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Guardia di finanza, polizia, e carabinieri.
Buongiorno, Ho visto in giro delle macchine che sembrano essere la polizia o i carabinieri ma c'è invece scritto sulla porta "guardia di finanza". Ma questo che cos'ha a che fare con la finanza? Dopo tutto tutto la finanza non è quell'argomento che riguarda gli stock market? Perché addetti al controllo del pagamento delle tasse necessiterebbero di una macchina speciale? Grazie. Grazie.
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[ { "score": "4", "ownerid": "2876", "text": "In Italia la Guardia di Finanza (o GdF o Fiamme Gialle) è un corpo di polizia che si occupa di reati economico-finanziari, tra cui: evasione fiscale, contrabbando, frodi, falsificazione di valuta, gioco d'azzardo, oltre a immigrazione clandestina e traffico di stupefacenti.\nFa parte delle forze armate (è un corpo militare come i Carabinieri, anche se dipende dal Ministero dell'Economia); ti rimando alla pagina di Wikipedia per maggiori informazioni.\nhttps://it.wikipedia.org/wiki/Guardia_di_Finanza", "is_selected": true } ]
Dubbio sulla concordanza del congiuntivo in una frase subordinata quando la reggente è al condizionale.
Si tratta di una domanda collegata a quest'altra. Ho un dubbio che riguarda la concordanza di un congiuntivo quando è in dipendenza da un condizionale in una frase subordinata. La regola che ho letto nei miei libri di grammatica è questa: """ Se nella frase principale c'è un condizionale presente o un condizionale passato, nella frase secondaria si possono avere: un congiuntivo trapassato se c'è un rapporto di anteriorità; un congiuntivo imperfetto se c'è un rapporto di contemporaneità o posteriorità. """ Ho copiato il passaggio precedente dal libro Nuovo Contatto C1. Corso di lingua e civiltà italiana per stranieri (Loescher Editore, Torino, 2013), ma altri libri di grammatica che ho consultato hanno spiegazioni simili. Questa regola appare anche su questo sito web, in cui appaiono questi esempi: """ Io crederei / avrei creduto che sapessi Io crederei / avrei creduto che avessi saputo """ Tuttavia, dalla lettura di quello che spiega il sito della Zanichelli mi è sembrato capire che questa regola sia valida soltanto "quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale", come "volere, desiderare, preferire, ecc". È veramente così? Il verbo "credere", però, non esprime desiderio né volontà. Significa questo che gli esempi sopra riportati non sono corretti? Si dovrebbe invece scrivere """ Io crederei che sappia """ per esprimere un rapporto di contemporaneità? E, per la stessa ragione, si dovrebbe dire """ Si dovrebbe decidere se la Catalogna debba diventare uno stato indipendente """ e non """ Si dovrebbe decidere se la Catalogna dovesse diventare uno stato indipendente """ ? Con quali modi e tempi verbali si devono esprimere i rapporti di posteriorità e anteriorità di una frase subordinata dipendente da "io crederei" o "si dovrebbe decidere"? E i rapporti di contemporaneità, posteriorità e anteriorità di una frase subordinata dipendente da "io avrei creduto" o "si sarebbe dovuto decidere"?
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[ { "score": "1", "ownerid": "3279", "text": "Innanzitutto mi scuso perché la mia risposta (forse) non risolve i tuoi dubbi, ma ci gira intorno: purtroppo la mia grammatica, in termini di enunciazione di regole, è molto arrugginita.\nMi complimento anche per il tuo italiano, decisamente migliore del mio!\nSecondo me gli esempi con \"crederei\" sono sbagliati, da madrelingua mi suonano completamente innaturali. Usare \"credere\" al condizionale è ridondante, in quanto il verbo esprime di per sé un dubbio.\nRiguardo l'altra frase, mi suona decisamente innaturale anche questa.\nNon capisco perché usi \"Si dovrebbe decidere\": questa non è un'eventualità, una decisione verrà presa sicuramente. L'incertezza in questa frase dovrebbe andare solo nell'esito della decisione. Quindi direi\n\n```\nSi deciderà se la Catalogna debba diventare...\n```\n\nQualora volessi davvero usare la formulazione col condizionale, nessuno userebbe la frase così come la hai formulata, ma la riarrangeremmo così da avere una roba tipo:\n\n```\nLa Catalogna dovrebbe decidere se diventare uno stato indipendente.\n```\n\ndove hai scelto un soggetto opportuno piuttosto che una forma impersonale.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "3293", "text": "Il condizionale usato con un verbo che esprime dubbio come il verbo \"credere\" sembra ridondante ma non lo è; intendiamoci, non è che la risposta precedente sia sbagliata, anzi! È vero le frasi suonano male ma questo è perché il tuo libro di grammatica ha \"tagliato\" le frasi... e così tu non puoi vedere la funzione che ha la frase ipotetica. Considera questi esempi:\nCrederei che tu sapessi cucinare solo se me lo dimostrassi.\nAvrei creduto che tu avessi saputo rispondere meglio alle mie domande.\nQuesto è il cossidetto italiano accademico, ma sappiamo tutti che la lingua parlata è spesso diversa dalla lingua scritta, e questo è il modo che permette alla lingua di evolversi nel tempo. In una conversazione informale la gente userebbe molto probabilmente il presente o l'imperfetto indicativo invece del condizionale:\nCredo che tu sappia cucinare solo se me lo dimostri!\nCredevo che tu avresti risposto meglio alle mie domande!\nQuesto non è l'italiano accademico è semplicemente la lingua italiana informale parlata. Un altro esempio? Nell'italiano parlato non si una quasi mai il futuro semplice indicativo, si parla sempre al presente.\nFra due anni mi sposo!\nL'estate prossima andiamo in gita a Campobasso.\nLa frase non è redundante, ma lo sembra per due motivi: perché l'esempio è stato \"tagliato\" come ho spiegato prima e perché è italiano accademico che è leggermente (soprattutto nella coniugazione dei verbi) diverso dall'italiano colloquiale parlato.\nPer rispondere alla tua domanda io non ho mai letto ne sentito da nessuna parte che che questa regola è valida solo \"quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale\", come \"volere, desiderare, preferire, ecc\". Secondo me non c'è questa restrizione nell'uso del condizionale. Puoi usare qualunque verbo:\nMangerei la pizza se tu sapessi come cucinarla.\nAvrei mangiato la pizza se tu l'avessi cucinata con più acciughe.\nQuesta restrizione di cui tu parli non si riferisce al tipo di subordinata introdda dal \"SE\", si riferisce al congiuntivo ma non nelle frasi ipotetiche di questo tipo. Come tu ben saprai, il congiuntivo nelle frasi introdotte dal \"CHE\" si regge solo se esprime volontà o desiderio o dubbio. Questo succede perché il congiuntivo di per sé stesso non esprime la realtà, esprime un'ipotesi. Se vuoi esprimere un fatto certo devi usare l'indicativo. Questa è la differenza fra il congiuntivo e l'indicativo.\nSpero che vinca la lotteria.\nCredo che abbia mangiato troppo.\nPerò non puoi dire\nSo che vinca la lotteria.\nMi rendo conto che abbia mangiato troppo.\nPerché? Perché questi verbi non esprimono un ipotesi ma esprimono la realtà perciò vogliono l'indicativo:\nSo che vincerà/ha vinto la lotteria.\nMi rendo conto che hai mangiato troppo.\nQuesto è per spiegare che questi verbi che tu hai citato (che esprimono volontà, desiderio o dubbio) si riferiscono solo all'uso del verbo nelle frasi ipotetiche introdotte dal \"CHE\".\nPerciò la risposta finale alla tua domanda è: la regola che tu riporti è corretta ma non c'è la restrizione di cui parli; infatti il modo condizionale può coniugare ogni verbo nella frase ipotetica introdotta dal \"SE\".", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "3293", "text": "Per quanto riguarda la seconda parte della tua domanda:\nIl congiuntivo in italiano è usato in diversi modi. Ci sono le frasi introdotte dal SE, e in questi casi non hai restrizioni e puoi usare ogni verbo (guarda l'esempio del mangiare la pizza che ho fatto nella risposta precedente).\nLa regola di cui parli si applica solo quando la frase è introdotta dal \"CHE\" (non dal \"SE\"). Quando la frase è introdotta dal \"CHE\", il verbo che non è retto dal \"che\" deve esprimere desiderio, opportunità o volontà.\nPer quanto riguarda i rapporti di contemporaneità, posteriorità o anteriorità: \nQuesta immagine che ho trovato descrive bene questi rapporti. E adesso capisco di cosa parlavi prima. ;)", "is_selected": false } ]
"E io, capo d'amore, il cuore mi s'è infiammato": what does "capo" mean in this context?
As a sister to this question, we have another strange expression in this translation of the Sicilian folk song "Si maritau Rosa": """ E io, capo d'amore, il cuore mi si è infiammato. """ The general meaning should be that the singer has fallen in love. However, I don't see how the sentence is structured. The last part is quite clear, but the first part? What is "capo" ("head" or "boss") doing there? Is this perhaps just a mistranslation based on imitation of the Sicilian (in which case the sentence structure is off-topic as it is Sicilian and not Italian) or is this a valid sentence in some regional Italian? I mean, I'd expect at least "E a me" instead of "E io", because the subject is "il cuore"… unless "capo" is being used in some verb sense, but then the punctuation is wrong! Any ideas?
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[ { "score": "3", "ownerid": "3775", "text": "The translation you report is not accurate. \nThe expression \"capu d'amuri\" in the original text (in Sicilian):\n\n> ed iu, capu d'amuri, lu cori m'avvampò\n\ncan be translated to: \"all'inizio di\" (at the beginning of), meaning 'at the beginning of my love life'.\nAnothe example of usage of 'capu' as meaning of 'beginning' is in the Sicilian proverb:\n\n> Avùstu, rijùstu capu ri ‘nvernu giustu - IT: Agosto riottoso è l’inizio dell’inverno.\n\nor \n\n> Capu di l’annu saluti e dinari, pensaci bonu a chiddu c’ha fari - IT: Ogni inizio di anno, pensa bene a cosa devi fare\n", "is_selected": true } ]
Come tradurre: Quota?
Buongiorno! Come posso tradurre Quota dall'inglese all'italiano? Il contesto è l'organizzazione di eventi. Come parola singola l'ho tradotta sin qui come totale. Può andare? Ma come posso tradurre Remaining quota? Totale rimanente non mi convince.. Quota rimanente si capisce? Si intende ad esempio il totale di stanze messe a disposizione da un hotel. Oppure il totale dei posti a disposizione per il transfer dall'aeroporto ecc.. Grazie!
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[ { "score": "5", "ownerid": "1243", "text": "Nelle accezioni indicate da te, quali stanze in hotel e posti sui mezzi per il trasferimento in aeroporto, userei il termine disponibilità residua, visto che è una grandezza che tende ad esaurirsi nel tempo.\nIl senso è: quanti posti sono ancora disponibili (oppure liberi)?\nConcordo con te su Totale rimanente.\nQuota rimanente potrebbe anche andare bene, ma in quel contesto mi risulterebbe un po' forzato.", "is_selected": true } ]
"Propendere": dual forms for the participio passato?
Some verbs have dual forms for the participio passato, for example retrocedere (retrocesso, retroceduto). In this case WordReference (https://www.wordreference.com/conj/ItVerbs.aspx?v=retrocedere) lists both forms. But for the verb propendere (https://www.wordreference.com/conj/ItVerbs.aspx?v=propendere) it gives only a single form: propeso. Whereas Educalingo (https://educalingo.com/it/dic-it/propendere) gives only the single form propenduto. If the two forms are both commonly used, why does WR give only one? If one is much more common than the other, which is it?
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[ { "score": "2", "ownerid": "1818", "text": "The book Italiano by Serianni says (XI.280) that the normal form is propenso (not *propeso), while propenduto exists but is uncommon. This certainly confirms my experience as a native speaker (I do not think I ever heard or read the form propenduto).\nAs an aside, while retroceduto does not feel \"wrong\" (probably by the influence of the by now fully regularized cedere), I would still consider much more common the form retrocesso.", "is_selected": false } ]
In which mode is the verb *amare* when we say *c'eravamo tanto amati*?
In the phrase ``` c'eravamo tanto amati ``` aren't we using congiuntivo passato ? In such a case we use past participle ``` amato ``` regardless of gender and number.
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[ { "score": "11", "ownerid": "1818", "text": "The sentence\n\n> c'eravamo tanto amati\n\nis in the reflexive voice. Precisely it is what is called a \"reciprocal reflexive\" (indicating that the action is done by two or more subjects, acting on each other). In Italian, verbs in the reflexive voice want the auxiliary verb essere, and therefore all participles in composed tenses need to agree in number and gender with the subject.\nIn this particular case the subject is an implicit noi (i.e. \"we\"), and so the past participle is correctly in the masculine plural (masculine being the default gender in absence of other information).\nTo also add on the choice of the tense, this is not congiuntivo passato, rather (indicativo) trapassato prossimo. If the sentence were in congiuntivo passato it would be\n\n> [Che] ci siamo tanto amati\n\nand in this particular case (1st person plural) it would be indistinguishable from the (indicativo) passato prossimo.", "is_selected": true } ]
Difference between Barberia and Barbiere.
Can anyone tell me what the difference is between Barberia and Barbiere, and when it is appropriate to use them? I am doing a sign for a Barber Shop who wants to use the Italian wording. The shop has a name of it's own, this word would be to let people know what kind of shop it is (example: A Cut Above - Barbershop). From my understanding: Barberia = Barber Shop La Barberia = Barber Shop Barbiere = Barber Shop OR Barber Il Barbiere = The Barber Which is the most commonly used in Italy? Thanks!
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[ { "score": "6", "ownerid": "2876", "text": "Il Barbiere = The Barber is correct;\nThe most common way in Italy to mean \"Barber shop\" is \"Barbiere\", too. \nexample:\n\n> \"Vado dal barbiere\" (I am going to the barber shop)\n\nor\n\n> \"Sei stato dal barbiere?\" (Have you been at the barber shop?)\n\nBarberia or La Barberia (\"La\" is just the determiner, like \"the\") is in my experience quite uncommon; it seems also a bit \"old-fashioned\" word and I can't exclude that some barbers use it as a distinctive brand name for their shop.\np.s. \"vado dal barbiere\" is in fact a figure of speech (a metonymy if I am not wrong)\np.p.s. \"Barberia\" is also an old way to denote a region in north Africa", "is_selected": false } ]
Cosa significa "vacanza" in questo contesto?
Nel romanzo Il sorriso dell'ignoto marinaio, di Vincenzo Consolo, ho letto: """ Di scecchi in groppa, jiumente e mulaccioni, cavalcioni financo a servitori, servi costanti e fidi del barone, dall'aspre pietre, dirupi del Calanna, franti e malati, io nel corpo per troppo accasciamento, il mio criato in testa per vacanza, dal romitorio di cattivitate di quell'insano frate liconario, calammo di leggieri sul paese. """ Per aggiungere un po' di contesto, la vicenda narrata accade poco dopo i fatti di Alcàra Li Fusi, durante i quali i personaggi a cui allude il brano si erano rifugiati nel romitorio di Santo Nicolò, dove c'era un eremita pazzo. Riguardante a questo "criato", una frase precedente afferma: """ il mio servo Sasà s'era ridotto a schiavo e succubo del frate, e l'adorava e vaneggiando, il babbalèo, lasciavasi legnare, vestire di cilicio, cosparger la testa di terra e d'escrementi """ Ho cercato il termine "vacanza" in alcuni dizionari, ma non riesco a capirne il senso nel passaggio sopra citato, che ha un linguaggio volutamente ottocentesco perché è parte di una lunga lettera che scrive il barone di Mandralisca. Qualcuno di voi mi sa spiegare cosa significa? Per quanto riguarda il vocabolo "liconario", qualche giorno fa avevo trovato cosa vuol dire in questo dizionario etimologico di meridionalismi dell'Università di Nizza ma, purtroppo, sembra che non funzioni più. In siciliano sarebbe "lupunariu" e significa "licantropo". Infatti si tratta di una mistura probabilmente inventata dall'autore dei vocaboli "licantropo" e "lupunariu" (italianizzato).
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[ { "score": "3", "ownerid": "1243", "text": "Io penso che il significato di vacanza nel contesto da te citato sia quello di mancanza. \nIl termine deriva da vacare:\n\n> vacare v. intr. [dal lat. vacare «essere privo di; essere vacante; avere tempo libero per ...», e quindi «dedicarsi a»]\n\nInfatti chi parla dice di essere franto e malato nel corpo per troppo accasciamento (o debolezza), e il mio criato (è malato) in testa per vacanza, cioè mancanza delle sue doti intellettuali.", "is_selected": true } ]
Che ne è di lei?
I saw this sentence in a textbook, and I'm not sure how to read the meaning of the second question. """ Come mai tua sorella non esce più con noi? Che ne è di lei? """ What is the meaning of the ne è in the second question? Is this an idiomatic expression formed from essere + ne? If so, what does it mean?
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[ { "score": "11", "ownerid": "1043", "text": "Yes, it's an idiomatic expression. It's used to ask about a person (usually when there has been no news in a while), so the meaning is roughly a mixture of \"what's happened to her\", \"what's up with her\", \"how is she doing\", \"what is she doing\" and so on.", "is_selected": true }, { "score": "3", "ownerid": "1395", "text": "As for the meaning, it’s “What has happened to her?” or rather “What has become of her?”. This idiom implies that you have not heard of her in a while, haven’t had the chance to get any information about her, and don’t know what her fate is.\nIt might be needless to point out that the meaning of ”ne” in this idiom is useless to understand the meaning of the idiom as a whole. \nAnyway, with this warning in mind, you can construe that ”ne” as a sort of demonstrative pronoun (=‘da ciò’, “from that”). As you can see, the meaning of the pronoun is blurred.\nThat is confirmed by the Vocabolario Treccani, s.v. “Essere”, meaning 3e, where essere combines with a particle with no clear-cut meaning:\n\n> Avvenire, accadere […] con la particella ci o ne: che c’è?, che cosa succede?; chissà che ne è stato di lui.\n\nMoreover, Luca Serianni in Italiano, Milano: “Garzanti”, 2000, § VII.55 wrote:\n\n> In molte locuzioni cristallizzate il valore di ne, locativo o pronominale, appare attenuato, quasi irriconoscibile.\n", "is_selected": false } ]
"Fiorellin" or "Fiorellini?".
I was browsing through some of my music CDs, and I found a piece titled "Fiorellin di Siepe" by Raffaele Calace, but in this collection site, it's listed as Fiorellini di Siepe. However, if you open the pdf link to the sheet music, it's once again titled "Fiorellin". As far as I understand, "Fiorellini di Siepe" means "Little Hedge Flowers," right? Does "Fiorellin" mean anything, or is it a typo?
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[ { "score": "4", "ownerid": "1438", "text": "It is very common poetic (and musical) usage to drop the last vowel of a word to change the number of syllables of a verse: \n```\nMaz-zo-li-no\n```\n becomes \n```\nmaz-zo-lin\n```\n (quel mazzolin di fiori):\n\n> Amor<e>, ch<e> a nullo amato amar<e> perdona, mi prese del costui piacer<e> sì forte, che, come vedi, ancor<a> non m<i> abbandona.\n\nSince the last vowel almost always determines gender and number of something, the elided form is ambiguous and usually considered singular when seen alone, but it depends on the word.\nSo, Fiorellin might mean either little flower or little flowers.", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "6015", "text": "Putting together an answer from Hachi and DaG's comments:\nThis is a case of poetic \"elision\". While elision is more common in singular forms, in poetry, it's not unheard of to use elision on a plural form, especially in poetry and song, as in this case.", "is_selected": false } ]
Cosa significa "rimuovere" in questa frase?
Nel libro Le certezze del dubbio di Goliarda Sapienza ho letto questa frase: """ O sei di quelle che vanno solo al bar Euclide e rimuovono continuamente che a due passi c'è il malfamato Bar del Metrò? """ Non riesco a capire quale sia il significato del verbo "rimuovere" in questa frase. Me lo potreste spiegare?
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[ { "score": "5", "ownerid": "1377", "text": "In questo caso \"rimuovere\" significa \"dimenticare\", e sottintende anche una certa predisposizione al farlo, il tutto per una più o meno lontana analogia col processo di rimozione inteso in senso psicoanalitico; citando Treccani:\n\n> In psicanalisi, respingere ed escludere dalla coscienza, mediante il processo della rimozione (v.), contenuti che potrebbero costituire fonte di angoscia e senso di colpa per il soggetto (v. rimozione, n. 2). ◆ Part. pass. rimòsso (ant. anche rimòto), anche come agg. (rovistare tra le macerie rimosse), spec. nella terminologia psicanalitica freudiana, riferito a ciò che è oggetto di rimozione: impulso, ricordo, pensiero rimosso (e assol., come s. m., il rimosso). Nell’uso ant. e letter., anche con il sign. di «lontano»: Già eravam da la selva rimossi Tanto ... (Dante: qui però eravam rimossi può essere inteso come forma di trapassato prossimo intr.); talora con uso avverbiale, e quindi invar.: ivi forse una balestrata rimosso dall’altre abitazioni ... comperò una possessione (Boccaccio).\n", "is_selected": true } ]
Perché non si dice 'in Lazio' ma 'nel Lazio'?
Perché si dice 'Latina è nel Lazio', ma, p.e., 'Genova è in Liguria', 'Palermo è in Sicilia' e così via?
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[ { "score": "6", "ownerid": "70", "text": "Non è l'unica regione che “fa eccezione”: anche nel Veneto è molto usato come si evince da questo NGram\n\nNaturalmente il risultato è da prendere con molta cautela, perché, per esempio, nel Veneto di oggi non può essere in Veneto di oggi; in ogni caso la risalita di in Veneto sembra essere piuttosto recente.\nSull'articolo con i nomi geografici è difficile dare regole precise. Non c'è dubbio che i nomi plurali vogliono l'articolo (nelle Marche o l'antiquato nelle Puglie), quelli singolari possono variare.", "is_selected": true } ]
Dove posso trovare una folta lista di bisensi?
Mi riferisco ai bisensi, per i quali, la lista più lunga che ho trovato è questa, che mi sembra scadente, se non altro, per il motivo che contiene solamente sostantivi, mentre manca totalmente di coppie come sole/soli (corpo/i celeste/i) e sole/soli (aggettivi plurali), o stalle (verbo all'imperativo) e stalle (sostantivo femminile plurale), o impàri/ìmpari (verbo vs aggettivo).
