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1,201 | [
{
"from": "human",
"value": "Per quale tipologia di corsi è possibile richiedere le cd 150 ore relative al diritto allo studio?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Sono gli Accordi e i Contratti Collettivi di comparto che in genere stabiliscono la tipologia di corsi per i quali i permessi relativi alle c.d. 150 ore possono essere fruiti e a questi, dunque, occorre fare riferimento. A titolo puramente esemplificativo si segnala che sia nel CCNL del Comparto Ministeri che in quello del Comparto Regioni e Autonomie Locali i permessi possono essere concessi \"per la partecipazione a corsi destinati al conseguimento di titoli di studio universitari, post-universitari, di scuola di istruzione primaria, secondaria e di qualificazione professionale, statali, pareggiate o legalmente riconosciute, o comunque abilitate al rilascio di titoli di studio legali o attestati professionali riconosciuti dall’ordinamento pubblico e per sostenere i relativi esami\".\n"
}
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1,202 | [
{
"from": "human",
"value": "Vorrei arruolarmi nell'Esercito: chi mi può dare le informazioni necessarie?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Sul sito dell'Esercito Italiano è possibile trovare informazioni sull'arruolamento alla pagina dedicata ai Concorsi e Arruolamento.\nIn alternativa è possibile contattare il Numero Verde 800 299 665 che risponde a tutte le chiamate sui concorsi dalle 08.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì. Il sabato e la domenica e dopo le 16.00 di ogni giorno, è attivo il risponditore automatico, in grado di sciogliere i quesiti principali sull'arruolamento.\n \n"
}
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1,203 | [
{
"from": "human",
"value": "Desidero sapere in che cosa consiste l'assegnazione temporanea per tre anni."
},
{
"from": "gpt",
"value": "Una forma particolare di mobilità è quella prevista dall'art. 42-bis del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, introdotto dall'art. 3 comma 105 della Legge 24 dicembre 2003, n. 350, volto a favorire il ricongiungimento dei genitori del bambino agevolando concretamente la loro presenza nella fase iniziale di vita del proprio figlio.\nTale norma prevede la possibilità, per il dipendente pubblico genitore di figli minori di tre anni di essere assegnato, su richiesta, anche in modo frazionato e per un periodo non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione nella quale l'altro genitore esercita la propria attività lavorativa, subordinatamente alla sussistenza di un posto vacante di analoga posizione retributiva e previo assenso delle Amministrazioni di provenienza e di destinazione.\nCon parere n. 192 del 4 maggio 2004, il Dipartimento della Funzione Pubblica ha chiarito che la durata dell'agevolazione (periodo non superiore a tre anni) prescinde dall'età del minore; in altri termini il genitore può richiedere il beneficio dell'assegnazione temporanea quando il proprio figlio ha l'età di due anni ed ottenerlo per un periodo complessivo di tre anni (quando il figlio avrà raggiunto, dunque, 5 anni di età).\nSi precisa altresì che la posizione giuridica tutelata non ha natura di un vero e proprio diritto soggettivo quanto piuttosto, quella di un interesse legittimo che trova concreta attuazione solo in seguito al procedimento avviato dall'Amministrazione per la verifica dei presupposti e che si deve concludere con un provvedimento motivato.\n"
}
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1,204 | [
{
"from": "human",
"value": "Appartengo al personale delle Forze di Polizia. E' possibile richiedere di essere aggregato ad altra sede per motivi familiari?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'articolo 7 del Decreto del Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 254, che recepisce l'accordo sindacale per le Forze di polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione delle Forze di polizia ad ordinamento militare, al comma 1, prevede che l'Amministrazione, valutate le esigenze di servizio, possa concedere l'assegnazione temporanea presso un'altra sede di servizio. E' necessario tuttavia che:\n\t- venga fatta domanda;\n\t- la motivazione sia dovuta a gravissimi motivi di carattere familiare o personale adeguatamente documentati\nL'amministrazione ha quindi facoltà di concedere tale istituto, avendone riscontrato i presupposti e valutato le proprie esigenze di servizio.\n\tL'assegnazione temporanea, anche in sovrannumero, avrà una durata non superiore ai sessanta giorni, rinnovabile.\n\t \n"
}
] |
1,205 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di assenza per sottoporsi a terapia salvavita a causa di una grave patologia quali sono gli effetti sulla retribuzione e come deve essere giustificata l'assenza?\n "
},
{
"from": "gpt",
"value": "Per le assenze per malattia dovute a patologie gravi che richiedono terapie salvavita, resta fermo il trattamento economico più favorevole eventualmente previsto dai contratti collettivi o dalle specifiche normative di settore, come stabilito all'art. 71 del Decreto Legge 25 giugno 2008 n. 112 convertito in Legge 6 agosto 2008 n. 133 e chiarito successivamente dalla circolare n. 8/2008 del Dipartimento della Funzione Pubblica.Ad esempio nel comparto Ministeri e in quello Regioni Autonomie locali la norma contrattuale, richiede oltre la presenza di particolari patologie anche la contestuale necessità di ricorso alle terapie salvavita: i due elementi, tra loro inscindibili, costituiscono il presupposto per l'applicazione della normativa in questione e pertanto devono essere debitamente documentati.Per quanto riguarda la documentazione a supporto occorre fare riferimento alle disposizioni contrattuali che spesso rimettono ogni valutazione di merito alla competente azienda sanitaria locale o struttura convenzionata. \n \n"
}
] |
1,206 | [
{
"from": "human",
"value": "Come bisogna considerare le assenze dovute a visite specialistiche, esami diagnostici, terapie, alla luce della nuova normativa?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "La Legge n. 125 del 30 ottobre 2013 ha novellato il comma 5 ter dell’art. 55 septies del Decreto Legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 sulle assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, mentre resta invariato il regime della giustificazione dell’assenza per malattia.\nCome precisato dal Dipartimento della Funzione pubblica nella Circolare n. 2 del 17.02.2014 a seguito dell’entrata in vigore della novella, per l’effettuazione di tali visite il dipendente deve fruire dei permessi per documentati motivi personali, secondo la disciplina dei CCNL o di istituti contrattuali simili o alternativi (ad es. permessi brevi o banca delle ore).\nLa giustificazione dell’assenza avviene mediante attestazione redatta dal medico o dal personale amministrativo della struttura pubblica o privata che ha erogato la prestazione (attestazione di presenza) e consegnata al dipendente per il successivo inoltro all’amministrazione di appartenenza oppure trasmessa direttamente per via telematica a cura del medico o della struttura.\n\tL’attestazione deve indicare la qualifica e la sottoscrizione del soggetto che la redige, l’indicazione del medico o della struttura presso cui si è svolta la visita, il giorno e l’orario di entrata e di uscita del dipendente dalla struttura che ha erogato la prestazione.\n\tL’attestazione di presenza può anche essere documentata mediante dichiarazione sostitutiva di atto notorio redatta i sensi del combinato disposto degli artt. 47 e 38 del DPR n. 445 del 2000.\nIn caso di concomitanza tra l’espletamento delle visite e situazione di incapacità lavorativa trovano applicazione le ordinarie regole sulla giustificazione dell’assenza per malattia. \n"
}
] |
1,207 | [
{
"from": "human",
"value": "Sono una dipendente pubblica: vorrei sapere se i mesi trascorsi a casa per interdizione anticipata dal lavoro per gravidanza a rischio incidono sul periodo di comporto."
},
{
"from": "gpt",
"value": "L’art. 20 del Decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026, stabilisce che “non sono computabili, agli effetti della durata prevista da leggi, da regolamenti o da contratti collettivi per il trattamento normale di malattia, i periodi di assistenza sanitaria per malattia determinata da gravidanza”.\n\tCon la circolare n. 126 del 20 giugno 1977 il Ministero del Lavoro ha puntualizzato che la disposizione dell’art. 20 si ispira alla necessità di concedere condizioni di maggior favore per il computo del periodo massimo di assistenza di malattia da parte dell’Istituto assicuratore e che la norma opera, oltre che per le malattie connesse con lo stato di gravidanza, soprattutto per quelle determinate dal puerperio.\n\tPertanto, la stessa Direzione Generale per l’attività ispettiva del Ministero del Lavoro, nella risposta ad interpello del 16 novembre 2006 (Prot. n. 25/I/0006123), ha chiarito che “il periodo di malattia connesso al puerperio non incide, indipendentemente dalla durata, sul computo del periodo di comporto”.\nTale conclusione deve ritenersi valida quand’anche la malattia, debitamente certificata, abbia una durata superiore al periodo convenzionalmente inteso quale puerperio, ossia l’arco temporale che segue immediatamente il parto e comprende le sei-otto settimane successive.\n"
}
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1,208 | [
{
"from": "human",
"value": "E' possibile essere reclutati tramite chiamata diretta degli Enti Pubblici?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "In base all'art. 16 della Legge 28 febbraio 1987, n. 56 le posizioni per le quali non é richiesto il titolo di studio superiore a quello della scuola dell'obbligo possono essere coperte da tutte le Amministrazioni dello Stato tramite selezioni effettuate dai Centro per l'Impiego tra gli iscritti nelle liste di collocamento ed in quelle di mobilità che abbiano la professionalità eventualmente richiesta e i requisiti previsti per l'accesso al pubblico impiego.\nLe richieste da parte degli Enti pubblici vengono affisse nei locali dei Centri per l'Impiego. Le persone in cerca di lavoro, qualora interessate ad uno specifico annuncio, comunicano la propria disponibilità tramite una procedura denominata \"prenotazione\".\nAlla scadenza del periodo previsto per la prenotazione viene compilata una graduatoria secondo i seguenti criteri:\n\t- reddito e patrimonio del nucleo familiare come da certificazione ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente, espresso in punti)\n\t- anzianità nello stato di disoccupazione, nella misura di 50 punti al mese per un massimo di 24 mesi. (I punti relativi all'anzianità nello stato di disoccupazione si sottraggono all'indicatore ISEE).\nI lavoratori sono avviati numericamente alla selezione secondo l'ordine delle graduatorie che saranno contestuali ad ogni chiamata e verranno compilate utilizzando il punteggio in ordine crescente.\nIl certificato ISEE, che dovrà essere presentato all'atto della prenotazione, si ottiene presso gli enti di patronato, i Comuni o l'INPS, che lo compilano tenendo conto dei documenti che attestano la situazione economica del nucleo familiare.\nNel caso in cui si tratti di assunzioni a tempo indeterminato da parte di Enti il cui territorio ricomprende più centri della stessa Provincia o di Province diverse, i Centri per l’Impiego interessati provvederanno a trasmettere le graduatorie di propria competenza, rispettivamente alla Provincia o alla Regione interessata che provvederà a redigere la graduatoria integrata.\n\t \n"
}
] |
1,209 | [
{
"from": "human",
"value": "Cosa succede se l'attestato di malattia di un dipendente non viene reso disponibile dall'INPS all'amministrazione secondo le modalità e i tempi previsti?\n\t "
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'amministrazione può richiedere al dipendente di produrre copia cartacea dell'attestato di malattia rilasciato dal medico oppure scaricabile tramite i servizi WEB resi disponibili dall'INPS. L'amministrazione deve contestualmente inviare all'INPS segnalazione del problema riscontrato via PEC.\nFonte: FAQ Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione\n \n"
}
] |
1,210 | [
{
"from": "human",
"value": "Si possono ancora accettare certificazioni di malattia in forma cartacea rilasciate da una struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "E' ancora possibile che al dipendente venga rilasciata certificazione di malattia in forma cartacea, ad esempio per impossibilità temporanea del medico di utilizzare il sistema telematico. In questo caso, il lavoratore deve presentare la documentazione alla propria amministrazione secondo le modalità tradizionali. A fini di monitoraggio, l'amministrazione segnala via PEC, entro 48 ore, alla azienda sanitaria di riferimento del medico di aver ricevuto certificazione cartacea in luogo di trasmissione telematica.\nFonte: FAQ Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione\n"
}
] |
1,211 | [
{
"from": "human",
"value": "Se il certificato di malattia telematico non contiene tutte le informazioni necessarie all'amministrazione è possibile integrare con documentazione cartacea?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Se l'attestato di malattia telematico non contiene tutte le informazioni necessarie all'amministrazione, come ad esempio:\n1) Non contiene le informazioni indispensabili a verificare le condizioni che esentano dall'obbligo di rispettare le fasce orarie di reperibilità nei casi indicati dal decreto 18 dicembre 2009, n.206 del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione:\n\ta) patologie gravi che richiedono terapie salvavita;\n\tb) infortuni sul lavoro;\n\tc) malattie per le quali è stata riconosciuta la causa di servizio;\n\td) stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta.\n2) Non contiene le informazioni richieste dalla normativa vigente e dalla circolare interpretativa del Dipartimento della funzione pubblica per escludere la decurtazione del trattamento economico fondamentale nei primi 10 giorni di malattia (infortunio sul lavoro; malattia connessa a causa di servizio; patologie gravi che richiedono terapie salvavita; ricovero ospedaliero e day hospital; eventualmente, se previsto nel CCNL del comparto di appartenenza del dipendente, giorni di prognosi indicati nel certificato di dimissione rilasciato dalla struttura ospedaliera successivamente al ricovero)\nPremesso che all'amministrazione viene reso immediatamente disponibile dall'INPS l'attestato di malattia per via telematica, il lavoratore deve:\n"
}
] |
1,212 | [
{
"from": "human",
"value": "Per gli enti locali sottoposti al patto di stabilità interno, il vincolo di spesa del turn over del personale, deve essere riferito solo alle assunzioni a tempo indeterminato o anche alle altre forme contrattuali?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "La Corte dei Conti, con delibera 46/2011 del 29 agosto, si è pronunciata sulla questione prevedendo che: “relativamente agli enti locali sottoposti al patto di stabilità interno, l’art. 14, comma 9, seconda parte, del Decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito nella legge 30 luglio 2010 n. 122, nella parte in cui stabilisce il vincolo di spesa alle assunzioni di personale, deve essere riferito alle assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale. Ciò ferme restando le eccezioni espressamente stabilite per legge, gli interventi caratterizzati da ipotesi di somma urgenza e lo svolgimento di servizi infungibili ed essenziali\"\n"
