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Con sua grandissima maraviglia si trovò rinchiuso dentro a una grossa rete in mezzo a un brulichio di pesci d’ogni forma e grandezza, che scodinzolando si dibattevano come tant’anime disperate. |
Se davvero mi vuoi bene |
A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare. |
Del resto bisogna compatire anche me, perché, come vedi, non ho più legna per finire di cuocere quel montone arrosto, |
Allora il burattino, perdutosi d’animo, fu proprio sul punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto |
Il giudice lo ascoltò con molta benignità: |
Chétati, Granchio dell’uggia! |
Se arrivavo un minuto più tardi! |
La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero giunti in un paese, dove non c’erano né libri, né scuole, né maestri, li rendeva così contenti e rassegnati, che non sentivano né i disagi, né gli strapazzi, né la fame, né la sete, né il sonno. |
E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe fatto un sacco di mestoli. |
Aspetto la bara che venga a portarmi via. |
Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato, e che si sarebbe condotto sempre bene. |
Vuoi comprare le mie scarpe? |
Ecco perché son venuta a cercarti fin qui. |
C’è poco da ridere, gridò Pinocchio impermalito. |
Allora, preso dalla disperazione, tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale, per denunziare al giudice i due malandrini, che lo avevano derubato. |
Ma oramai mi sono impietosito e ci vuol pazienza. |
E Pinocchio continuava a piangere, e berciare, a darsi pugni nel capo e a chiamar per nome il povero Eugenio: |
E in meno d’un’ora, i piedi erano bell’e fatti; |
Non capita mica tutti i giorni un pesce burattino in questi mari. |
A questo segnale si sentì un gran rumore di ali che volavano con foga precipitosa |
E per l’appunto cadde così male, che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria. |
Si avvicinò una seconda volta alla porta, e non concluse nulla: |
E allora chi t’ha insegnato a portar via la roba degli altri? |
Alla fine siete cascate nelle mie mani! |
No, la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino: |
Meno male che agli assassini io non ci credo, né ci ho creduto mai. |
Vogliamo la commedia, vogliamo la commedia! |
Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di fame! |
Bevila e quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca. |
Dove i suoi piedi potevano arrivare e toccare, ci lasciavano sempre un livido per ricordo. |
Questo nome gli porterà fortuna. |
Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! |
Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi dimanda con voce di piagnisteo: |
Gli assassini tentarono di arrampicarsi anche loro, ma giunti a metà del fusto sdrucciolarono |
Portatemi almeno qualche cosa da mangiare, perché mi sento rifinito. |
Fatto sta che dopo quel calcio e quella gomitata Pinocchio acquistò subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi di scuola: |
Mi purgherei tutti i giorni. |
Mi meraviglio! rispose il burattino quasi offeso, per vostra regola io non ho fatto mai il somaro: |
Leviamoci tutt’e due il berretto nello stesso tempo: |
Ciò detto salutarono Pinocchio, e augurandogli una buona raccolta, se ne andarono per i fatti loro. |
Il povero Gatto, sentendosi gravemente indisposto di stomaco, |
Allora, ragazzo mio, se ti senti davvero morir dalla fame, mangia due belle fette della tua superbia e bada di non prendere un’indigestione. |
Dunque la ferita non era grave? |
E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare così forte, che lo sentivano da cinque chilometri lontano. |
Piuttosto morire, che bevere quella medicina cattiva. |
Il burattino andò, raccattò il berretto |
Come vedi, è tutto pieno! |
Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce: |
Non date retta, galantuomo, a tutto il bene che ve ne ho detto: |
Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio, che mi fa spasimare. |
E non ebbe fiato per dir altro. |
Ma, lungo la strada, non si sentiva punto tranquillo; |
Ce n'erano altri che facevano a mosca-cieca, quegli altri si rincorrevano, altri, vestiti da pagliacci, mangiavano la stoppa accesa: |
Appena fu sulla spiaggia, il burattino spiccò un bellissimo salto, come avrebbe potuto fare un ranocchio, e andò a cascare in mezzo all’acqua. |
Spiccare un salto e gettarvisi sopra, fu un punto solo. |
Andiamo a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti! |
Tutt’a un tratto, venne una terribile ondata, e la barca sparì. |
Branchi di monelli dappertutto. |
Tanto ormai ho bell’e visto che i ragazzi, a essere disubbidienti, ci scapitano sempre e non ne infilano mai una per il su’ verso. |
Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo. |
Il Gatto voleva rispondere qualche cosa, ma s’imbrogliò. |
Basta così, non occorre altro. |
Allora Pinocchio, preso dalla disperazione e dalla fame, si attaccò al campanello d’una casa, |
Il colpo fu così forte che, battendo in terra, gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture ma si consolò subito col dire: |
Sì, parlo di te, povero Pinocchio, di te che sei così dolce di sale, da credere che i denari si possano seminare e raccogliere nei campi, come si seminano i fagioli e le zucche. |
Noi non ti guarderemo più in faccia, e alla prima occasione ce la pagherai! |
Qui non c’è grazia che tenga. |
Se ne vadano dunque per i fatti loro, e zitti!. |
Perché vuoi annoiarti a studiare? |
Fra un’ora prometto di essere bell’e ritornato, replicò il burattino. |
Che sia quel medesimo Pesce-cane di quando affogò il mio povero babbo? |
A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta, Geppetto perse il lume degli occhi, si avvento sul falegname; |
Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d’uva! |
Restavano sempre da fare le gambe e i piedi. |
Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te? |
Alla notizia della grazia ottenuta, i burattini corsero tutti sul palcoscenico e, accesi i lumi e i lampadari come in serata di gala, cominciarono a saltare e a ballare. |
Rimonta a cavallo, e andiamo: |
Anche due, rispose il pesce, il quale era un Delfino così garbato, come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo. |
O Lucciolina, mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio? |
Ma non erano ancora finite d’entrare, che sentirono la porticina richiudersi con grandissima violenza. |
Io voglio tornarmene a casa mia: |
E si rasciugò una lacrima. |
Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall’appetito, |
Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa |
A questo comando comparvero subito due giandarmi di legno, lunghi lunghi, secchi secchi, col cappello a lucerna in testa |
Si sa, in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l’uno coll’altro. |
Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi! |
Ma io sono generoso e gli perdono! |
Abbiamo più paura delle medicine che del male. |
La febbre ti porterà in poche ore all’altro mondo |
Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare. |
Intanto la barchetta, sbattuta dall’infuriare dell’onde, ora spariva fra i grossi cavalloni, ora tornava a galleggiare: |
Il tuo babbo è stato digià avvertito: |
Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini, farne cento, mille, duemila? |
E gli assassini a corrermi dietro e, io corri che ti corro, finché mi raggiunsero, |
La Marmottina alzò la zampa destra davanti: |
Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito. |
Se tu sapessi, che dolore e che serratura alla gola che provai, quando lessi qui giace |
Sappiate però che l’altra notte, quando mi avete lasciato solo nell’osteria, ho trovato gli assassini per la strada |