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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Il 26 luglio, Argentina e Stati Uniti si affrontarono al Centenario per l'accesso alla prima finale dei mondiali di calcio. La partita non ebbe storia: lAlbiceleste travolse gli statunitensi con un netto 6-1, grazie alle marcature di Monti e Scopelli e alle doppiette del goleador Stábile e di Peucelle.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
L'indomani fu la volta di Uruguay e Jugoslavia, sempre al Centenario. A sorpresa, gli slavi si portarono in vantaggio dopo appena quattro minuti con Vujadinović, ma l'Uruguay seppe ribaltare il punteggio con un rapido uno-due tra il 18' e il 20', grazie alle reti di Cea ed Anselmo. Quest'ultimo realizzò la propria doppietta personale al 31', mentre, nel secondo tempo, altri due goal di Cea e una marcatura di Iriarte fissarono il punteggio finale in un altro 6-1.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Tabella riassuntiva del percorso Note: In ogni risultato sottostante, il punteggio della finalista è menzionato per primo. Il prepartita
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
L'elevata posta in palio e la grande rivalità tra le due finaliste richiamarono per il match decine di migliaia di tifosi da entrambi i Paesi.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Trentamila argentini attraversarono a bordo di navi (di linea o noleggiate) il Río de la Plata per sostenere l'''Albiceleste, al grido di «Argentina sì! Uruguay no! Vittoria o morte!». Il loro arrivo in massa provocò un intasamento delle banchine di attracco al porto di Montevideo, al punto che diversi tifosi argentini mancarono il fischio d'inizio.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
I cancelli del Centenario furono aperti alle ore 8.00 del mattino (sei ore e un quarto prima del calcio d'avvio) e già alle 12.00 gli spalti erano pieni, nonostante l'accesso allo stadio fosse stato rallentato dalle operazioni di perquisizione degli spettatori da parte della polizia uruguaiana, per evitare che venissero portate all'interno armi. Le preoccupazioni delle forze dell'ordine risultarono fondate: furono infatti sequestrati coltelli, asce, bastoni, bombe carta e pistole.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
I dati dell'epoca parlano di 93.000 spettatori, anche se il referto ufficiale della FIFA ne indica 68.346.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
L'arbitro designato dalla FIFA per la partita fu il belga John Langenus, che aveva già diretto le gare del primo turno Uruguay-Perù e Argentina-Cile, nonché la semifinale Argentina-Stati Uniti. Inizialmente riluttante per il timore di conseguenze per le proprie decisioni arbitrali, Langenus accettò appena due ore prima della sfida, a condizione che venisse stipulata un'assicurazione sulla sua vita in favore della propria famiglia, che subito dopo la partita fosse accompagnato al porto di Montevideo da una scorta armata e che vi fosse una nave pronta a salpare per l'Europa entro un'ora dal fischio finale.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Langenus si recò allo stadio solo dopo aver redatto il proprio testamento e averlo consegnato al console belga a Montevideo.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
All'arrivo al Centenario, Langenus si presentò alla polizia uruguaiana, ma inizialmente fu preso per impostore e arrestato: prima di lui, altre 13 persone si erano infatti spacciate per l'arbitro della finale. Solo l'intervento del console belga e del sarto che aveva preparato la divisa da arbitro convinse i poliziotti che si trattava del vero direttore di gara.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Quali guardalinee della partita furono designati il belga Henry Christophe e il boliviano Ulises Saucedo. Quest'ultimo, nonostante fosse anche l'allenatore della , aveva già arbitrato la gara del primo turno tra Argentina e Messico. Dal canto suo, Christophe aveva diretto l'incontro fra Cile e Messico, nel medesimo gruppo.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
In campo c'erano ben sette calciatori aventi origini italiane: tre per l'Uruguay e quattro per l'Argentina.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
La partita andò in scena in condizioni meteorologiche alquanto insolite per una finale mondiale: Montevideo, nel pieno dell'inverno australe, era ricoperta da una coltre di nebbia e cadeva la neve.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Ambedue le squadre scesero in campo con l'offensivo modulo 2-3-5. L'Uruguay non poté schierare Anselmo, tra i migliori calciatori della Celeste e autore di una doppietta in semifinale, perché fu vittima di un attacco di panico probabilmente causato dal timore di una dura marcatura da parte di Luis Monti. Anselmo fu rimpiazzato da Castro, centravanti che aveva perduto sul lavoro a 13 anni la mano destra ed era soprannominato El Manco (il monco).
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Subito dopo l'entrata in campo delle due squadre, si verificò la prima controversia. Entrambe le nazionali recarono infatti con loro un pallone da calcio, pretendendo che fosse scelto per giocare la finale. Con l'ausilio di una monetina, Langenus decise salomonicamente di far giocare il primo tempo con il pallone argentino e il secondo con quello uruguaiano: quest'ultimo sarebbe stato al centro delle polemiche post-partita degli argentini a causa della sua forte durezza e del suo peso eccessivo.
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La gara fu disputata a viso aperto da entrambe le nazionali, che diedero vita ad una delle più spettacolari finali mondiali di sempre.
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Al 12' Cea servì Scarone, il quale, superato Monti, passò la palla a Dorado, che portò in vantaggio l'Uruguay con un tiro rasoterra da destra.
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Dopo soli otto minuti, gli argentini trovarono però il pareggio grazie alla rete del centravanti Peucelle, su assist di Varallo.
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Galvanizzata dalla marcatura, l'Argentina proseguì nel proprio pressing. Al 37' il capitano biancoceleste Ferreira servì nell'area avversaria Stábile, il quale portò in vantaggio gli ospiti con una forte conclusione, nonostante le vibranti proteste uruguaiane per un presunto fuorigioco. Per El Filtrador si trattò dell'ottavo goal nel mondiale, ergendosi pertanto a miglior marcatore della competizione.
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Il primo tempo si chiuse con l'Argentina in vantaggio per 2-1. Durante l'intervallo, nello spogliatoio uruguaiano, Andrade rimproverò i compagni di squadra, esortandoli al massimo impegno per evitare un'umiliante sconfitta casalinga. Nasazzi non fu da meno, sfogando la propria rabbia con un pugno sul muro dello spogliatoio, su cui rimasero impresse le impronte delle nocche lasciate dalla violenza del colpo.
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Anche la ripresa, tuttavia, fu iniziata meglio dall'Argentina. Monti mancò l'occasione del 3-1 e Varallo colpì una clamorosa traversa.
