata mentre nella cappella del corridoio laterale destro è stata posta nel 2011 una statua raffigurante il "Cristo alla colonna". L'interno presenta una conformazione simile a quella della Santa Casa di Loreto, con una finestrella che volge lo sguardo verso l'altare maggiore, dove è collocata la Vergine Nera di Loreto. Vi si festeggiano il Triduo e la Solennità della Pentecoste e quella di Maria Santissima Assunta il 15 agosto. ==== Chiesa di San Leonardo Abate ==== La chiesa di S. Leonardo abate, conosciuta come "A Chisa 'a Passioni" risale al 1400 come si rileva dagli atti. L'interno ad unica navata è molto semplice ed è costituito da un altare maggiore e da quattro nicchie laterali; in esse si trovano i simulacri dei Santi Cosma e Damiano, della Madonna del Giglio, di San Leonardo Abate e della vergine di Fatima. Nella più importante è contenuto il simulacro dell'''Ecce homo'', fulcro essenziale per la settimana Santa; in tale periodo è meta di pellegrinaggio. Un campanile medievale sovrasta la struttura. Vi si celebrano le festività dell'''Ecce Homo'' (Domenica delle Palme) e la festa della Madonna di Fatima (13 maggio). === Rocca di Cerere === La Rocca di Cerere è uno dei luoghi più famosi e rappresentativi di Enna, esso lega la città all'antico culto di Cerere particolarmente presente nella zona essendo l'ennese il luogo in cui avvenne il rapimento di Persefone da parte del dio Ade. Il luogo oltre ad essere particolarmente suggestivo per il panorama è ricco di ambienti rupestri e ipogei di varie età. === Villa romana di contrada Geraci === La villa romana di contrada Geraci è una villa romana situata nei pressi della strada provinciale 78 al bivio Rastello-Ramata, nella tenuta Fontanazza. L'elaborata villa faceva parte di una ricca tenuta di 3,5 ettari, uno dei tanti ''latifondi'' storicamente segnalati, ma raramente scavati sull'isola. Si trova a circa 15 km dalla Villa Romana del Casale a Piazza Armerina. === Urbanistica === ==== Evoluzione architettonica e urbana ==== Il Palazzo Chiaramonte su Piazza Vittorio Emanuele. Poco o nulla si sa della struttura urbana originaria datale dai Sicani che si arroccarono sulla montagna fuggendo dai Siculi che incalzavano da sud; il primo nucleo del Castello di Lombardia fu probabilmente eretto in questa epoca. Sempre in questo periodo sulla Rocca di Cerere venne eretto il prestigioso Tempio dedicato alla dea delle messi; del pregevole edificio marmoreo parlò Cicerone notando che custodiva 4 preziose statue trafugate dal pretore Verre nel 77 d.C. Una scalinata ancora attraversabile conduce ai resti dell'ara sacrificale. Il grande sviluppo che ''Henna'' conobbe con i Greci è corrisposto a uno sviluppo urbano-architettonico di cui rimane scarsa traccia, giacché i Romani, per prendere Henna (che definirono ''Urbs Inexpugnabilis'') operarono stragi, incendi e devastazioni. Ancora visibili sono le antichissime mura di cinta su alcuni costoni del monte. Poche tracce rimangono dell'Alto Medioevo mentre dopo il Mille, nel pieno della dominazione araba, si costruì una moschea su quella che è la Chiesa di San Michele, innanzi al Duomo e si verificò un boom edilizio. Con i Normanni, e in seguito, Castrogiovanni si configurò come cittadina medievale, con Duomo gotico, numerose e belle torri di difesa, casupole in pietra, viuzze strette e tortuose, un gigantesco Castello, la Torre di Federico e alcune chiese. Le epoche rinascimentale e barocca, tra XVI e XVIII secolo, mutarono profondamente il volto della città: numerose, magnifiche chiese barocche vennero innalzate e le antiche torri di difesa vennero trasformate in campanili. Il Castello cadde in rovina mentre fioriva l'architettura religiosa. Arte barocca ad Enna, scorcio del soffitto ligneo del Duomo. In tale periodo vennero costruiti palazzi baronali e monastici (barocchi) e la città si espanse in tutto il versante centrale e orientale dell'altipiano mentre in quello occidentale, più aspro e climaticamente rigido, vennero confinati i contadini deportati dal feudo di Fundrisi. Intanto, nascevano, nel Settecento, le 7 porte per l'accesso alla città. Con l'Ottocento molte torri, chiese, monumenti, porte e lo stesso Castello caddero in rovina e alcuni scomparvero a causa dell'asportazione delle loro pietre per costruire case ovunque ci fosse posto: tutto l'altipiano fu edificato. Tra gli edifici più pregevoli di quel periodo, figura il Palazzo dei Benedettini, monastero barocco che contiene elementi gotici. Il monastero, caduto in disuso, è stato oggetto di un finanziamento iniziale di 2,7 milioni di euro per consentirne il restauro e ospitare la sede del Rettorato dell'Università di Enna. Dopo il 1927, con l'erezione a capoluogo di provincia e l'insediamento di uffici e dipartimenti, anche in vista della visita di Re Vittorio Emanuele II e di Benito Mussolini, interi quartieri vennero rasi al suolo per far posto a strade diritte e ampie, a piazze e a nuovi palazzi. Enna perse la sua immagine di borgo medievale, che conserva solo in alcuni rioni. L'area del Monte (versante ovest) venne in gran parte stravolta da costruzioni e condomini mentre nasceva il nucleo originale di Enna Bassa e Pergusa. ==== Aree naturali ==== Il canneto di Pergusa in primo piano con uno scorcio del lago sullo sfondo. Ad Enna alta sono presenti tre ville con verde: la villa di Torre di Federico ospitante la sveva torre ottagonale, la villa Pisciotto che prende nome dalla porta antica che ivi costituiva l'accesso alla città e un ampio atrio verde all'interno del Castello di Lombardia. Enna Bassa ha un impianto urbano molto più arioso e i complessi condominiali sono separati da aree verdi. A 5 km da Enna è sita la Riserva naturale speciale Lago di Pergusa con la Selva Pergusina (area forestale) e l'unico lago naturale della Sicilia interna, dal quale transita la maggior parte dell'avifauna migratoria isolana. === Evoluzione demografica === Il Teatro Garibaldi, sede del municipio di Enna. (Istat luglio 2009) L'evoluzione demografica registrata a partire dal 1861 e per quasi un ventennio denota il dato di circa 14.000 abitanti. In seguito all'incremento dell'attività mineraria dello zolfo divenne pressoché doppia al 1901. La tendenza positiva culminò nei 31 879 ab. del 1921 ma il primo decennio fascista segnò un decisivo crollo che ricondusse la popolazione alla soglia dei 22 000 ab. L'erezione a capoluogo di provincia nel 1926 riportò il trend positivo e nel secondo dopoguerra tornò ai livelli precedenti al fascismo, stabilizzandosi. Dagli anni settanta agli anni ottanta, un lieve calo della popolazione conseguì a un impoverimento dell'economia, con la chiusura delle miniere di zolfo e di vari uffici, finché nel decennio successivo non si ebbe una nuova crescita, anche da associarsi all'espansione di Enna Bassa e dell'università, grazie alla quale nel 2001 è stato registrato il picco storico del numero di residenti, dopo quello del 1921. Dal 2007 si verifica una flessione della popolazione residente attestandosi intorno 27 900 abitanti Il Comune di Enna ha una densità di popolazione molto inferiore alla media nazionale e regionale, circa la metà. Al 2006, il dato era di 78,94 ab/km², superiore tuttavia a quello provinciale di 55,63 ab/km². La tendenza generale degli ultimi anni è un lievissimo decremento demografico a Enna alta (che dai 16 662 ab. del 2001 è passata ai 16 543 ab. del 2006) e uno assai più accentuato nelle contrade extraurbane (2 212 ab. nel 2001, dimezzatisi nel giro di 5 anni fino a quota 1 208 ab.), a favore di Enna Bassa che gode al contrario di un aumento della popolazione residente, anch'esso però a livelli trascurabili (9 556 ab. nel 2001, 9 691 nel 2006) e del Villaggio Pergusa (dove i 1 449 abitanti del 2001 sono passati a 1 604 nel 2006). Dei 27 000 abitanti, la quasi totalità si concentra in una ristretta area urbana comprendente Enna alta, Enna Bassa e il Villaggio Pergusa. Nelle contrade, invece, risiede il 3% circa della popolazione: da ciò si evince che a dispetto di un'area relativamente poco estesa dove risiede il 97% degli abitanti, la minima parte restante si distribuisce su un territorio assai vasto, e pertanto quasi disabitato. === Etnie e minoranze straniere === Gli stranieri residenti nel comune sono , ovvero il 3,54% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: * Romania, 331 * Marocco, 263 * Filippine, 81 === Tradizioni e folclore === ;Principali eventi fissi *Festa Patronale Ennese di Maria SS. della Visitazione il 2 luglio: La statua quattrocentesca della Vergine, in processione il per la festa del 2 luglio sulla ''nave d'oro'' La patrona di Enna è Maria SS. della Visitazione che si festeggia il 2 luglio: in tale ricorrenza i membri scalzi della omonima confraternita portano, a spalla, la nave d'oro con la statua della Madonna per le vie della città sino ad arrivare alla Chiesa Francescana di Montesalvo dove sosterà per due settimane. La statua della Madonna è adornata con gioielli d'oro offerti da persone devote nell'arco di secoli. Altro appuntamento è l'ultima domenica di agosto con la festa della Madonna di Valverde. *Settimana Santa di Enna: I festeggiamenti della Settimana Santa di Enna hanno come culmine la solenne processione del Venerdì Santo, durante la quale migliaia di confratelli incappucciati percorrono le vie della città. * Festeggiamenti del ''Signuruzzu du Lacu'' (Signore del Lago) sul Lago Pergusa: La festa si svolge durante la prima settimana di maggio e ha il suo culmine la prima domenica, con la benedizione delle acque del Lago. Seguono i giochi pirotecnici e uno spettacolo di musica leggera o teatrale. * Festa del Beato Girolamo De Angelis sacerdote ennese e compatrono della città:Girolamo de Angelis,compatrono della città (4-5 dicembre) I festeggiamenti iniziano la penultima domenica di novembre e culminano il 4 e 5 dicembre, con processione e giochi pirotecnici. * Festa della Madonna di Valverde: La festa della Madonna di Valverde ha origini molto antiche (1300 circa). La Vergine di Valverde fu la prima patrona del popolo Ennese, sino al 1412, anno dell'arrivo del simulacro della Madonna della visitazione in città, patrona della città. La festa ha il suo clou l'ultima domenica di agosto tra processione, luminarie, fuochi pirotecnici e concerti. * Festa della Madonna dei carusi: Quella della Madonna dei carusi è una delle feste più sentite dal popolo ennese. La festa venne istituita per onorare i giovani operai delle miniere e metterli sotto la protezione di Maria. La festa culmina la prima domenica di settembre, con la processione, i giochi pirotecnici e una kermesse musicale: il festival canoro dei bimbi, in piazza Sant'Agostino, tra il sabato e la domenica della festa. * Festa del SS. Crocifisso di Papardura: Nel santuario arroccato di Papardura si svolge il 13 e il 14 settembre una delle feste più antiche della città, con la degustazione delle "Cudduredde", la benedizione con una reliquia della Santa Croce, e coincide con la tradizionale fiera di settembre in piazza Europa. * Festa dell'Immacolata: Processione del Simulacro della Vergine sino al carcere, saluto dei detenuti, ritorno e giochi pirotecnici al Belvedere Marconi. * Fiere e altro ** Fiera di maggio e settembre. ** Fiera del Bestiame. **Mercato del martedì. ** Mercatino rionale di Via Mercato S. Antonio. ** Torneo Internazionale della Musica (TIM), semifinali e finali dal 2007. ** Stagione motoristica dell'Autodromo di Pergusa. ** Stagione concertistica e convegnistica dell'Università Kore di Enna. ** Stagione teatrale del Teatro Garibaldi. ** Programma natalizio ed estivo. === Istruzione === ==== Università ==== Logo dell'Università Kore di Enna L'Università Kore di Enna è la più giovane fra le università siciliane; fondata nel 2005 è l'unico istituto universitario fondato in Sicilia dopo l'Unità d'Italia; gli studenti iscritti sono circa 4 052. È stata presieduta dal prof. Cataldo Salerno. Comprende le seguenti facoltà: * Facoltà Arti e Comunicazione. * Facoltà di Giurisprudenza. * Facoltà di Ingegneria e Architettura. * Facoltà di Psicologia e Scienze della Formazione. * Facoltà di Scienze motorie e del Benessere. * Facoltà di Scienze Economiche e Sociali. Oltre alla Kore, è presente il Fondo Proserpina, che effettua da remoto alcuni corsi per conto dell'università romena Dunărea de Jos di Galați. ==== Musei ==== Monete romane * Il Museo Alessi è situato in locali in stile gotico-catalano, traccia dell'impianto trecentesco originario del Duomo; il progetto di allestimento è stato redatto dall'architetto Andrea Nonis. Il museo espone alcune collezioni di una certa ricchezza, tra cui si segnalano la sezione numismatica, con 4 000 monete greco-romane, alcune collezioni appartenute a famiglie nobili e il Tesoro della Chiesa Madre, che custodisce un vasto ventaglio di pezzi d'oreficeria siciliana, come la Corona della Madonna in oro tempestato di diamanti di Leonardo e Michele Montalbano. * Il Museo Archeologico Regionale di Enna, fondato negli anni 1980, conserva numerosi reperti rinvenuti in diversi siti archeologici della Sicilia interna, tra cui alcuni noti in ambito internazionale, come la città indigena ellenizzata di Morgantina o la celeberrima Villa Romana del Casale di Piazza Armerina. * Il Museo Musical Art 3M raccoglie "opere musicali" esponendo virtualmente i quadri di artisti siciliani o che hanno operato in Sicilia dal XV al XX secolo. Vi sono inoltre mostre fotografiche temporanee ed è sede di iniziative culturali riguardanti arte e tradizioni locali e non. === Cinema === Alcuni dei film girati ad Enna: * ''Tre giorni d'anarchia'' (2003), di Vito Zagarrio. * ''Rosso Malpelo'' (2007), di Pasquale Scimeca. * ''La bella società'' (2009), di Gian Paolo Cugno. * ''Oblivous Dream'' (2011), Cortometraggio di Mark Kernel. === Cucina === Sono tipici dell'ennese alcuni prodotti gastronomici di notevole diffusione. Tra questi: * Il Pan del Dittaino, che si fregia del marchio comunitario DOP. * Il piacentino ennese, particolare qualità di formaggio caratterizzata dall'aggiunta di zafferano che gli conferisce gusto e colorazione inconfondibili. * La cassatella di Agira, dolce di pasta di frolla a mezzaluna ripieno di un impasto di cacao, mandorla tritata, scorza di limone ed altri ingredienti. * I vucciddati, dolci di pasta frolla simili alla cassatella di Agira il cui ripieno può essere di fichi secchi, mandorla o marmellata. Monumento a Mazzini nella piazza accanto al Duomo L'economia di Enna è stata nei secoli incentrata nella produzione agricola. A partire dal XVIII secolo ha sviluppata l'estrazione dello zolfo. A Pasquasia è stata per secoli praticata l'estrazione dei sali potassici. L'attività mineraria è andata decadendo lungo tutto il XX secolo e verso la fine dello stesso è stata definitivamente chiusa. Una debole attività turistica è sostenuta dalla presenza delle varie aree di interesse archeologico mentre alcune attività commerciali e artigianali si sono insediate nell'area industriale del fiume Dittaino. Enna ha dichiarato nel 2010 un PIL di 16.260 euro pro capite, piazzandosi tra le province più povere. === Turismo === Il turismo di permanenza breve o media si concentra prevalentemente in estate o durante la Settimana Santa di Enna. === Industria === Veduta dal Belvedere di Enna, con Calascibetta in primo piano Enna, situata al centro dell'isola e in posizione elevata, è accessibile soltanto mediante il trasporto su gomma. Sono numerose le autolinee attive tra Enna e le principali città della Sicilia, in gran parte gestite da due tra le maggiori compagnie siciliane d'autotrasporti, aventi sede ad Enna, la SAIS Autolinee e la Interbus. Queste forniscono anche collegamenti con il resto d'Italia e con alcuni paesi d'Europa. Enna è raggiungibile dall'autostrada A19 Palermo-Catania (E932), mediante lo svincolo omonimo in viadotto ,tra i più lunghi della Sicilia. Per raggiungere le due parti, alta e bassa, della città, si deve imboccare la strada statale 117 bis Centrale Sicula. Il territorio di Enna è attraversato dalla strada statale 117 bis, che la collega a Caltanissetta, dalla strada statale 121 Catanese, che la collega da un lato a Palermo e dall'altro lato a Nicosia ed a Santo Stefano di Camastra, tramite poi la SS 117 Centrale Sicula), dalla strada statale 192 della Valle del Dittaino, che la collega a Catania, dalla strada statale 561 Pergusina, che la collega a Piazza Armerina e a Gela e dalla strada statale 290 di Alimena che la collega a Calascibetta, Alimena e alle Petralie (Petralia Soprana e Petralia Sottana). La strada provinciale 1 assicura gran parte del traffico tra Enna alta ed Enna bassa. Enna è costeggiata a quota più bassa dalla linea ferroviaria Catania-Palermo, che la collega anche a Caltanissetta e Agrigento. La stazione si trova 5 km a valle del centro storico, ma il movimento delle merci avviene principalmente a Dittaino. Sei linee di autotrasporto pubblico urbano sono attive ad Enna, gestite dalla SAIS. Di queste, una percorre le vie del centro, mentre le altre collegano quest'ultimo ad Enna Bassa e al Villaggio Pergusa. Nel 2007 il territorio provinciale disponeva anche di un idroscalo, situato a Leonforte nel lago Nicoletti. L'infrastruttura tuttavia da tempo non è più operativa. === Gemellaggi === * * * * * === Impianti sportivi === Vista delle tribune dell'Autodromo La città possiede alcuni impianti sportivi; a Pergusa ha sede un circuito automobilistico (Autodromo di Pergusa). Nel 1997 ha ospitato il Ferrari Day con la partecipazione di Michael Schumacher ed altri campioni. Pergusa ospita anche tre piscine scoperte comunali, un campo di calcio e vari di calcetto. A Enna Bassa è sita la piscina comunale coperta, la pista di Atletica leggera, corsa e ciclismo intitolata a Tino Pregadio e il Palazzetto dello Sport. Campi di tennis, pallavolo, bowling, bocciodromi e altre strutture sportive si trovano ad Enna alta, sede tra l'altro dello Stadio Generale Gaeta di Enna. === Società sportive === La principale squadra di Enna è l'Enna Calcio SCSD, che ha all'attivo due partecipazioni alla Serie C. Nella stagione 2019-2020 milita in Eccellenza e gioca le partite interne allo Stadio Generale Gaeta. Altra società calcistica presente in città e nata precisamente a Pergusa nel luglio del 1981 per volere del Compianto Aldo Tinebra è l'A.P.D. Lagoreal 1981 che ha lunghi trascorsi nel calcio dilettantistico e soprattutto giovanile. La città possiede due squadre di rugby. Le, Aquile Enna militante nel Campionato di serie C1 regionale e l'Amatori Enna militante nel Campionato di serie C2 regionale. Entrambe giocano le partite interne nel Campo Comunale di Pergusa. Unico team sportivo cittadino in categoria maggiore è la squadra di pallamano maschile Haenna. Fino all'estate del 2006 in Serie A era presente la squadra di pallamano femminile, la De Gasperi Enna, che ha vinto lo scudetto nel 1999 e nel 2002 e due, Coppa Italia, nel 1998 e nel 2000; in seguito la squadra è fallita dedicandosi solamente al settore giovanile.
Edmondo De Amicis
È conosciuto per essere l'autore di ''Cuore'', uno dei libri più popolari della letteratura mondiale per ragazzi.
