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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come reagirono i tedeschi dopo l'attentato di via Rasella
Il 23 marzo 1944 fu così eseguito l'Attentato di via Rasella, cui i tedeschi reagirono (appena 21 ore dopo, il 24) con l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si chiama l'area tra trincee contrapposte
Il primo nucleo della linea di trincee fu ottenuto dalle buche provocate dalle granate, collegate tra loro da passaggi e difese con il filo spinato. Già dopo la battaglia della Marna, sul fronte occidentale si era sviluppato un sistema articolato di fossati e fortificazioni che per molto tempo rimase teatro di atroci sofferenze per i soldati in guerra. Le due linee contrapposte erano separate dalla cosiddetta "terra di nessuno", un vero e proprio ammasso di cadaveri, feriti e crateri (certe volte non superava neanche i 100 m di distanza tra le due trincee nemiche), cui non potevano accedere nemmeno le squadre di soccorso. Le retrovie delle trincee ospitavano i comandi militari e i centri di assistenza medica, mentre all'interno delle trincee le truppe vivevano in condizioni molto disagiate dentro ad alloggi sotterranei.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si chiama l'area tra trincee contrapposte
Il primo nucleo della linea di trincee fu ottenuto dalle buche provocate dalle granate La granata può essere una bomba a mano o un proiettile sparato da un cannone o da un fucile, collegate tra loro da passaggi e difese con il filo spinato. Già dopo la battaglia della Marna, sul fronte occidentale si era sviluppato un sistema articolato di fossati e fortificazioni che per molto tempo rimase teatro di atroci sofferenze per i soldati in guerra. Le due linee contrapposte erano separate dalla cosiddetta "terra di nessuno", un vero e proprio ammasso di cadaveri, feriti e crateri, cui non potevano accedere nemmeno le squadre di soccorso. Le retrovie delle trincee ospitavano i comandi militari e i centri di assistenza medica, mentre all'interno delle trincee le truppe vivevano in condizioni molto disagiate dentro ad alloggi sotterranei.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si chiamava il programma tendenzialmente marxista proposto dalla CGIL al governo De Gasperi
Durante il IV Governo De Gasperi, la tensione tra la CGIL e il governo si accentuò, in particolare con la presentazione, da parte del sindacato ormai filo-marxista, del cosiddetto "Programma Minimo", un piano di massiccio intervento statale nell'economia che avrebbe dovuto condurre a ingenti distribuzioni di beni a tutta la popolazione. Il Programma fu tuttavia rifiutato dal Governo, sulla base dei calcoli analitici della Ragioneria Generale dello Stato che stimavano, per quell'intervento, la necessità di risorse finanziarie superiori alla metà del reddito nazionale totale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si chiamava il programma tendenzialmente marxista proposto dalla CGIL al governo De Gasperi
Durante il IV Governo De Gasperi, la tensione tra la CGIL e il governo si accentuò, in particolare con la presentazione, da parte del sindacato filo-marxista, del cosiddetto "Programma Minimo", un piano di massiccio intervento statale nell'economia che avrebbe dovuto condurre a ingenti distribuzioni di beni a tutta la popolazione. Il Programma fu tuttavia rifiutato dal Governo, sulla base dei calcoli analitici della Ragioneria Generale dello Stato che stimavano, per quell'intervento, la necessità di risorse finanziarie superiori alla metà del reddito nazionale totale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si chiamavano le due task force che formarono la flotta del D-Day
Nel frattempo migliaia di imbarcazioni alleate si stavano riunendo da un capo all'altro del Mediterraneo, «la flotta più gigantesca di tutta la storia mondiale» osservò l'ammiraglio Hewitt. Suddivisa in due task force, la Easter Naval Task Force formata soprattutto da navi della Mediterranean Fleet, fu posta sotto il comando dell'ammiraglio britannico Bertram Ramsay, mentre la Western Naval Task Force formata soprattutto da navi provenienti dalla United States Eighth Fleet, fu messa sotto il comando dall'ammiraglio statunitense Henry Kent Hewitt. Metà di questa flotta sarebbe salpata sotto il comando di Hewitt da sei porti algerini e tunisini, l'altra metà, quella britannica sotto il comando dell'ammiraglio Ramsay, sarebbe partita dalla Libia e dall'Egitto, mentre una divisione canadese sarebbe giunta direttamente dal Regno Unito. La 7ª Armata di Patton contava circa ottantamila uomini, più o meno altrettanti ne aveva l'8ª Armata di Montgomery e altri sarebbero sbarcati successivamente di rinforzo ad entrambe. La grande spedizione si sarebbe quindi riunita in mare, al largo di Malta, il 9 luglio, e nonostante nascondere al nemico una flotta di quasi tremila navi fosse un'impresa ardua, il successo dell'impresa dipendeva soprattutto dall'effetto sorpresa. Soldati e marinai semplici erano ovviamente all'oscuro di tutto, e le lettere alle famiglie erano soggette a severe restrizioni,ma fu soprattutto la supremazia aerea alleata a far sì che l'aviazione nemica non riuscì mai a compiere ricognizioni efficaci e a creare problemi alle forze anglo-statunitensi. A tale scopo a partire dal 2 luglio i campi di aviazione in Sicilia furono sottoposti ad attacchi così massicci e continui, che quando arrivò il D-Day solo poche piste sussidiarie erano utilizzabili, mentre quasi tutti i caccia usciti indenni dal lungo martellamento, furono ritirati sulla terraferma o in Sardegna.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si formò il partito di Alleanza Democratica Nazionale
Con l'obiettivo contrario si mossero importanti uomini politici, tra i quali Ferruccio Parri, proveniente dal Partito Repubblicano che, insieme a Piero Calamandrei e Tristano Codignola, provenienti dal Partito Socialdemocratico, partecipò alla fondazione di Unità Popolare: tale movimento aveva proprio lo scopo di avversare la nuova legge elettorale. Non mancarono infatti, all'interno dei partiti che appoggiarono la nuova norma, forti contrarietà. Da una scissione nel partito liberale si costituì Alleanza Democratica Nazionale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si intitola l'enciclica papale contro il nazismo
Di lì a poco si ebbe la visita di Hitler e del suo seguito a Roma: la corte si dimostrò palesemente antinazista, e i capi del nazismo avversi alla monarchia, con uno scambio di battute di scherno dall'una e dall'altra parte. Umberto era antinazista per più motivi: come cattolico (Pio XI aveva già condannato il nazismo con l'enciclica Mit brennender Sorge, e in quei giorni andò a Castel Gandolfo ordinando di lasciare al buio le chiese come segno di protesta), come uomo di una certa preparazione culturale, come figlio di Vittorio Emanuele, la cui avversione alla Germania durava dalla fine dell'Ottocento, e come principe ereditario davanti a un regime chiaramente antimonarchico. Maria José considerava l'espansionismo nazista un'ovvia minaccia al suo Belgio e detestava i fascisti (il 7 settembre 1938 andò al concerto di Lucerna di Arturo Toscanini, di fatto esule, perché gli era stato appena ritirato il passaporto). Queste ragioni, unite al sempre più forte legame che Mussolini stava creando tra fascismo e nazismo, li spinsero a complottare per un golpe.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si intitola l'enciclica papale contro il nazismo
Malgrado la ferma opposizione di papa Pio XI al regime nazista, espressa nel 1937 con l'enciclica Mit brennender Sorge, secondo alcuni storici, nel caso delle leggi razziali fasciste il Vaticano nel complesso non denunciò con altrettanta fermezza la linea discriminatoria verso gli ebrei, preoccupandosi soltanto di «ottenere dal governo la modifica degli articoli che potevano ledere le prerogative della Chiesa sul piano giuridico concordatario specialmente per quanto riguardava gli ebrei convertiti». D'altro canto, lo storico Michele Sarfatti, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, riconosce la «caratterizzazione nettamente antirazzista della battaglia in difesa della libertà di matrimonio».
