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Pensiamoci su domani.
I have read the following sentence: """ Pensiamoci su domani """ Does "su" add anything here or is it just idiomatic? Would "Pensiamoci domani" be wrong/not usual?
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5634
[ { "score": "6", "ownerid": "", "text": "It’s idiomatic: \nPensarci su, sopra:\n\n> riflettere con attenzione su qualcosa\n\n(Hoepli)", "is_selected": true }, { "score": "1", "ownerid": "2876", "text": "Su in this sentence means \"about this (topic) \". Another equivalent phrase could be pensiamoci sopra domani that has the same meaning. \nCould it be omitted? Yes, I don't think it is unusual to omit it (on my experience). ", "is_selected": false } ]
Difference between lì and là.
I have translated "there" into Italian language. There are "lì" and "là". I am studying the difference between them. Hypothesis: these two words are used to refer to a place far from the person that is speaking. "Lì" means closer than "là" ("lì" - there e.g. in the same room, "là" - there e.g. in a different country). Question: To refer to a person in a different city, which one should I use? Thank you.
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2871
[ { "score": "3", "ownerid": "3181", "text": "Generally speaking, they are both really similar. There isn't much difference except for some nuance.\n\"Lì\" usually refers to something closer than \"là\", at the same time, \"lì\" is also describing a more specific place than \"là\".\nThe use of \"qua\" and \"là\" is for spatial genericity. for example, you would use \"qua e là\" for something here and there or all over the place, but you wouldn't say \"qui e lì\" as that would mean exactly in this and that spot. \nYou would apply the same difference to \"quì\" and \"qua\".\nI'd say that to refer to someone in a different city you can safely use \"là\", if you need to refer to that specific city in contract with the region or an area, then \"lì\" might be better suited.", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "3134", "text": "While they could be used interchangeably you are almost right to say they là is farther than lì. However when it comes to colloquial Italian those differences are circumstantial. When you are pointing at something out of your reach (even in the same room) both are acceptable for example. When you are referring to a different country as you said là is more commonly used.\nI'd say, as a rule of thumb, that you should consider là as an abbreviation or alternative of laggiù.\nRef: http://dizionari.repubblica.it/Italiano/L/la.php", "is_selected": false } ]
Significato di "trettarì".
Nel romanzo Il sorriso dell'ignoto marinaio, di Vincenzo Consolo, ho letto: """ Chinnici aveva fama per il trettarì. Sempre quello, da due anni, da quando mise piede a Cefalù. Si presentava al pizzicagnolo: pasta estratto ricotta pecorino caciocavallo tonno bottarga aringhe pescestocco... (moglie, tre figli e suocera a carico con fame d'allupati). Col pollice e l'indice tirava dal taschino l'argento bianco, glielo metteva sotto il naso fissandolo negli occhi. «Che fa, mi scangia?» gli diceva. «Vossia scherza?» gli rispondeva il pizzicagnolo. «Dove lo trovo il resto? Un'altra volta, dopo, dopo mi paga». La medesima faceva poi col carnezziere, il pescivendolo, il panettiere, l'acquaiolo, l'ortolano. S'approfittava financo dell'Ersilia, la vecchia che vendeva per le strade cicorie cacocciole asparagi finocchi babbaluci, secondo la stagione. """ La mia domanda è: cosa significa "trettarì"? Non ho trovato questo termine in nessun dizionario. Si tratta di un vocabolo di origine siciliana? Potrebbe trattarsi di una moneta d'argento?
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707
[ { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "Il trettarì o tarì era un’antica moneta circolante nel Mediterraneo. \nFerdinando il cattolico reintrodusse questa moneta d’argento nel regno di Sicilia. \n\n> In Sicilia il tarì aveva un valore diverso da Napoli. Carlo III (1734-1759) coniò una serie di moneta con valore da 1/2, 1, 2, 3, 4, 6 e 12 tarì. I multipli erano in argento a 916‰ mentre il titolo era del 908‰ per il 1/2 tarì ed il tarì. Quest'ultimo pesava 2,16 grammi ed aveva un diametro di 19-20 millimetri. Il figlio Ferdinando, che in Sicilia era il terzo con questo nome, coniò gli stessi valori del padre nel periodo 1759-1816. Dopo quella data le monetazioni dei due regni (Napoli e Sicilia) furono unificate e non ci furono più monete separate per la Sicilia. L'ultima moneta siciliana denominata in tarì fu quella da 12 tarì, battuta nel 1810. Era una moneta di 27,32 grammi di argento al titolo di 854‰ e con un diametro di 38 millimetri. Al dritto il busto corazzato con lunghi capelli e nel giro FERDINANDUS III.D.G.REX; in esergo TARI 12. Al rovescio era raffigurata una grande aquila circondata da una corona d'alloro. Nel giro UTR. SIC. HIER. INFANS HISP. ([Re di] entrambe le Sicilie e Gerusalemme, infante di Spagna). Nel contorno in rilievo SUB BONO PRINCIPE NULLA DOLO VIA.\n\nIl \"trettarì\" o \"tre tarì\" era una moneta con il valore di tre tarì.", "is_selected": true } ]
Is there an adjective based on "Paesi Bassi"?
I know, there is an adjective "olandese" when speaking about the Netherlands. But is there an adjective which derives from "Paesi Bassi" (and not from Olanda)?
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4166
[ { "score": "6", "ownerid": "1243", "text": "According to Treccani the term would be neerlandese which is mainly referred to the language, as a synonym of olandese.\n\n> neerlandése (meno com. nederlandése) agg. e s. m. e f. [dal fr. néerlandais, der. di Néerland, che è un adattamento di Nederland (propr. «paese basso»), nome oland. dell’Olanda]. – Sinon. di olandese, usato soprattutto per indicare ufficialmente la lingua, del ramo germanico occidentale, parlata in Olanda e, accanto al francese, in Belgio e in alcune zone della Francia nord-occid.; il termine assomma quindi in sé le due denominazioni di olandese e di fiammingo, tra le quali non ha luogo di essere una sostanziale distinzione, almeno a livello di lingua ufficiale e letteraria (oggi si tende infatti a parlare di letteratura neerlandese per tutte le opere scritte in questa lingua, a prescindere dalla nazionalità dei loro autori). Una versione semplificata del neerlandese è l’afrikaans, parlato dai boeri stanziati nella Repubblica Sudafricana (dove è una delle 11 lingue ufficiali, accanto all’inglese, allo zulu, ecc., proclamate tali in seguito all’abolizione dell’apartheid).\n\nMoreover in Treccani's synonyms and antonyms you can find:\n\n> neerlandese /ne:rlan'dese/ (anche nederlandese) [dal fr. néerlandais, der. di Néerland, adattam. di Nederland (propr. \"paese basso\"), nome oland. dell'Olanda]. - ■ agg. [dell'Olanda, relativo all'Olanda, spec. in riferimento alla lingua] ≈ olandese. ■ s. m. 1. [lingua, del ramo germanico occidentale, parlata in Olanda e, accanto al francese, in Belgio e in alcune zone della Francia nord-orient.] ≈ olandese. 2. (anche f.) [abitante dei Paesi Bassi] ≈ olandese.\n\nso according to meaning 2. the adjective can also figuratively indicate an inhabitant of Paesi Bassi (or olandese).\nYou can also find an interesting article named Il neerlandese è olandese o belga? on the Accademia della Crusca site.", "is_selected": true }, { "score": "2", "ownerid": "4853", "text": "Actually, neerlandese is the correct term, although it is not widely used in spoken language. Normally people do understand olandese, and given the overall geography knowledge, I would not use fiammingo (also because it is not the same culture, nor the same language).", "is_selected": false } ]
Il gioco non ne valeva la candela.
Buongiorno, Qualcuno potrebbe dirmi da dove deriva l'espressione "il gioco non ne vale la candela". La candela, in questa espressione, a cosa si riferisce? Grazie.
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4590
[ { "score": "4", "ownerid": "2876", "text": "Questa locuzione si utilizza per indicare il dubbio che il guadagno nel fare o per ottenere qualcosa non valga lo sforzo o la spesa da effettuare; la \"candela\" si riferisce proprio alla candela nel senso del lume. Prendo la spiegazione da Wikipedia\n\n> Questa espressione è di origine medievale [...]. A quei tempi era necessario usare candele o lampade ad olio per qualunque attività notturna e il costo delle candele, specialmente per le classi sociali più basse, poteva diventare una spesa considerevole. Era quindi consuetudine, per i giocatori di carte, lasciare una piccola somma (o a volte una vera e propria candela) al proprietario della casa che li ospitava o all'oste della locanda.\n", "is_selected": true } ]
What does boutade mean?
I am reading an essay on Pinocchio that contains the following sentence. I can not find a meaning for boutade. "That Pinocchio is the literary text that more than any other has been read by Italians in the twentieth century must make one wary about dismissing Prezollini's judgement as a mere boutade.
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2076
[ { "score": "2", "ownerid": "2056", "text": "Boutade is the same as caprice or whim. The meaning of the quoted sentence, therefore, is that Prezzolini's idea - that Pinocchio isn't just a children's book, but it's the key for a deeper understanding of Italy - should be taken seriously and shouldn't be considered a mot d'esprit, a mere witticism.", "is_selected": true } ]
Word order in question sentence seems non-typical.
I'm a beginner in Italian so the question is somewhat basic. I previously thought that there were two possible word orders for question sentences: 1) When person asking makes an assumption about the subject, the word order stays the same as if it was declarative sentence (subject first, then predicate) and only voice intonation changes: """ La casa è vecchia? """ 2) When person asking doesn't try to make an assumption about a subject and wants to know about object's quality, quantity, location, etc. (predicate contains interrogative pronoun and goes before the subject): """ Com'è la casa? """ But then I found a question sentence example in a textbook that doesn't comply with standard word orders: """ È vecchia la casa? """ Even though that word order is not "classical" (predicate is ahead of the subject, but without any interrogative ponouns), it doesn't seem to me to be completely non-legible. I feel like this word order might be used, depending on what is emphasized in a question. Like, word order gets as in "La casa è vecchia?" if person asking assumes that subject (house) has a quality of 'age' and only wants to know whether house is old or not. Whereas in "È vecchia la casa?" the person asking is not sure if subject can have quality of 'age' at all and allows possibility of subject having other qualities, while still asking about that exact quality. So, the question is: is such word order (as in the last example) legit in Italian questions? If yes, what function does it perform? Thanks!
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5763
[ { "score": "1", "ownerid": "5763", "text": "Elaborated explanation is given in post referred in Charo's comment, so props to Charo, Ferdinand Bardamu and Treccani.\nLong story short, word order in questions might indeed vary depending on what is emphasized. Placement at the beginning or the end of sentence is important for that purpose. For instance, in question examples shown in post above, accents are placed like that:\nLa casa è vecchia?\nÈ vecchia la casa?\nAlso, broad and developed related investigation can be found in \"focalizzazioni\" topic on Treccani.", "is_selected": false } ]
When were third person pronouns added to Italian?
Proto-Indo-European_language#Pronoun: """ PIE had personal pronouns in the first and second grammatical person, but not the third person, where demonstrative pronouns were used instead """ Personal_pronoun#Person_and_number: """ Some languages do not have third-person personal pronouns, instead using demonstratives (e.g. Macedonian) or full noun phrases. Latin used demonstratives rather than third-person pronouns (in fact the third-person pronouns in the Romance languages are descended from the Latin demonstratives). """ When were third person pronouns added to Italian?
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3228
[ { "score": "4", "ownerid": "", "text": "Latin did not have specific forms for the singular and plural third person pronouns and used the demonstratives in their place: is, ille, ipse, etc. Third-person Italian forms represent the continuation of these forms.\nPronomi personali:\n\n> Il latino non aveva forme specifiche per i pronomi di terza persona singolare e plurale e usava al loro posto i dimostrativi: is, ille, ipse, ecc. Le forme italiane di terza persona rappresentano la continuazione di tali forme. In fiorentino antico il numero delle forme di pronomi soggetto di terza persona era ancora maggiore di quello attuale. Era presente, ad es., un pronome plurale maschile elli: (1) Ben m’accors’io ch’elli era d’alte lode (Dante, Par. XIV, 124) C’erano poi le forme ei (con la variante apocopata e’, identica a una delle forme dell’articolo determinativo maschile plurale), per la terza persona singolare e plurale maschile, la e le per la terza persona singolare e plurale femminile, rispettivamente: (2) E’ mi par d’or in hora udire il messo (Petrarca, Canz. CCCXLIX, 1)\n\nTreccani.it", "is_selected": true } ]
Qual è il contrario di "le temperature salgono"?
Nel linguaggio comune, quando si parla del tempo, come si esprime il contrario di "le temperature salgono"? Le temperature calano? Le temperature si abbassano? Le temperature diminuiscono? Le temperature scendono?
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707
[ { "score": "5", "ownerid": "633", "text": "A seconda della zona d'Italia in cui ti trovi, puoi trovare tutti i modi che hai citato.\nNel sud d'Italia, ho spesso sentito utilizzare l'espressione \n\"Le temperature scendono / si abbassano\".\nAl nord ho sentito spesso la prima che hai citato col verbo calare.", "is_selected": true }, { "score": "2", "ownerid": "895", "text": "Sono tutti utilizzabili, ma forse quello che personalmente uso di più è \n```\nle temperature scendono\n```\n.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "1111", "text": "Non so la risposta grammaticalmente corretta, ma quella che mi sembra più formale è \"Le temperature si abbassano\". \nInvece, \"la temperatura scende\" mi sembra molto più informale e usato nel parlato.", "is_selected": false } ]
Io sono più vecchio di quanto tutti credano - subjunctive.
I have read the following sentence in an Italian learning tool: """ Io sono più vecchio di quanto tutti credano. """ Is the subjunctive mood correctly used here? If so, why is it used?
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5634
[ { "score": "2", "ownerid": "1818", "text": "Di quanto tutti credano is a proposizione comparativa. Normally (but there are plenty of exceptions in these topics) you use the indicative for the comparative of equality and the subjunctive for the comparative of majority or minority. From Serianni, Grammatica, XVI.227-233\n\n> [The comparative clauses of equality] have normally, in the explicit form, the indicative, although they allow also the conditional. [...] [The comparative clauses of inequality] allow the subjunctive, the indicative (today an indication of the least formal register, although once the indicative was used without restricitions) or the conditional if one wants \"to emphasize the presence of the hypothesis in the action of the subordinate\" (HERCZEG 1977: 343).\n\nSome examples:\n\n> Oggi ho mangiato tanto quanto ho bevuto Oggi ho mangiato più di quanto abbia bevuto Oggi ho mangiato più di quanto ho bevuto (informal)\n", "is_selected": true } ]
Qual è il significato di "impennarsi" in questo contesto?
Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto: """ I guardiani devono aver sganciato i guinzagli, perché il ringhio dei cani è vicinissimo. Coca-cola soffia sulla torcia. Scivolano giú sui pali, urtandosi e spingendosi, in un’oscurità stantia e informe. Non c’è altra via, perché i guardiani presidiano le scale a pioli. Il metallo brucia le mani. Le tavole s’impennano. I pali sono di fuoco. Scendere verso dove. I piedi che poggiano sul niente. La pelle delle mani che s’incendia – i calzoni che per l’attrito sprizzano scintille. """ Si tratta di ragazzi che sono stati scoperti dai guardiani in un grattacielo in costruzione. Credo che le "tavole" di cui parla il testo siano quelle delle impalcature per i lavori di costruzione. Ho cercato "impennare" e "impennarsi" in alcuni dizionari, ma non ho trovato nessuna accezione che possa far riferimento a delle tavole. Per questa ragione vi chiedo: potreste spiegarmi il significato di "impennarsi" nel brano sopra citato?
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707
[ { "score": "6", "ownerid": "707", "text": "Grazie ai vostri commenti credo di aver capito il significato dell'espressione usata nel testo.\nCome si può vedere nei dizionari, il verbo \"impennarsi\" si usa di solito per riferirsi a cavalli, imbarcazioni, aeromobili o veicoli che sollevano la parte anteriore verso l'alto. Il senso nel brano citato nella domanda è che le tavole delle impalcature per i lavori di costruzione, che probabilmente non erano fissate saldamente ai pali, si sollevavano quando questi ragazzi in fuga dai guardiani, scendendo velocemente sui pali, vi cadevano e correvono sopra. \nPenso anche che l'autrice abbia scelto questo verbo (e anche altre espressioni presenti nel passaggio) per dare enfasi alla senzazione che aveva l'io narrante, cioè che tutto quello che stava accadendo diventava una difficoltà alla fuga. A pensarci bene, \"impennarsi\" mi sembra più efficace di \"sollevarsi\" per trasmettere questa sensazione al lettore.", "is_selected": false } ]
Cosa significa "a sganascio"?
Nella versione in italiano dell'episodio La nascita del giullare di Mistero buffo, di Dario Fo, ho letto: """ No, e nemmeno è successo che mia madre, guardandomi bambino spaparanzato nella culla che ridevo a sganascio, abbia esclamato: «Ma che bella faccina simpatica... Allegria mi fai!, pagliacciolino ridente! Guarda, da grande ti faccio fare il giullare!» """ Non so cosa significa "a sganascio". Ho cercato il vocabolo "sganascio" su parecchi dizionari, ma non l'ho trovato. Sapreste spiegarmelo?
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707
[ { "score": "3", "ownerid": "2876", "text": "Esiste l'espressione \"sganasciarsi dalle risate\" (vedi http://www.treccani.it/vocabolario/sganasciare/) che significa appunto ridere talmente tanto da slogarsi la mascella. Qui \"a sganascio\" ha un significato analogo; significa che il bimbo nella culla rideva tanto e di gusto.\nEsiste anche l'espressione \"ridere a crepapelle\".", "is_selected": true } ]
Significato di "pigliare" in questo brano.
Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto: """ Geremia mette via il coltello, gira daccapo la manovella e Enrico Caruso ricomincia a soffrire. Chissà se quando troverà la figlia sarà meno infelice. Rocco il coltello lo lascia bene in vista sul tavolo, tanto per chiarire chi ha avuto ragione nella disputa. Vita passa il dito sulla lama. È cosí affilata che piglia a sanguinarle il dito. Rocco dice che le sta bene, perché le bambine non devono giocare coi coltelli. """ Nei dizionari che ho consultato ho visto che "pigliare" può significare "prendere, afferrare, far presa". Tuttavia, non mi sembra che questi significati abbiano senso nel brano precedente. Per questa ragione vi chiedo: sapreste spiegarmi cosa significa "pigliare" nel testo sopra citato?
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707
[ { "score": "4", "ownerid": "37", "text": "Curioso. Il verbo “prendere”, fra i tanti usi che ha, si può usare anche, in costruzioni del tipo “prendere a fare qualcosa”, per dire “cominciare a fare qualcosa”. Nella voce del Treccani è l'accezione 16.a:\n\n> a. letter. Seguito da a con l’infinito di un verbo, incominciare: prese a dire; presero a fuggire; Poi le schiere a ferir prese, vibrando Le mortifere punte (V. Monti); i fatti che prendiamo a raccontare (Manzoni).\n\nAmmetto che non avevo presente l'uso di “pigliare” in questo senso (e nelle espressioni idiomatiche non sempre è possibile sostituire una parola con un sinonimo), ma dando un'occhiata in giro ne ho trovato almeno un'attestazione: a p. 411 di A New Plain and Useful Introduction to the Italian, curata da John Kelly nel 1739, si legge “Pigliare a fare una cosa - To undertake, or set about a thing”, il che conferma che l'uso non è nuovo.\n\nNel nostro contesto, quindi, chi narra sta semplicemente dicendo che il dito comincia a sanguinare.", "is_selected": true }, { "score": "1", "ownerid": "5185", "text": "Raramente, è legata anche alla definizione di piglio nell'accezione di intraprendere un'azione all'improvviso. Nel dialetto toscano più forbito ed arcaico tutt'oggi è saltuariamente possibile sentirlo.", "is_selected": false } ]
Cos'era questo "carrozzone"?
Nel romanzo La Storia, di Elsa Morante, ho letto: """ Inoltre, soprattutto per confortare Nora, aveva fatto acquisto di una radio, cosí che alla sera potevano ascoltare assieme le Opere, delle quali erano entrambi appassionati, fino dal tempo che andavano agli spettacoli del carrozzone. """ Non riesco a capire cosa fosse questo "carrozzone" dove, a quanto pare, si rappresentavano le opere. E non ho trovato nessuna informazione al riguardo. Qualcuno di voi saprebbe spiegare in che cosa consisteva? Un altro riferimento a questo "carrozzone" che appare precedentemente nel testo è questo (il corsivo appare nel romanzo): """ Ma piú di tutti al mondo amava Iduzza e Noruzza, per le quali era capace perfino di comporre madrigali. A Nora, da fidanzati, diceva: «Mia stella d’Oriente!» e alla Iduzza (già voluta Aida) cantava spesso (N.B. sia lui che Nora erano stati assidui agli spettacoli del carrozzone lirico di passaggio): «Celeste Aida forma divina»... """
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707
[ { "score": "6", "ownerid": "1243", "text": "Dal Sabatini Coletti per carrozzone:\n\n> Grosso rimorchio sistemato ad abitazione: c. del circo, degli zingari\n\ne Hoepli riporta:\n\n> Grosso veicolo usato per gli spostamenti dai nomadi, spec. dei circhi\n\nIl termine carrozzone quindi si riferisce a quello del circo ma per estensione anche a compagnie di spettacolo itineranti che erano caratteristiche nella prima metà del '900.\nCome fa correttamente notare @Gio, anche nella canzone Il carrozzone di Renato Zero viene fatto riferimento al carrozzone del circo, anche se in questo caso è da intendersi come metafora del \"circo della vita\" che, nonostante tutto, va avanti per la sua strada con il suo spettacolo, nel suo ciclo infinito.", "is_selected": true } ]
Come si chiama la giacca che si mette dopo la doccia.
C'è un tipo di giacca fatta come un telo, che mettiamo per un ora dopo la doccia per farci asciugare, prima che indossiamo i vestiti, però ha un nome difficile e non riesco trovarlo su internet neanche.
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[ { "score": "7", "ownerid": "1425", "text": "Si chiama accappatoio. Qui trovi la definizione da dizionario: http://www.treccani.it/vocabolario/accappatoio/ .\n", "is_selected": false } ]
"Related question" in italiano.
Scrivendo un commento a questa domanda, mi sono accorta di non saper come dire "related question" in italiano. Là ho messo "domanda correlata a questa", ma non sono sicura se questa espressione sia corretta o se si possa esprimere questo concetto in un altro modo. Potreste aiutarmi a chiarire il mio dubbio?
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[ { "score": "4", "ownerid": "909", "text": "\"Domanda correlata a questa\" è perfetto.\nVolendo usare un sinonimo, potresti ricorrere a \"Domanda simile a questa\".", "is_selected": true } ]
Si può dire "avere vinta" invece di "averla vinta"?
Alla voce "averla vinta" del dizionario De Mauro ho trovato questo esempio: """ è sempre difficile avere vinta con te. """ Si tratta di un refuso e dovrebbe essere invece "è sempre difficile averla vinta con te"? Oppure si può usare "avere vinta" al posto di "averla vinta"?
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707
[ { "score": "3", "ownerid": "7641", "text": "\n> Si tratta di un refuso e dovrebbe essere invece \"è sempre difficile averla vinta con te\"?\n\nSì, si tratta di un refuso.\nLa Dott.ssa Francesca Ferrucci della redazione del dizionario Nuovo De Mauro ringrazia per l'interessamento al dizionario e la segnalazione, che ha consentito di correggere il refuso.", "is_selected": true } ]
Colei che {patisce,teme} il caldo.
Colei che {patisce,teme} gli spazi aperti = agorafobica, Colei che {patisce,teme} i ragni = aracnofobica, Colei che {patisce,teme} il caldo = ??.
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[ { "score": "3", "ownerid": "37", "text": "Dipende dal contesto in cui ti serve esprimere questo concetto. Sicuramente esiste “termofobico” (e “termofobia”), in ambito biologico, per parlare di organismi che non tollerano le alte temperature.", "is_selected": true } ]
Preposition before infinitive - a vs da.
I found the following sentence: """ È un vero peccato che ti abbiano rubato il portafoglio. Ora non possiamo comprare da mangiare. """ However, I wonder why this uses ``` comprare da mangiare ``` , instead of ``` comprare a mangiare ``` . I know both ``` a ``` and ``` da ``` can be used as a proposition before an infinitive verb. I also know that there is a usage of ``` da + infinitive ``` to express "something to do" much like ``` to + infinitive ``` in English. However, then I wonder why ``` da mangiare ``` can work without an object. For example, if the sentence is the following, which has an object to modify, I have no problem in understanding it: """ Ora non possiamo comprare qualcosa da mangiare. """ However, if there is no object there, I can't differentiate when to use ``` a ``` and when to use ``` da ``` , especially since both can be used to express an aim after the main verb. So how can I tell apart the use cases of these two prepositions? (Please answer the question in English if possible...)