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Le due occasioni fallite dagli argentini furono decisive. Al 57', Cea, su assist di Scarone, riportò il punteggio in parità; undici minuti dopo, sempre Cea servì Iriarte, che realizzò, con un potente tiro dalla lunga distanza, la rete del 3-2 per l'Uruguay.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
L'Argentina tornò in attacco alla disperata ricerca del pareggio, costruendo diverse occasioni nitide: Francisco Varallo sfiorò il 3-3, ma José Andrade salvò in spaccata sulla linea di porta. A due minuti dalla fine, Stábile sfiorò la traversa, ma, nel capovolgimento di fronte, Dorado crossò per Castro, che, di testa, siglò il definitivo 4-2 per l'Uruguay.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Come promesso, al termine della partita, Langenus fu immediatamente accompagnato dalla polizia uruguaiana al porto di Montevideo, senza neppure passare per gli spogliatoi e con ancora addosso la divisa da arbitro. La nave, il transatlantico italiano Duilio, non poté però salpare per l'Europa prima del giorno seguente a causa della nebbia.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
L'Argentina visse invece la sconfitta contro i rivali come un'ingiustizia. L'opinione pubblica del Paese accusò i calciatori uruguaiani di gioco brutale e violento e l'arbitro Langenus di parzialità, per aver sorvolato su molti episodi in favore dei padroni di casa.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
I media e i tifosi argentini non risparmiarono però neanche i propri calciatori, criticandoli per scarso impegno nella finale e tacciandoli di codardia.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
I calciatori argentini si giustificarono, lamentandosi per il trattamento ricevuto dai tifosi uruguaiani per tutto il mondiale. Francisco Varallo asserì che il ritiro argentino era stato continuamente preso d'assalto da esagitati che di giorno insultavano i calciatori dell'Albiceleste in allenamento e di notte non li lasciavano dormire. In particolare, la notte prima della partita decine di tifosi uruguaiani si sarebbero assiepati sotto l'hotel dell'Argentina, intonando cori e producendo schiamazzi per disturbare il sonno dei calciatori avversari, senza che la polizia locale fosse intervenuta.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Ancora, gli argentini denunciarono un clima fortemente intimidatorio quando, dopo l'intervallo della finale, tornarono in campo in vantaggio per 2-1. Monti affermò che, all'uscita dallo spogliatoio, gli argentini si trovarono di fronte circa 300 militari con le baionette spiegate. La scena avrebbe intimorito i giocatori biancocelesti, al punto che Fernando Paternoster avrebbe confidato ai compagni: «Meglio che perdiamo, altrimenti qui moriamo tutti»; mentre Luis Monti avrebbe domandato: «Cosa vogliono, che faccia l'eroe per una partita di calcio?».
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Lo stesso Monti dichiarò, tempo dopo, di aver addirittura ricevuto minacce di morte per sé e per la propria famiglia alla vigilia della gara.
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Anche gli uruguaiani, tuttavia, lamentarono minacce di morte ricevute da anonimi tifosi argentini prima del match.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Le forti polemiche post-partita portarono alla rottura delle relazioni tra le due Federazioni calcistiche (e si ripercossero negativamente anche sui rapporti diplomatici tra le rispettive nazioni), al punto che solo due anni dopo, il 15 maggio 1932, le rispettive nazionali tornarono a sfidarsi.
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Finale del campionato mondiale di calcio 1930
Il 30 agosto 2010 scomparve, all'età di 100 anni, Francisco Varallo, ultimo sopravvissuto tra i calciatori scesi in campo in occasione della finale.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Kepler-7%20b
Kepler-7 b
Kepler-7 b è un pianeta extrasolare che orbita attorno alla stella Kepler-7, distante 3377 anni luce dal sistema solare, nella costellazione della Lira. La sua massa è all'incirca 138 volte quella terrestre, il 43% di quella di Giove, nonostante il suo raggio sia maggiore di quest'ultimo (1,48 RJ). Ha infatti una densità molto bassa, pari a 166 kg/m³, sette volte meno di Giove, il che lo rende il secondo pianeta scoperto più rarefatto conosciuto, secondo solo a WASP-17b
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https://it.wikipedia.org/wiki/Kepler-7%20b
Kepler-7 b
La stella madre del pianeta, Kepler-7, è una nana gialla leggermente più massiccia del Sole del 35%, con un raggio 1,84 volte superiore ed una temperatura prossima ai 6000 K. Pare essere, secondo i modelli evolutivi, nella parte finale della sua permanenza nella sequenza principale
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https://it.wikipedia.org/wiki/Kepler-7%20b
Kepler-7 b
Il pianeta è stato scoperto nella prima ondata di scoperte tramite la Missione Keplero, nelle prime 6 settimane di osservazioni. Kepler è un satellite puntato in direzioni di stelle simili al Sole alla ricerca di pianeti adatti ad ospitare la vita tramite il metodo del transito. Le prime scoperte furono annunciate il 4 gennaio 2010 nella riunione invernale dell'American Astronomical Society, a Washington.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Kepler-7%20b
Kepler-7 b
Kepler-7 b è un pianeta gioviano caldo, la sua distanza dalla stella madre, 0,06 UA, è infatti notevolmente inferiore a quella di Mercurio dal Sole. Ha una densità del 17% di quella dell'acqua, paragonabile ad esempio a quella del polistirene. Di tutti i pianeti finora scoperti, solo WASP-17b sembra meno denso di Kepler-7 b.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Futaba%20%28azienda%29
Futaba (azienda)
La è un'azienda giapponese con sede a Mobara, nella prefettura di Chiba, che opera prevalentemente nel settore dell'elettronica.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Futaba%20%28azienda%29
Futaba (azienda)
Futaba Corporation fu fondata nel 1948 come azienda di produzione e vendita di tubi a vuoto per ricevitori radio. Utilizzando la tecnologia dei tubi a vuoto iniziò la produzione di display fluorescenti nel 1962. Futaba successivamente iniziò la produzione di sistemi RC (radiocomando) i quali oggi rappresentano uno dei due core business dell'azienda. Seguì lo sviluppo di componenti in plastica e moduli VFD a completare la linea dei prodotti. L'azienda ancora oggi produce la componentistica meccanica ed elettronica all'interno delle proprie unità produttive.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Futaba%20%28azienda%29
Futaba (azienda)
La distribuzione in nord America è Hobbico, Ripmax nel Regno Unito, Robbe in Germania e altri nel mondo.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Futaba%20%28azienda%29
Futaba (azienda)
Marchi concorrenti sono FrSky, Hitec, Spektrum RC (Horizon Hobby, LLC.), Airtronics (Sanwa-Denshi), Japan Remote Control Co. (JR), Graupner e Multiplex Modellsport.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Futaba%20%28azienda%29
Futaba (azienda)
Display fluorescenti a vuoto (Vacuum Fluorescent Display) sono l'altro settore in cui l'azienda opera da decenni.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Futaba%20%28azienda%29
Futaba (azienda)
Un radiocomando Futaba è usato nel film Back to the Future quando "Doc" guida la DeLorean a distanza.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Norgesmesterskapet%201971
Norgesmesterskapet 1971
La Norgesmesterskapet 1971 di calcio fu la 66ª edizione del torneo. La squadra vincitrice fu il Rosenborg, che vinse la finale contro il Fredrikstad con il punteggio di 4-1.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cirillo%20VI%20Tanas
Cirillo VI Tanas
Seraphim Tanas nacque a Damasco nel 1680. I suoi genitori, Nasr e Sispina Saifi, erano cattolici di rito greco. Suo zio materno, Euthymios Saifi, eparca di Sidone, si impegnò ad educarlo nella fede cattolica. Dopo averlo ordinato diacono, lo inviò in Europa per proseguire i suoi studi di teologia: il 4 maggio 1702 fu ammesso nel Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide a Roma. Terminati i suoi studi lasciò Roma il 23 agosto 1710, ritornò a Sidone presso suo zio, che, in questo stesso anno, lo ordinò prete.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cirillo%20VI%20Tanas
Cirillo VI Tanas
Nel 1711 il patriarca greco-ortodosso di Antiochia Cirillo V Zaim lo chiamò presso di sé a Damasco, lo ordinò corepiscopo e predicatore ufficiale del patriarcato greco-ortodosso. Nello stesso periodo entrò nell'Ordine Basiliano Salvatoriano.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cirillo%20VI%20Tanas
Cirillo VI Tanas
Nel 1712 i cattolici di San Giovanni d'Acri lo elessero vescovo della loro città. Prima di accettare, Seraphim Tanas consultò Propaganda Fide, in quanto San Giovanni d'Acri apparteneva al patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, dove maggiore era l'ostilità nei confronti dei prelati favorevoli al cattolicesimo. Propaganda rispose che l'elezione era valida solo se Tanas fosse riuscito a sottomettere San Giovanni d'Acri al patriarcato di Antiochia. Cosa impossibile: per cui Tanas dovette rinunciare ad occupare quella sede.