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si intitola l'enciclica papale contro il nazismo
Papa Pio XI, che otto anni prima aveva definito Mussolini «l'uomo della Provvidenza», nel 1937 aveva già scritto un'enciclica contro l'antisemitismo dei nazisti, la Mit brennender Sorge, che però si riferiva alla situazione in Germania e non citava l'Italia poiché non c'era ancora stato nulla di antisemita nella politica del regime fascista. Nel 1938-1939 egli affidò il progetto di un'ulteriore enciclica di condanna dell'antisemitismo al gesuita statunitense John LaFarge, ma tale progetto fu avocato a sé dal Superiore Generale della Compagnia di Gesù, che consegnò il testo dell'enciclica solo un anno dopo, poco prima che Pio XI morisse. Il successore papa Pio XII, già nunzio apostolico a Berlino, non la fece pubblicare, benché fosse stato egli stesso uno dei redattori della precedente enciclica di condanna del nazismo.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come si intitola l'enciclica papale contro il nazismo
Le relazioni del partito nazista con la Chiesa cattolica sono dibattute. Molti sacerdoti e leader cattolici si opposero apertamente al nazismo sulla base di incompatibilità con la morale cristiana. La gerarchia cattolica condannò i fondamenti teorici del nazismo con l'enciclica Mit brennender Sorge (1937) di papa Pio XI. Come per molti oppositori politici, numerosi sacerdoti vennero condannati al campo di concentramento e uccisi per le loro posizioni. Il comportamento di papa Pio XII rimane comunque oggetto di una controversia storiografica. Fu al contrario favorevole al nazismo il vescovo Alois Hudal, che cercò un compromesso tra Chiesa e regime.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come vedeva Vittorio Emanuele l'avvicinamento fra Germania nazista e l'Italia
A seguito dell'avvicinamento tra Italia fascista e Germania nazista, simboleggiato dalla nascita dell'Asse Roma-Berlino dell'ottobre 1936 e della firma del Patto d'Acciaio del 22 maggio 1939, il 10 giugno 1940 Mussolini dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna, schierandosi a fianco dei tedeschi nella seconda guerra mondiale. Il Re aveva inizialmente espresso il proprio parere contrario alla guerra sia perché conscio dell'impreparazione militare italiana, sia perché da sempre filo-britannico e avverso alle politiche della Germania nazista. Nei mesi precedenti, Vittorio Emanuele III, tramite il ministro della Real Casa Acquarone, aveva messo in atto un tentativo di rovesciare Mussolini; la legalità formale sarebbe stata salvaguardata ottenendo un voto di sfiducia dal Gran consiglio del fascismo e Ciano, che rifiutò, sarebbe stato chiamato a guidare il nuovo governo. Lo schema sarebbe stato ripreso tre anni dopo a guerra ormai persa.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi è un partigiano
Riguardo alla denominazione dei combattenti della Resistenza divenne presto popolare il termine, di origine medievale utilizzato dai condottieri e dalle milizie di un partito, "partigiani", connesso al concetto di difesa della propria terra ed anche con qualche richiamo al comunismo. I vertici politici invece gli preferirono a livello ufficiale "volontari per la libertà", poiché "partigiani" fu respinto dai comunisti e dai democristiani, e destò perplessità negli azionisti (che al suo posto proposero il termine "patrioti"). Altri termini più raramente adottati per designare i combattenti furono quelli di "ribelle", "fuori legge" ed anche "banditi", che era la denominazione usuale dei nazifascisti. In effetti "bande" furono inizialmente denominate le formazioni combattenti e solo più tardi si parlò di "brigate" e "divisioni", mentre tentativi propagandistici di costituire "corpi d'armata partigiani" non ebbero seguito.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi è un partigiano
Un partigiano è un combattente armato che non appartiene ad un esercito regolare ma ad un movimento di resistenza e che solitamente si organizza in bande o gruppi, per fronteggiare uno o più eserciti regolari, ingaggiando una guerra asimmetrica.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi è un partigiano
In Italia, nel secondo dopoguerra, il termine "partigiano" fu genericamente utilizzato per definire tutti i combattenti della Resistenza, ma nel corso del conflitto venivano indicati con tale termine coloro che avevano scelto di darsi alla macchia unendosi a formazioni armate, mentre coloro che operavano clandestinamente nelle città venivano chiamati "patrioti".
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da che anno si formò l'alleanza tattica tra forze italiane e gruppi cetnici in Dalmazia
A causa dell'annessione della Dalmazia costiera al Regno d'Italia, cominciarono a crescere le tensioni tra il regime ustascia e le forze d'occupazione italiane. Venne perciò a formarsi, a partire dal 1942, un'alleanza tattica tra le forze italiane e diversi gruppi cetnici. Gli italiani incorporarono i cetnici nella Milizia Volontaria Anti Comunista (MVAC) per combattere la resistenza titoista, provocando fortissime tensioni con il regime ustascia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da che anno si formò l'alleanza tattica tra forze italiane e gruppi cetnici in Dalmazia
A causa dell'annessione della Dalmazia costiera al Regno d'Italia, cominciarono a crescere le tensioni tra il regime ustascia e le forze d'ocupazione italiane. Venne perciò a formarsi, a partire dal 1942, un'alleanza tattica tra le forze italiane e i vari gruppi cetnici. Gli italiani incorporarono i cetnici nella Milizia volontaria anticomunista (MVAC) per combattere la resistenza titoista, provocando fortissime tensioni con il regime ustascia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da che anno si formò l'alleanza tattica tra forze italiane e gruppi cetnici in Dalmazia
Nello Stato Indipendente di Croazia, il regime ustascia scatenò una feroce pulizia etnica nei confronti dei serbi, nonché di zingari ed ebrei, simboleggiata dall'istituzione del campo di concentramento di Jasenovac, e contro il regime e gli occupanti presero le armi i partigiani di Tito, plurietnici e comunisti, ed i cetnici, nazionalisti monarchici a prevalenza serba. , i quali perpetrarono a loro volta crimini contro la popolazione civile croata che appoggiava il regime ustascia e si combatterono reciprocamente. A causa dell'annessione della Dalmazia costiera al Regno d'Italia, cominciarono inoltre a crescere le tensioni tra il regime ustascia e le forze d'occupazione italiane; venne perciò a formarsi, a partire dal 1942, un'alleanza tattica tra le forze italiane ed i vari gruppi cetnici: gli italiani incorporarono i cetnici nella Milizia volontaria anticomunista (MVAC) per combattere la resistenza titoista, .