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[ { "score": "3", "ownerid": "8736", "text": "Un elenco niente male di bisensi ho trovato in:\nhttps://www.pietroichino.it/?p=62036\nAlcuni termini sono addirittura tri-sensi:\nRombo: 1) Figura geometrica; 2) Fragore; 3) Rombo nel senso del pesce.\nGranata: 1) Rosso scuro; 2) Bomba; 3) Scopa.\n\nNe aggiungo alcuni invece farina del mio sacco.\nQuello che mi piace di più perché abbastanza sorprendente:\nAlfiere 1) Soldato che porta le insegne; 2) Pezzo degli scacchi.\nLa cosa particolare è che, a differenza di come si potrebbe pensare, sono parole diverse con etimologie diverse.\nAlfiere nel senso del soldato viene dallo spagnolo alférez , cavaliere.\nSi potrebbe pensare, e io una volta lo pensavo, che l’alfiere degli scacchi venga dal soldato, in fondo gli scacchi sono un gioco di guerra. Invece no.\nAlfiere negli scacchi viene da una parola araba, al-fīl, che significa elefante, e non c’entra niente con il soldato.\nQuesto mi ha anche illuminato sulla forma del pezzo degli scacchi, che ha una testa particolare, come un pallino in alto e una fessura sulla sommità: credo che la fessura sia la stilizzazione della bocca dell’elefante, e forse il pallino è il naso, comunque è una forma di provenienza animale, credo una stilizzazione della testa.\nQui le voci Treccani per una conferma del bisenso/doppia etimologia.\nhttps://www.treccani.it/vocabolario/alfiere1/\nhttps://www.treccani.it/vocabolario/alfiere2/\nAltri due bisensi:\nMuta: 1) Donna che non parla; 2) Tuta del subacqueo.\nFico: 1) Albero o frutto; 2) Persona che si fa ammirare, cool si direbbe in inglese.\nÈ italiano:\nhttps://www.treccani.it/vocabolario/fico1/\nE poi addirittura un penta-senso:\nSpera: 1) Lett. e ant. sfera; 2) reg. Piccolo specchio, immagine riflessa; 3) Àncora galleggiante; 4) Lett. ant. Speranza; 5) Voce del verbo sperare.\nhttps://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/spera/\nCitazione colta:\nNon serba ombra di voli il nerofumo della spera ,\nincipit de Gli orecchini di Eugenio Montale, spera qui è usato nel senso di specchio.", "is_selected": false } ]
Cosa significa "scozzonare" in questo brano?
Nel libro autobiografico Un grande avvenire dietro le spalle di Vittorio Gassman ho letto: """ 1943. Lo stato di guerra cominciò a scozzonare il nostro gruppo. Primo a partire fu uno degli amici non attori, Umberto, fiera natura di giramondo, striata di profumi rimbaldini. Partì infatti quasi contento, per il fronte africano, dove fu subito fatto prigioniero dagli inglesi e trascorse un paio d'anni dietro il filo spinato. """ Non capisco cosa vuol dire "scozzonare" in questo brano. Ho letto le due accezioni che appaiono nel vocabolario Treccani, ma non sembrano avere senso in questo contesto. Sapreste spiegarmi il significato di questo verbo nel testo sopra citato?
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[ { "score": "2", "ownerid": "", "text": "Penso si riferisca al senso figurato di scozzonare. Il significato della frase è che lo stato di guerra cominciò insegnare , far apprendere al gruppo di amici sia come combattere ma anche come crescere per affrontare l'aspetto più duro della vita: \n\n> In senso fig., far apprendere i primi elementi di una disciplina, di un’arte, di un mestiere; rendere più esperto e capace; far diventare meno rozzo e impacciato: ho mandato mio figlio da un mio amico pittore perché lo scozzoni nella tecnica dei colori; gli apprendisti, prima di lasciarli lavorare da soli, vanno un po’ scozzonati; volgarizzamenti, che tanto conferirono a s. la favella e scaltrirla (Carducci).\n\nBtw (Il termine è molto raro) ", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "1438", "text": "Dal contesto mi sembra plausibile che Gassman si sia confuso fra due verbi simili, \"scozzare\" e \"scozzonare\".\n\"Scozzare\" (un mazzo di carte) vale rimescolare, generalmente prelevandone le estremità (i cozzi) e reinserendole nel mezzo, o prelevandone i singoli semi.\nLa guerra dunque non scozzona, ma scozza il gruppo togliendone alcuni elementi e forse rimescolando gli altri.", "is_selected": false } ]
La parola “smarmellare”.
Nella serie televisiva Boris (2007-2010) viene usato più volte il termine “smarmellare”, detto delle luci sul set: dal contesto si capisce che si riferisce all'uso di luci forti che illuminano uniformemente la scena, essenzialmente per evitare lo sforzo di creare giochi di luce più elaborati. Non trovo questo termine su nessun dizionario, né su Google Ngram, e anche le occorrenze in rete precedenti al 2007 sono pressoché nulle, almeno con questo significato. Mi sapete dire – fonti alla mano – se è un termine tecnico usato effettivamente in ambito cinematografico e televisivo, o se è un'invenzione degli autori della serie (cosa possibilissima dato il tono generale di Boris)?
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[ { "score": "7", "ownerid": "4360", "text": "Secondo Francesca La Forgia e Raffaella Tonin, ricercatrici e poi docenti all'Università di Bologna nel dipartimento di Studi Linguistici, si tratterebbe di un termine (almeno nel contesto cinematografico) inventato all'interno della serie. Nel loro articolo \"Il parlato delle serie televisive: il caso di Cuéntame e di Boris\" del 2016, a pagina 16, sezione 3.1.(La lingua di Boris) si legge\n\n> Il lessico [della serie] attinge a vari registri, e sono presenti anche forestierismi e tecnicismi legati prevalentemente all’ambito televisivo e cinematografico come “steady-cam”, “combo”, “fegatelli”, ma soprattutto il neologismo, già visto precedentemente [nell'articolo] e usato come pseudo tecnicismo, “smarmellare” che è diventato subito un tormentone linguistico (S03E13, 12’12’’):\n", "is_selected": true }, { "score": "3", "ownerid": "6669", "text": "Da Andy Warhol era un coatto (1994) di Tommaso Labranca:\n\n> E mentre suggevo il finnico banano di Hans, il compare mi smarmellava il rigoglioso tettame.\n", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "1581", "text": "In Italia succede spesso che serie televisive e trasmissioni, soprattutto comico-satiriche \"lancino\" nuove parole o anche le trasformino usandolo in contesti diversi che poi fanno presa soprattutto fra i giovani e il loro gergo. In questo caso smarmellare significa chiaramente spalmare ma riferito alle luci di scena anziché alla marmellata sul pane (che comunque sarebbe stato un verbo inventato) e per quanto difficile da dimostrare azzarderei inventato dagli sceneggiatori di Boris. ", "is_selected": false } ]
Significato di "volta" in questo contesto.
Nel libro Racconto d'autunno, di Tommaso Landolfi, ho letto la frase seguente: """ Ahimè, non ero ancor sceso a piè del mio picco, che scorsi un pattuglione il quale, senza peraltro avermi veduto, veniva dritto alla mia volta. """ La mia domanda è sul significato dell'espressione "alla mia volta" che appare in questo brano. Ho cercato il vocabolo "volta" in alcuni dizionari, ma ci sono tantissime accezioni che non sono sicura di aver capito. Significa che il pattuglione veniva dritto nella stessa direzione in cui stava camminando l'io narrante?
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[ { "score": "5", "ownerid": "2876", "text": "Esatto, significa che la pattuglia si stava dirigendo verso la direzione di chi sta narrando.\nPrendendo la definizione della Treccani \n\n> estens. e fig. a. La direzione in cui ci si volge andando, soprattutto nell’espressione alla v. di ..., che introduce un complemento indicante la persona o il luogo verso cui ci si dirige: sono partiti alla v. di Firenze; venivano alla nostra volta.\n", "is_selected": true } ]
Che cosa vuol dire "indementito"? Qual è la differenza con "demente"?
Nel racconto Argon dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio): """ Morí piú che ottantenne nel 1928, assistita da un coro di vicine di casa scarmigliate, nerovestite e indementite come lei, condotte da una megera che si chiamava Madama Scílimberg: fra i tormenti del blocco renale, la nonna sorvegliò la Scílimberg fino al suo ultimo respiro, per timore che trovasse il maftèkh (la chiave) nascosto sotto il materasso, e le portasse via i mañòd e i hafassím (i gioielli, che peraltro risultarono poi tutti falsi). """ Non ho trovato il termine "indementito" né il verbo "indementire" su nessun dizionario. Una ricerca su Google, però, ne dà parecchie occorrenze. Qual è il suo significato? Quando ho letto questa parola, ho pensato che potesse avere qualcosa a che vedere con "demente". Ma poi ho ragionato che, se fosse stato così, l'autore avrebbe usato l'aggettivo "dementi" in questo testo.
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[ { "score": "3", "ownerid": "2876", "text": "Questa parola deriva da \"demente\" (prendo dal vocabolario Treccani):\n\n> demènte agg. e s. m. e f. [dal lat. demens -entis, comp. di de- con valore privativo e mens «mente»]. – Affetto da demenza: reparto per dementi; un vecchio, una vecchia demente. Nel linguaggio com., pazzo, privo di senno, stolto, anche come titolo d’ingiuria o spreg.: taci, sei un povero demente!\n\nQuindi la parola letteralmente significa. \"diventate/rese dementi\".\nGuardando questo elenco siamo nel campo dei \"morfemi verbalizzatori\":\n\n> in- (e allomorfi inn-/im-/ir-/il-) : prefisso verbalizzatore. camera → incamerare [...] brutto → imbruttire\n\nquindi\ndemente → indementire → indementito\nNel brano in questione si parla di persone molto anziane, per cui immagino stiamo parlando di demenza senile, di persone che, per via dell'età avanzata, non ci stanno più molto con la testa.\nCome fatto notare nei commenti da @Charo, l'uso di \"indementite\" anzichè del semplice aggettivo \"dementi\" sta a indicare una sorta di processo che si è sviluppato nel tempo, non di una condizione fissa delle persone di cui si parla.", "is_selected": true } ]
"A ribattone": che cosa significa?
Nella versione in italiano dell'episodio Il miracolo delle nozze di Cana di Mistero buffo, di Dario Fo, ho letto: """ E tutti che tracannavano, si ubriacavano, ballavano, ballava la sposa, cantava lo sposo. Il padre della sposa, davanti a un muro, dava testate a ribattone, cattivo... che nessuno lo aveva avvertito del miracolo! """ Non capisco il significato dell'espressione "a ribattone" in questo passaggio. Ho cercato il vocabolo "ribattone", ma non l'ho trovato in nessun dizionario. Si tratta di un termine di origine dialettale? Sapreste spiegarmi cosa significa "a ribattone"?
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[ { "score": "2", "ownerid": "2876", "text": "Dal momento che il verbo \"Ribàttere\" significa \"Battere di nuovo, anche più volte, ripetutamente\", mi immagino che l'espressione \"a ribattone\" indichi in qualche modo una serie ripetuta e violenta di testate contro il muro (il suffisso \"-one\" si usa come accrescitivo e in questo caso potrebbe appunto servire a indicare che le testate erano particolarmente forti).\nNota che esiste anche il sostantivo \"ribattino\" (o \"rivetto\") che indica un tipo di chiodo (http://www.treccani.it/vocabolario/ribattino/)\nNon saprei se l'espressione è gergale o dialettale, oppure un termine di pura invenzione dell'autore.", "is_selected": false } ]
Motivo dell'antonomasia "testone" nella sua derivazione da "testa" e diffusione della parola.
La parola testone sta ad indicare, secondo i vocabolari (tra le varie cose) una persona testarda e ostinata, e in traslazione anche una persona di scarsa intelligenza. Credo che abbia un senso di bonario sfottò. Posto che credo che l'uso di questa parola non sia omogeneo tra le regioni, ma che abbia una maggiore diffusione in alcune, vorrei sapere: dove è più usato; da dove viene l'antonomasia per cui l'accrescitivo del sostantivo "testa", che vorrebbe identificare una grossa testa, diventa nel significato invece una "testa dura", cioè una persona che non cambia idea o atteggiamento facilmente.
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[ { "score": "3", "ownerid": "189", "text": "Easy: a big head is a thick head!\nIn the South most words related with the head are created out of \"capa\" (from Latin \"caput\", head) instead of \"testa\" (Latin, \"vase\"). \"Capa\" and its derivatives are not part of standard Italian, but the masculine noun \"capo\" with the same meaning is. In the North you can find \"crapa\", whence \"crapone\" and similar forms with the same meaning as \"testone\", \"capa tosta\" etc.\nIn general I warn foreigners against any attempt at deriving general rules about Northern/Southern usage of words. Too messy and very often the divide is not just North vs South, it's about regions, provinces, sometimes even cities, and there's also a blurred line between regional speech and dialect (or dialect-derived Italian words). What can be more reasonably learned is which words can be understood everywhere, whatever their regional \"flavour\" is, and which cannot (e.g., \"capacchione\" or \"testina\" have no obvious meaning for all speakers).", "is_selected": true } ]
Significato di "impiantito" in questo contesto.
Nella commedia Sotto paga! Non si paga! di Dario Fo (testo aggiornato nel 2007 e pubblicato da Einaudi) ho letto: """ Dei morti nelle officine e nei cantieri non ne parlano mai! Ma sai quanti sono in Italia, secondo l’ultima inchiesta della CEE, i morti sul lavoro? Gli operai che cadono dagli impiantiti senza protezione? Quelli schiacciati dalle gru e dai bulldozer? """ Ho letto tutte le accezioni di "impiantito" che appaiono sul Grande dizionario della lingua italiana. Tuttavia, non riesco a capire del tutto bene il significato di questo termine nel brano sopra citato. Da dove cadono questi operai che lavorano senza protezione? Dal pavimento dei palazzi che stanno costruendo? Dal soffitto o dal tetto di questi palazzi?
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[ { "score": "0", "ownerid": "70", "text": "Nessuno cade dagli impiantiti, non ha alcun senso.\nPer qualche strano motivo, Fo ha scritto impiantiti invece di impalcature dalle quali, purtroppo, gli operai cadono ancor oggi.\nPuò darsi che Fo voglia mettere in bocca uno strafalcione al personaggio che pronuncia la frase, ma è più probabile un suo strafalcione, visto che Il GDLI esclude altre letture: impiantito nel senso di una delle piattaforme delle impalcature è davvero molto stiracchiato.\nDi seguito la voce sul GDLI\n\n", "is_selected": false } ]
Dubbio su quest'ultima frase.
Con soggetto singolare, dico: Sono andato a prenderla. La sono andata a prendere. Con soggetto plurale: Sono andati a prenderla. Poi c'è l'ultima su cui ho dei dubbi: La sono (loro) andata a prendere o la sono andati a prendere? A me risultano innaturali entrambe le versioni, ma in realtà a me suona innaturale che un verbo non transitivo venga usato come transitivo: La sono andata, le sono andate ecc... Non ho le basi per poter dire che è agrammaticale, visto che queste forme sono diffuse. Ad ogni modo, volendo vederla come se fosse un verbo transitivo, la frase corretta sarebbe "loro la sono andata a prendere" perché i verbi transitivi concordano col complemento oggetto che in questo caso è femminile singolare.
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[ { "score": "2", "ownerid": "70", "text": "Il participio nei tempi composti di andare va concordato con il soggetto, che in questo caso è loro (o essi), in generale.\nLa sono andata a prendere è tuttavia ambiguo riguardo al soggetto perché entra in gioco un'altra particolarità dell'italiano: se un pronome precede il participio in un tempo composto, può attirare la concordanza. Supponiamo che un signore si sia recato a prendere la moglie alla stazione:\n\n> la sono andata a prendere\n\nsarebbe corretto. Più probabilmente, il signore direbbe\n\n> sono andato a prenderla\n\nperché la lingua tende a evitare le ambiguità.\nAndare non può essere transitivo. ", "is_selected": true } ]
Position of "ora".
I read the following sentence in an Italian learning language tool: """ Il paziente ora è fuori pericolo. """ Does it have the same meaning of "il paziente è fuori pericolo ora" and are both equally usual?
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[ { "score": "5", "ownerid": "1243", "text": "Your phrase can be rewritten in many ways, all of them mantaning the same meaning:\n\n> Il paziente ora è fuori pericolo. Il paziente è fuori pericolo ora. Ora il paziente è fuori pericolo Il paziente è ora fuori pericolo.\n\nYou can find some information about the correct positioning of the adverb in this post La posizione dell'avverbio:\n\n> Per quanto riguarda la posizione dell'avverbio, generalmente si mette dopo il verbo: In questo letto dormo raramente. e prima di un aggettivo o di un altro avverbio : Tua zia è veramente noiosa. Ho mangiato molto bene.\n\nSo the general rule is that the position of the adverb is after the verb.\nWhen the adverb refers to a particular element of the phrase, refers to the whole phrase, it can be positioned in every point of the phrase but separated with comma:\n\n> Quando l'avverbio, invece si riferisce a un elemento particolare della frase, si riferisce a tutta la frase nel suo complesso, la sua collocazione può avvenire in qualsiasi punto della frase, dalla quale però risulta separato mediante la virgola: Francamente, non sono convinta dell'offerta. Non sono convinta, francamente, dell'offerta. Non sono convinta dell'offerta, francamente.\n", "is_selected": true } ]
Why is "devano" the third plural person of the verb "dovere" in the subjunctive considered wrong?
In one of my compositions I wrote the following sentence: """ Alla fine, lo scrittore dell'articolo crede che il ministero della salute e l'Alfa devano informare i consumatori. """ My teacher considered "devano" a mistake and corrected it by using the second form "debbano". Why is it a mistake although both forms are found in my grammar books? """ presente (Congiuntivo) io deva, debba tu deva, debba lui, lei, Lei, egli deva, debba noi dobbiamo voi dobbiate loro, Loro, essi devano, debbano """
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[ { "score": "5", "ownerid": "37", "text": "As an Italian, devano is a rare, old-fashioned form, and I myself had to check whether it was recorded in a dictionary. So, yes, it's technically admissible but nowadays it sounds quite unusual. Presumably, your teacher aims at teaching you contemporary, usual Italian.\nAs an illustration, here is a graph comparing the occurrences of debbano and devano in Google Books Ngram Viewer corpus from 1800 to 2000:\n\nSource\n(Debbano itself appears to be declining: this is possibly due to a general decline in the use of the subjunctive mood in some registers of Italian.)", "is_selected": false } ]
Origin and meaning of the saying "Donna barbuta, sempre piaciuta".
Does anyone have a clue about the origin of the saying: "Donna barbuta, sempre piaciuta" and what its real meaning is?
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[ { "score": "8", "ownerid": "223", "text": "Probably this has more a joking, sarcastic valence rather than that of an ancient wisdom. I'm not sure this proverb could comfort a woman affected by hirsutism. However there are many Italian proverbs that have the purpose of decreasing the \"defects\" of other people we may refer. These are part of a vulgar language used in certain contexts where people know each other intimately and they talk about other people. You may hear this between boys talking of others girls. You may also hear:\n\n> Donna nana, tutta tana. Donna pelosa, donna virtuosa. Donna vecchia donna proverbiosa. Brutta 'e faccia e bòna 'e core. (Brutta di faccia ma buona dentro.) Donna prudente è una gioia eccellente. Donna ridarella, o santa o puttanella.\n\nAnd finally for the men:\n\n> Uomo di panza uomo di sostanza\n\nAs stated @Bakuriu the proverb more close to it is \"Donna baffuta sempre piaciuta\" and I think that even in this case the meaning is the same: \"barbuta\" may refer to feelers.\nThere are other three hypothesis that should be taken in account, I start with the less likely:\n\nMaybe, but this has remote probability, \"donna barbuta\" could indicate an old woman. Modest facial hair in old women is normal.\nLink with the past. In fact in ancient time the beard was an important attribute for men. In many religions the beard is a link with the divine (e.g. judaism or islam) and in the classical Greek culture the beard was a mandatory attribute for men. Maybe an echo from the past may have contributed to the assumption that bearded humans were more attractive.\nMaybe \"donna barbuta\" is simply used instead of \"hairy woman\" something similar to \"Donna pelosa donna virtuosa\". In fact few would use it if it only referred to a woman with a real beard. Hirsutim is not so common. This is an extract from Encyclopaedia Britannica: Or, A Dictionary of Arts, Sciences, and …, Volume 3, showing that women with a beard were not so common:\n\n\n> and those who were at the carnival at Venice in 1726 saw a female dancer astonish the spectators no more by her talent than by her chin covered with a black bushy beard.\n\nThe last hypothesis opens an interesting debate over the stereotype of the \"hairy Italian woman\" and how Italians treat this topic. In other languages there are lots of proverbs referring to \"hairy women\" but they always have negative connotations:\n\n> « God protect us from hairy women and beardless men. » (Muslim) « A hairy man's rich, a hairy wife's a bitch. » (USA)\n\nThe user El Caudillo made an amazing work - I am copying and pasting some here:\n\n> « A woman with a beard is of wicked kind. » (Dutch) « When a family is going to ruin, a beard grows on the face of the eldest daughter-in-law. » [a bad presage] (Koran) « A bearded woman, God help us! » (Portuguese, Brazil) « May God spare me from a bearded, old woman. » (Spanish, Argentina) I add a Greek saying: « A stout bearded woman always bears something malicious. »\n\nIn conclusion, in all these cases (I'm not sure however if it is the right thing to do with this proverb) we should take in account that the beard could be read figuratively as an attribute indicating a woman with a strong influence within the family, notion that is expressed in Italian as \"donna con i pantaloni\" (\"woman with trousers\"). \"beard\" was in the past, like \"pantaloni\", an attribute indicating the status and the role of men within the family.", "is_selected": true }, { "score": "5", "ownerid": "224", "text": "It's probably just a proverb used to comfort some woman that does have \"a problem\" with excessive facial hair. Note that some people use a slightly different version: donna baffuta, sempre piaciuta, which seems to support this view, since that's usually where some women might have \"excessive facial hair\". The wiktionary gives this explanation and I cannot think of anything else.\nHowever saying it is surely poor taste.", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "341", "text": "It is referred to the past when women could not shave themselves (aside the rich ones). In those circumstances this sentence was used to comfort this kind of unappeal (even if in these days thrends seem to revert :) )", "is_selected": false } ]
Che cosa significa "la sua parte" in questo contesto?
Nel racconto Casa d'altri di Silvio D'Arzo ho letto: """ Erano amare parole: e mi parve che qualcosa dovessi ben dirlo a ogni modo. E mi alzai e mi avvicinai di due passi. – Era questo, Zelinda, che avevate messo nella lettera voi? – No, – disse lei: e la cosa mi stupí la sua parte. – No. Questo chiunque lo sa: chiunque passa lo vede, e neanche c’è bisogno di dirlo. """ Non capisco cosa significhi "la sua parte" in questo passaggio. Cercando "parte" in parecchi dizionari, non sono riuscita a trovare niente che me lo possa chiarire. Qualcuno di voi me lo saprebbe spiegare?