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Cirillo VI Tanas
Nello stesso periodo Seraphim Tanas si recò a Roma per questioni riguardanti la Chiesa maronita. Contestualmente presentò a papa Clemente XI un rapporto sui progressi del cattolicesimo in Siria e confermò che il patriarca Cirillo V era, almeno nelle intenzioni, cattolico ed aspettava un invito di Roma per redigere un atto formale di fede cattolica. Tramite Tanas il papa inviò un breve apostolico a Cirillo V, il 9 gennaio 1716, invitandolo a dichiararsi pubblicamente cattolico. Questi redasse una professione di fede che inviò a Roma tramite il suo fidato collaboratore Seraphim Tanas. Il 21 maggio 1718 il papa rispose con un altro breve, servendosi ancora una volta di Seraphim Tanas come suo ambasciatore.
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Cirillo VI Tanas
Il 5 gennaio 1720 moriva Cirillo V ed il suo successore Athanasios III Dabbas favorì una recrudescenza della persecuzione contro il partito cattolico del patriarcato di Antiochia: molti preti di tendenze cattoliche finirono in carcere, ed anche alcuni vescovi, tra cui Euthymios Saifi, zio di Seraphim Tanas. Athanasios morì il 28 luglio 1724.
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Cirillo VI Tanas
Nel successivo sinodo fu eletto nuovo patriarca Seraphim Tanas con il nome di Cirillo VI. Fu consacrato vescovo il 1º ottobre 1724 nella cattedrale patriarcale di Damasco. Questa elezione fu tuttavia contestata dal patriarca ortodosso di Costantinopoli, Geremia III, per le eccessive influenze cattoliche nell'elezione di Tanas; questi fu scomunicato da Geremia, che impose un nuovo patriarca sulla sede antiochena, Silvestro di Aleppo, consacrato l'8 ottobre. Il sultano di Costantinopoli ritirò il riconoscimento iniziale dato a Cirillo VI per appoggiare il patriarca Silvestro, che iniziò a perseguitare i sostenitori di Cirillo e tutti coloro che nel patriarcato antiocheno erano favorevoli all'unione con la Chiesa cattolica, specialmente a Damasco e ad Aleppo, e fece confiscare tutte le chiese delle comunità cattoliche. Cirillo VI dovette fuggire in Libano per evitare l'arresto. Si venne così a creare uno scisma all'interno del patriarcato ortodosso antiocheno, che portò alla nascita della Chiesa cattolica greco-melchita.
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Cirillo VI Tanas
La Santa Sede si mosse con grande cautela. Solo l'8 luglio 1729 Propaganda Fide pubblicò il decreto di approvazione dell'elezione "valida e libera" di Cirillo VI, approvazione che era stata data già il 15 marzo precedente. Il 13 agosto il cappuccino Doroteo della Santissima Trinità fu incaricato di esigere ed esaminare la professione di fede di Cirillo VI. Il pallio fu assegnato solo il 29 febbraio 1744.
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Cirillo VI Tanas
La cautela di Roma era doppiamente motivata. Da una parte non si voleva la divisione del patriarcato antiocheno, e solo le persecuzioni di Silvestro convinsero la Santa Sede a confermare l'elezione di Cirillo. Inoltre questi, come suo zio Euthymios, era favorevole ad una certa latinizzazione dei riti e dei costumi greco-melchiti, sostenuto dai missionari latini, soprattutto i Francescani. Nel breve a Doroteo della Santissima Trinità Roma chiedeva espressamente che Cirillo rinunciasse ad ogni tentativo di modificare il rito bizantino e che fossero ripristinati tutti gli usi antichi, precedenti alle modifiche di Euthymios e dello stesso Cirillo. Il problema della latinizzazione del rito greco continuò ad agitare gli animi nella Chiesa melchita, fino al pronunciamento definitivo di papa Benedetto XIV, che il 24 dicembre 1743, con la bolla Demandatam caelitus, pose fine alla latinizzazione e ad ogni tentativo di modificare il rito greco; inoltre proibì ai missionari latini di accettare fedeli di rito greco nel rito latino.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cirillo%20VI%20Tanas
Cirillo VI Tanas
Cirillo VI Tanas convocò diversi sinodi della Chiesa melchita (1736, 1751 e 1756) al fine di dare una struttura alla Chiesa melkita, ma senza un pieno successo.
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Cirillo VI Tanas
Nel 1759 Cirillo VI, anziano e malato, scelse il sacerdote Michel Jawhar come suo successore; il 30 luglio 1759 convocò un sinodo dei vescovi melchiti, dove rassegnò le dimissioni. Jawhar fu eletto patriarca assumendo il nome di Atanasio. Fu consacrato vescovo il giorno successivo, 31 luglio, da Cirillo VI, che morì pochi mesi dopo, il 10 gennaio 1760.
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Cirillo VI Tanas
Roma tuttavia non confermò né l'abdicazione di Cirillo VI né di conseguenza l'elezione di Jawhar ed il 1º agosto 1760 nominò patriarca, successore di Cirillo VI, il soarita Massimo II Hakim.