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da che anno si formò l'alleanza tattica tra forze italiane e gruppi cetnici in Dalmazia
A causa dell'annessione della Dalmazia costiera all'Italia, cominciarono a crescere le tensioni tra il regime ustascia e le forze d'ocupazione italiane; venne perciò a formarsi, a partire dal 1942, un'alleanza tattica tra le forze italiane e i vari gruppi cetnici. Gli italiani incorporarono i cetnici nella Milizia volontaria anticomunista (MVAC) per combattere la resistenza titoista, provocando fortissime tensioni con il regime ustascia. Lo stesso Mussolini propose di annettere al Regno d'Italia nell'estate 1942 la zona italiana della Croazia (che si trovava tra il Governatorato di Dalmazia e la zona tedesca della Croazia), allo scopo di allontanare gli Ustascia dalle aree italiane e calmare anche i feroci scontri e massacri tra croati, serbi e mussulmani. [ ]
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come veniva chiamato il reparto dell'arma di fanteria italiana usato durante la prima guerra mondiale
Gli Arditi furono una specialità dell'arma di fanteria del Regio Esercito italiano durante la prima guerra mondiale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come venivano chiamati i capi della squadre d'azione fasciste dopo la conquista dell'Etiopia
Dopo la conquista dell'Etiopia da parte dell'Italia fu uso comune denominare ras i capi delle squadre d'azione fasciste e, in seguito, i gerarchi locali del Partito Nazionale Fascista, che di solito rivestivano la carica di segretario federale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come venivano chiamati i capi della squadre d'azione fasciste dopo la conquista dell'Etiopia
Le squadre normalmente nascevano raccogliendosi attorno ad un caposquadra, più caposquadra andavano riunendosi attorno al federale locale del Fascio (entrambi, dopo la conquista dell'Etiopia vennero soprannominati "Ras"senza fonte), che spesso emergeva grazie al proprio carisma ed alla spregiudicatezza; spesso si trattava di un reduce decorato della Grande Guerra.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come venne giudicato il Piano Marshall dagli economisti statunitensi
Per qualche tempo molti economisti statunitensi giudicarono negativamente l'impatto del Piano Marshall sull'economia europea dato che, nella loro opinione, esso aveva prodotto una crescita sostenuta ma grazie al basso costo del lavoro, cosa che - non avendo indotto una contemporanea crescita dei redditi - aveva portato ad un certo ristagno nella spesa e nei consumi. In realtà - come dimostrato dalle analisi più recenti - il Piano consentì all'economia europea di superare un momento di indubbia crisi e favorì una ripresa che già nel 1948 era evidente, consentendo ai Paesi beneficiari di superare l'indice di produzione prebellico già nel momento in cui il flusso di aiuti terminò.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come venne giudicato il Piano Marshall dagli economisti statunitensi
Per qualche tempo molti economisti statunitensi giudicarono negativamente l'impatto del Piano Marshall sull'economia europea dato che, nella loro opinione, esso aveva prodotto una crescita sostenuta ma grazie al basso costo del lavoro, cosa che – non avendo indotto una contemporanea crescita dei redditi – aveva portato ad un certo ristagno nella spesa e nei consumi. In realtà – come dimostrato dalle analisi più recenti – il Piano consentì all'economia europea di superare un momento di indubbia crisi e favorì una ripresa che già nel 1948 era evidente, consentendo ai Paesi beneficiari di superare l'indice di produzione prebellico già nel momento in cui il flusso di aiuti terminò.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Come venne giudicata la riforma Gentile dopo i Patti Lateranensi
La riforma Gentile come approvata nel 1923 non sopravvisse che pochi anni: dopo i Patti Lateranensi le idee del filosofo vennero considerate troppo laiche, mentre Mussolini la considerò successivamente: "un errore dovuto ai tempi e alla forma mentis dell'allora ministro", in quanto una scuola che trasmetteva ideali borghesi e sfornava troppi laureati. L'opera di smantellamento dei vari decreti era già ben avviata nell'autunno del 1928 tanto che lo stesso ex ministro pubblicò una propria presa di posizione sul Corriere, ma questo non servì a molto: i "ritocchi" come definiti dall'Osservatore Romano si protrassero sino al luglio del 1933.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che materiali erano costruite le trincee sulle Dolomiti
La tipologia delle trincee cambiava nei diversi fronti di guerra. Sul fronte dolomitico e carsico tra Italia e Austria, ad esempio, il tipo di terreno non rendeva possibile lo scavo di fossati profondi, cosicché si utilizzavano come fortificazioni ammassi rocciosi, mucchi di sassi e a volte dei bassi muretti costruiti a secco oppure in cemento.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
Nel 1951 i sovietici assegnarono a Nenni Premio Stalin per la pace, che lo statista romagnolo ritirò personalmente nell'estate del 1952. In occasione di questo suo viaggio a Mosca gli fu anche concesso un incontro privato con Stalin, il quale morirà pochi mesi dopo. Nenni fu così l'ultimo politico occidentale a far visita al dittatore sovietico. In vista delle elezioni politiche del 1953, lottò contro la nuova legge elettorale voluta dalla DC (denominata dai detrattori "legge truffa") ed ebbe partita vinta: il suo PSI conseguì un incoraggiante 12,7% dei consensi e per pochissimi voti il premio di maggioranza previsto dalla legge tanto criticata non scattò: questa fu l'ultima volta in cui Nenni si presentò alle elezioni in totale contrapposizione alla DC.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
Mantenne la carica di presidente del Consiglio fino all'agosto 1953, dimettendosi a causa del fallimento della legge elettorale, denominata dai suoi avversari legge truffa, dopo la sfiducia della Camera a un governo monocolore DC.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
L'atteggiamento della DC nei confronti delle destre fu molto duro e aperto anche negli anni successivi. Per contrastare la loro avanzata fu varata nel 1953 la legge Scelba che vietava la ricostituzione del disciolto Partito Fascista. Anche se rivolta esplicitamente al Movimento Sociale, la legge di fatto rimase inapplicata, né i comunisti si batterono per una sua effettiva messa in pratica vedendo tacitamente nel MSI un partito capace di erodere consensi al suo principale avversario, la DC. Un altro provvedimento fu una nuova legge elettorale, ribattezzata dagli oppositori "legge truffa", che prevedeva un premio di maggioranza al partito (la DC nelle intenzioni) che avesse superato la soglia del 50% dei voti. Questa legge non avrebbe danneggiato tanto le sinistre che mantenevano ampi consensi elettorali nel paese, ma proprio le destre che avrebbero visto esclusi o ridotti i propri rappresentanti al Parlamento. Nella campagna elettorale del 1953, che vide un ampio ricorso alla satira, i democristiani vennero dipinti dai comunisti come un pericolo per la democrazia e come gente corrotta; i comunisti invece come trinariciuti e mangiatori di bambini. La contrapposizione tra DC e PCI si rifletterà nei film su Don Camillo e Peppone. Alle elezioni, per un soffio la DC non ottenne la maggioranza assoluta dei voti, e il meccanismo della "legge truffa" non scattò; ci furono peraltro accuse di brogli e irregolarità rivolte agli scrutatori di fede comunista. Si trattò comunque di una sconfitta per la DC che determinò la fine dell'esperienza politica di De Gasperi.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
La legge elettorale del 1953, meglio nota come legge truffa dall'appellativo datole dai suoi oppositori fu un correttivo della legge proporzionale vigente dal 1946. Essa introduceva un premio di maggioranza consistente nell'assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse superato la metà dei voti validi.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
Da notare come la legge in sé e l'opposizione che destò furono molto simili a quanto accadde in Italia nel '53 per l'approvazione della legge elettorale n° 148/1953 (celebre come "legge truffa").