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[ { "score": "3", "ownerid": "4182", "text": "Cito da Treccani alla voce parte 2.b:\n\n> Come locuz. avv., la sua parte, non poco, abbastanza, molto: ha goduto anche lui la sua p. nella vita; è furbo la sua p., te lo dico io!; era un ragazzo di circa dodici anni, sveglio la sua p. (Manzoni).\n\ncosì anche il Vocabolario della Crusca\n\n> §. XVI. La parte mia, o simili, posto avverbialm. vale Molto.\n", "is_selected": true }, { "score": "0", "ownerid": "4163", "text": "Credo che significhi \"un bel po'\" oppure \"parecchio\" o \"abbastanza\". \nPotrebbe essere un'espressione dialettale o arcaica anche.", "is_selected": false } ]
Is Latin to Italian what Ancient Greek is to Modern Greek?
It would seem like an obvious (and superficial) generalization: Italian's "obvious" ancestor is Latin, Modern Greek's obvious ancestor is Ancient Greek, Latin and Ancient Greek were used (very loosely) in the same period of time. But, at least from my (unqualified) impression, it looks like Greek changed a lot less. Greek kept the cases (although it merged dative with genitive, going towards simplification), many desinences are the same or very similar, phrase construction feels (at least superficially) familiar, and reading a neogreek phrase typically I get immediately the "familiar traits" (the augment and the sigmatic desinences for past tenses, the position of articles that correlate a word and its attributes, many particles are the same, ...). Also, I read that a modern Greek with normal education can usually understand koiné and even (with some more difficulty) attic greek (as a concept, it feels similar to us Italians reading Dante or Petrarca - but they came about 1000 years later than koiné!). Compare this to Latin vs Italian: Italian lost the cases, changed radically the phrase construction, incorporated a lot more external influences, and in the meanwhile it split in dozens of dialects (I'm aware of Greek dialects, but, at least in ancient Greek, they seemed mostly understandable, with differences often boiling down to lexical choices, vowels contractions, switching between similar sounds and the like). Most important of all, an Italian trying to read a Latin text needs to have a specific instruction; I can't really imagine the average Italian understanding Cicero or Livius without years of training. So, to come to the questions: first of all, is my impression correct? Or it's just a byproduct of me being mother tongue Italian (I can spot more easily the differences and subtleties when comparing against my own language) or of the way I've been taught Latin and Ancient Greek in Italian high school? if so, what historical situations determined this situation? In particular, how did it happen that koiné (200 B.C.) is still mostly understandable by Greeks, while we Italians have serious problems with anything before the "sao cco kelle terre" (963 A.D.)? finally, what would be a more correct comparison? Modern Greek is to Ancient Greek what Italian is to ... ? (maybe Dante/Petrarca's Italian?)
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[ { "score": "8", "ownerid": "204", "text": "This might be better answered in a history or linguistic forum; but since I stumbled upon your question while seeking help for myself, I'm giving you an educated opinion, which shouldn't be taken as any more than that.\nFor me, it seems obvious that this answer to the question, \"Why does Ancient Greek have a higher degree of mutual intelligibility with Modern Greek, while Italian has diverged sharply from Latin?\" is tied to the history of the Roman Empire (especially for Greek)\nThe analogy of 'Ancient Greek is to Modern Greek as Classical Latin is to Italian' is, at best, flawed. A better analogy would be: 'Ancient Greek is to Modern Greek as Vulgar Latin is to modern Romance languages'. If you want to be more specific, a better analogy would be: 'Ancient Greek is to Modern Greek as Italian is to the Vulgar Latin spoken in the Apennine Peninsula'. \nMany people assume incorrectly--not saying this applies to you--that Italian is the closest living relative of Latin. Phonologically and orthographically, Italian is no closer to Latin than any other Romance language (just ask a Spanish speaker). It's nearly impossible to select any one Romance language as being the \"closest to Latin.\" \nAs I said above, this question is rooted in the histories of the Eastern and Western halves of the Roman Empire, specifically to the stability of the East and the numerous foreign invasions of the West after the Western half fell (e.g. Gothic influence in Italia). Western Europe was also subject to a series of invasions (and the Plague of Justinian, which decimated the population). Just to name a few examples, there were invasions by Germanic tribes, Huns, Magyars, Mongols, etc. \nI'm fluent in Spanish, have studied Latin for six years, and am in the process of learning Italian with the help of my Italian family (Italian as in in Italy). I'm giving you an answer based only on my own perception and my knowledge of Western history; but my perception, like yours, is also colored by my experience.\n\n> first of all, is my impression correct? Or it's just a byproduct of me being mother tongue Italian (I can spot more easily the differences and subtleties when comparing against my own language)?\n\nYou seem to miss the external factors/pressures that caused Vulgar Latin dialects to diverge into separate languages, largely due to both the isolation of each region from one another and the very large influx of foreign invaders in Western Europe. Don't forget that at the time these languages began to develop, Western Europe entered the Dark Age.\nBut yes, of course your knowledge of Italian makes it easier to spot differences and patterns in Latin. Native speakers of other Romance languages might disagree with both of us as to which language is closest to Latin; Romanian speakers--although I wouldn't agree--might say that Romanian is the closest living language to Latin, and Wikipedia also makes this connection regarding structure/grammar, for what it's worth. \nAnd since you've mentioned grammatical case, Romanian is the only one of the major living Romance languages to preserve both grammatical case and the neuter gender, which is absent from most other Latin-based languages. \nAll five of the major Romance languages have undergone major spelling reforms, thus making your question harder to answer. The five most widely-spoken Romance languages all have language academies, so all have had major spelling reforms since the fall of the Western half of Rome.\n\n> if so, what historical situations determined this situation? In particular, how did it happen that koiné (200 B.C.) is still mostly understandable by Greeks, while we Italians have serious problems with anything before the \"sao cco kelle terre\" (963 A.D.)?\n\nMy best educated guess would be that the similarities between Ancient Greek, Koiné, and Ancient Greek are due to the fact that the Roman Empire lasted well into the modern era. Remember that Greece was Rome until it was captured by the Ottoman Empire in the 15th century, and that Greeks referred to themselves as Romaioi. While it was subject to foreign invasions, the Eastern Roman Empire was very stable compared to the chaos that ensued in Western Europe after the fall of the Western Roman Empire.\nIn other words, the Eastern Roman Empire (Greece) preserved the structure/syntax/lexicon of Greek as the lingua franca of the Empire shifted from Latin to Greek. Note that the Renaissance in Europe began close to the fall of Rome, and the revival of Greek and Roman literature was largely due to the preservation of Greek/Roman culture in the Byzantine/Roman Empire. (this is why most medical terminology is derived from Greek). That is, while Western Europe was in chaos and in flux, the Eastern half of the Empire flourished for another thousand years. That's probably the biggest reason for the lack of preservation of Latin.\nSo in essence, my opinion is that the political stability of what is referred to as the Byzantine Empire today is largely responsible for the preservation of Greek and explains why there is a significantly higher level of mutual intelligibility between Ancient and Modern Greek as opposed to Latin and the Romance languages.\n\n> finally, what would be a more correct comparison? Modern Greek is to Ancient Greek what Italian is to ... ? (maybe Dante/Petrarca's Italian?).\n\nAs I've stated above, a better analogy would be as Italian is to Italic Vulgar Latin.", "is_selected": true } ]
Significato di "volgere in gioco" in questo contesto.
Nel romanzo Il barone rampante, di Italo Calvino, ho letto: """ La Marchesa arrivò. Come sempre, la gelosia di lui le fece piacere: un po' la incitò, un po' la volse in gioco. Così tornarono le belle giornate d'amore e mio fratello era felice. """ La mia domanda è sul significato dell'espressione "volgere in gioco" che appare in questo brano. Nel vocabolario Treccani ho trovato che vuol dire "volgere in scherzo". Tuttavia, non capisco molto bene cosa sarebbe questo "volgere in scherzo" in questo contesto. Significa che la gelosia di lui le faceva fare scherzi?
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[ { "score": "1", "ownerid": "1243", "text": "Il significato corretto è quello che hai trovato tu ma il concetto è che la Marchesa non aveva voglia di fare scherzi ma\ntrasformò la gelosia in scherzo, in gioco. ", "is_selected": true } ]
Voglio che sarà/vorrò che sarà.
Voglio che sarà perfetta per quando ritornerò Un giorno forse vorrò che verrai anche tu. È scorretto usare i tempi verbali futuri come il futuro anteriore e futuro semplice?
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[ { "score": "3", "ownerid": "7641", "text": "Lo stimato linguista e filologo prof. Luca Serianni, come riportato in un commento da @DaG, scrisse nel suo famoso e citatissimo paragrafo XIV.53 quanto segue:\n\nD'altro canto, l'altrettanto stimato Giovanni Battista Moretti, le cui opere vengono spesso citate a riferimento dallo stesso Serianni, scrive in \"Per una didattica dell'italiano\" CDU 805.0-56:801.25 (in particolare si notino gli esempi in cui l'oggettiva indica azione posteriore rispetto alla reggente):\n\nPunto a):\n\nPunto e):\n\nNota 6:\n\nIn relazione alle frasi \"voglio che sarà\" e \"vorrò che sarà\", e in generale all'uso dell'indicativo futuro nelle subordinate rette dal verbo \"volere\", oltre alla sensazione comunque soggettiva di rifiuto di tale costruzione, anche una ricerca nel corpus di Ngram genera invariabilmente zero risultati.\nIn una discussione su achyra.org qualcuno dice di aver già fatto notare al prof. Serianni la necessità di \"sfumare\" la sua affermazione.\nIn base a quanto detto, sembrerebbe pertanto applicabile al famoso XIV.53 l'epigrafe scelta dallo stesso Serianni nel suo \"Prima lezione di grammatica\":\n\n> Non può mai darsi una regola tanto vergine che da qualche eccettione non sia deflorata Loreto Mattei (1695)\n", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "7221", "text": "Ciao, i tempi verbali futuri nelle tue frasi vanno utilizzati nel seguente modo:\n\nVoglio che sia perfetta al mio ritorno.\nUn giorno forse vorrò che venga anche tu.\n\nIn entrambi i casi è necessario inserire un congiuntivo. Mentre nella prima \"voglio che sarà\" è scorretto, nella seconda non era scorretta la parte al futuro in sé, bensì il periodo successivo che ne esprimeva meglio il significato.\nCome @DaG ha giustamente fatto notare, in realtà “Voglio che sarà” non si può definire propriamente scorretto, nonostante probabilmente oggi non sentirai mai nessuno dirlo (e sopravvivere per raccontarlo).\n\n> Qualunque verbo o qualunque costrutto che richieda il congiuntivo può costruirsi con l'indicativo futuro ... quando l'oggettiva indica azione posteriore rispetto alla reggente\n", "is_selected": false } ]
"e" vs. "ed" seguito da vocale diversa da "e".
Alle elementari mi insegnarono a trasformare "e" in "ed" se era seguita da una qualunque vocale, mentre qualche anno fa a un corso di sceneggiatura l'insegnante disse che ultimamente si preferiva trasformarla in "ed" solamente quando era seguita da "e" (e non dalle altre vocali). Non ricordo se si stesse riferendo solo a qualche editor in particolare (Disney? Bonelli?) o se stesse parlando in generale. Da qui il dubbio: alcune case editrici preferiscono un modo piuttosto che un altro? quanto sono diffuse (più o meno) le due varianti? Si noti che non ricordo se disse che la stessa cosa valeva anche per "a" vs. "ad", ma suppongo che una volta scelto se mettere o meno la "d" convenga essere coerenti.
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[ { "score": "11", "ownerid": "8", "text": "Il tuo insegnante aveva ragione. Accademia della Crusca, come al solito:\n\n> L'uso della 'd' eufonica, secondo le indicazioni del famoso storico della lingua Bruno Migliorini, dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione e e la preposizione a precedano parole inizianti rispettivamente per e e per a (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.).\n\nAttenzione ai seguenti casi: \n\nsequenze come ed editori, ad Adamo, ad adattare e simili (quando la vocale successiva è seguita a sua volta dalla d) vanno evitate;\nci sono locuzioni fisse dove l'uso della d eufonica è praticamente cristallizzato anche fra vocali di diverso timbro: ad eccezione di, ad esempio, ad ogni buon conto, ad essi.\n\nManuale di redazione di Mariuccia Teroni (2007, Apogeo Editore, pagina 133) spiega gli altri dettagli.", "is_selected": true } ]
Expression/phrase for "I'm working on it".
Is there an expression that means "I'm working on it", translated inexpertly by me as "Sto lavorando su di esso", that stands in generality? Or do you alter the statement to match the object that is being worked on?
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[ { "score": "7", "ownerid": "37", "text": "I'd simply say “ci sto lavorando”, where this ci is a particle meaning – in this case – something like “on it, about it” (as in “ci penso io”, or “che ci vuole?”; see meaning 4 in Treccani's article).", "is_selected": true } ]
Is the sentence "La mala ordina" proper Italian?
Recently I saw the Italian movie The Italian Connection, its original title is La mala ordina. (Probably it means Manhunt). I supposed it's in Italian, but Google translator doesn't recognize it as Italian, it detects it as Esperanto and doesn't give any reasonable translation. Question: Is it Italian? How it's translated to English?
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[ { "score": "11", "ownerid": "", "text": "\"Mala\" is short for \"malavita\", formed by \"mala\" and \"vita\", literally \"dishonest life\".\nThis is a synonym of \"criminalità\", \"Crime\" (properly intended as \"criminality\"), \"local mobsters\".\nThe verb \"ordinare\" can mean \"to give orders\", \"to rule\", \"to be in charge\".\nSo, \"la Mala ordina\" means \"Crime is in charge\", \"local mobsters rule\", but with a particular nuance, you would expect the sentence to be completed with the actual orders. In fact, normally, if you want to say that someone is in charge, someone rules, without further explanations, you would use the verb \"comandare\", not \"ordinare\". The fact that they used \"ordinare\" suggests that some actual orders have been given but these are intentionally omitted in the sentence (ordina cosa? What orders do they give?) - perhaps because you are supposed to find out while you watch the movie? Or perhaps you are supposed to complete the sentence by yourself, \"if they give an order, whatever the order is, the order must be followed\"?\nNote that sometimes \"mala\" is used as synonym of mafia, organised crime (in the '70s/'80s \"la Mala del Brenta\" was famous, Felice Maniero's \"Venetian mafia\").", "is_selected": true } ]
Cos'è una "lettera di trasmissione"?
Nel romanzo La ragazza di Bube di Carlo Cassola ho letto: """ «Ha finito, maresciallo?» E nel contempo diede una guardata alla ragazza. «Sì, signor tenente.» «E allora batta subito il verbale e glielo faccia firmare... Ah, e compili anche la lettera di trasmissione: dobbiamo mandarlo via con la posta di stamattina.» «Subito, signor tenente.» E con una faccia scura si alzò e andò a sedere davanti a una grossa macchina da scrivere. """ Non capisco il significato di "lettera di trasmissione" nel brano precedente. Alla voce "trasmissione" del vocabolario Treccani non ho trovato nulla relativo a una lettera, ma una cerca su Google dà parecchi risultati corrispondenti a diversi modelli di lettere. Sapreste spiegarmi qual è il significato di questa espressione?
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[ { "score": "3", "ownerid": "", "text": "Penso che si riferisca alla lettera di accompagnamento con la quale il verbale viene trasmesso, ossia inviato per posta, \n dove in genere si riepilogano i documenti allegati, a chi sono diretti e qualsiasi altra utile informazione a seconda del contesto. –Si tratta di un'espressione burocratica.\nCercando su Google si trovano vari esempi di lettere di trasmissione. ", "is_selected": true } ]
Cosa significa "prospettare" in questo contesto?
Nel libro Cronaca familiare, di Vasco Pratolini, ho letto: """ La tua sensibilità ti portava a prospettare ogni conflitto, anche il più banale e fortuito, come una colpa di cui soffrivi esasperandone i toni, l’umiliazione e lo sconforto. """ Potreste spiegarmi qual è il significato di "prospettare" in questa frase? Nel vocabolario Treccani ho trovato che questo verbo significa """ Sottoporre alla considerazione o all’attenzione altrui, esporre, presentare e sim. """ Tuttavia, a me non sembra che questo sia il senso nel brano sopra citato.
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[ { "score": "3", "ownerid": "37", "text": "La Cronaca familiare di Pratolini fu pubblicata nel 1947. Ecco per esteso la voce prospettare dello Zingarelli del 1948:\n\n> a. [= verbo attivo] *prospectare. Stare a vedere, Guardare innanzi a sé. | La palazzata di Messina prospettava il mare e la costa calabrese. | neol. Dimostrare; Mettere in prospetto, mostra, Mostrare. | le circostanze, la situazione delle cose | l'ipotesi, Affacciare.\n\nQuindi, all'epoca, il primo significato era quello etimologico di “guardare in avanti qualcosa”, detto sia letteralmente di un oggetto esposto per esempio al mare o a un certo punto cardinale, sia come qui di una persona che anticipa, cerca di prevedere, prefigura i conflitti (senza, a mio avviso, che sia ancora presente il senso, all'epoca considerato solo un neologismo, di mostrarli a qualcun altro).", "is_selected": true }, { "score": "0", "ownerid": "2136", "text": "Se seguiamo il significato di prospettare nel senso di “presentare”, possiamo pensare che qui l’autore intenda dire che la sensibilità della persona di cui si parla la portava non solo a considerare (dentro di sé) ogni conflitto come una colpa, ma anche a mostrare tale considerazione con atteggiamenti evidenti agli altri («esasperandone i toni, l’umiliazione e lo sconforto»).", "is_selected": false } ]
Origine del termine ottuso.
Che origine ha il termine figurato e dispregiativo ottuso? eg.: ``` ma sei proprio o.! ``` La mia curiosità nello specifico è se ha qualche legame con il numero 8, che sdraiato rappresenta l'infinito che a sua volta, con un po' di immaginazione, è un concetto che può essere collegato alla stupidità umana che a quanto pare (o così si dice) non ha limiti (¿). Oppure se la sua origine è legata alla geometria che per qualche ragione ha portato a credere che gli angoli acuti (minore di un angolo retto e maggiore di 0°) dimostrino maggiore perspicacia di quelli ottusi (cioè superiore a 90° e inferiore a 180°).
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[ { "score": "6", "ownerid": "37", "text": "Il senso letterale di “ottuso” (dal latino obtundĕre) è quello di ”smussato, spuntato” detto di lame e simili.\nPer il suo senso figurato, detto di un intelletto non brillante, l'idea fondamentale, come riporta per esempio il Treccani, è «che manca di penetrazione». La metafora vecchia di millenni è quella che una persona sveglia è acuta, ha aguzzato l'ingegno, ha un intelletto penetrante, un cervello fine, una mente sottile, va a fondo delle cose. Per una più tarda di comprendonio vale tutto il contrario, e cioè appunto è come una lama che non taglia, smussata.", "is_selected": true } ]
What does "roerso" mean?
What does "roerso" mean in an expression such as "mondo "roerso""? [The whole sentence is: i paradossi della realtà e del linguaggio vengono scoperti dallo sguardo di Alice in chiave di folle infanzia e di insinuante immaginazione, in una serie di quadri che del resto riportano al tema antico del "mondo rovescio" (mondo "roerso" di certe vecchie stampe venete)].
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[ { "score": "3", "ownerid": "", "text": "Roerso/roesso: rovescio:\n\n> Roerso is rovescio (upside-down) in Veneto dialalect, probably old Venetian dialect. Other versions of more inland parts of Veneto like Padua or Vicenza are: roesso and roverso.\n", "is_selected": false } ]
Whether to use Present or Past Conditional in a subordinate clause after using Present Perfect in a main clause?
""" Abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere sentire di nuovo il sapore di casa. """ I wonder if you always need to use Past Conditional in a subordinate clause after using Present Perfect in a main clause? Is it wrong to say: """ Abbiamo pensato che ti farebbe piacere sentire di nuovo il sapore di casa. """ In French, I would use Present Conditional instead in a subordinate clause, so this difference has me puzzled. """ Nous avons pensé que tu voudrais... {NOT: ... que tu aurais voulu} """
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[ { "score": "3", "ownerid": "4193", "text": "The past conditional (e.g., sarebbe andato, avrebbe trovato) is used to express a future meaning with respect to a reference point in the past. In such cases you cannot use the present conditional. This is an unusual aspect of Italian; as pointed out in A Reference Grammar of Modern Italian (Section 15.2), English, French, Spanish, and Portuguese typically use the present conditional for \"future in the past\" constructions (though in English we can also use the periphrastic future, e.g., \"I thought that you were going to find it\" instead of \"I thought that you would find it\").\nAlso, it's important to understand that the past conditional is used to express \"future in the past\" not only after the present perfect but also after the passato remoto and the imperfect. ", "is_selected": false }, { "score": "-1", "ownerid": "351", "text": "The two sentences are both grammatically correct but the meaning is different. As already pointed out, the past conditional means future in the past:\n\n> Abbiamo pensato che ti sarebbe piaciuto tornare a casa\n\n(At that point in time in the past) we thought you would like to come back home (at some later moment with respect to that point)\n\n> Abbiamo pensato che ti piacerebbe tornare a casa\n\n(We thought, now or in the immediate past) that you would like to come back home (at a later moment with respect to now)", "is_selected": false } ]
Il sostantivo "manufatto" è il participio passato di un verbo irregolare?
Se la risposta fosse affermativa, vorrebbe dire che potrei utilizzarlo così, """ Questo strumento è stato sapientemente manufatto. """ che mi sembrerebbe una traduzione quanto più vicina all'inglese seguente, """ This tool is skillfully crafted. """ altrimenti no.
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[ { "score": "5", "ownerid": "37", "text": "No, è solo un aggettivo (e, in altri contesti, un sostantivo). Come si può leggere sui dizionari (per esempio sul Treccani), deriva dalle parole latine manu factus, cioè “fatto a mano”.\n\nUn po' fuori tema: per la tua frase direi semplicemente qualcosa come “fatto/lavorato/realizzato (a mano) con (grande) abilità”.\n", "is_selected": true } ]
Sul significato di "essere ritto su una macchina" (una persona).
Nel racconto Le figlie della luna, di Italo Calvino, ho letto: """ Seduta alle mie spalle sulla capote ribaltata della mia macchina c'era la ragazza nuda che indicava in direzione della Luna. Avrei voluto dirle che si mettesse giù, che non potevo attraversare la città con lei così in vista in quello stato, ma non osavo distrarla, tutta intenta com'era a non perdere di vista la macchia luminosa che ora spariva ora riappariva al fondo della Avenue. E poi, - quel che era più strano - nessun passante sembrava notare questa apparizione femminile ritta su una macchina scoperta. """ Nel vocabolario Treccani ho trovato quest'accezione dell'aggettivo "ritto": """ Di persona, dritto in piedi, in posizione eretta: stava r. in mezzo alla stanza; si piantò r. davanti a lui; non restare lì r., mettiti a sedere; su, r.! """ Dopo leggerla ho subito pensato che il senso di "ritta" nel brano citato fosse che la ragazza era in piedi sulla macchina, ma quello che mi confonde è che previamente si dice che la ragazza era seduta sulla capote. Per questa ragione vi chiedo: che la ragazza era "ritta" sulla macchina significa necessariamente che era "in piedi"? O può semplicemente significare che era "in posizione verticale" (cioè, in questo contesto potrebbe significare che stava seduta, ma con la schiena molto dritta)?
