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### Titolo: I due sentieri. ### Introduzione: I due sentieri (Las dos sendas) è un dipinto a olio e tempera su tela del pittore simbolista spagnolo Julio Romero de Torres, realizzato tra il 1911 e il 1915. ### Descrizione. In questo quadro sono presenti tre donne, una nuda e distesa su un divanetto (decorato con dei motivi barocchi) e le altre due in piedi: da un lato si trova una monaca di fronte a un arco attraverso il quale si intravede un convento; dall'altro si trova una donna che regge un vassoio pieno di gioielli e sullo sfondo c'è una scena di festa, nella quale, tra le varie figure, Romero de Torres si autoritrasse mentre suona la chitarra. L'espressione della suora (la cui modella pare si chiamasse Rafaelita Ruiz) è serena, mentre quella della donna con il vassoio (il cui volto è quello della cantante Carmen Casena) è più dura e contrariata. Con questa tela Julio Romero de Torres riflette la dicotomia morale e la filosofia modernista spagnola degli inizi del ventesimo secolo. Nell'opera spiccano due caratteristiche dello stile dell'artista: da un lato l'erotismo e la sensualità, in maniera appariscente, e dall'altro le nuove tecniche simboliste, il movimento con il quale egli si identificherà definitivamente.Dal 1908 la pittura di Romero de Torres abbandona la denuncia sociale e i temi marginali per concentrarsi sul ritratto simbolista della donna spagnola. La giovane nuda in primo piano ha davanti a sé due vie diverse da poter intraprendere: quella della spiritualità, del silenzio e del donarsi a Dio e quella di accettare il mondo, con i suoi peccati e le sue virtù, i suoi lussi e le sue tentazioni, i suoi pro e i suoi contro. Come è tipico dell'opera di Julio Romero, le finestre gemelle che appaiono sullo sfondo del quadro ritraggono delle scene cordovesi, un segno del manierismo crescente nello stile del pittore. Il simbolismo dei personaggi ora è evidente nel simbolismo degli spazi. == Note ==.
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### Titolo: La schiava romana. ### Introduzione: La schiava romana (Escrava Romana) è un dipinto ad olio su tela del pittore brasiliano Oscar Pereira da Silva. Il quadro, conservato nella pinacoteca dello stato di San Paolo, ritrae una schiava romana in vendita.L'opera ha un carattere realista ed è influenzata dall'arte accademica. Si può notare il talento dell'artista nell'unire degli elementi del proprio periodo con dei dettagli storici. Per esempio, il corpo della schiava presenta dei tratti più simili a quelli delle donne dell'epoca mentre gli oggetti della composizione si rifanno all'epoca dell'impero romano. ### Descrizione. Il soggetto del dipinto è una schiava dai lunghi capelli castani, in piedi, seminuda e che mostra la propria pelle bianca. Ella indossa solamente degli orecchini a cerchio, dei braccialetti aurei e una cintura dorata con delle decorazioni. La cintura regge due tessuti che coprono le parti intime e parte della gamba sinistra della donna. Uno di questi sembra un tappeto arabo, è di colore verde muschio e ha una fodera di strisce bianche, verdi, rosa e blu. L'altro tessuto è totalmente bianco. Al collo la donna tiene una piccola placca con la scritta latina VIRGO XXI ANNVS NATA, che significa 'vergine di ventuno anni'.La posa della schiava è rilassata. La gamba destra è leggermente piegata, la testa è inclinata sul lato destro, gli occhi sono socchiusi e la mano destra è appoggiata alla vita. Ella si trova davanti a un muro di assi di legno scuro che solo all'altezza delle sue cosce diventa di mattoni di pietra. Anche il pavimento è di legno, ma è più chiaro nei colori. Sulla parete c'è una targa poco visibile, essendo dello stesso colore del muro, che recita VIRGO XXI ANNVS MCCLXXVI , 'vergine di 21 anni 1276'. Sul pavimento accanto al piede destro della schiava in vendita è presente un vaso di argilla, mentre alla sua sinistra si trova una panca con un tessuto rosso vermiglio al di sopra.
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### Titolo: Natale nel bordello. ### Introduzione: Natale nel bordello (in norvegese Julaften i bordell) è un dipinto ad olio su tela del pittore norvegese Edvard Munch. Il dipinto espressionista fu completato nel 1903–1904 ed è ospitato al Museo Munch di Oslo. ### Descrizione. Il dipinto venne realizzato in un momento difficile per Munch: una commissione per un ritratto ad Amburgo (di un senatore Holthusen, il suocero del mecenate di Munch, Max Linde) era fallita a causa di disaccordi. Di conseguenza, Munch soffriva di ansie, che tentò di gestire con l'alcol. Una visita a un bordello a Lubecca fu presumibilmente lo sfondo del Natale nel bordello, un dipinto 'leggero ma malinconico' in cui le ragazze che lavorano in un bordello hanno appena finito di decorare un albero di Natale. 'Ironico, sentimentalmente empio', il dipinto è interpretato come un commento sia sulla famiglia dell'alta borghesia di Linde (dove si trovava Munch in quel momento) sia sullo 'sfondo domestico pietistico' di Munch. Come altri dipinti del periodo, mostra l'associazione di Munch con il fauvismo. La prostituzione era uno degli argomenti preferiti di Munch e una stanza particolare in un bordello tedesco avrebbe poi ispirato un'intera serie di dipinti, La stanza verde. == Note ==.
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### Titolo: Caricatura di Tulla Larsen. ### Introduzione: La caricatura di Tulla Larsen (in norvegese: Karikert portrett av Tulla Larsen) è un dipinto olio su tela di Edvard Munch. Fa parte della collezione del Museo Munch di Oslo. ### Descrizione. Il dipinto del 1905, raffigurante Munch e Tulla Larsen, venne segato a metà da Munch dopo che era stato colpito alla mano sinistra dopo una colluttazione in camera da letto.Nel catalogo ragionato di Gerd Woll del 2008, Autoritratto su sfondo verde è elencato come numero 645 e Caricatura di Tulla Larsen come numero 646.
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### Titolo: La morte di Cleopatra (Rixens). ### Introduzione: La morte di Cleopatra (La Mort de Cléopâtre) è un dipinto del pittore francese Jean-André Rixens, realizzato nel 1874 e oggi esposto al musée des Augustins di Tolosa. Assieme a Il cadavere di Cesare (Niort, museo Bernard-d'Agesci) e alla Morte di Agrippina (museo di belle arti di Béziers), quest'opera fa parte dei tre dipinti a soggetto storico che hanno contribuito a garantire la fama al pittore. L'estetica orientalista ampiamente percettibile in questo dipinto è rappresentativa di questa corrente artistica che segnò il XIX secolo. ### Descrizione. Il dipinto ritrae la morte dell'ultima regina d'Egitto, Cleopatra, che si suicidò in seguito alla battaglia di Azio per non essere fatta prigioniera dalle truppe di Ottaviano. Incapace di sopportare la sconfitta umiliante, ella non trovò altra via di fuga che la morte. Secondo la versione più celebre, l'ultima dei faraoni si fece mordere da un aspide. Questo tema artistico appartiene all'egittomania, l'interesse per la cultura egizia durante il diciannovesimo secolo, e consentì a Rixens di cimentarsi nei suoi due soggetti preferiti: il nudo femminile e le scene del sonno o della morte. In quest'opera si uniscono Eros e Tanato (l'amore e la morte) e l'esotismo orientale si intreccia con l'erotismo.Al centro del dipinto, la regina Cleopatra è distesa sul suo letto funebre policromo. La testa del letto ha la forma di un avvoltoio che tiene tra gli artigli la croce della vita, un simbolo di eternità. Rixens mise in risalto la sensualità del corpo della donna rappresentandola nuda fino alle ginocchia. La pelle color del latte della regina riflette la luce straordinaria nel quadro e richiama i bagni nel latte che Cleopatra era solita fare. Ella è dipinta di tre quarti a sinistra e due trecce nere contornano il suo volto fisso nella serenità e nella dignità di essere morta da sovrana. Le palpebre sono chiuse e il braccio sinistro, sul quale sono indossati due bracciali d'oro, penzola nel vuoto e guida l'occhio dello spettatore verso la mano delicata. Lo stesso braccio indirizza l'occhio dello spettatore verso il cesto di fichi posto su una pelle di leopardo, dal quale sarebbe uscito il serpente, che è assente nella scena.Attorno a lei si trovano le sue serve dalla pelle più scura, che contrasta con la carnagione pallida di Cleopatra. Le ancelle dovevano restare con la loro padrona fino alle ultime ore della sua vita. Una delle due, Ira, è a torso nudo, sopraffatta dal dolore, è distesa ai piedi della defunta in maniera teatrale. Dalla sua testa ricadono delle lunghe ciocche nere che ricordano l'aspide assassino. La seconda, Carmione, è seduta al capezzale di Cleopatra e sistema graziosamente il diadema dorato della sua padrona. Un velo trasparente ricopre il suo corpo e lascia intravedere una parte del petto. Ella guarda con un'aria di sfida il gruppo di soldati romani, nascosto nell'ombra sullo sfondo, che si dirige verso di loro. Dietro Carmione si trova la statua di Iside, una dea protettrice e salvatrice, mentre allatta suo figlio Horo. La dea era rimasta fedele al marito Osiride dopo il suo omicidio e lo fece resuscitare; nella morte, anche Cleopatra resta fedele a Marco Antonio, il suo ultimo amore.
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### Titolo: Marabá (Amoedo). ### Introduzione: Marabá è un dipinto a olio su tela del pittore brasiliano Rodolfo Amoedo, realizzato nel 1882 e attualmente conservato al museo nazionale delle belle arti di Rio de Janeiro. Assieme a L'ultimo tamoio, questa è una delle opere più importanti del pittore ed è considerata un'opera che valorizza la storia, i personaggi e i motivi nazionali, pur avendo dei legami con i valori tradizionali dell'arte occidentale. ### Descrizione. Il soggetto principale del dipinto è una donna, una meticcia, situata al centro della tela. Ella è illuminata da una sola fonte di luce ed è circondata da vari elementi scarsamente illuminati in un ambiente naturale che ricorda una radura. La donna, priva di qualunque indumento, è seduta sull'erba e ha la gamba sinistra appoggiata sopra a quella destra, entrambe piegate. La sua carnagione è chiara mentre gli occhi e i capelli sono castani. Entrambi i gomiti poggiano su una roccia scura alta quanto il torso della donna. Il suo volto, la cui fronte è coperta da una frangia, è girato di profilo a sinistra ed è accompagnato da uno sguardo contemplativo (in uno studio, invece, ha la testa girata verso lo spettatore). Le labbra leggermente socchiuse e i fianchi estesi vennero visti da alcuni critici come degli elementi provocatori. L'addome e i seni si piegano in avanti a tal punto che la colonna vertebrale si piega in quella direzione.Il prato dove ella è seduta fa parte di un paesaggio naturale con poca illuminazione. Sebbene i tratti della donna siano chiari e nitidi, gli elementi attorno a lei sono hanno meno visibilità. Al di sotto della roccia sulla quale si poggia, l'erba cresce maggiormente e con delle tonalità più varie. Sullo sfondo, nella parte alta dell'opera, è difficile distinguere gli elementi dell'ambiente, anche se in alto a destra spicca un albero dal grosso tronco bruno e, alla sua destra, una collina scura che contrasta con il cielo crepuscolare.
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### Titolo: L'ultimo tamoio. ### Introduzione: L'ultimo tamoio (O Último Tamoio) è un dipinto a olio su tela del pittore brasiliano Rodolfo Amoedo, realizzato nel 1883. Attualmente l'opera è conservata al museo nazionale delle belle arti di Rio de Janeiro. Il quadro raffigura il cadavere di Aimberê, un capotribù dei Tamoio, assieme al padre gesuita José de Anchieta. ### Descrizione. Il corpo dell'indio morto Aimberê giace sulla sabbia di una spiaggia deserta. La sua pelle è marrone e i capelli lunghi e scuri crescono fino a raggiungere, all'incirca, le sue spalle. Il volto è segnato da un'espressione che risalta e mantiene viva la sofferenza dei suoi ultimi istanti di vita. Le palpebre sono chiuse e la bocca è semiaperta. L'intero corpo è dipinto in una maniera molto realistica, tralasciando inoltre le tecniche classiche adoperate dall'Amoedo in alcune sue opere precedenti. Il corpo dell'indio disteso è ritratto in una posizione orizzontale che richiama quella di Gesù Cristo in molti dipinti durante i suoi ultimi istanti di vita: le sue braccia sono aperte come quelle del Messia sulla croce. Gli unici indumenti che coprono il corpo di Aimberê sono costituiti da piume rosse e blu. La gonna è spezzata, e quindi aperta, e una parte delle piume si trova sulla sabbia della spiaggia. Il braccialetto, invece, che sta sul braccio sinistro, sembra integro. Accanto ad Aimberê, accovacciato, si trova Padre José de Anchieta. Il suo volto è di profilo e fissa intensamente con gli occhi chiusi l'indio. La sua espressione facciale sembra supplicare per l'uomo che è morto. L'abbigliamento dell'Apostolo del Brasile venne criticato da molti studiosi e professori poiché Amoedo ritrasse Anchieta con gli abiti di un padre francescano, quando egli in realtà era un gesuita. Un altro elemento interessante di Anchieta sono i colori, in quanto egli si trova in una zona dalle tinte più scure rispetto ad Aimberê, ed egli non è così tanto illuminato quanto il tamoio. Se nel volto di Aimberê i tratti del volto e del corpo sono dipinti in modo nitido, in Anchieta i tratti sono meno accentuati.Dietro José de Anchieta, in una pianura più lontana, delle montagne e delle foreste completano il paesaggio. Il cielo è grigiastro e degli uccelli bianchi sorvolano la zona montuosa. In un articolo scritto dalla professoressa di storia dell'arte Ana Maria Tavares Cavalcanti, vengono sottolineati gli elogi all'opera fatti da Gonzaga Duque, uno degli scrittori e critici brasiliani più importanti della storia:.
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### Titolo: Il poema di Cordova. ### Introduzione: Il poema di Cordova (Poema de Córdoba) è un polittico del pittore spagnolo Julio Romero de Torres, realizzato tra il 1913 e il 1915. Il polittico, composto da sette pannelli, è un'allegoria della città di Cordova attraverso delle sue personificazioni che rispecchiano i suoi personaggi storici più illustri. Oggi l'opera è conservata al museo Julio Romero de Torres. ### Descrizione. L'opera, che richiama le Sante di Francisco de Zurbarán, è un polittico simmetrico composto da sette pannelli della stessa misura, tranne quello centrale, che è più grande. Ogni pannello rappresenta allegoricamente la città attraverso alcune donne che simboleggiano i suoi personaggi più illustri. Da sinistra a destra, i pannelli raffigurano la Cordova guerriera, quella barocca, quella ebraica, quella cristiana, quella romana, quella religiosa e la Cordova dei toreri. Cordova guerriera: È un'allegoria della Cordova del Gran Capitano Consalvo Ernandes di Cordova. In primo piano si trova una donna con un vestito dorato riccamente decorato e uno scialle aureo. Sullo sfondo si staglia un paesaggio immaginario nel quale si possono distinguere il monumento al Gran Capitano, la facciata occidentale della moschea-cattedrale e la porta del palazzo Paez de Castillejo. La modella era Dolores Castro, nota come 'Pirola la gitana'. Cordova barocca: È un'allegoria della Cordova di Luis de Góngora. In primo piano si trova una donna con un abito grigiastro e con uno scialle nero, appoggiata con ambo le braccia a un muro. Sullo sfondo si trova un paesaggio immaginario dove si trova una scultura su un piedistallo che rappresenta Góngora. La modella era Encarna Rojas. Cordova ebraica: È un'allegoria della Cordova di Mosè Maimonide. In primo piano si trova una donna con un abito bianco, uno scialle nero e una collana. Ella appoggia la schiena a un muro. Sullo sfondo si trova una piazza basata sulla plaza de la Fuenseca e nella quale spicca una statua fittizia che ritrae il celebre filosofo e medico ebraico. Sullo sfondo della via si trova l'arco del Portillo. La modella era Amalia Fernández Heredia. Cordova cristiana: È un'allegoria dell'Arcangelo Raffaele, l'angelo custode della città. Questo è il pannello centrale ed è anche il più grande. In primo piano si trovano due donne all'interno di un edificio: una indossa un lungo abito nero e una mantellina del medesimo colore; l'altra indossa un abito bianco con un mantello rosato. Entrambe le donne, ai lati del pannello, sostengono una scultura dell'arcangelo. All'esterno, dietro un arco semicircolare, si osserva un paesaggio immaginario formato da due edifici e una fontana. Le modelle furono Adela Portillo per la donna a sinistra e Rafaela Torres per quella a destra. Cordova romana: È un'allegoria della Cordova di Seneca. In primo piano si trova una donna con un vestito dorato e un mantello marrone. Sullo sfondo appaiono la Puerta del Puente e una statua fittizia che rappresenta il filosofo romano. La modella era Adela Moyano. Cordova religiosa: È un'allegoria della Cordova di San Pelagio. In primo piano si trova una donna con un abito monastico nero e che ha il capo velato. Le sue braccia sono incrociate sul petto. Sullo sfondo si osserva un ambiente ispirato alla plaza de Capuchinos. La modella era Rafaela Ruiz. Cordova dei toreri: È un'allegoria della Cordova del torero Lagartijo, nome d'arte di Rafael Molina Sánchez. In primo piano si trova una donna con uno scialle rossastro su una spalla, come il mantello dei toreri nella corrida. Sullo sfondo si distinguono la plaza de la Corredera e un monumento immaginario dedicato al torero Lagartijo. La modella era Ángeles Muñoz.
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### Titolo: Al caffè. ### Introduzione: Al caffè è un dipinto di Alessandro Milesi. Eseguito intorno al 1890 con la tecnica dell'olio su tela, è oggi esposto presso la Galleria d'Arte Moderna di Genova. L'opera vinse la medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Boston. ### Descrizione. Il dipinto mostra una giovane dama seduta a uno dei tavoli in una caffetteria di Venezia, da sola: con l'avvento della Belle Epoque, è finalmente possibile assistere all'affermarsi dell'emancipazione femminile nei locali pubblici. L'effigiata, che indossa un abito lungo e nero e un copricapo dello stesso colore con tanto di veletta, consuma tranquillamente il suo caffè dopo aver interrotto la lettura del giornale da lei sfogliato, la Gazzetta di Venezia. La città lagunare è ben riconoscibile sullo sfondo.
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### Titolo: Sale dei Pianeti. ### Introduzione: Le sale dei Pianeti sono una serie di cinque ambienti che si succedono nel palazzo Pitti a Firenze. Le sale sono note sotto il profilo artistico in quanto le volte furono affrescate con cicli a tema allegorico elogianti la dinastia Medici da Pietro da Cortona, che tra il 1640 e il 1647 lavorò a quattro sale, e da Ciro Ferri, che tra il 1659 e il 1665 completò un ambiente lasciato incompiuto dal maestro e realizzò le scene dell'ultima stanza. Gli affreschi, il cui progetto iconografico fu redatto da Francesco Rondinelli, mostrano tramite allegorie e le varie divinità da cui prendono il nome le diverse sale quelle che sono le virtù che un principe ideale deve possedere per il buon governo.I cicli dei Pianeti rappresentano, assieme al Trionfo della Divina Provvidenza di palazzo Barberini a Roma, nonché agli affreschi della sala della Stufa dello stesso palazzo Pitti e a quelli delle Storie di Enea del palazzo Pamphilj di piazza Navona a Roma, uno dei momenti più alti dell'arte pittorica di Pietro da Cortona e, più in generale, dell'arte barocca italiana ad affresco. ### Descrizione.
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### Titolo: La Buenaventura. ### Introduzione: La Buenaventura è un dipinto a olio su tela del pittore spagnolo Julio Romero de Torres, realizzato nel 1922. Attualmente è conservato al Museo Carmen Thyssen di Malaga. ### Descrizione. Il quadro mostra due donne sedute sul davanzale di una finestra: quella di destra, che indossa degli abiti popolari e ha le gambe piegate, cerca di attirare l'attenzione della donna di sinistra, che riposa seduta sul bordo del davanzale. La sua espressione denota un gesto di malinconia che forse tradisce una preoccupazione amorosa. Sullo sfondo si ammira una vista della città di Cordova, che era la città natale di Julio Romero, con la fontana della Fonseca, il palazzo del marchese de la Fuensanta del Valle e il Cristo delle lanterne. Alla porta del palazzo del marchese si trova una donna avvolta in uno scialle rosso e appoggiata alla soglia. La firma dell'artista, che si trova sotto i piedi della donna malinconica, corrisponde decisamente alla calligrafia di Romero de Torres nella sua età matura, secondo l'analisi di alcuni suoi quadri. Il quadro presenta molte somiglianze con il ritratto di Conchita Torres, realizzato tra il 1919 e il 1920 e oggi conservato in una collezione privata: Conchita, infatti, è seduta su un davanzale e ha una postura simile a quella della donna dallo sguardo malinconico; anche lo sfondo architettonico e il paesaggio sono simili. L'altra donna, invece, ricorda la santa Agnese di un dipinto oggi al museo Julio Romero de Torres, anche se la postura è invertita.