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
La legge elettorale comunale del governo De Gasperi, approvata con legge n°84 del 24 febbraio 1951, fu la riforma in senso maggioritario della legge elettorale comunale luogotenenziale che aveva guidato la ricostruzione democratica postbellica delle amministrazioni comunali italiane. Modello per la legge truffa politica del 1953, fu travolta ed abolita in seguito al fallimento di quest'ultima.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
Il suo nome è legato anche alla legge elettorale del 1953 proposta dal governo De Gasperi, quella che venne definita all'epoca dalle opposizioni la "Legge truffa". Fu il tentativo di modificare in senso maggioritario la legge proporzionale vigente dal 1946, introducendo un premio di maggioranza consistente nell'assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o a un gruppo di liste apparentate in caso di raggiungimento del 50% più uno dei voti validi. La Legge n° 148 del 31 marzo 1953 passò con i soli voti della maggioranza democristiana - con Scelba ministro dell'Interno - ma non ebbe effetti pratici, dal momento che alle elezioni politiche dello stesso anno la Democrazia Cristiana e le liste a essa apparentate non ottennero la maggioranza assoluta.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che nome è altrimenti nota la legge elettorale del 1953
In vista delle elezioni politiche del 1953, lottò contro la nuova legge elettorale voluta dalla DC (denominata dai detrattori "legge truffa") ed ebbe partita vinta: il suo PSI conseguì un incoraggiante 12,7% dei consensi e per pochissimi voti il premio di maggioranza previsto dalla legge tanto criticata non scattò: questa fu l'ultima volta in cui Nenni si presentò alle elezioni in totale contrapposizione alla DC.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il durissimo trattamento subìto in seguito alla sconfitta nella prima guerra mondiale in base a quanto stabilito dal Trattato di Versailles (Dolchstoßlegende), le successive difficoltà economiche, aggravate dalla crisi mondiale del giovedì nero, causarono un profondo malcontento nel popolo tedesco e favorirono la diffusione delle idee nazionalsocialiste di Adolf Hitler e del suo movimento politico. Dopo una rapida ascesa politica, il movimento nazista prese le redini del potere in Germania, assumendo il controllo totale dello Stato. La politica estera hitleriana divenne via via sempre più aggressiva: ignorando i vincoli imposti dal trattato di Versailles, nel corso di pochi anni venne riarmato l'esercito, il 7 marzo 1936 fu rimilitarizzata la zona di confine con la Francia (la Renania), il 12 marzo 1938 fu sancita l'annessione dell'Austria (Anschluss); con la Conferenza di Monaco, il 1º ottobre 1938, venne annessa la regione dei Sudeti e, il 13 marzo 1939, quella di Boemia e Moravia, costituita in protettorato, entrambe le regioni rappresentando la parte occidentale della Repubblica cecoslovacca che cesserà di esistere per l'intero periodo della guerra.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
1938 – Anschluss: truppe tedesche occupano l'Austria. L'annessione viene dichiarata il giorno successivo. Segue il plebiscito del 10 aprile.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Comunque, altre minoranze linguistiche (di lingua ungherese, polacca e rutena) si trovavano sparse lungo i confini di tutto lo stato cecoslovacco. Nessuna di esse gradiva l'atteggiamento dell'elemento ceco, nemmeno gli slovacchi, i più vicini ai cechi per lingua e cultura: questo rendeva fragile lo stato. Nel marzo del 1938 la Germania si era impossessata dell'Austria con quello che fu chiamato Anschluss.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il termine tedesco Anschluss /ˈʔanʃlʊs/ (letteralmente connessione, annessione, collegamento, inclusione) si riferisce, in senso strettamente politico, all'annessione dell'Austria alla Germania per formare la "Grande Germania" nel 1938. Questo termine si contrappone all'Ausschluss, l'esclusione dell'Austria dalla Germania, all'epoca sotto l'implicita dominazione del Regno di Prussia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Subito dopo essere stato nominato Cancelliere, Seyß-Inquart chiese alla Germania di intervenire militarmente in Austria per porre fine ai disordini nel Paese. Il 12 marzo 1938 l'esercito tedesco invase l'Austria. Per ordine di Seyß-Inquart l'esercito austriaco non oppose resistenza. Lo stesso giorno la Germania proclamò l'annessione dell'Austria alla Germania (Anschluss).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Della prima infanzia del futuro dittatore tedesco non si conosce molto. Stanti le testimonianze di molti gerarchi nazisti, Hitler fu sempre molto legato al suo paese natale, tanto da farsi effigiare vicino alla chiesa di Braunau in un francobollo del 1938 commemorativo del suo compleanno e dell'annessione dell'Austria al Terzo Reich avvenuta il mese precedente ("Anschluss"). Nelle sue memorie, Albert Speer fa riferimento a confidenze fattegli da Hitler in persona circa la giustificazione del suo amore verso la Germania in virtù del fatto che, fino alla rettifica dei confini operata al Congresso di Vienna del 1814, Braunau apparteneva al Regno di Baviera, il che è storicamente comprovato.