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962
[ { "score": "3", "ownerid": "70", "text": "According to the Treccani, da may introduce a final clause when after a verb:\n\n> Con verbi, introduce proposizioni finali o consecutive: dammi un libro da leggere; non hanno da mangiare; Forse s’avess’io l’ale // Da volar su le nubi (Leopardi); facevano un rumore tale da sbalordire; non ho niente da fare; guadagna tanto da vivere; non c’è tempo da perdere, ecc. Usi più particolari: far da mangiare; negozio da affittare; uomo da ammirare (= degno di essere ammirato); c’è da essere investiti, o da farsi investire, con questo traffico; c’è da diventar matti; avere da, dovere: ho da fare, ho molto da scrivere, ho da correre subito alla stazione.\n\nIn my opinion you can think to it also as a “noun phrase”, so da mangiare is qualcosa da mangiare, and the doubt should vanish.", "is_selected": true } ]
Come e quando si usa l'avverbio "semmai"?
Questa domanda mi è stata suggerita da questo post. Là ho letto """ «È piuttosto da considerarsi un po' obsoleto semmai.» """ Non riesco a capire quali siano gli usi dell'avverbio "semmai". Potreste spiegarmeli?
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[ { "score": "6", "ownerid": "1043", "text": "\"Semmai\" è simile a \"casomai\" e \"tutt'al più\". In generale, si usa quando si parla di condizioni in cui dovrebbero verificarsi casi o eventi ipotetici o improbabili. Normalmente si può omettere e la frase conserva il suo significato ed è ugualmente comprensibile, anche se perde un po' di forza.\nProbabilmente la spiegazione più facile è attraverso alcuni esempi.\n\n> Non pago 10 euro per un film così brutto. Semmai è il cinema che dovrebbe pagarmi per vederlo.\n\nSe, per qualche strano caso del destino, dovessi/volessi guardare questo film (evento comunque già di per sé improbabile), sarebbe il cinema che dovrebbe pagarmi per farlo, non viceversa.\n\n> Non è assolutamente un volgarismo. È piuttosto da considerarsi un po' obsoleto semmai.\n\n(A me suona meglio: \"è semmai, piuttosto, da considerarsi un po' obsoleto\")\nNon è un volgarismo. Se proprio volessimo dire qualcosa, anche se poco importante, potremmo dire al massimo che è obsoleto.\n\n> Non capisco perché ti lamenti. Qui semmai chi dovrebbe lamentarsi è Mario.\n\nSe c'è qualcuno che ha motivo di lamentarsi (anche se non lo fa), quello è Mario, certamente non tu.\nUn'altra maniera di interpretarlo è sostituire \"semmai\" con \"se mai\" + la parte sottintesa (solo a scopo esplicativo; in pratica, quasi sempre, farlo implica cambiamenti nella frase). Con \"se mai\" si indicano eventi improbabili o sconosciuti; in questo caso il \"mai\" è semplicemente un rafforzativo del \"se\":\n\n> Se mai dovessi riuscire a dimagrire fino a 70 Kg, dovrei ringraziare il medico.\n\nNel caso in cui ci riuscissi, dovrei ringraziare il medico.\nQuindi i nostri esempi potremmo anche interpretarli come:\n\n> Non pago 10 euro per un film così brutto. Semmai è il cinema che dovrebbe pagarmi per vederlo -> Se mai (nel caso in cui) dovessi vederlo, sarebbe il cinema che ... Non è un volgarismo. Se mai (nel caso in cui) volessimo dire qualcosa, potremmo piuttosto dire che è da considerarsi un po' obsoleto. Se mai (nel caso in cui) ci fosse qualcuno che ha diritto a lamentarsi, quello sarebbe Mario.\n", "is_selected": true } ]
"tegoline" vs "fagiolini".
Vorrei sapere qual è la reale diffusione della parola "tegoline", l'equivalente veneto di "fagiolini", e se nel resto d'Italia si dica realmente "fagiolini" o si usino altri sinonimi. Vivendo nel nord-est ho sempre sentito e detto "tegoline", e anzi pensavo fosse una parola dell'italiano standard, fino a quando non mi sono resa conto del contrario. Fino a qualche anno fa non sapevo neanche che esistesse la parola "fagiolini"...Mi chiedo come si distribuiscano geograficamente i due termini e se ne esistano altri.
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[ { "score": "7", "ownerid": "132", "text": "http://www.treccani.it/vocabolario/tegoline/\n\n> tegoline s. f. pl. [der. di tega]. – Nome veneto dei fagiolini o cornetti, legumi forniti dalla pianta Vigna unguiculata (sinon. Vigna sinensis), leguminosa orticola, forse originaria dell’Africa tropicale e diffusa nella regione mediterranea già durante l’Impero Romano.\n\nQuindi si conferma che è un sostantivo di uso essenzialmente regionale. Ma la conferma più importante, secondo me, viene dal marketing: un marchio diffuso su tutto il territorio nazionale come la Findus vende i Fagiolini Primavera, non le \"Tegoline Primavera\".", "is_selected": false }, { "score": "5", "ownerid": "159", "text": "Io sono veneta di origine, ma vivo in Lombardia ormai da 30 anni. Qui nessuno mi capirebbe se chiedessi delle \"tegoline\", ma allo stesso tempo io mi rifiuto di utilizzare il vocabolo \"cornetti\", per cui confermo che il vocabolo \"fagiolini\" è una parola passepartout, nel senso che nessuno mi ha mai chiesto chiarimenti quando l'ho usata in giro per l'Italia, mentre \"tegoline\" per me resta un vocabolo legato all'infanzia.", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "223", "text": "Credo che un Google Ngram possa essere utile per capire l'utilizzo della parola nella produzione scritta:\nOvviamente si tratta di una parola dialettale che trova i rispettivi analoghi negli altri dialetti italiani. Abbiamo per esempio per il ligure \"fasulèini\", il romagnolo \"fasulén\", il molisano \"fascellite\", e forse anche sopratutto con il più diffuso \"cornetti\" anch'esso accettato ma con diffusione regionale molto differente.\nI veneti sono penalizzati (rispetto, per esempio, ai sardi per cui la traduzione di fagiolino è \"aioleddu\") dal fatto che non sono presenti fonemi riconducibili strettamente al dialetto veneto, il che può non rendere così palese la sua origine dialettale e indurre molti veneti all'errore di ritenerla una parola appartenente all'italiano corrente. \nForza tegoline!", "is_selected": false } ]
Why do the numbers change format at 17-19?
A learner still, I'm looking at numbers. I can relatively easily learn stuff when there's a rule or a pattern, but I'm curious why the numbers in Italian change from : undici dodici xx-dici .. to dici-xx diciotto diciannove at 17? This is the body of a previously asked question about the same issue (merged with this one): Let's count in Latin from one to twenty: """ ūnus/ūna/ūnum, duo/duae/duo, trēs/tria, quattuor, quīnque, sex, septem, octō, novem, decem, ūndecim, duodecim, tredecim, quattuordecim, quīndecim, sēdecim, septendecim, duodēvīgintī, ūndēvīgintī, vīgintī """ As pointed out by symbiotech, "octodecim" and "novemdecim" were also used in Latin, but they didn't survive. On the other hand, as pointed out by martina, "dĕcem (et) sĕptem" was also a common form for "septemdĕcim". In Attic Greek it was: """ ΕΙΣ/ΜΙΑ/ΕΝ (heis/mia/en), ΔΥΟ (dúō), ΤΡΕΙΣ/ΤΡΙΑ (treis/tria), ΤΕΤΤΑΡΕΣ/ΤΕΤΤΑΡΑ (téttares/téttara), ΠΕΝΤΕ (pénte), ΕΞ (héx), ΕΠΤΑ (heptá), ΟΚΤΩ (oktṓ), ΕΝΝΕΑ (ennéa), ΔΕΚΑ (déka), ΕΝΔΕΚΑ (héndeka), ΔΩΔΕΚΑ (dódeka), ΤΡΕΙΣΚΑΙΔΕΚΑ (treiskaídeka), ΤΕΤΤΑΡΕΣ ΚΑΙ ΔΕΚΑ (téttares kaì déka), ΠΕΝΤΕΚΑΙΔΕΚΑ (pentekaídeka), ΕΚΚΑΙΔΕΚΑ (hekkaídeka), ΕΠΤΑΚΑΙΔΕΚΑ (heptakaídeka), ΟΚΤΩΚΑΙΔΕΚΑ (oktōkaídeka), ΕΝΝΕΑΚΑΙΔΕΚΑ (enneakaídeka), ΕΙΚΟΣΙ(Ν) (eíkosi(n)) """ Now let's count in Italian: """ uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove, venti. """ But numbers from eleven to twenty could also have been, just hypothetically of course (adding accents for clarity's sake): """ diciùno, diciaddùe, diciattré, diciacquàttro, diciaccìnque, diciassèi, diciassètte, diciòtto, diciannòve, vénti """ or """ undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, settèndici, ottòdici, novèndici, venti. """ In Spanish it is: """ uno, dos, tres, cuatro, cinco, seis, siete, ocho, nueve, diez, once, doce, trece, catorce, quince, dieciseis, diecisiete, dieciocho, diecinueve, veinte """ In Portuguese: """ um, dois, três, quarto, cinco, seis, sete, oito, nove, dez, onze, doze, treze, catorze/quatorze, quinze, dezasseis/dezesseis, dezassete/dezessete, dezoito, dezanove/dezenove, vinte """ In French: """ un, deux, trois, quatre, cinq, six, sept, huit, neuf, dix, onze, douze, treize, quatorze, quinze, seize, dix-sept, dix-huit, dix-neuf, vingt """ Following martina's hint here are the number words from one to twenty in Romanian: """ unu, doi, trei, patru, cinci, şase, şapte, opt, nouă, zece, unsprezece, doisprezece, treisprezece, paisprezece, cincisprezece, şaisprezece, şaptesprezece, optsprezece, nouăsprezece, douăzeci """ I find Latin, Italian, Spanish, Portuguese and French constructions for number words bizarre and inconsistent (whereas in Romanian it seems they are perfectly consistent - thanks martina for her hint - as well as in Ancient Greek). Is there any academic work on the history of number words in Latin/Italian/Spanish/Portuguese/French where the origin of number words from eleven to nineteen is tracked down, documented, explained, discussed?
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[ { "score": "5", "ownerid": "4791", "text": "An interesting explanation is given in the article \"L'etimologia: implicazioni cognitive ed evidenze testuali (a proposito di bonus, malus e del \"vaso dell'artefice capace\")\" by the linguist Domenico Silvestri, published in Linguistica Zero, Rivista del Dottorato in Teoria delle lingue e del linguaggio\ndell'Università degli studi di Napoli \"L'Orientale\" and in the book Etimologia fra testi e culture (edited by Giulio Paulis e Immacolata Pinto from Università di Cagliari). According to the author the origin could be the diffusion of the quaternary numeral system. Being sixteen equal to four times four it assume a particular relevance as marking the start of a new sequence.\nHere is an excerpt from this article. You can find the complete article here.\n\n> Qui accennerò ad alcune ricognizioni pragmalinguistiche, nell'ambito del computo con le dita e sulle (fra le?) dita, tra mondo indoeuropeo e dintorni. Tutto dipende in effetti e in prima istanza dal computo manuale nelle sue manifestazioni più antiche (e più imprevedibili). In questa sede mi limiterò a qualche esempio partendo da dati linguistici più vicini: nella serie italiana dei numerali cardinali da 11 (undici) a 19 (diciannove) colpisce, dopo 16 (sedici), l'inversione dell'ordine reciproco di unità e diecina: abbiamo 17 (diciassette), 18 (diciotto), 19 (diciannove), mentre prima avevamo 11 (undici), 12 (dodici), 13 (tredici), 14 (quattordici), 15 (quindici), 16 (sedici). Alla fissità più che comprensibile della \"rappresentazione grafica\" per cifre non corrisponde in tutti i casi qui visti la configurazione sequenziale degli elementi linguistici. Il fenomeno, che non ha fondamento etimologico nella seriazione dei numerali cardinali latini, ricompare in francese (seize \"16\" vs dix-sept \"17\", dix-huit \"18\", dix-neuf \"19\") e in spagnolo (con un'anticipazione dell'inversione a quota \"16\" , che è dieciseis), mentre è del tutto assente in inglese e in tedesco e in altre lingue. Qual è la spiegazione? Propongo di cercarla in una circostanza di ordine generale, cioè la grande diffusione in moltissime lingue del mondo della numerazione a base \"4\", che è sempre – dove è possibile l’espressione della marca del numero – un plurale perché si riferisce al massimo del computo fatto con il pollice sulle dita o fra le dita. In latino, greco e sanscrito il numerale \"8\" è espresso pertanto alla forma duale (sc. \"8\" come doppio o, meglio, come coppia di \"4\", che è il numero massimo della prima seriazione di computo) e rappresenta pertanto un'antica parola per \"quattro\", che per una felice circostanza emerge pure in due tradizioni linguistiche non indeuropee (berbero okat \"4\", georgiano otxi \"4\" con normale metatesi della sequenza consonantica). Se “quattro” è così rilevante nella numerazione arcaica fatta sulle dita di una mano (non si dimentichi che il pollice non è dito contato ma dito contatore e se è aggiunto nel computo ecco “cinque” con l'enclisi conclusiva del –que come mostrano le forme latine, greche e anticoindiane!), non sorprenderà ora il fatto che \"16\" sia considerato un ulteriore massimo di una prima serie di computi (“4” volte \"4\"!), per cui nello spagnolo l'inversione marca il \"completamento\" una prima serie di computi, in italiano e in francese invece l'inizio di una seconda serie di computi. A riprova di quanto affermo faccio notare che in latino novem “9”, che ha una indubbia connessione etimologica con la nozione di \"nuovo\" (cfr. lat. novus, –a, –um), diventa a questo punto eloquente testimonianza del fatto che dopo il computo di una doppia quartina (lat. octō è un duale!) si conti di nuovo (novem appunto).\n", "is_selected": false }, { "score": "4", "ownerid": "281", "text": "I found a similar question, where this is suggested by user CapnPrep as a possible answer:\n\n> Octodecim and novendecim/novemdecim do exist, although they are not the preferred forms in Classical Latin. I think the explanation is the same as why one might prefer to say \"ten to six, quarter to six\" instead of \"five fifty, three quarters after five\". Or if you're 19 years old,you might prefer to say \"I'm almost 20\" instead of \"I'm in my teens\". When you get close to the next round number, it is natural to use it as the new reference point, in anticipation.\n\nMy only addition to his answer, since in Latin this happens only with 18, 19 numbers, is that it can be related to the age of maturation, the age when a young man was enrolled in the army. In the days before Augustus this was 16 years, but after his rule the age of enrollment was increased to 18. So maybe this way of mentioning 18 as \"20 without 2\" was some sort of suggestion \"that you are mature enough now\", \"you are considered a man\" etc.", "is_selected": false }, { "score": "-1", "ownerid": "1709", "text": "My guess here is simple: the more a word is used in commmon parlance, the more it can violate rules--look at the conjugations for \"be\" and \"go\"--a less common verb couldn't support irregularity. \"Thrive\" may not be common enough to support the irregular past participle \"thriven\".\nThe rules for numbers 20-29, 30-39, etc., all have the formation of the first digit (venti/trenta/etc) and then the second digit. While the teens in Latin were consistent as a set, they were irregular with respect to other large numbers.\n11 and 12 are common enough to support irregularity in any language. \nFor 15 and 14, they were common enough to support irregularity in Spain and Italy, but higher sums didn't have enough commonality, so people fell-back to the rule for most large numbers: first digit first, second digit second. \nThere is no hard-and-fast rule to determne when a word goes under the commonality threshold, so it might be different in different regions. ", "is_selected": false } ]
Dubbio sull'uso di certe combinazioni di clitici col verbo "avvicinare".
(1) Se ho capito bene l'informazione di questa tabella dell'Enciclopedia Treccani, in italiano si possono fare le sostituzioni seguenti: """ Si avvicina a me --> "mi si avvicina" Si avvicina a te --> "ti si avvicina" Si avvicina a lui --> "gli si avvicina" Si avvicina a lei --> "le si avvicina" Si avvicina a noi --> "ci si avvicina" Si avvicina a voi --> "vi si avvicina" Si avvicina a loro --> "gli si avvicina" (se ammettiamo l'uso di "gli" come forma atona della terza persona plurale del pronome personale complemento di termine) Si avvicina a un posto --> "ci si avvicina" oppure "vi si avvicina". """ (2) Invece, secondo la tabella della Treccani, non si usano le forme "*mi ti avvicino", "*mi gli avvicino", "*mi le avvicino", "*mi ti avvicini", "*gli ti avvicini", "*le ti avvicini", "*mi gli avvicini", "*mi le avvicini", ecc., per esprimere respettivamente "mi avvicino a te", "mi avvicino a lui", "mi avvicino a lei", "ti avvicini a me", "ti avvicini a lui", "ti avvicini a lei", "mi avvicini a lui", "mi avvicini a lei", ecc., anche se qualche occorrenza se ne trova su Internet e questo può significare che qualcuna si usa molto poco (anche in castigliano e in catalano certe combinazioni di pronomi non sono possibili o non si usano). (3) Quello che, sempre secondo la tabella della Treccani, sì si usa è: """ Mi avvicino a un posto --> "mi ci avvicino". Ti avvicini a un posto --> "ti ci avvicini". Ci avviciniamo a un posto --> "vi ci avviciniamo". Vi avvicinate a un posto --> "vi ci avvicinate". Si avvicinano a un posto --> "ci si avvicinano" """ Ora, in catalano, adoperamo il clitico "hi" in molte delle situazioni che ho indicato con il numero (2) e "hi" si usa in catalano in un modo abbastanza simile alla particella "ci" italiana. Per esempio: """ M'acosto a ell/ella/ells/elles --> "m'hi acosto" T'acostes a ell/ella/ells/elles --> "t'hi acostes" M'acostes a ell/ella/ells/elles --> "m'hi acostes" M'acostes a ell/ella/ells/elles --> "m'hi acostes" T'acosto a ell/ella/ells/elles --> "t'hi acosto" M'acosta a ell/ella/ells/elles --> "m'hi acosta" ... """ Infatti, in catalano usiamo queste combinazioni di due clitici anche con verbi che non hanno niente a che vedere con il moto, come "assemblar-se" ("assomigliarsi") o "presentar-se" ("presentarsi"), ma forse è meglio chiedere sull'uso dei clitici con i correspondenti verbi italiani in un'altra domanda. Allora, la mia domanda è: succede lo stesso in italiano? Cioè, per esempio, posso esprimere "mi avvicino a lui/lei/loro" come "mi ci avvicino", "ti avvicini a lui/lei/loro" come "ti ci avvicini" o "mi avvicini a lui/lei/loro" come "mi ci avvicini"? E posso dire, per esempio, "ti ci avvicino" intendendo "ti avvicino a lui/lei/loro"? La domanda riguarda non solo lo scritto formale, ma anche il parlato di registro medio. Difatti, la tabella della Treccani sopra menzionata ha le combinazioni "mi ci", "ti ci" e "vi ci" con il "ci" locativo, ma non se si possa considerare che il complemento "a lui/lei/loro" del verbo "avvicinare" abbia un ruolo locativo. Io sono miope e, se vado senza gli occhiali, mi può accedere di accorgermi di starmi avvicinando a qualcosa, ma non sapere se si tratta di un albero, un cane oppure una persona. Scherzi a parte, è tanto diverso "mi avvicino a quel fiore" di "mi avvicino al cane" o "mi avvicino all'insegnante"? L'unica informazione al riguardo che sono riuscita a trovare è nel libro Grammatica dell'italiano adulto di Vittorio Coletti, nel quale appare un esempio di "mi ci avvicino" con "ci" riferito a "al cane" e si spiega che "ci" ha a volte il valore di "a lui/lei/loro": """ Minor padronanza della lingua denota l'uso di ci per gli/le/loro, come in «ci dico», pur non poco usato nel parlato. Ci è, oltre ad avverbio di luogo, pronome personale atono e non solo di 1ª persona plurale («ci ha visti», «ci ha rivolto un saluto»), ma anche di 3ª singolare o plurale col valore di «con/a lui/lei/loro», come nelle frasi tipiche del parlato: «con Pietro ci parlerò domani», «con Pietro e Angelo non voglio averci a che fare», «al cane non ci bada nessuno», «al cane non mi ci avvicino». """ Tuttavia, questa spiegazione non mi è del tutto chiara: questo uso di "ci" appare soltanto nel parlato? Oppure, con "frasi tipiche del parlato", Coletti unicamente ci sta suggerendo che gli esempi che ha fatto hanno una dislocazione a sinistra e, per questa ragione, sono costrutti caratteristici della comunicazione orale (e fa esempi con dislocazioni a sinistra semplicemente per far sì che si capisca bene quali sono i nomi a cui sostituiscono i pronomi)? Per rendere le cose più confuse, le spiegazioni sull'uso di "ci" riferito a esseri animati (3ª persona singolare e plurale) dell'Enciclopedia Treccani e dell'Italiano di Serianni che appaiono in questa risposta sembrano essere in contraddizione con l'affermazione di Coletti sul fatto che "ci" può anche avere il valore di "a lui/lei/loro".
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[ { "score": "1", "ownerid": "6017", "text": "La domanda è molto lunga, mi limito a esprimermi su un paio di questioni.\n\n> posso esprimere \"mi avvicino a lui/lei/loro\" come \"mi ci avvicino\", \"ti avvicini a lui/lei/loro\" come \"ti ci avvicini\" o \"mi avvicini a lui/lei/loro\" come \"mi ci avvicini\"? E posso dire, per esempio, \"ti ci avvicino\" intendendo \"ti avvicino a lui/lei/loro\"?\n\nPer me la risposta è sì: capirei ognuno degli esempi qui sopra attribuendogli il significato che hai suggerito. Una specie di regola (credo automatica, non ragionata) è che, in tali frasi, il primo clitico è il soggetto / complemento oggetto, cioè chi o che cosa si muove; il restante clitico indica verso chi o che cosa ci si avvicina. Ma nota che in \"ci si avvicina\" i ruoli sono invertiti, forse perché la forma è pienamente riflessiva e la particella si viene spostata da dopo il verbo a prima di esso.\n\n> affermazione di Coletti sul fatto che \"ci\" può anche avere il valore di \"a lui/lei/loro\"\n\nE' vero quello che dice Coletti, ma non si tratta di ottimo Italiano: a lui dovrebbe essere gli; a lei le; a loro loro. Il verbo parlare può essere usato con due casi diversi: \"Parlo a Coletti\" -> \"Gli parlo\"; \"Parlo con Coletti\" -> \"Ci parlo\"; entrambi i casi sono corretti, e sono quasi equivalenti tranne che la particella con suggerisce una maggiore interazione fra i due soggetti. Però la somiglianza dei due casi non è una buona ragione per confonderli, per me.", "is_selected": false } ]
Sull'uso della locuzione avverbiale "in solitaria".
Qualche giorno fa, mentre ascoltavo il telegiornale di Euronews, ho sentito questa frase: """ L'attentatore ha agito in solitaria. """ Sono stata stupita dall'espressione "in solitaria": conoscevo "in solitario" come locuzione avverbiale, ma non "in solitaria". Ho cercato nel vocabolario Treccani e ho trovato "in solitario" come locuzione avverbiale """ come locuz. agg. e avv., in solitario (una regata, una traversata transatlantica in solitario) """ ma non menziona niente su "in solitaria" come locuzione avverbiale. Cercando su Google però si trovano alcuni esempi di uso di questa locuzione. Per questa ragione vi chiedo: "in solitaria" si usa nello stesso modo di "in solitario"? Tutte e due queste locuzioni si usano per uguale o una è più frequente dell'altra?
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[ { "score": "4", "ownerid": "", "text": "Il Devoto-Oli 2007, alla voce solitario, scrive: \n\n> loc. in s[olitario], in assoluta solitudine: crociera, navigazione in s.; scalata in s. (o la solitaria s.f.).\n\nScorrendo Ngram si può notare che l'espressione in solitaria è abbastanza diffusa, in particolare in riferimento ad imprese (spesso sportive) difficili e pericolose. La locuzione sembra fare riferimento appunto ad un \"impresa\" solitaria. Si tratta di un uso al femminile di \"in solitario\". \n\n> ... successivamente, tra il 1991 e il 1997, sono nate l'Associazione Surfisti Italiani (ASI) e la Federazione Italiana Surfing (FISURF), che sono entrambe al di fuori del sistema C.O.N.I. (15) Le regate transoceaniche in solitaria sono divenute oggi ... Sport estremi e responsabilità di Laura Santoro ... in Italia, a un raduno di alpinisti di livello internazionale che avevano scalato l'Eigerwand in solitaria, d'inverno. Incredibile! E lì, in una diapositiva, c'era l' ottantaseienne Fritz Wiesner che faceva un passaggio di 5.11 (una difficoltà 116 ... Parlino le montagne, scorrano i fiumi di David R. Brower, Steve Chapple\n\nNgram in solitaria", "is_selected": false } ]
Significato di "picchio" in questo contesto.