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### Titolo: Età dell'uomo. ### Introduzione: Le Età dell'uomo sono un ciclo di quattro affreschi compiuto da Pietro da Cortona, di cui due scene databili al 1637 e altre due al 1641, che decorano le pareti laterali della sala della Stufa di palazzo Pitti a Firenze.Le scene costituiscono, assieme al Trionfo della Divina Provvidenza di palazzo Barberini a Roma, agli affreschi delle sale dei Pianeti dello stesso palazzo Pitti nonché a quelli delle Storie di Enea del palazzo Pamphilj di piazza Navona a Roma, uno dei momenti più alti dell'arte pittorica del Cortona e, più in generale, del barocco italiano ad affresco. ### Descrizione. Nell'Età dell’oro, Ovidio immaginò un contesto senza eserciti, dove le persone vivevano nell'ozio senza timore di pene e di minacce, «[…] senza bisogno di eserciti, la gente viveva tranquilla in braccio all'ozio. Libera, non toccata dal rastrello, non solcata dall'aratro, la terra produceva ogni cosa da sé e gli uomini, appagati dei cibi nati spontaneamente, raccoglievano corbezzoli, fragole di monte, corniole, more nascoste tra le spine dei rovi e ghiande cadute dall'albero arioso di Giove. Era primavera eterna: con soffi tiepidi gli Zefiri accarezzavano tranquilli i fiori nati senza seme, e subito la terra non arata produceva frutti, i campi inesausti biondeggiavano di spighe mature i campi inesausti biondeggiavano di spighe mature». Nella scena di riscontra quindi un clima e un paesaggio ideale, incontaminato, con una quercia (simbolo di forza) da cui cadono ghiande, alcune colte da un giovane arrampicatovi, con sotto un uomo che suona la lira e una fanciulla che gli pone sul capo una corona di alloro, a destra sono invece altre figure in animo sereno e gioviale, mentre al centro della scena si vede un fanciullo a cavallo di un leone mansueto, che sta a identificare proprio l'era di pace. L'Età dell'argento viene descritta da Ovidio come età di semina dei campi: «Quando Saturno fu cacciato nelle tenebre del Tartaro e il mondo cadde sotto il dominio di Giove, e subentrò l’Età d’Argento, peggiore dell'aurea, ma più preziosa di quella fulva del bronzo. Giove ridusse l'antica durata della primavera e divise l’anno in quattro stagioni: l'inverno, l'estate, un autunno variabile e una breve primavera. Allora per la prima volta l’aria si fece di fuoco per l'arsura o si rapprese in ghiaccio per i morsi del vento; per la prima volta servirono case, e furono grotte, arbusti fitti, rami legati insieme da fibre; allora in lunghi solchi si seminarono i cereali e i giovenchi gemettero sotto il peso del giogo». Gli elementi dell'agricoltura sono quindi la parte centrale della scena, come le spighe di grano che tiene una delle tre donne coperte sotto il tendone a destra, alcuni attrezzi dinanzi a loro, mentre sulla sinistra sono alcune figure intente a vendemmiare, con dinanzi una donna distesa accanto a dei frutti. In secondo piano sulla sinistra sono poi un uomo che spinge un bue e un altro che porta un animale ucciso in spalla, mentre sullo sfondo al centro, sullo scorcio paesaggistico, si trovano altri uomini che tosano delle pecore. Le terza età è quella del bronzo, che ne Le Metamorfosi viene rappresentata più crudele e incline «all'orrore delle armi» (che infatti vengono mostrate al centro, deposte dai barbari sconfitti, disposti in primo piano in basso a sinistra della scena), «ma non scellerata». Sullo sfondo a destra invece è l'imperatore vincitore che è seduto sul trono osannato dai soldati, mentre a sinistra è un'architettura colonnata. La presenza del suddetto tempio, così come dell'anziano con una tavola che spiega ad altri personaggi, così come la figura dell'imperatore a simboleggiare la guerra, dimostrano che l'età 'non è scellerata' in quanto non è in preda alla follia più assoluta, ma comunque è governata dalle leggi e da una certa disciplina, sacra e civile, come poteva essere stata quella dell'Impero Romano. L'ultima rappresentazione è quella dell'Età del ferro, dove viene trasposto il contesto di guerra e atti di violenza che dominano questa fase, fatta anche di inganni e trame: «Così fu estratto il ferro nocivo e più nocivo ancora l'oro: e comparve la guerra, che si combatte con entrambi e scaglia armi di schianto con mani insanguinate. Si vive di rapina: l'ospite è alla mercé di chi l'ospita, il suocero del genero, e concordia tra fratelli è rara. Trama l'uomo la morte della moglie e lei quella del coniuge; terribili matrigne mestano veleni lividi; il figlio scruta anzitempo gli anni del padre.».
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### Titolo: Kochanowski che piange sua figlia Orsola. ### Introduzione: Kochanowski che piange sua figlia Orsola (in polacco: Jan Kochanowski nad zwłokami Urszulki, letteralmente 'Jan Kochanowski sul cadavere di Urszulka') era un dipinto a olio del pittore polacco Jan Matejko, realizzato nel 1862. Attualmente non si hanno tracce dell'opera, che si ritiene sia andata perduta. Sono sopravvissuti un bozzetto ad acquerello su carta e una riproduzione silografica dell'opera compiuta. ### Descrizione. Il quadro raffigurava il poeta polacco Jan Kochanowski, considerato una delle grandi figure della letteratura polacca, dopo la scomparsa di sua figlia Urszula, od Orsola in italiano. Il poeta, chinandosi sul corpo ormai senza vita della sua bambina, l'abbraccia amorevolmente e le bacia il capo, in un ultimo segno di addio prima dei funerali. Il volto del poeta esprime tristezza, dolore e disperazione per la morte prematura della sua figlia più cara. La piccola Orsola indossa un abitino bianco e tiene fra le mani una croce. Le figure del padre e della bambina erano dipinte con dei colori vividi, così da farle risaltare rispetto al resto del quadro, che era molto più scuro. Lo sfondo era costituito da una stanza buia dove sono presenti vari mobili. A sinistra era presente un dipinto ritraente una Madonna col Bambino. Sotto il dipinto si trova una candela accesa. Nella parte destra del quadro si trovavano un libreria con alcuni libri e uno strumento musicale.
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### Titolo: Polittico di Santa Reparata (Giotto). ### Introduzione: Il polittico di Santa Reparata è un dipinto a tempera e oro su tavola (96x242 cm) di Giotto e bottega, databile al 1305-1310 circa e conservato nella cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze. ### Descrizione. Il polittico è composto da cinque scomparti dipinti su entrambi i lati. Il lato principale mostra i busti della Madonna col Bambino al centro e dei santi Eugenio diacono e Miniato (a sinistra), Zanobi e Cresci (a destra). Queste figure, su fondo oro, presentano una fisicità piuttosto esile, pur nell'accentuazione volumetrica data dal chiaroscuro incisivo. Il lato posteriore invece presenta cinque scene di santi a figura intera, senza fondo oro, con iscrizioni nella base che chiariscono i soggetti: al centro l'Annunciazione, a sinistra Santa Reparata e San Giovanni Battista nel deserto, a destra la Maddalena nel deserto e San Nicola con un fanciullo. Le figure alle estremità hanno uno sfondo rettangolare scuro contornato da specchiature marmoree, che ricordano il porfido, forse una reminescenza di decorazioni viste a Roma, come al Pantheon.
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### Titolo: Pia de' Tolomei (Rossetti). ### Introduzione: Pia de' Tolomei è un dipinto a olio su tela di Dante Gabriel Rossetti, realizzato nel 1868 circa e oggi conservato nel museo d'arte Spencer, nella cittadella universitaria dell'università del Kansas di Lawrence. ### Descrizione. La tela ritrae Pia de' Tolomei, una gentildonna senese identificata con la Pia che appare nel quinto canto del Purgatorio dantesco. Accanto a lei si trovano una meridiana e delle lettere che le furono scritte dal marito. Lo sfondo dell'opera, nel quale appaiono degli uccelli svolazzanti, è immateriale finché lo spettatore non si concentra sulla bellezza del volto di Pia. Come in altre opere dell'artista nelle quali Jane Morris fece da modella, la donna sembra sproporzionatamente grande. Il collo allungato sembra quasi dislocato e il colore bianco della pelle risplende, sviando l'attenzione dello spettatore dagli altri aspetti del dipinto. Il colore dei capelli non è quello naturale della modella (marrone scuro) in quanto Rossetti li dipinse con una sfumatura color rame (un colore di capelli molto più simile a quello di Elizabeth Siddal, un'altra modella dell'artista). Inoltre, le sue mani sono contorte e intrecciate in modo particolare.
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### Titolo: L'ultima preghiera dei martiri cristiani. ### Introduzione: L'ultima preghiera dei martiri cristiani (La Dernière Prière des martyrs chrétiens) è un dipinto a olio su tela del pittore francese Jean-Léon Gérôme, realizzato nel 1883. L'opera è conservata al Walters Art Museum di Baltimora. ### Descrizione. La scena si svolge nel Circo Massimo di Roma, come dimostrato dalla forma dell'arena, le due mete che segnano la fine del muro centrale (la spina), la porta trionfale situata in fondo e le tracce lasciate nella sabbia dai carri. In realtà nel Circo Massimo non avvennero mai dei martirii di cristiani, e la struttura è molto più simile al Colosseo (nemmeno l'anfiteatro, tuttavia, fu teatro dei martirii). In questo caso l'artista (noto per il realismo storico delle sue opere) antepose la drammaticità della scena alla storicità. Un gruppo di fedeli cristiani è radunato sulla pista e sono tutti inginocchiati tranne un anziano che guarda il cielo e rivolge in avanti i palmi delle mani. I cristiani pregano Dio per l'ultima volta prima di essere attaccati dai leoni e dalle tigri che stanno uscendo da una botola sotterranea (dove si trova la firma dell'autore). Altri cristiani sono crocifissi ai bordi dell'arena e ricoperti di pece che viene fatta bruciare da una persona tra i gradini. La tensione drammatica è aumentata da queste croci che prendono fuoco l'una dopo l'altra, in un supplizio che poco a poco si avvicina ai martiri in preghiera. Il primo leone entrato nell'arena è come sospeso, perché sta fermo e contempla i cristiani. Il felino non si getta subito sulle sue vittime per farle a pezzi. Il pubblico contemporaneo di Gérôme ricordava i racconti di alcuni cristiani condannati che non erano stati sbranati dalle bestie, sotto l'effetto della potenza divina. L'addestratore delle fiere si trova dietro la spina. Sullo sfondo si trova una collina sormontata da un tempio con una statua colossale, un'ambientazione di sicuro più vicina all'Acropoli ateniese che al Campidoglio di Roma. Il Campidoglio è il simbolo della potenza romana e il tempio sulla sua cima è certamente quello di Giove, che evoca la potenza dell'antica religione pagana in confronto alla debolezza dei martiri e della loro religione nata da poco. Focalizzando il punto di vista sulla pista del circo, lo spettatore si trova allo stesso livello dei martiri, anche se non fa parte del loro gruppo, e non tra i gradini degli spettatori romani che contemplano la condanna a morte. Questo punto di vista ha un significato profondo, perché porta lo spettatore ad assimilarsi ai martiri.
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### Titolo: La follia del tulipano. ### Introduzione: La follia del tulipano (Le Duel à la tulipe o Folie tulipière) è un dipinto a olio su tela del pittore francese Jean-Léon Gérôme, realizzato nel 1882. L'opera è conservata al Walters Art Museum di Baltimora. ### Descrizione. Su un sentiero adiacente a delle file di aiuole rettangolari piene di tulipani scarlatti, rosa, viola e di altri colori, si trova un aristocratico valoroso che indossa un cappello cilindrico in feltro grigio decorato con delle piume nere (la critica lo descrisse come un dandy del diciassettesimo secolo). Egli stesso indossa un farsetto marrone con delle maniche di seta blu e una gorgiera bianca, dei pantaloni marrone chiaro e un mantello di velluto nero. L'aristocratico protegge un vaso di tulipani in fiore, probabilmente di una varietà rara, e viene raggiunto da due soldati che si precipitano verso di lui. In secondo piano, degli altri soldati agli ordini di un ufficiale a cavallo calpestano i campi di tulipani. Sullo sfondo, varie case dai tetti rossi di Haarlem si intravedono piuttosto opacamente e sopra di queste si trova una torre alta e stretta coronata da una guglia: è il campanile della chiesa di San Bavone.
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### Titolo: Il secolo di Augusto. ### Introduzione: Il secolo di Augusto è un dipinto del 1855 del pittore francese Jean-Léon Gérôme. Fa parte della collezione del Museo di Piccardia di Amiens (Haut-de-France, Francia). Si tratta di un dipinto a olio su tela di 6,20 × 10,14 m e rappresenta le vicende del secolo di Augusto. ### Descrizione. La composizione del dipinto è organizzata simmetricamente attorno ad un asse verticale attorno al personaggio di Augusto. Nella parte alta del dipinto, la facciata del tempio di Giano domina con un cielo senza nuvole e la pianta è tagliata dalle mura della città in lontananza. Davanti al tempio, Augusto, divinizzato come Giove Capitolino, è seduto accanto ad una statuina dello stesso Giove, su un trono a sua volta posto su una base marmorea. Egli tiene nella mano sinistra lo scettro del mondo e la destra è posata su una donna in piedi sulla pedana. È vestita con una clamide rossa, porta una lancia e uno scudo ed è la personificazione di Roma. Alla destra dei piedi di Augusto è posta l'aquila imperiale. L'iscrizione sul plinto è dedicata alla gloria di Augusto, elencando le province conquistate e pacificate: Caesar Augustus, imperator victor Cantabrorum et Asturum, Parthorum, Rhoetorum et Indorum, Germaniae, Pannoniaeque, domitor pacificator orbis, pater patriae. A destra, in cima alla scalinata, Cesare, vestito di azzurro, è rappresentato morto, mentre Bruto e Cassio scendono le scale. Nella parte bassa della tavola, molta gente si raduna per rendere omaggio al nuovo imperatore, e sottomettersi alla Pax romana. Nella parte destra del dipinto sono rappresentati diversi gruppi: gli indiani a cavallo di un elefante, i Parti che riportano ad Augusto le insegne romane perse da Crasso nella battaglia di Carre, un barbaro settentrionale ricoperto di pelli di animali, una madre e i suoi figli. Sulla sinistra, due uomini guidano i prigionieri tirandoli per i capelli. Un re orientale è sostenuto da due schiavi, un giovane ragazzo di colore con in mano uno scudo e una donna quasi nuda. Rispecchiando il gruppo con l'elefante, giovani arabi e africani sono appollaiati sui cammelli. Nella parte inferiore del dipinto e leggermente decentrata c'è la nascita di Gesù. Il neonato, scintillante di luce sul suo letto di paglia, Maria e Giuseppe, inginocchiati intorno a lui in atteggiamento di preghiera, sono separati dalla folla dalle ali protettive di un angelo che guarda dietro di lui. Il dipinto è firmato e datato in basso a sinistra. JL GEROME MDCCCLV ».
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### Titolo: Ave Caesar, morituri te salutant. ### Introduzione: Ave Caesar, morituri te salutant è un dipinto dell'artista francese Jean-Léon Gérôme, realizzato nel 1859. L'opera è conservata alla galleria d'arte dell'università di Yale di New Haven. ### Descrizione. Il titolo del dipinto è una frase latina che significa: 'Salve Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano' e che si ispira alle parole attribuite da Gaio Svetonio Tranquillo ai prigionieri che si rivolsero al principe Claudio prima di una naumachia (Ave Imperator morituri te salutant). L'opera raffigura l'inizio dei giochi dei gladiatori, che salutano l'imperatore Vitellio che osserva dalla sua tribuna, accanto a delle Vestali. La sabbia dell'arena, che ricorda l'anfiteatro Flavio, è macchiata di sangue e varie armi sono sparse qua e là. In realtà il Colosseo fu inaugurato nel 80 d.C. da Tito, figlio di Vespasiano, e quindi dopo la morte di Vitellio. Lo scrittore francese Charles Baudelaire descrisse l'imperatore del dipinto come un macellaio o un mercante di vino obeso, dall'aspetto incompatibile con la nobiltà innata che gli spettava.
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### Titolo: Paesaggio con san Giovanni Evangelista a Patmos (San Pietroburgo). ### Introduzione: Paesaggio con san Giovanni Evangelista a Patmos conosciuto anche come San Giovanni Evangelista a Patmos è un dipinto a olio su tavola di Tobias Verhaecht e Gillis Congnet realizzato nel 1598 e conservato nel Museo statale Ermitage a San Pietroburgo in Russia. ### Descrizione. Il dipinto presenta san Giovanni Evangelista a Patmos, dove la tradizione afferma che scrisse il Libro dell'Apocalisse. Giovanni Evangelista è raffigurato, in un contesto paesaggistico, seduto su una roccia in riva al mare, mentre sta scrivendo il Libro dell'Apocalisse. Accanto a lui siede un'aquila la quale è il suo simbolo. Oltre il mare in burrasca e in alto nel cielo si dispiegano le visioni apocalittiche che raccoglierà nel suo libro.
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### Titolo: Dormizione della Vergine (El Greco). ### Introduzione: La Dominazione della Vergine è un dipinto a tempera e oro su tavola di El Greco realizzato circa nel 1567 e conservato nella Cattedrale della Dormizione della Vergine di Empoli in Grecia. ### Descrizione e stile. L'opera mostra il momento della Dormizione di Maria e l'ascesa della sua anima al cielo. Fu scoperto nel 1983 dallo studioso George Mastoropoulos. La pittura a tempera e oro su tavola è uno dei pochi esempi della prima arte di El Greco, formatosi come pittore di icone nella bottega di Georgios Klontzas. Insieme all'Adorazione dei Magi mostra la dualità dei primi anni del pittore: da un lato è fedele alla scuola cretese e la tradizione bizantina, dall'altro utilizza un grande eclettismo ispirato al Rinascimento italiano in particolare del manierismo. Quest'opera, pur presentando numerosi elementi classici come il fondo dorato e l'assenza di prospettiva, introduce alcune novità, l'inclinazione delle figure e l'apparizione dello Spirito Santo in forma di colomba. La scena mostra il momento della morte di Maria e l'ascesa della sua anima al cielo, già nelle sue prime opere unendo cielo e terra, come era consuetudine nel suo dipinto di Toledo. Questa immagine, scoperta nel 1983, rappresenta un'interessante pietra miliare nella storia di El Greco in quanto conferma la sua formazione come pittore di icone.
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### Titolo: Paesaggio con Giovanni Evangelista a Patmos (Poussin). ### Introduzione: Paesaggio con san Giovanni Evangelista a Patmos è un dipinto a olio su tela di Nicolas Poussin realizzato nel 1640 e conservato nel Art Institute of Chicago di Chicago negli Stati Uniti d'America. ### Descrizione. Nei dipinti di Poussin, i grandi paesaggi dominano tipicamente la tela. Patmos è ritratto da Poussin come un ambiente aperto, che mostra un nuovo mondo creato dal vecchio, simboleggiato dalle rovine degli edifici greci. L'ambientazione mostra un cielo soleggiato sopra un ambiente di epoca classica. In primo piano giace San Giovanni Evangelista, in posa simile a un dio dell'antica Grecia. La tradizione afferma che San Giovanni Evangelista fu esiliato a Patmos dall'imperatore romano Domiziano per le sue credenze cristiane. Il dipinto raffigura il San conosciuto per le sue visioni scritte nel Libro dell'Apocalisse. Sullo sfondo due querce, un obelisco e le rovine di un antico tempio. Gli antichi edifici in decomposizione, che sarebbero stati spesso riadattati dalla Chiesa, suggeriscono la sostituzione dei vecchi modi con il cristianesimo. Dalle colline al cielo, il resto del paesaggio è un ambiente immaginario creato sfidando le regole della prospettiva atmosferica . ### Stile. Nicolas Poussin è ampiamente considerato un sostenitore del movimento classico del XVII secolo. Nelle note lasciate incompiute prima della sua morte, Poussin descrisse ciò che chiamava 'la grande maniera', dipinti caratterizzati da un grande motivo e disposizione, misura e forma appropriate.