Amicis nacque in piazza Vittorio Emanuele I, ora intitolata a suo nome, a Oneglia, prima che fosse accorpata a Porto Maurizio e ad altri 9 comuni nell'unica città di Imperia nel 1923. All'età di due anni, però, la sua famiglia si trasferì in Piemonte, dapprima a Cuneo, dove il piccolo Edmondo studiò alle scuole primarie, quindi a Torino, dove frequentò il collegio ''Candellero.'' Era di famiglia benestante: il padre Francesco (1791-1863), genovese originario del Centro Italia, copriva mansioni di regio banchiere di sali e tabacchi. La madre, Teresa Busseti, originaria dell'Alessandrino, faceva parte dell'alta borghesia. Sia la sua casa ligure (poi diventata sede della Guardia di Finanza) che quella di Cuneo (poi diventata caserma militare "Carlo Emanuele", ai bastioni di Stura, con vista sul Monviso) furono ampie ed eleganti. === Da soldato a giornalista === A sedici anni entrò al già citato Collegio militare "Candellero"di Torino, per preparare gli esami di ammissione all'Accademia militare di Modena, che frequentò fino all'estate del 1865, licenziandosi con il grado di sottotenente. Nel 1866 partecipò alla battaglia di Custoza, assistendo alla sconfitta italiana. Divenne quindi giornalista militare, trasferendosi a Firenze per assumere la direzione de ''L'Italia militare'', organo ufficiale del ministero della guerra. Su questo giornale avviò la pubblicazione dei bozzetti militari, poi editi anche in altri giornali e infine raccolti in volume sotto il titolo ''La vita militare'' (1868). In un'edizione successiva, dell'anno seguente, vi aggiunse il bozzetto-reportage "L'esercito italiano durante il colera del 1867", che molti interpretarono come un documento autobiografico, frutto di un'esperienza direttamente vissuta durante l'epidemia che colpì soprattutto la Sicilia. Alcuni dizionari biografici e testi di letteratura riportano erroneamente la permanenza di De Amicis in Sicilia nel 1867, mentre invece vi si recò due anni prima, nel 1865, quando fece la sua prima guarnigione militare a Messina, ripartendo con il suo reggimento nell'aprile del 1866 per partecipare alla guerra contro l'Austria. Sull'isola tornerà soltanto nel 1906, su invito del poeta Mario Rapisardi. Il viaggio del De Amicis in Sicilia durante il colera del 1867 fu definitivamente smentito in maniera chiara e incontrovertibile da Piero Meli nel suo articolo ''Edmondo De Amicis e i fantasmi letterari del colera in Sicilia''.. Sempre come giornalista militare, De Amicis collaborò poi con il quotidiano ''La Nazione'' di Firenze, per il quale scrisse articoli soprattutto sulla presa di Roma del 1870. Abbandonato l'esercito, viaggiò e scrisse vari diari di viaggio: ''Spagna'' (1872), ''Ricordi di Londra'' (1873), ''Olanda'' (1874), ''Marocco'' (1876), ''Costantinopoli'' (1878/1879), ''Ricordi di Parigi'' (1879). Significativo fu il viaggio in Argentina, raccontato nel romanzo ''Sull'Oceano'' e in una serie di bozzetti dedicati agli emigranti italiani, poi raccolti nel volume ''In America''. === Pinerolo === Dal 1877 circa De Amicis si stabilì in Piemonte, viaggiando tra la casa di Torino e quella di Pinerolo (a circa 40 km da Torino), soprattutto durante i mesi estivi, presso l'elegante villa D'Aquiland, chiamata successivamente villa Accusani e quindi denominata ''La Graziosa'' (sul viale Gabotto, in quartiere San Maurizio). Qui scrisse ''Alle porte d'Italia'', dedicato alla città e ai territori valligiani circostanti (un esempio per tutti, il capitolo de ''Le termopili valdesi'', ambientato in zona ''Gheisa 'dla tana'' di Angrogna). Nel 1884 la città di Pinerolo gli conferì la cittadinanza onoraria, con diploma datato 4 aprile. === Cuore === ''Cuore'', copertina di un'edizione Garzanti Dal 1884 circa lo scrittore visse stabilmente nel suo alloggio-studio di Torino, presso il palazzo Perini di piazza San Martino 1 - ora piazza XVIII Dicembre - davanti alla storica stazione ferroviaria di Porta Susa, dove ancor oggi una targa lo ricorda. Qui De Amicis scrisse (ispirato dalla vita scolastica dei suoi figli Ugo e Furio) quella che fu considerata la sua più grande opera. Pubblicato infatti per la prima volta il 18 ottobre 1886 (il primo giorno di scuola di quell'anno) come libro per ragazzi, la casa editrice milanese Treves fece uscire ''Cuore'', una raccolta di episodi ambientati tra dei compagni di una classe elementare di Torino, provenienti da regioni diverse, e costruito come finzione letteraria di un diario di un ipotetico ragazzo, l'io narrante Enrico Bottini. Il romanzo ebbe subito grande successo, tanto che in pochi mesi si superarono quaranta diversi tipi di edizioni e decine di traduzioni in lingue straniere. Il libro fu di forte carattere educativo-pedagogico (insieme al successo italiano di soli tre anni prima, ''Le avventure di Pinocchio'' di Carlo Collodi), molto apprezzato perché ricco di spunti morali attorno ai miti affettivi (da cui il titolo) e patriottici del Risorgimento. Tuttavia, fu ampiamente criticato dai cattolici per l'assenza totale di tradizioni religiose (i bambini di ''Cuore'' non festeggiano nemmeno il Natale), specchio politico delle aspre controversie tra il Regno d'Italia e Papa Pio IX dopo la presa di Roma del 1870. Dal 1889 De Amicis si avvicinò al socialismo, fino ad aderirvi totalmente nel 1896. Questo mutamento d'indirizzo è visibile nelle sue opere successive, in cui presta molta attenzione alle difficili condizioni delle fasce sociali più povere, superando le idee nazionalistiche che avevano animato ''Cuore''. Amico di Turati, collaborò a giornali legati al Partito socialista, come la ''Critica Sociale'' e ''La lotta di classe''. La sua iniziazione alla massoneria non viene considerata certa da alcuni storici, mentre altri lo ritengono iniziato alla Loggia ''Concordia'' di Montevideo, presieduta da D. Triani, presumibilmente all'Obbedienza della Gran Loggia dell'Uruguay. Nel 1895, infatti, fu proprio De Amicis a pronunciare il saluto massone al torinese Giovanni Bovio, in occasione della rappresentazione teatrale del dramma ''San Paolo'', a sua volta interpretato da un altro massone, l'attore Giovanni Emanuel. A tal proposito, alcuni critici sostengono che Cuore sia stato un libro di forte ispirazione massonica, dove si sostituiscono il cattolicesimo degli italiani con la religione laica della Patria, la Chiesa con lo Stato, il fedele con il cittadino, i Comandamenti con i Codici, il Vangelo con lo Statuto, i martiri con gli eroi. Dopo il successo di ''Cuore'', seguirono altri libri come il già citato ''Sull'oceano'' (1889), che racconta le condizioni dei poverissimi emigranti italiani verso l'America, seguito da ''Il romanzo di un maestro'' (1890, da cui è stato tratto nel 1959 lo sceneggiato televisivo omonimo), ''Amore e ginnastica'' (1892), da cui è stato tratto il film omonimo, ''La maestrina degli operai'' (1895) e ''La carrozza di tutti'' (1899), ritratto della città di Torino vista da un tram. A seguire, scrisse ancora, per ''Il grido del popolo'' di Torino, numerosi articoli d'ispirazione socialista, raccolti successivamente nel libro ''Questione sociale'' (1894). Ricordi d'un viaggio in Sicilia - 1908 - collezione di Francesco Paolo Frontini === Ultimi anni === Gli ultimi anni furono rattristati sia dalla morte della madre Teresa, alla quale era molto legato, sia dai continui screzi con la moglie Teresa Boassi, che aveva sposato nel 1875. Si scatenavano spesso tra i due delle accese liti, che contribuirono probabilmente al suicidio del figlio maggiore Furio. Questi si sparò nel novembre 1898 un colpo di pistola presso una panchina del parco del Valentino. L'altro figlio, Ugo, si ritirò nella solitudine delle passeggiate in montagna. Non solo questi eventi funesti portarono lo scrittore a cambiar casa, trasferendosi da piazza San Martino in un piccolo studiolo dell'appena terminata via Pietro Micca (al numero 10) ma, qualche anno dopo, ad allontanarsi definitivamente da Torino. Nel 1903, in occasione della sua elezione a socio dell'Accademia della Crusca, soggiornò brevemente nella città della sua giovinezza, Firenze. Nel 1906 tornò a Catania a trovare il suo collega scrittore ed ex commilitone Mario Rapisardi, immaginando l'incontro come quello di: Il Ministro Vittorio Emanuele Orlando lo chiamò, insieme a Fogazzaro, a far parte del Consiglio Superiore dell'Istruzione. Le ultime sue opere furono ''L'idioma gentile'' (1905), quindi ''Ricordi d'un viaggio in Sicilia'' e ''Nuovi ritratti letterari e artistici'' (questi ultimi due poco prima di morire). Nel 1908, durante un soggiorno a Bordighera, fu colpito da un'emorragia cerebrale e morì in una camera dell'allora hotel Regina, albergo scelto dallo scrittore perché vi aveva abitato pochi anni prima il poeta George MacDonald, che proprio lì aveva fondato il centro culturale letterario ''Casa Coraggio''; l'edificio si trova in via Vittorio Veneto 34, dove due targhe commemorative li ricordano entrambi. Secondo le sue ultime volontà, il suo corpo fu immediatamente traslato e tumulato presso la tomba di famiglia, nel Cimitero monumentale di Torino. ===Dopo la morte=== L'unico figlio rimasto, Ugo, divenne avvocato e fu anche un modesto romanziere. Si sposò con Vittoria Bonifetti, ma non ebbero figli; morì nel 1962 e sua moglie Vittoria nel 1971. La cospicua eredità dei De Amicis (più di due miliardi di lire), che doveva essere destinata sia al Comune di Torino che a borse di studio per studenti poveri, sparì misteriosamente dai conti correnti sul finire degli anni sessanta, scatenando delle cause legali. Sul finire del XX secolo molti lavori di De Amicis furono nuovamente rivalutati, a partire dallo studio delle opere che furono oscurate dal successo di ''Cuore''. Dopo che Italo Calvino ripubblicò il racconto ''Amore e ginnastica'', vari studi critici hanno esplorato gli scritti di quello che è stato chiamato "l'altro De Amicis". Nel 2011 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DSD). * ''L'esercito italiano durante il Colera del 1868'', Milano, Bernardoni, 1869. * ''La vita militare. Bozzetti'', Milano E Treves 1868. * ''Racconti militari. Libro di lettura ad uso delle scuole dell'esercito'', Firenze, Le Monnier, 1869. * ''Impressioni di Roma'', Firenze, Faverio, 1870. * ''Spagna'', Milano, Cerveteri, 1871; Firenze, Barbera, 1873. * ''Pagine sparse'', Milano, Tipografia editrice lombarda, 1874; 1876. * ''Novelle'', Firenze, Le Monnier, 1872; Milano, Treves, 1879. * ''Ricordi del 1870-71'', Firenze, Barbera, 1872. * ''Ricordi di Londra'', Milano, Treves, 1874. * ''Olanda'', Firenze, Barbera, 1874. * ''Marocco'', Milano, Treves, 1876. * ''Costantinopoli'', Milano, Treves, 1877. * ''Ricordi di Parigi'', Milano, Treves, 1879. * ''Gli effetti psicologici del vino'', Torino, Loescher, 1881. * ''Ritratti letterari'', Milano, Treves, 1881. * ''Poesie'', Milano, Treves, 1881. * ''Gli amici'', Milano, Treves, 1883. * ''Alle porte d'Italia'', Roma, Sommaruga, 1884. * ''Cuore. Libro per i ragazzi'', Milano, Treves, 1886. * ''Sull'oceano'', Milano, Treves, 1889. * ''Il romanzo di un maestro'', Milano, Treves, 1890. * ''Il vino'', Milano, Treves, 1890. * ''Osservazioni sulla questione sociale. Conferenza detta la sera di giovedì 11 febbraio 1892 all'Associazione universitaria torinese'', Torino, Roux, 1892. * ''Amore e ginnastica'', 1892. * ''Fra scuola e casa. Bozzetti e racconti'', Milano, Treves, 1892. * ''Alle Fanciulle'', Reggio Emilia, Caselli, 1894. * ''Coraggio e costanza. Il viaggiatore Carlo Piaggia'', Torino, Paravia, 1895 (1878). * ''Ai fanciulli irredenti. Padri e figli'', Milano, Morosini, 1895. * ''Ai ragazzi. Discorsi'', Milano, Treves, 1895. * ''La maestrina degli operai'', Milano, Treves, 1895. * ''La lettera anonima'', Milano, Treves, 1896. * ''Il 1º maggio. Discorso tenuto all'Associazione generale degli operai la sera del 1º maggio 1896'', Torino, Libreria editrice socialista del Grido del popolo, 1896. * ''Ai nemici del socialismo'', Novara, Repetto, 1896. * ''Collaboratori del socialismo''; ''Compagno'', Milano, Morosoni, 1896. * ''Nel campo nemico. Lettera a un giovane operaio Socialista'', Firenze, Tip. Cooperativa, 1896. * ''Pensieri e sentimenti di un socialista'', Pavia, Tipografia e legatoria cooperativa, 1896. * ''Socialismo e patria'', Milano, Monti, 1896. * ''Per l'idea. Bozzetti'', Novara, Repetto, 1897. * ''Gli azzurri e i rossi'', Torino, Casanova, 1897. * ''Il socialismo e l'eguaglianza'', Diano Marina, Tip. artistica, 1897. * ''Il socialismo in famiglia. La causa dei disperati'', Milano, Ramperti, 1897. * ''In America'', Roma, Voghera, 1897. * ''Le tre capitali. Torino, Firenze, Roma'', Catania, Giannotta, 1898. * ''La carrozza di tutti'', Milano, Treves, 1899. * ''Lotte civili'', Firenze, Nerbini, 1899. * ''Consigli e moniti'', Firenze, Nerbini, 1900. * ''Memorie'', Milano, Treves, 1900. * ''Il mio ultimo amico'', Palermo, Biondo, 1900. * ''Speranze e glorie. Discorsi'', Catania, Giannotta, 1900. * ''A una signora. Lettera aperta'', Firenze, Nerbini, 1902. * ''Capo d'anno. Pagine parlate'', Milano, Treves, 1902. * ''Nel giardino della follia'', Livorno, Belforte, 1902. * ''Un salotto fiorentino del secolo scorso'', Firenze, Barbera, 1902. * ''Una tempesta in famiglia. Frammento'', Valenza, Battezzati, 1904. * ''Nel regno del Cervino. Nuovi bozzetti e racconti'', Milano, Treves, 1905. * ''L'idioma gentile'', Milano, Treves, 1905. * ''Pagine allegre'', Milano, Treves, 1906. * ''Nel regno dell'amore'', Milano, Treves, 1907. * ''Compagnina. Scenette scritte per essere recitate dai bimbi'', Torino, Tip. Cooperativa, 1907. * ''Per la bellezza di un ideale'', Iesi, Tip. Flori, 1907. * ''Ricordi d'un viaggio in Sicilia'', Catania, Giannotta, 1908. * ''Ultime pagine di Edmondo De Amicis'' :I, ''Nuovi ritratti letterari e artistici'', Milano, Treves, 1908. :II, ''Nuovi racconti e bozzetti'', Milano, Treves, 1908. :III, ''Cinematografo cerebrale. Bozzetti umoristici e letterari'', Milano, Treves, 1909. * ''Primo Maggio'', Milano, Garzanti, 1980. *''La piccola vedetta lombarda'',illustrazioni di Paolo d'Altan, Novara, Interlinea edizioni, 2011 * ''Émile Zola. L'uomo, il polemista, lo scrittore'', Roma, Ecra, 2019.
Enrico Fermi
Noto principalmente per gli studi teorici e sperimentali nell'ambito della meccanica quantistica e della fisica nucleare, tra i maggiori contributi si possono citare la teoria del decadimento beta, la statistica di Fermi-Dirac e i risultati riguardanti le interazioni nucleari. Dopo essere stato il leader dei ragazzi di via Panisperna, si trasferì negli Stati Uniti d'America, dove progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata e fu uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan che portò alla realizzazione della bomba atomica. Fu inoltre tra i primi a interessarsi alle potenzialità della simulazione numerica in ambito scientifico, nonché l'iniziatore di una feconda scuola di fisici, sia in Italia sia negli Stati Uniti. Ricevette nel 1938 il Premio Nobel per la fisica per "''l'identificazione di nuovi elementi della radioattività e la scoperta delle reazioni nucleari mediante neutroni lenti''". In suo onore venne dato il nome a un elemento della tavola periodica, il fermio , a un sottomultiplo del metro comunemente usato in fisica atomica e nucleare, il fermi, nonché a una delle due classi di particelle della statistica quantistica, i fermioni.