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il 10 aprile 1938 l'Austria, con un plebiscito, si univa con la Germania (il cosiddetto Anschluss) e Hitler, che così poneva le basi della Grande Germania, fece un ingresso trionfale a Vienna. In seguito intensificò la crisi che coinvolgeva gli abitanti di lingua tedesca della regione dei Sudeti in Cecoslovacchia. Questo portò all'Accordo di Monaco del settembre 1938 in cui la Gran Bretagna e la Francia, con la mediazione di Mussolini, cedettero debolmente alle sue richieste per evitare la guerra, sacrificando però la Cecoslovacchia, che fu occupata. I tedeschi entrarono a Praga il 10 marzo 1939.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il termine tedesco Anschluss Fino alla riforma ortografica tedesca, nel 1998, Anschluss veniva scritto Anschluß; l'ultimo termine si può trovare nella letteratura più antica. (letteralmente connessione, annessione, collegamento, inclusione) si riferisce, in senso strettamente politico, all'annessione dell'Austria alla Germania per formare la "Grande Germania" nel 1938. Questo termine si contrappone allAusschluss', l'esclusione dell'Austria dalla Germania, all'epoca sotto l'implicita dominazione del Regno di Prussia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il 12 marzo del 1938, la Germania annunciò l'annessione (Anschluss) dell'Austria, che divenne una provincia tedesca. Questa fusione della nazione tedesca durò fino alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Nel 1934 Engelbert Dollfuss fu ucciso durante un tentativo di colpo di stato da parte di nazisti austriaci. La ferma reazione italiana impedì ad Hitler di incorporare l'Austria alla Germania nazista. La politica di Dollfuss fu portata avanti ancora dal suo collaboratore Kurt von Schuschnigg fino all'annessione (Anschluss, 1938) dell'Austria al Terzo Reich. Tale annessione fu resa in gran parte possibile dall'acquiescenza di Mussolini, legatosi nel frattempo ad Hitler ed alla sua politica a causa degli eventi seguiti alla Guerra d'Etiopia, e dall'inazione delle altre potenze europee (Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Quindi Hitler decise di dare il via all'annessione di Austria e Cecoslovacchia, con l'acquiescenza della Gran Bretagna .; nel marzo del 1938, dopo l'annessione dell'Austria attraverso l'Anschluss, il partito tedesco dei Sudeti di Konrad Henlein e Karl Hermann Frank e la minoranza etnica tedesca residente in Cecoslovacchia, in particolare in Boemia e Moravia, iniziarono a reclamare l'annessione alla Germania dopo lo "spostamento" avvenuto a seguito della dissoluzione dell'Impero austro-ungarico. . Hitler indicò nel 1º ottobre la data dell'attacco tedesco se Praga non avesse evacuato totalmente le zone annesse dalla Germania.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il partito fu poi sciolto dai nazisti dopo l'annessione (Anschluss) dell'Austria alla Germania hitleriana, avvenuta alla vigilia della seconda guerra mondiale (1938). Il simbolo della VF era la croce crociata (Kruckenkreuz) e il suo saluto ufficiale Front heil!.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Anschluss: annessione, in particolare l'annessione dell'Austria nel 1938.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Il diritto della medaglia rappresentava simbolicamente l'annessione dell'Austria alla Germania: un uomo porta la bandiera nazista che viene raggiunto da un secondo uomo che ha le catene spezzate ai polsi, simbolo dell'Austria simbolicamente liberata dalla Germania. Sul retro si trovava l'iscrizione "13. März 1938" (13 marzo 1938), data dell'Anschluss; la data è circondata dalla scritta "Ein Volk, Ein Reich, Ein Führer" ("Un popolo, un reich, un capo").
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con che termine ci si riferisce all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938
Dal 1919 al 1938 è stato direttore dell'Istituto Neurologico presso l'Università di Vienna. A seguito dell'Anschluss del 1938 (l'annessione dell'Austria alla Germania), Marburg è stato costretto a emigrare negli Stati Uniti d'America in qualità di rifugiato. Arrivato a New York è entrato nella Columbia University, nella facoltà di Medicina e Chirurgia, come professore di neurologia clinica.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con chi Mussolini entrò in contrasto all'interno del movimento fascista
Fu quindi Grandi, l'unico reale antagonista del Duce all'interno del movimento, l'unico ad aver posto davvero in discussione con qualche chance il capo, ad accettare il ruolo di gregario e nel congresso del 7 novembre 1921 a Roma manifestò l'avvenuta sua sottomissione con un palese «fraterno abbraccio», concessioni barattate con la cancellazione del patto coi socialisti dall'agenda fascista. Mussolini aveva così sconfitto le opposizioni interne.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con chi Mussolini entrò in contrasto all'interno del movimento fascista
A proposito della notevole autonomia di cui godevano i singoli gruppi squadristi, Renzo De Felice riporta che il futuro duce entrò in contrasto con alcuni esponenti che mettevano in dubbio la sua posizione di guida del movimento (su tutti, Dino Grandi) e che non accettavano la volontà mussoliniana di presentare quest'ultimo come "normalizzatore" dell'ordine sociale. Emblematico da questo punto di vista, sempre secondo De Felice, quanto scrisse Mussolini: «Il fascismo può fare a meno di me? Certo, ma anch'io posso fare a meno del fascismo.»