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### Titolo: Orazione nell'orto col donatore Luigi I d'Orléans. ### Introduzione: L'Orazione nell'orto col donatore Luigi I d'Orléans è un dipinto a tempera e olio su tavola di un pittore sconosciuto, forse Colart de Laon, realizzato circa nel 1405-1408 e conservato nel Museo del Prado di Madrid in Spagna. ### Descrizione. A sinistra della scena c'è il donatore, Luigi I, duca d'Orléans, fratello del re Carlo VI di Francia. È anche l'unico dipinto su tavola in cui compare la sua immagine, che le conferisce anche un grande valore storico. Potrebbe essere identificato grazie alle foglie d'ortica dorate che compaiono sulle maniche del suo lungo soprabito pellanda foderato di pelliccia, poiché le foglie di ortica, che in araldica simboleggiano il pungiglione della morte, erano un emblema che usava dal 1399 ed è anche affermava nei suoi inventari che nel 1403 possedeva 'LXV feuilles d'or en façon d'orties' (sessantacinque foglie d'oro come ortiche). Accanto a lui sant'Agnese, identificabile dall'agnello aureolato che appare ai suoi piedi, suo caratteristico elemento iconografico. La sua inclusione potrebbe essere dovuta sia all'essere patrono del padre, Carlo V di Francia, nato il giorno della festa della santa, il 21 gennaio, sia all'essere patrono della famiglia Visconti, alla quale apparteneva il padre della moglie, Valentina Visconti. La cornice, che è originale, presenta alle estremità laterali quattro fori per i cardini, per cui l'opera potrebbe essere stata originariamente il pannello centrale di un piccolo trittico, forse con le armi del Duca e quelle della moglie nei pannelli laterali. Oggetto stesso dell'opera (l'ultima orazione di Cristo prima di essere tradito, di chiaro simbolismo), l'incorporazione del Salmo 51 della Bibbia 'Miserere mei, Deus: secundum magnam misericordiam tuam...' nel filatterio portato dal duca, insieme al fatto che non è accompagnato dalla moglie e dai figli, come di consueto, suggeriscono un contesto funerario, nel qual caso il dipinto non sarebbe stato effettivamente commissionato da Luis ma dalla sua vedova e dal figlio maggiore Carlo di Valois-Orléans dopo essere stato assassinato, con un'ascia alla testa il 23 novembre 1407 per ordine di Giovanni di Borgogna. Alla qualità dell'esecuzione si unisce quella dei materiali utilizzati: rovere baltico per il supporto e blu oltremare molto utilizzato. Questo pigmento era ottenuto dalla frantumazione del lapislazzuli, una delle materie prime più costose dell'epoca (era noto come 'oro blu') perché fino alla scoperta dell'America si poteva ottenere solo in Afghanistan, nelle cave di Badakhshan, da dove doveva essere portato attraverso la Via della Seta. Infatti, quando un cliente commissionava un'opera a un pittore, il blu oltremare, come l'oro, veniva fatturato a parte e contrattualmente veniva specificata la superficie del dipinto che sarebbe andata in quel colore.
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### Titolo: Progresso americano. ### Introduzione: Progresso americano (American Progress) è un dipinto a olio del 1872 del pittore John Gast. ### Descrizione. L'opera è un'allegoria del Destino Manifesto e dell'espansione verso ovest americana. Il dipinto, di dimensioni 29,2 cm × 40,0 cm, venne commissionato nel 1872 da George Crofutt, un editore di guide di viaggio sull'Ovest americano, ed è stato riprodotto frequentemente. La donna raffigurata al centro è Columbia, personificazione degli Stati Uniti d'America, con in fronte una stella. Columbia cammina da est a ovest portando con sé il progresso e la civilizzazione, ponendosi come guida dei coloni che la seguono a piedi, a cavallo, in carro e in treno.
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### Titolo: Saffo si appresta a coricarsi. ### Introduzione: Saffo si appresta a coricarsi (Le coucher de Sappho), talvolta citato semplicemente come Saffo (Sappho), è un dipinto a olio su tela del pittore svizzero Charles Gleyre, realizzato nel 1867-1868. L'opera è attualmente esposta al museo cantonale di belle arti di Losanna. ### Descrizione. Il dipinto ritrae una donna vista di schiena, nuda dalla testa ai piedi, che riempie una lampada a olio al momento della toeletta serale. Un drappo bianco, tenuto sul braccio piegato, pende lungo il suo corpo svestito. Gleyre dipinse la giovane basandosi sulla Venere Callipigia da lui vista a Napoli, nel 1834, e la collocò in una stanza dalle pareti rosse e nere che si rifanno a quelle pompeiane. Attorno a lei sono presenti un cesto con delle pergamene, una lira su una sedia di legno decorata con delle teste di leone e un tamburello. In primo piano, nel lato destro della composizione, si trova un candelabro dallo stelo alto che culmina in un supporto per la lampada sorretto da una sfinge. Dall'altra parte del letto si trova un tavolino con un vaso di vetro. I suoi piedi poggiano su un tappeto di pelle di leopardo. Sullo sfondo è presente una colonnina con una statua della dea Atena.Il titolo dell'opera non gli fu dato dall'artista, ma venne attribuito dopo la sua morte. I suoi contemporanei, infatti, videro nella donna la poetessa greca antica Saffo, forse per la presenza della lira. Tuttavia, un pittore così attento all'archeologia difficilmente avrebbe collocato una poetessa vissuta nella Grecia del VII secolo a.C. in una stanza dai muri ispirati a quelli delle ville di Pompei, una città romana. I mobili e gli arredi, comunque, sono di ispirazione greca.
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### Titolo: Giuditta alle porte di Betulia. ### Introduzione: Giuditta alle porte di Betulia (Judith aux portes de Béthulie) è un dipinto del pittore francese Jules-Claude Ziegler, realizzato nel 1847. L'opera oggi è conservata al museo di belle arti di Lione, in Francia. ### Descrizione. La scena ritrae Giuditta dopo aver decollato Oloferne per salvare la città di Betulia, assediata dall'esercito assiro. Giuditta è rappresentata sola, senza la sua serva: ella è l'unica protagonista che incarna il trionfo e la liberazione del popolo giudaico. Le sue braccia formano una diagonale tra la testa mozzata e la scimitarra, usata per la decapitazione del generale nemico. Il suo corpo richiama una bilancia giudiziaria, in quanto la mano destra tiene l'arma vittoriosa, che è più pesante della testa tenuta nella mano sinistra. Nel testo biblico la testa del generale assiro veniva portata dalla serva in una borsa, mentre qui Giuditta brandisce con orgoglio il capo di Oloferne prendendolo per i capelli. Giuditta ha dei tratti mediterranei, come dimostrano il colore della pelle, i capelli neri, i tratti fini e gli occhi a mandorla. Sulle sue vesti sottili, rette da una cintura, non è presente nemmeno una traccia di sangue. Giuditta porta una veste da notte sotto il soprabito blu, perché è appena uscita dal letto di Oloferne. Ella si impone con il suo sguardo fisso e diretto, senza mostrare alcuna emozione (eccetto per una goccia di sudore sulla fronte). Il suo corpo ondeggia, ricordando il contrapposto delle statue greche, ma la sua posa è assai dura. La testa di Oloferne è portata in avanti e la carnagione del viso è spenta, mentre la barba e i capelli si confondono con lo sfondo notturno. Le prime luci dell'alba appaiono all'orizzonte e si fondono tra una tinta arancione (che richiama i braccialetti e la collana della liberatrice dei Giudei) e un colore verde e macabro (che simboleggia la morte di Oloferne). Il giorno nasce quindi in un misto di morte e liberazione.
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### Titolo: Giuditta con la testa di Oloferne (Vouet). ### Introduzione: Giuditta con la testa di Oloferne (in francese: Judith et la tête d'Holopherne; in tedesco: Judith mit dem Haupt des Holofernes) è un dipinto del pittore francese Simon Vouet, realizzato nel 1620-1625. La tela è conservata all'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera. ### Descrizione. La tela ritrae Giuditta, la protagonista dell'episodio biblico descritto nell'omonimo libro deuterocanonico. La donna ha appena assassinato il generale assiro Oloferne per salvare il popolo giudaico. La donna tiene in una mano la spada con la quale ha decapitato Oloferne, mentre poggia l'altra sopra il capo decollato di quest'ultimo. Le raffigurazioni di eroine bibliche o del mondo antico come figure ritratte a metà erano molto in voga durante il periodo barocco e spesso costituivano una serie di dipinti.Durante l'arco della sua vita Simon Vouet realizzò anche altre versioni sullo stesso tema artistico: una versione del 1621 si trova a Genova, mentre un quadro a lui attribuito si trova al museo della storia dell'arte di Vienna. Nella versione viennese l'eroina tiene la testa mozzata del generale assiro per i capelli, a differenza della versione all'Alte Pinakothek.
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### Titolo: Corteo funebre di Carlo XII. ### Introduzione: Il corteo funebre di Carlo XII è un dipinto di Gustaf Cederström, realizzato a Parigi nel 1878, conservato al Museo d'arte di Göteborg. L’autore ne dipinse una seconda versione nel 1884, che è ora esposta al Museo nazionale di Stoccolma. La scena rappresenta il rimpatrio della salma di Carlo XII, re di Svezia, ucciso in Norvegia durante l’assedio della fortezza Fredriksten. ### Stile. Realista solo nelle intenzioni e nella tecnica pittorica, l’opera è in realtà il risultato di un’interpretazione molto romanzata dei fatti. Il re, infatti, non fu rimpatriato in pieno giorno su una barella aperta bensì di notte fino all’accampamento di Tistedalen e da lì in una bara di abete fino ad Uddevalla, dove fu imbalsamato. Il tragitto più verosimile fu quello che corrisponde all’odierna statale 220 in Norvegia (che dal confine con la Svezia prende il nome di statale 165) oppure alla statale 884 (che diventa poi statale 166 in Svezia). Poiché entrambi i percorsi sono piuttosto pianeggianti, anche lo sfondo montuoso è una reinterpretazione molto libera dei fatti. La scelta fu infatti ispirata alla catastrofe del monte Øy (anche nota come marcia della morte dei Carolini), nella quale 3000 soldati del contingente guidato da Carl Gustaf Armfeldt morirono assiderati, sorpresi da una bufera sulla strada del ritorno in patria attraverso la parte settentrionale della catena del Sylan, nella regione del Tydal. Cederström era ben consapevole di essersi preso delle libertà artistiche e nel 1919 rispose alle critiche commentando:.
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### Titolo: Maria Maddalena nel deserto. ### Introduzione: Maria Maddalena nel deserto (Marie-Madeleine au désert) è un dipinto a olio su tela del pittore francese Emmanuel Benner, realizzato nel 1886. L'opera è attualmente esposta al museo di arte moderna e contemporanea di Strasburgo. ### Descrizione. Il dipinto ritrae la discepola di Gesù Maria Maddalena assorta nella lettura dei testi sacri in mezzo a un ambiente naturale in ombra, come dimostra la parete di roccia nel lato destro della tela. La donna è distesa su una veste poggiata su una roccia e assume una posa languida e voluttuosa. La sua pelle liscia e perlata risalta su uno sfondo scuro, accentuando la forma e la sensualità del suo corpo senza veli. Solo il cranio in basso a sinistra rimanda alla vanità dei piaceri terreni e alla meditazione della Maddalena.
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### Titolo: La nascita di Venere (Cros). ### Introduzione: La nascita di Venere (El nacimiento de Venus) è un dipinto a olio su tela del pittore spagnolo Antoni Gómez i Cros, realizzato nel 1860. L'opera fa parte delle collezioni del museo del Prado, a Madrid, ma attualmente è in deposito presso l'università centrale di Barcellona. ### Descrizione. Il dipinto ritrae Venere, la dea dell'amore e della bellezza nella mitologia romana, che nel mito nacque dalla spuma del mare. Sopra una conchiglia, sostenuta da un tritone, si erge la dea dell'amore, raffigurata mentre si asciuga i capelli, dai quali cadono delle perle che una nereide raccoglie in una conchiglia perlacea. Diversi amorini la circondano, giocando tra le acque sopra i delfini e saltando sul punto nel quale si trova la dea. Uno di loro la incorona con una corona di mirto e tiene in mano una rosa, che le è consacrata. Sopra la sua testa brilla una stella e il cielo è ricoperto di nuvole grigiastre. Un'onda spumosa si infrange su di lei, coprendole la zona pubica. Questa composizione si ispira a una poesia del poeta spagnolo Francisco Martínez de la Rosa.
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### Titolo: Lady Godiva (Collier). ### Introduzione: Lady Godiva è un dipinto a olio su tela dell'artista inglese John Collier, realizzato nel 1897 nello stile della confraternita dei preraffaelliti. L'opera è conservata alla galleria d'arte e museo Herbert di Coventry. ### Descrizione. Il dipinto raffigura la celebre storia di Lady Godiva, che secondo la leggenda avrebbe cavalcato nuda per le strade di Coventry per convincere il marito Leofrico ad abbassare le tasse. La composizione del quadro, di aspetto abbastanza semplice, raffigura la giovane sopra un cavallo bianco maestoso (non è noto il vero colore dell'equino, pertanto si deduce che simboleggi la castità, la purezza e la virtù della donna). L'animale è adornato con delle vesti da passeggio e il filo d'oro si sposa con il ricamo del mantello. Godiva è rappresentata come una donna bella e delicata, con certi tratti di idealizzazione nel canone delle proporzioni. I lunghi capelli castani dalle tonalità rossastre coprono le parti più delicate del suo corpo. Ella arrossisce e tiene la testa bassa per la vergogna del suo gesto (in alcuni schizzi preparatori il suo volto era rivolto verso lo spettatore), sebbene il suo corpo sembri riposato e le spalle rilassate, come se sapesse che nessuno la sta guardando. L'unico accessorio da lei indossato è la fede nuziale nella mano sinistra, la stessa con la quale tiene le redini. Il nudo ceruleo, molto legato al lavoro della confraternita preraffaellita ma anche alle correnti romantiche, raggiunge una sensazione piena di intimità e sensualità. Lo sfondo, nel quale predominando i colori tenui, è costituito da alcune case che seguono l'impostazione urbana feudale anglosassone. Si nota la porta di un monastero benedettino, la cui costruzione venne finanziata proprio da lei, assieme al marito, secondo le cronache dell'epoca. Nell'angolo in alto a destra, si apre una vista della città, un secondo sfondo che segue gli stessi colori tenui, dove Collier dipinse la prospettiva, la profondità e la sensazione dello spazio. Collier adoperò una sorta di prospettiva aerea, in quanto i contorni degli edifici in lontananza vanno sfumandosi. In tutto ciò, manca la figura di Tom il guardone (Peeping Tom), un sarto che secondo la leggenda avrebbe spiato Godiva e poi sarebbe rimasto cieco.
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### Titolo: Lady Godiva (Lefebvre). ### Introduzione: Lady Godiva è un dipinto a olio su tela del pittore francese Jules Joseph Lefebvre, realizzato nel 1890 e oggi conservato al museo di Piccardia di Amiens. ### Descrizione. In quest'opera di grandi dimensioni (620 centimetri per 390) l'artista rappresentò un episodio leggendario della vita di Godiva, una dama anglosassone dell'undicesimo secolo, sposa del conte di Mercia Leofrico. Secondo quanto riportò un secolo dopo il monaco Ruggero di Wendover, Leofrico stava facendo soffrire i coventriani a causa delle tasse alte e Lady Godiva lo supplicò instancabilmente di abbassarle. Stufatosi delle sue richieste, Leofrico finì per dirle che avrebbe esaudito il suo desiderio solo dopo che lei avesse attraversato la città priva di qualunque veste. Godiva accettò e dopo la cavalcata leggendaria Leofrico mantenne la parola e abbassò le tasse.Il dipinto rappresenta proprio questa cavalcata, ambientata in una via medioevale che è dominata da un castello fortificato, che si vede parzialmente nella sommità della composizione. Il personaggio principale della composizione è Godiva, coperta solo dai lunghi capelli biondi, che incrocia le braccia sul petto e chiude gli occhi. La donna (il cui volto potrebbe essere quello della modella Sarah Brown) siede su una sella sopra un cavallo bianco. Il cavallo è condotto da una servitrice dallo sguardo diffidente, che indossa un lungo mantello nero. Attorno al gruppo centrale svolazzano delle colombe. La via è priva di abitanti, così da permettere allo spettatore di vedere il cammino percorso dal convoglio, circondato da delle case medioevali. Le case presentano dei balconi con dei fiori di geranio e altri fiori moderni, e quindi si tratta di un anacronismo.
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### Titolo: Démasquée. ### Introduzione: Démasquée (in finlandese: Paljastettu) è un dipinto a olio su tela del pittore finlandese Akseli Gallen-Kallela, realizzato nel 1888 e oggi conservato nelle collezioni del museo d'arte Ateneum di Helsinki. Uno schizzo a olio su legno è conservato alla fondazione Gösta Serlachius, a Mänttä. ### Descrizione. L'opera, che venne dipinta a Parigi, rappresenta una giovane parigina nuda sdraiata su una poltrona nello studio del pittore. Ella guarda direttamente l'artista senza nascondere nulla e tiene una maschera in mano. Questa tela viene considerata una delle opere principali di Akseli Gallen-Kallela ed è interpretata come la ricerca dell'instante nel quale le maschere convenzionali cadono e appare solo l'esistenza nuda (infatti il titolo significa 'smascherata' in francese). Potrebbe anche raffigurare la vita tragica da bohème. Il giglio che simboleggia l'innocenza contrasta con la modella estremamente carnale e la chitarra la cui forma risalta maggiormente l'erotismo dell'opera. Sullo sfondo si trovano vari elementi come un tappeto rya, tipicamente finlandese, un teschio e un busto.
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### Titolo: Angelica e Medoro (Boucher). ### Introduzione: Angelica e Medoro (Angélique et Médor) è un dipinto del pittore francese François Boucher, realizzato nel 1763 e oggi conservato nel museo di Arte Metropolitana di New York. ### Descrizione. Il soggetto di quest'opera è tratto da un celebre episodio dell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto. I protagonisti sono Angelica, la figlia del sovrano del Catai (ovvero la Cina) e Medoro, un soldato moro: nel poema ariostesco Angelica fugge costantemente da vari cavalieri innamorati di lei, incluso il paladino Orlando, e a un certo punto si imbatte in Medoro, un giovane fante dell'esercito moro che è stato ferito mentre cercava di recuperare il cadavere del suo re Dardinello. La principessa del Catai si innamora di lui, venendone ricambiata, e prima di partire i due incideranno sugli alberi i propri nomi per sugellare il loro amore. I due amanti sono immersi in un paesaggio naturale e sono circondati da dei puttini. Medoro, tuttavia, è non raffigurato nell'atto di incidere i nomi sulla corteccia dell'albero (come avviene in altri dipinti sullo stesso tema artistico, come quello di Toussaint Dubreuil), ma mentre sta cogliendo una ghirlanda di rose: si tratta di un gesto che all'epoca alludeva alla deflorazione, in questo caso quella di Angelica.Probabilmente Boucher dipinse questo dipinto ispirandosi a un'opera lirica basata sul poema cavalleresco: il Rolando, su libretto di Philippe Quinault e musiche di Jean-Baptiste Lully. Il critico d'arte francese Denis Diderot espresse un giudizio feroce contro questo dipinto, accusando l'artista di aver scelto questo tema solo per avere il pretesto per raffigurare un nudo femminile (seppur di schiena).
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### Titolo: La morte di Priamo (Perrault). ### Introduzione: La morte di Priamo (La Mort de Priam) è un dipinto a olio su tela del pittore francese Léon Perrault, realizzato nel 1861. L'opera è attualmente conservata alla scuola nazionale superiore di belle arti di Parigi.Quest'opera venne presentata per il premio di Roma del 1861, che tuttavia venne vinto da Jules Lefebvre con la sua versione dello stesso tema artistico. ### Descrizione. Quest'opera ritrae un episodio della guerra di Troia riportato da Virgilio nel secondo libro dell'Eneide (versi 509-516). Neottolemo, il figlio di Achille, dipinto frontalmente e in stato di nudità, eccetto per il mantello bianco gettato sulla spalla e l'elmo, alza il braccio destro con l'intenzione di uccidere il re Priamo. Con la mano sinistra egli tiene i capelli del re per sollevarne il capo e prepararlo a ricevere il colpo fatale, che sta per essere sferrato dalla spada nella mano destra. Priamo si trova mezzo sdraiato davanti all'altare di Zeus, in una posa che richiama il Laocoonte del museo Pio-Clementino, mentre sullo sfondo la città di Troia è in preda alle fiamme. Nella parte sinistra della tela giace il cadavere di uno dei figli di Priamo, Polite, che Neottolemo ha ucciso sotto gli occhi del sovrano. A destra, in secondo piano, la famiglia di Priamo prorompe in lamenti e la regina Ecuba getta un ultimo sguardo di terrore verso il proprio sposo.