=== Infanzia e adolescenza === Roma: la casa natale di Enrico Fermi in via Gaeta 19 Roma: lapide in ricordo della maturità classica di Fermi in via Daniele Manin 72 Nacque a Roma il 29 settembre 1901 da Alberto Fermi, piacentino, ispettore capo presso il ministero delle comunicazioni, e da Ida De Gattis, barese, insegnante di scuola elementare nella capitale. Era l'ultimo di tre figli: la sorella primogenita Maria (nata il 12 aprile 1899 e morta il 26 giugno 1959 nel disastro aereo di Olgiate Olona) e il fratello Giulio, di un anno più anziano. Mostrò fin da piccolissimo di possedere una memoria eccezionale e una grande intelligenza, che gli permisero di primeggiare negli studi. Fin dall'infanzia fu inseparabile dal fratello maggiore, che nel 1915 morì nel corso di un'operazione chirurgica per rimuovere un ascesso della gola. Enrico, per lenire il profondo dolore, si gettò nello studio e completò il ginnasio con un anno di anticipo presso il Liceo Umberto I di Roma (oggi Liceo classico Pilo Albertelli). Una delle prime fonti per soddisfare la sua fame di conoscenza fu un trattato del 1840 trovato al mercato romano di Campo de' Fiori, intitolato ''Elementorum physicae mathematicae'', del padre gesuita Andrea Caraffa, professore del Collegio Romano. Le novecento pagine in latino, comprendenti argomenti di matematica, meccanica classica, astronomia, ottica e acustica, furono studiate approfonditamente dal giovane Fermi, come dimostra il ritrovamento di molti foglietti e annotazioni all'interno dei due tomi. Importante fu anche la conoscenza di un amico del fratello, Enrico Persico, di un anno più anziano e suo compagno di liceo, insieme al quale sviluppò con continue discussioni e, dopo l'iscrizione all'università, con scambi epistolari, le sue conoscenze in fisica e matematica, già stimolate in entrambi da un loro comune insegnante di fisica del liceo, il professor Filippo Eredia. I due amici vinsero, nel 1926, due delle prime tre cattedre di Fisica teorica (insieme ad Aldo Pontremoli) create in Italia. Durante gli anni del liceo conobbe inoltre un collega del padre e amico di famiglia, l'ingegner Adolfo Amidei, il quale, impressionato dalla straordinaria intelligenza di Enrico, guidò la sua formazione prestandogli diversi trattati di livello universitario, che il giovane Fermi lesse con grande passione. Nel 1914, a 13 anni, ricevette in prestito da Amidei il testo ''Die geometrie der lag''e di Theodor Reye e il ''Traité de trigonométrie'' di Joseph Alfred Serret, nel 1915, a 14 anni, il ''Corso di Analisi Algebrica con introduzione al Calcolo Infinitesimale'' di Ernesto Cesaro e le ''Lezioni di geometria analitica'' di Luigi Bianchi, a 15 anni le ''Lezioni di analisi infinitesimale'' di Ulisse Dini e a 16 anni il ''Traité de mécanique'' di Siméon-Denis Poisson. Nel 1918 Amidei gli suggerì di non frequentare l'Università di Roma, ma di iscriversi all'Università di Pisa e partecipare al concorso per entrare alla prestigiosa Scuola Normale Superiore della stessa città. === Scuola Normale Superiore di Pisa === Fermi negli anni liceali Appunti di Enrico Fermi, Thesauros, misurazioni di attivazione radioattiva dello iodio Per accedere alla prestigiosa università Fermi dovette superare un concorso con il seguente tema: ''Caratteri distintivi dei suoni e loro cause''. L'argomento fu svolto con straordinaria sicurezza e assoluto possesso dei mezzi matematici. Basandosi su quanto appreso nel trattato di meccanica di Poisson e utilizzando concetti come equazioni differenziali e sviluppo in serie di Fourier, descrisse esaustivamente il carattere del suono analizzando alcuni casi specifici. Il livello del suo svolgimento fu talmente elevato da riuscire sbalorditivo per la commissione esaminatrice. In seguito a un colloquio orale svolto dal prof. Giulio Pittarelli, venne confermata l'eccellenza della preparazione del diciassettenne Fermi, che ottenne il primo posto in graduatoria. Durante il colloquio il prof. Pittarelli si espose, preannunciando al giovane studente romano che sarebbe diventato un importante scienziato. Fra il 1919 e il 1923 studiò la relatività generale, la meccanica quantistica e la fisica atomica. La sua preparazione in meccanica quantistica raggiunse livelli talmente elevati che Luigi Puccianti, direttore dell'Istituto di Fisica presso la Scuola Normale, gli chiese di organizzare alcuni seminari sul tema. Sempre in questo periodo apprese il calcolo tensoriale, strumento matematico inventato da Gregorio Ricci Curbastro e Tullio Levi-Civita, indispensabile al fine di dimostrare i principi della relatività generale. Nel 1921, al terzo anno di Università, pubblicò i suoi primi due lavori sulla rivista scientifica ''Nuovo Cimento'': ''Sulla dinamica di un sistema rigido di cariche elettriche in modo transitorio'' e ''Sull'elettrostatica di un campo gravitazionale uniforme e sul peso delle masse elettromagnetiche''. Il primo di questi lavori portò a una conclusione che poneva in contraddizione il calcolo della massa effettuato nell'ambito della teoria di Lorentz con il principio di equivalenza dell'energia di Einstein. Tale apparente contraddizione venne chiarita l'anno seguente dallo stesso Fermi nell'articolo ''Correzione di una grave discrepanza fra la teoria elettrodinamica e quella della relativistica delle masse elettromagnetiche. Inerzia e peso dell'elettricità'', che apparve prima sulla rivista ''I rendiconti'' e in seguito sulla prestigiosa rivista tedesca ''Physikalische Zeitschrift''. Nel 1922 pubblicò il suo primo importante lavoro sulla rivista ''Rendiconti dell'Accademia dei Lincei'', dal titolo ''Sopra i fenomeni che avvengono in vicinanza di una linea oraria'', dove introduceva per la prima volta quelle che verranno in seguito denominate le coordinate di Fermi, e dimostrava che in prossimità di una linea oraria, lo spazio si comporta come se fosse euclideo. Facciata del Palazzo dei Cavalieri, sede della Scuola Normale Superiore di Pisa Sempre nel 1922 cominciò la sua tesi di laurea sperimentale sulle immagini di diffrazione dei raggi X prodotte da cristalli curvi. È da notare che i tubi per i raggi X furono fabbricati da Fermi insieme ad altri due studenti: Nello Carrara e Franco Rasetti, nell'ambito dei loro esperimenti «liberi» all'interno del laboratorio di fisica presso l'Istituto di fisica della Normale. I tre ragazzi avevano libero accesso al laboratorio e alla biblioteca su permesso del capo dell'istituto stesso. Secondo Franco Rasetti, Fermi dimostrò di essere un fisico completo svolgendo una tesi sperimentale pur essendo già noto come fisico teorico. A ogni modo, sembra che allora Fermi preferisse gli aspetti teorici rispetto a quelli sperimentali: in una lettera all'amico Persico, datata marzo 1922, fa capire che non vedeva l'ora di terminare la tesi per potersi dedicare alla meccanica quantistica. Il 4 luglio dello stesso anno si laureò all'Università con Luigi Puccianti e il successivo 7 luglio si diplomò pure alla Normale; in entrambi i casi, ottenne la ''magna cum laude''. Nel 1923, in seguito alla scrittura dell'appendice del libro ''Fondamenti della relatività einsteiniana'' di August Kopff, Fermi, specializzatosi ulteriormente nello studio della relatività generale grazie a Giuseppe Armellini e Tullio Levi-Civita, pose per la prima volta l'accento sull'enorme quantità di energia insita nella famosa equazione E=mc², osservazione che può essere vista come il primo vero passo nella direzione della generazione di energia atomica. Nel 1924 fu iniziato in Massoneria nella Loggia "Adriano Lemmi" del Grande Oriente d'Italia a Roma. === Periodo a Gottinga === Subito dopo la laurea si presentò a Orso Mario Corbino, professore di Fisica sperimentale, e nel 1923, grazie a una borsa di studio, si recò per sei mesi a Gottinga presso la scuola di Max Born. Il periodo a Gottinga non si rivelò molto fruttuoso e le ragioni sembrano essere di vario tipo: c'è chi sostiene che non si trovò a suo agio con lo stile eccessivamente teorico e formale della principale scuola di fisica quantistica dell'epoca, chi, come Emilio Segrè, sostiene che Fermi era da un lato timido e da un lato troppo orgoglioso, e chi, anche, che i suoi colleghi (Born, Heisenberg, Pauli e Jordan) erano forse troppo impegnati con le loro ricerche. Durante questi sei mesi, piuttosto che occuparsi di risolvere le contraddizioni della cosiddetta ''old quantum physics'', introdotta da Bohr e Sommerfeld, e su cui si stavano cimentando i suoi colleghi a Gottinga, preferì studiare i limiti di applicazione ai sistemi atomici del cosiddetto principio delle adiabatiche, enunciato da Paul Ehrenfest, che formulava una delle idee guida per ricavare le condizioni di quantizzazione della ''old quantum physics''. Nonostante il non perfetto ambientamento, la produzione scientifica di Fermi a Gottinga fu intensa. Dopo un mese dall'arrivo pubblicò un articolo dal titolo ''Il principio delle adiabatiche ed i sistemi che non ammettono coordinate angolari'', articolo in cui si proponeva di determinare i limiti di validità del principio di Ehrenfest, mostrando che per particolari trasformazioni adiabatiche veniva a perdere la sua base. Due mesi dopo pubblicò un secondo articolo sulla rivista ''Physikalische Zeitschrift'', dal titolo ''Dimostrazione che in generale un sistema meccanico normale è quasi ergodico'', articolo che attrasse l'attenzione di Ehrenfest. In questo articolo, dal titolo ''Alcuni teoremi di meccanica analitica importanti per la teoria dei quanti'', Enrico Fermi dimostra la validità del principio di Ehrenfest per determinare le orbite quantiche di un sistema atomico a tre corpi. Dimostrando inoltre che in sistemi con più di una costante di moto il principio di Ehrenfest non è valido. === Ritorno da Gottinga e periodo a Leida === Tornato da Gottinga, scrisse il suo primo importante contributo alla meccanica quantistica intitolato ''Sulla probabilità degli stati quantici'', lavoro presentato da Corbino all'Accademia dei Lincei il 16 dicembre 1923. In questo lavoro mostra il paradosso della statistica classica in relazione al calcolo della probabilità dei diversi stati quantici di un gas di atomi a temperatura elevata. Secondo la statistica classica i diversi stati quantici di un atomo hanno la medesima probabilità, ipotesi che porta paradossalmente la somma delle probabilità di tutti i possibili stati quantici a infinito, quando la probabilità massima di qualunque sistema è per definizione uguale a 1. La soluzione formale a questa contraddizione era quella di un'ipotesi ad hoc al fine di definire come non possibili tutte le orbite di stati quantici per cui il raggio dell'atomo è maggiore della distanza media tra atomo e atomo. Fermi risolse elegantemente tale paradosso calcolando mediante la termodinamica una legge contenente un fattore che rende trascurabili i contributi della serie con numeri quantici elevati. Tale approccio è noto in letteratura come Fermi-Urey. Il gruppo di studiosi di Leida. Ehrenfest è in centro, con gli occhiali; Fermi è il primo a destra Nel gennaio del 1924, Fermi pubblica un lavoro dal titolo ''Sopra la riflessione e la diffusione della risonanza'', in cui sviluppa la teoria del fenomeno della risonanza ottica. Nello stesso mese scrisse anche ''Considerazioni sulla quantizzazione di sistemi che contengono elementi identici'', che rappresenta il primo vero passo verso quella che sarà una delle sue principali scoperte da lì a due anni: la nuova statistica quantistica che porta il nome di statistica di Fermi-Dirac. Grazie all'interessamento del famoso matematico Vito Volterra, Fermi vinse una borsa di studio della Fondazione Rockefeller per un periodo di studio nell'autunno del 1924 a Leida presso l'istituto diretto da Paul Ehrenfest. Tale scelta deriva in parte dalla scarsa presenza all'epoca in Italia di personalità impegnate nelle ricerche sulla meccanica quantistica. Nell'estate del 1924, pubblicò un articolo dal titolo ''Sulla teoria dell'urto fra atomi e corpuscoli elettrici'', pubblicato prima in italiano sul ''Nuovo Cimento'' e in seguito in tedesco su ''Zeitschrift für Physik''. Tale studio rappresenta il primo importante contributo di Fermi alla cosiddetta ''old quantum physics''. Nell'articolo menzionato, Fermi elaborò un metodo, conosciuto in seguito come metodo dei quanti virtuali o metodo dei fotoni equivalenti, basato sull'analogia fra la ionizzazione di un atomo prodotta da una luce a una opportuna frequenza e quella prodotta da elettroni con sufficiente velocità. Con le sue stesse parole: Il lavoro, benché fosse stato sperimentalmente provato, trovò forti critiche da parte di Bohr. Fermi fu negativamente colpito da questo episodio, e secondo Emilio Segrè questo potrebbe essere il motivo per cui Enrico Fermi ha mostrato successivamente un atteggiamento negativo verso le teorie elaborate dai fisici di Gottinga e Copenaghen. Lo stesso Emilio Segrè fa notare che una volta stabilite in maniera precisa le leggi della meccanica quantistica, il lavoro sopra citato trovò piena giustificazione mediante la teoria delle perturbazioni dipendenti del tempo sviluppata da Dirac. A Leida, oltre ad approfittare della guida scientifica di Ehrenfest, Fermi ebbe anche modo di conoscere autorità mondiali della fisica come Einstein e Lorentz, e strinse amicizia con Samuel Goudsmit e Niko Tinbergen. Le prime impressioni del periodo a Leida sono riportate in una lettera del 23 ottobre del 1924 al suo amico Enrico Persico: Il periodo a Leida fu particolarmente fruttuoso. Nella corrispondenza fra Fermi e Persico si parla delle numerose scoperte fatte da Fermi a Leida. Una su tutte fu descritta in un lavoro pubblicato con il titolo ''Sopra l'intensità delle righe multiple'', dove Fermi ricava le espressioni dell'intensità delle varie componenti delle righe multiple degli spettri atomici di diversi elementi. L'accordo trovato con i dati sperimentali fu migliore di quello di Heisenberg e Sommerfeld nella trattazione teorica del problema. === Ritorno da Leida e inizio della carriera universitaria === Fra il 1924 e 1925 Fermi fu chiamato, su invito del sindaco di Firenze e direttore dell'istituto di fisica Antonio Garbasso, a occupare la cattedra di Fisica matematica presso l'università della città. Durante questo periodo iniziò alcune ricerche di fisica atomica con il ritrovato amico Franco Rasetti. I due amici portarono avanti importanti ricerche sperimentali sugli spettri atomici per mezzo di campi a radiofrequenza, e con le stesse parole di Rasetti: Le ricerche furono anche in qualche modo avventurose, sempre con le parole di Rasetti: Fra il 1924 e 1925 Fermi cerca di fare carriera universitaria, ben conscio delle sue capacità. Prima partecipa a un concorso a Firenze a cattedra senza aver successo. In seguito, insieme a Volterra, Civita e Corbino, cerca di istituire la prima cattedra di Fisica teorica in Italia a Roma. Ma dovrà aspettare un altro anno e mezzo per riuscire in questa impresa. Nel frattempo tenta di vincere il concorso a Cagliari per la fisica matematica, ma gli viene preferito Giovanni Giorgi, un fisico matematico di vecchia guardia, noto soprattutto per aver proposto il sistema internazionale di unità di misura. Fra i commissari vi erano Volterra e Levi-Civita che votarono per Fermi. La rabbia per la mancata nomina non durò a lungo. Nell'autunno del 1926 Fermi vinse il concorso per occupare il posto della prima cattedra di Fisica teorica in Italia, su nomina di Corbino e Garbasso. Nel giudizio finale della commissione giudicante si legge: === La scoperta della statistica delle particelle === Rappresentazione dell'occupazione da parte di fermioni (ad esempio elettroni) dei livelli energetici di un materiale secondo la statistica di Fermi-Dirac per diverse temperature Nel periodo precedente e antecedente a questa nomina, Fermi continuò a interessarsi alla meccanica quantistica, ma come riporta lui stesso in una lettera all'amico Persico del 1925, non era convinto della nuova meccanica quantistica o cosiddetta meccanica delle matrici, sviluppata da Born, Heisenberg e Jordan. Fermi piuttosto, come riporta Emilio Segrè, si lasciò colpire dal lavoro di Schrödinger sulla meccanica ondulatoria. In questo periodo, partendo da un lavoro di Born in cui il formalismo di Schrödinger veniva usato per comprendere urti e diffusione fra le particelle, insieme con una prima interpretazione probabilistica della funzione d'onda, Fermi pubblicò un lavoro dal titolo ''Sulla meccanica ondulatoria dei processi d'urto''. Finalmente, nel dicembre 1925, Fermi scrisse il suo celebre lavoro ''Sulla quantizzazione del gas perfetto monoatomico'', che venne presentato da Corbino alla Accademia dei Lincei e pubblicato in versione ampliata e completa su ''Zeitschrift für Physik''. In questo lavoro Fermi formula per la prima volta la sua celebre equazione della statistica di Fermi-Dirac, a cui obbediscono le particelle elementari a spin semintero (chiamate in suo onore fermioni), che è oggi nota come statistica antisimmetrica Fermi-Dirac, dal nome dello scienziato inglese Paul Dirac, che seppur in ritardo di circa sei mesi rispetto a Fermi, giunse alle stesse conclusioni. In una lettera inviata da Fermi a Dirac, si legge: ==== Genesi della statistica delle particelle ==== Fermi cominciò a occuparsi per la prima volta nel 1923 a Leida quando affrontò la determinazione della costante assoluta dell'entropia per un gas perfetto monoatomico. Tale problema aveva già visto coinvolto prima Otto Sackun e H. Tetrode, e in seguito Otto Stern. Fermi pubblicò nel 1923 su ''Rendiconti'' dell'Accademia dei Lincei un articolo dal titolo ''Sopra la teoria di Stern della costante assoluta dell'entropia'' rifiutando la struttura di base della sua teoria, e con le sue parole: L'anno successivo pubblicò su ''Nuovo Cimento'' l'articolo dal titolo ''Considerazione sulla quantizzazione dei sistemi che contengono elementi identici''. In questo articolo Fermi mostra come le regole di quantizzazione di Sommerfeld predicono sì perfettamente le frequenze dello spettro dell'atomo di idrogeno, ma non danno sicurezza alcuna per gli spettri di atomi più complessi. Egli afferma: Fermi concluse che le regole di quantizzazione di Sommerfeld non bastassero più per ricavare la formula Sackur-Tetrode per l'entropia: Nel 1925 Wolfgang Pauli enunciò quello che va sotto il nome di principio di esclusione di Pauli. Fermi come ricorda Rasetti L'obiettivo di Fermi era chiaro: egli voleva Al fine di poter applicare il principio di esclusione di Pauli per gli elettroni orbitali dell'atomo alle molecole di un gas perfetto, Fermi dovette affrontare il problema della quantizzazione del loro moto. A questo proposito Fermi impose che le molecole del gas fossero soggette a un campo di forze elastiche attrattive tridimensionali sul modello dell'oscillatore armonico. Ricorda Rasetti Come conseguenza dell'uso del potenziale armonico, Fermi, sfruttando il principio delle adiabatiche di Ehrenfest, riuscì a stabilire che esiste una temperatura critica al di sotto della quale la statistica di un gas di particelle devia fortemente dalla statistica classica di Boltzmann. In seguito ottenne le espressioni per un gas fortemente degenere (al di sotto della temperatura critica) della pressione e dell'energia di punto zero, e una formula per il calore specifico a volume costante che tende a zero linearmente con la temperatura. Riottenne anche l'equazione classica di un gas perfetto e un valore dell'entropia coincidente con quello di Sackur-Tetrode. La statistica scoperta da Fermi è del tutto generale, nel senso che vale per un gran numero di particelle. Le particelle scoperte finora possono essere divise in due gruppi: quelle descritte da Fermi, con spin semi intero, denominate fermioni (come il protone, il neutrone e l'elettrone), e quelle con spin intero, dette bosoni (come il fotone), che obbediscono alla statistica di Bose-Einstein. Lo spin determina una funzione d'onda totalmente asimmetrica per i fermioni e totalmente simmetrica per i bosoni. Le relazioni fra le due statistiche quantistiche sono state messe in luce da Dirac. A Fermi invece bisogna dare atto di aver reso il principio di Pauli un principio di fisica generale. ==== Applicazione della statistica e riconoscimento della sua importanza ==== Nel dicembre del 1926 il fisico britannico Ralph Fowler applicò la statistica di Fermi-Dirac per un problema di astrofisica riguardante le cosiddette nane bianche. Lo stesso Pauli applicò la statistica per uno studio riguardante sostanze paramagnetiche. Nel 1927, in occasione del centenario della morte di Alessandro Volta, fu organizzato a Como un importante congresso internazionale a cui presero parte tutti i principali scienziati del mondo. Durante tale congresso, Sommerfeld mostrò come una serie di fenomeni termici ed elettrici non interpretabili con le teorie classiche, trovassero