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Cirillo VI Tanas
Constantin Bacha, L'élection de Cyrille VI Thanas au patriarcat d'Antioche, in Echos d'Orient X (1907), pp. 200–206
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https://it.wikipedia.org/wiki/Tagliuno
Tagliuno
Tagliuno (Taü in dialetto bergamasco) è la sede comunale del comune bergamasco di Castelli Calepio posta oltre l'autostrada A4.
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Tagliuno
La località è un piccolo villaggio agricolo di antica origine, da sempre costituito in comune e parrocchia.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Tagliuno
Tagliuno
Tagliuno si fuse per la prima volta con Calepio su ordine di Napoleone, ma gli austriaci annullarono la decisione al loro arrivo nel 1815 con il Regno Lombardo-Veneto.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Tagliuno
Tagliuno
Dopo l'unità d'Italia il paese crebbe da duemila a quattromila abitanti. Fu il fascismo a decidere la soppressione del comune unendolo a Castelli Calepio.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Kai%20Nilsen
Kai Nilsen
Nilsen debuttò per il Fredrikstad in data 30 luglio 1961, in una sfida contro lo Steinkjer. Nello stesso anno, il club vinse l'edizione stagionale della Coppa di Norvegia, ma Nilsen non giocò la finale e per questo non poté fregiarsi del titolo, come previsto dalle regole di allora.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Kai%20Nilsen
Kai Nilsen
Nel 1965, passò al Lisleby. Dopo due stagioni in forza a questo club, fece ritorno al Fredrikstad. Raggiunse la finale della Coppa di Norvegia 1971, dove fu però il Rosenborg ad imporsi. Si ritirò nel 1973.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa%20di%20San%20Carlo%20Borromeo%20%28Brusio%29
Chiesa di San Carlo Borromeo (Brusio)
La chiesa di San Carlo Borromeo è un edificio religioso che si trova a Brusio, nel Cantone dei Grigioni.
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Chiesa di San Carlo Borromeo (Brusio)
La struttura viene citata per la prima volta in documenti storici risalenti al 1439. Nel 1618 venne completamente ricostruita e venne ripetutamente rimaneggiata nel corso del XX secolo.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Songthaew
Songthaew
Un songthaew (in alfabeto thai: สองแถว, in alfabeto lao: ສອງແຖວ, trasl. IPA: , letteralmente: due file) è un veicolo per il trasporto pubblico di passeggeri utilizzato in Thailandia e Laos. Viene utilizzato anche in Malaysia, dove è chiamato dua baris, ed in Birmania, dove prende il nome di lain ka (dall'inglese line car).
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https://it.wikipedia.org/wiki/Songthaew
Songthaew
Il servizio viene offerto con dei pick-up o dei camioncini i cui cassoni posteriori sono aperti sui lati, hanno il tetto coperto e sono provvisti sui fianchi di 2 panche dove siedono i viaggiatori, che vi accedono dal lato posteriore. Nei modelli più grandi si trova a volte una terza panca centrale. Alcuni passeggeri siedono nell'abitacolo a fianco dell'autista e, in caso di sovraffollamento, altri stanno in piedi all'interno del cassone o al suo esterno sul lato posteriore, dove si trovano apposite pedane e maniglioni di sostenimento.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Songthaew
Songthaew
I songthaew svolgono il loro servizio prevalentemente sul territorio comunale, dove integrano o sostituiscono il normale esercizio di autobus urbani. Vengono usati anche per il trasporto in ambito provinciale, in tale caso si utilizzano soprattutto i veicoli più grandi. Di solito i percorsi e le tariffe del trasporto sono prefissati, ma in alcuni casi, come nella città di Chiang Mai, si può scegliere il percorso, fissare il prezzo della corsa con l'autista e durante il tragitto possono accedervi altri passeggeri che a loro volta pagano per il tratto percorso. In altre località, concordare il tragitto con un songthaew che non abbia altri passeggeri a bordo, equivale all'utilizzo di un normale taxi ed è più costoso.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Songthaew
Songthaew
A seconda della località, l'indicazione della destinazione può essere scritta su una targa anteriore oppure la destinazione varia con il colore della vettura. Il songthaew si ferma in qualsiasi punto del tragitto per far salire o scendere i passeggeri. Per scendere si schiaccia un pulsante ed il conducente si ferma sul posto, nel caso il pulsante mancasse si deve comunicare a voce l'invito a fermarsi. Il pagamento avviene dopo che il passeggero è sceso: si avvicina ad un finestrino dell'abitacolo di guida e paga direttamente all'autista.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Orson%20Charles
Orson Charles
Considerato uno dei migliori prospetti tra i giocatori nel ruolo di tight end disponibili nel Draft 2012, il 28 aprile Charles fu scelto nel corso del quarto giro dai Cincinnati Bengals. Nella sua stagione da rookie disputò tutte le 16 partite della stagione regolare, 6 delle quali come titolare, facendo registrare 8 ricezioni per 101 yard. Nella successiva scese in campo in tredici gare, nessuna come titolare, ricevendo un solo passaggio da 8 yard. Fu svincolato alla fine della pre-stagione 2014.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Per%20Haftorsen
Per Haftorsen
Haftorsen vestì la maglia dello Haugar dal 1967 al 1970. Successivamente passò al Fredrikstad, dove raggiunse anche la finale della Coppa di Norvegia 1971: in questa sfida, però, fu il Rosenborg ad imporsi. Il club retrocesse nella 2. divisjon al termine del campionato 1973. Haftorsen rimase però in forza al Fredrikstad per un'altra stagione. Tornò poi allo Haugar nel 1975, restandovi fino al 1978. Entrò a far parte della Hall of Fame di quest'ultima squadra.
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Per Haftorsen
Conta 11 presenze per la . Esordì il 10 giugno 1969, quando giocò nella sconfitta per 1-3 contro la .
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https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa%20di%20San%20Bartolomeo%20dei%20Vaccinari
Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
La chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari era una chiesa di Roma, nel rione Regola. Essa era collocata in via della Regola, oggi denominata a ricordo dell'antico edificio via di San Bartolomeo dei Vaccinari, che collega la moderna via Arenula con piazza delle Cinque Scole. Fu demolita attorno al 1885 per la costruzione di via Arenula; l'altare maggiore fu ricollocato nella Chiesa della Beata Vergine del Rosario (Asmara) in Eritrea.
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Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
La chiesa è menzionata per la prima volta in una bolla di papa Urbano III del 1186 tra le chiese filiali di San Lorenzo in Damaso con il nome di Santo Stefano de cacabariis. Nella seconda metà del XIV secolo è ricordata con il nome di Santo Stefano de Benedectinis, indizio che a quell'epoca essa apparteneva ai Benedettini. Dal 1408 e fin dopo la metà del Cinquecento assume il cognome de silice, fino ad assumere quello dei Vaccinari con papa Pio V. Era conosciuta anche come santo Stefano de Arenula, dal nome del rione in cui era collocata la chiesa: così è riportata nel catalogo di Torino (nº 349).