Nel romanzo Diceria dell'untore, di Gesualdo Bufalino, ho letto: """ Solo mi ritrovai sul marciapiedi, quando fui sceso dal convoglio in sosta, e solo m’incamminai verso casa, sempre più certo a mano a mano che, se anche arrivavo senza preavviso e dal mio espatrio tanto tempo era trascorso, mille nemici vi erano, scaltri, svegli, feroci, che mi aspettavano al varco. Sicuro, mille e mille ricordi mi facevano la posta, in veste di mendicanti o sicari, né c’era verso di liberarsene. Davanti all’uscio dal noto colore, mentre la mia mano esitava, tenendo a mezz’aria un picchio di ferro imbrunito dal tempo, eccoli, prima l’uno, poi l’altro, poi tutti insieme: strabocchevole ciurma, le cui voci, insultando, supplicando, mi si rincorrevano nelle orecchie, sperando in una risposta che non sapevo trovare. """ Potreste spiegarmi cos'è questo "picchio di ferro" che appare in questo brano? Ho cercato il termine "picchio" in parecchi dizionari, ma non ho trovato nulla che possa essere di ferro.
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[ { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "Il picchio di ferro altro non è che un modo non comune di chiamare il batacchio da porta utilizzato appunto per bussare picchiando sul portone di casa.\n\n> batàcchio s. m. [lat. ✻batuacŭlum, ✻battaclum, der. di batt(u)ĕre «battere»]. – 1. Bastone o pertica per bacchiare. 2. Battaglio della campana o, meno com., dell’uscio.\n\nE più esplicitamente sul sinonimi e contrari di Treccani per batacchio:\n\n> batacchio /ba'tak:jo/ s. m. [lat. ✻batuacŭlum, ✻battaclum, der. di batt(u)ĕre \"battere\"]. - 1. [bastone per bacchiare] ≈ asta, bacchio, batocchio, clava, legno, mazza, pertica, randello, stanga, stecca, verga. 2. a. [elemento metallico posto all'interno della campana che la fa suonare] ≈ batocchio, battaglio, (non com.) battocchio. b. [arnese che serve a picchiare sulla porta o sul portone di casa] ≈ batocchio, battaglio, battente, battiporta, (non com.) battocchio, martello, (region.) mazzapicchio, (non com.) picchio, (non com.) picchiotto.\n", "is_selected": true } ]
Different terms for bakery. Do they have slightly different meanings?
I think this is related to my question about multiple words for coffee shop. I've come across three different words for bakery. I think I've deduced the correct meanings but would like to make sure I'm correct in my assumptions. la panetteria: I'm assuming this is a bakery/pastry shop. il panificio: I'm assuming this is a bakery/bread shop. il forno: I know this is the word for oven. I've also seen it in some of my books as bakery. I assume it means the baking area where the ovens are vs a bakeshop. I'm assuming la panetteria and il panificio are similar to French in the sense that in France there are patisseries and boulangeries. I'm in the United States and bakery is a universal term that coverers both pastry shops and bread shops. Am I correct in my assumptions? Are there other terms in Italian for bakery/bake shop?
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[ { "score": "8", "ownerid": "37", "text": "A panetteria is a shop that sells bread and other baked food; a panificio is a place that makes (-ficio has the same origin as fare) bread etc., and often sells it too (and sometimes the word is used to mean what actually is just a shop); forno, as well as meaning oven – as you say – is also often used to mean a panificio.\nMany larger panetterie also have pastries and other sweet baked goods, but that's actually what pasticcerie are for.\nNote that all of the above, and more, can be found in a good monolingual dictionary. For instance: panetteria, panificio and forno.", "is_selected": true } ]
Sull'uso della preposizione "presso".
Nel libro Verde acqua di Marisa Madieri ho letto: """ "Poco tempo dopo l'inizio dell'anno scolastico gli zii andarono ad abitare proprio di fronte all'Istituto Campostrini, in un bell'appartamento nuovo situato in un complesso di case costruite da una cooperativa della Sidarma, società presso la quale lo zio era stato assunto come impiegato." """ Questa preposizione, "presso", mi è sempre sembrata molto curiosa perché non esiste una preposizione simile nella mia lingua. Per questa ragione, non capisco bene quali siano gli usi di tale preposizione. Potreste spiegarmeli?
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[ { "score": "8", "ownerid": "1043", "text": "Si usa soprattutto per indicare che qualcosa si trova vicino a un'altra, o nei suoi dintorni, o nella zona circostante (cfr. \"cerca de\", \"a prop de\", \"al voltant de\", \"en los alrededores de\" e similari):\n\n> Un paese presso Milano Il museo si trova presso la stazione.\n\nIn quest'uso si può sostituire quasi sempre con \"vicino a\", \"nei dintorni di\", \"nelle vicinanze di\". C'è anche un'espressione idiomatica (\"nei pressi di\") con lo stesso significato:\n\n> Ha un orto nei pressi del lago.\n\nPerò, come forse già immagini, l'uso da te citato è un po' differente (meraviglie dell'italiano).\nIn combinazione con certi verbi (mi vengono in mente \"lavorare\" e \"abitare\") il significato cambia leggermente:\n\n> Mario abita ancora presso i suoi genitori\n\nsignifica: abita ancora coi suoi genitori, abita ancora dai suoi, abita ancora a casa dei suoi (anche: abita presso di loro).\n\n> Mario lavora presso la nostra azienda\n\nsignifica: lavora qui da noi, lavora nella nostra azienda (anche: lavora presso di noi).\nSi usa anche in un certo tipo di linguaggio commerciale:\n\n> Presso di noi troverete [le ultime novità | le migliori marche] etc.\n\nIn questo caso l'espressione più comune e colloquiale è\n\n> Da noi troverete ...\n\nUn altro uso idiomatico è in riferimento alle pubblicazioni editoriali:\n\n> L'autore ha pubblicato il suo nuovo libro presso Bompiani.\n\nIn questo secondo uso, \"presso\" non si può sostituire con \"nei pressi di\" o con \"vicino a\"; se si fa, il significato cambia:\n\n> Vive presso una comunità (== vive in una comunità)\n\nvs\n\n> Vive nei pressi di una comunità (== la sua abitazione si trova nelle vicinanze di una comunità)\n\nOppure:\n\n> Presso di noi troverete ... (== nel nostro negozio troverete ...)\n\nvs\n\n> Vicino a noi troverete ... (== da qualche parte qui nelle vicinanze, però non da noi)\n", "is_selected": true } ]
'Mainstream media' è plurale o singolare?
Cari amici, riflettevo sull'uso di 'mainstream media' — che, secondo Garzanti Linguistica, sono i 'media tradizionali (contrapposti all’informazione via Internet)' — e, in particolare, riflettevo se 'sto sintagma deve intendersi al plurale o al singolare. Ho cercato su Google Libri e ho notato che alcuni autori usano dire 'il mainstream media' (singolare 'il'), mentre altri scrivono 'nei mainstream media' (plurale 'nei'). Stante quanto sopra, tenuto conto che se plurale o singolare potrebbe pure dipendere dal contesto, sono a chiedere se nella seguente frase è più proprio usere 'nei' o 'nel'. """ È sconcertante notare come il referendum del 17 aprile sia pressoché assente nel/nei mainstream media, come non fosse neanche in programma. """ Un cordiale saluto.
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[ { "score": "6", "ownerid": "2116", "text": "Penso che dipenda dalla parola \"media\". Secondo Treccani si dice \"i media\" (plurale) e \"un medium\" (singolare). Per esempio, se dici \"Facebook e Twitter sono i social media più usati\", appare chiaro che la parola \"media\" è plurale.", "is_selected": false } ]
Qual è il significato di "bandire" in queste espressioni?
Ho scoperto questo sito web che ho trovato molto utile per imparare le preposizioni che accompagnano alcuni verbi italiani. Come esempi con il verbo "bandire" si trovano queste espressioni che non riesco a capire bene: """ Bandire dal cuore. Bandire dai propri ricordi. """ Ho cercato il vocabolo "bandire" in alcuni dizionari e ho visto che può avere il senso figurato di "allontanare". Quindi, il significato sarebbe "allontanare dal cuore" e "allontanare dai propri ricordi"? Potreste spiegarmi un po' meglio il senso di queste espressioni facendo qualche esempio per illustrarne l'uso?
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[ { "score": "9", "ownerid": "901", "text": "Il senso proprio di \"bandire\" (http://www.treccani.it/vocabolario/bandire/) è quello di \"mettere un bando\", ossia affiggere dei manifesti pubblici in un posto per annunciare qualcosa. Tutt'oggi si usa dire che un ente ha \"bandito\" una gara pubblica, per esempio per una qualche fornitura (anche se in genere oggi le cose passano da Internet).\nNel significato esteso, \"bandire\" significa dichiarare pubblicamente che qualcuno è un criminale, mettendo dei manifesti che per esempio annunciano la disponibilità di una taglia per chi assicurerà il criminale alla giustizia (sono famosi i manifesti \"Wanted\" dei film western). Per lo stesso motivo il criminale stesso è detto \"bandito\". Il bandito è quindi invitato ad allontanarsi dalla comunità che l'ha bandito e nella quale evidentemente non è gradito né al sicuro. Questo spiega il senso che hai trovato: si può quindi dire che \"il tale brigante è stato bandito dalla tale contea\".\nDunque nelle espressioni che hai trovato il significato di \"allontanare\" è quello di \"cacciare via come persona non gradita, come criminale o come qualcuno che ti ha fatto del male\". Il significato è naturalmente piuttosto emotivamente carico: si può (tentare di) bandire una persona dal proprio cuore (o dal proprio ricordo, che è quasi la stessa cosa: il cuore è sede di ricordi e sentimenti); significa che quella persona, della quale magari ci si è innamorati, è stata riconosciuta in modo negativo (perché ci ha ferito o rifiutato) e quindi si desidera perderne il ricordo.", "is_selected": true } ]
La Basilica Palladiana.
La Basilica Palladiana (uno degli edifici storici più belli e famosi d'Italia) """ è un edificio pubblico che affaccia su Piazza dei Signori a Vicenza. Il suo nome è indissolubilmente legato all'architetto rinascimentale Andrea Palladio, che riprogettò il Palazzo della Ragione aggiungendo alla preesistente costruzione gotica le celebri logge in marmo bianco a serliane. Un tempo sede delle magistrature pubbliche di Vicenza, oggi la Basilica Palladiana, dotata di tre spazi espositivi indipendenti, è teatro di mostre d'architettura e d'arte. Dal 1994 è, con le altre architetture di Palladio a Vicenza, nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. (Wikipedia) """ La definizione di basilica è: """ letteralmente, la casa del re e cioè del Signore. Viene infatti dal greco basileus, che significa re, e da oikos, che vuol dire casa. Ogni chiesa, quindi, può essere considerata una basilica, ma la Chiesa attribuisce solo ad alcune di esse tale definizione: ciò avviene in funzione della loro importanza e valore artistico. """ La basilica Palladiana non ha mai avuto negli ultimi secoli la funzione di una chiesa, anzi aveva la funzione di sede pubblica delle magistrature, perché quindi si chiama basilica?
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[ { "score": "5", "ownerid": "8", "text": "È proprio il Palladio a coniare per l'edificio un nome coerente con le sue convinzioni: «Basilica», come nell'antica Roma veniva chiamato il luogo dove si gestivano la politica e gli affari più importanti.\n«Basilica significa casa regale: e anco perché vi stanno i giudici a render ragione al popolo. Queste basiliche de’ nostri tempi sono in questo dall'antiche differenti, che l'antiche erano in terreno, o vogliam dire a piè piano, e queste nostre sono sopra i vòlti; ne’ quali poi si ordinano le botteghe per diverse arti, e mercatantie della città; e vi si fanno anco le pregioni» (Andrea Palladio, I quattro libri dell'architettura, libro III, cap. 20). \n", "is_selected": true } ]
Is it correct to say bancarella mobile di cibo?
I wish to describe a mobile stand that sells food in the street. I have constructed bancarelle mobile di cibo but I feel uncertain about my choice. Have I done it correctly or is there an Italian idiomatic phrase for caravans with a flap on the side for selling street-food? I am particularly interested in a Tuscan/Florentine term.
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[ { "score": "10", "ownerid": "", "text": "A generic definition that I think can be understood in all Italy can be chiosco ambulante or chiosco mobile. \nI think that this is the best word choice to describe waht you are talking about, and I also found that this is the description used in some websites that talk about this job:\n\n> Un buon sbocco di lavoro, senza investire eccessivo denaro, è diventare imprenditore di un chiosco ambulante; ...\n\nhttp://lavoroefinanza.soldionline.it/aprire-un-chiosco-ambulante-168453.html\n\n> Come Aprire un Chiosco Ambulante Aprire un chiosco ambulante può essere un processo complicato, richiede una cospicua quantità di denaro per avviarlo e molta pazienza.\n\nhttp://it.wikihow.com/Aprire-un-Chiosco-Ambulante\nIf you want to underline the fact that the mobile stall is actually a caravan with a mobile stall, you should choose furgone ambulante, but chiosco better indicates the fact that food is sold from the mobile stall.\nHope this help!", "is_selected": true }, { "score": "0", "ownerid": "", "text": "\n> I wish to describe a mobile stand that sells food in the street. I have constructed bancarelle mobile di cibo but I feel uncertain about my choice. Have I done it correctly or is there an Italian idiomatic phrase for caravans with a flap on the side for selling street-food? I am particularly interested in a Tuscan/Florentine term.\n\nIl termine toscano/fiorentino è 'banchino', è tipico il 'banchino di trippaio' , questo sarebbe 'banchino di lampredottaio'.\nNon credo che si possa usare per un mezzo motorizzato, altrove si direbbe 'chiosco (vendita alimenti) ambulante', 'autonegozio', 'lampredotteria ambulante' etc, ma gli italiani amano l'inglese persino chi vuole combattere il 'fast food' si definisce 'slow food, quindi 'caravan', 'camper' \n\n> ...dalla porchetta di Ariccia alla trippa e al lampredotto fiorentini, dalle bombette di Alberobello allo street food siciliano .. dagli arrosticini abruzzesi al Pastin che arriva dalle dolomiti bellunesi. Non mancherà il cibo di strada locale con scagliozzi e torcinelli, ospitati dal caravan vintage..\n\netc:http://www.turismoallariaaperta.com/2012/09/26/7%C2%B0-festival-internazionale-del-cibo-di-strada/, \nhttp://italian.alibaba.com/product-gs/stainless-steel-mobile-food-catering-cart-hot-dog-caravan-596394928.html", "is_selected": false } ]
Quando si usano "quel che" e "quello che"?
La risposta a questa domanda dice che si usano le forme quel e quello come si usano gli articoli il e lo. Quindi, è più corretto scrivere "quel che"? Ho visto usate entrambe le forme "quel che" e "quello che". Alcuni esempi: """ "Quello che mi ha detto non è vero." vs. "Quel che mi ha detto non è vero." "Sei contento di quello che hai?" vs. "Sei contento di quel che hai?" "dare a Cesare quello che è di Cesare" vs. "dare a Cesare quel che è di Cesare" """
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[ { "score": "3", "ownerid": "70", "text": "Gli aggettivi bello e quello sono molto particolari in italiano, perché hanno forme simili a quelle degli articoli e delle preposizioni articolate:\n\n> bel bello bei begli quel quello quei quegli\n\nQuindi il tavolo/quel tavolo, lo gnomo/quello gnomo, l'amico/quell'amico, i tavoli/quei tavoli, gli gnomi/quegli gnomi.\nSe usati in forma pronominale, i plurali sono belli e quelli: \n\n> Che belli! Quali hai scelto? Quelli.\n\nPer il femminile le forme sono solo bella/belle e quella/quelle (con eventuale elisione).\nLe forme “articolate” sono comunemente usate (obbligatorie) quando l'aggettivo precede un sostantivo o un aggettivo sostantivato (un bel po'). Davanti a un pronome, la scelta è diversa: per esempio, non si dice *quei che, ma quelli che. La prima forma non è “scorretta”, ma antiquata, e si trova certamente in scritti, in particolare prima della seconda metà del XIX secolo.\nLa scelta fra quel e quello davanti a un pronome è essenzialmente libera, ma al giorno d'oggi direi che tende a prevalere quello eccetto che in frasi cristallizzate.\nUn ottimo riferimento standard è http://www.treccani.it/vocabolario/quello/ (come proposto da Charo in un commento).", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "1243", "text": "In generale la Treccani riguardo a quello dice:\n\n> La scelta tra le varie forme del maschile singolare (quello, quell’ con ➔elisione e quel con ➔troncamento), del femminile singolare (quella e quell’) e del maschile plurale (quei e quegli) segue le stesse regole che valgono per l’articolo ➔determinativo; come per l’articolo determinativo, il femminile plurale ha un’unica forma, quelle\n\nAd esempio un’espressione in cui sono intercambiabili è la seguente:\n\n> Per quel/quello che ne so Mario è partito ieri\n\nCome spiegato nella risposta che hai menzionato, quando quello è un pronome non puoi usare la forma quel:\n\n> Non ho detto quello (non quel, che sarebbe errato)\n\nIn tutti gli esempi da te citati quel e quello sono intercambiabili. ", "is_selected": false } ]
Esempi di uso di "stare agli scherzi".
In un esercizio di italiano ho trovato la frase seguente: """ È un tipo allegro che ama divertirsi, è uno che sta agli scherzi, abbiamo passato una serata molto divertente! """ Nel vocabolario Treccani ho trovato che "stare allo scherzo" significa """ adattarcisi, essere di spirito, non essere permaloso. """ Mi piacerebbe però avere alcuni esempi di uso di questa espressione per poter capire meglio come possa utilizzarla. Me li potreste fare?
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[ { "score": "3", "ownerid": "1243", "text": "Non ci sono particolari varianti al contesto in cui tu hai trovato l'espressione.\nComunque alcuni esempi sono:\n\ntu non sai stare agli scherzi, sei troppo permaloso\nuna persona amabile è ironica, non si prende troppo sul serio e soprattutto sa stare agli scherzi\n", "is_selected": true } ]
Cosa significa : a lui fanno capo?
Ciao a tutti, Ho alcuni problemi nell'utilizzo e comprensione di alcune frasi e parole in questo brano: """ A lui fanno capo 500 entità commerciali e 21 istituzioni finanziarie. Valgono almeno 50 milioni ciascuna. Si tratta della più vasta rete di ricchezze di un capo di Stato Usa. Ecco come insidiano l’equità del ruolo. """ Cosa vuol dire fanno capo in inglese ? Quando è meglio ciascuna di ognuno ? Come si usa si tratta?
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[ { "score": "7", "ownerid": "", "text": "Fare capo è un'espressione idiomatica che ha i seguenti significati:\n\n> dipendere, essere soggetti: questa filiale fa capo alla sede di Milano considerare qcn. come referente per informazioni e sim. terminare, sboccare: la via fa capo in una grande piazza\n\n(De Mauro)\nNella tua frase, il significato è quello descritto al punto 1. \"Da lui dipendono 500 unità commerciali e 21 istituzioni finanziarie.\" ", "is_selected": false }, { "score": "4", "ownerid": "1818", "text": "Ecco una mia approssimativa traduzione in inglese:\n\n> There are 500 commercial entities and 21 financial institutions ultimately connected to him. They are worth at least 50 million dollars each. It is the most expansive network of wealth for a US head of state. Here is how they compromise the impartiality of the role.\n\nPer rispondere alle tue domande in ordine:\n\nFare capo a non ha, a mio parere, un'esatta traduzione in inglese. In questo caso X fa capo ad Y significa che X (un'azienda, partito o altro soggetto giuridico) è (possibilmente in modo molto indiretto) controllata da Y.\nCiascuno ed ognuno sono essenzialmente sinonimi (ma nota che in questo caso viene usata la forma declinata al femminile). Ciascuno mi suona più idiomatica in questo contesto (quando si parla di elementi di un elenco) ma avrei accettato ognuno senza battere ciglio.\nSi tratta di (lit. we are talking about) in questo caso è usato per indicare l'argomento della frase. Spesso può essere rimpiazzato dal solo verbo essere (È) senza grossi cambiamenti di significato.\n", "is_selected": false } ]
Posso usare "quelli" per dire di parole che cominciano in st?
Ho un problema. La mia professoressa dice che dire "quelli stivali" è corretto. Dice che si può dire anche quegli stivali, ma io non sono sicuro, credo soltanto di "quegli stivali", e non "quelli stivali". Perchè stivali comincia con st, e non si può usare l'articolo "i". Si può usare quelli per dire quelli stivali?
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[ { "score": "6", "ownerid": "1243", "text": "La tua professoressa ha torto (almeno per quanto riguarda l'italiano contemporaneo), devi usare quegli davanti alla parola stivali ed, in generale, davanti a tutte le parole che iniziano per gn, ps, pn, z, x, y, s + consonante.\nLa regola si applica a partire dall'articolo determinativo lo, vale anche per il plurale gli e si può estendere all'aggettivo dimostrativo quegli.\nAd esempio:\n\nquegli gnocchi \nquegli psicologi\nquegli pneumatici\nquegli zaini\nquegli xilofoni\nquegli yogurt\nquegli spaventapasseri, quegli studi, quegli sciocchi...\n\nQui puoi trovare ulteriori informazioni riguardanti l'uso dell'articolo determinativo in generale.", "is_selected": true } ]
Cos'è uno "scontro di piazza"?
Nel romanzo Le otto montagne, di Paolo Cognetti, ho letto (grassetto mio): """ Quaggiú da noi c’erano le fabbriche in tumulto, le case popolari sovraffollate, gli scontri di piazza, i bambini maltrattati, le ragazze madri; lassú la neve. """ So cos'è uno "scontro" e so anche che "piazza" si usa in modo figurato per indicare manifestazioni collettive sulla strada, ma non so cosa sia uno "scontro di piazza". Ho cercato alla voce "scontro" di alcuni dizionari, ma non ho trovato questa espressione. L'ho riscontrata, però, nella definizione del vocabolo "sedare" sul Grande dizionario della lingua italiana, quindi immagino abbia a che vedere con gli altri termini che appaiono lì, cioè, "tumulto", "insurrezione", "sollevazione popolare", "tafferuglio", "rissa", ma che ci sia qualche sfumatura particolare che non conosco. Quindi, mi potreste spiegare il significato di "scontro di piazza"?
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[ { "score": "3", "ownerid": "2876", "text": "La tua deduzione è corretta, uno \"scontro di piazza\" è una contrapposizione violenta (rissa o tumulto) tra due o più fazioni, che avviene in un luogo pubblico; si usa di solito per indicare lo scontro tra forze dell'ordine e manifestanti o scioperanti oppure tra due fazioni politiche contrapposte.", "is_selected": true } ]
Sapere vs conoscere in "I know a language".
What is the difference between "So l'italiano" and "Conosco l'italiano"? I've seen both used in sentences.
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[ { "score": "15", "ownerid": "", "text": "\"Conoscere\" comes from Latin \"cognōscō, cognōscis, cognōvī, cognitum, cognṓscere\", knowing, being acquainted with, having learned about things, people, places.\n\"Sapere\" is from Latin \"sapiō, sapis, sapīvī, sapēre\" and \"săpĭo, săpis, sapii, săpĕre\" which in late centuries replaced, with the same meaning, \"sciō, scīs, scī́vī, scī́tum, scī́re\": knowing facts, having acquired skills, being able to do something.\n\"Cognṓscere\" has the Greek root \"gnosis\", \"γνῶσις\", a deep understanding of something based on intuition.\n\"Scī́re\" is the root of \"scientia\", science, a knowledge that you acquire empirically, through study, experiments. \"Săpĕre\" is about learning something by \"savouring\" it, \"tasting\" it.\nA somewhat useful source is Treccani, not very specific in this case though. Here and here too.\nYou can say:\n\n```\n«Conosco Giovanni» --> I know Giovanni «So di Giovanni» --> I know (something) about Giovanni\n```\n\nbut not\n\n```\n«So Giovanni»\n```\n\nYou can say:\n\n```\n«L'ho conosciuto ieri» --> I met *him* yesterday «L'ho saputo ieri» --> I got to know *it* yesterday\n```\n\nYou can say:\n\n```\n«Conosco l'italiano» --> I know Italian language and I am familiar with the language «So l'italiano» --> I am able to speak Italian\n```\n\nYou can say:\n\n```\n«Conosco Roma» --> I know Rome (implying I know Rome well) «So di Roma» --> I know (something) about Rome\n```\n\nbut not\n\n```\n«So Roma»\n```\n\nWhen the verb \"to know\" is augmented by a dependent clause, you generally use the verb \"sapere\":\n\n```\n«So farlo» --> I am able to do it, I know how to do it «So che è qui» --> I know it is here «Sai quand'è, dov'è, com'è, chi è, cos'è, qual è?» --> Do you know when, where, how, who, what, which that is?\n```\n\nBut you can also say:\n\n```\n«So perché lo fai» --> I know why you do it\n```\n\nand\n\n```\n«Conosco il motivo per cui lo fai» --> I know the reason why you do it\n```\n\nYou can say:\n\n```\n«So di che parlo» --> I know what I am talking about\n```\n\nand\n\n```\n«Conosco l'argomento di cui parlo» --> I know the topic I am talking about.\n```\n\nNote that in the last instances, the dependent clause augments the nouns \"motivo\" and \"argomento\", not the verb \"conosco\".", "is_selected": true }, { "score": "-2", "ownerid": "626", "text": "Conoscere: (1) Avere cognizione precisa dell'esistenza e dei caratteri di un qualsiasi aspetto della realtà - anche come risultato di studio o apprendimento; riconoscere, discernere; essere informato su qualcosa. (2) Avere rapporti di familiarità più o meno stretti con qualcuno per averlo già visto o incontrato; fare la conoscenza, anche carnale, di qualcuno; distinguere. (3) Ammettere, accettare.\nSapere: (1) Possedere conoscenze acquisite tramite lo studio, l'apprendimento, l'applicazione intellettuale; avere imparato a memoria ed essere in grado di ripeterla perfettamente; avere una conoscenza generica di qualcosa; essere dotti, sapienti, avere grande erudizione. (2) Possedere cognizioni pratiche acquisite mediante l'esercizio, la pratica, l'esperienza; essere astuto, scaltro, pronto all'inganno; conoscere per esperienza personale. (3) Essere a conoscenza, essere informati a proposito di qualcosa; venire a conoscenza di qualcosa, apprendere. (4) Avere consapevolezza dei motivi che determinano un fatto, un comportamento e simili. (6) Avere la capacità, l'abilità di fare qualcosa - usato in funzione servile. (7) In senso intransitivo, avere un certo sapore o odore.", "is_selected": false } ]
Cerimoniale vs cerimonioso.