immediata spiegazione grazie alla nuova statistica di Fermi-Dirac. Rasetti ricorda: Nel 1927 lo stesso Fermi applicò la sua stessa statistica al cosiddetto modello atomico Thomas-Fermi. In tale modello gli elettroni sono ipotizzati essere come un gas degenere di Fermi, mantenuti intorno al nucleo dalla forza coulombiana. Fermi e i suoi allievi usarono tale modello per studiare le proprietà degli atomi che variano regolarmente al variare del numero atomico. A proposito di questo periodo e in generale sul metodo di lavoro di Fermi sono interessanti le parole di Amaldi: === L'Istituto di Via Panisperna e la fisica nucleare italiana === I ragazzi di via Panisperna. Da sinistra: Oscar D'Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti ed Enrico Fermi. Foto scattata da Bruno Pontecorvo Quando Enrico Fermi occupò la cattedra di Fisica teorica a Roma, cercò, congiuntamente con Corbino, di trasformare l'Istituto di via Panisperna in un centro di avanguardia a livello mondiale. In questo contesto Fermi necessitava di collaboratori adatti, al fine di formare il gruppo che più tardi divenne famoso come i "ragazzi di via Panisperna", dal nome della via nella quale erano ubicati i laboratori (ora parte del complesso del Viminale e del Ministero dell'interno). Il primo a essere assunto fu Franco Rasetti, al quale fu assegnato il compito di portare avanti le ricerche nel campo della fisica atomica. In seguito lo stesso Corbino, durante una lezione presso la facoltà di Ingegneria, annunciò che presso il suo istituto vi era posto per chi avesse interesse nella fisica pura. Così nel 1927-1928 Emilio Segrè, Edoardo Amaldi ed Ettore Majorana completarono il gruppo. Fermi aveva così, grazie anche al forte interessamento di Corbino, la sua scuola formata da allievi giovanissimi, dove, attraverso seminari informali e spesso improvvisati, insegnava i segreti della fisica. Il gruppo dei ragazzi di via Panisperna, all'apice del suo splendore, fu costituito da Amaldi, Bruno Pontecorvo, Rasetti, Segrè, Majorana e dal chimico Oscar D'Agostino. Il gruppo proseguì con i suoi famosi esperimenti fino al 1933, quando Rasetti lasciò l'Italia per il Canada e poi per gli Stati Uniti, Pontecorvo andò in Francia e Segrè preferì andare a insegnare a Palermo. Segrè ricorda così la maniera di fare lezione al gruppo da parte di Fermi: L'attività di ricerca del gruppo durante questo periodo è ricordata da Rasetti con le sue stesse parole: Fermi in toga accademica (al centro) con Franco Rasetti (a sinistra) ed Emilio Segrè (a destra) Le ricerche di quel periodo si concentrarono sull'effetto Raman in molecole e cristalli, sugli spettri di assorbimento dei metalli alcalini e sulle strutture iperfini righe spettrali. Nel 1929 Fermi e Rasetti compresero che la ricerca sulla spettroscopia e la fisica atomica stava per volgere alla fine, dato che la meccanica quantistica aveva risolto la maggior parte delle questioni aperte. Il nuovo corso del gruppo fu di investigare il nucleo dell'atomo. Corbino, in un celebre discorso intitolato ''I nuovi compiti della fisica sperimentale'', si fece carico davanti alla Società Italiana per il Progresso delle Scienze del progetto di modernizzare la ricerca scientifica in Italia. Rasetti, Fermi e Corbino si fecero pertanto promotori della nuova politica scientifica che doveva basarsi sulla fondazione di laboratori di ricerca ben attrezzati, sulla formazione di ricercatori sia teorici sia sperimentali, e soprattutto sulla concentrazione di finanziamenti, risorse materiali e umane, nei settori più promettenti. Il nuovo corso veniva così delineato da Corbino: Il 29 marzo 1929 Fermi è nominato da Mussolini membro della Reale Accademia di Italia e si iscrive al partito fascista. Fermi, in seguito, cercò di ottenere ulteriori finanziamenti per il suo istituto, finanziamenti che arrivarono tramite fondi del CNR e che ammontavano a circa dieci volte il valore medio dei finanziamenti degli altri istituti. Gli scienziati riuniti alla 7ª Conferenza Solvay. Fermi è il quinto da sinistra della prima fila in piedi Insieme con Antonio Garbasso evitò che i finanziamenti fossero mal distribuiti e li concentrò sulla fisica nucleare e sulla fisica dei raggi cosmici. Quando Fermi focalizzò le sue ricerche sul nucleo, si era già a conoscenza che la maggior parte dei nuclei esistenti era di natura stabile, e che altri sono radioattivi. In caso di decadimento radioattivo se ne conoscevano di tre tipi: tramite emissione di una particella o tramite l'emissione di una particella , e in genere accompagnati dall'emissione di un fotone . Compito della fisica nucleare era quello di studiare le forze che tengono insieme il nucleo. Infatti, attraverso la meccanica quantistica, si era in grado di spiegare solo, e approssimativamente, l'emissione di particelle . Al fine di comprendere meglio il problema, Fermi organizzò fra l'11 e il 17 ottobre 1931 un congresso internazionale di fisica nucleare, insieme all'Accademia d'Italia e al CNR, di cui Fermi era segretario del comitato di fisica. Il congresso fu finanziato con duecentomila lire, una cifra enorme per l'epoca, e aperto con un intervento dello stesso Mussolini. L'organizzazione scientifica del congresso fu affidata a Fermi che personalmente invitò i più grandi scienziati mondiali, definendo direttamente il taglio degli interventi, e chiedendo espressamente di esporre non solo i problemi già risolti, ma soprattutto quelli non risolti. Il congresso ebbe un'importanza scientifica enorme e vide la partecipazione di Marie Curie, Niels Bohr, Patrick Blochett, Robert Millikan, Arthur Compton, Werner Heisenberg e Wolfgang Pauli. Il congresso fu un catalizzatore di idee e soprattutto mise a fuoco le questioni centrali, teoriche e sperimentali, ancora aperte. Wolfgang Pauli, per esempio, avanzò per la prima volta l'esistenza di una nuova particella, il neutrino, per spiegare gli spettri continui degli atomi radioattivi durante il processo di decadimento . Ipotesi contrastata da Bohr, secondo cui in questo modo si violava la legge di conservazione dell'energia. Al contrario Fermi vedeva l'ipotesi favorevolmente. Il congresso si concluse con le seguenti parole di Corbino: Tale profezia si rivelò corretta. Nel febbraio del 1932 James Chadwick scoprì al Cavendish Laboratory di Cambridge il neutrone. Nel settembre del 1932 Karl Anderson al CalTech scoprì il positrone, risultato che venne poco dopo confermato da Patrick Blackett e Giuseppe Occhialini a Cambridge, dove crearono coppie elettrone/positrone confermando così la teoria di Dirac. Lo stesso anno Urey, Brickwedde e Murphy scoprirono il deuterio. Nel luglio 1932 una relazione congressuale accennò per la prima volta al neutrino di Pauli. In seguito alle pubblicazioni di Chadwick sull'esistenza del neutrone, un allievo di Fermi, Ettore Majorana, propose un modello di atomo dove il nucleo era composto dai soli protoni e neutroni, elaborandone una teoria delle forze nucleari che li tengono insieme. Tali forze sono note oggi come forze di Majorana. Nell'ottobre del 1933, durante il settimo congresso Solvay, Pauli si convinse finalmente a pubblicare le sue teorie sul neutrino. === Teoria del decadimento β === Due mesi dopo il convegno Solvay, Fermi pubblicò il suo celebre lavoro sulla teoria del decadimento beta dal titolo: ''Tentativo di una teoria dei raggi β''. Rasetti ne ricostruisce così la genesi: Il ''badge'' di Fermi a Los Alamos Nella teoria di Fermi, egli riprendeva l'ipotesi di Pauli del neutrino, e assunse che neutrone e protone fossero due stati differenti dello stesso oggetto, aggiungendo anche l'ipotesi che assumeva che l'elettrone espulso durante il procedimento di decadimento β non preesisteva nel nucleo prima di essere espulso, ma che veniva creato, insieme al neutrino nel processo di decadimento contemporaneamente alla trasformazione di un neutrone in un protone, analogamente a quello che avviene nella formazione di un quanto di luce che accompagna un salto quantico di un atomo. Per costruire la teoria del processo di decadimento beta, processo in cui il numero di particelle leggere non si conserva, Fermi ricorse al formalismo elaborato da Dirac all'interno della sua teoria quantistica della radiazione relativa all'interazione dell'elettrone con il corpo elettromagnetico. All'interno della sua teoria, Dirac descrive gli operatori di costruzione e distruzione che definiscono il processo di annichilimento o creazione di una particella una volta che abbia interagito con il campo elettromagnetico. Fermi dimostrò che così come l'interazione elettromagnetica produce la conversione di un fotone in una coppia elettrone-positrone, così l'interazione di Fermi, oggi chiamata interazione debole, produce la trasformazione di un neutrone in un protone (o viceversa), accompagnato dalla creazione di un elettrone e di un neutrino. Al fine di calcolare la probabilità con cui il processo avviene, Fermi costruì la funzione hamiltoniana più semplice e compatibile con le leggi di conservazione e di simmetria. La costante di grandezza che compare nell'hamiltoniana fu determinata da un confronto con dati sperimentali. Tale costante per l'interazione debole ha un significato analogo a quella della gravitazione. Nel suo lavoro, rifiutato dalla rivista ''Nature'', e accettato in seguito prima su ''Nuovo Cimento'', e poi su ''Zeitschrift für Physik'', Fermi calcolò la vita media del decadimento β, l'energia spettrale dell'elettrone emesso e le cosiddette regole di selezione del processo. A proposito di questo lavoro, Segrè ricorda: La teoria di Fermi aprì un nuovo campo della fisica delle particelle elementari: la fisica delle interazioni deboli. === La scoperta dei neutroni lenti e della fissione nucleare === Il gruppo di Fermi cominciò a lavorare sulla radioattività artificiale in seguito alla scoperta della stessa da parte di Irene Curie e suo marito Frederic Joliot nel gennaio del 1934. Nell'autunno del 1934 Fermi e Rasetti cominciarono con la costruzione degli strumenti necessari al fine di studiare la radioattività basata sull'esperienza fatta qualche mese prima da Rasetti al Kaiser Wilhelm Institut für Chemie a Berlino. Insieme costruirono una grande camera a nebbia e uno spettrometro a cristalli per raggi γ e vari contatori Geiger-Müller. Le sorgenti di neutroni vennero fornite e preparate da Giulio Cesare Trabacchi, direttore del laboratorio di fisica dell'Istituto Superiore di Sanità. Al contrario di quanto fatto da Curie e Joliot, Fermi decise di bombardare i nuclei bersagli con neutroni (cariche neutre) anziché con particelle α (cariche positive). Utilizzando come sorgenti di neutroni radon e berillio, Fermi cominciò a bombardare gli elementi del sistema periodico in maniera sistematica, ma solo quando arrivò al fluoro e all'alluminio, il suo contatore Geiger-Müller segnò finalmente i primi conteggi. I primi risultati positivi vennero inviati alla rivista scientifica del CNR ''Ricerca Scientifica'' il 25 marzo del 1934, spiegati da Fermi come un nucleo che una volta soggetto a bersaglio assorbe un neutrone ed emette una particella α, dando luogo a un nuovo elemento radioattivo con numero atomico minore di due unità rispetto a quello di partenza. Fermi scrisse dieci articoli su questo tema, tutti con il titolo ''Radioattività provocata da bombardamento di neutroni N'', con N da 1 a 10. Il gruppo di Fermi lavorò intensamente sulle nuove ricerche, e data la necessità di profonde conoscenze in chimica, decise di assumere Oscar D'Agostino, un chimico che si trovava a Parigi per approfondire le tecniche di radio chimica. Il lavoro procedeva speditamente e i risultati venivano, come detto, pubblicati immediatamente su ''Ricerca Scientifica''. In poco tempo vennero irradiati con neutroni circa 60 elementi e almeno in 40 vennero identificati nuovi elementi radioattivi. Durante la fase di classificazione delle reazioni, il gruppo si accorse che i neutroni davano luogo alla formazione di nuovi nuclei radioattivi praticamente in tutti gli elementi irradiati, indipendentemente dal numero atomico. Scoprirono inoltre che nel caso di atomi leggeri, i radionuclidi prodotti avevano un numero atomico inferiore di una o due unità rispetto al nucleo iniziale mentre nel caso di elementi più pesanti i nuovi elementi erano isotopi del nucleo bombardato. Il FERMIAC inventato da Fermi I risultati vennero interpretati in termini di reazioni nucleari (n, p) o (n,α), ovvero in termini di altezza del potenziale elettrostatico che le particelle cariche (protoni o particelle α) emesse dai nuclei bersaglio devono attraversare, essendo il potenziale elettrostatico minore per atomi leggeri rispetto agli atomi pesanti. I risultati del gruppo di Fermi fecero presto il giro del mondo, e il loro successo può essere riassunto per esempio con le parole di Lord Ernest Rutherford, eminenza dell'epoca nel campo della fisica nucleare: Fermi e il suo gruppo proseguirono nella loro attività di bombardamento di tutti gli elementi della tavola periodica. Arrivati al numero 90 (torio) e al numero 92 (uranio), osservarono numerosi radionuclidi che erroneamente interpretarono come nuovi elementi. La loro scoperta venne confermata dai maggiori fisici dell'epoca. I due nuovi elementi vennero denominati esperio e ausonio in onore di due antiche civiltà italiche. La scoperta, che nei piani di Fermi doveva rimanere segreta, venne invece subito resa pubblica da Corbino durante un discorso, dal titolo ''Risultati e prospettive della fisica moderna'', tenuto di fronte all'Accademia dei Lincei alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Fermi era contrario a dichiarazioni sensazionalistiche ed era convinto che le spiegazioni da loro date fossero errate. Infatti ciò che il gruppo aveva scoperto non erano due nuovi elementi, ma si trattava della fissione dell'uranio, come fu suggerito dalla chimica tedesca Ida Noddack. Nella seconda metà del 1934, il gruppo decise di passare da uno studio qualitativo delle attività radioattive dei materiali a uno quantitativo. Lo studio fu assegnato da Fermi ad Amaldi e a Bruno Pontecorvo che si era da poco unito al gruppo. Il primo obiettivo era quello di ottenere risultati ben riproducibili, ma i due si imbatterono in difficoltà enormi, dato che le proprietà dei vari metalli sembravano dipendere fortemente dai materiali su cui la sorgente di neutroni e il campione irradiato venivano disposti. Per la mattina del 20 ottobre 1934 tutto era pronto per un esperimento sistematico per capire l'origine di questi strani fenomeni. Amaldi costruì il castelletto con pareti di piombo e ripeté le misure, collocando la sorgente e il campione d'argento da irradiare secondo varie disposizioni geometriche. L'esperimento consisteva nel bombardare con neutroni un bersaglio costituito da un campione di argento inserendo tra la fonte e il bersaglio un cuneo di piombo allo scopo di distinguere i neutroni "assorbiti" da quelli "diffusi". In fisica, non sono rari i casi in cui scoperte e invenzioni sono il frutto del "caso fortuito", sotto il quale si cela l'intuizione, la creatività e l'ispirazione dell'autore. Tra i tanti episodi di cui è costellata la storia della scienza uno dei meno noti, ma anche dei più clamorosi, avvenne proprio quella mattina del 20 ottobre 1934 e coinvolse Enrico Fermi durante le sue ricerche sulla radioattività artificiale indotta da neutroni. Fermi si trovava da solo nel laboratorio mentre i suoi collaboratori e allievi erano impegnati in lezioni e sessioni d'esame. Impaziente e irrequieto com'era, decise di avviare subito le procedure previste ma un istante prima di iniziare ebbe un'intuizione e sostituì il cuneo di piombo con un pezzo di paraffina. I risultati, e cioè l'induzione di radioattività artificiale, furono straordinari, ben oltre ogni più rosea previsione, del tutto inaspettati e, al momento, incomprensibili. Fu chiaro in seguito che il successo dell'esperimento si doveva proprio alla paraffina, sostanza ricca di idrogeno, cioè di protoni, che "rallentavano" i neutroni incidenti amplificando la loro efficacia nel determinare la radioattività artificiale. L'esperimento fu ripetuto, per conferma, sostituendo la paraffina con acqua, anch'essa ricca di protoni, ottenendo gli stessi risultati clamorosi. Emilio Segrè ricorda: Fermi giustificò immediatamente il tutto nel seguente modo: alla base di tutto stava la definizione di neutroni lenti. Infatti i neutroni venivano rallentati in una serie di urti elastici con i protoni della paraffina aumentando così la loro efficacia nel provocare la radioattività artificiale. Fermi dimostrò come la probabilità di cattura dei neutroni e di produzione delle reazioni nucleari aumentasse con la diminuzione della velocità dei neutroni, cosa inaspettata per l'epoca, visto che si credeva il contrario. Enrico Fermi vinse in seguito a questa scoperta il Premio Nobel per la fisica nel 1938. Ma perché allora utilizzò proprio paraffina e perché ebbe questa intuizione apparentemente bizzarra, non è ancora oggi chiaro. Neppure il grande scienziato seppe trovare una risposta e certamente la persona più sorpresa di quella modifica fu proprio lui. Così Subrahmanyan Chandrasekhar, il famoso fisico teorico di origine indiana, ricorda la conversazione che ebbe con Fermi a questo proposito: La sera stessa Fermi e i suoi colleghi scrissero un breve articolo circa la scoperta per la rivista ''Ricerca Scientifica''. L'articolo venne intitolato ''Azione di sostanze idrogenate sulla radioattività provocata da neutroni I'', in cui gli autori avanzarono come possibile spiegazione: In seguito a tale scoperta, il gruppo riorganizzò le sue attività di ricerca decidendo di concentrarsi maggiormente sull'effetto dei neutroni lenti piuttosto che sullo studio dei radionuclidi prodotti. La prima ricerca fu di determinare quantitativamente il cosiddetto coefficiente di acquacità che determina di quanto l'immersione in acqua di una sorgente e dei campioni sotto esame aumentasse la radioattività artificiale. Gli esperimenti mostrarono che alcuni elementi avevano una cattura neutronica maggiore di un ordine di grandezza fra 3 e 4 volte maggiore della cosiddetta sezione d'urto geometrica dei nuclei irradiati. Utilizzando la meccanica quantistica, Fermi riuscì a spiegare questo fenomeno, trovando una spiegazione per queste sezioni d'urto anomale e ricavando la legge generale della dipendenza dalla sezione d'urto di cattura dalla velocità dei neutroni incidenti, scoprendo così che, per velocità molto basse, la probabilità di cattura è inversamente proporzionale alla velocità. Corbino convinse Fermi e i suoi ragazzi a brevettare il processo di produzione di sostanze radioattive artificiali mediante bombardamento di neutroni e l'aumento dell'efficienza del processo stesso dovuto all'uso dei neutroni lenti. Tale brevetto porta la data del 26.10.1935 e fu determinante per il successivo sviluppo dell'energia atomica. L'attività del gruppo proseguì con la ricerca della comprensione del gran numero di attività indotte nel torio e nell'uranio. L'ipotesi su cui si basava la ricerca era che oltre al decadimento β ci fosse un secondo decadimento denominato α, con un'emissione di nuclei di elio. Amaldi venne incaricato da Fermi di procedere con gli esperimenti alla ricerca degli emettitori α, ricerca che fallì, a parte per il caso dell'uranio. Nell'estate del 1935, il gruppo cominciò a disperdersi. Rasetti si recò alla Columbia University. Segrè fu anch'esso negli USA e, quando tornò in Italia, vinse la cattedra di Fisica sperimentale a Palermo. D'Agostino lasciò il gruppo per andare al neo-costituito Istituto di Chimica del CNR. Pontecorvo partì per Parigi per lavorare con i Joliot-Curie. Majorana infine sparì. Con le parole di Amaldi Come reazione al pesante clima politico, i ritmi di lavoro divennero forsennati. Amaldi ricorda: Verso la fine del 1936 la situazione politica in Italia deteriorò ulteriormente in seguito all'Asse Roma-Berlino fra l'Italia fascista di Mussolini e la Germania nazista di Hitler. Il colpo del KO al gruppo arrivò il 23 gennaio del 1937, quando Corbino morì improvvisamente di polmonite. Fermi ne era il naturale successore alla guida dell'istituto di via Panisperna ma, attraverso manovre politiche, il professor Antonino Lo Surdo riuscì a prendere il posto del defunto Corbino. Il blocco di paraffina utilizzato da Fermi per il suo esperimento del 20 ottobre 1934, recante la sigla "Regio Istituto di Fisica" (RIF), è ancora oggi conservato nel museo del Dipartimento di Fisica dell'Università La Sapienza di Roma. === La fine del gruppo e il Nobel === Un ciclotrone di fine anni trenta. Il fascio azzurro è costituito da aria ionizzata da particelle accelerate La scoperta dei neutroni lenti consolidò definitivamente la fama del gruppo di Fermi a livello mondiale. Già nel 1935, il gruppo si era reso conto che le sorgenti al radon-berillio erano