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Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
La chiesa fu sede di una parrocchia senza fonte battesimale in quanto filiale di San Lorenzo in Damaso; in una visita del 1560 si dice che « ha da 16 a 20 case che sono dei vaccinari e genti povere e che sta maltrattata e poco monda ». Con Pio V nel 1570 smise le sue funzioni parrocchiali e fu affidata alla confraternita dei conciatori di pelli, chiamati a Roma vaccinari; essi fecero riedificare la chiesa nel 1723 dedicandola al loro santo patrono, l'apostolo Bartolomeo. Nello scavo per la costruzione del nuovo edificio fu trovata una gran quantità di corna, indizio della presenza dei vaccinari nella zona.
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Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
L'interno della chiesa era a navata unica con due altari laterali per lato. Il quadro dell'altare maggiore raffigurante il santo titolare era di Giovanni De Vecchi (1536-1614); gli altri altari erano decorati con tele di Jacopo Zoboli (1681-1767) e di Michelangelo Cerruti (1663-1748).
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https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa%20di%20San%20Bartolomeo%20dei%20Vaccinari
Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
Mauro Quercioli, Rione VII Regola, in AA.VV, I rioni di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000, Vol. II, p. 493
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Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
Estratto della mappa XXVIII della Forma Urbis Romae di Rodolfo Lanciani, con l'indicazione topografica della chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
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Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari
Pianta di Giovanni Battista Nolli (Nuova Topografia di Roma, 1748), con l'indicazione topografica della Chiesa di San Bartolomeo dei Vaccinari (n. 748)
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Dieter Schlüter
Dieter Schlüter è un ingegnere tedesco che ha sviluppato il primo modello radiocomandato di elicottero, poi commercializzato come scatola di montaggio. Sul finire del 1969 fu il primo al mondo a riuscire nell'intento di far volare un elicottero radiocomandato. Nel giugno del 1970 volò il primo modello interamente autocostruito che stabilì il record mondiale di distanza e durata di volo; rispettivamente 11,5 km e 28 minuti. Il successo fece richiedere agli appassionati di modellismo aereo la costruzione e la vendita di modelli, Schlüter lavoratore autonomo della KFZ-Sachverständiger fece del proprio hobby la sua professione. Alla fine del 1971 vendette 300 scatole di montaggio di elicotteri con ordinativi per altri 500. Sulla via del successo commerciale si creò a Norimberga la ditta HEGI, la produzione e la commercializzazione su licenza alla Graupner per la Germania e alla Kalt per il Giappone. All'inizio del 1974 come professionista indipendente si crea la "Schlüter-Hubschrauber-Modellbau" a Mühlheim am Main fornitrice di rivenditori in tutto il mondo. Tra il 1975 e il 1981 costruì modelli radiocontrollati diversi da elicotteri, come navi, aerei. Nel 1986 vendette la sua azienda alla Robbe Modellsport con la condizione di essere per tre anni progettista nella stessa azienda. Fondò l'ufficio tecnico "Ingenieur-Büro für Konstruktion und Dokumentation" a Wiesbaden, sviluppando tra gli altri i modelli Junior 50, Scout 60, Magic ed altri diversi accessori per il catalogo Robbe. Per impieghi industriali creò modelli radiocomandati di elicotteri sotto il nome "Aero-Tec Helicopter-Technik GmbH", nel 1997 controllata da Uwe Welter. Schlüter continua l'attività di progettista in altri campi come barche sportive e yacht.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Dieter%20Schl%C3%BCter
Dieter Schlüter
Dieter Schlüter, Hubschrauber ferngesteuert 14ª edizione, Neckar-Verlag, Villingen-Schwenningen, 2007, ISBN 3-7883-3126-7 (Das Standardwerk des Erfinders des Modellhubschraubers).
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https://it.wikipedia.org/wiki/Dieter%20Schl%C3%BCter
Dieter Schlüter
Dieter Schlüter, Die Geschichte des Modellhubschraubers und andere Erinnerungen, Neckar-Verlag, Villingen-Schwenningen, 2007, ISBN 978-3-7883-0695-3 (Modell-Spezial), (Die Lebensgeschichte vom „Vater des Modellhubschraubers“).
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https://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteche%20della%20tarda%20antichit%C3%A0
Biblioteche della tarda antichità
Con l'affermazione ufficiale del cristianesimo e le vicissitudini politiche all'inizio del V secolo d.C., la letteratura che si sviluppò in quell'epoca non poteva più essere ospitata da biblioteche laiche già in esistenza, ma richiedeva una sua propria e appropriata collocazione. Le biblioteche della Tarda antichità furono appunto create a tale scopo, presso chiese, monasteri, conventi e altri simili luoghi religiosi, diffondendosi ed affermandosi in tutta l'Europa in un graduale sviluppo che si concluse con le biblioteche la struttura delle quali è tuttora in funzione adattata ai vigenti sistemi moderni.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteche%20della%20tarda%20antichit%C3%A0
Biblioteche della tarda antichità
Con gli inizi del V secolo d.C., l'Impero Romano aveva subito due cambiamenti fondamentali, uno politico e l'altro spirituale. Si era diviso in due metà, ciascuna governata dal proprio imperatore: quella occidentale con capitale Ravenna o Milano, e quella orientale con capitale Costantinopoli. In entrambe il cristianesimo era emerso come la religione prevalente.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteche%20della%20tarda%20antichit%C3%A0
Biblioteche della tarda antichità
L'ascesa e il trionfo del cristianesimo ebbe un profondo effetto sulla letteratura: elevò la religione ad interesse predominante. Certo, esistevano ancora scrittori, sia in greco che in latino, che trattavano di temi "secolari", ma erano una minoranza in confronto ai grandi autori cristiani, tipo Basilio o Eusebio in greco, Agostino o Girolamo in latino. Ci fu una pletora di studi sui testi della Bibbia, commentari ed interpretazioni sui suoi passi testuali, discussioni sulla natura del Divino, diatribe contro opinioni ritenute eretiche, e così via. Tale letteratura era fuori luogo nelle biblioteche pubbliche esistenti: i libri religiosi dovevano esser contenuti nelle loro proprie biblioteche - che cominciarono infatti a fiorire presso le chiese cristiane, i monasteri e altre simili istituzioni, estendendosi per tutto il mondo conosciuto durante il Medioevo e gradualmente evolvendosi nelle biblioteche che conosciamo oggi.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteche%20della%20tarda%20antichit%C3%A0
Biblioteche della tarda antichità
Delle due metà dell'Impero Romano, quella orientale, che venne chiamata "Impero bizantino", se la cavò molto meglio di quella occidentale. L'Impero d'Occidente non durò molto a lungo: nel V e VI secolo, le invasioni dei Goti, dei Vandali e di altre tribù migratorie misero la Spagna, la Gallia e gran parte dell'Italia sotto il dominio di re barbari. L'Italia aveva ospitato biblioteche cittadine su tutta la penisola durante gli opulenti giorni dell'Impero Romano - sparirono completamente man mano che tutte le città cadevano sotto il controllo degli Ostrogoti nel VI secolo. Dopo Giustiniano, l'imperatore che regnò dal 527 al 565 e che era stato nominato per scacciare gli invasori e gli eserciti del quale per vent'anni tribolarono in tale impresa, gran parte dell'Italia centrale divenne teatro di guerre distruttive, con Roma stessa assediata e saccheggiata. Ai tempi di Augusto e di Traiano, quando la città alloggiava splendide biblioteche, aveva una popolazione di circa un milione di abitanti; durante gli anni sanguinosi delle invasioni la popolazione diminuì fino ad un minimo di 30.000 residenti. Devastata e rimpicciolita, Roma non aveva capitali per sostenere biblioteche o bibliotecari di sorta.