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### Titolo: Venere Verticordia (Rossetti). ### Introduzione: Venere Verticordia (Venus Verticordia) è un dipinto a olio su tela del pittore inglese Dante Gabriel Rossetti, realizzato tra il 1864 e il 1868 e attualmente conservato al Museo e Galleria d'Arte Russell-Cotes, presso Bournemouth. ### Descrizione e simbologia. Il dipinto è una raffigurazione della dea Venere, rappresentata come una giovane seminuda con un'aureola dorata e dei lunghi capelli ramati, circondata da fiori rosa in un giardino verde e lussureggiante. In una mano tiene una mela d'oro (che copre uno dei suoi seni), mentre nell'altra tiene una freccia puntata verso il proprio cuore: e su entrambe si trovano due piccole farfalle gialle, mentre altre farfalle circondano l'aureola. Il titolo è un epiteto della dea, che in latino significa 'Venere che cambia i cuori'.Questo è il primo e unico grande dipinto ad olio di Rossetti a raffigurare un nudo artistico, oltre ad avere un simbolismo erotico lampante. La donna è circondata da una massa di rose e caprifogli, che durante l'era vittoriana potevano essere visti come una metafora sensuale e velata della sessualità femminile. La freccia dalla punta aurea tenuta da Venere è la freccia di Cupido, il dio del desiderio, ed è rivolta verso la parte sinistra del suo petto, dove si trova il cuore, come a suggerire allo spettatore l'invocazione di un desiderio incontrollabile.La mela d'oro tenuta nell'altra mano è il pomo della discordia, che la dea vinse nel giudizio di Paride. Nella mitologia greco-romana questo evento porterà alla guerra di Troia, in quanto Paride viene attratto dal desiderio per la bella Elena di Sparta, il cui amore gli viene offerto da Venere (Afrodite per i greci). La mela richiama inoltre il frutto proibito e la tentazione di Eva narrata nel libro della Genesi. Questo contrasta con l'aureola che circonda Venere, un tipico segno di santità e, nel caso dei personaggi femminili, di purezza. Le farfalle sono viste tradizionalmente come dei simboli dell'anima, quindi le farfalle gialle potrebbero rappresentare l'anima di Venere.
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### Titolo: Romolo vincitore di Acrone. ### Introduzione: Romolo, vincitore di Acrone, porta le spoglie opimi al tempio di Giove (Romulus, vainqueur d'Acron, porte les dépouilles opimes au temple de Jupiter), comunemente abbreviato in Romolo vincitore di Acrone (Romulus, vainqueur d'Acron), è un dipinto completato nel 1812 dall'artista neoclassico francese Jean-Auguste-Dominique Ingres. L'opera è conservata alla scuola nazionale superiore di belle arti di Parigi. Il dipinto misura 276 centimetri d'altezza e 530 di lunghezza, il che la rende una delle opere di dimensioni maggiori eseguite da Ingres. ### Descrizione. Il soggetto scelto da Ingres deriva dalla Vita di Romolo contenuta nelle Vite parallele di Plutarco. Il dipinto raffigura la fine della guerra che seguì il rapimento delle giovani Sabine da parte dei Romani, guidati dal loro re Romolo, per colmare la carenza di donne nella città di Roma, da poco fondata. Per ritorsione Acrone, il re dei Ceninensi, una tribù confinante, aveva dichiarato guerra ai Romani. Il suo esercito venne sconfitto senza pietà e la sua città venne saccheggiata dai Romani. L'opera ritrae il momento nel quale Romolo, dopo aver spogliato delle armi il cadavere di Acrone, si prepara a ripartire alla volta dell'Urbe. La scena neoclassica richiama i fregi lunghi tipici del mondo antico. Accanto a Romolo si trovano vari soldati e dei servi che portano le armi del loro re. Dall'altra parte del dipinto si trova il corpo di Acrone, lasciato nudo, che viene portato via da un servo. In secondo piano si trova un soldato che cerca di trattenere un cavallo, la cui testa è un omaggio al cavallo di marmo dai resti del fregio del Partenone. Sullo sfondo si trova una città che brucia. Ingres utilizzò la tempera per evocare la qualità opaca degli affreschi romani antichi. L'atmosfera congelata e senza emozioni presente nell'opera è una caratteristica del nuovo stile gotico che stava emergendo vigorosamente all'inizio del diciannovesimo secolo.
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### Titolo: Boudoir (Amisani). ### Introduzione: Boudoir o La Toilette o Toeletta mattutina (a volte erroneamente citato come La Teletta) è un dipinto a olio su tela realizzato a Milano nel 1918 dal pittore italiano Giuseppe Amisani, fa parte della collezione del Museo Galleria d'Arte Moderna di Milano. ### Descrizione. Il dipinto di Giuseppe Amisani ritrae una donna che si vede riflessa nello specchio, come se guardasse nella sua anima, colta nell'intimità domestica. Il dipinto rientra nella profonda indagine del nudo femminile, ma questa volta nell'intimità dell'anima e si collega alla ricerca di Amisani che si ritrova ne La donna che si spoglia e Dopo il bagno.
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### Titolo: Ritratto della contessa Daru. ### Introduzione: Ritratto della contessa Daru (Portrait de la Comtesse Daru) è una pittura a olio di Jacques-Louis David del 1810. ### Descrizione. Il ritratto della contessa Daru è presentato su sfondo scuro così da far risaltare il personaggio. In particolare, il colore chiaro delle vesti della donna, il copricapo di fiori e la sua pelle pallida sono i primi elementi che saltano all'occhio nell'intero dipinto ed esprimono nel contempo purezza e visibilità. Grande risalto viene dato anche ai panneggi degli abiti indossati dalla contessa, come pure le grandi pieghe del mantello avvolto al suo braccio ed i particolari della trama e dei ricami di quest'ultimo, fedelmente riprodotti sulla tela.
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### Titolo: La storia di Fileta. ### Introduzione: La storia di Fileta (A narração de Filectas) è un dipinto a olio su tela dell'artista brasiliano Rodolfo Amoedo, realizzato nel 1887 e oggi esposto al museo nazionale delle belle arti di Rio de Janeiro. ### Descrizione. L'opera ritrae Fileta di Coo, un poeta e filologo greco antico vissuto all'inizio del periodo ellenistico nell'Egitto tolemaico. La sua fama di poeta e accademico continuò nei secoli, ma quasi tutta la sua produzione poetica è andata perduta. Spesso Fileta era rappresentato come un filologo talmente consumato dai suoi studi da essere letteralmente deperito, infatti qui è rappresentato come un vecchio seminudo che parla con due giovani in un ambiente naturale. Sullo sfondo si trova un'erma. In questo quadro Amoedo mette in paragone la giovinezza e la vecchiaia, la vita e la morte. Eccetto per i toni della carne rosa dei personaggi, i colori sono per lo più cupi, come si vede dalle foglie sparse al suolo e le rocce coperte di muschio. Amoedo mette in contrasto la figura del giovane bello e flessuoso, sdraiato su una roccia, con quella del vecchio dalla carne flaccida e pallida. Dietro i due giovani si trovano dei fiori che sbiadiscono mano a mano che si avvicinano a Fileta.
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### Titolo: La barca di Acheronte. ### Introduzione: La barca di Acheronte (La barca de Aqueronte) è un dipinto a olio su tela del pittore filippino Félix Resurrección Hidalgo, realizzato nel 1887. L'opera è conservata al museo nazionale delle Filippine di Manila. ### Descrizione. La Barca di Acheronte è un dipinto in stile neoclassico che Hidalgo realizzò dopo aver letto l'Inferno di Dante Alighieri durante un soggiorno in Italia. Si tratta dell'interpretazione di Hidalgo delle anime dannate che attraversano il fiume Acheronte per giungere nell'Ade. Il protagonista del dipinto è il traghettatore Caronte, un personaggio della mitologia classica che è raffigurato come un mietitore di anime spietato, con gli 'occhi di bragia' che fissano nell'ombra minacciosamente i dannati che si imbarcano.Caronte si trova nel lato destro del dipinto ed è raffigurato come una figura solitaria avvolta in un mantello (nello studio al museo López, invece, è nudo). La figura contrasta con il cielo color rosso. Nel lato sinistro della composizione, d'altro canto, è un diagonale formata da un ammasso di corpi svestiti che si dirigono verso la barca di Caronte. Il movimento diagonale nel lato sinistro del dipinto è descritto come 'in tensione forte' con il lato destro dell'opera.
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### Titolo: Punizione di un cacciatore. ### Introduzione: La punizione di un cacciatore (in russo Наказание охотника?, Nakazanie ochotinka) è un dipinto a olio su tavola del pittore olandese Paulus Potter, con aiuti di Cornelis van Poelenburch, realizzato nel 1647 circa e oggi conservato al museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. ### Descrizione. Il dipinto è diviso in quattordici riquadri, due più grandi al centro e altri dodici ai lati. I dodici riquadri ai lati mostrano varie scene di caccia, con dei cacciatori che osservano gli animali che cadono nelle trappole o dei segugi che azzannano le fiere. In alto a sinistra e a destra, rispettivamente, sono raffigurate la visione di Sant'Eustachio (o Sant'Uberto) e la storia di Diana e Atteone: nella prima scena, il cacciatore ha la visione di un crocifisso tra le corna di un cervo e questo lo spinge a convertirsi al cristianesimo; nella seconda, il cacciatore Atteone viene trasformato in un cervo per aver visto la dea Diana che si faceva il bagno e finirà sbranato dai suoi stessi cani. Il predatore diviene così la preda, come avviene nelle due scene principali.Come in un mondo alla rovescia, il cacciatore viene catturato, legato e sospinto davanti a un tribunale del mondo animale. Anche i suoi cani vengono condotti presso questo tribunale nel quale un leone alza una verga con la zampa e una volpe stringe un foglio di carta, sul quale potrebbero essere scritti i crimini commessi dall'uomo. La scena sottostante raffigura la fine del cacciatore, arrostito allo spiedo da un cinghiale e un caprone (con tanto di mestoli), e dei suoi cani da caccia, impiccati a un albero, mentre tutt'attorno gli animali ballano e festeggiano. Il dipinto può essere considerato una satira sull'intero mondo della caccia.
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### Titolo: Moema (Meirelles). ### Introduzione: Moema è un dipinto a olio su tela realizzato dall'artista brasiliano Victor Meirelles nel 1866. L'opera è attualmente conservata al museo d'arte di San Paolo.Il dipinto ritrae il personaggio omonimo dal poema epico Caramuru, scritto da Santa Rita Durão nel 1781. L'opera non raffigura una scena del poema, ma l'interpretazione personale di Meirelles del fato del personaggio, che finisce per annegare dopo il rifiuto da parte dell'esploratore portoghese Diogo Álvares Correia, più noto come Caramuru. ### Descrizione. Il corpo morto di Moema occupa lo spazio inferiore della tela ed è l'elemento centrale della composizione. In primo piano, l'india quasi completamente nuda è sdraiata in riva al mare. Sullo sfondo, il paesaggio è composto da una vegetazione densa, nella quale si possono notare dei gruppi di indigeni. Il paesaggio è una caratteristica della fase matura di Meirelles ed occupa tutto lo sfondo dell'opera, quasi a invadere la donna in primo piano. Questo quadro appartiene quindi a quella tradizione pittorica di nudi sdraiati in un paesaggio naturale, addormentati o morti.Moema è in una posizione delicata, con il viso e il corpo rivolti verso l'alto, quest'ultimo leggermente inclinato verso lo spettatore, senza delle torsioni accentuate. La mano destra è poggiata sul ventre, con una certa tensione nelle pieghe delle dita, mentre il braccio sinistro è steso sulla sabbia. L'india è appena coperta da un perizoma di piume spezzato, conferendogli una certa connotazione sessuale, così come il movimento sinuoso disegnato dal suo corpo. I lineamenti sereni del volto e la mancanza di pallore nella sua pelle fanno quasi sembrare che la donna non sia morta, ma stia solo dormendo. Un disegno preparatorio dell'opera presenta alcune differenze con il dipinto finale. Nell'abbozzo, l'india ha il busto e il volto rivolti verso il basso e le braccia distese in direzione del mare. Dall'altezza della vita ai piedi, la donna è con il corpo su un fianco, esponendo una delle sue gambe e le natiche. In questa versione si ha l'impressione che l'artista volesse nascondere e rivelare allo stesso tempo la nudità di Moema. Il gruppo di indigeni sullo sfondo era molto più in risalto che sulla tela. I gruppi di Indios che si trovano in mezzo alla natura accentuano il dramma della scena. Uno di loro, più lontano, indica un piccolo punto alla linea dell'orizzonte, che si ritiene sia l'imbarcazione di Diogo Álvares Correia. L'altro gruppo guarda Moema ed è pronto a salvarla e uno di loro ha un'espressione disperata.L'opera ha caratteristiche classiche e barocche: i colori chiari, la luce che cade equamente sul paesaggio, la fusione tra i colori della terra e del paesaggio e la poca valorizzazione della linea sono degli elementi ereditati dal barocco. La donna, invece, presenta degli elementi classici e il suo corpo è dipinto con grande precisione e una buona illuminazione.
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### Titolo: San Giovanni Battista in carcere. ### Introduzione: San Giovanni Battista in carcere (São João Batista no Cárcere) è un dipinto religioso a olio su tela realizzato dall'artista brasiliano Victor Meirelles nel 1852. Oggi l'opera è conservata al museo nazionale delle belle arti di Rio de Janeiro. ### Descrizione. Il dipinto raffigura san Giovanni il Battista, un personaggio del Nuovo Testamento, durante la sua prigionia per aver condannato la condotta del tetrarca di Galilea Erode Antipa. Il santo si appoggia ad una scalinata e guarda verso l'alto con un'espressione serena. Sullo sfondo si nota una galleria buia che porta a un'altra scalinata. La composizione estetica raffigura l'evento nel modo più fedele possibile ai fatti, concentrandosi sullo scenario e sul personaggio. L'artista brasiliano avvicinò dunque le sue opere alla produzione accademica europea. Prima di iniziare a dipingere, il pittore fece degli studi anatomici per il corpo del Battista. Il santo è delineato tramite degli effetti di luci e ombre. Una ricerca realizzata 26 anni dopo che Meirelles iniziò a dipingere constatò che la maggior parte delle sue opere, come questa, ritrae un individuo solo, in pose quotidiane, evidenziando le anatomie, le forme e le ombre. La tavolozza dei colori va da quelli terrosi a dei colori più neutri.
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### Titolo: La prima messa in Brasile. ### Introduzione: La prima messa in Brasile (Primeira Missa no Brasil) è un dipinto a olio realizzato dal pittore brasiliano Victor Meirelles tra il 1858 e il 1861. Oggi l'opera è conservata al museo nazionale delle belle arti di Rio de Janeiro. Si tratta di uno dei primi capolavori di Victor Meirelles ed è considerata l'opera più celebre e importante di tutta la sua produzione pittorica, se non uno dei quadri più famosi del Brasile. ### Descrizione. Il dipinto illustra un avvenimento che ebbe luogo il 26 aprile 1500, quando Pedro Álvares Cabral fece svolgere una messa per segnare simbolicamente la presa dell'Isola di Vera Cruz (che in realtà non era un'isola, bensì le coste del futuro Brasile) per la corona portoghese e l’instaurazione della fede cattolica. L'opera è il risultato diretto del programma nazionalista, educativo e civilizzatore di Pietro II, che attraverso le arti plastiche mirava a ricostruire visivamente i momenti salienti della storia del Brasile, cristallizzando un'identità nazionale e cercando di affermare il Brasile tra le nazioni progressiste del mondo. Il momento è rappresentato in una composizione circolare attorno alla figura principale, il frate Henrique de Coimbra, che si trova al centro della tela e alza un calice. I gruppi rappresentati da Meirelles, indios e portoghesi, si distinguono soprattutto per il loro atteggiamento durante la messa: se i portoghesi si inginocchiano e mantengono una postura seria davanti all'altare, gli indios si arrampicano sugli alberi o si siedono per terra, parlano e sembrano sorpresi dall'evento, che non avevano mai visto prima. Nonostante le differenze tra i gruppi, tutti assistono alla messa in armonia e mostrando rispetto e concentrazione.
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### Titolo: Abolizione della schiavitù (Meirelles). ### Introduzione: Abolizione della schiavitù (Abolição da Escravatura) è un dipinto a olio su tela dell'artista brasiliano Victor Meirelles, realizzato nel 1888. Oggi l'opera è conservata nella collezione Brasiliana Itaú dell'istituto Itaú Cultural a San Paolo del Brasile. ### Descrizione. Il dipinto rappresenta simbolicamente il momento esatto dell'abolizione della schiavitù in Brasile, con al centro la principessa Isabella, firmataria della legge Aurea del 1888. L'opera è quindi contemporanea agli eventi raffigurati. Attorno a lei sono presenti la famiglia imperiale brasiliana e vari personaggi. Si notò come nella tela non fossero presenti degli schiavi, evidenziando la versione secondo la quale l'abolizionismo brasiliano fu un processo politico graduale e promosso dalla famiglia imperiale. La scena mantiene i personaggi sullo stesso piano e fa prevalere l'emozione del momento, soprattutto nei manifestanti in fondo al pubblico.
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### Titolo: Perseo affronta Fineo con la testa di Medusa. ### Introduzione: Perseo affronta Fineo con la testa di Medusa è un dipinto di Sebastiano Ricci, eseguito con la tecnica dell'olio su tela. Realizzato tra il 1705 e il 1710, si trova esposto al Paul Getty Museum di Los Angeles. ### Descrizione. Il dipinto si rifà al quinto libro delle Metamorfosi ovidiane, illustrando l'episodio di Perseo che dopo aver ucciso in vari modi molti dei seguaci di Fineo pietrifica lui e i nemici ancora in vita con la testa di Medusa (la scaramuccia era stata provocata da Fineo, a capo di un gran numero di armati, durante il banchetto delle nozze tra Perseo e Andromeda). Perseo, al centro della scena, protende il braccio con cui regge il capo mozzo della Gorgone in direzione di Fineo e altri guerrieri, raffigurati a destra, trasformandoli così in statue di pietra. Nell'angolo inferiore sinistro, ai piedi di Perseo, si vede il cadavere del giovane arciere indiano Ati, abbattuto dall'eroe greco con un ceppo negli scontri iniziali; la faretra, la chioma intrisa di mirra e il copioso sangue sgorgato dalla lesione al cranio sono gli elementi che ne permettono l'identificazione laddove Ricci non ha inquadrato Licabas, il guerriero assiro che venne trafitto dopo aver cercato invano di vendicare il ragazzo ed esalò l'ultimo respiro accanto a lui.
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### Titolo: L'età dell'oro (Ingres). ### Introduzione: L'età dell'oro (L'âge d'or) è un dipinto a olio su intonaco del pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres, realizzato tra il 1842 e il 1847 circa e conservato nel castello di Dampierre.Al museo d'arte di Harvard, negli Stati Uniti d'America, si conserva una riduzione a olio su carta montata su tavola, risalente al 1862. ### Descrizione. Il dipinto raffigura l'età dell'oro, un'epoca della mitologia greco-romana che veniva descritta dai poeti antichi, tra cui Ovidio nelle sue Metamorfosi, come un'utopia nella quale visse l'umanità dopo essere stata creata dagli dèi, ma prima dell'avvento di Zeus/Giove. Durante quest'epoca di abbondanza non vi erano né odio né guerre. Lo stesso Ingres descrisse l'ambientazione dell'opera in una lettera del 20 luglio 1843 indirizzata a un suo amico (disponibile su Wikisource in lingua francese):. In un ambiente bucolico e naturale si trovano tantissime figure umane - uomini, donne e bambini - quasi tutte completamente nude. Molti personaggi sono sdraiati pigramente per terra, soprattutto nella parte destra del quadro, mentre nella parte sinistra alcuni di essi ascoltano un discorso di Astrea, la dea della purezza, avvolta in un mantello bianco. Al centro esatto dell'opera si trova un sacerdote che esprime una preghiera nobile alzando un braccio verso il cielo, mentre varie figure femminili lo circondano danzando al suono dei flauti di un bambino e facendo un cerchio tenendosi per mano. Più in basso si trova una fonte d'acqua dalla quale scorre un ruscello, mentre sullo sfondo si staglia una montagna. Sono inoltre presenti il dio Saturno, alcune figure alate e vari animali.