molto deboli e che solo un acceleratore di particelle le avrebbe rese più intense. Fermi, intuendone l'importanza, voleva dotare il gruppo di una macchina di questo tipo. Nell'estate del 1935, Rasetti fu inviato a visitare il laboratorio di Robert Millikan a Pasadena e il Radiation Laboratory a Berkeley al fine di studiare le prestazioni degli impianti realizzati presso quei laboratori nel caso si fosse deciso di costruirne uno in Italia. A Pasadena, Rasetti studiò un acceleratore ad alto voltaggio messo a punto da uno studente di Millikan, mentre a Berkeley studiò il ciclotrone inventato da Ernest Lawrence. La produzione di neutroni del ciclotrone era dell'ordine di 1010 neutroni al secondo, equivalente ai neutroni ottenibili con un chilogrammo di radon mescolato al berillio. Dopo un anno dalla visita di Rasetti, anche Segrè si recò a Berkeley e notò che il ciclotrone era stato nel frattempo enormemente migliorato. Tornato in Italia, abbandonò insieme a Fermi l'idea di costruire un ciclotrone in Italia a causa del costo elevato. Nel novembre 1936, Fermi e Domenico Marotta, direttore dell'Istituto di Sanità pubblica, presentarono la proposta per realizzare un acceleratore di tipo Cockcraft-Walton da 1 MeV, che sarebbe stato realizzato, presso l'Istituto di Sanità pubblica, solo alcuni mesi dopo la fuga di Fermi dall'Italia fascista. Al fine di mantenere la posizione internazionale raggiunta, Fermi presentò il 29 gennaio 1937 una dettagliata proposta per la costituzione di un Istituto di radioattività nazionale: e continuava sottolineando che Fermi non si limitava a sottolineare l'importanza della ricerca di base, ma evidenziava anche le possibili ricadute pratiche: La richiesta finale da parte di Fermi era di 300 000 lire più 230 000 per le spese di personale e gestione. Nel 1937 lo stesso Fermi si recò a Berkeley per studiare il modo di costruire un ciclotrone economico, ma questa pianificazione non portò a nulla per il crescente isolamento politico e scientifico che Fermi cominciò a subire dopo la morte di Corbino e che si accentuò ulteriormente con l'improvvisa morte di Guglielmo Marconi, che in quanto presidente del CNR e dell'Accademia d'Italia, era un influente e ascoltato protettore del gruppo. Nel maggio 1938, la proposta di Fermi venne definitivamente affossata con la giustificazione che non vi erano soldi a sufficienza. Venne solo concesso un contributo di 150 000 lire per l'anno 1938-1939. Questa decisione segnò la fine del sogno di un ciclotrone italiano e la morte della fisica nucleare italiana, proprio alcuni mesi prima dell'assegnazione del premio Nobel per la fisica. In questo periodo maturò la decisione (anche in seguito ai continui viaggi effettuati verso gli USA) di lasciare l'Italia per volare oltre oceano, dato che negli USA vi erano finanziamenti adeguati per la ricerca. Come ricorda Segrè: Fermi riceve il Nobel (''Karl Sandels'') A ogni modo la situazione europea, con l'annessione dell'Austria da parte della Germania nazista, cominciava a degenerare rapidamente. Nel luglio 1938 cominciò anche la campagna antisemita in Italia con la pubblicazione del manifesto della razza e le successive leggi razziali, per cui Fermi dovette rinunciare alla collaborazione di alcuni suoi assistenti. La stessa moglie di Fermi, Laura Capon (figlia dell'ammiraglio Augusto Capon), essendo ebrea, era soggetta alle persecuzioni razziali imposte dal regime, insieme ai loro figli. La moglie di Fermi ricorda nel libro ''Atomi in famiglia'' che la coppia decise di lasciare l'Italia in seguito all'attuazione di quella legge. Lo stesso Fermi era soggetto a controlli di ogni tipo. Il 10 novembre del 1938, il prof. Enrico Fermi ricevette, all'età di soli trentasette anni, l'annuncio ufficiale del conferimento del premio Nobel. L'illustre scienziato italiano decise che, dopo la consegna del premio a Stoccolma, avrebbe fatto rotta con la famiglia verso gli Stati Uniti, dove la Columbia University di New York lo aveva invitato per una serie di lezioni. Edoardo Amaldi ricostruisce così l'atmosfera che precedette la proclamazione ufficiale dell'assegnazione a Fermi del Nobel: Un interessante racconto circa il clima intorno alla figura del famoso fisico romano ci viene da un controllo di routine fatto da un informatore del ministro dell'Interno. In seguito alla cerimonia che la Magneti Marelli, società di cui Fermi era consulente scientifico, organizzò per festeggiare il neo premio Nobel, vennero invitate tutte le maggiori autorità cittadine della regione. Dal racconto dell'informatore: Il 6 dicembre 1938 Fermi partì con il treno per Stoccolma. Alla stazione Termini, la famiglia Fermi fu accompagnata da Rasetti e Amaldi, che riporta gli ultimi momenti con il maestro: Il 10 dicembre 1938 l'Accademia delle scienze di Stoccolma conferisce il premio Nobel a Enrico Fermi Il comportamento di Enrico Fermi durante la consegna del premio fece scalpore all'interno dell'informazione del regime fascista. Come ricorda Amaldi: Nei giorni successivi Otto Hahn e Fritz Strassmann rilevarono, in seguito al bombardamento dell'uranio con neutroni, la presenza di bario radioattivo, cioè di un elemento con numero atomico intermedio (simile alla scoperta del gruppo di Fermi degli elementi con numero atomico superiore denominati esperio e ausonio). I due scienziati tedeschi ipotizzarono per la prima volta la possibile fissione dell'uranio. === La fuga negli Stati Uniti e le prime ricerche === Dopo aver ricevuto il premio Nobel, Fermi andò a Copenaghen da Bohr per imbarcarsi insieme alla moglie Laura Capon il 24 dicembre 1938 sul transatlantico Franconia diretto a New York, dove arrivò il 2 gennaio 1939. Egli rimase in un primo momento a New York presso la Columbia University, dove il 25 gennaio dello stesso anno fece parte di un team sperimentale che nel seminterrato dell'università condusse il primo esperimento di fissione nucleare negli Stati Uniti. Fermi verificò gli esperimenti iniziali di Hahn e Strassmann sulla fissione nucleare con l'aiuto di Dunning e Booth e, trasferitosi a Chicago, cominciò la costruzione della prima pila nucleare, la Chicago Pile-1. In un discorso tenuto nel 1954, quando si pensionò da Presidente della Società Americana di Fisica, ricordò l'inizio del progetto: Dopo la famosa lettera di Albert Einstein del 1939 (redatta da Leó Szilárd) al Presidente Roosevelt, nella quale, di fronte alla minaccia rappresentata dal regime nazista, veniva sottolineata la possibilità di realizzare una bomba atomica, la Marina stabilì un fondo di 6 000 dollari per la Columbia University, fondo che fu incrementato per il Progetto Manhattan e per il lavoro di Fermi. ===Il progetto Manhattan=== Il direttore del progetto Manhattan, Oppenheimer, con Fermi e Lawrence Nel suo saluto all'American Physical Society, Fermi disse anche: Fu Fermi così a risolvere il primo grande ostacolo scientifico del Progetto Manhattan, il 2 dicembre 1942 alle 14:20 ora locale, quando sotto le gradinate dello stadio del ''campus'' dell'Università di Chicago il gruppo da lui guidato iniziò la prima reazione nucleare a catena auto-alimentata (''Chicago Pile-1''). Un messaggio in codice ("''Il navigatore italiano è giunto nel nuovo mondo''") fu inviato dal generale Groves al presidente Roosevelt per avvisarlo che l'esperimento aveva avuto successo. La messa in funzione della ''Chicago Pile 1'' è da tutti considerata come il momento in cui è iniziata l'era dell'energia nucleare. Fermi fu presente quando il reattore "X-10 Graphite" a Oak Ridge, nel Tennessee, divenne critico nel 1943, e quando il "Reattore B" nel sito di Hanford lo fece l'anno successivo. Al Los Alamos National Laboratory, diresse la divisione F, parte della quale lavorò alla bomba termonucleare "Super" di Edward Teller. Dopo la resa della Germania nel maggio 1945, i dubbi degli scienziati impegnati nel Progetto Manhattan erano cresciuti però di intensità. A Chicago, nei giorni immediatamente successivi alla fine della guerra in Europa, Arthur Compton nominò un comitato per affrontare la questione dell'uso della bomba, formato da vari scienziati del Metallurgical Laboratory, fra i quali lo stesso Szilard, e presieduto da James Franck, un fisico tedesco di grande valore, immigrato negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni antisemite dei nazisti. All'inizio di giugno del 1945 il rapporto finale, noto come Rapporto Franck anche se stilato in massima parte da Szilárd, fu recapitato urgentemente al ministro della guerra Henry Stimson perché lo inoltrasse al presidente Truman. Nel rapporto si sconsigliava l'uso delle bombe atomiche contro il Giappone e si suggeriva una dimostrazione incruenta della nuova arma. Non essendo giunto alcun riscontro al Rapporto Franck, Szilárd decise di scrivere una petizione al presidente Truman, e la fece circolare fra gli scienziati del Metallurgical Laboratory, raccogliendo 53 firme. Ne inviò poi alcune copie ai laboratori di Oak Ridge e di Los Alamos, con una lettera di accompagnamento in cui scriveva: «Per quanto limitata sia la possibilità che la nostra petizione possa influire sul corso degli eventi, io personalmente sento che sarebbe importante se un vasto numero di scienziati che hanno lavorato in questo campo si esprimesse pubblicamente con chiarezza e sicurezza sull'opposizione per motivi morali all'uso di queste bombe nell'attuale fase della guerra», ma a Los Alamos la petizione di Szilárd non venne fatta circolare. Inviata da Szilárd attraverso i canali istituzionali, la petizione non raggiunse mai Truman perché «la questione dell'uso della bomba era stata già pienamente affrontata e risolta dalle autorità competenti». Hiroshima dopo il bombardamento nucleare del 6 agosto 1945 La decisione fu presa al massimo livello politico, ma Fermi e gli altri leader scientifici del Progetto Manhattan svolsero comunque un ruolo importante nel processo decisionale: due mesi prima, nel maggio del 1945, Truman aveva infatti creato un'apposita commissione, nota come ''Interim Committee'' per affrontare la questione dell'eventuale uso della bomba atomica. L'Interim Committee fu affiancato da una commissione scientifica composta da quattro scienziati di primo piano del Progetto Manhattan: Oppenheimer, Fermi, Lawrence e Compton, che avevano la responsabilità delicatissima di dare consigli tecnici sull'uso dell'arma nucleare contro il Giappone. I quattro scienziati ricevettero da Stimson il Rapporto Franck ma non lo trovarono convincente. La raccomandazione di Fermi e degli altri leader del progetto convinse i membri dell'Interim Committee che approvarono all'unanimità i seguenti provvedimenti: # la bomba dovrà essere usata contro il Giappone al più presto; # dovrà essere usata su un doppio bersaglio, cioè su installazioni militari o impianti bellici circondati o adiacenti ad abitazioni; # dovrà essere usata senza preavviso sulla natura dell'arma. Era tra gli scienziati presenti al test nucleare Trinity il 16 luglio 1945, la prima esplosione nucleare della storia, dove fu usato il suo "metodo Fermi" per stimare la resa della bomba. Fermi fu eletto membro dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti nel 1945. Dopo la guerra gli fu offerta e accettò la cattedra di fisica Charles H. Swift presso l'Università di Chicago, e divenne membro del nuovo istituto per gli studi nucleari di quell'università. Il team dell'Università di Chicago nel dicembre 1946 Il Progetto Manhattan fu sostituito dalla Commissione per l'energia atomica (AEC) il 1º gennaio 1947 e Fermi fece parte del Comitato consultivo generale, l'influente comitato scientifico presieduto da Robert Oppenheimer. Dopo la detonazione della prima bomba sovietica a fissione nucleare nell'agosto del 1949, si oppose fermamente allo sviluppo di una bomba all'idrogeno, per motivi sia morali che tecnici. === Ritorno in Italia === Nell'estate del 1949, Fermi tornò brevemente in Italia per partecipare a una conferenza sui raggi cosmici che si tenne a Como dove ebbe modo di rivedere alcuni colleghi e amici tra i quali Amaldi, Bernardini, Pontecorvo, Segrè. Dopo la conferenza, organizzata dall'Accademia dei Lincei, prima di tornare negli Usa, Fermi tenne anche alcune lezioni a Roma e Milano. Le lezioni, raccolte dagli assistenti delle due università, furono pubblicate nel 1950. Fermi tornò nuovamente in Italia, per l'ultima volta, già gravemente malato, pochi mesi prima di morire, nel 1954 per tenere un corso di lezioni sulla fisica dei pioni e dei nucleoni a Varenna presso villa Monastero, sul lago di Como. La stessa villa è ora sede della Scuola internazionale di fisica, intitolata allo scienziato italiano. === Morte === Lapide commemorativa posta nella Basilica di Santa Croce a Firenze in onore di Enrico Fermi Il 28 novembre 1954 Fermi morì di tumore dello stomaco a Chicago e venne sepolto nel locale Oak Woods Cemetery. Aveva 53 anni. Di lui Eugene Wigner scrisse: «Dieci giorni prima che Fermi morisse mi disse: "Spero che non duri molto". Si è riconciliato perfettamente con il suo destino». Il professor Edoardo Amaldi ebbe a dire, durante la commemorazione tenuta a classi riunite il 12 marzo 1955 dall'Accademia dei Lincei: Una lapide commemorativa lo ricorda nella basilica di Santa Croce a Firenze, nota anche come il ''Tempio dell'itale glorie'' per le numerose sepolture di artisti, scienziati e personaggi importanti della storia italiana. === Fermi anticipatore dei suoi tempi === quartiere Portuense Fermi fu un uomo estremamente brillante, dall'inusuale elasticità mentale e senso comune. Fu un teorico veramente dotato di talento, come dimostra la sua teoria sul decadimento beta. Ebbe lo stesso talento anche sul lavoro in laboratorio, procedendo velocemente e con un grande intuito. Sostenne che la sua velocità in laboratorio lo aveva portato al Nobel, dicendo che le stesse scoperte a cui lui era arrivato presto sarebbero state fatte da qualcun altro, e che lui ci era semplicemente arrivato prima. Nel 1933 propose il suo famoso studio sul decadimento beta alla rivista scientifica ''Nature'', ma l'editore della rivista lo respinse perché « ... conteneva speculazioni che erano troppo distanti dalla realtà». Per questo, Fermi pubblicò la sua teoria in italiano e in tedesco. Comprese immediatamente l'importanza dei calcolatori elettronici, come risultò dal problema di Fermi–Pasta–Ulam–Tsingou. Non dimenticò mai di essere un precursore dei suoi tempi, ed era solito dire ai suoi allievi preferiti: «Non siate mai i primi, cercate di essere secondi». * ''Introduzione alla fisica atomica'', Bologna, Zanichelli, 1928. * ''Fisica. Ad uso dei licei'', 2 voll., Bologna, Zanichelli, 1929; 1937. * ''Sui momenti magnetici dei nuclei atomici'', Roma, Tip. Del Senato, G. Bardi, 1930. * ''Sul calcolo degli spettri degli ioni'', Roma, Tip. Del Senato, G. Bardi, 1930. * ''L'effetto Raman nelle molecole e nei cristalli'', Roma, Reale Accademia D'Italia, 1932. * ''Sulla Teoria delle strutture iperfini'', con Emilio Segrè, Roma, Reale Accademia D'Italia, 1933. * ''Molecole e cristalli'', Bologna, Zanichelli, 1934. * ''Conferenze di fisica atomica. Raccolte da professori ed assistenti di fisica delle università di Roma e Milano'', Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1950. * ''Particelle elementari'', Torino, Einaudi, 1952; Boringhieri, 1963. * ''Termodinamica'', Torino, Boringhieri, 1958 (traduzione del testo originale ''Thermodynamics,'' raccolta di lezioni tenute da E. Fermi nel 1936 presso la Columbia University). * ''Note e memorie'', 2 voll., :I, ''Italia 1921-1938'', Roma-Chicago, Accademia Nazionale dei Lincei-The University of Chicago press, 1962. :II, ''United States 1939-1954'', Roma-Chicago, Accademia Nazionale dei Lincei-The University of Chicago Press, 1965. * ''Atomi, nuclei, particelle. Scritti divulgativi ed espositivi, 1923-1952'', Torino, Bollati Boringhieri, 2009. * ''Alcune teorie fisiche. Caorso - Roma, 1919'', Piacenza, Tipolito Farnese, 2011 (contiene la riproduzione del taccuino ms. conservato presso la Biblioteca dell'Università di Chicago). * ''Notes on Quantum Mechanics (Appunti di meccanica quantistica)'', Chicago, The University of Chicago Press, 1961 (pubblicato postumo). * Mario Ageno * Edoardo Amaldi * Herbert Lawrence Anderson * Owen Chamberlain - Premio Nobel 1959 * Geoffrey Chew * Jerome Isaac Friedman - Premio Nobel 1990 * Murray Gell-Mann - Premio Nobel 1969 * Marvin Leonard Goldberger * Richard Lawrence Garwin * David Lazarus * Tsung-Dao Lee - Premio Nobel 1957 * Ettore Majorana * Jay Orear * Bruno Pontecorvo * James Rainwater - Premio Nobel 1975 * Franco Rasetti * Arthur Rosenfeld * Emilio Segrè - Premio Nobel 1959 * Jack Steinberger - Premio Nobel 1988 * Sam Treiman * Gian Carlo Wick * Chen Ning Yang - Premio Nobel 1957 La centrale nucleare di Trino Vercellese * A Enrico Fermi è stata intitolata la terza centrale nucleare italiana: l'impianto da di Trino (VC), che dal 1964 al 1987 ha prodotto oltre 26 milioni di MWh. * Portano il nome di Fermi i fermioni (particelle con spin semi-intero). * L'unità di misura del ''fermi'' (equivalente a 10−15 metri). * Il laboratorio americano ''Fermilab''. * Il dipartimento di fisica della University of Chicago dove era solito lavorare è ora conosciuto come ''The Enrico Fermi Institute''. * Il riconoscimento presidenziale statunitense ''Enrico Fermi''. * In suo onore il satellite GLAST dedicato allo studio dei raggi gamma è stato chiamato ''Fermi Gamma-ray Space Telescope''. * Fermi è il nome di un cratere sulla Luna di ben 241 km di diametro e un asteroide, l'8103 Fermi. * Da Fermi prende nome il paradosso di Fermi, sulla possibilità dell'esistenza di civiltà aliene. * Il Premio Enrico Fermi della Società italiana di fisica. * Il Premio Enrico Fermi del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti d'America. * A Enrico Fermi è stato intitolato il dipartimento di fisica dell'Università di Pisa, presso il quale ha studiato. * A Enrico Fermi è stato intitolato il dipartimento di Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano, che contiene un reattore nucleare. * A Enrico Fermi è intitolato uno dei due edifici del dipartimento di fisica della Università degli Studi di Roma "La Sapienza". * A Fermi sono intitolate numerose scuole superiori, soprattutto licei scientifici e istituti tecnici, in varie città d'Italia. * A Fermi è stata intitolata una delle stazioni della metropolitana di Roma (Linea B): EUR Fermi. * A Fermi è stata intitolata una delle stazioni della metropolitana di Torino. * A Fermi è stato intitolato l'elemento nº 100 della tavola degli elementi, ovvero il fermio. * A Fermi sono stati dedicati dalle Poste italiane due francobolli, il primo nel 1967 da 50 lire e il secondo nel 2001 da 800 lire (0,41 euro). * Fermi è il nome dell'acceleratore di particelle lineare (FEL) costruito presso il centro di ricerca Elettra Sincrotrone situato in prossimità di Trieste. * Fermi è il nome di un'architettura per GPU. * Problema di Fermi. * Gas di Fermi. * Liquido di Fermi. * Livelli energetici di Fermi e di quasi-Fermi. * Un supercomputer con architettura di tipo Blue-Gene/Q, installato presso il CINECA dal 2012 al 2016, è stato battezzato ''supercomputer Fermi'', e, nel luglio 2012, è stato il settimo più potente al mondo. * Nel 1926 gli fu assegnata la Medaglia Matteucci; * Nel 1938 gli fu assegnato il Premio Nobel per la fisica; * Nel 1947 gli fu assegnata la ''Medaglia Franklin''; * Nel 1953 gli fu assegnato l'Henry Norris Russell Lectureship; * Nel 1954 gli fu assegnata la Medaglia Max Planck. - I ragazzi di via Panisperna. Il film I ragazzi di via Panisperna venne dedicato a Enrico Fermi e al gruppo di grandi scienziati (Segre, Pontecorvo, Amaldi e Majorana) che raccolse all'istituto di via Panisperna di Roma. Andò in onda per la prima volta in due puntate su Rai2 nel 1990. Oggi è disponibile gratuitamente su RaiPlay. - L'incredibile storia di Enrico Fermi. Il documentario "L'incredibile storia di Enrico Fermi" venne prodotto dalla RAI per celebrare il centesimo anniversario della nascita dello scienziato. Andò in onda per la prima volta il 18 settembre 2001 su Rai 1 in una puntata di Speciale Superquark.
Ecografia
L'''ecografia''' o '''ecotomografia''' è un sistema di indagine diagnostica medica che non utilizza radiazioni ionizzanti, ma ultrasuoni e si basa sul principio dell'emissione di eco e della trasmissione delle onde ultrasonore. Tale metodica viene considerata come esame di base o di filtro rispetto a tecniche di Imaging più complesse come CT, imaging a risonanza magnetica, angiografia. Nelle mani del radiologo interventista è una metodica che può essere utilizzata per procedure terapeutiche mini invasive. L'ecografia è, in ogni caso, una procedura operatore-dipendente, poiché vengono richieste particolari doti di manualità e spirito di osservazione, oltre a cultura dell'immagine ed esperienza clinica.