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con chi Mussolini entrò in contrasto all'interno del movimento fascista
A proposito della notevole autonomia di cui godevano i singoli gruppi squadristi, Renzo De Felice riporta che il futuro duce entrò in contrasto con alcuni esponenti che mettevano in dubbio la sua posizione di guida del movimento (su tutti, Dino Grandi) e che non accettavano la volontà mussoliniana di presentare quest'ultimo come "normalizzatore" dell'ordine sociale. Emblematico da questo punto di vista, sempre secondo De Felice, quanto scrisse Mussolini: «Il fascismo può fare a meno di me? Certo, ma anch'io posso fare a meno del fascismo.»Renzo De Felice, Mussolini il fascista - La conquista del potere cit., pag. 151.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con chi Mussolini entrò in contrasto all'interno del movimento fascista
Ipotizzando responsabilità del governo italiano negli avvenimenti, Benito Mussolini fece una interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi dichiarandosi poi insoddisfatto della risposta ottenuta e, il 23 luglio, il gruppo fascista con un discorso dello stesso Mussolini negò la fiducia al governo. Al contempo avvennero piccole aperture rivolte al partito socialista. . che furono di preludio ad una accelerazione del già vagheggiato Patto di pacificazione tra il movimento fascista, il Partito Socialista e la CGL, che fu poi firmato il 3 agosto 1921. Tale svolta creò contraddizioni profonde nel movimento fascista, fino a vere e proprie sconfessioni da parte dello squadrismo emiliano, veneto e toscano, ., contestato apertamente dallo stesso Dino Grandi che arrivò a mettere in discussione lo stesso Mussolini. Mussolini uscì dalla crisi trasformando il movimento in partito.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con chi si fuse il Partito Socialista Italiano nel 1943
Il 22 agosto 1943 a Roma il PSI si fonde col Movimento di Unità Proletaria e nasce il Partito Socialista di Unità Proletaria, che raggruppa una parte consistente di personalità influenti della sinistra italiana antifascista, come i futuri presidenti della Repubblica Giuseppe Saragat e Sandro Pertini, il giurista Giuliano Vassalli, lo scrittore Ignazio Silone, l'avvocato Lelio Basso e Giuseppe Romita. A diventare segretario del partito è il romagnolo Nenni.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con chi si fuse il Partito Socialista Italiano nel 1943
La denominazione di Partito Socialista di Unità Proletaria era stata in precedenza assunta dal Partito Socialista Italiano (PSI) nel 1943, a seguito della fusione con il Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista di Lelio Basso e l'Unione Popolare Italiana (UPI). Il partito mantenne questa denominazione sino al 1947, quando riacquistò la dicitura PSI per evitare che se ne appropriasse il nuovo partito fondato da Giuseppe Saragat (PSDI).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale accusa Capello fu arrestato
Capello fu arrestato a Torino con l'accusa di aver preso parte all'organizzazione del fallito attentato contro Mussolini nel 1925 organizzato dal deputato social-unitario Tito Zaniboni. Capello respinse tutte le accuse e dichiarò di aver avuto solo un incontro, il 2 novembre, con Carlo Quaglia, inviato da Zaniboni per potergli consegnare un prestito di 300 lire che serviva per finanziare una manifestazione di reduci antifascisti, ma di essere all'oscuro delle reali intenzioni. . Secondo le informative di polizia la somma, giunta da Praga e consegnatagli da Quaglia, era stata elargita da un importante massone il che fece prendere corpo l'idea che nella vicenda vi fosse uno "sfondo massonico" mentre secondo il funzionario di polizia Guido Leto la responsabilità della massoneria italiana, pur data per scontata fin da subito in ambito politico, era stata poi ridimensionata in ambito giudiziario, ciononostante giustificò per il regime fascista il varo delle leggi miranti alla soppressione della massoneria in Italia varate già nello stesso anno. Ma le responsabilità di Capello emersero ugualmente e Zaniboni cercò inutilmente di scagionarlo dal fallito attentato. ammettendone però il coinvolgimento disse: "avevo notato la sua avversione alla mia azione e l'intenzione a staccarsi da me". Dal canto suo Capello si giustificò sostenendo che la sua avversione al Regime non si spingeva comunque al compiere un attentato.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Gli omosessuali, un altro gruppo perseguitato dalle politiche del governo nazista di Hitler, non furono perseguitati ufficialmente dal governo fascista in quanto tali. Più di trecento persone furono allontanate, soprattutto dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1938; di questi, 42 erano di Catania, ove il questore Molina fu tra i pochi ad applicare effettivamente tale legge, invece assai meno applicata altrove.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Nel 1938, all'apice del consenso popolare del regime, che aveva ottenuto la firma del Manifesto della razza da parte di grandi esponenti della cultura italiana tra cui il futuro padre costituente Amintore Fanfani, il Re firmò le leggi razziali del governo fascista, che introdussero discriminazioni nei confronti degli Ebrei. Di formazione liberale, Vittorio Emanuele avversò, sia pur non pubblicamente, queste disposizioni che cancellavano uno dei più notevoli apporti di Casa Savoia al Risorgimento Italiano, il principio di non discriminazione e di parità di trattamento dei sudditi indipendentemente dal culto professato stabilito nel 1848. In effetti, l'attuazione delle leggi razziali fu alla base di un ulteriore inasprimento dei rapporti tra la Corona e il Duce, sempre più stanco degli ostacoli frapposti dalla prima (rimasta l'unico serio freno-opposizione insieme alla Chiesa cattolica) e intenzionato a cogliere il momento opportuno per instaurare un regime repubblicano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Mussolini inizialmente aveva espresso disapprovazione nei confronti della politica razzista espressa dal nazionalsocialismo. Tuttavia, a partire dal 1938, in concomitanza dell'alleanza con la Germania, il regime fascista promulgò una serie di decreti il cui insieme è noto come leggi razziali, che introducevano provvedimenti segregazionisti nei confronti degli ebrei italiani e dei sudditi di colore dell'Impero.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
La situazione degli ebrei, rimasta immutata dopo le leggi razziali del 1938 fino al settembre 1943, ebbe una evoluzione tragica nel territorio italiano occupato dai tedeschi in cui si organizzò l'apparato amministrativo dalla RSI. La soluzione finale poté avere attuazione anche in Italia: a partire dalla notte del 15-16 ottobre 1943 (aktion contro la comunità ebraica di Roma) ebbero inizio le deportazioni. Il 30 novembre 1943 il ministero degli interni della RSI decise il concentramento di tutti gli ebrei, e l'apparato repressivo della Repubblica participò attivamente con i tedeschi alle retate. In dicembre 1943 venne organizzato un campo di transito a Fossoli di Carpi da cui gli ebrei vennero deportati dai tedeschi nel campo di sterminio di Auschwitz; circa 7.500 ebrei furono deportati dall'Italia e solo 800 sopravvissero.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Le leggi razziali fasciste sono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) applicati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Fu docente di Storia della musica presso l'Università di Torino dal 1925 al 1938, quando venne rimosso dall'insegnamento a causa delle leggi razziali fasciste (era ebreo).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Le leggi razziali fasciste del 1938 gli impedirono di lavorare. Continuò comunque a lavorare in modo clandestino ma senza poter firmare i progetti.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Le leggi razziali fasciste del 1938 furono un trauma per un intellettuale che così attivamente si era impegnato nella vita culturale italiana. Dall'esperienza di discriminazione nasce la raccolta poetica: I canti dell'escluso.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