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[ { "score": "4", "ownerid": "37", "text": "A orecchio, propendo per la seconda ipotesi (che cioè la ragazza fosse seduta ma a torso dritto), anche perché se si sta seduti sulla capote abbassata – anziché in un sedile – si sporge di molto dalla sagoma dell'automobile, dando appunto l'idea di qualcosa in verticale sopra l'auto.", "is_selected": true }, { "score": "0", "ownerid": "1795", "text": "Fra i sinonimi di ritto c'è anche impettito che, a parer mio, è adeguato a questo contesto.", "is_selected": false } ]
"Salvare" for "save a file"? Or "scaricare"? Or something else?
I'm developing a computer program (for learning Italian) for which I need the Italian equivalent of "save as text file". User clicks on a button and a certain file is saved to his computer. Google translates as: "salvare come file di testo". Is "salvare" correct in this sense? I'm only seen it in the sense of saving someone from, say, drowning. But I mean it in the sense of "downloading" the file. Except "downloading" is not quite right, since it's in the program, not on the Internet. But I'll use "scaricare" if that's best. Maybe "scaricare come .txt file"? Or, what would be better? Thanks!
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[ { "score": "9", "ownerid": "8736", "text": "'Salvare' is correct, 'salvare come file di testo' is 'save as text file'.\n'Scaricare' is 'download', not 'save'.", "is_selected": false } ]
"Qualcosa che è accaduto" oppure "qualcosa che è accaduta"?
Quando ho scritto questo post ho messo "qualcosa che è accaduto veramente nella crosta terrestre", ma poi mi è venuto il dubbio se dovessi scrivere "qualcosa che è accaduta" tenendo conto che "cosa" è femminile. Potreste aiutarmi a chiarire il mio dubbio?
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[ { "score": "5", "ownerid": "1818", "text": "Qualcosa non è femminile (nonostante cosa lo sia), ma neutro e viene usualmente concordato al maschile. Per citare il dizionario Treccani\n\n> Indica in modo indeterminato una o alcune cose e può essere sostituito dalla locuz. qualche cosa, dalla quale deriva; ha valore neutro e concorda per lo più come masch.\n\nVedi anche ad esempio l'espressione qualcos'altro (e non qualcos'altra).\nQuindi la forma giusta è\n\n> Qualcosa che è accaduto.\n", "is_selected": true } ]
'perseverare *è*/*è non*/*non è neanche* diabolico ...'.
a) ... perseverare non è nenche diabolico, ma proprio una pessima idea. b) ... perseverare è non diabolico, ma proprio una pessima idea. c) ... perseverare non è diabolico, ma proprio una pessima idea. i) La seconda parafrasa più aderentemente il noto detto 'perseverare è diabolico, ma quel 'non' dopo la 'è' suona brutto. ii) La terza è ineccepibile, ma induce a usare un 'neanche' ulteriore come è fatto nella prima. iii) La prima, volendo significare che una 'pessima idea' è peggio che 'diabolico', non funziona. Le tre asserzioni di cui sopra (i, ii e iii) sono sensate o, magari, sono prive — tutte o qualcuna — di fondamento logico-grammaticale-linguistico? """ ... perseverare in questo caso è peggio che diabolico, solo una pessima idea. """ Inoltre, cari amici, quale delle tre formulazioni (a, b e c) corrisponde meglio alla frase blockquotata qui sopra? Come scrive @DaG in un commento sopraggiunto "il senso della frase in discussione, a prescindere da come è esattamente formulata, è proprio quello di creare un paradosso, quasi – mutatis mutandis – à la Oscar Wilde (come a dire: la tal cosa non è solo un peccato mortale, e passi, ma addirittura non sta bene con questo abito)".
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[ { "score": "1", "ownerid": "", "text": "Buona sera.\nProvo ad interpretare quello che dici. Parto dalla frase\n\n> perseverare in questo caso è peggio che diabolico, solo una pessima idea\n\nper me non ha molto senso. Una cosa \"diabolica\" è una cosa molto brutta, \"peggio che diabolica\" è ancora più brutta, \"una pessima idea\" è invece estremamente lieve. Quindi, leggendo la frase precedente per me c'è un controsenso.\nSe invece lo scopo è dire che perseverare non è così male da considerarlo diabolico ma comunque un modo sbagliato di agire, la formulerei nella versione c). \nLa b) è uguale, ma suona male: il non si mette in questo caso davanti all'è perché se viene messo davanti all'aggettivo, ci si aspetta (nel continuo della frase) non un alleggerimento (come è il caso) ma una definizione ancora più pesante, per esempio:\n\n> ... perseverare è non male, è diabolico\n\nsto cioè mettendo l'accento sul primo aggettivo per dare una definizione peggiore di perseverare.\nLa a) è uguale alla c) solo che inserisci \"neanche\". Ma in questo caso non serve perché non stai rafforzando una definizione, ma rendendola più leggera.\nSpero di essere stato di aiuto.", "is_selected": false } ]
The figurative expression "fare un fischio a qualcuno".
""" Se hai bisogno di qualcosa, mi fai un fischio. """ This expression literally means "give me a whistle", but I wonder if its figurative meaning extends to "give me a holler / a shout" or "give me a call (on the phone)"?
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[ { "score": "6", "ownerid": "", "text": "Sì, questa espressione viene usata comunemente per indicare genericamente e indifferentemente tutti i modi di contattare qualcuno (incluso via telefono).\nCome dice il De Mauro, l'espressione puo essere intesa sia in senso letterale che figurativo. Direi che viene più comunemente usata in senso figurato.\nFare un fischio:\n\n> fischiare per richiamare l’attenzione di qcn. | con riferimento al valore simbolico del gesto, avvertire, avvisare: quando hai finito fai un fischio.\n\n\nYes, this expression is often used to indicate generically and indifferently all the ways of contacting someone (telephone included).\nAs described in the De Mauro dictionary, the expression can be understood both literally and figuratively. I'd say the figurative usage is more common.\nFare un fischio:\n\n> to whistle to attract the attention of someone. | with reference to the symbolic value of the act, warn, give notice: quando hai finito fai un fischio.\n", "is_selected": false } ]
Qual è il senso di "sconfinare" in questo passaggio?
Nel racconto Nichel dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio): """ Non doveva essere uno scemo puro: è piú probabile che appartenesse a quel tipo umano di cui si dice in Piemonte che fanno i folli per non pagare il sale: al riparo dietro l’immunità che si concede ai deboli di mente, Bortolasso esercitava con negligenza estrema la funzione di giardiniere. Con una negligenza tale da sconfinare in un’astuzia rudimentale: sta bene, il mondo lo aveva dichiarato irresponsabile, ed ora doveva sopportarlo come tale, anzi mantenerlo ed avere cura di lui. """ Ho cercato il verbo "sconfinare" su parecchi dizionari, ma le diverse accezioni riportate non sembrano avere senso nel contesto di questo brano. Unicamente sul Grande dizionario della lingua italiana ho trovato all'accezione numero 4: """ Mutarsi in un sentimento analogo ma più intenso. """ Tuttavia, in questo caso non si tratta di sentimenti. Il significato sarebbe che la negligenza di questo personaggio poteva quasi considerarsi un’astuzia rudimentale? O che non era del tutto chiaro se l'atteggiamento di questo personaggio fosse negligenza o un'astuzia rudimentale? Oppure che il modo in cui questo personaggio era negligente assomigliava molto a un'astuzia rudimentale? O qualcosa di questo genere?
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[ { "score": "2", "ownerid": "2876", "text": "Sconfinare viene utilizzato in questo caso nel senso di uscire dai confini, dai limiti, ma in modo metaforico.\nLa negligenza del personaggio era tale da uscire dai limiti entro cui poteva essere considerata negligenza vera e propria (quindi in qualche misura involontaria) e si trasformava in qualcos'altro: un vero e proprio stile di vita, perseguito con coscienza: il mondo lo ha etichettato come irresponsabile, e lui lo fa apposta ad esserlo.", "is_selected": true } ]
Un X è un X è un X - Che cos'è? Si usa in italiano? Perché?
In un libro in inglese ho letto che a rabbit is a rabbit is a rabbit, e ho inizialmente pensato che fosse un errore di battituta. Ma poi, stimolato da questo commento di DaG, ho trovato questa pagina, nella quale, traducendo le parole di Ghil'ad Zuckermann, viene detto che un angelo è un angelo è un angelo. Di che si tratta? Che cos'è questo un X è un X è un X? È una figura retorica? Che sia figura retorica o meno nella lingua di partenza, è un modo di dire consolidato in italiano per voler intendere che un X è solo un X? Perché usarlo, se un X è solo un X funziona, a mio parere, già bene?
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[ { "score": "2", "ownerid": "8736", "text": "È nota in Italia, in ambito letterario, ed è stata spesso ripresa, l'espressione una rosa è una rosa è una rosa. Questa è a sua volta una traduzione di A rose is a rose is a rose, che è un verso di un noto componimento di Gertrude Stein del 1913, Sacred Emily.\nQui sotto il testo e alcune notizie:\nhttps://dramateatro.it/2016/11/21/una-rosa-e-una-rosa/\nhttp://svirgolettate.blogspot.com/2013/09/gertrude-stein-tra-arte-e-poesia-una.html\nNell'articolo nel link qui sotto si parla di questa espressione e delle possibilità espressive di figure retoriche come la tautologia e la diafora, \"una figura retorica che pare ripetere concetti ma che invece amplia enormemente le potenzialità espressive di una frase\".\nhttps://aulalettere.scuola.zanichelli.it/sezioni-lettere/le-figure-retoriche-lettere/dire-una-cosa-e-ancora-e-ancora-la-tautologia-e-la-diafora", "is_selected": true } ]
"Vedete qui" oppure "vedi qui"?
In questo post avevo scritto "vedete qui" (adesso ho corretto), ma poi ho avuto il dubbio se questa fosse un'espressione solita in italiano moderno. Ho pensato che magari avrei dovuto usare "vedi qui" e che questo "vedete qui" mi era forse venuto fuori per influenza della mia lingua (in catalano usiamo "vegeu", seconda persona plurale dell'imperativo). Infatti, ho ricercato "vedete qui" su Google Libri e ho trovato soltanto esempi arcaici. Quindi, è veramente così? Cioè, nell'italiano attuale si usa di solito "vedi qui" invece di "vedete qui"?
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[ { "score": "4", "ownerid": "37", "text": "“Vedete qui” non suona particolarmente strano, ma direi effettivamente che siano più usuali, in un testo scritto, forme come:\n\n“vedi [qui]”;\n“si veda [qui]”, forse più frequente in un testo edito e di registro un po' più sostenuto; la forma impersonale evita problemi di comunicazione (singolare/plurale, formale/informale); è quello che in genere si troverebbe in una nota bibliografica di un saggio;\n“vedere [qui]”.\n\nIn ognuno degli esempi, a seconda dei casi, “[qui]” potrebbe essere un link o gli estremi di un testo citato (per esempio “si veda [Rossi 89]”). Per la costruzione con il “si”, se si fa riferimento a più di un elemento, il plurale è “si vedano” (è la cosiddetta costruzione del “si passivante”).\nPer i testi editi, in certi casi è la casa editrice stessa che, per uniformità, prevede nelle sue norme editoriali quale sia la forma da seguire.\nMi sono permesso di includere nella risposta la sostanza dei commenti di Benedetta e Federico Poloni.", "is_selected": true } ]
What does “ventordici” mean?
I was reading an article today that has the following heading: """ Huawei P30 e P30 Pro svelati: ventordici fotocamere, con tanto di zoom 10x (foto) """ So what does ventordici means? Just a way to say a ridiculously big number? Article: https://www.androidworld.it/2019/02/28/huawei-p30-pro-leaked-615265/
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[ { "score": "7", "ownerid": "1243", "text": "As you can read in this semi-serious blog article ventordici is an imaginary number with some strange properties. \n\n> Ventordici: numero immaginifico fondamentale del campo complessato.\n\nIt is an informal way to describe a huge quantity that cannot be determined, like, for example zillions. \nAnother similar word we use in Italian is fantastilione that can be translated to bazillion. \nAs suggested by @VincenzoOliva, another word used with similar meaning is millemila. ", "is_selected": true } ]
Which preposition to use in "gettarsi a capofitto sul/nel lavoro" to say "throw yourself into work"?
""" gettarsi a capofitto sul lavoro {or}: gettarsi a capofitto nel lavoro """ The equivalent French expression "se plonger dans son travail" invariably employs the preposition "dans" corresponding to "in" in Italian. The same goes for "throw yourself into work" in English; you never say "throw yourself onto work". A few bilingual dictionaries that I have consulted have it as "gettarsi a capofitto in ...". The thing is that I came across "gettarsi a capofitto sul lavoro" in an email message professionally translated from English -- and written in a colloquial tone. As such, I figured it was unlikely that a grammatical error like this would slip in.
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[ { "score": "3", "ownerid": "707", "text": "As you can see on Treccani dictionary or Sabatini Coletti dictionary one says gettarsi or buttarsi a capofitto in qualcosa. So in this case, it would be\n\n> gettarsi / buttarsi a capofitto nel lavoro.\n\nPreposition \"su\" used with verb \"gettarsi\" has the nuance of \"above something\". So, for instance, one may say\n\n> gettarsi sul letto\n\nwith the meaning of \"on the bed\", or, in a figurative way, \n\n> gettarsi sul nemico.\n", "is_selected": false } ]
Carino, carinissimo, che carino!
Penso abbiate visto tutti la pubblicità di Treccani in cui, sostanzialmente, si invita i giovani ad usare un maggior numero di vocaboli, e quindi a fare un miglior uso della lingua italiana. Qual è il termine, se esiste, che definisce un linguaggio caratterizzato da un uso limitato dei vocaboli disponibili? (in sostanza quello che Treccani ci sta dicendo).
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[ { "score": "3", "ownerid": "2682", "text": "\"Lessico povero\", \"vocabolario limitato\". È quello che si legge nelle valutazioni di certi cómpiti scolastici.", "is_selected": true }, { "score": "1", "ownerid": "2609", "text": "Un singolo termine non mi viene in mente, puoi tranquillamente dire che la persona della pubblicità ha un vocabolario limitato.", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "1438", "text": "Non credo che esista il termine che cerchi, che dovrebbe avere una connotazione leggermente negativa.\nUna parola simile è microlingua.\n\n> /mi·cro·lìn·gua/ sostantivo femminile Linguaggio settoriale molto semplificato sul piano morfosintattico e privo di connotazioni stilistiche.\n\nPerò una microlingua è tipicamente oligosemica, o addirittura monosemica (ogni parola ha pochi, o un solo, significato molto preciso). Nel caso di chi dispone di un vocabolario limitato invece si assiste al fenomeno contrario, quello della polisemia, in cui poche parole servono a descrivere una quantità di significati (un po' come succede con la parola coso), e non di rado il linguaggio viene supplementato da gesti o espressioni.\nIn genere chi parla una microlingua lo fa perché è in una situazione che lo richiede, e dispone di un vocabolario normalmente più ampio della media. Per esempio è il caso degli avvocati o dei medici.\nSi potrebbe usare il termine gergo, ma di solito un gergo contiene parole non esistenti nella lingua \"madre\".\nCome aggettivo per un linguaggio potrei azzardare colloquiale (anche questo però non è molto soddisfacente).\nSe arriva ad essere un vero e proprio disturbo, il termine politicamente corretto è disturbo specifico del linguaggio; una volta si chiamava oligofasia.", "is_selected": false } ]
Can you say "l’donna" instead of "la donna"?
So, I know you can say "l’uomo" and that means the man. Can you say "l’donna" to say the woman instead of "la donna" or is the l' in front of uomo exclusively masculine?
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[ { "score": "3", "ownerid": "1818", "text": "It's not a matter of masculine vs feminine. The truncated form l' of the definite article can be used only for words starting with vowel. Therefore l'uomo is correct but l'donna is not.\nOne point that might be the cause of the confusion is that the sound /w/ (as well as the sound /j/ in words like ieri) at the beginning of a word is considered a vowel in Italian, while it is considered a consonant in English, hence in Italian we say l'uomo but in English we say a war (these sounds are often called semivowels or semiconsonants to emphasize their intermediate state).", "is_selected": true } ]
Qual è la differenza fra 'quindi' e 'dunque'?
Le lingue romanze che conosco hanno più di un modo di dire 'quindi', ma ce n'è sempre uno che è il più utilizzato. Invece in italiano avete due parole che sembrano di connotazione normale - “quindi” e “dunque” - e non riesco a comprendere quando si usa l'una o l'altra. Qualcuno me lo potrebbe spiegare?
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[ { "score": "2", "ownerid": "", "text": "Il seguente estratto da Treccani.it analizza il significato e l'uso delle congiunzioni \"conslusive\". Quindi e dunque, di fatto intercambiabili tra loro, sono le congiunzioni più informali rispetto a perciò e pertanto: \n\n> Stiamo parlando di due congiunzioni adoperate nella coordinazione conclusiva. La coordinazione conclusiva si ha quando «la proposizione coordinata si presenta come una deduzione logica o anche come una sintesi conclusiva di ciò che è stato detto in precedenza (A quindi B)» (Luca Serianni, Italiano, garzantina, 1997, p. 376). Le congiunzioni usate in tale tipo di coordinazione sono quattro, comprese quindi e dunque; le altre due sono perciò e il più formale pertanto. Ecco un paio di esempi letterari: «“Veramente la psichiatra prima era molto occupata, quindi credo che abbia visto poco la bambina”» (Dacia Maraini, Buio); «un normalissimo cane nero innocente e buono e al momento abbandonato dalla tua padrona, e dunque tristissimo e bisognoso di una carezza» (Sandro Veronesi, Caos calmo). Quindi, dunque, perciò e pertanto hanno collocazione variabile. Le due congiunzioni derivano dal latino e sono attestate nell’italiano scritto dalle origini della nostra letteratura. Quindi proviene dalla locuzione parlata *(ĕc)cu(m) ĭnde, propriamente ‘ecco di là’; dunque proviene dal latino tardo dŭnc, da dŭm ‘ancora’. Si può dire che non esistano significative sfumature di significato tra quindi e dunque.\n", "is_selected": true } ]
Uso dell'aggettivo "fantomatico".
All'attuale consiglio comunale di Barcellona piace molto fare assemblee, riunioni, incontri, processi partecipativi, etc. con i cittadini prima di prendere molte decisioni. Una volta, il proprietario italiano di un piccolo ristorante ci ha spiegato che è andato molte volte a delle riunioni dei proprietari di negozi di ristorazione con i vicini per discutere cosa fare con i tavolini che bar e ristoranti mettono sulla strada. Ci ha detto che a queste riunioni andavano "tre fantomatici vicini, sempre gli stessi". Cercando il significato di "fantomatico" sul vocabolario Treccani immagino che il significato di questa frase fosse che i vicini assistenti alle riunioni erano talmente pochi che, esagerando un po', quasi non si vedevano. È così? Potreste farmi altri esempi di uso quotidiano del vocabolo "fantomatico"?
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[ { "score": "4", "ownerid": "4679", "text": "Il Nuovo De Mauro, ospitato su Internazionale, dà come definizione:\n\n> simile a un fantasma, spettrale; irreale: figura fantomatica estens., che non si sa dove o quando possa comparire o entrare in azione: un fantomatico ladro | non ben identificato: una fantomatica organizzazione terroristica\n\nDirei che l'accezione usata dal ristoratore sia l'ultima, ovvero che lui non conosceva questi vicini e magari non li aveva mai visti nei dintorni.\nOltre agli esempi proposti nella definizione del Nuovo De Mauro, altri esempi di uso potrebbero essere:\n\n> Mi hanno detto che per avere il timbro sul documento devo andare in un fantomatico ufficio in quest'edificio, ma non riesco a trovarlo. Vedi quell'uomo? Si dice che sia possessore di fantomatiche ricchezze, anche se va in giro vestito da poveraccio. Dovevo ricevere un fantomatico aumento di stipendio, ma non se ne è più fatto nulla.\n\n Spero che il significato delle varie frasi sia autoevidente; se non è così, le chiarirò. \nRiguardo l'espressione proposta da abarisone, potrebbe essere un regionalismo o caratteristico di una certa area d'Italia, perché io (originaria dell'Italia centrale) non l'ho mai sentita. Direi piuttosto:\n\n> Alle riunioni si presentavano i soliti quattro gatti\n\nper far intendere che le riunioni erano poco frequentate e i partecipanti erano sempre gli stessi.", "is_selected": true } ]
Usage of verb "trovare".
Is it correct to use "trova" like this? """ Sono un tenore naturale che trova le note basse un po' difficili. """ And basse means low?
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[ { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "Provided you use trova and not trovo, the phrase is grammatically correct and in this case trova means the tenor finds it difficult to deal with low (or bass) notes.\nThe meaning of trovare that suits for this context is 3b which you can find in the Treccani's dictionary:\n\n> 3b. Per esprimere l’impressione che qualcuno o qualcosa produce, e quindi col sign. di riconoscere, riscontrare all’osservazione o all’esame: il dottore mi trova migliorato, peggiorato, guarito; ti trovo meglio oggi; come mi trovi stamani?; ti trovo un po’ ingrassato, assai dimagrito; l’ultima volta che lo vidi, lo trovai molto invecchiato; avendo un dì presso a Peretola una gru ammazzata, trovandola grassa e giovane, quella mandò a un suo buon cuoco ... dicendo che a cena l’arrostisse (Boccaccio); o sperimentare direttamente: me l’avevano descritto come un orso, io invece l’ho trovato gentilissimo; attribuire una qualità con giudizio soggettivo: la trovo bella, simpatica; venendo poi a esaminarla in particolare, notavan chi un difetto, chi un altro: e ci furon fin quelli che la trovarono brutta affatto (Manzoni); trovi buono questo vino?; ho assaggiato il formaggio e l’ho trovato eccellente; ho trovato il conto piuttosto caro; trovi divertente questa commedia?; trovo lo scherzo di pessimo gusto; seguito da prop. oggettiva: trovo che hai ragione; non trovi di esagerare?; anche, riconoscere in seguito a indagine, e quindi dichiarare con giudizio espresso: fu trovato innocente, colpevole.\n\nThis means to express the impression that someone or something produces, with the meaning of to identify, to encounter when obeserving or examining something.", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "2821", "text": "The use of \"trovare\" is the same doable in English with \"find\" like in \n\n> He finds rational equations too difficult.\n\nYour sentence in English is (translated with Google translator)\n\n> I am a natural tenor who finds the low notes a little difficult\n\nwhich corresponds to Italian \"Sono un tenore naturale che trova le note basse un po' difficili\" (it's a literal translation).", "is_selected": false } ]
Meaning of 'e veri' in a fifteenth century text.