La frequenza degli ultrasuoni utilizzati (che per definizione è superiore ai 20 kHz) varia da 2 MHz a 15 MHz circa, ed è scelta tenendo in considerazione che frequenze maggiori hanno maggiore potere risolutivo dell'immagine, ma penetrano meno in profondità nel soggetto. Queste onde sono generate da un cristallo che sfrutta l'effetto piezoelettrico, inserito in una sonda mantenuta a diretto contatto con la pelle del paziente con l'interposizione di un apposito gel (che elimina l'aria interposta tra sonda e cute del paziente, permettendo agli ultrasuoni di penetrare nel segmento anatomico esaminato); la stessa sonda è in grado di raccogliere il segnale di ritorno, che viene opportunamente elaborato da un computer e presentato su un monitor. Variando l'apertura emittente della sonda, è possibile cambiare il cono di apertura degli ultrasuoni e quindi la profondità fino alla quale il fascio può considerarsi parallelo. Oggi ogni ecografo è dotato delle cosiddette ''sonde real-time'', in cui gli ultrasuoni sono prodotti e raccolti in sequenza in direzioni diverse, tramite modulazioni meccaniche o elettroniche della sonda. In un tessuto idealmente omogeneo (a impedenza acustica caratteristica costante) l'onda procede attenuandosi in funzione del tipo di tessuto. Quando l'onda raggiunge invece un punto di variazione di impedenza acustica, viene in varia misura riflessa, rifratta e diffusa. La percentuale riflessa porta informazioni sulla differenza di impedenza tra i due tessuti ed è pari a: Vista la grande differenza di impedenza tra un osso ed un tessuto, con l'ecografia non è possibile vedere dietro di esso. Anche zone di aria o gas (Z piccolo) fanno "ombra", per via di una riflessione totale. Il tempo impiegato dall'onda nel percorso di andata, riflessione e ritorno viene fornito al computer, che calcola la profondità da cui è giunta l'eco, ossia della superficie o del punto di discontinuità dell'impedenza acustica, indice di ecostruttura dei tessuti disomogenea. Si possono così individuare le dimensioni dei vari organi e delle loro pareti, ed eventuali zone ipoecogene (con scarso riflesso del segnale ecografico) o iperecogene (con una riflettanza maggiore) all'interno o all'esterno dei vari organi. Sostanzialmente un ecografo è costituito da tre parti: * una sonda che trasmette e riceve il segnale * un sistema elettronico che: ** pilota il trasduttore ** genera l'impulso di trasmissione ** riceve l'eco di ritorno alla sonda ** tratta il segnale ricevuto * un sistema di visualizzazione I sistemi di scansione sono caratterizzati dal formato dell'immagine che a sua volta deriva dal trasduttore che si usa. === Scansione lineare === Sonda a scansione lineare * Formato dell'immagine rettangolare * Trasduttori lineari Gruppi di elementi (da 5 o 6) facenti parte di una cortina di cristalli (da 64 a 200 o più) posti in maniera contigua, vengono eccitati in successione in maniera da formare una scansione lineare. === Scansione settoriale === * Formato dell'immagine settoriale * Trasduttori settoriali meccanici a singolo cristallo, anulari, array. Nel caso di un settoriale meccanico (singolo cristallo o anulare) la scansione viene data tramite un sistema di ingranaggi che fa oscillare il cristallo di un settore (normalmente 90°). Durante l'oscillazione il cristallo viene eccitato con una certa tempistica, in maniera da inviare gli impulsi ultrasonori, ricevere gli echi di ritorno e quindi permettere di creare l'immagine ultrasonora all'interno del campo di vista. === Scansione convex === * Formato dell'immagine a tronco di cono * Trasduttori convex Nel caso di un trasduttore convex i cristalli vengono eccitati esattamente come nel trasduttore lineare, ma il campo di vista sarà a tronco di cono, dato che i cristalli sono posizionati su una superficie curva. Si possono ottenere diverse rappresentazioni delle strutture oggetto di esame a seconda delle elaborazioni effettuate sul segnale in output dalla sonda === Modo A (modulazione di ampiezza) === Il metodo A-mode (amplitude mode) è il metodo più basilare, ideato negli anni '40. Ogni eco viene presentata monodimensionalmente, tramite un oscilloscopio millimetrato, come un picco la cui ampiezza corrisponde all'intensità dell'eco stessa. Ogni eco rappresenta la profondità della struttura riflettente il segnale; tale modalità necessita quindi di una buona conoscenza dell'anatomia delle strutture che giacciono sul percorso del fascio di ultrasuoni. Al giorno d'oggi trova impiego in pochi campi come l'oculistica, la neurologia e l'ostetricia (valutazione encefalometrica) === Modo B (modulazione di luminosità) === Ogni eco viene presentata come un punto luminoso la cui tonalità di grigio è proporzionale all'intensità dell'eco. === Modo real-time === Le onde sono emesse e raccolte in direzioni diverse in sequenza, in modo da poter associare ad ogni istante una direzione. In questo modo è possibile avere un'immagine contemporaneamente su tutto il campo di osservazione. La maggior parte degli ecografi attuali opera in questo modo. === Modo M (motion scan) === È una rappresentazione in modo B, ma con la caratteristica aggiuntiva di essere cadenzata; viene utilizzata allo scopo di visualizzare sullo schermo in tempo reale la posizione variabile di un ostacolo attraverso l'eco da esso prodotta. Molto importante è il sistema di amplificazione degli echi ed il compenso di profondità. === Amplificazione === Gli echi ricevuti hanno un'ampiezza ridotta rispetto all'eco incidente. La tensione generata dal cristallo a seguito dell'eco di ritorno è molto bassa, deve essere quindi amplificata prima di essere inviata ai sistemi di elaborazione e quindi di presentazione. === Compenso di profondità === A causa dell'attenuazione degli ultrasuoni nel tessuto umano (1 dB/cm/MHz) gli echi provenienti da strutture distali saranno di minor ampiezza rispetto a quelli provenienti da strutture similari ma prossimali. Per compensare ciò è necessario amplificare maggiormente gli echi lontani rispetto a quelli più vicini. Ciò viene svolto da un amplificatore dove il guadagno aumenta in funzione del tempo (T.G.C. Time Gain Compensation) cioè in funzione della profondità di penetrazione. Color Doppler di una Carotide Quando un'onda è riflessa su un oggetto in movimento, la parte riflessa cambia la propria frequenza in funzione della velocità dell'oggetto (effetto Doppler). L'ammontare del cambiamento della frequenza dipende dalla velocità del bersaglio. Doppler shift (Variazione di frequenza) Frequenza onda incidente Velocità di propagazione del suono nel tessuto umano (1540 m/s) Velocità di bersaglio Angolo di incidenza del fascio ultrasonoro con il bersaglio. Il computer dell'ecografo, conoscendo la differenza di frequenza, può calcolare la velocità del mezzo su cui l'onda si è riflessa, mentre la profondità è nota dal tempo impiegato. L'informazione della velocità è presentata a monitor con codifica a colori (normalmente rosso e blu) a seconda se si tratti di velocità in avvicinamento o in allontanamento; l'intensità del colore è questa volta legata alla frequenza dell'onda di ritorno. Uso tipico è lo studio vascolare (flussometro). Sono possibili due modi interpretativi: ''Color Doppler'' (si hanno informazioni sulla velocità media del mezzo - adatto per un volume di studio ampio) e ''Gated Doppler'' (si ottiene lo spettro di tutte le velocità presenti nel mezzo, con la loro importanza - adatto per uno studio su un particolare). Nella modalità Doppler, il sistema fornisce normalmente anche un segnale udibile che simula il flusso del sangue; si tratta comunque di un segnale virtuale che non esiste, utilizzato solo per comodità (si può conoscere quanto riprodotto sul monitor anche senza guardarlo). Le immagini ecografiche sono a bassa risoluzione, tipicamente 256x256 ad 8 bit/pixel. Di solito il radiologo effettua la diagnosi direttamente sul monitor, passando alla stampa solo per documentazione. "Ecografia 3d" di un feto di 29 settimane L'evoluzione più recente è rappresentata dalla tecnica tridimensionale, la quale, a differenza della classica immagine bidimensionale, è basata sull'acquisizione, mediante apposita sonda, di un "volume" di tessuto esaminato. Il volume da studiare viene acquisito e digitalizzato in frazioni di secondo, dopo di che può essere successivamente esaminato sia in bidimensionale, con l'esame di infinite "fette" del campione (sui tre assi x, y e z), oppure in rappresentazione volumetrica, con l'esame del tessuto o dell'organo da studiare, il quale appare sul monitor come un solido che può essere fatto ruotare sui tre assi. In tal modo si evidenzia con particolare chiarezza il suo reale aspetto nelle tre dimensioni. Con la metodica "real time", si aggiunge a tutto ciò l'effetto "movimento", per esempio il feto che si muove nel liquido amniotico. Un'applicazione della tecnica tridimensionale è rappresentata dal sistema ecografico ABUS (Automated Breast Ultrasound System). Questa tecnologia di ecografia in 3D rappresenta un’opzione di screening per le donne con tessuto mammario denso. Essa è in grado di migliorare la diagnosi precoce dei tumori invasivi della mammella rispetto all’utilizzo della sola tomosintesi; il volume 3D e l’accesso multiplanare consentono di analizzare il tumore della mammella in modo accurato, non invasivo, prima di procedere alla vista globale della mammella garantendo inoltre anche la riproducibilità dell'esame. In ecografia può essere usato un mezzo di contrasto endovenoso costituito da microbolle di esafluoruro di zolfo, che aumentano l'ecogenicità del sangue: questa tecnica può essere utilizzata sia per studi di ecografia vascolare, sia per caratterizzare lesioni degli organi addominali (soprattutto del fegato e del rene, a volte anche della milza e del pancreas). Il mezzo di contrasto ecografico presenta poche controindicazioni (allergia allo zolfo, cardiopatia ischemica) rispetto a quelli utilizzati in TC e risonanza magnetica: pertanto, può essere utilizzato come metodica meno invasiva, considerata anche l'assenza di radiazioni ionizzanti e di radiofrequenze o campi magnetici, tipici questi ultimi della risonanza magnetica. In ecografia può essere usato un agente (anche chiamato mezzo) di contrasto endovenoso costituito da microbolle gassose rivestite (per esempio contenenti esafluoruro di zolfo), che aumentano l'ecogenicità del sangue. Questa tecnica fu scoperta dal Dr. Raymond Gramiak nel 1968, e chiamata « contrast-enhanced ultrasound » (ecografia con mezzo di contrasto). Questa tecnica viene usata clinicamente in tutto il mondo, in particolar modo in ecocardiografia (principalmente in USA) ed in ecografia radiologica (Europa e Asia). Inoltre l'uso di microbolle specificamente ingegnerizzate per agganciarsi ai capillari tumorali tramite l'espressione biomolecolare delle cellule cancerogene , originariamente create dal Dr. Alexander Klibanov nel 1997, fa prevedere un uso futuro dell'ecografia a mezzo di contrasto per identificare tumori in fase molto precoce. Gli agenti di contrasto basati su microbolle vanno somministrati in via endovenosa durante l'esame ecografico. Le microbolle, grazie al loro diametro, restano confinate nei vasi sanguigni, non riuscendo a fuoriuscire nel liquido interstiziale. Per questa ragione gli agenti di contrasto ecografici sono completamente intravascolari, una caratteristica che li rende un mezzo ideale per rivelare la microvascolarizzazione degli organi durante la diagnostica. Un tipico utilizzo clinico dell'ecografia a mezzo di contrasto consiste nella localizzazione di tumori metastatici ipervascolari, che esibiscono un assorbimento del contrasto (cinetica della concentrazione delle microbolle nel sangue) più veloce rispetto al tessuto biologico circostante sano. Altre applicazioni cliniche dell'ecografia a mezzo di contrasto sono ad esempio la delineazione del ventricolo sinistro durante ecocardiografia, per ispezionare visualmente la contrattilità del miocardio a seguito di un infarto. Infine sono anche emerse applicazioni in analisi quantitativa della perfusione per identificare la risposta del paziente verso un trattamento antitumorale allo stadio precoce (metodologia e studio clinico presentati dal Dr. Nathalie Lassau nel 2011), in modo da poter determinare la migliore terapia oncologica. Immagine parametrica dei tratti distintivi della vascolarizzazione a seguito di esame ecografico con mezzo di contrasto (diagramma) Nell'uso oncologico dell'ecografia con mezzo di contrasto, viene attualmente utilizzato il metodo di la tecnica delle immagini parametriche dei tratti distintivi della vascolarizzazione inventato dal Dr. Nicolas Rognin nel 2010. Questo metodo è pensato per essere uno strumento di aiuto nella diagnostica dei tessuti tumorali, facilitando la caratterizzazione del tipo di tessuto (benigno o maligno). Esso è un metodo computazionale per analizzare una sequenza temporale di immagini ecografiche con mezzo di contrasto (sotto forma di videoclip digitale) acquisita durante l'esame ecografico del paziente. Una volta circoscritta la zona tumorale, vengono applicati due stadi di analisi del segnale ai pixel nella zona tumorale: #Calcolo del tratto distintivo della vascolarizzazione (differenza nell'assorbimento del contrasto rispetto al tessuto sano circostante); #Classificazione automatica del tratto distintivo della vascolarizzazione tramite un singolo parametro, codificato con uno dei seguenti colori: #*verde, per un segnale continuo più elevato (assorbimento di contrasto maggiore rispetto al tessuto sano circostante) #*blu, per un segnale continuo meno elevato (assorbimento di contrasto minore rispetto al tessuto sano circostante) #*rosso, per un veloce incremento del segnale (assorbimento di contrasto che avviene prima rispetto al tessuto sano circostante), oppure #*giallo, per un veloce decremento del segnale (assorbimento di contrasto che avviene più tardi rispetto al tessuto sano circostante). Una volta che l'analisi del segnale per ogni pixel è completata, una mappa cromatica del parametro viene mostrata sullo schermo, in modo da riassumere le informazioni vascolari del tumore in una singola immagine, chiamata immagine parametrica (cfr. ultima figura dell'articolo per esempi clinici). Questa immagine parametrica viene interpretata dallo specialista in base al colore predominante nel tumore: rosso indica un sospetto di malignità, verde o giallo un'alta probabilità di benignità. Nel primo caso, lo specialista può prescrivere una biopsia per confermare la diagnosi, o una tomografia assiale computerizzata (TAC) come seconda opzione. Nel secondo caso, è necessario solo un riesame ecografico con mezzo di contrasto dopo qualche mese. Il beneficio di questo metodo è quello di evitare una biopsia sistematica dei tumori benigni, o l'esposizione del paziente ad una TAC. Questo metodo è stato dimostrato efficace per la caratterizzazione di tumori epatici. In un contesto di screening dei tumori, questo metodo può essere potenzialmente applicabile ad altri tipi di tumori, come quelli della mammella o tumori prostatici. Quest'analisi strumentale serve per analizzare e verificare la presenza di alcune patologie a seconda degli strumenti utilizzati. * Sonda tradizionale: ** Screening per il tumore della mammella ** Patologie tiroidee ** Patologie addominali (v. appendicite, colica biliare) - Fegato organo modello standard della isoecogenicità. ** Colica renale * Eco doppler per i vasi epiaortici: ** Stenosi ** Placche ** Ulcerazioni ** Dissecazioni * Doppler transcranico: ** Vasospasmo (aneurisma) ** Occlusione vasale (aterosclerosi)
Eukaryota
Gli '''eucarioti''' sono uno dei due domini della classificazione tassonomica degli esseri viventi. Costituiscono il dominio più complesso e includono cinque regni: piante, funghi, animali, protisti e cromisti. Il criterio per la distinzione dall'altro dominio, i procarioti, è la presenza di un nucleo cellulare ben definito, isolato dal resto della cellula tramite una membrana e contenente la maggior parte del materiale genetico rappresentato dal DNA . Gli eucarioti possiedono inoltre un sistema endomembranoso.
Gli eucarioti si distinguono dai procarioti anche per numerose caratteristiche a livello molecolare. Ad esempio: * Diverse proprietà delle sequenze genomiche regolatrici; * Geni organizzati in introni ed esoni con conseguente processamento (''splicing'') del trascritto primario; * Trascrizione e traduzione di un trascritto sono eventi separati nello spazio e nel tempo; * I trascritti eucariotici non sono quasi mai policistronici, ossia portano una sola ORF; * Percentuale di DNA non codificante molto più elevata; * DNA associato a istoni; * Diversa percentuale di G-C nel genoma; * Presenza di colesterolo nella membrana cellulare, tranne che nei funghi, nelle piante e in alcuni protisti. Solo negli eucarioti si ha riproduzione sessuale, che presenta due modi di divisione: la mitosi e la meiosi. La mitosi è il processo di divisione che serve principalmente all'accrescimento e al rinnovo dei tessuti, mentre la meiosi è specifica delle cellule adibite alla riproduzione, dette gameti. Mediante mitosi una cellula fa una copia di sé stessa con lo stesso numero di cromosomi, formando così due cellule diploidi. La meiosi si svolge invece in due sequenze, in cui una cellula diploide, con un metodo caratteristico, si sdoppia in due cellule aploidi (ovvero con una sola copia di ciascun cromosoma) e poi, durante la seconda sequenza, queste due cellule si dividono formando alla fine quattro cellule aploidi. La teoria più accreditata sull'origine eucariota ipotizza la fusione biologica tra almeno due organismi procarioti: un archaea e un batterio La transizione dai procarioti agli eucarioti ha rappresentato per molti studiosi uno dei passaggi evolutivi più importanti, secondo solo a quello dell'evoluzione delle cellule fotosintetiche. Il problema di come possa essere avvenuto questo passaggio è stato argomento di accese discussioni. Secondo l'ipotesi più diffusa, per circa 2 miliardi di anni, quindi per un tempo maggiore alla metà di quello trascorso dall'inizio della vita, sono esistite solo cellule ''prokaryota''.. L'origine della cellula eucariota risalirebbe all'incirca a 1,5 miliardi di anni fa in pieno precambriano, quando alcuni procarioti si stabilirono all'interno di altri organismi in una sorta di "simbiosi interna permanente". Esistono sufficienti prove che gli eucarioti derivano dai procarioti attraverso tale meccanismo di endosimbiosi (''Serial Endosymbiosis Theory''), ipotizzato in forma completa da Lynn Margulis negli anni sessanta del XX secolo. Questa origine può essere distinta in due tappe: * la prima comporta la formazione del fagocita primario * la seconda la non-digestione degli organelli (mitocondri, cloroplasti). Ipotesi relativa alle relazioni tra organismi eucarioti Secondo una tassonomia consolidata (anche se ormai obsoleta per vari aspetti), gli eucarioti pluricellulari venivano ripartiti fra i tre regni delle Piante, dei Funghi e degli Animali, mentre quelli unicellulari venivano di solito riuniti nel regno dei Protisti (Robert Whittaker 1969, Carl Woese 1977). Successivamente le alghe unicellulari sono state incluse dalla maggioranza degli studiosi nel regno delle Piante e i rimanenti organismi unicellulari sono stati divisi da alcuni scienziati in regni separati: (Chromista e Protozoa secondo Thomas Cavalier-Smith). Recentemente (per es. Sina ''et al''.,'' ''2005 Keeling ''et al., ''2005), sulla base di caratteri strutturali e molecolari, è stato proposto di dividere gli organismi eucarioti in sei grandi gruppi (chiamati supergruppi) accettati universalmente ma le cui relazioni e la cui monofilia non sono ancora completamente chiarite: * Amoebozoa * Opisthokonta comprendente i vecchi regni Animalia e Fungi * Rhizaria, un piccolo gruppo di protisti con evidenti similarità nel DNA ma scarsa somiglianza morfologica. Ne fanno parte, ad esempio, i foraminiferi e i radiolari * Archaeplastida (comprende il regno Plantae, le alghe rosse, le alghe verdi) * Chromalveolata (comprende, tra gli altri, alghe unicellulari acquatiche componenti del fitoplancton, eterotrofi parassiti di animali, diatomee, alghe brune, oomiceti). * Excavata che comprende diversi protisti flagellati, ad esempio, le Euglena. Un'ulteriore proposta di classificazione suggerisce che gli organismi eucarioti possano venir suddivisi in due soli grandi cladi sulla base della loro derivazione da organismi ancestrali con uno o due flagelli: * Unikonta (comprende Amoebozoa e Opisthokonta della classificazione precedente) * Bikonta (comprende tutti gli altri cladi)
Elemento chimico
Tavola periodica degli elementi Un '''elemento chimico''' è un atomo caratterizzato da un determinato numero di protoni. Un insieme di atomi dello stesso elemento chimico, presi singolarmente hanno lo stesso numero e la stessa disposizione degli elettroni, ma possono differire, fermo restando il numero di protoni, per la massa atomica, ovvero per il numero di neutroni. Sono i costituenti fondamentali di tutte le sostanze conosciute e, fino al 2021, ne sono stati scoperti 118, dei quali 20 instabili in quanto radioattivi; vengono ordinati in base al numero atomico in uno schema noto come tavola periodica degli elementi. In chimica, si dice che due o più atomi appartengono allo stesso elemento chimico se sono caratterizzati dallo stesso numero atomico , cioè da uno stesso numero di protoni. Gli atomi dello stesso elemento possono differire invece per il numero dei neutroni ; in particolare atomi dello stesso elemento chimico ma con numero di neutroni differente sono detti isotopi. Se una sostanza chimica è costituita da atomi dello stesso elemento viene detta "sostanza semplice", mentre se è costituita da atomi di elementi differenti viene detta "composto chimico". Spesso le sostanze semplici vengono impropriamente dette "elementi".