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### Titolo: Una donna nera. ### Introduzione: Una donna nera (in polacco: Murzynka; in francese: Portrait d'une femme noire) è un dipinto a olio su tela realizzato dall'artista polacca Anna Bilińska-Bohdanowicz nel 1884. Il quadro venne rubato durante la seconda guerra mondiale e venne trovato nel 2011, venendo nuovamente esposto al museo nazionale di Varsavia l'anno seguente. ### Descrizione. Il quadro è il ritratto di una donna nera, probabilmente una modella, davanti a uno sfondo bianco. Ella è rappresentata dal busto in su e indossa una veste bianca che le è scivolata da una spalla, scoprendo il seno sinistro. L'attenzione dello spettatore è immediatamente attirata dalla pelle radiosa del soggetto. Ella indossa una collana e degli orecchini d'oro e un fazzoletto rosso in testa. Nella mano destra la donna tiene un ventaglio giapponese. Il suo sguardo assente è diretto verso lo spazio al di sopra della testa dello spettatore. L'espressione del suo viso è intrigante: ella sembra imbarazzata ed è rappresentata come tale in modo molto realistico, senza alcuna idealizzazione.Questo tipo di dipinto ritraente una persona esotica era un soggetto popolare alla fine del diciannovesimo secolo, soprattutto con l'orientalismo. La tela è firmata nell'angolo in alto a destra tramite il cognome della pittrice e la data della realizzazione (Anna Bilińska / - Paryż 1884 -).
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### Titolo: Sipario per il teatro Juliusz Słowacki a Cracovia. ### Introduzione: Il Sipario per il teatro Juliusz Słowacki a Cracovia (Kurtyna Teatru im. Juliusza Słowackiego w Krakowie) è un dipinto a olio su tela di lino applicata su legno del pittore polacco Henryk Siemiradzki. L'opera venne realizzata nel 1894 e oggi è conservata al museo nazionale di Varsavia.Questo dipinto è un progetto per un sipario realizzato per il teatro Juliusz Słowacki a Cracovia. A differenza dei tipici sipari, quello con il motivo di questa tela non si arrotola, bensì si solleva sopra la scena. È un cosiddetto sipario 'alla tedesca', in quanto è montato su un'asta che sale o scende in un unico pezzo. ### Descrizione. La scena rappresentata è un'allegoria. Al centro, l'Ispirazione, un genio alato, avvicina la Bellezza e la Verità. Più in basso si trova la Commedia in compagnia di un giullare che tiene i fili di alcune marionette. A sinistra, un'attrice tragica vestita di nero guarda Eros che piange accanto a un'urna. Più a sinistra, nascoste nell'ombra, si trovano il Crimine, i Delitti, le Furie e i fantasmi. La composizione è completata a destra da Psiche, la Musica, il Canto e la Danza. Sullo sfondo si trova una statua di Tersicore, la musa della danza. I colori caldi, eccetto per la parte destra con le sue nuvole scure e i suoi fulmini, danno alla composizione un'atmosfera da estate mediterranea. L'architettura eclettica venne progettata da Jan Zawiejski ed è piena di dorature e decorazioni che incorniciano questa allegoria.
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### Titolo: Una Dirce cristiana. ### Introduzione: Una Dirce cristiana nel circo di Nerone o Una Dirce cristiana (in polacco Dirce chrześcijańska; in russo Христианская Дирцея в цирке Нерона?, Christianskaja Dirceja v cirke Nerona) è un dipinto di grandi dimensioni (263 × 530 cm) realizzato dal pittore e accademico polacco Henryk Siemiradzki nel 1897. Il dipinto si trova nel museo nazionale di Varsavia, in Polonia. ### Descrizione. Al centro della tela, in primo piano, si trovano un toro morto e, distesa alle sue cosce, la Dirce cristiana, una bella donna bionda denudata, attaccata al toro con delle corde ornate di fiori. A sinistra delle vittime, l'imperatore Nerone, che indossa una toga malva ornata d'oro, è sceso dalla sua tribuna per esaminare meglio la sua vittima. Alla sua sinistra, voltati di lato, si trovano il prefetto Tigellino e quelli che potrebbero essere dei collaboratori dell'imperatore. Sul lato destro dell'opera sono rappresentati degli operai circensi con delle forche che si apprestano a portare via i cadaveri. Sullo sfondo, davanti al muro, ci sono dei suonatori di buccine e un gladiatore. Degli schiavi neri si trovano all'entrata dell'arena con il palanchino di Nerone. I dettagli dell'architettura del circo sono stati descritti accuratamente dal pittore. In alto, dalle tribune, degli altri spettatori si affacciano per vedere cosa sta succedendo nell'arena.
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### Titolo: Turno col cadavere di Almone. ### Introduzione: Turno col cadavere di Almone o Le tribù italiche si riuniscono per cacciare i Troiani è un'incisione ad acquaforte realizzata da Bartolomeo Pinelli nel 1811. Si trova conservata presso il gabinetto dei disegni e delle stampe della Pinacoteca nazionale di Bologna. ### Descrizione. È una delle incisioni su cui Pinelli rappresentò diversi episodi dell'Eneide. Qui è illustrato il passo in cui il re rutulo Turno, dopo che gli è stato portato il cadavere del giovane valletto latino Almone, ucciso dai troiani in una rissa, chiama presso di sé i suoi soldati per dichiarare guerra ai profughi asiatici. Un grosso lenzuolo avvolge le gambe di due cadaveri: uno è quello di Almone, rappresentato con una lunga capigliatura, l'altro è invece quello di un uomo anziano e barbuto identificabile con Galeso, un pacifico latino morto mentre cercava di fermare la rissa. Dalla gola riversa di Almone sprizza un rivolo di sangue, proprio come viene detto nel settimo libro del poema virgiliano; l'uomo e la ragazza che piangono inconsolabili sul suo corpo sono il padre Tirro e la sorella Silvia.
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### Titolo: I canonici di Lu. ### Introduzione: I canonici di Lu è un dipinto a olio su tela di Pietro Francesco Guala del 1748, conservato al Museo di San Giacomo a Lu Monferrato, di cui costituisce l'opera più importante.Definito da Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg 'il più bel ritratto di gruppo del Settecento italiano', è considerato il capolavoro del pittore casalese, la cui riscoperta da parte della critica prese origine proprio dall'esposizione del quadro in una celebre mostra fiorentina sul ritratto del 1911. ### Storia e descrizione. ### Descrizione e stile. Il quadro rappresenta i canonici colti nell'atto di scrivere una lettera al datario apostolico Millo per ringraziarlo della mediazione presso il papa. I sette membri del capitolo vestono i nuovi paramenti e sono raffigurati ognuno con varietà di pose e gesti, ad indicare insieme l'entusiasmo per il privilegio ottenuto e il reciproco consultarsi per la stesura della missiva. I loro volti sono vividi ritratti d'intenso realismo che esprimono differenti stati d'animo, dalla concentrazione alla soddisfazione: nelle parole di Giovanni Testori, 'un’accolta sorprendentemente arguta di mezzi busti, mossi dalla brezza del loro stesso continuo chiacchierare'. A livello cromatico, lo sfondo scuro e l'assenza di altre tinte vivaci servono a concentrare l'attenzione sul rosso delle cappe dei canonici, messe ulteriormente in risalto dalla preziosità dei giochi di luce dovuti alle pieghe della seta di cui sono fatte, e sul bianco delle trine dei rocchetti sottostanti, palesando così l'intento celebrativo della tela.
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### Titolo: L'abbraccio (Schiele). ### Introduzione: L'abbraccio è un dipinto a olio su tela del pittore austriaco Egon Schiele, realizzato nel 1917 e conservato presso il Museo Österreichische Galerie Belvedere di Vienna. ### Descrizione. Il quadro venne realizzato da Egon Schiele in seguito al matrimonio del 1915 con la modella Edith Harms e rappresenta una coppia di innamorati che si stringe in un abbraccio passionale. I due personaggi sono adagiati tra le pieghe di un lenzuolo bianco, al di sotto del quale si trova una grande coperta gialla. La composizione è pervasa da un'atmosfera di crescente sentimentalismo e, allo stesso tempo, di sofferenza. Inoltre, l'artista nell'opera raffigura se stesso e la posizione dei due giovani amanti rimanda al Bacio di Gustav Klimt.
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### Titolo: Il giudizio di Paride (Enrique Simonet). ### Introduzione: Il giudizio di Paride (El Juicio de Paris in spagnolo) è un dipinto a olio su tela del pittore spagnolo Enrique Simonet, realizzato nel 1904 e conservato nel Museo di Malaga.L'origine del nome risale al mito greco del giudizio di Paride. ### Descrizione. Secondo il mito, la dea della discordia, Eris, adirata per non essere stata invitata a un matrimonio al quale era stata invitata la maggior parte degli dèi, lanciò in sala il pomo della discordia, sul quale c’era scritto “alla più bella”. Le tre dee rappresentate nel quadro, Era, Atena e Afrodite, si disputarono la mela e decisero che il principe troiano Paride avrebbe scelto per loro. Alla fine Paride scelse Afrodite, che gli offrì in cambio l’amore di Elena di Sparta, che avrebbe scatenato la successiva guerra di Troia. La scena rappresenta la dea Era (incoronata come regina degli dèi) e Atena (che è quasi nuda e si copre come una dea vergine) entrambe in abiti greci, e Afrodite nuda che si mostra davanti a Paride. Le tre dee hanno l’aspetto della moglie di Simonet, Asunción Castro Crespo, che per lui faceva da modella e musa. Gli altri personaggi, il dio Eros (con le ali da farfalla) e il principe Paride (che indossa una pelle di leopardo, un indumento tipico dei principi troiani) si ispirano ai figli del pittore, Enrique e Ramón.L’ambiente è del tutto bucolico, come un locus amoenus, pieno di animali e piante in campagna. Un pavone reale apre la sua coda e mette in risalto Afrodite, che secondo il mito venne scelta da Paride. Ella indossa soltanto dei braccialetti a forma di serpente, un simbolo classico della sessualità. == Note ==.
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### Titolo: Stati d'animo (Boccioni). ### Introduzione: Stati d'animo è un trittico di dipinti a olio su tela (ognuno circa 71 × 96 cm) di Umberto Boccioni realizzati nel 1911 e conservati al Museum of Modern Art di New York. L'opera è ambientata in una stazione ferroviaria ed esprime gli stati d'animo della vita della città moderna. Nel primo dipinto, Gli addii, Boccioni rappresenta il movimento caotico delle persone poco prima della partenza del treno. Nel secondo, Quelli che vanno, le linee oblique suggeriscono la partenza, infine nel terzo, Quelli che restano, le linee verticali simboleggiano chi è rimasto alla stazione. ### Descrizione e stile.
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### Titolo: Arcadia (Eakins). ### Introduzione: Arcadia è un dipinto a olio su tela (98x114 cm) realizzato nel 1883 dal pittore statunitense Thomas Eakins e conservato al Metropolitan Museum of Art di New York. ### Descrizione. A differenza della gran parte delle opere di Eakins, l'opera non rappresenta uno spaccato di vita quotidiana, bensì un paesaggio bucolico ed ideale. Il quadro rappresenta un giovane uomo in piedi che suona un doppio flauto, un bambino sdraiato che suona il flauto di pan e una ragazza (come si evince dai capelli lunghi raccolti sulla nuca) distesa che ascolta i due.
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### Titolo: Salutat. ### Introduzione: Salutat è un dipinto a olio su tela (126,4x101,1 cm) realizzato nel 1898 dal pittore statunitense Thomas Eakins e conservato alla Phillips Academy di Andover. ### Descrizione. Insieme a Between Rounds e Taking the Count, Salutat è una delle tele di medie dimensioni realizzate da Eakins sul soggetto della boxe. Between Rounds e Salutat vanno a immortalare un incontro svoltosi il 22 aprile 1898 tra i pesi piuma Tim Callahan e Billy Smith, che vide il primo dei due pugili trionfare sul secondo. Tuttavia, in Salutat, Eakins sceglie di rappresentare Smith come il vincitore e lo raffigura nel momento in cui saluta la folla nel momento del trionfo. Il pugile è rappresentato come un gladiatore e sulla cornice originale dell'opera erano incise le parole 'Dextra Victrice Conclamantes Salutat' ('Con la mano destra vittoriosa saluta coloro che esultano').Considerato tra i capolavori dell'artista, Salutat è caratterizzato da una grande precisione nella resa dei personaggi, tanto che gli storici dell'arte hanno identificato diversi membri del pubblico, tra cui l'amico Louis Kenton (con gli occhiali e il farfallino), il giornalista sportivo Clarence Cranmer (con la bombetta), David Jordan, il fotografo Lous Husson (accanto a Jordan), Samuel Murray (studente di Eakins) e Benjamin Eakins (il padre di Thomas).Billy Smith è illuminato da una tenue luce bianca che fa risplendere il suo corpo, contrastando con le tonalità brune e grigiastre dell'ambiente e dei personaggi circostanti. La composizione triangolare costituita dai tre uomini in primo piano evidenzia la struttura classicheggiante dell'opera, che ricorda i bassorilievi incisi sui fregi.
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### Titolo: Frine alle feste di Poseidone a Eleusi. ### Introduzione: Frine alle feste di Poseidone a Eleusi (in polacco Fryne na święcie Posejdona w Eleusis; in russo Фрина на празднике Посейдона в Элевзине?, Frina na prazdnike Posejdona v Ėlevzine) è un dipinto di grandi dimensioni (390 × 763,5 cm) del pittore polacco Henryk Siemiradzki, realizzato nel 1889. Attualmente è conservato al museo russo di San Pietroburgo.Il soggetto del dipinto si basa sulla leggenda dell'etera greca antica Frine, la quale, convintasi della sua bellezza divina decise di sfidare Afrodite, la dea della bellezza e dell'amore: durante la festa di Posidone a Eleusi, ella si spogliò e scese fino al mare davanti al pubblico.L'opera venne presentata al pubblico durante una mostra personale dell'artista, nella sala di Raffaello dell'accademia russa di belle arti di San Pietroburgo. In seguito il dipinto venne acquistato dallo zar Alessandro III, dopodiché nel 1897 venne trasferito nella sede attuale. ### Descrizione. Il pittore trasse il soggetto del dipinto dal libro I sofisti a banchetto dell'autore greco Ateneo di Naucrati, che lo scrisse tra la fine del II e l'inizio del III secolo. Frine, nota per la sua bellezza, era un'etera, una cortigiana greca, che visse nel IV secolo a.C. nella città di Megara. In greco antico 'Frine' (Φρύνη) significa 'rospo' ed era un soprannome che le era stato dato per la sua tinta giallastra. Ella fece da modella per lo scultore Prassitele, che realizzò l'Afrodite di Cnido a sua immagine.Secondo la leggenda, essendosi convinta della sua bellezza straordinaria, l'etera decise di sfidare Afrodite, che secondo la leggenda sarebbe nata in mare e poi sarebbe stata portata sulla spiaggia da un'onda. Durante la festa di Poseidone, che si svolgeva a Eleusi, davanti alla processione rituale che andava dal tempio di Poseidone al mare, Frine si privò degli abiti e scese nuda fino in riva al mare davanti alla folla di pellegrini.Al centro del dipinto (dividendolo praticamente in due parti uguali), si trova Frine con le sue servitrici. Ella ha già abbandonato i suoi indumenti. All'inizio l'artista la dipinse completamente nuda (e in una fotografia dell'epoca era così), ma in seguito decise di lasciare che una parte del suo chitone scivolasse lungo il suo fianco destro. Una delle servitrici le tiene le vesti mentre un'altra l'aiuta a levarsi i sandali e una terza regge un ombrello per proteggerla dai raggi solari. Sul lato destro si tiene la processione che scende verso il mare, davanti al tempio del dio situato sullo sfondo. I personaggi in primo piano si sono fermati e guardano Frine, alcuni con sorpresa e ammirazione, mentre altri sembrano disapprovare ciò e persino indignarsi.Un gruppo più piccolo di spettatori, che circonda una colonna scolpita, si trova in primo piano nel lato sinistro. Qui, apparentemente, l'approvazione e l'ammirazione sembrano unanimi. Alle loro spalle appaiono le acque del golfo Saronico e le montagne dell'isola di Salamina. Nell'angolo in basso a sinistra si trova un ragazzo che porta una scatola leggermente aperta, piena di gioielli. Una cameriera sta davanti a lui e scende verso il mare con una ciotola e un vaso sopra la testa. Il paesaggio rappresentato in questa tela è considerato come uno dei migliori realizzati dall'artista ed è la parte più riuscita della tela.
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### Titolo: Saffo e Alceo. ### Introduzione: Saffo e Alceo (Sappho and Alcaeus) è un dipinto ad olio su tela (66x122 cm) realizzato nel 1881 dal pittore Lawrence Alma-Tadema e conservato al Walters Art Museum di Baltimora. ### Descrizione. Il dipinto rappresenta un'esibizione del poeta Alceo di Mitilene, che recita i suoi versi accompagnandosi con la cetra. Tra il pubblico ci sono quattro fanciulle e la poetessa Saffo, che ascolta rapita tendendosi in avanti e appoggiando il braccio su un cuscino su cui è riposta una corona di alloro. Lo scenario è ispirato al Teatro di Dioniso ad Atene, ma incisi sugli scalini non ci sono i nomi di importanti cittadini ateniesi, bensì quelli delle amiche di Saffo. Sullo sfondo si scorge uno scorcio del Mar Egeo. Il quadro va ad illustrare un episodio descritto dal poeta Ermesianatte e riportato da Ateneo di Naucrati nel XIII libro dei Deipnosofisti.
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### Titolo: Le donne di Amfissa. ### Introduzione: Le donne di Amfissa (The Women of Amphissa) è un dipinto ad olio su tela (121x182 cm) realizzato nel 1887 dal pittore Lawrence Alma-Tadema e conservato al Clark Art Institute di Williamstown. ### Descrizione. La tela raffigura le menadi al momento del risveglio, ancora sdraiate a terra e con i capelli arruffati. Sul pavimento si trovano ancora vesti, pelli d'animali e tamburelli che, così come le loro pose abbandonate e lascive, suggeriscono la notte di eccessi che hanno appena trascorso. L'atteggiamento delle menadi è in netta contrapposizione con quello delle donne venute a fare la spesa al mercato cittadino. Mentre alcune donne in primo piano soccorrono le menadi e le aiutano ad alzarsi, le donne sullo sfondo rimangono distanti, con una rigidità e la freddezza nei volti che richiama la statuaria antica. Insieme a questi due gruppi distinti di donne si scorge un solo uomo, un mercante seminascosto nell'oscurità sullo sfondo sinistro.
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### Titolo: Il mondo novo. ### Introduzione: Il mondo novo è un'opera pittorica di Giandomenico Tiepolo del 1791, conservata dal 1935 nel museo del Settecento veneziano di Ca' Rezzonico. ### Descrizione. Il dipinto raffigura un gruppo di personaggi abbigliati alla foggia del Settecento veneziano, quasi tutti visti di spalle. Vi sono donne con ampi vestiti e uomini con strani cappelli: solo un ragazzino con abiti bianchi è rivolto verso l'osservatore. I personaggi sono accalcati a guardare qualche cosa che all'osservatore non è dato vedere, ma che è stato identificato in una specie di casotto di legno, un diorama dove è possibile guardare immagini da una fessura e vedere il tempo che verrà, quello che è il mondo novo, da qui il nome del dipinto. Il gruppo, composto da nobili e plebei, si accalca in modo febbrile mentre un personaggio posto sopra uno sgabello dirige l'ordine in cui i singoli soggetti possono avvicinarsi a osservare quanto è visibile nella lampada magica, cioè il futuro, il mondo nuovo. La scena raffigura l'attesa di un evento. Pare anticipare la decadenza della repubblica di Venezia, la fine di un importante periodo: è ormai vicino il tempo in cui i francesi occuperanno il territorio, che successivamente passerà sotto il dominio austriaco. La raffigurazione è quella di un tempo che cambia, lasciando un passato certo, per entrare in un periodo storico difficile. L'artista riesce a rappresentare la metafora di quegli anni, anche con amara derisione della popolazione cieca e ignara. Non tutti però voltano le spalle all'osservatore: un personaggio vestito da Pulcinella è il vero protagonista del dipinto. Mentre sul lato a destra vi sono le raffigurazioni dell'autore Giandomenico, che guarda attraverso un occhialino, con il padre Giambattista a braccia conserte. Entrambi, leggermente appartati, osservano quanto la scena propone loro con aria quasi distaccata.