I'm trying to understand the following. It's from a fifteenth century text. """ Furono istorie dieci tutti in casamenti colla ragione che l'occhio li misura e veri in modo tale, stando remoti da essi appariscano rilevati. """ I don't understand what the meaning of 'e veri' is. I'd appreciate any help (in either English or Italian). You can find a sample of the text here.
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[ { "score": "6", "ownerid": "799", "text": "Si tratta di una frase presa da un'opera incompiuta di un architetto e scultore vissuto a cavallo tra il XIV e il XV secolo, Lorenzo Ghiberti. Proprio in quel periodo si incomincia a parlare di prospettiva e della proprietà che hanno gli oggetti che allontanandosi sembrano più piccoli all'osservatore.\nIo parafraserei cosi:\nErano dieci raffigurazioni (istoriare vuol dire \"Adornare una superficie con la raffigurazione (in pittura, scultura, ecc.) di immagini relative a fatti storici o sacri o leggendarî\" - Treccani) in costruzioni con l'impression che danno all'occhio e talmente verosimili tanto che, allontanandosi da esse, sembravano sollevati (in rilievo)\nQuindi 'e ueri' significherebbe 'verosimili'", "is_selected": true }, { "score": "3", "ownerid": "1158", "text": "It's worth quoting a modern edition: «li misura, e veri in modo tale, [che]». So, as laika says, you can just read it as \"e\" conjunction + \"veri\" adjective, attribute of the object \"li\".\nSecondo me, però, la frase ha una chiara influenza latina. La mia prima impressione qui è che \"e\" non stia per la congiunzione moderna, ma per il latino et, o etiam. Sarebbe quindi un secondo rafforzativo di \"veri\", che in italiano parlato uno tradurrebbe \"tanto ma tanto veri\" o simile. Oppure, potrebbe anche avere un sapore correlativo, stando per \"etiam... quod\". In entrambi i casi la traduzione sarebbe la stessa offerta da laika, ma forse interessa sapere come arrivarci.\nSorry for switching languages, it's hard for me to talk of Latin in English.", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "235", "text": "It could be \"veri\" = plural of \"vero\" (true).\nGuessing from the context, that looks a narration from a painter: \n\"and so much realistic (that) when you are far from them they look protruding\". \nBut myself I found difficult the first part.", "is_selected": false } ]
Using "e" at the beginning of a sentence.
Is it acceptable to start a sentence with e, or any other conjunction? """ E come se non bastasse, nell'unico momento in cui ero libero, è arrivata Marisa. """ I could write that sentence without e and it would be understood the same. Is there any rule against starting a sentence with a conjunction? If it is not acceptable, is it at least used in not formal contexts?
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[ { "score": "8", "ownerid": "17", "text": "Conjunctions should be used to conjunct two different parts (sentences, words, ...) so, technically speaking, starting a sentence with them is broadly considered a misuse.\nBut exactly for being a misuse, such construct has the effect of drawing extra attention on the sentence itself.\nUsing the form\n\n> E SENTENCE_B\n\nas opposed to\n\n> SENTENCE_A e SENTENCE_B\n\nimmediately highlights the absence of a sentence joined before it and makes the reader wonder what the author omitted.\nSuch omission can be for instance the situation in which SENTENCE_B takes place, and we find many examples in poetry.\nAs an example [1], G. Pascoli starts his poetry Il gelsomino notturno with\n\n> E s'aprono i fiori notturni, nell'ora che penso ai miei cari\n\nThe sentence after the E describes something happening at night, but there a whole lot of content unexpressed before it, namely the situation of waiting during the night, before the flowers disclose.\nIn this other example [1]\n\n> E, dopo tanti discorsi, finalmente l'accordo!\n\nThe conjunction E implies a phase of discussion before the deal. Using the E allows the writer not to explicitly mention it, but rather to suggest that the current situation is a consequences of previous events.\n\n[1] Examples taken from http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/sulluso-congiunzioni-allinizio-frase", "is_selected": true }, { "score": "5", "ownerid": "135", "text": "It is not grammatically wrong, and is used to give emphasis to the sentence. In your phrase it makes the \"come se non bastasse\" even stronger.\nIt should not be abused, it would be like writing all in boldface.", "is_selected": false } ]
Come e quando si usa la frase "Altro che"?
In una conversazione sul Bar Sport si è usata la frase "Altro che". Questo ha attirato la mia attenzione perché non avevo mai visto o sentito la locuzione "altro che" usata in questo modo. Tra l'altro, avevo sempre avuto l'impressione che il pronome "altro" si usasse di solito per indicare "contrario" o "diverso" di quello che si aveva detto precedentemente. Il mio dubbio è se nella frase "Altro che" è anche così o è invece tutto il contrario, oppure dipende dal contesto. Come spiego qui sotto, ho cercato sul dizionario, ma non sono sicura di averne colto tutte le sfumature. Sul vocabolario Treccani ho trovato """ Come esclam., non com., altro!, per affermare energicamente: «Partiresti volentieri?» «Altro!»; a. se lo conosco!; e con più forza: eh altro!, altro che! (v. anche altroché). """ Anche alla voce "altroché" si può leggere """ usato spesso, spec. nel linguaggio fam., come esclamazione energicamente affermativa: se mi piace? a.!; a. se lo conosco!; a. se ci andrei volentieri!; «Ma l’hai veduto proprio con i tuoi occhi?» «Altroché!». """ Ora, se avessi sentito un dialogo con le battute «Partiresti volentieri?» «Altro che!» prima di aver letto queste entrate del dizionario, avrei capito che la persona che ha risposto non vuole per niente partire. Tuttavia, se ho compreso bene la spiegazione del Treccani, il significato è tutto il contrario: questa persona sta affermando energicamente che ha una gran voglia di partire. È veramente così? Potreste fare altri esempi di uso di "Altro che" che aiutino a chiarire i miei dubbi?
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[ { "score": "3", "ownerid": "", "text": "“Altro” e “altroché” usati come esclamazione hanno sempre un’accezione positiva; cioè, in questo uso, \"altro\" non ha il significato di \"diverso\" o \"contrario\" di quello che si è detto precedentemente. Lo possiamo leggere in parecchi dizionari:\n\n> Altroché [al-tro-ché] o ”altro che” esclamazione. Certamente, come no, in risposte enfaticamente affermative: “C'era gente?” “Altroché!”\n\n(Sabatini Coletti)\n\n> certamente sì (usato in risposte affermative decise): «Hai mangiato bene?» «Altroché! Era tutto buonissimo»\n\n(Garzanti) \n\n> altroché - avv. 1909; dalla loc. altro che. fam., certamente, sì: vuoi venire? altroché!\n\n(De Mauro)", "is_selected": true } ]
Parlare sul telefono vs parlare al telefono.
Given that preposition usage is often idiomatic, are the following expressions equally usual? Parlare al telefono Parlare sul telefono
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[ { "score": "4", "ownerid": "1243", "text": "Normally Italian people say “parlare al telefono”, the other form is not used at all since it seems wrong. \nConversely, talking about the TV you can say:\n\n> L’ho visto alla TV\n\nand also\n\n> L’ho visto in TV\n\nquite interchangeably. \nMoreover you can also say:\n\n> L’ho visto sulla TV Svizzera\n\nbut in this case you’re specifying where you watched it. ", "is_selected": true } ]
Is subjunctive always used in the attributive clause of a superlative expression?
I can barely recall this example sentence that I saw a long time ago: """ Lei è la ragazza più bella che io conosca. (Not conosco) """ It was used to demonstrate the wide use of subjunctive in Italian. The above sentence would be written in French as que je connais (indicative) or in Spanish as que conozco (also indicative). I just saw this sentence on ThoughtCo as well: """ Il razzismo era il peggior problema che ci fosse. (Again, not c'era) """ Both sentences have a superlative expression in their main clauses, which drives me into thinking that the use of subjunctive in the subordinate clause is a special grammar rule in Italian. Am I right? What are the details about this very usage of subjunctive in Italian?
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4814
[ { "score": "6", "ownerid": "707", "text": "According to the book Nuovo Contatto C1. Corso di lingua e civiltà italiana per stranieri (Loescher Editore, Torino) by R. Bozzone Costa, M. Piantoni, E. Scaramelli and C. Ghezzi:\n\n> L'uso del congiuntivo nelle frasi relative è frequente: quando il nome a cui si referisce il pronome relativo che è indeterminato: Cerco un cane che abbia il pelo morbido. quando il nome a cui si referisce il pronome relativo che è seguito da un superlativo relativo: Questa è la storia più romantica che abbia mai sentito. con aggettivi con valore restrittivo come unico, solo, ultimo: Mio fratello è l'unica persona che rispetti le mie idee.\n\nThat is, the use of subjunctive is frequent (according to the book it's not always used, but it's quite frequent) in a relative clause when the name to which relative pronoun che is referring is followed by a relative superlative as in your examples and as in the sentence of the second point of the above citation.", "is_selected": true }, { "score": "-1", "ownerid": "4989", "text": "The subjunctive is used after \"che\" when expressing personal opinions rather than facts.\nSources: e.g. \nhttps://www.loescher.it/download/innovando/itastra/Scheda31_CongiuntivoInFrasiDipendenti.pdf\nhttp://cr.middlebury.edu/Italian%20Resources/progetto/grammar/more/uso_cong_dip.htm", "is_selected": false } ]
Multilingual dictionaries of mathematical terms.
Having posted this question, I now wonder whether there are any dictionaries, online, good ones, which would provide multilingual translations of technical words used in mathematics, including English to Italian and others. Any online such dictionaries would be preferred. Thanks.
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[ { "score": "4", "ownerid": "4183", "text": "Wikipedia has these lists:\n\nhttps://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:Matematica/Traduzioni\n\ncomprising English/Italian, French/Italian, German/Italian (and vice versa).", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "928", "text": "It is not technically a dictionary, but you can use Wikipedia's inter-wiki links to get translations of technical terms. For instance: \n\nGo to the page of CW complex\nScroll down until you see \"Languages\" in the left sidebar (or click on the icon in the mobile view)\nClick on \"Italian\"\nGet redirected to Complesso di celle. Profit!\n\nIn my experience, this method is very reliable and translations exist for a wide range of words.", "is_selected": false } ]
Che cosa significa "voler dire piú della metà"?
Nel romanzo La malora, di Beppe Fenoglio, ho letto: """ Una mattina arrivò al Boscaccio un uomo di Rocchetta e raccontò ai figli che lui doveva aver visto loro padre, però era già una settimana fa: – L’ho visto sul mercato del mio paese, – disse: – io ero lí a sentir uno che contava d’un suo conoscente che s’era impiccato nella settimana. Appena finito, entra nel nostro cerchio un uomo che era vostro padre di sicuro, mette una mano sulla spalla a quello che aveva contato e gli fa: «Ha avuto del coraggio, quel vostro amico, ha avuto del coraggio», e poi se n’è andato non so verso dove. Tutti restarono lí e solo dopo un po’ il figlio piú vecchio domandò cosa quel fatto voleva dire. – Mi sembra che voglia dire piú della metà, – rispose quello di Rocchetta. Basta, dovettero mettersi tutti in mezzo perché il figlio piú vecchio non lo strangolasse, in paga d’essersi fatto tre colline per metterli sulla strada di loro padre e invece di passargli da bere. """ Il brano fa riferimento a un contadino che era sparito. La mia domanda è sul significato della frase "Mi sembra che voglia dire piú della metà" che appare in questo passaggio. Ho cercato alla voce "metà" in parecchi dizionari, incluso il dizionario dei modi di dire Hoepli, ma non ho saputo trovare niente che abbia senso in questo contesto. Potreste spiegarmi cosa vuol dire?
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[ { "score": "7", "ownerid": "4679", "text": "Sebbene non possa trovare riferimenti bibliografici relativi a questo modo di dire (anzi, trovo l'unico utilizzo ne La malora), l'espressione sembra un calco di \"dire le cose a metà\", che la Treccani definisce come \n\n> non esprimersi chiaramente, dire e non dire.\n\nIl significato dunque è \"suggerire abbastanza da comprendere il vero significato delle sue parole\". \nIn questo caso, il fatto che il padre abbia chiamato coraggioso l'uomo impiccato sottintende per l'uomo di Rocchetta che il padre volesse suicidarsi, e spiegherebbe con la sua morte la sua sparizione.", "is_selected": true } ]
Meaning of 'sentirsi' in this context.
I'm reading Italo Calvino's Fiabe italiane. First story is about the fearless Giovannino. Giovannino goes out travelling the world, comes to an inn and asks for lodging. """ "Qui posto non ce n'è", disse il padrone, "ma se non hai paura, ti mando in un palazzo". "Perché dovrei aver paura?" "Perché ci si sente, e nessuno ne è potuto uscire altro che morto." """ Now, 'sentirsi' here must mean 'to be haunted', because that's what the whole story is about. But then, why does neither Collins nor Oxford dictionaries list this as a meaning?
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[ { "score": "5", "ownerid": "4057", "text": "The meaning is the one you guessed, as documented by Charo.\nConsider that it's definitely not a common usage at the point that it in many editions of this story you'll find it in italic.\nJust one correction: I wouldn't consider this a voice of sentirsi, but rather of sentirci (to hear there [spirits?]) with a si impersonale.", "is_selected": true }, { "score": "-1", "ownerid": "3668", "text": "It could simply mean \"here, people feel fear.\"\nLa paura si sente qui. \nCi si sente.", "is_selected": false } ]
Sull'inserimento di 'che è' in «Se sì, quand'è 'che è' il caso di usare l'una piuttosto che l'altra?».
Supposto che """ Se sì, quand'è il caso di usare l'una piuttosto che l'altra? """ sia corretta, è anche corretta """ Se sì, quand'è che è il caso di usare l'una piuttosto che l'altra? """ ? E qual è la differenza fra le due espressioni?
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[ { "score": "2", "ownerid": "591", "text": "Sì, la seconda frase è corretta, dal punto di vista della grammatica. Il suo significato è:\n\n> Quando avviene (è) che conviene (è il caso di]...?\n\nCome forma non è troppo elegante, ma può comunque essere usata in qualsiasi contesto (anche se andrebbe evitata quando è richiesto un linguaggio forbito). \nLa prima e la seconda espressione hanno lo stesso significato, ma la prima è da preferire perché evita la sgradevole ripetizione. Se non vi fosse stata tale ripetizione (\"Quand'è che conviene...\"), le due forme sarebbero state equivalenti. \n\nUna nota: entrambe le forme sono usate, ma nel parlato si tende a pronunciare qualcosa tipo \"quand'è ch'è il caso di...\", cioè legando insieme le due E. ", "is_selected": false } ]
C'è una differenza tra "onestamente" e "francamente".
Sto imparando delle nuove parole con frasi esemplari. Nel caso di onestamente ho la frase seguente: """ "Onestamente non so se Luca ha ragione. Non credo." """ Esiste una differenza tra le parole onestamente e francamente? Potete darmi alcuni esempi? Grazie!
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[ { "score": "10", "ownerid": "1243", "text": "Un buon punto di partenza potrebbe essere la definizione di Treccani per onestamente:\n\n> onestamente /onesta'mente/ avv. [der. di onesto, col suff. -mente]. - 1. [secondo moralità e rettitudine: vivere o.] ≈ con onestà, lealmente, rettamente. ↔ disonestamente, slealmente. 2. (ant.) [con decoro e decenza: Come 'l candido piè per l'erba fresca Dolci passi o. move (F. Petrarca)] ≈ decorosamente. ↔ indecentemente, indecorosamente. 3. [con valore frasale, in verità, per essere franchi: o., non era una proposta accettabile; di questo, o., non ho parlato; io avrei rifiutato l'offerta, o.] ≈ francamente, in coscienza, in tutta franchezza (o onestà), sinceramente, veramente.\n\ne per francamente:\n\n> francamente /franka'mente/ avv. [der. di franco², col suff. -mente]. - 1. [con franchezza, con schiettezza: ti dirò f. ciò che ne penso] ≈ apertamente, chiaramente, chiaro e tondo, franco, (fam.) in faccia, onestamente, schiettamente, sinceramente. ↔ ambiguamente, falsamente, ipocritamente, subdolamente. 2. [come avv. frasale, per introdurre una frase con valore leggermente avversativo o per puntualizzare: f. non mi pare] ≈ a dire il vero (o la verità), in realtà, in verità, onestamente, per la precisione (o l'esattezza).\n\nCome puoi vedere si possono considerare sinonimi, anche se, a mio parere, in alcuni casi si preferisce l'una all'altra.\nAd esempio:\n\n> I miei genitori mi hanno insegnato a comportarmi onestamente (qui francamente stonerebbe)\n\noppure\n\n> La pressione fiscale nel nostro sgangherato Paese ha raggiunto livelli francamente intollerabili. (qui stesso discorso di prima)\n\nAd inizio frase io utilizzerei francamente invece di onestamente, ma, ripeto, questa è una preferenza personale.\nAltri esempi di frasi con francamente e onestamente.", "is_selected": true } ]
When is it appropriate to say "Ciao ragazzi"?
I noticed Italians saying "Ciao ragazzo/a/i/e" in bars and restaurants in Rome. When is it appropriate to use this greeting? Is it a regional/Roman greeting? How informal is it? Is it commonly only a bar, restaurant, or food service construction? Finally, age didn't seem to matter. Younger bartenders would say it to a group of older customers. Did I read that right? I ask because in English if you said "Hi kids" to a group of people that were clearly your elders I think they may think you're being disrespectful.
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[ { "score": "8", "ownerid": "1754", "text": "The Zingarelli 2017 reports for the word ragazzo also the following meaning:\n\n> (fam.) uomo adulto (spec. come appellativo rivolto ai membri di un gruppo, oppure con tono di familiarità).\n\nSimilar meaning can be found from the Treccani, meaning c:\n\n> In usi affettivi o scherz., può essere riferito anche a un adulto, e, al plur., ai componenti di un gruppo organico, come i membri di una classe, di una squadra, di un reparto\n\nThis is the meaning in which \"ragazzo/a/i\" are used in the expressions \"Ciao ragazzo/a/i/e\". \nI cannot quote other sources, but in my experience the expressions \"Ciao ragazzo/a/i/e\" are fairly widespread in Italy, and their usage is definitely not limited to bar, restaurants and such. Those expressions are very informal and sometimes are used humorously. They denote familiarity and, possibly, friendship or affection between the parties, regardless of the age (e.g. I am commonly greeted with a \"Ciao ragazzo!\" by some of my closest friends, and I'm almost 50).\nYou can also hear abbreviated forms like \"Ciao raga/Hey raga/Oh raga\".\nDefinitely avoid using such kind of expressions when you first meet someone and be careful in using them at the workplace: a \"Ciao ragazzo/a\" said with the wrong tone to a younger colleague might sound condescending if the relationship is not so friendly.", "is_selected": true } ]
Translation for "bizzarro ammazzatore" (1642).
In 1642, the painter and biographer Giovanni Baglione used the expression bizzarro ammazzatore to qualify one of his contemporaries. The full sentence is quoted below. I understand what he's saying but have a problem with the expression itself. A bizarre murderer? An odd killer? It seems unnecessarily redundant. Unless there is a softer meaning to ammazzatore? How would you translate it, bearing in mind it's ancient Italian? "E se havesse havuto l'animo volto alla professione, e non impiegato alle smargiasserie, e fare il furioso, e 'l bizzarro ammazzatore, molto più haverebbe fatto,..."
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[ { "score": "4", "ownerid": "3649", "text": "Edit: Only after having posted this answer did I notice DaG’s comment, which points to exactly the same information; I’d like both to apologize for this, and to make it clear that I had drawn this information from a totally different source (a printed edition of the Commedia). I’ll probably remove this answer after a short grace period (some 48 hours).\n\nThe use of the word “bizzarro” dates back at least to Dante Alighieri, who used it (once) in his Commedia, more precisely in Inf. VIII, 62:\n\n> Tutti gridavano: «A Filippo Argenti!»; e ‘l fiorentino spirito bizzarro in sé medesmo si volvea co’ denti.\n\nWe are, here, in the fifth circle, where the sinners of wrath are punished. As a matter of fact, even the Italian annotators of the fourteenth century were rather puzzled by the word, and did not completely agree on its meaning. Boccaccio wrote about it:\n\n> Credo questo vocabolo sia solo dei fiorentini, e suona sempre in mala parte; perciocché noi tegnamo bizzarri coloro che subitamente e per ogni piccola cagione corrono in ira, né mai da quella per alcuna dimostrazione rimuovere si possono.\n\nThat is, more or less (please forgive my poor translation): “I believe that this word belongs to Florentines alone, and it always has a negative connotation; because we deem bizzarri those who suddenly and for every slightest reason rush into wrath, neither they can be turned away from it, whatever evidence they are given”.", "is_selected": false } ]
Uso dell'oggettiva col verbo "esprimere".
Mi chiedo se esprimere possa reggere l'oggettiva. Altri verbi che ricadono nella stessa classe semantica lo fanno senza problemi: ``` Dico che quella casa è lontana Proclamo che il lavoro è difficile ``` Esprimere non mi sembra suonare bene con l'oggettiva, ma non ho una spiegazione. Vorrei sapere se è accettabile nel linguaggio scritto, se è un errore o meno.
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[ { "score": "6", "ownerid": "37", "text": "Etimologicamente “esprimere” significa “premere fuori”, ma, usato nel comune senso di «Manifestare con parole, a voce o in scritto, i proprî pensieri o sentimenti: gli ho espresso le mie idee in proposito; e. il proprio parere» (Treccani), non c'è motivo per cui non si possa costruire con un'oggettiva. E infatti in Google Books, pescando un po' a caso, si trovano esempi come:\n\n«Se voi con tali vocaboli intendete esprimere che cotesti beni appartennero un tempo a qualche individuo della nazione, il fatto è vero, ma falsa la conclusione che se ne suol dedurre...» (Gabriele De Rosa, Luigi Taparelli d'Azeglio)\n«... chi segue tale via deve trovare un qualche modo per esprimere che la legge da lui accettata ... soddisfa alla condizione sopra accennata» (Vilfredo Pareto)\n«...per esprimere che a va moltiplicato per b si scrive ab, od anche a.b...» (Enrico Garnier)\n\nma, soprattutto, il Tommaseo alla voce “esprimere” esemplifica tra l'altro con «Si vuol esprimere che giacciono tutti oppressi non solo dalle tenebre, ma anche dal sonno».", "is_selected": true } ]
Difference between "festa" and "vacanza" (holiday).