}
] |
1,213 | [
{
"from": "human",
"value": "Secondo quanto previsto dal CCNL Comparto sanità, in caso di parto gemellare ho diritto alla totale remunerazione dei primi trenta giorni di congedo parentale una sola volta o per ogni figlio gemello?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Relativamente all'interpretazione dell'art. 17, comma 2, lett. c) del CCNL integrativo Comparto sanità del 20 settembre 2001, che disciplina i congedi dei genitori, si è espressa l'ARAN, con orientamento applicato del CCNL del 16/05/2001 integrativo del CCNL del 16.02.1999, relativo al personale del comparto ministeri, ritenendo che in caso di parto gemellare la disciplina prevista dall'art. 17, comma 2, lett. c), ossia la totale remunerazione dei primi trenta giorni di congedo parentale per astensione facoltativa, spetti una sola volta e non per ogni figlio gemello.\nInfatti, l'art. 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 - Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità - pur prevedendo che il congedo parentale in oggetto compete per ogni bambino, non ha espressamente disciplinato il caso di parti plurimi, al contrario di quanto previsto per i riposi giornalieri della madre.\nPer ciò che attiene il beneficio di maggior favore previsto dalla norma contrattuale in esame, ossia il mantenimento del 100% della retribuzione per i primi trenta giorni, esso ha dunque mantenuto la precedente correlazione con \"l'evento parto\" per cui, anche in presenza di parti plurimi, compete una sola volta, cumulativamente per entrambi i genitori.\n"
}
] |
1,214 | [
{
"from": "human",
"value": "Il congedo matrimoniale si può ottenere in caso di matrimonio celebrato solo con rito religioso?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'ARAN che sull'argomento si è espressa nei suoi orientamenti appicativi (RAL _921), precisa che le previsioni dei contratti collettivi che disciplinano l'istituto del congedo per matrimonio si limitano a “contrattualizzare” la precedente disciplina pubblicistica contenuta nell’art. 37 del Decreto Legge 10 gennaio 1957 n. 3 e nel Regio Decreto Legge 24 giugno 1937 secondo la quale in occasione del matrimonio al dipendente vengono riconosciuti 15 giorni di congedo straordinario. Pertanto, in materia, non si può che fare riferimento alla prassi applicativa consolidatasi con riferimento a tali fonti legislative. La giurisprudenza, secondo l'ARAN, con riferimento alla disciplina contrattuale del settore privato (ma tali indicazioni non possono non essere valutate anche con riferimento al lavoro pubblico), ha avuto modo di precisare che:\n\ta) in caso di sdoppiamento temporale tra celebrazione religiosa e civile, non vi è duplicazione del congedo, che invece, può essere goduto una sola volta;\n\tb) il diritto al congedo non sorge quando sia celebrato solo quello religioso, senza trascrizione;\n\tc) il beneficio compete in caso di divorzio, quando venuto meno a tutti gli effetti civili il precedente matrimonio, il dipendente contragga un nuovo matrimonio.\n"
}
] |
1,215 | [
{
"from": "human",
"value": "Sono dipendente di un ente locale in aspettativa per congedo parentale. Dallo stipendio mensile mi è stata giustamente tolta la parte accessoria, ma anche l'indennità di comparto. E' legittima quest'ultima decurtazione?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Per ciò che riguarda il trattamento economico di chi usufruisce del congedo parentale occorre fare riferimento al comma 5 dell'art.17 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro del 14/09/2000, nel quale è indicato che \"Nell’ambito del periodo di astensione dal lavoro previsto dall’art.7, comma 1, lett. a), della legge n.1204/1971 (ora art. 32, comma 1, del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151), per le lavoratrici madri o in alternativa per i lavoratori padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i genitori e fruibili anche frazionatamente, non riducono le ferie, sono valutati ai fini dell’anzianità di servizio e sono retribuiti per intero, con esclusione dei compensi per lavoro straordinario e le indennità per prestazioni disagiate, pericolose o dannose per la salute\".\nL'indennità di comparto, come espressamente specificato dall'art. 33, comma 2, del CCNL del 22/1/2004 del personale del comparto delle Regioni e delle Autonomie locali - quadriennio normativo 2002/2005 e biennio economico 2002/2003 - è un compenso di natura accessoria, ha carattere di generalità e natura fissa e ricorrente. Viene corrisposta per dodici mensilità (e, quindi, non va in tredicesima ); può essere sospesa o ridotta negli stessi casi di riduzione o sospensione dello stipendio tabellare. \nDato il suo carattere di generalità, viene corrisposto a tutto il personale in servizio, a tempo indeterminato e a tempo determinato (con contratto di formazione lavoro o di lavoro temporaneo), ivi compresi i lavoratori incaricati di una posizione organizzativa. \nPertanto nel caso in esame, nel calcolo della retribuzione non va decurtata l'indennità di comparto, ma esclusi soltanto i \"compensi per lavoro straordinario e le indennità per prestazioni disagiate, pericolose o dannose per la salute\".\n"
}
] |
1,216 | [
{
"from": "human",
"value": "Sono un pubblico dipendente. Nel caso di malattia mia o di mio figlio tra due periodi di congedo come vengono considerati i giorni festivi?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come chiarito dalla Circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 1 del 3 febbraio 2012 - Modifiche alla disciplina in materia di permessi e congedi per l'assistenza alle persone con disabilità, in merito alla frazionabilità del congedo straordinario - affinché non vengano computati nel periodo di congedo i giorni festivi, le domeniche e i sabati (nel caso di articolazione dell'orario su cinque giorni), è necessario che si verifichi l'effettiva ripresa del lavoro al termine del periodo di congedo richiesto.\nTali giornate non saranno conteggiate nel caso in cui la domanda di congedo sia stata presentata dal lunedì al venerdì, se il lunedì successivo si verifica la ripresa dell'attività lavorativa ovvero anche un'assenza per malattia del dipendente o del figlio.\nMentre, due differenti frazioni di congedo straordinario intervallate da un periodo di ferie o altro tipo di congedo, debbono comprendere ai fini del calcolo del numero di giorni riconoscibili come congedo straordinario, anche i giorni festivi e i sabati (per l'articolazione su cinque giorni) cadenti subito prima o subito dopo le ferie o altri congedi o permessi.\n"
}
] |
1,217 | [
{
"from": "human",
"value": "Un pubblico dipendente ha diritto alla maternità facoltativa? Se si, fino a quale età del bambino? Come viene retribuita la giornata lavorativa?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 consente che ciascun genitore possa assentarsi dal lavoro per un periodo di sei mesi, anche frazionabile, nei primi otto anni di vita del bambino. Il congedo parentale spetta al genitore richiedente anche qualora l'altro genitore non ne abbia diritto.\nSe la richiesta è della madre:\n- ne ha diritto per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi, trascorso il periodo di astensione obbligatoria;\n- se è l'unico genitore il congedo si estende fino a 10 mesi\nSe la richiesta è del padre:\n- ne ha diritto dal momento della nascita del figlio per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi\n- il limite si estende fino a 7 mesi nel caso in cui il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a 3 mesi.\nIn questo secondo caso il limite complessivo dei congedi parentali dei genitori è elevato a 11 mesi.\nI periodi di congedo parentale sono computati nell'anzianità di servizio, esclusi gli effetti relativi alle ferie e alla tredicesima mensilità o alla gratifica natalizia.\nCOSA FARE\nIl genitore è tenuto a preavvisare il datore di lavoro secondo le modalità e i criteri definiti dai contratti collettivi, e comunque con un periodo di preavviso non inferiore a quindici giorni. Nella domanda è necessario indicare il periodo di astensione richiesto.\nRETRIBUZIONE\nPer i periodi di astensione facoltativa fino al terzo anno di vita del bambino, il trattamento economico sarà:\n- retribuzione intera per i primi 30 giorni, con eclusione dei compensi per lavoro straordinario e di quelli legati all’effettiva presenza.Tale periodo potrà essere goduto in via esclusiva dal padre o dalla madre, oppure frazionato tra entrambi i genitori. Viene interamente computato ai fini dell'anzianità di servizio e delle ferie.\n- 30% della retribuzione per i successivi 5 mesi, riferito ad entrambi i genitori; vale ai fini dell'anzianità di servizio ma non ai fini delle ferie.\n- 30% della retribuzione per i periodi successivi ai 6 mesi, se il reddito individuale del genitore in astensione è inferiore a due volte e mezzo l’importo del trattamento minimo di pensione.\nPer i periodi di astensione facoltativa dal terzo all’ottavo anno di vita del bambino, il trattamento economico sarà:\n- 30% della retribuzione per qualunque periodo residuo, se il reddito individuale del genitore in astensione è inferiore a due volte e mezzo l’importo del trattamento minimo di pensione;\n- assenza di retribuzione.\n"
}
] |
1,218 | [
{
"from": "human",
"value": "Durante il periodo di aspettativa, ottenuto per frequentare un dottorato di ricerca, il dipendente della polizia di stato può iscriversi all'albo dei consulenti del lavoro o degli avvocati o esiste incompatibilità?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'istituto generale dell'aspettativa, previsto per i pubblici dipendenti dagli artt. 66 e ss. ex D.P.R. 3/1957, si applica anche alla Polizia di Stato in forza dell'art. 52, D.P.R. 335/1982.\n\tL'aspettativa per dottorato di ricerca è prevista e regolamentata nel pubblico impiego dalla Legge 13 agosto 1984, n. 476, modificata di recente dal Decreto Legislativo 18 luglio 2011, n.119. Questa disposizione normativa prevede che il congedo straordinario sia utile soltanto ai fini della progressione di carriera, nonché del trattamento di quiescenza e di previdenza, escludendo ogni altro diritto connesso al rapporto di lavoro, ossia all'effettivo servizio svolto dal dipendente che, durante il periodo di congedo, non viene di fatto prestato.\n\tIn particolare poi le leggi istitutive degli albi di consulente del lavoro (Legge 11 gennaio 1979, n. 12, art. 4) e della professione di avvocato (R.D.L. 27 novembre 1933, n. 1578, art. 3) sanciscono l'incompatibilità dell'esercizio della professione con qualunque impiego od ufficio retribuito con stipendio sul bilancio dello Stato ed in generale di qualsiasi altra Amministrazione o istituzione pubblica soggetta a tutela o vigilanza dello Stato.\n\tTuttavia, il Dipartimento della Funzione Pubblica è intervenuto con le Circolari n. 6 del 18 luglio 1997 e n. 8 del 21 ottobre 1997, entrambe orientate al consenso per lo svolgimento di un’altra attività lavorativa, subordinata (purché questa non intercorra con altra amministrazione) o autonoma, anche mediante iscrizioni ad albi, a condizione che l’ulteriore attività non sia in conflitto con gli interessi dell’amministrazione.Questa significativa attenuazione del dovere di esclusività è tuttavia ammessa soltanto quando l’orario di lavoro non superi la metà di quello ordinario.Nel caso in esame tale incompatibilità sussisterà in quanto, sebbene la Legge 23 dicembre 1996, n. 662 e s.m.i statuisca che il lavoro parziale è consentito a qualsiasi dipendente, a prescindere dal profilo professionale di riferimento, tale disposizione non potrà applicarsi ai dirigenti, al personale militare, a quello delle Forze di polizia e al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco (art. 1, comma 57). Pertanto sussiste incompatibilità (art. 53 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165) tra il ruolo di dipendente pubblico in questione, anche se in aspettativa, quindi non in servizio, e l'iscrizione ad un albo professionale.\n\t \n"
}
] |
1,219 | [
{
"from": "human",
"value": "In quali casi il diritto al congedo straordinario per il dottorato di ricerca non viene riconosciuto?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come stabilito dall'art. 2 del Decreto Legge 13 agosto 1984, n. 476 e precisato dal Dipartimento della Funzione Pubblica con la Circolare 7 ottobre 2011 n. 12, oltre al fatto che il collocamento in aspettativa del dipendente avviene compatibilmente con le esigenze della Pubblica Amministrazione, il diritto al congedo non viene riconosciuto a coloro che hanno già conseguito il titolo di dottore di ricerca e a coloro che sono stati iscritti a corsi di dottorato per almeno un anno accademico beneficiando del congedo senza aver poi conseguito il titolo.\n"
}
] |
1,220 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di richiesta di usufruire di un congedo straordinario per conseguire un dottorato di ricerca, l'amministrazione è obbligata a concederlo?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 19 della Legge 30 dicembre 2010, n. 240 ha previsto che il collocamento in aspettativa del dipendente, ammesso ai corsi di dottorato di ricerca, avviene \"compatibilmente con le esigenze dell'amministrazione\", accordando così all'interessato una posizione giuridica soggettiva condizionata, la cui realizzazione è subordinata alle esigenze di buon andamento. Ulteriori chiarimenti sono stati forniti dal Dipartimento della Funzione Pubblica nella Circolare 7 ottobre 2011 n. 12.\n"
}
] |
1,221 | [
{
"from": "human",
"value": "Il personale docente con nomina a tempo determinato ha gli stessi diritti di quello a tempo indeterminato in materia di congedo per dottorato di ricerca?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il Ministero dell'Istruzione si è espresso sull'argomento con la Circolare 22 febbario 2011 n. 15 precisando quanto segue:Congedo al personale con nomina a tempo determinato\n\tParticolare attenzione si ritiene debba essere posta nei confronti di tale tipologia di docenti. In proposito si ritiene opportuno un richiamo alla normativa prevista dall’art. 19 del vigente CCNL, riguardante “Ferie, permessi ed assenze del personale assunto a tempo determinato”, intendendosi come personale a tempo determinato, il personale destinatario di contratto durata annuale o fino al 30 giugno, il cui primo comma dispone che “Al personale assunto a tempo determinato (...) si applicano, nei limiti della durata del rapporto di lavoro, le disposizioni, in materia di ferie, permessi ed assenze stabilite dal presente contratto per il personale assunto a tempo indeterminato”., e pertanto anche a tale tipologia di personale si ritiene debbano essere applicate, nei limiti previsti dalla richiamata norma, le disposizioni riguardanti i congedi per il personale ammesso alla frequenza dei dottorati di ricerca: si ritiene comunque opportuno precisare che le predette disposizioni esplicano, la propria validità esclusivamente sotto il profilo giuridico (riconoscimento del servizio ai fini previsti delle vigenti disposizioni) non ritenendosi che le stesse possano esplicare la validità sotto il profilo economico (conservazione della retribuzione per il periodo di frequenza del dottorato).\n\t \n"