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Biblioteche della tarda antichità
L'Impero d'Oriente, evitate le invasioni dei barbari, godette di più tranquillità e durò quindi più a lungo, fino al 1453, quando i turchi completarono la loro conquista della regione con la cattura di Costantinopoli. Questa città, fondata da Costantino il Grande nel 324, venne da lui dichiarata capitale imperiale nel 330 invece di Roma e dopo che l'impero si spezzò in due, rimase capitale della metà orientale. A Costantinopoli si trovava il palazzo dell'imperatore e lì era anche la residenza di uno dei quattro patriarchi che erano a guida del mondo cristiano orientale (gli altri stavano ad Antiochia, Gerusalemme ed Alessandria d'Egitto). Costantinopoli gradualmente incrementò la sua statura politica anche con rinomanza culturale: nel 425, l'Imperatore Teodosio II stabilì trentuno cattedre professoriali, principalmente in retorica, greco e latino, più alcune in giurisprudenza, creando quindi l'equivalente di un'università. Successivamente, durante il regno di Giustiniano, la costruzione di Santa Sofia diede alla città un'opera architettonica di eccellente qualità, mentre la compilazione del Codice giustinianeo - magistrale compendio di leggi romane commissionato dall'imperatore - elevò la capitale ad importante centro di studi legali. Costantinopoli vantava tre biblioteche principali, due di tipo essenzialmente "secolare": una era all'università ad uso della facoltà e degli studenti; l'altra era al palazzo ad uso della famiglia imperiale e dei funzionari statali. La biblioteca universitaria pare esser esistita fino al Pieno Medioevo, mentre quella del palazzo imperiale fino alla presa di Costantinopoli da parte dei turchi nel 1453. La terza biblioteca era una collezione teologica presso la sede del Patriarcato.
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Biblioteche della tarda antichità
Queste tre biblioteche rappresentarono le biblioteche fondamentali dell'impero orientale, poiché possibili rivali altrove entro i suoi confini si vennero gradualmente ad estinguere, specialmente dopo che la conquista araba del Vicino Oriente tra il 636 ed il 642 mise la Siria, la Palestina e l'Egitto sotto il dominio mussulmano. La famosa biblioteca di Alessandria era già scomparsa dal 270 d.C. La seconda rinomata biblioteca alessandrina si trovava presso il tempio del dio Serapide, il Serapeo, che era stato raso al suolo nel 391, quando Teofilo, patriarca di Alessandria ed uomo dal temperamento violento, con zelo eseguì il decreto dell'Imperatore Teodosio II che imponeva la chiusura di tutti i templi pagani di culto. La biblioteca però pare sopravvisse alla distruzione ed era ancora attiva quando Alessandria capitolò agli arabi nel 642, se dobbiamo credere un pittoresco racconto conservato dalle fonti arabe stesse. Si narra che un sapiente greco, che era amico del comandante dell'esercito che prese la città, gli chiese la biblioteca come dono. Il comandante prudentemente riferì la richiesta al suo signore supremo, il Califfo Omar, che rispose: "Se questi scritti dei greci sono d'accordo con il Libro di Dio, allora sono inutili e non hanno bisogno di esser conservati; se invece differiscono, allora sono pericolosi e devono esser distrutti." Furono appunto distrutti, consegnati alle terme della città da usarsi come combustibile e, la storia conclude, furono sufficienti ad alimentare le numerose fornaci per sei mesi.
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Biblioteche della tarda antichità
Dopo il 642, la biblioteca patriarcale di Costantinopoli quasi sicuramente aveva la migliore collezione teologica dell'impero orientale, poiché le città dove esistevano altre rinomate collezioni - le città dove si era affermato il cristianesimo e dove vivevano i Padri della Chiesa, raccogliendo quelle opere che servivano loro per portare avanti ricerca e studi - erano ora sotto il dominio degli arabi, che presumibilmente applicavano il ragionamento del Califfo Omar quando incontravano delle biblioteche. Sin dalla prima metà del terzo secolo, esisteva una collezione a Gerusalemme, apparentemente alloggiata nella Basilica del Santo Sepolcro. L'aveva messa insieme Alessandro, vescovo di Gerusalemme in quell'epoca, ed ebbe lodevoli commenti da Eusebio sulla quantità di corrispondenza ecclesiastica che ci aveva trovato ed aveva usato per i suoi scritti storici. Dalla seconda metà del III secolo, una notevole collezione di libri - circa 30.000 volumi - esisteva presso la chiesa di Cesarea: era stata creata da Panfilo, un presbitero ed eminente studioso libanese, la cui vita fu dedicata a sostenere una biblioteca di grandi dimensioni e contenuti. Fece in modo che contenesse uno scriptorium, che non solo soddisfò i bisogni della biblioteca ma produsse anche altre copie della Bibbia da imprestare e persino donare. Eusebio, che era amico e allievo di Panfilo, ne fu uno degli utenti, come anche Girolamo, probabilmente durante i suoi ultimi anni, quando viveva a Betlemme. I contenuti della biblioteca annoveravano anche libri rari: Girolamo cita una copia di un presunto originale ebraico del Vangelo di Matteo e afferma anche che sulle sue scansie figurassero i manoscritti dai quali Origene aveva tratto i suoi Exapla, l'edizione dell'Antico Testamento con sei versioni del testo in colonne parallele.
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Biblioteche della tarda antichità
In occidente, Roma, nonostante fosse la capitale religiosa dell'area, non aveva collezioni teologiche di rilievo. Le sue numerose chiese tenevano pochi libri necessari allo svolgere delle funzioni liturgiche, come manuali e copie delle Sacre Scritture per i lettori. Il papato all'inizio aveva solo un archivio: fu fondato da Damaso I (366-384), che lo mise nella chiesa di San Lorenzo che aveva costruito sulla residenza della sua casa e incorporata oggi nel Palazzo della Cancelleria. Successivamente fu trasferito al Palazzo del Laterano, dove erano situati gli uffici papali e quasi sicuramente condivideva lo spazio usato dai libri che il papato acquistava. Col tempo, questi libri inclusero non solo Bibbie e manuali, ma diverse serie di opere teologiche cristiane, persino alcune reputate eretiche. In una parte del Palazzo lateranense sono stati trovati i resti di una stanza con un interessante affresco, probabilmente del sesto secolo d.C., che mostra Agostino d'Ippona seduto davanti ad un libro aperto e che tiene in mano un rotolo. In base a questo murale, specialmente adatto ad una biblioteca, la stanza è stata identificata come il luogo dove venivano conservati gli archivi papali ed i libri.