I am trying to understand what is the difference between "festa" and "vacanza" when they mean "holiday" (US term for a day in which most schools, stores and offices are closed because of a public celebration). I am aware of the other meanings of both words and I am not interested in them here. From the relevant definitions of "festa" and "vacanza" in the Treccani dictionary, I infer the following: festa: used when focusing on the solenity/celebration or on the object of celebration vacanza: used when focusing on the period of rest Examples: Il 25 aprile è vacanza in tutte le scuole (not "festa") Domani è vacanza (not "festa") Domani è la festa della mamma (not "vacanza") Ci sono 15 feste religiose/nazionali durante l'anno. ("not vacanze") Is that right or is there some overlap between both words?
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[ { "score": "1", "ownerid": "5680", "text": "Your examples are quite right, I would find it strange if someone doesn't understand you, but I have something to add to them:\n\n\"Il 25 aprile è festa in tutta Italia, quindi le scuole sono chiuse\" (I wouldn't use \"vacanza\" here for a reason explained in the next example).\nit's better to say \"domani è festa\" rather than \"domani è vacanza\" (as already said in comments), because \"vacanza\" focuses on a period longer than one day (usually).\nthird example is perfect.\n\"Ci sono 15 festività religiose/nazionali durante l'anno\" in fact if you use \"feste\" here it seems that you mean it like \"feasts/parties\"\n\nThey are usually not overlapping in meaning (but of course it depends on the context) and I believe that you got the differences between the two terms.", "is_selected": false } ]
Significato di "da par suo" in questo contesto.
Nel racconto Cerio dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto questo passaggio che fa riferimento al laboratorio del Lager (grassetto mio): """ Sotto l’aspetto, appunto, delle sostanze che si potessero rubare con profitto, quel laboratorio era terreno vergine, tutto da esplorare. C’erano benzina ed alcool, prede banali e scomode: molti li rubavano, in vari punti del cantiere, l’offerta era alta ed alto anche il rischio, perché per i liquidi ci vogliono recipienti. È il grande problema dell’imballaggio, che ogni chimico esperto conosce: e lo conosceva bene il Padre Eterno, che lo ha risolto brillantemente, da par suo, con le membrane cellulari, il guscio delle uova, la buccia multipla degli aranci, e la nostra pelle, perché liquidi infine siamo anche noi. """ Non capisco il significato della locuzione "da par suo" in questo passaggio. Questa stessa espressione appare anche nel passo citato in questa domanda, anche lì in riferimento a risolvere un problema ("troncare il nodo"). Quando lessi quel altro racconto, con aiuto di questa definizione del vocabolario Treccani """ c. Riferito a persone, che hanno la medesima condizione sociale, lo stesso grado, talora anche le stesse qualità; con questo sign., è per lo più sostantivato e si usa in determinate locuz.: trattare qualcuno da p., o da p. a p.; non si sente inferiore a nessuno e tratta tutti da pari. Frequente soprattutto in unione con agg. possessivi: usa questo tono quando sei con i tuoi p.!; se ne stia con i p. suoi; sopra gli omeri de’ suoi p., con funeral pompa di cera e di canti, alla chiesa ... n’era portato (Boccaccio); tu, che modello D’ogni nobil virtù, d’ogn’atto eccelso Esser dei fra’ tuoi p., i p. tuoi A conoscere apprendi (Parini); se l’arroganza de’ vostri p. fosse legge per i p. miei (Manzoni). Al sing., dicendo un par mio, un par tuo, un par suo, e sim. (dov’è usata solitamente la forma tronca par), si intende riferirsi alla persona stessa, senza confronto con altre ma in rapporto alla sua condizione, alle sue qualità: da un par suo c’è da aspettarsi di tutto (cioè, da uno come lui, da lui in quanto è ciò che è); non è da par tuo agire così; vive, si mantiene da par suo; non sono accuse da fare a un galantuomo par mio! In qualche caso indica non il grado sociale ma le doti e capacità intellettuali: questa sì che è una risposta da par tuo; ha scritto un articolo da par suo, quale ci si doveva aspettare conoscendo il suo valore """ interpretai che il senso dell'espressione era che il Direttore aveva risolto il problema come l'avrebbe fatto un suo uguale, cioè, una persona qualsiasi con la sua stessa "indole sbrigativa". Tuttavia, non mi sembra che questo significato abbia senso nel contesto del brano citato in questa domanda, che si riferisce a Dio. Potreste spiegarmi cosa vuol dire?
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[ { "score": "1", "ownerid": "3065", "text": "La locuzione \"Da par suo\" possiamo interpretarla in diversi modi:\npossiamo interpretarla come \"Da parte sua\",\ncome indicato nel seguente articolo\n\n> Da un par suo c’era da aspettarselo In questa frase non si fa riferimento ad “un suo pari“, ma semplicemente a lui: da un par suo diventa “da parte sua”. Ad ogni modo è importante dire che “par” nella frase “da par suo” significa pari, e non “parte”. Questo però come abbiamo visto non ci impedisce di costruire una frase molto simile utilizzando la parola “parte”.\n\nIn pratica possiamo dire che:\nil Padre Eterno, ha risolto il problema brillantemente,\nda parte sua, (oppure liberamente,\nper quanto gli riguarda, oppure\ndal suo canto)\ncon le membrane cellulari...\noppure, possiamo interpretarla nel seguente modo, tratto da dizionari.repubblica.it\n\n> || Da par suo, in maniera adeguata alla sua condizione sociale, al suo livello intellettuale, alla sua fama ecc.\n\nil Padre Eterno, ha risolto il problema brillantemente, in maniera conforme alle sue capacità, con le membrane cellulari ...\nInsomma, se l'autore voleva dire che il Padre Eterno aveva risolto il problema dell'imballaggio in contrapposizione agli altri chimici, possiamo propendere per la prima interpretazione, cioè, da parte sua, per quanto gli riguardava, lo ha risolto in un certo modo;\nse invece l'autore voleva sottolineare che lo aveva risolto brillantemente, come solo lui da fare, come è suo solito, possiamo propendere per la seconda interpretazione.", "is_selected": false } ]
Qual è il senso di "rappreso" in questo contesto?
Nel libro Racconto d'autunno, di Tommaso Landolfi, ho letto: """ Che dico potevano: su tutto era stesa la polvere del tempo, non la polvere, la particolare opacità delle cose morte, dovunque era il senso di gesti rappresi nell'aria; e, in una parola, come mi era subito apparso che non altra mano dalla sua poteva avere in tal modo disposti quegli oggetti, così ora tornai alla mia precedente supposizione, ora anzi per la prima volta acquistai bruscamente la certezza assoluta che ella era morta. E dappertutto era profuso quel suo giallo leggermente abbrunato, come un bagno di funebre oro. """ Potreste spiegarmi il significato di "gesti rappresi" in questo passaggio? Ho cercato il verbo "rapprendere" in alcuni dizionari e ho visto che vuol dire "coagularsi, indurirsi", quindi immagino che nel testo sia usato in modo figurato. Tuttavia, non sono sicura di aver colto il senso del termine "rappreso" nel brano sopra citato. Significa che c'era la sensazione di gesti fatti molto tempo fa che si erano "congelati" nel tempo?
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[ { "score": "1", "ownerid": "707", "text": "Sul Grande dizionario della lingua italiana appare appunto la citazione di Landolfi della domanda come esempio del seguente significato figurato del termine \"rappreso\":\n\n> Figur. Immobilizzato, fissato (un gesto).\n", "is_selected": true }, { "score": "-1", "ownerid": "4473", "text": "Sì, in questo caso è usato come sinonimo di congelato (vedi \"http://www.treccani.it/vocabolario/rapprendere/\").", "is_selected": false } ]
What does "in occasione di" mean in this sentence?
I have difficulty understanding the meaning of the expression "in occasione di" in this sentence. This text is about Big Ben. """ Tradizionalmente il nome viene riferito, per estensione, anche all'orologio e all'intera torre dell'orologio, alta 96,30m e costruita in stile neogotico. Il nome ufficiale di quest'ultima è pero diventato Elizabeth Tower a fine giugno 2012, in occasione del giubileo di diamante della regina Elisabetta. """ Does the expression "in occasione di" in this sentence mean "due to" or "because of"?
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[ { "score": "3", "ownerid": "1377", "text": "\n> Il nome ufficiale di quest'ultima è pero diventato Elizabeth Tower a fine giugno 2012, in occasione del giubileo di diamante della regina Elisabetta.\n\n\"Due to\" and \"because of\" roughly mean \"a causa di\", and \"a causa di\" expresses a causality link;\n\"In occasione del\" itself doesn't really imply a causality link, it implies that both events happened at the same time, although it also strongly suggests that two events were a good fit one for each other.\nTake vacations as an example: you may well say that \"In occasione delle vacanze sei andato a trovare dei parenti\", but you'd probably never say that \"A causa delle vacanze sei andato a trovare dei parenti\".\nSo no, it doesn't mean exactly the same as \"due to\" or \"because of\".\n\nIf you're reasonably sure that the two events are causally linked, then you may well use \"a causa di\" in place of \"in occasione del\" (and hence also \"because of\" / \"due to\" e.g. in a translation), but mind that this implies a loss in the meaning, since the temporality link between the two events is lost; in a translation you're better off using (as suggested in the comments by Elberich Schneider and egreg) the English equivalent \"on the occasion of\".\nIf you want to just convey that the two events happened at the same time, hardening the sense of causality disjunction, you can use another adverb altoghether (such as \"durante\" / \"during\").\nSo if you're reasonably sure that the two events are causally linked, then you may well use \"a causa di\" in place of \"in occasione del\" (and hence also \"because of\" / \"due to\" e.g. in a translation), but again, the temporality link between the two events is lost:\n\n> The official name of the latter however became Elizabeth Tower at the end of june 2012, because of / due to Queen Elizabeth's diamond Jubilee.\n\nIf you don't want to lose the temporality link between the two events, in a translation you're better off using the English equivalent \"on the occasion of\":\n\n> The official name of the latter however became Elizabeth Tower at the end of june 2012, on the occasion of Queen Elizabeth's diamond Jubilee.\n\nIf you want to just convey that the two events happened at the same time, hardening the sense of causality disjunction, you can use another adverb altoghether (such as \"durante\" / \"during\"):\n\n> The official name of the latter however became Elizabeth Tower at the end of june 2012, during Queen Elizabeth's diamond Jubilee.\n", "is_selected": true } ]
What is the rule for adjective order?
Some adjectives seem to change meaning depending on the position (before of after the noun), e.g. """ un bambino piccolo - a young child un piccolo bambino - a small child """ Other simply don't "sound good" in a given position, e.g. """ un lungo treno blu - sounds good to me un blu treno lungo - not good """ Does the Italian language have any rule for adjective order?
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[ { "score": "26", "ownerid": "8", "text": "Yes, Italian has certain rules on the adjectives order and they are quite strict, in fact. The question appears to be perfectly academic, by the way, because the full set of explanations why un blu treno lungo does not (and could not) sound good takes a doctoral thesis. \nSo, anybody interested in the perfect and detailed description could consult:\n\nRamaglia, Francesca (2008), La sintassi degli aggettivi e la proiezione estesa del NP (tesi di dottorato), Roma, Università degli Studi Roma Tre. (chapter 2.3)\nCinque, Guglielmo (2010), The Syntax of Adjectives. A comparative study, Cambridge, MA, MIT Press. (chapter 6)\n\nThe general scheme of adjectives usage looks like this (adapted from Ramaglia (2008: 131)): \n\n> Functional adjectives: quality - size - time - shape - colour Noun Descriptive adjectives: colour - shape - time - size - quality\n\nThe first group of adjectives (prenominal) is connotative, implying or suggesting something in addition to the noun. The second group of adjectives (postnominal) is denotative, showing, designing, or indicating something about the noun.\nSome adjectives may appear only in one position, either before or after the noun. Always after the noun appear classificatory adjectives and adjectives of provenance/nationality:\n\n> il comitato centrale (never: il centrale comitato) un vaso cinese (never: un cinese vaso)\n\nAlways before the noun appear such adjectives as presunto, sedicente \"alleged\", ex \"former\", futuro \"future, next in turn\", mero \"mere\", and some other. \nBut many adjectives may appear before or after the noun with an inherent change in their meaning. The OP has given two excellent examples with the word piccolo. Such shift in the meaning is even more evident if the same adjective is used both before and after the noun, e.g.:\n\n> un vecchio amico vecchio un vecchio amico = a friend since (some point in) the past un amico vecchio = a friend, who is old un povero uomo povero un povero uomo = a poor (=pitiful) man un uomo povero = a poor (=with no money) man le numerose famiglie numerose che si erano presentate numerose famiglie = numerous (=many) families le famiglie numerose = the numerous (=with many members) families\n\nFor more examples of such adjectives, please refer to the above-mentioned works and to this article.\nNow, coming back to the examples from the question:\n\nun lungo treno blu sounds good because one assesses a type of the train and also describes its color. \nun blu treno lungo could not sound good unless color is a function of this train. \nun verde treno, as proposed by nico in the comments, may sound good if:\n\n\nit's in a poetic context (the train is green and blossoming because it's the spring/summer time); \nit implies that this train is young; or \nit implies that the train is sick.\n\n", "is_selected": true }, { "score": "14", "ownerid": "82", "text": "This is a very interesting question. The position of the adjectives in Italian can completely change the meaning, as you pointed out.\nBasically, when an adjective states an objective property of the related noun, it tends to keep its \"regular\" position, which is usually after the noun itself.\nWhen there's some kind of subjective evaluation, usually the adjective is placed before the noun. (On the other hand, please keep in mind that this is not true for all the cases when the adjective preceedes the noun).\nWhat said also explains why in your second example un lungo treno blu sounds better than un blu treno lungo.\nSee Sulla posizione dell'aggettivo qualificativo in italiano.", "is_selected": false } ]
Differenze di uso tra "vita mia" e "mia vita", "vita tua" e "tua vita", "vita sua" e "sua vita", ecc.
Ho visto tutte queste espressioni ("vita mia" e "mia vita", "vita tua" e "tua vita", "vita sua" e "sua vita", ecc.) nei testi che ho letto. Per esempio, questa frase appartiene al libro Verde acqua di Marisa Madieri: """ "Di «liscie» ne aveva fatte tante in vita sua." """ Quest'altra frase è tratta dal romanzo Marco Polo di Maria Bellonci: """ "Dio ha dato la sua vita per gli uomini e tu distruggi la vita." """ Non so quando si debba usare una o l'altra forma. Potreste aiutarmi a chiarire questo dubbio?
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[ { "score": "5", "ownerid": "1043", "text": "tl;dr: nel caso di \"in vita\" + possessivo si tratta di un'espressione fissa.\n\n> In vita mia non ho mai incontrato una persona come te\n\nsi direbbe anche normalmente. L'alternativa\n\n> Nella mia vita non ho mai incontrato una persona come te\n\nè comunque anch'essa corretta, anche se meno idiomatica.\nNegli altri casi il possessivo tende a stare davanti, quindi\n\n> Ha dato la sua vita (non: ha dato la vita sua, a meno di contesti speciali come poesie o canzoni)\n\nCanzone-esempio dell'eccezione: La vita mia :-)\nSpiegazione più lunga:\nIn molti casi è una questione di stile; l'aggettivo anteposto generalmente suona più letterario o poetico, e naturalmente rafforza la qualità descritta dall'aggettivo.\nPerò ci sono casi in cui il significato cambia; un esempio tipico è l'aggettivo \"grande\":\n\n> Un uomo grande (un uomo alto e/o corpulento)\n\nMa:\n\n> Un grand'uomo (una persona di valore, un eroe, etc.)\n\nPerò con certe parole non c'è differenza semantica, al di là di quella che potrebbe essere percepita soggettivamente dal ricevente:\n\n> Una piazza grande == una grande piazza\n\nUn altro caso è l'aggettivo \"vecchio\":\n\n> Un amico vecchio (un amico non più giovane)\n\nvs.\n\n> Un vecchio amico (un amico di lunga data, che conosco da molto tempo; può anche essere giovane)\n\nIn questo articolo dell'Accademia della Crusca l'argomento è trattato bene.\nCi sono poi aggettivi che preferibilmente precedono il nome a cui si riferiscono, anche in contesti non letterari: tipicamente, i possessivi (\"il mio libro\", non \"il libro mio\") e i numerali (\"il quarto concorrente\", non \"il concorrente quarto\"). Qui è la posposizione che dà un effetto speciale, ma si usa poco. Però un esempio è proprio quello da te citato, ossia \"in vita sua\", che è un'espressione fissa (\"in vita\" + possessivo):\nC'è una regola? Purtroppo no. Al di là del differente \"suono\" a livello sintattico, i cambiamenti semantici derivanti dal cambio di posizione dell'aggettivo sono in parte legati a espressioni più o meno fisse o modi di dire, in parte al contesto, e in parte alla percezione soggettiva del lettore o ascoltatore.\nD'altra parte, è anche vero che se, come studentessa di italiano, sei già arrivata a porti queste questioni, hai già una conoscenza avanzata della lingua :-)", "is_selected": true } ]
Di chi sono «i riguardi» in questa frase da Pirandello?
Nel «Fu Mattia Pascal» da Luigi Pirandello c'è questo passaggio: """ Io e Berto, giovinetti, eravamo qualche volta invitati a pranzo dal Malagna. Era uno spasso sentirgli fare, coi dovuti riguardi, una predica alla moglie su la continenza, mentre lui mangiava, divorava con tanta voluttà i cibi più succulenti. — Non ammetto, — diceva, — che per il momentaneo piacere che prova la gola al passaggio d’un boccone, per esempio, come questo — (e giù il boccone) — si debba poi star male un’intera giornata. Che sugo c’è? Io son certo che me ne sentirei, dopo, profondamente avvilito. Rosina! — (chiamava la serva) — Dammene ancora un po’. Buona, questa salsa majonese! """ Chi ebbe i riguardi? Il Malagna o i fratelli Pascal (Berto e Mattia)? Credo che sia Malagna, ma vorrei verificarla… Penso così perché la moglie del Malagna «nasceva bene», e il Malagna stesso no; e il carattere della sua moglie non era bello… Grazie!
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[ { "score": "6", "ownerid": "1243", "text": "Il Malagna, in quanto Berto e Mattia erano ospiti e lo ascoltavano predicare continenza alla moglie, (cioè moderazione nel soddisfacimento dei bisogni materiali e dei piaceri) mentre si abbuffava a tavola.\nL'espressione coi dovuti riguardi indica che il rimprovero verso la moglie era comunque moderato, non aggressivo o particolarmente offensivo nei suoi confronti in modo da non suscitare una reazione violenta a causa del suo pessimo carattere.\nInfatti con il termine riguardo si intende (Treccani):\n\n> 3. a. Attenzione, avvertenza premurosa, scrupolo a non arrecare disturbo o noia a qualcuno, a non urtarne la suscettibilità e in genere a non mancare alle norme dell’educazione e del rispetto nei suoi confronti: tratta i genitori con ogni r.; esponigli pure il tuo dissenso usando però gli opportuni, i debiti, i giusti r.; compòrtati con tutti i r. dovuti alla sua età; è un maleducato che non ha r. per nessuno; per riguardo verso di te non ho protestato; dimmi se qualcuno ti ha mancato di riguardo; con sign. lievemente diversi: chiedimi pure ciò di cui hai bisogno senza riguardi, o non aver riguardi, sèrviti ancora del dolce, senza fare complimenti; io le cose gliele dico in faccia, senza tanti r., con franchezza, senza che niente mi trattenga, senza velare le parole. b. Considerazione, rispetto, stima: la cortesia del gran Lombardo ... Ch’in te avrà sì benigno r. (Dante); comportamenti villani che rivelano mancanza di r. verso il prossimo. È com. in alcune espressioni come una persona, un signore che merita ogni r., che ha diritto a ogni r.; e nella locuz. agg. di riguardo (o, sottolineando, di molto r., di gran r.), con riferimento a persone che per autorità, per la dignità ricoperta o per altra qualità non debbono essere trattate familiarmente: un personaggio di r.; avremo a pranzo ospiti di gran r. (e analogam.: oggi abbiamo visite di riguardo). Anche riferito a cose: vestito che va tenuto, indossato con r.; vestito di r., che si mette solo nelle grandi occasioni, o, più genericam., di pregio; in filologia e nelle discipline affini, copia di r. (analogam. a copia di presentazione), manoscritto destinato a persona autorevole.\n", "is_selected": true } ]
Some basic translations.
I'm a Russian boy and my grandfather was Italian and I've always wished to learn his mother language. I've tried so many times to learn Italian, but its grammar is so difficult to grasp for me. After seeing the advices of Tim Ferriss at ted in this video I've decided to try it again. Can you help me with translation in Italian of the following 13 short sentences? Also, can you specify which are the grammar rules to apply for each sentence? Grazie mille! The apple is red. It is John's apple. I give John the apple. We give him the apple. He gives it to John. She gives it to him. Is the apple red. The apples are red. I must give it to him. I want to give it to her. I'm going to know tomorrow. I can't eat the apple. I have eaten the apple.
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[ { "score": "9", "ownerid": "70", "text": "The apple is red can be rendered la mela è rossa; note that the English strawberries are red (meaning all strawberries) should be rendered le fragole sono rosse: the article is compulsory in this case. Your English sentence the apples are red is wrong unless there's a specification: the apples in that box are red.\nEnglish doesn't want the article when a possessive is around, but Italian does: it is John's apple becomes è la mela di Giovanni. Similarly, it's my apple is è la mia mela. The article is usually omitted when talking about relations: mia madre, mio zio, mio cugino.\nIn I give John the apple we find the “double object” which doesn't exist in Italian: do la mela a Giovanni.\nI want to give it to her has a small quirk that's specific of Italian:\n\n> la voglio dare a lei voglio darla a lei\n\nare pretty much equivalent; in the second the emphasis is more on the pronoun la (meaning the apple), in the first the emphasis is more on a lei. Pronouns can be attached to the verb as suffixes (and sometimes they change form); in this case the verb can lose the final vowel, but the rules are complex: compare\n\n> da' la mela a me dammi la mela\n\nare alternative (the second is more frequent) and\n\n> serviti da solo (help yourself)\n\nwhere no other form can be used.", "is_selected": false }, { "score": "5", "ownerid": "391", "text": "The apple is red. La mela è rossa\nIt is John's apple. È la mela di John\nI give John the apple. Do la mela a John.\nWe give him the apple. Gli diamo la mela\nHe gives it to John. La dà a John\nShe gives it to him. La dà a lui.\nIs the apple red? La mela è rossa?\nThe apples are red. Le mele sono rosse.\nI must give it to him. Devo darla a lui.\nI want to give it to her. Voglio darla a lei\nI'm going to know tomorrow. Lo saprò domani.\nI can't eat the apple. Non posso mangiare la mela.\nI have eaten the apple. Ho mangiato la mela.\nThose are not literal translations. There is not correspondence univocally and the translation depends on the contests. About grammar: ask something more specific. There are a lot of rules to know and I don't know your level.", "is_selected": false } ]
Qual è il senso di "cotto" in questo brano?