Aristotele aveva ipotizzato che alla base di tutto ci fossero quattro elementi fondamentali ovvero terra, acqua, aria e fuoco, che insieme costituivano tutte le sostanze; questa teoria venne ritenuta valida fino al XV secolo quando Paracelso formulò una teoria alternativa, ''teoria dei tria prima'', secondo la quale i costituenti fondamentali della materia sarebbero invece stati sale, zolfo e mercurio; la differenza con la dottrina aristotelica stava nel fatto che Paracelso aveva preso spunto dalle fondamentali operazioni chimiche di combustione e distillazione per arrivare alle sue conclusioni. Solo nel XVII secolo, con l'affermazione della fisica newtoniana, la teoria aristotelica entrò in crisi. I concetti di elemento chimico e composto chimico furono illustrati da Robert Boyle, nel 1661, nel suo libro ''Il chimico scettico'' (''The Sceptical Chymist''). Boyle dimostrò l'inconsistenza sperimentale della teoria aristotelica affermando che le sostanze erano formate da particelle che differiscono tra loro per dimensioni, forma, disposizione e movimento delle stesse. Tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700 si sviluppò un approccio diverso. Ad esempio Georg Ernst Stahl elaborò la teoria del flogisto ma fondamentali risultarono le ricerche di Antoine-Laurent de Lavoisier che lo portarono a ritenere che un elemento fosse una sostanza che non è possibile decomporre mediante l'analisi chimica e realizzando una sua tavola degli elementi che affinò col tempo. John Dalton introdusse successivamente la teoria atomica secondo la quale ciascun atomo è caratterizzato da una diversa densità. Agli elementi noti al tempo di Lavoisier, le ricerche elettrochimiche della prima metà del 1800 ne aggiunsero un'altra quindicina; grazie poi all'introduzione dei metodi spettroscopici a fine 1800 si scoprirono altri elementi grazie anche all'introduzione del sistema periodico degli elementi di Mendeleev. Nuovi metodi di analisi portarono durante il 1900 alla scoperta di nuovi elementi grazie anche allo studio dei gas rari, alla radioattività, all'uso dello spettrografo di massa e agli elementi prodotti artificialmente per trasmutazione nucleare. L'origine degli elementi chimici presenti nell'universo si fa usualmente derivare dalla teoria astrofisica del ciclo di vita delle stelle. Stelle di grandi dimensioni terminano infatti la loro esistenza continuando a bruciare carburante nucleare: a partire dalle prime reazioni nucleari di fusione che coinvolgono l'idrogeno per formare elio, al cessare del carburante rappresentato dall'idrogeno e al successivo collasso gravitazionale della stella (per mancanza di equilibrio dovuta all'assenza di reazioni) l'aumento conseguente di temperatura innesca successive reazioni nucleari che coinvolgono l'elio per formare altri elementi più pesanti e complessi e così via in una lunga catena di reazioni nucleari che portano alla formazione di tutti gli altri elementi chimici. L'esplosione finale della stella in una supernove porta alla dispersione nell'universo dei vari elementi chimici. Gli elementi chimici vengono classificati nella tavola periodica. Gli atomi dello stesso elemento possono differire per il numero di massa (A), ossia per il numero di neutroni (ma non per il numero di protoni, altrimenti non sarebbero atomi dello stesso elemento). Tali varietà sono dette "isotopi". Tale termine deriva dal greco, dove significa "nello stesso posto", in quanto occupano lo stesso posto nella tavola periodica). Gli elementi rinvenuti sulla Terra sono 98 (dall'idrogeno al californio), dei quali 80 hanno almeno un isotopo stabile, e, a oggi, ne sono stati sintetizzati artificialmente altri 20, quindi in totale sono noti 118 elementi. L'elemento più pesante è l'oganesson, che ha il numero atomico 118. Il tennesso, che ha il numero atomico 117, è stato scoperto nel 2010 da un'équipe di scienziati russi e statunitensi. Il tecnezio, il promezio e i primi 6 elementi transuranici, cioè nettunio, plutonio, americio, curio, berkelio e californio, un tempo ritenuti artificiali in quanto sintetizzati artificialmente, sono stati invece rinvenuti in ultratracce in materiali uraniferi come prodotti rispettivamente di fissione e attivazione. Si riporta di seguito una tabella che raccoglie alcune informazioni sugli elementi, elencati per numero atomico: N Elemento Simbolo Peso atomico Configurazioneelettronica EI1 (eV) AE (eV) Χ (Pauling) Annodi scoperta 1 Idrogeno H 1,0079 1s 13,59844 0,754 2,1 1766 2 Elio He 4,0026 1s2 24,58741 −0,5 — 1895 3 Litio Li 6,941 He2s 5,39172 0,618 1,0 1817 4 Berillio Be 9,0122 He2s2 9,32263 −0,5 1,5 1797 5 Boro B 10,81 He2s22p 8,29803 0,277 2,0 1808 6 Carbonio C 12,011 He2s22p2 11,26030 1,263 2,5 antichità 7 Azoto N 14,0067 He2s22p3 14,53414 −0,07 3,0 1772 8 Ossigeno O 15,9994 He2s22p4 13,61806 1,461 3,5 1774 9 Fluoro F 18,9984 He2s22p5 17,42282 3,399 4,0 1886 10 Neon Ne 20,179 He2s22p6 21,56454 −1,2 — 1898 11 Sodio Na 22,98977 Ne3s 5,13908 0,548 0,9 1807 12 Magnesio Mg 24,305 Ne3s2 7,64624 −0,4 1,2 1808 13 Alluminio Al 26,9815 Ne3s23p 5,98577 0,441 1,5 1825 14 Silicio Si 28,0855 Ne3s23p2 8,15169 1,385 1,8 1824 15 Fosforo P 30,9738 Ne3s23p3 10,48669 0,747 2,1 1669 16 Zolfo S 32,06 Ne3s23p4 10,36001 2,077 2,5 antichità 17 Cloro Cl 35,453 Ne3s23p5 12,96764 3,617 3,0 1774 18 Argon Ar 39,948 Ne3s23p6 15,759 −1,0 — 1894 19 Potassio K 39,0983 Ar4s 4,34066 0,502 0,8 1807 20 Calcio Ca 40,08 Ar4s2 6,11316 −0,3 1,0 1808 21 Scandio Sc 44,9559 Ar3d4s2 6,56144 0,188 1,3 1879 22 Titanio Ti 47,88 Ar3d24s2 6,8282 0,079 1,5 1791 23 Vanadio V 50,9415 Ar3d34s2 6,746 0,524 1,6 1830 24 Cromo Cr 51,996 Ar3d54s 6,76664 0,666 1,6 1798 25 Manganese Mn 54,9380 Ar3d54s2 7,43402 0 1,5 1774 26 Ferro Fe 55,847 Ar3d64s2 7,9024 0,163 1,8 antichità 27 Cobalto Co 58,9332 Ar4d75s2 7,8810 0,660 1,9 1737 28 Nichel Ni 58,69 Ar3d84s2 7,6398 1,161 1,9 1751 29 Rame Cu 63,546 Ar3d104s 7,72638 1,227 1,9 antichità 30 Zinco Zn 65,38 Ar3d104s2 9,3940 0 1,6 1526 31 Gallio Ga 69,72 Ar3d104s24p 5,99930 0,300 1,6 1875 32 Germanio Ge 72,59 Ar3d104s24p2 7,899 1,233 1,8 1886 33 Arsenico As 74,9216 Ar3d104s24p3 9,8152 0,808 2,0 1250 34 Selenio Se 78,96 Ar3d104s24p4 9,75238 2,021 2,4 1818 35 Bromo Br 79,904 Ar3d104s24p5 11,81381 3,365 2,8 1826 36 Kripton Kr 83,80 Ar3d104s24p6 13,99961 −1,0 — 1898 37 Rubidio Rb 85,4678 Kr5s 4,17713 0,486 0,8 1860 38 Stronzio Sr 87,62 Kr5s2 5,69484 0 1,0 1808 39 Ittrio Y 88,9059 Kr4d5s2 6,217 0,307 1,2 1794 40 Zirconio Zr 91,224 Kr4d25s2 6,63390 0,426 1,4 1789 41 Niobio Nb 92,9064 Kr4d45s1 6,75885 0,892 1,6 1801 42 Molibdeno Mo 95,94 Kr4d55s 7,09243 0,745 1,8 1782 43 Tecnezio Tc (98) Kr4d55s2 7,28 0,549 1,9 1939 44 Rutenio Ru 101,9055 Kr4d75s1 7,36050 1,050 2,2 1844 45 Rodio Rh 102,9055 Kr4d85s1 7,45890 1,137 2,2 1803 46 Palladio Pd 106,42 Kr4d105s0 8,3369 0,557 2,2 1803 47 Argento Ag 107,868 Kr4d105s 7,57624 1,302 1,9 antichità 48 Cadmio Cd 112,41 Kr4d105s2 8,9937 0 1,7 1817 49 Indio In 114,82 Kr4d105s25p 5,78636 0,300 1,7 1863 50 Stagno Sn 118,71 Kr4d105s25p2 7,34381 1,112 1,8 antichità 51 Antimonio Sb 121,75 Kr4d105s25p3 8,64 1,070 1,9 1540 52 Tellurio Te 127,60 Kr4d105s25p4 9,0096 1,971 2,1 1783 53 Iodio I 126,9045 Kr4d105s25p5 10,45126 3,060 2,5 1811 54 Xenon Xe 131,29 Kr4d105s25p6 12,12987 0 — 1898 55 Cesio Cs 132,9054 Xe6s 3,89390 0,472 0,7 1860 56 Bario Ba 137,33 Xe6s2 5,21170 0 0,9 1808 57 Lantanio La 138,9055 Xe5d6s2 5,5770 0,470 1,1 1839 58 Cerio Ce 140,12 Xe4f5d6s2 5,5387 0,955 1,1 1803 59 Praseodimio Pr 140,9077 Xe4f36s2 5,464 46s2 5,5250 56s2 5,55 66s2 5,6437 76s2 5,6704 75d6s2 6,1502 96s2 5,8639 106s2 5,939 116s2 6,0216 126s2 6,1078 136s2 6,18431 1,029 1,2 1879 70 Itterbio Yb 173,04 Xe4f146s2 6,25416 145d6s2 5,426 0,52 1,2 1907 72 Afnio Hf 178,49 Xe4f145d26s2 6,82507 0 1,3 1923 73 Tantalio Ta 180,9479 Xe4f145d36s2 7,89 0,32 1,5 1802 74 Tungsteno W 183,85 Xe4f145d66s 7,98 0,815 1,7 1783 75 Renio Re 186,207 Xe4f145d56s2 7,88 0,150 1,9 1925 76 Osmio Os 190,2 Xe4f145d66s2 8,7 1,100 2,2 1804 77 Iridio Ir 192,22 Xe4f145d76s2 9,1 1,565 2,2 1804 78 Platino Pt 195,08 Xe4f145d106s0 9,0 2,128 2,2 1557 79 Oro Au 196,9665 Xe4f145d106s 9,22567 2,309 2,4 antichità 80 Mercurio Hg 200,59 Xe4f145d106s2 10,43750 0 1,9 antichità 81 Tallio Tl 204,383 Xe4f145d106s26p 6,10829 0,199 1,8 1861 82 Piombo Pb 207,2 Xe4f145d106s26p2 7,4167 0,364 1,9 antichità 83 Bismuto Bi 208,9804 Xe4f145d106s26p3 7,2855 0,945 1,9 1753 84 Polonio Po (209) Xe4f145d106s26p4 8,41671 1,900 2,0 1898 85 Astato At (210) Xe4f145d106s26p5 9,2 2,799 2,2 1940 86 Radon Rn (222) Xe4f145d106s26p6 10,74850 0 — 1900 87 Francio Fr (223) Rn7s 4,0712 n.d. 0,7 1939 88 Radio Ra 226,0254 Rn7s2 5,27892 n.d. 0,9 1898 89 Attinio Ac 227,028 Rn6d7s2 5,17 n.d. 1,1 1899 90 Torio Th 232,0381 Rn6d26s2 6,308 n.d. 1,3 1828 91 Protoattinio Pa 231,0359 Rn5f26d7s2 5,89 n.d. 1,4 1917 92 Uranio U 238,0289 Rn5f36d7s2 6,19405 n.d. 1,4 1789 93 Nettunio Np 237,0482 Rn5f46d7s2 6,2655 n.d. 1,4 1940 94 Plutonio Pu (244) Rn5f66s2 6,0262 n.d. 1,3 1940 95 Americio Am (243) Rn5f77s2 5,9738 n.d. 1,3 1944 96 Curio Cm (247) Rn5f76d7s2 6,02 n.d. 1,3 1944 97 Berkelio Bk (247) Rn5f97s2 6,229 n.d. 1,3 1949 98 Californio Cf (251) Rn5f107s2 6,30 n.d. 1,3 1950 99 Einsteinio Es (252) Rn5f117s2 6,422 n.d. 1,3 1954 100 Fermio Fm (257) Rn5f127s2 6,50 n.d. 1,3 1954 101 Mendelevio Md (258) Rn5f137s2 6,58 n.d. 1,3 1955 102 Nobelio No (259) Rn5f147s2 6,65 n.d. 1,3 1958 103 Laurenzio Lr (260) Rn5f146d7s2 n.d. n.d. 1,3 1961 104 Rutherfordio Rf (261) Rn5f146d27s2 n.d. n.d. n.d. 1968 105 Dubnio Db (262) Rn5f146d37s2 n.d. n.d. n.d. 1970 106 Seaborgio Sg (266) Rn5f146d47s2 n.d. n.d. n.d. 1974 107 Bohrio Bh (264) Rn5f146d57s2 n.d. n.d. n.d. 1981 108 Hassio Hs (269) Rn5f146d67s2 n.d. n.d. n.d. 1984 109 Meitnerio Mt (268) Rn5f146d77s2 n.d. n.d. n.d. 1982 110 Darmstadtio Ds (269) Rn5f146d97s n.d. n.d. n.d. 1994 111 Roentgenio Rg (272) Rn5f146d107s n.d. n.d. n.d. 1994 112 Copernicio Cn (277) Rn5f146d107s2 n.d. n.d. n.d. 1996 113 Nihonio Nh (284) Rn5f146d107s27p n.d. n.d. n.d. 2004 114 Flerovio Fl (289) Rn5f146d107s27p2 n.d. n.d. n.d. 1999 115 Moscovio Mc (288) Rn5f146d107s27p3 n.d. n.d. n.d. 2004 116 Livermorio Lv (292) Rn5f146d107s27p4 n.d. n.d. n.d. 2000 117 Tennesso Ts (310) Rn5f146d107s27p5 n.d. n.d. n.d. 2010 118 Oganesson Og (314) Rn5f146d107s27p6 n.d. n.d. n.d. 1999 Si riporta di seguito una tabella che raccoglie alcune informazioni sugli elementi, elencati per numero atomico per anno di scoperta: Anno di scoperta N tabella Elemento Simbolo Peso atomico Configurazione elettronica EI1 (eV) AE (eV) Χ (Pauling) antichità 82 Piombo Pb 207,2 Xe4f145d106s26p2 7,4167 0,364 1,9 antichità 80 Mercurio Hg 200,59 Xe4f145d106s2 10,4375 0 1,9 antichità 79 Oro Au 196,9665 Xe4f145d106s 9,22567 2,309 2,4 antichità 50 Stagno Sn 118,71 Kr4d105s25p2 7,34381 1,112 1,8 antichità 47 Argento Ag 107,868 Kr4d105s 7,57624 1,302 1,9 antichità 29 Rame Cu 63,546 Ar3d104s 7,72638 1,227 1,9 antichità 26 Ferro Fe 55,847 Ar3d64s2 7,9024 0,163 1,8 antichità 16 Zolfo S 32,06 Ne3s23p4 10,36001 2,077 2,5 antichità 6 Carbonio C 12,011 He2s22p2 11,2603 1,263 2,5 1250 33 Arsenico As 74,9216 Ar3d104s24p3 9,8152 0,808 2 1526 30 Zinco Zn 65.38 Ar3d104s2 9,394 0 1,6 1540 51 Antimonio Sb 121,75 Kr4d105s25p3 8,64 1,07 1,9 1557 78 Platino Pt 195,08 Xe4f145d106s0 9 2,128 2,2 1669 15 Fosforo P 30,9738 Ne3s23p3 10,48669 0,747 2,1 1737 27 Cobalto Co 58,9332 Ar4d75s2 7,881 0,66 1,9 1751 28 Nichel Ni 58,69 Ar3d84s2 7,6398 1,161 1,9 1753 83 Bismuto Bi 208,9804 Xe4f145d106s26p3 7,2855 0,945 1,9 1766 1 Idrogeno H 1,0079 1s 13,59844 0,754 2,1 1772 7 Azoto N 14,0067 He2s22p3 14,53414 −0,07 3 1774 25 Manganese Mn 54,938 Ar3d54s2 7,43402 0 1,5 1774 17 Cloro Cl 35,453 Ne3s23p5 12,96764 3,617 3 1774 8 Ossigeno O 15,9994 He2s22p4 13,61806 1,461 3,5 1782 42 Molibdeno Mo 95,94 Kr4d55s 7,09243 0,745 1,8 1783 74 Tungsteno W 183,85 Xe4f145d66s 7,98 0,815 1,7 1783 52 Tellurio Te 127,6 Kr4d105s25p4 9,0096 1,971 2,1 1789 92 Uranio U 238,0289 Rn5f36d7s2 6,19405 n.d. 1,4 1789 40 Zirconio Zr 91,224 Kr4d25s2 6,6339 0,426 1,4 1791 22 Titanio Ti 47,88 Ar3d24s2 6,8282 0,079 1,5 1794 39 Ittrio Y 88,9059 Kr4d5s2 6,217 0,307 1,2 1797 4 Berillio Be 9,0122 He2s2 9,32263 −0,5 1,5 1798 24 Cromo Cr 51,996 Ar3d54s 6,76664 0,666 1,6 1801 23 Vanadio V 50,9415 Ar3d34s2 6,746 0,524 1,6 1801 41 Niobio Nb 92,9064 Kr4d45s1 6,75885 0,892 1,6 1802 73 Tantalio Ta 180,9479 Xe4f145d36s2 7,89 0,32 1,5 1803 58 Cerio Ce 140,12 Xe4f5d6s2 5,5387 0,955 1,1 1803 46 Palladio Pd 106,42 Kr4d105s0 8,3369 0,557 2,2 1803 45 Rodio Rh 102,9055 Kr4d85s1 7,4589 1,137 2,2 1804 77 Iridio Ir 192,22 Xe4f145d76s2 9,1 1,565 2,2 1804 76 Osmio Os 190,2 Xe4f145d66s2 8,7 1,1 2,2 1807 19 Potassio K 39,0983 Ar4s 4,34066 0,502 0,8 1807 11 Sodio Na 22,98977 Ne3s 5,13908 0,548 0,9 1808 56 Bario Ba 137,33 Xe6s2 5,2117 0 0,9 1808 38 Stronzio Sr 87,62 Kr5s2 5,69484 0 1 1808 20 Calcio Ca 40,08 Ar4s2 6,11316 −0,3 1 1808 12 Magnesio Mg 24,305 Ne3s2 7,64624 −0,4 1,2 1808 5 Boro B 10,81 He2s22p 8,29803 0,277 2 1811 53 Iodio I 126,9045 Kr4d105s25p5 10,45126 3,06 2,5 1817 48 Cadmio Cd 112,41 Kr4d105s2 8,9937 0 1,7 1817 3 Litio Li 6,941 He2s 5,39172 0,618 1 1818 34 Selenio Se 78,96 Ar3d104s24p4 9,75238 2,021 2,4 1824 14 Silicio Si 28,0855 Ne3s23p2 8,15169 1,385 1,8 1825 13 Alluminio Al 26,9815 Ne3s23p 5,98577 0,441 1,5 1826 35 Bromo Br 79,904 Ar3d104s24p5 11,81381 3,365 2,8 1828 90 Torio Th 232,0381 Rn6d26s2 6,308 n.d. 1,3 1839 57 Lantanio La 138,9055 Xe5d6s2 5,577 0,47 1,1 1843 68 Erbio Er 167,26 Xe4f126s2 6,1078 < 0,518 1,2 1843 65 Terbio Tb 158,9254 Xe4f96s2 5,8639 < 0,518 1,2 1844 44 Rutenio Ru 101,9055 Kr4d75s1 7,3605 1,05 2,2 1860 55 Cesio Cs 132,9054 Xe6s 3,8939 0,472 0,7 1860 37 Rubidio Rb 85,4678 Kr5s 4,17713 0,486 0,8 1861 81 Tallio Tl 204,383 Xe4f145d106s26p 6,10829 0,199 1,8 1863 49 Indio In 114,82 Kr4d105s25p 5,78636 0,3 1,7 1875 31 Gallio Ga 69,72 Ar3d104s24p 5,9993 0,3 1,6 1879 70 Itterbio Yb 173,04 Xe4f146s2 6,25416 < 0,518 1,1 1879 69 Tulio Tm 168,9342 Xe4f136s2 6,18431 1,029 1,2 1879 67 Olmio Ho 164,9304 Xe4f116s2 6,0216 < 0,518 1,2 1879 21 Scandio Sc 44,9559 Ar3d4s2 6,56144 0,188 1,3 1880 64 Gadolinio Gd 157,25 Xe4f75d6s2 6,1502 < 0,518 1,1 1880 62 Samario Sm 150,36 Xe4f66s2 5,6437 < 0,518 1,2 1885 60 Neodimio Nd 144,24 Xe4f46s2 5,525 < 0,518 1,2 1885 59 Praseodimio Pr 140,9077 Xe4f36s2 5,464 < 0,518 1,1 1886 66 Disprosio Dy 162,5 Xe4f106s2 5,939 < 0,518 1,2 1886 32 Germanio Ge 72,59 Ar3d104s24p2 7,899 1,233 1,8 1886 9 Fluoro F 18,9984 He2s22p5 17,42282 3,399 4 1894 18 Argon Ar 39,948 Ne3s23p6 15,759 −1,0 — 1895 2 Elio He 4,0026 1s2 24,58741 −0,5 — 1898 88 Radio Ra 226,0254 Rn7s2 5,27892 n.d. 0,9 1898 84 Polonio Po -209 Xe4f145d106s26p4 8,41671 1,9 2 1898 54 Xenon Xe 131,29 Kr4d105s25p6 12,12987 0 — 1898 36 Kripton Kr 83,8 Ar3d104s24p6 13,99961 −1,0 — 1898 10 Neon Ne 20,179 He2s22p6 21,56454 −1,2 — 1899 89 Attinio Ac 227,028 Rn6d7s2 5,17 n.d. 1,1 1900 86 Radon Rn -222 Xe4f145d106s26p6 10,7485 0 — 1901 63 Europio Eu 151,96 Xe4f76s2 5,6704 < 0,518 1,1 1907 71 Lutezio Lu 174,967 Xe4f145d6s2 5,426 0,52 1,2 1917 91 Protoattinio Pa 231,0359 Rn5f26d7s2 5,89 n.d. 1,4 1923 72 Afnio Hf 178,49 Xe4f145d26s2 6,82507 0 1,3 1925 75 Renio Re 186,207 Xe4f145d56s2 7,88 0,15 1,9 1939 87 Francio Fr -223 Rn7s 4,0712 n.d. 0,7 1939 43 Tecnezio Tc -98 Kr4d55s2 7,28 0,549 1,9 1940 94 Plutonio Pu -244 Rn5f66s2 6,0262 n.d. 1,3 1940 93 Nettunio Np 237,0482 Rn5f46d7s2 6,2655 n.d. 1,4 1940 85 Astato At -210 Xe4f145d106s26p5 9,2 2,799 2,2 1944 96 Curio Cm -247 Rn5f76d7s2 6,02 n.d. 1,3 1944 95 Americio Am -243 Rn5f77s2 5,9738 n.d. 1,3 1945 61 Promezio Pm -145 Xe4f56s2 5,55 < 0,518 1,2 1949 97 Berkelio Bk -247 Rn5f97s2 6,229 n.d. 1,3 1950 98 Californio Cf -251 Rn5f107s2 6,3 n.d. 1,3 1954 100 Fermio Fm -257 Rn5f127s2 6,5 n.d. 1,3 1954 99 Einsteinio Es -252 Rn5f117s2 6,422 n.d. 1,3 1955 101 Mendelevio Md -258 Rn5f137s2 6,58 n.d. 1,3 1958 102 Nobelio No -259 Rn5f147s2 6,65 n.d. 1,3 1961 103 Laurenzio Lr -260 Rn5f146d7s2 n.d. n.d. 1,3 1968 104 Rutherfordio Rf -261 Rn5f146d27s2 n.d. n.d. n.d. 1970 105 Dubnio Db -262 Rn5f146d37s2 n.d. n.d. n.d. 1974 106 Seaborgio Sg -266 Rn5f146d47s2 n.d. n.d. n.d. 1981 107 Bohrio Bh -264 Rn5f146d57s2 n.d. n.d. n.d. 1982 109 Meitnerio Mt -268 Rn5f146d77s2 n.d. n.d. n.d. 1984 108 Hassio Hs -269 Rn5f146d67s2 n.d. n.d. n.d. 1994 111 Roentgenio Rg -272 Rn5f146d107s n.d. n.d. n.d. 1994 110 Darmstadtio Ds -269 Rn5f146d97s n.d. n.d. n.d. 1996 112 Copernicio Cn -277 Rn5f146d107s2 n.d. n.d. n.d. 1999 118 Oganesson Og -314 Rn5f146d107s27p6 n.d. n.d. n.d. 1999 114 Flerovio Fl -289 Rn5f146d107s27p2 n.d. n.d. n.d. 2000 116 Livermorio Lv -292 Rn5f146d107s27p4 n.d. n.d. n.d. 2004 115 Moscovio Mc -288 Rn5f146d107s27p3 n.d. n.d. n.d. 2004 113 Nihonio Nh -284 Rn5f146d107s27p n.d. n.d. n.d. 2010 117 Tennesso Ts -310 Rn5f146d107s27p5 n.d. n.d. n.d. Per un elenco in ordine alfabetico si veda la relativa categoria.