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### Titolo: La vaccinazione nelle campagne. ### Introduzione: La vaccinazione nelle campagne, talora indicato semplicemente come La vaccinazione, è un dipinto a pastello su tela del pittore Demetrio Cosola, realizzato nel 1894 e conservato al Municipio di Chivasso. ### Descrizione. L'opera è considerata una delle più significative dell'autore. Cosola fu esponente del verismo pittorico piemontese, e nelle sue opere ritrae frequentemente persone comuni in attività quotidiane. La vaccinazione, in particolare, ritrae una stanza, semplice e spoglia se non per un ritratto di Umberto I di Savoia sulla parete, dove un medico sta somministrando il vaccino anti-vaiolo a dei neonati. Alcune madri sono in piedi, altre sedute, in attesa del proprio turno.Cosola ritrae in maniera assai dettagliata il rapporto intimo tra le madri e i propri figli: alcune li allattano, altre li cullano per tranquillizzarli. Gli unici uomini presenti sono il medico, in piedi al centro del quadro, e l'anziano uomo seduto alle sue spalle, che sembrerebbe intento a scrivere, probabilmente a compilare la lista dei vaccinati.
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### Titolo: Arrivo degli ungheresi. ### Introduzione: L'Arrivo degli ungheresi (in ungherese A magyarok bejövetele), comunemente noto come Panorama di Feszty o Ciclorama di Feszty in ungherese Feszty-körkép) è un enorme ciclorama realizzato dal pittore ungherese Árpád Feszty e dai suoi assistenti che raffigura l'inizio della conquista magiara del bacino dei Carpazi nell'895. Fu completato nel 1894, in vista dell'imminente millesimo anniversario dell'evento. Dal 1100º anniversario dell'evento nel 1995, il dipinto è esposto nel Parco nazionale storico commemorativo di Ópusztaszer, in Ungheria. ### Descrizione. Il dipinto è alto quasi 15 metri e lungo quasi 120 metri. È stato realizzato con la tecnica della pittura a olio e raffigura, con un paesaggio montuoso alle spalle, circa 2.000 persone.L'opera immortala l'arrivo delle tribù ungare nel bacino dei Carpazi, conquistato dagli antenati degli odierni magiari intorno alla fine del IX secolo (honfoglalás). ### Restauro dell'opera. Negli anni '70 fu presa la decisione di istituire un parco nazionale storico commemorativo a Ópusztaszer. I gravi danni causati dalla guerra mondiale avevano costretto a convertire il dipinto, un ciclorama con una circonferenza di quasi 120 metri e un'altezza di 15 metri, e quindi una superficie di circa 1800 m², a tagliarlo in sezioni lunghi 8 metri, le quali furono arrotolate e custodite in vari magazzini del museo che aprì nell'area. Quando fu avviato il restauro del dipinto, si decise di procedere alla costruzione di una nuova rotonda che potesse ospitare il ciclorama. La realizzazione della struttura si fermò nel 1979 e parti della tela furono nuovamente immagazzinate e arrotolate. Nel 1991, un gruppo di restauratori polacchi vinse l'appalto per un nuovo restauro e si apprestò ad apportare i ritocchi necessari. Dal 1995 il monumentale ciclorama venne nuovamente esposto, assieme a un terreno artificiale e a degli altoparlanti nascosti che emettevano degli effetti sonori realistici. Tale scelta riscosse un discreto successo, considerando che il lavoro di Feszty rappresenta tuttora l'attrazione principale del parco storico commemorativo di Ópusztaszer.
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### Titolo: Il pergolato (Gierymski). ### Introduzione: Il pergolato (in polacco: W altanie) è un dipinto ad olio, opera del pittore polacco Aleksander Gierymski, appartenente alla corrente artistica del realismo. Datato 1882, è esposto nel Museo Nazionale di Varsavia, in Polonia. ### Descrizione. Il dipinto mostra un gruppo di aristocratici in abiti settecenteschi impegnati in un ritrovo sociale che si svolge in una giornata estiva in un giardino. Al centro ci sono quattro figure sedute ad un tavolo, impegnate in una conversazione, e una quinta in piedi accanto a loro. Sul tavolo si vedono una tovaglia bianca, tazze e una caraffa di vino. Sullo sfondo si notano a destra un pergolato e a sinistra un secondo gruppo di figure a un secondo tavolo. Nell'angolo in basso a sinistra un uomo è chino su una fontana, circondato da diverse piante floreali in vaso. Il dipinto è realizzato con prevalenza di colori chiari e vivaci che restituiscono l'atmosfera di una giornata estiva e soleggiata.
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### Titolo: Il dettato. ### Introduzione: Il dettato è un dipinto del 1891 del pittore piemontese Demetrio Cosola. Si tratta di un pastello su tavola di grandi dimensioni, 185x95 cm, ed è conservato alla Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino. ### Descrizione. Similmente ad un'altra nota opera di Cosola, La vaccinazione nelle campagne, il quadro illustra l'incontro tra l'infanzia e le istituzioni del recente stato unitario: in questo caso con la scuola, nel caso de La vaccinazione la sanità.Il dipinto raffigura una giovane maestra, in piedi accanto alla carta geografica dell'Italia unita, mentre osserva le sue scolare eseguire la prova di dettato. Il punto di vista dell'artista è non soltanto esterno, ma sopraelevato, in modo da aumentare l'oggettività della descrizione, nei canoni della pittura verista di cui Cosola era esponente. La stessa scelta dell'uso del pastello, altra caratteristica comune a La vaccinazione, consente all'artista di conferire immediatezza alla scena.A livello simbolico, la presenza di un'insegnante (e non di un sacerdote) rappresenta la laicizzazione dell'istruzione post-unitaria; ma il dipinto è emblematico anche perché simboleggia l'accesso delle donne all'istruzione, sia come docenti che come allieve.
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### Titolo: Ragazza che legge. ### Introduzione: Ragazza che legge (The Reading Girl) è un dipinto a olio su tela del pittore anglo-francese Théodore Roussel, realizzato tra il 1886 e il 1887. L'opera fa parte della collezione della Tate Britain di Londra dal 1927. ### Descrizione. Il quadro Ragazza che legge raffigura una giovane donna nuda seduta su una sorta di sedia pieghevole in maniera estremamente rilassata, mentre legge una rivista. Sopra la sedia è appeso un chimono, un abito giapponese che all'epoca era popolare presso i circoli pittorici, reso meticolosamente. I capelli della ragazza sono tagliati con cura, come se avesse posato di recente. Tuttavia, Roussel la coglie nell'attimo successivo, quando si riposa. La ragazza che posò per l'opera si chiamava Harriet 'Hetty' Pettigrew e sarebbe diventata l'amante dell'artista. Ella posò anche per artisti come John William Godward e Philip Wilson Steer.Nell'opera si notano i contrasti forti fra le parti chiare e scure. L'opera è divisa in due dalla posa diagonale della modella. Lo sfondo, nel quale si vede appena una tenda, è quasi nero e scorre senza una soluzione di continuità nella superficie del pavimento, che è dipinta con gli stessi toni di marrone, leggermente più chiaro. Il punto focale della composizione è tutto sulla bellezza senza pretese della ragazza nuda sulla sedia. L'effetto di una donna nuda fortemente illuminata davanti a uno sfondo scuro sembra ispirarsi all'Olympia, un'opera controversa di Édouard Manet, un pittore molto ammirato da Roussel. È inoltre inconfondibile l'influenza estetica del suo amico James McNeill Whistler, che all'epoca viveva nella stessa strada di Londra di Roussel. In sostanza, l'artista enfatizza l'estetica della bellezza femminile, ma non per una Venere classica, bensì per una donna quotidiana e disinibita che può essere osservata ovunque. Frattanto, l'opera irradia una tranquillità serena.
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### Titolo: Svetlana allo specchio. ### Introduzione: Svetlana allo specchio (in russo Гадающая Светлана?, Gadajuščaja Svetlana, all'incirca 'Svetlana l'indovina') è un dipinto dell'artista russo Karl Pavlovič Brjullov, realizzato nel 1836 e basato sulla ballata Svetlana di Vasilij Žukovskij. Si tratta dell'unico dipinto dell'artista creato sul tema della vita nazionale russa. Attualmente si trova al museo d'arte statale di Nižnij Novgorod. ### Descrizione. Il dipinto raffigura una scena di divinazione natalizia. Una ragazza con una lunga treccia che indossa un kokošnik e un sarafan russo siede mostrando la schiena allo spettatore. Di fronte a lei, su un tavolo, si trovano una candela accesa su di un candeliere alto e uno specchio decorato nel quale l'eroina guarda tesa e con timore, sperando di vedersi promessa sposa nel riflesso. La composizione si ispira alla ballata Svetlana: Brjullov riuscì a trasmettere il misticismo romantico nell'essenza del quale venne scritta la ballata originale. Lo specchio potrebbe essere un simbolo di connessione con l'altro mondo e la stessa scena della predizione del futuro è come un desiderio di andare oltre la realtà.
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### Titolo: Al sole. ### Introduzione: Al sole era un dipinto del 1884 del pittore piemontese Demetrio Cosola. Si trattava di un olio su tela ed era conservato al Palazzo Reale di Torino. Venne distrutto l'11 aprile 1997 durante un incendio che dall'adiacente Cappella della Sindone si estese all'ala del palazzo dove erano conservati — assieme a questo — quasi duecento quadri. ### Descrizione. La tela raffigurava tre donne, probabilmente tre lavandaie, due intentente a stedere al sole i panni, ed una terza seduta a rammendare.
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### Titolo: Amor sacro e Amor profano (Baglione). ### Introduzione: L'Amor sacro e Amor profano è un soggetto dipinto da Giovanni Baglione noto in due redazioni, entrambe a olio su tela e datate 1602, una (183,4×121,4 cm) conservata nella Gemäldegalerie di Berlino e un'altra (240×143 cm) nella Galleria nazionale d'arte antica di Roma. ### Descrizione. In entrambe le versioni la scena dipinta racconta il tema dell'Omnia vincit amor di Virgilio, dove viene mostrato l'Amore sacro che sconfigge ed è in atto di scagliare una freccia all'Amore profano, raffigurato nudo e disteso su un angolo, mentre nell'altro lato è un satiro in rappresentanza delle insidie che riserva la vita terrena.L'erotismo che suscitano le due tele rispecchiano i gusti artistici della Roma agli inizi del Seicento, i cui canoni furono dettati certamente da tele precedenti di Caravaggio come il San Giovanni Battista e, in particolare, l'Amore vincitore. Altri pittori si cimenteranno in imprese di questo tipo che richiamano anche il soggetto, molto in voga in quegli anni, e il conflitto morale che ne derivava, tra cui i più riusciti furono lo Sdegno di Marte di Bartolomeo Manfredi, il Caino che uccide Abele di Lionello Spada, l'Amore vincitore di Orazio Riminaldi, per l'appunto le due tele del Baglione e altri.Non ci sono particolari differenze compositive nella rappresentazione scenica e nelle raffigurazioni dell'Amor profano tra le due versioni. Ciò che differisce invece è che nella versione di Berlino l'Amor sacro è vestito con una corazza, mentre quello di Roma indossa un corpetto; inoltre nella tela tedesca la figura demoniaca in basso tiene la testa girata verso l'interno, mentre in quella romana la volta verso lo spettatore mostrando il viso (taluni storici hanno voluto ritenere, senza alcuna fondatezza, che nel volto del demonio vi sia il ritratto di Caravaggio, mentre in quello dell'Amor profano quello del modello del Merisi, Francesco Boneri).La tela di Roma è più grande in centimetri di quella tedesca. Seppur parte della critica l'ha ritenuta per lungo tempo essere lievemente posteriore in termini cronologici a quella di Berlino, alcune indagini ai raggi X effettuate nella versione oggi al palazzo Barberini hanno evidenziato molteplici ripensamenti del pittore in fase esecutiva che hanno parzialmente sollevato dubbi circa tale ipotesi in quanto questo dato appare anomalo rispetto ad altre tele 'repliche' compiute durante l'attività del Baglione.La versione a Roma è infine l'unica delle due ad avere la firma e data del pittore: sul capo dell'Amore profano è infatti presente l'iscrizione (illeggibile se non ai raggi X) «IO Baglione/R:F:/1602».
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### Titolo: Angelus Novus (Klee). ### Introduzione: Angelus Novus è un acquerello dipinto nel 1920 da Paul Klee, conservato presso il Museo d'Israele, a Gerusalemme. ### Descrizione. L'opera fu realizzata durante un anno di svolta nella carriera di Klee: nel 1920 tenne la sua prima vera e propria mostra a Monaco mentre era in procinto di entrare a far parte del Bauhaus di Weimar. Inoltre, giunse in quel periodo a maturazione la sua concezione artistica, che espose nella Confessione creativa (Schöpferische Konfession, 1918), in cui spicca la sua 'percezione metafisica' della realtà. Nell'arco di più di vent'anni, Klee creò una cinquantina di esseri soprannaturali sotto forma di angeli celesti, che possono essere compresi solamente nel contesto della sua visione metafisica.Nel 1921, il dipinto venne acquistato dal critico e filosofo tedesco Walter Benjamin, che nel suo saggio Tesi di filosofia della storia, lo descrive come segue:. Walter Benjamin, dopo aver acquistato il quadro tra maggio e giugno 1921 per soli 1000 Papiermark (equivalenti a €450 di oggi), lo affidò al suo amico Gershom Scholem. Nel novembre 1921 Scholem inviò il disegno a Berlino, dove Benjamin si era trasferito. Nel settembre 1933, in fuga dai nazionalsocialisti, Benjamin andò in esilio a Parigi senza l'opera, che alcuni amici riuscirono a fargli avere nel 1935. Quando Benjamin dovette lasciare la città, prima che la Wehrmacht tedesca la occupasse nel 1940, il quadro fu nuovamente abbandonato. Lo scrittore francese Georges Bataille lo nascose nella Bibliothèque Nationale de France. Dopo il suicidio di Benjamin nel 1940 a Portbou e la fine della guerra, il dipinto e altri documenti giunsero a New York a Theodor W. Adorno, che in seguito lo trasmise a Gershom Scholem, come richiesto da Benjamin in un testamento del 1932.Scholem ha dichiarato che Benjamin si era identificato col soggetto rappresentato nell'opera e l'aveva incluso nella sua teoria dell''angelo della storia', un'interpretazione melanconica del processo storico come di un ciclo di disperazione senza fine.Otto Karl Werckmeister ha notato come l'interpretazione di Benjamin dell'opera di Paul Klee sia divenuta «un'icona della sinistra».L'opera è stata di ispirazione per altri artisti, registi, scrittori e musicisti, tra i quali John Akomfrah, Ariella Azoulay, Carolyn Forché e Rabih Alameddine.Nel 2015, l'artista statunitense R. H. Quaytman, in occasione dell'esposizione delle proprie opere al Museo d'arte di Tel Aviv, ha scoperto che il dipinto di Klee è adeso a un'incisione su rame del 1838 di Friedrich Müller, realizzata a partire da un ritratto di Martin Lutero di Lucas Cranach il Vecchio.
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### Titolo: Il peccato (Stuck). ### Introduzione: Il peccato ( Die Sünde ) è il nome di varie opere (11 versioni che hanno leggere differenze nella composizione) realizzate dal pittore simbolista e secessionista tedesco Franz von Stuck tra il 1891 e il 1912. ### Descrizione. Una figura femminile nuda, visibile nella parte superiore del corpo, è avvolta da un grosso serpente e dall’oscurità, dalla quale emerge con la luminosità della sua pelle. Si mostra all'osservatore coI busto nudo, coperto parzialmente dai lunghissimi capelli corvini e dal corpo del serpente; il volto della donna è in penombra, con lo sguardo diretto all'osservatore, così come quello del serpente che espone minacciosamente i denti aguzzi.
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### Titolo: La fine della seduta. ### Introduzione: La fine della seduta (La fin de séance) è un dipinto a olio su tela dell’artista francese Jean-Léon Gérôme, realizzato nel 1886 e attualmente conservato in una collezione privata a Santa Ana. Esiste anche un disegno preparatorio del soggetto femminile che è stato messo all'asta. ### Descrizione. In questa tela, Gérôme si autoritrasse come uno scultore assieme alla modella in carne ed ossa e alla scultura da lui appena sbozzata. La sua rappresentazione mescola strettamente i riferimenti al mito antico con la realtà contingente dello studio dalle pareti color ciano. Come molte opere dell'artista di Vesoul, la scena raffigurata non rappresenta il momento in sé, bensì gli attimi appena precedenti o le sue conseguenze: in questo caso, la seduta d'arte non è in corso ma è appena terminata.L'artista si trova in basso a sinistra ed è raffigurato mentre pulisce con una spugna gli attrezzi usati per scolpire e dare la forma all'opera alla quale sta lavorando. Al centro del dipinto si trova la vera protagonista dell'opera, Emma Dupont, in piedi sopra la piattaforma sulla quale si trova il modello di argilla dell'Onfale. Senza nemmeno essersi rivestita, la modella si affretta a coprire quest'ultimo con un panno per evitare che l'argilla si secchi. Ne risulta un'immagine forte, di grande impatto sullo spettatore, che contempla nello stesso momento il dorso nudo di una modella senza volto e il corpo di una statua il cui viso è già stato coperto. È inoltre presente un contrasto tra la pelle bianca della modella e la colorazione terrosa della scultura. In alcuni cataloghi riguardanti un'incisione fotografica dell'opera, viene detto erroneamente che il bozzetto dell'Onfale è in gesso, quando in realtà l'argilla evitava che l'assenza di umidità causasse delle crepe sulla superficie.
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### Titolo: Ricevimento del Grand Condé a Versailles. ### Introduzione: Ricevimento del Grand Condé a Versailles (Réception du Grand Condé à Versailles o Réception du Grand Condé par Louis XIV) è un dipinto a olio su tela dell’artista francese Jean-Léon Gérôme, realizzato nel 1878. Rappresenta il ricevimento di Luigi II di Borbone-Condé da parte di Luigi XIV, a Versailles, ai piedi dello scalone degli Ambasciatori, nel 1674. Il dipinto venne acquistato dal museo d'Orsay nel 2004. ### Descrizione. In seguito al successo ottenuto da un'altra delle sue tele, Il secolo di Augusto (esposto all'esposizione universale del 1855), Gérôme si concentrò sulla storia 'piccola'. Qui mise in luce la commedia del potere attraverso la devozione tardiva del principe al suo re. Il gusto per la ricostruzione e la precisione del pittore si ritrova nella rappresentazione dei costumi opulenti della corte, come nella riproduzione della scalinata monumentale degli Ambasciatori della reggia versagliese, distrutta più di un secolo prima.Al centro del grande scalone degli Ambasciatori alla Reggia di Versailles, il re di Francia Luigi XIV si sta preparando a ricevere il principe di Condé, il quale ha appena sconfitto Guglielmo III d'Orange nella battaglia di Seneffe. Attraverso questo gesto di grazia, il re decise di porre fine all'esilio di suo cugino, iniziato nel 1659 a causa di una fronda contro il potere monarchico. Il principe si alzò lentamente a causa della gotta e si scusò col sovrano per il ritardo. Nonostante la composizione sia piuttosto fredda, questa è dipinta nei minimi dettagli. Ciò è dovuto al fatto che Gérôme prese come riferimento delle incisioni degli interni versagliesi e dei ritratti degli statisti presenti nel quadro. La freddezza del marmo della scalinata a forma di X si correla con i costumi luminosi e gli stendardi sollevati.