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Biblioteche della tarda antichità
Per quanto ne sappiamo, la collezione papale era strettamente cristiana. La letteratura pagana veniva considerata con cautela dagli scrittori cristiani. Alcuni dei più influenti, come Agostino e Girolamo, possedevano molte opere di autori greci e romani, riconoscendo che questi erano essenziali modelli per chi aspirava ad esser scrittore, ma erano apprensivi nel leggerli. Era giusto che i cristiani leggessero opere pagane? Girolamo racconta di un brutto sogno che fece: gli apparve il giudice divino e gli chiese quale fosse la sua condizione religiosa. Quando Girolamo rispose: "Sono un cristiano", gli venne risposto "Tu menti: non sei un cristiano, sei un ciceroniano." Altri ecclesiastici erano non solo apprensivi ma addirittura ostili a tali letture. papa Gregorio I (590-604), per esempio, era uno di questi e si rendeva sicuro che non ci fosse letteratura pagana tra le raccolte papali.
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Biblioteche della tarda antichità
Tuttavia, Roma poteva essere un'eccezione a questo riguardo, dato che altrove le collezioni occidentali - in Spagna, per esempio - includevano opere di autori pagani. In verità, una biblioteca della quale si conoscono i contenuti - quella di Isidoro vescovo di Siviglia dal 600 al 636 - ne conteneva molti, e ciò nonostante Isidoro li considerasse inadatti per i suoi monaci. Ce ne viene notizia innanzi tutto da una serie di versetti che aveva composto per certe iscrizioni da apporre sulle pareti della sala della biblioteca, alcune anche sulle porte e sopra le librerie. Il versetto iniziale, di certo inteso per la porta principale, comincia con le parole: "Qui si trovano cataste di libri sia sacri che profani." Sebbene tali libri siano oggi scomparsi, possiamo constatare da varie indicazioni che l'iscrizione non esagerava. In primo luogo, i versi che venivano affissi sopra librerie rivelano che, oltre a scaffali per le opere di Origene, Eusebio, Crisostomo, Ambrogio, Agostino, Girolamo e altri simili ed eminenti autori cristiani, esistevano scaffali per giuristi romani come Paolo e Caio, e per medici scrittori come Ippocrate e Galeno. In secondo luogo, citazioni di autori fatte nelle sue opere dimostrano che Isidoro ben conosceva tutta la gamma dei maggiori scrittori greci e romani. Non era certo un dilettante, ma un serio e approfondito lettore: l'ultimo dei suoi versetti intesi per l'affissione sopra le porte, è intitolato "Per l'intruso" e dichiara:
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Biblioteche della tarda antichità
Non sappiamo cosa sia successo ai libri di Isidoro, ma c'è da credere che siano stati dispersi e distrutti. Ad ogni modo, solo in parte collezioni di libri simili a quelle del vescovo di Siviglia servirono a mantenere in vita le opere degli autori greci e latini: ciò che veramente contribuì a far sviluppare le biblioteche come le conosciamo oggi, fu l'apporto di gente molto più umile: i monaci.
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Biblioteche della tarda antichità
L'istituzione del monachesimo ebbe origine in un remoto angolo dell'Impero d'Oriente, il deserto dell'Egitto meridionale. Agli inizi del quarto secolo, un egiziano di nome Pacomio, ex-militare convertito al cristianesimo, fondò nel deserto a
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Biblioteche della tarda antichità
Tabennisi nell'Alto Egitto la prima comunità monastica. Fu un successo immediato e subito ne stabilì altre nelle vicinanze; col tempo altre ancora vennero organizzate, insieme a conventi di suore, in tutto l'Egitto. Pacomio scrisse un codice di condotta per le sue comunità, che è sopravvissuto in una traduzione fatta da Girolamo a beneficio dei devoti dell'occidente latino. Si legge che Pacomio insisteva affinché i suoi monaci sapessero leggere: i novizi che venivano ammessi ai suoi monasteri provenivano più che altro dai villaggi circondariali e senza dubbio includevano un gran numero di analfabeti. Una regola del codice dichiara che chiunque dei candidati
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Biblioteche della tarda antichità
Ne consegue che i monasteri dovevano avere libri e una regola che ne parla dimostra come fossero tenuti in alta considerazione. C'era una nicchia speciale nel muro per archiviarli e uno dei monaci responsabili del monastero aveva l'incarico di prendersene cura: doveva renderne conto, registrarli e rinchiuderli a chiave nella nicchia di notte.
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Biblioteche della tarda antichità
Le comunità monastiche si sparsero gradualmente in tutto il resto dell'impero orientale. Avevano biblioteche ma, per quanto ne sappiamo (e le informazioni sono scarse), erano piccole e limitate ad opere teologiche. I monasteri di Costantinopoli, per esempio, probabilmente avevano collezioni di non più di cento volumi. Abbiamo particolari solo di una biblioteca, quella del monastero fondato nel 1088 sull'Isola di Patmos: il fondatore, Cristodulo, appassionato di libri, aveva costruito una sua propria abbondante biblioteca che passò in eredità al monastero quando morì. Nel 1201, come dimostra un inventario di quell'anno, il numero totale di libri includendoci il donativo originale e le aggiunte, ammontava a 330 volumi, cifra eccezionale per l'epoca. Eccetto sedici titoli, tutti gli altri erano opere di teologia. Ad ogni modo, l'impero orientale fu una delle fonti maggiori di opere antiche, specie quelle greche, che sono sopravvissute e giunte fino ai giorni nostri. In tutta probabilità ciò fu dovuto in maggior parte alle collezioni tenute dal palazzo imperiale e dalla biblioteca universitaria a Costantinopoli, o a raccolte private che appartenevano a rinomati studiosi fioriti nell'Impero bizantino. I monasteri orientali giocarono un ruolo minore nella storia bibliotecaria, poiché il ruolo principe lo giocarono i monasteri dell'occidente.