Equatore
Equatore e tropici della Terra L''''equatore''' è la circonferenza massima della superficie di un corpo celeste perpendicolare all'asse di rotazione e quindi equidistante dai poli. La latitudine dell'equatore è, per definizione, pari a 0°0′0″. L'equatore divide un corpo celeste in due emisferi comunemente detti emisfero settentrionale ed emisfero meridionale.
L'equatore terrestre è la linea immaginaria formata dall'intersezione della superficie della Terra con un piano perpendicolare all'asse di rotazione terrestre e passante per il centro. L'equatore divide la Terra in due emisferi; quello contenente il Polo Nord viene detto emisfero boreale (o emisfero Nord terrestre), mentre quello contenente il Polo Sud è chiamato emisfero australe (o emisfero Sud terrestre). Ai punti posti sull'equatore viene assegnata latitudine 0. L'equatore terrestre è, con il Circolo Polare Artico, Tropico del Cancro, Tropico del Capricorno e Circolo Polare Antartico, uno dei cinque paralleli di riferimento ed è quello più lungo in assoluto. La lunghezza dell'equatore terrestre è di circa . La distanza (geodetica) tra l'equatore e uno dei due poli è dunque di circa All'equatore il Sole è allo zenit al mezzogiorno degli equinozi (due volte l'anno) e il dì e la notte hanno sempre una durata quasi identica. La fascia attorno all'equatore, delimitata dai due tropici, è quella in cui il Sole, in alcuni periodi dell'anno, si trova allo zenit vero e proprio, ovvero 90 gradi esatti di elevazione sull'orizzonte nel centro preciso del disco solare (anche se il termine zenit è usato per la massima declinazione solare giornaliera e annuale di ciascuna località). Lungo la linea immaginaria equatoriale il Sole sorge ogni giorno appena prima delle 6:00 e tramonta appena dopo le 18:00 (escludendo l'orario esatto per ogni posto dettato sempre dalla longitudine all'interno del fuso orario ed eventualmente dall'applicazione dell'ora legale durante tutto l'anno); quindi il dì tecnicamente dura impercettibilmente più di dodici ore. Ciò a causa della curvatura della Terra e della presenza dell'atmosfera, difatti in ogni luogo del Mondo il Sole deve raggiungere una declinazione negativa all'orizzonte per tramontarne totalmente dietro. Questa declinazione per il diametro apparente del disco solare assieme alla presenza dell'atmosfera che diffonde la luce equivale mediamente a −0,833 gradi. Lo stesso passaggio viene percorso all'alba, in senso contrario, quando il Sole da −0,833 gradi passa a 0,27 gradi per sorgere interamente sopra l'orizzonte. Il dì, sulla linea immaginaria equatoriale, tecnicamente varia da poco meno di 12 ore 6 minuti e mezzo a poco più di 12 ore 7 minuti e mezzo. L'inclinazione massima dei raggi è costantemente molto forte e varia da 66, 56 centesimi di grado a 90 gradi (raggiunti due volte nell'esatto centro del disco solare durante gli equinozi) per tutto l'anno. La parabola apparente del disco solare è fortemente accentuata in altezza e molto meno in larghezza all'interno dei 360 gradi della "cupola celeste" (o volta celeste). Nell'ora meridiana il Sole estremamente alto in cielo transita, quasi alla medesima elevazione, dall'Est all'Ovest delle coordinate celesti passando per l'azimut 180 (mezzogiorno) o l'azimut 0 secondo il periodo dell'anno (culmine a Nord), per poi ricalare a picco. Solo dall'equatore è visibile l'intero cielo, e non esistono stelle circumpolari: tutti gli astri, quindi, tramontano. Il clima della fascia equatoriale presenta temperature medie alte e stabili tutto l'anno e in genere con basso scarto tra temperature minime e massime, umidità relativa media molto alta, piogge giornaliere e abbondanti. Man mano che ci si allontana dall'equatore le piogge sono meno frequenti. Grazie alle piogge costanti si è formata la foresta equatoriale. L'equatore attraversa le terre e/o i mari di 13 territori; questi sono: * São Tomé e Príncipe – passa attraverso l'isola di Ilhéu das Rolas. * Gabon * Repubblica del Congo * Repubblica Democratica del Congo * Uganda * Kenya * Somalia * Maldive – non attraversa nessuna terra ma passa nel tratto di mare tra gli atolli di Gaafu Dhaalu e di Gnaviyani. * Indonesia **Sumatra – attraversa anche due piccole isole: Tanah Masa (a ovest) e Lingga (a est) ** Borneo ** Sulawesi ** Halmahera – attraversa anche due piccole isole Kayoa (a ovest) e Gebe (a est). ** Kawe – una piccola isola vicino a Waigeo e altre piccole isole. * Kiribati – passa in mare, vicino a diverse isole dell'arcipelago. **Isole Gilbert – attraversa il tratto di mare tra gli atolli di Aranuka e Nonouti. ** Sporadi equatoriali – passa tra l'isola Christmas e l'atollo di Malden. * Ecuador – attraversa sia la parte continentale sia le isole della nazione. Qui si trova il punto più elevato raggiunto e l’unico ghiacciaio attraversato dall’equatore. **Galápagos – attraversa l'isola di Isabela. * Colombia * Brasile
Echinodermata
Gli '''echinodermata''' sono un ''phylum'' di deuterostomi marini. Il nome deriva dal fatto che essi spesso sono ricoperti da piastre calcaree. L'origine del ''phylum'' risale al Cambriano inferiore, le specie viventi sono circa 6.000. Questo phylum si compone di cinque principali tipi di animali: stelle marine, ricci di mare, cetrioli di mare, stelle fragili e crinoidi.
Sono organismi bilateri, da larve, mentre gli adulti presentano una simmetria radiale apparente, che è secondaria e parziale. L'embrione è infatti a simmetria bilaterale e assomiglia a quello dei Cordati. Nel corso della crescita si ha poi uno sviluppo preponderante della porzione sinistra del corpo a spese della destra. Tutti gli echinodermi esibiscono una struttura esterna a simmetria pentamera in qualche fase della vita: alcuni subiscono ulteriori modificazioni che ripristinano una simmetria bilaterale. Il sistema nervoso è policentrico. Gli echinodermi sono celomati deuterostomi strettamente affini a cordati ed emicordati. In essi, non si differenzia una testa ed i loro corpi tondeggianti sono organizzati con un criterio simile a quello che si usa per costruire una ruota. Dal corpo di questi animali, si dipartono molte appendici di varia fattura. Il giglio di mare assomiglia ad una strana pianta. Esso aderisce al fondo del mare e cerca il cibo facendo ondeggiare i suoi lunghi tentacoli piumosi che possono rinchiudersi come i petali di un fiore. Il cetriolo di mare sta abitualmente appoggiato su un lato del suo corpo allungato e si muove strisciando alla stessa guisa di un verme. Le stelle marine hanno lunghe braccia appuntite. La ''Ophiothrix'', mentre si muove strisciando sul fondo, agita le sue braccia simili a serpentelli. La maggior parte degli echinodermi è ben protetta contro i predatori. Il loro corpo è rivestito di piastre calcaree e, benché questo rivestimento protettivo possa sembrare rigido, in realtà alcuni animali possono compiere molti movimenti. Gli echinodermi posseggono due diversi sistemi di difesa: gli aculei e i pedicelli. Gli aculei del riccio di mare sono così lunghi e sottili che esso finisce col sembrare una palla irta di aghi. Proprio come la polvere si raccoglie tra le frange di un tappeto, detriti di varia natura possono fermarsi tra questi aculei. Quando un frammento o un piccolo animale si posa sopra un echinoderma, i pedicelli lo spostano. Soltanto il cetriolo di mare possiede piastre calcaree sparse nel derma che riveste il suo morbido corpo. Per la cattura del cibo, i cetrioli di mare proiettano fuori dal loro corpo dei tentacoli. Gli echinodermi hanno, all'interno del corpo, un solo sistema di canali acquiferi, che servono loro per respirare, per catturare la preda e per la locomozione. L'acqua, entrando attraverso una piastra forata (piastra madreporica), passa attraverso un complicato sistema di canali connesso con piccoli pedicelli ambulacrali. Ogni pedicello si allarga a formare una piccola sacca o ampolla, mentre all'estremità termina con una ventosa. Siccome l'acqua viene forzata dentro e fuori dal pedicello, questo alternativamente aderisce al terreno quando è gonfio d'acqua e se ne distacca quando si contrae. Ogni animale possiede centinaia di pedicelli ambulacrali, che escono attraverso minuscoli fori del dermascheletro. Quando gli echinodermi si spostano su un fondo sabbioso, i pedicelli ambulacrali non funzionano; perché le ventose possano entrare in azione, occorre che l'animale si muova su un fondo duro, ad esempio roccioso. Le stelle di mare si servono delle ventose anche per aprire le conchiglie dei molluschi. Gli echinodermi sono animali sprovvisti di occhi ma ugualmente capaci di recepire i segnali luminosi. Le estremità dei pedicelli ambulacrali rappresentano infatti anche la sede su cui sono disposte le cellule fotorecettrici, che cooperano in maniera sinergica e funzionano nel complesso come un unico grande occhio composto. Quasi tutti questi animali si cibano di piccoli organismi presenti sul fondo del mare. Il cetriolo di mare ed il dollaro della sabbia inghiottono grandi quantità di sabbia, di cui digeriscono solo le particelle di sostanza organica in essa contenute. L'apparato digerente degli echinodermi è semplice e consta di una bocca posta sulla faccia inferiore del corpo dell'animale, mentre l'apertura anale si trova sulla faccia superiore, cioè in posizione diametralmente opposta alla bocca. La bocca e l'ano sono connessi da un tubo digerente. Gli echinodermi respirano per mezzo di tutte le parti assottigliate che sporgono all'esterno. Nei ricci di mare la respirazione avviene anche per mezzo di espansioni digitiformi a pareti sottili e cave dette branchie che si trovano sulla superficie ventrale ove sono presenti anche le pedicellarie. Il sistema nervoso è rappresentato da un semplice anello di tessuto nervoso, che circonda la bocca e si divide in cordoni nervosi. Un fluido riempie la cavità del corpo e provvede ad irrorare gli organi. Negli echinodermi, si possono distinguere tre diverse parti del corpo; il tubo digerente, la cavità del corpo e la parete esterna. I sessi sono separati e la fecondazione avviene nell'acqua. La larva degli echinodermi possiede una simmetria bilaterale e il suo sviluppo è molto diverso da quello delle larve degli invertebrati inferiori. Per questo gli echinodermi sono considerati animali alquanto evoluti ed in essi è già possibile stabilire relazioni di parentela con i cordati più primitivi. Immagine:Red-knobbed.starfish.arp.jpg|Una stella di mare. Immagine:Riccio Melone a Capo Caccia adventurediving.it.jpg|Un riccio di mare. Immagine:Espardenya (animal).jpg|Un cetriolo di mare. Immagine:Ophiura ophiura.jpg|Una stella serpentina. Immagine:Expl0693 - Flickr - NOAA Photo Library.jpg|Un crinoide. * Subphylum Eleutherozoa Bather, 1900 ** Superclasse Asterozoa von Zittel, 1895 *** Classe Asteroidea de Blainville, 1830 *** Classe Ophiuroidea Gray, 1840 *** Classe †Somasteroidea Spencer, 1951 ** Superclasse Echinozoa von Zittel 1895 *** Classe Echinoidea Leske, 1778 *** Classe Holothuroidea de Blainville, 1834 * Subphylum Crinozoa Matsumoto, 1929 ** Classe Crinoidea Miller, 1821
Ecce bombo
'''''Ecce bombo''''' è un film italiano del 1978, diretto da Nanni Moretti. Il film è stato presentato in concorso al 31º Festival di Cannes.
Il film descrive le giornate di Michele, studente universitario, i suoi rapporti con i genitori e la sorella Valentina, quelli con le ragazze e la sua vita di gruppo, Mirko, Vito e Goffredo, quattro amici ex settantasettini. I loro passatempi sono quelli ormai consumati della sua generazione: cinema, pizzeria, bottiglieria, ma più spesso si trascorre il tempo seduti al bar senza far niente, tra difficili rapporti sentimentali, scarso dialogo familiare, discutere del più e del meno o parlare dai microfoni di una radio privata. Michele ha difficili rapporti in famiglia, una complicata relazione con la fidanzata Silvia, che lavora nel cinema come aiuto regista e con le donne in generale. Mirko, un ragazzo assillato da vari problemi, ospita in casa Olga, una ragazza schizofrenica. Vito è un pigro impiegato. Goffredo è uno svogliato studente universitario. Michele aiuta ragazzi liceali a prepararsi all'esame di maturità. I quattro, stufi di spendere le serate in maniera inconcludente al bar, decidono di tenere riunioni di autocoscienza per risolvere le loro insoddisfazioni, ma finiscono per abbandonarsi a logorroiche divagazioni senza giungere a nulla. L'arrivo dell'estate mette fine all'esperimento, ma i quattro amici continuano a vedersi. Una sera, durante uno dei consueti incontri, tutti insieme decidono di andare da Olga, la voce si sparge tra gli altri ragazzi del bar e del quartiere, ma alla fine, tranne Michele, ognuno si perde per strada, distratto da futili svaghi. Come per il suo lungometraggio d'esordio ''Io sono un autarchico'', anche in questo film Moretti fa una satira della generazione post-sessantottina, una generazione tanto incomprensibile quanto l'esclamazione "''Ecce bombo"'' che dà titolo al film. L'espressione riprende maccheronicamente quella biblica ''Ecce Homo'', ponendosi in chiave satirica principalmente nei confonti dei miti nevrotici e impolverati che caratterizzano la generazione stessa. Essa appare avvolta da una nube di sofferenza e isolamento, condannata a un ripiegamento irrisolto e inconcludente, ma pur sempre vitale nella esigenza del cambiamento e nell'opposizione alle regole dei padri. A questi ventenni in crisi non fanno difetto l'autocritica e l'ironia, quando guardano alla propria socialità grottesca e alle mode di facile consumo ‒ le demenziali televisioni private e radio "libere", i rituali delle occupazioni studentesche, le comuni ‒ oppure quando aspettano l'alba su una spiaggia di Ostia per poi scoprire che il sole è sorto alle loro spalle, mentre un robivecchi in bicicletta grida "ecce bombo". È Mirko, in una delle tante riunioni di autocoscienza, a mettere a fuoco la situazione: "Penso che sbagliamo quasi tutto: nei rapporti con le donne, tra noi, con lo studio, in famiglia, nel lavoro". la vicenda sia frammentaria, lasciando però inalterati i rapporti di causa ed effetto tra generazioni separate da distanze siderali. Nanni-Michele si addentra nei drammi di una realtà giovanile: una generazione che anela al libero amore ma finisce vittima di ruoli borghesi e di una concezione tradizionale della sessualità. Questi giovani che irridono ai luoghi comuni quali quelli di TeleCalifornia, televisione privata ingessata nella sua retorica comunicativa, che poi si avviluppano nei dibattiti notturni delle piccole emittenti radiofoniche locali, sono avvezzi alla critica della società ma fondamentalmente incapaci di cambiare il "sistema". La crisi di questa gioventù è palpabile, emerge dalle riunioni collettive, così come dall'autogestione scolastica, si palesa nelle discussioni programmatiche sul modo di innamorarsi, come pure nei dialoghi inconcludenti ed allucinati. E infatti la realtà generazionale di Moretti e amici non ha neanche la possibilità di illudersi sul proprio destino, impegnata com'è nell'analisi lucida delle proprie insicurezze e delle proprie debolezze. Secondo lungometraggio di Nanni Moretti, il film è stato girato in presa diretta in formato 16 mm, per motivi di risparmio, per essere poi successivamente "gonfiato" in 35 mm per la distribuzione nelle sale. A produrre il film furono gli attori Michele Placido e Flavio Bucci. A tal proposito, quest'ultimo ricordò di come, dopo essere arrivato a girare addirittura ben 45 ciak a vuoto soltanto per un primo piano del suo stesso volto, il giovane Moretti gli si rivolse per chiedergli che tipo d'inquadratura avrebbe utilizzato se fosse stato in lui. Il titolo del film deriva da uno straccivendolo che andava in giro urlando così, riportato in una delle scene del film. Altri titoli ipotizzati ma scartati per il film furono: ''Sono stanco delle uova al tegamino'', ''Piccolo gruppo'', ''Delirio d'agosto'' e ''Senza caviglie''. Il personaggio dell'attore disperato alla continua ricerca di scritture, nonché poeta improvvisato, è interpretato da Luigi Moretti, padre del regista, che figurerà poi in altre pellicole del figlio. Tra gli altri attori, nei panni di personaggi secondari, figurano anche Augusto Minzolini, quale uno degli amici della sorella di Michele che cercano d'organizzare un'occupazione della loro scuola, e Giampiero Mughini, presente invece in una delle ultime scene del film, dove è ripreso dapprima a commentare un articolo riportante l'esito dei sondaggi elettorali d'allora e poi mentre recita una sorta di brevissimo monologo sulla prostituzione. Il film uscì in prima visione in Italia l'8 marzo 1978; fu presentato al London Film Festival nel novembre successivo, mentre fu distribuito in Germania Ovest a partire 20 novembre 1980. La colonna sonora del film include la canzone ''Amare inutilmente'' (G. Agate - G. Paoli) tratta dall'album ''Amare per vivere'' di Gino Paoli (Durium, 1972). * La scena in cui Michele urla «''Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?!''» è stata ripresa da Massimiliano Bruno nel suo film ''Nessuno mi può giudicare'', dove lo xenofobo e razzista Lionello (interpretato da Rocco Papaleo), facendosi praticamente sbattere fuori dall'internet café di Giulio (Raoul Bova) per essersi accanito contro un avventore che stava elogiando l'ambiente multietnico della borgata, dicendo «''Bianchi, neri, alla fine siamo tutti uguali''», urla «''Bianchi e neri, siamo tutti uguali?? Ma che siamo in un film di Nanni Moretti?! Te lo meriti Nanni Moretti, te lo meriti ''» proprio come nella famosissima scena del bar. * Nel video ufficiale della canzone ''La mia parte intollerante'', Caparezza ed il suo terapista ululano per introdurre un flashback, proprio come fa Michele quando Goffredo racconta il trauma subito da bambino. * Nella canzone ''Il Bel Canto'' del gruppo alternativo Ministri il verso «Ci meritiamo le stragi, altro che Alberto Sordi» cita la scena in cui Michele urla «Te lo meriti Alberto Sordi!»