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### Titolo: Dante e Virgilio all'Inferno (Deully). ### Introduzione: Dante e Virgilio all'Inferno (Dante et Virgile aux Enfers) è un dipinto a olio su tela del pittore francese Eugène Deully, realizzato nel 1897 e attualmente conservato nel palazzo di belle arti di Lilla, in Francia. ### Descrizione. La scena illustra un celebre passo dal quinto canto dell'Inferno, la prima cantica della Divina Commedia, il capolavoro di Dante Alighieri. Il poeta, accompagnato dalla sua guida Publio Virgilio Marone, arriva al cerchio dei lussuriosi e si imbatte nella tempesta infernale che trasporta le anime peccatrici. Solo due sono insieme, abbracciati tra di loro, e sono gli spiriti di Francesca da Polenta e Paolo Malatesta, colpevoli di aver commesso un adulterio nonostante fossero cognati e uccisi dal marito di lei, Gianciotto Malatesta. Francesca si aggrappa a Paolo per non cadere, mentre quest'ultimo sembra guardare al di fuori della composizione. Paolo è avvolto da un velo marroncino dalla cinta in giù, mentre un panno bianco sembra scivolare via da Francesca, che rivolge allo spettatore la schiena nuda e i glutei dalle carni soffici e rotonde. In effetti è proprio nei corpi che la pennellata si focalizza e diventa meno pastosa e più diluita.Il volume dei corpi è molto evidente e le membra sono dipinte tanto realisticamente che sembra che i due amanti stiano cercando di uscire dal quadro per scappare dalle fiamme eterne. Le anime dannate nella parte inferiore del dipinto sono dipinte di scorcio. I colori della composizione si alternano tra quelli caldi (il rosso e l'arancione del pozzo infernale dove finiscono i dannati) e quelli freddi (il blu che, a livelli diversi di degradazione, rende le aree scure). Al centro del dipinto lo sfondo si fa più scuro, così da permettere un contrasto con i corpi candidi delle due anime fluttuanti.
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### Titolo: La morte di Joseph Bara. ### Introduzione: La morte di Joseph Bara (La Mort de Joseph Bara) è un dipinto realizzato dal pittore francese Charles Moreau-Vauthier nel 1880 e attualmente conservato al museo di Nérac. ### Descrizione. In questo dipinto, Moreau-Vauthier rappresentò Bara morto, steso al suolo, che riempie il quadro il cui sfondo sparisce nei toni cupi. Al contrario del dipinto imcompiuto di Jacques-Louis David sullo stesso tema, ogni ambiguità di carattere androgino scompare: il corpo dell'eroe è quello di un giovane ragazzo. Qui, Barra non è nudo, come nel dipinto di David e quello dipinto pochi anni dopo da Jean-Jacques Henner, intitolato sobriamente Bara. Il Barra di Charles Moreau-Vauthier è tutti gli effetti un giovane tamburino scalzo che porta addosso un uniforme disparata e dei pantaloni bianchi a righe rosse. La mano destra si appoggia senza vita al suo tamburo, mentre l'altra regge un cappello con la coccarda tricolore.La posizione del corpo di Bara, comunque, si avvicina a quella del dipinto di Henner: nei due casi, egli è sdraiato, disteso al suolo, con le braccia tese. Il quadro non rappresenta esattamente ciò che indica il suo titolo: non viene mostrato l'omicidio di Bara, bensì il suo cadavere. Qualche anno dopo, nel 1883, Jean-Joseph Weerts dipinse una Morte di Bara radicalmente diversa, che raffigura proprio il momento dell'uccisione del ragazzino.
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### Titolo: La morte di Bara. ### Introduzione: La morte di Bara (La Mort de Bara) è un dipinto a olio su tela realizzato dal pittore francese Jean-Joseph Weerts nel 1883 e attualmente conservato al museo d'Orsay di Parigi. ### Descrizione. La morte di Bara è un grande olio su tela di 3,5 metri per 2,5 che rappresenta sia la pittura storica che quella patriottica. Weerts era molto patriottico, rattristato dalla sconfitta nel 1870, e sinceramente attaccato ai valori repubblicani. Weerts potrebbe essersi ispirato a una stampa di Philibert-Louis Debucourt, intitolata Morte eroica del giovane Barra dedicata ai giovani francesi (Mort héroïque du jeune Barra dédiée aux jeunes Français) e databile al 1794. In effetti, le somiglianze nella composizione e nei movimenti dei personaggi, in primo luogo Joseph Bara, sono molto visibili. Lo spettacolo che viene offerto allo spettatore è molto lontano dal giovane efebo dipinto da David ne La morte del giovane Barra o dai soggetti sdraiati rappresentati gli anni precedenti da Charles Moreau-Vauthier ne La morte di Joseph Bara (1880) e Jean-Jacques Henner nel suo Bara (1882). Queste opere rappresentavano tutte il momento successivo, con Barra agonizzante o morto. Al contrario, nel dipinto di Weerts, Barra (in uniforme da ussaro, i cui colori, ripresi dal ritratto dipinto l'anno precedente, catturano lo sguardo) viene ritratto proprio prima della sua morte, in pieno scontro. Egli è circondato da tre vandeani che lo stanno per trafiggere con le loro armi. Dietro c'è il cavallo che, secondo la lettera di Desmarres alla Convenzione, era cavalcato da Barra. Weerts rappresenta il fanciullo in movimento, che cade verso la morte, come l'aveva già ritratto Albert-Lefeuvre in nella statua inaugurata a Palaiseau due anni prima. Esaltando il sacrificio patriottico, il quadro rappresenta Bara con un'attitudine da crocifisso, alla quale si oppone la brutalità dei vandeani, dei quali si distinguono appena le facce. Più precisamente, la scena fa riferimento alla leggenda che afferma che quando gli chiesero di gridare 'Viva il re', Bara avrebbe rifiutato gridando: 'Viva la Repubblica!' Questo abbellimento della realtà storica effettiva è principalmente opera di Robespierre.
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### Titolo: La donna pipistrello. ### Introduzione: La donna pipistrello (La Femme chauve-souris) è un dipinto a olio su tela del pittore francese Albert Joseph Pénot, realizzato nel 1890 circa. Si trova in una collezione privata. ### Descrizione. Albert Joseph Pénot era un pittore poco noto vissuto tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, specializzato in nudi femminili macabri o fantastici, simili a quelli del suo contemporaneo Luis Ricardo Falero, l'autore del dipinto Le streghe si recano al sabba. Egli si focalizzava esclusivamente sulla resa del corpo femminile, ma se l'ossessione di Pénot per la nudità femminile si traduceva principalmente in dei soggetti dagli occhi timidi e dalle forme invitanti, la Donna pipistrello è un caso a parte.Al centro di un cielo nuvoloso si trova una donna nuda con delle ali da pipistrello, dai capelli neri svolazzanti al vento, simile a una donna fatale. L'opera è rigidamente simmetrica e i colori utilizzati sono scuri e notturni, tranne forse per la parte illuminata in alto a sinistra. La donna con le ali da pipistrello fluttua per aria, ebbra del potere occulto, e incontra lo sguardo dello spettatore con degli occhi iracondi e le braccia alzate in aria come in una sorta di incantesimo. È come se lo spettatore fosse il suo prossimo obiettivo.
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### Titolo: Ritratto di Madame Ingres. ### Introduzione: Il Ritratto di Madame Ingres è un quadro eseguito da Jean-Auguste-Dominique Ingres nel 1859 con la tecnica dell'olio su tela. Raffigura Delphine Ramel, l'amatissima seconda moglie dell'artista. Dopo la morte della donna (1887), già vedova da diversi anni, l'opera passò al nipote Albert Ramel. In seguito il ritratto entrò a far parte della collezione Oskar Reinhart, confluita poi nell'Am Römerholz. ### Descrizione e storia. Il dipinto è pendant dell'autoritratto che Ingres realizzò lo stesso anno. L'artista aveva precedentemente eseguito un altro ritratto di sua moglie, in grafite, nel 1852. Delphine Ramel è rappresentata a mezzo busto, seduta su una poltrona di cui si vede lo schienale con motivi decorativi. Il suo vestito blu con maniche di pizzo le scopre le spalle, la mano destra è portata alla tempia, la mano sinistra sotto il braccio destro. La donna ha due braccialetti, uno su ciascun polso. Il suo viso ha un'espressione calma, la testa appare leggermente inclinata. I capelli, lisci, sono divisi a metà. Un nastro di pizzo è stretto sotto il mento. In alto appaiono due scritte: a sinistra firma e data (INGRES P.xit AETATIT LXXIX) mentre a destra il titolo (M.eD.ne INGRES, NÉE RAMEL).
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### Titolo: Piccoli soldati, bravi uomini, dov'è la gloria?. ### Introduzione: Piccoli soldati, bravi uomini, dov'è la gloria? (in russo Солдатушки, бравы ребятушки, где же ваша слава??, Soldatiški, bravy rebjatuški, gde že vaša slava?) è un dipinto del pittore russo Valentin Aleksandrovič Serov, realizzato nel 1905. È esposto al museo russo di San Pietroburgo. ### Descrizione. Il quadro mostra la carica dell'ufficiale e delle sue truppe, che si trovano in primo piano e risaltano sul terreno innevato, contro i manifestanti pacifici e disarmati, che sono in secondo piano. Lo stesso Serov aveva assistito alla scena dall'accademia di belle arti, vedendo la folla che veniva sbaragliata dai dragoni. Raffigurando l'attimo poco prima della catastrofe, Serov affina l'immagine di un ufficiale che si precipita con coraggio verso una folla disarmata, con le armi pronte a ristabilire l'ordine. Per l'artista, come scriveva a Il'ja Efimovič Repin, l'imperatore non era andato incontro ai manifestanti.
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### Titolo: La stufa. ### Introduzione: La stufa (Femme nue devant une salamandre o La Salamandre) è un dipinto a tempera del pittore svizzero Félix Vallotton, realizzato nel 1900 e conservato in una collezione privata in Svizzera. ### Descrizione. Il quadro raffigura una donna nuda (un soggetto assai presente nelle tele dell'artista) di schiena, seduta su una coperta azzurra e accovacciata davanti a una stufetta in funzione. Infatti, il titolo originale, La Salamandre, deriva da una marca di stufe allora in commercio. Sopra la stufa sono presenti vari oggetti e libri, mentre a sinistra sembra che si sia un armadio. In basso a destra si trovano dei tessuti, forse gli abiti della donna. Il dipinto ha un'atmosfera intima e familiare, che appartiene a un mondo che Vallotton ha reso immobile e silenzioso.La donna sembra essere priva di arti inferiori: secondo il catalogo delle opere di Vallotton redatto da Marina Ducrey, questa scelta accosterebbe il soggetto dell'opera agli idoli ritrovati nelle isole Cicladi, in Grecia, e avrebbe anticipato la fotografia Il violino di Ingres (Le Violon d'Ingres) di Man Ray.
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### Titolo: Andromeda in piedi e Perseo. ### Introduzione: Andromeda in piedi e Perseo (Andromède debout et Persée) è un dipinto del pittore franco-svizzero Félix Vallotton, realizzato nel 1918 e conservato in una collezione privata in Svizzera.Uno studio a matita di Andromeda è stato venduto all'asta da Christie's nel 2003. ### Descrizione. Il soggetto di questa tela è tratto dalla mitologia greca: si tratta del salvataggio di Andromeda, la principessa dell'Etiopia, da parte dell'eroe Perseo, che sconfigge un mostro marino chiamato Ceto. Nel corso della sua vita, Vallotton riprese più volte questo episodio mitologico: al 1918 e al 1925 risalgono due dipinti ritraenti Andromeda incatenata allo scoglio, mentre nel 1910 l'artista aveva ritratto lo scontro tra l'eroe e la creatura marina in Perseo che uccide il drago, anche se si era preso molte libertà (il mostro, per esempio, ha l'aspetto di un coccodrillo).Anche in questo caso, come in molte opere a tema mitologico dell'artista, sono presenti molte differenze con le opere realizzate nei secoli precedenti su questo tema artistico. Andromeda non è incatenata, ma è in piedi e cerca di richiamare l'attenzione di Perseo, che cavalca Pegaso e sembra dividere in due il cielo nero che fa da sfondo. Andromeda è caratterizzata da un colorito della pelle di un rosa molto acceso. Ceto non sembra una creatura marina, quanto piuttosto l'incrocio tra un toro e un serpente verde. Lo stile pittorico e l'ambientazione presentano delle influenze espressioniste.
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### Titolo: Giove e Semele. ### Introduzione: Giove e Semele (Jupiter et Sémélé) è un dipinto a olio su tela realizzato intorno al 1895 dal pittore francese Gustave Moreau e conservato al Museo Gustave Moreau di Parigi. ### Descrizione. La tela, pervasa da un'atmosfera mistica e simbolica che trae spunto dall'iconografia classica, dal Simbolismo francese e dalle idee originali dello stesso Moreau, presenta una ricca sequenza di personaggi mitologici. Al centro vi è Giove assiso in trono secondo l'iconografia tipica della Maiestas Domini, con gli occhi sbarrati e un'espressione severa e imperscrutabile. Riversa sulla sua coscia sinistra vi è Semele, con il fianco sanguinante e un'espressione terrorizzata. Il piede sinistro di Giove poggia su un serpente che si morde la coda. Ai piedi del colossale trono di Giove spiccano tre figure: Dolore, ammantata di blu e con una spada insanguinata, il dio Pan e la Morte (a destra), che stringe un giglio bianco. In basso a sinistra si vede anche Ecate, che indossa un polos su cui brilla una falce di luna. Nei suoi diari lo stesso Moreau commenta la scena, scrivendo:.
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### Titolo: Gli ateniesi abbandonati al Minotauro nel labirinto di Creta. ### Introduzione: Gli ateniesi abbandonati al Minotauro nel labirinto di Creta (Les Athéniens livrés au Minotaure dans le labyrinthe de Crète) è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1855 dal pittore francese Gustave Moreau e conservato al Museo Municipale di Bourg-en-Bresse. ### Descrizione. Il dipinto rappresenta quattordici giovani ateniesi (sette ragazzi e sette ragazze) nel labirinto di Cnosso, di cui si scorge una parete decorata con bassorilievi a carattere mitologico. La disperazione delle giovani vittime sacrificali è causata dall'avvicinarsi del Minotauro. Il soggetto non era particolarmente diffuso nella pittura francese del XIX secolo, con l'eccezione dell'anno 1807, quando l'episodio del mito di Teseo era il tema del Prix de Rome.
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### Titolo: Fregio della nuova Aula dei deputati. ### Introduzione: Il Fregio per la nuova Aula dei deputati è composto da 50 pannelli dipinti con una tempera cerosa (encausto) su tela da Giulio Aristide Sartorio, tra il 1908 e il 1912. I pannelli formano un nastro lungo di 105 metri ed alto circa 3,75 metri, collocato nella sede originaria nella nuova Aula dei deputati di Palazzo Montecitorio, a Roma. ### Descrizione. Il fregio è lungo quasi 120 metri e alto circa 3,70 ed è collocato all'altezza di 19 metri. La composizione del fregio, concepita in rapporto alla forma architettonica, si divide in due parti, una retta e l'altra curva intorno alla parete della esedra. Sulla prima si trova la visione epica della storia d'Italia, sulla seconda il contenuto lirico della sua civiltà secolare: nel centro è collocata la Giovane Italia sulla quadriga trionfale.Le 280 figure allegoriche che animano l'opera (compresi gli animali) sono rese senza scorcio prospettico e tutte si muovono sullo stesso piano, come nel fregio fidiaco studiato dal Sartorio a Londra nel 1908, e non paiono immemori dell'arte di Michelangelo. Le tonalità che ha utilizzato l'artista sono piuttosto chiare e assieme ai colori scelti conferiscono all'opera uniformità, anche il legame tra pittura ed architettura, sottinteso già a livello progettuale da Basile, rende il fregio come una grande decorazione Liberty, in continuum con le teorie di William Morris.Scrive Bibiana Borzì: «Nell’austero involucro concepito da Basile si muovono cavalli al galoppo, vessilli al vento, una folla di corpi. È una scarica di energia quella emanata dal Fregio e il suo vigore plastico è un inno alla vita, alla rinascita politica, sociale, culturale di un'Italia pronta ad affrontare il domani, proprio sotto gli auspici dell'arte che da sempre la rappresenta nel mondo.»Il fregio è infatti caratterizzato dal dinamismo, dall'energia che si dispiega ritmicamente e unitariamente per tutta la sua lunghezza attraverso il moto ondoso delle immagini allegoriche, e il colore contribuisce a rendere l'animarsi della civiltà del popolo italiano dopo l'unità d'Italia. Sartorio si è autoritratto nel fregio mentre porge alla figura allegorica della Giovane Italia una statuina raffigurante la sua Gorgone.
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### Titolo: Ritratto di san Luigi Gonzaga. ### Introduzione: Il Ritratto di san Luigi Gonzaga è un dipinto a olio su tela di El Greco realizzato circa nel 1582 e conservato in una collezione privata di Santa Barbara negli Stati Uniti d'America. ### Descrizione. Il dipinto rappresenta san Luigi Gonzaga all'età circa di 15 anni. Sul rovescio della cornice è presente uno scudo in un sigillo di ceralacca raffigurante una corona di spine appesa ad una Croce. Questo scudo non appartiene a nessun ordine religioso, quindi rappresenta sicuramente una confraternita. L'espressione dell'adolescente ha un'intensità travolgente, tipica di un giovane mistico. La testa è molto simile a quella del paggio e a quella degli angeli nel Martirio di san Maurizio, che ribadisce l'attribuzione al maestro cretese. Il giovane indossa abiti da studente e il gesto della sua mano destra è quello di un professore che espone una teoria. Il libro su cui poggia la mano sinistra è probabilmente la Summa Theologica di san Tommaso d'Aquino. Per la sua tonalità tenue, modellata in chiaroscuro in modo simile a una grisaglia, ricorda il Ritratto di un medico. Evoca invece qualche ritratto di epoca romana di El Greco, per il modo di rappresentare il volto del personaggio che, nonostante la sua apparente inespressività, sembra pieno di volontà, decisione e fuoco interno. Il colore nero del vestito è di grande densità, con piccole sovrapposizioni grigie che evidenziano le linee di luce.
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### Titolo: L'Africa. ### Introduzione: L'Africa è un ritratto a pastello su carta dell'artista italiana Rosalba Carriera, realizzato nel 1720 circa e conservato alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda. ### Descrizione. Questa bellezza africana ha uno scorpione finto al collo e la testa coperta da un turbante di seta, ricca di piume e gioielli; ella porta alle orecchie degli orecchini con due perle a goccia e il suo collo è cinto da una collanina di perle luccicanti. Il corpo e la testa sono piegati e lo sguardo è rivolto verso la sua sinistra. La sua seconda collana non è chiusa, ma si apre liberamente: metà di perle e metà di corallo rosso, questa collana è tenuta al collo dal peso di un fermaglio, composto da un ramo di corallo scolpito a forma di scorpione; l'altra estremità scende liberamente sul petto. Rosalba Carriera, nata a Chioggia, conosceva la grande tradizione orafa di Venezia. La giovane africana stringe delle vipere nel pugno della mano sinistra: il veleno dello scorpione e quello della vipera sono un segno premonitorio per coloro che vorrebbero penetrare nel cuore dell'Africa. Le ricchezze vengono dai mari che circondano questo continente, soprattutto il corallo rosso e le perle, mentre l'entroterra è vietato agli europei. Anche il sorriso della donna, dalle labbra semiaperte, sembra sinistro. I denti vengono messi in risalto, in quanto all'epoca vi era un'analogia con l'avorio presente nel continente, secondo la descrizione fatta da François Bernier.
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### Titolo: Una sirena. ### Introduzione: Una sirena (in danese: (En) Havfrue) è un dipinto di Elisabeth Jerichau-Baumann del 1873, ultimo di una serie di quattro oli su tela dell'autrice sul tema delle sirene. Fa parte della collezione della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. Uno degli altri dipinti della serie si trova al museo d'arte della Fionia e gli altri due in collezioni private. ### Descrizione. Il dipinto di Baumann del 1873 raffigura una sirena con un'espressione alquanto malinconica e delle alghe tra i capelli, mentre si appoggia ad una roccia in un'acqua poco profonda, con un cielo notturno che sovrasta un mare illuminato dalla luna sullo sfondo. Lo storico dell'arte Sine Krogh ha notato come 'se la sirena molto giovane e innocente di Andersen ha sacrificato la sua vita per il principe terrestre, il cui amore non poté vincere, le sirene di Jerichau Baumann sembrano meno disinteressate o sacrificali. Piuttosto, sembrano più autocoscenti e allettanti mentre giacciono oscillanti vicino alla superficie del mare, coprendo a tradimento la scogliera che potrebbe causare l'incagliarsi delle navi'.