A partire dal 5 settembre 1938, una serie di disposizioni legislative, le cosiddette "leggi razziali fasciste leggi razziali", introducono una serie di pesanti discriminazioni nei confronti degli ebrei, che, tra l'altro, vengono espulsi da ogni incarico nella pubblica amministrazione (e quindi anche dall'insegnamento nelle scuole e nelle università), e non possono accedere ad alcune professioni come quella di notaio e di giornalista.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
L'alleanza di Mussolini con la Germania nazista e pagana, l'emanazione delle leggi razziali del 1938 resero sempre più difficili i rapporti con il regime fascista.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Nel periodo fascista il confino politico fu applicato anche, dopo l'approvazione delle leggi razziali fasciste del 1938, agli omosessuali, accusati di "attentato alla dignità della razza". I confinati venivano tradotti nelle isole in catene e venivano assimilati ai delinquenti comuni, ma eraqno liberi di circolare sull'isola dove si trovavano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Questo clima mutò nel 1938, quando furono promulgate le leggi razziali fasciste.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Nel 1939 Rogers si rifugiò in Svizzera a causa delle leggi razziali fasciste mentre lo studio BBPR, proprio a partire dall'emanazione delle leggi razziali del 1938 e ancor più durante il periodo di occupazione nazifascista, divenne uno dei punti di riferimento per la Resistenza milanese e il movimento Giustizia e Libertà. Proprio a causa del loro impegno Banfi e Belgiojoso furono deportati durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen dove Banfi perse la vita.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
le leggi razziali fasciste, promulgate in Italia nel 1938-1939
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Di origine ebraica, Liliana Segre visse insieme a suo padre e i nonni paterni; sua madre era morta quando lei non aveva ancora compiuto un anno. In seguito alle leggi razziali fasciste, introdotte nel 1938, venne espulsa dalla scuola.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Nel 1938, in seguito alla pubblicazione del Manifesto della razza, in Italia furono emanate le leggi razziali, le quali implicarono la creazione di istituzioni statali preposte alla loro applicazione. Da parte ebraica le leggi razziali comportarono la formazione di una rete di agenzie (in primo luogo scuole) in grado di gestire autonomamente quei servizi che lo Stato fascista ora non forniva più.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Limentani fu allontanato dall'insegnamento universitario in quanto ebreo con le leggi razziali fasciste del 1938.Ludovico Limentani in Dizionario Biografico – Treccani
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Antifascista, nel 1946 fu uno dei grandi accusatori nel processo contro Nicola Pende, che aveva preteso di fornire un supporto scientifico alle leggi razziali fasciste del 1938.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Negli anni trenta è uno dei più stretti collaboratori di Vincenzo Lancia e alla morte di questi assume la direzione commerciale della Lancia, ma nel 1938 è costretto ad abbandonare il suo ruolo dirigenziale dalla promulgazione delle leggi razziali fasciste.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Fu proprio dal balcone centrale del municipio di Trieste che il 18 settembre 1938 Benito Mussolini, parlando alla gente in piazza Unità, annunciò la promulgazione delle leggi razziali fasciste in Italia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
A causa della promulgazione delle così dette leggi razziali, la SPI si scioglie nel 1938 per poi ricostituirsi nel 1946, essendo ormai decaduto il regime fascista.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A partire da quale anno furono applicate le leggi razziali fasciste
Le leggi razziali fasciste del 1938 lo costrinsero a lasciare l'Italia. Riprese il suo lavoro come docente alla Università ebraica di Gerusalemme.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale accusa il CONI tolse Santelli dall'elenco delle medaglie olimpiche
In Italia l'intervento di Santelli fu visto come tradimento della patria. La stampa gli si scagliò contro; l'inviato della Gazzetta dello Sport, Adolfo Cotronei, nelle corrispondenze da Parigi definì Santelli traditore ("Italo? Ungaro piuttosto!"). Il CONI lo depennò dall'elenco delle medaglie olimpiche italiane, attribuendo le sue medaglie all'Ungheria. Successivamente venne nuovamente reinserito nell'elenco delle medaglie olimpiche italiane del CONI.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale accusa il CONI tolse Santelli dall'elenco delle medaglie olimpiche
In Italia l'intervento di Santelli fu visto come tradimento della patria. La stampa gli si scagliò contro; l'inviato della Gazzetta dello Sport, Adolfo Cotronei, nelle corrispondenze da Parigi definì Santelli traditore ("Italo? Ungaro piuttosto!"). Il CONI lo depennò dall'elenco delle medaglie olimpiche italiane, attribuendo le sue medaglie all'Ungheria.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è conosciuta la battaglia di Rimini
Invece l'operazione Olive, conosciuta anche come "battaglia di Rimini" o "offensiva degli Appennini", si trasformò in un'aspra battaglia di logoramento in cui gli Alleati pur guadagnando terreno non raggiunsero alcun successo decisivo e furono infine bloccati dopo aver subito pesanti perdite. In un primo momento Kesselring fu sorpreso dall'attacco britannico nel settore adriatico iniziato il 25 agosto, Leese poté superare il Metauro e raggiungere prima il fiume Foglia e poi il fiume Conca il 2 settembre. Le riserve mobili tedesche di Kesselring erano in arrivo e riuscirono a rallentare l'avanzata britannica lungo le successive linee di resistenza della linea Gotica; dal 4 al 15 settembre, durante i sanguinosi combattimenti di Coriano e Gemmano, le truppe tedesche della 10ª Armata del generale von Vietinghoff riuscirono a bloccare progressivamente le forze alleate, che vennero anche intralciate dal terreno melmoso e instabile per le forti piogge.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è conosciuta la seconda battaglia sul Piave
La battaglia del Solstizio o seconda battaglia del Piave fu combattuta nel giugno 1918 tra Regio Esercito Italiano e Imperial Regio esercito. Fu l'ultima grande offensiva sferrata dagli austro-ungarici nel corso della prima guerra mondiale. Il nome "battaglia del solstizio" venne utilizzato dal poeta Gabriele D'Annunzio, lo stesso che il 9 agosto 1918 sorvolerà Vienna con 11 aeroplani Ansaldo S.V.A., gettando dal cielo migliaia di manifestini inneggianti alla vittoria italiana.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è conosciuta la seconda battaglia sul Piave
La Battaglia del solstizio o Seconda battaglia del Piave fu combattuta nel giugno 1918 tra Regio Esercito Italiano e Imperial Regio esercito. Fu l'ultima grande offensiva sferrata dagli austro-ungarici nel corso della prima guerra mondiale. Il nome "battaglia del solstizio" venne utilizzato dal poeta Gabriele D'Annunzio,«Or è un anno la battaglia del Solstizio sfolgorava in un mattino lavato e rinfrescato dall'acquazzone notturno» in Il sudore di sangue lo stesso che il 9 agosto 1918 sorvolerà Vienna con 11 aeroplani Ansaldo S.V.A., gettando dal cielo migliaia di manifestini inneggianti alla vittoria italiana.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è conosciuta la seconda battaglia sul Piave
Battaglia del solstizio o Seconda battaglia del Piave - fallimentare offensiva compiuta dal 15 al 22 giugno 1918 dagli austro-ungarici nel corso della prima guerra mondiale