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Che i monaci dovessero essere in grado di leggere, era stato messo sin dall'inizio nelle regole di Pacomio. Che dovessero usare tale abilità ed esser chiamati a leggere regolarmente le Scritture o altre opere simili, fu stabilito da Benedetto da Norcia nella serie di regole che scrisse per il suo monastero di Montecassino, fondato nel 529 su un colle tra Roma e Napoli. Benedetto stipula che, nel periodo tra la Quaresima e ottobre, più di sei mesi quindi, i monaci debbano dedicare il periodo dalla quarta alla sesta ora alla lettura; da ottobre alla Quaresima, fino alla seconda ora devono esser lasciati liberi per leggere. All'inizio della Quaresima, ad ogni monaco deve esser dato un libro dalla bibliotheca, che deve leggere completamente entro la fine della Quaresima stessa; nelle domeniche, eccetto coloro che hanno dei compiti assegnati da svolgere, tutti devono dedicarle alla lettura.
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Ovviamente, la fornitura di libri del monastero, la bibliotheca dalla quale veniva fatto la distribuzione quaresimale, doveva essere abbastanza numerosa per permettere di consegnare un libro ad ogni monaco, ma forse non di più. Oltretutto, i contenuti erano di sicuro limitati a Bibbie e altre opere religiose basilari. Da dove proveniva tale fornitura? Non c'è indicazione dell'esistenza di uno scriptorium, che in futuro diventerà così importante nei monasteri dei secoli successivi. Probabilmente alcuni dei volumi erano donativi, forse dati o precedentemente acquistati da librai. Infatti, gli affari dei librai non diminuirono certo con l'avvento del cristianesimo, anzi, dovettero semplicemente essere estesi al mercato di libri religiosi. L'alacre attività di tali librai viene rivelata da un aneddoto raccontato da Sulpicio Severo, un aristocratico romano convertitosi al cristianesimo, che nel 400 scrisse una biografia del suo coetaneo, San Martino di Tours. Severo narra che, quando una copia della sua opera pervenne a Roma, "dato che tutti in città gareggiavano per procurarsela, vidi un libraio che esultava dicendo che era la sua più grande fonte di guadagno, e niente si vendeva più velocemente e ad un prezzo profittevole." Due secoli dopo, Roma era ancora al centro del commercio libraio: nel 596 Papa Gregorio I stabilì una missione in Britannia e la fornitura di libri che gli venne dotata, arrivò da Roma. I libri di necessità erano procurati dai librai, poiché nessuna istituzione religiosa del tempo aveva ancora gli scriptoria. Oltre Roma, esistevano anche altri posti dove acquistare libri: non troppo tempo dopo la fondazione di Montecassino, Cassiodoro fondò un monastero dove grande enfasi veniva posta sull'apprendimento e la letteratura, e acquistò dall'Africa settentrionale molto di quello di cui abbisognava per la sua biblioteca.
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Cassiodoro è una figura chiave nella storia delle biblioteche. Il monastero da lui creato era insolito - come ci si può aspettare da un uomo insolito, uno che era politico, statista, storico, intellettuale e scrittore, prima di aver deciso di dedicare la propria vita alla religione. Proveniva da una rinomata famiglia, ove il padre aveva alti incarichi politici in Italia, e Cassiodoro ne seguì l'esempio ricoprendo ruoli di grande rilievo nel governo di Teodorico (493-526). Poi, verso il 540 o 550, abbandonò la vita pubblica e si stabilì in via definitiva a Squillace, dove fondò il monastero di Vivario (dai vivai - vivaria - di pesce in zona) con la sua biblioteca. Durante la sua carriera di funzionario e statista, aveva trovato il tempo per seguire anche i suoi interessi intellettuali, che ricoprivano tutti gli aspetti del sapere: ora voleva istituire una vita monastica che comprendesse la Conoscenza oltre alla religione. Compose quindi un libro per uso dei suoi monaci, intitolato Istituzioni, nel quale trattava della letteratura sacra e profana, intrattenendosi inoltre sull'arte del copista di manoscritti, sottolineandone la grande importanza e gli stringenti requisiti. I monasteri sin dal loro inizio avevano impiegato alcuni dei loro monaci come scribi, ma solo per prendersi cura di pratiche burocratiche - era infatti considerato un lavoro di bassa levatura e assegnato ai più giovani o a coloro che non erano adatti ad attività più importanti. Per Cassiodoro invece il lavoro di copiatore rappresentava una delle maggiori ed elevate attività: a suoi occhi, il monaco addestrato come scriba per trascrivere manoscritti della Sacre Scritture "con le proprie mani predica agli uomini, con le sue dita scioglie le loro lingue, senza parlare concede la salvezza ai mortali, con penna ed inchiostro combatte le maligne tentazioni del demonio." Cassiodoro non restrinse il suo entusiasmo alle opere teologiche, ma fece copiare ai suoi monaci anche le opere secolari. Era pedante sulla precisione ed accuratezza, scrivendoci sopra anche un trattato, De orthographia dove fissava norme e regole per la trascrizione di scritti antichi e moderni onde evitare che i suoi copisti facessero certi comuni errori di ortografia.
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Cassiodoro fece in modo che Vivario avesse una biblioteca tale da fornire ai suoi monaci la vasta conoscenza che voleva possedessero. La iniziò dandole i suoi stessi libri e ne riempì le lacune con degli acquisti appropriati; lo scriptorium fu poi in grado di produrre tante copie quante ne abbisognavano. La collezione includeva, oltre ad una raccolta completa di scritti cristiani, quasi tutti i maggiori scrittori pagani latini e, dei greci, Omero, Aristotele, Platone, Ippocrate, Galeno e altri. Cassiodoro era la forza animatrice di Vivario. Quando morì novantenne tra il 575 e il 585, il monastero cessò di esistere. Quello in cui credeva, che la copiatura di manoscritti era un'attività nobile ed elevata per i monaci e che le biblioteche dei monasteri dovessero essere versatili ed estese, fu mantenuto in vita dalla sue Istituzioni, che si diffusero tra persone e monasteri: sotto la loro influenza le biblioteche monacali divennero biblioteche di ricerca. Vennero creati nuovi scriptoria e prestiti tra biblioteche incrementarono le collezioni, l'uso di libri e la copiatura dei volumi richiesti.
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Nel 612, meno di mezzo secolo dopo la morte di Cassiodoro, Colombano fondò un monastero a Bobbio vicino a Pavia che includeva uno scriptorium e una biblioteca, i quali divennero importanti aspetti di quell'istituzione. Gradualmente nel tempo, lo stesso accadde altrove, a San Gallo in Svizzera, a Fulda in Germania, e in altri luoghi d'Europa. Grazie alle raccolte ammassate da tali monasteri, le opere greche e latine sono sopravvissute e possiamo oggi conoscerle. Dai monasteri i manoscritti passarono in svariati modi - per mezzo di donazioni, trascrizioni, vendite, furti e bottini - a formare la base di importanti biblioteche del Pieno Medioevo e del Rinascimento. Tali biblioteche, sia che venissero fondate da studiosi che si appassionavano alla lettura di libri, come Petrarca per esempio, o da nobili che si appassionavano a raccoglierli, come la famiglia dei Medici, segnano l'inizio di una nuova era nella storia delle biblioteche.