Nel romanzo Diceria dell'untore, di Gesualdo Bufalino, ho letto: """ Ascolta: O misero Mariano, smettila di fare il pazzo, e se una cosa è kaputt, convinciti ch’è kaputt...». Ridacchiò: «Non è una variante più cotta?». E aggiunse, a voce più bassa: «Mariano kaputt, kappaò, per via di Lesbia kapò...». """ C'è da dire che nel libro si racconta che questo personaggio ha recitato dei versi simili un po' prima. Potreste spiegarmi il significato di "cotta" in questo passaggio? Tra le diverse accezioni dell'aggettivo "cotto" che ho trovato nei dizionari, non riesco a vedere a quale corrisponda l'uso che se ne fa nel testo precedente.
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[ { "score": "2", "ownerid": "2136", "text": "I due versi riecheggiano l’apertura del carme 8 di Catullo («Miser Catulle desinas ineptire / et quod vides perisse perditum ducas»), in una versione più “forte” e “militare” (in questo senso penso si possa intendere “cotta”), in cui Lesbia (la donna amata dal poeta Catullo e che tanto lo faceva soffrire) è un kapò e la fine di Mariano è decretata da un “kaputt” (http://www.treccani.it/vocabolario/kaputt/).", "is_selected": true } ]
"Cucina" vs "fornello".
I am looking for the Italian words for "burner" (small cylindric bored metal through which gas passes and fire is lighted in a gas stove) and "stove" (set of 4/6 burners and an oven below them, usually used in domestic kitchens to cook food). It should be a simple dictionary query, but it wasn't. 1) I think that cucina = stove and fornello/fuoco = burner, but oddly https://www.wordreference.com/enit/stove also gives "fornelli" and "fuochi" as translations of "stove" to Italian. Is that right? 2) I tried to clear up the question by reading http://www.treccani.it/vocabolario/fornello/ and then I got more confused when I found: """ f. a gas, apparecchio metallico dove i combustibili gassosi bruciano, senza produzione di ceneri, allo sbocco di apposite tubazioni fornite di speciali dispositivi per regolare l’efflusso e quindi la fiamma; nei fornelli a combustibile liquido, come l’alcol, il petrolio e la benzina, l’alimentazione della fiamma avviene per capillarità attraverso materiali tessili (stoppino, calzetta), o, nei tipi più moderni, sotto forma di gas prodotto per il calore e la pressione da combustibile liquido. Per analogia, f. elettrico, nome dato ad apparecchi, adoperati per gli usi anzidetti, in cui il calore è prodotto dalla corrente elettrica, e in partic. alla piastra metallica delle cucine elettriche. """ If I understood this definition right, "fornello" may mean both "stove" and "burner". Is that right? For instance, are the following sentences corectly translated to Italian? This stove has 4 burners and an oven. (= Questa cucina a quattro fornelli/fuochi e un forno) The left upper burner of my stove is not working. (= Il bruciatore/fornello/fuoco superiore sinistro della mia cucina non funziona)
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[ { "score": "1", "ownerid": "6017", "text": "\n> Italian words for \"burner\" (small cylindric bored metal through which gas passes and fire is lighted in a gas stove) and \"stove\" (set of 4/6 burners and an oven below them ...\n\nIn this context, use \"cucina\" for the appliance used to cook/heat food; it has one or more \"fornello/i\", or \"fuoco/fuochi\". More technically, a single \"fornello\" has a \"bruciatore\" (burner) which burns the gas, and something to hold a pot above the flame. A normal user could complain saying \"the upper right burner doesn't work\" (\"il fornello/fuoco in alto a destra non funziona\"); the technician would probably clean or substitute the burner (\"bruciatore\", only the part which produces the flame). Note also that a \"fornello\" can be electrical: in that case it has no burner.\nYou can also cook using a \"stufa\" (stove). The \"stufa\" burns mostly wood. From \"stufa\" derives the term \"stufato\" (cooked on a \"stufa\"); but \"stufa\" is also a burner used to heat a room, not especially designed to cook, where you can anyway put a pot on it to heat water or other meals.\n\n> 1) I think that cucina = stove and fornello/fuoco = burner\n\nYes, this is quite right.\n\n> 2) reading http://www.treccani.it/vocabolario/fornello/ ... If I understood this definition right, \"fornello\" may mean both \"stove\" and \"burner\". Is that right?\n\nNot quite in this context. A \"fornello\" is what you use to heat a pot; a \"cucina\" typically has more than one \"fornello\" (otherwise it would be called simply \"fornello\"). A stove may also be used for that, especially if it is one designed not only to heat a room, but also to cook; in that case, the stove (\"stufa\") has an upper plate where you lay the pots, and an oven beside the burner.\n\n> This stove has 4 burners and an oven. (= Questa cucina a quattro fornelli/fuochi e un forno)\n\nYes, this is almost completely correct: \"Questa cucina ha quattro ...\".\n\n> The left upper burner of my stove is not working. (= Il bruciatore/fornello/fuoco superiore sinistro della mia cucina non funziona)\n\nYes again: perfectly translated. Congratulations.\n--- EDIT after many comments ---\nActually not all the sources agree on \"stufato\", but I've found these:\nhttps://educalingo.com/it/dic-it/stufato\n \"In the dictionary, the first definition of stufato is heated into a stove\"\nhttps://dizionari.repubblica.it/Italiano/S/stufato.html\n \"Heated in the stove\"\nhttps://dizionari.repubblica.it/Italiano/S/stufare.html\n \"To heat inside a stove\"\nhttp://www.treccani.it/vocabolario/stufare/\n \"To treat a product with heat in stoves or special containers\"\nMy Zingarelli on paper from 2001 cites, as first meaning of \"stufare\", marked as rare or dismissed, \"to heat inside a stove\".\nNow, maybe \"stufato\" derive from \"stufare\" - not \"stufa\", but this is, I think, not very important for who asked the question. Instead, perhaps the whole sentence about the \"stufato\" could have been omitted; I wrote that to mark the meaning of something that was used to cook, but no more nowadays.", "is_selected": false } ]
Significato di "parlare a labbra strette".
Nel romanzo Diceria dell'untore, di Gesualdo Bufalino, ho letto: """ «Di dov’è?» chiesi. «Com’è finita alla Rocca? E perché la chiamate così?». «Non so bene,» rispose «e lei parla a labbra strette, la principessa. Dicono ch’è una di su, e stava a Sondalo ma gli altri malati non ce l’hanno voluta. E che prima ballava alla Scala. A me pare una sciantosa. Del resto se ne dicono tante...». """ Potreste spiegarmi cosa vuol dire la locuzione "parlare a labbra strette" che appare in questo passaggio? Ho cercato alla voce "labbro" in parecchi dizionari, ma non ho trovato nulla a riguardo. Ha qualcosa a che vedere con questo?
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[ { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "In questo caso l’espressione parlare a labbra strette ha un senso dispregiativo ed indica un atteggiamento percepito come altero e snob. \nPuoi trovare un riferimento nella definizione di contegnoso:\n\n> contegnóso agg. [der. di contegno]. – 1. Riferito a persona, che si atteggia o si comporta con serietà, contegno, alterigia: se ne stava in disparte, tutto c.; le signore guardavano c., colle labbra strette (Verga).\n\nInfatti la persona in questione viene anche definita “principessa” e “sciantosa”. ", "is_selected": false } ]
L'articolo prima di una proposizione sostantiva: "studio del come devono...".
Ho appena cominciato a leggere I Malavoglia e la prima frase è come segue: """ Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le primi irrequietudini pel benessere; """ So (e ce ne sono anche molte spiegazioni in Internet) che certi verbi all'infinito, quando hanno la funzione di sostantivi, devono essere preceduti da un articolo. Però, qui non c'è un verbo all'infinito ma una proposizione finita. Capisco il significato della frase ma io avrei detto invece: """ Questo racconto è lo studio sincero e spassionato di come devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le primi irrequietudini pel benessere; """ È correcta anche quest'ultima frase, oppure avrei avuto torto se avessi omesso l'articolo? Perché mette il Verga l'articolo, se non c'è nessun verbo all'infinito?
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[ { "score": "3", "ownerid": "2599", "text": "Sì, la tua frase è corretta. La scelta di Verga di usare del invece che di è altrettanto corretta grammaticalmente, ma leggermente più letteraria e anche in parte attribuibile allo stile di Verga. \nNon bisogna dimenticare, inoltre, che spesso espressioni del genere subiscono, con il tempo, un declino, a favore di altre più colloquiali. Una ricerca comparata su Google Ngram mostra come nei decenni \"di come\" sia finito per prevalere nei testi scritti (se non altro in quelli archiviati da Google). \n", "is_selected": true } ]
Meaning of "gg" in indicating days.
Giving a time estimate in days is always written in this way ``` 10gg ``` Here "gg" refers to days, more precisely "giorni", but here there's only one g present. My question is where "gg" is coming from? Is it from the date format? ``` gg/MM/aaaa ```
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[ { "score": "9", "ownerid": "", "text": "Vedi la tabella allegata per le abbreviazioni più comuni e il loro corrispettivo in inglese:\nSee the linked table for the most common abbreviations:\nAbbreviazioni:\ngiorno:\n\n> g. - giorno (d. -day)\n\ngiorni:\n\n> gg. - giorni (dd. -days)\n\nLa doppia g viene usata come plurale della singola g.\nVedi ad esempio\nThe double g is used as plural of the single g, for example:\n\n> Sig. - Signore Sigg. - Signori\n", "is_selected": true } ]
Verbo per "raggiungere un oggetto posto in alto".
A volte succede che mi manchi il vocabolario giusto per esprimere fatti della vita quotidiana. Sono andata a un piccolo supermercato italiano che si trova nella mia città. Siccome i commessi sono italiani, ho cercato di parlare nella lingua del dolce sì. Volevo comprare una bottiglia di limoncello, ma questa si trovava su uno scaffale molto alto e, per di più, un po' indietro, in modo da non riuscire a prenderla con le mie mani. In catalano avrei detto "no arribo a l'ampolla" ("ampolla" significa "bottiglia"), in castigliano "no llego a la botella" e in inglese credo che questo sia "I can't reach the bottle". Quale verbo dovrei usare per esprimere questa stessa idea in italiano?
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[ { "score": "5", "ownerid": "1243", "text": "Potresti dire, in modo simile al catalano:\n\n> Non arrivo alla bottiglia\n\noppure\n\n> Non riesco a prendere la bottiglia\n\nPersonalmente troverei meno frequente e spontaneo (seppur grammaticalmente e sintatticamente corretto) dire:\n\n> Non riesco a raggiungere la bottiglia\n\nperché in questo caso l'obiettivo è prenderla.", "is_selected": true } ]
How is "scuola" pronounced?
One source pronounces scuola as "sk'WOH-lah," and another says "sk'WAH-la". Which one is it, or are there differing dialects in Italian for scuola? Grazie!
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[ { "score": "5", "ownerid": "1190", "text": "http://it.forvo.com/word/scuola/\nBakaSara, lad5450: /'skwɔːla/\nDelidiC, sales: /'skwoːla/\nHow close or open the 'o' is depends on local accent.\nStandard pronunciation is /'skwɔːla/, as can be heard here (first audio): http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=12292&r=932", "is_selected": true }, { "score": "4", "ownerid": "37", "text": "In Italian “u” can only be pronounced either “oo” (IPA /u/) or, in diphthongs as this one, something like “w” (IPA /w/).\nAs for the “o”, it is only ever pronounced as a closed or open “o” (IPA /o/ or /ɔ/); here it is /ɔ/.\nNo way it can be pronounced “a”; where did you find it?", "is_selected": false } ]
Declension of adjectives and nouns in `Lei` form.
If addressing formally a male person, should the adjective(s) and noun(s) be declined in feminine or masculine form? For instance """ Vuole parlare in italiano o in inglese? Come Lei si senta più comod(o/a). """ Or, """ Grazie per essere con noi. Lei è stat(o/a) molto gentile. """ Or, """ È passato molto tempo da quando l(a/o) ho vist(o/a). """
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[ { "score": "7", "ownerid": "37", "text": "Both are correct, but in contemporary Italian the use of the masculine gender prevails:\n\n> l'uso ormai generalizzato, parlato e scritto, presenta l'accordo al maschile: «lei non è sincero» (Serianni, Italiano, VII.90)\n\n[the now generalized use, both spoken and written, has the agreement in the masculine: «you are not sincere [masculine]»]\nThe feminine can still be used, but it was more frequent in the past. For instance, in Manzoni's Promessi sposi (cited by Serianni), we read: «sappiam bene che lei non è venuta al mondo col cappuccio in capo».\nAs for your examples, in all cases the masculine would sound more natural, apart for the last one. Since atonic pronouns (in this situation) are always used in the feminine («vorrei dirle», «la apprezzo»), la is necessary, and la and visto so close to each other are a bit strident. So, I'd say either «...da quando l'ho visto» or «...da quando la ho/l'ho vista». By chance, this is quite similar to both examples of modern use of feminine in Serianni: «L'ho sempre letta» and «tutta l'Italia l'ha vista piangere» (in both cases the interlocutor was a man, of course).\n\nNot relevant to the question, but in the sentence «Come Lei si senta più comod(o/a)» the subjunctive mood is not correct, and the explicit subject «Lei» is not idiomatic. So, one would simply say «Come si sente più comodo». And «Lei» with a capital initial (when it isn't the first word of a sentence) is very, very formal.\n", "is_selected": true } ]
How to return appreciation in Italian?
In English, "thank you" (with the stress on the you) is often used in response to someone who has just said "thank you", to reciprocate gratitude. For example, someone providing a service usually says "thank you" to the customer benefiting from the service. An appreciative customer would say "thank you" to humbly suggest they should be the one "giving thanks" (for the service). """ Example - A waiter or maître d' of a restaurant is saying goodbye to a customer Waiter: Thank you! (for dining with us) Diner: No, thank you! """ I'm wondering what, if any, the Italian equivalent to this would be? Would it be a te? Would something like the following ever be used? """ Waiter: Arrivederci, grazie! Diner: (No,) a te! """
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[ { "score": "4", "ownerid": "1243", "text": "The equivalent answer could be:\n\n> Waiter: Arrivederci, grazie! Diner: No, grazie a te!\n\nYou could also answer grazie a voi in order to include all the personnel involved in the service or grazie a Lei since in Italian there are two address forms and “Lei” is the formal one. \nIn general you can also omit No just saying Grazie a te/Lei/voi or even just A te/Lei/voi. (Thanks @Charo and @DaG)", "is_selected": false } ]
Qual è l'origine dell'espressione "... non mangiare il panettone"?
Domanda natalizia. In gergo calcistico, spesso si sente dire: L'allenatore XY non mangerà il panettone nel senso che sarà esonerato prima di Natale, per gli scarsi risultati ottenuti con la squadra all'inizio del campionato. L'espressione è entrata nel linguaggio comune, ad esempio prima del referendum si poteva dire: Se vince il "no", mi sa che il governo Renzi non arriva a mangiare il panettone. Qual è l'origine di questo modo di dire? Chi l'ha utilizzato per primo? Buon Natale a tutti!
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[ { "score": "2", "ownerid": "3120", "text": "Se non ricordo male, l'Inter ha la tradizione di organizzare una festa di Natale, nella quale l'allenatore viene fotografato mentre mangia il panettone. Pertanto, se questo viene esonerato prima della pausa natalizia \"non arriva a mangiare il panettone\".\nDovrebbe essere questa l'origine dell'espressione", "is_selected": false } ]
Pronuncia strana della "s" dopo una "r": un fenomeno romano o di tutta l'Italia?
Vivo a Roma da un po' di tempo e ho visto che la s a volte si pronuncia come una z sorda (cioè, /t͡s/) dopo una r. Alcuni esempi: Persona spesso si pronuncia come perzona o /pert͡sona/ Verso come verzo o /vɛrt͡so/ Corso come corzo o /kort͡so/ Ho anche visto che sebbene ci sia molta varietà interpersonale, non c'è praticamente varietà intrapersonale. In altre parole, non tutti pronunciano la s come una z sorda ma quelli che lo fanno, lo fanno quasi sempre. Non sono uscita molto da Roma quindi non so se in altre regioni si pronunci la s come una z sorda o meno. Quanto è comune pronunciare la s come una z sorda dopo una r (e forse dopo altre consonanti di cui non mi sono resa conto)? È un fenomeno limitato a Roma, o è una caratteristica dell'italiano standard?
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[ { "score": "7", "ownerid": "37", "text": "Confermo empiricamente che a Roma (e, direi, almeno parte del Lazio) è un fenomeno piuttosto comune, ed è ben noto ai linguisti, insieme agli altri che caratterizzano il consonantismo dell'italiano di Roma:\n\n> Da segnalare, ancora in comune con la varietà toscana, oltre che con quelle meridionali, la resa dell’affricata sorda come fricativa in posizione intervocalica (dice è reso come [ˈdiʃe]) e, come in tutte le varietà meridionali, la pronuncia intensa di /b/ e di /ʤ/ intervocaliche (su[bː]ito, ra[dːʒ]one), con perdita delle non numerosissime opposizioni fonologiche proprie dello standard (libra/libbra; agio/aggio; regia/reggia). Entrambi i tratti sono diffusi anche in parlanti di livello medio e medio-alto; lo stesso vale per la resa di /s/ con [ʦ] dopo /n/, /l/, /r/ (pen[ʦ]o, fal[ʦ]o, bor[ʦ]a, questa talvolta realizzata anche con la sonora), possibile anche in fonosintassi (il [ʦ]indaco, non [ʦ]i sente, per [ʦ]icurezza), che può neutralizzare opposizioni fonologiche e determinare errori ortografici (via Portuen[ʦ]e o, per ➔ ipercorrettismo, pomodori San Mar[s]ano).\n\n(Paolo D’Achille, “Roma, italiano di”, in Enciclopedia dell'Italiano, Treccani)", "is_selected": true } ]
"adire" in indicative present.
I'm searching for conjugation of verb "adire" and found different results on different places http://www.verbix.com/webverbix/Italian/adire.html Here I found it is io ado tu adi lui ade noi adiamo voi adite loro adono But on other website http://www.wordreference.com/conj/ITverbs.aspx?v=adire I found this adisco adisci adisce adiamo adite adiscono What of these two is correct?
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[ { "score": "5", "ownerid": "70", "text": "The online Treccani dictionary has\n\n> adire v. tr. [dal lat. adire, comp. di ad- e ire «andare»] (io adisco, tu adisci, ecc.). – Propr., andare verso un luogo, ma solo in senso fig., nelle frasi del linguaggio giur.: a. le vie legali, l’autorità giudiziaria, a. il magistrato, il tribunale, ricorrere alla giustizia, dar corso a un’azione giudiziaria; a. un’eredità, accettarla a norma di legge. ◆ Part. pass. adìto (con pronuncia piana, diversamente dal lat. adĭtum, supino di adire), usato con valore verbale in espressioni giuridiche come, in partic., giudice adito, al quale si è fatto ricorso, eredità adita, accettata.\n\nSeveral verbs of the third conjugation (-ire) use the -isc- infix in the singular forms and the third person plural of the present indicative. I don't think io ado has ever appeared (the Latin form is adeo).\nSee this Wikipedia page for a list of the verbs that use (or can use) the infix.", "is_selected": true } ]
Cos'è il "cofano della cova"?
Nel romanzo Il sarto della stradalunga, di Giuseppe Bonaviri, ho letto: """ Mia sorella Pina è molto più grande di me. Io piccolino, lei amava cucirmi i vestiti e scrivere il mio nome, quando metteva la chioccia, su un uovo, per farmi nascere un bel pulcino. La ricordo sorridente accanto al cofano della cova coperto dal crivello da cui usciva qualche filo di paglia e il sospiro della gallina. """ Ho cercato il termine "cofano" in alcuni dizionari, ma non capisco cos'è questo "cofano della cova" di cui parla il testo. Sapreste spiegarmelo?
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[ { "score": "4", "ownerid": "1243", "text": "Il cofano della cova è un modo per descrivere il luogo del pollaio dove la chioccia (cioè la gallina che cova e alleva pulcini) può appunto covare le uova in attesa della loro schiusa.\nCòfano qui ha il significato latino di cophĭnus «cesta»:\n\n> ant. o region. Paniere, cesto.\n\nEsso è descritto come coperto dal crivello (cioè una sorta di vaglio, griglia) posto a protezione e costituiva una sorta di antenato contadino delle attuali incubatrici.", "is_selected": true } ]
Significato e uso di "rimpolpare" in questo contesto.
Guardando le notizie su RaiNews, c'è stata una pausa in cui è apparsa una pubblicità di un prodotto cosmetico per il viso, nella quale si è usato un verbo che non conoscevo e che ha attirato la mia attenzione perché mi è sembrato molto curioso: "rimpolpare". L'ho cercato subito sul dizionario e ho visto che, secondo il vocabolario Treccani, significa """ Rifare la polpa, rimettere in carne o in polpa """ Altri dizionari danno definizioni simili. Tuttavia, non credo che si trattasse di un prodotto per fare ingrassare qualcuno con la necessità di rimettersi in carne, per cui immagino che il termine fosse usato con un significato diverso: rinvigorire il viso?, farlo apparire più giovane? Veramente non lo so. Inoltre, si tratta di un'invenzione dell'azienda che fa la pubblicità oppure ha un uso generalizzato con questo significato che mi è sconosciuto? Ricercando "rimpolpare" su Google mi appaiono prima di tutto molti siti web di dizionari e "simili" (Reverso, Glosbe, Woxikon, ecc.), ma si avanzo di parecchie pagine comincio a vedere siti che sembrano parlare di cosmetica. Non sono sicura, però, che questo voglia dire che questo "nuovo senso" del vocabolo si sia generalizzato.
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[ { "score": "2", "ownerid": "6017", "text": "\n> rinvigorire il viso?, farlo apparire più giovane?\n\nAssolutamente sì, in modo indiretto, limitatamente a tale contesto. In modo indiretto, dico, perchè lo scopo del cosmetico non è far ingrassare il viso (sarebbe controproducente credo), ma ridargli la consistenza polposa, cioè non flaccida, non cadente, non dura.\n\n> Inoltre, si tratta di un'invenzione dell'azienda che fa la pubblicità oppure ha un uso generalizzato con questo significato che mi è sconosciuto?\n\nHo paura a rispondere a questa seconda domanda, perché cercare fonti per poter dire che non è un'idea personale è difficile e laborioso. \nCredo che, usando le tue parole, si tratti di un'invenzione dell'inserzionista. Ma invece di invenzione si può dire scelta, scelta fra le varie opzioni disponibili per spiegare il funzionamento del cosmetico in modo semplice, veloce (la pubblicità costa), forse differenziarsi dalla concorrenza, oppure adeguarsi, non lo so. \n\"Rimpolpare\" contiene la particella \"ri\", che ricorda il ripristinare, ritornare, rinforzare, riequilibrare e simili. E si riferisce a \"polpa\", che potrebbe far pensare a un frutto fresco, liscio, giovane, gradevole alla vista.\nIl verbo può essere usato in tutti i casi (figurati) in cui si voglia dare l'idea di aggiungere sostanza con scopo migliorativo, (es. rimpolpare un testo). Non trovo particolarmente felice l'associazione tra rimpolpare e il ricostituirsi di una persona: le persone non sono fatte di \"polpa\", la frase che hai letto sul Treccani, benché perfettamente legittima, mi comunica sfumature leggermente ironiche oppure molto fisiche e di registro colloquiale: faccio fatica a immaginare il mio medico che mi dice \"lei è troppo magro e dovrebbe rimpolparsi\".", "is_selected": false } ]
Origin of the expression 'a tutta birra'.