L'Oxford Dictionary da come prima definizione di ceremonious (come sinonimo di cerimonial) il significato di "related to grand and formal occasions" e solo come secondo significato indica quello legato ad un comportamento eccessivamente formale e complimentoso. """ 1) Relating or appropriate to grand and formal occasions: a Great Hall where ceremonious and public appearances were made 2) Excessively polite; punctilious: he accepted the gifts with ceremonious dignity """ Cerimonioso: """ In italiano l'aggettivo cerimonioso sembra essere usato unicamente in riferimento ad un comportamento eccessivamente complimentoso e affettato. Mentre con riferimento al rito o alle occasioni solenni si usa cerimoniale. """ Le mie domande: È errato usare 'cerimonioso' al posto di 'cerimoniale' in qualsiasi caso? Il "ceremonious" di "ceremonious and public appearance" a cui fa riferimento l'Oxford Dictionary come potrebbe essere correttamente tradotto in italiano?
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[ { "score": "1", "ownerid": "1657", "text": "\"Cerimoniale\" è anche aggettivo, ma credo che sia usato soprattutto (preferisco le tradizionali due t, come si usa ancora oggi in Toscana) come sostantivo. Mi sembra che \"secondo il cerimoniale\" sia più chiaro. \nBisogna anche tenere presente che spesso \"Cerimonioso\" non è un complimento.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "55", "text": "Se in passato sono stati sinonimi non saprei.\nAttualmente credo abbiano significati diversi:\nIl cerimoniale (ceremonial) è l'insieme di regole e consuetudini che devono essere adottate e rispettate durante un cerimonia.\nCerimonioso (ceremonious) è un aggettivo usato con chi fa le cerimonie, nella sua accezione di fare complimenti, fare convenevoli.", "is_selected": false } ]
Perché Palermo è qualificata come "ràisa"?
Nel romanzo Il sorriso dell'ignoto marinaio, di Vincenzo Consolo, ho letto: """ Ma dove si dirigeva quella ladra speronara, alla volta di Siracusa bianca, euriala e petrosa, o di Palermo rossa, ràisa e palmosa? """ Sapreste spiegarmi perché Palermo viene qualificata come "ràisa" in questa frase? Nei dizionari che ho consultato appare il termine "ràis", ma non capisco cosa hanno a che vedere le diverse accezioni di questo vocabolo con Palermo. Per esempio, nel Treccani si spiega che, in siciliano, ràisi significa "capobarca" e anche che "ràis" vuol dire """ Nelle tonnare di Sicilia, chi dirige l’organizzazione tecnica e comanda gli uomini addetti alle operazioni di pesca """ Le altre accezioni che ho trovato definiscono "ràis" come un capo o comandante dei paesi arabi oppure come un capitano di bastimento durante il periodo dell’egemonia ottomana nel Mediterraneo.
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[ { "score": "5", "ownerid": "707", "text": "Secondo l'articolo La lingua di Vincenzo Consolo di Gualberto Alvino, apparso nella rivista del Progetto Oblio, il vocabolo \"ràisa\" nel brano citato proviene dal siciliano rràisi e significa \n\n> capo, chi comanda, dirige o guida\n\ne quindi farebbe riferimento a Palermo come capoluogo della Sicilia.\nCome giustamente segnalato da @RiccardoDeContardi, gli aggettivi usati dall'autore per descrivere le due città siciliane sembrano potersi organizzare semanticamente a coppie: bianca/rossa, euriala/ràisa e petrosa/palmosa. Il termine \"euriala\" ha a che vedere col Castello Eurialo e quindi farebbe riferimento al passato greco di Siracusa, un periodo storico di splendore di questa città. Quindi, si potrebbe ipotizzare che, in modo analogo, \"ràis\" (o \"ràisa\" in questo caso), vocabolo di origine araba che secondo il dizionario Hoepli significa\n\n> Nel mondo arabo, comandante, capo, guida\n\nfaccia riferimento a Palermo come \ncapoluogo dell'Emirato di Sicilia nei tempi del dominio islamico sull'isola, anche un'epoca di splendore per questa città.", "is_selected": false } ]
Qual è il significato di "slittare" in questo contesto?
Nel romanzo Non so niente di te, di Paola Mastrocola, ho letto (il corsivo è mio): """ Ancora peggio l'esame successivo. Fil non lo passa. Bocciato. E no ne vuol parlare, slitta. Chiuso. """ Ho cercato il significato del verbo "slittare" in alcuni dizionari, ma non riesco a capire il suo significato nel brano precedente. Sapreste spiegarmelo? Più avanti nel libro, questo stesso verbo appare in un contesto simile, in questa frase: """ Giuliana gli fece qualche timida domanda su Fil ma il Duca, sempre molto gentilmente, slittava su altri argomenti, che perlopiú la riguardavano. """
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[ { "score": "3", "ownerid": "", "text": "Slittare, in senso figurato viene usato per indicare un modo per evitare qualcosa (una deviazione), in questo caso di parlare dell'esame non passato. Più comunemente si direbbe \"cambiare discorso\".\n\n> (estens.) Scivolare su una superficie viscida o gelata o incoerente per improvvisa mancanza di attrito, spec. riferito ad autoveicoli: la macchina è slittata in curva a causa della pioggia; la moto ha slittato sul ghiaccio fig. Deviare da un principio, da una linea di condotta, spec. in politica: partiti di centro che slittano a sinistra, a destra\n", "is_selected": false } ]
Differenze di uso tra "ritornare" e "rientrare".
Non capisco bene quali sono le differenze di uso tra i verbi "ritornare" e "rientrare" quando hanno il senso di tornare di nuovo a un posto. Per esempio, immaginate una persona che è andata a vivere per alcuni anni all'estero ma adesso è di nuovo nella mia città, con l'intenzione di restare per un po' di tempo. Cosa dovrei dire? È ritornata a Barcellona? È rientrata a Barcellona? Posso usare ambedue i verbi? Potreste aiutarmi a chiarire i miei dubbi?
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[ { "score": "4", "ownerid": "2136", "text": "Come indicato dal Treccani, rientrare, che ha come primo significato quello di ”entrare di nuovo” in un luogo da cui si era usciti, può significare, per estensione, “tornare” in un luogo abituale (http://www.treccani.it/vocabolario/rientrare/). Nel caso proposto nella domanda, si può dire tornare a Barcellona o ritornare a Barcellona in ogni caso e, solo nel caso in cui la persona sia di Barcellona o Barcellona sia la sua residenza abituale, rientrare a Barcellona.", "is_selected": true } ]
What is a "utenza fissa"?
While filling out an address form, I came across the field "Utenza fissa". I checked dictionaries and online translators. The result was not very satisfying: I found the following meanings for "Utenza fissa": Fixed user Fixed utility and combinations of the words "fixed" and "utility" with other words, none of which made sense. My personal guess would be "Username". What is the translation of "Utenza fissa"?
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[ { "score": "10", "ownerid": "1818", "text": "It can depend on the context, but the term utenza fissa is often used to denote a landline telephone number, for example see here or here.\nUtenza is a generic term that means an account with some utility provider. A priori it could refer to electricity, gas or many other things. What makes me think it is referring to the phone number is the term fissa. In Italian a telefono fisso (lit. fixed phone) is a landline phone as opposed to a mobile phone (which is after all the only kind of phone you can move around). While there are other kinds of unmovable utilities, the only one which has commonly both a fixed and a mobile version is the phone.\nNote that the term utenza fissa in this sense is rather bureaucratic and would never be used in common conversation. Normally people would say numero fisso instead or even just un fisso (lit. a fixed one).", "is_selected": true }, { "score": "3", "ownerid": "3782", "text": "Utenza fissa almost always stands for 'landline telephone' opposed to 'utenza mobile' or 'cellulare' which is a mobile line. (I'm italian and I've always heard it in these terms).\nFor practical use, in Italy, if you see a number beginning with '0' is a landline, if it begins with '3' it's a mobile line.", "is_selected": false } ]
Calabrese: origine di certe -n- infisse.
Quest'anno sono entrato in contatto con una canzone calabrese, "la mamma" (o magari "di mamma nci nde una sula"). Una delle strofe recita: """ Sugnu cuntentu e nun fazzu misteri Chi me mamma mi fici li peri: Mi i fici quaranta e mmenzu, Unu quaranta e l'autru menzu. """ "Menzu" vuol dire "mezzo". Notavo quella "n" in più. Un'altra canzone calabrese, che ho conosciuto l'anno scorso, ha una strofa che recita: """ A casa tegnu durici vistiti, Ottu di carta e quattru di cartuni, Chi mmi li mentu quandu mi maritu. Chi bella cosa mi facimm'ammuri. """ E qua abbiamo "mentu", che, come s'intuisce dal contesto e mi è poi stato confermato da uno di laggiù, vuol dire "indosso", quindi "metto". E ritroviamo la "n" in più che c'era in "menzu". Non ho altri esempi da portare, ma mi chiedevo da dove provengono queste "n" infisse. Queste parole calabresi sono etimologicamente correlate alle rispettive traduzioni italiane, o sono completamente scollegate e solo per caso somigliano alle traduzioni? E nel primo caso, da dove saltano fuori quelle "n"?
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[ { "score": "2", "ownerid": "4182", "text": "Il fenomeno riscontrato è noto nella fonetica storica come epentesi di una nasale (cfr. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Vol.1 §334). \nLa dissimilazione di una consonante intensa per mezzo dell'epentesi di una nasale anorganica è un fenomeno poligenetico, ma è peculiare la frequenza con cui essa si verifica nei dialetti del Meridione estremo, calabresi e salentini in primis.\nTale tendenza è stata messa in rapporto con la gennerale debolezza articolatoria delle geminate nel greco medievale, con cui notoriamente queste varietà si trovarono in prolungato contatto durante il Medioevo e anche oltre. \nSi possono distinguere i seguenti risultati per mezzo: mènzu (Sicilia), mienzu ovvero mènzu (Calabria), miensu ovvero mènsu (Salento). \nLa forma menzu è niente altro che un adattamento della forma letteraria mezzo al sistema fonetico meridionale, al quale la consonante z geminata (-zz-) allungata è poco familiare.\nAnalogamente per mettere con la geminata t diviene mentere.", "is_selected": true } ]
Origine del detto "avere gli orecchi foderati di prosciutto".
In un'altra delle sequenze di questo video, nel quale si cerca di fare una rappresentazione letterale di alcuni modi di dire italiani, un ragazzo con delle fette di prosciutto nelle orecchie grida "Non ti sento!" Cercando informazione sul modo di dire corrispondente nel Dizionario dei Modi di Dire Hoepli, ho trovato: """ avere gli orecchi foderati di prosciutto Non sentire o fingere di non sentire, come se si avessero le orecchie coperte da grosse fette di prosciutto che non lasciano passare i suoni. """ In questo link ho trovato che si possa anche dire "avere il prosciutto nelle orecchie", ma non so fino a che punto questo sia un sito autorevole. Comunque, questo modo di dire mi è sembrato molto curioso e divertente. Qualcuno ne sa qualcosa delle sue origini?
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[ { "score": "1", "ownerid": "", "text": "Consultando Ngram il modo di dire in italiano risale alla seconda metà dell'800 e ci sono molti riferimenti a detti dialettali dell'Emilia/Romagna e della Toscana, zone famose per la produzione di salumi. \nEsiste infatti la versione dialettale bolognese da cui penso derivi quella italiana:\nAvàir i ûc' fudrè d'parsótt = Avere gli occhi foderati di prosciutto.", "is_selected": false } ]
Sull'uso delle diverse forme dell'imperativo di "dare".
Leggendo questo post e cercando la coniugazione del verbo dare mi sono accorta che la seconda persona singolare dell'imperativo del verbo dare ha tre forme diverse: da', dai e dà. La mia domanda è: tutte e tre queste forme si usano per uguale, in modo indistinto?
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[ { "score": "2", "ownerid": "909", "text": "Secondo il Corriere, sono tutte e tre corrette:\n\n\n> La forma dà è la trasposizione diretta della seconda persona singolare dell’imperativo del verbo latino dare.\n\n\n> La forma dai (da cui è derivata poi da' attraverso l'elisione) ripete, evidentemente, la seconda persona singolare dell’indicativo presente; la quale nell’italiano, come già nel latino, assume spesso la funzione dell’imperativo.\n\n\nNon c'è differenza di significato tra le tre, ma credo che le forme da' e dai siano ad oggi più utilizzate di dà per esprimere l'imperativo, anche per evitare di confonderlo con la terza persona singolare dell'indicativo presente del verbo, anzi sembrerebbe che il suo uso in questa accezione rappresenti un errore (a differenza di quanto dice il Corriere).", "is_selected": true } ]
“Sbarcare da un ascensore” è gergo tecnico oppure viene usato anche nel linguaggio comune?
Recentemente ho trovato questo cartello appeso all'interno di un ascensore: Ovviamente è diventato la barzelletta del giorno, in ufficio, e qualche buontempone poco dopo ha fatto una piccola aggiunta: Facendo una ricerca su Google, però, ho visto che diversi siti parlano di sbarco in relazione agli ascensori, quindi penso sia un'espressione corretta: è solo un gergo da ascensorista o si usa anche normalmente?
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[ { "score": "10", "ownerid": "", "text": "Sbarco/sbarcare da un ascensore è un'espressione tecnica come si può vedere dai vari esempi presenti in rete. \nDa ancivarese.it: \n\n> Il problema degli sbarchi diretti di un ascensore in un appartamento, o comunque di uno sbarco chiuso all' interno di ... Questo obbligo assoluto è stato successivamente parzialmente ammorbidito da diversi pareri del.\n\n\nComunemente si dice \"scendere/uscire\" da un ascensore. \n", "is_selected": true } ]
Come tradurre: ticket (support ticket).
Come posso tradurre in italiano Support ticket? Contesto: per alcune applicazioni e' possibile 'aprire un ticket' per avere segnalare un problema o richiedere aiuto. Può andare Richiesta di supporto? Grazie!
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[ { "score": "8", "ownerid": "", "text": "Essendo nel settore, ed avendo fatto di queste traduzioni in alcune occasioni, credo che una buona traduzione possa essere Richiesta di assistenza, che puoi accorciare alla sola parola Assistenza dove lo ritieni opportuno. Ad esempio, potresti usare:\n\nSupport ticket: Richiesta di assistenza\nOpen a ticket: Nuova richiesta / Nuova assistenza\nClose ticket: Chiudi assistenza \n\nScegliere se mantenere l'accento su Richiesta o se spostarlo sulla parte di Assistenza, penso dipenda da quale traduzione tu ritieni sia più chiara per l'utilizzatore finale.", "is_selected": true } ]
Le "braccia delle palme" sono le loro foglie?
Nel romanzo Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi, ho letto: """ Si misse a fissare le braccia delle palme che si agitavano al vento e pensò alla sua infanzia. """ La mia domanda è: le "braccia delle palme" sono le foglie delle palme? Ho cercato alla voce "braccio" in alcuni dizionari, ma non ho saputo trovare niente che faccia riferimento agli alberi o alle palme.
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[ { "score": "3", "ownerid": "1243", "text": "Solitamente ci si riferisce ai rami come le \"braccia di un albero\". Nel caso della palma distinguere tra ramo e foglia diventa un po più complicato.\nComunque, non essendo un esperto, direi che i rami della palma sono quelli che dipartono dal fusto e sostengono le foglie più piccole.\nNel contesto da te citato l'autore si riferisce appunto a questi rami che oscillavano a causa del vento e lo facevano tornare indietro con la mente alla sua infanzia.\n", "is_selected": true } ]
What is the literal translation of "Mi amore vole fe yah"?
I've heard this is an old Italian saying meaning "Love can't exist without trust". What is the literal translation? "Mi amore" is easy enough, and "vole" is probably from "volere", but what is "fe yah"? I'd guess it's from a dialect.
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[ { "score": "1", "ownerid": "3293", "text": "It's Southern Italian dialect: \"mi amore vole fe'\", yah is not a real word, it is like to say in English \"do you understand me huh?\".\"Yah\" is like \"huh\".\nTranslations\nIn italian: IL MIO AMORE VUOLE FEDE\nIn English: MY LOVE NEEDS FAITH", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "3889", "text": "I heard this in Lady Gaga's song \"Born This Way\".\nGiven that the meaning of the song is all about loving yourself,\nin context: \n\"I love my life, I love this record and my love needs faith\"\nit doesn't really make any sense to the rest of the song.\nSaying \"wants to have sex\" is a very Lady Gaga thing to imply, so I think she's using the phrase \"Mi amore vole fe\" to say \"I want to have sex with myself\" in a \"I love myself\" kind of way. Which fits the song.\n\"I love my life, I love this record and, I love myself.\"", "is_selected": false }, { "score": "-1", "ownerid": "964", "text": "I don't want to be rude but, but in dialect \"vole\" means \"want\" and \"fe\" \"to do\", \"vole fe\" means \"wants to do\", and when it'is not specified what, it means \"wants to have sex\".\nExample of dialect use of word \"vole\".", "is_selected": false } ]
Quando usare molto o tanto.
Qual è la differenza tra 'molto' e 'tanto'? Per esempio è corretto dire 'Ho avuto tanto tempo per fare qualcosa' o 'Ho avuto molto tempo per fare qualcosa'?
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[ { "score": "4", "ownerid": "37", "text": "La differenza principale è che mentre “molto” significa semplicemente “in gran quantità”, “tanto” si può parafrasare con “in così gran quantità” e richiede, esplicitamente o implicitamente, una proposizione consecutiva: per esempio, “Ho avuto tanto tempo per fare qualcosa (che alla fine mi annoiavo)”.\nQuindi, anche se lo si usa da solo, mantiene (come accennato giustamente in un commento) un senso di eccesso, di abbondanza.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "2520", "text": "Native speaker here... \nWell, you can say it in both ways.. In Italian saying \n\"Ho avuto tanto tempo per...\" \nIt's grammatically correct but the second one ( \"Ho avuto molto tempo per...\" ) is more polite... ", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "2526", "text": "Here's how I remember the difference:\nShe has many cats. Molto\nShe has a ton of cats. Tanto", "is_selected": false } ]
"in calce" è complemento di luogo non figurato?
Treccani dice che "in calce" è una locuzione avverbiale, ma perché? Non è una risposta alla domanda "Dove metto la firma?" e, quindi, un complemento di luogo? Oltretutto, significando davvero una posizione sul foglio di carta, direi un complemento di luogo non figurato. Dove sbaglio?
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[ { "score": "3", "ownerid": "37", "text": "Temo che tu stia confondendo un po' la cosiddetta analisi grammaticale (aggettivo, avverbio, voce del verbo X...) con quella logica (soggetto, complementi etc.). In genere sul dizionario trovi la categoria del primo tipo. Dirà che “casa” è un nome: se poi in una certa frase compare come soggetto, complemento oggetto o in un altro complemento, dipende dal contesto.\nNel nostro caso, sì, un avverbio (o una locuzione avverbiale) può benissimo essere un complemento di luogo: a “Dove metto la firma?” si può per esempio rispondere “Ovunque”, “Quaggiù”, “Dietro”, “In fondo” etc., e sono tutti avverbi o locuzioni avverbiali.", "is_selected": true } ]
Hypothetical Phrases that are somehow "Restricted".
In my Italian textbook, there’s an explanation that I’m having trouble understanding: """ Quando il periodo ipotetico ha valore limitativo, la frase introdotta dal ‘se’ può essere espressa attraverso ‘a + infinito’. Questa struttura è più frequente nelle ipotetiche che usano il modo indicativo. """ And then some examples are presented: """ A saperlo prima, mi comportavo diversamente. A essere sincero, non so niente di questo. A pensar male, spesso si indovina la verità. A essere corretti, dovremmo smettere di aiutarlo. """ Before this, the book explained how you can use the gerund in these types of sentences by providing a “before and after”. This construction made sense, because I understood the rule and what’s being “replaced.” Could someone show me what’s being replaced, and what “limitative” means in this context? This is what I mean: """ Potendo vengo a trovarvi. = Se (io) posso, (io) vengo a trovarvi. Volendo potresti aiutarmi. = Se (tu) volessi, (tu) potresti aiutarmi. -- If subject in both clauses is same, you can use the gerund of the verb instead. """
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[ { "score": "2", "ownerid": "4182", "text": "Limitative sentences talk about an action or event that will/will not take place unless something happens.\nThese clause are almost always in the indicative and are introduced by «purché, sempreché, solo che, per poco che, a condizione che, a patto che», etc.\n\"Quando il periodo ipotetico ha valore limitativo\" means \"when the conditional sentence can be expresed as a limitative sentence\", that is it can be expressed with the aid of prepositions «purché, sempreché, solo che, per poco che, a condizione che, a patto che», etc.\nSo, in these cases, instead of using a se clause, one can express a condition by using one of the following verb forms: gerund, infinitive or participle.\nGerund\n\n> Andando in treno (= se andassimo in treno, purché si vada, a condizione che si vada,...), si risparmierebbe un’ora. If we (one) went by train, we (one) would save an hour.\n\nEven when referring to a past context, only the present gerund can be used:\n\n> Guidando con più prudenza (= se avessi guidato con più prudenza, sempreché avessi guidato, purché avessi guidato,...), non avresti preso la multa. If you had driven more carefully, you wouldn’t have got a fine.\n\nPast participle\nWith \"se\"\n\n> Se compilato con attenzione (= se viene compilato con attenzione, purché venga compilato, a condizione che venga compilato,...), il questionario può essere uno strumento utile per capire il carattere di una persona. If compiled with care, the questionnaire can be a useful tool to understand someone’s character.\n\nWithout \"se\"\n\n> Fatto in modo incompleto (= se fosse fatto in modo incompleto, nel caso che fosse fatto, nella condizione che fosse fatto,...), il sondaggio non sarebbe molto valido. (If it were) done in an incomplete fashion, the survey wouldn’t be very valid.\n\nInfinitive\n\n> A guardarla bene (= se la si guarda bene, sempreché la si gardi bene, purché la si guardi bene,...), sembra più vecchia di lui. If you look at her closely, she seems older than him. A reagire in modo eccessivo (= se reagisci in modo eccessivo, sempreché reagisci,...), , rischi di allontanare tuo figlio. If you overreact, you risk alienating your son.\n\nYou can easily analyse your sentences in the same way.", "is_selected": false } ]
What's the etymology of the surname Delvecchio?
What's the etymology of the surname Delvecchio? I know there's a Plaza Vecchio in Florence. They can't all be from there :o). The literal translation is not a name I would prefer.
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[ { "score": "1", "ownerid": "6347", "text": "Del Vecchio: \n\n> Deriva da forme patronimiche relative a capostipiti il cui padre era soprannominato Vecchio. Tracce di una famiglia Del Vecchio si trova a Firenze fin dal 1200. Il cognome Del Vecchio è tipico della zona centro meridionale dell'Italia. Delvecchio ha un ceppo in Lombardia tra milanese e bergamasco, uno in Emilia-Romagna tra ravennate, forlivese, riminese e pesarese, ed uno in Puglia tra foggiano, barese e brindisino.\n\n(It derives from patronymic forms relating to progenitors whose father was nicknamed Vecchio.\nTraces of a Del Vecchio family has been in Florence since 1200.\nThe surname Del Vecchio is typical of the central southern area of ​​Italy.\nDelvecchio has a lineage in Lombardy between Milan and Bergamo, one in Emilia-Romagna between Ravenna, Forlì, Rimini and Pesaro, and one in Puglia between Foggia, Bari and Brindisi.)", "is_selected": false } ]
Verbo più specifico di fare per "fare uno scherzo".