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### Titolo: Il martirio di San Sinforiano. ### Introduzione: Il martirio di San Sinforiano (Le Martyre de saint Symphorien) è un dipinto a olio su tela dell'artista francese Jean-Auguste-Dominique Ingres del 1834, conservato nella cattedrale di Autun. Raffigura il martirio di san Sinforiano, il primo martire cristiano in Gallia. Sebbene Ingres ritenesse il dipinto (completato solo dopo dieci anni di lavoro diligente) uno dei suoi successi maggiori, fu criticato aspramente quando lo espose al Salone di Parigi del 1834. Successivamente è stato considerato un emblema dell'ambizione poco accorta di Ingres di eccellere nei dipinti di storia. Una replica di dimensioni ridotte venne realizzata nel 1865 e oggi si trova al museo d'arte di Filadelfia. ### Descrizione. Il quadro ritrae il proconsole romano Eraclio e le sue guardie che catturano san Sinforiano e gli ordinano di prostrarsi nel tempio della dea pagana Cibele. La madre del santo, che osserva la scena dal muro della città in alto a sinistra, lo esorta ad avere fede e ad affrontare la morte con serenità. Sinforiano le rivolge uno sguardo incoraggiante e sembra formare una X con le braccia e le gambe. Alla dolcezza del viso del santo si contrappongono i littori ai suoi lati, gli sgherri del proconsole dai muscoli ben evidenti. Tutt'attorno si trova una folla che assiste alla scena. Sullo sfondo si vede la porta di Sant'Andrea, che è visibile anche in uno studio dell'opera risalente al 1827. Inizialmente la composizione doveva essere orizzontale, con al centro la figura del generale, ma la struttura mutò in quella attuale forse in seguito al viaggio ad Autun. Lo stile richiama le opere di Raffaello Sanzio, uno degli artisti italiani più ammirati dal pittore di Montauban.
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### Titolo: Il sogno di Ossian. ### Introduzione: Il sogno di Ossian (Le Songe d'Ossian) è un dipinto dell'artista francese Jean-Auguste-Dominique Ingres, realizzato nel 1813. L'opera ritrae il poeta leggendario Ossian che dorme e sogna parenti, guerrieri e divinità che appaiono al di sopra di lui. Ingres fu influenzato dalle opere ossianiche dei suoi contemporanei, come le traduzioni presunte dei poemi di Ossian di James Macpherson, il dipinto di François Gérard Ossian che evoca i fantasmi (1801) e l'opera di Jean-François Lesueur Ossian, ou Les bardes (1803). Il dipinto era stato realizzato per la stanza da letto dell'imperatore dei francesi Napoleone al palazzo del Quirinale a Roma, ma venne riacquistata da Ingres nel 1835. Al dipinto vennero apportate delle modifiche incompiute nella composizione e l'opera venne lasciata in eredità al museo Ingres alla morte dell'artista nel 1867. Sebbene la critica successiva abbia descritto l'opera come una 'grisaglia' e 'bizzarra', altri videro il quadro come caratteristico del neoclassicismo o del romanticismo. ### Descrizione. Ossian è seduto al centro in primo piano, mentre si appoggia alla sua arpa e sogna. Il poeta è accompagnato da un segugio nel paesaggio roccioso. La visione è incorniciata a destra dal figlio di Ossian, Oscar, che impugna una lancia e uno scudo, e a sinistra da una donna che tiene un arco con una mano e tende verso l'altra verso Ossian. La figura è stata interpretata da alcuni come la moglie di Ossian, Evirallina, e da altri come la moglie di Oscar, Malvina. Dietro a questa figura femminile si trova Fingal, il padre di Ossian, che guida un gruppo di guerrieri, alcuni dei quali sono abbracciati da delle donne nude. Al centro del sogno, quattro dee. suonano l'arpa nelle nuvole davanti al dio Starno, seduto e con la barba lunga. L'atmosfera lunare si adatta alla camera da letto dove si trovava originariamente la tela.La fonte letteraria della scena del dipinto si trova in un passaggio di La guerra di Inisthona dai Canti di Ossian di James Macpherson. Il passaggio racconta di come Malvina incanti Ossian e lo addormenti, e di come nel sonno egli sognasse il passato. La scena del sogno è anche presente nel quarto atto dell'opera Ossian, ou Les bardes, che descrive dei soldati in armi e le loro amanti che si trovano anche nel dipinto. L'inclusione delle quattro dee che suonano l'arpa dentro le nuvole potrebbe essere un altro riferimento all'opera lirica.
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### Titolo: La partenza delle truppe del generale Vendôme. ### Introduzione: La partenza delle truppe del generale Vendôme è un grande dipinto ad olio su tela di autore ignoto, conservato presso il MAG Museo Alto Garda di Riva del Garda (ma di proprietà del comune di Trento). ### Descrizione. La tela rappresenta la partenza in barca di gran parte delle truppe di Vendôme, avvenuta il 14 settembre 1703: l'esercito domina il primo piano del quadro e le sue file serpeggiano lungo tutto il fondale; ciononostante, il vero protagonista dell'opera è il paesaggio, uno spaccato molto accurato della città di Riva del Garda e dei territori circostanti, che costituisce anche una preziosa testimonianza di come apparivano certi edifici poi rimaneggiati, caduti in rovina o del tutto scomparsi.
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### Titolo: San Sebastiano (Ludovico Carracci). ### Introduzione: San Sebastiano è un dipinto realizzato da Ludovico Carracci. È un olio su tela (156x11 cm), eseguito nel 1600 circa e conservato presso la galleria Doria Pamphili di Roma. ### Descrizione e stile. Nel dipinto è raffigurato, immortalato dal basso, il santo con il capo inclinato e lo sguardo diretto verso l'alto: la posa, l’atteggiamento e l’intensità lo rendono particolarmente espressivo. Il santo è completamente nudo, tranne per un panno che gli copre le parti basse. Diverse frecce trafiggono il soggetto sul petto e altre, in procinto di colpirlo, sono raffigurate nello spazio circostante. Il chiaroscuro accentua la prestanza della sua fisicità. Alle spalle del santo si trova una colonna dove il soldato poggia le mani, incrociate e fermate da una corda, che lo blocca. Il peso del corpo ricade tutto sulla gamba destra, mentre la sinistra è piegata e poggiata su un blocco di marmo decorato. I colori sono scuri e tetri: in mezzo a queste tinte cupe rifulge, nel suo chiarore che è anche emblema di purezza, il corpo chiaro del santo. Lo sfondo è abbastanza vago, Possiamo solo intravedere delle nuvole e una costruzione in lontananza, perché è San Sebastiano dominare e ad occupare l'intera scena.
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### Titolo: Nudi (Erzsébet Korb). ### Introduzione: Nudi (Aktok) è un dipinto a olio su tela realizzato dalla pittrice ungherese Erzsébet Korb nel 1921 circa e conservato nella galleria nazionale ungherese a Budapest. ### Descrizione. L'opera raffigura una coppia formata da una donna in piedi, con il braccio destro che tocca la spalla sinistra, e un uomo rannicchiato per terra (con alcuni tratti leggermente androgini, come del resto si riscontra nelle figure maschili presenti in altre opere dell'artista). La posizione dell'uomo è tale da non far vedere il suo pube, dandogli un tratto androgino ulteriore. I capelli corti della donna e la sua muscolatura, d'altro canto, le danno un'aria più mascolina. Una nuvola bianca e delle luci provenienti dal cielo illuminano la donna, facendola risaltare maggiormente rispetto allo sfondo dai colori cupi, come una specie di aura. Le aree meno illuminate del corpo consentono di evidenziare i muscoli del suo stomaco, delle cosce e delle gambe.Le figure nude sembrano immerse nel loro dolore, in un paesaggio spoglio, simbolico e senza tempo. Tutta l'opera è piena di malinconia, come dimostrano gli occhi chiusi di entrambi, forse nella soggezione delle cose che avverranno in futuro. Si ritiene che quest'opera possa essere una di quelle che vennero esposte al museo Ernst di Budapest nel 1923. L'opera può essere messa a confronto con altre tele della cerchia di Szőnyi, alla quale Korb apparteneva. Il dipinto, infatti, richiama l'opera Adamo ed Eva del pittore Károly Patkó, che raffigura i due personaggi del libro della Genesi al di sotto di un albero. La luminosità evidenzia alcune parti del corpo dei personaggi e sono presenti delle nuvole scure.I dipinti di Erzsébet Korb sono noti per le loro figure nude, dipinte con uno stile tendente al classico (rispetto alle avanguardie numerose che nascevano in quegli anni in Europa) e che esprimono delle allegorie. I personaggi in questo caso esprimono una malinconia profonda, come quella provata dalla pittrice negli ultimi anni della sua vita, prima di morire all'età di 26 anni nel 1925. == Note ==.
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### Titolo: Avvampante giugno. ### Introduzione: Avvampante giugno o Giugno fiammeggiante (Flaming June) è un dipinto del pittore inglese sir Frederic Leighton, realizzato nel 1895. Dipinto a olio su una tela quadrata di 1200 millimetri per lato, è considerato da molti il capolavoro dell'artista, che mostra la sua natura classicista. Si pensa che la donna ritratta alluda alle figure delle ninfe dormienti e delle naiadi che i greci scolpivano spesso. Avvampante giugno scomparve dalla circolazione all'inizio del Novecento e venne riscoperto negli anni 1960. Poco dopo venne messo all'asta, in un'epoca nota per la difficoltà nel vendere dei dipinti di epoca vittoriana, e non fu venduto a causa del suo prezzo minimo di 140 dollari statunitensi (1126 dollari negli anni 2000). Dopo l'asta, fu subito acquistata dal museo d'arte di Ponce, a Porto Rico. ### Descrizione. Avvampante giugno partì come un motivo per adornare un bagno di marmo per un'altra opera di Frederic Leighton, Sonno estivo. L'autore si affezionò tanto al disegno che decise di crearne un dipinto autonomo. Il quadro raffigura una donna che dorme su una panchina di marmo, mentre sullo sfondo si intravede il mare sul quale si rispecchia il sole al tramonto. La donna sonnolente indossa un abito arancione semitrasparente, che permette allo spettatore di intuire la forma del corpo. Nelle guance c'è un rossore, come se lei sapesse di essere osservata nel sonno, nonostante dorma. Il ramo di oleandro tossico in alto a destra forse simboleggia il collegamento fragile tra il sonno e la morte.Secondo lo storico dell'arte Andrew Graham-Dixon 'la sua posa è vagamente modellata su quella della statua famosa della Notte di Michelangelo, nelle tombe dei Medici a Firenze, che Leighton considerava uno dei raggiungimenti supremi dell'arte occidentale'. La posizione della donna dormiente diede a Leighton molti problemi. Egli fece molti schizzi preliminari per decidere in che modo dovesse distendersi; in particolare, fu difficile far sembrare naturale l'angolo del suo braccio destro. I suoi studi dimostrano che il dipinto passò attraverso almeno quattro schizzi evolutivi prima che Leighton raggiungesse il risultato finale. Di questi studi, quattro sono di nudo e uno del drappeggio. La figura drappeggiata sembra quella meno realistica, provando il bisogno dichiarato di Leighton di disegnare da un modello di nudo per raggiungere una fedeltà alla natura. Avvampante giugno è diventato il quadro più riconoscibile di Leighton. Samuel Courtauld, il fondatore dell'istituto Courtauid, lo definì il 'dipinto più bello che esista'. Il realismo del materiale trasparente indossato dalla donna dormiente, i colori ricchi sbalorditivi e il bordo di marmo ricreato perfettamente sono delle caratteristiche dell'opera di Leighton, così come il suo uso della luce naturale. Egli fece sì che il tramonto nello sfondo sembrasse dell'oro fuso.
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### Titolo: Actea, la ninfa della spiaggia. ### Introduzione: Actea, la ninfa della spiaggia (Actaea, the Nymph of the Shore) è un dipinto a olio su tela del pittore inglese Frederic Leighton, realizzato ed esposto per la prima volta nel 1868. È conservato alla galleria nazionale del Canada. ### Descrizione. Nella mitologia greca Actea era una delle Nereidi, le cinquanta figlie del dio marino Nereo che vivevano nel mar Egeo. La spiaggia rappresentata nel dipinto era familiare a Leighton dalla sua visita a Rodi nel 1867.Il dipinto ritrae una piccola figura intera, nuda, appoggiata su un drappeggio bianco e che giace su una spiaggia. Il paesaggio con il mare, dove nuota un gruppo di delfini, è una visione di una delle isole dei mari greci. Secondo Edgcumbe Staley 'è un'opera bella, piena di grazia ideale e raffinatezza'. D'altro canto, alcuni critici ritennero che la donna sembrava 'una figura di legno e articolata rigidamente, che non sembra trarre alcun godimento dal paesaggio che la circonda'.
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### Titolo: Crenaia, la ninfa del torrente Dargle. ### Introduzione: Crenaia, la ninfa del torrente Dargle (Crenaia, the Nymph of the Dargle) è un dipinto a olio dell'artista inglese Frederic Leighton, realizzato ed esposto per la prima volta nel 1880. Si trova attualmente nella collezione privata di Juan Antonio Pérez Simón, in Messico. ### Descrizione. Nella mitologia greca, Cranae o Crenaia (in greco antico: Κρανάη?, letteralmente 'pietrosa') era, assieme alle sorelle Attide e Cranecme, una delle tre dee delle rocce, dei promontori e delle scogliere.Il quadro raffigura una piccola figura intera che si rivolge verso lo spettatore; il fiume Dargle scorre lungo la tenuta di Powerscourt e forma le cascate che qui sono rappresentate nello sfondo, da cui il nome. La figura in piedi è notevole per i suoi tratti irlandesi: Leighton prese come modella per quest'opera Dorothy Dene. Edgcumbe Staley la definisce la 'meno eclettica di tutte le bellezze femminili di Leighton'. Il suo incarnato è pallido; le sue braccia sono incrociate pudicamente sul petto, in un atteggiamento quasi mistico. Ella è quasi nuda, e il drappeggio che possiede ha un color crema.Per quest'opera Frederic Leighton prese come modella Dorothy Dene, che aveva incontrato pochi mesi prima e che era diventata la sua modella preferita.
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### Titolo: Psamate (Leighton). ### Introduzione: Psamate (Psamathe) è un dipinto a olio su tela del pittore inglese Frederic Leighton, realizzato ed esposto per la prima volta nel 1880. L'opera è conservata alla Lady Lever Art Gallery di Port Sunlight. ### Descrizione. Assieme a Il bacio della sorella, La luce dell'harem, Iostefane e La ninfa del torrente Dargle, l'opera fu tra le più importanti dipinte da Leighton nel 1880. Il soggetto è una fanciulla greca, Psamate, che era una delle Nereidi. L'artista l'ha dipinta mentre siede da sola sulla spiaggia e osserva il mar Egeo, con la schiena rivolta verso lo spettatore. La donna ha i capelli rossi ed è seduta su una coperta rossastra, mentre un vestito bianco le è scivolato fino a terra, scoprendo il dorso nudo.
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### Titolo: Il bagno del cavallo rosso. ### Introduzione: Il bagno del cavallo rosso (Купание красного коня), noto anche come Cavallo rosso che nuota o Balneazione del cavallo rosso, è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1912 dal pittore russo Kuz'ma Petrov-Vodkin e conservato alla Galleria Tret'jakov di Mosca. ### Descrizione. Sulla tela domina la figura del cavallo rosso, che occupa interamente il primo piano ed è talmente grande che le sue orecchie superano il margine superiore del dipinto. A rendere ancora più evidente il cavallo è il colore rosso accesso del suo mantello, in netto contrasto con il blue delle acque che lo circondano. Il cavallo è cavalcato da un giovane fantino completamente nudo, così come gli altri due uomini sullo sfondo con i rispettivi cavalli. La tela mette in evidenza le teorie di Petrov-Vodkin sulla prospettiva curvilinea, come evidenziato dalla forma del bacino d'acque e, in generale, dalla linea semicircolare in cui si collocano i tre cavalli.
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### Titolo: La doccia al reggimento. ### Introduzione: La doccia al reggimento (La douche au Régiment) è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1887 dal pittore francese Eugène Chaperon. ### Descrizione. L'opera rappresenta un momento della vita quotidiana in una caserma, quello della doccia dei soldati. Il dipinto è diviso idealmente in due sezioni distinte, separate dalla linea nera verticale formata dalla cappa della stufa. A destra quattro soldati nudi si lavano, venendo colpiti uno ad uno da un getto d'acqua saparato da un giovane soldato sulla sinistra. Sullo sfondo un lungo spogliatoio attraversa la stanza: si possono scorgere alcuni indumenti appesi e un soldato che sporge dal muro divisorio (a destra), mentre sulla sinistra si intravede un soldato che comincia a spogliarsi. Sulla destra una mezza dozzina di soldati osservano impassibili, forse aspettando il proprio turno. Chaperon ricrea dettagliatamente l'ambiente con accurate rappresentazioni dell'ambiente stesso e degli abiti dei protagonisti. Il critico Sean Kramer ha osservato che nonostante la nudità nell'opera né la presenza di un gruppo di uomini che osservano i loro commilitoni nudi, il quadro non nasconde una vena erotica o voyeuristica, ma è invece una rappresentazione 'quasi scientifica' delle abluzioni personali nell'esercito francese.
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### Titolo: Cristo incoronato di spine (Ter Brugghen). ### Introduzione: Cristo incoronato di spine è il soggetto di un dipinto di Hendrick ter Brugghen. ### Descrizione e stile. La scena è ambientata sotto un porticato: alle spalle di Cristo vediamo un'imponente colonna scanalata e in sfondo a destra un bassorilievo di gusto classico. In primo piano vi è Gesù seduto su blocco di pietra, abbigliato con la veste scarlatta - fulcro coloristico - che per scherno gli fu fatta indossare dopo la flagellazione. Attorno al Signore gli aguzzini sono intenti chi ad incoronarlo di spine, azione ad un tempo denigratoria e violenta, chi a deriderlo. Ter Brugghen in effetti ha qui sintetizzato in un'unica composizione due momenti distinti (per l'appunto l'incoronazione e la derisione) che spesso in pittura si trovano isolatamente raffigurati. I due sgherri in piedi infiggono con forza la corona avvalendosi di bastoni: si vede la copiosa emorragia causata da questa azione brutale. Quello al centro, di cui si scorge il volto, ha un'espressione di compiaciuta malvagità. Il vecchio aguzzino in ginocchio in primo piano porge a Gesù una canna, ingiurioso scettro da abbinare alla corona, mentre il giovane al centro gli rivolge una smorfia volgare. Nella parte in primo piano, dedicata al tormento del Signore, si coglie l'influsso sul Ter Brugghen della pittura di Caravaggio. Maestro che l'artista olandese ebbe modo di studiare, rimanendone profondamente e duraturamente influenzato, negli anni che trascorse in Italia e segnatamente a Roma. Più cose in questa parte del quadro di Copenaghen rimandano all'esempio del Merisi: il sadismo dei manigoldi, il loro abbigliamento contemporaneo, il naturalismo con il quale essi sono resi sulla tela - i piedi nudi e callosi, le vesti sporche e lacere, i denti marci del vecchio -, ed infine il chiaroscuro (sia pure non particolarmente gagliardo). In secondo piano, ai lati, vi sono due gruppi di astanti. Tra essi i personaggi in maggior risalto sono i due, nella parte destra, che vediamo a figura intera, mentre si fronteggiano. L'uomo più a destra, in ricchissimo manto di broccato giallo e rosso ed inturbantato, ha in mano un bastone segno di comando: con ogni probabilità è Pilato. Il vecchio che gli sta davanti è verosimilmente Caifa: tra loro vi è un muto dialogo fatto di sguardi ed espressioni durante il quale il sommo sacerdote manifesta al titubante governatore romano la sua inflessibilità circa la necessità di crocifiggere il Nazareno. Pur permeato di caravaggismo il dipinto del Ter Brugghen mostra evidenti debiti nei confronti dell'arte grafica di due grandi incisori del Cinquecento nordico, quali Luca da Leida e il sommo Dürer. Varie stampe di questi maestri sono indicate quali precedenti qui attentamente studiati e ripresi dal pittore olandese. Il richiamo arcaizzante agli esempi di Dürer e di Luca da Leida potrebbe essere spiegato proprio con la presumibile appartenenza cattolica della committenza di questa ed altre opere di contenuto religioso del Ter Brugghen. In questi quadri, idealmente destinati a rimpiazzare quelli più antichi andati distrutti a causa del furore iconoclasta protestante, si rende omaggio ai vecchi dipinti drammaticamente perduti. Fornendo così ai cattolici composizioni che riecheggiano le opere un tempo venerate nelle loro chiese. Del resto, a proposito di uno dei dipinti di Ter Brugghen più indicativi della sua tendenza alla rievocazione dell'arte del passato, cioè la crocifissione del Metropolitan Museum. - riproposizione dei modi di Matthias Grünewald - si è ipotizzato che esso possa essere il rifacimento, pur attualizzato, di un'opera del secolo precedente andata distrutta. Anche questa tela peraltro è ritenuta il prodotto di una commissione cattolica.