}
] |
1,222 | [
{
"from": "human",
"value": "Un docente di ruolo può richiedere un'aspettativa per svolgere un dottorato di ricerca?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "I dipendenti pubblici ammessi ai corsi di dottorato di ricerca sono collocati a domanda in congedo straordinario per motivi di studio senza assegni per il periodo di durata del corso ed usufruisce della borsa di studio ove ricorrano le condizioni richieste. In caso di ammissione a corsi di dottorato di ricerca senza borsa di studio, o di rinuncia a questa, l'interessato in aspettativa conserva il trattamento economico, previdenziale e di quiescenza in godimento da parte dell'amministrazione pubblica presso la quale è instaurato il rapporto di lavoro.\n\tNormativa di riferimento:Decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980 n.382;Legge 13 agosto 1984 n. 476;Legge 28 dicembre 2001 n. 448, in particolare art. 52 comma 57\nSi veda anche:Circolare Ministeriale 22 febbraio 2011 n.15 - Dottorato di ricerca e problematiche connesse;Circolare Ministeriale 4 novembre 2002 n.120 - Docenti che frequentano corsi di dottorato di ricerca, o che siano titolari di borse di studio o di assegni di ricerca presso università o enti\n\t \n"
}
] |
1,223 | [
{
"from": "human",
"value": "Il dipendente di un ente locale può usufruire di due periodi continuativi di aspettativa?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il cumulo di aspettative è regolato dall'art. 14 del CCNL 14/09/2000 del Comparto Regioni Autonomie Locali. Secondo tale disposizione contrattuale il dipendente non può usufruire continuativamente di due periodi di aspettativa, anche richiesti per motivi diversi, se tra essi non intercorrano almeno sei mesi di servizio attivo. La presente disposizione non si applica in caso di aspettativa per cariche pubbliche elettive, per cariche sindacali, per volontariato e in caso di assenze di cui alla Legge n. 1204/1971 (Provvedimento a tutela delle lavoratrici madri abrogato e sostituito dal Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151).\n\tQualora vengano meno i motivi che ne hanno giustificato la concessione, l'amministrazione può invitare il dipendente a riprendere servizio nel termine appositamente fissato e il dipendente, per le stesse motivazioni, può riprendere servizio di propria iniziativa.\n\tSe il dipendente non si presenta per riprendere servizio alla scadenza del periodo di aspettativa o del termine fissato dall'amministrazione in caso di revoca della concessione (salvo casi di comprovato impedimento), il rapporto di lavoro si intender risolto, senza diritto ad alcuna indennità sostitutiva di preavviso.\n \n"
}
] |
1,224 | [
{
"from": "human",
"value": "Nel comparto sanità, in caso di rapporto di lavoro part-time, come si calcolano i permessi per il diritto allo studio?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'articolo 35, comma 1 del CCNL 20 settembre 2001 del comparto sanità stabilisce, nel caso di rapporto di lavoro a tempo parziale di tipo verticale, la regola della proporzionalità per le diverse tipologie di assenza. Nel caso di rapporto di lavoro a tempo parziale di tipo orizzontale trova ugualmente applicazione la regola del riproporzionamento infatti, la sua estensione ai permessi per motivi di studio si giustifica in considerazione della circostanza che tali permessi sono computati e fruiti ad ore e che, pertanto, sono strettamente legati alla durata della giornata lavorativa. \n"
}
] |
1,225 | [
{
"from": "human",
"value": "Per ottenere il congedo straordinario per dottorato di ricerca il personale docente deve aver superato il periodo di prova?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "No, la concessione del congedo straordinario non è subordinata all'effettuazione dell'anno di prova. La precisazione è stata fornita dal Ministero dell'Istruzione nella Circolare n. 15 del 22 febbraio 2011 con la quale ha fornito chiarimenti sulle problematiche connesse al dottorato di ricerca per il personale docente.\n"
}
] |
1,226 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di non completamento del dottorato di ricerca occorre restituire le somme percepite?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Con l'art. 5 del Decreto Legislativo 18 luglio 2011 n. 119 è stato chiarito che la restituzione degli importi corrisposti al dipendente in aspettativa retribuita (nel caso in cui vi sia stata questa opzione da parte dell'interessato) è dovuta solo se il dipendente cessa da qualsiasi rapporto di lavoro o di impiego con l'amministrazione pubblica nei due anni successivi al conseguimento del dottorato. Nessuna ripetizione è prevista nel caso di passaggio per mobilità o vincita di concorso presso altra amministrazione, come precisato dal Dipartimento della funzione pubblica nella Circolare 7 ottobre 2011 n. 12. La motivazione di questa esplicita disciplina - secondo il DFP - risiede nella consapevolezza del valore dell'accrescimento culturale e professionale che di regola consegue al dottorato, valore che non è e non può essere limitato alla singola istituzione di appartenenza, ma è riferito all'intero apparato pubblico che si arricchisce nel suo complesso di professionalità.\n"
}
] |
1,227 | [
{
"from": "human",
"value": "Il docente che frequenta il dottorato di ricerca e abbandona il corso per assumere servizio come ricercatore universitario è tenuto alla restituzione delle somme percepite?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "No, come precisato dal Ministero dell'Istruzione nella Circolare n. 15 del 22 febbraio 2011 anche nel caso di cessazione dal Servizio come docente prima del compimento dei due anni di permanenza obbligatoria nei ruoli del personale scolastico previsti dall'art. 52, comma 57, della Legge 28 dicembre 2001 n. 448, per assumere servizio in qualità di ricercatore universitario, l’interessato non è tenuto alla restituzione degli emolumenti percepiti.\n\tLe stesse disposizioni, secondo il Ministero, si ritiene possano trovare applicazione nei riguardi dei beneficiari di Borse post-dottorato e per gli assegnisti universitari, per i quali, l’art. 51 della Legge 27 dicembre 1997 n. 449 del prevede esplicitamente la “possibilità” dell’aspettativa senza assegni per tutti i pubblici dipendenti vincitori di un assegno di ricerca.\n\tLa ripetizione delle somme, secondo il Ministero, è dovuta solo ed esclusivamente nel caso in cui il dipendente cessi volontariamente dal rapporto intervenuto con qualsiasi Amministrazione Pubblica come ad esempio in caso di dimissioni volontarie o per assumere servizio in un ente che non rientri nel novero delle Pubbliche Amministrazioni.\n"
}
] |
1,228 | [
{
"from": "human",
"value": "Nel pubblico impiego in quali circostanze è ammessa la monetizzazione delle ferie non godute?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo quanto stabilito dall'art. 5, comma 8 del Decreto Legge 6 luglio 2012, n. 95, (Spending review), le ferie, i riposi e i permessi spettanti al personale delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione e delle autorità indipendenti, devono obbligatoriamente essere fruite e non danno luogo in nessun caso alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi.\n\tLa norma si applica in caso di cessazione del rapporto di lavoro per mobilità, dimissioni, risoluzione, pensionamento e raggiungimento del limite di età.\n\tIl divieto non si applica, secondo quanto stabilito dal Dipartimento della Funzione Pubblica con il Parere prot. n. 29795/2012, nei casi di cessazione del servizio in cui l’impossibilità di fruire delle ferie non è imputabile o riconducibile al dipendente, come le ipotesi di decesso, malattia e infortunio, risoluzione del rapporto di lavoro per inidoneità permanente ed assoluta, congedo obbligatorio per maternità. \n"
}
] |
1,229 | [
{
"from": "human",
"value": "E' possibile avere un orario di lavoro flessibile in presenza di esigenze personali?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'orario di lavoro è, in via generale, disciplinato all'interno della contrattazione collettiva dei diversi comparti, prevedendo, sempre in via generale, il rispetto di un determinato arco temporale entro cui il personale è comunque tenuto a garantire la presenza in servizio.\nIn alcuni comparti, quale quello dei Ministeri, anche accordi sindacali possono prevedere l'istituto della flessibilità nell'ambito dell’orario di lavoro giornaliero, con fasce di flessibilita' in entrata o in uscita, riconoscendo al lavoratore la possibilità di variare, nell’ambito di un periodo temporale prestabilito, l’inizio e il termine della prestazione lavorativa giornaliera.\nA ciascuna anticipazione o posticipazione in entrata deve tuttavia sempre corrispondere una anticipazione e posticipazione in uscita della medesima entità temporale, per garantire il rispetto del regime orario stabilito per quella giornata lavorativa, a prescindere dalla sua durata.\nUn esempio è l'art. 3 dell’Accordo sull’orario di lavoro del 12 gennaio 1996 del CCNL Ministeri, che dispone che venga inoltre individuato l’arco temporale entro cui tutto il personale è tenuto a garantire la presenza in servizio.\nL’attuazione di tale flessibilita' deve essere attentamente regolata in relazione alle articolazioni orarie giornaliere previste in ogni ufficio e non determina per il lavoratore la possibilita' di modificare l’orario di lavoro di ciascun giorno secondo le sue esigenze personali.\nCio' pur in presenza di situazioni personali particolari del lavoratore/lavoratrice (ad esempio figli in eta' scolare) che sarà “favorito” nell'utilizzo dell'orario flessibile, ma sempre compatibilmente con le esigenze di servizio, come specificato al comma 2 dello stesso art. 3.\n"
}
] |
1,230 | [
{
"from": "human",
"value": "Come possono essere giustificate le assenze per terapie che comportano l'incapacità al lavoro anche per lunghi periodi?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo quanto affermato dal Dipartimento della Funzione Pubblica nella circolare n. 2 del 17/02/2014 nel caso di dipendenti che a causa delle patologie sofferte debbano sottoporsi periodicamente, anche per lunghi periodi, a terapie comportanti incapacità di lavoro, trovano applicazione le regole sulla giustificazione delle assenze per malattia. Tuttavia, ai fini della semplificazione, si ritiene possa essere sufficiente anche un'unica certificazione (che per queste ipotesi può essere anche cartacea) rilasciata dal medico curante in cui attestare la necessità di trattamenti sanitari ricorrenti comportanti incapacità lavorativa secondo cicli o secondo un calendario stabilito dal medico.\n\tIl dipendente dovrà produrre tale certificazione all'amministrazione prima dell'inizio della terapia fornendo il calendario previsto. A tale certificazione dovranno poi seguire le singole attestazioni di presenza dalle quali risulti l'effettuazione delle terapie nelle singole giornate. In questo caso l'attestazione di presenza dovrà anche contenere l'indicazione che la prestazione è somministrata nell'ambito del ciclo o calendario di terapia prescritto dal medico curante.\n\tL'attestazione di presenza presso la struttura di cura può anche essere documentata mediante dichiarazione sostitutiva di atto notorio.\n"
}
] |
1,231 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di malattia a seguito di infortunio sul lavoro si è soggetti a visita fiscale?\n "
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il Decreto 18 dicembre 2009, n.206 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 20 gennaio 2010, n. 15) dispone che siano esclusi dall'obbligo di rispettare le fasce di reperibilità i dipendenti per i quali l'assenza è riconducibile - tra le altre ipotesi - ad infortunio sul lavoro. Ulteriori precisazioni al riguardo sono state fornite dal Dipartimento della funzione pubblica, con il parere UPPA 02/2010 rivolto al Ministero della Difesa. In esso si precisa che l'amministrazione riconosce il regime di esenzione solo quando è già in possesso della necessaria documentazione formale come, ad esempio, la denuncia di infortunio. Questo non può non influire - si precisa nel parere - sull'obbligo per l'amministrazione di richiedere la visita fiscale, per evitare attività amministrativa inefficace nonchè il rischio di un esborso ingiustificato.\n\t \n"
}
] |
1,232 | [
{
"from": "human",
"value": "Che iter deve seguire il docente che intende chiedere l'inidoneità all'insegnamento?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'inidoneità all'insegnamento è stata introdotta nella legislazione scolastica con i decreti delegati del 1974 ( artt.112-113 ).\n\tAttualmente è regolata dai Contratti Collettivi Nazionali (CNL 2007 e CCNL Integrativo 2008), dal Decreto Presidente della Repubblica 27 luglio 2011 n. 171, e dal Decreto Legislativo 6 luglio 2012, n. 95 convertito nella Legge 7 agosto 2012, n.135.\n\tIn particolare il DPR 171/2011 ha introdotto una nuova terminologia:\n- inidoneità assoluta (a svolgere qualsiasi compito)\n\t- inidoneità relativa (al solo insegnamento)\n\tIl docente che voglia ottenere l'inidoneità deve inoltrare la domanda al proprio Dirigente scolastico chiedendo di essere sottoposto a visita collegiale per l'accertamento, allegando il certificato rilasciato dal proprio medico di famiglia, in cui risultino la o le le patologie di cui è affetto. Il Dirigente scolastico chiede quindi all'autorità sanitaria (Commissione medica di verifica) di pronunciarsi sull'idoneità fisica. La Commissione convoca a visita il docente che deve presentare la documentazione medica e il riassunto, rilasciato dalla Segreteria della scuola di servizio delle proprie assenze negli ultimi 3 anni.\n"
}
] |
1,233 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di lunga malattia per quanto tempo si ha diritto alla conservazione del posto nel comparto scuola? Tali assenze hanno effetti sulla retribuzione?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 17 del CCNL del Comparto Scuola (2007) per il quadriennio normativo 2006-2009 e biennio economico 2006-2007 che stabilisce che il dipendente assente per malattia ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di diciotto mesi. Superato questo periodo al lavoratore che ne faccia richiesta è concesso di assentarsi per un ulteriore periodo di diciotto mesi in casi particolarmente gravi, senza diritto ad alcun trattamento retributivo.\n\tIl trattamento economico spettante al dipendente, nel caso di assenza per malattia nel triennio di cui sopra è il seguente:\n\ta) intera retribuzione fissa mensile, ivi compresa la retribuzione professionale docenti ed il compenso individuale accessorio, con esclusione di ogni altro compenso accessorio, comunque denominato, per i primi nove mesi di assenza. Nell'ambito di tale periodo per le malattie superiori a 15 gg. lavorativi o in caso di ricovero ospedaliero e per il successivo periodo di convalescenza post-ricovero, al dipendente compete anche ogni trattamento economico accessorio a carattere fisso e continuativo;\n\tb) 90% della retribuzione per i successivi 3 mesi di assenza;\n\tc) 50% della retribuzione per gli ulteriori 6 mesi del periodo di conservazione del posto.\n\t \n"
}
] |
1,234 | [
{
"from": "human",