In fare uno scherzo il verbo fare mi sembra abbastanza generico. È corretto, di certo, e suona anche bene, ma mi cheidevo se l'italiano fosse fornito di un verbo meno generico e più appropriato a questo contesto. Ho come l'impressione di aver sentito/letto (e cercare su Google sembra confermare che non mi sbaglio) la costruzione tirare uno scherzo. Ci sono altri verbi adatti allo scopo?
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[ { "score": "0", "ownerid": "5028", "text": "Ciao! le espressioni \"tirare uno scherzo\", o \"giocare uno scherzo\" si adoperano solitamente in accezione negativa, \"mi ha tirato/giocato un brutto scherzo\". A volte la parola scherzo si combina anche con l'aggettivo bello, \"che bello scherzo mi hai giocato!\", in chiave ironico-sarcastica. Credo però che non ci sia nulla da obiettare se si vuole usare la combinazione \"tirare uno scherzo\" anche in una frase affermativa: \"E' Carnevale, oggi voglio tirare uno scherzo a qualcuno\". Sbagliato non suona ;)", "is_selected": false } ]
Sull'origine e significato di 'bollinatura'.
Sapreste dirmi quale sia l'origine e il significato di 'bollinatura', di cui qui sotto vedete un esempio d'uso? Inoltre, oltre a quello che ne fa il MEF, conoscete altri contesti in cui si usi? Per esempio, è ammissibile dire 'Oggi ho impostato il master plan, domani devo bollinarlo'?
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[ { "score": "4", "ownerid": "", "text": "Direi che e' un termine 'burocratese', non di uso comune. \nBollinare: (da Sapere.it)\n\n> v. tr. [sec. XX; da bollino]. Apporre determinati bollini per rinnovare un documento, per dimostrare la validità di un certificato e simili: bollinare la patente. Per estensione, convalidare mediante un qualunque contrassegno: bollinare una tessera, una ricetta mutualistica.\n\nBollinare: (da Archivio Corrire Sera- 1994) \n\n> Proprio nei giorni scorsi, ha fatto la sua comparsa sui giornali un verbo di cui i dizionari, e nemmeno gli \"Addenda\" del Treccani, registrano l' esistenza. Si tratta di un verbo che appartiene al linguaggio della Ragioneria Generale dello Stato, la quale, quando critica un documento governativo ma finisce con il dare l' approvazione, lo \"bollina\", indicativo presente di un \"bollinare\" che appartiene ai cieli imperscrutabili della burocrazia.\n", "is_selected": false } ]
How to say the phrase in text in a formal way.
I would like to contact the manager of a company and ask a question like : Hello Mr. ... I would like to hear from you about your idea on the offer we made to you last week. what would be a formal phrasing of it ? I know anyway how to say it in Italian but I am searching for more appropriate ways. The phrase I immagine is : Le vorrei sentire la sua opinione sulla offerta che vi abbiamo fatto la settimana scorsa.
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[ { "score": "4", "ownerid": "1764", "text": "I think that a good one can be \n\n> Gradirei sentire la sua opinione in merito all'offerta che le abbiamo fatto la scorsa settimana\n\nI suggest you to don't use \"ciao\" since as translation of \"hello\" since it isn't formal. Use instead \"salve\" (it's good in a lot of situations) or \"buongiorno\"/\"buonasera\".", "is_selected": false } ]
Why do Italian road signs use the infinitive tense and not the imperative?
Why do Italian road signs use the infinitive tense in their warning, while, for example, those in English use the imperative? """ Turn off lights Spegnere le luci (and not "Spegnete le luci" or "Spegni le luci") """ Or, maybe, is there a rule that says that the infinitive tense can be work as an imperative? If so, can anyone suggest some cases in which that rule is used in everyday speech?
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[ { "score": "37", "ownerid": "17", "text": "The infinitive mood is commonly used for expressing rules especially in signs (of any kind, not just road signs).\nFor instance\n\n> Non fumare Non calpestare il prato Tenere la destra\n\nThe language \"trick\" behind this use of the infinitive form is the omission of the clause Si prega di or equivalent, so the above sentences are read as\n\n> Si prega di non fumare Si prega di non calpestare il prato Si prega di tenere la destra\n\nSuch form is not used in everyday's spoken language, as it's a convention used for giving orders and stating rules in an impersonal and formal way.\n\nThat being said, there's an official use of the infinitive mood as imperative, which is the negative imperative.\nIn Italian the positive imperative form goes as follows\n\n> Tieni la destra! Parla con lei!\n\nwhereas the negative imperative is formed with non + infinitive mood, as in \n\n> Non tenere la destra! Non parlare con lei!\n\n\nAs discussed in the comments, it's also nice to notice the differences and the similarities with other Romance languages, such as Spanish and French.\nApparently French has the same identical construct as Italian for expressing formal impersonal orders, for instance\n\n> Ne pas fumer Non fumare\n\nwhich is again a shortening for\n\n> Merci de ne pas fumer Grazie di non fumare or more idiomatically Si prega di non fumare\n\nOn the other hand Spanish behaves differently and it doesn't have a special construct for impersonal orders, rather just using the formal imperative form, which is formed with the subjunctive\n\n> No fume Non fumare, but also Non fumi\n\nor\n\n> Reduzca la velocidad Ridurre la velocità, but also Riduca la velocità\n", "is_selected": false }, { "score": "10", "ownerid": "2386", "text": "Another reason is related to the fact that the Italian imperative must be conjugated.\nFor example,\n\n> Turn off the lights\n\nmight be translated, using the imperative, as:\n\nSpegni la luce (informal, 2nd singular person);\nSpegnete la luce (2nd plural person);\nSpenga la luce (formal).\n\nSpegni would sound rude, because of the use of the informal 2nd singular person, and it wouldn't be an appropriate way to address someone having a higher status than the author of the command, or even a stranger (regardless of his/her social status).\nSpegnete would sound awkward if there were a single person in the room (e.g., in a bathroom).\nSpenga might seem appropriate, but it would actually be a somewhat weird way to address, e.g., a child (children are not usually addressed by using the formal third-person singular).\nAs a result, the most appropriate tense to be used in road signs is the infinitive, which doesn't refer to a particular number or social status of the addressed people.\nNote that, as far as I know, the use of the infinitive tense to give orders derives from Latin, because the second-person singular of the Latin imperative, in the passive form, is the same as the present infinitive.", "is_selected": false }, { "score": "8", "ownerid": "63", "text": "As others already said, you could understand the sentence as starting with si prega di, but truly the infinitive is used to express commands in Italian. That is true for phrases like ritirare lo scontrino alla cassa or non ridere, which uses the negative form.\nReference\n\nUses of the infinitive in Italian\n", "is_selected": false }, { "score": "5", "ownerid": "79", "text": "It's probably a shortening of \"Si prega di spegnere le luci\", which is more polite than the imperative form.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "1229", "text": "I think a big reason could be that the infinitive conveys a greater sense of authority. For example a football trainer might urge the players to run by shouting \"Correte!\" (imperative) or make it sound more of an order by saying \"Correre!\" (infinitive).\nIt might be the same reason why in the military it's more common to issue orders using the infinitive. ", "is_selected": false } ]
Cos'è "un saccone di cartocci" riferito a un letto?
Nel romanzo Un matrimonio in provincia della Marchesa Colombi (pseudonimo di Maria Antonietta Torriani) ho letto: """ I nostri letti erano di quelli primitivi, fatti di cavalletti e panchette, con un saccone di cartocci ed una materassa. """ Non capisco il significato di "cartoccio" in questa frase. Ho cercato questo vocabolo in alcuni dizionari, ma non riesco a capire cosa possa essere riferito a un letto. Me lo sapreste spiegare?
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[ { "score": "6", "ownerid": "1842", "text": "Il cartoccio è anche il gruppo di foglie (brattee) che copre una pannocchia di granoturco (accezione 3 del Treccani). \nEra uno dei materiali poveri che si usavano per imbottiture ecc.\nI dizionari spesso lo danno come significato ma non lo connettono all'uso che se ne faceva a meno che non cerchi la parola pagliericcio.\nSe ti va, una lettura giusto per informazione: Materassi e sacconi.\nImmagina un letto così, con un'imbottita non molto diversa dal materasso stesso (alla \"tedesca\" dove, se non si è abituati, ti viene da dire che si sono dimenticati di mettere lenzuola e coperte sul tuo letto):\n", "is_selected": true }, { "score": "2", "ownerid": "2292", "text": "In questa frase è probabile che \"saccone di cartocci\" voglia dire che la coperta con il quale si coprivano era niente di più di un \"sacco\" pieno di carta / cartone. Notoriamente questo tipo di materiale tiene caldo (basti pensare che è molto usato da chi vive per strada come imbottitura dei vestiti durante la notte) ed essendo inoltre un materiale \"povero\" rientra nel contesto.", "is_selected": false } ]
Etymology of Sicilian "amuninni".
What is the etymology of the Sicilian expression "amuninni" / "amunì"? I am assuming that the -nni suffix corresponds to Italian -ne as in "andarsene". Is "amunì" a 2. plural imperative of a verb (annari?) If it is, which verb?
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[ { "score": "2", "ownerid": "6593", "text": "I don't know about the etymology of \"amuninni\" / \"amunì\", but I can tell you that they are the plural exhortative of the verb \"iri\".\nI found this page with conjugations of some Sicilian irregular verbs, where there is no imperative nor exhortative, and the page of the Sicilian Wikipedia for the verb jiri/giri/ghiri/iri where there is the plural imperative \"jemu\". However there is no exhortative, I am afraid you have just to believe me.\nGoogling \"amunì esortativo\" I found this piece of art in which description you can find a reference to the exhortative purpose of of the expression.\nDon't bother too much about the different spellings.\nIn Sicily each city has it's own slightly different version of Sicilian.\nFor example people from where I come from would use indiscriminately iri/jiri (I think they are pronunced in the same way) or ghiri, but never giri.\nAnd they would say \"nantri emu\" or at most \"nantri iemu\", instead of the Palermitan \"nuatri iamu\" which you find in the link to the irregular verbs.", "is_selected": false } ]
Origine del concetto di americanata.
Americanata è un sostantivo che si usa spesso col significato di: """ 1905; (iron. o spreg.,) cosa, azione o avvenimento caratterizzato da grandiosità ed esagerazione, secondo quello che si ritiene essere il gusto americano: la sua festa di matrimonio è stata una vera americanata. """ Ho sempre pensato che il termine avesse avuto origine con il cinema americano dove spesso si vedono azioni incredibili e volutamente esagerate, ma il De Mauro riporta come data il 1905, ben prima della diffusione dell'industria cinematografica. Qual è il periodo e soprattutto il contesto da cui l'espressione “americanata” ha avuto origine?
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[ { "score": "2", "ownerid": "707", "text": "Il Grande dizionario della lingua italiana riporta le prime attestazioni delle diverse accezioni di un termine. Alla voce \"americanata\" che si trova nel Supplemento del 2009 possiamo vedere che la prima attestazione del vocabolo col significato di\n\n> Azione, idea, ecc. eccentrica, bizzarra, strana, fuori dalle regole\n\nè questa citazione di Torre di guardia di Alberto Savinio ([1] e [2]):\n\n> Questa notizia fa parte delle cosiddette 'americanate'. Americanata è l'espressione dell\"eccessivo' americano.\n\nCome si spiega sul sito web di Gian­franco Fran­chi, si tratta di una raccolta a cura di Sciascia di articoli di Savinio per la rubrica con lo stesso nome del giornale La Stampa:\n\n> “Torre di guardia” era il nome di una rubrica curata da Savinio per “La Stampa” tra il 1934 e il 1940; Sciascia ha raccolto buona parte di quelle pagine – escludendo quelle apparse nella “Nuova Enciclopedia”, con poche eccezioni, e quelle “macchiate” da un comunque perplesso apprezzamento per il fascismo: peccato, potevano rivelarsi affascinanti – e ha curato questa edizione Sellerio, 1977, raffinata da una pregevole introduzione di Salvatore Battaglia.\n\nQuindi, questo uso del vocabolo \"americanata\" sembra essere nato nell'ambito giornalistico.\nTuttavia, ricercando \"americanata\" su Google Libri, si trovano alcune attestazioni a partire dalla fine dell'Ottocento. Una delle più antiche che sono riuscita a trovare è un'edizione del 1888 del libro Eco d'America di Giuseppe Sormani in cui si può leggere questo passaggio, che ci fa capire che il vocabolo era già in uso:\n\n> Il vocabolo « americanata » è un barbaro sostantivo non ancora registrato in alcun glossario. Nondimeno è voce consacrata dall'uso per dinotare cosa strabiliante, non disgiunta da una certa dose di ciarlatanismo. In attesa, dunque, che i nostri accademici riparino alla dimenticanza, dobbiamo intanto convenire che il senso di pagliacciata che ne costituisce il fondo gli è propriamente devoluto: atteso che è dall'America che ci sono giunte delle portentose fandonie che hanno fatto divenire quel paese la favola del mondo.\n\nAnche su questo giornaletto intitolato Letture di famiglia, del 1884, appare il termine \"americanata\" parecchie volte, in questo caso in un contesto che sembra anche giornalistico. Ecco un esempio:\n\n> A Parigi sembra che abbia fatto fortuna un'americanata, seppure la faccenda non finirà a bastonate. Un branco di speculatori, fra cui dicesi vi sia quel Gordon Bennet arcimilionario, che è proprietario del New-York Herald, si sono messi d'accordo per pubblicare nella metropoli della blague un giornale politico senza opinioni o piuttosto [...].\n\nD'accordo con lo stesso dizionario sopra citato, \"americanata\" può significare anche\n\n> Ciò che denota cattivo gusto, volgarità.\n\nSecondo questa fonte, la prima attestazione di \"americanata\" con questo significato è questa citazione tratta dal libro Panopticon romano di Mario Praz, pubblicato nel 1967:\n\n> Quei giardini pensili degli antichi, almeno come li immaginano con fantasia da pubblicità alberghiera gl'illustratori dei libri per fanciulli, sanno troppo d'americanata.\n", "is_selected": false } ]
"la" in "la finisca di chiedermela".
Given the sentence """ Ti comprerò una bicicletta nuova purché tu la finisca di chiedermela. """ what does "la" in "la finisca di chiedermela" refers to and is it mandatory, can we say """ Ti comprerò una bicicletta nuova purché tu finisca di chiedermela. """ and does it have exactly the same meaning?
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[ { "score": "1", "ownerid": "7805", "text": "The sentences have the same meaning but the first one sounds better. In this case \"la\" does not refer to a noun and is not mandatory. With \"la finisca\" and in general \"finirla\" you ask to end something annoying that has been going on for a long time (for example in this one what is probably a child has bored an adult for a long time so that he bought them a bike). With \"finirla\" you highlight the fact that the person has bored you and therefore the request is more imperative. Another example:\n\n> Vuoi finirla di annoiarmi?\n", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "8410", "text": "In this circumstance, \"la\" is an indeterminate pronoun and it implicitly refers to something negative.\nBoth those sentences are grammatically correct, but I would argue that they have slightly different meanings.\n\n\n```\nfinirla\n```\n = \"Troncare, far cessare, smettere\", \"a proposito di liti, contrasti, questioni noiose e sim.\" (Treccani, definition \n```\ne.\n```\n). You may specify \n```\ndi + <infinito>\n```\n but it can also stand alone. This sounds like actively putting an end to a negative action to me.\n\n```\nfinire di + <infinito>\n```\n = \"Giungere al termine di\" (definition \n```\nd.\n```\n). This sounds more neutral to me, as if it's reaching the natural end of an action.\n\nA personal note - both sentences are rather odd: of course someone would stop asking for something once they receive it; so the conditional clause, as it stands, is meaningless. It would make more sense if it were \n```\nTi comprerò una bicicletta nuova purché tu la finisca di importunarmi\n```\n.", "is_selected": true } ]
"Riposare" vs "riposarsi" (= to take a break).
Is there any difference between "riposare" and "riposarsi" when they mean "to take a break" ? Example: We work during the day and we rest/take a break at night. Lavoriamo di giorno e (ci) riposiamo di notte.
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[ { "score": "5", "ownerid": "707", "text": "In your sentence, both are synonyms, but, according to Treccani dictionary the version with pronoun is more commonly used:\n\n> Cessare, smettere momentaneamente un’attività, e quindi sostare, prendere tregua per sollievo e ristoro fisico e psichico: gli altri dì non credere che noi riposiamo (Boccaccio); più comunem., con la particella pron., riposarsi: Quante ’l villan ch’al poggio si riposa, ... Vede lucciole giù per la vallea ... (Dante); riposarsi da un lavoro, da un viaggio; riposarsi un istante, un’ora; dopo cena mi riposo un po’ e poi mi rimetto a studiare;\n\nTreccani dictionary states that the version without the pronoun is usually used when when you want to indicate that the rest is prolonged for a certain time, in sleep or lying down:\n\n> La forma senza la particella pron. s’incontra di preferenza quando si vuole indicare che il riposo si prolunga per un certo tempo, nel sonno o comunque stando distesi: sta riposando sul divano, sulla poltrona, sul prato;\n", "is_selected": true }, { "score": "2", "ownerid": "5660", "text": "Riposarsi is a reflexive verb.\nThe reflexive verbs are used when the subject is also the object of the action.\nMi lavo = I wash myself\nSi veste = She dresses herself\nYou can say that a verb is reflexive if you see a reflexive pronoun (mi, ti, ci, vi, si)\nWhen you use imperative or indefinite (infinitive, participle, gerund) you must attach the reflexive pronoum as suffix:\nLavati = lava + ti = go wash yourself (imperative)\nVai a lavarti i denti = lavare + ti = go brush your teeth (infinitive)\nSince the action of “resting” cannot be applied to any other individual, you may use “riposare” and “riposarsi” with the same meaning.\nSource: I’m italian.", "is_selected": false } ]
Uso della virgola prima di "ma".
In questo sito web ho letto: """ Prima di 'ma', la virgola può essere presente o mancante, a seconda della struttura logica del discorso e degli effetti stilistici ricercati. """ Potreste spiegarmi questa affermazione? Quando si deve mettere e quando non si deve mettere la virgola prima di "ma"?
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[ { "score": "6", "ownerid": "901", "text": "Secondo me la risposta dipende molto dalla sensibilità di chi risponde, non ci sono regole precise. Se metti la virgola, vuol dire che vuoi indicare un piccolo stacco nella frase. Se non la metti, vuol dire che la frase deve essere pronunciata tutta insieme. Questo in alcuni casi può spostare leggermente quale parte della frase vuoi evidenziare maggiormente.\nPer esempio, se confronto le due frasi:\n\n> Sarei venuto a trovarti ma pioveva troppo. Sarei venuto a trovarti, ma pioveva troppo.\n\nNel secondo caso c'è un'evidenza leggermente maggiore sulla principale, mentre nel secondo c'è un'evidenza leggermente maggiore sulla subordinata. Però la differenza è veramente lieve.\nA parte questo, direi che tendenzialmente se si è indecisi o no sulla virgola prima del \"ma\", allora è meglio metterla. Questo è particolarmente vero nei periodi lunghi, perché la presenza della virgola aiuta maggiormente a scandire la lettura.", "is_selected": true }, { "score": "-1", "ownerid": "725", "text": "Quando il 'ma' introduce una specificazione inessenziale per la comprensione della proposizione principale usa la virgola, altrimenti no.\nQuesto è tutto.", "is_selected": false } ]
Cosa farai da o di grande?
Un mio amico (anche lui non-nativo) mi ha detto recentemente che in italiano non si dice "Cosa hai fatto di grande" ma "Cosa hai fatto da grande". È vero?
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[ { "score": "5", "ownerid": "300", "text": "Sono due frasi corrette ma di senso differente:\n\n> Cosa hai fatto di grande\n\npone un quesito su cosa sia stato fatto di importante\nEsempio:\n\n> Cosa hai fatto di grande per meritare la medaglia al valor civile?\n\nInvece la frase:\n\n> Cosa hai fatto da grande\n\nSi riferisce a cosa si è fatto in età avanzata, ossia quando una persona diventa grande\nEsempio:\n\n> Cosa hai fatto da grande per sentirti così maturo?\n\nUn'ultima osservazione, rispetto al titolo della tua domanda, ossia\n\n> Cosa farai da grande\n\nIn tal senso è giusto usare \n```\nda\n```\n in quanto ci si pone la domanda, cosa farai quando sarai diventato grande (di età). È una domanda che, ad esempio, un insegnante pone ai propri studenti per capire le ambizioni di ognuno.", "is_selected": true } ]
Significato di "capelli spiritati".
Nel racconto Superino di Beppe Fenoglio ho letto: """ Te lo ricordi questo guardiacaccia? Lo ricordavo chiaramente, sebbene l’avessi visto pochissime volte e fossero trascorsi tre anni. Era sui cinquant’anni, piccolo e secco, la testa fortemente ossuta, con rari capelli ritti e spiritati, l’occhio vivo ma sempre torto, il naso perennemente escoriato e sotto le narici tenebrose uno sputino di baffo. """ Non sono sicura di capire il significato di questi "capelli spiritati" che appaiono nel testo. Sul vocabolario Treccani ho trovato questa accezione dell'aggettivo "spiritato": """ dell’aspetto e dei gesti che rivelano una grande agitazione e inquietudine interiore, e insieme, spesso, una estrema vivacità: occhi s., faccia s.; una bionda dagli occhi belli e s. (Pratolini) """ È questo il significato di "spiritato" nel brano? Cioè, i capelli del guardiacaccia avevano un aspetto vivace? Mi sa però che "spiritato" è usato in questo testo con una connotazione negativa. Siccome "spiritato" in senso proprio vuol dire "indemoniato", il significato nel testo potrebbe essere che i capelli ritti davano un aspetto maligno a questo guardiacaccia, un po' come si fosse stato indemoniato? Aggiornamento: Sui Neologismi della Treccani si trova una citazione di La Repubblica in cui si può leggere: """ il comico Michael Richards, il personaggio dai capelli spiritati in «Seinfeld» """ Questo passaggio fa riferimento al personaggio che si può vedere in questa fotografia, che ha una pettinatura con i capelli arruffati e scomposti. È questo il significato di "capelli spiritati"?
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[ { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "Per spiritato Treccani riporta:\n\n> spiritato agg. e s. m. (f. -a) [part. pass. di spiritare]. – In senso proprio, ossesso, invasato dal demonio o in genere da uno spirito maligno: un uomo s., una donna s.; chi aveva crisi epilettiche, in passato, era ritenuto s.; una figliola di Lodovico settimo re di Francia era s. (Machiavelli); come sost., individuo invasato dal demonio: esorcizzare uno s., gli s.; essendosi per uso introdotto che da soli sacerdoti siano gli s. scongiurati (Sarpi). Frequente con uso fig., di chi si trova e mostra di essere in uno stato di grande eccitazione, fuori di sé, profondamente sconvolto e agitato: Gervaso, spiritato, gridava e saltellava (Manzoni); «Chi vengono?» fece Drogo, stupito di vedere il caposarto così spiritato (Buzzati); per estens., dell’aspetto e dei gesti che rivelano una grande agitazione e inquietudine interiore, e insieme, spesso, una estrema vivacità: occhi s., faccia s.; una bionda dagli occhi belli e s. (Pratolini); hanno connotazione simile alcune espressioni in cui la parola, usata come sost., e con il sign. proprio è termine di similitudine: sembrare uno s., una s.; parlare, agitarsi come uno s.; fare, avere un viso da s., occhi da spiritato. Con sign. non negativo, pieno di vita, di energia; molto vivace e dinamico: quella ragazza è s., non sta mai ferma; come sost.: è uno s., lavora per dieci!\n\nNel contesto da te citato il significato non è un quello negativo di indemoniato, ma molto vivace e dinamico, nonostante l’aspetto. \nNel caso dei capelli significa ritti e scomposti. ", "is_selected": false } ]
Qual è il senso di "attaccare" in questo brano?