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è noto il Manifesto degli scienziati razzisti
1938 - Viene pubblicato il Manifesto degli scienziati italiani razzisti. Con il documento, dal titolo "Il fascismo e i problemi della razza", il regime si propone di fornire una base scientifica per le teorie razziste (vedi Leggi razziali fasciste).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è noto il Manifesto degli scienziati razzisti
Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è noto il Manifesto degli scienziati razzisti
Fra i diversi documenti e provvedimenti legislativi che costituiscono il corpus delle cosiddette leggi razziali figura il Manifesto della razza, o più esattamente il Manifesto degli scienziati razzisti, pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e ripubblicato sul numero 1 de La difesa della razza il 5 agosto 1938.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale altro nome è noto il Manifesto degli scienziati razzisti
La svolta in senso razzista del regime fascista avvenne nel 1938.Marie Anne Matard-Bonucci, L'Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, Bologna, Il Mulino, 2008. Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati. Tra le successive adesioni al manifesto pubblicate con risalto sulla stampa fascista spiccano quelle di personaggi illustri – o destinati a diventare tali.[ ]; Franco Cuomo, I dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il ‘Manifesto della Razza’, Baldini e Castaldi Dalai, Milano, 2005.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale impero l'Italia firmò il trattato di Sèvres nel 1920
A conclusione della Prima guerra mondiale, con l'Impero ottomano si giunse al trattato di Sèvres (10 agosto 1920), che confermò all'Italia il possesso su tutto il Dodecaneso con l'inclusione dell'isola di Castelrosso.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale impero l'Italia firmò il trattato di Sèvres nel 1920
La Conferenza di Pace di Parigi, conseguente alle vicende della Prima guerra mondiale, fu articolata con una serie di trattati con le singole nazioni rimaste sconfitte. Con l'Impero Ottomano si arriverà al trattato di Sèvres (10 agosto 1920), che riconobbe all'Italia una zona di penetrazione economica su Adalia e dintorni, oltre al possesso del Dodecaneso, e l'occupazione greca di Smirne e i suoi dintorni.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale impero l'Italia firmò il trattato di Sèvres nel 1920
Il Trattato di pace di Sevres fu siglato il 10 agosto 1920 nella omonima cittadina francese tra le potenze alleate della Prima guerra mondiale e l'Impero ottomano ma non fu mai ratificato dal parlamento ottomano abolito il 18 marzo 1920.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale impero l'Italia firmò il trattato di Sèvres nel 1920
L'Impero Ottomano era stato sconfitto dagli alleati, però i nuovi confini sul Caucaso non erano stati stabiliti. Due anni dopo l'armistizio, il 10 agosto 1920 fu firmato a Sèvres il trattato di pace fra Alleati, Potenze Associate ed Impero Ottomano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale operazione i tedeschi occuparono le zone italiane non ancora liberate dagli Alleati
Intanto il nuovo capo del governo, il cui mandato iniziò ufficialmente il 26 luglio 1943 condusse trattative segrete che culminarono con la firma dell'armistizio a Cassibile (Siracusa) il 3 settembre, annunciato alla popolazione del Regno solo l'8 settembre. La notte stessa della firma dell'armistizio il Re e il governo fuggirono a Brindisi, che divenne sede provvisoria del governo, mentre alcune armate alleate giunsero a Taranto e a Salerno. In ottobre i tedeschi attuarono l'operazione Achse, con cui le truppe tedesche occuparono le zone dell'Italia non ancora liberate dagli Alleati, e a settembre l'operazione Nubifragio, con cui si annessero il Trentino-Alto Adige, e le provincie di Belluno, Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana.700 000 soldati italiani furono deportati in Germania.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale operazione i tedeschi occuparono le zone italiane non ancora liberate dagli Alleati
I tedeschi attuarono l'operazione Achse ed altre operazioni minori, con le quali le truppe tedesche occuparono le zone dell'Italia non ancora liberate dagli Alleati, inserendo il Trentino-Alto Adige e le provincie di Belluno, Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana all'interno di due zone di operazioni nelle quali esercitarono una sorta di sovranità sostanziale. 700 000 soldati italiani, in assenza di ordini precisi, furono presi prigionieri dall'esercito tedesco e deportati in Germania.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale scopo Caneva occupò El-Mergèb
Oltre che nella vasta area di Tripoli, le truppe italiane furono mantenute in continuo stato di allarme anche nei dintorni di Homs dove grosse formazioni arabo-turche effettuarono azioni di guerriglia nella zona di Lebda e del Mergheb. L'8º Reggimento bersaglieri, di presidio di Homs, fu rinforzato con altri contingenti di fanteria; anche grazie all'appoggio dell'artiglieria navale la pressione offensiva fu alleviata e i turco-arabi si ritirarono. Caneva decise di ampliare la cintura difensiva di Homs per portare sotto stabile controllo le carovaniere di Tripoli, di Misurata e di Tharuna: nel febbraio 1912 ordinò di occupare El-Mergèb
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale sigla veniva ufficialmente chiamato l'Impero Coloniale Italiano
Con tale termine veniva indicata l'entità coloniale, creata in virtù di un decreto dell'11 novembre 1938, che riuniva i territori dell'Eritrea, della Somalia italiana e dell'Etiopia. L'A.O.I fu divisa in 6 governatorati, di cui si riportano i dati relativi a superficie e popolazione, secondo i calcoli del maggio 1939:
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale sigla veniva ufficialmente chiamato l'Impero Coloniale Italiano
L'Africa Orientale Italiana (sigla A.O.I.) era la denominazione ufficiale dell'Impero coloniale italiano nel Corno d'Africa, proclamato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936, dopo la conquista italiana dell'Etiopia. L'Africa Orientale Italiana univa all'annesso Impero etiope le colonie dell'Eritrea e della Somalia Italiana, ed era a sua volta divisa in sei governi: Amara, Eritrea, Harar, Galla e Sidama, Scioà e Somalia Italiana.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale strategia Hitler conquistò il potere
Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar. Sfruttando la sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie e dei disoccupati, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo, e dopo alterne vicende (fallito Putsch nel 1923 e conseguenti otto mesi di carcerazione, durante i quali iniziò la stesura del Mein Kampf) arrivò alla Cancelleria, nel gennaio del 1933.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale trattato l'Italia dovette rinunciare alle sue colonie
La vicenda storica della colonia dell'Eritrea ebbe inizio con l'acquisizione ufficiale della baia di Assab nel 1882 da parte dell'Italia e si concluse ufficialmente col Trattato di Pace del 1947, quando l'Italia dovette rinunciare a tutte le sue colonie.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Con quale trattato l'Italia dovette rinunciare alle sue colonie
Con l'inizio della seconda guerra mondiale l'esercito britannico nel 1941, in pochi mesi e con la collaborazione della resistenza etiopica, liberò il territorio dopo 5 anni di occupazione, determinando il crollo del dominio fascista sull'Etiopia. Formalmente lo stato di guerra ebbe ufficialmente termine il 10 febbraio 1947, con la stipula del Trattato di Parigi fra l'Italia e l'impero d'Etiopia, che comportò per l'Italia la perdita di tutte le sue colonie africane e la rinuncia a qualsiasi influenza e interesse sull'Etiopia.