"value": "Quali sono le gravi patologie e le relative terapie salvavita che in caso di assenza non incidono sul periodo di comporto? Quali soggetti possono certificarle?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come precisato dall'INAIL le gravi patologie, e le relative terapie invalidanti, per le quali è prevista la retribuzione intera e la esclusione dal computo dei limiti massimi di assenza per malattia, non sono espressamente specificate dalla legislazione e dalle norme contrattuali. \n\tInoltre, la gravità della patologia non può essere rimessa alla valutazione discrezionale del Datore di Lavoro, ma deve essere accertata e certificata da un medico preposto o dalla apposita Commissione medica della competente Azienda ASL. \n\tLe norme che riguardano le malattie croniche o invalidanti e le malattie rare che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione per le prestazioni di assistenza sanitaria (ad es. il Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n. 124 e i D.M. 28 maggio 1999, n. 329 e D.M. 18 maggio 2001, n. 279), non sono applicabili alla valutazione delle patologie gravi e delle relative terapie invalidanti per le quali è prevista la retribuzione intera e la esclusione dal computo dei limiti massimi di assenza per malattia, pr cui devono essere valutate di volta in volta, caso per caso, dal medico della Azienda U.S.L.\n\tPer lo stesso motivo non è di per sé sufficiente essere in possesso della certificazione di handicap anche grave e di invalidità civile anche al 100% con indennità di accompagno.\n \n"
}
] |
1,235 | [
{
"from": "human",
"value": "La normativa sulle nuove fasce orarie di reperibilità per i dipendenti pubblici assenti per malattia è applicabile anche al personale delle forze di polizia?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come precisato nella Circolare DFP n. 10/2011, a partire dall'entrata in vigore del Decreto Legge 6 luglio 2011, n. 98, le fasce orarie di reperibilità per le visite di controllo sulla sussistenza della malattia si applicano a tutti i dipendenti a tempo indeterminato della pubblica amministrazione (compresi, dunque, magistrati, avvocati e procuratori dello Stato, personale militare e delle forze di polizia, vigili del fuoco, personale delle carriere prefettizie e diplomatiche, personale della carriera dirigenziale penitenziaria, professori e ricercatori universitari), nonché, in quanto compatibile, anche ai dipendenti assunti con forme di impiego flessibile del personale.\n"
}
] |
1,236 | [
{
"from": "human",
"value": "Il dipendente pubblico affetto da malattia per la quale è stata riconosciuta la causa di servizio, è esentato dall'obbligo del rispetto delle fasce di reperibilità?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il Decreto 18 dicembre 2009, n. 206 ha individuato tra le categorie esentate dall'obbligo di rispettare le fasce di reperibilità coloro che siano affetti da malattie per le quali è stata riconosciuta la causa di servizio.\nRelativamente all'esenzione dall'obbligo di rispettare le fasce di reperibilità il Dipartimento della Funzione Pubblica, con parere del 15 marzo 2010, ha precisato che \"nel caso in cui il dipendente che rientra nel regime di esenzione non fosse trovato presso il proprio domicilio in occasione di un accesso domiciliare dell'incaricato della Asl, lo stesso non andrebbe incontro a responsabilità per il fatto e all'applicazione delle relative sanzioni\".\n"
}
] |
1,237 | [
{
"from": "human",
"value": "Quali sono le fasce orarie di reperibilità in caso di malattia nel pubblico impiego?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Le fasce orarie di reperibilità per i dipendenti pubblici, ai sensi di quanto disposto dal Decreto ministeriale 18 dicembre 2009 n. 206, sono dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00 compresi i giorni non lavorativi e festivi.\n\t \n"
}
] |
1,238 | [
{
"from": "human",
"value": "L'indennità di comparto fa parte del trattamento economico fondamentale o è utile ai fini della decurtazione della retribuzione nei primi 10 giorni di malattia?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L’indennità di comparto, disciplinata dai contratti collettivi di comparto (ad esempio l'art. 33 del CCNL 22.1.2004 Regioni Autonomie Locali), non rientra tra le voci correlate al trattamento economico fondamentale e risulta perciò soggetta alla decurtazione prevista nei primi 10 giorni di malattia dal comma 1 dell’art. 71 del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112. Il Dipartimento della Funzione Pubblica si è espresso in tal senso con il parere n. 1 del 30.01.2009.\n"
}
] |
1,239 | [
{
"from": "human",
"value": "L'indennità di posizione organizzativa fa parte del trattamento economico fondamentale o può essere decurtata nei primi 10 giorni di malattia?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'indennità di posizione organizzativa per titolari di posizione organizzativa non è qualificabile, dalle clausole contrattuali del comparto Regioni ed Autonomie Locali, come voce del trattamento fondamentale, anche se ha \"natura fissa e ricorrente\". Pertanto tale trattamento è da considerare utile ai fini della decurtazione prevista dall'articolo 71, comma 1, del Decreto Legge 25 giugno 2008 n. 112, convertito in legge 6 agosto 2008, n.133.\nIl Dipartimento della Funzione Pubblica si è espresso in tal senso con il parere n. 2/2009 prot. n. 7229 del 13 febbraio 2009.\n"
}
] |
1,240 | [
{
"from": "human",
"value": "Nel caso in cui il dipendente pubblico in malattia non venga trovato dal medico negli orari di reperibilità, quali sanzioni vengono applicate?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come precisato nella Circolare n. 10/2011 del Dipartimento della Funzione Pubblica, in caso di assenza ingiustificata alla visita fiscale, continua ad applicarsi l'art. 5 del Decreto Legge 12 settembre 1983 n. 463, comma 14 (come risultante dalla sentenza di illegittimità della Corte costituzionale n. 78 del 1988), che disciplina la comminazione di una specifica sanzione economica a carico del dipendente, pubblico e privato, ferma restando la possibilità di applicare sanzioni disciplinari in presenza dei presupposti e a seguito del relativo procedimento.\n\tLa norma in questione, in particolare, stabilisce il decadimento del diritto a qualsiasi trattamento economico per l'intero periodo sino a dieci giorni e nella misura della meta' per l'ulteriore periodo, esclusi quelli di ricovero ospedaliero o gia' accertati da precedente visita di controllo.\n"
}
] |
1,241 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di assenza per malattia, quando l'indirizzo che si indica per la disponibilità all'accertamento è diverso da quello di residenza o domicilio, bisogna fornire la motivazione del cambiamento?\n\t "
},
{
"from": "gpt",
"value": "La Circolare n. 1/2010/DFP/DDI delll'11 marzo 2010, indica la necessità, per il lavoratore, di fornire al medico l'indirizzo di reperibilita' da inserire nel certificato, se diverso da quello di residenza (o domicilio abituale) in precedenza comunicato all'amministrazione; nella circolare non viene fatto alcun riferimento alla motivazione del cambiamento dell’indirizzo di reperibilità.\n\t \n"
}
] |
1,242 | [
{
"from": "human",
"value": "Sono un'insegnante precaria in gravidanza a rischio con riposo obbligatorio. Se ricevo una chiamata per le supplenze, posso accettare l'incarico e in che misura vengo retribuita?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "La docente con contratto a tempo determinato supplente annuale (al 31.8 su posto vacante o al 30.6 su posto disponibile) o la supplente temporanea con nomina del dirigente scolastico, che al momento della stipula del contratto già si trova in astensione obbligatoria, quindi impedita ad assumere servizio, ha diritto alla supplenza non solo ai fini giuridici ma anche ai fini economici.\nIl periodo di astensione è da considerarsi servizio effettivamente prestato e il supplente ha diritto, ai sensi dell’art. 12 comma 2 del CCNL 29.11.2007 alla/alle eventuale/i proroga/ghe dell’incarico di supplenza. Per perfezionare il rapporto di lavoro è necessaria da parte del docente con contratto a tempo determinato la formalizzazione del contratto, mentre non è richiesta l’effettiva assunzione del servizio.\nAlla supplente lavoratrice madre, che incorra nella risoluzione del contratto a tempo determinato, per scadenza del termine della supplenza, durante il periodo di astensione obbligatoria per gravidanza, spetta l’indennità di maternità pari all’80% dello stipendio per tutto il periodo di astensione obbligatoria.\nTale indennità spetta altresì nel caso non siano trascorsi più di 60 (sessanta) giorni tra la fine della precedente supplenza e l’inizio dell’astensione obbligatoria, sia nel caso ci sia stata la presa di servizio sia ci sia stata una semplice accettazione della supplenza. L’indennità di maternità all’80% spetta anche in caso di interdizione anticipata dal lavoro per gravi complicanze della gestazione, se la supplente, trovandosi momentaneamente disoccupata, presenta entro 60 giorni dalla fine della supplenza la certificazione rilasciata dall’ispettorato del lavoro (CM n. 61 del 4.3.1988).\nSi rimanda per precisione alla nota 1476 del 28/01/2008 - Oggetto A.S. 2007/2008 - Corresponsione delle indennità di maternità fuori nomina al personale supplente breve di cui al Decreto Legge 7 settembre 2007, n.147, come modificato dalla Legge 25 ottobre 2007, n.176. \n\t \n"
}
] |
1,243 | [
{
"from": "human",
"value": "Nei contratti part-time per il personale A.T.A. (Amministrativo Tecnico Ausiliario) della scuola esiste un limite minimo di ore cui il dipendente deve attenersi?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo l’art. 58 del CCNL 29.11.2007, per il personale A.T.A. con contratto di lavoro part time la durata della prestazione lavorativa non può essere inferiore al 50% di quella a tempo pieno (che secondo l’art 51 del medesimo CCNL è di 36 ore). Pertanto, l’orario di lavoro non può essere inferiore alle 18 ore settimanali. \n\t \n"
}
] |
1,244 | [
{
"from": "human",
"value": "Sono un dipendente pubblico del comparto Ministeri: le mansioni che devo svolgere devono essere indicate nel dettaglio nell'ordine di servizio del superiore dirigente?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 23 del CCNL 16/05/1995 del Comparto Ministeri stabilisce che tenuto conto dell'esigenza di garantire la migliore qualità del servizio, il dipendente deve in particolare \"eseguire gli ordini inerenti all'espletamento delle proprie funzioni o mansioni che gli siano impartiti dai superiori\". Se ritiene che l'ordine sia palesemente illegittimo, il dipendente deve farne rimostranza a chi l'ha impartito, dichiarandone le ragioni; se l'ordine è rinnovato per iscritto ha il dovere di darvi esecuzione. Il dipendente non deve, comunque, eseguire l'ordine quando l'atto sia vietato dalla legge penale o costituisca illecito amministrativo. All'art. 14 dello stesso CCNL si stabilisce che nel contratto di lavoro individuale, per il quale è richiesta la forma scritta, sono comunque indicati, tra le altre, le mansioni corrispondenti alla qualifica di assunzione. \n"
}
] |
1,245 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di personale \"comandato\" presso altre amministrazioni a chi spetta gestire le richieste di usufruire delle 150 ore?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo il Dipartimento della Funzione Pubblica, che per il personale c.d. \"di prestito\" si è pronunciato con la circolare n. 12/2011, considerato che il limite percentuale relativo al contingente è individuato in base al personale in servizio a tempo indeterminato presso ciascun ente all'inizio di ciascun anno, e che la fruizione del permesso e l'esercizio dei diritti connessi produce effetti sull'organizzazione dell'attività di ufficio, la gestione dell'istituto spetta all'amministrazione presso cui il personale è in comando.\n"
}
] |
1,246 | [
{
"from": "human",
"value": "Possono fruire dei permessi relativi alle 150 ore anche gli iscritti alle università telematiche?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il Dipartimento della Funzione Pubblica nella circolare n. 12/2011, anche alla luce di quanto precisato dall'ARAN in più di un'occasione, sottolinea che le clausole nel disciplinare le agevolazioni non contengono specifiche previsioni sui corsi tenuti dalle università telematiche e, pertanto, la relativa disciplina deve intendersi di carattere generale, non rinvenendosi in astratto preclusioni alla fruizione del permesso da parte dei dipendenti iscritti alle università telematiche. Tuttavia, secondo il DFP, è chiaro che tale fruizione deve avvenire nel rispetto delle condizioni fissate dalle clausole medesime, per cui essa risulta subordinata alla presentazione della documentazione relativa all'iscrizione e agli esami sostenuti, nonché all'attestazione della partecipazione personale del dipendente alle lezioni. In quest'ultimo caso i dipendenti iscritti alle università telematiche dovranno certificare l'avvenuto collegamento all'università telematica durante l'orario di lavoro.\n"
}
] |
1,247 | [
{
"from": "human",
"value": "Il dipendente di un ministero può usufruire dei permessi per le 150 ore per seguire le lezioni a distanza di un'università telematica al di fuori dell'orario di lavoro?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "A questo proposito l'ARAN - Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni - nei suoi orientamenti applicativi (M166 del 25/09/2011) per il comparto Ministeri, conferma le disposizioni contenute nella circolare del Dipartimento della funzione pubblica n. 12/2011. Secondo l'ARAN, i permessi per motivi di studio possono, infatti, essere fruiti solo per lezioni e corsi di studio, espressamente indicati, il cui svolgimento sia previsto in concomitanza con l’orario di lavoro e con l’attestato di partecipazione o di frequenza il lavoratore certifica sia la circostanza dell’effettiva presenza alle lezioni sia quella che le medesime lezioni si svolgono all’interno dell’orario di lavoro (la reale giustificazione della fruizione dei permessi). Per quanto riguarda la partecipazione ai corsi delle Università telematiche, il lavoratore, non essendo tenuto a rispettare un orario di frequenza del corso in orari prestabiliti, può ragionevolmente seguire le lezioni anche al di fuori dell’orario di lavoro. Viene così conseguentemente meno la necessità di fruizione dei permessi di cui si tratta. Infatti, non essendo obbligato a partecipare necessariamente alle lezioni in orari rigidi, come avviene nella Università ordinaria, il lavoratore potrebbe sempre scegliere orari di collegamento compatibili con l’orario di lavoro nell’Amministrazione di appartenenza. Potrebbe verificarsi una situazione differente e quindi il lavoratore potrebbe avere diritto ai permessi solo se fosse in grado di presentare tutta la prescritta documentazione, in particolar modo un certificato dell’Università che, con conseguente assunzione di responsabilità da parte della stessa, attesti che quel determinato dipendente ha seguito personalmente, effettivamente e direttamente le lezioni trasmesse in via telematica. E i permessi, anche in questo caso, potranno essere concessi solo ed esclusivamente se le giornate e gli orari dei corsi siano coincidenti con le ordinarie prestazioni lavorative, e presentando una certificazione che attesti che il dipendente può seguire le lezioni solo in quel determinato orario. \n"
}
] |
1,248 | [
{
"from": "human",