Nella commedia Sotto paga! Non si paga! di Dario Fo (testo aggiornato nel 2007 e pubblicato da Einaudi) ho letto: """ ANTONIA Guardi, signor brigadiere che lei sta prendendo un granchio... BRIGADIERE No, il granchio l’ho preso prima... quando ci sono cascato con la sceneggiata delle doglie e del parto prematuro! Ma adesso non ci casco più, basta! Fuori la refurtiva! ANTONIA Ma di che refurtiva parla? È impazzito? BRIGADIERE E non facciamo le furbe, che tanto non attacca più! Il giochetto ormai è scoperto! (Cambia tono) I mariti vanno fuori a fare razzia, poi passano i sacchetti alle mogli che si fanno un pancione e via! È tutto il giorno che vedo passare donne incinte! Ma possibile che tutte le femmine di ’sto quartiere siano rimaste in stato interessante allo stesso tempo? Che è? La maratona provinciale del sesso? Capisco la proverbiale prolificità delle donne del popolo... ma qui si esagera! Donne mature, ragazze, ragazzine, perfino una vecchietta di ottant’anni ho visto passare incinta oggi: un pancione che pareva avesse due gemelli! """ Non riesco a capire del tutto bene cosa vuol dire il brigadiere quando pronuncia le parole "non attacca più" in questo dialogo. Dal contesto sembrerebbe qualcosa come "non è più credibile", ma non sono sicura che questa sia l'interpretazione corretta di questa espressione. Ho cercato alla voce "attaccare" del Grande dizionario della lingua italiana qui, qui e qui. Tuttavia, non so a quale accezione corrisponda l'uso che se ne fa nel passaggio sopra citato. Me lo potreste spiegare?
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[ { "score": "3", "ownerid": "4057", "text": "L'uso è piuttosto diffuso, come intuivi significa che chi parla non ha creduto a ciò che gli è stato raccontato. Dal Treccani (voce 7):\n\n> Molto com. l’uso fig.: queste idee non attaccano, non trovano terreno propizio alla loro diffusione; nell’uso fam.: non attacca!, a proposito di discorso, parole, proposte e sim. a cui non si vuole dare ascolto; anche in forme più esplicite e in costruzione personale: accennò debolmente una proposta, ma vedendo che non attaccava, desistette; quando essa arrischiava timidamente qualche parola ... o non attaccava, o veniva corrisposta con uno sguardo distratto, o sprezzante, o severo (Manzoni)\n", "is_selected": true } ]
Il caso "bulgaro".
Il termine "bulgaro" viene usato con riferimento ad atteggiamenti intolleranti o a discipline tipiche dei regimi totalitari. Forse il caso più noto è quello dell'editto bulgaro di Berlusconi. In altri casi si fa riferimento a percentuali bulgare, quando la partecipazione a delle elezioni sono altissime senza che ci siano molte opzioni nella scelta. Domanda: perché si fa riferimento all'aggettivo "bulgaro" in questi casi e non ad esempio a "russo", "cinese" o "cubano" etc. per far riferimento ad un regime totalitario?
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[ { "score": "6", "ownerid": "300", "text": "L'espressione presa a riferimento è la maggioranza bulgara che indica maggioranza schiaccante di consensi senza un dibattito libero.\nL'espressione prende spunto dalla situazione politica della Bulgaria (nell'epoca socialista), quando era il più fedele alleato dell'U.R.S.S., ma anche quello in cui il dibattito politico interno era inesistente.\nIl caso Berlusconi e l'editto bulgaro rientrano in questa accezione, coincidenza volle, all'epoca che il Primo Ministro fosse in visita a Sofia.\nSul sito della Treccani, c'è un approfondimento a tal proposito, nel paragrafo Cose da socialismo reale", "is_selected": false }, { "score": "4", "ownerid": "4182", "text": "L'espressione maggioranza bulgara fa riferimento all'esito sostanzialmente unanime di una votazione, ad una schiacciante maggioranza di consensi, sottointendendo anche la mancanza di un libero dibattito.\nNel Referendum del 1946 in cui si votò tra monanrchia e repubblica, si ebbe una maggioranza a favore della repubblica del 95.6%, con un'adesione (ossia affluenza alle urne) del 91.7%, a seguito del quale fu proclamata la Repubblica Popolare di Bulgaria a guida del Partito Comunista (БКП) (guidato da Dimitrov da cui prese il nome la Costituzione del 1947). Seguirono poi nella storia della Bulgaria il Patto di Varsavia, il COMECON e il vincolo all'URSS durante la Guerra Fredda.\nIn particolare la Bulgaria registrò una maggiornza elevatissima nel referendum costituzionale del 16 Maggio 1971. I cittadini votarono la cosiddetta Costituzione Zhivkov, il cui primo articolo sanciva il ruolo guida del Partito Comunista. Il risultato fu del 99.7% dei voti a favore, con un'adesione del 99.7% (ossia 100% dei votanti).\nDa questi eventi storici prende l'avvio nel linguaggio, soprattutto giornalistico, di maggioranza bulgara con il riferimento negativo legato alla mancanza di libero dibattito.\nCon editto bulgaro si fa invece riferimento ad una dichiarazione di Silvio Berlusconi rilasciata nell'aprile del 2002 in occasione di una visita ufficiale a Sofia contro l'uso a suo dire criminoso della tv pubblica da parte di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, e l'indicazione di un preciso dovere della nuova dirigenza Rai dell'impedire il ripetersi di tali eventi. \nLa connotazione negativa che invece accompagna l'aggettivo bulgaro ha invece radici profonde.\nIn Francia il termine \"bulgaro\" assume le sue connotazioni peggiori e più infamanti. Nel linguaggio comune dei Francesi abbiamo addirittura delle imprecazioni che fanno chiaro riferimento alla \"bulgarità\": Bougre d'idiot! (\"pezzo d'idiota!\"), l'avverbio bougrement (\"maledettamente\").\nTale connotazione negativa, presumibilmente, è da mettere in stretta relazione con l'espansione dell'eresia \"bulgara\" per eccellenza, il bogomilismo.\nDal XIII secolo si assiste infatti alla proliferazione del termine \"bulgaro\" come variante di \"eretico\" in alcuni cronisti occidentali. Il primo a fare questo uso del termine \"bulgaro\" è il cronista Roberto d'Auxerre in relazione a talune posizioni eretiche di un tale Cavalier d'Evrand: \"heieresis illius, quam Bulgarorum vocant\", nel 1201.\nDa allora la \"fortuna\" del termine \"bulgaro\" (Bulgri, Bugari, Burgar, Bugares, Bugri, Bogri, Boulgres e altre varianti latino medioevali) come sinonimo di \"deviante\", di \"uomo cattivo e perverso\" sul piano umano, oltre che spirituale anche sessuale.\nIl monaco Alberico del monastero delle Tre Fonti, nel 1239 d. C., scriveva nella sua cronaca: \"Il 31 maggio, al monte Wimer [in Francia] furono bruciati molti Bulgari per compiacere Dio. Su un grande rogo si fecero ardere 183 Bulgari, al cospetto del re di Navarra, di numerosi baroni della Champagne e di molti vescovi...\".\nIn italiano il verbo buggerare deriva del lat. mediev. Bulgarus «Bulgaro», e per estens. «eretico», «usuraio», da cui, come epiteto offensivo, «sodomita». Il significato originario era Sodomizzare, avere rapporti sodomitici, sebbene oggi si usi per lo più nel significato di truffare, ingannare. \nSecondo il Panzini, deriva invece da bugio=buco. Sebbene appaia normalmente nei vocabolari moderni e sia tuttora utilizzata nella lingua parlata, la parola sembra essere rimasta “sospesa” nell'Ottocento, secolo nel quale la gran parte dei vocabolari (Tommaseo, Cardinali Borrelli, Rigutini-Fanfani, D'Alberti di Villanuova, Panlessico) non la prende nemmeno in considerazione.\nBuggera è sciocchezza, fandonia, ma anche stizza, rabbia, ira. Anche il Pianigiani, che cita la Crusca, registra la derivazione da bugio= buco; e avverte: “voce plebea”. Ad ogni modo, il significato antico è “sodomizzare, avere rapporti sodomitici”. Si veda anche qui.\nLa liaison tra imbrogliare e sodomizzare è consolidata. \nMolti fanno derivare la parola buggera dal latino medievale Bugerus, variante di bulgarus. I bulgari, in quanto seguaci dell'eresia patarina, subirono, come tutti gli eretici, ogni sorta di accuse infamanti; tra le più gravi, a quei tempi, era la sodomia. Secondo il Devoto-Oli il traslato deriva “dall'identica pena che era riservata agli eretici e ai sodomiti” ; quindi buggero=sodomita.\nIl pregiudizio anti-bulgaro in Occidente ha quindi radici molto antiche.", "is_selected": false } ]
Prosodic stress in Italian.
Just when you think you've got your ear attuned to when one ought to drop a note/ tone (or whatever it should be called) when speaking an Italian sentence, you listen to words that don't seem to follow this "pattern". Can anyone give a concise explanation of when one "dips" in sentences such as the one below (Many apologies - I cheated and simply used GT! - correct at will, please!) """ Vado a Roma in estate e mi piacerebbe davvero vedere il Colosseo la mattina presto, prima che le folle arrivino. """ Dan
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[ { "score": "1", "ownerid": "1644", "text": "I'm going to give it a try, but I'm still unsure if this is what you are asking.\nIn your example sentence\n\n> Vado a Roma in estate e mi piacerebbe davvero vedere il Colosseo la mattina presto, prima che le folle arrivino.\n\nThere are 3 points that one could be able to stress / put emphasis on according to what he wants to emphasize (any single or combination of them):\n\n> Vado a Roma in estate e mi piacerebbe davvero vedere il Colosseo la mattina presto, prima che le folle arrivino.\n\n\nIn estate: You want to stress that you are not going \"soon\", but in summer time. Maybe used for example because you want to stress that you are not conflicting with work (summer is usually a more relazed period for most professions), or because it's warmer, or whatever.\ndavvero: You don't want to just visit the Colosseo, you crave it, you really can't wait to see it.\nla mattina presto (or just presto): you stress that timing is crucial, subsequently explaining in the subordinate sentence why that's the case.\n\nI don't think one could stress any other part of your example sentence, lest sounding a bit unnatural.", "is_selected": false } ]
Meaning of “or” in Italian?
What is the meaning of “or” in Italian? I thought “or” was an abbreviation for “ora”, but that doesn’t seem to always fit. For example, many bible verses begin with “Or” such as: """ Genesis 6:11 Or la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena di violenza """ But English translations usually give “And” for this word. Or, consider the following where it’s “or ora” — would that be “now now”? """ Matthew 9:18 Mentre egli diceva loro queste cose, uno dei capi della sinagoga, avvicinatosi, s'inchinò davanti a lui e gli disse: «Mia figlia è morta or ora; ma vieni, posa la mano su di lei ed ella vivrà». """ I’ve gathered that “or ora” means “just now” or “right now” — for example: https://tatoeba.org/eng/sentences/search?query=%3Dor&from=ita&to=eng I’ve tried looking up “or” in WordReference, Reverso, Linguee without much help.
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[ { "score": "4", "ownerid": "928", "text": "It is just a truncated form of ora.\n\n> óra¹ (tronc. ór) avv.\n\nIn your first example, it is used with meaning 2b from that link, i.e., as a generic link word to continue a story.\n\n> b. In principio di frase, ha spesso valore di congiunzione e serve a riprendere il filo del racconto o a passare a un’altra parte di questo\n\nIn your second example, as you already correctly assessed, or ora means just now.\nI suggest you to add the Treccani dictionary to your list of go-to online references. A good monolingual dictionary is harder to read than a bilingual one, but often it is more detailed.", "is_selected": true }, { "score": "1", "ownerid": "5965", "text": "I'll summarize what is said by \"Accademia della Crusca\" which is another respectable source to find the meaning of Italian words.\nThey basically say that some word spreaded according to geographical locations or different way of comunications. To express the concept of \"in this moment\" (\"in questo momento\") Italian poets have substituted the word \"nunc\" from Latin, with some variants like \"ora, mo, adesso\". As said, these abbreviations are used differently in different regions and could be combined. Some special form were lucky enough to be used nowadays like synonymous of \"now\" such in the cases \"mo ora\", \"or ora\". Thus, their usage depends on a multitude of things. \nPersonally if I would translate in English the two sentences they would be:\n\n\"Now earth was corrupted in front of God\";\n\"Meanwhile he said to them these things, one understood about the synagogue, close to him, bowed in front of him and said: 'my my daughter is died right now (right in this moment); but come here, put your hand on her and she'll live\".\n\nThe last sentence lets understand that the moment is very close, so you could still see what happened. Therefore the repetition \"or ora\" is used to reinforce the concept of \"now\".\nThe first phrase instead is more generic, \"now\" could refer to \"from now on\".\nI hope this is useful and I apologize if I made some mistakes in English.\nSources: \n\nhttps://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/tre-avverbi-per-un-solo-concetto-in-questo-momento/763\nI'm Italian! :)\n", "is_selected": false } ]
Venga da me - meaning of "da".
I know that "da" may mean to/at, when someone is talking about "one's place/home" or "one's work place", as "chez" in French. Examples: """ Devo portare il piccolo Luigi dal pediatra. (I must take the little Luigi to the pediatrician) È da sua madre. (He is at his mother's) """ However, I have just heard "Venga da me". I thought it would mean "Come to my place", but it was translated as "Come to me". Can it mean both? Is "venga a me" not usual?
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[ { "score": "4", "ownerid": "37", "text": "Venga a me would be theoretically correct, but it nowadays sounds hopelessly old-fashioned. A famous passage in the gospel of Mark has Jesus say “Suffer the little children to come unto me” (KJV; Sinite parvulos venire ad me in Latin), and it is usually phrased in Italian as Lasciate che i bambini [or fanciulli] vengano a me. But in modern everyday Italian you'd say something like Lasciali venire da me.\nIndeed, among many other uses, da can denote a destination (moto a luogo in Italian), when the destination is a person, as in both the paediatrician and the Venga da me examples; see item 2 here.", "is_selected": true } ]
"qualunque" and "qualsiasi", are they always interchangeble?
"Dammi un giornale qualunque." "Farebbe qualsiasi lavoro per vivere." Are these two adjective always interchangeable? Can we say, for example: "Dammi un giornale qualsiasi." "Farebbe qualunque lavoro per vivere." I already know that if a concessive phrase contains the present subjunctive of "essere", then "qualunque should be used. Is there any other case where the two adjectives are not interchangeble?
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[ { "score": "8", "ownerid": "421", "text": "I am not able to provide neither rules nor references, I can only tell you my opinion:\nQualunque and qualsiasi both mean any, but qualsiasi is slightly more whatever/whichever (implying a choice), because the etymology is somewhat clearer to Italian ears: \"quale si sia\". Today we would say \"quale che sia\", but anyways, sia is clearly contained in qualsiasi, and is also the reason why you cannot say \"qualsiasi sia\".\nSo \"dammi un giornale qualunque\" means slightly more \"give me just any newspaper (I don't care)\", while \"dammi un giornale qualsiasi\" means slightly more \"give me whichever newspaper you want to give me\".\nFor the same reason, if I look up in Google \"scegliere una carta qualunque\", I get 10 results, while if I look up \"scegliere una carta qualsiasi\" I get about 15800.\nIn Italy there has been (from 1946 to 1949) a political party called \"Fronte dell'Uomo Qualunque\" (\"Common Man's Front\"). It couldn't have been called \"Fronte dell'Uomo Qualsiasi\", because it didn't refer to a randomly chosen man, but to the common, average man.\nAs you see, I slightly disagree with Treccani, and I must say that it's not the first time this happens.", "is_selected": true } ]
Cosa sono i "caracuzzi"?
Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto: """ TWENTYONE, i due vecchi innamorati s’arrendevano alla gioventú, tanto gli avevano dato una bella lezione, adesso l’annunciatore vestito a stelle e strisce urlava e incitava la folla superstite a partecipare all’ultima dolorosa selezione: Diamante e Vita alzarono gli occhi e s’accorsero di essere rimasti soli a vedersela con un cameriere di Ocean Avenue e sua moglie, una creola zezzuta, le cui tette flosce come caracuzzi cercavano con successo di raggiungere l’ombelico, poi l’orchestrina attaccò l’ultimo valzer, Vita lo guardò negli occhi e un attimo prima dell’annuncio gli disse, sicura, abbiamo vinto, Diamà – FORTYFOUR, gridò l’uomo a stelle e strisce, and the winners are, the winners are... s’interruppe, perplesso, consultando il registro delle iscrizioni... """ Qualcuno di voi saprebbe spiegare il significato di "caracuzzi"? Immagino si tratti di un vocabolo di uso regionale, possibilmente correlato al napoletano. Non ho trovato questo termine su nessun dizionario, neanche sul vocabolario napoletano-italiano di Giuseppe Giacco né sul Lessico e Letteratura del Dialetto Napoletano di Salvatore Argenziano e Gianna De Filippis.
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[ { "score": "4", "ownerid": "2136", "text": "In un dizionario del dialetto gaetano, vale a dire di Gaeta, cittadina al confine tra Lazio e Campania (http://xoomer.virgilio.it/brguiz/gaeta/dizdiait.htm), caracuzze è il fico maturo che incomincia ad appassire e cade dall’albero. Il termine è usato in modo figurato.", "is_selected": true } ]
Solo vs soltanto vs solamente?
I was trying to find out how to translate the word "only" and found three separate words. Could someone help me understand when each of these is used and what the differences are between them? Examples would be amazing.
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[ { "score": "6", "ownerid": "1395", "text": "There is no difference between the adverbs solo, solamente, and soltanto in terms of meaning and usage. The only difference I can think of comes down to a matter of style: if you have already used adverbs ending with -mente in your sentence, then it’s better to choose either solo or soltanto rather than solamente.\nThe Treccani dictionary says that solo “[s]i alterna a solamente e soltanto (rispetto ai quali è più fam.)” [trad.: “alternates with solamente and soltanto, compared to which is more familiar”] (sub voce “solo”). Actually, I would say that solo is slightly more common, but not limited to a specific register, as you can find it in every kind of texts.\nIndeed, solo is more immediate and spontaneous than the other two synonyms:\n\n> Quest’auto mi è costata solo diecimila euro! [This car only set me back € 10,000!]\n\nYou can also use soltanto and solamente, of course, but, given that it’s a colloquial sentence, solo turns out to be more spontaneous and direct, as it’s shorter.", "is_selected": false }, { "score": "5", "ownerid": "", "text": "Hope the following extract may help: \n\n> Solo, soltanto and solamente are both adverbs and conjunctions and their use as such is interchangeable. As an adverb their meaning would be equivalent to the English adverb \"only\" (as in solely, merely or exclusively). For example: Parlo solo/soltanto/solamente inglese. I speak only English As a conjunction their meaning would be equivalent to the English conjunction \"only\" and convey an adverse meaning by describing a negative quality to something otherwise positive. For example: La pizza e buona, solo/soltanto/solamente un po' salata. (The pizza is good, only a little salty). Solo, in addition to being an adverb and a conjunction is also an adjective and a noun: as an adjective it means something similar to \"alone\" as in \"without company\". For example: Viaggio sempre solo. I travel always alone. Or this other one: Dopo la partenza della mia fidanzata sono rimasto solo nella stanza. After the departure of my fiancèe I remained alone in the room. as a noun (male) it means sole, single, and its meaning is similar to that of the adjective \"only\" in English (as in \"the one\"; \"the one person\"; \"the only person\"; \"the only one\" - This is kind of interesting considering that in English \"only\" does not have a noun function but it uses a noun to approximate its meaning to the equivalent of the Italian noun solo). For example: Credo che tu non sia il solo ad avere questi dubbi. I think that you are not the only one to have these doubts. In music jargon its meaning would be \"soloist or solo\". For example: Questa e una composizione per solo. This is a composition for (a) soloist/solo.\n\nRecap:\n\n> Solo/Soltanto/Solamente When used as an adverb or as a conjunction they can be interchanged. These three words translate to \"only\" (adverb and conjunction) in English. Solo is also an adjective and a noun. When it functions as an adjective or as a noun its use cannot be interchanged with soltanto/solamente. In all three cases (adjective, adverb and conjunction) solo can be translated as only using the corresponding adjective, adverb and conjunction function that the word only has in English. In the case of the noun function it can be translated as \"the only one\" because only does not have a noun function in the English language.\n", "is_selected": true } ]
Posizione di "sempre" quando è accompagnato da un verbo.
Nel linguaggio comune, quando l'avverbio "sempre" è accompagnato da un verbo, deve esso seguire necessariamente al verbo? O si può anche scrivere "sempre" prima del verbo? Ad esempio, nella frase """ Ho sempre la curiosità di sapere se c'è qualche novità interessante nel mondo della cultura """ ho messo "sempre" dopo il verbo. Sarebbe anche corretto scrivere "sempre" prima del verbo, in questo modo? """ Sempre ho la curiosità di sapere se c'è qualche novità interessante nel mondo della cultura. """
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[ { "score": "2", "ownerid": "70", "text": "\n> Sempre caro mi fu quest'ermo colle\n\nè l'inizio di una bella e famosa poesia, ma qui parliamo del linguaggio comune.\nL'avverbio “sempre” è normalmente posposto al verbo:\n\n> ho sempre la curiosità di sapere …\n\ne lo stesso vale per mai che però attira il non rafforzativo:\n\n> non ho mai la curiosità di sapere …\n\nIl modo sempre ho oppure mai ho è, a quanto mi risulta, in via di sparizione se già non è sparito, a parte linguaggi settoriali (leggi, burocrazia) o la poesia. Forse mai ho è meno infrequente. Entrambi corretti, sia chiaro, ma desueti.\nNota che gli avverbi “approssimativi” (termine certamente non tecnico) come raramente o spesso vanno indifferentemente prima o dopo, dando sfumature diverse:\n\n> raramente ho la curiosità di sapere … ho raramente la curiosità di sapere …\n\npotrebbero suggerire interpretazioni leggermente differenti, ma si tratta, come detto, di sfumature.", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "1026", "text": "È meglio mettere \"sempre\" dopo il verbo (esempio: “mi fermo sempre all'edicola quando esco per andare al lavoro”). Metterlo prima suona molto enfatico: va bene solo nelle poesie, nelle canzoni, nelle opere teatrali...", "is_selected": true } ]
Come posso esprimere "lame excuse" o "cheap excuse" in italiano?
In inglese, l'espressione "lame excuse" significa una scusa molto poco convincente. In castigliano e in catalano esiste un modo di dire colloquiale per esprimere questa stessa idea: "excusa barata" (in senso proprio, l'aggettivo castigliano "barato" e il catalano "barat" si usano per qualificare qualcosa di basso prezzo, di economico). Curiosamente, ho trovato questa espressione nella traduzione in catalano di Antoni García Santiago e Albert Folch i Folch del libro Niels Bohr's times di Abraham Pais. Allora mi sono accorta che quello che appare nella versione originale è "cheap excuse". Quindi, in inglese esiste anche l'espressione "cheap excuse", che immagino abbia una sfumatura di qualcosa più spregevole di "lame excuse". Come potrei rendere queste espressioni in italiano (preferibilmente in modo idiomatico)?
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[ { "score": "4", "ownerid": "6017", "text": "A \"insulsa\" già citata in un commento, aggiungerei debole, patetica, penosa, ridicola, vana, assurda, pietosa, insensata, stupida, povera.\nAggiungo qualche riferimento alla definizione dell'originale inglese:\nhttps://www.collinsdictionary.com/submission/3083/lame+excuse\nhttps://www.powerthesaurus.org/lame_excuse/synonyms\n--AGGIUNTA--\n\"Pallida\"", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "Un altro aggettivo potrebbe essere risibile:\n\n> Che suscita il riso, nel senso di derisione, scherno: risibil gobba (Parini); impotente e sprezzabile e risibil nemico (Alfieri); ma per lo più di discorsi, pensieri, azioni, ecc.: parole, minacce, proposte, credenze r.; scuse, giustificazioni r.; contegno, comportamento risibile.\n\nIn questo caso la scusa è talmente ridicola e assurda che causa quasi il riso in chi l’ascolta.", "is_selected": false } ]
C'è in italiano un'espressione equivalente a "peso el tacon del sbrego"?
"Peso el tacon del sbrego", ossia "è peggio il rattoppo dello strappo". In Veneto questa espressione viene usata quando si vuole significare che il rimedio è peggiore del fatto che si voleva rimediare. Quale l'espressione in lingua italiana che più si avvicina a questa dialettale?
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[ { "score": "2", "ownerid": "2038", "text": "Forse l'espressione \"cura peggiore della malattia\" ? ", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "2301", "text": "Fino a dieci secondi fa, avrei detto che in italiano si dice \"toppa peggiore del buco\"; però non sono troppo lontano dal Veneto, magari è un regionalismo.", "is_selected": false } ]
Come si dice in italiano "hottest single"?
In inglese per parlare dei brani/album più popolari si dice hottest single/ hottest album. In italiano invece come si dice? Top hit? Top brani? Esiste un modo di dire che somigli di più a hottest single?