What is the origin of the Italian expression 'a tutta birra' meaning 'at full speed'? Is it really related to beer?
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[ { "score": "14", "ownerid": "", "text": "No, it probably isn't. I've found that \"a tutta birra\" can be derived from a wrong translation of the French expression à toute bride, which should be translated as \"a tutta briglia\". \"Briglia\" means bridle, so the original expression is used to indicate that someone goes/something is done at full speed, like a galloping horse.\nAt the moment, I've found very few references about this topic, like this dictionary or this blog entry. Nothing academical or proved, I'm sorry.\nUser @Federico found out an interesting fact. Comparing the frequency of the expressions \"a tutta birra\" and \"a tutta briglia\" in Italian books, using Google Ngram Viewer, shows that our beloved \"a tutta birra\" starts to appear around the '30s of last century.\n\nCould it be related to the increasing use of cars which took place in those years? Here, we can just make hypothesis, but the use of this expression has been kept increasing for years, definitively surpassing the original \"a tutta briglia\" in the 70’s (here you can play with Ngram).\nEdit: \nThis interpretation can also be found in the book Acqua in bocca! Tutto quello che vorresti dire in italiano... come lo direbbe un italiano! by Roberto Bortoluzzi (Edizioni Casa delle lingue, Barcellona, 2015). This book also mentions that another Italian idiom closely related to the French idiom à toute bride (from which probably \"a tutta birra\" derives) is \"a rotta di collo\".\nAre there other interpretations?\nUser @randomatlabuser enlightened me about another possible interpretation of the expression \"a tutta birra\". In fact, it seems that in the past horses were given beer as an energy drink, especially before going through hard parts of the travel. Also, modern diets for race horses include brewer's yeast, which is supposed to enhance the performance during the race (here it's briefly explained).", "is_selected": true } ]
Why "passata" instead of "passato" in "L'ambulanza non sarebbe passata"?
"Passata" is not even in the conjugation table: listed passare conjugation.
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[ { "score": "6", "ownerid": "1818", "text": "In Italian when a verb is conjugate to a compound tense and the auxiliary verb is \"essere\" (to be) the past participle has to agree with the subject in gender and number.\nThe past participle of \"passare\" is \"passato\" in the masculine singular form, but since the ambulance is a feminine noun in italian the participle needs to be declined to the feminine singular version, which is indeed \"passata\".", "is_selected": true } ]
Difference between 'di cui' and 'delle quali'.
'non condivido le ragioni di cui mi parli' 'non condivido le ragioni delle quali mi parli' Can anyone explain what the difference between (1) and (2) is? According to me, there is no difference, but I'm under the impression that 'di cui' has a singular connotation, even if I cannot say that it is singular or that it is used more proficiently when it is referred to something perceived as singular.
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[ { "score": "7", "ownerid": "189", "text": "Both OK, \"di cui\" (and \"per cui\", \"in cui\" etc.) is shorter and invariant therefore it's more commonly used in spoken language and sounds less formal. Sometimes using \"le quali\" or the other forms with gender and number (\"i quali\", \"il quale\", \"la quale\") clarifies which is the noun referenced by the subordinate sentence, e.g.\n\n> ...la sconfitta di Napoleone, per cui ho pregato con tutte le mie forze.\n\nDid I pray for Napoleon or for his defeat?\n\n> ...la sconfitta di Napoleone, per la quale ho pregato con tutte le mie forze.\n\nNow you know (but if Napoleon were a woman, you'd still be confused).", "is_selected": true }, { "score": "1", "ownerid": "179", "text": "To give a brief answer I can say I'm not sure if there is a formal better way to be used, but in spoken language both forms are used and none of them is frowned upon.\nFor my personal experience, always talking about spoken language, the plural form \"delle quali\" is quite more formal than the singular form \"di cui\", but it could also be a regional matter.", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "63", "text": "When used with complementi indiretti, cui stays for la quale, il quale, le quali, i quali. \n\n> La ragazza di cui ti parlavo è stata licenziata.\n\nDi cui is not used only for the singular, nor implies the word is perceived as singular.", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "95", "text": "Both forms may be used interchangeably. In such a short sentence I'd prefer \"di cui\", while in a longer sentence like \"non condivido le ragioni per le quali/per cui hai deciso di convocarmi stamattina\" I'd prefer \"delle quali\", but I believe it's a matter of taste.", "is_selected": false } ]
Cosa significa "grifagno" riferito a un vascello secentesco?
Nel romanzo Artemisia, di Anna Banti, ho letto: """ Ma le più volte, al calar del sole, Artemisia se ne sta in altana a pigliare il fresco senza che nessuno la veda. Guarda il mare cresputo e irrequieto, i vascelli che giostrano, grifagni come mostri, gonfi di vento, ispidi di alberature e di corde. """ Più avanti nel libro, questi "grifagni" riferiti ai vascelli appaiono di nuovo: """ Gli operai dei vascelli in riparazione, intorno alle gran caldaie di pece fumante, gli uomini di quelli in partenza, i barcaioli da trasporto, i pescatori che facevan colazione a bordo, lanciavano domande, auguri, saluti. Solo dai vascelli da guerra, due galere francesi e un galeone spagnolo, non partì voce, pur colmi di soldati e galeoti com'erano. La Jonathan ci girò intorno, radendo con certa bravura guardigna gli ornati grifagni, le formidabili macchine. """ In questo brano, la Jonathan è la nave che trasporta la pittrice Artemisia Gentileschi in Inghilterra. Ho cercato "grifagno" in alcuni dizionari e ho trovato che si tratta di un aggettivo che può riferirsi a un uccello rapace o agli occhi di una persona che assomigliano a quelli di un uccello rapace. Non capisco però cosa intenda dire l'autrice qualificando i vascelli come "grifagni". Si riferisce forse agli ornamenti dei vascelli?
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[ { "score": "2", "ownerid": "2136", "text": "Grifagno significa \"torvo, minaccioso, sinistro\". Tutta la prima descrizione mi sembra caratterizzata da un senso di cupezza: il mare inquieto, i vascelli che sembrano mostri minacciosi e ispidi...\nNel secondo caso, grifagni dovrebbe essere un sostantivo, e forse si riferisce, appunto, a quegli ornamenti che si mettevano sulle navi per spaventare un eventuale nemico durante le battaglie o il mare stesso (il \"nemico\" per eccellenza). Questi ornamenti, che dunque non servivano a rendere più belle le navi, erano di solito figure mitologiche o animali predatori.", "is_selected": false } ]
Significato di "pettinarsi i capelli a cercine".
Nel libro Cronaca familiare, di Vasco Pratolini, ho letto: """ Indossava un vestito di panno verde che sembrava broccato, con la giacca aderente alle spalle e il colletto nero di velluto, la gonna ampia, lunga fino alle caviglie, la sciarpa nera di seta, pendente al collo come una stola. Si era pettinata i capelli a cercine dietro la nuca; gli orecchi erano metà scoperti e decorati di due buccole nere contornate d’oro. """ Alla voce "cercine" del vocabolario Treccani ho trovato: """ Acconciatura femminile del capo, con i capelli avviluppati a cercine. """ Tuttavia, non riesco a capire del tutto bene in cosa consistono i capelli pettinati così. Potreste spiegarmelo?
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[ { "score": "2", "ownerid": "2193", "text": "In breve\nSono capelli intrecciati a cercine, cioè in modo da ricordare o in modo da formare un cercine.\nIl cercine era un panno avvolto a cerchio che veniva posto sulla testa per sostenere meglio i pesi. \nSono, in pratica, capelli pettinati in trecce arrotolate a formare uno o più cerchi.\nErano divenuti anche una moda già con Vibia Sabina, moglie dell'imperatore Adriano, che li portava sulla fronte, mentre la donna descritta nel brano citato li porta sulla nuca.\nQualche parola in più\nPuoi provare a cercare qualche foto di statue antiche (vedi sotto).\nNel libro \"Ai confini di Roma: Tesori archeologici dai musei della provincia\" [1], pagina 79, c'è una foto ed anche una descrizione (statua proveniente da Locus Feronie).\nAltri riferimenti, volendo, si possono trovare online in una pagina che parla di acconciature romane [2].\nCercando ancora nell'universo Treccani oltre la pagina che hai già citato [3] per il significato di cercine (1.a.) e della relativa acconciatura (2.b.), penso sia utile anche la pagina di \"A (Preposizione)\" [4] dell'enciclopedia, \ndove si può trovare un cenno storico sull'uso di locuzioni avverbiali (in questo caso relative alla moda).\n\n> Alcune locuzioni avverbiali costruite con la preposizione a (normali nell’uso odierno) sono state a lungo condannate dai puristi, perché rifatte su un modello francese (➔prestiti). Tra queste, molte espressioni della moda alla Pompadour, alla Luigi XIV\n\ne nel nostro caso \"a cercine\".\n\nDa wikipedia (immagine e testo) [5]\n\n> Numerose sono le statue erette per celebrare Sabina, raffigurata con i capelli raccolti a treccia, rialzata in fronte con un nodo centrale ...\n\n", "is_selected": true }, { "score": "0", "ownerid": "2876", "text": "Cercando il significato di \n```\ncercine\n```\n sul dizionario [1] e altri riferimenti online: [2,3] \nho trovato che deriva dal greco e significa \n```\nanello\n```\n, e si usa per descrivere una specie di ciambella di stoffa da mettere sul capo.\nMi immagino che in riferimento ai capelli indichi un'acconciatura a ciambella, forse una treccia a forma di cerchio.", "is_selected": false } ]
Are there liaisons in Italian?
I am brand new to Italian and have only studied it for a few days. I was listening to the song "Certamente" by Madreblu and reading along with the lyrics and noticed how when a word that ends with a vowel is followed by a word that begins with a vowel, the ending vowel seems to disappear. Here are some examples from the song. I have bolded and asterisked the letters that seem to disappear. "il temporale* aspetto" "non riesco* a dormire" "che questo caldo arrivi* alla fine" "completamente tornerò* alla realtà" Do vowels flow into each other this way, with the ending vowel being silenced? Am I mishearing it, or is this a form of liaison?
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[ { "score": "13", "ownerid": "37", "text": "It is not a real liaison, but a phenomenon that is formalised most in prosody, for poems and song lyrics: it is called synaloepha (in Italian, sinalefe), and consists in having two consecutive syllables count – and be uttered – as one. It happens when the first ends, and the second starts, with a vowel (as you have seen in that song).\nFor a more classical example, take the second line of Dante's Inferno:\n\n> mi ritrovai per una selva oscura\n\n(“I found myself through a dark forest”), which is read almost as if the last two words were “selvoscura”. This is both the natural way of reading it, and the “correct” one if one is to reckon correctly the syllables of this hendecasyllable (which has the last tonic accent on the last-but-one syllable).", "is_selected": true }, { "score": "2", "ownerid": "2133", "text": "Sinalefe or synaloepha is just a prosodic phenomenon and should not affect the way words are pronounced in a normal speech or reading. \nThe answer by DaG is precise but potentially misleading. \"Selva oscura\" should be read actually precisely, and not like \"selvOscura\". When it comes to singing, though, the prononciation may actually vary.\n Synaloepha is infact used as a common singing technique (not only by italian singers or with Italian text!) - so 2 consequent vowels are pronounced as one. In this way, it is easier to keep the tune, rythm and there is a better breath-control. \nIn normal speech instead, a sentence like \"non riesco a dormire\" would be said exactly as written and not as \"non riescadormire\" - and if that happens, then your interlocutore si sta mangiando le parole ;) ", "is_selected": false } ]
Differenze di uso tra gli avverbi "tanto" e "talmente".
"Tanto" e "talmente" possono essere usati come avverbi. Quando ho redatto questo post, ho scritto la frase """ Quest'ultima possibilità, però, si usa tanto poco nell'italiano attuale che sarebbe comprensibile a pochi ed è pertanto sconsigliabile """ che poi mi è stata corretta così: """ Quest'ultima possibilità, però, si usa talmente poco nell'italiano attuale che sarebbe comprensibile a pochi ed è pertanto sconsigliabile. """ Non capisco bene quali siano le differenze di uso tra gli avverbi "tanto" e "talmente". Me le potreste spiegare?
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[ { "score": "4", "ownerid": "340", "text": "Guardando lo storico delle modifiche... Qualcuno ha prima ristrutturato la tua frase in modo da eliminare la costruzione \n```\ntanto\n```\n...\n```\nche\n```\n, forse perché la presenza di \n```\npoco\n```\n immediatamente dopo può sembrare una nota stonata. Poi tu hai ripristinato questa costruzione usando \n```\ntalmente\n```\n. Non saprei, secondo me è un lavoro inutile, perché \n```\ntanto\n```\n...\n```\nche\n```\n va bene:\n\n> 5 In correlazione con “che” o “da”, introduce una propos. consecutiva: dice tante sciocchezze che non lo sopporto; ha t. bisogno che non si vergogna di chiedere; tante risate da scoppiare; ho tanta paura da non sapere cosa fare\n\nFonte: http://dizionari.repubblica.it/Italiano/T/tanto.php\nQuanto alle differenze tra \n```\ntanto\n```\n e \n```\ntalmente\n```\n, il primo è molto più versatile (come certamente saprai), \n```\ntalmente\n```\n fa quasi sempre da antecedente per \n```\nche\n```\n o \n```\nda\n```\n in questa costruzione qui, anche se qualcuno di tanto in tanto lo usa da solo (\n```\nAh, sono talmente arrabbiato!\n```\n).\nEDIT: sulla questione avverbio/aggettivo, credo manchi solo l'esempio. Io dico tranquillamente \n```\nCarla si è dimostrata tanto brava che si merita [o da meritarsi] un premio\n```\n.", "is_selected": true } ]
Cosa significa "convogliare" in questa frase?
Nel libro autobiografico Un grande avvenire dietro le spalle di Vittorio Gassman ho letto: """ Il fatto è che mio padre, Enrico Gassman, convogliava l'idea del gigantesco in tutto, statura, voce, collere, romantici abbandoni, tenerezze. """ La mia domanda è sul verbo "convogliare" in questo brano. Ho letto tutte le accezioni di "convogliare" nel vocabolario Treccani ma non sembrano avere senso in questo contesto. Per questa ragione vi chiedo: sapreste spiegarmi il significato del verbo "convogliare" nel brano precedente?
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[ { "score": "6", "ownerid": "2386", "text": "La terza accezione menzionata nel vocabolario Treccani si avvicina al significato di \"convogliare\" nella citazione di Gassman:\n\n> Trascinare con sé (riferito a corsi d’acqua): i torrenti convogliano materiali d’ogni specie.\n\nCosì come un torrente trascina con sé materiali d'ogni specie, Enrico Gassman \"trascinava\", in senso figurativo, l'idea del gigantesco in ogni suo gesto, atteggiamento, parola.", "is_selected": true } ]
"Mancare all'appello" per esprimere che mancano persone o cose di cui c'è bisogno: si tratta di un uso improprio?
Su questa notizia di Euronews, pubblicata alcuni mesi fa, ho letto (corsivo mio): """ I voli speciali sono stati organizzati da adesso fino a giugno dai produttori; il sindacato degli agricoltori ha stimato che mancano all'appello 70 mila lavoratori stagionali, con la situazione complicata dal blocco per l'emergenza Covid-19. """ Quando ho letto questa frase, mi sono subito chiesta: perché si usa "mancano all'appello"? Non potrebbe essere semplicemente "mancano"? Poi ho cercato "appello" sul vocabolario Treccani e ho trovato questa accezione: """ Il chiamare più persone per nome, secondo un ordine stabilito (per lo più alfabetico), per accertarsi che siano presenti o per altri motivi: fare l’a. (degli studenti, dei soldati, ecc.); a. dei caduti, rito commemorativo; rispondere, mancare, presentarsi o non presentarsi all’a. (mancare all’a. è anche modo eufem. per annunciare la morte di un soldato, di qualcuno dei partecipanti a un’impresa rischiosa, e sim.) """ Tuttavia, è chiaro che, nel contesto dell'articolo sopra citato, non si sta chiamando a una serie di persone per nome né si sta annunciando la morte di un soldato. La mia domanda sarebbe: è usuale usare questa espressione in questo modo, cioè, per indicare che manca gente per fare qualcosa (in questo caso 70 mila persone per lavorare in modo stagionale nel settore agricolo)? Ricercando un po' con Google, ho trovato anche esempi in cui quello che "manca all'appello" sono soldi, mascherine, scivoli e altalene per bambini, ecc. Ecco alcuni esempi tratti da parecchi giornali, ma se ne possono trovare molti di più: """ Rette dell'asilo nido e servizi scolastici, mancano all'appello 1,1 milioni di euro (Fonte). Mancano all'​appello 400 mila mascherine, sospesa la distribuzione a Torino (Fonte). Aree ludiche senza giochi: nei giardini pubblici mancano all'appello scivoli ed altalene (Fonte). """ Si tratta forse di un uso improprio dell'espressione che, per qualche ragione, è diventato usuale?
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[ { "score": "1", "ownerid": "6347", "text": "Mancare all’appello, dal De Mauro:\n\n> di qualcuno, non esserci ancora: manca solo lui all’appello | essere deceduto.\n\n\n> di qualcosa, venire meno, essere scomparso: dopo la festa mancava all’appello un portacenere d’argento.\n\nÈ un comune modo di dire che si riferisce all’appello scolastico.", "is_selected": false } ]
Difference between "senza pericoli" and "senza pericolo".
I have read the following sentence: """ I bambini possono giocare senza pericoli qui """ Would "senza pericolo" have the exact same meaning of "senza pericoli" in this sentence? Is the former as usual as the latter?
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[ { "score": "4", "ownerid": "707", "text": "As said by Gio in his comment, both these expressions are used to convey the same meaning. According to Google Ngram viewer it seems that \"senza pericolo\" is more used than \"senza pericoli\". \nTo give some examples of use, you can find \"senza pericolo\" in this definition of the word \"sicuro\" given by Garzanti dictionary\n\n> che è senza pericolo\n\nin this quotation from I promessi sposi by Alessandro Manzoni \n\n> Mentre quel forno veniva così messo sottosopra, nessun altro della città era quieto e senza pericolo\n\nor in this one from Settantacinque racconti by Corrado Alvaro\n\n> L’artista è il solo che possa dire di sé senza pericolo, il solo che possa manifestare tutto quello che ha dentro, e tutti gli battono le mani.\n\n\"Senza pericoli\" is, for instance, used by Enrico Pea in Il trenino dei sassi\n\n> L'andare a caccia non costituiva dunque privilegio, né per i ricchi né per i poveri, né per chi era religioso o no, perché andavano a caccia anche gli anarchici, che in quel tempo nel mio paese ce n’era più di uno\n\nand by Arturo Loria in Il compagno dormente\n\n> S’udirono in fondo le imprecazioni e gli urli dell’impresario per ga­rantirsi un passaggio senza pericoli.\n\nYou can find it also in the book Genitori by Sergio Felleti:\n\n> I genitori devono mettere a disposizione dei propri figli un ambiente sicuro e senza pericoli​.\n", "is_selected": true } ]
Title of Lady for an Italian Married woman.
Is an Italian married woman addressed as "Lady". such as, Lady Judy, or Lady Natalie.... I have tried google, and every search engine.
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[ { "score": "2", "ownerid": "2775", "text": "An italian married woman is usually addressed as \"signora\" followed by her surname/family name or the surname/family name of her husband.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "2791", "text": "Lady in the UK is a title given to women as members of the British nobility or as part of the British honours system. Outside of that context it would never be used in daily life to address someone. In Italian, Signora or Signorina is the polite, normal way to address someone you don't know or with whom you have a formal relationship. ", "is_selected": false } ]
Che tempo verbale devo usare in queste interrogative indirette?
Qualcuno mi può dire quale di queste due frasi è corretta e perché? Ho usato "volevo" come imperfetto di cortesia. Volevo chiederle se dovevo risostenere la prova oppure se potevo tenere il voto precedente. Volevo chiederle se dovessi risostenere la prova oppure se potevo (potessi?) tenere il voto precedente.
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[ { "score": "3", "ownerid": "37", "text": "Entrambe le costruzioni suonano male: sono troppo “umili” e soprattutto eccedono inutilmente in subordinate un po' legnose.\nBasterebbe usare un semplice presente indicativo (“se devo”), altrimenti sembra che tu stia parlando di un evento passato e quindi, semmai, direi “volevo chiederle se devo etc.”\nIo, però, scriverei semplicemente “devo sostenere di nuovo la prova oppure posso tenere il voto precedente?”, non dimenticando, piuttosto, di cominciare e finire il messaggio in un modo sensato (“Gentile professore ... Un cordiale saluto” o simili) e di specificare chi sei e a che corso ti riferisci. (Certo, è una cosa ovvia, ma ho esperienza, in ambito universitario e altrove, di persone che danno per scontato che l'interlocutore sia un telepate e sappia di cosa stanno parlando.)\n\nInfine – opinione personalissima – l'imperfetto di cortesia è ampiamente usato e non ha niente che non vada, ma la mia prima reazione, leggendolo, è sempre: “D'accordo, volevi la tal cosa. E ora? Non la vuoi più?”\n", "is_selected": false } ]
When is the letter "i" kept in the plural of a word ending in "cia"/"gia"?
Some words ending in cia/gia keep the letter "i" in the plural, while other similar words don't. Arancia becomes arance Camicia becomes camicie Frangia becomes frange Valigia becomes valige (rare) or valigie Since "i" is not pronounced, what is the rule for keeping it in some words, but not in others?
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[ { "score": "12", "ownerid": "95", "text": "the rule-of-thumb exposed by DaG was proposed by Bruno Migliorini (a famous Italian linguist), and it is widely accepted: if you stick to that rule you won't make any mistake. But until the half of XX century there was no such rule, and one had to look at the etymology of the word: this is why \"provincie\" (from Latin provincia, -ae) and \"ciliege\" (from Latin cerasa, -ae) are still used. Just don't use them at school, if you are not prepared to explain why you choose that form!", "is_selected": false }, { "score": "10", "ownerid": "37", "text": "A rule of the thumb is that if immediately before “-cia” or “-gia” there is a vowel, the plural is “-cie/-gie”; else it is “-ce/-ge”.", "is_selected": true } ]