"value": "Il docente della scuola può usufruire di permessi o di un periodo di aspettativa per lo svolgimento di un mandato amministrativo?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Per assolvere il mandato di consigliere provinciale, comunale o di quartiere: per i giorni di convocazione dei consigli e con intero trattamento economico (art. 4 Legge 27.12.1985 n. 816, art. 79 Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n. 267, art. 68 Decreto Legislativo 30.3.2001 e art. 35 del CCNL del 24.7.2003), il docente è tenuto a presentare, ogni trimestre, a partire dall'inizio dell'anno scolastico, alla scuola in cui presta servizio, apposita dichiarazione circa gli impegni connessi alla carica ricoperta, da assolvere nel trimestre successivo, nonché a comunicare mensilmente alla stessa scuola la conferma o le eventuali variazioni degli impegni già dichiarati. Nel caso il docente presti servizio in più scuole la dichiarazione va presentata a tutte le scuole interessate.Aspettativa per mandato parlamentare nazionale, europeo, regionale: per tutto il periodo del mandato, senza assegni, possono fruire dell'indennità parlamentare o regionale ovvero optare per il trattamento economico in godimento presso l'amministrazione di appartenenza (art. 68 Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165).\n"
}
] |
1,249 | [
{
"from": "human",
"value": "Esiste un limite temporale entro cui fruire dei permessi retribuiti per lutto?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo l'art. 4 della Legge 8 marzo 2000 n. 53 la lavoratrice e il lavoratore hanno diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermita' del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purche' la stabile convivenza con il lavoratore o la lavoratrice risulti da certificazione anagrafica.\nIl Decreto interministeriale 21 luglio 2000 n. 278 all'articolo 1, nel ribadire il diritto dei lavoratori, pubblici e privati, ad usufruire del permesso di tre giorni per lutto, specifica al comma 2 che “I giorni di permesso devono essere utilizzati entro sette giorni dal decesso o dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o della necessità di provvedere a conseguenti specifici interventi terapeutici”. Specifiche disposizioni possono anche essere contenute nei contratti collettivi nazionali di riferimento.\n"
}
] |
1,250 | [
{
"from": "human",
"value": "I permessi per lutto decorrono obbligatoriamente dall’evento luttuoso?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Oltre alla previsione contenuta all'art. 1 del Decreto interministeriale 21 luglio 2000 n. 278 secondo la quale “I giorni di permesso devono essere utilizzati entro sette giorni dal decesso o dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o della necessità di provvedere a conseguenti specifici interventi terapeutici”, anche l'ARAN nei suoi orientamenti applicativi fornisce dei chiarimenti sulla decorrenza del permesso relativi al comparto Scuola.\n\tSecondo l'ARAN, l'art. 15, comma 1 del CCNL 29/11/2007 del comparto Scuola che disciplina i permessi retribuiti per lutto (3 giorni anche non continuativi), seppure non disponga il limite temporale entro cui utilizzare i 3 giorni concessi al dipendente, autorizza, comunque, l'utilizzo non oltre un ragionevole lasso di tempo dall'evento stesso in considerazione della natura specifica che origina tali permessi.\n"
}
] |
1,251 | [
{
"from": "human",
"value": "I giorni di permesso per lutto sono frazionabili?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il fondamento normativo dei permessi per lutto è costituito dall'art. 4 della Legge 8 marzo 2000 n. 53 che, tuttavia, nulla dispone quanto all'eventuale frazionabilità dei tre giorni previsti. Occorre dunque fare riferimento ai singoli CCNL di comparto che contengono al riguardo disposizioni differenti. Ad esempio, l'art. 19 comma 1 del CCNL comparto Regioni autonomie locali del 6 luglio 1995 prevede che i giorni di permesso per lutto debbano essere consecutivi: i periodi di permesso devono, quindi, considerarsi infrazionabili e necessariamente continuativi, comprendendo pertanto anche i giorni festivi e non lavorativi ricadenti all'interno degli stessi.\n\t\tAl contrario l'art. 15 del CCNL del Comparto Scuola 29.11.2007 dispone che i 3 giorni per evento possano essere anche non continuativi.\n"
}
] |
1,252 | [
{
"from": "human",
"value": "I permessi di 150 ore possono essere richiesti per le attività di studio?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come precisato dal Dipartimento della Funzione Pubblica nella circolare n. 12/2011, in base alle clausole negoziali, le ore di permesso possono essere utilizzate per la partecipazione alle attività didattiche o per sostenere gli esami che si svolgano durante l'orario di lavoro, mentre non spettano per l'attività di studio. Questo orientamento applicativo, oltre che dal tenore delle clausole, è confermato dall'orientamento della giurisprudenza di legittimità (Cass., Sez. lav. n. 10344/2008) e dell'ARAN.\n"
}
] |
1,253 | [
{
"from": "human",
"value": "Quali norme disciplinano i permessi retribuiti di 150 ore per la formazione dei lavoratori?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come precisato dal Dipartimento della Funzione Pubblica nella circolare n. 12/2011 per quanto riguarda la disciplina dei permessi retribuiti di 150 ore, il relativo regime è contenuto nei CCNL e negli accordi collettivi di comparto che in genere stabiliscono:\n- la tipologia di corsi per i quali i permessi possono essere fruiti,\n\t- le condizioni per la concessione e il contingente massimo di personale che può fruirne,\n\t- l'individuazione dei criteri di priorità in caso di domande eccedenti rispetto alla disponibilità del contingente.\nAlcuni esempi:\n\t- art. 13 CCNL 16 maggio 2001 comparto ministeri;\n\t- art. 9 CCNL 14 febbraio 2001 comparto enti pubblici non economici;\n\t- art. 15 CCNL 14 settembre 2000 comparto regioni ed autonomie locali;\n\t- art. 78 D.P.R. n. 782 del 1985 per il personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e ad ordinamento militare.\n"
}
] |
1,254 | [
{
"from": "human",
"value": "É possibile per un infermiere che usufruisce dei permessi per il diritto allo studio ottenere anche un permesso retribuito per il solo giorno dell’esame?\n\t "
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 22 del CCNL integrativo del 2001 del comparto Sanità esplicita che \"Per sostenere gli esami relativi ai corsi indicati nel comma 2 il dipendente, in alternativa ai permessi previsti nel presente articolo può utilizzare, per il solo giorno della prova, anche i permessi per esami previsti dall’art. 21, comma 1, primo alinea del CCNL del 1 settembre 1995\".\n\t \n"
}
] |
1,255 | [
{
"from": "human",
"value": "E' possibile per un docente ottenere la proroga del congedo straordinario per dottorato di ricerca per il completamento della tesi oltre i termini previsti dalla legge?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo il Ministero dell'Istruzione che nella Circolare n. 15 del 22 febbraio 2011 ha fornito chiarimenti sulle problematiche connesse al Dottorato di ricerca per il personale docente, l’art. 2 della Legge 13 agosto 1984, n. 476 prevede la concessione del congedo straordinario per il periodo di durata del corso, nel cui ambito non può, pertanto, prefigurarsi la preparazione e la discussione della tesi.\n\tSecondo il Ministero non è ammissibile la concessione di una proroga del congedo straordinario oltre tale limite, anche in considerazione dell’aggravio di spesa che ne deriverebbe, che, peraltro, non troverebbe giustificazione in alcuna disposizione normativa. Tuttavia ritiene possibile che il personale interessato possa richiedere, per il tempo necessario alla preparazione della relazione finale, l’aspettativa per motivi di studio di cui al comma 2 dell’art. 18 del CCNL 29/11/2007 del Comparto scuola.\n"
}
] |
1,256 | [
{
"from": "human",
"value": "Dove è possibile trovare le disposizioni contrattuali del settore pubblico attualmente in vigore?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Con la comunicazione n. 4972 l’Aran - Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, rende disponibile, nella sezione \"Contrattazione\", la Raccolta sistematica delle norme contrattuali per alcuni comparti e aree dirigenziali.\n"
}
] |
1,257 | [
{
"from": "human",
"value": "Come avviene il reclutamento del personale nella pubblica amministrazione?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Lo strumento principale di reclutamento del personale presso le pubbliche amministrazioni è quello del concorso pubblico, nel rispetto del principio costituzionale della obbligatorietà del concorso pubblico per l'accesso all'impiego presso le pubbliche amministrazioni (art. 97 della Costituzione) e dell'art. 35 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165.\nIn particolare il reclutamento può avvenire:\na) tramite procedure selettive, volte all'accertamento della professionalità richiesta, che garantiscano in misura adeguata l'accesso dall'esterno;\n\tb) mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento ai sensi della legislazione vigente per le qualifiche e profili per i quali é richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo, facendo salvi gli eventuali ulteriori requisiti per specifiche professionalità.\nLe procedure di reclutamento nelle pubbliche amministrazioni si conformano ai seguenti principi:\na) adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscano l'imparzialità e assicurino economicità e celerità di espletamento;\n\tb) adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire;\n\tc) rispetto delle pari opportunità;\n\td) decentramento delle procedure di reclutamento;\n\te) composizione delle commissioni con esperti di provata competenza nelle materie di concorso.\nNella circolare n. 3 del 2006 del Dipartimento della Funzione Pubblica appare evidente come negli ultimi anni, le politiche di riduzione del costo del lavoro pubblico perseguite dalle diverse leggi finanziarie attraverso la riduzione del personale in servizio e delle dotazioni organiche, nonchè il blocco delle procedure di reclutamento, pur con limitate deroghe, hanno imposto l'utilizzo di diverse tipologie contrattuali.\n\tCon la circolare si sono dunque fornite puntuali indicazioni sul corretto utilizzo di tutti gli strumenti gestionali che l'ordinamento ha individuato e sulla responsabilità che grava sul personale dirigenziale.\nIn particolare la Costituzione e la Legge hanno stabilito che l'organizzazione ed i rapporti di lavoro e di impiego alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche devono essere finalizzati ad accrescere l'efficienza delle amministrazioni, razionalizzare il costo del lavoro pubblico, realizzare la migliore utilizzazione delle risorse umane, in particolare curando la formazione e lo sviluppo professionale dei dipendenti.\n\t \n"
}
] |
1,258 | [
{
"from": "human",
"value": "Quali sono i requisiti che deve possedere il Responsabile del procedimento nell'ambito dei lavori pubblici?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo l’art. 9 del Decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, Regolamento di esecuzione ed attuazione del Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici) le fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione di ogni singolo intervento di realizzazione di lavori pubblici sono eseguite sotto la diretta responsabilità e vigilanza di un responsabile del procedimento, nominato dalle amministrazioni aggiudicatrici nell'ambito dei propri dipendenti di ruolo o, in mancanza di dipendenti di ruolo in possesso di professionalità adeguate, individuato tra i dipendenti in servizio. \n\tInoltre, secondo quanto precisato al comma 4 dell’articolo 9, il responsabile del procedimento deve essere un tecnico, abilitato all'esercizio della professione o, quando l'abilitazione non sia prevista dalle norme vigenti, un funzionario tecnico, anche di qualifica non dirigenziale, con anzianità di servizio non inferiore a cinque anni.\n\t \n"
}
] |
1,259 | [
{
"from": "human",
"value": "Come posso fare per revocare la delega al sindacato?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "La revoca della delega avviene tramite la predisposizione di una comunicazione che deve pervenire, per raccomandata o a mano alla Ragioneria Territoriale dello Stato competente. La comunicazione, inviata per conoscenza anche al Sindacato a cui era stata data inizialmente la delega, deve contenere i dati anagrafici del soggetto interessato, i dati della scuola di appartenza e la clausola di revoca nell'immediato, ad ogni effetto di legge, della delega per il versamento dei contributi sindacali in favore dell'Organizzazione Sindacale cui si aderiva. \n"
}
] |
1,260 | [
{
"from": "human",
"value": "In caso di dimissioni è ammissibile il successivo rientro nella Pubblica Amministrazione?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo l'art. 132 del Decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, l'impiegato cessato dal servizio per dimissioni o per collocamento a riposo o per decadenza dall'impiego nei casi previsti dalle lettere b) e c) dell'art. 127, puo' essere riammesso in servizio, sentito il parere del Consiglio di amministrazione. L'impiegato riammesso è collocato nel ruolo e nella qualifica cui apparteneva al momento della cessazione dal servizio, con decorrenza di anzianità nella qualifica stessa dalla data del provvedimento di riammissione. La riammissione in servizio è subordinata alla vacanza del posto.\n"
}
] |
1,261 | [
{
"from": "human",
"value": "Quali sono i tempi per la risposta dell'amministrazione alla domanda del dipendente di autorizzazione all'esercizio di attività esterne? La mancata risposta equivale a silenzio assenso?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "La norma di riferimento è l’art. 53 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n.165, \"Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. In particolare il comma 10 dell’art. 53 stabilisce che l'autorizzazione deve essere richiesta all'amministrazione di appartenenza dai soggetti pubblici o privati che intendono conferire l'incarico, o dal dipendente interessato. L'amministrazione di appartenenza deve pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione entro trenta giorni dalla ricezione della richiesta stessa.\n\tPer il personale che presta comunque servizio presso amministrazioni pubbliche diverse da quelle di appartenenza, l'autorizzazione è subordinata all'intesa tra le due amministrazioni. In tal caso il termine per provvedere è per l'amministrazione di appartenenza di 45 giorni e si prescinde dall'intesa se l'amministrazione presso la quale il dipendente presta servizio non si pronuncia entro 10 giorni dalla ricezione della richiesta di intesa da parte dell'amministrazione di appartenenza.Decorso il termine per provvedere, l'autorizzazione, se richiesta per incarichi da conferirsi da amministrazioni pubbliche, si intende accordata; in ogni altro caso, si intende definitivamente negata. Nel caso in questione, pertanto, non si applica il principio del silenzio assenso.\n"
}
] |
1,262 | [
{
"from": "human",