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[ { "score": "4", "ownerid": "6347", "text": "I meno giovani ricorderanno sicuramente una trasmissione radiofonica che ha fatto storia in fatto di canzoni più ascoltate del momento.\n\n> Il 6 gennaio 1967 partiva il primo numero della popolare rubrica radiofonica “Hit Parade”, presentata da Lelio Luttazzi. In onda fino al 1976, tutti i venerdì all’ora di pranzo, era una vetrina settimanale dei dischi più venduti. Per anni fu un appuntamento fisso per milioni di ascoltatori e diede a Luttazzi una grande fama.\n\nDa quella trasmissione vennero fuori alcune espressioni che rimasero nel tempo come “la canzone regina” per indicare la prima in classifica. Ai tempi si parlava di dischi “più venduti”, ora i parametri sono diversi e la notorietà dei pezzi musicali dipende da quante volte sono scaricati od ascoltati dalle varie piattaforme internet.\nEspressioni come il pezzo del momento o anche i pezzi più hot del momento sono molto comuni.", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "6856", "text": "In generale, puoi tradurlo letteralmente con \"il brano/singolo/album più caldo (del momento)\" oppure con \"il brano più popolare\" o anche \"il brano più ascoltato\".\nUserei invece cautela nel tradurre con l'espressione \"il brano più in voga\" che, sebbene corretta, rischia di suonare un po' antiquato o \"accademico\" in determinati contesti.\nSe invece lo devi usare come \"categoria\" (ad esempio come voce di un menu di navigazione per su un sito/app) direi che è abbastanza comune usare \"brani più ascoltati\", \"brani popolari\" oppure \"brani di tendenza\" (che ricalca l'inglese \"trending\")", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "6863", "text": "La sezione musica di YouTube italiano utilizza vari termini, i più appropriati mi sembrano \"hit\", \"di tendenza\" e \"successi\". Ad esempio: \"le hit di oggi\", \"gli album più di tendenza\", \"i successi hip hop del momento\".\nAmazonmusic italiano invece utilizza termini come \"più ascoltati\" e \"top hit\" (questo a volte anche nel plurale, \"hits\"). Ad esempio: \"brani/album più ascoltati\", \"hits del momento\".\nSpotify italiano utilizza anch'esso \"hit\" e \"popolari\". Ad esempio: \"i singoli più popolari\".\nSecondo me tutti questi termini sono facilmente comprensibili e interscambiabili. L'unico che mi sembra scorretto è \"hits\" al plurale, perché quando si scrive in italiano i termini inglesi non vogliono la s, anche quando sono plurali (fonte).", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "1243", "text": "In aggiunta alla precedente risposta suggerisco il termine tormentone nella parte dell'accezione riferita ad un brano musicale:\n\n> (fam.) persona o cosa noiosa, fastidiosa, opprimente; anche, persona o cosa che viene insistentemente proposta dai media, risultando tediosa e irritante: tuo figlio è un tormentone; questa canzone è il tormentone dell’estate\n\nUna canzone che ha un grande successo in breve tempo e viene riproposta ossessivamente dai media.", "is_selected": false } ]
"Anche/pure" related to a verb.
How do I translate the following sentence into Italian? """ He reads and also works. """ I know that "anche/pure" precede the word they refer to. Thus, an obvious attempt would be: """ Lui legge e anche/pure lavora. """ However, I have read at http://elsaitalianoavanzato.blogspot.com/2008/03/luso-di-anche-confronto-con-tambin.html that these adverbs can only precede a verb if it is in an impersonal form (infinitive/gerund/past participle). The only remaining choise I see is to put "anche/pure" at the end of the sentence: """ Lui legge e lavora anche/pure. """ Is that the correct one?
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[ { "score": "-1", "ownerid": "5487", "text": "It's more correct to put “Anche/pure” at the end of the sentence.\nIn this case, \"pure\" has the same meaning of in the same way or at the same time, but it make sense after the verb has been written .\nSo you can read the phrase in this way: \n\n> Lui legge e lavora allo stesso tempo.\n", "is_selected": false } ]
“Fortemente voluto”.
Osservo che in tempi recenti si è molto diffusa la locuzione “fortemente voluto”, specie in “aziendalese” e “politichese”, in frasi del tipo (prendo quasi a caso da Google Books): """ È uno dei rari esempi di collaborazione transfrontaliera di tipo bottom-up, fortemente voluto dagli operatori locali. Fortemente voluto proprio in questi mesi dal Ministro Profumo il programma propone una grande possibile interazione... È un risultato fortemente voluto in oltre mezzo secolo di impegno dalle forze politiche, economiche e sociali del Friuli-Venezia Giulia... """ (ometto le citazioni specifiche perché non mi interessano le singole istanze, quanto il tipo di contesto in cui si adopera). Una consultazione dell'Ngram Viewer di Google Books conferma empiricamente che, con la diffusione attuale, è un fenomeno relativamente recente, decollato negli anni Ottanta e asceso rapidamente: Ora: qualcuno sa che cosa abbia provocato questa rapida ascesa dell'uso di “fortemente voluto”? È un calco da qualche espressione in un'altra lingua? Lo usò qualche personaggio famoso?
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[ { "score": "0", "ownerid": "6856", "text": "Premesso che quanto segue è solo un'ipotesi personale e che non ho alcuna competenza linguistica o filologica per fare alcuna affermazione al riguardo, credo che il fenomeno possa essere spiegato, almeno in parte, dall'evoluzione dei costumi e della mentalità nel tempo.\nRicordo che, quando da bambino dicevo \"voglio\", nove volte su dieci i miei nonni mi rispondevano che \"l'erba voglio non cresce neppure nel giardino del re\".\nConsideravano \"voglio\" un'espressione \"forte\", quasi maleducata, come se si esprimesse una pretesa più che una volontà, ed era abbastanza comune esprimere una volontà con termini meno netti (augurarsi, caldeggiare, etc.).\nNel tempo questa attitudine è cambiata. Credo che due fattori determinanti possano essere stati il boom economico ed i movimenti degli anni '68 e '77: il primo ha messo molte più persone nelle condizioni materiali di poter volere qualcosa, mentre i secondi hanno contribuito a sdoganare dal punto di vista culturale l'idea che si potesse lecitamente volere qualcosa e chiederlo a gran voce.\nE' possibile che, quel \"fortemente\" sia entrato in auge e divenuto via via più comune man mano che \"volere\" ha perso la forza intrinseca che aveva prima, diventando una neutra espressione di un desiderio.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "725", "text": "La rapida ascesa dell'uso di “fortemente voluto” nel corpus di Google dipende dal fatto che le ivi presenti pubblicazioni comprendono dagli '80 in poi tipologie o raccolte 'letterarie' prima assenti.\nCioè, in altri termini, nello scritto e nel parlato reale non c'è stato alcun incremento esponenziale nell'uso della predetta locuzione. Siamo, piuttosto, di fronte ad una distorsione dovuta al processo di formazione del corpus di Google.", "is_selected": false } ]
Quale forma dell'articolo si deve usare in questa situazione?
La lettura di questa domanda ha messo dei dubbi sull'uso dell'articolo anche a me. Immaginate questa situazione. Sono entrata in un supermercato e voglio comprare farina. Cerco una farina qualsiasi e di qualsiasi marca perché non ho ancora deciso quale farina comprare, ma non la trovo. Voglio chiedere aiuto a un commesso del supermercato. Quale tra queste frasi è la corretta in questa situazione? """ Sto cercando farina. Sto cercando della farina. Sto cercando la farina. """ E se cerco un pane qualsiasi, cosa dovrei dire? """ Sto cercando pane. Sto cercando del pane. Sto cercando il pane. """
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[ { "score": "3", "ownerid": "2500", "text": "Cerco \"della\" farina è generico. \nSignifica che tu stai cercando un generico tipo di farina. \nCerco \"la\" farina significa che tu stai specificando il prodotto... Posso dirti che è corretto dire in entrambi i modi, ma sentirai dire \n\"Cerco la farina 00\" per un tipo specifico di farina \n\"Cerca della farina per una focaccia\" è più generico, sembra quasi non importare il tipo di farina. \nAd ogni modo è corretto usare entrambi i modi, solamente una persona super puntigliosa potrebbe fare problemi su un argomento del genere...\nMentre i primi due:\n\"Cerco farina\"\n\"Cerco pane\"\nsono completamente sbagliati", "is_selected": false }, { "score": "3", "ownerid": "37", "text": "Senz'altro l'unica forma idiomatica è, in entrambi i casi, la terza.\nÈ diverso il caso in cui, arrivati al banco del pane, lo ordiniamo: in quel caso, se non abbiamo ancora le idee chiare, diremo qualcosa come “Vorrei del pane” o “un po' di pane” (e ci chiederanno di che tipo).\nIn generale, l'articolo determinativo è molto più usato di quello che si dedurrebbe dalla semplice contrapposizione determinato/indeterminato (“dammi il libro (di cui abbiamo parlato)/un libro (qualsiasi)”). Per esempio, si direbbe “mi piacciono gli spinaci” (determinando quel tipo di verdura, ma non quali spinaci in particolare, se surgelati o dell'orto del vicino), “dobbiamo ricomprare lo zucchero”, “andiamo a Fiumicino a mangiare il pesce”.", "is_selected": false } ]
Qual è il senso di "qualunque" in questo verso del Paradiso?
Ecco alcune terzine del canto XXXI del Paradiso di Dante (versi dal 73 al 78, grassetto mio): """ Da quella regïon che più sù tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona, quanto lì da Beatrice la mia vista; ma nulla mi facea, ché süa effige non discendëa a me per mezzo mista. """ La mia domanda è sul senso del termine "qualunque" nel verso 75. Leggendo le diverse accezioni che appaiono sul Grande dizionario della lingua italiana, anche qui, ho pensato fosse "qualsiasi persona che", ma non ne sono per niente sicura. Anzi, ho l'impressione che mi sfugga qualche sfumatura. Potreste aiutarmi a chiarire questo mio dubbio?
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[ { "score": "1", "ownerid": "6856", "text": "In questo passaggio \"qualunque\" è da intendersi come \"neppure quello che / anche se / per quanto\"; la parafrasi è grossomodo:\n\n> Nessun occhio mortale è più distante da quella regione di cielo in cui tuona, neppure quello che / anche se / per quanto si inabissasse nel mare più profondo, Di quanto (era distante) da Beatrice la mia vista; ma (questa distanza) non aveva alcun effetto, poiché la sua figura non arrivava a me attraversando un mezzo fisico\n\nO, in forma un po' più libera:\n\n> [73-75] Nessun occhio mortale, anche se guardasse dal più profondo del mare, disterebbe da quella regione più alta dell’aria nella quale si formano i tuoni, [76-78] più di quanto la mia vista lì distava da Beatrice; ma ciò non mi era di alcun ostacolo, perché la sua immagine non giungeva a me velata dall’atmosfera.\n\n[EDIT] Probabilmente la parafrasi più \"aderente\" sarebbe quantunque, anche se nell'italiano quotidiano moderno è poco usato", "is_selected": false } ]
Significato di "arrivare alle croste" in questo contesto.
Nel racconto Il paese, di Beppe Fenoglio, ho letto: """ Come rientrarono, c’era qualcosa in aria nel retro, e precisamente la vecchia Jeanne che se la prendeva con suo marito, di un tono tra il flebile e lo sdegnato. – Ti sei alzato alle otto, io alle quattro. Mi hai fatto colazione per due, a pranzo hai mangiato per quattro ed hai preteso la torta di zucchini, sapendo lo straordinario lavoro che mi dà. Tra stamattina e adesso hai fumato venti sigarette minime, hai bevuto due birre e quattro gazose, hai sgranocchiato un etto di caramelle, e adesso mi rivuoi della birra. Se non ti arrivavo alle croste, già l’avevi grattata. """ Non capisco il significato dell'espressione "arrivare alle croste" che appare in questo passaggio. Ho cercato alla voce "crosta" in alcuni dizionari, ma non l'ho trovata. Sapreste spiegarmi cosa vuol dire?
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[ { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "Arrivare alle croste significa arrivare alle spalle, sorprendere alle spalle. In questo caso se non l'avesse sorpreso avrebbe già rubato (grattato, nel testo) nuovamente la birra.\nIn Liguria e in basso Piemonte, quando si dice avere sulle croste qualcuno significa avere qualcuno a carico (in senso figurato le croste sono le spalle). In senso spregiativo stare sulle croste significa avere qualcuno che sta sulle scatole, che infastidisce.", "is_selected": true } ]
Cosa significa esprimersi in modo legnoso?
Il vocabolario Treccani menziona questo uso figurato del termine "legnoso": """ stile legnoso, secco, eccessivamente stringato. """ Questo vocabolo però l'ho visto usato per la prima volta per descrivere il modo di esprimersi in questo commento: «...suonerebbe un po' legnoso, ...». Penso che in questo caso il significato sia diverso di quello spiegato dal Treccani. È così? Potreste spiegarmi le diverse sfumature dell'aggettivo "legnoso" usato per descrivere il modo di esprimersi?
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[ { "score": "8", "ownerid": "37", "text": "Il “colpevole” del commento era il sottoscritto. Lì usavo “legnoso” nel senso che il Treccani (nella stessa voce citata nella domanda ma riferendolo solo alla persona e ai suoi movimenti) parafrasa come «che manca di grazia, o di scioltezza, di agilità, rigido, impacciato». Anche lo Zanichelli dà, tra i significati figurati di “legnoso”, «privo di scioltezza, morbidezza, elasticità, disinvoltura e sim.»\nCercando un po' a casaccio qualche esempio di questo uso (evitando la ricca messe di usi più letterali dell'aggettivo), trovo tra gli altri:\n\n> Nei film esaminati, gli elementi discorsivi vengono affrontati con una tecnica mista, che mostra quanto sia difficile trasferirli adeguatamente in tedesco. Succede che questi elementi vengono tralasciati sistematicamente, e la loro omissione, insieme ad altri aspetti della sintassi e del lessico, fa sì che un personaggio che nella versione originale parlava in modo naturale e informale diventi invece formale e legnoso, si veda ad esempio il capostazione nel film La Stazione / Der Bahnhof. (Da un articolo sul doppiaggio in tedesco.) Anche chi usa termini che appartengono al modo di esprimersi tendenzialmente involuto e legnoso della lingua in uso oggi, dal poco simpatico taglio \"sociologico\", per così dire, lo fa sempre nell'ambito della \"buona battaglia\" per la difesa della vera fede, che ognuno combatte con i mezzi di cui è capace, tutti buoni e tutti validi. (Da una discussione sulla Chiesa, che ha preso una deriva linguistica.)\n\nE anche quando, parlando dello stile di chi scriva in una lingua che non gli è del tutto congeniale, qualcuno commenta «quello che ieri era un'eccezione (dall'inglese travolgente del polacco Joseph Conrad allo stile legnoso di Italo Svevo che, ci hanno insegnato a scuola, in tedesco avrebbe scritto più fluidamente, ma ha deciso di essere italiano nello pseudonimo e nella lingua), oggi è una scelta piuttosto comune», direi proprio che – condivisibile o meno che sia il discorso – usi “legnoso” nel senso di “rigido e privo di scioltezza” e non in quello di “secco e stringato”.", "is_selected": true } ]
Dubbio sulla parola “correggia”.
Tempo fa ho letto un libro dove c’era scritto: """ Valentina si appiattì a terra, sfiorò l’ammattonato del pavimento saltando a rana tra le gambe delle sorelle e, raggiunta la scala a piuoli dell’abbaino, ci si arrampicò svelta come una gatta, con il binocolo nero che le ciondolava sulle reni, appeso al collo con la lunga correggia di pelle. """ Visto che per me questa parola era nuova, ho cercato e ho trovato che è una cinta, forse per cavalli. Sino a qui è tutto chiaro. Però, a volte, parlando, capita di sentire delle varianti. Non riesco a capire se siano forme dialettali con diversi significati. Ecco alcuni esempi che sento e leggo: """ Annabelle ruppe la sureggia della borsa. """ Interpretazione: Ha rotto il manico della borsa. """ Donne e scorregge scappano. """ Interpretazione: le donne scappano come anche le briglie dei cavalli. """ La vita è breve come la scoreggia di una farfalla. """ Interpretazione: la vita è breve come le antenne delle farfalle (ho molti problemi su questa). """ Sono tre, no quattro! Mi correggia lei se sbaglio. """ Interpretazione: non ho idea... A volte gli amici miei hanno detto: """ Ho tirato una scureggia fortissima e il gatto si è svegliato. """ Interpretazione: ha lanciato qualcosa e ha fatto svegliare il gatto. Q: qual è il significato più corretto di “correggia”? Ha significato dilettale? “Correggia”, “scorreggia”, “scureggia”, “corregga” hanno lo stesso significato?
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[ { "score": "7", "ownerid": "5327", "text": "Non sono assolutamente espressioni dialettali: rientrano infatti nella lingua Italiana. \nUna ‘correggia’, come più o meno hai già accennato, è una striscia, solitamente di cuoio, usata per avvicinare due oggetti. Può anche voler dire ‘cinghia’ o, semplicemente, “striscia di pelle”. In antichità veniva anche chiamata ‘scorreggia’. \nOggi ‘scorreggia’ vuol dire ‘flatulenza’, “emissione rumorosa di gas intestinali dall'ano”, idem ‘scureggia’, versione popolare del termine. Ovviamente ‘correggia’ in questo caso è sinonimo di ‘scorreggia’ (guarda qua per ulteriori chiarimenti).\nPer quanto riguarda le frasi che hai scritto, posso dirti che: \n\n> Annabelle ruppe la sureggia della borsa.\n\nSebbene possiamo usare ‘scorreggia’come sinonimo di ‘correggia’, non mi risulta valga lo stesso per ‘scureggia’. Suppongo quindi o che tu abbia fatto un errore di battitura, oppure che sia sbagliata la frase che hai letto (o semplicemente che io sia stata informata in modo errato). Ad ogni modo, se il termine fosse giusto, la tua interpretazione sarebbe corretta: la correggia di una borsa può, infatti, essere il suo manico.\n\n> Donne e scorregge scappano.\n\nSi tratta di una citazione di Stefano Benni : “Donne e scoregge scappano anche se non vuoi”. Significa semplicemente che nonostante uno non voglia farsele scappare, le donne e le flatulenze scappano: infatti una donna può abbandonare un uomo senza che quest’ultimo voglia e una flatulenza può scappare…\n\n> La vita è breve come la scoreggia di una farfalla.\n\nAnche qua si parla di flatulenze. Non credo siano necessarie ulteriori spiegazioni.\n\n> Sono tre, no quattro! Mi correggia lei se sbaglio.\n\nQua sono fortemente convinta che tu abbia sbagliato a scrivere o che abbia capito male. Se così non fosse la frase non avrebbe senso. Suppongo volessi dire ‘corregga’ che è voce del verbo correggere.\n\n> Ho tirato una scureggia fortissima e il gatto si è svegliato.\n\nSempre come prima, il tuo amico ha emesso una flatulenza talmente rumorosa da svegliare il gatto. Non ha tirato niente di fisico. ", "is_selected": true } ]
La parola "bovazza" è un termine di uso regionale?
Nel romanzo Pane e tempesta di Stefano Benni ho letto questa frase: """ Alice amava la natura in tutte le sue forme, dalla più umile bovazza di mucca al più raffinato disegno sulle ali di una farfalla. """ Non ho trovato il vocabolo "bovazza" in nessuno dei dizionari online che consulto di solito. Tuttavia, appare in questo Vocabolario italiano-ferrarese e il suo significato sembra essere "escremento bovino". Secondo questo documento, però, si tratta di un termine italianizzato, il termine in ferrarese è "buàzza". La mia domanda è: "bovazza" è un vocabolo di uso regionale? In quali regioni d'Italia si usa?
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[ { "score": "4", "ownerid": "1243", "text": "Il termine viene utilizzato a livello regionale e ha diverse varianti.\nNella zona di Bologna per esempio esiste il termine boazza\n\n> boa(z)za /a/ s. m. 1 sensazione di grande stanchezza; “ho una gran boazza addosso” 2 grosso escremento di vacca, ma più in generale di qualsiasi animale; “ho pestato una boazza!”. Per 1 vedi anche fiacca, flemma, stufisia.\n\nun termine colloquiale che indica (anche) l'escremento di vacca.\nIn Trentino si fa riferimento sempre alla boaza con lo stesso significato.\nIn Veneto, come giustamente fa notare @Gio, viene usata la variante boassa.\nIn questo dizionario dialettale puoi trovare ulteriori varianti:\n\n> Canton Ticino sterco bovino, vaccina: buascia Emilia Romagna sterco bovino: buàsa Friuli Venezia Giulia sterco bovino: boassa Lombardia sterco bovino, vaccina: bovàscia (Milano), sciòta, sciòta (Valtellina/SO) Veneto sterco bovino: boassa\n", "is_selected": true } ]
Is 'È oggi che c'è...' grammatically correct?
Let's have a look at this sentence. """ Oggi c'è la festa di Carlo. """ If you want to emphasise the fact that the party is today, you can say 'La festa di Carlo è oggi' or 'È oggi la festa di Carlo', can't you? I've heard people say """ È oggi che c'è la festa di Carlo. """ too. Is this grammatically correct? It sounds to me like a contraction of a longer form, such as 'È oggi il giorno in cui c'è la festa di Carlo'.
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[ { "score": "5", "ownerid": "707", "text": "The sentence you proposed is an example of a construction called \"frase scissa\". Vittorio Coletti, in his book Grammatica dell'italiano adulto, explains:\n\n> E tutte le volte che si spezza una frase semplice ricavandone, a scopo di sottolineatura, una seconda («viene Andrea» > «è Andrea che viene»; «quando vieni?» > «quand'è che vieni?»), cioè nelle cosiddette frasi scisse (cfr. cap. IX), scomposte in due, è ancora che, tra relativo e congiunzionale, a farla da padrone.\n\nThat is, with this mechanism, one breaks a simple sentence with the purpose of giving emphasis to some part of it, obtaining a complex sentence divided in two clauses, one of them introduced always by \"che\" (which can be a relative pronoun or a conjunction).\nThis mechanism is explained with more detail in chapter IX of this book:\n\n> Prendiamo la frase già incontrata «canta Mario», risposta con posticipazione del soggetto all'ipotetica domanda «chi canta?». Se la riscriviamo così: «è Mario che canta», diamo al soggetto un duplice rilievo: segue il primo verbo (è) ma precede il secondo (canta) tramite un pronome relativo (che). Si tratta della cosiddetta «frase scissa», costrutto anch'esso secolare dell'italiano, capace di dare evidenza speciale tanto al soggetto quanto ai complimenti; possiamo infatti anche dire, invece di «Mario mangia la mela», «è la mela che Mario mangia»; invece di «Mario ha dato il libro a Carlo», «è a Carlo che Mario ha dato il libro», ottenendo un'espressività in certi casi utile; sono strutture sintattiche tipiche e quasi riservate all'orale, che fanno concorrenza alle dislocazioni per efficacia espressiva. [...] Oggi si trova sempre più frequentemente.\n\nSo, using this mechanism, you can give emphasis to the subject or to any of the complements of the sentence. The author explains that this kind of sentences are not to be considered grammatically incorrect (he says explicitly at some point in this chapter \"non è sbagliato\"), but they are more typically used in oral communication. However, it is nowadays sometimes found in written texts, in contexts that are not very formal:\n\n> La frase scissa, costrutto originariamente soprattutto dell'orale, si va propogando allo scritto, almeno in certe sue tipologie. Non solo nello scritto che riproduce il parlato, come logico (Enrico Testa lo ha ben illustrato nella novella antica e nel romanzo italiano di Otto e Novecento), ma anche in quello argomentativo, purché sufficientemente informale, disinvolto, elastico. In un articolo di Eugenio Scalfari sulla «Repubblica» del 16 novembre 2014 leggiamo: «Il Partito della nazione è democratico, al suo interno si discute liberamente... Discute anche con il leader, ma poi è lui che decide», e nella frase scissa conclusiva non ci troviamo nulla di male, come, credo, non c'è niente di male nella dislocazione con ripresa pronominale che ho usato io («nella frase scissa... ci...») per dirlo.\n", "is_selected": true } ]
Cosa significa "perdere la cintura" in questo contesto?
Nel libro Cronaca familiare, di Vasco Pratolini, ho letto: """ Se colpite secco e giusto a quel dato punto della mascella, anche Joe Louis piegherà le ginocchia, il suo organismo non reagirà più, avrà inizio la sua agonia di campione che durerà dieci secondi. L’agonia mortale è più lunga di quella di un boxeur che perde la cintura, ed è straziante, crudele, indicibile... """ Potreste spiegarmi cosa vuol dire "perdere la cintura" in questo contesto? Una ricerca su Google mi ha fatto vedere che è un'espressione che si usa nel pugilato, ma non ho trovato il significato.