"value": "Il titolare di posizione organizzativa in un Comune ha diritto al riposo compensativo nel caso abbia lavorato nel giorno di riposo settimanale?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'istituto del riposo compensativo nel comparto Regioni e Autonomie Locali ha una sua specifica disciplina quando applicato alla particolare fattispecie del personale titolare di posizione organizzativa.\n\tPer questa tipologia di personale, il riposo compensativo spetta, sulla base della prioritaria tutela costituzionale e contrattuale del lavoratore, esclusivamente in caso di prestazione lavorativa resa nel giorno di riposo settimanale. Sono esclusi gli altri casi, anche quelli inerenti il lavoro eccedente l'orario ordinario (36 ore), essendo tali ulteriori prestazioni già compensate con il trattamento economico di posizione e di risultato (orientamento applicativo ARAN 247 del dicembre 2011).\n\tLa giornata di riposo settimanale potrà, dunque, essere recuperata secondo modalità da concordare con il dirigente, in modo proporzionato alla durata delle prestazioni rese.\n"
}
] |
1,263 | [
{
"from": "human",
"value": "E' previsto il comando presso altre amministrazioni per il personale docente?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Si. Lo stabilisce la Legge 23 dicembre 1998, n.448 (articolo 26 commi 8, 9 e 10), mentre la Legge 24 dicembre 2012, n.228 (articolo 59 commi 57 e 58) è intervenuta ridimensionando i contingenti di personale docente e dirigente che può essere comandato o collocato fuori ruolo.\n\tCon le circolari n. 14 del 14 maggio 2013 e n.15 del 14 maggio 2013 il MIUR ha dettato le annuali istruzioni e disposizioni circa i collocamenti fuori ruolo e i comandi di tale personale.\n\tNello specifico la circolare n. 14 riguarda l’assegnazione di dirigenti scolastici e di docenti per lo svolgimento di compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica, mentre la circolare n. 15 riguarda i collocamenti presso enti e associazioni che svolgono attività di prevenzione del disagio psico-sociale, assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento di tossicodipendenti; associazioni professionali ed enti cooperativi da esse promossi, nonché presso università e altri istituti di istruzione superiore. \n\t \n"
}
] |
1,264 | [
{
"from": "human",
"value": "Esiste un limite massimo relativo agli stipendi dei dipendenti pubblici?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Con la Circolare n. 8 del 3 agosto 2012, il Dipartimento della Funzione Pubblica, in accordo con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha chiarito le modalità applicative dell'art. 23 ter del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in Legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di stipendi dei dipendenti pubblici (sul quale la Camera ha approvato un O.d.G. per estenderlo a chiunque riceva “emolumenti a carico della finanza pubblica”).\nIn particolare, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 marzo 2012, recante \"Limite massimo retributivo per emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con le pubbliche amministrazioni statali\", afferma che tutti i titolari di rapporti di lavoro, subordinato o autonomo, con le pubbliche amministrazioni statali non possano percepire retribuzione superiore al trattamento annuale complessivo del primo Presidente della Corte di cassazione (che per l'anno 2011 è pari a € 293.658,95).\n\t \nDESTINATARI\nIl limite si applica ai i titolari di rapporti di lavoro intercorrenti con amministrazioni la cui disciplina organizzativa è attratta all'ambito statale, tra i quali la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Consiglio di Stato, la Corte dei conti, l'Avvocatura dello Stato, il CNEL, i Ministeri, l'Amministrazione autonoma dei monopoli, le Agenzie ex d.lgs. n. 300 del 1999, gli enti pubblici non economici nazionali, gli enti parco nazionali, gli enti di ricerca nazionali, le scuole.\nNon si applica ai titolari di rapporti di lavoro intercorrenti con amministrazioni regionali e locali, tranne nel caso in cui siano titolari anche di rapporti di lavoro con le amministrazioni che invece rientrano a pieno titolo nell'ambito del regolamento\nLe misure di contenimento retributivo riguardano anche i trattamenti dei componenti e dei presidenti delle Autorità amministrative indipendenti. I primi hanno diritto ad una retribuzione non inferiore al 10% del trattamento economico annuale complessivo dei rispettivi Presidenti, mentre questi ultimi avranno un trattamento annule pari a quello complessivo del primo Presidente della Corte di cassazione. Si intendono per Autorità amministrative indipendenti i seguenti organii:\n- Autorità Garante della concorrenza e del mercato,\n\t- Commissione nazionale per le società e la borsa,\n\t- Autorità per l'energia elettrica e il gas,\n\t- Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.\n"
}
] |
1,265 | [
{
"from": "human",
"value": "Sono un'insegnante e sono coniugata con un militare, ho diritto ad essere impiegata presso una scuola sita nella sede di servizio di mio marito?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 17 della Legge 28 luglio 1999, n. 266 stabilisce che:Il coniuge convivente del personale in servizio permanente delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, del Corpo della Guardia di finanza e delle Forze di polizia ad ordinamento civile e degli ufficiali e sottufficiali piloti di complemento in ferma dodecennale ((...)) nonchè del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, trasferiti d'autorità da una ad altra sede di servizio, che sia impiegato in una delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, ha diritto, all'atto del trasferimento o dell'elezione di domicilio nel territorio nazionale, ad essere impiegato presso l'amministrazione di appartenenza o, per comando o distacco, presso altre amministrazioni nella sede di servizio del coniuge o, in mancanza, nella sede più vicina.\nLa Legge 28 luglio 1999, n. 266 viene recepita dai contratti collettivi e, nel caso del Comparto Scuola, trova modalità di applicazione all'art. 7 punto VI del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo concernente la mobilità del personale docente, educativo ed A.T.A. per l’a.s. 2006/2007\n"
}
] |
1,266 | [
{
"from": "human",
"value": "Il personale a tempo determinato del comparto Enti Locali ha il diritto di fruire dei permessi retribuiti previsti dal contratto collettivo? "
},
{
"from": "gpt",
"value": "L’art. 7 del CCNL 14/09/2000 del comparto Regioni Autonomie Locali dispone che al personale assunto a tempo determinato si applichi il trattamento economico e normativo previsto dal contratto per il personale assunto a tempo indeterminato, compatibilmente con la natura del contratto a termine, e con alcuni vincoli che riguardano: le ferie (proporzionali al servizio prestato); la malattia (il periodo di conservazione del posto è pari alla durata del contratto e non può in ogni caso superare il termine massimo fissato dall' art. 21 del CCNL 06/07/1995) e i permessi. Secondo quanto stabilito dalla norma contrattuale in questione, infatti, possono essere concessi al lavoratore a tempo determinato permessi non retribuiti fino a un massimo di 15 giorni, salvo il caso di matrimonio in cui ha comunque diritto a 15 giorni consecutivi retribuiti.\n"
}
] |
1,267 | [
{
"from": "human",
"value": "E' ancora possibile fare richiesta per il riconoscimento della causa di servizio in presenza di patologie riconducibili all'attività lavorativa?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 6 del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201 ha abrogato gli istituti dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata. Deroghe sono previste nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa, vigili del fuoco e soccorso pubblico.\n\tRestano invariate le forme di tutela derivante dall'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali.\n"
}
] |
1,268 | [
{
"from": "human",
"value": "L'amministrazione di appartenenza può sottoporre il dipendente, che lamenta di essere affetto da particolari patologie ma non presenta alcuna certificazione specialistica, ad opportuni accertamenti?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 2104 del codice civile fa rientrare, tra i doveri del lavoratore subordinato, anche quello nei confronti del datore di lavoro di sottoporsi ai controlli legittimamente richiesti.Sebbene l'accertamento delle condizioni di idoneità al servizio del pubblico dipendente sia espressamente previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2001 n. 461, prima ancora il datore di lavoro ha facoltà di far sottoporre il dipendente, nelle forme previste, alla visita per l'idoneità al servizio ai sensi dell'art. 5 della Legge 20 maggio 1970 n. 300 (Statuto dei Lavoratori). Tale norma è applicabile alle PP.AA., anche per quanto previsto dall'art. 2, comma 2 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n. 165 in materia di \"efficacia delle leggi sui rapporti di lavoro subordinato ai dipendenti pubblici”.Pertanto le amministrazioni hanno senza dubbio la facoltà, ove adeguatamente motivata, di far sottoporre il dipendente alla visita per l'accertamento dell'idoneità al servizio anche se lo stesso non ha usufruito del periodo massimo di assenza per malattia (il cosiddetto periodo di comporto). Se il dipendente poi si rifiuta, senza giustificazione, di sottoporsi alla visita medico collegiale dell'Asl per l'accertamento dell'idoneità lavorativa, si è davanti ad un'intenzionale violazione dei doveri da parte del lavoratore di gravità tale da giustificare il licenziamento senza preavviso (CdS sez. IV sentenza n. 1160 del 2 marzo 2001).\n"
}
] |
1,269 | [
{
"from": "human",
"value": "L'insegnante, che per motivi di salute sia dichiarato inidoneo allo svolgimento delle sue funzioni, può essere utilizzato per altri compiti?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Si, il Contratto collettivo nazionale Integrativo (CCNI) Scuola sottoscritto il 25.06.2008 prevede che la competenza ad esprimere i giudizi medico-legali sull'idoneità o meno alle funzioni di istituto del personale del comparto Scuola spetta, direttamente, alle Commissioni mediche di verifica.\n\tGli accertamenti dell'inidoneità alla funzione di istituto e di eventuale idoneità per lo svolgimento di altre funzioni del personale del comparto Scuola (docente, educativo ed ATA) dovranno essere richiesti dalle competenti Autorità scolastiche direttamente alle Commissioni mediche di verifica, le quali provvederanno ad effettuarli secondo la generale disciplina procedurale di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2001 n. 461 ed il Decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze 12 febbraio 2004.\nPer ulteriori informazioni consultare la circolare n. 868 del 20/01/2009 del Ministero dell'Economia e delle Finanze disponibile alla seguente pagina dell'Ufficio Scolastico Provinciale di Lecce. \n\t \n"
}
] |
1,270 | [
{
"from": "human",
"value": "Per l'accesso alla categoria D1 e D3 negli enti locali quale titolo di studio è richiesto?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L’allegato A di cui al CCNL 31/3/1999 Comparto Regioni ed autonomie locali per il personale non dirigente, nell'operare una revisione del sistema di classificazione del personale, prevede l'appartenenza alla categoria D dei lavoratori che svolgono attività caratterizzate da: elevate conoscenze pluri-specialistiche (la base teorica di conoscenze è acquisibile con la laurea breve o il diploma di laurea) ed un grado di esperienza pluriennale, con frequente necessità di aggiornamento; contenuto di tipo tecnico, gestionale o direttivo con responsabilità di risultati relativi ad importanti e diversi processi produttivi/amministrativi; elevata complessità dei problemi da affrontare basata su modelli teorici non immediatamente utilizzabili ed elevata ampiezza delle soluzioni possibili; relazioni organizzative interne di natura negoziale e complessa, gestite anche tra unità organizzative diverse da quella di appartenenza, relazioni esterne (con altre istituzioni) di tipo diretto anche con rappresentanza istituzionale. Relazioni con gli utenti di natura diretta, anche complesse, e negoziale.\nEsemplificazione dei profili: lavoratore che espleta attività di ricerca, studio ed elaborazione di dati in funzione della programmazione economico finanziaria e della predisposizione degli atti per l’elaborazione dei diversi documenti contabili e finanziari - lavoratore che espleta compiti di alto contenuto specialistico professionale in attività di ricerca, acquisizione, elaborazione e illustrazione di dati e norme tecniche al fine della predisposizione di progetti inerenti la realizzazione e/o manutenzione di edifici, impianti, sistemi di prevenzione, ecc. - lavoratore che espleta attività progettazione e gestione del sistema informativo, delle reti informatiche e delle banche dati dell’ente, di assistenza e consulenza specialistica agli utenti di applicazioni informatiche - lavoratore che espleta attività di istruzione, predisposizione e redazione di atti e documenti riferiti all’attività amministrativa dell’ente, comportanti un significativo grado di complessità, nonché attività di analisi, studio e ricerca con riferimento al settore di competenza.\nFanno parte di questa categoria, ad esempio, i profili identificabili nelle figure professionali di : farmacista, psicologo, ingegnere, architetto, geologo, avvocato, specialista di servizi scolastici, specialista in attività socio assistenziali, culturali e dell’area della vigilanza, giornalista pubblicista, specialista in attività amministrative e contabili, specialista in attività di arbitrato e conciliazione, ispettore metrico, assistente sociale, segretario economo delle istituzioni scolastiche delle Province.\n\tAi sensi dell’art. 3, comma 7, per i profili professionali che, secondo la disciplina del DPR 347/83 come integrato dal DPR 333/90, potevano essere ascritti alla VIII qualifica funzionale, il trattamento tabellare iniziale è fissato nella posizione economica D3.\n"
}
] |
1,271 | [
{
"from": "human",
"value": "Quali agevolazioni sono previste per i pubblici dipendenti in relazione al diritto allo studio?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come precisato dal Dipartimento della funzione pubblica nella Circolare 7 ottobre 2011, n. 12, una serie di agevolazioni per il diritto allo studio, che si aggiungono agli altri ordinari permessi e congedi utilizzabili, sono previste dalla legge, dai contratti collettivi e dagli accordi negoziali. Tra gli istituti utilizzabili: \n- i congedi per la formazione, previsti dall'art. 5 della Legge 8 marzo 2000, n. 53 e nei CCNL, utilizzabili anche per il conseguimento di titoli universitari o per la partecipazione ad attività formative diverse da quelle poste in essere o finanziate dal datore di lavoro. I congedi possono essere accordati secondo le condizioni stabilite nei CCNL e negli accordi collettivi ai lavoratori con anzianità di servizio di almeno 5 anni per un massimo di undici mesi nell'arco della vita lavorativa; durante il periodo di congedo il dipendente conserva il posto di lavoro e non ha diritto alla retribuzione;\n- 150 ore di permessi retribuiti all'anno riconosciuti secondo le previsioni dei CCNL - nel limite del 3% del personale in servizio ciascun anno nell'amministrazione - per la partecipazione ai corsi anche universitari e post-universitari che si svolgono durante l'orario di lavoro;\n- agevolazioni relative all'orario di lavoro, secondo la disciplina contenuta nei CCNL: il personale interessato ai corsi ha diritto all'assegnazione a turni di lavoro che agevolino la frequenza ai corsi stessi e la preparazione agli esami e non può essere obbligato a prestazioni di lavoro straordinario né al lavoro nei giorni festivi o di riposo settimanale;\n- 8 giorni l'anno di permesso retribuito per la partecipazione agli esami, previsti dai CCNL di comparto;\n- l'aspettativa per il conseguimento del dottorato di ricerca, accordata secondo la disciplina contenuta nell'art. 2 della Legge 13 agosto 1984, n. 476, come modificata di recente.\n"