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[ { "score": "3", "ownerid": "", "text": "La cintura è il trofeo per eccellenza nella boxe. Perdere la cintura significa perdere il titolo di campione in una delle varie categorie del pugilato. \n\n> Tenere in mano quella cintura. Tenere in mano la cintura di campione italiano, non è facile. No: perché è oro. Preziosa e pesante allo stesso tempo. E, quando Michele Esposito, ieri, è venuto in redazione a farcela vedere, non abbiamo resistito alla tentazione di tenerla tra le nostre mani.\n\n(www.laprovinciadivarese.it)\n\nIn merito alla curiosità espressa riguardo al fatto se negli anni ‘40 si usava la cintura trofeo nel pugilato: \nDa La storia del pugilato:\n\n> Il primo italiano ad indossare la cintura di campione del mondo fu il friulano Primo Carnera che, nel 1933 sul ring di Long Island, batté lo statunitense Sherkey Jack per KO alla sesta ripresa.\n\n\nL’uso della cintura trofeo nel puglilato risale agli inizi del ‘800.\nChampionship belt: \n\n> The first belt given as a prize for accomplishments within the ring was presented in 1810 by King George III to bare-knuckle boxer Tom Cribb, after he defeated Tom Molineaux, an American former slave.\n\n(Wikipedia)", "is_selected": true }, { "score": "2", "ownerid": "1243", "text": "Il boxeur che perde la cintura è il pugile campione in carica che viene sconfitto e di conseguenza perde il titolo, rappresentato dalla cintura.\nSenza entrare troppo nello specifico all'interno della WBA - World Boxing Association i pugili vengono suddivisi in categorie diverse in base al peso.\nPer ogni categoria c'è il titolo con la corrispondente cintura.\nIl pugile Joe Louis riportato nel passaggio da te riportato era un peso massimo.", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "4224", "text": "Il campione di pugilato ha come riconoscenza \"la cintura\"; se la perde, vuol dire che non è più lui il campione, ed in questo contesto vengono descritte le sue reazioni con aggettivi come \"straziante, crudele, indicibile...\"", "is_selected": false } ]
Cos'è un "tubo pescante"?
Nel racconto Zolfo dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio): """ Prelevò un campione dalla caldaia, lo lasciò raffreddare e lo saggiò col reattivo: la provetta rimase limpida qualche secondo, e poi diventò bianca come il latte. Lanza spense il fuoco, fermò l’agitazione e la ventola, ed aperse il rompivuoto: si sentí un lungo fischio rabbioso, che piano piano si andò placando in un fruscio, in un mormorio, e poi tacque. Avvitò il tubo pescante, mise in moto il compressore, e gloriosamente, in mezzo a fumi bianchi ed all’aspro odore consueto, il getto denso della resina andò a placarsi nella bacinella di raccolta in un nero specchio lucente. """ Sapreste spiegarmi cos'è un "tubo pescante"? Ho cercato alla voce "tubo" di parecchi dizionari, ma non appare questa espressione. Quello che ho trovato per "pescante" sul vocabolario Treccani e sul Grande dizionario della lingua italiana non sembra avere senso nel contesto del testo. Una ricerca su Google di "tubo pescante", però, dà parecchie occorrenze.
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[ { "score": "5", "ownerid": "2876", "text": "Prendendo dalla definizione di pescare dal vocabolario Treccani (qui il participio presente è usato come aggettivo):\n\n> Di nave e di qualunque imbarcazione, avere lo scafo immerso nell’acqua per una maggiore o minore altezza (v. pescaggio): la nave pesca cinque metri. Anche, per estens., di altri oggetti che sono parzialmente immersi in un liquido: il timone pesca fino a metà (o pesca poco, troppo); portando ogni tanto alle labbra la cannuccia che pescava nella bibita (Bassani).\n\nDunque un tubo \"pescante\" è immerso almeno in parte in un liquido (o gas) e, come fa notare @Hachi, la sua funzione è di solito quella di aspirare il liquido stesso per esempio tramite un compressore.\nSi può parlare anche di tubo di aspirazione\nAlcuni spaccati che illustrano il concetto:\n\n\nAnche questi spruzzini usano un tubo pescante:\n\n(source: eticastore.it)", "is_selected": true } ]
Ci sono dizionari per i dialetti Italiani?
Sono italo-americano e sto imparando l'italiano standard. Ho una comprensione decente della lingua e riesco a parlare con i miei genitori. Però alcuni miei parenti siciliani parlano solo in dialetto, e non li capisco. Ci sono dizionari tra l'italiano standard ed uno qualsiasi dei molti dialetti italiani? (siciliano, napoletano, o altri).
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[ { "score": "3", "ownerid": "8410", "text": "Esistono dei dizionari dei dialetti italiani, pero':\n\nquelli di buona qualita' (come questo per il siciliano) spesso non sono disponibili su Internet\nspesso sono solo \n```\ndialetto -> italiano\n```\n, e non \n```\nitaliano -> dialetto\n```\n.\nquelli disponibili su internet sono spesso di dubbia affidabilita'.\n\nUn'alternativa e' Wiktionary, un dizionario multilingue che segue un progetto simile a Wikipedia. Quello in lingua inglese e' di gran lunga il piú ricco; vi trovi:\n\nparole in siciliano con una traduzione in inglese (per esempio, arricriari)\nparole in inglese con una traduzione in moltissime lingue, spesso anche il siciliano (per esempio, nel paragrafo Translations della voce wife trovi \"Sicilian: mugghieri (scn) f\" e \"Neapolitan: mugliera f\"\n\nIo in generale mi trovo molto bene con Wiktionary, ma ovviamente valgono le stesse avvertenze che con Wikipedia - non e' necessariamente curato da esperti.\n(In Italia usiamo la parola \"dialetto\" in modo piuttosto ampio - non e' una corretta traduzione dell'inglese \"dialect\", secondo me. Tra l'italiano e i dialetti non ci sono solo piccole differenze di accento e di lessico: ci sono anche differenze grammaticali - per esempio, in napoletano il genere delle parole non si segnala con la vocale finale, bensí con un cambiamento della vocale interna e con un raddoppiamento della consonante iniziale. Secondo me imparare un dialetto dell'italiano per chi conosce l'italiano e' un po' come imparare il portoghese conoscendo lo spagnolo...)", "is_selected": true } ]
We all know what the Pantheon is and means, don't we?
I've recently found, to my surprise, that pantheon in English also means: """ a group of persons most highly regarded for contributions to a field or endeavour, i.e. : the pantheon of modern physics. """ This connotation is quite intuitive given the origin of the term: """ c. 1300, from Pantheon, name of a temple for all the gods built in Rome c. 25 B.C. E. by Agrippa (since 609 C.E. made into the Christian church of Santa Maria Rotonda), from Greek Pantheion (hieron) "(shrine) of all the gods," from pantheion, neuter of pantheios, from pan- "all" (see pan-) + theios "of or for the gods," from theos "god" (see theo-). Sense of any group of exalted persons is first found 1590s. """ Thinking about an Italian term with the connotation of a highly regarded group of people, the only that comes to mind is élite, a French expression. Ironically pantheon, a term from Ancient Rome, is used only in English with that connotation, while in Italian a we need a French term to convey the same concept. Is there an Italian term with the same meaning but with a connotation and usage as effective and common as élite?
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[ { "score": "6", "ownerid": "1409", "text": "I don't think there are other terms that satisfies both your conditions: effective and common. But there are similar expressions or words that are as effective but not as common:\n\nl'aristocrazia\nil fior fiore\nla crema (indicato da karoshi)\nl'olimpo (indicato da DaG)\n\nThe only possibile alternative that I could think of is il meglio, as in il meglio del calcio or il meglio della fisica. But it usually used to refer to the best results of some field, more than the best practitioners. Il non plus ultra has similar connotations.\nExpressions such as i campioni, could be used; but outside of sport-related activities seems odd. I imagine somebody using something like \"i campioni della logica\" only with an ironical connotation.\nMaestri as in è uno dei maestri del settore could be employed to indicate the best practitioners of a field, but more frequently indicates only a high degree of competence.", "is_selected": false } ]
Happy belated birthday in Italian.
How can I say happy birthday in Italian, when I missed the initial date and therefore am late to congratulate?
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[ { "score": "15", "ownerid": "4360", "text": "I think that a simple \"auguri in ritardo\" will do the job. Of course you can build on this.\n\n> \"Scusami! Mi sono dimenticato di augurarti buon compleanno. Auguri in ritardo!\"\n", "is_selected": true }, { "score": "6", "ownerid": "5034", "text": "If it's a friend's birthday, you can reply jokingly\n\n> Ho affidato i miei auguri per te ad una tartaruga... scusa il ritardo! Auguri!\n\nor\n\n> La cattiva notizia è che ho dimenticato di spedire in tempo il tuo biglietto d'auguri. La buona notizia è che ho dimenticato la tua età! Spero che tu abbia passato un felice compleanno!\n", "is_selected": false }, { "score": "5", "ownerid": "37", "text": "If you are interested in an extended or humorous phrasing, other have already answered. The more straightforward ways to say “Happy belated birthday” are:\n\n> Buon compleanno in ritardo!\n\nor\n\n> (Tanti) auguri (di buon compleanno) in ritardo!\n", "is_selected": false }, { "score": "4", "ownerid": "4989", "text": "I use the slightly different \"ritardati auguri\".\nYou can find here a jokely list of wishes in case you are late.", "is_selected": false } ]
Sull'uso, o—meglio—sul non uso, di 'benone' quale valutazione dei compiti scolastici.
Quando ero alla scuola primaria, quella prima nota come elementare, gli insegnanti usavano valutare i compiti con termini quali, fra l'altro, 'bene' e 'benissimo'. E c'era anche 'benino', sì. Allora mi chiedo, se c'erano 'bene', 'benissimo' e 'benino', perché non c'era anche 'benone'?
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[ { "score": "6", "ownerid": "", "text": "Benone:\nAvverbio (informale) accrescitivo di bene. \nUsato principalmente riferendosi allo stato di salute:\n\n> Come stanno i tuoi? Benone!!\n\nUsato speso con intento ironico:\n\n> Come va l'economia in Italia? Benone direi!!.\n\nDate le caratteristiche e l'uso comune, il termine non si presta ad essere usato come giudizio di un lavoro scolastico.  ", "is_selected": false } ]
Ce li hai gli occhi? - pronouns.
I have heard the following sentence in a TV series: """ Ce li hai gli occhi? """ The intended meaning is "Can't you see it?" (a rhetorical question). I know that "ce" and "li" are respectively, an indirect object pronoun and a direct object pronoun, but what do they mean here? Are they redundant or would "Hai gli occhi?" would mean something different?
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[ { "score": "1", "ownerid": "2821", "text": "\"Ce li\" is a way to strengthen the question.\nTrying to deconstruct it:\n\n> A: Hai gli occhi? B: (No response) A: Ce li hai?\n\nmerging the two we have\n\n> A: Ce li hai gli occhi?\n\nso in a single question you ask two questions in one. \"Ce li hai gli occhi?\" is not a gentle question. An angry teacher could tell this to a student, not for sure an innamorato to his innamorata in a romantic moment...\nI doubt that Italian grammar explains this perfectly, it is more about spoken language. At first it sounds grammatically incorrect, I personally don't like this use of \"Ce li\", you can acknowledge it exists and continue living like if it does not exist.", "is_selected": false }, { "score": "1", "ownerid": "5634", "text": "\"Ce li hai gli occhi?\" and \"Hai gli occhi\" mean the same, but the former uses 2 mechanisms to strengthen the idea of possession:\n\nredundant direct object pronoun \"li\" before the verb. Usually one would say \"hai gli occhi\" or \"li hai\", but both are combined here in the redundant expression \"li hai gli occhi\". This could be used with any transitive verb. \nredundant pronoun \"ce\" (variation of \"ci\" used before a direct object pronoun) , often used in informal speech together with \"avere\" (ex: C'ho fame). This reinforcing usage is restricted to some verbs, such as \"avere\".\n", "is_selected": true } ]
Confused with the sound of b in one word.
Usually the b does not pose problems for me understanding Italian. But recently twice I have heard while watching some old movies the word baldracca, and the b sounded both times for me like v. Is this word an exception, or it's me not hearing properly? UPDATE Thank you guys for answering my question. I have upped the volume considerably and now I hear the propper b The movie where I heard first the word was I Marziani Hanno 12 Mani 1964, and the word is pronounced on 1:18:17 and again a second later.
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[ { "score": "2", "ownerid": "707", "text": "The word \"baldracca\" isn't an exception. As you can see, according to Dizionario d’ortografia e di pronunzia, its b it's pronounced [b].", "is_selected": true } ]
A occhio e croce.
What are the origins of the expression "a occhio e croce" meaning "approximately"? Anything perhaps to do with the term "heads or tails" ("testa o croce")?
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1572
[ { "score": "6", "ownerid": "1535", "text": "Deriva probabilmente dal gergo di antichi tessitori i quali, qualora vi fossero verificati degli errori di filatura, dovevano \"ad occhio\" rimettere i fili sfuggiti tesi a croce. E' riportato nel libro “L’arte della seta in Firenze”, trattato del secolo XV con dialoghi raccolti da Girolamo Gargiolli per i tipi di Barbera nel 1868. \nProbably it comes from the jargon of ancient weavers who, if there were filature errors, had, in an approximately way, put the theads escaped tight and cross. It's reported in the book \"The Art of Silk in Florence\" treaty of the century XV with dialogues collected by Girolamo Gargiolli for the types of Barbera in 1868. ", "is_selected": false }, { "score": "2", "ownerid": "37", "text": "Here is, for what's worth, what Carlo Lapucci says in his Dizionario dei modi di dire della lingua italiana (Garzanti-Vallardi, 1979):\n\n> Fare a occhio e croce Misurare, stimare a vista, all'ingrosso, alla peggio, con un'occhiata per lungo e una per traverso. [To measure, to estimate approximately, roughly, in the ballpark of, with a look along and one by the side.]\n\nSo this author apparently suggests that the “cross” refers to two different lines of sight to give a quick estimate.", "is_selected": true } ]
Is "scancellare" really not correct?
When I was at the elementary schools, I was taught that scancellare is not correct, and that I should always say cancellare. When I grew up, I have heard that scancellare is correct, and that the initial S is, someway, an intensifier. Is scancellare really correct/acceptable? If it is not in standard Italian, is it acceptable in some contexts? For example, could be acceptable as regionalism? Lo Zingarelli 2013 reports scancellare, but it says it is lett. pop. (I guess it means it is literary and popular.) The application I use on my Mac links scancellare to cancellare, which means that, looking for scancellare, I get the description for cancellare with just a small reference to scancellare. """ """ What I am asking is if it is a word I could use in a formal context, during school tests, or similar contexts.
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[ { "score": "9", "ownerid": "132", "text": "I would avoid it in anything but informal conversation; the correct Italian form is \"cancellare\", and in my experience using \"scancellare\" in formal contexts (or even just in written form) is definitely inappropriate.\nMaybe I'm biased because I heard it often in elementary school, but I'd say that, more than a \"popular\" word, it feels like a childhood word, like other dubious intensives (I remember that at some point we all called the pencil sharpener \"attemperamatite\" instead of \"temperamatite\" :) ).", "is_selected": true }, { "score": "7", "ownerid": "70", "text": "In Italian the s- prefix has two functions:\n\ndenote the opposite action, like in tappare/stappare, mettere/smettere\ndenote an “intensive” action, like in\n\nforzare/sforzare\ncorrere/scorrere\ncalciare/scalciare\n\n\nThe three “intensified” verbs above denote a slight different action, but nobody would interpret scorrere with the meaning not be running.\nFor a horse we'd use scalciare rather than calciare (both mean to kick). I see no reason for prohibiting the two usages\n\nCancella quello cha hai scritto (erase what you wrote)\nHo scancellato la lavagna (I erased the blackboard)\n\nwhere the intensive prefix has its function to denote a “personal” action, like for the horse that scalcia.\nThe word scancellare has centuries of history: the Treccani dictionary reports it being used by Poliziano (1454-1494). The war against it made in elementary schools is really stupid.", "is_selected": false }, { "score": "0", "ownerid": "212", "text": "I agree that it is popular and most time considered an error.\nMoreover, in Italian you have words that get opposite meaning if you add an S at the beginning: tappare/Stappare, chiudere/Schiudere, fatto/Sfatto so if you follow this line scancellare should be interpreted as \"undelete\". Of course when used it has the meaning of delete, therefore scancellare is both popular and not so logical.", "is_selected": false } ]
Forma passiva con l'ausiliare "andare": quando non significa "dovere"?
Ho letto la spiegazione sulla forma passiva sul libro Grammatica e pratica della lingua italiana per studenti stranieri di Federica Colombo, nella quale si indica che si può formare con diversi verbi ausiliari: essere, venire o andare. Ecco l'informazione sull'ausiliare andare che appare in questo libro: """ andare + participio passato; andare si usa solo con i tempi semplici e solo alla 3a persona singolare o plurale. Il passivo con andare significa normalmente dovere: Va mangiato tutto! (Si deve mangiare tutto.) ! Andare seguito da verbi come perdere, distruggere, smarrire, ecc. non assume il significato di dovere e si usa anche con i tempi composti. È andato distrutto il lavoro di una stagione. (È stato distrutto il lavoro di una stagione.) """ Ho cercato di scrivere io stessa altre frasi passive con la costruzione andare + participio passato nelle quali "andare" non significasse "dovere": """ È andata persa la mia valigia. I documenti sono andati smarriti. """ Per poter capire meglio questo uso dell'ausiliare "andare", però, mi piacerebbe avere altri esempi. Me li potreste fare? Se scrivo, ad esempio: """ la battaglia per salvare la lingua italiana va definitivamente persa """ questa frase significa semplicemente "la battaglia per salvare la lingua italiana è definitivamente persa"? O il significato è piuttosto qualcosa come "è necessario che la battaglia per salvare la lingua italiana si perda" o "si deve perdere la battaglia per salvare la lingua italiana"? Fa qualche differenza il fatto che il verbo "andare" sia al passato, al presente o al futuro (come suggerito in alcuni commenti a questo post)? Cioè, se scrivo per esempio "la battaglia per salvare la lingua italiana è andata definitivamente persa" o "la battaglia per salvare la lingua italiana andava definitivamente persa" cambia il significato dell'ausiliare "andare"? E se dico "va distrutto il lavoro di una stagione" o "va persa la mia valigia" significa che si deve distruggere il lavoro e perdere la valigia?
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[ { "score": "6", "ownerid": "1782", "text": "Il verbo andare alla terza persona con il significato di dovere va usato solo se non c'è ambiguità nella frase.\nCon i verbi perdere e distruggere il verbo andare può avere un altro significato, per cui è possibile una ambiguità, e bisogna fare attenzione.\nIl verbo andare con significato di dovere si può usare al presente, al futuro o all'imperfetto, come in questi esempi:\n\nQuesta lettera va distrutta subito, è compromettente.\nQuesta partita andava persa, dovevamo aiutare gli avversari a vincere il campionato.\nQuesto edificio andrà distrutto, non è possibile ristrutturarlo.\n\nIl verbo andare con il significato di \"essere\" è invece evidente in questi esempi:\n\nUna lettera senza indirizzo andrà persa\nA causa della grandine, il raccolto va distrutto\n\nGli esempi della domanda sono volutamente ambigui, per cui è decisamente sconsigliato usare il verbo andare, ed è preferibile in quei casi usare forme più precise, che sono sempre possibili, anche se meno dirette. Gli esempi precedenti diventano:\n\nQuesta lettera deve essere distrutta subito, è compromettente.\nQuesta partita doveva essere persa, dovevamo aiutare gli avversari a vincere il campionato.\nQuesto edificio dovrà essere distrutto, non è possibile ristrutturarlo.\nUna lettera senza indirizzo finirà con l'essere persa\nA causa della grandine, il raccolto finisce distrutto\n\nLe frasi \"va distrutto il lavoro di una stagione\" o \"va persa la mia valigia\" possono essere più o meno ambigue in base al contesto, sta a chi scrive o parla capire quando è necessaria una forma che si presti meno ad essere fraintesa, anche se, fuori contesto, sembra più ragionevole interpretare il verbo andare nel senso di \"finire\" piuttosto che \"dovere essere\". \nQuesto però solo perché è difficile immaginare contesti in cui sia necessario perdere una valigia o distruggere un lavoro.\nNon c'è ambiguità invece quando si usano i tempi composti, dove il significato imperativo non è consentito. Non sono ambigue dunque le frasi: \"è andato distrutto il lavoro di una stagione\" o \"è andata persa la mia valigia\". Aggiungerei anche il caso del passato remoto, dove è molto difficile trovare applicazione del senso di dovere; \"andò persa la mia valigia\" va interpretato senz'altro come fatto accidentale e non voluto.", "is_selected": true } ]
Why is it said "la pensi così" and not "lo pensi così"?
It seems that the feminine form "la" is always used in this expression. Some examples from Reverso Context: """ Sono felice che la pensi così. Capisco perché la pensi così, ma ti sbagli. """ Why is it that "lo" is never used in this expression? Is there a specific implied feminine noun that "la" is being used to refer to, or is there some other grammatical rule being used here? I'm also confused about why "ci" and "ne" aren't used, because normally it is "pensare a qualcosa / di fare qualcosa".
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[ { "score": "7", "ownerid": "37", "text": "The simple answer is that this is an idiomatic form, and that la penso/i/... così is a standard way to say, more or less, “this is my opinion”.\nTo go deeper, in situation like this, la can be considered a fixed falso oggetto (“mock object”, say), that is, a pronoun that doesn't necessarily refer to a specific object mentioned previously. This is usual with the verb pensare, as here, and with other ones, such as farcela (to make it, to cope), prenderle (being beaten), bersela (to believe something untrue), avercela (con) (to be cross (with somebody)), prendersela (to be pissed off). Such verbs are known as procomplementari.\nFor more info, see the article “oggetto” from Enciclopedia dell'Italiano Treccani (where the above examples come from) and the paper “I verbi procomplementari tra grammatica e lessicografia”, both in Italian.\nAs for ci and ne, they both can be used with pensare, but the meaning is different. Pensarci means “to think about it”, and generally it's well clear about what:\n\n> Ci penso giorno e notte\n\nmeaning “I think about it night and day” (about something already mentioned). It can also mean “to attend to it”:\n\n> – Serve un cacciavite. – Ci penso io.\n\nthat is, “We need a screwdriver” “I'll take care of it”.\nNe, in general, means “of it, about it” and you can of course use it with pensare. For instance:\n\n> – Che mi dici di Mario? – Ne penso un gran bene.\n\n(that is, “What about Mario?” “I think highly of him”, but more literally, “I think very well of him”).\nTo close, notice that it's quite frequent to use some of these pronouns in a redundant way, that is, using both the pronoun and the thing/person the pronoun refers to. For instance, in the last example, you could ask Che ne pensi di Mario?", "is_selected": true }, { "score": "2", "ownerid": "5497", "text": "\"La penso cosi\" means \"This is how I see it\" or \"This is how I see the situation\". \nYou use ci and ne for the more literal uses of pensare. (i.e. You use them when you want pensare to mean \"to think\".)", "is_selected": false } ]
Consistent use of personal pronouns.
Here is a excerpt from a dialog between a restaurant client and a waiter from an Italian source: """ -- La minestra è fredda. -- La prego di accettare le mie scuse. Gliene porto un’altra. """ My question is: Are "La" in "La prego" and "Gliene" used correctly together in this discourse? To my understanding, "La prego..." implies the waiter is apologizing to a female client, and "Gliene porto..." implies that the waiter will bring the dish to a male client, which is contradictory. I think the dialogue will be correct if the waiter says: Lo prego di accettare le mie scuse. Gliene porto un’altra. Or perhaps my understanding of this matter is incorrect.
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[ { "score": "2", "ownerid": "7641", "text": "In Italian you can address someone informally (dare del tu) or formally (dare del lei).\n\n> Informal: Ti prego di accettare le mie scuse. Formal: La prego di accettare le mie scuse.\n\n\"Ti\" and \"la\" here are personal pronouns, and the sentences remain the same no matter the gender of the client.\nFor the same reason:\n\n> Informal: Te ne porto un’altra. Formal: Gliene porto un’altra.\n\nAgain, the sentences remain the same no matter the gender of the client.\nThe following is not a complete explanation of formal Italian, but I wish it can help in this case:\nUse of pronouns\nThe pronouns (direct and indirect, weak and strong) used in formal Italian are those of the third singular feminine person (lei, sé, la, le), even if the addressed person is a male. In this case, \"la\" and \"gliene\" (\"le\"+\"ne\") are used.\nVerbs coniugation\nIf the person addressed is the subject, the coniugation of verbs is also the third singular person. In this case, the subject is always the speaker (the waiter).", "is_selected": false } ]
Mettere/Stare a proprio agio in una parola.
Come si può dire "quella persona si trova a proprio agio" o "ho messo quella persona a proprio agio" in una parola/aggettivo? Tipo, "quella persona è xxx" per dire "quella persona si trova a proprio agio".
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[ { "score": "-1", "ownerid": "", "text": "Come hanno scritto @abarisone e @Charo nei commenti, in una sola parola puoi dire comodo.\nPer fare un esempio calzante con le tue richieste: \n\n> quella persona è comoda (= sta bene, è a suo agio) ho fatto si che quella persona stesse comoda (= stesse a suo agio) Sono comodo (= sono a mio agio)\n\nSpero possa esserti utile.", "is_selected": false } ]