}
] |
1,272 | [
{
"from": "human",
"value": "Un docente di ruolo può chiedere l'aspettativa per lavorare con un contratto a tempo determinato?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 36 del CCNL del 29.11.2007 del comparto scuola prevede che il personale docente possa accettare, nell’ambito del comparto scuola, rapporti di lavoro a tempo determinato, di durata non inferiore ad un anno, mantenendo senza assegni, complessivamente per tre anni, la titolarità della sede. \n\tL'art. 59 del CCNL estende la possibilità anche al personale ATA.\n\tL’accettazione dell’incarico comporta l’applicazione della relativa disciplina prevista dal presente CCNL per il personale assunto a tempo determinato.\n"
}
] |
1,273 | [
{
"from": "human",
"value": "Un pubblico dipendente può usufruire di un periodo di aspettativa per svolgere la libera professione?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come stabilito dall'art. 18 della Legge 4 novembre 2010, n. 183 (il c.d. collegato lavoro), i dipendenti pubblici possono essere collocati in aspettativa, non retribuita e senza decorrenza dell'anzianità di servizio, per un periodo massimo di dodici mesi, anche per avviare attività professionali e imprenditoriali. L'aspettativa è concessa dall'amministrazione, tenuto conto delle esigenze organizzative, previo esame della documentazione prodotta dall'interessato.\n\tDurante il periodo di aspettativa non si applicano le disposizioni in tema di incompatibilità e il cumulo degli impieghi nei confronti del dipendente della Pubblica amministrazione previste dall'art. 53 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165.\n"
}
] |
1,274 | [
{
"from": "human",
"value": "Il dipendente pubblico può chiedere un'aspettativa per coniuge in servizio all'estero se questi presta servizio presso un ente privato?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Le norme che disciplinano questa specifica tipologia di aspettativa sono la Legge 11 febbraio 1980 n. 26 e la Legge 25 giugno 1985 n. 333. In base a tali norme il dipendente, il cui coniuge svolga servizio all'estero per conto di soggetti pubblici o privati, puo' chiedere di essere collocato in aspettativa. La limitazione imposta dalla legge n. 26 del 1980, che circoscriveva tale possibilità solo all'ipotesi di coniuge anch'esso dipendente statale, e' stata superata dalla Legge n. 333 del 1985 che ha esteso la possibilita' di richiedere il collocamento in aspettativa anche al dipendente il cui coniuge presti servizio all'estero per conto di soggetti non statali.\n"
}
] |
1,275 | [
{
"from": "human",
"value": "Il personale docente della scuola ha la possibilità di richiedere l'aspettativa per motivi familiari?\n "
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come precisato all’art. 18 del CCNL del comparto scuola 29.11.2007, l'aspettativa per motivi di famiglia o personali continua ad essere regolata dagli artt. 69 e 70 del T.U. approvato con D.P.R. n. 3 del 10 gennaio 1957 e dalle leggi speciali che a tale istituto si richiamano. L'aspettativa, non retribuita, è erogata dal dirigente scolastico al personale docente ed ATA, a seguito di richiesta motivata. L'amministrazione deve provvedere sulla domanda entro un mese ed ha facoltà, per ragioni di servizio di respingere la domanda, di ritardarne l'accoglimento e di ridurre la durata della aspettativa richiesta. L'aspettativa può in qualunque momento essere revocata per ragioni di servizio e il periodo di aspettativa non può eccedere la durata di un anno. Il tempo trascorso in aspettativa per motivi di famiglia non e' computato ai fini della progressione in carriera, della attribuzione degli aumenti periodici di stipendio, del trattamento di quiescenza e previdenza, e dell’anzianità di servizio. \n\t \n"
}
] |
1,276 | [
{
"from": "human",
"value": "Il personale docente della scuola ha la possibilità di richiedere un periodo di aspettiva per realizzare un'esperienza in altro comparto della Pubblica Amministrazione?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Si ai sensi dell'art. 18 del CCNL 29/11/2007 del comparto Scuola il dipendente può essere collocato in aspettativa, su domanda, per un anno scolastico, per realizzare l’esperienza di una diversa attività o per superare un periodo di prova.\n"
}
] |
1,277 | [
{
"from": "human",
"value": "Il dipendente pubblico assente per malattia che debba lasciare la sua residenza nelle fasce orarie di reperibilità per giustificati motivi, deve darne notizia?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come disposto dal nuovo comma 5 bis dell'art. 55 septies del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e ribadito nella Circolare DFP n. 10/2011, il dipendente pubblico che debba allontanarsi dall'indirizzo comunicato durante le fasce di reperibilità per effettuare visite mediche, accertamenti specialistici o per altri giustificati motivi, deve darne comunicazione alla propria Amministrazione.\n\tLa norma riprende quanto previsto da diversi CCNL di comparto (ad es. l'art. 21 del CCNL 16/05/1995 del Comparto Ministeri).\n\tLa valutazione dei “giustificati motivi” che consentono l’allontanamento è rimessa all’amministrazione di servizio, secondo le circostanze concrete che ricorrono di volta in volta. In considerazione del fatto che il dirigente responsabile può sempre chiedere la documentazione a supporto di tale assenza, il dipendente deve essere in ogni caso in grado di fornirla.\n\t \n\t \n"
}
] |
1,278 | [
{
"from": "human",
"value": "Qualora la prestazione lavorativa non possa essere effettuata per l'impossibilità di raggiungere la sede di lavoro per cause derivanti da eventi naturali (es. alluvione), come viene considerata l’assenza?\n\t "
},
{
"from": "gpt",
"value": " \n"
}
] |
1,279 | [
{
"from": "human",
"value": "Le giornate di assenza dal lavoro per malattia dovuta a causa di servizio per il personale docente della scuola vengono decurtate dallo stipendio?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'art. 71, comma 1 del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 consente di applicare il trattamento più favorevole eventualmente previsto dai contratti collettivi o dalle specifiche normative di settore per le assenze per malattia dovute ad infortunio sul lavoro o a causa di servizio, oppure a ricovero ospedaliero o a day hospital, nonché per le assenze relative a patologie gravi che richiedano terapie salvavita. Si veda, in proposito, anche la Circolare DFP n. 8/2010.\n\tL’art. 20 del CCNL Scuola (2007) stabilisce che se l'assenza è dovuta a malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio o da infortunio sul lavoro, al lavoratore spetta l'intera retribuzione per tutto il periodo di conservazione del posto.\n\tTale disposizione si applica anche ai dipendenti con contratto a tempo determinato, nei limiti di durata della nomina.\n \n"
}
] |
1,280 | [
{
"from": "human",
"value": "Le indennità pagate dall'amministrazione per la produttività ed il risultato, legate alla effettiva presenza in servizio, subiscono trattenute in caso di assenze, alla luce della nuova normativa?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "In base al Decreto Legge 1° luglio 2009, n. 78 - art. 17, comma 23, lett.d), convertito in legge 102/09, che ha abrogato il comma 5 dell’art. 71 del Decreto Legge 25 giugno 2008 n. 112, in caso di assenze, a qualsiasi titolo, effettuate dai dipendenti pubblici dopo l'entrata in vigore del D.L. 78/09, (ovviamente fatte salve le decurtazioni per i primi 10 giorni di malattia) non dovranno determinare ritenute sul salario accessorio, in particolare sul compenso per la produttività e sulla retribuzione di risultato. In questo modo il legislatore ha eliminato il collegamento tra la erogazione di questi compensi ed il criterio assenza-presenza. Questa disposizione produce i suoi effetti per le assenze successive all'entrata in vigore del decreto.\n"
}
] |
1,281 | [
{
"from": "human",
"value": "Le assenze nei giorni di somministrazione della terapia salva vita e la successiva convalescenza incidono sul periodo di comporto?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il periodo di comporto è il periodo durante il quale vige il divieto di licenziamento del lavoratore assente per malattia o infortunio. Sono i contratti collettivi a stabilirne la natura e la durata e le disposizioni possono variare a seconda del comparto.\n\tIn caso di patologie gravi che richiedano terapie salvavita ed altre assimilabili, come ad esempio la chemioterapia, sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia i relativi giorni di ricovero ospedaliero o di day-hospital ed i giorni di assenza dovuti alle citate terapie, debitamente certificati dalla competente Azienda sanitaria Locale o Struttura Convenzionata. In tali giornate il dipendente ha diritto in ogni caso all’intera retribuzione (si veda, ad es. l'art. 10 del CCNL 14/09/2000 comparto Regioni Autonomie Locali).\nPer quanto riguarda la possibilità di escludere dal computo dei giorni di malattia che incidono sul periodo di comporto, anche quelli di convalescenza l’Aran - per il comparto Ministeri ha dato parere negativo. Per cui la norma di miglior favore prevista dal CCNL non risulta applicabile per altri periodi di assenza del lavoratore ritenuti consequenziali alle terapie stesse, come i giorni di convalescenza.\n\tIn altri settori invece, (Scuola, Università, Area VII-Università e ricerca) in caso di gravi patologie sono esclusi dal computo dei giorni che incidono sul periodo di conservazione del posto anche i giorni di assenza dovuti alle conseguenze o agli effetti delle terapie salvavita. \n"
}
] |
1,282 | [
{
"from": "human",
"value": "Come devono essere conteggiate le assenze dal servizio nel periodo di prova?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Le disposizioni sul periodo di prova sono contenute, in genere, nella contrattazione collettiva. Ad esempio l’art. 14 bis, comma 2, del CCNL del 16 maggio 1995 del comparto Ministeri, introdotto dall’art. 2 del CCNL del 22 ottobre 1997, prevede espressamente che “ai fini del compimento del periodo di prova si tiene conto del solo servizio effettivamente prestato”. Secondo l'ARAN, che sull'argomento si è espressa con il Parere M_145, tale disposizione evidenzia che tutte le assenze effettuate dal dipendente nei giorni in cui era dovuta la prestazione determinano il prolungamento del periodo di prova stesso. \n\tAnaloga disposizione è contenuta all'art. 45 del CCNL del 24 luglio 2003 del comparto Scuola.\n"
}
] |
1,283 | [
{
"from": "human",
"value": "Le assenze di un dipendente comunale per una patologia derivante da causa di servizio incidono sul periodo di comporto?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L’art. 22 del CCNL 06/07/1995 come integrato dall’art. 10 bis CCNL 14.9.2000, del comparto Regioni Autonomie Locali, in materia di Infortuni sul lavoro e malattie dovute a causa di servizio, stabilisce che in caso di assenza dovuta ad infortunio sul lavoro o a malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio, il dipendente ha diritto alla conservazione del posto fino alla guarigione clinica e comunque non oltre il periodo previsto dall'art. 21, commi 1e (vale a dire 36 mesi). In tale periodo al dipendente spetta l'intera retribuzione.Superati i periodi di conservazione del posto nel caso che il dipendente sia riconosciuto idoneo a proficuo lavoro ma non allo svolgimento delle mansioni del proprio profilo professionale, l'amministrazione, compatibilmente con la sua struttura organizzativa e con le disponibilità organiche, può utilizzarlo in mansioni equivalenti a quelle del profilo rivestito, nell'ambito della stessa qualifica oppure, ove ciò non sia possibile e con il consenso dell'interessato, anche in mansioni ascrivibili a qualifica inferiore.Nel caso in cui un dipendente risultasse al momento dell'assunzione non disabile e acquisisca in un secondo momento, per infortunio sul lavoro o malattia dovuta a causa di servizio, eventuali disabilità, trova applicazione l'art. 1, comma 7, della Legge 12 marzo 1999, n. 68.\n"
}
] |
1,284 | [
{
"from": "human",
"value": "Un docente a tempo indeterminato presso una scuola statale può accedere online al proprio cedolino di stipendio?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione e quindi anche i docenti previa registrazione, possono accedere online al proprio cedolino di stipendio registrandosi sul sito Noi PA del Ministero dell'Economia e delle Finanze.\n\tDal portale è possibile visualizzare e scaricare il proprio cedolino elettronico, il CUD e il 730.\n\tI docenti in particolare possono trovare nel Portale una serie di FAQ sulla password e il primo accesso.\n\t \n"
}
] |
1,285 | [
{
"from": "human",
"value": "Il pubblico dipendente può assumere il ruolo di Presidente in una cooperativa?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il rapporto di lavoro del dipendente pubblico è caratterizzato dal principio dell'esclusività.\n\tIl nostro ordinamento non consente ai dipendenti lo svolgimento di ogni attività lavorativa che non rientri nei compiti e nelle funzioni del proprio ufficio (art. 98 Cost.) A fronte di quella che è la regola generale sono diverse le eccezioni.\n\tIl Dipartimento della Funzione Pubblica con alcune circolari ha fornito alcune indicazioni in tema di incompatibilità. In particolare con la Circolare n. 6/1997 (Gazzetta Ufficiale n. 169/1997) fornisce alcune precisazioni proprio riguardo all’assunzione di cariche sociali precisando che “la partecipazione a cariche sociali è consentita qualunque sia la natura e l’attività della cooperativa” e che “ciò non esime il dipendente dal richiedere la relativa autorizzazione, che sarà rilasciata secondo gli usuali criteri della quantità dell’impegno e delle modalità di svolgimento.”\n"
}
] |
1,286 | [
{
"from": "human",
"value": "Nel caso di dipendente pubblico in part time che usufruisce di congedo parentale, come vengono considerati i sabati e le domeniche?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Nel caso in cui il dipendente che richiede congedo parentale (art. 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151) abbia un rapporto di lavoro part-time orizzontale si applicano le stesse regole del dipendente full time. Pertanto, non vengano computati nel periodo di congedo i giorni festivi, le domeniche e i sabati (nel caso di articolazione dell'orario su cinque giorni) solo se si verifica l'effettiva ripresa del lavoro al termine del periodo di congedo richiesto ovvero anche in caso di assenza per malattia del dipendente o del figlio.\nNel caso di part-time verticale il conteggio delle giornate dovrà essere effettuato sottraendo i periodi in cui non è prevista l'attività lavorativa, considerato che in tale ipotesi la prestazione e la retribuzione del dipendente sono entrambe proporzionate alla percentuale di part-time. Si veda a tal proposito la Circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 1 del 3 febbraio 2012.\n \n"
}
] |
1,287 | [
{
"from": "human",
"value": "La decurtazione delle indennità accessorie nei primi dieci giorni di assenza per malattia è da intendere applicabile solo su dieci giorni nell'anno solare, oppure se si ripete per ogni episodio di malattia?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "La circolare n. 8/2008 del Dipartimento della funzione pubbica precisa che la norma (l’art. 71 del Decreto Legge n. 112/2008), prescrive una decurtazione \"permanente\", nel senso che la trattenuta opera per ogni episodio di assenza (anche di un solo giorno) e per tutti i dieci giorni anche se l’assenza si protrae per più di dieci giorni.\n\tPertanto, nel caso di assenza protratta per un periodo superiore a dieci giorni, i primi dieci giorni debbono essere assoggettati alle ritenute prescritte mentre per i successivi occorre applicare il regime giuridico - economico previsto dai CCNL ed accordi di comparto per le assenze per malattia.\n \n"
}
] |
1,288 | [
{
"from": "human",
"value": "Cosa prevede la normativa circa le situazioni di compatibilità e incompatibilità dei docenti?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "In via generale, il tema delle incompatibilità per il pubblico impiego è espressamente disciplinato dall’art. 53 del Decreto Legge 30 marzo 2001 n. 165, recettivo delle disposizioni contenute negli artt. 60 e ss. del Decreto Legge 10 gennaio 1957 n. 3 (Testo Unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato).\n\tPer quanto riguarda il personale docente, le situazioni di incompatibilità sono state espressamente previste e disciplinate, dai commi 7 e 10 dell’art. 508 del Decreto Legge 16 aprile 1994 n. 297, in ragione dei quali “l'ufficio di docente, di direttore didattico, di preside, di ispettore tecnico e di ogni altra categoria di personale prevista dal presente titolo non è cumulabile con altro rapporto di impiego pubblico” ed il medesimo personale “non può esercitare attività commerciale, industriale e professionale, né può assumere e mantenere impieghi alle dipendenze dei privati o accettare cariche in società costituite a fine di lucro.\"Tuttavia l’art. 1, comma 58 della Legge 23 dicembre 1996 n. 662, ha mitigato il tadizionale dovere di esclusività prevedendo per il dipendente pubblico a regime di orario part-time (cioè che non superi il 50% di quello pieno), la possibilità di svolgere anche altra attività lavorativa subordinata o autonoma, a condizione che l’ulteriore attività venga preventivamente autorizzata e non risulti in conflitto con gli interessi dell’Amministrazione.\n\tLo stesso art. 36 del CCNL 24.07.2003, del comparto Scuola, al comma 9 stabilisce che “al personale part-time è consentito, previa motivata autorizzazione del Dirigente scolastico, l’esercizio di altre prestazioni di lavoro che non arrechino pregiudizio alle esigenze di servizio e non siano incompatibili con le attività di istituto”.\n\tDi conseguenza nel caso dei docenti che abbiano un limitato numero di ore di cattedra, al di sotto del limite del 50% rispetto al tempo pieno, potranno essere autorizzati a svolgere altro lavoro subordinato di natura non pubblicistica senza violare le norme sulle incompatibilità. La valutazione in ordine all’opportunità di concedere o meno detta autorizzazione è posta in capo al Dirigente scolastico.\n\tPer approfondimenti si veda il parere rilasciato dall'Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia Romagna.\n\t \n"
}
] |
1,289 | [
{
"from": "human",
"value": "Quali norme disciplinano le progressioni orizzontali e verticali nel pubblico impiego?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 ha disposto (con l'art. 62, comma 1) la modifica dell'art. 52, comma 1 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n. 165, modificando, nella sostanza, la disciplina delle progressioni che cessano di essere di origine contrattuale visto che le regole vengono dettate direttamente dal legislatore. Il comma 1-bis dell'art. 52 in particolare, stabilisce che le progressioni orizzontali, all'interno della stessa area, avvengono secondo principi di selettività, in funzione delle qualità culturali e professionali, dell'attività svolta e dei risultati conseguiti, attraverso l'attribuzione di fasce di merito. Le progressioni verticali fra le aree, avvengono tramite concorso pubblico, ferma restando la possibilità per l'amministrazione di destinare al personale interno, in possesso dei titoli di studio richiesti per l'accesso dall'esterno, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi a concorso. La valutazione positiva conseguita dal dipendente per almeno tre anni costituisce titolo rilevante ai fini della progressione economica e dell'attribuzione dei posti riservati nei concorsi per l'accesso all'area superiore.\n\tEccezioni all'inquadramento del personale in almeno tre distinte aree funzionali, come precisato della legge, sono previste per i dirigenti, il personale docente della scuola, delle accademie, dei conservatori e istituti assimilati.\n\t \n"
}
] |
1,290 | [
{
"from": "human",
"value": "Si può ottenere il congedo straordinario per frequentare un dottorato di ricerca indetto da un Università straniera?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Il Ministero dell'Istruzione nella Circolare n. 15 del 22 febbraio 2011 prevede l'applicabilità dell'art. 2 della Legge 4 agosto 1984, n. 476, e quindi la possibilità di usufruire di un congedo straordinario per dottorato di ricerca, anche al personale docente assegnatario di borse di studio da parte anche di Stati o Enti stranieri. In questo modo viene posta sullo stesso piano la disciplina prevista dalla legge sia per le Università italiane sia per quelle straniere.\n\tSecondo il Ministero è applicabile a tale fattispecie anche la disposizione regolante il trattamento economico nel caso in cui non sia prevista la concessione della borsa di studio o di rinuncia alla stessa, in quanto norma intesa a tutelare la possibilità di svolgimento del dottorato che sarebbe preclusa dalla mancanza delle necessarie risorse finanziarie di sostentamento.\n"
}
] |
1,291 | [
{
"from": "human",
"value": "Con un contratto part-time verticale per il personale A.T.A. (Amministrativo Tecnico Ausiliario) della scuola, quanti giorni di ferie e di festività soppresse competono?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Secondo l’art. 58 del CCNL 29.11.2007, relativo al personale A.T.A. che disciplina i rapporti di lavoro a tempo parziale, i dipendenti a tempo parziale orizzontale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie e di festività soppresse pari a quello dei lavoratori a tempo pieno, mentre i lavoratori a tempo parziale verticale hanno diritto ad un numero di giorni proporzionato alle giornate di lavoro prestate nell'anno.\n\t \n"
}
] |
1,292 | [
{
"from": "human",
"value": "I pubblici dipendenti affetti da patologie oncologiche e sottoposti a terapia salvavita hanno la possibilità di richiedere alla propria amministrazione l'attivazione dell'istituto del telelavoro?\n\t "
},
{
"from": "gpt",
"value": "Con la Circolare n. 1/2009 al fine di evitare che il lavoratore rimanga fuori dal ciclo produttivo troppo a lungo durante il periodo di cura delle patologie, il Dipartimento della Funzione Pubblica richiama l’attenzione delle amministrazioni (ma non le obbliga) sull’eventuale utilizzo di istituti quali il tempo parziale e il telelavoro che possano consentire al dipendente di prestare la propria attività lavorativa anche nei periodi di cura in presenza di patologie gravi che richiedono terapie salvavita.\n"
}
] |
1,293 | [
{
"from": "human",
"value": "Quando può essere disposto l'istituto del comando?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L'istituto del comando è disciplinato dagli artt. 56 e 57 del Decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957 n. 3 (Testo Unico degli impiegati civili dello Stato). Il comando è disposto, a tempo determinato e in via eccezionale, per riconosciute esigenze di servizio o quando sia richiesta una speciale competenza. Come stabilito dalla Legge 24 dicembre 2012, n. 228 (art. 1, comma 414), a decorrere dal 1° gennaio 2013 il provvedimento di comando è adottato d'intesa tra le amministrazioni interessate previo assenso dell'interessato. In attesa dell'adozione del provvedimento di comando, tuttavia, può essere concessa, dall'amministrazione di appartenenza, l'immediata utilizzazione dell'impiegato presso l'amministrazione richiedente. La spesa per il personale comandato resta a carico dell'amministrazione di appartenenza.\n\t \n"
}
] |
1,294 | [
{
"from": "human",
"value": "Il periodo di pausa di 60 o 90 giorni tra due contratti a termine introdotto dalla Riforma del Lavoro si applica anche nel caso delle supplenze nella scuola?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "No. Le scuole sono escluse dalla disciplina sulla successione dei contratti a termine contenuta nel Decreto legislativo 6 settembre 2001 n.368 modificato dalla Riforma del Lavoro (Legge 28 giugno 2012, n. 92).\n\tPer le scuole statali l'esclusione discende dall’esonero fissato dall’articolo 9, comma 18 del Decreto legge 13 maggio 2011, n.70 che prevede che siano esclusi dall’applicazione del D.L.vo n. 368/2001 i contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze del personale docente e Ata, considerata la necessità di garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo anche in caso di assenza temporanea del personale docente e Ata con rapporto di lavoro a tempo indeterminato o determinato.\n\tTale esclusione deve considerarsi estesa ai servizi educativi e scolastici gestiti dai comuni: in tal senso si è espresso il Dipartimento della Funzione Pubblica, fornendo un parere all'ANCI con nota n. 37561 del 2012, con la quale ha precisato come i servizi educativi e scolastici dei comuni siano esclusi dalla disciplina sulla successione dei contratti al pari delle scuole statali.\n"
}
] |
1,295 | [
{
"from": "human",
"value": "Quale trattamento economico è previsto dalla legge in caso di assenza per malattia dei dipendenti pubblici a seguito dell’entrata in vigore del Decreto Legge n. 112 del 2008 convertito in Legge n. 133 del 2008?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "L’art. 71 del Decreto Legge 25 giugno, 2008 n. 112 (convertito in Legge 6 agosto 2008, n. 133) stabilisce che nei primi dieci giorni di assenza è corrisposto al dipendente pubblico il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento economico accessorio, con le eccezioni previste nello stesso comma (trattamenti più favorevoli eventualmente previsti per le assenze dovute ad infortuni sul lavoro o a causa di servizio, oppure a ricovero ospedaliero o a day hospital o a terapie salvavita).\nLe circolari del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 7 e n. 8 del 2008 e la n. 8 del 2010, così come il Parere DFP-UPPA n. 1/2009, forniscono indicazioni circa il trattamento economico fondamentale.\n\t \n"
}
] |
1,296 | [
{
"from": "human",
"value": "In merito alle assenze per malattia, quali sono le voci rientranti nel trattamento economico fondamentale del personale non dirigenziale?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Come specificato nella Circolare DFP 17 luglio 2008, n. 7, ai fini della definizione del trattamento economico spettante al personale non dirigente, si considerano rientranti nel trattamento fondamentale, da corrispondere anche nei primi dieci giorni di assenza, le seguenti voci:\n\t- trattamento economico tabellare iniziale e di sviluppo economico;\n\t- tredicesima mensilità;\n\t- retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita;\n\t- eventuali assegni ad personam per il personale del comparto ministeri e analoghe voci per il personale dipendente da altri comparti\n\t \n"
}
] |
1,297 | [
{
"from": "human",
"value": "Nel pubblico impiego lo svolgimento di mansioni superiori legittima l'acquisizione della qualifica superiore?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "No, in materia di pubblico impiego l'esercizio e la temporanea assegnazione a mansioni proprie di una qualifica superiore, non fa acquisire il diritto al conseguimento della superiore qualifica, ma legittima la rivendicazione delle differenze retributive.\nLa normativa che disciplina il caso è costituita dall’articolo 52 del Decreto Legislativo 165/2001. \n \n"
}
] |
1,298 | [
{
"from": "human",
"value": "Le pubbliche amministrazioni sono obbligate ad effettuare le richieste di visita medica di controllo dei dipendenti in malattia attraverso il canale telematico previsto dall'INPS?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "La modalità di richiesta di attivazione della visita medica di controllo per il personale dipendente in malattia attraverso il canale telematico è stata prevista dalla Circolare INPS n. 118 del 12/09/2011. Con il Messaggio INPS n. 4344 del 12/09/2011 l'Istituto ha precisato che le modalità di richiesta telematica è offerta ai datori di lavoro nel rispetto della normativa già esistente che riconosce all’Inps la titolarità all’effettuazione dei controlli medico legali ai lavoratori assenti per malattia anche nel caso in cui si tratti di soggetti non tenuti al versamento della relativa contribuzione all’Istituto. Pertanto in caso di richiesta da inoltrare all'INPS deve essere chiaro per i datori di lavoro che il canale da utilizzare è esclusivamente quello telematico, non potendo più essere accettate richieste di diversa tipologia (ad es. via fax)\n\tResta ferma, tuttavia, la possibilità per i datori di lavoro pubblici di far riferimento alle ASL territorialmente competenti, secondo le modalità previste da tali Strutture. L'INPS ha infine precisato che sarà possibile per il datore di lavoro inoltrare richieste in qualsiasi momento nell’arco delle 24 ore; tuttavia, saranno elaborate e smistate giornalmente ai medici di competenza le richieste pervenute entro le ore 9.00 per la fascia antimeridiana e ore 12.00 per quella pomeridiana.\n"
}
] |
1,299 | [
{
"from": "human",
"value": "Può essere effettuata la visita fiscale a un lavoratore esente dall'obbligo di reperibilità?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Le esclusioni dall'obbligo di reperibilità per la visita fiscale (art. 2 Decreto 18 dicembre, 2009 n. 206) sono giustificate dalla ricorrenza di patologie molto gravi o di malattie di cui l'amministrazione ha già contezza o per le quali è già stato effettuato un accertamento legale, ovvero:\n"
}
] |
1,300 | [
{
"from": "human",
"value": "In che modo un dipendente pubblico, che si sia impegnato a migliorare il rapporto con il cittadino, può trovare il dovuto riconoscimento economico e morale?"
},
{
"from": "gpt",
"value": "Sull’incentivazione dei dipendenti meritevoli è intervenuto il Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni” che ha introdotto importanti modifiche alla disciplina del lavoro pubblico e in particolare in tema di premialità.\nIl Decreto stabilisce forme di incentivazione aggiuntive per le performance di eccellenza e per i progetti innovativi, criteri meritocratici per le progressioni economiche nonché l’accesso dei dipendenti migliori a percorsi di alta formazione.\n\tIn particolare, il Titolo III del Decreto (artt. 17-28) è dedicato all'attribuzione di incentivi in base al merito e prevede tra l'altro il bonus annuale delle eccellenze e il premio annuale per l'innovazione (artt. 21 e 22). \n\t \n"
}
] |